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i B 50 E 5 - la
REESE LIBRARY
-- ---
UNIVERSITY OF CALIFORNIA.
Class
BIOGRAFIA
DEGLI ITALIANI ILLUSTRI
NELLE SCIENZE, LETTERE ED ARTI
COMPILATA
EMILIO DE TIPALDO
VOLUME SETTIMO
VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA DI ALVISOPOLI
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AL DOTTOR NICOLO' TOMMASEO
EMILIO DE TIPALDO.
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dappertutto, e quantunque non poesia francese che soltanto dopo
poco facilmente gli si potesse quà la metà del secolo XVI alquanto
e là opporre, del che qui non ha si elevò, dagli italiani cavasse i
luogo per favellare, tuttavia meri soccorsi: che le stravaganze del se
tato fu l'applauso che universal colo XVII non solo nella Italia,
mente ottenne quel libro, Il Tre ma correnti per tutta Europa, dal
visan ne fu supposto autore, e pa lo spagnuolo Lopez de Vega, an
reva che questi non ributtasse le teriore al Marini nostro, avevano
gratulazioni che gliene venivano avuto principio. Indi assai tratta
da ogni parte, nè conobbe come del fine della poesia, e le diverse
fosse lavoro del Muratori, sennon dottrine necessarie ad un poeta,
chè nel 17o9, in occasione che ed i doni che dalla natura gli bi
Lodovico gli mandò la parte secon sognano novera da filosofo, ed i
da. Molto umanamente rispose il vizii del secolo precedente riprova.
Trevisan, che sì al Lampridio co E rampogna i francesi Boileau,
me al Muratori qualunque offizio pin,e specialmente il Bouhours,
di vero amico avrebbe prestato; i quali senza saperne , le nostre
ma, la ragione non si sa, questa poesie, anche de maggiori poeti,
seconda parte non fece stampare, condannano con iracondia.
anzi tenne modo che da nessuno Indi propone una riforma delle
stampatore in Venezia fosse im opere teatrali, e tratta a lungo
pressa. Nel che è facile conoscere della lingua italiana e sostiene
altra letteraria facezia. Finalmen che non già ai tempi del Boccac
te nel 1715, sotto la falsa data di cio, ma sì dopo il 15oo fosse vera
Colonia, fu impresso il libro intero mente nella sua massima altezza;
in Napoli, per cura di Biagio Ma del che molti ned assentirono, nè
ioli, dotto napolitano. consentiranno. Di quest'opera eb
Già più sopra dicemmo, come be Lodovico lodatori assai e più
il Muratori amando la poesia, ne' anche nemici. Fra i primi voglion
primi anni suoi fosse imbrattato si collocare il Fontanini, il Guidi,
dal cattivo gusto che aveva impe l'Orsi, il Crescimbeni, Anton Ma
ro a quei giorni, e come in ap ria Salvini, il Ceva e Sebastiano
presso se ne purgasse. Non già che Paoli. Fra i secondi debbono no
buon poeta sia stato mai, quantun verarsi i giornalisti di Trevoux,
que da molti fossero lodate le sue il Vincioli che il morse con una
poesie, e messe da altri in quelle sua orazione accademica, Andrea
raccolte in che si propongono le Marano ed Antonio Bergamini che
sceltissime perchè servano di co il maltrattarono con un acerbissi
mune insegnamento, ma se non mo dialogo; il Lazzarini ed altri
altro andò libero dalle vanità dei non pochi. Ebbe a difensori, il ce
secentisti. Ora scorrendo quanti lebre Nicolò Amenta, napoletano,
più poteva precettori di poesia, ed il Paoli. Il Muratori alle criti
gli sembrò di aver tanto raccolto, che ed alle ingiurie anche più a
e tanto meditato da poterne det troci non fece risposta.
tar nuove leggi, e le mandò fuori Di queste opere abbiamo favel
nel 17o6 col titolo Della perfetta lato piuttosto a lungo come quelle
Poesia Italiana. In questa trovan che prime rivolsero gli occhi e la
si pensieri novelli che illustrano considerazione dei dotti al Mura
mirabilmente la poesia italiana; tori; le altre accenneremo cou
si mostra che gli stranieri che vol maggior brevità per quanto la ma
lero favellarne, in ispezialità fran teria il comporti. La Filosofia Mo
cesi, non la conobbero, e che la rale, data fuori nel 1755, e poscia
6
più e più volte ristampata, contie le quistione del Muratori, vi eb
ne precetti ottimi, e vi sono inse be la Maestà di Vittorio Amedeo
serite le lezioni che Lodovico ave di Sardegna, il quale pronunziò
va scritto per istruzione del duca chè Lodovico era l'ottimo fra gli
Francesco III di Modena. Ottimo avvocati d'Italia. La controversia
accoglimento ebbe questo libro e arse per molti anni indecisa, sin
lo spaccio della prima edizione, e che la Maestà di Carlo VI volen
le altre che si succedettero con tieri cedette alle istanze di papa
somma rapidità il mostrano a suf Benedetto XIII, con quelle modi
ficienza. Il suo trattato, del Go ficazioni che si trovano nella sto
verno della Peste, fu applaudito ria, e che qui saria troppo lungo
da per tutto, non mancò per altro narrare. Aggiungeremo soltanto
di nemici: chè avendovi sostenuta che furono ingiuste le accuse del
l'antica opinione che il contagio a Fontanini e del suo discepolo Cen
vesse origine dagli effluvii ed atomi ni, con che si voleva biasimare il
che s'insinuano nel corpo umano, Muratori come quello che inten
il medico Bartolommeo Corte di desse di offendere la santa Sede,
Milano gli oppose la più recente e con ciò prestare sempre mag
Teoria del Vallisnieri che attri giori armi a nemici naturali di
buiva la propagazione della peste questa; imperciocchè il Muratori
a grande copia di vermiciattoli che altro non fece se non che difen
spargendosi per ogni dove infet dere i diritti temporali del suo so
tano col contatto. Più e più medi vrano, come avrebbe fatto qualun
ci si mossero a favore del Murato que avvocato. Del rispetto e del
ri, talchè più furono le difese, che l'amore di Lodovico verso la santa
le critiche. -
Confessione. Una sanguinosa sen Augusto nel 1 tot. Sta nel Tomo V
sura ne fece Dionigi Bernardes de delle Simfbole del Gori.
Moraes, impressa a Lisbona nel 6o. Dissertazione sulla Tavola
1748; ma non giunse in Italia che di bronzo spettante ai fanciulli e
dopo la morte del Muratori. fanciulle alimentari di Trajano
55. Vita dell'umile servo di Dio Augusto. Firenze, 1749, in 4. e nel
Benedetto Giacobini Proposto di Tomo V. delle medesime Simbole.
Varallo. Padova, 1747, in 8. 61. Della pubblica Felicità,
54. Dissertazione sopra i servi e
liberti antichi. Trovasi nel Tomo I.
" de'buoni Principi. Lucca
(Venezia), 1749, in 8.
delle Memorie di varia erudizione 62. Pregi della Eloquenza po
della società Colombaria. polare (opera postuma). Vene
55. Liturgia Romana vetustria zia, 175o, in 8.
sacramentaria complectens, Leo 65. Dissertazioni sopra le an
nianum scilicet, Gelasianum, et tichità Italiane. Milano (Vene
antiquum Gregorianum. Venetiis, zia), 1751, T. 5, in 4.
1748, T. 2, in f. un compendio della grand'o
56. Difesa di quanto ha scritto pera latina sull'argomento, fatto
Lamindo Pritanio in favore del dal medesimo Muratori, lasciato
la diminuzione delle troppe Fe imperfetto alla sua morte, e com
ste. Trovasi nella Raccolta di Scrit piuto dal nipote Soli Muratori.
ture stampate in Lucca sopra que 64. Opere Italiane e latine. A
sto argomento nel 1748. rezzo, 1767-8o, T. 56, in 4.
Questo scritto del Muratori fu 65. Lettere inedite ed Elogi,
origine di disgusto fra esso ed il raccolti dall'abate Andrea Laz
cardinale Querini. Più cose furo zari urbinate. Venezia, 1785, T. 2,
no stampate, talchè per un tratto in 8.
si ruppe l'antica amicizia ch'era
fra loro. Col mezzo però di ottime
Opere che non volle pubblicare,
persone si rappacificarono. o che sembra non l'avesse in pen
57. De Noevis in Religionem siero.
incurrentibus, sive Apologia E 1. Dissertatio de Barometri de
pistolae a ss. D. N. Benedicto XIV. pressione.
P. M. ad Episcopum Augusta 2. Panegrricus Ludovico XIV,
num. Lucae, 1749, 8. etc.
Con questa dissertazione il Mu 5. Sette dissertazioni accade
ratori volle difendere una lettera miche sopra varii argomenti re
mandata a Benedetto XIV al vesco citate in Modena.
vo di Augusta intorno una Mona 4. Dissertatio de Graecae lin
ca tenuta in concetto di santa, ed guae usu et praestantia.
alcune opinioni da lui sostenute 5. Dissertatio de primis Cri
nella sua grand'opera de Cano stianorum Ecclesiis.
nizatione Sanctorum, contra il 6. Dissertatio de sacrarum a -
protestante Cristiano Ernesto de pud Cristianos origine et appel
Windheim. latione.
58. Lettera sull' Obelisco di 7. Lezioni di Filosofia morale
Campo Marzo. Roma, 175o, in f. per istruzione di un Principe Fu
Trovasi nell'opera del Bandini rono in parte inserite nella Filo
sul medesimo argomento. sofia morale.
59. Dissertazione intorno a un 8. Sette discorsi spettanti agli
Placito tenuto in Ravenna da Pa Ecclesiastici, recitati in occasio
pa Silvestro II. e da Ottone III. ne degli Esercizi spirituali,
VoL. VII. 9
18
9. Discorsi delle Novene del tuire un confronto tra questi due scrit
tori non potrà a meno di dar la palma
Natale per gli anni 1718 e 1719. all'Italiano, perchè le cognizioni che
1o. Dissertatio de Codice Caro possedeva erano più svariate, e il suo
lino, sive de novo Legum Codice spirito reso più colto dalle belle lette
re e dalla filosofia.
instituendo, ad Augustissimum
Appena morto il Muratori l'Europa
Carolum VI Imperatorem. fu piena degli elogi tributati alla sua
i 1. Dissertazione sopra un an memoria. Le Novelle letterarie di Fi
tico documento del Monastero renze, il Giornale dei Letterati pub
dell'Avellana. blicato nella stessa città, la Storia let
12. Esposizione del Paterno teraria d'Italia ne parlarono a lungo;
sler.
anzi l'elogio inserito in detta storia è
stato con alcune giunte tradotto in
15. Parafrasi de Salmi, non francese, e dato in luce nelle Nouvel
compiuta. les Mémoires dall ab. d'Artigny. E an
14. Lettera scritta in nome di che mentre visse il Muratori gli fu
la Vita da due oltranontani,
una signora Inglese Cattolica ad scritta
cioè da Giovanni Fabrizio di Helmstadt
un Ingles e Protes tante suo con (Biblioth. Histor.) e da Iacopo Bruckero
giunto. (Pinacotheca, Dec. II), ed altra ne
15. Risposta seconda all'Emi inserì il Lami nei suoi Memorabilia ita
nentissimo Querini intorno alla lorum, vol. I. Finalmente il proposto
diminuzion delle Feste. Gian-Francesco Soli Muratori, nipote di
lui, ce ne diede nel 1756 (Venezia,
16. Varie poesie italiane e la Pasquali, in 4. di p. 566) in luce una
tine (1). assai più ampia di tutte, corredata di
GIAMBATIsTA BAsEGG1o.
documenti rischiaranti i fatti; la quale
dopo alcune altre edizioni fu premessa
(1) Bene osserva Francesco Reina (Vi alla nuova edizione delle opere di que
ta del Muratori premessa agli Annali sto grand'uomo pubblicate in Arezzo
d'Italia del medesimo nella edizione dei dal 1767 al 178o in 36 vol. in 4. gran
Classici italiani del secolo XVIII) che la de. Altra Vita ne ha scritta in latino
sola Vita del Muratori sembra un lungo con molta eleganza Luigi Brenna ex
periodo della storia letteraria d'Italia, gesuita romano (autore di quella del
anzi che quello di un uomo solo; tali Galileo ), ch'è stata inserita dal Fabro
e tante sono le opere da lui scritte, ni nel volume X delle sue Vitae ita
che commossero l'Italia a nuovi studii lorum, etc. (essa è di p. 3o2). Due tomi
e divennero famose in Europa. Tutta di Lettere inedite del Muratori, con al
conobbe egli la vastissima regione del cuni elogi ad esso fatti, e una nuova
l'umano sapere, e se tutta non la il Vita di lui, ha stampato l'ab. Andrea
lustrò, l'additò tutta altrui con la scor Lazzari (Venezia 1783-89), rettore e
ta della critica e della erudizione. Cer maestro di eloquenza nel Seminario ve
to per altro che pubblicando una così scovile di Pesaro, e vi aggiunse gli e
immensa quantità di opere non deve logi che si sono fatti in più tempi alle
riuscir strano che non abbia potuto con opere di lui. Altre copiose ed appurate
servar sempre l'esattezza ch'è necessa notizie della Vita e delle opere del Mu
ria a ciascun autore, e che in tutte non ratori coll'esatto catalogo di esse e col
abbia potuto manifestare un uguale di la indicazione delle contese per alcune
scernimento. Ecco la ragione per cui i delle medesime da lui sostenute si han
moderni allorchè ebbero a trattare al no nella Biblioteca modenese del Ti
cuni degli argomenti svolti dal Mura raboschi ( vol. III e VI), a cui riman
tori vi rinvennero degli abbagli e delle diamo con fiducia i nostri lettori desi
imperfezioni. Ciò non pertanto il suo derosi di maggiori erudizioni. Oltre l'e
nome vivrà sempre Lauderecens presso dizione da noi ricordata altra se ne fece
la più tarda posterità come uno dei più in Venezia dal 179o al 181 o in 48 vol.
laboriosi, eruditi e benemeriti scrittori in 8. Il Dizionario storico di Bassano,
di cui possa gloriarsi l'Italia. Anzi dif il Corniani, la Biografia universale e il
ficilmente presso le straniere nazioni Maffei consacrarono com'è ben naturale
possiamo trovare un uomo così dotto un articolo anche al nome del Mura
come il Muratori. La Francia sola può tori.
additare il p. Montfaucon; ma chiun L'Editore.
que si faccia ad animo riposato ad isti
l
8. Gli Elementi della storia, ope 18. Note alla vita inedita del
ra dei signori P. L. L. di Valle Bembo scritta da mons. Lodovi
mont, tradotta dal francese in ita co Beccadelli, ivi.
liano. Venezia, 17oo, Tomi 2, in 8. 19. Vita di Paolo Paruta. Nel
9. Mappamondo Istorico, cont T. III,
4o
2o. Memorie istoriche della fa za, italiane e latine, annotazioni
miglia e vita di Enrico Caterin a varii libri, ec. ec.
Davila. Nella edizione delle Storie La vita dello Zeno migliore e
di Francia dello stesso. Venezia, più circostanziata che abbiamo, e
1755, T. 2, in fol. della quale ci siamo serviti, è quel
21. Poesie sacre drammatiche la scritta da Francesco Negri, ed
cantate nell'imperiale cappella impressa in Venezia nel 1816.
di Vienna, ivi, 1735, in 4. fig.
le stesse, ivi, 1742, in 8. GIAMBATIsra Basecolo.
22. Notizie letterarie intorno
ai Manuzii stampatori ed alla lo METASTASIO (PIETRo), na
ro famiglia. Stanno dinanzi al Vol cque in Roma il giorno 15 gennaio
garizzamento delle lettere di Ci 1698 da Felice ". da Fran
cerone fatto da Aldo Manuzio, ivi cesca Galastri, e fu tenuto al sacro
1756, T. 2, in 8. fonte dal cardinale Ottoboni. Sorti
25. Note e giunte alla vita del dalla natura una veemente inclina
Guicciardini scritta dal Manni. zione alla poesia, e sino dalla infan
Stanno dinanzi la edizione delle zia la faceva manifesta cantando
Storie del Guicciardini impresse versi improvvisi. Il celebre Vin
in Venezia nel 1758, in due volu cenzo Gravina conobbe questa in
mi in fol. clinazione, e proponendosi di se
24. Poesie drammatiche, ivi condarla, accolse in casa sua il gio
1744, T. 1 o, in 8. - vinetto Pietro, al quale impose
le stesse.Torino, 1795, T. 12, allora il cognome di Metastasio, o
1Il I 2,
che il grecanico precettore volesse
Alcune furono tradotte in fran con questo esprimere l'antico, o si
cese ed impresse a Parigi nel 1758; gnificar volesse l'avvenuto muta
gli Oratorii furono tradotti in te mento. La cura d'istruire il Meta
"
lºllio,
ed impressi a Vienna nel stasio nelle filosofiche discipline fu
affidata al rinomato Gregorio Ca
7" Dissertazioni Vossiane. Ve roprese, e la istituzione letteraria
nezia, 1752, T. 2, in 4. gli fu data dallo stesso Gravina,
26. Biblioteca della Eloquenza che severamente la dedusse dalle
Italiana di monsignor Giusto Fon regole e dagli esempli degli anti
tanini, colle annotazioni di Apo chi. Perlocchè giunto al suo quat
stolo Zeno, ivi, 1755, T. 2, in 4. tordicesimo anno, il Metastasio
Marco Forcellini dopo la morte scrisse il Giustino, tragedia com
dello Zeno procurò la stampa sì di posta secondo i precetti di Aristo
questa come dell' opera antece tele e collo stile del Trissino. Nel
dente. la età di venti anni perdette l'il
la stessa, Parma, 18o5, T. 2, lustre suo precettore, che moren
in 4. do, lasciollo erede di una facoltà
27. Lettere, ivi, 1752, T.5, in 8. di circa 15,ooo scudi romani: fa
le stesse accresciute ed e coltà, che il giovine poeta, divi
mendate da D.Iacopo, Morelli, ivi, dendo la sua vita tra le muse e i
1785, T. 6, in 8. piaceri, fra gli amici e la società,
28. Compendio della storia del dissipò ben presto. Onde sollecito
la repubblica di Venezia, ivi, 1774, di provvedere a suoi nuovi bisogni
in 8. Era già nel 1754 stato im parti di Roma e trasmutossia Na
presso nel tomo 2o della Storia poli.
del Salmon. Avvenne colà che dovendosi ce
29. Prose e poesie per circostan lebrare il giorno natalizio della
41
imperatrice Elisabetta Cristina, il rini rendeva prima che Napoli
Metastasio scrisse per tal festa gli fosse ceduto alla Spagna. Nell'an
Orti Esperidi: componimento che no 1754 morì la Bulgarini e la
ottenne infiniti applausi, e che fu sciollo erede di tutte le sue sostan
occasione che l'autore si legasse ze, il cui valore ad oltre 5o,ooo
con amichevole nodo alla valen scudi ascendeva. Ma egli non ac
tissima attrice Bulgarini, la quale cettolla, e con un atto, che nella
volle con lui dividere le sue for storia dei letterati sarà sempre me
tune ed averlo ospite e compagno. morabile, rinunziò alla eredità, ed
Sotto gli auspici di questa gene intera con ferilla al marito.
rosa benefattrice, ch' era del tea Dopo questo infausto avveni
tro e di ogni teatrale studio esper mento la vita del Metastasio trascor
tissima, il Metastasio si dedicò in se sempre placida e serena, sempre
teramente alla melodrammatica applicata agli studi, sempre piena
poesia, e prima scrisse in Napoli di gloria e di fortuna. Da una robu
la Didone, colà rappresentata nel sta e verde vecchiaia fu essa coro
l' anno 1724 (1), poi in Venezia, nata, e sino alla età di 84 anni e tre
il Siroe, e successivamente in Ro mesi prodotta. Alla quale pervenu
ma il Catone, l'Ezio, la Semi to venn'egli da violenta febbre as
ramide, l'Artaserse, l'Alessan salito, e fra il compianto de' suoi,
dro. Egli era già in noltrato in que ed i conforti della religione, man
sta gloriosa carriera, quando gli cò ai vivi il giorno 12 aprile 1782, e
uffici della principessa di Bel fu sepolto nella chiesa di s. Michele.
monte e della contessa di Althan, Di fiorini 4o,ooo lasciò eredi le sue
avvalorati dal voto con animo no sorelle, e del resto della sua facoltà,
bile e liberale espresso da Aposto consistente in altri 9o,ooo fiorini,
lo Zeno, gli apersero l'adito alla nei donativi del principi ed in ar
corte cesarea, al cui servigio invi redi e suppellettili, il consigliere
tollo il principe Pio di Savoia, con Martinez, nella cui casa ebbe sta
lettera dei 5 agosto 1729. bile albergo ed ospitale tratta
mento.
Nominato perciò poeta cesareo
trasmutossi da Roma a Vienna, do Pietro Metastasio aveva dalla na
ve giunse nel mese di luglio del tura sortito un bello ed originale
l'anno 175o (2). Il Demetrio e la ingegno; e fedele ai consigli del
Issipile, che primi scrisse colà, gli primo suo maestro, egli lo coltivò
conciliarono tosto il favore della collo attendere assiduamente allo
corte ed i pubblici suffragi; onde studio dei classici autori antichi e
trascorsi appena tre anni, otten moderni, e soltanto cangiando di
ne dall'imperatore Carlo VI, ol genio si permise or ad uno or'ad
tre lo stipendio annuale di 5ooo un altro di farsi particolarmente
fiorini, anche la così detta tesore devoto. Da principio parve aman
ria di Cosenza, che altri 15oo fio te ed imitatore della Ovidiana
abbondanza; poi l'Ariosto repu
tava ad ogni altro poeta superiore;
(1) Sbagliò chi scrisse che fu rappre quindi della Gerusalemme libera
sentata per la prima volta in Venezia.
L'Editore. ta divenne si appassionato ammira
(2) Fu assai amara la separazione col tore che non poteva udirla o leg
la Bulgarini, che sinceramente a lui af gerla senza prorompere in escla
fezionata non volle impedirgli d'appro mazioni ed in pianto. Diurno e
fittare di così splendida fortuna. Meta notturno fu il suo meditare sulle
stasio sebbene lontano, conservò sempre
per essa il legame d'una viva amicizia. opere di Orazio, costante il suo
L'Editore. amore pel Guarino, nè mai dava
42
mano ad alcun lavoro senza che mi e la ingenuità de'suoi tratti (1),
prima vi si apparecchiasse colla Amava la gloria, ma non mendica
lettura di alcun brano dell'A va le lodi e l'interesse; la maligni
done. Oltre una tanta ricchezza tà, la gelosia non lo mossero giam
poetica, il Metastasio era altresì mai. Come santi riguardava i do
conoscitore della musica, che dal veri di figlio, di fratello, di amico;
Porpora gli era stata insegnata, e ed in materia di religione pensava
nella quale alcuni pezzi compose saggiamente che per la quiete del
che si diffusero poi colle stampe. la coscienza meglio fosse il crede
Anzi non si poneva mai a scriver re che lo investigare, e contro que
l'arie de' suoi drammi senza pri sta credenza non si permise mai
ma immaginare la cantilena che alcun atto o detto men che reve
poteva loro essere applicata; ed a rente e devoto. Era poi così aman
veva nello stesso suo scrittoio un te dell'ordine che pareva avesse al
piccolo cembalo, a cui di frequente suo metodo ed alle sue consuetu
accorreva per provare l'armonia e dini assoggettato il tempo, le cir
la facilità de'suoi versi. Niuno al costanze e gli accidenti medesimi;
pari di lui crucciavasi quando al onde inalterabile era la distribu
cun lavoro stava per cominciare, zione degli uffizi che alle singole
poichè pareva che non avesse nè ar ore aveva assegnato.
gomento, nè disegno, nè ordine, Fornito di sì belle doti il Me
nessuna idea, nessuna speranza : tastasio ebbe molti amici ed era
ma poscia stretto dal dovere, nelle degno di averne (2). Senza nomi
sue ore di studio ch'erano inaltera nare la Bulgarini, la principessa
bili, colla mano sui tasti del suo di Belmonte e la contessa di Al
cembalo e col suo scrittore in faccia,
tham, di cui si è fatta altrove men
la cui presenza per una singolare zione, egli visse in gioconda e
abitudine gli era necessaria, tor costante dimestichezza col con
mentava in mille modi il proprio te di Canale, ministro di Sardegna
ingegno, sinchè accendendoglisi presso la corte di Vienna, col ca
la fantasia rapidamente concepiva nonico Perlas di Breslavia, e spe
e dettava i versi più leggiadri ed ar cialmente coll'illustre cantore Fa
moniosi, di cui la italiana poesia rinelli Broschi, da lui chiamato per
giammai si arricchisse. Ne'quali una certa simiglianza di studi e
versi sempre l'affetto predomina, d'inclinazioni il suo caro gemello:
e contiensi una vera ed intera ri Che se l'aver piaciuto agli eccelsi
velazione della umana natura; on personaggi non ultima lode dee re
de pel maraviglioso talento ch'eb putarsi, il Metastasio seppe anche
be il Metastasio di penetrare be questa conseguire. Abbiamo già
ne addentro nel cuore e di farne veduto di qual favore Carlo VI
manifesti i sensi più riposti ed i più
arcani movimenti, non esiterem
mo a qualificarlo esimio filosofo, (1) Ricusò il titolo di conte che volea
se non temessimo che qualche fa dargli Carlo VI, la picciola croce di san
to Stefano di cui voleva insignirlo Ma
stidioso corrugasse la fronte uden ria Teresa; e perfino, ciò ch'era più
do chiamar filosofiche le metasta lusinghiero per un poeta, l'onore di
siane poesie. essere incoronato in Campidoglio.
L'Editore,
Come queste poesie, il cuore (2) Dalle lettere che di lui vennero
del Metastasio era puro, mobile, pubblicate dopo la sua morte appare
schiettissimo; nè mai le pompe ed ch'egli fu forse anche troppo inclinato
il fascino della corte poterono al alla lode. -
L'Editore.
terare la semplicità de' suoi costu
45 -
stati messi in musica dai più valenti erede fece coniare una medaglia in me
maestri di quel tempo. Gl'Italiani han moria dell'illustre suo amico, colla
no pressochè divinizzato il poeta ce leggenda : Sophocli italiano. Di tutti
sareo; ma anche gli stranieri gli rese i ritratti del poeta niuno è più somiglian
ro la debita giustizia: basta vedere te di quello di IIeinner, intagliato da
il giudizio che manifestarono Rous Mansfield, a meno che non fosse il busto
seau ( Dizionario di Musica, all'arti scolpito a Vienna da Vinnazar. Il cardi
colo Genie) e Voltaire (Dissertazione nale Riminaldi gli eresse nel 1737 un
indiritta al cardinal Querini, e premes altro busto nel Panteon di Roma, e
sa alla sua tragedia la Semiramide). Chi l'ab. Guido Ferrari compose il seguente
volesse poi conoscere quanto è stato distico da collocarsi sopra il suo sepol
detto pro e contra i drammi del Meta cro:
stasio, legga Andres (dell'origine, pro Dat patriam Assisium, nomen Roma, Au
gressi e stato attuale d'ogni lettera stria famam,
tura ); Francesco Franceschi lucchese Plausum orbis, tumulum haec urna Meta
stasio,
(Apologia di Metastasio); Arteaga (Ri Molti e molti scrissero la vita di lui e gli
voluzioni del teatro musicale italiano);
Laharpe (Corso di letteratura); Bertola tessero elogi. Se ne vegga in parte il
( Operette in verso e in prosa); Simon catalogo nel Dizionario critico di Bas
de de Sismondi (De la Littérature du sano; a cui aggiungeremo l'elogio di So
midi de l'Europe); Cardella (Compendio melli, i Secoli della letteratura italiana
della storia della bella letturatura) ; del Corniani, la Biografia Universale, e
e finalmente Schlegel (Corso di lettera la storia di Giuseppe Maffei. Anche l'in
tura drammatica ) colle bellisime note glese Burney ha pubblicato la vita e le
di Giovanni Gherardini. principali opere del Metastasio col se
Lungo sarebbe il ricordare tutti gli guente titolo: Memoirs of the Life, and
onori impartiti al Metastasio mentre in riting of Metastasio, ec. in tre volu
visse e dopo morte. Sono state incise mi, con figure. Robinson, 1796. - A
due raccolte delle sue produzioni musi compimento della presente nota, con
cali; l'una è di Canzoni, l'altra ha questo chiuderemo col dire che il nostro poeta
titolo : Arie sciolte e coro con sinfonia. meritò perfino gli encomi del difficilis
Gli furono fatti ritratti, incise medaglie, simo Baretti (Frusta letteraria ).
