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C o m i tato s c i e n t i f i c o
Roberto Esposito
Pierpaolo Marrone
Paolo Pagani
Bernard Stiegler
Carmelo Vigna
Paolo Vignola
La funzione N
Sulla macchinazione filosofica in Gilles Deleuze
Nella collana Studia Humaniora Orthotes Editrice pubblica esclusivamente testi
scientifici valutati e approvati dal Comitato scientifico-editoriale.
I volumi sono sottoposti a peer review.
Prefazione
5
6 Fabio Polidori
13
14 Paolo Vignola
Uno
Modi di cavarsela
19
20 Uno
4
In un libro che potrebbe rappresentare una sorta di micro Nietzsche Re-
naissance del XXI secolo, Dorian Astor, co-curatore del volume, afferma che
essere nietzschiani significa «mostrarsi degni» della lettura di Nietzsche, ossia
«sentirsi chiamati a virtù più grandi» delle nostre. La virtù di Deleuze, secon-
do Astor, è allora stata quella di arrivare a esprimere, concettualmente, questo
essere degni nei termini della presa d’atto della grandezza incommensurabile
delle questioni poste dal filosofo di Röcken: Nietzsche «è troppo grande per
me». Cfr. D. Astor, A. Jougnon (éds.), Pourquoi nous sommes nietzschéens,
Les Impressions Nouvelles, Paris 2016, p. 271.
5
P. Mengue, Présentation de Nietzsche et la philosophie, in A.a.V.v, Tom-
beau de Gilles Deleuze, Mille Sources ed., Paris 2000, p. 177 (trad. mia).
Modi di cavarsela 23
Bienvenue Nietzsche!
9
F. Nietzsche, Considerazioni inattuali II, trad it. di S. Giametta e
M. Montinari, in Id., Opere, a cura di G. Colli e M. Montinari, vol. III/2,
Milano 1964, p. 261.
26 Uno
13
A tal proposito, è interessante che al seminario di Kojève, il quale ave-
va luogo settimanalmente, partecipò Jacques Lacan, assieme a molti filosofi e
scrittori dell’epoca, tra cui Raymond Queneau, Georges Bataille, Alexandre
Koiré, Eric Weil, Maurice-Merleau-Ponty, André Breton, Roger Caillois e
Raymond Aron. Cfr., anche per una ricognizione importante del pensiero
di Kojève, M. Vegetti, La fine della storia. Saggio sul pensiero di Alexandre
Kojève, Jaca Book, Milano 1998, p. 17. Interessante è anche il fatto che, sep-
pur influenzato dal pensiero del professore moscovita, Sartre non partecipò
al seminario. Ma ancor più interessante che non partecipò nemmeno Hyp-
polite, la cui lettura di Hegel era piuttosto differente e risolutamente non
antropologica, poiché temeva di rimanere influenzato dai suoi corsi. Cfr. J.
Heckman, Hyppolite and the Hegel Revival in France, in “Telos”, 16, 1973,
pp. 128-145.
14
Cfr. A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel, trad. it. di G. Frigo,
Adelphi, Milano 1996.
15
L’impostazione decostruttiva di Derrida, sebbene strettamente legata
al lascito nietzschiano, non deriva né dalla parabola descritta da Descombes
(riattivazione di Kant, poi di Hegel e infine, come risposta, di Nietzsche),
28 Uno
La funzione N
dono per funzione K nel loro libro Kafka. Per una letteratura
minore: «La lettera K non designa più né un narratore né un
personaggio ma un concatenamento tanto più macchinistico,
un agente che è tanto più collettivo nella misura in cui un indi-
viduo vi si trova innestato nella sua solitudine…»17.
Questa idea di una sottrazione del soggetto narrante, con la
conseguente apertura a concatenamenti collettivi d’enunciazio-
ne e macchinici di desiderio, appare come il necessario correlato
formale dei contenuti kafkiani inerenti alla verità – (contro la)
metafora, processo, metamorfosi – la cui lettura filosofica da
parte di Deleuze e Guattari genera la percezione di un «Kafka
nietzschiano», come recentemente indicato da Daniela Ange-
lucci18. Inoltre, se attraverso la funzione K i due filosofi fran-
cesi descrivono le linee di fuga che la scrittura kafkiana traccia
per scampare al linguaggio rappresentativo e alla funzione re-
attiva della lingua maggiore e dominante, è qui opportuno ri-
cordare che, in Pensiero Nomade, l’operazione complottistica di
Nietzsche nei confronti del suo popolo e della sua classe è para-
gonata proprio a quella di Kafka. Tanto il filosofo della volontà
di potenza quanto lo scrittore della metamorfosi montano una
17
Ivi, pp. 32-33.
18
«Deleuze e Guattari confutano ogni interpretazione kantiana del Pro-
cesso, secondo cui la legge è inconoscibile e puramente formale in quanto
bene in sé, trascendenza. Sebbene Kafka getti l’amo ad una simile lettura,
come ammettono gli stessi filosofi, tale adescamento ha lo scopo di met-
tere in causa le idee della legge come tribunale intimo e della colpevolezza
come sentimento interiore, per superarle. Giustizia, colpa, castigo sono temi
del romanzo enunciati per essere posti in questione, smontati e rimontati, e
concatenati in una nuova sperimentazione. […] la legge rimane misteriosa
non perché nasconda un criterio trascendente, quanto perché erige la men-
zogna a regola universale. La legge che regola misteriosamente le vicende di
K (narratore-narrato) è inconoscibile non perché nascosta nelle alture della
trascendenza, al vertice di una piramide gerarchica che dobbiamo risalire, ma
poiché si trova «sempre nell’ufficio accanto», contigua e in movimento. […]
Sottrarre Kafka a una lettura che fa della sua legge una legge morale kantia-
na significa anche, in un certo senso, proporre un Kafka nietzschiano», D.
Angelucci, “Contro la metafora”, in A. Bertollini, R. Finelli (a cura di),
Soglie del linguaggio, Roma Tre e-press, 2017, p. 15.
30 Uno
19
G. Deleuze, Pensiero nomade, in Id., Nietzsche e la filosofia, trad. it.
di F. Polidori, Einaudi, Torino 2002, p. 318.
20
G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, trad. it.
di A. Serra, Quodlibet, Macerata 1996, pp. 146-147.
Modi di cavarsela 31
Ivi, p. 316.
22
32 Uno
23
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, cit.,
p. 29.
