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COMPRENSIONE DEL TESTO

1. Quando si parla di vaccinazione, bisogna parlare anche di “campagne di


informazione”. Molto spesso, infatti, queste non utilizzano mezzi corretti
per la di usione di informazioni: ciò ha portato alla pratica delle false
certi cazioni di vaccinazione, ma anche alle varie campagne “No-vax”. È
necessario, quindi, come dimostrano alcuni studi statunitensi, fare in
modo che ci sia una corretta conoscenza sul processo di vaccinazione.

2. L’autore crede che sia necessario informare il cittadino riguardo i rischi e i


bene ci delle vaccinazioni.

3. Nel testo è presente un’antitesi: quando l’autore parla del fatto che, in
seguito ad una cattiva informazione, se da una parte, all’insorgere di
danni su vaccinati, si rischia di alimentare una di denza di massa nei
riguardi della Medicina, dall’altra c’è il rischio che si contrapponga una
linea di pensiero che vede il vaccino come “una sorta di dogma di fede
da imporre ai fedeli”.

PRODUZIONE

“Il rinvio dell’obbligo vaccinale ha un profondo signi cato perché nalmente


si tende a informare il cittadino”. Il Prof. Dott. Giulio Tarro, nel testo “La
crociata pro e contro le vaccinazioni”, mette in evidenza l’importanza
dell’informazione: prima di una vaccinazione obbligatoria, infatti,
bisognerebbe fare in modo che il singolo cittadino conosca i rischi e i
bene ci di un vaccino. In questo momento storico, in cui il tema della
vaccinazione è attualissimo, si potrebbe parlare di una campagna dedita
all’informazione? Sicuramente un processo informativo è avvenuto, ma è
stato e cace? Dal pullulare di manifestazioni no-vax si è portati a rispondere
con un no. In e etti, l’informazione riguardo i vaccini contro il virus da
COVID-19 è stata spesso sporadica e contraddittoria: ogni scienziato,
medico, virologo, ha dato una sua opinione di erente, ed esse si sono
rivelate spesso contrastanti tra di loro. Molte persone, perciò, sono state
portate a di dare della Medicina e quindi a non vaccinarsi. Nonostante tutto,
il 74% degli italiani ha completato il ciclo vaccinale, anche grazie al Green
Pass introdotto dal governo.

Secondo molti, esso può essere inteso come una sorta di “obbligo
vaccinale”. In e etti, senza essere vaccinati non si può fare molto
(soprattutto nei periodi più freddi) se non stare a casa, tranne nel caso in cui
non si faccia un tampone ogni quarantotto ore (ma questo non è per tutti
possibile); e in questo periodo si parla anche di “Green Pass ra orzato”, una
certi cazione che si può avere solo se si è vaccinati. Inoltre, per coloro che
sono stati infettati, il Green Pass dura solo sei mesi, dato che, passato
questo periodo di tempo, si presuppone una vaccinazione; chi ha un numero
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elevato di anticorpi, però, per avere la certi cazione verde, dovrebbe
“rischiare” di vaccinarsi. Rischiare perché con una percentuale troppo
elevata di anti-corpi, si potrebbero sviluppare delle malattie autoimmuni.
Quindi, anche se non si parla mai esplicitamente di obbligo, molti si sentono
“obbligati” a fare il vaccino, soprattutto perché molte volte, serve anche per
lavorare. Molte aziende, infatti, devono fare in modo che i propri dipendenti
siano in possesso di Green Pass.

Un altro esempio, è la vaccinazione degli insegnanti: per poter andare a


scuola devono essere vaccinati o eseguire un tampone ogni quarantotto ore
(ma, come già detto, questo non è per tutti possibile), pena il non poter
lavorare. Ma la Repubblica non dovrebbe riconoscere a tutti i cittadini il
diritto al lavoro? E non dovrebbe promuovere le condizioni che rendano
e ettivo questo diritto?

Molti, per poter avere uno stipendio, sono obbligati a vaccinarsi.

Non si può parla, quindi, di una possibilità ad una vaccinazione obbligatoria,


perché una gran parte della popolazione è già costretta a vaccinarsi. Ma se
si fosse attuata una corretta campagna di informazione, il governo non
avrebbe avuto la necessità di attuare questo escamotage a nché la
popolazione si vaccinasse.

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