L'Editore.
e scolpite iscrizioni. De Martinez suo
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non lo avesse colla sua protezione proprio sdegno e cosparse i suoi
difeso. Questo illustre porporato versi di un veleno più che li
gli aprì poscia l'adito alla corte dei cambeo; onde increbbe a mol
principi Farnesi di Parma, dove il ti, e dovè sostenere acri contese, e
nostro poeta recossi nell'anno 1725 tra le altre nel 1757, quella ben
e dove ricolmo di benefizi ed in nota coll' improvvisatore p. Luca
ogni guisa onorato visse felicemen Domenicano, e nel 174o, l'altra
te sino all'anno 1751, in cui av più grave col collegio dei medici
venne la morte del duca Antonio, di Parma. In mezzo a tante ire ed
che fu l'ultimo dei Farnesi. Vi a tanti contristamenti ritiratosi
vente ancora questo duca, e col pa per alcun tempo a Venezia cesse
trocinio di lui, si adoperò il no ai blandimenti sociali e intese a
stro poeta per essere sciolto dai trovare nel giuoco e negli amori
vincoli che lo tenevano legato al una distrazione ed un sollievo; ma
chiostro, ma soltanto due anni do vi ebbe invece a patire nuovi dan
po la morte di quel principe, e ni, e si trovò oppresso da dure nei
per la protezione del cardinale cessità, da infermità pericolose, da
Bentivoglio ottenne dal papa Cle ardue difficoltà. Nè certo avrebbe
mente XII la implorata assoluzio le tristi vicende superato, se mol
ne sotto però alcune condizioni, ti amici con generosa sollecitudine
che in seguito da Benedetto XIV non fossero accorsi a riparare a suoi
furono tolte. Nell'anno 175 i ce mali, e sopra tutti il conte Sanvita
dendo alla contraria fortuna ed al li, il conte Algarotti e l'ambascia
le insidie che gli tendevano i suoi tor d'Inghilterra Holdernesse, che
emoli si ritirò a Genova; ma di là gli fu largo di protezione e di a
non cessò mai di volgere lo sguar 1uto.
do e il desiderio a Parma, e di tri Ma ebbero fine le sventure del
butare in ogni occasione voti ed Frugoni nell'anno 1749, quando
encomii a Filippo V re di Spagna, l'infante D. Filippo pel trattato di
ad Elisabetta Farnese moglie di Aquisgrana acquistò il dominio di
lui, ed all'infante D. Carlo, che poi Parma e Piacenza; poichè avendo
divenuto per diritto materno si saputo il nostro poeta guadagnar
gnore di quello stato lo richiamò si il favore del nuovo duca e del
nell'anno 1755, e gli assegnò sta celebre ministro Du Tillot, ebbe
bile stipendio. Fu questo però per stabile collocamento in quella cor
breve tempo goduto dal Frugoni, te, ed in essa ottenne onorevoli ed
poichè riaccesa la guerra in Italia utili uffizi; e fu nominato poeta di
e tornati gli Austriaci in possesso di corte ed ispettore degli spettacoli
Parma, egli per quanta cura vi po teatrali; e nel 175o essendo nato
nesse non potè mai acquistare la l'infante D. Ferdinando, venne
grazia del principe Lobkovvitz che dichiarato suo istitutore di lettere
gli comandava; onde nel 1756 ab italiane, e nel 1757, erettasi in
bandonò di nuovo quel felice sog Parma un'accademia di belle ar
giorno. ti, ne fu a lui conferito l'uffizio
Dopo questa partenza trascorse di segretario.
ro tredici anni che non furono fe La vita del Frugoni trascorse
condi al Frugoni che di biasimi, quindi tranquilla sempre, unifor
di amarezze e di angustie di ogni me ed onorata; se non che nell'an
genere. Perocchè irato alla fortu no 1752 sendogli morto un fratello
ma che gli si mostrava avversa ed egli portossi a Genova, dove gio
alle persecuzioni di cui pareva fat vandosi della celebrità del suo no
to segno, armò di poetici strali il me e producendo suppliche ed
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allegazioni in versi potè da quel se adulazioni inclinato: la qual trista
mato ottenere sulla sostanza del abitudine egli avea naturalmente
defunto un soccorso in denaro per contratta per essere stato dalla sua
pagare i suoi debiti ed una pensio condizione costretto a prendere
ne vitalizia, della quale fu lieto as per continuo argomento de' suoi
sai, potendo per essa, com'egli di canti e lauree e matrimoni e gior
ceva, mangiare il pane del padre mi onomastici e natalizii di prin
suo. Ma caduto infermo per lo in cipi e morti e guarigioni e mona
callimento di un'arteria verso la fi cazioni ed altre simili cose; per
ne dell'anno 1768, dettò un testa le quali il Corniani lo chiama il
mento pieno di espressioni di bene poeta di tutte le occasioni e di tut
volenza e di gratitudine pe'suoi ti i momenti. Questi difetti però
protettori ed amici; e quindi con del tutto spariscono ne'componi
fortato dalla religione e dando pro menti che sono di genere satirico
ve di cristiana compunzione mancò e berniesco: in questi la facilità,
a vivi nel giorno 2 decembre del la leggerezza, l'abbondanza, la
1768, nella età di 76 anni, e fu stessa negligenza giovano a con
onorevolmente sepolto nella chie dirli ed a rendere più saporite
sa della ss. Trinità di Parma. le facezie, lo stile più vibrato, più
Non puossi rivocare in dubbio acute le punture. Ma dove richie
che il Frugoni sortito avesse dalla desi calore di sentimento, forza
matura un esimio talento poetico. di dialogo, azione e movimento,
Trovasi infatti ne'versi di lui unaallora pare che il nostro poeta di
splendida magniloquenza ed una venga minor di sè stesso; perloc
maravigliosa ricchezza d'immagi chè infelici e non applaudite fu
mi e di concetti, per cui diveniva rono le prove che fece nell'arte
no per lui fecondissimi quegli ar drammatica.
gomenti che aridi e sterili sono Eccettuato un Ragionamento
pegli altri; onde con ragione dice sulla volgare Poesia e qualche let
va il conte Rezzonico che i com tera non si pubblicarono del Fru
ponimenti dell'ab. Frugoni hanno goni colle stampe se non che poe
il colorito di Tiziano e la copia di sie dei tre generi da noi indicati,
Paolo. Non sono però que versi cioè poesie liriche, piacevoli, sati
immuni da censura. Per comune riche e drammatiche; delle quali
sentenza scarsa è la sostanza che le prime furono lodatissime, le
racchiudono, e sono poveri di pen altre biasimate, spregiate le ulti
sieri vigorosi e di sode invenzio me. Di tutte le opere frugo
ni; ed il Baretti spregiando quel miane fece la prima edizione nel
le poesie eleganti ed armoniose, 1779 l'insigne tipografo Bodoni
le in nove volumi e
distribuendo
ma frivole spesso ed insignificanti,
le chiamava per derisione Frugo premettendo ad esse le Memorie
storiche e letterarie della vita del
nerie. Si aggiunga che la singola
re facilità con cui il Frugoni det poeta dettate dal conte Gastone
tava i suoi componimenti pareva della Torre di Rezzonico(1). Quasi
che non di rado lo distogliesse dal
comporli con diligenza, dal cor (1) L'edizione Parmense ilfu dapprin
di nove volumi; ma Rezzonico
reggerli, dal limarli; perlocchè cipio un decimo di supplimen
sovente gli scorrevano dalla penna promettevane
to, che non uscì in luce lui vivente,
versi negletti e disadorni, per non ma cosa incredibile a dirsi, si pubblicò
dire pedestri e triviali. Oltre a ciò in questo secolo. La Raccolta frugonia
na poco piacque universalmente, e per la
gli si dà taccia di essere stato trop soverchia
po largo di encomi, troppo alle moltiplicità dei componimenti
nello stesso tempo l'altro tipo Concluderemo il presente si
grafo Bonsignori di Lucca intra colo con alcune parole del sulloda
prese una simile edizione, in to conte Cerati, il quale nel suo
cui, invece del Ragionamento sul "
così scrive: º Fu il Frugo
la poesia e della vita del Poeta, mi di mezzana statura, piuttosto
stampossi un elogio di questo scrit pingue, di fronte spaziosa, di na
tore dal conte Cerati di Parma e si so aquilino, di volto bruno ed ac
aggiunsero oltre a 2oo componi ceso. Ebbe le membra ben forma
mimenti per cui a quindici ascese te e gli occhi di lui spiravano fuo
il numero dei volumi. In seguito co. Bastava rimirarlo per ricono
le edizioni si rinnovarono e si scervi il poeta. ... Il discorso di
moltiplicarono; sennonche meglio lui era sperto, spazioso, acuto, pe
provvedendo alla fama dell'au netrante come i suoi versi. Era a
tore e al decoro delle lettere ita menissimo nella società degli ami
liane pensossi da alcuni di fare una ci, quantunque alcune volte la vi
scelta fra i moltiplici componimen vace urbanità degli scherzi s'i
ti, che prima pareva che fossero nasprisse e divenisse satirica. Ra
stati pubblicati coll'unica mira di gionava assai volentieri delle cose
accrescere il numero e la mole dei proprie, nè era molto lodatore del
volumi (1). le altrui (2). »
Gs V.
di, uomo e per santità e per dot Se non che per quanto fosse
trina chiarissimo, che fu generale l'amor suo alla poesia, col crescere
della congregazione, indi creato della età, a poco a poco si tolso
vescovo di Chioggia da Benedet dal consorzio delle muse, e per
to XIV. chè troppo leggera occupazione
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gli sembrava ad uomo che doveva pieno di atroci e vili ingiurie, soffo
ad altro e più severo studio tenere cando la caldezza del temperamen
il pensiero, e perchè gli amici il to, non volle rispondere a modo
confortavano di continuo onde le nessuno. Ma poscia di continuo
canore baie ponesse da un canto eccitato dal Quirini perchè quelle
e tutto l'animo intendesse alla insolenze non volesse lasciare sen
teologia nella quale si era già ac za risposta a danno de'nostri e della
quistata molta fama, e riusciva a chiesa, ed avendo dato maggio
grande vantaggio di sè e della re impulso all'eccitamento me
chiesa contra gli eretici. desimo l' autorità del Pontefice,
Abbandonata dunque e per sem che mostrava come una risposta
pre la poesia, ed altrove e con più avrebbe pure amato che si fa
prò rivolto anche quel tempo che cesse, il Trombelli dovette obbe
innocentemente le accordava, tras dire. Il fece ma non col nome sue,
se da antichissimo codice e man bensì col finto di Filalete Afobo,
dò, con molto applauso per le ed il fece con tanta mansuetudi
stampe, i Sermoni del vescovo ne e tanta dottrina, e tanta poli
s. Antipatro; poscia tutto si mi tezza, che il Kieslingio gli scris
se intorno all'opera sua de cul se, deposta ogni animosità, che si
tu Sanctorum. trovava convinto dalle sue ragioni,
Per premio intanto de suoi stu ed il pregò di accordargli la sua
di, e per eccitamento a maggiori amicizia, e commise a Bologna
cose, vacando nel 1757 l'abbazia che gli fosse disegnato ed intaglia
goduta dal padre Passini, fu elet to il ritratto per averlo sempre
to a quella dignità e la tenne per presso di sè, ed il donò delle sue
dodici anni. In questo tempo compi opere. Mirabile esempio, che sarà
e fece di pubblico diritto l'opera lodato, ma non seguito nelle di
sovramentovata del culto dei san sputazioni sì scientifiche come let
ti. Appena comparve, in Italia e terarie.
fuori ottenne universali suffragi, Riferendosi quest'opera negli
insino il dottissimo pontefice Be Atti di Lipsia nell'anno 1746, fu
medetto XIV se ne mostrò assai lodata con le seguenti parole: Ce
contento, del che ne scrisse con lebramus merito Auctoris diligen
molta consolazione all'autore il tiam, ordinem et moderationem,
celebre cardinale Quirini. ingenue fatentes, haud facile de
Il Trombelli in essa, ove gli ac prehensum iri, inter Pontificios
cade di dover ribattere le accuse quemquam, qui telam propositam
degli eterodossi contra le discipline tam plane, et tam temperanter de
della chiesa cattolica usa di somma teacuisse sit ea istimandus etc.
dolcezza, nè mai nomina alcuno Portatosi a Roma il Trombelli,
fra essi; imperciocchè molto savia non è a dire come bene fosse ac
mente pensava che le ingiurie e colto ed accarezzato dal pontefi
le durezze non valgono a mutare ce, talchè tutti aspettavano che sa
l'altrui opinione, benchè fallace, rebbe innalzato a maggiore eccle
ma che la pienezza delle ragioni siastica dignità, ma sebbene fos
con tranquillo animo esposte, e segli più volte aperto il campo,
con buon raziocinio condotte, pos nondimeno ei mai non volle chie
sano meglio raggiungere lo scopo dere alcuna cosa per sè, e quan
a cui si mira. Così quando seppe tunque per suo mezzo molti otte
che il Kieslingio in Germania nessero grazie, egli evidentemen
scrisse contra l'oi era sua un libello te mostrò come più di quanto era
che p è presto che di ragioni, era non bramava di divenire.
53
In frattanto che la sovra accen con che sono trattate. Quella che
nata opera compiva, ad altra rivol fra le altre ottenne maggiore ap
geva il pensiero : e siccome aveva plauso fu la ricerca intorno l'in
fatta sua delizia quella di studiar ventore della bussola, ed il tempo
codici, al che non leggero impul in che prima fu usata in Europa.
so aveva avuto anche in Roma, ove Altro libro che onorò la sua pie
fra esso ed alcuni suoi amici mac tà fu la vita e le geste di Maria SS.
que controversia intorno la età di Ma giunto al settuagesimo se
un manoscritto, gli venne talen condo anno di sua età incomin
to di mandarne molti per le stam ciarono a tormentarlo i malori di
pe. A questo suo lavoro associò il
un idrocele, di un erpete invec
dottissimo Mingarelli e pubblica chiato, e la debolezza provenuta da
rono con reciproche annotazioni tanto ed istancabile studio. Nondi
l'opera che ha per titolo Veterum meno più potendo lo spirito che
Patrum latinorum Opuscula nun sovrastava agli acciacchi della car
quam antehac edita. In questa si ne, e che non voleva darsi per vin
contengono moltissimi opuscoli to, si mise a comporre un Tratta
preziosissimi che furono da quei to dei Sacramenti, il quale però
dotti uomini e diligentmente stu non compi, perchè nel 1784 so
diati in quanto alla correzione del prappreso da acuti dolori allo scro
testo ed illustrati con somma eru to, entro ventiquattro ore rese
dizione. l'anima a Dio. Visse ottantasette
Questo lavoro assai pregiato fu anni.
seguito da altro che pure ebbe Fu il Trombelli dotato di tutto
grandissima approvazione e che fu le cristiane virtù; che se volessi
quello che ha per titolo: Memorie mo cercarne i difetti, troverem
istoriche concernenti le due ca mo ch'egli è stato assai trascuran
moniche di s. Maria di Reno, e di te nel proprio vestimento, forse
s. Salvatore ; nelle quali, tutte le un po'troppo tenace della propria
vicende che per guerre o per altri opinione; focosissimo per tempe
accidenti ebbero, narra molto det ramento, benchè con molta forza
tagliatamento. E siccome questo sapesse anche moderarsi.
starsene di continuo fra i codici, Benedetto XIV e Maria Tere
e l'osservarli con ogni accuratezza sa imperatrice n'ebbero grande
gli aveva grandissima pratica ac estimazione. Vittorio Amedeo re
quistato, volle dettare un libro di Sardegna l'invitò a professare
accomodato per tutti onde cono teologia nella università di To
scerne speditamente la età, e, che rino, ma inutilmente, perchè il
è più anche difficile, il modo di Trombelli troppo atmava ii suo
sceverare i legittimi dai falsi. monastero. Da Giuseppe Langra
Perciò mise in luce la sua arte di vio d'Assia Darmstadt ebbe in
conoscere i codici nel 1756, e fu dono un ricchissimo calice.
ºpera che piacque assai a quei gior Accrebbe col proprio di libri a
mi e che ebbe più edizioni, ma stampa e codici la biblioteca del
che a nostri è affatto inutile dopo proprio convento e vi aggiunse un
l'insigne libro delle Istituzioni museo numismatico insigne. Ad a
Diplomatiche del Fumagalli. mici ebbe gli uomini più insigni
Nel 1746 senza sua saputa fu del suo tempo in Italia, e molti
aggregato all'Istituto di Bologna forastieri.
ed in quegli atti fece stampareva
rie sue memorie di molto interes
º º per l'argomento, e pel modo
54
SUE OPERE A srAMPA. 17. De Sacramentis per Pole
1. Favole originali. Bologna, micas, et Liturgicas Dissertatio
175o, in 8. nes distributi, ib., 1769-81, Tomi
2. Le Favole di Fedro volgariz 15, in 4.
zate. Venezia, 1735, in 8. 18. De Acus nautica e inven
Furono ristampate più volte. tore. Trovasi nel Tomo II dei
5. Le Favole di Avieno e di Ga Commentarii dell'Istituto di Bo
bria volgarizzate, ivi, 1755, in 8. logna. Fu anche tradotto in te
4. Le cento Favole di Faerno desco dal Kieslingio.
ec. tradotte, ivi, 1756, in 8. 9. De numismatis quibusdam
5. De cultu sanctorum. Bono gallicis dono datis ad Acade
niae, 174o, T. 6, in 4. miam instituti Bon. a Tithono Til
6. Dissertatio Epistolaris in leto. Sta nel Tomo IV dei suddet
quasdam veteres Litanias. ti Commentarii.
Sta nel T. 52 della R.º Calogerà. 2o. De tela ex genistarum cor
7. Priorum quatuor de Cultu ticibus confecta. Sta nello stesso
SS. Dissertationum vindiciae ad volume.
versus Kieslingium. Bononiae , 21. Due lettere, una italiana,
1751, in 8. l'altra latina, allo Zaccaria spie
8. Veterum Patrum latinorum gando due calendarii che questi
Opuscula nunquam anteliac edi aveva mandato al Trombelli.
ta. Bononiae, i 75 -55, T. 2, in 4. Stanno ambedue negli Anecdocto
9. Memorie istoriche concer rum medii aevi. Torino, 1755.
nenti le due canoniche di s. Ma 22. Lettera al reverendissimo
ria di Reno, e di s. Salvatore, ivi, p. Edoardo Corsini ec. Sopra una
1752, in 4. - medaglia di Licinio Augusto col
io. S. Antipatri Episcopi ser motto Fund. Pacis.
mo de B. Virgine, cum adnotatio 25. Altre tre lettere circa altra
nibus. Trevasi nel Tomo 45 della medaglia, una del Trombelli, due
Raccolta Calogerà. del p.Zocconi, Bologna, 1761,in 4.
I 1. Arte di conoscere l'età dei 24. Vita del B. Arcangelo Ca
codici latini ed italiani. Bologna, netoli, ivi, in 4. e Venezia, 1785.
1756, in 4. Fu più volte in Bologna
ed altrove ristampato. Manoscritti suoi che si conser
12. Mariae SS. Vita, ac gesta, vavano nel suo convento, ma che
cultusque illi adhibitus, per dis ora non si sa ove sieno.
sertationes descripta. Bononiae,
1761, T. 6, in 4. 1. Machabeorum libri I. et II.
15. Ordo Oſſiciorum, Eccle da esso illustrati con annotazioni.
siae Senensis ab Oderico eiusdem 2. Dissertazione intorno un poz
Ecclesiae Canonico anno 1 1 15 zo antico ritrovato nel territorio
compositus, et nunc primum a D. Bolognese.
Jo: Chris. Trombellio etc. editus, 5. Annotazioni marginali alla
et adnotationibus illustratus, vin sua vita di M. SS.
dicatusque, ib., 1766, in 4. 4. Osservazioni intorno varii
14. Trattato degli Angeli Cu codici della Biblioteca del suo
stodi. Bologna, 1747, in 4, e di Convento.
nuovo nel 1767. 5 Lettera al cardinale Quiri
15. Vita e culto di s. Giuseppe. ni intorno antichissime litanie
Bologna, 1767, in 8. trovate sui cartoni di un codice
16. Vita e culto de'ss. Gioacchi di Lattanzio.
no ed Anna, ivi, 1768, in 8. GIAMBATisTA BAsEccio.
55
BEANI (PADRE PAcifico). Na rito in Ferrara, indi dopo tre an
cque in Brescia da Giacomo e Lu mi fu creato professore di teolo
cia Picinelli l' 1 1 settembre del gia, cattedra che non dismise se
l'anno 1775, entrambi di onorata nonchè nel 18o7, trigesimo terzo
famiglia. Avendo il fanciulletto di sua età. Mentre professava que
dimostrato insiuo da primi anni ste discipline, incominciò a dar
indole egregia, prontezza di con saggi di sacra eloquenza nella me
cepire e memoria tenacissima, fu desima Ferrara, e ciò avvenne nel
amato oltre ogni credere dai ge 18o2. Insino da primi tentativi
nitori, i quali desiderosi che tan del pulpito, fece conoscere quale
te doti non avessero ad andarsene " divenuto in appresso, ed
perdute, il collocarono di buon'ora il celebre Minzoni ch'ebbe ad a
alle scuole convenienti, ove rapi scoltarlo, non solo lodollo assai
damente e valorosamente trascorsi presso tutti, intimamente convin
i penosi principii delle lettere, to della prestanza del giovine ora
giunse ad istudiare rettorica; vi tore, ma volle anche essergli ami
ebbe a maestro don Francesco Ma co. Le prime non furono che ora
goni, indi per la filosofia ascoltò zioni staccate e per circostanza:
i precetti dei sacerdoti Faitini e ma il primo suo quaresimale inte
Marini. Dato per temperamento ro disse in Parma nella chiesa del
alla quiete interna, e desideroso l'Annunziata, ove si portò perchè
della solitudine, fu suo voto di ordinatogli dai superiori, ed ove
cercarla fra le sacre mura di un alla scarsezza del tempo accorda
chiostro, talchè nel quindicesimo to, dovette supplire vegliando le
anno di sua età presceltosi l'ordi notti pcr compiere il necessario
ne di s. Francesco della minore numero delle orazioni che gli man
osservanza, ne vestì l'abito in san cavano. Gli applausi furono uni
Giuseppe di Brescia. Quivi conti versali, già ovunque si proclama
nuando gl' incominciati studi fi va il suo nome, ed il Deani era
losofici, giunto a diciassette anni, posto accanto ai primi oratori del
vi sostenne pubblica tesi, con som tempo suo. Con la fama fu anche
ma lode datagli dagli ascoltanti, universale il desiderio di udire da
dai giudici e dagli oppositori. ln. lui la sacra parola, poichè le prin
di messosi alle severissime disci cipali città si disputavano la glo
pline teologiche vi fece tanto pro ria di averlo. Ben tosto Roma, Mi
fitto da sostenervi altra pubblica lano, Firenze, Bologna, Venezia,
tesi con uguali e forse maggiori Torino e molte altre l'accolsero con
encomii. Giunto l'anno tristissi onore e 'l colmarono di lodi. Da
mo 1796 in che da per tutto era per tutto trovava immenso nume
disordine e lutto, gli altari e le ro di ascoltatori, e da per tutto
corone si calpestavano, e tanti in desideravasi ascoltarlo di nuovo;
nocenti erano spogliati di ogni segno irrefragabile della potenza
avere e della vita, il Deani sem dell'oratore che sapeva ad un tem
Preppiù cereando nascondersi alla podestare la pietà e la meravi
Procella e fra quelle mura trovan glia, il piacere e la divozione. Le
do la santa pace dello spirito, pro prediche di lui a quei dì più ap
nunziò il voto solenne, e prese il plaudite furono quelle del Sagrifi
dolce nome di Pacifico. zio della Messa, del Pianto della
Allargatasi ben tosto la fama Religione appiè del Calvario,
della sua dottrina unita alla som delle Persecuzioni sofferte dalla
ma pietà, fu chiamato a leggere Chiesa, della Predicazione degli
filosofia nel monastero di s. Spi Apostoli, della Provvidenza. In
56
queste non solo mostrò eloquenza devesse giungerlo immatura, e
robusta, sodo e convincente ragio nel colmo de' suoi trionfi. Nell'a
mamento, ma lontano dal credere gosto del 1824 fu soprappreso da
che le idee non abbisognino di uno di quel malvagi tumori che si
gentil veste onde essere esposte appellano favi vespai, e questo gli
agli spettatori, usava di eleganza si apprese alla mano sinistra. Il
bastevole nella dizione, e di gran morbo ben tosto fece rapidi pro
devaghezza e varietà d'immagini. gressi talchè i medici vennero nel
Sonora e piacevole aveva la voce, la opinione di risccare quel mem
e 'l gesto composto quale a sacro di bro. Pacifico lungi dal dolersene
citor si appartiene, ma nello stesso si mostrava tranquillo, lasciando
tempo vivace ed espressivo. Tutti che di lui si facesse ogni cosa, ma
accontentava ; i dotti con la sal fu inutile; perchè il malore avan
dezza del ragionare, i men dotti zando ad altre parti, di subito
vinceva colla rapidità delle imma mise agli estremi l'infermo, il qua
ini. le con la pace del giusto e confor
Continuando l'apostolico mini tato dalle estreme consolazioni
stero, senza che mai gli venissero della religione, nella fresca età di
meno i favori di ogni classe di anni quarantanove passò a godere
persone, giunse quel tempo in l'eterna desiderata beatitudine il
che dovette deporre per sovra dì 24 ottobre dell'anno 1824.
no comando quell'abito che aveva SUE OPERE.
vestito con tanto amore. Il depo
se, ma nondimeno fedele all'isti 1. Panegirico di s. Giovanni
tuto, visse vita monastica anche Buono comprotettore di Mantova.
fuori del chiostro, nè mai volle Mantova, 181o, in 8.
dignità ed impieghi che pure in 2. Orazione parenetica pelcom
buon dato e nobilissimi gli furono pimento della nuova Cattedrale
offeriti. Non altro desiderio nu di Brescia. Brescia, 1815, in 8.
triva da quello in fuori che fossero 5. Orazione funebre del padre
rimessi i conventi e poter tornar Giovita Da-Ponte, parroco di s.
sene fra quei fratelli che aveva Alessandro di Brescia. Brescia,
teneramente amati. Nel 1815 pa 1814, in 8.
pa Pio VII, di sempre cara me 4. Delle rovine di Brescia, ser.
moria, l'aveva nominato a vesco mone evangelico. Brescia, 1815 ,
vo di Zante e Cefalonia, ma il in 8.
Deani sempre fisso di non rima È orazione fatta per commemo
mersi altro che semplice monaco, razione dello scoppio di una pol
pregò gli amici, de quali le virtù veriera in quella città, avvenuto
sue gli avevano procurato larga nel 1769.
copia, e potentissimi, onde il san 5. Panegirico in onore di santa
to padre il sollevasse da quell'inca Marcellina Vergine, sorella dei
rico. Questi fatta grazia alle pre santi Ambrogio e Satiro, detto in
ghiere, gli accordò la libertà, di Milano per la traslazione del sa
cendo, che se il padre Pacifico cro suo corpo nella Basilica Am
bramava "é" il lasciereb brosiana. Milano, 1816, in 8.
be tranquillo. Così altri incarichi 6. S. Alessandro martire e cit
rifiutò, datosi per intiero a quel tadino Bresciano, Orazione. Bre
solo di procurare il miglioramen scia, 1816, in 8.
to del costumi per mezzo del pul 7. Elogio funebre del p. Emma
pito. A questo fu infaticabile in nuele Aponte della compagnia di
sino alla morte che era decretato Gesù. Bologna, 1816, in 8.
5
In questa Orazione il Deani di Pietro Bembo, governatore ai
sfogò il suo affetto verso lo Spa la repubblica veneta al Zante, fu
gnuolo Aponte che gli fu maestro causa della nascita di Antonio in
di lingua greca. quel mite cielo.
8. S. Angela Merici, Orazione Tornati i di lui genitori in pa
recitata in Brescia nella Basilica tria, che Antonio non toccava an
di s. Afra. Brescia, 1817, in 8. cora il secondo anno, dopo breve
9. S. Francesca Romana. Pa dimora si trasferirono con esso a
negirico. Roma, 1819, in 8. ragione dell'impiego in altra cit
io. Elogio di s. Flaviano Es tà dello stato veneto, e l'istruzio
prefetto di Roma e martire. Ro ne di Antonio andò sempre va
ma, 1819, in 8, e Torino, 1825. riando giusta gl'insegnamenti dei
i 1. S. Giacinta Marescotti. Pa diversi maestri, cui fu affidato; e
negirico. Roma, 1819, in 8. studiata prima la logica dell'elo
12. Elogio funebre del canoni quenza si distinse fra i tanti di
co Francesco Barbera. Milano, scepoli in modo che a soli quindi
182o, in 8. ci anni compose tre diverse ora
15. Elogio funebre di Stefano zioni scolastiche che riuscirono
Antonio Morcelli, Prevosto di assai applaudite.
Chiari. Chiari, 182 1, in 8. Sotto la disciplina del dotto Pa
14. L'invenzione del corpo di vanello si applicò Antonio Cagnoli
s. Francesco d'Assisi. Orazione in Vicenza allo studio della lingua
parenetica. Milano, 1822 in 8. – greca, chiave d'ogni scienza e
Modena, 1822, in 8. gentilezza: fra le traduzioni le due
15. La Sacra Sindone. Orazio prime orazioni d' Isocrate, dove
ne. Torino, 1825. fossero stampate, proverebbero,
In quest'anno 1825 il Deani quanto gagliardo e vivace fosse il
aveva predicato a Torino, e tale di lui ingegno, mentre a giudizio
fu l'aggradimento universale, che d'uomini intelligentissimi alcuni
la Maestà di Carlo Felice re di traduttori anche canuti se ne ono
Sardegna, volle clementemente rerebbero.
invitarlo a predicarvi di nuovo Seguendo egli il padre nelle
nel 1826, locchè non potè aver diverse cancellerie della repub
luogo per la morte del Deani. blica sentiva un gran vòto e sperò
16. Orazione pei funerali cele d'aver trovato applicazione più de
brati nella Cattedrale di Brescia gna della sua mente col seguire di
alla santa memoria del sommo 5o anni, cioè nel 1772 in qualità
Pontefice Pio VII. Brescia, 1825, di segretario privato e più qual
in 8, e Torino, 1825. compagno ed amico nella missione
17. Panegirico di s. Antonio di di Spagna l'ambasciatore veneto
Padova, Torino, 1824, in 8. Marco Zeno. I dispacci dell'am
GIAMBATisTA BAsEcciol bascieria, che in originale conser
va il nipote Ottavio Cagnoli, ove
fossero di pubblica ragione prove
CAGNOLI (ANTonio), era na rebbero esuberantemente, qual ge
to nel 29 settembre 1745 nell'iso mio nutriva il Cagnoli, mentre in
la del Zante da Ottavio Cagnoli e senato accadde più volte sentir
da Elena Terzi, Veronesi, che di fragorosi gli applausi alla lettura
ºndevano stirpe antiquissima, di quelli
lie sacra, hic genus, hic majorum Gli studi morali-filosofici furo
ºlta vestigia. La circostanza no la principale sua occupazio
º essere il padre di lui cancelliere ne, durante la dimora a Madrid
58
che ebbe fine col 1775, essendosi calcoli più facili per giungere al
recato il Cagnoli coll'ambascia fine delle dimostrazioni. -
liani prescrisse esso che la Società Tornò nei pochi momenti d'ozio
Italiana e il suo presidente tra a svolgere i copiosi registri delle
sferissero in Milano il loro sog osservazioni astronomiche, accu
giorno. mulate prima in Parigi indi a Ve
Invano oppose il Cagnoli varie rona, conducendo a termine un
e potenti ragioni per non togliersi catalogo di stelle fisse non senza
alla quiete domestica, ai propri serbare una tal quale regolarità
stromenti astronomici ed ai rela nel lavoro, mentre ad ogni mez
tivi studi, motivando essere la So zo grado di declinazione stabilir
cietà Italiana dotata dal Lorgna voleva la posizione di quattro stel
con annui ducati 2oo d'argento che le non minori della sesta gran
l' Accademia Agraria corrispon dezza, trascelte a circa sei ore di
der doveva come esecutrice testa distanza l'una dall'altra: ma il
mentaria, e che forse nel caso che firmamento non essendo nell'or
la società si distaccasse si potevano dine in cui il Cagnoli conformato
perdere. Venne da Bonaparte di voleva il proprio lavoro, fu desso
sposto che gl'istromenti astrono forzato in qualche spazio a non
mici fossero pagati al Cagnoli dal comprendere stella alcuna, anzi
la repubblica Cisalpina, collocan limitandosi a sole 5oo escluderne
doli nell'Osservatorio di Milano, alcuna delle cospicue.
ove il Cagnoli stesso abiterebbe L'esattezza usata dal Cagnoli
cogli altri famosi astronomi, O in tal dpera fu comprovata col pa
riani, Cesaris, ec.; che alla Società ragone del grande catalogo paler
Italiana sarebbero pagati annui mitano del celebre Piazzi, e rico
franchi 9ooe per dote alla mede nobbero gli astronomi con mara
sima: e si troncarono in tal modo i viglia e con lode del Cagnoli,
vincoli coll'Accademia d'agricol com'esso, fornito d'istromenti di
62
grandezza mediocre abbia potuto OPERE PUBBLICATE.
ottenere un sì valido consenso. Methode pour trouver la situa
Ristampò egli il suo catalogo in tion de l'Equateur d'une plane
lingua francese e lo corredò delle te; memoire insere dans le tome
speciali tavole d'aberrazione e X des Sgavans étrangers de l'A
mutazione, calcolate in grandissi cadémie des Sciences de Paris,
ma parte dal nipote di Cagnoli, fa1785.
cendone generoso dono agli astro Trigonometria piana e sferica.
nomi tutti d'Europa. Parigi, 1786, in 4.