24
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., pp. 516-518: «Il pen-
siero in quanto tale sarebbe già conforme a un modello che trarrebbe dall’ap-
parato di Stato, che gli assegnerebbe obiettivi e percorsi, condotti, canali,
organi, tutto un organon. Esisterebbe dunque un’immagine del pensiero che
ne occuperebbe tutta l’estensione, che costituirebbe l’oggetto particolare di
una “noologia” e che sarebbe come la forma-Stato sviluppata nel pensiero.
[…] La noologia, che non si confonde con l’ideologia, è precisamente lo
studio delle immagini del pensiero e della loro storicità».
25
G. Deleuze, “Preface to the English-Langage Edition”, in G.
Deleuze, C. Parnet, Dialogues, N.Y. Columbia University Press, 1987 (pp.
VII-X), ora in G. Deleuze, Due regimi di folli e altri scritti, (éd. Par D. La-
poujade) trad. it. e cura di D. Borca, Einaudi, Torino 2010, pp. 251-253.
Modi di cavarsela 33
26
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 37.
27
G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, cit., p. 49.
28
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 41: «Il molteplice
bisogna farlo».
34 Uno
29
G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, cit., p.
153.
Modi di cavarsela 35
31
J.L. Borges, Finzioni, Einaudi, Torino 1967, p. 44, cit. in Differenza
e ripetizione, cit., p. 4.
32
Ibidem.
33
La seconda tesi verrà convertita nel libro G. Deleuze, Spinoza e il
problema dell’espressione, trad. it. di S. Ansaldi, Quodlibet, Macerata 1999.
Modi di cavarsela 37
34
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 4.
35
Ivi, p. 13. Cfr. Inoltre, ivi, p. 30: «Se la ripetizione ci rende malati, è
anche in grado di guarirci; se ci incatena e ci distrugge, può anche liberarci,
attestando nei due casi il suo potere “demoniaco”. Tutta la cura è un viaggio
al fondo della ripetizione».
36
Cfr. B. Stiegler, États de choc. Bêtise et savoir au XXIe siècle, Mille et
une nuits, Paris 2012, pp. 115-116.
37
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 13. Su questo tema, cfr.
A. Tynan, Deleuze’s Literary Clinic: Criticism and the Politics of Symptoms,
Edinburgh: Edinburgh University Press, 2012.
38 Uno
38
«La donazione di senso husserliana mutua proprio l’apparenza ade-
guata da una serie regressiva omogenea di grado in grado, poi da una orga-
nizzazione di serie eterogenee, quella della noesi e quella del noema, percorse
da una istanza a doppia faccia (Urdoxa e oggetto qualunque). Ma è soltanto
la caricatura razionale o razionalizzata della vera genesi, della donazione di
senso che deve determinare quest’ultima effettuandosi nella serie, e del du-
plice non senso che deve determinare quest’ultima effettuandosi nelle serie,
e del duplice non senso che deve presiedere a tale donazione, agendo come
quasi-causa. In verità la donazione del senso, in base alla quasi-causa imma-
nente, e la susseguente genesi statica per le altre dimensioni della proposizio-
ne possono avvenire soltanto in un campo trascendentale che soddisferebbe
le condizioni poste da Sartre nel suo articolo decisivo del 1937. Un campo
trascendentale impersonale che non ha la forma di una coscienza persona-
le sintetica o di una identità soggettiva – poiché al contrario il soggetto è
sempre costituito. Mai il fondamento può somigliare a ciò che fonda; e del
fondamento non basta dire che è un’altra storia, è anche un’altra geografia
senza essere un altro mondo», G. Deleuze, Logica del senso, trad. it. di M.
De Stefanis, Feltrinelli, Milano 1975, p. 92.
39
J.-P. Sartre, La trascendenza dell’Ego. Una descrizione fenomenologica,
trad. it. di R. Ronchi, Egea, Milano 1992.
Modi di cavarsela 39
Ivi, p. 162.
42
Ivi, p. 27.
43
44
Senso ed evento non sono però totalmente indistinguibili. Il senso
permette di raccogliere linguisticamente l’evento, il quale, in quanto “qual-
cosa” in ciò che accade, si situa alla frontiera tra il linguaggio e i corpi, espri-
mibile attraverso le proposizioni. In quest’ottica, il senso riguarda l’evento
espresso nella proposizione e l’attributo degli stati di cose.
45
Ivi, pp. 133-134.
46
Per quanto riguarda il tempo negli Stoici, Deleuze si basa soprattutto
sul lavoro di V. Goldschmidt, Le systeme stoïcien et l’idée du temps, Vrin,
Paris 1953.
Modi di cavarsela 41
53
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., p. 16.
54
G. Deleuze, L’isola deserta e altri scritti 1953-74, trad. it di D. Borca,
Einaudi, Torino 2007, p. 175.
55
«Solo una scienza attiva è in grado di individuare le forze attive e di
riconoscere le forze reattive per quel che sono – cioè forze – e di interpretare
le reali attività e i reali rapporti tra le forze. Essa si presenta pertanto sotto tre
forme: come sintomatologia, in quanto interpreta i fenomeni considerandoli
sintomi il cui senso va rintracciato nelle forze che li producono; come tipolo-
gia, in quanto interpreta le forze dal punto di vista della loro qualità, attiva o
reattiva; come genealogia, in quanto valuta l’origine delle forze dal punto di
vista della loro nobiltà o bassezza, individuandone l’ascendenza nella volontà
di potenza e nella sua qualità. […] Il filosofo, come tale, è sintomatologo,
tipologista, genealogista», G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, cit., p. 112.
46 Uno
56
Ivi, p. 311.
57
G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, cit., p. 170.
58
Ivi, p. 206.
Modi di cavarsela 47
Politiche dell’anomalia
67
G. Deleuze, Critica e Clinica, trad. it. di A. Panaro, Cortina, Milano
1996, p. 9 e segg.
68
Cfr. A. Artaud, Il teatro e il suo doppio, trad. it. di E. Capriolo, Ei-
naudi, Torino 1964.
Modi di cavarsela 51
69
G. Deleuze, “Pensiero nomade”, cit., pp. 318-319.
70
G. Deleuze, Foucault, cit., pp. 116-117.
71
G. Deleuze, “L’immanenza: una vita…”, trad. it. di F. Polidori, «aut
aut», 271-272, 1996, pp. 4-7.
72
G. Deleuze, Pourparler, trad. it. di S. Verdicchio, Quodlibet, Mace-
rata 2000, p. 135.
52 Uno
76
A. Sauvagnargues, “De la littérature mineure à la variation conti-
nue”, in B. Gelas, H. Micolet (a cura di), Deleuze et les écrivains, Cecile
Defaut, Nantes 2007, p. 284.
77
Ivi, p. 281.
