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REESE LIBRARY
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UNIVERSITY OF CALIFORNIA.

Class
BIOGRAFIA
DEGLI ITALIANI ILLUSTRI
NELLE SCIENZE, LETTERE ED ARTI

DEL SECOLO XVIII, E DE' CONTEMPORANEI

COMPILATA

DA LETTE RATI ITALIANI


DI OGNI PROVINCIA

E pubp LICATA PER CURA DEL PROFESSORE

EMILIO DE TIPALDO

VOLUME SETTIMO

VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA DI ALVISOPOLI

MIocccxxxx
AL DOTTOR NICOLO' TOMMASEO

EMILIO DE TIPALDO.

- -
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OF Tra i .

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º - or
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s- -
- -

A voi, candido e provato amico, a voi dirigo queste


parole che reputo necessarie a premettersi al Volume
settimo della mia Biografia; e tanto più volentieri ve le
intitola il mio riverente affetto, quanto più viva è in me
la ricordanza di quegli amorevoli consigli, di che mi fo
ste largo allorchè mi recai a bella posta nel 1855 a Fi
renze per manifestarvi il disegno della mia impresa. Nè
i vostri consigli furono di sole parole, chè voleste accompa
gnarli anche coi fatti, adoperandovi, per quanto il vostro
nome valeva presso i Toscani e gli altri Italiani, acciò
m'aiutassero validamente nella erezione d'un monumen
to consacrato all'onore delle Italiane lettere, e a rivendi
carle dalle calunniose imputazioni avventate contro di
esse. Se non che i nostri sforzi non furono dapprima coro
nati di quel fortunato successo che la qualità dell'ope
ra, a cui voleva accingermi, ci faceva sperare. Ciò non
per tanto sebbene stentatamente, e ravvolgendomi sem
pre tra infinite miserie, mi venne fatto di condurla sino
al compimento del sesto volume. Ma questo sembrava
VI

che dovesse essere il termine del mio difficile tentativo;


non per altro senza la speranza quando che fosse di ri
pigliarne sotto migliori auspicii le prove.
Chi si sarebbe immaginato che quanto più lontano
mi teneva dal porto, tanto più fossi vicino ad afferrarlo?
Di questa buona ventura io mi professo debitore alla Ti
pografia del Gondoliere, la quale condiscese ad accollarsi
tutte le copie della Biografia, presso di me rimaste inven
dute, e così mi facilitò i mezzi al proseguimento del mio
interrotto lavoro. Ecco perchè pieno di confidenza, io
mando fuori il primo fascicolo del settimo Volume, po
tendo solo al presente accertare, che la Biografia degl'Ita
liani Illustri vedrà senza dubbio il suo fine e colla mag
giore sollecitudine. Tutto ciò, dolcissimo amico, ho vo
luto dirvi pubblicamente; chè queste difficoltà continove
alla concordia letteraria mi paiono male antico e da do
verci spesso ritornar col pensiero.
Nel pubblicare la Biografia non ho mai avuto la pro
sunzione di credere che fosse possibile l'offerire all'Ita
lia un lavoro scevro di difetti. Ho stimato bensì, chia
mando in mio soccorso i meglio disposti della nazione,
di dare un'opera la più compiuta che si potesse. Se non
che mi sono di gran lunga ingannato, come si può vede
re dai discorsi per me schiettamente premessi ai volumi
II e IV di questa mia impresa. Le mie parole piacquero
ad alcuni, e fruttarono buon seme ; altri in cambio si sde
gnarono, quasichè fossero state mosse o da una sover
chia incontentabilità, o dal desiderio dell'utile mio par
ticolare. Siccome queste taccie tendono a ferire, più che
l' ingegno, il cuore, che reputo la miglior parte di noi,
VII

così non mi sarà dinegato esaminare con quanta giustizia


si proferissero.
Si è detto, che ingiustamente mi lagno e rimprove
ro di continuo i letterati italiani, perchè non favorisco
no la mia impresa, mentre il fatto stesso della pubblica
zione del primo fascicolo del Volume V (il solo allora
uscito) dimostra ch'essi mi mandarono molti lavori. Si
è detto che sarebbe strano che ogni scrittore fosse obbli
gato a lavorare a benefizio di tutti coloro, cui venisse in
capo di fare un'impresa. A che poi il Tipaldo, dissero al
tri, non comincia a dare il buon esempio facendo biogra
fie? A che non racconcia egli gli articoli del Dizionario
francese? Il non aver volentieri concorso alla sua tipogra
fica impresa, è falso ed ingiusto argomento d'indolenza
e di disamore della nazionale gloria, ch'egli rimprove
ra agli scrittori Italiani; di questa taccia e vergogna
essi potrebbero meritamente venir incolpati, sol quando
si fossero mostrati ritrosi all'invito che lor se ne fosse
fatto o dal corpo di una illustre accademia o dalla ma
nifestata volontà di qualche generoso principe zelatore
del nome italiano, o almeno da un discreto numero dei
più principali e valorosi letterati, i quali, messisi alla for
mazione e direzione di così ardua e vasta impresa,
avessero insieme domandato gli aiuti di altri culti in
gegni ed operosi scrittori. Perchè da ultimo ammise
il Tipaldo nella sua opera dieci articoli dettati da
scrittori francesi, mentre nel frontispizio di essa sta
scritto: Biografia compilata da letterati Italiani di ogni
provincia. In oltre alcuni degli articoli non sono nuova
mente compilati, ma bensì tolti dalle edizioni che si sono
VMt

fatte di alcuni scrittori, i quali articoli conveniva per lo


111 eI) O aCCOrClare. -

Queste sottosopra sono le precipue, e in apparenza


le più forti lamentanze che siensi dirette contro di me,
alle quali risponderò con franchezza.
Se io mi sono lagnato e mi lagno che l'opera mia
non viene favoreggiata da letterati Italiani, credo di non
aver fatto che il debito mio; anzi a ciò sono tenuto in
gran parte, se alcuni, che forse in sul primo ignoravano
la qualità dell'impresa mia, risposero poscia all'invito.
E come poteva starmi silenzioso, se appena pubbli
cato il primo volume mi vedeva costretto a dismettere
la continuazione della mia impresa per mancanza di una
efficace cooperazione ? Il dire poi che il fatto smentiva
le mie parole, dacchè io era stato in grado di pubblicare
sino il fascicolo primo del volume V (ora poi crescereb
be l'argomento che ho stampato anche tutto il volume
VI), è dir molto, ma soltanto a chi non conosce il modo
con che mi venne fatto di conseguire il mio intento. Io
debbo certamente vivissima riconoscenza a quel gentili
che non disdegnarono di prestare l'opera loro, ma non
posso ad un tempo non confessare che la materia da lo
ro fornitami non era bastevole all'uopo.
In quanto all'altra accusa che mi viene data, dirò
ch'è verissimo non essere tenuti i letterati a lavorare
per tutti coloro a quali salta in capo di fare una qualsivo
glia impresa. Ma, di grazia, l'impresa mia somiglia ella
alle speculazioni librarie del nostri di ? Lo scopo suo non
è di rivendicare l'onor Italiano vilipeso dai Buhle, dai
Lerminier e dai Villemain? E indipendentemente anche
IX

da questa causa non infrequente all'Italia, l'impresa


mia non sarebb'essa il più bel monumento che la grati
tudine degl'Italiani presenti possa erigere alla memoria
degl'Italiani trapassati nel decimottavo e in questi primi
anni del secolo decimonono? In tanta copia di scrittori,
moltiplicità di studi, di libri, varietà e singolarità di avve
nimenti, questo lavoro non agevolerebbe la via ad uno
scrittore che abbracciandolo tutto, volesse offrire alla Na
zione una compiuta e degna storia della sua letteratura?
Non so s'io debba aggiungere, che caso od altra cagione che
sia, dopo l'opera da me incominciata, altre consimili sur
sero che illustrarono provincie, città, borgate. Questo al
men provi lo scopo di tale intrapresa essere dall'onore
d'Italia non del tutto alieno. Che se in onta al detto
si persiste ancora a confondere l'opera mia colle altre di
qualsiasi specie, io mi confesso di buon grado colpevole.
A coloro che gentilmente si lagnano pochi miei la
vori essere nei primi volumi dell'opera, m'è forza ram
mentare che, oltre i discorsi preliminari, le copiose ag
giunte infine ai volumi e a piè di pagina di non pochi
articoli; oltre parecchi altri, portanti il segno di anoni
mo, rifatti quasi interamente; oltre quelli che ho dovu
to restringere e ritoccare qua e là; oltre una lunga mia
biografia del Morelli; oltre le moltiplici brighe che ri
chiede la direzione, la compilazione, l'ordinamento, la
stampa di tal lavoro, è di me solo la cura tenere la cor
rispondenza continua e dispendiosa con molti letterati
delle regioni diverse della penisola. Del resto, se avessi
potuto da me solo mandare ad effetto sì vasta impresa, a
vrei forse chiesto l'altrui soccorso? Quanto a coloro che mi
X.

confortano a raccomandare gli articoli del Dizionario fran.


cese, dirò francamente ch'io trovo miglior consiglio quel
lo di comporre di nuovo un articolo, che raggiustare quelli
della Biografia Universale, perchè il più delle volte trattan
dosi di cose italiane, e spezialmente nei tempi a noi più vici
ni, sono grandemente errati, od omesse circostanze di non
poco rilievo. Si veggano a conferma di quanto asserisco,
i nove articoli da me stesi ne due Volumi che conseguita
no il quarto. E che siffatti articoli non sieno dispiaciuti, m'è
dolcissima prova il giudizio manifestato da più di un gior
male, e segnatamente dall'ultimo numero della Bibliote
ca Italiana. -

L'accusa che segue è quella che più d'ogni altra mi


toccò nel vivo, comunque si voglia considerarla. Coll'es
sere stato detto ch'è ingiusto che gli altri sudino per mio
utile, si è voluto intendere di un utile materiale, o di
un utile in senso letterario? E nell'uno e nell'altro ca
so, ingiuriosa oltre modo e falsa è l'accusa. Tutti dovreb
bero sapere ormai quanto fruttino in Italia le opere so
miglianti alla mia, la quale non conta che poco più di
trecento associati dispersi in luoghi distanti gli uni dagli
altri, non eccettuata Atene e le isole lonie. Da circa sei
mesi ho sospesa la pubblicazione della Biografia, e non
ho potuto ancora tutto compreso raggranellare il val
sente degli ultimi fascicoli; e se, come diceva dapprin
cipio, non era la benemerita Tipografia del Gondoliere,
l'Opera mia non poteva certamente progredire. Questi
sono gli utili materiali derivanti dalla mia lunga intrapre
sa. Che se si esamini la cosa dal lato della lode, questa
forse è tutta mia ? Ogni articolo non porta il nome del
-i

suo estensore ? Come si appellerà poi sudare per gli al


tri, allorchè si difende l'onore nazionale? Gli studiosi
Hanno sempre da lavorare per prezzo ? Un sacrifizio
qualunque non ha diritto di esigerlo anche la patria? Il
solo merito, ch'è tutto mio, e che non mi sarà mai tolto, è
quello di aver unito gli animi di parecchi all'unico scopo
di rivendicare tante scoperte carpite agl'Italiani, e di aver
reso noti non pochi nomi che si volevano coprire di una
vituperevole oblivione. Oltre di che, come si può dire
eh'io sia importuno agli studiosi perchè non sudano a mio
profitto, mentre più di sessanta copie sono da me (non
pubblicandone che 7oo) offerte in dono, e da me fatto il
possibile per compensare alla meglio le fatiche dei bene
meriti compilatori, ai quali non solo intenzione, ma spe
ranza mia era di poter dimostrare in più degno modo la
mia gratitudine se l'opera non fosse stata a me fino ad
ora (oltre agl'incomodi e ai dispiaceri) dannosa. Cose a
dirsi affliggenti, ma oramai necessarie a sapersi.
Strano, invero, come dovesse parere indispensabile
il concorso di tante estrinseche cagioni per eccitare i
culti ed operosi scrittori Italiani a rispondere al mio in
vito. Chi lo faceva non era un libraio (sebbene ai librai
sia debitrice l'Italia di colossali lavori), era uomo da mol
ti anni addetto alla pubblica istruzione, che avea già dato
l'opera sulla letteratura greca dello Schoell, tradotta ed il
lustrata. Ma sia pure oscuro il nome dell'Editore, non era
forse sufficiente il fatto incontrastabile, che quando mi
sono doluto della tiepidezza degli scrittori Italiani nel
cooperare alla mia tipografica impresa, erano già stati
pubblicati quattro volumi della Biografia, e che quasi tutti
2 ti

i giornali della penisola ne aveano parlato e lodato il con


cetto? Senza accademie, nè altra specie qualsiasi d'incita
mento, qual motivo più forte ad anime italiane di fare il
bene, che l'amor del bene stesso e l'onor della patria?
L'ultima accusa che mi venne data, è forse quella
che ha maggiore apparenza di verità, essendochè è indu
bitato che nella mia opera sono stati introdotti alcuni arti
coli dettati da scrittori francesi. Ma anche di questa ac
cusa si dovrebbero più presto incolpare gli scrittori Ita
liani anzichè il Compilatore della Biografia. Per avere
alcuni de' siffatti articoli, ho atteso due ed anco tre anni,
sempre colla speranza di conseguirli da chi me li aveva
promessi ; ma perduta anche questa, trovandomi sprov
visto di materiali, per non lasciare soverchiamente so
spesa la stampa del fascicolo, ho dovuto, mio malgrado,
servirmi degli articoli francesi. Se non che, e sono stati
assai pochi, e la maggior parte compilati su opere italia
ne, e, ch'è più, alcuni ritocchi quasi da capo a fondo. In
quanto poi all'essermi valuto nel mio lavoro di parecchie
biografie premesse ad alcune edizioni di scrittori Italia
ni, o tratte da opere biografiche, dirò, che non ho mai
promesso di stampare biografie compilate appositamente,
e che quando ho potuto, mi sono adoperato ad accorciare
tutte quelle che mi sembrarono eccedere in lunghezza;
ma anche ciò in modo sempre conciliabile colle forze di
un solo uomo, e colla moltiplicità delle sue occupazioni
E qui sia fine alle mie discolpe. Da queste mi si per
metterà di volgere il discorso a quei compilatori della
Biografia Francese, i quali si sono valsi di alcuni articoli
inseriti nella mia, traducendoli a parola a parola, senza
XIII

neppur degnare d'indicar il nome di chi li compose, o


il luogo donde furono tratti. Ma gli stranieri sono più scu
sabili dei nazionali, alcuni dei quali si servivano fino l'al
tro ieri liberamente degli articoli da noi pubblicati, Se In
za ricordare nemmeno le fonti da cui li attingevano. E
mi dolgo ancora più con chi facendo plauso alla mia
impresa, e maravigliando assai come mi sia riuscito con
durla sino a sei Volumi, e valendosi anche di essa in una
sua lodatissima opera testè uscita in luce, abbia negletto,
per non dir più, di citare il nome del povero Editore. Ma
voi, o carissimo, vi sapete meglio che altri, che non so
no nuovi per me siffatti capricci ; essendochè vi è sta
to anche chi si compiacque di mescolare in un solo
fascio la mia Biografia e la Padovana del Vedova. Sono
piccole cose, se volete, ma dicono, perchè dimostra
no l'indole degli uomini e dei tempi. Ciò tuttavia che
non mi sarei mai aspettato è la seguente nota, che
a caso mi cadde sott'occhio , nel Tomo IV delle Vo
tizie Biografiche in continuazione della Biblioteca Mode
nese del Tiraboschi, Reggio, 1835, p. IV delle Aggiunte
e Correzioni. » Meno ci arrestano, dicono gli editori,
» le censure di quello che ne confortino potenti sti
» moli a progredire in cammino; e certamente nel leg
» gere la Biografia degl'Illustri Italiani in Vinegia del
» chiarissimo professore Emilio de Tipaldo, ci piacque in
» quella del co Cassoli veder trapiantati e concetti e
» periodi interamente nostri; e più ce ne terremmo ono
» rati se il Professore suddetto avesse serbata fede la
» sciando il pregio della compilazione a chi è dovuto, e
» non segnando quell'articolo col nome di chi non volle
XIV

» sostenere altra fatica che di trascrivere le nostre paro


» le., Allora soltanto gli editori summenzionati avrebbe
ro avuto motivo di prendersela meco, quando io stesso
avessi usurpato i loro concetti e le stesse loro parole. Al
lorchè io pongo il nome del compilatore di un articolo,
egli solo è responsabile in faccia al pubblico del suo scrit
to. Se gli Editori reggiani avessero bene esaminato gli
articoli da me stesi, avrebbero veduto che pochi (mi si
conceda questa tenue iattanza) ricordano come fo io
tutte le fonti, alle quali si può ricorrere intorno a quello
scrittore di cui stendo la biografia. Nè pago a ciò, nelle
mie note supplisco possibilmente alle omissioni fatte da
gli altri, come si avrà opportunità di scorgere nelle ag
giunte che vedranno la luce in fine del presente volume.
Queste sono, carissimo Tommaseo, le ricompense
che ritraggo dalla pubblicazione della mia impresa. Ep
pure dopo tutto ciò v'ha chi m'invidia. E certamente
sono invidiabile allorchè si consideri, a che possa giunge
re una coraggiosa e ferma volontà di operare. E conti
nuerò nel mio proposto fino a che mi sia sdebitato del
l'obbligo assuntomi verso l'Italia. Spero coloro che mi
sono stati liberali del loro aiuto (fra'quali una speciale ri
conoscenza mi pone sotto la penna il nome di Giambati
sta Baseggio di Bassano e di Girolamo Venanzio di Por
togruaro) vorranno continuarmelo anche per l'avvenire,
affinchè possa condurre a compimento il mio già bene
inoltrato lavoro. Il solo conforto a cui aspiro, la più
dolce delle ricompense che possa promettermi, come ho
imparato da voi, è la coscienza dell'operare non per sè,
ITla sibbene per gli altri.
BIOGRAFIA

DEGLI ITALIANI ILLUSTRI

NELLE SCIENZE, LETTERE ED ARTI

DEL SECOLO XVIII, E DE' CONTEMPORANEI


MURATORI(Lodovico Anto dimento, nè poterono mandare ad
NIo). Trasse i natali in Vignola, effetto il desiderio sennonchè nel
terra quasi dodici miglia lungi da 1685. Quivi giunto, sotto la disci
Modena, nell'anno 1672. Furono plina de'Gesuiti dette opera a se
suoi genitori Francesco Muratori rii studii, e gli venne tanta sma
e Giovanna Altimani, se non ric nia di sapere, che nelle ore libe
chi per beni della fortuna, ricchis re della scuola leggeva quanti li
simi per onestà e bontà del cuore. bri trovava, specialmente latini,
Appena trascorsi gli elementi del voltandogli poscia in italiano. Ed
le buone lettere, gli cadde fra le allora fu che incominciò a farsi
mani uno fra i romanzi della Scu avaro del tempo, talchè in appres
dery, donna assai celebrata a quei so da questa avarizia ebbe a tro
giorni, il quale lesse con somma vare lo spazio per comporre il nu
avidità, come pure fece di quanti mero grandissimo di opere che
altri libri di simil genere poteva mandò per le stampe.
avere: insino a seguitarne la let Sino dalla puerizia mostrava de
tura anche nel tempo del pranzo. siderio grande di vestire abito ec
Ned è da farne maraviglia, imper clesiastico, sennonchè ostava il pa
ciocchè la novità dei casi, e la so dre, sendo Lodovico unico figlio.
spensione nel risolverli, desta sem Tuttavia la costanza nel desiderio
pre la curiosità di qualunque leg operò che vinse, e nel 1688 otten
gitore in un romanzo; in un fan me i primi ordini sacri da Carlo
ciullo anche più, perchè gli avve Molza, vescovo di Modena. Stato
nimenti che pur corrono comuni tre anni alle scuole de'Gesuiti, u
nella vita, non gli son noti, e niversalmente diletto e per la dol
tutto gli par nuovo e peregrino. In cezza della indole, e per l'inge
appresso però ebbe a condannare gno perspicacissimo, e per la diu
il tempo male speso in quei libri. turna e notturna esercitazione ne“
Appresi in Vignola i primi ele gli studii, passò allo studio delle
menti della lingua latina, chè più dottrine che chiamano filosofiche
non si poteva, per mancanza di e vi ebbe a maestro Gioan Dome
maestri; per correre innanzi, bi nico Guidotti. Nel 1692 in que
sognava se n'andasse a Modena, sta facoltà sostenne pubblica tesi
ma la inopia de' suoi m'era impe con moltissimo onore. D'indi
VoL. VII. 2
2.
V
rivolto alla giurisprudenza ed alla scienze avevano incominciato a
teologia morale, quella studiò da mostrarsi forti, e gli uomini a
Girolamo Ponziani, questa da pensare, e più e più dotti a scri
Giovanni Giuliani, entrambi nel vere con invidiabile giudizio ed
le loro facoltà dotti uomini e ce economia. Ma che? vinceva la cal
lebrati. Quanto alla teologia sco ca, e la vertigine era quasi uni
lastica, nessun maestro piacendo versale.
gli, studiolla da sè e coi libri, e vi Ora avvenne che al Muratori,
fece anche maraviglioso progresso. già fattosi noto per ingegno e per
Il padre e gli amici del Mura alquante baie canore, fosse aperto
tori intanto andavano esortandolo, l'ingresso ad una società di uomi
applicasse l'ingegno alla teologia ni di svegliato intelletto, fra quali
mºrale ed al gius canonico e ci Giovanni marchese Rangoni, Gio
vile, dai quali studii avrebbe po vanni Carissimi e Pietro Antonio
tuto cavarne fama e profitto. La Bernardoni temevano il primo
mansuetudine sua fece che si sot scanno. In questo crocchio furo
ºmise, e perciò rivolse a Nicolò no lette le poesie italiane di Carlo
Santi giureconsulto celebre, con Maria Maggi e del Lemene, i qua
sigliere e segretario di stato di li se non in tutto, in molta parte
Francesco II, duca di Modena. almeno, si scostavano dal fare dei
Quivi trascorse quella barbarie che predecessori; e di subito quegli
in allora domandavasi pratica le uomini coltissimi aprirono gli oc
gale. Ma nè la scienza de'costumi chi. Al Muratori parve che quan
piacevagli come la s'insegnava dai to aveva appreso di poesia non fos
teologi, nè la giurisprudenza co se che inezia, ed incominciò a stu
ne accostumavasi nel foro. Da ta diare di e notte i greci poeti ed i
le disgusto ne avvenne che prin latini; a questi aggiunse le decla
cipiasse a noiarsene, e tutto il tem mazioni di Quintiliano, di Libanio
po, che i maestri non ascoltava, sofista e le opere di Seneca il vec
spendeva nel leggere poeti o tutti chio. Anzi tanto amore pose in
quegli autori che alla poesia da quest'ultimo, che gli si apprese
vano leggi, ed incominciò anche singolare e fortissima delizia per
ad esercitarvisi. Ma siccome a suoi la filosofia degli stoici, talchè gli
primi giorni erano tuttavia in fa sembrava di trovarsi coperto d'im
ma certuni fra poeti che andava penetrabili armi contra qualun
no guasti per quelle sbrigliate que avversità. Della quale opinio
fantasie, che avevano tanto piaciu ne ebbe presto assai a conoscere
to nel secolo XVII, non move stu l'errore, imperciocchè mortagli
pore che pure Lodovico s'intignes la madre, da tanto e si cocente do
se in quella caldaia; se non che lore fu soprappreso, ch'ebbe a per
fu superficiale la tinta, e poco ap suadersi non altro che la religione
presso se ne fece mondo del tut sua l'avrebbe sostenuto. Pur tut
to. La pedantesca imitazione dei tavia piacendosi della stoica filo
più vecchi e la inetta vacuità dei sofia, corse con grande diletto le o
poeti del secolo decimo sesto, per pere di Giusto Lipsio, piene come
ognun sa, di massime stoiche e di
la naturale ragione che lo spirito romana
umano, bene o male che il faccia, erudizione, della quale
pure vuol sempre procedere in innamorossi pur subito. Allora da
manzi, produsse nella maggior sè solo apprese la lingua greca e
parte degli scrittori del secolo tanto ne seppe, da scriverne un
XVIl una rotta a cui non erano trattatello elementare.
Onde studiare con metodo le
più confini. E sì che in questo le
-

antichità romane, misesi sotto gli volgere i codici che vi erano in


insegnamenti di Benedetto Bac granda copia, e ne trasse materia
chini, monaco cassinese, notissimo per quattro volumi di Aneddoti
e celebrato. Di questo maestro latini, e per uno di greci. I pri
tanta era la persuasione nel Mu mi contengono o poemi inediti o
ratori, che senza dubbio di sorta dissertazioni, e furono illustrati
tutto che quegli dicesse credeva, da lui con tanta critica e tanta sa
e tanto fu l'amore reciproco, che nità di dottrina, che già il suo no
il Muratori già fatto vecchio, osser me ben tosto si fece vantaggiosa
vava che quanto sapeva, tutto do mente conoscere in Italia ed ol
veva al Bacchini. Con questo, ol tremonti. Appena comparso in lu
tre ai libri di profana erudizione, ce il primo volume degli Aneddo
profondamente studiò gli autori ti latini, molti uomini dotti vol
della storia della chiesa ed i santi lero farsi amici al Muratori, e con
Padri, e tanta era in lui la potestà sincerità, dote non troppo comu
della memoria, che dopo molti an ne a letterati, lodarono il giovine
ni poteva facilmente accennarne i raccoglitore non ancora giunto al
passi e ricordargli a qualunque compimento del quinto suo lustro.
proposito. Con mirabile prontez Fra questi furono Enrico Noris,
za passava da uno studio all'altro, Giovanni Ciampini, Giovanni Ma
e di materie differentissimo, nè billon, Bernardo Montfaucon, Da
perciò venivagli meno la forza, niele Papebrochio, Antonio Ma
nè gli argomenti gli si confonde ria Salvini, ec.
vano nella mente. Stupendo dono Nel mentre che stava intento a
della natura accordato a pochissimi. tale lavoro, non tralasciava di fre
In frattanto che Lodovico non quentare le accademie letterarie,
pensava ad onori, ma era sola e leggervi sue composizioni, anzi
mente occupato nello studio, due una novella procurò ne fosse isti
uomini chiarissimi pensavano a tuita in casa Borromeo; e nello
lui. Giovanni Giuseppe Orsi, eru stesso tempo raccoglieva quanto
dito e poeta celeberrimo, ed An più gli era dato di avere di anti
tonio Felice Marsigli, in appres che iscrizioni, specialmente inedi
so vescovo di Perugia, persi fatta te. In quell'impiego trovavasi bea
guisa operarono a suo vantaggio, to il Muratori; se non che d'im
che fu chiesto come uno de'dot provviso fu chiamato da ltinaldo I,
tori della Biblioteca Ambrosiana duca di Modena, perchè presie
in Milano da Carlo conte Bor desse all'Archivio estense, accor
romeo. dandogli gli stessi emolumenti
La notizia di tale incarico riu che aveva in Milano. L'Orsi ed
sci più grata a Lodovico, che se il Marsigli a quali incresceva che
gli si fosse offerito un principato, Lodovico si allontanasse, andava
e prima di recarsi al suo impiego mo dicendogli non lasciasse Mila
ottenne la laurea in ambe le leggi no per Modena, ed a lui pur do
ed il diaconato. leva abbandonare gli amici e quel
- Portossi in Milano nel febbraio la Biblioteca in che trovava tanto
del 1605, e d'india poco per gra diletto. Da un'altra parte rincre
zia del Pontefice sciolto dall' im scevagli non obbedire ai comanda
pedimento della età non ancor menti di Rinaldo che in fine era
compiuta, in che il sacerdozio si gli naturale padrone, e l'amore
accorda, questo si ebbe. anche il pungeva per tre sorelle
Non appena fu entrato in quel nubili che il padre, mortogli, avea
1a Biblioteca, che incominciò a lasciato senza sostegno: talchè
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scrisse al duca, pregandolo gli ac dell'Orsi, il quale veramente in
cordasse sei mesi per accomodare Bologna abitava, e gli spediva le
le sue cose in Milano e per isole lettere, che l'altro di quivi dirigeva
bitarsi della promessa di sovran a Venezia. Al Trevisan mandò dun
tendere alla edizione delle opere que i primi disegni della repub
del Maggi, indi sarebbe a servir blica letteraria d'Italia, che fu
lo; e 'l richiedeva da ultimo che rono stampati in Venezia con la
oltre alla prefettura dell'Archivio falsa data di Napoli, nel 17o5. Il
anche quella gli fosse conceduta Muratori finse di voler formare una
della Biblioteca, perchè agli ami repubblica di dotti in Italia, che
ci non sembrasse aver lui perdu di comune accordo, promovessero
to nella sua patria, della dignità con le opere loro la coltura uni
altrove sostenuta. Il duca accordò versale, e non assegnava città al
tutto, ed il Muratori tornò a Mo cuna in che questa repubblica a
dena nell'anno 17oo. Di subito vesse seggio particolare, e soltanto
pose mano ad ordinare, non sen si nominavano i dignitarii presi
za suo molto fastidio quelle carte; da tutta Italia. A principio que
mel che fare, non ispese meno di sta operetta levò gran rumore, e fu
due anni. Ma a un tratto gli par apposta al Trevisan ed a molti altri,
ve di avere gettati inutilmente il di che ridevane il Muratori; e la
tempo e la fatica, avvegnachè la burla continuò lungo tratto, sinchè
guerra che arse nella Lombardia finalmente stancatosi, se ne chiari
nel 17o a minacciava di rovina o autore. La causa del susurro si fu
gui cosa. Rinaldo volle che l'Ar che fra i dignitarii pose alcuni
chivio con altre preziose suppellet nomi siccome degni di starsene
tili si recasse in luogo più sicuro, alla cima dei dotti d'Italia, di che
onde quello e queste sottrarre ai gli altri uguali, o che uguali si
francesi che stavano per entrare, supponevano, come avviene d'or
ed entrarono poscia in Modena. dinario, ebbero invidia grande. E
Questi rispettarono Lodovico e bisogna dire che il Muratori non
'l lasciarono tranquillo; anzi de sapesse che irritabile gente sieno
cretarono gli fosse continuato lo i letterati, o sapendolo godesse di
stipendio ed avesse nome di Bi aizzargli. Molti furono gli scien
bliotecario regio, di che per altro ziati, che di quà, di là le genti
non volle sapere, temendo non fos proponevano dovessero tenere il
se d'ingiuria al suo signore. primo grado in quella repubblica,
Mentre Modena era dei france molti i contrasti e le pugne ridi
si, non potendo, come voleva, oc colose; sicchè altro non si fece che
cuparsi dei codici, nondimeno il nudo progetto.
nell'animo rivolgeva un progetto Altra opera compose a quei
che alla universa coltura d'Italia giorni che aveva per titolo, Rifles
doveva riuscire di vantaggio. A sioni sopra il buon gusto, e ne fu
tal fine pensò giovarsi di Bernardo mandata per le stampe la prima
Trevisan, gentiluomo veneziano, parte in Venezia, nel 17o8, per cu
dottissimo ed amico suo. Ma a ra dello istesso Trevisan che non
principio pure volendo al Trevi ne sapeva l'autore. In quest'ope
san medesimo rimanersi nascoso ra Lodovico con molta critica va
li scrisse sotto nome di Antoniocercando quale fra i gusti debba
i" e finse che questi di credersi l'ottimo, e come si deb
morasse in Bologna. Perciò usava ba procedere per acquistarlo, onde
dell'altro amico Francesco Botta giudicare delle altrui fatture e del
zomi, crudito difensore delle opere le proprie. Molta saviezza mostrasi
-

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dappertutto, e quantunque non poesia francese che soltanto dopo
poco facilmente gli si potesse quà la metà del secolo XVI alquanto
e là opporre, del che qui non ha si elevò, dagli italiani cavasse i
luogo per favellare, tuttavia meri soccorsi: che le stravaganze del se
tato fu l'applauso che universal colo XVII non solo nella Italia,
mente ottenne quel libro, Il Tre ma correnti per tutta Europa, dal
visan ne fu supposto autore, e pa lo spagnuolo Lopez de Vega, an
reva che questi non ributtasse le teriore al Marini nostro, avevano
gratulazioni che gliene venivano avuto principio. Indi assai tratta
da ogni parte, nè conobbe come del fine della poesia, e le diverse
fosse lavoro del Muratori, sennon dottrine necessarie ad un poeta,
chè nel 17o9, in occasione che ed i doni che dalla natura gli bi
Lodovico gli mandò la parte secon sognano novera da filosofo, ed i
da. Molto umanamente rispose il vizii del secolo precedente riprova.
Trevisan, che sì al Lampridio co E rampogna i francesi Boileau,
me al Muratori qualunque offizio pin,e specialmente il Bouhours,
di vero amico avrebbe prestato; i quali senza saperne , le nostre
ma, la ragione non si sa, questa poesie, anche de maggiori poeti,
seconda parte non fece stampare, condannano con iracondia.
anzi tenne modo che da nessuno Indi propone una riforma delle
stampatore in Venezia fosse im opere teatrali, e tratta a lungo
pressa. Nel che è facile conoscere della lingua italiana e sostiene
altra letteraria facezia. Finalmen che non già ai tempi del Boccac
te nel 1715, sotto la falsa data di cio, ma sì dopo il 15oo fosse vera
Colonia, fu impresso il libro intero mente nella sua massima altezza;
in Napoli, per cura di Biagio Ma del che molti ned assentirono, nè
ioli, dotto napolitano. consentiranno. Di quest'opera eb
Già più sopra dicemmo, come be Lodovico lodatori assai e più
il Muratori amando la poesia, ne' anche nemici. Fra i primi voglion
primi anni suoi fosse imbrattato si collocare il Fontanini, il Guidi,
dal cattivo gusto che aveva impe l'Orsi, il Crescimbeni, Anton Ma
ro a quei giorni, e come in ap ria Salvini, il Ceva e Sebastiano
presso se ne purgasse. Non già che Paoli. Fra i secondi debbono no
buon poeta sia stato mai, quantun verarsi i giornalisti di Trevoux,
que da molti fossero lodate le sue il Vincioli che il morse con una
poesie, e messe da altri in quelle sua orazione accademica, Andrea
raccolte in che si propongono le Marano ed Antonio Bergamini che
sceltissime perchè servano di co il maltrattarono con un acerbissi
mune insegnamento, ma se non mo dialogo; il Lazzarini ed altri
altro andò libero dalle vanità dei non pochi. Ebbe a difensori, il ce
secentisti. Ora scorrendo quanti lebre Nicolò Amenta, napoletano,
più poteva precettori di poesia, ed il Paoli. Il Muratori alle criti
gli sembrò di aver tanto raccolto, che ed alle ingiurie anche più a
e tanto meditato da poterne det troci non fece risposta.
tar nuove leggi, e le mandò fuori Di queste opere abbiamo favel
nel 17o6 col titolo Della perfetta lato piuttosto a lungo come quelle
Poesia Italiana. In questa trovan che prime rivolsero gli occhi e la
si pensieri novelli che illustrano considerazione dei dotti al Mura
mirabilmente la poesia italiana; tori; le altre accenneremo cou
si mostra che gli stranieri che vol maggior brevità per quanto la ma
lero favellarne, in ispezialità fran teria il comporti. La Filosofia Mo
cesi, non la conobbero, e che la rale, data fuori nel 1755, e poscia
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più e più volte ristampata, contie le quistione del Muratori, vi eb
ne precetti ottimi, e vi sono inse be la Maestà di Vittorio Amedeo
serite le lezioni che Lodovico ave di Sardegna, il quale pronunziò
va scritto per istruzione del duca chè Lodovico era l'ottimo fra gli
Francesco III di Modena. Ottimo avvocati d'Italia. La controversia
accoglimento ebbe questo libro e arse per molti anni indecisa, sin
lo spaccio della prima edizione, e che la Maestà di Carlo VI volen
le altre che si succedettero con tieri cedette alle istanze di papa
somma rapidità il mostrano a suf Benedetto XIII, con quelle modi
ficienza. Il suo trattato, del Go ficazioni che si trovano nella sto
verno della Peste, fu applaudito ria, e che qui saria troppo lungo
da per tutto, non mancò per altro narrare. Aggiungeremo soltanto
di nemici: chè avendovi sostenuta che furono ingiuste le accuse del
l'antica opinione che il contagio a Fontanini e del suo discepolo Cen
vesse origine dagli effluvii ed atomi ni, con che si voleva biasimare il
che s'insinuano nel corpo umano, Muratori come quello che inten
il medico Bartolommeo Corte di desse di offendere la santa Sede,
Milano gli oppose la più recente e con ciò prestare sempre mag
Teoria del Vallisnieri che attri giori armi a nemici naturali di
buiva la propagazione della peste questa; imperciocchè il Muratori
a grande copia di vermiciattoli che altro non fece se non che difen
spargendosi per ogni dove infet dere i diritti temporali del suo so
tano col contatto. Più e più medi vrano, come avrebbe fatto qualun
ci si mossero a favore del Murato que avvocato. Del rispetto e del
ri, talchè più furono le difese, che l'amore di Lodovico verso la santa
le critiche. -

Sede sono poi arra tante opere in


Una controversia caldissima fra di lei favore pubblicate. La lite
la santa Sede ed il duca di Mode di Comacchio gli somministrò ar
ma somministrò a Lodovico argo gomento per altra opera di grande
mento di mettere in campo tutta fatica e che gli procurò grandissi
la sua dottrina, e questa fu la ce mo onore. Questa ha per titolo le
lebre quistione pel dominio tem Antichità Estensi, e per argomen
porale di Comacchio. Avendo nel to la storia della insigne Casa di
17o8, Giuseppe I, imperatore, oc Este. Egli scortato da irrefragabi
cupato Comacchio con le armi, in li documenti, ne formò la genealo
di poco appresso succeduta la pa gia che fa ascendere al secolo no
ce con la condizione che pei di no; ne narra tutte le vicende par
ritti di Cesare e di casa d'Este ticolari, i successivi aggrandimen
sopra Comacchio e Ferrara si ve ti, e la parte ch'ebbe negli affari
nisse ad amichevole composizione, comuni d'Italia. Fu detto che do
molto fu discusso fra i ministri di ve il Muratori altro non avesse
ciascuna delle corti che ne aveva composto, per questa sola si sareb
no interesse. Il Fontanini e Lo be reso di memoria immortale.
renzo Zaccagni stettero per Ro Ma quando molti di minore for
ma; il Muratori pel suo sovrano. za e costanza ch'egli non era, per
Numerosi furono da una parte e la osservazione acuta e necessaria
dall'altra gli scritti, ed il Fontani in tale lavoro si sarebbero stanca
mi più e più volte in luogo delle ti, Lodovico ad altri e maggiori
ragioni ebbe ricorso alle ingiurie: rivolgeva il pensiero: la Raccolta
metodo più spedito sì, ma però insigne degli scrittori delle cose
In otm universalmente approvato, Fra d'Italia. Più volte aveva mostrato
i giudici del merito legale, in ta desiderio che gli scritti inediti di
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vecchi autori, che risguardavano approvazione quella alle leggi dei
la istoria d'Italia, e si stavano ne. Longobardi. L'opera incominciò
gletti nelle biblioteche fossero in ad uscire per le stampe nell'anno
un corpo raccolti e mandati per 1725 e fu compiuta nel 1758 sol
le stampe a comune benefizio, e tanto, perchè la guerra che arse
sperava che il celebre Apostolo in Italia nel 1754 fu d'impedi
no se ne prendesse il pensiero. mento a maggiore sollecitudine.
Ma questi chiamato come poeta La stampa di questi ingenti ven
cesareo a Vienna non ebbe agio tisette volumi in foglio si fece in
a pensarvi; sicchè il Muratori nel Milano nella stamperia de Sozii
717 mise mano coraggiosamente Palatini, cioè di un numero di be
al lavoro. Eragli noto che insino nemeriti signori, i quali a spese
dal 16oo era uscito un libro col ti
proprie vollero impressa quell'o
tolo Italiae illustratae scriptores pera.
varii; sapeva che il Grevio aveva Appena comparve il primo vo
pubblicati tre volumi del suo Te lume, generale fu il plauso in Ita
soro delle Antichità e Storie d'I lia ed oltremonti, e solamente da
talia, opera interrotta per la morte pochissimi fu morsa. Il Maffei a
dello stesso Grevio e continuata vrebbe desiderato che incomincias
dal Burmanno, ma questi libri se con gli scrittori del 4oo; un opu
non saziavano le brame di Lodo scolo affatto ridicoloso scrisse con
vico, perchè la maggior parte de tra Lodovico, Ferdinando Caccia
gli scrittori che si trovano in bergamasco; due sanguinose let
quelle raccolte appartengono al se tere, il Carmelitano Gabriele Ros
colo XVI o XVII. Egli volle che si; un Anonimo altra lettera mi
nella sua avvessero luogo quegli macciosa in favore dei Corsi che
che dal 5oo, al 15oo scrissero, e pretendeva fossero maltrattati dal
non tutti, ma a preferenza mise Muratori.
coloro che narrarono gli avveni Le critiche però o inette o mi
menti succeduti a tempi in che nuziose, non istminuirono il pre
vissero: imperciocchè qualunque gio dell'opera: ed avvegnachè si
fosse lo spirito di partito che gli possa dire che molti fra gli scritti
guidava nella ragione delle cose, pubblicati in quei volumi si po
i casi dovevano pure trovarsi fe tessero senza detrimento tralascia
delmente narrati. Al qual fine de re, in molti si desideri maggior
gnissimo, cioè di avere una isto correzione nel testo e più critica
ria veritiera, dai libri di autori nelle annotazioni, l'opera intera
che scrissero ne'tempi più vec sarà sempre un monumento insi
chi, tagliò quanto non fosse acca gne alla gloria del Muratori, come
duto durante la loro vita. Sozio in
maggiore, se fia possibile sarà l'al
questa immane intrapresa scelse tra delle Antichità Italiche che
l'Argelati, uomo di siffatte mate formano appendice alla raccolta
rie peritissimo, scrittore della Bi summentovata.
blioteca del Volgarizzatori, e di Questa è compresa in settanta
quella degli Scrittori Milanesi, e cinque dissertazioni nelle quali
Prefetto dell' Ambrosiana. Questi s'illustrano le leggi, gli usi, le
procurò le copie di molti fra i co monete dei secoli barbari. In essa
dici, e le corresse e vi aggiunse con mirabile pazienza, con stupen
ºe prefazioni. Il lavoro principa do giudizio, con inarrivabile dot
le però fu di Lodovico, che vi fe trima trasse dalle tenebre preziosi
º magnifiche illustrazioni, ed in documenti, produsse monete sco
“Pºzialità incontrò la universale nosciute, memorie di uomini e di
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cose sepolti in tenebrosa notte. Per Muratori; e lo Zaccaria l'accusò di
esse si conobbero tutti gli orrori aver male letti alcuni diplomi, del
di quel miserandi secoli in che la che forse avrà avuta ragione; ma
bellissima fra le terre, Italia nostra, questi sono pochi e magri difetti
fu dilaniata dai barbari, oppressa facendo confronto alla magnificen
dai potenti, schiava avvilita, cam za del tutto. Imperciocchè quanto
po delle più atroci rapine, e spet al Cenni non potè mai irrefraga
tacolo delle più vergognose nefan bilmente dimostrare quello che
dità; a tale che non più si trova asseriva ; quanto allo Zaccaria,
vano segni nè della prisca gloria, non badò agli errori che pur trop
nè della prisca dottrina o civiltà, po corrono nelle stampe, e che il
nemmeno rimase chi di tante scia medesimo Muratori diceva che
gure, di tante lagrime lasciasse ai molti documenti aveva avuti in co
posteri una istoria degna del no pia, de quali non gli era stato pos
me italiano. Che se fra l'immane sibile riscontrare con gli occhi pro
cumulo di tante rovine con che prii gli originali, e per conseguenza
l'ira di Dio percosse questa mise aveva dovuto affidarsi a chi glieli
ra terra, insino da impedire che la aveva trasmessi.
propria " fosse pronunziata, Continuando a favellare delle
e suoni barbari si volessero a for maggiori o più romorose opere del
za da bocche latine, se la vile mol Muratori, diremo, che il Nuovo
lezza degli imperadori, la ignavia tesoro delle antiche Iscrizioni da
dei cortigiani, la debolezza dei lui fatto pubblico, e che andava da
soldati permisero che da per tut lungo tempo raccogliendo, non
to fosse disordine e lutto, e se tra parve fosse condotto con quella dili
tanti mali, dalla calpestata lingua genza che si desiderava. Aveva avu
del Lazio la nostra bellissima fa to in pensiero di pubblicare tutte
vella si alzò, è poco lucro a tanto quelle iscrizioni che dal Grute
danno. ro, dal Reinesio, dallo Spon fos
Per l'una e l'altra di queste o sero state dimenticate, poscia dal
pere il Muratori ebbe cordiali soc l'insigne Fabretti. Molte ne aveva
corsi non solo dagli amici, che a ottenute dal Ciampini, da Prospe
veva moltissimi per ogni dove, ma ro Mandosio, dal Marsili, dall' A
sì da potentati, che umanamente veroldo, da Apostolo Zeno, dal Ma-.
gli dischiusero gli archivii onde gliabechi, ed aveva avuto in ani
potesse trarne quanto credeva almo di tralasciare quanto avessero
proposito. Nel che mentre lui o dato i libri sovra enunziati, a me
noravano, stimandolo degno di no che non abbisognassero di mag
tessere quelle storie, a sè medesimi giori e più sicure illustrazioni; ma
pure grande onore procuravano, non si sa come, gli avvenne, forse
siccome quelli che mostravano de per troppa fretta (ed alcuni ag
siderio della universale coltura. E giungono per desiderio di prece
sien pure miserie quelle che si dere il Maffei che opera somi
narrano, anche delle avversità in gliante intendeva di pubblicare),
tempi migliori si ama di tenere di ripetere molte cose da quelli
mennorla, già dette. E lasciando stare le rab
Ma perchè questa opera insigne biose contumelie del suo perpetuo
non andasse senza critiche, il più nemico Cenni, gl'imparziali dot
sopra nominato Gaetano Cenni si ti d'Italia e d'oltremonti desidera
levò, difendendo il diritto tempo rono più giudiziosa scelta e mag
rale della Santa Sede sovra alcuni giore correzione nelle iscrizioni, e
possedimenti, che stimava leso dal più sicurezza nelle illustrazioni,
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Tuttavia l'opera fu lodata per facesse campione principale della
quantità e qualità di peregrine no guerra. Finalmente nel 1729 il
tizie. -
gesuita Francesco Borghi con un
Ora veniamo alla battaglia più suo libello, indi con la voce, quasi
sanguinosa ch'ebbe Lodovico, in tutta Sicilia commosse contra Lo
che tanto fu il numero de'nemi dovico. Stimavano si trattasse della
ci da doverne essere oppresso. Ei intera religione, del culto puris
però nol fu perchè aveva tale gi. simo dovuto a Maria Santissima.
gantesca possanza da ripulsare Perciò dinanzi all'altare, da'Gesui
qualunque attacco. ti fu pubblicamente in unione a
Nel 1714, mandò per le stampe molto popolo, e solennemente, pro
in Parigi, con approvazione ono nunziato quel voto; e balzato in
revolissima del regio Censore, il sul pergamo un oratore, persuase a
Trattato De Ingeniorum mode quelle genti che pregassero a Dio,
ratione in Religionis negotio, nel che la brutta eresia non prendes
quale propone regole di sicura cri se piede in Palermo. Indi l'esem
tica a tutti coloro che vogliano giu pio fu seguitato in Messina, e da
dicare delle cose alla religione spet molte altre religiose corporazioni:
tanti: e nel terzo libro ribatte i Teatini soltanto, quelli delle
le accuse che Giovanni le Clerc scuole Pie e dei Predicatori non
sotto nome di Giovanni Ferepo vollero acconsentirvi. In tanta ira
no aveva scritte contra le opere di opinioni, vi fu anche chi non
di sant'Agostino. L'opera del Mu ebbe vergogna di pronunziare che
ratori ottenne plausi, ma avven la peste di Messina appunto pel
me che nella stampa di Parigi al peccato di non accomodarsi a quel
cune sue sentenze fossero scam voto fosse provenuta.
biate, e dove egli ammetteva la Venuto finalmente a notizia di
infallibilità del sommo Pontefice Lodovico tale dissidio propose di
in riguardo al dogma, per lo con fendersi, non tanto per gloria sua,
trario gli fossere attribuite opinio quanto per onore della religione, e
mi alla chiesa Gallicana favorevo scrisse l'opera de Superstitione vi
li, del che egli amaramente si dol tanda, sive Censura voti Sangui
se con una Epistola inserita nel narii ec., la quale però volendo che
le Effemeridi letterarie per l'an fosse scrupolosamente osservata da'
nº 1716. La maggior causa però più riputati teologi non potè esse
delle quistioni non istette in que repubblicata sennonchè nel 174o,
sto, perchè nelle posteriori edizio quantunque composta nel 1752.
ni si mise rimedio al maligno er La stampa ne fu eseguita per cura
rore corso in quella di Francia; del celebre Daniello Concina Do
altra e terribile ne insorse. menicano. ln questa il Muratori
... Nel capo stesso del libro secondo, asseri che il voto menzionato non
il Muratori riprovò il voto di spar essendo privo di superstizione, era
gere il sangue e perdere la vita a di peccaminoso il perdere la vita per
fesa della Pia opinione della Con sentenze dubbie e soltanto proba
cezione immacolata della Bea bili: e siccome Dio ci comanda che
tissima Vergine. Tale riprovazione dobbiamo conservare la vita, med
dispiacque a molti Palermitani che è colpa in chi si mostra contrario
avevano pronunziato quel voto, ed a quel voto, perchè non ancora
º ispezialità alla Provincia Sici determinato assolutamente se con
liana de' Gesuiti, nè ciò venne a tenga errore o verità, e chi fat
nºtizia del Muratori, nè per più to l'aveva, averlo temerariamen
ºnni ebbe sentore che taluno si te ſatto. Tutt'altro che la difesa
o

acchetasse i contrarii, anzi mag robusta lettera al Pontefice difen


giormente gli accese, e si venne dendosi, e questi umanamente gli
con più ira alle penne e si sparse rispose, che non già le opere teo
un diluvio d'inchiostro, e si pro logiche aveva inteso, ma si quelle
nunziarono spropositi e contume risguardavano il dominio tempo
lie senza fine. Il romor grande per rale della Chiesa; e stesse tran
venne insino a Benedetto XIV, quillo. -

pontefice dottissimo, il quale pro Maggiore tempesta si destò con


nunziò, che, prima che la con tra Lodovico in Salisburgo. Quivi
troversia fosse terminata dalla era un'accademia in che letta l'o
Chiesa, chiunque sostenesse la pera del Muratori De Ingeniorum
immunità dal peccato originale moderatione fu lodata e la racco
della Beatissima Vergine, dal mandavano a giovani di buone
suo concepimento, non debba non speranze. Agli accademici facevano
avere, anzi debba avere timore contra alcuni monaci benedettini
della contraria sentenza. La opi seguaci ancora delle antiche scola
mione di tanto uomo che parve stiche barbarie. E molto più arsero
fosse consentanea a quella del Mu quei frati allorchè uno degli ac
ratori fu nondimeno da contrarii cademici ebbe a giudicare un li
voltata a proprio vantaggio, e bro composto da un altro monaco
l'accusarono come offensore della oscuro che intendeva dimostrare,
religione e della autorità della come san Ruperto, primo vescovo
Chiesa; e per tal modo ingiurava di Salisburgo, fosse stato frate an
si colui che alla Religione ed alla ch'esso. Onde vendicare l'insulto
Chiesa stessa aveva sempre mo fatto al confratello incominciarono
strato sommessione e rispetto. In a dilaniare l'opera di Lodovico,
finiti furono i libelli promulgati proposta a modello di critica ed ec
dagli avversari, de'quali si può citarono il volgo contra il nome del
trovar nota nella vita del Muratori Muratori, inventando calunnie a
pubblicata dal Soli, ed in quella troci e ridicole. L'arcivescovo prin
del Brenna, elegantissima, stampa cipe non lasciò cosa intentata per
ta nel volume X, fra quelle del sedare i tumulti, e fece ritirare
Fabroni. Altra difesa per lui si gli esemplari di una stolida ora
scrisse e pubblicò nel 1745, sotto zione stampata contra il Muratori,
nome di Ferdinando Valdesio, col ed ordinò a parrochi ammonissero
titolo di appendice al libro supe il popolo della innocenza delle di
riormente accennato, alla quale lui dottrine. Appena Lodovico sep
pure non mancarono le solite con petali nefandità ne scrisse lettere
tumelie, di che nulla gli calse, e di difesa al Rettore di quella uni
soltanto amaramente si dolse allor versità, il quale negò in parte lo
chè gli parve che il medesimo Be accaduto, in parte, ne diminuì la
nedetto XIV avesse riprovate le vergogna. Ma seguitavano gli scan
cose sue. Benedetto aveva scritto dali e taluno giunse al delirio di
al grande inquisitore di Spagna ingiuriarlo pubblicamente dalla
che nelle opere del Muratori mol cattedra appellandolo pazzo e te
to trovava da condannarsi; e che merario. L'arcivescovo, dotto uo
si era astenuto e si asterrebbe dal mo, non volle più tollerare la in
proibirle, perchè seguitando l'e famia, e proibi che più oltre di tal
sempio del predecessori stimava quistione si favellasse, e quegli stol
più male che bene dalla proibi ti ed ignoranti professori licenziò.
zione venisse. Per la qualcosa il Altri e non men fieri contrasti
Muratori scrisse rispettosa, ma cbbe a sostenere per altre opere
pr
teologiche che qui sarebbe troppo medicina ben presto però si rieb
lungo marrare. be e potè tornare alle ordinarie
Nel 174o, intraprese a scrivere sue occupazioni. Creato parroco,
gli Annali d'Italia, per consiglio la inclinazione alla beneficenza
di alcuni amici suoi, e 'l fece con verso i poveri raddoppiò. Fu nel
incredibile rapidità. Prese le mos l'assistenza de malati instancabi
se dal principio dell'era volgare e le; nel soccorrere a quelli caduti
gli condusse insino all'anno 1749. da buona in bassa fortuna solertis
In questi come in tutti gli altri simo; di doti a donzelle prossime
suoi scritti è ottima la critica, ma a maritarsi e che non potevano
lo stile n'è assai trascurato sebbe per miseria, largo quanto più po
ne molta la chiarezza. tè, talchè molte volte trovandosi
Ora che per noi si è parlato senza danaro le proprie argente
delle opere principali, che gli por rie, insino ad una collana d'oro
tarono sommo onore, continuere donatagli da Carlo VI imperado
mo a narrare le vicende della sua re dette in pegno. Nella sua chie
vita. sa creò una confraternita appellata
Entrato nel sacerdozio, pensò della Carità, da cui poi trassero
doverne esercitare il ministero con molti benefizii i poveri di Mode
tutta diligenza ascoltando le con na. A questa assai donò in vita,
fessioni, assistendo gl'infermi e assaissimo legò morendo. Per essa
specialmente i carcerati. ottenne favorevoli disposizioni dal
Negli anni 1714–1715–1716, sovrano e la forni di ottime leggi.
per ordine del suo sovrano e di Conoscendo che i bisognosi erano
Giorgio I re della Gran Brettagna tormentati con infinite usure da
peregrinò per l'Italia, cercando gli ebrei, istituì in Modena un
negli archivii quanti più docu Monte di Pietà. Nè tanta benefi
menti si potevano che risguardas cenza, tanta dolcezza, tanto ardo
sero la casa d'Este e di Brunswick, re per l'altrui bene gli valsero che
nelle quali peregrinazioni fu ac non ricevesse dai poveri più in
compagnato da Pietro Ercole Ghe gordi, e contumelie e minaccie ;
rardi, suo assistente, poi suo suc ed una volta corse anche pericolo
cessore nella Biblioteca di Mode nella vita, avendo fatto collocare
na. Per ogni dove trovò cortesia e in sicuro asilo una giovinetta che
liberalità. Tornato a casa fu nomi l'indegno padre voleva prostituire.
nato dal duca preposito della Pom Le funzioni parrocchiali conti
posa, il quale benchè fosse non muò insino all'anno 1755 in che la
molto grasso benefizio, nulla di salute già incominciando a venir
meno gli fu accetto pel solo desi gli meno, più non poteva senza
derio di giovare altrui. A princi grave pericolo seguitarle. Ma sic
pio spese ingente somma di dana come parevagli che godere del be
roonde provedere di argenterie e nefizio senza compierne i doveri
di arredi sacri la sua chiesa; poi fosse modo a sacerdote non con
nel 1717 ristaurò la stessa chiesa veniente, volle rinunziarvi del
cadente. Ma avvenne che doven tutto.

dovisi fermare a lungo, gli efflu Nel 1754 venuto a morte il ce


vii della calce, delle fondamenta lebre Domenico Lazzarini, profes
infracidite, e degli avelli che si a sore nella università di Padova, i
privano, gli mettessero indosso la Provveditori a quello studio, desi
semenza di gravissima malattia che deravano che il Muratori ne oc
sviluppossi nel 172o. Per la forza cupasse il posto. Perciò pregaro
della tempera e per l'aiuto della no Apostolo Zeno, amicissimo a

Lodovico, che gliene scrivesse in lersene. Alle contumelie dettegli
proposito e cercasse persuaderlo ad contra non rispose mai. Soltanto
accettare: e lo Zeno istesso se n'era una volta lasciò correre la penna
persuaso, stimando che la quiete nelle osservazioni al Libro della
necessaria ai letterati anteporreb Eloquenza Italiana del Fontanini:
be all'amore della patria; ma cad ma questi co' suoi modi insolenti
de in inganno. Il Muratori rispose tante e tante volte l'aveva insul
modestamente, ringraziando, ma tato, che finalmente la natura non
con aperta dichiarazione ch'ei non potè a meno di sollevarsi. General
abbandonerebbe mai la Estense mente amava gli amici, ed ove po
Biblioteca. teva favorirgli il faceva senza ri
Creato Pontefice Massimo nel tegni. Fu membro di molte socie
174o il cardinale Prospero Lam tà dotte, e non inutile, impercioc
bertini, statogli per molti anni chè ora una memoria, ora una di
amico affezionatissimo, anche dal squisizione mandava, di che quel
la cattedra di s. Pietro più e più le si stimavano onorate.
volte mandò lettere umanissime a Pare impossibile che uomo pos
Lodovico, chiamandolo in esse ot sa avere scritto tanto ed in mate
timo sacerdote e decoro d'Italia, e rie si disparate quanto fece il Mu
tale l'appella sempre nelle sue ratori. Sennonchè bisogna dire che
opere stampate e come cardinale donato da natura d' ingegno stu
e come papa. pendo e d'infinita memoria, una
Rinaldo I e Francesco III di volta letto un libro le cose gli
Modena il crearono loro consiglie restassero per tal modo e con tale
ro segreto, e 'l colmarono di digni purissimo ordine nella mente, che
tà e benefizii, ed ebbero sempre dovendone far uso, non gli occor
per esso il più tenero amore. resse più di riguardarlo. D'altron
Federico di Polonia ito a Mo de liberalissimo in tutto, era sol
dena nel 1759 il regalò di ricchis tanto avaro del tempo. Poco dava
sima medaglia d'oro. al sonno, poco al cibo, poco al pas
Nel 1742 il marchese d'Ormea, seggio, molto al sacerdozio, e mol
ministro di Sardegna invitava il tissimo agli studii. Toltone la ma
Muratori perchè si portasse a To lattia che accennammo del 172o,
rino in mobilissimo uffizio e con ed un tumore in un piede nel 1756,
ingente somma di stipendio, ma non fu travagliato da malori sen
questi rispose che contento di sua nonchè leggeri e di breve durata.
mediocrità, voleva morirvi. Nel 1746 e nell'anno seguente fu
Del marchese Scipione Maffei, preso da febbre che i medici chia
altro celeberrimo letterato de suoi mano doppia terzana. Finalmente
tempi fu amico, così di Apostolo nel 1749 nell'inverno, ebbe gran
Zeno e di tanti altri in Italia e de debolezza nelle ginocchia e tu
fuori, che lunghissimo sarebbe il mori e doglie cocenti. E ch'è peg
noverare. L'amicizia col Maffei fu gio, la mente gli si affievoli per tal
rotta per un tempo, ma perchè maniera che in tutta quella stagio
i" vivacissimo signore non sof ne non gli fu permesso di fare
eriva di essere anche minimamen alcuna cosa. In appresso ricuperò
te contraddetto, locchè però nelle le forze e scrisse il libretto della
letterarie esercitazioni è impossi eloquenza popolare, ma gli acciac
bile. Il Muratori, se avveniva che chi crescevano, nè volle a modo
gli fosse forza opporsi alle altrui veruno starsene a letto e dismette
opinioni, in tal modo il faceva che re lo studio. Avvenne che nell'an
gli avversarii non avessero a do no 1749, il maggio e la metà del
15
susseguente giugno, fossero più Muratori, ci limitiamo soltanto al
freddi dell'ordinario, perlocchè il le principali.
male si accrebbe, e quell'umore 1. Anecdota , quae ex Am
che stavagli alle ginocchia ascese al brosianae Bibliothecae Codicibus
le parti superiori e per conseguen nunc primum eruit notis et disqui
zagli si accrebbero i tormenti. Per sitionibus auget L. A. Murato
più mesi perdette la facoltà di u rius. T. 1., Mediolani 1697, T. 2.
sare della mano dritta e si aggiunse 1698, 4.
debolezza e nausea pei cibi gran Il Tomo primo contiene quat
dissima. Nell'autunno portatosi in tro poemi inediti di s. Paolino ve
villa senti qualche sollievo, ma più scovo di Nola, illustrati con note
fieri gli tornarono i morbi nel no del Muratori, che vi aggiunse ven
vembre, e vi si aggiunsero vertigini tidue dissertazioni intorno vari i
continue. Laonde sentendo di per personaggi dal santo nominati,
se accostarglisi l'ultima ora, volle alla di lui vita, ed ecclesiastica
confessarsi. A ventisette dello stes erudizione.
so novembre, mentre scriveva, fu Fu assai lodato, ma anche ri
colto da paralisi nell'occhio dritto, preso.
poi nel vegnente decembre perdet Il quarto dei poemi attribuito a
te anche il sinistro. Che pena fosse s. Paolino si credette appartenga
questa per lui tutto dedicato alle ad un certo Antonio Cornelio. Va
lettere, ciascuno può immaginar lerio Vonk nel suo Specimen Cri
lo. Nulla di meno con forte animo ticum in varios Auctores, Utrecht
sostenne la iattura. Poco appresso 1744, condannò in varii luoghi
domandò d'essere munito de'sa le note del Muratori. Il p. Eusta
cramenti. Ogn'ora più cresceva il chio da s. Ubaldo nell'opera, de
male, talchè non lasciava più alcu Metropoli Mediolanensi, Milano
na speranza. Tuttavia dopo tre 1699, vuole che la cronaca attri
giorni trovossi meglio; e pareva buita a Dacio sia piuttosto di Lan
" ristorarsi. Allora dettò due dolfo il vecchio, del che si difese
ettere, una al cardinale Tambu Lodovico nel Tomo IV degli Scrit
rini, l'altra al Maffei. Gli amici tori delle cose d'Italia. Il Fontani
ed i parenti si rallegravano augu ni intese con una dissertazione
randone bene, ma nella notte del impressa nel 1717, ad impugnare
23 gennaio dopo aver placidamen il proposito del Muratori intorno
te dormite alcune ore, svegliossi la tradizione del sacro chiodo, chiu
con improvviso ed orrido affanno, so nella Corona di Ferro serbata
al cuore; e dopo corto spazio colto in Monza, a cui rispose con lettera
da sincope, finì di vivere in età di messa dal Burmanno nel Tomo IV
anni settantasette e tre mesi. Uni del suo Tesoro delle antichità Ita
versale fu il lamento per la morte liane, e con la prefazione alla Cro
di tanto uomo, tutti i giornali an naca di Matteo Villani inserita
nunziarono la triste novella, ed in nel Tomo XIV degli Scrittori d'I
tutti si misero elogi alle qualità talia.
somme dello spirito suo e del suo 2. Vita e Rime di Carlo Maria
Cuore. Maggi. Milano, 17oo, Tom. 5 in 12.
Mori a 24 gennaio del 175o. Il Muratori chiama indegna
SUE OPERE. questa edizione e fatta senza suo
acconsentimento, in una lettera
NB. Siccome riuscirebbe diffi al Crevenna.
cilissimo dare un elenco esatto di 5. I primi disegni della Repub
tutte le edizioni delle opere del blica letteraria rubati al segreto,
14
e donati alla curiosità degli eru biasimò alcuni fra questi aneddoti,
diti da Lamindo Pritanio. Napoli, 12. Supplica di Rinaldo I Du
(Venezia) 17o5, in 8. ca di Modena all'Imperador Giu
4. Prolegomena, in Lescii Crou seppe per le controversie di Co
dermi elucidationem de Divina macchio. Modena, 17 o, in f.
gratia. 15. Quistioni Comacchiesi, ivi
Stanno innanzi all' opera di Le 171 1, in f.
scio Croudermo (P. Ab. Celso 14. Le rime di Francesco Pe
Cerri). trarca colle considerazioni di A
5. Lettera in difesa del Mar lessandro Tassoni, di Girolamo
chese Orsi. Trovasi fra le Lette Muzio e del Muratori, colla vi
re di diversi autori in proposito ta del Petrarca scritta dal me
delle Considerazioni del march. desimo Muratori, Modena, 1711,
Orsi, Bologna 17o6, e nelle Opere in 4.
dello stesso Orsi, Modena 1755. Nelle opere col nome del dottor
L'Orsi con altri dotti volle di Biagio Schiavo, ma veramente del
fendere gl'italiani scrittori dalle Lazzarini si morde questa edizio
accuse date loro dal Bouhours nel ne. Della vita dice male in più luo
suo libro Della maniera di ben ghi il De Sade nelle Memorie del
pensare. Petrarca.
6. Della perfetta poesia. Mo 15. Piena esposizione dei di
dena, T. 2. i 7o6, in 4. ritti Imperiali ed Estensi sopra
7. Riflessioni sopra il buon gu Comacchio. Modena, 1712, in f.
sto nelle scienze e nelle arti : 16. Anecdota latina, Vol. III.
Parte I, soltanto Venezia 17o8. et IV. Patavii, 17 15. -

L'opera intera T. 2, in 8. Napoli 17. Ragioni della serenissima


1715, colla data di Colonia. E un Casa d'Este sopra Ferrara. Mo
trattato di estetica giudiziosissimo dena, 1 7 14, in f.
se non in tutto, almeno in molta 18. Governo della Peste, poli
parte accettabile. tico, medico, ed ecclesiastico. Mo
8. Introduzione alle paci pri dena, 1714, in 8.
vate. Modena, 17o8, in 8. 19. De ingeniorum moderatio
9. Vite di Carlo Maggi, e di ne in Religionis negotio. Pari
Francesco Lemene. Trovansi fra Slls. I º I l . ll.
le Vite degli Arcadi, nella Parte I. zo. ita Estensi. Mode
Roma 17o8. na, 1717, in f. -

io. Osservazioni sopra una let 2 1. Vita del P. Paolo Segneri


tera intitolata: il Dominio della juniore della compagnia di Ge
Sede Apostolica sopra la Città di sù, e gli esercizi spirituali del
Comacchio. Modena, 17o8, in f. medesimo, ivi, 172o, T. 2, in 8.
i 1. Anecdota Graeca, quae ev Il Muratori teneva in grandis
Mss. Codicibus nunc primum e ma considerazione il Segneri, e fu
ruit, Latio donat, notis et disqui causa che nel 1712, facesse le sacre
sitionibus acceset L. A. Mura Missioni in Modena. Venuto a mor
torius. Patavii, 17oo, 4. Conten te nel 1715, volle scriverne la vita
gono molti epigrammi inediti di e pubblicare gli esercizii spirituali
s. Gregorio Nazianzeno, lettere di secondo il di lui metodo.
Fermo vescovo di Cesarea, di Giu 22. Disamina d'una scrittura
liano Apostata, ed una supposta di intitolata: Risposta a varie scrit
Giulio I Papa, con la versione in ture in proposito delle controversie
latino e con quattro dissertazioni di Comacchio. Modena, 172o, in f.
del Muratori. Gio. Cristoforo Wolf 25. Dissertatio de potu vini
15
calidi. Sta nell'opera del Davine Muratori stette per la opinione
impressa in Modena nel 172o, sul contraria, ed il Fontanini, come
lo stesso argomento. sempre, vi fu di mezzo.
24. Trattato della Carità Cri 28. Vita Caroli Sigonii. Me
stiana, in quanto essa è amor diolani, 1752, fol.
del Prossimo. Modena, 1725, in 4. Sta in fronte alla opere del Si
Fu dedicata dal Muratori alla gonio pubblicate dai Sozii Pala
Maestà dell'Imperatore Carlo VI, tini.
che il regalò di una magnifica col 29. Filosofia Morale. Verona,
lana d'oro. 1755, in 4.
25. Rerum Italicarum scripto 5o. Vita del marchese Gian
res. Mediolani, 1725 – 58. T. 27, Giuseppe Orsi. Sta nel Tomo II
fol. delle Opere dallo stesso Orsi stam
I Sozii Palatini a spese de qua pate in Modena nel 1755.
li fu fatta la presente edizione fu 51. Dissertazione sopra una i
rono i seguenti: Archinti conte scrizione ritrovata nella città di
Alberico, Pertusati conte Carlo, Spello. – Sta nel Tomo XI della
Trivulzi marchese Teodoro Ales Raccolta del Calogerà.
sandro, Pozzobonelli marchese 52. Lettera su motivi, pe quali
Girolamo, Silva conte Donato, Torquato Tasso ſu chiuso nello
Erba marchese Girolamo, d'Adda Spedale di sant'Anna. Sta nel
marchese Giuseppe, Crevenna D. Tomo X delle Opere del Tasso,
Pier Antonio, arciprete della Scala, impresse in Venezia nel 1755. Il
Caccia don Gaetano, Croce don Muratori in questa edizione inserì
Giuseppe, Reina Antonio, ed Ar moltissime lettere inedite dello
gelati Filippo, segretario, che a sventurato poeta trovate nella Bi
veva la direzione tipografica di blioteca Estense. I monumenti
questa e delle altre opere che u della vera origine delle vicende
scirono pure a spese degli stessi del Tasso furono scoperti da Pel
signori. legrino Loschi e dal Tiraboschi
26. Vita ed opere critiche di nel ducale Archivio, e furono
Lodovico Castelvetro. Berna (Mi mandati da quest'ultimo al Se
lano), 1727, in 4. rassi.
Le opere critiche furono tratte 55. Delle forze dell' intendi
dal Muratori da un codice della mento umano, ossia il Pirronismo
Biblioteca Estense. Per la vita il confutato. Venezia, 1755, in 8.
Fontanini vomitò un turbine del E' una confutazione dell'opera
le solite ingiurie. dell' Huet, intitolata, della De
27. Motivi di credere tuttavia bolezza dell'intelletto umano.
ascoso e non iscoperto in Pavia 54. Della forza della fantasia
l'anno 1695 il sacro Corpo di umana. Venezia, 1755, in 8.
s. Agostino. Trento, 175o, in 4. 55. Primo esame dell'Eloquen
Nel 1695 nella chiesa di s. Pie za Italiana. Modena, 1737, in 4.
tro in Coelo Aureo fu scoperto il Uscì dopo la morte del Fonta
corpo di un santo. Da alcuni si nini avvenuta nel 1756.
credette che fosse quello di s. A 56. Giudizio intorno la Disser
gostino, da altri si negò. Per tren tazione latina: de jejunio cum esse
t'anni e più fu combattuto, e fi carnium conjungendo, del dott.
malmente dal vescovo di Pavia fu Mantegazzi. Sta in fronte alla dia
determinato che veramente fosse triba del Mantegazzi sullo stesso
di s. Agostino, e la decisione fu argomento, stampata in Piacenza
confermata da Benedetto XIII. Il nel 1757.
16
57. Antiquitates Italicae medii rolino, sive de novo Legum Codi
aevi. Mediolani, 1758-45, T.6, fol. ce instituendo, che non volle far
58. De Paradiso, regnique coe pubblica, e che insino ordinò non
lestis gloria non expectata corpo fosse stampata nemmeno dopo la
rum resurrectione a Deo conlata sua morte. Coi materiali di quella
adversus Thomae Burneti Britan compose l'opera presente che mos
ni librum de statu Mortuorum. se la bile a più giureconsulti. Tre
Veronae, 1758, 4. avvocati napoletani, Gio: Anto
59. Dissertazione sopra l'ascia mio Quirini di Venezia, D. Fran
sepolcrale. E inserita nel Tomo II cesco Amorea di Latamo, D. Fran
delle Dissertazioni dell'Accademia cesco Rapolla, D. Pasquale Ciril
di Cortona, stampato in Roma lo ed Agostino Matteucci di Fa
nel 1758. no, scrissero e stamparono contra
Credeva il Muratori che l' A il Muratori, spargendo le elucu
scia fosse scolpita sui sepolcri brazioni ed adornando gli argo
quale segno che si mantenessero menti con le solite contumelie,
netti dagli sterpi e spine. Per e strapazzandolo principalmente
tal modo si opponeva alla spie perchè voleva mietere in campo
gazione accettata da molti altri non suo. Domenico Brichieri Co
dotti e specialmente dal Maffei. Il lombi erasi acconciato a difender
Maffei per lo contrario voleva che lo, ma si morì anzi di aver com
quel segno significasse che i mo piuto il lavoro.
numenti su quali stava erano del 46. Ferdinandi Valdesii Epi
tutto nuovi. Questi perciò nelle stolae, seu Appendix ad librum de
osservazioni letterarie rispose al superstitione vitanda. Mediolani
Muratori con acerbità, ed esso (Venetiis), 1745, 4.
per lo contrario ribadi l'argomen 47. Francisci Torti, vita. Trova
to con tutta dolcezza. Altri due op si al principio delle opere del Torti,
positori ebbe Lodovico alle sua o celebre medico, impresse a Vene
pinione nel p. Giacomo Martin zia, nel 1745.
francese, e nel canonico Simmaco 48. Il Cristianesimo felice nel
Mazocchi. le Missioni de'P.P. della Compa
4o. Vita di Alessandro Tasso gnia di Gesù nel Paraguai. Ve
ni. Modena, 1759, in 8. nezia 1745, in 4.
41. Novus Thesaurus veterum 49 Dissertazione sopra una i
inscriptionum. Mediolani, 1759 scrizione spettante alla Città di
45, fol. Frejus in Provenza. – Nel Tomo
42. Delle Antichità Estensi. XI della Raccolta Calogeriana,
Modena, Tomi 11, 174o, in fogl. 1744.
45. De superstitione vitanda 5o. Annali d'Italia. Milano (Ve
(sotto nome di Antonio Lampri nezia), 1744-49, Tomi XII, in 4.
dio). Mediolani ( Venetiis ) , 51. Della regolata divozione dei
174o, 4. cristiani (sotto nome di Lamindo
44. Vita Rarnaldi I Mutinae Pritanio). Venezia, 1747, 4.
Ducis. Sta nel Tomo I. delle Me 52. Lusitanae Ecclesiae Reli
morabilia Italorum del Lami , gio in administrando poenitentiae
1742. sacramento, Mutinae 1747, 4.
45. Dei difetti della giurispru Il Muratori scrisse quest'opera
denza. Venezia, 1745, in fogl. a difesa di due decretali di Bene
Il Muratori aveva dettata una detto XIV spedite a Vescovi di
lunga dissertazione diretta all'im Portogallo intorno la rivelazione
peradore Carlo VI. De Codice Ca de'complici nel Sacramento della
I

Confessione. Una sanguinosa sen Augusto nel 1 tot. Sta nel Tomo V
sura ne fece Dionigi Bernardes de delle Simfbole del Gori.
Moraes, impressa a Lisbona nel 6o. Dissertazione sulla Tavola
1748; ma non giunse in Italia che di bronzo spettante ai fanciulli e
dopo la morte del Muratori. fanciulle alimentari di Trajano
55. Vita dell'umile servo di Dio Augusto. Firenze, 1749, in 4. e nel
Benedetto Giacobini Proposto di Tomo V. delle medesime Simbole.
Varallo. Padova, 1747, in 8. 61. Della pubblica Felicità,
54. Dissertazione sopra i servi e
liberti antichi. Trovasi nel Tomo I.
" de'buoni Principi. Lucca
(Venezia), 1749, in 8.
delle Memorie di varia erudizione 62. Pregi della Eloquenza po
della società Colombaria. polare (opera postuma). Vene
55. Liturgia Romana vetustria zia, 175o, in 8.
sacramentaria complectens, Leo 65. Dissertazioni sopra le an
nianum scilicet, Gelasianum, et tichità Italiane. Milano (Vene
antiquum Gregorianum. Venetiis, zia), 1751, T. 5, in 4.
1748, T. 2, in f. un compendio della grand'o
56. Difesa di quanto ha scritto pera latina sull'argomento, fatto
Lamindo Pritanio in favore del dal medesimo Muratori, lasciato
la diminuzione delle troppe Fe imperfetto alla sua morte, e com
ste. Trovasi nella Raccolta di Scrit piuto dal nipote Soli Muratori.
ture stampate in Lucca sopra que 64. Opere Italiane e latine. A
sto argomento nel 1748. rezzo, 1767-8o, T. 56, in 4.
Questo scritto del Muratori fu 65. Lettere inedite ed Elogi,
origine di disgusto fra esso ed il raccolti dall'abate Andrea Laz
cardinale Querini. Più cose furo zari urbinate. Venezia, 1785, T. 2,
no stampate, talchè per un tratto in 8.
si ruppe l'antica amicizia ch'era
fra loro. Col mezzo però di ottime
Opere che non volle pubblicare,
persone si rappacificarono. o che sembra non l'avesse in pen
57. De Noevis in Religionem siero.
incurrentibus, sive Apologia E 1. Dissertatio de Barometri de
pistolae a ss. D. N. Benedicto XIV. pressione.
P. M. ad Episcopum Augusta 2. Panegrricus Ludovico XIV,
num. Lucae, 1749, 8. etc.
Con questa dissertazione il Mu 5. Sette dissertazioni accade
ratori volle difendere una lettera miche sopra varii argomenti re
mandata a Benedetto XIV al vesco citate in Modena.
vo di Augusta intorno una Mona 4. Dissertatio de Graecae lin
ca tenuta in concetto di santa, ed guae usu et praestantia.
alcune opinioni da lui sostenute 5. Dissertatio de primis Cri
nella sua grand'opera de Cano stianorum Ecclesiis.
nizatione Sanctorum, contra il 6. Dissertatio de sacrarum a -
protestante Cristiano Ernesto de pud Cristianos origine et appel
Windheim. latione.
58. Lettera sull' Obelisco di 7. Lezioni di Filosofia morale
Campo Marzo. Roma, 175o, in f. per istruzione di un Principe Fu
Trovasi nell'opera del Bandini rono in parte inserite nella Filo
sul medesimo argomento. sofia morale.
59. Dissertazione intorno a un 8. Sette discorsi spettanti agli
Placito tenuto in Ravenna da Pa Ecclesiastici, recitati in occasio
pa Silvestro II. e da Ottone III. ne degli Esercizi spirituali,
VoL. VII. 9
18
9. Discorsi delle Novene del tuire un confronto tra questi due scrit
tori non potrà a meno di dar la palma
Natale per gli anni 1718 e 1719. all'Italiano, perchè le cognizioni che
1o. Dissertatio de Codice Caro possedeva erano più svariate, e il suo
lino, sive de novo Legum Codice spirito reso più colto dalle belle lette
re e dalla filosofia.
instituendo, ad Augustissimum
Appena morto il Muratori l'Europa
Carolum VI Imperatorem. fu piena degli elogi tributati alla sua
i 1. Dissertazione sopra un an memoria. Le Novelle letterarie di Fi
tico documento del Monastero renze, il Giornale dei Letterati pub
dell'Avellana. blicato nella stessa città, la Storia let
12. Esposizione del Paterno teraria d'Italia ne parlarono a lungo;
sler.
anzi l'elogio inserito in detta storia è
stato con alcune giunte tradotto in
15. Parafrasi de Salmi, non francese, e dato in luce nelle Nouvel
compiuta. les Mémoires dall ab. d'Artigny. E an
14. Lettera scritta in nome di che mentre visse il Muratori gli fu
la Vita da due oltranontani,
una signora Inglese Cattolica ad scritta
cioè da Giovanni Fabrizio di Helmstadt
un Ingles e Protes tante suo con (Biblioth. Histor.) e da Iacopo Bruckero
giunto. (Pinacotheca, Dec. II), ed altra ne
15. Risposta seconda all'Emi inserì il Lami nei suoi Memorabilia ita
nentissimo Querini intorno alla lorum, vol. I. Finalmente il proposto
diminuzion delle Feste. Gian-Francesco Soli Muratori, nipote di
lui, ce ne diede nel 1756 (Venezia,
16. Varie poesie italiane e la Pasquali, in 4. di p. 566) in luce una
tine (1). assai più ampia di tutte, corredata di
GIAMBATIsTA BAsEGG1o.
documenti rischiaranti i fatti; la quale
dopo alcune altre edizioni fu premessa
(1) Bene osserva Francesco Reina (Vi alla nuova edizione delle opere di que
ta del Muratori premessa agli Annali sto grand'uomo pubblicate in Arezzo
d'Italia del medesimo nella edizione dei dal 1767 al 178o in 36 vol. in 4. gran
Classici italiani del secolo XVIII) che la de. Altra Vita ne ha scritta in latino
sola Vita del Muratori sembra un lungo con molta eleganza Luigi Brenna ex
periodo della storia letteraria d'Italia, gesuita romano (autore di quella del
anzi che quello di un uomo solo; tali Galileo ), ch'è stata inserita dal Fabro
e tante sono le opere da lui scritte, ni nel volume X delle sue Vitae ita
che commossero l'Italia a nuovi studii lorum, etc. (essa è di p. 3o2). Due tomi
e divennero famose in Europa. Tutta di Lettere inedite del Muratori, con al
conobbe egli la vastissima regione del cuni elogi ad esso fatti, e una nuova
l'umano sapere, e se tutta non la il Vita di lui, ha stampato l'ab. Andrea
lustrò, l'additò tutta altrui con la scor Lazzari (Venezia 1783-89), rettore e
ta della critica e della erudizione. Cer maestro di eloquenza nel Seminario ve
to per altro che pubblicando una così scovile di Pesaro, e vi aggiunse gli e
immensa quantità di opere non deve logi che si sono fatti in più tempi alle
riuscir strano che non abbia potuto con opere di lui. Altre copiose ed appurate
servar sempre l'esattezza ch'è necessa notizie della Vita e delle opere del Mu
ria a ciascun autore, e che in tutte non ratori coll'esatto catalogo di esse e col
abbia potuto manifestare un uguale di la indicazione delle contese per alcune
scernimento. Ecco la ragione per cui i delle medesime da lui sostenute si han
moderni allorchè ebbero a trattare al no nella Biblioteca modenese del Ti
cuni degli argomenti svolti dal Mura raboschi ( vol. III e VI), a cui riman
tori vi rinvennero degli abbagli e delle diamo con fiducia i nostri lettori desi
imperfezioni. Ciò non pertanto il suo derosi di maggiori erudizioni. Oltre l'e
nome vivrà sempre Lauderecens presso dizione da noi ricordata altra se ne fece
la più tarda posterità come uno dei più in Venezia dal 179o al 181 o in 48 vol.
laboriosi, eruditi e benemeriti scrittori in 8. Il Dizionario storico di Bassano,
di cui possa gloriarsi l'Italia. Anzi dif il Corniani, la Biografia universale e il
ficilmente presso le straniere nazioni Maffei consacrarono com'è ben naturale
possiamo trovare un uomo così dotto un articolo anche al nome del Mura
come il Muratori. La Francia sola può tori.
additare il p. Montfaucon; ma chiun L'Editore.
que si faccia ad animo riposato ad isti
l

MARTINI (CARLo-ANTonio). Quivi da Riegger e da Van svi


La vita di Carlo Antonio Martini ten fu presentato a Maria Teresa,
deve commuovere l'animo a nobi la quale, proteggitrice com'era de
lissima emulazione offrendoci l'e gli ingegni, diedegli la cattedra di
sempio di un uomo, che sorretto diritto naturale e d'istituzioni ci
dalla potenza del proprio ingegno, vili in Vienna.
non solo acquistò grandissima fa Il diritto naturale è pure al gior
ma, ma salì ai primi onori dello no d'oggi uno scoglio pericoloso
stato, e della confidenza dei suoi nell'insegnamento della filosofica
principi fu onorato, e nel difficile giurisprudenza, chè le discrepan
maneggio dei pubblici affari ven ti opinioni non hanno tregua, ed
ne prescelto. ora ci si affaccia un trascendentale
Nacque in Revò (1) nel 1726 idealismo che creasi un mondo im
dall'avvocato Carlo Ferdinando e maginario, ora un materiale empi
da Margherita Peoti. Studiate in rismo che rade eternamente il ter
Trento le lettere, passò a compie reno nè mai s'innalza un palmo dal
re la filosofia in Inspruck, ove pu fango.
re percorse il diritto e la teologia. Ma più difficile e perigliosa era
Il di lui padre voleva che alla chie si la cosa ai tempi del Martini: in
sa si dedicasse, ed anzi aveva di allora il naturale diritto frammi
già vestito l'abito di cappuccino; sto da Grozio e da Puffendorfio col
ma altra essendo la di lui vocazio le teologiche discussioni sembrava
ai più religiosi empio e profana
ne, lo depose nel 1747, e recossi in
Vienna. Quivi procacciavasi il vit tore delle sacre carte; e tratteggia
to coll'insegnare privatamente la to da Hobbes con note di sangue,
legge e la lingua italiana, fre veniva dai principi temuto come
quentando nel tempo stesso le pericoloso. Martini nullamenosep
pubbliche lezioni della universi pe vincere tali difficoltà, e se le
tà, e prendendovi la laurea dotto sue opere di diritto pubblico e na
rale in ambe le leggi. Ben tosto si turale lasciano non poco a deside
ravvisò in Carlo un non comune rare, pure non ad esso, ma alla
ingegno; per la qual cosa preso a scienza lo dobbiamo attribuire, la
segretario dal ministro di stato quale è tuttora lontana dall'avere
conte di Haugwitz, e nel 1752 ad raggiunto il proprio perfeziona
detto alla ambascieria di Madrid, mento. Ad onore del Martini per
partì per la Spagna ove stette tre altro dobbiamo notare che anche
dici mesi. Profitto grandissimo a al giorno d'oggi le di lui posizio
lui ne venne da siffatto impiego, ni si ritengono per testo di diritto
imperocchè non solo con distinti pubblico nelle austriache univer
sità.
personaggi potè stringere relazio
me, e potè mostrarsi pienamente Poco tempo dopo che il Martini
quale si fosse; ma nei lunghi viag aveva ottenuta la cattedra comin
gi pella Germania, il Belgio, l'O ciarono a svilupparsi i germi della
landa, la Francia, la Spagna e l'I guerra dei sette anni. Federico II,
talia, gli fu dato di vieppiù sve reso avvertito da Menzel degli ar
gliare la mente ed acquistare dot ticoli segreti racchiusi nel trattato
trina. Dicesi che a quest'epoca di Pietroburgo, e delle intelligen
dall'università di Padova offerta ze che correvano fra l'Austria e
gli venisse una cattedra. l'elettore di Sassonia, armò d'im
Ritornò in Vienna nel 1754. provviso contro la prima, sebbene
(1) Terra al giorno d'oggi forman nol potesse pella pace di Dresda,
te parte del circolo di Trento. ed a propria giustificazione volle
ao

che Evvald conte di Hertzberg ca istruzione: fu opera sua la rior


scrivesse e pubblicasse la nota Me dimazione della università di In
moria ragionata od esposizione spruck: fu opera sua la norma del
autentica della condotta dei gabi 28 agosto 1765, ed in più tar
netti di Vienna e di Dresda con di tempi fu opera sua la rifor
tro la Maestà del re di Prussia. ma agli studii del 1791. Nè in
Maria Teresa incaricò il Martini mezzo a siffatte cure tralasciò
a rispondere a siffatto libello; ed giammai di disimpegnare gelosis
egli nel 1757 vi rispose colla Me sime commissioni che gli veniva
ditazione imparziale sulla con no di tratto in tratto affidate. Co
formità delle leggi naturali agli sì nel 1765 fu spedito ai confini
articoli del trattato stipulato a dell'Italia affine di dar termine ad
Pietroburgo fra le due corti im alcune questioni insorte circa il
periali l'anno 1746, opera dettata commercio del legname: più tar
con tanta sodezza di principii che di lo si mandò nella Boemia ad og
Hertzberg ebbe a confessarsi per getto di prudentemente definire
vinto. le cose spettanti alla soppressione
Siffatto incarico affidato dalla
dei Gesuiti: nel 1785 venne a Mi
imperatrice al Martini in cosa si lano quale commissario imperiale
grave fu una prova del gran conto onde riorganizzare i tribunali del
in cui essa tenevalo. Una seconda la Lombardia e introdurvi una
prova egli n'ebbe nel 1761, ve nuova processura, ed un anno di
nendo prescelto ad istruire gli ar poi fu spedito con eguale incarico
ciduchi; nè poca gloria al certo nei Paesi-Bassi. Non è da stupirsi
riputiamo per lui l'essere stato pre adunque se ad un tale cittadino
cettore di Giuseppe II e di Leo fossero generosi i di lui sovrani
poldo, e l'avere di poi eminente nelle ricompense e negli onori. Ed
mente influito nella riforma por infatti nel 1764 egli fu creato con
tata da quest'ultimo alle leggi della sigliere aulico effettivo addetto al
Toscana. E' del Martini la intro tribunale supremo di giustizia:
duzione al celebre editto del 5 o nel 1765 ebbe il titolo di cavalie
novembre 1786. re del romano impero: nel 1775
Già fino dal 1758 egli formava gli si diede la croce di s. Stefano:
parte dell'aulica commissione di nel 1777 gli si concesse l'indige
censura: nel 176o per di lui con mato di Boemia: nel 1779 fu ele
siglio vennero istituite dall'impe vato al grado di barone, nel 1782
ratrice altre due auliche commis Giuseppe II lo fece effettivo con
sioni, cioè quella pegli affari eccle sigliere di stato pegli affari inter
siastici e quella pegli studii. Di ni: nel 1787 fu nominato vice-pre
ambedue egli fu membro fino dal sidente del supremo tribunale di
loro nascere, e dell'ultima venne giustizia: nel 179o Leopoldo lo de
creato presidente nel 1765. Non è stimò a presiedere la commissione
a dirsi quanto Martini sia stato di aulica di legislazione, e nel 179t
giovamento alla pubblica istruzio Francesco lo innalzò alla dignità
me negli stati imperiali: fu opera di presidente del supremo tribu
sua che nel 177o venissero intro nale di giustizia.
dotte nell'Austria le scuole elemen Nelle varie cariche in cui fu
tari: fu opera sua il regolamento posto, sommo fu mai sempre lo
scolastico del 1775: fu opera sua zelo con cui adoperossi, e baste
che la maggior parte delle posses rebbe ricordare come allora quando
sioni spettanti ai Gesuiti venissero recandosi Giuseppe II in Cherson,
devolute come fondo della pubbli l'imperatore presentollo aCatterina
º i

II dicendo: egli è tutto il mio dinare un codice patrio. La discre


consiglio di stato. Ma non possia panza delle opinioni produsse len
mo fare a meno di arrestarci bre tezza nella cosa e sconnessione nei
vemente sulla parte ch'egli prese principii , quindi la commissione
nella riforma delle leggi. Per lo fu disciolta, ed in di lei luogo ven
passato l'austriaca legislazione non nero incaricati Holger ed Azzoni
era a migliore condizione di quel a produrre l'ordinato progetto. Ot
la degli altri stati di Europa. Le to volumi in foglio furono l'opera di
antiche consuetudini della Germa siffatti giureconsulti, che zeppa di
nia, lo Specchio Svevico, le fran scolastiche discussioni non avrebbe
chigie dei duchi Leopoldo VI ed potuto mai servire di legge. Horten
Alberto, la Tavola territoriale ne intraprese un trasunto; ma
(Landtafel), il libro dei motivi, nel 1786 non ne comparve che la
costituivano una pesante raccolta, prima parte soltanto.
che simile alle formule degli anti In questo frattempo era salito
chi romani era in gran parte se al trono Leopoldo, glorioso pella
greta, nè conoscevasi che dai ma grande riforma della Toscana le
gistrati. Bernardo Watter, Sottin gislazione. Allora si fu che venne
ger, Finsterwalter e Reiter furo instituita la commissione aulica
no gli Elii ed i Flavii dell'Austria, pelle cose legali, presieduta, come
i quali mano mano resero di co dicemmo, dal barone Martini, il
mune diritto quelle raccolte. Più quale assunse tutto sopra di sè l'in
tardi Francesco de Guarient com carico di ordinare il codice civile;
pilò il Codex Austriacus, privata e nel 1796 presentò quel progetto,
collezione di leggi politiche e giu che attivato l'anno seguente nella
diziarie la quale solo ai tempi di Galizia occidentale, costituì di poi,
Maria Teresa acquistò un caratte con alcune modificazioni, il tutto
re pubblico ed ufficiale ordinan ra imperante codice civile generale
done il proseguimento al barone austriaco. In siffatta guisa il nome
di Pöeck. Una serie per altro di del Martini unitamente a quelli di
leggi staccate, ed una successione Froidevenx, di Keel, di Folsch, di
di casi decisi, se servono a gettare Mathia, di Pfleger, resterà eterna
i fondamenti della patria legisla mente scritto nella storia dell'au
zione, non possono provvedere ai striaca legislazione.
bisogni di uno stato in cui il pro Sennonchè le lunghe fatiche e
gresso dello incivilimento abbia la età aveano ormai logorata la
moltiplicati i civili rapporti. In al vita del Martini, ed il giorno 7
lora la sintesi dei generali princi agosto del 18oo egli chiuse per sem
pii, racchiusa in un codice siste pre gli occhi alla luce. Il di lui bu
mato rendesi necessaria affine di sto venne collocato nell'aula mag
determinare la mente del giudice giore della università d'Inspruck
alla retta applicazione della volon colla seguente iscrizione.
tà legislatrice, liberandolo da una Immortalis. Memor. Viro de hac Universit
penosa analogia di casi consimili, Optime merito Carolo Antonio L. B. De Mar.
che bene spesso difficilmente si tini. In masserberg. Regni Bohem. Nobili pro
rinvengono nella moltiplicità del vinciali Ordinis s. Stephani Equiti in Suprem.
Instit. Tribun. Consil. Aul. Act. Variar.
le giuridiche combinazioni. Que Academ. Membr. Effigiem hane poni cura
sta verità fu riconosciuta dagli au vit Senat. Academ. Oenipon. MDCCLX 11A.
striaci monarchi, e prima Maria
Teresa nel 1755 formò una com Egualmente il di lui ritratto si
missione di dotti scelti fra le varie vede nel Panteon della università
provincie dello stato affine di or di Vienna, ed un medaglione in
22

alabastro venne posto non ha gua in usum auditorii Vindobonensis.


ri nel Ferdinandeo d'Inspruck. Vindobonae 1768-1775-1774-1776.
Parecchi autori parlarono di lui e I 1. Erercitationes see de lege
delle sue opere fra i quali special naturali. Vindobonae 177o-177ti.
mente il De Luca, il Maffei, il GiusePrE CALuci.
Barbacovi, l' Hormaye, ed il pro
fessore Volpi nell'accurato discor CANTONI (Simone), architet
so pronunziato nella grand'aula to, nacque nell'anno 1756, in
della università di Pavia pell'apri Muggio, piccolo villaggio nel di
mento dell'anno scolastico 1851, stretto di Mendrisio, parte del ter
discorso da cui noi abbiamo attin ritorio elvetico che appartiene al
te pressochè tutte le notizie rac l'Italia, e che produsse molti va
colte nella presente biografia, e lenti ingegni, specialmente alle
da cui ora togliamo il presente ca belle arti.
talogo delle di lui opere. Ebbe i primi insegnamenti nel
l'arehitettura da Pietro suo padre,
Opere del De Martini. che in questa professione, per co
si dire già di famiglia, molto ave
1. Ordo historiae juris civilis. va operato in Genova, e quindi
Vindobonae 1755, 1757, 177o. Ti ben presto dallo stesso venne man
cini 18o5. dato a Roma, dove colla scorta
2. Mercerii conciliator. Vindo de'stupendi modelli lasciatici da
bonae 1756. gli antichi più ancora che con quel
5. Meditation impartiale sur la la de professori, progredi nella
conformitè des loix naturelles cognizione dell'arte, allo studio
avec les articles du traité conclu della quale non ommise di associa
entre les deux Cours Impériales re quello delle matematiche, come
di St. Petersbourg l' an. 1746. di scienza che di essa è fondamen
MDCCL VII. to, se non in quanto al bello, in
4. Eacercitatio academica in S. I quanto risguarda la necessità.
Institutionum de obligationibus, Tornato da Roma, non andò
quae quasi ea delicto nascuntur. molto che il giovane Cantoni diede
Vindobonae 1757. prova de suoi progressi riportando
5. Praefatio de vita et meritis la corona nel concorso di architet
Oldendorpii in jure naturali, 1758. tura proposto dalla ducale accade
6. De usu auctoritatis in juris mia di Parma.
prudentia naturali, 1759. Fra le prime incombenze da lui
7. Merilii observationum Libri avute in Milano fu quella della dire
VIII Vindobonae 1761. zione del palazzo Mellerio sul corso
8. Dissertatio de voto civitatum di Porta Romana. Se questo non riu
in cooptatione principum haud scì tale che se ne potesse argomen
necessario, 1766. tare il valore che il Cantoni doveva
9. Positiones juris naturae. spiegare col progresso del tempo in
Vindobonae 1762, 1772. Di questa quell'arte, diede però anche a ve
opera vennero fatte tre versioni in dere ch'egli non era nemmeno per
tedesco: l'ultima, la quale è del battere quella stessa via nella qua
professore Mertens di Friburgo e le allora dovunque e forse più nel
che venne eseguita sotto la ispezio la Lombardia l'architettura an
ne dell'autore stesso, fu stampata dava perduta. E siccome ad un
a Vienna presso il Blumauer nel ingegno singolare e ad un gusto
1797. distinto egli associava un carattere
1o. Positiones de jure civitatis d'animo fermo, così non solo si
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vide andar sempre di mano in ma cilmente levare, come in seguito
no innoltrando nel buono stile, ma fu trovato di potersi fare.
ben anche farsi oppugnatore della Il gran salone fu ornato con tan
cattiva maniera e combattere rigo ta magnificenza ed eleganza che
rosamente le difficoltà che l'igno ebbe ad ottenere anche la difficile
ranza e l'abitudine opponevano al approvazione del Milizia, il quale
ritorno dell'arte ai sani principii.incidentemente ne parla nelle Me
Molte sone le opere colla più morie sugli Architetti. L'esterno
parte delle quali il nostro autore del palazzo a diversi ordini ed at
ebbe a mostra l'esempio della buo tico superiore sì per la bellezza del
ma maniera, di queste per altro le parti, che pel tutto insieme è o
difficilmente si potrebbe precisare pera distintissima; gradevolissimi
l'ordine del tempo, che però vie specialmente ne sono i profili, e
ne quasi sempre indicato dall'in nello stile appena vi si potrebbe
cremento della bontà stessa del lo trovare orma di quello ancora in
ro stile. quel tempo quasi generalmente
Sono di tal numero la villa Ci dominante.
galini in Bornate, la Giovia in Chi amasse di conoscere parti
Breccia, la Muggiasca a Masino, colarmente quest'opera insigne del
la Scotti ad Oreno, la Raimondi nostro autore può anche vederla
all'Olmo presso Como, così pure nella Raccolta delle migliori fab
le case Raimondi e Muggiasca, ora briche di Genova, pubblicata in
g" dell'I. R. Delegazione, il
eminario e l'esterno del Liceo in
Milano nel 1828, per cura di Giu
seppe Berlendis.
Como stesso; pel quale ultimo Altra sua opera distinta è in Mi
edificio egli aveva prima presen lano, la casa Pertusati, la cui fron
tato un disegno, in cui mediante te verso il Naviglio è d'elegante
una loggia superiore venivano an prospetto al bosco de'tigli che fa
cora più opportunamente collocate parte del pubblici giardini. La sor
le vetuste colonne corinzie, che i reggono da cima a fondo mezze co
naturalisti inclinano a giudicare lonne d' ordine ionico addossate
di cipollino, altrettanto rare che alla parete, con cariatidi al di so
fragili; disegno che sgraziatamen pra di esso ordine a sostegno di
te non fu all'ufficio delle pubbli un attico che lo sopravanza.
che costruzioni aggradito; in fine La proporzione, il carattere e
il palazzo Vailetti in Bergamo. lo stile sono in quest'opera di una
Nell'anno 1777, un incendio bellezza ed eleganza singolare, e
aveva rovinato in Genova il pa si direbbe che il disegno fosse al
lazzo colle sale del Consiglio di suo autore ispirato dal genio di
quella repubblica; egli invitato a Palladio.
presentare un progetto di ristau Finalmente il palazzo Serbello
ro, affinchè quell'edifizio fosse in mi nella stessa città è tale edificio
seguito meno esposto a consimile che fra tanti splendidamente eret
danno, sostituì alla soffitta di le ti dopo quel tempo, tuttora porta
gno una i" vòlta, e per non più eminente l'impronta del mae
guastarne la bellezza, ne tralasciò stoso e del grande. La sua fronte
le chiavi, le quali essendo da quei estesa è insieme semplice, nobile
periti giudicate necessarie, per ed imponente. Stupende colonne
soddisfar loro fecela assicurare con di granito sorgenti sul piano terre
catene di ferro, collocate in modo mo, isolate, e fiancheggiate dacor
che dimostrassero l'effetto loro, e rispondenti Cesenne sostengono
riuscendo inutili si potessero fa nel mezzo un gran frontispizio,
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e danno luogo ad una loggia in ed onorato corso di sua vita, il gior
terna alla linea del muro di faccia no 5 di marzo dell'anno 1818.
ta, formando così un pezzo gran Le sue ossa riposano in una gran
dioso, nel quale veramente duole diosa cappella mortuaria eretta sul
di scorgere alquanto troppo acu di lui disegno, già prima della chie
minato il tetto, e larghi gli inter sa, e che ora riesce al fianco della
colonnii. Ma è noto che il duca medesima, sulla facciata non fini
Serbelloni committente dell'opera, ta della quale alla destra parte sta
volle più cose a suo modo, e che collocata un'iscrizione che ram
il Cantoni ebbe per tal motivo a menta co meriti del Cantoni le
disgustarsi con esso, fino a lasciare principali circostanze della sua
più d'una volta la direzione della vita.
fabbrica. Sebbene la chiesa parrocchiale di
ll cortile del palazzo pure d'or Gorgonzola non possa porsi innan
dine ionico sovrapposto al dorico zi come il suo capo d'opera, pure
unisce alla maestà dell'insieme la sarebbe per sè bastevole a dar no
bellezza delle parti, onde viene a me ad un architetto.
produrre un effetto mirabile. La Le qualità dell'animo suo non
difficoltà di passare dalla porta al erano inferiori a quelle dell'inge
cortile, che per natura del luogo gno. Severo al primo aspetto, tosto
riusciva fuori di squadra, venne movevasi alla bontà; era largo spe
felicemente superata col mezzo di cialmente ai bisognosi che non
un atrio pure grandioso e ben in partivano mai senza sussidio dalla
teso. sua casa; ed allora che nell'anno
Quest' edificio era nel 1794 1818, la carestia nel suo paese ne
condotto in quanto all'esterno a accrebbe il numero fuor di misura,
compimento quale trovasi al pre egli intraprese considerevoli lavo
sente, ciò che viene attestato dalla ri di fabbrica allo scopo di presen
data che sulla fronte dello stesso tare loro un facile mezzo di gua
leggesi unitamente al nome del dagno.
l'architetto ed all'illustre com Tenero della sua terra nata
mittente. le nell'età più vigorosa ricusò di
Lo stesso duca Serbelloni moren portarsi presso le corti di Varsavia
do poi ingiungeva a suoi eredi che e di Pietroburgo, dalle quali era
contribuissero annualmente alla stato invitato come architetto con
comunità di Gorgonzola, grosso generosi stipendii; amando se non
borgo lontano quattordici miglia di tenervi continuamente la sua
da Milano sulla via di Bergamo, - dimora di alternarla con quella di
una somma, colla quale prima di paesi circonvicini dai quali poter
tutto dovesse erigersi una nuova Vlsi recare.
chiesa parrocchiale sul disegno del Pieno dell'alta idea del bello al
lo stesso Cantoni. Non molto do paragone di questa poco stimava
po questa cominciava a sorgere le sue opere, sui progetti delle
dai fondamenti, vicino all'antica quali non isdegnava di sentire il
chiesa, ed il nostro architetto af parere delle persone anche infime
fine di poter meglio attendere alla dell'arte.
direzione di quell'opera tenne fre Era il Cantoni di statura eleva
quentemente in quel luogo stesso ta, di occhi significanti, di volto
il suo soggiorno. Ma egli non po oblungo e grave. Ebbe moglie e fi
tè vederne il compimento, dacchè gli, che perdette ancora teneri
al chiudersi della vòlta, assalito da d'età.
violento male ebbe tronco il lungo Non puossi a meno di osservare
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in riguardo a lui che mentre non ZENO (Apostolo). Uscì da anti
solo poteva riuscire di ornamento ca famiglia veneziana che sino dal
ma ben anche co'suoi lumi di mol 1268 erasi recata in Candia, di
ta utilità all'Accademia di Milano, dove ritornò tre anni prima che
ove pur abitò lungamente, non quell'isola, dopo il memorando as
pertanto il nome di così egregio sedio, passasse nella potestà dei
artista non scorgesi nel numero Turchi. Gli Zeno per questa jat
de'suoi componenti; ma non amia tura da ricco stato discesero a po
mo di cercarne la causa temendo vera vita, non rimanendo ad essi
di trovarla anzichè nel caratte per tutto bene se non che il pregio
re piuttosto lontano dai rumori, d'incontaminata virtù.
Da Pietro Zeno e da Caterina
nel predominio che in ogni tempo
ebbero sul cuore umano le passio Sevastò, proveniente da una delle
ni più vili. prime famiglie di Candia, nacque
Piermarini che era nato due an Apostolo in Venezia il dì undici
ni prima di Cantoni, assistito dal decembre del 1668. Appena giun
favore più aperto dell'arciduca to alla età di due anni, l'avversa
Ferdinando, lo precedette è vero, fortuna che da tanti anni perse
sebbene di poco, anche nelle ope guitava ingiustamente i suoi, gli
re colle quali a gara abbellirono tolse il padre, e la sconsolata geni
la città e lo stato di Milano, ed in trice ebbe ricorso al suo cognato,
noltrarono la riforma del gusto, vescovo di Capodistria, che volen
ma puossi affermare che Cantoni tieri prese cura di essa e de fi
non gli sia rimasto indietro nella gliuoletti. Due anni dopo passò a
mobile intrapresa; che anzi nello seconde nozze con Pier Antonio
zelo con cui diffuse il buono stile, Cornaro, uomo fornito di ottimo
e nella stessa bontà di questo nel cuore, nella cui casa portossi ad
le sue opere migliori, lo superas abitare Apostolo e quivi mostrò i
se, come lo superò nel gran salone primi segni di quella innata pas
di Genova confrontato con quello sione per lo studio che gli fu poi
di Piermarini eretto nel palazzo sempre compagna indivisibile nel
ducale di Milano, sebbene poste la vita. Fanciulletto ancora, tutto
riore non lasci di rammentarlo. di leggeva, anche mentre durava
Lo scultore Francesco Carabelli no il pranzo e la cena. Cresciuto
scolpì il ritratto di Cantoni, ed il in età, lo zio vescovo il mise nel
p. Oldelli, lui vivente, ne fece men collegio de'cherici regolari Soma
zione nel Dizionario degli uomini schi, dove corse i primi letterarii
insegnamenti con somma rapidità.
illustri del Cantone Ticino; come
pure Cesare Cantù nella sua re Tanta era la intensa applicazione
cente storia di Como e sua diocesi. allo studio, che di anni quattordici
Alle notizie che in aggiunta a trovandosi presso la madre, cadu
quelle da questi scrittori sommi to un fulmine dinanzi la porta
nistratemi, sono qui esposte, non aperta della sua camera ei non ne
meno che all'esame delle suo ope sbigotti, ma anzi mostrò eviden
re darò un'estensione maggiore, temente di non essersene nemme
lettere amene e
che non la comportino i limiti di no accorto. Nelleebbe a maestro il
questo articolo, scrivendo apposi nella rettorica
tamente di molti dei principali padre Agostino Rizzotti, venezia
italiani che fiorirono nelle belle no, uomo a quei giorni di molto
arti dopo la metà dell'ultimo se nome, ma guasto pel gusto pessi
colo. mo che quasi universalmente re
GiRou Amo Calvi. gnava a quei tempi.
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Apostolo che aveva dato a cono rori gli avvennero in appresso,
scere grandissima inclinazione sicchè lo Zeno noiatosene, di
alla poesia, ebbe occasione propi bando perpetuo alla geometria,
zia di mostrarsi anche come orato anche perchè, povero essendo,
re. Portandosi il p. Marsenio, ge non gli era dato procurarsi altro
nerale de'Somaschi, a visitare le maestro.

scuole di Castello, dal maestro gli Inchinato com'era infino dalla


fu ordinato di tessere e recitare una
fanciullezza alla poesia, vi si lasciò
orazione in lode dello stesso Mar andare per intiero, e siccome ave
senio. Questo fece e disse con gran va buona pratica del latino, così
de applauso, benchè il dettato fos i poeti latini studiava di continuo.
se zeppo di bisticci e cianfrusaglie Fra questi, Persio eccitogli la cu
d'ogni genere. Nel 1685 compose riosità, talchè postovisi dentro di
un poemetto col titolo l'Incendio proposito giunse ad intenderne
eneto, nel quale, onde rallegrare gli oscuri sensi e ne voltò in no
a malinconia dell'argomento, ag stra lingua, cinque satire. La me
giunse tre odi, burlandosi in esse desima diligenza usò con Marziale
di una sua vecchia fantesca. Tali e ne volgarizzò la maggior parte
composizioni mandò in luce col degli epigrammi. Entrambi lavori
proprio nome e furono dedicate al che or sono perduti. Tale studio
doge Marcantonio Giustiniani a adoperato generalmente in sui
cui riuscirono gratissime. In ap poeti latini il fece avveduto del
presso pubblicò altri due poemet proprio pessimo stile: impercioc
ti, la Conquista di Navarino, e la chè paragonando le proprie cose
Resa di Modone, ma anche que alla semplicità da quelli usata, di
sti come il primo ridondanti di leggeri ne conobbe la sconcezza.
tutti i vizi di quella età. Per la qual cosa venne nella co
Passò alle scuole della filosofia raggiosa risoluzione di dimentica
sotto la disciplina del p. Carlo Ca re quanto aveva imparato e di ac
millo Ugoni; ma se nelle lettere comodarsi a novello tirocinio. Pel
ebbe maestri tinti del cattivo gu quale proposito di e notte in unio
sto dominante, non dissimili gli ne ai latini, tenevasi occupato or
trovò anche in questa. Disgustato con Dante or col Petrarca, met
dalle ambagi continue con le quali tendo in non cale le derisioni de
era imbrattato l'insegnamento del gli amici, che lo stimavano uomo
le dottrine filosofiche, non vi fece perduto per tener dietro ch'ei fa
profitto di sorta. Uscito dal colle ceva a quelli che appellavano vec
gio, desiderava apprendere mate chi barbogi.
matica, per lo cui proposito si ri A questo disprezzo quasi uni
volse ad un buon prete modonese. versale per gli antichi, Apostolo
Questi gli dette una proposizione andò debitore quantunque stret
di Euclide confortandolo che la tissime fossero le sue fortune, di
studiasse da sè solo e ne cercasse poter appagare in parte la smania
la dimostrazione. Ma Apostolo pen che aveva di acquistare vecchie e
satovi sopra più e più ore non me dizioni. Quelle dei secoli XV e
veniva mai a capo; finalmente XVI sebbene preziose per la rari
tentata diversa via da quella in tà, si avevano in non cale, laonde
segnatagli dal maestro giunse to si trovavano a tenuissimo prezzo,
sto a buon fine. Il dì appresso co e bene spesso sui muricciuoli.
municò al precettore quanto ave L'amabilità del suo tempera
va fatto, e questi stato sopra sè, mento siccome l'aveva fatto caris
confessò di aver errato. Simili er simo a suoi condiscepoli mentre
2

trovavasi nel collegio, seppe anche freddezza, in appresso però si i


conservargli quegli amici dappoi, gliaro no gl'ingegni, ed egli ebbe
te
ed altri gliene procurò e dotti e il contento di veder corona con
Potenti. Infra i suoi amorevoli a esito felice le sue fatiche, e che la
veva Bernardo Trevisano patrizio nuova accademia nel 1698 fosse
dottissimo che il riguardava qual creata colonia d'Arcadia, e di sen
figlio e lasciavagli aperta la propria tire che vi si leggevano prose e poe
casa, e 'l voleva seco quasi sempre, sie, se non affatto, per molta
A poco a poco andavagli crescendo parte, scevre dai deliramenti di
la raccolta de'libri, ed egli messo quella età.
grand'amore in quella che si ap Allora egli sviluppò il suo genio
pella universale erudizione, non per la poesia melica, ed avvegna
si accontentò a stampati, ma si ri chè avesse pur mostrato valore non
volse a fare anche incetta di codi ordinario nella lirica, questa la
ci, i quali a que di meno che dal sciò, nè ci fu più modo alcuno nè
SO- l'ammnentovato Trevisano, era preghiera che valesse a toglierlo
no universalmente trascurati. Lo dal suo proponimento.
Nel dramma per musica, e pre
Zeno siccome più sopra dicemmo, cisame nte nel secolo XVII avevan
tenendo pratica in casa di questo
patrizio continua, faceva sua de si acquistata fama Nicolò Beregan,
lizia di studiare i manoscritti che e Camillo Contarini, patrizii ve
in buon numero possedeva e ne neti; Domenico David e Matteo
faceva spogli pazientissimi come Noris più stravagante di tutti. I
usava sempre che leggesse, e tut componimenti però di costoro e
to notava con grandissima diligen rano un sozzo miscuglio d'ogni
za, sicchè la erudizione sua cre nefandità per lo stile, di nessun
sceva di continuo. interesse per la composizione, e di
Infrattanto il suo nome come buffoneschi intermezzi. Lo Zeno
re
il dramm a a
poeta erasi fatto conoscere per mol meditò di condur
,
tissime composizioni che ad oc conven evole ragion evolez za, e 'l
casione mandava per le stampe, e primo che in età di soli ventotto
siccome in queste grado grado cer anni compose e mandò in sulla sce
cava di togliersi alla comune infe na fu quello intitolato gl'Inganni
zione di stile, onde riuscire a mi felici; ed ottenne applausi uni
glior verso e togliere anche negli versali.
altri quel gusto cattivo che aveva Nel 1696 fece pubblico il secon
tolto a sè stesso, e ridurgli in sulla do che cognominò Tirsi, e dettò
retta via, pensò non vi fosse miglior Temistocle per comando dell'im
mezzo se non che con la forza del peratore Leopoldo, che per sì fatto
la ragione mettersi intorno quan modo ne fu contento, che invitò
to maggior schiera di amici potes a suoi servigi lo Zeno col ricco
se. Pel quale divisamento scelta la stipendio di quattromila fiorini.
bottega del libraio Pavini, quivi Non potendo però accettare l'of
fra eletto numero di uditori con ferta per suoi particolari interessi
eloquenza e saviezza principiò il e per l'imbarazzo di una sua so
bando al secentismo, che seguitò rella nubile , fu da quel generoso
a rato con catena
poscia nell'accademia degli Ani monarc rimune
mosi, de quali fu uno de'fondato d'oro del peso di 1 1o ungher i.
ri non solo, ma per ancora uno fra i Nel Temistocle, per la prima vol
ientemente mes
principali ornamenti. A principio tasi videro conven
lo stile piano delle sue composi se a confronto passioni forti e gene
zioni faceva che fossero accolte con rose, e furono espresse con versi
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robusti e severi. Con questo dram l'anno. Ma Apostolo con molta de
ma il nome dello Zeno si fe largo strezza si sottrasse, e perchè senza
in Germania, ed il principe di perdere la libertà, i drammi che
Hanspach il richiese di qualche sua gli erano da ogni banda richiesti
composizione, al che accedendo, gli fruttavano cento zecchini per
compose e mandò il Narciso che cadauno, e perchè non voleva es
ottenuto lo stesso favore di Temi sere costretto ad abbandonare e
stocle ebbe anche più generoso patria e famiglia.
guiderdome, perchè gli procurò i Tornato dalla corte Estense, e
medesimi inviti, ed un regalo di come dicemmo, assediato da ogni
trecento ungheri. parte con domande di drammi,
Infrattanto da ogni parte d'Ita strinse lega col dottore Pietro Pa
lia andavano ad Apostolo continue riati di Reggio, uomo di vena fa
conºmissioni di nuovi drammi, che cile, a cui addossava in buon dato
egli consentiva, ritraendone non il peso della versificazione. L'ar
lieve profitto, e magnifici presenti gomento, la disposizione e la eco
da principi ed elevati soggetti ai nomia del dramma serbava però
quali ne dedicava la stampa. sempre per sè, talchè gli onori a
Nell'anno 17oo il duca Rinal lui provenivano per necessità; ed
do d'Este avuto un successore al in tal modo potè mandarne fuori
trono, deliberò di solennizzare numero grande.
questo lietissimo avvenimento con In quel tempo, cioè nel 17oo,
feste straordinarie. In fra le altre, ebbe fortuna di collocare in ma
volle che vi fossero un' opera in trimonio col conte Jacopo di Stra
musica nel palazzo ducale ed un soldo, Friulano, la sua sorella, sic
Carosello nella piazza contigua. La chè anche per essersi allontanato
direzione di entrambi gli spetta dalla casa del patrigno Cornaro, si
coli fu affidata allo Zeno. Questi trovò libero affatto.
prima di comporre il dramma as Vivendo con molta parsimonia e
soggettonne l'argomento al prin col solo frutto delle lettere, potè
cipe, il quale non fidando del pro nondimeno accrescere ogni dì la
prio giudizio diello ad esaminare sua raccolta di libri e codici, e sicco
ad un suo poeta di corte. Costui, me il lavoro dei drammi moltoglieva
o per invidia, o per propria va all'altro per lui dilettissimo di spo
nità, il disprezzò, ed altro ne pro gliare continuamente e le stampe
pose di sua propria fattura. Il ed i manoscritti, erangli fatte sem
duca non perciò contento, mandò pre ricerche in fatto di erudizione,
l'uno e l'altro, senza nominar erlocchè venne nell'amicizia e
me gli autori al celebre marche famigliarità di moltissimi dotti di
se Orsi, che trovò quello di A que'tempi co'quali mantenne con
postolo ottimo, pazzo l'altro. Per tinuo commercio di lettere. Fra i
la qual cosa lo Zeno mise tosto ma primi voglionsi nominare il Ma
no all' opera ed in poco spazio gliabechi, i due fratelli Salvini,
l'ebbe compiuta. Portatosi in Mo il Marmi, il Cinelli, il Gigli, il
dena fece eseguire con applauso Benvoglienti, il Crescimbeni, il
universale il Carosello mettendovi Severoli, il Fontanini, l'Egizio, i
sue splendide invenzioni, e fu due Valletta, il Mongitore, il Ba
graditissimo il dramma. Tanto ac ruffaldi, il Silvestri, il Zorzi, l'A
contentamento n'ebbe il duca, che lecchi, il Maffei, l'Orsi, il Manfre
oltre di averlo generosamente re di, Pier Jacopo Manfredi, il Mor
galato, il voleva a suoi servigi con " il Bacchini, il Muratori,
lo stipendio di centoventi doppie italiani. Fra gli stranieri, il Mont
faucon, il Goetz, il Langio, l'Eb Fontanini intorno il Tassoni. º
ner, il Wolf ed altri moltissimi. mico del medesimo Fontanini eb
Questi accenniamo soltanto per mo be cura della edizione del Ra
strare che dovendo rispondere ad gionamento sopra le Masnade,
infinite quistioni non per tanto opera bella di quest' ultimo, e
sapeva trovar tempo lungo ed agli principio della sua fama lettera
studii che il bisogno gli rendevano ria; e dicesi con molta probabilità,
necessarii, ed a quelli a quali era che del suo facesse tutta la spesa
trasportato dal proprio i" della stampa, come fece pure in
Onde promuovere la buona cri gran parte per due o tre Scanzie
tica si fece ad assistere alla compi della Biblioteca Volante del Ci
lazione del giornale che si stam nelli, senza che questi nemmeno
pava da Girolamo Albrizzi col il sapesse, e soltanto per quel som
titolo Galleria di Minerva. In mo desiderio che in lui fu sempre
questo libro si contengono molte che le opere utili andassero pro
memorie originali ed insino a'quei mulgate. In quel tempo medesimo
tempi, cioè nel 1696, fatte rarissi ad istanza dell'Albrizzi voltò dal
me. In essa lavorò per alcun tem francese in italiano gli Elementi
po, a principio apponendo il pro della Storia del Vallemont, l'ar
prio nome, in appresso lasciandolo; te di conoscere gli uomini del
anzi vergognandosi di aver avuta la Chambre, ed i Consigli della
parte in quel libro che per molti sapienza. Oltre a ciò per compia
capi venne in dispregio dei dotti, cere all'istesso Albrizzi intraprese
ma che se non altro ebbe il van la continuazione del Mappamondo
taggio di essere il preludio del fa storico del Foresti. -

moso Giornale de'letterati d'Ita Di quest'opera i primi sei tomi


lia, di che parleremo più sotto. sono del Foresti medesimo, ma
Nel 1697 stendeva una disserta questi morto, quattro ne scrisse
zione latina nella quale voleva trat Apostolo, che furono bene accolti
tare delle biblioteche antiche e dei ed applauditi, ed aveva raccol
più illustri bibliotecari. Nel 1698, ta molta copia di materiali per se
raccoglieva poesie inedite di poeti guitare, e l'avrebbe anche fatto,
antichi italiani, per formare una se il pazzo cervello dell'Albrizzi
appendice alle Raccolte già pub non si fosse messo di mezzo, talchè
blicate dal Giunti, dall'AIacci, dal disgustatosene lo Zeno più non
Corbinelli, dall'Ubaldini. Procu volle saperne.
rò la stampa delle Annotazioni so In fra tante fatiche non dimen
Pra il Vocabolario della Crusca, ticava però mai tre imprese inco
già creduta opera del Tassoni, ma minciate da molti anni, e per le
che poi si scopri fattura di Giulio quali iva travagliando ogni gior
Ottonelli, del quale è da vedersi mo: La Storia de' Poeti Italiani,
quello che dottamente scrisse il gli Scrittori Veneziani, gli Scrit
Tiraboschi nella Biblioteca Mode tori delle cose d'Italia. Per la pri
nese. A questo libro lo Zeno vole ma aveva divisato di scrivere le
va far precedere un suo discorso, vite di tutti i poeti ialiani dal
che poi cresciutogli a dismisura XII sino alla fine del XVII se
formava da sè solo un volume, ed colo, recando di ciascuno un e
aveva divisato di farlo imprimere satto elenco delle opere. Vole
a parte, locchè però non ebbe luo va farle precedere da due disser
gº, e l'opera dell'Ottonelli si tazioni: una che mostrasse come la
ºmase nuda; meno una non lun lingua latina guastandosi avesse
ga prefazione ed una lettera del dato origine all'italiana; l'altra
5o
come avesse avuto origine la rima vacante quel posto, e questo avreb
nella italiana poesia. Per questa be amato lo Zeno. Era a quei
opera aveva già raccolto moltissimi giorni bibliotecario il procuratore
materiali, e già essendo noto il suo Cornaro, il quale propose certo a
divisamento con molto desiderio bate Capitanio, che non fu dagli
era attesa. Il Crescimbeni venu altri riformatori accettato. Allora
tone a cognizione, onde non esse si mosse a concorrere Apostolo,
re dallo Zeno preceduto, mandò che temeva; allora venne per lui
per le stampe nel 1698 il primo lettera di caldissima raccomanda
abbozzo della sua Storia della zione del celebre cardinale Noris
volgar Poesia, che però e per ai medesimi riformatori, ed il Cor
magrezza di notizie e per espo maro persuase lo Zeno di lasciarsi
sizione, non riuscì di nessuno proporre. Ma che ? Nicolò Calia
impedimento ad Apostolo nella chio greco, molto amorevole del
continuazione del proprio lavoro. Cornaro con sue arti il pregò di
Nel 17oo annunziò di aver com creare al desiderato posto Marco
piuto il primo volume e più anche Antonio Maderò suo nipote. Al
i ritratti dei poeti in quello men quanta resistenza fece il Cornaro,
tovati, ma non si potè risolvere a ma vinto dalle astuzie del greco, ed
pubblicarlo. Le memorie degli ingannato per calunnie contra A
Scrittori Veneziani aveva già unite postolo, favorì il Maderò, talchè,
e disposte per la maggior parte, nè con grave dolore dell'altro, e con
più mancava che la semplice nar vergogna degli elettori, per essere
razione delle vite, ma anche que uomo al tutto ignorante, fu eletto il
sta lasciò da un canto, ed in ap medesimo Maderò. La ingiustizia
presso regalò tutti8" spogli ed i sofferita, non disanimò per altro lo
materiali al padre Giovanni degli Zeno nelle sue letterarie esercita
Agostini. zioni, chè nel 17o4 dirigendo una
Per gli Scrittori delle cose d'I Lettera discorsiva al Fontanini,
talia, aveva molti manoscritti ori in essa sotto pretesto di dargli con
ginali acquistato, molte copie a to di un'opera filosofica che l'ami
vrebbe avuto dalle librerie ve co suo Bernardo Trevisano stava
neziane, e molte ne aveva fatte lavorando, narra i fasti politici,
cavare con somma accuratezza da militari e letterarii della famiglia
biblioteche forastiere. Intendeva del medesimo Trevisano, e gli
di apporvi prefazioni, annotazio narra piuttosto per le lunghe,
ni, correzioni e vite degli autori. Il e forse con troppa prodigalità di
primo tomo di quest'opera, era lodi.
già allestito e ne fece avvisati gli Nel 17o5 mandò per le stampe
amici, ma nol mandò per le stam il Compendio del Vocabolario del
pe come non fece per la prima cen l'Accademia della Crusca : nel
turia già preparata per una Biblio qual libro fu il primo, che pensan
teca di Codici Mss. per la quale do giovare anche agli stranieri che
aveva fatti immensi lavori. Intanto studiavano la nostra favella, appo
che si occupava in opere di tanto nesse alle parole l'indizio degli ac
peso, come a sollievo, dettava centi. Fu bene accetto questo com
drammi che seguitavamo ad essere pendio, che metteva tutti anche i
costantemente applauditisi in Ve meno facoltosi in istato di potersi
nezia come nelle altre città d'I provvedere di un libro necessario,
talia. Nel 17o5 per la morte del ed il libraio Baseggio ne trasse
l'abate Gualtiero Leti, custode del molto profitto.
la libreria di san Marco, rimase A quei di Apostolo seppe che
O I

Pietro Antonio Bernardoni poeta aiuti e incoraggiamenti. Ma an


cesareo ed amico suo stava per che i conforti letterarii in fine non
congedarsi dalla corte di Vienna, gli bastarono, imperciocchè tante
e ben tosto tenne pratica per aver e di sì cattivo genere erano le in
quel posto, in altro tempo rifiu quietudini che provava in fami
tato. Giovogli il Bernardoni e sin glia, che tutta la sua pazienza non
ceramente, ma siccome le faccende valeva a fargliele sopportare. Per
andavano assai lente, ed Apostolo la qual cosa cercò ogni modo onde
era di fervido temperamento, per togliersi a tante molestie, e questo
ciò disgustatosi lasciò libero il cam gli venne fatto, ottenuto ch'ebbe
po a Silvio Stampiglia adducendo il posto di priore nel Lazzaretto
per sue scuse il fresco suo matri vecchio nel 1711. Era il luogo di
In0I110. sua residenza fuor di mano ed in
Nell' anno sovraindicato erasi isola, e vi si portò tantosto con la
ammogliato con Lodovica figlia moglie. Quivi rimasto per quattro
unica dell'avvocato Giovanni Mon anni ebbe agio anche servendo ge
donovo. Per patto nuziale passò losamente al proprio uffizio di oc
ad abitare in casa del suocero, ma cuparsi ne'diletti suoi studii, e
ben presto ebbe a dolersi del co principalmente nella compilazio
stui umore bisbetico, ed in ispe ne del giornale. Prima che giun
zialità della sua avarizia. Tuttavol gesse al termine dell'incarico gli
ta i diletti suoi studii gli facevano avvenne il doloroso caso di perde
meno disgustosi i tratti poco amo re la moglie, ed in seguito ebbe
revoli dell'avvocato, e gli applausi a sostenere non lievi disturbi dal
che sempre ottenevano i suoi sordido suocero, perchè non aveva
drammi il rimuneravano in pub avuto dalla donna sua prole ma
blico dei famigliari tormenti. schile, ma soltanto due aborti di
Mentre l'arciduca Carlo d'Au femmine. Questi però volle acco
stria col titolo di Carlo III soggior modati ad ogni patto, e rinunzian
nava in Barcellona, ad Apostolo do ad ogni vantaggio che da un
furono ordinati più drammi, i quali litigio avrebbe potuto pervenir
essendo riusciti di pieno aggradi gli volle e seppe trovare la pace là
mento di quel principe, egli gliene dove sembrava che dovesse più in
fece sentire la propria contentez ferocire la guerra.
za, e splendidamente il rimunerò. Intanto il suo nome, specialmen
Nell'anno seguente pubblicò una te pel giornale, andava facendosi
sua lettera in difesa degli scrittori largo fra maggiori letterati d'Ita
italiani e specialmente di Torqua lia; in esso si trovava critica giu
to Tasso contra le contumelie del sta ed acuta, erudizione rara e non
Bouhours e de giornalisti di Tré sovrabbondante, e le intere me
voux. In quest'anno medesimo tro morie originali che inserivansi e
vandosi " in compagnia del rano dettate con istile puro, con
Maffei e del Vallisnieri fu imma saviezza e somma dottrina. In di
ginato il celebre Giornale de'Lette ciannove fascicoli delle stesso gior
rati. Affidatane dagli altri due la nale, egli distribuì le sue celebrate
direzione ad Apostolo, questi di osservazioni all'opera del Vossio
buon animo la intraprese, e divol de historicis latinis, che furono
gatone l'avviso per tutta Italia, man in appresso stampate anche sepa
ratamente come diremo. Se però il
dò fuori il primo volume nel 171o.
Appena comparve fu universale giornale aveva moltissimi fautori
l'approvazione, e lo Zeno da ogni ed amici, non mancò anche di ne
parte ricevette congratulazioni, mici che non furono in iscarsissimo
52
numero. Fra questi accenneremo Gl'insulti però fattigli pel gior
il dottore Biagio Majoli de Avi male, ed un disturbo mossogli in
tabile, il quale scrisse contra il giustamente contro per la corri
giornale medesimo e fece scrivere pondenza con Girolamo Gigli, uo
da altri; ed i giornalisti di Trévoux. mo noto per l' acrimonia dello
Da parte di tutti costoro e si dissero scrivere, e disgraziato pel bando da
e si scrissero e si stamparono contu Roma avuto pel Vocabolario Ca
melie d'ogni genere e contra il teriniano, il disgustarono della I
giornale, e contra le persone dei talia; e volle tentare se fuori di es
compilatori, talchè alcuni fra que sa potesse andarsene libero dalle
sti ebbero anche a tramortirne, letterarie invidie.
altri ad inquietarsi, altri giunsero L'imperatore Carlo VI non a
a minacciare di vie di fatto qual veva mai anche dopo passato dalle
cuno degli offensori. Lo Zeno pe. Spagne nell'Austria, dimenticato
rò si rimase sempre tranquillo, nè lo Zeno, ed il fece richiedere di no
mai volle che fosse fatta nemmeno velli drammi. Obbedì alla inchie
menzione di sì sciocca e maligna sta, ma il monarca si mostrò desi
guerra, mossa contra un'opera che deroso di aver seco il poeta, e que
ormai aveva ottenuti i comuni sti, come sopra dicemmo, per quel
suffragi. Il giornale diretto assolu le ragioni, volentieri vi si accon
tamente da Apostolo Zeno durò ciava. Fattone però ad ogni buon
dal 171o al 1718, sempre compa riguardo consapevole il segretario
rendo con tutta fedeltà al tempo degli inquisitori di stato, ed otte
determinato. Mentre continuava muta licenza, propose i patti che
quella compilazione pubblicò una furono accettati e nell'anno 1717
compiuta edizione delle opere del ſu stipulato il contratto. Allora u.
Redi, arricchendola di gravi ed niversalmente si dimostrò grande
inedite giunte. Così fece di altre dispiacere del suo allontanamen
opere cavando con simili onesti to; allora conoscevano in esso i
mezzi qualche profitto, che rivol meriti che veramente aveva, loc
se ad acquistare nuovi libri ed in chè sempre avviene quando gli
soccorso de' suoi parenti, special uomini sono prossimi a perdere
mente della sorella, che rimasta ve quello che prima sconoscevano,
dova, venne a ricoverarsi presso di talchè insino uno degli inquisitori
lui. Onde migliorare però sempre ebbe a tenergli grave ragionamen
più la sua condizione domandò ed to, benchè inutilmente, affinchè
ottenne di essere eletto governa non partisse.
tore della dogana di mare, posto Accomodata ogni sua domestica
molto onorevole ma anche di mol faccenda, provveduto alla vecchia
to disturbo, nel quale entrò nel madre ed alla sorella, e trovata
1716. Con assai destrezza ed ono conveniente situazione pe'suoi li
ratezza eseguì l'incarico, talchè bri, raccomandò con molti avver
ben presto si trovò di molto av timenti il giornale al fratello Ca
vantaggiato l'erario; ma siccome il terino, e provvide perchè non fos
tempo che bisognava spendervi se interrotta la continuazione del
era lungo, odioso il ministero, la Raccolta degli Storici Veneziani
troppe le tentazioni, ben tosto gli da sè incominciata. Finalmente nel
vene a noia, nè per vantaggi che luglio del 17 18 si staccò non sen
gli fossero proposti volle seguitar za molto commovimento dalla pa
vi, e nel 1717 sotto pretesto di tria e dagli amici per recarsi al
guastata salute, domandò ed ebbe suo novello destino. Fu però sfor
la sua dimissione. tunato nel viaggio per a Vienna,
55
imperciocchè nel villaggio di Do fieramente. Le chiacchiere mali
gua rovesciato di carrozza gli si gne dei musici, che dovevano rap
ruppe la gamba destra, e traspor presentare nel suo dramma Ifige
tato insino alla Ponteba dovette nia, già scritto in Venezia, contra
fermarvisi quaranta di onde si rias i ministri, l'inquietavano a dismi
sodasse; ne'quali gli servi di som sura. Perchè focoso com'era non
moalleviamento la compagnia di frenava la lingua contra a'nemici
Ippolito Bertolani che avevasi scel ingiusti, ed i musici gente ven
to per compagno. duta a tutti e prontissima a rivol
Ridottosi in istato di poter sof gere ove più trovi vantaggio,
ferire il viaggio, questo intrapre riportavano a ministri quanto nel
se in lettiga, ed in dodici giorni primo bollore dell'ira era uscito
giunse alla capitale dell'Austria. di bocca ad Apostolo, talchè que
Quivi era già anticipatamente sti aizzavano contro di quelli, e
pervenuta la notizia del suo disa quelli contro di lui. Da tale con
stro, ed appena arrivato furono a flitto ne accadde che erasi fatta
visitarlo non pochi personaggi di congiura per opprimere il dram
grandissimo conto. Il Pariati, tro ma, locchè giunse, con suo som
vavasi in Vienna col titolo di poe mo dolore, agli orecchi di Apo
ta cesareo, ed avendo fatta prova stolo. Se non che l'aiuto venne di
poco felice de propri talenti, non dove meno si sperava: chè il Pa
fu molto contento di avere vi riati assistendo indefessamente al
cino lo Zeno. Il quale dispiacere le prove dell'opera, si adoperò con
anche si accrebbe allora che la tanto zelo, che il dramma riuscì a
maestà dell'imperatore volle che maraviglia: il monarca ed il pub
Apostolo fosse nominato primo blico ne furono contentissimi, e
poeta di sua Maestà, al che però quegli donò di cento ungheri il
questi si oppose, e ottenne due poeta.
vantaggi: il primo che volendo L'esito fortunato del dramma,
però l'imperatore ch' egli avesse gl'infuse il coraggio onde presen
particolare distinzione, al titolo di tarsi al sovrano, il quale l'accolse
poeta, aggiunse l'altro di istorico con ogni maniera di gentilezze, e
cesareo; l'altro che il Pariati mos gli favellò del Giornale de'lettera
so dalla cortesia di Apostolo, de ti, e gli disse come voleva che in
pose ogni gelosia e gli divenne Vienna fosse creata un'accademia
a Inlco 81n Cero. letteraria, della quale intendeva di
Apostolo trovavasi assai lieto in essere protettore e capo. Più altre
quanto all'accoglienza ricevuta nel udienze ebbe in poco tempo in
la capitale dell'Austria, non così appresso, e sempre sperimentò la
però in riguardo alla propria salu umanità di quel principe dotto e
te. Essendoglisi male aggiustata la cortese. Frattanto per ordine supe
gamba, e le ossa trovandosi per riore scrisse il dramma giocoso don
conseguenza fuori del vero lor sito, Chisciotte, e nella sera occupavasi
ne conseguitò che gli rimase cur col Garelli, col Gentilotti, e col
va, perciò più corta dell'altra: laon Riccardi a stendere il piano della
de era forzato a zoppicare. Por novella Accademia, vivamente sol
tossi, così consigliato, ai bagni di lecitata dal monarca. Non dimen
Baden ma con poco o nessun pro tico della edizione de'Storici Vene
fitto. Da un'altra parte le ghermi ziani che aveva lasciata al princi
nelle decortigiani l'infastidivano: pio, per quella scrisse la vita del
la simulata amicizia di alcuni e Paruta, pel giornale continuava
l'odio aperto di altri il turbavano a dettare articoli che spediva al
VoL. VII.
54
fratello Caterino ed erano conve guitare con animo tranquillo gli
nientemente collocati. studi suoi, corrispondere ai desi
Mentre questo ed altro faceva derii di Cesare, componendo più
egli in Vienna per vantaggio e de drammi, ed ottenere dalla impe
coro delle lettere italiane, in Ve riale generosità molti e straordi
nezia era calunniato di aver tolta nari sussidii che il misero in gra
ad altri l'ossatura e l'argomento do di sfogare la sua prima passio
della Ifigenia, al che non rispose: ne, di acquistare sempre novelli
bensì venne ad inquietarlo una libri.
scortesia del Maffei, il quale volevaIn quel tempo, cioè nel 172o,
far credere non solo i aver data
gli tornò alla mente il gradito pro
la prima idea del Giornale de'let getto della Raccolta degli scrittori
terati, ma eziandio che tutto il delle cose d Italia, e voleva con
migliore che vi si trovava fosse o l'aiuto di alauanti amici e con la
pera sua. Della quale ingiustizia " i Cesare, erigere in
Apostolo talmente si dolse, e le ienna una stamperia che altro
doglianze giunsero finalmente in non desse fuori che opere inedite
sino al Maffei, che rientrato in sè insino a quei giorni; ma ogni sua
medesimo, siccome nobile e pre sollecitudine e speranza riuscì a
stante uomo, ne sentì grave dolo nulla. Intanto, senza dolersene,
re, ed in appresso in ogni maniera come seppe che il Muratori aveva
procurò di racquistare il perduto pensiero di formare una simiglian
amico. Altro fastidio gli venne dal te raccolta, con largità a lui pro
senatore Garzoni per la vita del pria tutto donò quanto aveva, e
Paruta, imperciocchè essendosi più anche, porse ogni maniera di
detto in quella che gli antichi suoi coraggio a quella magnifica intra
erano da Lucca venuti a Venezia f" Che se al Muratori si deb
portandovi l'arte della seta, que ono laudi per la esecuzione, di
sto stimava il Garzoni essere uno queste non si vuol fraudare pure
sfregio alla nobiltà, come se il mer lo Zeno per averla primo imma
canteggiare onoratamente fosse ai ginata, e fatto al proposito non leg
nobili disonore: tanta era la mise gera collezione di non pochi e non
ria della vanità aristocratica a tem deboli autori. Una volta oppressa la
pi del Garzoni. Inoltre avendo an invidia, e dato a conoscere l'ani
nunziata in Italia la novella Acca mo suo generoso e benefico, e la
demia di Vienna che aveva trovati indole affatto aliena dalla malignità
non lievi ed impreveduti ostacoli al e dal voler sovrastare agli altri, A
suo cominciamento, l'imperatore postolo viveva felice, attorniato da
ne mostrò dispiacere. Ma più che molti amici, e nelle cose lettera
tutto il faceva malinconico il ritar rie sentito come oracolo, anche da
do dei suoi stipendi, e la necessità gli stranieri richiesto di aiuto per
di pagare le tasse di metodo dovu opere che stavano per pubblicare;
te agli uffizi per l'impiego. Se non da tutti amato e venerato. Per suo
che presentatosi alla Cesarea Mae mezzo molti non invano ricorsero
stà, questo suo rammarico espose, per protezione a Cesare, a nessu
ed il generoso sovrano il donò di no negava far parte di quanto sa
quattromila fiorini, e recatosi a peva, con moltissimi teneva con
pagarne mille ad un pubblico uf, tinua corrispondenza di lettere.
fizio, da ministri gli fu detto che Il soggiorno di Vienna sebbe
non gli accettavano perchè nulla ne per lui dovess' essere bellissi
egli doveva, mo, tuttavia non l'aveva fatto di
Così, lieto e contento potè se mentico della patria, ed ogni di
55
crescendogli il desiderio di rive che sarebbero per lui come vele
derla, ne richiese di permesso il no, e che da esse ne verrebbe de
monarca, il quale in ogni altra sua siderio di possederne molte più,
domanda i" a questo locchè gli consumerebbe assai tem
negò di consentire. Ma veggendo po e danari. La predizione avve
pure come tale desiderio dello Ze rossi; imperciocchè Apostolo, rino
no non si acchetasse, ed il facesse vati con molta severità quegli studi
malinconico, procurava racconso che intorno la numismatica in al
larlo ora con questo dono ora con tro tempo aveva fatti, con sommo
quell'altro. Lasciato il posto di ardore, lasciato da un canto il
bibliotecario cesareo dal Gentilot comperar libri, ad appagare il no
ti, che si recò ad altro ministero, vello desiderio si rivolse, sicchè in
questo fu offerto ad Apostolo, che non molti anni fece splendida rac
costantemente il rifiutò. Final colta per numero, e speciosità di
mente piegato l'animo del mo vecchie monete. L'anno 1724 fu
narca gli accordò il desiderato per per lui di grande fatica, imper
messo, e nel 1725 tornossi in Ita ciocchè malatosi il Pariati, dovette
lia; ove non è a dire il piacere che solo rispondere ai desiderii della
risentì nell'abbracciare i parenti corte; talchè vi dette Euristeo,
e gli amici, e nel respirare l'aura Andromaca, Gianguir, Semira
nativa che pure ad ognuno riesce mide, e sebbene infiniti fossero
sempre carissima, specialmente se li applausi, nè le sovrane bene
siavi stato lontano per molto tem cenze gli venissero meno, nulla
po, anche fra le splendidezze ed i ostante sentissi stanco oltre ogni
piaceri di una corte imperiale. credere. D'altronde la fantasia cal
Voleva fermarsi tutta la prima da nelle prima età, col passare de
vera dello stesso anno, ma i co gli anni si agghiaccia, ed il trava
mandi della corte l'obbligarono a glio perciò più difficile, gli si fa
tornare in Germania, ove giunto ceva anche ogni di più penoso.
ai 26 di aprile, andò a trovare i Credette potersi sollevare, es
sovrani a fi da quali fu sendo giunto in Vienna certo A
accolto anche con maggiore bontà bate Pasquini, giovine di non co
dell'ordinario. Insino allora lo Ze muni talenti, che dette al teatro di
mo non aveva fatto scopo di sua corte, con la direzione dello Zeno,
raccolta se non che i libri stampa un suo dramma nominato Sparta
ti e manoscritti, ma il caso, ed un co, e con buon successo.
amore conceputo insino da ragaz Scelto ad autore del prossimo
zo per la numismatica, nella vec spettacolo insuperbissi il giovina
chiaia il fece desideroso di racco stro male accorto, e " volare
gliere anche antiche monete. Nel da sè solo, cadde senza speranza
di rialzarsi.
1722un suo amico Albanese il donò
di sedici medaglie in argento, le L'imperatore che a principio
quali mostrate al Panagia, antiqua dell'amore posto da Apostolo a
rio di Vienna, questi gliele trasse raccoglier monete l'aveva amiche
dalle mani. Poco appresso avvenne volmente beffato dicendogli: Ah
ch'egli facesse comprare al conte Corrdon, Corrdon quaete demen
di Por parecchie medaglie in oro, tia cepit, in appresso si valse di
per cui dal venditore m'ebbe in lui anche come antiquario, perchè,
regalo ventisei d'argento, e dal in unione ad altri dotti, ordinasse
compratore due in oro. Il Panagia e facesse un inventario del proprio
voleva trargli anche queste, ma museo, essendo morto l'Herèo che
non riuscì: perlocchè gli predisse n'era il custode. Eseguito l'ordine
56
in compagnia del più sopra men opere grande fama di sè, ed Apo
tovato Panagia, dovendosi proce stolo sincero estimatore dell'altrui
dere alla nomina del novello cu talento non cessava di encomiarlo
stode, n'era venuto qualche pru ovunque sentisse che si nominas
rito allo Zeno, il quale però discae sero. Alla fine il monarca tutto di
ciò subito, pensando che se quel sentendo ripetere da Apostolo la
posto avesse ottenuto, gli saria poi domanda del congedo, gli chiese
stato impossibile tornarsi in Italia chi, lui partito, sarebbe da sosti
ove sempre erano rivolti i suoi tuirsi. Al che Apostolo rispose su
desiderii. Laonde richiesto dall'im bito, il miglior poeta che abbia
peratore chi fosse da nominarsi, Italia, il Metastasio. Il sovrano
Apostolo rispose immantinenti il acconsentì, ma volle che ad Apo
Panagia, e questi fu eletto. Se non stolo rimanesse il titolo di poeta
che dell'amicizia di costui non eb ed istorico cesareo con l'intero
be molto a lodarsi, perchè volendo suo appannaggio, e con l'obbligo
il sovrano acquistare il Museo nu soltanto di comporre un oratorio
mismatico de'Certosini di Roma, e in ciascun anno.
mandato per esso Daniello Anto L'ultimo dramma con cui chiu
mio Bertoli Friulano, uomo onora se la sua carriera fu Cajo Fabrizio,
tissimo, quando fu portato a Vien dopo del quale, rimasto per conve.
ma, dal Panagia specialmente si nienza a Vienna alcun tempo, e
sparsero voci in disprezzo di quel già prima che giungesse il Meta
la raccolta, e che lasciavano tra stasio e da questo s'intraprendes
vedere come se lo Zeno avesse a se il servigio dell'imperiale tea
vuto non lieve e vile interesse in tro, Apostolo risolvette ad ogni
quell'acquisto stato da lui propo modo di ricondursi stabilmente
sto al monarca. Voci peraltro che alla patria. Per la qual cosa prese
furono smentite, imperciocchè congedo dal suo amoroso e liberale
della onoratezza dello Zeno e del monarca, e rivolse alla Italia. Il
Dertoli nè l'imperatore nè chi tratto di avere proposto il Meta
veramente entrambi gli conosceva stasio in sua vece fu per alcuni
poteva mai dubitare. Perciò è fal proclamato siccome un atto d'in
so che siasi diminuita a suo riguar signe eroismo, ma questi non co
do la grazia di Cesare. Sempre noscevano l'animo di Apostolo aſ
anche ne'drammi posteriori otten fatto scevro d'invidia, e prontis
me il sovrano aggradimento, e de simo a lodare ed a soccorrere per
sideroso ancora di rivedere l'Ita quanto il poteva ai talenti.
lia, facilmente ne ottenne il per Appena si sparse la voce del suo
messo, riconducendosi nel 1729 al ritorno, tutti i letterati di primo
dover suo. ordine, amici suoi, ne sentirono
Quantunque dai principi fosse sommo piacere, ed in un suo viag
di continuo bene accolto, e festeg getto nella primavera avanzata, fu
giato, nondimeno gli rimaneva festeggiato in Padova da quei pro
sempre fitto nell'animo di ottene fessori della università ; a Fer
re il congedo dalla corte, che ave rara dal Baruffaldi, a Modena dal
va più e più volte indarno richie Muratori e da Domenico Pandel
sto, quantunque adducesse la sin li, e dall'istesso duca Rinaldo di
cera ragione che l'aere crudo di Este. Nel settembre portossi a Ca
Vienna riesciva assai pernicioso podistria, città a lui carissima ove
alla sua già affievolita salute. godeva ore beate ed ove aveva divi
A quei di Pietro Metastasio a sato di fermarvisi qualche tempo, se
veva levata meritamente con le sue nori che il richiamò frettolosamente
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a Venezia la notizia di grave ma Apostolo mostrava intenzione di
lattia della madre decrepita, la ripigliarlo, ma altre faccende nel
quale fu seguita da una sua, che distolsero, e specialmente la vec
il tenne per sei mesi continui af chiaia che procedeva a gran passi.
flitto, talchè era ridotto come uno Per dar tregua all'affanno che nol
spettro. Consigliato dai medici che lasciava, volle condursi al santua
si recasse a Padova onde riaversi, rio di Loreto con lento viaggio, nel
ei volle piuttosto viaggiare di nuo quale trovò da per tutto vecchi a
vo per a Vienna, e contro la co mici, e nuovi se ne procacciò. Ri
storo opinione a piccole giornate volto a casa, pose mano alla vita
vi si condusse. Di questo viaggio che estese diligentissima del Da
era giunta a Cesare anticipatamen vila per la mobilissima edizione
te notizia, e sentito del male stato che fu procurata dallo Smith del
di Apostolo credeva avesse a mo le sue Storie, e che usci in Ve
rire per istrada, ma in modo di mezia nel 1755. -

verso andò la cosa: imperciocchè Nel 1755 fece una splendida o


appena giunto in Gratz la febbre dizione de' suoi Oratorii sacri, e
il lasciò, ed arrivato a Vienna, con la dedicò agli augusti mecenati
somma sorpresa dell' imperato che l'accettarono di buon grado,
re, allorchè gli si presentò, tro indi si occupò intorno le notizie
vossi all'in tutto rimesso in salu de' Manuzii che mandò per le
te. Ne due mesi che colà si fermò stampe nel 1756. Anche tornato
ricevette ogni maniera di genti da Vienna non lasciò di accrescere
lezze e beneficenze dagli Augusti, la sua raccolta di monete antiche,
e, prima di abbandonarli per l'ul alla quale congiunse quella delle
tima volta, ebbe la consolazione medaglie coniate in onore di uo
di vedere ottimamente provveduto mini illustri, ed altre vi unì di
il suo Bertolani. Si può veramen monete pontificie, e delle patrie
te dire che il nobile animo di A Oselle.
postolo, e la sua schiettezza, anzi Aveva raccolti con molta pazien
che un padrone, in Carlo VI gli za infiniti materiali per istendere
avevano dato un amico, tanto fu la vita di Girolamo Muzio Giu
l'amore che sempre gli dimostrò, stinopolitano, fecondissimo scritto
non mai alterandosi fuorchè quan re del secolo XVI, ora dimentica
do gli domandava di allontanarsi. to; ma a quanto si sa non fu mai
Nell'autunno del 1751 rivide scritta. Appose le note alla magni
Venezia, e ben tosto fece alleanza fica edizione delle Storie del Guic
con tutti quegli uomini che allora ciardini procurata in Venezia dal
vi fiorivano per sapere, che non lo Smith. Giusto Fontanini aveva
erano pochi, e che si raccoglieva pubblicato nel 17o6 il suo Ragio
no presso di lui come in un'Acca namento sulla eloquenza Itali:
cademia, per esercitarsi reciproca na, e lo Zeno presone un esem
mente ne'loro studi. Nel 1752 do plare era andato postillandolo, e
vette provare acerbo dolore per la quando il Fontanini portossi a Ve
morte del suo fratello Caterino da nezia glie ne fece dono. Nella ri
lui teneramente amato, che il gio stampa dell'opera che questi fece
vò nelle opere che intendeva in nel 1724 in Cesena, si valse delle
traprendere, che sostenne il gior postille dello Zeno, ma senza de
male benchè Apostolo fosse lon gnarsi di nominarlo. Altra edizio
tano , e che con la sua morte ne della stessa opera rifatta di pian
ebbe termine a grave discapito ta si produsse nel 1756, ma pub
delle lettere e della gloria italiana. blicata soltanto dopo la morte
58
dell'autore, nella quale non solo si il suo Museo. Avute da molti si
trovarono gli antichi errori, ma gnori molte proposizioni, ma non
gran copia di novelli, ed uno sve mai venendosi a conchiusioni che
lenamento continuo contra tutti piacessero ad Apostolo, per assai
gli scrittori italiani si antichi co tempo non furono che parole ed
me moderni. Lo Zeno non vi si offerte senza effetto. Finalmente
mordeva, ma si seguitava a tacere fu stretto il mercato con Giovan
delle correzioni che si erano da lui Giorgio abate de Canonici rego
ricevute. Contra questo libro i dot lari del Monastero di s. Floriano
ti si commossero tutti, primo fu il nell'Austria superiore, e nel 1747
Maffei, indi il Muratori, il Barot con le lagrime agli occhi consegnò
ti, il Costadoni, il Tartarotti. A agl'incaricati Io72o medaglie, pel
postolo memore dell'antica amici prezzo di ventimila fiorini: prezzo
zia avuta con monsignore, non mitissimo considerando la qualità
volle prender parte nella battaglia, degli esemplari, e le somme che
ma considerando che questo libro erano a lui stesso costate.
ito fra le mani degli stranieri a Seguitava i lavori, intorno il
vrebbe recato danno alla Italia, Fontanini, e rifece e corresse le sue
volle farvi alcune annotazioni del dissertazioni Vossiane, già come di
le quali credeva potersi spedire cemmo impresse nel Giornale dei
assai presto, ma così non fu. letterati; ma tanta fu la sua insa
Nel 174o gli avvenne la disav ziabilità nell'accrescere le notizie,
ventura di perdere il suo generoso che non giunse a vedere pubblica
mecenate Carlo VI, ed i trambusti te nè le annotazioni al Fontanini,
che per tal morte succedettero sta nè le dissertazioni rinovate. E per
vano per fargli grave danno nella questa sua difficoltà di accontenta
pensione. Maria Teresa, di glorio mento, e per l'allargare di troppo
sa memoria, gli decretò nondime che faceva sempre i confini non a
no mille fiorini annui di appan vemmo tante altre opere da lui in
maggio, e gli volle conservati i ti cominciate, e nelle quali aveva
toli di poeta ed istorico cesareo. consumato lungo tempo e largo
Intorno a quel tempo Gasparo sudore.
Gozzi propose di fare una edizione Ma la età ed i suoi acciacchi si fa
enerale " opere drammatiche cevano ogni dì più sentire ad A
" Zeno, e questi pure ne ave postolo, il quale già soggetto da più
va avuto il pensiero, ma il pensie anni ad incommodi non lievi, nel
ro di doversi adattare alla noia di 1749 fu soprappreso da un leggero
correggere quello che per la fret insulto apopletico che per dili
ta o per la necessità era in quelle genza dei medici potè nondimeno
occorso allorchè si esposero sul superare. Conobbe non pertanto
teatro, gliene aveva sempre di che la sua fine non poteva es
minuito il desiderio. Al Gozzi la sere lontanissima, e perciò mise
sciò che quanto bramava facesse, e buon ordine alle sue cose tem
correggesse a suo senno. La Rac porali. Della sua biblioteca sog
colta comparve in dieci volumi in getto di tanti suoi travagli e
ottavo, e fu universalmente aggra dispendii, volle eredi i monaci Do
dita. menicani alle Zattere presso Ve
Intanto crescendogli i bisogni nezia; anzi onde evitare qualun
per la diminuita o ritardata pen que traversia potesse avvenirle do
sione, e per le spese che gli era po la sua morte per opera degli altri
pure stato forza di fare, venne in suoi eredi, egli stesso volle conse
assoluta deliberazione di vendere guarla agl'incaricati del convento.
3
Nel susseguente anno i mali gli nuazione dell'opera del P. Fo"
si accrebbero a dismisura, talchè sti, ivi, 17o 2-5, T. 4, in 4.
a quando a quando gli soprav lo stesso, Parma, 17o4.
venivano accidenti che pareva vo lo stesso, Venezia, 1714.
lessero ucciderlo subitamente. Al
1o. I Consigli della Sapienza,
lorchè però riavevasi tornava ad ovvero Raccolta delle massime di
istudiare, ed aiutato da Marco For Salomone, tradotta dal francese
cellini alquante nuove annotazioni in italiano. Venezia, 17o5, in 8.
al Fontanini, ed una nuova disser I 1. Lettera discorsiva al Fon
tazione aggiunse alle Vossiane; la tanini intorno la grand'opera del
prefazione allo stesso libro fu l'ul le Meditazioni filosofiche del si
tima opera sua. Travagliato da gnor Bernardo Trevisan ec., ivi,
continuo affanno, a stento potendo 17o4, in 4. -

pronunziare alquante parole, durò la stessa nella ultima edi


qualche tempo in miserissimo sta zione delle lettere dello Zeno. To
to, finchè la notte degli undici di mi 1, p. 17o.
novembre 175o fu i" per 12. Vocabolario degli Accade
lui. Visse ottantadue anni. mici della Crusca compendiato,
La biblioteca si rimase presso i ec, Venezia, 17o5, T. 2, in 4.
Padri domenicani insino a che fu lo stesso, 1717-1725-1727
soppresso l'ordine, e più anni do 1754, sempre presso Baseggio.
po. Ora la miglior parte di essa è 15. Lettera in difesa del mar
conservata nella insigne Marciana. chese Gio. Gioseffo Orsi, ec. Bo
logna, 17o7, in 8.
SUE OPERE A STAMPA. la stessa, trovasi nel libro in
titolato, Considerazione del mar
1. L'incendio Veneto. Venezia, ch. Orsi intorno la maniera di
1816, in 8. ben pensare ec., Modena, 1755,
2. La resa di Modone, ivi, 1687, T. 2, in 4.
in 8
la stessa, trovasi in ambe
5. La conquista di Navarino, due le edizioni delle lettere Ze
ivi, 1687, in 8. niane.
4. Vita di Gio. Giorgio Trissi 14. Giornale de letterati d'Ita
no, 1696, nel Tomo I della Galle lia. Venezia, in 12. Lo Zeno il di
ria di Minerva. resse dal 171 o al 1718, e vi sono di
5. Vita di Giambatista Guari lui oltre moltissimi estratti di ope
no, ivi. -
re altrui, non poche e squisite dis
6. Serie Cronologica di tutti gli sertazioni originali, e più vite di
scrittori veneziani, che per ordi uomini celebri.
ne pubblico scrissero i fatti di 15. Prefazione generale agli Sto
f" serenissima patria, ivi, rici veneziani, Venezia, 1718, in 4.
arte V. - -
16. Vita latina del Sabellico,
7. Lettera al signor Giannanto trovasi nel Tomo primo della sud
nio Astori in cui con una breve detta edizione.
serie cronologica si dà notizia di 17. Note latine alla vita del
tutti i cardinali Veneti, ivi, 1697, card. Bem'oscritta dal Casa. Nel
Tomo II. p. III. T. II della stessa. -

8. Gli Elementi della storia, ope 18. Note alla vita inedita del
ra dei signori P. L. L. di Valle Bembo scritta da mons. Lodovi
mont, tradotta dal francese in ita co Beccadelli, ivi.
liano. Venezia, 17oo, Tomi 2, in 8. 19. Vita di Paolo Paruta. Nel
9. Mappamondo Istorico, cont T. III,
4o
2o. Memorie istoriche della fa za, italiane e latine, annotazioni
miglia e vita di Enrico Caterin a varii libri, ec. ec.
Davila. Nella edizione delle Storie La vita dello Zeno migliore e
di Francia dello stesso. Venezia, più circostanziata che abbiamo, e
1755, T. 2, in fol. della quale ci siamo serviti, è quel
21. Poesie sacre drammatiche la scritta da Francesco Negri, ed
cantate nell'imperiale cappella impressa in Venezia nel 1816.
di Vienna, ivi, 1735, in 4. fig.
le stesse, ivi, 1742, in 8. GIAMBATIsra Basecolo.
22. Notizie letterarie intorno
ai Manuzii stampatori ed alla lo METASTASIO (PIETRo), na
ro famiglia. Stanno dinanzi al Vol cque in Roma il giorno 15 gennaio
garizzamento delle lettere di Ci 1698 da Felice ". da Fran
cerone fatto da Aldo Manuzio, ivi cesca Galastri, e fu tenuto al sacro
1756, T. 2, in 8. fonte dal cardinale Ottoboni. Sorti
25. Note e giunte alla vita del dalla natura una veemente inclina
Guicciardini scritta dal Manni. zione alla poesia, e sino dalla infan
Stanno dinanzi la edizione delle zia la faceva manifesta cantando
Storie del Guicciardini impresse versi improvvisi. Il celebre Vin
in Venezia nel 1758, in due volu cenzo Gravina conobbe questa in
mi in fol. clinazione, e proponendosi di se
24. Poesie drammatiche, ivi condarla, accolse in casa sua il gio
1744, T. 1 o, in 8. - vinetto Pietro, al quale impose
le stesse.Torino, 1795, T. 12, allora il cognome di Metastasio, o
1Il I 2,
che il grecanico precettore volesse
Alcune furono tradotte in fran con questo esprimere l'antico, o si
cese ed impresse a Parigi nel 1758; gnificar volesse l'avvenuto muta
gli Oratorii furono tradotti in te mento. La cura d'istruire il Meta
"
lºllio,
ed impressi a Vienna nel stasio nelle filosofiche discipline fu
affidata al rinomato Gregorio Ca
7" Dissertazioni Vossiane. Ve roprese, e la istituzione letteraria
nezia, 1752, T. 2, in 4. gli fu data dallo stesso Gravina,
26. Biblioteca della Eloquenza che severamente la dedusse dalle
Italiana di monsignor Giusto Fon regole e dagli esempli degli anti
tanini, colle annotazioni di Apo chi. Perlocchè giunto al suo quat
stolo Zeno, ivi, 1755, T. 2, in 4. tordicesimo anno, il Metastasio
Marco Forcellini dopo la morte scrisse il Giustino, tragedia com
dello Zeno procurò la stampa sì di posta secondo i precetti di Aristo
questa come dell' opera antece tele e collo stile del Trissino. Nel
dente. la età di venti anni perdette l'il
la stessa, Parma, 18o5, T. 2, lustre suo precettore, che moren
in 4. do, lasciollo erede di una facoltà
27. Lettere, ivi, 1752, T.5, in 8. di circa 15,ooo scudi romani: fa
le stesse accresciute ed e coltà, che il giovine poeta, divi
mendate da D.Iacopo, Morelli, ivi, dendo la sua vita tra le muse e i
1785, T. 6, in 8. piaceri, fra gli amici e la società,
28. Compendio della storia del dissipò ben presto. Onde sollecito
la repubblica di Venezia, ivi, 1774, di provvedere a suoi nuovi bisogni
in 8. Era già nel 1754 stato im parti di Roma e trasmutossia Na
presso nel tomo 2o della Storia poli.
del Salmon. Avvenne colà che dovendosi ce
29. Prose e poesie per circostan lebrare il giorno natalizio della
41
imperatrice Elisabetta Cristina, il rini rendeva prima che Napoli
Metastasio scrisse per tal festa gli fosse ceduto alla Spagna. Nell'an
Orti Esperidi: componimento che no 1754 morì la Bulgarini e la
ottenne infiniti applausi, e che fu sciollo erede di tutte le sue sostan
occasione che l'autore si legasse ze, il cui valore ad oltre 5o,ooo
con amichevole nodo alla valen scudi ascendeva. Ma egli non ac
tissima attrice Bulgarini, la quale cettolla, e con un atto, che nella
volle con lui dividere le sue for storia dei letterati sarà sempre me
tune ed averlo ospite e compagno. morabile, rinunziò alla eredità, ed
Sotto gli auspici di questa gene intera con ferilla al marito.
rosa benefattrice, ch' era del tea Dopo questo infausto avveni
tro e di ogni teatrale studio esper mento la vita del Metastasio trascor
tissima, il Metastasio si dedicò in se sempre placida e serena, sempre
teramente alla melodrammatica applicata agli studi, sempre piena
poesia, e prima scrisse in Napoli di gloria e di fortuna. Da una robu
la Didone, colà rappresentata nel sta e verde vecchiaia fu essa coro
l' anno 1724 (1), poi in Venezia, nata, e sino alla età di 84 anni e tre
il Siroe, e successivamente in Ro mesi prodotta. Alla quale pervenu
ma il Catone, l'Ezio, la Semi to venn'egli da violenta febbre as
ramide, l'Artaserse, l'Alessan salito, e fra il compianto de' suoi,
dro. Egli era già in noltrato in que ed i conforti della religione, man
sta gloriosa carriera, quando gli cò ai vivi il giorno 12 aprile 1782, e
uffici della principessa di Bel fu sepolto nella chiesa di s. Michele.
monte e della contessa di Althan, Di fiorini 4o,ooo lasciò eredi le sue
avvalorati dal voto con animo no sorelle, e del resto della sua facoltà,
bile e liberale espresso da Aposto consistente in altri 9o,ooo fiorini,
lo Zeno, gli apersero l'adito alla nei donativi del principi ed in ar
corte cesarea, al cui servigio invi redi e suppellettili, il consigliere
tollo il principe Pio di Savoia, con Martinez, nella cui casa ebbe sta
lettera dei 5 agosto 1729. bile albergo ed ospitale tratta
mento.
Nominato perciò poeta cesareo
trasmutossi da Roma a Vienna, do Pietro Metastasio aveva dalla na
ve giunse nel mese di luglio del tura sortito un bello ed originale
l'anno 175o (2). Il Demetrio e la ingegno; e fedele ai consigli del
Issipile, che primi scrisse colà, gli primo suo maestro, egli lo coltivò
conciliarono tosto il favore della collo attendere assiduamente allo
corte ed i pubblici suffragi; onde studio dei classici autori antichi e
trascorsi appena tre anni, otten moderni, e soltanto cangiando di
ne dall'imperatore Carlo VI, ol genio si permise or ad uno or'ad
tre lo stipendio annuale di 5ooo un altro di farsi particolarmente
fiorini, anche la così detta tesore devoto. Da principio parve aman
ria di Cosenza, che altri 15oo fio te ed imitatore della Ovidiana
abbondanza; poi l'Ariosto repu
tava ad ogni altro poeta superiore;
(1) Sbagliò chi scrisse che fu rappre quindi della Gerusalemme libera
sentata per la prima volta in Venezia.
L'Editore. ta divenne si appassionato ammira
(2) Fu assai amara la separazione col tore che non poteva udirla o leg
la Bulgarini, che sinceramente a lui af gerla senza prorompere in escla
fezionata non volle impedirgli d'appro mazioni ed in pianto. Diurno e
fittare di così splendida fortuna. Meta notturno fu il suo meditare sulle
stasio sebbene lontano, conservò sempre
per essa il legame d'una viva amicizia. opere di Orazio, costante il suo
L'Editore. amore pel Guarino, nè mai dava
42
mano ad alcun lavoro senza che mi e la ingenuità de'suoi tratti (1),
prima vi si apparecchiasse colla Amava la gloria, ma non mendica
lettura di alcun brano dell'A va le lodi e l'interesse; la maligni
done. Oltre una tanta ricchezza tà, la gelosia non lo mossero giam
poetica, il Metastasio era altresì mai. Come santi riguardava i do
conoscitore della musica, che dal veri di figlio, di fratello, di amico;
Porpora gli era stata insegnata, e ed in materia di religione pensava
nella quale alcuni pezzi compose saggiamente che per la quiete del
che si diffusero poi colle stampe. la coscienza meglio fosse il crede
Anzi non si poneva mai a scriver re che lo investigare, e contro que
l'arie de' suoi drammi senza pri sta credenza non si permise mai
ma immaginare la cantilena che alcun atto o detto men che reve
poteva loro essere applicata; ed a rente e devoto. Era poi così aman
veva nello stesso suo scrittoio un te dell'ordine che pareva avesse al
piccolo cembalo, a cui di frequente suo metodo ed alle sue consuetu
accorreva per provare l'armonia e dini assoggettato il tempo, le cir
la facilità de'suoi versi. Niuno al costanze e gli accidenti medesimi;
pari di lui crucciavasi quando al onde inalterabile era la distribu
cun lavoro stava per cominciare, zione degli uffizi che alle singole
poichè pareva che non avesse nè ar ore aveva assegnato.
gomento, nè disegno, nè ordine, Fornito di sì belle doti il Me
nessuna idea, nessuna speranza : tastasio ebbe molti amici ed era
ma poscia stretto dal dovere, nelle degno di averne (2). Senza nomi
sue ore di studio ch'erano inaltera nare la Bulgarini, la principessa
bili, colla mano sui tasti del suo di Belmonte e la contessa di Al
cembalo e col suo scrittore in faccia,
tham, di cui si è fatta altrove men
la cui presenza per una singolare zione, egli visse in gioconda e
abitudine gli era necessaria, tor costante dimestichezza col con
mentava in mille modi il proprio te di Canale, ministro di Sardegna
ingegno, sinchè accendendoglisi presso la corte di Vienna, col ca
la fantasia rapidamente concepiva nonico Perlas di Breslavia, e spe
e dettava i versi più leggiadri ed ar cialmente coll'illustre cantore Fa
moniosi, di cui la italiana poesia rinelli Broschi, da lui chiamato per
giammai si arricchisse. Ne'quali una certa simiglianza di studi e
versi sempre l'affetto predomina, d'inclinazioni il suo caro gemello:
e contiensi una vera ed intera ri Che se l'aver piaciuto agli eccelsi
velazione della umana natura; on personaggi non ultima lode dee re
de pel maraviglioso talento ch'eb putarsi, il Metastasio seppe anche
be il Metastasio di penetrare be questa conseguire. Abbiamo già
ne addentro nel cuore e di farne veduto di qual favore Carlo VI
manifesti i sensi più riposti ed i più
arcani movimenti, non esiterem
mo a qualificarlo esimio filosofo, (1) Ricusò il titolo di conte che volea
se non temessimo che qualche fa dargli Carlo VI, la picciola croce di san
to Stefano di cui voleva insignirlo Ma
stidioso corrugasse la fronte uden ria Teresa; e perfino, ciò ch'era più
do chiamar filosofiche le metasta lusinghiero per un poeta, l'onore di
siane poesie. essere incoronato in Campidoglio.
L'Editore,
Come queste poesie, il cuore (2) Dalle lettere che di lui vennero
del Metastasio era puro, mobile, pubblicate dopo la sua morte appare
schiettissimo; nè mai le pompe ed ch'egli fu forse anche troppo inclinato
il fascino della corte poterono al alla lode. -

L'Editore.
terare la semplicità de' suoi costu
45 -

gli fosse generoso: l'augusta Ma tastasio un buon numero di lette


ria Teresa riguardollo sempre con re, una traduzione in versi sciolti
animo piuttosto materno che rega della Poetica di Orazio ed un e
le, e sempre colmollo di benefizi stratto di quella di Aristotele illu
e di onori fino a chiamarlo la glo strato con dotte osservazioni. Ma
ria del suo regno. Da Ferdinando la fama immortale di cui gode, dal
IV re della Spagna ebbe due vol melodramma principalmente gli
te lusinghiere testimonianze e proviene, il quale dopo i progres
magnifici donativi; fu onorato in si che fece per lo ingegno e per gli
singolar modo da Caterina II, im studi del Rinuccini, del Maggi,
peratrice delle Russie; il re Sta dello Stampiglia, e soprattutto i!
nislao Augusto di Polonia gli scris lo Zeno, quasi toccò per lui la cima
se di suo pugno che le opere di lui della i Onde Pietro Me
dato gli avevano eccitamento ad tastasio insieme con Vittorio Al
apprendere la italiana favella; e i fieri e Carlo Goldoni forma il gran
due gravissimi pontefici Benedet de triumvirato, a cui la Italia della
to XIV, e Pio VI, gli diedero ristaurazione e della gloria del suo
spontanee dimostrazioni della so teatro è tenuta (1),
vrana loro benevolenza, l'uno in G. V.
vitandolo a recarsi alla sua corte,
l'altro manifestandogli col mezzo (1) Tra le infinite edizioni dei dram
del proprio nunzio, durante la ul mi di Metastasio nobilisima è quella di
tima di lui infermità, la più tene Parigi della vedova Hérissant, 178o-1782,
vol. 12, in 8. grande ed in 4., arricchita
ra paterna premura. Finalmente
non è datacersi che i principi rus di figure intagliate da valenti artefici,
fra le quali avvi il Polifemo, ed alcuna
si viaggianti per la Europa col ti altra di Francesco Bartolozzi. E' stata
tolo di conti del Nord gli fecero preseduta da Giuseppe Pezzana, ed ebbe
una visita nel loro passaggio per l'approvazione dell'immortale poeta. Le
Vienna: omaggio ch era già in Opere postume sono state pubblicate
cura dell'ab. conte d'Ayala, Vien
quel tempo a tutti gl'illustri viag per
na, AIberti, 1795, vol. 3 in 8, e ne fu:
giatori dalla consuetudine pre rono tirati esemplari nella forma di
8Critto.
quarto per poterli accompagnare a quel
Aveva il Metastasio lieta e ben li della edizione della vedova Hérissant
colorita la faccia, vivacissimi gli L'edizione eseguita in Venezia dal Zat
occhi ed alla pinguedine piutto ta è adorna di 23o rami allusivi alle
materie. Tra le moderne ristampe, ac
sto che alla magrezza inclinata la curata è quella di Milano, Tip. de'Clas
persona; sebbene dopo la morte sici Italiani, 182o, vol. 5, in 8., colla
di Carlo VI, per le memorabili Vita dell'Autore scritta da Francesco
vicende politiche che la seguirono, Reina. I drammi vi sono disposti nel
l'ordine cronologico con cui furono
contraesse violente preturbazioni scritti. I Nuovi Accademici, dice il Gam
nel sistema dei nervi, le quali sino ba. Serie dei Testi di lingua, Venezia,
negli ultimi anni suoi sovente si 1859, citarono Drammi in parte, e l'a
ridestavano e talora lo tribolavano vranno fatto dopo maturo esame, per
in modo da impedirgli lo studiare chè l'Autore non si è sempre astenuto
e lo scrivere. Delle opere di lui non da qualche maniera di dire, ch'è senza
esempio nei classici
tesseremo il catalogo, perchè que rardini su questo proposito italiani. Il Ghe
parla più
ste son già da tutti conosciute e schietto -

sembrano anzi destinate a formar I drammi di Metastasio sono stati


la delizia di tutte indistintamente tradotti tutti o in parte nella lingua
e classi della società; avvertiremo francese, greca, spagnuola, tedesca e in
glese, prova indubitata di un merito
soltanto che, oltre alle poesie dram reale ed eminente. Altra non piccola
matiche e liriche, abbiamo del Me lode hanno conseguito, quella di essere
44
FRUGONI(CAnLo INNocENzo), sino all'anno 17 16. In quel tempo
nacque di patrizia famiglia in Ge per le cure del cardinale Barbari
nova li 21 novembre 1692 da Gio go vescovo di Brescia fu tratta dal
vanni Steffano e da Camilla Iso l'Arcadia di Roma e fondata colà
la. Toccava appena la età di dieci la Colonia Cenomana; ed a que
anni che già componeva versi e ri sta fondazione cooperò efficace
me, ciò che, se non altro, prova mente il nostro poeta, ch'ebbe da
qual forte e spontanea inclinazio essa il nome di Comante Egineti
ne avesse per la poesia. Ceden co. Collo stesso ufficio di maestro
do ad illusioni menzognere e ad di belle lettere passò quindi il Fru
una vocazione, che non era che ap goni prima a Roma nel 1717, poi
parente, giunto appena al terzo lu a Genova nel 17 19, e per ultimo
stro vesti l'abito della congrega nel 172o, a Bologna, dove, prescin
zione Somasca, e passato poscia dendo da qualche momentaneo
nel maggio del 17o8, a fare il suo trasmutamento, rimase sino all'an
noviziato nel collegio di Genova no 1724, in cui partì per aver con
un anno dopo fece la sua solenne alcuni versi offeso incautamente
professione in quello di Novi. un illustre personaggio, della qual
Il singolare ingegno, di cui era vicenda maggiore sarebbe stato il
stato dalla natura privilegiato, in pericolo e il danno, se il cardina
dusse i superiori ad affidargli il ma le Bentivoglio, che nel tradurre
gistero della rettorica nel collegio Stazio si giovava spesso dei consi
somasco di Brescia, dove rimase gli e dell'assistenza del Frugoni,

stati messi in musica dai più valenti erede fece coniare una medaglia in me
maestri di quel tempo. Gl'Italiani han moria dell'illustre suo amico, colla
no pressochè divinizzato il poeta ce leggenda : Sophocli italiano. Di tutti
sareo; ma anche gli stranieri gli rese i ritratti del poeta niuno è più somiglian
ro la debita giustizia: basta vedere te di quello di IIeinner, intagliato da
il giudizio che manifestarono Rous Mansfield, a meno che non fosse il busto
seau ( Dizionario di Musica, all'arti scolpito a Vienna da Vinnazar. Il cardi
colo Genie) e Voltaire (Dissertazione nale Riminaldi gli eresse nel 1737 un
indiritta al cardinal Querini, e premes altro busto nel Panteon di Roma, e
sa alla sua tragedia la Semiramide). Chi l'ab. Guido Ferrari compose il seguente
volesse poi conoscere quanto è stato distico da collocarsi sopra il suo sepol
detto pro e contra i drammi del Meta cro:
stasio, legga Andres (dell'origine, pro Dat patriam Assisium, nomen Roma, Au
gressi e stato attuale d'ogni lettera stria famam,
tura ); Francesco Franceschi lucchese Plausum orbis, tumulum haec urna Meta
stasio,
(Apologia di Metastasio); Arteaga (Ri Molti e molti scrissero la vita di lui e gli
voluzioni del teatro musicale italiano);
Laharpe (Corso di letteratura); Bertola tessero elogi. Se ne vegga in parte il
( Operette in verso e in prosa); Simon catalogo nel Dizionario critico di Bas
de de Sismondi (De la Littérature du sano; a cui aggiungeremo l'elogio di So
midi de l'Europe); Cardella (Compendio melli, i Secoli della letteratura italiana
della storia della bella letturatura) ; del Corniani, la Biografia Universale, e
e finalmente Schlegel (Corso di lettera la storia di Giuseppe Maffei. Anche l'in
tura drammatica ) colle bellisime note glese Burney ha pubblicato la vita e le
di Giovanni Gherardini. principali opere del Metastasio col se
Lungo sarebbe il ricordare tutti gli guente titolo: Memoirs of the Life, and
onori impartiti al Metastasio mentre in riting of Metastasio, ec. in tre volu
visse e dopo morte. Sono state incise mi, con figure. Robinson, 1796. - A
due raccolte delle sue produzioni musi compimento della presente nota, con
cali; l'una è di Canzoni, l'altra ha questo chiuderemo col dire che il nostro poeta
titolo : Arie sciolte e coro con sinfonia. meritò perfino gli encomi del difficilis
Gli furono fatti ritratti, incise medaglie, simo Baretti (Frusta letteraria ).
L'Editore.
e scolpite iscrizioni. De Martinez suo
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non lo avesse colla sua protezione proprio sdegno e cosparse i suoi
difeso. Questo illustre porporato versi di un veleno più che li
gli aprì poscia l'adito alla corte dei cambeo; onde increbbe a mol
principi Farnesi di Parma, dove il ti, e dovè sostenere acri contese, e
nostro poeta recossi nell'anno 1725 tra le altre nel 1757, quella ben
e dove ricolmo di benefizi ed in nota coll' improvvisatore p. Luca
ogni guisa onorato visse felicemen Domenicano, e nel 174o, l'altra
te sino all'anno 1751, in cui av più grave col collegio dei medici
venne la morte del duca Antonio, di Parma. In mezzo a tante ire ed
che fu l'ultimo dei Farnesi. Vi a tanti contristamenti ritiratosi
vente ancora questo duca, e col pa per alcun tempo a Venezia cesse
trocinio di lui, si adoperò il no ai blandimenti sociali e intese a
stro poeta per essere sciolto dai trovare nel giuoco e negli amori
vincoli che lo tenevano legato al una distrazione ed un sollievo; ma
chiostro, ma soltanto due anni do vi ebbe invece a patire nuovi dan
po la morte di quel principe, e ni, e si trovò oppresso da dure nei
per la protezione del cardinale cessità, da infermità pericolose, da
Bentivoglio ottenne dal papa Cle ardue difficoltà. Nè certo avrebbe
mente XII la implorata assoluzio le tristi vicende superato, se mol
ne sotto però alcune condizioni, ti amici con generosa sollecitudine
che in seguito da Benedetto XIV non fossero accorsi a riparare a suoi
furono tolte. Nell'anno 175 i ce mali, e sopra tutti il conte Sanvita
dendo alla contraria fortuna ed al li, il conte Algarotti e l'ambascia
le insidie che gli tendevano i suoi tor d'Inghilterra Holdernesse, che
emoli si ritirò a Genova; ma di là gli fu largo di protezione e di a
non cessò mai di volgere lo sguar 1uto.
do e il desiderio a Parma, e di tri Ma ebbero fine le sventure del
butare in ogni occasione voti ed Frugoni nell'anno 1749, quando
encomii a Filippo V re di Spagna, l'infante D. Filippo pel trattato di
ad Elisabetta Farnese moglie di Aquisgrana acquistò il dominio di
lui, ed all'infante D. Carlo, che poi Parma e Piacenza; poichè avendo
divenuto per diritto materno si saputo il nostro poeta guadagnar
gnore di quello stato lo richiamò si il favore del nuovo duca e del
nell'anno 1755, e gli assegnò sta celebre ministro Du Tillot, ebbe
bile stipendio. Fu questo però per stabile collocamento in quella cor
breve tempo goduto dal Frugoni, te, ed in essa ottenne onorevoli ed
poichè riaccesa la guerra in Italia utili uffizi; e fu nominato poeta di
e tornati gli Austriaci in possesso di corte ed ispettore degli spettacoli
Parma, egli per quanta cura vi po teatrali; e nel 175o essendo nato
nesse non potè mai acquistare la l'infante D. Ferdinando, venne
grazia del principe Lobkovvitz che dichiarato suo istitutore di lettere
gli comandava; onde nel 1756 ab italiane, e nel 1757, erettasi in
bandonò di nuovo quel felice sog Parma un'accademia di belle ar
giorno. ti, ne fu a lui conferito l'uffizio
Dopo questa partenza trascorse di segretario.
ro tredici anni che non furono fe La vita del Frugoni trascorse
condi al Frugoni che di biasimi, quindi tranquilla sempre, unifor
di amarezze e di angustie di ogni me ed onorata; se non che nell'an
genere. Perocchè irato alla fortu no 1752 sendogli morto un fratello
ma che gli si mostrava avversa ed egli portossi a Genova, dove gio
alle persecuzioni di cui pareva fat vandosi della celebrità del suo no
to segno, armò di poetici strali il me e producendo suppliche ed
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allegazioni in versi potè da quel se adulazioni inclinato: la qual trista
mato ottenere sulla sostanza del abitudine egli avea naturalmente
defunto un soccorso in denaro per contratta per essere stato dalla sua
pagare i suoi debiti ed una pensio condizione costretto a prendere
ne vitalizia, della quale fu lieto as per continuo argomento de' suoi
sai, potendo per essa, com'egli di canti e lauree e matrimoni e gior
ceva, mangiare il pane del padre mi onomastici e natalizii di prin
suo. Ma caduto infermo per lo in cipi e morti e guarigioni e mona
callimento di un'arteria verso la fi cazioni ed altre simili cose; per
ne dell'anno 1768, dettò un testa le quali il Corniani lo chiama il
mento pieno di espressioni di bene poeta di tutte le occasioni e di tut
volenza e di gratitudine pe'suoi ti i momenti. Questi difetti però
protettori ed amici; e quindi con del tutto spariscono ne'componi
fortato dalla religione e dando pro menti che sono di genere satirico
ve di cristiana compunzione mancò e berniesco: in questi la facilità,
a vivi nel giorno 2 decembre del la leggerezza, l'abbondanza, la
1768, nella età di 76 anni, e fu stessa negligenza giovano a con
onorevolmente sepolto nella chie dirli ed a rendere più saporite
sa della ss. Trinità di Parma. le facezie, lo stile più vibrato, più
Non puossi rivocare in dubbio acute le punture. Ma dove richie
che il Frugoni sortito avesse dalla desi calore di sentimento, forza
matura un esimio talento poetico. di dialogo, azione e movimento,
Trovasi infatti ne'versi di lui unaallora pare che il nostro poeta di
splendida magniloquenza ed una venga minor di sè stesso; perloc
maravigliosa ricchezza d'immagi chè infelici e non applaudite fu
mi e di concetti, per cui diveniva rono le prove che fece nell'arte
no per lui fecondissimi quegli ar drammatica.
gomenti che aridi e sterili sono Eccettuato un Ragionamento
pegli altri; onde con ragione dice sulla volgare Poesia e qualche let
va il conte Rezzonico che i com tera non si pubblicarono del Fru
ponimenti dell'ab. Frugoni hanno goni colle stampe se non che poe
il colorito di Tiziano e la copia di sie dei tre generi da noi indicati,
Paolo. Non sono però que versi cioè poesie liriche, piacevoli, sati
immuni da censura. Per comune riche e drammatiche; delle quali
sentenza scarsa è la sostanza che le prime furono lodatissime, le
racchiudono, e sono poveri di pen altre biasimate, spregiate le ulti
sieri vigorosi e di sode invenzio me. Di tutte le opere frugo
ni; ed il Baretti spregiando quel miane fece la prima edizione nel
le poesie eleganti ed armoniose, 1779 l'insigne tipografo Bodoni
le in nove volumi e
distribuendo
ma frivole spesso ed insignificanti,
le chiamava per derisione Frugo premettendo ad esse le Memorie
storiche e letterarie della vita del
nerie. Si aggiunga che la singola
re facilità con cui il Frugoni det poeta dettate dal conte Gastone
tava i suoi componimenti pareva della Torre di Rezzonico(1). Quasi
che non di rado lo distogliesse dal
comporli con diligenza, dal cor (1) L'edizione Parmense ilfu dapprin
di nove volumi; ma Rezzonico
reggerli, dal limarli; perlocchè cipio un decimo di supplimen
sovente gli scorrevano dalla penna promettevane
to, che non uscì in luce lui vivente,
versi negletti e disadorni, per non ma cosa incredibile a dirsi, si pubblicò
dire pedestri e triviali. Oltre a ciò in questo secolo. La Raccolta frugonia
na poco piacque universalmente, e per la
gli si dà taccia di essere stato trop soverchia
po largo di encomi, troppo alle moltiplicità dei componimenti
nello stesso tempo l'altro tipo Concluderemo il presente si
grafo Bonsignori di Lucca intra colo con alcune parole del sulloda
prese una simile edizione, in to conte Cerati, il quale nel suo
cui, invece del Ragionamento sul "
così scrive: º Fu il Frugo
la poesia e della vita del Poeta, mi di mezzana statura, piuttosto
stampossi un elogio di questo scrit pingue, di fronte spaziosa, di na
tore dal conte Cerati di Parma e si so aquilino, di volto bruno ed ac
aggiunsero oltre a 2oo componi ceso. Ebbe le membra ben forma
mimenti per cui a quindici ascese te e gli occhi di lui spiravano fuo
il numero dei volumi. In seguito co. Bastava rimirarlo per ricono
le edizioni si rinnovarono e si scervi il poeta. ... Il discorso di
moltiplicarono; sennonche meglio lui era sperto, spazioso, acuto, pe
provvedendo alla fama dell'au netrante come i suoi versi. Era a
tore e al decoro delle lettere ita menissimo nella società degli ami
liane pensossi da alcuni di fare una ci, quantunque alcune volte la vi
scelta fra i moltiplici componimen vace urbanità degli scherzi s'i
ti, che prima pareva che fossero nasprisse e divenisse satirica. Ra
stati pubblicati coll'unica mira di gionava assai volentieri delle cose
accrescere il numero e la mole dei proprie, nè era molto lodatore del
volumi (1). le altrui (2). »
Gs V.

e per la poca correzione; e quan ni singolarmente, riuscir debba questo


tunque se ne donassero parecchi esem confronto, , Sebbene l'editore abbia
plari, nulla dimeno rimase in lun promesso di dare minor copia ancora
ga porzione, scriveva il Pezzana nel di componimenti del Frugoni pure an
1825, ingombro de'magazzini della tipo che a questa edizione si può fare lo
grafia ducale. Non vuolsi a questo luogo stesso rimprovero che fece il Ginguené
passare sotto silenzio la Lettera di M. alla prima, cioè c'est avoir beaucoup
Lodovico Ariosto al Pubblicatore del gagné pour la gloire du poete; elle
le Opere di Carlo Innocenzio Frugoni, pourrait gagner encore. E di fatti tut
ec. colla data Dagli Elisi il di primo i posteriori raccoglitori del Parnaso ita
di Aprile, 178o, che si pubblicò in Fi liano, sono stati molto parchi nella scel
renze. Autore di siffatta lettera, ch'è ta delle poesie del Frugoni.
una critica asprissima, è stato il p. Ire (2) Che il Frugoni non solo ragionas
neo Affò e da essa mal si difese Car se molto volentieri delle cose sue, ma
lo Gastone Rezzonico, editore delle o le tenesse in oltre in gran conto, il
pere frugoniane e del Ragionamento che fatto che segue lo dimostra luminosa
le precede, pubblicando appresso una samente, e tanto più volentieri noi lo
Apologia dell' edizione frugoniana (Ve narriamo, quanto che dipinge assai be
di Vita dell'Affò scritta da A. Pezzana. ne il carattere dell'uomo , e serve in
Parma, 1825, in 4.o, f 95 e segg.) qualche guisa di giustificazione al Rez
(1) Due edizioni conosciamo fatte con zonico contro cui fu asserito, che se fos
questo intendimento; l'una di Brescia, se vissuto il Frugoni non avrebbe per
Berlendis, 1782-83, vol. 4, in 8.o, e messo che si stampassero tante sue
l'altra in Venezia, Storti, 1793, vol. 4, poesie, mescolando la feccia col vin
in 8. La prima fu preseduta da Giovanni pretto spillato nelle cantine d'Apollo.
Cocconi, che premise un proemio mol Comante scriveva nel 1761 (V. l'Epi
to giudizioso, e in cui si riveggono stolario del Rubbi, tom. 2.dof. 69 e 7o)
assai bene le bucce al Rezzonico. In a Nidalma: , Se avessi potuto fare a
questa edizione sta anche un breve , modo mio non avrei mai stampato un
Elogio dell'Autore scritto dall'ab. Pel , mio verso ; tanto sono io persuaso che
legrino Salandri. La seconda di cui non , non meritino la pubblica luce quelle
parlano i bibliografi, contiene una vita , cose che ho scritto. » Ma due anni do
dell' Autore e un Discorso intorno alle po lo stesso Comante scriveva alla me
sue poesie del P. D. Francesco Soave. desima e le chiedeva i titoli di tutti i
Questi cosi termina il suo critico esa proprii componimenti da lui mandatile,
me., Speriamo che non inutile, a giova con che mirava ad assicurarsi che nessuno
48
PAGANO (MARIo), nacque nel dotto dal grande giureconsulto
l'anno 1748 in Brienza, bor Giuseppe Pasquale Cirillo. Nella
go della Lucania, da parenti non forense palestra fece prove sì belle
oscuri. Mostrando una singolare e sì lodate, che trascorso appena
attitudine ad ogni maniera di stu il quarto lustro, fu nominato let
di fu mandato a Napoli quando tore straordinario di morale nella
appena toccava la età di dieci anni; regia università di Napoli, e poco
e là ebbe per precettore nelle bel dopo vi ottenne il grado di pro
le lettere il rinomato filologo Gio fessore. Rimasta poi vacante nel
vanni Spena, e nelle matematiche l'anno 1787 la cattedra di giuris
quel Nicolò de Martino, che fu prudenza, fu con universale con
maestro di Antonio Genovesi. An sentimento destinato ad occuparla
che questi poscia, non che il padre il Pagano, il quale pubblicando ope
Gherardo degli Angeli, oratore e re piene di senno e di erudizione,
poeta rinomato prestaronsi a com e difendendo con rettitudine e con
piere la educazione del Pagano. Il eloquenza le ragioni de privati,
quale, trar volendo profitto dalle me tribunali si era già acquistata
acquistate cognizioni e dal non la fama di valente avvocato e di
comune ingegno di cui era privi rofondo conoscitore delle leggi.
legiato, dedicossi al ministero di " verso la fine del secolo XIX,
Temi, nel cui sacrario fu intro cominciando in Napoli ad essere
2: gli mancasse, poichè dicea - Un ordine » ria de'tempi lontani, e son degni di
»: sovrano vuole ch'io seriamente pen º vivervi. Chi son io che si debba sapere
» si all'impressione delle cose mie, ed » dove nacqui, come vissi, e che fei sopra
25 io trovo che molte mi mancano. Fa » questa terra de'viventi? Verseggiato
, temi questo piacere ed ancor voi in » re, e nulla più, non poeta, nome u
», teressatevi nella edizion mia, poichè º surpato da molti, meritato da pochi,
º riesca più ricca e compiuta che sia » ch'ebber mente più divina (notisi
ºº possibile (V. il cit. Epist., tom. 2.do º quel più ) e lingua da risonar cose
»: f. 51 ). « Come si concilia questa so º grandi. « Dopo questo preambolo nar
verchia condiscendenza colla anteceden ra succintamente la propria vita, e
te modestia ? Si vede chiaro che nella poscia conchiude: » Eccovi, amico, in
prima lettera parlava una finta e non » poco tuttociò che fa la mia vita. Del
credibile modestia, nella seconda par 35 le cose che ho scritto non occorre
lava il cuore, essendochè per fare una » parlarne. Tanti altri hanno scritto
compiuta edizione delle proprie cose non º meglio di me, e di me meglio scri:
si badava se ciò fosse anche a scapito » veranno. Le vite loro meritano il fa
della propria ripulazione, mentre se fos 25 vor della storia, e l'attenzione de'ven
se stato sincero il primo sentimento , turi secoli. , Chi così scriveva, di
manifestato, si poteva benissimo tem menticava di aver detto nel Carme per
perare il comando sovrano con una co le nozze della contessa Marescotti.
stante e dignitosa resistenza. Se non , Venni Delfico Cigno
che quei tempi non erano da tanto, » Su penne ad uom non date.
ed è appunto per ciò che veggiamo qua , E quando mai negale
si tutti i letterati qual più qual meno , Le vie del Ciel mi fur?
macchiati di simili lordure. E ai 28 di senza ricordare moltissime altre strofe
gennaio dello stesso anno il Frugoni ancora più superbe.
scriveva da Parma a mons. Fabroni che Di Frugoni oltre gl'indicati nell'ar
il richiedeva delle notizie della sua vita: ticolo e nelle note, scrissero: il Fabro
» Voi vorreste scrivere la mia Vita, voi ni (negli Elogi d'illustri italiani, Pisa,
Dolto scrittore delle Vile illustri? 1784); un Anonimo (Finale, 1785),
» E che dee importare alla posterità il Corniani (nei Secoli delle Lett ital. );
5 di saper di me novella ? Il Tasso, l'A il Ginguenè (nella Biog. Univ.); il Di
» riosto, il Petrarca, il Chiabrera (e il zionario storico di Bassano (1796 ), ol
;,
»,
povero Dante nemmeno si ricordava) tre tutti quelli che trattarono della
son degni della curiosità de' tardi ne storia letteraria.
:: poti. Le lor vite vivono nella memo L'Editore.
49
gli animi agitati da insoliti pen stato contro la forza esecutiva e
sieri e da smodato amore di movi contro i cittadini potenti. In quel
tà, ea diffondersi pericolose dot la costituzione fu lodata la istitu
trine e teoriche insidiose, il no zione del magistrato degli Efori,
stro giureconsulto, che aveva cuor mallevadori e conservatori della
fervido e pronta e nobilissima sovranità del popolo; nol furono
fantasia, prestò facile orecchio al l'abolizione del parlamenti comu
le nuove dottrine, e se ne fece mali, la poca forza data alle magi
seguace e propagatore. Onde da strature giudiciarie, i troppi vin
chi in quel tempo teneva l'impe coli imposti alle politiche. Però
ro fu mal visto, spiato, e per ulti poco durarono le nuove leggi;
mo nell'anno 1795 cacciato in car poichè ritiratisi i Francesi da Na
cere. Formatosi quindi contro di poli le parti regie trionfarono, ed
lui regolare processo, sebbene non al loro trionfo seguirono in gran
mancassero eccitamenti alla cru numero le inquisizioni, le pro
deltà e gli avvocati fiscali tempe scrizioni, i supplizii. Trentamila
stassero, pure fu difeso con vigore furono i carcerati nella sola capi
e con imparzialità giudicato ; e tale; e tra primi Mario Pagano
quindi, dopo tre anni di prigio sostenne con forte animo la sven
mia, riebbe la sua libertà. Ma nel tura. Interrogato dai giudici, ri
l'anno 1799 avendo la vittoria spondeva: ,, reputare inutile ogni
condotto º" nel regno di difesa, essergli per continue mal
Napoli, ed il loro generale Cham vagità di uomini odiosa la vita, spe
pionnet avendo ordinato lo stato rar pace dopo la morte. » E que -
in forma di repubblica, Mario Pa sta morte l'ebbe, e crudelissima;
gano fu eletto rappresentante del e lo stesso anno 1799, (1) che ave
popolo, ed in quel giorno in cui va veduto Mario Pagano rappre
il nuovo governo fu istituito par sentante del popolo e legislatore,
lò gravissime parole, confortando lo vide sulla forca strozzato (2).
tutti alla virtù, alla concordia ed
alla moderazione, e soprattutto
raccomandando di non risparmiar (1) Nell'Elogio storico di Mario Pa
fortune e vite per la difesa della gano scritto dal cittadino Massa si
nascente libertà. In seguito com legge, che Pagano è morto ai 6 di ot
tobre del 18oo.
pose il progetto della Costituzio (2) Non sarà discaro ai lettori rife
me della repubblica napolitana e rire qui quanto scrisse il Botta ( Sto
lo propose all'assemblea legislati ria d Italia, lib. XVIII) di Mario Pa
va (1). Questo progetto non era in gano. , Mario Pagano, al quale tutta
sostanza che la costituzione fran , la generazione risguardava con amore
, e con rispetto, fu mandato al pati
cese del 1795, in alcune parti mo , bolo dei primi : era visso innocente,
dificata, ed in esso il Pagano stu , visso desideroso di bene; nè filosofo
diossi di accordare i poteri in mo , più acuto, nè filantropo più benevo
do che nessuno prevalesse, ma , lo di lui mai si pose a voler migliorare
, quest'umana razza, e consolar la terra.
concepì un equilibrio che parve , Errò ma per illusione, ed il suo onorato
ideale e non di fatto; ed in secon , capo fu mostrato in cima agl infami le
do luogo intese a premunire lo , gni, sede solo dovuta ai capi di gente
, scellerata ed assassina. Non fe'segno di
, timore, non fesegno di odio. Morì qual
(1) Sulla Costituzione di Mario Pa , era vissuto, placido, innocente e puro.
gano si trovano di belle osservazioni , Il piansero da un estremo all'altro d'Ita
nel terzo volume del Saggio storico , lia con amare lagrime i suoi disce
sulla rivoluzione di Napoli. , poli, che come maestro e padre, e più
L'Editore, , ancora come padre che come maestro
VoL. VII, to
5o
Così uno dei più chiari lumi di re il Pagano abbellire le sue ore
Italia si estinse. Ma belle e preziose di ozio col culto delle muse ; e det
reliquie della grave mente di lui tò alcuni componimenti lirici e
drammatici che rimasero inediti,
ci rimangono nelle opere in varii
tempi pubblicate. Fra quali la pri ad eccezione della tragedia intito
lata il Gerbino e del melodram
ma fu l'Esame politico di tutta
la legislazione romana che fu ma lirico l'Agamennone (1), che
stampata nell'anno 1768, e che s'impressero in Napoli nell'anno
I 78 (2 ). f
riscosse applausi infiniti. Poscia 787 (2) G. V.
negli anni 1785, 1785 e 1792 usci
rono alla luce i Saggi politici che
viemmeglio consolidarono la fama TROMBELLI (GIANG Risosto
dell'autore (1). I quali Saggi sono mo). Nacque nel 1697 da Giacinto
sei; ed il primo tratta dell'antico e da Lucia Albertini, a s. Agata,
sapere degli Egiziani e dei Caldei, castello sul tenere di Modena. A
il secondo della vita dei selvaggi, battesimo fu chiamato Raimondo
il terzo della origine e dello stabili Anselmo, nome che poscia cambiò
mento delle prime società, il quar passato nel chiostro. Bambino tut
to del progresso delle società bar via, ebbe la sventura di perdere il
bare, il quinto delle società colte e padre, ed essendo la madre passata
polite, il sesto della decadenza dela seconde nozze, nella età di anni
le nazioni. Neppur tra le sventure cinque fu trasportato a Bologna
cessò il Pagano i suoi studi, e nel presso un suo zio onorato uomo,
l'ultima prigionia compose i suoi
Ragionamenti estetici, che furono
anche recentemente ristampati in
Venezia, e che consistono in un blicò (1) Oltre il Gerbino, Pagano pub
(insieme con una sua Orazione
Saggio sul gusto e sulle belle ar latina) nel 178o la tragedia intitolata
ti, e in un Discorso sulla origine e gli Esuli Tebani che non fu recitata;
sulla natura della poesia. Dopo la e cosi pure fece soltanto imprimere nel
tragica di lui morte vennero stam dicembre del 1789 il Corradino. (Vegg.
la Storia critica de'Teatri antichi, e
pati in Napoli nel 18o6 i Princi moderni di Pietro Napoli Signorelli,
pii del Codice Penale e la Logica vol. VI).
dei probabili (2), e prima in Na (2) Di Mario Pagano si parla nelle
poli e poscia in Milano nel 18o8, Memorie degli scrittori legali del Re
si pubblicarono le Considerazioni gno di Napoli di Lorenzo Giustiniani
(Napoli, 1787-88, Tom. III.), e alcune
sul Processo criminale. Soleva pu notizie intorno alla sua vita e alle sue
opere si lesi"premesse dal Gamba
( Operette d'istruzione e di piacere,
, il rimiravano. Non si potrà dir di Venezia, dalla Tipogr. di Alvisopoli,
, peggio dell'età nostra di questo, che 1825, in 16 ) al volumetto contenente
» un Mario Pagano sia morto sulle i Discorsi di lui sul Gusto, sulle Belle
, forche. Arti, e sull'Origine della Poesia. Anche
(1) Nell'Antologia di Firenze vi ha il Maffei discorre brevemente di Paga
un severo ma giusto esame critico dei no, (Storia della Lett. italiana ), e
Saggi Politici. così pure il Lombardi, ma colla solita
(2) La Logica de'Probabili ne'giudicii superficialità (Storia della Letter. ita
criminali ebbe un'altra ristampa, for liana). In Lugano si meditava di fare
mando parte della Raccolta di operet una edizione compiuta delle opere di
te filosofiche e filologiche scritte nel Pagano. Speriamo che nel Supplimento
secolo XVIII (Milano, Tipogr. de'Clas che si pubblica ora in Francia della
sici italiani, 1832, vol. 2, in 8.) prese Biographie Universelle si riparerà alla
duta da F. Ambrosoli. scortese e ingiusta obblivione che mo
strò del suo nome.
5i
che esercitava la professione di Terminato lo stabilito corso degli
notaio. Questi si prese cura del studi fugli commesso d'insegnare
fanciullo, il quale mostrava egre agli altri. Perciò fu ordinato let
gia indole e non vulgare talento, tore di filosofia nel convento di
e ben tosto il collocò presso un Candiana, lungi da Padova dodici
buon precettore che l'addestrasse miglia allo incirca, ove statosi tre
me primi elementi delle lettere; anni fu richiamato perchè eserci
indi per consiglio anche del cele tasse lo stesso ministero in Bolo
bre medico Ippolito Franceso Al gna, indi creato professore di teo
bertini, e dell'insigne Marcello logia tenne con grande applauso
Malpighi suoi parenti, il mise la cattedra per dodici anni. Mi
alla scuole de' Gesuiti, che a quei rabile fu in questa disciplina e per
giorni erano famose, e per uomi chiarezza delle idee, e per facilità
mi famigerati, e pel metodo che e buon ordine nello esporle, e per
vi si seguiva. Quivi presto fe sterminata memoria, e per somma
ce conoscere il talento di che erudizione. L'amore che insino da
l'aveva donato natura, e la sua fanciullo aveva conceputo per lo
tranquillità, morigeratezza e di studio non l'abbandonava mai,
vozione gli cattivarono l'animo sicchè tutto il tempo che nella
dei superiori. Oltre a questi che cattedra non era occupato, trascor
l'amavano, era sempre teneramen reva nella biblioteca del monaste
te consigliato dal maggiore suo ro, insigne per codici, e per libri
fratello Sebastiano Antonio, il a stampa, ove tanto era il lavoro
quale in quel tempo esercitava con e nel leggere e nell' annotare, e
grandissimo applauso la medicina nel confrontare, che più e più
in Bologna e fu socio e decoro di volte gli vennero meno insino le
quell'Istituto. forze.
Avvezzo il giovinetto alla tran Onde sollevare la mente da più
quilla pace del chiostro, e tutto severe esercitazioni, talvolta ama
dato allo studio, gli sembrò che le va rivolgere alla bella letteratu
tempeste mondane non fossero per ra, ed alla poesia specialmente,
lui, e gli venne in animo di ab per cui sino da primi anni suoi
bandonarle per sempre, talchè fece aveva mostrato molta inclinazione
proposito di vestir l'abito de'ca e non comune franchezza. Volga
nonici regolari di san Salvadore, rizzò le Favole di Fedro che otten
il quale divisamento esegui nella mero molto favore e furono stam
sua età di anni sedici. Compiuto pate più volte; poi quelle di Avie
l'anno del noviziato, pronunziò i mo, di Gabriello Faerno, ed al
voti solenni, e passò allo studio quante originali ne scrisse, che
della filosofia sotto la disciplina stampò a parte. Il volgarizzamen
del Brizzi, che la professava. Do to però di Fedro ebbe vantaggio
po un triennio fu ammesso alle sovra ogni altro, ed infatti meri
lezioni della teologia, dapprima tamente fu lodato, imperciocchè
ascoltando nel suo monastero il oltre la perfetta intelligenza del
Panigardi. dappoi nella canonica testo, i sentimenti del latino scrit
di san Pietro in Vincoli, ov'ebbe tore sono recati con molta facilità
a maestro Giovanni Alberto Gran e felicità in italiano. -

di, uomo e per santità e per dot Se non che per quanto fosse
trina chiarissimo, che fu generale l'amor suo alla poesia, col crescere
della congregazione, indi creato della età, a poco a poco si tolso
vescovo di Chioggia da Benedet dal consorzio delle muse, e per
to XIV. chè troppo leggera occupazione
52
gli sembrava ad uomo che doveva pieno di atroci e vili ingiurie, soffo
ad altro e più severo studio tenere cando la caldezza del temperamen
il pensiero, e perchè gli amici il to, non volle rispondere a modo
confortavano di continuo onde le nessuno. Ma poscia di continuo
canore baie ponesse da un canto eccitato dal Quirini perchè quelle
e tutto l'animo intendesse alla insolenze non volesse lasciare sen
teologia nella quale si era già ac za risposta a danno de'nostri e della
quistata molta fama, e riusciva a chiesa, ed avendo dato maggio
grande vantaggio di sè e della re impulso all'eccitamento me
chiesa contra gli eretici. desimo l' autorità del Pontefice,
Abbandonata dunque e per sem che mostrava come una risposta
pre la poesia, ed altrove e con più avrebbe pure amato che si fa
prò rivolto anche quel tempo che cesse, il Trombelli dovette obbe
innocentemente le accordava, tras dire. Il fece ma non col nome sue,
se da antichissimo codice e man bensì col finto di Filalete Afobo,
dò, con molto applauso per le ed il fece con tanta mansuetudi
stampe, i Sermoni del vescovo ne e tanta dottrina, e tanta poli
s. Antipatro; poscia tutto si mi tezza, che il Kieslingio gli scris
se intorno all'opera sua de cul se, deposta ogni animosità, che si
tu Sanctorum. trovava convinto dalle sue ragioni,
Per premio intanto de suoi stu ed il pregò di accordargli la sua
di, e per eccitamento a maggiori amicizia, e commise a Bologna
cose, vacando nel 1757 l'abbazia che gli fosse disegnato ed intaglia
goduta dal padre Passini, fu elet to il ritratto per averlo sempre
to a quella dignità e la tenne per presso di sè, ed il donò delle sue
dodici anni. In questo tempo compi opere. Mirabile esempio, che sarà
e fece di pubblico diritto l'opera lodato, ma non seguito nelle di
sovramentovata del culto dei san sputazioni sì scientifiche come let
ti. Appena comparve, in Italia e terarie.
fuori ottenne universali suffragi, Riferendosi quest'opera negli
insino il dottissimo pontefice Be Atti di Lipsia nell'anno 1746, fu
medetto XIV se ne mostrò assai lodata con le seguenti parole: Ce
contento, del che ne scrisse con lebramus merito Auctoris diligen
molta consolazione all'autore il tiam, ordinem et moderationem,
celebre cardinale Quirini. ingenue fatentes, haud facile de
Il Trombelli in essa, ove gli ac prehensum iri, inter Pontificios
cade di dover ribattere le accuse quemquam, qui telam propositam
degli eterodossi contra le discipline tam plane, et tam temperanter de
della chiesa cattolica usa di somma teacuisse sit ea istimandus etc.
dolcezza, nè mai nomina alcuno Portatosi a Roma il Trombelli,
fra essi; imperciocchè molto savia non è a dire come bene fosse ac
mente pensava che le ingiurie e colto ed accarezzato dal pontefi
le durezze non valgono a mutare ce, talchè tutti aspettavano che sa
l'altrui opinione, benchè fallace, rebbe innalzato a maggiore eccle
ma che la pienezza delle ragioni siastica dignità, ma sebbene fos
con tranquillo animo esposte, e segli più volte aperto il campo,
con buon raziocinio condotte, pos nondimeno ei mai non volle chie
sano meglio raggiungere lo scopo dere alcuna cosa per sè, e quan
a cui si mira. Così quando seppe tunque per suo mezzo molti otte
che il Kieslingio in Germania nessero grazie, egli evidentemen
scrisse contra l'oi era sua un libello te mostrò come più di quanto era
che p è presto che di ragioni, era non bramava di divenire.
53
In frattanto che la sovra accen con che sono trattate. Quella che
nata opera compiva, ad altra rivol fra le altre ottenne maggiore ap
geva il pensiero : e siccome aveva plauso fu la ricerca intorno l'in
fatta sua delizia quella di studiar ventore della bussola, ed il tempo
codici, al che non leggero impul in che prima fu usata in Europa.
so aveva avuto anche in Roma, ove Altro libro che onorò la sua pie
fra esso ed alcuni suoi amici mac tà fu la vita e le geste di Maria SS.
que controversia intorno la età di Ma giunto al settuagesimo se
un manoscritto, gli venne talen condo anno di sua età incomin
to di mandarne molti per le stam ciarono a tormentarlo i malori di
pe. A questo suo lavoro associò il
un idrocele, di un erpete invec
dottissimo Mingarelli e pubblica chiato, e la debolezza provenuta da
rono con reciproche annotazioni tanto ed istancabile studio. Nondi
l'opera che ha per titolo Veterum meno più potendo lo spirito che
Patrum latinorum Opuscula nun sovrastava agli acciacchi della car
quam antehac edita. In questa si ne, e che non voleva darsi per vin
contengono moltissimi opuscoli to, si mise a comporre un Tratta
preziosissimi che furono da quei to dei Sacramenti, il quale però
dotti uomini e diligentmente stu non compi, perchè nel 1784 so
diati in quanto alla correzione del prappreso da acuti dolori allo scro
testo ed illustrati con somma eru to, entro ventiquattro ore rese
dizione. l'anima a Dio. Visse ottantasette
Questo lavoro assai pregiato fu anni.
seguito da altro che pure ebbe Fu il Trombelli dotato di tutto
grandissima approvazione e che fu le cristiane virtù; che se volessi
quello che ha per titolo: Memorie mo cercarne i difetti, troverem
istoriche concernenti le due ca mo ch'egli è stato assai trascuran
moniche di s. Maria di Reno, e di te nel proprio vestimento, forse
s. Salvatore ; nelle quali, tutte le un po'troppo tenace della propria
vicende che per guerre o per altri opinione; focosissimo per tempe
accidenti ebbero, narra molto det ramento, benchè con molta forza
tagliatamento. E siccome questo sapesse anche moderarsi.
starsene di continuo fra i codici, Benedetto XIV e Maria Tere
e l'osservarli con ogni accuratezza sa imperatrice n'ebbero grande
gli aveva grandissima pratica ac estimazione. Vittorio Amedeo re
quistato, volle dettare un libro di Sardegna l'invitò a professare
accomodato per tutti onde cono teologia nella università di To
scerne speditamente la età, e, che rino, ma inutilmente, perchè il
è più anche difficile, il modo di Trombelli troppo atmava ii suo
sceverare i legittimi dai falsi. monastero. Da Giuseppe Langra
Perciò mise in luce la sua arte di vio d'Assia Darmstadt ebbe in
conoscere i codici nel 1756, e fu dono un ricchissimo calice.
ºpera che piacque assai a quei gior Accrebbe col proprio di libri a
mi e che ebbe più edizioni, ma stampa e codici la biblioteca del
che a nostri è affatto inutile dopo proprio convento e vi aggiunse un
l'insigne libro delle Istituzioni museo numismatico insigne. Ad a
Diplomatiche del Fumagalli. mici ebbe gli uomini più insigni
Nel 1746 senza sua saputa fu del suo tempo in Italia, e molti
aggregato all'Istituto di Bologna forastieri.
ed in quegli atti fece stampareva
rie sue memorie di molto interes
º º per l'argomento, e pel modo
54
SUE OPERE A srAMPA. 17. De Sacramentis per Pole
1. Favole originali. Bologna, micas, et Liturgicas Dissertatio
175o, in 8. nes distributi, ib., 1769-81, Tomi
2. Le Favole di Fedro volgariz 15, in 4.
zate. Venezia, 1735, in 8. 18. De Acus nautica e inven
Furono ristampate più volte. tore. Trovasi nel Tomo II dei
5. Le Favole di Avieno e di Ga Commentarii dell'Istituto di Bo
bria volgarizzate, ivi, 1755, in 8. logna. Fu anche tradotto in te
4. Le cento Favole di Faerno desco dal Kieslingio.
ec. tradotte, ivi, 1756, in 8. 9. De numismatis quibusdam
5. De cultu sanctorum. Bono gallicis dono datis ad Acade
niae, 174o, T. 6, in 4. miam instituti Bon. a Tithono Til
6. Dissertatio Epistolaris in leto. Sta nel Tomo IV dei suddet
quasdam veteres Litanias. ti Commentarii.
Sta nel T. 52 della R.º Calogerà. 2o. De tela ex genistarum cor
7. Priorum quatuor de Cultu ticibus confecta. Sta nello stesso
SS. Dissertationum vindiciae ad volume.
versus Kieslingium. Bononiae , 21. Due lettere, una italiana,
1751, in 8. l'altra latina, allo Zaccaria spie
8. Veterum Patrum latinorum gando due calendarii che questi
Opuscula nunquam anteliac edi aveva mandato al Trombelli.
ta. Bononiae, i 75 -55, T. 2, in 4. Stanno ambedue negli Anecdocto
9. Memorie istoriche concer rum medii aevi. Torino, 1755.
nenti le due canoniche di s. Ma 22. Lettera al reverendissimo
ria di Reno, e di s. Salvatore, ivi, p. Edoardo Corsini ec. Sopra una
1752, in 4. - medaglia di Licinio Augusto col
io. S. Antipatri Episcopi ser motto Fund. Pacis.
mo de B. Virgine, cum adnotatio 25. Altre tre lettere circa altra
nibus. Trevasi nel Tomo 45 della medaglia, una del Trombelli, due
Raccolta Calogerà. del p.Zocconi, Bologna, 1761,in 4.
I 1. Arte di conoscere l'età dei 24. Vita del B. Arcangelo Ca
codici latini ed italiani. Bologna, netoli, ivi, in 4. e Venezia, 1785.
1756, in 4. Fu più volte in Bologna
ed altrove ristampato. Manoscritti suoi che si conser
12. Mariae SS. Vita, ac gesta, vavano nel suo convento, ma che
cultusque illi adhibitus, per dis ora non si sa ove sieno.
sertationes descripta. Bononiae,
1761, T. 6, in 4. 1. Machabeorum libri I. et II.
15. Ordo Oſſiciorum, Eccle da esso illustrati con annotazioni.
siae Senensis ab Oderico eiusdem 2. Dissertazione intorno un poz
Ecclesiae Canonico anno 1 1 15 zo antico ritrovato nel territorio
compositus, et nunc primum a D. Bolognese.
Jo: Chris. Trombellio etc. editus, 5. Annotazioni marginali alla
et adnotationibus illustratus, vin sua vita di M. SS.
dicatusque, ib., 1766, in 4. 4. Osservazioni intorno varii
14. Trattato degli Angeli Cu codici della Biblioteca del suo
stodi. Bologna, 1747, in 4, e di Convento.
nuovo nel 1767. 5 Lettera al cardinale Quiri
15. Vita e culto di s. Giuseppe. ni intorno antichissime litanie
Bologna, 1767, in 8. trovate sui cartoni di un codice
16. Vita e culto de'ss. Gioacchi di Lattanzio.
no ed Anna, ivi, 1768, in 8. GIAMBATisTA BAsEccio.
55
BEANI (PADRE PAcifico). Na rito in Ferrara, indi dopo tre an
cque in Brescia da Giacomo e Lu mi fu creato professore di teolo
cia Picinelli l' 1 1 settembre del gia, cattedra che non dismise se
l'anno 1775, entrambi di onorata nonchè nel 18o7, trigesimo terzo
famiglia. Avendo il fanciulletto di sua età. Mentre professava que
dimostrato insiuo da primi anni ste discipline, incominciò a dar
indole egregia, prontezza di con saggi di sacra eloquenza nella me
cepire e memoria tenacissima, fu desima Ferrara, e ciò avvenne nel
amato oltre ogni credere dai ge 18o2. Insino da primi tentativi
nitori, i quali desiderosi che tan del pulpito, fece conoscere quale
te doti non avessero ad andarsene " divenuto in appresso, ed
perdute, il collocarono di buon'ora il celebre Minzoni ch'ebbe ad a
alle scuole convenienti, ove rapi scoltarlo, non solo lodollo assai
damente e valorosamente trascorsi presso tutti, intimamente convin
i penosi principii delle lettere, to della prestanza del giovine ora
giunse ad istudiare rettorica; vi tore, ma volle anche essergli ami
ebbe a maestro don Francesco Ma co. Le prime non furono che ora
goni, indi per la filosofia ascoltò zioni staccate e per circostanza:
i precetti dei sacerdoti Faitini e ma il primo suo quaresimale inte
Marini. Dato per temperamento ro disse in Parma nella chiesa del
alla quiete interna, e desideroso l'Annunziata, ove si portò perchè
della solitudine, fu suo voto di ordinatogli dai superiori, ed ove
cercarla fra le sacre mura di un alla scarsezza del tempo accorda
chiostro, talchè nel quindicesimo to, dovette supplire vegliando le
anno di sua età presceltosi l'ordi notti pcr compiere il necessario
ne di s. Francesco della minore numero delle orazioni che gli man
osservanza, ne vestì l'abito in san cavano. Gli applausi furono uni
Giuseppe di Brescia. Quivi conti versali, già ovunque si proclama
nuando gl' incominciati studi fi va il suo nome, ed il Deani era
losofici, giunto a diciassette anni, posto accanto ai primi oratori del
vi sostenne pubblica tesi, con som tempo suo. Con la fama fu anche
ma lode datagli dagli ascoltanti, universale il desiderio di udire da
dai giudici e dagli oppositori. ln. lui la sacra parola, poichè le prin
di messosi alle severissime disci cipali città si disputavano la glo
pline teologiche vi fece tanto pro ria di averlo. Ben tosto Roma, Mi
fitto da sostenervi altra pubblica lano, Firenze, Bologna, Venezia,
tesi con uguali e forse maggiori Torino e molte altre l'accolsero con
encomii. Giunto l'anno tristissi onore e 'l colmarono di lodi. Da
mo 1796 in che da per tutto era per tutto trovava immenso nume
disordine e lutto, gli altari e le ro di ascoltatori, e da per tutto
corone si calpestavano, e tanti in desideravasi ascoltarlo di nuovo;
nocenti erano spogliati di ogni segno irrefragabile della potenza
avere e della vita, il Deani sem dell'oratore che sapeva ad un tem
Preppiù cereando nascondersi alla podestare la pietà e la meravi
Procella e fra quelle mura trovan glia, il piacere e la divozione. Le
do la santa pace dello spirito, pro prediche di lui a quei dì più ap
nunziò il voto solenne, e prese il plaudite furono quelle del Sagrifi
dolce nome di Pacifico. zio della Messa, del Pianto della
Allargatasi ben tosto la fama Religione appiè del Calvario,
della sua dottrina unita alla som delle Persecuzioni sofferte dalla
ma pietà, fu chiamato a leggere Chiesa, della Predicazione degli
filosofia nel monastero di s. Spi Apostoli, della Provvidenza. In
56
queste non solo mostrò eloquenza devesse giungerlo immatura, e
robusta, sodo e convincente ragio nel colmo de' suoi trionfi. Nell'a
mamento, ma lontano dal credere gosto del 1824 fu soprappreso da
che le idee non abbisognino di uno di quel malvagi tumori che si
gentil veste onde essere esposte appellano favi vespai, e questo gli
agli spettatori, usava di eleganza si apprese alla mano sinistra. Il
bastevole nella dizione, e di gran morbo ben tosto fece rapidi pro
devaghezza e varietà d'immagini. gressi talchè i medici vennero nel
Sonora e piacevole aveva la voce, la opinione di risccare quel mem
e 'l gesto composto quale a sacro di bro. Pacifico lungi dal dolersene
citor si appartiene, ma nello stesso si mostrava tranquillo, lasciando
tempo vivace ed espressivo. Tutti che di lui si facesse ogni cosa, ma
accontentava ; i dotti con la sal fu inutile; perchè il malore avan
dezza del ragionare, i men dotti zando ad altre parti, di subito
vinceva colla rapidità delle imma mise agli estremi l'infermo, il qua
ini. le con la pace del giusto e confor
Continuando l'apostolico mini tato dalle estreme consolazioni
stero, senza che mai gli venissero della religione, nella fresca età di
meno i favori di ogni classe di anni quarantanove passò a godere
persone, giunse quel tempo in l'eterna desiderata beatitudine il
che dovette deporre per sovra dì 24 ottobre dell'anno 1824.
no comando quell'abito che aveva SUE OPERE.
vestito con tanto amore. Il depo
se, ma nondimeno fedele all'isti 1. Panegirico di s. Giovanni
tuto, visse vita monastica anche Buono comprotettore di Mantova.
fuori del chiostro, nè mai volle Mantova, 181o, in 8.
dignità ed impieghi che pure in 2. Orazione parenetica pelcom
buon dato e nobilissimi gli furono pimento della nuova Cattedrale
offeriti. Non altro desiderio nu di Brescia. Brescia, 1815, in 8.
triva da quello in fuori che fossero 5. Orazione funebre del padre
rimessi i conventi e poter tornar Giovita Da-Ponte, parroco di s.
sene fra quei fratelli che aveva Alessandro di Brescia. Brescia,
teneramente amati. Nel 1815 pa 1814, in 8.
pa Pio VII, di sempre cara me 4. Delle rovine di Brescia, ser.
moria, l'aveva nominato a vesco mone evangelico. Brescia, 1815 ,
vo di Zante e Cefalonia, ma il in 8.
Deani sempre fisso di non rima È orazione fatta per commemo
mersi altro che semplice monaco, razione dello scoppio di una pol
pregò gli amici, de quali le virtù veriera in quella città, avvenuto
sue gli avevano procurato larga nel 1769.
copia, e potentissimi, onde il san 5. Panegirico in onore di santa
to padre il sollevasse da quell'inca Marcellina Vergine, sorella dei
rico. Questi fatta grazia alle pre santi Ambrogio e Satiro, detto in
ghiere, gli accordò la libertà, di Milano per la traslazione del sa
cendo, che se il padre Pacifico cro suo corpo nella Basilica Am
bramava "é" il lasciereb brosiana. Milano, 1816, in 8.
be tranquillo. Così altri incarichi 6. S. Alessandro martire e cit
rifiutò, datosi per intiero a quel tadino Bresciano, Orazione. Bre
solo di procurare il miglioramen scia, 1816, in 8.
to del costumi per mezzo del pul 7. Elogio funebre del p. Emma
pito. A questo fu infaticabile in nuele Aponte della compagnia di
sino alla morte che era decretato Gesù. Bologna, 1816, in 8.
5
In questa Orazione il Deani di Pietro Bembo, governatore ai
sfogò il suo affetto verso lo Spa la repubblica veneta al Zante, fu
gnuolo Aponte che gli fu maestro causa della nascita di Antonio in
di lingua greca. quel mite cielo.
8. S. Angela Merici, Orazione Tornati i di lui genitori in pa
recitata in Brescia nella Basilica tria, che Antonio non toccava an
di s. Afra. Brescia, 1817, in 8. cora il secondo anno, dopo breve
9. S. Francesca Romana. Pa dimora si trasferirono con esso a
negirico. Roma, 1819, in 8. ragione dell'impiego in altra cit
io. Elogio di s. Flaviano Es tà dello stato veneto, e l'istruzio
prefetto di Roma e martire. Ro ne di Antonio andò sempre va
ma, 1819, in 8, e Torino, 1825. riando giusta gl'insegnamenti dei
i 1. S. Giacinta Marescotti. Pa diversi maestri, cui fu affidato; e
negirico. Roma, 1819, in 8. studiata prima la logica dell'elo
12. Elogio funebre del canoni quenza si distinse fra i tanti di
co Francesco Barbera. Milano, scepoli in modo che a soli quindi
182o, in 8. ci anni compose tre diverse ora
15. Elogio funebre di Stefano zioni scolastiche che riuscirono
Antonio Morcelli, Prevosto di assai applaudite.
Chiari. Chiari, 182 1, in 8. Sotto la disciplina del dotto Pa
14. L'invenzione del corpo di vanello si applicò Antonio Cagnoli
s. Francesco d'Assisi. Orazione in Vicenza allo studio della lingua
parenetica. Milano, 1822 in 8. – greca, chiave d'ogni scienza e
Modena, 1822, in 8. gentilezza: fra le traduzioni le due
15. La Sacra Sindone. Orazio prime orazioni d' Isocrate, dove
ne. Torino, 1825. fossero stampate, proverebbero,
In quest'anno 1825 il Deani quanto gagliardo e vivace fosse il
aveva predicato a Torino, e tale di lui ingegno, mentre a giudizio
fu l'aggradimento universale, che d'uomini intelligentissimi alcuni
la Maestà di Carlo Felice re di traduttori anche canuti se ne ono
Sardegna, volle clementemente rerebbero.
invitarlo a predicarvi di nuovo Seguendo egli il padre nelle
nel 1826, locchè non potè aver diverse cancellerie della repub
luogo per la morte del Deani. blica sentiva un gran vòto e sperò
16. Orazione pei funerali cele d'aver trovato applicazione più de
brati nella Cattedrale di Brescia gna della sua mente col seguire di
alla santa memoria del sommo 5o anni, cioè nel 1772 in qualità
Pontefice Pio VII. Brescia, 1825, di segretario privato e più qual
in 8, e Torino, 1825. compagno ed amico nella missione
17. Panegirico di s. Antonio di di Spagna l'ambasciatore veneto
Padova, Torino, 1824, in 8. Marco Zeno. I dispacci dell'am
GIAMBATisTA BAsEcciol bascieria, che in originale conser
va il nipote Ottavio Cagnoli, ove
fossero di pubblica ragione prove
CAGNOLI (ANTonio), era na rebbero esuberantemente, qual ge
to nel 29 settembre 1745 nell'iso mio nutriva il Cagnoli, mentre in
la del Zante da Ottavio Cagnoli e senato accadde più volte sentir
da Elena Terzi, Veronesi, che di fragorosi gli applausi alla lettura
ºndevano stirpe antiquissima, di quelli
lie sacra, hic genus, hic majorum Gli studi morali-filosofici furo
ºlta vestigia. La circostanza no la principale sua occupazio
º essere il padre di lui cancelliere ne, durante la dimora a Madrid
58
che ebbe fine col 1775, essendosi calcoli più facili per giungere al
recato il Cagnoli coll'ambascia fine delle dimostrazioni. -