Nel 18o2 fu prescelto a rappre E stata pubblicata nell' anno
sentare la scuola militare di Mode stesso la traduzione francese di
ma ai comizi di Lione, ov'egli re Chompré.
cossi infatti col nipote. Degli inconvenienti che na
Stanco al fine dalle diuturne scono dal regolare gli orologi al
fatiche chiese a riparo della mal tramontar del Sole, o come an
ferma sua salute un riposo, che a che dicesi all' Italiana, Disser
mal in cuore il ministero della tazione. Venezia, 1787, in 8, e in
guerra accordavagli per non priva Roma.
re quegli allievi di tanto maestro; Méthode pour calculer les lon
ma finalmente nel 1807 potè far gitudes géographiques d' aprés
ritorno in Verona suffragato da l'observation d'eclipses de Soleil
una vitalizia pensione. ou d' occultation d'etoiles : Mé
Godeva egli in seno alla fami moire couronné par l'Académie
glia, che lo amava senza limiti, des Sciences de Copenhague; Ve
quella vita che è dono dell'uomo rone, 1789, in 8.
illibato e che mai sempre riconob Almanacco con diverse notizie
be la sua felicità ne principii in astronomiche adattate all'uso co
concussi della propria religione, mune, T. 16, in piccolo 8. dall'an
quando nel 6 agosto 1816 per un no 1787 al 18oi, e dal 18o5 al 18o6,
colpo apopletico passò alla vita inclusivamente. Verona e Mo
celeste nella contemplazione del dena.
sommo Dio e forse di quei sistemi
planetari che fossero, come era
persuaso, a premio di quelli cui ai posteri in perpetuo la memoria d'un
veniva concessa la beatitudine del si distinto ingegno, come quello del
Cagnoli ! Il marchese Ippolito Pinde
regno de'cieli. montepianse la perdita del dolcisimo a
Appartenne a 2 r accademia le mico nel sonetto che piace qui ripubbli
più cospicue d'Europa: gli uo care. Così venisse una volta secondata
mini i più dotti mantennero con quell'impulsione !
esso una frequente corrisponden Spirto divin, che sui lucenti giri
za; fu creato da Napoleone cava Salisti a far tra gli angeli soggiorno,
liere della corona di ferro. Dove le stelle a cui levasti un giorno
Felice l'uomo che modesto nei Sì dotte ciglia, or sotto il piè ti miri;
modi, nei concetti savio e pruden Se v ha chi in riva d'Adige sospiri,
te, liberale e benefico con i pove Cercando spesso con gli sguardi intorno
E un nobil muro non veggendo adorno
ri, onesto e cortese lascia di sè un D un'immagine tua, che in marmo spiri,
desiderio si affettuoso e si tenero
come l'ha lasciato il Cagnoli (1). Già non duolsi per te, cui nulla or cale
Di questi onori, onde s'ammorza il gusto,
Tosto che verso il Ciel battesi l'ale.
(1) Pur troppo i desiderii de Veronesi
e degli oltramontani non furono com Per la Patria si duole, e il duolo è giusto;
piuti, non vedendosi sorgere in Vero Poichè non al tuo ben, spirto immortale,
na un monumento atto a tramandare Alla gloria di Lei manca il tuo busto.
65
Osservazioni meteorologiche, gio 1788 osservate in Ve
rona,
dall'anno 1788 al 1796, T. 7, in 8.
Storia dell'Accademia di Agri Vol. V. Osservazioni meteorologi
coltura commercio ed arti di Ve che fatte in Verona negli an
rona per l'anno 1792, in 8. ni 1788, 1789 (nell'indice
Ricordi d'un Cittadino, ec. O si legge per errore i79o).
puscolo di 5 pagine, Verona, 1797. Della longitudine di via
Notizie astronomiche adattate determinata con osservazio
all'uso comune (raccolte dai sud mi astronomiche.
detti almanacchi), Modena Vol. I, Della latitudine e delle re
1799, Vol. II, 18o2, in 8. frazioni di Parigi e di Vero
Dette compresovi i capitoli a na, e dell'obbliquità dell'e
stronomici negli almanacchi 18o5, clittica.
18o6, Milano, 18 18. VI. Osservazioni meteorologi
Sezioni comiche. Modena, anno che fatte in Verona negli
X, (18o1). anni 179o, 1791.
Trigonometria piana e sferica. Nuovo e sicuro mezzo per ri
Edizione seconda notabilmente conoscere la figura della ter
ampliata. Bologna, 18o4. ra (1).
Detta tradotta in francese da Osservazioni astronomiche.
Chompré. Parigi, 18 o8. VII. Cose trigonometriche.
Catalogue de 5o, etoiles, sui Osservazioni meteorologiche
vi des tables relatives d'aberra fatte in Verona negli anni
tion et de nutation. Modène, 18o7, 1792, 1795.
in 8. vinº "i Degli elemen
Compendio della Trigonometria ti spettanti alla teoria della
piana ad uso degli Aspiranti alla rotazione solare e lunare.
scuola militare in Modena. Mode Delle differenze finite nella
na, 18o7. Trigonometria.
Dell'utilità dell'Alcali volatile VIII. Parte II. Della più e
fluore nelle morti apparenti ec. di satta costruzione delle carte
Le Sage, traduzione dalla secon geografiche.
da edizione francese. IX. Formule per correggere le
Soluzione diretta e semplice del deviazioni d'un istrumento
problema sul più breve crepusco de' transiti.
lo, Paris. Encrclopédie, Art. Cre X. Parte II. Catalogo di stel
puscule. le boreali.
Soluzione diretta e semplice, XI. Supplemento al Catalogo
del Problema – Trovare l'elon di stelle.
gazione di Venere al tempo del XIV. P.e I. Notizie astronomiche
maggiore suo splendore. Paris.
Art. Venus de l'Encrclopédie. (1) Questa memoria fece da princi
pio poca sensazione. Ma nel 1819 Baily
la fece ristampare a Londra collo sco
Memorie inserite negli Atti po di distribuirla ai suoi amici; e una
della Società Italiana. nota messa nel Philosophical Magazine
del mese di maggio 1822, e nella Biblio
théque universelle del successivo luglio,
in occasione dell'analisi delle tavole
Vol. III. Delle stazioni del pianeti.
astronomiche dello stesso Baily, richia
IV. L' opposizione del nuovo ma all'attenzione degli astronomi que
pianeta osservata nel 1788. sto bel monumento dell'ingegno del
i" digressioni di Mercurio Cagnoli.
e di Venere in aprile o mag L'Editore.
64
di Germania comunicate al tri, che il suo maestro gli manda
l'Italia. va in giro fra i letterati suoi ami
ci, e molte lodi ne riscuoteva per
Negli atti dell'Istituto Nazio sè e pel discepolo. Vacato un po
nale Italiano. sto di studio per la pisana univer
sità istituito dal Cutiglianese giu
Vol. I. Parte II. Problema sul reconsulto Pacioni, e dovendosi
l'equazione dell' orbita e conferire per via d'un esame al
sulla eccentricità del pianeti. miglior latinista fra i giovani con
Bologna, 18o6. correnti, il nostro Fini si pose fra
quelli, e riportò facilmente la
OPERE INEDITE. palma. Perlochè recatosi a Pisa tut
to si mise nello studio delle leggi,
Traduzione dal greco dell'Ora
non tanto però che non gli restas
zione d'Isocrate a Demonico. se del tempo assai per lo studio
Relazione del Reggimento di del greco nella scuola del celebre
Verona del N. U. Zeno. p. Antonioli. Appena ebbe rice
Dissertazione contro il Testa vuto la laurea nell'uno e nell'al
mento. tro diritto, volle la sua buona for
Lettera sulla immaterialità del tuna che vacasse un posto di studio
l'Anima. in Roma, istituito dalla famiglia
Scheletro per compiere in due chiarissima de'Rospigliosi. Racco
o tre tomi l'opera delle Notizie mandato dai professori pisani e
Astronomiche (1). molto più dal suo merito, già di
OTTAvio CAGNoL1. per sè manifesto, si presentò a
chiedere quel posto opportuno a
FINI (GIovANNI ), nacque in continuare la sua carriera, e con
Lizzano, castello della montagna grandissimo piacere l'ottenne. Co
pistoiese l'anno 176o. Il padre suo si recavasi a Roma, dove dimorò
dottor Antonio scorgendo nel fan nove anni, spazio non breve per un
ciullo acume non ordinario d'in uomo, qual egli era, tanto avaro
gegno, s'affrettò di mandarlo a del tempo, per acquistare un gran
Pistoia nelle scuole del Seminario, patrimonio di dottrina e di scien
dove sotto la disciplina del Focosi, za. Nei primi anni s'avvocatò: gli
lodatissimo retore di quel tempo, altri occupò nella maggior pratica
prese grandissimo gusto nel leg delle cose forensi, e nelle lettere
gere libri latini e nello scriveregreche e latine, e nell'antiqua
latinamente. Era nei sedici anni ria. E già meditava di fermarsi
e di già componeva sì belli esame per sempre in quella grande città
(1) Scrisse del Cagnoli il dott. Gio ma, (Modena, 182o), compilate dal so
vanni Labus, il quale premise la Vita cio Francesco Carlini. Sì di questo co
di lui alla edizione delle Notizie astro me dell'altro scritto si è giovato il
nomiche dello stesso Cagnoli pubblicate compilatore della presente biografia. La
dal Silvestri nel 1818, e formanti parte , Biografia Universale ha destinato nel
della Biblioteca scelta di Opere ita suo Supplimento un articolo al Cagnoli,
liane. Questo lavoro meritò non pochi ma è riuscito troppo succinto, e, ch'è
rimproveri, specialmente d'inesattez più, il Parisot, autore di esso, fa morto
za, dalla Biblioteca italiana (Tomo XIII, il Cagnoli nel 1818; omette l'elenco
anno quarto, 1819). Altre Notizie sulla delle sue opere, ed ignora affatto il
vita e sugli studi del Cagnoli si trovano lavoro del Carlini. La traduzione ita
nel Tomo XVIII delle Memorie di Ma liana della Biografia segue ciecamente
tematica e di Fisica della Società Ita l'originale francese.
liana delle scienze residente in Mode L'Editore,
- (S5
dove tante amicizie ed illustri co ti. Sono frutto di quest'ozio au
noscenze lo trattenevano, quando tunnale i due poemetti latini dati
Ferdinando III con onorevoli let a stampa anonimi negli ultimi an
tere lo richiamava in Toscana e lo ni della sua vita. Il primo s'inti
inviava a Pisa primo auditore. In tola Eusebius, sive de Christiana
diversi anni percorse la carriera educatione; e dividesi in quattro li
degli impieghi, e con tanta pru bri, nei quali, senza parlare dell'e
denza ed integrità amministrò le leganza virgiliana che vi risplen
cose della giustizia, da meritarsi de, sono da ammirarsi le cose ve
il glorioso titolo d'Aristide. Da Pi ramente auree in fatto d'educazio
sa andò commissario a Grosseto; ne, degne d'essere inculcate nelle
quindi auditore nella Ruota di menti di tutti, in ispecial modo ai
Firenze, e finalmente nella R. di nostri, nei quali tanto più ci di
Consulta, nella qual carica egli lunghiamo dal bene educare, quan
terminò l' onorata vita il di undi to più ne parliamo e scriviamo,
ci di novembre 185o. Leopoldo II, imitando anche in questo servil
riconoscendo i grandi servigi pre mente i troppo ammirati stranieri.
stati allo stato, volle decorato negli Raccomanda il Fini robusta edu
ultimi anni il venerando vecchio cazione fisica a cui si accordi seve
della croce del merito. Giovanni ra disciplina morale : esercizi fa
Fini colla scienza dei libri e con ticosi del corpo congiunti a fati
quella degli uomini e delle cose cosi studi della mente. Parlando
ebbe congiunta la semplicità d'un con venerazione dell'Italia, dei
buon idiota sì nell'animo che nel padri nostri, e delle maschie loro
costume: modesto nel discorso, nel virtù, ispira l'amore dell' antico
portamento, nel vestito : morì a cui vorrebbe che i giovani tem
com'era nato in mediocre fortuna: perassero l'animo ed il costume.
lasciò erede un nipote che amò Della religione non parlo: ella vi
come figlio, riserbando una parte è trasfusa dal primo all'ultimo ver
del suo avere ad un uso pio. Fu so come dice il titolo del poema.
religioso di cuore: perciò a nessu Questo lavoro che uscì alla luce nel
no sembrò ostentata la sua osser 1825 pe'tipi del Molini a Firenze,
vanza alle più minute pratiche di ebbe l'onore d'una seconda edi
religione. Visse celibe, non per zione a Roma nell'anno 1828, per la
fuggire le cure ed i fastidi che Società Tipografica, coll'aggiunta
vanno spesso congiunte alle dol d' una traduzione in versi sciolti
cezze di marito e di padre, ma italiani del sig. Tarducci roma
perchè alla sua maniera ascetica no, a quale com'è pregevole per
apprendeva quello stato come il la fedeltà non lo è così spesso per
più perfetto ed il più consentaneo l'eleganza. L'altro poemetto è
alle sue abitudini strettamente intitolato de Aqua ed ha per epi
metodiche e riservate. Nelle ferie grafe il Pindarico e arov usº bºoe:
autunnali era sua delizia l'andare lo pubblicò pure anonimo l'anno
ad una sua villetta sopra Pistoia, 1829 co tipi del soprannominato
nel luogo detto Vajoni, dove se Molini. E un inno elegantissimo a
condo l'opinione d'alcuni avven questo elemento, nel quale prende
ne la disfatta dell'esercito di Ca occasione di rammentare i lavori
tilina; e qui, come Cicerone nel idraulici negli ultire i tempi intra
Tusculo, in mezzo ai vecchi ami presi a Livorno, e più specialmente
ci, fra i quali il dottissimo can. i più grandiosi pel bonificamento
Pasquini pistoiese, intertenevasi della Maremma. L'Antologia di
di filosofici e letterari ragionamen Firenze parlò del primo poema nel
Vol. VII. 6
66
Vol. 21, fasc. 5, con un articolo se volle recarsi a Pisa, dicea, per gli
gnato S. C. Se sotto questa sigla studi; ma veramente poco vi det
nascondesi, come io penso, il nome te opera. Venne quindi a Firenze,
d'un celebre professore di greche dove datosi più che mai al vivere
e latine lettere, mi duole assai che
dissipato, ben presto pel soverchio
appunto da lui sia fatto carico al spendere dette fondo alla paterna
Fini d'aver trattato quell'argo fortuna. Quando si trovò allo stre
mento in latino, come se adesso mo di tutto, non credè per questo
non sia anche troppo raro chi dover rinunziare al largo vivere
scriva in quel modo, e non fosse di prima. Volle che l'ingegno suo
a desiderarsi ad incremento delle pronto e vivace, esercitato nell'ar
lettere che si scrivesse latinamen ti galanti del bel mondo, vi sop
te più spesso e da più. Del secondo perisse. Si fece maestro di lingua
poemetto è parlato con molta lode francese ed inglese, che avea ben
nell'Antologia suddetta Vol. 55 appresa conversando co'nazionali:
fasc. 5, in un articolo segnato P. C. bello, com'era, ed agile della per
che io credo scritto dall'istessa sona, dette lezioni di ballo, ed as
mano dell'altro sopraccitato. Molti sai guadagni ne ricavava. Fece,
scritti ha lasciati il Fini inediti, come mi dicono, anche lo spadac
fra i quali un poema sull'Amor cino, e come lo trasportava un suo
di Dio, a cui dava opera assidua matto talento di far da grande,
pochi mesi innanzi la morte, ma ora col titolo di conte, ora di ca
che ha lasciato imperfetto (1). valiere, si trasportava qua e là,
Giuseppe ARcAN o sli. spendendo le molte volte in un
giorno quello che guadagnava in
CORRIERI (PADRE LEAND Ro un mese. Per la qual cosa s'inco
DE'), merita d'essere annoverato minciarono a sospettare in lui arti
fra gli scrittori italiani di quest'età non buone : quindi gli si dette an
per un'opera data a stampa nel cora mala voce non so di quali da
185o, la quale è riuscita carissima mari imprestati, e per astuti accor
agli amatori della sacra archeolo gimenti non resi. Fatto sta che
gia. Sorti i natali in s. Marcello, nella primavera del 1824 per or
capo-luogo della montagna pisto dine del buon governo fu rilegato
iese, il di 15 del settembre 18o 1 , nel suo paese natale con ordine
ed ebbe nome al battesimo Gaeta
che fosse severamente guardato.
mo Luigi Giuseppe. I suoi genitori Questa misura fu colpo mortale
Leone Corrieri e Chiara Merlini, per lui, che avvezzo a comparire
discretamente agiati per dargli fra i suoi in abito di ben agiato ed
civile educazione, l'affidarono ad onesto giovane, ora vi dovea com
un buon prete della terra che parire male in arnese, e, quello
l' ammaestrò nelle prime let che più gli dovea cuocere, con fa
tere. Ingegno grandissimo dimo ma non buona. Il Corrieri non era
strò, ma poca voglia d'applicazione. uomo da restare lungamente in
Morto il padre e rimasto padrone quello stato. Una mattina disparve
di sè interamente, giacchè la ma dalla terra, e fu vana ogni fatica
dre troppo tenera di quell'unico del governo per rintracciarlo. Sep
figliuolo in tutto lo compiaceva, pesi poi che avea potuto andarse
ne a Roma, dove ricordandosi d'a
(1) Si vuol notare fra le cose stam
ver parlato non so con qual cardi
pate del Fini una Serie di Decisioni male nel passaggio di Pio VII per
lodate ed apprezzate per profonda sa i monti pistoiesi l'anno 1814, su
pienza legale. bito ricorse a lui, dicendogli il suo
6
doloroso stato, e chiedendogli con Zurla, come primizia de' atici
lacrime d'esser messo in qualun suoi studi. L'opera è intitolata :
que convento per vestirvi l'abito De Sessorianis praecipue Passio
religioso. Il cardinale commosso, nis D. N. I. C. Reliquiis Commen
gli rispose che l'avrebbe fatto ben tarius. Romae 185o, apud Franci
volentieri se cosi egli sentivasi scum Burlaeun, in 8. di pag.
ispirato dal cielo. E così come volle
xviti e 294 con tavole litografi
fu fatto. Ebbe protezione a ciò an che e in rame. L'opera è divisa in
che da certo Francesco Giovanni tre parti. Nella prima tratta del
Cometti, cerimoniere pontificio, il l'invenzione delle reliquie della
quale scrisse per indicazione del passione, della loro autenticità,
Corrieri medesimo, ad un ottimo della loro traslocazione dall'Orien
prete di s. Marcello, perchè gli tro te nella basilica Sessoriana. Nel
vasse almeno sessanta scudi, che la seconda dimostra con la tra
tanti ne abbisognavano per essere dizione e con irrefragabili do
ammesso fra i pp. di s. Giovanni cumenti, che quelle reliquie fu
di s. Croce in Gerusalemme alla rono custodite e venerate senza
basilica Sessoriana. Vi fu ammes interrompimento nella detta ba
so di fatti, e nel 26 ottobre del silica dai tempi d' Elena impera
1824 scrisse il Corrieri medesimo trice sino ai presenti. Nella terza
al buon prete suddetto, ch'è certo combatte le opposizioni di quelli
D. Bortolommeo Ducci, amico suo che s'attenterebbero di negare la
e dello sua casa, dicendogli della verità delle suddette reliquie.
nuova vita intrapresa pel servizio Vanno congiunte a questo volume
di Dio e per dar opera agli utili due lettere del Rabbino con verti
studi. Ed infatti bisogna pure che to, Drach, la prima delle quali s'av
vi si mettesse per entro con tutta volge sopra la pretesa contraddizio
l'anima, perchè, dopo aver fatto ne degli Evangelisti nel determi
il noviziato nel monasterro di s. nare l'ora in cui G. C. fu croci
Bernardo alle Terme di Diocle fisso: l'altra si occupa nello spie
ziano, ed ordinato sacerdote, fosse gare l'iscrizione ebraica del titolo
poco dopo creato da superiori, cu della croce, sulla quale aveva fatte
stode della gran biblioteca Sesso ampie ed erudite parole il Corrie
riana nel monastero di santa Cro ri. Chi più desiderasse sapere di
ce in Gerusalemme. Conseguito quest'opera, legga un articolo che
questo grado onorevole, e che as la riguarda inserito nella Biblio
sicurava dopo un settenario la di teca Italiana, num. 196, fascic. di
gnità d'abate, per quello ch'io aprile 1852. Dette pure a stampa.
udii da que monaci, si diede tut Sermones tres in antiquissimo co
to a riordinare la biblioteca dalla dice sessoriano s. Ambrosii nomi
confusione in cui si trovava dopo ne inscripti ex eodem codice nunc
l'invasione francese e pel traspor primum editi. Romae, ex Off.
to che fatto s'era nel Vaticano, e libraria Bonarum artium, 1854.
nell'istesso tempo a rintracciare i Questo libro è dedicato al card. Bri
codici mancanti dei molti e raris gnole. Intendeva poi di pubblicare
simi che l'adornavano, e provve e di arricchire di annotazioni un
dere le opere più utili. Di che gli pregevole scritto esistente nella bi
veniva molta lode e considerazio blioteca intitolato: Notae Chrono
ne tanto nel monastero che fuori. logicae, historicae, et critica e in
Ma questa lode gli venne maggiore manu-scripta Sessorianae studio
dall'opera che pubblicò dedican et labore Eminentissimi et Reve
dola all'eminentissimo cardinale rendissimi Card D. Joachini
-
68
IBesutii Monachi Benedectini Or dovea trattare della sintassi, ma
dinis Cisterciencis. Ma questa fati sorpreso dalla morte avvenuta nel
ca non condusse a termine soprap settembre del 1857 non potè con
reso da morte il primo di novem durre a termine quel lavoro. Pur
bre del 1854, nella fresca età di tutta volta gli stampatori Bracali
54 anni. Dopo la morte del suo han promesso di stamparlo com'è
protettore cardinale Zurla, che lo a vantaggio dei giovani, unita
amava e stimava assai, vide il tra mente a certe sue orazioni latine
monto della sua fortuna, e tanto scritte colla copia e coll'eleganza
fu afflitto dal dispiacere di quella ciceroniana. Ebbe lode di buon
perdita che ne contrasse una pol poeta tanto latino che italiano, co
monare che lentamente lo con me dimostrano certe poesie ri
sumò. stampate in un elegante volumet
GiusePPE ARCANGELu.
to dalla tipografiia Cisco, Pistoia
1858.
STEFANI (AB. DoMENIco). E GiusErPE ARCANGELI.
da riporre fra i migliori latinisti
della Toscana. Nacque in Pi BUTI (Niccolao Felice). Di
stoia l'anno 179o da onesti paren lui come di amico carissimo ſa
ti: ricevè l'educazione nel semi menzione lo Zaccheria nella sua
nario vescovile, dove si distinse Biblioteca pistoiese, stampata a
alla scuola del Soldati per non Torino nel 1752, chiamandolo
ordinario valore nella lingua lati eruditissimo nelle lettere greche
ma che poi giunse a scrivere sì in e latine. Scarsissime notizie ci ri
verso che in prosa con ischietta e mangono di lui che pure godè della
facile venustà. Resosi prete fu benevolenza per non dire dell'ami
maestro d'umanità in quel semi cizia del Sommo Pontefice Bene
nario; ma vacato quel medesimo detto XIV, come apparisce da una
posto nell'I. e R. collegio Forte lettera scritta a quel Papa per rac
guerri, per conforto dei cittadini comandargli un figliuolo che re
vi si trasferì, e poco dopo fu dal cavasi a Roma a mettersi nella
voto unanime elevato alla cattedra carriera ecclesiastica. La qual let
di rettorica. Sempre propenso al tera è riportata per l'intero nel
l'avanzamento dei giovani nella l'opera sopraccitata dello Zacche
tino, dette opera ad una gramma ria unitamente alla risposta del
tica di questa lingua, di cui die Pontefice scritta da Angelo Arsel
de a stampa la prima parte, nel li, cameriere segreto e segretario
185o pei tipi del Bracali in Pisto di S. S. colla data del 21 genna
ia (1) e n'ebbe lode grandissima io 1741. Un'altra lettera pur la
dai più riputati giornali. (Vedi tina viene qui riportata che il
l'Antologia di Firenze vol. 45 Buti scrisse a Giuseppe Bianchi
fasc. 1). Le parti del discorso sono ni da Prato, mandandogli alcuni
con lucido ordine trattate; le de versi latini, e ringraziandolo del
sinenze de nomi e dei verbi espo l'onorevol menzione che di lui
ste in tavole sinottiche: tutto poi aveva fatto nell'opera: I grandu
corredato di esempi ben messi, e chi di Toscana, ragionamenti
di temi per esercitare l'alunno storici. (V. Bibl. Pist. sopraccitata
nell'uso del dizionario e nelle ana pag. 174.) Ma più assai che ai
lisi grammaticeli. La seconda parte componimenti latini n verso ed
in prosa il nome del Buti è rac
(1 ) Oltre l'edizione pistoiese ve n'è comandato all'opera che s'intito
una fiorentina. la: Apollonii Pergaei Conicorum
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libri IV. Sereniss. Principi Joan tere nel nuovo Seminario fiori,
ni Gastoni ab Etruria, dicati tino che si aperse poi nel novem
cum lemmatibus Pappi Aleran bre del 1712. Durò in quell'ufficio
drini et commentariis Eutocii con molto credito per dieci anni;
Ascalonitae, quae olim primus dopo i quali fu lettor pubblico di
vulgavit omnia Federicus Con teologia morale nello studio fio
maudinus Urbinas e graeco a se rentino, e nel 1756 vi fu eletto
conversa, erpurgata mendis, et decano. Cosimo III gli diº la chie
commentariis illustrata; nuperri sa parrocchiale di s. Maria in
me autem in lucem prodeunt, ab Campidoglio, alla quale rinun
aliis etiam erratis longe plurimis, ziò quando fu chiamato a succe
quae, ut plurimum edita sunt, dere al cugino defonto nella cu
identidem irrepserunt, vindicata. ra del duomo. Giovan Gastone lo
Item Sereni Philosophi Antinen creò suo teologo, dipoi corista nel
sis libri duo vindic. a mendis. la metropolitana, ed in un modo
Pistorii A. 1696. Quest'edizione singolarissimo l'ebbe caro. Fu pure
viene citata dal Fabrizio T. lI. consultore del s. Ufizio, deputato
della sua Biblioteca greca a pag. del seminario, esaminatore sino
559 e dal Museo di Minerva del dale. Nè i titoli accademici gli
l'anno 1697 pag. 4o. Il Buti era mancarono: perocchè fu degli A
mato il dì 21 febb. 1668 in Pistoia, patisti, de Riformati di Cesena,
dove per parecchi anni con mol degli Arcadi col nome d'Eche
ta lode insegnò la rettorica (1) e strato Amatunzio ec. ec. Era nato
dove pure morì nel luglio del in Livorno il 25 d'ott. 1688, e mo
1748. In lui s'avverò quello che ri a Firenze gli 1 1 maggio i 75 2.
dicesi per proverbio, conservar Chi volesse sapere più di lui con
si il buon liquore nei piccoli va sulti il Cerracchini nei suoi l'a
si; perocchè fu piccolissimo del sti teologali nell'anno 1712, ed il
la persona. Al che alludendo Se Novellista Fiorentino nelle novel
bastiano Bartolozzi di lui scola le del 1752, e finalmente la Storia
re, così scrisse sotto l'immagine letteraria d'Italia stampata in Mo
di lui: -
dena 1754, Vol. 6 pag. 72o e se
guenti, dalla quale abbiamo rica
Erigua quisquis Buteum sub imagine cernis, vate queste brevi notizie.
Ne sperae effigiem, ne capiare, cave:
Quem mole exiguum peccans Natura creavit;
Immensum Pallas reddidit ingenio. OPERE sTAMPArz.
GiusePPE ARcANe ELI.
Accademia funebre recitata nel
ROSSI (Dottor Giuseppe MA Seminario fiorentino per la morte
RIA), fiorentino. Nel 17o2 fu collo di mons. arcivescovo Gherardesca
cato nel collegio eugeniano dal suo fondatore. Firenze, 172 1.
suo cugino dottor Tommaso Ros Vita del Ven. Lorenzo Gianni
si, curato della metropolitana, il decano fiorentino. Firenze, 1725,
quale l'avea tolto fanciullo presso lodata grandemente da Antonio
di sè per educarlo. Tanto si di Maria Salvini. -
da Zanobi figliuolo del dott. Giu scuole pie, si mise alla scuola del
seppe Ignazio: ma fu il dottor p. Edoardo Corsini, dove in poco
Giuseppe Maria che tutte ne spie tempo molto imparò di latino e di
gò elegantemente le tavole, e ri greco. Il gran profitto che fece
dussele all'ultimo compimento. dappoi nella filosofia nazionale gli
Orazione latina gratulatoria ameritò l'onore, non che ambito,
mons. Martelli arcivescovo di neppure immaginato da lui che
Firenze, detta nel Seminario fio modestissimo era, d'esser chiama
rentino. to nell'università di Pisa ad inse
Del Sinodo diocesano fiorenti gnar logica e metafisica. Il p.
tino del 1752 egli fu che col dotto Corsini che nel 1752 era succedu
sig. avvocato Giacinto Tosi ne di to al Politi nella cattedra di lin
stese in elegante stile non piccola gua greca, e che ben conosceva
parte. quanto in questa lingua valesse,
volle che gli fosse dato ad aiuto;
OPERE MANoscrITTE. e quando, creato generale dell'or
dine dovè per sei anni portarsi a
Più accademie latine e toscane, Roma, a lui lasciò la cura delle le
tra le quali una per la pace uni zioni. Il primo lavoro che l'Anto
versale del 1715. mioli intraprendesse in quell'u
Molte orazioni latine e toscane, ficio fu un'Antologia greca a cui
fra le quali una recitata in morte tenne dietro quasi subito una
del dott. Tommaso suo cugino, Grammatica che per quei tempi
un'altra per la morte del dott. fu stimata pregevolissima. Anche
Vincenzo Ciani pievano di Cam l'insegnamento del latino per o
poli, ed accademico della Crusca. pera sua s'avvantaggiò; imperoc
Dissertazioni toscane di varia chè si diede ad ampliare un an
erudizione recitate nell'accademia tologia antica e molte cose aggiun
degli Apatisti. se e mutò nella grammatica del
Altre teologiche dissertazioni Berretta. Questi lavori tanto utili
latine dette nello studio fiorentino. allo insegnamento elementare di
La vita di Francesco Balduini quelle lingue come lo resero be
priore di s. Felicita, illustre poe nemerito degli studi e degli stu
ta toscano con copiose annotazio diosi, così gli fruttarono d'essere
mi alle poesie giocose del medesi confermato nella cattedra d'uma
mo, le quali il Rossi coll'aiuto del ne lettere e di lingua greca dopo
sig. ab. Orazio Marrini mise in la morte dell'ottimo suo maestro.
ordine per le stampe (1). Ma l'opera per cui si diede a co
GiusePPE ARcANGELI.
noscere come buon archeologo, e
che meritò l'approvazione degli
ANTONIOLI(P. CARLo), Sco eruditi, fu una ragionata difesa di
lopio. Ebbe i natali in Correggio due dissertazioni, l'una del Cor
città degli stati estensi il dì 2 ot sini che tratta d'una medaglia di
tobre 1728. Vestito da giovinetto Minisarro re d'Armenia ; i'altra
l'abito dei cherici regolari delle del p. Politi intorno ad un passo
di Frontino. Una gemma etrusca
(1) Il Marrini stampò il Cecco da
Varlungo del Baldovini con note, sen in cui vedevansi scolpiti cinque
za citare neppure l'amico Rossi. Vedi dei sette guerrieri greci spediti a
la bella edizione di questo giocoso poe Tebe, che avea esercitata la pen
metto fatta in Firenze l'anno 1755 ma del Gori, del Passeri, e di al
dalla stamperia Mouchiana, tri antiquari di grido, dette
l
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sue osservazioni sulla fisica costi principio del secolo XIX. Al ter
tuzione delle Alpi venete (1); e zo ordine riferisce i monti di
posso affermare senza timor d'in sedimento, non senza distinguere
gannarmi, che la geognosia posi le varie epoche di formazione alle
tiva deesi unicamente attribuire quali appartengono, cioè appli
ai sodi principii sui quali appog cando ai sedimenti più antichi il
gia la splendidezza dell'Arduinia nome di monti secondarii , e
ma dottrina. Egli di fatto fu il quello di monti terziarii ai sedi
primo ad esibire all'Europa una menti lasciati dal mare nell'ulti
partizione de terreni fondata sul ma epoca della sua insidenza sui
le conseguenze più immediate del continenti. Nel quarto ed ultimo
l'osservazione diretta, non già so ordine riunisce tutte le pianure,
pra dati puramente congetturali, formate anch'esse di strati sopra
come son quelle proposte in tem strati per alluvioni e deposizioni
pi a noi più vicini (2). Vide e di materiali condotti giù dai
proclamò innanzi tutti che sotto monti per opera de' fiumi e com
quattro naturalissimi e generalis posti di ciottoli, di ghiaie, di are
simi ordini la terrestre superficie me e di argilla.
potevasi comprendere, partendo Comechè non sia questo il luo
dall'esterna sua faccia, e progre go di protrarre più a lungo il di
dendo fino a quella profondità cui scorso per far sentire l'aggiusta
possono giungere le nostre osser tezza de limiti entro i quali Ar
vazioni; il primo de'quali abbrac duino circoscrive per ordine di
cia quel genere di rocce ch'egli età le montagne, tuttavia non
chiama primigenie, cioè il mica posso dispensarmi dallo esporre
schisto, e le altre rocce congeneri, con brevi parole i motivi che lo
sotto le quali in verun luogo del mossero a distruggere od a modi
la Germania e dell'Italia mai vide ficare quanto sullo stesso proposito
una pietra che fosse dalle medesi era stato scritto da altri naturalisti,
me differente. Nel secondo ordine Trattando egli de terreni del
riunisce le rocce granitoidi, e primo ordine, sviluppò come os
mantenne a queste il nome di servazione sua propria l'imme
primitive, non già perchè credes diato soggiacimento del micaschi
se di convenienza conservare ai sto al gres rosso antico di Recoa
graniti una tale denominazione, ro ed a tutti gli altri terreni se
ma per acconciarsi alla nomencla condarii, e concluse che il mi
tura che vigeva al suo tempo, e caschisto è la roccia più antica
che a danno gravissimo della rispetto a quelle che a noi sono
scienza si è conservata sin oltre il visibili, a cui riuni tutte le pietre
che in grazia dell'identità di com
(1) Opuscoli filologici del padre Ca posizione e di posizione conside
logerà, T. VI., ove sono inserite le os rare si debbono come coetanee e
servazioni sopra citate sotto il titolo come il prodotto di una medesi
di Lettere al Vallisnieri figlio. Le let
tere sono due; la prima venne dall'au ma causa; al che lo condusse pur
anche la mancanza assoluta di
tore riprodotta con molte aggiunte nel
1775 nella Raccolta di Memorie chimi calcare e di bitume in tutti quei
mico-mineralogiche, metallurgiche ed micaschisti della Germania e del
orittografiche di Giovanni Arduino e di l'Italia che al pari di quello di
altri suoi amici, stampata in Venezia Recoaro gli parvero ad evidenza
dal Milocco in 12.