Due
55
56 Due
1
G. Deleuze, “Conclusioni sulla Volontà di potenza e l’Eterno ritor-
no”, in Id., L’isola deserta e altri scritti, trad. it. e cura di M. Bompani e P.A.
Rovatti, Einaudi, Torino 2007, pp. 145-146.
58 Due
2
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, trad. it. di G. Guglielmi, Corti-
na, Milano 1997, pp. 163-164.
3
Sul tema del «voler dire» di Nietzsche, dunque relativo al problema
dell’interpretazione dei testi nietzschiani e della loro «volontà», anche in un
senso distinto da quello di Pensiero nomade, fondamentale è il lavoro di Jac-
ques Derrida. Cfr. J. Derrida, Otobiographies. L’insegnamento di Nietzsche
e la politica del nome proprio, trad. it. di R. Panattoni, Il Poligrafo, Pado-
va 1993. Per un confronto articolato tra Deleuze e Derrida in relazione al
pensiero di Nietzsche, mi permetto di rinviare a P. Vignola, Le frecce di
Nietzsche. Confrontando Deleuze e Derrida, CLU, Genova 2008.
Un trascendentale coi baffi 59
6
Ivi, p. 473.
Un trascendentale coi baffi 61
7
G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, trad. it. di A. De Lo-
renzis, Einaudi, Torino 2002, p. 106. Il riferimento a Nietzsche proviene da
F. Nietzsche, Sull’utilità e il danno della storia per la vita, Milano, Adelphi
2007, pp. 5-6.
8
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 4.
9
Ivi, p. 381.
10
Ivi, pp. 3-4.
62 Due
Fine spettacolo12
Ivi, p. 99.
14
64 Due
Ivi, p. 100.
15
17
Cfr. G. Simondon, L’individu et sa genèse psycho-biologique, PUF, Pa-
ris 1964. Le tesi su cui si basa Deleuze si ritrovano, in particolare, nell’estrat-
to della sua tesi di dottorato pubblicato come G. Simondon, L’individua-
zione psichica e collettiva, trad. it. di P. Virno, Derive-Approdi, Roma 2002.
18
Dodici anni prima della pubblicazione di Differenza e ripetizione,
compare alle stampe il saggio La concéption de la différence chez Bergson (G.
Deleuze, La concéption de la différence chez Bergson, in “Les études bergso-
niennes”, IV, 1956, pp. 79-112; ora in Id., Il bergsonismo ed altri saggi, trad.
it. e cura di P.A. Rovatti e D. Borca, Einaudi, Torino 2004, pp.126-159). In
questo testo, Deleuze evidenzia gli elementi fondamentali del “bergsonismo”
per una differenza “pura”, «differenza interna» o “differenza in sé”, emancipa-
ta dalle maglie della rappresentazione e dalla dialettica: «La differenza interna
dovrà distinguersi dalla contraddizione, dall’alterità e dalla negazione. Ed è
proprio in ciò che il metodo e la teoria bergsoniana della differenza si con-
trapporranno a quell’altro metodo e teoria della differenza che chiamiamo
dialettica, poiché, sia la dialettica dell’alterità di Platone che la dialettica della
contraddizione di Hegel, implicano la presenza e il potere del negativo», G.
Deleuze, Il bergsonismo ed altri saggi, cit., p. 137.
19
G. Deleuze, Logica del senso, cit., p. 97.
66 Due
20
In Differenza e ripetizione vengono enucleati i cinque punti fonda-
mentali per il trascendentale della teoria simondoniana: l’Idea come proble-
matica di un sistema; la realtà del virtuale; l’invenzione e l’attualizzazione;
le condizioni spazio-temporali della genesi; l’emergenza di una coscienza
elementare all’interno del sistema. In Logica del senso questi punti verranno
ripresi per definire il campo trascendentale impersonale. Sull’apporto di Si-
mondon alla teoria trascendentale di Deleuze, fondamentali sono le analisi di
Anne Sauvagnargues. Cfr. A. Sauvagnargues, Deleuze. L’empirisme trascen-
dantal, Puf, Paris 2010, p. 246 e segg.
21
G. Deleuze, Logica del senso, cit., p.143.
22
G. Simondon, L’individuazione psichica e collettiva, cit., pp. 29-46.
Un trascendentale coi baffi 67
23
G. Deleuze, La piega. Leibniz e il barocco, trad. it. di D. Tarizzo,
Einaudi, Torino 2004, p. 85.
24
Cfr. G. Simondon, L’individuazione psichica e collettiva, cit., pp. 29-
46, 68-76.
68 Due
28
«Le Idee sono molteplicità e ogni Idea è una molteplicità, una varie-
tà», G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 236.
29
Ivi, p. 243.
30
Ivi, p. 237.
31
G. Deleuze, “Il metodo della drammatizzazione“, in Id., L’isola de-
serta e altri scritti, cit., p. 118.
32
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 244.
70 Due
Ivi, p. 318.
33
Un trascendentale coi baffi 71
34
Ivi, p. 271.
35
Ivi, p. 220.
36
I. Kant, Critica della ragion pura, “Analitica Trascendentale, Libro II,
Cap. I”, trad. it. di G. Gentile, Laterza, Roma-Bari 2005.
72 Due
38
Ivi, p. 156. Anne Sauvagnargues definisce così il ruolo del dispars:
«Il dispars deleuziano è un concetto trascendentale che rende conto della
creazione involontaria del pensiero sotto la costrizione di un segno esteriore.
Trascendentale intensivo, che ricusa la posizione antropologica di un sogget-
to pensante, è anche l’istanza paradossale differenziante che assicura la co-
municazione tra serie eterogenee», A. Sauvagnargues, Deleuze. L’empirisme
trascendantal, cit., p. 329.
39
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 288.
40
Ibidem.
74 Due
Ivi, p. 289.
41
pp. 219-226.
Un trascendentale coi baffi 75
46
Sul tema del «discorso indiretto libero», cfr. G. Deleuze, F. Guatta-
ri, Mille piani, ed. it. a cura di P. Vignola, Orthotes, Napoli-Salerno 2017,
pp. 134-140; P.P. Pasolini, Empirismo eretico, Garzanti, Milano 1972, pp.
100 e segg.
78 Due
no, da cui posso trarre la mia voce», «una voce sempre dentro
un’altra voce». Così Deleuze giunge a riprendere la teoria del
discorso libero indiretto, definendolo non più come un misto
empirico di diretto e indiretto, che presupporrebbe dei soggetti
precostituiti, ma come un’enunciazione originariamente plura-
le dove si “complicano” voci distinte per quanto indiscernibili,
un’enunciazione impersonale che presiede alla differenziazione
dei soggetti.47
47
F. Zourabichvili, Deleuze. Una filosofia dell’evento, trad. it. di G.
Morosato, ombre corte, Verona 1998, pp. 123-124.