tore stesso alla corte di Francia Questa approvazione, così di


e colle medesime incumbenze che chiarata, di un tanto maestro ser
in Ispagna. vi di sprone efficacissimo al Ca
Toccava l'aumo trentasettesimo gnoli per divenir padrone della
il Cagnoli, cioè nel 178o, e serive scienza; per far costruire nel 1782
va egli: º questo è l'anno più me in Parigi, nella via Richelieu, a
º morabile della mia vita, avendo proprie spese, un osservatorio a
» fatto inopinatamente la grande stronomico, che arricchì dei rni
» metamorfosi di saltare dagli stu gliori istromenti che costruir sa
º di metafisici, morali e politici ai pevansi a Parigi, e per dar al pub
º matematici ed astronomici; - e blico una prova non dubbia delle
che questa sia stata singolare, può cognizioni acquistate collo stam
di leggeri conoscersi dal sapere che pare, a più riprese, varie memorie
per più anni, spendeva otto ore al astronomiche che fecero parte e
giorno continue in così intenso dell'Enciclopedia, colà a quei
studio. tempi pubblicata, e dei volumi del
Egli, come tanti, non aveva mai la Collezione de Dotti Stranieri ;
veduto a traverso d'un telescopio finalmente collo stampare nel 1786
il più singolare de'celesti fenome in lingua italiana la Trigonometria
ni, l'anello di Saturno. Vederlo piana e sferica, opera che per l'or
per la prima volta, nell'occasione dine e pel modo chiaro ed elegan
di osservare un telescopio che gli te con cui fu scritta fu general
veniva commesso da Venezia, ri mente riconosciuta nel suo ge
manerne sorpreso, dannare la pas nere classica. » Quest'opera, è
sata ignoranza, e tutto accendersi º detto nel giudizio pronunziato
della generosa brama di conoscere » dall'Accademia parigina delle
appieno la fisica celeste, fu un » scienze, non è dessa una sem
punto solo. » plice compilazione di ciò che è
Cominciò di bel nuovo, di 57 » stato già ritrovato dai matema
anni, lo studio dell'aritemetica, » tici, ma un trattato nuovo in gran
richiamò alla mente la serie della r parte nelle cose che contiene ;
proposizioni d'Euclide e studiò di » interamente nuovo nel modo di
per sè la famosa Astronomia di » porgerle e di legarle fra loro. -
Lalande, a cui ebbe ricorso e per Tanto merito finalmente si rin
le spiegazioni dell'anello di Sa venne in tale opera che fu trasla
turno e per ciò che gli facea duo tata in lingua francese dal signor
po per raggiungere lo scopo. Chomprè nello stesso anno 1778, e
Lalande, ottimo maestro di tanto più divulgossi in Europa.
quella scienza, tenne sempre in Una seconda edizione se n'è
fervorato il Cagnoli coll'offrirgli fatta in Bologna nel 18o4, la qua
tutti i maggiori mezzi possibili che le, attese le tante aggiunte e mu
aversi possono in Parigi, e col far tazioni e miglioramenti che vi ha
calcolo ad ogni sabato, in cui Ca l'autore praticati, non lascia più
gnoli recavasi da esso, d'ogni dub nulla a desiderare.
bio che al Cagnoli affacciavasi nel Anche in Francia nel 18o8, a
lo studio della sua astronomia, merito dello stesso Chomprè, fu
coll'annotare al margine della tradotta nuovamente in francese,
stessa opera quanto veniva indica esauriti colà pure essendo stati i
to dal Cagnoli, o per oscurità nel più migliaia d'esemplari della
testo che potea togliersi, o per prima edizione, e a gloria del
nome italiano così fosse stata stam Verona, come il Cagnoli, non si
patatradotta in tedesco, come spon rinviene in nessuna patria storia.
taneo aveva offerto di fare nel 18o4 Aggregato il Cagnoli nel 1787
il matematico Gottvvill de Billek alla patria Accademia d'agricoltu
cav. de Billenberg ! Il Cagnoli, ra, commercio ed arti, intraprese
ringraziato il traduttore, e infor nel 1788 e proseguì fino al 1796 il
matolo che appunto in quell'epo penoso lavoro delle meteorologi
ca si stampava la sua Trigono che osservazioni, che dette anche
metria, di molte aggiunte arric alle stampe sotto il modesto titolo
chita, lo pregò a ritardarne la d'Almanacco, col premettervi ogni
pubblicazione, all'istante in cui anno una elegante dissertazione
ricevuto avesse un esemplare del diretta, com'egli si esprime, a
la nuova edizione ; ma sia che il render piane a qualunque perso
cav. de Billenberg sia mancato na colta, ma non iniziata nelle
a vivi, sia che abbia egli per altre matematiche senza far uso di
cause ignote dovuto abbandonar figure geometriche, nè di simboli
ne l'idea, non venne fatto di co algebraici, le dottrine e le cogni
noscere, se esista stampata anche zioni maravigliose che l'ingegno
in Germania tal opera. umano ha saputo acquistare nel
Il desiderio di offrire le notizie lo studio dei cieli. Tale trattato
tutte che si riferiscono a questo d'astronomia volle più tardi il Ca
trattato famoso fece anticiparle gnoli ridurlo in 2 volumi, intito
all'ordine cronologico degli avve landolo Notizie astronomiche a
nimenti, e s'è parlato dei lavori dattate all'uso comune, che stampò
del Cagnoli dopo il suo ritorno in in Modena, e che vennero ristam
Italia. pate più volte a Milano ea Torino.
Egli infatti nel 1785 venuto in Il celebre Delambre, astronomo
erona, trovò a merito di suo fra parigino, scrivendo al Cagnoli,
tello Francesco costruito a tutte ebbe a dirgli : » le vostre Notizie
spese proprie un nuovo osservato Astronomiche vi hanno accresciu
rio astronomico, ove collocò gl'i to fana, se pur è possibile, e con
stromenti che usato aveva in Pari esse rendeste un grandioso servi
gi, e potè in patria riprendere ilgio alle scienze »; tanto poi era
corso delle osservazioni astrono egli convinto di tal verità che più
miche. Per esse la posizione geo tardi egli stesso stampò in Parigi
grafica di Verona, sulla quale di l'Astronomie pour les Dames,
ºcordavano immensamente andan dove appuntino ebbe a valersi del
do lungi dal vero gli autori più le idee e degli esempi dal Cagnoli
accreditati, fu finalmente stabilita. con sommo stento ritrovati.
Ned è da passarsi sotto silenzio Al nipote Ottavio Cagnoli ebbe
lo sforzo d'un semplice privato, a dire negli ultimi mesi del viver
che nessuno seppe finora imita suo lo zio Antonio : º nulla mi
re in Europa, e meno altrove, di duole tanto quanto di non aver
ºrgere a proprie spese una spe potuto ultimare il trattato d'astro
cola astronomica: esistono è vero mia ad uso comune »; raccoman
tali stabilimenti in varie città per dò al nipote che sui capitoli da
chè ne propri stati curarono i re
esso già predisposti, per sommi
ºpettivi governi di annetterli o ad capi, poteva pregarsi un altro astro
ºniversità o ad altri corpi scienti nomo italiano a proseguir l'opera
º, una un privato, non sussidiato condotta oltre la metà. Il nipote
º alcuna autorità, che coraggioso
- - e
- -
amoroso e dello zio e del nome ita
ºbia saputo fare, e in Parigi e in liano, dolente di non averàmeri per
6o
tanto peso, non omise d'infervora », imploro d' essere dispensato a
re a ciò gli astronomi di Milano, di Qual aureo carattere! quale rara
Padova e di Modena. Purtroppo modestia in uomo la cui celebrità
le speciali occupazioni di ciascuno era europea, e che certo forte nel
fecero sentir una risposta negati le matematiche pure ed astratte
va, e chi sa per quanto tempo an non poteva esser ignorante affatto
cora resterà l'Italia con tal opera delle fisiche applicazioni!
incompiuta! Il 28 giugno del 1796, cessò di
Eletto il Cagnoli nel 1788 se vivere in Verona l'illustre cava
gretario dell'Accademia d'agri lier Lorgna, benemerito istituto
coltura, pose egli in opera tal fer re della Società Italiana delle
vore, onde col carteggio, coi re scienze, e presidente della mede
golamenti, colle discipline internesima. Abbisognava questa d'un
render importante al pubblico be esperto piloto atto a condurla a
ne simile istituzione che a di lui salvamento ne' tempi procellosi
merito si ebbe una perfettissima che all'Italia si preparavano. Tale
pianta di Verona, e una pubblica società, unica al mondo nel suo
meridiana che nel Merca vecchio modo di esistere, non ha mai ra
serve a regolare con precisione dunanze o sessioni di soci, tutti i
matematica gli orologi tutti e pu 4o membri che la compongono
blici e privati : nel 1797 riportò avendo dimora nelle varie città
il Cagnoli una solenne dimostra della penisola. Alla vacanza del
zione di grato animo de' suoi col presidente il segretario ne fa av
leghi per ispontaneo e generale visati i soci con circolare a stam
commovimento. pa, e del loro libero voto, giammai
La veneta repubblica non per promosso da broglio o da fini se
dette di vista il Cagnoli, e creden condari, nasce fra i soci la nomina
do di metter a profitto il di lui sa del presidente quando in questo
pere lo chiamava ad accorrere coi si riuniscano 21 voto che lo pro
suoi consigli al riparo dei danni pongano. Simil metodo si osserva
che frequentemente recavano le anche nella scelta di nuovi soci
acque del Brenta. Ma quanto mai fra i 6 che il presidente propone.
era diverso il Cagnoli da tanti e Senza una vera celebrità non si
tanti che si videro più tardi tutto può quindi in tale società venir
assumere; a tutto rivolgersi mal eletti. L'onore della scelta a pre
grado la perfetta ignoranza in cui sidente è d'un gran valore: la
trovavansi appunto dove a tutto presidenza continua per 6 anni.
potere concorrevano. Il Cagnoli Il Cagnoli riuscì eletto a succes
si scusò dall'accettare l'incarico e sore di Lorgna nel 5o novembre
per le sue estranee occupazioni, e 1796, e tanto era nel suo animo
per la poca perizia nella scienza l'ardore pel lustro italiano e per
delle acque.» Conoscendo, egli ri le scienze, che nei 18 anni nei
º spose al senato, di non potere, quali fu confermato a presidente,
» senza esporre la mia probità, di le diverse modificazioni al regola
» re opinione in materia d'acque, mento sociale vennero tutte trova
º la quale mi è affatto ignota, mi te degne di approvazione, e la so
» trovo costituito in necessità d'in cietà nella moltiplicità dei volu
» vocare un benigno compatimento mi che pubblicò, accrebbe gloria
º e perdono, se non posso accet all'Italia.
» tare ed assumere l'incombenza Durante la presidenza il Cagno
» della quale era stato creduto de li non istette inoperoso, anzi con
» gno, e dalla quale umilmente fidò nei volumi stessi il frutto del
6I
suo talento e de' suoi lavori astro tura, strano troppo essendo che
nomici con un'alacrità senza pari. venisse rifiutata a danno della
Gli eserciti francesi occupato Società Italiana una rendita 15
avevano la Lombardia, e giunti volte maggiore di quella che ac
erano fino alle rive dell'Adige, cordò il fondatore.
senza che il Cagnoli per nulla a Recatosi quindi il Cagnoli a Mi
vesse interrotte le pacifiche sue oc lano fu ascritto fra i membri del
cupazioni: ma battuta Verona dai Corpo Legislativo, incarico per
castelli, di cui i francesi erano pa esso così pesante che cercò esi
droni, una bomba del calibro di mersene accettando la cattedra di
5oo venne a piombare poco di matematica sublime nella scuola
stante dall'osservatorio del Ca militare che fu istituita in Mode
gnoli, e la casa di lui e tutto ebbe na. Non potendosi parlar del Ca
ro a soffrirne grave danno. gnoli senza discorrere della Socie
A proprio sollievo il Cagnoli sfo tà Italiana, di cui era presidente,
gò la sua amarezza all'astronomo passò questa pure in Modena, do
e maestro Lalande, e per di lui ve il governo cisalpino assegnò
mezzo giunsero i lagni al generale la rendita a si benemerito corpo.
Bonaparte. Questi volle tosto ac Ridonato il Cagnoli a prediletti
correre alla riparazione dei danni, suoi studi, compose e pubblicò un
e forni i mezzi opportuni a ciò, succinto trattato delle sezioni co
ma qui non ebbe fine il di lui in niche, usando della sintesi anzi
tervento. A promovere la prote chè dell'analisi, ove tutto il rigore
zione che accordar intendeva Bo e lo stile è serbato de geometri
naparte alle scienze e ai dotti ita greci. -

liani prescrisse esso che la Società Tornò nei pochi momenti d'ozio
Italiana e il suo presidente tra a svolgere i copiosi registri delle
sferissero in Milano il loro sog osservazioni astronomiche, accu
giorno. mulate prima in Parigi indi a Ve
Invano oppose il Cagnoli varie rona, conducendo a termine un
e potenti ragioni per non togliersi catalogo di stelle fisse non senza
alla quiete domestica, ai propri serbare una tal quale regolarità
stromenti astronomici ed ai rela nel lavoro, mentre ad ogni mez
tivi studi, motivando essere la So zo grado di declinazione stabilir
cietà Italiana dotata dal Lorgna voleva la posizione di quattro stel
con annui ducati 2oo d'argento che le non minori della sesta gran
l' Accademia Agraria corrispon dezza, trascelte a circa sei ore di
der doveva come esecutrice testa distanza l'una dall'altra: ma il
mentaria, e che forse nel caso che firmamento non essendo nell'or
la società si distaccasse si potevano dine in cui il Cagnoli conformato
perdere. Venne da Bonaparte di voleva il proprio lavoro, fu desso
sposto che gl'istromenti astrono forzato in qualche spazio a non
mici fossero pagati al Cagnoli dal comprendere stella alcuna, anzi
la repubblica Cisalpina, collocan limitandosi a sole 5oo escluderne
doli nell'Osservatorio di Milano, alcuna delle cospicue.
ove il Cagnoli stesso abiterebbe L'esattezza usata dal Cagnoli
cogli altri famosi astronomi, O in tal dpera fu comprovata col pa
riani, Cesaris, ec.; che alla Società ragone del grande catalogo paler
Italiana sarebbero pagati annui mitano del celebre Piazzi, e rico
franchi 9ooe per dote alla mede nobbero gli astronomi con mara
sima: e si troncarono in tal modo i viglia e con lode del Cagnoli,
vincoli coll'Accademia d'agricol com'esso, fornito d'istromenti di
62
grandezza mediocre abbia potuto OPERE PUBBLICATE.
ottenere un sì valido consenso. Methode pour trouver la situa
Ristampò egli il suo catalogo in tion de l'Equateur d'une plane
lingua francese e lo corredò delle te; memoire insere dans le tome
speciali tavole d'aberrazione e X des Sgavans étrangers de l'A
mutazione, calcolate in grandissi cadémie des Sciences de Paris,
ma parte dal nipote di Cagnoli, fa1785.
cendone generoso dono agli astro Trigonometria piana e sferica.
nomi tutti d'Europa. Parigi, 1786, in 4.
Nel 18o2 fu prescelto a rappre E stata pubblicata nell' anno
sentare la scuola militare di Mode stesso la traduzione francese di
ma ai comizi di Lione, ov'egli re Chompré.
cossi infatti col nipote. Degli inconvenienti che na
Stanco al fine dalle diuturne scono dal regolare gli orologi al
fatiche chiese a riparo della mal tramontar del Sole, o come an
ferma sua salute un riposo, che a che dicesi all' Italiana, Disser
mal in cuore il ministero della tazione. Venezia, 1787, in 8, e in
guerra accordavagli per non priva Roma.
re quegli allievi di tanto maestro; Méthode pour calculer les lon
ma finalmente nel 1807 potè far gitudes géographiques d' aprés
ritorno in Verona suffragato da l'observation d'eclipses de Soleil
una vitalizia pensione. ou d' occultation d'etoiles : Mé
Godeva egli in seno alla fami moire couronné par l'Académie
glia, che lo amava senza limiti, des Sciences de Copenhague; Ve
quella vita che è dono dell'uomo rone, 1789, in 8.
illibato e che mai sempre riconob Almanacco con diverse notizie
be la sua felicità ne principii in astronomiche adattate all'uso co
concussi della propria religione, mune, T. 16, in piccolo 8. dall'an
quando nel 6 agosto 1816 per un no 1787 al 18oi, e dal 18o5 al 18o6,
colpo apopletico passò alla vita inclusivamente. Verona e Mo
celeste nella contemplazione del dena.
sommo Dio e forse di quei sistemi
planetari che fossero, come era
persuaso, a premio di quelli cui ai posteri in perpetuo la memoria d'un
veniva concessa la beatitudine del si distinto ingegno, come quello del
Cagnoli ! Il marchese Ippolito Pinde
regno de'cieli. montepianse la perdita del dolcisimo a
Appartenne a 2 r accademia le mico nel sonetto che piace qui ripubbli
più cospicue d'Europa: gli uo care. Così venisse una volta secondata
mini i più dotti mantennero con quell'impulsione !
esso una frequente corrisponden Spirto divin, che sui lucenti giri
za; fu creato da Napoleone cava Salisti a far tra gli angeli soggiorno,
liere della corona di ferro. Dove le stelle a cui levasti un giorno
Felice l'uomo che modesto nei Sì dotte ciglia, or sotto il piè ti miri;
modi, nei concetti savio e pruden Se v ha chi in riva d'Adige sospiri,
te, liberale e benefico con i pove Cercando spesso con gli sguardi intorno
E un nobil muro non veggendo adorno
ri, onesto e cortese lascia di sè un D un'immagine tua, che in marmo spiri,
desiderio si affettuoso e si tenero
come l'ha lasciato il Cagnoli (1). Già non duolsi per te, cui nulla or cale
Di questi onori, onde s'ammorza il gusto,
Tosto che verso il Ciel battesi l'ale.
(1) Pur troppo i desiderii de Veronesi
e degli oltramontani non furono com Per la Patria si duole, e il duolo è giusto;
piuti, non vedendosi sorgere in Vero Poichè non al tuo ben, spirto immortale,
na un monumento atto a tramandare Alla gloria di Lei manca il tuo busto.
65
Osservazioni meteorologiche, gio 1788 osservate in Ve
rona,
dall'anno 1788 al 1796, T. 7, in 8.
Storia dell'Accademia di Agri Vol. V. Osservazioni meteorologi
coltura commercio ed arti di Ve che fatte in Verona negli an
rona per l'anno 1792, in 8. ni 1788, 1789 (nell'indice
Ricordi d'un Cittadino, ec. O si legge per errore i79o).
puscolo di 5 pagine, Verona, 1797. Della longitudine di via
Notizie astronomiche adattate determinata con osservazio
all'uso comune (raccolte dai sud mi astronomiche.
detti almanacchi), Modena Vol. I, Della latitudine e delle re
1799, Vol. II, 18o2, in 8. frazioni di Parigi e di Vero
Dette compresovi i capitoli a na, e dell'obbliquità dell'e
stronomici negli almanacchi 18o5, clittica.
18o6, Milano, 18 18. VI. Osservazioni meteorologi
Sezioni comiche. Modena, anno che fatte in Verona negli
X, (18o1). anni 179o, 1791.
Trigonometria piana e sferica. Nuovo e sicuro mezzo per ri
Edizione seconda notabilmente conoscere la figura della ter
ampliata. Bologna, 18o4. ra (1).
Detta tradotta in francese da Osservazioni astronomiche.
Chompré. Parigi, 18 o8. VII. Cose trigonometriche.
Catalogue de 5o, etoiles, sui Osservazioni meteorologiche
vi des tables relatives d'aberra fatte in Verona negli anni
tion et de nutation. Modène, 18o7, 1792, 1795.
in 8. vinº "i Degli elemen
Compendio della Trigonometria ti spettanti alla teoria della
piana ad uso degli Aspiranti alla rotazione solare e lunare.
scuola militare in Modena. Mode Delle differenze finite nella
na, 18o7. Trigonometria.
Dell'utilità dell'Alcali volatile VIII. Parte II. Della più e
fluore nelle morti apparenti ec. di satta costruzione delle carte
Le Sage, traduzione dalla secon geografiche.
da edizione francese. IX. Formule per correggere le
Soluzione diretta e semplice del deviazioni d'un istrumento
problema sul più breve crepusco de' transiti.
lo, Paris. Encrclopédie, Art. Cre X. Parte II. Catalogo di stel
puscule. le boreali.
Soluzione diretta e semplice, XI. Supplemento al Catalogo
del Problema – Trovare l'elon di stelle.
gazione di Venere al tempo del XIV. P.e I. Notizie astronomiche
maggiore suo splendore. Paris.
Art. Venus de l'Encrclopédie. (1) Questa memoria fece da princi
pio poca sensazione. Ma nel 1819 Baily
la fece ristampare a Londra collo sco
Memorie inserite negli Atti po di distribuirla ai suoi amici; e una
della Società Italiana. nota messa nel Philosophical Magazine
del mese di maggio 1822, e nella Biblio
théque universelle del successivo luglio,
in occasione dell'analisi delle tavole
Vol. III. Delle stazioni del pianeti.
astronomiche dello stesso Baily, richia
IV. L' opposizione del nuovo ma all'attenzione degli astronomi que
pianeta osservata nel 1788. sto bel monumento dell'ingegno del
i" digressioni di Mercurio Cagnoli.
e di Venere in aprile o mag L'Editore.
64
di Germania comunicate al tri, che il suo maestro gli manda
l'Italia. va in giro fra i letterati suoi ami
ci, e molte lodi ne riscuoteva per
Negli atti dell'Istituto Nazio sè e pel discepolo. Vacato un po
nale Italiano. sto di studio per la pisana univer
sità istituito dal Cutiglianese giu
Vol. I. Parte II. Problema sul reconsulto Pacioni, e dovendosi
l'equazione dell' orbita e conferire per via d'un esame al
sulla eccentricità del pianeti. miglior latinista fra i giovani con
Bologna, 18o6. correnti, il nostro Fini si pose fra
quelli, e riportò facilmente la
OPERE INEDITE. palma. Perlochè recatosi a Pisa tut
to si mise nello studio delle leggi,
Traduzione dal greco dell'Ora
non tanto però che non gli restas
zione d'Isocrate a Demonico. se del tempo assai per lo studio
Relazione del Reggimento di del greco nella scuola del celebre
Verona del N. U. Zeno. p. Antonioli. Appena ebbe rice
Dissertazione contro il Testa vuto la laurea nell'uno e nell'al
mento. tro diritto, volle la sua buona for
Lettera sulla immaterialità del tuna che vacasse un posto di studio
l'Anima. in Roma, istituito dalla famiglia
Scheletro per compiere in due chiarissima de'Rospigliosi. Racco
o tre tomi l'opera delle Notizie mandato dai professori pisani e
Astronomiche (1). molto più dal suo merito, già di
OTTAvio CAGNoL1. per sè manifesto, si presentò a
chiedere quel posto opportuno a
FINI (GIovANNI ), nacque in continuare la sua carriera, e con
Lizzano, castello della montagna grandissimo piacere l'ottenne. Co
pistoiese l'anno 176o. Il padre suo si recavasi a Roma, dove dimorò
dottor Antonio scorgendo nel fan nove anni, spazio non breve per un
ciullo acume non ordinario d'in uomo, qual egli era, tanto avaro
gegno, s'affrettò di mandarlo a del tempo, per acquistare un gran
Pistoia nelle scuole del Seminario, patrimonio di dottrina e di scien
dove sotto la disciplina del Focosi, za. Nei primi anni s'avvocatò: gli
lodatissimo retore di quel tempo, altri occupò nella maggior pratica
prese grandissimo gusto nel leg delle cose forensi, e nelle lettere
gere libri latini e nello scriveregreche e latine, e nell'antiqua
latinamente. Era nei sedici anni ria. E già meditava di fermarsi
e di già componeva sì belli esame per sempre in quella grande città
(1) Scrisse del Cagnoli il dott. Gio ma, (Modena, 182o), compilate dal so
vanni Labus, il quale premise la Vita cio Francesco Carlini. Sì di questo co
di lui alla edizione delle Notizie astro me dell'altro scritto si è giovato il
nomiche dello stesso Cagnoli pubblicate compilatore della presente biografia. La
dal Silvestri nel 1818, e formanti parte , Biografia Universale ha destinato nel
della Biblioteca scelta di Opere ita suo Supplimento un articolo al Cagnoli,
liane. Questo lavoro meritò non pochi ma è riuscito troppo succinto, e, ch'è
rimproveri, specialmente d'inesattez più, il Parisot, autore di esso, fa morto
za, dalla Biblioteca italiana (Tomo XIII, il Cagnoli nel 1818; omette l'elenco
anno quarto, 1819). Altre Notizie sulla delle sue opere, ed ignora affatto il
vita e sugli studi del Cagnoli si trovano lavoro del Carlini. La traduzione ita
nel Tomo XVIII delle Memorie di Ma liana della Biografia segue ciecamente
tematica e di Fisica della Società Ita l'originale francese.
liana delle scienze residente in Mode L'Editore,
- (S5
dove tante amicizie ed illustri co ti. Sono frutto di quest'ozio au
noscenze lo trattenevano, quando tunnale i due poemetti latini dati
Ferdinando III con onorevoli let a stampa anonimi negli ultimi an
tere lo richiamava in Toscana e lo ni della sua vita. Il primo s'inti
inviava a Pisa primo auditore. In tola Eusebius, sive de Christiana
diversi anni percorse la carriera educatione; e dividesi in quattro li
degli impieghi, e con tanta pru bri, nei quali, senza parlare dell'e
denza ed integrità amministrò le leganza virgiliana che vi risplen
cose della giustizia, da meritarsi de, sono da ammirarsi le cose ve
il glorioso titolo d'Aristide. Da Pi ramente auree in fatto d'educazio
sa andò commissario a Grosseto; ne, degne d'essere inculcate nelle
quindi auditore nella Ruota di menti di tutti, in ispecial modo ai
Firenze, e finalmente nella R. di nostri, nei quali tanto più ci di
Consulta, nella qual carica egli lunghiamo dal bene educare, quan
terminò l' onorata vita il di undi to più ne parliamo e scriviamo,
ci di novembre 185o. Leopoldo II, imitando anche in questo servil
riconoscendo i grandi servigi pre mente i troppo ammirati stranieri.
stati allo stato, volle decorato negli Raccomanda il Fini robusta edu
ultimi anni il venerando vecchio cazione fisica a cui si accordi seve
della croce del merito. Giovanni ra disciplina morale : esercizi fa
Fini colla scienza dei libri e con ticosi del corpo congiunti a fati
quella degli uomini e delle cose cosi studi della mente. Parlando
ebbe congiunta la semplicità d'un con venerazione dell'Italia, dei
buon idiota sì nell'animo che nel padri nostri, e delle maschie loro
costume: modesto nel discorso, nel virtù, ispira l'amore dell' antico
portamento, nel vestito : morì a cui vorrebbe che i giovani tem
com'era nato in mediocre fortuna: perassero l'animo ed il costume.
lasciò erede un nipote che amò Della religione non parlo: ella vi
come figlio, riserbando una parte è trasfusa dal primo all'ultimo ver
del suo avere ad un uso pio. Fu so come dice il titolo del poema.
religioso di cuore: perciò a nessu Questo lavoro che uscì alla luce nel
no sembrò ostentata la sua osser 1825 pe'tipi del Molini a Firenze,
vanza alle più minute pratiche di ebbe l'onore d'una seconda edi
religione. Visse celibe, non per zione a Roma nell'anno 1828, per la
fuggire le cure ed i fastidi che Società Tipografica, coll'aggiunta
vanno spesso congiunte alle dol d' una traduzione in versi sciolti
cezze di marito e di padre, ma italiani del sig. Tarducci roma
perchè alla sua maniera ascetica no, a quale com'è pregevole per
apprendeva quello stato come il la fedeltà non lo è così spesso per
più perfetto ed il più consentaneo l'eleganza. L'altro poemetto è
alle sue abitudini strettamente intitolato de Aqua ed ha per epi
metodiche e riservate. Nelle ferie grafe il Pindarico e arov usº bºoe:
autunnali era sua delizia l'andare lo pubblicò pure anonimo l'anno
ad una sua villetta sopra Pistoia, 1829 co tipi del soprannominato
nel luogo detto Vajoni, dove se Molini. E un inno elegantissimo a
condo l'opinione d'alcuni avven questo elemento, nel quale prende
ne la disfatta dell'esercito di Ca occasione di rammentare i lavori
tilina; e qui, come Cicerone nel idraulici negli ultire i tempi intra
Tusculo, in mezzo ai vecchi ami presi a Livorno, e più specialmente
ci, fra i quali il dottissimo can. i più grandiosi pel bonificamento
Pasquini pistoiese, intertenevasi della Maremma. L'Antologia di
di filosofici e letterari ragionamen Firenze parlò del primo poema nel
Vol. VII. 6
66
Vol. 21, fasc. 5, con un articolo se volle recarsi a Pisa, dicea, per gli
gnato S. C. Se sotto questa sigla studi; ma veramente poco vi det
nascondesi, come io penso, il nome te opera. Venne quindi a Firenze,
d'un celebre professore di greche dove datosi più che mai al vivere
e latine lettere, mi duole assai che
dissipato, ben presto pel soverchio
appunto da lui sia fatto carico al spendere dette fondo alla paterna
Fini d'aver trattato quell'argo fortuna. Quando si trovò allo stre
mento in latino, come se adesso mo di tutto, non credè per questo
non sia anche troppo raro chi dover rinunziare al largo vivere
scriva in quel modo, e non fosse di prima. Volle che l'ingegno suo
a desiderarsi ad incremento delle pronto e vivace, esercitato nell'ar
lettere che si scrivesse latinamen ti galanti del bel mondo, vi sop
te più spesso e da più. Del secondo perisse. Si fece maestro di lingua
poemetto è parlato con molta lode francese ed inglese, che avea ben
nell'Antologia suddetta Vol. 55 appresa conversando co'nazionali:
fasc. 5, in un articolo segnato P. C. bello, com'era, ed agile della per
che io credo scritto dall'istessa sona, dette lezioni di ballo, ed as
mano dell'altro sopraccitato. Molti sai guadagni ne ricavava. Fece,
scritti ha lasciati il Fini inediti, come mi dicono, anche lo spadac
fra i quali un poema sull'Amor cino, e come lo trasportava un suo
di Dio, a cui dava opera assidua matto talento di far da grande,
pochi mesi innanzi la morte, ma ora col titolo di conte, ora di ca
che ha lasciato imperfetto (1). valiere, si trasportava qua e là,
Giuseppe ARcAN o sli. spendendo le molte volte in un
giorno quello che guadagnava in
CORRIERI (PADRE LEAND Ro un mese. Per la qual cosa s'inco
DE'), merita d'essere annoverato minciarono a sospettare in lui arti
fra gli scrittori italiani di quest'età non buone : quindi gli si dette an
per un'opera data a stampa nel cora mala voce non so di quali da
185o, la quale è riuscita carissima mari imprestati, e per astuti accor
agli amatori della sacra archeolo gimenti non resi. Fatto sta che
gia. Sorti i natali in s. Marcello, nella primavera del 1824 per or
capo-luogo della montagna pisto dine del buon governo fu rilegato
iese, il di 15 del settembre 18o 1 , nel suo paese natale con ordine
ed ebbe nome al battesimo Gaeta
che fosse severamente guardato.
mo Luigi Giuseppe. I suoi genitori Questa misura fu colpo mortale
Leone Corrieri e Chiara Merlini, per lui, che avvezzo a comparire
discretamente agiati per dargli fra i suoi in abito di ben agiato ed
civile educazione, l'affidarono ad onesto giovane, ora vi dovea com
un buon prete della terra che parire male in arnese, e, quello
l' ammaestrò nelle prime let che più gli dovea cuocere, con fa
tere. Ingegno grandissimo dimo ma non buona. Il Corrieri non era
strò, ma poca voglia d'applicazione. uomo da restare lungamente in
Morto il padre e rimasto padrone quello stato. Una mattina disparve
di sè interamente, giacchè la ma dalla terra, e fu vana ogni fatica
dre troppo tenera di quell'unico del governo per rintracciarlo. Sep
figliuolo in tutto lo compiaceva, pesi poi che avea potuto andarse
ne a Roma, dove ricordandosi d'a
(1) Si vuol notare fra le cose stam
ver parlato non so con qual cardi
pate del Fini una Serie di Decisioni male nel passaggio di Pio VII per
lodate ed apprezzate per profonda sa i monti pistoiesi l'anno 1814, su
pienza legale. bito ricorse a lui, dicendogli il suo
6
doloroso stato, e chiedendogli con Zurla, come primizia de' atici
lacrime d'esser messo in qualun suoi studi. L'opera è intitolata :
que convento per vestirvi l'abito De Sessorianis praecipue Passio
religioso. Il cardinale commosso, nis D. N. I. C. Reliquiis Commen
gli rispose che l'avrebbe fatto ben tarius. Romae 185o, apud Franci
volentieri se cosi egli sentivasi scum Burlaeun, in 8. di pag.
ispirato dal cielo. E così come volle
xviti e 294 con tavole litografi
fu fatto. Ebbe protezione a ciò an che e in rame. L'opera è divisa in
che da certo Francesco Giovanni tre parti. Nella prima tratta del
Cometti, cerimoniere pontificio, il l'invenzione delle reliquie della
quale scrisse per indicazione del passione, della loro autenticità,
Corrieri medesimo, ad un ottimo della loro traslocazione dall'Orien
prete di s. Marcello, perchè gli tro te nella basilica Sessoriana. Nel
vasse almeno sessanta scudi, che la seconda dimostra con la tra
tanti ne abbisognavano per essere dizione e con irrefragabili do
ammesso fra i pp. di s. Giovanni cumenti, che quelle reliquie fu
di s. Croce in Gerusalemme alla rono custodite e venerate senza
basilica Sessoriana. Vi fu ammes interrompimento nella detta ba
so di fatti, e nel 26 ottobre del silica dai tempi d' Elena impera
1824 scrisse il Corrieri medesimo trice sino ai presenti. Nella terza
al buon prete suddetto, ch'è certo combatte le opposizioni di quelli
D. Bortolommeo Ducci, amico suo che s'attenterebbero di negare la
e dello sua casa, dicendogli della verità delle suddette reliquie.
nuova vita intrapresa pel servizio Vanno congiunte a questo volume
di Dio e per dar opera agli utili due lettere del Rabbino con verti
studi. Ed infatti bisogna pure che to, Drach, la prima delle quali s'av
vi si mettesse per entro con tutta volge sopra la pretesa contraddizio
l'anima, perchè, dopo aver fatto ne degli Evangelisti nel determi
il noviziato nel monasterro di s. nare l'ora in cui G. C. fu croci
Bernardo alle Terme di Diocle fisso: l'altra si occupa nello spie
ziano, ed ordinato sacerdote, fosse gare l'iscrizione ebraica del titolo
poco dopo creato da superiori, cu della croce, sulla quale aveva fatte
stode della gran biblioteca Sesso ampie ed erudite parole il Corrie
riana nel monastero di santa Cro ri. Chi più desiderasse sapere di
ce in Gerusalemme. Conseguito quest'opera, legga un articolo che
questo grado onorevole, e che as la riguarda inserito nella Biblio
sicurava dopo un settenario la di teca Italiana, num. 196, fascic. di
gnità d'abate, per quello ch'io aprile 1852. Dette pure a stampa.
udii da que monaci, si diede tut Sermones tres in antiquissimo co
to a riordinare la biblioteca dalla dice sessoriano s. Ambrosii nomi
confusione in cui si trovava dopo ne inscripti ex eodem codice nunc
l'invasione francese e pel traspor primum editi. Romae, ex Off.
to che fatto s'era nel Vaticano, e libraria Bonarum artium, 1854.
nell'istesso tempo a rintracciare i Questo libro è dedicato al card. Bri
codici mancanti dei molti e raris gnole. Intendeva poi di pubblicare
simi che l'adornavano, e provve e di arricchire di annotazioni un
dere le opere più utili. Di che gli pregevole scritto esistente nella bi
veniva molta lode e considerazio blioteca intitolato: Notae Chrono
ne tanto nel monastero che fuori. logicae, historicae, et critica e in
Ma questa lode gli venne maggiore manu-scripta Sessorianae studio
dall'opera che pubblicò dedican et labore Eminentissimi et Reve
dola all'eminentissimo cardinale rendissimi Card D. Joachini
-
68
IBesutii Monachi Benedectini Or dovea trattare della sintassi, ma
dinis Cisterciencis. Ma questa fati sorpreso dalla morte avvenuta nel
ca non condusse a termine soprap settembre del 1857 non potè con
reso da morte il primo di novem durre a termine quel lavoro. Pur
bre del 1854, nella fresca età di tutta volta gli stampatori Bracali
54 anni. Dopo la morte del suo han promesso di stamparlo com'è
protettore cardinale Zurla, che lo a vantaggio dei giovani, unita
amava e stimava assai, vide il tra mente a certe sue orazioni latine
monto della sua fortuna, e tanto scritte colla copia e coll'eleganza
fu afflitto dal dispiacere di quella ciceroniana. Ebbe lode di buon
perdita che ne contrasse una pol poeta tanto latino che italiano, co
monare che lentamente lo con me dimostrano certe poesie ri
sumò. stampate in un elegante volumet
GiusePPE ARCANGELu.
to dalla tipografiia Cisco, Pistoia
1858.
STEFANI (AB. DoMENIco). E GiusErPE ARCANGELI.
da riporre fra i migliori latinisti
della Toscana. Nacque in Pi BUTI (Niccolao Felice). Di
stoia l'anno 179o da onesti paren lui come di amico carissimo ſa
ti: ricevè l'educazione nel semi menzione lo Zaccheria nella sua
nario vescovile, dove si distinse Biblioteca pistoiese, stampata a
alla scuola del Soldati per non Torino nel 1752, chiamandolo
ordinario valore nella lingua lati eruditissimo nelle lettere greche
ma che poi giunse a scrivere sì in e latine. Scarsissime notizie ci ri
verso che in prosa con ischietta e mangono di lui che pure godè della
facile venustà. Resosi prete fu benevolenza per non dire dell'ami
maestro d'umanità in quel semi cizia del Sommo Pontefice Bene
nario; ma vacato quel medesimo detto XIV, come apparisce da una
posto nell'I. e R. collegio Forte lettera scritta a quel Papa per rac
guerri, per conforto dei cittadini comandargli un figliuolo che re
vi si trasferì, e poco dopo fu dal cavasi a Roma a mettersi nella
voto unanime elevato alla cattedra carriera ecclesiastica. La qual let
di rettorica. Sempre propenso al tera è riportata per l'intero nel
l'avanzamento dei giovani nella l'opera sopraccitata dello Zacche
tino, dette opera ad una gramma ria unitamente alla risposta del
tica di questa lingua, di cui die Pontefice scritta da Angelo Arsel
de a stampa la prima parte, nel li, cameriere segreto e segretario
185o pei tipi del Bracali in Pisto di S. S. colla data del 21 genna
ia (1) e n'ebbe lode grandissima io 1741. Un'altra lettera pur la
dai più riputati giornali. (Vedi tina viene qui riportata che il
l'Antologia di Firenze vol. 45 Buti scrisse a Giuseppe Bianchi
fasc. 1). Le parti del discorso sono ni da Prato, mandandogli alcuni
con lucido ordine trattate; le de versi latini, e ringraziandolo del
sinenze de nomi e dei verbi espo l'onorevol menzione che di lui
ste in tavole sinottiche: tutto poi aveva fatto nell'opera: I grandu
corredato di esempi ben messi, e chi di Toscana, ragionamenti
di temi per esercitare l'alunno storici. (V. Bibl. Pist. sopraccitata
nell'uso del dizionario e nelle ana pag. 174.) Ma più assai che ai
lisi grammaticeli. La seconda parte componimenti latini n verso ed
in prosa il nome del Buti è rac
(1 ) Oltre l'edizione pistoiese ve n'è comandato all'opera che s'intito
una fiorentina. la: Apollonii Pergaei Conicorum
6
libri IV. Sereniss. Principi Joan tere nel nuovo Seminario fiori,
ni Gastoni ab Etruria, dicati tino che si aperse poi nel novem
cum lemmatibus Pappi Aleran bre del 1712. Durò in quell'ufficio
drini et commentariis Eutocii con molto credito per dieci anni;
Ascalonitae, quae olim primus dopo i quali fu lettor pubblico di
vulgavit omnia Federicus Con teologia morale nello studio fio
maudinus Urbinas e graeco a se rentino, e nel 1756 vi fu eletto
conversa, erpurgata mendis, et decano. Cosimo III gli diº la chie
commentariis illustrata; nuperri sa parrocchiale di s. Maria in
me autem in lucem prodeunt, ab Campidoglio, alla quale rinun
aliis etiam erratis longe plurimis, ziò quando fu chiamato a succe
quae, ut plurimum edita sunt, dere al cugino defonto nella cu
identidem irrepserunt, vindicata. ra del duomo. Giovan Gastone lo
Item Sereni Philosophi Antinen creò suo teologo, dipoi corista nel
sis libri duo vindic. a mendis. la metropolitana, ed in un modo
Pistorii A. 1696. Quest'edizione singolarissimo l'ebbe caro. Fu pure
viene citata dal Fabrizio T. lI. consultore del s. Ufizio, deputato
della sua Biblioteca greca a pag. del seminario, esaminatore sino
559 e dal Museo di Minerva del dale. Nè i titoli accademici gli
l'anno 1697 pag. 4o. Il Buti era mancarono: perocchè fu degli A
mato il dì 21 febb. 1668 in Pistoia, patisti, de Riformati di Cesena,
dove per parecchi anni con mol degli Arcadi col nome d'Eche
ta lode insegnò la rettorica (1) e strato Amatunzio ec. ec. Era nato
dove pure morì nel luglio del in Livorno il 25 d'ott. 1688, e mo
1748. In lui s'avverò quello che ri a Firenze gli 1 1 maggio i 75 2.
dicesi per proverbio, conservar Chi volesse sapere più di lui con
si il buon liquore nei piccoli va sulti il Cerracchini nei suoi l'a
si; perocchè fu piccolissimo del sti teologali nell'anno 1712, ed il
la persona. Al che alludendo Se Novellista Fiorentino nelle novel
bastiano Bartolozzi di lui scola le del 1752, e finalmente la Storia
re, così scrisse sotto l'immagine letteraria d'Italia stampata in Mo
di lui: -
dena 1754, Vol. 6 pag. 72o e se
guenti, dalla quale abbiamo rica
Erigua quisquis Buteum sub imagine cernis, vate queste brevi notizie.
Ne sperae effigiem, ne capiare, cave:
Quem mole exiguum peccans Natura creavit;
Immensum Pallas reddidit ingenio. OPERE sTAMPArz.
GiusePPE ARcANe ELI.
Accademia funebre recitata nel
ROSSI (Dottor Giuseppe MA Seminario fiorentino per la morte
RIA), fiorentino. Nel 17o2 fu collo di mons. arcivescovo Gherardesca
cato nel collegio eugeniano dal suo fondatore. Firenze, 172 1.
suo cugino dottor Tommaso Ros Vita del Ven. Lorenzo Gianni
si, curato della metropolitana, il decano fiorentino. Firenze, 1725,
quale l'avea tolto fanciullo presso lodata grandemente da Antonio
di sè per educarlo. Tanto si di Maria Salvini. -

ºinse in tutto il corso degli studi La libreria Mediceo - Lauren


che appena ricevuto il sacerdozio ziana Architettura di Michelan
º destinato a maestro di belle let
gelo Buonarroti disegnata e il
(!) Vuolsi notare che fra i suoi sco
lustrata da Giuseppe Ignazio Ros
º contò il celebre mons. Michelan si architetto fiorentino. Firenze,
sº Giacomelli, di cui V. la Biografia, 1759. Quest'opera postuma appa
alla pag. 458 del Vol. V. di quest'opera. re dalla dedicatoria data in luce
su

da Zanobi figliuolo del dott. Giu scuole pie, si mise alla scuola del
seppe Ignazio: ma fu il dottor p. Edoardo Corsini, dove in poco
Giuseppe Maria che tutte ne spie tempo molto imparò di latino e di
gò elegantemente le tavole, e ri greco. Il gran profitto che fece
dussele all'ultimo compimento. dappoi nella filosofia nazionale gli
Orazione latina gratulatoria ameritò l'onore, non che ambito,
mons. Martelli arcivescovo di neppure immaginato da lui che
Firenze, detta nel Seminario fio modestissimo era, d'esser chiama
rentino. to nell'università di Pisa ad inse
Del Sinodo diocesano fiorenti gnar logica e metafisica. Il p.
tino del 1752 egli fu che col dotto Corsini che nel 1752 era succedu
sig. avvocato Giacinto Tosi ne di to al Politi nella cattedra di lin
stese in elegante stile non piccola gua greca, e che ben conosceva
parte. quanto in questa lingua valesse,
volle che gli fosse dato ad aiuto;
OPERE MANoscrITTE. e quando, creato generale dell'or
dine dovè per sei anni portarsi a
Più accademie latine e toscane, Roma, a lui lasciò la cura delle le
tra le quali una per la pace uni zioni. Il primo lavoro che l'Anto
versale del 1715. mioli intraprendesse in quell'u
Molte orazioni latine e toscane, ficio fu un'Antologia greca a cui
fra le quali una recitata in morte tenne dietro quasi subito una
del dott. Tommaso suo cugino, Grammatica che per quei tempi
un'altra per la morte del dott. fu stimata pregevolissima. Anche
Vincenzo Ciani pievano di Cam l'insegnamento del latino per o
poli, ed accademico della Crusca. pera sua s'avvantaggiò; imperoc
Dissertazioni toscane di varia chè si diede ad ampliare un an
erudizione recitate nell'accademia tologia antica e molte cose aggiun
degli Apatisti. se e mutò nella grammatica del
Altre teologiche dissertazioni Berretta. Questi lavori tanto utili
latine dette nello studio fiorentino. allo insegnamento elementare di
La vita di Francesco Balduini quelle lingue come lo resero be
priore di s. Felicita, illustre poe nemerito degli studi e degli stu
ta toscano con copiose annotazio diosi, così gli fruttarono d'essere
mi alle poesie giocose del medesi confermato nella cattedra d'uma
mo, le quali il Rossi coll'aiuto del ne lettere e di lingua greca dopo
sig. ab. Orazio Marrini mise in la morte dell'ottimo suo maestro.
ordine per le stampe (1). Ma l'opera per cui si diede a co
GiusePPE ARcANGELI.
noscere come buon archeologo, e
che meritò l'approvazione degli
ANTONIOLI(P. CARLo), Sco eruditi, fu una ragionata difesa di
lopio. Ebbe i natali in Correggio due dissertazioni, l'una del Cor
città degli stati estensi il dì 2 ot sini che tratta d'una medaglia di
tobre 1728. Vestito da giovinetto Minisarro re d'Armenia ; i'altra
l'abito dei cherici regolari delle del p. Politi intorno ad un passo
di Frontino. Una gemma etrusca
(1) Il Marrini stampò il Cecco da
Varlungo del Baldovini con note, sen in cui vedevansi scolpiti cinque
za citare neppure l'amico Rossi. Vedi dei sette guerrieri greci spediti a
la bella edizione di questo giocoso poe Tebe, che avea esercitata la pen
metto fatta in Firenze l'anno 1755 ma del Gori, del Passeri, e di al
dalla stamperia Mouchiana, tri antiquari di grido, dette
l

all'Antonioli anche più bella occa do dell'opera che pur vaccingonº


sione di dimostrare quanto si fos giudicare, credono di tenersi dal
se addentrato negli studi dell'an la parte migliore, tutto a diritto e
tiquaria; imperocchè la spiega a rovescio lodando; ovvero (quel
zione di quella gemma esposta in lo che più spesso accade se ne sbri
due dissertazioni gli valse il fa gano col parlare di tutt'altro che
vore del Lami, il quale alle altre del libro medesimo, e presone sol
la preferi, e ne diede un lungo e tanto il titolo come un epigrafe
stratto nelle Novelle letterarie del alla loro diceria, versano giù a
tempo. Il prof. Sebastiano Ciampi bigonce tutto quello che fanno, o
in una nota alle notizie del p. Pa meglio che sanno dire, sinchè gli
gnini da lui diligentemente rac oziosi lettori non abbian detto:
colte (1) parlando di questa gem oh che bello spirito! O che brio
ma, che dice essere appartenuta al so, e leggero modo di scrivere!
museo Itoschiano, dà grandissima Non così l'Antonioli, il quale at
lode all'istruzione dell'Antonioli, tentamente considerò l'opera del
la quale (sono sue parole) è oggi Guarnacci, e quantunque proce
divenuta rarissima e meriterebbe desse assai riguardoso nel pronun
d'essere ristampata a benifizio de ciare i suoi giudizi, pur mono
gli studiosi. Questo buon succes stante non si potè tenere dal di
so delle sue letterarie fatiche non sapprovare alcune cose che anche
valsero a farlo più fidente di sè. da persone intelligentissime fu
Dotato di una modestia tale che rono giudicate come avventurate
sarebbe sembrata soverchia in uno di troppo dalla calda immagina
scolare, attribuiva la lode, che ve zione dell'autore. Il perchè mons.
niva alle opere sue, più assai alla Guarnacci cominciò prima a la
bontà di chi le avea giudicate, che mentarsi fieramente di lui: poi ad
al merito reale di quelle. Il per ingiurarlo; e poichè non ottene
chè non avremmo saputo imma va da quell'uomo modesto e pa
ginare come un uomo di questa cifico risposta alcuna, divenuto
tempra avesse potuto intrigarsi in per questo, come suole accadere,
polemiche letterarie, che gli frut più furibondo, se ne andò dal
tarono dispiaceri fortissimi, se non granduca, chiedendogli che e' vo
vi fosse stato condotto senza che lesse, in pena di quella critica
neppure se ne avvedesse. Monsi chiamata da lui vituperevole mal
i" Mario Guarnacci avea pub dicenza, privare quel dabben uo
licato in quei tempi un'opera mo della sua cattedra. Di che
intitolata, le Origini italiche. I quanto dolore sentisse è da veder
redattori del Giornale pisano co si nell'elogio che dell'Antonioli
noscendo come nessuno meglio scrisse il p. Pompilio Pozzetti (1)
dell'Antonioli avrebbe saputo fa nel quale raccontasi come quel po
re un estratto di quella grande veretto, tacito nelle sue stanze,
opera, gli si misero tanto dattor dolorosamente piangeva di tanta
no, che finalmente ve lo seppero indegnità, nè seppe darsi pace
indurre. La via più sicura per l'Anfinchè Angiolo Fabbroni provve
tonioli sarebbe stata quella prati ditore dell'università non l'ebbe
cata da molti giornalisti dell'età
nostra, i quali poco o nulla leggen (1) V. questo Elogio stampato a Mo
(1) V. queste notizie stampate dopo dena nel 18o1 e la Storia della lette
le Satire ed Epistole d'Orazio tradotte ratura italiana nel secolo XVIII scrit
dal p. Pagnini, Pisa, presso Ranieri Pro ta da Antonio Lombardi. Edizione di
speri, 1815. Venezia 1833, Tomo VI pag. 2 18.
2

ierº a nome del granduca all'iscrizione del p. Pompilio Poz


medesimo che ben trovavasi di lui zetti fu collocato fra gli uomini
soddisfatto, e che di nulla più si illustri onde si onora quella città.
desse pensiero se non di continua Fralle opere che pubblicate gli
rc col medesimo zelo le sue lezio avrebbero fatto onore, sono certe
ni. Il Guarnacci che vide andar orazioni latine le quali con molto
fallito quel colpo, e che non po plauso recitava ogni anno all'aprir
tea senza rischio far guerra di si dell'archiginnasio pisano. Quel
fronte ad un uomo per cui il go li poi che udirono le sue lezioni, e
verno aveva manifestata particolar ve ne sono ancor dei viventi, non
protezione, si diede a percuoterlo seppero bastevolmente lodarsi del
di traverso, e criticò con asprezza le sue facili e paterne maniere sì
la Serie dei prefetti di Roma, nel domestico conversare che nel
opera applaudita del p. Edoardo l'istruire dalla cattedra. Fu detto
Corsini. L'Antonioli credè suo di lui che il materiale della lin
dovere il difendere tanto maestro, gua greca sapesse quanto Demo
e scrisse e pubblicò una bella di stene, eppure (tanto era modesto)
fesa. Allora sì che il terribile Mon nell'interpretare quell'oratore ,
signore gli si scagliò contro con dopochè con molta facondia n'a
ogni sorta d'ingiurie: delle qua vea dichiarato il senso, termina
li basti aver notizia con questo va dicendo: pare che questo dia
periodo riportato dal professore volo abbia detto così.
Ciampi nella nota sopraccitata. Giuseppe ARcANGELI.
Lascia adunque di fare il novel
lista, lascia di censurare, lascia
stare i defonti Salvini e Lami, ARDUINO (GIov ANNI), nacque
oltre i tanti viventi che hanno da poveri genitori il di 16 ottobre
studiato più di te, asinaccio che 1714 in Caprino, ubertosa ed ame
sei..... Sicchè lasciandoti nel ma valle dell'agro Veronese, posta
tuo disperato furore, finiamo lie tra il Benaco e l'Adige, ed ivi re
tamente come finì un nostro poe spirò ne' primi tre lustri di età
ta estemporaneo: quelle stesse aure che avevano là
d'intorno accolti qualche secolo
Canta le smanie tue, canta i tuoi guai prima i vagiti di Giulio Cesare
Canta minchion che hai da cantare assai. Bordone, bizzarro e potente inge
gno, che asceso a grande rinoman
Queste invereconde parole, que za volle cangiare il suo nome in
ste basse ingiurie si vomitavano quello di Scaligero. Fino dagli an
da un Monsignore contro un uo ni suoi più teneri diede Giovanni
mo che alla somma dottrina con a conoscere una mente sopra quan
giunse tanta dolcezza di costume, to mai dir si possa atta alle scien
che fu venerato come cosa santa ze; intorno a che larghissimo adi
dai professori e dai suoi discepoli. to di lode mi apre quel marchese
Il p. Antonioli mancò ai vivi qua Andrea Carlotti, padrino che fu
si improvvisamente il 1.mo di no di Giovanni, il quale, vista appe
vembre 18oo. Grandi onori gli fu ma nel figlioccio suo un'aperta in
ron resi in Pisa, dove tanti anni clinazione allo studio delle scienze
si era adoperato per l'insegnamen esatte, seco il condusse a Verona
to del greco e li umane lette onde potesse appieno addottrinarsi
re: grandissimi gli furon resi a nelle lettere, nelle matematiche
Correggio sua patria, dove gli fu e nel disegno. Nè abuserò io già
fatto un ritratto che unitamente delle parole cdel tempo, collo
“15
stendermi a descrivere o magnifi brama in lui ardentissima di i.
care quel pregi che, dopo i doni noscere la verità; al qual fine mi
della natura ed i frutti dell'edu rando dovette da sè solo dischiu
cazione, aggiunse in esso la dili dersi una via da altri fino a lui mai
genza e perfezionò la fatica; solo tentata, chè poco o niente ei tro
dirò che nemico dell'ozio, ama vava negli scritti di Woodvard,
tore dello studio, indagatore del di Camerario, di Wiston e di Bru
vero, alle lettere dapprima, indi net che si addicesse al molto che
alle scienze con tanta sollecita co meditò per iscoprire i fatti, ed al
stanza si diede, come se non ap moltissimo che adoperò per ispie
prenderle e coltivarle solamente, garli; e per ciò stesso diedesi a
ma dovesse trattarle un giorno studiare la natura nelle montagne
e diffonderle a pubblico giova e nell'imo fondo delle miniere,
mento. Senza quindi arrestarci più che ne libri e ne sistemi di
alla vaghezza del primi frutti che geologia.
giovanetto raccolse ne giardini Queste indagini delle cose di
delle scienze, entriamo tosto ed sotterra gli fruttarono quella pre
inoltriamoci ne vastissimi e spi ziosa e splendida merce di dottri
nosi campi della geognosia, dei ne geologiche che vediamo riſul
quali in poco tempo divenne non gere negli aurei suoi scritti, e
pur custode e ministro, ma reg quell'incomparabil tesoro di criti
gitore e padrone. che disquisizioni, che quasi armi
Compiuti gli studi, si sentì fortissime difendono e rassicurano
spinto a percorrere le Alpi tirolesi i suoi giudizii, mentre si oppon
e fissare sua stanza alle miniere gono alle tante e si varie ipotesi
di Clausen per apprendervi, come che allora correvano sull'origine
egli stesso dichiara, la metallur del nostro pianeta. Nè questi frut
gia, la mineralogia e tutto ciò ti gli vennero unicamente dal
che riguarda la scienza del re l'opulenza ed ampiezza della dot
gno fossile (1), ch'è quanto dire trina, ma ben anche dall'attenta
per ricercare la natura ne suoi ed assidua contemplazione, quin
reconditi arcani. Ma in età cosi di non cominciava ad affidare alla
giovanile come potè egli avventu carta i suoi dotti ragionamenti, che
rarsi all'incerto e malagevole cor prima nelle ripetute corse per le
so di tante vie, quante all'acqui valli, e con le osservazioni iterate
sto delle scienze geologiche con sui monti, indotti non li avesse a
ducono, senza il sussidio di esperta giusta maturità, giacchè tutto so
guida che le dimostri ed appia leva dedicarsi a ben sceverare l'an
ni? Come avvolgersi in tante ter damento di quelle rocche che più
nebre e si profonde, che ad ogni gli sembravano acconcie per deci
Passo s'incontrano, seuza il soc dersi quale stata si fosse la origi
corso d'amica fiaccola che le di me, quale l'epoca della primitiva
radi o al tutto le disperda? Ma a comparsa, quali le modificazioni
tanto apparecchio di studio mal a cui soggiacquero per opera dei
corrispondevano i mezzi di porlo vulcani giunti dopo; e ciò facen
in esercizio, imperocchè le opere do svelse alla natura quella parte
ºhe in quel tempo vantava la geo de' suoi secreti che per difetto di
ºgia non erano tali da satisfare la osservazioni era del tutto ignorata.
Niun nome e nessun limite era
(*) Giornale di Griselini, presso Mi stato ancora assegnato alla scien
ºcco in Venezia, Tom. v pag. 155, e za delle montagne, quando Ardui
seg. no pubblicò nel 1759 le diligen
-

74
sue osservazioni sulla fisica costi principio del secolo XIX. Al ter
tuzione delle Alpi venete (1); e zo ordine riferisce i monti di
posso affermare senza timor d'in sedimento, non senza distinguere
gannarmi, che la geognosia posi le varie epoche di formazione alle
tiva deesi unicamente attribuire quali appartengono, cioè appli
ai sodi principii sui quali appog cando ai sedimenti più antichi il
gia la splendidezza dell'Arduinia nome di monti secondarii , e
ma dottrina. Egli di fatto fu il quello di monti terziarii ai sedi
primo ad esibire all'Europa una menti lasciati dal mare nell'ulti
partizione de terreni fondata sul ma epoca della sua insidenza sui
le conseguenze più immediate del continenti. Nel quarto ed ultimo
l'osservazione diretta, non già so ordine riunisce tutte le pianure,
pra dati puramente congetturali, formate anch'esse di strati sopra
come son quelle proposte in tem strati per alluvioni e deposizioni
pi a noi più vicini (2). Vide e di materiali condotti giù dai
proclamò innanzi tutti che sotto monti per opera de' fiumi e com
quattro naturalissimi e generalis posti di ciottoli, di ghiaie, di are
simi ordini la terrestre superficie me e di argilla.
potevasi comprendere, partendo Comechè non sia questo il luo
dall'esterna sua faccia, e progre go di protrarre più a lungo il di
dendo fino a quella profondità cui scorso per far sentire l'aggiusta
possono giungere le nostre osser tezza de limiti entro i quali Ar
vazioni; il primo de'quali abbrac duino circoscrive per ordine di
cia quel genere di rocce ch'egli età le montagne, tuttavia non
chiama primigenie, cioè il mica posso dispensarmi dallo esporre
schisto, e le altre rocce congeneri, con brevi parole i motivi che lo
sotto le quali in verun luogo del mossero a distruggere od a modi
la Germania e dell'Italia mai vide ficare quanto sullo stesso proposito
una pietra che fosse dalle medesi era stato scritto da altri naturalisti,
me differente. Nel secondo ordine Trattando egli de terreni del
riunisce le rocce granitoidi, e primo ordine, sviluppò come os
mantenne a queste il nome di servazione sua propria l'imme
primitive, non già perchè credes diato soggiacimento del micaschi
se di convenienza conservare ai sto al gres rosso antico di Recoa
graniti una tale denominazione, ro ed a tutti gli altri terreni se
ma per acconciarsi alla nomencla condarii, e concluse che il mi
tura che vigeva al suo tempo, e caschisto è la roccia più antica
che a danno gravissimo della rispetto a quelle che a noi sono
scienza si è conservata sin oltre il visibili, a cui riuni tutte le pietre
che in grazia dell'identità di com
(1) Opuscoli filologici del padre Ca posizione e di posizione conside
logerà, T. VI., ove sono inserite le os rare si debbono come coetanee e
servazioni sopra citate sotto il titolo come il prodotto di una medesi
di Lettere al Vallisnieri figlio. Le let
tere sono due; la prima venne dall'au ma causa; al che lo condusse pur
anche la mancanza assoluta di
tore riprodotta con molte aggiunte nel
1775 nella Raccolta di Memorie chimi calcare e di bitume in tutti quei
mico-mineralogiche, metallurgiche ed micaschisti della Germania e del
orittografiche di Giovanni Arduino e di l'Italia che al pari di quello di
altri suoi amici, stampata in Venezia Recoaro gli parvero ad evidenza
dal Milocco in 12.
(2) Saggio di Litogonia ec. inserito ricoperti dal gres rosso, corrobo
nella Raccolta di Memorie, pag. 1 95 e rando così con un carattere mega
1 96. tivo la positiva loro giacitura,
75
per segregarli poscia dalle rocce negli innumerabili sollevamenti,
che fin d'allora portavano il no abissamenti, squarciature, av
me di primitive, non che da vallamenti e rovine operate dalle
quelle che ricevettero dappoi il ejezioni vulcaniche in ogni qua
nome di rocce di transizione. E ºg" luogo della terra (1).
riguardo a queste ultime io cre queste cause metteva in man
do, che i naturalisti europei del zi Arduino per dimostrare che
presente secolo, ben lungi dal non al solo carattere della sovrap
l'adottare la classificazione geo posizione dee attenersi il geogno
gnostica di Werner, si sarebbero sta ove trattasi di stabilire l'età
al certo attenuti a quella dell'Ar dei terreni, ma essere ancora di
duino, nè sarebbonsi schierati grande importanza lo studiare e
sotto altri stendardi che sotto porre a calcolo gli effetti delle eie
quelli del caposcuola italiano, se zioni, quando pur vuolsi attinge
meglio conosciute ne avessero le re lumi sulla varia antichità delle
dottrine, e più di studio avessero rocce cristallizzate, e quando la
posto a ben intendere le ragioni cagione vuolsi disvelare di quelle
per le quali egli associò alle sup strane contorsioni, squarciature,
poste rocce di transizione le mas slogamenti ed altri bizzarri feno
se di aspetto cristallino più o meni che le dette rocce hanno im
meno ricche di bitume, di calca pressi sulle montagne di sedimen
re e di carbonio, non che le mas to. Nè solamente questi caratteri
se stanifere e quelle lievemente diressero le sue indagini, ma (ciò
calcari e bituminose, che non che sembra incredibile ed è pur
più di transizione sarebbero pe' vero) gran sussidio seppe trarre
Werneriani, ma primitive; for dalla paleontologia o dallo studio
mando così un gruppo di mista degli animali deperiti onde me
origine che da un lato confina in glio divisare le varie epoche di for
direzione quasi verticale ora coi mazione alle quali appartengono
litantraci da lui riconosciuti per le alpi calcarie; tal che si può di
secondarii, ora con le ligniti che re aver egli preconosciute le uti
ben trent'anni prima e più di lità che derivar possono al natura
stintamente di ogn'altro egli ri lista dalla cognizione di siffatte re
conobbe per litantraci terziarii; liquie, bene avvisando nel plaudi
mentre dal lato opposto estendesi tissimo suo Saggio, che tante sono
fino a quelle rocce non ricoperte, le etadi corse durante l'innalza
sia primitive, sia trachitiche che mento di dette alpi, quanto diver
più non contengono nè bitume se sono le schiatte de corpi orga
nè calcare. E perchè una così be nici fossili che dentro gli strati
ne ideata distinzione fra i terreni vi annidano (2). Di fatto occupar
Primigenei, cui corrispondono i si adesso dello studio delle monta
terreni agalisiani di Brongniart, gne di sedimento senza ricorrere
e i terreni primitivi riuscir do agli aiuti della fossile zoologia è
vesse fruttuosa non meno per la lo stesso che voler fare la storia
chiarezza che per la profonda degli antichi popoli senza valersi
dottrina che in sè comprende, de monumenti, delle medaglie,
volle coll'acume del suo conosci. delle iscrizioni.
mento scrutinare le cause che Ned è a credere che gli esteri
confluirono alla produzione de'
terreni del secondo ordine, cioè (1) Ivi pag, 1 t2, 125, 141, e 183.
de graniti, del porfidi, delle tra (2) Giornale d'Italia, compilato da
chiti e delle ofioliti, e le ritrova Grisellini, 1782 in 4.
76
naturalisti del passato secolo in E questi ed altri scritti ne met
gran conto non tenessero gli scrit tevano innanzi Ferber e Dietrich,
ti co' quali Arduino aveva di tanto nell'esporre i quali venivano pur
vantaggiata la geognosia, che an esponendo i pregi dell'Arduino,
zi, tratti dalla forza de suoi ragio in cui di fatto encomiarono e una
namenti a visitare i luoghi da esso verità sincera, e un retto ragio
illustrati, veridiche trovarono le nare, e una scelta squisitissima di
osservazioni, giuste le conseguen osservazioni; intorno a che il cav.
ze che ne dedusse, originali e so de Born, che grande studio cer
stenute dai fatti le teorie sulla for tamente vi pose in quelle opere,
mazione sottomarina de'basalti e volle di proprio noto offerirne
sull'influenza esercitata dalle rocce alla Germania la traduzione (1).
piriche sopra le rocce nettuniche Nè soltanto si fece ad appagare il
che preesistevano alle eruzioni; tal suo desiderio per nitida e copiosa
che attoniti rimasero all'inarriva edizione che ne procurò; ma indi
bile perspicacia con cui afferrò i rizzandola ai cultori della geo
fenomeni, nè prima partirono dal gnosia, prese in brevi sensi ben
l'Italia, che mossi dall'efficacia sì ma giudiziosissimi, a lodarne
del suo sapere a lui non palesasse l'autore.
ro sensi veraci di profonda am però a dolersi che alla giusta
mirazione, e indi a poco non con fama di un tant'uomo nessun Ita
fessassero per solenne modo l'ec liano si sia fatto debito di riunire
cellenza e la vastità delle sue dotgli scritti da esso stampati nel
Giornale di Griselini ed in parec
trine. Di fatto l'illustre Ferber (1)
richiamò a scrupolosa disamina chie altre collezioni periodiche,
zione gli scritti di Arduino, e do e produrli in un sol corpo alla pub
po essersi trattenuto per ben cin blica luce; giacchè diverso è il
quanta giorni seco lui a Venezia, chiarore di molti lumi accesi sparsi
epilogò le arduiniane scoperte nel qua e là in una casa, da quello
le famose sue lettere al celebre de che mandano raccolti in una sola
Born (2), scritte originalmente stanza; e tanto più chiaro per que
in tedesco, indi tradotte in fran sta unione delle sue opere diver
cese dal barone Dietrich, conosci rebbe il nome di Arduino, quanto
tore finissimo di ogni fisica disci dal confronto degli anni potrebbe
plina, il quale anzichè diffondere iù facilmente apparire in qual
appo i suoi connazionali le osser lio abbia egli trovata la geogno
vazioni ch' egli stesso fatte aveva sia, e quanto abbia saputo andar
in Italia, tradusse le già epilogate oltre e scoprire coll'acutissimo suo
da Ferber, perchè reputavale mi ingegno.
gliori delle proprie (5). E qui, affinchè non si creda
(1) Gio. Jacopo Ferber svedese, già lues, je m'appergus que j'etois pre
professore di storia naturale a Mitau venu, et condamnai la plus grande
in Curlandia. parti de mon travail è un eternel ou
(2) Ignazio cav. de Born, signore di ſbli. Dietrich, Preface aux lettres sur
Altzedlitz in Boemia, e consigliere che la minerologie de l' Italie ecrites par
fu delle I. R. Miniere dell'Ungheria mons. Ferber, ouvrage traduit de l'al
cc. ec.
lemand. Strasburgo, 1776 in 8.
(3) Je rassemblé mes observations; (1) Veggasi una lettera di Giovanni
celle qui concernoient la mineralogie Arduino indiritta al prof. Antonio Sco
de l'Italie, je cherchois à les mettre poli, già inserita nell'Enciclopedia cir
en état d'étre pubbliées, lorsque mons. colante che stampavasi in Venezia, an
lo chev. de Born m'envora les lettres no 1, numero 32. La versione di º;
de mons. Feróer; des que je les eus Born fu stampata a Dresda nel 177
77
voler io attribuire all'Arduino so atte piuttosto a rendere ingrata
verchie lodi, lasceirò parlare i e spiacevole, che gioconda ed a
chiari ingegni di un Fortis, di un mabile la sapienza.
Robilant, di un Saussure, i qua Queste bellissime testimonianze
li mostrarono quant'ei valesse nel ed altre senza numero somiglian
la chimica e nella vulcanologia. ti rendevano i sapienti d'ogni na
Fortis, che certo non fu mai pro zione alle virtù dell' Arduino,
digo di elogi, nè avaro di censure, quando sul declinare del secolo
ascrive all'Arduino indivisa la XVIII si alzò contro il sistema
gloria di aver fatto conoscere il del vulcanismo il fondatore di una
primo l'origine ignea de'basalti scuola la più famosa d'Europa, la
colonnari del Vicentino e del Ve quale, tutto il diritto prendendo
ronese (1); il Robilant Malet di dell'autorità che si era procaccia
Torino gli scriveva: Quali obbli ta, propagò i dogmi di un siste
gazioni non le si debbono per ma fondato sopra principii al tut
avere il primo atteso a scoprire to opposti a quelli che Arduino
ne'monti le vestigia di antichi introdotti aveva nella geologia.
vulcani? e si può dire che gli In Werner dall'alto seggio in cui a
glesi, i Francesi e gli Svizzeri vealo posto la sua celebrità, attor
dietro a lei sono camminati. Que niato da fervida e numerosa sco
ste nozioni hanno aperto un vasto laresca, dichiarava a parte a parte,
campo alla teoria del globo no e pressochè in soli sei mesi com
stro, e da esse provennero le dot piutamente esponeva quella geo
trine vulcaniche di parecchi au gnosia, che indi a poco a poco
tori (2). Così il Robilant ; ed il venivano insegnando i professori
Saussure, che attratto dalla cele delle alemanne università, e che
brità del nostro autore si recò a penetrata in Francia ed in In
Venezia per conoscerlo, narra in ghilterra trovò proseliti anco in
una sua lettera all' Hamilton (5) Italia, dove pur trovò forti e ben
quanto Arduino lo abbia istrutto agguerriti oppositori. Per essa si
coi saggi ed eruditi suoi discorsi statui che all'acqua e non al fuo
intorno alla chimica e alla fisi co si dovesse attribuire l'origine
ca geografia; i quali esposti con primitiva del nostro pianeta, rite
ingenua e naturale scioltezza, ed nendo per vero che il mare pri
accompagnati da gentile urbani migenio fosse stato il discioglien
tà, nulla di certo sentivano di te generale di tutte le pietre,
quelle fredde e sottili fallacie, di di tutti i bitumi, di tutti i sali e
quelle artificiose ed affettate ma di tutti i metalli che costituisco
niere d'ordinario si incomode, ed no le montagne. Questo sistema
però, a cui non puossi accordare
col titolo: Sammlung einiger mineralo la freschezza e la pompa della no
gisch chymisch-metallurgisch-und orr vità, per essere stato due secoli,
tographischer abhandiungen, des Herrn prima sostenuto in Italia dall'esi
Johann Arduino, und einigner Fre mio naturalista Paolo Boccone,
ande desselben.
. (1) Lettera di Fortis all'ab. Bertola, questo sistema, dico, cominciò, nel
inserita nel Viaggio di quest'ultimo mille ottocento sei a perdere del
sul Reno. suo credito appresso quegli stessi
(º) Lettera autografa, ch'io possiedo, che ne furono i difensori, e l'ec
del Robilant all' Arduino. cesso del favore col quale venne
(3) Lettera di Saussure all'Hamilton.
Porta la data del 17 dicembre 1774, ed accolto pare sia stato un preludio
del discredito in cui doveva cade
ºste in copia fra gli scritti inediti
di Arduino. re. Di fatto molti degli allievi di
r,8
Werner, divisi fra loro di nazio me scrive Bouè, e tutti citano
me ma non di spirito, si avvidero Hausmann e de Buch come i pri
che l'ipse dixit del maestro non mi a riconoscerle, e nessuno il no
era quel di Pitagora, imperocchè stro Arduino che gran tempo a
spronati dall'amore per la scienza vanti aveva fatta questa scoperta,
a percorrere le classiche contrade e con essa moltissime altre, che
della Norvegia, dell'Ungheria, ancora rimarrebbero neglette dai
successori di Ferber, di de Born,
del Tirolo e dell'Italia, trovarono
non essere i graniti rocce primi di Saussure e di Dietrich, se il
tive per eccellenza, nè tampoco conte Marzari, illustrando con
rocce di origine acquea, quali nuove e molto importanti osser
Werner le avea con grande appa vazioni le teoriche Arduiniane,
rato di dottrine annunziate; per pagato non avesse il debito di ri
la qual cosa premurosi si mostra conoscenza che noi dobbiamo al
rono di far palesi all'Europa le l'ombra di un uomo ingratamente
loro importanti scoperte. Fu allo dimenticato, e che pur domanda
ra che Hausmann e de Buch pub va di esser fatto partecipe della
blicarono le proprie osservazioni gloria di avere aperta la via alle
intorno ai graniti superiori della più sublimi scoperte.
Scandinavia; che il conte Marzari Nessun geognosta, dice il Mar
proclamò la sovrapposizione dei zari, avrebbe giammai, dietro il
graniti al calcare secondario di celebre de Buch, mendicati i ca
Predazzo e di Cimadasta nel Ti ratteri che i graniti superiori di
rolo, e che Brongniart fece cono stinguono dagli inferiori, se aves
scere la vera giacitura delle ofio se avuto contezza de due mica
liti della Toscana, dichiarando schisti-gneiss di Arduino, i quali,
essere elleno rocce di trabocco, for tuttochè mineralogicamente simi
mate nello stesso modo, e prodot li nel loro interno, combaciano al
te dalla forza medesima che ge di fuori con un'unica formazione
nerò i basalti, le doleriti, le tra secondaria, ma da un diverso lato
chiti, e tutte quelle pietre alle e coll'intermezzo di rocce affatto
quali Arduino mezzo secolo pri diverse; mentre quello primige
ma applicato aveva il nome di nio la limita orizzontalmente al
rocce vulcaniche. di sotto, e l'altro, cioè il primiti
Non senza rammarico per noi vo, fondendosi chimicamente con
qui sorge motivo di dire, che men lei, commette la formazione secon
tre i giornali diffondevano e dif daria al granito che trovasi dalla
fondono tuttavia le nuove dottri to opposto, mentre lo respinge più
me sul vulcanismo, ricordando con o meno lungi, e lo innalza al di
la debita lode coloro che ne furo sopra del livello di essa.
no e ne sono i promulgatori, tacesi Nè l'Humboldt, soggiunge il
affatto il nome del più beneme Marzari, avrebbe messo a tortura
rito, quello dell'Arduino, che alla il proprio ingegno per interpre
geologia applicò innanzi tutti la tare i fenomeni da esso osservati
chimica e la zoologia, facendola in Italia, se conosciuto avesse gli
scienza nobilissima e positiva, di scritti di Arduino, senza i quali
scienza incerta ed oscura che era un viaggiatore parlare non poteva
prima. che alla cieca delle nostre contra
Sulla vulcaneità delle rocce cri de; e qui il vicentino eccita il
stallizzate, e sulla loro posteriori prussiano naturalista a farsi di ta
tà alle rocce secondarie ne scrive li scritti tesoro, fermo già nel pen
Humboldt, ne scrive Brongniart, siero, che i fenomeni geologici,
e,

di cui dobbiamo all'Humboldt la Fui poi novamente e dalla stes
conoscenza, non sieno con altre sa società colà richiamato nel
geognosie conciliabili che con 1755, e vistetti circa due anni e
quella dell'Arduino (1). E nel mezzo; vi scoprii due mesi dopo
vero, coi principii vaghi ed in il mio arrivo buona miniera di
certi dei nettunisti, cioè col siste rame e di vetriuolo azzurro nel
ma delle precipitazioni e delle dis torrente Mersa di Boccheiano,
soluzioni acquose, non era possi nella quale si lavorò poi sempre
bile di rendere una soddisfacente con successo fino al discioglimen
ragione del fenomeni, e meno del to della società accaduto, per va
l'origine delle trachiti, de'basalti rie combinazioni, qualche anno
e delle alte rocce piriche dell'Ita dopo la mia partenza dalla To
sCarta - . . . . . . . . . . . . . . .
lia, giacchè la strana disposizione
di tali pietre rigetta qualunque Essendo colà, fui mandato dal
teorica che fondata non sia sui Governo ad esaminare la minie
principii adottati da vulcanisti. ra di mercurio di Silvena, nel
Nè minor soggetto di lode per l' la contea di santa Fiora. Con
Arduino verrebbe offerto dal poter servo ancora molte carte auten
osservare in mezzo a qual folla di tiche tanto di detta società che
occupazioni pubbliche abbia egli della Reggenza granducale di
saputo raccorre la mente ed il mostrante con quale distinzione
tempo per attendere ai prediletti io abbia avuto la fortuna di esse
suoi studi, non solo per le molte reivi risguardato. Riassunto in
cure che seco traea il posto di pe. Vicenza l'incarico di perito, fui
rito che copriva in Vicenza, ma onorato poco dopo del titolo d'in
ancora per corrispondere alle ono gegnere del Magistrato eccellen
tissimo de beni comunali. . . . .
rifiche commissioni che gli deri
vavano ora dagli stati di Modena, Lo studio perciò dell'agricol
ora da quelli della Toscana, sia tura e della conoscenza delle
per riconoscere docimasticamente differenti qualità e proprietà dei
l'indole e la ricchezza delle mi terreni, uno degli articoli impor
niere colà esistenti, sia per consi tantissimi di detto esercizio, ha
gliarne i mezzi onde intrapren non poco occupata la mia atten
derne le escavazioni. zione. A Vicenza stando, più vol
Nel 1755, sono parole dell'Ar te fui ricercato per direttore del
duino, fui ricercato da una socie le miniere di acciaio di Sargons
tà d'Inglesi stabilita in Livorno a negli Svizzeri, ma non m'è pia
conoscere e dare direzione ai ciuto lasciare questo cielo per
lavori delle miniere da essa sco condurre la mia vita in orride
perte in più luoghi della Tosca montagne d'estero stato. Così Ar
na; feci erigere una fonderia duino scriveva per dar conto di sè
nella giurisdizione di Montieri alla Deputazione sopra l'agricol
nel Sanese, in cui si praticarono tura residente in Venezia, che
Poscia le fusioni, e rilevai in di presso lei voleva destinarlo più
segno le situazioni delle miniere stabilmente al servizio pubblico.
ivi trovate; il quale colla mia Infatti il veneto Senato, conscio
relazione fu inserito nel Magaz delle prove che Arduino dato ave
zino letterario di Livorno. va nelle scienze, volle richiamarlo
(1) Marzari, Schiarimenti che servir
a Venezia in qualità di soprain
ºbono di proemio ai documenti mon tendente ai beni inculti, nel qua
ºnistici ec, Schiarimento A. sul S2, le ufficio ei si vide a grandi inca
Pag. 3. richi deputato, ora nel laborioso
8o
lavoro di assaggiatore degli ori e scuna non ne fosse versato, e il
degli argenti monetati, nonchè desiderio del governo abbondevol
delle miniere d'ogni genere e dei mente non ne appagasse. Intorno
sali necessari alla confezione dei a che giova rammentare le onore
vetri e de'saponi, ed ora nella dif voli significazioni di aggradimen
ficile incombenza di provvedere al to che riportò dal senato per la
buon governo de boschi ed al mi copia e gravità delle cose che in
glioramento delle rurale econo quelle sue scritture iva esponen
mia, a cui per ordine del governo do alle superiorità, delle quali,
prese parte l'altro Arduino, già possedendo noi gli originali, ci
professore di Padova, fratello di siamo col fatto assicurati che scrit
Giovanni. to non avrebbe ciò che pure scris
Nè qui hanno fine le attribuzio se quando stato non fosse di mol
mi addossategli; troppo si era fat te scienze esimio conoscitore. Nel
to conoscere istrutto nell'idraulica l'attenta lettura di esse nessun
perchè il Senato non gl'ingiun troverà ch' egli parli di chimica
gesse l'obbligo di rispondere an o di metallurgia, che chimico e
che in questo argomento alle in metallurgo non si palesi; così lo
chieste della Deputazione sopra le giudicherà gran fisico ove gli cade
acque, divenendo così ad un tem discorrere di fisica, meccanico ove
po il consultore universale de'ma di meccanica, agronomo ove di
gistrati. L'asciugamento delle val agronomia; nè della tintoria, nè
li veronesi, la mortalità del gelsi d'altra qualsiasi arte manifatturie
diffusa in più provincie dello sta ra prende a trattare, che non
to, la cura del legnami e loro con sembri aver quella più di ogn'al
veniente stagionamento per la ma tra professato.
rina, la coltivazione della canape E ben per mio avviso bastereb
allo stesso scopo diretta, le varie be a provare la versatilità del suo
qualità di macine per le farine di sapere la pubblicazione dell'epi
pubblico uso, la diversità e prepa stolare corrispondenza, che in
razioni del ferro pei lavori di get mezzo alle tante rilevantissime
to, la coltura de roscani e di altre commissioni pubbliche egli man
piante marine per le fonderie dei tenne vivissima con un gran nu
vetri, le miniere di allume e di mero d'uomini illustri della sua
vetriolo nell'Istria, le differenze età, fra i quali non solo geognosti
tra il salmarino preparato in este si trovano, ma fisici, matematici,
ri stati e quello fabbricato nelle letterati, archeologi, zoologisti e
saline venete, l'erezione di una architetti che a gara si pregia
mitriera al lido, ed altri analoghi vano di averlo amico, e molti di
del pari svariati che gravi argo averlo a giudice delle loro sco
menti di pubblica economia furo perte. Tali furono gl'italiani Ro
sa, Baldassari, Pilati, Festari, O
no quelli sui quali or l'uno or l'al
tro de magistrati chiese il consi doardi, Targioni, Manetti, Te
glio, ed occupò in esami e visite manza, Scopoli, Zanon, il presi
locali l'occhio sagace dell'Ardui dente, Carli, Allioni, Gioeni,
mo, il quale se stato non fosse in Giobert; i francesi Guettard,
gegno grandissimo, certo i Veneti Tessier, Dolomieu ; gl'inglesi Ja
destinato non lo avrebbero ad un mes, Home e Strange; gli sve
posto ove non già di una sola desi Schreber, Bergmann e Lin
scienza trattare si doveva, ma di neo; i ginevrini De Luc e Saus
molte e così diverse, da non po sure; in Germania e nell'Elve
tersi muover dubbio che in cia zia tedesca l'Achard, il Bloch, il
81
Klinghammer, il Charpentier, il ro, chi voglia negargli di tali fe
Leske, il de Born, il Gesmero, lo nomeni la scoperta, poichè troppo
Stengel; il Retzius a Lundon nettamente tolse egli a descriver
nella Scania; il Bernoulli ed il li ed a diciferarli per poterglieli
Ferber a Mitau nella Curlandia. contrastare.

Lungi che le cure del suo posto Gagliardamente acceso da vero


pubblico ed il commercio lettera amore degli studi naturali, mai
rio con uomini di questa sfera lo lo abbandonò la brama di nuove
togliessero ai diletti suoi studi di cognizioni, quantunque grave di
geognosia, si può dire invece che anni, e non del tutto esente dagli
fervidamente li coltivasse, desti acciacchi che seco adduce la vec
mando per essi que ritagli di tem chiaia. Negli ultimi giorni del vi
po che a sollievo dello spirito ed ver suo, ragionando con un ami
a ristoro del corpo voglionsi dal co de mezzi più pronti a miglio
più de'dotti consacrare. rare l'agricoltura dello Stato, così
appunto in mezzo a tante si espresse: Nelli ventisei anni
faccende che di nuove ed impor che ebbi l'onore di assistere l'ec
tanti osservazioni illustrò il Sag cellentissima Deputazione ai be
i" di litogonia, già stampato in ni inculti, vidi già ben disposti
iena, e molti passi per istrettez li fondamenti della gran mole
za e brevità oscuri dilatò e fece stabiliti nella massima già con
chiari nella edizione di Venezia; solidata dalla sovranità di favo
e che arricchi il Giornale di Gri rire quanto giovar può ad am
selini con le scoperte che in ap pliare l'agraria industria; e lu
presso ebbe a fare sui monti, e singomi ben a ragione che s'in
intorno alle miniere dello Stato, nalzi per opera di nobili artefici,
entrando sempre innanzi agli al quali sono le pubbliche Accade
tri che il precedettero in quelle mie agrarie, protette dalla gene
stesse investigazioni. rosità del Governo . . . Soggiunse
Ma questi scritti che grande or poi che dal canto suo niente più
namento accrebbero alla fama del gli restava di tempo per applicar
l'Arduino, vennero bensì ammi visi d'avvantaggio, quasi presago
rati dai contemporanei, non già che la morte toglierlo dovesse sei
da viventi naturalisti, i quali o giorni appresso all'amore degli
poco curaronsi di consultarli, o amici, all'imitazione del fedeli,
ne ignorarono l'esistenza. E di ve all'onor delle scienze (1). Nella
ro se conosciuti li avessero, al pri requie del saggio compì la sua
mio comparire delle nuove teori giornata il 21 marzo del 1795;
che non ha guari pubblicate sul amarissima perdita, e da non es
l'origine ignea de'metalli, e sulle sere abbastanza compianta quan
modificazioni de'calcari compatti do si pensa di qual uomo la re
in calcari cristallini ed in calcari pubblica veniva scemata, e quan
dolomitici, confessato avrebbono do si considera che morte il rapì
che Arduino ben settant'anni alla gloria non tanto di lui che
prima data ne aveva un'amplissi dell'Italia, la quale in mezzo al
ma descrizione (1). Nè d'ora in suo cordoglio va pur fastosa di
nanzi vi sarà certamente, io spe vedere per opera di lui accresciuti
i tanti suoi pregi, e ciò non solo
(1) Memoria epistolare indiretta dal per la moltiplicità delle dottrine,
l'Arduino al celebre prof. Leske, in
serita nel Giornale di Griselini l'anno (1) Giornale di Griselini, Venezia,
1782, in 4. 1795, i. VI, pag. 417, in 4
Vol. VII. 7
82
o per lo studio che ardentemente Tomo III delle Relazioni di al
vi pose nel promovere le scien cuni viaggi del sig. Giovanni
ze, ma più assai per essersi me Targioni sopra le miniere di
ritato il glorioso titolo di ristau Montieri, stampato per uso della
ratore, e, poco men che non dis Società. Livorno, 1755, per Anto
si, di creatore della sana geo nio Santini e Compagni. Vi è
gnosia. annessa la pianta planimetrica dei
luoghi e dell'andamento del gran
SUE OPERE. canale minerale alle carbonaie di
Montieri, che fu formata in gran
1. Due lettere sopra varie os de con sue dichiarazioni da esso
servazioni naturali da lui fatte e sig. Arduino nel 1755.
dirette al fu cav. Antonio Valli 5. La Squadra mobile, l'Arit
snieri juniore, pubblico profes metica e l'Agricoltura del signor
sore di storia naturale nell'uni Antonio Sangiovanni nob. vicen
versità di Padova nell'anno 1759, tino. Nuova edizione arricchita di
inserite nel Tomo VI della nuo varie annotazioni ed aggiunte,
va Raccolta di opuscoli filologici particolarmente di una bussola a
scientifici del p. Angelo Calo grimensoria più facile di ogn'al
gerà. Venezia, per Simon Occhi, tra e più comoda, inventata e co
1 76o, in 12. struita l'anno 1754 dal sig. Gio
2. Raccolta di Memorie chi vanni Arduino con varie figure.
mico-mineralogico-metallurgiche Venezia, presso Giandomenico
ed orittografiche dello stesso, e di Occhi, 1759, in 4.
alcuni suoi amici. Venezia, 1775, 6. Delle miniere di allume e
per Benedetto Milocco, in 12. In di altre scoperte mineralogiche
questa Raccolta si trova il Saggio fatte nel Vicentino dal sig. Gio
fisico-mineralogico di Litogonia e vanni Arduino. Memoria episto
Orognosia di detto Arduino, già lare portante la data 2 novembre
stampato nel Tomo V degli Atti i 764. Giornale d'Italia per l'an
dell'Accademia di Siena; come pu no 1765, T. I, in 4.
re altre due Memorie sulle acque 7. Denti di coccodrillo fossi
acidule di Recoaro e sulle ferrugi li trovati nel monte della Favo
nose di Arzignano, ed una sopra rita nel territorio vicentino, ed
la teoria del ferro di Hacquet. altre orittologiche osservazioni
5. Apologia di Giovanni Ar fatte dallo stesso sig. Arduino.
duino, sopraintendente pubblico Tomo suddetto.
all'Agricoltura in Venezia, con 8. Due Memorie del medesimo
tro il Manifesto fatto inserire in Arduino sopra l'uso e l'utilità del
varie Gazzette dal sig. co. Marco pettine da mietere il riso, inven
Carburi circa la fusione del ferro tato dal nob. sig. Egidio Negri.
malleabile. Fu stampata in Lu Tomo suddetto.
gano l'anno 178o. L'avviso dell'e 9. Dissertazione epistolare so
editore ai leggitori è del celebre pra le pietre ossidiane ed altre
Francesco Griselini. gemme de monti vicentini e pa
4. Estratto di una relazione dovani, di Giovanni Arduino.
del sig. Giovanni Arduino alla Tomo suddetto.
società minerale di Livorno, so 1o. Delle acque medicinali di
pra le miniere nuovamente sco Recoaro. Lettera dell'Arduino al
perte nelle vicinanze del castello dott. Michele Rosa, circa alcune
di Montieri nel territorio di Sie nuove scoperte, oltre le già fatte
na l'anno 1755, cogli estratti del intorno a quelle acque. Esiste nel
85
Tomo III del suddetto Giornale e con tre altre Memorie. Trovasi
stampato in Venezia l'anno 1767. nel Tomo VI del Giornale anzi
1 1. Esposizione, al nobile sig. detto stampato nel 177o.
Giulio Franchini-Taviani, delle 17. Risposta dello stesso signor
osservazioni e parere sopra le Arduino, a richiesta del dottor
miniere di mercurio di S. E. il Girolamo Vandelli pubblico prof.
Duca Sforza-Cesarini nella con di chirurgia nell'Università di
tea di santa Fiora, di Giovanni Padova, ad un quesito del dott.
Arduino, Direttore delle miniere Carlo Gandini prof di Medicina
della Società minerale di Livor in Genova : Se i vapori esalanti
no e di Massa di Maremma ec. dal vetriolo, mentre si estrae dal
E inserita nel suddetto Tomo le miniere e si prepara agli usi
IlI del Giornale d'Italia. Nella ec., sieno nocivi alla salute dei
Rivista Europea pel mese di set vicini abitanti. Esiste nel predet
tembre 1839, pag. 455, viene an to Tomo VI del Giornale d'Italia.
nunziata come nuova la scoperta 18. Memoria sopra varie mi
della miniera di cui qui si tratta!!! niere metalliche e sopra altre
12. Considerazioni esperienze specie di fossili delle montane
sopra le miniere di acciaio di provincie venete di Feltre, di
Sargons negli Svizzeri, che si Belluno, di Cadore, della Car
riaprono da una Società minera mia ec., di Giovanni Arduino. E'
le di Zurigo e di Clarona. Lette inserita nel Tomo Ill degli Atti
ra dell'Arduino al sig. Kiinhas di della Società Italiana. -

Zurigo del 51 gennaio 1767.Tro 19. Riferta ai Deputati all'A


vasi inserita in detto fi.
III gricoltura del medesimo sig. Ar
del Giornale d'Italia. duino, estesa per loro comando,
15. Estratto d'una Memoria concernente ai di lui studi ed
dell'Arduino includente molte impieghi sostenuti, e ad oggetti
notizie mineralogiche spettanti agrari ed alle marne. Scritta in
al territorio di Vicenza, spedita Vicenza il 18 febbraio 1769. E'
in Francia al signor Lalande. E stampata nel Tomo VI del Gior
compresa nel medesimo Tom. III nale d'Italia.
del Giornale d'Italia. 2o. Memoria del sig. Giovanni
14. Lettera di esso sig. Ardui Arduino sopra il modo di miglio
no a S. E. sig. Nicolò Tron ca rare, di conservare il legno di
valiere ec. sopra le scoperte fatte quercia e di renderlo più du
dall'Autore di miniere di allume ro e resistente; l'altra sopra
nel territorio vicentino. E' inseri la coltura del boschi di queste
ta nel suddetto Tomo IIl del stesse piante, scritte di conmis
Giornale d'Italia. sione de signori Provveditori e
15. Alcune osservazioni oritto Padroni all'Arsenale di Vene
logicheſ" nei monti del Vicen zia. Trovansi nel Tomo VII del
tino dal sig. Giovanni Arduino, sopraccitato Giornale d'Italia per
esposte in lettera al ch. padre Al l'anno 1771.
berto Fortis. Pubblicate nel T. V 2 1. Memoria di ciò che deve
del suddetto Giornale del 1769. praticarsi per formare disegni
16. Discorso pronunziato nel planimetrici di possessioni con
la generale adunanza della pub esattezza ed in modo che servir.
blica Accademia di Agricoltura possano di lume ai proprietarii
di Vicenza li 1o luglio 1769 dal tanto per dirigerne la coltura, che
sig. Giovanni Arduino, dallo stes per altri bisogni, estesa a ri
so poi accresciuto con varie note chiesta di alto personaggio dal
84
prenominato sig. Arduino. Ap gliere prof. Antonio Scopoli, tra
pare nel predetto Tomo VII del dotti dal latino con annotazioni
Giornale d'Italia. di Giovanni Arduino. Venezia,
22. Della coltura delle terre presso Giambatista Novelli, 1777
coll'uso del seminatore, introdot in 8.
ta e da più anni utilmente conti 27. Considerazioni e riflessi
nuata ne' poderi del Veneto Se rassegnati all'Eccellentissimo
natore sig. Giacomo Miani nel Magistrato sopra le miniere cir
Trevigiano ec. Memoria di Gio ca l'opera del cel. prof. Scopoli
vanni Arduino. E' inserita nel T. suddetta, di Giovanni Arduino.
VIII del suddetto Giornale d'I Tomo II del nuovo Giornale d'I
talia stampato nel 1772. talia.
25. Osservazioni metallurgico 28. Annotazione di esso signor
mineralogiche, con figure, sopra Arduino aggiunta alle osserva
le rinomate miniere di Eisenarta zioni mineralogiche sopra le mi
nella Stiria, e sopra i modi prati niere di ferro dell'isola d'El
cati nell'escavarle e fonderle, e ba del cel. p. Pino, nella quale
nel ridurre il ferro crudo, o di si espone l'esame ed i riflessi
rima fusione, in ferro buono dell'Arduino sopra un saggio re
malleabile ed in acciaio, perve cato dalla Moscovia dal march.
nute anonime al sig. Arduino, e Sagramoso, Balì dell'Ordine di
da esso tradotte dal francese, Malta, della gran massa di fer
ed arricchite di note. Sono inse ro nativo trovata nella Siberia
rite nel Tomo XI del prefato dal cel. Pallas. Sta inserita con
Giornale d'Italia per l'anno 1775, la Memoria del p. Pino nell'anzi
e riprodotte dal tipografo Milocco detto Tomo II del nuovo Gior
nella già indicata i. di Me nale d'Italia,
umorie ec. (*). 29. Due annotazioni del prefa
24. Due lettere orittologiche del to sig. Arduino circa gli antichi,
sig. Charpentier, Professore di vulcani ed i basalti de'monti vi
Mineralogia a Frerberg, e Con centini, aggiunte alla lettera o
sigliere delle miniere della Sas rittografica del sig. Antonio Gai.
sonia, al sig. Arduino con la ri don sopra alcuni degli stessi
sposta di questo ultimo. Trovan monti. Tutto esiste nel precitato
si nel Tomo II del nuovo Gior T. Il del nuovo Giornale d'Italia.
male d'Italia per l'anno 1778. 5o. Descrizione epistolare con
25. Modi di aumentare i be osservazioni chimiche di alcuni
stiami senza danno della colti prodotti fossili inviati al cel sig.
vazione delle terre a grani con Achard, dell'Accademia Reale
l'uso del gesso nell'Agricoltura, di Prussia ec., dal sig. Giovan
di Gio. Antonio Giacomello, con ni Arduino. Fu stampata a parte
annotazioni ed aggiunte di spe dal tipografo Milocco nel 178o,
rienze agrarie di Giovanni Ar ed esiste anche inserita nel Tom.
duino. Tutto esiste nel predetto IV, del suddetto nuovo Giornale
T. II del nuovo Giornale d'Italia. pubblicato nell'anno medesimo.
26. Principii di Mineralogia 51. Maniera usata ne folli o
sistematica e pratica del Consi gualchiere di Arzignano per pur
gare con una terra saponaria
(*) Il Saggio fisico-mineralogico con de vicini monti li panni detti
tenuto nella suddetta Raccolta di Me mezzalana. Memoria di Giovanni
morie chimiche ec., è pure inserito
nell'anzidetto T. XI, del più volte ci Arduino pubblicata nel detto T.
tato Giornale d'Italia, - lV del nuovo Giornale d'Italia.
85
52. Cinque lettere sopra cose 56. Memoria epistolare del
agrarie, cioè del sig. Marino Ba l'Arduino al cel. ab. Fortis circa
roni della Boara di Polesine al gl'indizi di antichissimi vulcani
sig. Giovanni Arduino; lettera nelle Alpi vicentine, veronesi e
del medesimo al sig. Giambat trentine. E' inserita negli Atti del
tista Barbaro di Cavarzere, e la ie Italiana, Tom. VI, 1792,
risposta dello stesso; lettera ri 1Il li.
sponsiva del sig. Pietro Ardui 57. Dell'uso della calcina nel
no al predetto sig. Giovanni suo l'Agricoltura. Lettera di Giovan
ratello. Sono tutte nel citato T. ni Arduino al co. Barcelloni-Cor
V del nuovo Giornale d'Italia. te di Belluno. Inserita nel nuovo
55. Al cel. Loske lettera orit Giornale d'Italia, presso Perlini,
tografica del sig. Giovanni Ar Tomo I.
duino con catalogo de'saggi di 58. Del napo-brassica o cavo
alcune produzioni vulcaniche da lo navone, detto anche cavolo -
esso al medesimo Professore di radice di Lapponia. Lettera di
rette il 2 luglio 1782. ſi Me Giovanni Arduino al co. Asca
nie Amalteo. Nel Tomo suddetto
moria epistolare stampata a parte
dal Milocco trovasi anche nel T. del Giornale d'Italia.
VII del nuovo Giornale d'Italia. 59. Sopra alcuni fossili delle
34. Effetti di antichissimi vul vicinanze di Belluno. Lettera ri
cani estinti, ed altri fenomeni sponsiva del sig. Giovanni Ar
e prodotti fossili osservati da duino al dott. Antonio Gualan
Giovanni Arduino nei monti del dris. Nel Tomo suddetto.
la villa di Chiampo, ed in altri 4o. Della coltivazione dell'eso
luoghi del territorio di Vicenza tica pianta tintoria detta asfor e
e di quello di Verona, da esso zaffranone. Lettera del sig. Gio
riferiti con Memoria epistolare vanni Arduino al dott. Simone
al sig. Antonio Zanon. Anche Regio. Nel Tomo anzidetto.
questa Memoria fu dal suddetto 41. Ingrassamento di buoi da
Milocco stampata a parte, e pari macello colle rape. Lettera del
mente nel precitato Tomo VII l'Arduino al march. Alessandro
del detto Giornale d'Italia. Carlotti. Nel detto Giornale T. II,
55. Sale amaro scoperto nel I mO2,

l'acqua di una sorgente nelle " Compendio della litologia,


vesuviana del cav. Gioeni. Lette
vicinanze di Belluno, con varie
notizie concernenti alla medesi ra di Giovanni Arduino al sig.
ma e ad altre simili sorgenti di Lucca Garagnin. Giornale sud
quei contorni. Lettera del ch. sig. detto, Tom. II.
dott. Jacopo Odoardi, medico 45. Esperienze chimiche ed os
primario di detta città, al sig. servazioni agronomiche sopra la
Giovanni Arduino, e risposta marna recentemente scoperta a
del medesimo esponente gli spe Nona in Dalmazia con altre no
rimenti da lui fatti per cono tizie e riflessioni analoghe al
scere la natura di esso sale. l'emendazione delle terre. Me
Trovansi esse lettere nel T. VIII moria di Giovanni Arduino. Nel
del nuovo Giornale d'Italia, che Totn. III di detto Giornale per
è il vigesimo e l'ultimo di tutti i l'anno 1792.
Volumi stampati dal Milocco. I 44. Memoria epistolare sopra
Tomi successivi furono in segui un bolo di sorizzo nel vicentino
to stampati dal Perlini di Vene molto utile per le distillazioni
zia, erede del Milocco suddetto. dello spirito di nitro ec., direttº
36
nel 1769 al sig. Antonio Zanon. bale Borri, che trovasi nelle Anti
Si Tomo V di detto Giornale chità Picene del Colucci (Tom.
per l'anno 1794. VII, pag. 34), ed è ricordata con
45. Lettera di Giovanni Ardui lode all'autore nelle Effemeridi di
no al bar di Zoiss Laubach so Roma del 1791 a pag. 52 dal dot
pra varii oggetti di storia natu to monsignor Bartolucci. Scrisse
rale. Nel T. VI di detto Giorna 26 capitoli di Memorie storiche
male, 1795. della sua patria, riportate dal Co
46. Lettera dello stesso in ri lucci e lodate nelle Effemeridi
sposta al sig. Girolamo Barettoni del 1794, pag. 82, Tom. 25. Com
sopra alcune miniere del mon pose un Epitome della storia pa
ti di Schio, e sui pesci fossili tria, che trovasi colle opere del
scoperti in uno schisto bitumi Garzonio e del Quatrini de Rebus
noso di Salcedo. Nel Tomo e Ripanis, ristampate in Roma nel
Giornale suddetto. -

1781. Inedito lasciò un Compen


47. Lettera dello stesso in ri dio storico della sua patria, fat
sposta al sig. Lodovico Scoma to nel 1769. - -

soni sopra il modo di estrarre GAETANo TANURsi di lui figlio,


( amido dalle patate e suoi usi, nato ai 3 aprile 1756, diede in ln
Nel Tomo e Giornale suddetto. ce l'Epitome con aggiunte, e fu
48. Sopra alcuni alberi ame benemerito per la ristampa de
"; introdotti nella Lombar Rebus Ripanis del Garzonio, opera
dia. Lettera dell'Arduino al con fatta rarissima dopo la prima edi
te Ascanio Amalteo. Nel Tomo zione di Ancona del 1576 dai tipi
suddetto. de Grandis, e dall'autore compo
49. Analisi chimica di un'ac sta fino dal 1477. Di che veggansi
qua di nuova sorgente scoperta le Effemeridi del 29 dicembre
in Dalmazia. Lettera dell'Ardui 1781, num. 52. Tradusse dal fran
no al co. ab. Nassi. T. suddetto. cese:
T. A Carullo. 1. Allegazione storico civile
diplomatico-legale, in risposta
TANURSI (FRANcesco Manna, all'autore delle Ricerche istori
E GAETANo). La gloria del padre che ec. sui diritti del Pontefice
riverbera nel figlio, e viceversa; sopra Avignone. Tip. Salvioni,
ºnde ci giova unire in un artico 1792, in 8. -

lo questi due nomi. La famiglia 2. Congiura contro la reli


Tanursi è delle più antiche di gione ed i sovrani, di Guillemain
Ripatransone, dove nacque a 1 o de Saint Victor. Tip. Lazzarini
aprile 17oo Francesco Maria Ta l -

nursi, il quale coltivò con amore igº Vita di Robespierre di le


le lettere latine ed italiche in Blond de Neuveglise. Roma, tip.
verso ed in prosa; e può aversene Puccinelli, 1795. Se ne parla nelle
un saggio dalla poesia latina, che Effemeridi del 1796.
leggesi sotto il nome arcadico di 4. Colloqui e dialoghi contro il
Tirsi. Cuprese dopo l'opera del moderno incredulo filosofismo del
Panelli de'Medici Piceni. Si oc p. Chaudon. Roma, tip. Casaletti
cupò poi molto di giurisprudenza, 1796. Di quest'opera intitolata
orde potè soddisfare a vari incari l'Uomo del mondo illuminato, par
chi privati e pubblici. Mancò ai lano con lode il Giornale ecclesia
vivi il 1.mo gennaro 178o. Illustrò stico degli I 1 marzo 1797 Tom.
uma lapide li Sentino in una Lette XII, e le Effemeridi Tom. 26.
ra del 6 dicembre 1765 ad Anni 5. Dei doveri di un cristiano
87
verso Iddio del sacerd. Gio. Ba
tista de la Salle canonico di Sue opere edite.
Rheims. Roma, 18 ob.
Alle quali traduzioni egli pose 1. Dell'esistenza di una giuris
all'uopo alcune annotazioni. Di dizione nella chiesa cattolica
letossi anche di poesia, come ve stabilita nell'autorità del Ponte
desi nell'opera del Panelli, e fu fice romano, e della sua sede.
dell'accademia degli Erranti, già Roma, 1791, stamperia di Gio.
Raffrontati. Ebbe la stima del car Zempel. Ne parlano favorevol
dinale Opizio Pallavicini, al qua mente il Giornale ecclesiastico
le intitolò l'opera de Rebus Ripa di Roma del 14 maggio 1791, fa
nis, e del cardinale Guglielmo scicolo XIX, pag. 76, e le Effe
Pallotta, di cui fu maestro di ca meridi letterarie del 21 maggio
mera. Ripatriato mancò ai vivi il stesso, num. 2 t., pag. 161.
5 gennaro 18o9. 2. Dissertazione epistolare in
D. VAccoLIN1, torno alla celebre controversia
del battesimo degli eretici fra s.
Stefano e s. Cipriano, ec. Roma
RECCO (GrUseppe). La fami pel Salomani, 1791. Ne parla il
glia Recco di Ripatransone lodasi Giornale ecclesiastico, 11 feb
di monsignor Luca Niccolò, che braio, 1792, pag. 17, num. 5.
fu primo aiutante di studio di 5. Discussione delle due pode
monsignor Ansaldi, decano della stà spirituale e temporale. Roma
s Rota, poi bibliotecario del car pel ſi, 1795; lodata nel
dinale Imperiali, poi vescovo in detto giornale, 15 settemb. 1794,
patria: uomo molto erudito e de pag. 145, num. 56, e nelle Effe
gno dell'amicizia de'chiari spiriti, meridi, 2o dicembre dell'anno
Gori Bianchini e senatore Buo. stesso, num. 51, pag. 4o1, e 27
narroti. Fratello di lui si fu il
dicembre, pag. 4o9.
conte Giovanni, dal cui matrimo 4. Discorso sulla riprovazione
nio colla contessa Sabbioni di della Sinagoga, e sulla vocazio
Fermo nacquero, fra gli altri, due ne delle genti, ec. Roma, 1796,
figli, Filippo e Giuseppe. Il primo pel Zempel; lodato dal detto
pubblicò in Napoli una Raccolta Giornale, 26 marzo, 1796, num.
di romanzi: opera periodica, de 12, pag. 48, e dalle Eſfemeridi,
dicata alle dame, e tornato in pa 2 aprile, anno stesso, num. 14,
tria verso il 181 1, mori più che pag. 1 o5.
ottuagenario nel 1826. Più noto è 5. Discorso politico intorno al
l'abate Giuseppe, il quale nacque l'occultazione delle monete nello
in Ripatransone il 21 maggio Stato Pontificio, ed intorno ai
1745: dopo i primi studi in pa modi di rimetterle in giro. Fu
tria, si condusse a Roma per at pubblicato anonimo nell'agosto
tendere alle scienze. Fu ascritto del 1795. -

il 2o maggio 1794 all'accademia 6. Analisi e confutazione dei


de Forti ; ma la soverchia appli diritti dell'uomo di Niccola Spe
cazione alterò la sua salute, nè gli dalieri. Fu stampata in 4.to, fino
valse il cambiar aria, conducen alla pag. 2o8, avendo la morte di
dosi per consiglio de'medici in lui impedito il proseguimento del
Castel Madama; perciocchè ivi l'edizione; gli eredi non potero
morì nell' agosto del 18or, no soddisfare al desiderio dell'au
tore compiendo l'edizione, a cui
furono posti impedimenti.
88
Renazzi nella Storia dell'univer
sità di Roma (Tomo IV, p. 422)
Opere inedite. con queste parole:,, Bartolomeo de
Sanctis della città di Ripatranso
ſi Ercole latino, discorso letto ne surrogato nella lettura di geo
nella sala de' Forti, il 5 agosto metria ed algebra all'Oddi.“ Que
1794. sti più gravi studi non gli tolse
8. Dubbio se il Pontefice Ro sero di coltivare la poesia, e pub
mano possa dirsi successore nel blicò de' suoi versi: ancora nelle
trono de ss. Apostoli Pietro e lingue francese, inglese e tedesca,
Paolo, al ch. p. maestro Argelati erasi molto bene istruito. Quindi
servita. ebbe la stima del celebre matema
9. Prospetto di un'opera intito tico Pessuti e di altri dotti e rag
lata: Lo spirito della Società, di guardevoli uomini, anche oltre
visa in 5 tomi, contenenti libri montani. Questi lo vollero seco
45, coll'indice del capitoli. in alcuni viaggi, ch'egli fece as
Alcune delle sue opere furono sai di buon grado per meglio ad
da lui dedicate alla s. m. di Pio dentrarsi nelle scienze. Tornò a
VI, il quale ebbe in molta stima Roma nel novembre del 1811, e
l'autore, e lo avrebbe promosso a nella state seguente rivide la pa
grado d'onore, ma le vicende dei tria: alla fine del 1812 era di nuo
tempi furono avverse. Comechè vo in Roma, donde parti l'anno
fortuna si opponesse a far più appresso, recandosi in Isvizzera,
chiaro il merito dell'abate Recco, in Baviera, in Francia ed in In
non può mancargli onorata me ghilterra per sempre più istruirsi,
moria fra gli uomini del secolo Fermatosi a Londra, e già in età
XVIII e fra contemporanei. virile, sostenne gli esami innanzi
D. VAccolINI.
a quel R. Collegio di medicina
per potere quivi esercitare l' arte
DE SANCTIS (BARToLoMEo). salutare. Venuto in grido pel suo
Nacque a Ripatransone il 26 ago sapere, fu nel 1819 dalla Società
sto 1781 di Carlo Filippo: educa Umana di Londra aggiunto ad
to agli studi in quel seminario, una commissione composta del
diede presto molte speranze: ve dottor Clutterbuck presidente, e
nuto a Roma, applicò alla medi di dieci altri professori per l'esa
cina nell'archiospedale di s. Spi me di un apparato medico, e per
rito, dove passando per tutti i conoscere de'metodi di miglior
gradi, fu fatto medico: aveva ap uso delle nuove pile galvaniche
pena compiti venti anni di età, e del professore Aldini di Bologna:
si portò ottimamente nell'esame, al quale fu degno collaboratore
a cui si sottopose, aspirando ad es
nelle sperienze fatte dinanzi al
sere soprannumero fra i professoriduca di Sussex (1). Ringraziava
in classe di medicina nell'archi intanto il ch. monsignor Cristal
ginnasio. Benchè non ottenesse di, rettore dell'archiginnasio ro
quella cattedra, non potè mancar mano, che lo invitava alla cattedra
gli distinta commendazione: e pe. di calcolo sublime : e così dopo
rocchè era bene istrutto nelle
matematiche, fu poco stante elet (1) Ape Italiana, num. 3 del 15 mag
to per concorso, primo soprannu gio 1819, pag. 92, e num. 11 del 15
mero, poi professore appunto di settembre 1819, pag. 326 e segg. pa
matematica: ne fa menzione il ch. gine 354.
8

14 anni di permanenza nella città sulla magnetizzazione e contrº


eterna, fermò di allontanarsene magnetizzazione degli aghi, sulla
al tutto. origine solare del fluido magneti
Pose in luce a Parigi una me co, sul raggio violetto, e sulle
moria sul calorico col titolo se relative scoperte del ch. dottor
guente: Memoire sur l'influence Morichini. Scrisse anche all'Aldi
de la direction dans la propaga mi sul galvanismo. Descrisse cen
tion du calorique lu à la societè buon giudizio l'esposizione dei
Philomatique les jours 5 et 19 quadri fatta nella primavera del
janvier 181 1, alla quale società 1819 in Somerset House, dove
era aggregato come corrisponden mostrò il suo buon gusto nelle
te. A Londra pubblicò varie cose, cose di pittura. Nello stesso gior
poche delle quali sono pervenu male inserì poesie italiane e latine
te a nostra notizia. Nel Giornale da lui composte, e vi esternò il
Arcadico di Roma del 182o (Tom, suo desiderio per la riapertura
VII, pag. 16), parlasi di una sua del collegio Montalto in Bologna,
operetta, nella quale fece menzio dove la sua patria aveva diritto di
ne degli Ermafroditi, col titolo: mandare due giovani ad istruirsi,
Lusus naturae Londini observa secondo la fondazione del ponte
tus, descriptus, tabula et notis fice Sisto V. Lingue, letteratura,
insuper, illustratus etc. Londini, miscellanee, scienze e belle arti
e trpis Schulza et Dean XIII. Po dovevano entrare in quel giorna
land Street. 1817- La dedicò a le, dove egli ebbe quindi occasio
Giuseppe Banks presidente della ne di venire mostrando il suo in
società delle scienze (1), con una gegno, e di dare altresì non po
prefazione, da cui si rileva che le che notizie della sua vita. Troppo
vicende politiche avevangli tolto fervido immaginare, ed uno stile
di recarsi in Bataviam dall'acca talvolta piccante procuravagli di
demia di Leyden coll'appoggio di spiacenze ed una melanconia, al
Cuvier, Humboldt e Brugmans: e la quale tenne dietro un malore,
che di buon grado sarebbesi por che nel 185o lo condusse al sepol
tato ad osservare e descrivere l'in cro. Mancò ivi lontano da suoi, e
terno dell'Africa colla commissio andarono smarriti i suoi mano
ne, di cui non potè far parte, per scritti: quello che può rilevarsi
chè troppo tardi giunse a Lon da una lettera all'Aldini scritta in
dra: nè gli valse il favore del ch. settembre 1819 si è, ch' egli sta
Davy per essere scelto alla spedi va compiendo un Quadro dello
zione alla zona glaciale artica, stato delle scienze negli ultimi
come desiderava. tempi d'Italia; come pure da una
In Londra pertanto attese con altra lettera al num. 12 di quel
tutto l'animo alla pubblicazione suo giornale si fa chiaro, che egli
di un giornale intitolato l'Ape aveva tolto a sostenere e commen
Italiana, del quale uscirono nel tare le dottrine del celebre Ma
1819 dodici fasc. in 584 pag. co'ti scagni. Questo cenno meritava il
pi Schulza et Dean XIII, Poland De Sanctis, che si rivolse a mol
Street. Oxford Street. Ivi leggesi tiplici oggetti di scienze e di let
di lui una dissertazione con note tere, e contribuì a far conoscere
oltremonte, come si conserva in
(1) Ape Italiana, num. 1 1, pag. 339, Italia l'onore de'buoni studi.
D. VAccoL1NI.
parlandone anche a pag. 328 e 329 in
risposta ad Antor marchi.
o

MALASPINA (or SANNAz Ano di Porta orientale; la Guida di


MARCHEsE LuiGI), nacque in Pa Pavia; i Cenni sulla pubblica
via li 19 agosto 1754. Giovane fe economia relativamente alla ric
ce uso delle proprie dovizie col chezza od industria delle nazioni
l'acquistare cogli studi e coi viaggi e le ricerche sulla mitologia egi
moltiplici cognizioni di scienze, ziana.
di lettere e di belle arti. Infatti Il marchese Malaspina nei suoi
nel 1786, pubblicò la relazione viaggi aveva raccolti vari ca
di un viaggio in varie provincie pi d'arte d'ogni genere per fare
d'Europa, che gli procacciò opi una collezione, e li veniva mano
nione di scrittore vario, e special mano illustrando ; tali furono gli
mente versato negli istituti di be Idoli egizi, il Catalogo della sua
neficenza; sicchè nel 1786, fu raccolta di stampe, opera in cin
creato amministratore dell'ospe que volumi, ove si danno tutte le
dale della propria patria, cura che notizie più esatte degli artisti, e
sostenne fino al 1796, e durante la da cui si raccoglie come la colte
quale fece tutti quei buoni ordi zione Malaspina sia delle più co
namenti onde l'ospedale pavese piose e belle; le iscrizioni, e le
può ancora tenersi uno dei mi lapide antiche specialmente pave
gliori. Il marchese Malaspina a si e del medio-evo, delle quali in
comprovare la ragione di quanto Pavia n'è molta copia.
poneva in pratica, pubblicò buo Fra queste cure egli aveva in
ne memorie sugli ospedali, sugli animo di rendere un importante
stabilimenti di beneficenza e sui servigio alla propria patria, la
differenti caratteri delle inclina sciandole tutta la raccolta dei capi
zioni e passioni. Siccome a questi d'arte fatta nel volgere di tanti an
studi economici e morali esso a mi e in tanti viaggi, raccolta la qua
veva uniti quelli di belle arti, le, come sovente mi ripeteva, ave
scrisse pure un libro sul Bello, ed va per iscopo di presentare allo
alcuni opuscoli d'arte. studioso, oggetti d'arte eseguiti in
Dopo il 1798 il marchese Ma tutti i modi e con tutte le mate
laspina migrò a Vienna, ove usò rie possibili. Quindi essa si divi
le più brillanti società. Nel 1814, de in tre parti: una numerosa
stabilmente ripatriato, fu scelto a collezione di quadri fatta per se
direttore della facoltà legale del rie cronologica, cioè dal primo ri
l'università di Pavia, e nel 1816, sorgere dell'italiana pittura fino
a rappresentante della stessa città al cominciare del nostro secolo,
presso la congregazione centrale; sicchè offre l'andamento della pit
fu insignito del nuovo ordine del tura italiana ; collezione che se
Corona Ferrea ed eletto ciambel non è doviziosa di opere grandi,
lano di S. M. I. R. Intanto atten serve però al fine cui fu destina
deva pur sempre a suoi studi pre ta: la raccolta delle stampe, ch'è
diletti di arti e di scienze morali ; la più bella per numero, scelta di
infatti nel 1816, propose con una esemplari e squisitezza d'artisti:
perita Memoria, il modo di ter la terza è la miscellanea, in cui
minare economicamente la catte sono lavori di ogni genere, di
drale di Pavia, il cui disegno è ogni materia e d'ogni valore.
gigantesco come era la mente del Per collocare questa collezione
l'" che osò ideare la aerea egli pensò di edificare apposita
guglia milanese. Si aggiungano mente in Pavia un palazzo e ne
fa descrizione della c" " fece il disegno, pose mano all'ere
se, la Dissertazione sulla barriera zione, e lo condusse a termine,
9I
arnando la facciata di bassi rilie Milano, il municipio stesso stabi
vi allusivi alle arti, di ritratti di lì di costituire al Gabinetto Mala
grandi artisti, sculture di Gae spina una dote per tenervi un pro
tano Monti di Ravenna e di que fessore di disegno e d'incisione,
sta breve iscrizione: -

sicchè i giovani nostri possano ap


Gabinetto di Belle Arti a pri prendere e professare queste arti,
vata e pubblica utilità – eretto e quindi rifulgano anche a tempi
– dal M. Luigi Malaspina di nostri nella terra che diede in va
Sannazaro A. MDCCCXXXIV. ri secoli insigni artisti, cioè nella
Sullo scalone poi pose quest'al patria d' " dell'Amedeo,
tra epigrafe: del Sojaro e di Garavaglia. La pro
Questi gabinetti – Giovani va posta venne accolta e sanzionata da
lorosi – Che vi inoltrate nella S. A. I. R. l'Arciduca Vicerè, ed
carriera – delle Belle Arti – il municipio pose ogni cura per
Contribuiscono – Ai vostri – Più chè le sale del palazzo Malaspi
distinti progressi – Tale – È il na, destinate alla nuova accade
voto – Di chi li eresse, mia, fossero fornite delle copie
Ma l'uomo benefico non potè in gesso delle migliori opere an
vedervi collocata la sua raccolta, tiche, del bisognevole pel nudo,
giacchè mentre stava facendola e vi nominò ad istruttore Cesare
trasportare da Milano, colto nella Ferreri, valente disegnatore ed
stessa città da apoplessia, passò incisore, ed il più caro allievo di
di questa vita ai 28 marzo 1855. Garavaglia.
Però aveva pensato al nuovo in Ai 12 luglio 1858 si aprì il Ga
stituto: esso legò il palazzo e le binetto Malaspina con solenne
collezioni d'arte ad uso pubblico, festa inaugurata da un'orazione
cºstituendovi direttore il podestà del professore Pietro Carpanelli,
di Pavia. uomo sommamente benemerito a
Il municipio di Pavia mentre era Pavia, e per la storia che ne scris
ancora vivo il marchese, per mo se e pel buon gusto che diffuse
strargli gratitudine del nuovo or nelle lettere istruendo la gioven
namento she dava alla città coll'e tù. Furono poi aperte le nuove
rezione del palazzo pel gabinetto, sale per l'istruzione del disegno
avea ordinato di formarvi dinan e dell'incisione, e oltre a quaran
ai una piazza, e gettò l'edificio ta giovani accorrevano a iniziarsi
dell'archivio, che raccolse in nuo nella arti divine del bello in quel
vo locale donato dallo stesso mar nuovo santuario.
chese, Inoltre una società di cit Il marchese Malaspina fino ne
tadini avea pensato di coniargli gli ultimi anni teneva presso con
una medaglia, ma poichè ei continua lettura a tutte le nuove
venne a morte, lo stesso munici opere e giornali italiani e stranie
piº volle che venisse fatta a pub ri, a tutte le invenzioni tecniche,
bliche spese perchè fosse tribu delle quali era molto intendente.
to di pubblica riconoscenza. Però Fu uomo di modi gentili, sempre
la saviezza della municipale am - ormato nella persona, e nelle ma
ministrazione pavese pensò poi a niere, parlatore facondo e vario,
rendere il legato del marchese Ma ed allettevole, poichè ricreava i
laspina più profittevole ai propri suoi racconti, ricordando le opere,
ºncittadini: per eternare la me gli aneddoti e le cognizioni che
moria della visita fatta a Pavia di aveva raccolte per oltre mezzo se
S.M. I. R. Ferdinando I, dopo a-. colo viaggiando e conoscendo le
Vºre assunta la Corona Ferrea in prime città, i più grandi principi,
e)2 - - -

uomini di lettere, ed artisti di tro buon cittadino dilatare e com


Europa. Il marchese Malaspina piere questo beneficio, coll'ag
scendè per ordine dalla famiglia giungervi l'insegnamento della
illustre di Lunigiana, ricordava pittura, e così associare il proprio
nella storia de'suoi padri molti in nome alla generosità d' un priva
signi o potenti, quindi associava to, ed a quella di un'intera città.
alle dovizie ed alle cognizioni, lo DEFENDENTE Sacchi.
splendore della nascita; ma ave
va il mirabile talento, o modestia, ROMANI (Giovanni), nacque
di non far sentire, quando era fra il 28 luglio 1757 in Casalmaggio
persone di diversa condizione, re da Giuseppe, marito a Teresa
questi suoi meriti antichi; egli Collenghi di Cremona, i quali
quando usava coll' uomo di lette adoperarono con ogni cura per
re, coll'artista, era uomo di lettechè il diletto fanciullo apprendes
re ed artista; era loro amico e fa se le prime idee di quella reli
migliare, e mostrava di sentire, gione che nel progresso, e nel
ch'egli co propri studi s'era me tramonto dell'età gli fu guida e
ritato d'essere loro eguale e non delizia. Appresa la lingua latina
si credeva esser loro maggiore in patria, nelle pubbliche scuole
per le dovizie: li banchettava dirette dai padri Barnabiti, ed
a mensa frugale ogni giorno, non eruditosi altresì negli elementi
già per imbandire loro il cibo, ma delle umane lettere, passò a stu
per fissare un'ora onde convenire diare filosofia sotto il padre Leo
e ragionare all'amichevole. Di poldo Scatti, il quale scorgendo
questi meriti vuolsi specialmente nel giovane Romani indole gen
dar lode al marchese Malaspina, tile e studiosa, raddoppiò di zelo
perchè sono pochi quel che hanno onde comunicargli tutte quelle
questa moderazione, e perciò egli cognizioni di cui era a dovizia
ebbe sempre in ogni luogo le quel religioso fornito. In que
persone più cospicue a conver sti più gravi studi, abbenchè per
sarlo. l'indole dei tempi dalle aristo
Tale fu il marchese Malaspina teliche sottigliezze e da sillo
cui mi legava stima in vita, ed ora gistichi metodi guasto il Roma
mi lega riconoscenza alla sua me mi, fece rapidi progressi, e ne
moria pel bene che rese alla di diede luminoso saggio col soste
letta mia patria. Certo questi cen nere pubblicamente le più diffi
mi sono scarsa retribuzione a quan cili tesi, lasciando libero ad ogni
to ei fece, ma mi consola il pen oppugnatore la facoltà di argo
siero che già compiè questo uffi mentare contro le da lui sostenu
cio Pietro Carpanelli, il mio ve te proposizioni.
merato maestro ed il mio padre Nè perchè egregio riescisse ne
d'amore: amico al marchese Ma gli studi speculativi volle egli tra
laspina, ei potè parlare degna scurare d'iniziarsi nelle scienze
mente di lui. Io solo rannoderò più esatte, che anzi in questi stes
in un pensiero i molti suoi meri si anni s'applicò con ardore al
ti, perchè sia raccomandato alla l'algebra, alla geometria, alla fi
riconoscenza degli italiani, cioè sica, da meritarne gli encomi dei
ch'egli ha fatto un alto beneficio più maturi coltivatori di questi
a Pavia col dare principio ad una generi di studi.
instituzione che potrà renderla Nel 1781 trattovi da sua indole
illustre maggiormente nei fasti benigna e religiosa vestì ahito ec
delle Belle Arti. Possa qualche al clesiastico, e questa circostanza lo
spinse altresì ad erudirsi nelle Italiana. Nel Giornale d'incorag
materie teologiche sotto la dire giamento di Milano del 18o8.
zione dei due dotti padri France 2. Mezzi di preservare la lin
scani fratelli Poli. gua Italiana dalla sua deca
Pervenuto alla difficilissima e denza. Casalmaggiore, coi tipi
poca del cangiamento del gover Bizzariani, 18o8.
no nel 1797, dovette suo malgra 3. Sulla libertà della lingua I
do arrendersi agli ordini superiori taliana. Pesaro, 1811, pel Gavelli,
e recarsi dalla patria in Milano, in 4. picc.
onde far parte del corpo legisla 4. Memoria Elogistica del pa
tivo nel nuovo ordine di cose al dre Antonio Marcheselli di Casal
lora instituito. In queste adunan maggiore. Mantova, 18o6, per l'A
ze, per testimonianza concorde di gazzi. Riprodotta a pag. 42 1, e seg.
chi lo ebbe a collega, con una nelle Memorie degli uomini illu
estrema moderazione seppe mo stri di Casalraaggiore. -

strare una soda fermezza nel ca 5. Tripudio della Patria per


rattere, non che una profonda l'applauditissima promozione al
scienza del diritto naturale e del la sacra porpora del padre D.
le genti. Francesco Fontana, Generale dei
Eletto nei tredici mesi della ri Barnabiti . Casalmaggiore, pei
pristinazione del dominio austria fratelli Bizzari, in 4. picc. (Ano
co, reggente del ginnasio comu nimo).
nale, e professore di matematica 6. Di Giovanni Romani inven
in patria, dovette abbandonare tore dell'Apparecchio, grande
queste occupazioni si conformi al memoria storico-critica. Casal
suo cuore, per seguire compagno maggiore, per li fratelli Bizzari,
da viaggio il conte di Castelbarco, 1816, in 8.
che nell'anno 18oi traevasi a vi 7. Memoria storico critica sul
sitare la Francia e l'Inghilterra. l'antico corso dei fiumi Po, O
Dall'italico governo fu nomi glio, Adda negli Agri Cremonese,
nato al suo ritorno provveditore Parmigiano, Casalasco. Casal
del liceo convitto di Urbino, ove maggiore, per li fratelli Bizzari,
rimase fino alla ristaurazione au 1818 in 8., e di nuovo con ag
striaca, seguita in Italia nel 1814. giunte, Milano, Silvestri.
In seguito coprì la carica di vi 8. Teorica de Sinonimi Ita
ce-direttore dell' I. R. collegio liani. Milano, 1824, Silvestri.
Ghislieri, a lui affidato da S. A. R. 9. Dizionario dei sinonimi
il principe vice-re, ma dopo avere Italiani. Milano, 1825-26, pel Sil
atteso con ogni cura a quell'ono vestri, volumi 5.
revolissima incumbenza dovette 1o. Osservazioni sul Vocabola
per titolo di salute rinunciarvi rio della Crusca. Milano, 1826.
due anni dopo. 1 1. Teorica della lingua Italia
Ritornato per l'ultima volta in na. Milano, Silvestri, 1826, volu
braccio alla sua famiglia vennevi mi 2.
sorpreso da una generale paralisi, 12. Sull'insufficienza del Vo
che troncò i suoi giorni nell'an cabolario della Crusca al servi
no 1822, 65. dell'eta sua. gio del linguaggio filosofico Ita
liano per uso delle scienze e del
OPERE EDITE. le arti. Milano, Silvestri, 1827.
15. Origine, formazione e per
1. Memoria sulla scienza gram fettibilità della lingua Italiana,
ºmaticale applicata alla lingua Milano, ivi.
r

9) -

14. Sulla bellezza della lin zione senza successo dai fratelli
gua Italiana. Milano, ivi. Bizzari di Casalmaggiore : dessa
15. Storia di Casalmaggiore. opera andò smarrita.
Bizzari, 1829-5o, ivi. Vol. 1. O MELzi.
rigine e stato corografico di Ca
salmaggiore e sue Ville. Vol. II, GRIMALDI (FRANcEsc ANTo
Topografia e Statistica di Casal NIo). La famiglia de Grimaldi è
maggiore. Vol. III, IV, V, VI. una delle più illustri d'Italia, co
Memorie storico-politiche di Ca me a genealogisti è ben noto. Un
salmaggiore. Vol. VII, VIII, IX. ramo di questa da Genova trapian
Memorie degli uomini illustri di tossi nella città di Seminora in
Casalmaggiore. Terminano le Calabria . Ivi nacque nel 1741
medesime con un interessante ar Francescº Antonio da Pio Grimal
ticolo sopra Azzo Porzio da Ca di e Porzia Grimaldi. Il genitorc
salmaggiore, professore di leggi volle essere egli stesso l'istitutore
in Bologna nel sec. XII. del suo figlio, e schiudere la sua
In tutto Vol. 1 o, in 8. con il ri giovine anima alle dolci impres
tratto dell'Autore. sioni della virtù colla voce e col
l'esempio. Nato colle più felici
Manoscritti inediti. disposizioni di natura Francesco
Antonio corrispose ardentemente
1. Dizionario di formule com alle cure paterne, e rapidamente
positive di lingua Italiana. percorse la carriera tutta degli
2. Memorie sulla purezza del studi; ma rapito dall'incanto del
la lingua Italiana. le belle arti egli specialmente si
5. Saggio di piano filosofico di volse al disegno, alla pittura ed
un dizionario sistematico di lin alla musica. In quest'ultima egli
gua Italiana. non riconobbe un'arte ma una
4. Trattatello dello stile istrut parte sublime della filosofia, come
tivo. quella ch'ebbe tanta influenza
5. Pensieri sulla pubblica istru presso gli antichi sul costume del
zione d'Italia. le nazioni; e perciò s'indusse a
6. Minuta di un Saggio di Eu pubblicare in Napoli nel 1766 una
tografia e di un Saggio di una Lettera sopra la musica indirit
lingua universale. ta al signor Agostino Lomellini.
7. Piano ragionato della ere In quest'opera egli si occupa a
zione ed organizzazione di una rintracciare le cagioni per cui la
Accademia Onoraria per la pub musica fu in alcuni tempi miglio
blica e privata istruzione del re ratrice degli animi ed in altri
gno d'Italia. concorse alla loro depravazione; e
8. Viaggio in Francia, ed in la distingue perciò sotto tre for
Inghilterra negli anni 18o2-18o5. me: la prima che chiama natura
9. Principii di scienza gram le, la seconda armonica volut
maticale applicati alla lingua tuosa, e la terza armonica filoso
Italiana. Di quest'opera (di cui fica. Egli propone che si restauri
fa cenno il Compagnoni nella sua la musica armonica filosofica, che
prefazione alla seconda parte de fu l'emblema e la conservatrice
gli Elementi d' Ideologia del co. dell'armonia sociale, adoprata da
Destutt Traey, e l'Acerbi nel suo Mercurio, da Orfeo e da Chirone.
discorso proemiale all'anno terzo Pochi anni dopo pose a stampa
della Biblioteca Italiana) si era la Vita di Ansaldo Grimaldi, suo
stampato il manifesto d'associa illustre avo, nella quale rischiarò
J.

la rettificazione della vita


anche vari punti importanti della maldi
sua e del suo sistema filosofico.
genovese istoria. Genova chiamò
il nostro Grimaldi alle più illu Ma ad altra opera più interes
stri magistrature, ma egli non sante volgeasi la mente ed il cuo
accettò quest'onore, giacchè erasi re del nostro Grimaldi. Egli scel
allora applicato al foro napoleta se perciò il soggiorno della campa
no non da vile leguleo ma da fi gna, ove la nostrº anima sembra
losofo. E ben chiara prova ne det più adatta a sentire la voluttà del
te colla pubblicazione di un'altra la meditazione, e ad elevarsi a
sua opera intitolata: De succes pensieri sublimi ed utili alla spe
sionibus legitimis in urbe Neapo cie umana. Fu in quest'asilo tran
litana, nella quale con mirabili quillo ch'egli scrisse le Riflessio
accordi si scorge l'erudizione e la mi sopra l'Ineguaglianza tra gli
filosofia. uomini, che possono chiamarsi un
Allontanatosi un poco dalle cose corso completo di naturale filoso
del foro scrisse la Vita di Dioge fia, tratta dalla vera natura del
ne. Egli rivendicò la fama di que l'uomo. Tale opera fu accolta in
sto filosofo dalle ingiurie di Laer Europa con sommo applauso, ed
zio, e dalla comune opinione in è una di quelle che fanno più o
cui viene tenuto. Diogene rein more alla filosofia napolitana. Seb
tegrò la Morale di Socrate; egli bene Rousseau eloquentemente
raccomandò la temperanza, l'in avesse trattato lo stesso argomen
dipendenza, la libertà, la tran to, la mente tranquilla del leggi
quillità, la beneficenza , onde tore filosofo ritrova ne suoi ra
giungere alla meta della morale. gionamenti molte volte in luogo
La sua vita fu a questi suoi prin della fredda ragione l'entusiasmo,
cipii uniforme. Nemico della im in luogo della verità la vaghez
in traccia de'para
postura egli con libertà alzava il za di andare di
dossi. Grimal con una serie di
velo, che ricopriva le azioni em
ni
pie de sacerdoti del suo tempo; razioci ritornò sopra questo sog
venerando la religione, intimava getto. L'ineguaglianza, egli dice,
aspra guerra alla superstizione ed esiste nella matura, conviene a
all'intolleranza. Lo splendore e dunque primamente far delle ri
la potenza de're non soffocarono cerche sull'organizzazione del
giammai in Diogene il grido della l'uomo; e così chiama in aiuto la
verità; ed egli non cessò mai di fisica, la storia naturale, la fisio
altamente disapprovare quelle leg logia. Quindi nasce l'esame del
gi ch'erano dannose al bene pub l'ineguaglianza originata dalla di
blico. Se disprezzò quel grande versa destinazione degl'individui
Alessandro, che facea tremare della stessa specie; e quella dei
l'intiero mondo, ciò avvenne per popoli e delle nazioni provata con
chè egli in lui non vide il re be una saggia e moderaoneta erudizio
nefico e giusto, ma il conquista ne, e coll'osservazi del diffe
tore crudele e feroce, che toglie renti climi, delle qualità dell'a
va alla Grecia ed a tante provin ria, delle diverse maniere di vi
ce la libertà, che in mezzo a vili vere, di abitare, di nudrirsi.
piaceri non apriva giammai il suo Nasce da questa ineguaglianza
cuore alla virtù ed alla pace. Tali quella della sensibilità, e quindi
furono le massime di Diogene, che dell'intelligenza; e da queste le
fu chiamato sfrontato, maldicente, passioni che portano il caratte re
ia
e la cui memor fu sparsa di ri anch'e sse dell'i neguag lianza : ma
dicolo. Devesi adunque al Gri. le passioni determinano la volontà:
96
dunque tutto è ineguaglianza di oltremare venissero a civiliz
da primi composti fisici, fino a più zarlo, ed i popoli Autottoni d'Ita
sublimi morali risultamenti. La lia furono da lui rappresentati
ineguaglianza morale è sviluppa con somma veracità. Così fra in
ta nella seconda parte di questa mischiandovi osservazioni, sul go
opera, e si dimostra che questa verno, le leggi, le arti e le scienze,
è in ragione composta delle fa giunse fino all'epoca in cui Roma
coltà intellettuali dipendenti dal tolse a nostri antenati la patria e
ineccanismo particolare degl'in la libertà.
dividui, e dalle cause esteriori che Ma egli non potè che pubbli
più o meno si combinano a svilup care i primi volumi di quest'ope
parla. Esamina quindi il nostro fi ra immortale. Logorata la sua mac
losofo l'uomo moralmente sottopo china dalle fatiche letterarie, e da
nendolo all'esperienza, egli lo con quelle del suo uffizio, ella ricevet
sidera solitario e nello stato di te un colpo terribile, giacchè il
società; in una parola fa la storia tremuoto celebre di Calabria di
morale dell'umanità, e così prova strusse la sua patria, e tolse di vi
fino all'ultima evidenza, che senza ta insiem colla sua madre cinque
l'ineguaglianza le società non sus altri individui della famiglia.
sisterebbono. I tre ultimi capitoli Egli fu il primo che descrives
contengono le più giuste e vere se quella fatale sciagura, e che
idee della legge di natura, del implorasse la munificenza sovra
diritto delle genti e del diritto ma a sollievo della sventurata Ca
civile. Infine conchiude non do labria. Ma lo attendeva un'altra
versi rapportare tutte le azioni lagrimevole disgrazia. Poco dopo
morali all'utilità; ma bensì alla egli perdè la diletta sua consorte,
giustizia. Noi avremmo voluto da la contessa Aurora Barnaba, dama
re un'analisi più compiuta di que ripiena di tutte quelle qualità,
st'illustre opera, ma gli stretti con che natura può dare, e l'educa
ſini in cui dev'essere racchiuso zione render perfette. Ella, che
questo articolo ce lo hanno impedi aveva formata "i, del mari
to, e noi rimandiamo i nostri leggi to, e sparsi i fiori nel cammino
tori all'Elogio di Grimaldi scrit disastroso della sua vita, ella mori
to estesamente dal cav. Melchior in età ancor verde, senza che le
re Delfico, e stampato in Napoli moltiplici cure dell'amicizia e
nel 1784. dell'arte salutare avessero potuto
Il nome di Grimaldi si propa trattenere il decreto della sorte.
gava sempre più in Europa, ed il Tanti ripetuti assalti dati alla
sovrano si affrettò di averlo al suo sua sensibilità accelerarono la sua
fianco conferendogli l'ufficio di fine. Egli morì nel 1785 avendo
assessore de reali eserciti. La vir vissuto 42 anni e nove mesi.
tù e la rettitudine con cui sosten Fra tutte le virtù di Grimaldi
ne tal carica gli meritarono le fu la principale la modestia. Egli
benedizioni de buoni. Il senti non vivea, per così dire, che per
mento il più generoso, l'amor i suoi intrinseci amici. Fu antico
della patria che infiammava il suo della verità in mezzo alle corti.
cuore lo chiamò a scrivere gli An Le sue maniere erano cordiali e
nali del Regno di Napoli. Proſit spontanee, e simili nel candore
tando di tutte le accurate ricerche a suoi costumi.
de filologi, e disponendole da fi La sua morte fu compianta da
losofo, egli descrisse lo stato bar tutti gli uomini virtuosi. Ma il
baro del regno pria che le colonie suo spirito rivisse in quell'elogio
97
snblime che consacrò alla di lui fanciullezza impiegò, e, gli scher
memoria il suo illustre amico il zi dell'età puerile lasciando, alla
cav. Melch. Delfico. Allontanan lettura de classici tutto conse
dosi dalla comune maniera di scri crossi. Fatto adulto, già spenta
vere gli elogi in Italia, quest'uo la madre, imprese logica, cui per
mo grande non ci dette sterili no tre anni continui applicò. Ma il
tizie istoriche sulla vita del Gri giovine diligente fisa avendo nel
maldi, ma ci donò l'analisi com la mente la platonica sentenza:
piuta delle sue opere, e ci dipinse niuno entri ignaro della geome
le qualità del suo cuore; vestendo tria, scolpita in fronte alla scuola
tuttociò di quelle grazie sponta di quel celeste filosofo, sotto la
nee di stile, e di quel sapore di guida del rinomato p. Elia Asto
filosofia, che adorna tutti i suoi rini con grande alacrità si volse a
scritti immortali. Gogli occhi ri studiare Euclide; e per siffatta
volti a un tale elogio noi abbiamo guisa ne profittò, che lo studio
scritto questa breve notizia della delle cose naturali gli riuscì di
vita e delle opere di Francesco poi agevolissimo.
Antonio Grimaldi. Ammaestrato in tali studi, sic
GiusePPE BoccANERA. come colui ch'era d'ingegno e di
attitudine assai fornito, apparar
GIMMA (Giacinto ). Darà volle ragion civile e canonica, ed
materia alla biografia presente alla gnomonica, scienza che mol
Giacinto Gimma; a chi, qualun to vagheggiava, in pari tempo
que ella siasi la sua Idea della attese. Ed ultimamente, avvisan
storia della Italia letterata, con do che nelle accennate discipline
viene, al dir d'uno scrittore, che maggior progresso non potea fa
facciasi di berretta, e che noi re, inverso l'uscita di ottobre
massimamente gliene conservia 1688 mosse a Napoli, e qui alle
mo interminabile riconoscenza; lezioni de primari cattedranti
per avere il primo aperto il campo porse ascoltamento.
ad altri, i quali han mietuto, ove Primieramente diessi agli eser
egli avea seminato. E forse senza cizi del foro, ove, se amor di let
l'opera di lui, Girolamo Tirabo tere e di pace no 'l ritraeva , lu
schi e 'l p. Andres non sarebber minosa comparsa avrebbe già so
sì grandi. Oh noi felici! se il no stenuta. Adunque, nel 1692, nel
stro lavoro tra quei non indegni suo gabinetto raccoltosi, incomin
di esser letti avvera la sorte di ve ciò ed a capo di due anni menò
der posto e di sentire, aver noi a compimento l'opera intitolata:
fatta cosa aggradevole e vantag Nova encrclopedia, sive novus
giosa. doctrinarum orbis, in quo scien
Ebbe Giacinto origine da Bari, tiae omnes tam divinae, quam hu
città cospicua sin dal tempo di manae, nec non et artes tam libe
Orazio, nel 12 marzo 1668, e i rales, tam mechanicae tomis sep
genitori di lui si furono Giovan tem pertractantur. Sopra una si
ni Gimma ed Antonia Catalano, mile materia, la quale egli trattò
ambedue di civil parentado, poco per proprio esercizio (I), e la qua
per altro de'beni di fortuna agia ie, secondo il p. Lamy, non ad
to. Or innanzi che delle sue co
se e delle opere sue tenghiamo ra
gionamento, debito è l'accennare, (1) Veggasi il Gimma stesso nell Idea
che nel seminario di Bari allo stu della storia dell' Italia letterata, cap.
dio delle amene lettere la sua 5o, art. 9.
Vol. VII. 8
8
iro uso è buona, Arrigo Alste mò (1). Presso a tal tempo scrisse
dio antecedentemente avea lavo le dissertazioni accademiche: De
rato; ma il N. A. e per metodo e hominibus fabulosis, de fabulo
per copia di cose in essa di gran sis animalibus, messe a stampa
lunga il trapassò e vinse. E que dal Muzio nel 1714, e da compi
st'opera, comechè non divenisse latori del giornali di Venezia e
di pubblica ragione per la grande d'Italia commendate a cielo (2);
spesa che vi occorrea, il fe'aggre e nel 17o5 da papa Clemente XI,
gare di anni 20 a molte letterarie per giustizia, per pietà, e molte
radunanze patrie e straniere (1). lettere e prudenza egregio, un
Il Gimma non ristò mai per canonicato n ebbe nella cattedrale
fatica, ed a nuove opere ognora di Bari coll'orrevole incarico di
dava mano. Narra il dottor Mau revisor delegato de'requisiti degli
roda Noja (2), ch'egli della più cu ordinandi, di confessore e di ca
pa maninconia sentivasi morire, merlingo della Chiesa; cui, dopo
se per poco da sè lontana vedea otto anni, rinunziò per un'artri
l'occasione di far pratica. E questa tide dalla soperchia applicazione
fu la causa, soggiugne, per la qua cagionatagli. Veramente, oltre al
le attendeva a scrivere anzi molto morbo che il travagliava, la sua
che buono, ed a formare opere di modestia altresì a ciò l'indusse, e
mole che di qualità. Tali sono: i seguentemente al rifiuto di molti
dialoghi filologici e critici; l'isto vescovadi dalla prefata santità di
rico della scuola e la biblioteca di Clemente a lui offerti, di una
autori celebri; la descrizione del cattedra di filosofia in Torino e di
le famiglie nobili d'Italia; la altra primaria in Padova. Tutta
nuova genealogia sacra e profa via una virtù sì rara, una masche
na; la filosofia morale ricavata ra della sua insufficienza dall'al
da luoghi della s. scrittura, ed trui malignità fu creduta. Con
altri manoscritti. ciossiachè, per certa naturale scia
Dopo tanti onori meritati, pre gura, nello esprimere le proprie
sa la laurea dottorale, si ridusse a idee cotanto sofferiva, e nelle sue
casa, ed ivi dell'abito di prete ve faccende così difficilmente progre
stito, cui sin da giovinetto incli diva, che volentieri per ignoran
nava, in età di 51 anno, o in quel te anzichè no l'avresti reputato,
torno, ascese al sacerdozio; nel Ricordiamoci di quello che Do
quale stato il modello di un vero nato nella vita di Virgilio ne rife
ecclesiastico addivenne, senza ab risce, e di quanto lo scioperato di
bandonar però i diletti suoi studi, Filisto osava rinfacciare a quel
pei quali più olio che vino consu primo poeta del mondo in presen
za di Augusto. Per l'opposto noi
(1) Tra le accademie che lo accolsero tenghiamo che il Gimma, perchè
nel loro seno col carattere di promotore amasse troppo il viver privato, o
perpetuo, debbonsi contare quella dei per non essere dalle sue cure let
Pellegrini di Roma, e l'altra degli Spen terarie distolto, il praticasse. Ed
sierali di Rossano, in tanta rinoman
za salita pe' grandi uomini di Daniel egli poteva mai un uomo di talen
lo Le Clerc, del Volkamero, del Valli ti sfornito in cortissimo tempo
snieri, del Muratori, del Magliabecchi, un' opera da altri non tentata
e sovra tutti di F. Vincenzo Maria
Orsini, poi Benedetto XIII. Di più egli
fu Arcade col nome di Liredo Messale o (1) In rebus nostris olei, quam vini
ed accademico fiorentino consumpsimus. Cap. ultimo dell'anzi
(2) Nel tomo 17 della Raccolta Calo detta storia.
geriana. (2) Tom. 2o e 21.
recare a fine, qual è appunto l'Idea bre 1755, verso le ore due dei
della storia della Italia letterata? notte, di anni sessantasette non
Chiunque ha appena una tintura compiuti.
GENNARo TERRACINA.
di erudizione, sa ch'ei da carità
di patria infiammato la scrisse; PRANDI (PIETRo), nacque in
onde chiuder la bocca ad alcuni Medicina il 1. di aprile 1799. Le
folli oltramontani (1) sprezzatori, felici disposizioni che aveva sor
ovver meglio, mal conoscitori del tite dalla natura vennero oppor
l'Italia, madre in ogni tempo fe tunamente secondate dai suoi ge
condissima di eccelse menti nitori, che in questo figlio, il so
lo che si avessero, aveano riposte
D ogni altra ecsa insegnatrici altrui. tutte le loro speranze. Studiò nel
la università di Bologna; nè tar
Godifredo Leibnitz, quel più dò guari a dar prove del non co
vasto ingegno di Europa, deside mune ingegno ond'erº fornito,
rava che il famoso Antonio Ma immaginando, giovinetto ancora,
gliabecchi, detto la biblioteca un nuovo seminatore, col quale
ambulante, un tanto lavoro avesse cercò di correggere i difetti di
intrapreso; ma ciò non avvenne, quelli che fin allora erano in uso,
e l'altissima gloria della invenzio e che gli encomi meritossi di ce
ne al solo Gimma se ne debbe. lebri agronomi. Le scienze fisiche
Quest'opera poi, per diverse vi però attrassero ben tosto tutta la
cende, non pria del 1715, pe' tipi sua attenzione; e ben egli addi
di Felice Mosca vide in Napoli la mostrò a quanto di perizia in bre
luce, e l'universale plauso riscos ve vi pervenisse, prendendo poco
se, Pier Caterino Zeno, in leg dopo parte in Roma ad una sco
gendone uno de primi esemplari, perta che di alta importanza pro
metteva di essere alle medesime.
non si potè trattener dall'asserire,
che la nostra letteratura non ebbe Il prof. Morichini occupavasi al
allora, nè in altra etade avrebbe lora di quelle sue sperienze sul
mai avuto un apologista del Gim magnetismo della luce, ingegno
ma più acuto e valoroso. sissime, ma troppo malagevoli per
Molti opuscoli egli ancora com avventura ad essere ripetute, per
pose, i quali in parte nella Galle chè potessero facilmente procac
ciarsi la fede e l'assenso dell'uni
ria di Minerva dell'Albrizzi veg
gonsi inseriti ; ed abbiamo due versale. Della qual cosa ben con
grossi volumi di Elogi accademi scio Prandi, una nuova macchina
ci, da quali per verità, se colgansi immaginò, che, seguitando col
le poche rose tra bronchi innu suo movimento il corso apparen
merevoli disperse, null'altro di te del sole, ne concede di concen
buono noi vi rinverremo. trare siffattamente i raggi violet
Questo padre degli scrittori di ti, che il loro foco può agire senza
storia letteraria fini, per una cru interruzione sopra gli aghi assog
dele idropisia di petto, il 19 otto gettati all'esperimento, offrendo
così un facile mezzo di poter con
più agio e sicurezza replicare
(1) Un di costoro si fu l'Andry, quelle sperienze.
accademico della Società reale di Pa Un tale eliostata però essendo
rigi, il cui carattere orgoglioso ci vien solamente applicabile ad una de
ºsì bene dipinto dal sig. Hecquet nel
libro intitolato: Explication physique terminata latitudine, egli il volle
et mecanique. perfezionare, e dal ragionamento,
roty
che poscia inserì negli Opuscoli lora, attirossi ben presto tutta la
scientifici di Bologna, chiaro ap attenzione di lui. Valenti fisici
parisce, come, senza togliergli aveano già osservato, che ove il
quella semplicità che indarno cer mercurio venga ricoperto di acido
casi nell'antico, ei sia pervenuto, solforico, ed assoggettato sia all'a
con opportuni artifizi, a farlo zione di deboli correnti elettri
servire per qualsivoglia latitudine. che, un visibile movimento opera
Grandi allora furono gli elogi che si immantinente sulla superficie
me riportò dai fisici. Ed era in ve di quel metallo. Mal persuaso il
ro da maravigliare che un giova Prandi delle ragioni che adduce
ne di appena ventiquattro anni vansi per ispiegare un tal feno
conseguito avesse quel che uomini meno, si fece a studiarlo; e in due
maturi, e interamente dediti a elaborate dissertazioni prese a de
questa maniera di studi, non era scrivere una lunga serie di spe
no riusciti a trovare. Del che le rienze da lui stesso eseguite. Che
belle testimonianze ne piace di se le spiegazioni proposte non ot
riportare dei professori Amici e tennero l'assenso dei fisici, eglino
Santini: il primo, che stimò tal però non mancarono di rendergli
macchina degna di essere costrui quella giustizia, ch'era ben dovu
ta in metallo pel museo di fisica e ta alle sue diligenti ricerche. Il
di storia naturale di Firenze, l'al Nobili stesso, alle cui scoperte tan
tro che dovendo descrivere un to debbe l'elettro-chimica, ha al
eliostata nel suo trattato di ottica tamente commendato il bel lavoro
analitica, quello del Prandi volle del Prandi, da cui era stato pre
preferire, mostrando così col fatto ceduto in simili indagini.
in qual conto egli lo avesse. Un cangiamento frattanto ope
Verso questo tempo agitavasi ravasi nella privata vita del Pran
più che mai in Italia la quistione, di, ch'egli soleva dire essere stata
se possansi trovare acconci mezzi la sorgente principale della felici
di dirigere gli aereostati. L'illustre tà del rimanente de suoi giorni.
Zambeccari avea già opinato che Una fanciulla, di cui non sapresti
la forza impellente al movimen ben dire se maggior fosse l'avve
to orizzontale del palloni doveva nenza e la grazia della persona, o
cercarsi ne venti, i quali muo il candore e la nobiltà dell'animo,
vono l'atmosfera in più direzioni ſu seco unita in matrimonio. Egli
contemporaneamente; ma egli an trovò allora quella tranquillità che
dò forse errato allorchè credè di il suo cuore aveva lungamente cer
poter facilmente trovare il desi cata, senza che lo spirito fosse
derato equilibrio dall'accoppia punto distratto dalle ordinarie sue
mento di due globi ad aria atmo occupazioni. Diresti anzi che l'a
sferica e a gas idrogeno. Il Pran mata compagnia della consorte
di si fe a correggere ciò che vi desse novella lena all'ingegno di
avea di difettoso nell'apparecchio lui: imperocchè, ritiratosi nella
del Zambeccari, ed un nuovo paterna casa in Medicina, conti
mezzo propose di conseguir l'e nuò con più alacrità ne suoi studi,
quilibrio, prendendo da ciò argo allo scrutinio specialmente rivol
mento per isviluppare alcune sue gendoli della metoorologia, verso
ingegnose idee, onde risolvere il la quale diceva di voler dirigere
problema del modo di orizzon tutte le sue indagini. Quindi im
talmente dirigere gli aereostati. maginava uno strumento, da lui
Ma un soggetto forse egualmen chiamato baroscopio, col qua
te difficile, e quasi nuovo in al le , come da bilancia, veniva
luo i

scrupolosamente pesata la colonna rardi, a cui tutti egli volle affidati


di mercurio equilibrante l'atmo i suoi manoscritti, più oltre non
sferica pressione; un eteroscopio, indugi a rendere di pubblico di
onde misurare i vari gradi di tra ritto quelli, ch'egli stimerà essere
sparenza del cielo sereno, un nuo più atti a farlo rivivere fra i po
voigrometro a capello; alcuni par steri. -

N. N.
ticolari artifizi per facilitare l'e
satta determinazione delle indica
zioni barometriche, la forma in GARZETTI (GIAMBATTIsTA),
fine e la struttura di una specola nacque sullo scorcio del settembre
da erigersi sulla propria casa in dell'anno 1782 in Trento, dove
Medicina, interamente destinata fece i suoi primi studi con mara
alle osservazioni meteorologiche. viglioso successo. Ebbe incorag
Ed una preziosa serie già ne in giamenti ed onori, e ottenne una
traprendeva, che, allorquando volta al ginnasio anche il premio
verrà pubblicata, non poca luce cosi detto di memoria, per meri
dovrà spargere sui tanti, e, per la ritare il quale era d'uopo impa
più parte, tuttora oscurissimi fe rare letteralmente tutto intiero
nomeni della meteorologia. un libro scolastico, e saperlo ri
Le belle speranze però, che petere senza mai inciampare, in
avea fatto di sè concepire, dovea qualunque luogo (foss'anche in
no restare deluse. Sul principiare mezzo ad un periodo) egli venis
dell'aprile del 185o, egli ammalò se eccitato a proseguire. Plausibi
gravemente, e nel fior dell'età le metodo, che di buon'ora eser
sua, confortato dai soccorsi della citando la memoria de giovani,
religione, venne in pochi di appiana loro la strada all'erudi
rapito alle scienze ed al tene zione, ch'è appunto il risulta
ro amore de' suoi. Fu d'indo mento delle letture e del saperlo
le amena e leggiadra, di candidi rieordare all'uopo con esattezza.
costumi, e largamente fornito di Omai tutti sanno che i più eru
quelle sociali virtù che sogliono diti sono gli uomini più memo
rendere cara e desiderata la com riosi; giacchè sapientemente di
pagnia degli uomini. Tanti pregi ceano gli antichi: tantum sci
ond'era adorno, e le molte prove mus quantum memoria tenemus.
che avea già date di non ordina Dopo la filosofia nel liceo di
rio talento, gli valsero la stima e Trento, Garzetti studiò, negli
l'amicizia di molti dei più chiari anni 18ot e 18o2, medicina in
ingegni della nostra Italia, e me Padova; e compì poscia il corso
ritarongli l'onore di essere crea dei successivi due anni, 18o5,
to membro della società agraria, 18o4, in Vienna, desideroso di co
e socio non pensionato dell'In noscere anche la rinomata scuo
stituto di Bologna. La sua mor la germanica, e di udir le lezioni
te venne sinceramente ed uni che nella capitale della monar
versalmente compianta; e la sua chia dava con tanto plauso il ce
spoglia fu accompagnata al se lebre professore Pietro Frank, da
polcro dalle lagrime degli orfani e cui venne altamente stimato: ser
degl'infelici, che perderono in lui bò gli esami finali all'università
il loro padre e il loro amico. Le di fi, dove fu laureato in
medicina a 16 marzo 18o5.
scienze soprattutto private venne
ro di un de'più caldi cultori che in Medico ancora novello, fu l'an
Italia forse si avessero: e noi fac no stesso con due decreti 24 º
siam voti, perchè il prof. Ghe 28 ottobre della Deputazione di
I o2

difesa del Tirolo; nominato me nali di Agricoltura del Regno


dico di un corpo di bersaglieri; d'Italia, compilati dal cavaliere
ma per la mossa che presero le Filippo Re. In cotesto libro dimo
vicende guerresche tornò a casa, strò egli assai chiaramente quan
quasi appena partito. Passò quin to nell'agricoltura trentina e nel
di a Pavia e a Milano per darsi le buone regole agrarie fosse va
alla medicina pratica sotto gli uo loroso ed esperto.
mini celebri che allora più erano Nel primi tempi che si trovava a
in grido. Conciliossi, fra gli altri, Lavis, cioè al cominciare del 18o9,
l'amore, la stima del professore avendo il governo bavarese che
Raggia; e un attestato del proto reggeva allora il Tirolo, pubblica
medico del Magistrato centrale di to il concorso ad un posto di medi
sanità a Milano, professore Raso co distrettuale, il dottor Garzetti
ri, lo dichiarava uno dei suoi più vi aspirò, e negli esami da lui so
distinti allievi, avendo frequen stenuti ottenne , fra cinquanta
tato per un anno la sua scuola concorrenti, un eminente primato.
clinica; anzi fu qui molte volte Se non che, cambiatosi poscia il
udito il Rasori ricordare il Gar governo, ei rimase a Lavis, dove
zetti come il più acuto, il più è ancor viva la ricordanza della
pronto, il più felice ingegno che sua generosità, delle sue pietose
fra tanti giovani suoi uditori ei sollecitudini, così pel ricco come
ritrovasse. pel povero, della somma sua peri
Mentre il Garzetti era in Mi zia medica; e quando quegli abi
lano, tradusse quella parte della tanti seppero della sua intenzione
Polizia Medica di Frank che u di ritornare in patria, non solo
scì allora in luce in nove volumi, adoperarono le preghiere per con
per Pirotta e Maspero tipografi servarselo, ma gli proposero altre
editori, accolta come lavoro, che si vantaggiosissime condizioni di
per esatta intelligenza e per chia lucro.
rezza di stile, meritava particola Persistendo tuttavia nel suo
ri elogi. primo progetto, non per questo
Innanzi di rimpatriare, volle abbandonò affatto la medicina,
anche conoscere il medico Valli ma altri studi gravi e continuati
in Mantova, del cui coraggio in ei le associò, dividendo il suo tem
Oriente aveva parlato a lungo la f" tra le proficue meditazioni sul
fauna; quindi rivide la terra na e pagine della storia, le caritate
tiva, dove per non esporsi ad un voli assidue cure agli amici ed a
lento tirocinio, come suol accade gli ammalati poveri e bisognosi,
re a giovani medici in patria, pre e l'assistenza vigile e affettuosa
ferì di accettare la condotta me al vecchio suo padre,
dica di Lavis, nobile borgata, a Tornato lieto il Tirolo, al fini
cinque miglia da Trento, con re del 1815, sotto l'austriaca fe
servando però sempre al luogo lice dominazione, il professore
della sua nascita quella tenera af Garzetti, di cui erano da tutti co
fezione che nelle anime ben fat nosciute e valutate giustamente le
te non viene manco giammai, nè cognizioni e il talento, fu ben to
per tempo nè per lontarianza. sto invitato a prestare i suoi ser
In questo torno di tempo com vigi alla Commissione aulica de
pose un opuscolo sull'Agricoltu Roschmann, alla quale era affida
ra del Dipartimento dell'Alto ta l' amministrazione e la riordi
Adige, che trovasi inserito nel nazione della provincia; e dal
numero 45 (anno 1812) degli An. 1.mo luglio 1814 a tutto aprile
1 o5
315 gli furono affidate le incom Carità della quale era membro,
benze di protomedico, oltre a ora assumendo il governo del pa
molt'altre onorifiche non attenen trio liceo, e mercè, la fiducia mo
ti alla medicina. Una lettera del stratagli da chi aveane la direzio
l'aulico commissario de Rosch ne, reggendo la disciplina scola
mann, de 22 aprile 1815, mani stica e l'ordine degli studi; ora
festa la particolare gratitudine e accettando tutele, e consigliando
la piena soddisfazione di quel ri inesperti, ed emendando travia
spettabile magistrato pei zelanti ti, e sempre, come fu detto, eser
e assidui servigi dallo stesso Gar citando gratuitamente la medi
zetti prestati. - cina a favor dei parenti, degli a
Ed è qui osservabile come que mici e dei poveri villici.
st'uomo integerrimo, da tanti Cupidissimo di sapere e di ar
altri diverso, nulla chiedesse, nul ricchir sempre più la sua mente
la fra tanti suoi titoli si adoperas di utili cognizioni frammezzo a
se a proprio vantaggio, e nient'al tante sue cure non obbliava lo
tro desiderasse veracemente fuor studio dei classici latini e italiani,
chè di tornare in seno alla propria convinto dalle diligenti e ripetu
famiglia, e di rendersi utile alla te letture di quelli che non si
società ed alla patria. avea forse da suoi predecessori
Lo rivide infatti la patria, dove svolte e notomizzate per anco ab
sempre più persuaso che la medi bastanza, se così posso esprimer
cina non confacesse nè al suo tem mi, le memorie che si riferiscono
peramento nè alla sua salute, ap alla caduta dell'impero romano
plicossi con crescente alacrità e (donde traggono origine tante
con amore incredibile e raro allo instituzioni del medio evo e dei
studio della storia, in ispecie a tempi a noi più vicini);
quella dei secoli di mezzo. Di qui nacquero i suoi tre dot
Si apri frattanto il concorso al ti volumi della Storia e condi
la cattedra di storia nel liceo di zione d'Italia sotto gl'Impera
Trento; egli la chiese, e la otten tori Romani, della quale giornali
ne per graziosa sovrana risolu italiani e stranieri parlarono con
zione, 1.mo marzo 1822. Da que tanta lode, e che vider la luce in
st'epoca fino alla sua morte, il Milano, per Marsilio Carrara ti
Garzetti tutto si dedicò al pub pografo, sotto gli auspici d' uno
blico insegnamento, e ne fan pro de' suoi più grandi amici, S. E.
va tanti valenti discepoli che ne il sig. Presidente dell'Appello ge
rimembrano ancora la bontà, la nerale in Lombardia barone Maz
dottrina, e quell'arte, anche ai zetti di Roccanova, a cui dall'Au
più accorti difficilissima, di con tore furono dedicati, in segno,
ciliare una tenera affezione con com' ei dichiarava, di venerazio
una misurata severità, comandata ne e di antica amicizia.
in ispecie dal suo onorevole mini Due cose, intorno a quest'ope
stero. E quando i suoi doveri co ra, sono da notarsi e innanzi trat
me professore erano adempiuti, to la ritrosia del Garzetti a darla
egli attendeva con molto accorgi fuori, poi la giusta fiducia in chi
mento a suoi domestici affari, al procacciar voleane l'edizione di
l'educazione di alcuni nipoti, e offerire con essa all'Italia un la
alternava collo studio il disimpe voro storico non perituro. Ma ciò
gno di non poche delicate incom era invano, perchè all'Autore non
benze, ora sbrigando gli affari più pareva di aver mai limato abba
ºpinosi della Congregazione di stanza il suo lavoro. Scrivendo ad
1 o4
un suo amico dicea: cosa buona e favorevole del pubblico e dei gior
perfetta senza fatica, e fatica im mali sui primi tre Saggi fecero
proba, non si può fare, e ricorde sì che s'accinse a compire il gran
vole del detto d'Orazio: si quid quadro, massime per ciò che ri
scripseris nonum prematur in an sguarda la religione di Roma, la
num, sempre più meditava sovra vita degli Imperatori e le vicende
esso. Aveva nell'orecchio certa della latina letteratura (le quali
armonia di stile, che quando met specialmente furono da lui in
teva in carta i pensieri, gli facea modo tutto suo proprio e con mi
cangiare un periodo più fiate, fin rabile acutezza d'ingegno tratta
chè colla forza voluta, e con e te) e determinossi infine all'in
spressione maestosa e sonora gli tiera edizione, che per puntate fu
si presentasse. pienamente eseguita nell'anno
Ma finalmente la modestia di 1859, e distribuita dal tipografo
lui, le sue dubbiezze furono vin Carrara.
te dal suo bel cuore: imperocchè L'opera è dettata in uno stile
quando seppe che le tre figlie del forte e conciso. Pare che l'illustre
prelodato Presidente barone Maz autore avesse sempre presente il
zetti andavano a liete nozze, pre detto di Dionigi d'Alicarnasso
valse il sentimento dell'amicizia, studeam ut paucissimis verbis
e non potendo resistere al deside plurimas res comprehendam. Es
rio di manifestargli la propria e sa è attinta con esame profondo
sultanza, fece allora spontanea alle più classiche fonti, lontanis
mente stampare i primi Saggi sima da ogni plagio servile, e pre
delle sue storie, quasi scandagli sentasi onninamente originale a
della pubblica opinione, che gli chiunque la legge. Continuarono
fu concordemente propizia. a parlarne con lode non ordina
Sono intitolati: i due primi, riale Gazzette di Milano e di Ve
Della condizione d' Italia sotto nezia, il Messagger Torinese, il
il governo degli Imperatori Ro Raccoglitore italiano e stranie
mani; il terzo, Della storia d'I ro, l'Indicatore di Milano, poi la
talia sotto gl'Imperatori Romani, Rivista Europea ; la Biblioteca
e la Germania e i suoi popoli si italiana, il Messaggere di Rove
no all'anno dell' E. V. 18o; Mi reto, il Messaggere Tirolese di
lano per Rivolta, 1856; e sebbene Innsbruck, il Corriere delle Da
quest'ultimo facesse come corpo me, l'Indicatore letterario della
da sè, era però il quinto libro del R. Accademia delle scienze di
la sua Storia d'Italia. Con tre aſ Baviera, il Pirata ec. ec. e la
fettuose dediche cotesti Saggi son Rivista Viennese del novembre
consacrati al sig. Presidente d'Ap 1858 e del marzo 1859, mentre
pello summentovato, e portano in poneva il Garzetti fra i grandi sto
fronte il modesto motto di Pli rici contemporanei di notissima
mio: Haec ego sic accipi volo fama, riserbava di farne encomi
non tamquam assequutum esse più circostanziati.
me credam, sed tamquam asse Scrisse il Garzetti parecchi ar
qui laboraverim. ticoli scientifici nei giornali tede
Quindi l'alto concetto in che schi e italiani, senza il suo nome.
teneva, e l'egregio magistrato a L'ultimo di tutti è quello, che
cui intitolati gli avea, e parecchi vedesi in quest'anno inserito nel
altri amici che di pieno accordo tomo 94 della Biblioteca italiana
sollecitavanlo alla stampa dell'o intorno all'opera del cav. G. E.
pera intiera, e oltraciò il giudizio di Koch-Sternfeld, stampata in
1o5
Monaco sopra il regno dei Longo di mente sempre occupata da suoi
bardi in Italia secondo Paolo studi, d'umore talvolta un po'ma
Diacono ecc. ninconico, di temperamento fo
Compita l'edizione dell'opera coso e facilmente irascibile: per
grande Sulla storia e condizione rò negli ultimi anni di sua vita
d'Italia, l'instancabile Autore vol aveva sì ben saputo comandare a
se l'animo a comporne un'altra sè stesso, che coloro i quali lo
non men grandiosa, frutto d'in avevano conosciuto giovane, lo
defesso lavoro e d'infinite lettu avrebbero detto un altr'uomo.
re, vo dire la Storia d'Italia del Ei parlava e scriveva l'italiano,
Medio Evo, di cui vergati già a il tedesco, il latino e il francese;
veva molti fogli; se non che a sapeva di greco e d'inglese. Schiet
tante si svariate e continue occu to nel conversare, l'adulazione lo
pazioni l'arco troppo teso spez fastidiva, indizio d'animo gene
zossi, e, oppressa la mente da roso. Caritatevole, buon cristiano,
smodato lavoro, ei non potè alla buon figlio, buon fratello, buon
fine più reggere, e le sue forze amico leale e buon cittadino.
fisiche dovettero soccombere sot Rispetto alla persona fu di com
to gli insulti d'una paralisi pro plessione robusta, di statura me
gressiva, la quale colpitolo a un diocre, alto di fronte, d'occhi ne
tempo istesso nella testa e in tutte ri, profondi e riflessivi, di naso
le membra, in meno di un mese aquilino e di bocca ordinaria; il
lo spense a Venezia (ai 15 otto suo volto era ovale; e assai butte
bre del 1859), fra una corona di rato dal vaiuolo; concentrato co
amici, i quali dividevano le la m'era, avea un po' megligente il
crime del dolore con un colto ed vestire e il portamento. (1)
GiovANNI LABus.
affettuoso fratello di lui, che qui
vi sostiene meritamente cospicua
carica, e che da Trento seco lo MANCINI (GIULIo). In Città
avea trasportato per essergli largo di Castello, antichissima città del
d'ogni soccorso, facendolo altresì l'Umbria, illustre per gloriose
gioire delle amorose cure dell'ot memorie, per ragguardevole nu
tima famiglia sua. La gloria sor mero di uomini celebri, per mo
rise, al Garzetti, ma vicino alla numenti di arti, di cui va adorna,
tomba! Vivrà però onorato il suo nacque Giulio Mancini nell'otto
nome nella memoria dei buoni, bre del 1765, ed ebbe a genitori
e sarà benedetta la ricordanza la Rosa Silvestrini, ed il celebre
delle sue molte virtù. letterato capitan Francesco, che
Fu egli, quando il suo buon u. mercè le opere dell'ingegno non
ºnor l'animava, vivace ed ameno ricevè, ma diede lustro al ceto pa
favellatore ne crocchi gentili. Ei trizio, a cui apparteneva.
Fin dai primi anni il nostro
condiva i suoi discorsi ora di spon Giulio fe conoscere di essere non
tanee appropriatissime erudizio
ni, ora di piacevoli motti, e si può degenere figlio di un padre così
dire colle parole di Timoteo Ate dotto, giacchè si mostrò fornito
nese a Platone, che una cena ed di straordinario ed acuto ingegno,
un adunanza con lui liete fossero e di un amore ardentissimo per
ººn per un giorno solo, ma per lo studio, e perciò sempre in tut
molti altri appresso. Fu assai te. te le scuole che frequentò, non
ºro verso i fanciulli, schivo di (1) Il Gondoliere e il Glissons consa
ºcietà tumultuanti ed oziose, se crarono due articoli alla memoria del
ºro di costumi come di aspetto, Garzelli.
1 o6
solo riscosse planso dai suoi pre bero muovere un dito per miglio
cettori, ma non fu mai secondo a rare non solo l'altrui, ma neppu
nessuno dei suoi condiscepoli. re la propria condizione, e se un
Terminati in patria gli studi fugace desio di gloria è capace di
elementari, fu collocato nel patrio distorglierli per un momento dal
collegio Faccioli di Roma, dove la loro vita vegetativa, il primo
prima si applicò con istraordina insignificante onore, che viene
rio impegno allo studio della filo loro conferito gl'inebbria, gli fa
sofia, quindi a quelli della teolo paghi, gli ritorna per sempre alla
gia, della storia ecclesiastica, e primitiva loro inerzia. All'incon
della liturgia, nelle quali discipli tro le anime nobili e generose
ne fece tali giganteschi progressi, non risparmiano veglie, fatiche,
che in ciascheduna sempre meri travagli per giovare alla società, e
tò ed ottenne una delle prime gli onori e le testimonianze di
medaglie, che sogliono conferirsi gratitudine, che dalla medesima
annualmente nel liceo del colle ricevono, sono per quelle un po
gio Romano ai giovani studenti, tente stimolo a raddoppiare di ze
che sopra degli altri si distin lo e di fatica per rendersi mag
guono. giormente utili, e tale effetto
Furono poi così segnalati i pro appunto produssero nella bell'ani
gressi, con cui si distinse nelle ma del canonico Giulio le distin
scienze teologiche, che ottenne zioni che ricevè dai suoi concit
una delle pensioni, che la santa tadini, giacchè si dedicò con
memoria del pontefice Pio VI a grandissimo amore allo studio del
veva ordinato con ferirsi annual le matematiche e della fisica, nel
mente ai quattro migliori studen le quali riescì così valente, che fu
ti di teologia del prelodato colle reputato meritevole di professarle
gio Romano. nel patrio ginnasio per venti e
La qual cosa prova luminosa più anni.
mente quanto egli fosse profondo Fu pure peritissimo nella sto
in tali studi, giacchè è certo, che ria naturale: e quando glielo per
per primeggiare in una numerosa mettevano le moltiplici sue in
scolaresca nelle scienze teologiche combenze si occupava nel far col
con tanto amore coltivate nell' e lezione di fossili, di minerali, e
terna città, per ottenere l'appro di altri simili oggetti, dei quali
vazione di quei dottissimi maestri esiste tuttora presso la sua fami
fa d'uopo essere nelle medesime glia una non ispregevole raccolta.
eccellente. Ma con predilezione e meravi
Reduce in patria nel 1787 fre glioso successo si occupò degli
giato della laurea dottorale in teo – studi archeologici, forse perchè
logia, ed in ambe le leggi, si con gli somministravano l'opportuni
sacrò allo stato ecclesiastico, fu tà d'illustrare le antichissime me
annoverato fra i canonici di quel morie di quella patria, che tanto
la insigne cattedrale, e poco dopo svisceratamente egli amava. Abi
fu eletto segretario di quel reve lissimo nella paleografia esaminò
rendissimo capitolo: tanto grande tutte le antiche memorie e perga
era fin d'allora la stima, che i mene, tutti gli antichissimi codi
suoi concittadini aveano di lui ci e cronache esistenti nei pub
concepita. blici e privati patri archivi, ed
Le anime infingarde quando alcuni ne trascrisse, di moltissimi
hanno di che satollare la fame fece un diligente estratto, tutti
poltriscono nell'ozio, nè sapreb i più importanti furono arricchiti
ºl o

di dotte sue illustrazioni. I qua l'ingegno del nostro Giulio i


li preziosi lavori attualmente esi non solo acutissimo e robusto,
stenti presso il degno di lui fra ma pieghevolissimo, come quello
tello, cavalier Giacomo, se ve dell'ottimo suo genitore, e che
nissero pubblicati con le stampe mirabilmente riusciva in ogni ge
son d'avviso, che porterebbero mere di studi. Queste mie lodi
una gran luce nella storia dei bas forse sembreranno esagerate a chi
si tempi di questa bella parte di non ebbe la fortuna di conoscer
Italia. lo, minori del vero ai suoi concit
Alcune opere da esso pubblica tadini. Sia comunque, mi ripute
te, delle quali parlerò in breve, rò fortunato, se queste mie disa
fanno testimonianza quanto il ca dorme, ma veridiche parole, sti
nonico Mancini fosse profondo moleranno altri a scriverne diffu
nella numismatica non solo, ma samente la vita, se non saranno
in tutte le altre branche della sufficienti a farne imitare le virtù.
scienza archeologica. E benchè le Fu º" a varie accademie
risorse quantunque ricche di un scientifiche e letterarie, fra le qua
particolare siano di rado sufficien li aveva in grande stima quella
ti a far fronte alle spese enormi, della Valle Tiberina Toscana, al
che occorrono per formare un co la quale dedicò una sua opera.
pioso medagliere, ed una raccolta Fu scrittore laboriosissimo, co
di antichità, e quantunque non me si rileva dalle varie opere che
frequente si presenti l'opportu ha pubblicate con le stampe, e da
mità d'acquistarne delle pregevoli, quelle voluminosissime che ri
nondimeno l'operosità, e la perse mangono inedite.
veranza del nostro canonico Giu
lio seppero superare questi for Opere stampate.
midabili ostacoli, e procurarsi una
cospicua raccolta d'antiche pre
ziose medaglie, d'idoletti, di vasi 1. Apologia dell'Occhio, diret
etruschi, di antichi sigilli, e di ta al prof. Cristofano Sarti e de
altri ragguardevoli avanzi dell'an dicata a S. A. R. Ferdinando
tichità.
I di Borbone, infante di Spagna,
Nè tali severi studi lo distolsero e duca di Parma. Stampata in
dall'applicarsi con successo alla Parma nel 1795.
musica, ch'egli amò com' è pro 2. Sopra alcuni pezzi di tegole
prio di tutte le anime gentili, ed dell'antico Romano Figulinario
alla quale ricorreva per ristorarsi ec. Memoria pubblicata nel Gior
dalle fatiche degl'impieghi, che male di Padova, Tom. 4.
ºccupava, e per riposare la mente 5. Su due monete di Lucca
dalle gravi meditazioni, a cui i non conosciute ed ommesse dal
suoi abituali studi lo costringeva dottissimo Muratori nella Serie
no. Natura lo aveva fornito di delle monete lucchesi ch'egli il
una robusta e bene intonata voce lustrò nella disertazione 27 del
di basso, il suo ottimo genitore le antichità del Medio Evo. Me
si diede pensiero di fargli coltiva moria stampata nel Giornale Ar
re tal dono, e grandemente si di cadico di Roma. -

lºttava di sentirlo cantare, quan 4. Sul Pitino Umbro di Tolo


do era giovinetto, nelle accademie meo. Memoria pubblicata nel det
"te dove
llo,
fu sempre applau to Giornale Arcadico.
5. Sul Castrum Felicitatis, uno
Dal fin qui detto risulta, che dei nomi che ebbe nei secoli
1 o8
bassi Città di Castello. Memoria 6. Eaccerpta historica. In un
pubblicata nel detto giornale. grosso volume in foglio. Le quali
6. Sui miracoli, che sono sta opere sono pregievolissime sia per
ti attribuiti al Papa Clemente la scelta e copiosa erudizione di
II. Memoria dedicata al degnissi cui son ricche, sia per la diligen
mo mons. Giovanni Muzi arci za con la quale sono compilate,
vescovo vescovo di Città di Castel sia per il nobile scopo che tutte
lo e pubblicata nel detto Giorna si propongono. Ned è da tacere,
le Arcadico. ch'egli ha dettato una gran quan
7. Appendix ad res Concilii Pi tità d'iscrizioni lapidarie latine,
sani secundi collectionibus con nel qual genere di composizioni
ciliorum optanda. Stampata in era peritissimo.
Roma nel 1814. Ciò premesso non recherà ma
8. Sulla Macchia perforata di raviglia, se i vari superiori ec
Soemering. Lettera al chiaris clesiastici i quali regolarono suc
simo sig. dottore Felice Santi e cessivamente la Tifernate dioce
dedicata a mons. Francesco Mon si facessero grandissima stima del
delli, già vescovo di Città di Ca canonico Giulio Mancini, che
stello. spesso ne dimandassero i consigli,
9. Discorso sull'allagamento che gli affidassero gelose e dif
Tifernate. Dedicato a mons. Pao ficili commissioni, e che sempre
lo Bartoli, già vescovo di Città lo chiamassero col dolce nome di
di Castello. amico.
Io. Memoria intorno a s. Don Come non deve sorprendere,
mino prete Tifernate. che i civili magistrati e consigli,
I I. Memoria sul ritrovamento dove egli costantemente interve
del corpo di s. Costanzo. niva, qual deputato del capitolo
canonicale, frequentemente lo in
Le seguenti sono le opere ine caricassero dei più gelosi pubbli
dite esistenti presso il prelodato ci affari, e che non ci fosse im
egregio di lui fratello cavalier portante intrapresa o scabrosa ri
Giacomo, dalla gentilezza del qua soluzione da prendere, in cui pri
le io ripeto le notizie che si con ma non ricorressero al suo senno,
tengono nel presente cenno bio ed alla sua matura esperienza.
grafico. Era giunto il nostro Giulio a
quell'età nella quale ogni cittadi
1. Sulla vita, e le gesta del no, che ha menata una vita labo
cardinal Guido da Castello poi riosa, utile, e morigerata acquista
Papa Celestino II. Dissertazione. il diritto di godere nel riposo il
2. Corso di Fisiche lezioni cor frutto dei suoi sudori, nella quale
redate dalle nuove scoperte. l'uomo benefico, il dotto scienzia
5. Rapporti politici delle si to può riposare sui propri allori,
gnorie dei marchesi del Monte gioire in pace del bene operato,
e di Petrella con Città di Ca inebriarsi delle benedizioni, del
stello, opera storica - critico-di la gratitudine, quando nel 1825,
plomatica per uso della Santa piacque alla Provvidenza di afflig
Sede. Tre grossi volumi in fog. gerlo con una penosa infermità. Gli
4. Enunciativae Geneologicae. si sviluppò sotto l'occhio sinistro u
In due grossi volumi in foglio. ma escrescenza cistica e scirrosa, che
5. Collezione di monumenti per continuamente vegetando in bre
servire alla Storia patria. In due ve crebbe in modo che fu costret
grossi volumi in foglio, to a sottoporsi ad un'operazione :
lo

si recò a tal uopo a Firenze dove cattedrale dove la seguente i


un valentissimo professore di quel grafe dettata dall'affettuosissimo
meritamente celebrato collegio degno di lui fratello cavaliere
medico la esegui con molta mae. Giacomo lo ricorderà ai più tardi
stria. Ma il male fece tregua non nepoti.
pace, e lo costrinse per altre due
volte a sottoporsi a nuove doloro JULIUS MANCINI
Hujus. Tifernatis. Ecclesiae. Canonicus
se operazioni, ch'egli soffrì con Et. Ab. Actis. Collegi. Canonicorum
ammirabile intrepidezza e rasse Pietate. Acie. Ingenii. Doctrina. Clarus
In. Urbe. Adolescens. Ita. In. Studiorum
gnazione; nè perciò quell'indo Curriculo. Ceteros. Romani. Collegi
mabile malore restò vinto, che Auditores. Eaccelluit. Ut. Pensionem
anzi pochi mesi dopo si sviluppò A. Pio. VI. Pont. Maa. Et. Laudes Meruerit
Teologiae. Et. Juris. Utriusq. Doctor.
con maggior forza nell'interno Philosophus. Historicus. Philologus.
della testa. Atque. In. Vetustioris. Antiquitatis
Praesertim. Patriae. Suae. Monumentis
Se ammaestrando i giovani suoi Elucubrandis. Eacellens. In. Tiphernate
concittadini nelle scienze fisiche, Liceo. Per. Al. XX. Phisicae. Tradendae
se pubblicando dottissime opere, Doctor. Decurialis. Multa. Scripsit. Edidit
se dando savi consigli si era il ca Piissime. Obiit. VIII. Kal. April. A. D.
1835.
nonico Mancini acquistata la fa Jacobus. F. Fratri. Amantissimo
ma di acuto e potente ingegno; se C. L. P.
nel disbrigo delle infinite pubbli
che incombenze affidategli spie L'inattaccabile sua probità, l'il
gò sempre un'inattaccabile probi libatezza dei suoi costumi, la ret
tà e rettitudine, se le azioni tutte titudine delle sue intenzioni, la
della sua vita gli avevano dato fa sua generosità, il molto ingegno
ma di buon figlio, di buon fratel e la vasta erudizione, di cui era
lo, di buon cittadino, questa lun adorno, le opere da lui pubblica
ghissima sua ultima malattia fece te gli procurarono ammiratori ed
luminosamente conoscere quanto amici non solo in patria, ed in
grande fosse l'affetto ch'egli por molte parti di Italia, ma ancora
tava a quell'Augusta Religione, fra gli stranieri. Tenne amiche
che tante volte encomiò nei suoi vole e dotta corrispondenza con
scritti, e che fu guida costante di molti letterati e scienziati, e se
tutte le azioni della sua vita. E gnatamente con vari rinomatissi
ºa questa attinse la forza per sof mi archeologi.
frire con rassegnazione gli acerbi Possa la celebrità, che ora gode
dolori, che per dodici anni lo mar il suo nome, le benedizioni, che
toriarono, da questa lo spirito per vengono date alla sua memoria,
consolare gli afflitti parenti, gli l'esempio delle sue virtù stimolare
ºmici, da questa l'impareggiabile i suoi buoni concittadini ad addi
intrepidezza, con cui mirò ap tarlo come modello ai loro figli :
Prossimarsi il suo fine, e munito che se questi l'imiteranno dovrà
dei di lei dolci conforti rese l'ani rallegrarsi l'antica illustre Tifer
ma al Signore il dì 25 marzo 1855. no di veder nei nipoti rinovare
. Benchè i suoi affettuosi paren le gloriose gesta degli avi, nel mi
º, ed i molti suoi amici fossero rare sfolgorante di nuova luce la
º lungo tempo preparati a tal gloriosa aureola, che da tanti se
Pºrdita lo piansero amaramente, coli l'adorna. – Sono questi i voti
º ancora rammentano la sua ca. dell'umile scrivente
º memoria con riverenza, ed amo FRANcesco GHERARDI DRAcoMANNI.
re. La sua spoglia mortale fu ono
ºvºlmente sepolta nella patria
mi o

BRUNETTI(conte Vincenzo) quillo della coscienza; perdeva


nato in Bologna il 25 febbraio del gl'incarichi, ch'erano dei tempi:
1761 di Gaetano e di Maria Mad la stima de grandi, l'affezione di
dalena Lapi, rispose presto ai de tutti, ch'eran sue, gli rimanevano.
siderii dei genitori onestissimi ed Nel 18oo volgeva di nuovo la
amorevoli, nelle umane lettere, e ruota della fortuna: il generale
nelle morali e filosofiche discipli Meunier appena entrato in Bolo
me, quanto a bennato giovinetto gna lo chiamava al governo del
si addice, addottrinandosi. Stu Municipio; nel 18o il primo
diata giurisprudenza, ne fu pre console lo alzava alla Consulta le
sto dottore: fatto notaio, giunse gislativa, la voce pubblica man
in quella scienza tant'oltre che davalo ai comizi italiani in Lione.
quel saggio governo lo tenne de Nel 18o2 fu segretario agli uffizi
gno di leggerla pubblicamente del primo console, quindi chia
nella università bolognese. mato al Collegio dei dotti ed al
Venne l'anno 1796, e seco quel Corpo Legislativo; nel 18o5 pre
la improvvisa mutazione d'idee, fetto del Serio a Bergamo, nel
di fortune, di stati, che in Italia 18o4 del Rubicone a Forlì, da per
nè fuori non ebbe uguale: disfat ovunque mostravasi umano, pru
ti gli antichi ordini, novelli umo dente, savio: d'onde partiva, il
ri per ogni lato di questa terra desiderio di lui per gran tempo
manifestaronsi: uomini sconosciu sopravviveva. Nell'incoronazione
ti salivano: cadeva in basso quello del re d'Italia i collegi elettorali
che prima era avuto in onore: ma radunati in Milano lo nominavano
l'incorrotto giovine la sua virtù membro della Censura; profer
sosteneva. Caro ai potenti ed agli tagli da Buonaparte la prefettura
umili, a cittadini ed a stranieri, dell'Adige, ebbe più caro segui
col consiglio e coll' opere in utili tarlo a Parigi: fatto commenda
tà della patria si adoperava. Fu a tore dell'ordine della Corona di
Modena deputato delle provincie ferro, e capo degli uffizi della
Cispadane, poi senatore in Bolo segreteria di Stato gli tenne die
gna, poi deputato al congresso di tro in Germania, in Polonia; poi
Reggio; nel 1797 la repubblica finalmente creato conte del regno,
Cispadana ebbelo a commissario; venne a Milano, consigliere di
fattasi Cisalpina lo vide membro Stato e direttore generale del
del corpo legislativo: appresso fu Censo.
presidente del consiglio, che dis Qui per un fatto notevolissimo
sero de'Juniori; poscia ministro si vede chiaro come il conte Bru
della polizia generale, e infine, metti l'universale affezione meri
alzato al Direttorio esecutivo, ebbe tasse ed avesse. Nel 1814 la mara
in mano il governo della Repub vigliosa potenza di Buonaparte
blica. era prostrata: l'ire, da lungo tem
Nell'anno 1799, fugate l'armi po compresse per tutta Italia, per
francesi, quelle repubbliche veni la sicurtà nuova rompevano: spe
van meno: alle brevi letizie, alle cialmente nelle terre lombarde i
voglie disordinate, agli impru contadini levavansi, univansi, aiz
denti fatti tennero dietro i timori, zavansi scambievolmente: la co
le punizioni, le fughe; ma l'uomo scrizione, le gabelle, i balzelli, i
probo, il cittadino onestissimo tanti mali per gran pezza patiti
nella sua patria, nelle sue case re ad un sol uomo attribuivano, con
stava, riposato dell'animo, della tra un sol uomo anelavano di ven
persona e degli averi sicuro, tran dicare. Il 2o aprile traevano in
tt 1

grosse torme sopra Milano: la città Finalmente indebolito dagli an


costernata, maravigliata, senz' ar ni, e la onoratissima vita nelle fa
mi, non fece schermo: ai contadi migliari dolcezze di compiere de
mi la plebaglia accºstavasi, per più siderando, nel 1825 dalla imperia
vizi peggiore: l'onda del popolo le clemenza impetrava congedo:
d'ogni parte investiva : lo sciagu ma nella patria aspettavanlo nuove
rato fu preso, straziato, morto, e fatiche, avvegnachè nel 1852 la
le sue case, già splendide e mae Santità del Signor Nostro, le
stose, in poco d'ora disertate e di preghiere del Comunale Consi
strutte. Ma quelle torme non si glio di Bologna benignamente
scioglievano: il sangue sparso, le accogliendo, al grado nobilissimo
commesse rovine, il grosso nume di senatore lo sollevasse. L'amore
ro, la impunità del misfatto le del patrio suolo potè tanto in
imbestialivano ad altro sangue ed quell'anima generosa, che alle
a rovine più vaste: già a più luo cure non aspettate, non cerche il
ghi accennavano: sola incertezza corpo stanco rinvigoriva: la sua
dove prima colpissero, quando una mente ordinata a tutte cose ba
voce gridava: Al Censo, al Cen stava: il suo discorso eloquente e
so; forse in brev ora quel nobile sicuro ogni dubbiezza del consi
lnogo, tesoro di preziosissime glio chiariva : unanità, senno,
tavole distrutto avrebbero. Ma prudenza lo resero a tutti sì caro
v'era capo il Brunetti: il suo co e commendevole, che, terminato
raggio, il suo esempio i discuo il quadriennio, il Comunale Consi
rati cittadini riavvivano : al suo glio lo eleggeva di nuovo; ma
pericolo i subalterni, gli amici d'età grave, e di salute malfer
d'improvviso correvano, l'armi mo se ne scusava. Non però inte
difenditriei dell'ordine grosse e ramente dalle pubbliche cose si
potenti mostraronsi: al furore ritraeva, chè in quel consiglio se
della plebaglia posero un argine, dendo e nell'altro della Provin
ed il Censo fu salvo. cia alla comune prosperità, quan
Tornate le provincie Lombarde to era in lui, solertemente con
al dominio degli Imperiali, le nu tribuiva, e dalla nuova Cassa de
tazioni, ordinarie ne'nuovi stati, risparmi del poveri col suo onore
coglievano ogni persona, ma la vole nome crebbe fiducia. Ultimo
saviezza del nuovo principe alla segno della considerazione dei
direzione generale del Censo, l" , l' ordine imperiale di
benchè non suddito, lo mante eopoldo dalla munificenza di
meva ; il che fu cagione che con Ferdinando d'Austria lo scorso
rarissimo segno mostrasse poscia gennaro 1859 giugnevagli.
pubblicamente la nobiltà del suo Le sue virtù private e domesti
"imo, imperciocchè visitandone che mostrerò in breve: fu marito,
i Imperatore gli uffici, e paren fu padre, fu amico incomparabi
dogli che il numero degli impie le; fu sobrio, caritativo, massaio:
gati soverchiasse al bisogno, lui di gran memoria fornito, di cri
direttore, di quanti e quali si po terio rettissimo e perspicace, nel
tesse ridurre addimandava: a che le italiane lettere e nelle latine
il Brunetti rispose, di uno solo po sentiva addentro; la serenità del
ºrsi far senza sè esser quello. Me suo animo dalla dolcezza dei
morabile detto, che, nell'animo u modi dalla lietezza del conversare
ºanissimo del savio monarca frut traspariva al di fuori ; fu affabile
ificando, dalle temute riforme i nelle grandezze, dei beneficii non
ºpidanti impiegati rassicurava. con parole, ma si con opere
º i2

riconoscente: fra i religiosi con anche con simile incarico coi car
forti l'anima pia devotamente spi dinali Luigi Valenti, e Antonio
rava ai 17 di ottobre dello scorso Dugnani, ai quali si rese caris
anno, simo.
ANDREA Pizzoli. Nel 18o5 sposossi a Girolama
figlia di Pietro Angeletti pittore
RATTI(NrccoLA), di famiglia di bella fama. Visse sempre con
ºriginaria di Genova nacque in cordemente con questa egregia
Roma il 19 maggio 1759 da Gio donna, la quale il fece padre di
vanni, che i vi attendeva al com più figli, e di molti anni prece
mercio, e da Cecilia Haim, con dette il marito alla tomba. Oltre
con cui erasi congiunto in matri ogni credere era esso tenero di
monio. Giovinetto fu affidato ai questi figli e sebbene vecchio e
PP. delle scuole pie, e tanto avan logoro dagli studi di per sè stessº
zò nelle lettere, che il primo de pure istruivali,nè mancava ai più
cembre del 1772, non ancora com minuti doveri di padre.
piuto il terzo lustro, fu aggregato Fin dai 15 di aprile del 1797
all'Accademia de Varii ristaura era stato nominato segretario del
ta dall'archeologo Gio: Batista collegio degli avvocati concisto
Visconti, padre del celebre Ennio riali, ed il pontefice Leone XII
nell'istituire la nuova cancelleria
Quirino. Compiuti gli studi di
teologia, ebbe in quest'ultima fa della romana università, senza
coltà il grado di dottore. esserne dal Ratti richiesto, gliene
Il suo merito non comune fece affidò la direzione.
sì che venisse richiesto per suo se L'Accademia di archeologia non
gretario da monsignor Giulio Ce solo lo ebbe tra i suoi soci ordina
sare Zollio arcivescovo di Atene, ri, ma fu uno de più diligenti,
il quale nel 1785 andava nunzio e per ben due volte fu conferma:
apostolico presso la reale corte di to nell'onorevolissimo incarico di
Baviera. Il Ratti dopo aver os tesoriere. Fu anche socio della
servato studiosamente molta parte Accademia di religione cattolica,
d'Italia e di Lamagna fermossi e conservasi tra i mss. del Ratti
in Monaco: ma vinto dall' amore una dissertazione da lui ivi letta
della terra natale non vi dimorò, ai 5o luglio del 1829, nella quale
se non due anni, e tornar volle in addimostrò, che la necessità del
Roma. la rivelazione è provata col sen
Il cardinale Innocenzo Conti timento universale di tutte le na
tutore del duca d. Francesco Sfor zioni e del rispettivi legislatori
za Cesarini avendo in lui ravvisa Fu il Ratti di animo piacevole,
ta una persona fornita di tutte parco nel vitto, astinente dal vinº,
quelle doti, che si cercano in Senti al vivo l'amicizia, e molti
un buon istitutore, lo scelse a mae de più dotti erano suoi intimº
stro di quel duca, del quale sep Lontanissimo dall'ambizione moº
pe così accattivarsi l'animo, che chiese giammai onori, nè sareº
in appresso il nominò archivista, begli stato difficile l' ottenerli go
e quindi segretario di quella prin dendo la protezione de grandi,
cipesca famiglia: posti che fino tra i quali vogliamo solo nominº
alla morte ritenne. re Leone XII già ricordato, e S.
Era il Ratti così destro nel ma A. R. il principe D. Antoniº Pº
meggio degli affari e tanta espe re di Sassonia, il quale più d'uº
rienza avea nell'ufficio di segre volta gli affidò particolari commis
tario, che per alcun tempo stette sioni, e uditane la morte scrisse
-

n 15
al primogenito del Ratti lettere ridi al T. XIV ne dettero questo
piene di amorevolezza sovrana. giudizio. » Tal libro non può
Amò la religione sovra ogni al » che riputarsi grandemente uti
tra cosa, e fu in particolar modo º le in ispecie da coloro, che stu
divoto di Nostra Donna, cui due º diosi sono della storia letteraria
volte volle visitare a piedi da Roma »5 della nostra Italia, poichè in es
a Loreto, nè mancò poi altre volte » so vengono con molta precisione
di condurvi ancora tutta la sua » e chiarezza illustrate le gesta
famiglia. Morì in mezzo ai figli il » di quattro delle più distinte let
12 gennaio 1855. Fu sepolto co »! terate (Costanza da Varano,
m'egli avea disposto nella chiesa » Battista ed Ippolita Sforza, Isa
di santa Maria alla Vallicella, ove » bella d'Aragona) del secolo XV,
dai suoi gli fu collocata onorevole » che fino ad ora non erano mol
epigrafe. Nel Diario di Roma dei » to conosciute, ed uno de più dot
25 gennaio del medesimo anno ne » ti uomini, che abbia prodotto
fu inserito un breve articolo ne » Roma nel secolo passato. Le
crologico, ed un più esteso elogio » molte e ricercate notizie oppor
se ne legge nel tomo 77 del Gior 3 tunamente somministrate in
nale Arcadico (anno 1859), il qual », 2
ordine alle studiose applicazio
elogio venne anco separatamente » ni, e alle opere, che ci rimango
stampato e dedicato al reverendis » no stampate o manoscritte dei
simo p. maestro Antonio Degola » nominati soggetti, i punti più
dell'ordine de'Predicatori segre ». belli della loro vita rilevati col
tario della sacra congregazione » la maggiore delicatezza, una
dell'Indice 3, modesta critica nell'emendare
ȼ alcuni sbagli di qualche scrit
Le cose pubblicate dal Ratti, » tore, che de'medesimi ha par
molte delle quali di archeologia, » lato, un uso esatto della crono
e lette nelle tornate di quell'insi » logia meritano a nostro giudi
gne accademia, sono le seguenti: » zio una lode non ordinaria al
º Ratti. cc
1. Lettera sopra l'uccisione dei5. Della famiglia Sforza. Ro
CCCVI Fabi al sig. N. N., Ro ma, presso Salomoni, 1794-95,
ma, 1784, presso Giovanni Pucci parte I, II, Volumi 2. Tale istoria
nelli (senza nome dell'autore). è divisa in tanti elogi quanti so
Sostiene in questa lettera che in no gli eroi sforzeschi di ambedue
dirizzò all'ab. Francesco Cancel i sessi. Comprende nella prima
lieri, che i Fabi uccisi nella spe parte non solo tutti gli uomini dei
dizione contro il popolo di Veia tre rami legittimi, cioè di Fran
non furono più di due o tre, e cesco duca di Milano, e dei di lui
che l'esercito uscito da Roma non fratelli Alessandro e Bosio signo
era di tutti Fabi; ma bensì di al ri di Pesaro e conti di santa Fio
tri Romani volontari dipendenti ra: ma in un'aggiunta parla an
per qualche titolo da quella fami cora dei due rami illegittimi, cioè
glia, e però detti Fabi. Viene con de'conti Borgonuovo discendenti
ºnore ricordata nell' Effemeridi da Sforza secondo figlio naturale
letterarie di Roma al T. XIII. di Francesco I duca di Milano, e
2. Memoria sulla vita di quat de'marchesi di Caravaggio prove
ºro donne illustri della casa nienti da Gio. Paolo figlio natu
Sforza, e di monsignor Virginio rale di Ludovico il Moro. Nella
ºesarini. Roma, 1785, per Anto seconda parte poi ragiona di tut
mio Fulgoni. Le suddette Effeme te le donne illustri di così nobile
Vor. VII. 9
14
famiglia, le quali non sono meno rono l'Effemeridi romane al To
di diciotto, e in cui si contano mo XXVI.» La storia, che an
imperatrici, regine ed altre donne º nunciamo, dicon esse, oltre
celebri per virtù e per dottrina. » il pregio suo proprio di es
Trovansi in fine le notizie delle » ser la prima, ha ancora tutti gli
famiglie Conti di Segni,Cesarini, º altri pregi, che possono e deb
Savelli, Peretti, Cabrera e Bova » bono renderla stimabile presso
dille terminate nella Sforza. Tut º i dotti: ordine, chiarezza, soda
ta l'opera scritta con bella critica i» critica, ed un ricco corredo di
è piena di erudite note, le quali º nuove interessanti notizie dis
ora confutano gli abbagli degli » sotterrate dagli archivi delle
altri scrittori intorno a questa fa n vecchie carte. Ingannati comu
miglia, ed ora chiariscono la storia » memente gli eruditi e gli anti
dei tempi. Il celebre mons. Gaeta » quari dal vocabolo Crnthianum
no Marini nel farne l'approvazio » aveano finora bonoriamente cre
ne si espresse con parole molto lu » duto, che fosse Genzano un'an
singhiere a favore dell'autore, e » tica terra derivata dal celebre
le suddette Effemeridi di Roma » tempio, che sorgeva nelle sue
al Tomo XXIV ne presentarono » vicinanze in onore di Diana
l'estratto in due articoli, ne'qua » detta dai poeti ancora Cinzia.
li questo lavoro è giustamente » Ma il nostro autore mostra ad
encomiato. » evidenza l'inganno provando,
4. Selecta doctorum virorum s» che Genzano non è più antica
testimonia de Camilla Valentia » del secolo XIII, e che la vera
femina sui temporis praestantis sua denominazione non è Crn
sima in unum collecta et adnota , thianum ma Gentianum, come
9

tionibus aucta. Romae, 1795. De dalla sua fondazione in poi è


sideroso il Ratti di dare un atte stato sempre chiamato, come
stato di gratitudine al card. Lui » provano le bolle de Papi, e i
gi Valenti Gonzaga raccolse le te » pubblici documenti: che final
»

stimonianze di Paolo Vergerio, , mente il Crnthianum fu una


di Niccola d'Arco, di Bernardo bella invenzione del secolo XV
Tasso, del Betussi, di Scipion » messa fuori da Biondo da For
Angelo Maffei vescovo di Casale, » lì, da Pio II e dal Volaterrano,
di Francesco Agostino Chiesa, del i, non trovandosi di tal vocabolo,
Tiraboschi e di Leopoldo Camil » come neppure della terra, o
lo Volta a favore di quella Camil º città di tal nome, vestigio
la Valenti che per la sua dottrina, » alcuno presso i classici, e gli
e per le altre sue rare virtù fu lo º scrittori latini, nè latina es
stupore del secolo XVI in cui vis » sendo la parola. Stabilita l'epo
se. Abbenchè poi tali testimo »5 ca della fondazione il Ratti ci
nianze, se ne venga eccettuata » dà contezza delle varie vicende
quella del conte d'Arco, sieno tut » di questa terra (ora città) e di
te italiane, pure vi ha fatto il com » tutti i possessori di lei, sebbe
mento in elegante latino. L'Effe º ne di molti di essi niuna noti
meridi già ricordate ne parlarono »5 zia si sapesse. Passa quindi al
al medesimo Torno XXIV. º così detto Genzano nuovo enu
5. Istoria di Genzano con note merandone tutti i pregi. L'in
e documenti. Roma, nella stampe » tera storia è divisa in XI capi
5

ria Salomoni, 1797. Di tale libro », toli che formano la metà del
non potremo parlar meglio che ri -
l'opera; l'altra metà contiene
ferendo il giudizio che ne porta » XVIII documenti tutti inediti
I 15
» tratti dai doviziosi archivi del Contraddice in questa lettera con
» Vaticano, di Castel sant'Angelo, sode ragioni, ma non senza pun
» del Campidoglio, e della casa gente critica la sentenza definiti
m Sforza Cesarini. Ambedue que va che il Fea aveva dato nel suo
» ste parti poi sono corredate di parallelo, cioè che il pontificato
» note, colle quali s'illustrano di Giulio fu la vera epoca del
»
º
molti luoghi del Lazio antico e risorgimento e della grandezza
» moderno, e correggonsi molti stabile di Roma, e che quello di
º sbagli commessi da quegli sto Leone seguito dall'altro del cu
rici ed antiquari, che o non si gino Clemente VII lo fu di una
n dettero la pena di esaminare la precipitosa decadenza dopo una
º5 cosa, o non poterono attingerla effimera di lui splendidezza e
» ai loro fonti. Crediamo pertan munificenza.
» to che l'annunciata istoria sia 1o. Sulle ruine del tempio del
» compiuta e perfetta in tutte le la Pace, dissertazione. Roma,
» sue parti, anzi tale da proporsi 1823, per Carlo Mordacchini.
m per modello alle altre dello stes I 1. Sulla vita di Giusto Conti
» so genere. » romano poeta volgare del secolo
6. Sulla villa di Pompeo nel XV. Notizie. Roma, 1824, De Ro
l'agro Albano. Atti dell'Accade manis. Sono indirizzate al chia
mia romana di Archeologia. T. I, rissimo sig. dottor Giuseppe de
parte II. Roma, 1825, per De Ro Matthoeis professore di medicina
Inan18, i nella romana università, e con
7. L'autenticità degli alber ge - saggia critica se ne chiarisce la
nealogici stampati pel signor du patria, si dimostra non esser mai
ca Conti Sforza Cesarini nel som stato senatore romano, e si narra
mario della causa Romana pri tutt'altro che può interessare la
mogeniturae de Comitibus dimo vita dell'autore della bella mano.
strata contro le false imputazio 12. Dissertazione intorno ad
ni del difensore del sig. principe una iscrizione antica rinvenuta
Ruspoli. Lettera apologetica a nel territorio di Civita Lavinia
schiarimento della presente cau spettante alla città di Lanuvio. E
sa, ed illustrazione della storia inserita negli Atti della romana
della nobilissima famiglia Con Archeologia, Tomo II.
ti. Roma, 182 1, per Crispino Puc 15. Dissertazione sulla Basi
cinelli. lica Liberiana. Roma, 1825, per
8. Nuovi documenti in ". Giunghi e Mordacchini. È dedi
ma dell'autenticità degli alberi cata al Pontefice Leone XII, il
genealogici stampati pel signore quale era stato arciprete di quel
duca Conti Sforza Cesarini nella la basilica.
causa Romanae primogeniturae 14. Lettera al canonico Do
de Comitibus e della vocazione menico Moreni sopra un preteso
dei discendenti di Federico Con deposito di Michelangelo Buona
ti Sforza ad essa primogenitura. roti. Il Moreni in una sua illu
Seconda lettera al difensore del strazione critica di una medaglia
signor principe Ruspoli. Roma, rappresentante Bindo Altoviti,
1821, Crispino Puccinelli. opera di Michelangelo Buonaroti,
9. Lettera al sig. avv. d. Carlo venne incidentemente a parlare
Fea commissario delle antichità del deposito sopraddetto, e appor
sul di lui parallelo: Giulio II tò buone ragioni per non cre
con Leone X. Roma, 1822, dalle derlo del Buonaroti. Il Ratti ag
stampe di Crispino Puccinelli, giunse forza agli argomenti del
I 16
Moreni, e ne convalidò le opinio un palcotto di legno, ma in occa
mi. Quel gentile letterato per mo sione di essersi ristaurato fu la
strare al Ratti la sua gratitudine suddetta memoria pubblicata dal
gli dedicò le lettere di Carlo Da Ratti. Il Bosio, l'Arrighi, il Bot
ti da lui ristampate (1) ed in fi tari ed altri aveano parlato di
ne riportò anche quella del no questo monumento, ma com'egli
stro autore. -

osserva, niuno di questi antiquari


15. Sopra una iscrizione Ficu si prese cura di particolarmente
lense scavata nella tenuta della illustrarlo, contenti soltanto di ar
Cesarina colla quale s'illustra richirne le loro raccolte, e di
l'antica Ficulea. Roma, 1826, darci una sterile relazione, o più
Giunchi e Mordacchini. E ripor tosto un indice delle di lui scrit
tata anche negli Atti dell'Accade ture. L'Antologia di Firenze n.
mia di Archeologia, T. IV. L'An 81 (settembre 1827) ricordò an
tologia di Firenze al numero 7o che questa dissertazione, ma sem
(ottobre 1826) lodò assai questa brò non convenire interamente
dissertazione, con cui provasi con colle opinioni del Ratti.
argomenti più che probabili, che 18. Delle arti d'Italia ne pri
Ficulea fosse nel luogo stesso, ove mi tre secoli di Roma : della
fu scavata l'iscrizione, cioè sui col cognizione de Romani de così
li della Cesarina lungi sette mi detti vasi etruschi, di Vetulonia
f" da Roma alla sinistra della via città dell'antica Etruria. Atti
omentana, da cui divergeva un sudd. di Archeologia, Tomo V. ,
miglio all'incirca. L'articolo ha 19. Notizie della chiesa inter
fine con queste parole: » Il gior na del romano archiginnasio .
º no in cui l'Accademia romana Roma, 1855. E' dedicata al card.
» di archeologia senti leggere Pier Francesco Galleffi arcican
» questa interessante dissertazio celliere della romana università. Il
25 ne dovette sembrarle veramen Ratti aveva incominciato a stam
» te uno de' suoi giorni di mag pare quest'opera; ma colto dalla
» gior piacere. « morte non potè vederla ultimata.
16. Sulle opere di beneficenza FRANcesco FABI MoNTANI.
de cristiani del primi tre secoli.
Atti suddetti di Archeologia, To CALVI (P. ANGIoLo GABRIEL
mo III. Lo), nacque in Vicenza da Jacopo
17. Sopra un antico sarcofago e da Chiara Bernardi, nel 25 feb
cristiano. Roma, 1827, in 8., con braio del 1716. Entrambe le fa
un rame. Dissertazione inserita miglie dalle quali provenne te
anche negli Atti dell'Archeolo nevano posto distinto fra le rag
gia al Tomo IV. Questo sarcofa guardevoli di quella città. Mostra
go in origine fu del Cimiterio di ta insino dai primi anni molta
Iucina, servì poscia di mensa al vivacità d'ingegno, i suoi divisa
l'altare principale della Basilica rono di collocarlo in un collegio, a
Ostiense, e da più di due secoli è quei giorni tenuto in grande esti
destinato al medesimo uso in uno mazione, onde vi apparasse gli e
dei due altari laterali della cap lementi delle lettere umane. Qui
pella Sistina nella Basilica Libe vi ben tosto mostrò come fosse da
riana e precisamente in quello a natura dotato di non comuni ta
cornu epistolae. Giaceva da tem lenti, ed il progresso fu tanto e
po immemorabile ignoto dietro sollecito, che giunse a distinguer
si mirabilmente fra suoi condi
(1) Firenze 1825, Magheri. scepoli. Le lodi per altro e gli
Il 1
allettamenti del mondo non ebbe prodigiosa memoria, gli proci
ro nel giovinetto alcun valore, ed vano la corrispondenza e l'amici
ei più presto desiderava la quiete zia dei primi fra gli uomini di
e la santità del chiostro. Il quale lettere. Da per tutto ove recossi,
divisamento tenuto sempre fermo fu ascritto a pieni voti nelle so
nel seno, mandò ad effetto nel cietà letterarie, delle quali non si
1755, vestendo l'abito de'Carme mostrava inutile membro, leggen
litani scalzi e mutando il nome dovi sue composizioni.
di Paolo, che aveva nel mondo, Quantunque suo primo studio
con quello di Angiol Gabriello, ed e continuo fosse la sacra eloquen
aggiungendovi secondo il metodo za, non pertanto altri ne coltivò
di que'claustrali, di Santa Maria. pure indefessamente, cioè la sto
Appena compiuto l'anno del no ria letteraria, l'archeologia, ed
viziato, i superiori il mandarono aveva anche grandissimo amore
a Brescia onde studiarvi le filoso per la storia naturale.
fiche e teologiche discipline. Qui Co'suoi risparmi giunse ad u
vitale fu il suo avanzamento, che nire numerosa e scelta biblioteca,
grandissima sorpresa seppe desta raccolse larga copia di fossili, e
re anche tra i difficili maestri. ciò ch'è sorprendente in un se
Di là portossi, dopo professati i colo nel quale tutti ardentemen
voti solenni, a Roma, nel Semina te raccoglievano, gran numero di
rio di san Pancrazio, onde istruir monete imperiali, di voti, d'idoli
visi nelle lingue orientali, ne di fibule, di ascie, di vasi lacri
cessarie per chi voglia, come egli matorii ec. le quali cose passarono
voleva, recarsi a bandire il van dopo la sua morte presso il conte
gelo fra gl'infedeli. Se non che Arnaldo Tornieri ora pure de
le determinazioni degli uomini, funto.
per forti che sieno, non hanno a
Fra gli scritti del Calvi quello
dempimento quando a Dio non che merita principalmente d'es
piaccia, e tante furono le circo sere ricordato, si è la Biblioteca
stanze che sopravvennero, ch'ei degli scrittori Vicentini dal 49
dovette ristare dal primiero desi di Cristo insino al 17oo. In que
derio, ed in quella vece tornarsi sta dimostrò la sua solerzia di
alla sua veneziana provincia. Non raccogliere qualunque notizia che
gli venne però meno il pensiero risguardasse i letterati della pa
di predicare, e con ciò riuscire tria, molte cose inedite trasse in
di utile vero a suoi, sicchè tutto luce, molte memorie sepolte dal
si dette all'apostolato. Nel no l'oblio rimise in onore come si
vello uffizio, siccome intrapreso conveniva, e da per tutto vedesi
con sommo amore, ed assecondato quel santo amore della patria che
dalle doti naturali che si richieg dee sempre animare chi non vo
gono sempre in un oratore, otten glia mostrarsi figliuolo ingrato e
ne applausi e favori da per tutto. sconoscente. Che se alle lodi che
Sºvie, bene condotte, eloquenti, meritamente gli si debbono, si
ed eleganti si trovarono le sue potessero contrapporre alquante
prediche, ed in ispezialtà nei pa accuse, queste non giungeranno
negirici, mostrò non ordinario mai a soverchiare le prime. Gli
valore. Sicchè avidamente era ri fu data taccia di troppa lunghez
cercato per la predicazione nelle za; di aver sciupata inutilmente
principali città, nelle quali oltre grande quantità di carta, onde
l'universale lieto accoglimento, moltiplicare i volumi, perchè que
º coltura del suo spirito, e la sua sti dedicava a ricchi signori di
I 18
Vicenza da quali traeva non lie buto a 27 di marzo del 1781 in
ve profitto; che troppe minuzie Borgo di vi, ove erasi por
metteva da una parte e poi trala tato per bandire il vangelo in
sciava notizie di grave importan quella quaresima. Di queste no
za dall'altra, e che inoltre in tizie come pure di quelle intor
molti e frequenti luoghi gli erro no il Faccioli ed il Maccà andia
ri d'interpretazione, di nomi, di mo debitori alla cortesia de'signo
date sono infiniti. Ma tutto ciò ri dott. Francesco Testa, e mar
bisogna perdonare, perchè le sto chese Vincenzo Gonzato. Questo
rie letterarie municipali, sebbene ultimo è diligentissimo raccogli
si stendano a persone che nella tore degli scritti de suoi Vicen
generale storia letteraria d'Italia tini.
non potrebbero aver luogo, in
esse, queste persone si debbono Sue Opere a stampa.
menzionare onde far conoscere
come i grandi furono circondati 1. Orazione funebre sopra il
da un'aureola di minori contem cadavere del dott. D. Domenico
poranei, i quali se non tolsero Cullati arciprete di Raccano,
luce agli astri di prima grandez Polesella e Salvatiche, Diocesi
za, nulla dimeno brillarono mode d'Adria.Venezia, 1758, in 4. (sen
stamente di luce propria. Gli er za nome d'autore).
rori di date e di nomi, sono per 2. Biblioteca e Storia degli
domabili nelle farraginose raccolte Scrittori Vicentini dall'anno xLix
di tal genere, nelle quali in luo di Cristo sino al MDcc. Vicenza,
go di strapazzarle continuamen 1772-82, Tomi 6 in 4.
te, saria miglior consiglio correg 5. Saggio di vita singolarmen
gere gli scorsi e mostrar gratitu te cristiana, condotta in mezzo
dine verso chi primo intraprese al secolo di Lucia Giordani Mu
quelle immani fatiche. ris Vicentina. Vicenza, 1775, in
Certa signora Muris di Vicen 4. (senza nome d'autore).
za, pia donna, benefica al conven Lasciò manoscritta una descri
to de Carmelitani scalzi di quella zione del Covolo di Costoza nel
città, come il suo cuore le detta Vicentino.
GIAMBATisTA Basso GIo
va, venne a morte nel 1775. Quei
religiosi volendo dimostrare la
gratitudine verso la benefattrice, FACCIOLI (GiovANNI ToMMA
e persuasi che quell'anima be so), nacque in Vicenza nel 1741
nedetta fosse ita a godere l'eter da Giambatista Faccioli orefice di
ma pace fra le braccia del suo professione. Fino da primi anni
creatore, commisero al padre An determinato pel chiostro, entrò
gelo di scriverne la vita. Questi fra domenicani di s. Corona nel
obbedi, ma lasciatosi trasportare la medesima città, ove vestito l'a
dalla fantasia, ruppe in esagera bito e trascorso il tempo stabilito
zioni che destarono le risa dei per le necessarie prove, pronuu
maligni, indi i morsi del nemici, ziò i voti solenni. L'indole pie
per la qual cosa quella vita fu ac tosa del giovine, il suo talento
curatamente ritirata e soppressa non comune, ed il rapido progre
da suoi confratelli. dimento nel sapere, mossero i su
Ma lo studio indefesso, e le fa periori a mandarlo a Roma onde
tiche continue della predicazione percorrere l'ordinario corso delle
aſſievolirono la salute di Angiolo, scienze filosofiche. Quivi mirabili
e finalmente pagò il comune tri furono i suoi vantaggi intellettuali
i 9
talchè nominato lettore , fu Se veramente si voglia dire la
i" commesso d'insegnare pub verità, il catalogo del Faccioli non
licamente filosofia e teologia. è cosa di molto pregio, ma meri
Questo incarico sostenne per più ta sempre la lode d'essere stato il
anni nelle principali cattedre del primo che scendesse in quella pa.
la religione con tanto applauso, lestra nella sua patria.
che finalmente nella padovana Le edizioni preziose eseguite
università ottenne la laurea. in Vicenza e nel suo territorio
L' occupazione però dello in nel secolo XV furono raccolte, se
segnare, benchè assai grave, nol non tutte affatto, almeno per la
toglieva a suoi studi graditi, in maggior parte da monsignore I
che era indefesso, passando oltre gnazio Savi, prefetto della biblio
sei ore per giorno fra libri, leg teca pubblica della città, che ha
gendone avidamente gran copia, dato preziose notizie delle stam
e facendo continue annotazioni; perie nelle quali furono editi
per la quale lettura, e per essere quei libri, e dei letterati che
dotato di somma memoria, riusci provvedevano a quelle edizioni,
va, per così dire, una biblioteca nell'aureo suo libro intitolato Me
vivente. morie intorno le pubbliche scuo
Ma perchè il suo sapere non le in Vicenza. lvi, 1815, in 8.
riuscisse vantaggioso soltanto a sè Sappiamo inoltre che pel me
medesimo, ma per anco fosse di desimo oggetto molti studi ha
altrui giovamento, mandò per le fatto il dotto signor Francesco
stampe la vita di Gio. Tommaso Testa, e ci duole ch' egli non
Ricci di Casal Monferrato, la qua voglia far parte al pubblico del
le scrisse per propria divozione. le sue osservazioni e scoperte. Al
Poscia altra ne dettò di maggio tro lavoro faticosissimo del Faccio
re entità, in cui abbisognava sa li fu la Raccolta delle iscrizio
ma critica, e vi fece ottimamente ni della città e territorio di Vi
le parti di scrittore diligentissi cenza, che mandò per le stampe
mo. Questa fu del B. Bartolom in tre volumi in quarto. Ma quan
meo di Breganze, già vescovo di to fu lodevole il raccogliere quel
Vicenza e fondatore del monaste le epigrafi che conservano memo
ro di santa Corona. Per tale piis rie, che per le vicissitudini dei
simo vescovo nutriva egli incredi tempi possono irreparabilmente
bile affetto, gratitudine e divozio andare perdute, altrettanto è da
ne, sicchè in Roma molto operò dolersi che lasciasse tutte quelle
onde promuoverne la beatificazio lapidi senza la benchè minima
ne, indi cercò ovunque di propa illustrazione, nè in quanto alle
garne il culto. Ma l'opera in cui persone, nè in quanto ad alcuni
mise più studio, e per cui gli fu fatti che vi si accennano, ned in
forza ricorrere a penose ricerche, quanto alle epoche, talvolta dub
fu quella dei libri impressi in biose. Tuttavia la sua fatica ſu
Vicenza e suo territorio nel se accolta lietamente dalla patria a
colo XV. La prima edizione di cui egli la volle dedicare, con
quest'opera si fece nel volume 41 una sterminata iscrizione che oc
della Nuova Raccolta Calogerà. cupa quattro intere pagine, e fu
ºttenne plauso e critiche, perloc magnificamente rimunerato.
chè corretta in parte ed arricchi In appresso considerando che
ta, la pubblicò di nuovo nel 1796, il suo concittadino Calvi aveva
ed altre aggiunte e correzioni la lasciata la storia letteraria vicen
ºciò manoscritte alla sua morte. tina all'anno 17oo, e parendogli
1 2o

convenientemente pel numero e de'libri stampati in Vicenza e


valore degli uomini che fiorirono suo territorio nel secolo deci
in Vicenza nel secolo XVIII che mo quinto, con appendice. Vi è
quella storia per decoro della pa aggiunta la vita del p. Guido
tria fosse da continuarsi, il fece Maltraverso, vescovo di Ferrara.
con molta accuratezza, e già te Trovasi nella Raccolta patria del
neva pronto il manoscritto per la marchese Gonzati di Vicenza.
stampa, ma ne fu impedito dal GIAMBATisTA BAssco Io.
la morte che rapida il colse nel
51 ottobre 18o8, sessagesimo set MACCA' (GAETANo GIRoLAMo).
timo anno di sua età, in Longa Talvolta anche di uomini che
ra, villetta lungi tre miglia da meritano di essere ricordati ai
Vicenza, ove erasi portato a pre posteri per le fatiche coraggiose
dicare. indefessamente sostenute a van
taggio della comune civiltà, appe
Sue opere a stampa. na morti, sì poche memorie ri
mangono, che scorsi pochi anni
1. Vita, costumi e virtù del appena se ne rammenta alcuna.
servo di Dio P. Lettor Gio. Tom E di ciò appunto è cagione che
maso Rizzi di Casal Monferra oscuramente trapassarono i loro
to, dell'ordine del Predicatori. giorni; quieti e contenti della
Vicenza, 1774, in 4 (senza nome tranquillità letteraria, e di quella
di autore). pace che trova l'uomo di lettere
2. Vita e virtù del B. Barto soltanto fra i libri, nè di altri pia
lommeo de' Conti di Breganze ceri godendo da quelli in fuori
ec. Parma, 1794, in 12. che gli porgono le meditazioni
5. Catalogo de libri stampati continue alle opere sue. Che se
in Vicenza e suo territorio nel questi uomini sieno di più anche
secolo XV. Venezia, 1785, in 12. elaustrali, e per ciò lontani da
Nel Tomo 41 della Ni Rac ogni subbuglio mondano, nè va
colta Calogerà.- Lo stesso con ag gheggino incarichi romorosi o per
giunte ed appendice. Vicenza, somma sventura non sieno colti
1796, in 8. da gravi peripezie che seco loro
4. Musaeum Lapidarium Vi gli trascinino a dolorosa rinoman
centinum. Vicetiae, 1776 - 18o5, za, non è maraviglia che dalle
Tomi 5 in 4. opere in fuori nulla lascino sape
5. Lettera di un anonimo Ve re di sè, anzi talvolta a fatica se
neziano al collettore del Museo ne cavi l'anno in che nacquero e
Lapidario vicentino p. Gio. Tom l'altro in che terminarono la loro
maso Faccioli. Senza luogo ed mortale e placida corsa.
anno, in 4. In tal novero appunto è da por
Questa lettera benchè attribui si il Maccà, il quale nacque da
ta ad un anonimo, nondimeno è poveri genitori in Sarcedo, villa
opera del medesimo Faccioli. del territorio vicentino, poco do
po il 174o, ed entrato in assai
Sue opere manoscritte. giovanile etade fra minori osser
vanti nel convento di san Biagio
1. Storia letteraria Vicentina. in Vicenza, vi fece suoi studi, e
Conservasi nella Biblioteca pu vi professò i voti solenni.
blica in quella città. Per lunghi anni corse il terri
2. Nuovo più copioso, più cor torio vicentino in cerca di docu
retto, e più ragionato Catalogo menti onde illustrarvi la storia
12 i

civile ed ecclesiastica, e fu infatica pere se fosse lecito agli ecclesia


bile nel raccoglierli. Allorchè per stici, e specialmente a parrochi
sovrano comando i monaci dovet prendere campagne in affitto.
tero uscire dal chiostro, il Maccà Vicenza, 1784, in 8.vo.
non intermise gli studi, e desi 5. Della origine di Vicenza, dis
deroso di rendere di pubblica ra sertazione epistolare. Ivi, 1785,
gione, oltre quanto aveva già in 8.vo.
mandato per le stampe, la storia 4. Storia del monistero di san
del medesimo territorio vicenti Francesco di Vicenza. Ivi, 1789,
no, implorò ed ottenne di erige in 8vo.
re una tipografia in Caldogno, 5. Dell'estensione antica del
borgo del vicentino, in cui senza territorio vicentino, con cui si fa
alcun suo vantaggio, ma con mol vedere che la città di Vicenza
ti suoi dispiaceri, vide la luce anticamente aveva un territorio
quell'opera. assai più vasto di quello sia al
Finalmente fiacco dall'età e dal presente ed era una delle più il
continuo lavoro finì di vivere il lustri città di questi contorni. Ivi,
dì 9 di marzo dell'anno 1824, ot 1795, in 8.vo. -

tuagenario. 6. Storia della famosa Grotta


Eleganza e critica veramente detta volgarmente Covalo o Covo
profonda, si cercherebbero inva lo di Costoza. Ivi, 1794, in 8.vo.
no fra le numerose opere del 7. Della Zecca vicentina. Ivi,
Maccà; ma nondimeno meritano 18o2, in 8.vo.
a buon dritto d'essere conservate, 8. Storia del territorio vicen
come raccolte preziose di monu tino. Caldogno, 1812-1816, T. 14,
menti, dalle quali, altra mente, volumi 17, in 8.vo.
che non era la sua, può cavare 9. Risposta al libretto intitola
non poco profitto. E perchè non to osservazioni intorno alla Pie
si dovrà gratitudine a colui che ve di Lonigo. Vicenza, 1815, in
pazientemente rovistando archi 8.vo. Caldogno, 18 15. -

vi e vecchie carte, ne trae docu 1o. Raccolta delle iscrizioni


menti dalla obblivione, che que sacre gentilesche della città e
sta o quella parte di storia valgo territorio di Vicenza, spiegate e
no ad illustrare con sicurezza? Per con note illustrate. Ivi, 1822 ,
tal ragione abbiamo creduto che in 8.
la memoria del Maccà meritasse Opere manoscritte
di non rimanersi nell'obblio, ma
che anzi sia degna della ricordan Che si conservano nella Rac
za e riconoscenza de' suoi concit colta Gonzati di Vicenza.
tadini, e di tutti coloro che cre 1 . Miscellanea , contenente
dono non infruttuose le fatiche molti alberi geneaologici vicen
per preparare documenti irrefra tini, ed altro.
gabili alla storia. 2. Famiglie vicentine, cioè re
pertorio di molte notizie risguar
Sue opere a stampa. danti quelle famiglie,
5. Memorie per gli annali di
1. Lettera di risposta ad un Vicenza da tempi più remoti si
amico intorno ai direttori spiri no al 18 ottobre, 1825. Volumi 5.
tuali di monache. Senza luogo, 4. Alfabeto di cose vicentine.
anno, e nome dell'autore, in 8.vo. 5. Aggiunta alle memorie per
2. Lettera di risposta scritta ad gli annali di Vicenza ed all'al
un amico il quale bramava sa fabeto di cose vicentine,
l 22