(2) Saggio di Litogonia ec. inserito ricoperti dal gres rosso, corrobo
nella Raccolta di Memorie, pag. 1 95 e rando così con un carattere mega
1 96. tivo la positiva loro giacitura,
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per segregarli poscia dalle rocce negli innumerabili sollevamenti,
che fin d'allora portavano il no abissamenti, squarciature, av
me di primitive, non che da vallamenti e rovine operate dalle
quelle che ricevettero dappoi il ejezioni vulcaniche in ogni qua
nome di rocce di transizione. E ºg" luogo della terra (1).
riguardo a queste ultime io cre queste cause metteva in man
do, che i naturalisti europei del zi Arduino per dimostrare che
presente secolo, ben lungi dal non al solo carattere della sovrap
l'adottare la classificazione geo posizione dee attenersi il geogno
gnostica di Werner, si sarebbero sta ove trattasi di stabilire l'età
al certo attenuti a quella dell'Ar dei terreni, ma essere ancora di
duino, nè sarebbonsi schierati grande importanza lo studiare e
sotto altri stendardi che sotto porre a calcolo gli effetti delle eie
quelli del caposcuola italiano, se zioni, quando pur vuolsi attinge
meglio conosciute ne avessero le re lumi sulla varia antichità delle
dottrine, e più di studio avessero rocce cristallizzate, e quando la
posto a ben intendere le ragioni cagione vuolsi disvelare di quelle
per le quali egli associò alle sup strane contorsioni, squarciature,
poste rocce di transizione le mas slogamenti ed altri bizzarri feno
se di aspetto cristallino più o meni che le dette rocce hanno im
meno ricche di bitume, di calca pressi sulle montagne di sedimen
re e di carbonio, non che le mas to. Nè solamente questi caratteri
se stanifere e quelle lievemente diressero le sue indagini, ma (ciò
calcari e bituminose, che non che sembra incredibile ed è pur
più di transizione sarebbero pe' vero) gran sussidio seppe trarre
Werneriani, ma primitive; for dalla paleontologia o dallo studio
mando così un gruppo di mista degli animali deperiti onde me
origine che da un lato confina in glio divisare le varie epoche di for
direzione quasi verticale ora coi mazione alle quali appartengono
litantraci da lui riconosciuti per le alpi calcarie; tal che si può di
secondarii, ora con le ligniti che re aver egli preconosciute le uti
ben trent'anni prima e più di lità che derivar possono al natura
stintamente di ogn'altro egli ri lista dalla cognizione di siffatte re
conobbe per litantraci terziarii; liquie, bene avvisando nel plaudi
mentre dal lato opposto estendesi tissimo suo Saggio, che tante sono
fino a quelle rocce non ricoperte, le etadi corse durante l'innalza
sia primitive, sia trachitiche che mento di dette alpi, quanto diver
più non contengono nè bitume se sono le schiatte de corpi orga
nè calcare. E perchè una così be nici fossili che dentro gli strati
ne ideata distinzione fra i terreni vi annidano (2). Di fatto occupar
Primigenei, cui corrispondono i si adesso dello studio delle monta
terreni agalisiani di Brongniart, gne di sedimento senza ricorrere
e i terreni primitivi riuscir do agli aiuti della fossile zoologia è
vesse fruttuosa non meno per la lo stesso che voler fare la storia
chiarezza che per la profonda degli antichi popoli senza valersi
dottrina che in sè comprende, de monumenti, delle medaglie,
volle coll'acume del suo conosci. delle iscrizioni.
mento scrutinare le cause che Ned è a credere che gli esteri
confluirono alla produzione de'
terreni del secondo ordine, cioè (1) Ivi pag, 1 t2, 125, 141, e 183.
de graniti, del porfidi, delle tra (2) Giornale d'Italia, compilato da
chiti e delle ofioliti, e le ritrova Grisellini, 1782 in 4.
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naturalisti del passato secolo in E questi ed altri scritti ne met
gran conto non tenessero gli scrit tevano innanzi Ferber e Dietrich,
ti co' quali Arduino aveva di tanto nell'esporre i quali venivano pur
vantaggiata la geognosia, che an esponendo i pregi dell'Arduino,
zi, tratti dalla forza de suoi ragio in cui di fatto encomiarono e una
namenti a visitare i luoghi da esso verità sincera, e un retto ragio
illustrati, veridiche trovarono le nare, e una scelta squisitissima di
osservazioni, giuste le conseguen osservazioni; intorno a che il cav.
ze che ne dedusse, originali e so de Born, che grande studio cer
stenute dai fatti le teorie sulla for tamente vi pose in quelle opere,
mazione sottomarina de'basalti e volle di proprio noto offerirne
sull'influenza esercitata dalle rocce alla Germania la traduzione (1).
piriche sopra le rocce nettuniche Nè soltanto si fece ad appagare il
che preesistevano alle eruzioni; tal suo desiderio per nitida e copiosa
che attoniti rimasero all'inarriva edizione che ne procurò; ma indi
bile perspicacia con cui afferrò i rizzandola ai cultori della geo
fenomeni, nè prima partirono dal gnosia, prese in brevi sensi ben
l'Italia, che mossi dall'efficacia sì ma giudiziosissimi, a lodarne
del suo sapere a lui non palesasse l'autore.
ro sensi veraci di profonda am però a dolersi che alla giusta
mirazione, e indi a poco non con fama di un tant'uomo nessun Ita
fessassero per solenne modo l'ec liano si sia fatto debito di riunire
cellenza e la vastità delle sue dotgli scritti da esso stampati nel
Giornale di Griselini ed in parec
trine. Di fatto l'illustre Ferber (1)
richiamò a scrupolosa disamina chie altre collezioni periodiche,
zione gli scritti di Arduino, e do e produrli in un sol corpo alla pub
po essersi trattenuto per ben cin blica luce; giacchè diverso è il
quanta giorni seco lui a Venezia, chiarore di molti lumi accesi sparsi
epilogò le arduiniane scoperte nel qua e là in una casa, da quello
le famose sue lettere al celebre de che mandano raccolti in una sola
Born (2), scritte originalmente stanza; e tanto più chiaro per que
in tedesco, indi tradotte in fran sta unione delle sue opere diver
cese dal barone Dietrich, conosci rebbe il nome di Arduino, quanto
tore finissimo di ogni fisica disci dal confronto degli anni potrebbe
plina, il quale anzichè diffondere iù facilmente apparire in qual
appo i suoi connazionali le osser lio abbia egli trovata la geogno
vazioni ch' egli stesso fatte aveva sia, e quanto abbia saputo andar
in Italia, tradusse le già epilogate oltre e scoprire coll'acutissimo suo
da Ferber, perchè reputavale mi ingegno.
gliori delle proprie (5). E qui, affinchè non si creda
(1) Gio. Jacopo Ferber svedese, già lues, je m'appergus que j'etois pre
professore di storia naturale a Mitau venu, et condamnai la plus grande
in Curlandia. parti de mon travail è un eternel ou
(2) Ignazio cav. de Born, signore di ſbli. Dietrich, Preface aux lettres sur
Altzedlitz in Boemia, e consigliere che la minerologie de l' Italie ecrites par
fu delle I. R. Miniere dell'Ungheria mons. Ferber, ouvrage traduit de l'al
cc. ec.
lemand. Strasburgo, 1776 in 8.
(3) Je rassemblé mes observations; (1) Veggasi una lettera di Giovanni
celle qui concernoient la mineralogie Arduino indiritta al prof. Antonio Sco
de l'Italie, je cherchois à les mettre poli, già inserita nell'Enciclopedia cir
en état d'étre pubbliées, lorsque mons. colante che stampavasi in Venezia, an
lo chev. de Born m'envora les lettres no 1, numero 32. La versione di º;
de mons. Feróer; des que je les eus Born fu stampata a Dresda nel 177
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voler io attribuire all'Arduino so atte piuttosto a rendere ingrata
verchie lodi, lasceirò parlare i e spiacevole, che gioconda ed a
chiari ingegni di un Fortis, di un mabile la sapienza.
Robilant, di un Saussure, i qua Queste bellissime testimonianze
li mostrarono quant'ei valesse nel ed altre senza numero somiglian
la chimica e nella vulcanologia. ti rendevano i sapienti d'ogni na
Fortis, che certo non fu mai pro zione alle virtù dell' Arduino,
digo di elogi, nè avaro di censure, quando sul declinare del secolo
ascrive all'Arduino indivisa la XVIII si alzò contro il sistema
gloria di aver fatto conoscere il del vulcanismo il fondatore di una
primo l'origine ignea de'basalti scuola la più famosa d'Europa, la
colonnari del Vicentino e del Ve quale, tutto il diritto prendendo
ronese (1); il Robilant Malet di dell'autorità che si era procaccia
Torino gli scriveva: Quali obbli ta, propagò i dogmi di un siste
gazioni non le si debbono per ma fondato sopra principii al tut
avere il primo atteso a scoprire to opposti a quelli che Arduino
ne'monti le vestigia di antichi introdotti aveva nella geologia.
vulcani? e si può dire che gli In Werner dall'alto seggio in cui a
glesi, i Francesi e gli Svizzeri vealo posto la sua celebrità, attor
dietro a lei sono camminati. Que niato da fervida e numerosa sco
ste nozioni hanno aperto un vasto laresca, dichiarava a parte a parte,
campo alla teoria del globo no e pressochè in soli sei mesi com
stro, e da esse provennero le dot piutamente esponeva quella geo
trine vulcaniche di parecchi au gnosia, che indi a poco a poco
tori (2). Così il Robilant ; ed il venivano insegnando i professori
Saussure, che attratto dalla cele delle alemanne università, e che
brità del nostro autore si recò a penetrata in Francia ed in In
Venezia per conoscerlo, narra in ghilterra trovò proseliti anco in
una sua lettera all' Hamilton (5) Italia, dove pur trovò forti e ben
quanto Arduino lo abbia istrutto agguerriti oppositori. Per essa si
coi saggi ed eruditi suoi discorsi statui che all'acqua e non al fuo
intorno alla chimica e alla fisi co si dovesse attribuire l'origine
ca geografia; i quali esposti con primitiva del nostro pianeta, rite
ingenua e naturale scioltezza, ed nendo per vero che il mare pri
accompagnati da gentile urbani migenio fosse stato il discioglien
tà, nulla di certo sentivano di te generale di tutte le pietre,
quelle fredde e sottili fallacie, di di tutti i bitumi, di tutti i sali e
quelle artificiose ed affettate ma di tutti i metalli che costituisco
niere d'ordinario si incomode, ed no le montagne. Questo sistema
però, a cui non puossi accordare
col titolo: Sammlung einiger mineralo la freschezza e la pompa della no
gisch chymisch-metallurgisch-und orr vità, per essere stato due secoli,
tographischer abhandiungen, des Herrn prima sostenuto in Italia dall'esi
Johann Arduino, und einigner Fre mio naturalista Paolo Boccone,
ande desselben.
. (1) Lettera di Fortis all'ab. Bertola, questo sistema, dico, cominciò, nel
inserita nel Viaggio di quest'ultimo mille ottocento sei a perdere del
sul Reno. suo credito appresso quegli stessi
(º) Lettera autografa, ch'io possiedo, che ne furono i difensori, e l'ec
del Robilant all' Arduino. cesso del favore col quale venne
(3) Lettera di Saussure all'Hamilton.
Porta la data del 17 dicembre 1774, ed accolto pare sia stato un preludio
del discredito in cui doveva cade
ºste in copia fra gli scritti inediti
di Arduino. re. Di fatto molti degli allievi di
r,8
Werner, divisi fra loro di nazio me scrive Bouè, e tutti citano
me ma non di spirito, si avvidero Hausmann e de Buch come i pri
che l'ipse dixit del maestro non mi a riconoscerle, e nessuno il no
era quel di Pitagora, imperocchè stro Arduino che gran tempo a
spronati dall'amore per la scienza vanti aveva fatta questa scoperta,
a percorrere le classiche contrade e con essa moltissime altre, che
della Norvegia, dell'Ungheria, ancora rimarrebbero neglette dai
successori di Ferber, di de Born,
del Tirolo e dell'Italia, trovarono
non essere i graniti rocce primi di Saussure e di Dietrich, se il
tive per eccellenza, nè tampoco conte Marzari, illustrando con
rocce di origine acquea, quali nuove e molto importanti osser
Werner le avea con grande appa vazioni le teoriche Arduiniane,
rato di dottrine annunziate; per pagato non avesse il debito di ri
la qual cosa premurosi si mostra conoscenza che noi dobbiamo al
rono di far palesi all'Europa le l'ombra di un uomo ingratamente
loro importanti scoperte. Fu allo dimenticato, e che pur domanda
ra che Hausmann e de Buch pub va di esser fatto partecipe della
blicarono le proprie osservazioni gloria di avere aperta la via alle
intorno ai graniti superiori della più sublimi scoperte.
Scandinavia; che il conte Marzari Nessun geognosta, dice il Mar
proclamò la sovrapposizione dei zari, avrebbe giammai, dietro il
graniti al calcare secondario di celebre de Buch, mendicati i ca
Predazzo e di Cimadasta nel Ti ratteri che i graniti superiori di
rolo, e che Brongniart fece cono stinguono dagli inferiori, se aves
scere la vera giacitura delle ofio se avuto contezza de due mica
liti della Toscana, dichiarando schisti-gneiss di Arduino, i quali,
essere elleno rocce di trabocco, for tuttochè mineralogicamente simi
mate nello stesso modo, e prodot li nel loro interno, combaciano al
te dalla forza medesima che ge di fuori con un'unica formazione
nerò i basalti, le doleriti, le tra secondaria, ma da un diverso lato
chiti, e tutte quelle pietre alle e coll'intermezzo di rocce affatto
quali Arduino mezzo secolo pri diverse; mentre quello primige
ma applicato aveva il nome di nio la limita orizzontalmente al
rocce vulcaniche. di sotto, e l'altro, cioè il primiti
Non senza rammarico per noi vo, fondendosi chimicamente con
qui sorge motivo di dire, che men lei, commette la formazione secon
tre i giornali diffondevano e dif daria al granito che trovasi dalla
fondono tuttavia le nuove dottri to opposto, mentre lo respinge più
me sul vulcanismo, ricordando con o meno lungi, e lo innalza al di
la debita lode coloro che ne furo sopra del livello di essa.
no e ne sono i promulgatori, tacesi Nè l'Humboldt, soggiunge il
affatto il nome del più beneme Marzari, avrebbe messo a tortura
rito, quello dell'Arduino, che alla il proprio ingegno per interpre
geologia applicò innanzi tutti la tare i fenomeni da esso osservati
chimica e la zoologia, facendola in Italia, se conosciuto avesse gli
scienza nobilissima e positiva, di scritti di Arduino, senza i quali
scienza incerta ed oscura che era un viaggiatore parlare non poteva
prima. che alla cieca delle nostre contra
Sulla vulcaneità delle rocce cri de; e qui il vicentino eccita il
stallizzate, e sulla loro posteriori prussiano naturalista a farsi di ta
tà alle rocce secondarie ne scrive li scritti tesoro, fermo già nel pen
Humboldt, ne scrive Brongniart, siero, che i fenomeni geologici,
e,
tº
di cui dobbiamo all'Humboldt la Fui poi novamente e dalla stes
conoscenza, non sieno con altre sa società colà richiamato nel
geognosie conciliabili che con 1755, e vistetti circa due anni e
quella dell'Arduino (1). E nel mezzo; vi scoprii due mesi dopo
vero, coi principii vaghi ed in il mio arrivo buona miniera di
certi dei nettunisti, cioè col siste rame e di vetriuolo azzurro nel
ma delle precipitazioni e delle dis torrente Mersa di Boccheiano,
soluzioni acquose, non era possi nella quale si lavorò poi sempre
bile di rendere una soddisfacente con successo fino al discioglimen
ragione del fenomeni, e meno del to della società accaduto, per va
l'origine delle trachiti, de'basalti rie combinazioni, qualche anno
e delle alte rocce piriche dell'Ita dopo la mia partenza dalla To
sCarta - . . . . . . . . . . . . . . .
lia, giacchè la strana disposizione
di tali pietre rigetta qualunque Essendo colà, fui mandato dal
teorica che fondata non sia sui Governo ad esaminare la minie
principii adottati da vulcanisti. ra di mercurio di Silvena, nel
Nè minor soggetto di lode per l' la contea di santa Fiora. Con
Arduino verrebbe offerto dal poter servo ancora molte carte auten
osservare in mezzo a qual folla di tiche tanto di detta società che
occupazioni pubbliche abbia egli della Reggenza granducale di
saputo raccorre la mente ed il mostrante con quale distinzione
tempo per attendere ai prediletti io abbia avuto la fortuna di esse
suoi studi, non solo per le molte reivi risguardato. Riassunto in
cure che seco traea il posto di pe. Vicenza l'incarico di perito, fui
rito che copriva in Vicenza, ma onorato poco dopo del titolo d'in
ancora per corrispondere alle ono gegnere del Magistrato eccellen
tissimo de beni comunali. . . . .
rifiche commissioni che gli deri
vavano ora dagli stati di Modena, Lo studio perciò dell'agricol
ora da quelli della Toscana, sia tura e della conoscenza delle
per riconoscere docimasticamente differenti qualità e proprietà dei
l'indole e la ricchezza delle mi terreni, uno degli articoli impor
niere colà esistenti, sia per consi tantissimi di detto esercizio, ha
gliarne i mezzi onde intrapren non poco occupata la mia atten
derne le escavazioni. zione. A Vicenza stando, più vol
Nel 1755, sono parole dell'Ar te fui ricercato per direttore del
duino, fui ricercato da una socie le miniere di acciaio di Sargons
tà d'Inglesi stabilita in Livorno a negli Svizzeri, ma non m'è pia
conoscere e dare direzione ai ciuto lasciare questo cielo per
lavori delle miniere da essa sco condurre la mia vita in orride
perte in più luoghi della Tosca montagne d'estero stato. Così Ar
na; feci erigere una fonderia duino scriveva per dar conto di sè
nella giurisdizione di Montieri alla Deputazione sopra l'agricol
nel Sanese, in cui si praticarono tura residente in Venezia, che
Poscia le fusioni, e rilevai in di presso lei voleva destinarlo più
segno le situazioni delle miniere stabilmente al servizio pubblico.
ivi trovate; il quale colla mia Infatti il veneto Senato, conscio
relazione fu inserito nel Magaz delle prove che Arduino dato ave
zino letterario di Livorno. va nelle scienze, volle richiamarlo
(1) Marzari, Schiarimenti che servir
a Venezia in qualità di soprain
ºbono di proemio ai documenti mon tendente ai beni inculti, nel qua
ºnistici ec, Schiarimento A. sul S2, le ufficio ei si vide a grandi inca
Pag. 3. richi deputato, ora nel laborioso
8o
lavoro di assaggiatore degli ori e scuna non ne fosse versato, e il
degli argenti monetati, nonchè desiderio del governo abbondevol
delle miniere d'ogni genere e dei mente non ne appagasse. Intorno
sali necessari alla confezione dei a che giova rammentare le onore
vetri e de'saponi, ed ora nella dif voli significazioni di aggradimen
ficile incombenza di provvedere al to che riportò dal senato per la
buon governo de boschi ed al mi copia e gravità delle cose che in
glioramento delle rurale econo quelle sue scritture iva esponen
mia, a cui per ordine del governo do alle superiorità, delle quali,
prese parte l'altro Arduino, già possedendo noi gli originali, ci
professore di Padova, fratello di siamo col fatto assicurati che scrit
Giovanni. to non avrebbe ciò che pure scris
Nè qui hanno fine le attribuzio se quando stato non fosse di mol
mi addossategli; troppo si era fat te scienze esimio conoscitore. Nel
to conoscere istrutto nell'idraulica l'attenta lettura di esse nessun
perchè il Senato non gl'ingiun troverà ch' egli parli di chimica
gesse l'obbligo di rispondere an o di metallurgia, che chimico e
che in questo argomento alle in metallurgo non si palesi; così lo
chieste della Deputazione sopra le giudicherà gran fisico ove gli cade
acque, divenendo così ad un tem discorrere di fisica, meccanico ove
po il consultore universale de'ma di meccanica, agronomo ove di
gistrati. L'asciugamento delle val agronomia; nè della tintoria, nè
li veronesi, la mortalità del gelsi d'altra qualsiasi arte manifatturie
diffusa in più provincie dello sta ra prende a trattare, che non
to, la cura del legnami e loro con sembri aver quella più di ogn'al
veniente stagionamento per la ma tra professato.
rina, la coltivazione della canape E ben per mio avviso bastereb
allo stesso scopo diretta, le varie be a provare la versatilità del suo
qualità di macine per le farine di sapere la pubblicazione dell'epi
pubblico uso, la diversità e prepa stolare corrispondenza, che in
razioni del ferro pei lavori di get mezzo alle tante rilevantissime
to, la coltura de roscani e di altre commissioni pubbliche egli man
piante marine per le fonderie dei tenne vivissima con un gran nu
vetri, le miniere di allume e di mero d'uomini illustri della sua
vetriolo nell'Istria, le differenze età, fra i quali non solo geognosti
tra il salmarino preparato in este si trovano, ma fisici, matematici,
ri stati e quello fabbricato nelle letterati, archeologi, zoologisti e
saline venete, l'erezione di una architetti che a gara si pregia
mitriera al lido, ed altri analoghi vano di averlo amico, e molti di
del pari svariati che gravi argo averlo a giudice delle loro sco
menti di pubblica economia furo perte. Tali furono gl'italiani Ro
sa, Baldassari, Pilati, Festari, O
no quelli sui quali or l'uno or l'al
tro de magistrati chiese il consi doardi, Targioni, Manetti, Te
glio, ed occupò in esami e visite manza, Scopoli, Zanon, il presi
locali l'occhio sagace dell'Ardui dente, Carli, Allioni, Gioeni,
mo, il quale se stato non fosse in Giobert; i francesi Guettard,
gegno grandissimo, certo i Veneti Tessier, Dolomieu ; gl'inglesi Ja
destinato non lo avrebbero ad un mes, Home e Strange; gli sve
posto ove non già di una sola desi Schreber, Bergmann e Lin
scienza trattare si doveva, ma di neo; i ginevrini De Luc e Saus
molte e così diverse, da non po sure; in Germania e nell'Elve
tersi muover dubbio che in cia zia tedesca l'Achard, il Bloch, il
81
Klinghammer, il Charpentier, il ro, chi voglia negargli di tali fe
Leske, il de Born, il Gesmero, lo nomeni la scoperta, poichè troppo
Stengel; il Retzius a Lundon nettamente tolse egli a descriver
nella Scania; il Bernoulli ed il li ed a diciferarli per poterglieli
Ferber a Mitau nella Curlandia. contrastare.
9) -
14. Sulla bellezza della lin zione senza successo dai fratelli
gua Italiana. Milano, ivi. Bizzari di Casalmaggiore : dessa
15. Storia di Casalmaggiore. opera andò smarrita.
Bizzari, 1829-5o, ivi. Vol. 1. O MELzi.
rigine e stato corografico di Ca
salmaggiore e sue Ville. Vol. II, GRIMALDI (FRANcEsc ANTo
Topografia e Statistica di Casal NIo). La famiglia de Grimaldi è
maggiore. Vol. III, IV, V, VI. una delle più illustri d'Italia, co
Memorie storico-politiche di Ca me a genealogisti è ben noto. Un
salmaggiore. Vol. VII, VIII, IX. ramo di questa da Genova trapian
Memorie degli uomini illustri di tossi nella città di Seminora in
Casalmaggiore. Terminano le Calabria . Ivi nacque nel 1741
medesime con un interessante ar Francescº Antonio da Pio Grimal
ticolo sopra Azzo Porzio da Ca di e Porzia Grimaldi. Il genitorc
salmaggiore, professore di leggi volle essere egli stesso l'istitutore
in Bologna nel sec. XII. del suo figlio, e schiudere la sua
In tutto Vol. 1 o, in 8. con il ri giovine anima alle dolci impres
tratto dell'Autore. sioni della virtù colla voce e col
l'esempio. Nato colle più felici
Manoscritti inediti. disposizioni di natura Francesco
Antonio corrispose ardentemente
1. Dizionario di formule com alle cure paterne, e rapidamente
positive di lingua Italiana. percorse la carriera tutta degli
2. Memorie sulla purezza del studi; ma rapito dall'incanto del
la lingua Italiana. le belle arti egli specialmente si
5. Saggio di piano filosofico di volse al disegno, alla pittura ed
un dizionario sistematico di lin alla musica. In quest'ultima egli
gua Italiana. non riconobbe un'arte ma una
4. Trattatello dello stile istrut parte sublime della filosofia, come
tivo. quella ch'ebbe tanta influenza
5. Pensieri sulla pubblica istru presso gli antichi sul costume del
zione d'Italia. le nazioni; e perciò s'indusse a
6. Minuta di un Saggio di Eu pubblicare in Napoli nel 1766 una
tografia e di un Saggio di una Lettera sopra la musica indirit
lingua universale. ta al signor Agostino Lomellini.
7. Piano ragionato della ere In quest'opera egli si occupa a
zione ed organizzazione di una rintracciare le cagioni per cui la
Accademia Onoraria per la pub musica fu in alcuni tempi miglio
blica e privata istruzione del re ratrice degli animi ed in altri
gno d'Italia. concorse alla loro depravazione; e
8. Viaggio in Francia, ed in la distingue perciò sotto tre for
Inghilterra negli anni 18o2-18o5. me: la prima che chiama natura
9. Principii di scienza gram le, la seconda armonica volut
maticale applicati alla lingua tuosa, e la terza armonica filoso
Italiana. Di quest'opera (di cui fica. Egli propone che si restauri
fa cenno il Compagnoni nella sua la musica armonica filosofica, che
prefazione alla seconda parte de fu l'emblema e la conservatrice
gli Elementi d' Ideologia del co. dell'armonia sociale, adoprata da
Destutt Traey, e l'Acerbi nel suo Mercurio, da Orfeo e da Chirone.
discorso proemiale all'anno terzo Pochi anni dopo pose a stampa
della Biblioteca Italiana) si era la Vita di Ansaldo Grimaldi, suo
stampato il manifesto d'associa illustre avo, nella quale rischiarò
J.
N. N.
ticolari artifizi per facilitare l'e
satta determinazione delle indica
zioni barometriche, la forma in GARZETTI (GIAMBATTIsTA),
fine e la struttura di una specola nacque sullo scorcio del settembre
da erigersi sulla propria casa in dell'anno 1782 in Trento, dove
Medicina, interamente destinata fece i suoi primi studi con mara
alle osservazioni meteorologiche. viglioso successo. Ebbe incorag
Ed una preziosa serie già ne in giamenti ed onori, e ottenne una
traprendeva, che, allorquando volta al ginnasio anche il premio
verrà pubblicata, non poca luce cosi detto di memoria, per meri
dovrà spargere sui tanti, e, per la ritare il quale era d'uopo impa
più parte, tuttora oscurissimi fe rare letteralmente tutto intiero
nomeni della meteorologia. un libro scolastico, e saperlo ri
Le belle speranze però, che petere senza mai inciampare, in
avea fatto di sè concepire, dovea qualunque luogo (foss'anche in
no restare deluse. Sul principiare mezzo ad un periodo) egli venis
dell'aprile del 185o, egli ammalò se eccitato a proseguire. Plausibi
gravemente, e nel fior dell'età le metodo, che di buon'ora eser
sua, confortato dai soccorsi della citando la memoria de giovani,
religione, venne in pochi di appiana loro la strada all'erudi
rapito alle scienze ed al tene zione, ch'è appunto il risulta
ro amore de' suoi. Fu d'indo mento delle letture e del saperlo
le amena e leggiadra, di candidi rieordare all'uopo con esattezza.
costumi, e largamente fornito di Omai tutti sanno che i più eru
quelle sociali virtù che sogliono diti sono gli uomini più memo
rendere cara e desiderata la com riosi; giacchè sapientemente di
pagnia degli uomini. Tanti pregi ceano gli antichi: tantum sci
ond'era adorno, e le molte prove mus quantum memoria tenemus.
che avea già date di non ordina Dopo la filosofia nel liceo di
rio talento, gli valsero la stima e Trento, Garzetti studiò, negli
l'amicizia di molti dei più chiari anni 18ot e 18o2, medicina in
ingegni della nostra Italia, e me Padova; e compì poscia il corso
ritarongli l'onore di essere crea dei successivi due anni, 18o5,
to membro della società agraria, 18o4, in Vienna, desideroso di co
e socio non pensionato dell'In noscere anche la rinomata scuo
stituto di Bologna. La sua mor la germanica, e di udir le lezioni
te venne sinceramente ed uni che nella capitale della monar
versalmente compianta; e la sua chia dava con tanto plauso il ce
spoglia fu accompagnata al se lebre professore Pietro Frank, da
polcro dalle lagrime degli orfani e cui venne altamente stimato: ser
degl'infelici, che perderono in lui bò gli esami finali all'università
il loro padre e il loro amico. Le di fi, dove fu laureato in
medicina a 16 marzo 18o5.
scienze soprattutto private venne
ro di un de'più caldi cultori che in Medico ancora novello, fu l'an
Italia forse si avessero: e noi fac no stesso con due decreti 24 º
siam voti, perchè il prof. Ghe 28 ottobre della Deputazione di
I o2
riconoscente: fra i religiosi con anche con simile incarico coi car
forti l'anima pia devotamente spi dinali Luigi Valenti, e Antonio
rava ai 17 di ottobre dello scorso Dugnani, ai quali si rese caris
anno, simo.
