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EDITORIALI

alcune premesse del nuovo approccio erano


già ben riconoscibili in opere precedenti; tut-
Perché è giunto il tavia è solo in quell’opera che viene delineata

momento per in modo esplicito una demarcazione rispet-


to alla terapia cognitiva classica. Infatti, a
una rivista esempio, è solo in quel testo che le “Organiz-
zazioni” non sono più definite in termini di
post-razionalista caratteristiche “disfunzioni cognitive” (cosa
che invece ancora accadeva nella “Comples-
sità del Sé”) così come è solo in quell’opera
Gherardo Mannino che questi costrutti perdono ogni esplicito ri-
Se si guarda alla storia della psicologia, si mando alla psicopatologia. Di conseguenza,
nota che, in più occasioni, la nascita di un la collocazione della nascita ufficiale dell’ap-
nuovo filone di ricerca o di un nuovo orienta- proccio post-razionalista nel 1991 appare ben
mento è stato seguito prima o poi anche dalla giustificata.
nascita di una nuova rivista, che veniva così
a rappresentare il nuovo approccio all’inter- Naturalmente, da allora, molte cose sono ac-
no della comunità scientifica. A volte l’uscita cadute, e si tratta di accadimenti sia di ordine
della nuova rivista è stata precoce, altre volte esistenziale che culturale. Riguardo i primi,
decisamente più tardiva, quasi occorressero bisogna tener conto che separazioni e differen-
parecchi anni di sedimentazione prima che ziazioni non sono necessariamente il segnale
emergesse la consapevolezza che un certo di un problema in un movimento culturale. In
filone di ricerca aveva ormai raggiunto una fondo, accade in qualsiasi famiglia che gli in-
sua autonomia. Come esempio illustre di que- dividui che raggiungono la maturità cerchino
sto secondo caso, basti pensare, al caso delle una propria autonomia e la possibilità, anche
‘scienze cognitive’. Infatti, mentre la nascita a costo di sbagliare, di seguire la propria stra-
ufficiale della ‘scienza cognitiva’ viene tradi- da. E, come i terapeuti sistemico-relazionali
zionalmente fatta coincidere con un importan- ben sanno, un sistema ben funzionante non è
te simposio tenutosi presso il MIT nel 1956, è quello che resta sempre uguale a se stesso, ma
solo più tardi che viene fondato un periodico piuttosto quello che sa cambiare in risposta
dedicato - ‘Cognitive Science’- il cui primo agli accadimenti della vita e al profilarsi di
numero vede la luce nel gennaio del 1977, nuovi bisogni. Tra gli eventi di ordine cultu-
quindi più di vent’anni dopo. rale avvenuti in questi anni, invece, andrebbe-
ro ricordati -tra gli altri- le proposte di nuovi
Probabilmente, una situazione simile si concetti, la rilettura di concetti già esistenti,
sta configurando anche per il movimento l’integrazione con altre tradizioni di ricerca o
“post-razionalista”, la cui nascita ufficiale si la comparsa di lavori di tipo sperimentale.
può far risalire al 1991, l’anno di pubblica-
zione dell’edizione originale in lingua ingle- In ogni caso, entrambi i tipi di eventi (esisten-
se del “Sé nel suo divenire” di Guidano, testo ziali e culturali) hanno condotto a una diffe-
che – come è ben noto- recava un significativo renziazione tra i diversi gruppi appartenenti
sottotitolo che, in qualche modo, è diventato al movimento, al punto che non sembra più
il manifesto del nuovo approccio: “verso una possibile al giorno d’oggi parlare di un unico
terapia cognitiva post-razionalista”. In realtà, modello post-razionalista: piuttosto siamo in