6. Abbecedario pittorico vicen de spedale fece il campo di sue


tino, che contiene la serie dei nobili e gloriose fatiche. E nel
pittori, scultori, architetti, in vero, postovi una volta il piede
cisori ed altri artefici vicentini. in qualità di semplice alunno,
Volumi 2. -

non si allontanò più mai dallo


adempiere in questo a propri of
Manoscritti fici, o, per meglio dire, alla pro
pria missione: che tale fu vera
Che si conservano nella pub mente per lui l'esercizio della
blica Biblioteca in Vicenza. chirurgia. In questo asilo, sacro
1. Codice diplomatico vicen all'afflitta umanità, ebbe a mae
tino.
stro il Patrini, celebre anatomico,
2. Alfabeto. E' un repertorio il Gallardi medico egregio, e un
risguardante non solo cose di Vi Bernardino Moscati, illustre chi
cenza, ma di molti altri luoghi. rurgo; a discepolo, e più tardi a
5. Miscellanea. Volumi 15. collega amatissimo, Giovanni Bat
4. Alcuni altri volumi che con tista Monteggia. E fu ispirazione
tengono la serie dei podestà e felice quella per cui, già ricca la
dei governatori di Vicenza, la mente d'utili e profondissime co
serie cronologica dei vescovi, va gnizioni in fatto di chirurgia teo
rie antiche iscrizioni, e finalmen rica e pratica, questo asilo me
te memorie intorno gli scrittori desimo temporaneamente abban
vicentini e dei professori pubbli donava per recarsi all'università
Cl Vicentini. di Padova a prendervi la laurea
GiaMaArisTA BAsecolo. in medicina. Quivi infatti fioriva
il principe degli anatomici italia
PALETTA (GiovANNI BAT mi, il Morgagni; il quale lo amò,
TISTA), fu nel novero di que'chi e onorò, e trasfuse in lui, come
rurghi italiani, de'quali il secolo nello Scarpa, il proprio amore
XVIII commetteva spirando già per gli studi anatomici vivissimo,
adulta e chiara la fama al secolo e così ha perfezionato all'Italia,
XIX. Ed in questo vieppiù l'ac s'altro a vantaggio e decoro di es
crebbe e rassodò: fu adunque uno sa non avesse adoperato, due dei
de principali lumi della chirur più grandi anatomici, ch'ella ab
gia nostra in due secoli, caro e bia mai posseduto, lo Scarpa e il
venerate a concittadini suoi, ed Paletta. Il quale ritornato a Mi
anche dagli stranieri ammirato e lano l'anno 1774 passò dopo quat
riVC rito. tro anni all'università ticinese a
Nacque il Paletta in Monte prendervi il diploma di laurea
crestese, nello Stato Sardo, e na eziandio in chirurgia. E già la
cque l'anno 1747, un anno dopo voce del suo molto sapere erasi da
lo Scarpa, del quale ha precedu per tutto diffusa: sicchè pervenu
to d'un mese la morte. Fino dal ta all'orecchio dell'Augusta Ma
la sua prima giovinezza, un in ria Teresa, che aveva fatto pro
vincibile amore per le mediche e ponimento d'erigere a Mantova
chirurgiche discipline gli ferveva una nuova università, eccitavala
nell'animo sì che, appena compiu a destinarvi il Paletta professore
to il corso delle buone lettere alla d'anatomia.
guida de gesuiti dimoranti a Bri Questo divisamento però non
gu nel Vallese, si condusse a Mi venne effettuato perchè l'univer
lano, e questa grande città scelse sità non fu eretta. Ma invece quel
a patria adottiva, e del suo gran lo spedale che alunno aveva accolto
il Paletta, e fino dalle prime or tanze utili agli altri e a sè stessi
me per lui impresse nella malage gloriose, spendere la vita in soc
vole carriera vaticinatolo grande, corso degl'infermi.
lo possedette vice-chirurgo, e poi Formano tali scritti la più no
chirurgo ordinario: indi lettore bile e principale parte della vita
di notomia e professore di clinica del nostro Paletta. E perciò gli
chirurgica; e finalmente lo coronò verremo scorrendo, se non tut
del titolo e dell'uffizio di capo-chi ti, almeno i più utili e celebrati,
rurgo, e fu l'anno 1787, quando il che siano alla cognizione nostra
Paletta toccava il quarantesimo pervenuti.
anno della sua vita. E per dire intanto de pregi
Tali onorevoli incarichi offeri che risplendono in tutti, por
vano al Paletta innumerevoli oc tano le opere del Paletta l'im
casioni per rilevanti investigazio pronta della novità, dell'evidenza,
ni anatomiche, patalogiche e cli dell'ingenuità. Ne vari argomen
niche: ed egli vi si dava a tutto ti, di cui trattò, ebbe il costume
uomo, infiammato com'era d'a di richiamare e fermare l'atten
more per siffatto genere di studi. zione del leggitori sopra molte
Oltrechè, molto ancor gliene of circostanze speziali, agli occhi dei
friva la privata sua pratica, che pratici volgari e fuggevoli o non
era estesissima; nè solo a Milano, operanti in questi che lievi im
ma in altre città d'Italia, donde pressioni, perchè sono credute
veniva per malattie difficilissime effetti del caso, e quindi non at
chiesto di parere; nè solo in Ita tinenti a ciò ch'è più generale
lia, ma fuori. Ed una volta fu in e costante. Chi non s'avvede qual
vitato, per malattia di altissimo segnalato servizio egli abbia reso
personaggio a Parigi, ov'è tanta con questo alla pratica della chi
luce di chirurgia, e, nelle conver rurgia? perocchè, al letto degl'in
sazioni che tenne co'dotti di que fermi, le generalità della scienza
sta metropoli, se ne procacciò la spesso falliscono, nè bastano a
stima e l'ammirazione, a gloria e tutto: e chi vuole a queste ridurre
vanto d'Italia nostra. Se non che, tutte le spezialità incorre in gra
nelle poche ore che gli venia fatto vissimi e fatalissimi errori. D'al
d'involare a tante e si gravi occu tro canto i singoli fatti danno
pazioni, egli si dava allo studio e formazione ai principii, che sa
alla meditazione di quanto, nel ranno tanto più solidi e veri,
cotidiano esercizio del ministeri quanto maggior numero di quel
suoi, osservava ed esperimentava li avranno per fondamento: e
e faceva di tutto il paragone a spesso addiviene che le singole
quello che, sopra i singoli argo osservazioni, le eccezioni mede
menti, i più antichi scrittori ed i sime, quando moltiplichino, anzi
recenti avevano osservato, pensa che svincolare, uniscano cose e
tº ed operato; e da queste sor principii nelle più naturali atti
genti derivarono i molti scritti nenze loro, e così giovino verace
ch'egli, in varie epoche della sua mente la scienza.
"tº, diede in luce; i quali, dal La chirurgia, non altramente
alta sua mente e da profondissi che tutte le umane discipline, ha
ºi studi di lui, rimasero a noi e tra quelli che la coltivano i suoi
ºmarranno a posteri testimonio, sistematici.
º sempre guida a coloro che vor Il Dessault,a cagione d'esempio,
ºnno con amore e con sentimen ha voluto la dottrina delle frat
º di generosa pietà, e con risul ture e delle lussazioni delle ossa
124
ridurre a certe leggi per dir co Le prime produzioni originali
sì geometriche, delle quali natura da lui pubblicate furono due
si piace non di rado oltrepassare i memorie anatomiche: una delle
limiti, e frattanto ha negligenta quali, fu stampata l'anno 1777 a
te o non ammesse alcune circo Milano col titolo di Nova guber
stanze intermediarie nella posi naculi testis hunteriani ei tuni
zione morbosa de capi articolari cae vaginalis descriptio. Di que
delle ossa slogate, nella direzione sta fa menzione specialmente il
de'frammenti delle ossa rotte, e nel Girardi in una sua memoria so
l'azione dei muscoli, certi effetti, pra lo stesso argomento, riportan
che sembrano a prima giunta con do un passo del Brugnone, dal
trari alla preconcetta struttura o quale risulta che Paletta scrivesse
funzione delle parti, ma che bene intorno a questo le stesse cose
esaminando, non sono. Se non che il Girardi aveva indicato due
che di tali eccezioni od ispeciali anni prima. Eadem omnia quae
tà, niuna, o poche, all'occhio in Girardi, duobus post annis vidit
dagatore del Paletta sfuggivano : Paletta qui Mediolani chirur
chè diligentemente egli notavale giam multa cum laude facit :
per quanto poteva, e se ne gio ma riportò altresì un tratto di
vava poi per dettare utili norme Giuseppe Baronio il quale asse
alla pratica: e questo era genio, risce che, quando il Paletta ha
se non nel senso di generalizzato pubblicato le proprie osservazio
re o sistematico, almeno in quello ni, non aveva conoscenza di quel
di eminentemente chirurgico. Il le del Girardi: e aggiunge, che
perchè, avute egli in non cale le poscia conobbe, chè quelle osser
ipotesi più brillanti che vere, le vazioni si dovevano in gran par
vaghe e seducenti teoriche, i si te al Girardi stesso, e che lo
stemi erronei e pericolosi, sempre avrebbe pubblicato alla prima
con l'osservazione e col fatto alla occasione. Se non che, come le
mano, con gravi e solidi precetti osservazioni del Paletta potevano
desunti dalle opere degli antichi essere dovute al Girardi, se detto
maestri dell'arte, nelle quali era è che quando il primo pubblicò
versatissimo, non che de'moderni, le proprie, quelle del Girardi non
e dall'estesa sua pratica e dalle più conosceva? Adunque avrebbe po
esatte investigazioni d'anatomia tuto bensì pubblicare da poi, sic
normale e patalogica, ha chiarita come le proprie osservazioni si
l'indole d'innumerevoli e diffi accordassero con quelle già messe
cilissime tralle chirurgiche ma in luce due anni prima, dal Gi
lattie, insegnati i metodi più ra rardi, ma non che fossero a que
gionevoli per la cura, e le più as sto dovute !
sennate operazioni. Se queste sue Non assente poi il Girardi (e
opere fossero ben conosciute e me parmi giustamente) ad un opi
ditate, vedremmo quanto poco ab nione del Paletta, che attribuisce
biamo di che invidiare agli stra la chiusura del forame dalla vagi
nieri, de'quali questo malaugura male membrana presso l'anello
to secolo si fa tra noi sì caldo am inguinale, alla posizione verticale
miratore: vedremmo quanti po dell'uomo già nato per ciò che il
chi osservatori, in fatto di chirur margine posteriore del detto fo
rame è compresso anteriormente
gia, diligenti, veritieri e, ad un
dal canale deferente, mentre l'an
tempo, pensatori profondi ed utili,
abbiano quelli da potersi parago teriore lo è posteriormente del
mare al Paletta nostro, l'arteria epigastrica.
125
Ma il Girardi adduce casi di ta, il Paletta tolse, in tale memo.
feti nell'età di otto in nove mesi, ria, al 5.to paio due filetti nervo
nati già co testicoli discesi nello si che gli anatomici in addietro
scroto, e chiusi i forami della loro, gli attribuivano; de'quali il mag
vaginale per modo da essere im giore, chiamato il crotafitico, era
pedito il regresso del testicoli nel stato da Wrisberg, Saemmering,
l'addome. Scarpa e Girardi descritto, ma da
Altra sentenza espressa dal Pa niuno delineato, eccetto che dal
letta in quest'opera, confutatagli Wrisberg imperfettamente: il
dal Brugnone, è che il muscolo secondo poi, o buccinatorio, è di
cremastere, conformemente ai scoperta spettante al nostro ana
pensamenti dell' Hunter, abbia tomico. Tali due nervi egli dimo
parte nella discesa de'testicoli dei strò distinti dalla terza branca del
lombi nello scroto. 5.to paio,o nervo mascellare in fe
Comunque sia tale memoria a riore, quantunque escano insieme
natomica del nostro Paletta ven a questo dal cranio pel foro ova
ne, quando fu data in luce, assai le: e dimostrò altresì che non da
favorevolmente accolta, e lodata, tale ultimo nervo, come credeva
e tra gli altri dall'illustre Caldani. si, ma dal crotafitico derivano
Ma più pregevole ancora fu l' origine loro il masseterico e i
giudicata l'altra memoria uscita due temporali, e dal brucinatorio
sette anni dopo intorno a'nervi il nervo buccinatorio labbiale e
crotaſitico e buccinatorio (1). Si il pterigoideo. Tale memoria ri
fece in questa tra l'altre cose, a splende per la somma esattezza,
dimostrare che la così detta Ar diligenza e novità delle anatomi
milla del Malacarne, o intume che indagini.
scenza semilunare del IVrisberg, Quanto poi cercasse il Paletta
impropriamente conosciuta dagli di applicare le profonde cognizio
anatomici sotto il nome di Gan ni in fatto di anatomia, onde a
glio del Glasser, non è punto un veva ricca la mente, alla chirur
i" ma un tessuto cellulare a gia clinica, e meriti quindi esser
orte fibre intrecciate; tralle qua noverato tra moderni illustratori
li si ramificano alcuni vasi sangui dell' anatomia chirurgica, lo di
gni, che lo fanno rossiccio. Tali mostra in primo luogo la sua me
fibre derivano, a sua detta, dalla moria intorno il zoppicamento
pia madre involvente il tronco congenito (1), ove con maraviglio
e le fibre del nervo, e dalla tra sa dottrina, vanoverando le ca
mezza che il ramo ottalmico di gioni da cui deriva il zoppica
questo dal seno cavernoso separa. mento in generale. Soprattutto
Contro l'opinione poi dei cele voglionsi raccomandare le giudi
bri Wrisberg, Haafr e Scarpa, ziose norme ch'egli detta qui per
che lo reputano un plesso nervo la diagnostica delle fratture del
º, adduce che il corso plessuoso collo del femore, indicando con
di quelle fibre non è si evidente raro ingegno e perizia i segni
da non lasciar luogo ad equivoco, per cui si discernono dalle malat
ºvendo egli potuto le spesse fiate tie che possono mentirle. Confes
ºparar in esso li tre principali so ed attesto che, di sì peregrine e
ºmi del tronco senza lacerare fi preziose nozioni di teorica e pra
letti nervosi. Ma ciò che più mon tica, non si trovano si agevolmente

tº) De nervis crotaphitico et bucci (1) De claudicatione congenita tra le


ºtorio, Mediolani, 1784, in 4.to, fig. adversaria chirurgica prima.
i 20
nelle moderne opere, le più nutrizione delle superficie artico
pregiate e decantate oggidi. Del lari, e di limitare i movimenti
zoppicamento congenito, che co naturali del capo del femore en
stituisce il principale scopo della tro la sua cavità. Notabili sono, a
sua memoria, viene noverando con mio giudizio, i casi pratici che
la solita accuratezza le materiali in tal lavoro, si trovano dal gran
cagioni; cioè la soverchia brevità de chirurgo descritti, intorno al
del collo del femore, la direzione la lussazione della coscia : ove si
troppo obbliqua o trasversale di fanno palesi i vantaggi che dal
questo, le mutazioni nella forma e semplicissimo metodo del Dupuy
nella disposizione del capo del derivano le molte volte; non che
femore e della cavità articola quelli d'altro metodo semplicissi
re, ne dipinge con maestra mano mo, raccomandato da Ippocrate e
i caratteri diagnostici, sempre con da Paolo Egineta, che fu soven
fatti ed esempi e propri ed altrui, te coronato da buon successo tral
i più appropriati i più evidenti ed le mani esperte del nostro chi
istruttivi che mai. rurgo. Infine, sempre con fatti
Fra l'accennata memoria, e patologici, con dotti e profondi
l'altra intitolata: osservazioni a
ragionamenti ed utili applicazio
natomiche, patologiche intorno ni, e con novità di vedute, di
l'articolazione del femore, può scorre di alcune lussazioni del
dirsi che niuno meglio che il Pa femore intermediarie alle quat
letta, nè prima nè poi, abbia illu tro cardinali o principali comu
strato la storia di siffatta artico nemente note, cui dà il nome di
lazione, le cui malattie tengono semilussazioni, ammettendone la
una sì grande rilevanza tra chi possibilità contro il parere di mol
rurgici morbi. Da un'esattissima ti celebri autori, in ispecie d'Ippo
descrizione anatomica, che vie crate, di Paolo Egineta e d'Acqua
ne sponendo di tale giuntura, pendente, al cui parere le arti
fa risultare la cagione della mag colazioni così dette per enartrosi,
giore frequenza che si presenta come quelle dell'omero e del fe
no le fratture del collo del femo more, non possono andare sogget
re al paragone delle lussazioni te alla lussazione imperfetta. Tra
di quest'osso, quantunque nè moderni scrittori pochi tennero
eziandio queste sieno rare, e fa discorso delle lussazioni incompiu
risultare altresì la plausibile spie te dal femore, di cui ha parlato sì
gazione d'un fenomeno, che tal magistralmente il Paletta, non
volta occorre al chirurgo di os trovandosene alcun sentore nelle
servare nella cotidiana sua pra opere di Desault, di Boyer,di Che
tica, cioè l'allungamento e l'ac lius, di Roche e Sanson, di Du
corciamento del femore senza
frattura nè lussazione. Discorre
i" di A. Cooper, ec. Ne ha
ensì tenuto discorso ultimamente
assai dottamente circa l'uso delle nella Gazzetta medica di Parigi
parti tutte che quest'articolazio (Fasc. 4.to, febbraio 1856), il dot
ne compongono per ricavarne u to chirurgo francese Malgaigne,
tilissime applicazioni alla pratica. il quale, non che ammetterle, so
Al legamento interno o rotondo stenne e dimostrò che tutte le
o triangolare di quella attribui lussazioni primitive del femore
sce un uffizio diverso da quello da esterna violenza prodotte sono
statogli assegnato dagli anatomi incompiute.
ci, cioè di condurre e protegge La natura opera mirabili cose, di
re i vasi sanguigni destinati alla per sè stessa, colle sole sue forze,
I 2

nel ridurre allo stato norma dell'ano artifiziale, addusse pi


recchi fatti mostranti che le feri
le, non che le funzioni, talvolta
eziandio la struttura e la connes
te nelle dette viscere possono da
sione delle parti componenti il sè agglutinarsi, e dietro ciò, quale
maraviglioso umano organismo, spontaneo corollario, statuì che,
quando l'una e l'altra delle tan quand nell' operazione dell'ernia
te infeste cagioni, che tendono al strozzata, incontrisi rotto o an
turbamento e alla distruzione di nerito l'intestino per modo che
questo, ne le abbiano deviate e non se ne possa sperare il reinte
distolte. E dovere non solo del gramento, si debba introdurlo e
medico, ma eziandio del chirurgo, non saldarlo fuori della ferita me
il saper valutare che vagliano e diante la cucitura: in vero lo si è
possano di per sè sole le forze or osservato, in siffatti casi, più vol
ganiche per non turbarle con te rientrare da sè, o aprirsi spon
inopportune prescrizioni di rime taneo nel luogo ch'è rivolto di ri
di, o mal acconci adoperamenti contro alla ferita con uscita delle
di mano o di stromenti. Quanto il materie stercoracee, le quali, es
Paletta sapesse apprezzarle e gio sendosi poscia aperta la via per
varsene, lo mostra, tra l'altre cose, l'ano, permisero alla ferita d'ag
un breve suo articolo, intorno la glutinare. Circa tali osservazioni, il
successiva riduzione dell'omero Paletta antecedette di alcuni an
lussato, ove si fa a dimostrare, ni lo Scarpa, il quale pure divietò
con l'evidenza de'fatti e del ra la cucitura, ma raccomandò di la
gionamento, siccome possa avve sciare la parte rotta o gangrenosa
nire, e realmente avvenga che, dell'intestino in corrispondenza
nelle lussazioni dell'omero, dopo all'apertura ernaria. Oltre di che
vani tentativi per condurre il ca mirabilmente descrisse il proces
po dell'osso alla propria cavità, lo so con cui natura si giova del pe
si trovi il giorno appresso già ritoneo, formante il sacco delle
rientratovi da sè stesso. La qual ernie, affine di restituire all'in
cosa, ciò ch'è più maraviglia, ac testino la propria integrità e com
cader può anche senza aver pre tinuità.
messo alcun tentativo di riduzio Tralle osservazioni anatomico
ne: Può dunque l'omero slogato patologiche del Paletta sono com
ridursi spontaneamente, e per mendevoli, e veramente utili alla
gradi, ritornando nella sua pri pratica, le osservazioni sopra alcu
niera attinenza colla propria ca ni morbi dell'intestino retto ove,
vità articolare. da quel grande maestro che egli
. Dalle quali cose tutte fin quì era, tiene discorso delle emorroi
discorse, risulta quanta luce dif di aperte del prurito nell'ano e
ºndesse il Paletta nostro sull'ar. alle parti genitali femminili, dei
gomento delle violenti lesioni polipi del prolasso del retto, del
delle ossa e delle loro giunture : la protalgia, dello scirro e degli
º non minor luce diffuse sopra stringimenti del sopraddetto inte
ºltri argomenti spettanti alla chi stino, con vedute pratiche tutte
rurgia. sue proprie, con avvertenze uti
In una lettera indiritta all'il lissime, e metodi terapeutici sem
lustre dott. Aglietti, col titolo di plici filosofici assennati, attinti al
ºervazione intorno a mezzi im la fonte della più sana esperienza.
lºgati da natura per riparare Nella memoria intorno gli scir
ºle lesioni degl'intestini, che ri della mammella, reca in mez
Pºrtano seco la triste necessità zo parecchi fatti a mostrare che lo
128
scirro è malattia generale non so guò poi del tutto mediante i ba
lo quando si è aperto e divenuto gni astringenti.
cancro, nel qual caso l'infezione Nella memoria intorno la pun
generale può tenersi alla locale se tura della Vescica orinaria, si fa
condaria, ma eziandio quando la con ragioni ricavate dall'anato
cute sovrapposta mantiensi intat mia a dimostrare la preferenza
ta. Non sono però tutti di egual che deve darsi a quel metodo pel
valore i fatti sopra i quali si fon quale s' istituisce la puntura al
da questa seconda parte della in pube, anzi che al perineo o at
dicata dottrina. traverso al retto: considerazioni
Eruditissima è la memoria che pregevoli nel tempo in cui la me
porta il titolo di osservazioni a moria fu scritta, quando la pun
natomiche patologiche sopra l'a tura dell'epigastrio non era ge
neurisma, ove l'autore proponesi neralmente adottata dai chirur
di mostrare che l'aneurisma è ghi, com'è oggidi : e gli al
malattia derivante non da passiva tri due metodi, massime la pun
dilatazione, ma da rottura delle tura pel retto intestino, avevano
arterie. Sembrami però ch'egli di i loro partigiani.
scorra, con più ingegno che verità, Con singolare perizia e dottri
le osservazioni di molti autori an na, è trattato l'argomento della
tichi e moderni in prova della sua Colica fecale e dell' Idroconta
opinione. Infatti, quando ammet sterio. E tale stromento una spe
te che la dilatazione delle arterie cie di pompa, mediante la quale
costituente l' aneurisma non è si può introdurre per l'ano nelle
passiva, s'appiglia al vero; non intestina, a corso non interrotto e
così quando tiene impossibile che a circolo continuato, una da
la dilatazione delle arterie sempli ta copia di liquido che, attra
ci, e senza rottura delle tonache, versando e superando la valvula
produce l'aneurisma. I più accu del cieco, può giungere fino al
rati studi de moderni sopra l'ar piloro. Tale stromento, siccome
teriasi,e la genesi di siffatti tumo dimostra l'autore, può essere u
ri, chiaramente dimostrarono che, tilmente usato, oltre che nella
le più delle volte, il sacco a colica fecale, nel volvulo per intro
neurismatico è formato dalla dila scessione delle intestina, ovvero
tazione senza rottura delle tona in questa per ispasmo o per ver
che arteriose, ma con ingrossa mi senza volvulo, nell'ernia incar
mento e aumentata vegetazione cerata, nella chiusura o nello strin
di esse. Delle storie particolari gimento della cavità intestinale
d'aneurismi esterni ed interni per calcoli, o per nocciuoli intro
che qui adduce, alcuni sono pre dottinsi dal di fuori e incrostati
gevoli per l'anatomia patologica, di sostanza calcarea soffermativi
altri per la pratica chirurgica. Fra' si. Non so il perchè tale macchi
secondi è indicato un caso d'a ma, a quanto pare si vantaggiosa,
neurisma popliteo sanato colla oggidi sia andata affatto in disuso
semplice compressione, un altro presso i chirurghi che, nell'ernia
nel quale il tumore scemò in vo incarcerata , innanzi riccorrere
lume mediante le applicazioni a all'operazione, dovrebbero ante
stringenti e narcotiche, ed un porla ai clisteri con fumo di ta
terzo d'aneurisma spurio alla fe bacco o con altre sostanze irri
morale che diminui per la paura tanti.
ch'ebbe l'infermo dell'annunzia Nelle osservazioni anatomiche
tagli legatura dell'arteria, e dile e patologiche intorno la Cifosi
I 2

paralitica (Milano 1785, in fogl. laterale per estrarre la pietra ai


in 4.to); negò al celebre Pott che vescica giovandosi del metodo di
questa malattia derivi da scrofo Celso. A tal uopo, colle dita intro
losa discrasia,e ne riguardò sicco dotte nel retto, acconciamente si
me cagione un umore particolare, tuate, dirigeva il calcolo a far tu
che gittandosi sopra le cartilagi more al peritoneo mantenendolo
ni intervertebrali ed i legamenti, fermo in tale sito, di modo che
discioglie e fonde le prime, e i se nel tagliarvi sopra,l'incisione riu
condi altera e per lenti gradi di scisse come nel taglio laterale,
stacca, e finalmente invade lo stes comprendendovi il collo della ve.
so corpo delle vertebre. Ha detto scica, ma rimanendo l'uretra in
ancora che il principio della cifo tatta. Solo quando la pietra era
si paralitica è di natura partico sì grossa da non potere insinuarsi
lare, e che d'un modo singolare, nel collo della vescica, veniva
che non è comune alla carie deri questa incisa al di sopra del suo
vante da qual si sia altra cagione, collo e della prostata che lo cinge.
si getta sui nervi. Comunque sia Riferendo un caso d'ernia va
della verità di tali teoriche, il Ra ginale, diede a vedere quanto fos
chetti, che intorno a questo ar se singolare il medesimo e degno
gomento la pensava diversamen di essere notato, perchè l'ernia si
te, confessa, che il Paletta, dopo il formò in tale caso tra l' utero e la
celebre Pott, abbia meglio d'ogni vescica, anzi che tra quella e il
altro tale malattia illustrata, si per retto intestino, ove si ha un mag
l'erudizione e la conoscenza del giore infossamento; perchè il tu
le osservazioni altrui, e si per more si manifestò nel mezzo del
l'aggiunta delle proprie. l'anteriore parete della vagina,
Abbiamo fin qui seguitata la piuttosto che ad uno de'lati, sic
vita scientifica del nostro illustre
come suole: infine perchè le pa
Paletta fino al terminare dello scor.
reti di questa erano solamente di
so secolo: che tali, o poche altre stese, senza rottura nè divarica
ancora, furono le opere onde si ac mento di fibre. Riuscendo vana a
quistò durante il corso di questo, contenere tale ernia ogni specie
un diritto alla celebrità ; opere di pessario o brucchiere, venne
tanto più commendevoli, quanto con buon successo posta ad opera
che l'anatomia e la chirurgia, a una spugna acconciamente mo
quel tempo, non avevano ancor dellata.
tocco quel grado di perfezione Un passo di Aezio conduce
cui furono recate oggidì. a pensare che Aspasia avesse os
Ma altre non meno rilevanti, servato l'Idrocele nelle donne. Il
non meno utili, non meno prege Pareo ne cita un caso osservato
voli, ed alcune di maggior lena, in una fanciulla dell'età di 6 in
ne pubblicava dai primi anni del 7 anni; ed un esempio ancora ne
presente secolo fino quasi al chiu osservarono insieme Desault e
dersi della non breve sua vita. Lallement. In Italia però il Pa
primamente tralle memorie letta fu il primo a rivolgere sopra
dell'istituto italiano, e col titolo di questo tumore l'attenzione de'
ºsservazioni pratiche di chirurgia, pratici, ed il primo gli assegnò per
risplendono vari scritti lodatissi sede quel prolungamento del pe
ºi del nostro Paletta. Scrisse so ritoneo che osservasi ne'feti fem
Pra la Cistotomia celsiana, dimo minili, all'innanzi del legamento
ºndo come talora gli riuscisse, rotondo, e dicesi il canaletto del
ºe bambini d'eseguire il taglio Nuchio: prolungamento che di
VoL. VII IO
l 0O
ordinario si chiude e diviene le scivolino al di fuori le inferiori
gamento, ma talora, penetrandovi estremità. Rendono più notabile
lo siero della cavità peritoneale, questo scritto le non comuni idee
rimane aperto. Carlo Sacchi e che l'autore vi dispiega intorno al
Regnoli esposero su tale argo meccanismo naturale del parto.
mento nuovi ragguagli, quantun Altro lavoro del Paletta atti
que il Velpeau sospetti, nella sua mente all'ostetricia è la storia di
Memoria intorno l'idrocele, che una Sinfisiotomia : operazione
i tumori chiamati dagli autori i che fu, per consiglio di lui, ope
taliani idrocele delle donne, non rata dal professore Gian, in un
sieno che cisti sierose , o siero caso che la ristrettezza della pelvi
sanguigne, o siero-mucose delle era massima, le gambe del feto
grandi labbra e del monte di Ve già uscite dall'utero, troppo avan
mere. Fatto sta che il Paletta dice zate per ottenere l'estrazione del
chiaro aver osservato in due fem feto, ovvero poter giungere al
mine adulte tale idrocele occupa capo ed operare sopra di questo.
re quella sede comunicando, attra L'incisione della cartilagine pu
verso l'anello addominale, colla bica venne in tal caso eseguita
cavità dell'addome; e ne istituì non dall'indentro all'infuori, ma
la cura mediante l'incisione, per dalla parte anteriore alla poste
eccitare un processo suppurativo riore, e la ferita ne fu riunita col
nel tumore, usando quindi la la cucitura attortigliata. Entra poi
compressione. l'autore in dottissime considera
S'occupa in altra memoria del zioni circa il modo col quale,
la cura del polipo uterino ; ad dopo l'operazione, si riuniscono i
ducendone parecchi casi pratici due pubi, e sopra le condizioni
della massima rilevanza, dietro della donna e dei diametri dalla
a quali dimostrò i vantaggi, so testa del feto e dal catino, onde
pra la legatura, dello strappa il grado del divaricamento dei
mento e della recisione: il qua pubi, dopo il taglio della sinfisi,
le ultimo metodo fu pure enco dee variare. Ne con chiude che ta
miato dall'illustre Dupuytren. le operazione è contro indicata
quando il feto sia morto, o idro
D'alto rilievo per la tocologia
sono le sue osservazioni intorno pico o mostruoso; oppure i vizi
il parto pel braccio, ove è indi dei distretti superiore o inferiore
cato siccome i mezzi rivolti ad della pelvi sieno soverchi.
isciogliere lo spasmo uterino, pos L'anatomia chirurgica non si
sano talvolta bastare, nelle più fonda soltanto sopra l'arida de
sfavorevoli circostanze, a promuo scrizione, e l'esame strato per stra
vere la spontanea evoluzione o to di tutte le regioni per cui di
l'uscita del feto. Quando riesca videsi in corpo umano, ma trae
mo inutili questi mezzi, nè sia materiali da tutti quanti i rami
l" il rivolgimento, il Pa componenti la generale scienza
etta suggerisce un metodo sem anatomica. Formano quindi una
plicissimo, che qualche volta gli è non lieve parte di quella la tera
riuscito a bene, ed è quello di sti tologia e l'embriogenia. Spetta a
rare d'una mano sopra il braccio quest'ultimo la memoria del no
con la spalla già uscito, e con due stro Paletta intorno la vescichet
dita dell'altra incurvare il corpo ta ombelicale. In essa dimostra
del feto di modo che ne risulti essere naturale quella disposizio
una specie di arco colla convessità ne del peritoneo, onde questo
rivolta alla vagina infino a che ne sacco, ne' feti prematuri attraversa
15 I
l' apertura ombelicale risultante p" alleviamento in am
dalla mancanza della pelle e dei edue, perchè il male poi di nuo
muscoli in tale situazione, con vo esacerbò. Fu felice l'esito in
tenendo le viscere addominali. un caso nel quale giovò la recisio
Ma più tardi il peritoneo stes ne del "i operata con
so si ritira naturalmente nel lamina di ferro infuocata, a mo'
ventre e viene coperto da muscoli di lama convessa, giuntovi l'in
e dalla pelle. Che se ciò non av terno uso della cicuta, e l'esterno
viene, si forma di esso un pro dell'unguento mercuriale con olio
cesso ernioso, o nudo, o coperto di succino spalmandone le parti
da'muscoli: ed ecco l'origine del che la ferita ascondono : in due
l'omfalocele congenito. Dall'esa casi egli trovò utile l'estratto di
me anatomico di molti feti abor jusquiamo co fiori di zinco. Com
titi, dalle osservazioni di Malpi fessa però, anche dietro l'osserva
ghi, di Haller, e dalle proprie zione di altri pratici, de'quali cita
sopra la generazione e lo svilup l'autorità, l'incertezza di tutti i
po del pulcino, fu guidato il Pa metodi curativi stati proposti in
letta a tali conchiusioni di em torno a questa dolorosissima ma
briogenia applicata alla chirurgia. lattia.
Dall'omfalocele forma due specie, Un italiano, il Monteggia, sug
secondochè il tumore è coperto gerì il primo a chirurghi, fino
da muscoli e dalla pelle, o è ignu dallo scorso secolo, un'operazione
do. E siccome è curabile solo la prima intentata contro le affezio
prima specie, preferisce in questa ni cancerose dell'utero, cioè l'e
la fasciatura d'Ildano ai mezzi stirpazione del collo di questo vi
più pericolosi ed ardui della cuci scere allorchè a questo si limiti il
tura e della legatura. -
male. Un altro italiano, il Palet
Nella memoria intorno lo Spa ta, eseguì il primo la totale estir
smo facciale, ammette il Palet azione dell'utero stesso, e fu
ta che il dolore nervoso della F" 1812. I ragguagli di que
faccia si susciti nelle tre porzioni st'ardita operazione sono esposti
del quinto paio di nervi cerebrali nella sua Storia d'una matrice
spettanti a siffatta regione, cioè cancerosa amputata. Solo dirò
nel sopra-orbitale, nell'infra-orbi che trattavasi di sarcoma penden
tale, nel ramo dentale del mascel te dal collo uterino entro la vagi
lare inferiore. Descritta la malat ma con viziata tessitura di tutto
tia, fa cenno d'analogo dolore che il viscere; che l'operazione non
si desta all'apofisi mastoidea. Di fu seguita da niun fenomeno spa
scerne poi questo dolore facciale, ventevole, e che la morte avven
o trisma, in acuto ed in cronico, ne, dopo tre giorni, da violenta
adducendo del primo due casi peritonitide. Non ascondo che,
ch'ebbero infelice terminazione, al coraggio aggiungendo la pru
e da questa inferendo che la ma denza, il Paletta sconforta da tale
lattia abbia per centro la midolla orribile operazione quando l'ute
allungata, e da essa diffondasi ro non sia spostato di sua sede, e
agevolmente alla spinale ed al viziato nella tessitura.
cervello. E' un caso di stranissima e cu
Dello spasmo cronico, ch'è il riosissima guisa di malattia quello
più comune, cita due casi, nel che costituisce l'oggetto delle sue
Primo de' quali ha tentata la re osservazioni sul glossocele o pro
cisione del nervo sopra-orbitale e cidenza della lingua. Era que
ºel secondo dell'infra-orbitale con sta congenita, ma per la recisione
152
che venne fatta alla fanciulla do sia agitato da forte passione, e
del frenulo della lir gua, cre che il veleno può penetrare l'or
sciuta dopo la nascita sì, che ta ganismo, quando pongasi a con
le organo prolungavasi per tre tatto d'una parte coperta dalla so
pollici fuor della bocca. Era pro la epidermide, senza lesione di
ponimento dell'Autore, se fosse continuità. Consiglia, per rende
stato eccitato ad intraprendere la re meno frequente l'idrofobia,
cura, di ridurre l'organo proci l'uccisione del cani ad iscemarne
dente alla propria sede, e tener il numero: quindi al cloro, già
sempre chiusa a forza la bocca encomiato dal Brugnatelli, attri
fuor che nell'ora del prenderci buisce la facoltà di scomporre il
bo, usando per colutorio qualche veleno idrofobico, e per tal modo
astringente liquore. E siccome la quella di preservarci dalla rabbia.
lingua era in tale caso coperta da L'argomento delle fratture è
strati di materia calcarea, non si troppo rilevante e frequente di
lasciò il Paletta sfuggir l'occasio altro lato a vedersi me grandi o
ne d'avanzare a modo di conget spitali, e abbondantissimi i casi
tura la propria sentenza intorno di tale lesione, perchè un sommo
l'uso della scialiva, cioè di depu maestro dell'arte chirurgica, qual
rare ed elaborare un principio era il Paletta nostro, non dovesse
essenziale nell'assimilazione, il spesso avere l'occasione e il talen
fosſato calcareo, per sommini to di profondarvi gli studi. Ond'è
strarlo così depurato alla massa che pregevolissima giudichiamo
sanguigna nell'atto che s'immi quella memoria, che correndo l'an
schia cogli elementi. no 1824, egli pubblicava sopra
S'occupò il nostro insigne chi alcune singolari fratture d'ossa.
rurgo dell'argomento intorno al Le quali erano all'estremità su
le ferite per morsicature d'anima periore dell'omero, e al collo del
li rabbiosi in due memorie. Nel femore: nè si poterono conoscere
l'una trattò del morso della vipe nel corso della vita per le ragioni
ra, dimostrando come all'ammo che risultano chiare ed evidenti
niaca vantata dal Mangili per l'u dalle esattissime necrologiche ri
mico rimedio contro di quello, sia cerche, che sul cadavere di alcuno
mestieri aggiungere il riposo del di questi infelici, vennero istitui
l'infermo in letto, e l'uso della te. Chiudono la memoria alcune
stufa per riscaldarlo. L'innocuità storie di fratture per semplice
di tale morsicatura in alcuni in contrazione di muscoli.
dividui, infestissima ad altri, è Que tumori delle vene, che si
attribuita dall'autore alla diversa nominano le varici, costituiscono
attività del veleno, secondo le di una delle malattie che più di fre
verse stagioni, e al grado di mali quente chiamano a sè ed esigono
gnità che nelle varie vipere di la sollecitudine del chirurgo. Fu
versifica. Nell'altra delle due ac rono immaginati ed eseguiti pa
cennate memorie tiene discorso recchi tentativi a fine d'istituirne
l'autore sul Morso del Cane la cura radicale, ma i pericoli onde
( 1827), vari casi funesti addu sono accompagnati astennero pa
cendo, parte osservati da lui e recchi chirurghi, troppo timidi
parte da altri medici autorevoli, forse, da ogni operazione, persua
dimostranti che un animale non dendoli a star contenti ad una
ancora idrofobo, ma in sembian cura semplicemente palliativa. In
za di sano, può comunicare l'idro tale bisogno, il Paletta, nella sua
fobia ad altri animali sani, quan memoria intorno le varici, letta
-
I 35
nel veneto Ateneo, espresse pa mente l'opinione che derivi tale
recchie considerazioni sulla ge malattia da vizio organico al cuo
nesi e sulla cura di questa ma re, cioè dall'essere rimasti aperti
lattia. E' notabile innanzi tut dopo la nascita il forame del Bo
lo la sua opinione intorno la fun tallio o il canale arterioso, non che
zione delle valvule venose, don l'altra che ad un processo flogi
de inferisce l'influenza di queste stico l'attribuisce, dimostra es
sulla produzione delle varici. Nel serne la causa una congestione
quale proposito osservando egli sanguigna ai grossi tronchi del -
che alcune vene, quantunque l'addome e del polmoni, e ne sug
ampie, sono mancanti di valvute, gerisce quali ragionevoli ed effica
ne argomenta che le valvule non ci mezzi curativi, le sanguisughe
abbiano l' uso, che fu loro asse e il bagno tepido, le prime per
gnato, di sostenere la colonna dar uscita al sangue coagulato, il
sanguigna, ma quello di far pas secondo per accelerarne il movi
sare il sangue, sotto l'azione dei mento.
muscoli, con impeto accelerato, L'opera intitolata Exercitatio
come fa l'acqua battendo contro mes patologicae è uscita a luce in
a fianchi del portoni semichiusi due volumi, a due epoche diver
de grandi canali. Quanto alla cu se, cioè il primo fu pubblicato l'an
ra, si limita ne' più de'casi ai ba no 1822, il secondo l'anno 1827:
gni astringenti e alla compressio opera scritta assai nitidamente ed
ne con cerotti e fasciature. In elegantemente nel latino idioma,
qualche caso pratica la semplice la più divulgata e celebrata e co
incisione longitudinale del vaso. nosciuta di tutte le opere del Pa
Non adotta però comunemente, letta; tale che, a giudizio del pro
tranne i casi di varici in alcune fessore Bongianni, il quale ne fece
parti, come la bocca e la lingua, il sunto per gli Annali universa
l'escisione della vena; metodo og li di Medicina del dottor Omodei,
gidi messo in onore, con buon non v'ha tra i libri d'osservazione
corredo di fatti, dall'egregio prof. alcuno che superi questo per la
Rima, il nestore del nostri chi gravità degli argomenti discussi,
rurghi. -
per la serie immensa di fatti, per
Le malattie dei bambini, di que la squisita erudizione, per la so
sti esseri innocenti, che con le lidità de pratici precetti. E nel
grazie e con i leggiadri loro vez vero quanti argomenti rilevantis
zi ammolliscono i cuori più saldi, simi di patologia chirurgica non
trascurate pur troppo e neglette chiarisce egli in questo lavoro, il
dall'ignoranza ed inerzia de'me dottissimo chirurgo nostro? Qui
dici volgari, cagione di terrore e la dottrina de' polipi in generale,
desolazione alle madri tenere, e e di quelli dell'utero in particola
d'afflizione a quelli cui palpita il re illustrata ed ampliata : antece
cuore di paterno affetto, deggiono duto l'illustre Weidmann nelle
tutti chiamare a sè gli studi del sue idee intorno la teoria della
medico filosofo, dotato di vera fi rigenerazione delle ossa: confuta
lantropia. E ancora di tale sub ta l'opinione di Coteiro e di Co
bietto, fu benemerito il nostro tunnio, al parere de'quali dee te
Paletta, siccome tralle altre cose, nersi per malattia nervosa l'i
dimostrano le sue osservazioni schiade, che dal Paletta è invece
ºtorno la scleriasi o indurimen attribuita all'articolazione coscio
º del tessuto cellulare del bam femorale; di questa articolazione
ºni. Qui, combattuta vittoriosa. esaminate di nuovo, con profondità
154
d'ingegno e d'indagini, le ma sissimo. E nel vero per non aver co
lattie, descritte le false articola sa che lo distogliesse da questo, e
zioni dell'omero, trattate magi dagli studi dilettissimi suoi, non si
stralmente varie specie di tumori ammogliò, ma si consacrò tutto alla
delle ossa e delle parti molli : in scienza e alla sofferente umanità:
proposito dell'infiammazione del ed un pingue patrimonio, frutto
le vene e de'vasi linfatici espressa delle sue onorate fatiche, egli la
l'idea, che alcuni fisiologhi fran sciò morendo in retaggio ad alcu
cesi s'attribuirono poi, circa le mi parenti.
facoltà che hanno le vene di po Nè fu certamente per turpe a
ter assorbire la marcia degli asces varizia ch'ei pervenisse a racco
si e la sanie delle ulceri: soprat gliere ed adunare tante dovizie,
tutto istituite nuove profonde di perocchè dicesi ch'egli costumas
samine sopra le malattie congenite se di non esaminare anche le
ed eccellenti pratiche osservazio mercedi che gli venivano porte;
ni intorno le malattie delle don anzi i poveri ch'egli aveva in
ne. Ma i limiti, che mi sono as cura soccorreva delle cose più bi
segnati, m'impediscono perfino sognevoli: nè fu mai che negli
di solo accennare molte e gravi gesse il meschino oppresso da in
dottrine contenute in quest'ope fermità per aderire più sollecito
ra, che sola basterebbe a meritare agli inviti del ricco e del poten
all'autor suo un posto segnalato te: anzi a quello prima accorreva,
tra gli scrittori i più squisiti in quando la maggior gravezza del
fatto di chirurgia. morbo lo esigesse. S'egli ha potu
Oltre alle indicate, trovo, tra to accumulare molte ricchezze,
gli altri suoi lavori, ricordata una lo dovette alla parca ed austera
memoria latina intorno la vera severità del suo vivere, ai costumi
infiammazione della Milza (sple castigatissimi, al suo abborrimen
nitis phlegnodes), ed un'altra to da ogni ambizione. Franco,
pure latina, concernente un caso leale, incapace di mentire nei
d'impossibilità di abbassamento gletto fino alla non curanza,
della mascella inferiore soprag ne' modi, nelle attitudini, nel
giunta alle unzioni mercuriali le vesti: aveva pochi detti, ma
(Trismus a Mercurio), pubblica pieni di sapienza e di gravità, e
te ambedue innanzi al terminare qualche volta conditi di sali pic
dello scorso secolo: ed una rela canti, e di motti piacevolissimi. I
zione intorno la China bicolora suoi compagni nell'arte amava,
ta, pubblicata l'anno 1825. E di rispettava, ammaestrandoli quan
più giovò anche la scienza e l'u d'era uopo: niuno in vili nè vitu
manità offerendo tradotta con ec però mai di contumelie o calun
cellenti note la celebre opera di nie, nè coll'amarezza dell'ironia,
Rosenstein sopra le Malattie dei della satira o del sarcasmo. Talora
bambini. mentre gli riferivano le storie dei
Coi mentovati lavori, il cui patimenti, per cui domandato ve
pregio risultar deve dalla breve miva di parere o dagl'infermi
analisi, che di tutti, per singolo, stessi o da medici, pareva sbada
abbiamo offerto, quanto ci fu pos to: e di ciò ho sentito alcuno
sibile il meglio, intese il Paletta muovergli accusa. Ma ciò che
ai progredimenti della scienza, e aveva sembianza di sbadataggine
s imagini ognuno quanta parte era profonda attenzione e me
della sua vita egli abbia speso tra ditazione: lo che, dimostrava
quella, ed il pratico esercizio este la sentenza che poscia per lui
135
pronunziavasi intorno la malattia, ne fu riconosciuto il merito supe
e quanto a conoscenza, e quan riore ad ogni invidia; e perchè,
to a pronostico, si poteva aver anzi che insuperbirne, fu mode
in conto di quasi infallibile. Era stissimo e popolare: nè mai, per
in lui quel giusto mezzo di em servilità o adulazione al potente,
perico e di dommatico, che vale declinò da modi suoi che gli era
a costituire un pratico eccellente: no abituali, o, a dir meglio con
e spesso lo si vide piacersi di naturali.
condurre a buon termine alcune Grave d'anni, e da lunghi stu
difficili malattie, e operare guari di e dalle fatiche nell' esercizio
gioni presso che mirabili con ri dell'arte spossato, fu colto da le
medi in apparenza strani e volga tale affezione al petto, la quale,
ri. Era esatto, diligente, destro e con accessi di dissenteria ricorren
prudente insieme nell'eseguire le ti, emaciato, lo trasse al sepolcro la
operazioni chirurgiche, e fu de sera del 27 agosto dell'anno 1832,
cantato per fortunatissimo quanto nell'ottantesimo della sua vita.
ad esito di operazioni e di cure. Qual meraviglia che con tante
Onde venne in grande rinomanza doti d'animo e sì alto sapere a
di pratico avvedutissimo, e tutti a comune vantaggio adoperato, si
lui ricorrevano come a salvezza. destasse universale il compianto
E molti onori conseguì, quanto nella sua morte, e fosse questa a
meno ricerchi, più meritati: per vuta in conto di pubblica calami
chè colui, che quale si sia delle tà ? E ben lo dimostrò una turba
umane discipline per sola sete di di popolo che angoscioso affolla
fama e di onori coltiva, non arri vasi intorno la casa di lui, non
va a vera grandezza, per la quale appena lo seppe morto. Fu la sal
tali studi e fatiche si richieggono ma d'un tanto uomo recata alla
da sostenerle solo chi è della pace della tomba da giovani chi
scienza vero e caldo amatore, rurghi dello spedale, seguita da
mentre le vane ambizioni, gl'in ragguardevoli e autorevoli perso
trighi, le brighe ne lo distor maggi. Fu recitato il suo funebre
Ilano,
elogio, destinatogli un busto, non
Gli onori derivarono al Paletta so se ancora eretto,
dall'alta riputazione che s'acqui So bene ch'egli ha lasciato nel
stò, e questa addivenne dalle dot le sue opere un'eterno monumen
te veglie, dagli studi profondi, to a sè stesso: e forse, ancor sen
ne quali fu instancabile. Fu egli za queste, la ricordanza di lui sa
decorato delle insegne della Coro rebbe stata portata dalla tradizio
na ferrea, e della Legione d'ono ne fino alla più tarda posterità.
re: ascritto a membri delle più Il nome di G. B. Paletta occupe
illustri accademie scientifiche ita rà onorevolmente non poche pa
liane e straniere: e appartenne gine nella storia della chirurgia, e
alla commissione che fu statuita noi potremo ricordarlo sempre
in Milano l'anno 18o7, divampan con un certo nazionale orgoglio.
do la guerra, affine di classificare D. M. AssoN.
dietro severi esami i militari chi
rurghi, ed in tale occasione, tra SALVINI (SALvino), nacque
gli illustri nomi di Rezio, di in Firenze nel 1668. Fratello al
Monteggia, di Rasori, di Rima e celebre grecista Antonmaria, nei
di altri, brillò quello del nostro primi anni ebbe da lui buon
Paletta. Il quale fu amato, vene avviamento alle lettere. Come poi
rato, da miuno invidiato, perchè fu cresciuto in età rivolse tutti i
I 56
suoi studi alle ricerche delle cose
primo assai brevemente, e intito
patrie: studi, che non potrebbon lò Catalogo l'opera sua: il secon
si mai lodare abbastanza, perchè do con assai più diffusione, ma
diradando la nebbia in cui sono anche colla sopraggiunta di mol
ravvolte le vicende dei popoli, tissimi errori. Il Salvini cominciò
rendono bellissimo servigio alla la sua opera nel 17o5, come vede
storia, e richiamando al pensiero si in una sua lettera ad Apostolo
degli uomini gli esempi delle Zeno: nel 1716 ne fece dar l'an
passate grandezze, le anime sco nunzio nel Giornale de Lettera
raggiate confortano. Nei tempi ti d'Italia, e forse non molto do
d'inerzia, quando i vivi dormo po l'avrebbe terminata e data alla
no, quando il disinganno ha tol luce, se non sopraggiungeva quel
to anche la speranza di un mi la del Negri. Al comparire di
gliore avvenire, bella cosa è re questa rimase fieramente sdegna
suscitare i morti, spaziar nel pas to, alla vista dei moltissimi errori
sato, e ringiovanirsi il cuore a che la bruttavano, e per rimedia
quello spettacolo di animatissima re in qualche modo al malfatto,
vita di ardenti passioni. Perciò si dette a correggerla, e lasciò da
chiunque contribuisce all'illu parte l'opera sua. Non potendosi
strazione dei tempi che furono, altro, sarebbe stato desiderabile
merita bene degli uomini, spar che si facesse una nuova edizione
gendo un balsamo soavissimo sul dell'opera del Negri colle molte
la più crudele delle piaghe del correzioni e aggiunte del Salvini,
l'animo, la disperazione. ma neppure a questo mai si pen
Il Salvini si studiò di rischia sò. I suoi lavori passarono nelle
rare delle antichità fiorentine mani del Gori, ed ora non sap
quella parte specialmente che piamo qual destino abbiano avuto.
concerne le lettere, e la genealo Abbiamo di lui a stampa: I fa
gia di quelle famiglie, che uscite sti consolari dell'Accademia
dal popolo furono dapprima la fiorentina (Firenze, 1717 ). Una
gloria e il sostegno del popolo, e Orazione a G. Gastone (Firenze,
poi, trapassando ogni modestia 1758). Genealogia Ferdinandi
civile, di compagne si fecero pro Puccetti. Sta nel tomo III, del
tettrici, ossia esercitarono quella l'Italia sacra dell'Ughelli. Mol
protezione forzata che con lin te vite d' illustri Toscani scritte
guaggio più proprio si chiama da lui si trovano nei Giornali del
oppressione. Molte delle sue ri tempo, e tra le Notizie istoriche
cerche su questo proposito è da degli Arcadi, stampate a Roma
dolere che non siano state mai in 5 volumi. Il suo catalogo dei
pubblicate, perchè avrebbero po canonici fiorentini, fu stampato
tuto recar luce su certi punti che in Firenze dopo la sua morte.
non sono ancora chiari abbastan Delle cose sue manoscritte la più
za. Tra queste dovea essere di parte passò alla Strozziana, e al
molto momento la Storia degli cune nelle mani del canonico
Scrittori fiorentini, cui avea po Moreni, come questi ricorda nel
sto mano, ma che mai non ter la Bibliografia della Toscana.
minò, nè pubblicò, perchè altri Morì nel 1751. Era stato cano
gliene precluse la via. Degli mico della metropolitana, socio
Scrittori fiorentini scrissero ap di molte accademie italiane, con
positamente il p. Michele Poc sole della Fiorentina, arciconsole
cianti nel secolo XVI, e al prin di quella della Crusca, e rettore
cipio del XVIII il p. Negri: il generale dello studio di Firenze,
157
Fu amico al Gori, al Querini, al in Roma buoni cinquanta soci ed
Muratori. Il primo gli dedicò il una florida colonia in Napoli (det
suo Demetrio Falereo recato in ta partenopea) che altri dieci ne
lingua italiana, e il secondo una aveva, gli uni e gli altri o giova
Decade delle lettere italiane. ni o di matura età de' più colti
L'Accademia fiorentina gli fece ed eruditi delle due capitali, i
parentali solenni e gli coniò una quali insieme adoperavano per lo
medaglia, nel cui diritto è il no incremento delle lettere, delle
me e l'effigie del Salvini, e nel scienze e delle arti. Durò questa
rovescio il prospetto di Firenze accademia ellenica creata dal Nib
con l'Arno e il leone sdraiato by, riformata poscia nel 1815, fi
premente con un piede un libro no all'anno dopo, in cui ventisei
intitolato : Fasti consolari, e al di que soci altra ne fondarono
di sopra il verso di Dante. » Per col nome di tiberina, che onora
chè onore e fama gli succeda. » oggi tanto Roma e Italia.
(V. gli Atti della Società Colom E già venuto il Nibby in mol
baria; il Gori, prefaz. a Dem. ta rinomanza appo i dotti nomi
Falereo; Novelle fiorentine, e navasi nel 1812 o in quel torno a
veneziane; Storia letter d'Ita scrittore di lingua greca nella bi
lia ec.). blioteca vaticana, nel quale ono
ATTo VANNucci. revole impiego si rimanea pacifi
co fino al 1814, quando ritornati
NIBBY (ANToNIo), nato in Ro per la Dio mercè gli sbanditi ec
ma ai 4 di ottobre del 1792 con clesiastici agli antichi uffici loro,
tava appena anni quarantasette, dovè rinunciar quella carica al le
allorchè ai 29 dicembre del passa gittimo e primo padrone, passan
to anno, all'accesso ripetuto di do egli a servigi del conte di san
violenta febbre perniciosa, lascia Leu, che lo elesse a suo segreta
va spirando la numerosa e povera rio. Nè guari andò che vi venne
famiglia nella mestizia e nel lutto. pur richiamato, morto poco dopo
Non vantando il Nibby nobile il vecchio scrittore che lo avea le
o bella prosapia, altra gloria non vato di sedia. Intanto sotto il ma
ebbe maggiore che il darsi vanto gistero di Lorenzo Re fatto già
di quella di avere in sorte otte dotto delle scienze archeologiche,
nuto onesti parenti e dabbene, lo invitava il Niccolai nell'anno
sotto la cui piacevole educazione1815 a pigliar parte in quella ce -
passò la prima sua età, dando o lebrata sua opera della Basilica di
san Paolo, nella pubblicazione del
pera a quelle arti per le quali so
gliono informarsi i fanciulli allo
le epigrafi greche e romane che
studio delle umane lettere. Per trovansi in quell'antica chiesa
chè crescendo in lui insieme co conservate e raccolte; e quanto
gli anni l'animo e l'ingegno, e bene riuscisse il Nibby a soddi
molto già sperto nella greca lin sfare a desideri del sapiente pre
gua, non bene forniti aveva di lato e di tutti coloro che si cono
ciassette anni, che ragunati alcu scono di questi ardui e difficili
mi compagni di scuola si faceva a studi, l'opera stessa del Niccolai
fondatore di una nuova accade ne fa chiara ed aperta testimo
mia per promuovere la greca let nianza. Perchè a mostrarsi grato
teratura, cui dava il nome di el e riconoscente col giovine archeo
lenica. E in poco tempo saliva a logo, ed a premiarlo in parte della
tanta fama ed eccellenza, che al opera sua, lo nominava nel 1816 a
principiare del 1815 contava già minutante nella segretaria della
158
congregazione economica, di cui artisti e agli amatori delle arti
lo stesso prelato era meritamente belle. Intanto davasi alla stampa
il segretario. per la quarta volta la Roma an
Fu circa a quel tempo che il tica del Nardini, e vi aggiungeva
Nibby si ammogliò, e fu pure al il Nibby critiche e dotte osserva
lora che levato l'animo ad im zioni antiquarie, e di erudite no
prese maggiori voltò fedelmente te la illustrava, componendo e or
nel volgar nostro la Grecia di dinando un aureo trattato Sulle
Pausania che pubblicava in Ro vie degli antichi, con che dava la
ma nel 1817 e 18 insieme ad un ultima mano alla bellissima ope
Saggio di osservazioni critiche, ra. Ned era questa se non in parte
geografiche, antiquarie sopra lo fatta ancora di pubblica ragione,
stesso autore; opere che gli a quando nel 1819 veniva in luce
cquistarono ben presto la stima e una sua squisita dissertazione Del
la riputazione di tutti gli uomini tempio della Pace e della basili
di lettere italiani e stranieri. Che ca di Costantino, a cui tenea die
se altri volle fargli peccato di tro immediatamente un più lun
qualche lieve abbaglio da lui pre go ed elaborato lavoro Sul foro
so in quel saggio, miserabili cose romano, la via sacra, l'anfitea
son quelle a petto delle molte do tro Flavio, e i luoghi adiacenti,
vizie che ivi dentro si chiudono; cui seguiva finalmente Un viag
non essendo scrittore per sommo gio antiquario ne contorni di Ro
e grande ch'e'sia, che non mac ma; opere tutte lodatissime che
chi di qualche menda le dotte e accolte furono dal pubblico con
studiate opere sue. E perchè si lieto plauso universale. Perchè va
conosca di quale bontà sia quel cando nel 182o per morte di Lo
saggio del Nibby sopra Pausania, renzo Re la cattedra di archeolo
e quel suo volgarizzamento della gia nell'archiginnasio romano, la
grande opera di quel famoso de tenne il Nibby a preferenza di
scrittor della Grecia, basterà dire altri, nè punto rimanendosi per
che dell'uno e dell'altro volle far sì fatta briga di travagliarsi in
sene in appresso novella pubbli torno a nuovi studi, pubblicava
cazione : di quello dalla pontificia in quell'anno medesimo le mura
accademia romana di archeologia, di Roma disegnate da sir William
che lo aggiunse a suoi atti; di Gell, e le illustrava dottamente
questo dal Nobili tipografo pesa di testo e di note. E
rese; nè tacerò pure che lo stes
so Sebastiano Ciampi, il quale fu - - -aggiungendo al petto
- - - - -

al certo fra tutti i traduttori il Di più gravi pensier nuova fatica


più gran traduttore di Pausania,
prodigò al Nibby per quella sua belle e giudiziose osservazioni scri
versione le più schiette e merita veva nell'anno dopo Sopra la sta
te lodi, come avean di già fatto tua volgarmente appellata il gla
gli editori della Biografia Univer diator moribondo, e dettava negli
sale di Venezia, il Tipaldo nello altri avvenire quando una disser
Schoell, e il Federici di Padova, il tazione Intorno alla forma e alle
quale intorno a quel Saggio di os parti che costituivano le antiche
servazioni del nostro autore non chiese cristiane, quando altra in
dubitò di affermare, che per quella torno al Circo di Caracalla o al
sua opera erasi il Nibby reso gran Tempio della Fortuna prenestina
demente benemerito della lette ristaurato dall'architetto Thon; e
ratura, e sommamente utile agli tralasciando di far parole di quelle
159
belle sue Illustrazioni del monu la iscrizione originale del monus
menti di scultura del Campido mento, per la quale conoscevasi
glio, che ebbe comuni col suo che il personaggio a cui il sepol
maestro ed antecessore Lorenzo cro appartenne era quel celebre
Re, di che si faceva pure onorata oratore Q. Aterio, senearfoedissi
menzione nelle Memorie romane mae adulationis, siccome lo chia
di antichità del 1824, ne regala ma Tacito ne'suoi Annali, con
va in quell'anno medesimo di temporaneo del celebre Aterio
alcune Notizie storiche dei prin Agrippa tribuno della plebe nel
cipali luoghi osservati nella tri l'anno 15 dell'era volgare, pre
angolazione fatta dai professosi tore nel 17, console designato nel
Conti e Riccheback, che inseri 2 I, e console in esercizio nel 22,
vansi nell'opera intitolata Posi che fu padre di Q. Aterio Anto
zione geografica dei principali nino console nell'anno 54 sotto
luoghi di Roma e suoi contorni, Claudio, e morì nell'anno 27, e
e di una severa Discussione isto poca alla quale si deve il monu
rico-topografica del lago Gabino; mento assegnare. Nè tacerò pure
lavori tutti dottissimi, de quali quell'altra sua opera non più con
si fecero molte e giuste lodi in tinuata: Elementi di archeologia
vari letterari giornali di quel tem ad uso dell'archiginnasio roma
po, e che sempre si avranno dai no di cui pubblicò nel 1828 un
colti uomini in grandissimo pre volume, nè l'altro suo Viaggio
gio. antiquario ad Ostia, che dava al
Ed è al certo cosa maravigliosa le stampe nel 29, nè i quattro
e direi quasi incredibile, che il primi libri dei XII che promet
Nibby padre di non pochi figliuo teva nel 185o Dell'antichità ro
li, maestro, di corto censo, di mane, nè i Monumenti scelti del
stratto in mille bisogne domesti la villa Borghese editi nel 52, nè
che e straniere tutte a questi no quel suo dotto discorso che scri
stri pacifici studi autore fosse di veva pure in quell'anno del Mo
tante e si eccellenti opere in bre numento sepolcrale detto degli
vissimo tempo ordinate e diste Orazi e Curiazi, e quella erudi
se, nè di queste soltanto, ma di tissima dissertazione Degli orti
più altre ancora che d'anno in Serviliani, letta da lui nel 1855
anno venia pubblicando, e degne nell'accademia romana di archeo
tutte di lui e del saper suo gran logia, e quella bella Dichiarazio
dissimo in fatto d' archeologia. ne del dipinto di un antico vaso
Nè tacerò il suo Viaggio antiqua vulcente offerto dai marchesi di
rio alla villa d'Orazio, a Subia Vulci alla santità di nostro Signo
co, a Trevi presso le sorgenti re felicemente regnante, di cui
dell'Aniene, che dedicava nel anche l'Album di Roma pubblicò
1826 alla eminenza reverendis nel 54 non senza lodi fatte al
sima del cardinale Galleffi camer chiarissimo professore, una bre
lengo di santa chiesa, nè quello ve illustrazione.
alla villa Adriana, nè la sua Via Ma una delle opere sue più ce
portuense e l'antica città di Por lebrate e più insigni che mai non
to, nè quella sua relazione di un temerà la invidia del presenti e
Cavo praticato sotto le mura ur de futuri tempi si è quella del
bane presso la porta nomentana, museo pio-clementino fatta a con
in cui ci fe sapere, come un an tinuazione dell'altra del celebre
tico sepolcro fosse stato quivi rin Ennio Quirino Visconti, e di que
venuto, e due brani insieme del gli altri due famosi Filippo Aurelio
i4o
Visconti e Giuseppe Guattani, Monaco, dell'accademia di belle
de quali il Nibby uguagliò per arti di Firenze, della reale delle
certo, se anco non superò la fa scienze di Torino, della ercola
ma e il sapere. Nè passerò sot nese di Napoli; siccome fu al
to silenzio quell'altra recentissitresì uno de XII del collegio fi
ma e voluminosa opera del no lologico della università di Roma,
stro autore, dico l'Analisi stori membro della commissione gene
co-topografico - antiquaria della rale consultiva di antichità e bel
carta dei dintorni di Roma che le arti presso il camerlengato, e
venne in luce negli anni 1857 e professore di archeologia nella
58, a cui seguì l'altra non meno reale accademia di Francia in
dotta e lodata della Roma nel Roma.
l'anno 1858, di cui resta a pub Fu il Nibby di mezzana sta
blicarsi ancora la parte seconda, tura, membruto, forte, gagliar
che a gran fortuna avea già d'al do, di maniere gravi e severe an
cun tempo a fine condotta, alla zi che no, faticatore studioso in
quale aggiungerò ancora quella defesso, tardo lodatore delle opere
ultima ed erudita sua dissertazio altrui, del suo proposto tenacissi
ne letta nell' accademia romana mo, a pochi amico, nemico a tut
di archeologia Sopra il sarcofa ti coloro che sopra il debito mo
go detto di Ammendola, che è do della virtù sogliono piagiar gli
oggi di sì bello ornamento al mu altri o con parole o con fatti.
seo Capitolino. Che se in quella Visse povero e morì indigente. La
Analisi della carta dei dintorni pietà d'un amico corse in aiuto ed
di Roma seppe trovar qualche ebbe onorevoli funerali. Il gover
menda quell'acutissimo ingegno no, la generosità d'un principe
di Clemente Cardinali, dirò che romano, d'un personaggio per
adombrar non ti devi a pochi nèi grado e dignità eminentissimo,
figli della incuria, e indizi al più di due illustri accademie, de'buo
della umana fralezza, se l'opera ni, degli stranieri dimoranti in
che pigli a esaminar da critico ha Roma valsero a provvedere a bi
molto di bello; chè anco il divino sogni della misera e numerosa fa
Omero sai che ti dormicchia tal miglia di quest'uomo benemeri
volta, to tanto delle lettere e dell'ar
cheologia.
E in lunga impresa un sonnerel non guasta. SEcoNDIANo CAMPANARI.

E lodato tanto e famoso era già LUCCHESINI (CEsARE), nac


divenuto il nome di Antonio Nib que a Lucca a di 2 luglio 1756 dal
by in Italia e fuori, che le più il marchese Francesco e dalla Cate
lustri e cospicue accademie di Eu rina Montecatini, ambedue di fa
ropa onorate si tennero di averlo miglia distinta tra le nobilissime
a loro socio. E fu degli ordinari di quella città. Quelli che scris
della pontificia accademia romana sero le lodi e la vita di Cesare di
di archeologia, degli onorari di cono essere stata bella ventura per
l" insigne e pontificia di san lui il nascere di così fatta fami
uca, de virtuosi del Pantheon, glia, perchè la nobiltà governan
dell'istituto di corrispondenza ar do a quei tempi le faccende della
cheologica, dell'Arcadica col no repubblica lucchese, i giovani de
me di Cleomante Samio, corri stinati a sedere un giorno tra ma
spondente dell'instituto reale di gistrati erano di buon'ora diretti
Francia, dell'instituto reale di agli studi delle lettere e della
14 i
filosofia,onde atti si rendessero ad cissimo ingegno, e attitudine a
esser buoni amministratori della qualunque maniera di studi.
cosa pubblica. Cesare all'età di 8 In quell'età in cui gli affetti
anni fu posto da suoi genitori nel rompono bollenti, in cui la vita
collegio di Modena, perchè essi a del giovane ha bisogno di movi
quell'epoca stavano colà alla corte mento e di distrazione, anche il
del duca Francesco III. In quel Lucchesini fu d'umor lieto e fe
collegio non prosperava nè il cor stante, amò il conversar compa
po nè l'animo del giovinetto: gnevole, e volentieri usò nelle al
perchè frequenti malattie trava legre brigate. Non per questo
gliavano il primo, e il secondo messe da una banda gli studi;
rimaneva senza profitto. Quindi perchè anche in mezzo alle di
il padre lo ricondusse alla patria strazioni giovanili trovò tempo
a godere per qualche tempo del da darsi alle matematiche e alle
benefizio dell'aria nativa, e co lettere greche nelle quali acqui
me lo vide florido di salute lo stò fama di valentissimo. Ben è
collocò nel collegio di Reggio, ove vero, come confessava egli stesso,
profittò molto più, e in appresso che la sua vita nuova cominciò
in quello del Nazzareno di Ro nel 18o i ; dopo la quale epoca
ma, nel quale compì la sua edu tutti i suoi giorni furono dati
cazione letteraria e scientifica. esclusivamente agli studi delle
Trovo che fino da questi giova lettere e agli esercizi della reli
nissimi anni applicava con tale gione, della quale fu devotissimo.
amore tutto l'animo suo allo stu Nello studio della lingua greca
dio che anche nelle ore destinate non ebbe maestro fuorchè per due
alla ricreazione, egli, alieno dal giorni il p. Barnaba da Pedona
comun fare degli altri, si dilettava cappuccino. Ma qualunque diffi
di svolger de libri. Mentre stava coltà vien meno quando all'inge
nel collegio di Reggio capitatigli gno va unita un'intensa voglia di
alle mani alcuni giornali in cui apprendere. Egli studiò, vegliò,
si trattavano questioni letterarie consultò i più grandi lavori fatti
e materie di erudizione, invaghi su quella lingua sì dagli italiani
maravigliosamente di essi, e ne che dagli stranieri, raccolse una
formava le sue delizie. I maestri abbondante biblioteca, e, supera
mal volentieri aderivano a sì fat ti i primi ostacoli, in breve spazio
ta lettura, perchè veramente può pei vasti campi della letteratura
nuocere ai giovani deviandoli da con molta gloria e utilità per sè
gli studi profondi, e dando lo e per la patria, perchè egli fu
ro uno spirito superficiale, per largo delle sue dottrine ai più vo
tulante e increscevole. Ma nel lenterosi giovani suoi compatrio
Lucchesini produsse altro effet ti, e Lucca per opera sua ebbe
to: cominciò ad arricchirgli la de valenti grecisti.
mente di belle notizie, e sve Quando da Pistoia per opera
gliò in lui un amore vivissimo per di M. Ricci risuonò una voce di
l'erudizione nella quale poi di riforma, e da tutte le parti si le
venne piuttosto singolare che ra vò un commovimento grandissi
ro. Terminato lo studio dell'al mo, alcuni facendo eco a quella
gebra sotto la direzione di Pio voce, altri detestando le nuove
Fantoni nel 1776, ritornava in dottrine e chiamandole prava ere
famiglia portandosi le lodi dei sia da cui riceverebbe gran con
condiscepoli e de'maestri che a taminazione la chiesa di Dio, il
vevano ammirato in lui perspica Lucchesini per conoscere lo stato
142
della questione si dette tutto alla ciò nelle cariche sostenute per la
Teologia e alla Scrittura, e per g" le fu di molto vantaggio.
vedere più a fondo in queste ma i trovava nel magistrato su pre
terie studiò la lingua copta, l'e mo l'anno 1798, quando tutta l'I
braica, la siriaca, l'arabica, e for talia superiore invasa dalle armi
mito di potentissimi aiuti di scien francesi avea mutato l'antico reg
za combattè le nuove dottrine. gimento. I cisalpini si avvicina
Intanto la repubblica lo chia vano a Lucca e volevano colla for
mava a parte del governo e gli za recarla in loro potere, e ne fe
dava la carica di senatore. In con cero varie prove che riuscirono
seguenza di ciò dovette fare un vane. Il governo sbigottito dal
viaggio in Germania per accom corso pericolo volle provvedere
pagnare i due ambasciatori che alle cose sue, e mandò il Lucche
il comune di Lucca soleva man sini deputato al Direttorio onde
dare a Vienna ogni volta che si parlasse a favore della sua repub
eleggeva un nuovo imperatore. E blica. Questi giunto a Parigi chie
i" mentre disimpegnava il pub se di avere udienza, ma non gli
lico carico affidatogli dalla cit venne mai accordata, perchè i ca
tà provvide anche ai suoi studi pi di un governo democratico
parlando co' più dotti tedeschi e sdegnavano d'intrattenersi con
raccogliendo molti degli ottimi un marchese deputato di una re
libri che facevan per lui. Poi tor pubblica aristocratica. Nulladi
nato in patria fu chiamato al ma meno ebbe comodità di trattare
gistrato supremo, e vi stette con delle faccende lucchesi col Talley
lode di giustizia e di patrio amo rand ministro degli affari esteri.
re facendo tutto quello che per lui Di questa missione del Lucchesi
si poteva onde giovare alle pub ni non abbiamo altre particolari
bliche cose. notizie, perchè le lettere e i do
» L'uomo di stato, dice un il cumenti che egli ne scrisse ri
lustre italiano, abbisogna di amo mangono inediti ancora. Sarebbe
re al lavoro, poichè le alte magi desiderabile che venissero pub
strature non sono tanto onori blicati, perchè devono contenere
quanto fatiche, e la fatica che notizie di molto momento.
non si ama, o non si fa, o si Intanto venuto il 99, nella mu
fa malamente. Egli abbisogna di tazione di tutte le sorti italiane
amabilità di maniere , acciò la anche Lucca cedè alla repubbli
verità possa venire a lui: e di ca francese, e il Lucchesini sti
paziente attenzione acciò la ve mando inutile il trattenersi di
rità possa parlargli. Egli abbi più a Parigi, si riduceva in Italia.
sogna di sagacità per distingue Ma ostacoli nuovi si opposero al
re dalla verità la maschera di suo ritorno a Lucca. Le precau
essa. ... Abbisogna di dignità di zioni dei belligeranti fecero sì
forme, perchè il comando è seria che dovette trattenersi a Parma
faccenda . . . . Abbisogna di zelo finchè per la battaglia della Treb
tale pel pubblico prò, che gli pa bia, Lucca fu evacuata dalle armi
ia diletto la fatica ch'ei dura, e francesi. Venuta Lucca in potere
vantaggio il danno personale che degli Austriaci, il Lucchesini fu
può tornargli, e calamità propria uno della reggenza, poi nel variar
la calamità del popolo. c. (Gius. delle cose ebbe altri titoli e gradi,
Manno. Della Politica e delle e finalmente sotto i napoleonici
lettere). Tutte queste qualità era fu consigliere di stato, e ufiziale
no in Cesare Lucchesini, e per della Legion d'onore: titoli che
143
gli rimasero anche nei governi Luigi Vannucchi, Giuseppe Pel
che vennero dopo. Ben è vero che legrino Frediani, Giovanni Fran
negli ultimi anni a motivo della cesco Boccella, la Teresa Bandet
sua età avanzata e della sua debo tini, e Giuseppe Maria Cardella.
le costituzione chiese di essere Le quali lodi tutte si possono ve
sgravato di qualunque incumben dere negli Atti dell'Accademia
za pubblica, per attendere solo lucchese stampati dal Bertini nel
a suoi studi, e gli venne accor l'anno medesimo 1852. E questo è
dato. uno de'rarissimi casi in cui le poe
La sua patria lo stimò e l'ono sie di raccolta che ad ogni mo
rò, e ne aveva ben d'onde: per mento ci opprimono, non siano
chè in ogni maniera egli si stu ridicola cosa, ma lodevolissima
diò di beneficarla. Quando prese perchè Cesare Lucchesini fu uo
dè all'istruzione pubblica, visita mo degno d'ogni più alto onore
va continuamente le scuole, e come a tutti attestano le opere
mostrava vivissimo amore all'a Sue,

vanzamento de buoni studi: ap Egli fu grecista valentissimo,


plaudiva i giovani più ardenti, come dimostrano le sue traduzio
incitava i più tardi, commenda ni, e i suoi eleganti scritti in
va i maestri, introduceva muovi quella difficilissima lingua. Colti
metodi, spargeva semi di abbon vò le scienze esatte e le naturali,
dante raccolta: i giovani ricchi conobbe il diritto canonico e pub
d'ingegno che di facoltà accarez blico, e molto innanzi sentì in
zava e premiava: dava loro e in fatto di belle arti. Molte lingue
prestanza e in dono i suoi libri. antiche assai a fondo conobbe, e
Insomma sovvenendo tutti di con nell'italiana dettò con disinvol
sigli, di esortazioni, di premi, fa tura e franchezza le bellissime
ceva ogni sforzo perchè la sua pa opere sue. Aveva raccolto una co
tria si segnalasse. Dei poveri era piosa biblioteca composta di raris
misericordioso oltremodo, ma con sime opere, e molte di quelle,
molta segretezza, volendo usare quantunque spettanti a materie
questa virtù per sentimento del be tra loro diverse, postillò.
ne, non perchè ne fosse discorso. Tutti i suoi scritti piuttosto che
L'adornavano cortesia,gentilezza, su frivole questioni si aggirano
ed ogni guisa di bei costumi, pei sopra argomenti rilevantissimi e
quali a tutti si rese carissimo. La sono intesi a dare all'Italia la fa
sua morte avvenuta il dì 16 mag ma che merita. La traduzione di
gio 1852 fu per i suoi cittadini Pindaro lodata per eleganza di
un pubblico lutto, perchè alcuni forme e di fedeltà da Emilio Ti
piangevano la perdita dell'illustre paldo, da Luigi Fornaciari e da
letterato, altri l'uomo di purissi altri grecisti italiani, gli meritò
ma religione, tutti il benefattore luogo distinto tra i moderni tra
Comune. duttori del lirico tebano. Egli co
Il dì 5 luglio dell'anno suddet minciò questo lavoro, come si ha in
to l'accademia lucchese gli tri una sua lettera al professore For
butò onori solenni. Mazzarosa ne naciari, per esercizio nel 1794,nè
lesse l'elogio: Fornaciari che nel aveva in animo di condurlo a fine.
l'esequie lo avea celebrato con Tradusse allora tre sole odi le
funebre orazione, lo lodò in gre quali furono inserite dall'ab.Rub
co, italiano e latino: lo lodarono bi nel Parnaso de poeti classici
consonetti canzoni, ed elegie Laz volgarizzati. Poi le vicende poli
ºaro Papi, Eufrosina Massoni, tiche e i rumori di guerra gli
144
fecero abbandonare quella fatica,e getture intorno al primitivo al
solo quando la pace nuovamente abeto ec.
sorrise,corresse le prime, e ne tra L'Illustrazione delle lingue
dusse altre che ad eccitamento del antiche e moderne ec. procurata
l'ab. Lampredi pubblicò nell'An nel secolo XVIII dagli Italiani
tologia di Firenze. A ciò mi spin è opera di molto pregio per la ra
se, seguita egli, quell'amore che ra erudizione che vi è raccolta,
l'uomo ha per le proprie cose, non per la critica con cui è condotta,
il vano desiderio di emulare il sig. e per lo scopo cui è rivolta, che è
professor Mezzanotte, e il sig. ab. quello di trar dall'oblio quei be
Borghi che fra i traduttori del nemeriti che tanto fecero per la
Pindaro tengono il campo. Essi gloria della patria e delle lettere,
hanno calcato la via più difficile, e a mostrare che l'Italia in ogni
servendosi di metro regolato: io cosa ha preceduto di lungo tratto
ho agevolato di molto a me il le altre nazioni.
cammino, liberandomi da quella Altra opera tutta patria e di
incomoda pastoia del metro, come grande importanza è la Storia let
fece il Guidi. Il desiderio di esse teraria di Lucca. Essa non è una
re, quanto potevasi, fedele senza serie di biografie degli scrittori
esser servile, mi ha fatto prender lucchesi, ma veramente, è a tutto
questo espediente: se degno sia rigore una storia letteraria. Per
d'approvazione o di biasimo, al chè cominciando dai tempi più
tri ne giudichi. « (Lett. del Luc lontani si notano con autentici
chesini al prof. Fornaciari). documenti alla mano i principii
Frutto de' suoi immensi studi della letteratura lucchese, si esa
nel greco furono anche la tradu minano con molto criterio i pro
zione di Quinto Smirneo, della gressi, si fa vedere come le lettere
Tavola di Cebete,e i molti artico sono sempre collegate colle vicen
li e dissertazioni su vari punti di de politiche, e che s'informano
erudizione, tra le quali, le quat quasi sempre da queste: e nell'es
tro dell'origine del Politeismo e sere stata Lucca quasi sempre una
delle sue prime tradizioni, in cui repubblica si trova la ragione per
mostrò quanta padronanza avesse cui furono in fiore alcuni studi
di tutti i greci scrittori, e di piuttostochè altri. Alcuni altri a
quanta critica fosse dotato nel di vanti al Lucchesini avevano rivol
scutere le svariate sentenze, e to l'animo a un'opera di questa
nel recar tutto a uno scopo, cioè natura, ma o non avevan fatto
provare che tutti i popoli, quan che dei tentativi, o delle sole bio
tunque avessero un numero ma grafie o de lavori imperfetti. Il
raviglioso di dei, ne riconosceva Lucchesini si valse delle fatiche
no poi uno solo, come autore e di tutti, consultò tatti i libri
creatore del tutto. Aveva impreso che potevan servire al suo scopo,
anche a combattere le Fetes et trasse partito dai manoscritti che
courtisanes de la Grèce e nel sag giacevano nelle biblioteche, e
gio che ne dette provò come l'au trovati documenti pregevolissimi
tore del libro tratta con leggerezza ne fece il suo prò, e condusse a
le questioni più gravi, affolla ci termine un lavoro bellissimo per
tazioni spesso false o mal appli l'importanza delle ricerche e del
cate, e declamazioni invece di le notizie, per la critica con cui
ragioni. Moltissima dottrina mo sono giudicati gli scrittori, e per
strò ancora nell'Istituzione della il conveniente luogo che a tutti
vera tragedia greca e nelle Con è assegnato. A coloro che dicessero
14
avere egli dato luogo nella sua ro veri improvvisatori. – Vita di
storia a troppi autori, risponde Bartolommeo Beverini. – Notizie
remo ; non esser questo difetto della vita di Ferrante Cittadella –
in una storia municipale in cui Lettera sopra alcune scoperte di
vuolsi tener conto anche dei mi Galileo al cav. Girolamo Tirabo
nimi, e perchè contribuirono in schi.– Articolo inserito nel Gior
qualche modo al sapere della cit male di Pisa in cui si dà notizie
tà,e perchè, come diceva l'autore di alcune poesie del sig. Rosini. –
medesimo, dall'unione del piccoli Osservazioni sulle memorie di
e grandi scrittori meglio si com Scipione Carteromaco del sig.
prende lo stato della letteratura cav. Sebastiano Ciampi. – Osser
in ogni città o provincia. Conclu vazioni sul primo canto della Fe
deremo, che se tutte le principali roniade di Vincenzo Monti.
città italiane avessero una storia Vol. III. Saggio d'osservazioni
come questa, potrebbesi sperare sopra un'opera recentemente pub
la completa storia della letteratu blicata col titolo: Feste e cortigia
ra italiana. ne della Grecia. – La tavola di
L' edizione delle opere com Cebete volgarizzata. – Del dirit
plete in 22 volumi si cominciò a to d'asilo sacro presso gli ebrei,
Lucca dal Bertini, vivente l'auto dissertazione –Congettura intor
re, e fu terminata nel 1852 poco no al primitivo alfabeto greco. –
dopo la sua morte. Essa contiene Dell'istituzione della vera tra
le seguenti opere. gedia greca per opera di Eschi
lo. – Esame di una grave accusa
Vol.I. Elogio del senatore Gio. mossa contro Cosimo I de' Medici.
Antonio Arnolfini. – Elogio del Vol. IV. Lettera al sig. Giusep
senatore Stefano Tofanelli pitto pe Micali sopra alcuni luoghi del
re. – Lettera al signor Pietro l'Odissea che si credono spuri. –
Vieusseux sopra un giudizio dato Dell'origine del Politeismo e del
da un giornalista francese intor le prime sue tradizioni, disserta
no al Petrarca. – Lettera al sig. 210 Ill,

prof. Giovanni Rosini sopra l'in Vol. V. Le Olimpiche, la prima


terpretazione d'un verso di Dan e la seconda Pizia, e la terza
te o Poscia più che 'l dolor potè Istmia.
'l digiuno. « – Lettera al signor Vol. VI. Il libro primo e secon
Gius. Maria Cardella sopra un do della guerra di Troia di Quin
tempietto innalzato ad onore de to Smirneo, volgarizzati in versi
gli uomini illustri Lucchesi dal sciolti.-Volgarizzamento dei due
marchese Antonio Mazzarosa mel primi libri dell'Iliade. – Poesie
la sua villa. – Ragionamento varie italiane. –Volgarizzamento
letto nella pubblica radunanza del primo coro delle Coefere d'E
della R. Accademia lucchese il 26 schilo.
agosto 1819. Vol. VII, VIII, IX. Dell'illu
Vol. II. Breve saggio della Sto strazione delle lingue antiche e
ria del teatro italiano nel medio moderne, e principalmente del
evo e dopo il risorgimento delle l'italiana, procurata dagl' Italia
lettere. – Orazione in morte del ni nel secolo XVIII. Ragiona
sacerdote Gio. Pancrazio Zappel mento storico e critico. – Lezio
li – Lettera al sig. cav. G. B. ne sulle opere del conte Giulio
Zannoni sopra un'iscrizione di Perticari.
iuliano imperatore. – Esame Vol. X, XI, XII, XIII. Articoli
della questione se i latini avesse estratti da varii giornali, dalla
VoL. VII, I l
146
Pragmalogia lucchese e dal N. mandez, gentiluomo spagnolo, ad
Giornale de Letterati di Pisa. detto alla segreteria di guerra del
Vol. XIV. L'incredulità con regno, il quale preso delle grazie
vinta da suoi stessi seguaci. della rara fanciulla si congiunse
Vol. XV, XVI, XVII, XVIII, con lei in matrimonio.
XIX, XX, XXI. Storia lettera Intanto Maddalena avendo da
ria del ducato di Lucca, libri to saggio alla corte di Napoli del
sette. suo genio nell'improvvisare, ave
Vol. XXII. Della tipografia va levato di sè tanto rumore che
lucchese, commentario storico. – da ogni parte le piovevano le lodi
Appendice di documenti alla Sto e le congratulazioni de grandi e
ria letteraria di Lucca – Lettere de'letterati, i quali a gara le oſfe
familiari. rivano protezione e amicizia. Lu
Il Mazzarosa compilò un esatto singata da questi favorevoli suc
catalogo de' suoi scritti inediti, i cessi divisò di mettersi in un tea
quali arrivano al numero di 1o2. tro più vasto, e , separatasi per
Di questi non parleremo qui e alcun poco dal marito, fu a Bolo
per non andar troppo in lungo, gna, a Modena, a Parma, a Ve
e perchè nella più parte sono nezia, e da per tutto ebbe nuove
piuttosto suoi esercizi ed appun lodi ed applausi. Nel 1765 ceden
ti, che opere propriamente dette. do agli inviti di Maria Teresa, da
Vedi gli elogi suddetti del Maz cui già era conosciuta per una
zarosa e Fornaciari, e l'Antolo composizione inviatale, si recò a
gia di Firenze. Inspruch a cantar le nozze di
Arro VANNucci. Pietro Leopoldo con Maria Lui
sa di Borbone. Qui oltre agli ap
MORELL1 (MADDALENA), na plausi fu colmata di doni, ai
cque di onesta famiglia in Pistoia quali, tornata in Toscana, presto
nell'anno 174o, e dopo avere a si aggiunse una considerevole
vuta ivi la prima educazione, per pensione dalla corte, che la di
grazia di una signora fiorentina, chiarava reale poetessa. Al suo ri
passò nelle Salesiane di Firenze, torno a Roma divenne la passio
ove ebbe i principii di quella e ne degli Arcadi, i quali la mise
ducazione che a civil donna son ro nel numero delle loro pasto
convenienti. Non aveva ancora relle, e barattandole il nome del
dieci anni quando col suo inge battesimo la chiamarono Corilla
gno vivace si fece ammirare dalla Olimpica. Ciò essa si meritò con
principessa Pallavicini, la quale le due accademie ( 12 gennaio, e
pose amore come a ſigliuola, e 9 febbraio 1775) nelle quali,
condottala a Roma la presentò ai secondo le relazioni dei contem
più culti personaggi di quella cit poranei, trattò dodici srgomenti
tà, che ne concepirono grandi in diversi non più intesi me
speranze. Il brio, la grazia, l'in tri con bellezza di poesia, con
gegno si andavano in lei accre profondità di dottrina e con tan
scendo cogli anni, e la facevano ta velocità, che dicono non averla
carissima a tutti. Ond'è, che, pas potuta seguitare il Nardini profes
sata a Napoli presso la principes sore di violino che con quello stru
sa di Columbrano, era la gioia e mento l'accompagnava. Gli ap
la delizia di quelli che frequen plausi e gli onori ottenuti in que
tavano in sua casa: tutta la ca sta occasione non furono che il
reggiavano e facevamle onore, e preludio di un trionfo maggiore,
sopra ogni altro Ferdinando Fer a cui fu condotta a di 51 agosto
m 47
Ordina e vuole M ... Massei
del 1776. Dopo un nuovo improv Che se passa Corilla coll'alloro
viso su temi filosofici e teologi Non le si tirin bucce o pomodoro
ci, dopo nuovi esageratissimi ap Sotto la pena di baiocchi sei.
plausi fu coronata poetessa nel
Campidoglio con tanta pompa e Dopo tanto trionfo, Corillator
solennità che non si sa immagina nava a Firenze piena di fama, e
re che cosa potessero far di più nelle conversazioni degli amici
gli antichi romani a un capitano godeva di ricordare le glorie pas
conquistatore di molte provincie, sate. Qui per altro non cessarono
o quello che si potesse far di più le dimostrazioni di stima verso di
da un popolo che volesse onorare lei. Caterina seconda di Russia la
un uomo che avesse istituita o presentò di preziosi regali e la
salvata una repubblica. Ma così invitò alla sua corte: al che non
fatti son gli uomini: l'immagi avendo ella aderito, nulladimeno
nazione la vince quasi sempre sul l'imperatrice volle assegnarle una
la ragione. Corilla fu festeggiata pensione, che poi le fu confermata
dai cardinali, dai prelati, dai let anche da Paolo I. Giuseppe se
terati, e mille poeti da ogni parte condo venuto in Toscana volle
concorsero a cantarne arcadica rivederla, la invitò a recarsi in
mente le lodi. Ma in mezzo a tanti Germania, e le fece grandi pre
ammiratori dovea sorgere alcuno senti. Insomma pareva che tutto
di animo più pacato, il quale do il mondo non avesse da pensare al
mandasse a sè stesso se era giusto tro che a onorare Corilla: da ogni
che si levasse sì grande il rumore parte le giungevano congratula
per una donna che cantava dei zioni; da ogni parte illustri perso
versi: per una donna che avea naggi traevano a lei per cono
nobile ingegno, ma che pure scerla.
non superava tanti altri spiriti Essa passò gli ultimi anni del
divini che coloro poemi dettero la sua vita in mezzo agli amici
tanta gloria all'Italia. Il merito che si piacevano della sua con
bisogna onorarlo, diceva taluno, versazione piacevole, spiritosa,
ma si vuole usar discrezione, per istruttiva. Il marito le morì nel
chè diversamente gli onori diven 1798. Di lui ebbe un figlio che
tano ridicoli e si attirano la mal presto la morte le tolse. i e virtù
dicenza e l'invidia. Tale appun morali di cui fu adorna sono, a
to fu il caso della nostra Corilla. senso nostro, ben più pregevoli
In mezzo a tanti onori si levò de' suoi improvvisi, e degli onori
contro di lei quella Satira tutta che molte volte vengono dal ca
propria di Roma, che, al dire di priccio e dalle simpatie mal rego
un ingegnoso scrittore, va a piè late. Essa fu benefica maraviglio
nudi, con altero cipiglio, pratica samente: ai nemici e agli invidi
le taverne e le piazze, e armata oppose per tutta vendetta la gene
al tempo stesso della frusta di Lu rosità; e ogni qual volta potè be
cilio e dell'ardente spada di Gio neficare anche quelli che l'aveva
venale, percuote fino al sangue, no maltrattata, lo fece.
lacera e sbrana senza riguardo a Morì a Firenze il di 8 novembre
persone. Molte pasquinate anda del 18oo. Rimangono di lei alcuni
rono attorno: fra le quali è sonetti non improvvisati, che non
singolare quella in cui si esprime sono privi di bellezze poetiche.
il finto bando diretto a fare ri Più celebre di tutti è quello diret
spettare la nuova coronata. to a Salomon Fiorentino che co
mincia.
148
contratosi in altri Italiani, che an
Fu propizia la sorte al desir mio. davano ad arrolarsi nel reggimen
to Magalotti,si unì a loro e si fece
Il suo semibusto, opera dell'in anch'egli soldato. Benchè giovi
glese Fleveston, si conserva nel metto ancora, di nulla si sbigotti
l'Arcadia di Roma. La sua corona va: in una battaglia cogli Olan
poetica conservasi a Pistoia nella desi fu fatto prigione: nel tempo
chiesa dell'Umiltà, per disposi della prigionia ammalò: condotto
zione di lei che volle consacrato ad uno spedale coll'aiuto di una
alla Vergine questo monumento monaca fuggì, si recò a Namur e
della sua gloria. La città di Pisto di li andò di guarnigione a Valen
ia la fece dipingere nel Panteon ciennes. Una malattia più grave
de' suoi uomini illustri nell'atto della prima lo colse e lo condusse
di essere incoronata. (V. il secon quasi alla morte. Stette a letto
do Volume della Collezione di vi sei mesi, e in questo tempo avuto
te e ritratti di uomini e donne agio di pensare a casi suoi si acce
illustri degli ultimi tempi. Roma se in tanto desiderio di tornare in
per Paolo Salviucci 182 r , e gli Italia fra'suoi cari, che immedia
Atti della solenne Coronazione tamente scrisse allo zio il suo mi
fatta in Campidoglio della insi serabile stato, e lo pregò ad usar
gne poetessa donna Maria Mad gli misericordia. A Roma non si
dalena Fernandez cittadina Pi avea avuta nessuna notizia di lui
stoiese, stampati magnificamente da 26 mesi: come vi giunse la
dal Bodoni). lettera, fu una festa in casa : lo
ATTo VANNucci. zio, posta giù l'ira , riscrisse
subito tornasse, sarebbe accolto
ADAMI (LIoNARDo), nacque a con tutto l'amore: e al tempo stes
Bolsena ai 12 agosto 169o. Fin da so per mezzo del cardinale Otto
fanciullo fu mandato a Roma dal buoni gli fece avere il congedo.
lo zio ab. Andrea Adami mae Ottenuta la permissione, Lionar
stro di musica, il quale fece tutti do si portò subito a Parigi, e di lì
gli sforzi per educarlo e istruirlo, in breve tempo in Italia e a Ro
e gli fece ottenere un posto in ma, ove dallo zio e dagli amici si
un seminario. Mostrò facile inge fecero lunghi i discorsi delle cam
ino, e a tredici anni aveva già pagne del piccolo seminarista. E
atto il corso di fisica. Mentre ivi
gli per altro cambiò affatto tenore
continuava con plauso i suoi studi, di vita: si rimise allo studio con
nata una sommossa in quel semi incredibile ardore, e in breve
mario, ed avendovi presa parte, tcmpo imparò il greco in modo
l'Adami per timor del gastigo se da poter tradurre con lode i clas
ne fuggì, e lo fece sì destramente, sici greci. Desiderava di pubbli
che non si potè sapere dove fosse care qualche cosa d'inedito insie
andato, quantunque da ogni par me colle sue traduzioni : però si
te si mandasse in cerca di lui. E dedicò tutto su Libanio: ne tra
gli intanto per la porta del Popo scrisse con molta pazienza e fati
lo e per la via di Bracciano andò ca tutte le opere, le collazionò in
al mare, e per le coste a Livorno. tutti i codici più antichi della Va
Imbattutosi ivi in un vascello
ticana, Ottoboniana, Barberina,
francese imbarcò, e dopo varie Casanatense , copiò tutte le ora
fortune giunse a Tolone. Allora zioni e lettere inedite, e voleva
noiato del mare prese la via di il tutto stampare colla sua tradu
terra alla volta di Parigi, e in zione e varie lezioni: ma in Italia
14
non potè trovare stampatore che BUONARROTI Ferros"
a proprie spese le pubblicasse. Le bene le sovrumane virtù di cuore
mandò al Facciolati suo amico pre e d'ingegno che adornarono il gran
gandolo che lo aiutasse in questa Michelangiolo non risplendessero
bisogna dello stampare, ma furo mai in altro uomo di un lume così
no parole. sfolgorante, pure non si spensero
Mentre nell'Ottoboniana an
al tutto nella famiglia de'Buonar
dava in cerca di cose inedite, tro roti. Michelangiolo detto il giova
vò cinque novelle o costituzioni ne ebbe assai riputazione nelle
imperiali non esistenti nel codi lettere. Filippo al principio del se
ce di Teodosio, che lasciò tra suoi colo XVIII fu valentissimo nel
manoscritti. Lavorò anche sopra l'antiquaria: e un altro Filippo
la Storia de' Goti di Giornando, nato nel 1761 e morto a Parigi
della quale avea in animo di fa nel 1757 ebbe sì schiette e gene
re una nuova edizione, collazio rose le virtù del cittadino che fu
nando i codici più antichi della celebrato e pianto anche dagli
Vaticana e Ottoboniana, se la stranieri. Ora faremo parola di
morte non glielo avesse impe quel Filippo che abbiamo detto
dito. Fece una gran raccolta di avere avuto fama come antiqua
iscrizioni, molte delle quali già r1O.
stampate, e alcnne copiate da Nacque a 18 novembre del
lui in Roma e ne contorni, le 1661, e furono suoi genitori Leo
quali voleva dare alle stampe nardo, e la Ginevra Martellini,
con nuovo ordine e col corre sorella a quell' Jacopo che fu dot
do di molti suoi schiarimenti. to nelle scienze fisiche imparate
Di tanti suoi lavori non vide la dalla bocca stessa del Galileo, e
luce che il primo tomo della Sto nelle lettere greche e latine, in
ria d'Arcadia (Arcadicorum vo cui volle di buon ora istrutto il
lumen primum. Romae er Tr nipote. I parenti lo destinarono
pogr. Antonii de Rubeis 1716, in alla giurisprudenza, come quella
4.), perchè la soverchia applica che poteva aprirgli la strada ai
zione lo condusse alla morte a guadagni e agli onori, e, sebbene
28 anni il 9 gennaio del 17 19. ripugnante, a questo oggetto a
asciò i suoi manoscritti al card. Roma il mandarono. Quivi il gio
Imperiali di cui era bibliotecario. vane senti più accendersi l'animo
Tra essi era una Storia del Pe e svegliarsi l'ingegno per quegli
loponneso, i quattro libri non studi,cui può dirsi che la natura
mai stampati di Poggio Braccio lo avesse chiamato. L'aspetto dei
lini de varietate fortunae, varii monumenti, che attestano l'anti
altri opuscoli del secolo XV, e il ca gloria, i nobili avanzi del po
secondo volume della Storia d'Ar polo re lo infiammarono alla scien
cadia. Nel primo volume avea za delle cose antiche, e a quella a
parlato con moltissima erudizio tutt'uomo si volse. A ogni passo tro
ne dell' origine degli Arcadi, vava oggetto di studio: ogni cosa in
delle loro vicende, dei loro re fino che s'avveniva aggiungeva stimo
alla Olimpiade XXVIII. Nel se li alla curiosità dell'animo suo, e
condo doveasi condurre il raccon a pienamente soddisfarle sue bra
to fino ai suoi tempi. (Vedi le no me gli offrì valevoli mezzi il car
tizie degli Arcadi, Mazzuchelli dinale Carpegna che gli dette la
Scritt. d'Italia, Giornale de'let carica di auditore, di biblioteca
terati. ec.). rio e di custode del suo museo.
ATTo VANNucci.
Vastissimo campo qui ai suoi studi
15o
si apriva, ed egli di tutta lena fornito di molta critica e di pro
vi si lanciò: e maravigliato della fonda erudizione, e felicemente
ricchezza de'monumenti che con emenda i passi guasti degli scrit
teneva il museo ne dava tosto tori. Nelle cose poi che riguardano
contezza allo zio Martellini, facen l'arte del disegnare porta si savi
dogli soprattutto notare che il giudizi, che bene si pare, secon
museo del Carpegna era pregia do il detto del Fabroni, essere
bilissimo per quelle medaglie che lui nipote del gran Michelangio
si chiamano Moduli maximi. Il lo. Quest'opera fu pubblicata in
Martellini allora me lo pregò a Roma per Domenico Antonio Er
scrivere il catalogo di siffatte me cole (1698 in 4. ), col titolo di
daglie, ed egli presto lo fece in osservazioni storiche sopra al
modo da superare l'aspettazione cuni medaglioni antichi.
dello zio, e da meritare le lodi dei La scienza del Buonarroti sian
dotti di Europa: perchè con nuova dava ogni girono più aumentan
maniera spiegò le difficoltà non do e per gli studi severi a cui si
superate dagli altri antiquari, recò era messo, e per l'usanza continua
prove evidenti alle sue nuove opi con uomini dottissimi che alle ri
mioni, rischiarò la geografia,la le ve del Tevere da ogni parte trae
gislazione, i privilegi ei diritti di vano. Usava di frequentare la ca
molte città della Grecia, non op sa di monsignor Severoli, e di
primendo mai con soverchia pom Gaetano Filangeri napoletano,nel
pa di mal digerite notizie, ma le quali intervenivano il Gravina,
con acutezza d'ingegno, con sa il Fabretti, il del Torre,il Quarte
vio giudizio e bell'ordine recando roni, il Guidi, il Sergardi,il Bian
in mezzo le cose opportune e ser chini, il Lambertini, il Riviera e
venti al suo scopo. Dalle sue os quindi il grande Scipione Maffei,
servazioni rimase avvantaggiata i quali d'ogni maniera di leggia
la storia de'Cesari, quella dei riti, dri e di dotti studi tenendo di
della disciplina di molte città, del scorso, a vicenda s'istruivano e
culto degli dei, dei giuochi, del s'incoraggiavano. L'opera del
le feste, dei magistrati. I Neocori Buonarroti fu quivi molto lodata:
prima di lui credevansi custodi o ma egli non potendo campare so
serventi dei templi, come suona lamente a forza di lodi fu costret
la greca parola. Ma egli avvisò non to a procacciarsi altrove sua ven
aver nulla che fare coi templi, e tura: e volentieri aderì a Cosimo
doversi unicamente riferire ai
III che nel 1699 lo richiamò a
giorni festivi e ai pubblici giochi Firenze per servirsi dell'opera sua
che dalle città si celebravano in in gravissimi affari. Tornato in
onore de'Cesari: e credè che que patria si ammogliò con una Mala
sti, e talvolta anche il senato ono volti di Siena, da cui fu fatto lieto
rassero le città del titolo di uno o di una figlia e di un figlio chia
più IVeocorati, secondochè l'occa mato Leonardo che fu il conti
sione chiedeva. Il non rammen nuatore della famiglia.
tarsi più i Neocori delle città do In questo mezzo essendo stato
po i tempi dell'imperatore Gal fatto senatore, segretario delle ri
lieno vuole si derivasse o dall'es formazioni, e poi segretario del re
sersi avviliti questi privilegi colla gio diritto, ebbe modo di provve
profusione, o dall'essere state le dere a suoi privati bisogni e di
città spogliate del diritto di bat continuare ne'tempi d'ozio a col
termoneta. Comunque sia, in tivare la scienza nella quale era
queste ricerche si mostra sempre si dimostrato già molto valente.
1 51
Recandosi sovente nella quiete non comprese quelle minori po
della campagna ivi si abbandona ste ad ornamento sul principio e
va tutto a suoi studi, e frutto di sulla fine de libri. Di più pub
questi furono le Osservazioni so blicò tutte e sette le tavole di
pra alcuni frammenti di vasi Gubbio, e un alfabeto Etrusco
antichi di vetro ornati di fi che fu giudicato il migliore di
gure e trovati nei cimiteri di tutti quelli veduti avanti a lui.
Roma, pubblicate nel 1716 in Fi Ragionò dell'origine degli Etru
renze per " Guiducci e San schi ch'egli vuole dall'Egitto: nel
ti Franchi. Furono tenute in che gli antiquari tennero diversa
moltissimo conto da Benedetto opinione, perchè il Gori gli de
XIV, dal Maffei e da altri dotti, rivò dalla Grecia, il Freret dalla
e ne dettero un estratto ia Biblio Illiria, il Maffei dalla Moabitide,
thèque Italiaue di Ginevra e il e altri di altri paesi. Parlò della
Giornale de letterati d' Italia. loro religione mostrando quello
Nella prefazione a dimostrare la che avevano di comune co Greci
antichità di questi vetri discorse e co Romani: delle cerimonie re
dottamente sulla maniera di scri ligiose, delle da aze, dei canti, del
vere, e sulla forma delle lettere le magnifiche permpe de'funerali,
nei primi secoli dell'era volga delle loro opinioni sull'anima, e
re, e in certa guisa venne a fa sulla vita futura: dell'egregio lo
re un supplimento all'opera del ro valore in guerra, delle loro
Mabillon de re Diplomatica. imprese, di quello che valeva
Procedendo poi nell'illustrazio no nelle scienze e nelle arti e di
ne de vasi, secondo che gli se ogni altra cosa che a loro s'appar
ne offre il destro, fa sfoggio di tenga. Con tutte le sue osserva
molta erudizione sulle usanze de zioni diradò di assai le tenebre
gli antichi quanto a vestito, a u che aveva lasciate il Dempstero, e
tensili di famiglia, a culto religio fece abilità al Maffei di recare a
so e ad altre cose siffatte. In ciò " materie una luce più gran
che richiedevasi cognizione del e. Insomma, soggiunge il Fa
greco più profonda di quella che broni, egli fece eloquenti le reli
egli avesse si valse dell'opera di quie dell'antichità, e però si può
A. Salvini. applicare a lui quel di Plinio (in
A nuovi studi lo richiamava princ. Histor. nat.): Vetustis no
nel 1725 la grande Raccolta degli vitatem, novis auctoritatem, ob
Scrittori delle cose dell'anticasoletis nitorem, obscuris lucem,
i truria, pubblicata da Tommaso fastiditis gratiam, dubiis fidem,
Dempstero in Firenze. Questa o omnibus vero naturam, et natu
Pera eccitò molti alla ricerca del rae suae omnia dedisse.
vero, e fece nascere nelle di Oltre a queste opere il Buonar
verse menti diverse opinioni. Al roti aiutò il Fabretti nella Raccol
"uni dicevano esser tempo per ta delle antiche iscrizioni; dette
duto l' occuparsi in cose rav molti aiuti al Maffei pel suo Ra
volte di tenebre: altri crede gionamento sugli Itali primitivi;
vano potersi scoprire la verità, e fu maestro al Gori, al Bianchi,
ma non sapevano quale ne fosse e ai fratelli Venuti e ad altri, cui
la strada. Il Buonarroti volle pro fu cortese della sua molta dottri
varvisi, e si volse subito allo stu na. Il Maffei gli si mostrava ricono
dio de monumenti dei quali rac scentissimo, confessando di esser
colse tanti, che l'opera del Demp gli debitore di molte cose, e gli da
stero di cento tavole aumentò, va bellissime lodi : Le anticaglie
152
(dice egli nel Tomo III, del ho usato nel compilar la presen
le Osservazioni letterarie) d'ogni te, il Mazzuchelli, il Lombardi,
genere può affermarsi con fran il Ginguené nella Biografia Uni
chezza, che non si trovò mai chi versale, ec.
ATTo VANNucci.
le intendesse più a fondo, chi ne
parlasse meglio, e chi più sicure
e più profonde notizie ne dedu BONELLI (BENEDETTo), na
cesse: e ciò che soprattutto è sti cque in Cavalese,borgo della val
mabile, fu sommamente cauto e le di Fiemme spettante al circolo
ritenuto, non s'invaghì mai di di Trento, da Giandomenico e
spacciare immaginazioni e chime Francesca Antonia Miorini, am
re, nè si lasciò ingannare dalle im bedue nobili famiglie, il 26 de
posture che tanto corrono, e delle cembre dell'anno 17o4. Dai ge
uali sommamente era infastidito. - nitori fu posto nel collegio de'ge
i" di lui con uguale onore, suiti in Trento, perchè vi si ad
il Lambertini, il Gigli, il Gori, il destrasse nelle umane discipline,
Querini, il Manni, il Fontanini, nelle quali fece buon profitto. In
lo Zeno: il Lami lo chiamò prin namoratosi però della vita clau
cipe degli antiquari dell'età sua, strale, volle assolutamente dare
e il Vernet nella Biblioteca italica un addio alle cose del mondo; la
di Ginevra dice che in materia onde nell'anno suo diciassettesi
d'antichità tient sans contredit mo, vestì l'abito de'frati minori
le premier rang en Europe. Inol osservanti riformati di s. Fran
tre moltissime accademie si ono cesco nel monastero di sant'Anto
rarono di averlo tra i loro mem nio di Cles nella valle di Non.
bri, e Francesco Vettori fece in Ciò avvenne nel dì 26 maggio
suo onore gettare una bella me del 1721, nel qual giorno, nel
daglia. l'anno appresso, dopo un noviziato
Se Filippo Buonarroti veneras esemplarissimo, pronunziò con
se il gran Michelangiolo non è da somma allegrezza i voti solenni.
domandare. Era tanto il desiderio Datosi poscia con ardore allo stu
di vedere almeno le ceneri di lui, dio della filosofia, come si trova
che nel 172o avutane la permis va a quei giorni, ed a quello del
sione, ne apri la sepoltura, e di la teologia, vi riuscì perito ben
cono che ritrovasse tutto intero il presto a segno d'esserne ordinato
suo corpo. maestro. Nell'anno 1728 ottenne
Di carattere era buonissimo : il sacerdozio; nel 1729 incomin
modesto, generoso, nemico del ciò l'apostolico esercizio della pre
l'adulazione, e di tutte quelle dicazione, e nel 1751 le sue pub
arti con cui da molti si compra la bliche letture.
fama: a dir breve, in molte cose Crescendo in istima fra suoi,
fece ritratto degli antichi costu tanto pel suo valore nella dottri
mi. Morì nel mese di decembre del na, quanto per la saviezza della
1755, e fu sepolto in santa Croce mente e per la nobiltà e dolcez
vicino di Michelangiolo. La sua za del conversare, fu spedito a
morte fu pianta con orazioni, con Roma per affari importantissimi
sonetti e altre poesie dagli Etru del suo ordine nel 1742, indi nel
schi di Cortona, dai Cruscanti, 1744 ad Inspruch pel medesimo
dagli Arcadi, e dai Botanici di oggetto.
Firenze. Nel 1745 ebbe l'incarico di
Scrissero la vita di Filippo Buo definitore provinciale; nel 1754,
narroti, il Fabroni, di cui molto dalla città di Trento gli fu
156
commesso di scrivere contra Giro dali. Nel 1769 il di lui fratello
lamo Tartarotti, in difesa di s. A Vigilio Antonio, iurisconsulto as
dalpreto vescovo della medesima sai dotto e lodato dal Mazzuchel
città. Nel 1756 in qualità di pro li fra suoi Scrittori d'Italia, con
ministro provinciale si portò al sua allegrezza, fu creato consi
capitolo generale di Murcia in I gliere aulico di Trento. Nel 177o
spagna, e tornò in Italia col grado dal Papa Clemente XIV ottenne
di definitore generale della nazio un breve onorifico che fece stam
ne germanica. Nel 1757 ebbe il pare nel volume I, pag. xxxIv
decreto di scrittore generale del del Supplimento alle Opere di s.
suo ordine, e come visitatore ge Bonaventura. -
nerale recossi nella provincia di Fra tanti incarichi, e possiamo
Milano. Nel 1758 gli fu di nuo aggiungere fra tante battaglie,
vo commesso dalla città di Trento che gli fu forza sostenere a dife
di scrivere contra il Tartarotti, sa delle proprie opinioni, e l'e
del quale nel 1761 , fu bru sercizio sempre rigoroso de pro
ciata pubblicamente dal carnefi pri doveri come sacerdote e clau
ce una lettera mandata per le strale, ne' quali si mostrò insino
stampe contra lo stesso Bonelli. alla fine della vita esemplarissi
Questi per alcune sue opere, in mo, non tralasciò mai lo studio;
ispezialtà per le sue Vindiciae anzi sembra quasi impossibile co
Romani Martirologii ec., e per la me abbia potuto mandar a ter
causticità usata contro il libro ce mine tante opere per le quali era
lebre del Tartarotti intitolato del
pur necessario perdere molto tem
notturno congresso delle Lamie, po in ricerche erudite e molto
ebbe non pochi avversari, i quali spazio occorreva anche per la ma
combattè sempre con valore, quan teriale scrittura.
tunque non sempre con tutta ra Negli ultimi anni del viver suo
1O Il ce
gli fu forza provare un disastro
Nel 1761 il Bonelli fu annove dolorosissimo per un autore, cioè
rato fra primi soci dell'Accade che per caso accesosi il fuoco nel
mia letteraria istituita nel colle
la sua cella, infra i libri stampati
gio de' pp. Somaschi di Trento, ardesse gran parte dell'opera, che
indi quel magistrato consolare or sino da tre anni innanzi lavora
dinò che per riconoscenza, il Bo va, adversus profanas Opinio
nelli ed il Convento de'Riformati num notivitates. Ciò accadde ai
della medesima città fosse sempre, tre di gennaio del 1778.
in quanto gli bisognasse, spezial Con tal tenore di vita sempre
mente protetto dallo stesso magi operosa e sempre esemplare si con
strato.
dusse insino al giorno 28 di ot
Nel 1762 intervenne come de tobre del 1785, nel quale giunto
finitore generale al capitolo pur all'anno settuagesimo ottavo rese
fi" dell' ordine tenuto in placidamente lo spirito al Creato
antova. Nel 1765 per comando re, nel convento di s. Bernardino
onorevole del Molina, ministro ge presso Trento.
nerale, incominciò a scrivere la Per quaranta anni e più segui
vita di s. Bonaventura, difenden tò l'apostolico uffizio della predi
done le opere contra l'eretico Ca cazione nelle principali città del
simiro Oudino. Nel 1764 dal ve l'Italia e sempre con applauso e
scovo e principe di Trento Cri numeroso concorso.
stoforo Sizzo, fu eletto fra suoi Ei tenne corrispondenza di let
teologi ed esaminatori pro-sino tere con molti fra i primi letterati
a 54
d' Italia e di Germania. Fra conventuali, cioè del p. M. Gin
quelli voglionsi accennare Marco lio Antonio Sangallo da Cone
Foscarini doge di Venezia, Fla gliano.
minio Cornaro, Scipione Maffei, Risposta alla lettera scritta in
Giammaria Mazzuchelli, Lodovi risposta alla conferenza di un
co Antonio Muratori, Giovanni maestro col suo discepolo, circa
Lami, Giuseppe Bianchini, Gian le controversie, se s. Pietro Re
Grisostomo Trombelli; e fra i galato da Vagliadolid sia del
Tedeschi Adriano Kembler, Eu l'ordine del Minori conventuali.
sebio Amort, ed altri non pochi Con altri due opuscoli, tutti
che sarebbe troppo lungo il voler impressi in un volume. Venezia,
qui rammentare. Del Bonelli fa 1748, in 8.
vellarono con molta lode il Cor 5. Vindiciae Romani Martiro
ner in varie sue opere, il gran logii. Veronae, 1751, in 4.
pontefice Benedetto XIV nella 6. Animavversioni critiche so
sua lettera diretta al Veterani, de pra il notturno congresso delle
canonizatione puerorum martr Lamie. Ragguaglio sincero su la
rum; il Maffei nel Giansenismo sentenza di morte in Salisburgo
nuovo; il Mansi nella Collezione ultimamente seguita contra una
de Concilii, e molti altri. strega.
Corollario storico sopra la
Sue opere a stampa. stregheria. Venezia, 1751, in 4.
Probabilmente non in Salisbur
1. Vivo esemplare di vera pe go ma in Würtzburgo seguì la
nitenza esposto alla comune ve miserabile condanna sovra men
nerazione ec. colla canonizza tovata. Intorno a questo fatto me
zione di santa Margherita di rita d'esser letto il Ragionamen
Cortona, Trento, 1729, in 12. to di Giorgio Gaar fatto dinanzi
2. Epitome, quae theoria, Pra il rogo di Maria Renata strega
arisque exhibetur sanioris morum abbruciata in Erbipoli, tradotto
doctrinae a corrupta, vitiataque in italiano, e stampato a Verona
in utraque signanter Dei,et Pro nel 1749 per conoscere a quanto
arimi charitate dignoscenda Ac. possano giungere i traviamenti
Ivi, 1757, in 12. dello spirito umano.
3. Dissertazione Apologetica 7. Epistola, in qua animad
sul martirio del Beato Simone versiones in Historiam Theologi
da Trento nell'anno 1745, dagli cam earumque defensio ad Cri
Ebrei ucciso. Ivi, 1747, in 4. sim Theologicam eaciguntur, etc,.
Fu scritta contra i due eretici Lucae, 1751, in 4.
Giancristoforo Wagenseil, e Ja 8. Tre lettere apologetiche al
copo Basnagio. Il Bonelli frecci l' autore della Storia letteraria
tato a scrivere questa dissertazio d'Italia. Stanno nel Tomo 48
me da Carlantonio Ceschi, consi della Raccolta Calogerà. Venezia,
gliere della reggenza d'Inspruch, 1752, in 12.
ed autore di un Manuale cristia 9. Judicium criticum in Satr
no-politico. Il Ceschi mori in ram inscriptam: Lettere d'un
Borgo di Valsugana sua patria nel giornalista d' Italia ad un gior
176o. malista oltramontano sopra il li
4. Risposta al compendio del bro intitolato: Vindiciae Romani
la vita di s. Pietro Regalato, u Martirologii. Feltriae, 1755, in 8.
scito di nuovo alla luce per ope 1o. Sentimento critico su quel
ra di un religioso de' pp. minori lo scrivesi nell' Apologia del
155
congresso notturno delle Lamie, Il dottore modenese fu Giam
sì contra l'anonimo autore delle batista Ataldi proposto di s. Aga
critiche animavversioni, come ta in Modena.
contra il p. Daniele Concina, 17. Pratica della Via crucis.
Senza luogo ed anno, in 4. Trento, 1758, in 12.
– lo stesso Trento, (Venezia) 18. Avvertimento per bene del
1755, in 4. -
le anime, intorno all'ultimo de
1 t. Raziocinio critico teologico creto di dannazione dell'istoria
su l'Apologia del congresso del del popolo di Dio del Berruyer.
la Lamie. Venezia, 1754, in 8. Cosmopoli, (Trento), 1758, in 8.
Quantunque talvolta sia passa 19. Condanna della Teologia
to sotto il nome di Pietro Fanti morale de' pp. Busembaum e la
mi domenicano, è veramente del Croix pubblicata ed eseguita nel
Bonelli, ed il Fantini ebbe sol 1757 in Tolosa.Cosmopoli,(Tren
tanto cura della stampa. to), 1758, in 12.
12. Tre lettere di un Giornali a stessa, nel Tomo 2. del
sta oltramontano ec. Trento, la Istruzione a vescovi sopra la
1754, in 4. loro obbligazione nella scelta dei
15. Dissertazione intorno alla ministri da impiegarsi per predi
santità e martirio del B. Adal care e confessare. Venezia, 176o,
preto vescovo di Trento ec. Ivi, in 8. -

1754, in 4. 2o. Brevi notizie di Tomio Co


14. Lettere illustrate con note moan (Bonelli) per ben dirigersi
contra l'Appendice prima del vo negli affari dell'anima. "
lume settimo, e più altri luoghi zia, 1756, in 12.
della Storia letteraria d'Italia. le stesse, seconda edizione,
Venezia, 1756, in 8. accresciuta. Trento, 1758, in 8,
15. Osservazioni di N. N. sul le stesse col titolo: Principii
la giunta e critica fatta dal p. di sana morale. Napoli, 1762,
Zaccaria, Tomo 4. della Storia in 8.
letteraria pag. 157 e seguenti, Furono tradotte in latino per
della Novella Fiorentina del si ordine del vescovo di Gratz, ed
gnor Lami. ivi stampate nel 1768.
Trovansi nel Tomo primo delle 21. Ristretto della vita del bea
Osservazioni sopra vari punti di to Enrico da Bolgiano ec. Tren
storia letteraria esposte da Eu to,, 1759, in 12.
sebio Eraniste, cioè dal Patuzzi. E del Bonelli la dedicatoria e
Venezia, 1756, da pag. 72 all'8o. l'elenco degli autori che favella
Il Mazzuchelli nel catalogo delle rono intorno il B. Enrico.
opere del Bonelli mette la Disser 22. Dell'Indulgenza della Por
tazione intorno la fondazione del ziuncola ec. Ivi, 1759, in 8.
la chiesa di Aquileia, Milano 1757, 25. Dissertatio adversus Itali
e la suppone a torto attribuita al cae historia e letterariae autho
p. F. Carlo Giuseppe da s. Fiora rem, aliosque sententiae de suſ
no min. osserv. rif., ma sbaglia, ficientia servilis attritionis ad
perchè è veramente di questo, obtinendam gratiam in Sacra
non del Bonelli. mento, certitudinem perperam
ºf. Risposta epistolare d'un asserentes. Sta come prodromo
amico alla terza Lettera del dot dell'opera del Francesconi inti
tore modenese, intorno alle let tolata: Necessitas dilectionis Dei
tere del p. Flaviano da Cembra. etc. Venezia, 1759, in 8.
Cosmopoli, (Trento), 1758, in 4. 24. Notizie istorico - critiche
j 56
intorno al B. M. Adalpreto vescovo Sigilii et Endrmionis de peccatis
e comprotettore di Trento, ed in Somniorum.
torno altri vescovi della Germa- . 1 5. Dissertatio de mente Scoti
nia e dell' Italia a' tempi dello Doctoris subtilis circa tempus ,
Scisma di Federigo I, imperato quo Divinae dilectionis obliga
re ec. Trento, 176o, volume I, tio incumbit.
in 4. 16. Epistola ad Joannem Ba
dello stesso, ivi, 1762 , vo ptistam de Gasparis adversus
lume III, in 4. ejusdem Gasparii, ac Ludovici
IMonumenta Ecclesiae Triden Ant. Muratori aristarchos, 174o.
tinae voluminis tertii pars alte 17. Animadversiones criticae
ra, ib. 1765, in 4. in /aldesium Lampridii /indi
25. De Cultu s. Simonis pueri cem, ac Lampridii Censores etc.
Tridentini etc., ib., 1765, in 4. 1743.
26. Prodromus ad opera omnia 18. Osservazioni sopra la fa
s. Bonaventurae ec . Bassani , mosa bolla di Atlessandro VI / a
1767, in fol. favore della Immacolata Conce
27. Lettere varie di erudizione. zione di M. /.
Trovansi melle Novelle Fiorenti 19. De contractu Trium Epi
me del Lami. stola, 1743.
ao. Colloquio dogmatico ec. ,
Opere che lasciò inedite. sopra l'usura, 1745.
21. Osservazioni sopra la dot
1. Isagoge ad Philosophiam trina di s. Bernardino da Siena
religiosam. contra la usura ec.
2. De locis Theologiae moralis. 22. La nuova controversia so
5. Diatriba de Fide Canoniza pra la usura terminata da Bene
tionis Sanctorum, 1738. detto XIV.
4. Apotheosis Sanctorum 1738. 25. De Pecunia Foenebri in
5. De invocatione Sanctorum. Germania non elocanda.
6. De jure Procurationis in vi 24. Adnotationes in Siaetinam
sitatione diocesis, 1759. Constitutionem adversus nupe
7. De Testamento, sine Hae rum Patronum contractus, quem
redis institutione facta ab aegro yocant Trium. -

to etc., 175g. 25. Commentarius de crimino


8. De Patrimonio etc. sa juris naturalis inscientia.
9. Criterium martyrii, aetatis, 26. Syntagma de utroque capi
et cultus sancti Zenonis episco te Ecclesiae invisibili, et visibi
pi Veronensis, 173g. li, 1758.
1o. De Santificatione diei festi, 27. Syntagma de humanorum
174o. actuum fine.
1 1. De clausura Monialium , 28. D6ctrina Fulgentii Belleli
deque sacris Lipsanis Beatae pro vindicanda orthodoacia sen
Notburgae virginis recens dete tentiae agnoscendi obligationem
ctis, 174o. cuncta in Deum referendi per ca
12. La calunnia convinta, cioè ritatem, 1757.
giuste discolpe di una innocente 2g. Specimen de Actuum huma
moglie contro le infami impostu norum fine ultimo.
re d' un geloso marito. 5o. Dissertatio de s. /igilio
13. Esercizio cristiano d' una Gestis.
nobile coniugata ec. 5 i. De Teriolensibus, sives u
14. Onitocrites, seu colloquia triusque Retiae antiquitatibus.
157
52. Observationes critica e ad 44. Lettera ad un amico sulla
ordinem comprovincialium Pon iscrizione del nono secolo, che
tificum juvaviensis, seu Salis ritrovasi in Vezzano, borgo del
burgensis metropolitanae Eccle vescovado e principato di Tren
siae ab Anonymo Mabilloniano to, esprimente le reliquie del
saeculi noni Poeta digestum, at Beato Valentino, 1755.
que vindiciae priscae Ecclesiae 45. Atti di san Remedio e
Sabionensis nunc Briarinensis, Compagni Abramo e David, con
I n5o. dissertazione previa, e con note
55. Resolutio de infante mor avvalorati ed illustrati.
tuo in lucem edito absque Bap 46. Lettera ad un amico in ri
tismo, ac in Coemeterio contra sposta a tre dubbi proposti intor
Parochi prolibitionem tumulato, no a s. Remedio Anacoreta del
ostea vero erhumato, 175o.l'Anania, 1756.
54. Collectio Monumentorum
47. De Sanctis Patribus A
de Sancto Simone puero, ac brahae in Sinum incolentibus,
martrre Tridentino. t -

55. Commentarius historicus º, De nihil innovando circa


de judaicis persecutionibus in consuetudinem iterato lucrandi
christianos, potissimum adversus Indulgentiam, quam ajunt por
pueros christianos, ab incunabu tinuculae.
lis Ecclesiae ad nostram usque 49. Dialogus de Scientia Dei,
aetatem deductus. deque libertate et gratia.
56. Beati Innocentis Simonis 5o. Specimen historicum de
Tridentini a judaeis diro suppli Sagis et Magis.
cio interrempti, acta illustrata, 5 1. Memorie storiche intorno
et vindicata. ad alcuni Scrittori del Trentino
57. Libri Simonides Ubertini territorio, e de luoghi circon
Pusculi Poetae Brixiani mendis vicini all'Italia spettanti, rac
purgati, atque adnotationibus il colte per servire al Mazzuchelli
lustrati. 52. Vita Francisci de Alber
58. Appendice alla disserta tis Episcopi ac Principis Tri
zione apologetica sul martirio dentini, 1755.
del Beato Simone da Trento. 55. Lectiones Breviarii Fran
59. Beatus Laurentius Maro ci scani de s. Rosa Viterbiensi in
sticensis puer a judaeis in o ampliorum formam redactae.
dium Christi peremptus anno ae 54. Trenta argomentazioni di
rae vulgaris 1485 etc.: adversus un Laico contro l'Apologista del
lasnagium, ac IVagenseilium congresso notturno delle Lamie.
judaearum patronos. 55. Triduo della B. Michelina
4o. Brevis narratio Martyrii da Pesaro ec., 1758.
Beati Laurentii pueri, etc, 1745. 56. Censura Teologica di Fi
41. Difesa della santità d' In larnion cattolico sopra il libro
genuino vescovo Sabionese, e del intitolato: Il Contadino guidato
Martirologio Romano contenente per via delle sue faccende al
il di lui nome. cielo, 1758.
4a. Lettera a Benedetto XIV, 57. Dissertazione storico-criti
in difesa della santità e del ca su la vita e gli scritti del sera
martirio del B. Adalpreto vesco fico dottores. Bonaventura, 1759.
Vo di Trento. 58. Giudizio sopra il secondo
43. Risposta ad un erudito libro dell'impiego del danaro ec.
Censore della dissertazione pre 59. Ristretto della vita di Gior
cedente, 1755. gio Lictenstein da Nicolsburg,
I 58
vescovo e principe di Trento, stolicam antea recurri consueve
176o. rat etc., 1781.
6o. Epistola a Clemente XIII 75. Osservazioni sul volgariz
a nome di tutto il Capitolo ge zamento delle Epistole ed E
nerale dell'ordine francescano, vangeli, fatto da Giovanni Mar
1762. chetti, 1781.
61. Ecclesiae Tridentinae a 74. Osservazioni sopra la di
liarumque Germaniae Ecclesia chiarazione del suddetto Mar
rum antiqua monumenta de Con chetti, fatta al suo volgarizza
ceptione B. M. V., 1762. mento, 1782.
Raccolta fatta pel p. Gerbert 75. Dodici riflessioni sopra le
benedettino.
rappresentanze fatte da un ano
62. Fausto pronostico, canzo nimo contra l'inveterato costume
ne in lode di Cristoforo Sizzo di cantar la Messa alla mezza
nuovo vescovo di Trento, 1764. notte nella vigilia del santo Na
65. Panegirici, Prediche, I tale, 1785.
struzioni, Ragionamenti fami 76. De fide, moribus, et di
gliari, in molto numero. sciplina adversus profanas Opi
64. Lettera contrapposta a quel nionum Novitates etc., in Tomos
la dell'anonimo Rivano, stampa tres distributa.
ta dal Valvasense nel T. 1, par Opera compiuta pochi giorni
te 4, pel mese di giugno 1755. innanzi della sua morte.
65. Risposta alle ricerche let GIAMBATisrA BAsRGGIo.
terarie intorno alla città di Tren
to, fatte dall'abate Cesare Orlan TOMMASI (AN Fc, o), nacque
di, 1766. a Lucca il di prin novembre
66. Depuero tonsurando ante del 1668: studiò in patria, e nel
septennii complementum, quae 1685 ivi entrò neº a compagnia
stio canonica, 1772. de'cherici regolari della Madre di
67. Lettere familiari italiane Dio, e v'insegnò la rettorica. In
e latine. appresso recatosi a Genova, i ca
68. De Abortivorum Baptismo, pi di quella repubblica fecero
1774. tanta stima di lui che lo vollero
69. Lettera intorno alla divina onorato della cittadinanza. Que
Grazia, 1782. ste accoglienze lo fecero grande
7o. Lettera ad un prete sopra mente innamorare de Genovesi:
il caso di un moribondo che ri dimodochè mai non volle partirsi
cusa di confessarsi un peccato da loro, quantunque fosse stato
riservato ad un confessore mu eletto a reggere la sua compagnia
nito di autorità in Re scrvata per nella casa di s. Maria in Portico a
vergogna, e vuol confessarsi ad Napoli. Morì a dì 15 novembre
un confessore semplice, 1775. del 1755.
71. Sentimento intorno alla di Tra gli studi si volse special
spensa della carne per la Quare mente a quelli poetici nei quali
si:na dell'anno 1781. - ebbe fama a suo tempo, perchè
72. Resolutio Casus, An Epi allora d'ogni sorta di versi si fa
scopi habentes sedem in Ditione ceva gran caso. Fece molti sonetti
Austriaca, vel Diocesim ad ip pastorali in versi ottomari e qui
san ea tendentem possint dispen mari, nei quali, a detta di Cesare
sare in impedimentis dirimenti Lucchesini, nessuno l'uguagliò.
bus matrimonium in Casibus in Se ne può vedere un saggio tra le
quibus ad Romanam Sedem Apo Rime oneste del Mazzoleni, e in
I5
altre raccolte. In generale i suoi sà la medicina nello spedale di º
versi hanno facilità, e anche ele Maria Nuova. La sua vita fu tutta
ganza, ma non muovono deside nella scienza, nella quale con
rio di sè, perchè di versi per mo grande amore cercò sempre il be
nache e sopra altri così fatti argo me dell'umanità, senza avere ri
menti, in Italia ne abbiamo an guardo nè a fatiche nè a spese.
che troppi. Scrisse anche varie Persuaso che l'arte salutare sta
epistole ed egloghe in versi sdruc tutta nell'esperienza, oltre a stu
cioli, i quali non sono i più oppor diare le migliori opere che si
tuni a tener lontana la noia. Tut pubblicavano in ogni parte di
te le poesie che abbiamo di lui Europa, fu indefesso nelle osser
furono pubblicate a Lucca in tre vazioni e nell'esperienze. Morì ai
tempi: nel 1697, nel 1712, e nel 12 aprile 1756 di un accidente,
1755. che, colpitolo nell'anno avanti,
Tra i poeti italiani portava sin gli aveva fatti passare alcuni mesi
golare amore al Petrarca, e perciò d'infelicissima vita. Lasciò molti
prese a difenderlo dalle censure figli avuti dal matrimonio con
del Muratori e del Tassoni, e nel l'Annamaria Pucciozzi, ai quali
17o9 pubblicò in Lucca un libro egli avea dato eletta educazione
intitolato: Difesa di alcuni So ed istruzione.
netti e vari passi del Canzonie Fra i medicamenti usati di fre
re, ec. Secondo il p. Sarteschi ri quente e potentemente difesi dal
masero inediti di lui alcuni pane Bertini, tiene il primo luogo il
girici, e tre libri di poesie. mercurio, col quale molte guari
Arro Vannucci. gioni operò: e in una raccolta di
poesie in suo onore stampata in
BERTINI (GIUsePPE MARIA Firenze nel 1755, alcune sono in
t: Savraio), nacque ai 1o marzo tese a lodarlo appunto per queste
1694 in Firenze, e furono suoi guarigioni col mercurio operate.
genitori Anton Francesco celebre E a favore dell'uso di esso nella
medico, e la Teresa Ghini. Negli medicina egli scrisse un trattato
studi primi gli furono maestri i che ha per titolo: Dell'uso inter
gesuiti, e il grecista Angelo Ma no ed esterno del Mercurio. Fi
ria Ricci professore nello studio renze per Gio. Paolo Giovannelli,
fiorentino. A Pisa studiò la filoso 1744, in 4.to. Quest'opera gli por
fia e la medicina dietro la scorta tò lodi e censure. Molti la levaro
del Marchetti, del Grandi e del no a cielo: i giornali ne fecero
Giannetti, del Massetani, dello estratti ed encomi. Ma presto si
Zambeccari. In questo mezzo tor alzarono con varie opere per ab
nò a Firenze (1714), e vi diede battere le opinioni di lui Loren
saggio del suo molto profitto so zo Gaetano Fabbri, Roberto Ghe
stenendo nella chiesa dello speda rardi, il conte G. B. Felici, e se
le di s. Maria Nuova con molto ne fece un rumore incredibile. Il
onore alcune tesi di medicina, le Bertini stesso rispose con tre arti
quali nell'anno medesimo furono coli inseriti nel Giornale Fioren
stampate da Pietro Matini ( The tino (Tomo V, P. IV), e stampati
ºs Saniori medendi methodo etc. poi anche a parte dal Giovannelli
Publice pugnaturus exponit Jo nel 175o. Altre risposte in suo fa
seph Maria Bertinius ). Nello vore fecero il Ghisi di Cremona,
ºsso anno si addottorò, e poscia nelle sue Lettere mediche, Giu
ridottosi stabilmente a Firenze seppe Benvenuti lucchese, e al
ºrcitò con maravigliosa assidui cuni giornali che tra le altre cose
16o
si fondarono sul detto di Boerhaa quella brama, che poi si fece ar
ve, che la virtù dell'argento vivo dentissima di veder nuove genti
usato prudentemente conduce al e costumi.
la longevità. Il Gatti essendo di agiata fa
Il trattato del Bertini voltato in miglia, fu da suoi mandato a stu
latino fu ristampato a Venezia diar la medicina a Pisa, ove con
dal Remondini nel 1756 nell'ope plauso si addottorò, e giovanissi
ra di Giovanni Astruc : De mor mo ancora, fu eletto a professore
bis venereis. Altri lavori relativi di quella medesima scienza. La
alla sua professione sono sparsi cattedra però mol tenne fermo, nè
nelle Novelle Letterarie di Fi potè sforzare quello a cui la natu
renze.
ra l'inclinava, cioè il desiderio
Il Bertini ebbe finchè visse di studiare gli uomini e i loro
molta riputazione, e fu conside mali nei diversi climi e nelle di
rato come il più valente medico verse contrade. Vago d'ingran
di Firenze. Quindi ebbe molte dir le sue idee, intraprese lunghi
onoranze; tra le quali non vuolsi viaggi: vide molta parte d'Euro
tacere della medaglia fattagli co pa, visitò la Grecia, e l'Egitto, e
miare dal cremonese Giuseppe Ca da per tutto trasse nuovi lumi per
vallini, nel cui diritto sta il suo la scienza sua. Dall'Oriente tornò
ritratto e l'epigrafe, e nel rove in Italia sostenitore e promotore
scio Esculapio in atto di racco dell'inoculazione del vaiuolo, la
mandarsi a Minerva col motto: praticò con buona riuscita, e nel
Nobis eartudit artem MDCCL II.
176o si recò in Francia, per pas
(Vedi Mazzuchelli Scritt. d'Ita sare di là in Inghilterra. Nel 17 19
lia, Storia Lett. ec.). si era fatta a Parigi la prima ino
ATTo VANNuce1. culazione del vaiuolo: poco ap
presso (1724) i teologi avevan de
GATTI (ANGIoLo) nacque a ciso che non era contraria nè alla
Ronta nel Mugello, provincia del religione nè alla morale, e vari
la Toscana, e patria in appresso scrittori, tra i quali Voltaire,
a quel Filippo Pananti che a tem l'avevano a tutto potere difesa.
pi nostri fu uno de più notabili Nulla dimeno nel 1764 i membri
e festivi ingegni italiani. Non a delle facoltà teologiche e mediche
caso abbiamo congiunti i nomi di stavano ventilando se l'inoculazio
Angiolo Gatti e di Filippo Pa ne doveasi tollerare o proibire. Il
manti: essi vanno di necessità Gatti che per le sue opinioni su
uniti, perchè il Gatti zio materno questo proposito era stato accolto
al Pananti, quando questi rima onorevolmente nella capitale del
se privo del padre, gliene fece le la Francia e dietro alle sue ope
veci, ed ebbe cura di lui e del razioni vi avea acquistato tal cre
suo patrimonio con quella solle dito che da ogni parte accorrevasi
citudine che si conviene ad uomo a lui, e il re stesso lo dichiarava
onestissimo. Insomma per il Gat suo medico consultore, non è a
ti stette che non andassero di dire con quanta forza si ponesse
sperse le facoltà del Pananti. E a difendere l'inoculazione ora che
di più io credo che su molte vi le vedeva mossa una guerra così
cende della vita di Filippo in potente. Per istruzione degli uo
fluisse assai il suo tutore, perchè mini è bene qui notare questo
questi avendo fatti molti viaggi, fatto: che in Francia la guerra al
nel tener spesso ragionamento l'inoculazione del vaiuolo si face
con lui dovette accendere in esso va ora con tanto più accanimento,
161
perchè era un Italiano che l'ave medico italiano, e a suo potere lo
va promossa. Ma questo Italiano sostenne. Anche nel poema inti
non era uomo da lasciarsi spauri tolato: L'inoculation par M. L. R.
re. Pubblicò subito un libro in (l'abbé Roman), d Amsterdam et à
titolato: Reflexions sur les préju Paris, 1775, si rende giustizia al
gés qui s'opposent aux Progres Gatti in alquanti versi, che qui
et à la perfection de l'inocula rechiamo voltati in italiano dal
tion, parl1. Gatti, Medecin con l'egregio amico nostro Giuseppe
sultant du Roi et Professeur en Arcangeli :
médecine, dans l' université de
Tu che nascesti sotto il tosco cielo
Pise; a Bruxelles, 1764. Distin E per la Francia il caro abbandonasti
gue quattro maniere di pregiudi Loco natio, tu delle muse alunno
zi; quelli riguardanti la natura Salutato nei canti, che nei sacri
del vaiuolo in generale, quelli Boschi di Pafo delle grazie all'ara
Inni porgesti e sacrificii, oh come
relativi al metodo d'inoculare, Belto è il vederti seguitar de' Greci
quelli fondati sul timore che la Le nobili orme, e misurar dell' occhio
Le pianure di Menfi, e i monumenti
inoculazione possa portare il con Che Sesostri innalzò ! Ma ciò non barta
tagio, e finalmente quelli fondati Al tuo gran cuor ; chè del sonante Egèo
sul timore che il vaiuolo possa Per l isole t'aggiri, e la divina
Medica arte tu cerchi onde con certo
tornare anche dopo l'inoculazio Esperimento dalle membra umane
nei e tutti trionfalmente gli com Vai fugando il malor che tutta uccide
batte. Non contento a questo, nel La beltà delle forme. Oh qual destino
Volle che non vivessi in mezzo a queste
1767 pubblicò a Brusselles un al Barbare genti, o presso i patrii lari
tro libretto (Nouvelles Réflexions In domestica pace? Ahime t'addasse
sur la pratique de l'inoculation), In queste rive, ove portar ti piacque
inteso a dimostrare il suo metodo Dei lunghi studi, o generoso, il frutto!
E qual n'avesti al bell oprar mercede º
d' inoculare, e nell' anno ap La mercè che dan gli uomini, il disprezzo.
Ma invan l' invidia e' affatica, e invano
presso fu recato in inglese dal L'odio feroce ti persegue, e tenta
dott. Maty segretario della socie La tua pace turbar; lieto tu sei
tà di Londra. Pure la guerra non Del tuo gran beneficio, e un inno sacro
cessò; e nuove opposizioni anda Ti consola l'orecchio, inno che mille
Intuoneran giovani cuori, a cui
va facendo, sebbene inutilmente, E la vita salvasti e la bellezza.
il Paulet, non perchè fosse con
vinto delle ragioni che adduceva In appresso il Gatti fu chiama
in contrario, ma perchè voleva to a Napoli per inoculare il va
richiamar l'attenzione sopra un iuolo ai figliuoli del re, ed ivi mo
suo progetto (Histoire de la pe rì a 18 gennaio 1798. Gli fu po
tite verole, avec les morens d'en sta questa epigrafe. – Angelus
préserver les enfans, et d'en ar Gatti – Variolarum inoculatio
réter la contagion en France: nis – Patrono diligentissimo op
Par M. I. T. Paulet. Paris, timo – I. A. T. – In Francia era
1768. stato amicissimo al famoso Giaco
lntanto per altro la fama del mo Barthélemy, e in tutta la vita
Gatti si andava sempre accrescen si studiò di emularlo nella bene
do, e se i nemici lo assalivano da ficenza. (V. Giornale di Napoli
una parte, dall'altra gli sorgevano Volume 18, e le Lettere di la Con
nuovi amici e difensori. Carlo damine).
Maria de la Condamine gran sos Arro VANNucci.
tenitore dell'inoculazione, di cui
avea scritto una storia e varie let TADDEI (EMMANUELE), nacque
tere al Bernoulli, in altre lettere il 18 febbraio 177 in Barletta,
al dott. Maty rese molte lodi al ove stavasi il padre, principale
VoL. VII, l 2
162
ministro della nobil casa Cattaneo.so ebbe obbliati quando in più vi
Vispo, leggiadro, spiritosissino rile età, dato del tutto bando al
fanciullino, quivi lo conobbe il verseggiare, più non attese che ad
vecchio principe di san Nicandro, opere prosastiche.
e presolo a ben volere, seco in Na Dopo un soggiorno di circa sei
poli il condusse; albergollo signo anni in Messina, ove a sè procac
rilmente nel suo stesso palagio, e ciò fama non meno di buon mae
di quanto occorreva ad una buo stro che di oratore oltremodo va
ma educazione gli fu liberale. A lente, sen venne nel 18o5 a stan
compier questa il tenne a sue spe ziare in Napoli tra Padri di Cara
se nel collegio della Duchesca, vaggio. Poco di poi fu quel colle
una delle case del cherici re gio soppresso, ed ei dovè dare
golari delle scuole Pie, e là Em altro avviamento alle sue cose.
manuele Taddei assolveva il corso Chiamato a prender parte nella
degli studi, avendo specialmente compilazione del Monitore, poi
a maestri Lauberg e Pocobelli. Giornale delle due Sicilie, non
Tanto piacque a lui l'istituto del andò guari che ne fu tutta la so
Calasanzio, unicamente addetto a printendenza a lui solo fidata. La
spargere la pubblica istruzione, quale ei ritenne anche nel 1815,
quanto a quel padri l'ingegno del per favore di re Ferdinando I,
giovanetto, il quale non dubbi se che non solo confermollo nel po
gni dava di ciò che sarebbe un sto in cui trovato lo avea, ma lo
giorno addivenuto. E però, fatta innalzò all'officio di regio isto
professione nel 179o, fu subito riografo. Sino all'anno 182 1 per
inviato nel collegio di Lanciano tanto egli sedè capo dell'uffizio
per incominciarvi a solvere il de di essa opera periodica, si per la
bito che l'Ordine gl'imponeva. parte politica, come per la lette
Di là dopo un biennio fu traslo raria: difficilissimo incarico; e
cato in Chieti, dove rimase fino nondimeno con intelletto e pru
al 1796. Tornato in Napoli, era denza non comune ei camminò
da superiori spedito in Messina. per lo spinoso sentiere. Ma nei
In tutti i quali luoghi andava a trambusti dell'anno testè mento
grande onore insegnando lettere vato, ebbe a lasciar la carica e
umane; ma nel mentre che am Napoli. Stato per quasi quattro
maestrava altrui, in Messina prin anni come a confino in Termoli,
cipalmente iva altresì adoperando in quella cattedrale orò nel 1825
all'ammaestramento di sè, e di e per le solenni esequie del re Fer
notte studiava ne'classici latini ed dinando: il che gli valse d'esser
italiani. Ondechè riusci nelle due in Napoli richiamato. Aveva egli
lingue a formarsi bello ed ornato già detto l'orazione funebre del
stile, così per la prosa come per la regina Carolina, arciduchessa
la poesia. Ne' lirici componimen d'Austria; e dipoi altri simili
ti che nella nostra favella scrisse, elogi compose e pronunziò per
parecchi de quali messi furono a la duchessa di Floridia, il car
stampa, e'par di sentire un sapo dinale Fabrizio Ruſſo, il capi
re oraziano, frutto della molta fa tan generale Danero, il cavalie
miliarità acquistatasi co' libri del re Luigi de Medici, la regina
Venosino, i quali sapea quasi che Maria Cristina di Savoia ed altri
tutti a memoria, e d'onde avea ragguardevoli personaggi. I quali
tratto copioso spoglio alfabetica componimenti furono presso che
mente ordinato del più eletti mo tutti separatamente impressi; ed a
di Lavori giovanili, ch' egli stes vrebbe voluto egli riunirli insieme
165
e ritoccarli per una seconda e Taddei, nell'età sua di poco più
dizione, se bastata gliene fosse la che 68 anni, il mortale corso. Non
vita. Tanto è, che siccome ne'fug altre facoltà lasciava che una suf
gevoli articoli delle effemeridi, ficiente libreria; lontana era la
così in queste più gravi e studia nipote, che tanto lustro aggiunse
te scritture ottenne grido di ele al casato; e però alla cura delle
gante e peritissimo prosatore. esequie sottentrava il ministro de
L' ultimo periodo della vita che gli affari interni (da cui dipen
raccontiamo incomincia al 1855, deva il defunto), e per esso l'in
quando il ministro cav. Santan tendente della provincia. Le qua
gelo istituendo l'ufficio degli An li solenni furono, massime per
nali civili, lo elesse a presedervi. l'accompagnamento che gli fece
E quest'opera, di cui cerchi in ro i colleghi e gli amici. Ma gli
vano altrove la somigliante, de uni e gli altri avvisando che me
stinata a raccogliere sotto gli au glio della pompa del funerali do
spicii del governo tutti gli ele vesse onorarlo un modesto monu
menti della civiltà delle Sicilie, mento, che, racchiudendone la
non che le istoriche memorie del spoglia, ne serbasse ancora il no
presente regno. In bimestrali me e l'immagine, là dove nel
quaderni pubblicandosi, contiene nuovo camposanto gli venne asse
monografie anzi che articoli sopra gnato decoroso luogo di sepoltura
qualunque materia scientifica let gliel faranno ergere. E già la più
teraria artistica industriale, che parte del danaro che vi occorre
abbia relazione all'indicato argo è raccolta, mercè volontaria sot
mento. Il perchè un'importante toscrizione promossa dal sig. Gae
raccolta di opuscoli è divenuta, tano Colombo, eletto di città, e
necessarissima a chiunque delle dove il nome del mentovato mi
cose nostre esser voglia più che nistro è quello del maggiore con
mezzanamente istruito. Parecchi tribuente.
compilatori eranvi addetti, ed a Fu Emmanuele alto e bello del
capo di essi il Taddei, al quale la persona; occhi cerulei e scin
molta parte si dee del pregio in tillanti; viso accesissimo; suon di
che quella compilazione è avuta, voce aggradevole; maniere corte
particolarmente dagli stranieri. si e naturali. L' età non valse a
Per un intero sessenio ei la menò rapirgli che l'avvenentezza delle
innanzi; ed appunto all'ultimo forme. Facondo e bel parlatore fu
foglio del sesto volume, che met sempre; scrittor diligente, vivo,
te compimento all'anno 1858, ei versatile. La sua prosa ha tale im
ponea con vacillante mano l'im pronta che la distingui agevol
primatur, quando gliel'agghiac mente da ogni altra, e, chi ben la
ciò la morte. Da lunga stagione consideri, sembra condita per
vedevasi afflitto di asma, minac mano della leggiadria; più splen
ciato d'epatite. Le due malattie dida peraltro ed abbagliante che
davangli a quando a quando or castigata, con modi avvenenti e
l'una or l'altra alcuna tregua, e vivaci piuttosto che forbiti. Non
forse la robusta sua complessione già ch'ei secondasse la corruzion
avrebbele vinte ; ma nella notte del linguaggio: quando anzi tra
del 25 aprile dell'anno 1859 so noi più esso imbarbariva ne galli
praggiuntogli un mal di cuore, cismi, Taddei, resistendo come
appena gli lasciò tempo di ricon potea meglio al torrente, riconci
ciliarsi con Dio. liava in certa guisa coll'idioma
Così terminava Emmanuele del sì i traviati contemporanei.
i 64
Ma nemico di dotti arcaismi, pre RUFFA (GrusEPPE ANtonio ),
feriva il brio e la chiarezza alla se sortì i natali in Ricadi, villaggio
verità, vago di farsi comprendere posto nei dintorni di Tropea, il
e gustare da più, n2i che ammi dì 11 ottobre del 1754, in casa di
rare da pochi: nel che quanto sia un suo zio parroco di quel luogo,
riuscito il dice abbastanza la po del quale portò egli il nome. Si
polare sua fama. Adattando lo sti fu egli il primo figliuolo di Fran
le alla diversità delle molte mate cesco, e di Natalizia Lojacono,
rie ch'ebbe per le mani, e perito entrambi della suddetta città, di
in dar veste acconcia e gentile ad condizione onorata e civile. Nei
ogni concetto, grazioso ed ameno primi rudimenti delle lettere eb
il trovi negli scritti polemici o di be a maestro Corcesso Medici, ed
bella letteratura, facile ed aperto i principii della medicina alla
nelle cose scientifiche, grave nel quale per volere dei suoi genito
le orazioni. Che se talora potè ri fu indiritto, studiò sotto la di
mancar di sapere, mai non man sciplina di Antonio Grassi e di
cò di gusto nè di giudizio. Dettò Silvio Pietropaolo, insigne medi
castigatissime epigrafi latine; del co in quella città, ed astronomo
le italiane fu tra noi uno de'pri non volgare; il quale era pur an
mi e non volgari artefici. Nel suo che di letteraria erudizione suffi
scrivere epistolare molto fuoco si cientemente ornato.
scorge, congiunto con molta Sin dai primi anni suoi si di
spontaneità e finezza. Ei maneg spiegò in lui il genio e la disposi
giava specialmente l'ironia con zione per le scienze naturali;
grande perizia; e nessuno il so poichè vedevasi, per quanto la
pravanzò nel trattare il genere sua età il comportava, far raccolta
lodativo. Di memoria fermissi di cose pertinenti a naturale sto
ma, di perspicace intelletto, ria, facendo intorno a queste con
«l'ingegno pronto e svariato, di tinue osservazioni, le quali pareva
indole soprammodo fervida, im trascendessero la capacità di un
petuosa, tanto agevole a pro giovanetto.
rompere negli sdegni , quanto Essendo stato dai suoi genitori
a calmarsi. Grande fu in lui la destinato allo studio della medici
modestia, grandissimo l'amore ma, come si è di sopra notato, si
del paese nativo; ond'è che vee formò di questa facoltà giusta ed
mente scagliavasi contro chiun adeguata idea, portata avendo
que sen facea calunniatore. Ebbe sempre mai opinione, non poter
molti discepoli, ch'egli amò sem reggere priva del sostegno delle
pre siccome figliuoli, moltissimi altre scienze, specialmente della
amici, infiniti aummiratori, nè di storia naturale. Nè piccolo indi
avversari mancò nè d' invidi. zio si fu dell'altezza del suo in
Certo è ch'ei non serbava mai tendimento e di quello che era a
a lungo per chicchessia il me divenire l'essersi dimostrato dal
nomo rancore; che amò il bene, e bel principio molto avverso alle
spesse volte lo fece ; che caldo fu dottrine del Peripato, la cui neb
nelle amicizie, agl'inferiori be bia non era ancora ben diradata
nevolo, largo nello spendere, del in quella regione; come che la
lieto vivere conoscitore; certo è patria ella fosse stata dei Tilesii,
in fine che gran numero di per dei Campanella e di altri nobi
soue lo pianse, e che non fu scrit lissimi ingegni, i quali nei mo
to nella sabbia il suo nome. dermi tempi riaprirono il sentie
R. LIBERAToRe. ro del verace e libero filosofare.
I 65
Venuto in Napoli onde avere tica e di filosofia in quel semina
migliore opportunità a proseguire rio. Gli scolari impertanto, i qua
la carriera dei suoi studi così be li si formarono sotto la sua disci
ne impresa, fu molto avventu plina, rendono chiarissima testi
rato avendone rinvenute nel mag monianza della dovizia del suo
gior fiore le opinioni dal Geno sapere e dell'ottimo suo modo di
vesi recentemente propagate; le insegnare. Fra tante lodevoli ap
quali, siccome conformi alla ra plicazioni, non trasandò egli mai
gione ed al suo modo di pensare, le sue osservazioni intorno alle
furon da lui avidamente abbrac
cose naturali; anzi di tutti i tem
ciate. In questo mezzo apprese e pi della sua vita ne fece suo stu
gli le greche lettere sotto la di dio e diletto principale. Gli riu
sciplina del famoso Giacomo Mar scì perciò discoprire nelle vici
torelli ; ed internandosi sempre nanze di Tropea l'arena felti
più nello studio della medicina, spatica, intorno alla quale una
ed in tutte quelle facoltà, le qua dotta Memoria egli dettò, da lui
li accompagnano questa necessa nel 1785 presentata alla R. A.
ria scienza, ebbe nella botanica a delle scienze di Napoli, della qua
maestro il rinomato Domenico
le era socio; introducendone così
Cirillo.
l'uso nella real fabbrica della por
Il nome ch'egli erasi acqui cellana e nelle altre manifatture
stato, le amicizie e le aderenze di maiolica, per le quali discoper
ch'erasi fatte, e soprattutto la te conseguì egli dal governo, pre
contezza del suo merito, facevan mi e onorificenze.
sì che il Ruffa avrebbe potuto Avvisava il Ruffa, che poco
promettersi, se avesse voluto ri o niun pregio hanno le scien
manersi in Napoli, splendida e ze, là dove alla pubblica utilità
vantaggiosa riuscita nella sua car non sono indiritte; il qual det
riera. Egli antepose però il sog tame, gli facea riguardare sicco
giorno della patria là dove era come vana quella gloria, che non
chiamato per esser di sostegno ad tende a segno siffatto. Pose dun
un padre cadente per la sua inol que ogni laboriosa cura onde mi
trata età, e per guidare i giovani gliorar tra noi i detti lavori, sic
suoi fratelli, ai quali portò mai come di fatti coll' uso della so
sempre affetto singolare. Rimpa praccitata arena riuscì a renderla
triatosi adunque, aprì nella pro di miglior tempera, e di perfe
pria casa scuola di filosofia e di zione maggiore.
matematiche, e si adoperò a tutto Con varia data, diverse altre
potere a fugare le tenebre scola Memorie furono da lui per le
stiche interamente, benefizio, che stampe pubblicate, siccome una
i suoi paesani riconobber del tut sul lapillo di Nau, un'altra sul
to da lui; e nel tempo stesso lo l'argilla smettica, ed un'altra
esercizio di sua professione gli ac intorno all'influenza della luce
crebbe molta riputazione e ri e del calorico su i corpi anima
nomanza in tutta quella contra li; e varie di queste scritture tro
da Monsignor Felice Paù vesco vansi inserite nel Giornale Enci
vo di Tropea, rinomato per le sue clopedico, e se ne fa onorata men
letterarie cognizioni, e per le let zione dagli autori di oltremonti.
tere pubblicate intorno alla mu Dettò puranche molte utili ri
sica, avendo ravvisato il merito di flessioni sui bagni minerali, ed in
lui, pensò di trarne profitto, e ispecie su quelli di Ali; le quali
gli conferì la cattedra di matema lasciate da lui inedite, speriamo
166
di veder fra poco, per cura dei di rettitudine e di amore per
suoi congiunti ed amici, per le i suoi simili e per la sua patria, il
stampe pubblicate. quale era solido e verace, e non
Comechè però fosse stato egli consisteva nell'ostentazione di
in tutta la sua vita profondamen vane ed ampollose parole, sicco
te immerso negli studi della na me quello di tanti saccenti, sorti
tura e nelle sublimi speculazioni a nostri giorni, i quali si fanno
delle altre scienze, amò non per con ispecioso vocabolo filantropi
tanto sommamente le amene let denominare. Alieno egli si fu da
tere, senza delle quali gli studi ogni ambizione, e oltremodo a
gravi e severi divengono aridi e matore della concordia fra suoi
spinosi. Sapeva egli a mente i mi congiunti e compatrioti. Fu a
gliori passi degli autori greci, la scritto all'A. R. delle scienze di
tini e italiani, e sommo diletto Napoli, all'Instituto d'Incorag
prendeva di spesso ripeterli, spe giamento, ed all'A. degli Affati
zialmente alla gioventù studiosa. cati di Tropea; e la sua memoria
Si recò assai sovente in Napoli, sarà sempre cara non meno ai suoi
ma l'amore della tranquillità, l'af scolari, e ai suoi concittadini,
fetto pe' suoi congiunti e pel suo ma a chiunque ebbe la ventura
luogo natio lo ricondusse tuttora di conoscerlo in vita.
nella patria; finchè il governo, A. MazzARELLA.
desideroso d'intrattenerlo nella
metropoli, gli conferì l'ufizio di CAVALLARI (DoMENIco), na
prefetto della biblioteca della R. cque in Guropoli, villaggio della
U, allora fondata, e della quale fu Calabria Ulteriore, il di 7 di otto
egli il primo prefetto, ed in que bre dell'anno 1724, di Antonio
sto modo si deliberò finalmente e Caterina Lasilica, di agiata ed
di trattenersi in Napoli, dove nel onesta condizione. Il genitore di
le frequenti sue venute stretta lui mancò di vita nel fior degli
aveva amicizia coi più valenti let anni, e così all'avveduta e vir
terati dei quali procacciata si era tuosa madre il carico rimase di
l'estimazione e l'affetto. allevarlo; nel che ella mise o
Tante e così laboriose applica gni più diligente cura. Di buon'
zioni aveano già da lungo tempo ora adunque affidollo a saggia
il tessuto dei suoi nervi infievo e discreta persona del proprio
lito, onde cresciutosi coll'età que paese, il quale gli facesse da
sto malore, dopo lunga e penosa mentore ne primi anni, e quin
infermità, la quale fu seguita da di scorgendo l'intendimento del
polmonia e da alienazione di figliuolo e il profitto che tutto
mente, cessò finalmente di vive di faceva, crebbe in lei lo zelo
re il di 1 1 di febbraio del 1816 tra verso quel prezioso pegno com
le braccia dei fratelli, da lui cotan messo alla materna tenerezza dal
to amati, ed assistito dal suo fra lo spento consorte. Attirossi dun
tello dott. Tommaso Ruffa, il cui que in casa idoneo ed erudito
valore nella facoltà medica e chi straniero maestro, onde il figliuo
rurgica è così conto, che super lo fosse da lui nelle greche e lati
fluo sarebbe se fosse da noi qui ne lettere istrutto. Avvedutasi po
celebrato. scia che il molto ingegno del figlio
Le doti morali onde Ruffa fu richiedeva migliore avviamento
adorno gareggiarono coi suoi pre nella impresa carriera, pensò d'in
gi letterari e scientifici, impe viarlo a Napoli, commettendone la
rocchè ebbe egli l'animo pieno cura allo stesso precettore, il quale
167
gli diede anche a compagno. Il minato, prima di ordinarlo, il
giovinetto, in età di sedici anni, giovane Cavallari, trovollo con
imprese di nuovo, sotto la disci non poca maraviglia, di scelto sa
plina del famoso Gio. Battista Vi pere ricolmo nella greca e latina
co, il corso delle lettere greche e erudizione, nella verace ſilosofia,
latine, nelle quali fece maraviglio e sopra tutto peritissimo nella
so profitto. Ebbe quindi a maestro canonica ragione. Il richiese a
di logica e metafisica il non mai dunque con ogni sforzo per mae
abbastanza lodato Antonio Geno stro nel suo seminario, asse
vesi; le matematiche apprese dai gnandogli onorario corrisponden
famosi Niccolò de Martino e Ma te alle sue fatiche, e prometten
rio Lama, ed il fiore della romana dogli un canonicato alla prima
giurisprudenza da Giuseppe Pa vacanza. Il Cavallari però essen
squale Cirillo, illustre e da per tut dosi proposto di ritornare quanto
to commendato giureconsulto e prima in Napoli, degno teatro del
R"i della R. università di suo sapere e del suo ingegno,
Napoli. Il Cavallari attinse dagli ricusò modestamente alle liberali
insegnamenti e dalla dottrina di profferte di quel degnissimo pre
si mobili precettori sapere e cono lato, ed in Nii
nel 1748 fece
scenze superiori all'età sua; tal ritorno. La madre, la quale in
chè la saggia e commendabile ge quel tempo aveva in Roma un
nitrice, andava fastosa udendone fratello per nome d. Antonio La
ragionare, e veggendo di sì felice silica, uomo di sommo merito, il
riuscita del figliuolo la di lei solquale godeva sì l'amicizia de'più
lecitudine e le mire coronate. dotti uomini di quel tempo che
Volendo adunque veder più dap l'estimazione del sommo pontefi
presso il frutto delle sue cure, lo ce Benedetto XIV, esortava il fi
richiamò nel 1746 in patria. gliuolo, che in Roma dallo zio si
Non seppe il giovanetto, come fosse recato. Saggiamente ella ar
chè egli in Napoli promettesse gomentava che essendo Domeni
miglior compenso alle sue onora co uomo di chiesa avrebbe potuto
te fatiche, negar siffatta soddisfa in quella città formare più alte
zione alle affettuose premure del speranze di veder il suo merito
la madre , onde arrendendosi degnamente premiato. Ma egli,
alle di lei persuasioni, tra le sgombro di ogni ambizione, e
sue braccia recossi; non ancora, persuaso che il rendersi utile alla
tuttochè egli si fosse all'anno vige patria è il primo dovere di uomo
simosecondo di sua età, delibera saggio e virtuoso, non fu preso da
to quale stato prender dovesse. Di sì fatte allettevoli speranze, e
mostrando però la madre sua im così, fissato in Napoli per sempre
pegno ch'egli imprendesse la via il suo soggiorno, aprì nella pro
del sacerdozio, quantunque poco pria casa fioritissima scuola di ci
egli vi fosse inclinato, volle anche vile e canonica ragione.
in questo soddisfarla e darle que Nell'anno 1765, corse Domeni
st'altra prova di affetto e di filiale co il primo letterario arringo con
riconoscenza. correndo alla cattedra di diritto
Reggeva a quel tempo d. Mar canonico, che gli fu a preferen
cello Filomarini del duchi della za di altri conferita: e nel 1775
Torre, saggio ed ottimo prelato, la Ferdinando I gli conferì in pre
diocesi di Meleto, nella quale il mio de' suoi onorati letterari la
villaggio di Guropoli è posto. vori il regio benefizio che ha il
Questi avendo profondamente esa titolo d'Albanella, che era allora
1 G8
vacante. La reale Accademia del in Pavia, e quindi ancor fuori
le scienze e belle lettere di Nadel regno adottata. Spiacque sola
poli, nel 1779, lo ascrisse tra mente agli eruditi certa superflua
suoi più degni soci, e nell'anno merce che volle inserirvi, certa
stesso conseguì la cattedra delle minutezza che egli vi usa.
Decretali, alla quale fece restitui 2. Elementa juris canonici,
re la preminenza, che quest'aveva quibus vetus, et nova Ecclesiae
perduta, durante il tempo che dal disciplina enarratur. In usum
canonico Simeoli quella della sto privati Auditorii conscripta. Na
ria de'concilii fu occupata. Il no poli, 1769, 1772, 1778, 1782.
stro Cavallari logoro alla fine 5. Institutiones juris Romani.
da continue fatiche letterarie, Vi è aggiunta una diatriba isto.
mel di 5 di ottobre del 1781, sul rica, nella quale l'autore dimostra
terminar dell'anno cinquantesi l'origine del dritto romano, im
mo settimo di sua età, finì i suoi pressa in due volumi in Napoli,
giorni, compianto non meno dalla nel 1774, e più accresciuta nel
studiosa gioventù, che da ogni 1778, presso i fratelli Simone, in 8.
ordine di persone. Il suo corpo fu 4. Commentum de jure cano
seppellito nella parrocchiale chie nico, quibus vetus, et nova Eccle
sa di s. Maria dell'Avvocata di
siae disciplina, et mutationum
Napoli. causae enarrantur. Napoli , to
Le opere dal Cavallari prodotte mi 6, in 5 volumi, in 4. Leggesi
hanno conservata quella medesima nell'ultimo volume una dotta e
riputazione che acquistarono al profonda dissertazione de decre
lorchè furono pubblicate; e queste talibus pontificum generatim ; o
sono ancora e dalla studiosa gio pera pubblicata dopo la morte del
ventù e da professori i più con l'autore. Egli lasciò inedite, oltre
sumati in siffatte materie studiate
altre opere, un Commento sul
e consultate, tranne alcuni prin le napolitane costituzioni, ed
cipii, che dalla congregazione del una dissertazione in verso del
l'Indice sono stati stimati degni l'amore della patria, le qua
di censura. li erano certamente meritevoli di
1. Institutiones juris canonici, vedere la luce.
quibus vetus et nova Ecclesiae di Il Cavallari fu altresì incarica
sciplina enarratur. Napoli, 1764, to di rivedere la traduzione del
e 1771, presso i fratelli Simone, l'opera di Montesquieu, lo spirito
Tomi 5, in 8. Trattasi nel primo delle leggi, corredata di sensatis
Volume si dell'origine del dritto sime note dell'abate Genovesi. E
canonico, che delle persone e gli però nel rivederla molte delle
delle ecclesiastiche leggi: nel se
condo delle cose chiesastiche: dei dette note soppresse, molte delle
sue aggiunse, la qual cosa rincreb
iudizi e delle pene nel terzo. be non poco agli eruditi, i quali
i" l'autore sopra siffatti si dolsero di perdita sì fatta (1).
punti le sue teorie, mette in Gio. BATTIsrA DE ToMMAsI.
vista l'antica e novella discipli
na della Chiesa, e i vari abusi LAMI (GiovaNNI), nacque nel
col tempo in essa introdotti. castello di Santa Croce, trenta mi
Questa dotta opera tosto che i"discosto da Firenze, nel 1697.
vide la pubblica luce venne dai bbe a genitori, Benedetto Lami,
vari giornali con plauso e con o (1) Giustiniani, Memorie storiche de
nore annunziata; e nel 1782, gli scrittori legali napoletani, art. Ca
corredata di note, fu ristampata vallari.
16
medico non vulgare, e Chiara passava seco lui molte ore "
Stella Baldacci, che non tralasciò giorno. Tenne anche pratica con
alcuna diligenza perchè il fan tinua col Fabruzzi e col Ceffini,
ciullo avesse ottimi insegnamenti e quest'ultimo possedendo vasta
nelle umane discipline, essendo biblioteca e ricca collezione di
gli in età di due anni morto il nummi antichi, porse pascolo al
padre. Infino dalla puerizia mo desiderio del Lami, che aveva da
strò molta acutezza d'ingegno, to a conoscere insino da primi
somma facilità di apprendere, at anni, di addottrinarsi nella uni
tenzione e diligenza. Avendo im versale erudizione. Laonde di tut
parati gli elementi della storia, to che leggeva usava fare larghi
della geografia e della grammati estratti, e se nella Riccardiana
casi latina come greca da valenti non si conservassero questi suoi
maestri, fu messo nel collegio di prontuarii, appena si crederebbe
Prato, che dal suo fondatore si che un uomo solo avesse potuto
chiamò Cicognini, in allora go ſar tanto.
vernato dai Gesuiti. Quivi ebbe Dunque non è maraviglia se
fortuna di trovare Giovanni Pao fosse sempre proposto come e
lo Sebastiani, uomo che nell'am sempio ai condiscepoli, se questi
maestrare la gioventù era eccel l'amavano tutti sinceramente, e
lentissimo. Quivi il Lami si dette se nell'anno 1718 a voti univer
per si intenso modo agli studi sali fosse acclamato vicereggente;
che ne contrasse fastidiosissima incarico che sostenne, benchè
cardialgìa ed altri incomodi. La gravissimo e di somma importan
delicatezza del temperamento da za, con valore e con accontenta
va non poco a temere per la mento universale. Nell'anno ap
sua vita; perciò la madre che lo presso, dal Migliorucci suo, fu
aveva carissimo, non riuscendole decorato della laurea, indi tras
di farlo desistere dalla soverchiaferissi onde compiere la pratica
applicazione, volle richiamarlo del foro presso Francesco Fab
presso di sè. Tornato a casa, ben brini valente iuresconsulto in Fi
presto ricuperò la salute; ma non Irenze,
volendo perdere nell'ozio quei Ma quello studio non aveva at
giorni, si mise agli insegnamenti trattive per esso, sicchè acconcios
di un suo zio Francescano, che si presso Anton Maria Salvini, col
essendo dimorato in Parigi, colà quale, posto da un canto il codi
apprese a deridere le garrule ed ce e le pandette, tutto s'immer
inette quistioni alle quali i suoi se nello studio profondo della lin
correligiosi davano il santo nome gua greca. A persuasione del Sal
di filosofia, e questa scienza ave vini intraprese di compilare un
va a pure e severe fonti studiato. lessico di tutti i vocaboli che di
Anzi in appresso pel merito che origine greca passarono in uso
stimava essere stato in lui, Gio presso gl' Italiani: nè si accon
vanni collocò lo zio nella Bibliote tentò della interpretazione e delle
ca degl'italiani insigni per sa etimologie, ma vi aggiunse, qua
pere. Ito poscia allo studio di Pi si prendendo a pretesto quelle pa
ta, frequentò le scuole del Gran role, infinita erudizione intorno
di e del Taglini, ma in ispezial le cose alle quali erano applicate.
modo divenne ammiratore del Mentre quest'opera lavorava per
Migliorucci che appellava dottis compiacere al maestro, altra ne
simo nella letteratura e nel gius andava facendo per proprio gu
canonico, talchè in casa e fuori sto, e fu un Trattato metafisico
“I eno
ino l' umano intelletto. Nè clesiastica. Nella società Colom
quella nè questa fece però nai di baria di Firenze disputava di ar
pubblico diritto. Per l'accade cheologia, e fra gli Apatisti dilet
mia degli Apatisti, alla quale era tavasi di rispondere alla sprovve
stato ascritto sino da allora che duta ad ogni quesito, che come
trovavasi in Pisa, dettò due dis è noto proponevasi a capriccio da
sertazioni; una nell'idioma lati un fanciullo.
no in che spiegava l'armonia dei Violante Beatrice principessa
dogmi di Platone, l'altra in ita di Etruria piacevasi assai di que
liano che trattava intorno la ri sti intertenimenti degli Apatisti,
ma, e cercava con molta dili e bene spesso voleva si radunas
genza in che tempo avesse avuto sero nelle sue stanze, e incitava
principio nel verso italiano. Di il Lami non solo a rispondere,
quest'ultimo argomento moltis ma per ancora a proporre argo
simi altri hanno favellato. Egli menti. In essi difese la filosofia di
aveva in pensiero di estendere Platone, e versò ancora intorno
queste materie, che nelle sovra le Agape dei Cristiani, gli Anti
dette dissertazioni non erano per podi, la pluralità dei mondi, i
così dire senonchè accennate sem vantaggi che recarono in ogni di
plicemente, ma spesse volte gli ac sciplina le donne, ec.
cadde d'incominciare con gran ln quel tempo però, lasciato o
dissimo ardore un lavoro, che poi gni altro studio, tutto l'animo ri
ad altro passando, lasciò imper volse alla composizione della pre
fetto. Frattanto le angustie fami clara opera sua, nella quale difen
liari lo strignevano e gli bisogna de i Padri del Concilio di Nicea
va trovarsi un impiego che gli contra i morsi di Giovanni le
porgesse qualche vantaggio, e Clerc, ed avevala già approntata
perduta la speranza di ottenere per la stampa, quando improvvi
una cattedra legale in Pisa, ri samente recossi a Genova per oc
volse l'animo, come di più faci cupare il posto di bibliotecario
le riuscimento, ad acquistarsi un di Giovan Luca Pallavicini. Que
posto di giudice criminale presso sto incarico egli dovette alle rac
alcuno dei governatori che si comandazioni di Giovambatista
mandavano nei castelli della To Caraccioli, dottissimo uomo, che
scana. L'ebbe in san Geminiano, in appresso fu professore a Pisa
ma tosto conobbe come fosse mi di filosofia e matematica. Colà il
sera occupazione quella di starsi Lami godeva di ogni agio della
sempre fra delinquenti, e cavar vita, e fra quella copiosa raccolta
guadagno dalle altrui calamità. di libri trovava pascolo conve
E siccome non mancarono alcuni niente all'infinito suo desiderio
i quali il morsero, dicendo, ch'egli d'istruirsi; ma vennegli tale un
nel condannare talvolta aveva da fastidio che poco mancò non ab
to ascolto ad iniqui testimoni, bandonasse di e non ritor
sebbene valorosamente se ne di masse a Firenze. Un numeroso
fendesse, nondimeno disgustato stuolo di femmine gli concitò con
di tali intrighi a più tranquilli tra l'odio universale, perchè egli
studi fece ritorno. E per rime in una lite tra Francesco e Cat
diare al tempo ch ei chiamava tarina Pallavicini mostrò d'essere
perduto, mandava spesso fuori e persuaso che quest' ultima avesse
leganti versi latini e italiani, e il torto. Tale fastidio gli riuscì
raccoglieva materiali per la sto acerbissimo, senonchè venne ad
ria Fiorentina, specialmente ec alleviarlo Luca Pallavicini il quale
I ent
seco il condusse in Germania. legame e l'ottenne facilmente i
mezzo dell'incaricato d'affari del
In questo viaggio ebbe agio di
conoscere molti dotti uomini gran duca di Toscana. Quanto
di quei paesi, molte biblioteche operò in Parigi, quante amicizie
visitò, e specialmente in quel vi ebbe, quanta frequenza con i
la di Vienna si trattenne stu dotti Maurini, quanto lavorasse
diandovi assiduamente. Quivi ten intorno la sua opera De recta chri
ne pratica con Apostolo Zeno, stianorum in eo, quod mysterium
con Pietro Giannone, con Pio Divinae Trinitatis adtinet, sen
Garelli e con quanti altri uomini tentia, dalla quale sperava fama
insigni decoravano allora la corte non peritura, descrisse o nelle
Cesarea. Stato sei mesi in Vien sue epistole agli amici o nelle ef
na, passò a Venezia, ove trattò femeridi del suo viaggio. Quella
con lo stampatore Recurti per la opera mandò per le stampe nel
impressione della sua opera de 1755. Per ristorar l'animo in
Fide Nicaenorum Patrum. Le qualche guisa da tanto intenso
città vedute gli destarono desi studio, voltò dal francese in ita
derio di nuovi viaggi onde acqui liano, le Avventure di Telemaco
stare novelle cognizioni; e non del celebre Fenelon. Dopo due
volendo accompagnare il Pallavi anni che si stette a Parigi, visitò
cini, che per mare si portava a l'Olanda, e tornò nella Toscana a
Malta, dopo esser rimasto alcuni principio dell'anno 1752. Là spe
giorni a Genova, s'avviò per la rava un premio alle sue fatiche,
Francia. Fermatosi qualche tempo ma vedendosi chiuso l'adito alla
a Lione, si mise a severo studio del cattedra di storia ecclesiastica che
la numismatica, poi pensò ritor aveva chiesto nella università di
narsi in Italia, essendogli venuto Pisa, ed aborrendo da que mezzi
meno il danaro. Forse ebbe soc che si sogliono mettere in opera
corsi da Ranieri d'Elci, che go dai vili per cattivarsi la protezio
vernava Avignone pel Papa, ed ne dei grandi, aveva in animo di
a lui donò alcune sue opere. abbandonare di nuovo l'Etruria.
Frattanto incominciò un poema Il senatore Riccardi, uomo dotto,
intorno la propria vita e viaggi. cortese e protettore degli studio
Quasi tre mesi stette in Marsi si, non sofferi che tante virtù cer
glia, ove dopo avere esaminati cassero rifugio in terre straniere,
gli avanzi di romane antichità ma con liberale amimo il creò cu
che vi si trovano, finalmente stret stode della insigne sua domestica
to dal bisogno e dalla brama di biblioteca, accordandogli genero
veder sempre nuove cose si ar so stipendio, ed in appresso il fe
rolò nelle milizie. La legione i ce eleggere a professare la eccle
talica, a cui erasi ascritto, svernava siastica istoria in Firenze. Quivi
nel Belgio, e per recarvisi, nel dalla cattedra parlando forse con
novembre del 1729, giunse a Pa troppa libertà si fece non pochi
rigi. Avendo udito per via come nemici, in ispezialtà Giuseppe
il re di Francia avesse avuto un Averani, che a que giorni era uni
figlio, tessè un poema latino, nel versalmente tenuto siccome dot
quale pronosticava lieti destini a tissimo e probo. Da questi dis
quel paese. Preso dalla bellezza sidii ne nacque, che quando il
di Parigi e da tante opportunità Lami mise in luce il suo libro,
che vi si trovavano per chi voleva De recta Christianorum fide, l'A
ºccuparsi degli studi, gli venne verani presa la opportunità da
brama di sciogliersi dal militare una espressione in riguardo di
I n.2
i Giovanni Evangelista, mosse re a posteri le cose che n'erano
atroce guerra all'autore siccome degne. Indi mostrò che nel secolo
ad empio e sacrilego. Il Lami si secondo di Cristo vi furono uomi
difese con sommo valore, ma trop ni fra Cristiani per dottrina ed
pa era la fama dell'Averani, e erudizione prestantissimi; pochi,
troppi i suoi amici perche l'al o nessuno dotto nelle lettere in
tro, giovine e stimato audace, non nanzi a quest'ultimo tempo. Po
fosse oppresso. La origine però scia come appendice versò intor
dell'inimicizia dell'Averani, cre no le lingue nelle quali fu scrit
de il Fabroni (da cui abbiamo to il Nuovo Testamento e dimo
tolto quanto ci occorse della pre strò che al tempo degli Apostoli
sente vita), che provenisse sino in tutto l'impero romano, e nella
da quel tempo che il Lami in Giudea, era universale l'uso della
Pisa teneva pratica col Miglio lingua greca: e che eccettuato il
rucci uomo odiato dall'Averani vangelo di santo Matteo, e forse
medesimo. la epistola di san Paolo agli Ebrei
A confusione però dei nemici, nel Nuovo Testamento, tutto il
il Lami nel 1757 fece stampare rimanente fu scritto in greco i
la sua opera De Eruditione Apo dioma. Ma per quanto fossero
stolorum nella quale dimostrava grandi il sapere e la erudizione
che gli Apostoli erano stati una del Lami, non valsero a superare
gente rozza senza tintura di let l' invidia degli emoli, talchè vi
tere. Inoltre vi trattò delle vesti desi anche ingiuriato siccome in
proprie a primitivi Cristiani, e credulo per aver detto che l'An
mostrò come Dio si fosse servito nunziazione, pittura venerata dai
de più umili stromenti per ispar Fiorentini, non credeva fosse di
gere la cristiana religione, e da pinta da mano celeste. Vedi sin
ciò appunto conoscersene la ori dove giunga la umana malignità!
gine divina, e quei doni de'quali f Fu già tempo in che i Gesuiti
furono riempiuti gli Apostoli es odiavano i professori di Pisa per
sere provenuti dallo Spirito San chè questi avevano abbandonato
to. le bandiere di Aristotele, e per
Un certo Atromo Trascomaco chè più presto che le loro, erano
Calabrese, con impura bocca ma frequentate le scuole degli Scolo
ledisse all'insigne erudizione del pii, e principalmente odiavano
l'opera del Lami, e volle accennar gli Apatisti. Da ciò ne venne che
la calunniosamente come piena la città fu divisa in due parti. A
di errori. Il Lami rispose deri principio il Lami si condusse in
dendo l'avversario con due epi tal modo che non dette a conosce
stole nel 1742, che sollazzarono re di gettarsi a veruno dei due
non solo i dotti, ma tutti. Non partiti, ma poscia si chiarì con
perciò i nemici si rimasero in si trario a Gesuiti. Frattanto ven
lenzio, e fra costoro fu primo nero in luce le Satire di Lucio
per insolenza ed audacia Leone Settano, figlio, nel 1757. Queste,
Pascoli di Perugia. Giovanni per scritte con molto spirito, e sicco
altro credette ne trionferebbe af me è solito, piacendo assai uni
fatto ove nuova opera mettesse in versalmente più le ingiurie che
luce, e 'I fece nel 1746. In que le lodi degli uomini , andavano
sta trattò degl' impieghi civili cercate per le mani di tutti. A
dei primitivi Cristiani, degli ono principio ne fu creduto autore il
ri e dignità ch'ebbero: del mo gesuita Venturi con aiuto del La
do che tenevano onde tramanda gomarsini, ma al dire del Fabroni,
“iso

si debbono attribuire al Cordara. sto dalle autorità non fu lung,


Sebbene i Gesuiti negassero esse perchè quattro anni dopo fu pub
re uscita tal farina dal loro muli blicata la Menippea seconda.
no, nondimeno l'allegrezza che Sino da quel tempo in che il
mostravano come per nemici de Lami tornò a Firenze aveva avu
bellati ed oppressi, gli tradiva. to pensiero di dare in luce molti
Gl'illustri uomini offesi in quel antichi monumenti che stavano
le satire, come il Salvini, il La nascosi nelle biblioteche e spera
mi, il Corsini, il Buondelmonti, va con ciò fare buon servigio a
il Nicolini, il Cocchi, l'Orsi, il coloro che amavano la diplomati
Gori, il Ricci, il Biscioni, ed al ca. Nel 1756 dunque pubblicò il
tri, non tacquero, ma fecero ap primo volume delle Delizie de
parire in pochi giorni un carme gli Eruditi.
caustico col titolo: I Pifferi di Appena comparso questo volu
montagna, che andarono per suo me, Angelo Maria Ricci professo
nare, e furon sonati : ragiona re di lingua greca nel liceo Fio
mento I. di Cesellio Filomastige. rentino, accusò il Lami di aver
Leida, appresso gli eredi degli male interpretato alcuni degli o
Elzevirii. È incredibile il pia puscoli nello stesso volume pub
cere con che fu accolto questo blicati: volendo in tal maniera
carme, a tale che per le continue vendicarsi dello aver questi an
ricerche si voleva che fosse ristam nunziato come un'Omelia intor
pato. I Gesuiti a principio ne mo no la Natività di M. V., che il Ric
strarono disprezzo, poscia in pub ci aveva stimata inedita e manda
blico e privato vi sparsero contro ta fuori con sua interpretazione,
ogni maniera di contumelie, ed fosse stata da molto tempo innan
in ispezialtà contra il Lami so zi messa in luce. Ma il Lami nel
spettato autore di quella facezia. secondo volume non solo si di
Questi non rimase in silenzio, fese , ma per ancora conven
ma in nome di Clemente Bini me di molti errori il Ricci me
compose una elegante satira lati desimo nelle sue interpretazioni
na, che il medesimo Bini lesse e specialmente nelle Esopiane. Il
nell'accademia degli Apatisti, e Ricci se ne dolse acerbamente ,
con applauso universale. Allora e siccome aveva protettori di pri
molti gravissimi uomini tentaro mo ordine, procurarono di al
no di acchetare le questioni, ma lontanare da Firenze il Lami
nel 1758 comparso il quinto Ser quale uomo molesto. Perciò fu
mone di Lucio Settano figlio, gli proposta la cattedra di sto
quelle arsero anche di maggior ria ecclesiastica, che innanzi ave
fuoco. Fu sparsa una latina in vet-t va chiesta a Pisa senza poterla ot
tiva che aveva per titolo M. Thi- , tenere. Non la volle, per altro di
moleontis adversus improbos lit chiarando, che più presto amava
terarum, bonarumque artium o rimanersi presso i Riccardi suoi
sores, Menippea I., nella quale le signori amorevoli dai quali non
ingiurie contra i Gesuiti erano intendeva a modo nessuno di se
seminate a piene mani. I magi pararsi.
strati la condannarono al fuoco. Quest'opera continuò poscia il
Di tale condanna prima causa fu Lami per molti volumi, e sempre
che Timoleonte insultò grave con melto applauso, perchè vi
mente all'Averani ed a suoi a mostrò sempre peregrina erudi
morevoli, che non erano nè po zione e critica somma, provenien
chi, nè plebei. Il silenzio impo te da un intelletto acutissimo,
174
coltivato da profondo studio. In usava dell'arma terribile della ir
finiti opuscoli inediti e preziosis risione, e siccome alle insolenze
simi vi si trovano che altrove si si perdona con difficoltà si , ma
cercherebbero invano, nei quali e pur si perdona, a chi deride que
s'illustrano vecchie costumanze sto perdono è tolto per sempre.
sacre e profane, e monumenti di Giova però dire ad onore del Lami,
legislazione, ed altre anticaglie ch'egli da tante pugne uscì sem
intorno terre o castelli della To pre incolume, nè perdette mai
scana, e monasteri ed uomini in della universale estimazione a suo
signi che vi fiorirono. riguardo. Lungo e penoso lavo
Nel 174o divisò e mise prin ro fu pel Lami il raccogliere tut
cipio a pubblicare le Effeme ti gli scritti del celebre Meursio
ridi letterarie. Rivolse l'ani e pubblicargli in dodici volumi
mo a quest'opera, dapprima per in foglio. In quest'opera non so
desiderio di avere campo aperto lo scrisse dottamente la vita del
ove discendere a difendervi le co Meursio, e illustrò i diversi trat
se proprie, indi delle altrui poter tati dell'autore, ma vi mise del
dire liberamente la sua opinione. proprio, e interpretazioni e ag
A principio ebbe per compagni giunte, nelle quali fece ognora
nel lavoro Giovanni Pamfilo Gen più conoscere la sterminata sua
tili, Anton Francesco Gori, Gio dottrina nelle antichità greche e
vanni Targioni e Bartolammeo rOnane,
Bianucci; ma dopo tre anni ve In appresso pubblicò l'altro li
dendo questi che l'essere sozii a bro intitolato Memorabilia, Ita
quella compilazione portava mol lorum doctrina praestantium, in
to pericolo, dopo il terzo anno si tre volumi, ne' quali si trovano
ritirarono. Non perciò venne me le vite di cinquantatre uomini
no al Lami il coraggio, chè da se dotti.
solo seppe sostenerne il peso per Molte altre cose lasciò inedite,
ventisette interi anni. Non è a dire perchè forse queste non si pote
se dei liberi, e non di rado mor i vano mandar per le stampe, come
daci, giudizi letterari del Lami tra le altre, alcuni dialoghi arditi
molti si sieno doluti ed acremente ſcontra i Gesuiti, e Giulio Rucel
doluti. V'inserì venti lettere che lai senatore.
appellò Gualfondiane nelle quali Il Lami fu accusato di essere
morse coloro che vanamente si troppo tenero verso il bel sesso, e
vantavano d'interpretare le tavole di frequentare la compagnia di
Eugubine e gli altri monumenti alcuni troppo dediti al vino: anzi
etruschi. Il Gori che aveva fatto bene spesso gli avversari suoi
lungo studio nelle cose etrusche, letterari usarono di questo mez
non volle tollerare quelle insolen zo vilissimo per vendicarsi presso
ze; rispose con eguale e forse il gran duca Francesco secondo,
maggiore acrimonia, e divenne, che però lungi dal Ladarvi creol
come d'ordinario avviene, atroce lo teologo di corte con generoso
nimicizia fra essi. Con altri non stipendio. Degli stessi mezzi usa
pochi venne il Lami a battaglie rono onde togliergli, ma invano,
larghissime letterarie che qui sa il patrocinio de'suoi Riccardi, che
rebbe troppo lungo narrare. Ciò l'amarono sempre. Egli per di
che irritava maggiormente gli av mostrazione di animo grato non
versari si era che egli non solo solo pubblicò il catalogo dei codi
esponeva le proprie ragioni con ci insigni che si conservavano
saldezza di ragionamento, ma nella loro domestica biblioteca,
I 5
ma si per ancora molti monumen Giunto con ottima salute ºi
ti che illustravano quella insigne settuagesimo terzo anno di sua
famiglia. età, morì di peripneumonia il 5
Poscia raccolse materiali per le febbraio 177o, e in Santa Croce
memorie degl' illustri Toscani, e per ordine di Leopoldo gran du
fra questi degli artisti, e monu ca gli fu eretto un monumento.
menti di ecclesiastica e civile sto Di quanto possedeva fece due
ria dell'Etruria; ed aveva in a parti. Una lasciò ai poveri, l'altra
nimo di compiere l'opera in sei a donzelle per dote. La sua libre
volumi incominciando dall'anno ria volle legata in perpetuo al
cinquantasei dell'era volgare. Ap professore temporario di lingua
pena però era incominciata la greca nello studio Fiorentino.
stampa del quarto, che morte il
colse. Sue Opere a stampa.
Nè la mente del Lami si accon
tentava di un solo lavoro a un r. De Recta Patrum Nicaeno
tratto, perchè mentre ad un'ope rum Fide, dissertatio. Venetiis,
ra travagliava, ad altra e maggio 175o, in 4.; ejusdem editio secun
re pensava. Allorchè, per esem da auctior et emendatior. Flo
pio, pareva che tutto stesse oc rentiae, 177o, in 4.
cupato intorno la Storia eccle 2. Jo. Lamii Publici Eccle
siastica Fiorentina, raccoglieva siasticae historiae Professoris et
materiali e gli ordinava per quel Riccardianae Bibl. Praefecti de
la di tutte le chiese di Oriente, recta Christianorum in eo quod
facendone massa incredibile, e mrsterium Divinae Trinitatis
scrivendone assai, siccome mo adtinet sententia libri VI; ibi
strano i manoscritti che si conser dem, 1755, in 4.
vano nella Riccardiana. 5. De eruditione Apostolorum;
Aveva un ingegno acuto, facile ibidem, in 4.
ad ordinare le materie; memoria – editio secunda, auctior et
insigne: al che si aggiungeva a emendatior. Florentiae, 1766,
mimo forte ed imperterrito. Prov in 4. -

veduto di dolci maniere, se da 4. Applausi poetici per le noz


taluno fosse stato richiesto di ze Riccardi-Gerini. Ivi, 1755, in f.
aiuto subito il soccorreva. Ama 5. Dissertazione sulle ceste mi
va oltre ogni credere i giova stiche. Sta nel T. 1. dei Saggi
mi che mostravano inclinazione dell'Accademia di Cortona. Ro
ed attitudine allo studio, e ben ma, 1755, in 4.
volentieri ad altrui generosa 6. Deliciae Eruditorum. Flo
mente faceva parte del proprio rentiae, 1756-69, T. XVIII, in 8.
sapere. Appassionato per tutto 7. I Pifferi di montagna che
che poteva illustrare l'Italia, andarono per suonare e furono
ei fu che promosse i supple suonati. Leida, (Firenze), 1758,
menti agli Scrittori d'Italia del in 8.
Muratori. Molto mandava alle ac 8. M. Thrmoleontis adversus
cademie alle quali fu ascritto e improbos litterarum osores Me
specialmente alla Cortonese. In nippea I. Londini, (Florentiae)
ºgni sua opera, scrisse sempre con 1758, in 8.; Menippea secunda,
libertà, non mai tacque la pro ibidem, 1742.
pria opinione, anzi più presto a 9. Jo. Meursii, Opera XII vol.
vrebbe tenuto in bocca carboni comprehensa. Florentiae, 174o
ardenti che contenere la lingua. 65, in fol.
I 76
"io Novelle letterarie, Ivi, 174o to del Carmine conosciutolo ca
7o, Tomi XXX, in 4. pacissimo d' attendere con buona
i 1. Anacreontis Teii Carmina speranza agli studi, lo chiesero al
cum recensionibus. Ibidem, 1742, padre che era allogato presso il
in 12. convento in qualità d'ortolano, e
12. Dissertazione sopra i ser lo mandarono alla scuola d'un
penti sacri. Trovasi nel T. IV de certo prete Giuseppe Borelli.
gli Atti dell'Accademia di Cor Quivi il fanciullo tanto s'avvan
tona. Roma, 1742, in 4. taggiò negli studi elementari del
15. Memorabilia Italorum eru la grammatica, che all'età di no
ditione praestantium. Florentiae, ve anni dovè pensarsi a trovargli
1742-48, T. 1 1, in 8. un maestro che a cose maggiori
14. Dialoghi di Aniceto Neme lo dirigesse. Era in quel tempo
sio in difesa e" delle professore di rettorica nelle scuo
stolte ed indegne lettere che con le del comune il signor Cesare
tra il libro de Eruditione Aposto Franchini-Taviani, uomo chia
lorum furono date in luce. Rove rissimo , che alla nobiltà del
redo, i 742, in fog. lignaggio congiunse la nobil
15. Josephi Rigacci ad suum tà più bella, che si deriva dalla
primum epistolarum Colucci Sa cultura delle lettere, e dall'ono
lutati volumen, Appendix. Colo revole uficio dell' insegnare. Il
niae Allobrogum, 1742, in 8. quale avendo inteso dei mirabili
16. Dialogo del rever. signor progressi del Pagnini e dello
abate Giuseppe Clemente Bi straordinario ingegno di lui, vol
ni ec. Colonia, 1742, in 4. le il primo ricercare del fanciullo
17. Istoria delle cose operate anzi che essere da lui ricercato, e
dal Mezzabarba nella China ec. gli dette molti ammaestramenti,
Parigi, senz'anno, in 8. e quando fu tempo da ciò, lo mi
18. Observationes in Bullam se nella sua scuola prendendogli
Benedicti XIV qua Ritus Sinici ogni giorno tanto amore quanto
iterum damnantur. Bononiae , ne avrebbe avuto per un figliuo
1742, in 8. lo. Mentre nella scuola di sì abi
19. In antiquam tabulam Athe le ed amoroso ruaestro maravi
neam Decurionum nomina et de gliosamente si addestrava nel lati
scriptionen continentem observa no e nel greco, ricevendo da lui
tiones. Florentiae, i 745, in fol. non pure l'insegnamento, ma ben
2o. Chronologia virorum erudi anche i libri che il povero padre
tione praestantium a Mundi or suo non gli avrebbe potuto prov
tu usque ad Saeculum Christiano vedere, avvenne che venisse al
rum XVI deducta etc., opus po convento del Carmine per la visi
sthumum; ib. 177o, in 8. ta il vicario generale della con
GIAMBATIsTA Baseccio.
gregazione carmelitana di Manto
va il p. Giuseppe Mazzei: il qua
le avendo ascoltato lodi grandis
PAGNINI (LucA ANTo Nto), sime del giovinetto, ed avendo
grecista. Nacque in Pistoia l'anno giudicato da per sè del valore di
1757 ai 15 di gennaio da Fran lui in un'orazione che gli udi re
cesco Pagnini e dalla Maria An citare con molto plauso in una
giola Grassi. Ingegno pronto e scelta udienza, venne nel deside
vivace, e memoria bellissima di rio di farlo aggregare al suo ordi
mostrò fino da fanciullo: per la dine, e fattane qualche pratica
qualcosa alcuni padri del couven seco lui e co' poveri genitori,
177
facilmente vi riuscì. In tal modo studi di teologia. Nove accademie
il Pagnini fu condotto a Firenze, e ecclesiastiche, e diverse tesi teo
nella chiesa dell'ordine di s. Maria logiche, sostenute nel solo corso di
Maggiore l'anno 1755 vestì l'abito due anni, fecero manifesto quan
religioso, prendendo il nome di to si fosse applicato anche a que
Giuseppe Maria. A Bologna, poi gli studi che più sembravano a
a Parma fece gli esercizi del no lieni dal suo animo esercitato sino
viziato e continuò con ardore gli a quel tempo nell'amenità delle
studi del latino e del greco unita lettere; ed un'orazione da lui re
mente all'italiano, di cui manda citata ad Patres nella occorrenza
va per lettera bellissimi saggi allo d'un capitolo generale del suo
amorevole suo maestro il Franchi ordine tenuto in Parma, scrit
ni. Le risposte di quest'uomo ra ta con singolare studio e gran
rissimo (1), stampate in gran parte dissima diligenza l'anno 1758,
dal prof. Ciampi, sono un bel do mise il colmo alla grande riputa
cumento della dottrina del mae zione che di già godea fra i suoi
stro come della docilità di tanto frati, i quali facevano a gara per
discepolo. Se la brevità necessaria onorarlo. Vide allora che per sa
a questo lavoro non permette che lire nell' estimazione dell'ordine
io ne riporti qualche brano, citerò faceva d'uopo darsi tutto agli stu
almeno come in una fralle altre di ecclesiastici ed a quelli sacri
colla data del 27 settembre 1754 ficare tutti gli altri. Il perchè,
lo confortava a congiungere gli fattane prima parola al suo buon
studi profondi delle scienze, spe maestro il Franchini, risolse di
cialmente delle matematiche, a mettersi a predicare, e nello stu
quelli ameni delle lettere, citan dio continuo delle scritture e dei
dogli l'esempio del concittadino padri attingere nuova forza per
mons. Giacomelli che la lode di rinvigorire la sacra eloquenza che
scienziato congiunse a quella d'uo fin da quel tempo era in decaden
mo letteratissimo. Ed il Pagnini si za grandissima. Fra le orazioni
mise nelle matematiche sotto la sacre scritte da lui che ottenesse
direzione del capitano Giuseppe ro maggior p" vien citato dal
Bolsi Marchesi, il quale era stato suo biografo un panegirico di
quarant'anni in Bologna in socie santa Maria Maddalena de' Pazzi
tà di studi col grande Eustachio che recitò in Mantova, e ripetè
Manfredi; e tanto in quello studio di poi a Firenze e a Pistoia nella
s'approfondò, che in poco tempo occasione d'essere venuto nella
non solo si rese capace d'inten diletta patria per celebrarvi la pri
der gli scritti che di quelle ma ma messa il dì 7 gennaio 1759.
terie più profondamente trattava Ma, o che il successo della predi
no, ma pur anche di scrivere qual cazione non fosse quale se l'era
che operetta con acume non sperato, o che sentisse veramente
punto ordinario. Da questi eser in sè di non poter riuscire orato
cizi passava, per consiglio del su re come avrebbe voluto, qualun
periori, ad altri che più conveni que insomma ne fosse stata la
vansi al suo stato, voglio dire agli causa, fatto sta che il Pagnini,
dopo avere esercitato pochissimo
(1) V. Le notizie della vita e degli tempo quel ministero, venne nel
studi di Luca Antonio Pagnini raccol la determinazione di deporlo, e
te da Sebastiano Ciampi, e stampate tutto mettersi nuovamente agli
colle Satire ed Epistole d'Orazio tra
dotte dal Pagnini. Pisa, presso Ranie studi letterari, ed in cotal modo
riProsperi, 1814 - acquistarsi una cattedra. Si diede
VoI. VII, 1 a
1 78
ira a tradurre in versi dal gre no distinto per la dottrina che per
co con molto garbo di locuzione l'alta sua carica. Morto appena il
e d'armonia imitativa: s'infer duca Filippo, fu riunita la Pag
vorò più che mai nel leggere e geria al collegio dei nobili, ed isti
nell'imitare i buoni poeti, e certi tuita la nuova università, dove il
suoi componimenti caduti sotto nostro Pagnini ottenne la cattedra
gli occhi del Frugoni, poeta auli di rettorica e di lingua greca, ed
co della corte di Parma, gli a ebbe agio di dare l'ultima mano
cquistarono la stima e la benevo alla traduzione de Buccolici gre
lenza di quest'uomo, che allora ci, che pubblicò finalmente l'an
potea dirsi tener lo campo fra i no 178o dedicandogli al duca Fer
poeti italiani. Così preso animo dinando di Parma. In questo tem
si mise a tradurre il Formione po l'animo suo fu disturbato da
di Terenzio, di poi gli Idilli di una gravissima perdita, nella mor
Teocrito, che volle anche arric te del Franchini, il quale con
chire di molte note, seguitando - paterne ammonizioni e con dot
anche in questo il consiglio del tissime critiche aveva tanto con
suo buon maestro il Franchini, tribuito a render migliore questa
che una bellissima lettera a ciò opera dei Buccolici. Quanto dolo
gli scriveva il 5 ottobre 1765, re colpisse il Pagnini in questo
mettendogli sotto gli occhi anche funesto caso, lo danno bene ad in
questa volta l'esempio del com tendere le sue lettere scritte a di
patriota monsignor Giacomelli versi amici, in cui molto si la- .
che grandissimo onore avea rice gna che gli sia mancato tanto soc
vuto dai letterati romani, più assai corso nel dare l'ultima mano alle
che per le traduzioni, per le note opere sue, allora specialmente che
eruditissime di che le avea corre meditava di ristampare le sue tra
date. Per questi lavori fattosi chia duzioni col testo a fronte, ripur
ro il nome del Pagnini, ben pre gandolo anche questo dai molti
sto risuonò alle orecchie del duca errori di che andava bruttato per
don Filippo di Parma, il quale vo l'incuria del tipografi e degli edi
lendo provvedere un abile maestro tori: allora che intendeva di ri
all'accademia reale dei cavalie volgere gli studi suoi sopra Vir
ri suoi paggi, chiese il Pagnini gilio traducendone la Buccolica,
al superiore ºggiore della con ed in tal modo paragonare quello
gregazione per quest' ufficio. In che il gran mantovano avesse imi
tal modo dalla solitudine del tato dal greco. Nel colmo del do
chiostro il di 15 d' ottobre del lore sentiva anche l'acerbo ram
1 764 egli si trasportò in uno sta marico di non aver accettato, per
bilimento che lo metteva in co riguardo alla corte di Parma, il
municazione della corte, e dei più grazioso invito che due anni in
distinti personaggi della città. nanzi (1778) gli aveva fatto il
Ebbe a collega il celebre p. Ve Franchini a nome del vescovo
nini Somasco, il quale dovendo Ippoliti, di ritornare in grembo
rinunziare all'impiego per mal della patria e degli amici, per oc
ferma salute, venne scambiato dal cupare la cattedra di rettorica nel
dottissimo p. Soave. Nella conver Seminario rimasta vuota per la
sazione del R. principe Ferdinan morte del Fuocosi; chè avrebbe
do, dove interveniva di sovente, allora potuto consolare della sua
fece la conoscenza dell'abate di presenza quell'ottimo vecchio a
Condillac e del cavaliere de Ke cui doveva tutto quello che sape
ralio governatore, uomo non one va, e parte pur anche della sua
I -

fama. La quale frattanto andava cor nell'Italia: era il tempo º


sempre crescendo a misura che le grandi speranze, e delle grandi
si andavano pubblicando le opere paure. Il Pagnini tutto immerso
sue: tutto quello che usciva dalla negli studi non aveva nè le une
sua penna era ricercato come co nè l'altre. Ma l'onda devastatrice
sa di pregio singolare; special dell'armi straniere ben presto ar
mente gli epigrammi che alla mi rivò fino a Parma: egli vide fug
tida eleganza di quelli greci con gire quella corte che avea favorito
giungevano un'arguzia sempre splendidamente i professori della
nuova e non mai lambiccata. Ol sapienza, ed a cui era singolar
tre l'amicizia del Condillac e del mente affezionato. Il nuovo go
Frugoni ebbe pur quella non me verno, com'era solito, l'onorò; lo
no onorevole del famoso p. Pa confermò nella sua carica, e gli
ciaudi e del Saladini, per tacere diede grandi promesse. Poco tem
delle famiglie più illustri di Par po però corse che l'esausto erario
ma, come la Sanvitale ec. le quali più non bastava agli stipendi dei
tutte gareggiarono nell'onorarlo. professori, la militare licenza a
Non vi fu poi letterato di grido vea portato ogni disordine nella
per tutta Italia che in particolar scolaresca. Il Pagnini prese la
modo non l' onorasse; e per ca risoluzione di ritornare in Tosca
gione d' onore ricorderò Gian ma per vivere tranquillamente nel
Pietro Zanotti col fratello Fran convento di Pistoia o di Firenze
cesco-Maria, il Cunich, lo Zama i giorni di vita che gli avanzava
gna, Camillo Zampieri, Saverio no. Appena si seppe questa sua
Mattei, il Lanzi, lo Stay, il Ce risoluzione, tutti gli amici suoi,
sarotti, il Lamberti, mons. Fa e quelli ancora che lo conosceva
broni, l'ab. di Caluso, e molti no per fama, a tutto potere si
altri. Ai quali dovrò aggiungere adoperarono perchè gli fosse data
tutte le donne celebri di quel una cattedra nella Pisana univer
tempo, che tratte dalla somma di sità. La cattedra che meglio a lui
lui dottrina, e più ancora da quel convenivasi, quella di lingua gre
le sue facili graziose maniere ca, vacò appunto in quel tempo
continuamente ricorrevano a lui per la morte del p. Antonioli, e
" consiglio, e f" mandavano tutti videro nessuno meglio del
e loro scritture. La Morelli che Pagnini poterla degnamente oc
si chiagò in Arcadia Corilla O cupare. Ei l'occupò di fatti nel
limpica, la Fantastici, la Pizzelli, l'anno 18o6 con immensa soddisfa
la Cicci, la Gritti, la Tambroni, zione di tutti i professori, che
la Bandettini, la Salluzzo di Roe sempre lo circondavano con gran
ro. Non contento del moltissimo dissima festa, e di suoi dotti di
che sapeva di latino e di greco, scorsi si dilettavano. Quando an
si diede anche a studiare il fran. che la Toscana mutò governo, e
cese, l'inglese e lo spagnuolo, e diventò parte dell'impero fran
le traduzioni che aveva fatto con cese, si fecero delle innovazioni
tanta felicità dalle lingue antiche anche nell'università di Pisa, ed
volle pur tentarle dalle moderne, il Pagnini di professore di lingua
e nuova gloria ne riportò. Studiò greca ch'egli era, fu creato pro
Per fino nell'arabo, ma non la ſessore di letteratura latina col
ºciò di questo suo studio nessun grado di decano della facoltà delle
monumento. lettere. Alla quale mutazione ne
le agitazioni di Francia inco successe un'altra anche più grande
mineiavansi a sentire intanto an per lui, e fu la soppressione de
n 8o et literas . latinas . in - piste
parmensi
gli ordini religiosi, per la quale - na . academia inclaruit . summopere - ti
iu costretto a deporre l'abito, ed teris . graecis. latinis . et plurimis . e. grae
a viversene privatamente da sa co . praesertim . editts . interpretationibus .
via . an . p . m. 77 . Avunculo . suo - be
cerdote secolare. Il vescovo di Pi nemerenti . desideratissimo . Ioseph . Cue
stoia Francesco Toli gli dette un chi . haeres . ea . test . fecit.
canonicato nella cattedrale, e con
graziosissime lettere l'invitava a Opere date a stampa.
scegliere come riposo alla sua vec
chiezza la sua terra natale. Ta
le appunto era il desiderio di lui, Anacreonte, tradotto da Pisto
che indebolito dalle molte fatiche gene Eleuterio. Venezia, 1766.
Oratio habita in solemni stu
durate nell'insegnare per tanti
anni, sentiva ogni giorno più il diorum instauratione. Parmae,
bisogno di riposarsi. Intanto l'Ac 1768.
cademia della Crusca ristabilita Bauci e Filemone, componi
l'aveva messo nel numero de' suoi mento drammatico rappresentato
membri corrispondenti, e gli per le nozze di S. A. R. il duca
avea decretato il premio per la di Parma ec. Parma, 1769.
traduzione delle Satire e dell'E Pe solenni funerali di S. E.
pistole d'Orazio che nell'età più Jacopo Antonio Sanvitale, Conte
fresca aveva intrapresa, e che nel ec. Orazione detta dal reveren
corso delle lezioni accademiche a dissimo p. Giuseppe Maria Pagni
Pisa aveva migliorata, e in gran mi carmelitano ec., professore d'e
parte rifatta. E di già aveane in loquenza nella R. università di
cominciata la stampa secondo l'ob Parma il dì 1o giugno 178o, col
bligo ingiunto agli autori pre la relazione dei medesimi funera
miati, quando colpito d'apoples li. Parma, dalla stamperia reale,
sia, fu reso impotente a continua in 4.
re qualunque lavoro, e dopo una Teocrito, Mosco, Bione, Sim
esistenza infelicissima di qualche mia, greco-latini con la Buccolica
tempo, dovè succumbere all'estre di Virgilio latino-greca volgariz
Ino destino il 2 1 di marzo del zati, e forniti di annotazioni da
1814. Ne furono celebrate le ese Eritisco Pileneio P. A. Parma,
quie nella chiesa del Carmine in dalla stamperia reale, 178o, Tomi
Pisa, dove intervenne tutto il 2, in 8.
corpo accademico, ed il professore Poesie buccoliche italiane, la
Sebastiano Cianmpi pistoiese disse tine e greche. Parma, 178o.
con bella orazione (1) latina le Theoria rectorum parallelorum
lodi del glorioso concittadino. Le ab omni scrupulo vindicata. Par
ossa di lui riposano nella chiesa mae, 1793.
suburbana di s. Jacopo degli Scal Poemetto di Catullo sul mari
zi colla seguente iscrizione. taggio di Teti e Peleo, volgariz
zato e messo in luce per le fau
LUCAE . ANTONIo. PAGNINo, pi. stissime nozze del nobil uomo
storiensi . sacerdoti . qui . primum . car. sig. conte Andrea Sermoneta di
melitarum . familiae. adscriptus. Josephi .
Mariae . nomine . dein . canonicus . pisto Torricella, e della nobil donna
riensis. ecclesiae cum.jam. plures . annos. sig. marchesa Maria Guerrieri di
docutsset . sublimiorem eloquentiam . in .
Mombello. Parma, presso il Car
mignani, 1785.
Il Formione di Terenzio lati
(1) Quest'orazione fu stampata a Pi
stoia, e ve n'è un sunto nel Magaz no-italiano. Parma, 1785.
sino enciclopedico di gennaio 181ò. De principio superpositionis
18 I
geometricae non necessario. Par Praefatio ad 4 libros de Imi
mae, i 784, ed in Firenze nel Vol. tatione Christi. Parmae, 1794.
XIV degli Opuscoli scientifici e Le poesie di Anacreonte, di
letterari. Saffo e di Erinna, dal greco tra
Elegia di Callimaco su la chio sportate in rime toscane per ope
ma di Berenice, volgarizzata se ra di Eritisco Pileneio. P. A. Luc
condo la versione latina fattane ca, 1794, presso Domenico Mare
da Catullo. Parma, 1785. scandoli.
Dinarba, novella morale tradot Poesie di Saffo e di Erinna di
ta dall'inglese. Pistoia, 179t. Lesbo, traduzione dal greco in ri
Le quattro stagioni, egloghe di me toscane di Eritisco Pileneio P.
Alessandro Pope dal verso inglese A. Lucca, 1794, presso il suddetto.
trasportate nell'italiano da Eriti Esiodo greco-latino, colla versio
sco Pileneio P. A. Parma, 178o, in ne latina dell'ab. Zamagna, e
8. Pistoia, 1791, e Crisopoli, 1797 coll'italiana del p. Pagnini. Par
e altrove. ma, 1797.
Callimaco greco-italiano. Par Si trova la traduzione del Pa
ma, 1792, nel regal palazzo co'ti gnini anche staccata.
pi Bodoniani; per le auguste noz L'Alzira, ovvero gli Americani
ze della R. principessa di Parma tragedia del Voltaire tradotta in
Carolina Teresa di Borbone con versi italiani da G. M. Pagnini.
S. A.S. il principe Massimiliano Parma, 1 797.
di Sassonia. – Nell'avvertimento Epigrammi morali C. Dalla R.
dello stampatore si dice che tre stamperia parmense 1799.
edizioni ne furono fatte; la prima Epigrammi, volgarizzati dal
in 4., la seconda in foglio grande e greco per opera di G. M. Pagni
in carattere minuscolo: la terza ni, carmelitano, Parma, dalla re
non meno grande in foglio, ed a gia tipografia, 18oo, libri 5.
lettere quadrate, ossiano unciali. Nuove dimostrazioni delle pro
Inno alla Vittoria, di miss Cor posizioni quinta e sesta del libro
nelia Knight, inglese-italiano. rimo d'Euclide, secondo il meto
Parma. do dello stesso Euclide pubblica
Orazione funebre per Carlo te dal prof. Pagnini. Pisa, 18 15.
III, re di Spagna, tradotta dallo Ode d'Alessandro Pope in o
spagnuolo. nore di s. Cecilia, tradotta dal p.
Il Manuale d'Epitteto, greco maestro G. M. Pagnini carneli
italiano. Parma, 1795. tano nel Vol. VI degli Opuscoli
Lettera ad un amico sopra una scientifici e letterari di Firenze.
serie infinita di giochi spettanti Satira prima del lib. 1. d'Ora
alla dottrina delle combinazioni zio, tradotta in versi toscani. Ivi.
e delle permutazioni. Parma, 1794, Versione della prima poesia di
e nel Giornale Pisano, numero 52, Catullo. Ivi.
Tomo 12, p. 1, 181 1. In obitum praestantissimi me
Bpistola ad Cl. virum Hie dici Michaelis Girardi, epigram
ronrmum Saladinum qua con ma G. L.
tinentur castigationes et supple Il Christo, tragedia di Girola
mo Martirano ec., trasportata in
menta libelli cui titulus : Theo
ria Rectorum parallelorum ec. versi toscani. Parma, dalla stam
Parmae, 1794. peria reale.
Epigrammi 15o dell'Antologia Sonetti ed Epigrammi ed altre
freca, volgarizzati ed inseriti nel poesie volanti stampate in Par
Parnaso italiano. Venezia. ma ed altrove.
182
Le Satire e le Epistole di Q. che si supplicasse al pontefice ed
Orazio Flacco, tradotte in verso al cardinale governatore per co
italiano. Pisa, presso Ranieri Pro stituire la Marittima in provin
speri, 1814. cia, la quale avesse a centro e ca
Giuseppe ARCANGELI. poVelletri, ciocchè per la somma
benignità del primo, e per lo amo
CARDINALI (CLEMENTE), ma re che il secondo portava schiet
cque a Velletri, nel marzo del tissimo a suoi diocesani gli ven
1789, di padre assai distinto nel ne ben fatto. Teneva il Cardi
l'arido, ma utile studio della giu nali, che Gregorio XVI, benefat
risprudenza. Del 1797, sendo tore di tutta la dominazione pon
ancora fanciullo, lo perdette. Su tificale, per una legislazione che
bito appresso venne la prima in la pareggia alla civiltà europea,
vasione francese a distruggere fosse della sua patria e padre e
dalle fondamenta il modesto pa fondatore, avendogli aperta la via
trimonio di una famiglia già per alla compartecipazione di così no
la perdita del capo inchinato a bili istituzioni. E in questo, te
rovina. Ma la forza d'animo della nendo monsignor Geraldo Ma
madre, e l'industria del fratello ciotti, amicissimo del Cardinali,
che al sedicesimo anno non bilan il grado di vice-legato, egli si re
ciò di sobbarcarsi al peso della fa cò in ispalla il carico di segreta
miglia, gli valsero una educazio rio della legazione, e lo fecero
me, quale la patria poteva dare, e ambi gratuitamente. Del bene e
negli studi delle lettere, e negli sercitato ufficio ne riportò pre
esercizi liberali della musica e mio, e gli venne insieme aperta
della scherma. Mandato dal fra la via a meritare del governo, e
tello a Macerata a studio di leg della nuova provincia dal princi
ge, ne fu richiamato per consi pe supremo, che lo nominò, e da
glio del cardinale Leonardo An poi il triennio così pregato dal
tonelli in quello che le Marche cardinale legato lo confermò consi
erano là là per essere occupate gliere nella congregazione gover
dalle armi francesi. Avviato agli nativa. Dove siedendo, sì di as
impieghi amministrativi, li eser siduità e di molto sapere, e si di
citò in provincia di Campagna, rettitudine, e di fermo, e costan
nel Patrimonio, nelle legazioni te animo contro tutte le macchi
di Ferrara e di Bologna, dove nel nazioni che al bene pubblico trar
1825 condusse moglie. Il nuovo volevano di preferenza il priva
stato generò nel Cardinali molto to, diede esempio più facile da
desiderio della patria. Lo favo sentire lodare, che da vedere i
reggiò il conte Vincenzo Pian mitare. Quando era alcuna volta
ciani che dirigeva l'amministra solo nel vedere da lungi; sempre
zione del registro, della quale era camminava in sentiero pieno di pe.
il Cardinali ispettore nelle lega ricolo nel comporre in uno il van
zioni di Bologna e di Ferrara. taggio della provincia con il ge
Di quinci però trasferito, con nerale; e la giustizia soprattutto
sentendolo il tesoriere, a vegliare a lui cara, con le officiosita onde
con lo stesso grado le provincie lo assediavano gli uomini, e i
di Marittima e di Campagna, e tempi abbastanza corrotti; urtan
fissata sua stanza a Velletri, il do l'esempio contrario di molti,
cardinale decano lo scrisse fra i che ne pubblici offici niente al
consiglieri del municipio. In que tro guardano più teneramente
sto grado fu autore principale, che a imborsarne il premio. Con
185
monsignore Francesco de' Medi fama ugualmente bella e onora
ci de principi di Ottaiano vice ta: più estesa però degli stretti
legato, co suoi colleghi, e soprat termini della città sua nativa, e
tutti con Filippo Antonelli fu della provincia, come quella che
tanto concorde quanto con uomo non risuonò solo in Italia, ma
che si proponeva lo stesso scopo, vinte le alpi e il mare recò lodato
e batteva la stessa via. Come poi il nome di lui alle orecchie fran
pieno di sincera venerazione alla cesi e alemanne.
esperienza inarrivabile, alla e E già bisogna premettere, che
semplare moderazione, al pronto vissuto sempre nelle provincie non
e dritto giudizio del cardinale le ebbe le occasioni pronte a farsi co
gato Bartolomeo Pacca, niente noscere. Attalchè fu costanza e
avesse di più gradito nell'officio fatica che sole e tardi gli aprirono
suo, che trattare le più spinose la strada. Poi è da ricordare, che
faccende, presiedendo quel por lo abbiamo mostrato operare nel
porato il consiglio, è appena da mondo, o come onorato di im
credere. Gli è vero che l'emi pieghi pubblici, o come sem
nente personaggio il rimeritava plice cittadino, e quello che più
di affetto parzialissimo, e di sin monta egli fu padre di numerosa
golare bontà di lui l'incuorava famiglia cui nutri ed educò senza
vieppiù il Cardinali a bene e di altri aiuti che la propria industria,
rittamente amministrare la pro e l'amorevolezza del fratello. Al
vincia, a giovare quello che pote lorchè toccava il discorso tra fa
va il suo luogo nativo. Così con migliari il peso crescente d' anno
correndovi il capitano Giovanni in anno della famigliuola, gli
Graziosi, il cavaliere Paolo Filippi piaceva ricordare come l'iraquel
che l'uno all'altro si succedette lo mise a luce ogni anno un trat
ro nell' amministrazione del co tato di legale, e crebbe di un sud
mune, fondò una pubblica bi dito lo stato. Ma (soggiungeva) a
blioteca, poi ne esercitò gratuita Tiraquello era pronta la mano del
mente la prefettura. Così di uni re, anche per le spese della stampa.
ta col Graziosi, e con il maggio Per queste ragioni, e perchè di
re Clemente de Borgia il tem vagato nella prima età giovanile
pio parrocchiale di santo Michele da tanti volgimenti di fortune
Arcangelo fu murato nel breve principesche le quali tennero in
volgere di un lustro dalle fonda certa per molti anni la condizione
menta, e si aprì agli esercizi del degli uomini si può affermare che
culto intermessi per trenta anni. tardi fece cuore a sè stesso, tardi in
Così rinvigorì quasi a giovinezza quello che riguarda le lettere pre
la società letteraria Volsca, della stò orecchio a consigli del fratello,
quale tenne prima il segretariato, tardi si avviò sulle di lui pedate.
poi la dittatura, e facendone il co Si occupava il fratello nel 1814
mune la spesa, mandò alla luce, in raccogliere, trascrivere ed an
dedicati al cardinale vescovo, ben notare le iscrizioni antiche , che
tre volumi delle scientifiche o let in qualche modo potevano riferire
terarie produzioni del socii. si a Velletri. Il Cardinali che pas
Io percorrendo rapidamente la sò a Roma tutto quell'anno fa -
breve vita del Cardinali in quan cendogli compagnia, lo aiutava
to operò nel pubblico come citta dell'opera sua secondo che veniva
dino e come magistrato, ho evita dal fratello pregato. Rimandato
to di toccare la vita letteraria di
poi a Velletri nell'autunno per
lui, per la quale si acquistò una vegliare il ricolto della famiglia,
184
ebbe dal fratello come a ringra a Roma, e restato egli solo a Bo
ziamento della penosa fatica che logna si di attorno quelle anti
aveva a durare un volume dove che iscrizioni veliterne che ho
tutte quelle anticaglie, e i nota ricordate, il comentario scrittone
menti onde le aveva adornate era dal fratello ampliò, riformò e as
mo trascritte. Al volume precede sodò di raffronti epigrafici: lavo
va come una dedica che il mag ro di due anni, che rispinse a chi
giore di età indirizzava al mino prima lo aveva immaginato, il
re, tornando a fargli animo che quale lo fece pubblicare con le
si levasse su, e si separasse dal vol stampe di Roma nel 1825 in un
go. Ed è questa la poca favilla giusto volume in quarto di foglio,
che negli studi epigrafici del Car adornato di quattro incisioni in
dinali fu veracemente secondata rame, e dedicato dal Cardinali al
da grande fiamma. Settanta e conte Vincenzo Pianciani. Questo
più scritture di questo argomento lavoro, e le sillogi ricordate fece
pubblicò egli con le stampe, e la ro il fondamento alla riputazione
più grave, e forse la più utile di del Cardinali nella epigrafia, in
tutte rimane sgraziatamente ine quanto che lavorandosi allora in
dita tuttavia. Prima in ragione Germania a un nuovo tesoro lapi
de'tempi, correndo il 1818, man dario furono le opere ricordate
dò fuori una lettera intorno a due messe a contribuzione per arric
marmi scritti nel giornale enci chirlo, e così cominciò a divul
clopedico di Napoli, dove la fece garsene il nome. Non meno gli
ro inserire il cavalier Tenore suo fruttarono allargamento di fa
amico e il commendator Borgia ma le osservazioni intorno agli
ancor egli amico suo e conterra antichi marmi scritti che ricor
neo. L'anno appresso a Bologna dano navi romane, pubblica
pubblicò un antico marmo cri te nel 1825, e lo elenco del
stiano, e una silloge di 5oo iscri le coorti ausiliarie e sociali de
zioni inedite che fu altresì inseri gli antichi romani tratto da mar
ta ne' famosi opuscoli letterari mi scritti, che vide la luce nel
bolognesi, alla promulgazione dei 1827. Nell'una e l'altra scrittura
quali il fratello trovandosi colà di attinse il danese Olao Kellermann,
rettore del registro aveva data dotto espositore di due latercoli
mano, incoraggiando il Nobili a Mattejani, che alla milizia roma
fondare una stamperia che poi si ma pure si riferiscono.
diramò anche a Pesaro. Questa Ma dopo molti anni di ostinata
silloge fu cresciuta in due volte fatica, di raffronti e di lima, pubbli
sino a 61 o iscrizioni. La prima cava infine nel 1855 con le stam
nel 1821 di cinquanta indiritte al pe di Velletri un più grave ed
principe Pietro Odescalchi, che esteso lavoro in quella città conce
seguendo i lodati esempi de' suoi pito e condotto a fine. Lo intitolò
maggiori sosteneva in Roma un diplomi imperiali de privilegi ac
giornale, di scienze, lettere ed cordati a militari raccolti e co
arti, che dura ancora lodato; la mentati. Così rattificò egli il no
seconda nel 1827 di sessanta, che me di que bronzi rarissimi, che
inserì nel terzo volume delle Me
da poi Giusto Lipsio e Scipio
morie romane di antichità e bel
ne Maffei sino allo Spangenber
le arti raccolte e pubblicate dal gio ed al Cavedoni chiamarono
fratello durante il pontificato di oneste missioni. Di tali diplomi
Leone XII.
quanti se ne conoscevano in Eu
Intanto che richiamato il fratello ropa, tranne quello che il Lysons
185
affermò avere di recente comuni leghi. E l'accademia fu sollecitat
cato alla società degli antiquari di arricchirne il sesto volume de'
di Londra, raccolse in uno e dot suoi atti. Questo libro, senza con
tamente illustrò. Diè commissione tesa uno degli ottimi che onori il
al fratello, il quale trovavasi a Na nostro secolo, comparve alla luce
poli nel 1855, perchè piacesse al sotto gli auspicii del cardinale Pac
l'illustre cavaliere d'Avellino di co ca, letterato esso stesso di molta fa
municargli l'apografo di un diplo ma e per le stampe di Velletri, do
ma di simil specie da poco ritor ve il Cardinali procurava di chia
mato a luce in quel regno, ma non mare ogni utile stabilimento. Si
riuscì nell'intento e ne fe cenno vogliono aggiungere a questi lavo
alla pag. 526 dell' opera sua. Ve ri altre ventisette opere minori in
ro però sarà sempre, che se ebbe serite fra le dissertazioni dell'ac
men favorevoli queste due combi cademia romana di archeologia,
binazioni a darne la raccolta com nel bollettino di corrispondenza
piuta, agli altri resterà appena da archeologica, nelle effemeridi ro
spigolare intorno a quell'argo mane, nel giornale arcadico, e si
mento. Gli estratti che il Labus, avrà il novero delle produzioni
il Melchiorri, l'Alessi, il Cavedoni, sue in epigrafia, senza toccare
il Defendi ne pubblicarono a Mi quelle, che sebbene dello stesso
lano, a Roma, in Sicilia, a Mode genere, per ispecie però si pro
na e a Venezia invogliarono i pongono di illustrare e rammen
cultori di quegli studi a leggerla, dare la cronologia.
e da poi letta, la commissione dei Tanto nobile scopo si propose
dotti che aveva carico di proporre il Cardinali così ragionando a
all'istituto di Francia i più fa lungo delle opere del Borghesi,
mosi da ogni nazione nelle scienze del Fea, del Corsini intorno ai
archeologiche, non dubitò di pro Fasti consolari e trionfali, e al
porre per la nostra Italia il Car la serie de prefetti di Roma: e
dinali e il cavalier d'Avellino: così determinando l'era ispanica
e l'accademia Ercolanese lo scris a ridrizzare un'opinione del dot
se nel suo albo (già faceva parte tissimo Scaligero: e così pubbli
della Pontaniana): e quella di To cando le memorie del pontefici
rino fece il simigliante, e il cardi Massimi, e quelle de'censimenti
nale Giacomo Giustiniani camer e de lustri: e così comunicando
lengo lo incaricava di vegliare le all'accademia romana un fram
escavazioni e la conservazione mento del fasti discoperto a Ga
de monumenti antichi nella pro bj, e al Dorow consigliere del re
vincia, incarico tanto più onore di Prussia un altro frammento dei
revole quanto proceduto da un fasti disotterrato a Ostia. Bello
profondo archeologo, qual'è il è da notare, che il nuovo comin
porporato. Non voglio omettere ciamento dell'era ispanica pel
che giusto estimatore dell'acca Cardinali proposto, trovava nel
demia romana di archeologia, la poliglotto professore Ianci chi
quale da molti anni lo aveva poteva e volle ineluttabilmente
scritto fra suoi, un anno avanti dare al Cardinali piena vittoria,
che mandasse alle stampe questo producendo una iscrizione qua
grande lavoro, lesse nell'accade drilingue di Siviglia, nella quale
mia la dichiarazione di uno di le diverse note cronologiche sono
que'diplomi inedito tuttavia, rin a raffronto. Ma tutte queste scrit
venuto in Sardegna, quasi a sen ture come che elaborate con ac
tire il suffragio de' suoi dotti col curatezza squisita e vastità di
186
dottrina avrebbero a cedere il non attingesse, non utile disco
passo alle correzioni de'fasti con perta, che a tutto studio non pro
solari di Teodoro Jansonio detto pagasse, non carico cui si ricusas
l'Almelovenio, attorno alle quali se. Con lo stesso cuore con che
travagliò il Cardinali tutta la vita, difendeva nella congregazione go
e che sono inedite tuttavia. vernativa o le precauzioni a pre
Di questo lavoro suo prediletto servar la provincia dall'inonda
appena un tentamento o saggio de mento colerico, o la soppressione
ne ha pubblicato con le stampe de'focatici gravanti nella stessa mi
di Pesaro nel IV volume delle sura il povero e il ricco; con lo stes
memorie romane. Mostranvisi le so cuore scendeva nelle case dei
correzioni fatte in venticinque Borgia a dirigere un teatro dome
soli anni. Montano al numero di stico, e scriveva versi per rallegra
quarantadue. Tutte gravi, per re gli amici. Si accontentava sem
chè o emendano una idea bugiar pre del ben cominciare, quasi
da della persona, essendo i fasti er presentendo che non gli bastereb
rati nello scriverne la gente, o il be la vita a veder compiute le co
prenome, i" o asseri se intraprese ; e teneva per ini
scono magistrature che non vi tro mici del bene quelli li quali pre
varono luogo: o sopprimono magi tendono l'ottimo, incapaci però di
strature che furono asserite. E tut levarsi dalla fogna del pessimo.
tociò sull'ineluttabile documento Io lascio volentieri costoro avvol
de marmi scritti, dove gli ama tolarsi nella belletta negra, dove
nuensi, i trascrittori, gli stampa l'accidia li attende per chiudergli
tori non hanno parte. Ma del non il gorgozzule troppo oggi sciolto
avere il Cardinali potuto pubbli al mal dire, che mi suonano tut
care così grave e faticoso lavoro, tora paurose all'orecchio le voci,
ci richiama alla memoria un altro onde Virgilio ammonisce, che
epigrafico solennissimo Gaetano curarsi di loro è bassa voglia.
Marini, al quale sebbene durasse Spregiatore il Cardinali di simil
lunga abbastanza la vita, non riu torma fangosa dritto giva al suo
sci di porre in luce il grande la scopo. E sì che l'avrebbe glorio
voro delle iscrizioni cristiane. samente raggiunto, se invidiosa
I limiti abbastanza stretti di un la morte non lo ci avesse rapito al
articolo non mi permettono di ri cinquantesimo primo anno della
cordare i lavori del Cardinali ne vita, quando florido, sano, mode
gli altri rami dell'archeologia, del rato potevano augurarsegli sen
l'antichità figurata, della numi za adulazione lunghissimi anni,
smatica, non quelli che toccano le Chiuse la sua carriera piamente;
belle lettere o scienze esatte: e come l'avea percorsa, a Velletri
già io incontrerei maggiore diffi nella casa paterna il 22 novembre
coltà trattando di lavori suoi che del 1859 fra 'l compianto del figli
non ho letti, e aggiungerei fiori (sei ne lasciò), della moglie, dei
meno splendenti a quella corona parenti, degli amici, de'quali tan:
che gli hanno assicurata i lavori ti ne ebbe in aumbo i sessi quanti
epigrafici. Istancabile egli nella informavano l'animo a virtù o a
fatica, ardentemente desideroso gentilezza.
di portare l'incivilimento e la A. C.
istruzione fra suoi ; al corrente
de più accreditati giornali scien
tifici e letterari d'Italia e di Fran
cia; non fu ramo di studi che
187
SCHEDONI (PIETRo), nacque la e portoghese da sè. Veggendo
in Sassuolo, amena e popolosa lo zio come tutto si distraeva in
terra del modonese, nel 1759 da esercitazioni aliene a quelle del
Antonio e da Isabella, Ferraresi. foro, e in quanto abborrimento
Mancatogli ben presto il padre si avesse il seguirne le vie, conces
trasferì colla madre e il fratello segli lo appigliarsi a quale studio
presso uno zio materno in Formi più avesse in amore.
gine ove crebbe fino a 15 anni Fu allora che s'immerse total
istruitovi negli elementi della la mente nella filosofia, nella storia
tinità, che apprendeva molto age e nella morale, apparecchiandosi
volmente, senzachè nulla valesse ad essere, come poi venne chia
ad infrenare la sua indole impe mato il creatore dell'Etica Speri
tuosa e vivacissima. La quale ven mentale. E che tale fosse per rie
ue attemperata soltanto quando, scire ne dava bella mostra quando
passata a Modena la sua famiglia, proibiti da Ercole III i giuochi
ei prosegui gli studi presso i Ge d'azzardo (1788) lo Schedoni fra
suiti. E' a notarsi che il p. Vale i molti che disapprovavano la
rio Benincasa suo maestro di ret provvida legge ardì levare la voce
torica, avvisatone l'acre ingegno col Saggio intorno a giuochi plau
e l'avidità d'instruirsi ad ispro dito e ristampato più volte come
narlo vieppiù soleva chiamarlo quello, ch'era pieno di belle ed
presso di sè, e sopra un catalogo utili verità, ma scritto in gonfio
di libri spiegargli i pregi de più e pomposo stile, riprovato dall'au
scelti, aggiungendo, che bene a tore medesimo. Moriva frattanto
doperando le forze dell'intelletto il Paradisi, e lo Schedoni ne ono
anche il suo nome sarebbe posto rava la memoria con un Elogio
un giorno in cataloghi somiglian che meritò tre edizioni. In que
ti. Dal che fervidamente incitato sto mezzo leggeva all'accademia
ſe progressi bellissimi si nelle let modenese una Memoria sulla li
tere, che nella filosofia, la quale bertà della stampa in che com
udi nell'università, e nella ma battea le opinioni del Filangieri,
tematica in che venne istrutto ed un altra sulla Commedia a sog
privatamente. Oltre questi studi getto provando di quanta vergo
amando intendere alla musica e gna fosse all'Italia e di qual dan
alla pittura, lo zio che al tutto vo no ai costumi ed al gusto.
le a farne un giureconsulto glieli Allorchè i Francesi varcarono le
ebbe vietati, astringendolo a dar Alpi (1796), lo Schedoni si recò a
si alle leggi nelle quali ebbe lau Venezia continuando gli esami
rea e di cui fe studio pratico delle leggi, del costumi e del luo
presso il celebre avv. Ansaloni. ghi, dilettandosi nel visitare og
Notasi come particolarità, degna getti di belle arti ed usando fre
di ricordo, ch'ei mandò alla me quente nella Marciana ove strinse
moria l'intero codice Estense in amicizia col celebre ab. Morelli.
modo d'averne pronto all'uopo Vinta la battaglia di Marengo e
ogni passo e capo. Contempora tornandosi alla dominazione fran
neamente e di per sè, e guidato cese, lo Schedoni si recò in To
dal conte Agostino Paradisi s'ad scana ove legò amicizia col Mor
dottrinava nella politica, appren ghen curi lesse una Memoria del
dendo altresì la lingua inglese l'abuso delle belle arti colla vio
dallo stesso Paradisi, dal p. Ga lazione pel pudore, che parve si
bardi la greca, la francese dal faconda e utile al chiaro incisore
colonnelle d'Abadie, e la spagnuo da proporgli di doversi imprimere
188
e dare in dono ad ogni alunno » buona apparenza, che le giudi
delle accademie di belle arti. » ca dai loro effetti, sono da radi
Proseguendo ne viaggi e nelle » ce viziose. « (1)
osservazioni fu a Napoli, e quindi Questo libro, oltre le lodi me
a Roma ove usò famigliarmente ritate de sapienti e del giornali
col Canova. Tornato in patria, e gli fruttò dal gran-duca di Franc
venendogli chiesto dal bibliote fort la medaglia d'oro del merito.
cario della Estense che egli pen Mentre nel 18o 1 l'Europa bolliva
sasse su'viaggi de giovani, rispose tutta in guerra osò lo Schedoni
coll' Opuscolo de Viaggi, breve far pubblico il libro De'mezzi di
di mole, ma grande di dottrina e prevenire e scemare i bellici ma
morale utilità. li. Nello stesso anno scrisse La
Nell'anno medesimo (18o6) die' Memoria sui pregi e difetti del
a luce il libro sulle Tragedie di Panegirico di Plinio a Trajano,
Alfieri, in cui dopo averne mo che svolge insieme le cagioni per
strato i pregi ne die' a vedere, cui cadde la romana eloquenza e
con robustezza ed evidenza gli la scrisse per un concorso dell'ac
enormi errori in morale, ossia la cademia Lucchese, da cui ottenne
mostruosa violazione di quell'or il premio d'una medaglia d'oro,
dine morale che tutte le leggi del premio che non fu il solo per lui
ſteatro e la pubblica utilità ri riportato, poichè anche il Comu
chieggono. Finalmente nel 181o ne di Modena lo ebbe similmente
apparve l' opera delle Influenze rimunerato di medaglia d'oro pel
morali, nella quale si fe ad ordi nobile Elogio del Muratori.
mare una scienza al tutto separa Nell'opera delle Influenze Mo
ta dalla morale filosofia. rali avendo confortato i giovani
” Questa insegna i principii ed che voglion darsi al pergamo a
º i precetti, quella dimostra co proporsi Tullio per modello a pro
º me sian essi o seguitati o trapas vare che in ciò non era andato
º sati nelle leggi, nelle istruzio lungi dal vero diede tradotte Do
;
º ni e nelle pubbliche usanze, dici tra le più eloquenti orazioni
º additando gli effetti che sopra di Tullio, per le quali ebbe in
º i costumi e sul bene della socie dono una tabacchiera d'oro da
º! tà fanno. In somma è una spe Francesco IV duca di Modena.
º rimentale scienza, per la quale Già nelle Memorie Sulla liber
º s'impara a far giusto uso delle tà della stampa, nel Saggio su
º! teoriche, delle sentenze e delle Giuochi e nelle Influenze Mora
º manifeste ed approvate verità. li avea combattuti alcuni errori
» Le considerazioni dello Sche del Filangieri, ma nel 1826 scese
º doni sono brevi e spedite, pie direttamente in campo col libro
º ne d'ingegno e di rettitudine Alcuni sguardi sull' opera del
º e comprese di una occulta fi cav. Filangieri, la Scienza della

lantropia. Forse nello applicare Legislazione, di cui Leone XII
º i principii e segnatamente al ebbe a dire in un breve all'auto
s
º
lorchè l'effetto morale esamina re: Materies operis est hujusmo
º dell'arte drammatica, egli è di,utejus lectio in hoc difficillimo
º troppo severo; e può essere al Reipubblicae gubernandae mune
º tresì che il mostruoso abuso dei re magno nobis usui esse possit.
º principii dirizzato a ruinare or
º dinazioni utili e ragguardevoli (1) Ferri, Spettatore italiano, vol. 1.
º lo sospingesse alla lode, alla dife nel Saggio critico sopra i filosofi me
º sa di molte, che, non ostante la rali, pag. 177. Milano, 1822.
189
Non pago abbastanza di ciò un suo discorso era facile, spontaneo
anno dopo scrisse l'Appendice e spesso eloquente, solendo trar
intorno all'opera del cav. Filan profitto d' ogni occasione per ren
gieri, ed alla Lettera di Chateau derlo arguto. Ebbe la memoria
briand sulla libertà della stampa. ricca de' più bei luoghi de poeti
Era sempre doluto allo Schedo latini italiani, che recitava con tal
mi il vedere alle mani della gio pronta facilità come se innan
ventù raccolte di poesie che pon zi agli occhi avuti li avesse.
no guastarne il costume ed il gu Cariche ed onori non ambi mai,
sto; e quindi a rimediare a ciò anzi è chi afferma essersi egli a
per quanto era in lui stampò nel doperato per non averne. Nel 1827
1827 una raccolta di Cento Sonet non potè sottrarsi d'esser uno dei
ti con annotazioni, ch'ei mode 12 censori di libri per gli stati
stamente disse ad uso del pro Estensi. Sotto qualunque reggi
prio figlio ( di secondo letto, mento si mostrò probo e onesto
avendogli la morte rapiti quelli cittadino, e uscita in Modena la
del primo). Che se l'autore quan Voce della Verità, quantunque
to alla scelta degli argomenti ed vecchio d'anni e di merito ei si fè
alla morale ebbe raggiunto lo uno de'collaboratori (i) e quin
scopo, parmi nol raggiungesse in dici giorni prima di sua morte det
ciò che riguarda il gusto, essendo tò l'articolo inserito nel num. 669
la più parte de'Sonetti del Salan che fu l'ultimo suo lavoro, e qua
dri, Frugoni, Cassiani, Filicaja, si il testamento politico che l'uo
Biondi, Cesarotti, Mazza. Il mar mo retto, sapiente e sperimentato
chese Lucchesini lodò nondimeno lasciava come pegno d'affetto al
nel Giornale di Lucca siffatta im la gioventù che abbandonava (2).
presa, confortando l'A. a fare una Mori lo Schedoni in Modena ai
ugual scelta di Odi italiane, alla 27 novembre del 1855.
quale non potè intendere rivolto Le opere sue tutte indiritte a
a cose maggiori dando frattanto scopo morale ed al miglioramento
la Versione della vita d'Agrico degli uomini, meritarongli alto
la scritta da Tacito, ed i Princi grido ne' contemporanei e gli
pii Morali del Teatro ravvisati meriteranno la stima e la lode dei
in ogni genere drammatico, libro posteri. Vuolsi però notare che e
ch'ebbe lodi e censure. Sappia gli usò in esse uno stile piuttosto
mo che nel 185o ei stava occu pomposo e gonfio traente al poe
pandosi di due opere assai impor tico, non senza cadere in ispesse
tanti cioè : Relazione fra la dot declamazioni, il che anche vivente
trina di G. Cristo, e gl'interessi gli venne rimproverato (5).
della Società e la Storia della G. F. RAMBELLI.