ANDREA Pizzoli. Nel 18o5 sposossi a Girolama
figlia di Pietro Angeletti pittore
RATTI(NrccoLA), di famiglia di bella fama. Visse sempre con
ºriginaria di Genova nacque in cordemente con questa egregia
Roma il 19 maggio 1759 da Gio donna, la quale il fece padre di
vanni, che i vi attendeva al com più figli, e di molti anni prece
mercio, e da Cecilia Haim, con dette il marito alla tomba. Oltre
con cui erasi congiunto in matri ogni credere era esso tenero di
monio. Giovinetto fu affidato ai questi figli e sebbene vecchio e
PP. delle scuole pie, e tanto avan logoro dagli studi di per sè stessº
zò nelle lettere, che il primo de pure istruivali,nè mancava ai più
cembre del 1772, non ancora com minuti doveri di padre.
piuto il terzo lustro, fu aggregato Fin dai 15 di aprile del 1797
all'Accademia de Varii ristaura era stato nominato segretario del
ta dall'archeologo Gio: Batista collegio degli avvocati concisto
Visconti, padre del celebre Ennio riali, ed il pontefice Leone XII
nell'istituire la nuova cancelleria
Quirino. Compiuti gli studi di
teologia, ebbe in quest'ultima fa della romana università, senza
coltà il grado di dottore. esserne dal Ratti richiesto, gliene
Il suo merito non comune fece affidò la direzione.
sì che venisse richiesto per suo se L'Accademia di archeologia non
gretario da monsignor Giulio Ce solo lo ebbe tra i suoi soci ordina
sare Zollio arcivescovo di Atene, ri, ma fu uno de più diligenti,
il quale nel 1785 andava nunzio e per ben due volte fu conferma:
apostolico presso la reale corte di to nell'onorevolissimo incarico di
Baviera. Il Ratti dopo aver os tesoriere. Fu anche socio della
servato studiosamente molta parte Accademia di religione cattolica,
d'Italia e di Lamagna fermossi e conservasi tra i mss. del Ratti
in Monaco: ma vinto dall' amore una dissertazione da lui ivi letta
della terra natale non vi dimorò, ai 5o luglio del 1829, nella quale
se non due anni, e tornar volle in addimostrò, che la necessità del
Roma. la rivelazione è provata col sen
Il cardinale Innocenzo Conti timento universale di tutte le na
tutore del duca d. Francesco Sfor zioni e del rispettivi legislatori
za Cesarini avendo in lui ravvisa Fu il Ratti di animo piacevole,
ta una persona fornita di tutte parco nel vitto, astinente dal vinº,
quelle doti, che si cercano in Senti al vivo l'amicizia, e molti
un buon istitutore, lo scelse a mae de più dotti erano suoi intimº
stro di quel duca, del quale sep Lontanissimo dall'ambizione moº
pe così accattivarsi l'animo, che chiese giammai onori, nè sareº
in appresso il nominò archivista, begli stato difficile l' ottenerli go
e quindi segretario di quella prin dendo la protezione de grandi,
cipesca famiglia: posti che fino tra i quali vogliamo solo nominº
alla morte ritenne. re Leone XII già ricordato, e S.
Era il Ratti così destro nel ma A. R. il principe D. Antoniº Pº
meggio degli affari e tanta espe re di Sassonia, il quale più d'uº
rienza avea nell'ufficio di segre volta gli affidò particolari commis
tario, che per alcun tempo stette sioni, e uditane la morte scrisse
-
n 15
al primogenito del Ratti lettere ridi al T. XIV ne dettero questo
piene di amorevolezza sovrana. giudizio. » Tal libro non può
Amò la religione sovra ogni al » che riputarsi grandemente uti
tra cosa, e fu in particolar modo º le in ispecie da coloro, che stu
divoto di Nostra Donna, cui due º diosi sono della storia letteraria
volte volle visitare a piedi da Roma »5 della nostra Italia, poichè in es
a Loreto, nè mancò poi altre volte » so vengono con molta precisione
di condurvi ancora tutta la sua » e chiarezza illustrate le gesta
famiglia. Morì in mezzo ai figli il » di quattro delle più distinte let
12 gennaio 1855. Fu sepolto co »! terate (Costanza da Varano,
m'egli avea disposto nella chiesa » Battista ed Ippolita Sforza, Isa
di santa Maria alla Vallicella, ove » bella d'Aragona) del secolo XV,
dai suoi gli fu collocata onorevole » che fino ad ora non erano mol
epigrafe. Nel Diario di Roma dei » to conosciute, ed uno de più dot
25 gennaio del medesimo anno ne » ti uomini, che abbia prodotto
fu inserito un breve articolo ne » Roma nel secolo passato. Le
crologico, ed un più esteso elogio » molte e ricercate notizie oppor
se ne legge nel tomo 77 del Gior 3 tunamente somministrate in
nale Arcadico (anno 1859), il qual », 2
ordine alle studiose applicazio
elogio venne anco separatamente » ni, e alle opere, che ci rimango
stampato e dedicato al reverendis » no stampate o manoscritte dei
simo p. maestro Antonio Degola » nominati soggetti, i punti più
dell'ordine de'Predicatori segre ». belli della loro vita rilevati col
tario della sacra congregazione » la maggiore delicatezza, una
dell'Indice 3, modesta critica nell'emendare
ȼ alcuni sbagli di qualche scrit
Le cose pubblicate dal Ratti, » tore, che de'medesimi ha par
molte delle quali di archeologia, » lato, un uso esatto della crono
e lette nelle tornate di quell'insi » logia meritano a nostro giudi
gne accademia, sono le seguenti: » zio una lode non ordinaria al
º Ratti. cc
1. Lettera sopra l'uccisione dei5. Della famiglia Sforza. Ro
CCCVI Fabi al sig. N. N., Ro ma, presso Salomoni, 1794-95,
ma, 1784, presso Giovanni Pucci parte I, II, Volumi 2. Tale istoria
nelli (senza nome dell'autore). è divisa in tanti elogi quanti so
Sostiene in questa lettera che in no gli eroi sforzeschi di ambedue
dirizzò all'ab. Francesco Cancel i sessi. Comprende nella prima
lieri, che i Fabi uccisi nella spe parte non solo tutti gli uomini dei
dizione contro il popolo di Veia tre rami legittimi, cioè di Fran
non furono più di due o tre, e cesco duca di Milano, e dei di lui
che l'esercito uscito da Roma non fratelli Alessandro e Bosio signo
era di tutti Fabi; ma bensì di al ri di Pesaro e conti di santa Fio
tri Romani volontari dipendenti ra: ma in un'aggiunta parla an
per qualche titolo da quella fami cora dei due rami illegittimi, cioè
glia, e però detti Fabi. Viene con de'conti Borgonuovo discendenti
ºnore ricordata nell' Effemeridi da Sforza secondo figlio naturale
letterarie di Roma al T. XIII. di Francesco I duca di Milano, e
2. Memoria sulla vita di quat de'marchesi di Caravaggio prove
ºro donne illustri della casa nienti da Gio. Paolo figlio natu
Sforza, e di monsignor Virginio rale di Ludovico il Moro. Nella
ºesarini. Roma, 1785, per Anto seconda parte poi ragiona di tut
mio Fulgoni. Le suddette Effeme te le donne illustri di così nobile
Vor. VII. 9
14
famiglia, le quali non sono meno rono l'Effemeridi romane al To
di diciotto, e in cui si contano mo XXVI.» La storia, che an
imperatrici, regine ed altre donne º nunciamo, dicon esse, oltre
celebri per virtù e per dottrina. » il pregio suo proprio di es
Trovansi in fine le notizie delle » ser la prima, ha ancora tutti gli
famiglie Conti di Segni,Cesarini, º altri pregi, che possono e deb
Savelli, Peretti, Cabrera e Bova » bono renderla stimabile presso
dille terminate nella Sforza. Tut º i dotti: ordine, chiarezza, soda
ta l'opera scritta con bella critica i» critica, ed un ricco corredo di
è piena di erudite note, le quali º nuove interessanti notizie dis
ora confutano gli abbagli degli » sotterrate dagli archivi delle
altri scrittori intorno a questa fa n vecchie carte. Ingannati comu
miglia, ed ora chiariscono la storia » memente gli eruditi e gli anti
dei tempi. Il celebre mons. Gaeta » quari dal vocabolo Crnthianum
no Marini nel farne l'approvazio » aveano finora bonoriamente cre
ne si espresse con parole molto lu » duto, che fosse Genzano un'an
singhiere a favore dell'autore, e » tica terra derivata dal celebre
le suddette Effemeridi di Roma » tempio, che sorgeva nelle sue
al Tomo XXIV ne presentarono » vicinanze in onore di Diana
l'estratto in due articoli, ne'qua » detta dai poeti ancora Cinzia.
li questo lavoro è giustamente » Ma il nostro autore mostra ad
encomiato. » evidenza l'inganno provando,
4. Selecta doctorum virorum s» che Genzano non è più antica
testimonia de Camilla Valentia » del secolo XIII, e che la vera
femina sui temporis praestantis sua denominazione non è Crn
sima in unum collecta et adnota , thianum ma Gentianum, come
9
ria Salomoni, 1797. Di tale libro », toli che formano la metà del
non potremo parlar meglio che ri -
l'opera; l'altra metà contiene
ferendo il giudizio che ne porta » XVIII documenti tutti inediti
I 15
» tratti dai doviziosi archivi del Contraddice in questa lettera con
» Vaticano, di Castel sant'Angelo, sode ragioni, ma non senza pun
» del Campidoglio, e della casa gente critica la sentenza definiti
m Sforza Cesarini. Ambedue que va che il Fea aveva dato nel suo
» ste parti poi sono corredate di parallelo, cioè che il pontificato
» note, colle quali s'illustrano di Giulio fu la vera epoca del
»
º
molti luoghi del Lazio antico e risorgimento e della grandezza
» moderno, e correggonsi molti stabile di Roma, e che quello di
º sbagli commessi da quegli sto Leone seguito dall'altro del cu
rici ed antiquari, che o non si gino Clemente VII lo fu di una
n dettero la pena di esaminare la precipitosa decadenza dopo una
º5 cosa, o non poterono attingerla effimera di lui splendidezza e
» ai loro fonti. Crediamo pertan munificenza.
» to che l'annunciata istoria sia 1o. Sulle ruine del tempio del
» compiuta e perfetta in tutte le la Pace, dissertazione. Roma,
» sue parti, anzi tale da proporsi 1823, per Carlo Mordacchini.
m per modello alle altre dello stes I 1. Sulla vita di Giusto Conti
» so genere. » romano poeta volgare del secolo
6. Sulla villa di Pompeo nel XV. Notizie. Roma, 1824, De Ro
l'agro Albano. Atti dell'Accade manis. Sono indirizzate al chia
mia romana di Archeologia. T. I, rissimo sig. dottor Giuseppe de
parte II. Roma, 1825, per De Ro Matthoeis professore di medicina
Inan18, i nella romana università, e con
7. L'autenticità degli alber ge - saggia critica se ne chiarisce la
nealogici stampati pel signor du patria, si dimostra non esser mai
ca Conti Sforza Cesarini nel som stato senatore romano, e si narra
mario della causa Romana pri tutt'altro che può interessare la
mogeniturae de Comitibus dimo vita dell'autore della bella mano.
strata contro le false imputazio 12. Dissertazione intorno ad
ni del difensore del sig. principe una iscrizione antica rinvenuta
Ruspoli. Lettera apologetica a nel territorio di Civita Lavinia
schiarimento della presente cau spettante alla città di Lanuvio. E
sa, ed illustrazione della storia inserita negli Atti della romana
della nobilissima famiglia Con Archeologia, Tomo II.
ti. Roma, 182 1, per Crispino Puc 15. Dissertazione sulla Basi
cinelli. lica Liberiana. Roma, 1825, per
8. Nuovi documenti in ". Giunghi e Mordacchini. È dedi
ma dell'autenticità degli alberi cata al Pontefice Leone XII, il
genealogici stampati pel signore quale era stato arciprete di quel
duca Conti Sforza Cesarini nella la basilica.
causa Romanae primogeniturae 14. Lettera al canonico Do
de Comitibus e della vocazione menico Moreni sopra un preteso
dei discendenti di Federico Con deposito di Michelangelo Buona
ti Sforza ad essa primogenitura. roti. Il Moreni in una sua illu
Seconda lettera al difensore del strazione critica di una medaglia
signor principe Ruspoli. Roma, rappresentante Bindo Altoviti,
1821, Crispino Puccinelli. opera di Michelangelo Buonaroti,
9. Lettera al sig. avv. d. Carlo venne incidentemente a parlare
Fea commissario delle antichità del deposito sopraddetto, e appor
sul di lui parallelo: Giulio II tò buone ragioni per non cre
con Leone X. Roma, 1822, dalle derlo del Buonaroti. Il Ratti ag
stampe di Crispino Puccinelli, giunse forza agli argomenti del
I 16
Moreni, e ne convalidò le opinio un palcotto di legno, ma in occa
mi. Quel gentile letterato per mo sione di essersi ristaurato fu la
strare al Ratti la sua gratitudine suddetta memoria pubblicata dal
gli dedicò le lettere di Carlo Da Ratti. Il Bosio, l'Arrighi, il Bot
ti da lui ristampate (1) ed in fi tari ed altri aveano parlato di
ne riportò anche quella del no questo monumento, ma com'egli
stro autore. -
travedere che sia lavoro dello Schedo aura, ed il maestro non cieco da
ni medesimo. lasciare la necessaria prudenza,
avuto il di lei consentimento ,
Monsignore. volle che in presenza di pochi
Del tutto occupato e specialmente uomini ma distinti per meriti, ed
di un'opera, che già terminai e che a
torchi fra qualche settimana conse amici suoi, tentasse un primo
gnerò, non potei della mia vita scri sperimento del suo sapere. Quelli
vere, qual ella con somma gentilezza che furono pregati dal maestro
mi richiese, nè pure una linea, ma un onde la esaminassero , cioè il
dottissimo amico, al quale manifestai Trombelli e Francesco Zanotti si
la pregiatissima sua se ne incaricò di
pronta cura, anzi mi rendè palese, rimasero attoniti dalla sapienza
quanto in addietro mi tenne sempre della donzella, ed eccitarono i pa
celato, cioè che da qualche tempo in renti ed il maestro onde tolto dal
treccciava spontaneo tale comentario:le tenebre tanto ingegno si faces
diffatti mi volgea non rare domande, se pubblicamente conoscere. Era
ma in guisa che io ravvisare non po
tessi il meditato disegno. me nondimeno restìa Laura, sen
Ora che lo compì, me lo diede, affin nonchè vinta finalmente dalle sol
chè a V. 8. Ill.ma lo invii. - lecitazioni continue di tanti uo
Ho l'onore di confermarmi con di
mini insigni, aderì di tenere pub
stintissimo ossequio blica tesi di filosofia.
Di V. S. Ill.ma
Modena, 2 marzo, 185o Determinato il giorno del 17
Umiliss. Devotiss. Serv. aprile 1752 fu scelto il palazzo
PuETRo ScHEdoNI. degli Anziani come luogo il più
I ol
(1) Ora si hanno a stampa cinque - (1) Questo egli fece eziandio col li
canti della Mascheroniana; poichè fu bro XIX dell'Iliade, ove a 424 versi
rono rinvenute le prove tirate a mano del testo corrispondono 424 versi ita
dei Canti IV e V, de quali era stata liani; nè però il lettore se ne po
sospesa l'impressione, e vennero dati trebbe avvedere, poichè la versione
in luce dopo la morte dell'autore. In procede elegante, disinvolta e fedele
essi parla l'ombra di Verri. come negli altri libri.
201
ºria poetica, ed altro è l'arte con cui (1) Egli non dimeno il giorno 19 di
a d'uopo trattarla. Quella non ha con aprile del 1827 scriveva a Samuele Jesi
2 o8
infatti, quantunque gli fosse ri del male da cui era stato sorpre
masta offesa la parte sinistra del so. Nè tardò guari a conoscerla.
corpo, eransi però conservate in Dacchè nella state del 1826, allor
tatte le facoltà mentali, le quali, chè noi ci eonfortavamo di dolci
benchè venissero di poi scemando illusioni, parendoci che la salute
a grado a grado del loro vigore, tornasse a sorridergli, mi scriveva
non si ottenebrarono però giam dalla Brianza: poca è la speran
mai; e se non fosse stata la sor za di riavermi, checchè gli ami
dità che lo travagliava sino dalla ci mi vadano pascendo di belle
età sua più florida, avrebbe potu lusinghe : e soggiugneva (citan
to se non altro godere della com do alcuni versi del Molza, cui non
versazione de suoi amici ed am mi è dato più di ricordare senza
miratori, che a lui concorrevano tenera commozione):
desiderosi di rendergli meno in
grati gli ultimi periodi dell'esi Ultima jam properant, video, mea fata, ro
daies,
stenza. La natura però, che da Megue aevi metas jam tetigisse monenr.
principio sembrava resistere al Si foret hic certis morbus sanabilis herbis,
crollo sofferto, di giorno in giorno Sensissem medicae jam miser artis open;
vestrum quis me non luxit P et
si affievoliva, e nell'inverno del Si lacrrmis,
ultro
1827 decadde per maniera, che Languentem toties non miseratus abitº
ben si conobbe che non avrebbe
potuto durare ancor lungamente La religione adunque, che ac
alle scosse della malattia che si corre sempre generosa consolatri
replicarono più volte ne'mesi suc ce dell'uomo allorhè egli vede di
cessivi. Da quel punto la sua vi leguarsi e sparire siccome ombra
ta fu un continuo languire; e solo la figura del mondo, sparse de'
gli veniva consolata alquanto dal suoi balsami divini il cuore di
l'amorosa assistenza della moglie, lui; e finalmente raccolse il suo
la signora Teresa Pikler (1), fi spirito dopo lunga ma placida
glia del grande artista di questo agonia, nella mattina del giorno
nome, la quale gli fu prodiga delle 15 di ottobre. Nel giorno i 5 gli
più tenere cure nella infermità, venne fatto il funerale nella chie
non meno che dall'affetto della sa di s. Fedele; ed alcuni membri
figlia, la vedova di Giulio Perti dell'I.R. Istituto e buon numero
cari, e dalle premure degli amici de' suoi amici ed ammiratori con
che gli erano sempre intorno, ed corsero a pregargli pace (1), e finite
avrebbero pur voluto far qualche le esequie ne accompagnarono il
cosa a sollievo di quel grand'uo corpo al cimitero di Porta Orienta
mo. La religione, da cui ne suoi le, ove prima che fosse consegnato
primi tempi egli aveva tratte tan
te belle inspirazioni poetiche, fu (1) Le cose spacciate dal Pecchio
nella sua Vita di Foscolo intorno alla
da lui chiamata in soccorso appe morte e alle esequie di Monti so
na ch'ebbe conosciuta la gravezza no prette menzogne. Anche il Mu
stoxidi si trovava in Milano al momento
Crediate mio caro Jesi, che non della sua morte. Anzi mi raccontò
sono più atto a far versi. Tanto è questo fatto. Avendo il Mustoxidi chie
vero che a dar fine alla Feroniade sto al Monti, la cui faccia in quell'istan
non mi mancando che una cinquanti te gli pareva quella di Giove, se aves
ma di versi, non sono ancora da tan se perdonato ai suoi nemici : Ho per
to da poterli accozzare. donato, rispose, a tutti: e ho perdo
(1) Erasi a lei sposato in Roma il nato anche a F . . . . . poichè così
giorno 6 di luglio 1791. Essa cessò di volle il Fato, la sola divinità a cui
vivere in Milano nel giorno 19 di mag gli antichi mai non eressero altari.
gio dell'anno 1834. L'Editore.
2o0
alla terra gli fu dato l'estremo dia, nè si sarebbe potuto ritrarlo
saluto da uno de più cari e leali meglio che coll'immagine dell'o
suoi amici, l'egregio sig. Felice merico Ulisse:
Bellotti (1).
Vincenzo Monti nell'aspetto di Ma come alfin dal vasto petto emise
La sua gran voce, e simili a dirotta
tutta la persona e principalmente Neve invernal piovean l'alte parole,
ne robusti lineamenti del volto, Verun mortale non avrebbe allora
Con Ulisse conteso. As
nella fronte ampia, ma abitual
mente aggrottata e pensosa, nei
grandi e severi sopraccigli mostra E veramente nel declamare ,
va l'altezza e la forza dell'intelletsecondo le occorrenze, aveva un
to. Quando però era inspirato da tal nerbo ed un sì bel garbo, che i
un dolce sentimento, il suo sorri suoi versi recitati da lui nelle ac
dere diveniva graziosissimo, e gra cademie o nella società degli amici
ziosissima tutta l'aria del viso: ma (al che assai di rado inducevasi,
nelle forti commozioni non era preferendo in quest'ultimo caso
fibra in quel volto che non tre i versi di qualcuno degli autori
masse, e co' suoi ondeggiamenti suoi prediletti) parevano ancora
non facesse manifeste le vibrazioni più belli (1). Lo sdegno, che facil
dell'animo. Nelle converse voli a mente lo investiva, era per lui
dunanze egli mostravasi sovente una fonte di eloquentissime scrit
freddo e taciturno; ma se altri ture sì in verso che in prosa, nel
avvisavasi di stimolarlo con discor le quali il suo ingegno irritato,
si che andassero contra il suo mo come la selee che percossa sfavil
do di sentire, allora facevasi tut la, si spiegava in tutta la naturale
to radiante nell'aspetto, e le pa sua forza. Per conoscere però co
role gli uscivano con vera facon m'egli fosse dotato di un carat
tere dolcissimo ed amorevole, era
(1) Alcuni amici ed estimatori del
d'uopo trattare personalmente e
Monti posero alla sua memoria un mo da vicino con lui, osservare le sue
numento nelle logge superiori del Pa affezioni domestiche, e vedere
lazzo delle Scienze e delle Arti in Bre come premurosamente si adope
ra, disegnato dal cavaliere Pelagio Pa rasse a vantaggio di chicchessia (2).
lagi pittore, modellato dallo scultore Gli piacevano la frugalità e la
Abbondio Sangiorgio, e gettato in bron
zo da Manfredini, tutti esimii, come
ognun sa, nella propria lor arte. Con
siste il monumento nel busto del poe (1) Madama de Stael soleva dire;
ta, sorgente sovra una base in cui è Monsieur Monti declame les vers
rappresentata una Musa, o vuolsi la comm il les ſaits.
Poesia, che nella sinistra tiene la cetra, L'Editore.
e lasciando cadere lungo il corpo il (2) Quanto gli fossero affezionati i
destro braccio, col plettro fra le dita, familiari lo dimostra il fatto della sua
è seduta in atto di mestizia, vici
donna di servizio Giuseppa Basci mi
no ad uno scrigno, alla foggia degli lanese; la quale entrata in camera del
antichi, dentro cui si vedono alcuni padrone, e vedutolo giacente in terra
rotoli o volumi. E prima che questo per l'apoplessia che lo aveva colpito,
fosse eretto, la Società de Filo-dram appena ebbe voce per chiamar gen
matici , nella sera del giorno 5 di te in soccorso, indi soffocata dal dolore
dicembre dell'anno 1829, aveva nel perdette la parola ed i sensi, nè più
suo teatro inaugurato il busto del si riebbe, e dopo tre giorni spirò. Il
Monti, colla rappresentazione del ch. signor professore Poli ha registra
l Aristodemo, a cui tenne dietro il to questo fatto nel Saggio d un Corso
canto d'una scena lirica messa in mu di filosofia stampato in Milano nel 1323
ºrea per questa occasione con poesia (T. I, pag. 271 ). E veramente è de
del chiarissimo cav. Andrea Maffei, guo che so ne conservi la memºria.
VeL. W i 1. o
2 a o
quiete (1); il che è tanto più da aver reso omaggio alla bontà del
notarsi in un uomo i cui versi spi suo amimo, qualità di cui egli meri
rano da per tutto splendore e ma tamente compiacevasi, vuolsi con
gnificenza, e che passò molta par siderare Vincenzo Monti unica
te della sua vita nella conversa mente come sommo letterato e poe
zione de grandi. Le sue ire si ta (1). Chè si può dire veramente
spegnevano colla stessa prontezza
colla quale si accendevano: ed es (1) Vincenzo Monti ebbe amici e
sendo grandemente inclinato alla nemici, lodatori e censori molti. Il
amicizia, tornava facilmente ami Gianni soleva malignamente chiamar
co di chi talvolta all'ombra di lo Poeta papale, poscia rivoluzionario,
questo santissimo nome erasi fat e finalmente imperiale. Altri divisero
to gioco di lui: sicchè non parve le sue poesie in tre parti: la prima
che comprende i versi dell'abate Mon
sempre ben penetrato da quella ti; la seconda, quelli del cittadino; la
sentenza del Favolista latino : terza, quelli del cavaliere. Non dire
Vulgare amici nomen, sed rara mo se questa partizione sia giusta o
est fides. Ma egli aveva il cuor no; diremo che non meritava che il
buono, era generoso e benefico, e Pecchio scrivesse sopra la sua morte
quelle impudenti menzogne a tutti
modificava con molta facilità la
note ( Vita di Ugo Foscolo ), nè che
propria opinione con quella di il Foscolo scendesse con l' ira alle a
chi avesse saputo introdursi nel cerbe parole dell'Ipercalissi alle quali
la sua benevolenza: quindi sem egli medesimo fece la chiosa (Clavis
brò fatto per vivere in un'età me Hypercalypse os). Le opere del Monti
sono bastante comento alla sua vita.
no pericolosa di quella in cui ven I tempi funestissimi ne quali visse; il
ne ad abbattersi, e con uomini ribollimento di tante opposte e ga
tutti di tempra illibata. In diver gliarde passioni nelle quali si vide
si tempi gli furono affidate alcune travolto e agitato, l'anima sua trop
commissioni ed impieghi fuori del po debole per resistere a un torren
te che tutto strascinava con sè , lo
la letteratura. Ma confessava can fecero dar ascolto anzichè ai con
didamente egli stesso di non ave sigli della prudenza e ai dettami del
re per essi nè pratica nè vera di la propria coscienza, a quelli, per
sposizione. Ed in fatti, per quan non dir altro, di una inescusabile ti
to il suo intelletto fosse vasto ed midità. Troppo vere sono le espressio
ni del Bianchetti (Degli uomini di let
atto ad immaginare e a dire poe tere). » Era certamente uomo d'idee
ticamente ogni gran cosa, esso », molto vive e d'immagini ancora più
non era però capace di quella lon º vive Vincenzo Monti : ma che giu
ganimità, o dir vogliasi di quella º dizio dobbiamo fare di lui quando
fredda e sottile prudenza che si ºº cità
lo vediamo a valersi di quella viva
d'idee e d'immagini per can
richiede per ben conoscere e ma » tar Cesare egualmente che Pompeo,
neggiare gli affari, e per non is º la repubblica del pari che il princi
5
marrirsi nell' inſinito labirinto º pato, i cittadini come gli stranieri?
delle complicazioni sociali. Per ciò -» Voglio bene che possiamo scusarlo,
lasciavasi guidare dalla sensibilità », o Giordani, coll'eccessivo e misero
», timore che il rendeva si diverso, o
del suo cuore, anche allora quan »: con quel torrente che voi dite di
do era necessario di frenarne i ::º fantasia che qua e là lo trasportava;
movimenti, e dava retta senza più », ma intanto il giudizio che dobbia
a quanto gli si dipingeva sotto lo » mo pur farne è questo, che non era
5
argomenti.
Specchiata fu la probità de'suoi Lascia i fisici arcani
anni. E splendido ne porse argo
mento in giovinezza alla estima
.
zione dei savi quando in una E puossi diranzi che l'amici
sessione democratica, udendo at zia dello Scoffo col Pezzoli, fon
taccarsi d'inesattezza uno scritto, data sulla conoscenza della rispet
che conteneva la relazione fedele tiva coltura, crebbe e prosperò
di gagliardo dibattimento nel cogli studi. Ne è argomento, fra
giorno innanzi seguito, seppe, a gli altri, quell'opuscolo alle sta nn -
solo scudo della lesa sua fede, esi pe col titolo: Amori Democratici
bir prima le note quasi stenogra dei cittadini Giuseppe Scoffo e
fiche, da lui fatte all'atto della so Luigi Pezzoli al cittadino Gio.
lenne diatriba, indi spogliarsi del Andrea Spada, Venezia, Santi
la sciarpa bicolore, che lo qualifi ni, Messidor, 1797.
cava nel carico di Segretario, e Sul merito del quale libret
deporla sull'istante, ricevendo to il signor Luigi Carrer, che
quasi a mercede, pochi di appres nella bella recente sua vita del
so, una più onorifica rappresen Pezzoli lo cita, giudicando lo
tanza. Scoffo più del Pezzoli stesso ricco
Negli ultimi lustri essendogli di varia dottrina, trattiensi da
poi toccato affrontare la miseran giudice, qual è competente, per
notare, come dal lato del gusto
(1) Questo lavoro sebbene figuri sen
non impropria la dizione, nè fos
za nome di autore, pure si sa appar sero strane le immagini, contro il
temere al fu Podestà co. Francesco costume di allora, come in un
Calbo Crotta. tempo d'inconsiderate speranze
2i7
spirassero moderazione i senti ca di Venezia del dott. Valatelli,
menti dei due giovani, che (dice Ven. And. 18o ; di dodici lettere
egli) poetavano in comune, senza col supposto nome di Silvio Bacca
che, tolte due Odi saffiche col no lario, in analisi alla edizione degli
elementi di storia naturale e di
me dell'autore rispettivo, si po
tesse attribuire piuttosto ad uno chimica del Fourcror con note
che ad altro di loro verumo dei di F. Dupré. Ven. 18oo; e di una
componimenti; e come da quei prefazione e due lettere critiche
primi saggi si potesse presagire sull'opuscoletto, intitolato: Os
(son sue parole) non poca felicità servazioni circa l'inutilità e pe .
ricoli della medicina e dei me
di naturale per l'ingenuo e caldo
dici in uno stato dell'ab. S. . . de
poetare. E per il fatto avea lo
Scoffo sortito un genio arden C. . . trad. dal francese, Venezia,
tissimo per la divina arte dei car 1799, presso Modesto Fenso. Di
mi, e ne lasciò non scarsi saggi lui pure conservansi molti elemen
fra'suoi lavori inediti, dai quali ti di studi, sulla vita e sulle ope
trascelse il figlio quei Versi, Ven. re di Ovidio, e una doviziosa se
Molin, 1827, che ottennero men rie di note e di aggiunte, raccolte
zione nel Vol. XV, 1828 del Gior in un grosso volume, come mate
nale delle Scienze e Lettere riali, per rettificare la storia im
delle Provincie Venete. perfettissima della Lett. Vene
Quindi il Pezzoli in un suo ziana, lavoro giovanile del cano
Sermone sulla lingua saluta (1) nico Moschini; il qual volume,
lo Scoffo felice ingegno e fior di non so per che accidente, diven
senno; e morto, così lo piagne in ne ora proprietà dei congiunti di
una Canzone epitalamica (2) : Francesco Gherro, era solerte e
passionato raccoglitore di libri e
Se tu che dall'Eliso stampe di pregio (Vedi Gazzetta
Mandi il lieto messaggio
Scoffo, al compagno de' tuoi primi di.
Privilegiata, 22 ottobre 1855). Ed
Così cortese al viso - io vidi e lessi presso i figli eredi
Era, e vivido il raggio e custodi, oltre il Ms. Gherro,
Che morte d improvvisa ombra coprì. una farragine di fogli volanti, che
O di padrè a me caro
Figlio, perche non stendi potrebbero unirsi a formare un
Alla morta sua lira ora la man, Il volume, per la rettifica della
E sul destino avaro
Tal vendetta non prendi, Storia suddetta.