48
G. Deleuze, L’Immagine-Tempo. Cinema 2, trad. it. di L. Rampello,
Ubulibri, Milano 1989, p. 187.
49
G. Deleuze, L’isola deserta e altri scritti 1953-74, trad. it di D. Borca,
Einaudi, Torino, 2007, p. 171.
50
Ibidem.
Un trascendentale coi baffi 79
51
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., pp. 7-8. A tal proposito,
risulta interessante l’analisi di Jean-Clet Martin, per il quale «Nietzsche e
Borges sembrano ripiegati uno sull’altro nell’economia dell’eterno ritorno
elaborata da Differenza e ripetizione», J.-C. Martin, “L’eternel retour entre
Deleuze et Borges”, in B. Gelas, H. Micolet (dir.), Deleuze et les écrivains.
Littérature et philosophie, Cécile Défaut, Nantes 2007, p. 201. Nel mostrare
la relazione tra Borges e Nietzsche, Martin analizza L’immortale di Borges e
“Il tempo circolare”, presente in J. L. Borges, Storia dell’eternità, trad. it.
di G. Guadalupi, Adelphi, Milano 1997. Se inizialmente Borges rifiuta la
dottrina nietzschiana dell’eterno ritorno (nel suo scritto giovanile La dottrina
dei cicli), Martin sottolinea come lo scrittore argentino fosse affascinato dal
pensiero di Nietzsche, che riprenderà in più occasioni. Rispetto al tema par-
ticolare dell’ultimo uomo, del nichilismo e dell’eterno ritorno, le parole di
Martin sono illuminanti: «Sfuggire al circolo del nichilismo costituisce la più
seria preoccupazione di Borges. Ed è in questo circolo, nel tragico insipido e
vizioso degli immortali, che Borges, in accordo con Nietzsche su questo pun-
to, troverà la possibilità di uscire dall’impasse, scoprendovi una nuova forma
di ripetizione, una ripetizione suscettibile di generare della differenza», J.-C.
Martin, “L’eternel retour entre Deleuze et Borges”, cit., p. 205. E ancora:
«Borges, come Nietzsche, propone una doppia lettura dell’eterno ritorno.
L’immortale vacuità della mondializzazione, che fa sempre ritornare gli stessi
prodotti e lo stesso niente di volontà, rende insipido tale ciclo e fa di esso un
principio distruttore, una vertigine di noia e di lassitudine, mentre la morte
che si divide incessantemente e fa ritorno, ne rovescia il senso, come se la
volontà del nulla si convertisse in una volontà di potenza, in questa volontà
in cui l’eternità potrà affermarsi attraverso di un unico istante, di un presente
assoluto», Ivi, pp. 206-207.
80 Due
Ivi, p. 197.
54
Un trascendentale coi baffi 83
Ivi, p. 192.
55
84 Due
56
Ivi, p. 353. Cfr. M. Heidegger, Che cosa significa pensare?, Sugarco,
Milano 1996.
57
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 4.
Un trascendentale coi baffi 85
Ivi, p. 370.
58
Ivi, p.107.
59
60
Cfr. D. Hume, Trattato sulla natura umana, trad. it. A. Carlini, Later-
za, Bari 1971, Vol. I, sez. 16.
61
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 96.
Un trascendentale coi baffi 87
62
Ivi, p. 107.
63
Ivi, p. 109.
64
Per l’importanza imprescindibile di Bergson all’interno della seconda
sintesi del tempo cfr. in part. A. François, “Entre Deleuze et Bergson. À
propos de la deuxième synthése du temps”, in A.a.V.v., Gilles Deleuze, Vrin
1998, p. 62-75.
65
G. Deleuze, Il bergsonismo e altri saggi, cit., p. 48.
66
Ivi, p. 49. Cfr. la metafora del cono presente in H. Bergson, Materia
e Memoria, trad. it. di A. Pessina, Laterza, Roma-Bari 1996, p.129-140.
88 Due
67
cfr. F. Hölderlin, “Note all’Edipo, Note all’Antigone”, in Id., Scritti
sulla poesia e frammenti, Boringhieri, Torino 1958. Il tempo, in questo caso,
si distribuirà in maniera diseguale da una parte e dall’altra di una cesura
formale, rappresentata dal soggetto conoscente: è questa l’incrinatura dell’Io.
Cfr. G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., pp.116-120.
68
Le tre sintesi vengono definite passive, in quanto non sono prodot-
te dalla riflessione, come invece le sintesi attive kantiane. Le tre sintesi del
tempo elaborate da Deleuze sono infatti psichiche ma subrappresentative,
ossia prodotte direttamente dall’immaginazione, dalla memoria e dalla ce-
sura differenziale di un prima ed un dopo. In tal senso, sarebbero anteriori
alla forma dell’Io e alla coscienza, dunque in relazione con la sfera dell’in-
conscio. In quest’ottica, la prima sintesi, del presente vivente, fonda il valore
empirico del principio di piacere; la seconda sintesi esprime il fondamento
Un trascendentale coi baffi 89
70
«Il maggio ’68 è piuttosto dell’ordine di un evento puro, libero da
ogni causalità normale o normativa. […] è stato un fenomeno di veggenza,
come se tutt’a un tratto una società vedesse quel che contiene di intollerabile
e vedesse inoltre la possibilità di qualcosa d’altro. È un fenomeno collettivo
sotto forma di: «Un po’ di possibile, altrimenti soffoco…». Il possibile non
preesiste, è creato dall’evento. È una questione di vita. L’evento crea una
nuova esistenza, produce una nuova soggettività», G. Deleuze, F. Guat-
tari, “Maggio ’68 non c’è stato”, in G. Deleuze, Due regimi di folli e altri
scritti (éd. Par D. Lapoujade), trad. it. e cura di D. Borca, Einaudi, Torino
2010, p. 188. Per un verso, possiamo riconoscere il maggio ’68 come una
tappa definita nel corso della storia, con un suo inizio, con le sue causalità e
una sua fine; per l’altro verso, tale l’evento eccede le causalità della storia «e
rompe con esse: è una biforcazione, una deviazione rispetto alle leggi, una
condizione instabile che apre un nuovo campo di possibilità» (ibidem). In
tal senso, Deleuze e Guattari possono affermare che il maggio ‘68 non ha
avuto luogo, poiché continua ad agire come virtualità, come condizione di
possibilità del nuovo.