legislazione morale delle anti


che e moderne nazioni. Da que
st'ultima, ch'ei diceva utilissima (1) Ebbe pur mano nelle Memorie
e grande, prometteva che immen chedi Religione, di Letteratura e Morale
escouo in Modena.
si confronti, lumi grandissimi e (2) V. Annali delle Scienze Religio
rano per venire a Governi per gli se, Vol. 2, p. 459. Roma, 1835.
universali provvedimenti su co (3) Le presenti notizie sono tratte
stumi de popoli, e per tutto l'or da un diffuso scritto che ha per tito
dine morale degli Stati. lo: Vita del sig. Pietro Schedoni scrit
ta da un Anonimo, 183o. Ms. ch'eb
Così egli già ne'settant'anni in bi dalla incomparabile cortesia del ch. »
florida e robusta salute meditava, mons. Muzzarelli al quale fu indirizzato
scriveva, studiava come sempre. Il colla seguente lettera da cui ne pare
1 9o
BASSI ( LAURA MARIA CATERu temente; ad intendere perfetta
NA), nacque in Bologna il dì 29 mente i principali scrittori del
ottobre nell'anno 171 1, e proven Lazio, ed a gustarne le bellezze.
me da civili parenti, Giuseppe, Testimonio delle esercitazioni di
dottore di legge, e Rosa Maria Laura, e de' suoi progredimenti,
Cesari. Insino dalla infanzia, Lau era il dottore Gaetano Tacconi
ra mostrò grandissima inclinazio che professava medicina nella uni
ne alle lettere, e nello stesso tem versità di Bologna; e questi sa
po fece anche conoscere come viamente pensando che i talenti
natura l'aveva donata di ottimo della fanciulla si dovevano aiuta
ingegno, di somma memoria, di re, le insegnò logica e metafisica.
grande costanza, di tutte in som Anche queste discipline apprese
ma le qualità necessarie perchè con incredibile "
talchè gli
quell'amore avesse a riuscire a avanzamenti superavano di gran
buon segno. lunga la espettazione.
Un ottimo nomo, sacerdote, che Insino a quel punto la valentia
frequentava nella casa Bassi ma di Laura in quegli studi che più
ravigliò dello spirito di Laura e presto agli uomini che alle donne
del desiderio che mostrava di sa si convengono, era rimasta segre
pere, e le propose di esserle mae ta, nè la conoscevano che i geni
stro. La offerta fu accettata dalla tori, il precettore, e pochissimi
fanciulla con somma letizia ; in amici della famiglia. Ma il natu
cominciò dagli elementi della rale desiderio del Tacconi di mo
lingua italiana, poi volle passare strare una discepola di tanto va
a quelli della latina, ed apprese lore, e la gloria che giustamente
con tanta facilità le regole di que ne aspettava, operarono in lui di
st'ultima, che in poco spazio di maniera che di continuo la eccita
tempo giunse a scriverla corren va a farsi conoscere. Siccome però
i" era la modestia in

travedere che sia lavoro dello Schedo aura, ed il maestro non cieco da
ni medesimo. lasciare la necessaria prudenza,
avuto il di lei consentimento ,
Monsignore. volle che in presenza di pochi
Del tutto occupato e specialmente uomini ma distinti per meriti, ed
di un'opera, che già terminai e che a
torchi fra qualche settimana conse amici suoi, tentasse un primo
gnerò, non potei della mia vita scri sperimento del suo sapere. Quelli
vere, qual ella con somma gentilezza che furono pregati dal maestro
mi richiese, nè pure una linea, ma un onde la esaminassero , cioè il
dottissimo amico, al quale manifestai Trombelli e Francesco Zanotti si
la pregiatissima sua se ne incaricò di
pronta cura, anzi mi rendè palese, rimasero attoniti dalla sapienza
quanto in addietro mi tenne sempre della donzella, ed eccitarono i pa
celato, cioè che da qualche tempo in renti ed il maestro onde tolto dal
treccciava spontaneo tale comentario:le tenebre tanto ingegno si faces
diffatti mi volgea non rare domande, se pubblicamente conoscere. Era
ma in guisa che io ravvisare non po
tessi il meditato disegno. me nondimeno restìa Laura, sen
Ora che lo compì, me lo diede, affin nonchè vinta finalmente dalle sol
chè a V. 8. Ill.ma lo invii. - lecitazioni continue di tanti uo
Ho l'onore di confermarmi con di
mini insigni, aderì di tenere pub
stintissimo ossequio blica tesi di filosofia.
Di V. S. Ill.ma
Modena, 2 marzo, 185o Determinato il giorno del 17
Umiliss. Devotiss. Serv. aprile 1752 fu scelto il palazzo
PuETRo ScHEdoNI. degli Anziani come luogo il più
I ol

conveniente alla rarità del tenta to. Laonde pensarono come ni


tivo, e vi assistettero il cardinale be pur stato convenevole divisa
Girolamo Grimaldi legato pontifi mento quello di darle una catte
cio, il cardinale Prospero Lam dra nella patria università. Per
bertini, il gonfaloniero e gli an questo incarico era necessario che
ziani, con gran numero di altri Laura si sottomettesse a nuovi e
uomini letterati e signori. severi esami, locchè da lei fu di
L'esito del cimento fu superio buon animo accettato, e ne uscì
re ad ogni aspettazione, sicchè vittoriosa, anzi con maggiore ap
piovvero somme lodi alla cultura plauso dei precedenti. Talchè per
ed all'ingegno della giovinetta. unanime giudizio di tutta la fa
In fra gli altri per tal modo pia coltà filosofica fu eletta a profes
cque al Lambertini, come ognuno sare filosofia, nella quale discipli
sa dottissimo uomo, poscia ponte na pronunziò la sua Orazione
fice, che il di appresso volle re inauguratoria nel giorno 29 otto
carsi a casa della Bassi onde por bre 1752, vigesimo della età sua.
gerle sue congratulazioni. Allora oltre a nuova raccolta di
Dopo tale esperimento di sape poesie in sua lode, da Antonio
re, tutta Bologna desiderava che Lazzari le fu coniata una meda
fosse insignita della laurea quella glia, da un lato della quale vedesi
donna prodigio del suo sesso, al la di lei effigie, dall'altro Miner
che di buon animo aderirono i va. Siccome però nè le lodi otte
dottori della facoltà filosofica di mute, nè l'incarico gravissimo che
quel pubblico ginnasio, e dopo l'era dato da sostenere, non furo
avere sostenuto gli esami di me no i moventi degli studi di Laura,
todo in elegante idioma latino, le ma quelle avevasi forzato di otte
fu conferita la meritata corona. nere per accontentare i parenti e
In fra gli altri, che in quel gli amici, e la cattedra occupava
giorno memorabile ascoltarono le per vantaggio della famiglia, così
prove della dottrina della Bassi, nè per quelle, nè per questa, le
non che la prontezza ed eleganza venne meno il desiderio che nu
usate nella lingua del Lazio, tro triva continuo di acquistare no
vavasi il cardinale di Polignac uo velle cognizioni e di abbellir sem
mo d'ingegno, celebratissimo au pre più l'animo con novelle dot
tore dell'Anti- Lucrezio. Questi trine. Pel quale desiderio, con
innamorato delle doti dello spirito l'aiuto del dottore Gabriello Nan
della giovane amò starsene secolei fredi applicò la mente alle severe
più volte passando molte ore con discipline matematiche, indi aiu
piacere vicendevole in eruditi ra tata da sommi uomini, che tene
gionamenti. In occasione della lau vano pratica continua nella sua
rea ottenuta dalla Bassi e della casa, rivolse a più fermo e più
sua aggregazione al collegio filo profondo studio nella fisica. Inol
sofico, fu impressa in Bologna ed tre volle sapere anche di greco, e
in quell'anno 1752 una Raccolta talvolta le piacque di sollevar l'a
di Rime in cui vollero aver parte nimo da più serie esercitazioni
i più illustri poeti di quel tempo. occupato, con la conversazione
Siccome grande fu la letizia ne' delle muse. Saggi di sue poesie si
Bolognesi per le lodi e l'onore trovano nel tomo quarto della co
ottenuto dalla Bassi, così pure da sì detta Raccolta del Gobbi.
ciascheduno si desiderava che tan La dottrina di Laura, la fa
to talento, per iscarsezza di fortu condia del dire, la chiarezza del
ne o per ozio non andasse perdu le idee e la somma dolcezza del
192
temperamento oltre ad attrarne di Istancabile non solo per apprende
continuo grandissimo numero di re ogni giorno più, ma per anco
uditori alla sua scuola, fecero che la ra desiderosa del bene altrui, leg
fama pure se ne spargesse ovun geva continuamente ed in ogni
que; talchè non era personaggio pubblica occasione sue dotte me
distinto che si portasse in Bolo morie, ed aprì nella sua casa un
gna, il quale per ancora non desi corso privato di fisica sperimenta
derasse conoscerla di persona e le, che continuò per lo spazio non
seco lei trattenersi. Fra questi fu breve di anni ventotto.
rono il principe elettorale di Po Anche per questo si cattivò la
lonia Federico Cristiano nel 1759. universale ammirazione; talchè
Per esso il conte Filippo Aldro nell'anno 1776, fu eletta Laura ad
vandi volle che la Bassi sostenes occupare la cattedra di fisica va
se nel suo palazzo una tesi di cante per la morte del dottore
filosofia. In appresso amarono di Giambatista Balbi.
conoscerla l'elettore di Baviera, Numerosi in ogni tempo ebbe
poi Carlo VII; l'elettore di Sas gli ascoltatori, italiani e stranieri,
sonia, il duca di Modena, il prin e la inquieta gioventù che d'or
cipe di Craun, il principe eredi dinario nelle università difficil
tario di Brunswich, la principessa mente mantiene il silenzio, alla
Cristina col suo consorte prin sua scuola mostra vasi tranquillis
cipe reale di Sassonia, e la mae sima, frutto della venerazione e
stà di Giuseppe secondo impe sorpresa che destavano i talenti
ratore. di tanta donna.
Laura obbligata a ricevere con Finalmente tra ogni maniera
tinue visite, non istimando, che di encomi, trapassata non lun
per l'avanzata età del padre le ghissima vita, perchè travagliata
convenisse più oltre rimaner sola da non lievi malattie, prodotte
e senza un appoggio, che la gua dalla intensità negli studi, e da
rentisse in faccia ai meticolosi oc parti difficili, nel di venti febbra
chi del pubblico, pensò che fosse ro dell'anno 1778, sessagesimo set
dover suo lo scegliersi uno sposo. timo di sua età, finì di vivere per
In fra tanti che la vagheggia breve malattia nel petto.
vano, quegli che più le piacque Da molti scrittori è fatta onore
fu il dottore Giuseppe Verati, vole menzione della Bassi. Dal
dapprima assistente all'ospitale di Bruchero nella Biblioteca degli
s. Maria della Vita, indi pubblico Scrittori illustri della età nostra,
lettore di medicina, ed esso si tol dal Bandiera nella prima par
se a compagno. te del suo Trattato degli studi
Nella novella condizione della delle Donne. Il Trombelli le de
vita, Laura non somigliò le altre dicò la sua traduzione delle Fa
donne, imperciocchè lungi che vole di Avieno. Giampietro Za
il legame matrimoniale credesse notti la ricorda con onore nella
compartirle indefinita libertà, o vita di Eustachio Manfredi, e nel
che le cure della famiglia la to la Storia dell'accademia Clemen
gliessero a consueti suoi studi, tina; l'ab. Franconi nell'Elogio
seppe in tal maniera fare econo di alcune donne celebri ; il dott.
mia del tempo che all'amore do Giovanni Bianchi in una sua let
vuto al marito, alla numerosa fi tera inserita nelle Novelle lette
gliuolanza ch'ebbe in appresso,ed rarie di Firenze per l'anno 1754,
al bun ordine delle domestiche così pure il Lami nelle stesse no
facende mirabilmente provvide. velle, e moltissimi altri.
1 o5
Poco dette di suo Laura alla che di tanti altri grandi poeti
stampa, perchè occupata fra la quali non appena furono iniziati
famiglia, le lezioni e le sperienze in quello studio, che volsero ad
di fisica, non le rimase il tempo esso le spalle, sentendosi commos
necessario per dettare più scrittu si da una fiamma che insoſferente
re ch'ella stimasse degne di com d'ogni fredda e pesante discipli
parire in luce degne di sè. Tutta ma spingevali a spaziare negli
via due sue dissertazioni si trovaimmensi campi della fantasia. Le
no impresse nel tomo IV dei Co prime scintille però del poetico
mentarii dell'Istituto di Bologna ingegno del Monti si dimostrarono
e di queste sono una de Proble nel canto improvviso e nel verseg
mate quodam hrdrometrico, l'al giare in latino, idioma ch'egli
tra de Problemate quodam me aveva perfettamente appreso. Ma
chanico. Quantunque però grosse se fu saggio il consiglio pòrtogli
opere di lei non ci rimangano, la da chi lo esortò ad applicarsi uni
memoria di un prodigio di sape camente alla poesia meditata, la
re come fu Laura Bassi non cadrà quale è sola ministra d'immorta
mai nell'obblio, e sarà segno, non lità, fu del pari nostra ventura
solo che le donne in ogni più ar ch'egli per sè stesso, dopo i primi
dua disciplina possono uguagliare saggi felici, si rivolgesse intera
ma eziandio superare gli uomini. mente al poetare in lingua italia
GIAMBATISTA BASEGG1o. na. Perocchè per quanto alcuni
de' nostri poeti, scrivendo nella
MONTI (VINCENzo), nacque morta favella del Lazio, abbiamo
nel giorno 19 di febbraio dell'an conseguita una bella fama, i loro
no 1754 da Fedele Monti e da versi hanno, qual più qual meno,
Domenica Maria Mazzarri alle Al
faccia di centoue; nè l'opera per
fonsine nel territorio Leonino, essi prestata alla nazionale lettera
donde suo padre non tardò a tra tura fu sì giovevole come quella di
sferirsi a Maiano presso Fusigna chi per mezzo di poesie ora soavi ed
no doviziosa terra della Romagna. ora sublimi acquistò nuovi spiriti
Nel seminario di Faenza ebbe e diede nuove movenze al linguag
sotto abili maestri la sua lettera gio moderno. Lo studio però dei
ria educazione; dacchè appena classici latini fece avvisato il Mon
vuolsi far parola de primi erudi ti ancor giovinetto, che non era
menti che in Fusignano gli diede verace poesia quella che allora te
Marcello Padovani; e venne di nevasi per tale dai più, seguendo
poi colla sua famiglia ad abitare sconsigliatamente il Frugoni. Il
in Ferrara, dove prese a frequen perchè egli si diede ad emulare
tare l'università, perciocchè il pa principalmente due grandi poeti
dre destinavalo alla giurispru ferraresi, Alfonso Varano (1) ed
denza (1). Ma avvenne di lui ciò Onofrio Minzoni. Nè andò guari
che se gli ebbe lasciati addietro.
(1) Non fu questa sola forse la scien Poichè superava di gran lunga il
za a cui il padre lo aveva destinato,
ma lasciavagli libero di eleggerne an
che qualch'altra che più gli andasse a (1) Possa egli (scriveva il Monti in
genio. Ciò raccogliesi dalla sua lettera una lettera posta nel 1779 in fronte
scritta da Ferrara nel giorno 9 di mag al suo Saggio di poesie) onorar d'un
gio 1777, colla quale richiede al geni sorriso questi miei versi giovanili, e
tore l'assenso di andare a Roma. Ivi ritrovare in essi qualche scintilla di
egli così si esprime : Vi ho già detto quel sacro entusiasmo che pareemi di
altre volte che lo studio legale, me risentire in me stesso alla lettura del
dico, matematico o altro non è per me. ' le sue portentose Visioni.»
Vot., VI [.. 4
1o 4
primo nella forza e nella sobrietà In processo di tempo il Monti
delle immagini, e nell'armonia lesse eziandio tutti i poeti greci
del verso: e più che l'uno e l'altro nelle versioni letterali latine ; e
era dotato di squisita sensibilità e non havvi in essi bellezza di
di una mente vivace, nella quale sentenze, d'immagini, di de
con facilità si formavano i poetici scrizioni cui non avesse nota
fantasmi, e tutto prendeva ani ta per fiorirne all'uopo le sue
ma, volto e colore. Di queste poesie, com'ape che tesoreggia
qualità si mostrò ben presto im nell'arnie tutte le ricchezze dei
prontato il suo stile, e giunse a i" Dicasi lo stesso degli autori
molta eccellenza. Egli poi si an atini, ed in generale di tutti i
dava inspirando del continuo col classici d'ogni nazione, che leg
la lettura de Profeti, la cui su geva originali o tradotti, facendo
blimità sovrumana gli si faceva conserva di quanto essi hanno di
potentemente sentire, della Com eccellente e stampandolo, per così
media di Dante, il quale in lui dire, nella sua vasta e tenace me
parve rivivere, e delle opere di moria, la quale nè pure coll'aggra
Virgilio, che riguardava come il varsi dell'età non perdette mai le
p" perfetto di tutti i poeti per sue forze.
arte divina di porre ogni cosa in Le altissime speranze che il
immagine, di vestire di bellissi Monti giovinetto dava di sè nel
mo stile gli oggetti stessi più te proprio paese, indussero il cardi
nui, e di fare i versi più armo mal Borghese, nel suo ritorno a
miosi, più vari e meglio coloriti Roma dalla legazione di Ferrara,
che sieno stati composti in lingua a condurlo seco, contando egli
veruna. Nè mai saziavasi anche l'anno ventiquattresimo dell'età
negli ultimi tempi di commenda sua (1). E non era ancora trascorso
re questo scrittore, e portavalo un anno dacchè egli soggiornava
seco dovunque gli avvenisse di in quella metropoli, alloraquando
andare, citandone spesso i più diede alla luce riuniti in un volu
bei passi a memoria. Anche la fe me, stampato a Livorno nel 1779,
condissima vena dell'immortale i primi saggi delle sue poesie, de
Lodovico contribuì non poco ad dicandoli alla marchesa Bevilac
infondere nel suo stile quella di qua di Ferrara, celebrata dal Fru
sinvoltura e quell'abbondanza , goni sotto il nome di Climene
accompagnate dalla precisione e Teutonica. E benchè molte di
dalla proprietà delle parole e dei quelle sue produzioni sieno poi
modi, che non si potranno mai state come troppo puerili rifiutate
abbastanza lodare (1). E qui non è dal Monti, il che puossi dedurre
da tacersi una cosa della quale dal paragonare la stampa livornese
amò egli stesso di conservare me coll'edizione Bodoniana dell'anno
moria; ed è, che avendo egli an 1787; trovansi nondimeno anche
cor giovinetto interrogato il Min in questa la Visione d'Ezechiello
zoni del segreto per cui erasi for applicata ad un celebre predicato
mata quella sua evidenza di stile, re in Ferrara, e scritta a ventidue
n'ebbe questa secca risposta :
Dante, i Profeti e l'Ariosto. (1) La lettera colla quale il Monti
domanda al padre l'assenso per recar
(1) Tanto amore portava il Monti al si a Roma, è riferita a carte 241 del
poema dell'Ariosto, che, secondo la te l'Antologia Epistolare, stampata nel
stimonianza del Mustoxidi, lo mise in 183o in Macerata, e porta la data del
prosa, e poi lo rifece in ottave. Imagrº, lo 1777
9 maggio, I n. 77, L' Editore.
L'Editore,
1 o5
anni (1), l' Entusiasmo melan nobili canzoni del Monti, da i
conico, le Elegie, quantunque composta per compiacere all'ami
assai ritoccate, ed altri componi co(1). Con una schiettezza poi tutta
menti pieni di grandissime bel propria de grandi ingegni profes
lezze di pensiero e di stile. Dal savasi altamente grato al Viscon
che si ritrae che il Monti fu poe ti dell'avergli esso aperti i tesori
ta per natura, e che questa lasciò dell'antica sapienza, e per com
poco da fare all'arte per condurlo penso lusingava colla sua luce poe
alla perfezione: giacchè fino dai tica l'inclinazione che quel cele
suoi principii ebbe mobiltà di con bre antiquario aveva per l'arte
cetti, vivacità d'immagini, splen
dei versi. L'amore quindi che
dore di locuzione, armonia di ver
il Visconti seppe infondere nel
giovine Monti per la classica an
so, castigatezza di lingua ed una
tichità, procacciò a lui una mira
mirabile facilità di dire ogni cosa.
Avendo poi avuto occasione di bile attitudine a spargere i suoi
celebrare in Arcadia le noz versi di quella maschia eleganza
ze del principe don Luigi Bra che solo si attigne ai limpidi rivi
schi, nipote di Pio VI, con don della Grecia e del Lazio; e gl'in
ma Costanza Falconieri nel leg segnò l'arte di abbandonarsi e di
giadrissimo Canto in terza rima discendere senza cadere e senza
che ha per titolo La bellezza del avvilirsi, siccome aquila generosa
l'Universo, ottenne il favore di che non rade il suolo talvolta, che
quel principe che il volle presso per sollevarsi dopo a maggiore al
di sè nella qualità di suo segre tezza nell'aria.
tario; e cosi egli fermò stabil Il soggiorno del Monti in Roma,
mente la sua dimora in Roma. finchè le cose dell' Italia rimasero
Una delle prime amicizie da lui tranquille, fu sempre assecondato
quivi contratte si fu quella del dal favore del suo principe : ed
grande archeologo Ennio Quirino appartengono a questa parte della
Visconti. Questi, che allora atten sua vita la bellissima canzone al
deva all'ordinamento ed alla de signor di Montgolfier, l'Amor
scrizione del Museo Pio-Clemen peregrino, l'Amor vergognoso ed
tino, bramò che il Monti cele
brasse il ritrovamento del busto
(1) Recitolla ne'Quinquennali di Pio
di Pericle avvenuto di quel di ne VI celebrati l'anno 178o in Arcadia,
gli scavi vicino a Tivoli, ove si ed allora fu stampata con lezione al
congettura essere stata la villa di quanto diversa da quella ch'ebbe poi
Cassio. Sopra tale argomento è quando l'autore più ripulita la pubblicò
scritta adunque la bellissima Pro insieme cogli altri suoi versi. Nulladi
meno fu applauditissima fino dal pri
sopopea di Pericle, una delle più mo apparire; e scritta sopra una ta
voletta era stata collocata nel Museo
(1) La Visione d'Ezechiello fu scrit Pio-Clementino dietro il busto di Pe
ta in lode dell'abate Filippo Giannotti, ricle. Essa in ordine di tempo precede
il quale predicò in Ferrara l'anno 1776. il canto sulla Bellezza dell' Universo:
L'autore indirizzolla con lettera del e deve essere stata la prima a chiamare
giorno 7 di aprile di quell'anno al sul Monti la protezione dei Braschi.
cardinale Scipione Borghese; e così ne Pure a questo canto non è da asse
parlava di poi in una nota a carte 1 - 1 gnarsi l'anno 1789, siccome hanno fatto
qelle sue Tragedie stampate nel 1788 l'editore bolognese delle opere del
in Roma: Del 76 fu pubblicato certo Monti, e, forse sulla sua fede, l'autore
mio capitolo sulla Visione d'Ezechiello delle Notizie sulla vita, ec., in una
(e fu quella la prima volta ch'ebbi la nota, poichè già nell'anno 1787 trova
miserabile giovanil compiacenza di si stampato nell'edizione parmense del
veder stampato il mio nome), Bodoni. - -
I 96
altre; il poemetto in terza rima tù e dell'ingegno, sentendosi l'a
intitolato Il Pellegrino apostoli nimo da tanto, compose l'Ari
co, molti sonetti di vario argo stodemo, nel quale se cedette al
mento, fra i quali sono notabili grande Astigiano per riguardo di
quelli sulla morte di Giuda, quella sua severa architettura del
ec. Ma il principale lavoro ch'ei dramma e per quel suo dialogo
meditava, e che in parte allora cosi incalzato, lo vinse nello splen
compose, era la Feroniade, poe dore dello stile: nè gli mancarono
ma il quale, ripigliato da lui ne belle sentenze ed una forte pas
gli ultimi anni, se vedrà la luce sione, la quale prende assai del
quando che sia, come non dubi modo di Guglielmo Shakspeare.
tiamo (1), darà novella prova che Di qui evvi tra il Monti e l'Al
solo il Monti poteva venire in fieri sostanziale differenza; pe
concorrenza con sè medesimo nel rocchè il secondo sdegnò di ri
l'arte di fare bei versi e nello trarre altra maniera che quel
spargerli a piena mano di tutte le la de' Greci, ed avrebbe volu
ricchezze della poesia. to dare al nostro teatro l'impor
In questo mezzo sorse l'Alfieri tanza politica di quello di Atene.
a cingersi di quella corona che u La rappresentazione dell'Aristo
nica rimaneva ancora intatta fra demo venne accolta in Roma con
noi; e già i più lo salutavano grandissimi applausi ; e fu tanto
creatore dell'italiana tragedia; il terrore che i rimorsi di quel
quando, venuto egli in Roma, si l'ambizioso uccisore della pro
suscitarono fra que letterati varie pria figlia inspirarono alla cele
contese intorno alla bontà del suo bre pittrice Angelica Kauffmann,
stile e della sua versificazione, cui ch'essa protestò non reggerle il
alcuni sostenevano ed altri nega cuore di assistervi per la seconda
vano, accusandolo di essere scrit volta. Così la potenza magica di
tore contorto, aspro ed oscuro. Il quello stile si fa sentire fino nel
Monti, in cambio di attenersi al più profondo dell'anima. L'altra
le sole parole, entrò nella lizza, tragedia del Monti, intitolata Ga
ed in tutto il vigore della gioven leotto Manfredi principe di Faen
za, non è tanto terribile come la
(1) Si hanno ora infatti alla luce tre prima, e vie più accostasi alle ma
canti di questo poema da lui comin niere familiari del tragico ingle
ciato in Roma per celebrare l'asciuga se. Egli poi dipinse sè medesimo
mento delle paludi Pontine, promosso nell'onorato cortigiano Ubaldo, e
con magnificenza veramente reale da nel perfido Zambrino significò un
Pio VI. Veggonsi in essi introdotti al nemico che aveva tentato di nuo
cuni passi che il Monti andava dettan
do negli ultimi tempi della sua vita, cergli: e queste allusioni, intese
e che però non risguardano le cose facilmente in Roma dagli spetta
romane. In una delle solenni tornate tori, ottennero grande effetto. Lo
dell'Istituto italiano di lettere, scien Aristodemo era stato impresso la
ze ed arti ei fece lettura, nell' anno
1 º 12, del secondo canto della Feronia prima volta nel 1786 con tutta
de, ed accennò che là dove egli pone magnificenza dal Bodoni (rime
ritato dal Monti collo scrivere
Vulcano a fabbricare certi lavori, in
tendeva d'inserire alcuni versi nei in suo nome que bellissimi versi
quali avrebbe celebrate le imprese di sciolti, co quali l'edizione par
quel sommo capitano de tempi moder mense dell'Aminta del Tasso è
ni, di cui niuno allora prevedeva quan dedicata alla marchesa
to vicina fosse a tramontare la stella. Malaspi
Quella lettura fu seguita da vivissimi na); e il duca di Parma volle
applausi. mandare in premio all'autore la
- 197
medaglia d'oro, colla quale si co corte di Napoli, venuto in Ro
ronavano in quella città le tra ma sul principiare dell'anno 1795
gedie migliori, benchè già da due per promovere le nuove idee, fu
anni fosse chiuso l'arringo. Il Ga ammazzato nella notte del 15 di
leotto Manfredi fu stampato in gennaio dal popolo levato a furo
Roma nel 1788 dal Puccinelli; re. Questo fatto aperse al Monti
ed insieme con esso ricomparve il campo di dare alla sua fantasia
l'Aristodemo seguito da una let quell'altissimo volo pel quale non
tera del celebre geometra Gioa gli si era presentata ancora l'oc
chino Pessuti, da un esame cri casione. E perocchè Bassville, fe
tico dell'autore sul proprio la rito con un colpo di pugnale nel
voro, e dai pentimenti del mede ventre, nelle poche ore che gli ri
simo. (1) In questo stesso anno il masero di vita, aveva dati segni di
Monti ebbe briga da certuni che cristiano compungimento, il poe
si attentarono di morderlo per ta con felicissima invenzione im
un sonetto da lui scritto sopra maginò di cantare la sua redenzio
san Nicola da Tolentino, nel qua ne, facendo che la vista degli
le questo santo era invocato a orrori, ne'quali la Francia era
proteggere la duchessa Braschi (2): immersa per la rivoluzione, ser
ma egli saputi i nomi e le con visse di purgatorio all'anima sua
dizioni de suoi censori, fece loro già tolta all'ugne dello spirito di
costar cara la soddisfazione di
abisso. Con tale ragione poetica
averlo assalito, e li ridusse al si egli connette alla pittura di tutti
lenzio col famoso sonetto codato:
i mali a cui era in preda la Fran
Padre Quirino, io so che a Maro e a Flacco
cia, e che minacciavano l'Europa,
Die l'Invidia talor guerra e martello, ec. l'apologia del governo romano per
riguardo di quell'uomo, che i
Scoppiava intanto la rivoluzio suoi repubblicani sostenevano es
ne francese; ed Ugo Bassville, sere stato assassinato con aperta
segretario di legazione presso la violazione del diritto delle genti.
Quindi la religione, la politica,
la storia, tutto viene in soccorso
(1) Oltre le due tragedie qui sopran della poesia nella meravigliosa
notate, il Monti aveva, intorno a que
sti tempi, immaginato il Caio Gracco, Cantica Bassvilliana, la quale po
se il colmo alla gloria poetica del
di cui sarà parlato più avanti; ed an
Monti, ed è lavoro di sì alto spi
davasi pure inspirando per una quarta
tragedia il Coriolano, colla quale sa
rito, che non potrebbe dirsi qual
rebbe venuto al terribile paragone del
altro il raggiunga. L'autore è
gran tragico inglese. Ma tranne lo
schizzo in prosa di qualche scena che
si trovò manoscritto ne' suoi zibaldo
1787 nella stamperia Salomoni, era co
ni, io non credo che altro siasi da lui si intitolato: In occasione di solenniz
fatto in tale argomento. Anche una zarsi la festa del glorioso san Nicola
commedia egli scriveva al Torti di Beva di Tolentino con pubbliche dimostra
gna di aver composta nel 1789: ed era zioni di gioia dai divoti di detto san
la pittura, per quello che gli comunica, to, sonetto dedicato a S. E la signo
di dieci o dodici, parte galantuomini ra donna costanza Falconieri Braschi
e parte bricconi, vissuti al tempo di onesti, duchessa di Nemi, nipote di
Augusto, e trasmigrati in altrettanti N. S. Pio VI. Era poi sottoscritto: In
corpi moderni per virtù d'una poetica segno di vero ossequio uno de deºoti,
metempsicosi. Quello che sia di poi e nell' angolo di contro Dell'ab. V. M.
avvenuto di questa commedia, io non Vedasi la lettera dal Monti scritta nel
saprei asserirlo. 1788 a Lodovico Savioli, pubblicata
(2) Questo sonetto, nell'impressione nell'anno 1836 nel Giornale scientifi
fatta su foglio volante in Roma nel co-letterario di Perugia.
196 - - -

sempre sostenuto dall'aura poeti del secolo scorso e sul principio


ca, e quando crederesti ch ei fos di questo, disgradano qualunque
se per piombare nel precipizio, lo forza di stile e di pensiero che i
vedi repentinamente (come os Greci ammirassero in Alceo o nel
servava il Parini) levarsi a mag cigno di Dirce. Così non gli fos
gior volo di prima. A tal che chi se trascorsa la penna, in quel
unque non sapesse ancora che fos trambusto di cose e d'idee, a sen
se poesia, e leggendo cotesta Can timenti che non erano conformi
tica non ne concepisse subito vi alla bontà del suo cuore, e ch'egli
vamente l'idea, dovrebbe, a mio stesso poscia disapprovava. Nei
parere, giudicarsi disperato del tempi qui accennati compose an
concepirla giammai. cora diversi capitoli e sonetti noti
Il poema doveva chiudersi col abbastanza; e mise in luce colle
l'ingresso di Bassville nella gloria stampe di Venezia, e precisamente
celeste, allorchè dopo avere assa nell'anno 1797, il poemetto in
porato in ispirito tutto il calice ottava rima sulla generazione del
delle sciagure della sua patria, le Muse, intitolato con greco vo
questa fosse ritornata sotto lo cabolo Musogonia, e tutto spiran
stendardo dei Gigli. E le forze te greca fragranza, cui aveva inco
bastavano al Monti per compiere minciato a stampare in Roma
questo lavoro, come dimostrò in con qualche diversità nelle parti
tanti altri componimenti di vario e nel tutto. In quell'anno mede
genere che fece di poi. Ma il tor simo poi essendosi trasferito a Bo
rente della rivoluzione soverchian logna, pubblicò il primo canto
do ogni cosa, rovesciossi anche so del Prometeo, poemetto in versi
pra la nostra penisola, e strascinò sciolti, con una prefazione, nel
seco il poeta (1). Perocchè non è la quale sviluppò tutta la favola di
raro che un fervido ingegno, asse questo famoso Titano, e prote
condando gl'impeti del cuore, si stossi che nel tessere il suo lavoro
lasci sviare da quella meta sicura aveva principalmente in mira di
verso la quale si dirigeva per sè promovere l'amore de Latini e
stesso, e corra dietro a certe larve de' Greci, da cui era molto tempo
che nulla promission rendono in che i nostri eransi discostati con
tera. Gli inni e le canzoni che il detrimento sommo della bella poe
Monti scrisse negli ultimi anni sia. (1) E veramente il Monti era
(1) Già sul finire del 1794 pare che le don Giovanni Acton, della quale è
avesse deposto il pensiero di continua autore il Monti. E qui vuolsene far
re la Bassvilliana, poichè scriveva il cenno dappoichè fu pubblicata negli
primo di ottobre di quell'anno al Tor Scritti inediti o rari dati in luce do
ti di Bevagna: Ho anche voglia di man po la sua morte. Ugo Foscolo nell'E
darvi un saggio già stampato della same sulle accuse contro Vincenzo
mia Musogonia succeduta al sonno Monti (Milano, A. VI, per Pirotta e
forse eterno del poema Bassoilliano. Maspero) aveva già disvelato da chi
Dico eterno, perchè il rovescio delle veramente fosse dettata quella morda
vicende d'Europa distrugge tutto il mio ce scrittura che risguarda un avveni
piano, e non lascia più veruna speran mento politico di Napoli.
za di fine al purgatorio del mio povero (1) Dopo la morte dell'autore furono
eroe. La Musogonia doveva allora essere pubblicati altri due canti del Prome
divisa in più canti: e nella stamperia teo, ritrovati fra' suoi manoscritti. Ver
Salvioni n'erano di già impressi il pri so l' anno 1826 egli pensava di ridur
mo ed il principio del secondo. Ma lo ad un canto solo, che avrebbe avu
quell'edizione rimase interrotta. to per titolo I vaticini di Prometeo,
Al 1794 appartiene la Lettera di e già ne aveva riformata la protasi.
Francesco Piranesi al signor genera
I 99
entrato così addentro nella più ri bella Italia (1), i tempi eransi fatti
posta mitologia di quegli antichi più miti; ed egli, prendendo occa
popoli, che in que versi ne quali sione dalla morte avvenuta in Pa
gli piacque prendere da essa argo rigi nell'anno stesso del celebre
mento, ne fece un tal uso, che la geometra e leggiadro poeta Lo
moderna sapienza vestita di quei renzo Mascheroni, immaginò una
simboli apparve più bella e più Cantica , nella quale con fiere
spiritosa. terzine animate della più acre
Nel 1799 gli convenne abbando bile dantesca sono dipinti i mali
nare Milano, ove trovavasi da cir d'ogni maniera che sotto colore
ca due anni, e ripararsi al di là di libertà avevano oppressa la
delle Alpi. Quivi errando nelle Lombardia (2). Questa Cantica è
campagne della Savoia, od accolto detta comunemente Maschero
in Parigi dall'amicizia d'illustri niana; perocchè finge il poeta
personaggi, provò di quanto sol che volata al cielo l'anima di Lo
lievo riescano veramente le lette renzo, s'incontri in quelle d'altri
re a chi è caduto nel fondo della illustri Italiani morti da poco
sventura. E fu allora ch'egli ri tempo, e facciasi, ragionando con
dusse a compimento (1) la sua ter esse, a deplorare le sciagure della
za tragedia, il Caio Gracco, nella patria comune. Sono queste le
quale sono perfettamente ritratti ombre di Parini, di Verri e di
i caratteri romani, e domina la Beccaria, ciascuno de'quali è per
magniloquenza propria di quella fettamente caratterizzato. Tre so
nazione (2). Quando poi nel primo li canti di questo sublime compo
anno del secolo ebbe risalutata con nimento vennero in luce nel 18or,
tutta l'esultanza del cuore questa ed altri due stavano già per uscire,
allorchè l'autore fu consiglia
(1) La tragedia di C. Gracco era sta to da chi presiedeva allo Stato di
ta ideata dal Monti in Roma subito do
po l'Aristodemo e il Galeotto Manfre sospenderne la stampa, poichè nel
di, e pare anzi che ne avesse scritto
qualche tratto, per quello ch'egli ne gli stata per questi decretata una
dice nelle sue lettere al Torti di Be gratificazione. Era anche stato destina
vagna del giorno 3o di maggio 1788, to professore di lettere italiane nel
del 3 di agosto del medesimo anno, e Collegio di Francia. Ma denunciato dai
finalmente del 17 di gennaio del 1789. suoi nemici siccome autore di versi
Nell'ultima proponevasi di farla rap che lodavano il russo generale Suva
presentare nell'anno seguente. Non la roff, quantunque egli non gli avesse
compiè però veramente che nel tempo fatti, non ebbe nè la gratificazione, nè
del suo soggiorno in Francia; e può la cattedra. Veggasi la Lettera a Bet
vedersi quello ch'egli ne scrive da Pa tinelli
(1) i; notissimo quell'inno che co
rigi nelle lettere recentemente pubbli
mincia:
cate nell'occasione delle nozze Negro
mi Simonetta in un elegante opuscolo Bell'Italia, amate sponde,
dal ch. signor consigliere Bernardoni,
cavaliere della Corona di Ferro. Essa fu L'Editore,
poi rappresentata (dice l'esimio edi (2) Anche la Mascheroniana fu im
tore ) nel teatro ora de' Filo-Dramma maginata ed ebbe principio in Parigi.
tici con uno sfarzo del quale sino al In una delle lettere allegate nella pe
lora nessun altro avea dato l'esem nultima nota l'autore scrive da quella
pio. . . . . l'autore medesimo vi recitò
città, in data del giorno 18 di ago
la parte di Opimio. sto 18oo: Sono occupato in una se
(2) Durante il suo soggiorno in Pa conda Bassvilliana. La Morte di Ma
rigi, il Monti aveva ricevuta dal go scheroni, a cui unisco quella di Pa
verno francese la commissione di scri rini, Verri e Spallanzani, me ne ha
vere alcuni componimenti per celebra dato il soggetto. . . . E già sono alla
re gli avvenimenti del tempo; ed era fine del secondo canto.
2oo

consecrare al pubblico obbrobrio mi (t); cimento non nuovo, poiché


i demagoghi della Cisalpina, egli già tentato da altri, ma superato
usava il soverchio dell'ira, e si dal Monti con felicità incomparabi
volevano allora rimettere in cal le. Anche le note a questa versione
ma gli animi già troppo irritati. hanno molta importanza, e prin
Nel quinto canto erano descritti cipalmente la prima della satira
una inondazione ed un turbine, quinta, la quale è da considerarsi
che desolarono le campagne fer come una squisitissima disserta
raresi, con tanta evidenza di pa zione sull'indole e sul merito com
role, che ben dimostravano essere parativo dei tre famosi Satirici la
la poesia, quale taluno chiamolla, tini. Nel 18o5 egli scrisse eziandio
una pittura parlante. Un fram la canzone Fior di mia gioventute,
mento del canto quarto, in cui è ec. Nell'anno seguente fu rappre
descritto il monumento eretto al sentato sul teatro della Scala il
Parini presso Erba dall'avvocato Teseo, azione drammatica. E tan
Rocco Marliani, venne pubblicato to numero di poesie composte in
di poi nel 18o8 insieme co'Sepol breve giro di tempo, e tutte piene
cri di Foscolo e di Pindemonte, e del più alto sentire ed animate
ben fu detto di esso, che vi si sen dal più vivo entusiasmo, ben di
te la mollezza e l'amore delle e mostra che il suo ingegno poe
gloghe virgiliane (1). tico trovavasi allora nel suo più
La mirabile traduzione di Per splendido meriggio,
sio, nella quale parve voler dimo Fino da primi anni in cui il
strare, cimentandosi col più conciso Monti venne a soggiornare in Mi
e tenebroso di tutti gli autori lati lano, era stato disegnato successore
mi, come la lingua nostra in mano del Parini nella cattedra braidense
di chi sappia ben maneggiarla sia di belle lettere; ma dopo il ritor
uno stromento che rende tutti i no dalla Francia, quantunque quel
suoni, fu per la prima volta stam sommo letterato e poeta più non
pata nel 18o5. E fu questa una vivesse, egli prescelse di andare
lode tutta propria del Monti, l'a professore della medesima facoltà
vere tentati tutti i generi della nell'università di Pavia. E qui vi
poetica eloquenza, e l'aver doma dovendo inaugurare gli studi nel
ti per modo la favella e lo stile da 18o5, prese a difendere con gene
sembrare un altrº uomo in ciascu roso intendimento l'onore della
no di essi. Nè certo voleaci meno nostra nazione contro quegli stra
per rendere Persio nella traduzio nieri che fatti ricchi delle sue spo
ne infinitamente più chiaro e glie scientifiche sdegnano non di
trattabile che non sia nel suo ori rado di onorare negl' Italiani i
ginale linguaggio, senza allungar primi scopritori del vero. Tale è
lo notabilmente, ed anzi affron il subbbietto della sua Prolusio
tando la somma difficoltà di tra ne; nella Introduzione poi al cor
slatare la sesta satira in altrettan so delle lezioni di Eloquenza, che
ti versi italiani, quanti sono i lati è stampata insieme con essa, viene

(1) Ora si hanno a stampa cinque - (1) Questo egli fece eziandio col li
canti della Mascheroniana; poichè fu bro XIX dell'Iliade, ove a 424 versi
rono rinvenute le prove tirate a mano del testo corrispondono 424 versi ita
dei Canti IV e V, de quali era stata liani; nè però il lettore se ne po
sospesa l'impressione, e vennero dati trebbe avvedere, poichè la versione
in luce dopo la morte dell'autore. In procede elegante, disinvolta e fedele
essi parla l'ombra di Verri. come negli altri libri.
201

dimostrando i sommi aiuti che ne stampe è intitolata Il Benefi


quest'arte somministra in gran cio. In questo componimento è
copia a tutte quante le scienze, introdotto l'Alighieri, caldissimo
aiuti di tanto peso, di tanta im propugnatore della monarchia, a
portanza, che priva di essi la sa parlare della mutata condizione
pienza perde le sue divine attrat d'Italia, e i versi posti in bocca
tive, e la stessa ragione si rima del fiero Ghibellino sono tali, che
ne pressochè morta. ei volentieri li riceverebbe per
Le Lettere filologiche sul ca suoi. Da questo punto il Monti,
vallo alato di Arsinoe, stampate onorato col titolo d'istoriografo
nel 18o4, sono una illustrazione del regno d'Italia (1), fu incarica
erudita insieme e brillante di un to, secondo varie occasioni, di ce
passo di Catullo, in quell'elegia lebrare in versi le vittorie, i ma
sulla chioma di Berenice ch'ei trimoni, le nascite dei principi
tradusse da Callimaco, della quale ed altri simili eventi solenni. Qui
il tempo ci ha invidiato il greco adunque si riferiscono la Suppli
originale. Ivi nelle parole Arsi ca di Melpomene e di Talia ed
noes Locridos ales equus, intor altre minori poesie composte nel
no alle quali variamente adopera la stessa circostanza della Visione,
rono gli eruditi si nel leggerle e il Bardo della Selva Nera (2), la
sì nello interpretarle, il Monti ve Spada di Federico (5), il dramma
de apertamente, facendosi ap de Pittagorici (quantunque si
poggio dell'autorità di Pausania aggiri intorno alle cose di Napoli,
nel capo 51 delle Beotiche, indi e su quel teatro sia stato rappre
cato lo struzzo; e in cinque lette sentato), la canzone che incomin
re indirizzate a Giovanni Paradi cia Fra ſe Gamelie Vergini, la
si discorre gli argomenti che stan Palingenesi, la Ierogamia di Cre
no a favore di questa sua spiega ta, le Api Panacridi in Alvisopoli
zione (1). ec.; componimenti tutti ne'quali
Veniva intanto nel 18o5 Napo ei mantenne sempre fra i contem
leone in Milano a prendere la poranei il nome di primo poeta
ferrea corona de're Longobardi, italiano; nome che invano gli si
dopo essersi già cinto in Francia volle contrastare nello scritto pub
del serto imperiale di Carlo Ma blicato nella Revue littéraire di
gno, ed il Monti, eletto (2) a cele Parigi da un mentito Flebo. Il
brare questo avvenimento, scrisse Monti si difese colla famosa lettera
la Visione dantesca, che in alcu
(1) Questo titolo gli venne conferito
(1) Alcuni letterati non vollero aver alla fine del mese di agosto dell'anno
per buona la spiegazione del Monti. 18o5, ed il ministro Marescalchi gliene
Egli però scriveva il giorno 9 di a partecipò la notizia, appena seguita la
nomina. Al titolo era unito l'onorario
prile del 18o5 ad Andrea Mustoxidi: di sei mila lire italiane.
Finchè Pausania mi mostrerà la sta
tua d'Arsinoe sedente sopra lo struz (2) Sono notabili le Osservazioni cri
zº, tutte le critiche si romperanno a pie tiche su questo poema, di Paolo Costa;
di di questa statua, nè le tenebre del Bologna, Marsili, 1832, in 32., seconda
edizione. – Nel Canto quinto intito
la mitologia offuscheranno mai la gran lato la Spedizione di Egitto s'ammi
luce di una storica verità.
rano molte bellezze di stile.
(2) Per ordine del Governo. - La Vi L' Editore.
sione intitolata il Beneficio ha frutta (3) La Spada di Federico ebbe l'ono
to al Monti il dono d'una scatola d'oro
re di tre versioni latine e di una fran
con 5ooo franchi. Queste notizie l'ebbi cese.
dal Mustoxidi. L' Editore.
L'Editore,
2o 2

all'abate Bettinelli: ed i mise sentenza contribuivano poi i due


rabili compilatori di quell'arti più celebri traduttori italiani, Sal
colo pagarono ben caro l'ardimen vini e Cesarotti; il primo de'qua
to d'aver insultato un sì potente li aveva effettivamente fatto parer
ingegno. E così non fosse egli sta vile Omero colla pedestre sua ver
to di questa tempera, che mal sione, l'altro erasi avvisato di ri
soffrendo la critica, allorchè so formarlo secondo che a lui pareva
spettava ch'essa provenisse da in richiedersi dalla schifiltà de'tem
vidia o da mal animo (poichè del pi moderni (1). In tal modo quella
resto prima di stampare le cose sue semplice sublimità, e quelle si
le comunicava volentieri agli ami evidenti descrizioni di un costu
ci ed ascoltava con singolare bon me, per così dire, ancor vergine,
tà e modestia le loro osservazioni), andavano tutte perdute; e non
non avesse più volte condisceso restava che il nome di Omero da
generoso leone a lottare con boto ammirare a chi non poteva nella
letti ringhiosi, con grave rammari lingua loro originale gustare i
co de'suoi leali ammiratori ! Ma suoi versi. Il Monti aveva fatto il
egli non era abbastanza convinto primo tentativo di questa sua tra
del proprio merito; a tal che gli duzione in Roma per una disputa
pareva ehe dovesse questo offu insorta in casa del cardinal Fabri
scarsi al menomo gracidare d'ogni zio Ruffo, nella quale il celebre
sciagurato censore. Saverio Mattei aveva sostenuto il
Uno però de'più segnalati ser parere del Cesarotti, che fosse
vigi che il Monti rendette alle impossibile di rendere italiano
lettere, dopo avere illustrato sè Omero conservando la fedeltà al
medesimo con tante poesie origi testo. Poichè avendo egli assunto
mali, si fu la traduzione dell'Ilia
di provare l'opposito, in capo ad
de, per mezzo della quale il suoalcuni giorni presentò il saggio di
nome si è in Italia associato a taluno di que luoghi medesimi
quello di Omero, e con esso du che si stimavano i più disperati
rerà fino che sarà intesa la nostra per la loro bassezza, e n'ebbe la
lingua, e che non sarà spenta ne palma a giudizio dello stesso tra
gli uomini l'ammirazione pel pri duttore de Salmi. Allora il Ruffo
mo poema dell'universo. E qui e gli amici lo esortavano a prose
è da osservarsi ch'era invalsa fra guire nell'impresa ed a termina
noi, prima che il Monti venisse a re un'opera tanto desiderata. Ma
farne convinti del contrario, una egli dopo avere tradotti il primo,
opinione che la Iliade, quantun il secondo, l'ottavo e il decimot
que in ogni tempo venerata come tavo libro, non procedette più ol
il più antico monumento delle tre, fino a questi tempi in cui ri
nazioni, dopo la Bibbia, non po pigliò con fervore il lavoro, e in
tesse farsi italiana con fedeltà ed meno di due anni l'ebbe compiu
eleganza: perocchè Omero, il to. Innanzi però di tutto metterlo
quale viveva forse tremila anni in luce volle tentare il giudizio
prima di noi, aveva descritta una del pubblico col dar fuori il pri
troppo rozza matura con colori so mo libro, accompagnato d'alcune
vente a quella conformi, cui i soli
grecisti, giusta quell'opinione, po (1) La caricatura fatta in Roma con
tro il Cesarotti per la sua versione della
tevano tollerare, leggendo l'origi Iliade fu a torto attribuita al Monti.
nale, a cagione della mativa dol Veggasi sul proposito la lettera che que
cezza ed armonia del verso e del sti diresse al Cesarotti. ( Opere inedite
la lingua. A confermare questa e rare, Milano, vol. V.). L'Editore,
2o5
sue belle Considerazioni sulla fare nella sua Iliade pubblicando
difficoltà di ben tradurre la pro la per la seconda volta nell'anno
tasi dell'Iliade, in un volume 1812 in Milano. Perocchè, scrive
stampato in Brescia nel 18o7, nel vagli da Parigi quel grande ar
quale è compresa anche la tradu cheologo italiano da lui pregato
zione dello stesso primo libro fat d'indicargli que passi che abbi
ta da Ugo Foscolo, e posta a ri sognassero di qualche ritocco: il
scontro della versione letterale in desiderio di farne disparire al
prosa italiana del Cesarotti. Allo cuni piccioli nei m'induce a sod
ra si risvegliò tosto un desiderio disfare alla vostra dimanda. Tro
vivissimo dell'opera intera la qua verete qui annessa la nota di al
le si ebbe nell'anno 181 o co'tor cuni passi che vorrei cambiati;
chi bresciani (1), e provò essere allora la vostra traduzione non
stata dirittamente applicata al cederebbe ad alcun'altra per la
Monti quella sentenza di Socrate, fedeltà e per l'esattezza, come
che l'intelletto altamente inspira già è superiore a tutte nel carat
e nella frase poeti
to dalle Muse è l'interprete mi tere dello stile tutta
ca. Ed infatti vedesi ne'ver
gliore d'Omero. E nulla dimeno il
traduttore, a cui stava a cuore che si del Monti quella magnifica
la sua versione rendesse una fe semplicità dello stile d'Omero che
nella sua abbondanza si dilata e
delissima immagine dell'origina
le, volle, dopo la prima edizione, scorre come fiume reale, e discen
consultare alcuni de più dotti el de talvolta alle cose più famigliari
lenisti suoi amici; un Luigi Lam a somiglianza del peplo di Mi
berti, un Andrea Mustoxidi cor nerva, che in larghe pieghe si
cirese (2), un Ennio Quirino Vi diffonde sul pavimento delle sale
sconti; e tutti concordemente ac paterne. Nè altri che il Monti per
clamarono l'eccellenza di un tam avventura avrebbe potuto rag
to lavoro. Alcune loro osservazio giungere questa ingenua subli
ni, e singolarmente quelle del mità del primo pittore delle me
Visconti, produssero varii cam morie antiche: dacchè egli ebbe
biamenti che l'autore piacque di non solamente un dire poetico ol
tre modo copioso, e pieno ad un
tempo di venustà e di robustezza,
(1) Nel giorno 2o di gennaio di que ma possedette ancora il segreto di
st'anno egli scriveva allo stampatore: mobilitare certi vocaboli e certe
Ho trascorso un gran mare, e chi è con
sapevole della rapidità del mio lavoro locuzioni tolte di mezzo al favel
stupisce, e ne stupisco io pure. lare comune, o ripescate fra gli
(2) E' falsa l'opinione corsa un tem arcaismi, con un'arte che parve a
po, e che vive tuttora nelle menti di
alcuni , che il Mustoxidi abbia tra lui serbata unicamente, e che ag
dotto a parola a parola l'Iliade di O giungeva al suo stile una forza
mero per facilitare al Monti l'intelli mirabile. Egli poi protestava di
genza del testo. Il Mustoxidi, e ciò ab essere andato sulle tracce dell'E
biamo saputo dalla sua stessa bocca, neide di Annibal Caro: ma se ne
altro non ha fatto, che stendere molte
osservazioni critiche sull'Iliade volga
pareggiò la copia e lo splendore
della elocuzione, la vinse di lum
rizzata dal Monti, delle quali si può ve
dere un saggio nelle Prose varie del ga mano nella fedeltà; ed anco al
Mustoxidi pubblicate dal Bettoni, Mila verso diede una forma più narra
no, 182 1. Veggasi anche ciò che ne di tiva, variandone con insigne de
ce lo stesso Monti in una sua lettera
strezza il suono a seconda delle
al Mustoxidi. (Opere inedite e rare, vo
lume succitato). cose; saggiamente moderò gli or
L'Editore. namenti, e schivò quel periodo
2 o4
poetico soverchiamente allungato, sato che il Monti, uscito vincito
che nel traduttore di Virgilio dis re da sì glorioso cimento, volesse
via forse talora l'attenzione dei deporre gli allori poetici per en
leggitori dalle cose descritte, nel trare nelle scuole della gramatica,
mentre che riempie loro l'orec e piegare quella sua gran forza di
chio di una troppo costante ar fantasia e quella sua innata impa
monia. Nè a bene intendere O zienza a minute ricerche intorno
mero gli nocque la mancanza del alla purità della lingua. Di che
la gramatica greca; perocchè lo gli deve essere tanto più grata
spirito di questo padre della poe l'Italia, poichè ne provenne l'ot
sia è trasfuso e vive in tanti suoi timo effetto che questi studi, do
successori, che il Monti se n'era po l'omaggio prestato loro da si
fatto succo fino da suoi primi anni. eccelso scrittore, non sembrarono
Ogni parola poi del testo, e puos più indegni di qualunque più for
si dire ogni sillaba, è stata pesata te ingegno, e cessò l'ingiusto
su così rigorose bilance da tanti spregio in cui molti affettavano di
critici da cui venne tradotto let avere un'arte coltivata con amore
teralmente nella latina ed in altre dai Greci e dai Latini; e che fra i
lingue, spiegato, illustrato sotto moderni, tenuta precipuamente
qualunque aspetto, che l'uomo in onore dai Francesi, ha servito
dotato di fino giudizio e di cuore in modo tanto maraviglioso a dif
che sente non ha più bisogno di fondere generalmente la loro let
ricorrere al greco per vedere a teratura. L'edizione del Vocabo
nudo i pensieri d'Omero. I quali, lario della Crusca fatta in Verona
essendo eziandio tanto conformi dal celebre Antonio Cesari, colla
alla natura e tratti dall'intima giunta d'un gran numero di vo
ragione delle cose, vengono da caboli e di frasi razzolate negli
per sè stessi a percuotere senza autori de primi secoli della lin
molta fatica nella mente. Così il gua, e le più di nessun uso per la
Monti, ricevuto dagl'interpreti il noderna favella, diede al Monti
concetto omerico, volse tutto il l'impulso ad entrare nell'arringo,
pensiero a gittarlo, per così dire, richiamando la sua attenzione so
nella forma italiana, come ve l'a pra coteste materie. Egli scrisse
vrebbe gittato Omero istesso se allora nel Poligrafo il famoso Dia
avesse dovuto scrivere in questa logo del Capro; e volse in ridico
lingua. E quanto all'armonia imi lo le strane parole accettate dal
tativa del verso, ei la suppose do Cesari nel suo Vocabolario in un
vunque gli parve che ne fosse il altro Dialogo fra il Trentuno, il
caso, e la ritrasse per quanto il Trentasei, il Quarantasei (1), ed
comporta la diversa favella. Nè ciò
poteva riescire difficile ad un sì (1) Questo fu dapprincipio fatto gi
grande artefice di poesia, qual era rare per Milano in un opuscolo su fo
il Monti. Ora è inutile il dire che glio volante; e da tutti gli esemplari
le edizioni di questa versione,rico erasi levata l'indicazione del luogo e
dello stampatore, tagliandone l'estremi
nosciuta generalmente per classica, tà del margine, ove a bella posta era
si sono moltiplicate e si vanno tut stata impressa per adempiere le leggi
to giorno moltiplicando per mo sulla stampa. L'impressione, se non mi
do, che al traduttore ben anche inganno, erasi fatta in Romagna. Ed
ignorandosene allora l'autore, e veden
già si conviene quello che fu det dosi come vi era difeso l'onore della To
to del greco scrittore: Posteritate scana e dell'antica Accademia della Cru
suum crescere sentit opus. sca, vi fu chi spacciava ch'esso era lavo
Niuno certamente avrebbe pen ro di un Fiorentino accademico. Presto
2o5
in un terzo fra il Dottor Qua che non siano mai entrati ne'pe
ranzei e il Compare Trenta-pru metrali della filosofia. Ma quando
sor-uno, spruzzando la filologia il popolo, servendo al bisogno, ha
del sale di Luciano, e nostrando trovato i segni per esprimere col
quale accurato scrittore di prosa la voce le idee, ed i gramatici
ei sapeva essere volendo, giacchè gli hanno raccolti, il farne la scel
nelle Prolusioni e nelle Lettere ta, il regolarli, l'insegnarne col
sul cavallo alato d'Arsinoe ave fatto il vero uso, e il preservarli
va posto mente, più che ad altro, dalla corruzione spetta ai sapienti
alla forza del dire. di tutta una nazione. Ed anzi in
Tornata la Lombardia dopo il questi soli sta il diritto di creare
1814 sotto il pacifico scettro del i vocaboli, allorchè essi, riferen
l'Austria, piacque con saggio con dosi alle scienze od alle arti, tra
siglio a chi presiedeva al governo scendono l'ordinaria capacità de
di queste provincie, d'esortare gli uomini che mai non furono
l'I. R. Istituto ad occuparsi della in esse iniziati. La trascuranza
compilazione del Vocabolario ita di questi principii e la soverchia
liano. Venne perciò invitato il deferenza agli usi volgari, e prin
Monti a porre le fondamenta del cipalmente a quelli del popolo di
la necessaria riforma; il che egli Firenze, ha sparso di moltissimi
fece nell'opera che modestamente errori la grand' opera della Cru
intitolò Proposta di alcune cor sca, i quali si sono andati di ma
rezioni ed aggiunte al Vocabola no in mano travasando dall'una
rio della Crusca, la quale vide edizione nell'altre, e sono passati
la luce tra l'anno 1817 ed il 1824 ne'Vocabolari che hanno per fon
in sei volumi, e nel 1826 venne damento quello degli accademici.
accresciuta d'un' Appendice. La Un'ampia messe di tali errori fu
ragione del lavoro e i modi op raccolta dal Monti e posta in pie
portuni per soccorrere ai bisogni ma luce col soccorso della critica
della favella sono discorsi nell'elo accompagnata dalle grazie della
quentissima lettera proemiale scrit lingua e dello stile: e quelle sue
ta, al marchese Trivulzio, fer osservazioni intorno a false inter
vido cultore di questi studi. As pretazioni di vocaboli, a citazioni
sociossi poi all'opera l'esimio con sbagliate, a strafalcioni di stampe
te Perticari suo genero, il quale e di codici, che di loro natura sa
adornò la Proposta di due scritti rebbono aride e fredde, riescono
veramenti aurei, il Trattato degli oltremodo piacevoli g" garbo col
scrittori del Trecento, e l'Apolo quale sono dettate. Saporitissimi
gia dell'amor patrio di Dante e soprattutto sono i frequenti dialo
del suo libro intorno il volgare elo ghi, pe quali il Monti aveva gran
quio. Da quanto il Monti ragiona dissima maestria ed una decisa
e dimostra col perpetuo esame predilezione. Quindi al comparire
del Vocabolario, chiaro apparisce di quest'opera fu concorde il voto
che il perfezionare la favella, la dei più che a lui davano vinta la
quale è lo stromento che serve causa, a malgrado di qualche ab
º manifestare ed a propagare i baglio ch'egli medesimo amò di
tesori dell'umana mente, non è riconoscere e di confessare. Ma
ºsa da popolo, nè da gramatici non mancarono taluni che alzaro
rono la voce in difesa delle anti
però venne in chiaro esserne autore il che preoccupate opinioni e delle
Monti, il quale già nel Poligrafo ave pretensioni municipali. Dispia
Vº scritto il dialogo del capro. cque ad altri eziandio quella
2 o6
splendida bile, dalla quale non dova cogli auspizii e coll'opera
sapea contenersi il Monti quando principalmente del signor mar
mettevasi in campo contra un chese Trivulzio.
avversario, qualunque ei si fosse. Ma il Monti non era immerso
Comunque però sia di ciò, e co per modo nelle ricerche sulla lin
munque s'arrabatti la genia di co gua, le quali per altro gli costa
loro che si fanno volontariamente rono assai tempo e fatica grandis
ciechi contra la verità, le dottri sima, che a quando a quando non
ne poste dal Monti nel fatto della producesse alcuni bei frutti della
nostra lingua sono inconcusse, e sua musa. Così nel 1815 scrisse
come tali vengono ormai ricono la Cantata il Mistico omaggio per
sciute dalle Alpi alla punta estre l'augusto arciduca Giovanni, e per
ma di Lilibeo (1). Onde a lui la Maestà dell'imperatore il Ri
principalmente si deve quella feli torno d'Astrea nel 1816, e l'Invi
ce rivoluzione che dopo la Propo to a Pallade nel 1819. Dettò an
posta abbiamo veduto operarsi cora le due leggiadrissime ana
nella materia della favella e dello creontiche sul Cespuglio delle
stile. rose, e la canzone e i sonetti rac
A questi studi del Monti per colti nel 1822 sotto il titolo di Sol
la correzione del Vocabolario ap lievo nella malinconia, poichè gli
partengono le due operette pub aveva composti trovandosi in Pe
blicate, l'una nel 182o, ed intito saro afflitto da grave malattia al
lata: Due Errata Corrige sopra l'occhio destro, cagionatagli forse
un testo classico del buon secolo dall'assidua applicazione sui testi
della lingua, e vale a dire sul di lingua, e principalmente sul
Volgarizzamento delle Pistole di Vocabolario della Crusca, che lesse
Ovidio dato in luce dal dott. Lui intero e postillò nell'edizione ve
gi Rigoli accademico della Cru ronese. A queste composizioni se
sca; e l'altra nel 1825 col titolo: guirono l'Ode mobilissima per noz
Saggio dei molti e gravi errori ze illustri veronesi, in cui tocca
trascorsi in tutte le edizioni del della morte del conte Perticari
Convito di Dante, che servì come avvenuta con tanto suo lutto e con
di preludio all'edizione di questa sì grave danno delle italiane lette
opera dell'Alighieri, che si fece re, e l'altra per le nozze Butti e
prima in Milano (2) e poi in Pa Calderara. Ma che il fuoco poetico
non fosse in lui spento nè dagli
(1) Le dottrine poste dal Monti nel studi gramaticali, nè dall'aggra
fatto della lingua saranno forse incon varsi dell'età, dimostrollo ancor
cusse, ma il modo con cui si promos più nel bellissimo Idillio in versi
se e agitò la questione fu certo di gra
ve scandalo alla nazione, perchè i con sciolti, Le nozze di Cadmo, col
tendenti si scordarono nffatto di quella quale celebrò nel 1825 le sponsa
gentilezza ch'è il primo frutto delle let lizie delle ultime due figlie del
iere. marchese Trivulzio. Nello stesso
- L'Editore.
(2) Questa venne in luce nel 1827; anno fece anche prova di tradurre
e poichè il Monti era caduto infermo, in ottava rima la contesa di Aga
ed al Trivulzio mancavane l'agio, fu da mennone con Achille, ossia il
to a me l'incarico di scrivere la Pre principio dell'Iliade. E qui non
fazione in nome degli editori, e mi fu vinse sè stesso, perocchè la nuda
anche lasciata la cura di compilare le
note da mettersi in piede di pagina e di
sopravvegghiare la stampa. La revisio sendo ad essi piaciuto di chiamarmi a
ne del testo erasi già fatta in comune parte di quel lavoro, che il Trivulzio
dal Trivulzio, dal Monti e da me, es promoveva con ogni ardore.
2o

maestà del verso sciolto è la sola Sventuratamente però quel si


che si conviene alla larghezza dello mone della Mitologia essere dove
stile omerico, il quale rifiuta gli va come il canto del cigno: chè
ornamenti ed i ceppi della rima: mentre il Monti nella robustezza
ma diede assai bene a divedere in ancora di tutte le forze del cor
quest'esperimento (cui tentò senza po e dell'ingegno vedeva di già
animo di proseguire) ch'egli sa formata intorno a sè la posteri
peva superare ogni difficoltà, e tà, e veniva d'ogni parte ap
non lasciare ch'altri gli mettesse plaudito Dante redivivo, propu
il piede innanzi trattando qua gnatore magnanimo della favella,
lunque metro. Da ultimo nelle interprete sommo del maggior
nozze Durazzo e Costa di Genova poeta, principe dei poeti viventi,
compose il Sermone sulla Mito un colpo di apoplessia lo soprag
logia in versi che spirano il brio giunse nella notte del giorno 9 di
della gioventù e mandano una aprile dell'anno 1826. La bontà
luce tutta virgiliana. In esso ei del temperamento ed i sussidii
deplora l'esilio che la moderna d'ogni maniera co quali si venne
scuola romantica vorrebbe dare prontamente al soccorso della na
alla mitologia de'Greci e de'Latini tura, se non valsero a togliere
privando così il linguaggio dei la radice del male, ne rendettero
poeti di una ricchezza della qua però per qualche tempo meno
le si giovarono con tanto profitto violento l'effetto. Ed anzi nel
non solamente i sommi Italiani, l'autunno dello stesso anno egli
ma eziandio gli stessi Tedeschi e aveva di tanto migliorato, che
gl'Inglesi. E noi l'udimmo più vol trovandosi in Brianza nella villa
te lagnarsi di queste nuove scuole del suo amico Aureggi, potè det
che allontanano la gioventù dalle tare alcuni versi pel giorno ono
antiche intemerate sorgenti d'o mastico della sua donna, i quali,
gni bella disciplina per farla imi benchè pieni del sentimento di
tatrice d'altri modelli in tutto di quell'ultimo fine a cui si andava
visi dal modo italiano di sentire appressando, fecero sperare ch ei
e di scrivere; e l' udimmo pari fosse ridonato alle lettere (1). Ed
mente ridersi di coloro che vole
vano collocarlo fra i romantici fini, e ciascuno dee tirarla dal proprio
fondo; ma questa è già stabilita e
per la Basswilliana e per altri suoi frenata dalla natura, dalle sue regole,
componimenti d'argomento mo le quali dedotte non son altro che dal
derno, laddove ei professava di la natura stessa poste in sistema. Ed
non aver mai seguite altre scorte il professore Carlo Boucheron in una
che Omero e Virgilio e Dante e orazione latina detta nel 1829 all'uni
quegli altri che insieme con essi versità di Torino ha queste parole: Nos,
credo, aliquando pudebit, lectissimis
ebbero sempre nome di classi exemplaribus relictis, inveniendi nor
ci (1). mam ab iis petiisse, quorum maiores
omne pulchritudinis lumen in his terris
., (1) In questa sentenza egli scriveva ectinacerunt ... Non ita illustriores Ita
il giorno 21 di luglio 1818 al celebre li, non ita Vincentius Montius, vir pla
Giovanni Torti: Io non ho derivato ne singularis, nobis super ereptus. Qui,
º alle argive ciance i concetti della quum multa divinitus scripsisset, nihil
ºassvilliana; ma da quelle ciance ap praestantius se facturum arbitratus est,
Pinto, e dall'arte con cui quegli anti quam si poetarum principe italicis nu
chi me le dipinsero, ho imparato io meris donato, ad illius imitationem
ºre a dipingere quel poco di buono aequalium et posterorum studia eacci
ehe ho dipinto . . . . Altro è la ma taret. -

ºria poetica, ed altro è l'arte con cui (1) Egli non dimeno il giorno 19 di
a d'uopo trattarla. Quella non ha con aprile del 1827 scriveva a Samuele Jesi
2 o8
infatti, quantunque gli fosse ri del male da cui era stato sorpre
masta offesa la parte sinistra del so. Nè tardò guari a conoscerla.
corpo, eransi però conservate in Dacchè nella state del 1826, allor
tatte le facoltà mentali, le quali, chè noi ci eonfortavamo di dolci
benchè venissero di poi scemando illusioni, parendoci che la salute
a grado a grado del loro vigore, tornasse a sorridergli, mi scriveva
non si ottenebrarono però giam dalla Brianza: poca è la speran
mai; e se non fosse stata la sor za di riavermi, checchè gli ami
dità che lo travagliava sino dalla ci mi vadano pascendo di belle
età sua più florida, avrebbe potu lusinghe : e soggiugneva (citan
to se non altro godere della com do alcuni versi del Molza, cui non
versazione de suoi amici ed am mi è dato più di ricordare senza
miratori, che a lui concorrevano tenera commozione):
desiderosi di rendergli meno in
grati gli ultimi periodi dell'esi Ultima jam properant, video, mea fata, ro
daies,
stenza. La natura però, che da Megue aevi metas jam tetigisse monenr.
principio sembrava resistere al Si foret hic certis morbus sanabilis herbis,
crollo sofferto, di giorno in giorno Sensissem medicae jam miser artis open;
vestrum quis me non luxit P et
si affievoliva, e nell'inverno del Si lacrrmis,
ultro
1827 decadde per maniera, che Languentem toties non miseratus abitº
ben si conobbe che non avrebbe
potuto durare ancor lungamente La religione adunque, che ac
alle scosse della malattia che si corre sempre generosa consolatri
replicarono più volte ne'mesi suc ce dell'uomo allorhè egli vede di
cessivi. Da quel punto la sua vi leguarsi e sparire siccome ombra
ta fu un continuo languire; e solo la figura del mondo, sparse de'
gli veniva consolata alquanto dal suoi balsami divini il cuore di
l'amorosa assistenza della moglie, lui; e finalmente raccolse il suo
la signora Teresa Pikler (1), fi spirito dopo lunga ma placida
glia del grande artista di questo agonia, nella mattina del giorno
nome, la quale gli fu prodiga delle 15 di ottobre. Nel giorno i 5 gli
più tenere cure nella infermità, venne fatto il funerale nella chie
non meno che dall'affetto della sa di s. Fedele; ed alcuni membri
figlia, la vedova di Giulio Perti dell'I.R. Istituto e buon numero
cari, e dalle premure degli amici de' suoi amici ed ammiratori con
che gli erano sempre intorno, ed corsero a pregargli pace (1), e finite
avrebbero pur voluto far qualche le esequie ne accompagnarono il
cosa a sollievo di quel grand'uo corpo al cimitero di Porta Orienta
mo. La religione, da cui ne suoi le, ove prima che fosse consegnato
primi tempi egli aveva tratte tan
te belle inspirazioni poetiche, fu (1) Le cose spacciate dal Pecchio
nella sua Vita di Foscolo intorno alla
da lui chiamata in soccorso appe morte e alle esequie di Monti so
na ch'ebbe conosciuta la gravezza no prette menzogne. Anche il Mu
stoxidi si trovava in Milano al momento
Crediate mio caro Jesi, che non della sua morte. Anzi mi raccontò
sono più atto a far versi. Tanto è questo fatto. Avendo il Mustoxidi chie
vero che a dar fine alla Feroniade sto al Monti, la cui faccia in quell'istan
non mi mancando che una cinquanti te gli pareva quella di Giove, se aves
ma di versi, non sono ancora da tan se perdonato ai suoi nemici : Ho per
to da poterli accozzare. donato, rispose, a tutti: e ho perdo
(1) Erasi a lei sposato in Roma il nato anche a F . . . . . poichè così
giorno 6 di luglio 1791. Essa cessò di volle il Fato, la sola divinità a cui
vivere in Milano nel giorno 19 di mag gli antichi mai non eressero altari.
gio dell'anno 1834. L'Editore.
2o0
alla terra gli fu dato l'estremo dia, nè si sarebbe potuto ritrarlo
saluto da uno de più cari e leali meglio che coll'immagine dell'o
suoi amici, l'egregio sig. Felice merico Ulisse:
Bellotti (1).
Vincenzo Monti nell'aspetto di Ma come alfin dal vasto petto emise
La sua gran voce, e simili a dirotta
tutta la persona e principalmente Neve invernal piovean l'alte parole,
ne robusti lineamenti del volto, Verun mortale non avrebbe allora
Con Ulisse conteso. As
nella fronte ampia, ma abitual
mente aggrottata e pensosa, nei
grandi e severi sopraccigli mostra E veramente nel declamare ,
va l'altezza e la forza dell'intelletsecondo le occorrenze, aveva un
to. Quando però era inspirato da tal nerbo ed un sì bel garbo, che i
un dolce sentimento, il suo sorri suoi versi recitati da lui nelle ac
dere diveniva graziosissimo, e gra cademie o nella società degli amici
ziosissima tutta l'aria del viso: ma (al che assai di rado inducevasi,
nelle forti commozioni non era preferendo in quest'ultimo caso
fibra in quel volto che non tre i versi di qualcuno degli autori
masse, e co' suoi ondeggiamenti suoi prediletti) parevano ancora
non facesse manifeste le vibrazioni più belli (1). Lo sdegno, che facil
dell'animo. Nelle converse voli a mente lo investiva, era per lui
dunanze egli mostravasi sovente una fonte di eloquentissime scrit
freddo e taciturno; ma se altri ture sì in verso che in prosa, nel
avvisavasi di stimolarlo con discor le quali il suo ingegno irritato,
si che andassero contra il suo mo come la selee che percossa sfavil
do di sentire, allora facevasi tut la, si spiegava in tutta la naturale
to radiante nell'aspetto, e le pa sua forza. Per conoscere però co
role gli uscivano con vera facon m'egli fosse dotato di un carat
tere dolcissimo ed amorevole, era
(1) Alcuni amici ed estimatori del
d'uopo trattare personalmente e
Monti posero alla sua memoria un mo da vicino con lui, osservare le sue
numento nelle logge superiori del Pa affezioni domestiche, e vedere
lazzo delle Scienze e delle Arti in Bre come premurosamente si adope
ra, disegnato dal cavaliere Pelagio Pa rasse a vantaggio di chicchessia (2).
lagi pittore, modellato dallo scultore Gli piacevano la frugalità e la
Abbondio Sangiorgio, e gettato in bron
zo da Manfredini, tutti esimii, come
ognun sa, nella propria lor arte. Con
siste il monumento nel busto del poe (1) Madama de Stael soleva dire;
ta, sorgente sovra una base in cui è Monsieur Monti declame les vers
rappresentata una Musa, o vuolsi la comm il les ſaits.
Poesia, che nella sinistra tiene la cetra, L'Editore.
e lasciando cadere lungo il corpo il (2) Quanto gli fossero affezionati i
destro braccio, col plettro fra le dita, familiari lo dimostra il fatto della sua
è seduta in atto di mestizia, vici
donna di servizio Giuseppa Basci mi
no ad uno scrigno, alla foggia degli lanese; la quale entrata in camera del
antichi, dentro cui si vedono alcuni padrone, e vedutolo giacente in terra
rotoli o volumi. E prima che questo per l'apoplessia che lo aveva colpito,
fosse eretto, la Società de Filo-dram appena ebbe voce per chiamar gen
matici , nella sera del giorno 5 di te in soccorso, indi soffocata dal dolore
dicembre dell'anno 1829, aveva nel perdette la parola ed i sensi, nè più
suo teatro inaugurato il busto del si riebbe, e dopo tre giorni spirò. Il
Monti, colla rappresentazione del ch. signor professore Poli ha registra
l Aristodemo, a cui tenne dietro il to questo fatto nel Saggio d un Corso
canto d'una scena lirica messa in mu di filosofia stampato in Milano nel 1323
ºrea per questa occasione con poesia (T. I, pag. 271 ). E veramente è de
del chiarissimo cav. Andrea Maffei, guo che so ne conservi la memºria.
VeL. W i 1. o
2 a o

quiete (1); il che è tanto più da aver reso omaggio alla bontà del
notarsi in un uomo i cui versi spi suo amimo, qualità di cui egli meri
rano da per tutto splendore e ma tamente compiacevasi, vuolsi con
gnificenza, e che passò molta par siderare Vincenzo Monti unica
te della sua vita nella conversa mente come sommo letterato e poe
zione de grandi. Le sue ire si ta (1). Chè si può dire veramente
spegnevano colla stessa prontezza
colla quale si accendevano: ed es (1) Vincenzo Monti ebbe amici e
sendo grandemente inclinato alla nemici, lodatori e censori molti. Il
amicizia, tornava facilmente ami Gianni soleva malignamente chiamar
co di chi talvolta all'ombra di lo Poeta papale, poscia rivoluzionario,
questo santissimo nome erasi fat e finalmente imperiale. Altri divisero
to gioco di lui: sicchè non parve le sue poesie in tre parti: la prima
che comprende i versi dell'abate Mon
sempre ben penetrato da quella ti; la seconda, quelli del cittadino; la
sentenza del Favolista latino : terza, quelli del cavaliere. Non dire
Vulgare amici nomen, sed rara mo se questa partizione sia giusta o
est fides. Ma egli aveva il cuor no; diremo che non meritava che il
buono, era generoso e benefico, e Pecchio scrivesse sopra la sua morte
quelle impudenti menzogne a tutti
modificava con molta facilità la
note ( Vita di Ugo Foscolo ), nè che
propria opinione con quella di il Foscolo scendesse con l' ira alle a
chi avesse saputo introdursi nel cerbe parole dell'Ipercalissi alle quali
la sua benevolenza: quindi sem egli medesimo fece la chiosa (Clavis
brò fatto per vivere in un'età me Hypercalypse os). Le opere del Monti
sono bastante comento alla sua vita.
no pericolosa di quella in cui ven I tempi funestissimi ne quali visse; il
ne ad abbattersi, e con uomini ribollimento di tante opposte e ga
tutti di tempra illibata. In diver gliarde passioni nelle quali si vide
si tempi gli furono affidate alcune travolto e agitato, l'anima sua trop
commissioni ed impieghi fuori del po debole per resistere a un torren
te che tutto strascinava con sè , lo
la letteratura. Ma confessava can fecero dar ascolto anzichè ai con
didamente egli stesso di non ave sigli della prudenza e ai dettami del
re per essi nè pratica nè vera di la propria coscienza, a quelli, per
sposizione. Ed in fatti, per quan non dir altro, di una inescusabile ti
to il suo intelletto fosse vasto ed midità. Troppo vere sono le espressio
ni del Bianchetti (Degli uomini di let
atto ad immaginare e a dire poe tere). » Era certamente uomo d'idee
ticamente ogni gran cosa, esso », molto vive e d'immagini ancora più
non era però capace di quella lon º vive Vincenzo Monti : ma che giu
ganimità, o dir vogliasi di quella º dizio dobbiamo fare di lui quando
fredda e sottile prudenza che si ºº cità
lo vediamo a valersi di quella viva
d'idee e d'immagini per can
richiede per ben conoscere e ma » tar Cesare egualmente che Pompeo,
neggiare gli affari, e per non is º la repubblica del pari che il princi
5
marrirsi nell' inſinito labirinto º pato, i cittadini come gli stranieri?
delle complicazioni sociali. Per ciò -» Voglio bene che possiamo scusarlo,
lasciavasi guidare dalla sensibilità », o Giordani, coll'eccessivo e misero
», timore che il rendeva si diverso, o
del suo cuore, anche allora quan »: con quel torrente che voi dite di
do era necessario di frenarne i ::º fantasia che qua e là lo trasportava;
movimenti, e dava retta senza più », ma intanto il giudizio che dobbia
a quanto gli si dipingeva sotto lo » mo pur farne è questo, che non era
5

» letterato di sentimento. , Del resto


aspetto del bene. Ond'è che dopo questa medesima timidità gli fece ap
porre un correttivo ( la Superstizione)
(1) Scriveva spessissimo a letto ed e due emende (il Pericolo e il Fana
era gran giuocatore di scacchi, tismo) alla Bassvilliana, che gli saranno
- L' Editore. eternamente rinfacciate; e la timidità
2 I t
essere stata la sua vita uno studia
casse a qualche lettura, ed allora
re continuo; e tale che anche in ei pareva astratto da tutti gli og
mezzo alle conversazioni avveni
getti circostanti, che più non a
va non rare volte ch'ei s'appli vevano alcuna influenza sopra di
fu quella che gl'ispirò i versi del Bar sere rappresentati colle loro virtù e
do e il Ritorno d'Astrea. Ne derivò coi loro vizi.
da ciò che i suoi nemici lo chiamaro
no Proteo, Camaleonte; e Vincenzo EolzloNI DELLE OPERE.
Cuoco lo marchiò dipingendolo con
negri colori sotto il nome di Nicorio OPERE VARIE, Milano, Classici ita
(Platone in Italia, tom. II dell'ediz. mi liani, 1825-27, vol. 8, in 16. Buona e
lanese, p. 44-45. Il passo non si ritro corretta edizione, con ritratto. Contie
va che in alcuni esemplari). Il Monti ne: l'Iliade tradotta, le Poesie va
sperimentò gli effetti della sua debo rie, i Poemetti varii, le Satire di Per
lezza. L'esilio, le persecuzioni, l'ino sio, tradotte con nuove correzioni, le
pia, le paure dei contrari e succeden Tragedie, i Dialoghi.
tisi partiti; il giuoco d'insolente e A questa edizione alludeva il Mon
mutabile fortuna; la fama e la lode ti allorchè nel 1826 scriveva a Clarina
amareggiate da contraddizioni non im Mosconi le seguenti parole: , Il Bel
meritate e dal rimorso, e la somma
, lotti vi presenterà una nuova edizio
fra le sventure, quella di paventare il , ne che in Milano si sta eseguendo del
giudizio della posterità. Sostenne guer , le mie ciance poetiche, edizione po
re letterarie molte e interminabili; por , verissima, perchè di tutto quello che
se facile orecchio a falsi amici cono
scitori della irascibilità della sua ani
, ho scritto dal 1798 sino al 1816 nep
, pur una sillaba mi è stato concesso
ma; i suoi sdegni furono è vero giusti , di stampare, ed è la parte meno cal
alle volte e brevi, ma tal altra ingiusti e , tiva, delle mie poesie (Ved. Opere
implacabili. Sembra non perdonasse al inedite e rare). , Ignorava o mostrava
Foscolo, poichè un anno prima di mo d'ignorare il Monti l'edizione com
rire scrivendo ad Urbano Lampredi gli piuta delle sue opere che si stava fa
diceva, che ai due versi mandati da cendo in Bologna ?
Londra in Italia dal Foscolo da inci OPERE, Bologna dalla Stamperia del
dersi sotto il suo ritratto
le Muse, 1827-1828 (Crediamo in so
stanza che sia la stessa del 1821-27,
Questi e Vincenzo Monti Cavaliero a cui il Tipografo per ispeculazione
Gran traduttor dei traduttor d' Omero, non abbia fatto che mutare il fronti
spizio, l'anno e il nome del luogo in
avea risposto coi seguenti: cui fu impressa, e ciò per poter più
facilmente smaltire le copie rimastegli
Questi è il rosso di pel Foscolo detto invendute), vol. 8, in 16. con ritratto.
Sì falso, che falsò fino sé stesso
Quando in Ugo cangiò ser Nicoletto: Questa edizione è la più compiuta che
noi conosciamo. Peccato che non si
Guarda la borsa, se ti viene appresso.
sieno con migliore ordine distribuiti i
(Opere inedite e rare, vol. V.) componimenti dell'autore, e per con
seguenza molte volte si veggano pri
Anche dopo morto il Monti non eb me le produzioni composte in tempi
be quiete; che taluni osarono scuole assai posteriori! Gli studiosi da una
edizione condotta in altro modo avreb
re la polvere del suo sepolcro. Anzi
chè toccare questo argomento, conten bero potuto ritrarne non iscarso pro
tiamoci di riportare i versi del primo fitto. A questi otto volumi si è ag
cantor dell'età nostra : giunta una Appendice contenente tut
ti gli scritti del Monti, che non furo
Salve, o divino, a cui largì natura no inseriti nel corpo delle Opere. Il
Il cor di Dante, e del suo Duca il canto. formato è lo stesso che in queste; vi
Questo ſia il grido dell'età ventura; manca per altro l'anno della stampa,
lMa l'età che fu tua tel dice in pianto. il nome dello stampatore, e il luogo
in cui fu impressa. Nel fine v'ha un
Se taluno poi ci biasimasse per aver nuovo Indice del volume ottavo, che
detto troppo franche cose, rispondere corrisponde perfettamente a quello
ºno: che i grandi uomini voi,liono es della edizione da noi ricordata, colla
2 i 2

esso. Allorchè poi attendeva alla ossendo contento giammai finchè


composizione de' suoi versi, di tra le varie maniere di esprimere
menticavasi d'ogni altra cosa, e un pensiero non avesse trovata
bene spesso perfino del cibo; non quella che più lo mettesse in
differenza che fanno parte di esso gli Non sarà discaro ai nostri lettori di
scritti contenuti nell'Appendice. Cre leggere qui l'indicazione di alcuni
diamo necessario di riferire il primo scritti critici sulle opere di Vincenzo
periodo del Discorso dell'Editore in Monti.
diritto a chi legge. , Quest'APPENoice Farinello Semoli fiorentino. Osser
º alla edizione delle Opere del cav. vazioni sulla Proposta di alcune Cor
55 Monti ( colla data d' Italia 182 I al rezioni ed Aggiunte al Vocabolario
» 1827 in 8. ) ho deliberato di pub della Crusca.
º blicare, parendomi importantissimo Angeloni. Memorie sopra la Propo
º che una almeno, fralle tante ristam Sta, ec.
» pe delle sublimi sue produzioni, si Poligrafo ed Antipoligrafo. Articoli
º faccia desiderabile e pregiata per la sulla traduzione dell'Iliade.
» unione di tutte ,,. Nella stessa Ap Pessuti Gioacchino. Discorso sull'A
pendice di facce LXII si trovano dopo ristodemo.
l'Indice otto facce appartenenti al Foscolo Ugo. Esame sulle accuse
Prometeo e alla Mascheroniana omes contro Vincenzo Monti.
se nel corpo dell'opera, e i numeri De Coureil. Critiche alla Maschero
delle facce combinano a puntino colla niana, al Caio Gracco, alla traduzione
paginatura degli otto volumi. Abbia di Persio, alle Prolusioni, al Teseo.
mo un po' minuziosamente parlato di Fontanella D. Francesco. Osserva
questa edizione, perchè un diligente zioni sulla seconda edizione dell'Ilia
bibliografo non poteva dispensarsene, de d' Omero.
essendo questa, fra le pubblicate fino . . . . Farmacopea per quattro gal
ra, la più compiuta. ti, due Veronesi, il terzo Ferrarese e
Opere IN ro1re e RA Re, Milano, Ti il quarto Pesarese.
grafia Lampato, presso la Società de Villardi p. Francesco. Discorso ac
gli Editori degli Annali Universali ecc. cademico sopra le accuse date al p.
1832-34, vol. 5, in 8. Antonio Cesari dal cav. Monti.
Ecco il giudizio che dà il Gamba di Giornale delle Dame. Articoli sul
questa edizione (Serie dei Testi di Bardo della Selva nera.
Lingua, Venezia, tip. del Gondoliere, Lampredi Urbano. Lettera intorno
1839 ) : ” Raccolta postuma, e colle alla traduzione dell'Iliade
» Notizie dell' Autore, con bel garbo Visconti Ennio Quirino. Lettere sul
º dettate da un figliuolo dell'amor suo. la medesima.
» Gli scritti inediti consistono in qual Bettinelli Saverio. Dialoghi d'Amo
» che prosa, ma nello stile troppo ne re. Critica all'Aristodemo e alla Bass
º gletta, ed in qualche brano di Le villiana.
º zioni, dette nella Università di Pa Napoli-Signorelli Pietro. Storia cri
º via. Tra le poesie sono pochi fram tica del teatri antichi e moderni.
» menti di Poesie varie, ed il poema Eco ( N. 16, anno 1833 ). Opinioni
º la Feroniade in tre canti, in verso sulle opere di V. Monti.
º sciolto. Sta nel volume quinto una - - - - - - Le lettere italiane nel se
-
º
raccolta di Lettere familiari, che sa colo XVIII.
rebbesi desiderata di migliore scelta.» L. A. (Levati Ambrogio). Saggio sul
Porsie varie, Milano tipog. Giuseppe la storia della letteratura italiana nei
Bernardoni di Giovanni, presso Giovan primi venticinque anni del secolo XIX,
mi Resnati, 1338-4o, in 8, e in 12. Con Milano, 1831.
ritratto. Il volume I contiene tre fa Maffei Giuseppe. Storia della let
scicoli ed uno di Preliminari ; il II, è teratura italiana, ec. Milano, 1834.
composto di tre fascicoli, e il III fino Coraccini Federico ( La Folie ). Sto
ra di due. E' da promettersi che que ria dell'amministrazione del regno di
sta edizione superi in pregio tutte le Italia, Lugano, 1823. A questi scritti
antecedenti. -
se ne potrebbero aggiungere molti
Poesie, Milano, Fontana, 185o, in 8. altri, che crediamo conveniente di o
Altre edizioni vi sono più o meno vo mettere, essendochè delle opere del
luminose. Monti si discorre anche a lungo nelle
2i5
immagine, ed insieme avesse mi detto di Orazio, sopra l'incudine,
glior garbo di dire. Ed a questo eſ durandovi intorno ogni fatica, e
ſetto lo rivolgeva da ogni lato, e riscrivendo più e più volte la cosa
lo rimetteva più volte, secondo il medesima fino a tanto che avesse
Biografie, che del medesimo sono sta tizie sulla vita e sull'ingegno di V.
te pubblicate, e che ci facciamo ad Monti ha avvertito un illustre scritto
indicare. Intanto sentiamo il giudizio re. L'articolo poi del Maggi inserito
che delle poesie del Monti dà l' Am nel Ricoglitore fu premesso con nuo
brosoli (Sonetti di ogni secolo, ec. Mi ve correzioni alla edizione che delle
lano, 1834): opere del Monti pubblica in Milano il
» Non è qui luogo d'indovinare qual Resnati, e di esso ci siamo noi pure
» giudizio porteranno i posteri sulle serviti per la presente opera.
produzioni di cosi splendida fanta 7 Stebbing Henry. Lives of the
» sia, o qual posto gli assegneranno italian poets. London. 1832, second e
» fra i pochi poeti propriamente det dition, vol. III. Vi si trova una Vita
º ti : parmi non di meno di poter del Monti di 32 facce, con un ritratto
º affermare con sicurezza che sotto il in piccolo.
» rispetto della lingua e dello stile le 8. Azario. Articolo inserito nel Di
» opere del Monti saranno lungamen zionario della Conversazione e della
º te e utilmente studiate insieme con Lettura che si stampa in Parigi. A que
» quelle dei nostri classici. , st'articolo pieno di errori rispose con
venientemente il Carrer con altro ar
Del Monti abbiamo poi le seguenti ticolo intitolato: Grappolo di spropo
biografie, necrologie, elogi e ritratti, siti (Gondoliere, 1837, n. 48). Osserve
1. La Biblioteca italiana. Articolo remo per altro che gli spropositi che
necrologico, ristampato col titolo : No si stampano oltramonte per rispetto
tizie sulla vita e sull'ingegno di Vin all' Italia e ai suoi abitatori, oggidi
cenzo Monti. non dovrebbero più eccitare nè indi
2 L'Antologia di Firenze. Articolo gnazione nè maraviglia, tanto sono fre
necrologico sottoscritto K X F . quenti e comuni.
3. Zuccala Giovanni. Elogio, letto 9. Galerie historique des Contem
nella università di Pavia, e pubblicato porains, Mons. 1827. Vi ha un artico
nello stesso anno. colo, in cui vi sono non pochi abba
4. Giordani Pietro. Ritratto, stam gli e scorrezioni,
palo la prima volta in Firenze nella o Il Lieto. Memorie istoriche per
Iconografia contemporanea, 183o. servire alla vita, lette alla Società Co
5. Cassi Francesco. Notizie intorno lombaria nell'adunanza del 7 marzo
alla vita e alle opere, premesse alle 1829, Firenze, Stamp. Allegrini. 182 ).
tragedie del Monti, che formano parte Queste Memorie produssero tanto scan
del Teatro scelto italiano antico e dalo, che la Società Colombaria decre
moderno, Milano, tip de' Classici ita tò che nessuno de' suoi socii potesse
liani, 1823 in 32. Siffatte Notizie fu più in avvenire pubblicare senza sua
rono stampate coll'assenso dello stesso permissione produzioni lette nella sua
Monti; e ristampate nella edizione di Società.
Bologna (Italia). 1 I Montanari Bennassù. Paragone
6. Maggi Gio. Antonio. Notizie in tra il Pindemonte e il Monti (nella
torno alla vita ed alle opere; premes Vita d'Ippolito, Venezia, 834 ).
se alla traduzione dell'Iliade di Ome 12. Biographie des Hommes vivants.
ro, che forma parte della Raccolta dei Paris, 18 18. Avvi un Articolo,
Poeti classici italiani antichi e mo 13 Biografia degl' Italiani viventi,
derni, Milano, tip. de Classici italiani Lugano 818-19, vol. 2. Articolo. È
1829, in 32. Furono tratte dall'Artico una traduzione dell' antecedente ope
lo necrologico scritto dallo stesso Mag ra, che si circoscrive per altro ai soli
gi per il Nuovo Ricoglitore, e stampa Italiani. Alcuni articoli sono un poco
to anche separatamente dallo Stella e più estesi, e non mancano di qualche
Figli. Nelle Notizie citate vi sono mol rettificazione.
te rettificazioni, che non si rinvengo 4. Diario romano. Articolo, sulla
no in quelle inserite nel Ricoglitore, malattia e sulla supposta conversione
fatte colla scorta di quanto nel nu del Monti, 1827. A questo articolo ha
mero 1 49 dell'Eco e nelle note alle No risposto il Monti.
2 14
raggiunta l'idea della perfezione tavano, più non vedeva che le
ch' ei se n'era formata. Sicchè ve immagini convenienti al subbiet
nendo lodato per quella sponta to. Di qui gran parte de' suoi
neità che nelle sue scritture ap componimenti rimase priva del
parisce, soleva rispondere che gli fine poichè i tempi mutavansi
costava molta fatica il fare ver prima ch'ei gli avesse compiti:
si facili (1). Soprattutto egli fu al che contribuiva anche la sua
studioso della chiarezza e dell'ar. naturale impazienza , per la
monia, due doti le quali siccome quale intrapreso con gran calo
volle sempre conseguire in sè stes re un lavoro, ed avanzatolo fi
so, così mal soffriva di non ritro mo ad un certo segno interrom
vare negli altri. Di qui il contrag peva per correre in traccia di
genio, che, nato in lui una volta, altri argomenti. E nondimeno i
non potè giammai esser vinto suoi poemi sono come quelle fab
per lo stile dell'Alfieri, autore nel briche d'illustri architetti alle
qual ammirava per altro i pregi quali il rimanere interrotte non
della composizione e del senti toglie la perfezione e la sublimi
menti. Le svariatissime circostan tà delle parti che sono compiute.
ze nelle quali trovossi il Monti e Il Monti fu cavaliere della Co
da cui ebbe impulso a poetare, lo rona di Ferro, membro della Le
inspirarono sempre con una ta gion d'Onore e dell' I. R. Istitu
le gagliardia, che i suoi versi so to, professore emerito dell'Uni
no fortemente colorati della tinta versita di Pavia, accademico del
de tempi ne'quali vennero detta la Crusca, ecc. Ma la lode di uno
ti ; poichè la sua fantasia oltre scrittore insigne non è da ricer
modo vivace, prendendo quei mo carsi fuori delle sue opere. E quel
ti che le circostanze in essa ecci le di Vincenzo Monti passeranno,
formando il vincolo d'unione che
15. Sacchi Defendente. Articolo, in annoda ne'fasti della nostra lette
serito nel n. 14 del Cosmorama pitto ratura il secolo decimonono, alla
rico, 1855.
16. Feller. Articolo nel Dizionario più tarda posterità, monumento
biografico, Venezia, 183o. perenne della sua tanta fiamma
17. Betti Salvatore. Necrologia, de d'ingegno e della poetica gloria
dicata al marchese Gian-Giacomo Tri italiana.
vulzio. GiovANNI ANToNIo MAc G1.
18. Eco. Necrologia, io dicembre,
1828. -

19. Biographie universelle. Articolo. FONTANA (Alessandro). Ap


Sappiamo ch'è stampato, ma non l'ab
biamo ancora veduto. partenne a famiglia, che oriunda
2o. Tommaseo Nicolò. Articolo in da Piacenza, ivi già salita in lu
serito nel Dizionario estetico. È quel stro ed onoranza, erasi condotta
lo stesso dell'Antologia di Firenze a mercanteggiare in Venezia ; e
con alcune giunte e correzioni. Se
condo la nostra maniera di vedere è nacque di Giacomo e d'Isabella
uno fra più begli articoli che sieno Busenello, famiglie entrambe di
stati scritti su Monti. segretari del Senato, al tempo del
L'Editore.
la repubblica Veneziana nel mag
(1) Queste espressioni gli venivano gio del 1774.
suggerite da Boileau, il quale era so Venendo a quell'età accarezzato
lito gloriarsi di avere insegnato a Ra
cine a fare con difficoltà versi facili.
E prima di lui Erasmo di Rotterdam, tis difficultatibus nobis constiterit illa,
illustrando l'adagio Heculei labores, qua legens fruitur, facilitas, quantus
aveva scritto: Nec intelligit lector (aut que molestiis ea molestia sit ademia
caeteris.
si intelligit, certe non meminit) quan
2i5
dagli agiati il magistero scola venete nei metodi italiani, formò
sico fra i recinti domestici, fu e egli di sua mente tale un nuovo
gli pure nella paterna casa istitui Regolamento sanitario, che molti
to lal prete d. Gio. Filippi, che degli articoli disciplinari di mag
aveva avuto a mentore il già noto gior peso, comparvero alla sua in
parroco di s. Giuliano dott. Simo saputa, quali Normali inseriti nel
nini, e di cui vive ora un allievo così detto Bollettino delle leggi,
nell'ab. Antonio Giusti professo ove si leggono tuttavia, e servi
re di filosofia dell'I. R. Liceo rono di norma al Ministero del
Convitto (1). l'interno nel regime successivo.
Iniziato di fresco nella ducale Insignoritosi di più lingue co
cancelleria, ebbe il merito di pro me chiavi, per penetrare nella
muovere e fondare una patria ac letteratura molteplice, conosceva
cademia, che presieduta dai se così bene anche l'alemanna, al
gretari anziani, fra i più distinti lora non di studio comune a Ve
sì del Senato che del Consiglio nezia, ch'ebbe più volte menzio
dei dieci come savi onorari, a ne onorevole dall' I. R. Governo,
veva l'utilissimo scopo di adde di cui era apposito traduttore,
strare gli ascritti al suo ordine, per aver sostenuto egli solo tutto
coll'aiuto dei fasti delle venete l'epistolare sanitario carteggio in
cronache, alle controversie politi difficili incontri, e tradusse in
che negli affari di stato, e alle va italiano vari lavori, benchè dei
rie scritture dei dispaccisti al Se suoi saggi, rimasti inediti, non
nato e alle Corti, pel miglior esi sappiasi corsa in luce che una
to delle future loro missioni nelle Commedia, col titolo: la Locan
provincie e oltremare, come segre diera dalla bella mano, su cui
tari d'ambasciata, residenti e mi vennero pubblicate alcune av
nistri ai consessi supremi. vertenze di G. P., che si leggono
Della quale Accademia, ignota in fine all'opuscoletto (1).
a noi per le storie, che non l'ac Terso e grave scrittore, compi
cennano, spettando il fatto agli lò principalmente la Storia della
ultimi tempi del moribondo go rivoluzione di Venezia, ricca di
verno, correano le tornate setti patria carità, di erudizione, e ba
manali, ed egli unico sosteneva la stante a fargli perenne la fama ,
dirigenza, anche quando era se ove un dì si rendesse di universa
gretario del Magistrato all'Adige le diritto. Poichè non ultimo pre
fino allo spegnersi dell'antichis gio di quel lavoro, già in ogni
sima dominante. parte compiuto, era una impar
Tenuto in pregio dall'Aglietti, zialità a tutte prove; e basti che
venne per suo voto chiamato nel l'autore non risparmiava qualche
l'I. R. Governo, alla prima epoca taccia perfino a un paterno suo
austriaca, quando la febbre gial zio (2), che poi difendeva da una
lº, malattia tremenda dei tropici, colpa, affibbiatagli da chi scrisse I
menava stragi pel mondo. Nè (1) La Commedia è di F. Eberl, Ve
punto smentì la fidanza, che quel
l illustre nel suo sapere locava, nezia, presso Rosa, 18o8, in 16.
(2) Si vegga nel Fasc. delle Iscrizio
Pºichè, fuse le discipline e leggi ni Veneziane di Em. Cicogna sulla
chiesa di s. Salvatore chi fosse questo
zio, di nome Gio: Andrea, che Fran
(i) Fu discepolo del Filippi per va cesco I d' immortale memoria, creava
º anni anche il Dott. Serafino Raffaele tra i primi cavaliere della Corona Ferrea
Minich, ora professore supplente di ma per lo splendore de' suoi impieghi e
"ematica nella Università di Padova. meriti, verso la patria e lo stato.
2 i ſì
sette anni precedenti ua caaaia ua procella di un legale divorzio,
della Repubblica (1). riparava l'energia dello spirito al
Fiorendo l'aprile dell'anno la inestimata dolcezza di educare
1816 periva nell'epidemia del ti i suoi figli, per cui dettò lezioni,
fo che attaccava allora Venezia, rimaste fra suoi manoscritti, di
e che molti bei lumi ci estinse , morale filosofia, provando col fat
egli che fece sacro il miglior tem to proprio vera quella sentenza,
po del suo vivere, non agli ottoche la santa parola virtù, per ciò
lustri protratto, a studi e pen solo significa forza, perchè non
sieri, per ischermir tante vite avvi virtù senza pugne e trionfi.
GIAN, Acoro FoNTANA
dall'infezion dei contagi. E ap
punto pel suo divulgato valore
nei sanitari subbietti veniva ap
pena trascelto Segretario effettivo SCOFFO (Giuseppe), nato in
al Magistrato di Sanità Maritti. Venezia nel 1777, vi morì nel
ma, dove il suo nome tuttavia si l'epidemia tifica del 1817, men
rimembra con riconoscenza ed o tre toccava appena lo stadio della
nore, e dov'esistono i molti fogli, virilità, e faceva concepir del suo
da lui scritti per dovere di mini ingegno le più alte speranze. In
stero, che possono dar fede, se fatti non senza ragione godeva in
non avrebb'egli meritato di divi tima l'amicizia di Luigi Pezzoli,
dere uno dei primi seggi col nome caro alla poesia e alle lette
Preside attuale dottor Frari con re, che così ne'suoi versi cantava:
sigliere, dotto veramente e per La sacra al biondo Dio fronda di lauro
scienza e per opere nei sanitari Non è nuova al tuo crin - - -

argomenti.
Specchiata fu la probità de'suoi Lascia i fisici arcani
anni. E splendido ne porse argo
mento in giovinezza alla estima
.
zione dei savi quando in una E puossi diranzi che l'amici
sessione democratica, udendo at zia dello Scoffo col Pezzoli, fon
taccarsi d'inesattezza uno scritto, data sulla conoscenza della rispet
che conteneva la relazione fedele tiva coltura, crebbe e prosperò
di gagliardo dibattimento nel cogli studi. Ne è argomento, fra
giorno innanzi seguito, seppe, a gli altri, quell'opuscolo alle sta nn -
solo scudo della lesa sua fede, esi pe col titolo: Amori Democratici
bir prima le note quasi stenogra dei cittadini Giuseppe Scoffo e
fiche, da lui fatte all'atto della so Luigi Pezzoli al cittadino Gio.
lenne diatriba, indi spogliarsi del Andrea Spada, Venezia, Santi
la sciarpa bicolore, che lo qualifi ni, Messidor, 1797.
cava nel carico di Segretario, e Sul merito del quale libret
deporla sull'istante, ricevendo to il signor Luigi Carrer, che
quasi a mercede, pochi di appres nella bella recente sua vita del
so, una più onorifica rappresen Pezzoli lo cita, giudicando lo
tanza. Scoffo più del Pezzoli stesso ricco
Negli ultimi lustri essendogli di varia dottrina, trattiensi da
poi toccato affrontare la miseran giudice, qual è competente, per
notare, come dal lato del gusto
(1) Questo lavoro sebbene figuri sen
non impropria la dizione, nè fos
za nome di autore, pure si sa appar sero strane le immagini, contro il
temere al fu Podestà co. Francesco costume di allora, come in un
Calbo Crotta. tempo d'inconsiderate speranze
2i7
spirassero moderazione i senti ca di Venezia del dott. Valatelli,
menti dei due giovani, che (dice Ven. And. 18o ; di dodici lettere
egli) poetavano in comune, senza col supposto nome di Silvio Bacca
che, tolte due Odi saffiche col no lario, in analisi alla edizione degli
elementi di storia naturale e di
me dell'autore rispettivo, si po
tesse attribuire piuttosto ad uno chimica del Fourcror con note
che ad altro di loro verumo dei di F. Dupré. Ven. 18oo; e di una
componimenti; e come da quei prefazione e due lettere critiche
primi saggi si potesse presagire sull'opuscoletto, intitolato: Os
(son sue parole) non poca felicità servazioni circa l'inutilità e pe .
ricoli della medicina e dei me
di naturale per l'ingenuo e caldo
dici in uno stato dell'ab. S. . . de
poetare. E per il fatto avea lo
Scoffo sortito un genio arden C. . . trad. dal francese, Venezia,
tissimo per la divina arte dei car 1799, presso Modesto Fenso. Di
mi, e ne lasciò non scarsi saggi lui pure conservansi molti elemen
fra'suoi lavori inediti, dai quali ti di studi, sulla vita e sulle ope
trascelse il figlio quei Versi, Ven. re di Ovidio, e una doviziosa se
Molin, 1827, che ottennero men rie di note e di aggiunte, raccolte
zione nel Vol. XV, 1828 del Gior in un grosso volume, come mate
nale delle Scienze e Lettere riali, per rettificare la storia im
delle Provincie Venete. perfettissima della Lett. Vene
Quindi il Pezzoli in un suo ziana, lavoro giovanile del cano
Sermone sulla lingua saluta (1) nico Moschini; il qual volume,
lo Scoffo felice ingegno e fior di non so per che accidente, diven
senno; e morto, così lo piagne in ne ora proprietà dei congiunti di
una Canzone epitalamica (2) : Francesco Gherro, era solerte e
passionato raccoglitore di libri e
Se tu che dall'Eliso stampe di pregio (Vedi Gazzetta
Mandi il lieto messaggio
Scoffo, al compagno de' tuoi primi di.
Privilegiata, 22 ottobre 1855). Ed
Così cortese al viso - io vidi e lessi presso i figli eredi
Era, e vivido il raggio e custodi, oltre il Ms. Gherro,
Che morte d improvvisa ombra coprì. una farragine di fogli volanti, che
O di padrè a me caro
Figlio, perche non stendi potrebbero unirsi a formare un
Alla morta sua lira ora la man, Il volume, per la rettifica della
E sul destino avaro
Tal vendetta non prendi, Storia suddetta.
Che il maggior colpo sia caduto invan. Ciò posto, reca bene maravi
glia, che al dott. Levi di Venezia,
E fu proprio avaro il fato, che il quale intendeva lodevolmente
locolpiva mentre era intento a di riempiere un vacuo effettivo
rendersi verso le scienze e le let nella biografia dei nostri medici
tere benemerito. Poichè tra le più distinti, quando pubblicava i
sue fatture inedite è prezzo dell'o suoi Ricordi intorno appunto a
pera il far menzione di un suo gl'incliti nell'arte, e ai chirurghi
ºommentario, col titolo di Sag e farmacisti (Tip. Antonelli 1855)
gio Veologico sui tre primi arti non sembrasse avere o meritare
ºli della Topografia fisico-medi lo Scoffo elogio o biasimo, di
verso dal sommario e nudissimo di
bello ingegno, ma alquanto mor
(1) V. Vol. II Prose e Poesie del Pez dace; e ch' egli non citasse al
zoli.
tº) Per le nozze Bizio-Gradenigo. Si tre opere in prova, che l'aver lo
l:gge ristampato nelle Prose e poesie di Scoffo somministrato al prof. Fe
Luigi Pezzoli, Plet, 1838. drigo di Padova, come questi
2 18
medesimo registrò nella Topo entrò inesperto nel mondo e si
grafia Ven. part. 5 pag. 1o2, un invogliò d'una fiera leggiadra
prospetto statistico dei nati e dei che gli rispose coll'ugne e co'den
morti in Venezia dal 1678 fino al ti; ond'ebbe due dita lontana la
18o5, e l'aver avuto l'intenzione morte. Teneva dell'acqua e dello
com'egli si esprime di dare il zolfo, dell'olio e dell'aceto, (1) del
quadro complessivo della mortali mellone e dello zucchero: il cuore
tà in Venezia conforme le stagio buono. S'abbattè a gente noiosa
ni, e desunto da un registro di 6o come le pulci che lo frastornava :
anni di seguito, e del quinquen quindi stucco delle cose e di sè,
nio di comparazione dell'età, ses collerico, mordace, e contro a cer
so, e malattia, se avese saputo dar ti barbassori di fanfaluche avreb
si animo per compiere que due be vomitato zolfo, sassi e bitu
utili lavori, quando mostrò ben me.

più dell'intenzione, occupandosi Alto della statura (2), di membra


di quegli argomenti che dovette bene porporzionate, di carnagio
interrompere, perchè non gli fu me nè chiara nè fosca: malinconi
data invece a sufficienza la vita, co, poche parole, non disobbli
esistendo d'altronde nei mol ganti maniere, sollecito il passo:
ti stracciafogli statistici fra suoi nell'imprese sue diligente, fretto
Mss le prove evidenti della sua loso, efficace; felicissimo nelle av
continua attività. Se infatti lo versità; nemico dell'impostura,
Scoffo non ebbe diritti solenni al grato a chi l'ama, indifferente a
la gloria, non porse nè anche quei chi l'odia, servitore di tutti, ami
soli e si meschini documenti di co di pochi. Così diping'egli se
ſama, essendo stato suo genio stesso. (5).
come vedemmo la coltura al Del suo sudare sulle greche
ternata delle lettere e dell' ar carte (4), e delle bellezze ch'e' ri
te, talchè puossi dire che nei copiò da poeti greci (5), non veg
due figli , adesso superstiti, go nell'opere di lui vestigio. De
riviva diviso il suo genio stesso gli studi latini, meglio che la
per le lettere, e il suo amor me commedia del Plauto (6), fan fe
desimo per la scienza, ond'era di de i versi e le prose di sincera la
stinto fra i dotti e colti medici tinità (7). Dell'erudizione dell'uo
della penisola. mo son saggio queste poche parole:
GIANI Acopo FoNTANA. Non occorre cercare chi fosse
» il primo poeta comico, perocchè
CHIARI (AE. PIEtno). Nato » osserva il Pitisco che l'ha cer
in Brescia entro la prima decina » cato invano Varrone medesi
del passato secolo, di famiglia ca » mo (8). »
duta in basso, visse parecchi anni
ne' Gesuiti (1), tranquillo, ( di (1) Agro e dolee Lett. sc. III, 2o3.
(2) Il De Luca Serm II e XIII, lo
c'egli) come in repubblica di Pla
tone: ebbe qualche amoretto pla chiama acciuga, e paffutone il Goldo
tonico prima colle muse, poi col eni.i Di lui anche p. 13, , E con le reni
lombi tracotanti a » » , « « - - - -

la storia e la filosofia; ma l'aria - si dimena ,


malsana del luogo lo trasse di là: (3) Lettere scritte a una dama 1 p.
189, III 13.
(1) Gozzi Carlo Op. I, 297, Moschi (4) Liriche II, 73.
ni della Letterat. Venet. I, 95. – - Ho (3) Comm. II, 96.
º sostenute tante tesi di teologia che (6) I. 55.
, capirebbero appena in un lenzuolo., (7) Liriche T. III.
Lett. scelte II, 17, ed. 1752. 8) Com. in vers, ed. Bol. 1759 T.I.
2 19
Nel 1756 e nel 57 egli era a bertà si godeva che in altra ter
Modena professore di lettere (1), ra (1). Se in Venezia od altrove
e disse un discorso de recta judi lo soccorse la fortuna d'essere
cium ferendi ratione (2), non o informato da donne orientali dei
sando nominare arte critica: tan costumi del serraglio (2), e non
to sollecito della purità del linguag dice ; ma di donne non rifuggi
gio era 'l futuro sprezzatore sprez egli il consorzio, e credeva che
zato dei Granelleschi. Quando fosse nell'amoroso mare o presto o tardi
creato poeta dal duca di Modena, ci si mettono tutti (5): e guaiva:
non so dire : certo è che l'edizio » Gran destin di noi poeti Che siam
del 1756 è dedicata al detto duca; », sempre innamorati, E ci sforzi
e nella dedica detto che del gigli v, no i pianeti Ad amar da dispe
estensi all'ombra egli siede sicu », rati (4)! Dell'amor platonico pa
ro, e cinto di tale ghirlanda l'i re non istimasse le gioie (5): ma
nonorata testa, non teme. Da un questa diceva colpa de'sensi dai
componimento di lui Egerindo quali deve l'uomo dipendere (6);
Criptonide, (5) a certo Eaco dot Sebbene avesse in sè provati gli
tissimo Gentil pastore (4), del effetti di doppio amore ad un
l'Arcadia Parmense, non sai s'egli tempo; diceva, poche le donne
abitasse anche Parma per alcun ch'abbiano avuta la fortuna di
tempo, e se a Parma stando, dargli nel genio (7). Le donne
vedesse le due campali battaglie dotte non amava gran fatto, nè
tra Francesi ed Austriaci (5); nè mai vide in esse passione vera (8).
dove cantasse le vittrici borboni Ma una Mirtinda egli canta e
che bandiere (6). Anche in Imo un'Eurilla: di Mirtin da canta fin
la dimorò (7); e in Imola, Mode la cagnoletta che porta ben l'ina
na, Parma, Toscana ebbe amici nellata coda (9); nella quale si
(8). Visitò tutta Italia (9) prima di sarebbero di buona voglia mutati
fermare dimora nella cara Vene Apollo e Giove. Codesta era una
zia (to), degnevole metropoli (1 r), Adriaca donzella (1 o). Eurilla al
e teatro d'Italia (12), dove più li poeta men pia; e, come le sibil
le, profonda ed oscura (1 1). Ell'a
pref. Lett. scel. III, 1o6. E pure il vrebbe voluto amare un re : Ma
Lami (Nov. an. 1752 p. 169) dice il che sono anche i regnanti? Come
Chiari, uomo da riempier lacune di
storia ed utile erudizione. me, uomini furo. E perchè un
(1) Racc. del Bordoni III 15o, 152. tale le aveva donato un mazzo
(2) Ivi, p. 153. di sparagi; egli maledice al bi
(3) Mem. Valvasense II, 1. 63. folco della sparagiaia, e conclude:
(4) Racc. Bord. I, 3 I ed. 1761.
(5) Trattenimenti IV, 151. Muratori
Ann. ed. 179o T. XLII p. 13 e 19. se la Veneziana di Spirito, e alle da
(6) Racc. Bord. I. 14o. E prima che me bresciane la dedicò.
questo seguisse, un amico suo gli scri (1) Ivi, 59.
veva degli sproni sonanti e delle spor (2) Tratt. IV. 42
che vivande del soldato impudico III, (3) Racc. Bord. II, 1 16.
197. (4) Ivi, I, 82.
(7) Ivi, 2oo. (5) Ivi I, 171.
(8) Racc. Bord. II, 88, 91. (6) Il Poeta II, 159.
9) Tratt. IV. 85. Amava viaggiare. (7) III, 229. Ivi. Suppongo che nel
Lett. sc. III, 161. Nel T. X. Tratten. Poeta abbia egli sovente ritratto sè
rammenta i castelli di Lombardia. stesso.
(io) Racc. Bord. II, 8 ). - (8) Ivi, I, 144.
( 1) Tratt. Iv, 85 87. (9) Racc. Bord. I, 51.
( 2) La Turca in cimento II, 46. Ma (1o) Ivi, 63.
in Brescia tornò circa il 62, e quivi scris (1 1) lvi, 1o7.
22 o

» Val più d'ogni sparagio l'al Non altro che ſame , al dire
loro mio. » Hai qui la ragione di Carlo, gli dettava commedie:
de rigori d'Eurilla: la quale del e del non fare i Granelleschi com
resto tastandogli il polso aveva medie, Carlo questa ragione ren
virtù di fargli andar via la feb deva: non hanno fame (1). E per
bre (1). Ma fin quand'egli era avere qualche soccorso alle sue
in Modena da certi suoi endeca necessità, ritrattava egli (dice
sillabi e d'un amico a lui troppo Carlo), pedantescamente i sog
catulliani, si conoscono i costu getti delle commedie del Goldo
mi dell'uomo (2): che alle si ni (2). Col Chiari metteva Carlo
gnore faceva presente di non so a mazzo il Goldoni, e diceva:
che fogli dipinti a vari colo º Venderan storie ovvero strolo
ri. Fatto è che questi lo chiama gia ; D'altra materia diverran
callidulus, venustus, nasutulus, mercanti: Che, come dice Cato
elegansque totus. Ed egli in Ve in Geremia, Non si vorrebbe aver
nezia si scusava del cantare per se non contanti » (5). Al Goldoni
nozze dicendo: » Ed io che re s'appareggiava il Chiari medesi
2 stomi A labbra asciutte, Io mo, laddove parlando di drammi
º solo deggiomi Cantar di tut buffi, º scritto abbiamo a genio
º te (5)! A me che il numerº Di » di chi desiderava così, e ne pa
» noi mortali Pur d'uno accresce » gava a dovere » (4): e laddove
re Non posso adesso... Questo al Goldoni riconciliatosi, scrive
º è di 'Cantalo Darmi la sete (4) ». va: o noi viviamo di carta: (5) di
Perchè, sebbene di lui e del che il Goldoni, come di basso
Goldoni Carlo Gozzi dicesse: chi sentire, gli fece ripiglio. E pure
si stoga e si spreta (5), il vestire il Chiari stesso (in momento for
almeno serbò il Chiari di pre se quand'era meno urgente il bi
te (6). Ma ch' e facesse comme sogno ) ride di quel che scrivono
die ogni dì con Cristo in se per incantare la fame (6), di quei
no (7), questa vorrei credere che guadagnano a forza di spro
esagerazione poetica del mansue positi un pezzo di pane e un caf
to Gasparo: ed è forse il più a fè, e le nove muse hanno nel
maro verso che contro il Chiari ventre (7). Fatto è che di sola
sia stato scritto dopo quell'al poesia gli è un vivere misero (8); e
tro velenoso di Carlo: » Tu
fai commedie, tristo peccatore (8) » il parrucchino, e comanichini fini e un
feraiuolo di seta godevano farsi , aoc
(1) I, 95. chiare da tutte le finestre e farsi di
(2) III i 13. Salaci. Quocis passe re: guarda bel prete. ( IV, 1 9-123 ).
ruolo salaciorem. 2o6. Cubilia peram Narra d'un frate che a suoi scolari
dulare. cantava: Tornerà la bella Irene (V.
(3) Racc. Bord. I, 16o. 26.
(4) Ivi, 151. (1) Tartana, p. 66.
(5) Op. VIII, 199. ed. 1772. (2) Op. 18o6, 123 XIV, Per un pran
(6) Mascherata degli Dei Racc. Bord. zo. XIII, 158.
II, 222 ». Del nero manto all'ondeg (3) Tartana Op. ed. 1772, VIII, 7o.
» giante falda. (4) Tratt. IV. 89. E aggiunge - al
(7) Gasp Gozzi XVI. Ed Pad. 378. tri faccendieri impastano i nostri li
(8) Tartana 4o. Nelle memorie del bretti per quattro soldi da trarsi la
fame 5
Valvasense An. 1756, VIII, 6, Comico
Abate. Ma non era egli il solo. Il Co (5) Fogli del Gozzi p. 162.
stantini, riverente del Clero, confessa (6) Cantatrice II, 3o.
lo scandalo di alcuni preti d'allora che (7) Dialoghi I. num. IX, p. 7, V.
vestivano di vario colore (T, IV . p. anco Amante incog I. 3.
176), che incipriavano e inanellavano (8) Poeta I, 45.
221

che (sentenza del Chiari)» ven mutoli (1): in altra non ambisce co'
versi suoi se non conciliare il son
» ti o trenta doppie sul tavolino
º meglio ravvivano l'estro di no agli sposi (2). Ne'versi per mo
nache entra sovente in celi e irrive
º scrittore ingegnoso che tutti i
» libri della sua libreria, tutte le renti (5). Dopo dipinto Assalone so
» lodi de' suoi mecenati (1). Che speso in aria per e'capelli, si con
sebbene l'Abate talvolta dicesse gratula alla fanciulla che per più
di scrivere per ricreare onesta sicurezza pensa recidere i suoi (4).
mente sè stesso (2), tal altra con I vituperosi tedii delle Raccolte
fessava che , in parte per suo di sentiva egli bene, il povero uomo;
º letto, in parte per la necessità in e le dice una tempesta di sas
º dispensabile degli impegni suoi si (5); e vorrebbe possibile fab
” e delle sue circostanze (5). Ma bricarsi madrigali a ciò di cri
soggiunge: Con tuttociò io di stallo (6): º che troppo gli pesava
º rei menzogna se non dicessi » celebrare le nozze d'una sposa
º che scrivo anche talvolta più » decrepita, la laurea d'un dotto
» che non dovrei per far vedere » re giumento, il merito d'una
º che non mi spaventano l'al » ballerina storpiata, o d'un au
º trui censure. » » tore che sotto mano domandar
E per fame, dice il Gozzi, fa » facevagli un panegirico (7). »
cevano poesie da raccolte, egli e Dicevasi senza mercede a verseg
il Goldoni, Marco e Matteo (4). giare usato (8): ma per bocca del
Guadagnava, dic egli, almeno poeta suo si doleva che tanto dire
per le insalate (5) : sebbene altro non gli fruttasse regali. Anche
ve confessi che quelle raccolte, » noi siam venditori di rime:
fruttan quattrini (6). Per que » mettete mano alla saccoccia, e sa
sto fra gli altri motivi, avrà forse » rete servito (9). Le dediche non
messe le muse a dialogo col mar gli rendendo un ringraziamento
chese d'Estival (7), e cantato, e di quattro parole, aveva il suo poe
gli abate, per nozze d'Israeli ta imparato a non farne più (io).
ti (8). Perchè i Chinesi e i Tar Ed egli stesso in proprio no
tari A me cantar non lice? (9). me: o scriverei piuttosto con un
Gli avi vostri, dic'egli in altra » remo quattro righe a Nettuno
ºgli sposi, sparsero sangue, io in
chiostro (no): in altra l'ombre de (1) I, 117.
gli avi fa ballare e baciarsi (1 1); in (2) II, 175.
altra dipinge Pegaso che divora il (3) Ivi, I 246. Cantai di tante mona
che Che n'ho secento almeno. P. 267, Die
cºrtice dei platani presaghi e degli tro alle grate e a'talami Lasciai la pelle.
allori parlanti, perchè non stian (4) Ivi, 23o.
(5) I, 27.
(6) Lettere scelte I, p. 155, III, I 1o.
(1) Ivi, I, 224. (7) Poeta I, 146-195. Racc. Bord. 1,
(al Filosofessa, III, 2,8. 256, M'hanno già rotte e lacere Mez
(3) Genio del secolo p. 7. ze le corde in mano Spose cantan
(4) Marfisa IV. 37, 43. Lasciali star: do” e monache. . . Per te voglio pur
Wºº tu che mangin strame ? rompere Un'altra corda ancora. - ll Co
(5) II, 25, ivi. stantini lett. V. 24 biasima anch'esso
(º) Nota ined. alla Marf. IV, 37. questo cantacchiare per monache so
(7) Racc. Bord. II 127. vente smanianti di rabbia. Il De Luca
L (8) Glielo rinfacciano il Gozzi, e il De deride i giuri continui che il Chiari
uca XIII, 82. faceva di non cantar più. Serm. XI, 81.
(9) Ivi, I, 176. (3) Racc. Bord, lI, 1 i 1.
(1o) 1I, 78. (9) Poeta, II, 19o.
(1 1) II, i 17. (io) III, 44. Al Goldoni la dedica di
2a2

º che presentare una supplica al ,, che gridava: aiuto aiuto (1). ,,


º la generosità di Cesare per ot Piucchè l'ingegno, mancavagli co
r» tenerne il favore (1). E si dice scienza d'artista: onde l'autore di
va nella povertà sua del decoro a tanti romanzi, i romanzi in un
mantissimo (2); e colle fatiche pro luogo condanna (2); e si ride del
prie desiderava far tanto da non secento (5) chi scrisse: Sull'in
abbisognare degli altri (5). Ma cude fatal del nostro pianto (4).
non abbisognare degli altri non E non arrossisce del teatro de
basta; non basta dire: a can cadente di dire: ,, faccian peg
tar nacqui, e morirò cantando, ,, gio dopo la morte mia: che mi
ch'è (dice il Gozzi) l'indovinello ,, importa (5)?,, Senz'avvederse
del peto. Degne cose cantar biso ne e dipinge sè stesso nel Poeta
gma; e degnamente: ed egli non spagnuolo, che sentendo parlare
pensava che, a spiare il genio della Moscovia, risolve ire a ver
», poetico e prosaico de' suoi leg seggiare colà, e comincierebbe
,, gitori (4). –Vorrei scrivere in da nulla meno che dall'impa
», una maniera affatto diversa da rare la lingua (6).,, Questo mon
5 , quante ne vidi, per meglio do parlatore ed incontentabi
», piacere (5). , Però si rivolge le m'assegni una pensione di
alla femminile repubblica (6), e qualche migliaio di scudi, e
alle donne di spirito dedica il suo poi dia legge a suo senno alla
Serraglio (7). La sola novità, dice penna mia : tenterò l'impossi
egli, può molto: ,, bisogna aprir bile a solo fine di contentar
», si alla cieca una strada, se non , lo (7).,, Quello che il Chiari
», altro perchè l'universale vegga diceva, altri pensano e fanno: pe
», che voi v'ingegnate di conten rò parlo del Chiari.
», tarlo (8).“ Con questa mira e'mi Nè sempre ebbe fame: ma sorte
se in dramma la presa di Troja e i orrea ed or benigna (8); e a quando
viaggi d'Enea: de quali il Farset a quando fu carico, dice un amico
ti aeternas cacat Iliadas (9), e il suo, de'doni della fortuna in que
Gozzi ,, In poch'ore di notte io sto suolo non cieco, Venezia (9).
, ho veduto Un monte far di E l'afferma egli stesso (io). E quel
», membra di Trojani E di Carta Gozzi che lo dipinge affamato, fa
», ginesi e di Toscani, E d'Enea, lui col Goldoni: pinzi il corpo, e
col viso vermiglio (11); contraddi
zione che mostra come in quel
quattro commedie fruttò un' oriuolo, disdegno e disprezzo fossero infu
una scatola, un vassoio d'argento, e se superbia crudele e acre invidia.
qualche paio di manichini fini. Mem II,
ºoº. Al Chiari pare che i versi da raccolta
non fruttassero più che qualche panie
rino di dolci. Lett. scel. iI, i 14. (1) Granel. pag. 8o.
(1) Lett. Scel. I. (2) Lett. scel. 18o.
(2) Ivi, 249. (3) Dial. 57.
93) Poeta I, 173. (4) Citato nella Tartana 28.
(4) Trattenim. I. 6. - (5) Tratt. IV. 14o
“5) Bella Pellegrina pref. (6) III. 7.
(G) II. 78. (7) Francese in Italia II. 2.
(7) Tratt. II. 55. Ved. Vol. V. VI. (8) Bord. Racc. Sua ded. 1. 9.
(8) Francese in Italia I, 2. , Un (9) Iſ. i 1.
bel titolo fa non di rado la fortuna (1o) II, 39. Il poeta o avventure di
d'un libro. , (La donna che non si Oliviero di Vega scritte da lui medesi
trova. 1763, tom. I.) mo 1757.
(9) Atti Granelleschi. De Luca Serm. (1 1) Op. VIII. 26. Ivi 195. E gonfio il
VII 45 ed. 1818. Lacerato Virgilio. viso e l'una e l'altra natica.
225
Ma brevi dovevano essere i lu il prezzo (1). Il manoscritto dun
cri letterarii d'allora (1): e nella que aveva da costar poche lire (2),
maggiore ampiezza di fama non con qualch'esemplare per elemo
larghi. ,, La poesia bevesi, come sina (5). Le traduzioni tre o quat
, al caffè l'acqua calda collo zuc tro lire al foglio di stampa (4); al
, chero, senza spender dama più sei: per sei fu tradotto lo
, ro (2). I versi oggidì più che al Chambers ed il Middleton (5). Il
, tempo d'Orfeo, son potenti a Morgagni non guadagnò da suoi
, trarsi le pietre dietro (5).“ Ga grandi lavori cento luigi: le tren
sparo Gozzi, con celia più ma ta ristampe del Metastasio al li
linconica d'ogni pianto, diceva: braio fruttarono diecimila luigi,
,, Putti, no fe mai versi. Perde al poeta niente (6). Il Parini non
, rè la salute col giudizio: Stem trovò pel suo Giorno cencinquanta
,, tarè el dì , non sarè mai quie zecchini: ma trovò dumila fran
,, ti.,, (4). I librai, dice il Chiari, chi per l' Api Panacridi il Monti.
ruinan le lettere (5). Ce n' è E i comecchessia lucranti erano a
che ne sanno quanto quel banco Venezia non più d'una mezza
di rovere dietro a cui stanno a dozzina. Per un sonetto, a far di
vendere (6): che appena possono molto, mezzo filippo (7). E Car
scrivere il proprio nome (7). Pri lo Gozzi calcola che a dodici lire
ma d'imprendere la stampa d'un al foglio in dodicesimo, un verso
libro, e lo farà esaminare al chie era men pagato d'un punto a una
rico di casa, e poi vorrà pagarme scarpa (8). Sovra tutti lucroso il
lo al prezzo che dovrebbe se lo commercio de romanzi (9); e pel
avessi ricopiato soltanto (8). Più i continovo uscire de libri nuovi, i
venditori di libri che i leggito vecchi giacere (1 o).
ri (9). Vendendo per poco, deb Se gli autori facevansi editori,
bono comprare per nulla (io). Due essi, peggio (1 r). E a lor dispetto
lire o due e mezzo venete per vo le cose teatrali talvolta ristampa
lume di dugento e più faccie, era vansi copiate ne'palchi (12). Fuor
di stato, a Bologna le ristampava
no mutilate (15); a Lucca e a Li
(1) Le cattedre date al favore: i mae
vorno men rigidi (14). Del resto i
stri privati buoni da condurre i ragazzi librai stessi (rei o no) non avevan
a prender aria, o da porgere il pot de difesa. Dell' edizione fiorentina
chambre alla dama. Teatro. Romanzo
d'anon. II. 2oo. del Goldoni, sebbene vietata per
(2) Cantatrice, II, 31.
(3) Ivi, II, 3o e 1 1 o. -

(4) T. XVI, 21 1. V. Anco Vol. III, 24. (1) Anche meno. Gazzetta del Goz.
E non sapeva essere letterato al modo n. 7, 13, 21, 27, 35, 77. La Gazzetta
di tanti XIII, 314. stessa vendevasi cinque soldi.
(5) Commed. da cam. T. II. Dial. V, (2) Marfisa del Gozzi.
pag. 1o. (3) Gozzi XIV, 178.
(6) Poeta, I. 146. (4) Com. da cam. T. II dial. V. p. 16.
(7) Com. da cam. T. II, dial. V. p. 5. (5) Baretti, Op. ed. 1813. VI. 97.
Vedi il ritratto ch'e fa di un libraio (6) Ivi 98.
nella Viaggiatrice, II, 19o, e di D. Mar (7) Chiari, filosof. II 112.
ta moglie saputa d' altro libraio nel (3) Op. VIII, 272 ed. 1772. .
Poeta I. 4o., Librai che farebbero gi (9) Chiari, Amante ine. 5. Gozzi. Gaz
» rar il capo al Colosso di Rodi. Lett. zetta 42.
» sc. II, 192. (1o) Gozzi. Gaz. 22.
(8) Filos. II 126. Poeta I, 146. A pe (11) Gasp. Gozzi, VIII 23o.
do di carta. (12) Gold. Op. XIII, 21.
(9) Com. da Cam. I. Dial. 5. p. 8. (13) Gol. II. 3o5.
(1o) Filosofessa II. 13. (14) Baretti, Consid. sur l'Italie.
224 ta Italia (1). Du' ore prima pieno
le istanze dell'editore veneto, en
travan di frodo con utile del poe il teatro (2), e gli applausi levava
ta cinquecento esemplari (1). no il fiato agli attori, costretti in
Nè meglio il teatro. Non più di terrompere per poter essere inte
trecento lire venete per comme si (5). E Carlo Gozzi non potendo
dia avevano il Chiari e il Goldo negare la fama de due rivali, gri
ni (2), al dir del Baretti; al dire da: viva i nuovi poeti, il Sacchi
e l'Orso! intendendo che Arlec
del Gozzi, per gl'intr ecci delle
commedie a soggetto tre zecchini; chino e l'Orso anch'essi fan gen
per le scritte, trenta (5): per il te (4). ,, La facevano (dic'egli al
dramma, quaranta (4). E le com trove) per la novità, per le donne
medie a soggetto facevan più gen ,, ammazzate, sugli tate alberi come
te; e citasi come gran cosa la se f"
uccelli risusci
5 o come le
rata del Convitato di Pietra che » Fenici (5),, Ma l'invidia di quel
diede lire secento settanta set la fama o rumore inanimava i ne'
mici del Chiari a stolte viltà. Pri
te (5). E pure il poeta tragicomico
Cappone (6), aveva di sè levato ma ch' egli desse l'annunziata
gran fama, che durò ben dieci commedia. L'uomo come gli altri,
anni. Ne caffè, nelle case era un l' accusaron di plagio, e una
dire di lui: per lui dissensioni commedia con quel titolo miser
tra fratelli e sorelle, padri e fi fuori, tutt'altra dalla sua (il 4
gliuoli (7); e parteggianti per tut ,, queste commedie mie mitocº
cambia to il titolº, º
, di
, vedere
impasti cciate le scene di più di
(1) Il Medebac impresario si crede
va avere la proprietà delle commedie, ,, una coll'altre, per dar cººl"
e le diede stampare al Bettinelli, il , parentemente nuova. M'º
qual negò ogni compenso al Goldoni. , noto l'autore: l'ho più vºlº
Quindi l'edizione fiorentina con giunte ,, veduto, e tenuto seco parola:
annunziata dal Lami 1753 novembre ma di tali suoi ladroneccinº
p. 3o3, 1754 p. 1 14-625, 1755 p. 32 i ; 22
1758 p. 233. E il Bettinelli alterava an a» gli feci mai nè doglianza º
co il testo, Lami nov. 1753 p. 417. E - o cenno (7), Vano era, mabºº
così a Lucca una commedia del Gol
doni stampavasi con giunte de comi Cap. 7. Nel
(1) Baretti, gli Italiani, le chia
ci, segnate almeno (Lami i 766 p. 88.) romanzo intit. il Teatro I, 14 ,
Teatro Romant. an. II 32 86. I nobi
li veneti favorivano il frodo della ri resche bandier
(2) Chiari, e.“
comm. da cam. T . Dial.-

stampa, della quale oltre ai settecento VI p. 9. Trattenimenti dello spirito º


esemplari, se ne dovettero tirare altri mano sulle cose del mondo passate,
ancora. Stampando adulteravano anco
la Merope. Teatr. appl. V. 75. Del resto presenti e possibili ad avvenir". i
i comici la proprietà del M. S. mai Vol. IV, p. 88. Carlo Gozzi. r"
non intesero bene tra noi. (Piazza Com. op. viii 38 Le panche son pº
lacche. Costantini. Lett. 1. 17º
II, 3, 4, 11): e le commedie recitando al (3) Com. cam. T. I, dial. IV, P. 6. zi
teravano. (Iv. 9). º"
(2) Ivi, VI, 99. op.i ed.
Att.Pad.Granell 5o Lett.
XVI, 3oo. Gasp,del 17 a
(3) Carlo, Op. IV, 38 ed. 18o6. Da , Il Goldoni ha fatto una º"
un contratto veduto (mi dicono) dal dot
to cons. Rossi, apparisce che venti. ,, intitola ta
dell'arte eil del
Raggira suo º"
nometore, il pas

(4) Teatro Rom. II, 39: il quarto del , ha fatto la vendetta Amor",
maestro Ivi, 96. sabile ia ma tradº" "
(5) Car. Goz. IV 23. Un teatro di Bolo spagnuocommed
lo di Caldero ne, e º ha º
gna sulla fine del secolo avevasi due
mesi per sessanta zecchini d'affitto, Lon r, concorso. ,, 85
(G) Credo inne
(5) Com. fog. p.si
"ili 85.Poeta II,105 -
go, lI i 21.
(6) Gozzi, Atti Granell. 72.
(7) Nota ined. Marſ V. 2. (7) Tratt. IV, 14o.
225
e le vicende del bene e del ma Molta l'emulazione, la curiosità
le gli avevano indurata la fron di molta ; i palchetti costavano
te. Del resto e come approfittare un occhio (1): e le case (scherza
de giudizi d'un popolo che la co Gasp. Gozzi), tutte da affittare
sa quindici di innanzi fischiata, perchè la gente a teatri (2). Anco
portava alle stelle (1)? Tra i fischi i nobili frequenti (5), che sputa
e i plausi era la non curanza, ch' van da palchi (4) su cappelli, le
egli il Chiari in un luogo confes spalle, le tempie de'sudditi; raſ
sa con raro candore (2). freddore (5) cronico, felicemente
Chiamar gente in teatro men guarito dalle pasticche francesi
facile allora che adesso. Più spet nel tepido maggio del novansette.
tacoli che spettatori, attesta il Ne palchi bisbiglio; nella platea
Chiari (5). A Venezia i teatri (4) zitti: e maschere civilissime (6);
di commedia quattro (5); i più se non che qualche spunzonata, e
cari una lira (6): l'opera seria diavoleto fatto da coloro che non
due paoli e mezzo, la buffa uno e pagavano un soldo (7).
mezzo (7): a S. Samuele quindici Ma non più gli spettacoli osceni
soldi; (8) in altri, dieci. (9) S. del principio del secolo (8); nè
Benedetto s'apriva al tocco dopo Belisario bastonare le guardie, nè
mezzodi; san Moisè e san Samuele Rosmonda ballar la furlana (9).
alle nove; alle ventiquattro san Le commedie d'arte non però vin
Giovanni Grisostomo, san Luca, te (to); nè le maschere regolate dal
Sant'Angelo. Promettevansi fuo freno degli autori, ch'eran soliti
chi artifiziali, e illuminato in agli attori servire (1 1). Il Chiari
certe sere il teatro (1 o): san Cas che volle far parlare le maschere
siano, il maggiore, con sei ordini in verso, non fece presa (12). Com
di palchi, ora non è più : la Feni medie scritte da lui avevano da
ce non era ancora. Le compagnie ultimo sessanta uditori; le mede
state fuor di Venezia (11) la pri sime a soggetto, folla (15): special
mavera e l'estate, dopo la prima mente tornata di Portogallo la
Domenica d' ottobre riapriva compagnia del Sacchi Arlecchi
no (12). no (14). In ciò poteva il molto va
lore delle maschere, e il pochissimo
(1) Ivi, IV, 87. -

(2) Comm. Vers. III. 183. (1) Gozzi Marf. V, 2, nota ined. I
(3) Teatro di Calicut, II, teatri cominciavano ad essere spesa
(4) Filosofessa, II, 133. Il Gold. Mem. ruinosa. Sognatore n. 12.
II, 39, dice che sette. (2) Gaz. 8.
(5) Gasparo Gozzi, Op. III, 2o5. Nel (3) Gold. op. ed. 1752, tom. I, p. 1o7.
1762-1763. Carlo IV, 5o. (4) Baretti, op. VI. 7.
(6) Carlo Gozzi. Opere. (5) Gaz. Gozzi n. 66.
º G. Gozzi, Gazzetta. (6) Ivi.
(8) Ivi, II, 148. (7) Chiari, Lett. Scelte I, p. 169. Più
(9) Comm. da cam. Chiari Tom I. liberi i teatri a Venezia. Altrove vie
Dial, VI p. II. Teatro Rom. an. II. 74. tato tenere in capo il cappello, grida
(1o) Più d'uno, illuminato le cinque re, bravo: soldati a guardia; i palchetti
ultime sere innanzi quaresima. Teatro bui. (Teatro II, 49).
appl. II. 14, 17. (8) Tratten. IV, 74.
(i 1) Alla fiera dell'Ascensione non più (9) Gold. Op. ed. 1761 XIII. Chiari
di diciotto le recite. Teatro appl. XIf 3. Let. scelt. III. 242.
(1a) Gazzetta del Gozzi. Onde stava (io) Carlo Gozzi, XIV. 123.
no aperti i teatri cinque mesi. Osser (11) Il med. nella pref. alla Comm.
ºat. 1762. p 38. Le Compagnie di ter Amore assottiglia il cervello.
ra ferma chiamavansi d'acqua dolce (12) Carlo, op. II, no8.
Per disprezzo (Teatro II. 52). In Cor (13) Ivi, IV, 41.
sica andavano i più disperati (I. 1 o 2). (14) Ivi, lI, 52.
VoL. VII. 16
2 26
degli attori di parti nobili (1): primamente la Merope (1). A Fi
ignoranti i più e mal pagati (2): renze la società del Cocomero,
maturalmente vivaci, ma da rap valente ed onesta (2); valenti a
presentare d'istinto e quasi al Roma (5). A Torino fin d'allora
la ventura alcuni pochi caratte era una compagnia stabile e buo
ri (5). ,, Non sanno nemmeno na (4). A Parma proposti quattro
,, legger la parte (4): chi borbot premi agli autori più degni (5).
, ta più lento d' uomo che vada Rinomata la società dell'Alberga
,, al patibolo; chi va come rota da ti a Bologna (6).
,, mulino; chi strilla, chi canta, Il gusto corrotto dell'uditorio
,, chi spirita, chi non sente, chi corrompeva attori ed autori. Non
,, dorme (5) : chi mena le ma chieggono che varietà (7). Onde
, ni che par che fili; chi le brac tra tante novità, la piazza Non ne
,, cia, che pare ch'annaspi,, (6): f" niuna, e le strapazza (8).
non sanno nè vivere nè morire (7). on amano le tragedie (9); vo
Pur volevano applausi; e li ave gliono trasformazioni, decorazio
vano compri, e dalle scene gli at ni, intermezzi (1o); fuochi artifi
tori stessi picchiavano (8); e per ziali con figure di lunga dura
andar dentro caldi chiedevano ta (1 1); sciocche buffonerie (12):
dal poeta alla fin della scena qual
cosa di enfatico, e lo divoravano (1) Pref. alla Teonoe del Rosa Mo
urlando (9). Il suggeritore fa sen rando. Venezia 1755. La Merope fu ri
tire i medesimi suoni due vol petuta non so dove un'intero carnova
te (1 o): al contrario di quel che il le. Teatr. applaud. V. 75.
Gozzi notava ſin dal 1772 in una le (2) Gold. ed. 1761. Tom. VI, 182. E
cose del Goldoni allora com'ora, gu
compagnia francese recitante in stavano, che n'eran degni. Mem. II, 1 o
Venezia (1 1) : dove ogni cosa era Lami, nov. an. 171 i p. 765. Leopoldo
temperato a decenza: nè indemo proibi ch'altre compagnie recitassero,
niato parchi piange o freme (12). che toscane o francesi. Schedoni I, 237.
Ma in altre parti d'Italia l'arte (3) Gold. ed. 1757, tom. VI, p. 83.
(4) Carlo Gozzi, V. 63.
già si educava. A Verona una com (5) Chiari Com. Cam. tom. I, Dial.
pagnia di gentili persone recitò V, p. 13. Nel 1778 fu smesso. (Teatro
appl. V. 73: poi ripigliò (I. 68. III 66).
(1) Goldoni ed. 1757 Tom. II, 256. Di dilettanti parecchie società erano
(2) Sessanta o settanta luigi all'anno allora, e sino al principio del secolo
nostro: a Venezia due nel teatrino di
i migliori, in Inghilterra settecento.
Teat. Rom. II, 74. s. Tommaso, ed in casa Foscari. (Longo
(3) Gozzi pref alla Comm. Amore sua vita IV, 133-135, ed. 182o) Vedi
assott. il cervello 1782, p. 18. quel ch'e' racconta d'una compagnia di
(4) Calicut, VII. Teatro Rom. an. I. vecchi, l'V, 14, ed una di fanciulli. lV. 69.
3. (6) Longo, II, 6.
(5) Chiari com. Cam. tom. I. Dial. 6. (7) Gozzi Gaz. n. 85.
p. 6. (8) Calicut XII.
(6) Teatro Rom. an. II. I 43. A Luc (9) Il Gozzi Gaz. n. 77 dice che
ca applaudivano a tutti o buoni o rei non è vero. -

nell'uscire in iscena. I, 1 1 1. (1o) Gold. ed. del 1752. Avanti dun


(7) II, 76. que le fiabe del Gozzi. Quadrio V. 487.
(8) Com. Cam. Dial. 7. Un tempo due violini dietro le scene
(9) Teatro Rom. an. II. 91. servivano (Teatro II. 74). Nel Marc'An
(1o) Carlo Gozzi, VIII, 155. Com. Cam. tonio del Chiari III, 5. Cleopatra balle
tom. I, dial. VI. il piede, e un'isola sparisce, ed ecco una
(1 1) Carlo, op. IV. 5o, 52. galera che voga, approda, e si scosta.
(12) Calicut C. VII. Pagavasi, narra il vestiario chiedeva un disegnatore da
il Gozzi, tre lire. La prima serata sè. Quadrio VI, 55o. Teatro II, 47.
piena; la seconda dugento persone; le (1 1) Gozzi Gaz. Ven. 4
quattro ultime recite, calca. (12) Chiari Genio del secolo pag. 39.
22

lo spettacolo credesi potere far i due ospizi della Pietà e degli


bello quel ch'è difforme in sè (1). curabili serbavano a ciò e voci e
Leggevansi commedie francesi mani e tempo ed affetti. Vediamo
ed inglesi (2) : v'erano dal 1754 su medesimi versi nella stagione
miseri imitatori dello Shakspea medesima due opere musicali (1).
re (5). Dall'imitazione insipiente E pur dicevano la musica deca
sempre più forzati i caratteri tea dere (2) : già il principale sforzo
trali (4). Scrivono pel teatro i cia di lei nell'orchestra (5); variazio
battini (5). Non altro rimedio che ni, gorgheggi: i recitativi neglet
chiuderlo per tre anni (6). ti; inaridito l'affetto. L'opera buf
La musica già noceva alla poe fa in mezzo secolo nata, cresciu
sia e come rivale e come tiranna. ta, adulterata, invecchiata, ago
E già, tranne i tre o quattro noti, nizzante (4). La musica composta
più egregi maestri di canto con già prima delle parole, e messa a
tava l'Italia, che di stile: de'quali seccare al fumo come le arrin
aveva il Chiari domesticamente ghe; maestro, cantanti, pittore,
trattato parecchi, il Trajetta, comparse, pretendono fare i poe
l'Anfossi, il Sacchini; e scritti ti; chieggono le arie da scirocco,
due drammi: Annibale in Bitinia, i recitativi da tramontana; e il
e Cleopatra (7). La magnificenza virtuoso vuol fare da uomo, da
degli spettacoli musicali era già donna, da buffone, da eroe (5).
meritevole che il Muratori negli Ostinati come muli (6): battere
Annali suoi ne toccasse (8). In la misura col ventaglio o lo scet
Venezia segnatamente, più gran tro; sputare a ogni pausa; dar
de allora d'adesso, l'amore e il sa dell'asino al suggeritore, ridere
pere de' suoni e de'eanti (9): che con gli attori o a palchetti, pren
der tabacco; slacciarsi per cantar
(1) Chiari, com. in versi, tom. I. pref. meglio; sull'ultimo uscire mez
» Se aveste veduto come fu ordinato zo svestiti (7). Semiramide in
» ed eseguito il salto della mia pasto
» rella !, Pietà sonare maestrevolmente di vio
(2) Gozzi Gaz. 72. lino.
(3) Goldoni ed. 1757, IV, 97. (1) A S. Samuele e a S. Luca, Gaz.
(4) Chiari Dial. scelti 124. Nondime Gozzi 28.
no l'Eugenia del Beaumarchais a Ve (2) Filosof. II, 134. Calogerà tom. 5o
nezia cadde. V. Carlo Gozzi, IV. io. ed. pag. 378; non s'odono che clamori e
18oG.
ululati 39o. I cantori non sanno quel
(5) Chiari Dial. scelti p. 139. che si cantano, 398; cantan di gola, di
(6) Gozzi fog. 165. testa, di naso, 4o7. La musica in chie
(7) Tratt. IV, 58. E per l'ospizio sa più scandalosa che nel teatro, 41o.
delle derelitte più oratori fece latini Quattromila Amen Amen, 4o9. Gli
con rime e strofe al modo nostro, i strumenti da fiato e da bocca, in chie
quali dai tre detti maestri furono ani sa vietati, suonan di fuori. Applaudiva
nati di lodate armonie. Nel 1759 al no collo spurgarsi. Chiari. Lett. scelte
Trajetta succedette il Sacchini, nel II, 147.
1765 al Sacchini l'Anfossi. E quelle stro (3) Com. da Cam. tom. I, dial. VIII,
fe del Chiari suonano strane a noi. I p. 7. Giornale lett. Modenese, I, 2oo,
settenarii: Barbare rea: tyranne, De 2o3, VI, 213-217.
ºfrue, combure, occide, De'quinari. Pe (4) Com. Cam. dial. 7, p. 16. E la
ºteterrima Libera ab hac (Pag. 61. Francia sin d'allora teneva migliore
ºr) Raccolta di cose sacre da can la musica sua. (Dial scelti p. 131). Qua
tarsi. - -

drio V. 449. -

(º) All'an. 1739, Gozzi Gaz. 64 e 12


nelle feste nuziali a Parma fu ballo e p. (5)4: Ivi, dial. 9. p. 8, 9, 1o. Dial. 8,
Burattini gli eroi, pettegole le
ºsica: fecersi 139 vestiti nuovi sen regine. Teatro II, 39.
º contar le comparse. Gazz. 55. (6) Teatro II, 92.
(9) Vediamo una Chiaruccia nella (7) Quadrio V. 454. Teatro I, 1oi.
228
i" rossi per figurar sangue (1): vasi ballo; e fin tre balli in una
zio, nella fine, diventare Teseo serata (1). Nelle feste private,
pur perchè al cantante Guadagni colle ballerine danzavano nobili
piaceva combattere il Minotau uomini: le dame, senza guardin
ro (2). Una donna di grande sta fante, guardavano (2).
tura e bella non voler dire col Le donne di teatro, al Gozzi
Metastasio : larga mereede, ma, care, il Chiari non so se per leal
ampia (5). Un musico per le in tà o per vendetta (e perchè non
solenze sue più volte punito, pur credere del primo un pò? ) abo
benestante e cavaliere; e al Gol minava (5). ,, La polvere da tea
doni il titolo di sior Carlo, e l'esi ,, tro, dic'egli, è come quella d'ar
lio (4). ,, chibuso, che tinge, scotta, bru
Alla poesia la musica, alla mu , cia, rompe ed ammazza (4). “
sica nemico il ballo, che chiedeva Poscia nell'ultima vecchiaia scris
sei o otto scene nuove; e l'ope se in dodici canti il Teatro mo
ra due, e il terzo più del ve derno di Calicut, ch'è tra le cose
stiario (5). Ne palchetti silenzio sue delle meno neglette, e fu ven
al ballo, al canto un brusio (6). E duto dalla sorella al Bassaglia, e
quasi sempre incomposto il salta stampato,lui morto, a Bagarut nel
re, il gestire a sproposito (7). Monopotopa colla debita permis
,, Sempre ci ha a essere il nastro, sione (5). Canta egli dunque l'ar
, la ghirlanda, il malanno. Gam me, gli amori e le bellezze er
,, be ci vogliono ( grida l'abate ) ranti (6) ... Non separando dalle
,, gambe, senza tanti pettegolez figlie intatte Le mamme benedet
,, zi (8). “ Del ballo il maggior te che le han fatte (7).... Non
pregio era far mostrare della bal isdegnava pure la tua fame Ghe
lerina i calzoni (9). E le balleri
ne, segnatamente francesi (1o), (1) Gazz. Gozzi n. 4. Nel teat. ap.
assorbivano l'utile degl'impresa IV, 3, più volte ne annunzia due.
(2) Gaz. n. 3. Il guardinfante a quel
ri (11). Sul principio del secolo tempi era portato in modo che non
due ballerini servivano; allora difendeva i siti più pericolosi. Costan
cinquanta (12): e sovente cangia tini Lett. IX, 76, 81. Del resto tra gli
esercizii de nobili d' allora erano, oltre
la scherma, la bandiera, l'alabardino, la
(1) lI. 92. Teatr. picca, Gazz. n. 6a. Calogerà XI. n. 3.
(2) Ivi, p. 15o. pag. 6.
(3) Ivi, I, 1 12. (3) Filosof II. 57. E pure al merito
(4) II, 99. Una cantante innanzi la dell'attrice deve egli in parte gli ap
metà del secolo fu chiamata la Cento plausi. Mem. Valvasense XII, 276.
venti, perchè tanti zecchini le fruttò (4) Com da Cam. I dial. 7, pag. 11
un carnevale. Crebbero a un tratto smo V. anco Cantatrice I, 17o; e alla 127
date le somme, II. 96. una scena assai viva. E com. da Cam.
(5) Teatro Rom, an. II. 1 o6. tom. lI dial. 7, p. 1o. Non è dimenti
(6) Dial. 7 p. 7. Dial. 8 p. 3. Teat. ticato il flusso e riflusso del Goldoni.
di Calicut. VII. Dial. scel. p. 125. Tratt. Ivi, tom, I, dial. 7. pag. 9.
IV, 1o3. Calogerà T. 5o p. 395, Teatro (5) 1787. Pref. della ediz. p. 4.
Rom. an. II, 16o. Si giocava ne'palchi, (6)
(7) Canto
Il lussoI. delle cantanti è nolato
-

si mangiava, si faceva all'amore.


(7) Lett. del Frugoni Gaz. Gozzi dal Costantini. Lett. tom. X,35 ed. del
n. 78. 1794 : e come taluni per donne di tea
tro vendessero gli ori della moglie I,
(8) Com. Cam. tom. I, dial. 7. p. 15.
(9) Filosof. II. I 1o. Calicut cant.VII. 89. Questo, co' giuochi (I, 175) e con
(io) Filosof. II. 272. Com. cam. T. I. aitri guai, era cagione di gravi ruine.
dial. 7. p. 3. Teatro Rom. anon. II, 149 è parlatº
(11) Gold. ed. 1761, tom. XV, 177. d'una grottesca che aveva un mezzº
(12) Dial. scelt 125. parterre d'amanti,
22

tu facessi allor lo saltambanco : cifrabili (1) opere giovanili "


e quelle tue sportaccie di letame Parecchie ristampavansi a Parma,
Vestir sapei senza vestir di bian Bologna, Napoli; altre ristampa
co. Nè il guardinfante dell'eroi va egli stesso con giunte d'un to
che dame T'affaticava il morbi mo intero (5), com'ora fa della
"f" Nè di comica il no Lelia la Samd. Il Pasinelli de suoi
me al tuo palato Puzzava allor libri arricchiva, ed ogni tavolin
come ti puzza il fiato (1). n'era già carco (4): ,, Quante
Senti il fiele; e licenza in aba ,, volte vid' io saccheggiati de'
te ed in vecchio indegna. Nè si ,, miei romanzi sino a ricopiarne
acre avrebb'egli scritto ne giorni ,, le pagine intere senza capirle,
della sua fama,già grande. Perchè ,, e far correre sotto nome mio
le gioie degli applausi provò egli ,, cose che mi facevano vergo
abbondanti (2); e gli avversarii , gna (5)!
di lui lo confessano (5). Nè vale a Ebbe estimatore il Frugoni (6)
molti il pensare da che mani l'ap e amici altri chiarissimi (7). Ma
plauso risuoni (4), per isvogliar moltiplicavano i riguardi : ,, e al
sene. In Parma, in Piacenza, in , le traversie della sorte, quelle
Modena, in Mantova, in Torino, , s'aggiungevano della malignità
in Genova, ripetute le sue com , e dell'invidia. Tosto che d'uno
medie, recitati i prologhi suoi (5). ,, si parla, tutti si fanno lecito di
Egli e il Goldoni componendo ,, esaminarne la vita, di notarne
nell'un come nell'altro sesso, di ,, le azioni meno osservabili, d'in
ventar idoli e dittatori per tutta ,, terpretare le intenzioni sue. Le
Italia (6). Ma doppia al Chiari la ,, cose che lui riguardano, non si
lode: che e commedie e romanzi ,, consideran quali sono in sè ma
maritava al conte Popolo (7), e ,, quali ognun le vorrebbe. Se un
sentiva domandare con amorosa , uomo di lettere vive sequestra
impazienza quando uscirebbe ,, to dal comune degli uomini,
qual cosa del suo (8). L'amico Bor , egli è un selvaggio, un ingrato,
doni raccoglieva di lui fin le me ,, se frequenta le numerose adu
nome e non più dal maestro di ,, nanze, è un ozioso che il suo
,, credito fonda sui pregiudizi
(1) Calicut, C. IV. Dipinge le perso , del mondo (8). “
ne ed i tempi quel motto ch'è nella La propria fama sosteneva egli
Ballerina onorata, II, 37 : , Ho cento
º zecchini al mio comando per far da talvolta con modestia che pare non
º re a quella sfacciata uno sfregio nel finta. Si confessa ignorante (9):
, volto e rompere a quel birbante le non pretende aver i" ual co
» braccia. , sa di grande (Io) per dar legge a
(2) Poeta I, 23o e 98.
(3) Gaz. Ven. 76 e 5.
(4) Am. incogn. I, 9.
(º Racc. Bord. Lir. II, 141, 142, 157, (1) Ivi tom. III, pref.
16o, 173, 183, 194, 196, 214. (2) Gozzi Carlo, VIII, 248 ed. 1772.
o) Gozzi Gasp. XIV. 36. (3) Filosofessa, o avventure della mar
(7) Baretti. Op. VI, 71. chesa N. N. seconda Ed. Ven. 1756.
(8) Lettere sc. I, 242. Questa frase del (4) Marfisa X, 37.
conte Popolo signore del basso piano (5) Tratt. IX, 137. -

era nel titolo d'un libro uscito a quel (6) Racc. Bord dedica. Te stima, o
tempi ( Lami nov. a. 1755. pag. 4o9. Chiari, il gran Frugon. Ivi L 79.
» Commedie parte in versi sciolti che (7) Poeta I, 235. Alla propria fama
, non son versi, parte in versi martel accenna nel Poeta I, 233, III, 17.
, liani che non son martelliani ,. (8) Poeta II, 2.
(9) Racc. Bord. II 1 17. Amante inc. (9) Lett. scel. III, 13o.
I, 5. (io) Poeta Ill, 228.
a5o
nessuno (1). Ma grandi sieno o tratto; e checchè ne dicessero le
piccioli, tutti del pari estimo; Nè persone di genio difficile ,, io
già l'ultimo io sono, sebben non , dell'opera mia sono restato pie
sono il primo (2). Anch'egli sa , namente contento (1). Il nostro
che presto e ben del par non van ,, secolo Sa ch'io ci son (2). “ E
no (5).-S'avessi a cominciar, più promette di sorivere per far mag
nol farei: Ma giacchè cominciai, giorinente arrabbiare i nemi
non ho finito (4). Ora desidera es ci (5); i quali egli ne snoi ro
sere compianto almen quand'egli manzi finiva per man del boia (4).
muore (5): ora dice che la buona Altrove li chiama impostori, asi
intenzione sola bastar dovrebbe a neschi, ignoranti, buffoni (5);
farlo immortale (6). Ma quale in Erostrati (6): e non distinse an
tenzione in chi cercava la lode a cora se sien cicale o rane (7).
ogni costo?, Vostro è il lauro, o Il Chiari, se nol sapeste, è filo
,, poeti, s'anco vi costa un fal sofo, e seguace di Seneca (8). Fi
,, lo (7). “ - losofo mi vanto; e la mia stella
Sorsero le contraddizioni, e è questa (9). E i suoi romanzi fan
misero a prova il suo stomaco tem conoscere al mondo la forza del
prato nella fucina stoica di Ze l'umana ragione (1 o) : e Rosaura,
none (8). Maledico non era (9) (e una delle sue eroine, ama la filo
certo migliore di Carlo Gozzi); e sofia (11); e un'altra dell'eroine
non capace d'invidia (1o): ma si sue, la Viaggiatrice, raccoglie la
credeva all'invidia bersaglio (11). filosofia seminata nei libri del
Egli al quale era grave avere nel Chiari (12); e gli dice:,,Voi siete
socco imbarazzate le piante (12),
dell'invidia, diceva: il coturnato e riso e sghignazzato del pover'uomo,
piede metter le vo'sul collo (15). (Lett. sc. II, 9 , a crepapancia II, 44
Ma la fucina di Zenone nel tem sì che se nol faceva, l'anima gli sareb
prargli lo stomaco, non lo salvò be 1)
venuta su denti. (II; 6o, 14o;.
Preſ. a una com.
dal portare scolpito in petto Quel (2 Racc. Bord. I, 1 oo.
tuo, barbara invidia, satirico so (5) Genio 71. Lett. II, 176. Il canche
netto (14). Poi si rilevava a un ro se li mangi: muojan di rabbia, III
4.
(1) Ed. 1759 comm. p. 27. 7 (4) Nota ined. alla Marfisa al C. IX,
(2) Racc. Bord. II, 79. 57 nell'edizione che ne possiede il sig.
(3) Ivi 269. Gamba.
(4) Masch. degli Dei C. I. Con più (5) Com. da cam. II. dial. 6, p. 7.
passione il Goldoni ed. 1 757. I, 96. (6) Filos. it. IV, 155.
, Mi struggo in tal mestiere. » (7) Filosof. per tutti p. 3o. Lett.
(5) Racc. Bord. I, 19. scelte III 87. Vedi il ritratto ch'e fa
* (6) Filos. IV. 234. Gius. Farsetti. d'un critico nel poeta I. 174, e nella
Carm. ed. Leyde p. 1o3. Chartaeperni filosofessa I, 98. Il Bordoni nella dedi
cies. ca al tom. II, delle liriche le dice, cor
(7) Filosofia per tutti, pag. 53. macchie, cicale: e il Chiari aquila e
(8) Lettere scelte I. 6. cignale p. 16. E l'ab. Vicini di Mode
(9) Racc. Com. III, 9. ma chiama i nemici del Chiari, gufi e
(1o) Del Genio del secolo p. 9. corbi. (Della vera poesia teatr. epistole
( 1r) Poeta I, 233. Rime che seguono di lett. Modenesi 1763).
all'uomo i 12. Racc. Bord. II, 28. Filo (8) Viaggiatrice, II, 15. -

sof. it. II. 4. (9) Uomo. E dipinge se stesso in un


(12) Racc. Bord. II, 75. ab. N. N. vero filosofo, Filosofessa lt.
(15) Ivi, 85. IV.88.Contro questa filosofia ce l'ha Ga
(14) Ivi 76. Vedi nell'ediz. del 1759 sparo Gozzi. Op. II. 83.
I, 24 le sue smanie perchè il Rosa (1 o) Filos. it. dedica.
Morando gli aveva dato del costui. Ed (11) Ivi 1,275.Veneziana di spir: I, 64
egli aveva sì umalmenato il Costantini, (12) I, 3. Viag Soldato franc. I, 27.
25 i
, nel bel cielo d'Italia una stel il suo Belisario (1); nel 1745 la
, la ſissa di non mediocre gran prima commedia di carattere (2).
,, dezza (1),,. Ed egli dice: ,, Due Verso il 5o cominciò la rivalità
, soli poeti teatrali ha l'Italia: e del Chiari; e la fama del Goldoni
, dovrà forse passare un secolo a soffrir le sue crisi, e divider
, prima che possa un terzo van con l'altro le disapprovazioni e
, tarsi d' aver fatto altrettam gli applausi (5). Scrivevano a
,, to (2) “. E dalle prime liriche gara drammi musicali (4), trage
alla sua fama di poi vede distanza die, commedie. L'uno fare il
quanta da Romolo a Cesare (5): Plauto, l'altro il Terenzio; l' uno
E vuol emulare il troiano Enea (4): il Moliere, l'altro la continuazio
e afferma che se Virgilio vivesse, ne di quello: l'uno il Padre per
non si lagnerebbe di lui (5): e amore, l'altro l'Inganno amoro
manda i suoi critici a studiare
so (5). Il Goldoni si stacca dalla
Virgilio e le Metamorfosi tradot compagnia del Medebac (6),e sot
te, per abilitarsi un po' meglio tentra il Chiari a reggere quel
, nella poetica scola (6) .“ teatro di sant'Angelo, precipita
Ebbe rivale, ma non detrattore to (7). Il Goldoni scrive ormai per
villano, Carlo Goldoni (7): che 6an fi ma nell'ampiezza mag
co' Gesuiti non visse, ma in un giore quel genere di facezie si
collegio di Gesuiti a Perugia (8); perde. Le prime commedie cado
e fu testimone della stessa batta
no: gioia degli emuli (8). Eccolo
glia di Parma di cui parla il Chia condotto come di forza alla com
ri (9), ma più profitto ne trasse media esotica: ecco nascere le
per l'arte (io). Poeta del duca di Spose persiane e le Pamele; sfor
Parma, come l'altro di Modena( 1): zi d'ingegno abbandonato dagli
non libero de costumi e del lin uomini, tradito da tempi (9).
guaggio come il Chiari, ma incau Ma il Chiari lo paragonava a
to e condiscendente( 12);visse mi fanciullo che spesso sen va carpo
sera vita, non vile. Nel 1754, diede ne,cade più spesso a terra (1 o) e
ne prologhi di sant'Angelo ride
vasi dello studiar ch'e faceva il
- (1) Marf IX, 27. Alcune epistolone mondo e il teatro (11), e degl'in
in versi matte: E le appellò filosofia tercalari suoi per diana, figuria
per tutti. Gli è il vezzo del tempo. Il
Costantini si vuole anch'egli scolaro di moci, per diana baccarana (12);
Seneca, IX, 9o. Il Goldoni pretende far come il Gozzi derideva nel Chia
Parlare Terenzio da filosofo e da poe ri il corpo di Bacco (15). Accenna
ta. Mem. II, 2o6.
(2) Genio del secolo p. 2o.
. (3) Pref. alla racc. del Bord. Vedi (1) Mem. tom. I, 257.
i suoi vanti nella Raccolta Comm. VI. (2) Opus, ed. 1761. tom. IX.
3. Racc. Bord. II 5o. e qua e là sovente, (3) Chiari. Tratt. IV, 87.
(4) Filos. per tutti. Ded. i 4) Carlo Gozzi, VIII, ed. 1772, p. 2oo.
(5) Raccol. com. VIII. 5 Chiari Com. III, 273.
(6) Risposte ai dubbi su un prologo. \6 Nel 1752. Mem. Gold. ed. 1788.
". Gozzi, IX, 9. 15. 37. Rac. com. II, 124.
(7) Tratt. IV. 86.
97.
"sei noto. Così il Chiari. Tratt. º Gold. Mem. II. 138.
(9) Signorelli. St. de'Teatri ed. 1777.
v8) Ediz. dell'op, del 1761. T. II, p. 2. I. 133. 332.
9) Gold. Mem. I, 223-232. . (1o) Racc. Bord. II, 75.
(io) Gold. ediz. 1761, XII. IV.V.27o. (11 ) Gold. pref e mem.
X, º," militare conn. (12) Racc. Bord. II, 166.
(13) Marfisa IX. 57, e nota ined. Nel
º in Lami nov. 1757. pag. 399.
(12) Gol. ed. i" IX. p. V. le lettere scelte del Chiari è sovente
252
esso Gozzi d'una Gazzetta che il che il medesimo fece il Gozzi, da
Chiari allora scriveva in stil di novelle orientali e popolari d'Ita
corno e di trombetta (1): della lia, e dal teatro spagnuolo : e di
quale non rinvengo vestigio. Ma suo meno osò che il Goldoni. Ma
chi sa ch'egli, il Chiari, non in più della vena goldoniana gli dava
tendesse dipingere a suo modo il uggia l'ampollosa frenesia chia
Goldoni nel dottor Salamel (2), e rista (1) ,, cervello acceso, disor
in quel Grifone avvocato, poeta, , dinato, audace, pedantesco: in
critico, letterato (5)? Nel Goldo ,, trecci da astrologo, salti da sti
ni non trovo allusione diretta ,, vali lunghi sette leghe, scene
contro di lui, sebbene il Gozzi li ,, disgiunte dall'azione: loquacità
dica critici l'un dell'altro (4); e 95 l" filosofica: qualche
il Baretti, che si mordevano spie ,, buona sorpresa teatrale, qual
tatamente (5). Questi con l'acrimo ,, che descrizione bestialmente
mia villana che fa stomachevole so ,, felice: una perniciosa morale:
vente il suo senno, paragona quel , lo scrittore più gonfio ch'ador
le guerre al combattimento de'ca , nasse il nostro secolo (2). * – E
mi e de tori. Il Gozzi, chiaman pure le opere del Goldoni e del
doli sempre col nome di Marco e Chiari ,, erano insieme sulla ta
di Matteo dal pian di s. Michele , voletta delle signore, su ban
(dal teatro di s. Angelo per cui , chi de bottegai e degli artisti,
scrissero), e mettendoli a mazzo, ,, tra le mani de passeggianti,
dice di loro queste due creatu ,, nelle pubbliche e private scuo
re (6), e ride delle loro rifor , le, ne' collegi e ne monaste
me (7), bestialità fumanti (8), e , ri (5). “
de'tomi loro pestilenti ch'usciva Il Chiari che aveva già detto
no a furia (9). E li fa rubato che i corsari non fanno mai lega
ri (Io). Vero è che dalle lettere tra loro (4); e detto che mai cor
persiane, da qualche romanzo in sar l'altro corsaro assale (5); da
glese o francese, da qualche fran ultimo si rappaciò col Goldoni (6),
cese commedia tolse il Goldoni il e lo disse uomo egregio, degnissi
soggetto d'alcune sue (11). Se non mo comico vate (7). Ed egli lui
amico poeta (8), sublime, immor
tale (9), dalle rime sovrane, a
per bacco II, 27. 7o. 11 o. 199. E al quila appetto a sè formica. Ma la
tri simili altrove. Nel terzo tomo li
evita III. 12. rivalità che teneva desti gl'ingegni
(1) Marf. I X. 69.
(2) Filosof. I. 6o.
(3) Poeta III, 19. mentable des comedies francaises (Si
(4) Mem. I. 2o1. smondi lett. Midi. II. 383) non direi.
(5) VI. 11. (1) Mem. I. 295. -

(6) Marf. II, nota ined. (2) Ivi 269. Baretti Frusta ed. Mil.
(7) VII. 38, ivi. Op. II, 258: , cosa fuor di matura. “
(8) Mem. I, 246. (3) Gozzi mem I, 257, 267.
(9) Int. agli atti de'Granell. 1761. (4) Cantatrice II, 3o.
(io) Marf. III. 1o4. (5) Racc. Bord. II, 229. Lett. scelte
(11) La vendetta amorosa del Chiari II, 45. -

è ripeto, quasi tradotta dal Calderone. (6) Gozzi 1772. Op. VIII, 2 14 f li
La Cantatrice per disgrazia, romanzo, è dice Augusto e Lepido. Marf; IX, 68
tolta dalla commedia del Destouches la Mem. I. 289., Il Goldoni s'abbassò ad
forza de'natali. Valvasense IV.8o. II8o. » accettare quel baci. “
H. De'drammi cinesi, del Plauto, del (7) Racc. Bord. I, 264.
Moliere, diedimo origine i drammi per (8) Rime II, 147, 148.
siani, il Moliere, il Terenzio del Gol (9) II Piazza nel 1773. Tom. I p. 9.
doni. Che il Chiari imitasse il genre la il celebre Chiari.
a 55
loro, e l'attenzione del popo lui, notava perch'avrebbe voluto
lo, cascando, intepidì questa e che le opere sue fosser tutte
quelli (1). ,, L'antagonista mio, splendore (1). E il Goldoni pro
» dice il Chiari, fece la risolu metteva d'approfittar de'consi
» zione, non so quanto ad esso gli (2): che ben sapeva di non
» gloriosa e giovevole, di passare avere imparato abbastanza (5).
» a Parigi (2): ma la fortuna del Sola una volta nel recare tradotti
» mio antagonista degnissimo ger i versi del Voltaire al Goldoni, si
» mogliar fece al par de funghi mostra il Gozzi maligno, traendoli
º troppi comici e tragici poeti, º ad ironia, forse indotto dalle sug
l lor successori eran peggiori de' gestioni del vile fratello (4). E
Marchi e de Mattei. (5) La guer sull'imitazione della natura elet
ra dunque de Granelleschi, (gio ta fa osservazioni vere ma alquan
va notarlo) scacciò d'Italia un to mimichevoli all'uomo (5). At
poeta, gli arci-granelloni non testa Carlo Gozzi che il Goldoni
spense (4). a nemici rispondeva crucciato,
Fra' Granelleschi del più savi il Chiari resisteva tacito alle fe
ed onesti fu Gaspare Gozzi, che rite (6). Diceva di non rispon
dal Chiari (5) ben distingueva il dere il Goldoni, (7); pur rispose
Goldoni, e lodava quel pennello chiamandosi anch'egli invidia
impareggiabile (6) e quel dialogo to (8): ma non tante volte lo ri
ch'è la stessa natura (7): lodava petè quante il Chiari : e al sen
perfino il suo facile verseggia tirsi dire superbo: » non v'era
re (8), e l'aver lui primo trovato (nota) che questa parola che mi
modo di chiudere gli atti de'dram dispiacesse (9) ».
mi con movimento d'azione più , Io l'ho sempre temuto il
concitato (9): donde poi l'abuso, » pubblico (1o), dic'egli: ct e con
col tempo, delle strette e dei fessa » i mancamenti dell'arte la
crescendo, che assordano gli o » imperfezione de versi, lo stile
recchi e istupidiscon gli spiri » disadorno ed incolto (1 1). – Se
ti. E se cosa notava il Gozzi in » qualche mobile ingegno perfe
n zioni l'opera mia, non mi ver
» gognerò mai d'apprendere da
(1) Gozzi mem. I, 3o2. s» chicchessia.» (12) A tal fine egli
(2) Tratt. IV. 89. amava osservare dalla platea le
(3) Marf. XII. 1 16. Poeta anco un
gondoliere. Signorelli VI 238. sue cose, e correggerle innanzi la
(4) Tratt. IV. 88. Venti volumi di
rºmanzi aveva fino al 79. stampati il
Piazza (citati nell'ed. dei Vero amore .
(5) Al Chiari fra le altre allusioni (1) Ivi 48.
veniva forse quella dell'Op. XIV. 89. (2) Ivi 86.
(6) Gaz. 86, Nelle commedie non sa (3) Ivi 86.
º fà mai pareggiato. “ (4) Di que'versi vedi la Gazz. n. 45.
(7) Ivi i 14. V. anche nell' Op. XIV, 46. 47. 48. 49, e nell'op. VIII, 222. .
º e X, 233. Nella Gaz. n. 5, la com. (5) Partitosi il Goldoni, corresse il
de Rusteghi uscita col titolo di com Gozzi le stampe delle commedie.
Pagnia de' Salvadeghi, lava il Gozzi (6) Mem. I. 288.
ºelle solite accuse d'espressioni plebee. (7) Op. V. 89. XIII 23 ed. 1761.
" Op. VIII 25 IX 11o. Valva (8) op. ed. 1761. VI 181 V. 9 III,
166.
ºººº XII 229 distingue in questo il
ºldoni dal Chiari, " nelle " di (9) Mem. 11, 75. ed. Zatta.
" o guari, campeggia ognora la (io) Gold. ed. 1761. VII 71.
(11) Ivi 163. - -

(8) Gazz. 16. (12) op. II, 6. Questo va diritto al


(9) Ivi 95. Chiari.
254
stampa (1): e in questo senso inten mortificazione, rammarico, e la
deva di voler regolare il suo gu malinconia più tetra e più do
sto su quello dell'universale (2); lorosa (1). Gli doleva vedere,
che del resto egli amava l'arte d' dopo molte commedie applaudite
amore schietto (5) » e badava a a furia, alla prima caduta scor
33 non i" che la matura, a darsi del passato tutti, e gli ami
» non dire che la verità (4),, ; e ci vergognarsi di lui (2): e sup
desiderava poter fare coll'opera plicava avessero la carità di com
sua qualche frutto (5); e se erras patirlo, e non volessero con gli
se in contrario a questo fine, non strapazzi ricompensare le sue fa
sarà, (protestava), fatto mai con tiche (5). Non da Venezia città
malizia (6). Quanto più nobile benefica ed amorosa (4); ma dal
e modesto linguaggio che del la Francia è venuto il suo scu
Chiari! do (5). La compagnia lui bene
Molte più dediche scrisse, è ve merito vilipendeva (6): i critici
ro, il Goldoni dell'altro : ma non lo coprivano di scherno, lo assali
a grandi soltanto, anche ad uomi vano i vili a calunnie. » Vi sono
ni d'egregio ingegno e ad ami » dell'anime scellerate che cerca
ci (7). E del dedicare a gentiluo º no disonorare il mio nome, e
mini d'allora, aveva egli a scusa m mettere la persona mia in ridi
l'amore di quell'ordine a lui (8), » colo con imposture, menzogne,
e lo splendore dell'ordine stesso. » romanzi, favole ed altre simili
s, Entre une dame vénitienne et » invenzioni, degne del loro ani
3, une dame d'honneur, de quel » mo, del loro spirito e del per
» le cour que ce soit, il y a pres » verso loro costume. I miei di
» qu'autant de différence qu'en » fetti, le passioni mie mal cor
» tr une princesse et une dame » rette, sono da me medesimo
» (o). cs » confessate; e sentirei volentieri
Dedicava l'infelice, e scriveva; » anch'oggi che delle passate fol
e rispondeva talvolta alle ingiu » lie un uomo saggio mi ripren
rie crudeli, con lieta fronte, ma » desse. Ma che perfida gente...
col pianto nell'anima. Non ne » Deh signor mio, perdonatemi
sentiva egli no ira e dispetto, ma » questo sfogo (7) ct. E poi piange
desiderando il tempo passato in
(1) Gold. ed. 1774 tom. XI. Toscana, ed esclama: troppo è vero
(2) Ed. 1761 tom. XVII. che il bene non si conosce se non
(3) Tom. IV. p. 9.
(4) Mem III 228 II 53, Cercava dap uando si perde. Ma giunto in
pertutto la natura: e la trovava sem ", e onorato dal plauso
pre bella. “
(5) Ed 1752. II 266 e l'Ed. 1761 VII.
Cºmo, (1) Gold ed. 1761 X. 285.
(6) Ed. 176 . VIII 142. (2) XVII 156. A Sant'Angelo gli scu
(7) Ed. 1761, VIII 171, XHI 26o, X cesse il Chiari, poi il Sacchi. Longo
25 1. Vedi segnatamente nel VII a p. Mem. I. 14.
241 la dedica al suocero, dove parla del (3) op. XVII 155.
la moglie con eloquenza d'invidiabile (4) V. 175. -- -

affetto. (5) I. 2ao. Ma un giornale italiano


(8) Gozzi Gaz. 16. , La nobiltà dal criticò a Parigi in sul primo la sua
, la quale è gradita ogni opera del Pamela. Valvasense VI.
, sig. Dottore: , E dice che trentasei (6) Gasp. Gozzi XVI 3o7. Cesarot
dame concorsero a un oratorio di lui. Ep. t. I. , Un gentiluomo padrone di
Carlo, (Marf. not. ined. V. 114. che nel , teatro, che conosceva meglio qual
lo stampato è la st. 97) accusa d'adu ,, differenza passa tra cinque e dieci
decine di ducati che tra un'opera di
lazione il Goldoni. Questi si duole che
la nobiltà d'ascoltars'attedia. Rime I, 8. , genio e una sconciatura “
(9) Denina Considerations p. 2o2. (7) Op. V. 177.
235
straniero, sapete voi qual vendet lor nomi accennavano quasi tut
ta egli prenda dell'onte dalla sua ti al Granello: mancino, penden
patria ricevute ? Parevami di tro te, penzolone, spenzolato, sperti
varmi nella mia patria (1). cato, staccato, stracciato, asciut
E dopo tutto ciò cade eloquen to, velluto, guari del quinci. Il
te l'interrogazione del buono Sacchellari, l'arcigranellone, in
Olandese: º il Goldoni è egli ado m coronato di vecchie e lunghe
» rato in Italia? ct (2) Cade oppor s foglie di radicchio, (1) con su
tuna l'esclamazione di Gasparo º sine qua e là pendenti; ch'era
Gozzi: » Beato in Venezia chi una maestà a vedere (2) st; sot
» non ha punto d'amor proprio! to l'insegna del gufo con due ge
º S'io n'avessi, scoppierei come mitali nel destro artiglio, sedeva
» un cane.. a. (5) Onde il povero in un seggiolone da lui creduto
vecchio minchione conchiudeva del Bembo, e leggeva le sue scem
con pace disperata (4): º per ca piaggini. Tutti applaudire, e me
rità, ridiamo di tutto (5). cs scergli tè d'estate, acqua fresca
Altr'uomo era Carlo: del qua d'inverno, e invitarlo a cantare,
le ora dirò, rifacendomi da Gra a giocare di scherma. Spassatisi,
nelleschi. Circa il 174o una bri recitavano cose loro, piene di fa
gatella d'omaccini dabbene (6) ceta eleganza, e, dopo gli scher
raccoltisi intorno ad un Sacchel zi toscani, toscanissime: canzo
lari prete scemo, fece delle com nando e l'arcigranellone e i tristi
posizioni spropositate di lui ori scrittori del tempo, tra quali il
gine ad un'accademia che dal Chiari e il Goldoni, insieme accop
Toscano senso de'Granelli (inse piati. (5) E perchè il Sacchellari
gna della famiglia Colleoni si de prese un giorno a difendere il
nominarono Granelleschi) (7). I Chiari, come stato seco ne'Gesui
meglio scriventi uomini del paese ti, ecco l'arcigranellone strapaz
erano di tal lega. Codesto velare zato in nuova maniera, e men
sotto forme inette un'intenzione coperta del solito. (4) De' più ar
più alta, e ritrae la miseria dei denti all'assalto era Carlo Gozzi,
tempi, e doveva di necessità am che fin dal primo scrisse contro
miserire l'opera di que valenti. I il Goldoni ed altri, ben cento so
netti urbanamente satirici, come
(1) V. 271 Di Francia. Rime 1I 228. Ho
la cara mia patria in mente ognora. a lui pareva, e ragionevoli faceti
(2) Lett. del Van Goen al Cesarot capricci (5): ma erano, i più, vil
ti. Epist. del Cesar. I. 1 18. Il Ces. ri lanie. E perchè vedeva nobili e
sponde 13 t. , si beffano altamente di donne e preti e cortigiani e plebe
, lui. “ E lo critica egli: e il buono
Olandese piglia con pietà le difese del (1) Il Farsetti dice: di bietola. Carm.
l'italiano 143.145. Non posso trascrive 1 no. Testiculorum principi sapientis
re senza ribrezzo le vili parole dell'ab. simo. 12 t. Coleorum maxime princeps.
De Luca serm. II. 14. E vigliaccon es (2) Gozzi Gasp. pref alle cicalate.
sendo di natura, Piace a' vigliacchi. Carlo. Mem I. 246. .
(3) Gozzi XVI 187. (3) Mem. de Granell., scritte da F.
(4) Ivi 18t. Farsetti, 1799, Treviso p. 27. Lett del
(5) lvi 1 o8. Dalle Laste Bassano 18o6 del De Luca
(6) VIII 3 II. parlando: , giurato nemico de Chiari,
(7) Morelli della poes. Ven. ed. de' Goldoni, de Sibiliati, de Rossi, et
Gamba 182o pag. 233. 334. Mosch. lei. reliquarum et reliquorum picarum et
ven. I. 288. 289. Il Gozzi nelle mem. cuculorum.
li chiama , gente allegra, versata nel (4) Il Grattarol Narraz. I. 55 dice
la storia della belle lettere. « La gof Carlo Gozzi un tempo gesuita, ma for
faggine di questa frase, difenderebbe se a mò d'ironia. Anco il Baretti fu
finº il Chiari se il Chiari potess'esser chierico (Mazzucchelli).
difeso, (5; Mem. I. 236.
236
innamorati del Goldoni e del lo scrittor di commedie che nel
Chiari, a ciascun di detti ordini Gil-Blas è dipinto: e il Chiari
si volge per iscreditargli quegli segnatamente, il più ampolloso
idoli (1). e snaturato scrittore che fosse
Era tra Granelleschi il Ba mai (1) La Tartana degl'influssi
retti: che nella Frusta malediceva fu (senza saputa del Gozzi, se a
al Chiari insieme e al Goldoni: lui crediamo) fatta dal Farsetti
ma perchè disse il Bembo un po stampare in Parigi (2) : e levò
vero poeta (2) la Frusta andò rotta, gran rumore. Circa quel tempo
ed egli via (5). e diede mano alla Marfisa bizzar
Ma Carlo Gozzi rimase: che i ra, poema in ottave, di sali vivaci,
due dominatori del gusto d'allo e di franca dicitura, ma senza nè
ra (4) chiamava Nugnez, e Nu caratteri nè disegno, onde non
gnezini (5) e Nugnezoni, da quel so come il Morelli lo proponesse a
modello perfetto a chi di scrive
(r) Atti de Granelleschi: , Donne, re poemi faceti avesse talento (5).
noi siamo una repubblichetta , Ma perchè, oltre a negletti scrit
(2) Maff. Stor. lett. III 277. Contro tori, e pungeva alcuni vizii del
la Frusta V. Minerva N. XXXI 1 1 p. paese, quel lavoro che troppo de
4, XXXIII 237, XXXII 163, XXXIV 69, stava gli scandali, egli soppres
XXXVI 241, XLI 99. -

(3) Gold. ed. 1761 XIII. 226. » Non se (4), e non prima del 1775 lo
», criticava ma insultava. Ha finito co stampò (5): poi corretto, ne pro
» me meritava finire. « Delle più acer metteva una nuova edizione con
be parole che il Goldoni abbia scritte –giunte tratte dal codice di Tur
Tra i nemici del Chiari fu uno che da'
libri di lui trasse alcune sentenze che
pino (6): le quali possiede inedi
gli potevano dar biasimo, e brevemen te il signor Gamba. La Marfisa, la
ie le comentò. Eliopoli 1755 p. 47 : Tartana, i Sonetti, gli atti de'
Più ponderato un Manzoni nel 1762, Granelleschi (7), piovevano sul
che le confutò con rispetto (Minerva Goldoni e il Chiari lo scherno.
Giorn. Ven. V. 151). Ebbe il Chiari con Aggiungi l'arte senza regole per
tesa anche col Costantini, come questi
nella Pref. alla ristampa delle lettere rendere un nuovo poeta immorta
aecenna, nominandolo con disprezzo : tale, lavoro d'un Soffolto Planoma
e il Costantini pure fu scrittor popo co (8): i quali Planomachi erano
lare a suoi tempi, e tradotto in più
lingue. Ad un cappuccino che l'assalse ed ammala, e un domenicano gli fa
rispos'egli a lungo IX. 48: se al Chiari, giurare che non iscriverà mai più pro
non so, sa o verso (XI 7); ma egli vinto dal
(4) op. XIV. Il Sognat. it. n. IX. lucro, rompe il giuro, e fa una tragedia
» E' uscito un fiume, un mare, un o che appunto per esser fischiata, gli frut
», ceano di romanzi e di varie secca ta dumila scudi di rendita (XI 1o);
», ture. Ogni donna le ha in core, in ricade in miseria; e pur non ismette:
º capo, in mano. cº. e grida: son nato per vivere e morire
(5) Nel romanzo del Lesage, Fabri poeta (XI 7). Allusione per più versi
zio Nugnez figliuol di barbiere, condi calzante; ma crudele, al solito di quel
scepolo di Gil-Blas, lacchè, servitore in le del Gozzi.
un convento, e poi in uno spedale, (1) Mem. I. 273
beone e ladroncello (L. I, 17 L. lI. º Gozzi Op. XIV 95.
4-5); sprezzatore de'nobili (VII. 14) ; 3) Della poesia veneta 23.
si trova ha un tratto scrittore di pro (4) Nel 1762 la Minerva N. VII p. 5.
se e di versi, e di commedie sciocche G. ne desiderava la stampa.
ma coronate d' applausi dal pubblico (5) Marf ed. 1772. p. 1o. T. VII.
(vacca buona a mungere); va a Madrid (6) XIII. 156.
per seguire la sua stella, si fa imitato (7) Mensuali. (Mem. Gozzi I 3oi).
re del Gongora, e novatore e spregia Non veduti dal diligente sig. Gamba,
tor de' poeti (VII 17) ; e li scrive, con (Serie 62o) da me già sovente citati.
commedie, romanzi, e tutta sorta cose; (8) Gazz. Gozzi 97.
25
anch' essi un accademia difen
zi dell'uomo fenomeno (i), e le
ditrice del gusto sano; e di loro lettere critiche e filosofiche a
era il Boscovich. (1) Aggiungi il fiumi, rattenute da quest' argine
Codice caduto dalla luna, il qua d'improperii, ristettero : e se non
le tra l'altre cose insegna a nu dopo alquanto silenzio (2), usci
trirsi del latte dell' antichità, l'Amante incognita nel 1765,
per darle de calci (2). Il Bor scritta per far dispetto a nemici,
doni amico del Chiari (5) rispo ma che gli costò più fatica (5).
se con un opuscolo intitolato: Merita che sia notata una delle
» Nuovo secreto per farsi immor armi che il Chiari adoprò per di
» tale nelle Gazzette e fuori « fendersi e offendere. Si pensò di
pieno (4), al dir di Carlo civilis tradurre un libriccino francese
simo, di pretina inciviltà. (5) sul Genio e i costumi del secolo
Quindi insulti al Bordoni. Ho corrente (4); tradurlo, e innestar
toccato che nelle baruffe il Goldo vi osservazioni che ferissero i suoi
mi si mostrò più ferito nel vivo : nemici. Rispose il Gozzi co' fogli
il Chiari più freddo. (6) Ma an sopra alcune massime di quel
ch'egli rispose (7), e s'ingegnò Genio (5): e nel foglio settimo
di velgere su nemici lo scher dimostrò le infedeltà di quella tra
ne (8). E tra gli altri, questo duzione strana : il qual foglio
passo coglieva nel segno. Non già » fece il gran prodigio di mor
ch'io tema o baci a capo chino r» tificare anche il Chiari (6).
La burchiellesca sua sferza so Ivi questi, tra l'altre cose dice
nora. Di Luciliano sale e Veno va: º l'antichità è rispettabile
sino Tingerio seppi la mia penna » nelle lettere non già perchè le
ancora. E infarinar saprei anche » abbia portate all' ultima perfe
Pasquino Con quanta crusca dal » zione, ma perchè facendo quan
Burchiel si sfiora. Ma nolfo, per » to poteva non seppe ella fare di
chè legge è di creanza Di par » meglio » (7). Qui dell'irriveren
lare e vestir sempre all'usan za è ancor più rea la goffaggine.
za (9). Fatto è che i tanti roman Il Gozzi sbuffava, (o di sbuffare
faceva le viste) al vedere i nuovi
famosi dare un calcio agli scrit
(1) Riflessioni . . . p. 6. Nel 1758 i tori andati E scagliarsi nell'aria
Planomachi andavano prendendo piede. spiritanti (8). Ed eccedendo nel vi
Lami Nov. p. 281 a quell'anno. N'era an zio contrario, non pativa l'appor
co il De Luca Serm. ed. 1818. p. XXII.
(2) Gazz. 9o e Op. II. Gozzi IX. si a quelli un neo (9); e diceva
129. si inferocito, tiranneggiato dal
(3) Aveva allora ventiquattro anni,
Bellomo p. 23. Mazzucchelli. Giovine di
buon intelletto lo disse Carlo Gozzi (1) C. Gozzi XIV, 223. -

Mem. I. (2) Anco la tragedia il M. Antonio


(4) Faz. Ven. 88. tenne due anni sepolta.
(5) Non tutte le risposte al Bordoni (3) Ovvero Avventure d'una princi
erano stampate quando il Mazzucchel pessa svedese. Pasinelli,
listampò le notizie della Vita di lui. (4) Pagine 1oo, in 8, 1761.
Marf. Ii. 12. t5) Questa nel 1761. Nel 1762 u
(6) Baretti. III 72 Pref. al T. 8. scirono le Riflessioni intorno ad alcu
Comm. » Degni non sono di altra ri ne riflessioni del Genio, proposte al
º sposta che del mio più taciturno Chiari da un Planomaco.
º disprezzo. - (6) Gozzi Mem. I. 297.
(7) Note ined. alla Marf. II, 1. Altero (7) P. 67. -

º Prosuntuoso. Mem. Valvasense XII. (8) Marf IV. 89 stanza inedita nel
Mem. Gozzi II. I 12. libro posseduto dal Gamba.
(9) Masch. degli Dei I. (9) intr. agli atti de Granell. 78.
258
buon gusto (1); e metteva insieme » E tutti quanti stavangli a ve
il Petrarca e il Burchiello (2). Al » dere (1) , E Carlo ne versi del
tri più diffusamente citava il Se Chiari vede Sirene in guazzetto
ghezzi e il Bandiera (5), ed il Cor E Proserpina e Astolfo e Maco
ticelli che dice di Dante. » Subli metto (2). « – Offendete l'ono
» me e grazioso Esprime con vi » re se difendete Questi poeti
» vezza (4). » Onde non era inescu » da fieno e da strame.
sabile il Chiari se cantava in ris » Non v' opponete, o noi porre
posta: Del Campidoglio a guardia » mo mano E ci difenderem coi
stavano le oche ancora (5). Più Sonettini, Celebrerem quel vo
95

savio, Gasparo Gozzi ragiona con » stro viso umano, I bianchi seni
senno dell'imitazione buona (6), » e i labri corallini (5).
e della lodevole diligenza nell ar Il Chiari pe suoi voli indica
te (7): sebbene anch'egli l'esem vano col nome di Pindaro (4);
pio de'sommi confondesse talvolta il Goldoni col titolo d'Avvocato:
con le regole (8): e impazientito ma la fama loro teatrale spiaceva
gridasse o contro cotesti visi di più d'ogni cosa a veri o falsi ami
» C. . . . che a forza di guastare ci del bello. O bisognava farsi ap
» il buon gusto del mondo, vo pellar bue O dar opinione per as
» gliono fare i giudici d'ogni co sedio (5). Da ciò parrebbe il Goz
» sa (9).« zi come forzato ad entrare in liz
La miglior delle regole chiuse za: io nol credo.
il Gozzi nel verso: Cantate solo Non è da negare che la tragi
quando il cuorvi detta (Io). Ma in commedia fosse (qual la trattavano
quella vece la poesia e vedeva es e il Goldoni e il Chiari), genere
sere lampi e nugoloni; e i poeti falso: e troppo felice n'era il suc
Salmonei contraffattori del fulmi cesso (6), se fino una comica da
ne, e Tartari che sopra certe lor uno di que personaggi prese il
cavallette vengono saltabeccan nome d'Ircana (7).
do; e condottiere de'Tartari il Ma falso genere (quale almeno
Chiari (11). Il falso furore poeti l'avevan reso) eran pure le masche
co (12) fa ira al Gozzi: » Io vidi re, sebbene, trattate da grandi ar
º corvi andare a schiere a schiere, tisti, potessero prevalere alla com
» Empiendo l'aria di canzoni e media pensata (8). E il Baretti,
» bree, Anzi samaritane e filistee: che tanto vilipende que due (9),
(1) De Luca Serm. XI, 72, Voli I, Co
(1) Op. XIII 1o7. me di masso che dall'alto cada
(2) Intr. agli atti 22. (2) Canz. al Nob. U. Venier.
(3) Riflessioni 39. (5) Intr. agli atti de'Gran.
4) Riflessioni 32. Non lo sapevano (4) Gaz. 97. 98. Sognatore it. 3.
nè manco citare. Nelle Mem. Valva » Caro Pindaro Ignoranza, ignoranza.
sense IX. 231, criticando il Plauto del De Luca serm. II. 13. bastardaccio Pin
Chiari, è dato: La debil navicella del daro a lui par ch'accenni il Sogn: io.
mi ingegno, per verso di Dante. :: Autor di romanzi cervellone
(5) Racc. Bord. II, 86. » bislacco. cs
(6) Op. II, 215. (5) Tartana VIII 21.
(7) Ivi 17 19. (6) Gold. Mem. II, 14o.
(8) Gaz. 89. (7) Gaz. Ven. N. 7. Teatro rom. anon.
(9) XVI 129. II, 18.
(1o) Racc. del 1779 alla Tron. p. 45. (8) Desiderio di Gasparo Gozzi. Gaz.
(t 1) Cicalata a Gran. VII, op. e XVI, 82.
378. (o) op. VI, 71. 72. Non una sola
(12) XIV. io. Racc. del 1779, p. commedia che possa sostenere la criti
XXV. ca . .. diluvio di sciocchezze.
259
concede che senz'essi l'Italia sa sa. Il Chiari rispose ardito nella
rebbe rimasta fedele a suoi arlec Gazzetta stessa (1) : minacciò di
chini (1). E il confondere che fa far ridicolo il suo censore, e pro
Carlo la Madre tradita coll'Im vocò nuovi oltraggi. Gasparo stes
presario delle Smirne (2), se so scese a non degne ironie (2).
non è mala fede, è stoltezza. Carlo dice, aggiunti dal Chiari
Gaspare in sul primo faceva le sei sonettacci vigliacchi e la
viste di lodare gli aborti dell'abate, dri (5): non so se stampati. Mol
capace fantasia, atta all'imita tiplicarono i dubbi, e fecero
zione del grande e del mirabi procelloso l'abate; e destarono
le (5): ma forse faceva celia com boschetti di penne, siccome gof
mendando i caratteri gagliardi famente dice il derisore delle gof
ei colpi di teatro, e lo stile che faggini, Carlo. Un anonimo di
gli asseconda (4). Certo mutò poi fensore del prologo riprese l'aba
linguaggio (5): e la tragicomme te, che degnasse stampare nella
dia chiama genere mostruoso (6) Gazzetta il nome suo º in compa
e bastardo (7); e la navigazione di » gnia delle botti d'olio e delle
Enea º cosa che contiene ogni » sacca d'uva passa a (4). Nuove
» cosa «(8). I difensori del Chia ire di Gasparo, che sotto parabola
ri hanno un bel citare l'Orazia chiama i suoi detrattori, cagnoli
no: Interdum et vocem comoedia ni, scoiattoli, bertuccioni.
tollit (9). Si può la commedia le Alla rivalità del Chiari dob
vare volando come uccello, non biamo molte più opere del Gol
come pallone. doni, alcune vivaci poesie de'Gra
Ma questo pallone gonfiavano nelleschi, e che vivranno; alcune
e le censure e le lodi. Su in pro più prose gentili e versi di Gas
logo dell'Abate, recitato al ilea paro; la Marfisa e le Fiabe di
tro di s. Gio Grisostomo (1o) fu Carlo. Non tutti gl'ingegni me
rono nella Gazzetta stampati pa diocri furono occasione di tanto.
recchi dubbi: censura calzante as Alle censure di Carlo risponde
sai, ma soverchia a si misera co vano i due: º fate voi. c. Carlo
fece (5) l'Amore delle tre mela
(1) Ivi, 7o.
rance, recitato in San Samuele
(2) Marf. IV. 81.
(3) Gazz. 5. Valvasense X. 78. Anno dalla Compagnia del ardita
Sacchi (6),
paro
1757 i veloce fantasia. Era Gasparo con sette repliche:
tra Granelleschi il velluto insieme e il dia (7) della maniera del Goldoni
fecondo: Bellomo p. 46. raffigurato in Celio, e del Chiari
(4) Gazz. Gozzi 8. nella fata Morgana. Il Goldoni
(5) Ivi, 8G. declama in istile avvocatesco, il
(6) Ivi. 83.
(7) Oss. 1762 p. 36. Beato il Chiari Chiari in pindarico. Le fantasie
che in quanto si piscia, fa cinqu' atti giocose e i sali abbondano: ed è
di un Zibaldone Lett. 16. apr. 1755)
Burchio da pomi, di commedie (2 ottob
(1) Gaz. 75.
'734 . Queste due citazioni debbo alla (2) Ivi, 76.
ºrtese erudizione del prof. Paravia, (3) Mem. 1, 288.
il qual pure mi additò l' elogio i (4) Gaz.
8ººto a me del Bordoni scritto dal (5) III opN. 2oo.
88. I, 3o3. Non fu sfida
Prof. Bellomo. avuta dal Goldoni a voce, come il Ba
(8) Ivi 88. op. XI. 35. retti racconta ( Cons. T. VI. Goz
38" Lett. di Modenesi Nov. 1754, p. zi op. XIV, 16o.
(6) Nel 1761 Gozzi Mem. II, 67. Bell.
(to) Gaz. 72. Gasp. Gozzi Op. IX, i 7. 46, ed. Bord.
ellomo ed. Bord. p. 45. (7) I, 3o6. op. Gasp. IX, 2ot.
24 o
quella delle composizioni del Goz ler loro (1). Vergognavasi delle
zi forse la più sua, perchè più fiabe, e pur ne scriveva (2). Con
calzante: ma tanto lontana dalle fessava le i" bas
parodie d'Aristofane quanto da se, le improprietà da lui lasciate
Atene Venezia. Nell'altre, delle correre, colla malizietta teatrale di
quali talune rimasero a buratti trar delle risa a suoi patrioti (5).
mi (1), l'invenzione è tolta da no Il Chiari ha egli mai dette più
velle o drammi altrui: abborrac ignobili cose? Nelle Memorie si
ciati i caratteri, falso o leggiero scaglia contro gl'improvvisato
l'affetto, il dialogo fuor di matu ri (4); e poi vuole le commedie a
ra, disadorno lo stile. E il Baretti soggetto; o si ride dell'opere re
chiamandolo il più ammirabile in golate che ci son messe nel corpo
gegno drammatico dopo lo Sha coll'imbuto (5). Predica la deli
l espeare (2); si mostra indegno catezza dell'arte, e poi: o la stiti
giudice di poesia. » ca coltura letteraria sarà ognora
Ma Carlo Gozzi che gli applau » la più sventurata sulle scene (6).
si popolari negava essere argo Quel poeta de cui drammi diceva
mento di vera bellezza, quando lo Schlegel (7), che i soli d'Italia
gli ottenne, mutò linguaggio, e dove regnino l'amore e l'onore;
disse e ridisse non esser bel quegli credeva che nel suo secolo
lo se non quel che piace (5) come n fosse più atto a far prodigi il
appunto diceva la fata Morgana (4). » vocabolo amore che il vocabolo
E non ad altro che a piacere il r» onore, cancellato dal vocabola
severo moralista intendeva (5); a » rio (8) . Quando mai Marco o
divertir sè e i Veneziani, e a pro Matteo avvilirono tanto sè, l'ar
curar dell'utile ad una truppa (6) te, i tempi ?
dov'era qualche personcina che lo
divertiva. E' confessa d'essere
(1) X, 144.
stato in tutto il corso degli anni (2) X, no2.
suoi diligentissimo esploratore (3) XIII, 147.
delle inclinazioni della nazione (4) I, 21.
sua (7). Nè solamente all'uditorio (5) Tartana VII, ed. 1772, p. 66.
ubbidiva ma e ad agli attori, che (6) IV. 7.
lo conducevano a cose assurde; ed (7) Cors. lett. dram. II.
(8) XIII , 143. Le menzogne che
egli con indifferenza faceva il vo un uomo d'ingegno mediocre e di
prosaica probità schiccherò contro
l'Italia, merita che sian rammen
(1) Sismondi lett. midi. trad. it. lI, tate da quel che l'ammirano tanto. E
153. Nota. Esso Sismondi dice fiaba mot gli le ha poi ritrattate, ma non in così
peu usite. (I, 396, ed. fr.) E questi sono chiaro modo come doveva; e nella sto
i giudici nostri. – Nel blocco di Ve ria delle Repubbliche ne ripete più di
nezia, il Blanes i teatri deserti ripo una che diede luogo al nobile lamento
polò colle Fiabe. del nostro Manzoni. Il Sismondi ( che
(2) VI, 72. nominarlo ci è forza del Goldoni par
(3) Pref. all'ed del 1782 d'Amore lando: ce manque absolu de delicates
assottiglia il cervello. Gozzi III, ro3. La se est frequent dans les moeurs de la
2 sua sussistenza (d'un altro dramma) nation (II, 369). . . . La dissimulation
º sulle scene dovrebbe provare ch'ella et le manque de foi (p. 375. ) En
º è una qualche cosa XF1. 142. La re Italie l'opinion est sans force (p.
» gola principale è quella di piacere 578) ... Un des plus grands ridicules
25 V. anco IV. 156. nationaux est l'ostentation (p. 383). Il
(4) Racc. Bord. II. 189. traduttore ribatte languidamente in
(5) I, 5. giurie tali; e le ripete, temperandole
(6) IV, 5. VI 48. con qualche forse (ed. mil. II 125, 127,
17) IV, 13. 129).
v
-

241
Ignobile in ogni cosa. Sapete perchè negar lode a quel suo ri
voi perchè non voless'egli sul pri vale ſertilissimo (1) ? E se lo sti
mo nè pur sentire gli attori fran mava degno che fosse richiamato
cesi? » Temeva d'affezionarmi ad di Francia a regolare i teatri con
º uno spettacolo forestiero che mi un premio decente (2), perchè
» sarebbe costato tre lire per sera; scacciarlo col martirio feroce (5)
» e d'acquistarmi della noia per delle sue villamie ?
» quegli spettacoli nostrali che Crassi "
putredinosi, dice
» mi divertivano, e non uni costa il misero Gratarol (4); non a tor
n vano che venti soldi (1) . L'im to. Chiamare il Goldoni ed il
postore (2)! Chiari due fantaccini (5), e can
E nel fratel suo stesso, sebbe tare : » Darannoci di scritti uno
ne più buono, le contraddizioni » spedale Il celebre dottor tale o
non mancano. Scrisse versi martel » cotale; L'insigne abate, e il
liani (5): tradusse le Tortorelle di » mal che Dio vi dia (6) ci sarà
Zelma; tradusse non il Paradi parsa a costui scherzevole fero
so perduto del Milton ma il raf cia (7); anzi facezia urbana (8).
fazzonato da madama Boccage (4): E se le due teste di bue, senza
ammise nella sua gazzetta an cervella (9) rispondevano, eran
nunzi non degni del nome suo: latrati que loro (i o). Anco il man
ritrattò la difesa di Dante per sueto Gasparo, che del Chiari di
paura, e poi la ritrattazione, rin ceva zucca senza sale (i 1); poi
corato, disdisse (5). Pochi errori e consigliava i fautori di lui a la
brevi, appetto alle gravi e quasi sciare le ignobili parole ai traghet
continue gaglioffaggini del fra ti (12).Ma se al sentirsi parlare del
tello. l'abate Aristofane sgranellato(15),
Il quale se già vedeva il Gol e dell'abate e del dottore inca
doni e il Chiari º avere avuto ta tenati co peluzzi ec (14), e
º lento capace per infinite produ di gente armata di cimurro, di
º zioni teatrali che piacquero e tosse e di sputacchi (15), e di ver
º che hanno dato dell'utile ai co si che sono separazion natura
º mici ed ai teatri a (6); perchè li (16), e di cose ancora più laide;
straziarli così ? Se il Goldoni pa se i fautori de due calpestati gri
revagli uomo originale (7), perchè davano che indecenza ! (17), il
non gli concedere se " lettore non sa biasimarli, e ripe
porzione di merito ? (8). E se egli te: indecenza!
il Gozzi, con dieci fiabe tolte da
altrui aveva vuotato il sacco (9),
(1) IV 2o.
(2) V 68.
(3) VIII 248.
(1) IV. 55. (4) 1 33.
º Impostori letterari Gold. Op. IV. (5) VIII ed. 1772 p. 26.
(6) P. 34.
(5, Lami nov. 1758 p. 282. (7) i 298 Mem.
º Lami 1757, p. 177. (8) VIII 258.
tº) Gamba Serie p. 617. i9) Int. agli atti Gran. 21.
(6) Op. IV. 45. (1o) XII 8. Ed. 18o6.
(7) Ed. 1772 VIII i 1. ( 1 ) XVI 378.
p º Amore assott. il cervello ed. 1782 (12) Gaz. 97.
- l o,
(13) Intr. agli alti 22.
lº) Ed. 18o6 IV. 6. Ma il Goldoni (14) VIII 24o. Ed. 1772.
ºpo cinquanta commedie non aveva 15) Granell.
ºito; il suo sacco non era vuoto, (16) Tartana.
Mem. II , 83. (17) Giunta ined. alla Marf. I. L'ab.
VoL, VII. 17
242
Poeta irritato, (dice il Chiari) è pi guasti e rovinati (1). –E mi
gran bestia (1). S'egli i suoi ne » stringa la mano e un bacio ac
mici chiamava pazzi, forsennati, cetti (2).-Ma giuro a Dio che se
ignoranti, insetti, e il Gozzi tra » al mio sen verranno Cordiali ba
begl'ingegni ridicolo, e tra gl'im » ci ed amicizia avranno (5). ”
postori fanatico (2), egli che al Ma giova conoscere più partico
tri nemici non aveva se non let lareggiato quanta in cotesta guer
terati (5); º se desiderava centu ra fosse l'ipocrisia e la viltà. Ne
» plicare sè stesso per iscrivere gli scritti del Goldoni e del Chia
º ogni giorno tant'opere che vo ri è manifesto a vedere quel co
º lendo costoro dir male di tutte, me istinto che tutta allora prende
non sapessero dall'un di all'al va l'Europa di detrarre ai privile
» tro che dire di peggio, e la bi gi della ricchezza e del sangue (4).
» le fosse il loro carnefice; “ scusisi Udrete il Chiari cantarvi: º nuo
l'ira irritata dell'uomo (4). Ripe » tano nelle ricchezze gl'igno
tiamo con lui : : Chi fia che ci ri » ranti, i tristi, gli sfaccendati,
º spetti là dalle falde estreme, Se » gl'infami (5). Dove son le ric
del Parnaso in vetta ci maltrat m» chezze, non c'è ordinariamen
º tiamo insieme ? (5). te che interessatezza e vil
Fa l'ire di Carlo Gozzi più abo » tà (6). «Sebbene altrove porga
minose l'ipocrita mansuetudine a tal sentenza un antidoto e di
e schermitrice ond'egli le vela. ca: » I ricchi tratta il povero da...
“ Io amo in generale il mio pros » manigoldi. Ma ne detesta il lus
º simo (6). Intrinsecamente amo º so perchè ne invidia i sol
º il Goldoni ed il Chiari come » di (7). « E sulla nobiltà piovo
º prossimi (7). Amo il Goldoni, no frequenti i suoi dardi. - E sag
lo stimo (8). Sarò sempre su' » gio e grande, Non già chi nac
“ amico dal canto mio (9). Son » que ben ma chi ben visse (8).
º vostro amico secolari e abati: » l personaggi più illustri del no
Ognun di voi fratello è in Cri º stro secolo della gratitudine non
º sto e mio. E vi abbraccio e vi » sanno che il nome, perchè tut
º bacio, ma per Dio: Ci avete i ca » to a sè credon essi dovuto. . (9),
(1) Atti Gran. 39.
De Luca Serm . III, 16. Sconcacator (2) Ivi, 13.
di fogli XII 74. Ser Merdocco e Furo. (3) Marf. XII 9.
Volgonmi il zero. Ruttan le lor difese (4) Lo stesso Costantini nemico de'
XVII, 1o5. Di quel che Giambracon novatori, deride l'ambizione de' titoli
sciorina e piscia. E nelle stanze pub Ietf. I, Vol. I), e i mobili che disprezza
bl. dal ch. ab. Bettio : Sconcacar tea no il povero (IV. I 17 , ma carezzano
tri a guazzo –Scrittor del deretano. gl'ignobili ricchi per trarne danaro
Dottor che, mai non valse più che (VI 37, III 77), e non pagano i debiti
vaglia un peto. (Il Goldoni... Cacciargli del bottegaio ( I, 176 ), e lo minaccia
con le fiche e il fischio (p. 15, 22, 23). no ; o proteggono i malviventi (X, 39)
Da ultimo per man del boia li impic e'ammazzano e fanno ammazzare (VIII,
ca. Bello vederli ! . . . 126). Loda i non nobili ch'han colto
( 1) Moliere I. Viagg. I 241. l'ingegno (1I, 2o4), e gl'ignobili che
(2) Am. inc. X, XI pref. I 5. salendo inasiniscono, vitupera (IV, 43).
(3) Pref del Librajo edit. (5) Am. inc. II, 47.
(4) Am, inc. I. 2 . Qual fosse il suo (6) Filos. III, 85. V. anco Bella Pel
avversario che intingeva la penna nel legrina I, 231 e Tratt. IX, 159
vino, non so. Trat. II 133. (7) Filosofia per tutti, 17.
(5) Racc. Bord. II 76. (8) Contadina inciv. Atto II.
(6) VIII 2o6. (9 , La Cinese II, 176. V. anco Mo
(7) XVI 9o. liere Com. II, 4. Lett. sc. I, 66 e 13t.
(8) Riflessioni p. o8. Com. cam. Tom. FI, dial. 7. p. III, Fi
(9) Ediz. 1772 VIII 11. losof. per tutti, 38.
245
Sebbene altrove in un biasimo del basso popolo (1). In somma
confonda e grandi e filosofi. Il imputava costui la vicina rivolu
» mondo non è men pieno di filo zione ai pessimi libri dell'abate
» sofastri ridicoli che di nobili e dell'avvocato (2): e accennando
» usurpatori gonfi di vento (1).“ non so se al Goldoni o al Grata
Il Goldoni con più moderazio rol, toccava non so che dell'ira
ne e più senno e faceva e rende condo e vergognoso esilio (5):
va ragione del fatto. ” Io dipingo, parole non so se più codarde o
» diceva, i difetti dei nobili per crudeli. -

» chè difficilmente si corregge il Ma l'uomo che numerava con


» nobile di quel vizio che vede vanto tra Granelleschi cinque pa
» in un plebeo deriso (2). “ E trizii (4), e gran prelati dalla
dipinge i costumi del poveri; sua (5); che raccontava le sue per
perch'ambisce » piacere a que ritanze al sentirsi chiamato dal
» gli ordini di persone che paga patrizio Donado, e la consolazione
º no come i nobili e come i che provò quando intese: º se
» ricchi : e voglio che nelle com » guitate, purchè non venghiate
» medie mie e riconoscano i lo º alla pugna (6); - l'uomo che
» ro difetti, e, (mi sia permesso intendeva salvare il teatro con
r dire) le loro virtù (5). « Per una preghiera a grandi d'Italia
» rammentare le virtù del po lo proteggessero (7); Carlo Gozzi
vero , chiede licenza il buon fulmina anch'egli : Marchesi la
uomo : come a nonninar cosa dri e conti pidocchiosi (8); “ e
schifa . E non era ubbia tale º l'alterigia e l'adulazione, e la
riguardo di lui, Carlo Gozzi sta » doppiezza e l'ignoranza, domi
va lì pronto ad accusar lui ed il » natori, ahi troppo, degli alber
Chiari di mettere a sacco la no » ghi signorili (9) ; e nota l'edu
biltà (5); di presentare i nobili cazione perversa di patrizi che
come specchi d'iniquità (6); di non sanno scrivere tre righe sen -
deprimere i marchesi ed altri ti za errori (1 o). E questo medesimo
tolati in confronto delle persone
1 ) Marf. Nota ined. II 63. Nel T.
(1) Genio del secolo. Cap. X, pag. 72. IV. 1o. 11 dell'Opere condanna i dram
mi del Mercier contro i ricchi. Marf.
(2) Ed. 1761. X, 28. E nel T. VIII,
l III, 69. - E non importa un fil di pa
(3) Ivi XVI, 24. Negli ultimi tempi 95 i" omai, L'esser figliuol di dama o
era vietato nelle commedie fin di no º di p . . . . Come un nuovo romanzo
minare Eccellenza. Teat. app. XI, 5. » oggi ci spiana. 4
(4) Atti Gran. XVI. Marf. nota ined. (2) Ed. 1779 VI, 9.
VII, 52. Del resto il denunziare era (5) VI, 29. Lo ripete al Cap. 32.
vezzo: il buon Goldoni con una denun (4) Mem. I.
zia provoca la censura teatrale, che in (5) Tartana, 49.
fino allora non era. ( Mem. II, 42. nel (6) Mem. I, 3oo.
1749): s'associa ad un'accademia sog (7) op. V, 5. Mem. I 3oo. Anco
- i" a privata censura. Rime, II. i il Gherardini propone il medesimo ri
l Goldoni ed il Chiari fanno garbugli, medio, II 35o. Note allo Schlegel.
perchè le cose de'Granelleschi non sie (8, Marf. XI io2. Com. Amore as
no licenziate. (Marf VI 35. nota ined.) sottiglia il cervello ed. 1772 p. io: Marf.
Così il Costantini (Lett. V, 46.) » E si 1V 94. Stanza inedita. Ch' ha per en
trata il titol di marchese. V. Anche
º lasciano stampar libri di questo ca
º rattere ! In Ginevra non sarebbero C. lI. St. 5o.
º permessi! .. Insiste su ciò lo Schedo 49, Ed. 1772. -

ni I, 298. (io) Mem. I. 13, 14. Era questo il


(5) I, 43. grido de'tempi. In una Gazzetta del
244
uomo si scaglia contro la pleba E nel giudicare le cose del mon
glia (1) ch'applaudiva a suoi emu do andava più là del Goldoni:
li, e grida: " oh popolo crudele enè le teorie di Gian-Jacopo gli
mascalzone (2)! » Qual viltà d'unoerano ignote. Commenta in più
» scrittore può avervi maggiore luoghi l'epiteto che alle corti dava
dello scriver pel popolo? Deb il pastore del Tasso (1): prepone
º bono forse i fidi seguaci delle il povero onesto al principe reo (2)
Muse abbassare sè stessi scri dice saggio chi scende
dal tro
» vendo per ignoranti? (5). « Ma no (5): vuol le donne partecipi al
doveva poscia egli stesso il nemi governo de popoli (4); grida con
co dell'adulazione (4) dopo rice tro la legge che fa gli uomini ser
vuti gli applausi della plebaglia vi : ammette il contratto socia
ignorante, chiamare imprudente le (5); predica lo stato insocie
chi condanna i giudizi di lei (5); vole (6); chiama ſelici i selvag
e, de Veneziani parlando, dire: gi (7).
la nostra robusta (6) nazione (7). Ma altrove disdice: e fa la ser
Mancano le parole a dannare si vitù figliuola di libertà; o e, l'uo:
meretricia viltà.
Forse al Gozzi accennava
» mo col core superbo e pieno di
il » libertà sognata, ricevere il fre
Chiari quando scrisse: ” Mentir » no in bocca (8). cs
- non so, nè profanar le rime Per Il Gozzi anch'egli, del resto, si
farmi amici gli oziosi e i gram timido de'vergognosi esilii, cede
di (8). Sebbene anch'egli abbia all'influsso de tempi; e presenta
fatto rivale de'Numi l'alto Esten in Tartaglia uno specchio di cri
se Signore (9). Ma poi sgannato, tica a grandi sciocchi e male
per bocca di Bertoldo sentenzia educati (9) e nel Moro del corº
va: Protezion di Signori, trotto di po bianco, si ride de fedeli sud
mula vecchia (ro). diti, facendo dire a un de suoi
personaggi » Maestà, mio sole,
177o trovate le ricchezze additate co io mia luna, mia stella, vado a far
me cagione di maleficio pubblico, e i » mi sbudellare per la conservº
benestanti mandati al lavoro (num. 2) :
trovate nel Sognatore (num. 12) che e zione vostra (io). c. E nella
l' educazione de nobili era far le boc Marfisa con parole memorandº
cacce. E il Sognatore è de' Granelle
schi : e, come il Gozzi, contraddice a (1) Morte di Culicano, I. 5. Lett. sº
sè stesso: e or difende or deride la I 45, Cinese, II, 186. -

tanto disputata uguaglianza ( num 8. (2 l'uomo del Pope p. 5o. Filosofº


12). Nel Magaz. it. II. 53 è tradotta sa II 2o4.
la lettera del Thomas alla plebe. (3) Uomo dell'altro mondo p. º7.
t 1) VIII 16. , Farli veramente felici non si potevº º
(2) VIII 193 Ed. 1772. meno che rovesciare da capo a fondo
(3) Non rammento più il luogo: ma il Giappone per riformare le leggi º
sono parole di lui. sradicare gli abusi.“
(4) Ratto delle Castellane C. II, S. 144. (4) Ivi 255.
(5) V. 2. (5) Com cam. T. II dial. p. IV, º
(6) Un granellesco il De Luca Serm. mo dell'altro mondo. Nota è la coººº
X. 58. Il mondo fatto è pigro e fiacco dia del Gritti data col nome del.º
e molle. di A. b. c. d. e f. g. marchese di º
(7) IV no. 1. m. n. o. barone di p. q. r. s.º º
(8) Tratt. I 96. Amante incognita (6) Amante incogn. I, 82. Uomº del
i 3. Non chiedere alle porte de grandi il l'altro mondo 129. ial
pranzo e la cena. (7) Ivi 217. Com. da cam. T. I dial.
(9) Racc. Bord. I. 79. Al gran Fran p. XII.
cesco io piacqui : la mia gran gloria è (8) Filosofia per tutti.
questa. -
9) III io2.
(io) Morte di Bert. I, 3. (1o) V. 9.
- 245
prenunzia la dissoluzione vicina vorrebbe spogliare gl'idoli per ve:
della vecchia repubblica (1). stire i poverelli (1); e fa la sua
Contraddiceva a sè stesso il Goz Turca sogghignare alle raccoman
zi, contraddicevasi il Chiari: pena dazioni dell'elemosina in mezzo a
inevitabile a chi manchi scienza risonanti discorsi (2); e condanna
profonda del bene. Il Chiari, cre le arabe sottigliezze ricoveratesi
dente nel contratto sociale, biasi ne chiostri (5), e sparla del mo
ma Tommaso Aniello (2): il bia nachismo (4): e accenna alla uni
simatore delle conquiste (5), cre versale riforma dell'ecclesiastica
de in Federico di Prussia come disciplina (5): e conchiude: » Se
in dio della guerra (4). Chi affer º fossimo, Madama, noi due al
mò che sempre i secoli avanzano, º la riforma del corrotti costu
ripete più volte che sempre il » mi, quant'altre cose (6). cc Al
mondo è lo stesso (5). E pure i trove tocca del fanatismo (7);
giudizii suoi storici tavolta son ret difende Giuliano (8); afferma di
ti. Maledice alla turpe vita di non voler andare su tetti della
Augusto (6); fa Diocleziano, l'ab casa per vedere la luce del sole
bellitore di Nicomedia, precursore º quando gli bastano le fine
di Costantino (7); loda altamente » stre della sua stanza; di vole
Vettore IV dell'essersi inchinato » re cioè ragionar da filosofo (9); ct
a Innocenzo II (8); dice Federico dubita (ma così per modo di dire)
II di Svevia distruggitore d'lta della Provvidenza (1o), e se le be
lia (9). stie ragionino (11).
Come della religione sentisse,
non sai: chiama pregiudizi quelli (1) Uomo dell'altro mondo 39, 17r.
de protestanti (io); compiange la (2) Ivi, 83, 84. Della corrotta eloquen
Grecia appestata da saccentelli za sacra, Lelt. sc. III 1 oo.
detraenti alle cose della fede (11); (3) Dial. sc. 357. -

condanna i libricciuoli che ogni il (4) Ivi, 171. Lett. sc. II. 41. Anco
Sognatore ch'è de'Granelleschi, se la
virtù s'ingegnano di mettere in piglia colle monache n. 2. E la Gazzet
dubbio (12); poi ride dell'appetito ta Veneta del 177o vuol banditi i ro
de Bonzi sacerdoti venali (15); e miti accattoni, e che i frati lavorino
(n. I 2.) Del celibato, della cui abolizio
ne si stampava la proposta a Venezia
(1) XII 88. Carlo è già vecchio e (Minerva n. 55. an. 1766) tocca il Chia
presso all'ora estrema. – Il Gritti ed. del ri nell' Uomo d'un'altro mondo 79. De'
Meneghelli I. 27 canzona i Numi e confessori troppo famigliari nelle case,
l re, la Minerva n. 42, p. 258, 259. De fia
(2) Tratt. X. 141, i 42. ti mediatori fra il servente e la dama
(3) Uomo di un altro mondo. Me tocca il Costantini. Lett. 1, 29. E del
morie d' un soldato senza nome scrit non buoni vescovi IV, 17o. E il Chia
te in lingua chinese e russiana, e pub ri gli rimproverava tale franchezza.
blicate nella nostra dall'ab. Pietro Chia Lett. sc. II 19. Nel Magazzino ital.
ri, Ven. 1768. ed. Buttafuoco. stampato a Ven. i preti son detti ti
(4) Tratt. IV. 14. gnuole (I, 2, 1768). Vedi anco p. 36, sc.
(5) Lett. sc. I p. 78. Dial. 179. 219, 222 e II 9.
(6) Aman. inc. I. 126. (5) Dial. scel. 178.
(7) Tratt. VII 154. 6) Calicut V. -

(8) Ivi, VIII 1oo. (7) Tratt. VIII 39. E degli spiriti
(9) X. 61. forti in modo ambiguo. VIIl 159.
(1o) Ivi, 155. (8) VIII 142.
(1 1) Filosofessa II. 1o. (9) Turca I, 1 42. Nelle lett. scelte
(12) Turca. lI. 35. - III, 168 con più moderazione e più
Senno,
(13) Dialoghi scelti 171. Lettere sul
l'uomo XI. La Turca I p. 4, lI 36. ll (1o) Tratt. VI i 2.
genio del secolo p. 47. º 1 1 ) lV 2o2.
2 46
Il Gozzi all'incontro mette a anche non poco peggiorate nel
mazzo il Rousseau, l'Elvezio, il costume e nel giudizio se occor
Voltaire, come ugualmente rei (1); re (1). Io domando se il Gozzi li
e sentenzia che due cose sole pos lasci dotti e migliori. Se il Chiari
sono tenere il mondo quieto: la scrive un romanzo quasi per rac
religione e il patibolo. Ma della comandare quel giuoco (2) ch'egli
religione così come del buon gu avea condannato (5); e se parla sul
sto e della sana morale facevano i serio dell'aspetto del pianeti mag
nemici del Chiari pretesto agli giori (4); il Gozzi non difend'egli
odii loro; e farlo crepare voleva le follie del carnevale (5) contro
mo, e preparargli una pozione che le giuste riprensioni del Chia
gli facesse evacuar gl'intestini (2). ri (6) ? E quel Carlo che confessa
Certo il senso morale nelle ope » le lunghe pratiche tanto con
re del Chiari non è nè delicato nè º trarie all'ipocrisia, ch'egli ten
retto (3): ma è egli più retto nel º ne con una falange di comici e
Gozzi ? Ne romanzi di quello re º di comiche, di ballerini e di
gnano, a detta sua, e si raffinano ballerine, di cantarini e di can
le più forti passioni del cuo tarine (7); a quegli che ragiona
in si schietto modo sull'inclina
re (4): e intanto le opere teatrali
vorrebb'egli servissero a tenere zione de'maschi alle femmine e
le passioni ubbidienti (5)? Quel delle femmine a maschi (8), l'Au
tore della scena tra Semiramide e
che si voglia non sa; ma lo sa
forse il Gozzi? Predica l'interes Ciatto nella figlia dell'Aria (9):
se unica fonte del bene (6): ma il come osa egli chiamare in oneste
Gozzi non dic'egli lo stesso (7)? le commedie del Goldoni che one
Almeno il Chiari medica la sen ste parevano a Scipione Maffei ( 1 o);
e affermare che la corruzione del
tenza, ponendo che chi non ama
altrui, sè non ama (8). Il Chiari popolo suo lo move alla guer
prºtesta: º non scrissi mai per ri ra (11); e dannare il secolo caro
º formare il mondo; e il Gozzi do gna (12) ?
Iº rimproverategli le licenze, gli Ripeto: la morale del Chiari
rimprovera le omelie (9). Il Baret non è irreprensibile. Riſugge, è
ti delle opere del Goldoni e del vero, dal narrare indecenze (15) :
Chiari vi dice che lasciano le per (1) Op. LI 13o.
sone ignoranti come le trovano,ed (2) La Giuocatrice p. 131.
(3) Lettere scelte i 18, pregiudizio
(i) Ed. 1772 VI. 24. Giuseppe Far grossolano.
setti granellesco, non aborriva dalle (4) Giuocatrice al lotto 1oo.
ºse di Francia: e chiama Parigi ocelle (5) Fog. sul Genio. p. 9o.
Europae (p. 76). (6) Lett. scel. 178. Parlo difenda an
(2) Lett. III. 2 15 citate dal Chiari che Gaspare nell'Osservatore 1762 n. 3o.
nelle lettere I 236, 239. (7) Gozzi XV ; e Mem. pref. XV.
95) Intendeva però d'essere almen ne' (8) Ed. 1772 VI 16.
Primi anni. Lelt. sc. III. 18o. (9) II 12.
(4) Non rammento in che luogo. (1o) Gold. Ed. 1761 XIII 24. Lo Sche
(5) Poeta II, 1 17. doni (infl. morali I 171) censura la mo
(6) Bella Pellegrina II 1o2. - Non è ralità del Goldoni con pedanteria non
º virtute insomma di cui l'uomo ab falsa. Alla Minerva n. 26. p. 1 o 9 pare
º bisogna, Che non abbia per padre l'or va onesto il Goldoni, non morale il Ba
º goglio e la vergogna. « Versi dell'uo relti (n. 25. p. 24).
ino cit. dal Lami anno 1755. Nov. p. (11) Ed. 1772 VIII 142.
I 22. (12) Marf. IX 48. Alle Commedie vi
(7) Ed. 1772. VI 2o, 21. ºiose e di mal gusto accenna anche il
(8) Uomo, 51. Costantini I. 177.
(9) Tartana VIII 57. (13) Filos. II 172. Una delle più ardite
ma le donne travestite innamora tano nel giardino (1); che per
no troppo spesso altre donne (1); fuggir più sicure danno fuoco al
troppo spesso la virtù femminile la casa (2). Abondano gli scontri
è al cimento (2); troppo chiaro è tra genitori e figliuoli per causa
parlato d'amoretti da passatem d'amore: nè guari rispettata è la
po (5): º troppo l'abate ame patria potestà (5). Un figliuolo
º rebbe pensare che la indovi non si conosce d'altro debitore al
º nano assai quelle che si tengono padre se non della vita (4). Una fi
º sempre provviste almen d'un gliuola fatta cristiana, manda al
-,paio d'amanti, perchè l'uno demonio il padre col suo Mao
º serva all'altro di freno (4). E metto (5); e lo scopre adultero e
ragionando sul duplice amore: spia (6), e vien seco a cimento (7).
º non vediamo noi bene spesso Un figliuolo resiste (8): una fan
º donne ch'annano allo stesso tem ciulla si pone in istato di poter
º po un marito e un aman rispondere alla madre (9); una
» te? (5) . Altrove in quella vece, divien moglie ad onta del padre
il doppio amore fa l'eroe suo con suo che ne muore di rabbia (io);
tinente (6). Onde non senza ve un amante uccide il padre della
rità (sebbene a lei non ispettas sua vaga (11); una figliuola trave
se ) , diceva di tali romanzi la stita vien quasi a duello col padre,
Tartana: » Il costume o dev'es e l'ha in sue mani, e potendo pa
» sere un bordello O in tutto una lesarsegli, lo tiene in forse della
» virtù che non si trova (7). cs vita con crudele silenzio (12). Que
Ma que romanzi piacevano alle sta ribellione tanto istantemente
dotte concubine (8). E le fughe predicata contro i diritti della na
amorose v'abbondano (9); dalla tura, ben notò Carlo Gozzi nelle
casa paterna, dal chiostro, di car tre Melarance. (15).
cere; donne sole, accompagnate; Emancipata voleva il Chiari la
travestite, in gonnella, che scalano donna: però la travestiva si spes
muri, che li accavalciano, che sal so, e la faceva peregrinante e
espressioni ell'è questa: º gli facea (1) La Viag. II 51. Veneziana di spir.
» parte di quelle finezze che riservar II 2o. La Cinese I 86. Il Poeta I 14 e
» dee unicamente allo sposo una fan 77. La Filos. I 34; La Ballerina, p.I Art.
º ciulla d'onore. c. Vedi Cantat. II 63. E 9. La Bella Pellegrina. L'Amante inco
Turca I, 78. gnita I 68, 7o, 78. Donna che non si
(1) Viagg. I. 5o. Innamorate fin ma trova I. 42.
dre e figliuola. Francese in Italia T. II. (2) La Viaggiatrice I 66. La Turca
Parte III art. IV. I24; ossia avventure di Zelminda scrit
(2) Mem. del Bar. di Trenck 171. te da lei medesima 1765 ed. de Castro.
(3) Tratt. V. 184. (3) Francese in It. I. 93. Am. inc.
(4) Poeta II 43. Nel Soldato france I. 8.
se (che pare del resto un raffazzonamen (" Poeta I 9.
5) Turca II 58.
to di cosa altrui) nella quarta faccia
avete un'amore, alla quinta il secondo, (6) Ivi, 65.
alla quindicesima il terzo. (7) Ivi 152.
(5) Mem. bar. Trenck 177. Nella Ve (8) Bar. Trenck, p. 21.
neziana di spirito (ed. 1762. De Regni (9) Canlat. I 18.
I 33) condanna il duplice amore : poi (io) Poeta III 171.
di lì a poco consiglia la varietà (p. 49), (11) Viagg. I 85. V. anche Venez. di
Poi biasima gli amanti corsari (p. 2o0). Spir. I 62.
(6) Poeta II 143. (12) Turca, I 156, II, 12C. Anche in
(7) C. Gozzi VIII 57. questo il Piazza è imitatore del Chia
(8) Atti Granel. p. 28. ri. L'Ebrea P. I. c. 2. p. II. c. 1. 2.
(9) Marf. X 38, 43. (13) Op. ed. 18oG I. 82.
248
guerriera (1); e l'addestrava dal La gran società universale de
l'infanzia a esercizi virili (2); e » gli uomini colle femmine è ne.
non intendeva º come dall'anti º cessaria in natura alle sussisten
» chità più remota non si rivol » ze del genere umano (1). «a
r» tassero le donne tutte contro i Chi darebbe a scrittore si inet
º loro legislatori tiranni a (5); e to sentenze simili a queste che qui
il matrimonio chiamava schiavi recherò º
tù (4): e ad un suo eroe infligge Si cerca, si domanda, si guar
per pena la moglie, e con lui la da, non già per imparare all'al
rinchiude, e vuole a ogni costo trui spese, ma solo per censurare
vederla incinta (5). le azioni altrui, o per dare fran
Nè tutte sode le massime alla chezza a noi stessi di fare impu
narrazione intessute. E' vi dirà nemente di peggio (2). – Gran
che le donne simulatrici non che in verità che nel mondo si
mentono, ma custodiscono il vero abbiano sempre a incontrare di
in seno (6): che tale è l'uomo quelle fortune che non fanno al
quale si fa credere (7); che tutte nostro proposito (5)! – La fan
relative le cose umane (8); e co tasia ingrandisce gli oggetti pre
me s'intendono (9); che la virtù senti col figurarceli per gran ma
stessa là corre dov'è più oro (1o). niera lontani (4). – Volendo osti
Ma più frequente della fal narci nelle disgrazio con affettato
sità è la goffaggine. » Non mi eroismo, non si ſa che scalda
» dite più che al suon dell'oro re la fantasia (5) – Chi fa il sordo
º si fa tutto, perchè nemme è una spia: chi sempre ride, c'in
º no al suon dell'oro si placano ganna: chi più ragioni dice, ne
º i venti (1 1). – Sogliono i venti ha meno: chi vuole abbreviar la
º essere sordi e inesorabili so strada, l'allunga; chi fa troppo
º vente non meno dell'onde (12). bene, fa male (6). – Il tempo suol
essere il padre del disinganno:
non già la nostra prudenza (7). –
(1) Am. inc. II, 2o5. , Una leonessa, La passione è più credula del
una tigre, avrebbe perduto al mio pa l'ignoranza (8). – Chi crede schi
ragone. E pag. 2o6. “ Qual tigre ?... vare le dicerie del mondo, lo fa
(2) Turca I, 136. Am. inc. I 26.
(3) Dialoghi p. r 4. Nell' uomo d' un' parlare di peggio (9) – Il passaggio
altro mondo 57: pregiudizi delle donne. dall'una all'altra passione è più fa
(4) Viagg. I. 122. Cin. I. 162. Turca cile che dall'indifferenza all'amo
I 6. Dialoghi 113. Nel Sognatore n. 2. re (1o) - Dove ghe xe un gran spi
, Chi ha mai detto questa bestialità rito, l'amor no se fa forte: Quelle
, che le donne sono schiave degli uomi che se innamora, le Xe le gatte
, ni? Qualche turco, “ Ma il Sognatore
medesimo n. 6 paragona il matrimonio morte. La guarda ste muzzine che
alla morte. mai no alza i occhi: Le se infanga
(5) Poeta III 78. O prendete moglie,
O ... Turca II. 18o: , Basta che alcu
, no mi parli di nozze per aver da me
, il ben servito. “ Nell'Uomo di mon º Il fantasma lI. 185.
do 59 è celebrato un matrimonio chia 2) Viagg. II, 17.
mando a testimoni la natura ed il cielo. (3) i" I, 151.
(6) Viag. I, 1o5. (4) Am. incog. I, 96.
(7 , Franc. in It. I, 153. (5) Viag, II, 58.
18) Dialoghi sc. 61. (6) Lett. sc. 99.
(9) Uomo, dell'altro mondo 259. (7) Poeta I, 162.
( 1 o) Tratt. V, 1o4. (8) Fantasma lI, 3.
(1 1) Viagg. I, 129. (9) Poeta III, 192.
(12) Tratt. VII, 1 15. (io Ivi I, 161.
244
le cotole fin sora dei zemochi (i).– lo facevo per assicurarmi della º.
Talvolta si concepisce della pas deltà di... col farmi pregare (1). –
sione per far ad altri un dispet Eccovi prova ch'io non intendevo
to(2). – L'amore è accorto al men il cor mio : avrei voluto che I,ui
tire, debole a credere le menzo gi mi credesse indifferente cir
gne altrui. (5). « ca le nozze sue con D. Laura :
Questo sbadato scrittore indo ma che accordando io a lui di
vinava cose che nè il Goldoni nè sposarla, non mi ubbidisse egli
i due Gozzi non viderº. Come mai (2) ». -

quando cerca il perchè vero degli Bello quel dare a misura del
atti umani (4); e svela quanto l' l'incivilirsi lo stare attento alle
amore dell'uomo alla donna so cose (5): bello quel rispondere
vente sia falso (5); e nota come la che fa donna semplice ad uomo
donna colla rassegnazione ottenga del mondo: º il mio cuore non
più libertà che non godrebbe a fa » mi dice nulla. Se m'è scappa
re a suo modo (6). » ta di bocca una qualche parola
E questi son secreti del cuore. – » di cui non capisco la forza,
Leggerezza dell'età, non costan i» non vogliate rivolgerla a danno
za in amore, era quella mia osti mio (4). Bello quel credere che
nazione d'amare Luigi (7). – Com due innamorati fanno al reciproco
piango me medesima e son di me amore, e poi dubitarne (5). – Bel
tiranna (8). – Un poco spero assae, lo quel negare che fa donna in
un poco gnente affatto. Un poco namorata di giustificarsi per non
me figuro che la dirà : che matto! mettere più in chiaro la sua debo
La cerco e po la scampo: me af lezza (6). – Bello quel riconoscer
ſligo e me consolo. Fazzo dir i si che fa donna brutta in bel ri
curiosi. Zavario co son solo (9). – tratto (7): e quell'osservare che il
Più mi consola un'occhiata vostra collo, fasciato o no, muta l'aria e
che non mi affligga il sapere di quasi i lineamenti del viso (8).
non esser nato per voi (io). – I Belle osservazioni, ma rare; chè
seguenti passi di quella fuga mi le più son triviali: e sentenze di
riuscirono più dolorosi e terribili troppo simile arguzia e gravità
che non i primi (11). – Ne suoi piovon di bocca a Bertoldo (9) e a
trasporti era violentissima, e non Catone (Io). I più de'libri d'allo
meno eccedente nelle sue tenerez ra catoneggiano (1 1); della quale
ze: forse perchè nè gli uni nè le al filosofia, unguento vecchio alle
tre le venivan dal cuore. (12) - Quel piaghe dell'anima, si rideva Gas
si risoluto nol dissi: ma risoluto paro Gozzi (12).
era purtroppo dentro il cor mio: e Ma e le buone sentenze e le

(1) La donna di spir. Com. II, 6. E


Venez. di spir. I, 15. (1) Am. inc. I, 63.
(2) Viag. I, 222. (2) Viag. I, 195.
(3) Am. inc. I, 11 t. (3) Cinese I, 17o.
(4) Bella pelleg. I, 16o. (4) Contad. inciv. I. 5.
5) Filosof. IV. (5) Cantat. I, 16.
(6, Poeta HI, 193. (6) Viag. I, 224.
(7) Viag. I, 68. (7) Poeta I, 34.
(8) Nella Commedia I fanatici: se (8) Am. inc. I, 12 1.
non erro, (9) Com. Nozze di Bertoldo.
(9) Amorosa vendetta Com. (io) Nel Plauto Com.
( 1o) Poeta I, 185. (1 1) Riflessioni sui fog. 62. Mart. IV,
(1 ) Am. inc. I, 71. 47. -

(12 , Viag. I, 2o7. (12) VIII, 33, 91.