PROSPETTIVE POST-RAZIONALISTE 3
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presenza di un ventaglio di posizioni diverse, Due parole ora sul nome: “Prospettive
per di più – specie negli ultimi anni- in cor- post-razionaliste”. Per tutte le ragioni prima
so di crescente demarcazione l’una dall’altra. illustrate, diventa chiaro il perché del termi-
Tuttavia, in tutte queste differenti correnti ne “prospettive” così come del suo impiego
appare ancora ben riconoscibile una matri- al “plurale”, proprio a sottolineare la legitti-
ce comune, quella che Wittgenstein avrebbe mità di una pluralità di interessi e di punti di
chiamato “un’aria di famiglia”. vista diversi. Nello stesso tempo, è evidente
che alcuni dei problemi che ci poniamo sono
In ogni caso, tutte queste differenti voci ap- genuini problemi scientifici e non è possibi-
paiono parimenti legittime e non è detto che le che tutte le soluzioni proposte al dunque
questa polifonia costituisca di per sé un fat- si rivelino tutte ugualmente valide. Tuttavia,
to negativo. Anzi, è possibile che proprio dal è chiaro che nessuno può sapere in anticipo
confronto tra esse, favorito anche da questa ri- quali soluzioni si affermeranno e quali, for-
vista, emerga una visione ancora più variegata se anche all’unanimità, finiranno con l’essere
e feconda di questo approccio già così ricco. abbandonate.

Anche la relazione del movimento post-razio- E veniamo al termine “post-razionalista”.


nalista con il più vasto ambito della ‘terapia Come ben sappiamo, il termine presenta degli
cognitiva’ appare piuttosto differenziato, pure aspetti critici, per la possibilità che ha di venir
qui con un ventaglio di posizioni. Infatti, a un confuso con il concetto di “post-moderno” o
estremo troviamo terapeuti ‘post-razionalisti’ con quello di “relativismo culturale” (concetti
che si riconoscono ancora a pieno titolo nel con cui a rigore ha poco a che a spartire). Tut-
filone cognitivista e, all’altro estremo, tera- tavia, un nome non viene scelto o tenuto solo
peuti che vi si riconoscono poco o affatto; e, sulla base di criteri linguistici e logici, ma
in mezzo, un’ampia varietà di posizioni inter- anche per motivi di carattere affettivo. Per di
medie. E, anche in questo caso, tutte queste più, nel corso del tempo il termine “post-ra-
diverse posizioni appaiono in fondo com- zionalista” ha finito per perdere – almeno in
prensibili e legittime. parte- la sua caratteristica di descrizione-de-
notazione per acquistarne maggiormente una
Da questo punto di vista, fondare una nuova di designazione. In fondo, se chiamiamo per
rivista specificatamente dedicata all’approc- nome una donna il cui nome è “Dalia”, in
cio post-razionalista non ha un significato di quel momento non pensiamo al fatto che si
“rottura” nei confronti della tradizione co- tratta del nome di un fiore (né certamente al
gnitivista, a cui siamo evidentemente ancora fatto che il nome derivi da quello del botanico
legati, sia da comunanze teoriche che da vin- che per primo lo descrisse); per noi, in quel
coli affettivi (in fondo non dobbiamo dimen- momento, Dalia designa solo quella donna.
ticare che proprio il fondatore dell’approccio Allo stesso modo, con il passare del tempo,
post-razionalista è stato nel 1972 anche uno per molti di noi il termine “post-razionalista”,
dei fondatori della Sitcc, allora ancora solo oltre a denotare una precisa prospettiva epi-
Sitc). Tuttavia, il crescente accumularsi di stemologica (per descrivere la quale, però,
problemi esclusivamente specifici del solo forse useremmo altri termini), ha finito per
approccio post-razionalista forse, già da solo, costituire anche una sorta di nome proprio; e
giustifica la nascita di una nuova rivista appo- questo non solo per i terapeuti più maturi, ma
sitamente dedicata. anche per i più giovani. In definitiva, il termi-

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ne ‘post-razionalista’, anche se non è il più


indovinato da un punto di vista linguistico,
conserva una sua attualità storica e affettiva.

Infine, il sottotitolo: “Rivista di teoria, ricerca


e terapia”, che ci ricorda come sia le ipotesi
teoriche che le ricerche empiriche debbano es-
sere finalizzate a un obiettivo molto preciso e
concreto: migliorare la cura, vale a dire la ca-
pacità di indurre un cambiamento di tipo pro-
gressivo nelle persone che si affidano a noi.

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