Che il maggior colpo sia caduto invan. Ciò posto, reca bene maravi
glia, che al dott. Levi di Venezia,
E fu proprio avaro il fato, che il quale intendeva lodevolmente
locolpiva mentre era intento a di riempiere un vacuo effettivo
rendersi verso le scienze e le let nella biografia dei nostri medici
tere benemerito. Poichè tra le più distinti, quando pubblicava i
sue fatture inedite è prezzo dell'o suoi Ricordi intorno appunto a
pera il far menzione di un suo gl'incliti nell'arte, e ai chirurghi
ºommentario, col titolo di Sag e farmacisti (Tip. Antonelli 1855)
gio Veologico sui tre primi arti non sembrasse avere o meritare
ºli della Topografia fisico-medi lo Scoffo elogio o biasimo, di
verso dal sommario e nudissimo di
bello ingegno, ma alquanto mor
(1) V. Vol. II Prose e Poesie del Pez dace; e ch' egli non citasse al
zoli.
tº) Per le nozze Bizio-Gradenigo. Si tre opere in prova, che l'aver lo
l:gge ristampato nelle Prose e poesie di Scoffo somministrato al prof. Fe
Luigi Pezzoli, Plet, 1838. drigo di Padova, come questi
2 18
medesimo registrò nella Topo entrò inesperto nel mondo e si
grafia Ven. part. 5 pag. 1o2, un invogliò d'una fiera leggiadra
prospetto statistico dei nati e dei che gli rispose coll'ugne e co'den
morti in Venezia dal 1678 fino al ti; ond'ebbe due dita lontana la
18o5, e l'aver avuto l'intenzione morte. Teneva dell'acqua e dello
com'egli si esprime di dare il zolfo, dell'olio e dell'aceto, (1) del
quadro complessivo della mortali mellone e dello zucchero: il cuore
tà in Venezia conforme le stagio buono. S'abbattè a gente noiosa
ni, e desunto da un registro di 6o come le pulci che lo frastornava :
anni di seguito, e del quinquen quindi stucco delle cose e di sè,
nio di comparazione dell'età, ses collerico, mordace, e contro a cer
so, e malattia, se avese saputo dar ti barbassori di fanfaluche avreb
si animo per compiere que due be vomitato zolfo, sassi e bitu
utili lavori, quando mostrò ben me.
» Val più d'ogni sparagio l'al Non altro che ſame , al dire
loro mio. » Hai qui la ragione di Carlo, gli dettava commedie:
de rigori d'Eurilla: la quale del e del non fare i Granelleschi com
resto tastandogli il polso aveva medie, Carlo questa ragione ren
virtù di fargli andar via la feb deva: non hanno fame (1). E per
bre (1). Ma fin quand'egli era avere qualche soccorso alle sue
in Modena da certi suoi endeca necessità, ritrattava egli (dice
sillabi e d'un amico a lui troppo Carlo), pedantescamente i sog
catulliani, si conoscono i costu getti delle commedie del Goldo
mi dell'uomo (2): che alle si ni (2). Col Chiari metteva Carlo
gnore faceva presente di non so a mazzo il Goldoni, e diceva:
che fogli dipinti a vari colo º Venderan storie ovvero strolo
ri. Fatto è che questi lo chiama gia ; D'altra materia diverran
callidulus, venustus, nasutulus, mercanti: Che, come dice Cato
elegansque totus. Ed egli in Ve in Geremia, Non si vorrebbe aver
nezia si scusava del cantare per se non contanti » (5). Al Goldoni
nozze dicendo: » Ed io che re s'appareggiava il Chiari medesi
2 stomi A labbra asciutte, Io mo, laddove parlando di drammi
º solo deggiomi Cantar di tut buffi, º scritto abbiamo a genio
º te (5)! A me che il numerº Di » di chi desiderava così, e ne pa
» noi mortali Pur d'uno accresce » gava a dovere » (4): e laddove
re Non posso adesso... Questo al Goldoni riconciliatosi, scrive
º è di 'Cantalo Darmi la sete (4) ». va: o noi viviamo di carta: (5) di
Perchè, sebbene di lui e del che il Goldoni, come di basso
Goldoni Carlo Gozzi dicesse: chi sentire, gli fece ripiglio. E pure
si stoga e si spreta (5), il vestire il Chiari stesso (in momento for
almeno serbò il Chiari di pre se quand'era meno urgente il bi
te (6). Ma ch' e facesse comme sogno ) ride di quel che scrivono
die ogni dì con Cristo in se per incantare la fame (6), di quei
no (7), questa vorrei credere che guadagnano a forza di spro
esagerazione poetica del mansue positi un pezzo di pane e un caf
to Gasparo: ed è forse il più a fè, e le nove muse hanno nel
maro verso che contro il Chiari ventre (7). Fatto è che di sola
sia stato scritto dopo quell'al poesia gli è un vivere misero (8); e
tro velenoso di Carlo: » Tu
fai commedie, tristo peccatore (8) » il parrucchino, e comanichini fini e un
feraiuolo di seta godevano farsi , aoc
(1) I, 95. chiare da tutte le finestre e farsi di
(2) III i 13. Salaci. Quocis passe re: guarda bel prete. ( IV, 1 9-123 ).
ruolo salaciorem. 2o6. Cubilia peram Narra d'un frate che a suoi scolari
dulare. cantava: Tornerà la bella Irene (V.
(3) Racc. Bord. I, 16o. 26.
(4) Ivi, 151. (1) Tartana, p. 66.
(5) Op. VIII, 199. ed. 1772. (2) Op. 18o6, 123 XIV, Per un pran
(6) Mascherata degli Dei Racc. Bord. zo. XIII, 158.
II, 222 ». Del nero manto all'ondeg (3) Tartana Op. ed. 1772, VIII, 7o.
» giante falda. (4) Tratt. IV. 89. E aggiunge - al
(7) Gasp Gozzi XVI. Ed Pad. 378. tri faccendieri impastano i nostri li
(8) Tartana 4o. Nelle memorie del bretti per quattro soldi da trarsi la
fame 5
Valvasense An. 1756, VIII, 6, Comico
Abate. Ma non era egli il solo. Il Co (5) Fogli del Gozzi p. 162.
stantini, riverente del Clero, confessa (6) Cantatrice II, 3o.
lo scandalo di alcuni preti d'allora che (7) Dialoghi I. num. IX, p. 7, V.
vestivano di vario colore (T, IV . p. anco Amante incog I. 3.
176), che incipriavano e inanellavano (8) Poeta I, 45.
221
che (sentenza del Chiari)» ven mutoli (1): in altra non ambisce co'
versi suoi se non conciliare il son
» ti o trenta doppie sul tavolino
º meglio ravvivano l'estro di no agli sposi (2). Ne'versi per mo
nache entra sovente in celi e irrive
º scrittore ingegnoso che tutti i
» libri della sua libreria, tutte le renti (5). Dopo dipinto Assalone so
» lodi de' suoi mecenati (1). Che speso in aria per e'capelli, si con
sebbene l'Abate talvolta dicesse gratula alla fanciulla che per più
di scrivere per ricreare onesta sicurezza pensa recidere i suoi (4).
mente sè stesso (2), tal altra con I vituperosi tedii delle Raccolte
fessava che , in parte per suo di sentiva egli bene, il povero uomo;
º letto, in parte per la necessità in e le dice una tempesta di sas
º dispensabile degli impegni suoi si (5); e vorrebbe possibile fab
” e delle sue circostanze (5). Ma bricarsi madrigali a ciò di cri
soggiunge: Con tuttociò io di stallo (6): º che troppo gli pesava
º rei menzogna se non dicessi » celebrare le nozze d'una sposa
º che scrivo anche talvolta più » decrepita, la laurea d'un dotto
» che non dovrei per far vedere » re giumento, il merito d'una
º che non mi spaventano l'al » ballerina storpiata, o d'un au
º trui censure. » » tore che sotto mano domandar
E per fame, dice il Gozzi, fa » facevagli un panegirico (7). »
cevano poesie da raccolte, egli e Dicevasi senza mercede a verseg
il Goldoni, Marco e Matteo (4). giare usato (8): ma per bocca del
Guadagnava, dic egli, almeno poeta suo si doleva che tanto dire
per le insalate (5) : sebbene altro non gli fruttasse regali. Anche
ve confessi che quelle raccolte, » noi siam venditori di rime:
fruttan quattrini (6). Per que » mettete mano alla saccoccia, e sa
sto fra gli altri motivi, avrà forse » rete servito (9). Le dediche non
messe le muse a dialogo col mar gli rendendo un ringraziamento
chese d'Estival (7), e cantato, e di quattro parole, aveva il suo poe
gli abate, per nozze d'Israeli ta imparato a non farne più (io).
ti (8). Perchè i Chinesi e i Tar Ed egli stesso in proprio no
tari A me cantar non lice? (9). me: o scriverei piuttosto con un
Gli avi vostri, dic'egli in altra » remo quattro righe a Nettuno
ºgli sposi, sparsero sangue, io in
chiostro (no): in altra l'ombre de (1) I, 117.
gli avi fa ballare e baciarsi (1 1); in (2) II, 175.
altra dipinge Pegaso che divora il (3) Ivi, I 246. Cantai di tante mona
che Che n'ho secento almeno. P. 267, Die
cºrtice dei platani presaghi e degli tro alle grate e a'talami Lasciai la pelle.
allori parlanti, perchè non stian (4) Ivi, 23o.
(5) I, 27.
(6) Lettere scelte I, p. 155, III, I 1o.
(1) Ivi, I, 224. (7) Poeta I, 146-195. Racc. Bord. 1,
(al Filosofessa, III, 2,8. 256, M'hanno già rotte e lacere Mez
(3) Genio del secolo p. 7. ze le corde in mano Spose cantan
(4) Marfisa IV. 37, 43. Lasciali star: do” e monache. . . Per te voglio pur
Wºº tu che mangin strame ? rompere Un'altra corda ancora. - ll Co
(5) II, 25, ivi. stantini lett. V. 24 biasima anch'esso
(º) Nota ined. alla Marf. IV, 37. questo cantacchiare per monache so
(7) Racc. Bord. II 127. vente smanianti di rabbia. Il De Luca
L (8) Glielo rinfacciano il Gozzi, e il De deride i giuri continui che il Chiari
uca XIII, 82. faceva di non cantar più. Serm. XI, 81.
(9) Ivi, I, 176. (3) Racc. Bord, lI, 1 i 1.
(1o) 1I, 78. (9) Poeta, II, 19o.
(1 1) II, i 17. (io) III, 44. Al Goldoni la dedica di
2a2
(4) T. XVI, 21 1. V. Anco Vol. III, 24. (1) Anche meno. Gazzetta del Goz.
E non sapeva essere letterato al modo n. 7, 13, 21, 27, 35, 77. La Gazzetta
di tanti XIII, 314. stessa vendevasi cinque soldi.
(5) Commed. da cam. T. II. Dial. V, (2) Marfisa del Gozzi.
pag. 1o. (3) Gozzi XIV, 178.
(6) Poeta, I. 146. (4) Com. da cam. T. II dial. V. p. 16.
(7) Com. da cam. T. II, dial. V. p. 5. (5) Baretti, Op. ed. 1813. VI. 97.
Vedi il ritratto ch'e fa di un libraio (6) Ivi 98.
nella Viaggiatrice, II, 19o, e di D. Mar (7) Chiari, filosof. II 112.
ta moglie saputa d' altro libraio nel (3) Op. VIII, 272 ed. 1772. .
Poeta I. 4o., Librai che farebbero gi (9) Chiari, Amante ine. 5. Gozzi. Gaz
» rar il capo al Colosso di Rodi. Lett. zetta 42.
» sc. II, 192. (1o) Gozzi. Gaz. 22.
(8) Filos. II 126. Poeta I, 146. A pe (11) Gasp. Gozzi, VIII 23o.
do di carta. (12) Gold. Op. XIII, 21.
(9) Com. da Cam. I. Dial. 5. p. 8. (13) Gol. II. 3o5.
(1o) Filosofessa II. 13. (14) Baretti, Consid. sur l'Italie.
224 ta Italia (1). Du' ore prima pieno
le istanze dell'editore veneto, en
travan di frodo con utile del poe il teatro (2), e gli applausi levava
ta cinquecento esemplari (1). no il fiato agli attori, costretti in
Nè meglio il teatro. Non più di terrompere per poter essere inte
trecento lire venete per comme si (5). E Carlo Gozzi non potendo
dia avevano il Chiari e il Goldo negare la fama de due rivali, gri
ni (2), al dir del Baretti; al dire da: viva i nuovi poeti, il Sacchi
e l'Orso! intendendo che Arlec
del Gozzi, per gl'intr ecci delle
commedie a soggetto tre zecchini; chino e l'Orso anch'essi fan gen
per le scritte, trenta (5): per il te (4). ,, La facevano (dic'egli al
dramma, quaranta (4). E le com trove) per la novità, per le donne
medie a soggetto facevan più gen ,, ammazzate, sugli tate alberi come
te; e citasi come gran cosa la se f"
uccelli risusci
5 o come le
rata del Convitato di Pietra che » Fenici (5),, Ma l'invidia di quel
diede lire secento settanta set la fama o rumore inanimava i ne'
mici del Chiari a stolte viltà. Pri
te (5). E pure il poeta tragicomico
Cappone (6), aveva di sè levato ma ch' egli desse l'annunziata
gran fama, che durò ben dieci commedia. L'uomo come gli altri,
anni. Ne caffè, nelle case era un l' accusaron di plagio, e una
dire di lui: per lui dissensioni commedia con quel titolo miser
tra fratelli e sorelle, padri e fi fuori, tutt'altra dalla sua (il 4
gliuoli (7); e parteggianti per tut ,, queste commedie mie mitocº
cambia to il titolº, º
, di
, vedere
impasti cciate le scene di più di
(1) Il Medebac impresario si crede
va avere la proprietà delle commedie, ,, una coll'altre, per dar cººl"
e le diede stampare al Bettinelli, il , parentemente nuova. M'º
qual negò ogni compenso al Goldoni. , noto l'autore: l'ho più vºlº
Quindi l'edizione fiorentina con giunte ,, veduto, e tenuto seco parola:
annunziata dal Lami 1753 novembre ma di tali suoi ladroneccinº
p. 3o3, 1754 p. 1 14-625, 1755 p. 32 i ; 22
1758 p. 233. E il Bettinelli alterava an a» gli feci mai nè doglianza º
co il testo, Lami nov. 1753 p. 417. E - o cenno (7), Vano era, mabºº
così a Lucca una commedia del Gol
doni stampavasi con giunte de comi Cap. 7. Nel
(1) Baretti, gli Italiani, le chia
ci, segnate almeno (Lami i 766 p. 88.) romanzo intit. il Teatro I, 14 ,
Teatro Romant. an. II 32 86. I nobi
li veneti favorivano il frodo della ri resche bandier
(2) Chiari, e.“
comm. da cam. T . Dial.-
(4) Teatro Rom. II, 39: il quarto del , ha fatto la vendetta Amor",
maestro Ivi, 96. sabile ia ma tradº" "
(5) Car. Goz. IV 23. Un teatro di Bolo spagnuocommed
lo di Caldero ne, e º ha º
gna sulla fine del secolo avevasi due
mesi per sessanta zecchini d'affitto, Lon r, concorso. ,, 85
(G) Credo inne
(5) Com. fog. p.si
"ili 85.Poeta II,105 -
go, lI i 21.
(6) Gozzi, Atti Granell. 72.
(7) Nota ined. Marſ V. 2. (7) Tratt. IV, 14o.
225
e le vicende del bene e del ma Molta l'emulazione, la curiosità
le gli avevano indurata la fron di molta ; i palchetti costavano
te. Del resto e come approfittare un occhio (1): e le case (scherza
de giudizi d'un popolo che la co Gasp. Gozzi), tutte da affittare
sa quindici di innanzi fischiata, perchè la gente a teatri (2). Anco
portava alle stelle (1)? Tra i fischi i nobili frequenti (5), che sputa
e i plausi era la non curanza, ch' van da palchi (4) su cappelli, le
egli il Chiari in un luogo confes spalle, le tempie de'sudditi; raſ
sa con raro candore (2). freddore (5) cronico, felicemente
Chiamar gente in teatro men guarito dalle pasticche francesi
facile allora che adesso. Più spet nel tepido maggio del novansette.
tacoli che spettatori, attesta il Ne palchi bisbiglio; nella platea
Chiari (5). A Venezia i teatri (4) zitti: e maschere civilissime (6);
di commedia quattro (5); i più se non che qualche spunzonata, e
cari una lira (6): l'opera seria diavoleto fatto da coloro che non
due paoli e mezzo, la buffa uno e pagavano un soldo (7).
mezzo (7): a S. Samuele quindici Ma non più gli spettacoli osceni
soldi; (8) in altri, dieci. (9) S. del principio del secolo (8); nè
Benedetto s'apriva al tocco dopo Belisario bastonare le guardie, nè
mezzodi; san Moisè e san Samuele Rosmonda ballar la furlana (9).
alle nove; alle ventiquattro san Le commedie d'arte non però vin
Giovanni Grisostomo, san Luca, te (to); nè le maschere regolate dal
Sant'Angelo. Promettevansi fuo freno degli autori, ch'eran soliti
chi artifiziali, e illuminato in agli attori servire (1 1). Il Chiari
certe sere il teatro (1 o): san Cas che volle far parlare le maschere
siano, il maggiore, con sei ordini in verso, non fece presa (12). Com
di palchi, ora non è più : la Feni medie scritte da lui avevano da
ce non era ancora. Le compagnie ultimo sessanta uditori; le mede
state fuor di Venezia (11) la pri sime a soggetto, folla (15): special
mavera e l'estate, dopo la prima mente tornata di Portogallo la
Domenica d' ottobre riapriva compagnia del Sacchi Arlecchi
no (12). no (14). In ciò poteva il molto va
lore delle maschere, e il pochissimo
(1) Ivi, IV, 87. -
(2) Comm. Vers. III. 183. (1) Gozzi Marf. V, 2, nota ined. I
(3) Teatro di Calicut, II, teatri cominciavano ad essere spesa
(4) Filosofessa, II, 133. Il Gold. Mem. ruinosa. Sognatore n. 12.
II, 39, dice che sette. (2) Gaz. 8.
(5) Gasparo Gozzi, Op. III, 2o5. Nel (3) Gold. op. ed. 1752, tom. I, p. 1o7.
1762-1763. Carlo IV, 5o. (4) Baretti, op. VI. 7.
(6) Carlo Gozzi. Opere. (5) Gaz. Gozzi n. 66.
º G. Gozzi, Gazzetta. (6) Ivi.
(8) Ivi, II, 148. (7) Chiari, Lett. Scelte I, p. 169. Più
(9) Comm. da cam. Chiari Tom I. liberi i teatri a Venezia. Altrove vie
Dial, VI p. II. Teatro Rom. an. II. 74. tato tenere in capo il cappello, grida
(1o) Più d'uno, illuminato le cinque re, bravo: soldati a guardia; i palchetti
ultime sere innanzi quaresima. Teatro bui. (Teatro II, 49).
appl. II. 14, 17. (8) Tratten. IV, 74.
(i 1) Alla fiera dell'Ascensione non più (9) Gold. Op. ed. 1761 XIII. Chiari
di diciotto le recite. Teatro appl. XIf 3. Let. scelt. III. 242.
(1a) Gazzetta del Gozzi. Onde stava (io) Carlo Gozzi, XIV. 123.
no aperti i teatri cinque mesi. Osser (11) Il med. nella pref. alla Comm.
ºat. 1762. p 38. Le Compagnie di ter Amore assottiglia il cervello.
ra ferma chiamavansi d'acqua dolce (12) Carlo, op. II, no8.
Per disprezzo (Teatro II. 52). In Cor (13) Ivi, IV, 41.
sica andavano i più disperati (I. 1 o 2). (14) Ivi, lI, 52.
VoL. VII. 16
2 26
degli attori di parti nobili (1): primamente la Merope (1). A Fi
ignoranti i più e mal pagati (2): renze la società del Cocomero,
maturalmente vivaci, ma da rap valente ed onesta (2); valenti a
presentare d'istinto e quasi al Roma (5). A Torino fin d'allora
la ventura alcuni pochi caratte era una compagnia stabile e buo
ri (5). ,, Non sanno nemmeno na (4). A Parma proposti quattro
,, legger la parte (4): chi borbot premi agli autori più degni (5).
, ta più lento d' uomo che vada Rinomata la società dell'Alberga
,, al patibolo; chi va come rota da ti a Bologna (6).
,, mulino; chi strilla, chi canta, Il gusto corrotto dell'uditorio
,, chi spirita, chi non sente, chi corrompeva attori ed autori. Non
,, dorme (5) : chi mena le ma chieggono che varietà (7). Onde
, ni che par che fili; chi le brac tra tante novità, la piazza Non ne
,, cia, che pare ch'annaspi,, (6): f" niuna, e le strapazza (8).
non sanno nè vivere nè morire (7). on amano le tragedie (9); vo
Pur volevano applausi; e li ave gliono trasformazioni, decorazio
vano compri, e dalle scene gli at ni, intermezzi (1o); fuochi artifi
tori stessi picchiavano (8); e per ziali con figure di lunga dura
andar dentro caldi chiedevano ta (1 1); sciocche buffonerie (12):
dal poeta alla fin della scena qual
cosa di enfatico, e lo divoravano (1) Pref. alla Teonoe del Rosa Mo
urlando (9). Il suggeritore fa sen rando. Venezia 1755. La Merope fu ri
tire i medesimi suoni due vol petuta non so dove un'intero carnova
te (1 o): al contrario di quel che il le. Teatr. applaud. V. 75.
Gozzi notava ſin dal 1772 in una le (2) Gold. ed. 1761. Tom. VI, 182. E
cose del Goldoni allora com'ora, gu
compagnia francese recitante in stavano, che n'eran degni. Mem. II, 1 o
Venezia (1 1) : dove ogni cosa era Lami, nov. an. 171 i p. 765. Leopoldo
temperato a decenza: nè indemo proibi ch'altre compagnie recitassero,
niato parchi piange o freme (12). che toscane o francesi. Schedoni I, 237.
Ma in altre parti d'Italia l'arte (3) Gold. ed. 1757, tom. VI, p. 83.
(4) Carlo Gozzi, V. 63.
già si educava. A Verona una com (5) Chiari Com. Cam. tom. I, Dial.
pagnia di gentili persone recitò V, p. 13. Nel 1778 fu smesso. (Teatro
appl. V. 73: poi ripigliò (I. 68. III 66).
(1) Goldoni ed. 1757 Tom. II, 256. Di dilettanti parecchie società erano
(2) Sessanta o settanta luigi all'anno allora, e sino al principio del secolo
nostro: a Venezia due nel teatrino di
i migliori, in Inghilterra settecento.
Teat. Rom. II, 74. s. Tommaso, ed in casa Foscari. (Longo
(3) Gozzi pref alla Comm. Amore sua vita IV, 133-135, ed. 182o) Vedi
assott. il cervello 1782, p. 18. quel ch'e' racconta d'una compagnia di
(4) Calicut, VII. Teatro Rom. an. I. vecchi, l'V, 14, ed una di fanciulli. lV. 69.
3. (6) Longo, II, 6.
(5) Chiari com. Cam. tom. I. Dial. 6. (7) Gozzi Gaz. n. 85.
p. 6. (8) Calicut XII.
(6) Teatro Rom. an. II. I 43. A Luc (9) Il Gozzi Gaz. n. 77 dice che
ca applaudivano a tutti o buoni o rei non è vero. -
drio V. 449. -
era nel titolo d'un libro uscito a quel (6) Racc. Bord dedica. Te stima, o
tempi ( Lami nov. a. 1755. pag. 4o9. Chiari, il gran Frugon. Ivi L 79.
» Commedie parte in versi sciolti che (7) Poeta I, 235. Alla propria fama
, non son versi, parte in versi martel accenna nel Poeta I, 233, III, 17.
, liani che non son martelliani ,. (8) Poeta II, 2.
(9) Racc. Bord. II 1 17. Amante inc. (9) Lett. scel. III, 13o.
I, 5. (io) Poeta Ill, 228.
a5o
nessuno (1). Ma grandi sieno o tratto; e checchè ne dicessero le
piccioli, tutti del pari estimo; Nè persone di genio difficile ,, io
già l'ultimo io sono, sebben non , dell'opera mia sono restato pie
sono il primo (2). Anch'egli sa , namente contento (1). Il nostro
che presto e ben del par non van ,, secolo Sa ch'io ci son (2). “ E
no (5).-S'avessi a cominciar, più promette di sorivere per far mag
nol farei: Ma giacchè cominciai, giorinente arrabbiare i nemi
non ho finito (4). Ora desidera es ci (5); i quali egli ne snoi ro
sere compianto almen quand'egli manzi finiva per man del boia (4).
muore (5): ora dice che la buona Altrove li chiama impostori, asi
intenzione sola bastar dovrebbe a neschi, ignoranti, buffoni (5);
farlo immortale (6). Ma quale in Erostrati (6): e non distinse an
tenzione in chi cercava la lode a cora se sien cicale o rane (7).
ogni costo?, Vostro è il lauro, o Il Chiari, se nol sapeste, è filo
,, poeti, s'anco vi costa un fal sofo, e seguace di Seneca (8). Fi
,, lo (7). “ - losofo mi vanto; e la mia stella
Sorsero le contraddizioni, e è questa (9). E i suoi romanzi fan
misero a prova il suo stomaco tem conoscere al mondo la forza del
prato nella fucina stoica di Ze l'umana ragione (1 o) : e Rosaura,
none (8). Maledico non era (9) (e una delle sue eroine, ama la filo
certo migliore di Carlo Gozzi); e sofia (11); e un'altra dell'eroine
non capace d'invidia (1o): ma si sue, la Viaggiatrice, raccoglie la
credeva all'invidia bersaglio (11). filosofia seminata nei libri del
Egli al quale era grave avere nel Chiari (12); e gli dice:,,Voi siete
socco imbarazzate le piante (12),
dell'invidia, diceva: il coturnato e riso e sghignazzato del pover'uomo,
piede metter le vo'sul collo (15). (Lett. sc. II, 9 , a crepapancia II, 44
Ma la fucina di Zenone nel tem sì che se nol faceva, l'anima gli sareb
prargli lo stomaco, non lo salvò be 1)
venuta su denti. (II; 6o, 14o;.
Preſ. a una com.
dal portare scolpito in petto Quel (2 Racc. Bord. I, 1 oo.
tuo, barbara invidia, satirico so (5) Genio 71. Lett. II, 176. Il canche
netto (14). Poi si rilevava a un ro se li mangi: muojan di rabbia, III
4.
(1) Ed. 1759 comm. p. 27. 7 (4) Nota ined. alla Marfisa al C. IX,
(2) Racc. Bord. II, 79. 57 nell'edizione che ne possiede il sig.
(3) Ivi 269. Gamba.
(4) Masch. degli Dei C. I. Con più (5) Com. da cam. II. dial. 6, p. 7.
passione il Goldoni ed. 1 757. I, 96. (6) Filos. it. IV, 155.
, Mi struggo in tal mestiere. » (7) Filosof. per tutti p. 3o. Lett.
(5) Racc. Bord. I, 19. scelte III 87. Vedi il ritratto ch'e fa
* (6) Filos. IV. 234. Gius. Farsetti. d'un critico nel poeta I. 174, e nella
Carm. ed. Leyde p. 1o3. Chartaeperni filosofessa I, 98. Il Bordoni nella dedi
cies. ca al tom. II, delle liriche le dice, cor
(7) Filosofia per tutti, pag. 53. macchie, cicale: e il Chiari aquila e
(8) Lettere scelte I. 6. cignale p. 16. E l'ab. Vicini di Mode
(9) Racc. Com. III, 9. ma chiama i nemici del Chiari, gufi e
(1o) Del Genio del secolo p. 9. corbi. (Della vera poesia teatr. epistole
( 1r) Poeta I, 233. Rime che seguono di lett. Modenesi 1763).
all'uomo i 12. Racc. Bord. II, 28. Filo (8) Viaggiatrice, II, 15. -
(6) Marf. II, nota ined. (2) Ivi 269. Baretti Frusta ed. Mil.
(7) VII. 38, ivi. Op. II, 258: , cosa fuor di matura. “
(8) Mem. I, 246. (3) Gozzi mem I, 257, 267.
(9) Int. agli atti de'Granell. 1761. (4) Cantatrice II, 3o.
(io) Marf. III. 1o4. (5) Racc. Bord. II, 229. Lett. scelte
(11) La vendetta amorosa del Chiari II, 45. -
è ripeto, quasi tradotta dal Calderone. (6) Gozzi 1772. Op. VIII, 2 14 f li
La Cantatrice per disgrazia, romanzo, è dice Augusto e Lepido. Marf; IX, 68
tolta dalla commedia del Destouches la Mem. I. 289., Il Goldoni s'abbassò ad
forza de'natali. Valvasense IV.8o. II8o. » accettare quel baci. “
H. De'drammi cinesi, del Plauto, del (7) Racc. Bord. I, 264.
Moliere, diedimo origine i drammi per (8) Rime II, 147, 148.
siani, il Moliere, il Terenzio del Gol (9) II Piazza nel 1773. Tom. I p. 9.
doni. Che il Chiari imitasse il genre la il celebre Chiari.
a 55
loro, e l'attenzione del popo lui, notava perch'avrebbe voluto
lo, cascando, intepidì questa e che le opere sue fosser tutte
quelli (1). ,, L'antagonista mio, splendore (1). E il Goldoni pro
» dice il Chiari, fece la risolu metteva d'approfittar de'consi
» zione, non so quanto ad esso gli (2): che ben sapeva di non
» gloriosa e giovevole, di passare avere imparato abbastanza (5).
» a Parigi (2): ma la fortuna del Sola una volta nel recare tradotti
» mio antagonista degnissimo ger i versi del Voltaire al Goldoni, si
» mogliar fece al par de funghi mostra il Gozzi maligno, traendoli
º troppi comici e tragici poeti, º ad ironia, forse indotto dalle sug
l lor successori eran peggiori de' gestioni del vile fratello (4). E
Marchi e de Mattei. (5) La guer sull'imitazione della natura elet
ra dunque de Granelleschi, (gio ta fa osservazioni vere ma alquan
va notarlo) scacciò d'Italia un to mimichevoli all'uomo (5). At
poeta, gli arci-granelloni non testa Carlo Gozzi che il Goldoni
spense (4). a nemici rispondeva crucciato,
Fra' Granelleschi del più savi il Chiari resisteva tacito alle fe
ed onesti fu Gaspare Gozzi, che rite (6). Diceva di non rispon
dal Chiari (5) ben distingueva il dere il Goldoni, (7); pur rispose
Goldoni, e lodava quel pennello chiamandosi anch'egli invidia
impareggiabile (6) e quel dialogo to (8): ma non tante volte lo ri
ch'è la stessa natura (7): lodava petè quante il Chiari : e al sen
perfino il suo facile verseggia tirsi dire superbo: » non v'era
re (8), e l'aver lui primo trovato (nota) che questa parola che mi
modo di chiudere gli atti de'dram dispiacesse (9) ».
mi con movimento d'azione più , Io l'ho sempre temuto il
concitato (9): donde poi l'abuso, » pubblico (1o), dic'egli: ct e con
col tempo, delle strette e dei fessa » i mancamenti dell'arte la
crescendo, che assordano gli o » imperfezione de versi, lo stile
recchi e istupidiscon gli spiri » disadorno ed incolto (1 1). – Se
ti. E se cosa notava il Gozzi in » qualche mobile ingegno perfe
n zioni l'opera mia, non mi ver
» gognerò mai d'apprendere da
(1) Gozzi mem. I, 3o2. s» chicchessia.» (12) A tal fine egli
(2) Tratt. IV. 89. amava osservare dalla platea le
(3) Marf. XII. 1 16. Poeta anco un
gondoliere. Signorelli VI 238. sue cose, e correggerle innanzi la
(4) Tratt. IV. 88. Venti volumi di
rºmanzi aveva fino al 79. stampati il
Piazza (citati nell'ed. dei Vero amore .
(5) Al Chiari fra le altre allusioni (1) Ivi 48.
veniva forse quella dell'Op. XIV. 89. (2) Ivi 86.