25o
ree, e le argute e le triviali ritrag va molte in Venezia le cortigia
gono i tempi. Vedete accennato ne, in Brescia i ladri (1); ma la
alle dispendiose villeggiature (1); dri avev'anco Venezia, e le sue
alle più civili relazioni che comin provincie assassini, che a narrare
ciavano a correre tra servo e padro i fatti di que ladri la penna di
ne (2): vedete proposti nuovi me Gasparo Gozzi era stanca (2).
todi dell'educare (5); vedete con Carlo diceva robusta nazione la
dannati quel collegi dove s'allevano sua: il Chiari diceva la vanità e
giovani alla rinfusa come galline la morbidezza, due flagelli del se
o quaglie o pernici (4). Ma tra colo (3): » le donne attorniate da
le audaci speranze che gli fan pos º adoratori ignoranti, sciocchi,
sibile sino il volare per l'aria (5), º vani, presuntuosi, effeminati,
egli esclama: non ne faremo nulla, º ridicoli!(4): ignoranti le più (5),
perchè prima degli scolari con sebbene da trent'anni più colte di
verrebbe mutare i maestri; e chi prima (6), tranne qualcuna in
lo farà ? (6) Difficile ved'egli ri º ſarinata di letteratura, e buo
formare un'intera nazione (7): e º na da friggere (7); le bottegaie,
la nazione era guasta. Il numero le rivendugliole, le femmine da
de'Gettatelli tanto che nella Pie strada star piuttosto senza pane
tà non capiva (8): molti i vaga che senza servente (8), certune
bondi (9); gli avventurieri, i gio passare di stravizzo in straviz
vani di fortuna, personaggi fre zo come farebbe un granatie
quenti nelle commedie : º mal si re (9): e bestemmie e frasi
» cure la notte dal saccheggio le da bordello (1 o): il belletto de
º botteghe de' poveri oppressi turparle (11), e gli abbigliamenti
» mercanti (1o) ». Questo il Goz far di loro tanti indorati cada
zi imputava agli scritti del Gol veri, mummie imbalsamate; (12)
doni e del Chiari, intanto che il ignude d'inverno circa il 175o,
Goldoni non altro nella sua Vene circa il 6o impellicciate col cal
zia vedeva che gioia: » Cantano i do (15). Serva Italia alle mode di
º venditori spacciando le merci e Francia (14).
º le frutta: cantano i garzoni
(1) Op. IV. 14o.
º tornando dalle botteghe, canta (2) Gazz. 8, 1o, 11, 13, 14, 15, 25,
º no i gondolieri aspettando i pa 33, 48, 5o, 58, 77, 97, Gaz. Ven. del
º droni: cantasi per terra e per 177o N. 5. Costantini X, 3.
º acqua; e non per vanità ma (3) Dial 16o. La rovina delle fami
º
º per gioia (1 1) ». Il Baretti vede glie Venete fin d'allora incomincia
Cost. lett. V, 33.
(4) Com. da cam. 1I, dial. 1o. p.
(1) Bella pelleg. II, 132. I.
(2) Dialoghi sc. 1 16. (5) Tratt. VI, 5o.
(3) Ivi 173. (6) Venez. di spir. I, 5.
(4) Com. di cam. H, Dial. 3. (7) Comm. cam. I, Dial. 9. p. V. Ta
(5) Dialoghi scelti 78. lune però colle di poesia, di musica, di
(6) Dial. 175. pittura. Venez. di spir II, 48. Ma af
(7) Com. di cam. II. Dial. 1 o p. fettate le più II 1 o 2.
VI. Belle idee di nuovi metodi d'e (8) Lett. scel. I, 7o.
ducare trovi nel Costantini Lett. III. (9) Lett. scel. II, 2o5.
195, IV. 25, e un nuovo metodo di (1o) Filosof. II, 18 1.
studi nel Calogerà T. XIX. (1 1) Franc. It. I, 176. Ma nel 1752 :
(8) Gaz. Gozzi, 63. 76. era di moda il pallore. Lett. sc. III, 254.
(9) Chiari Com. da Cam. II, Dial. 2 (12) Turca, I. 153. Affettate le dice
p. XV. anco il Costantini II, 187.
(1 o) Gozzi Carlo VIII, 25G. (13) Veneziana Il, 178, 185.
(1 1) Ediz. 1751 XVI, 11. (14) Franc. in It. I, 157. 161.
25 i
Serva alle mode , ai costumi, » e dove fu la maestra delle na
alla lingua (1). » Par credano º zioni straniere, appena adesso
» che nulla si stampi in Francia º5 se ne può chiamar la scolara,
o di cattivo (2). » – Più morbo º perchè non n'apprende che il
Gallico nelle º librerie che ne º peggio. Statue, pitture, libri (1),
gli spedali » (5). E anco l'inglese 3° iscrizioni , gioie, tesori ; voi
studiavasi ne' collegi (4), a scapi » stranieri ce li avete rapiti, per
to dell'italiano. E il Chiari e il » non dire a nostro rossore eter
Goldoni leggevano libri ingle » no, che ve li abbiamo vendu
si (5) ; e il Goldoni i viaggiatori » ti (2) .ca
inglesi cercava con affetto di sti In un romanzo del Chiari cer
ma (6). Venezia sulla fine del to dottor Dindiotti: io sono, dice,
secolo, simile a grande albergo, italiano, ma n ho vergogna (5).
indole sua non aveva: e nella » Francia, Inghilterra, Alemagna,
conversazione dell'Albrizzi furono º delle cose nostre troviamo me
contati una sera parlanti venti » glio di noi informate e mae
lingue e sei dialetti (7). In un li » stre (4). Imparino gl'Italiani a
bro moderno, scriveva il Gozzi al º conoscere almeno la patria lo
Dalmistro, imparate l' inglese, il » ro (5). Agitati da misero ed im
francese, il tedesco tutt'ad un trat » portuno amore di municipio,
to, oltre alla metafisica (8). Onde » come quelli che centro co
il Chiari : : abbiamo preso degli » mune non hanno (6), se la
» stranieri, gli abiti, i linguag » prendono ferocemente in favo
» gi, i vizi; ma non però spogliati » re della patria loro mal nota (7).
» i pregiudizi innumerabili no » L'un paese dall'altro differen
» stri(9). L'Italia non è più Italia: tissimo. Tra siciliani e lombar
º di tanta differenza, quanta, sto
» per dire, tra l'Indie orientali e
(a) Tratt. I, pref. Sognat. N. 9. » l'America (8). Passando da Na
Pensa francese chi nacque a Milano. » poli a Roma mi parve di passare
A Bologna nel 1761 usciva un giornale » da Marocco a Costantinopoli (9).
francese. Minerva I, 85.
(2) Filosofessa II, 126. Filosof. per Non però disprezzava il Chiari la
tutti: il parlar tosco ignorano per bal Italia: ci vedeva e del peggio che
bettar francese. Lett. sc. II, 129. Lo
imparavano perfino i barbieri. Costant.
Let. lII 212. Minerva Giorn. Ven. N.
49 p. 93. -

(3) Il Poeta, se non erro. – Di que (t) Carlo Gozzi nel I, delle Mem.
ste citazioni taluna forse per quegli sba parla della un tempo magnifica Bi
blioteca Soranzo.
gli che seguono nel trasportarle dagli
appunti al manoscritto, dall'originale (2) Filosof. lI. 125. V. anco Racc.
alla copia, da questa alla stampa, sa Bord. I, 286.
rà in parte errata : infedele nessuna. (3) Turca I, I 15.
(4) Com. da cam. II, Dial. 3. (4) Tratt. VII, 6. Gazz. Ven. del
(5 Denina Vic. della Lett. II. 1 o4. 1772 N. 4. - L'Italia è in un canto
(6) Ed. 1757. T. I, p. 258. Gli e , dal 15oo in poi, « Gazz. del Gozzi
steri la nostra stima fin d'allora rime N. 13. : Ci lasciamo sopraffare dagli
ritavano di disprezzo. Minerva XVI, 43. 35 esteri. cs
(7) Denina. Cons. 2o2. Della coltu a 5) Trat. X. 15o.
ra delle lingue straniere V. Moschi (6) Gold. ed. 1761 VII, XII, 11.
ni II, 236. Del 1773 scrivevasi un li (7) Com. di cam II, dial. III, p. III.
bro sulla letteratura tedesca, Calogerà (8) Tratt. X, 138.
XXII. (9) In fatto d'agricoltura più in
nanzi era allora il Friuli che Lom
8) VI, i 7.
(9) Tratt. X. 137. bardia. Ivi, p. 249. Della facilità della
252
altrove e del meglio (1). E i le apollinee corde (1). Varii i
francesi dic'egli mediocri, che soggetti, romani, veneti, francesi,
presumevano assai di sè (2). Ma moscoviti, turchi, tedeschi, cine
la Russia parevagli la maraviglia si (2): e ritorna sovente colle lo
del secolo (5); e grande l'Inghil di e colle descrizioni alla Cina (5).
terra, se non che il suo debito gli Il medico veneziano al Mogol,Cor
era spavento (4). E vicina atten dova liberata, la presa di Troia
deva una rivoluzione, non foss'al (scipito ragù del poema squar
tro nell'ordine della natura (5): e tato di Virgilio) (4); il Contrab
col tempo vedeva l'America con bandiere (5); il Fantasma (6).
quistatrice d'Europa (6): e poi i Ne'Trattenimenti, al fantastico è
Chinesi signori d'Europa, e gli stranamente accoppiata la storia.
Africani d'America (7). Nel primo volume (7) avete un
per e pianeti, dove le im
Ma se non profeta nella patria viaggiozioni
sua, certo il Chiari si mostra del magina non strane manca
la sua patria amatore: nè in Carlo no; e ascensioni in un canestro;
Gozzi io rinvengo parole d'inde e colori e odori sentiti col tatto; e
gnazione si schietta e si dolorosa. una regina tanto piccina che gli
Nel notare ch'e'fa il male e l'er esce di tasca; e delfini che tirau
rore, diresti che colui ne gioisca. galere; e isole nuotanti, e acca
Ma l'ingegno del Chiari è egli demici giganti; e il segretario di
tanto spregevole quanto ai Gra un accademia che affoga in un
nelleschi pareva? Più le opere che bicchiere, e il poeta ne lo trae
l'ingegno: questo fecondo, ma fuori col dito. E simili ameni
quelle abortive. La varietà dello tà (8). Nè senza vezzo è il con
stile tanto giustamente da Gaspa cetto d'un accademia degli asini,
ro Gozzi raccomandata (8), man che, meglio trattato, poteva tur
cavagli, non la varietà del concet bare i sonni di qualche Granelle
to nè della forma. Narrazioni, let sco e Destro e Mancino (9).
tere, dialoghi, tragicommedie, Ma il Chiari tocca e non tratta;
brancica il tema e non l'accarez
commedie in versi ed in prosa,
commedie da camera, storiette, za. De fatti de tempi suoi pote
romanzi; morale, politica ; il va fare suo pro, e ci si prova; ma,
grave, il faceto, il sacro, il pro
fano, il reale, il fantastico; l'ita
liano, il latino, esametri e ende (1) Mascherata degli Dei I.
casillabi, martelliani e quinarii. (2) La Cinese in Europa. Storia di
una principessa Cinese nel nostro se
In quattro lustri tutte ho tentate colo, scritta da lei medesima.
(3) Cinese, II 297. Dial. sc. 17 e più
d'una Commedia. Dell'America, nella
arrestar gente a Venezia anche per donna che non si trova.
nero sbaglio, è un tocco assai chiaro (4) Gozzi XIII, 1o9.
nella Flosof II, 136. (5) Storia di Manderino celebre con
(1 . Il secolo corrente; dialoghi di trabbandiere, e suo processo. Trad. dal
una donna col suo cavaliere, 1783, p. franc. Tip. Fenziana 1757.
178. Citato da me col titolo., di dial. (6) Aneddoti Castigliani di una da
scel. ma di qualità scritti da lei medesima.
2 , Poeta HI, 179. Genova 1778. -

(3) Dial. sc. 166, e 75. (7) I, 1oo.


4) Dial. 97. (8) V. I pag. 118, 38, 157.
(5) Trat. I, 12. (9) Lett. scel. 35. Vedi nel Costant.
(6) Ivi 92. un'accademia de Muti (VIII. 159) nel
(7) Ivi 179. Longo, una de'Tribolati ( Mem. I,
(8) Op. VIII, 17. 8 che il governo soppresse.
255
impaziente, abborraccia. Tocca pano in un barchetto, e rincon
del tremuoto di Lisbona (1); della trano un vecchio vivente in soli
battaglia di Parma (2); della guer tudine queta (1); gente inseguita
ra tra il Turco e l'Austria (5); della da un legno barbaresco e presa (2);
guerra d'America: e fugge come donna che uccide di pistola uomo
spaurito. Così alle bellezze della ignoto e sta lungamente rinchiu
natura s'affaccia, e si ritira. Fa sa col cadavere (5); donna che
sovente errare le sue fuggitive per beveraggio alloppiato è porta
per grotte e boscaglie (4); ma dei ta dormendo in luogo non cogni
luoghi nessuna imagine, o langui to (4); uomo e donna forzati ad
da. Sola una volta, ch'io rammen amarsi, e chiusi in una stanza
ti, descrive l'aspetto del cielo (5); che ha luce da un abbaino (5);
e nel volare alla Luna la terra bambino d'altra madre educato
guardata dall'alto gli offre qual da una fanciulla (6); moglie che
che immagine viva (6). L'unico fuggiasca rincontra il marito pri
passo che forse potrebbesi rende gione e non osa abbracciarlo; don
re in colori, gli è questo. » Me ma che il suo seduttore vede, do
º ne stavo un po'più lontano dal po lunga assenza, improvvisa
º fuoco, colla schiena appoggiata mente in duello, e ignorata lo sal
º ad un albero, e la gamba sinistra va (7); turca che a poco a poco
” a cavalcione di una picca ch'a riceve le nuove impressioni della
º vevo in mano, appoggiandomi società nostra e del riti (8); fan
” a quella come per riposar ciulla che sente profondo le sma
» mi » (7). nie della sua povertà; fanciulla
I ritratti delle donne, mi che viaggia con un giovanetto
nuti ma scorbiati (8); i morali, onestamente, e a poco a poco n'è
più vivi e più suoi (9). Gli scon presa (9); madre che tra due
tri ne' quali colloca i personaggi giovani donne non sa quale la fi
darebbero poesia; ma egli accia glia sua, qual salvare (io); matri
batta ogni cosa. Uomini abbando gna che, ingelosisce della figlia
nati cui salva un vascello inaspet stra (1 1); donna che or in abito
tato approdante (1o); donne a ce - da uomo or femminile innamora
mare in una nave, che mette alla un suo diletto (12); donna che tra
vela, e le rapisce, e quelle scam vestita si sposa ad altra donna (15);
altra che incomincia ad amare l'
(1) Francese II, 154. uomo perduto (14); altra che cogli
(2) Filos. II, i 15. anni diventa più e più degna
t3) Nel 1738 Turca I, 5. d'amore (15); uomo che con
(4) Giocatrice I, 29, Viaggiat. II,
59. Am. inc. I, 1o. Nell'uomo
dell'altro mondo è la pittura d'una (1) Am. inc. II. 3o. 37. 41. 66.
" alquanto particolareggiata ( pag. (2) Poeta II, 1 o3.
3, Viagg. I, 154.
6) Uomo dell'altro Mondo 21. (4) Ivi i 44.
(6 Tratt I, 73, 74. (5) Poeta III, 86.
(7) Filosof II 1 17. Viva è altresì (6 , Viagg. I, 235.
la pittura dell'Arsenale. Turca. II. 5o. 7) Donna che non si trova Il, i 13,
(8 Viag. II, 68. Am. inc. I, 71. Tur (8) Viagg. II, 37. -

ca I, 96. Filosof I, 8. Fantasma I, 5o, (9 Ballerina onorata p. II, art. 1.


II, 198. Venez. I 12, 65. Il più vivo 1o) Madre tradita. Com. T. IV.
è quel di Matilde nel Poeta I. 169. (1 1) Francese I, Art. IV.
Nota il ritratto di una brutta nel (12) Am. incog. II, 1 1 1, 131.
la francese II. 11. i3 , lvi 2 1 1. E Turca I, 1 o8.
9 Turca I, 6. Poeta I, 194. ( 14) Francese 1, 149, 15o.
(io) Poela III, i 14, i 17. (n5, Poeta II, 9o.
254
dimostrazioni d'affetto guadagna un assalitore da sè , con un cal
il cuore della donna, ma si tiene º cio sì impetuoso nel basso ven
in guardia che amore nol vin » tre, che gli fa vedere a quel
ca (1); donna che ferisce l'aman » l'ora pomeridiana le stelle» (1);
te (2); brutta innamorata e altra che in iscena si sgrava d'un
superba (5); altra innamorata parto, e anche d'altro (2); figli
ed altera, che piange in secre uoli di padre incerto; e parenti
to (4); uomo povero che non che da via immensa divisi, si rin
tocca il danaro datole da colei che contrano e riconoscono (5); gen
gli spiace (5); morte d'una delle te che si buttano da finestre e da
due donne che amavano il poeta, torri senza rompersi il collo, tut
e di lui maritaggio con l'altra: te salve per grazia del Signo
questi e simili son passi che de re (4); e viaggi infiniti nel nuo
gnamente trattati, darebbero poe vo mondo e nel vecchio consu
sia. Ma egli acciarpa. Pur del mati in un periodo (5); onde nel
l'amore sono qua e là tratti veri, le tre Melarance la bella imma
ma pochi, e non mai, quanto il ginazione di Carlo Gozzi, di quel
soggetto portava, efficaci (6). Egli diavolo che col mantice fa correre
se ne scusa con dire che Ometter il mondo Truffaldino e Tartaglia,
deve delle cose assai Perchè non i quali al restare del soffio casca
vuol di seccatore il vanto (7); no giù (6).
ma omettere le intime e dir le Codesto moltiplicar le vicende
soverchie; quest' è seccatura. E che cambia il mirabile nello stra
sempre che giunge a dover de vagante (7), è più da notare nei
scrivere cosa importante, se ne drammi. - D'otto vecchie com
cava con una preterizione: » Bi medie in un fardello Cucite i fat
sognerebbe aver veduto (8). .. » ti, e la commedia è nuova (8). n
» Chi sarà che non mi dispensi De'romanzi il vizio principale, è
» dall' internarmi in questa ma il pateticume filosofico; onde nel
teria? (9) . . . . le tre Melarance la fata Morga
Ma la stranezza di certi inci na è fatta regina dell'ipocon
denti da lui imaginati scusa in dria ( 9 ). E parodia egregia di
parte le ingiurie Granellesche. quello stile mi paiono le parole del
Donna in un bosco fra due tur
chi (io); che ammazza l'inconti (1) Fantasma I 46.
nente Z. B. (t 1); altra che fugge (2 Calicut XII.
rompendo un fiasco sul capo al car (3) Giuocatrice I, 5. L'uomo dell'al
ceriere (12); altra che allontana tro mondo 91, 92; e altrove spesso.
(4) Marf. X, 39.
(5) Tratt. XIII, 43. , Tutta attra
(1) Poeta I, 178. 25 versando l'Asia dell'Oriente all'Oc
(2) Viag. I, 249. º caso, si arrivò nell'Arabia, da cui si
(3) Poeta I, 21. passò con trovare presso Alessandria
(4) I, 1 o7. :: un imbarco. “
(5) I, 154. (6) Gozzi I, 85.
(6) Amori di Matilde. Poeta. I, 175. (7) Sognatore it. I 1.
Amori d'Antonietta III, 194. Innamo (8 . Tartana – Gasp. Gozzi. Ed. 1779.
rato della filosofia IV, 15, 36, 43, 45. p. LXXVI: Cose da rigattiere, rattacco
(7) Teatro di Calicut V. nate e rattoppate. Valvasense, XII.
(8) Filos. IV. 251. ,, Accattare un farsetto cencioso e
(9) Francese II. 212, e Filosof. III, ., sdrucito perchè poscia non se gli a
33. Viag II, 178. , datti al dosso. , Marf. AI, 79: ac
(1 o) Turca II, 1 4. , cidenti impossibili. Valvasense XllI.
(1 1) I, 271. 25o, tragedie peggiori delle commedie.
(12) Poeta II, 99. (9) Gozzi I, 79.
255
Sognatore (1) » Se in grazia del dialogo passa la mediocrità talvol
», domo di novità ch'è l'unico or ta, e va nel sublime. La lunghez
-, mamento de letterati, il solo za di questo scritto mi costringe
a» spasso dei leggitori, io potessi a solo un esempio tolto dalla Rui
sº cominciare a dire le vicende ma di Troia. Elena e Menelao s”
2, della mia furiosa e scellerata incontrano. Egli a lei – » Son
2, fortuna da un altro modo che » vendicato, E tu sei salva. Altro
», da quello del nascer mio . . . º oramai non resta Che il nodo
E più faceta ancora altrove (2). º marital. a Elena chiede che
» Raccogliendo le esalazioni del Troia sia salva, e Menelao: ,, Una
», l'agosto ed il parere di Confu tua man soltanto Lascia ch'io
º cio circa l'ecclissi solare, e per » baci . . . . . Morbida e bianca ,
s» l'eclittica salendo coll'analisi, e , Qual era un tempo, io quella
,, man ravviso . . . Le porporine
2» discendendo colla sintesi, che
2 sono le due scale all'usanza ,,, labbra onde mi vanto Possedi
º verrà in chiaro del gran feno , tor“... Elena interrompendo
º meno che fa morsicar le fem lo: » Ma tu t'arresti intanto! «
» mine dalle pulci . . . . ci Menelao vuol la mano: ,, quella
Da questa mistura di fiacco ed ,, destra almeno : E immantinen
enfatico (5), trae materia degli ,, te io vo'. “ Ella minaccia d'uc
scherni suoi Carlo Gozzi quando eidersi se Troia cade; e se ne va:
Creonta la Gigantessa va pinda egli rimane esclamando: ,, Oh
ricamente gridando. » Chi mi dà ,, non più vista donna, anzi eroi
º aiuto, o diavoli? Chi dal mondo ,, na, Che in Grecia non ha par!
º m'invola ? Ecco un amico ful ,, Troppo m' è cara La vita sua.
» mine che m' arde e mi conso ,, Purchè costei non mora, Troia
» la (4) c. -,, si torni a fabbricare ancora (1).
Non discendevano le ampello Parodia più potente non creò
sità del Chiari dalle secentisti il Gozzi mai; e per questa scena,
che (5): meno sguaiate le sue non foss'altro, durerà il buon
e meno ingegnose. L'uomo capa bresciano immortale.
ce di dire: Valicherò nuotando laMa ingegno e studi egli aveva
Vistola gelata (6), doveva ben dappiù: e nelle liriche, e a quan
credere che la Mitologia aggiun do a quando ne drammi, e nel
i" al dire non so che divino (7). poema del Teatro di Calicut, tu
doveva chiamare la pura onda rincontri e versi ed immagini che
Castalia, fetente aganippea latri l'attestano (2). Recherò questi so
na (8), chi non arrossiva di scri li – ,, Quell'angioletta Per cui
vere: o senza moversi dall'Italia, ,, tu ier cantasti, io sospirai, Og
º colle mani andava a caccia di », gi m'apparve in gonna candi
» pulci nel territorio de' Paesi ,, detta A par coll'alba; e la vin
º Bassi. « (9) ,, cea d'assai “(5).
Ne'drammi la goffaggine del Ma la poesia vive di meditazio
ni, d' affetti, di studii, d'umil
(1) P. 15. tà : quattro doti che al Chiari
(2) Sognat. 5. mancavano: onde quello stil grosso
(3) Ginguénè Biogr. Car. Gozzi,
(4) Tre Melarance Op. I, 91.
(5) Maffei St. lett. ll I, 124. (1) Ruina di Troia IV, 5,
(6) Fogli del Gozzi p. 1 13. (2) Vedi la canzonetta per monaca
(7) Genio del sec. p. 71. Racc. Bord. I, 239; e il capitolo faceto
(8) Epis. poet. p. 3o. a Gianippo II, 283.
(9) Lett. sc. 37. (3) Racc. Bord. I, 49.
a 56
(i), vescica, In tutte le mate Molte è vero nel Chiari le impro
rie somigliante (2). Ma di questo prità (1) : Ma da negligenza ve
poeta da cucina (5) aveva egli, nivano, non da ignoranza. E que
Carlo Gozzi, facoltà di parlare con sti periodi ne son prova: ,, In ar
tanto spregio; egli che dimenti ,, gomenti amorosi quelli scrivo
co de' suoi studii sul Burchiello, ,, no meglio che non iscrivono
nelle fiabe e nelle memorie scri ,, nulla, e le carte risparmiano ad
ve sì goffo, e chiama il Chiari e il ,, uso migliore che a far delirare
Goldoni archimiati giganti (4), e ,, una donna (2). – Ceffi anneriti
3

l' opere loro oceani d'inchio , dal sole, che spirano negli oc
stro (5) ? Difende egli sul serio ,, chi biechi la morte (3). – Stava
il sano gusto chi accusa que due ,, già per navigare verso gli afri
,, di scagliarsi colla mente fame , cani lidi la guerra (4).“ Per
», lica e divoratrice nell' abis chè non poteva il Chiari sempre
», so degli enti che non esisto a questo medesimo modo? Non
, no (6) ? “ Difende egli la buo volle.
ma lingua chi ci racconta dei E quand'egli e i suoi pari vo
Granelleschi ch'esistevano in Ve levano della barbarie far legge, e
nezia (7), chi ci dipinge i due gridavano cose! cose ! onde il
guastatori, come due genii della Gozzi facetamente li chiama, le
incultura (8); e vi parla dell'an persone delle cose (5); bene ri
dazzo sulfureo, e delle mostruo spondevano quelli ,, noi non sap
sità metrizzate (9), e della schic , piamo dire le cose senza le pa
cheromania. (1o). E che ne sa ,, role (6). – Chi non ha lingua,
peva di lingua chi la purità di ,, il pensier non esprime, E ta
lei sosteneva con un gallicismo , ce quel che si potria pur
chiamandola indispensabile (11). dire (7). E se affettazione è
(1) Marf. IV, 45. Ampoulé et entor vasense XII, 235, 243, la lingua del
tille : pretentieux. ( Sismondi Litt. Chiari condanna, la condanna usando
midi II, 386, 389) solennel dans la puti per putisca, e partino per parta
platitude ( p. ºd, ). Epiteti infrut no; e tra puti e partino, proprietade.
tuosi. Valvasense Mem. a. 1756. V. Le (1) De Luca Serm. p. 39. Brescian che
cose stesse in tre o quattro modi lI, 239. fischia Come la grossa balia che l'al
2) Gozzi II, I 26. De Luca Serm. latta. Turca II, 88. Mancommi le forze.
VII, 43 XIII, 8o. Tronfio e slombato. Racc. Bord. N. II, 267, e Uomo ediz.
(5) Atti Granell. 4o. Pope 1753, p. 1o9, quattro che rima
(4) Op. XIV, 98. con teatro. In gioventù più accurato. E
(5) Ivi 95. Mem. I, 267. Diluvio. G. declamava contro il Costantini in fa
Gozzi anch'egli, forse per parodia del vor della Crusca. Lett. sc. III, 13o, II
modo del Chiari, adopera, parlando di 128, e metteva scrupoli sull'uso del
tali novità, modi strani, e mezzo del verbo prescrutare ( Ivi 54 ) : ” Ogni
secento. Gazz. 82. 35 Volare nelle re »: parola prima di sgocciolarmi dalla
» gioni del Galimatias, per poi preci » penna, mi rende ragione esattissima
º pitare in un mare d'assurdità. V. an º di sè stessa I. 221. «
che Op. IX, 54. (2) Bella Pelleg. 1I, 125.
(6) Mem. I, 244. (3) Poeta I, 6,
(7) Nota ined. alla Marf. III, 68. (4) Tratt. VII. 6o. Cic. Leg. Man.
(8) Mem. I. 267. Belli impetus navigavit.
(9) Ivi 27o. a 5) Ed. 1772, Carlo, VIII, 181.
(1o) Pref. p. 4 all'ed. 1782. Amore (6) Sognatore Num. II.
assolt. il cervello. (7) Carlo Gozzi al Sacchi p. 4. Ma
(1 1) Fogli sul genio p. 5. Marf. pref. vezzo era allora deridere l'eleganza.
p. 7. A delle f" Mem. I, 269, E una commedia dal 1739 uscì, il Tos
stima poco o nonnulla il Chiari. Op. canismo (Signorelli VI 231); e il Co
Il 1 o7, Romanziere animalesco. Un al stantini anch'egli men barbaramente
tro critico che nelle memorie del Val dcl Chiari ne ride.
25
, l'antico, affettazioni son pure i che il Goldoni non li amava i"
, gallicismi (1): e la quistione ma le commedie rimate vedendo
,, si riduce a sapere se chi scri piacer più (2), ne fece ; e nel
, ve latino abbia a valersi di vo 1755 aveva tentato una in terzi
,, caboli turchi (2). ,, ne (5), ma smesso (4).
Ma invece d'aver Dante per Intanto i Granelleschi Devota
le mani, Fan tutta gente versi mente l' O co martelliani Si van
martelliani (5). E ne faceva an nettando e si mantengon sani (5).
che il Chiari per seguire il gu E il Gozzi per vomitorio infalli
sto corrente di questa metropo bile dava venti versi alessandrini
li (4): in Martelliani, commedie, con infusione d'ingiurie e di pe.
e prologhi, e lettere agli ami danteria, come s'usa (6): e nelle
ci (5): in Martelliani il compen Tre Melarance per far morire il
dio della storia sacra: D'Eva sua
re d'ipocondria, gli amministra
moglie egli ebbe Cain, Seth ed martelliani e pappa (7): e il me
Abele: Da Seth Enos discese, Gia dico al fiato sente odore di mar
red, Malalaele (6). In Martellia telliani indigesti, e vede negli
ni la filosofia per tutti; e l'Uomo sputacchi rime fracide.
del Pope, raffazzonato, e, se cre Fracide erano in capo a trent'
diamo al Baretti, sciocco libro (7). anni dacchè il Martelli era mor
Ma quella stessa varietà che i ver to (8); e mal si apponeva il Chia
si alti e bislunghi comportano (8): ri volendo che cotal metro contas
eoglier non seppe, e fin le leggi se il suo secolo (o), e quasi minac
della prosodia violò (9). Vuole il ciando di volerlo ridurre a pre
Signorelli che il Chiari verseg cetti (1 o). Ma quand'egli si augu
giasse meglio del Goldoni (1o); rava per cavalcatura il caval di
dico di questi versacci lunghi (11) Sileno se smettesse di scrivere
come canne da serviziale (12), co commedie in rima (1 1); era nel suo
me spuntoni (15), lunghi quattro dire del vero: chè la commedia è
spanne (14): io non so. Fatto è degna del verso (12).
(1) Op. Ed. 1761, III, 165. E pur
nelle rime ed. 1764, I, 11 o lo chia
(1) Gozzi VIII Ed. 1772 p. 229. ma, dolce metro.
(a, Ivi VIII, 224. 2) XII, 25.
(3) Atti Gran. 22. Si fanno co'den 13) Gherardini. Nota allo Schlegel.
" co
0,
piedi e colle mani. Gozzi VIII, (4 Anco nelle tragedie usa il Chia
ri a quando a quando la rima. Nel M.
.4) L' uomo pag. XII. Antonio III, 3. Sagrificò in fra mille
(5) Racc. Bord. altre persone Un amico un maestro
(6) Ivi II, 275. un Cicerone.
(7) Op. lII, 83 Qauttro traduzioni (5) Atti 7o. Il Sismondi parla de'de
el Pope eran già uscite. Minerva XLIII licati orecchi di Carlo Gozzi II 386 :
92. XLVII, 188. Il Chiari raffazzonava e i versi delle Fiabe li mostrano tali.
a suo modo: cosi del Genio, cosi della (6) Riflessioni p. 92.
Storia di Mandrino III, ed. 1785. (7) Gozzi Op. I 75, 78.
(8) Atti Granell. p 24. (8 1727 Sismondi Litt. Medi. II 355;
9) Filosofi per tutti. Ragion di tre Il quale afferma che i martelliani dif
sillabe, macchiato di quattro p. 94, 99. feriscono dagli alessandrini per la giun
(1o) VI, 258. ta d'una sillaba, e che di li viene il
(t 1) Gozzi ed. 1772 VIII, 6o. guasto. E simil gente ragionano di
(12) Rifles. sul genio pag. 9°. letteratura italiana ?
(13) Gozzi ed. 1772 VIII, 67. (9) Pref. alla filosof. per tutti.
(14) Atti Gran. 46. Mem. Valvasense (ao) Pref. alle com del 1759 p. 22.
'756 V, 8. Armonia sfacciata P. II. (11) Uomo ed. 1753. Rime p. 11o.
ºogliataggine di verso. (12) Cosi pensa lo Schlegel II 33; con
VeL, Vll. 18
258
Non mancano al Chiari prin a stupire non meno di me che del
cipii giusti: la forza dell'applicar signor Goldoni ( e stupire egual
li manca. Egli confessa, della com mente); che in sì difficile e peri
media dover essere il carattere coloso mestiere, abbiamo trovato
universale, acciocchè sia di frut entrambi il nostro interesse (1).
tuosa bellezza (1); confessa diffi Parole che ritraggono l' uomo.
cile accoppiare colla passione il ri Non tutte ho nominate le opere
dicolo (2): confessa ch' anche lo di lui: nè, cercando, potutele trovar
stile mezzano dee essere stile poe tutte (2). Della raccolta del Bor
tico (5); deride le stranezze di doni era promesso un quarto vo
que'che fanno gli allori ondeggiar lume (5) : non so se uscito. Delle
nelle camere, e i grappoli d'uva lettere scelte a una Dama il Lami
pendere tra le nevi (4); e que no che ne loda lo stile accurato, face
vatori che cercan modo di getta to, piacevole (4), annunzia sei vo
re un ponte dalla Galizia in Ame lumi: e n'uscirono tre. Non so se
rica, di far nascere gli uomini il Compendio storico, cronologi
come le rape (5); deride le can co, critico (5), e la Storia Univer
zoni a tempesta per beccamorti, sale di tutte le lingue (6), ch'e'
e i versacci a campana a martel prometteva, abbiano mai veduta
lo per le braccia e le gambe di la luce. E nol credo. Delle cose
ballerine brave a saltar da pule sue non faceva gran conto, sebben
dre (6): si dice studioso della bre talvolta adoprasse superbo lin
vità (7); e in due versi promette guaggio; e i quattro volumi delle
far capire due faccie de suoi me commedie in prosa teneva come
mici (8); e sentenzia: º lunghe perduti, quando ritrovatili, e dal
- non son mai le cose in cui nul la breve fa ma che di lui correva
º la è soverchio (9). «Questo ne' invogliato, e dalla necessità forse
principii: ma nel fatto ! spinto, li mise fuori (7), conſes
La Ballerina Onorata (io) scrive sandoli cosa dappoco. Nella molti
egli con intenzione che l'Italia non tudine degli scritti sperava. ” Un
avesse a mendicare libri siffatti libro solo, per quanto sia bello,
dagli esteri. L' intenzione era annoia; e più libri, sebben cat
almeno animosa. E sopra una so tivi, danno qualche diletto (8).t.
la delle sue commedie egli avreb Non rammentava la favola: uno
be avuto da discorrere per tutta la sì, ma leone (9).
vita (1 r), a istruzione deposte Aveva egli promesso di fare a
ri (12). I quali, dicev'egli, avranno gloria di Venezia commedie in
fino alla morte (1 o); e cantava: Chi
battuto dal Gherardini I 356, II 447 :
e così collo Schlegel Luigi Carrer. Vi
ta del Gold. III 7. ( 1) X.
(I) Com. I 2 1. (9) Molto debbo per questo alla gen
(2) Pref. alla Madrigna. tilezza di Luigi Carrer dell'altre ope
(3) II 184, Comm. re qui citate mi fu fatto copia a ogni
(4) Turca II 137. inchiesta dalla nota cortesia dell'egregio
(5) Lett. sc. 18. - bibliotecario della Marciana ab. Bettio.
(6) Com. da cam. II Dial. 9. p. 17. (3) T. III p. 7.
Genio p. 66. (4) Nov. an. 1746 pag. 36o a. 1752.
(7) Calicut XII. Filosof II 6. Bella p. 139.
Pelleg. I 54. (5) Lett. X 249.
(8) Genio GG. (6) Racc. Bord. 2. Vol.
(9) Francese II G. (7) Pref. al IV vol. di Com.
(io) II. Ed. 1752. (8) II Bella Pelleg. 241.
(11) Com. VI. 3. (9 , Racc. Bord. II 271.
(12) IX 3. (1 o Ecco gli scritti ch'io non ho
959
ci soffrì finora, ci soffrirà in l'uomo, e le lubriche immagini
eterno. Ma in due anni dacchè il per le quali correvano gli ultimi
Gozzi l'assalse, egli cadde: le ope suoi pensieri.
re sue facevano i teatri deserti (1): Ma non le dimenticava affatto
onde rifiutato da'comici (2), dopo Venezia. E prima e dopo il 1797
avere invano detronizzato il caso recitavansi drammi e commedie di
da suoi teatrali pericolosissimi lui: e se ne replicava più volte al
altari, e riconosciuto per suo nu l'anno, e più sere di fila la reci
me l'Eternità, e la discretezza ta (1), in varii teatri. Recitavansi
della letteraria repubblica (5), e cose del Gozzi (2)', e commedie
maledicendo alle nuove opere, de a soggetto, in parecchi teatri an
gnate di applausi e meritevoli ch'esse (5): alle quali s'aggiunse
delle sassate (4), si ritirò in una ro dopo il XCVII i recenti dram
casa di campagna vicino a Bre macci francesi (4) e le tragedie
scia (5); e in quella filosofica so dell'Alfieri, replicate però poche
litudine (6) scrisse dodici volumi volte, ma recitate da nobili che
di Trattenimenti, de quali usciva facevano fin da comparse (5); col
uno al mese (7): dove tra un l'avvertenza di mutar plebe in po
viaggio alla Luna e il romanzo polo; e invece del senato e depa
della Corsara (8) francese, è il trizii dire gli altri figli di Roma.
compendio della storia d'Italia. Era quel di S. Gio: Si il
Lavoro, al solito, alla carlona; dove teatro civico (6): ma ben presto
l'uomo si mostra tanto dimentico le recite diradarono, le cittadine
de buoni studi giovanili da dare mancando (7): e laddove l'ultimo
a Fedro un pentametro (9). Il carnovale di Venezia repubblica
Teatro di Calicut uscì postumo: e fu pieno di maschere di vecchi e di
attesta la implacata fecondità del giuccherelli saltanti, intanto che
le provincie desolava la guerra; le
trovati di lui. – Tre tragedie – Commedie
gioie della libertà novella tenne
per il teatro Grimani. – Due Drammi ro chiusi sovente, per la dissuetu
per musica –L'Ussaro.-La Zingara. – dine forse, nella state i teatri.
Discorso del dott. Ticuculia. – La Ve Torniamo al Chiari.
dova disperata. – Memorie del Conte di Dopo trent'anni e più d'opero
Cominges (trad. dal francese) con lette sità letteraria (8), e' morì circa il
ra in fronte del Chiari. ( Lami nov.
i 755 p. 72. – (La Zingana dicono ro 1785, (9), lasciando di sè languida
manzo di genere differente dagli altri, memoria tra concittadini suoi.
Mem. del Valvasense XII 78.
(1) Carlo Gozzi IV 6. Questo nel
1765. VI 72. II 3o.
(2) Nota ined. alla Marfisa. XII 1 16. (1) Teatro applaud. VIII 3. VII 14.
Il Goldoni levò il Chiari di seggio. v 8. XII 6, 7. X 16. VI4, i 1.VII 16. XIII
Sismondi Lett. II 361 . Il Farsetti del 3, 4. XVII 5. Esso Teatro nel T. 2 ri
le opere del Chiari con un verso che il stampava la Fanny in Londra del Chiari.
Chiari non avrebbe in gioventù degna (2) Ivi VII 5.
to per suo: ante obitu morientur et ulti (3) Ivi VI 16. VII 5 ed altrove.
ma fata (pag. 81). (4) Allora in prima il Tartuffo, XVI
(3) Com. VI 8. 6 Teat. applaud
(4' Com. di Cam. T. II. Dial. 8 p 7. (5) Ivi XII 8. L'editore invita l'Alfieri
(5) Baretti VI. 72. a deporre il titolo vile di Conte,
(6) Tratt. I. 1 o. (6) Ivi p. 51.
(7) T. X. p. 15. (7) Ivi XIII 2.
(8) T. X, XI. (8) IV, VI.
(9) X , o9. E da scrivere facesce per (9) Non nell'88 come il chiar ab. Mo
facesse, dal verbo facessere nelle Rime schini (St. lett. Ven. I 95); se il Teatro
degli Oratori p. 117. di Calicut è stampato nell'87.
26o
L'uomo famoso dalle colonne d' se d'amicizia con un Morgagni,
Ercole al polo artico (1) non eb un Pontedera, un Poleni, un Dan
be luogo tra gli elogi d'illustri di dini, un Volpi ed un Facciolati.
Brescia sua (2). Sotto al ritratto Rimpatriato, si consolò col Maffei
di lui vivo era scritto : Pascitur della sua lontananza da loro; ma
in vivis livor; post fata quiescit. non restò mai di ricordar quegli
Ma tacque su quelle ceneri e l'in amici, que tempi e quelle prime
vidia e la lode. lucubrazioni si dolci, perchè, ol
E se d'uomo mediocre ho parla tre il piacere che dan per sè, riso
to sì lungamente; se razzolato per narti senti d'attorno i futuri ap
lui in più di dugenquaranta vo plausi che ti frutteranno.
lumi; mio fine era ritrarre in i Dettò in italiano e in latino,
scorcio, coll'uomo, il tempo suo; con somma purità e squisitezza;
far della vita di lui supplemento e fu perito del greco e dell'ebrai
a quelle de'due Gozzi e del Gol co, non che del francese, dell'in
doni; vendicare quant'era da me glese e dello spagnuolo. Versi non
l'onte indegne del comico nostro iscrivea che italiani. Intese la mu
unico; dimostrare come nelle que sica, benchè non sonasse di alcu
stioni letterarie l'invido orgoglio no strumento, e conobbe ogni
deturpi gl'ingegni belli e le buo bell'arte per forma, che potea sen
ne ragioni, e quelli e queste fac tenziare di un quadro, o d'un
cia con danno grande vituperate cammeo non men che d'una ora
e impossenti. Dal 175o al 7o Vene zione o d' un'ode. Quanto alle
zia ebbe vita letteraria fecondissi scienze, le visitò tutte, ma con la
ma; (5) ma di quella come giova matematica dimorò. Sarebbe diffi
nile baldanza esce odor di cadave cile il dire se più invaghi del bel
re. Cotesto battito di vita lettera lo o del vero, se più in Omero
ria che precede di poco alla fine dilettavasi o in Archimede; sup
politica, annunzia che le nazioni, posto che tali distinzioni sien giu
( se non disterminate dalla faccia ste, poichè la poesia stessa ha il
della terra), non muoiono mai. suo vero come ha il suo bello la
N. ToMMAsEo.
geometria.
Se fu letterato raro per un sa
TORELLI (Giuseppe), nacque per universale, e non già su i di
in Verona il tre novembre del
zionari, su i compendi, e su i vol
l'anno 1721 di Luca negoziante e garizzamenti fondato, fu ancora
di Angela Albertini veneta. Co per la maniera del pensare e del
minciò il corso degli studi nel col vivere. Avverso ad ogni servitù, e
legio de'Padri Somaschi in San de beni, che diconsi di fortuna,
to Zeno in Monte; continuollo agiato abbastanza, ricusò i carichi
presso i due fratelli Ballerini, e benchè onorevoli, le dignità, tut
terminollo in Padova, ove si strin tochè luminose; non chè la fatica
(1) Lett. del Bordoni nel tom. I del
temesse, ma sceglier volea egli la
la Raccolta 15. sua fatica, e non seguire in ciò al
2) Brescia allora aveva uomini dot tri comandi che quelli del genio
ti assai (Baretti VI 1oo.) E donne (Mi suo e delle muse. In darno venne
nerva VIII 185). Nè pare che il Chiari dunque invitato a Padova per leg
entrasse nella società del Mazzuchelli; gere in quella università, indarno
i lavori della quale videro in parte laa Mantova per esercitare il segre
luce Minerva I, 171, 173).
(3) Più rappresentazioni nuove davan tariato in quell' accademia, in dar
si in una medesima sera. Adesso appena mo a Milano, ove il conte Cristia
una º\ anno. (Teat. applaud, X, 57). ni, che n'era governatore, al suo
26 I
fianco il desiderava; nè un largo maniera di dimostrare. Un inge
stipendio e il titolo di colonnello gno in effetto della sua tempera
poteron fargli piacere la presiden dovea restar preso ad un metodo
za degli studi in questo collegio che ci guida con tanta diligenza
militare. Splender meno, se si di passo in passo ed illumina tut
vuole, ma sol della propria luce. to il cammino. Frutto de sudori
Nello scrivere studiava la chia suoi matematici son varie opere,
rezza in particolar modo, ed i lun in una delle quali tentò di tra
ghi giri, come scogli, evitava, cer sportare il rigore e la precisione
cando non tanto la ricchezza e la dell'antica scienza nella più subli
copia, quanto la sobrietà ed una me e più util parte della moder
certa quasi castità di comporre; e na, cioè nel calcolo infinitesima
non già che mi riesca digiuno e le. Ma la fatica, donde trasse più
scarno, ma forse si può aggiungere onore, sembra essere stata la sua
alcun che al suo dettato, nulla si versione ed emendazione di Ar
può levare. Le grazie al bisogno chimede. Accusato d'aver neglet
non gli falliano si nel latino come to alquanto i moderni, il difese
nell'italiano; in ambo le quali anticipatamente il Leibnizio, di
lingue, lasciò parecchie operette cendo, che colui che Archimede
di amena ed erudita letteratura. intenderà bene, stimerà molto me
Scherzano alcuni su la lor piccio no le nuove scoperte più illustri.
lezza, ai quali io crederò allora E quanto non dovea intenderlo
dover rispondere che si valuteran bene chi seppe tradurlo con tan
no i libri come i diamanti. ta felicità ed emendarlo ?
Quanto ai versi, un amor gran Chi volesse il suo ingegno qua
devi scuopri per Dante e pel Ca si dipingere, potrebbe dire che
sa, ma senza ombra d'imitazione non fu per avventura sua princi
servile. E' maraviglioso tra gli al pal dote la prontezza e la velocità;
tri un suo componimento in lode ma si l'acutezza e la penetrazione;
di Maria Vergine, per la disin e che, se non afferrava le cose
voltura con cui tocca i misteri prima d'ogni altro, le vedea d'o
della nostra religione, rendendo gni altro, afferratele, più chiara
chiare le cose più scure. Nel re mente. A questo aggiungasi un
sto tradusse più che non fece del vigor sommo di raziocinio, per
suo, voltando dal greco, dal latino, cui non spaventavasi alle dimo
e anco dall'inglese, e di guisa che strazioni più composte e più labo
nè la fedeltà nuocesse all'elegan riose, e un'amenità d'immagina
za, nè l'eleganza alla fedeltà. La zione, che le speculazioni più gra
letteratura inglese amava sopra vi non avean punto insalvatichi
tutte le moderne e straniere; ma ta. Ma in lui spiccava singolar
verso gli scrittori francesi fu tan mente quella parte dell'ingegno
to severo che potè ad alcuni pare umano, ch'è la più necessaria, e
re acerbo. Senonchè si consideri senza cui nulla fan tutte l'altre,
ch'ei volea di là ritrar gl'Italiani quella, ch'è sì ben detta dagli
dove gli sembravano piegar trop Spagnuoli attributo Re, e da O
po; e per lo stesso motivo, lo stu razio principio e ſonte del retto
dio degli antichi, già sue delizie scrivere : il buon giudizio. Laon
tanto, e così instancabilmente, in de meno è da maravigliare di
culcava. -

quella civile prudenza, che videsi


Nè meno che la eloquenza sciol in lui negli anni più verdi sul
ta e legata, aveva de'prischi in Brenta, e poi in riva all'Adige,
gran pregio la geometria e la lor cssendosi occupato sì fuori, si nella
262
patria, in abbassare sdegni, ed di affetti. Nemico de minuti con
animi riunire. Nè quel buon giu venevoli, che per questo non tra
dizio ristringeasi alle lettere ed sandava ; e solo benchè usasse con
alle scienze, ma l' arti tutte ab tutti, tanto amante del conversa
bracciava, e quindi a lui ricorrean re, quanto con gli amici usava
per consiglio artisti d'ogni manie delle scienze e dell'arti. Parco lo
ra, non che scrittori; intantochè datore de moderni scrittori; e
si conobbe per lui che la casa d'un degli antichi, se lodar questi si
uomo di gusto esser può, non me possono soverchiamente, sover
no che quella d'un giureconsulto, chio. Disapprovava il più col silen
l'oracolo, scrive Tullio, della città. zio; e però di contentatura diffi
Egli mi sembra per tanto sin cile, ch'è quanto dire di fino gu
dall'età più fresca un vero sapien sto, taceva spesso: ma volentieri
te; attesochè nè il fervor della con quelli che più a sangue gli
gioventù, nè l'esempio, nè l'am andavano, ragionava ; chiaro som
bizione interruppe giammai, o mamente, qual matematico, e non
turbò quel suo corso di vita sem rade volte, come poeta, leggiadro,
pre regolato, uniforme, tranquil benchè si potesse dir di lui, che
lo. E perchè fu anco scherzevole parve ad un'ora e profondo poeta
al bisogno, ed arguto, diremo che ed elegante matematico. Piacevo
i primi anni non andaron privi di lissimo, a guardarlo in casa, co'
una certa gravità senile, e gli ul suoi domestici; e verso la madre,
timi d'una giovanile festività. Nè perduto il padre in fanciullesca
io dubito di chiamarlo felice, se età, tenerissimo. Moglie o per l'a
per gli uomini in terra è un tal mor d'una vita in tutto libera,
nome, quando non gli mancò nè non volle pigliare, o per la condi
virtù, nè sanità, nè ragionevole zione de tempi suoi non osò. In
patrimonio, nè fedeli e illustri ordine alle amicizie, si nel colti
amicizie, nè fama, benchè non varle sollecito, come nello strin
procurata con alcuno di quegli gerle circospetto ; quindi non si
artifizi, i quali molti ancor di co trovò mai nella trista necessità di
loro che men ne abbisognano, di allentarle, o nella dura di scior
scender veggiamo. Che se non le. Parlo delle vere che son sem
visse lunghissimamente, rimane pre pocchissime. Di quelle poi che
a sapere se una lunghissima vita, somiglianze di amicizie si voglion
la quale s'ottiene al sol prezzo di chiamare, tante ne avea, quante
vedersi sparir davanti i nostri più da presuppor sono in chi a tutti
cari, sia gran fatto desiderabile.prestava di buona voglia l'opera
Fu osservator grande della reli sua, persuaso com'era, che l'uomo
gione senza punto dar nell'affet non nasce a sè solo, e che un in
tazione; e più ancor con la con telletto, quanto è più gagliardo e
dotta, che col discorso, condanna più ricco, tanto esser dee più gen
va coloro che non credono alla tile, più largo e più diffusivo di
virtù, per consolarsi (io stimo) di sè medesimo.
non averla. Diligentissimo nelle Il Torelli avea goduto sempre
azioni non altrimenti come nelle d'una sanità molto ferma ; ma
scritture, e così retto nell'operare nella primavera dell'anno 178 ,
che nel pensare. Odiava ogni as cominciò a lagnarsi di debolezza.
surdità e sgarbatezza non meno Vi si aggiunse per aggravar il suo
nelle cose della vita che in quelle male il dolore ch'ei risenti gravis
della letteratura. Di costumi più simo, benchè accusato di cuor
austero che altro, e dolce tuttavia freddo, della morte del marchese
265
Ottavio Canossa, di cui visse inti Scala de'Meriti a capo d'anno.
mo. Ai primi di agosto fu attac Trattato Geometrico. Verona, 1751.
cato da dissenteria, la quale fini per Agostino Carattoni.
per trarlo al sepolcro ai 18 dello De Nihilo Geometrico, Libri
stesso mese su gli anni 59 della duo Veronae, 1758, typis Augusti
sua età. ni Carattoni.
Fu di mezzana statura, di faccia Lettera intorno a due passi del
accesa e regolare, di fronte larga, Purgatorio di Dante Alighieri,
d'occhi neri e vivaci, e nel tempo Ib. 176o.
stesso di fisonomia grave, pensosa Della denominazione del cor
e meditativa. rente anno, volgarmente detto
L'erede Alberto Albertini gli C19IOCCLX. In Bologna per Le
innalzò monumento nobilissimo lio della Volpe.
in marmo nella chiesa di sant'A Il Pseudolo. Commedia di Accio
nastasia, ove riposano le sue ossa; Plauto in versi italiani, e si ag
il Capitolo Canonicale, alla cui bi giunge la Traduzione di alcuni
blioteca lasciò morendo i suoi li Idilli di Teocrito e di Mosco, e di
bri, bella memoria pure gli pose; una Selva di Stazio. Firenze,
e l'Accademia Filarmonica di cui 1765.
era membro, recitar gli fece pub Inno a Maria Vergine nella Fe
blico elogio solenne. stività della sua Concezione. Ve
rona, 1 766.
Suoi scritti editi. Lettera all'autore delle XII
Lettere inglesi, premessa quella
Lucubratio Academica, sive So che a mile di Vaing-Reit l'autore
mnium Jacobi Pindemontii, etc. indirizza. Verona, i 767.
Patavii, ex Trpographia Semi Geometrica. Veronae, 1769.
marii, 1745. Demonstratio antiqui Theore
Animadversiones in Hebraicum matis de motuum commixtione.
Exodi librum et in Graecam LXX Veronae, 1744.
Interpretationem. Veronae, 1744, Elegia di Tommaso Gray, poc
Tºrpis Seminarii. ta inglese, in un cimitero campe
De principe Gulae incommodo stre, in versi italiani rimati. Ve
ejusque remedio, Libri duo. Co rona, 1776.
loniae Agripinae, 1744. Lettera sopra Dante contro il
De probabili vitae morumque signor di Voltaire. Verona, per
regula. Coloniae, 1744. gli eredi di Marco Moron, 1781.
Volgarizzamento del primo li Poemetto di Catullo su le noz
bro dell'Eneide. Verona, 1746. ze di Peleo e Tetide ed un Epita
De Rota sub aquis circumacta, lamio dello stesso. Si aggiunge
Epistola. Veronae, 1747. l'Inno di Cleante a Giove e i Ver
I due Canti dell'Iliade (di Sci si latini premessi dal Volpi all'e
pione Maffei) e i due primi del dizione di Properzio. Ivi, 1781.
l'Eneide di Giuseppe Torelli, Elementorum Prospectivae, Li
tradotti in versi italiani. Verona, bri duo. Trpis heredum Marci
per Dionigi Ramanzini, 1749. Moroni, 1788.
Gli stessi due Canti dell'Eneide Archimedis quae supersunt o
ristampati soli lo stesso anno per mnia cum Eutocii Ascalonitae
lo stesso Ramanzini. -
commentariis, ex recensione Iose
Lettera al Marchese Scipione phi Torelli Veronensis, cum nova
Maffeisopra una Iscrizione greca. versione latina. Oaconii, ea Tºpo
Verona, 175o. grapheo Clarendoniano, 1792.
264
Giuseppe Angelo Saluzzo di Me
Scritti inediti, nusiglio, padre di Diodata (1);
ma non già al modo de'più, che
Aaesopi Fabulae ex graeco in pretendono alla ignavia propria la
latinum versae et illustratae.
operosa virtù del maggiori; ma
Teocrito tradotto in versi ita bensì in modo degno di un gene
liani.
roso animo, e di un nobile in tel
Elementi di Euclide tradotti letto; perchè all'autorità, che più
nell'idioma italiano (1). non gli potea venire da perduti
IPPoL1To PINDEMoNTE.
dominii, quella sostituendo, che
vien dalla virtù e dal sapere, tut
SALUZZO (DioDATA). Nacque to si diede alla coltivazione degli
in Torino ai 5 I di luglio del 1774.
studi, specialmente naturali, ne'
La famiglia Saluzzo è una di quei. quali venne in tanta eccellenza,
le, che dir si possono veramente che meritò di fondare con Lagran
italiane, perchè le loro origini, i
lor progressi, le lor vicende e la gia e con Cigna quell'Accademia
Torinese delle Scienze, che anche
loro stessa caduta fanno gran par
te della italica storia. E questo ben oggidi s'adorna di preclari intellet
sapeva e ben ricordava il conte ti, e fiorisce di utili studi. Degna
compagnia di tant'uomo fu la da
ma Jeronima Cassotti di Casal
grasso º nella quale (dice il Gras
(1) Oltre il presente articolo del Pin º si) gli ornamenti della prosapia,
demonte, abbiamo di lui nel tom. 2.,
P. II delle Memorie di matematica e º della fortuna e della bellezza
di fisica della Società italiana, Verona, º con raro e mirabil legame si
'784, un Elogio, in cui sono riferite e º congiungevano con quelli più
analizzate tutte le opere del Torelli » durevoli della fortezza d'animo,
stampate e inedite. Questo Elogio è » dell'onestà di costumi e dell'al
stato stampato più volte. Del Torelli
» tezza dell'ingegno. Nata da tali
scrisse un Articolo il Dizionario storico
di Bassano; il Sibiliato De vita ac parenti e fra tali esempli cresciuta,
studiº commentarium (premesso all'e non tardò la Diodata a dar saggi
dizione dell'Archimede); l'Ugoni la
di una vivace fantasia e di un mi
Vita nella Letteratura italiana, ec.; e il
De Angelis un Articolo nella Biografia rabile ingegno; ma que primi
Universale; il Maffei nella sua storia saggi furono in francese; poichè
della letteratura italiana si è dimenti par ſatale alle piemontesi donne
cato di parlare del Torelli. Fu detto chedi crescere fra le eleganze del
il conte d'Arco abbia composto un Elo francese linguaggio, rinnegando
gio, rimasto per altro inedito, per quan così la più nobile prerogativa che
lo è a nostra cognizione. Anche nella
Galleria dei Letterati ed Artisti illustri fregiar possa un'anima veramente
delle provincie veneziane si fa menzio italiana. Se non che avvedutasi la
ne del letterato veronese. prudente madre di questa sua fe
Per cura e con note di Alessandro lice disposizione per la poesia, non
Tºrri si è pubblicata una edizione de tardò a rivolgerla allo studio e al
gli scritti del Torelli, col titolo: Ope
re varie in verso ed in prosa, Pisa, Ca l'amor d'una lingua tutta poetica,
Purro e Comp., 1833-34, vol. 2 in 8. Il com'è la italiana; nel che fu aiu
Primo volume contiene Poesie varie e tata da Silvio Balbis, e da quel
poetiche Versioni dal greco e dal lati Carlo Denina, che quando fu co
nº; il secondo, le Pros, e consistono stretto a esular dal Piemonte per
principalmente nelle Postille alla Di
ºinº Commedia e in un Epistolario
scelto. Nel fine vi sono alcune poesie (1) Veggasi l'Elogio storico che ne
latine.
scrisse Giuseppe Grassi. Torino, 1831.
L'Editore, in 8.vo,
265
la operosa persecuzione de'medio quale discorrendo del precoce svi
cri, non ebbe, credo, miglior com luppo della poetica facoltà di Dio
forto nel suo onorevole esilio, che data, mostra come per questa par
gli affettuosi versi indirizzatigli te potesse ella contendere col gran
dalla riconoscente Diodata . La Torquato, che pubblicò il Rinal
quale favorita così e dalla natura do non ancora a disnove anni;
e dallo studio, progredì talmente nella qual età essa pure si era con
nella poetica facoltà, da mettersi, onor collocata fra più lodati poeti
tuttavia giovinetta, in linea co più del suo tempo. Sposatasi del 1799
provetti; si come allora che mor col conte Massimiliano Roero di
ta al conte Prospero Balbo la di Revello, e rimasta vedova tre an
letta moglie, e ordinatasi perciò mi di poi, si ricondusse nelle case
una raccolta di funebri componi paterne, tutta concentrando ne'
menti, la Diodata, che era allora suoi cari genitori quella piena di
ne diciotto anni, ve ne inserì al affetto, che Dio non le consentì di
cuni de suoi, che punto non cedo versare che per breve tempo in
no a quelli de migliori ingegni sen d' un marito, e mai in quel
piemontesi, di cui s'adorna quel lo di un figlio. Ricomposta nel
libro (1). Del 1796 ella pubblicò francese reggimento l'Accademia
la Raccolta de' suoi versi, i quali Torinese delle scienze , e chia
furono ricevuti con tal favore, che matevi con avveduto consiglio la
l'anno appresso se ne rinnovò l'e eloquenza e la poesia, che sole
dizione. Nel IV volume delle Ope possono temperarne la severità
re del Parini a f 196 si leggono e ingentilirne il ministero, la
tuttavia le meritate lodi che a ver Diodata vi fu ricevuta socia; e in
si della giovine piemontese tribu tal qualità lesse parecchi compo
tò quella severa anima del Parini; nimenti, che stampati ne volumi
lodi che non si voglion confonde accademici (1), fanno bella testi
re con le consuete cortesie, con monianza sì della fecondità del suo
che si ricambia il dono di un li
bro; poichè esse procedono da tal
uomo, il quale potè dir di sè con mia di Fossano, Torino 1797, in 8 ; vi è
tutta ragione: io non asserisco in fronte il ritratto della giovine poe
mai, se non ciò che a tutto rigore tessa, intagliato dal Valperga, sottovi
questi versi dell'ab. Caluso:
mi sembra vero. Dopo un sì for
male giudizio io non ricorderei En os Glaucillae; cujus jam plurima ab ipsa
nè l'aggregazione di Diodata al Pulcrior ingenii est edita imago sui
Aetatis, florem primae qui compicis, aevo
l'Arcadia di Roma, nè la sua ac Hanc natam nostro dicito Melpomenem.
clamazione all'Accademia reale di
Fossano; se dalla prima non aves (1) Veggansi le Mémoires de l'Aca
démie des sciences, litterature et beaur
se acquistato quel nome di Glau arts de Turin pour les années X et
cilla, sotto il quale fu poi sovente XI. Turin an. 18o3, in 4.to. Vi ha versi
salutata e applaudita in Italia; e della Diodata a f. 284, 42o, 465. Nelle
se della seconda non si fosse con Mémoires ec. pour les années 18o5
servata memoria, quasi di lettera 18o6 ve n'ha a f. 593, 6oo, 6o7; e in
rio fenomeno, in un volumetto quella pour les années 181 1, 1812, ve
di versi, preceduti da una prosa n' ha a f. 171, 295, 6o6. Altre poesie
che non sono stampate nel volumi del
del celebre ab. di Caluso (2), nella l'Accademia, vi lesse però la Diodata, si
come apparisce dagli Atti compendiati
(1) V. il Catalogo posto dopo il pre della classe di letteratura per gli anni
sente articolo. N. 1. 18o9, 181 4 da Cesare Saluzzo segre
(2) Acclamazione della nobilissima tario perpetuo: i quali Atti stanno nelle
donzella Diodata Saluzzo, all'accade Mémoires ec. pour les années 1o 13-14.
266
ingegno, e si della nobiltà del suo 185o. Cresciuta la Diodata in un
cuore. Imperciocchè abborrendo paese, dove gli studi storici sono
ella dal lusingar co suoi canti la da chiari uomini con singolare
potenza dello straniero, che era amor coltivati, non potè esimersi
venuto a sedersi sulle rovine del dal pigliare essa pure un cotal
trono real di Savoia, alla sola pa gusto per sì fatta sorte di studi;
tria, alla religione, ai vincoli del ma dove i suoi concittadini, o dis
sangue, all'effusione dell'amicizia, seppellendo antiche cronache, o
a questi santi e gentili affetti che diradando antiche tenebre, o ven
sollevan la mente e appagano il dicando antiche glorie, servono
cuore, ella continuò a dedicare le anzi alle ragioni della critica, che
sue poetiche inspirazioni; e ap a quelle del cuore; la Diodata sti
punto in que tempi ella scrisse mò di trattare la patria istoria in
quella sublime ode sulle rovine di un modo più popolare e dramma
Saluzzo, tutta spirante patria ca tico; e però scegliendo que fatti
rità, e quella canzone sul miracolo che più le parvero nuovi e appas
del Sagramento, tutta ardente di sionati, e quelli adornando con le
religioso entusiasmo. Ristaurato più care immagini e con le più
poi il trono Sabaudo, alla reduce animate descrizioni e spesso altresì
Maria Teresa, ella intuonò un'ode, frammettendovi de'versi ne com
che si legge nella Raccolta poeti pose alquante Novelle sfavillanti,
ca ordinata dalla città di Torino come le disse un suo biografo, di
per festeggiar quel ritorno (1). fantasia e d'affetto. Ma i tempi
Ciò fu del 1815. L'anno appresso della Diodata non eran solo tem
ella procurò una novella e più pi di studi storici; tempi erano
ampliata edizione de' suoi Versi, altresì di religione e di filosofia;
nella quale si hanno per la prima e però ella volendo lasciar dopo
volta due sue tragedie Erminia e di sè un'opera in cui la filosofia e
Tullia; la prima delle quali rap la religione facessero apparire sot
presentata da dilettanti torinesi to il velo delle poetiche finzioni
nel 18o4, fu lavorata da lei sul la santità de'lor precetti, e la pu
disegno che ne avea tracciato l'ab. rezza di lor morale, immaginò un
di Caluso, e ch'egli le avea re poema istorico e filosofico; la cui
galato come un pegno (dice la coi azione succede al principio del
Diodata) di quell'aſſetto ch'egli mi quinto secolo dell' era cristia
dimostrò sin dagli anni miei pri na, la cui scena è Alessandria d'E
mi, costantemente serbatomi sen gitto, e l'antica selva ov'era il
z'altro termine che la sua morte. tempio d' Iside e di Osiri; i cui
In questa edizione de suoi Versi attori sono i capi delle sette filo
(che fu la quarta dopo la ristam sofiche, che fiorivano allora in A
pa che ne fece in Pisa il ch. prof. lessandria; e il cui protagonista è
Rosini) apparve altresì una sua Ipparia, vergine d'alti spiriti e di
Novella, nella quale narrava gli severi costumi, che cristiana es
infelici amori di Gaspara Stampa sendo, e un gentile amando, pro
col conte Collaltino di Collalto ; va in sè quella lotta ch'è tutta pro
pria della cristiana poesia, la lotta
e questa fu come la foriera di al cioè
tre novelle che scrisse di poi e che d'un vivo amore combattuto
stampò in un volume a Milano del ad una fede non men viva. Que
sto poema, scritto in terza rima,
(1) Per l'arrivo della Regina, Poesie diviso in venti canti, e che ma
offerte a Sua Maestà dalla città di
Torino, 1815 in fol. L' Ode della co; nifesta sopra tutte le altre opere
Saluzzo sta a f. 75. di Diodata la purezza e nobiltà
de' suoi sentimenti, e che si chiu to in su ella visse tribolata, e bi
de con quella memorabile sen sognevole di continuo dell'opera
tenza : altrui; ma se in questo modo la
co: Saluzzo poneva a lungo espe
Che il patrio amor sol nasce e torna in Dio; rimento la operosa assiduità dei
congiunti e degli amici, questi
questo poema, dico, fu la sua cara poterono altresì esperimentare, fra
e faticosa occupazione per molti e le sofferenze e le umili azioni di
molti anni; ella vi lavorava sopra, quella infermità, quale e quanta
poi lo intermetteva, indi lo ripi fosse la sua costanza, la sua rasse
gliava fra mano; ne faceva una gnazione, la sua fede.
prima edizione del 1827; ne ripe Così penò per lo spazio di tre
teva un'altra tre anni di poi; e anni; sin chè colta da una lenta
così, levando, aggiungendo,liman apoplessia a mezzo il gennaio del
do, ella dava pruova di quella in 184o, chiuse con una santa morte
contentabilità, ch'è il più sicuro a 24 del sopraddetto mese la stu
indizio del gusto. diosa ed esemplare sua vita.
La co: Saluzzo attendeva alla I quattro volumi di Versi, l'Ip
composizione di queste opere nella paria e le Novelle sono opere, che
soave tranquillità del tetto pater manterranno lungamente in pre
mo, da cui non volle mai dilun gio il nome di Diodata Saluzzo, e
garsi, perchè non le reggeva il la collocheranno fra le poche don
cuore di abbandonare i suoi di ne che abbiamo in questi ultimi
letti parenti; ma poichè dal 181o anni veramente onorato l' Italia.
ella perdè l'illustre suo padre, e Che se mi si richiedesse quali sia
molti anni dipoi rimase orfana no le principali prerogative del
eziandio della madre; allora per suo poetare, parmi ch'esse consi
temperare alquanto il dolore di stano nella elezione di nobili te
questa ultima perdita, e per ripo mi, nella espressione di alti e ge
sarsi altresì dai diuturni studi, nerosi concetti, nella effusione
prese a viaggiare per l'Italia, spontanea di un tenero cuore, e
visitando prima Firenze, e qual soprattutto in certi pensieri nuovi,
che anno di poi Roma; e come forti e inaspettati, che tanto più
chè nell'una e nell'altra città ella scuotono l'animo del leggitori,
non lasciasse di contemplare le quanto meno e'v'era apparecchia
produzioni dell'arte, assai più, o to. Così incontrando sugli Apen
lungo le sponde del Ticurro o mini il castello di Monteccucoli,
sull'ardue cime degli Apennini, e pensando che chi lo ha rizzato è
la colpivano le stupende opere di polvere da tanti secoli, chiude col
natura; nell'altra adorava il dito dire che il tempo serba l'opra del
stesso di Dio. Se non che questi l'uomo e l'uomo uccide. E cito
viaggi poterono bensì portare una questo pensiero tratto da un so
piacevole distrazione alla troppo netto inedito; che se li volessi ca
uniforme sua vita, ma non già ri vare da suoi versi stampati, non
fiorire una sanità, mal condotta finirei così presto.
dallo studiare assiduo e dal sentire Perchè non è da maravigliare,
profondo. Tornata in fatto da Niz che i più illustri scrittori de no
za, ne cui soavi tesori ella avea stri giorni facessero a gara d'ono
cercato uno schermo alla rigida rar la Diodata; ora lodandola ne'lo
vernata del 1857, fu assalita da un ro versi, ora citandola ne'loro scrit
emiplessia, che le tolse l'uffizio ti, ora dedicandole le loro opere;
di mezza la persona. Da quel pun e comechè queste non siano sempre
268
sicure pruove di merito; niuno buon dato si sparsero sulla sua
però negherà che rare doti d'inge tomba; e di più eletti se ne spar
gno e di gusto voleano concorrere f" di certo, se alla contessa
in una donna, a cui un Napione in ufrosina di Postula verrà fatto
dirizzava la splendida Raccolta in di ordinare quella Ghirlanda fu
morte di Carlotta Melania Alfie nebre, che a onore della Diodata,
ri (1), e dedicava poscia la Vita debb'esser tutta lavorata per man
dell'abate Saverio Bettinelli (2) ; di donne.
un cui Sonetto recava l'ab. Caluso E ben le meritava tutte queste
a f. 1 o5 de'suoi libri sulla Poesia, dimostrazioni di stima e d'affetto
in confermazione delle sue dottri la contessa Saluzzo; ella che non
ne sull'estro ; e i cui versi si reca valea meno per ingegno che per
vano, sì come esempli di bel poe cuore, ella in cui minore non era
tare, nell'Antologia poetica ad il sapere che la virtù. Religiosa
uso delle scuole della Regia Ac per convincimento, devota al so
cademia militare di Torino (5). vrano e alla patria, generosa e li
Nè questo concerto di meritate bera ne'suoi sentimenti, guardin
lodi si tacque per la sua morte. ga e costante nelle sue affezioni,
Chi scrive queste linee fu il pri tutta cuore per gli amici e i con
mo ad annunziarla dalla cattedra giunti, e massime per quefratelli
di eloquenza italiana, e a quella che ricevono ogni di novelle testi
parola stampata pochi giorni ap monianze del real favore e della
presso nel Messaggiere (4), non vi pubblica stima, semplice in tanto
ſu cuore in Torino che con pieto splendore di casato, modesta in
so eco non rispondesse. Il conte tanta altezza di meriti, ponendo
Coriolano di Bagnolo, legato alla ogni suo sforzo per nasconderci nel
Saluzzo da simiglianza di cuore e suo tratto e nel suo discorso, non
d'ingegno, le stampava la Necro pure agli altrui occhi, ma persino
logia nella Gazzetta Piemonte a sè stessa, il suo sapere, il suo in
se (5), nella quale si lesse altresì gegno, e la sua medesima celebri
un bel Sonetto della Orfei in mor tà; lasciò in chi la conobbe tale
te della illustre sua amica (6). Un
memoria della sua virtù, da gareg
altro articolo le dedicò l'Annota giar con quella del suo ingegno;
tore Piemontese (gennaio 184o, a il quale apparisce nelle sue opere,
f. 54), recando un'ode che scrisse delle quali soggiungiamo il cata
su tal soggetto l'avv. Felice Comi logo.
no. Defendente Sacchi ne com
mendava il merito e la virtù nella 1. Memoriae Henrichettae Tap
Gazzetta di Milano, e versi in parellae Prosperi Balbi uxoris
monumentum. Augustae. Taurin.
(1) Parma, co'tipi Bodoniani, 18o7, in Trpis Ignatii Soffietti, in 4.
8. Della Saluzzo v'ha un Poemetto a fac. A f . Io v'ha un Poemetto, a
1 2 l. f. I 25 un' Anacreontica e a f. 15o
(2) Torino, 18o9, in 12. 3 I tre Sonetti della contessa Sa
(3) Nel vol. 2, parte I, v'ha quattro luzzo.
suoi Sonetti; parte 2. la Canzone per
il miracolo del SS. Sacramento e due 2. Versi di Diodata Saluzzo fra
Odi. Nel vol. 3, p. I a facc. 373 v'ha gli Arcadi Glaucilla Eurotea,col
il suo poemetto l'Estro. l'epigrafe:
(4 Supplemento del 1. febbraio 184o,
Il. Non canto no per gloriosa farmi
(5) de'29 gennaio 184o. s Ma vo passando il mar passando l'ore
(6) V. la Gazzetta Piemontese de E invece degli altrui canto i miei carmi.
2o febbraio 184o. ZAPP1.
26
Torino, dalle stampe d'Ignazio consistono, quanto al primo ti
Soffietti, 1796, in 8. di pag. nume in dodici sonetti per la morte di
rate 517. Nell'ultima senza numero Gioseffina Provana Ripa, e in un
si legge: Con permissione ottenuta capitolo a Carlo Denina a f. 157;
addì xII d'ottobre del MDccxov e quanto al secondo tomo (che è
si è incominciata la stampa in di pag. n. 2 19) in un polimetro a
febbraio dell'anno seguente, e si Temira Parraside (ch'è la Sulgher
è terminata in luglio. Questa, del Fantastici), in tre canzonette, e in
pari che le successive edizioni è un Ringraziamento agli Accade
dedicata dall'autrice con un'epi mici Fossanesi.
grafe a suoi genitori. Al padre è 5. Alla Santità di Pio VI,Can
diretta la Canzon proemiale, che zone di Diodata Saluzzo, in 8. di
fu riprodotta nell'Anno poetico. p.8, senza nota di anno e di luogo.
Venezia, 1797, in 12. a f. 51. 6.In morte di Carolina Valper
5. Versi di Diodata Saluzzo. ga di Masino contessa Costa della
Torino, presso Michel'Angelo Mo Trinità. Torino, dal Tipografo
rano, 1797, in 12. Tomi due. Nel Giuseppe Favale,in 4. A f. 9 c'è una
l'ultima facciata si legge: Torino, canzone della Diodata che inco
dalla nuova stamperia di Pane mincia: Ouando l'estro de'carmi -
e Barberis. Ad Apolline Re lampeggia in
E questa una ristampa della volto.
edizione precedente, la quale era 7. Al vescovo eletto di Casale
si fatta in picciol numero di esem monsignore Carlo Ferrero della
plari da regalarsi agli amici. Con Marmora. Sciolti di Diodata Sa
tiene di aggiunte nel primo tomo luzzo. Torino, Soffietti, in 8., di
( ch'è di pag. numerate 185) quat p. io. - - -

tro sonetti, e lo sciolto a f. 17o in 8. Versi di Diodata Saluzzo


morte dell'abate Silvio Balbis ; Roero, quarta edizione corretta
nel secondo (che è di pag. num. ed accresciuta. Torino, Vedova
178) Poesie dirette all'autrice, Pomba e figli, 1816- 17, in 8. picc.
e sono di Giuseppe Marini, del Vol. 4. Ve n'ha degli esemplari
Solitario delle Alpi, di Fortunata in carta forte; e in questi l'ulti
Sulgher Fantastici, del conte Ron mo volume è fregiato del ritratto
calli, e del p. I. Belli M. C. dell'autrice, sotto al quale si leg
4. Poesie di Diodata Saluzzo ge: De Dominici pinac. 1798 -
Torinese. Pisa, dalla Tipografia P. F. sculps.
della Società letteraria, 18o2, in 8. 9.Ippazia ovvero delle filosofie.
Oml 2. Poema di Diodata Saluzzo Roero.
Nel primo tomo (di pag. nume Torino, Tip. Chirio e Mina, 1827,
rate 2 o 6) vi è il ritratto della con in 8. Tomi 2.-È dedicata Agli Ac
tessa Diodata disegnato da Anto cademici della reale accademia
mio Fedi e incisa da Lasinio; e la delle scienze di Torino,
dedicazione che fa G. R. (Giovan 1o. La stessa, nuova edizione :
ºi Rosini, il chiar. prof. di Pisa) Torino, Tipografia regia, 185o.
all'ornatissimo uomo il signor Tomi 2, in 8. -

Giuseppe Saluzzo di Menusiglio I 1. Novelle di Diodata Saluzzo


che per mezzo di una accurata Roero. Milano, per Vincenzo Fer
educazione avea fatte sviluppare rario, 185o, in 8.,di pag. 566.
º una tenera figlia quelle quali Le Novelle sono otto ed eccome
º , che la rendono un de più i titoli: I Saraceni nella penisola
cari ornamenti del sesso. Le ag di Sant'Ospizio presso Nizza, no
giunte di questa terza edizione vella dell'anno i 15o.-Guglielmina
aro

Violaressa, novella dell'anno 1269. TURCHI (ADEoDATo), mac


La Valle della Ferrania, novel que in Parma da poveri genitori
la dell' anno 15oo. – Cesare Ro li 5 agosto 1724 (i). Venne edu
tario, novella dell'anno i 55o. – cato nelle scuole de' Gesuiti, e
Isabella Losa, novella dell' an mostrò sino dalla più tenera età
no 156o. - Il Castello di Bina vigor non comune di mente: pe
sco, novella dell'anno 14 18. – Ga rò a 17 anni prometteva a quei
spara Stampa, novella dell'anno perspicaci maestri lo splendido
1554. – La morte di Eva, novel successo che gli diede tanta cele
la pastorale. In quella di Gaspara brità. In quel tempo egli si fece
Stampa è notato che fu stampata cappuccino di s. Francesco; a 24
in Milano, l'anno 1819, e ristam anni ebbe il carico di lettore ; a'
pata in Firenze l'anno 1825; e 51, cioè nel 1755, recitò il suo pri
nell'ultima (la morte di Eva), che mo quaresimale nella chiesa mag
fu scritta dall'autrice sin dall'an giore di Borgotaro. Già la bontà
no 18or, e letta in un'adunanza de' suoi costumi, il passionato a
letteraria che fioriva in quel tem morevole e vivace conversare, il
po a Torino. fervore della sua immaginazione,
i 2. La Sibilla, Ode di Diodata e il primaticcio ingegno mostrato
Saluzzo Roero, scritta per la pub negli studi e nella predicazione
blica adunanza della reale accade gli procacciarono la stima de suoi
mia delle scienze nel di 5 d'otto confrati , che il levarono dal det
bre del 1855. to carico per onorarlo con quello
Quest'adunanza fu onorata dal di guardiano, definitore e provin
la presenza di S. M. il Re Carlo ciale dell' ordine.
Alberto; e la Ode, nell'assenza Intorno al 176o disse il celebre
della contessa Diodata, fu letta dal suo quaresimale, che valse a dif
cav. Boucheron, d'illustre e cara fondere il nome suo in molte cit
memoria. tà italiane, siccome d'oratore non
15. Versi scritti in Roma dalla pur ammirabile, ma singolare, e
contessa Diodata Saluzzo Roero. fu nel 1764 che recitò il Discor
Torino, Tipografia Chirio e Mi so sul segreto politico davanti al
na, 1854, in 8. senato della repubblica di Lucca.
Furono ristampati in forma più Il re di Napoli volle udire quel
piccola per unirgli alla edizione tanto lodato quaresimale; di che
citata al n. 8. invogliatosi anche l'infante D.
14. In morte del conte Prospe Filippo, venne il Turchi invita
ro Balbo. Canzone di Diodata Sa to a Parma: dove il duca Ferdi
luzzo Roero. Torino, Tip Chirio mando lo elesse predicatore per
e Mina, 1857,in 8. Fu il conte Bal petuo di corte, e poscia gli affidò
ho uno de più intimi amici della la educazione de suoi figli, la
contessa Diodata, e sapiente con qual cosa avvenne del 1776. In
sigliero de' suoi studi. Minutissi questo uffizio il N. A si meritò
me osservazioni di esso sulle pri quella rara lode che ad ammae
me sue liriche esistono ancora strare giovani principi si suol ac
fra le sue carte; così ne avvisa il cordare, perchè sembra che di
conte Bagnolo nella Necrologia troppo abbisognino, e poco nu
già da noi ricordata. Ben meritava trimento di sapienza possano
adunque uno, che fu tra primi a
mici di Diodata, di avere l'ultimo ( 1 ) Il nome di battesimo fu Dome
canto di essa. nico-Carlo-Maria. Facendosi poi cap
P. A. PARAv1A. puccino assunse quello di Adeodato.
L'Editore,
2- 1

offrir loro le timide e circospette cioè nelle Prediche alla cori,


cure del precettori. Ma gli allievi nel Segreto Politico e nelle Ora
del Turchi tolsero questo sospet zioni funebri ( massimamente in
to, onde si fe'chiaro il merito quella pella morte di Maria Teresa)
di lui. Il quale a ben dovuto non poco chimevole a nuovi prin
guiderdone s'ebbe nel 1788 la cipii che allora sorgevano da ogni
mitra lasciata da Francesco Pet parte della penisola; mentre nel
torelli, di che Parma ne fu lieta; le opere posteriori, e in ispecie
non così molti, avversi del Tur nelle sue Omelie pose giù al
chi, i quali dissero che Pio Sesto quanto della nobile alterezza, e
gli chiedesse dapprima una ri colle umili vesti lasciò anche i li
trattazione di alcune opinioni beri sensi e il franco linguaggio.
contrarie alla romana sede; ma Ma non cangiò punto di tempra;
di ciò non si ha alcun documen e fu sempre e grandemente am
to. Salito all'episcopato, comin mirato pei pregi del cuor suo sol
ciò le sue Omelie, contro le qua lecito dell'altrui bene, non meno
li un p. Sopransi scagliava l'acer che per quelli che solevano ren
ba critica contenuta nell'opera derlo si piacevole nel conversa
intitolata Riflessioni sulle Ome re ... : I dotti forestieri che il vi
lie di fra Turchi vescovo di Par , sitavano, dice il chiarissimo
ma. Questo avversario, e le ini ,, nostro Pezzana , trovavanlo
michevoli brighe avute col conte ,, maggior della fama. Non era
Gastone della Torre di Rezzoni , persona che a lui si presentasse
co, che gli contrastò il cappello , la quale non uscisse soddisfatta
cardinalesco, travagliarono non ,, dei suoi modi cortesi ancora
poco l'animo del N. A., che del ,, quando ricusava ciò che gli si
rimanente visse una vita serena, , venia chiedendo; il che non era
non combattuta da strane vicissi ,, infrequente; antiveniva persi
tudini, d'anni 79, mancata nel ,, no le domande, e molto destra
primo settembre del 18o5 (1 ). ,, mente agevolavasi la via al ri
Quali si fossero le opinioni del , fiuto. Alle inclinazioni di cia
urchi, suonano assai discordi le ,, scuno si acconciava per modo
parole de' suoi biografi, siccome ,, maraviglioso. Bamboleggiante
pure le opere di lui; onde il Bot , co' bamboli, filosofo col filoso
ta nella Storia d'Italia dice, ch'e' , fo; sollazzevole colle persone fa
fu amatore delle libertà ecclesia , cete; erudito, acuto, festoso
stiche, benchè, fatto vescovo, ab ,, coll'uomo di lettere; disputan
la poi mutato, non opinio ,, te in divinità co teologi, can
ie, ma discorso. Certo è che il , sando ogni rischio. , ( Conti
Turchi qual semplice cappuccino nuazione delle Memorie degli
si mostrò, ne' suoi primi scritti, scrittori e letterati Parmigiani.
Tomo VIII, facc. 285 ).
(i) Fu sepolto nella Chiesa maggio Intorno alle opere del N. A.
re di Parma a lato dell'altare dell'As non ancora bene convennero i
ºunta. Giovanni Scutellari canonico e
ºonte recitò nelle sue esequie fune dotti fra loro: il p. Affò, l'An
fe orazione, divulgata poscia colle dres, il Cerati, il Cardella ne fece
"ampe, e il p. Don Ramiro Tonani ro sperticati ed altissimi elogi (1);
fece le iscrizioni, e il Cerati pubblicò
Per la stessa occasione versi italiani. (1) Anche il Botta (Storia d'Italia)
Nel 1821 fu al Turchi spontaneamente lo colloca tra più ſamosi ingegni d'I
ºniata in Milano una bella medaglia talia, e dice che fu Cappuccino di mol
º bronzo da L. Cossa di Cernusco. te lettere e di notabile eloquenza.
L'Editore. L' Editore.
272 - -

ma molti altri, e fra questi il se vanità letterarie vennero di spes


vero Ugoni, non le tennero in so mutati in cattedre od in pale
gran conto, e vi fu chi degli scrit stre da retori smilzi o da avvocati
ti migliori del Turchi, lodati dal battaglieri. Invece di aver avuto o
lo stesso Ugoni, cioè delle Ora ratori i quali con linguaggio inge
zioni funebri scriveva: ,, Nè co nuo, semplice evidente, abbiano
» me modelli di sacra eloquenza reso il popolo capace dei sublimi
,, noi proporremo giammai le dettami della chiesa nostra e di
, Orazioni del p. Turchi salte mostrato con effetto il vantaggio
,, rellanti nello stile, e fastose immenso che si trarrebbe dal se
,, di una tal quale libertà di sen guire essi dettami, s'ebbero parec
,, tenze. , (La Bibl. ital. fasc. chi parolai che con uno stile affati
di genn. 1826 ). Più giudizioso cato, pieno di languide eleganze,
sembrerà forse il parere del pre con pensieruzzi meschini, avvolti
fato nostro Pezzana, che condan in giochetti di parole ancor più
nando anch'esso le mende dell'A., meschini, ovvero con troppo vec
massime quelle dello stile, il tie chi e ripetuti concetti sguaiata
me nondimeno,, primo tra tutti mente scritti e declamati con mo
», coloro che nel passato secolo dacci triviali, invitarono il volgo
r» predicarono la dottrina di Cri ignaro ad udirli, non per cavarne
º sto al cospetto de grandi, si utilità morale, ma per ascoltare
» perchè non fu punto timido al qualche cosa che non poteva in
» vero, si perchè non divagò in tendere, o per ricevere una sen
º soggetti stranieri allo scopo, sì sazione nuova all'udito. Da tale
º per la sobria dottrina di che cecità provennero quindi e pro
» condì le sue prediche, si per vengono anche oggi di alcune vol
º una semplicità evangelica, e si te, le vacue lodi che mettono in
» finalmente per la forza dell'ar cielo infinite orazioni, le quali si
º gomentare... « (Opera citata, muoiono poi nelle scansie delle
facc. 285). biblioteche ripiene di quella pol
Ma per essere stato il Turchi vere che non cuopre ancora le o
primo tra predicatori del passato pere dei Massilon, dei Bossuet, dei
secolo e non esce dalla turba di Flechier, degli Sterne e dei Til
coloro, de'quali il nostro Salfi as totson (1).
sai duramente, ma pur giustamen
te diceva, che les diverses qualités Opere a stampa.
qu'on leur attribue prouvent plu
tót leur savoir dans la rhetorique 1. Meditazioni cristiane per un
et dans la théologie que leur ve ritiramento spirituale, composte
ritable eloquence. En général ils da Madama Isabella di Borbone
2veulent convaincre l'esprit au Infante di Spagna, Principessa
lieu de persuader et de toucher
le coeur; ils aiment plutôt à (1), Le Omelie del vescovo Turchi
combattre leurs adversaires qu' , a me sembrano l'urna d'oro piena di
a les convertir . . . . ( Resume de , manna, di cui l'Apostolo nell'Epistola
,, agli Ebrei: io vi scopro e sento una
l'Hist. de la litt. Ital. t. 2, f. 164). , flessanima, cui reggere non si può.
La quale accusa non vorrà rimuo , Alla parola latina fieranimus non
ver chiunque ami la verità quan , so trovare vocabolo che corrisponda
to la patria, nè meglio può , appieno, e al più potrebbe dirsi vin
, ci cuori con una onomatopeia la quale
amarsi la patria che coll'onorare ,, non è permessa. “ Sibiliato, Lettera
la verità. Però deploriamo la sor ad Antonio Cerati, ec., Pad. 1839, in 8.
tede'nostri pergami, che dalle L'Editore,
275
di Parma ed Arciduchessa d'Au no non si diedero che due terzi
stria. Opera postuma tradotta dal delle dette prediche, e l'impresa
francese, e dedicata a Madama rimase imperfetta.
Luigia di Borbone principessa di 8. Prediche inedite, in numero
Parma. In Parma, 1764, nella di 7o, rimaste inedite dopo la pub
regio - ducal stamperia Monti ; blicazione delle suddette tre edi
1n I 2. zioni, e contenute ne'volumi 4, 5,
2. Il Segreto Politico, discorso 6, 7, 8, 9 e 1o delle Opere inedi
morale detto nella Sala del Se te stampate in Modena da Gemin.
nato della Serenissima Repubbli Vincenzi e Comp., 1818-1821.
ca di Lucca il secondo sabato di 8. Omelie, lettere pastorali ed
Quaresima dell'anno 1764 dal altre opere di Monsignor Fra
padre Adeodato da Parma cap Adeodato Turchi, ec. Parma dal
puccino predicatore nella Catte la stamperia Vescovile di Marco
drale. In Lucca, nella stamperia Rossi ed Andrea Ubaldi, in 4. p.
di Filippo Maria Benedini, in 4. 9. Avviso importante al popolo
piccolo. nelle presenti circostanze. Opu
5. Orazione funebre per la mor scolo di facc. 65 in 8., senza alcu
te di Sua Altezza Reale don Fi na nota tipografica, ma forse stam
lippo di Borbone, duca di Parma pato in Parma circa il 1794 dal
ec. recitata dal p. Adeodato da Carmignani.
Parma cappuccino in occasione Ommettiamo di annoverare l'E
dei solenni funerali celebrati nel ditto al re d'Etruria, non essen
la cattedrale di Parma li 5o do ben certi che il Turchi ne
gennaio 1766. In Parma, nella re fosse l'autore (1).
gio-ducale stamperia Monti, in
f. p. (Febb. 1766). (1) La più compiuta edizione delle
opere del Turchi conosciuta dal Pezza
4. Orazione funebre in lode ma è quella di Fuligno, per Giovanni
di Sua Maestà Elisabetta Farne
Tomassini, 1821 e seg. in 8., di cui com
se, regina vedova delle Spagne, parvero in luce fino al 1827 14 volumi.
recitata li 22 dicembre del 1766 Ma nel 1832 se n'è cominciata una in
dal p. Adeodato da Parma Cap Venezia, da Giuseppe Antonelli, col
A
puccino, in occasione de solenni titolo di Opere complete di Mons. nel
deodato Turchi, e fu terminata
funerali celebrati nella chiesa 1834 in 2o, volumi, in 16. grande,
de'Cappuccini di Parma, ecc. In col ritratto dell' autore intagliato da
Parma, appresso Filippo Carmi Luigia Pascoli. Furono a questa edi
gnani, 1767, in zione premesse le Memorie del Cera
5. Orazione funebre in morte ti, ed in fine del vigesimo volume si
trova una Tavola ragionata delle Ma
dell'Augustissima imperatrice terie e dei nomi proprii contenuti nel
Maria Teresa, Regina d'Unghe l' opera. Ignoriamo se questa edizione
ria e di Boemia, ec. composta sia effettivamente completa. Il Gam
dal p. Adeodato Turchi Cappuc ba non l'ha ricordata nella Serie dei
Testi (Venezia, Gondoliere, 1839), ed
cino, precettore e confessore del egli, riporta in proposito delle
li principe e RR. principesse di edizionichequanto dice il Pezzana, era in
Parma. Parma, dalla stamperia grado se non altro di accennare ciò che
reale, 1781, in fol. certo non poteva nel 1835 il bibliogra
6. Prediche alla Corte. Se ne fo parmigiano. -

fecero contemporaneamente tre L'edizione in foglio del Mussi con


tiene anche il ritratto del Turchi in
edizioni in Parma presso Luigi tagliato da R. Morghen; la sola testa
Mussi nel 18o5-18o6. Quella in è di lui, il resto di suo fratello Anto
foglio è magnifica; ma nei quat nio. Fra gli altri intagli meno veraci
ºro volumi che se ne pubblicaro o spregevoli, merita lode quello di
VoL. VII. Io
27 4
CARAVITA (NrcoLò), nacque
Opere inedite. in Napoli il 25 "
1647, di
nobile famiglia a Giuseppe da
1o. Orazione funebre per la Teresa Giugnano. Studiò profon
morte di Maria Leczinski, Prin damente le lingue dotte e l'italia
cipessa di Colonia, Regina di na, le matematiche, la filosofia
Francia e di Navarra. cartesiana e la giurisprudenza.
i 1. Panegirici, in numero di Esercitò poi l'avvocheria, e non
quattordici. poco si distinse sì nell'aringare
12. Dissertazione sopra l'Atei che nello scrivere le forensi alle
smo a Filotea. gazioni, comechè volendo troppo
I manoscritti di queste opere imitare lo stile degli antichi le
inedite insieme ad alcune lettere rendesse alquanto oscure ed affet
e brani di traduzioni delle Buc tate. Egli è vero per altro che mol
coliche di Virgilio si trovano nel ta gloria gli acquistarono per esse
la Biblioteca Parmense. Noi ab re dettate con molta sebbene vi
biamo tratto questo elenco da ziosa eleganza, e per essere piene
quello molto più esteso e minuto di dottrina e di riposta erudizione.
dell'opera del nostro Pezzana, Indi occupò le cariche di delega
nella quale vengono indicate con to della r. giurisdizione e di pre
somma esattezza l'edizioni suc sidente di camera, e la cattedra
cessive alle citate di ognuna di es di dritto feudale nella r. univer
se opere. (1) sità di Napoli. Fu membro della
L. CuccETTI. commissione creata per formare
il nuovo codice che si dovea no
Luigi Pizzi posto avanti le Predi minare Filippino, e fu quasi il
che alla corte, Bassano, 18o6. promotore dell'Accademia insti
L' Editore. tuita dal vicerè Medinaceli nel r.
(1) Scrissero intorno al Turchi:
Il Picot, un Articolo nella Piografia palazzo, in cui recitò molti discor
Universale, con quella superficialità si, de'quali si ricordano quello
propria in generale dei francesi, quan che trattava della durata della vita
do parlano delle cose italiane; Anto e del suo fine, e l'altro in cui ei
nio Cerati, le Memorie intorno alla ragionava del conoscimento de'
vita ed agli studi; lo Scutellari, una bruti, che inediti si rimangono.
Orazione funebre; il p. Veltore So
pransi (o Sopranzi), le Riflessioni sul Morì in Portici il 2 novembre
le Omelie, Biella, presso Giuseppe Gro 17 17. Diede alle stampe le seguen
mo, pubblicate sicuramente nel 18oº, ti opere:
vivente il Turchi, senza nome d'auto
re e d'anno, e tenute a dir vero da mol 1. L'introduzione alla Lettura
ti come infernali; Giacinto Andrà ( e di Gregorio Caloprese sopra la
non Andra, come ha la Biogr. univ. tra Concione di Marfisa a Carlo Ma
dotta), e l' Apologia delle Omelie, o
Apologia della Verità e della Religio gno, pubblicata con detta Lettura
ne, Carmagnola, da Pietro Brulié, ver in Napoli nel 1691, in 4.
so il 18o4, vol. 2 (in fine del secon
do è l'elogio del Turchi scritto in mo maraviglia che il Maffei nella sua
do assai smilzo, dice il Pezzana, dallo Storia della Letteratura italiana non
stesso Andrà ; Camillo Ugoni, la Vita parli affatto del Turchi, nè di alcun
nella Letteratura italiana, ec. (non vi altro oratore del secolo. Ignoriamo le
fu biografo più rigoroso di lui); An cagioni di così grave omissione, a me
gelo Pezzana la Vita nelle Memorie no che non credesse che il Biblioteca
degli scrittori e letterati Parmigiani rio di Modena vi supplisse colla sua Con
(Tomo VII). Il Pezzana vince tutti tinuazione del Tiraboschi. In tal caso
per copia di notizie, per esattezza, e- doveva manifestare il suo pensiero.
rudizione, critica e imparzialità. Fa L'Editore.
275
2. L'introduzione al libro inti modi poco gentili usava con gli
tolato Componimenti per la ricu altri magistrati e mostrava molto
perata salute di Carlo II, Napoli, innanzi sentir di sè, si attirò l'o
1697, in 4., nella quale discorre dio di costoro, i quali tanto ope
de'mali che a popoli soggetti ar rarono, che fu egli obbligato di
reca la morte de' principi che li domandare un congedo per por
governano. tarsi a Vienna. Ma in quella che
5. Nullum jus Romani Pontifi il Valignani dopo averlo ottenuto
cis in regnum Neapolitanum, dis andava in Germania, era il regno
sertatio historica-juridica, Ale conquistato da Carlo di Borbone.
thopoli, in 4. Siccome non appose Al nuovo governo parve sospetto
il Caravita a questo libro il suo no il viaggio di lui: epperò non gli
me, fu da alcuni attribuito a Mat fu più possibile di riavere l'antico
teo Egizio. La novità del soggetto, uffizio per quante istanze avesse
che allora non era ancora in mo fatto, e solo gli fu permesso di
da lo scrivere sopra tali materie, ritornare nel regno. Ritirossi egli
acquistar fece molta rinomanza a allora in Chieti dove visse dedito
quest'opera, quantunque dir non agli studi ed alle cure di famiglia,
si potesse compiuta, per aver l'au spesso andando a stare nelle sue
tore taciuti gli argomenti e le ra terre di Ceppagatti, Torrevecchia
gioni più convincenti. La corte di e Valignano, e nel 1741 fece un
Roma la proscrisse con decreto dei breve viaggio a Venezia ed a Ro
15 gennaio 1714. -
ma. Morì addi 8 dicembre 1754.
4. Ragioni a pro della città di Fu il Valignani un gran lette
Napoli contro al procedimento rato, e si acquistò molta fama colle
straordinario nelle cause del San sue opere poetiche, critiche, sto
t'Ufficio, Napoli, 17o9, in 8. riche, economiche e politiche.
L.

Opere stampate.
VALIGNANI (FEDERIco), mar
chese di Ceppagatti, nacque in 1. Dialogo sopra lo stile del
Chieti di Giacomo, cavaliere di Petrarca e del Marino. Chieti,
camera di Cristina regina di Sve 172o. -

zia, e di Porzia Capranica, dama 2. Rime. Roma, 1722, in 8.


romana, verso la fine del secolo 5. Chieti. Centuria di Sonetti
XVII. Fece i suoi studi prima in istorici. Napoli, 1729, in 8.- Per
Napoli nel Seminario de'nobili e quest'opera fu l'autore commen
poi nel 171 i fu mandato a com dato negli Atti di Lipsia di mag
pierli nel collegio Clementino di gio 175o e dal Muratori in una
Roma. Morto il genitore ritornò lettera : ed in vero pregevoli sono
in patria, e dopo aver fatto un i sonetti per giusti pensieri e per
viaggio per l'Italia nel 172o, egli robustezza dello stile, e le note
per svariata erudizione. Dice in
essendo Arcade sotto il nome di
Nivalgo Aliarteo, istituì in Chieti altra sua opera il Valignani che
la Colonia Tegea, di cui fu custo con essi egli tentò di dar l'ordine
de fino al 1725. In quell'anno si ed il decoro alla poesia lirica.
recò a Napoli per esercitare la ca 4. Riflessioni sopra il librº in
riea di presidente di regia camera titolato : Lettere Giudaiche, Luc
di spada e cappa, che a lui fu data ca, 1741. – Fu questo libro giu:
a richiesta di suo zio papa Inno stamente encomiato dal Muratori
cenzio XIII. E poichè sia per suo in un'altra sua lettera e dal Giorna
natural costume, sia per alterigia, le di Trévoux,e tanto era ricercato
2 76
cie nel 1748, vi sarebbe stato d' ti dello scorso secolo fu somma
uopo di una ristampa, come si ri mente applaudita.
leva da una lettera dell'autore al Dissertatio theologico-legalis de
Voltaire, dappoichè con esso si sponsalibus et matrimoniis, quae
confuta con molta dottrina in a filiis familias contrahuntur
teologia ed in politica un'opera parentibus insciis, vel juste invi
quanto piena di empietà tanto ce tis. Il Muscettola la scrisse a ri
lebre in quel tempo. chiesta del vicegerente Domenico
5. Panegirico e rime per Carlo de Zaulis, per essersi in quel tem
VII di Borbone e vari opuscoli. po contratti molti matrimoni da fi
Napoli, 1751, in 8. – Sono da ri gliuoli di famiglia, senza saputa o
cordarsi fra le altre operette di con manifesta opposizione dege
questa raccolta l'esame della sto nitori, e dimostrò in essa essere il
ria di Balaam del Leibnizio, la leciti quel matrimoni, che gravissi
lettera sull'unità della chiesa mo peccato commettevano que fi
contro il Basnage, le lettere alle gliuoli che li contraevano, e che
sue figliuole, ed i Discorsi del complici della loro colpa si rende
Commercio, sopra il favoloso e vano i magistrati che secondavano
sopra i giuochi di azzardo. i loro voti. Avendo l'avvocato Ur
saia in una sua allegazione scritta
Opera inedita. nel 1712 per sostenere la validità
di uno di siffatti matrimoni, cerca
Supplementum historiae Nor to di confutare la dissertazione
mannae, seu de eorum adventu del Muscettola, questi vi fece una
cum chronologia Teatina, et di breve risposta in italiano da servi
plomatibus ad criticam originem re di appendice alla sua opera. La
Valignanorum . Rimase incom sola Dissertazione venne data alle
piuta. stampe per la prima volta in Ro
L. V.
ma nel 1725 da monsignor de Zau
lis in fine del primo volume del
MUSCETTOLA (MoNsicNon le sue Observationes ad statuta
FRANCEsco MARIA), nacque in Faventiae. Fu poi unita alla Ri
Napoli ai 21 marzo 166o da Gen sposta all'avvocato Ursaia ristam
naro duca di Melito e da Pruden
pata in Napoli nel 1746 in un vo
za Lancelotti del marchesi di Lau lume in 8. per cura del celebre
ro. Vestito l'abito de'chierici rego canonico Mazzocchi che l'arricchi
lari Teatini ne professò l'institu di una prefazione, di varie note,
to ai 15 marzo 1682 nella casa di di una lunga giunta, di due dis
s. Paolo in Napoli. Portatosi in sertazioni e di una raccolta di mo
Roma fu lettore di teologia, de numenti che confermavano l'as
cano degli esaminatori del clero, sunto del Muscettola. Altre edizio
e consultore della congregazione ni se ne fecero, sempre però con le
de sacri riti. Nel 1717 fu da Cle giunte del Mazzocchi, in Napoli,
mente XI promosso all'arcivesco nel 1762, in 8., in Roma nel 176o
vado di Rossano, ed avendolo ri in 4., in Brusselles nel 1771 in 4.
nunziato nel 1758, tranquillamen ed in Venezia nel 1772 in 4.
te si visse in Napoli nella casa de' L. V.
Teatini di s. Maria degli Angeli
fino ai 28 gennaio 1746 in cui mo PETRA (CARDINALE VINCEN
rì. Questo dotto ecclesiastico acqui zo), nacque in Napoli ai 15 novem
stò grandissima celebrità per la bre i 662 di Carlo duca di Vasto
seguente sua opera, che da lettera Girardo, e reggente della regia
-
cancelleria, e di Cecilia Pepe. An
dato in Roma nel 1677 apparò filo
sovente prendeva da lui conti
intorno a cose di gravissimo mo
sofia e teologia nel collegio romano.
mento. Egli memore de benefizii
Indi in Napoli attese allo studio de'
ricevuti da Papa Innocenzio XII
sacri canoni.Tornò poi nuovamen a sue spese gl' innalzò nel Vatica
te a Roma, e dopo aver per qual no un magnifico mausoleo.
che tempo professato l'avvocheria,
fu fatto segretario di Gio. Muto Rimangono le seguenti opere,
de Papazzuris. Innocenzio XII
nel 1695 il nominò prelato della 1. De Sacra Poenitentiaria A
curia romana, e poco appresso postolica, Romae, 1712, in 4.
membro del tribunale della segre 2. Commentaria ad Constitu
teria di giustizia e luogotenente tiones Apostolicas, seu bullassin
dell'uditore della camera apostoli gulas Summorum Pontificum in
ca. Clemente XI nel 17o6 il creò Bullario Romano contertas se
arcivescovo Damasceno e segreta cundum collectionem Cherubini,
rio della congregazione de'conci incipientes a Divo Leone Magno,
lii. Nel 17 12 venne eletto consul Venetiis, 1729, 4 vol. in fol.
tore del s. Ufficio e canonista del Ls V.
la sacra penitenzieria. Fu poi
fatto segretario della congregazio PASSERONI (GIAN CARLo),
ne de'vescovi e regolari, e nel 1772, nacque di Giovanni Lodovico e di
datario della sacra penitenzieria. Francesca Maria Draghi il giorno
Da Benedetto XIII, nel 2o novem 8 marzo 1715 in Condamine, ter
bre 1724, fu creato cardinale del ra di Lantosca nel contado di Niz
titolo di s. Onofrio, che poi depo za. Dedito sino dalla infanzia agli
se nel 1757 per assumere quello di esercizi di pietà ed allo studio, per
s. Pietro ad vincula. Lasciando soddisfare siffatte inclinazioni e nel
stare di molte altre cariche da luitempo stesso conciliarle, vestì l'a
occupate, come di deputato della bito ecclesiastico e quindi recossi
congregazione de propaganda fi a Milano dove lo chiamava in suo
de, di protettore del collegio de' aiuto uno zio che aveva colà aper
Greci e della chiesa dello Spirito ta una scuola, e dove dimorava il
Santo della nazione napoletana, e suo maggior fratello Pietro, già
di membro delle congregazioni divenuto sacerdote. In quella città
de'vescovi e regolari, del concilio pertanto dirigeva gli studi elemen
Tridentino, della correzione de' tari dei giovanetti affidatigli dallo
libri orientali, delle immunità ec zio, e nel tempo stesso proseguiva
clesiastiche, della disciplina de' i propri sotto il magistero de Ge
regolari, della visita apostolica, suiti. Di là partissi soltanto per re
della fabbrica di s. Pietro, delle carsi a Lantosca a ricevere gli or
cose concistoriali e del s. Ufficio, dini sacri dal suo vescovo; e rice
fu nel 175o eletto penitenziere vuti che gli ebbe, tornò a Mila
maggiore. Fu in fine creato vesco no, e si diede con assidua diligen
vo di Preneste. Cessò di vivere in za e con singolar amore a coltivare
Roma ai 2 1 marzo del 1747 e fu la poesia e a studiare i classici au
sepolto nella chiesa dello Spirito tori, fra i quali il Petrarca sopra
Santo in un tumolo da lui stesso ogni altro riveriva.
fatto costruire fin dal 1757. Fu A Milano si adoperò con grande
questo porporato di grande auto efficacia e con felice successo per
rità particolarmente presso Bene ristaurare l'Accademia dei Trasfor
detto XIII, che lo ammirava e mati, ch'esisteva colà fin dall'anno
278
i 6. E volendo che questa isti Da siffatto carattere e da siffatti
tuzione alle sue rette intenzio i" derivavano una singo
mi corrispondesse e giovasse a are rettitudine che nol lasciava, -
togliere dalle lettere italiane que neppur di un apice, declinare
gli avanzi di corruzione che do dalla linea del giusto e dell' one
o il secolo XVII al comincia sto, ed una scrupolosa delicatez
re del XVIII in esse duravano za, per cui spesso si crucciava
tuttavia, fece adottare la legge temendo di recare ad altri o dan
che tutti i componimenti degli no od oltraggio od incomodo, e
accademici fossero assoggettati ad facevasi oltre ogni dire guardin
una severa disamina, che i pregi go e schivo di ricevere servigi
loro e i loro difetti egualmente od aiuti da chicchessia; onde i
rilevasse. Con questo pratico ti suoi amici (1), che molti pur ne
rocinio una salutare riforma a po ebbe ed affettuosi e di lui solle
co a poco operossi; molti ingegni citi, erano obbligati a far ricorso
per migliori sentieri a giuste e a insoliti spedienti affinchè aves
lodevoli mete si avviarono ; e lo se alcun soccorso che potesse ren
stesso Parini confessò di aver al dergli men trista e disagiosa la
Passeroni grande obbligo perchè vita (2). » Una cameretta a (così
lo aveva smagato dal vezzo di scrive il suo encomiatore Cosimo
ingemmare di frasi viete e dis Galeazzo Scotti), º una cameret
messe i suoi versi e persuaso a º ta di legno angusta e mal chia
restituire al volgo que riboboli » ra era il suo albergo, dove vi
che gli antichi toscani tolsero » stava solingo, se non in quan
da esso in prestanza: e di questa » to una vecchiarella andava o
testimonianza ognuno compren » gni di a recargli acqua ed a
derà facilmente quanto sia il pe » rifargli il letto, ed un gallo si
9

so ed il valore. Questi onorevoli » teneva a suo diporto, di cui


esercizi non interruppe il Passe » negli apologhi facetamente fa
roni, se non che per recarsi pri º menzione. Il suo reddito si ri
ma a Roma, e poscia a Colonia, strinse per alcun tempo al te
chiamatovi da monsignor Lucini, » nue di quelle messe che ce
che era destinato a sostenere in » lebrava. Il suo vitto poi qua.
-

questa ultima città il grave uffi » si non fu mai altro che pan
cio di nunzio - apostolico ; ma » bollito e alquanti frutti , e la
morto quel prelato, tornò subito » sua bevanda acqua schietta; e
a Milano, e colla solita diligenza » i servigi della cucina e della
º

ripigliolli. » mensa tutti se gli apprestava


Dopo questo viaggio non ebbe º da per sè, e il suo vestire era
il nostro Gian Carlo altre cure »! non semplicissimo soltanto, ma,
al mondo che quelle di adempie
re i suoi doveri di cristiano e di (1) Tra questi ricorderemo : il conte
prete, e di acquistare utili cogni di Firmian ; Benedetto Arese Lucini,
zioni e di soccorrere a suoi si cognato del prelato; il card. Angelo
Maria Durini ; Francesco Carcano; il
mili. Perciò la carità di Dio e
conte Imbonati e Giuseppe Pezzoli di
del prossimo e l'amore de buoni Albertone, ed altri.
studi erano i sentimenti che in L'Editore.
lui predominavano o per meglio (2) La vita dello Scotti è piena delle
dire che dominavano soli; e rari astuziette che ponevano in opera gli
e maravigliosi sono i tratti di soda amici del Passeroni per sovvenire ai
suoi bisogni e per rendergli meno disa
religione e di operosa beneficen giosa la vita.
za co quali illustrò la sua vita. L'Editore.
º

» sul finire de' suoi giorni, poco L' opera che più delle altre
» men che cencioso. « In così crebbe la fama del Passeroni fu
povero stato e nell'esercizio di tan il poema intitolato il Cicerone (1),
te virtù visse il Passeroni una
lunga ed onoratissima vita (1); e Guillon, Articolo nella Biografia uni
versale.
più che nonagenario mancò a vivi Il Lombardi per parlarne si è servi
il di 26 decembre 18o5 (2). to dello Scotti; e il Maffei poi, appe
na impiega una faccia per lui nella
(1) Sul declinare dell'età il Passeroni sua Storia della Letteratura ital. Il bio
fu tormentato anche dagli scrupoli, pro grafo francese lo fa membro dell'Istituto
dotti però sempre dal bene de' suoi si e con 1oo zecchini annui (1 194 franchi),
mili. Sono molto caratteristici i se e lo fa godere in oltre di una pensio
guenti fatti della sua vita. - Passando ne di 4ooo lire milanesi (3o7o fr.); no
» egli un giorno, ( dice lo Scotti nel tizie taciute affatto da tutti i biografi
suo elogio del Passeroni) , dal ponte del Passeroni, tranne lo Scotti, che non
» di Porta Orientale, videvi su l'un abbiamo consultato. E' certo per altro,
» de'muricciuoli, che vi fanno sponda, che se questi fatti fossero riferiti dal ci
, un facchino profondamente di stan tato elogista, il diligente Ugoni non li
, chezza addormentato. Quella bell'a avrebbe passati sotto silenzio. Da al
, nima s'agita sull'istante di paura, altra parte non deve essere stato con
, che se quegli a caso sull'altro lato sultato lo Scotti neppure dal Guillon,
, si volga, non abbiane a traboccare perchè non cita il suo elogio.
, nell' acque che sotto vi scorrono. L'Editore.
, Gli si accosta dunque, e toccalo soa (1) Lo Scotti dice che lo Sterne fu
, vemente, e, buon uomo, gli dice, imitatore del Cicerone di Passeroni, lo
piacciavi scender di qua, che voi ci che non è vero, perchè l'autore del
, dormite a pericolo. Svegliasi quegli Tristram Shandy non fece che desume
corrucciato, gli ferma gli occhi in re da questo esemplare che il genere
viso, e con mal garbo borbottando dell'invenzione, cioè una finta biogra
gli risponde : che tranquillo il lasci, fia, la quale mostrando di narrare i
, e vadane ai fatti suoi. Allora il buon fatti di un uomo, devia perpetuamen
» vecchio entra in altro sospetto d' a te a trattare di cose svariate e rimo
vergli dato noia; e per placarlo pon te. Ciò abbiamo voluto a bella posta
, mano in tasca, cavane danaro, e a avvertire colla scorta dell'Ugoni, per
, lui lo porge affinchè gli piaccia di chè sappia il sig. Guillon che gl'Ita
, bere un tratto per amor suo. E, an liani sono giusti più che non crede nel
, dato oltre alquanti passi, altro ti l' attribuire a ciascuno ciò che gli è
, more lo assale, non forse il solo be dovuto. Così fossero ricambiati dagli
, re gli faccia nocumento; indietro stranieri ! Un italiano accorda ad al
, torna, e altre monete gli dà, perchè tro italiano più che non era lecito, e sor
, oltre il bere, voglia anco mangia e subito un altro italiano che riduce
, re. “ – Cosi altra volta per una via e cose a conveniente misura. Il fran
di Milano a molta notte avvenutosi in cese in cambio toglie anche questo
una rotta inferriata di una cantina , merito all'italiano, negando che il poe
stettevi a guardia tutta quella notte ma del Cicerone abbia suggerita l' i
invernale, affinchè, sovraggiungendo al dea a Lorenzo Sterne del Tristram
cuno, non avessevi a pericolare. Infi Shandy. E come, gli chiederemo noi, si
nite sono le prove della sua carità ver compiacque tanto lo Sterne allorchè co
so i poveri e della sua generosità ver nobbe in Milano il Passeroni, tenne se:
so gli amici, che si raccontano in Mi co famigliare discorso e gli domandò
lano, ove la sua memoria è in grande quanto di guadagno avess egli ricava
venerazione. to colla sua tanto applaudita opera, se
L' Editore. non vi fosse stata tanta conformità di
(2) Scrissero del Passeroni : Cosimo pensare ? E come si sarebb egli sde
Galeazzo Scotti, Elogio, Cremona, Fer gnato sentendosi, stupefatto, risponde
raboli, senza anno, in 8.º con ritrat re tranquillamente dal modestissimo
to. Dev' essere stato stampato prima Gian Carlo : che non avea pur dato
assai del 182o, perchè citato dall'U spaccio alla edizione, tanto più che
goni. gliene scemavan lo smercio le tante ri
Ugoni, Vita, nella Letteratura ita stampe?
liana. L' Editore.
28o
di cui alcuni canti furono letti meritossi gran lode per la sana
dall'autore all'Accademia dei Tra morale che insegna, per le giuste
sformati di Milano ed a quella de sue osservazioni, per la buona lin
gli Arcadi di Roma, e che fu la gua di cui fa uso, e pel piano e
prima volta stampato in Venezia corretto stile (1). Ma reputossi e
dal Remondini nell'anno 1756 (1). ziandio che soverchia e qualche
Questo poema si compone di volta fastidiosa sia quella copia,
1 o 1 canto e niente meno che di che siavi intemperanza e troppa
1 to97 ottave: e andrebbe molto asprezza ed anche monotemia nel
lungi dal vero chi credesse che in lo scherno frequente che si fa
esso della vita o delle opere di Ci delle donne, le quali devon essere
cerone principalmente si trattasse. corrette, ma non ſagellate, e che
Poichè il sommo Arpinate poco non di rado volgari siano le argu
più che il titolo somministra; e la zie, e le facezie degenerino in buf
materia quasi per intero è costi fonerie. Oltre il Cicerone si han
tuita da digressioni, da novel no del Passeroni sette volumi di
lette, da descrizioni, da tutti Favole, che sono quasi tutte imita
quei capricci in una parola che zioni o libere traduzioni delle Fa
al dire del Berni vogliono venire vole di Esopo, di Fedro, di Avie
ai poeti anche a loro dispetto. In no, e dieci tomi di Rime (2). In
tanta però e sì smodata varietà questi vari componimenti si tro
tutte le idee dell'autore si con varono gli stessi pregi e gli stessi
vengono in un solo e manifesto difetti, ch'erano stati al poema
fine, ch'è quello di sferzare i vizi notati; per una parte gran dovi
da cui la povera umanità è conta zia d'idee e di concetti, buona
minata, e di porne in deriso i di morale, stile corretto e festivo;
fetti; perlocchè quanto si vede per l' altra abbondanza qualche
e si ode nel consorzio sociale, co volta fastidiosa, interminabili lun
stumi, usi e favelle ed invenzioni gherie, facezie non di rado basse e
e scritture ed autori e stampatori triviali.
L. V.
e gli uomini in generale e le don
me singolarmente, sono continuo
segno alle osservazioni ed ai mot ROSSI (MoNsIoNoR GIUSEPPE),
teggi del nostro allegro poeta. Il insigne teologo, nato in Napoli
quale con questo lavoro mostrò
quanto avuto avesse lo ingegno e (1) Neppure a lui fu perdonato in
quanto copiosa la poetica vena e teramente dal Baretti, il quale per al
tro nella sua Frusta scrisse con molta
lode del Cicerone, ma non passarono
(1) L'edizione qui ricordata è la se inosservati alcuni difetti che si rinven
conda in 6 volumi, in 12. La prima è gono nel poema di Gian Carlo,
quella di Milano del 1755 e segg., vol. L' Editore.
6 in 8., corretta dall' autore medesimo. (2) Delle Favole Esopiane e di altre
Di nuovo in Milano del 1768, 6 volumi Rime del Passeroni si hanno edizioni
in 8. e poi altrove. Il Guillon, esten fatte in Milano del 1775, vol. 9 in 12.,
sore dell'articolo della Biografia fran e del 178o, vol. 7 in 12. Oltre ciò non
cese, lascia fuori le due prime edizioni, conosciamo altro e molto meno la tra
e in cambio ne ricorda un'anteriore, cioè duzione di alcuni epigrammi greci, Mi
del 175o, vale a dire prima che escisse lano, 1786-94, 9 parti in 8., imaginata
in luce il poema, e la dice pubblicata dal caro sig. Guillon. Per quanto si di
in 2 vol. in 8. E perchè si sappia ca e per quanto si gridi, gl'Italiani non
quanto egli lesse di tal poema, basti il pensano ancora a fare da sè una Bio
dire che lo fa contenere 34 canti, men grafia Universale di tutti i loro scrit
tre ne contiene centuno. tori !
L'Editore. L' Editore.
a 81
verso il 1756 di Antonio nego e Voltaire: nel secondo si pruova
ziante di seta, si fece sacerdo che quest'altra vita dev'essere o
te. Aveva appena venti anni beatissima o infelicissima, e si di
quando fu fatto lettore di teolo scorre del purgatorio, del paradi
gia nel seminario arcivescovile. so e dell'inferno: nel terzo si par
Ebbe in seguito i carichi di esa la della resurrezione de morti, si
minatore prosinodale della dioce espongono gli errori di Calvino e
si, di segretario deputato della Lutero intorno all'Anticristo, e si
dottrina cristiana, di revisore de' tratta dell'incendio del mondo e
libri da stamparsi, e di distributo del giudizio: e nel quarto final
re delle prediche dell'avvento e mente si ragiona dello stato del
della quaresima per tutta la dio l'uomo risorto.
cesi. In marzo 1767, fu eletto ca 2. De veritate Religionis Chri
nonico della cattedrale napolitana stianae, Neapoli, 1776, 2 vol.
e dal re Ferdinando IV ebbe poi in 8.
l'uffizio di direttore della stampa 5. Institutiones Theologiae
della Crociata. Conosciutosi dalla Christianae, Neapoli, 1768, 4 vol.
corte quanto egli sentisse innanzi in 8.
nelle cose teologiche e quanto fos 4. Hexameron sive de Opificio
se pio e virtuoso, fu il Rossi nel sex dierum, Neapoli, 1768. Nel
1784 nominato maestro e confes quarto volume delle citate Istitu
sore delle reali principesse, e po zioni. – In due libri è divisa que
co dopo il principe ereditario e fi st'opera, scritta per dimostrare
malmente il re stesso il vollero pcr che la narrazione fatta da Mosè
direttore delle loro coscienze. In della creazione del mondo non è
f" delle cure adoperate per per nulla contraria alle scoperte
'educazione delle reali principes fatte da moderni, ben potendosi
se ottenne dalla sovrana munifi con quella spiegare lo stato della
cenza nel 1787 la badia di Real terra.
Valle, e nel i79o quella di s. Ma 5. Delocis theologicis. Di que
ria della Vittoria di Scurcola. Aist opera furono pubblicati solo
18 dicembre 1791 fu creato arcive dieci fogli, che sono molto ricer
scovo di Nicosia e fu consacrato cati.
nella cappella reale di Napoli ai
22 gennaio 1792. Instituita una Opera inedita.
commissione per la revisione del
libri e giornali stranieri ne fu egli Scrisse il Rossi un'opera filoso
nominato presidente. Morì per un' fica di cui altro non si conosce che
antrace maligna sul collo ai 15 il principio del primo capitolo, ed
febbraio 1797. il cui subbietto sembra che sia
Le opere di questo dotto eccle l'uomo, perciocchè morendo ordi
siastico sono da tenersi in grande nò che si fosse consegnata alla re
stima e vengono quindi giusta gina. Non sappiamo che sia avve
mente commendate dal Signorelli nuto di essa.
nelle Vicende della coltura nelle L. V.

Due Sicilie e nel Regno di Fer


dinando. Esse sono: LOGOTETA (GiuseppE), na
cque da Vincenzo e Laura del
1. De altera vita libri IV, Nea Giudice in Reggio di Calabria ai
poli, 1771, in 8. – Nel primo libro 12 ottobre 1758. Comechè sortito
si dimostra l'esistenza di un'altra avesse da natura bello e pieghevo
vita e si combatte Bayle, Bulenger le ingegno, amò meglio nella sua
282
gioventù i piaceri della caccia
e della campagna, che istruirsi Opere inedite.
nelle lettere e nelle scienze: ma
avvenne un giorno nel 1785 che 1. La vita d'Ibico reggino.
leggendo un foglio periodico in 2. Riflessioni sullo stato politico
manzi il cav. Bosurgi cadde nell'er ed economico della città di Reg
rore di dir breve un nome di cit gto.
tà che lungo profferir si doveva, 5. Antichità di Reggio. Molti
ed essendone stato dal cavaliere anni furono dal Logoteta impie
dolcemente avvertito n'ebbe tam gati in quest'opera importantissi
ta vergogna, che per non più in ma, la quale rimase dispersa con
correre in simili falli, tutto si ri gli altri suoi manoscritti.
volse allo studio ed all'acquisto di L. V.
utili cognizioni. E fu si fermo nel
suo proposito, che da quel giorno BETTINELLI (SAveRro), nac
scorsi non erano che pochi anni, que in Mantova di Girolamo e
quando già qual dotto uomo comu Paola Furgoni a 18 luglio dell'an
nemente era considerato. Fu egli no 1718. A diciott'anni avea già
ancora sì nobile e generoso, che compiuti gli studi alla scuola dei
verso il 179o essendo membro del gesuiti in Bologna, e veniva ag
consolato di mare e di terra della gregato al loro ordine. Trasferito
sua patria, non gli sosteneva l'ani si in Brescia dal 1759 al 1744 in
mo di vedere innanzi di sè tradotti segnò belle lettere: confortato dai
gl'incarcerati per debiti, e soddi consigli di dotti amici, e partico
sfacendo i creditori del suo, liberi larmente da quelli del dottissimo
mandava que miseri alle loro fami Mazzuchelli, col poemetto intito
glie. E poichè operando in tal mo lato il Mondo della luna oſſerì un
do veniva a por fondo alla fortuna indizio non ispregevole del na
di sua casa, i suoi parenti procu scente suo ingegno. Tornò poi in
rarono che non più continuasse ad Bologna a compiere lo studio teo
esercitare quell'uffizio. Quest'uo logico; e quivi pure trovò amici
mo da tutti amato e riverito, e solleciti de suoi progressi e nelle
che meritò da Carlo Botta esser lettere valentissimi, quali fra gli al
nominato dotto e virtuoso, mise tri, erano onorati per tutta Italia
ramente pati in Napoli nel 1799 il Manfredi ed il Zanotti; onde
l'ultimo supplizio per aver avuto si diede animo a comporre una
parte ne' pblitici avvenimenti di tragedia intitolata il Gionata. Nel
quell'anno, 1748 si recò a Venezia a inse
gnare rettorica; e vi si tratten
Opere stampate. ne ſino al 1751 cantando in un
poemetto , iſ Parnaso veneto,
1. Nuovo progetto di un monte le lodi di que chiari scrittori che
frumentario nella città di Reggio, allora colà si vivevano modesta
i 792. mente pregustando la postuma
2. Memoria sull'abolizione delgloria. Non sostenendo la fatica
le assise nella città di Reggio, del pergamo, in cui si volea de
1795. stinarlo, passò quindi il N. A. a
5. Il Tempio d'Iside e di Sera regolare gli studi poetici e gli e
pide di Reggio illustrato, Napoli, sercizi drammatici del collegio
1 794. de'nobili di Parma; dove gli ba
lenò in mente la prima idea del
suo Risorgimento d'Italia; opera
285 -
che pose il nome di lui fra le ita mo. Nel 1772 passò a Modena, do
liane celebrità. Negli otto anni ve il duca Ferdinando III gli con
che attese all'ufficio accennato, feriva la cattedra d'eloquenza, e
varie furono le gite ed i viag. l'onorava del titolo di suo segre
gi che fece a diporto pella per tario. Ma la soppressione de Ge
nisola: di dove uscì nel 1755 per suiti lo indusse nell'anno succes
accompagnare a Strasburgo i due sivo a ripatriare. Datosi con mag
figli del principe di Hohenlohe. gior alacrità di prima a suoi stu
Fu, secondo il Lombardi, in que di, terminati ch'ebbe i Discorsi
st'anno che il Bettinelli scrisse le sulle lettere ed arti mantovane,
Lettere di Virgilio; le quali tan pubblicò nel 178o tutte le opere
to rumore levarono e tanto sde sue in 8.vo grande co tipi dello
gno provocarono in Italia, quasi Zatta di Venezia. La guerra lo cac
si fosse una pubblica offesa. ciava un tratto da Mantova ; ma
Nel 1757 imprese il N. A. il rimessavi la pace, vi tornava : e
viaggio di Francia: poscia si recò tranquillamente visse colà il resto
in Lorena; dove molto si avvan della vita, che gli fu tolta da bre
taggiò de favori del re Stanislao; ve malattia nel 15 settembre 18o8
ad istigazione del quale, e forse in età di novantaun anno.
per cortigianesca obbedienza, o Quanti onori si godesse il Bet
come altri potrebbero arguire, per tinelli in questa sua lunga esi
letteraria boria, si parti a visitare stenza non si toccherebbe della
il filosofo di Ferney. Questi non fine a riferirlo : chè alcuni prin
mancò, siccom'era suo costume cipi e persone ragguardevoli lo
con uomini non volgari, di obbli tennero piuttosto in conto di
garsi il N. A. con gentilezze spe amico che di servitore; e mol
ziose; onde l'amor proprio del te riputazioni straniere ed i
gesuita ne fu sommamente sod taliane gl'intrecciarono corone
disfatto (1) meglio che delle lodi non periture; e molte amicizie
de'suoi confratelli. Compiuti altri di egregi uomini gli agevolarono
viaggi a Marsiglia, a Nimes e in l'accesso alla stima e all'affezione
Germania, nel 1759 tornò in Ita de buoni; e non mancarono l'o
lia; e dopo breve soggiorno in pera e l'autorità de governi ad
Parma, fermò sua stanza in Ve onorarlo, nè dee tacersi siccome
irOna.
quello d'Italia il facesse col nomi
Quivi assunse ad informare gli narlo cavaliere dell'ordine della
animi del giovani alle cristiane di corona di ferro e coll'eleggerlo
scipline; nel qual incarico venne membro dell'Istituto nazionale e
molto ammirato, come me lasciò del collegio elettorale del dotti.
scritto l'amico suo Ippolito Pin Ai quali onori e favori non da
demonte. Fece ancor più ; attuò remo noi molta importanza; av
il suo bel pensiero del Risorgi vegnachè gli uomini lasciano spes
mento d'Italia, e compose l'altro so alla fortuna la briga di accor
men bello trattato dell'Entusias darli o niegarli, ma molta ne dia
mo alle qualità d'animo e di men
(1) Il Voltaire vedendo il Bettinelli te che sanno meritarseli. E però
esclamò: che un Italiano, un Gesuita, vuolsi qui ricordare la vita egre
un Bettinelli onoravano troppo le sue ia che condusse il N.A. attraverso
ºpanne. I particolari di questa visi
º sono dal Bettinelli spiritosamente a difficili condizioni, ed in tempi
narrati nelle sue Lettere sugli Epi ancor più difficili e tristi. Potreb
bero alcuni rammentare alcune va
grammi.
L'Editore. nità e pretensioni che offuscarono
284 -

un poco la virtù del Bettinelli; ma to a suoi di nominata quella cui


nessuno potrebbe mettere in for diede il titolo L'Entusiasmo nel
se la sua operosa carità, le solleci le belle arti, divisa in tre parti;
tudini sue a pro de giovani e de nella prima annovera ed esamina
gl'infelici, e quel sublime amore le prerogative dell'entusiasmo ;
di patria che gli dettava l'opera nella seconda tratta minutamente
del Risorgimento d'Italia negli del genio e dell'ingegno ; nella
studi, nelle arti, e nei costumi do terza dà la storia dell'entusiasmo.
po il mille (i). Nacque quistione fra'dotti intor
Colla quale precorse la via che no al merito di quest'opera; ai più
sì bene si lastricò poscia il Sismon non piacque affatto, e vi fu chi
di colla Storia delle Repubbliche scrisse: ,, Esservi un fondo di ve
italiane, perocchè narrò egli il pri ,, rità nell'Entusiasmo; ma gli
mo ordinatamente del reggimen 99 originali che ponno riconoscer
ti civili, della religione, degli stu si i tali caratteri, sono all'os
di, delle arti e de'costumi italiani pitale del pazzi; e gl'ispettori
dei quattro secoli che succedette e cappellani di tali alberghi ne
ro al mille. Di quanta pazienza, 92 contraggono spesso un conta
di quanto sapere, di quanto inge gio, e vanno alla fine ad occu
gno dovesse il N. A. valersi a con ,, parne delle celle. “ Noi non
durre sì bella opera ne stupirebbe accederemo a sì impertinente giu
oggi pure chiunque rivolgesse il dizio; ma non istiamo nemmeno
pensiero alle infinite malagevo con coloro che si sbracciarono a lo
lezze da lui superate nel procac dare questo languido Entusiasmo
ciarsi, nel disporre e nell'offerire dal quale quando togliessero alcu
tante e si disparate nozioni di quei me sottili osservazioni, non sa
tempi tenebrosi, de quali impre premmo qual utile ammaestra
se a rappresentare i fatti civili. Nè mento potrebbero trarne i pre
minor lode si vorrà dargli, quan senti.
do pongasi mente alle gravi e sode L'acerbissima critica di Dan
considerazioni ond' è intersecato te, del Petrarca e di altri de no
il lavoro. Del quale possono i gio stri autori di poesia, e specialmen
vani profittare meglio che di mol te del primo, contenuta nelle così
te altre istorie delle epoche sud dette Lettere di Virgilio, procac
dette; perchè non s'impara a ra ciò al N. A. alcune amarezze, di
gionar de popoli e de governi, che ebbe molto a dolersene. Noi
colla lettura di battaglie e di po però non vogliamo rinnovellar le
litici rivolgimenti; ma si bene col querele, poichè stimiamo che per
guardare la condizione e l'atteg essa operetta le lettere italiane,
giamento sociale, d' onde hanno mercè la Difesa del Gozzi, vi
origine quegli strepitosi successi. guadagnassero molto più di quan
L'opera prefata guarantì all'au to ne venisse infestato il deco
tore la sua celebrità, alla quale po ro (1).
co o nulla giovarono le troppe sue
composizioni. Fra queste fu mol (1) Anche Agostino Paradisi pubbli
cò un leggiadro poemetto contro le Let
tere Virgiliane. Fu in Milano, nel 1755,
(1) In essa volle mostrar più chia che il Bettinelli pubblicò per la pri
, ramente la miseria de tempi andati ma volta i suoi Sciolti e vi premise
, in ogni genere di costume o di stu alcuni Discorsi in cui dava a divedere
, dio, affinchè le sciocchezze del padri di voler erigersi in riformatore del
, nostri non sian perdute pe' figli. “ Parnaso italiano. Ma l'ardimento passò
L'Editore. ogni confine, quando per mezzo del
285
Altre prose e parecchi poemet vace, tal altra acuto, e sempre di
ti scrisse il Bettinelli, intorno ai lucidi e ben ordinati pensieri
quali riuscirebbe troppo noioso il
parlarne, e vano anche, posciachè Ecco l'elenco delle sue compo
dal Risorgimento in fuori, troppo sizioni secondo l'ordine in che le
fiacca e negligente si manifesta ha poste l'autore stesso in una sua
oggidì la stima del dotti per le al edizione.
tre composizioni del N. A. – Lo
stile delle prose sarà forse elegan I. Ragionamenti filosofici, con
te, come lo trovava Napione, e sa annotazioni, vol. 2.
rà pure contorto ed oscuro, come II. Dell'entusiasmo delle belle
lo giudicò l'Ugoni; a noi pare arti, vol. 2.
che manchi di efficacia, di brevi III. Dialoghi d'amore, vol. 2.
tà, di energia; e mondimeno non Fra questi v'è l'Elogio di Petrar
è de'pessimi; ma stanca ogni volta ca che può essere letto con molto
che l'autore per darvi calore lo av profitto e piacere; sta fra le prose
volge nelle affettazioni e gli toglie migliori dell'A., ed è forse la mi
ogni evidenza. – Dei versi, pochi gliore dopo il Risorgimento.
pochissimi ci piacciono, i più ci IV. Risorgimento negli studi,
assonnano; pei dì in cui nacquero nelle arti e ne costumi dopo il
erano tutti o quasi tutti belli; ora mille, vol. 5.
non possono dilettar gran fatto, V. Delle lettere e delle arti
chè non basta il verseggiar ar mantovane; lettere ed arti mode
monioso quando vada scompa nesi, ec., vol. 1. -

gnato da alte e nobilissime ima VI. Lettere dieci di Virgilio a


gini. – In sostanza il Bettinel gli Arcadi; vol. 1 (le quali fu
li fu, o a noi sembra che fos rono tradotte in francese da Pom
se, uomo di molta dottrina, di mereul). -

facile ingegno e qualche volta vi VII. Lettere italiane di una


dama alla sua amica sulle belle
arti e Lettere d' un'amica tratte
Nobil Veneto Andrea Cornaro li fece dall'originale e scritte a corso di
di nuovo metter in luce co torchi di
penna, vol. 5.
Venezia insieme con quelli del Frugo
ni e con alcune Epistole dell'Algarot VIII. Poesie, vol. 5 (che con
tengono sette poemetti: le Raccol
ti sotto il titolo di Versi sciolti di tre
eccellenti moderni autori, con alcune te, il Parnaso Veneziano, il Mondo
lettere all'Arcadia di Roma (Vegg. in della Luna, il Ritorno, la Mona
proposito la nostra nota all'art. Alga ca, il Pindemonte e il Giuoco del
rotti, vol. VI p. 173 ). Il Vannetti ben
lungi dall'essere scandalezzato di tan le carte; nonchè sedici epistole in
ta profanazione, scrivendo all' ab. Giu versi sciolti e sonetti e canzoni
liari, gli diceva: , Sono pur d'accor infiniti : le Raccolte vogliono es
s, do con voi, le Virgiliane essere l'o ser lette siccome la più pregiata
» pera fra tutte quelle del Bettinelli, delle poesie dell' A. (i) e che non
» scritta più chiaramente e graziosa
:: mense. (Lett. Mil. 1835, c. 65 ). “ può spiacere nemmeno a coloro
E di fatto a voler dir tutto senza pas
sione non mancano di un certo garbo, (1) In siffatto poemetto delle Rac
e disinvoltura. Il Bettinelli oltre le colte si pone in ridicolo la mala usan
Lettere Virgiliane, scrisse le Lettere za che v'avea un tempo di far canta
inglesi in numero di XII, che mandò re le Muse per ogni donna che pren
al Cornaro e che non sono che una desse un marito o si chiudesse in un
cºnferma o per meglio dire un'apolo chiostro, e per chiunque si addottorasse
gia delle prime. in medicina od in legge.
L'Editore. L' Editore.
286
che lessero le Cronache di Pindo te. Abbiamo due edizioni di Ve
dell'Anelli). nezia che le contengono tutte; la
IX. Tragedie, vol. 2 ( cioè: prima già ricordata con ritratto
Gionata, Demetrio, Poliorcete, ed è la più decorosa; la seconda,
Serse re di Persia (1). Il Serse sta secondo l'ordine che sopra ab
sembra ottenesse qualche favore biamo riferito, dal 1799-18o 1 in
dai dotti (2); a noi non piace me 24 volumi in 12., la quale è una
glio delle altre, e ci disgustano triviale ristampa, ma contenente
tutte). vari componimenti che mancano
X. Lettere a Lesbia Cidonia nella prima. Illanguiditosi il bol
sopra gli epigrammi, vol. 2. (Gli lore della fama di questo letterato
aneddoti vari e succosi sparsi in vennero scelte alcune delle dette
questo scritto ne rendono alquan composizioni, e da ultimo non si
to men grave la lettura ). ristampò che il solo Risorgimen
XI. Saggio sull'eloquenza, vo to (t).
lumi 2. L. CUcc ETr1.
(Nella biblioteca di Mantova si
conservano manoscritti due poe
(1) Per altro l'Ambrosoli riporta un
metti che ignoriamo se sieno sta discorso del Bettinelli intitolato: Del
ti pubblicati, l'Europa punita o Sonetto (Ved. Sonetti di ogni secolo della
il secolo XVIII, e il Buonaparte nostra letteratura con note, Mil. 1834,
in Italia) (5). in 8). Lo stesso Ambrosoli riferisce un
Di queste opere se ne fecero al sonetto del N. A. La fine del secolo
MVIII (nel suo Manuale della lette
cune edizioni in sullo scorcio del
ratura italiana) e il Leopardi ( nella
secolo e ne primi anni del nuovo, Crestomazia italiana poetica ) i versi
e si pubblicarono separate ed uni intorno Napoli e suoi contorni, veduti
la sera dal mare. Il Bianchetti nel suo
recente libro Degli uomini di lettere,
(1) Nella Biografia Universale tradot pieno di bellissime cose, là dove parla
ta si ricorda una quarta tragedia inti della contraddizione che si nota tante
tolata il Catilina ossia Roma salvata, volte tra giudizii dei letterati e quel
e vi si aggiunge: tradotta da Voltai lo del pubblico sopra di un'opera me
re. Questo modo di esprimersi non è desima, ricorda fra molti esempi anche
abbastanza chiaro. Sembra che Voltaire il seguente: Che il Bettinelli apprez
sia il traduttore, mentre in cambio fu zava poco per non dire disprezzava la
Bettinelli, che la ridusse dal francese in Basvilliana del Monti e gli scritti del
italiano per il Collegio de Nobili di Gozzi. Questo fatto può offrire argo
Parma. mento a non lievi considerazioni.
L'Editore. Del Bellinelli scrissero il Mazzu
(2) Il Cooper-Walker, il Signorelli ed chelli, un Articolo negli Scrittori d'Ita
altri lodano l'apparizione dell'ombra di lia, Tom II, p. II, p. 1 o94.
Amestri, cui il Bettinelli confessava di Gian Francesco Galeani Napione, Vi
aver introdotta sull'esempio di Eschilo ta, Torino, Pomba, 18oo (Fu scritta
ne' Persiani, e come Voltaire quella di mentr'era ancora in vita il Bettinelli).
(ino nella sua Semiramide, Il Ginguené un Articolo nella Bio
L' Editore. grafia Universale.
(3) Si è provveduto alla fama dell'A. Camillo Ugoni, la Vita, nella Letter.
non pubblicandoli, perchè nell'uno di ital., ec. Questo scrittore si mostrò
questi poemi si dà biasimo a tale ch'è troppo severo contro il Bettinelli, che
l'eroe dell'altro. Tutti e due sono in non temette di appellare uomo di ga
ottava rima. Il primo è in XII Canti, sto depravato, e il cui capo era pieno
e fu scritto in Verona del 1797; il secon i vanità letterarie. Est modus in re
do è di IV Canti. Nella stessa biblioteca us

di Mantova conservansi mss. le moltis Prose e poesie in morte del cav. Sa


sime lettere che furongli dirette dai verio Bettinelli. Mantova, per F. A
vari letterati. gazzi.
L' Editore. Lombardi, un Articolo nella Storia
28
SELVAGGI (Giulio Lorenzo), 5. Antiquitatum cristianai,
di cui monsignor Alessandro Ma institutiones. Neapoli, 1772, tomi
ria Calefati scrisse la vita col tito 6, in 8.
lo De Julii Laurentii Selvagii L. V.
Neapolitani sacerdotis virique
doctissimi vita et scriptis com MORGIGNI(MICHELE), nato di
mentarius (Neapoli, 1775, in 8.), Vincenzo in Gravina nel 1782,
nacque in Napoli addi 1 1 agosto venne me suoi primi anni ammae
1728, di Filippo ed Agata Majel strato dall'arciprete Giovene di
la. Avendo risoluto di vestir gli Molfetta, suo congiunto, nelle belle
abiti sacerdotali, prese lezione di lettere e negli studi matematici
teologia dal canonico Simeoli, e di e filosofici. Nel 18o6 fu prescelto
dritto civile e canonico dall'ab. ad amministratore interino dei
Blasco. Nel 1752 fu ordinato sa reali siti di Persano. Nel 18o8 fu
cerdote. L'arcivescovo di Napoli il creato giudice del tribunale di Ca
nominò censore del libri, e mae pitanata, e dopo avere per vari
stro de'sacri canoni e di dritto ci anni esercitato il carico di pro
vile nello studio arcivescovile. Fu curatore del re presso il tribuna
egli dottissimo particolarmente in le di Molise, conferitogli nel 1815,
diritto civile e canonico, nelle gli fu in luglio 1819 dato l'ufficio
chiesastiche antichità e nelle lin di pubblico ministero civile e cri
gue orientali. Ascritto all'Accade minale in Trapani. Venne infine
mia del Pp. Agostiniani Scalzi ed nel 182o nominato procuratore
a quella che si teneva nella biblio generale del re presso la G. C.
teca de' pp. dell'Oratorio, fu am criminale prima di Lucera e poi
mirato pel suo ingegno e per vari di Cosenza. Sedate le rivolte del
componimenti poetici latini e gre reame il Morgigni, accagionato di
ci. Morì ai 1 o di novembre 1772. aver parteggiato pel governo co
Scrisse le seguenti opere che più stituzionale, fu privato della cari
volte furono ristampate. ca: ond'egli in Cosenza cominciò
1. Jo. Gottlieb. Heineccii IC. E nuovamente ad esercitare l'avvo
lementa juris civilis secundum , cheria, avendo già fatto in Napoli
ordinem institutionum. Binas dia l'avvocato per pochi anni prima
tribasisagogicas, et juris civilis di ascendere ai pubblici uffici. Ve
neapoletani pubblici privati feu mendo da una vicina villa a Co
dalis in usum Seminarii neapol. senza per aringare una causa, pre
subteruit Julius Laurentius Sel cipitò di cavallo, e dato giù col
vagius. Neap., 177o, tomi 2, in 8. capo contro a certi sassi, misere
2. Institutionum canonicarum volmente morì ai 24 giugno del
libri tres. Neapoli, 1772, tomi 2, 1822. Abbiamo di lui la seguente
in 8. opera che riscosse non poche lodi.
Analisi del regolamento pei
della Letter. ital. ec. – Il biblioteca Conciliatori. Napoli, 1819, 5 vol.,
rio modenese si adopera di ridurre al in 8.°
lºro giusto valore i troppo severi giu L. V.
dizi dell'Ugoni, proferiti contro le pro
duzioni del Bettinelli.
Notizie intorno la vita e gli scritti LANCIANO ( FRA BERNARDo
con piccolo ritratto. Sono brevi, ma MARIA DA), nacque in Giugliano,
succose, e si trovano premesse alla
tragedia intitolata: Serse re di Persia, nel distretto di Chieti ai 5 d'ago
inserita nel Teatro scelto italiano anti sto 17 t 1, da Domenico Valera e
º e moderno, Milano, Tipografia dei Rosa Peschio. Nel 175o pronun
Classici italiani. L'Editore, ziò i suoi voti nel monastero dei
288
cappuccini di Penne, e si momò Dopo la prima educazione ricevu
fra Bernardo M. da Giugliano. ta nel collegio di s. Luigi di Bo
Andato in Siena a compiere i logna, nell'anno 168o fu mandato
suoi studi fu ascritto all'Accade a Padova a continuare e compiere
mia degl' Intronati col nome di i suoi studi, e colà gli fu dato di
Armonico, e molti poetici com avere per ospite, per maestro e
ponimenti lesse in essa ed in al per benefattore il celebre profes
tre letterarie adunanze. E dopo sore Geminiano Montanari. Il
essere stato in Roma nel 1747 quale nella sua istessa casa lo ac
per recitarvi del panegirici che colse e lo istitiui nelle scienze e
non poco onore gli fecero, si por satte, e quando venne a morte la
tò prima in Napoli e poi in Lan sciollo erede di tutti i suoi stro
ciano, alla cui cittadinanza es menti matematici, onde penetrato
sendo stato ascritto seguitò a chia di giusta gratitudine, il Bianchi
marsi col nome di questa città. mi ne scrisse la vita, e condusse a
Infine si condusse in Chieti, ove termine l'opera che quegli aveva
soffrì grave infermità, che del tut impreso a dettare sugli effetti dei
to smemorato il ridusse per alcu vortici.
ni anni, e morì ai 16 di dicem Da Padova il Bianchini passò a
bre 1785. Fu egli lettore di filo Roma, dove dal cardinale Ottobo
sofia e di teologia, più volte dif. ni, a cui era stato raccomandato,
finitore, e due provinciale : ebbe ottenne una valida e costante pro
fama di buon poeta e di grande tezione e l'uffizio di biblioteca
oratore; e venne in ogni luogo rio. Il soggiorno in quella città e
accolto con onore da letterati e la vista degl'insigni monumenti
da coloro i quali avevano in pre che racchiude, furongli occasione
gio, il sapere. Non poche opere o stimolo di applicarsi allo stu
ei lasciò manoscritte, che se non dio dell'antiquaria; e indefes
sono andate smarrite, sono al cer sa, laboriosa, profittevole fu que
to perdute per la sua gloria, a st'applicazione; la quale però noi
vendosele forse altri appropriate. distolse dalle ricerche fisiche e
Le sue poesie amorose, ch' egli singolarmente dalle speculazioni
nell'età giovanile scrisse sotto il astronomiche, a cui le native sue
finto nome di Amalfideno Flat inclinazioni ed i primi suoi studi
tald, furono date alla luce da Giu lo chiamavano; onde può dirsi
seppe Aurelio di Gennaro l' an ch'egli a vicenda l'acuta pupilla
no 1755 in Napoli, e poi nel 1776 o innalzasse al cielo ad osservare i
fu pubblicata pure in Napoli in movimenti degli astri o spingesse
due volumi una nuova raccolta nelle viscere della terra a spiare le
delle poesie di lui. reliquie delle città e degli edifizi
L. V. che vi stanno nascoste: alternazio
ne di studi che ben dimostra quan
BIANCHINI (FRANcesco), to fosse il sapere di lui e quanta la
nacque in Verona il dì 15 dicem potenza dello ingegno (1).
bre 1662 da Gaspare, dovizioso A Roma vestì l'abito ecclesia
cittadino, e da Cornelia Vailetti stico e s'iniziò negli ordini sacri;
di nobile famiglia di Bergamo (1).
che per istendere la vita del Bianchi
ni si è valso di quella descritta dallo
(1) Corneliam Vailetiam, nomina il stesso Fabroni.
Fabroni la madre del Bianchini; che L'Editore.
invece dal Lombardi è intitolata Te (1) Il molto sapere del Bianchini lo
resa Vecchietti, mentre egli fa sapere fece ascrivere in Roma all'Accademia
28
però la gravità e la santità del mi mente XI incaricò il Bianchini i
mistero sacerdotale lo fece in tal
recare a Parigi al principe di Ro
guisa trepidare che non volle as han Soubise le insegne della di
sumerlo mai e rimase sempre dia gnità cardinalizia, a cui era stato
cono. Ma per buona ventura nel di recente elevato. Colà dai per
l'anno 1689 il generoso di lui sonaggi più ragguardevoli per gra
protettore cardinale Ottoboni a do e per dottrina ebbe onorevoli
scese alla cattedra di s. Pietro e festive accoglienze, ed interven
col nome di Alessandro VIII, e ne alle sessioni dell'Accademia
memore dell'antica benevolenza reale delle scienze, di cui era
gli concesse alcune pensioni, lo stato nominato membro, e comu
nominò suo cameriere d'onore e nicò ad essa, non senza riportarne
gli conferì un canonicato nella approvazione e plauso, alcuni suoi
basilica Liberiana (1). trovati meccanici e parecchie sue
Nell'anno 1712 il pontefice Cle astronomiche osservazioni ( I ).

fisico-matematica instituita da M. Gio al pontificato nel 17oo. Ho voluto in


vanni Ciampini, e in essa vi lesse pa dicare anche questo fatto perchè si veg
recchie dotte dissertazioni. Il p. Ma ga come è stata compilata la Storia
billon lo udi, e da allora ne parlò sem del Lombardi. Dal 17o 1 al 1711 il nuo
pre e in voce e in iscritto molto onore vo pontefice non fece che colmare di
volmente, e persino pronosticò ciò che onorificenze il Bianchini e di onorevo
sarebbe divenuto un giorno. Dopo due li destinazioni. Nel 17o2 gli affidò il
anni rivide la patria per provvedere ad distinto incarico di accompagnare a
alcune sue faccende domestiche, e fu in Napoli, col titolo di storiografo, il card.
tale occasione che contribuì potente Barberini, mandato a quel nuovo re
mente al ristabilimento dell' Accademia Filippo V in qualità di legato del pa
degli Aletofili. E perchè potesse meglio pa. Non trascurò di così bella occa
coltivare gli studii fisici, le fece dono di sione il Bianchini per approfittar di vi
quegli strumenti che gli aveva lasciato sitare il Vesuvio, e sali sino all'allo
in legato il Montanari, e avrebbe fatto del cratere. Ritornato a Roma, fu chia
di più se le sue circostanze glielo aves mato a sostenere il carico di segreta
sero permesso. Invitato dal Ciampini rio della Congregazione, istituita per
a ritornare a Roma, a cui aveva già la riforma del Calendario romano, del
sempre rivolto la mente, alla fine vi la quale era presidente il celebre card. -
si determinò, e dato un addio alla pa Noris. Poscia eletto nel 17o3 egli stes
tria si restitui definitivamente a Ro so a presidente delle antichità, incomin
ma, dove strinse relazioni coi dolti i ciò a gittar le basi di quel celebre
più insigni. Museo che fu soltanto ordinato e com
L'Editore. piuto sotto Benedetto XIV. Siffatto mu
(1) La promozione al pontificato di seo avea per iscopo di fornire i mate
questo pontefice gli procacciò oltre gli riali per una storia ecclesiastica com
indicati, altri vantaggi, mentre il ve provata con monumenti. Ma la troppa
derlo chiamato ogni giorno dal nuovo spesa e il tesoro pontificio quasi esau
pontefice per trattenersi seco in eru sto per mancanza di denaro fece so
diti discorsi, o per valersene come let spendere il lavoro. A consolare il Bian
tore presso i Romani, gli accrebbe chini del non aver potuto andar avan
la stima. Se non che poco godette di ti, Clemente XI oltre ad un canonica
siffatta protezione, chè il suo me to, gli diede nel 1712 quella onorifica
cenate morì nel 1691. Il cardinale, suo destinazione, di cui parla lo scrittore
nipote, continuò al Bianchini la sua della presente biografia.
protezione, ed anche sotto Innocenzo L'Editore.
XII gli fece conseguire vari posti. Non (1) Luigi XIV accolse il Bianchini
già per ordine di Alessandro VIII in con grande benignità, ed accettò per
traprese il Bianchini (come asserisce fino il dono di un bel disegno della
il Lombardi, un viaggio in varie parti battaglia di Costantino, dipinta da
d'Europa. Ciò avvenne nel 1712, re Giulio Romano nel palazzo Apostolico.
gnando Clemente XI, che fu assunto Il Cassini vecchissimo e cieco prima
VoL. VII. 20
20o
Percorse poscia l' Olanda e l'In simile onore gli fu impartito nel
ghilterra, strinse amichevoli rela la basilica Liberiana per cura di
zioni col Newton, col Martini, col quel Capitolo.
Panebrochio, col Le-Clerc, e nel Il Bianchini, come si è detto,
17.15 ritornò a Roma (1). Ripreso divideva il suo tempo tra gli stu
colà il solito tenore della sua vita di dell'astronomia e quelli del
e de suoi studi trasse felicemente l'antiquaria, e quindi le opere che
i suoi giorni fino all'anno 1727 (2), mano mano andava pubblicando
in cui visitando negli orti farne all'una o all'altra di queste due
siani le ruine del palazzo de'Ce discipline appartenevano. E della
sari volle sventura che cadesse in prima parlando, i primi saggi che
una voragine che aveva una pro egli diede de' suoi progressi negli
fondità di oltre 4o cubiti. Tratto studi astronomici furono due dis
di là assai mal concio della per sertazioni, nell'una delle quali e
sona, appena due anni sopravvis spone a Cristina di Svezia le os
se al funesto accidente (5), e man servazioni che fatto aveva sull'or
cò a vivi in Roma il giorno 2 bita di una cometa da lui scoper
marzo 1729. Il Capitolo di Vero ta; e nell'altra dimostra la neces
na, a cui il Bianchini legò la mag sità dei calcoli matematici nelle
gior parte de' suoi libri ed alcuni scienze naturali. Nell'anno 17o5,
importanti oggetti di cristiane sendo segretario della Congrega
antichità (4), gli eresse nella cat zione del Calendario, pubblicò
tedrale di quella città un monu due altre dissertazioni che porta
mento con iscrizione (5) : ed un no il titolo seguente: De Calen
dario et Ciclo Caesaris ac de ca
di morire ebbe la contentezza di ab none Pascali S. Hyppoliti Martr
bracciare il suo Bianchini. ris Dissertationes duae ad SS.
L'Editore. D. V. Clementem XI. Pont. Maar.
(1) Oltre l'Olanda e l'Inghilterra,
visitò la Lorena, l'Alsazia e il Palati Romae, 17o5. – A queste disser
nato. A Londra misurò il crescimento tazioni è unita la descrizione del
del Tamigi, e la facciata di S. Paolo, e la meridiana che costruì in Roma
da per tutto ove passava esaminava nella chiesa di S. Maria degli An
attentamente ogni cosa, e su tutto fa geli coll'aiuto del Maraldi: lavo
ceva osservazioni, e in ogni luogo ri ro che divenne poi inutile per es
ceveva quelle liete accoglienze dovute
al suo merito. sere stato innalzato il pavimento
L'Editore.
(2) Anche sotto il pontificato d'In
nocenzio XIII, succeduto a Clemente blioteca, la propria gratitudine al Bian
XI, il Bianchini ottenne non poche ono chini per i doni da lui ricevuti. L'elo
rificenze, fra le quali acquistò nel 1725 gio de' suoi costumi e del suo carat
l'uffizio di primo stroriografo. tere in quelle iscrizioni è così meri
L'Editore. ritato, quanto quello della immensa sua
(3) Nei due anni che sopravvisse al dottrina. Non solo fu colmato di favo
la sua caduta, si recò a Firenze, a Par ri da Luigi XIV, ma dal re di Porto
na, a Colorno, a Bologna, sempre in gallo Giovanni V, che anche dopo la
teso a nuovi lavori. Ritornato a Ronna sua morte volle esserne liberale a suoi
divise nuovamente il suo tempo fra congiunti. Il re d'Inghilterra Giaco
l'astronomia e le antichità. mo III lo ebbe compagno della sua
L'Editore. mensa e de' suoi passeggi, e lo stesso
(4) Lasciò erede de' suoi beni suo ni Pietro il Grande di Russia, volendo in
pote Giuseppe Bianchini, allora cano trodurne la polizia ecclesiastica nel suo
nico della cattedrale di Verona. vasto impero, invitò il Bianchini in
L' Editore. qualità di direttore. Ebbe poi molti
(5) Lo stesso Capitolo consacrò con ed illustri amici.
un'altra iscrizione, collocata sulla Bi L'Editore.
29 i
sul quale era stato eseguito. Mot chità cristiane: ma la guerra che
te osservazioni astronomiche che in quel tempo imperversava in i
egli istituì con maraviglioso avve talia lo fe'cessare da tale impresa:
dimento e con una diligenza piut onde si volse a pubblicare le Vite
tosto unica che singolare; ed una dei romani pontefici di Anastasio
gran parte di queste furono inse bibliotecario, che videro la luce
rite dagli Eruditi di Lipsia e dal dal 17 18 al 1728 in tre volumi e
l'Accademia di Parigi nei loro che furono da lui fornite di Pro
Atti e dal Wiston nelle sue Prele legomeni, che contengono una
zioni astronomiche, e siffatte os gran dovizia di erudizione e che
servazioni giudicava il Manfredi giovano a chiarire la Cronologia
che potessero stare a confronto della Chiesa e dell'Impero. Po
con quelle del Bradley: onde il scia illustrò un edificio scopertosi
Bianchini come il primo astrono fuori di Roma sulla via Appia,
mo d'Italia riguardavasi. Ed ave composto di tre vastissime sale
va divisato di misurare due ar tutte piene di nicchie in cui stava
chi del meridiano, ed aveva già no riposte varie urne cinerarie che
dato mano a questa grande ope dalle iscrizioni apposte vi appari
ra; ma la vita non gli bastò a vano appartenenti a servi o liber
compierla, ed invece giovandosi ti d'Augusto e di Livia ; e su
dei lavori da lui eseguiti il Bosco questo argomento pubblicò l'ope
vich ed il Meyer la compirono. ra intitolata : Camere ed iscri
Ma soprattutto i fenomeni del zioni sepolcrali del liberti, servi
pianeta Venere furono grave sub ed ufficiali della casa di Augu
bietto delle contemplazioni del sto scoperte nella via Appia ed
nostro astronomo: il quale sopra di illustrate con annotazioni da
essi compose un libro che fu stam monsignor Francesco Bianchini.
pato dal Salvioni in Roma e che Roma, pel Salvioni, 1727. A que
porta per titolo: Aesperi et Phos ste successe l'altra opera con cui
phori nova phenomena, sive ob descrisse ed illustrò le rovine del
servationes circa planetam Vene palazzo dei Cesari che nell'anno
ris, unde colligitur I Descriptio i 727 furono scoperte negli orti
illius macularum; II Vertigo cir farnesiani, la quale opera fu dopo
ca aren proprium dierum 24 la morte di lui pubblicata col ti
cum triente; III Paralellismus tolo : Del Palagio dei Cesari,
aris in orbita octimestri circa so opera postuma di monsignor Bian
lem; IV et Quantitas Paralla chini. Verona, 1758. Ma l'opera
aceos methodo Cassiniana erplo che più dura e che più onora il
rata nunc primum editae sub au nome del Bianchini si è la Storia
spiciis Ioannis V. Lusitania e Re Universale ch'egli imprese a det
gis, etc. Romae, 1728, in fol. Que tare con alto e nuovo concetto,
sto libro dal sullodato Manfredi è perchè dedurla volle, anzichè dal
chiamato immortale e giudicato le memorie tradizionali o scritte,
nell'intrinseco suo merito non dai monumenti costrutti in mar
inferiore a quelli famosi del Ga mo o in metallo e rispettati dal
lileo, dell' Ugenio e del Cassini. tempo. Essa doveva dividersi in
Nè con minore profitto nè con tre parti e ciascheduna parte do
gloria minore si applicò monsi veva comporsi di quaranta capito
gnor Bianchini all' antiquaria. li. La prima parte deveva abbrac
Mosso dagli eccitamenti del pon ciare la storia della creazione del
tefice Clemente XI egli erasi ac mondo fino all'epoca di Augusto,
cinto a formare un museo d'anti ed ogni capitolo comprendere un
292
secolo. La seconda parte doveva religione, de'suoi misteri, de suoi
stendersi sino a Carlo Magno, la dogmi era veneratore sincero e
terza fino ai tempi dell' Autore. scrupolosamente adempiva i do
Ciascun capitolo delle due ultime veri che dalla sua condizione
parti non doveva comprendere di ecclesiastico e di canonico
che un ventennio. Ma il Bianchini gli erano imposti. Sebbene fos
non potè compire che 52 soli ca se sempre a studi gravissimi ap
pitoli della I Parte e giungere fi plicato, pure interveniva con as
no alla monarchia degli Assiri. In sidua diligenza al coro ed ogni
fronte ad ogni capitolo è posta una prescritto uffizio nella sua chiesa
tavola in cui sono incisi i monu esercitava. Nè alla potenza della
menti tratti dagli originali stessi o mente era inferiore la gentilezza
dai libri, i quali monumenti si ri dell'anima, o al sapere la bontà,
feriscono alla materia nel capitolo nè vi era occupazione importante
trattata, e rappresentano siti, edi o piacevole trattenimento ch'e
fizii, sepolcri, idoli, tavole arit gli non interrompesse di buon
metiche ed astronomiche, avveni grado, quando si trattava di ren
nimenti celebri, uomini grandi ec. dere agli altri qualche servigio:
Questa opera fu la prima volta uomo raro veramente ed esimio e
stampata in Roma nel 1697 col ti degnissimo che il Fontanelle ne
tolo : Storia Universale provata recitasse l' Elogio nella R. Acca
con monumenti, e figurata con mia delle Scienze di Parigi, e
simboli degli antichi ; e sebbene che il Fabroni fra i più illustri
dai meglio veggenti si giudicasse scrittori italiani noverandolo, ne
trovarsi in essa qualche strana i scrivesse la Vita (1). G. V.