Un trascendentale coi baffi 91
Nietzsche-1
93
94 Tre
2
Cfr. P. Mengue, Gilles Deleuze ou le systeme du multiple, Kimé, Paris
1994.
3
Il titolo del paragrafo rinvia alla sagace suggestione del capitolo
“Nietzsche reloaded”, in E. de Conciliis, Pensami stupido! La filosofia come
terapia dell’idiozia, Mimesis, Milano 2008.
4
Cfr. G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, trad. it. di F. Polidori, Einau-
di, Torino 2002, pp. 83-85.
Nietzsche-1 95
5
F. Nietzsche, Frammenti postumi 1888-89, in Id., Opere, a cura di G.
Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 1964, Vol. VIII, III, p. 94.
6
Cfr. G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, cit.
7
La disamina dell’influenza nietzschiana sul cosiddetto accelerazioni-
smo di sinistra, così come sulla forma embrionale di accelerazionismo rivo-
luzionario presente in L’anti-Edipo, per quanto ritenuta di grande interesse
politico e filosofico da parte di chi scrive, non rientra nelle intenzioni di
questo libro. Per una ricognizione critica di tali temi, mi permetto di rinvia-
re a P. Vignola, “Symptomatology of Collective Knowledge and the Social
to Come”, «Parallax», n. 83, 2017, pp. 184-201; S. Baranzoni, P. Vignola,
“Biforcare alla radice. Su alcuni disagi dell’accelerazione”, in Obsolete Capi-
talism (ed.), Moneta, Rivoluzione e filosofia dell’avvenire, ObCap Free Press,
2016. Tra i testi principali che hanno contribuito a fomentare il recente
dibattito sull’accelerazionismo, cfr. A. Avanessian, R. Mackay, #Accelera-
te#: The Accelerationist Reader, London, Urbanomic 2014; B. Noys, Malign
Velocities: Accelerationism and Capitalism, Zero Books, Winchester 2014;
M. Pasquinelli (a cura di), Gli algoritmi del capitale. Accelerazionismo, mac-
chine della conoscenza e autonomia del comune, ombre corte, Verona 2014.
96 Tre
13
G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, trad. it. di G. Comolli, om-
bre corte, Verona 1998, p. 99.
14
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, trad. it. di A. Fontana, Ei-
naudi, Torino 1975, p. 31.
Nietzsche-1 99
15
G. Deleuze, F. Guattari, “Capitalismo e schizofrenia”, intervista a
cura di V. Marchetti, in «Tempi moderni», n.12, 1972; ora in Id., Macchine
desideranti, cit., p. 44.
16
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., p. 213.
100 Tre
21
G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, cit., pp. 106-113.
22
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., pp. 9-10.
23
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 231.
24
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., cap. I.
104 Tre
25
G. Deleuze, “Schizofrenia e società”, in Id., Due regimi di folli e altri
scritti, (éd. Par D. Lapoujade) trad. it. e cura di D. Borca, Einaudi, Torino
2010, p. 15.
26
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., p. 108.
Nietzsche-1 105
27
G. Deleuze, “Schizofrenia e società”, cit., p. 15.
28
«In tutta la psichiatria, solo Jaspers, e poi Laing, hanno avuto l’idea di
cosa significasse processo, e del suo compimento […]. “Se la specie umana
sopravvivrà, gli uomini del futuro […] sapranno che ciò che noi chiamiamo
schizofrenia era una delle forme sotto cui […] la luce ha cominciato a filtrare
attraverso le fessure delle nostre menti chiuse. La follia non è necessariamente
un crollo (breakdown); essa può essere anche un’apertura (breakthrough)”…
L’individuo che fa l’esperienza trascendentale della perdita dell’ego può o
non può perdere l’equilibrio, in diversi modi. Può allora essere considerato
come pazzo. Ma essere pazzo non è necessariamente essere malato, anche se
nel nostro mondo i due termini sono diventati complementari […]”», G.
Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., p. 147. Cfr. inoltre, G. Deleuze,
Pourparler, cit., p. 36: «Noi distinguiamo la schizofrenia come processo e
la produzione dello schizo come entità clinica da ospedalizzare: le due cose
stanno piuttosto in ragione inversa».
106 Tre
29
G. Deleuze, “Schizofrenia e società”, cit., p. 16.
30
Cfr. F. Nietzsche, “Lettera a Burckhardt, 5 Gennaio 1889”, in Car-
teggio Nietzsche-Burckhardt, Boringhieri, Torino 1961.
31
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., p. 95 (il corsivo nella
frase di Nietzsche è mio, e indica la traduzione modificata).
Nietzsche-1 107
34
G. Deleuze, “Pensiero nomade”, cit., p. 310.
Nietzsche-1 109
38
Ivi, p. 322.
39
Ibidem.
40
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, cit., p. 116.
Nietzsche-1 111
Ivi, p. 162.
42
112 Tre
43
F. Nietzsche, Verità e menzogna in senso extramorale, in Id., Opere,
cit., vol. III (I), p. 361.
44
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., 161.
45
G. Deleuze, Critica e clinica, trad. it. di A. Panaro, Cortina, Milano
1996, p. 77.
Nietzsche-1 113
46
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., 158.
47
Ibidem.
48
Ivi, p. 168.
114 Tre
49
Ivi, pp. 382-383.
50
G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, trad. it.
di A. Serra, Quodlibet, Macerata 1996, pp. 23-24.
51
La differenza tra molare e molecolare, che riguarda l’organizzazione
degli elementi di un insieme, è qualitativa e non quantitativa, di natura e non
di scala. La dimensione molare corrisponde alle stratificazioni che delimitano
gli oggetti, i soggetti, le rappresentazioni e i loro sistemi di riferimento, men-
tre quella molecolare concerne i flussi, le transizioni di fase e le intensità – i
divenire dunque. I due livelli sono interconnessi, immanenti l’uno all’altro,
ma contrapposti negli obiettivi: il molare rallenta e irrigidisce il molecolare.
Nietzsche-1 115
In quest’ottica, l’«Uomo-bianco-maschio-adulto-cittadino-
parlante una lingua standard-europeo eterosessuale» è il punto
di partenza del divenire, per cui la prima applicazione della for-
mula n-1, dove n sono le variabili possibili e 1 la norma, sarà
n-Uomo: divenire-animale, donna, bambino, vegetale, fino a
divenire-impercettibile, significa fuoriuscire dalla forma identi-
taria Uomo per situarsi in un “tra”, un interstizio assolutamente
reale: «Il divenire-animale dell’uomo è reale, benché non sia re-
ale l’animale che egli diviene»53. Ora, la realtà del divenire, e la
conseguente irrealtà dell’ente minore che si diviene, è compren-
sibile se la si pensa come un «blocco d’alleanza» tra i due enti,
una loro composizione attraverso l’incontro che può accadere
solamente al termine di una doppia fuga:
52
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 167.