(6) Gaz. 86, Nelle commedie non sa (3) Ivi 86.
º fà mai pareggiato. “ (4) Di que'versi vedi la Gazz. n. 45.
(7) Ivi i 14. V. anche nell' Op. XIV, 46. 47. 48. 49, e nell'op. VIII, 222. .
º e X, 233. Nella Gaz. n. 5, la com. (5) Partitosi il Goldoni, corresse il
de Rusteghi uscita col titolo di com Gozzi le stampe delle commedie.
Pagnia de' Salvadeghi, lava il Gozzi (6) Mem. I. 288.
ºelle solite accuse d'espressioni plebee. (7) Op. V. 89. XIII 23 ed. 1761.
" Op. VIII 25 IX 11o. Valva (8) op. ed. 1761. VI 181 V. 9 III,
166.
ºººº XII 229 distingue in questo il
ºldoni dal Chiari, " nelle " di (9) Mem. 11, 75. ed. Zatta.
" o guari, campeggia ognora la (io) Gold. ed. 1761. VII 71.
(11) Ivi 163. - -
(3) Gold. ed. 1761 XIII. 226. » Non se (4), e non prima del 1775 lo
», criticava ma insultava. Ha finito co stampò (5): poi corretto, ne pro
» me meritava finire. « Delle più acer metteva una nuova edizione con
be parole che il Goldoni abbia scritte –giunte tratte dal codice di Tur
Tra i nemici del Chiari fu uno che da'
libri di lui trasse alcune sentenze che
pino (6): le quali possiede inedi
gli potevano dar biasimo, e brevemen te il signor Gamba. La Marfisa, la
ie le comentò. Eliopoli 1755 p. 47 : Tartana, i Sonetti, gli atti de'
Più ponderato un Manzoni nel 1762, Granelleschi (7), piovevano sul
che le confutò con rispetto (Minerva Goldoni e il Chiari lo scherno.
Giorn. Ven. V. 151). Ebbe il Chiari con Aggiungi l'arte senza regole per
tesa anche col Costantini, come questi
nella Pref. alla ristampa delle lettere rendere un nuovo poeta immorta
aecenna, nominandolo con disprezzo : tale, lavoro d'un Soffolto Planoma
e il Costantini pure fu scrittor popo co (8): i quali Planomachi erano
lare a suoi tempi, e tradotto in più
lingue. Ad un cappuccino che l'assalse ed ammala, e un domenicano gli fa
rispos'egli a lungo IX. 48: se al Chiari, giurare che non iscriverà mai più pro
non so, sa o verso (XI 7); ma egli vinto dal
(4) op. XIV. Il Sognat. it. n. IX. lucro, rompe il giuro, e fa una tragedia
» E' uscito un fiume, un mare, un o che appunto per esser fischiata, gli frut
», ceano di romanzi e di varie secca ta dumila scudi di rendita (XI 1o);
», ture. Ogni donna le ha in core, in ricade in miseria; e pur non ismette:
º capo, in mano. cº. e grida: son nato per vivere e morire
(5) Nel romanzo del Lesage, Fabri poeta (XI 7). Allusione per più versi
zio Nugnez figliuol di barbiere, condi calzante; ma crudele, al solito di quel
scepolo di Gil-Blas, lacchè, servitore in le del Gozzi.
un convento, e poi in uno spedale, (1) Mem. I. 273
beone e ladroncello (L. I, 17 L. lI. º Gozzi Op. XIV 95.
4-5); sprezzatore de'nobili (VII. 14) ; 3) Della poesia veneta 23.
si trova ha un tratto scrittore di pro (4) Nel 1762 la Minerva N. VII p. 5.
se e di versi, e di commedie sciocche G. ne desiderava la stampa.
ma coronate d' applausi dal pubblico (5) Marf ed. 1772. p. 1o. T. VII.
(vacca buona a mungere); va a Madrid (6) XIII. 156.
per seguire la sua stella, si fa imitato (7) Mensuali. (Mem. Gozzi I 3oi).
re del Gongora, e novatore e spregia Non veduti dal diligente sig. Gamba,
tor de' poeti (VII 17) ; e li scrive, con (Serie 62o) da me già sovente citati.
commedie, romanzi, e tutta sorta cose; (8) Gazz. Gozzi 97.
25
anch' essi un accademia difen
zi dell'uomo fenomeno (i), e le
ditrice del gusto sano; e di loro lettere critiche e filosofiche a
era il Boscovich. (1) Aggiungi il fiumi, rattenute da quest' argine
Codice caduto dalla luna, il qua d'improperii, ristettero : e se non
le tra l'altre cose insegna a nu dopo alquanto silenzio (2), usci
trirsi del latte dell' antichità, l'Amante incognita nel 1765,
per darle de calci (2). Il Bor scritta per far dispetto a nemici,
doni amico del Chiari (5) rispo ma che gli costò più fatica (5).
se con un opuscolo intitolato: Merita che sia notata una delle
» Nuovo secreto per farsi immor armi che il Chiari adoprò per di
» tale nelle Gazzette e fuori « fendersi e offendere. Si pensò di
pieno (4), al dir di Carlo civilis tradurre un libriccino francese
simo, di pretina inciviltà. (5) sul Genio e i costumi del secolo
Quindi insulti al Bordoni. Ho corrente (4); tradurlo, e innestar
toccato che nelle baruffe il Goldo vi osservazioni che ferissero i suoi
mi si mostrò più ferito nel vivo : nemici. Rispose il Gozzi co' fogli
il Chiari più freddo. (6) Ma an sopra alcune massime di quel
ch'egli rispose (7), e s'ingegnò Genio (5): e nel foglio settimo
di velgere su nemici lo scher dimostrò le infedeltà di quella tra
ne (8). E tra gli altri, questo duzione strana : il qual foglio
passo coglieva nel segno. Non già » fece il gran prodigio di mor
ch'io tema o baci a capo chino r» tificare anche il Chiari (6).
La burchiellesca sua sferza so Ivi questi, tra l'altre cose dice
nora. Di Luciliano sale e Veno va: º l'antichità è rispettabile
sino Tingerio seppi la mia penna » nelle lettere non già perchè le
ancora. E infarinar saprei anche » abbia portate all' ultima perfe
Pasquino Con quanta crusca dal » zione, ma perchè facendo quan
Burchiel si sfiora. Ma nolfo, per » to poteva non seppe ella fare di
chè legge è di creanza Di par » meglio » (7). Qui dell'irriveren
lare e vestir sempre all'usan za è ancor più rea la goffaggine.
za (9). Fatto è che i tanti roman Il Gozzi sbuffava, (o di sbuffare
faceva le viste) al vedere i nuovi
famosi dare un calcio agli scrit
(1) Riflessioni . . . p. 6. Nel 1758 i tori andati E scagliarsi nell'aria
Planomachi andavano prendendo piede. spiritanti (8). Ed eccedendo nel vi
Lami Nov. p. 281 a quell'anno. N'era an zio contrario, non pativa l'appor
co il De Luca Serm. ed. 1818. p. XXII.
(2) Gazz. 9o e Op. II. Gozzi IX. si a quelli un neo (9); e diceva
129. si inferocito, tiranneggiato dal
(3) Aveva allora ventiquattro anni,
Bellomo p. 23. Mazzucchelli. Giovine di
buon intelletto lo disse Carlo Gozzi (1) C. Gozzi XIV, 223. -
º Prosuntuoso. Mem. Valvasense XII. (8) Marf IV. 89 stanza inedita nel
Mem. Gozzi II. I 12. libro posseduto dal Gamba.
(9) Masch. degli Dei I. (9) intr. agli atti de Granell. 78.
258
buon gusto (1); e metteva insieme » E tutti quanti stavangli a ve
il Petrarca e il Burchiello (2). Al » dere (1) , E Carlo ne versi del
tri più diffusamente citava il Se Chiari vede Sirene in guazzetto
ghezzi e il Bandiera (5), ed il Cor E Proserpina e Astolfo e Maco
ticelli che dice di Dante. » Subli metto (2). « – Offendete l'ono
» me e grazioso Esprime con vi » re se difendete Questi poeti
» vezza (4). » Onde non era inescu » da fieno e da strame.
sabile il Chiari se cantava in ris » Non v' opponete, o noi porre
posta: Del Campidoglio a guardia » mo mano E ci difenderem coi
stavano le oche ancora (5). Più Sonettini, Celebrerem quel vo
95
savio, Gasparo Gozzi ragiona con » stro viso umano, I bianchi seni
senno dell'imitazione buona (6), » e i labri corallini (5).
e della lodevole diligenza nell ar Il Chiari pe suoi voli indica
te (7): sebbene anch'egli l'esem vano col nome di Pindaro (4);
pio de'sommi confondesse talvolta il Goldoni col titolo d'Avvocato:
con le regole (8): e impazientito ma la fama loro teatrale spiaceva
gridasse o contro cotesti visi di più d'ogni cosa a veri o falsi ami
» C. . . . che a forza di guastare ci del bello. O bisognava farsi ap
» il buon gusto del mondo, vo pellar bue O dar opinione per as
» gliono fare i giudici d'ogni co sedio (5). Da ciò parrebbe il Goz
» sa (9).« zi come forzato ad entrare in liz
La miglior delle regole chiuse za: io nol credo.
il Gozzi nel verso: Cantate solo Non è da negare che la tragi
quando il cuorvi detta (Io). Ma in commedia fosse (qual la trattavano
quella vece la poesia e vedeva es e il Goldoni e il Chiari), genere
sere lampi e nugoloni; e i poeti falso: e troppo felice n'era il suc
Salmonei contraffattori del fulmi cesso (6), se fino una comica da
ne, e Tartari che sopra certe lor uno di que personaggi prese il
cavallette vengono saltabeccan nome d'Ircana (7).
do; e condottiere de'Tartari il Ma falso genere (quale almeno
Chiari (11). Il falso furore poeti l'avevan reso) eran pure le masche
co (12) fa ira al Gozzi: » Io vidi re, sebbene, trattate da grandi ar
º corvi andare a schiere a schiere, tisti, potessero prevalere alla com
» Empiendo l'aria di canzoni e media pensata (8). E il Baretti,
» bree, Anzi samaritane e filistee: che tanto vilipende que due (9),
(1) De Luca Serm. XI, 72, Voli I, Co
(1) Op. XIII 1o7. me di masso che dall'alto cada
(2) Intr. agli atti 22. (2) Canz. al Nob. U. Venier.
(3) Riflessioni 39. (5) Intr. agli atti de'Gran.
4) Riflessioni 32. Non lo sapevano (4) Gaz. 97. 98. Sognatore it. 3.
nè manco citare. Nelle Mem. Valva » Caro Pindaro Ignoranza, ignoranza.
sense IX. 231, criticando il Plauto del De Luca serm. II. 13. bastardaccio Pin
Chiari, è dato: La debil navicella del daro a lui par ch'accenni il Sogn: io.
mi ingegno, per verso di Dante. :: Autor di romanzi cervellone
(5) Racc. Bord. II, 86. » bislacco. cs
(6) Op. II, 215. (5) Tartana VIII 21.
(7) Ivi 17 19. (6) Gold. Mem. II, 14o.
(8) Gaz. 89. (7) Gaz. Ven. N. 7. Teatro rom. anon.
(9) XVI 129. II, 18.
(1o) Racc. del 1779 alla Tron. p. 45. (8) Desiderio di Gasparo Gozzi. Gaz.
(t 1) Cicalata a Gran. VII, op. e XVI, 82.
378. (o) op. VI, 71. 72. Non una sola
(12) XIV. io. Racc. del 1779, p. commedia che possa sostenere la criti
XXV. ca . .. diluvio di sciocchezze.
259
concede che senz'essi l'Italia sa sa. Il Chiari rispose ardito nella
rebbe rimasta fedele a suoi arlec Gazzetta stessa (1) : minacciò di
chini (1). E il confondere che fa far ridicolo il suo censore, e pro
Carlo la Madre tradita coll'Im vocò nuovi oltraggi. Gasparo stes
presario delle Smirne (2), se so scese a non degne ironie (2).
non è mala fede, è stoltezza. Carlo dice, aggiunti dal Chiari
Gaspare in sul primo faceva le sei sonettacci vigliacchi e la
viste di lodare gli aborti dell'abate, dri (5): non so se stampati. Mol
capace fantasia, atta all'imita tiplicarono i dubbi, e fecero
zione del grande e del mirabi procelloso l'abate; e destarono
le (5): ma forse faceva celia com boschetti di penne, siccome gof
mendando i caratteri gagliardi famente dice il derisore delle gof
ei colpi di teatro, e lo stile che faggini, Carlo. Un anonimo di
gli asseconda (4). Certo mutò poi fensore del prologo riprese l'aba
linguaggio (5): e la tragicomme te, che degnasse stampare nella
dia chiama genere mostruoso (6) Gazzetta il nome suo º in compa
e bastardo (7); e la navigazione di » gnia delle botti d'olio e delle
Enea º cosa che contiene ogni » sacca d'uva passa a (4). Nuove
» cosa «(8). I difensori del Chia ire di Gasparo, che sotto parabola
ri hanno un bel citare l'Orazia chiama i suoi detrattori, cagnoli
no: Interdum et vocem comoedia ni, scoiattoli, bertuccioni.
tollit (9). Si può la commedia le Alla rivalità del Chiari dob
vare volando come uccello, non biamo molte più opere del Gol
come pallone. doni, alcune vivaci poesie de'Gra
Ma questo pallone gonfiavano nelleschi, e che vivranno; alcune
e le censure e le lodi. Su in pro più prose gentili e versi di Gas
logo dell'Abate, recitato al ilea paro; la Marfisa e le Fiabe di
tro di s. Gio Grisostomo (1o) fu Carlo. Non tutti gl'ingegni me
rono nella Gazzetta stampati pa diocri furono occasione di tanto.
recchi dubbi: censura calzante as Alle censure di Carlo risponde
sai, ma soverchia a si misera co vano i due: º fate voi. c. Carlo
fece (5) l'Amore delle tre mela
(1) Ivi, 7o.
rance, recitato in San Samuele
(2) Marf. IV. 81.
(3) Gazz. 5. Valvasense X. 78. Anno dalla Compagnia del ardita
Sacchi (6),
paro
1757 i veloce fantasia. Era Gasparo con sette repliche:
tra Granelleschi il velluto insieme e il dia (7) della maniera del Goldoni
fecondo: Bellomo p. 46. raffigurato in Celio, e del Chiari
(4) Gazz. Gozzi 8. nella fata Morgana. Il Goldoni
(5) Ivi, 8G. declama in istile avvocatesco, il
(6) Ivi. 83.
(7) Oss. 1762 p. 36. Beato il Chiari Chiari in pindarico. Le fantasie
che in quanto si piscia, fa cinqu' atti giocose e i sali abbondano: ed è
di un Zibaldone Lett. 16. apr. 1755)
Burchio da pomi, di commedie (2 ottob
(1) Gaz. 75.
'734 . Queste due citazioni debbo alla (2) Ivi, 76.
ºrtese erudizione del prof. Paravia, (3) Mem. 1, 288.
il qual pure mi additò l' elogio i (4) Gaz.
8ººto a me del Bordoni scritto dal (5) III opN. 2oo.
88. I, 3o3. Non fu sfida
Prof. Bellomo. avuta dal Goldoni a voce, come il Ba
(8) Ivi 88. op. XI. 35. retti racconta ( Cons. T. VI. Goz
38" Lett. di Modenesi Nov. 1754, p. zi op. XIV, 16o.
(6) Nel 1761 Gozzi Mem. II, 67. Bell.
(to) Gaz. 72. Gasp. Gozzi Op. IX, i 7. 46, ed. Bord.
ellomo ed. Bord. p. 45. (7) I, 3o6. op. Gasp. IX, 2ot.
24 o
quella delle composizioni del Goz ler loro (1). Vergognavasi delle
zi forse la più sua, perchè più fiabe, e pur ne scriveva (2). Con
calzante: ma tanto lontana dalle fessava le i" bas
parodie d'Aristofane quanto da se, le improprietà da lui lasciate
Atene Venezia. Nell'altre, delle correre, colla malizietta teatrale di
quali talune rimasero a buratti trar delle risa a suoi patrioti (5).
mi (1), l'invenzione è tolta da no Il Chiari ha egli mai dette più
velle o drammi altrui: abborrac ignobili cose? Nelle Memorie si
ciati i caratteri, falso o leggiero scaglia contro gl'improvvisato
l'affetto, il dialogo fuor di matu ri (4); e poi vuole le commedie a
ra, disadorno lo stile. E il Baretti soggetto; o si ride dell'opere re
chiamandolo il più ammirabile in golate che ci son messe nel corpo
gegno drammatico dopo lo Sha coll'imbuto (5). Predica la deli
l espeare (2); si mostra indegno catezza dell'arte, e poi: o la stiti
giudice di poesia. » ca coltura letteraria sarà ognora
Ma Carlo Gozzi che gli applau » la più sventurata sulle scene (6).
si popolari negava essere argo Quel poeta de cui drammi diceva
mento di vera bellezza, quando lo Schlegel (7), che i soli d'Italia
gli ottenne, mutò linguaggio, e dove regnino l'amore e l'onore;
disse e ridisse non esser bel quegli credeva che nel suo secolo
lo se non quel che piace (5) come n fosse più atto a far prodigi il
appunto diceva la fata Morgana (4). » vocabolo amore che il vocabolo
E non ad altro che a piacere il r» onore, cancellato dal vocabola
severo moralista intendeva (5); a » rio (8) . Quando mai Marco o
divertir sè e i Veneziani, e a pro Matteo avvilirono tanto sè, l'ar
curar dell'utile ad una truppa (6) te, i tempi ?
dov'era qualche personcina che lo
divertiva. E' confessa d'essere
(1) X, 144.
stato in tutto il corso degli anni (2) X, no2.
suoi diligentissimo esploratore (3) XIII, 147.
delle inclinazioni della nazione (4) I, 21.
sua (7). Nè solamente all'uditorio (5) Tartana VII, ed. 1772, p. 66.
ubbidiva ma e ad agli attori, che (6) IV. 7.
lo conducevano a cose assurde; ed (7) Cors. lett. dram. II.
(8) XIII , 143. Le menzogne che
egli con indifferenza faceva il vo un uomo d'ingegno mediocre e di
prosaica probità schiccherò contro
l'Italia, merita che sian rammen
(1) Sismondi lett. midi. trad. it. lI, tate da quel che l'ammirano tanto. E
153. Nota. Esso Sismondi dice fiaba mot gli le ha poi ritrattate, ma non in così
peu usite. (I, 396, ed. fr.) E questi sono chiaro modo come doveva; e nella sto
i giudici nostri. – Nel blocco di Ve ria delle Repubbliche ne ripete più di
nezia, il Blanes i teatri deserti ripo una che diede luogo al nobile lamento
polò colle Fiabe. del nostro Manzoni. Il Sismondi ( che
(2) VI, 72. nominarlo ci è forza del Goldoni par
(3) Pref. all'ed del 1782 d'Amore lando: ce manque absolu de delicates
assottiglia il cervello. Gozzi III, ro3. La se est frequent dans les moeurs de la
2 sua sussistenza (d'un altro dramma) nation (II, 369). . . . La dissimulation
º sulle scene dovrebbe provare ch'ella et le manque de foi (p. 375. ) En
º è una qualche cosa XF1. 142. La re Italie l'opinion est sans force (p.
» gola principale è quella di piacere 578) ... Un des plus grands ridicules
25 V. anco IV. 156. nationaux est l'ostentation (p. 383). Il
(4) Racc. Bord. II. 189. traduttore ribatte languidamente in
(5) I, 5. giurie tali; e le ripete, temperandole
(6) IV, 5. VI 48. con qualche forse (ed. mil. II 125, 127,
17) IV, 13. 129).
v
-
241
Ignobile in ogni cosa. Sapete perchè negar lode a quel suo ri
voi perchè non voless'egli sul pri vale ſertilissimo (1) ? E se lo sti
mo nè pur sentire gli attori fran mava degno che fosse richiamato
cesi? » Temeva d'affezionarmi ad di Francia a regolare i teatri con
º uno spettacolo forestiero che mi un premio decente (2), perchè
» sarebbe costato tre lire per sera; scacciarlo col martirio feroce (5)
» e d'acquistarmi della noia per delle sue villamie ?
» quegli spettacoli nostrali che Crassi "
putredinosi, dice
» mi divertivano, e non uni costa il misero Gratarol (4); non a tor
n vano che venti soldi (1) . L'im to. Chiamare il Goldoni ed il
postore (2)! Chiari due fantaccini (5), e can
E nel fratel suo stesso, sebbe tare : » Darannoci di scritti uno
ne più buono, le contraddizioni » spedale Il celebre dottor tale o
non mancano. Scrisse versi martel » cotale; L'insigne abate, e il
liani (5): tradusse le Tortorelle di » mal che Dio vi dia (6) ci sarà
Zelma; tradusse non il Paradi parsa a costui scherzevole fero
so perduto del Milton ma il raf cia (7); anzi facezia urbana (8).
fazzonato da madama Boccage (4): E se le due teste di bue, senza
ammise nella sua gazzetta an cervella (9) rispondevano, eran
nunzi non degni del nome suo: latrati que loro (i o). Anco il man
ritrattò la difesa di Dante per sueto Gasparo, che del Chiari di
paura, e poi la ritrattazione, rin ceva zucca senza sale (i 1); poi
corato, disdisse (5). Pochi errori e consigliava i fautori di lui a la
brevi, appetto alle gravi e quasi sciare le ignobili parole ai traghet
continue gaglioffaggini del fra ti (12).Ma se al sentirsi parlare del
tello. l'abate Aristofane sgranellato(15),
Il quale se già vedeva il Gol e dell'abate e del dottore inca
doni e il Chiari º avere avuto ta tenati co peluzzi ec (14), e
º lento capace per infinite produ di gente armata di cimurro, di
º zioni teatrali che piacquero e tosse e di sputacchi (15), e di ver
º che hanno dato dell'utile ai co si che sono separazion natura
º mici ed ai teatri a (6); perchè li (16), e di cose ancora più laide;
straziarli così ? Se il Goldoni pa se i fautori de due calpestati gri
revagli uomo originale (7), perchè davano che indecenza ! (17), il
non gli concedere se " lettore non sa biasimarli, e ripe
porzione di merito ? (8). E se egli te: indecenza!
il Gozzi, con dieci fiabe tolte da
altrui aveva vuotato il sacco (9),
(1) IV 2o.
(2) V 68.
(3) VIII 248.
(1) IV. 55. (4) 1 33.
º Impostori letterari Gold. Op. IV. (5) VIII ed. 1772 p. 26.
(6) P. 34.
(5, Lami nov. 1758 p. 282. (7) i 298 Mem.
º Lami 1757, p. 177. (8) VIII 258.
tº) Gamba Serie p. 617. i9) Int. agli atti Gran. 21.
(6) Op. IV. 45. (1o) XII 8. Ed. 18o6.
(7) Ed. 1772 VIII i 1. ( 1 ) XVI 378.
p º Amore assott. il cervello ed. 1782 (12) Gaz. 97.
- l o,
(13) Intr. agli alti 22.
lº) Ed. 18o6 IV. 6. Ma il Goldoni (14) VIII 24o. Ed. 1772.
ºpo cinquanta commedie non aveva 15) Granell.
ºito; il suo sacco non era vuoto, (16) Tartana.
Mem. II , 83. (17) Giunta ined. alla Marf. I. L'ab.
VoL, VII. 17
242
Poeta irritato, (dice il Chiari) è pi guasti e rovinati (1). –E mi
gran bestia (1). S'egli i suoi ne » stringa la mano e un bacio ac
mici chiamava pazzi, forsennati, cetti (2).-Ma giuro a Dio che se
ignoranti, insetti, e il Gozzi tra » al mio sen verranno Cordiali ba
begl'ingegni ridicolo, e tra gl'im » ci ed amicizia avranno (5). ”
postori fanatico (2), egli che al Ma giova conoscere più partico
tri nemici non aveva se non let lareggiato quanta in cotesta guer
terati (5); º se desiderava centu ra fosse l'ipocrisia e la viltà. Ne
» plicare sè stesso per iscrivere gli scritti del Goldoni e del Chia
º ogni giorno tant'opere che vo ri è manifesto a vedere quel co
º lendo costoro dir male di tutte, me istinto che tutta allora prende
non sapessero dall'un di all'al va l'Europa di detrarre ai privile
» tro che dire di peggio, e la bi gi della ricchezza e del sangue (4).
» le fosse il loro carnefice; “ scusisi Udrete il Chiari cantarvi: º nuo
l'ira irritata dell'uomo (4). Ripe » tano nelle ricchezze gl'igno
tiamo con lui : : Chi fia che ci ri » ranti, i tristi, gli sfaccendati,
º spetti là dalle falde estreme, Se » gl'infami (5). Dove son le ric
del Parnaso in vetta ci maltrat m» chezze, non c'è ordinariamen
º tiamo insieme ? (5). te che interessatezza e vil
Fa l'ire di Carlo Gozzi più abo » tà (6). «Sebbene altrove porga
minose l'ipocrita mansuetudine a tal sentenza un antidoto e di
e schermitrice ond'egli le vela. ca: » I ricchi tratta il povero da...
“ Io amo in generale il mio pros » manigoldi. Ma ne detesta il lus
º simo (6). Intrinsecamente amo º so perchè ne invidia i sol
º il Goldoni ed il Chiari come » di (7). « E sulla nobiltà piovo
º prossimi (7). Amo il Goldoni, no frequenti i suoi dardi. - E sag
lo stimo (8). Sarò sempre su' » gio e grande, Non già chi nac
“ amico dal canto mio (9). Son » que ben ma chi ben visse (8).
º vostro amico secolari e abati: » l personaggi più illustri del no
Ognun di voi fratello è in Cri º stro secolo della gratitudine non
º sto e mio. E vi abbraccio e vi » sanno che il nome, perchè tut
º bacio, ma per Dio: Ci avete i ca » to a sè credon essi dovuto. . (9),
(1) Atti Gran. 39.
De Luca Serm . III, 16. Sconcacator (2) Ivi, 13.
di fogli XII 74. Ser Merdocco e Furo. (3) Marf. XII 9.
Volgonmi il zero. Ruttan le lor difese (4) Lo stesso Costantini nemico de'
XVII, 1o5. Di quel che Giambracon novatori, deride l'ambizione de' titoli
sciorina e piscia. E nelle stanze pub Ietf. I, Vol. I), e i mobili che disprezza
bl. dal ch. ab. Bettio : Sconcacar tea no il povero (IV. I 17 , ma carezzano
tri a guazzo –Scrittor del deretano. gl'ignobili ricchi per trarne danaro
Dottor che, mai non valse più che (VI 37, III 77), e non pagano i debiti
vaglia un peto. (Il Goldoni... Cacciargli del bottegaio ( I, 176 ), e lo minaccia
con le fiche e il fischio (p. 15, 22, 23). no ; o proteggono i malviventi (X, 39)
Da ultimo per man del boia li impic e'ammazzano e fanno ammazzare (VIII,
ca. Bello vederli ! . . . 126). Loda i non nobili ch'han colto
( 1) Moliere I. Viagg. I 241. l'ingegno (1I, 2o4), e gl'ignobili che
(2) Am. inc. X, XI pref. I 5. salendo inasiniscono, vitupera (IV, 43).
(3) Pref del Librajo edit. (5) Am. inc. II, 47.
(4) Am, inc. I. 2 . Qual fosse il suo (6) Filos. III, 85. V. anco Bella Pel
avversario che intingeva la penna nel legrina I, 231 e Tratt. IX, 159
vino, non so. Trat. II 133. (7) Filosofia per tutti, 17.
(5) Racc. Bord. II 76. (8) Contadina inciv. Atto II.
(6) VIII 2o6. (9 , La Cinese II, 176. V. anco Mo
(7) XVI 9o. liere Com. II, 4. Lett. sc. I, 66 e 13t.
(8) Riflessioni p. o8. Com. cam. Tom. FI, dial. 7. p. III, Fi
(9) Ediz. 1772 VIII 11. losof. per tutti, 38.
245
Sebbene altrove in un biasimo del basso popolo (1). In somma
confonda e grandi e filosofi. Il imputava costui la vicina rivolu
» mondo non è men pieno di filo zione ai pessimi libri dell'abate
» sofastri ridicoli che di nobili e dell'avvocato (2): e accennando
» usurpatori gonfi di vento (1).“ non so se al Goldoni o al Grata
Il Goldoni con più moderazio rol, toccava non so che dell'ira
ne e più senno e faceva e rende condo e vergognoso esilio (5):
va ragione del fatto. ” Io dipingo, parole non so se più codarde o
» diceva, i difetti dei nobili per crudeli. -
condanna i libricciuoli che ogni il (4) Ivi, 171. Lett. sc. II. 41. Anco
Sognatore ch'è de'Granelleschi, se la
virtù s'ingegnano di mettere in piglia colle monache n. 2. E la Gazzet
dubbio (12); poi ride dell'appetito ta Veneta del 177o vuol banditi i ro
de Bonzi sacerdoti venali (15); e miti accattoni, e che i frati lavorino
(n. I 2.) Del celibato, della cui abolizio
ne si stampava la proposta a Venezia
(1) XII 88. Carlo è già vecchio e (Minerva n. 55. an. 1766) tocca il Chia
presso all'ora estrema. – Il Gritti ed. del ri nell' Uomo d'un'altro mondo 79. De'
Meneghelli I. 27 canzona i Numi e confessori troppo famigliari nelle case,
l re, la Minerva n. 42, p. 258, 259. De fia
(2) Tratt. X. 141, i 42. ti mediatori fra il servente e la dama
(3) Uomo di un altro mondo. Me tocca il Costantini. Lett. 1, 29. E del
morie d' un soldato senza nome scrit non buoni vescovi IV, 17o. E il Chia
te in lingua chinese e russiana, e pub ri gli rimproverava tale franchezza.
blicate nella nostra dall'ab. Pietro Chia Lett. sc. II 19. Nel Magazzino ital.
ri, Ven. 1768. ed. Buttafuoco. stampato a Ven. i preti son detti ti
(4) Tratt. IV. 14. gnuole (I, 2, 1768). Vedi anco p. 36, sc.
(5) Lett. sc. I p. 78. Dial. 179. 219, 222 e II 9.
(6) Aman. inc. I. 126. (5) Dial. scel. 178.
(7) Tratt. VII 154. 6) Calicut V. -
(8) Ivi, VIII 1oo. (7) Tratt. VIII 39. E degli spiriti
(9) X. 61. forti in modo ambiguo. VIIl 159.
(1o) Ivi, 155. (8) VIII 142.
(1 1) Filosofessa II. 1o. (9) Turca I, 1 42. Nelle lett. scelte
(12) Turca. lI. 35. - III, 168 con più moderazione e più
Senno,
(13) Dialoghi scelti 171. Lettere sul
l'uomo XI. La Turca I p. 4, lI 36. ll (1o) Tratt. VI i 2.
genio del secolo p. 47. º 1 1 ) lV 2o2.