potesi e qualche non bene fondata


opinione, pur ebbe maravigliose (1) Oltre i citati, scrissero del Bian
lodi e fu da tutti ammirata per la chini il p. Alessandro Mazzoleni, la
Vita, Verona, 1735, in 4. E' scritta con
grandezza e per la novità del con molta erudizione ed esattezza, e cita
cetto, per l'ampiezza delle vedu ta con lode del Mazzuchelli nella sua
te, per la erudizione vastissima e grand'opera degli Scrittori d'Italia.
per l'applicazione luminosa che Di questa Vita molto si valse il Fa
si fa in essa dei simboli ai fat broni per compilar la sua pubblicata
in latino nel Vol. VI della Vitae Ita
ti (1).
lorum , ec. senza per altro che si sia
Ad un ingegno sì eminente si compiaciuto di farne menzione. Il Pa
accompagnavano nel Bianchini ravia poi la compendiò, approfittando
virtù del pari eminenti. Della si di altra inedita del napoletano Giu
seppe Cito, comunicatagli da mons. Car
lo Emmanuele Muzzarelli.
(1) Ollre l'edizione ricordata, allre Il Baldini (G. Franc.) Vita, tra quel
due ne furono poscia pubblicate; l'una in le degli Arcadi illustri, p. IV, Roma
Roma dallo stesso Rossi nel 1747, in 4. 1751.
con figure, con l assistenza del nipo 7, Mazzuchelli, Scrittori d'Italia
te del Bianchini; l'altra qui dal Bat Brescia, 1753-63.
taggia, 1825-27 ( e non 28 come pone Il Federici, Elogi d'illustri ecclesia
il Gamba), vol. 5 in 8. grande, con fi stici, Verona, vol. 32o.
gure. Quest'ultima è riuscita la miglio Il Dizionario storico di Bassano,
re e la più corretta di tutte. Ugo Fo 1796.
scolo (nella Orazione dell' origine del il Corniani, i Secoli della Lett. Ital.,
la Letteratura) disse a proposito di Brescia, 1819.
questa storia colla solita franchezza, Il Ginguenè, un Articolo nella Bio
che l'Italia non seppe in cent'anni grafia universale.
nè profittare, nè gloriarsi di essa, ma Il Maffei, Verona illustrata, Verona
che fu seme in terra straniera all'i 1731-32.
storia filosofica delle religioni. L'Editore.
295
NUNZIANTE (MARchese V1 ma mentre che veniva condotto
To), nacque in Campagna, città del da due Francesi agli alloggiamen
principato Citeriore, addì 12 di ti, egli tratta fuori la sciabla e da
aprile 1775, di Pasquale e Teresa te due percosse ai nemici volse
Notari. Nel 1794, ordinata una il cavallo e fuggi superando gran
leva dal governo, comechè ben tre dissimi pericoli. Nel 18o2 gli fu
volte fosse stata fatta l'estrazione commesso di ordinare quattro reg
per non essersi esattamente segui imenti di milizie nel principato
ti i regolamenti, il nome di lui lteriore, nel 18o 4 ebbe il coman
uscì sempre dal bossolo. Ciò fu do di quelle di Caserta, e nel 18o5
preso per augurio, ed il giovanet fu preposto al reggimento Reali
to parti recluta alla volta di Napo Sanniti. Nel seguente anno per
li, ove fu addetto al reggimento di opera sua Napoli fu salva da fiere
fanteria detto Lucania. Dopo due calamità, perciocchè egli persuase
anni meritò di essere promosso ad la corte di non contrastarne l'in
alfiere, ed in tal grado fece la pri gresso ai Napoleonici, essendo va
ma campagna nel 1798. Essendo ma la resistenza e chimerici gli
questa riuscita infelice e sparpa aiuti che si promettevano. Epperò
gliato l'esercito napoletano, il preso il consiglio di ritirare le
Nunziante ritornò nella terra na truppe nelle Calabrie, il colon
tia: ma quando venne a sua noti nello Nunziante comandò il retro
zia che il cardinal Ruffo proce guardo, venne a giornata co'Fran
deva al riconquisto del regno, e cesi presso Campotenese, ed a
gli, cui forte incresceva la disfat vendo sofferta una rotta, con parte
ta sofferta da Napoletani, uscito di dell'armata imbarcatosi si rifu
Campagna andò radunando gente; giò in Sicilia. Il generale inglese
ed a molta fatica avendo unito cir Stuard che aveva il supremo co
ca mille uomini, la maggior parte mando delle schiere nella Sicilia
soldati ed uffiziali dell'antica ar inviò allora il Nunziante nuova
mata, scrisse al Ruffo che desse mente sul continente a custodire
un nome ed un colonnello al nuo Reggio, ed egli per conservarla si
vo reggimento. Gratissima giunse valorosamente si sostenne nelle
al cardinale siffatta novella, e fu da
posizioni prese nel piano della Mi
lui al Nunziante risposto che il reg lia ed Aspromonte contro gli at
gimento nomasse di Montefusco, ed tacchi del general Massena, che
egli qual colonnello lo comandasse. questi fu costretto di ritirarsi in
Con questo egli fu all'assedio di Monteleone. In quel frattempo
Capua, in cui si diportò con tanto gli furono spedite da Sicilia due
valore, che i nemici lui particolar navi per poter sempre aver prom
mente avevamo im mira nel trar ta una facile ritirata ; ma egli
re con le artiglierie, ed una volta le rispinse indietro bramando me
da una palla rimase ucciso il suo glio morire che ritirarsi. Ne'gior
cavallo. Nello stesso anno 1799, ni 23 e 24 dicembre 18o6 sostenne
fece la campagna di Roma sotto l'attacco de' Francesi che in gran
gli ordini del generale di Bur numero riuniti volevano scacciar
card, e nel 18oi quella di Siena lo di Pentimele, da lui militar
seguitando il generale Damas. E mente occupato, ed obbligò il ge
gli comandava la vanguardia, il 14 nerale Reynier, dopo qualche per
gennaio 18oi, nel combattimento dita, di riprendere le primiere po
seguito ne campi di Siena, ed es sizioni. Nel 18o7 venne in Cala
sendo in una mischia rimasto solo bria il capitan-generale principe
fra nemici fu fatto prigioniero; di Hassia-Phillipsthal con poco
294
numero di armati, e disbarcato in do lui ricusato gli fu mandato il
Reggio il 9 maggio, riunì alla sua giorno di poi un altro messaggio
la gente di Nunziante, dichiaran che gli parlò della moglie e dei
dolo secondo capo della spedizio quattro suoi figli rimasti in Na
ne. Questi vedendo che il Phillip poli che potevano servire di ostag
sthal senza alcuna previdenza cor gi. Egli a costui non diede rispo
reva incontro ai nemici, gli diede sta, e pubblicò un proclama indi
vari consigli dettati dall'espe ritto a suoi bravi soldati, in cui
rienza, ai quali per essersi il ca dichiarava di essersi proposto di
pitan-generale attenuto, fu vinci seppellirsi sotto quelle mura anzi
tore ne' campi di Seminara. Da che cederle. Il generale Reynier
questa vittoria imbaldanzito non molestato dalle spesse sortite dei
curò il prudente avviso del Nun Napoletani e disperato di avere il
ziante, che consigliava il tempo castello dopo tre giorni abbondo
reggiare, e si avanzò fino a Mile nò Reggio. Queste eroiche azioni
to. Sotto le mura della quale cittàal Nunziante accrebbero gloria ed
i Napoletani vennero il giorno 28 onori ; dappoichè il Re il ricom
maggio alle mani co Francesi, co pensò col grado di brigadiere, ed
mandati da Reynier che avea seco i giornali inglesi pubblicarono
i generali Camus ed Abbe. San quel suo celebre proclama e fece
guinosa fu la mischia, e quantun ro noto all'Europa il suo valore.
que la vittoria si dichiarasse pei In ottobre di quell'anno 18o7 fu
Francesi che erano in maggior nu richiamato in Sicilia, essendo stata
mero, pure si comportarono i Na cambiata tutta la truppa della Ca
poletani con onore e bravura. Il labria; il che portò la perdita di
reggimento Reali Sanniti parti Reggio da lui per sedici mesi di
colarmente inanimato dal Nun fesa. Nel 18oo fu preposto al co
ziante, che dovè due volte can mando di una brigata nella spedi
gare cavalli perchè uccisi dalle zione anglo-sicula, che andò fal
palle nemiche, disfece del tutto il lita per essere sopravvenuta la pa
battaglione connandato da Labori ce tra l'Austria e la Francia , ed
ce e fece costui prigioniero. Dopo altro non fece che distruggere le
questa disſatta Phillipsthal ritor fortificazioni di Procida e d'Ischia.
mò in Sicilia e comandò al Nun Nel 181o andò a comandare le
ziante di fare imbarcare le truppe truppe in Melazzo, ed essendo
che dovevano ritirarsi in Messina. surta quistione per la precedenza
A ciò egli soprintendeva il 5o mag del comando, lord Bentinck di
gio, quando seppe che il nemico chiarò, che gl'Inglesi dovessero
in due colonne si avanzava verso stare sotto gli ordini del Nunzian
iteggio. Sospese egli allora l'im te, quando non avessero un uffizia
barco, e seguito da cinque uffi le di maggior grado del suo. Co
ziali corse al castello, in cui gli mandò egli pure una brigata nel
riuscì di entrare, non ostante che la spedizione del 1814, condotta
gl'inimici avessero già occupata dal Bentinck che prese Genova, e
la città e di continuo sopra di quantunque affetto da infermità
lui tirassero. Nel seguente matti si portò col solito suo coraggio
mo i Francesi occupate le alture nelle azioni che avvennero in
cominciarono a dar fuoco alle ar quella campagna. Ma poichè sem
tiglierie: poi lo sospesero ed in brava essere il Bentinck inclinato
viarono un parlamentario al Nun a conservare la corona di Napoli a
ziante per intimargli la resa del Gioacchino, che unitosi agli allea
forte con generose offerte. Aven ti aveva prese le armi contra
295
Napoleone, il Nunziante pubblicò duomo del Pizzo e di bianchi
per le stampe un discorso col ti marmi ne ricoperse la tomba. Con
tolo: Memoria presentata in Ge tinuando egli a dimorare nelle
nova a lord VV. Bentinck dal Calabrie fu eletto commissario ci -
generale Nunziante a nome del vile di quelle provincie ed ebbe
l'armata napolitana li 8 maggio con l'Alter ego il sommo potere,
1814, con cui prese a sostenere i del quale non mai abusò, e solo
legittimi diritti di Ferdinande IV se ne valse a proteggere, a ricon
sul regno di Napoli. Di ciò rima ciliare, a beneficare.
sto adontato il Bentinck rinviò il Nel 1819 fu creato tenente
Nunziante senza truppa in Paler generale e cavaliere gran cro
mo, e lo privò della parte che gli ce del R. Ordine di S. Giorgio
si doveva del grosso bottino pre della Riunione, della cui magistral
so sopra i Francesi: ma d'altra par deputazione fu eletto componen
te il re Ferdinando ammirando te. Nell'anno dopo fu richiama
la costante fedeltà del suo gene to dalle Calabrie per comandare
rale il rimeritò con elevarlo a ma la divisione territoriale di Saler
resciallo di campo e con insignirlo mo, ed egli con prudenza e lealtà
della croce di commendatore del servi il suo sovrano in quell'epoca
R. Ordine di S. Ferdinando e del memoranda. Non potendo oppor
Merito. Non appena fu dal re Fer si ai rivoltati per lo scarso nume
dinando riconquistato il regno, ro delle sue truppe, e veden
che diede il comando delle forze do che queste principiato aveva
delle Calabrie al Nunziante, il no a sconfidarsi, giudicò essere
quale trovavasi per tale ragione in il miglior partito il ritirarsi or
Tropea, quando verso la sera del dinatamente, e questo eseguito
5 ottobre 1815 gli venne recata sen venne in Napoli. Ora av
la nuova d'essere stato fatto pri venne che giunto in questa città
gione al Pizzo sul mezzogiorno andò a passar la notte in un alber
Gioacchino Murat. Corse egli allo go, e qui vi senti in una stanza vi
ra cola senza frapporre indugio, e cima pronunziare il suo nome, per
per quanto gli fu possibile s'inge lo che postosi ad orecchiare in
gnò di temperargli la pena della tese che una comitiva di esaltati
prigionia. In quella occasione il deliberavano della sua vita. Do
generale Nunziante seppe ai suoi mandò allora all'albergatore chi
doveri accoppiare il rispetto do dimorasse colà , e saputo essere
vuto alla grandezza fatta infelice. un uffiziale che s'intratteneva con
Per questo meritò che il Re con alcuni suoi amici, il seguen
larghe pensioni e col titolo di te mattino si portò in quella ca
marchese il premiasse, e che la mera ed annunziandosi per nome
storia con onore ricordasse ai po a quell'uffiziale ed amichevolmen
steri il glorioso nome di lui. Ri te favellandogli gli disse che tro
ferì egli immantinente al governo vatisi così per caso insieme in
l'avvenuto, e rispostogli che fa quell'albergo aveva desiderato di
cesse giudicare Gioacchino da una conoscerlo. In siffatta maniera
commissione militare, egli ne no quegli fu preso ai dolci modi del
minò i giudici, i quali alle 5 do Nunziante, e se gli profferse ami
po il mezzogiorno del 15 di quel co ponendo da canto i progetti fat
mese, il condannarono a morte. Il ti la sera precedente. Da ciò ei
unziante dopo avere lacrimato conobbe a quanti pericoli era e
sulla infelice fine del Murat, omo sposto, e per acquistare la fiducia
ratamente il fece seppellire nel popolare, avutouc il sovrano as
296
senso, pubblicò nel Giornale Co mediatamente ubbidirono. Fece
stituzionale una lettera che fin egli alzare nuove case fuori della
geva aver scritta al Re prima del città e quivi dispose che si fosse
la rivolta, in cui il consigliava di ro essi traslocati ad abitare e ad
dare una costituzione ai popoli a esercitare il loro mestiere: ed a
lui soggetti. Questa produsse il vendo le abbandonate fabbriche
desiderato effetto, non solo non in gran parte spianate cangiò quel
si vide più minacciato, ma en luogo in bella e comoda piazza.
trato in grazia de' costituzionali Ad attestare il loro gradimento
fu spedito in Siracusa a reggere vollero i cittadini che la piazza si
quella militare divisione, e poco denominasse Nunziante, ed il De
dopo ebbe il comando dell'intera curionato a lui ed a suoi discen
isola. Due anni tenne il Nun denti conferi lettere di cittadi
ziante quel carico, ne'quali operò nanza. Nello stesso anno 1822 tor
fatti egregi e d' eterna memoria. nò in Napoli essendo stato assun
Un giorno stando in Palermo ven to all'alto ufficio d'ispettor ge
ne avvisato che la notte molta nerale della fanteria e cavalleria
gente sarebbe andata in sua casa della linea, e nel 1827 fu no
ad ucciderlo, ed egli allontanate minato quartier-mastro genera:
le sue guardie ed aperti tutti gli le e decorato da Francesco I
usci tranquillamente stette ad at dell'Ordine di S. Gennaro e dal
tendere: vennero diſfatti moltis l'Imperatore d'Austria di quello
simi armati, ma in vedere quel della Corona di ferro. Subito che
la sua sicurezza stupefatti e con Ferdinando II salì sul trono dei
fusi si ritirarono . Represse nei suoi maggiori l'inviò in Sicilia
primi mesi del 1821 e dissipò il col carico di luogotenente per
moto promosso dal generale Ros orre in assetto le cose di quel
sarol in Messina. Ma quello per l'Isola. Il che avendo felicemente
cui i Palermitani e tutti i Siciliani compiuto, rassegnò, come era pre
gli saranno sempre grati è l'aver disposto, la luogotenenza a S. A.
distrutta la terribile unione dei R. il conte di Siracusa, e venuto
Conciarioti, i quali ragunati in in Napoli ebbe prima il grado di
sieme abitavano una parte della ministro segretario di stato e poi
città di Palermo, autori del più quello di comandante generale
gravi delitti non solo rimanevano delle armi nel dominii di qua del
impuniti ma davano pure ricetto Faro, che è il più sublime de'mi:
ai malfattori, ed avevano in certe litari uffici. Oltre a ciò tenne nel
loro cave abbondanza di armi, che 1851, durante l'assenza del mini:
la pubblica forza non ardiva in stro Fardella, il portafoglio del
trodursi in mezzo ad essi pel ti ministero della guerra e marina,
more di essere sopraffatta da quei e nel 1852 fu eletto presidente
facinorosi. Vide egli siffatto scon della giunta del generali.
cio e volendolo togliere, fatti se - Non meno illustri delle narrate
creti apparecchi, la notte del 27 furono le cose dal marchese Nun
gennaio 1822 si portò in quel ziante operate da uomo privato,
quartiere della città, alle bocche Egli nel tempo che comandava
di ogni via pose soldati e cannoni nelle Calabrie prese a censo dal
contra le case. All'apparire del vescovo di Lipari una delle isole
nuovo giorno destatisi i Conciario Eolie detta Vulcano, deserta, di
ti fu loro imposto di depositare niun utile al possessore e nido sº”
le armi e sloggiare di quel luogo; lo di contrabbandieri. Da questa
al che essi sorpresi ed atterriti im con grande spesa e perseveranº
207
egli ricavò zolfo, allume, sale am intorno l'origine del villaggio º
moniaco ed acido borico, produ Ferdinando e sopra le principali
zioni di cui si scarseggiava nel re cose che quivi si coltivano, e pub
gno, ed era quindi d'uopo prov blicata nell' opera periodica Le
vedersene dagli stranieri. Infiniti utili conoscenze (Napoli, 1856, in
ostacoli gli convenne di superare 8). » Così, dice questo scrittore,
per giungere alla desiderata meta, » per i provvedimenti e le cure
ed ora quell'isola di non poco uti » del marchese Nunziante ogni
le è al commercio per le produzio » male in bene si è mutato: usa
ni che vi si estraggono, ed ha sel ºº no animali domestici là dove co
ve da lui piantate, e case ed una » me a sicuro asilo rifuggivano so
chiesa a sue spese edificata, ed º5 lamente bestie selvatiche e fero
una popolazione di onesta e labo ci: dove ladroni e malfattori tro
riosa gente da lui raccolta. Era i » vavano quieta e sicura stanza :
noltre presso Rosarno grande e » quivi è comunità di uomini la
stensione di terra tutta stagni e » boriosi coltivatori e temperati ;
paludosa, la quale oltre d'essere » i fiumi i quali facevano stagni e
incolta, guasta e corrotta aveva » paludi corrompendo l'aria, la
l'aria, e molto nocumento recava » miseria, la morte e la solitudi
alle vicine città. Avvisato di ciò il » ne apportando, raffrenati nelle
governo dal Nunziante, e non po » sponde e moderati dalla indu
tendosi da esso e dal comune sop » stria degli agricoltori servono
perire alle ingenti spese che vi bi º ad innaffiare i campi, a far larghe
sognavano, fu stabilito che chiun 3» ed ubertose le raccolte e molta
que avesse disseccate quelle terre » generazione sostentare : e la ter
ne avrebbe avuto la proprietà. E ra la quale cespi, macchie, selve
poichè niuno comparve che voles » ed erbe palustri, e nulla inge
se ciò fare, e d'altra parte il Nun nerava che non fosse reo e no
ziante voleva a que danni appor -, cevole all'uomo, ora è fonte di
tar riparo, risolvè di togliere so ricchezza producendo abbonde
pra di sè l'impresa, ricevendo » volmente biada, ed ogni altra
quel compenso che al sovrano sa cosa che può giovarlo o dilet
rebbe piaciuto di accordargli. Pia tarlo, con raro e nobile esempio
cque questo progetto, e con de » di carità di patria. Similmente
creto del 27 maggio 1818, gli fu a lui si deve la bonificazione del
data la facoltà di seccare le paludi l'agro Pescarese avvenuta nel 1854,
e raddrizzare il corso de'fiumi Me il che non è a dire quanto bene
sima e Vena, e concesse, compiuta abbia prodotto a quella parte degli
l'opera, tre quarte parti della ter Abbruzzi: cessò d'allora l'aria di
ra bonificata. Epperò egli incon essere malefica, le infermità e le
tinente imprese e portò a termine morti di molto diminuirono, ed il
i lavori di prosciugamento, ed presidio di Pescara non più ab
incanalò le acque de fiumi. Ivi poi bandona ne' mesi di state quella
fondò un villaggio, cui diede no piazza; delle quali cose ordinata
me S. Ferdinando, lo popolò di mente si ragiona in un Discorso di
coloni che da vicini luoghi vi con Raffaele Liberatore inserito nel
corsero, tirati dalle larghe conces volume X degli Annali Civili del
sioni ai nuovi abitanti da lui pro regno delle due Sicilie. Egli in
messe, e v'inviò un agronomo, trodusse nel nostro regno la Tri
Guglielmo Gasparini, a dirigere le vella Artesiana, della quale facen
cose campestri, il quale scrisse do uso in una sua terra in Torre
un' operetta intitolata: Discorso Annunciata per cavare un pozzo,
298
rinvenne nel di 18 giugno del dimostrò che il solfo non potea
185 , un'acqua minerale. Fecela essere purificato dal nitro; nel
analizzare da chimici, e trovata 1851, diede alle stampe un breve
essere medicinale, vi fabbricò un discorso per far conoscere al pub
casamento con bagni, dove agl'in blico che utile era l'uso del solfo
digenti è aperta una stanza al loro nelle città infette dal colèra; e nel
particolare uso serbata. All'acqua 1855, inviò al generale francese
fu dato il nome di lui, ed a sue Oudinot una lunga lettera e la re
spese vennero pubblicati due vo lazione delle campagne delle trup
lumi sotto il titolo di Raccolta di pe napoletane che seguirono il re
osservazioni sull'uso dell'acqua in Sicilia, per confutare alcune
termo - minerale - vesuviana-nun cose da quello dette nello Spetta
ziante. Si rinvennero poi in quel tore militare.
luogo delle antiche terme, dalle Morì il marchese Nunziante in
quali si comprese che le salutifere Torre Annunciata la mattina dei
facoltà di quell'acqua erano note 22 settembre 1856, dopo grave
agli antichi. Non poca curiosità malattia, nella quale fu più volte
destò agli archeologi questa sco visitato dal Re. Pompose esequie
perta, e l'Accademia Ercolanese furono celebrate in Napoli il gior
solennemente ivi si portò col suo no 28, e nella chiesa della Vitto
segretario per esaminare le reli ria il signor Raffaele Liberatore
quie di quell'edifizio. Molte parti disse l'elogio funebre, che venne
colarità intorno a questo oggetto subito posto a stampa. Il corpo
si possono rilevare da un altro di poi, imbalsamato, fu mandato a
scorso di Raffaele Liberatore inti S. Ferdinando, e riposto in un
tolato Delle nuove ed antiche monumento di marmo nella chie
terme di Torre Annunciata, che sa di quel villaggio. La sua vita
si legge nel volume VI de' citati scritta da Francesco Palermo fu
Annali Civili. Scopri egli da ul pubblicata il 1859 in Firenze, in
timo miniere di ferro nelle Cala 8. Ecco come nel mentovato elo
brie, di solfo in Abbruzzo, di gio sta descritto il suo carattere:
piombo nel principato Citeriore, » Uomo egli fu schietto, positivo,
e cave di marmo nella Basilicata: » dabbene ; caldo ed ardito in
fece fabbricare cappelli coll'apo » trattare opere di guerre; dili
cino, e stoviglie con un remiccio » gente, avvisato, perspicacissimo
vulcanico ch' è nell'isola di Lipa » ne più ardui maneggi; pronto
ri: di molte altre industrie fu pro » nel concepire, tenace ed ener
motore indefesso. » gico nel dare ai disegni esecu
Fu il Nunziante socio dell'Ac » zione; infaticabile ed operoso,
cademia Florimontana di Monte » ei sapeva indovinare in certo
leone, delle Società economiche º modo le vie più acconce alla
delle Calabrie, dell'Istituto d'in » riuscita, ed all'uopo spiegare fer
coraggiamento, della R. Accade º mezza o con blandi modi con
mia napoletana di belle arti, del º temperarla. Autore della sua
l'Istituto d'incoraggiamento d'a º fortuna, liberalmente ne usò. In
gricoltura arti e manifatture per º lui non bassezze, non ipocrisie,
la Sicilia, dell'Accademia palermi » non lusingamenti: nella corte
tana di scienze e lettere, e dell'I » stessa teneva franco linguaggio,
stuto istorico e della Società poli » che in altri forse stato sarebbe
tecnica di Parigi. Egli presentò al » impronta arditezza, in lui era
l'Istituto d'incoraggiamento per n lealtà, si
la Sicilia una memoria in cui L. V.
29 9
BONDI (CLEMENTE DoNNINo lui poscia non vennero meno giam
LutG1), nacque da Rannuccio e da mai (1); onde fra le fortunose vi
Lisabetta Gennari, il giorno 27 cende che sul declinare del seco
giugno 1742, nel villaggio del lo XVIII e costumi e lettere e
Mezzano Superiore, situato in lingua fra noi sconvolsero e dif
quel di Parma e distante dodici formarono umiseramente, potè il
miglia circa da questa città. Ebbe Bondi serbare e stile e concetti e
un fratello ed una sorella; il pri parole immuni dal generale gua
mo de'quali si fe Domenicano e stamento (2). Il primo saggio che
morì in Napoli nei primi anni di diede del suo poetico talento ſu il
questo secolo, e l'altra che avea poemetto intitolato la Giornata
sortito una singolare attitudine al Villereccia, il quale fu accolto con
la musica, fu per questo suo talen grande consenso di lodi e di ap
to accolta fra " monache di s. Be plausi festivi. E quando fu sop
nedetto e morì poco dopo. Essen pressa la compagnia di Gesù, il
do poi ancora fanciullo perdette Bondi, non potendo frenare il suo
il padre, e la madre rimaritatasi a sdegno e il dolor suo, proruppe in
Mantova, lo condusse seco in quel quella celebre canzone che comin
la città, dove frequentò le scuole cia: Gozzi mi sproni invano: per
de'Gesuiti e si sentì chiamato ad la quale perseguitato dai partigia
aggregarsi a quell'ordine (1). Per ni e ministri della Spagna, che
locchè, vestito in Bologna l'abito pretendevano di scorgere in essa
di sant'Ignazio e manifestatasi in insultata la loro corte (5), fu co
lui una singolare inclinazione alla stretto a ripararsi in Tirolo (4).
poesia, fu dato l'ufficio d'istituirlo
nelle belle lettere al p. Berlendis, (i ) Angelo Berlendis dal 1756 al 1762
il quale lo iniziò nell'arte poetica, insegnò prima grammatica, poscia uma
e gl'inspirò pei classici autori un nità e retorica nel collegio de'Gesuiti di
amore ed una reverenza che in Parma, e dalla fine del 1762 sin verso
il 1764 fu ripetitore di teologia nel col
legio de Nobili.
(1) Intorno ai primi anni giovanili L'Editore.
del Bondi vi sono alcune piccole differen (2) L'ab. Clemente Sibiliato chiamava
ze tra quello che dice lo scrittore del il Bondi semi-elegante scrittore, e scri
la presente Biografia e Angelo Pezzana. veva al suo amico Bettinelli (Vedi Gam
(Memorie degli scrittori e letterati par ba, Serie dei testi di lingua, 1839 ) :
migiani, t. VIl p. 492). Oltre quest'o dico semi-elegante, perchè egli è pur
pera, scrissero del Bondi: Giuseppe uno di quelli che adoprano vocaboli
Carpani (Bibliot. italiana, t. III f. 138 non di lingua, o transalpini, o latiniz
e 277); lo stesso Pezzana (Epistola in zati, o creati da lui.
ſtorno Clemente Bondi, Parma 1821 , - L'Editore.
in 8 picc.), il quale ha corretto non (3) Presso altri si legge: Tirsi mi
Pochi abbagli del primo. Tutti poi quelli sproni invano. La canzone è stata in
che trattarono della letteratura italiana diretta a Gasparo Gozzi. Le fortissime
de'nostri tempi, fanno parola del Bon allusioni in questa contenute non era
di; quindi il Maffei, il Levati, il Sis no solamente iberiche: esse ferivano,
mondi, la Biografia de'Contemporanei dice il Pezzana, più vicino naviglio, sic
ºcc. ecc. Anche la Biografia Univer come, chi ben vede, chiaro si disvela
sale n'ha steso un ºri nel Supple in que versi:
ºlento, che si traduce qui in Venezia. Mentre inutile stuolo
Per altro chi presiede alla direzione di Di miglior legni, ec.
ºle impresa non s'accorse che l'artico
º sopra Bondi era stato già pubblica L'Editore.
º antecedentemente, e dato come ag (4) Altri dicono nel Genovesato, don
Kºnta alle ommissioni dei compilato de fosse per salpare e girsene nelle
ri francesi. isole Ionie o in Inghilterra Tra que
L'Editore, sti è il contc Antonio Maniscalchi e il
5oo
Ma poscia, calmata la procella, rarsi in Germania, ehiamarono
ritornò in Italia, e dopo essersi colà il Bondi, che vi si recò nel
trasmutato con frequenti viaggi a l'anno 1797 ed assunse presso di
Parma a Bologna a Padova a Ve essi l'uffizio non già di precetto
nezia, fermò il suo soggiorno a re de reali figli, come da alcuni
Mantova, dove, accolto con signo fu scritto falsamente, ma bensì di
rile ospitalità dai marchesi Zanar privato bibliotecario dell'arcidu
di, dimorò alcuni anni lietamente chessa Beatrice.
godendo la bella compagnia ch'era In quella corte pertanto onora
si in quella città radunata degli An to e tranquillo visse il Bondi cir
dres, dei Carli, dei Bettinelli, dei ca 24 anni, finchè oppresso da i
Bozzoli, dei Mari, dei Vannini, dei dropisia, mancò a vivi in Vienna
Vettori e di altri illustri ex gesui il giorno 5o giugno 182 , e fu se
ti. Da Mantova il balì Valenti polto nella chiesa di S. Michele.
lo trasse seco a Milano; dove, co Era egli dotato di una indole mi
nosciuto dalle Imperiali Altezze te e lietissima: piacevole n'era
di Ferdinando d'Austria, che in quindi la conversazione e vivace
quel tempo governava la Lombar e sparso di sali il discorso. L'ani
dia, e dalla eccelsa di lui consor mo di lui era desideroso di aver
te Beatrice erede del nome e del lode del pari che inclinato a darla
le virtù dei duchi Estensi, così agli altri: ma di sè parlava di ra
piacque a quel principi, e per tal do e modestamente. Dalle abbiet
modo ne acquistò la grazia ed il te invidie, dagli amori di parte,
favore, che da essi quasi più mai da ogni maniera d'insidia e di
non si divise. E quando dagli av raggiro abborriva; e sempre nel
venimenti politici e militari del le sue azioni e negli scritti suoi
la penisola furono indotti a riti manisfestava bontà, schiettezza,
rettitudine (1). Parve che la for
conte Niccolò Da Rio, suoi amici, che tuna in ogni guisa si adoperasse
lo scrissero anche al Pezzana. Giova a
per renderlo nelle condizioni del
questo luogo riferire ciò che a propo la vita e nella qualità dello inge
sito della Canzone del Bondi stampò
il sig. Mahul (Annuaire necrologique), gno simile a Pietro Metastasio.
affine gl'italiani si persuadano sempre Entrambi infatti sortirono egregie
più. della necessità in cui sono di dare tempere di mente e di cuore, e
eglino stessi le biografie dei loro scrit nobili tendenze, ed abitudini pa
tori, senz'attenderle dagli stranieri, che
generalmente parlando, non fanno che catissime ; entrambi ebbero nel
moltiplicare gli errori. Dice dunque il l'animo loro una vena sempre a
Mabul: Bondi quitta sans regret la perta e copiosa di dolcissimi affet
º robe de Iésuite, puis qu'il composa ti e di elettissime armonie poeti
º un canzone sur l'abolition de la so che; entrambi coi loro versi for
º cieté, e lelle-ci (la società) eut en marono la delizia di tutte indistin
º core assez de crédit pour le faire
º pursuivre à ce sujet, et il fut obligé tamente le classi della società; en
º de se cacher quelque tems dans le trambi furono cari a principi au
º Tyrol. t. Ed altri errori commise il striaci; entrambi nella capitale
Mahul nello stesso articolo, fra quali il
bellissimo di dare tradotto il titolo del
poemetto del Bondi, l'Asinata, valen (1) Una sola volta mancò a sè stes
dosi del vocabolo Anerie ! ! ! Sebbene
so, quando nel proemio posto in fron
non sia sfuggito questo strafalcione al te alla traduzione dell'Eneide disse le
la Biographie des Contemporains, pure maggiori villanie contro quella del Ca
essa avea detti in parte gli errori an ro, disgustando in tal modo i veri Ita
tecedenti, come osserva lo stesso Pez liani, meritamente presi all'eccellenza
Zana.
di opera cosi maravigliosa.
L'Editore. L'Editore.
5o 1
dell'Austria passarono una gran. questo il poeta con artifizio mara
parte della loro vita; entrambi in viglioso, con rara chiarezza, con
fine furono nella stessa chiesa se singolare proprietà di parole e di
polti. Perciò vollero dir alcuni del frasi conduce dal principio al fine
Metastasio e del Bondi ciò che di il suo pensiero, a mano a mano lo
Virgilio e del Sannazzaro si dis sviluppa e ne tragge una conclusio
se. Ma siffatte opinioni non du ne brillante ed inaspettata; sebbe
rarono; e siccome ora nessuno si ne non possa negarsi che quei so
sogna di porre il Sannazzaro in netti in generale mostrano più in
paragone con Virgilio, così, nel gegno che entusiasmo, più maestria
novero de'poeti italiani, la poste che ispirazione e che in essi tro
rità assegnò al Bondi un grado vasi più sovente la punta dell'epi
ben lontano da quello in cui locò gramma che il lampo del genio.
Metastasio. Bensì un meglio fonda Nel placido soggiorno di Vienna
to e più equo confronto sembra che diede opera a tradurre in versi
far si possa tra il Bondi ed il Fru italiani la Eneide e le Georgiche
goni; perocchè come il Frugoni, di Virgilio, (2) e le Metamorfosi
passò il Bondi una parte della sua d'Ovidio; e di queste traduzioni
vita nel chiostri, un'altra nelle cor la prima singolarmente levò gran
ti; come il Frugoni, fu chiaro il rumore e fu senza esitazione giu
Bondi per cospicue protezioni e dicata migliore di quella del Caro.
per illustri amicizie; come il Ma quel romore presto cessò, ed
Frugoni, il Bondi compose una
gran parte de' suoi versi per ce tre canti, la cui prima edizione fu fat
lebrare matrimoni, nascimenti, ta dal Bodoni nel 1773, in 4.to. Il pri
mo canto fu tradotto aureamente (di
morti, monacazioni, lauree ec. on cesi ) dall' ab. Valentino Chilesotti in
de parve che il più delle volte la esametri latini. L'Andres, che non fu
musa ispiratrice d'entrambi fosse certo smodato lodatore del suo con
la occasione. Sennonchè il Frugo fratello, ne fa un magnifico elogio nel
ni ne' suoi componimenti mostra la sua Opera: Dell'origine ec. di ogni
si spesso negligente, e talvolta letteratura. Anche gli altri poemetti la
Felicità, la Moda, la Conversazione non
eziandio oscuro e triviale, ed al sono senza merito, specialmente que
l'incontro il Bondi è sempre esat st'ultimo, che offerse parecchie cose de
to, terso, correttissimo; ma quanto gne d'essere imitate al Délille, senza
questi prevale nella lindura, nella che questi si sia pur degnato di nomi
narlo. Ripararono a questa ingiustizia
chiarezza, nella eleganza, altret gli editori francesi nella loro edizione
tanto è a quello inferiore nell'en (la Conversation) del 1812, riferendo
tusiasmo, nel fuoco poetico, nella tradotte nelle sue note alcune delle
copia delle invenzioni e nella più vive ed animate pitture del Bon
energia delle espressioni. di ; il quale per altro ebbe un piccolo
ardimento di scrivere versi sullo stes
Delle poesie del Bondi alcune so subbietto, intorno cui aveva poco
sono ormai dimenticate, ed alcune prima scritto il Parini. Conviene nulla
tuttavia si leggono con diletto. dimeno confessare che il Bondi non
Fra queste si noverano la Gior usci senza onore dal pericoloso con
nata Villereccia e la Canzone fronto.
L'Editore.
Per l'abolizione di Gesuiti, di cui (1) Non solo il Bondi tradusse l'E
sopra si è parlato, e specialmente neide e le Georgiche, ma anche la Buc
parecchi sonetti per molte e di colica di Virgilio, che comparve per
verse occasioni composti (1). In la prima volta a Vienna verso la fine
del maggio 181 . E in versi sciolti,
tranne il canto del pastori ch'è in ter
(i) Oltre queste poesie, merita di zine slegate.
essere ricordata l'Asinata, poemetto in L'Editore,
3o 2
ora la preminenza della versione Angelo Mazza, gli suscitò contro as
del Caro da nessuno è rivocata inpre rampogne nell'Appendice della Gaz:
retta di Milano (1822) alle quali il
dubbio. Ma la lode che giustamen Bettoni rispose. Se non che gli fu re
te dar si deve al Bondi e che du plicato ancor più duramente. Si dall'una
rerà, quanto la memoria di lui, che dall'altra parte si eccedette nelle
quella si è di non aver co'suoi misure, come pur troppo accade in si
scritti cooperato alle innovazioni mili litigii. Alcuni cenni abbastanza
esatti, i più della vita e degli scritti
che s'incominciò a suoi tempi ad del Bondi, si trovano nel Tomo III del
introdurre nella nostra letteratu la Serie di vite e ritratti depersonag
ra, e di aver anzi offerto l'esempio gi famosi ecc. Milano, presso Batelli e
di una casta ed incontaminata Fanfani. – A proposito della sua versio
poesia in mezzo ai guastamenti ne della Eneide ebbe a scrivere
lo Mazza al fratel suo: io credo
Ange
d'aver
che producevano nelle lettere ita colpito nel segno opinando che Virgi
liane le straniere invasioni e l'a lio è diventato Bondi, quando Bondi
dulatrice licenza de'costumi e del doveva diventare Virgilio. Mentre Per
la favella (2). altro il Mazza, dice il Pezzana, pro
nunziava questa acuta e giusta sen:
G. V.
tenza, l'amicizia sua per Meronte il
facea trascendere in quest'altra : ” So
ti) Intorno al Bondi si sono spac , lo in mano di Cesarotti possono i
ciati non pochi spropositi. Come p. e.
che nacque a Mantova; che fu ammo , iare grandi
sè originali trasfigurarsi
stessi scordando ed enu
le prime for
gliato, che fu prete ; che scrisse un
poema intorno la Musica , che conob me. “–Quel potente ingegno di Gia
be la lingua tedesca, che fu educatore como Leopardi stimò bene di inserire
nella sua crestomazia poetica italiana
de figli dell'Arciduca Ferdinando, ecc.
ecc. Il Bondi fu ascritto in Arcadia parecchie descrizioni del Bondi traen
coll' appellazione di Metabo Prianeo. dole dai poemetti la Conversazione e
la Giornata villereccia. Fra'sonetti tra
volle anche calzare il coturno; ma eb
be per altro il buon senso di ripudia scelse i seguenti: All'Orologio
Memoria, i Beni umani, la Novella
alla
re in seguito la sua tragedia il Mele
sindo, che per la prima volta fu stam sposa, il Pensiero. Ignoriamo come il
pata a Lucca nel 1778, e che contro sua diligente sig. Pezzana non abbia cita
saputa fu ristampata in Venezia nella to che il solo primo sonetto, e ignº
edizione di tutte le sue opere edite ed riamo come gli siano sfuggiti questi
altri brani che tolse dal Bondi: La
inedite, in verso ed in prosa, che die partenza dalla reggia del piacere.( Del
de in luce Adolfo Cesare nel 1798, in 7
vol. in 8.vo. Questa edizione che con la Felicità, Canto II), e lo Scioglimen
to della conversazione (Conversazioni
tiene anche cose non spettanti al Bon Noi citiamo l'edizione di Milano del
di fu da questo ripudiata. Il Bondi eb 1828. – L'edizione di Cesare Adolfo è
be ad amici uomini di gran fama. E
perchè ad un poeta come lui non man in 7 volumi in 16.mo, non in sei in
8.vo, come pongono il Pezzana ed il
casse anche il pianto delle Muse, scris
sero sulla sua morte alcune Stanze Gamba. Il settimo volume che porta
Francesco Miari (impresse a Vienna nel esso pure la data del 1798 contiene la
1822, e prima inserite nella Gazzetta traduzione delle Georgiche. Il Pezzana
per altro avverte, che alcuni dicono
di Parma N. 85) e un capitolo il ce che l'edizione sia di 7 volumi
lebre ab. Lorenzi, pubblicato in Vero
na nello stesso anno. Ciò che v'ha di e Ma la completa e la sola correttº
approvata dall'autore è quella di
singolare si è, che la preghiera del Vienna, uscita dalla Tipografia di G
Lorenzi di raggiungere il suo degno V. Degen, 18o8, in 8.vo, e non in 4 to
amico in cielo fu esaudita, essendo picc., come pone il Gamba. Vi ha il ri
morto pochi mesi dopo. Fu molto stret
to in amistà coll'ab. Carlo Belli, che tratto del Bondi disegnato da Horne
man ed int. da I. Neidl a punteggio.
fu gesuita, e a cui scrisse un gran nu Questa edizione merita un posto di
mero di lettere.
Il Bondi ebbe posto fra venti illustri stinto eziandio come tipo dell'ordine
italiani ancora viventi. de' quali il Bet in che ei volte disposte le sue poesie,
toni nel 1816 pubblicò il ritratto. L'a e come pegno che tutto ciò che contie
vere il Tipografo preferito il N. A. ad ne è opera del Bondi. Il Remondini
3 o3
MARTINI (MoNsioNonE AN la sua necrologia disse che fu al
ToNIo ), arcivescovo di Firenze, levato nel collegio Cicognini Pra
nacque in Prato da Giuseppe Mar tese. Ma sembra non esser vero,
tini e dalla Maria Bartoli il di dacchè sappiamo come i gesuiti
25 settembre 172 1, e non già che allora governavano quel colle
il 2o aprile dell'anno precedente, gio fra tante illustri prosapie, cui
come si trova in tutte le biogra erano ligii, non avrebbero ammes
fie di lui scritte sin qui. La sua so un figlio d'un povero artigiano
famiglia allora non era ricca dei sebbene dotato d'ingegno straor
beni che sono commessi alla for dinario. Vi andò solamente come
tuna, e reggevasi per le onorate fa estero, nè pare vi fosse mai rice
tiche del padre, il quale esercitava vuto siccome alunno. E forse fu
il mestiere del tintore. E debbe ventura a lui l'essere tenuto sem
dirsi ad onore di Antonio che più pre fra le mura paterne ove più
volte fu veduto abbandonare i care e più forti crescono le affe
suoi primi studi e correre alla vo zioni, e pei domestici esempi si
ce del padre per aiutarlo nelle fac afforza l'animo, mentre l'inge
cende dell'arte sua ; esempio che gno a quelle scuole ben dirette e
vorrebbe essere imitato da coloro, sapienti si andava educando. Le
che nati in bassa fortuna, e vesti sue belle disposizioni piacquero
to poi, o bene o male l'abito cle ai buoni precettori , che han -
ricale, sdegnano delle fatiche del ino sempre per massima gioia 1
padre perfino la memoria! Resta buoni scolari, e fu caro oltre
ancora da schiarirsi se fra gli modo al p. Pietro Salomoni, che
ascendenti della linea paterna del nel collegio di Prato fu primo ad
la famiglia debba moverarsi quel introdurre buoni studi di filosofia,
celebre Niccolò da Prato cardina e al p. Tolemei, che di lui diri
le: ma checchè possa esser di ciò, gea la coscienza ; e fra i due
è da dire che Antonio solo, senza maestri era soave gara lodando
andare cercando più remoto splen l' uno la sagacità dell' ingegno,
dore, fu così grande uomo da for l'altro il candore dell'anima.
mare uno dei vanti più preziosi e Verso quest'epoca lo colse gra
più belli della famiglia e della vissima malattia de'nervi, della
patria. quale i medici presagirono tristo
Lo scrittore contemporaneo del fine, o la morte o deforme inatti
vità delle membra. Di che nulla
la ristampò nel 181 1 in Bassano, in 2 fu perchè la pazienza dell'in
vol. in 12.mo, lodevole per la correzio fermo, l'amore materno e la Prov
ne e per la comodità del sesto e del
prezzo. Fu ommessa la versione delle videnza lo resero sano a quegli
Georgiche. studi, ch'ei potè con tanto amore,
Sbaglia il Gamba dicendo che tra le per tanto tempo, e fra tante vi
traduzioni del Bondi essendo quella del cende condurre a nobili frutti,
le Georgiche la più studiata e la più afforzando di temperantissimo me
accarezzata, volle l' autore che que todo la vita inferma.
sta sola si ristampasse nella edizione
delle sue opere, fatta in Vienna nel Compiuti gli studi preliminari,
1898. Come poteva far parte di tale dal collegio di Prato passò alla Pi
edizione, mentre non furono le Bucoli sana università e perchè gli man
che tradotte che verso il maggio del cava modo di mantenervisi glielo
181 I ?
., Chi amasse maggiori notizie intorno porse la patria, conservandogli
il Bondi, consulti il Pezzana ch'è un uno di quei posti che Domenico
giudizioso e diligentissimo biografo. Giantalodi fondò liberamente ,
L'Editore. ma che poi furono vincolati nel
5o4
collegio Ferdinando sino dalla fon lendosi di quei noti per trapassare
dazione di quello stabilimento. La agli incogniti, spiegò non ordina
università fiorente di professori e rio procedimento di deduzione,
di giovani offrì all'ingegno del componendo esatta e vera la sua
Martini un campo più bello e più versione. Della qual prova anco in
vasto. Deciso di dedicarsi agli al decrepita età si rammentava con
tari e vedendo nel sacerdozio, non gioia, e ne restava appagato, fatto
lusinga di accidia, ma alto ufficio g"espertissimo di quella lingua.
di bontà e di sapienza, pensò di tudiava poi le lettere assidua
farsene degno, e si dette a studia mente, vedendole indispensabili a
re con ogni forza e per ogni lato tutto, come la bella e convenevole
in divinità. Studiò la lingua santa forma per la materia; e nelle la
sotto il padre Moniglia; dal p. tine principalmente sapeva molto;
Corsini apprese la filosofia; dal di che dette prova essendo ancora
Pevelli le matematiche; dal p. studente, quando fu chiamato a
Politi la lingua greca. Della quale supplire al maestro della Pratese
sapeva molto anco prima di recar comunità, il quale si era inſerma
si alle lezioni di quel bravo greci to. Che in breve tratto e con gran
sta, perchè in sè stesso col solo de vantaggio schiuse agli scolari
aiuto del vocabolario e della gram suoi quanto hanno di bello i lati
matica del Clemardo (Cleinharts) mi scrittori, Amava fra i poeti Vir
era giunto a tanto da tradurre il gilio, fra gli storici Livio e Taci
panegirico d' Aristide per modo, to, fra i filosofi Cicerone: e in fer
che il Politi veduta la traduzio matosi anch'egli per indefesso at
me, volle si desse alla luce in am tendere a quello insegnamento,
menda di non pochi errori incorsi lesse le mille volte e studiò, a sol
in quella del Wolfio (Wolſf). Allo lievo delle noie del male, le Tuscu
studio delle lingue antiche accop lane, che per tutta la vita le ebbe
piava quello delle moderne. Sape in gran parte a memoria. Nelle
va già bene lo spagnuolo, avendolo matematiche oltre a profondo sa
appreso da un uffiziale di quella pere accoppiava la facile e chiara
nazione, che albergava in sua ca espressione, pregio rarissimo quan
sa, quando Carlo infante di Spa to utile in quelle astruse e fecon
gna venne in Toscana come suc de dottrine, e difficile in tutte,
cessore di Gio. Gastone de Medi essendo non solamente natural
ci per la scelta che questi ne avea dono, ma frutto di lunghi e ben
fatta, confortata poi come ognun fatti studi, effetto di ordinata con
sa, dai trattati di Siviglia e di nessione di idee. Però il pievano
Londra, e dal consiglio delle Bettazzi, uomo grande nella scien
grandi potenze. Nè abbandonava za dei numeri, cui questo pregio
lo studio della lingua francese cui mancava, lo cercò nel compatriot
avea dato, più che mirabile, singo ta Martini per effettuare quella fa
lare incominciamento, quando per mosa opera sulla Correzione Gre
soddisfare alle inchieste di perso goriana del Calendario. E questi
ma autorevole si pose, senza gram dopo avervi cooperato, ne cercò le
matica, senza vocabolario, e con sensate critiche, e la difese con
pochissima cognizione di quell'i molti articoli inseriti nelle No
dioma, a tradurre l'egregia tra velle letterarie del Lami.
gedia di Corneille, il Cid. E fu Agli studi canonici si applicò in
così ingegnoso in questo lavoro, preferenza, sicchè ricevuta nel
che dapprima osservando il senso l'anno 1748 la laurea dottorale di
dei vocaboli simili ai nostri e va ambe le leggi, fu appresso creato
3o5
di dritto canonico lettore straor contento della lettura di un libro,
dinario. Ed abbiamo stampata nel che dicono greco, piacque a lui
le Simbole del Gori e poi in Luc che amava le lettere e sentiva qua
ca con molte note, la sua prima le ostacolo fosse per quelle la per
lezione, che riscosse plauso ed eb fidia della fortuna. Però fino da
be meritata lode per aver posto in quel momento amò il Martini, e
luce la cattiva fede di Balusio nel lo protesse sinceramente. Primo
la pubblicazione dei Capitolari di atto pel futuro arcivescovo di me
Carlo Magno. Ma poichè a grandi ritata ventura, e non frequente
lavori si sentiva chiamato, meditò esempio in quei tempi nei quali
il vasto proposito di mostrare con avea già cominciato a mancare
ciliabili quelle due forze sempre quella protezione generosa che i
discordi, il sacerdozio e l'impero, grandi solevano dare all'ingegno
sviluppando
polizia della secolo per secolo la
città e della chiesa.
o per amore spontaneo o per ga
ra di fasto. E che Niccolini a
Al quale effetto preparò e compì masse Antonio davvero, lo mo
grandi studi. Le storie di Bisan stra il narrare che subito secolo
zio, Balsamone, Zonara, Fozio e condusse a Firenze, e datogli cu
gli altri canonisti di Grecia, le ra della sua biblioteca, in breve
memorie del Tillemont; gli scrit la vide ottimamente riordinata;
tori italici del Muratori tutti les perchè crebbe l'amore e di mol
se, esaminò, pose a profitto e gli te amicizie ſu onorato il Martini,
spogli che ne fece restano docu fra le quali quella del grandissi
mo Lami, e venuta occasione ſu
menti preziosi ma che mai arri
veranno il loro destino come fos veduto degno di essere commen
sero confusa preparazione di ma dato ad Emanuele III di Sarde
teriali abbandonati dall'architetto. gna, che cercava un valente da
Intanto molte accademie lo surrogarsi al mancato professore
creavano del loro soci e l'univer di canoni nella università di To
sità di Pisa chiedeva al conte di rimo.
Rischecourt, capo della reggenza Questo principe seguendo il suo
in Toscana, l'elezione del Marti genio e gli esempi paterni favori
ni a professore ordinario nella va le scienze e la bella letteratura.
scienza dei canoni. Ma il conte in Voleva compiere l'opera incomin
dugiava, e frattanto il Martini si ciata dal padre, incivilendo il
destinava ad andare professore fuo Piemonte, che in confronto degli
ri di patria, perchè l'ab. Antonio altri stati d'Italia era anche allora
Niccolini sdegnoso di quell'indu pei buoni studi il più maligno ter
gio proponevalo al re di Sardegna. reno, sia perchè incolto, sia per
Era fra Niccolini e Martini stretta chè più che altrove le male erbe
e non comune l'amicizia della qua vi allignavano. Però quella uni
le fu a caso il principio; perocchè versità che il secondo Amedeo
sulle rive del Bisenzo passeggian avea fino dal 172o richiamato a
do un giorno ambedue, il Martini splendida vita, da quello stato va
tratto da quella solitudine del pa gabondo e mal concio in cui l'a
trio fiume amica alle sue meditate vea ridotta la guerra, ora si facea
letture, il Niccolini, per avere bella dell'onore che vi recavano
prossima alla sinistra sponda, due d'ogni parte grandissimi uomini,
miglia quasi, lontana della città, E fioriva il clero massimamente e
una sua villa, uscito a piacevole al suo onore più si pensava perchè
diporto, s'incontrarono insieme, bene si procedesse a vera e perfet
e il giovinetto, che solo parea ta civiltà. Sul quale riguardo il
2 I
VoL. VII,
3o0
principe con gran cura provvede Martini a confidarli quell'alto de
va e seguiva le intenzioni del pa siderio di Benedetto XIV, esposto
dre che nel 175o avea fondato nel poi nel noto decreto dei 15 giu -
l'ameno e famoso soggiorno di gno 1757, e quelle lagnanze che
Superga un convitto per dodici riprendevano la vergogna dell'I
alunni, cospicui di lignaggio e talia per non avere ancora una
di mente, come coloro che col traduzione della Bibbia, mentre
l'autorità e colla sapienza dovea tutte le altre nazioni ne abbon
no poi reggere le anime, portam davano : e ſu quest'ultimo e quel
do l'alto nome di pastore de'po l'amena solitudine di Superga
poli. che persuasero al buon presiden
Giunto il Martini a Torino e te di assumere egli stesso l'in
comparso agli occhi del principe, carico di quella versione, e sod
maggiore della grandissima aspet disfare di tutta forza ai voti del
tativa, fu stimato essere più degno S. pontefice, che richiedeva un
di lui presedere il convitto della sapiente delle sacre scritture e
Superga, che insegnare nella uni versato nella toscana favella.
versità il diritto canonico. E così Il Martini si mostrò subito
fu, perchè nell'anno 1751 comin pronto di effettuare il suo impe
ciò l'ufficio di quella nobile pre gno, nè indugiò a riprendere,
sidenza. Nella quale quanto amore come primo atto alla grande o
e quanta capacità recasse se lo pera, lo studio della lingua to
seppero coloro che delle assidue scana, percorrendo tutti i buoni
occupazioni sue, dei continui e scrittori, e studiando principal
sercizi e del metodo austero sen mente nella Fiera del Buonarroti
tirono i buoni frutti. Nè di tutti quei puri modi toscani che
rò come a suoi confidati aprisse la l'autore, per ordine dell'Accade
Bibbia, i Canoni, la Storia della mia della Crusca, vi raccoglieva.
Chiesa, e perchè a questi tre rami Poi entrò a tradurre la Bibbia
di studio volesse che principal facendone primieramente tutta
mente si dessero le cure, e come inti era la versione sul testo gre
e perchè richiedesse che ognuno co, poi, per ciò che riguarda l'an
a qualche cosa desse opera in cia tico testamento collazionando la
scun giorno scrivendo di tema che volgata col testo ebraico, e ciò fat
egli stesso proponeva, bastandomi to si dette a compiere tutta intie
rammentare che tutto ciò era di ra la versione della volgata. Nel
retto a cercare la sapienza ed in qual lavoro fu così attento e dili
essa la verità, due grandi attribu gente che da sè medesimo confes
ti di Dio, nomi, non per vano sò più volte come doppio tempo e
fregio, impressi fra gli ornamenti doppia fatica gli fosse costata la
degli antichi Leviti. Così in quel sola versione, che quelle copiose
la solitudine facea crescere le ed erudite note che l'accompa
grandi virtù, e l'animo suo n'era gnano; e come alle volte un gior
lieto: perchè i suoi alunni lo ama no intiero non gli bastasse a ren
vano, le sue cure davano frutto e dere esatta una frase. Studiava e
quella amenità lo incantava. Al lavorava non meno di nove ore al
che si aggiungeva una dolce con giorno: ogni ostacolo gli era nul
suetudine con dottissimi uomini, la, e ne avea grandi. Attacchi ner
fra quali stimo memorabili mon vosi, dolori al cervello, cure d'o
signor Casati vescovo di Mondovi, gni maniera non gl'impedivano
e il cardinale delle Lanze. E ſu la sua fatica : anzi mirabile era
quest' ultimo che ricorreva al che in essa dimenticavale.
5o
Passati 14 anni a Superga, fu giunto a Firenze trovò nuovo º
richiamato a Torino, ch'era il 5 stacolo che non era più quello del
luglio del 1765. Emanuele l'a la propria volontà, ma di quella
vea creato consigliere di stato per di un principe, perchè Leopoldo,
gli affari ecclesiastici e insignito che amava ai grandi uomini affi
dell'abbazia di s. Giacomo in Bes date le cariche, richiese il Marti
sa con giurisdizione episcopale. mi a sedere sulla cattedra di Fi
Nè per nuove cure si tolse dalla renze, vuota per la morte del buo
sua versione, finchè dopo 2o anni nissimo arcivescovo Incontri. Il
l'ebbe tutta compita, sicchè egli Martini dapprima scusavasi per i
fu lieto di aver fatto ciò che non doveri che legavanlo al principe
credeva mai poter fare, di pubbli Sardo. Non voleva violare la gra
care, cioè, dopo la versione del titudine nè abbandonare chi l'a
Nuovo Testamento, anco quella veva protetto quando più gravi ne
del Vecchio. Non è da dire se que aveva i bisogni. Ma poichè Leopol
st'opera levasse fama, perchè io do ebbe resi vani, per consenso del
credo non esservi persona, per principe di Sardegna, questi ri
quanto volgare sia, che della ver guardi, il Martini, compiuto bre
sione del Martini non abbia udito vemente ciò ch'era d'uopo, fu ar
parlare con lode, e moltissimi so eivescovo di Firenze. Il 9 di ago
no coloro che ne hanno fatta e ne sto del 1781 montò per la prima
fanno lettura e studio. Nell'acca volta la cattedra.
demia ebraico-biblica di Torino Caldo, com'era, dell'amore di
il Rabbino Raffaello Uri Tua, fon s. Chiesa e penetrato degli uffici e
datore di essa, dopo l'ebraica in dei bisogni di religione, è facile
terpretazione leggeva questa ver pensare con quanto zelo si desse a
sione, e lodavala spesso, come nar promuovere la virtù e l'onore del
rò poi all' autore l'abate Tomma clero, togliendo via e riformando
so Valperga di Caluso quando pas ciò che vi era di male. E le sue
sò per Firenze nell'agosto del riforme erano ponderate e caute,
18o5. Ed ai 17 marzo del 1778 il perchè sapeva che molte volte i
ponteſice Pio VI scriveva al Mar vizi si attaccano tanto co' beni, che
tini un breve onorevolissimo. per togliere quegli si danneggia
Intanto qualche gita avea fatto no questi, del che facevalo accorto
in Toscana per talento di rivede anco l'autorità del vangelo col pre
re le più care cose che si abbiano cetto che così per fretta non si le
in terra, la famiglia e la patria: vi il mal seme per timore e possi
una ne interruppe per timore di bilità di sperperare anco il buono
essere fermato là ed assunto a gra cui è commisto. Nè i mezzi erano
o episcopale. Ma anco a Torino errati, giacchè erano i precetti
trovò ciò che fuggiva, perchè es che dà religione e la morale a chi
sendo già passato di vita fino dal la conosce. Per visitare i più re
º o febbraio 1775, il re Emanuele, moti e scoscesi luoghi della dioce
il buono e generoso suo successore si non risparmiò fatica e travaglio;
Vittorio Amedeo III, l'aveva pro e tutto vide, e tutto conobbe, e tut
posto al pontefice Pio VI per l'e to curò. Ai buoni parrochi diede in
piscopato della chiesa di Bobbio, coraggiamento, agli erranti consi
avendo poi in animo, come si sa, glio, agli incorreggibili riposo. Per
di farlo passare alla sede di Tor istruire il popolo egli stesso predi
tºna. Il Martini si pose in viaggio cò al pubblico imitando i grandis
alla volta di Roma per ottenere simi vescovi Ambrogio e Agostino
dal papa la consacrazione. Ma per 17 anni non interrotti: e non
5 o8
solamente governò la diocesi sua, ufficio. Altri gliene imponevano i
ma resse anco come delegato apo tempi e le circostanze che andava
stolico le porzioni di quelle di no triste alla chiesa per quello spi
Forlì e di Faenza incluse nello rito di riforme che tenea tutti in
stato Toscano; tutte con pari amo distintamente, e per le invasioni
re, perchè religione non ha diffe delle armi straniere. Già fino da
renze. Alle parole accoppiò l'ope quando Leopoldo avea nel 1787
re, al consiglio i soccorsi, perchè convocata in Firenze quella famo
anima solamente non siamo noi, e sa assemblea di vescovi toscani alla
viviamo fra bisogni moltiplici ai quale si proponevano i 57 punti
" conviene soddisfare per con sulla riforma dell'ecclesiastica di
izione di questa vita presente che sciplina, il Martini vi si era assiso
è preparazione all'eterna. Resta con grande onore, ed avea mostra
ancora nella memoria dei vecchi, to quanto sapesse delle cose divi
e nella recente tradizione quali ne, e quanto amasse la religione
cure e quanti denari propri spen difendendone a viso aperto i sa
desse per riformare il seminario cri diritti coll' approvare le buo
fiorentino che tenea prediletto, e ne riforme ed oppugnare quelle
come richiedesse nei preti princi dannose. Poi quando il vescovo di
pale bisogno la scienza, sicchè an Pistoia, Scipione de' Ricci, levò
cora restano nel clero da lui gover più alto e più ardito lo spirito del
mato alcuni dotti che possono dirsi le riforme, il Martini, che seco a
formati alla sua disciplina. E po vea stretta e cara la fraterna ami
poli fra il Covigliaio e Pietramala cizia, ebbe molto da fare seco lui
fino a Firenzuola e il piccolo Re perchè quelle riforme vedeva ten
no risentono ancora di quale van dere a danno, buone nella inten
taggio fosse cagione la sua perlu zione, ma pregiudiziali nelle con
strazione in quei luoghi, quando seguenze e nell'effetto: perchè in
veduti i fiumi Santerno e bieter verità è da dire che se molte in
ma privi di ponti, mal parati dagli novazioni Ricciane erano, quan
argini, impedire in molti tempi to utili, necessarie, non poche vi
dell'anno l'ufficio dei parrochi, si mescolavano di quelle che avreb
impacciare il commercio, e som bero condotto a dissociazione la
mergere molti uomini nella cor salutare unità del cattolicismo, sic
rente, fà tanto presso il gran-duca chè agli occhi di chi coloro cui
Leopoldo che i ponti furono fatti, stà a cuore questa unità, sembra
e le acque incanalate. E dura sem vano seme di scisma: e d'altronde
pre, buono asilo ai chierici, il erano tutte troppo affrettate, e
seminario di Firenzuola, da lui e nella plebe che pure ha mente
fondato con ogni impegno, a ca da comprendere che male si di
gione che quei preti di verso Ro strugge in un giorno l'opera di più
magna abbandonati i loro rozzi secoli, trovavano grandi ostacoli;
soggiorni e scesi alla città non s'in sicchè dura del Ricci sinistra an
vaghissero di più molle vivere, e cora la fama nelle due diocesi da
corrotti non sdegnassero tornare lui governate; esempio ai reggito
fra i monti ove pure sono anime ri di popoli del come questi non
da curare, beni da sperarsi e for vogliono essere spinti a riforme
se maggiori che non fra le città per le quali non sono ancora ma
degradate. turi ! Perchè le armi scagliate trop
Questi e tali erano i provvedi po presto e con troppa forza se
menti; queste le cure che gli ve trovano resistenza cadono in fallo,
mivano dagli assoluti doveri del suo e per quella legge che agli urti
3o
vuole proporzionate le reazioni zo nel governo della diocesi fiori
ritornano in frammenti addosso a tina, sulla metà del giorno 5o di
chi le scagliava. Agli 11 di luglio cembre dell'anno 18o9 soccombè
del 1799 Ricci fu arrestato, e il al comune destino. Quell'anno era
Martini fece ogni sforzo perchè stato fatale alla s. Sede perchè di
fosse tratto dalla segreta nel castel strutta ai 6 di luglio la mole au
lo di s. Gio: Batista; poi da questo striaca nei campi di Vagria, Buo
liberato e condotto in luogo mi naparte gettavasi addosso a Roma.
gliore che volevasi fosse s. Jacopo, Le armi spirituali tremano, e in
e che poi fu s. Marco. Ai 29 set questo stato le mirava il Martini
tembre venne facoltà al Ricci di passando all'eterna vita, sperando
abitare la sua villa a Rignano, e in Dio che, quando che fosse, l'o
mentre vi dimorava, l'arcivescovo nore della chiesa sarebbe risorto
che molto avea fatto presso il se potente. Ebbe grandi e magnifici
nato onde gli fosse concesso quel gli ultimi onori, e più grande di
bramato ritiro, instantemente lo tutti il compianto del popolo. Il
andava ammonendo e lo conforta suo cenere giace nella Metropoli
va si ritraesse; ma il Ricci stava tana, sul quale, piacerebbe vedere
sulle generali nè mai si ritrasse se inciso il solo suo nome.
non quando la reggenza di Tosca Ciò che ho narrato mostra che
na che procedea vivamente lo spa il Martini non era uno di que
ventava. Da quali fatti, e dal ve gli uomini che tutto di nasco
dere il Martini sempre più, quan no sulla terra; faticatore quanto
to cresceva il bisogno, attaccarsi al ingegnoso, ritto, fortissimo d'ani
partito conservatore della corte di mo e risoluto. Il suo coraggio e la
Roma, si volle indurre una con sua fermezza erano singolari, e se
trarietà ed inimicizia pel Ricci. ne rammentano ancora gli esempi:
Se questa fosse sana logica non so: e narrasi come ad un capitano di
è da dire però, che comunque in truppa straniera che voleva fare
nocente potesse essere l'intenzio albergo de'suoi soldati una chiesa
ne del Ricci, certo è che alle sue rispondesse animoso : L'imperato
riforme richiedeva si freno, e più re conosce anche me! e come a
certo poi che Martini non era in Miollis che amichevolmente lagna
faccia a tutti ed al Ricci medesimo vasi presso di lui di non ottenere
quel persecutore maligno e insi malgrado molte beneficenze l'amo
dioso che Potter lo fa comparire re dei Fiorentini, dicesse che so
nella sua vita del vescovo di Pi quell'amore volea, battesse la ri
stoia (t). tirata, sgombrasse Firenze. Ed è
Intanto l'arcivescovo consumato poi nell'ammirazione di tutti quel
dagli anni e dalle fatiche, campato grande esempio ch'ei diede d'in
da più attacchi morbosi che negli trepidezza e d'autorità quando
ultimi tempi l'assalivano frequen nel 179o allorchè il gran duca
tenente, trapassato per una vita Leopoldo partito per Vienna, e
piena di vicende e di gloria, giun lasciando una reggenza o debole o
to all' ottantesimo ottavo anno, di mala fede, il popolaccio fioren
dopo averne consumati 28 e mez tino voleva porre a sacco le case
degli Ebrei, perchè egli già ottua
(1) Esistono presso gli eredi Marti genario e cadente scese animoso
ni molte lettere del Ricci all'arcivescovo
fra la folla sollevata a tumulto, e
le quali oltre a fare un chiaro elogio spinta a ferocia, e minacciando e
della bontà del Ricci, giustificano pie
namente il Martini da tutte quelle e persuadendo la potè distrarre dai
normi accuse di cui lo carica il Potter, progettati delitti; e richiuse nel
51o
ghetto sicuri gli Ebrei, più forte rante dei titoli amava esser chia
egli solo colla parola che mille sol mato Pastore. Le beneficenze e
dati colle armi; ben differente le carità usate larghissime con tut
da suoi molti fratelli che in simili ti i bisognosi, e secrete, come a
circostanze si stettero, o agirono cristiano si deve, mostrano più che
indegnamente. E gli Ebrei, per lui altra cosa il grande e sensibile a
fatti salvi, volendolo il di appres mimo suo. Aveva destinato la ren
so solennemente ringraziare, rispo dita intiera d'un'abbazia e di altri
se,quasi sdegnoso, che avea fatto il stabilimenti a sollievo di molte po
proprio dovere; ai doveri non pre vere famiglie cui la fortuna ed i
mio non ringraziamento doversi tempi negavano sussistenza. Del
mai. Il quale esempio di fortezza vitto poi egli era parco, ed a que
io vorrei poter dipingere, come si sta temperanza dovette la lunga
conviene, vivamente, perchè iden sua vita, il suo abito semplice, e
tico si mostrasse a quello che in alle volte disdicevole all'alta sua
simile circostanza mostrava il più dignità, la sua persona grande, la
grande arcivescovo di Milano; parola siccome i modi, e questa
perchè si avesse argomento di con faceasi più aspra ad udire per
siderare quanta potenza si acqui quella voce nasale con cui pronun
sta sugli animi il ministero eccle ziavala.
siastico esercitato a dovere, e Così di lui. Le sue opere si mo
quanta in realtà ne avesse acqui strano come frutto di grandi stu
stata il Martini. Per questo co di, e di non comune intelletto. La
raggio, che nessuno gli negò seb versione della Bibbia è stesa in
bene avesse nemici, i suoi modi buona lingua e in istile chiaro e
divenivano franchi e si liberi, che preciso, spesso vibrato ed energi
alle volte parevano rozzi; uguali co. Se alcuno vi desidera maggiore
sempre e con tutti, più risentiti purgatezza, e in qualche punto
come maggiore ne era il motivo: maggior fedeltà, certo è, che la
onde a molti piaceva, e ognuno traduzione del Martini è ben al
amava conoscerlo, e avvicinarsi a altro che goſſa, e finora nessun'
lui, e coloro che gli restarono ami altra versione italiana l'ha pareg
ci erano sinceri e grandi, fra'qua giata. Lo che mostrano tutte quel
li vo rammentare il sommo tragi le numerose edizioni che se ne fe
co d'Asti e il primo eccitatore di cero, e la preferenza che ottenno
quel genio immenso, l'ab. Caluso. sempre, sicchè anco ultimamente
Atto a cose grandi, non sdegnava gli editori milanesi della redazio
fare le minime, e se il bisogno lo ne che va sotto il nome di Vence,
richiedeva facea da sè stesso anco prescelsero per la traduzione del te
l'ufficio del servi. Fermo nei suoi sto, quella del Martini. Delle quali
propositi era impossibile si rimuo edizioni ognuno vede essere causa
vesse e fu udito tenacemente con la grande richiesta e la universale
trastare al principe molte volte, opinione; non già il comodo che
fino a minacciare di deporre il suo potrebbe fare una versione facile ai
grado, che dicea tenere dalla s. Priori di campagna ignoranti, co
Chiesa, e non da lui. Amoroso del me scrisse arditamente l'autore del
bene delle anime voleva i parro la vita privata di Leopoldo, il quale
chi sapienti ed attivi. Chi si face molte cose va dicendo del Mlarti
va indegno rimandava; a chi ca mi c delle opere sue tanto a spro
pace era e chiedeva riposo per ac posito, che chiara vi si mostra una
cidia, rispondeva: il riposo dei trista animosità. E più ancora cou
preti essere nel sepolcro. Incu testano queste edizioni moltiplici
3 . I
facendo conoscere che fra noi pu Ciò detto ecco il catalogo delle
re è grande l'amore e lo studio dei sue opere e delle principali edi
2loni,
santi libri, e che anco per questo
lato la nostra patria non va secon I. Trattato dell' incruento Sa
da all'altre nazioni che più di crifizio della Messa. Torino, per
questo amore si danno vanto. Gian Michele Briolo, 1776, in 12.,
Riguardo poi alle note mi sembra più volte ristampato in Firenze.
che per darne un giusto giudizio, II. Nuovo Testamento del Nostro
vadano distinte in tre classi; la Signor Gesù Cristo secondo la
prima di quelle che hanno sogget volgata, tradotto in lingua italia
to scientifico; l'altre di quelle che na e con annotazioni illustrato.
morali e teologiche possono dirsi. E Torino, nella stamparia reale, vol.
delle prime sinceramente è da dire 6, in 8., 1769-1771. – 2.da edizio
che non meritano lode, e non reg ne riveduta corretta e accresciuta
gono a rigoroso esame, sia perchè vol. 6, in 8, 1775-1778.
le scienze naturali all'epoca in cui III. Vecchio Testamento, con
scriveva il Martini non avevano note, Torino, 1776, 81, in 8. La
fatto quei grandi progressi che og edizione torinese può essere ri
gi nell'astronomia, nella fisica, guardata come la migliore perchè
nella storia naturale, sia perchè fatta sotto gli occhi dell'autore.
l'autore non avea in esse fatti stu IV. Traduzione dell'intiera Bib
di profondi come nelle altre scien bia di cui accettò la dedica Vit
ze. Ond'è che queste note potreb torio Amedeo III. Fu espressa
bero senza danno togliersi in una mente approvata dall'arcivescovo
nuova edizione, e sarebbe utile di Torino, e finalmente dal papa
impresa raccomandata ai dotti il Pio VI.
compilarne delle nuove per van Vecchio Testamento, vol. 17, e
taggio delle scienze, e chiarezza Nuovo, vol. 6, in 8. Firenze, dalla
del testo. Ma le note teologiche e stamperia arcivescovile, 1782-87,
morali mostrano profonda dottri 1788-92.
na, e di queste le prime prevalgo Vecchio e nuovo Testamento,
no perchè racchiudono forte e vol. 26 e 12, in 8. 1781, 86, 88.
coscienziosa la dottrina dei padri e Roma, 1785, vol. 17 e 6, in 8.
dei dottori della chiesa, delle sue Napoli, 1799, vol. i 7 e 6, in 8.
leggi e dei suoi principii esposti Prato, presso Vannini: proba
con maturità e lucido ordine, bilmente verso il 182o.
mentre nelle morali, sebbene ge Venezia, presso Giuseppe Anto
neralmente severe e rettissime, melli, in 16., 1855.
pure in qualche fatto che ognuno Prato, presso i fratelli Giachet
può ravvisare, manca quella esat ti, vol. 26 e 6, in 8. grande con
ta deduzione logica che dapper numero 78 rami disegnati da
tutto appare nelle opere del Mar Francesco Nenci ed incisi da Lasi
tini. Ma esso era grande e le pic mio figlio e da altri celebrati arti
cole mende non tolgono le bel sti. Questa edizione, che male si
lezze della sua versione, come le intitola la sesta, senza contare la
piccole macchi e non tolgono lo non intiera di Torino, già accen
splendore della faccia del sole. Le nata e quella di Venezia dell'An
sue opere originali sono dettate tonelli, è la più bella, la più niti
in istile facile e chiaro, bello sen da e la più corretta di quante so
sa mostrare la fatica che lo produs no state fatte fin qui. Ad essa do
se, ripieno spesso d'idee gravi, di vea tener dietro quella delle ope
muovimenti spout auei e grandiosi. re uinori dell'arcivescovo, ma
3 12
non ne sono pubblicati che due VII. Raccolta d'Omelie e lettere
volumi soltanto. pastorali. Firenze, per il Moiike
Firenze, presso David Passigli, 1788, 18oo, vol. 5, in 8.
vol. 5, fasc. 47, in 8. coi medesimi VIII. Instruzioni dommatiche
rami che servirono a quella del storiche e morali sopra il simbolo
Giachetti. degli Apostoli. Firenze, presso il
Milano, colla spiegazione e sen Motike, 1789-92, vol. 5, in 8. –
so letterale delle parole tratte dai 2.da edizione, Torino presso Fer
ss. Padri dal sig. De Sacy, 1856. rero e Pomba, 179o, vol. 5, in 8.
Traduzione della Bibbia secon IX. Istruzioni morali e domma
do la Volgata; 2.da edizione to tiche sopra il Decalogo. Firenze,
rinese col testo latino a fronte, presso il Moulce, 18o4, in 8. Pra
pubblicata con approvazione di S. to per i Giachetti, 1856, in 8. –
E. mons. Luigi Marchesi Franso Venezia.
ni: presso Favale e figlio, in 8. X. Istruzioni morali, ec., so
grande, 1857, 59. pra l'orazione domenicale. Firen
Nuovo Testamento tradotto con ze, presso il Mouke, 18o6, in 8. –
annotazioni da M. Antonio Mar Prato, presso Giachetti, 1856, in
tini: testo a fronte e molti rami, 8. – Venezia.
vol. un. Firenze, presso Batelli, XI. Opere dommatiche, storiche
1858. Firenze, presso Borghi, vol. e morali. Venezia, presso Anto
2, in 8. grande a due colonne. nelli, 1856.
Sacra Bibbia di Vence colla XII. Lezioni Epistole ed E
traduzione del testo di mons. Ant. vangelii per le domeniche e feste
Martini. Milano, non ancora ter dell' anno. Venezia, Tipografia
minata: arrivata al fascicolo 1 o 2. di Francesco Andreola, 1856 ,
Questa traduzione fu inoltre in 8.
riprodotta dall'Allegrinci senza te XIII. Se gli attribuisce ancora:
sto e con note del preposto Marco Musaei Bonamiciani Pratensis
Lastri. Firenze, 1779, ma non fu brevis descriptio: inserita a no
stampato che il Nuovo Testamen me del can. Ignazio Buonamici
to in 5 vol., in 8. e il Vecchio non di Prato nel vol. 2. della prima
giunse che al vol. 1 1, che estende Decade delle Simbole letterarie di
vasi fino al libro della Sapienza in Ant. Francesco Gori.
clusive, nè prºcedè ulteriormente XIV. De Episcoporum potestate
a motivo che il Martini fatto ar in ecclesiasticam disciplinam, et
civescovo di Firenze disapprovò in ecclesiasticorum hominum ju
espressamente quella edizione. dicia, dissertationem singularem
V. Istoria e concordia evange Ill.mo clarissimoque viro Franci
lica spiegata al popolo nella Me sco Buondelmonti nobili patricio
tropolitana. Firenze, presso il Florentino senatori et, aequiti
Moùlie, 1798, vol. 2, in 8. Berga splendidissimo D D D. Antonius
mo, Mazzoleni, 1857, vol. 5, in 8. Martinius Pratensis pubblicus in
VI. Instruzioni morali sopra i Pisana Academia canonici juris
Sacramenti. Firenze, presso Gae lector extraordinarius. Luccae,
tano Combiagi, stampat. grandu 1747. Nov. letterarie, vol. 8, pag.
cale, 1786, in 8. Edizione 2.da ac 388.
cresciuta. Firenze, a spese di Ve XV. Lettera di un gentiluomo
stri e Guasti di Prato, 179o, in 8. spagnuolo residente in Italia ad
3 za ediz. Torino, presso Ferrero e un suo amico a Madrid in data
Pomba 179o, in 8.- Prato, presso dei 2o giugno 1761, tradotta in
i Giachetti, 1854. italiano in data dei 16 luglio.
5t 3
Prato, 1765, in 8 gr. di pag. 55. GIANNONE (PIETRo), nacque
Nov. letterarie, vol. 26, p. 82. a 7 di maggio del 1676 in Ischi
XVI. Molti articoli in difesa tella, villaggio del monte Garga
dell'opera del Bettazi sulla rifor no posto in Capitanata, provincia
ma Gregoriana del Calendario, in del regno di Napoli. Ebbe a pa
seriti come dissi nelle Novelle let dre Scipione, speziale di profes
terarie del Lami. sione, e uomo di mediocri sostan
Oltre le citate opere a stampa ze, ma di onesti costumi; e a ma
si hanno dell'arcivescovo Martini dre, I,ucrezia Migalia. V'ha chi
manoscritti. conghiettura che suo padre origi
1. Meditationes grammaticae, nasse dalla nobile famiglia dei
conservato nella libreria del semi Giannoni-Alitto, che si crede ri
nario fiorentino. sedere ancora nella città di Biton
2. Un gran numero di estratti, to. Se non che poco conto si fa al
memorie, opere, e progetti di o presente di così fastosi titoli. Sot
pere gelosamente conservati in to la disciplina di D. Matteo, zio
Prato dagli eredi Martini, che ri materno, apprese Giannone in pa
tengono pure la pregiabile corri tria i primi elementi delle lette
spondenza dell' arcivescovo con re; e poscia in età di diciotto an
molte persone illustri, quali sareb ni fu mandato a Napoli per atten
bero il re Vittorio Amedeo di Sar dere allo studio della giurispru
degna, Leopoldo I di Toscana, denza. Quivi ebbe la ventura di
Pio VI, il cardinale di Lorenza, avere ad insegnatore un celebre
il vescovo Scipione de Ricci e al professor di que tempi, Domeni
tri. E di quest'ultimo è preziosa co Aulisio, che alla scienza legale
più che altre la corrispondenza accoppiava molte altre discipline,
come quella che deve condurre a fra le quali in principalità la lin
provare evidentemente ciò che ho gua e le lettere greche. La per
dovuto in verità asserire riguar spicacia dell'ingegno di Gianno
do ai fatti seguiti fra Martini e ne, e la smania di conseguire
Ricci, e a rovesciare l'accuse del molta fama, lo fecero riguardare
Potter. sempre dal precettore con occhio
Ho compilato questo articolo di benevolenza e di amicizia. For
servendomi di tutte le notizie più niti gli studi, e ricevuta la laurea
certe e più vere che ho potuto rac dottorale, si pose a studiare prati
cogliere. Mi ha giovato principal camente il foro, profonda vora
mente l'Orazione funerale fatta gine, sclama uno scrittore, che
dal sig. can. Antonio De Longo assorbiva in Napoli i migliori in
il giorno dell'esequie dell'illustre gegni sotto la vana speranza di ac
arcivescovo, con tutte le note ivi cumular ricchezze e raggiungere
aggiunte. Firenze, presso Carli, onori. A Giannone in cambio la
in 4. (senza data, ma del 181o); sua professione procacciò sin dal
poi l'articolo necrologico che fu le prime i mezzi di poter vivere
inserito nella Gazzetta universale agiatamente e coltivare ad un
di Toscana nei primi giorni del tempo i prediletti suoi studi, An
181o, lavoro, probabilmente, del zi una causa guadagnata ad alcuni
l'ab. Reginaldo Tansini, e molte suoi paesani gli fruttò un picciolo
notizie comunicatemi sì a voce casino situato ne'dintorni di Napo
che in iscritto. li, detto volgarmente di Due Por
L. BEcAcli. te. I progressi di lui nella giuris
prudenza e il molto suo acume
gli apersero ben presto l'accesso
5i4
in casa di Gaetano Argento, ce affermando che in essa si ra
celeberrimo giureconsulto di quel gionasse male dei santi e dei lo
tempi, presso cui convenivano i ro miracoli , si mettessero in
più insigni letterati di quella età, ridicolo le indulgenze, e aperta
per discutere interno le più im mente si negasse l'annuale scio
portanti e dubbiose quistioni di glimento del sangue di s. Genna
diritto comune e municipale. Fre ro. Non ci volle di più per levare
quentando siffatto consorzio, con a romore l'ignorante plebe na
cepì il pensiero di tessere la sto poletana, che, più volte e con a
ria civile del regno di Napoli, cerbità insultando il misero Gian
frammettendo alle vicende politi mone, il quale corse anche non po
che il prospetto delle leggi, dei chi pericoli, lo costrinse, arren
costumi, dei magistrati, del reg dendosi ai consigli degli amici, a
gimento amministrativo, che nel partirsi di soppiatto " Napoli ai
la varia serie dei tempi furono qui 25 aprile del 1725 , essendo pure
vi in vigore. Tale opera interrot incorso nella scomunica fulmina
ta a quando a quando dalle fac tagli dall'arcivescovo per non a
cende forensi, che accostumava di vergli chiesto la permissione di
sbrigare più facilmente per iscrit pubblicare la sua storia. Pervenu
to di quello che aringando, nel to a Manfredonia dopo aver supe
che era poco felice, gli venne fat rato gravi ostacoli, e non senza
to in capo a vent' anni di con sempre nuovi timori, alla fine si
durla a termine, e la pubbli imbarcò a Barletta, e fatta vela per
cò quasi furtivamente nel mar Trieste, solo quando vi giunse co
zo del 1725 nella stamperia del minciò alquanto a respirare. Intau
dott. Ottavio Ignazio Vitagliani to in Roma fu posta la sua storia
posta nella villa di Due Porte (col all'Indice il dì 1. di giugno del
la data di Napoli, presso Niccolò lo stesso anno. Recatosi a Vienna,
Naso, vol. 4 in 4. ). Appena pub non trovò a prima giunta quella
blicata, ebb'egli le congratula favorevole accoglienza che si ri
zioni di tutti i dotti; fu eletto dai prometteva; ma per la intercessio
deputati dell'interior governo del ne di ragguardevoli personaggi,
la città di Napoli loro avvocato or quali il principe Eugenio, il gran
dinario, e fu rimunerato con un cancelliere Zinzendorf, il conte
dono di 155 ducati. Si racconta Bonneval e il cav. Garelli, pri
che il presidente Argento dopo mo medico dell'imperatore, gli
averla attentamente letta ed esa riuscì di ottenere da questo una
minata abbia detto all'autore: pensione annua di mille fiorini da
Pietro mio, voi vi siete posta essergli pagati o dalla cassa segre
º una corona sul capo, ma di spi ta degli Spagnuoli, o sopra i dirit
» ne. c. E di fatti con tutto che la ti della Segreteria di Sicilia in
storia del Giannone abbia avuto corporati a S. M.; ma per altro
dimostrazioni di pubblica stima, non fu mai promosso ad alcuna
con tutto che sia stata protetta carica, sebbene fosse detto nel de
dal cardinale d'Altham, e dedica creto che ciò doveva eseguirsi sino
ta allo stesso imperatore Carlo VI, a tanto che Giannone non fosse
a nome di cui egli reggeva quegli provveduto di posto onorevole e
stati, non potè impedire la grave conveniente a suoi meriti ed emi
procella che s'addensò sul capo nente dottrina. Con questo decre
dell'autore. Alcuni del clero tan to richiamato Giannone da morte
to regolare quanto secolare censu
a vita, dimorando in Vienna eser
rarono aspramente l'opera sua, citava la professione d'avvocato
5 15
con grido, e trattava affari di molto torio, al Culto delle sacre imma
rilievo, tanto raccomandatigli da' gini, all'Autorità della Chiesa; e
suoi concittadini, quanto a lui per una di quelle tante contrad
affidati dagli stranieri. Intanto l' dizioni così naturali alla specie
arcivescovo di Napoli, cardinal umana, mentre Giannone combat
Pignatelli, lo prosciolse dalla in teva l'Eucaristia, soleva riceverla
corsa scomunica, in forza di lette come buon credente nel tempo
ra sommessa scrittagli in data 2 pasquale.
ottobre del 1725. Se non che tut Avvenne intanto che nel 1754
to ciò non valse a impedire il essendosi impadronito del regno
Giannone dal comporre alcuni napoletano l'infante D. Carlo,
brevi scritti satirici contro di lui Giannone perdette la sua pensio
per la sentenza di scomunica, e ne. Veggendo di non poter vive
contro la proibizione fattasi del re, e non avendo ottenuto da prin
proprio libro; ma i consigli degli cipi quei premi che sperava, si
amici lo persuasero a non farli determinò alla fine di lasciar
girare che manuscritti. In siffatti Vienna ai 5o di agosto, e di re
opuscoli si scagliò soprattutto, carsi a Venezia in cerca di mezzi
com'era da prevedere, contro la di sostentamento. Dapprima vi
corte di Roma. Durante il suo fu favorevolmente accolto, e tro
soggiorno in Vienna, ove godeva vò un grande protettore nel Se
del favore dei grandi e dei lette nator Angelo Pisani, che lo prov
rati, si accinse a lavorare intorno vide anche di alloggio in una
un'opera cui piacquegli intitolare sua casa. S'adoperò il Giannone
il Triregno, così appellato perchè cogli ambasciadori di Spagna e di
diviso in tre libri, nel primo dei Francia per ottenere la grazia del
quali si tratta del regno terreno, suo riterno in Napoli; ma ogni
nel secondo del celeste, nel terzo pratica fu inutile, essendochè D.
del pontificio (1). Ognuno può ben Carlo non accondiscese al suo ri
di leggieri imaginarsi com'abbia chiamo per non far cosa spiacevo
trattato in questa terza parte la le al Pontefice. Risolse pertanto di
corte di Roma, con cui aveva a stanziare in Venezia, a ciò in oltre
vuto tante contese. In questo li confortato da alcuni di que Sena
bro, dicasi francamente, non ser tori. Gli fu offerta la carica di con
bò più misura; nè pago di mor sultore della repubblica, che ri
dere i pontefici adottò perfino gli fiutò, come pure la cattedra di di
errori de'calvinisti e del sacramen ritto romano alla università di
tari intorno alla Eucaristia, alla Padova, confessando ingenuamen
Confessione auriculare, al Purga te che per quest'ultima non era at
to a spiegare in latino le leggi, se
(1) Nel tomo 2.delle Opere postume, condo l'uso delle scuole. Il riposo
edizione di Venezia di G. B. Pasqua che ripromettevasi , fu di breve
li, 1763, si ha l'intera tavola del capi durata; imperocchè i suoi nemici
toli del Triregno, ed un saggio insieme
dalla f. 85 delle corrotte massime che gli suscitarono molte cabale, fra
contenea, più esatto di quello dato dal le quali ricorderemo quella ch'e
Panzini. Un esemplare fu trasportato gli fosse poco favorevole alle pre
a Roma dall'ab. Bentivoglio, che tro tensioni della Repubblica sul ma
vandosi in Ginevra ebbe occasione di
re Adriatico. Per isviare la procel
conmprarlo, e ne ottenne la summa
dalla Corte romana di ducati 5oo ed la che lo minacciava, Giannone
un benefizio ad un suo figlio, e messo pubblicò una Lettera intorno al
poscia cogli altri mss. Giannoniani al dominio del mare Adriatico ed
l'Archivio del Sant'Uffizio. ai trattati seguiti in Venezia tra
516
il Papa Alessandro III e l'im vivere comodamente. Qui vi diede
peratore Federico Barbarossa; l'ultima mano all'opera del Trire
ciò non di meno gl'inquisitori gno concepita in Vienna, e di cui
adombrati delle continue visite, abbiamo parlato; e mentre stava
che faceva agli ambasciadori di correggendo libri, solito mestiere
Francia e di Spagna, decretarono di molti letterati esuli, e faceva
il suo allontanamento; e nella not notabili aggiunte alla sua storia,
te dei 15 di settembre del 1755, che potevano somministrar mate
per mezzo dei birri, fu fatto pren ria ad un quinto volume, fu da un
dere mentre tornava dall'avv. Ter ciamberlano del re di Sardegna,
zi in compagnia dell'ab. Conti, per nome Giuseppe Guastaldi, che
e messo in barca, fu condotto si se gli finse amico, invitato a cele
no alle frontiere del territorio di brare la Pasqua nel villaggio cat.
Ferrara. Temendo maggiori sini tolico di Visnà, situato nello sta
stri mutò nonne, assumendo quel to savoiardo sul lago Lemano,
lo di Antonio Rinaldo, e si recò a e distante tre miglia circa da Gi.
Modena ove rimase più di un nevra nella giurisdizione dello
mese, essendo stato raggiunto da stesso re Sardo. E qui non è fuor
suo figlio Giovanni, che gli portò di proposito il far osservare , che
alcuni soccorsi mandatigli dagli a si sono valsi di questo stratagem
mici, e specialmente dal Pisani, a ma per trarre nella rete il Gian
cui venne anche fatto di ricupera none, essendochè sapevano già
re gli scritti di lui. Partito da Mo ch' egli anche in mezzo ai Pro
dena attraversò con grande cir testanti serbava attaccamento ai
cospezione la Lombardia; in Mi riti della chiesa romana. Dappri
lano fu accolto e trattato splendi ma mostrò Giannone certa ri
damente da tutti i principali let pugnanza a condiscendere all'in
terati; ma giunto a Torino, ha vito; poscia vi si arrese, e recos
dovuto poco dopo partirsene, per si in compagnia del figlio. Come
chè il re Sardo non voleva guasta vi fu giunto, andò ad albergarº
re, prendendolo a proteggere, il in casa di Carlo Chenevé, incon
trattato di aggiustamento che ma sapevole di quanto doveva succo
neggiava colla corte di Roma. Al dere, e dopo aver cenato, e preci
lora al disgraziato Giannone non samente mentre stava per coricar
rimase altro partito che di accet si, fu dal perfido amico dato in po
tare l'invito fattogli dal libraio testà delle guardie del suo sovra
Bousquet di Ginevra, che pro no, che lo condussero prima a
metteva gli utili stipendii se avesse Chambery, poscia al castello di
voluto ivi attendere alla ristampa Miolans. È impossibile descrivere
e alla correzione delle sue ope la sorpresa di Giannone e la giu
re. Lasciato Torino, vi si re stissima collera in cui montò per
cò con suo figlio, e vi giunse a 5 così nero e infame tradimento,
di dicembre dello stesso anno giunto perfino a dare al Guastaldi
1755. La riputazione che lo pre l'appellazione di perfido, di spia e
cedette in tutte le diverse cit di traditore. Ma poscia dato ascolto
tà per le quali è passato, gli fece alla ragione, si calmò, e sostenne
trovare in Ginevra la più soddis con grande fortezza d'animo la sua
facente accoglienza per parte del invincibile sciagura. Dopo sei me
dott. Turretin, di vi" mini si circa, fu trasferito alla cittadel
stro della religione riformata, e la di Torino; indi a cagione delle
del libraio Bousquet, i quali gli fazioni guerresche del 1741 in
fornirono tutti i mezzi a poter quella di Ceva; e quattro anni
3i
dopo ritornò in quella di Torino. te dell'oratorio G. B. Prever. N"
Sin da quando gli accadde l'or tardò quindi il Giannone a pro
ribile calamità impetrò dal Senato mulgare un'ampia ritrattazione di
di Ginevra che gli fossero dati i quanto potesse aver detto o fatto
suoi scritti e i suoi libri, procu in pregiudizio della romana chie
rando collo studio di svagare la sa; il che avvenne ai 4 aprile del
mente oppressa dal grave infortu 1758. In grazia di essa fu dalla sa
nio. Si accinse dapprima a tradur cra generale Inquisizione piena
re Tito Livio; ma poscia meglio mente prosciolto dalle censure,
consultando le proprie forze, ne e restituito al grembo dei fedeli.
abbandonò il pensiero, per occu Ma con tutta siffatta somtnessione
parsi più presto a trarre da quel non potè conseguire la perduta
lo scrittore le notizie della reli libertà. Il suo destino fu di esser
gione, dell'ordine pubblico, dei vittima della politica. Imperocchè
costumi, dei riti e delle arti ro il re Sardo procurò il suo arresto
mane. Nè a ciò solo intese, ma ad per farsi merito presso la corte di
altre cose, e in principalità al Co di Roma; placata questa, lo tenne
mentario in cui sono descritte le nullaostante prigione, per tema
vicende della sua travagliata vita. che messo in libertà non si ven
Sebbene fosse incarcerato per le dicasse colla troppo animosa e con
massime da lui esposte in argo citata sua penna. Altro frutto in
mento di giurisdizione ecclesia conseguenza non colse dalla sua
stica, pure non cessò di scrivere ritrattazione, oltre quello della
contro i Pontefici; e per ciò fece tranquillità della propria coscien
presentare al re, di cui aveva in za, che di essere trattato con
vocato la clemenza, uno scritto maggiore dolcezza, e di poter
comprovante il jus che hanno i ricevere visite. Da questo tempo
sovrani del Piemonte di nomina in poi non si dilettò che di leg
re alle prime cariche ecclesiasti gere la Sacra Scrittura, in cui ,
che nei loro stati. Aggradi il re il era solito dire, tutto è santo e
dono di Giannone, e fu allora che spira religione. Il continuo pas
dal castello di Miolans lo fece tra seggiare all' aria fredda, come
durre alla cittadella di Torino, accostumava di fare, nel recinto
e concesse la libertà al figlio di della cittadella, gli fece con
lui Giovanni, che avea divisa col trarre un forte male di petto, che
padre la prigionia. A Giovanni congiunto ai dolori delle sofferte
furono pagate le spese del viag amarezze, lo condusse nello spa
gio sino a Napoli; chè non gli fu zio di otto di al sepolcro. Soddis
concesso di rimanere in Piemon fatti i doveri della religione, vide
te, nè gli furono accordati gli scrit approssimarsi il termine della sua
ti del padre. Da Napoli si trasferì vita colla stessa tranquillità con cui
poscia in Ungheria, ov'entrò nel avea comportato la lunga prigionia;
la milizia, nè mai si trattenne e il giorno 17 marzo del 1748, in
dal sollecitare i più cospicui per età di 72 anni, fu l'ultimo del suo
sonaggi perchè perorassero a pro vivere. Fu tumulato nel cimiterio
della liberazione del padre. Ma della parrocchia di Santa Barba
tutto indarno. Se non che a rad ra, nel recinto della cittadella di
dolcire la penosa situazion di Torino, con quegli onori che si
Giannone contribuì la pace inter sogliono fare agli uomini della
ma della coscienza che gli venne sua qualità.
fatto di riacquistare, mercè le Era di mezzana statura, di co
insinuazioni di un dotto e pio pre lor bruno, di viso lungo, d'oechio
3I8
vivo, grave nel portamento e pia gionia, furono acquistate dalla re
cevole nel tratto; sobrio e tempe gia Università di Torino per il
rato nel vitto; pulito, ma non af prezzo di 569 lire di Piemonte,
fettato ne' suoi vestimenti. Non la qual somma fu mandata al fi
amava nè lunghe, nè frequenti glio ed erede di lui Giovanni. Nè
conversazioni; era di poche paro fu il solo frutto che colse dalla pa
le, ed in esse guardingo e circo terna eredità. Assunto al trono di
spetto. Sfuggi l'ozio; pativa di Napoli il re Carlo di Borbone, gli
malinconia e d'asma, ed era a assegnò un'annua generosa pen
mante della solitudine. Ne' suoi sione di 5oo ducati, che gli fu
consigli fu savio e prudente e partecipata colle seguenti onore.
pronto ed efficace nell'eseguirli. volissime parole: » Iuformato il
L'ingegno aveva chiaro e diritto, », re delle strettezze in cui tro
per cui spesso veniva consultato. » vasi D. Gio. Giannone, figlio ed
Odiò sempre la falsità e le impo »! erede del fu D. Pietro, auto
sture; fu rigoroso mantenitore » re della Storia civile di quel
della sua parola e della buona fe » regno; e considerando non
de, ed esatto osservator de' suoi ob »,5 con venire alla felicità del suo
blighi e doveri. Verso il padre fu » governo ed al decoro della
più che rispettoso, e inclinato a sovranità il permettere che re
giovare i suoi amici. Contento del » sti nella miseria il figlio del
poco, non gli stava a cuore che il » più grande, più utile allo Sta
bene della sua patria, e l'illumi » to e più ingiustamente perse
mare i suoi concittadini. Sopportò guitato uomo che il regno ab
con grande costanza e coraggio le bia prodotto in questo secolo, è
sue lunghe traversie. Queste belle la MI.S. venuta a dare a D. Gio.
doti furono offuscate in parte da 55 Giannone ducati 5oo annui di
un soverchio concetto ch'egli a pensione sulli suoi allodiali. Lo
vea di sè, che, spesso lo facea sti partecipo nel real nome a V. 8.
55

mar per nulla l'altrui merito, e55 per l'adempimento. Portici, 8


3 o maggio, 1769. Firm. Tanucciº
talvolta per vizi le altrui virtù,
da un occhio livido e da un tem E ciò che torna più onorifico al
peramento acre e mordace, per sovrano si è, che pregato dal Gian
cui piacevasi di guardare più nome ad estendere siffatta largi
presto ne difetti delle persone e zione dopo la propria morte al fi
di ragionarne a lungo; da un a glio, e alla moglie, e alla sorella, la
nimo intollerante d' essere con M. S. usando di sua singolar mu
traddetto, il quale, in chi l'avesse nificenza, e che non avea esem
osato, avventava facilmente i dar pio, accordò al supplicante la chie:
di della sua accesa bile. sta grazia, dicendo: ” Che poco si
Diremo in oltre che il suo cuo º converrebbe alla felicità del suo
re fu tocco alcun poco dall'invi » governo, e al decoro della so
dia, e nulla sopportava meno che º vranità il lasciare senza un con
il veder innalzato un uomo che » trassegno di perenne guiderdo:
fosse o che stimasse inferiore a sè ne la successione di un uomo di
stesso. Bisogna per altro confessa
re che nell'
smoderato.
i" e non fu

I libri di Giannone e alcune


medaglie di qualche pregio com
; | chiara fama, il cui pari non ha
prodotto questo secolo, e cotan
to utile allo Stato per avere
con vigore, ingenuità e dottrina
sostenute le supreme regalie
perate in Vienna e in Venezia, del regno, ec. Palazzo, 5 giu.
che ancora serbava nella sua pri ºº
gno, i 78o Firm, il marchese
5I
» della Sambuca. « Gli allegati libro. La storia del Giannone "
onorificentissimi decreti provano vò non pochi oppugnatori, de'qua
che non è sempre uno sterile re li chi assalse l'una, chi l'altra parte
taggio pei figli il nome illustre dei di essa. Ricorderemo mons. Filippo
genitori. Anastasi, pria arcivescovo di Sor
Parlando ora dei pregi e dei di rento, poscia patriarca di Antio
fetti della Storia del Giannone, chia; il consiglier Alessandro Ric
diremo, seguendo l'autorità di uno cardi; l'ab. Troili; Ottavio Igna
scrittore non molto amico della zio Vitagliani, quello stesso che
curia romana : » che Giannone ha assistette il Giannone nella stam
º fatto perpetuamente apparire pa della sua opera; il gesuita Giu
» nella sua Storia un animo sem seppe San Felice (sotto nome di
º pre in festo e maligno contro gli Eusebio Filopatro); il p. Sebastia
» ecclesiastici, torcendo ogni loro no Paoli Lucchese, chierico rego
azione in mal senso e seminan lare; il p. Giovanni Antonio Bian
dola di contumelie che offendo chi, min. oss. Lucchese, e mons.
º no perfino la dignità della sto Giovanni Andrea Tria (sotto nome
» ria. In oltre egli di frequente di Pietro Paulo Prete). Corse an
n inciampa in abbagli di cronolo che a quei tempi per le mani di
» gia; leggermente trascorre sopra molti un manoscritto, intitolato:
» le cose del maggior rilievo; di Propositiones perniciosae, aut
º rado autentica i suoi racconti male sonantes, ac erroneae, quae
º con monumenti inediti, dive notanturin historia civili Neapo
» nendo invece plagiario degli lis, a Petro Giannone italico ser
» storici che il precedettero, vale mone conscripta et edita Neapoli
» a dire del Costanzo, del Parri hoc anno 1725. Si disse che autore
» ni, del Summonte, e segnata di questo scritto sia stato il canoni
» mente del Buffier ( Vegg. Fa coTorno. Ma tutte le indicate criti
broni, vol. XIII, p. 157). Detto il che non furono giudicate le più ac
male, diciamone anche il bene. conce a distruggere le massime del
ll libro del Giannone è di una Giannone, il quale anzi fatto più
incredibile utilità per tutti coloro insolente e ardito, vi rispose ora
che vogliono conoscere pienamen con ironia, ora con amarezza, e
te quello che v'ha di più impor talora anche con fierezza (1).
tante nelle civili istituzioni del re Giannone ebbe l'amicizia di
gno di Napoli, e diremo anche d' molti grandi personaggi e lettera
Italia tutta. Il suo stile a malgrado ti di varie parti d'Italia, della
di non pochi difetti, principal Germania e della Fiandra. I libri
mente nell'arte di comporre i per più favoriti ch'egli s'avea di con
riodi, non manca però di molti pre tinuo per le mani erano le opere
gi. Ma il principale, è lo spirito fi di Plutarco, del cancelliere Baco
losofico e le cognizioni legali e po ne da Verulamio, le Storie del
litiche che si rinveugono nella sua presidente Tuano, e i Saggi di
clamorosissima storia. Il metodo Michele di Montaigne. Da ultimo
pure tenuto dall'autore merita di dobbiamo qui soggiungere, che
assere commendato. Egli in cia ognuno che conobbe il Giannone
scun libro tratta la parte politica e
militare, ma in quanto ne ha pre
cisamente bisogno per derivarne e (1) Il giudicio meno parziale a mo”
stro credere che sia stato dato intorno
mettere in chiaro la storia civile, la Storia di Giannone, è quello del cav.
che viene in appresso, e la polizia Rogadeo nel Saggio politico, p. tº ,
ecclesiastica, con cui si chiude ogni e segg. -
52o
il trattò con istina e con ri Osservazioni dell'abate Biagio
guardo; che a tutti si rese rag Garofalo sopra le riflessioni morali
guardevole la sua dottrina, e a e teologiche esposte in più lettere
pochi spiacevole il suo costume, da Eusebio Filopatro.
per guisa che possiamo anche noi Breve relazione del consigli e
terminare il racconto della sua dicasteri della città di Vienna.
vita col seguente memorabile Ragioni del marchese D. Maf
motto: Hujus si virtuti par data feo Barberini sopra la successione
esset fortuna, non ille major fuis della casa Barberini derivanti dal
set, sed multo illustrior atque e le disposizioni del pontefice Ur
tiam honoratior. bano VIII.
Ragioni, per le quali si dimo
Opere postume edite. stra, che l'arcivescovado Beneven
tano, non ostante che il dominio
Apologia della Istoria civile del temporale della città di Beneven
regno di Napoli. to fosse passato a romani pontefi
Professione di fede al p. Giu ci, sia compreso nella grazia con
seppe Sanfelice gesuita. ceduta da S. M. C. C. a suoi na
Risposta alle Annotazioni criti zionali, è sottoposto al regio Eare
che sopra il IX libro della Istoria quatur, come tutti gli altri arci
civile di Napoli. vescovadi del regno.
Con questi scritti termina il Supplica umiliata alla S. C. R.
primo tomo della edizione del Pa e C. M. dalli deputati de'beneficii
squali. Il secondo contiene le ed offici della fedelissima città e
regno di Napoli per la provvisio
Opere postume già inedite. ne dell'arcivescovado di Beneven
to, con ristretto dei documenti e
Indice generale dell'opera dei ragioni che ne giustificano l'espo
tre regni, terreno, celeste e papa sto.

le. (Fu pubblicato secondo l'origi Explicatio numi sub Ludovico


nale dell'Autore). Quest'opera a XII Francorum rege cusi inscrip
giudicarne dall'estratto che ne dà tique: Perdam Babylonis nomen.
l'anonimo biografo (Lionardo Pan ( Ear operibus selectis Ioannis
zini) e dall'Indice di essa, non è, Harduini, Amstelaedami, in fol.,
ci pare, di tale importanza da far i 719, p. 9o5).
rimpiangere che non sia stata po Questo secondo tomo intitolato
sta in luce colle stampe. giustamente dal Pasquali Edizio
Abbiura fatta avanti il vicario ne prima veneta è preceduto dalla
generale del s. Offizio di Torino vita dell'autore scritta dal biografo
delegato del tribunale dell'Inqui anonimo più sopra ricordato. L'e
sizione di Roma, estratta dagli at ditore si è servito nel pubblicarla
ti del medesimo tribunale. dei manoscritti consegnati dall'au
Ragioni, per le quali si dimo tore, mentre viveva, ad un suo
stra l'uffizio di Corriero maggio amico.
re del regno di Napoli non dover Alcune Allegazioni del mede
esser compreso nella reciproca re simo Giannone, trovansi o accen
stituzione de'beni da stabilirsi ne nate o impresse in vari luoghi
gli articoli della futura pace. delle sue opere postume, delle
Osservazioni sopra la scrittura quali se ne sono fatte diverse edi
intolata: Difesa della reale giu zioni, come diremo in appresso.
risdizione intorno a regii dirit Di esse Allegazioni parla il Pan
ti di s. Maria della cattolica del zini alla distesa nella sua vita del
la città di Reggio, l'Autore.
52 I
e che non si trovano nella prima
Opere ancora inedite. edizione. L'ab. Zaccaria (Storia
letterar d'Italia, p. I del vol.VIII,
I. Una scrittura per difesa del
la monarchia di Sicilia.
g141 (e non 47 come mette il
-

oria) dice : L'Aja qui mentovata


II. Una traduzione di alcuni li è una città d'Italia; ma l'ab. Pan
bri di Tito Livio. zini vuole che sia Ginevra; e cosi
III. Alcune considerazioni in pure ripete il Soria assicurato dal
modo di discorsi sulle opere di figlio del libraio Gravier, il quale
quello storico, ebbe mano nella edizione.
IV. La sua vita scritta con tutta 5. La stessa, Palmyra (Ginevra),
distinzione. all'Insegna della Verità, 176o 62
V. Una traduzione di alcuni 65, tomi V, in 4. In essa è det
libri francesi e propriamente il to che le aggiunte che vi si rin
Racconto del congresso del diavo vengono si cercano indarno nella
lo con Lutero sopra le Messe pri prima e nella seconda edizione. Il
vate, e l'unzione de preti, colle tomo V contiene per la prima vol
riflessioni fatte de'dottori cattolici. ta alcune delle opere postume ,
VI. E la IV parte della Storia cioè l'Apologia della Istoria civi
generale del sig. di Sainte Marte le, la Professione di fede al p.
che comprende lo stato d'Italia e Giuseppe Sanfelice, le Annotazio
di alcune famiglie del regno di ni critiche al libro IX della Istoria
Napoli e di Sicilia. civile, e la Risposta alle stesse di
VII. Un trattato a pro del re di Giannone. A motivo di siffatte
Sardegna per la nomina de ve aggiunte l'edizione fu intitolata:
scovadi de' suoi stati, onde in quel NUovA EDIzroNE AUGMENTATA. Il
tempo era in contrasto colla corte tomo V porta la data del 176o; il
di Roma. I, II, III della Storia, quella del
VIII. Un suo itinerario. 1762, e il IV quella del 1765. Sic
IX. Faticò molto per darci una come il solo V volume ha nel fron
più esatta edizione delle Epistole ti spizio NuovA EDIzIoNE AUGMEN
del celebre Pietro delle Vigne. TATA, così si scorge chiaramente
X. Moltissime lettere scritte da che fu il primo ad essere pubbli
uomini ragguardevoli sì per na cato per invogliare gli associati al
scita che per dottrina. Da queste l'acquisto dell'intera edizione. Il
il Panzini tolse il più importante Lami nelle Novelle fiorentine.
per la compilazione della sua vita. (1764) chiama questa edizione
cattiva per la carta, per i caratte
Edizioni. ri, e la intitola in oltre ricca di
moltissimi errori di stampa. Il So
1. Dell'Istoria civile del regno ria in cambio la difende, dicendo,
di Napoli, libri XL. Napoli, Ni che viene dipinta per più brutta
colò Naso, 1725, vol. IV in 4. E che non è.
dizione originale. A questa si fece 4. La stessa, Venezia, G. B.
un aggiunta delle Opere postume Pasquali, 1766, tomi IV, in 4,
colla data, Palmyra, i 755. con copioso indice ed aggiunzioni.
2. La stessa, Aja, Gosse e Com E di fatti lo stesso libraio ha pub
pani, 1755, tomi IV in 4. (Il p. blicato altri due tomi divisi in
Zaccaria per isbaglio pone tomi tre parti, colla data del 1768, i
due), con accrescimento di note, quali sono bensì dello stesso for
riflessioni, medaglie, e moltissime mato e dei medesimi caratteri dei
correzioni date o fatte dall'autore, quattro primi, ma non portano il
VoL. VII. 22
522
numero progressivo di V e VI ne oltr essere corretta, ha la Vita
(circostanza non avvertita dai bi dell'Autore del Panzini e le Ope
bliografi), e racchiudono le Opere re postume.
postume. Il primo di questi due 9. La stessa, Milano, Nicolò
tomi contiene le stesse cose che si Bettoni e comp., 1855, in 4. picc.
rinvengono nel tomo V della edi Forma parte della Biblioteca En
zione di Palmyra (176o); il secon ciclopedica italiana, ed è compre.
do poi contiene oltre la Vita scritta sa nei volumi XXVII e XXVIII.
dal biografo anonimo (Lionardo Questa Biblioteca fu incominciata
Panzini), tutti gli scritti di Gian nel 1828, e si prosegue dalla tipo
mone da noi superiormente indi grafia dei fratelli Ubicini. La vita
cati, e che abbiamo contraddistin di Giannone distesa in nome de
ti coll'appellazione di Opere Po gli editori è di Achille Mauri, il
stume già inedite. Quindi ben quale si valse di quella del Panzi
a ragione ha detto il Pasquali ni, ma vi aggiunse di molte belle
nel frontispizio che la sua edizio considerazioni dettate con quella
ne (meritamente accreditata) oltre critica e con quella sodezza di
un copioso indice ed aggiunzioni pensare che sono tanto proprie al
è accresciuta di note critiche, di l'ingegno del Mauri. Questi arric
riflessioni, di medaglie e di mol chì la presente edizione di alcune
tissime correzioni fatte dall'Auto Annotazioni che collocò in fine
re, e che non si trovano nelle tre dell'opera per non interrompere
antecedenti edizioni. Dalle quali il corso della lettura, e perchè
ultime parole ne consegue che dal fosse agevole leggerle di seguito.
1725 sino al 1768 non erano state Ad esse fa precedere un'Avverten
fatte che quattro sole edizioni del za preliminare; poscia tratta della
le Opere di Giannone, compresa Separazione delle due podestà
questa del Pasquali. del sacerdozio e dell'impero; del
5. La stessa, Napoli, Gravier, l'Unione della podestà spirituale
177o, torni V in 4., che formano e civile; dell' Intervento della po
il tomo XI al XV della Collezione destà civile nelle cose ecclesiasti
degli Storici napoletani. In que che; delle Leggi ecclesiastiche;
sta edizione per altro sono stati degli Abusi e delle superstizioni;
tolti e moderati alcuni luoghi. del Concubinato de Romani, intor
6. La stessa, Napoli, Gravier, no la parte ch'ebbero i Papi nella
1771, tomi VII in 4.; e nello stes discesa in Italia dei Franchi e
so anno, luogo, e per il medesimo nella distruzione del regno dei
tipografo, tomi XXII in 8 ; sem Longobardi. Dai soli titoli da noi
pre colle Opere postume. A que indicati si vede che cadono sopra
sta edizione ha preseduto Lionar punti capitali, a cui molte altre
do Panzini, e vi ha inserito la Vita parziali quistioni si riferiscono.
da lui scritta. Avrebbe forse potuto il Mauri al
7. La stessa, Milano, Nicolò largare d'assai i limiti del suo la
Bettoni, 1821, vol. IX, in 8. Con voro intorno a punti di disputa
tiene la sola Storia, e forma par particolari, così sulla parte materia
te della Biblioteca storica di tutte le della storia di Giannone, cioè la
le nazioni. Era trascorso mezzo semplice narrazione de'fatti, come
secolo senza che si fosse fatta al sulla parte più intrinseca di essa,
cuna edizione. cioè i giudicii che vi sono esposti
8. La stessa, Milano, tipografia sopra gli uomini, gli avvenimenti,
de Classici italiani, 1825-24, vol. le istituzioni, i costumi, ecc.; se
XIV, in 8 con ritratto. L'edizio non che per far ciò sarebbe stato
523
mestieri di comporre una novella fatte traduzioni ha mai veduto la
opera. Contentiamoci di quanto luce. Così pure di una versione in
egli ha fatto, e formiamo piuttosto glese di Giacomo Ogli vie non sap
voti perchè tutti i grandi scrittori piamo che sia stato pubblicato che
italiani ottengano un illustratore il primo tomo, diviso in due volu
così degno come il Mauri. Nelle mi in foglio, Londra, 1729. La
sue Annotazioni egli si è adopera sola traduzione compiuta che vi
to a tenersi lontano da qual si vo sia è quella in lingua francese co
glia estremo, ed ha sovra ogni minciata da Luigi Bochat, e ter
punto esposto senz'amore di parte minata da suo figlio, la quale com
ciò che gli parve la verità. Che se parve in Ginevra colla data del
per avventura qualcuno di quegli l'Aja, 1742, tomi 4 in 4. Manca per
indiscreti e malevoli censori, che altro del V che doveva contenere
non conosce altra logica che quella le opere postume.
delle passioni, volesse fargli carico Della Storia di Giannone si han
di qualche intenzione, che certo no poi varii estratti in diversi li
non ebbe, si conforti pensando a bri; ma uno molto impertinente
quelle belle parole ch'egli stesso ne formò il ministro ginevrino,
ricorda di s. Giovanni Grisostomo: Isaac Vernet, a richiesta del li
Nihil veritate clarius, nihil, etc. braio Bousquet, il quale lo fece im
Delle opere postume vi sono primere in Amsterdam (o forse in
edizioni anche con altre date, che Ginevra) da Catuffe, 1758 (e non
noi abbiamo stimato a proposito 1728 come scrissero alcuni), in 8.,
di non indicare, perchè questa è con questo titolo: Anecdotes ec
una impostura tipografica, che vi clesiastiques, etc. Fra le altre co
ha cangiato a talento il frontispi se il Vernet dice che ha tratto
zlo.
questi aneddoti dalla Storia del
L'elenco da noi offerto delle e
Giannone, la quale fu bruciata in
dizioni delle opere di Giannone Roma nel 1726. Questa circostan
speriamo che sia riuscito il meno za falsissima meritava di essere ri
imperfetto di quanti finora usciro cordata, perchè si sappia a prima
no in luce, e quindi potrà essere giunta quale scopo siasi preposto
di una qualche utilità ai biblio l'editore nella compilazione di co
grafi per correggere i non pochi sì fatto estratto.
abbagli in cui sono caduti, e per
supplire alle omissioni proceden Scrissero del Giannone i se

ti dall'aver impiegata in siffatto guenti :


lavoro minor pazienza della no
stra. Francesco Antonio Soria, nelle
Memorie Storico-critiche degli
Traduzioni. Storici Napoletani. Napoli,
1781-82.
- Della Storia di Giannone furono Angelo Fabroni, nelle Vitae ita
intraprese varie traduzioni; in lorum doctrina excellentium ,
francese, da un membro del Par etc. Tomo XIII, pag. 127, Pisis,
lamento di Parigi; in latino, in 1778-99, in 8. Questa vita ser
una certa città della Germania; in vi di guida al Lombardi quan
tedesco da un letterato di Lipsia : d'ebbe a parlare del Giannone
“ a tutti questi non mancò l'auto nella sua Storia della lettera
re d'inviare fogli di correzioni tura italiana nel secolo XVIII.
da sè fatte a ciascun tomo della sua Il Fabroni poi scrivendone, non
ºpera. Se non che nessuna di sit fece che seguire il Panzini.
32
ine Giustiniani, nelle Me
zo del 1722. La frivola educazione
morie storiche degli Scrittori e l'indole ghiribizzosa e vivace lo
legali del regno di Napoli. Na fecero ancora ragazzo scrittore di
poli, 1787-88, in 4. cattivi versi: pronte le lodi, facile
. . . nel Nuovo Dizionario storico la presunzione, il N. A. si tenne
di Bassano, ecc. Bassano, 1796, a sedici anni per poeta bello e fat
in 8.
to. Studiò un poco; ma intolle
Giambatista Corniani, nei Secoli rante e arrischievole volle troppo
della letteratura italiana, ecc. presto trar profitto dallo scarso
sa.
vol. 1X, p. 156, Brescia, 1818 pere, e scrisse quando non avreb
19, in 16. be dovuto, e però quando l'età il
Tarabaud, nella Biografia Univer concedeva l'ingegno si smarri fra
sale (tradotta), Venezia, 1822 gli errori della ignoranza e della
51, in 8. impudenza. Mise maggiore cura
Giuseppe Maffei, nella Storia del nella lingua; ma non troviamo al
la letteratura italiana,ecc. Mila cun saggio di quelle profon ri
no, 1854, in 8.
de
Alcune Memorie della vita di cerche che intorno a questo studio
Giannone furono inserite dal
vorrebbe il Ginguené farci crede
re ch'ei vi facesse. Le prime com
Vernet nella Prefazione... agli posizioni sono indizi d'ingegno
Anecdotes Ecclesiastiques. Altre bernesco, maligno, in considerato,
vennero premesse alla Storia civile e nondimeno ammirabile per ori
nella edizione dell'Aja. L'avvocato ginalità e vivezza. Giovanetto ven
dott. Michele Vecchioni compo ne condotto in Dalmaz ia da Giro
se a richiesta di ragguardevo lamo Quirin provveditore
i
li personaggi una piccola vita, che la provincia. Vi stette tredi anni;
quel
fu impressa senza nome di autore fu posto a studiar matematiche;
in Palmyra (Lucca, o forse Gine non imparò niente; pensava a tut
vra) nel 1765 in 4. Il Lami nelle t'altro, voleva comparir poeta, º
Novelle fiorentine (1765) dice, che dove non rodeva o rideva si anno
avrebbe desiderato che questa Vi iava. Tornato a Venezia, si sde
ta fosse stata più copiosa. Del resto gnò della condizione in cui erano
non gli pare che contenga cose da
indur timore s'anche si fosse mani ridotte le faccende di casa pella in
dolenza invincibile del buon Ga.
festato il luogo della impressione. sparo: attese a ripararvi; e mortº
Ma l'ab. Lionardo Panzini coll'aiu
il padre si diede all'economia, si
to delle memorie orignali sommini separò dalla famiglia, preserv
strategli dal figlio di Giannone, ne suo, e non avendo ancora ò il
nemici
compilò una molto ampia e pesata, letterati da combattere, combat
e fe apporla pure come anonima tè i parenti, piati per acquista
alla testa del citato II tomo delle re diritti; e quello spirito bat
Opere postume Giannoniane. E di tagliero gli fruttò dappri
facc. 1 o6, e si trova anche in altre ma qual
che agio, poi qualche celebrità,
edizioni delle stesse opere. Quan molti
to al lavoro del Mauri ne abbiamo
nemici, infiniti disgusti.
Le commedie del Goldoni cº
superiormente parlato a bastanza. minciavano a incivilire le scene:
L'EDIToRE.
il popolo aggradiva la riforma: il
misero Chiari mal poteva sostene
GOZZI (CARLo), figlio di Jaco re la guerra contro a quel potente
po Antonio e di Angela Tiepolo, ingegno: la sincera imitazione e
e fratello del celebre Gasparo, na la urbana ilarità della commedia
cque in Venezia nel mese di mar goldoniana accommiatavanº le
525
buffonerie e le commedie dell'ar silenzio lasciare nell'obblio quei
te: le maschere vi scapitavano; i fatti che la verecondia delle lette
comici del Sacchi si arrovellavano, re ama nascondere. Le azioni di
imbestialivano: lo spirito strano e Carlo Gozzi lo mostrano uomo di
beffardo di Carlo Gozzi a quelle grosso animo, arrogante, scherni
novità si commosse, e prese argo tore, vendicativo; lo disse anche
mento da esse, come da un popo chi lo conobbe, lo ripetono i suoi
lare delirio, per delirare coll' in biografi, ne fanno fede le opere
gegno e fare quanto poteva affine sue, quelle sue Memorie, zeppe di
di strappare l'alloro che il riforma schifezze plebee, di puerili futili
tore si era meritato. Carlo Gozzi tà e di goffe millanterie. Quanto
non mancava nè d'ignoranza, nè si può riferire della sua vita è bre
di sfacciataggine ad assumere quel ve cosa: visse celibe, non ebbe
la pazza impresa. Principiò cogli carichi pubblici, non brighe po
epigrammi, coi sonetti, andò in litiche, si attaccò ai comici con
nanzi con un poema, la Marfisa, affezione, passò il tempo lieta
continuò colle Fiabe, la prima mente con essi, non trasse da
venne recitata nel 1761. Quanto naro dalle opere sue, non ne ave
in feste e noiose tornassero la in va bisogno, i suoi amori furono
vidia e la malignità del N. A. alla avvenimenti triviali, delle sue vir
riputazione del Goldoni e del tù non sappiamo niente, amò ed
Chiari, che rumore facesse questa aiutò suo fratello Gasparo, questo
guerra, con che armi indegnissi si sa, e gli fece onore; era operoso,
une per parte del Gozzi si combat testareccio, astuto, malignamente
tesse, quale successo ne avesse; vivace: morì il di 4 aprile 18o6.
tutto questo, e inolto più, lo disse Di lui si possono biasimare i
già e lo provò testè il ch. nostro costumi, le opinioni e infiniti er
Tommaseo in quella sua dotta e rori; ma fu tale da eccitare la ma
sugosa biografia del Chiari, nella raviglia di tutto un popolo, da far
quale v'è accennata la storia dei un tratto metter in forse il merito
teatri veneziani di quell'epoca. Pe di un sommo ingegno, da fiaccare
rò me manca il coraggio a raccon l'orgoglio a molti suoi avversari,
tare ciò che in questa stessa opera da guadagnarsi la stima di parec
si può leggere con profitto mag chi dotti, l'ammirazione degli
giore di quello che si trarrebbe stranieri. Tutto questo per un cer
dalle nostre parole. (1). to bagliore di novità e di stranez
Dovremmo dalle Memorie della za che derivava dalle sue composi
vita del N. A. scritte da lui me zioni. Le quali sono commedie, o
desimo e pubblicate per umiltà, piuttosto allegorie favolose, bizzar
estrarre alcune cosarelle che por re, racconti di fate, prodigi, meta
rebbero in chiaro le vicende ed il morfosi, trasformazioni; il genere
carattere di questo Gozzi, tanto grave mischiato col buffonesco; il
dissimile dal fratel suo ! Ma noi comico coll'eroico; la prosa col
pensiamo non dover imbrattare di verso; parodie insolenti, arrischia
laidezze i nostri scritti; dover col te sentenze, metafore volgari, epi
grammi a josa. Eccone i titoli:
(1) E non cito il Maffei, chè non di L'Amore delle tre melarance- Il
ce che poche parole, nè meglio degli Corvo – Turandota – Il re Cer
altri (Storia della letterat. Ital., vol.
vo – La Donna serpente – Zo
III. facc. 1 74), nè il Lombardi che ri beide – Il Mostro turchino – I
feri il giudizio dell'Ugoni (Storia della
letterat. ital. del sec. XVIII. lib. III. Pitocchi fortunati – L'Augellin
5. XCVI. facc. 243. 244). bel verde – Zeim, re dei genii
526
La Principessa filosofa – La questo Gozzi, non si formarono
Donna vendicativa – Il Pubblico un giusto concetto delle opere di
segreto – Eco e Narciso – La lui, si variamente giudicate. Il
Donna contraria al consiglio – primo a lodarle fu il Baretti, lo
La vedova del Malabar. Non tut lodava per conceputa avversione al
ti gli argomenti di queste matte Goldoni, per istranezza di giudi
rappresentazioni uscirono della zio; e non temè di dire che Carlo
sua fantasia; egli si giovò molto Gozzi - è uno di quel genii nati a
delle Novelle arabe e persiane, e » destare la maraviglia, l'ammira
ricorse eziandio al teatro spagnuo » zione e l'entusiasmo, ch'è - do
lo, dal quale cavò altri drammi da » po Shakespear, l'uomo più stra
lui accomodati e raffazzonati pel » ordinario che si sia giammai
teatro italiano : tali sono La ca » veduto in verun secolo. . ( Les
duta di Donna Elvira – La pu Italiens, ec. cap. VII). E il Si
nizione nel precipizio – Il Moro smondi: “ I personaggi serii, nel
di corpo bianco – La Donna in » le composizioni del N.A., erano
namorata da vero - Bianca con collocati in situazioni difficili,
tessa di Melfi – Il Montanaro º che destavano sempre l'interes
don Giovanni Pasquali – La Fi » se della curiosità, e spesso quel
glia dell'aria – il Metafisico – » lo che proviene dal carattere.
5

Annibale, duca di Atene – La » Talvolta il loro parlare facevasi


malia della voce – Amore as m» commovente, e tal'altra i teneri
sottiglia il cervello – Onor dà » e appassionati moti erano e
intendimento, ed altre ancora. Ol º spressi con una poesia che ve
tre a queste composizioni abbia »5 niva dal cuore; ma più sovente
mo de grossi volumi di svariate » passavasi da maraviglia in ma
poesie del N. A., alcuni scritti sa » raviglia, e l'aspettativa e la cu
tirici scagliati contro Goldoni e » riosità facevano l'interesse della
Chiari, altri giocosi e bizzarri; vi º rappresentazione ... cc ( De la
si trova una certa lucidezza di sti litterat. du Medi de l'Eur. t. II).
le, nè manca sempre il brio delle E A. W. Schlegel; . Sono esse,
immagini, ma quasi sempre la no le commedie del N. A., ordite
biltà dei pensieri. Tradusse in » con estremo ardimento, l'in
versi sciolti le satire di Boileau; » venzione è piuttosto originale
stampò altresì alcune operette in » che romantica, e tuttavia sono
prosa, e l'operaccia che abbiamo º in Italia le sole composizioni
sopra accennata, Memorie ec. Di drammatiche ove regnino i sen
tali opere se ne fecero due edizio » timenti dell'onore e dell'amore.
ni, la prima nel 1771 in Venezia » L'esecuzione poco elucubrata di
dal Colombani in otto volumi in » queste commedie dà loro l'a
8.vo; la seconda meglio compiuta » spetto di un abbozzo tirato giù
benchè senza la Marfisa, nel 18o2 » come la penna getta ; ma ta
pure in Venezia dal Zanardi in » le abbozzo è pieno d'imma
quattordici volumi in 8.vo. Le º ginazione, i tratti ne sono
Memorie vennero poste ai torchi 55 fermi e robusti, tutti i colori
nel 1797. » vivi e spiccati, e gli oggetti che
Non dispiacerà al lettore che »: esso rappresenta, colpiscono per
tocchiamo i giudizii che in Italia º modo la fantasia, che il popolo
e fuori furono pronunciati sul º vi piglia grandissimo diletto. -
N. A., perocchè vi sono ancora (Corso di letterat. dramm. t. II.
molti, che, stante una volgare tra lez. IX). E il Ginguené lo dice
dizione della fama ottenuta da » uno degli spiriti più sottili, più
32
» penetranti, uno degli scrittori » tutte quelle doti, che si richi
» più originali e più veramente » dono in uno scrittore a far si,
» italiani di questi ultimi tem » che egli alletti, e digiuno di ogni
pi. a (Biog. univ. art. CHARLes º sapere che pur gli è necessario
Gozzi). E non differente da que » affinchè instruisca a. ( Della
sto fu il parere della Stael. Ma in letterat. ital., vol. III. art. II. ).
che conto vuol tenersi il N. A. E il Salfi : » Egli, il N. A., col
apprendiamolo dal senno italiano. » mezzo de' suoi frizzi e de' suoi
Già Napoli - Signorelli nella sua r» epigrammi si formò da prima
Storia dei teatri annunciava l'in » un partito fra'dotti, e bentosto
dole delle opere di Carlo Gozzi » si propose di trarre il popolaz
siccome uno traviamento. Il giu » zo veneziano dalla sua parte,
dizioso nostro Gherardini diceva » come se fosse difficilissimo il
º che lo straordinario favore che »
fargli preferire le assurdità più
» a que'tempi ottennero in Vene »
ridicole alle invenzioni più ra
» zia i drammi di Carlo Gozzi, º
gionevoli. . . – Certo in mezzo
» mostra piuttosto il cattivo gusto »
a tali stranezze egli non cessa
º dell'udienza, che il loro merito º
di essere uomo di spirito, ed e
º reale. c. (Nota N. 54 della sua »º
legante poeta. Ma è egli lodevo
traduzione dell'opera dello Schle » le di aver impiegato le sue co
gel sopra citata). E il severo Ugo º gnizioni ed i suoi talenti per in
ni: ” Niuno certo potrà dire, che 5» sinuar nuovi errori nel volgo,
ti Carlo Gozzi non sia un poeta » e confermare i già vecchi? Per
» naturale. Ma la sua natura non » chè falsar la natura, e pascere
º è bella . . . – Di mezzo alle º l'immaginativa de'popoli d'una
º
» trivialità e bizzarrie dell'A. ap » mitologia sciocca, la più spia
º pare un ingegno naturalmente », cevole di tutte le altre? . . . cc
» inventivo e fertile di partiti, (Saggio crit. stor, della comm.
» sebbene nobili non si direbbero ital. S. XVIII ). E finalmente il
º le sue proposizioni ... L'ingegno nostro perspicacissimo Tomma
» del nostro Carlo somiglia all'i seo nella biografia del Chiari che
» tnaginoso ma rude ingegno spa abbiamo sopra citata : » Certo fe
º gnuolo, e le sue opere alle in » ce l'Amore delle tre melarance,
» formi ed irregolarissime bozze » recitato in San Samuele dalla
» di quel teatro ...-Il Gozzi nelle Compagnia del Sacchi, con set
» sue poesie bernesche e ne' suoi i» te repliche: ardita parodia del -
º scritti polemici mostra un di la maniera del Goldoni raffigu
º screto sentore di lingua e una rato in Celio, e del Chiari nella
-

º! penna disinvolta, comechè da » Fata Morgana. Il Goldoni de


º tutte quelle facili ciance non si º clama in istile avvocatesco, il
» raccolga un pensiero al mondo, » Chiari in pindarico. Le fan
º nè una riflessione, che sia nuo » tasie giocose e i sali abbonda
» va o non ovvia ... – Le opere » mo: ed è quella delle compo
º che scrisse per questo (cioè 3» sizioni del Gozzi forse la più
º pel teatro) furono assai, e at » sua, perchè più calzante; ma
º testano molta potenza di fin », tanto lontana dalle parodie d'A
º tasia, sebbene sbrigliata e senza » ristofane quanto da Atene Ve
º legge... - Egli precipitò in un nezia. Nell'altre delle qualita
º vilissimo ed insofferibile impa » lune rimasero a burattini, l'in
” sto di stile; e non è meno certo, » venzione è tolta da novelle o
º che, tolta quella fantasia di cui drammi altrui : abborracciati i
º abbiamo detto, fu ignudo di » caratteri, falso o leggero l'affetto,
328
» il dialogo fuor di natura, disa sentiamo che ciò converria che
» dorno lo stile. « fosse; ma se guardiamo al fatto,
Infatti chi immaginasse uno di non sempre avvenne, nè può av
que'tempi nugolosi da estate nei venire. Accenniamo un pregiu
quali si veggono molte strambe dizio, e Carlo Gozzi ne invita a
combinazioni di luce che rappre chiarirlo. E una questione che si
sentano con vari colori varie figu agitò, a Parigi, sono già pochi an
re, e che di repente vengono dal ni, fra Scribe e Villemain. Il pri
vento trasformate, e si mutano in mo opinava essere la rappresenta
altre, alcune nere e spaventose, zione comica in contraddizione col
alcune vaghe e gentili, con lampi costumi; il secondo all' opposto:
e tuoni di lontano lontano; poi pare abbiano tirata la cosa ne due
squarciarsi le nubi, assottigliarsi, contrari estremi. Le fiabe del Goz
allungarsi in fascie sottili che pa zi farebbero aperto l'abbaglio del
iom veli, ed in brev ora lasciano segretario dell' Accademia france
netto e lucido il cielo e freddo se : le imitazioni del Goldoni mo
l'animo del riguardante il quale strerebbero l'errore di Scribe; il
godeva dello spettacolo; chi dico quale offeriva egli stesso co suoi
immaginasse tal cosa potrebbe ad drammi, e a ciò si appoggiava be
cssa paragonare e l'ingegno del ne Villemain, di bei documenti
N. A., e l'effetto maraviglioso che del proprio errore. Che con inge
esso doveva produrre nell'oriz gno si faccia l'interprete di una
zonte veneziano, e il languore nazione, di un secolo intero, che
che lasciò cone di sparve. – Si conduca sulle scene i costumi di
potria nondimeno in quelle sue un popolo; questo lo si è veduto,
opere pescare un po' di morale, e vorremo vederlo spesso. Ma che
ma e'sarebbe una briga noiosetta, uno scrittore abbia seguita questa
perchè l'acqua è torbida assai, e bella teoria senza avvedersene, e
converrebbe gettar in largo la re quando pure il suo ingegno e le
te e farla andar ben sotto, e nel sue opere se ne stavano, a mo'di
maggior numero delle composi dire, fuori affatto della società
zioni sarebbe opera perduta, od pella quale egli scrisse ; non so co
una illusione, come fu pello Schle me si potrebbe sostenere, e pro
gel. E certo quella poca e fiacca vare che Carlo Gozzi co racconti
morale non era avvertita dalla ple delle fate, e co miracoli della sua
be applaudente; però non voglia immaginazione abbia rappresen
mo dar lode a pregi comunali e tata o simboleggiata o interpreta
non bene spiegati, anzi nascosti ta la società che lo circondava. Un
dietro la falsità e le stranezze per derisore potrebbe opporre: la sim
modo, che di essi non potevano boleggio, perchè le sue diavolerie,
formarsene un'idea coloro medesi oltraggiose al buon senso di un
mi cui avrebbero dovuto giovare. popolo colto, indicano il frivolo
Quella smania di stabilire qual pensare sentire e gustare del Vene
che generale principio, al qua ziani di allora: ne volete una pro
le tirannicamente assoggettare le va ? quelle fiabe piacevano somma:
creazioni dell'ingegno in ciascun' mente. Chi conosce con che facili
arte, trasse molti a credere essere artifizi si trae una plebe ad am
e dover essere il teatro comico sic mirare e a stupire, non vorrà ri
come lo specchio dei costumi del petere questo maligno giudiziº,
popolo, e però gli autori di com me D'altra parte le parodie e gli
die come rappresentatori della so schermi del Gozzi erano rivolti
cietà alla Iuale appartengono. Con non contro al popolo, ma contrº
529
agli avversari del N. A.; e fu que ta l'epoca della sua nascita: alcu
sto appunto che dava molto piace ni la pongono nel 1712 ; altri col
re, perchè il volgo anna la satira Mazzuchelli la fissano nel giorno
ed odia i satirici. Altri potrebbero 22 marzo 1716, ed altri col Cu
dire, e fra questi certo il sig. Vil stodi nel giorno 25 aprile 17 19.
lemain ed alcuni di que critici di Sortì dalla natura una fervida
oltremonte : Carlo Gozzi voleva fantasia; una volontà impetuosa;
scuotere le fantasie di un'epoca una grande vivacità ed una pari
che chiedeva novità e strepito, an franchezza. Pure, mosso dagli ec
noiata delle pacifiche abitudini, citamenti del padre, s'indusse a
disposta ad una rivoluzione; Car vestire l'abito ecclesiastico e a de
lo Gozzi si faceva interprete di dicarsi allo studio della giurispru
questo bisogno. Ostentazion filo denza: ma ben presto dalle mal
sofica che si allontana dalla luce prese vie ritraendosi, depose l'uno
per trovar perle nelle tenebre. La e l'altro abbandonò. E fuggito
testa di Carlo Gozzi, checchè ne nel 175 1 dalla casa paterna si ri
dicano lo Schlegel e il Sismondi riparò a Guastalla, dove ottenne
e la Stael, conosceva lo spirito ed i un impiego in un negozio in cui
bisogni di un popolo tanto quan aveva interesse il rinomato Car
to gli bastava a far correre i Vene lo Cantoni. Questi scorgendolo
ziani piuttosto al teatro di san San inclinato alla poesia, volle giovar
muele che a quello di sant'Angelo: gli col suo consiglio e colle sue i
commoveva le fantasie perchè la struzioni; lo distolse dallo studio
sua era in fiammata dal puntiglio di a cui si era dato dei guasti scrit
volerla spuntare contro Goldoni e tori del seicento e migliori esem
Chiari: tirava fuori le fiabe per plari additogli (1). Trasferitosi po
chè non avea migliori argomenti scia il Baretti a Venezia e a Mi
suoi propri da trattare: possedeva lano, nella prima di queste città
ingegno acuto e vivace, ma non strinse amicizia con Gaspare Goz
passava i confini che gli prescri zi e con altri letterati, e nella se
vevano la invidia e la malignità; conda coll' Imbonati, col Tanzi,
e sentiva poco e bassamente, e di col Parini, col Passeroni, col Ba
cose politiche ne sapeva quan lestrieri (2). Ritornò quindi a To
to un pesce della laguna ( U rino e colà udì le lezioni e fre
goni, op. cit.). – Dobbiamo am quentò la compagnia del celebre
mirare l'ingegno, ma si dee me ab. Tagliazucchi che in quella
glio lodare le intenzioni buone e università era professore di una
i buoni sentimenti, senza le une ne lettere. Abbandonata da questo
e gli altri l'ingegno non val nien
te, anzi spesso riesce a corrompere (1) I versi che il Baretti teneva sem
l'opinione pubblica: la quale si fa pre in mano erano quelli del Marini.
moderatrice dei costumi soltanto
Ma dopo i consigli del Cantoni, fra gli
allora quando le lettere la spingano altri buoni maestri pare che il giova
verso la virtù e la ragione, e non ne ponesse maggior amore al Berni,
gia verso i fantasmi della fanta che seguitò nelle sue piacevoli poesie,
e lodò mai sempre, come nella prosa
sia e le sciocchezze delle donnic ritrasse da Benvenuto Cellini.
ciuole. L'Editore.
L. CUCCETTI.
(2) In Milano il Baretti fu aggrega
to all'Accademia de'Trasformati. Poscia
passò a Cuneo, ove, per mancanza di
BARETTI (Giuseppe), nacque miglior condizione, si appagò di esser
º Torino da Luca Antonio e da
fatto custode de'magazzini militari,
Maria Ludovica. E' tuttavia incer L'Editore.
55 o
la cattedra, il Baretti aspirava a quella parte dell'Inghilterra che
succedergli, ma non essendo riu non aveva veduto, nel giorno ul.
scito nel suo intento, nel 1745 ri timo di quel mese approdò a Li
tornò a Venezia, dove per danaro sbona ; ed attraversato il Porto
esegui una Traduzione delle tra gallo, poi la Spagna e la Francia,
gedie di Pietro Cornelio, che fu s'imbarcò ad Antibo, giunse a
poi da lui stesso dichiarata molto Genova, e di là si condusse a To
insipida e snervata ; e in un ra rino ad abbracciar i fratelli, e po
gionamento che vi aggiunse si die' scia a Milano a rivedere il suo In
a gridar altamente contro la pol bonati, nella cui casa visse lieta
troneria del verso sciolto; e non mente alcun tempo. Se non che
senza grave taccia d'inconseguen avendogli colà il governatore con
za; poichè appunto in verso sciol te di Firmian ordinato di desiste
to aveva egli quelle tragedie tra re dalla stampa di una serie di let
dotto. Nel 1747 cominciò a far tere colle quali l'eseguito viaggio
manifesto il suo genio battagliero, descriveva, egli altamente irritato
di cui poscia dar doveva tante per tale divieto si ritrasse a Vene
prove; e prima per un sonetto fie zia, dove sotto il nome di Aristar
ramente contese col dottore Bia co Scannabue diede opera a pub
gio Schiavo di Este, poi per la blicare la sua famosa Frusta let
spiegazione del famoso dittico teraria. Con questo foglio può
Quiriniano col professor Bartoli dirsi che il Baretti rompesse guer
di Torino. ra a tutto il mondo; poichè, oltre
Nell'anno 1751 tentar volendo in ſinite contese di minor conto,
di cambiar fortuna, cambiò cielo, i"
attaccò briga col governo di
e trasmutossi a Londra; e qui vi apoli, perchè avea deriso il Fac
infatti una scuola che a perse di chinesco mestiere º dell'antiqua
lingua italiana gli procurò i mez » rio che stampa dissertazioni a
zi di viver la sua vita con minor sui chiodi trovati in Ercolano; at
pena e disagio. In quella città taccolla col p. Buonafede che scris
poco dopo il suo arrivo fu nomina se contro di lui il Bue pedagogo;
to segretario dell' accademia di attaccolla col governo di Venezia
belle arti coll'annuo stipendio di che proibì la Frusta, perchè in
25 lire sterline; e là oltre ad alcu essa il Bembo, gentiluomo vini
mi opuscoli, pubblicò una Memo ziano, era trattato da povero poe
ria che aveva per titolo : Progetto ta (I).
per avere un'opera italiana in Stanco pertanto e disgustato il
Londra totalmente di nuovo gu Baretti dopo aver dato una fiera
sto; e pubblicò eziandio la tradu risposta alla sfolgorata insolenza
zione in lingua inglese di quel
Canto della Divina Commedia in
cui si descrive la morte di Ugoli (1) » Vedete! A'gentiluomini venezia
no, e del Carmen saeculare di , ni, scriveva il Baretti ad un amico,
Orazio. Ma l'opera che maggior ,, non bisogna dare del povero poetº,
fama procurògli fu il Dizionario , nè anche
morti. dugent'anni
“ La risposta dopo che sºnº
del Baretti al
italiano ed inglese che diede alla padre Appiano Buonafede fu pubblicº
luce nell'anno 176o, poco prima ia in Ancona ov'erasi recato dopo lº
della sua partenza per l'ltalia: dispiacenze sofferte in Venezia. Siffatº
Poichè nel giorno 14 agosto di risposta fu data in luce colla falsa dº;
ta di Trento; e fu in Ancona che il
quell'anno in compagnia di un Baretti proseguì il suo Giornale inº
viaggiatore inglese abbandonò tolato la Frusta.
Londra ; e dopo aver percorsa L'Editore,
55 I
del Bue pedagogo, si recò da Ve di 8o lire sterline, col mezzo della
nezia per Livorno a Genova col quale passò tranquillamente il re
divisamento di far vela per Mar sto de suoi giorni; che finirono li
siglia e di là trasferirsi a Londra. 6 maggio 1789,a cagione non si sa
Molte cause ritardarono questo se di podagra violenta, o di bile
viaggio: prima la scarsità di dana sovrabbondante.
ro, poi le opposizioni del console Molte opere scrisse il Baretti
l" che gli attribuiva un nella italiana favella e nella in
ibro, in cui si diceva bene dei glese e nella spagnuola eziandio.
Gesuiti e male del governo del Prescindendo dalle ultime e par
Portogallo, e per ultimo una gra lando delle italiane, egli prima di
ve infermità da cui fu colto. Vin partire per Londra nell'anno 1751,
ti però questi ostacoli, rivide fi oltre quella venale e non lodata
malmente Londra, dove, poco do traduzione delle tragedie di Cor
po il suo arrivo, a grave pe neille, pubblicò un dramma serio
ricolo fu esposto. Perocchè essen per le nozze del principe di Sa
do assalito una notte da una turba voja, che allora piacque assai, ed un
di meretrici e di sgherri (1), nello volume di poesie bermiesche che
schermirsi da essa feri di coltel or sono dimenticate affatto, ma
lo (2) un certo Morgan; e per tal che quando uscirono alla luce eb
fatto fu posto in prigione, dove bero tal plauso, che l'autor loro fu
sarebbe rimasto fino alla fine del dal Quadrio chiamato un nuovo
processo, se alcuni suoi amici, fra Lasca, e dal Passeroni fu parago
i quali Johnson, non avessero pre nato al Berni. In Londra compilò
stata per lui una cauzione di due un Vocabolario italiano ed ingle
mila lire di sterlini. Uscito per tal se, di cui abbiamo già fatto men
modo di carcere, volle il Baretti zione, e di cui ancora si fa uso
difendere da sè la sua causa, e con dagli studiosi, ed una Grammatica
tale energia trattolla e con tanta della lingua inglese, nella quale
dignità che venne assolto (5). Ri trovasi gran copia di giusti precet
inase egli dopo ciò in trista con ti e di accomodati esempli, e tut
dizione e condusse una vita pove ta quella festiva amenità che nel
ra e tapina; finchè a confortarla l'arida materia poteva un festivo
ottenne dal re un'annua pensione ingegno introdurre. Ma le Lettere
e la Frusta sono le due opere che
(1) Anzichè Scherani, come ha il Maf diedero vera e durevole rinoman
fei (Stor della lett. ital.) meglio sgher za all' autore, dalla cui indole
ri, e meglio ancora, ci pare, mezzani schiettamente derivano i pregi dai
d'amore come ha l'Ugoni. quali sono abbellite, e che sono la
L'Editore.
(2) Altri dicono che abbia ferito con vivacità, il nerbo, il calore, la
un temperatoio, e che da tale ferita franchezza. Le lettere nelle quali
il Morgan sia poco dopo morto. narra il viaggio da lui fatto nel
L'Editore.
Portogallo e nella Spagna si di
(3) Ciò che valse anche non poco a stinguono per la leggiadra disin
guadagnargli il cuore del giudici si fu voltura dello stile, per la energica
l'aver rinunziato al privilegio di tra
scegliergli sei giurati, e commettendo significanza delle parole, per la fi
º con tutta fiducia alla giustizia de nezza e sagacità delle osservazioni;
gl'Inglesi. Solo ottenne che fosse com ed alcune specialmente tra esse
preso fra giudici un venditor di calzet sono maravigliose per la viva e fe
te, a cui aveva dato prove della deli
atezza della sua onestà pochi di prima dele pittura dei luoghi e dei co
del fatto accaduto. stumi e per la descrizione di biz
L'Editore, zarri accidenti occorsi all'autore.
332
Nella Frusta letteraria si fa la ri
l'aver dato sempre prove non dub
vista di un gran numero di opere; bie di un carattere probo ed one
ed in questa il Baretti qualche sto, più che ogni altro argomento,
volta è generoso lodatore ma più indusse i giudici di Londra ad as
spesso acre e severo censore (1). solverlo nel processo a cui fu as
E non di rado in quel fogli alla soggettato per la ferita del Mor
causa della verità si mescolano
gan (1).
particolari prevenzioni e risenti G. V.
menti personali; e l'autore non si
contenta di argomentare, ma po (1) Scrissero del Baretti i seguenti:
ne in deriso e ricorre agli scherni, 1. Mazzuchelli (Scrittori d'Italia,
alle invettive, ai biasimi, agli ol vol. II, p. I). Egli inserì l'articolo Ba
traggi; e lo stile prende spesso un retti nella sua opera, quando questi non
andamento sì concitato e forme aveva ancora percorso lo stadio più
importante
sua carriera letteraria.
così singolari e veementi che ben Gli scritti della
ricordati dal Mazzuchelli
lo si scorge animato da un fastidio non giungono che sino al 1754, e tra
intollerante e da un'ira in frena lunghi e brevi sono tredici.
bile; onde i suoi giudizii qualche 2. Ginguené, un Articolo nella Bio
volta non sono nè ben fondati, grafia Universale. La biografia del Ba
retti si trova monca tanto nell'origina
nè imparziali, e molti fra essi non le francese come nella versione pubbli
furono dalla posterità confermati; cata in Venezia. Lo scrittore francese
ed avvi buona ragione di credere si attenne alle notizie date dal Mare
che per proprio genio il Baretti più zuchelli, le quali non potevano che riu
che il pungolo della critica ope scire imperfette per la ragione da noi
superiormente manifestata. Per altro
rasse volentieri il flagello della sa bisogna confessare, e ciò sia detto per
tira. Però e nelle sue azioni e ne'
amor del vero, che l'articolo del Gin
suoi scritti egli mostrò sempre il guené contiene più cose che non vi
più grande rispetto alla religione, sono nel Mazzuchelli; laonde si può
ai costumi, alle virtù , e forse dire bensì che abbia attinto, ma non
copiato l'articolo dell'italiano. Il torto
pel Ginguené si è di aver omesso di
(1) Il Baretti fu acerbo censore del parlare della Frusta letteraria, che è for
Bembo; sferzò indistintamente e amara se la più cospicua fra le opere del Ba
mente il Frugoni, a cui nessuno può retti. Il sig G. V. –i che nella Biogra
negare facoltà poetica e vena copiosa; fia tradotta avverti primo lo sbagliº
lacerò quasi diremo con rabbia il Gol del Ginguené, avrebbe fatto meglio, ol
doni, che con tutti i suoi difetti, alcutre alle osservazioni critiche all'articolº
ni de quali per altro imputabili a co del dotto francese, di aggiungere l'in
stumi dei tempi ch'egli pigliò a ritrar dicazione di quelli che scrissero del Ba
re, possede sommi pregi, che lo costi relti, l'elenco esatto delle sue opere, º
tuiscono ancora il vero padre della com alcune circostanze della vita del lettº
media italiana ; bruttò di parole tinte rato italiano. I Francesi poi, che pºcº
di amarissimo fiele i preti Borga e Vi cura si prendono delle cose italiane, nel
cini; e precipuamente scagliò vituperi loro Supplimento alla Biografia non han
violentissimi contro il p. Buonafede. In no rimediato allo sbaglio da loro Pº
cambio si mostrò sempre troppo par cedentemente commesso. -

ziale di Metastasio, di Carlo Gozzi e di 3. Franchi di Pont (Vita). Si trova


qualche altro. Che il suo ingegno poi unita all'edizione delle opere del Bareº
fosse più inclinato alla censura di quel ti fatta in Milano dal Mussi, 1813-tºº:
lo che alle apologie, lo dimostrò a chia Il Lombardi nel ragionar del Bareº
re note, quando per confutare certe si servi, come dic'egli stesso, di quº
lettere del dott. Sharp, nelle quali se sta. -

condo il solito, gl' Italiani erano stati 4. Ugoni (della Letteratura italianº
giudicati superfizialmente ed ingiurio vita. Si diffonde molto a parlare degli
samente, rivolge spesso le armi contro scritti del Baretti. Il Gamba nelle sue
i difesi e ferisce da tutte parti. Operette d'istruzione e di piacere."
L'Editorce copiò i cenni soltanto della Wº
333
giudiziosamente distesi dall'Ugoni, ag Lettere sopra un certo fatto del dott.
giugendovi il Catalogo delle Opere del Biagio Schiavo, Lugano, i 747, in 4.
Baretti tratto dalla Vita scritta dal Cu Tragedie di Pier Cornelio tradotte,
stodi Venezia, 1747-48, vol. 4, in 4.
zo. Pietro Custodi, Memorie della vi Poesie piacevoli. Torino, 175o, in 8.
ta di Giuseppe Baretti. Sono poste in Fetonte sulle rive del Po. Compo
fronte al vol. I degli Scritti scelti, ine nimento drammatico, Torino, 175o, in
diti e rari. Milano, 1822-23, vol. 2 in 4.to.
8. Queste memorie riescono di amena Dei rimedii d'Amore, e li tre libri
ed importante lettura, e sono precedu degli Amori di Ovidio volgarizzati, Mi
te da un Catalogo delle opere del Ba lano, 1752-54, in 4. Stanno ne' Tomi
retti italiane, inglesi e francesi molto XXIX e XXX della Raccolta de' Poeti
bene circostanziato, e nulla vi ha in latini. ec.
esse omesso intorno alla vita privata, Projet pour avoir un Opéra Italien
alle produzioni letterarie, alle preven à Londres. Londres, 1753, in 8.
zioni, alle gare, agli avvenimenti, al La voix de la Discorde, ou la Ba
carattere, alle opinioni letterarie, poli taille des violons, Londres, 1753, in 8.
tiche e morali di questo autore. A disertation upon the Italian Poets
Il Maffei nella Storia della lettera etc. London, 1753, in 8.
tura ital, si è valso di queste Memo The Italian Library, containing an
rie per il brevissimo articolo del Baret Account of the Lives and Vorks of
ti da lui steso, e la Tipografia dei the most valuable Authors of Italy etc.
Classici italiani di Milano nella nuova London, 1757, in 8.
ristampa che intraprese di tutte le Dissertation on the Italian Poetry
opere del Baretti, 1838, in 8. si servi Introduction to the Italian Language.
della vitarella del Maffei, che premise L'una e l'altra ricordate dal Custodi
al 1. volume, e del Catalogo delle ope sull'altrui fede.
re tratte dal Custodi. A Dictionary of the English and I
Parlarono poi del Baretti fra molti, talian Languages, London, 176o, vol.
le Novelle letter di Venezia del 1747, 2, in 4. Ebbe tre ristampe in Londra
48, 49, 52; le Novelle letterarie di Fi degli anni 177o, 1778 e 179o; e due in
renze del 1748-5o ; il Quadrio, Stor e Italia, cioè una di Venezia 1787, ed
Rag. d'ogni poesia, che lo chiamò il una di Firenze 1816, vol 2, in 4.
Lasca de'nostri tempi; il Passeroni, che Lettere famigliari a suoi tre fratel
lo paragonò al Berni; il Tiraboschi, li, Milano e Venezia, a 762-63, vol. 2, in
Stor. lett. d'Italia, Tom II; il Cardel 8. Anche queste ebbero varie ristampe.
la Compendio della Storia, ec. Tom. La Frusta letteraria di Aristarco
III. ecc. ecc. - Scannabue, 1763 a 1765, vol. 5 in 4.
Da un Opuscolo in cui si rende con De 33 numeri ne'quali è distribuita, i
to del Giornali e Gazzette Venete, inti primi 25 furono stampati in Venezia
tolato : Foglio in cui certamente qual colla data di Roveredo, e i restanti in
che cosa è stampata ecc. stampato il Ancona colla data di Trento. Fu ri
mese di settembre (in Venezia), 1764, in stampata in Carpi nel 1799, e in Mi
º si conosce che il Baretti si serviva lano nel 18o 4.
in Venezia dei torchi del Zatta, al An Account of the manners and cu
quale , o bene o male doveva dare i stoms of Italy etc. London. 1768, in 4 ,
º fogli (della Frusta) da pubblicare nel e ivi, 1769, vol. 2 in 8. Una traduzio
º tempo prefisso, pur troppo spesso ri ne di quest'opera in francese s'impres
º tardati da scogli incontrati e supe se a Parigi, 1773; ed altra in italiano a
ºrati e ; ed altre curiose notizie sono Milano, 1818, vol. 2, in 8.
date intorno agli scritti che contra il A Journey from London to Genoa
Baretti uscivano contemporaneamente ec. London, 177o vol. 2 in 4 e ristampa
º luce (Ved. Gamba Serie dei Testi to ivi nello stesso anno, vol. 4 in 12.mo.
di lingua). Una traduzione in francese si pubblicò
in Amsterdam, 1777, vol 4 in 12.
OPERE. Scelta di passi tratta da varii au
tari Inglesi, Francesi, Italiani e Spa
ºrazione e Poesie recitate in una gnuoli, Londra i 772, in 8
ie
1n
adunanza in Milano ec. (1741), Prefazione alla nuova edizione di
tutte le opere di Nicolò Macchiavelli,
stanze al p. Serafino Bianchi, Cuneo, pubblicate in Londra, 1772, vol. 3, in
'744, in 12.mo. 4. Altre Prefazioni ha pur falle il
534
PINDEMONTE (IpPoLiro),na vesti; capita costui, e nell'atto che
cque di Luigi e Dorotea Maffei in Ippolito esce dal letto, il servo d'
Verona ai i 5 di novembre del improvviso cade morto al suolo
i 755. Il ch. sig. Bennassù Montana colle vesti in mano. Vuolsi notare
ri nella Vita del N. A. diede alcune simili accidenti, chè da essi spes
mozioni sugose intorno al sapere so derivano quegli spiriti singola.
e alla nobiltà degli avi del Pin ri chè in differenti modi si distin
demonte, i quali coltivarono de guono nella società.
gnamente le lettere e si meritaro Fra i sacerdoti della congrega
no della patria con opere di eru zione di san Carlo in Modena ven
dizione pregevolissime. – Sortiva ne il giovanetto Ippolito insegna
Ippolito una complessione alquan to nella retorica da un Barbieri,
to debole, cui col crescer della vi nella filosofia dal Nuvoletti e nella
ta si aggiunse un aspetto pallido e ragione poetica dal celebre Giulia
scarno. Nella fanciullezza ebbe a no Cassiani. S'instruì anche e con
patire uno spasime, al quale forse diletto infinito negli esercizi ca
deesi attribuire in parte quella vallereschi; e manifestò per ogni
melanconia che lo signoreggiò poi sorta di studio un amore sì vivo,
interamente: aspettava una matti che all'uscir di quel collegio nel
ma il famiglio che gli porgesse le l' età di diciott'anni ottenne il
Baretti ed altre opere classiche ristam Quattro Epistole, in 8. di pag. 4o.
pate in Londra, come alle Opere di Me Senza luogo, anno e stampatore, ma
tastasio, di Cervantes, ec. pubblicate in Londra, 1787. Sono in
Fasy Phraseology for the use of versi martelliani. La prima e la terza
young Ladies who intend to learn the erano composte sin dal 1766 e sono
colloquial part of the Italian language. stampate con molte variazioni; le altre
ta inglese e in italiano, Londra, 1775, due sono scritte nella vecchiaia dell'au
in b. tore.
Discours sur Shakspeare et sur de On Signora Piozzi pubblication of
Voltaire. A Londra, 1777 in 8. Una dott. Iohnson's Letters etc . Sono tre
traduzione italiana di Girolamo Pozzoli rabbiose invettive inserite nell'Euro
si pubblicò in Milano, 182o, in 8. pean Magazine and London Review,
A Guide throngh the Royal Acade nell'anno 1788, numeri XIII e XIV.
mie, London, i 777, in 4. EDIzioN1.
Spanish and English Dictionary ec.
London, 1778, vol. 2, in 4. Due ristam Opere di Giuseppe Baretti scritte in
pe si fecero in Londra nel 1794 e nel lingua italiana. Milano, Mussi, 1813-19,
i Soo, ed una in Lione, 1786. vol. 6 in 8. I primi cinque volumi
Delle Arti del disegno, Discorsi del contengono le opere italiane precedute
cav. Giosuè Reynolds trasportati dall'in dalla vita dell'autore scritta, come ab
glese nell'italiano, Livorno, 1778, in 8. biamo detto, dal Franchi. ll vol. VI
Furono da Luigi Siries toscano stam contiene gl' Italiani o Relazione degli
pati con molte variazioni ed arbitri usi e costumi d'Italia, trad. dall'ingle
che causarono una violenta lettera al se; ed il vol. VII, il Discorso sopra
Siries indirizzata dal Baretti, ed im Shakspeare ed il sig di Voltaire, ver
pressa il di 13 dicembre in Londra. sione dal francese di Girolamo Pozzo
Scelta di Lettere Familiari, Londra, li, Milano, per P. Pirotta, 182o.
i 779, vol. 2, in 8. Scritti scelti inediti e rari, con nuo
Dissertazione indirizzata alla R. Ac ve memorie della sua vita, Milano, Bian
cademia di Madrid ec. Londra, 1784, chi e comp. 1822-23, vol. 2 in 8. con
in fol. E' scritta in ispagnuolo e con ritratto. Edizione che riusci degna del
tiene osservazioni critiche sul Diziona buon gusto e della molta diligenza del
rio Spagnuolo pubblicato in 6 vol. in cav. Custodi, e che contiene le cose da
fol da quell'Accademia. noi indicate.
Speeches to Iohn Bowle about his Tutte le opere. Milano, tip. de'Cla”
edition of don Quixote, etc. London, sici italiani, 1838, in 8. gr. vol.
786, in 8. L'Editore,
335
titolo scolastico d'insigne in lettere lo vide a Roma, dove si uni con
e in armi. Tornato in seno della salda amicizia a Vincenzo Monti,
famiglia, la sua inclinazione alle alla pittrice Angelica Kaufmann
lettere veniva educata colla dol e al nostro Quarenghi; chè Ippo
cezza dell'amicizia dal sapere di lito si piaceva anche delle arti del
que due chiari ingegni il Torelli disegno, delle quali s'instruì e pro
e il Pompei. E non tardò mol fittò molto. Veniva colà aggregato
to ad oſferire alcuni indizi del ra agli Arcadi, che lo nominarono
ro talento, poichè vengono men Polite Melpomenio; ed abbiamo
tovate alcune brevi composizioni alcune stanze ch'ei recitò in quel
poetiche da lui scritte in questa l'accademia con plauso generale,
sua prima gioventù. Più note si certo maggiore del merito delle
resero una Traduzione della Bere stesse. Passò poi a Napoli, dove la
nice di Racine, una Dissertazione sua fantasia si accese ai sublimi
intorno alle Maschere ed un Di aspetti di Pompeja, Stabia, Erco
scorso sull'Arte tragica, ma si ri lano e del Vesuvio. E quivi pure
cordano questi lavori quali testi nuove e rare amicizie, delle quali
monianze della nobile propensio non rammenteremo se non che
ne che lo spingeva verso la gloria, quella di Aurelio Bertola, che il
e non già come documenti di essa. lodava in verso ed in prosa sicco
Alla quale parve che Ippolito s'in me giovane letteratissimo. Volle
dirizzasse ballando, perocchè assai anche veder l'Etna, e quanto v'ha
gli piacque il ballo e i ballerini, e di singolare e di ammirabile nella
con essi volentieri si accompagna Sicilia; spingersi a Malta (dove lo
va e ballava anche con essi; sicco chiamava l'ordine gerosolimitano
me pure amava il recitare ed ogni a cui apparteneva), guadagnarsi la
altro esercizio gentile. stima e l'amicizia d'un Gargallo e
Ma il lieto vivere nol disviò d'un Cunich, e scrivere alcun che
mai dalle lettere, fra i teatri, i di que'luoghi. Vuolsi da alcuni che
giuochi e le danze attese di pro in questo viaggio Ippolito compo
posito allo studio; però a venti messe due altre tragedie I fratelli
cinque anni pubblicava la trage nemici e Geta e Caracalla, dallo
dia intitolata l' Ulisse. La quale stesso autore dannate all'oblio. Mi
non darebbe ora ad un giovane glior prova di sè fec'egli in questo
che brighe e molestie, e verrebbe viaggio coll'epistola a Maria Piz
condannata insieme coll'autore zelli, e col poemetto Fata Morga
stesso ad una umiliante noncuran na; due preludi eccellenti delle
za: a que'di, meno avversi dei successive creazioni del suo ingo -
nostri alla mediocrità, l' Ulisse gno.
venne lodato, e ciò che più impor Tornato a Verona compose l'al
ta, procacciò all'autor suo la sti tro poemetto la Gibilterra salvata,
ma e l'amore de'dotti ; onde Ippo che insieme alla Fata Morgana
lito pigliò animo, e si lasciò anda venne per la prima volta stampato
re al suo genio. intorno all'anno 1785. Ma neppur
Quella smania del veder cosecon questa operetta raggiunse
nuºve, tanto propria di coloro che quella meta alla quale più tardi lo
delle comunali non si contentano, aspettava la fama. Anzi parve che
Perchè insufficienti ad offerir ar. la stentatezza, e non so qual po
gomento all'alto e vario immagi vertà dello stile di questo poemet
nare, trasse ben presto il N. A a to abbiano un poco intiepidita
ºrrere il mondo. Poco dopo la verso di lui la stima de suoi ammi
pubblicazione dell'Ulisse già se ratori, massime del Pompei e del
536
Cerretti. In quell'anno stesso si me. Accenniamo le Prose e poesie
rimise in viaggio per alcune pro campestri scritte da Pindemonte
vincie settentrionali della peniso in Avesa, dove il condusse in quel
la; e lietamente dimorò parecchi l'anno il bisogno di rinvigorire la
giorni in Milano, dove passava la incerta salute. Conduceva fra quel
mattina in compagnia del Parini; beati colli una vita amena e paca
del quale contava in una lettera ta; adottò una severa sobrietà, un
che sta sempre lavorando senza lavoro moderato interrotto da sem
mai terminar la sua Sera, di cui plici cure, e ogni sera recavasi a
mi ha recitato alcuni pezzi bellis Verona per rallegrare il cuore
simi veramente. Quanto poi a suoi nelle piacevoli conversazioni di
modi e costumi, egli è un po' serio Elisabetta Mosconi e di Silvia Ver
e grave, se volete pieno per altro za. Questi con forti eccitarono i
di urbanità, parla volentieri e be miti sentimenti e il lucido inge
ne, non recita a tutti, nè senza es gno del N.A., e nacquero le Cam
ser pregato come Orazio, e dice pestri. Benchè in esse vi si tratti
anche sincerissimamente il suo di norme intorno alla pratica della
parere delle cose, che gli mostra vita, la musa d'Ippolito non com
te, se ne vien domandato con can parisce mai nè grave, nè intolle
didezza. Un'altra dolce compagnia rante; ma dolce affettuosa genti
trovava in Milano il N. A. nella le, sempre coperta d'un leggiero
egregia donna la marchesa Litta velo di malinconia, sempre cogli
Castiglioni. E qui deesi ricordare occhi umidi di quel pianto soave
ad onore del bel sesso, che la col al quale ne invitano l'amore e la
tura, l'avvenenza, e in ispecie la pietà. Però si ha a distinguere la
modesta grazia e la bontà amorosa indole delle poesie del N. A. da
di alcune donne giovarono sempre quella di molte altre troppo ova
allo spirito d'Ippolito; beneficio namente querulose, che ci attri
che trassero da esse molti uomini stano invece d'impietosirci, o ci
di lettere, e che traggono tutti co irritano anzichè persuaderci al
loro che non sono in odio alle l'amorosa quiete che si gode nel
m 118e, l'esercizio della virtù. – Le Prose
A quest'epoca venne alla luce campestri non si stamparono che
un bellissimo epitalamio del N. A. dieci anni dopo la pubblicazione
per le nozze Giuliari e Dal Poz delle Poesie; a cui non tardaronº
zo; poi la traduzione di due inni le lodi dei dotti italiani, dai quali
greci, l'uno trovato allora nella vennero tosto poste fra le opere
biblioteca del sinodo di Mosca de migliori della patria letteratura;
dicato ad Elisabetta Mosconi, l'al nè meno solleciti ad onorarle furo
tro di Proclo; al primo dei quali no gli stranieri, i quali fecero ecº
aggiunse un discorso sul Gusto ai primi, e tradussero alcune dellº
delle belle lettere dominante in composizioni del N. A. -

Italia; composizioni che mostrano Nell'ottobre del 1786 Ippolito


meglio lo studio paziente ed acuto si ruppe una gamba cadendo di cº
del N. A., che il potere non anco lesse nella villa di Settimo; nº
ra maturo del suo ingegno. tornò facile e pronta la guarigione,
Il quale nel 1785 spiegò final agevolata dalla serenità del º
mente quel volo che levò tanto spirito; serenità ch'egli mantenº
grido in Italia; non grido di ma sempre nel più acerbi momeº
raviglia, ma di dolcezza, non ru della sua esistenza. Onde chi º
more di critici, ma concorde uni lesse attribuire la melanconiº º
l'indole dolce dell'ingegno del
versale sentimento di ammirazio
557
N. A. a fiacchezza o povertà d'a
mimo, verrebbe da alcuni fatti Tu pur tuo aspetto a me infelice togliº
dell'autore stesso avvertito, che la
vigoria dello spirito è piuttosto fece tale un moto che indicò al
compagna che nemica di quella tragico il disgusto dell'acuto let
mesta tolleranza che ne avvicina tore. Onde Alfieri gli chiese come
alla compassione. – Nella state si avrebbe potuto cangiare il ver
dell'anno successivo a quell'avve so suddetto, e Ippolito con quel
mimento si recò Ippolito alle ter fare ingenuo, che addolciva sem
me aponesi per assodare la gamba: pre ogni sua censura, gl'indicò
e scrisse colà una dissertazione subito l'altro:
sull'Educazione delle dame ita
liane che fin qui non venne pub Sfuggi tu pure un infelice oppresso?
blicata, e che noi non abbiamo
letta. Di questo scritto ne parla E così mano mano gli notò al
soltanto l'amico suo nella Vita tre correzioni sul primo volume
che sopra abbiamo citata; e noi delle tragedie allora stampato dal
vogliamo credere al sig. Montanari Didot; correzioni che suscitavano
che la detta composizione sia co un poco lo sdegno dell'Astigiano,
ma che infine furono da lui adot
sa molto pregevole e degna della
fama del N. A.; per ciò desideria tate; e quindi dovette far ristam
mo che in tanta miseria di studi pare il detto primo volume, e li
mare di bel nuovo le altre tra
di questa specie, ella venga un
di ad arricchire le lettere italiane. gedie non ancora poste sotto il
Riavuta interamente la salute, torchio. Grato poi Vittorio alle
nel 1788 imprese Ippolito il viag cure dell'amico, soleva sorridendo
gio di Francia, onde si giovò molto annunciarlo agli altri in tal mo
ne' suoi studi, facendo egli tesoro do: voici ma blanchisseuse; com
d'importanti conoscenze, e strin plimento che forse dal suo orgo
gendo nuove amicizie con uomi glio venne poscia dimenticato al
ni e donne di chiaro nome e di lorchè dettò la propria Vita.
amabili virtù. Quindi lo vediamo Apertisi in Parigi gli stati ge
ad accostarsi subito in Parigi alla nerali nel 1789, scrisse il N. A.
presidente di Rosembau e a ma il poemetto in isciolti intitolato
dama Du Boccage, lo vediamo in La Francia; del quale ne sembra
sieme col Marmontel, col Délille, che dicesse molto bene il ch. prof.
col Barthélemy, col Lalande, col Rosini di Pisa nell'Elogio del
Baylli e con altre celebrità di Pindemonte, che º se altre pro
quell'epoca singolare. – Sino dal » ve non avessimo della rettitu
1 785 aveva il Pindemonte cono » dine del cuore d'Ippolito e del
sciuto Vittorio Alfieri; il quale » l'altezza del suo animo, baste
insieme alla contessa d'Albany si » rebbero di per sè soli a mostrar.
trovava a Parigi allorchè vi giunse» lo quei pochi versi, nei quali
il N. A. La stima e l'affezione è dipinto quel che dagli onesti
sincera che reciprocamente si por » uomini si desiderava, quel che
tavano questi due illustri Italiani » si credeva lealmente promesso,
li univano di spesso, anzi ogni » e quel che in fine parea certo
giorno. Ora, avvenne un tratto, » di ottenersi, senza rivolgimenti
che leggendo Ippolito il Filippo º e senza violenze. « Ma Ippolito
alla presenza di Vittorio, abbat siccome molti altri che si promet
tutosi in un verso che diceva: tevano dalla costituzione una tran
quilla riforma, fu tratto22in errore
VoL. VII,
358
dalle vertigini della rivoluzione no renderne popolare la lettura,
che lo indussero ad uscir di Pa noi consentiamo; ma ne sembra
rigi e a riparare in Inghilterra. che le belle considerazioni onde
Giunto a Londra, l'anima soa va ricco questo componimento, i
ve d'Ippolito non penò a trova: sottili giudizi pronunciati sui po
re un altro degno amico che il poli e sui governi, e lo stile lode
rallegrasse sotto quel cielo nebbio vole per molta evidenza ed elegan
so; e quest'amico fu il celebre za dovessero almeno trovar favore
letterato Guglielmo Parsons, che presso gl'intelligenti. Noi stimia
corse sollecitamente ad accoglierlo mo che se si traessero ed unissero
e a festeggiarlo comodi i più cor insieme un buon numero di opi
tesi ed onorevoli. Volle quivi il nioni manifestate dall'autore in
N. A. imparare la lingua inglese, quest'opera in fatto di politica e di
e coll'aiuto del detto Parsons vi morale, si comporrebbe un libric
riuscì assai facilmente : scrisse an ciuolo sugoso e che si farebbe leg.
che una memoria che rimase ine gere facilmente da ogni colta per
dita intorno all'architettura gotica, sona. In alcuni luoghi del roman
e ne stampò un'altra in quel gior zo vi sono concetti stupendi; ver
mali, la quale propone le inten bigrazia, allorchè l'autore parla
zioni di diciotto quadri da cavarsi della efficacia che hanno le dottri
dall'Odissea. Dopo non lunga di ne dei sapienti sui costumi e sul
mora in Londra, attraversò gran ben essere del popolo, esce a dire:
parte della Germania, e scenden Non è però a questo modo che
do dalla Svizzera, pose nuovamen un popolo ha qualche rettitudine:
te il piede in Francia, e per al egli non la riceve che da un buon
cuni mesi fermò stanza in Marsi governo, e trovasi virtuoso senza
glia: finalmente tornò in Italia, saperlo, tanto che la rettitudine
rivide Napoli e Roma e si rista in lui la diresti natura, non disci
bili in patria intorno al 1791. plina; ma quanto più rozza tantº
Oltre a lievi composizioneelle più vera, mentre gli uomini ad
sopra accennate, in questi suoi dottrinati hanno più tosto una cer
viaggi ne disegnò altre di maggior ta saviezza, che dar vorrebberº
lena. La prima cui a tutt'uomo per virtù. Sentenza degna della
si diede a Marsiglia fu un romanzo mente d'un Romagnosi, e che
intitolato Abaritte pubblicato in quando fosse osservata negli stº
Nizza nel 179o anonimo. Era in di, toglierebbe ad essi quella futi
tendimento d'Ippolito di rappre lità che ne vieta di guardar alto º
sentare in questo libro con accon di attendere a principii della unº
cie finzioni molto di ciò ch'egli versale civiltà.
Appartiene pure all'epoca di
-

aveva veduto ed udito ne'vari luo


ghi de'suoi viaggi, ordinandolo per quest'ultimo viaggio la disserº:
modo da riuscire ad uno scopo po zione del N. A. sopra i Giardinº
litico, morale ed istruttivo. Ci fa un inglesi, ch'ei mandò all'accadº
poco stupire che una tal'opera ve di Padova nel 1792, e che ci diede
misse acerbamente criticata, e che alcune belle ed utili nozioni º
anche di presente sia tenuta dai torno a tale soggetto; vi apparten
dotti fra le cose meno pregevoli gono i bei versi che gli venº
del N. A. Che la importanza dello inspirati dalle ghiacciaie di Bº,
assunto, la poca verisimiglianza de' sons, dalla cascata d'Arpenaz, dº
fatti, la malagevolezza delle allu monte Cenisio, dal lago diº"
sioni, e un certo languore nella vra e da altri notevoli fuoghi. Pub.
espressione degli affetti non possa blicò poi nel 1795 il lungo Serº
559
intitolato i Viaggi, in cui un'af ottenere in ogni modo la stima e
faticata vivacità nel pungere colo l'affezione d' Ippolito, finì col
ro che corrono il mondo senza uno comporre un poemetto intitolato
scopo tiene il N. A. alquanto lon Il Pindemonte in lode dello stesso.
tano dalla sublime ironia del Pari Dopo il Sermone ed alcuni so
ni, checchè al contrario alcuni ne netti, la musa del N.A. si fece no
abbiano detto. Nondimeno stiamo velliera, e cantò in ottava rima le
con quelli che trovarono in que vicende di Antonio Foscarini e
sto Sermone alcune sode sentenze Teresa Contarini. Questo poemet
ed ottimo gusto. Ma l'indole d'Ip to a cagion forse della tenuità delle
polito era troppo avversa allo sde immagini non piacque gran fatto,
gno, e troppo amica della compas e cade di corto in dimenticanza,
sione; il perchè mal doveva riu benchè forse la spontaneità dei
scire la prova in un genere nel versi, e l'aggiustatezza del dise
quale non guadagnarono un'alta gno meritassero qualche lode. Non
celebrità che que pochi soltanto, ebbe miglior successo un' altra
che seppero combattere l'errore novella in prosa del N. A. intito
con bile pronta, acuta e magna lata Clementina tendente ad in
Illma,
gentilire gli animi giovanili. Il
La cresciuta riputazione del N. medico Aglietti, direttore di un
A., le sue molte e cospicue amici giornale che allora si pubblicava
zie, e forse più di tutto il candore in Venezia, scherzò un poco sul
del suo carattere, gli fecero gustare la leggerezza del componimento:
quei sì ambiti e così spesso niegati Ippolito ne pigliò stizza, e gli
compensi che mettono un uomo indirizzò questo epigramma:
di egregi sentimenti in cima della
felicità, vogliamo dire l'amore de' O fatal sempre ai vivi
Se medichi o se scrivi,
suoi concittadini, e la stima uni Che importa che l'uom muoia,
versale dei più nobili ingegni del Di farmaco o di noia º
la penisola. Usciremmo troppo del
limite che ne vien posto dal no Che fece lo spiritoso venezia
stro assunto se accennassimo, per no ? pose in dialogo l'epigramma
tacer dei molti onori ricevuti da stesso attribuendo i due primi ver
Ippolito nella sua patria, la sola si al Pindemonte e gli altri due a
corrispondenza epistolare ch'egli sè medesimo e facendovi sotto una
ebbe con parecchi letterati e con nota maligna che diceva: Vedi A
donne preclari; massime colla I baritte. Ippolito poi non badò più
sabella Albrizzi, tanto e si meri a quella inezia, e si riconciliò col
tamente lodata dal N. A. Ma non giornalista. – A quest'epoca fece
vogliamo tacere una cosa un po' il N. A. qualche altra cosuccia di
strametta, quale me sembra il car poco momento, finchè pubblicate
teggio fra esso e il Bettinelli; pe anche le Prose campestri insieme
rocchè costui, che andava a ritro colle Poesie, siccome abbiamo so
so a molti giudizi di tutti i dotti,pra toccato, lasciò nel 1795 di bel
soleva scrivere a Ippolito con blan nuovo la sua Verona, e tornò a
dizie infinite per trarlo anch'esso Roma e a Napoli. Ma fu breve il
nelle sue inimichevoli opinioni; suo soggiorno in quelle città; e
e Ippolito pacificamente, ma stan nella state dell'anno successivo e
do un cotal poco in sul grave, gli gli rivedeva ancora la sua patria.
rispondeva sempre tutto all'oppo I guai che in quegli anni tra
sto di quello che il gesuita avreb vagliarono le venete provincie,
be voluto; e nondimeno, affine di non pare turbassero molto lo
54o
spirito del N.A. Il quale abbando gano tocche dalle mani investiga
nata la sua Avesa alla invasione trici della malinconia e del dolore.
della soldatesca, non si trattenne
Venne l'Arminio pubblicato
lunga pezza in Verona, amando nel 18o4 e lodato da alcuni dotti,
meglio di andarsene a Venezia, massime dal Cesarotti, ma non fu
ove dimorò parecchi mesi, e dove mai rappresentato sulle scene, nè
ogni anno soleva passar la noia ottenne quella lode generale che
dell'inverno. Nemmeno nell'an pone un'opera nel novero di quel
gonia della repubblica lasciò egli le che vogliono essere lette. E per
i suoi studi e le sue abitudini, qual cagione? la cagione fu già
tacito spettatore di quella solen avvertita dal nostro chiariss. Bian
ne ruina. Nelle lettere che man chetti nel suo libro degli uomini
dava al Bettinelli, scriveva: Chi di lettere, là dove parla di questa
va all'arsenale crede Venezia nostra eterna ingiustizia di nega
un cadavere, chi va a S. Marco, re a molti una porzione di quella
passeggia la piazza, la merceria, stima, che si suol invece concede
frequenta i casini e i teatri, non re tutta intera ad un solo in ogni
dice nè meno chi è inferma . . . . genere di letteratura. Si coronò
Non ho mai veduto il più lieto l'Alfieri principe della tragedia
carnovale. Bella prova contro le italiana, quindi non si accordò ve
teorie moderne, che il popolo non run favore al Pindemonte, per ciò
può pensare. ... Se foste vennto solo che l'Arminio non può starse
prima a Venezia credo che non ne a petto di veruna delle tragedie
mi avreste riconosciuto. Mi a dell'Astigiano. Eppure l'Arminio
vreste veduto le guance gon ha versi eccellenti, mobili concet
fie gonfie, come si dipingono i ti, cori bellissimi, una condotta re
venti; stante che la mia bocca era golare, ed uno scopo importante,
piena di cose, ch'io non potea nè intorno al quale non andava forse
inghiottir, nè sputare: ma ora molto lungi dal vero l'autore del
sto molto meglio . . . . Quanto ai Discorso che precede la traduzio
titoli, . . . sento che i Veneziani ne francese di questa tragedia col
son nobili ancora, ma non più uo le seguenti parole: » Noble entre
MINI, e molto meno uomini EcceL » prise sans doute de réveiller a
LENTI ec. Intanto egli meditava º lors le patriotisme dans les àme:
tragedie e poemetti, correggendo, º italiennes, de fortifier ce senti
mutando e rifacendo continua » ment de tout ce qu'il a de saint
mente. L'opera cui attese più di » dans le respect des lois et le cul
proposito fu l'Arminio, ma la sua te des souvenirs, et de procla
salute scadeva, nè gli giovavano, mer... une égale haine pour le
le amene colline di Novare, dove » dispotisme, soit qu'il se présen
si era trasferito: lo procuro di star » tàt avec l'antique éclat du dia
bene (scriveva all' Albrizzi), ma » déne, soit avec le bonnet san
l'impresa non è sì facile. Inse » glant de la Licence. « In sostan:
gnatemi voi que sonni vostri si za quando pur la freddezza degli
lunghi. Eppure in questo abbatti affetti togliesse a questa tragedia
mento gli uscivano della penna l'onore di appartenere alle miglior
quelle stupende Epistole che gli ri che abbiamo, nessuno vorra
posero sul capo una seconda co contenderle quello di appartenere
rona d'alloro! Non è a maravigliar almeno ai più ingegnosi compº
sene: vi sono certe corde si ripo nimenti del Parnaso italiano.
ste nel nostro cuore che non met Allorchè Ippolito scrisse l'Ar
tono alcun suono finchè non ven minio si diede pure a stendere
- 541
intorno ad oggetti drammatici tre Pindemonte non abbia neppure
Discorsi che non vennero pubbli adombrato quanto avrebbe dovuto,
cati che nella quinta edizione di e forse potuto dire intorno alla ri
essa tragedia, cioè quindici anni forma del teatro italiano. Il N. A.
dopo, e che furono nel 1812 giu non fece che assegnare il pensie
dicati degni del premio dall'acca ro che i comici ricevessero le pen
demia della Crusca nel concorso di sioni dal pubblico erario, come
quell'anno. Quegli insensati che i membri delle Università; pen
tengono a vile il teatro o lo credo siero che non era nuovo nel
no dannoso ai costumi; e que me 1812, e che per varie ragioni non
schini intelletti che non veggonosi avrebbe potuto, nè potrebbe
la importanza somma degli spet si adottare negli stati d'Italia.
tacoli teatrali, apprenderebbero Onde neppur questo Discorso, e
nè i successivi che si pubblica
da questi discorsi in che alto con
cetto fosse tenuta la poesia rap rono sul medesimo soggetto re
presentativa da uno scrittore, sero dubbioso quel giovane scri
qual'era il Pindemonte, severo e vano (1) di Treviso a tentare una
giudizioso, e che non fu, nè ver nuova via con una sua ghiri
rà certo giammai tassato da alcu bizzosa Proposta d'un migliora
no di licenza, o di trascorrevole mento all'attuale condizione del
amore per tal sorta di esercizi. – teatro italiano che il Visai stam
Il primo di detti Discorsi indiriz pava in Milano nel 1829, e colla
zato alla egregia sua amica Silvia quale cominciava questi una Bi
Curtoni Verza tratta della recita blioteca Drammatica compilata
zione scenica, e di una riforma dallo stesso scrivano , la quale
del teatro. Alcune ingegnose con morì dopo il quarto volume. –
siderazioni ed una opportuna eru Col secondo Discorso che ri
dizione possono rendere alquanto sguarda la Poesia tragica, inte
proficua la lettura di questo ragio se il N. A. di difendere quelle re
namento; massimamente a coloro gole drammatiche ch' egli stesso
che dell'arte difficile di recitar ha seguite nel suo Arminio. Vi
tragedie non hanno appreso quel sono dette di belle cose, ma che
molto ch'è necessario sapersi di troverebbero qualche oppositore
essa arte. Nella quale quanto cen fra coloro che considerano esse re
surabili sieno i Francesi, chi lo i gole siccome impedimenti al buon
gnorasse o stentasse a crederlo, successo dell'arte. Noi qui non
può farsene capace colla lettura vogliamo rinfrescare una lite che
del detto discorso. E dico stentas domanderebbe troppe parole, e
se, vedendo come fra noi viene le però ci limitiamo soltanto a loda
vato in alto il merito di questi re il bel modo con cui il Pin de
attori francesi, che nella comme monte seppe sostenere il suo as
dia nascondono troppo l' arte, e sunto. – Il terzo Discorso è una
troppo nella tragedia la mostrano magnanima difesa della Merope
con isforzi ed affettazioni strane
e ridevoli. Ma parlando del pre tore(1)della
Questo giovane scrivano è l'au
presente biografia; quegli
fato Discorso, non siamo d'av stesso di cui tanto meritamente com
viso di concedere al N. A. la lo menda il Bianchetti ( Opere, Treviso,
de che gli diede il ch. prof. Ro 1837, Dispensa V., p. 256) l'opera, iu
sini di aver additato quel che titolata ; Biblioteca drammatica ita
manca nella breve prosa del liana antica e moderna, ec. preceduta
l'Alfieri intorno allo stesso argo
da una proposta di un miglioramento
del teatro italiano, Milano, 1829.
mento, perocchè ne sembra che il L'Editore.
342
del Maſſei contro le acerbe accuse » sioni delle Epistole alle pubbli
di Voltaire: i ragionamenti ven » che miserie de tempi e a persone
gono lucidi e bene ordinati, e lo º private, scemano d'importanza
stile ne sembra semplice e vivo; » cangiando i tempi, e per coloro
non ne sarà oggi gran fatto impor »5 che quelle persone meno conob
tante lo scopo, ma è pur sempre » bero; oltre che l'opinar politi
bello ed ammirabile l'esempio. » co d'ogni lettore non rimane
Dopo la pubblicazione dell'Ar º forse di tante querimonie con
minio (18o4), il N. A. compose un » tento: discapiti tutti che le
altra tragedia, l'Annibale in Ca » Campestri non hanno, perchè
pua che rimase inedita, e sulla » in esse la melanconia e la filoso
quale lasciò scritto tragedia da » fia risguardano oggetti di tutti
bruciarsi. E non poteva bruciarla » i tempi, e sentimenti di tutti
egli ? Sarebbe forse anche il Pin » gli uomini. «
demonte caduto in quella vana Nell'anno stesso nel quale usci
modestia che colla ostentazion del ron fuori le Epistole, il N.A. im
giudizio vuol vincere i mancamen maginava un poemetto in quattro
ti dell'ingegno? Potrebb essere: canti su i Cimiteri. Il carme dei
il Pindemonte era uomo anch'es Sepolcri del Foscolo lo distolse
so, e letterato. da quel lavoro, e compose invece
Nell'anno susseguente (18o5) vi la risposta al carme suddetto, si
dero la luce le Epistole che, come nota in ogni angolo d'Italia. In
si è detto, tanto onorarono il no torno ad essa ne sembra che pos
me del N. A. E un piccolo volume sa riescir caro, meglio che ogni
che contiene in versi sciolti la altro, il giudizio che ne dava lo
parte più dilicata e gentile della stesso Foscolo in una bellissima
morale; soprattutto risplende in letterina diretta al Pindemonte
esse un amor fratellevole, esacer del seguente tenore: » De' vostri
bato un poco dai tristi fatti che » Sepolcri ho udito dire maravi
p

conturbarono l'animo d'Ippolito » glie da nostri letterati, ed in


sino da primi momenti della rivo » casa d'una gentile e bella bru
luzione di Francia. Anzi pare che » netta il signor N.in mia presen
esse epistole derivassero tutte o » za preferì i vostri ai miei versi:
º
quasi tutte dalle occulte afflizioni però ho cominciato a stimarlo,
del N. A.; onde la espressione tor » vedendo ch'egli dava le lodi al
ma forse più calda ed evidente che º l'amico mio, e me riputava d'a.
nelle Campestri; non per ciò più » nimo si liberale da intendere il
dolce ed affettuosa. L'aggiustatez » vero. Per me tengo che altre
za della elocuzione, e non so qual º poesie vostre saranno più genti
nervosa brevità di stile ne rendo » li e più terse, ma niuna si alta
no singolarmente piacevole la let » e sì calda, e trovai il cavalier
tura. Ma voglionsi in ispecialtà » Rosmini nel mio parere. Le sa
ammirare gli egregi sentimenti » le siciliane, la censura del miº
che dettarono quelle rare pagine; » stile, le lagrime sulla tomba di
le quali vi stampano nel cuore un » Elisa e, molto più, la pittura
generoso ribrezzo ad ogni umana » de'giardini inglesi, sono squarci
ribalderia. Non per tanto a molti » in cui l'ingegno vostro ha su:
piacciono meglio le Campestri che » perato sè stesso; la pittura dº
le Epistole; di che volle darne ra » giardini inglesi sopra tutto.
gione il sig. Montanari, col quale » non par ella piena del coloritº,
noi interamente con veniamo. Ec » dell'armonia, dell'affetto depiº
co le sue parole: ” Le tante allu » bei tratti delle Georgiche º
545
-º Direi bugia se lodassi tutto tut scrisse otto lettere di fisica e mo
» to, ma è verità che su pochis rale filosofia sull'arte del prolun
» sime cose avrei a ridire, e mol gar la vita, tratte dalle dottrine
-

» tissime su quel verso dell'Hufeland e che rimasero ine


dite.
La valle mugolar, belare il colle,
Finalmente dopo circa tredici
anni di studio, nel 1822 pubblicò
» perchè la figura è ricercata, for il Pindemonte co tipi della Socie
º

» se comune, e molto più, perchè, tà tipografica di Verona la intera


» a mio parere, dissente dalla traduzione dell' Odissea. Tutta
5 schiettezza e ingenuità degli al
» tri versi: addio intanto, addio: Italia applaudì, e ringraziò l'illu
» io non conosceva la vostra Elisa, stre scrittore che le diede questa
opera egregia, la quale ad un tem
» ma dopo i vostri lamenti po onorava le lettere patrie ed ar
, una benvoglienza inverso dei fie quale ricchiva gli studi di una nuova in
, Più strinse mai di non vista persona. “ telligenza. Non mancarono le cri
tiche, e i maligni paragoni colla
Pare che, pubblicate le Episto traduzione dell'Iliade fatta dal
le, il N. A. rivolgesse tosto il pen Monti; il sig. Montanari raccolse
siero ad imprendere la versione tutto, esaminò tutto, combattè gli
dell'Odissea di Omero, della qua avversari d'Ippolito; non voglia
le nel 18o9 pubblicò i primi can mo dire che sempre li vincesse ;
ti. Ma la grave fatica gli stancava non presumiamo di poterlo deci
la mente, onde a quando a quando der noi : quaranta facce della Vita
lasciava quello studio penoso, e del N. A. non bastarono al nobile
tornava a immaginare e a compor discorso del sig. Montanari; per
re cose sue proprie, men belle del ciò speriamo che non verremo im
le Campestri e delle Epistole; ma putati di negligenza se ommettia
pur degne anch'esse delle lodi di mo di versar qualche goccia di
coloro che si conoscono un poco critica in un lago di parole si va
di poesia. Tali furono i Sermoni, sto e profondo, quale da vari ri
che videro la luce nel 1819, e che vi si è formato intorno a questa
non vogliono essere confrontati versione. Che se dovremmo mani
coi sermoni del Gozzi e del Za festare una opinione, la nostra o
noja, i quali diedero perle pre pinione sarebbe conciliatrice; ma
ziose e inimitabili in questo ge già anche in essa noi fummo pre
nere; e nondimeno non porremo venuti da chi corredava la elegan
fra i meno pregevoli quelli del N. te edizione dell'Odissea fatta in
A., pieni di forti concetti, di non Milano nel 1829 dalla Società ti
comuni eleganze e di dignitose pografica de'classici italiani, di al
ammonizioni. Massimamente ci cune brevi Notizie sulla vita e
piacciono quelli intitolati l'Utile sulle opere del cavalier Ippolito
avvertimento, il Poeta, gl'incomoPindemonte. Non volendo quindi
di della bellezza, il merito ve ripetere con altre parole il giu.
ro e le lodi dell' oscurità, ma dizio imparziale di quel chiaro
ancor più di tutti la cortesia scor
scrittore, trascriviamo quelle on
tese. – Il colpo di martello del d' egli stesso si valse a chiarirlo:
campanile di s. Marco in Ve » ... In generale il suo lavoro
nezia, e il Tributo alla memoria (del Pindemonte) riesci elegante,
dell'astronomo Cagnoli seguirono » fedele, castigato, e qual volta
i Sermoni con non minore succes » l'argomento il domanda, spleu
so. E intorno pure a quest'epoca » dido ancora e robusto. Il perchè
544
º se qualc'uno vorrà dire che, º crede, perchè sono una storia
º quanto al calore ed al nerbo letteraria e morale de tempi
º poetico, i due traduttori d'O º giudicata con somma prudenza
º mero abbiano fra sè quella me » e imparzialità. « E lo pensiamo
º desima proporzione ch'è fra i pur noi; ma avremmo voluto che
º due originali poemi, non vor essi Elogi, e massimamente quello
remo assumerci la confutazione in dialogo del Pompei, fossero più
º di questa opinione, purchè ge caldi ed ingenui. Nondimeno,
ºl meralmente si convenga che benchè pochi poeti, ed anche sem
l'Odissea del Pindemonte ne plici verseggiatori, sieno riesciti
rende una bella immagine del valenti nella prosa, il N. A. seppe
º greco, e che, non discoprendosi collocarsi fra la schiera di quel po
º in essa vestigio delle somme chi, in particolar modo colle Cam
px
difficoltà ch'egli dovette supe pestri, col terzo Discorso premes
º» rare nel condurre la versione so all'Arminio, e con alcuni squar
di un'opera le cui bellezze so ci dell'Abaritte. La qual cosa vuolsi
º no ordinariamente del genere il forse attribuire all'abitudine che
º più semplice e famigliare, leg aveva il Pindemonte di alternare
9

x
º gesi in pieno collo stesso piace quasi sempre lo studio della poe
» re col quale si sogliono leggere sia con quello della prosa. Non per
» le poesie originali. Donde una questo proporremo noi ai giovani
5

lode immortale ne viene fra le prose del N. A. siccome esempi


» noi a Vincenzo Monti e ad Ip mirabilissimi di stile, che amiamo
º polito Pindemonte, i due più un andare molto più spedito e na
º grandi poeti di questi ultimi turale. – Dai brani delle sue let
tempi, per aver messo ad effet tere inseriti nell' opera del sig.
» to un'impresa da molti stima Montanari ci nacque il desiderio
- ta in possibile; poichè miuno di avere unite insieme parecchie
» ignora che Virgilio non dubi di quelle care lettere le quali ci
tava di affermare essere più fa parvero sì candide e terse da oſſe
» cile il togliere la clava ad Erco rire, anche rispetto allo stile, un
º le, che un verso ad Omero. « bellissimo saggio. E chi meglio
Negli ultimi anni di vita parve del sig. Montanari potrebbe in
che la mente del N. A. riposasse questo giovarci? Lo faccia egli, e
anzichè infiacchisse, imperciocchè gli sapremo tutti buon grado.
le poche composizioni donateci Gli anni maturi, gli avveni:
dopo l'Odissea mostrarono tutta menti politici, l'esperienza del
via il vigore del suo ingegno, e mondo, i bisogni della salute, e
l'alacrità del suo spirito: e ne fan e forse più di ogni altra cosa l'a
no prova alcune bellissime canzo more sempre più intenso allo stu:
mi scritte nei detti ultimi anni, e dio, e quello particolare ch'egli
la traduzione in ottava rima della aveva posto alla sua traduzione,
decima egloga di Virgilio. Limati stabilirono la vita d'Ippolito, gº
eziandio ed aumentati gli Elogi sino dall'epoca nella quale si era
ch'egli aveva stesi in varie epoche, dato al detto lavoro, in quellº
ne fece un volume, assai lodato da quiete abitudini che non offronº
Mario Pieri nell'Antologia di Fi a biografi materia a lunghi rac
renze, in cui scrisse che - il van conti; alcuni viaggi pelle città ve
» taggio, che può ritrarsi dalla nete e lombarde; le invernatº º
» lettura di questi elogi tutti in Venezia ; spesse giterelle in villa ;
sieme considerati, è maggiore un visitar di frequente i suoi cº
º per avventura ch' altri non noscenti; un contegno nobile º
345
pacifico; un conversar gioviale e parve persino bigotto; menzo
cortese, ma non allegro; un pre gna: era religione vera ed inge
starsi con dolce amorevolezza a pro nua la sua, senz'ombra di osten
de'cari parenti e degli amici; ed tazione, tollerante, compassione
uno studio ordinato e costante; vole, benigna. Ma che giova il dir
ecco tutto. Però con questa tran lo noi, se già il disse egli stesso
quilla uniformità di vita mostrava nelle sue Campestri, in cui non
egli un esempio singolare di sacri vi ha forse parola che non accenni
costumi, di severa prudenza, e di a sublimi precetti della morale
quella schietta bon.à che comuni cristiana ? – Delle sue opinioni
ca alle lettere la loro efficacia. Ed politiche, il poemetto intitolato:
efficacissimi tornarono quindi i La Francia, l'Abaritte, lo scopo
suoi scritti, e bastevoli per sè soli dell'Arminio, il sermone sulle o
a far aperto il bel carattere del N. pinioni politiche, e alcuni alti e
A. Onde se v'è alcuno il quale robusti detti qua e là sparsi nelle
dopo di aver letto le Campestri o Epistole ci manifestano quanto
le Epistole non sappia subito for amore di patria, e che bei senti
marsi un degno concetto della menti accendessero l'animo del
gentilezza del costumi d'Ippolito, Pindemonte. Il quale non acca
costui certo non può essere suscet rezzò mai verun potente, e si
tivo a comprendere il linguaggio tenne lontano dalle corti, ed avreb
della virtù. Perchè, può bensì un be rinunciato volentieri anche al
potente ingegno, come alcuni no titolo che gli conferiva il gover
tarono, colorire per modo i suoi no italico coll' eleggerlo dell'Isti
scritti da indurre il lettore a im tuto, se il timore d'essere taccia
maginare che abbia egli praticate to d'orgoglio, o quello forse di
le dottrine che raccomandava col irritare vanamente il potere non
l'ingegno; ma questo effetto nasce lo avesse ritenuto.
per via di un ragionamento all'at Nel 1828 le forze d'Ippolito
to della lettura; mentre quando vennero meno; un reuma catar
le dottrine vengano esposte col rale già da qualche mese lo avea
calore del sentimento, e sieno, posto sull'orlo della tomba, e ai
quasi dicasi, uno sfogo generoso 18 di novembre di quell'anno vi
dell'animo dell'autore, in tal ca scese, in età di settantacinque
so, senz'uopo di ragionamenti, chi ammi, colla mente serena e colla
legge le opere sue si sente mosso fiducia di una vita avvenire. –
ad amarlo, e il libro altro non è Fu di breve statura, e magro,
che uno specchio dell'animo del aveva begli occhi, bei denti, pal
l'autore stesso. Simile risultamen lida cera, ed un aspetto, al dir
to doveva per conseguenza pro di lord Byron, da filosofo: il suo
cacciare ad Ippolito tanti amici temperanento era, come si dis
quanti furono i lettori delle opere se, melanconico, e nondimeno la
Stle. dolcezza de' suoi modi lo rendeva
Due cose principalmente si assai caro alla società. La sua mor
ºma sapere degli uomini grandi; te fu pianta universamente, massi
le ºpinioni politiche e religiose.
me da buoni Veronesi, che la o.
Dei tanti che conobbero il N. A. norarono colle lagrime meglio che
non v'è alcuno, crediamo, il qua colle pompe funerali. – Di lui
º possa mettere in forse la pia scrissero parecchi; il nominato
ºettitudine ch'ei manifestava con sig. Montanari usò maggior cura
atti degni della cristiana carità. A
degli altri, e dobbiamo essergli
ºrti beffardi maligni e insolenti grati della dotta opera intitolata
546
Della vita e delle opere d'Ippoli consigliate dalla rettitudine e scal
to Pindemonte, libri sei, di 578 date dall'affetto (1). L. CuccETTI.
facce, stampata in Venezia nel
1854, dalla tipografia di Paolo
Lampato. GRANDI (p. GUIDo), trasse i
natali in Cremona il 1. di ottobre
Noi non vorremmo che da quan
to abbiamo detto alcuno si desse del 1671 di famiglia nobile ma di
piccola fortuna. Ebbe a padre Pie
a credere, che tenghiamo il N.A. tro di Lodovico che nasceva di
per uno di quegli uomini straor
dinari ch'ebbero la missione di una Maggi, e a madre la Caterina
operare sì nelle lettere che nelle Legati sorella a quel Lorenzo che
opinioni comuni qualche riforma (1) Del Pindemonte scrissero:
importante e benefica. Stimiamo L'Antologia di Firenze un Articolo di
Ippolito Pindemonte com'uno di M. P. ( Mario Pieri), nel n. 98, del
quegl'ingegni opportuni che so mese di febbraio, 1829.
stentano ed avvalorano il buon Napoleone Giuseppe dalla Riva un Pa
gusto, i buoni principii, e gli uti negirico, Milano, 1829.
Benmassù Montanari, della Vita e delle
li studi. Il che è pur molto quan Opere, Venezia, 1834.
do si voglia considerare che la mu Raccolta dei poeti classici italiani an
tabilità degli uomini gli allontana tichi e moderni, Notizie sulla vita e
facilmente dalle vecchie dottrine, sulle opere, Milano, 1829.
e che per insufficienza di coltura Giuseppe Maffei, Storia della lettera
non giungono ad intendere, e tura italiana, Milano, ro34, 2.da edi
Z10ne.
quindi non accolgono quelle dei Giovanni Rosini, un Elogio, nelle Ope
sommi; onde vogliono essere di rette d'istruzione e di piacere, di B.
spesso e con modi facili indirizza Gamba, Venezia, 1832 ed altrove.
te le opinioni ed i sentimenti del Biografia Universale, un Articolo steso
popolo verso il bello ed il giusto; da Weiss, prima della morte del Pin
demonte. Non comprende che mezza
altrimenti si perde il frutto delle facciata, quindi si può facilmente
opere di que sommi. La moralità imaginare quanto peregrine notizie
del cuore è la prima e la più po vi si rinvengano. E qui in Venezia,
tente legislatrice della società; es non vi fu alcuno che almeno a quel
sa spesso supplisce alla imperfe lo del Weiss surrogasse altro artico
lo! Speriamo che il Supplimento ri
zione delle leggi col solo aiuto medierà al mal fatto. Il Tommaseo
che le presta la religione. Ad av dipinge con poche parole assai bene
vantaggiare nel viver civile non il buon Pindemonte. Riportiamone qui
crediamo quindi che abbiasi biso º il passo: » . .. il Pindemonte, pio,
gno di tanto sforzo di studi filo » scrive di coscienza, vive con digni
º tà; nè la memoria sua è profanata
sofici; ma solo di quelle opere º da apologie più terribili d'ogni ac
º

che possano effettivamente secon º cusa. – lo lo vidi (diceva Giovan


dare essa moralità. La quale nel » ni) il buon vecchio, che me giova
» ne oscuro e dissenziente da lui,
volgo non si annuncia se non vie
ne invitata dal piacere; nè si trae » confutava con urbano risentimen:
» to, non tiranneggiava d'ire e di
piacere alcuno dalle cose che non » spregi decrepiti; lo vidi sereno ed
si possono intendere; però a que » amabile di quasi leggiadra vec
st'uopo è necessaria ancor più che º chiezza, ripensare le non vergº
giovevole l'opera de facili inge » gnose memorie degli anni andati,
» e non arrossire di Dio a (Fede e
gni, i quali, come Pindemonte, Bellezza, f. 87, Venezia, tipografia del
dolcemente commuovino il popolo Gondoliere, 184o).
con parole semplici ed ingenue, L'Editore,
547
fu medico, poeta, grecista ed anti dare grandissimamente, chè per
quario riputatissimo. Mancatogli lo più tenne ad argomento la illu
il padre in giovanissima età non strazione delle antiche memorie e
gli vennero meno le cure della i fatti del suo istituto; impercioc
madre, che addatasi della buona chè la utilità e grandezza del sog
indole del giovanetto, lo acconciò getto quelle sono che gli scrittori
alle scuole del gesuiti, ov' ebbe a dalla comune dipartono, e l'animo
maestri il Rossi e lo Saccheri a dei leggitori padroneggiano; e
que'tempi stimato molto di memo nessuna creazione dell'uomo po
ria e d'ingegno. A 16 anni nem trà per avventura riuscire utile e
meno, o a ciò lo confortasse spi grande, ove al carattere poetico
rito di religione o voglia di cessa non congiunga l'istorico.
re le strettezze domestiche, si Mandato a Roma a dottrinarsi
rendeva camaldolese nel cenobio in divinità, avvengachè non gli
di Ravenna, e sotto la disciplina si mostrasse meglio della filosofia,
di Galamino attendeva alla filoso pare tuttavolta che a quella accu
fia peripatetica che teneva il cam ratamente attendesse , essendovi
po nelle scuole di allora. Ed avea stato poi di gran sentimento ripu
pur Galileo mostrata agli uomini tato. Vero è che per questo non si
una sapienza migliore, che con rimase dai suoi studi, che anzi e
dannava gl'infiniti errori di quel in Roma e in questo tempo diede
l'arabo che il gran comento feo, opera ai più bei lavori di erudizio
ma chiusa nei petti di quei po ne che lo messero in molta fama.
chi che avevano ascoltate le sante Ciò furono le varie e dotte anno
parole di quel sommo, non osava tazioni alla vita di s. Romualdo
levarsi di contro ai fulmini dell'in dettata da s. Pier Damiano, il per
quisizione e alle opinioni di quei fezionamento del Martirologio ca
moltissimi, che professori solenni maldolense, e le Dissertazioni ca
della filosofia d' Aristotele, per maldolensi; nelle quali avendo
quella combattevano feroci . Il dimostrati falsi certi racconti da
Grandi che aveva la mente alie leggendario, trovarono i suoi con
nissima da quelle scolastiche sot fratelli argomento a vituperarlo e
tigliezze, con tutto l'animo si vol a metterlo in mala voce appresso
se a studiare nei classici ed allo ai superiori. Laonde tra per que
esercizio dello scrivere, ben s'av sto e tra perchè ne voleva avere
visando che e' non basta vedere l'avviso degli uomini dotti, non la
e studiare ciò che è di bello in al fece pubblica prima del 17o7. E
trui, ma bisogna fare di per sè , questa fu l'ultima fatica di erudi
perchè se l'arte, dicea Michelan zione, perocchè avendogli mal ri
gelo, non consiste che nella ubbi sposto, ed essendosegli messa in
dienza della mano all'intendimen cuore la vaghezza delle scienze, a
to, fa di mestieri che a questa queste pose l'animo, sebbene lo
ubbidienza s'avvezzi con l'eserci impedissero la teologia e la filoso
zio. E ad esercitarsi gli era di bel fia, che per primo uffizio nella re
la occasione l'accademia dei novi ligione ebbe a insegnare in Fi
zi, per i di lui con forti istituita ed renze nel 1694. Qui più per caso
appellata dei Gareggianti, nella che per avviso preso a leggere
quale lesse di molte scritture e diCartesio nell'opera dei Principii,
non picciolo conto, come ben si s'innamorò per modo della geo
pare dalle Memorie che di quella metria, che si diede tosto ad ap
letteraria colleganza con molta cu pararla da Sebast. Franchi medico
ra distese. Ed è in questo da lo fiorentino. Coi più lieti presagi
548
del maestro scorreva gli elemen matiche, chiudeva la sua lettera
ti di Euclide, e nel 1699 dava in questa sentenza: utinam tanto
alla luce una nuova soluzione dei judici non displiceant.
problemi del Viviani sopra la co Non bastarono però i plausi di
struzione delle volte, che gli meri quei sommi a farlo securo dalla in
tò le congratulazioni di quel gran vidia e dalla mala lingua dei com
discepolo del Galilei. petitori, che non pur villani ma
Ma sul principio di questa nuo atroci gli si scagliarono in svergo
va carriera che gli si apriva lumi gnatissimo modo, e da qui avanti
nosissima, veniva chiamato dai su gli travagliarono continuamente la
periori a leggere in Roma ai gio vita. Non è raro pur troppo che
vani dell'ordine la teologia, che in Italia la letteraria palestra sia
da tanto amore preso per le mate divenuta arena di gladiatori ; che
matiche si pensò svolgere con l'ar la fama dei letterati, caro frutto di
gomento delle figure e del calcolo. lunga veglia, sia stata fatta segno
Rimase in quell'uffizio fin all'ot del livore e delle villanie, a gran
tobre dell'anno 17oo, nel qual sconforto dei cuori gentili e ama
tempo per raccomandazione del tori della onestà e delle lettere. E
cardinale Norisi, nell' amor del ciò più duole all'anima, chè in sif
quale era molto avanti, fu dal fatte contese i tristi s'ebbero sem
gran-duca di Toscana chiamato a pre la migliore, la peggio i buoni,
professore straordinario di filosofia non avendo, al dire di un grande
allo studio di Pisa. Qui ripreso con italiano, i primi cosa da perdere,
grande amore lo studio delle scien molto i secondi. Laonde io vorrei
ze, mandò alla luce di tempo in passarmela in poche parole su que
tempo assai scritti e di molto valo sta parte della vita del Grandi, se
re, dei quali i primi e i maggio ella non fosse la maggiore e la più
ri furono la Geometrica demon chiara, appunto perchè fu conti
stratio theorematum hugeniano nuamente agitata, come fiamma
rum, e il libro della quadratura che combattuta dal vento più
del circolo, che pubblicò nel 17o 5 rende di vita.
e dedicò a Giovan Castone gran L'opera De infinitis infinitimo
duca. In quest'ultimo specialmente rum et infinite parvorum ordini
fe'vista di quanto valore e fosse bus fu potentissimo incitamento al
nel calcolo, avvengachè come le prime contese; perciocchè aven
Nevvton ed altri eccellenti in tal dovi il Grandi levate a cielo, co
fatto non venisse a capo della pro mecchè acute e profonde, molte
posta. Pure, se come gl'illustri che delle iperboli di Vallisio sbandeg
lo precessero non aggiunse alla giate del geometrico regno dalla
meta, stese più ardito volo di ogni scuola francese, die di contro alla
altro, e nel mal esito della impre sentenza di Varignone che n' era
sa ebbe gloria. E di questa gloria stato il più solenne propugnatore,
sieno a testimonianza le amicizie e parve tenere con l'accademia di
e le lodi dei mostri e degli oltra Londra, che subito lo ricevè fra i
montani, fior d'uomini in scienza, suoi, e per Enrico di Novavilla gli
che a gara inviavano al Grandi, inviò belle parole ad incorarlo al
salutato non che speranza primo la impresa. Intanto Varignone
ornamento d'Italia, da un Manfre scriveva acerbamente contro al
di, da un Ermanno, da un Gra Grandi: questi rispondeva con la
vesande e il dirò pure da Newton, Prostasi che pubblicava negli At
che gli mandando un libro di ti dell'accademia di Lipsia del
cose ottiche ed un altro di mate 1712. Fu detto memorabile ed
r

54
esemplare vendetta del savio essere che non si diceva, perchè gli ani
il magnanimo silenzio di rincon mi infiammati a nuova e più a
tro alle contumelie degli avversa spra discordia si movessero. Laon
rii. Sia vero mai sempre quando de fatto pubblico l'odio, si svilla
si tratta di un avversario di nes neggiarono di parole, le quali in
suna o rea riputazione ; non del grossarono per modo che libelli e
pari lo sarà sempre vero quando carte si scrissero e si mandarono
si tratti della fama di uno scritto attorno. Il Grandi avea steso con
re indegnamente oppressa dall'au tro quattro dialoghi, ma non gli
torità di un'accademia riputatissi fu dato di pubblicarne più là del
ma. Se sia con noi la ragione, al primo. Dall'altra parte il Mar
lora sono giuste e necessarie le chetti non ragionava ma sparlava,
difese, acconcio l'ufficio della pa e con le contumelie e col sarcasmo
rola, a quel modo che, all'avviso impigliando la ragione, faceva la
di Machiavelli, quelle guerre son censura al Calendario del Grandi.
giuste che sono necessarie, e Nè dico questo con pensiero di
quelle armi pietose dove non è al procacciare discolpa all'altro, che
cuna speranza fuori di quelle. Nè dirò anzi che meglio avrebbe il
però parmi da tacere a verità il Grandi adoperato, se col custodire
naturale talento di controversia l'altrui avesse la propria fama
che oltre il convenevole signoreg guardata: perciocchè il manomet
giò l'animo del Grandi, per il tere la fama di altri è grande in
quale soventi volte attaccando fie dizio di averne poca da perdere;
ramente le altrui opinioni, s'imbri che chi ha un nome da conserva
gò in contese che onorevolmente re, rispetta l'altrui onde essere ri
potea cessare con la noncuranza spettato. Ma a questo vero non
e col tacere. La morte del france posero la mente, e ogni studio di
se interruppe la lite, che il Gran chi volea raccomunarli riuscì sem
di avrebbe agevolmente rinfresca pre a vuoto; se non che la morte
ta con gli altri che alla parte di operò quello che autorità o consi
Varignone attendeano, se gli ami glio non potè fare; imperocchè il
ci non ve lo avessero distratto. Ma
171 4 fu l'ultimo pel Marchetti,
quasi da una contesa all'altra pas uomo veramente dotto e di belle
sando, non si era bene da questa lettere ornato, alla cui fama per
disbrigato, che un'altra ne im renne basterà la bella traduzione
prendeva con Girolamo Tambucci di Lucrezio.
e con Vitale Giordani, e poi quel Il Grandi gli succedeva nella
la fierissima con Alessandro Mar cattedra di matematiche, e anco a
chetti, che sovra ogni altra merita questa volta falliva la speranza al
che se ne faccia parola. figliuolo del Marchetti, che molti
Preso da vaghezza per le cose argomenti messe in campo, ma
sperimentali aveva il Marchetti vuoti di effetto gli riuscirono,
pubblicate alcune opere di mate perchè il granduca Cosimo ben si
matica e di fisica che gli avevano avvisava non aver la Toscana no
accattato di forti brighe col Vi mo eccellente in quelle discipline
viani e col Grandi. All'antico fuo da contrastare al Grandi. Però
co che li aveva accesi aggiungeva nulla si faceva in che l'opera de
nuova favilla la elezione del Gran gl'ingegneri si addomandasse, se
a matematico del granduca, pe prima non se ne fosse avuto il sen
rocchè il Marchetti vi avea fatto timento di lui: e per questo le
pensiero per il figliuolo. Vi era campagne di Pisa, di Grosse
Pºi chi rapportava e molto peggio to ed altre della Toscana per
35o
commissione del granduca molte basti il dire che subito si tra
volte visitò, e per suo consiglio mol dussero in latino ed in ispagnuo
te e salubri opere vi si condussero. lo, che Cristiano Ausenio e Otta
Si era assai ragionato a Roma viano Cammetto, il primo a Li
sul condurre il Reno nel Po, e psia l'altro a Pisa professori, l'an
questa quistione aveva messo del notarono, e a Firenze se ne fece
male umore fra i popoli dell'alta una nuova edizione all' uso del
Italia, e specialmente fra i Bolo seminario. Nel 1728 pubblicava
gnesi e i Ferraresi. Venuto alle Florum geometricorum manipulus
orecchie del papa il gran sapere che aveva anni avanti inviato al
del Grandi, volle sentire il di lui l'accademia di Londra, ed un altro
avviso in tal fatto; perlocchè il opuscoletto di simil maniera inti
Grandi fu a Roma nel 1717, e con tolato alla Clelia Borromei, i qua
la voce e con gli scritti molto ra li nell'anno appresso traduceva
gionò a favore dei Bolognesi. Vi Tommaso Narducci di Lucca, e
sitò nel 1719 i luoghi per dove si quivi ristampava con le aggiunte
poteano volgere le acque, e gli ri del Grandi.
vide nel 172o e più tardi nel ven Ma di soverchio mi dilungherei,
tisei. In questa bisogna ebbe a se compilar volessi un freddo ca
ragionare con idraulici di gran talogo di tutti gli scritti che fino
valore, i quali tutti fece maravi agli ultimi giorni della vita usci
gliare colla sua dottrina, e fece rono dalla penna di quell'uomo
dire al Manfredi, non solamente infaticabile : perocchè a parlar
non aver conosciuto, ma nemman daddovero delle molte opere nelle
co udito a raccontare di un uomo, quali le matematiche, la filologia,
che avesse tanto profondo senti la critica, la poesia, la giurispru
mento nella scienza delle acque e denza, l'istoria, la teologia a vi
tanto valore di calcolo. E ben si cenda si veggono con tale magi
meritò di questa scienza tutta ita stero trattate, che non sapremmo
liana e delle scienze tutte mate dire in qual ragione di studi più
matiche col consiglio e con l'ope e valesse, farebbe di mestieri te
ra: perchè fattosi aiutatore a Tom nere di tutte il linguaggio, di
maso Bonaventuri nella Raccolta tutte rilevare i pregi, misurare
di autori che trattano del moto l'utilità e l'importanza; lo chè
delle acque, per quella scrisse un oltre ad essere impresa di gran
libro pieno di nuovi trovati, che lunga maggiore alle forze mie,
se tutti non sorto appoggiati alla dalla natura si partirebbe di una
esperienza, tutti però sono acutis biografia, nella quale si vuole mo
simi ed eleganti; perchè procurò strato l'uomo nelle vicende della
la impressione delle opere del di vita le più degne di memoria, e
vino Galilei, e dello studio e dellala sapienza, vita della mente e del
dottrina di quello si fece a viso cuore, ricordata non levata alla
aperto caldo difensore e predica dignità dell'elogio. Laonde, del
tore solenne; perchè l'utile altrui resto tacendomi, mi confinerò a
più che la gloria propria cercan ricordare quella bella sentenza e
do, dettava a vantaggio degli stu di tanto onore per lui, pronunzia
diosi e pubblicava nel 1722 le Se ta da Nevvton, che richiesto da un
zioni coniche, ricevute e acclama amico chi tenesse egli per il mag
te da tutte le scuole, e tenute co gior matematico dell'Europa, ri
me il più eccellente trattato in s spondeva francamente: di là dal
quella materia. E per tacerne i pre mare il padre Grandi.
gi, che troppe parole vorrebbero Ma tanti studii e una sì continua
35 t
meditazione lo sgagliardivano di in cose scientifiche elegantissimi.
forze e di sanità di maniera, che Fra le quali opere, oltre alle ma
tornato da Roma e restituitosi col tematiche, meritano speciale ri
l'usato amore alle sue faccende, cordanza quelle di antiquaria,
era costretto poco dopo ad abban nella quale fu riputatissimo, co
donarle, che già gli mancava la me lo provano le infinite contese
memoria e ogni vigore dell'intel ch' egli ebbe con Apostolo Zeno
letto. In questo stato non lasciò e con i suoi confratelli, ai quali
del tutto le fatiche dello scrivere, lasciava tanta eredità di erudizio
imperocchè valendosi dei più chia ne ad illustramento della religio
ri momenti, comecchè a meditare ne di Camaldoli. Delle quali con
non si trovasse acconcio, molte tese, di altre molte per cagione di
opere filosofiche degli antichi tra brevità tralasciando, rammenterò
duceva ed annotava, volendo an solo quella fierissima ch'egli eb
che da questo lato rendersi bene be con Bernardo Tambucci pro
merito della gioventù. Ma alla fessore in legge all'università di
lassezza delle facoltà intellettuali Pisa, intorno alla invenzione del
quella aggiuntasi del corpo dal le Pandette, le quali alla senten
carico degli anni aggravato, dopo za del Grandi erano anteriori alla
sedici mesi d'inerzia che gli fa presa di Amalfi; come quella con
ceva grave la vita, finiva i suoi tesa ch'egli ebbe a sostenere con
giorni il 4 di luglio del 1742. tro a un intero popolo caldo del
Ebbe onorevole sepoltura alla nazionale decoro e confermato
chiesa di san Michiele in borgo di nella inveterata tradizione degli
Pisa, ove a solenne memoria della avi e nell' autorità di tante gene
immensa sua dottrina gli fu innal razioni. E di certo i Pisani in
zato un monumento con latina
quel subito gli avrebbero fatto un
mal giuoco, se non si fosse trafu
epigrafe dai colleghi e dagli amici.
Di questi però non ebbe molti, e gato, e se poi il presidente dell'u
perchè le sue maniere più rozze niversità e il granduca non aves
che trascurate non conciliavano sero praticato l'accordo.
benevolenza, e perchè poco si bri Comunque sia, quei cittadini
gò di averli , come quello che gli dovettero aver buon grado per
attendendo alla considerazione le belle e salubri opere che consi
della scienza non era mai solo e gliò nella città e nelle campagne
senza pensieri. Per il che più de di Pisa, rese a coltura, a pulitez
gli Italiani lo amarono e riveri za, a decoro : perocchè, lasciando
rono gli stranieri, che solo la mi molte altre cose, innalzò ed accon
glior parte conobbero di lui, le ciò all'uopo un osservatorio astro
opere dell'ingegno. Dei sollazzi nomico; la chiesa e il convento
non si dilettò mai, anche nell'età ne venti anni che vi fu abate re
cui si convengono, e meglio che staurò, ampliò ed arricchì di scel
in quelli si piacque nella lettura ta e grande libreria, con non pic
dei libri e nello scrivere. Ed in colo annuo stipendio. Li quali be
vero se per tal modo non avesse nefizi e specialmente operati al
adoperato, non avrebbe messe al migliore della sua religione, più
l'ordine tante opere e di tante gravemente condannano il mal
maniere, che ridondanti di erudi animo dei Camaldolesi, i quali ca
ºione e di dottrina, sono però reggiato e commendato dal Papa,
grandemente a riprendere nello non lo vollero a loro generale. E
stile, lontanissimo dalla scuola del questa repulsa sentì vivamente
Galilei e del Redi, scrittori anche nel più profondo dell'anima e
552
lungamente rammemorò; percioc parabolas geometrice e rhibita.
chè in quella maniera che non di Sejani et Rufini dialogus de
menticò mai i benefizi, così non Laderchiana historia s. Petri Da
ebbe virtù di dimenticare le ingiu miani.
rie. E nei benefizi, non è esempio Dissertationes camaldulenses.
che si lasciasse vincere di larghez Disquisitio geometrica in sr.
za, perchè a tutti, e a discepoli in stema sonorum d. Narcissi ar
più special modo, a suo potere gli chiepiscopi armachani.
comparti. Di rincontro fu dai di De infinitis infinitimorum et
scepoli ricambiato di grandissimo infinite parvorum ordinibus, di
amore, come da quel Giammaria squisitio geometrica.
Ortes che predicò sempre la dot Quadratura circuli et hiperbo
trina del suo maestro, e con tan lae per infinitas hyperbolas et
to amore e verità, non meno che parabolas quadrabiles geometri
con immensa e svariata sapienza, ce eachibita et demonstrata. Edi
me stese toscanamente la vita. tio altera.
» L'Ortes, dice un moderno, (1) Considerazioni sopra la scrit.
lo segue paziente ad ogni passo; tura del sig. Lucantonio Porzio
e dove con pochi tocchi maestri fa circa il moto dei gravi per il pia
vedere il pregio di un ampio trat no inclinato.
tato; dove con qualche cenno av Epistola mathematica de mo
veduto lumeggia un argomento mento gravium in planis inclina
non arrendevole all'intelligenza tis, etc.
dei molti; dove con solidi ragio Antilunario, in cui con 2oo no
namenti sostiene i giusti diritti te sacre, astronomiche e varie si
del suo istitutore, e dove amico scoprono e si emendano alcuni
del vero non fa plauso alle sue sbagli occorsi nel Lunario stam
pretensioni. « E a questo scritto puto in Lucca quest' anno 1711 ,
dell'Ortes, non meno che al Ban sotto nome del can. Pier-Leonar
dini Memoriae italorum, tom. VI; do Ricci da Empoli, ec.
e al Morrona Pisa illustrata, to Epistola Marii Caenigae Hie
mo I; e alla Vita anonima che è ronrmo Tambuccio. -

forse del Lami, e finalmente al Dialoghi circa la controversia


Fabroni Vitae italorum , tom. eccitatagli contro dal sig. dott. A.
VIII, donde potissimamente sono Marchetti.
estratte queste notizie, rimetto Risposta apologetica alle op
chi meglio volesse intendere delle posizioni fattegli dal sig. dott. A.
opere della vita e della mente di M. nella sua dotta lettera diretta
questo dotto Camaldolese. alla eccellenza del sig. B. T.
Prostasis ad exceptiones d. Va
Sue Opere. rignoni libro de infinitis infiniti
morum ordinibus oppositas circº
Geometrica demonstratio Vi magnitudinum plusquam infinitº
via neorum problematum. rum Vallisii defensionem.
Geometrica demonstratio theo Soluzione di due problemi mec
canici d'Italia.
rematum hugenianorum.
Quadratura circuli et hyperbo Riflessioni sopra la controrer
lae per infinitas hyperbolas et sia vertente fra gl'illustriss. sigg.
marchesi Riccardi e Niccolini
circa l'alzata di una pescaia nel
() Meneghelli, Elogio dell'Ortes, 0 fiume Era.
pere, vol. I, Nuove considerazioni fatte dopº
- - -
o ) a

l'accesso del mese di giugno movimento dei corpi solidi nei


dell'anno 17 i 4 sopra la contro mezzi fluidi.
versia suddetta. Note al trattato del Galileo,
Esame della scrittura pubbli del moto naturale accelerato.
cata dal sig. dottor Giminiano Epistola geometrica ad Fran
Rondelli nella causa suddetta. ciscum Arisium pro Mariano
Relazione I e II circa il padu contra p. Clavii censuras.
le di Fucecchio. Votum sive sententia degeome
Relazione delle operazioni fat trica, non autem arithmetica, ra
te circa il padule di Fucecchio ad tione in proposita facti specie
istanza degli interessati, e rifles attendenda, etc. in florentina prae
sioni circa le medesime. tensae laesionis.
Informazione agli Ufiziali del Florum geometricorum mani
l'nfizio dei Fossi di Pisa circa pulus R. S. exhibitus.
una terminazione proposta del Lettera geometrica al sig. Tom
l'Era. maso Narducci intorno alla ma
Memoria che contiene le ragio niera di assegnare la ragione
ni per l'unione del Reno di Bo dei tempi consumati dal mobile
logna col fiume Po, tradotta dal nello scorrere un piano declive
francese ( dal sig. Eustachio e nello scorrerne due.
Manfredi ) ed accresciuta di Q. Lucii Alphaei diacrisis in
trenta note. secundam editionem philosophiae
Del movimento delle acque, novantiquae r. p. Thomae Ce
trattato geometrico. vae, etc.
Nuovi lemmi appartenenti al Epistola de Pandectis ad cl. v.
trattato di Archimede de solidi Iosephum Averanium.
natanti. Epistola de Pandectis ad cl. v.
Due sonetti e una canzone di Iosephum Averanium, editio alte
Dubeno Erimanzio. (Nome arca ra cum notis, etc.
dico del Grandi). Esame del progetto del nuovo
Lectorum claustralium camal molino proposto nell'Albereta del
dulensium auctoritate rev. defini l'Anconella, ec.
toris in designatis monasteriis Scrittura sopra la controver
constitutorum jus ferendi suſfra sia delle acque vertente tra la
gii in capitulis generalibus sui Mensa arcivescovile di Lucca, e
ordinis erclusive quoad publicos li nobili sigg. Buonvisi ed Orset
professores saecularium univer ti da una parte, e il nobile sig.
sitatum sola principum auctori Lelio Guinigi dall'altra, ec.
tate delectos, assertum et demon Flores geometrici ex Rhodo
stratum per Tiberium Vedman nearum et Claeliarum curvarum
num i. c. adversus dissertatio descriptione resultantes, etc.
nem qua simile jus sibi deberi Vindiciae pro sua Epistola de
praetendit d. Iustus Venturinus Pandectis adversus inanes que
th. mor. in florentino studio relas B. Tanuccii.
prof. etc. Diomedis Brava patricii tra
Trattato delle resistenze prin nensis disquisitio critica de in
cipiato da Vincenzo Viviani per terpolatione Gratiani.
illustrare le opere del Galileo, ed I fiori geometrici tradotti in to
ora compito e riordinato, con la scano dal sig. Tommaso Narduc
giunta di quelle dimostrazioni ci, coll'aggiunta di alcune dimo
che vi mancavano. strazioni.
Proposizioni appartenenti al Nuova disamina della storia
VoL. VII, 2 i
354 -

delle Pandette pisane e di chi Vita s. Bononii abbatis, cum


prima le rammentasse. notis.
Breve compendio della vita, Elementi geometrici piani e
morte e miracoli di s. Pietro Or -solidi di Euclide posti brevemen
seolo doge di Venezia. te in volgare.
Risposta del p. d. Vitale Marzi Instituzioni di aritmetica pra
da Faenza monaco camaldolese tica.
alle questioni Vallombrosane del Epistola geometrica ad p. d
p. m. d. Fedele Soldani da Poppi Petrum Urseolum Ponte, mona
monaco vallombrosano al rev. p. chum camaldulensem.
d. Floriano M. Amigoni ab. gen. Instituzioni geometriche.
dell'ordine camaldolese. Ragguaglio istorico delle Ba
Lettere apologetiche del p. d. die camaldolensi.
Vitale Marzi da Faenza in dife Le Opere inedite del Grandi,
sa alla sua risposta già data alle risguardanti
la fisica, la matema
QQ. vallombrosane del p. m. d. tica, l'idraulica, le sue controver
Fedele Soldani.
sie e la storia di Camaldoli,
Lettere al sig. Tommaso Nar no con grandissimo studio furo
ducci, circa la misura delle for raccol
ze dei corpi in moto. te e in 44 volumi spartite da An
De Formulis Bon. Menn. Piae brogio Soldani monaco camaldo:
Mem., et similibus, ad personas lense, e riposte nella libreria del
viventes aliquando applicatis, convento di Pisa.
C. G. Guasti.
dissertatio.
Vita del glorioso principe san CASOTTI (CoNTE CANoNicº
Pietro Orseolo doge di Venezia. GiovANBATIsTA ). Apparteneva ad
Lettera al sig. Iacopo Bettazzi. una famiglia bolognese trasferitº
Officium parvum s. Michaelis. si nel decimosesto secolo in Pratº,
Disceptatio Neopilea in deſen dove come molto onorevole ch'elli
sionem decreti capitularis mona era, fu insignita sovente degli uti
chorum camaldulensium circa zi del municipio, ed ebbe propriº
mutationem coloris Pilei. -cappella e sepolcri nella chiesa di
Scrittura in risposta ai quesiti s. Domenico; e dove egli nacque
dei sigg. giudici della controver di Giovan Lodovico e Maria Poi
sia fra la comunità di Sinalunga zia di ser Leonardo Raffaelli ai
e l'illust. religione di s. Stefano 21 ottobre 1669. Ancora piccºlº
circa il rilasciamento di alcune to, fu vestito chierico, e mandº
acque stagnanti. a studio in Firenze, laddovº
Sectionum conicarum Srno dandosi con tutto l'ardore º
psus. studi, e frequentando le pubbli
Epistola ad Angelum M. Qui che accademie, l'ingegno che deiº
dall'infanzia, per attestazion
rinum, qua respondetur exceptio
ni, quam ipse Quirinus exposuit contemporanei, si era in esso º
erga Euclideam demonstrationem strato al di sopra del comune, eb:
lib. VII, prop. XXI, theo. XIX. be dovizia di che nutrirsi; º
Lettera al sig. senatore Pier molto andò che il giovinettº"
Francesco Ricci sopra il benefi vide onorato degl'incoraggianº
zio di una specola astronomica ti e della familiarità di cºº
in una Università. che a que tempi andavanº pºi li
Epistola ad r. c. p. d. Virgi maggiore. E la Corte de Medici,
nium Valsecchium. scorgendo in esso senno e dº
Instituzioni meccaniche. ed uno di quei caratteri qualº"
355
ognuno lo avrebbe voluto, stra gliabechi, ne manoscritti possedu
niero a maneggi de grandi, da ti da fratelli Ricasoli-Rucellai, de'
ogni innovazione aborrente, e non quali tutti era amicissimo, e ne'
solo desideroso della cara quiete registri della segretaria vecchia di
delle lettere, si studiò ben presto stato. Frutto di questi studi fu
d'averlo a sè, e lo ricevette nella " tanto apprezzata edizione
sua grazia. Così quando nel 1691 elle opere del Della Casa, intra
s'ebbe a spedire a Parigi un se presa dal Manni in Firenze nel
gretario al barone Bettino Ricaso i7o7, la quale principalmente alle
li, il quale colà risiedeva ministro cure del Casotti si deve, e la vita
del gran-duca di Toscana, fu pre del Della Casa posta ivi a capo del
scelto il Casotti, per quanto e'non le opere, in forma di lettera a Re
contasse che ventidue anni. In gnier. Di questo erudito e vasto
Parigi otteneva l'amicizia de'più lavoro parlarono con lode, per
insigni letterati, e in special mo non dir di quelli che gli erano a
do di Egidio Menage e di Fran mici, il Crescimbeni ed il Gior
cesco Serafino Regnier Desmarais, mal di Venezia, che ne dette un
nomi de quali Italia quasi al pa sunto (vol. 4. pag. 64): e come il
ri di Francia va lieta, per le gra redattore di quello, Apostolo Ze
ziose poesie che dettarono nella no, s'avvisò riconoscervi alcuni er
lingua nostra, di cui quel miraco rori in fatto di storia, il Casotti
lo di scienza del Menage con tan da questa critica poco appresso si
to profonda erudizione e retto difendeva in un apposito scritto
giudizio andò ricercando l'origine. con molta apparenza di vittoria.
Questi due sommi in si buon Ed anche se ne fanno onorate pa
concetto lo tennero, che spesso lo role in quella vita del Della Casa
aveano presso di loro nella mag istesso, ch'è inserita nelle Serie di
giore dimestichezza, nè il Mena ritratti d'uomini illustri toscani,
ge sdegnò di farlo sedere fra i sebbene chi la scrisse la senta coi
molti dotti che in sua casa con giornalisti di Venezia circa agli
venivano a certe letterarie adu sbagli che al Casotti imputavano.
nanze, le quali, dal giorno ad esse Pur non si vuol tacere, desiderar
destinato, chiamavano mercuriali. si in questo scritto quella sponta
Anzi tanto l'ebbe caro il Menage, neità d'elocuzione che tanto piace
che, avendolo conosciuto aman per aver voluto in esso l'A. dar
tissimo degli scritti di mons. Del sempre a Regnier del V. S. e non
la Casa, e udendo da esso degli del Voi, di che egli stesso soleva
studi che sopra quelli si propone dire agli amici suoi che gli con
va di fare, gli lasciava, morendo, venne camminar sempre con le
alcune scritture inedite del Della pastoie a piedi. Correndo questi
Casa, ch' egli aveva avute da Car anni, erasi già consacrato prete.
lo Dati, pregevolissime. Partitosi Ma intantochè molto si adoperava
di Parigi nel 1696, non appena il in questi studi suoi prediletti, ed
Casotti col tesoro di quel preziosi in alcuni lavori commessigli da
scritti giungeva in Firenze, ch'e' Cosimo, de'quali daremo un cen
si dava con ogni maggior cura a no più sotto, fino dal 17o2 era sta
disotterrarle opere che di quell'au to chiamato a reggere l'accademia
tore rimanevano inedite, e le edi o collegio de'nobili in Firenze, ed
te tutte a confrontar fra loro, ed a leggervi filosofia morale e geo
a raccoglier notizie sulla di lui vi grafia: ne quali insegnamenti
ta, che molte e buone potè ritro molto lodevolmente si condusse,
vare nella libreria d'Antonio Ma come le lezioni di filosofia morale
536
e il corso di geografia rimastici, quella città una nuova ristampa,
ne offrono non dubbio argomen L'elettore riconoscente lo decora
to. Nel 1712 fu dal G. D. eletto va del titolo di conte. Pubblicava
professore di storia sacra e profa intanto il Casotti nel 1714 le Me
ma nel liceo od università della morie istoriche sull'immagine
medesima città; e ci rimangono dell'Impruneta, opera di tanto
dodici prelezioni alla storia uni vasta erudizione che i più erudi
versale, dettate in bella latinità, ti dell'età sua ne maravigliarono,
erudite, rettamente condotte, le e Ginguené l'aveva per lavoro di
quali, unitamente alle altre or molto momento circa le cose del
rammentate, si conservano nella medio evo, e la Vita del Buon
Roncioniana di Prato: ma della mattei (delle cui opere, da diver
storia ecclesiastica, ch'egli avreb se parti raccogliendole, aveva già
be impreso a trattare, non scrisse procurato buone edizioni), la pri
che una prelezione, richiamando ma che di quel letterato venisse
lo ad altri luoghi un novello ufi alla luce, accuratissimo e squisito
zio. Perocchè, essendo allora ve scritto: e nel 1718 un molto pre
nuto in Firenze il giovine principe giato discorso sulla vita e le ope
elettorale di Sassonia Federico re dei due Buonaccorsi da Mon
Augusto, poi elettore di Sassonia temagno, essendo egli il primo a
e re di Polonia, il quale aveva già dire e dimostrare che due erano
stabilito, dietro i consigli del pa in fatti e non uno solo del quale
dre di abbracciare il cattolicismo, dette una relazione il Giornald'
parve a casa Medici di dovere af Italia t. 56, p. 224; e finalmente
fidare al Casotti la cura d'istruirlo per non rammentar qui altri
nei dogmi di nostra religione, scritti, una dissertazione latina
non che di nutrirne la mente col sulla storia ecclesiastica di Pra
le liberali discipline specialmente to. L'ultimo di agosto del 172o ri
coll'insegnamento della storia; e tornando gravemente malato da
verso il cadere del 1712 fu allo un suo viaggio, ritiravasi nella
uffizio di precettore nominato. E sua villetta posta su quella riden
intanto gli era commesso di pre te collina di s. Lucia al monte,
siedere ad una festa in onor di dove la salubrità del nativo aere
quello tenutasi dall'accademia de' e la quiete dolcissima l'ebbero in
nobili e nella quale si rappre breve dalla infermità liberato.
sentò il Vero Onore, dramma Ne suoi concittadini la gioia del
appositamente da esso scritto pel riaverlo tra loro fu grande, e gli
principe. Ora desiderando il prin conferirono in quell'istesso anno
cipe di visitare questa nostra Ita un canonicato nella cattedrale,
lia lo accompagnava il Casotti per mentre fino da due anni innanzi
lo spazio di più anni in molte cit l'avevano ascritto fra i primi al
tà, fermandosi di preferenza in l'accademia degl' Infecondi. Ri
Torino ed in Venezia; dove acqui volgevasi il Casotti agli studi, e
stò una medaglia in bronzo del specialmente a quelli che potesse
Boccaccio, squisito lavoro a quan ro illustrare la patria sua. E qui,
to il Manni ne lasciò scritto, di a dimostrare quanto del di lei de
cui fece dono all'illustre amico coro fosse geloso, giova il dire
suo Anton Francesco Gori, e do che, come prima gli venne fra
ve raccolse ancora notizie sopra le mano quell'insulsa Narrazione º
opere del Della Casa, delle quali disegno della terra di Prato del
fu dappoi cortese ad Angiolo Pa cav. Miniati, uomo di nessuna dot
sinello, che ne intraprese in trina e di meschinissimo animº,
557
raccoltene quante più copie po
Joannis Bapt. Comitis Casotti Prat.
tè, le dette tutte alle fiamme. Viris aeque principibus ac literatis
Ritornando pertanto sopra gli stu omnigena eruditione ac vitae innocentia noti
Bibliotheca haec
di già fatti in Firenze nella Stroz Studio et codicibus notae melioris aucta
ziana, e nell'archivio delle rifor Honestatur imagine.
magioni, e nell'archivio pubblico
di Prato continuandoli, ne traeva Nella chiesa dell'Impruneta, do
interessanti notizie sopra le cose ve e volle esser sepolto, si legge
di questo paese, che inss. si conser la seguente iscrizione, opera del
vano nella Roncioniana. Dava an proposto Gori.
che alla stampa due Memorie, del
le quali una espone, come il pra Joanni Baptistae Casottio. Canonico Comiti
et Patrie. Pratensi. Hujus venerandae Eccle
tese Leandro Scarioni in Napoli, siae. Cujus historiam accurate scripsit. Aº
dove venne in molta fortuna di norum fere XI spatio Plebano. Pio docto
mercatura, fondasse un monastero vigili prudenti. Ezimiis virtutum exemplis
spectatissimo. Suscepto per Italiam itinere.
per fanciulle pratesi. L'altra che ei Catholicae fidei dogmatis instructo Fridericº
intitola Dell'origine, de progres Augusto II Saxoniae principe. S. R. I Bleef.
si, e dello stato presente della ge nuno eiusdem nominis III. Poloniarum Re
invictissimo. Reque bene gesta. Ingenio
città di Prato, rimaneva imper in omnibus felicissimo. Editis tum in erte
fetta, non estendendosi più oltre ris academiis. Tum in patriis Flor. Prº
della trattazion dell'origine: e fu sertim nobilium juvenum egregia e probitatº
atque eruditionis monumentis. Instituto in
gran danno; perchè l'erudizione Cath. Ecclesia Pratens. Canonica tu earonno
e la bontà dello stile, di cui quel logetico. Civium Pratens. bono addita publi
lo scritto va adorno, una bella e cae biblioth. sua. Egregias ubique laudes
promerito. Canonici Pratenses heredes. Ejus
completa istoria facevano augura que test. curatores. Franciscus Guizzelmº
re. " a 726, essendo stato nomi Primic. et Can. Matthaeus Bonamicus. Ciº
optimo. Dudum collega e suo desideratissimo.
nato pievano dell'Impruneta, la s. P. C. Vizitan. Lr I. mens. VIII. D. XXV.
sciava la patria : nè da quell'epo obiit Kalend seat. A CL). IC. CC. XXXVII,
ca conosciamo più di esso alcuna
opera, fuori l'ultima rammentata, G. B. Casotti fu di aperto e be
se pur non volesse dirsi di certe nigno aspetto, asciutto della per
memorie intorno le antiche com sona, ch'ebbe giusta, il crine ca
pagnie di Prato. Morì all'Impru nuto prima che vecchio. Ebbe in
neta a di 6 luglio 1757, lasciando gegno severo, non atto alle cose
i beni ed i libri suoi al Capitolo grandi, ma delle vane piacevolez
di Prato, con l'obbligo di fondar ze insofferente, mente tenacissi
nella cattedrale il canonicato del ma, sano criterio educato alla
la penitenzieria. Il quale fu di scuola dei sommi, per che nella
fatti fondato: ma come poi que” scienza delle antichità fu di gran
libri si trovino invece presente sentimento. Degli antichi monu
mente nella Roncioniana, non mi menti d'arti era vaghissimo : rite
è avvenuto saperlo: e ciò che neva, fra gli altri oggetti, per do
più rende implicata la cosa, si è no dell'Ubaldini pievano dell'Im
il tenore della iscrizione che sta pruneta, tre immagini di rozza
sotto al di lui busto all'ingresso e antichissima maniera etrusca,
della libreria, da cui apparirebbe disotterrate in quel luogo su pri
che questa fosse stata da lui diret mi del 17oo, due delle quali, in
tamente benificata. basso rilievo potevano essere due
Lari o Penati, se non anzi due
Domarii, e l'altra una deità adora
ta forse in mezzo alla selva che
si stendeva un tempo per quei
358
dintorni. Scrisse nella propria lin Mozzi , di Giuseppe Bianchini.
gua con purità e con decoro, la Molte accademie lo ascrissero fra'
greca e la latina possedeva da loro membri, e furono, oltre quel
maestro, la francese ebbe familia la degl'Infecondi, l'accademia
re, nè della tedesca fu affatto roz della Crusca nel 1717 sotto il no
zo. Non però, come dicemmo, me d'infiammato; la Fiorentina,
delle bellezze di ornamento ne' dove nel 17og fu censore, e nel
suoi scritti appagavasi, ma prin 17 14 consigliere ; quella degli
cipalmente alle cose e alla sostan Arcadi, dove sotto il nome di
za attendeva; perocchè tutti i Dalisto Narceate fu ascritto ai 18
suoi studi furono coscienziosa aprile 17o8, e dove nel 1721 ebbe
mente condotti. Forse alla molta carica di censore; quella deg In
dottrina non corrispose in tutte le nominati di Bra, nella quale as
di lui opere l'utilità: ma questo sunse il nome d'invitante, e nel
era l'andare del tempo, quando, 17 18 risiedè vicario del principe,
l'età degli ornamenti passata, ed finalmente quella degli Apatisti,
il bisogno del solido sapere co Le opere del Casotti venute a
minciando a sentirsi potentemen stampa sono le seguenti:
te, lo studiare era grandissimo, e
purchè molto si sapesse, non si I. Memorie istoriche della mira
badava pur sempre se utili cose si colosa immagine di M. V. dell'Im
sapessero: naturale principio d'o pruneta raccolte da ec.Lettore di
gni umana cosa, che il bene non storia sacra e profana nello stu
si possa mai che da un solo suo la dio di Firenze. In Firenze, 1714,
to vedere ed abbracciare. Prete, lapresso Giuseppe Manni, i vol in
dignità che gli veniva dal sa 4. Questo esteso lavoro è diviso in
cerdozio seppe congiungere colla due parti : tesse l'A. nella prima
umiltà che avea da natura. Uomo una storia del luogo della chiesa
di santissima vita e di fede incor e dell'immagine, e di quanto al
rotta, fu buon cittadino quanto tro a questo principale soggetto
lo comportarono i sensi de'con va collegato: nella seconda riporta
temporanei, e i costumi delle i documenti, ricavati da antiche
corti che l'ebbero per lungo tem poesie, bolle e brevi di pontefici,
po. Sotto la porpora de' Medici atti bene ſiciali ec. Se ne conserva
non travide le turpitudini, ma il manoscritto originale nella Ron
fu colpa, giova il ripeterlo, di cioniana, il quale tiene talvolta
quella educazione che vien dagli un ordine differente nella dispo
uomini e dai tempi: per le quali sizione delle materie. Una parte
ragioni, e forse anche per l'animo dell'opera era già stata pubblica
suo, impotente ad abbracciare ta fino dall'anno precedente in
una grande idea, restrinse le sue Firenze presso il Manni, sotto il
affezioni nel municipio, e in titolo : Relazione della venuta in
quell' angusta sfera cooperò, Firenze della miracolosa imma
quant'era in lui, al bene della gine di M. V. dell'Impruneta,
patria comune. I meglio valenti II. Notizie intorno alla vita e
di quel tempo in scienze ed in studi di mons. Giovanni Della
lettere gli posero molta stima ed Casa; in forma di lettera a Re
affetto: bastino per tutti, oltre gnier Desmarais. A capo delle or
quelli di cui è fatto parola di so pere del Della Casa nella edizione
pra, i nomi di Guido Grandi, di fiorentina del 17o7 presso il Man:
Domenico Maria Manni, de fra ni; e in quella di Napoli del 17º
telli Salvini, di Marc'Antonio per i fratelli . . . . . . ; e nellº
559
veneta del 1728 e 29 per Angiolo alle prose e rime de'due Buonac
Pasinello in 4.; e nella seconda corsi da Montemagno, ed alcune
veneta del 1752 per A. Pasinello; rime di Nicolò Tinucci. Firenze,
e in quella de' Classici italiani, Giuseppe Manni, 1718. Nella
Milano, 18o6, al vol. 1. delle O prefazione (datata di Firenze 25
pere del Della Casa. Nella edizio settembre 1717, intitolata all'isti
ne di Napoli furono aumentate, tutore degl'Innominati, il conte
e più completa ancora fu la sus di Bobio Pier Ignazio della Tor
seguente di Venezia, nella quale re, e firmata l'Invitante, nome
inserì anche una Spiegazione di accademico del N. A.) parla della
alcuni passi della precedente famiglia Buonaccorsi, della vita e
lettera proemiale, dove dimostra degli studi dei due letterati, nel
alcuni errori dello Scipione Am che specialmente dimostra retto
mirato in ciò che lasciò scritto criterio e purgato sentimento di
della famiglia Della Casa, e quin bello, con finissimi non men che
di si difende da quelle critiche saldi argomenti dimostrando qua
del Giornal di Venezia, di che li degli scritti all'uno o all'altro
toccammo di sopra, ed a cui ri appartengano. Dello studio della
spose anche direttamente con una lingua nostra ragiona con molta
ALettera al sig. Apostolo Zeno, ivi: filosofia, e certo non senza profitto
aggiungendo a questi scritti cin vedrebbero i giovani quel discorso.
que lettere a Giuseppe Maria Alle orazioni appose poche note
Buondelmonti, nella 1 ma delle filologiche: alle poesie in maggior
quali dice delle lodi del Della Ca numero filologiche e istoriche.
sa; nella 2.da del di lui gusto e Quanto alle rime del Tinucci, e
maniera nel comporre; colla 5.za gli fu il primo a renderle di pub
gl'invia alcune annotazioni sopra blica ragione. Chiudono il libro
le rime dello stesso; colla 4.ta la quattro sonetti, due di Giovanni
lettera proemiale a Regnier; col da Prato detto l'Acquettino, che
la 5.ta alcuni scritti inediti del probabilmente viveva nel 158o, e
Della Casa. Nella proeniale, do due di ser Domenico del Maestro
po aver dapprima toccato della Andrea da Prato, che fiori sul
sua dimestichezza con Menage principio del secolo XV, scrit
e con Regnier, si trattiene sulla tori non conosciuti che per quan
edizione di quelle opere, dicendo to ne lasciò scritto il Crescimbe
come le andasse qua e là cercan mi al vol. 1. dei Comm. all'ist.
do e le riunisse; poi parla della della volgar poesia. Il Casotti vo
famiglia Della Casa, di monsignor leva pubblicare una raccolta di
Giovanni e delle di lui opere . prose e rime di buoni scrittori
Oltre a tutto questo dettò di pratesi, e molte cose rarissime
buone annotazioni alle rime (che aveva a quest'uopo tratte dagli
nella 1.ma edizione veneta sono al autografi della Strozziana, come
tom. 1.) e gli argomenti alle poe da di lui manoscritti nella Rom
sie latine ed al Galateo (ivi t. 5.). cioniana si può vedere.
Il manoscritto contenente questi IV. Vita di Benedetto Buon
studi sul Della Casa, non che la mattei. Pubblicata in fronte alla
copia di quelli scritti del medesi edizione fiorentina, 1714, per Ia
mo, che più eran rari, fu donato copo Guiducci e Santi Franchi in
dal Casotti a Carlo Tommaso 4.to del Trattato della Lingua To
Strozzi, ed ora esiste nella Ric scana: ristampata col trattato, Fi
cardiana. renze e Napoli, 1725, presso Fran
III. Prefazione ed annotazioni cesco Ricciardo in 4.; e parimente
36o
col trattato, Firenze, 176o, e nella tini li riducevano vergognosa
collezione de Classici Italiani, mente a soggezione, pare debbasi
Milano, 18o7, al volume 1. degli questo aver per verissimo, riget
scritti del Buon mattei, e nella tando così ciò che alcuni e prima
edizione completa delle opere di e dopo di lui scrissero della signo
questo eseguite in Verona. Dopo ria de'conti Guidi, e del conti
aver detto alcuna cosa della fami Alberti. Queste cose sono trattate
glia del Buonmattei, parla con col criterio di sano ed imparziale
molta giustezza ed accuratezza istorico. Pure a noi sembra, che
degli studi di esso: nella Stroz di quel difetto di cui tanto forte
ziana avea avuto agio di consul mente e giustamente rimprovera
tare i di lui scritti inediti. La vi va il Guardini, non vada egli stes
ta del Buon mattei va sotto il no so franco talvolta, con questa sola
me di Dalisto Narceate , nome differenza che il Guardini inven
del Casotti fra gli Arcadi. tava i fatti, l'altro alle proprie ve:
V. Ragionamento istorico del dute li accomodava : perocchè
l'origine, de progressi, e dello qual peso sia da dare al veder
stato presente della città di Pra si da primi tempi varie fami
to del canon. ec. Inserito a p. 257 glie nobili e decorate di croci,
del vol. 1. degli Opuscoli scienti ad alcuni antichi privilegi della
fici e filologici del P. A. Calogerà, chiesa di Prato, a quel lusingarla
Venezia, presso Simone Occhi, del titolo di città che facevano i
1728. Intorno all'origine di Prato re di Napoli cui nel 14. secolo sera
(chè più oltre, come notammo di data in accomandigia, e all'aver
sopra, non si stende il ragiona Prato seguito sempre nelle varie
mento) per via di fatti e di rette fortune la troppo vicina Firenze,
investigazioni con molta appa coloro lo dicano che le umane co
renza di vero discorre: poichè, se sanno giustamente librare: ma
mostrando nel suo vero aspetto certo non sarà mai, che per que
certa Storia di Prato inedita del sti argomenti s'abbia a dire meri
dottor Alessandro Guardini, uo tarsi Prato d'esser non fra le
mo non privo di buone lettere, semplici città solamente, ma fra
ma spinto tropp'oltre da un ma quelle di prim'ordine, anzi fra le
linteso amore di patria, faceva provincie annoverata. E final
apparire sogno di mente in ferma mente molto a torto si riscalda
e quell'antico Bisanzo, e tutto contro il Cluverio, il di lui com
ciò che di questo paese avanti l' mentatore Bunone, ed il Mena
un decimo secolo avea narrato co gio, perchè parlando della sua pº
stui. Concorrendo nella universa tria, non fecero che rammentarla
le opinione, che Prato fosse fon e passarono; pretensione inverº
data dalla popolazione del vicino piuttosto ridicola che esagerata,
monte di Favello scesa al piano che Tedeschi e Francesi avessero
su primi del mille, parve al Ca a conoscere i piccoli pregi d'un
sotti non falso ma probabilissimo piccolo luogo di Toscana, º ,
quello che molti sostengono, gli conoscendoli, avessero ad espor
abitanti di Favello essere i di li in opere di soggetto tanto uni:
scendenti di que Fiesolani, che versale, o tanto dalla storia di
per la irruzione di Silla dovettero Prato lontano. Lo stile è poi buº
spargersi nelle vicine campagne, no, e non poche volte dignitº
Quanto all'indipendenza, in cui so; e buona la lingua. – Se º
egli asserisce esser vissuti i Prate conserva il ms. originale nellº
si fino a quando nel 155o i Fioren Roncioniana.
561
VI. Pratenses olim Praepositi per commissione di Cosimo III,
nunc Episcopi. Dissertazione in nel 171 1, ma non fu stampato che
serita nel vol. 5. p. 517 dell'Italia nel 1718, in Firenze, in 12.
sacra dell'Ughelli. Venezia, Seba X. Annotazioni alla Cronica di
stiano Coleti, 1718. Premesso un Buonaccorso Pitti, Fir, 172o, per
rapido cenno sulla storia di Prato Giuseppe Manni, in 4. Sono note
parla delle antiche prerogative storiche e filologiche : vi coopera
della propositura, e riporta la rono col N. A. i fratelli Salvini.
bolla d' Innocenzo X, per cui fu XI. Descrizione della festa tea
eretta in vescovado: quindi dis trale fatta dall'Accademia di
corre delle attuali dignità e pri nobili di Firenze per la venuta
vilegi del Capitolo e del principa del Principe elettorale di Sasso
li ornamenti della città, termi nia, Firenze, 1725, in 4. (non ve
nando colla serie cronologica dei duta ).
proposti dalla seconda metà del XII. Esercizio divoto in os
secolo XI, al 1655, in cui comin sequio di S. Maria Maddalena
ciano i vescovi, il tutto accompa de'Pazzi, Firenze, 1725 , in 12.
gnato d' interessantissimi docu
menti. Scritti inediti.
VII. Lettera del conte ec., al
N. H. G. B. Recanati patrizio ve XIII. Lezioni di filosofia mo
neto, intorno alla fondazione del rale : La 1. sulla eccellenza di
regio Monastero di s. Francesco questa scienza; la 2. sulla reli
delli Scarioni della reale cit gione; la 5. sulla mansuetudine;
tà di Napoli. Firenze, 1722 , la 4. sulla beatitudine naturale;
appresso Giuseppe Manni in 4.to la 5. sull' ambizione; la 6. del fi
(rara) datata da s. Lucia in monne della filosofia, ovvero del som
te, 25 ottobre 172 1. Dà buone no mo bene; la 7. dei beni dell'ani
tizie su questa e su molte altre re mo; l'8. dell' amore. – Nella
ligiose o caritatevoli istituzioni di Roncioniana.
Prato, non che sulla famiglia degli XIV. Trattato della sfera ed
Scarioni che fondò il monastero: introduzione alla geografia. La
e descrive in ultimo le feste per voro bastante chiaro e completo. -
l'inaugurazione di quello. Dopo Nella Roncioniana.
la lettera è riportata l'iscrizio XV. In universam historiam
ne, che fu scolpita nel vesti praelectiones 12 habitae in flo
bolo della chiesa del convento, rentino grmnasio. An. D. 1714, e
dettata in latino da Anton Maria precisamente ne' mesi di mag
Salvini, non che 15 sonetti, mol gio e giugno. – Nell'anno sus
ti de quali assai pregevoli per seguente dava principio alla sto
buono stile e semplicità di con ria ecclesiastica, di cui non dettò
dotta. (come dicemmo di sopra) che
VIII. Vita di Enrico, Baril una prelezione la quale unita
lon vescovo di Lussore. Firen mente alle altre si conserva nella
ze, 1697 , in 12. Il ms. è nella Roncioniana.
Roncioniana, e vi va unita una XVI. Vita del p. Armando Gio
raccolta di cose ascetiche tratte vanni Le Boutliilier de Rance
dagli scritti del Barillon. abate della Trappa, scritta dal
IX. Dell'amor di Gesù, e dei l' Infiammato accademico della
modi d'acquistarlo, trad. dal fran Crusca. Pare che il Casotti la
cese del p. Francesco Nepucu. Il scrivesse verso il 17o5, perchè in
Casotti traduceva quest'opuscolo, quell'epoca raccoglieva memorie
562
sopra gli statuti di quel conven de distanza dal suo modello, La
to, avendo Cosimo chiamati ad bruyere : quell'amaro sorriso che
abitare la badia di Buonsollazzo, a è tanto potente a mostrare nella
tale oggetto restaurata, 17 mona loro bruttezza certi vizii della
ci cisterciensi di quella regola. – società, mancava affatto al Ca
Nella Roncioniana. sotti. – Nella Riccardiana.
XVII. Modo facile d' abolire XXI. Relazione e diario della
l'uso d'andar mendicando. Tra venuta e permanenza in Firenze
duzione dal francese intrapresa, del re Federigo IV di Danimarca
per commissione di Cosimo, nel l'anno 17oo. E raccontata con ele
l'ottobre 17oo: ma tre anni ap gante scioltezza di stile: ma fra
presso dovette, comandandolo il mezzo a parecchie particolarità
G. D., rifonderla. interessanti , ve ne sono talu
XVIII. Prose varie. I. Orazione ne che non meritavano punto di
recitata nell'Accademia Fioren essere rammentate. – Nella Ric
tina il di 2 o decembre i 7oo, per cardiana.
dar principio alle lezioni del Aggiungeremo poche parole
nuovo consolato. 2. Sezione proe sul conto di due fratelli di Gio.
miale all'esposizione del sonetto Batista.
del Petrarca – Passa la nave
mia – letta all'Accademia Fio Giuseppe MARIA, fu delle pa
rentina nel 1715. 5. Ringrazia trie memorie studiosissimo, e con
mento detto nell'Accademia del amore di vero figlio le andò rac
la Crusca il dì 5o decembre 17 i 7, cogliendo per molte librerie, e
per essere stato ascritto al corpo specialmente per il pubblico ar
degli accademici. 4. Risposta alla chivio di Prato, il quale, di
critica dell'infrascritto sonetto disordinatissimo ch'era a buono
del marchese Orsi (Sonetto della stato ridusse. Ne fanno testimo
Tramoggia, frottola in derisione mianza molti voluminosi mano
dell'amore platonico) censurato da scritti contenenti spogli di diur
INiccolò degli Albizzi, letta al ni, di statuti, e interessanti me
l'Accademia della Crusca il 2o morie di famiglie, non che un
luglio 1719 – 5. Breve spiegazio Lunario storico pratese ch'egli
ne dell'ornato di galleria di qua scriveva nel 1721, dove sotto cia
dri della casa de signori cava scun giorno riportò quello gli
lieri Francesco Maria e Filippo parve degno di singolare menzio
Maria Buondelmonti. – 6. Una ne delle cose di Prato; libro, che
novella sullo stile del Boccaccio. invero abbonda d'inezie, e non
Tutte esistenti nella Roncionia si adorna per certo di purità di
na, eccetto la lezione sul sonetto lingua, o di bellezza di stile, ma
del Petrarca, la quale abbiamo che pure contiene buone notizie
trovata rammentata ne' Fasti Con sui magistrati, sulle antiche arti
solari del Salvini. del popolo, sopra i pubblici sta
XIX. Raccolta di pareri, rela bilimenti, sopra gl'istituti di be
zioni ed altre scritture genealo neficenza, e molte altre di mino
giche. – Nella Roncioniana. re entità, ma essenziali pur sem
XX. Zibaldone di ritratti di pre a colorire perfettamente i
Ortofilo. Così chiamò certe sue grandi quadri che ci presenta la
osservazioni su costumi de' suoi storia. I concittadini gli affidaro
contemporanei. Molte e feconde no spesso onorevoli commissioni,
verità contiene questo piccolo li e più d'una volta offrirongli la
bretto, ma è rimasto ad una gran carica di gonfaloniere, la quale
565
mai non accettò, e nel diploma, fallace espressione. Dette anche
con cui l'accademia degl'Infe alle stampe una Orazione funebre
condi lo ascriveva nel 1718 fra' per L. Francesco Maria Querni
suoi, vi esprime il sentimento Generale degli Agostiniani, Pi
universale di gratitudine, con cui stoia, i 75 t in 8., la quale avea re
la patria rimeritava un uomo che citata in s. Agostino di Prato.
tanto operosamente avea contri I cenni sopra Giovanbatista sono
buito al di lei vantaggio. Nac stati tolti dall'elogio che ne scris
que in Pratoli 15 maggio 1679: se Giuseppe Bianchini al vol. 18
quivi morì li 26 gennaio 174o e fu pag. " degli Opuscoli del Calo
sepolto in s. Domenico. gerà, la cui versione latina fu in
serita nel vol. 1. p. 76 Memorabi
ANDREA AGosTiNo, il minore lia italorum del Lami: dall'arti
di tutti, studiò in Prato, do colo della Biografia universale,
ve nacque, sotto Carlo Conti , a ec.; dalla Bibliografia Toscana del
que tempi (scrive il p. 2 accaria) canonico Moreni; dai Fasti con
maestro d'umanità assai celebre solari del Salvini ec. e dalle di lui
nella Toscana. « Circa il 17 o si opere: come da ciò che lasciarono
rese frate domenicano in S. M. scritto, e da fogli autentici del lo
Novella di Firenze, assumendo il ro tempo ho estratte le poche no
nome di Lodovico Agostino, e in tizie su Giuseppe M. e Lodovico
quel convento ebbe uffizio di let Agostino.
tore. Fu nominato accademico In GiovANNI CosTANTINI.
fecondo a di 22 maggio 1718: la
cappella dei Casotti in s. Dome MORANDO (RosA, FILIPPo),
menico fu restaurata ed ornata di nacque in Verona nel 1752, di
pitture a fresco a sue spese. Ab Marc'Antonio, gentiluomo for
biamo di esso un poema giocoso mito di molto sapere, e di Lodo
in 8.va rima stampato in Firenze vica Bianchini, e fu nepote del
presso Giuseppe Manni nel 1754, celebre mons. Francesco, la cui
diviso in 8 giornate con argo Storia Universale è libro, per te
menti intitolato La Celidora, ov stimonianza del Foscolo, massi
vero il governo di Malmantile mo, indegnamente dimenticato
del Conte Ardano Ascetti (ana da noi, settatori di ciò che viene
gramma puro del nome suo). Lo da lontani paesi, ed incuriosi dei
precede una introduzione e dedi nostri tesori. Acquistatasi il Mo
cazione delle rime, d'onde non rando una larga fama e precoce,
apparisce però a cui la dedica si è chiaro sortisse un ingegno qua
rivolga; e lo seguono 5 capitoli in si straordinario; onde il padre
terza rima, il 1. panegirico del suo, che in lui ravvisava le neces
l'Inverno al sig. Carlo Conti, il sarie attitudini alle amene disci
2. il pentimento, ovvero la State pline, ebbe cura di collocarlo nel
al sig. dott. Giuseppe Bianchini; le scuole del gesuiti, e di am
il 5. Il Fico al sig. dott. Anton manirgli una biblioteca domesti
Maria Biscioni; i quali, e più an ca, composta segnatamente de'mi
cora che il poema, son dettati con gliori classici così greci, come la
bella facilità: e forse non sarebbe tini e italiani. E furono queste
inutile opera l'andar dichiaran premure profittevolmente impie
doli con apposite note, d'onde a gate; perocchè il Morando, non
vremmo larga messe di dettati ancor tocchi gli undici anni, vol
popolari, dello stato intellettuale tò felicissimamente in ottava rima
e morale di un popolo non mai i quattro primi canti dell'Italia
564
liberata del Trissino, per cui meri tifiziata cupezza delle vocali e
tò a quel tempo d'essere ascritto fra quella palpabile verità, ond'è
gli Arcadi. Cresciuto in età, creb tanto superiore il Casesco. Un
bero del pari le forze intellettua eguale confronto potrebbesi isti
li, e quindi il bisogno di studi tuire fra alcune stanze dell'Ario
più gravi. Il perchè, nell'anno sto e alcune del Morando in una
suo diciassettesimo, compito il sua Favola boschereccia, in cui
corso degl'insegnamenti scolasti sentesi la bella semplicità dell'A
ci, s'addentrò nella meditata let minta e del Pastor fido; ma non
tura di Dante, che (cosa ammira cessando però in qualche luogo
bile!) erasi fatto a lui, giovanet dall'esserne ammanierata la ver
to, poco meno che familiare. Stu seggiatura, conobbe l'autore il
diò pur molto il Petrarca e gli difetto, nè più vi pensò. Tale di
altri maestri, senza quasi mai fetto per altro non troverai nella
proporsi imitazione veruna, con - tragedia da lui composta, intito.
fermato essendo nell'opinione lata il Medo; chè anzi tanto è
che uno scrittore, sia in prosa che maggiormente remota dal concet
in verso, non altrimenti debba toso, in quanto non v'ebbe luogo
ritrarre dall'altrui carattere, si la parte amatoria. Nel Trattato
dalla propria fisonomia, per quan de' teatri antichi e moderni il
tunque egli sappia adattarsi la Maffei commenda questo lavoro
maschera di qualsivoglia prosato siccome bello e meritevole di es
re o poeta. Con queste savie in sere applaudito. Una magnifica
tenzioni, estranee talora a chi edizione ne fece (1755) l'accade
non solamente in opera di cogni mia de'Filarmonici, a cui il Mo
zioni e di senno, ma benanche rando avea già dedicato il suo
d'anni è maturo, dettava egli un Canzoniere, ed apparteneva in
Canzoniere, che fu stampato in qualità di membro. Alla quale e
Verona nel 1756, e di cui Gaspa dizione egli premise una dottis
ro Gozzi ebbe a lodare la squisi sima dissertazione; e un'altra ne
tezza de'versi. In esso non tutti meditava di far precedere a cia
erotici son gli argomenti, ma ve scuna delle tre altre successive
n'ha eziandio di genere vario; i tragedie, la Teonoe, pubblicata in
quali ultimi, per giudizio del Verona nel 1755, la Ciane, e la
Pindemonte, possono a primi an Bibli, tuttora inedite.
teporsi. In generale poi si racco Aveva il Morando oltrepassato
mandano per unità di concetto, di poco il diciottesim'anno, quan
per eleganza di stile e per un cer do stampò in Verona, nel 1749,
to sapore di grazia, ciò che forma le sue Osservazioni sul Commen
lo scopo precipuo della verace to alla Divina Comedia del p.
poesia. Fra gli altri sonetti, nota Venturi, offerendole quasi primi
bile è uno, onde l'autore volle zie de suoi studii al valente poeta
gareggiare con quello del Casa: O Alfonso Montanari. Spiacquero
sonno, o della queta ec., sonetto, esse oltremodo al Venturi, sì per
da sconfortare, per mio avviso, chè non pochi errori erano sfug
chiunque facciasi ad imitarlo. E giti all'autore, com'anche per cer
benchè il Morando infondesse nel to dileggiamento ond'erano qua
suo tutta la melancolia e dirò e colà spruzzate, ciocchè debbe
quasi la stanchezza di un animo ascriversi piuttostochè all'animo
illanguidito da lunghe vigilie, del Morando, agl'impeti di certº
ciò non pertanto rimase molto superbiuzza, che suole per ordi
lontano dall'aggiugnere quell'ar nario venir compagna all'età gio
365
vanile. In difesa del gesuita usci aveva composta, e che almeno qui
rono quindi il padre Baggi, il si riporta :
Tirabosco, e il padre Zaccaria
che nella sua Storia Letteraria Philippo . Rosa . Morando
non la perdonò al nuovo com Ingenii . Praestantis . Adolescenti
mentatore. Taccio di qualche al Prorsa . Versaque
Oratione . Clarissimo
tro che le sane e decenti regole
Academico. Philarmonico
della critica potè posporre alle in M . Antonius . Pater
giurie ed alla malignità; perchè L , P.
maligni e invidiosi ce ne sono pur
troppi al mondo! e, meglio che al
tro, è l'appigliarsi al silenzio con Oltre la Pastorale e le due trage
tro die, già ricordate, lasciò inedite
L'importuno abbaiar de'picciol cani. tre Dissertazioni erudite e anali
tiche, per raddrizzare dal torto
Fatto è, che il Morando indi cammino coloro che travolgono le
rizzò una lunga lettera a mon idee, dettando confuse tragedie.
signor Bianchini ( 1754 ) nel La traduzione sciolta del più
la quale difende sè stesso, e, ri
dell'Eroidi d'Ovidio, alla quale
pigliato il Commento, con più didiede poscia compimento il suo
severità rivede le bucce al Ven genitore. La conquista dell'A
turi. Queste Osservazioni ricom merica; poema, di cui non fece
parvero non poco accresciute nel che tessere l'orditura. Pare da
la veneta edizione di Dante offer alcuni fogliolini rinvenuti tra le
taci da Antonio Zatta, nè posso sue carte ch'ei meditasse di mo
no leggersi senza ammirare il strare gli abbagli e le imperfezio
giudizio e l'erudizione del gio mi del Vocabolario della Crusca ;
vanetto, e soprattutto la dimesti al quale uffizio oggidì mirabil
chezza sua co principali maestri mente si presta il dott. Gio. Ghe
greci, latini e provenzali. Tanto rardini colla sua opera Voci e ma
di sè prometteva all'Italia! Sen niere di dire proposte ai futuri
nonchè nell'anno 1757, il male Vocabolaristi ec. Milano, 1859.
che da qualche tempo lo minac Non vuolsi omettere ch'eziandio
ciava, e che pareva riposto nel i Ricovrati di Padova e gli Agiati
polmone, rincrudi. E benchè as di Roveredo il vollero socio; a
salito lo avesse una febbre arden mico, i più illustri del tempo suo.
tissima, pure devoto com'era al Chiuderò questo articolo con
santo Gonzaga, dettò le prime quanto lasciò scritto del suo carat
strofe di una canzone, che da'me tere Ippolito Pindemonte nell'E
dici fu vietato di proseguire, e logio che di lui fece: ». Amava la
dalla quale ti scende nel cuore un 3» solitudine, i suoi modi eran più
che di patetico e di grave, proprio, », 5 seriosi che altro, non favellava
non ch'altro, di chi torce il canu » troppo e melanconico le più
to suo capo dal fascino di questo » volte appariva ed impensierito.
mondo. In così misera condizio » Nel resto, ben disposto della
ne stette egli sino agli undici di persona, di statura più alto che
agosto dello stesso anno, in cui » basso, magro e pallido in faccia,
nel ventiquattresimo dell'età sua » massime negli ultimi anni, che
placidamente spirò. In s. Luca, ove » frutto era per avventura d'un
è il sepolcro della famiglia, fu , soverchio sforzo di mente ; se
sotterrato, ma senza l'inscrizione » non dobbiam dire più presto
ºhe il padre suo, infelicissimo, gli » º
che, struggendolo il male per
366
» gradi, morte l'aveva tinto del ria, apprese il greco idioma, e
suo colore prima di colpirlo con anzi così lo fe'suo, da divenirne
» la sua falce. « (1) maestro egli stesso a più dotti,
Gno. VELUDo.
Procurossi poi la conoscenza del
la lingua celtica, di cui ebbe
ASQUINI (GIRoLAMo), nacque molto a valersi, come ne dà fe
in Udine a mezzo il corso del
de l'indole di parecchi laboriosi
gennaio 1762, dall'insigne agro opuscoli, venuti in luce, e ap
nomo e naturalista conte Fabio, e piedi di questo articolo enume
da Elena Redetti, pia dama ve rati. Ma quel che più importa,
neziana; e ricevette completa in e dovea essere a qualunque van
quel seminario l'educazione. Di
to e ricordo premesso, discepolo
la passò in Parma presso il fratel di elezione si fece, per la scuola
lo Enrico, uffiziale nella real dell'archeologia, del p. d. Ange
guardia del gran duca, i cui stu lo Ml. Cortinovis, salutato dal
di erano principalmente rivolti Lanzi, (1) ornamento del dotto or.
alla cronologia storica, e frutto dime dei Barnabiti, cui apparten
dei quali uscirono nel 18oo quat ne, e della intiera friulana provin
tro fogli atlantici sulla storia (2) cia, per aver meditato sui ruderi
universale di ogni nazione. An della scomparsa meravigliosa A
che dal fraterno consorzio trasse
quileja. Di questo archeologo
il conte Girolamo argomento a insigne trovasi al fianco in di
pascere il proprio genio per l'ar. viso l'Asquini; e dal Filiasi (2) e
cheologia: ottimo studio, scrivea dal Lanzi stesso, insieme ad al
Ugo Foscolo, perchè con esso dai tri, ricordasi quale compagno de
documenti vetusti esce fuori la
gli eruditi suoi viaggi, descrit
verità, e dopo le contese degli tore dei monumenti scoperti, e
eruditi sorge la voce dell'istoria assistente all'emende e ai con
a rivelare l'origine e i destini fronti di lapidi, di simboli e di
memorabili delle nazioni . Per stemmi.
applicarsi quindi a tutto uomo Alternata fu la dimora dell'A
alle ardue indagini dell'antiqua squini, ora in Verona, città do
ve tenea molti poderi, e scrisse
(1) Di Rosa Morando scrissero: la maggior parte delle sue Me
morie, come rilevasi dalla data
Zaccaria (Fr. Ant.), Elogio, negli An dell'edizioni, e dove trovò i più
nali letterari d'Italia, Tom. II.
Pindemonti (Desiderato), Lettera, pub belli argomenti da illustrare; ora
blicata in Verona, e nelle Memorie in Parma, dove andato per inviº
per servir alla Stor. Letter. ecc. to paterno, tornò poi per sua li
Vol X, pag. 189. bera scelta, e avuto l'agio di rior
Pindemonte (Ippolito), Elogio, nel to dinar l'archivio del Capitolo, si
mo VI degli Elogi raccolti dal Rub conciliò la stima di quei Prepo
bi. Ristampato parecchie altre volte.
Da Lisca (G. B.), Elogio, Verona, in 8. sti, pel modo accurato, onde al
. . . . . Articolo, nel Dizionario isto l'impresa attendendo scoprì per
rico di Bassano, 1796. gamene ignote di più ignoti pri
Gamba (Bart.), Articolo, nella Galleria vilegi antichi utilissimi, quindi
dei Letterati ed Artisti, ec. Venezia,
1822-24. (1) Vedi Elogio del Cortinovis, scrit
Nella Biografia Universale fu omesso to dal Lanzi inserito a p. 95-96 dellº
come tant' altri l' articolo di Rosa Mem. per la Storia civile e letterariº,
Morando, Giorn. Aglietti, 18oo. - -