53
Ivi, p. 338. A tal proposito, è di rilevante importanza l’indicazione di
Anne Sauvagnargues: «Deleuze e Guattari precisano sempre che non bisogna
reificare tali tensori, come se il divenire si effettuasse «tra» dei poli maggiore
e minore già dati; [è] il divenire che, «concatenandosi», produce del mag-
giore, una normalità sociale, linguistica o letteraria, così come un margine
minore: ad essere reale è unicamente il divenire che produce questi due poli»,
A. Sauvagnargues, “De la littérature mineure à la variation continue”, in
B. Gelas, H. Micolet (a cura di), Deleuze et les écrivains, Cecile Defaut,
Nantes 2007, p. 291.
116 Tre
54
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 406.
55
Ivi, p. 388.
56
Ivi, p. 387
57
Ivi, p. 243.
Nietzsche-1 117
58
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, cit.,
pp. 23-40.
118 Tre
59
È la tesi, suffragata da riferimenti pertinenti e precisi, presente in
M.O. Thirouin, “Deleuze et Kafka. L’invention de la littérature mineure”,
in B. Gelas, H. Micolet (éds.), Deleuze et les écrivains, cit., pp. 293-305.
60
Ivi, pp. 293-294. Thirouin, oltre a produrre tutte le evidenze del caso,
allega al suo saggio una revisione personale della traduzione del testo di Kaf-
ka sulle “piccole letterature”.
Nietzsche-1 119
61
Ivi, p. 302.
62
Thirouin riprende tale neologismo da M. Kundera, Les Testaments
trahis, Gallimard, Paris 1993.
63
M.O. Thirouin, “Deleuze et Kafka. L’invention de la littérature mi-
neure”, cit., p. 304.
64
Ibidem.
120 Tre
65
G. Deleuze, Pourparler, cit., p. 14.
66
Ho sviluppato, in modo meno schematico, il tema della lingua e della
letteratura minori chez Deleuze e Guattari in P. Vignola, La lingua animale,
Quodlibet, Macerata 2011, pp. 127-145.
67
Cfr. H. Gobard, L’alienation linguistique, analyse tétraglossique, Flam-
marion, Paris 1976 (con prefazione di Deleuze).
Nietzsche-1 121
68
Cfr. V. Sephiha, “Introduction à l’étude de l’intensif ”, «Langages»,
18, 1970, pp.104-120.
122 Tre
69
Cit. in G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore,
cit., pp. 41-42.
Nietzsche-1 123
75
Cfr. P. Mengue, “Micropolitique”, in R. Sasso, A. Villani (éds.), Le
vocabulaire de Gilles Deleuze, Cahiers de Noesis, Nice 2003, pp. 251-258.
76
Si tratta di una predominanza che comunque cela una certa sino-
nimia, come fa comprendere Deleuze nel 1977: «Quel che noi chiamiamo
con nomi diversi schizoanalisi, micro-politica, pragmatica, diagrammatismo,
rizomatica, cartografia – non ha altro oggetto che lo studio di queste linee,
nei gruppi o negli individui» (G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, cit.,
pp.138-139). Tuttavia, l’analisi di Mengue sembra reggere dal punto di vista
della strategia concettuale di Mille piani e soprattutto indicare una linea di
maturazione chiara dell’elaborazione politica di Deleuze e Guattari.
126 Tre
77
P. Mengue, “Micropolitique”, cit., p. 253.
Nietzsche-1 127
78
Ibidem.
79
G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, cit., p. 162.
80
P. Mengue, “Micropolitique”, cit., p. 255.
81
Ibidem.
128 Tre
82
«In ogni caso le tre linee sono immanenti, implicate le une nelle altre.
Abbiamo tante linee che si intersecano, come in una mano, anche se la nostra
è una complicazione differente», G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni,
cit., pp. 138-139. Cfr. inoltre G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit.,
p. 295: «La segmentarietà flessibile non cessa di disfare le solidificazioni di
quella rigida, ma ricostituisce al proprio livello tutto quello che disfa, micro-
Edipi, microformazioni di potere, microfascismi. La linea di fuga fa esplode-
re le due serie segmentarie, ma è capace di peggio, di rimbalzare sui muri, di
ricadere in un buco nero, di prendere la via della grande regressione e di rifare
i più rigidi segmenti secondo il caso delle sue deviazioni».
83
Ivi, p. 317.
Nietzsche-1 129
85
«Siamo fatti dunque di tre linee, ma ogni specie di linea ha i suoi peri-
coli. Non soltanto le linee a segmenti che ci tagliano e ci impongono le stria-
ture di uno spazio omogeneo; ma anche le linee molecolari che trasportano
già i loro micro-buchi neri; infine le linee di fuga stesse che rischiano sempre
di abbandonare le loro potenzialità creatrici per volgere in linea di morte, o
per essere rovesciate in linea di distruzione pura e semplice (fascismo)», G.
Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 689.
86
G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo, p. 267.
87
F.S. Fitzgerald, “L’incrinatura”, da La Trilogia del fallimento, in L’età
del jazz e altri scritti, Garzanti, Milano 1976
88
Cfr. H. James, Nella gabbia, trad. it. Lindau, Torino 1992.
Nietzsche-1 131
Ivi, p. 46.
90
132 Tre
91
G. Deleuze, Pourparler, cit., pp. 147-149.
Nietzsche-1 133
Questo passo di Mille piani, che sul finale ospita a sua volta
una frase tratta da Nella gabbia, rende conto simultaneamente
del ventaglio di postulati alla base non solo della micropolitica,
ma dell’impianto filosofico generale di Deleuze e Guattari. In-
nanzitutto, il tema “macro/micro” e la sua corrispondenza con
i termini molare/molecolare non come entità di scala, bensì
in quanto espressioni di norme o di variabili. Poi, il «nulla è
accaduto» rinvia alla realtà esclusiva del divenire, per cui non
sono reali i termini della relazione, ma unicamente, appunto,
il divenire di tali termini. Inoltre, il “viaggio sul posto”, che dà
accesso alle linee di fuga e la deterritorializzazione assoluta come
obiettivo, quasi irraggiungibile, della stessa linea di fuga. Infine,
proprio tale obiettivo è raggiunto nel trovarsi a non poter «in-
terpretare più niente», il che significa non riterritorializzarsi più
sui segmenti molari che normalmente ci offrono certezze, soli-
93
Ibidem.
94
Ivi, p. 179: «In verità, significanza e interpretosi sono le due malattie
della terra e della pelle, cioè dell’uomo, la nevrosi di base».
95
G. Deleuze, C. Parnet, Conversazioni, cit., p. 47.
96
Ibidem.
Nietzsche-1 135
97
Per quanto riguarda la filosofia americana, Deleuze fa riferimento al
lavoro di J. Wahl, Les Philosophies Pluralistiques d’Angleterre et d’Amerique
(1920), Les Empecheurs de penser en ronde, Paris 2005. In Conversazioni,
Deleuze descrive in questi termini l’apporto fondamentale di J. Wahl per la
sua maturazione filosofica: «A parte Sartre, che tuttavia è rimasto preso nelle
trappole del verbo essere, il filosofo più importante in Francia era Jean Wahl.
Non soltanto ci ha fatto incontrare il pensiero inglese e americano, ma ha sa-
puto farci pensare in francese su molte cose nuove. Per proprio conto ha por-
tato molto lontano questa arte della E, questo balbettamento del linguaggio
in se stesso, questo uso minoritario della lingua», G. Deleuze, C. Parnet,
Conversazioni, cit., p. 65. Il tema delle «filosofie pluraliste americane» verrà
ripreso nel prossimo capitolo.
98
Ivi, p. 62.
99
Ivi, p. 64, 66.
136 Tre
100
Ivi, p. 65.
101
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., pp. 38-44.
Quattro
Sulla zattera
137
138 Quattro
stesso tempo che Alice sia più grande e più piccola. Ma è nello
stesso tempo che lo diventa. È più grande ora, era più piccola
prima. Ma è nello stesso tempo, in una sola volta, che si di-
venta più grandi di quanto non si fosse prima, e che ci si fa
più piccoli di quanto non si diventi. Tale è la simultaneità del
divenire la cui peculiarità è di schivare il presente. E, in quanto
schiva il presente, il divenire non sopporta la separazione né la
distinzione del prima e del dopo, del passato e del futuro. È
proprio dell’essenza del divenire l’andare, lo spingere nei due
sensi contemporaneamente: Alice non cresce senza rimpiccio-
lire, e viceversa.6
6
G. Deleuze, Logica del senso, cit., p. 9.
7
R. Braidotti, “Meta(l)morfosi”, in AA.VV., Umano, post-umano,
Editori riuniti, Roma 2004, p. 86.
140 Quattro
Controfascismi
10
Ivi, p. 172.
11
Ibidem.
12
Ibidem.
142 Quattro
18
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 245.
Sulla zattera 145
Il caso Bartleby
19
Cfr. Ivi, pp. 127-174.
20
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., p. 99.
21
Cfr. Ibidem.
Sulla zattera 147
22
Se, come lo stesso Deleuze ci ricorda, secondo Nietzsche «l’uomo
preferisce ancora volere il nulla, piuttosto che non volere» (F. Nietzsche,
Genealogia della morale, in Id., Opere, vol. VI, t. II, Adelphi, Milano 1968,
p. 367), è lecito pensare che in Bartleby si diano i germi dell’oltreuomo. Cfr.
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., p. 107 (n).
23
Ivi, p. 97.
24
Ivi, p. 96.
Sulla zattera 149
Ivi, p. 102.
25
150 Quattro
26
Cfr. H. Melville, Bartleby lo scrivano, trad. it. di E. Giachino, Ei-
naudi, Torino 2008, p. 103. Su questa tesi, e in generale sull’ipotesi di un
Bartleby rinunciatario e in una certa misura «reattivo», si appoggiano le ana-
lisi di Philippe Mengue. Cfr. P. Mengue, “Lignes de fuite et devenirs dans
la conception deleuzienne de la littérature”, in S. Leclerque (éd.), Concepts.
Hors série Gilles Deleuze 1, SilsMaria, Mons 2003, pp. 52-66. In questo caso,
si è preferito seguire l’analisi interpretativa di Zourabichvili. Per un confron-
to articolato tra le due interpretazioni del Bartleby di Deleuze, mi permetto
di rinviare a P. Vignola, La lingua animale, Quodlibet, Macerata 2011, pp.
141-162.
Sulla zattera 151
27
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., p. 100.
28
Cfr. Ivi, pp. 110-116.
29
Ivi, p. 118.
30
Cfr. F. Zourabichvili, “Deleuze et le possibile (de l’involontarisme
en politique)”, in É. Alliez, Gilles Deleuze. Une vie philosophique, Synthela-
bo 1998, pp. 342-349.
152 Quattro
31
G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, cit., pp. 51-76.
Sulla zattera 153
32
Ivi, pp. 101-102.
154 Quattro
33
F. Nietzsche, Verità e menzogna in senso extramorale, in Id., Opere,
cit., vol. III (I), p. 361.
34
Cfr. F. Zourabichvili, “Deleuze et le possibile (de l’involontarisme
en politique)”, cit., p. 349.
Sulla zattera 155
Ivi, p. 342.
35
Pragmatismo e geofilosofia
39
«Il romanzo inglese, e più ancora il romanzo francese, provano il bi-
sogno di razionalizzare, magari nelle ultime pagine, e la psicologia è senza
dubbio l’ultima forma del razionalismo: il lettore occidentale aspetta la pa-
rola della fine. […] L’atto fondativo del romanzo americano, così come del
romanzo russo, è stato quello di trascinare il romanzo lontano dalla via delle
ragioni e di far nascere quei personaggi che si reggono nel nulla, sopravvivo-
no solo nel vuoto, conservano fino alla fine il loro mistero e sfidano logica e
psicologia», G. Deleuze, Critica e clinica, cit., pp. 108-109.
Sulla zattera 159
40
Ivi, pp. 105-107.
41
Ivi, p. 105.
42
Ivi, pp. 106-107.
160 Quattro
47
Ivi, pp. 111-112.
48
Ivi, p. 113.
Sulla zattera 163
Ivi, p. 114-115.
49
51
Cfr. M. Heidegger, Saggi e discorsi, ed. it. a cura di G. Vattimo,
Mursia, Torino 1976.
52
Per una ricognizione del rapporto di Deleuze con la letteratura e il
pensiero americani, con un focus particolare sul ruolo di Jean Wahl, Cfr. T.
Trochu, “Gilles Deleuze et la pensée «Atlantique»”, in Deleuze et les écri-
Sulla zattera 165
57
G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani, cit., p. 293.
58
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., pp. 115-116.
Sulla zattera 167
Ivi, p. 87.