L'Editore. (2) Filiasi vol. I. Veneti primi e sº


(2) Moschini Letterat, Venez. T. IV condi, pag. 454, 471, 472, 525; ºnº
pag. 61-62. 1799. Lanzi, loco citato.
567
si meritò i voti, per riordinare e del quale si hanno copie in di
il Museo ragguardevole del gran verse librerie. Tale raccolta si a
duca, per cui il titolo ottenne doprò il Cortinovis ad ampliare, e
di professore, e Napoleon Bona rendere più in qualche parte cor
parte stava per assegnargli in vi retta, e ne fece delle considerevoli
ta una pensione, che non gli fu aggiunte; e l'Asquini, a fianco del
poi decretata per l'accaduto ri maestro, divise il peso con lui
volgimento delle sorti italiane. dell'ingente travaglio; e rimasto
Stabilitosi in Parma, fu colto da anche solo, non ha l'opera inter
breve malattia, e morì nel 1856, messa, nel decennio ultimo, che di
vegeto ancora della persona e de epigrafi fu in largo modo ferace(1).
gli anni. Ed ecco il merito vero del co.
E, già noto, che dalla ter Girolamo Asquini troppo dal Vi
ra di Fagagna al Friuli sogget viani in vilito in certi virulenti
ta, erano oriundi i suoi avi da se suoi fogli, (2) dove non più di a
coli otto in addietro, fin dall'età manuense o copiatore lo estima, e
dei patriarchi principi allora in troppo dal Moschini esaltato, e
Aquileja, e ai giorni poscia del dove gli attribuisce la raccolta di
veneto principato, ivi possedendo lapidi aquileiesi, opera principa
pingui censi e poderi, per l'esten le del Cortinovis, e dove opina,
sione di villaggi diciotto, fra i che la raccolta stessa formar pos
quali Campoformio, ormai trop sa il II. volume del Bertoli, che
po noto nelle pagine della storia. già vedemmo bello e fatto, e sol
Da questa terra, che vuolsi colo tanto inedito, e in bisogno di
nia un tempo dei Romani, come ampliazioni e di emende, a cui at
da monumenti scoperti, e dallo tese l'Asquini medesimo, che d'al
stesso co. Girolamo posti in luce, tronde non alcune lapidi del Ber
mosse egli i suoi passi, onde colla toli, (5) ma due sole ne pubblicò,
illustrazion delle lapidi, portare nell'appendice alla Dissertazione
nella storia della sua patria quella sull'Illirico Forogiulio del mar
face medesima, che accesero i suoi chese Gravisi di Capodistria pag.
ascendenti Gian Daniele, e il p. 9o, riprodotte entrambe nella sua
Basilio Asquini, celebre archeo Giardiniera suonatrice. Amico
logo del secolo XVIII, e della pa da sette lustri del grande archeo
tria benemerito. Il quale aperse logo Venturi, in corrispondenza
anzi il campo a così dire alla sto col Labus, col Lama, direttore del
ria, colle sue vite dei 18o e più R. museo ducale di Parma, col
illustri del Friuli; lavoro giudicato Vitali prof in quella università;
a proposito come il prodromo (1) legato pure di consuetudine al
dell'opera letteraria del Lirutti. prof. Stoffella roveretano, al co.
Moltissimi furono infatti gli anti Gualdo di Vicenza, presso la cui
quarii, che sursero nel Friuli, in famiglia ereditario fu da due se
più e men rimota " e cite coli il genio per l'archeologia, e
remo un dei recenti Gian Dome
(1) Lanzi, Elogio Cortinovis, loco
nico Bertoli, già canonico di A citato.
quileja, a cui devesi la raccolta (2) Perditempo intorno alla Lett.
appunto di quelle antichità, in del N. U. Girolamo Asquini al ch.
due volumi pubblicatesi, l'uno sig ab. D. Lodovico della Torre, nel
nel 1759, l'altro rimasto inedito, la quale sono esposti con celtica in
terpretazione due luoghi di Dante.
Udine, 1829, tip. Murero.
(1) Moschini p. 154, 155. T. I. Lett. (3) Moschini p. 61-62. T. IV. Lett
Veneziana, Veneziana.
si po

al co. Girolamo Orti di Verona, attesta il Bianchetti, che lesse


trasse da quelle amicizie alimen egli molto volentieri, come crede
to a " ne'suoi studi, come che ognuno potrebbe leggere con
dalle di lui memorie risulta, a suo pari gusto e piacere (1).
più splendido encomio. Del resto, quanto a cose inedi
Nè furono senza utilità le ri te, l'Asquini più di una volta
cerche dell'Asquini, a proposito stampava, che tenea tutte in un
del Forogiulio dei Carni, e di sol corpo le iscrizioni di Giulio
quello di altri popoli traspadani, Carnico, per pubblicarle quando
ivi parlando l'autore dei sei Fori che fosse, e che avrebbe messa in
giulii, da niun altro avvertiti, e luce la Corografia antica, intor.
che pure fiorivano uno per tutte, no a que” paghi della tavola Ve
o almeno le principali provincie, lejate, con l'etimologia e la spie
di cui andò il nome perduto o gazione di tutti i nomi e le paro
mutato. E nuove sono le sue opi le celte liguri, che s'incontra
mioni, in esame a quelle discordi no nella medesima , se avesse
degli storici, sulla causa incerta potuto riuscire di condurre al
della morte, sullo stemma genti termine un lavoro sì lungo; e
lizio, e sul prenome stesso del figura inedita pure una Disserta
poeta Gallo, il grande amico e zione sulla Epigrafe, pubblicata
benefattor di Virgilio, il guerrie dal Venturi, in appendice al
ro che avvilì Antonio e disperò vol. 1. del Compendio della Sto
Cleopatra, e gloriavasi di esser ria Sacra e Profana di Verona
Carnico, in una lapide, a Roma di Quinto Gavio principe, iro
scoperta, tratta in luce dal Mura vata vicino a Chiesa Nuova, o
tori, e ridotta dall'Asquini più Frizelane (2), nome dell'antico
corretta, togliendola al codice Forogiulio di Verona.
delle antiche iscrizioni, compilate Era d'indole l'Asquini niente
da quell'illustre, che più di tutti affatto mansueta, e anzi al più
sentì l'altezza della propria, e la lieve urto irritabile : troppo acre
nobile fraternità colle arti so ne' suoi giudizii cogli autori an
relle (1). che illustri, se pur gli erano ami
Tra gli opuscoli editi, ricorda ci, come fu del Viviani, suo inti
si a piè dell'articolo anche la de mo un tempo, e che dietro suo vo
scrizione del famoso ponte di to era stato trascelto socio dell'Ac
Veja nel Veronese, culla in parte, cademia Udinese, alla quale era
giusta la tradizione, del gran ascritto l'Asquini medesimo ſºl,
poema, a cui posero mano e cielo fondazione del proprio padre, cº
e terra, e strano pezzo di archi me era socio dell'Accademia di
tettura, come lo chiamò lo Sca agricoltura, commercio ed arti
mozzi, ch'ebbe primo descrittore di Verona, e onorario di quelle
Zaccaria Betti, e nell'anno stesso delle contee di Gorizia e di Gra
in cui lo descriveva l'Asquini, an disca, e dell'Ateneo di Trevisº,
che il ben noto sig. Chevalier nella Anche dai titoli enfatici degli
sua Scorsa da Verona a Veja (2);
la qual pittura dell'Asquini stesso ( 1) Bianchetti p. 8o, 81, vol. XVII,
(1) Elogio di Fr. Giocondo, letto il continuazione Giorn. Lett. Scienze º
di 1 1 agosto 1839 nell'I: R. Accad. di Arti, giugno, Treviso, 1829.
Belle Arti dal prof. Emilio de Tipaldo; (2) p. 12 e 13 della Lettera sopra º
lavoro ricco di erudizione e di critica. vecchio
(5) p. sigillo ec. ec.
3. Lett. 2.da sul ponte -

di
(2) Pad. frat. Gamba, 1829, in 12.
Gazz. Priv. num. 124, 4 giugno 1829. Veja ec.
569
opuscoli si desume, che l'Asqui 5. Descrizione di un ponte
mi magnificava di soverchio sè mirabile, formato dalla natura,
stesso, dalla qual macchia è a ri e due grotte curiosissime, il tut
petersi l'indecenza delle diatribe to nel territorio della provincia
che a lui e al Viviani rinfacciaro di Verona, con alcune osserva
no i giornali (1), mentre li riveri zioni intorno alla Divina Com
vano entrambi come persone mol media di Dante Alighieri, Ve
to conosciute nella nostra lettera rona, tip. Bisesti, ediz. 1828.
tura. Eppure l'Asquini credeva 6. La Giardiniera suonatrice,
confessare il vero, protestando di ossia Illustrazione di un antico
non rispondere all'avversario, nel Sepolcro, scoperto in Osopo nel
l'atto che gli rispondeva, e più territorio della Colonia Giulia
volte: uno dei vani sogni, l'im Carnica, capitale del vero e an
maginarsi, che l'uomo con im tico Forogiulio, Verona, tip. Bi
parzialità si dipinga. sesti, 185o.
GIAN, AcoPo FoNTANA.
Opuscoli editi.
1. Lettera sopra un vecchio si JEMINA (MARc'ANToNio),uno
gillo e sugli antichi confini del dei più dotti medici, che il Pie
territorio della provincia Verone monte vantar possa nella secon
se col Trentino, Verona, Bisesti, da metà del secolo scaduto, ebbe
ed. 1826. i suoi natali il giorno 1o di set
2. Memoria sul vero significa tembre 1752 in Villanova, terra
to della parola Carnario, dato distante tre miglia circa da Mon
a una contrada, e da questa alla dovì, da onesti e suffieientemen
chiesa di s. Pietro e sua piaz te doviziosi parenti. Fermatosi da
zola dinanzi nella città di Ve quelli alcuni anni dopo la stanza
rona 3 colla interpretazione di in città, il giovane Jemina fece
due luoghi di Dante nella Di in quel collegio i primi suoi stu
vina Commedia, Verona, tip. Bi di di grammatica e di filosofia,
sesti, ed. 1828. che leggevano il Vago ed il pro
5. Dissertazione sull' antico tomedico Bona. Venne poscia a
pago degli Arusnati, colla spie Torino, e dedicatovisi allo studio
gazione di quei nomi, non da al della medicina, ne udi le lezioni
tri prima tentata, desunta dalla dei chiarissimi Bruno, Somis,
lingua primitiva di quell'anti Carburi, e Donati, dei quali tut
chissima popolazione la Gallo ti seppe meritar la stima e l'affe
Cenomana; scritto corredato di 21One, -

note dal co; Orti, e ch'ebbe una Compiuto il solito corso scola
ristampa con nuove giunte e av. stico, e promosso con lode al gra
vertenze, essendosi fatto raro do di dottore, dopo di avere se
per le molte ricerche in Italia guito per più d'un anno la prati
e oltramonti. ca del lodatissimo Allioni, così vo
4. Sul Forogiulio dei Carni lendo il genitore, si restituì in
e di quello di altri popoli tra patria, e vi ottenne tosto presso
spadani; argomento nuovo, non i concittadini suoi fama di medi
più trattato, corredato di erudi co di genio distinto e di pratico
zioni celtiche, Verona, tip. Bi eccellente. La celebrità di lui
sesti, ed. 1827. andò poscia crescendo ognora, sic
chè quasi non passava giorno che
(1) Bianchetti, loco citato. non venisse richiesto a conferenza
VoL. VII 25
5 no
i più distinti medici di quella dei più celebri fisici e medici del
provincia. Piemonte, tra i quali basta l'an
Nel 1792 essendosi chiusa a moverare Beccaria, Cigna, e Ca
motivo delle politiche vicendo naveri suoi concittadini, Allioni,
l'università di Torino, si permi Laneri, Somis, Carburi, Gardini,
se alla scolaresca d'intraprendere Marini, Lanteri, Penchienati,
o di continuare gli studi nelle Giulio, Brugnone: avea lettera
provincie. Al dottore Jemina, ria corrispondenza con Borsieri,
maestro al certo dottissimo, ven Tissot, Pratolongo, Valli, Gandini
ne affidato l'insegnamento della ed altri distinti scienziati. Ebbe
medicina patria: e che ottima fos altissima opinione dell'arte sua;
se la scelta, non dubbia pruova ne però esercitavala con decoro e no
fanno i diversi allievi di lui, che biltà, sprezzatore dell'impostura e
vi esercitano tuttora l'arte saluta dei raggiri.
re con tnolto applauso ed univer Diverse, interessanti tutte, e di
sale aggradimento. vera utilità sono le opere di me
Il dottore Jemina fece gran dico-chirurgico argomento stam:
comparsa sul teatro del mondo: pate dal dottore Jemina. Nel 1785
pago di meritar bene della patria, pubblicò la storia della malattia
della scienza e dell'umanità, ap contagiosa, che epidemica infieri
pena si può dire che abbia con nella città e provincia di Mondo
seguito qualche onore; e certo vi negli anni 1784 e 1785 : De
mai non ebbe cariche, titoli o febre epidemica. Monteregali,
premio. Pieno di religione venne 1785, trpis fratrum De Rubeis,
meno a viventi il dì 4 luglio del in o,
1794 per tifo contagioso che in Questo veramente egregio li
quell'anno epidemico mieteva le bro, che il cav. Brera riprodusse
vite de' suoi concittadini, e morì ventisei anni dopo nel volume X
vittima meritamente compianta della sua Srlloge opusculorum, fu
del suo zelo nell'assistere gl'in accolto con molto applauso dai
fermi. dotti. Lo stile n'è semplice, ma
Ad una profonda erudizione elegante, espressivo ed animatº;
nelle cose fisiche il dottore Marco l'erudizione scelta: le riflessioni
Antonio Jemina univa un vero sode ed in parte nuove (1). Sullº
criterio medico. Conosceva bene
diverse lingue, come la francese, (1) Parlando del merito di quest'o
la greca, ma sopra tutto l'italiana peretta il Cigna, in una lettera scrittº
e la latina che possedeva perfet da Torino il di i. di aprile 1785 all'Atº
tamente. I diletti delle caste so tore istesso, si esprime così: ” Miraº
legro di cuore seco voi dell'eccellen
relle non gli furono ignoti, e te vostro scritto, che ho letto cºº
scrisse nobilmente in poesia ita grande mia soddisfazione e profittº
liana (1). Era socio corrisponden Trovo nella storia una precisione, unº
te della reale accademia delle semplicità ed una dignità veramente
scienze di Torino, e socio ordinario ippocratica. La teoria in generale mi
di quella degli Unanimi. Godeva in sembra molto ingegnosa e plausibile;
ispecie le nuove e sode riflessiºni
dell'amicizia e dell'estimazione contro varie opinioni moderne nerº
levano il pregio. Lo stile nella sua
(1) Varie composizioni del Jemina si semplicità è elegante, espressivo, º
leggono stampate nelle diverse raccol animato, e lascia trasparire per tuº
te di poesie, siccome in quella per la un candore, un amore del vero, unº
consecrazione di monsignor Vitale di diligenza che oaratterizza l'autore Nº
Mondovì a vescovo d'Alba, nella Mi dubito dunque che la pubblicazione º
ceide ecc. ecc. rà molto profittevole all'avanzamenº
37 I
tracce del gran padre Ippocrate, casi di associazione pstecchiº
l'A. incomincia con riferire non essi hanno dovuto osservare: 1.
poche interessanti e particolari che l'eruzione petecchiale non è
osservazioni, dalle quali ricava la esclusivamente propria delle così
storia della malattia, che espone dette febbri nervose, mentre essa
con tutta chiarezza e precisione. più sovente si manifesta nel corso
Fra i sintomi patognomonici del delle febbri gastriche, e non di
la medesima, soliti a manifestar rado nelle malattie di diatesi flo
si circa il settimo giorno, anno gistica; 2. che tale esantema, nato
vera il sopore, le petecchie, ed in frequentemente per semplice con
ispecie la gravità dell'udito; il senso da irritazione del tubo ali
quale ultimo segno inseparabilis mentare, sotto l'uso di un emeti
morbi comes certum eius indi co o di un purgante non di rado
cium faciebat. Hinc mirari su sparisce interamente in poche
bit (soggiunge Jemina) incredibi ore; 5. che sovente le petecchie
lem naturae constantiam incom si manifestano nelle lesioni dina
parabilem in illis observandis. miche del fegato, o se meglio si
Ipse tot ante saeculis jam habet ama del peritoneo, che lo avvolge,
sequentia. Fiebant autem in fe giacchè ora si vuole che nelle af
bribus circa 7,8 et 9 diem aegri fezioni del basso ventre questa
tudines in cute culicum morsibus membrana piuttosto, che i visce
maxime similes ..., et gravi au ri in essa contenuti, sia la sede
ditu praeditae, et soporosae principale delle malattie dette ora
erant (1). epatitidi, ora gastritidi, enteritidi
Considera le petecchie e le al ecc.; 4. ch'esse compariscono in
tre macchie della cute quai sinto qualunque periodo e giorno di
mi accidentali, cui poco si dee malattia, senza serbare alcun cor
badare nella cura, potendo le me so determinato, e bene spesso
desime esistere o no, senza che svaniscono affatto senza aggravio
la condizione patologica della ma dell'ammalato, tornando poscia a
lattia principale ne venga punto manifestarsi senza verun sollie
alterata, e conchiude quindi col vo (1); 5. che anzi senza febbre,
od altra lesione qualunque nelle
pensare che la loro espulsione non
deve essere nè promossa, nè im funzioni, compaiono qualche vol
pedita. Diffatto i medici piemon ta alla cute vere macchie petec
tesi, i quali con occhio indagatochiali, ovvero nate queste nel
corso d' una malattia febbrile,
re seguirono il corso e studiarono
il genio delle malattie dominate persistono lungo tempo dopo la
in Piemonte, e principalmente totale guarigione di essa, assu
in Torino nel 1817, hanno potuto mendo per tal modo un'indole
convincersi della verità della dot
trina professata dal nostro Autore. (1) Non ignoro che nelle malattie
In conferma adunque di cotesta dominate in Torino nel 1817 le petec
chie si manifestavano per lo più nel
dottrina (di cui io estenderei vo terzo o quarto giorno di malattia: non
lontieri l'applicazione ad altri credo però, che questa circostanza ab
bia offerto un carattere così costante
come nell'epidemia descritta da Jemi
della professione, e farà conoscere il na, e ne casi di cui parla Ippocrate;
vostro merito e la vostra capacità, che ora ambidue questi autori hanno os
è un peccato, che resti più lungo tem servato, che le macchie alla cute, ossia
po nascosta e conosciuta da pochi ec . le petecchie comparivano nel settimo,
(1) De morbis popularibus, lib. 2, ottavo o nono giorno di malattia. Lo
sect. 3. stesso credo possa dirsi delle migliari.
57 a
quasi cronica, siccome con altri dalle malattie, quanto per cono
ebbi occasione di osservare nel scere la vera causa prossima, fa
1817. Se dunque l'eruzione petec vedere chiaramente che la mate
chiale ha luogo in ogni tempo, ria morbosa, ossia il contagio, ha
in ispecie negli spedali, nei luo un'affinità, un'azione particolare
ghi paludosi, e simili ; se, nè dal elettiva sul sistema nervoso, sul
colore, nè dal numero, nè dall'ap cervello e cervelletto singolar
f" più o meno pronta del mente, e stabilisce che nelle le
e medesime puossi con fonda sioni di questi visceri consiste la
mento dedurre la prognosi della causa prossima, o come ora dico
malattia; finalmente se tale esan no la condizione patologica della
tema è comune a molte malattie malattia. Parole dell'Autore: mor
di diatesi, e di sede onninamente bificam materiem peculiari attra
diversa, come ognuno ha potuto ctionis vi, vel affinitatis, ut cum
convincersene nella circostanza chemicis loquar, ad cerebrum, ceº
sopraccennata, non dovrà per av rebellumque cum suis appendici
ventura parer troppo rigorosa la bus vel nervis ferri tota morbi
conchiusione di chi asseverasse, historia docet, atque laesiones
che la presenza delle petecchie testantur in hisce visceribus dete
per sè sola nulla indica di preci ctae in morbo defunctorum cada
so nelle malattie. veribus. Ed altrove: morbi essen
Passa quindi l'A. alla disamina tia consistere videtur in magno
delle cagioni, le quali però re nervis maxime, eorumque origi
stringe ad una sola, cioè ad un ni inſenso miasmate.... Cum ita
principio contagioso. que et morbi historia , animi
Dotato di non volgari talenti, functiones, sensus, et voluntarios
versatissimo nelle teoriche medi motus aberrare, et cerebri laesio
che antiche e moderne, con fatti nes, et vitia in cadaveribus ana
incontrastabili e con ragioni in tomes doceat, concludendum re
concusse fu dei primi a dimo stat morbi sedem in cerebro fuis
strare insussistente ed erronea la se. Questa teorica, che sembra la
dottrina della putredine degli u più verosimile, è sostenuta a gior
mori circolanti, dottrina allora mi mostri da molti insigni patolo
generalmente adottata ed inse gi. Egli è ben vero però, che il
gnata in quasi tutte le scuole me nostro Autore non parla così chia
diche d'Europa. Putredinis theo ramente di flogosi del cervello,
ria (scrive egli) in medicinam come fecero poi dopo di lui Horn,
invecta falso innititur principio, Pinel, Wogel, Gottel, Tommasi
estque una ex illis legibus a cor mi, Marcus ed altri, e particolar
poribus inanimatis ad animata mente il dotto figliuolo dell'Au
falso traductis et perperam ad tore (1).
motis. Quamdiu, vivimus a nobis Consumato nell'anotomia e nel
natura putredinem arcet, secus la fisiologia, e conoscitore dei più
voeh animalibus carnivoris, quae classici scritti sull'argomento, di
que cibis tantummodo vescuntur quelli di Haller, e di Gorter in
alkalescentibus.
Fondato sulle sezioni necrosco (1) V. l'erudita dissertazione sulla
piche, delle quali occupavasi in febbre nervosa o tifo petecchiale, To
rino, 1814, del ch. dott. Giambattista
defessamente, ben sapendo quan Jemina corrispondente della r. accade
ta sia l'importanza dell'ispezione mia delle scienze di Torino ecc., a cui
idei cadaveri, tanto per iscorgere la medicina è già debitrice di varie al
le morbose alterazioni cagionato tre produzioni di non lieve momento.
575
ispecie, seppe dalle opere di que amministrò gli emetici, i purgan
gli uomini sommi raccogliere i ti, le bevande rinfrescanti, e so
principii di solidismo qua e là prattutto gli acidi minerali, spe
sparsi, e rendere soddisfacente cialmente il solforico; spiritus
spiegazione dei principali feno minerales acidos, scrive egli, in
meni, che corteggiano la malat quibus illum vitrioli, ut ad no
tia; fenomeni, la cui spiegazione stram febrim redeam, in curatio
fino allora era coperta da foltissi ne commendavi, et plures impo
me tenebre: e così allontanando sterum eius solo usu curationes
si dalla teorica umorale a que” absolvisse testor. Insomma cura
tempi dominante, seppe dire ciò va allora nella stessissima manie
che noi con vocaboli forse più ra, colla quale usano curare a dì
artificiosamente inventati, sicco nostri tutti i veri pratici. Dice
me cose nuove ripetiamo coi
Brovvn, Tommasini, Bichat, Gal lasso, nulla curando l'immenso danno
lini, Broussais ed altri. che quindi ne deriva al genere uma
Nella cura, proscritta l'assurda no? Ed è giunta a tal segno la sma
farragine de'medicamenti, parti nia di dissanguare gli ammalati a'
colarmente de'vescicanti, dei qua giorni nostri, che quasi è fatto sug
getto di derisione e di disprezzo quel
li facevasi a quell'epoca uno stra medico prudente, il quale avvertendo
no abuso, attenevasi ai rimedi alle terribili conseguenze di un così
più semplici e scelti, ma non per perverso metodo di medicare ( conse
ciò meno efficaci ed attivi. Prati guenze avvertite già da Borsieri, Lieu
cò con prudenza il salasso (1), taud, Stoll, Raulin, Malpighi, Mortone
Prato, Defilippi, Speranza, Huffeland,
e da tanti altri esimii pratici), crede
(1) Parlando dell'abuso dei rimedi, e possono esservi delle circostanze nelle
segnatamente del salasso, Jemina ac quali, come dice Celso, sanguinem
cusa i medici suoi contemporanei di mittere hominem jugulari est. Chiude
soverchia prodigalità nello spandere in rò questa annotazione con alcune ri
qualsivoglia malattia il latice vitale, flessioni generali del nostro autore sul
quem, dic'egli, non nulli nec aegrotan lo stato della medicina in Piemonte,
tium virium, nec maturae motuum le quali, purtroppo! sembranmi in og
nulla ratione habita indiscriminatim gi più che mai suscettibili di applica
profundunt ita ut in omni morbo san zione. Atgue hic correpta occasione
guinem mittere, quod mirabatur Cel mihi liceat, dolorem, quem diu pecto
sus, non amplius novum sit. E già re premo, tandem effundere. Ut chi
prima aveva egli detto: non paucos do rurgos taceam, qui ubivissuos limites
lui in hac epidemia copiosioribus san transgressi promiscue medicos agunt,
guinis missionibus vic non enecatos medendi ars nostris hisce temporibus
ab imperitis pseudo-chirurgis, qui lan et regionibus ad phlebotomos, tonso
ceola prae manibus, tamquam pugio res herbarios, empiricos, hujusque
ne instructi, sponte ; at pue injussi, furfuris balatrones, et impostores fe
omnes ferme morbos sine ullo discri re devoluta est, quibus in hominum
mine adoriuntur. Che direbbe il savio vitam debacchari impune fas esse vi
dott. Jemina s'e'vivesse a di nostri, e detur, atque de corio, ut ajunt, lude
vedesse con qual facilità micidiale ora re humano. Sic non suo, sed profes
si profunde nella cura delle malattie sorum crimine e propria excidens di
il salasso, non già dai pseudo-chirur gnitate e vilescit, viri ingenui, atque
ghi da lui segnalati giustamente alla eruditi nechonoribus allecti, nec prae
pubblica indignazione, ma da medici miis, mentem, ingeniumque ab ejus
che si pretendono oculati, i quali non studio, molesta praesertim, et laborio
parlando che di diatesi iperstenica, di sa praxi avertunt, hinc ars omnium
iperstenia relativa od assoluta, non ve nobilissima parum culta jacet et bo
dendo che flogosi o acuta o cronica, o norum temporalium maximum vale
manifesta o larvata, intrepidamente tudo, atque adeo vita negligitur. Sed
fanno e rinnovano le 15, le 2o, le 3o, (conchiuderò coll'autore), haec videant
le 4o, le 5o, ed anche le 6o volte il sa quorum est.
574 - - - -

vantaggioso l'acido solforico non descritte da Etmuller, Harder,


già perchè sia dotato di proprie Baiger, Pedrato, Pisone, dai nostri
tà antisettica, come si pretendeva Verna, Bianchi e Guidetti, da
da suoi contemporanei, ma per Pujati, Marteau, Vandermond,
avere esso un'azione elettiva sul Tissot, Stoll, e recentissimamente
sistema nervoso, azione da lui da Thuessink, Clegorn, Dupuy,
detta nervina, qua (actione) ni Finlte, Ranoé, Eichorn, e da altri
miam nervorum sensibilitatem Esposta con chiarezza la storiage
temperat, et solide stimulorum nerale della malattia, ed accenna
patientiam efficit. La proprietà te le alterazioni rinvenute ne'ca
attribuita dal dottor Jemina a co daveri, l'A. si fa a ragionare con
si efficace farmaco sembra molto molta erudizione sopra i grandi
più verosimile di quella che gli consensi delle diverse parti del
si attribuisce da alcuni neoterici, corpo umano, e sopra il vario mo
di essere cioè controstimolante. do con cui essi hanno luogo, ed
Crede alla trasmutazione della espone quindi i suoi pensamenti
diatesi nella stessa malattia: seb sopra l'origine e la natura della
bene la pratica pare che faccia co malattia. Pensa come già pensava
noscere, non seguire quella cosi Pisone, e pensa la maggior parte
frequentemente come in generale de'moderni buoni pratici, essere
si vuol far credere. in questo caso la flogosi del polº
A gloria del vero e ad onor mone consensuale, sostenuta cioè
dell'autore dobbiamo confessare, dall' infiammazione, o, come egli
che in quest'operetta si trovano, chiama, irritazione del ventricolo
per modo di dire, delineati tutti e del tubo intestinale; irritazione
i primi elementi delle moderne portata dal miasma ivi penetrato,
dottrine relative al tifo contagioso Dissi in questo caso; impercioc
- o petecchiale. Diffatto dopo tante chè egli era ben lontano dal cre
dispute, dopo tanti scritti, e colle dere con Hoffmann che quasi
mostre moltiplici teorie, onde ne tutte le malattie avessero il loro
andiamo così fastosi, poco sappia fondamento nel duodeno; come
mo noi di più, tanto circa le ca egli era ben lontano dal crederle,
gioni di cotesta malattia e il loro come credono adesso intrepida
modo di agire, quanto circa la mente non pochi medici sistema
condizione patologica e il confa tici, specialmente oltremontani,
cente metodo terapeutico. quasi tutte dipendenti da flogisti
Quattro anni dopo, cioè nel co processo nelle membrane ga
1789, diede alla luce un altro li stro-enteriche, cioè dalla gastro
bro, nel quale sono le seguenti enterite.
non meno interessanti memorie : Dimostra esservi diverse specie
De pleuritide quae Ormeam, Ga di flogosi, le quali differiscono non
ressium, aliaque oppida in valle solo nel grado, ma anche nella
Tanari fluminis sita populariter qualità; vale a dire sono diverse
infestavit anno 1767 mensibus secondo le diversità degli stimoli
martio et aprili: Monteregali, che le producono, hanno un esito
1789, apud Jo. De Rubeis, in 8. diverso, e cedono a rimedi diver
In questo libro il dotto A. nar si: dottrina utilissima perchè fon
ra la storia di una pleuritide stata data sui fatti, cui non giungerà
epidemica ne' diversi paesi della mai ad abbattere ogni benchè sot
valle di Tanaro, appartenente alle tile ed ingegnoso ragionamentº,
pleuritidi gastriche, ed analoga Essa venne in seguito sostenuta da
a quelle già state osservate e Hunter, Richerand, Bosquet ,
575
Canaveri, Geromini e da altri, sen opinione va seco lui d'accordo il
za che siasi mai fatta parola del no chiarissimo figliuolo dell'A. Dif
stro Autore. Ammette anche l'in fatto se il carbonchio è malattia
fiammazione astemica : la quale locale, locale deve pur esserne il
dottrina, a que tempi universal rimedio (1). Insegna nella cura
mente abbracciata, conta anche ai del medesimo rarissimamente es
giorni nostri non pochi valorosi di sere indicata la cavata di sangue:
fensori. e qui un nuovo sfogo concedendo
De carbone, sive carbunculo al generoso sdegno, rampogna con
bovillo. Ivi, pag. 1o 1. severità di parole i medici intem
Egli è questo un compiuto trat peranti nel ricorrere a quel pos
tato del carbonchio sia negli ani sente sussidio, anche quando non
mali bovini, sia nell'uomo. Que è per nessun modo indicato.
sta singolare ed eccellente scrit Assicura non comunicarsi que
tura, di cui Malacarne presentò al sta sorta di carbonchio da uomo a
pubblico pochi anni dopo una spe uomo; ed in pruova della sua as
zie di traduzione italiana (1), si serzione istituì un veramente ar
leggerà sempre con piacere per dito esperimento. Inzuppate cioè
gli originali pensamenti e per le alcune fila con materie di un car
molte ed utilissime massime che bonchio già inoltrato, se le man
racchiude. La materia vi è tratta tenne applicate alla polpa di una
ta in tutte le sue parti con mae gamba per una notte intera senza
stria, sicchè l'A. nulla lascia a de risentirne alcun danno. Scrive per
siderare sopra di un così impor rò non doversi tralasciare d'intra
tante argomento; ed io non du prendere la cura di quel terribile
bito di asserire, checchè ne abbia malore per temenza di attaccarlo,
detto in contrario lo Sprengel, es come hanno gratuitamente inse
sere tuttora quello del Jemina gnato alcuni distinti pratici; per
uno dei migliori trattati che si ciocchè, dice Jemina, il carbon
abbiano su di quella malattia. Pec chio bovino innestato alla specie
cato che non sia più generalmen umana perde affatto la facoltà con
te conosciuto ! chè certamente tagiosa, e più non si propaga (2).
quella dotta produzione non è o E opinione generale, confortata
pera di tal fatta da meritare che dall' autorità di molti medici e
di essa non facessero nemmeno chirurghi , particolarmente da
ricordanza nè i compilatori del
Dizionario delle scienze medi (1) Merita di essere letta su questo
che, nè il chiar. dott. Frank nella proposito la Memoria sul carbonchio
bovino nell'uomo, presentata dal dott.
eruditissima sua opera Praareos Giambattista Jemina alla Società agra
medica e universae praecepta. ria di Torino, e stampata nel Calenda
Parlando della cura nell'uomo rio georgico per l'anno 1824.
di così terribile morbo, molto fre (2) Veggansi a questo proposito le
quente nella provincia di Mondo sperienze instituite dal dott. Jemina
vi, crede nella maggior parte dei figlio, e pubblicate nel Giornale di me
dicina pratica del cav. Brera, vol 1,
casi inutile ogni sorta di rimedio pag. 466. Forse il carbonchio bovino
interno: però tutta l'indicazione è come la rabbia, la quale, giusta le
ripone nel togliere dalla parte il osservazioni di Buder, di Capello e di
principio contagioso, e nell'im Huffeland, dopo il suo primo passaggio
in un altro animale più non conserva
pedirne l'azione; nella quale la sua forza venefica, la quale rimane
del tutto distrutta, non riproducibile.
(1) Del carbonchio de'buoi, ricordº Almeno per ciò che concerne all'uomo
chirurgico-veterinari. Bassano, 1797. la cosa va sicuramente così.
-
576
quella di " di Moscati, anche Damilano (1), e il chiarissi
di Fournier, di Sauvages, di G. mo nostro professore Rossi (a).
P. Frank, di Bertrandi, di Majoc Ned è a maravigliare se soll'ebul
chi e di Malacarne, coloro morire lizione vien tolta a quelle carni la
di tifo con carboncelli, i quali proprietà venefica e contagiosa.
mangiano carne di bue morto di Del resto simile fenomeno non è
malattia carbonchiosa. Opinione particolare al carbonchio bovino
ed autorità combattute coll'auto Anche il contagio della peste in
rità dei fatti dai dottori Jemina hiottito, per osservazione di Dei
padre e figlio e da altri autori. i"non produce alcun morbo:
Dice il primo: Qui inde carnem il dott. Jemina padre fece tran
comedunt, et opipare opulantur guggiare a diversi ragazzi, che
(corio etenim avulso, et loco tu non avevano ancora sofferto il va
moris, reliquam cum visceribus iuolo, delle croste vaiuolose ridot
carnem venundare, vel toti etiam te in polvere e mescolate con zuc
solent rustici viciniaelargiri) via: caro, senza che in alcuno d'essi sia
ullum patiuntur incommodum, si sviluppato il vaiuolo. Batt ha ve
calore et gustu sanae similem, o duto in Inghilterra mangiar carne
doratam, sapidam, coloratamque di cane arrabbiato senza che siasi
experiuntur, alii saliunt, exsic contratta la rabbia; Coindet assicu
cant, et in posterum tempus repo ra che la schiuma degli animali
nunt innocue. Parole del secondo: idrofobi può essere inghiottita in
º Cosa che pare veramente singo quantità senza pericolo, mentre
lare, ma che sull'appoggio d'una una piccolissima dose di essa intro
lunga e spesso ripetuta osserva dotta nelle ferite cagiona inevita
zione non esito anch'io a dichia bilmente l'idrofobia: e tutti sanno
rare per certa, checchè siasi scrit che il veleno della vipera trangug
to, si scriva, e generalmente cre giato non produce alcun danno. Che
desi in contrario, si è che la carne se si può impunemente mangiare
degli animali bovini morti di sem dall'uomo la carne de buoi morti
plice malattia carboncolare, si può di malattia carbonchiosa, ben al
mangiare impunemente anche a trimenti va la bisogna in chi a
sazietà.... Se veramente fosse così
pelle ignuda ne tocca il cuoio o la
dannoso l'uso di questa carne, carne non cotta, oppure vien lor
come si pretende, i tre quarti dato o tocco dal sangue o dalla lin
della " di questa città fa di quelli. Quindi sonosi da lo
(Mondovì) dovrebbero cadere an dare altamente i saggi provvedi
nualmente ammalati e morire di menti dati a questo riguardo dai
tale morbo, non passandovi anno magistrati di sanità, e l'ottimo
in cui non se ne faccia un abbon avvertimento lasciatoci dal nostro
dante ed esteso uso : pure non co
nosco esempio che alcuno sia morto
per tale cagione: so bensì di mille dottore in medicina e chirurgia, cor
e mille persone che ne mangiaro rispondente della Reale Accademia
delle Scienze di Torino, ec. ec. Mon
no copiosamente senza averne mai dovì, 1824. Manoscritto statomi corte
provato il benchè menomo in semente comunicato dal chiarissimo
comodo (1). « Così la pensano autore.
(1) Chi mangia carne di vacca mor:
ta di malasso, scrive Damilano nel
(t) Ragionamento sulla vita e sulle suo trattato delle migliari, non contrae
opere di Mare Antonio Jemina da alcun male. -

Mondovì dottore di filosofia e medicina (2) V. Dentis De Anthrace spccº


ºcritto da suo figlio Giovanni Battista men. Taurini, 1814, pag. 1o.
57
A., il quale lasciò scritto che, bo bis exanthematicis, che dicesi º
um morbo hoc defunctorum cada ser fra le mani del dottore colle
vera uncis, funibusque procultra giato Veglio, ed un'interessante
here, vel quomodolibet transve Historia inediae defuncti cum ca
here opus est, profundius humane, daverissectione et notis, che man
calcetegere; tumulis plantarum dò a Torino per essere presentata
semine serere, et gramen ster alla reale accademia delle scienze.
nere; cum haec et cadavericum Finalmente fra i suoi Mss. è una
liquamen absorbere, et expiran copiosa raccolta di osservazioni
do, inspirandoque ambientem aè pratiche corredate di utili corolla
rem corruptum emendare com rii, ond'è fatta palese la molta sa
pertum sit, etc. viezza ed abilità di lui nella pra
Ad meum de febre epidemica tica della medicina. Ed è appunto
opusculum appendia. Ivi, p. 249. in leggendo quelle osservazioni
De gangraenosis lumborum ul che il chiar. figlio dell'A. potè ri
ceribus, lvi, pag. 27o. cavare che questi amministrava da
In quest'appendice l'A. confer lunga pezza con esito felicissimo
ma l'opinione sua sulla condizio il precipitato rosso di mercurio
ne patologica della febbre nervosa nella cura de'morbi sifilitici, ed il
e con nuove osservazioni ed espe tartaro solubile nella cura della
rienze vieppiù dimostra erronea crosta lattea, come fu per lei scrit
la dottrina della putredine degli to nelle memorie, che su di que
umori circolanti. Le ulceri gan sto argomento fece di pubblica
grenose ai lombi, effetto costante ragione.
del lungo decubito, non furono GIAN-GIAcoMo BoNINo.
mai critiche.
De miliarium cessatione vel sal MANNI (PIETRo), ebbe vita in
tem raritate. Ivi, pag. 288. Terni nell'Umbria da Angel'An
Contro l'opinione di molti me tonio e Teresa Sensini il di 8 ot
dici suoi contemporanei, sostiene tobre 1778. Attese alla lingua del
essere l'esantema migliare malat Lazio e alle umane lettere: stu
tia primaria, essenziale, e d'indo diò quindi rettorica e lingua gre
le non solo non identica, come già ca, ed ebbe per istitutore l'ex
pretendeva Pietro Castro, e pre gesuita Giuseppe Petrucci; sentì
tendono con alcuni altri recenti le filosofiche lezioni del conven
medici, Giannini, Brera, Pisani e tuale Francesco Ventura, ed ap
Mariani, ma anzi direttamente prese le matematiche dal conte
opposta all'indole dell'esantema Andrea Saverio Salvatucci: e tan
petecchiale (1). Molto sagace inol to in questi studi si lasciò lungi
tre od ingegnosa parmi la ragione tutt'altri che nella verdissima età
data dal Jemina della minor fre di diciassette anni con unico e
quenza di quella micidiale ma sempio per pubblico esperimen
lattia. to fu destinato a legger rettori
Il dott. Marc'Antonio Jemina ca nella patria. Eran corsi appe
scrisse inoltre un trattato De mor ma tre anni da che professava quel
la facoltà, quando l'amicizia col
professore Santarelli, che allora in
(i) Intorno alle differenze, che pas Terni esercitava l'arte salutare, gli
ºnº tra le petecchie e la migliara, si dava la spinta a lasciare le lettere
ºgga la Memoria pubblicata dal dott. e dedicarsi alla medicina. Si tra
Giambattista Jemina nel Giornale del
a Società medico-chirurgica di Par mutò dunque a Roma a correre
ma. Anno V, num. 2, 1816, la nuova arena, nè andò confuso
578
certamente fra i più. Al vigesimo gomento medesimo; e coll' an
terzo anno ottenne la laurea dot nuenza del card. Trajetto dettò
torale, e dopo altri due fu licenzia un corso di ostetricia.
to al libero esercizio, e medico as Un decreto di Pio VII lo no
sistente nell'arciospedale di s. Spi minò nel 1819 coadiutore della
rito e nella apostolica elemosine cattedra di tale facoltà nell'archi
ria. Diè opera indi indefessamen ginnasio romano, e tre anni ap
te alla chirurgia, ed in ostetricia presso fu assunto accademico in
nel 18o5 riportò la medaglia d'oro; simile disciplina. L'arte medica è
ed il card. Crivelli, cui giunge un campo vastissimo, nè egli il
va la fama del giovane, il nomina coltivò nella sola ostetricia. I fatti
va medico primario delle parto atroci e spaventevoli pe quali la
rienti in s. Rocco. Le lodi ed i plau sembianza di morte causò morte
si fanno spesso montare in super verace a tanti infelici, richiama
bia i poco assennati, non i sapien
rono i suoi pensieri e filantropia
ti. Il Manni anzichè imbaldanzi e venne in soccorso degli annegati
re a tali onori ebbe anzi sprone e degli asfitici. Fin dal 1826 pub
da essi a cercare nell'arte difficile blicò un libro : Del trattamento
la più possibile perfezione e per degli annegati per uso della gio
altri sette anni non interrotti ap ventù (V. un bello articolo in pro
plicò alla ostetricia. Per decreto posito nell'Antologia di Firenze
sovrano fu medico camerale, per n. 71, 72, p. 215) e da quell'an
lo che nel 1819 si laureò in chi no sudò instancabilmente ad in
rurgia e gli convenne ricusarsi al segnar sempre meglio modo più
l'invito che gli fecero i suoi con acconcio a richiamare gli spiriti
cittadini che il bramavano ad e fuggenti e far risensare i sommer
sercizio della nobil arte fra loro. si e gli asfitici; dove un error nei
La prima fatica con che si fea soccorsi, un istante perduto val:
noto alle scienze fu uno scritto gono la vita di que'disgraziati: ed
intorno all'ostetricia che indiris ottenne l'intento col Manuale
se al celebre Cotugno. All'acca pratico per la cura degli appa
demia de'Lincei pronunciava un rentemente morti ed asfitici. Ro
discorso intorno ad alcuni stro ma, 1855. Questo libro fu accla
menti ostetrici, mostrandone i di mato dovunque ed in Italia e fuo
fetti e proponendone migliori a ri si sparse cercato da tutti i dot,
salute della umanità, ed il suo ra ti, ed il prof. Lupi disse esservi
gionare fu così profondo e basato grandissima la dottrina, lucido
sulla esperienza che riscossi infi l'ordine, l'esposizione chiara, e
miti applausi gli si decretò una che i medici non poteano deside
medaglia d'oro; e fu invero cosa rare di meglio. Il Pontefice lo
da andarne bello ogni più provet guiderdonò di un superbo meda:
to ed abile professore. L'Adruba liere colla serie cronologica dei
li, suo maestro, uno de'primi oste f" da Martino IV ai giorni no
trici del suo tempo, lo eccitò con stri. Nel 1855 l'autore ristampò
le stampe a pubblicar quel lavoro quell'opera a Firenze e ne fe do
insieme ad altro assai interessante, no a tutte le comuni della To
che dava conto delle migliori sco SCarla e
perte fino a que giorni avvenute Viaggiò a Napoli (dove si vide
in tal ramo di chirurgia. Per tali la terza edizione del suddetto Ma.
approvazioni animato vieppiù re nuale aumentato e che fece pºi
citò in seguito nella stessa accade parte della Enciclopedia medicº
mia altri quattro discorsi sull'ar di Milano) e nella Sicilia ne'quali
- - 379
luoghi fu ricercato dai saggi e E da aggiungere al novero del
fè tesoro di libri e di notizie as le sue opere la seguente indiritta
saissime di scienze e letteratura. al principe card. Albani: Delle
Quanto fosse poi versato in ogni malattie periodiche e speeial
maniera di erudizione il sa chi mente delle periodiche febbri, ov
abbia letto le sue Lettere intorno vero Saggio di un esame critico
la Sicilia (Gior. Arcad. tom. LXV. istituito nel 1855 in Roma (Vedi
p. 57). Andò a Parigi dove deli Giorn. Arc. tom. 47, p. 28o.): e fra
ziossi nella conversazione dei dot le azioni memorabili della sua vi
ti che già il conosceano di fama, ta non è a tacere che in Terni in
ed il re Luigi Filippo volle prima malzò a proprie spese un edifizio
della partita vederlo e presentarlo balneare a comodo dei facoltosi,
di una medaglia di argento. Si ed a vantaggio gratuito dei pove
trasferì di là in Inghilterra ed a ri; e che ebbe pensiero, a profit
Londra dove il re delle due Sici to della gioventù, di fondare nel
lie mandò a fregiarlo dell'ordine l'archiginnasio romano un gabi
di Francesco I : passò in Irlanda, netto d'ostetricia, ed a tal uopo si
nella Scozia e si restituì a Parigi, provvide in Firenze, in Bologna
ed in quella capitale domandò ed e in Parigi di macchine di prepa
ottenne facoltà di stabilire all'Isti razioni, e di altri assai oggetti;
tuto reale delle Scienze un pre ma la corta vita mandò vuoto an
mio di 15oo franchi per chi me che questo disegno.
glio dichiarasse i segni propri del Alcune opere del Misserini,
le morti apparenti e i mezzi da del Cipriani, del Lampredi, del
prevenire le precoci tumulazioni. Guadagni e di altri molti prova
Dopo questo generoso operato vi no abbastanza come egli fosse in
sitò il Belgio e l'Olanda e si trat pregio e nell'amicizia dei dotti;
tenne lungamente nella Svizzera, e che godesse la stima dell'univer
da dove indi a due anni e mezzo sale apparisce pure da ciò, che Leo
si rifece a Roma, ricevutovi ad poldo gran duca di Toscana lo a
onore dagli amici e da chiunque scrisse alla nobiltà di Arezzo e lo
ne sapesse la fama. decorò della croce del merito di
Ad esso che avea veduto i co s. Giuseppe; e il re di Napoli il fe
stumi di tanti popoli sapea duro cavaliere, gran croce dell' ordine
assai come fra le innumerevoli di Francesco I. Fu sottobibliote
benefiche istituzioni di cui fra cario della Lancisiana; ascritto
ogni altra città doviziossisima è agli accademici d'incoraggiamen
oma, mancassero le così dette to di Napoli, ai Lincei di Roma,
case penitenziarie dalle quali i all'accademia di Liegi, alla socie
reprobi che stanno ad espiare le tà Hunteriana di Londra e a qua
pene escono tramutati da quel si tutte le accademie d'Italia.
che furono. Prima però di proget Alla dottrina aggiunse liberali
tarne la istituzione si preparava tà, piacevolezza, pietà e lealtà, lo
ad intraprendere un nuovo viag che, anche senza la sapienza di cui
gio per la Germania, per la Prus fu pieno e lasciò si bel testimonio
sia e per la Russia, e raccogliere nelle opere d'ingegno, bastereb
quanto di buono avesse sul pro be a farlo desiderabile e renderne
posito ritrovato. Ma il cielo di amara la perdita.
spose altrimenti, poichè il 1o (Il dott. Cesare Gnoli socio re
marzo 1859 per colpo apopletico sidente della società medico-chi
che gli lasciò appena agio ai con rurgica di Bologna ha pubblicato
forti della religione, fini la vita. un Breve commentario della vita
58o
e delle opere mediche del cav. cagionata da un'atroce malattia di
prof. Pietro Manni, Bologna, 1859, cuore, la notte del 26 d'ottobre
tip. Nobili). 1859 tolse al consorzio degli uo
AcHILLE GENNARELLI.
mini il vero medico, l'uomo one
sto, il filosofo cristiano. Conversò
PULLI (Giuseppe). Nella città con gli amici con franchezza ed
di Terlizzi in terra di Bari nac ilarità d'animo sino a poche ore
que Giuseppe Pulli a 19 ottobre innanzi alla morte. Loro diceva ed
1765. Studiò in Napoli mediciua, al suo figliuolo Tommaso: Ama
e in breve ne divenne sì dotto, te che l'aspetto della morte non
che ottenne in pubblico concorso vi faccia orrore? Imitate il mio
d'essere ammesso nello spedale del esempio, domate le passioni, e
l'Annunciata, ove professò e questa voi godrete quella felicità che si
scienza e la chimica. Delle lettere può trovar sulla terra. Due ore
amantissimo, profondo nelle co pria di morire, volto al sacerdote
gnizioni fisiche e naturali, zelan che l'assisteva ed agli altri, disse:
te oltre ogni dir nell'ufficio, me Due a tre ore mi restano di vita;
ritò la lode e l'amore del Cirillo, e però ora vestitemi, che so quan
del Cotugno, e di quanti altri e to è molesto vestire un cadavere,
rano a que giorni egregi uomini e m'addolora il pensiero che mer
in Napoli. Avendo per sue parti cenarie mani abbiano a maltrat
colari vicende dovuto abbandonar tare questo mio corpo. Spirò nel
questa città e la gloria che ave giorno e nell'ora, ch'egli un me
vasi apparecchiata per condur se innanzi per iscienza avea Prº
si a soggiornare in Fasano in detto. -

terra di Bari, in breve tempo La signora Virginia Pulli Filº


in i" provincia ed in quella
di Lecce fu siffattamente cono
tico, nome già chiaro nella lette,
ratura napolitana, ha compostº il
sciuto ed ammirato, che molti me seguente epitaffio che verrà incº
dici gli dichiararono asprissima nel monumento in cui sarannº
guerra. Le nuove dottrine medi racchiuse le ceneri dello zio.
che e singolarmente le chimiche
del Lavoisier, predicate dal Pulli, Alla santa memoria di Giuseppe Pºlº
dettero origine ad una fiera di
Lume splendidissimo in medicina
sputa intorno all'uso del tartaro
stibiato nelle infermità acute. E Uomo di molte lettere scienziato elogº
Il quale non cupido non ambizioso
il Pulli nel 1795 stampò una giu Dette agli studi la vita
diziosa memoria intitolata : Dife Aspettò sereno il suo fine
sa del tartaro stibiato. Molte altre
memorie mediche restano mano E previstane l'ora
Mostrò ai circostanti maravigliati
scritte del Pulli, degnissime di Come il cristiano filosofo maore
rendersi pubbliche, e in singolar Addi xXFI di Ottobre MDC Coxx III
modo un suo Avviso medico in Di anni LXXVI mancò alla Patria
torno la natura della malattia, il Dolente per tanta perdita
metodo di cura ed i mezzi pre E gloriosa di serbarne
servativi della peste di Noja, in La vita del nome non periturº
cui sono a notare diverse osserva
zioni patologiche molto belle. Fu A lui che gli fu Padre e Maestrº
Tommaso sconsolatissimº
eloquente, ameno presso l'infer
Questa Lapide
mo, non cupido di danaro, d'indo Pore.
le grave, amante degli studi, reli AnoNIMo.
giosissimo. Un'asma convulsiva,
38 I
LAMPREDI(URBANo). Addi 15 e matematica nel celebre colle
febbraio del 1761, nell'insigne o gio Tolomei di Siena, ebbe inca
ratorio di s. Giovanni Batista di Fi rico verso il 179o di ricondurre
renze, fu battezzato un bambino in Roma al padre loro, ambascia
nato nello stesso giorno alle ore 8 e tore della città di Bologna presso
mezzo della sera, e gli furono im il sommo Pontefice, i due giovani
i" i nomi di lacopo Giuseppe fratelli Gozadini alunni di quel
elice. Erano suoi genitori Cosi collegio. Ed in Roma conobbe per
mo Lampredi e Maria Anna Raz la prima volta, in casa di un cer
ZlIll,
to Morelli impiegato della segre
Iacopo Lampredi apparava le teria di stato, l'abate Vincenzo
lettere e le scienze dai pp. delle Monti.
scuole pie, ed ebbe a maestro in Non guari dopo il Monti ſu co
ispezialità Urbano Tosetti, uomo stretto a fuggir di Roma e cercar
rinomatissimo ai tempi suoi. Quin un rifugio nella Cispadana. Il
di in età di anni 17 entrava in Lampredi si sforza di provare che
quell'ordine, e cambiava il suo la fuga di lui avesse origine dal
nome in quello di Urbano, sotto le mimicizie suscitatesi contro dal
il quale ottenne nella storia lette noto sonetto Padre Quirino: e noi
raria una celebrità a cui difficil vogliamo così credere, benchè il
mente si perviene. sonetto fosse stato scritto nel 1788
L'indole del Lampredi lo por e la fuga eseguita fra il 1796 e il
tava facilmente alla critica, al 1797.
la ironia, alla satira: imperocchè Di fatti narra lo stesso Lampre
è assai difficile a chi ha sortito di che nel 1797, stando in Firen
dalla natura un ingegno arguto e ze, ed uscito di poco tempo per
vivace, il non trapassar di leggieri bolla pontificia dall'ordine delle
dalla ragionevole critica ai concetti scuole pie, si vide presentare da
pungenti, alla derisione ironica, un amico il Monti, il quale an
ad alcun motteggio che pur di nunziavaglisi fuggitivo, e gli chie
lontano accenni alla persona, e deva che per intercessione della
più che pungere morda. Ora a noi marchesa Venturi presso il Miot
pare questo carattere esser quello ministro di Francia in Toscana gli
appunto del Lampredi, che dato ottenesse da costui una commen
si a scriverne giornali, non seppe datizia pel commissario francese in
sempre tenersi dal non profittare Milano. Ma negandosi la Venturi
delle occasioni che gli venian por per suggestione del Gianni, pro
te di porre in opera il sale festivo
e mordace onde i suoi scritti ri
È" il Lampredi al Monti un ab
occamento con quello, nel quale
boccavano. Chi lo conobbe quan il Gianni facendo notare colle
do frequentava in Firenze la bot sue parole il potere del Lampre
tega dello Stecchi, e chi vorrà con di sull'animo suo, si piegò a com
noi discorrerne la vita intera, po piacere il Monti.
trà agevolmente giudicare se al Dopo questa scena, che abbiam
vero o al falso ci siamo per avven voluto raccontare come l'origine
tura apposti. delle contese letterarie del Lam
Nel collegio Nazzareno di Ro predi col Monti, troviamo il pri
ma,insieme col Gagliuffi, col Brei mo a Roma compilare il Moni
slali, e con quell'elegante poeta tore romano nel 1799. In questa
di Michelangiolo Monti, fu il gazzetta cominciò a far mostra
Lampredi dapprima professore. del suo carattere satirico, at
Eletto quindi a leggere filosofia taccando Faypoult, Perillè, e altri
382
commissari francesi scesi a rapina ove convenivano meglio che 5oo
re in Italia; e per ordine governa giovani, alcuni de'quali fin dal
tivo scriveva contro Ennio Quirino l'America venuti, ebbe cattedra
Visconti un articolo intitolato Le di matematiche e di latinità du
Litanie di Pasquino (1). Fra le rante il primo lustro del corrente
argute satire va notato il se secolo con due mila franchi di an
guente nuo onorario. E tanto colà venne
in fama, che negli annuali con
Dialogo fra Marforio e Pasquino. corsi nessuno dei suoi scolari era
riprovato.
M. Che tempo fa, Pasquino ? Nel 18o7 due avvenimenti qua
P. Fa un tempo da ladri.
(Sarà continuato.) si contemporanei posero in guerra
il Monti e il Lampredi, ed ebbe
E con queste parole avea com ro torto ambidue: il Monti acer
piuta fine il dialogo. Anche al rimo nemico di chi non lo rico
l'Angelucci, celebre ostetrico, e nosceva per principe della mo
uno del quinqueviri consolari, derna poesia, il Lampredi troppo
toccarono le acute saette del Lam corrivo a dare sfogo al suo desio
predi, le quali lo posero in grave di farla da critico. Imperocchè
pericolo, da cui a stento lo salva noi crediamo che quando la criti
rono la mediazione presso i com ca debbesi adoperare in biasimo
missari francesi de' consoli E. Q. degli amici, e specialmente degli
Visconti e G. Pessutti, di F. Pi amici che troppo altamente sen
ranesi edile, Scipione Breislale tendo di sè disdegnano gli altrui
ministro delle finanze, Faustino ammonimenti, miglior consiglio
Gagliuffi tribuno. siasi il tacere.
Nell'anno stesso per vicende Avea già il Monti sospettato
" fu costretto insieme col che molta parte si avesse il Lam
isconti ed altri valentuomini a predi nelle infami satire che con
far vela da Civitavecchia per Mar tro lui pubblicava il Gianni, vi
siglia. Di là andò nel 18oo a Pa sto la deferenza che pel Lampre
rigi, ove conveniva in bel croc di avea costui avuta nell'abbocca
chio letterario molta scienza ita mento del 1797. A ciò si aggiun
liana, uno Scrofani, un Masche geva che l'ab. Fortis amicissimo
roni, un Visconti, e Casti, e del Monti odiava per gelosia di pre
Gianni. Colà rivide il Monti pro rogativa nella professione Brei
fugo anch'egli, e ne fu accolto slal amicissimo del Lampredi,
con freddezza. Quindi a poco nel Fu perciò che proposto il Lam:
la scuola o collegio della piccola predi a professore della cattedra di
città di Soreze in Linguadoca, matematica nel collegio militare
che si fondava in Modena, dal
(1) Riportiamo le sue proprie parole conte Felici ministro dell'inter
per maggior chiarezza: - Il celebre Vi no in Milano, credette Urbanº
º sconti era persuaso, e gliel confer Lampredi che fosse opera del Fºrº
3, mava il suo amicissimo L. Lamber
tis e del Monti se in vece di lui
º ti, che la violenza governativa mi
º pose in mano uno stile col quale l'ebbe il Ruffini. Intanto il nostrº
º voleva trafiggere quel grand'uomo; Urbano, che della proposta di
º5 ed io nel vibrare il colpo involon ministro avea avuto notizia da
º tario, abbandonato lo stile, gli sosti Lamberti, rinunziò alla cattedº
º tuii un ago, onde la ferita non fu
23º mortale come si voleva, e il buon di Soreze, e si recò col Pananti º
» Visconti me ne mostrò anzi grazia Parigi per attendervi l'avviº
» che risentimento. “ definitivo della sua nomina º
385
non giungendogliene novella al 5 Mosso egli dal sospetto della
cuna, scrisse direttamente al mi » mia cooperazione ai diffamanti
nistro, e m'ebbe in risposta esser »,5 sarcasmi del Gianni non mai
ià la cattedra occupata dal Ruf » verificata, dimentica un bene
fini, venisse in Milano ove altra » fizio, o almeno un favorevole
scuola gli sarebbe affidata. Allora » aiuto da me prestatogli a Fi
egli deluso in quella speranza, » renze nella sua fuga da Roma,
ed essendo inibito in quei tempi » e si unisce al Fortis per nuo
il navigar la Manica com'egli a » cermi, o almeno per farmi per
vrebbe voluto per raggiungere » dere un impiego onorifico del
in Londra il Pananti, risolvette º la mia professione in Italia, ed
di attraversar la Spagna per im » io per tutta vendetta mi con
barcarsi a Lisbona sul pacchetto » tento a dirgli: Tu sei un Pro
che in ogni settimana di là parti 3, teo, non solo come amico ma
va per Londra. Nel lasciar Pari » eziandio come poeta, sommo
gi lasciò pure colà alcuni mate » qual sei. A questa intonazione
riali per un articolo di critica » egli risponde con una imputa
contro il Monti, ed un sonetto » zione infamante e gratuita, che
sulla volubile musa del Monti pro » non può dimostrare. Io lo in
stituitasi, il quale sonetto, che da », calzo e con l' opera del comuni
noi si conserva dettato dal Lam » amici l'obbligo a confessarsi in
predi stesso, recitato da lui allo » gannato da certe apparenze :
Scrofani, era stato da Gianni ri » allora io lo scuso e a lui perdo
tenuto a memoria ed inviato con º no, com'egli a me. Ecco la sto
lettera anonima al proteo poeta. » ria genuina di questa contesa
Avea a quel dì Vincenzo Monti i» letterario-morale. cs
pubblicato un poemetto in lode Ma il Lampredi derubato in
di Napoleone intitolato La Spa Madrid di circa tre quarte parti
da di Federico. Ora in un gior del suo peculio Soreziano, vi si
male francese chiamato la Révue fermò per più mesi, e solo ne par
litteraire comparve un'acre sati tì tumultuariamente sul finire del
ra di quel poemetto sottoscritto 18o8 per l'ingresso in quella cit
Filebo ami de la jeunesse. Il fon tà dell' esercito francese. Ritor
damento di questo articolo erano mato in Soreze, e riavuta la catte
i materiali lasciati dal Lampredi; dra abbandonata, gli fu subito
i quali erano stati manipolati e comunicato l'articolo della Revue
rifusi dal Biagioli, dal Gianni, attribuito in Francia al Barrere.
dal Buttura, dal M. . . . . e tra » Io m'accorsi subito ci son sue
dotti dall'ex-convenzionale Bar parole » che il più di quella fa
rere, e fatti inserire nella Revue » rina era del mio sacco, ma in
da un certo Arnoud. A questo » vari luoghi dal Gianni mani
articolo rispose il Monti con let » polata e commista alla sua. La
tera a Saverio Bettinelli. » manipolazione consisteva nel
Su questi due fatti della catte »5 diminuire l'intensità della cri
dra tolta al Lampredi e data al » tica laudativa rispetto alle poe
Ruffini, e dell'articolo Filebo e » sie di forma lirica e d'accresce
della risposta del Monti, ecco » re quella della critica riprensi
come lo stesso Lampredi più tar »! va rispetto alle poesie di forma
di si espresse: ” Io non tengo per » epica, siccome Il Bardo della
», lodevole il mio sonetto sulle tre » Selva nera ed il poemetto in
» fasi poetiche del Monti, ma » titolato La Spada di Federico.
» si per iscusabile nel mio caso. º La mescolanza poi di altra farina
584 - -

, consisteva in molte lodi ed e questi apertamente il confessa


» in certi titoli di preminenza in una lettera al Mustoxidi. Fu
» poetica che ridicolosamente da dato allora principio º da quei
º va alle sue poesie estempora due sommi ingegni, e dal Lamber
3» nee relativamente alle medita ti, dal Breislak, dal Mustoxidi, e
» te del Monti. » Lesse in segui da altri, a quel celebre Poligra
to la risposta del Monti, nella fo che dovette la sua fama in ispe.
quale l'accusa datagli d'essersi nel zialità ai sali festivi de'dialoghi
Monitore romano fatto giuoco del del Monti ed alle belle e severe
più illibate riputazioni, l'indus critiche del Lampredi. In que
se a recarsi in Milano per chie sto giornale scrisse quest'ulti
derne ragione e conto, abban mo una lunga critica sull'Aiace
donando la cattedra da poco ri del Foscolo, una brevissima sulla
presa. Scelta di Poesie liriche di Ga
In Milano si adoperarono a pa spare Mollo, ed un'altra su di un
cificare questi due ingegni, e Elogio funebre scritto dal Com
Luigi Lamberti, e Breislak, e A pagnoni, che tutte gli fruttarono
nelli, e il pittore Appiani, ed nuovi nemici e nuove sciagure.
altri celebri uomini. Riuscirono Incaricato dal duca Melzi di
costoro a far sì che il Lampredi pubblicare in compagnia di Lo
si compromettesse nella sua qui dovico Valeriani una compiuta
stione al giudizio del conte Gio edizione de testi di crusca da
vanni Paradisi presidente del se dedicarsi a Napoleone, si recò al
nato milanese e del conte Guic l'uopo in Firenze; ma i nuovi
ciardi ministro della polizia ge avvenimenti politici sopravvenuti
nerale. Ma andando per le lunghe impedirono quell'impresa, ed il
le trattative di questa conferenza Lampredi, anzichè ritornare in
letteraria, il sig. Mejan segretario Milano, dove per l'articolo con
di Eugenio Beauharnais fece sen tro il Compagnoni consigliere di
tire che S. A. il Vicerè bramava stato era incorso nel malcontento
troncata ogni disputa e pubblicità del Vicerè, invitato da un nobile
di quell'amichevole processo ca napoletano, veniva nel 1812 in
merale. Allora fu che in un pran Napoli in qualità d'institutore
zo dato dal Paradisi, ove si trova de' figliuoli di lui.
rono e Monti e Lampredi, questi In giugno del 1821, a cagione
due grandi emuli si lanciarono di quell'articolo del Poligrafo,
l'uno nelle braccia dell'altro, e veniva il Lampredi esiliato da
con reciproco perdono, deposta o Napoli. Ramingò per la Francia
gni ruggine di antica mimistà, si e l'Inghilterra, e da ultimo nella
promisero un'amicizia che poi du città di Ragusa venne colpito nel
rò intatta e incorrotta. rassettare i forzieri da un mal
Così fermatosi in Milano otten di nervi, da primi acutissimi spa
ne ivi la cattedra di matematica simi del quale lo liberarono le cu
come professore de giovani impe re degli amici e le acque minerali
riali; e pregato dal Monti, spiegò della Bosnia. Nel 1825, fece ritor
alla figliuola di lui Costanza, poi no in Napoli; dove dopo dieci an
moglie di Giulio Perticari, gli ar ni il dì 2 o aprile 1855 chiese la cit
cani di Euclide e le bellezze del tadinanza napoletana e l'ottenne,
l'italiano linguaggio. Ancora colla Durante il soggiorno di Napoli,
estesa sua cognizione del greco il Lampredi, reso inabile all'offi
linguaggio giovò di molto al cav. zio così a lui gradito di ammaestrar
Monti nella versione dell'Iliade, la gioventù, trovò in Francesco
- 585
Ricciardi conte di Camaldoli un stesso scriveva nel 185o allo Scro
cortese e magnanimo mecenate fani: » Or conto per poco il lato
che l'accolse nella sua villa sul » sinistro illanguidito, ma per
Vomero. Ma irrequieto in tanta pa » molto quella smania interna
ce volle separatamente alloggiare. » che mi rende talvolta collerico
Furono sue occupazioni nell'ul º contro me, contro tutti, contro
timo periodo di sua vita le Lette » tutte le cose. « Ma veramente
re filologiche dirette all'inten negli ultimi anni, cieco venuto
dente cav. Saverio Petroni, pub quasi del tutto e sordo in gran
blicate in Napoli e ristampate dal parte, a stento potea muoversi
Silvestri in Milano; una Lettera appoggiato ad altrui. E questi suoi
al Monti sulle bellezze della sua malanni, nulla togliendogli del
traduzione dell'Iliade che scrisse la potenza intellettuale e delle
da Ragusa nel 1825 e che il Mag antiche memorie, chè de'fatti del
gi fè pubblicare in Milano con l'ieri punto non rammentava, il
altri opuscoli a quella traduzione rendeano quasi bambino ora buo
relativi; le versioni di Oppiano, no ed affabile, ora burbero e sgra
di Arato, di Trifiodoro, di Apol ziato. E solo coi giovani che 'I vi
lonio Rodio, di Omero. Delle sitavano, e ch'egli avea cari sopra
quali versioni alcune pubblicaro ogni altra cosa, il vidi sempre
no i suoi amici (1), altre riman cortese ed amoroso º ed avrebbe
gono inedite presso il sig. Pietro voluto sempre la loro compagnia,
Cerretani a cui volle confidare e discorrer de tempi passati, ed
tutte le sue carte e che non dubi ascoltar de' presenti, e dettare le
tiamo che non voglia o sappia sue cose e sentire le altrui. E go
farne buon uso. Ancora corredò deva di cuore quando vedea dalle
di note i due primi volumi delle lettegli composizioni che qualche
Opere rare ed inedite di Monti speranza di buon frutto dava al
ehe venne in parte ristampando cuna pianta novella. Esperto del
il Tramater in Napoli, note pre le letterarie contese volea por pa
ziose per la storia letteraria dei ce sempre nelle polemiche gior
tempi suoi, dalle quali abbiam malistiche; solea dire a questo
tratto in gran parte la presente proposito: Giacchè mi chiamano
biografia. Pubblicò inoltre una il Nestore, e il sono del giorna
nuova teorica delle parallele ten listi se non altro, la voglio far
tando di fare sparire dagli Ele dunque da Nestore.
-

menti di Euclide il neo del quinto Prima di por termine a queste


postulato, opera due volte fra noi parole, ci si condonerà se ripor
messa a stampa, e di cui con lode tiamo alcuni brani di una lettera
tenne discorso negli Annali civili che nel 1855 scriveva al ch. Raf
" vasto ingegno di Vincenzo faele Liberatore per levarsi di
e Ritis. E non vi ha foglio let dosso le imputazioni dategli dal
terario venuto in qualche fama Monti nella Lettera al Bettinelli,
nel regno delle due Sicilie che stampata in fine del primo volu
di qualche articolo suo non siasi me delle Opere inedite e rare del
alcuna volta adornato. Monti. Questi brani riguardano
In quanto alla sua sanità, egli la vita del Lampredi, e però ci
sembra necessaria cosa il ripor
tarli.
(1) Meritano special menzione le dot
te cure che il ch. sig. Errico Catalano » Dieci anni sono, mentre io
spese intorno alla pubblicazione del » dimorava in Parigi, fu pubblica
l'Arato, » ta una nuova Biografia de'Con
V0L. VII. 26
386
» temporanei: in questa ancora ti relativi alla sola prima mia
» troverete il mio povero nome, relazione col Monti ad un let
» e dopo alcune altre poche cose terato italiano ch'io solo co
n» si dice che io stava allora in Pa nosceva, e conosco ancora, per
» rigi occupato nello scrivere al fama (1): il quale mi scrisse
» cune memorie riguardanti la una compitissima lettera, nella
» mia vita, e questo appunto fu la ºº
quale mi richiedeva special
n risposta che diedi a M. Arnauld, mente alcune notizie riguar
» membro dell'Istituto nazionale danti la mia originaria fami
º che aveami fatta in amichevol glia e presente condizione, non
sº modo la domanda relativa. Pe volendo, come egli ben osserva,
3» rocchè io meditava di scrivere cadere negli errori di altre Bio
» non poche memorie intorno al grafie, segnalatamente di quel
» le mie relazioni non solo col la pubblicata a Brusselles circa
» Monti (che per altro era la più vent'anni sono, la quale mi face
» importante e necessaria), ma va parroco rurale nelle vicinanze
» ancora col celebre archeologo di Napoli. Ma in quella occa
» Ennio Q. Visconti, col dotto ed sione il metodo più dimostra
» elegante scrittore siciliano S. tivo parvemi lo stesso che do
» Scrofani , col famoso Casti, po usai contro un giornalista
» e puranche coll'improvvisatore oltramontano, il quale accusa:
º Gianni. . . . . . Ma mentre io va me col Monti stesso ed il
n mi occupava della prima me Lamberti d'aver noi persegui
» moria, trapassò agli eterni ripo tato il Foscolo, come delatori
º si la buona contessa Orlof nata al governo di sue letterarie al
» Soltikof, cospicua dama russa, 55 lusioni nell'Ajace alla persona
» la quale trovava qualche sollie di Napoleone, e fatto ciò in al
» vo, in acerbissima cronica in cuni articoli di controversia o
» fermità , dalla lettura della ; polemici del Poligrafo. Peroe.
» Divina Commedia del nostro chè in allora ripubblicai quegli
» Dante, che io le andava com º5 articoli stessi da me scritti in
» mentando, come poi successi quel tempo, e la falsità dell'ac:
» vamente l'ho trovato io nel cusa, la calunniosa imputazione
» medesimo caso d'infermità più divenne chiara ed evidente.
º fisica che morale, traducen Così ancora mi sono proposto
» do in endecasillabi italiani gli di togliere dalle tenebre, nelle
» esametri d'Omero e di altri quali a parer mio meritava di
º classici scrittori dell'antica Gre esser sepolto quell'articolo inti
» cia. Negli anni poi ultimamen tolato Filebo, non poco si de
» te decorsi trovandomi nel deli º
9 formato dall'ambizioso Gianni,
» zioso soggiorno del Vomero ge ma più ancora dalle non meri:
º nerosmente ospitato dal conte 99 tate benchè vivaci ed eloquenti
» de'Camaldoli, aveva sì il tem invettive del Monti. Esporrò
» po, il comodo e l'intenzio in una prefazione la ragione
º ne di riprendere quel lavoro dell'opera, cioè quali furono i
» interrotto a Parigi; ma più motivi che mi fecero unire
mi allettavano, ed eranmi di ºº la critica che non approva in
º maggior conforto e sollievo nel letteratura a quella che loda ed
» le mie fisiche sofferenze, le ammette sì nel pensiero comº
» indicate versioni dal greco; nel modo di esprimerlo: e º
» perciò mi contentai di invia
» re alcune notizie o documen (1) Il ch mons. C. E. Muzzarelli,
58
» alcuno troverà ragionevolmen di in patria si trasferì a Firei,
r, te condannabili que motivi o ove strinse amicizia con parecchi
º non molto valore letterario in dotti di quella città, e special
m ambedue le critiche, io non re mente col celebre Magliabechi.
» pugnerò a soscrivermi, perchè Recatosi indi a Lucca, e poscia
» mi basterà solamente di aver a Livorno, meditava di passare
º dimostrato, che quella operic in Francia, quando, atteso la
» ciuola, quale ch'ella si sia, non morte di suo zio, fu costretto di
»
- meritava tanto apparato di fa ripatriare. Fu in questo tempo
» condia ed eleganza, e molto che risolse di promuovere la ri
» meno tale apprensione nell'ar stampa di alcune utili opere, dan
n dente immaginazione del Mon do principio con quelle del famo
» ti da farlo cadere dall'alto gra so naturalista Ulisse Aldovrandi,
» do del suo perspicace ingegno di cui molte erano già pubblica
» nella bassezza d'una calunnio te ed altre manoscritte. A siffat
» sa ed oltraggiante imputazione ta edizione, che doveva essere
m d'immoralità letteraria. « corredata di aggiunte, di osserva
Nel giorno 22 del mese di feb vazioni e di correzioni, gli con
braio 1858 alle ore 9 della sera venne rinunziare essendo succes
Urbano Lampredi cessava di vi sivamente morti in pochi anni
vere. L'accompagnavano al sepol quegli scienziati che aveva scelto
cro spontaneamente parecchi rag a suoi cooperatori. Per questo ac
guardevoli personaggi, e buona cidente non si smarri, che anzi
mano di giovani, che come furo rivolse tosto l'animo ad altre im
no l'amor suo in vita, vollero prese. Una infra queste fu la Rac
gli ultimi onori rendergli morto. colta delle Rime di Carlantonio
La nobile congregazione di s. Bedori, gentiluomo bolognese,
Ferdinando l'ascriveva tra i suoi morto poc'anzi, la quale diede in
fratelli appena ciò vennele propo luce in Bologna (per Giulio Ros
sto dal vice-superiore cav. Alfonso si e compagni, 1715, in 4.), uni
d'Avalos, e si addossava la cura e tamente alla Vita scritta dal co.
le spese de'suoi funerali. Angelo Sacco a cui dedicò l'edi
ti Lampredi, dottissimo zione. Due anni appresso, essen
ellenista e matematico, onore del do egli nella sua patria Tribuno
le lettere italiane, critico severo della plebe, nell'uscire di carica
ed assennato, vissuto amico de'più recitò a Tribuni suoi successori
celebri uomini de tempi suoi, o un Discorso assai istruttivo, e
morato in tutte le parti dell'Euro tanto piacque, che per comando
pa che visitò, moriva povero qual di quel Tribunato fu ordinato che
visse, contento della sua povertà fosse trascritto ne' suoi Atti. Ma il
in mezzo alle angoscie di un'af principale assunto dell'Argelati
flitta vecchiezza, comprovando fu l'edizione della grande raccol
col suo esempio che le virtù del ta, conosciuta poscia col titolo di
cuore e della mente sono le miglio Rerum italicarum scriptores. Il
ri consolatrici del saggio infelice. Muratori che si occupava intorno
EMMANUELE Rocco.così grandioso disegno, fece sape
re all'Argelati ch era impedito
ARGELATI (FILIPPo), nato in nel mandarlo ad effetto per man
Bologna sul finir del 1685, ebbe canza d'una stamperia bastevole
a padre Antonio e a madre An a tanta impresa. L'annunziata
gela Bonsignori di antica famiglia difficoltà è gran prova del quan
fiorentina. Compiti i primi stu to fosse a quei di decaduta in
388
Italia l'arte tipografica. Nel 1718 minum (Mediolani apud Iose
l'Argelati si pose a fare un giro phum Richinum Malatestan,
per la Lombardia, e avvisando che 175o, in 4.) e l'altra De invoca
nella sola Milano si potesse ese tione Spiritus Sancti (Mediolani,
guire il disegno del Muratori, vi 1751, in 4.). Un altro titºlo più
si recò, e fu assai cortesemente luminoso acquistatosi dall'Argela
accolto dal co. Carlo Archinto ti alla riconoscenza della repub
protettore delle lettere, e suo blica letteraria fu quello della in
in particolare, che mise a parte signe raccolta delle opere del Si
della impresa a cui stava per ac gonio in sei tomi, l' ultimo dei
cingersi. Applaudì il co. Carlo, e quali vide la luce in Milanº (in ae
tosto volse il pensiero a trovare i dibus Palatinis, 1758, in fol.) col
mezzi necessari all'uopo. Al qual l'aggiunta di altre opere di quel
effetto ricorse allora allo spedien l'autore non più pubblicate e con
te di formare una società di no varie illustrazioni d'uomini dotti,
bili milanesi, che assunse il nome e con preziosi indici compilati
di Società Palatina, e contribuì dallo stesso Argelati. La dedica
vistose summe per l' edizione del primo volume fatta a Carlo
suaccennata. In tal modo l'Arge VI, valse a fargli duplicare la
lati in brevissimo tempo fu in pensione dei 5oo dueati: Tem
grado di erigere una magnifica i beati, in cui il coltivare lº
stamperia, da cui la prima opera iti partoriva onorificenza º
che uscì fu la preziosa e volumi premi! Oltre all'opera indicata,
nosa raccolta testè indicata. In es si deve all'Argelati la ristampa
sa ebbe molta parte l'Argelati; delle Medaglie imperatorie del
poichè con gravi fatiche ragunò Mezzabarba, cui egli coll'aiutº
e forni al dotto modonese notizie dell'ab. Biacca potè dar fuori
(Milano, 175o)Museo
e codici manoscritti, specialmente dall'insigne con altre ricavatºo
Farnese,
per alcuni volumi, di cui il pri
mo dedicato all'imperator Carlo con varie notizie tratte dai nº
dell'autore esistenti presso il p.
VI (Mediolani ex trpographia Mezzabarba suo figliuolo. La ltac
Soc. Palatinae, 1723, in fol.) gli
fruttò a titolo d'alimenti un an colta di tutti i poeti latini colla
nuo assegno di 5oo ducati, onde versione italiana va pure debitrº
potesse rimanere in Milano ov'e ce di molto all'Argelati. Nè quº
rasi già stanziato sin dal 1721, e sti soli sono i lavori che dobbiamº
l'onorifico titolo di suo segretario. al N. A. A lui il trattato del Pº
Nè l'Argelati mentre pubblicava Pietro Grazioli Barnabita De º
si così grand'opera intermetteva in tiquis
fol.;Mediolani aedificiis,
a lui la prima edizione17";
de
dall'applicarsi ad altre ancora, fra
le quali ricorderemo l'Effemeridi Neutonianismo per le Dame del
del celebre Eustachio Manfredi co. Francesco Algarotti, 1737, º
fatte stampare a proprie spese 4.; a lui le Lettere polemiche del
(Bononiae, typis Constantini Pi p. ab. Bacchini, 1758, in 4 ; º lui
sarri, 1725, 2 vol. in 4.); le Let il Thesaurus novus veterum lº
tere critiche e poetiche di Pier scriptionum del proposto Mura
Francesco Bottazzoni bolognese, tori, 1759, in fol.; a lui la Storiº
impresse in Milano (presso Giu di Trino del can. Giov. Andrea
seppe Richini Malatesta, 1735, in Irico, 1745, in 4.; a lui le finº
di Francesco
4.); due Opere del celebre p. Or 8.; Lorenzini, 1746, iº
si domenicano, l'una intitolata :
a lui moltissime Raccolte di

Ds absolutione capitalium cri poesie di diversi, e le ristampº


38
fatte in Milano dell'opera del p. carsi dalla calunnia appostagli i
Martene, intitolata De antiquis Giornalista di Firenze, che nel
Ecclesiae ritibus e delle Transa Tom. IV, P. I del Giornale dei
zioni filosofiche; a lui da ultimo Letterati quivi pubblicato a carte
le Dissertazioni di vari autori De 245 avea voluto togliere in modo
Monetis Italiae, che insieme rac alquanto scortese il merito di
colte fece stampare in Milano. quell'opera all'Argelati, facen
Da quanto abbiamo detto male done autore principale il can.
argomenterebbe chi credesse che Gio. Andrea Irico Trinese, a cui
l'Argelati siasi soltanto faticato nessuno per altro nega il pregio
intorno alle opere altrui. Egli ne di aver assai giovato un'opera di
compose anche di proprie, come tanto rilievo. Il Fantuzzi nel rac
apparirà dal catalogo che ne dare contare il fatto non entra a deci
mo appresso. Ma non per questo dere la quistione; si contenta so
se gli può dare l'appellazione di lo di dire che gli Atti di Lipsia
gran letterato, come del pari sa citati dal Giornalista non fanno
remmo ingiusti se non dicessimo che parlar con lode dell'Argelati
ch'ebbe vasto ingegno, e che di e delle opere sue, e nessuna men
mostrò fervido zelo per l'onore zione fanno del plagio che gli
d'Italia dando in luce le opere viene attribuito.
de'suoi letterati, nel che forse lo 2. De Monetis Italiae vario
animò ancora più e lo incoraggiò rum Dissertationes collectae, re
il traffico de libri del quale occu censitae et auctae, etc. Tom. III,
pavasi. – Fu ascritto a varie ac in 4., Mediolani in Aedibus Pa
cademie, il che diciamo per colo latinis, 175o.
ro a cui sembra che ad uno scrit 5. IVumorum series tam auri
tore manchi alcun che, se gli man quam argenti et aeris, qui in Of
cano i diplomi (1). – Condusse ficina monetaria Mediolanensi
in moglie Caterina Magnoni, da º"ab anno 1548 ad 175o,
cui ebbe tre femmine ed un solo etc. Sta nel Tom. III dell'opera
maschio, il quale essendo a lui antecedente, p. 28.
premorto gli fece la vita amara e 4. Additiones ad numos varia
corta. Di fatti egli morì in Mila rum Italiae Urbium, una cum eo
no pochi mesi dopo nel gennaio rumdem formis et explicationi
del 1755, e fu seppellito nella bus. Sta con l'opera preced. p. 65.
chiesa di s. Lorenzo Maggiore. 5. Animadversiones in Opera
Caroli Sigonii. Stanno nelle O
Sue Opere. ere del Sigonio incominciate a
1. Bibliotheca Scriptorum Me pubblicare dall'Argelati nel 1752
diolanensium seu Acta et Elogia in sei Tomi, e di cui abbiamo
virorum omnigena eruditione il parlato. Lo sbaglio del N. A. ſu
lustrium, etc. Tom. II (divisi cia nella scelta che fece dell'avv. A
scuno in due parti), in fol., Medio lessandro Macchiavelli per le Vo
lani in Aedibus Palatinis, 1745. te alla Storia di Bologna, mentre,
L' Argelati stampò in Milano dice il Fantuzzi, sono piene del
una Lettera segnata 22 settembre le solite invenzioni e falsità di
1746, che diresse ad Orazio Bian questo scrittore, che deturpano
chi, colla quale intese a giustifi così bella edizione.
6. Le Lettere dedicatorie a tut
(1) Era degli Affidati di Pavia, del ti i volumi dell'opera Scriptorum
l' adunanza iegli Arcadi col nome di
Dioneo Termeonio, de' Gelati di Bolo rerum italicarum di Lodovico
gna e della Società Colombaria. Muratori.
59o
7. Le Prefazioni e le Dedica liberale l'ab. Teodoro Villa. Nul
torie a Tomi XXIX della Rac la di meno il lavoro dell'Argelati
colta di tutti i poeti antichi La è stato di non poca utilità alla let
tini colla versione italiana. La teratura, e se a comporlo non ri
Vita di Stazio impressa nel Tom. chiedevasi grand'ingegno, certo
IV della suddetta Raccolta. addomandavasi copiosa lettura,
8. Dedica a S. A. Serenissima moltiplici cognizioni bibliografi
di Modena delle Lettere discorsi che, e pazienza molta. Per con
ve del Bottazzoni intorno ad al durre a buon fine la sua opera
cuni abusi poetici. Sta in quel l'Argelati è stato aiutato e da An
l'opera stampata in Napoli (ossia ton Maria Biscioni e dal p. Paito
Milano), 1755. ni; il primo colle sue considera
9. Altra al sig. Teodoro Ales bili giunte ai traduttori italiani
sandro marchese Trivulzio delle del marchese Maffei, il secondo
Opere varie critiche di Lodovico colle sue copiosissime notizie di
Castelvetro. Sta nelle medesime traduzioni, colle quali amò di ar
stampate in Milano, 1727. ricchire piuttosto la nuova Bi
1o. Rimario ossia Raccolta di blioteca che proponevasi di stam
rime sdrucciole, Milano, 1755, pare l'Argelati, che di valersene
in 4. per supplemento alla sua propria,
I 1. Risposta (stesa in pochi Il Villa poi approfittò per le Addi
giorni mentre l'Argelati tratte zioni e Correzioni da lui fatte del
nevasi in una villa del co. Archin Catalogo delle versioni manoscrit
to) ad una Lettera uscita colle te esistenti nelle doviziosissimeli
stampe d'un anonimo scrittore brerie di Firenze compilato dal
fiorentino che pretendeva in essa l'eruditissimo ab. Lorenzo Mehus
screditare l'edizione dei tre Vil per far cosa grata allo stesso Arge
lani fatta in Milano nel 1729, in lati, ed approfittò in oltre delle
vol. 2, in foglio, sostenendo essere nuove giunte e correzioni che il
di poco conto l'antico Codice Re Paitoni gli forni, a ciò espressa
canati da cui s'erano tratte mol mente pregato dal Villa. Non di
tissime varianti lezioni. Quest'ac remo che in onta a tante cure non
cusa ci sembra sia stata mossa vi sieno difetti in questa Biblio
coll'intendimento di favorire una teca; diremo che con tutti i lavo
nuova impressione che si medita ri posteriori di simil genere ar
va di fare a quel tempo in Firenze ricchiti di un maggior numero di
delle Storie dei Villani. Ma si le volgarizzatori, non sono meno
accuse che le difese eccedettero consultate la Biblioteca dell'Arge
nelle misure. lati e quella del Paitoni.
12. Biblioteca degli Volgariz Scrissero del N. A. i seguenti:
zatori, o sia Notizia dell'opere Mazzuchelli, Scrittori d'Ita
volgarizzate d'autori, che scris lia, ec.
sero in lingue morte prima del . . . Nuovo Dizionario storico
secolo XV. Opera postuma. Mi di Bassano ec.
lano, per Federico Agnelli, 1767, Ginguené, nella Biografia U
Tomi IV, in 4., colle addizioni niversale, ec.
e correzioni di Angelo Teodoro Fantuzzi, Notizie degli Scrit:
Villa milanese, comprese nella tori Bolognesi, Bologna, 1781-94
parte II, del Tomo IV. T. 9, in foglio.
Se fosse vissuto l'Argelati a L'ED1toRE.
vrebbe prestato all'opera sua tut
te quelle cure di cui le fu poscia
5o 1
FILIASI (Co. IAcopo), discen definito. E qui falla moltini
de da avi agiati e integerrimi, che l'autor di un articolo sul Filia
oriundi di Padova si erano stabi si (1) nell'asserire, che unicamen
liti da lungo tempo in Venezia, te per piacere alla madre, figlio
e qui tra noi vide la luce verso il com'era oltremodo affettuoso, a
175o nella parrocchia di S. Mar vesse il Filiasi di frequente preſe
ziale, dove Antonio suo padre a rita Mantova a Venezia sua patria.
veva la casa domenicale (1), Mor Poichè fanciullo essendo, e quindi
to questi, mentre Jacopo era in senza volere suo proprio, dovette
età fanciullesca, fu cura esclusiva
da principio andare dove veniva
della contessa Maria de Bassanesi
condotto, e quando poi vi tornò in
di lui madre di provvederlo di giovinezza, fu quasi contro il suo
una educazione conveniente, per genio, per mali umori dal lato del
cui lo affidava all'ab. D. Bene la madre stessa, che mirava indar
detto Canossa di Lucca, valente no ad attraversare un di lui ma
insegnator di quel tempo, e che, trimonio, non per altro dissentito
per quanto potei conoscere da che per l'ineguaglianza della con
qualche affine, istituì il giovanet dizione. Narra egli stesso (2), che
to fra le pareti domestiche, sotto pur veramente fu in tutta la vita,
la direzione di uno zio materno. e in onta ad ogni più duro e pro
Con ambidue i quali si trasferì tratto conflitto, per quella madre te
anzi allora in Mantova (2), terra nero e riverente, che errori non po
natale della madre, e dove essa a chi corsero nella stampa del suola
veva ottenuti molti poderi in re voro primissimo, perchè circostan
taggio, colla condizione imposta ze speciali, ed eran queste, non gli
dal parente testatore, che alcuni permisero di attendere all'impres
mesi dell'anno uno o l'altro della sione, nata appunto in quell'anno
famiglia ivi si recasse a dimorare. che in Mantova pensò di trasferire
Forse reduce in patria nell'ado si. Nessuna meraviglia quindi, se
lescenza, ebbe a mentore e istitu com'è proprio di ogni anima gen
tore anche l'ab. Placido Bordoni, tile, cui debil canape allaccia, af
già professore di metafisica nel no fezionossi a Mantova il Filiasi, e
stro Liceo-convitto, nome non i scriveva considerar proprie le sue
gnoto nella repubblica letteraria, antichità, e ormai quasi patria
il cui merito però, non dal seggio quella terra, riguardata però nel
onorevole di cui gli fu largo il Maz tempo stesso appartenente all'an
zucchelli a canto a suoi illustri di tica Venezia terrestre, col testi
prima grandezza, e meno ancora monio degli storici (5), perchè Ve
dall'elogio esagerato (5) che di nezia fu in sostanza, come vedre
lui abbiamo alle stampe, ma dal mo da ricchezza di fatti pro
l' articolo biografico del professore vato, l'unica cura e delizia del
Tipaldo (4) è nel suo vero limite l'intiera sua vita, lo scopo de'
suoi travagli, delle sue vigilie,
(1) V. Necrologio di s. Felice 17 feb e delle peregrinazioni per tutta
braro 1829; Biograph., e Gazz. Priv. Italia intraprese, con cui mentre
N. 42, 21 febb. 1829. Lett. Ven. Moschi m'era la storia illustrata veniva
ni T. III. p. 178.
(2) Biograph. loco cit. Gazz. Priv. lustro e nominanza a lui stesso.
loco cit. Moschini loco citato.
-(3) Elogio di Placido Bordoni, letto pel (1) V. Gazz. loco cit.
riaprimento degli studi nell'1. R. Liceo (2) Saggio dei Veneti T. II, Savio
Convitto di Venezia, Tip. Curti, 182o. ni, 1781 pag. 294.
(4) Biografia degl' Italiani illustri T. (3) T. I, p. 6, Mem. Voneti Pad.
V. pag. 355. 18 I 1.
592
Ardente infatti di quella febbre di Mantova, e di varie altre d'Ita
generosa dell'anima, che chiama lia, dei Filareti e dell'Ateneo di
si genio, di cui gli abili istitutori Venezia, e delle nuove nella Dal
non fecero che svolgere il germe, mazia, fu dalle accademie stesse (1)
furono bene indirizzati i suoi pri consultato più fiate, e meritò va
mi voli, e scevera fin da principio rie missioni importanti, affidate
la sua scienza da quei pregiudizii dal governo al suo senno, ora com
ed errori, che nascono nell'uomo pagno al fu commendator Cico
inseparabili dalle cognizioni, nè gnara e al cav. Diedo, per racco
sono che l'opera di una mala edu gliere i patri monumenti e gli og:
cazione, e portò veramente nella getti d'arte, dispersi nelle sop
storia di Venezia una critica e una presse chiese e nei monasteri,
filosofia, sola face appunto del ge quando ai dotti professori cavalie
mio, con lo scopo della pubblica re Franceschinis, e fu consiglier
utilità, vero filosofo e filantropo, Cicuto, per i lavori di riparazione
anche all'atrito talvolta di opinio alle dighe del littorale; membro
mi illustri, non espresse con gran finchè visse della fabbriceria del
dose di candore e gentilezza. E per la Basilica, e deputato agli ornati
il metodo de' suoi studi influirono del gran tempio e palazzo ducale,
le visite, che faceva egli frequen ascritto già pe' suoi meriti all'Au
ti, nell'isola degli eremitani a san striaca nobiltà dell'Impero, e di
Cristoforo della Pace, a quel por rettor generale dei ginnasi del
tento di memoria e sapienza del le Venete provincie. Dal qual po
p. Tommaso de Bonis, già consul sto per un novennio coperto ces
tore della repubblica, e l'oracolo sava con lode nel 1827 (2), ri
dei letterati e dei dotti, per testi cevendo l'ordine equestre della
monianza anche dell'unico agosti corona di ferro, di cui per poco
niane, vivente in Venezia (1). Tal tempo videsi decorato, poichè cari
chè all'uscire della prima sua o. co d'anni, e più logoro dal trava
pera, comparve a suo favore, e gli glio assiduo e laborioso degli stu
si mantenne sempre, quasi senza di, fu lunga pezza ammalato, e ben
accrescersi, la fama, quale è defi oltre ottuagenario spegneasi l'illu
nita da un autor moderno il ri stre cavaliere, per atomia polmo
volgere che fa il pubblico l'atten nare, la sera del 17 febbraro
zione verso un uomo dotto, e il 1829 (5); e veniva sepolto a Tre
parlare ch'egli fa delle opere sue, vignan di Mestre, luogo dell'antica
e suonò quindi il di lui nome ol
tre l'alpe e oltre il mare, meri (1) L'Accademia di Mantova ebbe cer
tando la stima e l'amicizia di un tamente in grande onore il Filiasi, giac
Tiraboschi, di un Cesarotti, del chè al di lui saggio giudizio rimise an
che talora un qualche esame, siccome
Fortis, del Bettinelli, dell'Ardui avvenne l'anno 1792, allora che lo eles:
mo, del Brocchi, del Conti, del se a decidere delle filature di seta ad
Toaldo, dell'Olivi e del Morelli. acqua fredda dei sigg. Giacomo Zerma
Già membro elettorale del col nini, e Gio: Zenni, T. 1I. p. 18o Letter.
Moschini.
legio dei dotti, e fin dal tempo (2) Gazz. Priv. n. 236, 9 ottobre
della repubblica distinto in premio 1827.
di sostenute patrie rappresentan (3) Una delle solite anomalie. Il fan
ze, del titolo comitale, socio della ciullo nipote ha un epitaffio splendido
reale Accademia, principalmente sulla tomba. Il Filiasi zio, illustre per
meriti d'ogni genere, non ha parola che
lo ricordi. Notando qui il gravissimo e in
(1) Mons. Montan Can. I. R. Cen sieme ridevole fatto amo pubblicare uº
sore eC.
epigrafe, che il colto giovane signºr
5o3
sua villeggiatura, in quella chiesa cisa, in cui le descrizioni regi
parrocchiale vicino a un suo piccolo che servissero di prova e d'illustra
nipote, in poco più d'un lustro zione ai fatti storici, e le memorie
seguito dal figlio, con cui la fami dei Veneti primi preparassero,
glia si estinse. giusta il suo metodo, a quelle dei
L'antica storia dei Veneziani, in Veneti secondi (1). Un abbozzo
quanto alle lagune e alla vecchia del maschio lavoro, grande in pro
loro geografia, fatta senza la critica porzione alla vastità della tela da
conveniente, era fino al tempo del disegnarsi, puossi riguardare il
Filiasi assai poco nota e molto con Saggio dei Veneti, fattura prima
fusa, ignorandosi perfino il paese del Filiasi, uscito in luce nel 1781
che occuparono i secondi veneti, e (non nel 1771 come vuole la Bio
la vetusta loro topografia; e a qual grafia francese) che accennò ai
epoca terminasse la storia dei Ve dotti la direzione presa dal suo ge
neti primi, e avesse principio quel mio, e annunziò con quel prodro
la dei secondi o Veneziani i cui mo di preziosa storia quali studii
secoli principali furono inoltre, co maturava la sua non comune e at
m'è noto, oscurati o dagli storici tivissima carità per la patria. E
nostri, per eccessivo amor patrio, bene riflette la Biblioteca Italia
o dagli storici stranieri, per difet na (2), che diede il Filiasi con
to di cognizioni locali, o per altre quel saggio sicure prove di non vol
meno compatibili cause. Nessuno gare ingegno e di provetta erudi
avea tentata l'impresa, a così dir zione, quantunque egli protestasse
colossale, di penetrare nelle tene di averlo scritto per passatempo
bre, ov'era sepolta la verità, tra le privato, coll'intenzione soltanto di
favole e le incertezze, per traccia presentare agli amatori della pa
re un quadro prospettico dei tem tria un'informe storia, perchè ,
pianteriori ai Veneziani, e un'idea scriveva, richiedersi a bene elabo
dell'antica laguna, sede di un po rarla troppa erudizione e troppa
polo ugualmente singolare per conoscenza, non facile a posseder
melte cause negli annali delle na si, degli antichi scrittori. Ma in
zioni e nella storia europea. E que tanto che il Filiasi non ardiva
sta impresa fu dal Filiasi concepi nemmeno sperare compatimento
ta e mandata, come vedremo, gra all'opera sua, il Tiraboschi, che
datamente ad effetto, avendosi egli poi fu col Filiasi in corrispondenza,
a tutto uomo occupato nello scri esaminando con approvazione ed
vere la storia e la geografia di tut encomio il saggio, pronunziava che
ta la Venezia terrestre e marittima avrebbe fatto onore a un sapiente
per quanto gli riuscì esatta e pre provetto (5). Il Cesarotti leggeva
Francesco Scipione Fapanni dettava, al (1) V. Pref. all'ediz. di Pad. 1811
lusiva allo sconcio. delle Mem. Storiche del Filiasi.
(2) T. LIV, 1829, p. 3o2-3o3.
A. Jacopo. Conte. Filiasi. 13 , Giorn. di Modena. Narrasi dal Mo
Morto. Di. Anni. LXXXII. Il. IVIII Febb. schini p. 18o-181. T. II, come il Filiasi
M. DCCC. xxIx. fece conoscere al Tirabosehi l' opera
Che. Uomo. Integerrimo. Voyage historique d'Abissinie del R.
I Ginnasii. Delle. Provincie. Ven. Diresse. P. Jerôme Lobo, impressa a Parigi nel
E. Storico. Antiquario. 1728, per cui il Tiraboschi scrisse una
Dei Veneti. Suoi. La Crigine. Prima. memoria a svergognare di plagiario Ja
Indagò.
Sia. Eterno. copo Brucc, mandata ail'Accademia di
Questo. Ricordo. di. Onore. Mantova con una lettera, la più onore
Perchè, I. Posteri. Non. Chiedano. vole al Filiasi, che fu collocata nell'Ar
Dove fu. Sepolto. chivio,
594
ite dal Fortis, a proposito del neti primi e secondi, pubblicate
le antiche Isole elettridi, l'opinio nel 1996 (1), come lavorò intorno
ne medesima del Filiasi , nel suo l'opera medesima altri anni quin
Saggio, con poca diversità di dici, per farvi molte importantissi
prove, e meravigliava sull'incon me aggiunte, separando con nuova
tro dell'opinione nuova e origi forma, per maggiore chiarezza, la
male in due soggetti, che non la parte geografica dalla storica, e ri
sciavano per l'erudizione e la fama producendo le memorie stesse ri.
loro sospettare di plagio (1). E il fuse nel 181 1. Possiamo credere in
celebre Brocchi, parlando dell'e vero alla sua protesta, che la geo
stensione che aveva un tempo l'A grafia antica di Venezia gli abbia
driatico dalla parte della Lombar costato un erculea fatica (2), per
dia, dichiarava che tale sistema fu chè non poteva nè tutto conoscere,
riprodotto, benchè modificato al nè tutto saper da se stesso, e do
quanto, esteso assai più dal Filiasi, vette procurarsi le migliori notizie
che, son sue parole, scrisse un ot di quei luoghi, confrontar disegni,
timo libro sui Veneti primi (2). carte ed autori, come per formare
Ebbe a stupire il Filiasi medesimo, l'antica geografia della laguna, che
che le opinioni esposte nel Saggio ci mancava, giovossi del noto codi
venissero d'altri copiate alla lette ce del Piovego, non istudiato da
ra, e non rare volte senza pudor quanti scrissero sulle lagune, com
fatte proprie (5). Nè mi dilunghe preso il Zendrini, che pure lo co
rò, premesse le principali, nella nosceva (5). Io citerò il giudizio di
citazione di ulteriori testimonian un Giornale riputatissimo, qual è
ze, dopo anche l'altra solenne del il letterario dell'Aglietti, col tito
dottissimo Guarnieri di Osimo, che lo di Memorie per servire alla sto
vista appena l'illustrazione del Fi ria letteraria e civile (4), che vede
liasi nel saggio sulla via Claudia per l'opera laboriosa del Filiasi e
Altinate, si pose in corrisponden saurita la grande materia, di cui
za coll'illustratore, e rifece una male si occuparono tanti altri au
sua memoria, come nota alla qua tori, e intorno a cui il patrio inte
le volea pubblicare, se fosse vissu resse desiderava infiniti lumi e
to, una lettera, a lui dal Filiasi in schiarimenti. E a raffermare l'im
dirizzata, e che rimase inedita fi parzialità della sentenza abbiamº
no al presente (4). Incoraggito da una nube, a così dire di testimº
si prosperi auspizii, attese con più nianze, che danno fama a quellº
ardore il Filiasi ad esplorare gli pera. Accennerò di volo il Fantuz,
archivi pubblici e particolari, per zi (5), che celebra le scoperte del
ampliare e impreziosir la sua ope Filiasi, circa il flusso marino, sen:
ra, e confessa egli stesso di aver pre rialzantesi, e fa voti perchè
spesi infatti quattordici anni negli sciolga la questione sul notabile
studii e nei viaggi, onde dare in alzamento del mare adriatico i voti
luce le memorie storiche sui Ve dal Filiasi raggiunti colle ulteriori

(I) Relaz. Accademiche T. I. Pisa (1) Pref. alle Mem. Veneti, Pad. 18 t.
MDCCCIII p. 1 o5-123 annot. (2) P. 351. T. II. Mem. dei Venetº,
(2) Conchiologia fossile subapennina Pad. 18 i 1.
con osserv. geol. di G. Brocchi, Mila (3) v. osserv. sopra la lett all'A"
lano 1814 p. 99-1o 1. tore delle Rifless. Ven. And. 1819 p. 7°
(3) Pag. 172 Mem. dei Veneti T. II. (4) Giorn. cit. 1799, novembre e º
Pad. 181 1. cembre, p. 34, 77.
4) Pag. 189-19o Mem. Veneti T, I., (5) Pref. al T. VI, della grand'ope
Pad. 1811. ra, Monumenti Ravennati,
595
osservazioni, intorno al continuo salse lagune dal c. v. p. 149. T. dir.
alzamento della marea nella nostra dell'opera del Filiasi; le idee del
laguna, onde vanno lentamente a Filiasi concepite fino dal 1788, pas
sommergersi le nostre isole, e in sando sul lago di Como, sull'avan
torno al generale abbassamento dei zo di una montagna, al fine della
mari opposto dal Pini e dal Zen lunga penisola, rosicchiata, a suo
drini, ma poi ammesso da entram avviso, dalle correnti di un fiume,
bi, dietro Saussure, Pallas, Lalan furono confermate dall'autore del
de, Virey e Goug, e confermato Viaggio di Milano ai tre laghi,
dall'esperienze del Riedsol, del stampato nel 1794 (1). Il co. Re,
Mola, e del Fantuzzi medesi celebre autore agrario, che confessa
mo (1). Nè mi asterrò dall'accen di aver tratto pei suoi lavori parec
nare, che le Memorie del Filiasi chie rilevanti notizie dalle memo
furono adoperate e citate reitera rie del Filiasi, conviene nell'opi
tamente dai geografi francesi la nione del Filiasi stesso, sulla mag
Pot, du Thuiset, Corray e Posse giore ampiezza un tempo dei fiu
lin (2) nella dotta loro version di mi, e sulla selva di Fetonte, unito
Strabone; corsero in Germania e a Vallisnieri e Morgagni, e di
in Inghilterra, e furono nei tri chiara di dover abbracciare le sen
bunali citate per sostenersi antichi tenze del Filiasi sulla via Emilia,
comunali confini e possessi; e a preferenza dell'opinato nell'ar
Thouvemel (non Tavvenell. V. Mo gomento da Manfredi, Carena ,
schini Lett. Ven. T. III. p. 2o4) Corradi e Frizzi (2). È questa la
citò più volte il Filiasi (5), e si val fama goduta dal Filiasi, il cui mer
se non poco delle sue fatiche, come rito per la grand'opera è però
molte delle di lui congetture in offuscato d'alcune accuse giustissi
torno ai venti stabili e all'alto me, che gli sono apposte, princi
vento dell'equatore, furono con palmente di una somma tenacità
fermate dalle osservazioni di La nelle proprie opinioni, che, tranne
place, Kirwan e d'altri forestieri un'unica volta, in cui confessò un
negli anni 18o 1, 18o2, mentr'e abbaglio (5), non volle mutar mai,
gli avea scritto fino dal 1792. Poi in onta alle autorità di peso, e al
chè alle Memorie del Filiasi ven l'evidenza di alcuni fatti, opposti
ne onore anche indirettamente, a suoi principii, e di ciò leggonsi
servendo esse di confutazione del prove in più d'un passo delle stes
le induzioni degli altri autori, ol se sue Memorie dei Veneti (4), e
trechèdi conferma delle proprie e nel Saggio di storia agraria del co.
sperienze. Così il Fortis, trovò con Re suddetto (5); e in più opere e
futata l'opinion propria (4) del giornali (6), avendosi limitato a
la supposta estensione antica delle vantar la certezza di non aver colto
(1) Pag. 4 delle Osservazioni sopra (1) Nota p. 42. T. I. Mem. Veneti,
la Lett. all'Autore delle rifless. sulle Pad. 181 r.
Lagune e i fiumi ec. Ven. And. 18 19. (2) Saggio storico sull'Agricolt, Mi
(2) Geograph. de Strabon ec. T. IV, lano, Silvestri, 1817 p. 15, 16, 84, 85.
Paris 18o5. (3) P. 282, T. H, Mem. Veneti, Pad.
(3) Trattato sopra il clima d'Italia, 181 I.
considerato sotto i suoi rapporti fisici, (4, P. 231, 351 T. II, e 351. T. 1.
meteorologici e medicinali. L'Estrat Men. Veneti, Pad. 181 1.
to dell' Opera è a p. 217 e 247 del (5) Saggio Agrario pag, 78, 95, 11o,
Giorn. di Medicina di Aglietti T. XI, 1 15, 118, i 19, 228, 229, 2
1796. (6) Teoria del Ventaglio, Giorn. Lett.
(4) Moschini p. 2o4, T. III. Letter. Ven. 1798. La chimica per le Donne,
Venez. 9alese, 18o6. Tip. Pepoliana, 1796. Il Mengotti che
3

molte volte nel vero. Poi lo si italiana di opuscoli, rifusa poscia


accusa di assoluta mancanza di esat ed ampliata, sempre con plauso,
tezza nelle citazioni dei fonti, a anche della R. Accademia di
cui attinse, indicando egli a piè di Mantova, ove fu letta. E una con
pagina il nome di un autore, senza gerie di osservazioni e di fatti,
dato altro veruno; imperfezione sparsi e disgiunti pei libri dei fi.
massima in opera di mole, e ove sici, meteorologi e viaggiatori,
a migliaia sono le citazioni dei che senza le induzioni del Filiasi
nomi ; di mancanza inoltre di un sarebbero rimaste, se non inuti
ordine, per potersi consultar l'o li, almeno di un uso assai limita
pera, ch'è eminentemente storica. to, giacchè prima di lui bastava
Al quale difetto riparò con somma no appena a dar qualche rimoto
lode il fu dotto abate D. Sante sospetto sull'esistenza di un si
della Valentina, che molto tempo stema, in quanto all'origine delle
consacrò ad ordinar l'opera, e meteore. Il Filiasi spiega colle
farvi quell'indice così ragionato sue teorie le cause fisiche delle
e preciso, per cui ogni lettore procelle, alcuni caratteri delle
gli saprà grado in eterno, aven quali non erano almeno gene
do tutte le fila per pescare in quel ralmente fino allora determinati,
mare di erudizione e di antichi ne dà il prospetto meravigliosº
tà. Non ultima pecca noteremo sull'origine, mutazione, anda:
lo stile disadorno ed incolto del mento ed effetti, e offre in un
Filiasi, se già il Monti non aves corso ordinato gli avvenimenti
se scritto, che i grandi uomini, fisici delle nostre annate e stagio:
più intesi alle cose che alle paro ni, udendo confermarsi le pro
le, trascurano non di rado lo scri prie asserzioni dai registri mete
vere castigato. L'opera del Fi reologici di 25 anni, e dalle va
liasi sui Veneti fu non v'è dub rie effemeridi pubblicatesi (il
bio la principale per mole e per Per questo lavoro scorse quanti
importanza, quella che stabilì la mai potè giornali nautici, ci diº
sua fama, e tenne la sua intiera se i guasti recati ai lidi, per qua,
vita occupata. V'hanno però mol rantasette volte, dal secolo V
tissime altre opere, che dire XVIII, dalle procelle sciloccali,
mo di secondo ordine, colle de che distrussero Malamocco, e in
bite proporzioni, a mio avviso, terrarono il lido maggiore, º
figlie tutte di quella, perchè ag Portosecco, con danno alla repº
girantisi su argomenti, ivi o di blica di un milione di zecchini;
volo trattati o suscettibili in al parlò primo di tutti di una metº
tro aspetto di maggiore sviluppo, ra lumiuosa, ch'egli chiama allº
intrattenendoci sulle quali non ra marina, del Garbino, del Bº
potremo dallo scopo della prima e del Bora Dalmata, che provanº
ria di partirsi. Daremo il primo esistere, delle montagne, verº be
luogo per merito alla Memoria rometri, dei turbini estivi, e dei
sulle procelle, da cui son domi pianure; e ci toccòmarini
nembi montani, e elle
del tifone del
nate le maremme dell'Adriatico,
comparsa prima con altro titolo, 1657, secondo le Cronache: "
poi impressa in una collezione il medesimo, di cui fece la dº"
zione in una lettera a parte, º
ad ontai"
celebra l'eruditissima opera dei Veneti
nel suo Saggio sulle acque correnti (p. eleggesi in l'autore,
n'è egli un giornale il fallo
3o6. c. XVII T. II) nota a pag. 1 - 1 -
1 º 2, che sfuggì al Filiasi uno sbaglio
c. 1. p. 5. Rifless. sui fiumi e le lagune. (1) Giorn. Aglietti, 1795.
597
di un'iniziale, come vedesi nell' renze e contrasti, pegli avversi par
Indico sommario dei libri (1). Col titi (1), che con scritti anche viru
detto lavoro delle procelle si lega l' lenti gli si rivolsero contro, avendo
altra Dissertazione del Filiasi sul però egli saputo sempre sostenersi
fenomeno meteorologico, sotto il nelle opinioni colla dignità, com
nome di Rune, ch'egli fa nasce petente alla sua somma dottrina,
re dalla vulcaneità dell'Appenni come dagli opuscoli si ricava, che
no. Ma doveva toccare prima di per l'utilità della scienza, non per
ogni altro gli scritti varii del Fi brama oziosa di rivalità, astretto
liasi, in muovo esame sotto punti fu di pubblicare. Eppure il Filiasi
diversi della materia, tanto oscu avea detto delle cose nuove uti
rata e combattuta delle lagune, lissime, anche parlando in altra
trattando la quale fu primo il Fi memoria sulle cause, che pregiu
liasi nelle memorie dei Veneti a dicarono le lagune, trattando dif
indicare il nome e il corso delle fusamente l'argomento dei moli
tante vie militari romane, che ni, toccati di volo dal Temanza,
passavano per la Venezia terrestre quali erano mobili e stabili sulle
e marittima; argomento da lui lagune, e delle meravigliose infi
svolto a parte in una ben grave nite saline, sparse qua e là, e cin
Dissertazione sulle strade appun te d'argini e muraglie, divenute
to, che passavano il Mantovano. quindi isole basse, di ostacolo al
Egli quindi dopo il Cornaro, il libero circolo del flusso e riflusso,
Sabbadini, il si e pochi al e causa forse, due secoli prima del
tri di nome, compreso il Zendri XIV, dei timori sulla purezza del
ni, della cui opera notò i difet l'aria. Lasciando ai giudici com
ti (2), segui le traccie delle no petenti il decidere in ogni modo,
stre acque, colla scorta dei docu se il Filiasi si avesse o in tutto o in
menti antichi e degli avanzi di parte la ragione o il torto, sull'in
antichi alvei e canali. E nel bollo sieme delle sue sentenze, che tanti
re e fermento poi delle opinioni, idraulici allarmarono, conosciamo
romosse da un opuscolo del co. già pronunziato il pubblico voto
V" del richiamo dei fiumi, al contro alcune opinioni del Filiasi.
lora che i lavori, detti della Cunetta L'una è espressa nella sua Memo
erano in corso, per l'escavo lungo ria intorno la corrente littorale
l'asse del progettato taglio da Strà dell'Adriatico, sulla da lui asserita
a Corte, e vennero sospesi per la inesistenza della radente nel gol
comparsa dell'opuscolo stesso, col fo, contro un fatto, evidentissimo
titolo i Voti sul Bacchiglione e sul al meno dotto ed esperto nelle co
Brenta (5), entrò anche il Filiasi se di mare, per quanto egli si
col Romanò e col Lucchesi nella
tenzone. Nè è a dire quanto soffrir
dovette il pacifico suo genio diffe
(1) Contro le Riflessioni del Filiasi
sulle lagune e i fiumi si pubblicarono
le seguenti Opere:
(1) Pag. 266. T. IX. Pad. 18o5. Giorn. Trattato sulla laguna del march. Po
da Rio, indice a pag. 515, XXXI del leni, Ven. 1818, con note, e Disserta
Giorn. stesso. V. anche p. 27o, 272. zione del Temanza sopra un antico
(2) V. l'Indice delle Opere in fine luogo prossimo alle lagune, con Pre
della Biogr. presente. faz. Ven. 1818.
(3) Voti per la restituzione dei fiu V. la Risposta del Filiasi nell'Indice.
mi Brenta, Bacchiglione, e altri mino Lettera all'Autore delle Riflessioni ec.
ri nell'antico corso, e in Laguna, e Ven. 1818. Ragionamento tra Sabba
diz. 1816, Tip. Belloni. dini e un Filosofo, Ven. 1818.
3a8
itali colla speranza che l'Oli celebri naturalisti credano veri.
vi (1), entrato fosse nella sua opi tiera la di lui opinione, da venti
nione, quando si avesse inoltrato anni esternata, benchè si oppon
negli studi, che sulla controver ga ai calcoli matematici, sull'ab
sia furono per la morte intermes bassamento e continuo dell'Ocea
si. L'altra è sviluppata nell'O no, e su quello enorme e progres
puscolo sui danni dello svegro sivo dei monti; come deferiscano
dei boschi, ch'egli non ammette alle opinioni del Filiasi e il Ro
causa unica delle fiumane, contro manò (1) nel Prospetto delle con
il parere di Viviani, Guglielmini, seguenze derivate alle lagune e
Lecchi, Poleni, Montanari, e ai porti, e l'autore del libro Voti,
contro il quale opuscolo è veduto ove registransi alcuni pareri, e un
fra suoi manoscritti una risposta, Giornale, dove lo encomia il ch.
ch'esiste non finita, ma mi risulta ingegnere idraulico Gio: Caso
letta all'Ateneo di Venezia e con
ni (2), e parlandosi di lui e del
servata in quell'Archivio, a con Temanza, a proposito della Dis
futazione delle obbiezioni di un sertazione di entrambi su s. Ila
Ingegnere, lette pure all'Ateneo rio, dicesi (5), che svolse il Filiasi
di Venezia, dove il Filiasi è per documenti anteriori a quelli, ado
verità con assai poca riverenza e perati dal Zendrini, il quale con
moderazione assalito, ma si meri fessò di non essere stato in caso
tò d'altronde l'attacco, per aversi di procurarsi lumi e cognizioni
eretto a sostenere una formale o di quanto operarono i Veneziani
pinione, in via di magistral sicu sulle acque loro, prima del secolo
curezza, dopo che avea detto non XIV. – Chiuderemo l'esame de
essere il suo che un sospetto, sen gli studi del Filiasi sulle acque,
za presunzione e partito (2). E toccando anche della singolare
un'altra opinione sostenne egli Dissertazione sul Diluvio, ove,
contro il parer del Zendrini, lasciate da un canto le invitte
non ammettendo l'utilità, paten ragioni della fede, volle sforzar
te, dietro le stesse annuali espe si a rendere positive le idee,
rienze, che fossero divertiti dalle in modo affatto gratuito spar
lagune i fiumi Zero, Dese e Mar se nelle Memorie dei Veneti,
zenego, come si fece nel 1684 sui diversi cataclismi del globo,
del Sile, e in aggiunta a quanto ove trasse le prove per l'esistenza
stampò nella sua Rivista dell'opera di un generale acquazzone dalle
Zendriana, lasciò inedite alcune induzioni degli estinti vulcani,
generali osservazioni circa i fiu dei crostacei nei monti, e dellº
mi suddetti. Le quali taccie ed specie degenerate: immagini, non
opposizioni, benchè giustissime, e basate a principii, che resero a di
qualche altra che vi può esser for nostri quasi positiva la scienza
se dell' egual peso, non bastano geologica, ma certamente menº
però a distruggere l'autorità de fantastiche degli alberi dai rami
gli encomi, che anche per le scrit spiovuti a terra, quasi usciti ºr
ture (5) idrauliche colse più fiate
il Filiasi, avendo letto come i più (1) Pag. 8. Tip. Alvisopoli.
(2) P. 19, Giornale del Viaggio nella
(1) V. sulle cause pregiudicanti la Svizzera, fatto d'Angelo Querini Sen.
Laguna p. 195, 196. ven. MDCCLXXVII, descritto dal dolº
(2) V. Memorie nell'indice Girol. Festari di Valdagno, Ven. Piº
(3) I e Riflessioni sulle Lagune ebbe ti 1834, pubblicato per cura del nº
ro tale spaccio, che ben presto non fu stro infaticabile e benemerito Cicºgº
più possibite trovarne una copia. (3) Pag 35 del libro Voti,
599
ora grondanti dal seno dell' on so astronomico (1), non puossi ri
de (1). Viste siffatte osservazioni guardar quel lavoro, che come un
meteorologiche, pel valor nelle accademico passatempo, diviso dal
quali, che suppongono uno studio l'autore coi cinque celebri Gesuiti
indefesso e consumato, bene si il Mari, il Borsa, l'Andres, il Bon
disse fino dai primi tempi che (2) di e il Pinazzo. Diremo allora, che
il Filiasi senza aver cattedra è fosse il Filiasi da ripor tra gli a
coltivatore indefesso dello studio gronomi, perchè non una Memo
di meteorologia, avendo egli te ria, come disse certamente senza
nuti i suoi giornali, e sommini aver veduto lo scritto, la Biografia
strati al Toaldo per l'osservatorio francese, ma una lettera indirizzò
di Padova il risultato delle an il Filiasi all'Arduino sul celebre e
nuali esperienze, fa veramente prospero riuscimento del Moro pa
sorpresa, come fosse così inscien pirifero e del Rus, pianta indigena
te nella sua storia del passato se dell'Indie Orientali, e perchè non
colo il successore di Tirabo un'opera formale, quasi con dedi
schi (5)', che di uno parlando, catoria, come altrove si registrò (2),
dal Tiraboschi medesimo onorato ma un'altra lettera all'Arduino
di elogio e di stima, ne ignoras medesimo, e anche questa dietro
sa la vera fama, e perfino la ve ricerca fattasi al Filiasi, dettò egli
ra professione di scienza, collo e stampossi su parecchie piante e
candolo fra gli astronomi, nell'at sotiche di utile introduzione nelle
to stesso che citava di lui due provincie venete, le quali non fa
lavori meteorologici. Ciò bene che indicare coi titoli dei nomen
osservò la Biblioteca italiana nel clatori botanici. Nè so perchè il
vagliare quell'opera informe, for Lombardi dichiari dover molto
tunatamente rifusa a cura dell'in l'accademia di Mantova al Filiasi,
faticabile editor delle biografie, ov'egli carico non ebbe alcuno,
uno dei pochi che per sì gra come può dagli atti vedersi (5).
ve impresa ormai bene avviata, Poichè non può certamente alluder
unisca critica, erudizione, diligen egli, che così indietro di cognizio
za e ogni bell'amore agl' Italiani mi riguardo al Filiasi si mostra, al
e all'Italia. Forse il Filiasi si dis la riconoscenza dell'accademia, o
se astronomo dal Lombardi, per per la dissertazione sulle strade, o
alludersi alle di lui lettere sulle per le due Memorie, una sulla col
macchie solari, sui vulcani della tivazione dell'alta pianura manto
luna, sull'astrologia fisica e giudi vana, per il prodotto della legna
ziaria, sulle costellazioni e come pei pascoli, pei foraggi, pei fornel
te, e sul fenomeno costante e li della seta, o per altre manifattu
perpetuo del lume zodiacale ? Ma re, l'altra sulla coltivazione delle
per quanto si voglia dedurre da colline mantovane per introdurvi
quell'opericciuola la dottrina in il prato, il bosco, la macchia, e
quel genere dell'autore, ben mag migliorarle in modo che non si
giore dell'appresa come asserisce,
dallo Schieson di Trevigi, e anche (1) Moschini Lett. Ven. T. 3, p. 19r.
utile al bel sesso, per un facile cor (2) Gazz. Priv. n. 42, 21 febb. 1829.
Anche Moschini T. II, p. 179-18o
chiama bell'opera quella lettera, e la
(1) Chateaubriand, Genio del Cristia comprende fra le Dissertazioni. V. Let
nesimo. ter. Venez.
(2) Moschini Lett. Ven. p. 234. III. (3) Mem. della R. Accad. di Scien
(3) Lombardi Letter. del Sec. XVIII. ze, Lett. ed Arti di Mantova T. I.
Lib, II e III p. 139, 249. Ven. 1032. 1775.
4oo
vergognino più di sorgere a lato nella ristampa, meno ancora toll
dei colli bresciani. Con più ragio rabile, essendo più di una volta ne
ne potrei dirio del suo titolo alla saggio stesso citata l'autorità del
obbligazione dell'accademia aven prefato Marin, in prova che più di
do trovato fra suoi manoscritti un' quel voto non abbisognava allora
altra importante Memoria, a quel l'Italia. L'altro opuscolo è una re
consesso di dotti recitata nel 1787, lazione di quanto il Filiasi operò
sulla natura dei luoghi circostanti come fabbriciere della Basilica, pel
a Mantova. Ma non volendo sviar rinvenimento del corpo del vange
mi dall'assunto, non ommetterò la lista, quando terzo, dopo il doge
menzione di altri due opuscoli del Foscarini e il senatore Cornaro,
Filiasi. L'uno è sul commercio, scese egli nella sotto-confessione,
che nell'indice delle opere vedre raggiunse il voto del Toderini,
mo distinto dal saggio, che forma facendo vuotar d'acqua il sotterra
parte delle Mem. Stor. 1811, ove neo, e ordinandone lo spaccato, e
in modo si amplo è trattata la ma tali cure assumendosi, per cui am
teria, che il Filiasi l'aveva anzi in malossi, troppo essendosi trattenu
titolato della grandezza del veneto to sotto quelle volte umide e mal
commercio: titolo che gli fu poi sane. Relazione piena di critica e
cancellato dalla censura del gover di erudizione che puossi riguardar
no di allora. Sul quale saggio è pe come il germe delle belle Memorie
rò da osservarsi, che non sempre posteriormente uscite in luce e
fu giudiziosa e critica la scelta del nel 1855 riprodottesi, dove con
le notizie, alla rinfusa spacciate, e più giustizia doveva ricordarsi il
principalmente, ch'esaurito ormai nome del Filiasi, che riportò vit
l'argomento del commercio dei Ve toria in quell'occasione, lottando
neziani dal Marin, che per esso col con qualche oppositore degl'in
se bella fama, e in Italia e fuori, contrastabili discussi argomen
quel voto del Filiasi sullo storico, ti (1) sulla verità di un fatto, di
che mancava (1) quando stampò cui fu egli testimonio di vista,
egli il primo opuscolo, si era avve come tale firmato nei rogiti alle
rato pienamente dopo, come rile stampe, e dopo lui dal figlio co.
vasi dalla data della grand'opera Antonio, morto il 7 ottobre 1856,
del Marin medesimo, e fu colpa il che gli era succeduto anche nel
lasciar correre quel voto, anche carico di generale direttore dei
Ginnasi. Ho messi ultimi nella ri
(1) P. 6. T. VI. Mem. Veneti, e no vista i due opuscoli, potendosi già
la p. 15 Idem. A S. E. Ferd. Co. di vedere gli altri minori citati nel
Bissingen plenipotenz. dell'Imp. Franc.
II. nelle Provincie Austro-Venete non l'elenco in fine, dove figurano le
piacque che con quel titolo il suo libro due Memorie, una sulle forme ro
comparisse alla pubblica luce. Moschini tonde, quasi allusione ad alcune
Lett. Ven. p. 18o-181. T.II. bizzarre innovazioni del secolo
Narra il Zannini (V. Saggio della vita moderno, l'altra sugli alcioni de
e degli studi di Giustina Renier Mi
chiel, citato nella Biogr. Tipaldo Vol. II. gli antichi, lavoro di erudizione,
p. 363 ) che il Filiasi si occupò di un che prova insieme lo studio del
lavoro sulla storia Veneta quando fu in l'autore nella storia naturale, e
caricato dalla Municipalità di Venezia di
rispondere allo scritto del Capitano d'In
gegneri Cabot : Questions statistiques (1) Serie di critiche osservazioni rel.
concernant la ville de Venise, incarico al corpo di s. Marco del eh. ab. Pel
avuto pur dal Morelli , e che diede legrini già Bibl. della Zeniana, Pinelli
motivo alla Michiel per immaginare le Opuscoli, Vol. VI. 1814. V. l'Indice
graziose e interessanti sue Feste. delle Opere.
4o 1
specialmente nell'ornitologia, su lettere esistente, coi primi lumi
cui lasciò fra mss. varie annota
nari d'Italia, Gallini, Chiminello,
zioni, col titolo di trattenimenti Gualandris, Guarnieri, Rubeis,
campestri sugli uccelli non meno, Volta, Napione, Toaldo, Pinde
che sui pesci, sugl'insetti e sui monte, Zendrini, Cesari e Betti
serpenti, come si mostrò versato nelli, col quale avea più frequente
nelle antichità, colla lettera alle il carteggio: ebbe la ventura, che
stampe, indirizzata al Francesco le più illustri Accademie di Euro
ni, sulle rarità Adriensi, scoperte pa favorissero il suo ardor per la
dal Bocchi, e nello studio pure di scienza, e la Mantovana sopra tut
archeologia, avendo pronunziato te, di cui sciolse un problema, per
il suo giudizio sulle sigle contro migliorar l'aria di quella regione,
verse, tracciate sopra il leone ate però senza coglier la palma, che
niese di marmo, alla porta del no venne al Lorgna aggiudicata (1) :
stro arsenale (1), e avendo veduta e che pure i più celebri giornali di
fra suoi mss. una intiera raccolta
Italia accogliessero e giudicassero
d'iscrizioni, esistenti in Concor le opere sue, come i letterari d'A
dia e Portogruaro, che avea in ani glietti e da Rio, che potean dirsi
mo forse d'illustrare. Più cose fondachi universali di tutte le idee
inedite lasciò il Filiasi, lette in
e carte geografiche dell'opinione
parte all'Ateneo di Venezia, e comune; validi aiuti questi, per
tutte da due anni di proprietà del chi vedemmo mai sazio di osserva
nostro seminario, dove nella serie zioni e sperienze, che insisteva in
degl'illustri vedesi collocato il ri esse per tentar le scoperte, ricor
tratto del Filiasi, e dove mi recai dando il detto del Mouti, che la
ad esaminarle. Sono queste una verità del filosofo è una bella ritro
dissertazione sul passaggio degli sa, la quale non si dà tutta nuda,
ebrei per il mar rosso; una me che in braccio del più importuno.
moria sugl'influssi lunari; alcune Uomo dottissimo, lo riverisce la
congetture sulla natura delle mo Biblioteca italiana (2), modesto,
sche, che infestarono l'Egitto, co pacifico, dabbene, che conciliossi
me quarta piaga di Faraone (2); la stima e l'amore de'suoi, e di tutti
un paralello fra Tiro e Venezia, coloro, cui fu dato di personalmen
di seguito a una Memoria sui pi te conoscerlo. Ed infatti per dar le
gmei arcieri appunto di Tiro (5), prove di tali sue qualità, egli scrive:
di cui parlano le Scritture sante; va, che Iddio formando l'uomo for
brevi osservazioni sul solstizio di
Giosuè e riflessioni sull'esistenza mò un operaio, atto a divenir anche
di Dio e sull'anima umana. Oltre filosofo, e gelosamente apposè stes
so ritenne il secreto delle sue opere;
varie altre scritture imperfette, protestava, che il ben pubblico e
esistono delle lettere familiari so
privato era l'unico suo voto (5);
pra alcuni vegeta bili, delle rifles non avea tarli nel cuore che gl'im
sioni astronomiche e fisiche; po
che note e osservazioni sull'Afri pedisse ro di essere giusto, nè mai
ca. Fu il Filiasi in corrispondenza depose la moderazione, connatura
le al suo animo, fra le battaglie del
epistolare, come da un fascio di sapere e le gare dei partiti mostrò
:
(1) Guida per l'Arsenale di Gio: Caso vera col fatto proprio la
sentenza
ni p. 136. Ven. Tip Ant. 1829.
(i) Relazione Aglietti sessione pubb. (1) p. 37. T. VIII Giorn. d'Italia,
Ateneo 27 Maggio 1815, p. 31. (2) T i, IV, 1829, p. 3, 2, 3o3.
,3 , T. 1, Esercitaz. Ateneo, Picotti, (3) Sulle cause pregiud la Laguna
1827. p. 42
Vol. VII. 27
4o a
maschia del Cesarotti, che la pas ti primi e secondi. Venezia, 1796,
sion della gloria, quando cade in vol. 8.
un'anima nobile, altro non è che 5. Le stesse con un Saggio sul
il risultato delle proprie forze, com l'antico commercio, arti e mari
binate coll'ammirazione e coll'a na dei Veneziani, e con un Indi
mor del perfetto, al di cui esem ce compilato da D. Sante della
plare l'arrestarsi in qualche guisa, Valentina. Padova, 181 1, vol. 7,
a tenor delle nostre facoltà, forma in 8.
l'ambizione e il premio di ogni a 4. Osservazioni sopra l'antico
matore del bello. Era di specchiata commercio dei Veneziani, con
morale e pietà; tenero della fami due Appendici sull'antico stato
glia, ch'è la prima scuola di ogni delle arti presso di essi, e sulla
verità, la prima palestra di ogni marina militare. Venezia, 18o5,
virtù, principio e immagine del in 5.
civile consorzio: e ardeva di carità 5. Delle strade romane che
per la patria, che volle, a così e passavano anticamente pel Man
sprimermi, decomporre, parlando tovano. Guastalla, Costa 1792,
del suo cielo, del suo clima, delle 1n º,
sue acque, per occuparsi de' suoi ci Relazione sulla scoperta real
bisogni e de' suoi diritti all'ammi tà delle preziose reliquie di S.
razione e alle cure dei figli. Talchè Marco. Inserita negli Opuscoli
Venezia, anzi l'Italia, serberà sem letterarii, impressi dallo stamp.
pre memoria con amore e ricono Pinelli, 1815.
scenza del conte Jacopo Filiasi, il 7. Memoria del co. I Filiasi
cui nome dolce vivrà sulle venete sopra il Corpo di s. Marco, a
lagune, come di Scipione Maffei confutazione delle osservazioni
vive la fama sull'Adige (1). critiche dell'ab. Pellegrini. Pi
nelli, 1815, Vol. VIII.
O p E R E.
Meteorologia.
Storia.
8. Memoria delle procelle, che
1. Memorie storiche dei Veneti annualmente sogliono regnare
primi. Venezia 1781, vol. 2, in 8. nelle maremme Veneziane. Ven.,
2. Memorie storiche sui Vene Zatta, 1794, in 8.
( 1 ) Del Filiasi scrisse una Orazione della Letteratura veneziana del Mo
l'ab. Driuzzo, rimasta inedita, e che schini, che ognuno sa che non senza
recitò nella Chiesa dell'I. R. Liceo-Con qualche pregio abbonda d'inesattezze,
vitto di s. Catterina, nella cui ammi e, ciò ch'è più, fu scritta mentr era an
nistrazione ebbe parte il Filiasi per cora vivo il Filiasi. – Da un nostro
qualche tempo in qualità d'impiegato. amico siamo stati assicurati esservi nel
Non crediamo che il lavoro del Driuz Conversation's Leaicon che si pubblica
zo contenga cose che ne facciano de in Lipsia un breve ma bell'articolº
siderare la pubblicazione. – Il defunto sul conte Filiasi. Ma quello che offria
prof Grones stava raccogliendo le No mo al pubblico ci fa piacere il dire che
tizie del Filiasi per tesserne l'Elogio; è uno de più compiuti e diligenti che
quando ne fu impedito dalla morte. siano usciti in luce intorno un uomº
Egli era amico del Filiasi, il quale an la fama del quale tuttochè poco menº
zi gli aveva indiritta qualche polemica che sotterrata per ora con esso, deve
sull'argomento delle Acque Ignoriamo sorgere iudubitatamente e distendersi
per altro quale destino abbiamo avuto le per le bocche del nostri figli (Anellº
memorie raccolte dal Grones. – La Bio di Sette Gemme facc 74). -

grafia Universale nel parlare del Filiasi L'Editore.


(che scrisse Filiassi) si servi della Storia
4o5
. Memorie sulle annuali vi rono nel nuovo Giorn. d' Italia,
cende atmosferiche. Ven., 18o 1. spettante all'Agricoltura, Arti ec.
1o. Osservazioni sopra le vi Ven., 1791-1792.
cende annuali atmosferiche di 22. Sopra il disboscamento dei
Venezia, e paesi circonvicini, Monti. Memoria inserita nelle
estese dal Filiasi. Ven., And., Memorie scientifiche e letterarie
1828, in 8. dell'Ateneo di Treviso.Ven., And.,
I 1. Delle Rune degli Appen 1819, Vol. II.
nini. Dissertazione inserita nel 25. Esame della proposizione:
Giornale di Padova, 18o6, p. 92, il Diluvio universale è una chime
12. Relazione del Turbine , re assurda in fisica, e dimostra
scoppiato in Venezia il 15 giu ta impossibile dalle leggi della
gno 18o6. Inserita a pag. 266, del gravitazione e dei fluidi, non che
T. IX del Giornale di Padova, dalla insufficiente quantità del
18o5. -

l'acqua ec. ec. 1797, e 18oo.


24. Lettera del sig. N. N. so
Idraulica. pra alcune riflessioni pubblicate
in un recente opuscolo dell'auto
15. Osservazioni sopra l'Opera: re delle Memorie storiche dei
Memorie storiche dello stato an Veneti primi e secondi, in 8.
tico e moderno delle Lagune di
Venezia di Bernardo Zendrini. Agraria.
Trovansi inserite nel Vol. II, del
la Scelta di opuscoli scientifici e 25. Del celebre e prospero riu
letterarii. Ven., 1812, Andr., in 8. scimento del Moro papiriſero e del
14. Ricerche storico - critiche Rus, piante indigene dell'Indie
sull'opportunità delle Lagune ec. Orientali, coltivate dentro e fuo
Ven., 18o5. ri della Città di Mantova, Lette
15. Osservazioni sulle cause, ra, Mantova, 179 . Sta nel nuo
che possono aver pregiudicata la vo Giornale d'Italia. Ven., 1 792,
Laguna Ven., 182o. Tip. Perlini, T. III. -

16. Riflessioni sopra la cor 26. Lettera all'Arduino, nella


renti a littorale o radente dell'A quale si pongono in vista parec
driatico e del Mediterraneo . chie piante esotiche di facile e
Giornale da Rio, Pad, 181 1, del grande accrescimento, l'introdu
T. XXIX, a pag. 49, 97, 195. zione delle quali riuscir potreb
17. Riflessioni sopra i fiumi e be vantaggiosissima nelle vene
le Lagune. Picotti, 1817, in 4. te provincie. Sta nel T. IV. del
18. Osservazioni sopra l'alza Giorn. sudd., p. 25, 5o.
mento del flusso marino nelle 27. Memoria letta nella R. Co
Lagune Veneziane. Treviso, And, lonia Agraria di Mantova sulla
i 826. coltivazione delle colline Manto
19. Risposte e Riflessioni alle vane. V. Giorn. nuovo d' Italia,
Note dell' Opuscolo del march. Ven, 1797, p. 155-14o.
Poleni sulle Lagune Venete.Ven., 28. Memoria letta nella Co
Picotti, 18 18. lonia Agraria di Mantova nel
2o. Osservazioni sulla Lettera 1796, sulla coltivazione dell'alta
all' Autore delle Riflessioni, pianura Mantovana. V. Giorn.
i 819. sudd. p. 161, 17o.
2 1. Alcune lettere al sig. Ar
duino sull'utilità delle marem
me e dei lidi nostri. Si stampa
4o4
primarie famiglie ascritto; a tace
Astronomia. re di esserlo pure stato nella Spa
gna e nella Francia, dove tramu
29. Lettere familiari astrono tatosi si disse de Ribera e de Ri
miche. Ven., 'i ip. Picotti, 1818. vière, e fiori per uomini in ogni
maniera di virtù e di dignità ec
Erudizione. cellenti. Allevato fin dalla prima
adolescenza ne buoni studi e nel
5o. Lettera al sig. ab. France la pietà, venne mandato in Bolo
sconi intorno ad alcune antichi gna e chiuso nel collegio de'no
tà Adriensi. Sta nel T. XIV, p. bili detto di s. Saverio, cui rego
255 del Giorn. di Padova, 18o6. lavano i padri della compagnia di
51. Gli Alcioni degli antichi. Gesù. Ricondotto in patria, forni
Memoria inserita nel Mercurio, to appena diciotto anni, fu nella
Ven, Tip. Zerletti, 18 io. civile ed ecclesiastica ragione in
52. Delle forme rotonde. Me quell'insigne collegio addottorato.
moria inserita nel Vol. V. Ven., Entrato nella gioventù con ottimo
181 1, Tip. Zerletti. capitale d'istruzione, si recò in
55. Parere intorno le iscrizio Roma, ed in questa città non la
ni, tracciate sopra il Leone Ate sciò modo per esercitarsi ed avan
niese di marmo alla porta del zare profittevolmente in ogni ge
l'Arsenale in Venezia, nere di studi liberali : dei quali
GiaN-JAcopo FoNTANA. diede alla presenza di uomini eru
diti onorevole sperimento. In di
RIVERA o RIVIERA (Dome ritto civile e canonico parve loda
Nico), nacque in Urbino il giorno bilissimo agli uditori della sa
5 dicembre, del 1671, da Gio. Car cra rota e della signatura ; ad
lo, (gonfaloniere di quella città, ogni ceto di persone si lasciò co
profondo giureconsulto, oratore e noscere per giovane, di cui gran
poeta, sì come leggesi nel Comen de profitto si doveva sperare. E
tario degli uomini illustri di Ur le speranze non fallirono : che
bino, e promotore della laurea che da indi a non molto per onorare
prese nella medesima città Cle papa Innocenzo XII, recitò in fre
mente XI, alla cui famiglia era schissima età al cospetto di cardi
ei legato con vincoli di sangue) e nali nitidissima ed elegante ora
Cinzia Fazzini: signori ambidue zione, che gli fruttò stima da qua
di splendido legnaggio. Gli ante lunque trasse ad ascoltarlo, e be
nati di lui, fregiati della nobil nevolenza dal pontefice; il quale
tà romana di primo ordine fin volendosi mostrar grato e proteg
dall' anno 1562, mantenevano gitore degli studenti, lo die coa
nobiltà antica e pregiatissima in diutore al chiarissimo monsignore
Aquila, città illustre degli Abruz Fabretti nelle secrete custodie,
zi, da cui Luigi avo di Dome che si hanno degli archivii di Ca
nico si trasferì in Urbino, ove stel s. Angelo; ufficio gelosissimo
fermò suo domicilio, e meritò gli e solito addossarsi soltanto ad uo
onori di quel patriziato : on le mini di sperimentata virtù e dot
il Rivera può dirsi aquilano, trina ch'egli ottenne , morto il
discendendo suo casato dal ra Fabretti, e resse con quella lealtà
mo degl'incliti conti dei Marsi, e saviezza, che aveva in lui scorto
assai prima che Aquila sorgesse, il pontefice.
ed essendo per agi di fortuna, per Nello stesso anno asceso al pon
cariche ed officii pubblici fra le tificato Clemente XI, ebbe ca oo
4o5
di trattare e scrivere delle cose ead un somigliante incarico (1).
dei diritti della s Sede, ed acqui Parimente nell'anno 1718 alla
starsi sempre più fama di uomo e Chiana con plenipotenza manda
sperto ne governi e nelle lettere. to dal Papa e tenuto colloquio col
Oude nel 17o7 al valorosissimo senatore fiorentino che stava per
Eugenio (allora in guerra e capo parte del gran duca di Toscana,
di numerosa oste) fu mandato le si acconciò con esso lui per forma,
gato, e con esso lui si mostrò si che tolta da ambe le parti ogni
prudente e cauto che gli riuscì il contesa e statuite oneste e non re
bolognese e il ferrarese sgombera fragabili condizioni, fu impedito
re delle truppe che vi svernavano. alle acque della Chiana di più ir
Ad altri principi d'Italia fu spe rompere sui campi dello stato ro
dito in ambasceria, e n'ebbe da mano. Queste cose crebbero ripu
tutti onore e premio di conosciu tazione e onore al Rivera. Morto
ta virtù. Clemente XI, fu posto a tener
Sbrigatosi di questi carichi cura di quanto abbisognava per la
con ogni probità e destrezza, fu unione e mantenimento del con
dal Papa chiamato a stare in Ro clave: meritò lode d' incompara
ma : meritò di essere canonico in bile generosa attività; talchè as
s. Maria in Via lata; di poi un sunto al pontificato Innocenzo
canonicato della basilica Vaticana XIII, tostamente videsi eletto
se gli offerse: dalle segrete con scrittore delle secrete lettere, ed
gregazioni fu trasferito a quelle insieme al cardinale Spinola, se
che si dicono concistoriali; delle gretario di stato, divenne princi
lettere latine poscia scrittore: in pal consiglio del Papa. Erano i
segnatura referendario quasi nel due che veramente la fiducia del
lo stesso tempo, e finalmente pre sovrano godessero; e tutto che in
lato domestico si vide chiamato. quel tempo venne con lode ma
Tutti questi onori ebbe e meritò, neggiato, debbesene principal
e i diversi officii con diligenza, mente dar merito e gratitudine al
fede e dottrina compi. Quando Rivera; il quale o ne fu egli stes
nel gennaio del 17, 6 ebbe posto so autore, o molto co' suoi sugge
nella congregazione delle acque, rimenti cooperò.
fecesi vieneglio diligente e destro Ma due importantissime com
uono ammirare, ponendo ogni missioni in quel torno sbrigò feli
cura affinchè le acque si compar cemente: la investitura del regno
tissero alla città copiose e libere delle due Sicilie, che poi fu com
da qualunque infezione. Essendo ceduta a Carlo VI, e la restituzio
in Romagna inviato visitatore apo ne alla s. Sede della terra di Co
stolico l'anno 1716, fatti a sè ve macchio. La quale per la imma
nire i chiarissimi matematici Ce
tura morte del Papa regnante si
lestino Galliani e Guidone Gran effettuò sotto Benedetto XIII, e
di, fece ricostruire solidissimi ar il Rivera continuò sempre nel
gini sul Reno, acciò, raffrenato maneggio di cose pubbliche con
nelle sue sponde, più non dan pari destrezza e magnanimità : e
meggiasse con in petuosi sbocchi quando poco dopo uscì Papa Cle
le floride campagne del ferra mente XII, vesti (meritato com
rese e del bolognese : per la qua penso alle sue virtù la porpora
le opera egli stesso scrisse e die
de in luce una molto erudita
(1) Vedi la Raccolta d'autori italiani,
dissertazione, della quale potesse che trattano del moto delle acque. Bo
giovarsi chiunque fosse chiamato logna, 1824, tom. IX, pag. 254.
4o6
dei cardinali: la quale anzichè blicò in latino una lettera diretta
rallentarlo, vie maggiormente lo al Rivera (1) significando della sua
accese a dar sua opera in avvan dottrina e gusto ai buoni studi
taggio della s. Sede; onde Cle doverne obbligo a lui ; che fin
mente, che molto lui conosceva e dai primi anni seppe distaccarlo
stimava, dichiarollo suo legato a dalle pessime e gia odiate usanze
latere, e le Romagne gli offerse a d'istruzione, le quali erano si fat
governare. Il Rivera rifiutò gene tamente abbarbicate in Italia, che
rosamente quest' onore per testi il Maffei confessa, correvangli ven
ficare che niun privato interesse, tiquattro anni, ed appena di no
niuna cupidità o ambizione domi me conosceva Dante: il Rivera glie
nava il suo cuore, ma solo amore lo mise tra le mani, e gli fece pra
al pubblico bene aveagli fatto ac ticamente aperta la via che a vera
cettare tante cariche ed officii. e gloriosa sapienza conduce.
Ma ad un uomo qual' egli era Nella erudizione delle cose an
così benemerito non sarebbe mai tiche trovò special diletto, e se
stato conceduto dal regnante rima fornì a segno che lo stesso Maffei
nersene ozioso: più anche essen ed il chiaro Brenkmanno (2) il ri
do salito a regnare in Vaticano conobbero loro principal lume e
quella luce immensa, incompara maestro. Alle scienze di diritto e
bile di Benedetto XIV, al quale di pubblica economia attese con
certamente non passava sconosciu egual dottrina e celebrità , non
to, nè senza premio chiunque per trasandando gli esercizii di amena
ingegno e per bontà si elevasse. letteratura. Parecchie opere la
Io non saprei notar cosa che più sciò, delle quali alcune è indegno
onori la memoria del Rivera quan che rimangano inedite. Una che
to di aver meritato l' affetto e ne venne in luce, e fu la vita del
la grazia di papa Lambertini : e suo celebre concittadino Raffaello
da ciò parmi potrebbesi per chiun Fabretti, da lui data in latino, me
que cavar sufficiente materia di ritò che il Crescimbeni la volges
grand'encomio. Peraltro in quel se in italiano, e tra le vite degli
tempo nobilissima occasione di far Arcadi fosse inserita. (5)
maggiormente sua bontà ricorda Questo illustre cardinale, non
re, a lui diede la infelicissima ca men buono che sapiente , orna
sa degli Stuardi : alla quale egli si mento della porpora romana e
accostò principal conforto, ed il re delle lettere italiane, meritamen
Jacopo III, in quelle sue sciagu te inalzato ai primi onori e giu
rate traversie con ogni maniera di stamente lodato per ingegno e bon
ottimi e generosi ufficii (soccor tà dal Guarnacci, dal Novaes, dal
rendolo e giovandolo di prudenza Cardella, dal Corsignani, dal Ser
e di consiglio) in perpetuo si ob gardi, dal Rondinini, dal Fabroni,
bligò. dal Buonafede, dal Penimezzi ,
Chi cercasse la coltura del suo dal Lami, dal Mignonio, nel Co
ingegno e de suoi studi, facilmen mentario degli uomini illustri di
te l'ammirerebbe, che in tante oc Urbino, nel gran dizionario del
cupazioni di governo sapesse tro Moreri, in quello di Bassano, cal
var modo e tempo ad ornar l'ani do proteggitore di monsignore
mo di buone e peregrine lettere.
Le quali gli acquistarono stima (1) Antiquit. Gall. ep. X X.
(1) In Hist. Pandect. lib. 4. pag.
nell'universale, e gli valsero l'am 396.
mirazione di un prestantissimo 13) Tomo I. delle Vite degli Arcadi
uomo, Scipione Maffei, che pub pag. 89.
4o7
Carlo Maiello e di molti altri uosegnamento in vari collegi della
mini dotti e virtuosi, fini di vive
compagnia. Un improvviso insulto
re il giorno 2 novembre 1752, ul di petto che minacciava fatali con
timo germoglio di quel ramo, che seguenze, lo costrinse ad inter
al cielo d'Urbino crebbe splendo rompere tali occupazioni, e quelle
re, dell'antichissima e nobilissima insieme dei favoriti suoi studi. Fe
famiglia Rivera o Riviera. Chè al licemente riavutosi, cercò nella
tri due rami n'esistono tuttavia : poesia sollievo alle noie della con
l'uno in Napoli nella persona del valescenza. Diresse al suo degno
la marchesa Lucrezia Rivera, con collega Roberti uno sciolto sulla
sorte del chiarissimo personaggio rugiada, che quel fino estimatore
il marchese Giovanni d'Andrea, di letterarie amenità, nella quarta
ministro segretario di stato per le delle annotazioni al proprio poe
finanze e per gli affari ecclesiasti metto sopra le Perle, chiamò ele
ci del re delle due Sicilie e bali gantissimo. E fu in questi ozi che
dell'ordine gerosolimitano, e l'al pure in versi trasportò quando li
tro in Aquila nei fratelli germani beri, quando rimati la Bucolica
Luigi barone di Vittorito, e Ce di Virgilio, uscita in luce pei tipi
sare cavaliere gerosolimitano, e Carpensi l'anno 1764. Appieno
consigliere di quella Intendenza: restituito a salute, riassunse il ca
figliuoli di Francesco, sesto di sua rico delle scuole, indi in Parma
prosapia, cavaliere di giustizia nel studiò teologia. Insegnò belle
l'ordine di santo Stefano di To lettere in Piacenza, ove fama ot
scana. Le ceneri di lui hanno ri tenne di buon poeta, siccome at
poso in Roma nella chiesa dei ss. testa il rinomato Bolognese Ales
Apostoli, titolo di sua cardinalizia sandro Grazioli. Passato quindi
dignità, in un tumulo che ancor professore di eloquenza nella dot
vivente si fece fare, in cui leggesi ta Padova, tale riputazione acqui
questa breve iscrizione, da lui me stavasi di filologo non ordinario,
desimo dettata, e però modestissi che nell'anno 1754 il serenissimo
ma: sendo modestia vaga corona duca di Modena Francesco III lo
alle altre virtù di uomini vera chiamava fra i suoi bibliotecari,
mente grandi. presieduti dal celebre p. Zaccaria.
Al servigio di un principe illumi
D. O. M. nato, in mezzo ad una florida e
DOMINICPS
B fSILICAE. SS. XII. APOSTOLORVM colta dominante, potè far risplen
. R. E. dere i propri talenti, e moltiplici
PRESB PT ER. CARDINALIS. RIVERA.
VRBINAS
lumi, a rendere gli uni e gli altri
A 1 IIT. ANN. Lra XI. MENS. rr. più amabili con quella ingenuità
O BIIT. DIE. II. NOVEMBRIS. di carattere e dolcezza di tratto
A. MDCCLII.
ORATE. PRO. EO che in lui spiccarono singolarmen
te. E furono simili prerogative
FeRDINANDo RANALI 1.
che sopra di lui gli sguardi so
GABARDI (ABATE GIoAcHINo), vrani attrassero, quando trattossi
nacque in Carpi, ducato di Mode di scegliere il letterario educatore
na, nell'anno 1719 Frequentò in dell'ultimo rampollo della Esten
patria le scuole dei Gesuiti, fin se famiglia Maria Beatrice, madre
chè nell'ottobre 1756 ne vesti le dell'odierno regnante ; dilicato,
divise in Novellara. Dopo il corso difficile impegno, al quale felice
di umane lettere in Piacenza com mente corrispose. Da tali occupa
pito, e quello di filosofia in Bolo zioni non fu assorbita la di lui at
gna, fu destinato al letterario in tività. Nel volume IX pubblicato
4o8
nel 1756 della Storia letteraria di onorato dalla corte Estense, ap
Italia compariscono gli eruditi di prezzato dagli stranieri per la vasta
lui lavori. Benchè non se ne leg erudizione, amato dai concittadini
ga il nome, è fuor d'ogni dubbio per il complesso delle sociali virtù
che quanto appartiene alla storia, cui per eccellenza possedè, s' in
alla poesia, all'eloquenza, alle procamminava alla più florida vec
fane antichità, è suo. Infatti nel chiezza, una crudele idropisia di
tomo Xl I ove cominciarono a petto, ed un crescente languore lo
porsi in margine di ogni capo le assalirono, annunciandogli l'ulti
iniziali dell'Autore, vi si osserva mo disfacimento. Cercò ristoro
annunciato con le lettere G. G. La all' acerbità del male sotto il cielo
Storia letteraria si chiuse col Vo nativo, nell'aria campestre, in se
lume XIV, e ripigliossi col titolo no ai congiunti, ma la miuna tre
di Annali letterari, dei quali tre gua esperimentata lo convinse del
tomi videro la pubblica luce, e l' la inevitabile prossima fine. Preso
ultimo nel 1764. Qui pure leggon con fermezza l'estremo congedo
si estratti di lui: in essi leggiadria dai suoi, vietò loro di segnirlo nel
nello stile, imparzialità nei giudi la città. Ivi con l'imperturbabile
zi, senno nelle riflessioni, sobrie serenità d'animo che la sola Re
tà e piacevolezza nella critica. Di ligione inspira, attendeva la mor
tali pregi diede egli saggio nella te; quando colpito da improvviso
Dissertazione sopra una medaglia apopletico insulto, il 22 giorno di
del re Minnisaro, che inserì nella agosto, volava al premio eterno ai
parte II degl' indicati Annali art. buoni riserbato. – Lasciò non po
XI lib. 4 , Biblioteca di varia chi manoscritti, dimostranti la di
letteratara. La fatica che più gli lui solerzia nel raccogliere ed
fu cara, e più d'ogni altra fece ordinare materiali eruditi. Non
conoscere il sapere di lui, fu il pochi si riferivano alla prefazione
Catalogo dei Manoscritti greci e cui ordiva per l'enunciato catalogo
latini della modenese Biblioteca. ch'essere doveva pubblicato, e
Nell' esattamente ordinarli palesò questi relativi ai principii , pro
discernimento, cognizioni, e so gressi, vicende, regolamenti, ed
pra tutto possesso non comune illustri prefetti della Estense Bi
della greca lingua, della quale di blioteca. Altri per servire alla vita
lui dote fa pure intera fede l'illu del famoso Guarino da Verona, di
strazione di tre lapidi del Museo cui distinse ed annoverò le opere
Nani che leggesi nel volume II, con maggiore esattezza di quella
parte I, del Saggio critico della usassero Zeno, Maffei, Fabricio e
corrente letteratura straniera.Or Mansi. Altri per la storia de tem
dinò, e pubblicò nel 1772 l'opera pi suoi, e delle notabili vicende
del p. Stanislao Bardetti su la lin della religiosa società in cui visse.
gua dei primi abitatori d'Italia, Sono ancora fra quelli poesie ita
premettendovi una vita dal chia liane e latine. Preparava la storia
rissimo autore, scritta nella ma dei Prefetti di Roma, allorchè l'
niera semplice e maestosa di Cor edizione dell'applaudita opera del
nelio Nipote. La fama di cui meri Corsini intitolata Series Praeſe
tamente godeva, eleggere lo fece ctorum urbis ab urbe condita ad
a stendere il funebre elogio di annum usque 1555, fu cagione che
Francesco III da lui nelle solenni ne abbandonasse il pensiero. Miedi
esequie recitato il giorno 12 mag tava in fine di pubblicare la vita di
gio 178o, il quale meritò di essere Dante, ed aveva accumulato a tale
pubblicato. Ma nel mentre che scopo materiali copiosi . Ma ſu
4o9
prevenuto dalle memorie eruditis concenti che il Gabardi più tene
sime pubblicate dal signor Giu ro d'anni ancora di lui, dal clavi
seppe Bencivenni Pelli direttore cembalo traeva. Con raro esempio
della R. Galleria di Firenze. I,' di modestia la propria inferiorità
amico e collega di lui, il chiarissi conobbe, e così doppiamente ala
mo abate Tiraboschi, ne dettò la cre allo studio intese, da quindi
onorevole epigrafe. – Joachimo riuscire quel grande in altissima
Gabardio – Atestiorum Princi fama salito. Ma sviluppatasi nel
pum – A Bibliotheca – Mariae Gabardi invincibile tendenza alla
Beatricis. Archid. Austr. Insti meditazione, nel crescere degli
tutori – Quod – Graecis. Latinis. anni tutto volse il pensiero alle
Italicis – Literis. Diligenter. Ex filosofiche e matematiche discipli
cultis – Morum. Insuper. Suavi ne, e non più considerò la musica
tate. – Atgue. Honestate. – No che quale piacevole sollievo alle
vum. Patriae. Decus – Addide fatiche dello spirito. Stretto della
rit – Carpenses. PP. CC. – Ci più tenera amicizia con quell'alto
vi. Optimo. Et. Benemerenti – ingegno di Paolo Ruffini, percor
PP. – Obiit XI. Kal Sept, A. R. sero uniti e reciprocamente soc
S. MDCCXC – Aet. LXXI. – corritori il difficile aringo, finchè
Scolpita doveva questa apparire la necessità di vegliare sopra i do
nel monumento cui statuivagli la mestici affari lo costrinse al ripa
patria con pubblico decreto dei 24 trio, senza che riportare curasse il
gennaio 179, rimasto fino ad oggi meritato grado accademico. Men
ineseguito. Voglia almeno la di lui tre abbastanza provveduto di be
famiglia a negligenza provvedere ni, preferì mantenersi in quella
soverchiamente protratta. onorevole indipendenza che per
O. G. mette di coltivare la scienza per il
solo amore di lei. Videsi quindi
GABARDI (FERDINANDo), ma nella età che la maggior parte de
sceva in Carpi l'anno 1767 da Si gli uomini a secondare il bollor
gismondo e dalla contessa Anna delle passioni trascina, il più del
Colombo di Modena. Orbo rima tempo trascorrere nel silenzio del
sto del padre in età ancor tenera, proprio gabinetto, assorto in pro
l'affettuoso prozio abate Gioachi fonde meditazioni dirette a spin
no soggetto dell'articolo preceden gere le matematiche e la filosofia
te, ne assumeva le veci. Chiamato oltre i confini fra cui rinserrate
il fanciullo a sè vicino in Modena, apparivano. Sulle prime occupossi
solerte vegliò alla più accurata di di una ricerca metafisica sopra la
lui educazione, alternandola insie soluzione delle equazioni algebrai
me dell'utile e del dilettevole. che determinate intere e genera
Cosicchè mentre dava opera agli li. In seguito associando il filosofi
elementi delle lettere umane con co al matematico ragionamento,
la più felice riuscita, la musica cercò di stabilir regole certe per
pure coltivava, riuscendo in essa formare un'armoniosa prosa, per
così da eccitare la più fondata spe fissare giuste norme di contrap
ranza che presto avrebbe i sommi punto, poi di architettura: quella
raggiunto. E ciò ebbe a dichiarare di esattamente dimostrare le verità
quel maestro chiarissimo Bonifa rivelate in confutazione del siste
zio Asioli da Correggio, che gio ma della natura; di allargare i li
vinetto ancora, e mentre già da miti della geometria e dell'alge
tutti era un prodigio dell' arte bra; di spiegare con la maggiore
considerato, ebbe ad ascoltare i certezza possibile la natura e gli
4 1o
effetti della memoria ec. ec. Conlume, nel mentre pensava render
cepì il piano e la teoria di una lo di pubblica ragione, una ma
nuova scienza che intitolò Idome lattia di petto in brevi giorni sul
tria destinata a rendere chiare le cominciare dell' ottobre 18o2 lo
idee oscure. Questa gli servi di rapiva alla patria, agli amici, ai
scala al ritrovamento dell'altra parenti, compiuto appena il setti
nuova scienza cui intitolò Panto mo lustro di vita. Perdeva così l'
metria, o calcolo universale appli Italia un uomo il cui forte sentire,
cabile a cose di qualunque natu il cui profondo ingegno avrebbe
ra, e quindi ai principii d'ogni ro senza dubbio condotto ad ac
scienza. E già da parecchi anni crescere il bel numero dei grandi
indefessamente occupavasi di tali che più l'onorarono in ogni tem
investigazioni e difficili lavori,po. A non essere distratto dagli
quando le vicende del 1796, altra studi prediletti, sciolto visse dal
direzione vennero a dare alle sue nodo coniugale. Religioso, mode
idee. Utopista di buona fede come sto, rifuggì mai sempre da pub
colui che quasi straniero fino allo bliche incombenze. Fu principe
ra vissuto alla società, abbastanza perpetuo nella patria letteraria ac
non ne conosceva le male arti ed cademia, dove più volte lesse pre
i vizi, credette giunta l'epoca di gevoli discorsi e sulla natura del
una felice rigenerazione. Al ge bello, e sul movimento da impri
nerale in capo Bonaparte, ch'ei di mersi alle scienze ed alle lettere.
questa considerava l'istrumento, La maggior parte degli scritti di
diresse col mezzo delle stampe lui è dalla famiglia conservata.
O. G.
una lettera di oltre cento pagi
ne, esprimente alcune di lui opi
nioni in proposito. Nell' anno BIONDI (LUIGI), nacque in
seguente altro scritto pubblicò in Roma il dì 21 settembre del 1776.
titolato Arte del popolo, forman Provenne da famiglia nobile ed
te necessaria appendice alla det antica di Montalto nel Marchigia
ta lettera. Associato col fratello no. Il padre ebbe nome Lanno, e
Carlo instituiva nella propria ca fu valente giureconsulto, e la
sa una tipografia intitolata Car madre Girolama, per cognome
lo Fernandi con il nobile intendi Squarti, donna di specchiata vir
mento di solo venire pubblicando tù. Il Biondi però insino da primi
opere di verace e soda utilità. E anni ebbe a provare nemica la
già ne usciva la Frusta letteraria fortuna, imperciocchè questa gli
del Baretti, una eletta di articoli tolse il padre e con esso la mag
della grande Enciclopedia france gior parte delle domestiche so
se, tradotti dalla cognata di lui stanze, necessarie per lui e per le
Mantica nata contessa Brocchi di minori sue sorellette.
Treviso tuttora vivente, e nota fra Compiuti appena gli studi delle
le italiane donne distinte per cul umane lettere nelle scuole del
tura ed ingegno. Davasi quindi a collegio romano sotto la disciplina
tutt'uomo ad una grand'opera in dei celebri Vincenzo Fuga, Giu
titolata: Riflessioni sul bisogno, la seppe Petrucci e Raimondo Cu
possibilità, ed il modo di rigene nich, gli fu forza rivolgere la
rare le scienze, le arti, i costu - mente ed il cuore, da natura in
mi. Ma la dilicata complessione chinati a più care discipline, alla
che sortita aveva dalla natura non spinosa meditazione delle leggi,
potè a lungo durare a tante fati dalle quali soltanto sperava poter
che. Compito appena il primo vo trarre sostentamento onorevole pei
41 i
suoi, e per sè. Nè l'acerbità dello orecchie aperte, ascoltò le ammoni
studio in quelle faticose discipline zioni, nè volle togliersi in appres
il fiaccò, e siccome era fornito di so anche un momento dal dritto
pronto ingegno, ben presto si det cammino. Talchè nell'Arcadia ove
te a conoscere profondo legale, si declamavano famose composi
talchè con assai sollecitudine ebbe zioni, fedele al principio, non
incarichi lucrosi nel foro. In ap produceva se non che quello che
presso amato da monsignore Tas egli coniava di puro e prezioso
soni, prelato di molta dottrina, gli metallo. E nondimeno sebbene
fu aiutante di studio nella sacra non bevesse che a chiare fonti,
Rota romana, indi divenne audi pure ebbe a dolersi in una sua
tore, allorchè il Tassoni medesimo lettera a G. C. di Negro inserita
passò al posto di uditore di papa nel tomo XXXXVII del Giornale
1Pio VII. Arcadico di non avere potuto (ed
Ma le severe discipline di A era per somma modestia) valersi
strea non valsero a toglierlo mai dei preziosi e sicuri insegnamenti
dal soave commercio delle muse, del Pasqualoni che gli fu guida.
al quale, fornito di vivace e robu Nè già il Biondi si limitava a det
sta fantasia accordava quel più dei tare versi per iscritto, che traspor
momenti d'ozio che gli era possi tandolo la vivace fantasia, a quando
bile. Perciò infino dalla prima a quando ne diceva all'improvviso
giovinezza le sale d'Arcadia risuo ed in ciò aveva a compagni il Di
narono de' suoi versi ed eccheg Negro più sopra mentovato e quel
giarono per gli applausi che ne robusto ingegno del Perticari,
r1SCOSSe, mentre uno e l'altro dimoravano
A quei dì il gusto degli Italiani in Roma per lo studio delle mate
lungi dall'accontentarsi delle pa matiche e delle leggi. Di questi
trie opere insigni nella letteratu improvvisi ci rimangono a stampa
ra, lungi dal cercare per fonda-. alquante ottave in sulla morte di
mento di dottrina, quelli che fu Germanico, ed un poemetto inedi
rono già estimati siccome canoni to col medesimo metro, sull'Aurora.
assoluti del bello, volgevano a Nel 1818 il Perticari tornossene
merce straniera, e più correvano a Roma, e siccome nella primissi
al belletto forastiero che alla sem ma giovinezza egli aveva in parte
plice e non fucata leggiadria del seguitato i traviati contemporanei,
terreno nativo. Laonde noi veg in appresso gli seppe abbandonare
giamo che in sul piegare del se affatto, appigliandosi interamente
colo scorso le scritture, ed in ispe ai classici più severi. Si strinse
zialtà la poesia, d'italiano non a vieppiù d'amicizia col Biondi, e
veva più che nome, e quasi più tale amicizia valse al Biondi che
non erano che pensieri e modi eso si togliesse affatto anche la più
tici, procurato di trapiantargli qui, leggera macchia di consentaneità
e ne manco con terreno nostrale. co pervertitori delle lettere. Pd a
Nè le fatiche di coloro che pian ragione maraviglia il chiarissimo
gevano per la rinegata patria va Stefanucci nell'Elogio del Biondi,
levano a fermare il pazzo andare che questi oltrepassato l'ottavo lu
degli sfrenati, che anzi con mag stro, assai facilmente dimettesse
giore pressa correvano, ed infinito ogni sua precedente opinione, im
numero di genti traevano seco in perciocchè la mente umana giun
quelle vergogne. ll Biondi però ta non lontana dalla vecchiaia anzi
poco fu in fra i seguaci, che av che cedere si rafferma nelle con
vertito a tempo, ed avendo le cepute idee, vere o false che sieno.
412
Di tali consigli del Perticari, e per l'acutezza delle illazioni e per
della utilità che cavava dagli scrit la critica, a voti concordi nel 1855
ti del medesimo Perticari dolce fu eletto presidente, indi negli an
mente canta mi appresso riconfermato, della
Sempre ſui teco: d'ogni tua parola
romana accademia d'archeologia,
Fei bel tesoro nella mente, e quale Il Biondi nella pace delle let
E' il mio saver, l'appresi alla tua scuola. tere, ed accompagnato dai ne
Perche nel tempo ardente e nel brumale cessari mezzi onde vivere deco
Stando teco seduto in chiusa stanza
Leggea qual e scrittor, ch'alto più sale: rosamente, non aveva altro pen
E tuoi scritti legge a fatti a sembianza siero se non che la gloria d'Italia
Di quegli antichi, e l'orme tue calcando, ch'ei cercava di accrescere con le
D'esserti almen secondo ebbi speranza.
opere sue. Ma la fortuna il più
Nel 1819 col Perticari istesso, delle volte a buoni nemica, per
col Borghesi, col Tambroni, con mostrargli che nelle umane cose
l' Odescalchi fu immaginata la la contentezza a lungo non dura, e
pubblicazione del Giornale Arca che appunto allora che tutto sen
dico, nel quale era fondamento di bri sorriderti d'intorno, stanno
sostenere il buon gusto e la purità dappresso le tenebre e 'l pianto,
delle italiane lettere, e di racco il volle oppresso da gravi dolori,
mandare lo studio de'classici no In poco tempo morte gli tolse la
stri. sua nipote Giustina Bruni leggia
Il Biondi per molte ore occu dra poetessa; l'amico Giulio Per
pato ogni di nelle penose faccen ticari; nel 1826 la duchessa dello
de del foro farà maraviglia che sa Sciablese poderosa di lui protettri
pesse nondimeno trovar tempo ce in vita e beneficentissima pure
qual si richiede, per le lunghe e a lui in morte; da ultimo la ma
sercitazioni letterarie. Se non che dre. Per le quali irreparabili per
per mezzo di monsignore Tassoni dite, a tal grado di mestizia egli
sino nel 1818 entrato in grazia al venne, che nulla valeva onde to
la duchessa dello Sciablese, fece glierlo alla acerbità dell'affanno e
parte in appresso della di lei cor gli amici che pur gli restavano e
te, e nel 1825 venuta a morte il molti, furono in grave timore di
volle esecutore delle sue ultime perderlo. Se non che il tempo e
volontà, e raccomandollo alla mae le lettere, grandissima e vera con
stà del re di lei fratello perchè solazione nelle avversità, gli dimi
al Biondi fosse accordato di am nuirono di alquanto le ambasce, º
ministrare quanto di facoltà essa compose per consiglio del celebre
legava al fratello medesimo. Per Salvatore Betti il dramma Dante
tale largizione, venuto il Biondi in Ravenna, che condusse a ter
in buona fortuna lasciò la ingrata mine in cinque giorni, ma che pº
palestra del foro e tutta rivolse a scia abbandonato non riprese fra
più care discipline la mente. Allo le mani e non mandò per le stam
ra, siccome alla poesia aveva ama pe se non che nel 1857, indi tuttº
to di congiungere il severo studio si diede a correggere e compierº
dell'archeologia, ed anzi era in il volgarizzamento de varii fra i
buona fama di antiquario, intra poeti latini, di che diremo in apr
prese a pro della real corte di Sar presso. -

degna di disseppellire i vecchi a La continua e forte applicaziº


vanzi di Tuscolo e Vejo e ad illu ne per altro agli studi, affievºlitº
strare con sue dotte elucubrazionino a poco a poco il corpo del Biº'
più e più fra vetusti monumenti. di, che aveva già avuto esile dal
Talchè cresciuto in onore assai la natura, talchè incominciarº
4i5
a sofferire grave perturbazione le Scherzi anacreontici mandati in
facoltà intellettuali, le quali pro luce in Roma nel 1856, nei quali
gredendo guastarono tutto, e fi tu trovi la novità nei concetti, la
nalmente nel di tre settembre del vivezza nelle immagini, i vezzi del
1859 venne a morte in Roma. più leggiadro e casto stile.
Non è a dire come riuscisse do Insino dalla giovinezza aveva
lorosa tal perdita a tutti que mol trasportate in versi italiani le
tissimi che amavano il Biondi per Egloghe di Calpurnio e di Neme
le qualità dello spirito e per le soa siano, e recitato il volgarizzamen
vi doti del cuore, e di quante la to in Arcadia ne aveva ottenuti in
grime sincere fosse bagnato il suo sigui applausi. Nel 1825 pubblicò
sepolcro, imperciocchè la vera vir in Torino la traduzione delle Pi
tù ha sempre l'amore dei buoni, e scatorie del Sannazaro, che il
strappa anche l'ammirazione dei Monti lodò assai. Il volgarizza
rei, nè la memoria del virtuosi uo mento delle Georgiche di Virgilio
mini cade nell'oblio. e delle Elegie di Tibullo ottenne
Con molta ragione furono cele universali suffragi.
brate le prose filologiche ed archeo Il Biondi valse anche molto
logiche del Biondi, perchè dettate nella epigrafia latina, e molte lo
con sodezza di ragionamento e date iscrizioni compose per pub
peregrinità di trovati. Il Racconto blici monumenti.
di Anna Perotta scritto col più Fu presidente dell'accademia
bel fiore della italiana favella, e di archeologia; uno del collegio
voltato in elegante latino dal Bou filosofico della università roma
cheron, la Orazione sul Patriar na; consigliere della commissione
chio lateranense; le sue Dichia generale consultiva di antichità e
razioni alla Divina Commedia, belle arti presso il camerlengato
delle quali si sono serviti lodando della S. R. C., sopraintendente ge
le, il Cesari nelle sue Bellezze di nerale degli studi delle belle arti
Dante ed il Costa nel Comento, in Roma per la maestà del re di
sono opere magistrali che merita Sardegna; accademico della Cru
no a buon dritto la estimazione sca ; socio ordinario della reale
dei dotti. Che se il Biondi non accademia delle scienze di Tori
ebbe da matura quella robusta fan no; socio onorario della insigne e
tasia che richiedesi onde alzarsi al pontificia romana di san Luca;
primo grado dell' epica, mostrò della pontificia delle belle arti di
nondimeno come avrebbe potuto Bologna, e della reale delle belle
operare più che non operò, co'due arti di Torino ; corrispondente
Canti per la pace data all'Europa della reale Borbonica Ercolanese,
da Alessandro imperadore delle della reale Peloritana, della reale
Russie. Col Dante in Ravenna fe Lucchese, della Pontaniana.
ce conoscere che se in più fresca Il re Carlo Alberto lo nominò
età avesse voluto cingere il cotur uno della giunta di antichità e bel
no ei sarebbe riuscito a molto ono le arti. Fu pur socio dell' accade
re. Ma cresciuto cogli anni, e sem mia Colombaria di Firenze ; in
pre in maggiore dolcezza di tem Roma della Latina, dell'Arcadia
peramento l'animo gli negava di (ove fu detto Filauro Erimanteo),
di pignere crudeltà e sangue, e più e della Tiberina, della quale nel
presto il rivolgeva a dolci e cari 18 18 fu presidente. Così apparten
oggetti; a cantare piaceri e gioie; ne all'accademia italiana in Pisa,
non già sventure ed ambasce. Per alla provinciale di belle arti in Ra
ciò carissimi riuscirono i suoi venna, alla Pesarese, all'Ariostea
4 14
di Ferrara, all' imperiale e rea l'avviso vostro in ispirito di tutta
le di Pistoja , alla Rubiconia verità. Sarà questo l'estremo dei
Simpemenia de Filopatridi di Sa miei lavori, e non mi preme il
vignano (dove fu detto Eupuli Al tempo di pubblicarlo, ma mi sta
bulese), alla società volsca di Vel a cuore piuttosto di dargli quella
letri, a quella degli Ardenti di Vi perfezione che potrò maggiore; e
terbo, alla Truentina di Ascoli, voi ne sarete partecipe, mio dol.
agli Ottusi di Spoleto, ai Filope cissimo amico, se mi verrete reg
dici di Cingoli, alla valle Tiberi gendo coi vostri venerati consigli
ma di Borgo s. Sepolcro, ai Filer Ponderate ve ne prego, tutto il
giti di Forli, alla Esquillina di Ro sistema che troverete esposto e
ma, alla Fulginea di Foligno, ai dichiarato nella lettera che pre
Risvegliati di Orvieto, al Buon gu cede il saggio, quindi riscontra
sto di Palermo, ai Rinvigoriti di telo colle voci, e vedrete se le
Cento, ai Pergaminei di Fosson definizioni loro e gli esempii si
brone, alla Peloritana di Messina, accordino con quei principii di
ai Curiosi di Bologna. critica che professate. In somma
Il re Vittorio Amedeo creò il io mi metto il capo in grembo, e
Biondi cavaliere dei ss. Maurizio mi affido intieramente, anzi uni
e Lazzaro. Il re Carlo Felice il camente nel vostro finissimo gue
fece conte. Il re Carlo Alberto il sto, e nella vostra dottrina, ec.
promosse a commendatore. Leone Fra i letterati amici del Biondi
XII il fece marchese di Badino. E furono il Monti, il Perticari, il
fu patrizio romano di Montalto, Gagliuffi, il Borghesi, l'Amati, il
di Anagni e di san Marino. Boucheron, il Grassi, il Costa, il
In quanta estimazione fosse te Giordani, il Niccolini, il Di Ne:
nuto il giudizio del Biondi dagli ro, il Santucci, il Marchetti, il
uomini di lettere apparisce in si il cardinale Mai, il prin
molte delle opere a stampa dei cipe Odescalchi, il cavaliere Vis
contemporanei e dal suo epistola conti, il professore Betti, monsi
rio. Il celebre Grassi torinese era gnore Carlo Emanuele de conti
tenerissimo del Biondi e si vede Muzzarelli, il professore Rezzi e
nel brano di lettera seguente che moltissimi altri.
mi fu somministrato dall'incom Fra i personaggi di grado eleva:
parabile e dottissimo amico mon to che professarono amicizia al
signore Muzzarelli a cui debbo Biondi, furono i cardinali Albani
molte notizie intorno al Biondi. e Pacca, e la maestà di Maria D.
Amico dilettissimo. – Vi verrà Cristina di Borbone, regina ve:
ricapitata a questi giorni una co dova di Sardegna, che lo colmò di
sa mia, che rimetto in voi, e nel onori e beneficenze, e l'aveva secº
savio giudizio vostro. E' questa al Tuscolo ove trovavasi a dipor
un saggio del mio nuovo Diziona to, poco prima ch'ei morisse.
rio militare, sul quale invoco lo
schietto parere de' più dotti uomi Sue Opere a stampa.
ni d'Italia e fra questi il vostro,
che mi sarà scorta fidissima e re 1. Prose filologiche ed archeo
gola certa. Non vorrei per altro logiche. – Orazione al S. Padrº
abusare i vostri preziosi momenti, Gregorio XVI, intorno al restau
e mi basterà perciò che venendo ramento del palazzo pontificio Lº
vene il tempo e l'ozio, leggiate teranense. – Il Natale di Roma
quel saggio in ispirito di tutta celebrato dalla pontificia accade
amicizia, per dirmene poscia mia di archeologia l'anno dell'era
415
volgare 1854. Ambedue inseri cadico). – Terze rime ed un Ana
te nel Giornale Arcadico. – Vita creontica sulla Basilica Ostiense
di monsignore Tassoni. – Anna (nella Raccolta Arcadica in morte
Perotta, º" – Dicerie di di Leone XII). – Canzone sul ri
Francesco Ceffi, tratte da un codi trovamento delle ossa di Raffaello
ce della Vaticana, comunicatogli di Urbino. – In morte di Teresa
dal celebre card. Mai. – Fatti di Lepri (nella Raccolta di poesie
Enea di Frate Guido da Pisa emen stampate in Roma per lei). –
dati dal Biondi, dal Betti e dal Dante in Ravenna, dramma, Ro
Tommaseo. – Osservazioni criti ma, 1857. – Scherzi Anacreon
che sull'arte poetica di P. Costa. tici, ivi, 1856. Altre poesie inseri
– Articoli sulla Divina Comune te nei giornali, e nelle raccolte
dia inseriti nel Giornale Arcadico. diverse italiane.
– Illustrazione delle Nozze Al 5. Traduzioni dal latino. – Le
dobrandine. – La Battaglia di Co Piscatorie del Sannazaro. – Le
stantino disegnata da Raffaello, Georgiche di Virgilio. – Le Ele
dipinta da Giulio Romano, inta gie di Tibullo. – Un' Egloga di
gliata da Luigi Fabbri, illustra Virgilio inserita in quelle pubbli
zione. – Intorno il ritratto della cate in Roma con traduzione di
marchesa Maddalena Crosa di altrettanti poeti italiani. – La
Vergagni, dipinto dal Cavalleri. Egloga 2. del Petrarca, nel tomo
– Intorno le opere artistiche dei 1 o delle poesie minori di esso, pub
sudditi di S. M. Sarda esposte in blicate in Milano nel 1829. – La
Roma nell'aprile 1857. – Ragio favola seconda del Kriloff, il Ca
namento intorno ai ritratti di Lo lunniatore ed il Serpente, inseri
dovico Ariosto e della donna di ta nella bellissima edizione di Pa
lui, dipinti dal cav. Filippo Agri rigi in due volumi. Molti ragiona
cola. – La Maddalena nel deser menti critici si trovano ne gior
to, pittura dell'Agricola. – Intor mali intorno le opere del Biondi.
no una pittura di Anna Tetruich Il Poligrafo di Verona (tom XII,
Salvotti. - Si trovano tutte negli fasc. 1 1 e 12, anno 1858) parla del
Atti dell'Accademia di Archeolo Dante in Ravenna. Intorno questo
gia. Altre prose, specialmente in dramma è specialmente da legger
torno le opere di belle arti, stanno si l'articolo di Marco Minghetti
nel Giornale Arcadico, nell'Ape inserito nell'Istitutore di Bologna,
del Melchiori, ed in altri giornali dispensa terza, marzo 1858. –
d'Italia. . -
L'Antologia nel numero 48, ed il
2. Poesie originali. – Inno a Giornale de Letterati di Pisa,
Cerere inserito nella Raccolta agli numero 14, parlano della traduzio
Dei Consenti per le nozze del Per ne delle Piscatorie del Sannazaro.
ticari, e ristampato dal ch. P. B. Nel Progresso delle Scienze, del
Litorata nella Raccolta di Bolo le lettere e delle arti, vol. III . Il
gna. – Un Canto dell'Alessandro. chiariss. monsignore Muzzarelli
– La Cantica in morte di Giustina scrisse un dotto articolo sul volga
Bruni. – Quella in morte di Giu rizzamento delle Georgiche di
lio Perticari. – Capitolo in mor Virgilio. Altro articolo intorno la
te della maestà di Vittorio Ema medesima traduzione trovasi nella
Oniologia scientifico letteraria di
nuele I, re di Sardegna. – Stanze
sopra Maria Mater Spei. – Ter Perugia tom. I, dettato dal prof.
zine sul riedificamento della Ba Vaccolini. – Intorno la traduzio
silica di s. Paolo, (queste ultime ne di Tibullo ragiona il Poligrafo
tre Poesie stanno pure nel G. Ar di Verona, tom. X, anno 1858, ed
16
i. il Giornale de Letterati di medesima lo avea detto morto (1),
Pisa, tom. XXXVIII, anno 1859, sembra che il Flangini ricevesse
riportando un articolo elegante di in privato l'educazione letteraria
Luigi Fornaciari, e l'Arcadico di e scientifica. E se mancano tracce
Roma, tom. I,XXVI, anno 1858, positive di altri istitutori, abbia
che ha una dissertazione su tale mo però la certezza che gli fu
opera del P. Rosani delle scuole maestro nelle matematiche il ce.
pie. Sulle Anacreontiche il prof. lebre letterato Vicentino ab. Gae
Betti dettò un bellissimo articolo tano Marzagaglia di Chiampo,
che diresse al Niccolini. Altri ar quegli che fece conoscere le opere
ticoli intorno al Biondi si leggono del Volfio all'Italia, e ne illustrò
nella Biblioteca Italiana, special la famosa veronese edizione del
mente nel tom. LXVI, pag. 255, Ramanzini; il quale attestava di
e nel tom. . . ., pag. 55o. aver conosciuto nel giovanetto, in
Un eloquente ed elegantissimo confronto a suoi moltissimi alun
Elogio del Biondi inserì nell'Al ni, un intelletto apertissimo (2),
bum di Roma n. 52 , ottobre e un'inclinazione e un'attitudine
1859, il dotto Antonio Stefanucci non comune per le scienze, che
Ala del quale abbiamo fatto uso vedremo infatti aver egli sempre,
continuo nella presente biografia, di preferenza ad altri men gravi
oltre quanto ha voluto parteciparci studi, e in mezzo alle più alte e
la cortesia del chiar. Muzzarelli gelose cure, accarezzate e predi
come più sopra dicemmo. lette. Fu quindi al suo genio op
GIAMBATTISTA Baseggio, portuna la consuetudine della pa.
tria d' informare all' eloquenza
FLANGINI (Lonovico), di fa nelle scuole, sotto abili professori,
miglia nobile e cospicua nel regno e su classici esemplari, i nobili
di Cipro,che meritò l'ascrizione fin aspiranti alle cariche del gover:
dal 1664 al Veneto patriziato (1), no, perchè anch'egli, istituendosi
vide la luce in Venezia, pre nei finti agoni accademici, educò
cisamente il 26 luglio del 1753 (2) fin d'allora il patrio entusiasmo,
da Marco e da Cecilia Eleonora già suscettibile d'ispirazioni vee
Giovanelli, che in primi voti era menti, per trattar l'arte potentis
vedova di Trifon Valmarana, e sima di dar persona al pensiero, º
in secondi di Sebastiano Foscari. colore alla voce, d'insignorirsi del
Togliendo a guida l' Orsoni nella cuore e di forzare la volontà, e
Cronologia dei Vescovi e Patriar trattarla innanzi alla maestà del
chi, e il Moschini nella Letterat. senato e del foro, in tempi, che al
Venez., i migliori che dieno no dire del Cesarotti, del Bettinelli,
tizie più diffuse, e come sincroni e dello stesso, a noi straniero, Gro
testimoni i più meritevoli di cre sley (5), quella reverenda Curia,
denza, perchè la Biografia Uni alla foggia di Atene e di Roma,
versale ne falla perſino il nome e era teatro di estemporanea facon
le date, e per esempio, lo vuole dia. Assunta giovanetto la toga
patriarca tre anni dopo ch'essa virile (4), non però ammesso al
(1) Biogr. Univ., V. XXI, Missiaglia,
(1) Capellari, Campidoglio Veneto, 1825. (Artic. Guillon).
SS, (a Moschini, Letter. Venez, T. ,
(2) Orsoni, Cronol. Stor. dei Vesco p. 2o8.
“vi olivolensi, e success. Patriarchi. Ven. a(3) Cesarotti, Saggi Accad, T. I, 3º
1829, Tip. Gaspari, p. 425, usq. 434, Grosley, Osserv. sugl' Italiani, e l'italº
T. I. (4) Orsoni, loco citato.
41
consigli del quaranta di soli anni consiglio lo sceglieva a coprire ſº
venti, come opina il ch. sig. Gam magistratura, divenuta ordinaria
ba nella illustrazione del suo ri dopo la morte di ciascun doge,
tratto (i), perchè secondo le venete come uno dei cinque correttori
leggi, per l'aspiro a quella magi delle leggi, detti della Promissio
stratura, occorreva l' età di anni ne ducale, aventi la facoltà illimi
trenta e molti nobili non venivano tata di proporre alle deliberazioni
neppur allora trascelti, se non dopo sovrane ogni riforma, creduta uti
vari i concorsi (2), s' iniziò nelle le alla patria, in ogni ramo civile,
prime cariche del governo, che politico ed economico. Solenne
preparavano alla principale nella uffizio questo, che consacrò tosto
quarantia. E giunto nel 1765 alla il Flangini alla più santa carità
età prescritta, chiese (5) di essere per la patria; e poichè ricordava
ammesso ai consigli serenissimi, che i giuochi di sorte furono prov
ciocchè ottenne di leggieri per la vidamente vietati fin dai primor
cognizione nei più del suo molto dii del veneziano reggimento, e
sapere, qual era in sommo grado sebbene sofferti in riguardo all'ar
necessario, per una carica duratu chitetto lombardo, che li avea
ra un decennio, in cui per turno chiesti, a impreveduto stranissi
dopo otto mesi si dovea passare dal mo guiderdon di valore, pure in
giudizio delle civili, a quello del appresso vennero con sapienza ri
le cause criminali (4). E se tre tolti, segnandosi le due colonne
soli anni dopo nominossi alla gra con nota di penale infamia, arrin
vità dell'uffizio avogaresco, non gò egli eloquente. Ed ebbe il van
confidato che a persone abili e di to di far chiudere il ridotto, ove,
maturo discernimento (5); e se con onta del principato, giuocava
nell'identico uffizio ottenne più no a faraone i ministri stessi ma
volte conferma (6) , com'era scherati (1), e sfidandosi la sorte,
mente del governo, acciò la fre impoverivano le famiglie, muto il
quenza dei cangiamenti non pre giuocatore alternando, come di
giudicasse all'esperienza del go pinge il Darù (2), alle angosce
vernare (7 ), non più che premio della disperazione le illusioni del
di merito sempre in aumento, de la speranza. Il quale ridotto, in
vesi riguardare la nomina pro nocente avanzo di turpe memoria,
gressiva del Flangini a senatore, conserva ancora, però cangiate in
col titolo di consigliere, che dava ozioso trastullo, le sue maschere
ingresso al senato e al collegio, o in carnesciale, per il brio delle
gabinetto politico del governo, e notturne gozzoviglie e contrad
al consiglio dei Dieci. Poichè in danze. Corse il Flangini a tali
fatti ai 5 1 agosto dell'anno stesso estremi la carriera politica, ed è
di quella nomina 1774, il maggior forza inferire, dietro lo studio ſat
to di più circostanze della sua vi
(1) Galleria lett. e artisti illustri, ta, che l'ambizione, difetto nel
T. II.
(2) Tentori, III, p. 275-276.
(3) V. Oratio Antonii Conti Ordinis
(1) Tagiador, nome orrendo, esser fatal,
Minimorum, cum primum ad sedem Sacerdote crudel del faraon,
Patriarchalem ingreditur etc. S. A. Che senza doperar schioppo o pugnal
in 4 to. Ve spogia impunemente da ladron.
(4) Tentori, p. 344, T. VI. (V. l' Omo, poema inedito di Pietro
(5) Tentori, p. 32r, 322, T. V. Buratti ).
(6) Orsoni, loco citato. (2) Darù Histoire, Livre XXVI, p.
(7) Tentori, p. 275, 276, T. III. 98, Paris, 1819.
Vu L. VII. 28
4 18
suo carattere prevalente, di pri nomi di cittadini. La quale opi
mazie e di onoranze, gli facesse nione che balzasse d'improvviso
vagheggiare allora l'aspiro alla dall'uno all'altro stato, indur
stola procuratoria, che quantun rebbe quasi il sospetto, che per
que conoscesse diritto esclusivo di qualche non plausibile causa si
famiglie veramente veneziane e fosse egli tolto agl'impieghi civi
cospicue, e sopra tutto di ministri, li, mettendo, secondo l'uso, il
già alle potenze ambasciatori, e collare di abate. E a notarsi invece,
verso la patria oltremodo bene che quel posto poteva anche a un
meriti, pure si avvisasse spettargli secolare conferirsi, e infatti non
forse per le rimote gesta degli avi solamente uditore, ma in premio
a pro della repubblica, in ag della dimostrata perizia, con uti
giunta ai proprii e recenti pegni lità della causa, nell'esercizio del
di patrio zelo ed affetto. Onde frap la novella rappresentanza, fu crea
postosi alle sue mire (1) un osta to anche il Flangini cardinale,
colo, scrive il Moschini, e veden restando però secolare, (1) li 3o
do non poter più oltre arrivare, agosto 1789; nè si ordinò sacer
chiese ed ottenne nella corte ro dote, che sul finire del 1799, pri
ma di chiudersi nel conclave. Il
mana il 19 marzo 1776 la prela
tura di uditore della sacra Rota, quale seguì, dopo 585 anni, fuori
Poichè già fin dal 17 marzo 1762 di Roma, nel monastero nostro
gli era morta la n. d. Laura Maria dei Benedettini Cassinensi, nel
Donato sua moglie, che lo avea l' isola di s. Giorgio Maggiore,
fatto padre della co; Cecilia, ora ove fu eletto Papa Pio VII, il cui
vedova del n. u. Giulio Panciera nome occupa una gran pagina
co: di Zoppola, e tuttavia vivente della storia contemporanea, mille
modello di pietà e di candore, fra ben note vicende avendo trava
le saggie e accostumate matro gliato l'Europa e l'Italia, appun
ne (2). Al quale passo della vita del to dalla data di questo conclave,
Flangini, non posso col lodato sig. fino alla morte del Chiaramonti.
Gamba ripetere l'opinione, che E innegabile, che la fortuna pro
balzasse egli d'improvviso dal tesse i desiderii e le mire del
l'agone civile all' ecclesiastico. Flangini in ogni sua mozione e
E convien dire sia stato egli con consiglio, quand'anche abbia mol
dotto in errore dalle fallaci notizie tissimo al buon successo coopera
della Biogr. Univer., la quale vuo to il suo merito. Ma è pur singo
le eletto il Flangini uditore dal lare l'evento, che fatti conti i
pontefice, che nomina anche Cle Flangini della repubblica e del
mente XIV, quando fu il senato sacro romano impero da Ferdi
invece, che conferì il posto al nando III, fin da quando Costan
Flangini, usando per la prima tino, vescovo di Paffo, pugnò per
volta del privilegio di votare, ac la repubblica contro gli Ottoma
cordatogli dal concittadino Cle ni, Lodovico, a cui era riserbato
mente XIII Rezzonico, essendone dare maggior lustro e fama allo
stata per lo innanzi devoluta la stipite, dopo aver colti plausi ed
scelta al santo Padre, nè il sena onori nelle diplomatiche rappre
to avendovi avuta altra parte, che sentanze dello stato, in Roma del
quella di assoggettargli quattro pari avesse le prime cariche e di
stinzioni, per rimettersi nel di
(1) P. 263, 264, 265. Moschini, Let ritto di quella primazia, che non
ter. Venez., T. II.
(2) Orsoni, loco citato. (1) Orsoni, loco citato.
419
potè ottener nel civile, e ottenne e si mostrò più o meno felice il
pure nell'ecclesiastico, per l'ele suo ingegno, giova come primizia
zione a patriarca di Venezia (1). ricordare le sue Illustrazioni alla
Segui questa il 14 novembre 18oi Corona poetica, in lode della sere
in Vienna, ove pochi mesi dopo nissima repubblica di Venezia,
la partenza del nuovo Papa, erasi di Quireno Tolpusiaco, pastor
egli ridotto per implorar da Fran arcade, ch'è il p. maestro Misso
cesco II (2) la conferma di una rio minor conventuale. Il Flan
pensione di seimila ducati effetti gini, come rilevasi dalla data del
vi, che come cardinale ricevea per l'edizione (175o, Ven., per Fran
lo innanzi dal governo aristocra cesco Pitteri, in 4.to), toccava ap
tico. E di là si recò quindi alla pa pena il diciassettesimo anno, e
tria il 24 marzo 18o5, già conse stampava con quella Corona un
crato vescovo dall'eminentissimo poemetto proemiale, e delle anno
cardinal de Migazzi, decorato tazioni, in nome di Agamiro Pe
della gran croce di s. Stefano di lopideo, altro pastore di Arcadia,
Ungheria, e consigliere intimo di che trovo essere appunto il Flan
stato. Ma venne infermo a Vene gini medesimo. Era novizio il
zia, e tinta del color mortale la fac poeta come nell'arte dei versi, nel
cia, e poco dopo aver superata con tirocinio diplomatico, e chi voglia
gioia comune una gravissima ma miglior concetto formarsi della
lattia, che avea posta la sua vita a sua vena, cerchi di leggere le Ri
cimento (5) il 29 febbraro del 18o4, me varie, che trovansi sparse in
in età di anni 7o, mesi 7 e tre gior parecchie (1) raccolte, o piutto
ni, lasciò deserta la sedia e la dioce sto gli ultimi suoi carmi, di cui fa
si patriarcale, e furono le sue spo remo menzione. Di anni 28 cele
glie inumate in apposito monu brò le virtù del letteratissimo
mento, con lapidaria iscrizio doge Marco Foscarini, all'occa
ne (4), nella chiesa allora catte sione del suo esaltamento al prin
drale di s. Pietro di Castello, men cipato, sul quale vasto subbietto
tre dal solenne di lui ingresso a fecero pompa di facondia e d'in
quella dignità era corso un anno gegno il Zaguri, il Molino, l'Ar
soltanto. maldi, le cui orazioni, insieme a
Enumerando con ordine di data questa del Flangini, meritarono
i lavori scientifici e letterarii, che una ristampa, come saggi di elo
ci lasciò in luce il Flangini, acciò quenza italiana, dati in luce a de
si possa far ragione di ognuna coro e incremento delle lettere
dell'epoche, in cui ebbe sviluppo, umane (2). Proponendosi il Flan
gini di non lodare per se medesi
ma, e assolutamente in sè consi
(1) Fu sospeso quello fra i ritratti del derata la persona di Marco Fosca
Flangini, inciso da Gaetano Bosa, perchè rini, ma soltanto di esaminarne il
leggevasi a piedi eletto, per errore, il rapporto all'eccelso i"sia mi
Flangini patriarca dal Papa, anzichè rando alla dignità del doge, nella
dall' imperatore. Il ritratto è possedu
to dal n. u. co: Benedetto Valmarana,
mecenate delle belle arti. (1) Un buon sonetto del Flangini
(2) Moschini e Orsoni, loco citato. sta a pag. 28 dell'Apoteosi alla Me
(3) V. Oratio Antonii Conti ordinis moria del doge Grimani, MDCCLII,
minimorum, citata. stamp. Pietro Valvasense.
(4) L' iscrizione, che fu dettata dal (2) Orazioni, Elogi e Vite, scritte
n. u. Marco Sandi, nipote del cardinal da letterati Veneti patrizi, in lode di
Flangini, leggesi nella Guida di Vene dogi e altri illustri soggetti ec. T. II,
zia del Moschini, p. 28, vol. I. Ven. MDCCXCVIII.
42o
esteriore sostenuta rappresentan gini, doveansi riputare diritta
za, sia nell'intrinseca essenza e mente il più bel pregio della edi
nel proprio ministero ed uffizio zione, di cui anzi si dichiarava
onde risultasse ottima la di lui per intiero debitore al Flangini
scelta a principe della patria, ri stesso, che si prese la cura di ri
guardava meno pericoloso per qua scontrare il testo, segnarne le le
lunque rispetto il suo metodo. zioni varianti, rimettergli le noti
Eppure si occupò egli di tali vedu zie per la vita, e procacciargli le
te, riflessioni e sentenze, da ren cose inedite. Colle quali note, ben
dersi ben più arduo il maneggio più che filologiche, fece mostra di
della causa, ove spiccano per altro filosofiche cognizioni , amando
in supremo grado la delicatezza meglio di far così osservare il sa
dello scrittore, la politica del na per profondo del poeta, anzichè
scente uomo di stato, e la eloquen perdersi in nude ciancie su vuote
za qual di provetto oratore, nel frasi e dizioni (1), unendo in
cumulo di prove a convincere, che sieme quali madre e figlia, la di
tutela e salute di qualunque stato lettevole poetica all'utile filosofia.
è la maestà del suo impero. De Alludendo al merito del quale la
gno tributo al gran politico e sa voro, ove il Flangini dovette più
piente, la cui forza di ragionare volte indovinare alcuni passi, non
diede argomento ad apposito pre saprei se con critica od erudizio
gevol libro del Sibiliato di Pado ne maggiore, lodava il Morelli il
va, e il quale dal Bettinelli, a cui bell'avvedimento del Serassi di
pareano eloquenti i Riva, i Zorzi, aver riprodotti nel 1765 i versi
i Marcello, era salutato l'eloquen del Cappello, dal nostro eminen
za medesima. Fallò solo il Flangi tiss. sig. cardinal Flangini, egli
ni nel finale suo voto di vita lon scrive (2), con annotazioni di
geva, poichè appena salito sul tro scelta erudizione ripiene egregia
mo, scrive il Negri (1), sparì que mente illustrate. Ma qualunque
sto gran luminare, e lasciò in te testimonianza di onore è vinta dal
nebroso lutto Venezia, che co solo fatto, che il Cesarotti abbia
minciò sin d'allora a far di sè tri inserito nel suo Corso di letteratu
sti presagii. Ben prima però della ra greca, dov'egli stesso protesta,
detta orazione, e anzi tre soli an che non diede intieri se non quei
mi dopo le citate Illustrazioni alla componimenti, che conservavano
Corona poetica, vennero in luce sino al fine la bellezza del loro ge
le Rime di Bernardo Capello: nere, convenevolmente graduata,
Canzoniere, al dire dell'Atanagi, o quelli in cui la particolare tes
quasi dettato di bocca delle Muse, situra e disposizione delle parti
e inspirato dalla divina mente di formava un grado principale di
Apollo. E l'ab. Pier-Antonio Se merito, la traduzione, fatta dal
rassi, ottimo conoscitore di siffatte Flangini quando era uditore di
cose (2), scrive il Morelli, pro Rota, dell'Apologia di Socrate, il
nunziava che le giudiziose ed eru santo della ragione, scritta da
ditissime annotazioni di Agamiro Platone, la più sacra reliquia del
Pelopideo (5), ch'era il nome l' antichità. Per formarsi infatti
pastorale da lui rivelato del Flan un'idea del merito di questa tra
duzione, è prezzo dell'opera il
(1) Galleria letter. e artisti illustri
delle provincie.
(2) Morelli, Operette, p. 2o1, Vol. I. (1) V. Prefaz. del Flangini, edizione
(3) P. 11, 12, edizione 1753, al let suddetta.
tore. (2) Morelli, loco citato.
42 1
leggere nell'aureo libro del Clerc uscita in Roma nel 1791. Maschio
sull'Arte critica ( I ) la difficoltà e colossale è questo lavoro del
di ben afferrare il senso, e rappre Flangini, perchè cominciò egli
sentare il valore preciso in un'al dall' esaminare e svolgere quattro
tra lingua, circa il testo di questo codici importanti della Bibliote
originale; e a suggello delle lodi, ca Vaticana, o ignorati, o non
risultanti alla delicatezza e sagaci potutisi confrontare dalla diligen
tà del traduttore, vedremo l'al za del celebre letterato di Stra
tro fatto, che il Cesarotti medesi sburgo, e tanto delle greche lette
mo, apponendo alla traduzione le re benemerito sig. Brunck, che
varie annotazioni ed osservazioni ebbe il vanto di ridurre il testo
sue proprie, fa encomio all'aggiu alla sua vera e genuina lezio
statezza di spirito, e alla modesta ne (1); corredò inoltre la traduzio
sua deferenza agli altrui giudizii, ne poetica di copiose varianti e di
con parole di gentilezza e di ono doppio genere di note (2), alcu
re (2). E taceremo, che dotto ne delle quali servono ad illustra
mostrossi il traduttore, come in re il testo, e a correggerne la le
quella del Lazio, nella lingua di zione, e a dar ragione della ma
Atene, il cui studio è dal Giorda niera, da lui usata nel tradurre,
mi raccomandato all'Italia, ov'egli altre poi sono dirette a spiegare
lamentasi, che quanti furono già la mitologia del poema; e in que
primi ora sien da sezzo, perchè ste mostrò una scelta erudizione
senza di questo non possono trat se anche ebbe degli aiuti nell'al
tarsi i grandi maestri di Atene e ta impresa dal p. Clemente Biagi
di Roma, per riuscire, come ve Camaldolese, e dal famoso Viscon
demmo il Flangini, nella eloquen ti, ch' entrambi a quella stagio
za perfetti, e perchè tale studio ne si trovavano in Roma ( 5 ).
della greca lingua si estende a
tutte le discipline, cominciando (1) V. Prefazione al vol. I, del Flan
lilla
dalla grammatica e procedendo g (2) V. Lombardi, Storia della Let
fino alla teologia, e ai libri dei ter. Ital. del secolo XVIII, p. 183,
Padri greci, non inferiori in nu III Ediz., Modena, 1829.
mero e peso a quei de Latini, (5) E qui è prezzo dell'opera l'in
ciocchè conveniva alla carriera dicare molti abbagli e difetti. Princi
universale, dal Flangini percorsa. palmente il Moschini cita in un luogo
della sua Storia l' Argonautica, come
Oltre di che della somma sua pe - opera di Apollonio Rodio (p. 43, T, III,
rizia nel greco, non è ignoto alla 18o6. Lett. ), e in un altro la vuole
Italia un documento più di ogni opera di Valerio Flacco (p. 263-264
altro solenne, nella versione pri 265, T. II, Lett. Venez. ). Dichiara poi
ma ed unica fino al 1857, dell'Ar ilperMoschini stesso ( loco citato ) che
le note della traduzione prestò la
gonautica di Apollonio Rodio (3), sua opera al Flangini il p. Biagi Ca
maldolese, quasi ne avesse egli soste
nuto esclusivamente il travaglio, men
(1) Arte Crit., Part. 2, c. 2. tre sappiamo che il Biagi inserì sol
(2) P. 317, 319, Cesarotti. Leggesi tanto parecchie fra l' erudite note del
inserita l'Apologia, tradotta da S. E. Flangini, e tale notizia ci deriva dal
Mr. co. Lod. Flangini. – Firenze 18o6, l' accuratissimo articolo appunto sul
p. 153-326. p. Biagi, scritto dal sig Lancetti (V.
(3) Il secondo volume non usci che Vol. VI, p. 6o, Biografia del prof. Ti
nel 1794, e il ritardo provenne dalla paldo ) che invano si cerca nella Sto
qualità delle pubbliche occupazioni del ria del Lombardi, quasi il Biagi non
rispettabile traduttore, com'egli stes avesse neppure esistito. Sono poi così
so dichiara nella prefazione appunto, esatte anche a questo proposito la
al Vol. II, Biografia francese e la traduz. italiana,
422
Rapporto alle varianti osserva per poesia non è tutto affar di ragio
altro il Lucchesini (1), che avreb me, ma di ragione e di senso; che
be potuto il Cardinale rettificar quando si monta in Parnaso, fa
maggiormente la lezione del te uopo deporre il pallio di Aristote
sto, prevalendosi di alcuni Codici le, e indossare il manto di Ome
del Poema, che sembrano esistere ro, essendo la cattedra il vero se
in Roma, oltre i quattro suddetti, polcro della poesia; e che quando
non da lui consultati. E comune si traduce, non è più la lingua
poi l'opinione, che le illustrazio del tradotto a cui si debbano i
ni lo mostrino nella storia versa primi riguardi, ma quella del tra
to, molto addentro nello studio duttore. A proposito del quale
dei classici antichi, e che sapesse Salvini, oppone il Corniani la di
usare assai bene della critica in manda (1), se possa chiamarsi fa
questo suo prediletto lavoro. Oh dele quella versione, in cui sviene
sarei ben felice, scriveva il Flam affatto, son sue parole, la bella
gini, se potessi, mercè le fatiche immagine del poeta originale. Se
impiegate, far conoscere e gustare previde quindi il Flangini la cri
questo poeta all'Italia! Ma se tale tica, non seppe prevenirla, e per
era il vero suo voto, non dovea quanto egli pretenda di far giudi
poi scientemente contraoperarvi, care le leggi che si è proposto, sa
con un metodo di traduzione, ti ranno veri i giudizii, che la tra
ranno di ogni eleganza e buon duzione non riuscì molto elegan
gusto. Poichè parve che il Flangi te; che se può dirsi migliore la
ni, convinto che non si possa più verseggiatura di quella che ri
reperire fra i mss. di Apostolo Ze scontrasi nelle traduzioni Salvi
no la versione appunto di Apollo niane, non perciò n'è poetica la
mio, che supponevasi fatta dal Sal vesta, restando inferiore poi ri
vini (2) s'invogliasse di dare la spetto alla lingua, miglior nel Sal
propria, in sostituzione della per vini; e che l'accoglienza fatta dai
duta, avendo egli dichiarato che si letterati alla traduzione medesi
propose a modello il Salvini stes ma , poteva servire soltanto di
so, amando meglio di essere fido incoraggiamento (2) a tentar
interprete, che parafraste leggia ne un' altra ( 5 ). Sono questi
dro; senza por mente alle senten i lavori unici, che si conosco
ze vere e inappellabili, che la no del Flangini, ſalsa essendo
che l'articolo della prima è meno co
pioso di notizie di quello del Lancet (1) Secoli della Letterat. Ital. Vol.
ti, e fra gli abbagli è a notarsi non VIII, p. 514.
ultimo, che il Biagi, cosi sta scritto, (2) Due traduzioni italiane usciro
arricchisse la traduzione italiana del no in luce, dopo quella del Flangini,
l'Argonautica di Valerio Flacco, ese quasi contemporanee; una del piemon
guita dal card. Flangini. È fama tese co. Coriolano di Bagnolo, l'altra
inoltre, che il celebre Ennio Quirino del prof. cav. Baccio del Borgo, con
Visconti fosse utile al Flangini, quan note e illustrazioni (Pisa, Tip. Nistri,
do si occupava delle note, e meritano 1837, tomi 3, in 8.º). Sul merito di
ogni fede le fonti esatte e diligenti,
questa ultima veggasi l'imparziale art.
che ce lo attestano (V. la noia 15, nel Gondoliere n.° 34 del 1838, dove
al Vol. III dello Schöell, tradotto dai manca però un cenno sull' anteriore
Prof. Tipaldo; e l'articolo su Apollo traduzione del Bagnolo, della quale dà
niº dello stesso sig. prof. Tipaldo, nel giudizio lo stesso dal Borgo nel lavoro
Dizionario di Conversazione della Mi proprio.
nerva).
(3) Giorn. di Pisa, settembre, ottobre
( a) Lucchesini, Op, T. II, p. 128. ºo5, art, Necrologico del ch. p. Bra
(2) Pref Flangini, loco citato. lllleri,
425
d' altronde la voce, che autor ſos della Veneta sacra eloquenza, e
s'egli di una versione di Petro stava per istituire una ben ordi
nio, venuta in luce nel 18oi, di nata accademia (1), non di quel
cui a Roma vennero ritirati, niu le che Ugo Foscolo chiama catene
no eccettuato, gli esemplari (1). degl' ingegni, e mercati di reci
Dai quali scritti è messo in evi proche lodi, ma d' istruzione al
denza il giudizio, che non abbiasi giovane dicitore, con norme salu
guadagnato fama nè di gran pro tari allo scopo; importante stabi
satore, nè di gran poeta, non sen limento, di cui colla sua morte
za meritare però un riguardo spe andò abortita l'idea. Fu amico il
ciale al tribunale dei posteri; e Flangini del più illustri e famige
che più fosse inclinato il suo ge rati uomini del suo tempo, e basti
nio allo studio delle scienze, che nominare l'ab. Serassi, il dottis
a quel delle lettere, come prova simo Lami, e il p. degli Agostini,
indiretta può trarsi anche dal ca accurato spositore delle vite di pa
talogo a stampa, esposto in vendi trizii letteratissimi. Il Bettinelli
ta quando morì, della sua dome lo stimava cotanto, che volendo
stica libreria, che andò qua e là erigere in certa circostanza un
scompartita, ed era distinta in vo tribunale di critici, dicea di com
lumi principalmente dell'uno e porlo dei dogi Grimani e Foscari
dell'altro diritto e di scienze ma ni, dei cardinali Querini Flangi
tematiche, piucchè di altri di bel ni, del Zeno, del Toaldo, dell'Al
la letteratura (2). garotti, a lui più cari maestri,
Caldo di patria carità, non mecenati ed amici (2). Somma
smentì la promessa, quando tornò era la delicatezza e pietà del suo
fra noi Patriarca, fatta nella pri animo, e bella prova ne diede in
ma delle sue latine allocuzioni, di più tratti della sua prima Ome
servire al doppio titolo e al dop lia (5), confessando arrossire di
i" ufficio di concittadino e pre comparir dinanzi alla chiesa (4),
ato, e v'ha fra le altre un'orazio dopo che mostrossi implicato nel
ne alle stampe, che ciò appunto le cure lievissime degli umani; e
registra da lui operato in quei se puossi imputarlo di ambizione
mesi, e che avea in animo di ope soverchia per aversi ivi raffrontato
rare (5). E non ultima delle di
lui sollecitudini era quella di
provvedere al difetto di cultura (1) Moschini, p. 21, 22, Letter. Ve
nez. T. III.
della eloquenza, a formare illu (2) Moschini, Letter. Venez., p. 137,
stri oratori; voto implicitamente T. IV.
attestato dal Foscarini colla sua (3) Questa Omelia ebbe due tradu
querela, che una madre feconda zioni italiane. La prima (Ven. 18o2,
di Temistocli e di Aristidi, non Stamp. Ven. Società Letter. e Tipogr.)
producesse Eschini e Demosteni; spiacque al Flangini per l'inesattezze:
l'altra ( Pad. 18o2 ) è del n. u. Pietro
e dotto abbastanza delle nostre Zorzi, l'autor della Cecilia di Baone;
vicende, passati essendo ben otto e l'ha fatta, da suo pari a toglier
dogi e la repubblica con essi a l'equivoco che foss' egli autor della
lui dinanzi, nel corso dei non stola prima. L' originale ha il titolo: Epi
Emin. ac reverend. DD. Ludo
molti suoi lustri, mirava allo stato vici S. Q. D. Cardinalis Flangini, ec.
Vindobonee, 18o2.
(1) V. Moschini Lett. Ven 4) Me quem jam diu Reipublicae
(2) Moschini, p. 63, 64, T. II, Letomnigena gerentem negotia nostis ;
Venez
quem que etiam fortasse (eheu ! pudet
(3) Luciani Oratio, in funere etc. fateri ) vanis hominum curis implica
Ven. 18o4, in 4°. tum vidistis.
424
a s. Ambrogie, che in quasi si. re pontificio e l'ottenne. Già cari
mile età mutò com' esso la digni co d'una ſamiglia, scorrendo a
tà secolare nell' ecclesiastico go cavallo la strada di Roma a Napoli
verno della chiesa Milanese, deve in tempi difficili e scabri, stette
si lodarne d'altronde lo smarri parecchie volte in forse di rive
mento, quando alle soglie del derla. Ma nè i pericoli, nè i disa
l' episcopato paventa che le gesta gi seppero staccarlo dalle predi
profane della vita anteriore cada lette sue occupazioni. Primo frut
no a detrimento della desiderata to di esse fu un lavoro in legno
fiducia, onde quasi divina opera tutto di rilievo, rappresentante il
reputa un innalzamento, che pa l" della Basilica Vaticana.
reagli aver del miracolo, per ri e principali sue cure si volsero
nunziar pure alla tentazione di sulle giuste proporzioni del famo
attribuire al suo merito quel fa so edificio e sull' ottico effetto di
stigio di gloria. – Per tal modo, esso. Nè qui s'arrestarono, poichè
se l'aura del secolo lo avea tolto, veduto il bel risultato di quel la
lo spirito della chiesa lo ha resti voro, dopo averne ritratti i colori
tuito alla patria, e quanti di sag dal vero, volle praticarvi in pari
gi di politica e di saper nel civile, modo e nello stesso tempo la illu
altrettanti ne lasciò delle morali minazione che s'ammira sull'ori
sue doti nell'ecclesiastico campo, ginale.
abilitando a pubblicare la sua vita, Molti accorsero a veder l' opera
in ogni lato, per lume della sto del Lucangeli, ed il Refestein
ria, e le giuste sue lodi per la ministro di Caterina II, impera
scuola dei posteri. trice delle Russie, se ne invaghi
GIANI Acopo FoNTANA. tanto, che lo acquistò per la sua
sovrana mediante 1 ooo zecchini
LUCANGELI (CARLo) figliuo d' oro. Così trasportato a Pietro
lo di Flavio, nacque in Ro burgo il bel modello, vi chiamò
ma il dì 25 settembre 1747. Fu l'attenzione degli uomini più in
primamente indirizzato dal padre telligenti.
per la mercatura, e studiò quelle Dopo esser con tanto onore
cose più al raffinamento di essa uscito da questa impresa il Lu
conducenti, non escluse diverse cangeli pensò di modellare l'Anfi
lingue straniere che assai ebbe fa teatro Flavio detto Colosseo in due
miliari nella sua vita. Ma il fred modi, cioè nello stato di rovina in
do calcolar de mercantili negozi, che trovavasi allora, e nel suo pri
e quella servilità che da essi deri mitivo aspetto. Pose mano al di
va, presto lo sdegnarono. Bollente ruto in preferenza per mostrar
d'indole, curioso per natura e di uanto dovesse farsi a ridurlo nel
facile ingegno, si volse a mecca l'antica forma , e fu sì fedele e
mici ed agli archeologici studi. As accurato nel precisarne le parti,
siduo, anzi infaticabile nello sco che alcuni dicevano mancargli so
vrir nuove cose, passò i più sollaz lo il chiaro di luna per esser ve
zevoli giorni fra le macerie dei duto di notte tempo. Napoleone
vecchi templi, apparando in essi, che tutte le più belle opere d'ar
senza l'aiuto di maestri, quelle te italiana avea sempre di mira
architettoniche bellezze che altri per arricchirne Parigi, ne fece
studia negli scritti e sui disegni. l' acquisto per 8oo franchi e gli
Ma gli scarsi suoi mezzi non ba commise di recar presto a termi
standogli per alimentar se è le sue me l'altro. Ma il ristorare il Co
passioni chiese un posto di corrie losseo e tornarlo intatto alla
425
comune aspettazione non era lieve in quel genere che de' suoi dise
fatica a que tempi, giacchè molti gni molti giovaronsi venuti in fa
nonumenti non erano stati ancor ma di peritissimi oltremonti. E
posti alla luce del giorno, e gli an quando Pio VII ritornò alla sua
tiquari contraddicendosi tutto sede, conoscendo a prova qual ne
giorno non facean che crescere i fosse il valore ne' lavori meccani
dubbi. Fu d'uopo perciò che il ci, gli assegnò una pensione, fa
Lucangeli facesse scavare a sue cendolo operar per conto del go
Verno.
spese ed alla sua presenza quei
luoghi ove credea potesse apparir. Ma ciò che più popolar rino
gli più chiara la traccia dell'edifi manza die a Carlo Lucangeli in
cio. E lungo tempo lo fece a scor quell'epoca fu l'innalzamento del
no di quel dottissimi, e quando primo globo aereostatico a Roma,
ebbe approfondito, per così dire, del quale come di singolar cosa
l'insieme dell'anfiteatro, e colla parlasi tuttavia. Era giunto in Ro
guida degli antichi scrittori alle ma un tal Lunardi, e con apposi
mani si fu assicurato del suo stato to manifesto aveva annunciato il
primitivo, prese a formar tutto di prossimo suo volo sopra un globo
rilievo il classico fabbricato. L' a di nuova invenzione, commentan
rena, il podio, le scale, i vomito dolo con la consueta ampollosità.
ri, le interne comunicazioni, i più Venne egli diretto al Lucangeli,
occulti passaggi, nonchè il vela e questi volendo candidamente
rio, le statue e gli ornati per ope mostrargli la sua amicizia, gli fè
ra di lui in debil legno scolpiti notare e corregger sulle prime
rividero la luce, ridotti alla ses molti difetti di costruzione che
santesima parte del vero. Mentre nel mentovato globo scorgeva .
egli intendeva a tal lavoro sotto Veduti ed emendati alla meglio
un androne del palazzo Gabrielli que grossi errori, il Lunardi da
a Monte Giordano, i più illustri impostore e stolto che era, s'inte
generali francesi, gli inglesi più se tremare i polsi e chiese in gra
doviziosi e più colti recavansi a zia al Lucangeli che lo accompa
visitarlo, ed immobili per lo stu gnasse sul luogo a quell'ascensio
pore si trattenean con esso lui; ne indicato. Vi condiscese costui,
poichè di bella memoria e di fa e mosso quasi a pietà dell'altro,
cil parola dotato, tutte sapeva vedendo quanto mal rispondesse
esporre le maraviglie della terra la macchina a desideri dell'uni
che lo avea veduto nascere. Nè a versale, si cacciò con metà della
ciò soltanto intendeva, chè scolpi persona nel globo per osservar
va in legno eziandio la rinomata più da presso quali ostacoli si pre
fontana di Trevi (1) congegnan sentassero al pronto innalzamento
dovi i medesimi giuochi d'acqua, di esso; ma il Lunardi che con
e modellava l'arco di Giano Qua maligno disegno l'aveva addotto
drifronte, nonchè gli Acquedotti sul luogo, recise d' un subito le
di Belisario e di Frascati che l'au corde, e 'l globo s'alzò da terra
tore di questo articolo con gelosa come il fumo d' un incenso. Il
cura possiede. Un'altra cosa della
Lucangeli preso nella rete alla
quale grandemente occupavasi era sprovvista allibbì in volto, ma non
la parte scenica del romani tea tremò in cuore, e disposta meglio
tri, ed era sì squisito prospettico la sua persona, continuò il volo
tra gli applausi degli spettatori.
(1) Oggi posseduta dal cav. Pietro Ma ben presto gli applausi non
Bianchi architetto. ebber più suono per lui. Avvolto
a e