59
61
Secondo Deleuze e Guattari, «cercando di determinare i caratteri na-
zionali della filosofia francese, inglese e tedesca», Nietzsche avrebbe stabilito
le premesse della geofilosofia. Cfr. Ivi, p. 96.
62
Ivi, p. 102.
63
Ivi, pp. 77-78, 89.
Sulla zattera 169
65
Cfr. supra, pp. 115, 123-124.
66
Cfr. G. Deleuze, F. Guattari, Kafka. Per una letteratura minore,
trad. it. di A. Serra, Quodlibet, Macerata 1996, pp. 30-33.
67
G. Deleuze, Critica e clinica, cit., p. 17.
Sulla zattera 171
68
Cfr. ad esempio, G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, cit.,
p. 103: «Il popolo è interno al pensatore perché è un «divenire popolo»,
così come il pensatore è interno al popolo, in quanto divenire non meno
illimitato. L’artista o il filosofo sono incapaci di creare un popolo, possono
solo invocarlo, con tutte le loro forze. Un popolo può crearsi solo attraverso
sofferenza abominevoli e non può nemmeno occuparsi d’arte o di filosofia.
Ma i libri di filosofia e le opere d’arte contengono a loro volta una somma
inimmaginabile di sofferenza che fa presentire l’avvento di un popolo».
69
G. Deleuze, Logica del senso, trad. it. di A. De Stefanis, Feltrinelli,
Milano 1975, p. 100.
172 Quattro
70
G. Deleuze, Pensiero nomade, cit., p. 316.
Sulla zattera 173
71
Cfr. G. Deleuze, Logica del senso, cit., p. 141.
72
Per una ricognizione del tema equatoriale in Melville, anche in rela-
zione con la prospettiva deleuziana, Cfr. E. Mayorga, “Melville en Gálapa-
gos: el paisaje transcendental”, in E. Ponce Ortiz, Grado Cero, UArtes ed.,
Guayaquil 2016, pp. 241-271.
174 Quattro
74
«Cristiani o atei, nella nostra universale schizofrenia, abbiamo biso-
gno di ragioni per credere in questo mondo. È un’intera conversione della
credenza. Da Pascal a Nietzsche, era poi questa la grande svolta della filosofia:
sostituire il modello del sapere con la credenza. Ma la credenza non sostitu-
isce il sapere che quando si fa credenza in questo mondo, così com’è», G.
Deleuze, L’immagine-tempo. Cinema 2, trad. it. di L. Rampello, Ubulibri,
Milano 1989, p. 192. Per un’analisi e una lettura contemporanea di tale
espressione, cfr. S. Baranzoni, Le figure del credere. Mondo e possibilità poli-
tiche con e oltre Deleuze, «Etica & Politica», XVIII/2016 (3).
176 Quattro
75
É. Glissant, Poétique de la relation, Paris, Gallimard, 1990, p. 23.
76
M. Ott, “Double réflexion : Deleuze et la littérature américaine
(poétique de la relation chez Édouard Glissant)”, in B. Gelas, H. Micolet
(dir.), Deleuze et les écrivains. Littérature et philosophie, Editions Cécile De-
faut, Nantes 2007, pp. 382-383.
77
Ivi, p. 384.
Sulla zattera 177
78
Ibidem.
79
É. Glissant, Poétique de la relation, cit., p. 44.
80
Cfr. M. Ott, “Double réflexion : Deleuze et la littérature américai-
ne”, cit., pp. 385-387.
81
Cfr. É. Glissant, Poétique de la relation, cit., p. 87.
82
M. Ott, “Double réflexion : Deleuze et la littérature américaine”,
cit., p. 387.
178 Quattro
83
Ivi, p. 383.
84
G. Deleuze, “Pensiero nomade”, cit., p. 314.
85
Cfr. E. Viveiros de Castro, Métaphysiques cannibales, PUF, Paris
2009, p. 61.
Sulla zattera 179
86
Per una ricognizione di tali tematiche, cfr. S. Consigliere, “La mol-
teplicità dei mondi”, in Id., (a cura di) Mondi Multipli, (2 voll.), Kaiak, Na-
poli 2014, vol. I., pp. 19-38; Id., Antropo-logiche. Mondi e modi dell’umano,
Colibrì, Paderno Dugnano 2014.
180 Quattro
87
E. Viveiros de Castro, Entrevista, “Amazonia Peruana”, XV, 30,
2007, pp. 52-53 (trad. it. di P. Coppo, materiali del Centro Studi Sagara).
88
Ibidem.
89
Ivi, p. 54.
Sulla zattera 181
61.
182 Quattro
***
92
Ivi, p. 166.
93
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 198.
94
Su questo tema mi permetto di rinviare a P. Vignola, “Nietzsche
in the Amazon. For a Nomadology Beyond Algorithmic Governmentality”,
«Etica&Politica – Ethics&Politics», XVIII, 2016, n. 3, pp. 269-285; Id.,
“Lost in dividuation. Sintomi del nichilismo all’epoca del social”, in P. Vig-
nola, S. Baranzoni (a cura di), Il senso sociale. Dal social alla polis e ritorno,
Kaiak edizioni, Napoli 2016, pp. 149-168.
95
G. Deleuze, Differenza e ripetizione, cit., p. 182.
Sulla zattera 183
185
186 Indice dei nomi
5 Prefazione
di Fabio Polidori
La funzione N
Sulla macchinazione filosofica in Gilles Deleuze
13 Nota introduttiva
Il caso, il gioco e la necessità
19 Uno
Modi di cavarsela
Bienvenue Nietzsche!, 23 – La funzione N, 28 – Immacolata con-
cezione e controeffettuazione, 35 – Variazione continua e sinto-
matologia, 42 – Politiche dell’anomalia, 47
55 Due
Un trascendentale coi baffi
Il tempo a venire dell’eterno ritorno, 55 – Fine spettacolo, 62 –
Così lesse Zarathustra, 74 – Zarathustra e il suo doppio, 79 – Il
terzo tempo del Maggio ’68, 85
93 Tre
Nietzsche-I
Attivo e reattivo reloaded, 94 – Pensiero e desiderio nomadi, 107
– Divenire minoritario e letteratura minore, 110 – Kafka. Per una
macchinazione minore, 117 – Micropolitica Über alles, 124 –
Scorribande nel Fuori, 131
189
190 Indice
137 Quattro
Sulla zattera
Controfascismi, 140 – Il caso Bartleby, 145 – Pragmatismo e
geofilosofia, 158 – Ancora tre E... muro di pietre libere, arcipe-
lago, zattera, 173