426
tra le nuvole, regolava ancora il chiesa di s. Giacomo degli Incu
fatal globo ed era presente a se rabili a Roma.
CARLo DAL soNo.
stesso; e quando fu sullo scende
re misurò il suo pericolo senza
smarrirsi. Pochi altri momenti, e PASTA (Giuseppe), celebre
sarebbe caduto nel giardino delle medico e letterato, ebbe suoi na
monache di s. Lorenzo. Barcolla tali in Bergamo nella parrocchia
va il globo; un alto albero gli si di s. Alessandro della Croce il di
offriva di sotto. E non stette più 9 aprile del mille settecento qua
in forse; spiccò un salto e poi di rantadue. Fu suo padre Stefano,
ramo in ramo balzò a terra, ma persona assai distinta in sua pa
nel cadere gli si strappò una falda tria per virtù domestiche e socia
dell'abito che rimase penzolone li, e la madre Bartolomea Frosio
ad un di quel rami. Il guardiano Roncalli, donna di esimie qualità
vedutolo saltar dall'albero pien di e di costumi egregi. La fama chia
sudore e senza cappello lo stimò rissima acquistatasi da un suo cu
un ladro e fu per corrergli addos gino ed agnato l'illustre Andrea
so; ma la gente accorsa, riconob Pasta lo invogliò a correre pur
be tosto il Lucangeli per quel che esso la strada battuta da lui: e
era, e Vincenzo Monti, la cima quindi diedesi anch'esso allo stu
de poeti contemporanei, dettò in dio e alla professione di medico.
sua lode due bellissimi sonetti. Già aveva negli anni più teneri
Dopo siffatta vicenda divenuto dato saggio luminoso d' indole
il Lucangeli a tutti noto, seguitò studiosa e d'ingegno attissimo al
a dipingere pe'teatri fino all'anno le lettere ed alle scienze. Laonde
18o8 in cui fu riaperto quello di rendessi a Padova, dove sotto va
Tor di Nona, rifatto dopo l'incen lentissimi maestri che fiorivano a
dio. Nè perciò lasciava da banda il quella ognor floridissima scuola
faticoso lavoro del Colosseo, ma il cominciò e compì il corso dei
mal della pietra che minacciavalo suoi studi medici; e ritornato in
da gran tempo lo colse, e si fiera patria si consacrò con amore fer
mente, che il dottor Sisco ebbe ad ventissimo e con verace sentimen
operarlo, e campato del tutto lo to all'esercizio dell'arte salutife
avrebbe, se un male più fiero an ra. Nè andò guari, benchè in gio
cora non fosse sopraggiunto ad vanili anni tuttavia, che venne
ucciderlo. Al letto di morte egli eletto a medico dello spedale, e
legò in dote alla sua diletta figliuo non troppo appresso anche pro
la Adelaide le sue opere, nè re tofisico della provincia. In queste
taggio al mondo fu mai più bello cariche e nell'esercizio liberale
e glorioso di questo. Pregò ezian dell'arte d' Ippocrate egli si mo
dio lo sposo di lei, uomo ingegno strò integro, operoso, prudente,
sissimo, che si studiasse di render grave, urbano, dotto e bel parla
compiuto il suo Colosseo, e questi tore, e quel che più monta som
vi riuscì ; sicchè trasportato a mamente caritatevole, si che per
Londra meritò i suffragi e l'am tutte queste doti egli ritraea in sè
mirazione de'cittadini, e fu ad un il modello del perfetto medico che
d'essi venduto, per quel destino esso ora ha così ben delineato
che dà agli Italiani la forza di nell'elegantissimo suo Galateo dei
creare opere prodigiose, ed a fo medici.
restieri quella di possederle. Egli si consacrò a due cose gra
Carlo Lucangeli morì di anni vissime, le quali dovrebbono es
sessantacinque e fu sepolto nella sere la prediletta occupazione di
42
tutti i medici, alla lettura e medi dale, memore de' suoi servigi 2.
tazione del più famigerati volumi delle sue recenti beneficenze,
della scienza e all'esercizio inge e dolentissima di perdere persona
nuo e liberale della medica pro di tanti e si segnalati meriti ,
fessione, il che formò per molti stanziò che fossegli conservato il
anni la sua più cara delizia. Egli suo intero stipendio: il quale po
a dir vero, non ebbe mai quella costante con parole umanissime
gran nominanza come pratico che venne da lui rinunziato onde ser
avea già avuta il suo agnato An visse a migliorare la condizione
drea. Che se però il suo esercizio dell'istituto a pro de'poveri infer
non fu molto esteso nella classe mi. Tutte le quali cose dimostra
agiata e superiore della società, lo no di qual animo ei si fosse, e
fu moltissimo fra la classe indi quanto benefico e quanto genero
gente, dov'egli potè far conoscere so. Ed allorquando imperversò in
del continuo la singolare liberali tutta Italia il caso nel 16 e 17, in
tà dell'animo suo; perocchè non cospirazione di un fiero morbo
solamente prestavasi gratuitamen contagioso ed epidemico, il tifo
te in qualità di medico, ma soc petecchiale, alle quali cose si ag
Correva ancora con una non co giunsero reiterate grandini che
mune pietà ai bisogni ed alle an disertarono molte fertili campa
gustie di questa classe. E lontano gne ed ubertosi vigneti della ber
da ogni ciurmeria e da ogni rag gamasca, si mostrò generoso e lar
giro così come da ogni pensiero di go oltre il comune uso col fare a
lucro, era contento di raccoglier provvido consiglio dissodar ter
si in sen delle muse, prestandosi reni incolti, e costruire rustici
solo come medico per qualche casolari; e di tal modo diede mez
amico, e sempre poi pei poveri. zo di vivere a più centinaia di po
Appresso un lungo servigio pre veri lavoratori col procacciarsi
stato allo spedale desiderò il suo con onesto provvedimento la me
riposo, e l'ottenne nel 1795. Ma cessaria sussistenza. Nè qui ri
prima di lasciarne il servigio vol stringe i suoi caritatevoli sovveni
le usare un tratto singolare di ge menti avendo per molte altre gui
nerosità verso di esso a dimostra se provveduto alla miseria dei
mento dell'animo suo grato e cor tempi: per le quali cose avvenne
tese; e si fu il dono ch'egli fece che per le eccessive spese venisse
allo spedale della sua ricca e scel a risentirsene il suo non troppo
ta libreria consistente in più mi lauto patrimonio, e trovossi come
gliaia di eletti volumi. E questa egli scriveami confidenzialmente
dovea, secondo la sua mente, ser poco appresso, quasi povero. Ma
vir d'istruzione ai suoi futuri col egli ne era lietissimo, avendo
leghi ed ai giovani medici prati quella consolazione interiore che
canti dello spedale. Perciocchè nasce negli animi gentili dal sen
siccome si esprime egli parlando timento d'aver adoperato del be
di questo suo dono che io dove vi ne; e intanto egli era riguardato
ha ignoranza, havvi barbarie; nè generalmente come il padre e il
null'altro può sgombrare queste consolatore di non poche urbane
due nemiche della società che la famiglie e di molti poveri coloni.
sapienza ; nè questa altrimenti Appresso il suo ritiro dallo spe
vien procacciata che dallo studio dale diedesi egli tutto allo studio,
dei libri. « Nè qui ristette la lar passando il più del suo tempo nel
ghezza dell'animo suo; peroc suo gabinetto, dove dispensavalo
chè l'amministrazione dello spe piacevolmente fra le amenità delle
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belle lettere e l' austerità delle si fatta materia, e comprovasi con
più gravi discipline. Ebbe una tro alcuni illustri scrittori che il
vecchiezza robusta e come suol sangue e le sanguigne concrezioni
dirsi, verde vecchiezza, tantochè che trovansi nei cadaveri, non so
quantunque aggiunto già ad ol no altrimenti le cagioni delle pre
trepassare l'ottantesimo anno di cedenti malattie. Questo libro
età, era tuttavia si ben disposto ebbe favore massimamente in
della persona, che dava fondata Germania, dove fu anche tradotto.
speranza di poter protrarre ancora 5. Della facoltà dell'oppio nel
per non picciol tempo la onorata le malattie veneree. Nuove ricer
sua vita. Ma oh fallacia delle uma che cliniche. Bergamo, dalla stam
ne cose ! Nella notte degli undici peria Antoine, 1778, in 8.vo.
di gennaio del 1825, colto im Quest' operetta di poca mole
provvisamente da morte mancò sì venne accolta con plauso anche
egregio e prestante uomo alla pa fuori d'Italia, e fu riprodotta in
tria, agli amici, alle scienze, alle Francia nella lingua di quella na
lettere. Egli molto studiò, e me 210ne,

ditò pur molto, e fu versato in 4. La tolleranza filosofica delle


tutte le scienze naturali, e sentì malattie. Osservazioni mediche
molto addentro in bella letteratu pratiche. Bergamo, stamperia Lo
ra, cosicchè fu uomo di raro e di catelli, 1788, in 8.vo.
insigne merito, ed ebbe fama V' ha dei mali dei quali secon
grandissima per tutta Italia, e si do ch'egli pensa, convien atten
può dire per tutta Europa. Le sue derne la guarigione più presto
opere ebbero generalmente uno dalle forze della natura che dai
smercio pronto e grande dal che medicamenti. E questi diversi
si potrebbe argomentare (se pur mali sono diffusamente esposti in
vale ognor questo argomento) del questo elegante libro, e vi si con
loro merito: e se ne fecero, e se forta l'infermo saggio e ragione
ne fanno tuttavia replicate edi vole a sopportarli con filosofica pa
zioni, e talune furono anche vol zienza. Quest'opera appena com
tate in lingue estere. Ma eccone parsa alla luce venne accolta in
il catalogo. guisa che in men di quattro mesi
1. Saggio intorno alla natura se ne esitarono tutti gli esempla
e facoltà medicinali di un'acqua ri. Se ne fece nell'anno medesimo
minerale nuovamente scoperta una seconda edizione per cura del
nella vale Imagna. Bergamo, per dottor Luigi Venanzi che vi ap
Francesco Locatelli, 1772, in 8.vo. ose un avvertimento, ed ebbe
Quest' opera fu poscia dall'au dall'A. notabili aggiunte.
tore rifusa nel suo Trattato gene 5. Postille all' opera del Bor
rale delle acque minerali del Ber tolassi ristampata sotto il titolo:
gamasco. - Ammaestramento intorno ai par
2. De sanguine et sanguinei ti. Dal Locatelli, 179o, in 8.vo.
concretionibus per anatomen in In queste annotazioni ſe cono
dagatis et pro causis morborum scere il suo non comune sapere,
habitis. Quaestiones medicae. e ad un tempo il suo zelo per gli
Bergami, apud Locatellum , in infermi, onde lor giovare con tut
aVO e ti i sussidi dell'arte sua.
Con quest'opera dettata in buo 6. Lo spirito della medicina
ma lingua dimostra anche più del celebre Andrea Pasta tratto
chiaramente quanto Andrea Pa da vari i suoi scritti e dal suo
sta avea di già trattato intorno a esercizio medicinale. Bergamo,
42
dal Locatelli, 179o, in 8.vo, col al quale dovrebbono tutti seri
ritratto dell'autore. di pervenire.
Egli poichè fu parente e amico io. Del coraggio nelle malattie.
e scolare e successore di Andrea Parma, colle stampe Bodoni, 1792,
Pasta ne conosceva ottimamente in 8.vo, bella edizione,
il pensare nelle mediche cose : ed In questo caro e prezioso libro
avendosi questo celebre uomo ac si studia l'autore di confortare
cattata gran fama pe suoi scritti e l'animo dello infermo ispirando
per le sue cure bene stava che si gli un nobile coraggio capace a
conoscesse il concetto del suo me sostenere i disagi che accompa
dicare, e s'indicassero con quale gnano lo stato di malattia, allon
intendimento egli curasse le più tanando la tristezza, il timore e
gravi malattie e quali ne fossero tutto ciò che suole abbattere ed
i suoi metodi di cura. Questo li invilire lo spirito.
bro fu accolto con vero plauso, e 1 1. Delle acque minerali del
fu letto e lodato generalmente. Bergamasco, Bergamo, dalla stam
7. Consulti medici del celebre peria Locatelli, 1794, in 4.to.
Andrea Pasta. Bergamo, per Vin Queste acque sono quelle di
cenzo Antoine, 1791, in 4.to. Trescorre, di s. Pellegrino e della
A questo volume di scelti con Valle Imagna, i paesi e i luoghi
sulti vi è aggiunta una prefazione donde scaturiscono, si trovano de
ben ragionata sul merito di que scritti con eleganza singolare e
sti dettati. quasi poetica. Le qualità medici
8. Consulti medici del celebre nali delle medesime sono indicate
Antonio Cocchi, Vol. 2, in 4.to. con molta erudizione e vi sono
Bergamo, da Vincenzo Antoine, indicati i mali a cui possono esse
Iºno i « re salutari. Nella chimica analisi
ierno alle vicende ed al me però, massimamente in quelle di
rito di questi famosi cocchiani Trescorre, l'autore forse lasciò de
consulti de quali fu editore bene siderio di maggiore esattezza e
meritissimo il nostro Pasta, giova diligenza.
leggere una nostra lettera al mar 12. Elogio del celebre botanico
chese Gian Giacomo Trivulzio Carlo Linneo, pubblicato nell'oc
pubblicata nel 1851, dalla tipogra casione dei due dotti stabilimenti
fia Pogliani a Milano, in 8.vo, con della libreria medica e dell' orto
uesto titolo: Sui consulti e sulle
botanico nello spedal maggiore
ettere di Antonio Cocchi ed al di Bergamo. Bergamo, dalla stam
tre scritture postume con sei con peria Antoine, 18o2, in 8.vo.
sulti inediti, altri latini, altri Quest'elogio è quasi una tradu
francesi dello stesso, lettera ecc. zione dal francese, ma raffazzona
9. Galateo dei Medici col mot to in guisa che ha ricevuto dalle
to: Quid leges sine moribus vanae sue mani, per così dire, un nuovo
proficiunt? Bergamo, 1791, per e migliore ordinamento.
Francesco Locatelli, in 12.mo. 15. Elogio dell' ab. Ceroni.
Di questo veramente aureo li Bergamo, pel Natali, 18o2, in 4.to.
bretto se ne sono moltiplicate per Questo funebre elogio sacro al
ogni dove le edizioni; la qual cosa dotto bibliotecario di Bergamo, al
è prova, se altra non ve ne fosse, buon cultore delle lettere, all'a
del merito di questo libro diretto mico tenero e leale è dettato collo
a correggere il costume dei medi stile tutto proprio di una affettuo
ci, ed a ritrarli a quel grado di Sa ann1C1Zla,
eccellenza intellettuale e morale, 14. Fra i moltissimi e sparsi
45o
componimenti poetici di Giusep l'almanacco per li medici, chi
pe Pasta meritano particolar ri rurghi e speziali, num. I, di fasc.
cordanza i due seguenti poemetti. 14, in 8.vo. E questa cosa non si
L' Anatomia, Bergamo, dal trova in commercio, nè a me è
Natali, in 8.vo. riuscito averne copia.
Questo poemetto fu dall'autore Da tutte queste cose vedesi chia
pubblicato con saggio divisamen ro ch'egli si fu uomo di singolare
to in occasione di nozze patrie ingegno; che fu dotto, erudito,
illustri. Vi è descritta da buon elegante scrittore, seguace della
conoscitore dell' arte, l'anatomia semplicità del medicare adottata
del corpo umano e particolarmen dal suo cugino Pasta dietro i prin
te al modo che sta scritto assai cipii della scuola medica toscana
acconciamente, quella del cuore. fondata dal Redi; che fu genero
15. La Musica medica. Berga so e liberale oltre anche i suoi
mo, pel Natali, 1824. mezzi, e che condusse una vita
Più d'ogni farmaco vale talvol laboriosa come scienziato e lette
ta la musica a sanare certe malat rato sì come si deduce dalla quan
tie: e questo talor salutifero ri tità delle opere pubblicate, e che
medio forma l'argomento piace a malgrado di queste che pur gli
vole di questo poemetto, in cui procacciarono fama e celebrità per
sono con maestria indicati i di tutta Italia ed anche in altre parti
versi generi di musica, i varianti d'Europa, egli visse negli ultimi
gusti ed i vari effetti. Fu questo suoi anni quasi sconosciuto in sua
l'ultimo canto della moribonda patria, tantochè ignoravasi dai
musa del Pasta, e fu, come suol più se esistesse; o confondevati
dirsi, quello del Cigno. La pro spesso coll'altro Pasta, di cui suo
prietà delle voci, i nobili e poeti nò, e suona tuttavia gloriosa la
ci modi di dire ricordano in parte fama. Sorte d'ingiustizia o di fatº
l'invito a Lesbia Cidonia del Ma di che abbiamo continui esempli
scheroni. Taluni con picciolette cose e di
Egli avea in animo di dettarne poco pregio avvien che salganº
uno pur anco sulla generazione spesse volte in fama grandissima,
in cui volea studiarsi di trattare mentre altri con cose elaboratissi
questo delicato argomento senza me e d' eccellente merito appena
fare la menoma offesa alle sacre si odono a nominare. Ora il se
leggi del pudore. Ma la morte av condo Pasta non fu a unio avviso
venutagli poco appresso impedì inferiore al primo per numero e
ch'egli mettesse ad effetto questo bontà di lavori; ma quanto non
suo pensiero. Era pur sua mente gli fu inferiore in rinomanza º
di pigliare in considerazione il fama !
vero spirito della medicina empi Appresso la sua morte le sue
rica, e intendeva d'occuparsene carte e tutti i suoi mss. furono
tosto di poi averne messi in carta dalla sorella passati nelle mani del
alquanti concetti. Intanto non la dottor Facheris, medico provincia:
sciava di lavorare nell'Interpres le, uno de' suoi migliori e più cari
allievi, affinchè ne dettasse l'elo
clinicus del Klein, su di che stava
da varii anni facendo delle postil io secondochè ed egli stesso desi:
le, ed era pervenuto alla lettera i", di voler fare, e secondochè
L. Si ha di lui pure una coserella anche vennegliene dato incaricº
pochissimo nota pubblicata senza dall'Ateneo. i" non liberò mai
data e senza nome nel 1788, ed è la sua promessa per parecchi anni
un Errata-corrige da apporsi al che tuttavia gli sopravvisse. Noi
451
abbiamo voluto con questi pochi avrebbe permessa la età, non solo
e mal composti cenni biografici lo stato fisico dei luoghi ma il mo
pagare un qualche tributo di ami rale degli uomini che vi avevano
cizia e di venerazione ad un be abitazione e portò seco immensa
nemerito ed insigne uomo che ricchezza di osservazioni e di fatti
mentre visse, ci diede spontanei e che l'animo suo valsero mirabil
non pochi contrassegni di bene mente ad ornare. Nè queste osser
volenza e cortesia. vazioni avrebbe potute fare senza
GiusEPPE DEL CHIArpa, dubbio, ove con precocità non
avesse avuto l'intelletto fornito
MANZI (PIETRo), nacque in di tutto il sapere che richiedesi in
Civitavecchia da Camillo Manzi e cui voglia viaggiar con profitto.
da Paola Bianchi, il di due no Ritornato in Italia ed alle leg
vembre del 1785. I suoi, ricchi gi, in que tempi, in che Roma
negozianti, il vollero di buona ora faceva parte dell'impero francese,
collocato nel collegio di Montefia vi si mostrò in isplendido lume
scone ove ebbe i primi insegna fra gli avvocati, talchè dal gover
menti delle lettere e delle scienze no fu ordinato a sedere fra i giu
insieme col fratello Guglielmo, dici del supremo tribunale nella
(in appresso uomo assai noto ), medesima città.
poscia passò in quello detto il Il padre suo avrebbe desidera
Nuovo, a Roma, diretto dai pp. to che Pietro applicasse la mente
delle scuole pie. Insino da primi al commercio, fonte sicura di vera
anni Pietro lasciò travedere come ricchezza, ma Pietro nol volle
promettesse di divenire quel dotto perchè l' animo rifuggiva dalla
che recherebbe onore a sè, alla monotonia necessaria al mercan
patria, ad Italia. Imperciocchè teggiare, e lo spirito non poteva
alla somma solerzia nello studio, accomodarsi alla severità del cal
accomunava acutezza d'intelletto colo.
maravigliosa, talchè il profittare Cambiato frattanto l' ordine
ogni giorno in lui diveniva gigan delle cose, tornato il pontefice nel
tesco. Passato nell'archiginnasio la sua sede, il Manzi, deposta la
romano vi fece l'ordinato corso toga, e le malinconiche discipline
degli studi legali, vi ottenne la legali abbandonate, ritrasse nei
laurea, poscia alcuni anni volle diletti suoi studi. Primo frutto
occupati nella necessaria pratica delle veglie fu la Storia della con
delle leggi nello studio del cele quista di Messico che mandò per
bre legale Bartolucci. le stampe nel 1817 a Roma. Que
Favorito dall'agiatezza della fa st'opera che da per tutto ridonda
miglia, ne più verdi anni ebbe di ottima critica, e di giudiziosa
sommo trasporto di viaggiare on disposizione negli avvenimenti,
de conoscere popoli, lingue, co fu dettata con istile ridondante di
stumanze, paesi diversi. In fatti arcaismi, e sebbene sia sempre
vide tutta Italia, peregrinò in lodevole l'indefesso studio degli
Francia, in Ispagna, nell'impero scrittori del trecento, è riprove
Ottomano, quasi da per tutto in vole l' imitargli in tal maniera
Europa. Da suoi viaggi però ei che gli scritti del tempo appaiano
trasse buon dato di cognizioni, come dettati in quel secolo: sicchè
chè ei non correva i paesi per so appunto per pecca di soverchia
lo desiderio di correre, ma inve affettazione fu quasi universal
stigando sottilmente, più anche mente condannata. Nè il Manzi
sottilmente di quanto in altri se ne dolse, o come i piccoli fanno,
452
si ostinò nel proposito, o non solamente rimettendo della inten
volle ravvedersi, che anzi nella sità nello studio, di quanto basta
seconda edizione mutò quanto più va onde ripigliare vigore per no
i" fu possibile e del vecchi voca velle fatiche. E sì che quivi per
oli e della durezza e contorsione comando di papa Pio VII dovette
dei periodi dapprima usati, acco accettare l'offizio di giudice, indi
modandosi per tal guisa alla sag vi ebbe gravi affanni domestici;
gia opinione di coloro che la bel ma tutto ciò non valse a sminuir
tà dello stile non fanno consistere gli l'amore per le lettere.
nella magra imitazione dei vecchi, Peritissimo nel greco idioma
ma sì nella vaghezza delle imma voltò nel nostro l'opera del retore
gini, nella novità dei concetti, Dionigi di Alicarnasso in che
nella severità del ragionare, espo tratta dello stile di Tucidide, e
sti con isceltezza di parole, non vi fece precedere un suo erudito
già cercate, ma convenienti al discorso sull'arte istorica. Questo
proposito, e secondo l'indole na è il primo volgarizzamento che
tiva del nostro linguaggio. Ma in abbia l'Italia di quell'opera, e fu
frattanto più sempre egli innamo lodato dal Perticari con parole
rato dello studio, e con l'ansia di delle quali avrebbe potuto com
colui che molto avendo, più sem piacersi chiunque, sapendo quan
pre brama di possedere, i giorni to valesse il giudizio del Pertica
passava fra i libri della greca, la ri. Ma alle lodi non andarono dis
tina ed italiana sapienza, e le not giunte le critiche, come non man
ti intere vegliava, non dando mai carono alla traduzione di Erodia
riposo allo spirito agitato. Da que no che pubblicò in appresso, e
sto ne venne che fu colto da gra specialmente in riguardo allo sti
vissima perturbazione nervosa, le, che fu accagionato di troppa
(retaggio sicuro di coloro che con ricercatezza e di soverchia oscnri
incerta speranza di lode, con uti tà. Critiche che sebbene dettate
le nessuno, guastano la propria dallo spirito desideroso di giova
salute in sui libri), che il condus mento, furono considerate un po'
se quasi all'orlo del sepolcro, e troppo acerbe, e gli amici del
insino parve che la mente gli si Manzi, ebbero a dolersene, talchè
fosse alienata. Senonchè venuta in in fra gli altri dal dotto Benedet.
soccorso, questa volta felicemen to Blasi fu risposto ai mordaci
te, l'arte medica sempre mal si con energia. Dopo il volgarizza
cura, e nelle malattie nervose in mento d'Erodiano rivolse l'animo
certissima, volle fortuna che gli a dettare la Storia della rivolu
riuscisse di giovamento, talchè ri zione di Francia, la quale voleva
cuperate le forze del corpo, ( tor condurre insino alla caduta del
nato il sonno che da lungo l'ave l'impero, ma compiutone il primo
va abbandonato a ristorarlo), ben libro non andò più avanti, forse
presto riebbe anche quelle della sconfortato dalla ragione che a
mente. Ma che ? i sofferiti affanni
grave pericolo si mette chiunque
furono subito dimenticati, e l'a voglia integramente narrare gran
more primiero tornò sollecito a di avvenimenti, e cadute, e pas
riaccendere più vivo quel fuoco sioni, e delirii di una età troppº
che non mai spento era soltanto vicina alla nostra. Quest'opera
represso. dettata con gravità di stile e con
Restituitosi alla patria appresso sodezza di pensieri piacque gene
al già vecchio genitore, tornò al ralmente, e l'autore ne fu rimº:
consueto ordine di vita, di tanto ritato con la croce della Legion º
455
onore. Un anno dopo mise in lu Collana degli Storici greci. Mila
ce il volgarizzamento di Quinto no, 1826, in 8.
Curzio, del quale non aveva Italia 5. Erodiano, Storia dell'impe
che quello vecchio ed incolto del rio dopo Marco, libri 8, versione
Porcacchi, ed ebbe molti applau dal greco. Roma, 182 1, in 8., e nel
si; non però tanti quanti ne ot la Collana come sopra. Milano,
tenne quello di Tucidide da lui 182 1, in 8.
fatto per la Collana degli storici 4 Istoria della rivoluzione di
Greci pubblicata in Milano per Francia dalla convocazione degli
cura del Sonzogno. stati fino allo stabilimento della
Ultima opera del Manzi, come monarchia costituzionale. Firen
pur troppo ei l'aveva predetto, fu ze, 1826, in 8.
il ragionamento sullo stato antico 5. Q. Curzio Rufo, delle impre
ed attuale del porto, città e pro se di Alessandro Magno. Prato,
vincia di Civitavecchia, nella 1827, in 8.
quale lasciò un pegno caldissimo 6. Ambasceria di Teodosio il
del suo amore verso la patria. giovine ad Attila re degli Unni,
Ma a tanti lavori, a tante notti descritta dall'istorico Prisco, per
ostinatamente vegliate, la natura la prima volta recata dal greco in
non ebbe forza per resistere, sic italiano. Roma, 1827, in 8.
chè affievolendosi poco a poco 7. Tucidide Istorie, versione
venne finalmente a disciogliersi. dal greco. Nella Collana degli Sto
Dopo lunga e penosa malattia da rici greci. Milano, 1852, in 8.
lui sopportata con eroica pazienza, 8. Lettera a sua eccellenza
fra il compianto de' suoi e degli Donna Teresa de-Rossi Gaetani
amici fini di vivere il dì 22 aprile duchessa di Sermoneta, sopra la
del 1859. ultime scoperte fatte lungo il lit
Il Manzi fu di temperamento torale dell' antica Etruria nello
dolce, modestissimo; talchè sen stato Pontificio. Prato, 1856, in 8.
tiva assai bassamente di sè, nè le 9. Dello stato antico ed attuale
lodi valsero mai ad innalzarlo, nè del porto, città e provincia di Ci
le critiche a deprimerlo tanto che vitavecchia. Prato, 1857, in 8.
scoraggiato deponesse la penna Nella prefazione di quest'opera
sempre pronta a novelli lavori. il Manzi parla di una sua versione
Del Manzi abbiamo un elo di Senofonte, ma al Blasi non fu
quente ed elegante elogio detto dato di averne contezza.
nelle esequie dall'amico suo Be GIAMBATTISTA BASEGeIo.
nedetto Blasi, e stampato in Ci
vitavecchia, del quale ci siamo FIORIO (GAETANo), nacque in
serviti per la presente Biografia. Verona da onorata famiglia il 2
settembre 1744. Fu suo padre
Marco Fiorio, e sua madre Santa
Sue Opere a stampa. Raimondi. Fanciullo ancora si col
locò nel collegio de pp. Gesuiti
1. Il Conquisto di Messico, nella sua patria, ed ivi ebbe cam
Roma, 1817, in 8.vo. po d'istruirsi nelle lettere con
– lo stesso, ivi, 182o, in 8.vo, quei metodi sicuri de quali usa
seconda edizione. vano que bravi religiosi onde or:
2. Dionigi d'Alicarnasso, del nare la mente del giovanetti, alle
lo stile e dei modi di Tucidide : loro cure affidati, senza impa
dal greco per la prima volta recato stojarne l'intelletto.
in italiano, ivi, 1819, in 8., e nella Uscito dal collegio tuttavia in
VoL. VII. 29
454
verde età, e spinto da quell'amore zioni favolose, che aiutate dalla
che gli aveva messo natura pel tea allegra stagione del carnovale
tro, s'umi a filodrammatici della nella quale furono date, e dalle
sua patria, ed addestrossi nella dif decorazioni, di cui con grave di
ficile arte del recitare. Riuscitone spendio de' miei socii furono or
con applausi, volle unirsi ad una nate, sortirono un esito felice,
compagnia di commedianti, e fare chiamando pieno il teatro più
di ciò che aveva incominciato per sere, e queste intitolate –Arabin
diletto, sua assoluta professione. da prima: Arabinda seconda.
Sentito siccome comico artista, Messo buon animo per l'esito
al quale non mai si perdona, fortunato del primo tentativo, non
quanto in semplice dilettante è volle deporre la penna, e veduto
tollerato, piacque, talchè fu ac alla esposizione in quali errori era
colto nella compagnia di Carlo caduto, seppe correggersi proce
Battaggia, celebre a quei giorni, dendo nella via, ed ecco, soggiun
anzi tra le principali che andasse se, come mi sono aperta un one
ro per Italia. sta strada a qualche, benchè pic
Gaetano, risguardò l'arte a cui colo, profitto, impiegando i pochi
erasi dedicato, siccome arte ardua; momenti d'ozio, rubandomi qual
ei conosceva dalla storia dei com che ora di sonno, e dedicandomi
medianti quanto scarso fosse stato tutto al pensiero di procurarmi i
il numero di coloro che salirono a mezzi onde far istruire i figli
durevole fama , per la maggior miei che seppero colla loro bontà
parte una gentaglia vile ed ab tutto guadagnarsi sinora il mio
bietta. Per la qual cosa non mai affetto.
rimetteva dallo studio, ed ogni In fatti tutte le rappresentazio
sua cura era posta sì che il perso mi scritte dal Fiorio ottennero ap
maggio che simulava riuscisse , plausi ovunque furono esposte, e
quanto più possibile, al vero simi sebbene talune fra esse non potes
gliante. Per tale merito non che sero reggere oggi giorno in sul
per la somma dolcezza del tempe teatro per la mutazione del gusto,
ramento fu a compagni carissimo, non mancano di arte, di semplici
e Veramente onorato. tà nella condotta, di convenienza
Innamoratosi di Maria Gobita e naturalezza nel dialogo. A no
di Venezia, leggiadra ed onesta stro parere fra tutte meritano pre
fanciulla, la condusse in moglie, ferenza le due intitolate: Carlo
e visse sempre amorosamente con Goldoni fra comici, il Matrimo
CS8a, nio di Carlo Goldoni.
In appresso volle farsi autore, Tre volumi del sovra enunziati
ed egli stesso ne racconta il per Trattenimenti si stamparono nel
chè (1) : La ristrettezza di mie 1791, il quarto nel 1797. Causa di
fortune, i bisogni di numerosa tale ritardo fu che il peso di una
ed amata famiglia, un po' di ge impresa comica da sè solo pel cor
mio e di pratica teatrale m'han so di tre anni disavventuratamen
no posta in mano la penna, ed te sostenuto, gl'impedì di accudi
indotto ad ingombrare della car re alla promessa edizione delle
ta. Ho scritto qualche dialogo in sue opere. In fatti uscito dalla
alcuno, de'così detti, Comici Pa compagnia Battaggia, con la quale
sticci. Ho fatto due rappresenta aveva vissuto lungo tempo, gli fu
forza addossarsi l'incarico di capo
(1) Trattenimenti teatrali, T. I, di comico, e come narra, sfortunata
scorso preliminare, Venezia, 1791, in 8. mente pei proprii interessi.
Aveva promessi altri quattro
volumi di composizioni teatrali, Suo Opere a stampa.
ma il trambusto delle cose politi
ahe che condusse le persone e le 1. Trattenimenti teatrali. T.
cose a diversa condizione, me lo IV, Venezia, 1791-97, in 8.
impedi. 2. La vana seduzione, nel Tea
Soltanto pel Teatro moderno tro moderno applaudito.
applaudito, che stampavasi a Ve 5. L'Intollerante – Meneghi
nezia, indi per l' Anno teatrale no Peccena.– Nell'Anno teatrale.
pure in Venezia impresso, dette
cose sue; le altre si rimasero e so Inedite.
no tuttavia, a quanto crediamo,
inedite, e gran parte perdute. Amori de Menego Piva barca
Stanco dalla malignità della for riol e Samaritana perléra -
tuna, e vedendo come in sul fini commedia in dialetto veneziano.
re dello scorso secolo ed al princi Solitudine e pianto.
pio di questo pei continui subbu La Prevenzione sovente in
gli che avevano commossa tutta ganna.
Italia non fosse sì tosto da sperar La Tabacchiera d'oro.
bene per l'arte sua, volle lasciarla, Altre certamente ne ha scritte,
e il fece. ma a noi non son note.
Ritiratosi a Venezia presso ai GiAMBATTusTA BAsRGc 1o.
suoi parenti ed amici, fra quali
uno a lui carissimo era Benedetto MONICO (Giuseppe), ebbe a ge
Giovanelli che per diletto dettava mitori Adamo ed AngelaCavallini,e
buone commedie, vi finì la vita la vigilia di Natale del 1769 nacque
nel 25 agosto del 18o7. in Riese,grossa terra della provincia
Il Fiorio fu uomo non solo di Trivigiana, ove sorti comuni i lari
soavi maniere, ma di scrupolosa e comune il sangue, chi siede oggi
onoratezza, e ne parlano con mol vestito della porpora del Vaticano
to encomio il conte Tommasini sulla cattedra dei Giustiniani e dei
Soardi scrittore drammatico suo Giovanelli. Narra egli stesso (1) di
concittadino, l'Albergati, il Pe aver succhiato nell'umile Altivole
poli e molti altri. Le massime che sotto quel dotto e saggio parroco
succhiò dagli ottimi suoi parenti Domenico Canil, userò a maggior
non dimenticò mai, talchè anche precisione le sue parole, valoroso e
fra commedianti, molti de'quali benemerito istitutore della gioven
non si pregiavano di squisita no tù, i sani e veri elementi dell'a
biltà d'animo, e nella corruttela mena letteratura e dell'austera fi
del teatro, seppe conservarsi in losofia, e nel Seminario di Treviso
contaminato. Del suo valore nel à poscia compiuto il corso delle
l'arte favellano i giornali di quel scienze filosofiche e delle sacre in
tempo in che egli la esercitava, e sieme, avendo amato vestir l'abito
fu assai lodato per la scioltezza del sacerdozio. Di soli ventidue
nell'esporre, e per la profonda anni era il suo sapere sì inoltrato,
ragionevolezza nel rappresentare che là ove fu ammesso discepolo,
la propria parte. videsi sedere maestro, nè già di
Il Bartoli nelle notizie de co quell'arte, che à il privilegio di
mici Italiani, ha dettato un arti
colo laudatorio del Fiorio, che a (1) Per l'inaugurazione del monu
quei giorni, ne quali fu scritto mento eretto in Venezia a Canova r
tal libro, per ancora viveva. Versi. Trev., Andr., 1827.
456
seminar spini per raccoglier fiori, rii, perfino al grado di socio del
ciºè la grammatica, ma di quella l'Ateneo di Trevigi, ove si rese con
scienza che getta semi di sustan più scritti benemerito (i), restan
ziose frutte,la filosofia. Nè fu a caso do però in armonia soave, e quasi
trascelto, o per fini al merito se dissi fratellevole, col fiorito drap
condarii, sibbene dopo aver soste pello di amici, che varii per sape
nuto una conclusione in dogmatica re, per merito e per affetto, avea
con ampla facoltà a ciascuno di con sparsi per molti canti, e molti siti
traddirgli: onor particolare, reso d' d'Italia. I quali, mentre vedeangli
ordinario a particolare dottrina. un quarto ancora di via a compie
Accoppiando a ingegno acuto e re l'ordinaria carriera mortale, lo
gentile, che il molto studio fecondò, piangeano perduto dopo quaranta
una memoria mirabilmente vasta giorni di patimenti e di spasimi,
e consistente, applicossi alla colti sul meriggio del 14 marzo 1829, in
vazione, nel senso general del vo perfetta vigilia di sensi, e quando
cabolo, delle lettere e dell'arti bel l'uscir degli anni a lui non parve
le, con ottimo gusto formatosi al che un mutar di cielo (2).
la scuola dei classici, con un ric Come può apparire da questi
chissimo patrimonio di cognizioni cenni la bontà era il carattere pre
di antica e recente erudizione, e valente del Monico, e mostrò egli
con facondia e correzione di lingua sempre di averne una misura pro
e di stile. Tredici anni, non dieci, porzionata all'ingegno,ciocchè non
come scrisse taluno (1) fra'suoi bio è facile di rinvenire nella vita di
grafi, tenne egli l'anzidetta catte molti uomini di lettere, e di averla
dra, fino al 18oo, in cui fu dal co poi di tal proprietà, ciocchè è an
mun voto desiderato arciprete di cora più raro a trovarsi, da im
Postioma (2), ridente villetta che prontare le opere istesse del suo
ha la distanza di sole cinque mi ingegno dei caratteri medesimi,
glia dalla città di Trevigi, in cui componenti in concreto quella sua
preferi consumare la vita, non vago indole maravigliosa ed invidiabile.
menomamente di primazie e di ti La bontà infatti è di sua natura
toli, nè mai preso dalla incomoda espansiva, e come la luce si comu
malattia, che si chiama amor della nica a tutti; è ingenua e gioconda:
gloria, e di là non si tolse un istante. dell'ordine e dell'armonia risulta
Perchè se pure nel 1825 dovette to, è delicata e graziosa. Tale fu il
supplire nel Seminario (5) alla cat Monico, come uomo di lettere, e
tedra d'istruzione religiosa e di
storia universale,ogni di poscia rie (1)Parlano gli Atti pubblici dell'Aten.
deva al prediletto soggiorno per il di Treviso dei seguenti componimenti:
quale i dotti e gli amici lo saluta 1. Notizia sulla vita e gli scritti di
vano il Solitario. Rinunziò anzi Bernardo Zanetti, già arciprete di Po
per inclinazione spontanea di ge stioma, T. lII p. 27. Memorie dell'A
teneo sudd.
nio mansueto, dietro insorti diva 2. Capitolo in terza rima intitolato
il Guerno, dal nome di Camillo Guerno
(1) Necrologia, scritta da P. A. P. poeta napoletano, T. II. p. 57: e 75, id:
num. 68, 26 marzo 1829, Gazz. Priv. 3. Ricerche in esame all'edizione del
di Venezia. Canzoniere del Petrarca del prof An
(2) V. sonetto del Monico sulla via tonio Marsand. P. 62. 65, T. lII, id.
Postumia, o Postioma, di cui parla il 4. Sulla questione, se Laura fosse
Filiasi. Ven. T. IL p. 83. zitella o maritata P. 95, T. III, id.
(3) V. Prefaz. del Monico alla lett. di (2) La malattia del Monico fu di
Michele Battaggia su alcuni Parrochi flemmone al ginocchio sinistro, che gli
etterati defunti di Treviso Trev., Tip. guastò tutta la coscia, consumandogli
Trento, 1823. lentamente l'energia della vita.
457
come uomo di società, e mostrò ve lante saggio l'epistolare corrispon
ramente giusta la definizione, che denza, ch'ebbe varia ed estesa (1),
la bontà è l'abito di operare il bene, che formò la precipua sua cura,
e la gentilezza l'abito di operarla occupazione e delizia, onde attesta
nel modo migliore. I lavori, ch'e il Bianchetti, che in poche pro
gli compose, e ci lasciò per la mag vincie d'Italia potea trovarsi un
gior parte alla luce, però sparsi in qualcuno, a cui egli stesso non
una infinità di Raccolte, ove non si mandasse, e da cui spesso non ri
possono pescare senza stento, sono cevesse le novelle letterarie del
da riguardarsi non come documenti giorno, ch'era vaghissimo di sapere
di fama, ma come un insieme di pro e far sapere. E stando nella sua
ve, che congiunse l'ingegno alla indole, benigna e comunicabile,
bontà, e diede a conoscerne il mi diveniva facile impresa per lui ciò,
rabile innesto. Comunicavasi in che sarebbe stato fatica insoppor
fatti ai vicini e ai lontani mai sem tabile per altri, non ricco delle
pre con lumi e nozioni, per la sue naturali abitudini e risorse,
composizione delle loro opere, ce voglio alludere alla compilazione
dendo volentieri i materiali, con del Giornale delle Venete Pro
penosa diligenza adunati, intorno vincie, che nacque, crebbe e pro
a qualche argomento, e rinun sperò per le sue cure esclusive, e
ziando ad ogni utile e gloria pro poco venne dopo il suo morir con
pria. Non rifiutavasi giammai di tinuato. Il quale fu tenuto in pre
scrivere, per qualunque occasione gio e per gli articoli, moltissimi
venisse richiesto, e nelle raccolte
anche del Monico, che non segnati
di autori sparsi affluiscono col no
da nome, sarebbe difficile di enu
me del Monico scherzi, epigram merare non però di conoscer per
mi, dedicatorie, sonetti, per ve suoi, e per gl'illustri collaboratori,
scovi, per nozze, per artisti, per fra cui un Villardi, che dava for
parrochi, nelle quali occasioni ce mal elogio al Giornale (2), un
lebrava egli stesso il gaudio di Cesari che in esso per la prima
qualche amico ed affine, pubbli volta inseriva le sue Bellezze di
cando ad utilità delle lettere alcun Dante, un Tommaseo, di cui ri
inedito opuscolo, come fece di un splende in quel Giornale appunto,
Carme di Ubaldo Bregolini (1), di fiorente di energia e di vita la gio
una Via Crucis messa in versi dal ventù dell'ingegno condotta in og
Metastasio (2), e principalmente di gi a ben insigne virilità. Noteremo
due latine elegie di Catterina Bor altresì circa il metodo, che la bontà
ghini, tratte da sette suoi mss. del Monico era accusata dagli stessi
sugli occhi neri ed azzurri, argo (1) Il Ch. sig. Agostino dottor Fa
mento per lui di spiritosa celia alla panni membro dell'Istituto italiano e
Sposa (5). E della suprema,sua pro Presidente dell'Ateneo di Trevigi, dot
Pensione a comunicarsi agli altri, to autore massime di più lavori agra
ond'era tutto di tutti, e l'uom di rii, fu come grande amico del Monico,
tutte l'ore, darebbe bastevole e par per lungo in corrispondenza epistolare
con lui. Egli ne possede le affettuose
(1) Al Rev. d. Giulio dott. Marangoni ed erudite lettere. Forse l'intiero car
che passa arciprete d'Asolo a Mestre. teggio dell'estinto con altri è posse
Trev., Trento. u825. duto dal Monico, Arciprete di Carpe
(2) Trev., 1831, Trento Tip. V. Lett. nedo, presso il quale passò la non spre
dedic. del Monico a d. Ferd. Moretti gevole biblioteca dell'estinto medesimo.
nel suo ingresso alla chiesa di s. Cri (2) V. alcuni cenni dell'ab Franc.
slina del Tiverone. Villardi sopra varii giudizii pubblicati
(3) V. Dedic. per le nozze, Crescini da un Giorn. ital. Ven. Molin. 1825. p.
e Meneghini. And., Ven., Tip. 1826. 178. T. IV Giorn. di Treviso.
438
difetti, da più di uno rimproverati scorso (1); e il Dalmistro con
gli, di soverchia facilità nell'indi
stinta accettazion degli scritti, e
" affettuose sue lagrime esclu
enti la forza delle parole e ogni
nel sostenere tal fiata la ragione ritegno di compassione (2); e un
di chi meno l'aveva; e il Bian drappello d'illustri, con parec
chetti medesimo queste pecche chie (5) iscrizioni e poesie, in pic
ammettendo, non cerca in altro le col tratto di tempo; e Pietro Gior
scuse, che nella di lui nativa in dani, con l'epigrafe, qui appiedi
dulgenza. Tale era il Monico anche scolpita, sulla tomba ch'ebbe to
nella morale sua vita. Godendo in mune con Giulio Trento (4), a
fatti uno de più ricchi benefizii suggello di merito e di onore (5)
della diocesi, non lasciò nè oro nè G1 AN, Acopo Fonraxi.
argento, perchè le sue largizioni
In Postioma 5 miglia vicino a Treviso
trascorrevano non poche volte i Giuseppe Monico
confini di sua potenza. Benchè Dotto benefico amabilmente faceto
oltremodo faceto, tanta ricordasi Amatissimo da tutti nella provincia
Nè per Italia ignoto
la soavità del suo animo, che mai Governò quasi MXVIIII an. questa per
nessuno ebbe da suoi scherzi onta Visse alquanto meno di LX.
o ferita, e fu al vivo dipinta serena Fu pianto e desiderato con mirabile affetto
Universalmente nel marzo MDCCCXXVIIIl
la sua mente da chi faceva tesoro
degli estremi suoi motti, anche FONTANINI (Giusro). Ne
allorquando era ridotto a misurare cque da gente onoratissima in San
il tempo non più ad anni, a mesi, Daniele celebre castello del Friuli
a giorni, ad ore, ma a battute di nel 1666. Fu suo padre Francesco
arteria. Taceva in lui l'amor pro Fontanini, e sua madre Lodovica
prio; leal, cortese, ospitale, iva in Manzoni. Appena uscito dalla in
contro a tutti, con luce in volto di fanzia, dai genitori, che amavano
letizia e amore; era un uomo in fosse istruito nelle umane disci
somma, di cui protestò il Dalmi pline, venne collocato nel collegio
stro, che il miglior mai non co di Gorizia, che in quel tempo era
nobbe. Nè a torto in lui collocaro.
sotto il regime dei Gesuiti. Ma
no l'affetto e la stima molti illustri siccome era in lui grande deside
soggetti, e in cima di tutti Giu rio di addestrarsi in ogni dottrina
seppe Bianchetti, ornamento delle liberale, e specialmente nella filo
lettere italiane, e Angelo Dalmi sofia, così quei maestri non riu
stro ultimamente perdutosi, che al
Monico dedicava fin dal 1814 uno scirono di suo gradimento. Ei mº:
desimo disse che il primo raggio
de'suoi piccanti ed aggraziati ser di luce nel sapere gli scintillò di
moni (1). Il merito fa la riputazio nanzi agli occhi, come prima gli
ne, e la riputazione fa il merito. venne fatto di avere fra le mani
Quindi questi due rispettabili ami
ci, che profondamente sentirono il (1) Parole di Gius. Bianchetti all'oc
distacco del Monico, emularonsi a casione della morte del Monico, reº
vicenda, per rendergli un degno tate all'Ateneo di Treviso la sera 26 mai:
tributo; e il Bianchetti lo rendeva zo 1829. Vol. XVI. p. 145, Giornº di
Treviso. -

con quell'eloquente scrittura, in (2) Lagrime di d. Angelo Dalmistro.


titolata Parole, quasi dal dolor non (3) v. Giorn. di trev. XVII p. 194,
permesso il legame di umano di XVI p. 166, XVI p. 284. –V.Gazz. num.
2o9, 16 maggio 1829. -

(1) E' il X della Raccolta, Vol. I delle (4) Il valente traduttor di Sallustiº,
opere pubblicate, con critica e succosa (5) Un bell'articolo intorno Giuseppe
Vita in fronte del Dalmistro, dal sig. Monico si può leggere nel Vol. III dº
Gio. Veludo, giovane di bella fama. Nuovi scritti del Tompaseo.
459
le opere di Francesco Redi le quali, sola biblioteca, gli lasciava mag
siccome è noto, essendo scritte con
gior comodo di attendere alla eru
gravissimi pensieri, mirabilmente dizione; più facilità di usare con
svolti con facondo, facile e cul gli amici e farsene novelli, e di
tissimo stile, porgono tale allet altronde trovandosi in campo più
tamento ad animo inchinato alla vasto e più appropriato al suo ge
dottrina, che non può deporle mio siccome Roma era, poteva in
senza riuscirne migliore. E fu qualche modo nutrire speranza di
questa buon'arra del futuro pro appagare almeno in qualche parte
gredimento del giovine, che sti alla segreta ambizione, che non
mando anche suo vantaggio lo era, e non fu mai piccola in lui.
studio delle scienze sacre, a que Nella state dunque dell'anno
ste si mise con sommo ardore, in 1697 portossi a Roma, ove allora
di nel 168o entrò nel sacerdozio. teneva il soglio pontificio Innocen
Onde maggiormente istruirsi pas zo XII, che sebbene non dottissi
sò a Venezia, poi a Padova, e te mo, pure gli uomini dotti favoriva
mendo pratica continua con gli in ogni maniera. Quivi giunto il
uomini dotti che fiorivano in Fontanini, preceduto da qualche
quella università, volle dare un gloria, volle che colla presenza anzi
saggio del suo sapere colla disser che diminuire, locchè bene spesso
tazione intorno le Masnade e gli accade, avesse ad accrescersi la uni
altri servi presso i Longobardi, versale estimazione a proprio ri
che per ancora manoscritta pia guardo; per la qual cosa non la
cque infinitamente a tutti coloro sciava mai di frequentare le case
a quali la dette a leggere ed in di quegli uomini letterati che a
ispezialtà ad Apostolo Zeno, il quei di più erano in fama, come
quale alieno da ogni invidia let a dire del Severoli, del Ciampini,
teraria, più presto bramando che del Noris, del Casanata, senza per
a comune vantaggio le opere che rò mai tralasciare di occuparsi per
potevano recar fama a suoi conna molte e molte ore nello studio. A
zionali fossero universalmente no persuasione di Lorenzo Zaccagna
te, prese l'incarico di farla stam dottissimo nel latino idioma e nel
pare, anzi narrasi, e non senza greco, apprese quest'ultimo, e dal
buona ragione, che a proprie spe Fabretti archeologo insigne trasse
se il facesse. non pochi lumi intorno a questa
Frattanto da Padova il Fonta scienza. Primo oggetto per altro
mini recatosi di nuovo a Venezia de' suoi studii fu la storia eccle
fu accolto ad onorevoli patti nella siastica, nella quale ben presto di
patrizia casa Mora, come maestro venne esperto a segno da poterne
e custode della biblioteca che vi dissertare nella celebre Accademia
si conservava. Tale impiego però che si radunava nella Sala de pro
non gli andò troppo a genio; im paganda, in cui frequentavano i
perciocchè non gli accordava tut migliori uomini d'Italia e forastieri.
ta quella libertà letteraria della I suoi discorsi tenuti in quella
quale era vago oltre misura. Fra Accademia furono stampati col ti
gli amici suoi più cari ebbe Filip tolo Collationes in Venezia, dopo
po del Torre, per cui mezzo ben la sua morte.
presto potè entrare a servigi del Fatto ormai, ed onorevolmente
cardinale Renato Imperiali, acco noto, il proprio nome per tutta
gliendo con lietissimo animo tale TRoma, Clemente XI, succeduto
nuova servitù, imperciocchè que ad Innocenzio gli ordinò di esa
sta non legandolo se non che alla minare e riferirgli la sua opinione
44o
intorno un dialogo contro i Frati Nel febbraio del 17oo essendo
celli (1) attribuito a Giacomo della giunto in Roma il celebre Mont
Marca dell' ordine dei Minori, faucon ed avuta occasione di tro
a che il Fontanini rispose come varsi col Fontanini, si strinse fra
ned era assolutamente nè poteva essi tenera amicizia che non s'in.
essere opera di quel beato, ed il terruppe più mai. Altra amicizia,
dimostrò con monumenti irrefra e strettissima, ebbe anche col p.
gabili. Indi scrisse in difesa del Tommasi del duchi di Palma in
l' opera di Andrea Agnelli che Sicilia, poi cardinale; e per consi
dettò le vite dei Pontefici Raven glio di questo trasse a miglior le
nati contra quelli che volevano zione il vecchio volgarizzamento
proibito questo libro perchè in dei Morali di s. Gregorio, fatto da
esso era detto che gl'imperadori Zanobi da Strata ; e ridottolo se
in luogo del papa, accostumavano condo sua opinione, il fece stam
di concedere il pallio agli arcive È" in Roma dal 1714 al 173o.
scovi ; estimando tale semplice as er questo lavoro non ottenne il
serzione di poco momento in ri Fontanini molta approvazione, e
guardo al merito generale dell'o specialmente lo Zeno nelle note
pera. Infaticabile nello studio e al libro della Eloquenza, con otti
nello scrivere, ad ogni occasione me ragioni trova il testo guasto e
mandava fuori iscrizioni latine. le correzioni ove si sono fatte, ma
Raccolse le poesie e lettere di lamente fatte. Del Tommasi ve
Ciro di Pers e premessavi la vita nuto a morte dopo impresso il pri
mandò il libro per le stampe. Mol mo volume, in attestato di amore, il
to raunò intorno a cose friulane; Fontanini scrisse l' Elogio, stan:
pensò di mettere in luce le opere pato nel Giornale de Letterati di
del cardinale Aleandro Junione da Italia dal tomo XVIII al XXVI,
sè trascritte da un codice della bi
e fu uno dei testimonii più volte
blioteca Barberini, e con brevità chiamati pel processo della beati
compose una lettera intorno le ficazione dell'istesso Tommasi,
opere di Alessandro Tassoni che Clemente frattanto, avendo a:
Apostolo Zeno pubblicò nel 1698 cquistata sempre maggiore esti:
in Venezia nel libro dell'Otto mazione pel valore letterario del
nelli malamente al Tassoni mede Fontanini, e pensando che tale
simo attribuito, intitolato: Anno uomo poteva nel procedere del
tazioni sopra il Vocabolario de tempo riuscire di utilità alla santa
gli Accademici della Crusca. Sede fece in modo che il cardina:
le Pietro Rubini gli cedesse il
(1) I Fraticelli, o come si chiamava piovanato di san Daniello sua pa
no, gli Apostoli di Cristo, furono ere
tici del secolo XIII, e pare che abbia tria, e questo avvenne nel 1704.
no avuto per fondatore Ermanno Pongi In appresso, trovando che lº
lupo ferrarese. In seguito fu promul cattedra di belle lettere nella Sa
gata la setta da Gerardo Segarelli par pienza, già un tempo occupata da
migiano ch' ebbe a compagni Dolcino uomini gravi e dotti era vacua da
e sua moglie. Questa società aveva per
base tutto essere comune tra i con molto, il Papa volle che il Fonta
fratelli, anche le donne, sicchè nelle nini la tornasse in buona fama, e
orgie che si tenevano, a quanto narra questi avendone accolto con lietº
no gli storici delle Eresie, e special animo l'incarico, nel medesimº
mente il Bernino, erano commesse le anno 17o4 sovra mentovato vi prº
più ributtanti oscenità. Condannati dai
nunziò la sua Orazione inaugura
pontefici, si dispersero. Il Segarelli pri
mia, poscia Dolcine e sua moglie furo toria, De usu et praestantia bona:
no condannati al fuoco. rum litterarum, la quale data fuori
441
per le stampe ottenne moltissi la stampare in Roma nel 17o 6
mi encomii ed in ispezialtà le dif principiò a dispensarla agli amici,
ficili lodi del celebre Pietro Bayle. e lodato come si conveniva del
In quei giorni egli compose e pensiero, ebbe anche da alcuni le
mandò in luce la sua opera : Vin proprie osservazioni nel proposito,
diciae veterum diplomatum in ed in ispezialtà da Apostolo Zeno,
favore del Mabillon e del Ruinart, il quale gli consegnò in proprie
contra il gesuita Bartolommeo mani in Venezia un esemplare
Germonio, il quale aveva la ridi del libro con tutte le correzioni
cola opinione che tutte le antiche ed aggiunte che gli era avvenuto
carte e diplomi fossero falsati, si di fare insino allora. Il Fontanini,
mile all'altra bestiale idea dell'Ar benchè dentro non fosse troppo
dutino, che credeva, tutti gli scrit contento, perchè sempre guarda
ti degli antichi che ci rimangono va di mal occhio, chiunque avesse
non essere altrimenti legittimi, trovato che dire nelle cose sne,
ma fattura di monaci Benedettini accolse con apparente buon ani
del secolo XI. L' opera del Fonta mo il dono, e seco recosselo tor
mini che giustamente ribatte le nando a Roma. Nella edizione se
fatne supposizioni del Germonio conda usò degli avvertimenti co
È" universalmente, ed il Ma me più gli i" alcuni adot
illon ne scrisse parole di altissi tando, altri lasciando del tutto o
mo ringraziamento e di lode all'a travisandogli, ed in molti luoghi
nico autore. anzi che correggerli ribadendo i
Mentre era intento alla pubbli primi errori. Lo Zeno gliene scris
cazione di questo libro, fu soprap se di nuovo, ma erano canzoni.
preso da grave malattia dalla qua Finalmente ripresala ancora per
le riavutosi e tornato con somma mano ne aveva apparecchiata e
alacrità agli studii, scrisse una lun quasi terminato di farne stampare
ga epistola a Gian Giuseppe Orsi una novella edizione con molte
intorno la Eloquenza italiana, aggiunte e correzioni, ma non po
nella quale narrando i principii tè vederla compiuta, perchè so
della nostra lingua, oon qualche prappreso dalla morte. Comparsa
idea non accettabile, ed il progre questa nel 1756 e lo Zeno trovati
dimento della nostra eloquenza,ag vi tuttavia errori ed ommissioni
giunse un catalogo dei principali grandissime, e sempre taciuto il
scrittori in ogni materia, secondo nome di coloro che si erano corte
suo parere, che quella illustraro semente prestati ad aiutarlo, in
no. Bellissimo fu il divisamento, traprese ad annotare ovunque che
imperciocchè in tal modo gli Ita trovasse errori di date, di nomi, di
liani mostravano agli stranieri che cose, e questa ingrata fatica conti
non gli conoscevano, o non vole nuò per nove anni, e da ultimo la
vano conoscergli, i propri tesori; seiò la cura di pubblicarle a Marco
ma siccome generalmente opere di Forcellini. Tutto ciò abbiamo vo
simil fatta non possono di primo luto dir qui onde non tornare al
getto riuscire ad appagare quanto tra volta sopra questo argomento.
ragionevolmente vi si desidera, e Spedita quest'opera, come di
d'altronde la necessaria tranquil cemmo nel 17o6, ad altra e pur
lità e pazienza nel lavoro non po grave rivolse il pensiero, e fu fat
tevano accomodarsi al tempera ta per eccitamento del suo amico
mento impetuoso del Fontanini, Ferdinando Nuzzi, poi cardinale,
non è maraviglia che vi snoccio a cui la volle dedicata. Questa
lassero molti e grossi errori. Fatta riguarda le antichità di Orta, e fu
442
mandata per le stampe in Roma Quest' opera ottenne plauso
nel 17o8 col seguente titolo : De grandissimo in Italia ed oltremon
antiquitatibus Hortae Coloniae ti, e veramente il Fontanini vi si
Etruscorum. A principio si fa a mostra in tutto lo splendore. Il
ricercare la prima origine della Burmanno volle ristamparla nel
città che crede fabbricata dai Pe Thesaurus antiquitatum et histo
lasgi e perchè già floridissima in riarum Italiae, incominciato dal
quel tempo in che i Trojani passa Grevio e da lui condotto a ter
rono in Italia, e perchè il nome mine.
di Vadimone, lago nella campa Fu riprodotta in Roma medesi
gna di Orta, pare di suono etru ma col falso annunzio di terza
sco; indi presume che Orta fosse edizione nel 1725, come accenna
una fra le dodici città della Etru Apostolo Zeno nelle annotazioni
ria, o dinastie, che ebbero altret alla Biblioteca, ma soltanto muta
tanti Lucamoni o re. Ricerca con to il frontispizio, ed aggiunta la
somma diligenza quale fosse lo terza parte in cui tratta delle
stato di Orta dopo che Augusto la chiese, conventi ed antichità sa
ridusse a Colonia Romana e ne cre di Orta.
descrive i magistrati, ed acuta Il gesuita d'Aubentou per ven
mente supplisce alle antiche iscri dicare il Germon dai morsi giu
zioni mutilate che la risguardano, stamente datigli dal Fontanini,
e disputa ingegnosamente contra come più sopra abbiamo narrato,
il Golzio, l' Arduino ed altri che trasse un estratto dal libro delle
recarono non poca confusione ed Antichità di Orta, e 'l fece inseri
errori intorno i Falisei alleati di
re nel giornale di Trevoux nel
quelli di Orta. E siccome somma 17o8, nel quale si tenta con molta
è non solo la erudizione ma la malignità e scarsa dottrina di mal
perspicuità dei ragionamenti in trattare il Fontanini. E pare im
torno alle lapidi di quella città, possibile, considerando la impe
così ne viene via via esponendo tuosità del temperamento di Giu
con utile vero del leggitore molte sto, ma nondimeno è verissimo,
cose oscure, insino ai suoi giorni, ch' egli a tante insolenze tran
di numi e costumanze etrusche, e quillamente rispose, e con le più
di quella lingua ch'ei crede, forse solide ragioni freddamente ripulsò
con non troppo buone ragioni, le accuse, mostrando nello stessº
per la tmaggior parte aver fonda tempo gli errori dell'avversario,
mento nella greca. Nelle quali in Ma quando appunto stava pub
vestigazioni mostrò ai dotti pie blicando il suo libro intorno Orta,
namente la forza e la estensione accadde un avvenimento, per dan
del proprio sapere. Nella seconda no delle lettere, alle quali il Fon
parte tratta di Falconia Proba Or tanini, ove fosse rimasto lontanº
tana degna d'essere collocata fra dagl'intrighi forensi avrebbe pº
il novero dei verseggiatori, pel tuto giovare più anche che non
Centone Virgiliano da lei unito fece, e questo fu la occupazione
circa l'anno 4oo di G. C. e che ha di Comacchio per le armi impº
per argomento la Creazione del riali. La santa Sede volle sostenerº
mondo e gli Evangelii. Dimostra il diritto del dominio temporale
che questa Falconia non debbasi in quella città e valli, e ne con
confondere con Anicia Faltonia mise a suoi la difesa. Primo a dº
Proba Romana, come fecero il scendere nel campo fu Lorenº
Vossio, il Reinesio, il Baronio, il Zaccagna, con una dissertaziº
Dupin, ed altri. latina a pro della corte di Romº;
445
ma siecome questo scritto, già titudine creò il Fontanini suo ca
pubblicato nel 17o9, non parve a meriere d'onore nel 171 1, gli ac
papa Clemente XI ned a cardi cordò abitazione nel palazzo apo
nali che combattesse con la stre stolico, indi gli concedette grossa
nuità che si ricercava, così fu data pensione, promettendogli di far
commissione al Fontanini d'im anche più. In fatti non molto do
prendere la causa, ed egli per po gli conferì la badia di Sesto in
convincimento ed amore verso la Friuli.
santa Sede, con lieto animo e forte Altro lavoro del Fontanini che
prese a combattere. Primo suo ottenne molto plauso fu la disqui
scritto fu quello intitolato, il Do sizione intorno il trasporto del
minio temporale della Sede apo codice contenente l'Evangelio di
stolica sopra la città di Comac san Marco dal Friuli a Venezia.
chio, ec., pieno di quel fuoco che Questo codice scritto con caratteri
l'animava sempre, e che non po latini, non greci siccome spacciò
che volte il fece trascorrere oltre Cornelio a Lapide, è tronco, per
la ragione. Il Muratori eccitato a chè quando Carlo IV imperadore
rispondere dal proprio sovrano portossi nel 1555 ad Aquileja on
onde preservare i diritti che sti de visitare Nicolò patriarca suo
mava di avere in quella città, fratello, alcune carte ne portò seco
scrisse in favore della casa d'Este, a Praga, indi conservate sempre
e le sue risposte furono condotte con somma gelosia stanno pur ora
con la tranquillità e sodezza pro nella biblioteca imperiale a Vien
prie dell'ingegno di Lodovico. na. Il rimanente del codice fu tra
Il Fontanini arse di sdegno, e sportato da Aquileia nel Friuli,
più e più scritture fece stampare con assai probabilità verso il 42o,
alle quali sempre con forza ma nel allorchè la intiera provincia del
tempo medesimo con urbanità si Friuli passò sotto il dominio dei
oppose il Muratori. Finalmente Veneziani. Tutto che disse in
quella quistione acerbissima fra le questo libro il Fontanini il disse
due corti ebbe termine nel 1725 sostenuto sempre da irrefragabili
regnando Innocenzio XIII, e con documenti, sicchè piaciuto infini
vantaggio della Sede apostolica. tamente ai dottissimi monaci di s.
"i i campioni pugnarono con Mauro, il Montfaucon volle in
molto valore, ma con questa diffe serirlo nel suo Diarium itali
renza però, che il Fontanini per Crum,
l'empito naturale meschiava bene La smania continua di Giusto
spesso il dominio spirituale col per tutto ciò che risguardava la
temporale, e dava sfogo alla colle erudizione non avendo mai posa,
ra con insolenze verso l'avversario e cercando pure occasioni onde
che non convengono a letterati; esercitare la dottrina che erasi con
mentre il Muratori considerando tante fatiche acquistata, trovò op
la quistione puramente legale, usa portuno di disquisire intorno la Co
va le sue ragioni con quiete, affi rona di ferro che conservasi in Mon
dandosi alla sodezza del ragiona za e volle provare che realmente
mento e tralasciando sempre le il cerchio intorno sia formato di
invettive, anzi nel tempo medesi un chiodo della santissima Croce.
mo che robustamente difendeva il La dissertazione è rivolta contra i
suo cliente contra la santa Sede, Milanesi che negavano l'autenticità
mostrossi ognora cattolico fede di quel chiodo e temevano per le
lissimo. i"quello ch'essi posseggono.
Clemente XI per pegno di gra e ragioni del Fontanini furono
444
però trovate buone da'dotti, e sol peratore, i re di Francia, d'In
tanto si desidererebbe ch'egli non ghilterra, e la repubblica d'Olan
avesse fatto uso di tanto veleno da, infra le altre cose fu stabilito
contra il Muratori, che avendo che quando finisse la famiglia Far
scritta e pubblicata pure una pro nese il ducato di Parma e Pia
pria memoria sul medesimo sog cenza dovesse risguardarsi come
getto, si stava coi dubbiosi. feudo imperiale, e che per con
Nel 1717 divisò di rivedere la seguenza Cesare ne avesse il do
patria e principalmente visitare la minio.
sua badia di Sesto, la quale da In tale conflitto animosamente
molto non essendo stata visitata da entrò il Fontanini e scrisse una sua
possessori, ne aveva bisogno. Que Storia del dominio temporale della
sto viaggio però intraprese a gran santa Sede nel ducato di Parma e
d'agio, e più presto fu un viaggio Piacenza. Tale opera piena al so
letterario, che altro, imperciocchè lito di erudizione, nol fu meno
in ogni città non solo ebbe cura di d'invettive feroci eontra gli avver
salutare gli amici che molti aveva sarii, e cercando puntellare la pro
da per tutto, ma investigò le an pria causa non badò ad introdurvi
tichità sacre e profane, e vide ar cose anche affatto straniere al sog
chivii, e biblioteche assai, notando getto purchè gli porgessero argo
quanto credeva degno di memoria mento onde svelenarsi contra i
in un suo diario che tuttavia si suoi nemici. Accusa anche più se
conserva nel Friuli. Su esso diario vera gli fu data, cioè quella di
fra le altre cose è degno di memo avere travisati i documenti per ri
ria quanto fece per ismascherare le volgerli a proprio vantaggio. L'o
imposture del famoso Annio da Vi pera divise in tre libri e fu pub
terbo, e le illustrazioni di molte blicata nel 172o.
antichità con savia critica e con Morto frattanto Clemente XI e
infinita dottrina condotte. salito sul trono pontificio il car
Nel mentre che il Fontanini tro dinale Michelangelo Conti col
vavasi nel Friuli gli venne notizia nome d'Innocenzo XIII, non si sa
che in Roma dalla congregazione perchè, ma forse per colpa della fe
de'riti era stata riconosciuta la le. roce lingua, il Fontanini dapprima
gittimità del santo chiodo nella amico al cardinale, cadde in appres
corona di Monza, e questa notizia, so nella disgrazia del papa. La on
essendo consentanea alla propria de fugli ordinato sloggiare dalle
opinione, già espressa per le stam stanze del palazzo a lui concedute
pe, non è a dire come gli riuscisse dal defunto pontefice. Egli baciò
di letizia. Ricondottosi in Roma la mano che l'oppresse; con più
proseguì e trasse a fine la vita di alacrità attese agli studii, e soltan
d. Camilla Orsini Borghese, inco to cercava sollievo alla dolorosa
minciata dal cavaliere Paolo Ales jattura con la deliziosa conversa
sandro Maffei che non potè termi zione degli amici.
narla impeditone della morte che Frattanto all'olandese stampa
gli avvenne nel 1716. Il Fontanini tore Vander Aa, in occasione che
la fece di pubblica ragione nel 1717. questi volle ristampare la grande
Altro e grave soggetto di dispu raccolta incominciata dal Grevio e
tazione insorse tra la santa Sede e continuata dal Burmanno, cioè il
l'imperatore pel dominio tempo Tesoro delle antichità ed istorie
rale del ducato di Parma e Pia d'Italia, consigliò e mandò con
Cenza. proprie ed altrui correzioni le sto:
Nel trattato conchiuso fra l'im rie del Sabellico, del Candido, del
Palladio, dello Zancarolo, del Pin vittoriosamente con chiuse lea!45
cio, del Rapicio, di mons. del Tor ceremonie medesime non si potes
re, del Goineo e di altri, e furono sero tralasciare senza peccato.
inserite nel volume sesto di quella Così pure altra volta nel 1726
raccolta. E siccome a quei tempi stette fermo per la conservazione
molti eterodossi cercavano mor delle antiche ceremonie, allorchè
dere con insolenti contumelie la il p. Brandolini gesuita missiona
Chiesa cattolica, per le risposte che rio nelle Indie a nome dei popoli
si meditavano, fu consultato il del Madure richiese che questi
Fontanini, il quale non è a dire nell'amministrazione del battesi
con quanta giubilazione si met mo fossero francati dall' uso del
tesse subito dalla parte dei difen sale, della insufflazione e special
sori, e di quanto calore usasse nelle mente della saliva la quale ad essi
difese. Per lo qual zelo in verso la pareva sporca e nefanda cosa.
Chiesa, l'animo del pontefice da Caro al pontefiee, usava della
prima avverso, erasi venuto mu propria grazia a vantaggio di
tando, talchè gli avrebbe volen chiunque a lui ricorresse, e molti
tieri giovato, e già aveva in animo sperimentarono il suo buon ani
di farlo. Ma la morte il colse, e per mo; in ispezialtà i cittadini di
questa Innocenzo XIII di cuore Cingoli, i quali avendo avuto per
generoso ed inchinato grandemen lo innanzi vescovo proprio, allora
te al bene universale non potè con si trovavano soggetti a quello di
durre a fine ciò che la mente sua Osimo, locchè riusciva ad essi fasti
aveva di generoso e magnifico divi dioso. Rivoltisi al Fontanini, que
sato. Succedutogli Benedetto XIII, sti ne parlò al papa che gli co
già cardinale Vincenzo Maria Or mandò di estendere le ragioni dei
sini, il Fontanini stato fra suoi cari Cingolani, ed egli obbedì con la
prima che ascendesse il soglio di sua dissertazione De Cingulana
º Pietro, sperò bene per sè. In ecclesia in Piceno antiquis hono
fatti sino da primi giorni del pon ribus cathedrae episcopalis resti
tificato gli assegnò comode stanze tuenda, stampata a Roma nel
a monte Cavallo, poscia a rimune 1725. Letto questo scritto dal pon
razione degli scritti a pro della ro tefice, sebbene fossero da quel di
mana Chiesa creollo arcivescovo di Osimo addotte ragioni in contra
Ancira, canonico della basttica di rio, accordò la grazia, e fu a Cin
s Maria maggiore, presidente al goli il proprio vescovo restituito.
l'oſfizio che chiamasi Visa de Cu Già più sopra accennammo del
ria, ossia delle abbreviature del viaggio del Fontanini al Friuli.
sacro palazzo ed accordògli grossa Ora in quel viaggio visitò l'anti
pensione in sul vescovado di Ce ca chiesetta di santa Colomba po
meda. Per mettere riparo ad alcuni sta nella fortezza di Osopo, ove
disordini del clero, il pontefice or lesse e trascrisse la lapida sepol
dinò che fosse convocato un sinodo crale di quella santa. Aveva in a
o concilio provinciale per la Dio mimo d'illustrarne le geste, tor
cesi romana, e fra gli altri fu chia nato a Roma, ma nol potè ese
mato ad assistervi come abate di guire se non che nel 1726 perchè
Sesto anche il Fontanini, il quale impedito da altre e più severe oc
disputò per la prima domanda che cupazioni.
vi fu fatta, cioè se nell'ammini Nel 1727, il papa gli commise
strazione de'Sacramenti fosse pec di accomodare per una novella
cato mortale l'allontanarsi dalle ce edizione la raccolta di leggi chia
remonie ordinate dalla chiesa, e mata Decreto di Graziano, già
446
compilata dal Turrecremata. Il cono, tolto dal Beda. Nulla dime
Fontanini vi lavorò indefessamen no il libro è pieno di dottri
te, e con grande critica corresse non na, specialmente in quanto ri
pochi errori occorsi nelle antece sguarda la storica crudeltà di
denti edizioni, e vi fece cinque Trasamondo verso i vescovi afri
indici utilissimi e faticosissimi. In cani, gli antichi riti nel seppellire
questo travaglio fu aiutato da Vi i cadaveri dei santi, le ampolle
cenzo Tommaso Moniglia e da piene d'olio che si trovano ne'lo
Domenico Giorgi, entrambi dotti ro sepolcri. Il papa volle dare la
teologi. Nel 1695 in occasione di vittoria a quelli che tenevano opi
volersi restaurare un altare nella nione per la legittimità del corpo
chiesa di s. Pietro in Coelo aureo del santo, ma il Muratori fu con
in Pavia, credettero gli abitanti trario, e pubblicò una sua disser
di questa città di avere scoverto il tazione della quale abbiamo già
sepolcro con le ceneri di santo parlato nella vita del Muratori
Agostino, e tenevano perciò le ce medesimo. Il Fontanini rispose
meri trovate in grandissima vene con una tempesta d'insolenze, ma
razione. Ora la chiesa essendo me fortunatamente, fosse o propria,
tà posseduta da canonici latera od altrui volontà, le contumelie
mensi e metà da monaci agosti non si stamparono.
miani erasene sospeso il culto pub Bella e meritamente applaudita
blico per le questioni insorte fra riuscì la dissertazione ch' egli
quelli e questi; anzi i primi ne scrisse intorno san Pietro Orseolo
gavano la legittimità delle ceneri doge di Venezia. I Veneziani de
scoperte. Per la qual cosa si venne sideravano che anche fra loro ed
come d' ordinario a grandissima in tutta Italia quel santo uomo
battaglia d'inchiostro. Il Fontani avesse il culto pubblico che sino
mi sarebbe già per temperamento da antichi tempi aveva ed aveva
sceso nel campo, e tanto più volen avuto in Catalogna : ma per otte
tieri vi scese perchè comandato nerne il necessario permesso dalla
dal pontefice. Scrisse una elucu santa Sede bisognava investigarne
brazione in favore di quelli che sicuri documenti, e difficilissimi
credevamo quel corpo fosse vera da trovarsi. Questi furono felice
mente di santo Agostino. Imper mente tratti dalla Catalogna da
ciocchè dice, che il corpo del santo Barbone Morosini patrizio veneto,
morto nel 45o, nella persecu ambasciadore della repubblica al
zione Vandalica del re Trasamon re di Francia. La dissertazione del
do, succeduto nel 497 al re Une Fontanini comparve per le stam
rico, entrambi Ariani, fu da Ip pe nel 175o. Egli non si acconten
pona trasportato a Cagliari in Sar ta di versare intorno la vita del
degna nella chiesa di san Saturni santo, ma coglie occasione per or
no dai vescovi africani esiliati in
nare di molta luce la origine del
quella isola. Poscia che da Liut le illustri famiglie Orseolo, Giu
prando re de Longobardi fosse stiniani e Badoer; i dogi di Ve
redento dalle mani de Saraceni nezia dal 959 al 1oo9. Così pure
che devastavano quell'isola; fatto tocca molto della storia dei varii
condurre a Pavia nel 712 e col luoghi, e specialmente della Cata
locato nella chiesa di san Pietro logna ove l' Orseolo ebbe sog
eretta dal medesimo Liutprando. giorno.
Queste asserzioni però non dimo Quest' opera fu gratissima al
stra con documenti sicuri, solo va Senato veneto che gli ordinò pub
lendosi di ciò che narra Paolo Dia blico ringraziamento, e i volle
447
donato di due magnifici medaglio capo dimesso la sentenza, non ta
ni in oro. Non passava anno che cendo però che non gli sembra
egli non facesse parte al pubblico va trattamento conveniente a ve
di qualche frutto de suoi infatica terano soldato e valoroso di san
bili studii. Nel 1717, in Perugia ta Chiesa. Tali lamentazioni fece
fu scavato un disco o bacile d'ar anche per bocca altrui, ma inva
gento, e con questo più altri og mo, chè il papa sebbene in ap
getti antichi preziosi. Trasportato presso paresse placato, pure nol
nel museo Albani, da quivi ne fu, nemmeno quando per alcuna
trasse un suo discorso il Fontanini controversia della santa Sede con
onde illustrarlo. E prima suppo la corte di Torino, ebbe ricorso
sto che fosse sepolto dopo il 565 come suo avvocato al Fontanini.
regnante Giustino II, questo di Già da molti anni innanzi an
sco già rubato alla chiesa di san dava meditando ad un'opera che
Pietro quando Totila prese Roma ricordasse benemeritamente il suo
circa l'anno 549, ne viene in ap nome a Friulani, e questa si era
presso illustrando il costume anti la Storia letteraria del Friuli, del
co dei doni di simili dischi o ba la quale però non compì che la
cili alle chiese, e di antichi riti sola parte che risguarda Aquileia,
cristiani. Nella prefazione loda e che fu soltanto stampata dopo la
giustamente il dottissimo archeo sua morte per cura del nipote.
logo Filippo Buonarotti, poi nel Ma fiacco dallo studio incessante,
l'opera viene a sè ed alle proprie e più fiacco ancora dalle vicende
cose, maltratta molti che credeva che lo accendevano ad ogni benchè
nemici ai romani pontefici e si lo minima contraddizione, incomin
da di averli combattuti. Ma ap ciò a sentirsi gravissime perturba
punto questo sentire forse troppo zioni nervose, che da lui non cu
alto intorno il merito proprio, lo rate proruppero in un tocco ben
sprezzo che faceva dei memici o chè leggero di apoplessia nel 1735,
di quelli che tali sembravano alla dal quale facilmente si riebbe ;
sua aombrata fantasia, e la rab ma pure volendo ad ogni modo
bia che mostrava continua contra seguitare nel consueto metodo di
chiunque anche presso il pontefi vita, il sorpresero di nuovo nel 17
ce a lui non avesse avuto ricorso, aprile 1756 e 'l tolsero di vita. Fu
o meno che altissimamente sentis sepolto in santa Maria Maggiore
se del suo sapere, gli procurarono con onorevolissima iscrizione.
non rari nè lievi dispiaceri.
In fra le altre sue colpe, stette
perchè papa Benedetto XIII, non Sue Opere a stampa.
concedesse al vescovo di Arezzo
l'onore del pallio vescovile. La 1. Delle masnade ed altri ser
grazia era chiesta dal cardinale vi secondo l'uso de' Longobardi,
Corsini pel vescovo Guadagni suo in lettera al sig. Girolamo de
parente. Negata , e negata per Puppi. Venezia, 1698, in 4.
opera del Fontanini, non è mara – la medesima, nella seconda
viglia, che il cardinale ardesse di decade delle Srmbolae literariae
ira. Ora venuto a morte Benedet del Gori, nel tomo nono. A que
to, salì al papato appunto il Cor sta ristampa il gesuita Zaccaria
sini, il quale appena ebbe la di appose a piè di pagina alquante
gnità, licenziò il Fontanini dal annotazioni che in parte illustra
le stanze che occupava a mon mo la materia, raddrizzano alcuni
te Cavallo. Il letterato sofferi a errori del Fontanini, ma in altra
448
riescono anche un po' troppo mor Romae, 17o3, in 4., nee non in
daci. Thesauro Graevii.
2. L'Aminta di Torquato Tas 9. Parere per la stampa ala
so difeso e illustrato. Roma, farsi dell'Agnello in Ravenna
17oo, in 8. nella vita sopra mentovata, pagi
– la stessa. Venezia, 175o, in na 2 I.
8. La difesa dell'Aminta contra le 1o. Il Dominio temporale della
accuse date al Tasso dal duca Gri s. Sede apostolica sopra la città
maldi napoletano, che leggonsi di Comacchio, ec. Roma, 17og,
nel tomo 5 della Raccolta di lette in fol.
re memorabili del Bulifon, è ope 1 1. Seconda difesa del medesi
ra eruditissima scritta con elegan mo dominio, ivi, 171 1, in fol.
za e che fa molto onore al Fonta 12. Risposta a varie scritture
nini, in oggi a torto quasi dimen contra la s. Sede in proposito di
ticata. In questa edizione (175o), Comacchio, ivi, 172o, in fol.
un accademico fiorentino appose 15. De translatione codicis
alquante annotazioni per lo più a evangeliis. Marci ex Forojulio
danno del Fontanini, che per la Venetias. In Diario italico Mont
maggior parte non sono gran cosa. fauconii, pag. 56.
5. Oratio de usu et praestantia 14. Bibliothecae Cardinalis in
bonarum litterarum Romae, 17o4, perialis catalogus. Romae, 171 ,
in 4. -
in fol.
4. Emendatio de situ Histriae 15. Dissertatio de corona ferrea
Johannis Gornei – extat in T. Longobardorum, ib. 1717, in 4.
VI Thesuari Antiq. et Histor. 16. I quattro ultimi libri della
Italia e Graevii. vita di d. Camilla Orsini Borghe
5. Vindiciae antiquarum Di se, ivi, 1717, in 4.
plomatum contra Bartholomaeum 17. Vita del venerabile cardi
Germonium, libri i 1. Roma, 17o5, nale Giuseppe Maria Tommasi.
in 4. Trovasi nel Giornale de letterati
6. Ragionamento della Elo d'Italia pubblicato dallo Zeno,
quenza italiana, in lettera al dal tomo 18, al 26 inclusive.
marchese Giuseppe Orsi. Roma, 18. Della storia del Dominio
17o6, in 4. temporale della Sede apostolica
– la stessa. Cesena, 1724, in 4. nel ducato di Parma e Piacenza.
– e Roma, i 726, edizione dis Roma, 172o, in fol.
approvata dall'autore con pubbli 19. La stessa tradotta in latino,
co manifesto. ivi, 172 , in fol.
– e Venezia, 1727, in 8. 2o. Parere sopra la ristampa
– e Roma, 1756, in 4, quasi da farsi del Breviario romano
affatto rinovata, e mutato insino il nella vita ricordata, pag. 7o.
frontispizio. Avendo nel 1725 il papa mo
– e Venezia, 1757, in 4. strato desiderio di far eseguire una
– la stessa con le note di Apo
ristampa del Breviario, ordinò un
congresso in Monte Citorio, al
stolo Zeno. T. 2, ivi, 1755, in 4.
– e Parma. quale fu invitato anche il Fonta
7. Censurae binae de Dialogo nini. Questi considerata la diffi
contra Fraticellos s. Iacobi de coltà di avere buono stampatore,
Marcha. Eactant in vita Fontaniottimi correttori per le stampe, e
ni edita a Dominico nepote, la necessità di por mano in molti
pag. 15. errori corsi nelle lezioni, non che
8. De antiquitatibus Hortae. il poco o nessun utile che poteva
44
provenirne alla Camera apostolica dolini; nella stessa vita, pag. "
fu di opinione che la ristampa 26. De Cingulana ecclesia in
non si facesse. Alle ragioni espo Piceno antiquis honoribus cathe
ste da Giusto acchetossi il Papa, drae episcopalis restituenda. Ro
nè la ristampa si fece. mae, i 725, in 4.
21. Parere contra le maschere 27. De amplitudine peculiaris
vestite da Pellegrini, poste in uso provinciae Summi Pontificis, ut
in Roma. Nella suddetta vita, romani metropolitae, deque epi
pag. 75. scopatu Eugubino in eadem posi
Reggente Innocenzio XIII era to, ib., 1725, in 4.
venuta moda in Roma di andare a 28. Commentario di s. Colomba
diporto nel carnovale mascherati vergine sacra della città d'Aqui
con vesti da Pellegrini. Il gover leja in tempo di s. Leon Magno,
natore di Roma chiese al Fontani e d' Attila re degli Unni, ivi,
1726, in 4.
ni se tale uso si potesse permette
re, al che rispose non doversi as 29. Decretorum Gratiani, etc.
solutamente, perchè in diverso ib., 1727, t. I 1, in f.
modo si verrebbe ad approvare il 5o. Discus argenteus votivus
disprezzo espresso contra le cri veterum Christianorum Perusiae
stiane pellegrinazioni da Erasmo repertus, ex Musaeo Albani de
me suoi dialoghi, dal Casaubono, promptus, et Commentario illu
e dal Mulineo. In conseguenza di stratus, ib., 1727, in 4.
tale risposta, il governatore proibì 51. De vera forma Consecratio
severamente quella costumanza e nis Corporis et Sanguinis D. N.
fu obbedito. Jesu Christi, cum epistolis de
22. Parere sopra l'uso della eodem subiecto. E adem vita, pag.
corona chericale. Nella suddetta l O0.

vita, pag. 75. i le Brun in Francia scrisse


Ricercato di suo parere intorno nel 1726 un libro col titolo : Spie
la corona chericale degli ordini gazione letterale storico e dogma-.
monastici e dei vescovi, che alcu tica delle preci, e delle ceremo
ni avevano piccola e coperta da nie della Messa; e nel 1727 una
capelli, rispose: che grande e nu difesa del sentimento degli anti
da la volevano i canoni. E così fu chi sopra la forma della conse
ordinato che si facesse. crazione della Eucaristia contra
25. Parere circa la concessio il Gesuita Bugeant. Questi libri
ne di Bolle d' indulgenze. Nella piacquero al Fontanini, soltanto
medesima vita, pag. 76. desiderandovi alcune correzioni
Tenne opinione che le indul ne scrisse al medesimo le Brun, il
genze non si dovessero accordare quale piegossi di buon grado, ri
in gran numero, ma soltanto se spose con tutta moderazione e dolº
condo le determinazioni del Con cezza, ed eseguì le proposte cor
cilio di Trento, e del Concilio ge Te2l On1,
merale Lateranense. 52. De corpore s. Augustini, etc.
24. Votum in Concilio romano Ticini reperto. Romae, 1728, in 4,
sub Benedicto XIII. De omnis 55. Ragioni per l'identità del
sione Caeremoniarum ecclesiasti corpo di s. Agostino scoperto in
carum in administratione Sacra Pavia, ec., ivi, 1728, in 4.
mentorum. Eadem vita, pag. 87. 54. A chates Jsiacus annularis,
25. Della dispensa de Sacra commentariolo illustratus, ib.,
mentali nell'amministrazione del 1728, in 4.
santo battesimo, contra il Bran 55. Codex Constitutionum, quas
VoL. VII. 3o
45o
summi Pontifices ediderunt in so per musica, fatto nella sua pri
lemmi canonizatione Sanctorum, a ma giovinezza.
Joanne XXV ad Benedictum XIII, 2. Scrittura di notizia della
ib., 1729, in f. Cattedra di belle lettere nella Sa
56. De Sancto Petro Urseolo du pienza di Roma, a Papa Clemen
ce venetorum etc., dissertatio, ib. te XI.
175o, in 4. 5- Alcune lezioni da lui dette
57. I morali di S. Gregorio ec. dalla stessa Cattedra, 17o5.
ridotti a facile lezione ed intelli 4. Un principio della sua vita,
genza, ivi, 17 14-5o, tomi IV, in 4. scritto da lui medesimo; pubbli
58. Dissertatiuncula de transla cato poscia nella Raccolta Calo
tione Corporis s. Benedicti in Gal gerà.
lia. Sta nelle Memorie del Valva 5. Lettere di Cavaliere erudito
sense,
lo XII. T. 2.do,, pag.
pag. 49, artico (G. F) di risposta a quelle del
Bernardi Gesuita contra le Vin
59. Scritture in favore del Mar diciae del Fontanini.
chese d'Oira nella quistione Ca 6. Risposta di Lodovico Fran
valleresca col Conte di Conversa ceschi (G. F) alla difesa della
no. Senza luogo ed anno, in 4. Monarchia di Sicilia di Luigi
4o. Censura delle lettere Po Dupino Teologo della Sorbona;
lemiche del P. Bacchini, stam non finita.
pata con le stesse lettere. 7. Inventario delle impostare
41. Vita Philippi a Turre, in 4. contenute nel libello de motivi
Absque nomine auctoris, loco contro l'identità del corpo di
et anno. s. Agostino.
42. Historiae literariae Aquile 8. La indipendenza de Feudi
jensis, libri V. Romae, 1742, in 4. Ecclesiastici di Piemonte da qua
45. Collationes, ovvero Discorsi lunque podestà secolare, giusti
Accademici di storia Ecclesiasti cata coprincipii fondamentali del
ca e d'altro. Venezia, 1758, in 4. Diritto pubblico dai tempi di Carlo
44. Epistole ed iscrizioni. Si tro Magno sino al presente, 1751.Ma.
vano nella citata vita. noscritto non compiuto.
45. Vita arcana di fra Paolo 9. Un principio della Vita, la
Sarpi, Venezia, 18o3, in 8.vo. tinamente scritta di Girolamo 4
Il Fontanini in questa vita si leandro il giovine.
svelena contra la memoria del La vita del Fontanini fu copio
Sarpi, e 'l maltratta in maniera ve samente scritta dal minote Dome
ramente indegna. Peggio operò nico e pubblicata in Venezia nel
l'editore di questo scritto rimasto 1755.
inedito per tanti anni, che fu don Un'altra ne scrisse il Liruti fra
Giuseppe Ferrari Arciprete di s. le Notizie dei letterati del Friuli,
Leonardo di Mantova, perchè tro e fu già stampata or son pochi
va modo d'insolentire contra Ve anni in Venezia per cura del chi
neziani degni di rispetto per ogni Oliva, non però ancora messa in
conto. Vedi a questo proposito pubblico.
quanto ne dicono il Moschini nel Altra ne scrisse elegantemenº
la Letteratura Veneziana, t. I 1 , il Fabbroni e la collocò nel"
pag. 195, ed il Cicogna nelle Iscri Xl II delle sue Vitae Italorum elº
zioni Veneziane, t. I., pag. 92. GIAMBATIsra Basegº º

Opere inedite. BARBACOVI (FRANCEsco Wº


1. Il Bellerofonte, Dramma cilio), nacque nel di 11 novembº
451
1758 in Tajo villaggio della valle cipalem Tridentinum operò il be
di Non nel Trentino di non ricchi ne del principe, e fece salire l'au
ma civili parenti. Imparò rettori tore in fama di uomo dotto, destro
ca da Gesuiti nel ginnasio di ed ingegnoso. Il dolce di questo
Trento. A diciott'anni ripatriò successo era nondimeno mischiato
ed assunse l'ufficio d'avvocato ; a qualcosa d'amaro, chè il combat
ufficio che sostenne con decoro tere per uno contro a cento non
per dieci anni continui. Nel 1767 dà mai compiuta vittoria; di che
aspirò alla cattedra di diritto in Barbacovi ebbe a dolersene molto,
Trento, resasi vacante, e l'otten quantunque egli rivolgesse sem
ne; ma gli fruttò a prima giunta pre i suoi rimproveri contro al
alcune avversioni pel modo suo l'umana ingiustizia, e gli uscisse
d'insegnare. Qui comincia quella ro quelle triviali querele onde co
vita battagliera e procellosa del loro che a molti divennero esosi
N. A. che a traverso a mille ne sogliono valersi affine di procac
mici si spinse ad occupare un ciarsi almeno la palma del mar
posto onorevole nel governo della tirio.
sua patria e nella giurisprudenza Un fatto non comune avvenuto
italiana. A quei primi avversari nel 1776, giovò grandemente alla
rispondeva con una Dissertazione riputazione del Barbacovi; è un
sopra una quistione risguardante aneddoto che si racconta volentie
la sostituzione esemplare con al ri perchè mostra un atto stupendo
cune riflessioni intorno al modo dell'imperatrice Maria Teresa, ed
d'insegnare la giurisprudenza ro un nobile esercizio del sapere del
mana, stampata in Trento nel N. A. Certo Bartolommeo Stan
177o; a cui fece buon viso il pre chèri, uomo del volgo, fè sparger
sidente de Martini; onde non an voce aver egli trovato nel castello
dò guari che il Barbacovi si vide dei conti de Thunn in Ravone,
onorato d'un invito alla cattedra terra della valle di Non, un tesoro
delle Pandette in Pavia, che non di antiche monete quasi tutte d'oro
tenne perchè sembra che sin da del peso di cento e ventiquattro
primi anni egli guardasse a meta libbre. Chiamato davanti a magi
più alta. Nel 1772 ebbe il carico gistrati, disse aver consegnate le
di assessore nel tribunale ecclesia dette monete al sacerdote Gasparo
stico di Trento: due anni dopo il Ziller, e che questi le aveva sot
principe vescovo d'allora Cristofo terrate in una cantina. La metà
ro Sizzolo elesse consigl. aulico, as di quel tesoro spettava al proprie
segnandogli il doppio dell'emolu tario del castello, l'altra al regio
mento che si dava per quell'impie erario. Quindi vennero ordinate
go: e doppio e triplo fu il servigio perquisizioni, interrogati i testi
reso dal Barbacovi. Il quale si ado moni, minacciato ed arrestato quel
però subito a sostenere l'autorità prete; ma nessuna di queste pra
del suo padrone contro gli sforzi tiche offeriva la prova del fatto, e
del magistrato civico di Trento, solo se ne trassero alcuni indizi
che avrebbe voluto abbassare di che bastarono per que giudici a
alquanto il potere di esso vescovo, tener per vero il denunziato de
ed aveva a ciò mandato a Vienna litto. Doveva questo processo es
un libello contro di lui; ma uno sere portato al tribunale superiore
scritto del nostro consigliere auli della Reggenza in Innspruch; ma
lico stampato col titolo: Vindiciae la corte di Vienna volle prima che
celsissimi Tridentinorum Princi il tribunale ecclesiastico di Tren
pis adversus magistratum muni to pronunciasse un parere intorno
452
allo stesso: e però il principe ve regio erario; e dichiarò inetti ad
scovo diede a Barbacovi, tuttavia occupare qualsiasi impiego negli
assessore di quel tribunale, il cari stati ereditari di sua Maestà i due
co di stendere il suo voto; che fu giudici redatori del processo, con
una magnifica difesa dell'innocen dannando eziandio ad un'amanen
za dello Ziller; onde venne stam da pecuniaria tutti i giudici dei
pato, lodato pubblieamente, e letto due tribunali d'Innspruch che
da primi ministri di Maria Teresa. avevano trattato con manifesta e
Ma tale risultamento non quadrò al turpe ingiustizia il detto sacerdote
nuovo principe vescovo Pietro Vi Gasparo Ziller. Fu quindi cacciato
gilio de Thunn successo in questo in carcere il calunniatore, che con
mezzo al Sizzo, perocchè con fessò il proprio delitto; ed il ca
quel voto si svelava la falsità di un lunniato tornò a nuova vita
un fatto che tanto piaceva ai pa mercè gli onori liberalmente con
droni del detto castello. Quindi feritigli da quell'illustre donna.
il N. A. cominciò ad essere subito Questo processo diede fama mag
guardato di traverso dal suo pa giore al nostro giureconsulto; on
drone; il quale non mancò, allor de ne trasse di molti conforti, ai
uando gli si offerì il destro, di quali volle ne fosse partecipe
i" scontare quell'inopportuno un'avvenente moglie che apparte.
zelo di giustizia. Se non che il neva ad una delle più onorate ed
buon effetto della dottrina del di antiche famiglie di Trento, la
fensore non giovò, chè il tribunale baronessa Orsola de Altempur
d'Innspruch tenne lo Ziller reo gher, che si meritò l'amore e la
convinto in forza degl'indizi ca stima di lui per tutta la vita.
vati dal processo, e reo il tenne Quella rumorosa difesa doveva
pure il tribunale di revisione; nondimeno suscitargli contro dei
onde quell'infelice veniva con nuovi nemici, nè per ossequiosi,
dannato ad un carcere perpetuo. solleciti e valevoli che tornassero
Invelenitosi Barbacovi di tanta al principe i servigi del Barbaco
ingiustizia, e perseverante com'e vi, riuscì questi a togliergli dal
ra ne'suoi intenti, mandò il ni l'animo l'occulto rancore che ab
pote dello Ziller a Vienna con una biamo sopra accennato. Se non che
supplica piena d'alte querele in nel 1782, avendo il barone Gen
dirizzata alla imperatrice. La quale tilotti fatto un serio reclamo per
ordinò tosto al suo supremo con parte del magistrato e della citta'
siglio di giustizia di esaminare il dinanza di Trento contro al go
grave processo, e d'essere solleci verno del principe vescovo, ebbe
tamente informata del parere dei questi bisogno dell'opera del suo
suoi giudici: il voto pronunciato destro consiglieraulico, che non
fu conforme a quello del Barba. mancò di difendere le ragioni del
covi; apparir chiara la innocenza suo padrone con alcune Osserva
del prete, fallaci quegli indizi, zioni le quali avvalorarono il pote
ingiusta e crudele la sentenza re puramente monarchico che reg.
d'Innspruch, reo di calunnia lo geva quello stato. Lo scritto dissipò
Stanchèri. Maria Teresa volle far in parte la ruggine del principe, e
solenne l'esempio della sua giusta fu, dice l'autore, encomiato in vari
indignazione: e il detto supremo Giornali letterari d'Italia (1); ma
consiglio ordinò che immanti
nenti fosse lo Ziller posto in li (1) Vedi Memorie intorno alla vita ed
bertà, e indennizzato con trecento agli studi di Francesco Vigilio Bar.
ungheri d'oro da prendersi dal bacovi, Padova, 1821, tipografia del
455
come fosse lodato in Trento, e che tante: quattro asciutte parole, sen
guadagno ne abbia conseguito il za averne prevenuto il suo mini
nostro consiglier aulico, leggia stro, senza alcun preambolo, e
molo in questa rara confessione con precetto di condur l'opera in
dello stesso Barbacovi, sfuggitagli due mesi, come se si fosse trattato
di penna non forse per amore di di un regolamento per moderare
verità ma per rincrescimento sde i tripudi del carnovale. Ma Bar
gnoso di aver contro ragione e bacovi v'impiegò invece due anni,
senza suo grande profitto difeso e nel 1786 pubblicò il suo Pro
uno sconoscente padrone: Quando, getto d'un nuovo codice giudizia
egli dice, il principe mi fece rio nelle cause civili contenuto
l'onore non punto desiderabile, in due volumi; nel primo vi sono
ed odioso d'incaricarmi della sua le leggi, nel secondo alcuni ragio
difesa, io era universalmente a namenti intorno alla opportunità
mato e stimato, e godeva tranquil delle stesse. Vi si fecero delle cor
lamente di quel suffragio, che il .rezioni, delle aggiunte, e venne
pubblico, allorchè non è ingan ro ristampate, come si vedrà nel
nato dalle arti de'calunniatori ne' l'elenco delle opere del N.A. che
suoi giudizi, suol tributare alla porremo in fine.
integrità del magistrato incorrot Quanto quelle leggi giovassero
to, che consagra i suoi travagli ne' luoghi ove furono attuate,
al servigio della giustizia ed al quanto fossero ammirate da'dotti,
bene pubblico. Per contrario sua ne terremo a suo luogo parola. In
Altezza reverendissima veniva da Trento suscitarono critiche, re
non pochi in città odiata, e temuta, clami, subbugli popolari, il ma
e conveniva per osar di difender gistrato civico ed il collegio dei
la esporsi alla disapprovazione, dottori e modari chiesero proroghe,
ed al risentimento d'una potente interpellarono il giudizio di stra
e numerosa porzione di cittadi nieri giuspubblicisti, manifestaro
ni (1). no dubbi, sospetti, timori oltrag
La mala amministrazione delle giosi al principe e al suo mini
cose giudiziarie nel principato di stro. Il Capitolo protestò formal
Trento dava uno scandalo non tol mente contro quel nuovo codice,
lerabile in tempi tanto premurosi dichiarando che « intendeva che
degli ordinamenti civili de'popo » fosse nullo e di niun valore qua
li; se ne lagnavano i Trentini, se » lunque atto che potesse essere
ne sparlava per tutto l'impero; » fatto in tutto il principato uni
Giuseppe II non volle sotto a suoi no forme al nuovo codice, come
occhi quella vergogna: e nel 1784 » promulgato senza il consenso
il principe vescovo si risolvette di » della sua autorità (1). » Quindi
commettere al Barbacovi la rifor nuove questioni sulla competenza
ma del codice giudiziario. Fu dell'autorità del principe vescovo,
strano il modo quasi dispettoso ed esami e deduzioni senza fine; e
onde si valse Pietro Vigilio a co sempre il Barbacovi colla spada in
municar quell'ordine tanto impor mano alla difesa del suo padrone,
a combattere quei di Trento, a
Seminario, a facc 21 - Quest'opera si cre sostenere con isperticate scrittu
de scritta dallo stesso Barbacovi, come
si dirà in appresso. re le sue leggi, e a proclamarsi
(1) Vedi Apologia del Cancelliere legislatore del suo paese. Ma in
Aulico di Trento Francesco Vigilio De onta a' suoi sforzi, in onta al
Barbacovi, Parte seconda, Vienna, 1797,
stamp. Alberti. a facc. 27 e 28. (1) Vedi Memorie citate a facc. 3o
454
potere di Pietro Vigilio, tanta e si questo difficile impiego non pare
risoluta ed energica fu la volontà ben ferma la fama; che vi si ado
de principali cittadini, che il nuo perasse di proposito, che con mi
vo codice non venne giammai po rabile desterità maneggiasse ogni
sto in pratica nella città e pretura pubblico affare, egli è certo; ma
di Trento; onde fu mandato fuori non sembra egualmente certo che
a sortire l'effetto presso le giurisdi egli sapesse guadagnarsi l'affezio
zioni di quel principato. Di che ne di molti, e schivar di risvegliare
crediamo non vuolsi tanto acca alcune male prevenzioni ed alcuni
gionarne la imperizia del N. A, dubbi molesti alla sua riputazione.
quanto la condizione politica di Chi prestasse cieca fede alla sua
Trento, non atteggiata convenien Apologia, e istabilisse la propria
temente per suggettarsi alle di ammirazione pel N. A. in quel
scipline del nuovo codice. Il quale lago di jattanze, si formerebbe di
forse andava troppo a ferire gl'in lui il più nobile, il più alto con
teressi di alcune classi de'cittadi-. cetto, e crederebbe facilmente che
ni; ed era una riforma precoce, egli non abbia avuti altri nemici,
non apparecchiata nè disposta, e che quelli della virtù e della giu
colla quale si favoreggiava incau stizia (1). Ma un ministro im
tamente l'autorità di quel principe. pacciato in cento avvolgimenti, in
Ma Pietro Vigilio ed i Comuni uggia a molti, bersaglio di conti
aggradirono l'ordine giudiziario nue minaccie ed accuse, ora trop
del N. A, che infervoratosi viep po accarezzato ed ora troppo di
più nell'esercizio del suo ministe sprezzato dal suo principe, lascia
ro, die'nuove prove della sua abi per lo meno sospettare ch'egli non
lità nel sedare alcuni gravi rumori si sia condotto con quella necessa
insorti in Riva nel 179o, e riven ria prudenza ch'evita lo scontento
dicando beni e diritti che accreb altrui, e scaccia l'invidia de'male
bero il dominio di quella sede. Nè voli. Barbacovi era uomo cortese e
tanti servigi rimasero senza com polito, ma si lasciava andare talvolta
penso: nel detto anno i 79o gli si ad un'ambizione smodata; e parve
diede il titolo di conte del sacro eziandio amico d'un dispotismo
romano impero, e vacando poi nel che smentiva quello spirito filosofi
1792 il posto di cancelliere del co col quale coloriva i suoi scritti:
principato, Pietro Vigilio elesse il non badava punto alle leggi della
Barbacovi a quel carico; il quale opportunità, e prescriveva ordina
mello stato era il più eminente, menti forse buoni per se stessi,
perciocchè il Cancelliere in Tren ma non tutti convenienti a suoi
to sostenere doveva le funzioni tempi ed al suo paese. Nondimeno
d'un doppio ministero, cioè quello uomini gravi e dottissimi onoraro
di capo della giustizia non solo no il suo sapere, come più avanti
rispetto al consiglio aulico a cui diremo intorno al suo codice, e
egli presiedeva, ma a tutti pure gli giudicarono savie e giovevoli pa
altri tribunali inferiori ed a quel recchie delle sue prescrizioni det
lo subordinato del principato, ed tate allorchè occupava il carico di
egli era a un tempo stesso il pri cancelliere. Fra queste ricordere
mo ministro del principe in tutti mo specialmente una legge agri
gli affari pubblici si interni come cola contenuta nell'opuscolo inti
esterni (i). tolato: Ordinazione o legge intorno
Come il Barbacovi attendesse a
(1) Vedi l'Apologia citata. P. II,
(1) Id. facc. 52. facc. 91.
455
alla divisione dei beni comuni scienza del Governo e della Le
ed alla proporzione che dee ser gislazione, scritto ad istanza del
barsi tra le terre da coltivarsi a principe vescovo di Passavia. Di
grano, e quelle da ridursi a prato, queste composizioni, come pure
stampato in Trento nel 1795. delle altre meglio importanti del
Le cure spinose del suo mini N. A. faremo più innanzi parola.
stero non lo disviavano dagli stu Tanta operosità di studi sì ido
di primi della giurisprudenza; ai nei a provare lo zelo con che adem
quali dava tutti gli avanzaticci di pieva il Barbacovi alla sua missio
tempo; nè smetteva talvolta nelle ne, e l'obbligo grande che il
ore del riposo. Oltre alle conti principe contrasse seco lui f"
nue correzioni ed aggiunte ch'ei nuovo codice giudiziario, non ba
fece al suo codice giudiziario, pose starono a mantenerlo nel suo im
pure l'ingegno in un'opera diretta piego. Di che non dobbiamo stu
a togliere nelle civili quistioni la pire: l'impiego è cosa del prin
malizia, il mendacio e la temeri cipe, e il merito di occuparlo de
tà de'litiganti (i); opera che ri gnamente è cosa del ministro; le
toccò poscia, ma che rimase sem quali due cose rimangono in ogni
pre imperfetta, siccome quella che evento a chi appartengono, nè
inviliva gli avvocati senza togliere perchè l'una si disgiunga dall'ale
la radice della moltiplicità delle tra vien mutata la loro peculiare
liti vane, teunerarie e fraudolen qualità; onde l'impiego, e il dar
ti. Ma il cancelliere di Trento lo e il toglierlo saranno faccende
aveva troppe colpe da perdonare varie, incerte, rettamente od in
a dottori, e benchè egli si fosse giustamente condotte a seconda
ne primi anni esercitato nella del volere del principe, mentre
stessa palestra, e non abbia poi invece il merito del ministro è
mai lasciate quelle arti e quel un effetto costante della probità
la tumida eloquenza che soleva e bontà di un uomo, un fatto im
agli altri rimproverare, nondime mutabile che dura nell'ammira
no colse ogni occasione e come zione del pubblico anche quando
ministro e come giuspubblicista le virtù del ministro vadano a ce
per far sentire a causidici il peso larsi fra le pareti domestiche. –
della inimichevole severità delle Nel 1795 Trento penuriava di
sue dottrine. Nel tempo del suo grani; il N.A. vi provvide; ma
ministero scrisse anche un Trat il partito adottato fece nell'esito
tatello intorno alla proporzione perdere al principe trenta mila
delle pene, offerendo alcuni ge fiorini. La ferita fu grave: ad
nerali principii del diritto pena esulcerarla si disse che Barbacovi
le (2), ed un lungo Discorso sulla mormorava del suo padrone, che
teneva dal magistrato civico a dan
(1) De litigatorum mendaciis coer no della sede, si spargevano voci
cendis, Diatriba, novaeque legis ro maliziose che tolsero ogni rite
gatio. - Accedit Diatriba de teme gno alla collera di Pietro Vigi
rariis litibus coercendis. Tridenti,
1793. lio. Il quale agli undici di feb
(2) De mensura poenarum sive de braio del 1796 firmò il decreto
poenarum criminibus adacquanda
rum ratione. Tridenti, anno 1795. Tr
pis Joannis Baptista e Monauni; a singulari certamine coercen lo; Tri
cui tennero dietro gli altri due opu
denti, anno 1796 – e De criminum
scoli: De poenis pecuniariis recte ad avertendorum ratione libri duo. Ac
hibendis. Accedunt dissertationes de cedit de perduellionis crimine aver
poena publicationis bonorum, et de tendo liber singularis. Tridenti, 1796.
456
che fece scendere a basso il suo gava anche con quell'ordinario il
ministro, conservandogli però principe di Trento di far sospen
perpetuamente il titolo e la di dere una inquisizione, che asso
gnità di cancelliere del principa miglia ai tempi infami dei più
to di Trento colla pensione an cattivi imperatori romani (1).
nua di fiorini trecento (1). Nè Ma nel mese di settembre di quel
bastava questo oltraggio; si vole l'anno 1796 il torrente delle ar
va prima infamare il cancelliere, mi francesi ruppe anche a Tren
poi cacciarlo: si voleva ch'ei fos to, soffocò le chiacchere munici
se reo di prevaricazione in una pali, e mandò lontano le querele
lite risguardante l'eredità di cer del Barbacovi e la collera di Pie
to Marzani; ch'ei avesse fatto un tro Vigilio; il primo riparò in
turpe mercato d'una scrittura le Venezia, il secondo in Vienna. In
gale: e s'instituì contro di lui tanto il Trentino perdeva per
un solenne processo criminale, sempre quella varia sua forma di
che mise la desolazione nella sua governo, perdeva il suo principe,
famiglia. Con una costituzione, il suo cancelliere ed il codice bar
egli dice, o temperamento deli bacoviano. Dopo breve soggiorno
cato, reso peggiore dalle perpe in Venezia, il N. A. volle an
tue fatiche, e dalle tante e sì gra ch'esso tentare l'animo dell'im
vi passate tristezze, io aveva per peratore, e si recò a Vienna. Quivi
petuamente innanzi agli occhi la era bene accolto, secondato anche,
costernazione, la confusione, il chè il voto a favore dello Ziller e
rossore di una virtuosa moglie, il codice giudiziario avevano la
che accrescevano il mio (2). Ma sciato alla corte ed al consiglio
il tentativo non ebbe l'effetto aulico un onorevole concetto del
che desideravano que tristi calun l'ex-ministro di Trento. Ma i
miatori. L'Apologia citata narra tempi erano torbidi, e il princi.
una storia alquanto noiosa, ma pe e il cancelliere e i loro reclami
pure sincera delle nere arti prati tornavano allora alqnanto inop
cate contro di lui. Vi sono in essa portuni. Nondimeno si ascoltava
cose notevoli, e in ispecie la lette no gli avversari, si confortava
ra indirizzata al N. A. li 1o feb Barbacovi, si quietava Pietro Vi
braio 1796 dal principe vescovo di gilio. Il quale si era da ultimo
Passavia, fratello di Pietro Vigi piegato, e per guadagnare nuovo
lio, la quale offre con esempio favore alla corte offeriva al N. A.
singolare di quanto può l'amore il carico che gli aveva tolto; e il
del giusto anche quando vien con nostro autore accettava con patto
trastato dal decoro e dalla dignità taccagno, d'essere cioè indenniz
di una famiglia potente. Il detto zato delle spese di quel viaggio e
principe di Passavia confortava del suo soggiorno alla capitale;
l' accusato cancelliere, vicino adpretensione bassa e insolente
essere deposto, assicurandolo che quando si consideri che Barba
egli arrossiva della maniera di covi si profittava in quei di piut
procedere di sua Altezza (suo tosto della sventura che del pen:
fratello principe di Trento): che timento del suo principe. Ma nè
da quel processo ei desumeva l'in Pietro Vigilio riebbe il principa
famità della cabala, e che pre to, nè Barbacovi la sua carica:

(1) Vedi Memorie citate, a facc. 66. (1) Vedi Apologia citata, P. II, l'Al
(2) Vedi Apologia citata, P. II, a
facc. 134. - legato IV a facc. 156 e 157.
45
Trento divenne provincia del uma criminale inquisizione. fi
l'Austria, e la nuova amministra bacovi scese di bel nuovo nell'a
zione del paese non istabiliva la rena, e si francò da quella malva
dignità ed il potere di quell'im gia imputazione. Ma nello stesso
piego. Si pensò invece di nomi tempo comparve contro di lui un
nare nel 18o4 l'ex-cancelliere a altro libello intitolato Lettera al
presidente nella città e provincia consiglier Leporini, e poi un'al
di Belluno. E' rimase un pensiero, tro ancora: nuove scritture, nuo
perciocchè riaccesasi la guerra ve difese: i tribunali di Trento
venne mutato quell'ordine di co assolsero l'accusato e gastigarono
se, e il N. A. restò affatto senza gli accusatori,
lusinga di ottener alcun pubbli Nel 181 o l' ex-cancelliere era
co ufficio di tanta dignità; sol invitato dal gran giudice del re
gno d'Italia ad occupare nell'u
tanto gli riuscì di avere sì dall'im
peratore e dal re di Baviera, co niversità di Pavia la cattedra di
me di poi dal governo francese diritto criminale lasciata dal Na
la pensione di cancelliere del ni; ma il N. A. stimò che chi era
principato di Trento, colla quale stato primo ministro nel princi
erano convenevolmente guiderdo pato di Trento non dovesse invi
nati i suoi servigi. lirsi col tornare a far il maestro.
Visse a Vienna alcuni anni, D'altra parte egli si godeva in
lieto dell'ozio che gli concedeva Trento d' una libertà desiderabi
la sua libertà, degli onori che gli le e d'una bastante agiatezza;
erano stati fatti, del successo che avrebbe voluto salire in alto; non
aveva conseguito contro il suo potè, e rifiutò la cattedra non per
avversario. Se non che nel giu modestia, ma per orgoglio. -
gno del 18o4 sembra che la mor Venne poscia onorato eziandio
te della egregia sua moglie abbia dal governo austriaco, il quale
alquanto turbato il suo spirito. con decreto dell'imperatore del
Lasciò scritto (1) che a quell'epo di 2 1 ottobre 1816 destinavalo a
ca e per quella morte egli si era quella carica che più fosse con
dato con più fervore di prima alla veniente al suo grado (1). Ma già
solitudine degli studi; e pare che l'età grave e la difficoltà di con
sin d'allora egli si sia posto a scri seguire quel potere che prima
vere alcune delle opere che pub aveva esercitato, lo distolsero dal
blicò molto dopo (2). Guarantito l'attendere d'avvantaggio agli
il suo benessere, soddisfatto il suo impieghi; onde si scansò affatto
amor proprio, tornò nel 18o6 in dall'accettare qualsiasi carico; e
Trento, dove lo aspettavano nuo die mano invece alla correzione
ve brighe, nuove molestie e nuo delle sue opere, e a tener dietro
VI nemlCl. ad una polemica viva ch'ebbe
Si rinfrescò la lite della succes origine da alcune sue opinioni in
sione dell'eredità Marzani, si fatto di discipline giudiziali. Era
pubblicò un libello contro l'auto assolutamente destinato che que
re della scrittura che in essa lite st uomo dovesse combattere tutta
aveva dato nel 1796 soggetto ad la vita, e contro tutti, senza che
mai avessero a venir meno la vi
(1) Vedi Memorie citate, in fine. goria del suo ingegno, e la sere
(2) Vedi l'avvertimento dell'editore nità del suo spirito; doti benefiche
de' suoi Opuscoli spettanti alla scien a buoni e modesti, pei sofistici e
za della Legislazione, premesso al I.
volume; Trento, 1814, dalla tipografia
Battisti. (1) Vedi Memorie sud. a facc. 91.
458
testarecci fonti perenni di noie e º del pregio di un'opera qualun
di odiosità.
» que (1). » Ma non vuolsi dare
Le vicende del N. A. intreccia nel contrario eccesso d'avarizia, e
te spesso con quelle della condi niegare una lode sincera a quella
zione politica di Trento, la so mente svegliatissima; la quale ol
lennità che si diede al suo codice
tre all'offerire un esempio straor
giudiziario, la pubblicità ch'eb dinario di attività ed un desiderio
bero le sue difese legali, la poten nobilissimo di gloria, compose pu
za de suoi amici e de' suoi soste
re opere importanti e pei sogget
nitori, le varie opere ch'ei a quan ti che in esse imprese a trattare,
do a quando dava alla luce, e in e per alcuni nuovi criteri appar
ispecie quelle spettanti alla scien tenenti all'ordinamento ed appli
za della legislazione, diffusero il cazione delle leggi. Onde non al
sno nome e la sua riputazione in tutto suona bugiarda la fama di
ogni angolo della penisola. Cono lui, e meritamente ottenne la sti
sceva e praticava anche la più ef ma d'uomini egregi nelle lettere
ficace arte del farsi lodare i loda
e nelle scienze. Quel codice giudi
va, blandiva, mandava attorno le ziario fece stupire i meglio addot
sue edizioni, le donava e chiede trinati giureconsulti; e l'opera
va pubblici e privati giudizi; e i della pluralità del suffragi nei
dotti e le accademie ei giornali si giudizi civili e criminali, insie
sdebitavano seco lui con lettere, me all'altra della decisione delle
con diplomi e con articoli che gli cause dubbie fu un trovato da
fecero pregustare una celebrità molti combattuto, ma che dagli
forse maggiore di quella che i po stessi oppositori venne considera
steri gli vorranno concedere. Il to siccome un saggio singolare di
" illustre letterato di quei di, mente perspicacissima. Nè furo
incenzo Monti, ringraziando no per lui sterili di onore non pe
il N. A. del dono che questi gli rituro le Orazioni e dissertazio
aveva fatto delle opere sue, lo ono ni giudiziarie ch'ei pubblicò in
ra niente meno che del titolo di
oracolo della giurisprudenza, e (1) Degli uomini di lettere, Libri
gli dice che le dette opere dovreb quattro, a facc. 244, 245. Treviso, dal
bero formare gran parte del bre la Tipografia Andreola – Quest'opera
viario del principi, e di coloropuò essere citata ogni volta che par
lasi di un qualche letterato, chè vi
che governano a loro senno il
accenna infinite cagioni psicologiche
cuore del principi (1). Noi ci guar
della condotta particolare di uno scrit
diamo dal riferire tali esagera tore e di quella degli scrittori fra loro.
zioni come testimonianze di stima Ed è tanta l'evidenza de' suoi concet
ben meritata e sincera; siamo ti, che letta che l'abbiate, di quelle sue
troppo persuasi di quella senten considerazioni sottili e profonde v'im
za del nostro Bianchetti: » che le possessate subito, e divengono vostre.
Ragionando della bontà leale d'Ippo
» lodi le quali i letterati si cam lito Pindemonte nella biografia che di
» biano reciprocamente tra loro, questo scrittore si è stampata nello
» sono la più debole fra tutte le pera presente, venne da noi riferita
un'opinione non nostra, ma non sov
» prove che si possono allegare venendoci allora ove l'avessimo letta,
» della potenza dell'ingegno e adoperammo la frase comune, come al
cuni notarono. Ora questi alcuni non
(1) Vedi Lettere inedite di quaran erano che il solo sig. Bianchetti nel
ta illustri italiani del secolo XVIII, l'opera prefata. Il che si vuol avvertire
stampate per le solenni nozze Maz non perchè la cosa sia di momento,
zetti ed Altemburger, Milano, per Bra ma per un dilicato riguardo verso un
vetta, 1 836. ingegno potente.
459
Trento nel 1814; a nulla giove tiva il bisogno di rinvigorire nel
ranno allo studio della scienza, pubblico una stima che andava
ma a quello dell'arte dell'esporre ad inlanguidirsi; o forse l'amor
con chiarezza gli argomenti e del proprio che cela agli scrittori il
valersi con bel modo d'ogni uti grado d'importanza che hanno
le partito nella pratica legale, le opere loro, gli fece supporre
certo torneranno utili a giovani che il pubblico non avesse avver
che corrono quell'aringo. Mag titi i pregi de suoi primi lavori,
giore si fece l'ammirazione comu e che però fosse necessario l'in
ne verso il N. A. allorchè questi, vitarlo a rendergli miglior giusti
divenuto cieco ed ottuagenario, zia. E non potendo far altro, ri
dettò parecchi altri lavori, fra i fece negli ultimi anni i vecchi
quali deesi ricordare le Memorie suoi scritti, diede ad essi nuove
storiche della città e del territo forme, nuove apparenze, e li ri
rio di Trento, ed un Compendio produsse per guadagnar nuove
della storia letteraria d'Italia. lodi (1). Le quali invece sogliono
Ma la compiacenza del veder raffreddarsi verso quegli scrittori
levarsi sì grande ammirazione, e che per tal modo offrono di noio
l'intero convincimento di avere si documenti di uno spirito de
nelle opere sue manifestate dot bole e vanitoso. Noi ammiriamo
trine nuove ed efficaci, ricondu coloro che resi accorti delle pro
cevano ad esse troppo spesso il prie mende ripoliscono i loro
suo pensiero; quindi inventava scritti, li migliorano, e tornano a
modi falsi e persino indecorosi ad darli al pubblico acciocchè se ne
un filosofo affine d'insinuarle abbia a formare un concetto Ini
viem maggiormente nell'opinione gliore. Ma questo è ben altra cosa
del pubblico. Mutava l'ordine che che svolgere di bel nuovo un as
dapprima aveva dato a suoi scrit sunto per dare ad esso forme di
ti, e tornava a pubblicarli con al verse dalle già date, senza che ne
tre forme, alcuni corredandoli di vengano corrette le mende o mi
bugiarde lettere di professori di gliorata la condotta. Nel che si fa
diritto che approvavano e mette aperto un artificio meschino, in
vano a cielo quelle sue dottrine, degno dell'ufficio di uno scritto
e ripetendo cento volte i suoi pen re e proprio soltanto dei rivendu
sieri, cento volte mostrando la gliuoli di piazza.
sua vanità e la sua presunzione. Intorno agli ultimi anni della
Dell' opera sopra citata della plu vita del N. A. nessuna cosa di
ralità del suffragi, nonchè dell'al rilievo possiamo riferire : visse
tra della decisione delle cause tranquillo nella sua cecità, visse
dubbie, che scende dai principii comodamente confortato da suoi
della prima, onde si possono con
siderare come un'opera sola, ab XLVIII. XLIX. L. LIII. LIX. E vi
biamo sin dieci lavori differenti sarebbe forse un'undecima riforma od
dell'autore, staccati l'uno dall'al esposizione di quegli stessi principii
citata nel discorso ottavo dell'edizio
tro, ed in ognuno dei quali egli ne del Silvestri del 1824, vol. I. a facc.
cita e modifica, compendia od al 23o, ma non l'abbiamo rinvenuta.
larga quanto aveva detto sullo stes (i) Vedi la detta edizione del Sil
so proposito nelle precedenti edi vestri di Milano, colla quale si ristam
parono i più importanti trattati del
zioni (1). Forse il Barbacovi sen iN. A in due volumetti intitolati Di
scorsi intorno ad alcune parti della
( 1) Veggansi que dieci lavori nelle scienza della legislazione.
opere indicate in fine ai num. XLII.
46o
amici, onorato di continuo dalla fiera ironia; onde stimiamo che la
stima di molti uomini chiari per più potente satira che uomo può
" e per autorità. Era giunto meritarsi sia quella ch'egli stesso
agli ottanta sett'anni, e tuttavia si compone colla propria vanità e
dettava la continuazione del Com
colla propria presunzione. Il se
pendio della storia letteraria d'I guente squarcio sarà sufficiente al
talia, che rimase imperfetto per lettore per formarsi un'idea com
la morte di luiavvenuta Tren
in
iuta di quel libro inverecondo.
toli 25 luglio del 1825.
Noi ignoriamo se della vita del
º" di aver ricordate e spertica
tamente lodate ad una ad una le
Barbacovi abbia alcuno parlato (1); sue opere, egli, il N. A, conclude
quanto da noi si è qui detto è tratto così: Tali sono le opere di Barba
da svariate notizie, dalla lettura covi. Risplendono in esse la pro
delle principali sue opere, dalla sua
fondità della dottrina, la pene
Apologia, e da quelle Memorie trazione e la sublimità dell'inge
intorno alla vita ed agli studi di gno, un ordine lucidissimo, la
Francesco Vigilio Barbacovi che precisione, la chiarezza congiunta
abbiamo in più luoghi citate. Que colla nobiltà e dignità dell'ora
ste Memorie sembrano scritte dallo zione. In esse non si vede ricer
stesso Barbacovi e stampate in Pa cata continuità di periodi, non
dova quattr'anni prima della sua affettata e minuta lisciatura, ma
morte; si possono considerare quasi uno stile maschio e grave, e quella
come una copia della seconda parte forza e quella vittoriosa possanza
della detta Apologia; pochi fatti del ragionamento che persuade e
vi sono aggiunti, pochissimi om convince e forza all'assenso. E se
messi; le frasi, lo stile, le maniere attestano, ch'egli fu giureconsulto,
tutte quelle stesse. I più intrinsici fu oratore, fu filosofo, ſu politico
di lui non ne mettono alcun dub ed uomo di stato, e sotto tutti
bio, e all'autore delle menzionate
questi aspetti scrittore sommo e
Lettere di un professore di di di primo ordine, ma un uomº,
ritto (2) nessuna composizione che col possente suo genio innal
può essere meglio conforme di za, come più sopra abbiamo detto,
questa delle Memorie suddette. i suoi sguardi sopra leggi che
Se però Pietro Aretino avesse la hanno la sanzione dei secoli e
sciato un libro di memorie intorno
delle nazioni, e scopre e vede ciò
alla sua vita, un tal libro non sa che nè in alcun tempo, nè in al
rebbe riuscito meno immodesto di
quello che scrisse il cancelliere
cun paese veduto fu mai da alcun
altro, ognuno dirà, che non solo
Barbacovi per ricordare le sue merita gli encomi e l'ammirazio
vicende e le sue virtù: sì smodate
ne de' suoi contemporanei, ma
vi sono le lodi che se invece fosse
alle
merita pur di trasmettere
opera d'altri essa verrebbe facil future età la gloria e celebrità
mente creduta da ognuno una del suo nome (1).
Da un goffo, vano e ridevole
(1) Il ch. sig. cav. Giuseppe Maffei panegirico non deesi trar argomen
nella sua Storia della letteratura Ita to per giudicare in un modo affat
liana (Lib. VI, capo XVI) ha donate
tre faccie alla memoria del Barbacovi, to contrario le opere del N. A.
accennando il meglio, ma mostrando Una critica lontana dalle vertigini
d'ignorare quanto avrebbe potuto nuo della prevenzione e da quell'umor
cere alla celebrità del suo compatriotto. velenoso che all'analisi sostituisce
(2) Vedi in fine l'elenco delle opere
del N. A. (1) Vedi Memorie, a face 13o e 131.
461
lo scherno non confonde i risulta varla in quest'opera, che doveva
menti della presunzione e i vizi e procacciargli la stima universale
le debolezze di uno scrittore coifinchè i nuovi codici di Europa
prodotti del suo ingegno. Quindi non rendevano inutili le discipline
lasciando da parte il cancelliere di ordinate dal N. A, e col loro e
Trento e la sua Apologia e le sue sempio non manifestavano la im
Memorie, esaminiamo invece le perfezione e gli errori di quel
opere sue, dalle quali se non con grave lavoro. Nella via del pro
segui il Barbacovi quella fama che gresso non possono risplendere di
si prometteva, ne trasse mondi molte faci; il chiarore dell'ultima
meno una riputazione non volga toglie l'effetto alle altre. Però non
re, e che vuol essere posta in bisogna confrontare il codice bar
chiaro ad onore del nome italiano. bacoviano coi moderni codici; sa
La dimenticanza, forse troppo se rebbe un confronto quasi crudele,
vera, in cui sono caduti i suoi chè toglierebbe all'autore presso
scritti principali, c'invita a darne chè ogni merito di aver dettata
una qualche notizia, eccitati ezian un'opera coraggiosa, e pei suoi di
dio dal non aver alcuno per quanto mirabilissima: deesi invece consi
sappiamo giammai ragionato di derare ch'essa fu scritta negli anni
essi distesamente e senza preven 1785 e 1786, che con essa il nostro
zione. E il farlo ne par obbligo legista offeriva una riforma a
nostro, avvegnachè mancherem procedure imperfette, combatten
mo all'assunto se proponendoci di do antichi pregiudizi, togliendo
parlare della vita di un uomo ce usi radicati e comuni, lanciando
lebre, per ciò solo ch'è'fu celebre, un dardo acutissimo nel cuore
si ommettesse di narrare per quali dell'avarizia e del ciarlatanismo.
opere egli si abbia guadagnata Rimuovere le cagioni di un facile
quella celebrità. E se le sue opere piatire; abbreviare i processi; con
sono note a pochi, uno scritto che durre le liti con metodo semplice
dee diffondere nella generalità il e chiaro; chiuder l'adito alle ter
nome di lui, non dovrà esso ren giversazioni; render inutile agli
dere informato il lettore del merito avvocati quella parassita eloquenza
delle stesse od almeno delle princi che prepara un letto di noia su
pali? Noi non temiamo quindi cui spesso van sonnacchiando i
d'imprendere questo esame, bensì giudici e la ragione, render mi
di condurlo giudiziosamente. Ma nore a cittadini il bisogno di va
all'imperfezione nostra vorrà sup lersi dell'opera degli avvocati; am
plire il sapere del dotto lettore, al mettere un giudizio sommario
quale esponiamo una serie di ti pelle quistioni su valori non ecce
midi pareri, e non già di giudizi. denti i trenta fiorini; non aggra
Incominciamo dal suo codice giu vare a debitori la triste lor condi
diziario (1). Chiunque voglia co zione con infinite spese, e però
noscere la cagione della molta ce - schivare a creditori un maggior
lebrità che ottenne a suoi di il pericolo di perdita nell'impetirli;
Barbacovi, e ad un tempo della diminuire per tutti e in ogni lite
noncuranza cui viene oggi con le spese de giudizii; diminuire gl'
dannato, dovrà assolutamente tro impiegati del foro ; togliere un
inutile fasto dal santuario della
(1) Progetto di un nuovo codice giu giustizia; ecco cui attese precipua
diziario nelle cause civili di France mente il Barbacovi col nuovo suo
sco Vigilio Barbacovi consigliere nel
consiglio aulico di Trento. Tomi due. codice giudiziario.
Trento, presso Monauni, 1786. Si è gia accennato in qual modo
462
fosse accolto dal principe vesco vavano gli effetti del detto codice,
vo e da maestrati di Trento; come siccome le più idonee a indicare
da'dotti, abbiamo indizi per cre la convenienza ed opportunità
dere assai onorevolmente. Fu lo delle sue leggi, le quali durarono
dato, dicesi, da Hertzberg e da circa vent'anni a governare quelle
Filangieri, fu considerato siccome terre. Raccogliamo quindi che il
un pubblico beneficio dal giornale magistrato delle valli di Non e So
Enciclopedico di Bologna (1), an le erigeva nel palazzo di giustizia
nunciato siccome una riforma so di Cles un monumento per onora
lenne ed ammirabile dalle Effe re la sapienza del legista ed il vole
meridi letterarie di Roma (2), re del principe (1); che un altro
proposto ad esempio a tutta Eu monumento si erigeva pure nei
ropa dal giornale Enciclopedico due fori di Rione e di Stenico (2);
di Milano (5), Vicenza, Pisa, Mo e che i rappresentanti delle Giu
dena, Firenze ripetevano quelle dicarie recatisi inoltre in Trento
lodi, erano ripetute a Parigi, dove a fine di porgere personalmente
un avvocato del parlamento sembra al principe il tributo dei loro rin
che imprendesse la traduzione del graziamenti non meno che all'au
lavoro del N. A. (4), le ripeteva tore del codice, presentarono a
Vienna dove un dotto giureconsul questi il dono d'un calamajo
to ne assunse l'analisi (5). – A chi d'argento e d'una penna d'oro,
alle lodi di coloro che ignoravano che la pubblica riconoscenza gli
allora, ed ignorano tuttavia gli ef aveva decretato; ma egli rifiutò
fettivi risultamenti di quel nuovo nobilmente l'uno e l'altra dicen
ordine di cose, opponessero: non do, che questa particolarmente
essere un codice un poema dove male a lui conveniva (5).
si possono ammirare bellezze as Anche a tali testimonianze poca
solute, piacenti a tutti e sempre fiducia molti vi potrebbero accor
e da per tutto; la bontà particola dare; mentre per essi sarebbero più
re di un codice dover riconoscersi
(1) Vi si leggeva: A. Sua. Altez. Reg.
nella convenevolezza e nella oppor M. Pietro . Vigilio. Vesc. Princ. Di.
tunità delle discipline relativa Trento. Per Avere . Dato . A . Suoi
mente alle condizioni politiche Popoli. Un . Codice. Di . Leggi. Giu
economiche e morali di un popo diziarie. Dettate . Dalla . Sapienza.
lo; e però quelle lodi non tenersi Ed. Al. Ministro . Filosofo . Che. L'.
Ha . Composto . L' . I. S. S. Fran
per giuste se non se in quanto ri cesco . Vigilio. Barbacovi . Consiglie
sguardino la bontà assoluta dei re. Aulico. Il Magistrato . Ed Il.
principii di giustizia, d'onde ven Popolo. Di. Queste valli . Ad Eter
na. Memoria . Hanno. Pasro. L' . An
nero dedotte le formule della pra no . MDCCLXX XIX.
tica; a chi opponessero sì savie (2) Vi si leggeva : Petro . Vigilio .
considerazioni, noi non potrem - Thunnio : Trident. Principi . Quod
mo che riferire le altre lodi date Ad . Judiciorum . Civilium . Disci
all'autore da quegli stessi che pro plinam . Regendam . Coercendasque.
Lites . Legem. Judiciar. Praeclaram,
(1) Anno 1786, n. XXIX. a facc. 225. Ac . Saluberrimam . Jan rit . F.
(2) Anno 1788 n. VII a facc. 54. Barbacovio . Cons. Aul Auctore
(3) An 1788. T. XIII n. 15. facc. 1 18. Doctissimo. Sapientissimogue - Viro.
(4) Vedi il Documento n. II aggiun B. D. R P. M. Judicarienses .
to in fine alla II Parte dell'Apologia Ex . Publico. Decreto . Ad . Memo
citata, a facc. 149. riam . Hominum . Sempiternam . P .
(5) Vedi il IV degli Opuscoli spet Ann. MDCCXC.
tanti alla scienza della legislazione, (3) Vedi Memorie citate a facc. 3 -
stampati in Trento negli anni 1814 35, e l'Apologia, P. II alla nota nella
1815; e le Memorie citate, alla facc. 42. facc 79.
465
importanti le querele e le infinite delle materie, è migliorata la edi
censure di que da Trento contro zione, i concetti ci sembrano me
l'opera del N. A.; soprattutto il glio esposti, e vi si aggiunse quad
rifiuto ostinato a sottomettersi alle
che cosa che dà maggior chiarezza
nuove leggi. Ma ciò che non po agli argomenti. Nondimeno nel to
teva affatto convenire a Trentini, tale, l'assunto, i principii, le opi
poteva agli altri tornare giovevo nioni ed il metodo sono quegli stes
le: non abbiamo veruna prova del si del primo discorso. Il quale vor
contrario. Forse a Trento gli abu rebbe essere considerato per ri
si nelle cose giudiziarie erano spetto alla condizione in che si
troppi, e però troppo grave riu trovavano ai tempi dell'autore e
sciva la severità del codice barba sono di presente tal sorta di studi;
coviano: gli estremi mali non si imperocchè senza questo esame
lasciano sempre guarire da estre tornerebbe malagevole od erroneo
mi rimedi; i quali all'opposto pos qualunque giudizio che si arri
sono irritare e far volger al peggio schiasse di pronunciare sui saggi
gli spiriti. Abbiamo poi altronde prefati. Ma non è questo il luogo
additate alcune altre cagioni di per tali confronti, nè noi siano da
quelle censure e di quel rifiuto; tanto, però adombreremo quel
aggiungeremo che l'affrettato me poco che valga ad indicare il no
todo, la durezza di certe prescri stro parere.
zioni, e l'abbandono delle liti mi I moderni critici avvertirono
nori spiacquero non meno agli la inefficacia di quegenerali pre
amici che agli avversari del Bar cetti che rendono immobile l'arte
bacovi. Ma alla fin fine ell'era e impraticabile, quelle formule
l'opera di un solo; e opera som astratte che non si piegano alle
mamente difficile; onde di quel modificazioni dei rapporti sociali,
tanto di bene ch'ei fece dobbia quell'ardimento sintetico che ab
mo conservar memoria degna del braccia in poche sentenze lo sci
l'altezza e nobiltà dell'operato be bile intero, ma che a nulla giova
neficio. perchè nulla dimostra. Potenti in
Rivolgendoci ora alle opere mag telletti coll'offerire una serie bene
giori del N. A. che trattano delle ordinata di acute osservazioni o
parti eminenti della scienza della di universali criteri non fecero
legislazione, ci conviene citare i che tracciare un grande edificio
primi cinque discorsi dell'edizio nel vasto campo della scienza del
ne del Silvestri del 1824, i quali l'incivilimento, lasciando che al
parlano il I. delle leggi in genera tri pensassero al modo d'innalzar
le,il II delle leggi che riguardano lo e di renderlo idoneo ad acco
la religione, il III. delle leggi gliere i popoli in qualsiasi condi
che riguardano l'educazione, e zione e'possono trovarsi. Lo stesso
l'istruzione pubblica, il IV. delleFilangieri, il quale parve giun
leggi politiche, il V. delle leggi gesse a compierne l'impresa, ap
civili. Questi saggi in un luogo plicò all'arte i principii di una
sviluppano ed in un altro compen scienza ancora immatura; il suo
diano le cose che l'autore aveva genio precoce affrettò un lavoro
già dette molti anni addietro in che doveva forse essere preceduto
un libro intitolato Discorso sulla da un'analisi più sottile ed estesa
scienza del Governo e della Le della perfettibilità sociale e delle
gislazione stampato in Trento nel leggi valevoli ad attuarla. Lo spi
1816. Nel nuovo lavoro è cambiato rito profondamente logico di Ro
un poco l'ordine e la disposizione magnosi riordinò questi studi; e
464
quindi anzichè compierli egli ne tenebrosi, si lungi tuttavia dalle
fece sentire più di prima il biso più essenziali conoscenze, si in
gno di conoscere le origini dei certi ed erranti nella via della
fenomini psicologici che si an verità; qual importanza vorremo
nunciano nella vita delle nazioni, noi dare ad alcuni discorsi che
e di determinare le leggi ed il trattano de'soggetti più rilevanti
procedimento della perfettibilità della scienza della legislazione
umana (1). Però mancano forse senza alcun ordine filosofico, sen
tuttavia di molte cose alla gran za alcun sistema, salvo quello d'un
d'arte della civiltà, mancano le cieco eclettismo, senza annoda
norme certe a procacciar ai popoli mento di principii, senza veruna
il loro benessere a seconda della considerazione intorno ai rapporti
particolar condizione politica mo sociali, finalmente senza quella
rale ed economica in cui e si tro logica evidenza che avvalora i cri
vano o possono trovarsi; mancano teri della scienza e le prescrizioni
le teorie ad esercitare i poteri dell'arte? Qual lode si vorrà con
morali delle nazioni in conformità cedere a sentenze, a formule, a
a speciali impulsi e bisogni ch'esse precetti tolti qua e là da quepri
possono sentire. La inerzia, l'ec mi scrittori che ragionarono in
cesso di attività, o lo sproporzio torno a questo difficile argomen
nato esercizio di una facoltà rela to, e che già le mille volte furono
tivamente all'altra, sono forse le ripetuti? Chi non ignora quante
riposte cagioni, non per anche volte e da quante menti sieno
investigate, del tardo, interrotto, state proposte, ed in parte anche
vario e misterioso andamento della prescritte le leggi dal N. A. rac
civiltà. Dove sono le leggi che comandate, massime nel fermento
stabiliscano e mantengano questo politico di Europa negli ultimi
psicologico equilibrio sociale? Il anni dello scorso secolo, troverà
Diritto Romano venne fors'esso nell'opera ch'egli, il Barbacovi,
per anche compiutamente assog pubblicava nel 1816, piuttosto un
gettato ad una severa analisi, la riassunto indistinto de noti trat
quale chiarisca una volta il perchè tati, anzichè una serie di nuove
la tanta sapienza che in esso v'è ricerche e di nuove discipline. Il
contenuta non sia fin qui riuscita perchè il N. A. avrebbe meglio
sufficiente a provvedere a bisogni provveduto alla sua fama se si
più forti dei popoli, e a far loro fosse giovato, e certo poteva gio
godere quel lieto convivere che varsi, della estesa sua erudizione
eternamente sarà contrastato da e del suo ingegno nel comporre
una autorizzata sproporzione di invece un ragionato e bene dispo
poteri, nascente dall' esercizio sto compendio di quanto prima di
sproporzionato o dall'abuso del lui era stato detto intorno alla le
l'attività sociale? islazione; ed avremmo nel Bar
Ora, a petto delle opere di i" l'emulo di Pastoret.
quegli uomini sommi, fra tanta Un uomo nondimeno poco i
dottrina, in sì grave materia, in struito in simili studi, non abitua
si sublimi ricerche, fra dubbi si to a considerare l'ordine morale
di ragione della società, potrebbe,
(1) Veggansi alcune critiche conside ne sembra, apprendere dagli scrit
razioni a questo grande scrittore nel ti sopra citati del N. A. alquante
cap. IX di quel saggio lodato del chia nozioni sufficienti ad informarlo
riss. sig. G. Ferrari intitolato La men
te di Giandomenico Romagnosi, Mi all'ingrosso delle leggi generali di
lano, presso Ranieri Fanfani, 1835, un buon reggimento civile. Alla
465
quale istruzione verrebbe condot con lo stabilire che queste esser
to da elette sentenze di filosofi debbano trattate vocalmente, e
chiarissimi riferite nei detti Di decise in via breve e sommaria,
scorsi; in cui Barbacovi si mostrò senza avvocati e senza appello; e
discepolo di Platone e di Cicero deduce dal suo Codice Trentino
ne; e scelse di trarre le sue dot la forma di tali giudizii. Passa
trine da antiche fonti, disdegnan quindi a indicare le cagioni della
do quasi di avvicinarsi al sapere moltitudine delle liti, cioè 1. l'o
di quelli che portarono più in scurità e l'ambiguità delle leggi;
nanzi lo studio della civile fi 2. l'oscurità e l'incertezza in
losofia. molti casi della mente e volontà
Dall'altezza dei sopra accennati de'testatori o delle parti contraen
argomenti discese il N. A. ad in - ti; 5. la qualità di molte cause che
dicare una serie di regole che ri sono oscure e dubbie per lor na
sguardano l'amministrazione delle tura, ora riguardo all'applica
cose giudiziarie; nella quale ma zione del diritto al fatto, ed ora
teria egli veramente seppe mani riguardo al fatto medesimo; 4.
festare quel tanto d'ingegno e di l'animosità e la mala fede d'una
sapere che gli diede la sua mag parte de'litiganti; 5. l'ignoranza,
giore celebrità, come annunciando l'avidità e la mala fede d'una
il suo codice abbiamo già detto. parte degli avvocati. A ciascuna
In uno de suoi primi opuscoli delle quali cagioni l'autore oppone
stampato a Trento nel 1795; pub alcune norme atte ad ovviare gli
blicò due Dissertazioni, una in effetti sinistri di esse cagioni. Non
titolata De mendaciis litigatorum sono che cenni rapidi, come di
coercendis, l'altra De temerariis chi insegna a fare le tali e tali
litibus coercendis; vent'anni dopo cose, ma che non credesi tenuto
stampava un altro opuscolo: De' a ragionarvi sopra di molto, e a
mezzi di diminuire la moltitudi farvi capaci de'suoi ammaestra
ne delle liti toccante quelle due menti. Eppure il soggetto avreb
dissertazioni; finalmente nel sesto be domandato più lungo discorso,
discorso dell'edizione del Silvestri e un esame più paziente e mo
sopra ricordata rimpastò quei tre desto. Ma il Barbacovi non trala
primi lavori, e ne fece uscire un sciava mai di farla da primo mini
quarto che venne a dire a un di stro, nemmeno allora quando po
presso le stesse cose sotto forme teva temere che la posterità si sa
differenti. –Premessa quella vana rebbe scordata de'suoi titoli, e non
erudizione che rende così di spesso avrebbe badato che alle opere sue.
noiosi gli scritti del N. A., egli, Questa intorno al molto piatire
nell'operetta prefata, indica pri ci propone norme alcune delle
mieramente due mezzi per di quali erano già note prima del
minuire in generale il numero Barbacovi, ed ora son rancide; al
delle liti, e sono 1. di aprire cune altre non erano state prima
alle parti le vie della concilia di lui avvertite, e porterebbero una
zione nel bel principio della cau riforma importante, segnatamen
sa, e deduce da Platone il prin te intorno ai suffragi dei giudici,
cipio di un tale esperimento; 2. di che parleremo più avanti. Ma
di liberare dai dispendii e dai quella minacciosa severità ch'egli
mali che arrecano le liti, tutte le vorrebbe praticata da legislatori
piccole contese che non eccedono contro gli avvocati sembrerà al
una certa somma, la quale dee quanto ardita ed ingiusta. Che
essere determinata dalla legge, cosa di bene e di male possa da
VoL, VII. 3 1
466
tali persone aspettarsi un savio alcuno possa credere aver noi a
legislatore, il Barbacovi doveva caso arrischiata la detta censura.
saperlo per esperienza sua pro Quelle tre cagioni secondo noi sa
pria; doveva sapere che o non rebbero: la cattiva condizione mo.
vi debbano essere avvocati; il che rale ed economica della società; il
nell'attuale condizione delle co numero eccessivo degli avvocati,
se sarebbe assurdo ed impossi e la mancanza della pubblicità
bile, o che vi debbano stare ri de giudizii.
spettati, pagati e tenuti in quel Intorno alla prima si consideri
conto che si tengono le persone che le liti sogliono mettere le loro
che molto possono perchè molto radici nei bisogni morali ed eco
sanno. Ora, il Barbacovi vorrebbe nomici della società, e che sorgono
che ad ogni pie' sospinto questi come piante da un suolo sterile ed
avvocati fossero puniti, vorrebbe aspro inaffiate dalla scaltrezza e
renderli pressochè mallevadori del dalla mala fede. Piatire è combat
successo del loro patrocinii, vorreb tere, e si combatte spesso per ire
be infine introdurre una legge, concette, per vendichevole inten
la quale prescrivesse niente meno, to, per avidità di cose godevoli, e
che ciascun tribunale debba alla più spesso per procacciarci ciò che
sta sentenza aggiungere la di ne manca e che altri possiede, per
chiarazione, se la causa sia o non poter dare quanto dobbiamo
non sia stata dubbia, ordinando e che ci viene richiesto. Ora, allor
che in quelle, le quali saranno chè la pacifica convivenza, la pro
state dichiarate non punto dub bità e la compostezza de'costumi
bie, l'avvocato non abbia diritto e la reciproca fiducia vengano in
ad alcun onorario. Ma con quali tiepidite e soffocate da una stolta
principii di ragione sarebbero se educazione, o contrastate dalla po
condo questa legge puniti gli ab vertà di una parte numerosa della
bagli innumerevoli ne'quali pos popolazione, dal languore dell'in
sono senza pravità alcuna cadere dustria, dall'abbiettezza dell'agri
anche i buoni ingegni? L'autore coltura, dagl'impedimenti di un
non ne adduce alcuno, nè addurne equo pareggiamento di beni, e da
certo poteva: ogni uomo è respon tutti que mali che possono turbare
sabile della rettitudine delle sue l'ordine civile della società, allor
intenzioni, ma nessuno può es chè insomma lo spirito morale non
serlo della infallibilità delle pro sia con efficacia secondato, le leggi
Prie opinioni, nessuno colpevole possono essere buone e chiare
degli errori involontari dei pen quanto meglio si può immagina
ºierº, nessuno della povertà del re, e savi e integerrimi i giudici,
suo ingegno, e conveniente, pronta ed econo
Abbiamo detto che questo sog mica la procedura delle liti, e
o

getto avrebbe dovuto essere trat probi e valenti gli avvocati, e


tato più estesamente; il Barbacovi nondimeno vi sarebbero sempre
º spese intorno di molte cure; e di molte liti, chè dai detti impe
nondimeno sospettiamo ch'ei ab dimenti e dai detti bisogni esse
bia ºmmesso d'esaminare le tre
verrebbero senza posa eccitate.
meglio importanti cagioni della Quando si è voluto investigare º
ºltiplicità delle liti, della auda cagioni del maggior numero dei
º de'litiganti e de'raggiri di delitti che frequentemente si comi
ºmolti avvocati. Un tal dibbio ci mettono in una nazione, alcuni
ºduce ad una digressione, che criminalisti hanno creduto di dº
º vorrà perdonare al timore che ver accagionarne la procedura olº
- - - - - 467
leggi penali; ma tutti i pubblicisti liti, le tireranno in lungo, met
trovarono invece in essi delitti al teranno in dubbio ogni fatto,
trettanti indizi della mala ammi ogni diritto, salvo quello d'essere
mistrazione dello stato;d'onde nac compensati dell'opera loro. Il pre
quero quelle belle teorie,non anco tendere cose contrarie alle leggi
ra però bene dedotte ed ordinate, della necessità, è assurdo: toglie
intorno al prevenire i delitti. Nello te il male sin dall'origine, e non
stesso modo crediamo dovrebbesi colpite gli effetti, i quali si ri
considerare il maggior numero del produrranno continuamente fin
le liti che con frequenza si provo chè il germe sussista. Le grandi
cano nei tribunali, e spingere l'esa officine delle liti sono gli studi
me ai grandi rapporti della socie degli avvocati: ebbene chiudete
tà. Gli effetti della imperfezione i superflui, ma non permettete
d'una o più leggi amministrative ch'essi abbiano a starsene aperti
dello stato sorgono spesso dalle soltanto per le maliziose, sottili
azioni le meno subordinate a det e potenti elaborazioni del biso
te leggi, come molti mali del cor gno. Abbiate sempre davanti al
fº hanno lor sede in alcune parti pensiero che gli avvocati in ge
e meno vicine a quelle nelle quali nerale sono una gente bene am
si annunciano i mali stessi. maestrata, avveduta, pratica del
Intorno alla seconda delle ac
la società, efficace assai nell'opi
cennate cagioni, cioè all'eccessivo mion pubblica; insomma utile
numero degli avvocati, pochi fat molto quando di essa si sappia
ti ci abbisognano ad avvalorarla. prudentemente valersi, e a un
Le manifatture in un paese cre tempo pericolosa quando venga
scono sempre in proporzione del irritata e spinta alla corruzione
numero degli artefici, i libri in dalla mancanza di facili, conve
proporzione del numero degli nienti e ben dovuti guadagni.
scrittori, le liti in proporzione Però acciocchè non scarseggino
del numero degli avvocati. Non le loro mercedi sembra a noi che
abbiamo sempre veduta questa convenga ch'e'sieno tali e tanti,
cosa? è un'ovvia cagione, ma è pur quali e quanti possano essere ne.
sufficiente, e nessuno certamen cessari alla società; quindi bra
te potrebbe dubitarne senza ri vi, quindi pochi, e saranno anche
nunciare al senso naturale. Mi probi, saranno solleciti leali di
nacciate quanto più vi piace gli screti, nè verranno più guardati di
avvocati, siate con essi severi traverso " nè vilmente
quanto più il potete, che sieno proverbiati dal volgo.
pur essi onesti e addottrinati quan Tocchiamo anche quella terza
to più il possono essere; ma quan cagione: la mancanza della pub
do si troveranno in numero mag blicità degiudizii civili. Se con
giore di quello che sarebbe suf venga tal procedura non è qui a
ficiente alla difesa necessaria dei dirsi; già il dissero in Italia uo
diritti dei cittadini, e non vor mini di maggior sapere di noi;
ranno mica per mancanza d'affa già lo mostrarono gli esempi di
re accattare un tozzo di pane, ma antiche legislazioni e di moderne;
si valeranno invece del loro sa lo mostrano la Francia, l'Inghil
pere, della loro destrezza, e con terra e gli Stati Uniti d'America.
velleranno le leggi a loro piacere, Ciò solo che per noi deesi consi
daranno importanza alle minime derare siccome importante al no
quistioni, attizzeranno il fuoco stro proposito si è, che l'impu
della discordia, accenderanno le denza nelle difese giudiziali e la
468
maliziosa lungaggine delle liti citarono un poco di stupore; cor
mancheranno sempre di un forte sero in breve tempo per tutta Ita
ritegno finchè e non possano es lia; diedero argomento a critiche e
sere condannate dal pubblico ri lodi infinite; massimamente a Mi
brezzo, finchè non offrano alcun lano acquistarono alquanto d'im
documento alla pubblica opinione portanza; e il nome dell'autore
della cupidigia e della ribalderia divenne una di quelle annunciate
dei tristi litiganti, e della disone potenze che invitano l'opinion
stà di quegli svergognati che li pubblica a rivolgersi ad esse per
difendono. Ora, qual miglior mez tener dietro a loro successi. – Sin
zo a conseguire lo scopo di quello da quando la civiltà pose in mano
delle pubbliche discussioni? » Il della giustizia la decision delle
º timore, disse non sono molti private quistioni e la punizione
2 anni un nostro celebre scrittore, de'rei, nessun ordine nel procedi
º il timore che il vero sia scoperto mento de giudizii parve migliore
» si accresce in proporzione del di quello che conferiva questo po
» maggior numero degli uditori; tere alla pluralità de'voti unifor
» e nella stessa proporzione si ac mi degiudici; potere costituito
º cresce pure la vergogna di com anche da un solo suffragio il quale
» parire bugiardo... – Chi può togliesse la parità de'voti discor
» avere l'impudenza di esporre un danti. Consentanea a questa disci
» vile ed ignorante falsario (e tor plina fu pur sempre adottata l'al
º na lo stesso, aggiungiamo noi, tra, che la decisione di un tribu
» come se si dicesse un accorto nale superiore abbia a vincer quel
º raggiratore), e con lui sè mede la pronunciata da un tribunale in
º simo a tanti sguardi, a tanti at feriore. Ma quest'ordine di cose
» tacchi, a tante e si diverse e si non parve punto al N. A. nè ne
º forti impressioni?..» (1). Non vo cessario, nè giusto. Dacchè si vol
gliamo distendersi maggiormente le, e il non volerlo sarebbe contro
sulla utilità pel fine suddetto di ragione, che ogni suffragio abbia
tal procedura; diremmo cose trop un egual valore, ne scende, egli
po note a chi si conosce di queste dice, che il valore della uniforme
discipline, troppo difficili a coloro pluralità de'suffragi non debba
che affatto le ignorano. Ci basta annullar quello de'contrari, quan
aver qui addotta qualche ragione d'anche fossero quattro a petto di
della censura appiccata alla pre sei. Ogni volta che i voti sono fra
fata operetta del N. A. Indichia loro contrari non v'è alcuna cer
mone un'altra. tezza legale, bensì una probabili
Lo scritto del Barbacovi intor tà maggiore ed una minore. Ma
no alla pluralità de'suffragi nei gli effetti di una probabilità non
giudizii civili e criminali, e quello possono per principio di ragione
intorno alle cause dubbie ne giu essere quelli medesimi della cer
dizii civili, già ricordati, manife tezza; e debbono essere invece
starono una nente acuta e inge proporzionati ai gradi della pro
gnosa. eccitarono la curiosità, ec babilità stessa. Quindi nella disu
guaglianza de'suffragi ogni votº
crea un grado di probabilità, cui
(1) Del vantaggio della pubblicità vuolsi attribuire un potere effet
nelle procedure criminali. Discorsi sot tivo e peculiare nella decision
toscritti col nome di Patrofilo, 5. II - delle liti e nell'applicazione delle
Dall'Antologia, Giornale di scienze, let
tere ed arti che si stampava a Firen pene. - - --

ze; vedi i vol. XXVII. XXXI e XXXII. In seguito ai quali principii per
469
la decisione degiudizii civili l'au ancor gli mancano per giungere
tore propone questa legge: t.mo, all'età d' anni sessanta (1). Passa
che quando i voti discordanti dei quindi a proporre il modo accom
giudici sono pari di numero, la eio ad applicare la nuova legge, e
cosa di cui si contende debba es da questo a proporre quelle parti
sere tra ambe le parti divisa egual colari disposizioni onde dovrebbe
rnente; 2.do, che quando per una ro valersi i tribunali allora quando
parte sta una pluralità la quale i giudici del fatto fossero distinti
giunge a due terzi, ad essa sola da giudici del diritto; ed ove i voti
sia assegnata tutta la cosa che è dati da un tribunale superiore fos
in contesa; 5.zo, che quando la sero differenti fra loro e contrari a
pluralità che sta per una parte non quelli del tribunale inferiore. Chia
giunge ai due terzi, ed il numero re, ingegnose e compiute sono le
dei voti che stanno per l'altra su discipline immaginate dal N. A.
pera un terzo, sieno assegnati due per toglier di mezzo quelle possi
terzi della cosa in questione alla bili difficoltà che attraversar potes
prima, ed un terzo assegnato sia sero la pratica delle leggi sopra
alla seconda (1). Con che intese a adombrate.
moderare il difficile spartimento Fece di più: esaminò sottilmen
che deriverebbe dall' accennata te le forme di que arrischiati giu
teoria. E per rispetto a giudizii cri dizii che si pronunciano nelle cau
minali propone che la pena detta se oscure e dubbie, e dopo aver di
ta dalla parte maggiore venga mostrata la importanza di questo
temperata e moderata a misura argomento, e fatto vedere quanto
de voti opposti della parte mino di spesso possano i tribunali rima
re, con togliere dalla pena dettata ner incerti intorno alla specie del
dalla parte maggiore del giudici, diritto contrastato, intorno all'ap
tanti gradi, quanti sono i voti di plicazione del diritto al fatto e in
quelli che non la giudicano giu torno al fatto stesso, si giova dei
sta; e insegna per la pratica que criteri offeriti nell'opera della plu
sta norma : Si tolgano dal tempo ralità del suffragi, e propone la leg
della pena dettata dalla parte ge seguente: Poichè v hanno dei
maggiore del giudici tante parti casi ne'quali non solo difficile ma
quanti sono i voti di quelli che talvolta pure impossibile egli è il
non la credono giusta; e pella pe conoscere con certezza la verità
ma in perpetuo, la nuova legge che si nasconde alla limitata men
stabilirà che quando la parte mag te umana, ogni giudice, sia che
giore del giudici condanna il reo pronunzi egli solo sentenza in una
in perpetuo, ed un'altra parte il causa, sia che pronunzi il suo vo
condanna solo per un tempo, ov to in un tribunale composto di più
vero l'assolve, s'egli non è ancor giudici, osserverà la seguente nor
giunto all'età di venticinque anni, ma: 1. Se dopo un attento e matu
s' intenda dalla prima condanna ro esame egli ritrovi la causa del
to per lo spazio di trent'anni, e se tutto oscura e dubbia, nè possa co
avrà compiuta l'età di venticinque noscere da qual parte stia la veri
anni, s'intenda condannato per tà o il buon diritto, ordinerà che
tanti anni, quanti sono quelli che la cosa di cui si contende sia

(1) Vedi il riassunto del Trattato (1) Della discordia o diversità delle
nella Lettera di un professore di dirit opinioni de' giudici ne giudizi crimina
to, Milano, A. F. Stella e comp, 1817, a li, Discorso XII dell' ediz. del Silvestri,
facc. I 1. vol. II, a facc. 161-163.
47o
ita tra ambe le parti egualmen dice i principii ch' egli gettò a ba
te; 2. Quando gli sembri che per se del suo edificio. Noi non ci cre
una parte v' abbia bensì qualche diamo capaci a pronunciare verun
maggior probabilità che per l'al giudizio; ma finchè non ci venga
tra, ma ella non sia che tenue e chiarita la erroneità della detta ri
leggera, e la causa rimanga tut forma con ragioni meglio efficaci
tavia gravemente dubbia, egli or di quelle che una presuntuosa in
dinerà che la cosa sia divisa tra differenza suol mettere sulle lab
ambe le parti egualmente; 5. bra anche d'uomini svegliati, noi
Quando la maggior probabilità crederemo che Barbacovi abbia
che v'ha per una parte, gli sem dato all'Europa un nuovo docu
bri grande e di grave peso, egli mento del senno italiano, e prestato
aggiudicherà ad essa sola tutta la un grande beneficio alla giuris
cosa ch'è in contesa (1). prudenza. Però se una severa cri
Con quanta dottrina sostentasse tica vorrà nel totale far poco conto
il Barbacovi i prefati principii sa dei vari lavori del nostro autore,
remmo eterni se volessime dirlo : non consentirà, almeno speriamo,
egli non ischivò il confronto delle che questi intorno alla pluralità dei
antiche e delle moderne leggi, con suffragi e alle cause dubbie cadano
futò Grozio, Puffendorfio, Wolfio, in una dimenticanza, che con ver
combattè con censori dotti gravi gogna del presenti, potrebbe forse
autorevoli; ogni censura gli dava da posteri essere solennemente
lena per imprendere un nuovo la vendicata.
voro sullo stesso soggetto: ad una Nel Discorso dell'uso dei giu
obbiezione che fu opposta al libro ramenti ne' giudizii civili e nelle
della pluralità de'suffragi, egli ri convenzioni e promesse (1) Barba
spose coll'altro trattato della deci covi ebbe il proposito di mostrare
sione delle cause dubbie. In tutti inutile ed inconveniente il detto
questi scritti il nostro autore trasse uso, sostenendo le sue ragioni con
molto vantaggio da una logica spe esempi e sentenze tolte dagli anti
culazione semplicissima; dedusse chi scrittori, cominciando da Pla
con mirabile acutezza, applicò con tone e scendendo sino a Volfio. Ma
facilità, ordinò con evidenza, insi com' è frequente fra coloro che
stè con dignitosa energia. E ciò combattono qualche legge od abi
che più monta si è, che la riforma tudine civile il tirare la cosa all'e
proposta s'accomoda a qualunque stremo opposto, il nostro giurecon
sistema legislativo, salvo che all'ar sulto, a quanto ne sembra, per far
bitrario, e a qualunque condizione cadere l'antico edificio del giura
sociale. Il qual pregio è assai raro mento non badò a mali che deri
nelle altre opere del Barbacovi. Le verebbero da tanta rovina, nè si
molte critiche che gli furono fatte giovò d'armi perfettamente idonee
mostrano tutte o quasi tutte un co a quell'uopo. L'autore sostenne di
lore di verità che a prima giunta peso il suo assunto col seguente ra
possono indurre i lettori a tener ziocinio: egli (il giuramento) è inu
per fallace il nuovo ordinamento tile per gli uomini probi; perchè
del nostro autore; ma coloro che questi non si usurpano l'altrui
vi guarderanno addentro, non isten proprietà, e non defraudano alcu:
teranno a persuadersi che nessuna no di ciò che gli è dovuto. Egli è
di quelle obbiezioni colse nella ra inutile per gli uomini improbi i

(1) Vedi la Lettera di un professore (1) Vedi l'edizione del Silvestri che
citata, a facc, 25. abbiamo più volte citata, vol. II.
471
perchè se il timore della divina una gente di rotti costumi ci,
giustizia non li rattiene punto dal che attentano all'altrui proprietà
l'usurparsi la roba altrui, il ti possano anche essere disposti a su
more della divina giustizia non li perare il ribrezzo di tante pene;
rattiene nè pure dal giurare di ma la sola probabilità che l'uso del
non averlasi usurpata allorchè giuramento abbia alcuna volta a
sanno di non poterne essere con giovare, dev' essere sufficiente al
vinti (1). Ma a questo ragionamen legislatore per offerire questa mag
to non consentiranno coloro che gior guarentigia ai diritti ed alla
trovano nell'uomo quella suscetti difesa del cittadini.
bilità di spingere o rattenere i suoi D'altra parte quando ogni pri
desideri a seconda del timori che vata obbligazione non venga certi
li attraversano la via. Però non è ficata da documenti immutabili,
a credere che quelli i quali vo quando da rapporti coi quali s'in
gliono usurparsi l'altrui sieno tutti trecciano i vicendevoli servigi non
d'animo si perversamente corag possa sorgere alcuna prova mate
gioso da gettarsi dietro le spalle riale di essi servigi, tolto che fosse
il timore di un doppio gastigo. l'uso del giuramenti, con quali cri
Molti s'ingegnano di sottrarsi alle teri si vorrà ad esso supplire ac
pene terrene e non badano alle ciocchè possano i giudici rettamen
divine quando dalla corrotta natu te decidere infinite quistioni ? Ri
ra vengono tratti alla frode; ma sponde il Barbacovi che a questo
possono all'idea di un nuovo pec difetto può il legislatore provvede
cato, quale si è quello dello sper re annunciando solennemente al
giurare, al quale associasi il timore pubblico che il giuramento decisi
di un altro celeste gastigo, posso vo più non sarà permesso in av
no trepidare, e prescindere, per venire ne giudicii, e che perciò
ciocchè la malivoglienza è sempre debba ognuno d'ora innanzi aver
roporzionata alla noncuranza del cura che sia recata in iscrittura
e pene o alla fiducia dello schivar pubblica o privata ogni obbliga
le; onde quanto più si ha a teme zione, ogni pagamento, ed ogni
re tanto minore è la lena alle ope convenzione o promessa (1). Noi
re triste. E chi non è cieco vede domandiamo agli uomini pratici
che il mondo è pieno di piccoli della società se questa disciplina
furfanti, e che nondimeno i tri possa essere praticata senza offen
bunali ne puniscono pochi. I quali dere quella moralità pubblica cui
sogliono essere coloro che si lascia sono odiosi tutti gli atti che stabi
rono vincere da una totale indiffe liscono siccome certe la mala fede
renza o da una totale fiducia. In e la frode degli uomini? doman
giunta col giuramento si mette un diamo se si possa sempre e da ognu
altro ritegno non accennato da no e in ogni luogo fare in iscritto
Barbacovi: il timore di una pena tutte le obbligazioni, le convenzio
terrena oltre alla divina quando mi e le promesse scambievoli? do
venga scoperto lo spergiuro; pena mandiamo se col fare in iscritto
minacciata dai codici moderni, e tutte le obbligazioni, le convenzio
dura pena. Onde abbiamo un ni e le promesse si possano toglier
mezzo di più per indurre l'uomo le frodi che vengono esercitate nel
male intenzionato a cangiar un reo fare anche in iscritto ogni sorta di
roponimento, o a non occultare patto? domandiamo finalmente se
a verità. Noi conveniamo che fra non possa avvenire lo smarrimento

(1) Id a facc, 1o. (1) Vedi il Discorso sudd., a facc. 28.


472
º distruzione accidentale di al Nel Discorso X della edizione
cuni di quegli atti scritti che con del Silvestri intitolato: Delle leg
tengano tutte le obbligazioni, le gi penali, il Barbacovi prese ad
convenzioni e le promesse? E gli esaminare alcuni importanti ar
uomini pratici giudicheranno inef gomenti intorno alla natura nelle
ficace la norma proposta dal Bar pene e al diritto d'imporle. Dal
bacovi. modo col quale egli ragiona in
E questo diciamo relativamen questo lavoro sui principii da sta
te al giuramento decisivo: qual bilirsi per determinare la facoltà
altra formula di legge potrebbe di punire e su quelli per determi
poi tener luogo agli altri giura nare la gravità delle pene, desu
menti che vengono prestati in giu miamo che il N. A. non abbia ri
dizio, e in ispecie a quello appel volto il pensiero alle teorie de'cri
lato suppletorio? Si può benissimo minalisti de'suoi di, i quali col
annullarne il valore supponendo distinguere ordinatamente la va
a priori una pravità generale; ma ria indole ed i gradi dell'energia
questa supposizione è contraria ai de'delitti, offerirono al Romagno
principii legislativi, non meno che si il soggetto della grande analisi
a quelli di una sana psicologia; e della spinta criminosa. Eppure il
quand'anche si voglia supporre il Romagnosi pubblicava il suo la
peggio, ci aiuteremo sempre colla vore in Pavia nel 1791, cioè al
teoria dei timori, i quali tanto saran uanto prima della edizione del
no più forti quanto più severe sa l'opuscolo De mensura poenarum
ranno le leggi, e più acerbe le pene; dello stesso N. A; onde questi al
e quanto più si avrà a temere tanto lorchè stava per isvolgere quel
minore sarà l'audacia delle tenta l'assunto poteva almeno pigliarsi
zioni malvagie. Quindi ammette la cura di confutare se non gli qua
remo il giuramento come un atto drava il nuovo sistema. La distin
che inspira nei tristi due potenti zione di un dolo maggiore o mi
timori, la punizione di Dio e quel nore, il proporzionare la pena al
la degli uomini. Le autorità recate furto secondo il maggiore o minor
dal Barbacovi non giovano a petto danno che apporta, sono ormai vec
della ragion de principii attestata chi errori sbanditi e dimenticati
dalla esperienza; nè Montesquieu dalla scienza, e schivati quasi inte
e Filangieri da esso citati sosten ramente da moderni codici. Però
5" il suo assunto, chè tutti e vane tornano le censure presun
ue vorrebbero moderato, e non tuose del Barbacovi a Beccaria e
tolto l' uso del giuramenti, affine Filangieri, vanissime le sue for
appunto che debba tornare più mule penali. Egli si arrischiò e
operativo. Il nostro autore trattò ziandio di condannare l'assem
poi del giuramento senza proporre
blea nazionale di Francia, i nuovi
veruna norma relativa a cangia codici criminali d'Europa, e par
menti o modificazioni politiche e ticolarmente il codice criminale
morali delle nazioni: non indicò austriaco (S. 25 e seg.) perchè si
quando, a seconda del grado della volle ammettere la norma che
civiltà di un popolo debba esten tutti quelli che si rendono rei di
dersene o restringersene l' uso; dilitto, sieno puniti con le stesse
egli non fece se non che gettare pene senza alcuna differenza o
nel campo della giurisprudenza un distinzione di persone. Trovò e
volgare dilemma a cui nessun sa sempi che gli manifestarono l'er
vio legislatore vorrà ciecamente rore, trovò uomini dottissimi che
appoggiarsi. gli fecero aperte le difficoltà che
a
475
si avrebbero col tener fermo il zione dei beni del reo, e là dove
contrario principio, non valse : biasima la legge che manda il de
tornò a sostenere più coraggio linquente al confine.
samente quanto prima aveva det Nell'altro Discorso, de giudizii
to (1), profittandosi delle antiche criminali (1), Barbacovi condanna
dottrine e degli insegnamenti di il codice criminale austriaco per
Grozio, di Puffendorfio e di Wol chè ha determinato gl'indizi e le
fio. – Il lettore che stesse dub circostanze che necessarie sono a
bioso intorno alla combattuta opi rendere convinto il reo del suo de
nione può convincersi della falla litto, e vuole, che se non concor
cia del N. A. leggendo l'artic. IV rono almeno due delle circostan
della parte sesta della Genesi del ze da esso indicate, non possa
diritto penale del Romagnosi; può, mai dirsi provato il diritto, ma
oltre le ragioni ivi spiegate, con l'accusato andar debba assolto
siderare da sè che per prescrivere dal giudizio. Non sembrò al N. A.
pene proporzionate alla condizio che in quel codice sieno state pre
ne dei delinquenti, non solo ne scritte tutte le possibili indagini
sortirebbero effetti contrari allo che si possono e debbono fare per
scopo universale delle leggi puni iscuoprire la reità de'fatti, peroc
tive, ma e' sarebbe mestieri l'in chè molti indizi potrebbero oa
stituire senza verun utile effetto varsi da circostanze non avvertite,
uno speciale processo, od una in secondo Barbacovi, dal detto co
vestigazione dello stato civile eco dice; nè parve a lui che debba e
nomico fisico e psicologico di cia possa il legislatore determinare
scun delinquente acciocchè i giu tutti i possibili indizi sui quali il
dici potessero vagliare la suscet giudice potrebbe legittimamente
tibilità del corpo e dei sentimenti iondare la sua sentenza. Condan
di colui al quale dovrebbesi inflig ma egualmente il codice criminale
gere la pena. Ommettendo tali di Francia perchè questo abban
ricerche riuscirebbe inutile la di dona invece all'intima convinzio
stinzione della pena; ammetten ne del giudice la facoltà di valu
dole non basterebbe l'Areopago ad tare la forza ed il valor de
amministrare la giustizia nella gl'indizi contro un accusato. Le
repubblica di s. Marino. ragioni addotte da Barbacovi con:
a questo Discorso del N. A. tro la processura francese a un di
non è tutto tessuto di strane od presso sono quelle medesime che
antiche sentenze; anche in esso si leggono in principio del capo
scorgesi un uomo dotto ed inge XIV, della parte prima del libro
gnoso, il quale coglie nel segno III, della Scienza della legisla
ogni volta che abbandona un cie zione del Filangieri; non monta:
co assolutismo e si svincola dalla sentiamo la legge che Barbacovi
tirannide dell'autorità altrui. Ne inventò a toglier ogni difficoltà ed
fa prova di ciò quel tanto ch'ei ogni pericolo in questa parte im
dice intorno al doversi prescrivere portante della procedura penale: 1.
una sola specie di morte, cioè Che per formare una morale cer
quella che sia la meno tormen tezza richieggonsi più indizi gra
tosa, intorno al doversi cancellare vi, i quali sieno disgiunti tra lo
da'codici la pena della confisca ro,e indipendenti l'uno dall'altro,

(1) Vedi l'Appendice al Discorso X (1) Vedi la prefata edizione del Sil
suddetto. vestri, vol. 2,do facc. 1o6.
474
di maniera che tutti concorra considerare seco medesimo, non
no a dimostrare il fatto princi qual sia solo l'opinione sua, o la
ſi cioè la reità dell'accusato, convinzione particolare dell'ani
a questo criterio è tolto di peso mo suo intorno alla reità dell'ac
dal canone IV di giudicatura per cusato, ma considerar dee se
le prove indiziarie stabilito da gl'indizi, de'quali si tratta, in
Filangieri al capo XV. Trascri sieme riuniti gli sembrano tali e
viamone il testo: : Per formare di tal forza, che atti sieno a per
» una pruova indiziaria noi ri suaderne e convincerne ogni altro
º chiediamo dunque, che vi sieno uomo di ragione dotato e di buon
» più indizi, che questi sieno dis senso, ed a produrre nell'animo
» giunti tra loro in maniera, che d'ognuno una morale certezza, la
º l'uno non dipenda dall'altro, che quale non lasci luogo ad alcun
» tutti concorrano a dimostrare prudente dubbio (1). Ma pare che
» evidentemente il fatto princi ove gl'indizi sieno tali da convin
» pale .... m 2. Che anche gl'in cere il giudice intorno alla reità
dizi però meno gravi prendersi dell'accusato, e quand'essi sieno
debbono in considerazione e porsi dedotti da criteri legali, il giudice
in calcolo dal giudice, poichè non possa aver alcun dubbio che
possono, insieme uniti, formare i detti indizi sieno pur sufficienti
un indizio grave, e congiunti ad a persuadere ogn'altro; chè qua
altri gravi indizi, produrre col lunque dubbio allontanerebbe dal
loro concorso una piena prova ed suo animo la certezza, tanto s'egli
una morale certezza. Questo ar dubitasse del valore degl'indizi,
ticolo non è copiato, ma certo de quanto se dubitasse che in altri
sunto dal canone V di giudicatu potesse sorgere sur essi alcun dub
ra stabilito, come sopra, da Filan bio; avvegnachè e'sarebbe sempre
gieri; se non che questi prescrisse un timore sufficiente per mettere
più chiaramente la norma; Bar in forse la persuasione. Quindi ne
bacovi accenna una distinzione sembra che in quest'ultimo arti
che vorrebbe essere meglio deter colo vi sia un vizioso raziocinio, e
minata. 5. Che il giudice dee pe. affatto inconcludente. – Nondi
sare e considerare non solo gli meno l'argomento degl'indizi deve
argomenti e gl'indizi che stanno tuttavia essere dai criminalisti di
contro l'accusato, ma quelli e scusso; e bisogna saper grado al
ziandio, allorchè ve ne siano, N. A. dell'aver se non altro accen
che stanno in favore di lui, ed nata la necessità di un nuovo e
esaminare, se e quanto questi Game,
scemar possono ed indebolire la Anche il Barbacovi ricorse co
forza deprimi. Ma chi non sa che me molti altri alle fonti del de
le circostanze che offrono questi litto per indicare i mezzi atti a
indizi possono avvalorare il fatto prevenirlo. Il suo opuscolo De cri
qualora soltanto non vengano con minibus avertendis rifatto in ita
trariate o smentite da altre circo liano ed inserito nel secondo vo
stanze? Però ne sembra che un lume dell'edizione del Silvestri
tale articolo contenga una formu precedette la terza edizione della
la elementare di logica che nessun Genesi del diritto penale del Ro
giudice vorrà certo lasciarsi inse magnosi eseguita in Milano nel
gnare. 4. Che dopo avere attenta 1825, e nella quale quel potentº
mente e maturatamente pesati tut
ti gli argomenti e indizi che dal
processo risultano, il giudice dee (1) Vedi l. c. a facc. 1 no e 12º.
- 475
intelletto aggiunse la Parte quinta i" decidere e a quella sintesi
che risolve il gran problema: qual acile ed ardita che accorciano i
sia il giusto, il più utile, il più eſſi lavori di un esperto ministro.
cace mezzo di prevenire le tenta Ma qui pure come negli altri
zioni e l'effezione dei delitti nella scritti sopra indicati, alcune fal
società (i). Questa nozione è ac laci opinioni nuociono alla giu
concia ad avvertire il merito del stezza ed evidenza delle censure
N. A. nella prefata operetta; la del N. A. Quindi lo scambiare le
quale ora è poca e sfuggevole cosa cause ed i gradi del delitto con
perchè le sta davanti la mente di quella eterna formula d'un dolo
Romagnosi, ma non tornava di maggiore o minore, quindi il con
scarso rilievo allorchè veniva alla dannare i moderni codici perchè
luce. Noi qui dobbiamo quindi nel prefiggere la pena del furto
ricordare con lode sincera un no non si volle proporzionarla alla
bile tentativo, benchè allora im quantità o al valore delle cose ru
maturo, ed inutile a moderni. I bate. Soprattutto è rimarcabile,
quali abbisognano invece che quel se non agli occhi del criminalista,
la teoria del Romagnosi venga certo a quelli del politico, l'om
convertita in un ampio trattato, missione che scorgesi in quest'o
in cui i principii della comune pera d'una delle più essenziali
difesa e del comune benessere considerazioni onde dee giovarsi
sieno tratti da una compiuta co il legislatore nell'imporre le sue
noscenza de'bisogni degli uomini leggi, quella cioè della capacità
secondo la lor condizione sociale. del popolo a sciogliere il freno o a
Alquanto audace parve l'altra rattenerlo a certe passioni, a certi
operetta del Barbacovi intitolata bisogni, a certe cupidigie: peroc
Osservazioni sopra alcuni mo chè a voler che le leggi operino
derni codici (2), nella quale egli realmente, esse devono essere di
si fece censore dei codici crimi tal indole che convenir possano
mali di Francia, Prussia ed Austria; a particolari tempre de'popoli ed
è un breve, rapido e severo con al grado particolare della loro ci -
fronto delle leggi ch'essi conten viltà. Onde non potendo ammet
gono. In nessun lavoro, meglio tersi che Francia, Prussia, Au
che in questo, si mostra il N. A. stria, e buona parte d'Italia ab
si franco ed altero; in nessun'altro biano un temperamento eguale,
meglio che in questo il suo stile rie e si vivano in una eguale condi
sce tanto distrigato ed energico. zione e sentano bisogni e desideri
Lasciate da parte le teorie, egli si eguali; non si può nemmen am
spinge innanzi guidato da quella mettere che questi popoli debba
vecchia esperienza e da quel buon no essere governati da eguali leg
senso che il resero sì abile nella i f" E quindi il giudicar
e'lor codici senza aver innanzi
pratica giurisprudenza: assoggettò
i codici suddetti alle norme da al pensiero la detta considerazione
lui elette e sostenute nelle altre sembrerà error grossolano, e pre
sue opere, e procedette per som sunzion impudente.
mi capi in un esame che avrebbe I molti e svariati lavori del
fatto impallidire qualunque dotto Barbacovi non ci farebbero toccar
criminalista non abituato a quel della fine se dovessimo tirar di
ritto nella via in cui noi ci siamo
(1) Genesi 5. 9o3. posti. Ma vuolsi distinguere laim:
(2) Vedi l'edizione citata, vol II a portanza delle opere delle quali
facc. 191. abbiamo parlato da quella degli
476
i scritti del N. A. Stimiamo veschiò in onori incerti e perico
cura non pur utile ma necessaria losi e che cozzò con pubbliche e
l'offerire una idea chiara delle private pretensioni. Lasciamo che
composizioni che diedero una di tal sorta di scritti se ne occu
qualche fama al nostro scrittore; pino i pazienti raccoglitori; nè
ma d'altra parte non crediamo biasimeremo certo l'opera loro,
d'esser tenuti a metter davanti al che in qualche occasione può tor
lettore gli argomenti e le forme nare utilissima; per noi ne par
delle opere minori di chi troppe sufficiente l'indicarli nell'elenco
ne diede e poche degne d'essere delle opere del N. A. – Finalmen
raccomandate ai posteri. L'opero te abbiamo del Barbacovi alcune
sità quasi maravigliosa della mente altre opere di mera erudizione e
del Barbacovi produsse varie specie di mera pazienza, scritte negli
di lavori; alcuni risguardano argo anni suoi ultimi, e colle quali non
menti di pubblico interessamento, fece se non che dar prove della
trattano di scienza difficile, ed sua estesa dottrina, del suo amor
accennano teorie e riforme di ri patrio e dello studio che aveva
lievo massimo, e sono quelli che posto nel sapere de'primi filosofi:
lo distinsero fra i giuspubblicisti due volumi di Riflessioni o mas
italiani, quegli stessi che forniro sime morali, politiche e lettera
no il soggetto al nostro esame; rie, tolte quasi tutte a sua confes
salvo alcuni sui quali abbiamo ta sione da antichi scrittori (1); due
ciuto perchè ne sembrarono o trop volumi di Memorie storiche della
po note le dottrine e già diffinite città e del territorio di Trento,in
nelle altre opere dello stesso au cui diede piuttosto una raccolta
tore, o troppo vane, futili e tri di molte ed importanti notizie di
viali le opinioni in esse dichiarate, quella provincia, anzichè una sto.
particolarmente ne'discorsi inti ria, od un'opera compiuta e bene
tolati: Considerazioni sulla dura ordinata; infine un volume inti
ta degli stati opulenti e dei gran tolato Compendio della storia let
di imperi; Dell'interpretazione teraria d'Italia, del quale ecco
delle leggi, e nel quarto de'suoi quanto ne dice lo stesso autore:
Opuscoli sulla quistione se la giu Questo volume non è in gran par
stizia nelle cause civili debba es te, che un estratto dei primi cin
sere resa gratuitamente e senza que volumi della storia del chi
alcuna spesa dei litiganti.-Altri Tiraboschi, oltre alcune cose che
degli scritti del N. A. risguarda ho tratte dall'opera del ch. Abate
no l'ufficio suo di privato giuris Andres (Dell'origine, de progres
perito, e di ministro impacciato si e dello stato attuale d'ogni let
sempre fra mille brighe ed avvol teratura). Io ho recati i giudizi
gimenti tenebrosi. Sono lavori in che i due celebri autori portaro
gegnosissimi, e pregevolissimi; ma no sul merito delle varie opere
la scienza non si nutre di allega delle quali hanno parlato, nè sº
zioni sterili, di discussioni giudilo io ho riferiti i loro giudizi,
ziali, di private quistioni, di mu ma ho pure usate sovente nel ri
nicipali regolamenti, di gare,d'im ferirli ed ho fatte mie le lorº
putazioni, di apologie, di attesta stesse parole (3). Questi ed altri
zioni e di una serie noiosa di do (1) Vedi le citate Memorie a facc.
cumenti speciali sulla condotta di 14o.
un uomo che s'intrigò ne'raggiri (2) Vedi la prefazione al detto Com
del foro, che s'immerse fino agli pendio, Milano presso A. F. Stella e
occhi in torbide acque, che s'in figli, 1826.
477
pochi lavori di simil genere furo un nuovo sistema, o esprima un
rono lodati meglio per essere stati grande pensiero: secondo, al non
composti da un vecchio rispetta avere l'ingegno del Barbacovi se
bile, che per la bontà loro effet condato lo spirito indagatore del
tiva. Il Barbacovi poi ebbe per suo secolo, al non essersi posto in
tutto amici potenti, e fu conside quella via del progresso nella
rato uomo autorevole; onde veni quale bisognava lanciarsi nell'esa
va ammorbidita la severità dei me di tutte le scienze morali per
critici, e si largheggiava nelle lo poter desumere qualche norma al
di. Ma in che conto fossero te benessere della società. – Educa
nute dall' universale quelle Ri to il N. A. al gretto e rancido as
flessioni, quelle Memorie, quel solutismo del legisti, costretto ad
Compendio, il dirlo sembrerebbe esercitarsi sino da primi anni nel
maligno, e noi invece vorremmo la interpretazione ed applicazione
che tali dotte fatiche fossero con delle leggi, abituatosi a trattare
siderate siccome un esempio stu dialetticamente alcune parti stac
pendo di quanto può uno spirito cate della grand'arte della civiltà,
infaticabile e perspicace in corpo non istruito dei rapporti che le
stanco ed impedito. gano gli elementi di essa, privo
Intorno allo stile del nostro di quello spirito acuto e contem
scrittore, sol questo diremo, che plativo che spinge l'analisi nella
a noi pare spontaneo chiaro ab genesi de'costumi e delle condi
bondante, ciocchè è molto raro in zioni politiche dei popoli, suppo
un giuspubblicista. Nondimeno se che gli uomini sieno tali da
coloro che amano i concetti brevi suggettarsi alle insufficienti spe
brevi e sibillini e che non perdo culazioni de giureconsulti, e che
nano ad alcuna impurità, giudi una serie di leggi tratte da anti
cheranno quello stile assai cattivo, chi codici e da antiche dottrine
anzi pessimo; nè noi intendiamo possa per sè sola stabilire la civil
lodare quella prolissità, nè quella tà di una nazione. Errore antico,
fiacchezza, nè quelle mende; in chiarito dalla storia delle rivolu
tendiamo solo d'indicare a traver zioni e dei cambiamenti politici
so d'esse un pregio da cui dipen del globo. Quindi Barbacovi, tut
de, più che dagli altri, l'effetto t'altro che svolgere di bel nuovo
tanto desiderabile, che le opere la scienza che professava, tranne
sieno lette volentieri e facilmente che nell'opera de'suffragi, egli
intese. – Ma veniamo ad una con stette attaccato a vecchi principii
clusione. d'un sistema prosontuoso e fallace
Tanti e si difficili lavori non che rimetteva al dispotismo del ge
diedero quel gran compenso di nio e del potere esecutivo la sorte
fama durevole al loro autore che tutta intiera d'esseri stimati meglio
sembrava sulle prime dovessero automi che uomini. Ma non per
procacciargli. Il che deesi attri questo dobbiamo disprezzare le
buire forse a due motivi: primo, opere di lui, e tenerle al tutto
al non offerire veruna delle sue inefficaci allo scopo della scienza.
opere alcun analitico compimento Non pochi ingegni sublimi tra
per rispetto a rapporti della scien scinati dalla forza prepotente di
za e della pratica giudiziaria; al quello stesso sistema prestarono
non esservi fra esse opere quel di grandi servigi alla società; lo
l'addentellato che congiunge vari stesso Filangieri senza avvederse
concepimenti per formare un as ne si lasciò condurre dalla indoci
sieme concorde il quale manifesti lità del suo genio all'assolutismo,
478
e nondimeno quanto non ha egli 9. Codice giudiziario nelle cau
giovato? Questo solo vuolsi qui se civili pel principato di Tren
considerare; che se Barbacovi non to. Trento, per Monauni, 1788,
fu un ingegno potente, se non un vol.
fece progredire di un passo lo 1o. Progetto di un nuovo Co
studio della legislazione, offerì dice giudiziario nelle cause ci
nondimeno alcuni utili criteri di vili. Terza edizione dall'autore
pratica giurisprudenza, promosse riveduta, corretta ed accresciu
qualche dubbio importante, e si ta. Venezia, per Giovanni Vitto,
meritò la lode di essere stato utile 1788, due vol.
alla patria sua. I 1. Regolamento per la can
celleria aulica di Trento. Tren
Opere stampate. to, per Monauni, 1788, un vol.
12. Ordinanza ed istruzione in
1. Dissertazione sopra una que seguito del Codice giudiziario
stione in materia della sostituzio con un esemplare del processo
ne esemplare con alcune rifles nelle cause civili. Trento, per
sioni intorno al modo d'insegna Monauni, 1789, un vol.
re la giurisprudenza romana. 15. Nuovo metodo di procede
Trento, per Giambatista Monau re nelle cause minori. Ivi, un vol.
ni, 177o, un vol. 14. Del processo per crediti e
2. Scrittura a difesa del nobi del modo di procedere contro i
le Giusto de Vigili di Mezzolom debitori all'incanto dei loro beni.
bardo. Trento, per Monauni, 177o, Ivi, un vol.
un vol. - 15. Pro universitatibus Calde
5. Vindiciae celsissimi Triden sii et Semoclevi adversus univer
tinorum Principis adversus ma sitatem Tertiolasii ad supremam
gistratum municipalem tridenti Imperii Cameram Vetzlariae.
num. Trento, per Monauni, 1775, Trento, per Monauni, 179o, un vol.
un vol. 16. De praelatione creditorum
4. Voto nella causa criminale defuncti adversus creditores hae
del Sacerdote Gaspare Ziller. redis. Ivi, un vol.
Trento,per Monauni, 1776, un vol. 17. Appendix ad priorem alle
5. Relazione nella causa Bat gationem. Ivi, un vol.
tisti colla susseguita sentenza 18. De jure successionis in feu
dell'Eccelso Consiglio di Trento. do Castri, et comitatus Vumii.
1778, sine loco, un vol. Ivi, un vol.
6. Osservazioni sopra due voti 19. Pro capitulo ecclesiae ca
del sig. Canonico Barone Genti thedralis tridentinae adversus Si
lotti presentati al Capitolo della gismundum Sizzo ad supremam
Chiesa cattedrale di Trento di Imperii Cameram IVetzlariae.
stese e pubblicate per ordine di Ivi, un vol.
S. A. Principe e Vescovo.Trento, 2o. Costituzione municipale
1782, un vol. della città di Riva. Trento, per
7. Relazione e voto nella causa Monauni, 179o, un vol.
criminale del notaio Gaetano de 21. Sententia inter Ripae cives
Capris. Trento, per Monauni, et incolas in causa tributi quod
1782, un vol. Daeram vocat. Tridenti, per Mo
8. Progetto di un nuovo Codice naunium, 1792, un vol.
iudiziario nelle cause civili. 22. Ordinazione o legge intor
Trento, per Monauni, 1786, due no alla divisione dei beni comu
volumi. ni ed alla proporzione che dee
47
serbarsi tra le terre da coltivarsi alia Diatriba de temerariis iº
a grano, e quelle da ridursi a bus coercendis. Editio secunda
prato. Trento, per Monauni, 1795, ab auctore emendata. Tridenti,
un vol. apud Monauni, 18o7, un vol.
25. De litigatorum mendaciis 51. Deduzione legale sopra
coercendis, Diatriba, novaeque l'invalidità del Testamento del
legis rogatio. – Accedit Diatriba D. Paride Lorenzo Marzani, cui
de temerariis litibus coercendis. vi è unito un opuscolo col titolo:
Tridenti, 1795, un vol. Considerazioni sopra l'Apologia
24. De mensura poenarum, sive dell' ex Cancelliere aulico di
de poenarum criminibus ade Trento Barbacovi. Trento, per
quandarum ratione. Tridenti, Monauni, 18o8, un vol.
anno 1795, tipis, Joannis Bapti 52. Della nullità del testamen
stae Monauni, un vol. to del D. Paride Lorenzo Mar
25. De poenis pecuniariis recte zani rispetto alla solennità; de
adhibendis, Diatriba. – Acce duzione legale. Trento, 18o9,
dunt Dissertationes de poena pub un vol.
blicationis bonorum et de singu 55. Della nullità del testamen
lari certamine coercendo. Tri to del D. Paride Lorenzo Mar
denti, anno 1796, apud Monau zani per imperfezione della vo
ni, un vol. lontà, seconda deduzione legale.
26. De criminum avertendorum Trento, per Monauni, 18o9, un
ratione libri duo. – Accedit de volume.
perduellionis crimine avertendo 54. Appendice alla seconda
liber singularis. Tridenti, 1796. deduzione legale sopra la nullità
27. Apologia del Cancelliere del testamento del D. Paride Lo
aulico di Trento Francesco Vigi renzo Marzani per imperfezione
lio De Barbacovi, Parte prima in della volontà. Trento, per Monau
cui si dimostra l'ingiustizia ed ni, 18oo, un vol.
atrocità del processo criminale 55. Considerazioni sulla futu
contro di lui ordinato da S. A. ra prosperità de popoli del Tren
Rev. il Vescovo Principe suo si tino ora riuniti al Regno d'Ita
gnore, 1797; cui v'è unita la Par lia. Trento, per Monauni, 181o,
te seconda che contiene il rac un vol.
conto della sua vita pubblica. 36. Demensura poenarum sive
Vienna, nella stamperia Alberti de poenarum criminibus adequan
1797, due vol. (Se ne fece nel darum ratione, commentatio, edi -
18o6 in Innsbruck un'altra edi tio altera ab auctore emendata.
zione, alla quale venne aggiunta Tridenti, apud Monauni, 181o. Vi
una Lettera d'un celebre profes si aggiunsero: De poenis pecunia
sore sull'Apologia stessa). riis recte adhibendis; accedit
28. Deperduellionis crimine Dissertatio de poena pubblicatio
avertendo liber singularis. Vien nis bonorum; editio altera ab
nae, apud Hraschanzki, 1798. auctore emendata. Tridenti, apud
29. Barbacovi pro celsissimo Monauni, 181o, un vol.
Trident. principe, Diatriba in 57. Epitome delle deduzioni
causa, qua contra illum agitur legali nella causa di successione
in Supremo Imperii Consilio au all'eredità Marzani diretta alla
lico nomine ordinis municipalis. Corte di Giustizia del Diparti
Oppidi, Ripae, 18oi, un vol. mento dell' alto Adige. Trento
5o. De litigatorum mendaciis per Monauni, 181 1, un vol.
coerceadis, Diatriba. – Accedit 58. Scrittura legale in causa
48o
Hipoliti e Pietrapiana. Trento, fragi nei f"civili e crimina
per Monauni, 1811, un vol. li, e Dellade decisione delle cause
59. Deduzione in causa Rossi dubbie. Trento, 1818, un vol.
e Frigeri. Trento, per Battisti, 51. Riflessioni o Massime mo
1812, un vol. rali politiche e letterarie.Trento,
4o. Scrittura diretta alla Corte per Monauni, 1819, un vol. (Un
di Giustizia dell'alto Adige nel secondo volume venne pubblica
giudizio pendente contro France to nel 1825, come vedesi in ap
sco Stefano Bartolommei e Giro presso).
lamo Frigeri. Trento, per Monau 52. Appendice all'opera intito
ni, 1812, un vol. lata: F. V. Barbacovi de mensura
41. Considerazioni per servire poenarum. Verona, dalla società
alla storia delle guerre e del re tipografica, 1819, un vol.
gno di Francesco I, Imp. d'Au 53. Lettera seconda d'un Pro
stria. Trento, per Monauni, 1814, fessore di diritto, in cui si confu
un vol. tano le osservazioni critiche del
42. Opuscoli spettanti alla dott. Bosellini sopra i due libri:
scienza della legislazione. Tren Della pluralità del suffragi ne'
to, per Battisti e Monauni, 1814, giudizii civili e criminali e Della
1815, sei vol. decisione delle cause dubbie. Mi
45. Orazioni e Dissertazioni lano, dalla società tipografica de'
giudiziali. Trento, per Monauni, classici italiani, 182o, un vol.
1814, due vol. 54. Degli argomenti ed indizi
44. De'mezzi di diminuire la ne giudizii criminali, ragiona
moltitudine delle liti. Trento, per mento. Milano, dalla società tipo
Monauni, 1815, un vol. grafica de'classici italiani, 182o
45. De'criminibus avertendis. un vol.
Trento, per Monauni, 1815, un vol. 55. Memorie storiche della cit
46. Demezzi di prevenire la tà e del territorio di Trento.
rivoluzione degli Stati, della du Trento, per Monauni, 1821; un
rata degli stati opulenti e dei vol. (Vedi sotto il secondo volume
grandi imperi, dell'interpretazio stampato posteriormente).
ne delle leggi e della differenza 56. Della necessità della Re
delle pene da imporsi a'delitti ligione alla conservazione ed al
de'nobili e de plebei. Trento, per la felicità delle società umane,
Monauni, 1815, un vol. e degli effetti funesti dell'em
47. Discorso sulla scienza del pietà; discorso cui in oni si ag
fine intor
Governo e della legislazione. giungono: Considerazi
Trento, per Monauni, 1816, un no alla libertà della stampa
volume,
Trento, dall'i. r. tipografia Mo
48. Della decisione delle cau nauni, 1822, un vol.
se dubbie ne giudizii civili. Mi 57. Riflessioni o Massime mo:
lano presso Stella, 1817, un vol. rali politiche e letterarie. Trento,
49. Lettera d'un professore di per Monauni, 1825, un vol.
diritto sopra i due libri l'uno inti 58. Memorie storiche della cit
tolato: Della pluralità de'suffra tà e del territorio di Trento.
gine giudizii civili e criminali, e Parte seconda. Trento, per Mo
l'altro : Della decisione delle
nauni, 1824, un vol.
cause dubbie. Milano, presso Stel 59. Discorso intorno ad alcu
la, 1817, un vol. ne parti della scienza della le
5o. Appendice ai due opuscoli gislazione. Milano, per Giovanni,
intitolati: Della pluralità de'suf Silvestri, 1824, due vol.
481
6o. Osservazioni sopra la for caduta dell'impero Romano in
ma di procedere in giudizio nel Occidente. Discorso. -
le cause de'creditori contro i lo 5. Della sovranità del popolo e
ro debitori, e nelle cause di mi delle diverse forme del civile
nor importanza. Trento, per Mo Governo. Discorso.
nauni 1825, un vol. La copiosa raccolta di essi ma
61. Compendio della storia let noscritti trovasi presso Sua Eccel
teraria d'Italia, opera postuma. lenza Antonio Mazzetti consi
Milano, presso A. F. Stella, 1826, gliere intimo attuale di stato dº
un vol. S. M. I. R., presidente del tri
A queste si vorrebbe aggiun bunale d'appello generale della
gere molte altre d'inedite; ma Lombardia, dell'amicizia del qua
siccome non crediamo che fra es le si teneva molto onorato il N.A.,
se alcuna ve ne sia di rilievo, chè e dalla cui speziale gentilezza il
il Barbacovi non era uomo da chiariss. e benemerito nostro edi
tener in serbo i prodotti mi tore sig. prof. Emilio De Tipal
gliori del suo sapere, così stimia do ebbe una indicazione di tutte
mo conveniente di non riempire le opere del Barbacovi che ci tor
di superfluo queste pagine colla nò utilissima per rintracciarle e
lunghissima nota dei molti mano per ordinare l'elenco che abbia
scritti trovati dopo la morte di mo qui pubblicato.
L. CuccETTI.
lui. Sono di grossi volumi in fo
glio che contengono ordinazioni,
leggi, editti, lettere d'ammini BECELLI (Giulio Cesare ),
strazione, lettere su pubblici affa gentiluomo veronese, nato nel
ri a questo e a quel governo, let i 685 : gesuita; poi con dispensa
tere private ai più dotti della pe del papa, ammogliato. Insegnava
nisola e all'Accademia di scienze privatamente; assisteva alla stam
di Mantova; scritture giudiziali pa de libri, senza cura dell'utile,
d'ogni natura, relazioni, voti, sen sebbene non ricco. Nel 1721 fu
tenze, critiche; atti pubblici ori in Padova uditore del Lazzarini,
f" che risguardano la vita del e ne pianse la morte con un so
autorè, e in ispecialità le brighe, netto che dice com'Arno e Sorga,
le ruggini, le querele di lui col egli derivò nella Brenta (1). Ma il
f" vescovo suo padrone ; Lazzarini era se non artista, uomo
ezioni di diritto; ed altri svariati conscio dell'arte, egli che in
lavori legali che attestano l'atti tuona:
vità del Barbacovi, ma che nulla Sempre mi spiacque il pigro e fred
gioverebbero allo studio. Da tanti do stile
manoscritti distinguiamo mondi Di chi canta d' amore, e amor non
sente.
meno i seguenti che paiono det
tati con più alto proposito, ma Il Becelli fu di parecchie accade
dichiariamo d'ignorarne affatto mie, e sempre nell'accademie re
l'importanza e l'estensione. citava. Morì nel 175o. Molte cose
1. Amenità legali presentate stampò; troppo ignote.
dl severo esame del Tribunale
Nel libro della novella poe
ed alla ricreazione del pubblico. sia (2) scorgesi l'amore non sem
(Colla indicazione della data, i 1 prepotente, ma sempre prudente,
gennaio 181 1).
2. Del vario stato d'Italia e
(1) Rime del Lazzarini, p 445.
delle cagioni che l'hanno prodot (2) Annunziato fin dal 173o con ma
to, dal secolo d'Augusto fino alla nifesto alquanto pomposo. Non è questo
- VoL, VII, 52
482
del nuovo. Loda i novelli generi lazzi di molti, taglia non so che
all'Italia propri, il poema reli alle cavalle del duca di Modena
gioso, il romanzo, la commedia che aveva alla sua brenna tagliata
liberata dalla malizia vile de'ser la coda, ond'è condannato a mor
vi antichi (1), la favola pastorale. te, e non muore, ma scappa a go
Condanna l'imitazione alla fine dersi i nobilmente acquistati da
del secolo diciassettesimo comin nari. Prolisso, leggero e languido;
ciata della letteratura leggiera di e non oscemo ma lubrico in qual
Francia (2): dice che gl'italiani che tratto. Eppure egli aveva
possono più idoneamente giudica condannata come troppo facile in
re gl'ingegni spagnuoli e i fram tali materie la celia (1).
cesi, perchè le varie qualità del due Altro lavoro di simil foggia, e
l" accoppiano id sè (5). Loda notabile, è un canto (2) intitolato
a ricchezza della poesia de'dia la Gazzara, dove alle donne chie
letti (4). Se sia lei o no del so denti qual una qual altra parte di
metto, non sai, il dire ch'egli è bellezza, quella tal parte si rifà
un punto indivisibile. Nella dol di nuovo: ed è fantasia singolare
cezza poetica egli comprende e francamente dipinta. Rime scris
queste tre doti: gentilezza, tene se accademiche, in assai quantità;
rezza, naturalezza. Condanna il e la Psiche, poema in dodici can
Petrarca dell' aver profanata la ti, perduto.
Bibbia (5); ma l'affetto della can L'Ariostista e il Tassista (5), è
zone alla Vergine, ammira (6). commedia che dell' Aristofaneo
La mitologia non ammette se non tiene un poco, perchè ci parlano,
come a far risaltare la grandezza oltre all'Ariosto ed al Tasso, Plu
del vero cristiano (7); nota quelle tone e Proserpina, la serva di lei,
poesie più gradire che più ritrag Caronte, un portinaio, un bidello,
gono i nostri costumi; i costumi e vi si veggono per la palude di
antichi non si poter ben ritrarre, Stige -

dunque non si dovere. Distingue


le rane
il plagio dall'imitazione onesta e - - - - -

libera, ch'è come cogliere un Che già furon poeti, e gli uccellacci
Che facevano versi all'altra vita.
fiore in campo altrui. Loda il
Berni altamente (8); e lo imita
Altri poeti dei giunchi del padu
con libera vivacità nel Gonnella,
poema di dodici canti (9) che le tessono funi, e gli asini glielº
canta un buffone; il quale dopo mangiano, ed essi da capo. Plutº
ne sta per il Tasso, Proserpina
er l'Ariosto; il bidello da ultimº
dunque vezzo moderno. Novell e let li la sentenza d'Eaco e degli
ter. 173o p. 318. 1731. p. 145. altri giudici del luogo, la quale
(1) p. 27. non dà ma
ragione nè aia poeti
questiadula

(2) p. 296. uelli, minaccia
(3) p. 3o2.
(4) p. 216. tori un giogo di ferro infuocato e
(5) p. 147. - sproni avvelenati ne' fianchi. Iº
(6) p. 359. Loda un lirico siciliano scena che novera i difetti dell
Requesens (p. 291 ), e ne reca una
canzone piena d'alti ardimenti.
(7) p. 68. Delle favole usate a di
spregio tratta un ingegnoso discorso (1) Lolostampato
scritto: Zaccaria è non
diverso
dice dal mº"
in che.T.
del signor Paravia.
(8) p. 1 1 o 2 io. IV. Stcr. lett. 172.
(2 Nov. poesia p. Io6. -

º Verona 1739. Novelle letter. 1739


p. 3: (5.
(3) Rovereto 1743, tip. Marehesanº
485
Ariosto e del Tasso, è notabile per canzona i medici (1). La scrisse
sale e per senno. Della poesia del egli ad imitazione degli antichi,
ferrarese : ma per migliorare i costumi no
derni. Notabili i passi dove toc
così l'ha fatta specchio della vita ca che seria cosa sia 'l matrimo
Che il vizio spesso e meglio rappre nio fatto da tanti contratto
senta, Il verso delle commedie non
Accenna del Tasso i bisticci, i più negletto dell'usato dagli altri
comici: nè veruno così prosa come
duelli sempre uguali, le uguali e questo del Maffei
smorte descrizioni: e da ultimo lo
fa dare in pazzie. Tutta la mia libertà. Non sò se (a).
Nè Falsi letterati (1) deride la
instabile e imitatrice genia con La lingua attinta a buone fonti:
sali non delicati ma forti. Tocca che nelle toscane eleganze molto
di quel giornalisti che rendono s'esercitava. L'intreccio languido
lodi per mance: e di quegli scri in questa e nell'altre che fece A
venti che si strapazzano gnese di Faenza, I poeti comici,
uasi fossero donne da partito, La piazza delle pompe, Lo speda:
tavernieri o mulattieri o peggio: le dei librai, questa inedita. E di
tragedie, un Oreste che fu bene
e di quegli eruditi che stampano accolto, ed un Mustafà.
Tradusse Properzio (5), l'in
Libri che in buon linguaggio chiaman stancabile uomo; (4) e lo dedicò
si indici. a provveditori di Rovereto, tra i
quali era un Antonio Rosmini.
E racconta d'uno che contò tut Rovereto chiama egli porta d'Ita
te le virgole dell'Ariosto; e d'uno lia, come d'Europa Abila e Cal
strambo si e si loda dell'ospital cortesia.
empre tra veronesi e roveretani
Areilibraio ed arci-stampatore
fu corrispondenza e degli animi
e degli ingegni. Poche le note e
che dà fuori una canzone di Dia non peregrine: l'interpretazione
mora fantesca di Laura, trovata in lontana da sottigliezze erudite:
un pozzo a Avignone. Debole l'in tarpati i passi lascivi. La versione
treccio della favola: e finisce collo
in terzine, languida: a luoghi per
scoprirsi figliuolo di ricco padre rò men cadente, e sempre più ita
Panfilo il servitore che nella pri liana che del Vismara (5).Properzio
ma scena (la meglio di tutte) nu
mera le calamità dell'esser pa Tunc mihi constantis defecit lumi
drone. na fastus
L'ingiusta donazione (2) dap Et caput impositis pressit Amor
pedibus.
prima intitolavasi l'Avvocato: ma
gli avvocati gridarono. Riman tut Il Vismara :
tavia nella chiusa la scienza lega
(1) Accenna (att. 2. sc. 3..) l' uso
le in mano degli sbirri, carcerata
nelle venerande persone d'un frequente d'allora alle donne di trave
stirsi da maschi, il qual dimostra di
procuratore e d'un avvocato. ln cenza peggiore di quelle d'ora.
questa i legali, nell'ammalato e' (2) Le cerimonie.
(3) Verona 1743. -

4 Nov. letter a quell'anno p a 6


( 1 ) Verona 741. Argelati III,2 c9 Paitoni II 283.
(2) Novel lett. 1742 p. 12. i5 La deprime il Carli per esaltare
484
» secolottando, sollevare la mino
Degli occhi miei l'orgoglio. » re lingua italiana alla greca al
Allora Amor prostese:
Allor col piè l'indomita » tezza; e quasi agitati dallo spi
Fronte a curvarmi apprese. » rito dell'autore medesimo, con
m servare quelle figure che in
Il Becelli: » guise diverse secondo la diver
» sità degl'ingegni, esprimendo
º lo stesso concetto... c. Vero: ma
Allor l'innato orgoglio umile fei, la favella italiana io non vorrei di
E mia dura costanza e il capo al
tero re men alta quand'è condotta da
Sotto i piedi d'Amor servo rendei. mano possente.
I dialoghi dove cerca se scriven
Impossibile tradurre il modo ine do si debba usare la lingua italia
legante ed improprio fin nel lati ma del buon secolo (1), hanno os
no lumina fastus constantis. L'im servazioni di verità non volgare:
magine d'Amore che gli pesta coi nel tutto quella incertezza ch'è
piedi il capo, non ha punto la gre inevitabile in questioni non ancor
ca purezza. Ma nel Vismara pro maturate dal tempo. E ben dic e
stendere l'orgoglio degli occhi, gli che le questioni nostre del
curvare la fronte, son frasi im la lingua destano tra ammira
proprie: indomita, apprese, son zione e pietà (2): ma il tacerle
zeppe. Nel Becelli la dura costan non è mica uno scioglierle. Ben
za è bellezza; e sotto a piedi d'A dice che in queste, siccome in al
mor, fa meno materiale l'imagi tre, gioverebbe convenir delle
ne : e quel parlare della disfatta in cose comunemente credute dalle
nome proprio invece di recarla a due parti, e siccome dal noto all'i
sola la violenza d'Amore, è com gnoto, così dal certo procedere al
fessione tacita ch' ha la sua mo dubitato: ma le passioni si com
rale efficacia. piacciono nello avviluppare le co
Tradusse inoltre le Accademi se semplici, non che nello sbrigare
che di Cicerone e l'Agricola di le avviluppate; e gli italiani fanno
Tacito, e Petronio, e lo Scherzo arena di passioni gladiatorie fin la
di Seneca sulla morte di Claudio. grammatica. Finisce con raccoman
Dell'Erodoto gli ultimi quattro dare gli scrittori del trecento e
libri un padre Ferrari, i primi il quelli del cinquecento, e, nell'u
Becelli (1); dal latino, sebbene di sarli, giudizio (5): peregrino
greco ignaro non fosse: italiana consiglio in verità. Ma laddo
mente però e con franchezza tal ve afferma che i maestri della lin
volta invidiabile (2). Ben dice il gua, con la maestria loro grande,
Mustoxidi : ” non basta manife l'han guasta (4); che la critica
» stare il senso dell'autore: con delle parole è tra noi troppo divi
viene seguirlo, riguardando al sa dal senso dell'intima bellez
», la scelta delle voci, alla giacitu za (5); che della prosa abbiamo
- ra ed al numero loro: conviene, men sani giudici che del verso;
laddove a predicatori raccomanda
quella del Corsetti ch' è più dilavata. evidenza, e a filologi la ricchezza
Lucca, 1745.
(1) Verona 1733 Argelati II. 23.
(2) Il Ferrari li ritoccò (supplemen (1) Verona 1737.
to alla Cronica dello Zagata tom II. p. (2) pag. 87.
2. pag. 166). Ma il merito principale (3) pag 1 o 4
della migliorata edizione par sia del (4) pag. 41. 51.
Becelli. Novelle lett. 1754 p. 388. (5' De bibliotheca 23.
485
del linguaggio necessario alla filo in molte cose di quel che si chia
sofia; dove nota i francesismi che mavano barbari: loda il Bruto di
fin d'allora bruttavano i nostri Cicerone com'opera veramente
pensieri (1); degno che fosse as critica (1); nella Volgare eloquen
coltato. za di Dante nota difetti gravi e
I libri sette che intitolansi: Esa da non tacere (2): loda altamente
me della rettorica antica e uso il Savonarola: osserva negl'italia
della moderna (2), contengono ni più che ne latini e me greci
idee nuove e gravi. E' vuol la ret congiunta in un solouomo la po
torica fare cristiana, e adattarla tenza della prosa e del verso.
a tutti gli usi del perorare mo Vuole del resto piu proficua l'arte
derno; purgare l'antica da quelle che insegna a ben parlare di quel
regole che a moralità contrastano; la che a scrivere (5); vuole nel di
da quelle che insegnauo ad ado citore la scienza delle morali e
perare l'inganno, a suscitare le delle politiche cose; tratta non
passioni veementi (5): dice che in brevemente degli affetti; distin
popolo dove è discordia, ivi elo gue con altri la persuasione del
quenza vera non è: condanna Ari sapere da quella del credere, ch'è
stotele ne cui precetti è sovente la sola efficace (4). E nelle citazio
un principio corruttore del vero: mi stesse, avvedutamente scelte e
condanna gli avvocati che servono collocate in buon lume, si mostra
de clienti non tanto al diritto amico del nuovo (5).
quanto all'ire (4): ragiona della A ciascun opera del Teatro del
bellezza e della novità dell'elo Maffei (6), premise il Becelli, suo
'quenza sacra (5): la dottrina reli caro amico, una prefazione, assen
giosa vuole applicata alla profana nata al solito e senza le lusinghe
altresì: nota che i retori moderni nè della volgare nè della genero
non badano punto a tempi muta sa amicizia. Racconta come la
ti; e promettendo insegnare una Merope fosse nel 1714 recitata per
moderna rettorica, ripetono servil quasi intero un carnevale, e la
mente l'antica, simili a quegli sciato deserto il teatro del canto;
Svizzeri che andavano a Roma come ad imitazione di quella, ses
mettendo il piede sulle p" santa tragedie uscissero in poco
ap- .
punto della guida loro. Egli i mo tempo (7);. come della Merope in
derni giudica con senno severo ma sedici anni trenta ristampe, e tra
giusto; e dal mare delle rettoriche duzioni francesi, tedesche, ingle
opinioni s'ingegna di nuotar fuo si, e note del Salvini e di oltri,
ri (6), sebbene ad ora ad ora ci e lodi di tutta Europa. bhiſti si
affondi. La diceria di Carneade fa luogo a condannare º il gran
contro la giustizia, prende egli » leggere e tradurre che gl'Ita
diletto a ritesserla, e non senz'ar » liani fanno le cose straniere, e
te: ma di sofista (7). Anco ne par » l'affettato lodarle per depri
ticolari di certi fatti giudica in m, mere i nostri. c. A proposito del
modo suo: dice i greci discepoli la commedia le Cerimonie, nota
come » i ceppi di soggezione diffi
(1) Dial ling. 71.82. Rarissimi in lui
come lo per tale. Della Rettorica p.268. (1) p. 54.
(2) Verona i 755. (2) p. 265.
(3) Vol. 1 e pag. 294. (3) p. 5.
(4) p. 224. (4) p. 114.
(5) p. i 1. (5) Novelle lett. 1736, p. 314.
(6) p. 21o. (6) Verona 173o.
(7) p. 181. (7) p. XI.
486
» cultimo a questi tempi la rappre quattro che fregiano il suo Teatro,
» sentazion de'costumi (1). » E Perdonisi la digressione, come
dall'essere questa commedia pia prova e del cuore del Becelli, non
ciuta nel 1728 a Venezia e reci avaro di lodi, e dell'onorevole af,
tata ben dieci volte, conchiu fetto che lo legava al Maffei (1) e
de quanto meglio farebbero i co della riverenza mia a questo no
mici a non iscegliere cose mat me, più che veronese, italiano.
te, e a non ne fare da sè. Alle sigle greche di lui prepose
Mirabile del resto (e tanto più il Becelli una prefazione incirca
mirabile che non aiutato dall'is l'impura latinità (2): ove si loda
pirazione) l'ingegno di questo del darle fuori in libro di piccola
Maffei che, fra tante opere d'alta forma ; lode che noi vorremmo
erudizione, così per trastullo e per più sovente ambita da nostri edi
contentare la gente con cui con tori.
versava, scrive tragedie, comme Noterò de' suoi lavori filologici
die, drammi; e solo e franco batte da me non veduti, una prosa sul
le tre vie dell'Alfieri, del Goldo Poliziano, una lettera sulla vita
ni e del Metastasio. La Fida ninfa, dell'Ariosto, le note alla Rettorica
dramma composto per il teatro fi di Aristotele e alla Poetica d'Ora
larmonico dell'Accademia Vero zio, un libretto latino dell'ordi
mese (2),(della quale era anch'esso nare la repubblica letteraria, una
il Becelli, e ne scrisse un opusco lettera dimostrante quanto la poe
lo latino per toccare degl'illustri sia i"
efficace della pittura. Alla
che la fregiarono, e del suo museo quale un pittore avendo risposto,
e d'altre singolarità di Verona), egli gettò, sotto il nome del bi
la Fida ninfa, è cosa da leggere dello e del facchino de'Filarmoni.
per la limpidezza dello stile e l' ci, e di non so chi altri, tre scrit
armonia non sdolcinata de'nume ti, e li intitolò spazzature.
ri (5). E molti spedienti a 'di no Il libretto de bibliotheca con
stri sarebbero novità assai felici: stituenda et ordinanda, assai lati
le arie nel mezzo del recitativo, e mamente scritto (5), è magro d'i
non sempre alla fine della scena dee; nè v'incontri i desiderii, al
od al cominciare, nell'arie qual solito ampii, dell'uomo.
che endecasillabo; non sempre il Nel trattato nuovo della divi
tronco da ultimo, il quinario e il sione degl'ingegni e degli studi,
senario col decassillabo in fine; scritto singolarmente ad uso del
: ndeco druccioli senza rima; una la nobiltà d' Italia (4), dimostra
strora varia di metro e di lunghez pochi essere i sommi atti insieme
za dall'altra; metri non usitati og alla vita contemplativa e all'atti
gidi (4). Conchiude il volume una va: al più degli uomini essere inu
lettera di Scipione al Becelli dove tili e però dannosi gli studii che
lamentandosi dell'ignoranza mo non aiutano la pratica di quella
strata dagli editori ne'rami e nel vita da cui non si possono sen
le vignette, dottamente illustra le za straordinario sforzo di mente,

(1) p. 87.
(-) p. 193. (1) Lo difese, e se stesso, in una let
(3) Ma quanto è dolce cosa, tera, da me non potuta vedere, a Leliº
Esserne avvinto e stretto ! commediante a Parigi, scritta in unº
Non sa che sia diletto notte e stampata senza saputa sua.
Chi nen intende amor. (2) 1746
(4) Cof ritroso che non consenta (3) Verona 1747. Nov. lett. 1746 P.
Ren sovente 267.
E capriccio, non onestà. (4) Verona 175 ,
48
e d'animo sollevare. Vorrebb'egli possedere la suppellettile della i?
che i mobili alla vita del pensiero gua in tutti quanti gli autori, e
specialmente si dessero. Quello non in pochi di quel pochissimi
ch'egli intendeva de mobili di che chiaman aurei; e soverchio
pergamene, noi possiamo inten diceva nelle umanità il mec
dere dei mobili d'intelletto; e il canico esercizio de'versi. Nè le
suo lamento applicare a questo minute avvertenze trascurava
nugolo opaco, sempre più immi egli; che in cosa grave nessuna
mente, di non studiosi che studia circostanza è spregevole. Deside
no e di non dotti che si fanno dot rava posto più cura alla pronun
tori. In questo senso il Becelli ri zia, che è tanta parte dell'espri
pete il detto di Callicle commen mere e del trasfondere in altri il
tato dal Rousseau, che la filosofia è concetto. Belle desiderava le stam
corruttela (1). e de'libri messi iu mano a fan
Disputò, del resto, in lingua la ciulli, che l'occhio n'abbia impres
tina dell'onestà e necessità della sione viva e serena; i"l'impa
filosofia accademica, dell'ottimo zienza dell'apprendere, al parer
i" di filosofia, della vera no del Becelli, viene talvolta da de
iltà e della falsa, delle quistioni licatezza di fibra.
fisiche, del professare il diritto, Distinguendo con troppo pa
se si possa sapere di medicina. La trizia precisione gli uomini de
lezione che raccoglie i detti e fa stimati alla vita contemplativa dai
cezie di san Tommaso, letta in destinati all'attiva, questi voleva
un'accademia, dispiacque, ammaestrati nel disegno, nella ci
Raccolse dal Loche sull'educa fera e stenografia, in lingue varie,
zione cento aforismi, e ci aggiun nella storia moderna, perchè dice
se osservazioni di suo : li tra va dal culto delle memorie anti
dusse dall'inglese; non dal fran che infiammarsi l'amore di patria.
cese com'altri prima di lui. E Ai contemplativi voleva insegna
della educazione della donna dal te le lingue antiche, la scienza
Loche omessa, trattò (2). dei diplomi e del papiri, la genea
Scrisse di suo due dialoghi dera logia, la cronologia, il gius roma
tione puerilium studiorum, e una no, e altre cose di molte. Pro
lettera dell'ammaestramento d'un poneva che parecchie arti o scien
fanciullo; e il Galateo moderno, ze gemelle, s'insegnassero e aiutas
perduto. sero insieme: pensiero fecondo.
E rettamente pensava dell'arte Delle qualità che il Becelli chie
dell'educare egli che il distingue de nello scrittore, ordine, chiarez
re bene le idee reputa " za, grazia, gravità, la seconda e
dell'averne di molte, e afferma l'ultima almeno ad esso non man
non poche cose essere o inutili o camo. Lamentavasi che in Italia i
nocive a sapersi (5); e abbreviato begl' ingegni per modestia te
voleva lo studio della grammatica messero la luce delle stampe; ed
latina (4), e cominciarsi esso stu egli siffatti timori superò, sebbe
dio da brevi sentenze accomodate ne non vano, e desideroso di per
all'età; ma col tempo disteso a fezionare le cose proprie, e a tal fi
ne far viaggi e consultare auto
ri (1). La patria sua, produttrice di
(1) p. 2o. chiari spiriti e delle cose scien
(2) Novelle letter. 1736 p 11 o- 737
p. 1 15.
(3) Retorica I. 6.
(4) Divis. ingegni 59. (.) Pref Nov. pºesia.
488
fiſiche calda a matrice (1), l'ono sua biblioteca. Senonchè i venti
rò, defunto, di lodi poetiche e di mila volumi dal Gradenigo raccol
ritratto. ti con amore nel 18o8, per neces
N. ToMMAsso. sità di vendere e per frode del li
braio gli fruttarono neppur la me
GRADENIGO (nob. Giusep tà delle ottantamila lire dovutegli,
rE ), nato in Venezia nel 1758; nel e più, e sen'andarono miseramen
sessantuno, secretario dell'amba te dispersi: sorte oramai comune
sciatore a Costantinopoli, poi se alle italiane ricchezze del pensiero
cretario della straordinaria depu e dell'arte. A lui morto nel venti,
tazione delle arti e della compila il figliuolo degno pose un'iscrizio
trice del codice marittimo; nel ne dettata da Emanuele Cicogna.
settantacinque, secretario del sena Dal settecentrentotto all' otto
to, e del riformatori dello studio cento venti per quante e quanto
di Padova; nell'ottantasette, secre diverse cose passarono gli animi
tario de Dieci: poi degl'Inquisito umani ! E nella vita di quest'uomo
ri di Stato, quando nel novan sei vedere messi accanto un re di
fu in Verona (tristo uffizio) ad al Francia, cacciato di Verona, e le
lontanarne Luigi XVIII; che in iunte Veronesi, la repubblica di
sulle prime irritato, voleva cancel i". e l' accademia della Cru
lare dal Libro d'oro sè e i suoi, e sca, il Dizionario della lingua e il
richiedeva l'armatura “d' Enrico Libro d'oro, l'armatura d' Enrico
lV da donare alla Russia. Morta la quarto e un frate francescano, Co
repubblica, si raccolse il Gradeni stantinopoli e un librajo ladro; la
go negli studi diletti : sotto il do inquisizione, e la riforma degli
minio imperiale nel 18o5 consi studi, la nobiltà di Padova e la de
glier di governo. Nel sei, l'Italico putazione dell'arti, una biblioteca
gli tolse quel posto, dopo proffer ed un regno perduti, il Valsecchi
tagli indarno la direzione della e le cause ottomane, il Goldoni
Polizia: ma lo lasciò della Com e il Farsetti, il Cesarotti ed il Ce
missione giudicatrice delle cause sari; quanti pensieri non desta,
ottomane. Ebbe poi carichi muni questo non casuale miscuglio di
cipali : e interrogato (lodevol co nomi e di cose !
stume), diede in fatto d'ammini A noi piacque nella biografia
strazione pubblica più volte con nostra dar luogo al nome d'uomo
siglio. Questi gli uffizi: ora i me che non compose sonetti nè di
riti . scorsi accademici, ma al migliora
Alla restaurazione dello Studio mento degli studi cooperò non con
di Padova operò sì che la città lo languide condiscendenze e tarde,
creò de' suoi mobili. Coll' Asseman ma con ischietto volere operoso;
ni, coll' Arduino, col Caldani, col che non temè dal migliorare delle
Malacarne, col Marsili, collo Stra istituzioni rovina, che non credet
tico, col Toaldo, col Valsecchi te insegna di buon magistrato la
mantenne commercio di lettere, e ignoranza delle gentili discipline,
col Cesarotti, col Goldoni, col Far nè scudo alla probità la barbarie;
setti, col Morelli e col Cesari. che gli studi ebbe conforto agli
Ebbe il Cesari in dono da lui le ozii inaspettati e dolorosi della pri
giunte alla Crusca del Lombardi, il vata solitudine; che stato nelle
quale aveva lui fatto erede della pubbliche cose, non isdegnò di con
versare riverente co' poveri lette:
rati; che dell'amor suo grande ai
(1) Dialoghi della lingua p 14. libri fa dalla rapacità del servi º
- - 48
mercanti del pensiero tanto vil venne eredità del fratello, ing"
mente rimeritato: onde, non come men forbito, anima non men pu
di secretario degli inquisitori ma ra. Io l'ebbi a maestro ne' primi
come d'uomo immeritamente in anni, severo ma fortemente amo
felice n'abbiamo volentieri tenu roso, parco di parole ma schietto:
to parola. nè col tedio degli studi ingrati e
N. T.
della dura disciplina mai s'infuse
in me disamore per esso. Quella
TOMMASEO (ANTonro). Nato vita solitaria e combattuta da in
di negoziante a Sebenico in Dal dicibili noie, potè e in bene e in
mazia, studiò nel seminario di Spa male sull'animo mio. Lui vedevo,
lato, che diede alla provincia uo rigido osservatore della legge di
mini di modesto valore. La peste povertà, con la quale il savio d'
dell'ottantatre lo cacciò dalla scuola Assisi tentava rigenerare la stirpe
nel lazzeretto, dove il padre accor de giusti, lo vedevo affidare al ca
solo trovò vestito della squallida marlingo il poco danaro occorren
gabbanella degl'infermi o de' so te alla sua colazione e alle elemosi
spetti, e quella pietosa vista acce ne del poverelli, i quali largamen
lerò a lui, severo uomo ma affet te e con pudico rispetto e senza
tuoso, la morte. La madre giovane parole d'ammonizione, non che
allevò nel sudore suo puro i cin di rimprovero, sovveniva. Altra sua
que figliuoli, e Antonio il maggio spesa erano i libri e di sacre lette
re d' età destinava frate nell' ordi re e di profane, doppio conforto in
ne de'Minori. Egli entratovi, poi paese di tal merce non ricco. Del
repugnava; quando la voce autore quaresimale ch'e scrisse, erano
vole d'un frate buono, senza vio pregi l'ardore dello zelo tempera
lenza lo tenne, e gli diede la voca to, ed il senno, e la dizione non
zione, sin'allor dubitata. Certo a elegante, ma nè affettata nè bar
quella voce e dovette non solo la bara mai. E alle parole era sigillo
purità ma la pace della solitaria la santità della vita. Austero con
sua vita: pace che il mondo gli a dolcezza, ilare nella severità, com
vrebbe, se non tolta, contesa. Tro passionevole più che avverso a men
vò nel convento qualch'uomo edu buoni, affabile al popolo, umile
cato in Italia e delle tradizioni e di profonda umiltà. Tutta la sua
degli usi italiani partecipante. Eb vita era un pensier solo: Dio. Chia
be a principale educazione i collo mato a Roma penitenziere illirico
quii d'un dolce e venerato fratel in san Pietro, impedito in sul pri
lo, Tommaso, canonico di Sebe mo dall' ubbidire a quel cenno,
nico, il quale nel collegio illirico languiva di desiderio. Quando la
di Loreto s'imbevve delle italiane sciò la Dalmazia, rammento non i
e delle latine eleganze, e ne lasciò versi che io fanciullo di quattordi
saggi, se non monumenti. Morì ci anni gli recitai fra i singhiozzi
tisico nel fiore degli anni; e Anto e le lagrime soprabbondanti: ram
mio pregò seco al letto della morte mento il meglio, le lagrime. Nè
fino a quegli ultimi istanti, quan più lo rividi. Ma frequenti ebbi le
do la parte umana del dolore so sue lettere in Dalmazia, in Italia,
praffà la divina, e l'angoscia e in Francia; pietose, severe, calde
l'amore non sono più virtù ma d'amore sovrumano, che l'umano
impeto di natura. Il desiderio che non ispegneva, nobilitava. In Ro
questi nutriva di potere innanzi ma scrisse l'opera, Della religio
la morte educare nell'amore del ne considerata ne suoi fonda
bello e del buono un nipote, di menti e nelle sue relazioni colla
o

ficia dell'uomo, dove l'eru onde va distinto il suo secolo. Non


dizione, il ragionamento e la cura ardi però di farsi ciecamente pro
dello stile, cedono al calore dello selite della greca semplicità, in gni
affetto che da quasi ogni pagina sa di non lasciarsi alcun poco allu
spira. Assordito negli ultimi anni, cinare dal mal vezzo del gusto pre
già più che sessagenario, e per le dominante quantunque sia indu
sue virtù semplici venerato, quan bitato che men di ogni altro calcò la
do il morbo collera infieriva nelfallace via dei manieristi, e seguen
1857, morì. Se d'uomo non famo do più dappresso la schietta natura,
so troppo lungamente ho parlato, emerse per correttezza di disegno,
perdoni il lettore all'affetto, che, conveniente espressione degli effet
quando sia puro d'adulazione e di ti, dolcezza ed eleganza. Prestato
vanità, non è colpa delle comuni compimento ai suoi studi, già non
nel mondo. rimanevasi nel silenzio la sua va
N. Tommaszo. lentia, perlochè lasciata Roma, si
soffermò, richiesto in parecchie
città, e particolarmente in Sini
BRUSTOLONI (ANDREA). Se gaglia, ove molti lavori furongli
la fama fosse mai sempre impar dati in allogazione. Indi fatto ri
ziale banditrice del merito, lo scul torno in Venezia adornò le stanze
tore Andrea Brustoloni, malgrado dei ricchi cogli insigni suoi inta
la sua esemplare modestia, avreb gli. E già noto come le cornici de
be vivente, e dopo estinto, conse gli specchi, i seggioloni ed altre
guita più estesa e chiara rino mobiglie s'accostumasse di deco
MIlanza, rare di fogliami, di frutta, di put
Ma il giudizio della posterità, tini, di rabeschi in mille foggie.
da niuna prevenzione velato, as A ciò prestavasi mirabilmente la
segna ad ognuno il suo posto. ferace fantasia del Brustoloni, e
Il cav. Cicognara, poich'ebbe am negli eseguiva la mano con tanta
mirato le opere di questo insigne precisione, politezza, e sicurtà da
artista, nella seconda edizione della eccitare anco al presente meravi
sua Storia della scultura, lo addita glia e piacere.
· con elogio singolare, siccome quel Questi minuti lavori non var
lo, che se non avesse trattato la rebbero però a consegnar il suo
creta ed il legno, avrebbe sostenu nome alla tarda posterità, nè avreb
to l'onore dell'età sua a fronte di be avuta penuria in quella dovi
una folla di cattivi manieristi. ziosa capitale di maggiori e più
La famiglia del Brustoloni tras rilevanti occupazioni, se avesselo
se origine da Zoldo. Egli però vi allettato o bramosia di brillare fra
de la luce in Belluno nel 2o luglio gli artisti suoi contemporanei, od
1662, ove i suoi genitori Jacopo, avidità di accumulare ricchezze,
e Maria Oregne avevano trasferita Prevalse a tutto l'amore della sua
la loro dimora. patria, e restituitosi alla famiglia,
Si esercitò in patria nel disegno, trovò in Belluno men vasto teatro
e nei lavori di plastica, senonchè alla sua fama, ma più appropriatº
ancor adolescente passò in Vene alla semplicità de'suoi costumi .
zia, indi Roma l'accolse. Secondando quegli impulsi di
Fu in questa sede delle arti religione ond'era penetrato, colº
belle, che profittando della voce principalmente applicossi a decº:
dei maestri, e più delle meravi rare le chiese e le confraternite di
glie dei greci scarpelli, potè al soggetti sacri, senza però mostra,
quanto scostarsi dai vizi bizzarri si schivo d'impiegar lo scarpellº
491
in oggetti mitologici o storici, ve d'intagli all'Accademia dello belle
nendone ricerco. Arti. -

I suoi angioletti nell'aria dei Custodia di reliquie, e due an


volti spirano tutta grazia e dolcez geli dorati in sagrestia della chiesa
za, tutta espressione i molti suoi dei Frari. -

crocefissi, pregiati inoltre per ana Quattro busti di santi con reli
tomica precisione. quie al Redentore alla Giudecca.
Porgeremo qui in calce l'elenco Dagli intelligenti si attribuisce
delle principali sue opere, tra le pure al Brustoloni il bellissimo
quali primeggiano le due insigni Crocefisso esistente nella sagrestia
tavole di altare che ammiransi nel
di questa chiesa.
la chiesa di s. Pietro, l'una rap
presentante s. Francesco Saverio, BELLUNo
l'altra Gesù spirante sulla croce:
eseguite queste, (dice il suo elogi Nel Tribunale.
sta conte Antonio Agosti, da cui
abbiam desunto queste brevi noti Crocefisso in sala di consiglio.
zie) » sul declinare della sua vegeta
» età, se palesano dall'un canto la Nella chiesa di santo Stefano.
» maturità del senno nella nobiltà
s» della composizione, e nella forza Due angeli che sostengono le
» del sentimento e della espressio lampade. -

º ne, non mostrano meno dall'al Due gran candelabri, intrecciati


m» tro tutta vigoria dello spirito di puttini, e fogliami.
» nella sublimità dei concetti, e
n» tutta la maestria della mano nel Chiesa di san Pietro.
º la pronta e felice esecuzione. » E
in questa chiesa dove si piacciono Busto di san Pellegrino.
gli occhi dei suoi capolavori, resta Statua di s. Antonio.
il pensiero contristato dalla ri Due angeli in devoto atteggia
membranza della sua perdita, ri mento,
posando qui la sua " mortale. Le due tavole di altare sopram
Visse fino il 25 ottobre 1752; a mentoVate.
vendo protratta fino al settantesi
m'anno, poichè la purità del suo Chiesa della B. V. del Buon
costume, la sua moderazione, il Consiglio.
suo carattere gioviale la vinsero
sopra la debolezza della sua fisica Due angeli.
complessione, la quale posegli for
se ostacolo di affrontare la durezza Congregazione dell'Oratorio.
del marmo. Amava l'arte daddove
ro, istruiva di buon grado, ed in Statua di s. Filippo Neri.
coraggiava la gioventù, in una pa Un tabernacolo per la esposizio
rola le doti eccellenti della mente ne del Ss. Sagramento. -

gareggiavano colle virtuose affe Contorno al quadretto, che ser


zioni del cuore. ve di ancona all'altare della B. V.
della Salute, con sei angioletti.
OPERE
Presso private famiglie.
V E N E z 1 A.
Modello in plastica delle tavole
Varie sedie a bracciuoli ornati nella chiesa di s. Pietro.
2
ºia cornice di specchio abbellita
di frutta, puttini, fogliami, ec. ZoLoo.
Ercole e Sansone, che sostengo -

no due tavole di marmo. Altare delle Anime, avente per


In creta – Fetonte precipitato cariatidi due vecchi colossali.
dal carro.
Id. Angelica esposta al mostro MARosoN.
Marino.
Id. Ruggero a cavalcione dell'I In chiesa di s. Valentino una
pogriffo. deposizione di Croce di figure pic
d. S. Girolamo nel deserto spa cole, e di squisito lavoro.
ventato al suono della tromba an
gelica. FELTRE.

IN vILLA DI CAVERzANo. Statua di M. V. Assunta soste


nuta da una gloria di Angeli, nella
Una tavoletta d'altare rappre cappella interna del seminario,
sentante l'Assunta.
VILLA DI CENTENERE.
A VILLA.
Presso privata famiglia.
In privato oratorio.
Sei statue di naturale grandez
Simile con diverso disegno, un za rappresentanti la Giustizia, la
bassorilievo rappresentante le Ani Prudenza, la Grazia, Mercurio,
me purganti nel parapetto dell'al Saturno e Tizio.
tare, ed altre cornici. VAR011.

FINE DEL voLUME VII.


IN D I C E

DEGLI ARTICOLI BIOGRAFICI CONTENUTI

IN QUESTO SETTIMO VOLUME

Adami, Lionardo . Pag. 148 Atto Vannucci


Antonioli, P. Carlo . . 7o Giuseppe Arcangeli
Arduino, Giovanni 72 T. A. Catullo
Argelati, Filippo . . 387 . L'Editore
Asquini, Girolamo . 566 Gianjacopo Fontana
Bassi, Laura Maria Caterina 19o Giambatista Baseggio
Barbacovi, Francesco Vigilio . 45o Luigi Cuccetti
Baretti, Giuseppe . . . 529 - G. V
Becelli, Giulio Cesare , . 48i N. Tommaseo
Bertini, Giuseppe M. Saverio. i 59 Atto Vannucci
Bettinelli, Saverio. - 282 L. Cuccetti
Bianchini, Francesco. 288 G. V.
Biondi, Luigi . . . . . . 41 o Giambatista Baseggio
Bondi, Clemente Donnino Luigi. 299 G. V. -

Bonelli, Benedetto . . 152 Giambatista Baseggio


Brunetti, conte Vincenzo . to Andrea Pizzoli
Buti, Nicolao Felice . 68 Giuseppe Arcangeli
Buonarrotti, Filippo . 149 Atto Vannucci
Brustoloni, Andrea 49o Varola
Cagnoli, Antonio . . . . 57 Ottavio Cagnoli
Calvi, P. Angiolo Gabriello 16 Giambatista Baseggio
Cantoni, Simone . - 22 Girolamo Calvi
Caravita Nicolò. . . . 274 L. V.
Cardinali, Clemente . . . 182 A. C.
Casotti, conte can. Giovanbatista. 554 Giovanni Costantini
– Giuseppe Maria 562 Lo stesso
Andrea, Agostino . 565 Lo stesso
Cavallari, Domenico. - - 166 Gio. Batt. de Tommasi
Corrieri, Padre Leandro (de'). 66 Giuseppe Arcangeli
Chiari, Ab. Pietro. - - 2 18 N. Tommaseo

Deani, Padre Pacifico 55 Giambatista Baseggio


De Sanctis, Bartolameo. 88 D. Vaccolini

Faccioli, Giovanni Tommaso . . i 18 Giambatista Baseggio


A94
Filiasi, Co. Jacopo . . . Pag. º; Gianjacopo Fontana
Giuseppe Arcangeli
Fini, Giovanni. . -

Fiorio, Gaetano - - - -
455 Giambatista Baseggio
Flangini, Lodovico . . . . 416 Gianjacopo Fontana
Fontana, Alessandro . -
2 14 Gianjacopo Fontana
Fontanini, Giusto. . . . . 458 Giambatista Baseggio
Frugoni, Carlo Innocenzo. . 44 G. V.

Gabardi, Ferdinando . 4o9 O. G.


Abate Gioacchino . 4o7 Lo stesso
Garzetti, Giambatista IOI Giovanni Labus
Gatti, Angiolo . . 16o Atto Vannucci
Gimma, ºito. Gennaro Terracina
Giannone, Pietro. . . . . . sº L'Editore
Gozzi, Carlo. - - - -
524 L. Cuccetti
Gradenigo, nob. Giuseppe, . 488 N. T.
Grandi, p. Guido. . . . . . 546 C. G. Guasti
Grimaldi, Francesco Antonio. . 94 Giuseppe Boccanera
Semina, Marc'Antonio . . . . 569 Gian Giacomo Bonino

Lami, Giovanni . . . . . . 168 Giambatista Baseggio


Lampredi, Urbano : 581 Emmanuele Rocco
-.
Lanciano, fra Bernardo, Marie, da) , a8 L. V.
Logoteta, Giuseppe . . . Lo stesso
Lucangeli, Carlo . . . . . . 424 Carlo Dalbono
Lucchesini, Cesare . . . . . 14o Atto Vannucci

Maccà, Gaetano Girolamo. . . I 20 Giambatista Baseggio


Malaspina, di Sannazaro, Marche
se uigi - - - - - - - - 9o Defendente Sacchi -

Mancini, Giulio . . . . 1 o5 Fr. Gherardi Dragomanni


Manni, Pietro . . . 5 Achille Gennarelli
Manzi, Pietro . . º Giambatista Baseggio
Martini, monsig. Antoni
Carlo Antonio
Metastasio, Pietro
Monico, Giuseppe. .
Monti, Vincenzo . .
.

.
.

.
ſ
.
.
5o3

455 Gianjacopo Fontana


. . . 195 Gio. Ant. Maggi
19
L. Becagli
Giuseppe Caluci
4o , G. V.

Morando Rosa, Filippo . . . . i; Gio. Veludo


Morelli, Maddalena . . . . . 146 Atto Vannucci
Morgigni, Michele. . . . . 287 L. V.
Muratori, Lodovico Antonio . . Giambatista Baseggio
Muscettola, monsig. Fr. Maria . 276 L. V.

Nibby, Antonio . . . . . 15 Secondiano Campanari


Nunciante, marchese Vito. . . ,3 L. V.

Pagano, Mario. . . . . . . 48 G. V.
Pagnini, Luca Antonio . . . 176 Giuseppe Arcangeli
Paletta, Giovanni Battista , » I 22 D.r M. Asson
Passeroni, Gian Carlo . 277 G. V.
Pasta, Giuseppe . . . Giuseppe
L V. del Chiappa
pp
Petra, card. Vincenzo. .
Pindemonte, Ippolito. . L. Cuccetti
Prandi, Pietro . - -
N. .N
Pulli, Giuseppe - - - -
58o Anonimo

Ratti, Nicola • • • • e º e a 12 Francesco Fabi Montani


Recco, Giuseppe . . . . . . . D. Vaccolini
Rivera o Riviera, Domenico . 4o4 Ferdinando Ranalli
Romani, Giovanni . . . . . Melzi
Rossi, dottor Giuseppe Maria. . º, Giuseppe Arcangeli
monsig. Giuseppe , . . i L. V,
Ruffa, Giuseppe Antonio . . . 164 A. Mazzarella
Salvini, Salvino . . . . . . 135 Atto Vannucci
Saluzzo, Diodata . . . . . . P. A. Paravia
Schedoni, Pietro . . . . . . G. F. Rambelli
Scoffo, Giuseppe . . . . . . Gianjacopo Fontana
Selvaggi, Giulio Lorenzo . . . L. V.
Stefani, ab. Domenico . . . . Giuseppe Arcangeli
Taddei, Emmanuele. . . . . R. Liberatore
Tanursi Francesco Maria, e Gae
tano. . . . . . . . D. Vaccolini
Tommaseo, Antonio. . . N. Tommaseo
Tommasi, Antonio. . . . Atto Vannucci
Torelli, Giuseppe . . .
Trombelli, Giangrisostomo
Turchi, Adeodato,
Valignani, Federico , . . . .
, , , ſſ Ippolito Pindemonte
Giambatista Baseggio
L. Cuccetti

L. V.

Zeno, Apostolo. . . . . . . Giambatista Baseggio


--
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