2 46
Il Gozzi all'incontro mette a anche non poco peggiorate nel
mazzo il Rousseau, l'Elvezio, il costume e nel giudizio se occor
Voltaire, come ugualmente rei (1); re (1). Io domando se il Gozzi li
e sentenzia che due cose sole pos lasci dotti e migliori. Se il Chiari
sono tenere il mondo quieto: la scrive un romanzo quasi per rac
religione e il patibolo. Ma della comandare quel giuoco (2) ch'egli
religione così come del buon gu avea condannato (5); e se parla sul
sto e della sana morale facevano i serio dell'aspetto del pianeti mag
nemici del Chiari pretesto agli giori (4); il Gozzi non difend'egli
odii loro; e farlo crepare voleva le follie del carnevale (5) contro
mo, e preparargli una pozione che le giuste riprensioni del Chia
gli facesse evacuar gl'intestini (2). ri (6) ? E quel Carlo che confessa
Certo il senso morale nelle ope » le lunghe pratiche tanto con
re del Chiari non è nè delicato nè º trarie all'ipocrisia, ch'egli ten
retto (3): ma è egli più retto nel º ne con una falange di comici e
Gozzi ? Ne romanzi di quello re º di comiche, di ballerini e di
gnano, a detta sua, e si raffinano ballerine, di cantarini e di can
le più forti passioni del cuo tarine (7); a quegli che ragiona
in si schietto modo sull'inclina
re (4): e intanto le opere teatrali
vorrebb'egli servissero a tenere zione de'maschi alle femmine e
le passioni ubbidienti (5)? Quel delle femmine a maschi (8), l'Au
tore della scena tra Semiramide e
che si voglia non sa; ma lo sa
forse il Gozzi? Predica l'interes Ciatto nella figlia dell'Aria (9):
se unica fonte del bene (6): ma il come osa egli chiamare in oneste
Gozzi non dic'egli lo stesso (7)? le commedie del Goldoni che one
Almeno il Chiari medica la sen ste parevano a Scipione Maffei ( 1 o);
e affermare che la corruzione del
tenza, ponendo che chi non ama
altrui, sè non ama (8). Il Chiari popolo suo lo move alla guer
prºtesta: º non scrissi mai per ri ra (11); e dannare il secolo caro
º formare il mondo; e il Gozzi do gna (12) ?
Iº rimproverategli le licenze, gli Ripeto: la morale del Chiari
rimprovera le omelie (9). Il Baret non è irreprensibile. Riſugge, è
ti delle opere del Goldoni e del vero, dal narrare indecenze (15) :
Chiari vi dice che lasciano le per (1) Op. LI 13o.
sone ignoranti come le trovano,ed (2) La Giuocatrice p. 131.
(3) Lettere scelte i 18, pregiudizio
(i) Ed. 1772 VI. 24. Giuseppe Far grossolano.
setti granellesco, non aborriva dalle (4) Giuocatrice al lotto 1oo.
ºse di Francia: e chiama Parigi ocelle (5) Fog. sul Genio. p. 9o.
Europae (p. 76). (6) Lett. scel. 178. Parlo difenda an
(2) Lett. III. 2 15 citate dal Chiari che Gaspare nell'Osservatore 1762 n. 3o.
nelle lettere I 236, 239. (7) Gozzi XV ; e Mem. pref. XV.
95) Intendeva però d'essere almen ne' (8) Ed. 1772 VI 16.
Primi anni. Lelt. sc. III. 18o. (9) II 12.
(4) Non rammento in che luogo. (1o) Gold. Ed. 1761 XIII 24. Lo Sche
(5) Poeta II, 1 17. doni (infl. morali I 171) censura la mo
(6) Bella Pellegrina II 1o2. - Non è ralità del Goldoni con pedanteria non
º virtute insomma di cui l'uomo ab falsa. Alla Minerva n. 26. p. 1 o 9 pare
º bisogna, Che non abbia per padre l'or va onesto il Goldoni, non morale il Ba
º goglio e la vergogna. « Versi dell'uo relti (n. 25. p. 24).
ino cit. dal Lami anno 1755. Nov. p. (11) Ed. 1772 VIII 142.
I 22. (12) Marf. IX 48. Alle Commedie vi
(7) Ed. 1772. VI 2o, 21. ºiose e di mal gusto accenna anche il
(8) Uomo, 51. Costantini I. 177.
(9) Tartana VIII 57. (13) Filos. II 172. Una delle più ardite
ma le donne travestite innamora tano nel giardino (1); che per
no troppo spesso altre donne (1); fuggir più sicure danno fuoco al
troppo spesso la virtù femminile la casa (2). Abondano gli scontri
è al cimento (2); troppo chiaro è tra genitori e figliuoli per causa
parlato d'amoretti da passatem d'amore: nè guari rispettata è la
po (5): º troppo l'abate ame patria potestà (5). Un figliuolo
º rebbe pensare che la indovi non si conosce d'altro debitore al
º nano assai quelle che si tengono padre se non della vita (4). Una fi
º sempre provviste almen d'un gliuola fatta cristiana, manda al
-,paio d'amanti, perchè l'uno demonio il padre col suo Mao
º serva all'altro di freno (4). E metto (5); e lo scopre adultero e
ragionando sul duplice amore: spia (6), e vien seco a cimento (7).
º non vediamo noi bene spesso Un figliuolo resiste (8): una fan
º donne ch'annano allo stesso tem ciulla si pone in istato di poter
º po un marito e un aman rispondere alla madre (9); una
» te? (5) . Altrove in quella vece, divien moglie ad onta del padre
il doppio amore fa l'eroe suo con suo che ne muore di rabbia (io);
tinente (6). Onde non senza ve un amante uccide il padre della
rità (sebbene a lei non ispettas sua vaga (11); una figliuola trave
se ) , diceva di tali romanzi la stita vien quasi a duello col padre,
Tartana: » Il costume o dev'es e l'ha in sue mani, e potendo pa
» sere un bordello O in tutto una lesarsegli, lo tiene in forse della
» virtù che non si trova (7). cs vita con crudele silenzio (12). Que
Ma que romanzi piacevano alle sta ribellione tanto istantemente
dotte concubine (8). E le fughe predicata contro i diritti della na
amorose v'abbondano (9); dalla tura, ben notò Carlo Gozzi nelle
casa paterna, dal chiostro, di car tre Melarance. (15).
cere; donne sole, accompagnate; Emancipata voleva il Chiari la
travestite, in gonnella, che scalano donna: però la travestiva si spes
muri, che li accavalciano, che sal so, e la faceva peregrinante e
espressioni ell'è questa: º gli facea (1) La Viag. II 51. Veneziana di spir.
» parte di quelle finezze che riservar II 2o. La Cinese I 86. Il Poeta I 14 e
» dee unicamente allo sposo una fan 77. La Filos. I 34; La Ballerina, p.I Art.
º ciulla d'onore. c. Vedi Cantat. II 63. E 9. La Bella Pellegrina. L'Amante inco
Turca I, 78. gnita I 68, 7o, 78. Donna che non si
(1) Viagg. I. 5o. Innamorate fin ma trova I. 42.
dre e figliuola. Francese in Italia T. II. (2) La Viaggiatrice I 66. La Turca
Parte III art. IV. I24; ossia avventure di Zelminda scrit
(2) Mem. del Bar. di Trenck 171. te da lei medesima 1765 ed. de Castro.
(3) Tratt. V. 184. (3) Francese in It. I. 93. Am. inc.
(4) Poeta II 43. Nel Soldato france I. 8.
se (che pare del resto un raffazzonamen (" Poeta I 9.
5) Turca II 58.
to di cosa altrui) nella quarta faccia
avete un'amore, alla quinta il secondo, (6) Ivi, 65.
alla quindicesima il terzo. (7) Ivi 152.
(5) Mem. bar. Trenck 177. Nella Ve (8) Bar. Trenck, p. 21.
neziana di spirito (ed. 1762. De Regni (9) Canlat. I 18.
I 33) condanna il duplice amore : poi (io) Poeta III 171.
di lì a poco consiglia la varietà (p. 49), (11) Viagg. I 85. V. anche Venez. di
Poi biasima gli amanti corsari (p. 2o0). Spir. I 62.
(6) Poeta II 143. (12) Turca, I 156, II, 12C. Anche in
(7) C. Gozzi VIII 57. questo il Piazza è imitatore del Chia
(8) Atti Granel. p. 28. ri. L'Ebrea P. I. c. 2. p. II. c. 1. 2.
(9) Marf. X 38, 43. (13) Op. ed. 18oG I. 82.
248
guerriera (1); e l'addestrava dal La gran società universale de
l'infanzia a esercizi virili (2); e » gli uomini colle femmine è ne.
non intendeva º come dall'anti º cessaria in natura alle sussisten
» chità più remota non si rivol » ze del genere umano (1). «a
r» tassero le donne tutte contro i Chi darebbe a scrittore si inet
º loro legislatori tiranni a (5); e to sentenze simili a queste che qui
il matrimonio chiamava schiavi recherò º
tù (4): e ad un suo eroe infligge Si cerca, si domanda, si guar
per pena la moglie, e con lui la da, non già per imparare all'al
rinchiude, e vuole a ogni costo trui spese, ma solo per censurare
vederla incinta (5). le azioni altrui, o per dare fran
Nè tutte sode le massime alla chezza a noi stessi di fare impu
narrazione intessute. E' vi dirà nemente di peggio (2). – Gran
che le donne simulatrici non che in verità che nel mondo si
mentono, ma custodiscono il vero abbiano sempre a incontrare di
in seno (6): che tale è l'uomo quelle fortune che non fanno al
quale si fa credere (7); che tutte nostro proposito (5)! – La fan
relative le cose umane (8); e co tasia ingrandisce gli oggetti pre
me s'intendono (9); che la virtù senti col figurarceli per gran ma
stessa là corre dov'è più oro (1o). niera lontani (4). – Volendo osti
Ma più frequente della fal narci nelle disgrazio con affettato
sità è la goffaggine. » Non mi eroismo, non si ſa che scalda
» dite più che al suon dell'oro re la fantasia (5) – Chi fa il sordo
º si fa tutto, perchè nemme è una spia: chi sempre ride, c'in
º no al suon dell'oro si placano ganna: chi più ragioni dice, ne
º i venti (1 1). – Sogliono i venti ha meno: chi vuole abbreviar la
º essere sordi e inesorabili so strada, l'allunga; chi fa troppo
º vente non meno dell'onde (12). bene, fa male (6). – Il tempo suol
essere il padre del disinganno:
non già la nostra prudenza (7). –
(1) Am. inc. II, 2o5. , Una leonessa, La passione è più credula del
una tigre, avrebbe perduto al mio pa l'ignoranza (8). – Chi crede schi
ragone. E pag. 2o6. “ Qual tigre ?... vare le dicerie del mondo, lo fa
(2) Turca I, 136. Am. inc. I 26.
(3) Dialoghi p. r 4. Nell' uomo d' un' parlare di peggio (9) – Il passaggio
altro mondo 57: pregiudizi delle donne. dall'una all'altra passione è più fa
(4) Viagg. I. 122. Cin. I. 162. Turca cile che dall'indifferenza all'amo
I 6. Dialoghi 113. Nel Sognatore n. 2. re (1o) - Dove ghe xe un gran spi
, Chi ha mai detto questa bestialità rito, l'amor no se fa forte: Quelle
, che le donne sono schiave degli uomi che se innamora, le Xe le gatte
, ni? Qualche turco, “ Ma il Sognatore
medesimo n. 6 paragona il matrimonio morte. La guarda ste muzzine che
alla morte. mai no alza i occhi: Le se infanga
(5) Poeta III 78. O prendete moglie,
O ... Turca II. 18o: , Basta che alcu
, no mi parli di nozze per aver da me
, il ben servito. “ Nell'Uomo di mon º Il fantasma lI. 185.
do 59 è celebrato un matrimonio chia 2) Viagg. II, 17.
mando a testimoni la natura ed il cielo. (3) i" I, 151.
(6) Viag. I, 1o5. (4) Am. incog. I, 96.
(7 , Franc. in It. I, 153. (5) Viag, II, 58.
18) Dialoghi sc. 61. (6) Lett. sc. 99.
(9) Uomo, dell'altro mondo 259. (7) Poeta I, 162.
( 1 o) Tratt. V, 1o4. (8) Fantasma lI, 3.
(1 1) Viagg. I, 129. (9) Poeta III, 192.
(12) Tratt. VII, 1 15. (io Ivi I, 161.
244
le cotole fin sora dei zemochi (i).– lo facevo per assicurarmi della º.
Talvolta si concepisce della pas deltà di... col farmi pregare (1). –
sione per far ad altri un dispet Eccovi prova ch'io non intendevo
to(2). – L'amore è accorto al men il cor mio : avrei voluto che I,ui
tire, debole a credere le menzo gi mi credesse indifferente cir
gne altrui. (5). « ca le nozze sue con D. Laura :
Questo sbadato scrittore indo ma che accordando io a lui di
vinava cose che nè il Goldoni nè sposarla, non mi ubbidisse egli
i due Gozzi non viderº. Come mai (2) ». -
quando cerca il perchè vero degli Bello quel dare a misura del
atti umani (4); e svela quanto l' l'incivilirsi lo stare attento alle
amore dell'uomo alla donna so cose (5): bello quel rispondere
vente sia falso (5); e nota come la che fa donna semplice ad uomo
donna colla rassegnazione ottenga del mondo: º il mio cuore non
più libertà che non godrebbe a fa » mi dice nulla. Se m'è scappa
re a suo modo (6). » ta di bocca una qualche parola
E questi son secreti del cuore. – » di cui non capisco la forza,
Leggerezza dell'età, non costan i» non vogliate rivolgerla a danno
za in amore, era quella mia osti mio (4). Bello quel credere che
nazione d'amare Luigi (7). – Com due innamorati fanno al reciproco
piango me medesima e son di me amore, e poi dubitarne (5). – Bel
tiranna (8). – Un poco spero assae, lo quel negare che fa donna in
un poco gnente affatto. Un poco namorata di giustificarsi per non
me figuro che la dirà : che matto! mettere più in chiaro la sua debo
La cerco e po la scampo: me af lezza (6). – Bello quel riconoscer
ſligo e me consolo. Fazzo dir i si che fa donna brutta in bel ri
curiosi. Zavario co son solo (9). – tratto (7): e quell'osservare che il
Più mi consola un'occhiata vostra collo, fasciato o no, muta l'aria e
che non mi affligga il sapere di quasi i lineamenti del viso (8).
non esser nato per voi (io). – I Belle osservazioni, ma rare; chè
seguenti passi di quella fuga mi le più son triviali: e sentenze di
riuscirono più dolorosi e terribili troppo simile arguzia e gravità
che non i primi (11). – Ne suoi piovon di bocca a Bertoldo (9) e a
trasporti era violentissima, e non Catone (Io). I più de'libri d'allo
meno eccedente nelle sue tenerez ra catoneggiano (1 1); della quale
ze: forse perchè nè gli uni nè le al filosofia, unguento vecchio alle
tre le venivan dal cuore. (12) - Quel piaghe dell'anima, si rideva Gas
si risoluto nol dissi: ma risoluto paro Gozzi (12).
era purtroppo dentro il cor mio: e Ma e le buone sentenze e le
(3) Il Poeta, se non erro. – Di que (t) Carlo Gozzi nel I, delle Mem.
ste citazioni taluna forse per quegli sba parla della un tempo magnifica Bi
blioteca Soranzo.
gli che seguono nel trasportarle dagli
appunti al manoscritto, dall'originale (2) Filosof. lI. 125. V. anco Racc.
alla copia, da questa alla stampa, sa Bord. I, 286.
rà in parte errata : infedele nessuna. (3) Turca I, I 15.
(4) Com. da cam. II, Dial. 3. (4) Tratt. VII, 6. Gazz. Ven. del
(5 Denina Vic. della Lett. II. 1 o4. 1772 N. 4. - L'Italia è in un canto
(6) Ed. 1757. T. I, p. 258. Gli e , dal 15oo in poi, « Gazz. del Gozzi
steri la nostra stima fin d'allora rime N. 13. : Ci lasciamo sopraffare dagli
ritavano di disprezzo. Minerva XVI, 43. 35 esteri. cs
(7) Denina. Cons. 2o2. Della coltu a 5) Trat. X. 15o.
ra delle lingue straniere V. Moschi (6) Gold. ed. 1761 VII, XII, 11.
ni II, 236. Del 1773 scrivevasi un li (7) Com. di cam II, dial. III, p. III.
bro sulla letteratura tedesca, Calogerà (8) Tratt. X, 138.
XXII. (9) In fatto d'agricoltura più in
nanzi era allora il Friuli che Lom
8) VI, i 7.
(9) Tratt. X. 137. bardia. Ivi, p. 249. Della facilità della
252
altrove e del meglio (1). E i le apollinee corde (1). Varii i
francesi dic'egli mediocri, che soggetti, romani, veneti, francesi,
presumevano assai di sè (2). Ma moscoviti, turchi, tedeschi, cine
la Russia parevagli la maraviglia si (2): e ritorna sovente colle lo
del secolo (5); e grande l'Inghil di e colle descrizioni alla Cina (5).
terra, se non che il suo debito gli Il medico veneziano al Mogol,Cor
era spavento (4). E vicina atten dova liberata, la presa di Troia
deva una rivoluzione, non foss'al (scipito ragù del poema squar
tro nell'ordine della natura (5): e tato di Virgilio) (4); il Contrab
col tempo vedeva l'America con bandiere (5); il Fantasma (6).
quistatrice d'Europa (6): e poi i Ne'Trattenimenti, al fantastico è
Chinesi signori d'Europa, e gli stranamente accoppiata la storia.
Africani d'America (7). Nel primo volume (7) avete un
per e pianeti, dove le im
Ma se non profeta nella patria viaggiozioni
sua, certo il Chiari si mostra del magina non strane manca
la sua patria amatore: nè in Carlo no; e ascensioni in un canestro;
Gozzi io rinvengo parole d'inde e colori e odori sentiti col tatto; e
gnazione si schietta e si dolorosa. una regina tanto piccina che gli
Nel notare ch'e'fa il male e l'er esce di tasca; e delfini che tirau
rore, diresti che colui ne gioisca. galere; e isole nuotanti, e acca
Ma l'ingegno del Chiari è egli demici giganti; e il segretario di
tanto spregevole quanto ai Gra un accademia che affoga in un
nelleschi pareva? Più le opere che bicchiere, e il poeta ne lo trae
l'ingegno: questo fecondo, ma fuori col dito. E simili ameni
quelle abortive. La varietà dello tà (8). Nè senza vezzo è il con
stile tanto giustamente da Gaspa cetto d'un accademia degli asini,
ro Gozzi raccomandata (8), man che, meglio trattato, poteva tur
cavagli, non la varietà del concet bare i sonni di qualche Granelle
to nè della forma. Narrazioni, let sco e Destro e Mancino (9).
tere, dialoghi, tragicommedie, Ma il Chiari tocca e non tratta;
brancica il tema e non l'accarez
commedie in versi ed in prosa,
commedie da camera, storiette, za. De fatti de tempi suoi pote
romanzi; morale, politica ; il va fare suo pro, e ci si prova; ma,
grave, il faceto, il sacro, il pro
fano, il reale, il fantastico; l'ita
liano, il latino, esametri e ende (1) Mascherata degli Dei I.
casillabi, martelliani e quinarii. (2) La Cinese in Europa. Storia di
una principessa Cinese nel nostro se
In quattro lustri tutte ho tentate colo, scritta da lei medesima.
(3) Cinese, II 297. Dial. sc. 17 e più
d'una Commedia. Dell'America, nella
arrestar gente a Venezia anche per donna che non si trova.
nero sbaglio, è un tocco assai chiaro (4) Gozzi XIII, 1o9.
nella Flosof II, 136. (5) Storia di Manderino celebre con
(1 . Il secolo corrente; dialoghi di trabbandiere, e suo processo. Trad. dal
una donna col suo cavaliere, 1783, p. franc. Tip. Fenziana 1757.
178. Citato da me col titolo., di dial. (6) Aneddoti Castigliani di una da
scel. ma di qualità scritti da lei medesima.
2 , Poeta HI, 179. Genova 1778. -
l' opere loro oceani d'inchio , dal sole, che spirano negli oc
stro (5) ? Difende egli sul serio ,, chi biechi la morte (3). – Stava
il sano gusto chi accusa que due ,, già per navigare verso gli afri
,, di scagliarsi colla mente fame , cani lidi la guerra (4).“ Per
», lica e divoratrice nell' abis chè non poteva il Chiari sempre
», so degli enti che non esisto a questo medesimo modo? Non
, no (6) ? “ Difende egli la buo volle.
ma lingua chi ci racconta dei E quand'egli e i suoi pari vo
Granelleschi ch'esistevano in Ve levano della barbarie far legge, e
nezia (7), chi ci dipinge i due gridavano cose! cose ! onde il
guastatori, come due genii della Gozzi facetamente li chiama, le
incultura (8); e vi parla dell'an persone delle cose (5); bene ri
dazzo sulfureo, e delle mostruo spondevano quelli ,, noi non sap
sità metrizzate (9), e della schic , piamo dire le cose senza le pa
cheromania. (1o). E che ne sa ,, role (6). – Chi non ha lingua,
peva di lingua chi la purità di ,, il pensier non esprime, E ta
lei sosteneva con un gallicismo , ce quel che si potria pur
chiamandola indispensabile (11). dire (7). E se affettazione è
(1) Marf. IV, 45. Ampoulé et entor vasense XII, 235, 243, la lingua del
tille : pretentieux. ( Sismondi Litt. Chiari condanna, la condanna usando
midi II, 386, 389) solennel dans la puti per putisca, e partino per parta
platitude ( p. ºd, ). Epiteti infrut no; e tra puti e partino, proprietade.
tuosi. Valvasense Mem. a. 1756. V. Le (1) De Luca Serm. p. 39. Brescian che
cose stesse in tre o quattro modi lI, 239. fischia Come la grossa balia che l'al
2) Gozzi II, I 26. De Luca Serm. latta. Turca II, 88. Mancommi le forze.
VII, 43 XIII, 8o. Tronfio e slombato. Racc. Bord. N. II, 267, e Uomo ediz.
(5) Atti Granell. 4o. Pope 1753, p. 1o9, quattro che rima
(4) Op. XIV, 98. con teatro. In gioventù più accurato. E
(5) Ivi 95. Mem. I, 267. Diluvio. G. declamava contro il Costantini in fa
Gozzi anch'egli, forse per parodia del vor della Crusca. Lett. sc. III, 13o, II
modo del Chiari, adopera, parlando di 128, e metteva scrupoli sull'uso del
tali novità, modi strani, e mezzo del verbo prescrutare ( Ivi 54 ) : ” Ogni
secento. Gazz. 82. 35 Volare nelle re »: parola prima di sgocciolarmi dalla
» gioni del Galimatias, per poi preci » penna, mi rende ragione esattissima
º pitare in un mare d'assurdità. V. an º di sè stessa I. 221. «
che Op. IX, 54. (2) Bella Pelleg. 1I, 125.
(6) Mem. I, 244. (3) Poeta I, 6,
(7) Nota ined. alla Marf. III, 68. (4) Tratt. VII. 6o. Cic. Leg. Man.
(8) Mem. I. 267. Belli impetus navigavit.
(9) Ivi 27o. a 5) Ed. 1772, Carlo, VIII, 181.
(1o) Pref. p. 4 all'ed. 1782. Amore (6) Sognatore Num. II.
assolt. il cervello. (7) Carlo Gozzi al Sacchi p. 4. Ma
(1 1) Fogli sul genio p. 5. Marf. pref. vezzo era allora deridere l'eleganza.
p. 7. A delle f" Mem. I, 269, E una commedia dal 1739 uscì, il Tos
stima poco o nonnulla il Chiari. Op. canismo (Signorelli VI 231); e il Co
Il 1 o7, Romanziere animalesco. Un al stantini anch'egli men barbaramente
tro critico che nelle memorie del Val dcl Chiari ne ride.
25
, l'antico, affettazioni son pure i che il Goldoni non li amava i"
, gallicismi (1): e la quistione ma le commedie rimate vedendo
,, si riduce a sapere se chi scri piacer più (2), ne fece ; e nel
, ve latino abbia a valersi di vo 1755 aveva tentato una in terzi
,, caboli turchi (2). ,, ne (5), ma smesso (4).
Ma invece d'aver Dante per Intanto i Granelleschi Devota
le mani, Fan tutta gente versi mente l' O co martelliani Si van
martelliani (5). E ne faceva an nettando e si mantengon sani (5).
che il Chiari per seguire il gu E il Gozzi per vomitorio infalli
sto corrente di questa metropo bile dava venti versi alessandrini
li (4): in Martelliani, commedie, con infusione d'ingiurie e di pe.
e prologhi, e lettere agli ami danteria, come s'usa (6): e nelle
ci (5): in Martelliani il compen Tre Melarance per far morire il
dio della storia sacra: D'Eva sua
re d'ipocondria, gli amministra
moglie egli ebbe Cain, Seth ed martelliani e pappa (7): e il me
Abele: Da Seth Enos discese, Gia dico al fiato sente odore di mar
red, Malalaele (6). In Martellia telliani indigesti, e vede negli
ni la filosofia per tutti; e l'Uomo sputacchi rime fracide.
del Pope, raffazzonato, e, se cre Fracide erano in capo a trent'
diamo al Baretti, sciocco libro (7). anni dacchè il Martelli era mor
Ma quella stessa varietà che i ver to (8); e mal si apponeva il Chia
si alti e bislunghi comportano (8): ri volendo che cotal metro contas
eoglier non seppe, e fin le leggi se il suo secolo (o), e quasi minac
della prosodia violò (9). Vuole il ciando di volerlo ridurre a pre
Signorelli che il Chiari verseg cetti (1 o). Ma quand'egli si augu
giasse meglio del Goldoni (1o); rava per cavalcatura il caval di
dico di questi versacci lunghi (11) Sileno se smettesse di scrivere
come canne da serviziale (12), co commedie in rima (1 1); era nel suo
me spuntoni (15), lunghi quattro dire del vero: chè la commedia è
spanne (14): io non so. Fatto è degna del verso (12).
(1) Op. Ed. 1761, III, 165. E pur
nelle rime ed. 1764, I, 11 o lo chia
(1) Gozzi VIII Ed. 1772 p. 229. ma, dolce metro.
(a, Ivi VIII, 224. 2) XII, 25.
(3) Atti Gran. 22. Si fanno co'den 13) Gherardini. Nota allo Schlegel.
" co
0,
piedi e colle mani. Gozzi VIII, (4 Anco nelle tragedie usa il Chia
ri a quando a quando la rima. Nel M.
.4) L' uomo pag. XII. Antonio III, 3. Sagrificò in fra mille
(5) Racc. Bord. altre persone Un amico un maestro
(6) Ivi II, 275. un Cicerone.
(7) Op. lII, 83 Qauttro traduzioni (5) Atti 7o. Il Sismondi parla de'de
el Pope eran già uscite. Minerva XLIII licati orecchi di Carlo Gozzi II 386 :
92. XLVII, 188. Il Chiari raffazzonava e i versi delle Fiabe li mostrano tali.
a suo modo: cosi del Genio, cosi della (6) Riflessioni p. 92.
Storia di Mandrino III, ed. 1785. (7) Gozzi Op. I 75, 78.
(8) Atti Granell. p 24. (8 1727 Sismondi Litt. Medi. II 355;
9) Filosofi per tutti. Ragion di tre Il quale afferma che i martelliani dif
sillabe, macchiato di quattro p. 94, 99. feriscono dagli alessandrini per la giun
(1o) VI, 258. ta d'una sillaba, e che di li viene il
(t 1) Gozzi ed. 1772 VIII, 6o. guasto. E simil gente ragionano di
(12) Rifles. sul genio pag. 9°. letteratura italiana ?
(13) Gozzi ed. 1772 VIII, 67. (9) Pref. alla filosof. per tutti.
(14) Atti Gran. 46. Mem. Valvasense (ao) Pref. alle com del 1759 p. 22.
'756 V, 8. Armonia sfacciata P. II. (11) Uomo ed. 1753. Rime p. 11o.
ºogliataggine di verso. (12) Cosi pensa lo Schlegel II 33; con
VeL, Vll. 18
258
Non mancano al Chiari prin a stupire non meno di me che del
cipii giusti: la forza dell'applicar signor Goldoni ( e stupire egual
li manca. Egli confessa, della com mente); che in sì difficile e peri
media dover essere il carattere coloso mestiere, abbiamo trovato
universale, acciocchè sia di frut entrambi il nostro interesse (1).
tuosa bellezza (1); confessa diffi Parole che ritraggono l' uomo.
cile accoppiare colla passione il ri Non tutte ho nominate le opere
dicolo (2): confessa ch' anche lo di lui: nè, cercando, potutele trovar
stile mezzano dee essere stile poe tutte (2). Della raccolta del Bor
tico (5); deride le stranezze di doni era promesso un quarto vo
que'che fanno gli allori ondeggiar lume (5) : non so se uscito. Delle
nelle camere, e i grappoli d'uva lettere scelte a una Dama il Lami
pendere tra le nevi (4); e que no che ne loda lo stile accurato, face
vatori che cercan modo di getta to, piacevole (4), annunzia sei vo
re un ponte dalla Galizia in Ame lumi: e n'uscirono tre. Non so se
rica, di far nascere gli uomini il Compendio storico, cronologi
come le rape (5); deride le can co, critico (5), e la Storia Univer
zoni a tempesta per beccamorti, sale di tutte le lingue (6), ch'e'
e i versacci a campana a martel prometteva, abbiano mai veduta
lo per le braccia e le gambe di la luce. E nol credo. Delle cose
ballerine brave a saltar da pule sue non faceva gran conto, sebben
dre (6): si dice studioso della bre talvolta adoprasse superbo lin
vità (7); e in due versi promette guaggio; e i quattro volumi delle
far capire due faccie de suoi me commedie in prosa teneva come
mici (8); e sentenzia: º lunghe perduti, quando ritrovatili, e dal
- non son mai le cose in cui nul la breve fa ma che di lui correva
º la è soverchio (9). «Questo ne' invogliato, e dalla necessità forse
principii: ma nel fatto ! spinto, li mise fuori (7), conſes
La Ballerina Onorata (io) scrive sandoli cosa dappoco. Nella molti
egli con intenzione che l'Italia non tudine degli scritti sperava. ” Un
avesse a mendicare libri siffatti libro solo, per quanto sia bello,
dagli esteri. L' intenzione era annoia; e più libri, sebben cat
almeno animosa. E sopra una so tivi, danno qualche diletto (8).t.
la delle sue commedie egli avreb Non rammentava la favola: uno
be avuto da discorrere per tutta la sì, ma leone (9).
vita (1 r), a istruzione deposte Aveva egli promesso di fare a
ri (12). I quali, dicev'egli, avranno gloria di Venezia commedie in
fino alla morte (1 o); e cantava: Chi
battuto dal Gherardini I 356, II 447 :
e così collo Schlegel Luigi Carrer. Vi
ta del Gold. III 7. ( 1) X.
(I) Com. I 2 1. (9) Molto debbo per questo alla gen
(2) Pref. alla Madrigna. tilezza di Luigi Carrer dell'altre ope
(3) II 184, Comm. re qui citate mi fu fatto copia a ogni
(4) Turca II 137. inchiesta dalla nota cortesia dell'egregio
(5) Lett. sc. 18. - bibliotecario della Marciana ab. Bettio.
(6) Com. da cam. II Dial. 9. p. 17. (3) T. III p. 7.
Genio p. 66. (4) Nov. an. 1746 pag. 36o a. 1752.
(7) Calicut XII. Filosof II 6. Bella p. 139.
Pelleg. I 54. (5) Lett. X 249.
(8) Genio GG. (6) Racc. Bord. 2. Vol.
(9) Francese II G. (7) Pref. al IV vol. di Com.
(io) II. Ed. 1752. (8) II Bella Pelleg. 241.
(11) Com. VI. 3. (9 , Racc. Bord. II 271.
(12) IX 3. (1 o Ecco gli scritti ch'io non ho
959
ci soffrì finora, ci soffrirà in l'uomo, e le lubriche immagini
eterno. Ma in due anni dacchè il per le quali correvano gli ultimi
Gozzi l'assalse, egli cadde: le ope suoi pensieri.
re sue facevano i teatri deserti (1): Ma non le dimenticava affatto
onde rifiutato da'comici (2), dopo Venezia. E prima e dopo il 1797
avere invano detronizzato il caso recitavansi drammi e commedie di
da suoi teatrali pericolosissimi lui: e se ne replicava più volte al
altari, e riconosciuto per suo nu l'anno, e più sere di fila la reci
me l'Eternità, e la discretezza ta (1), in varii teatri. Recitavansi
della letteraria repubblica (5), e cose del Gozzi (2)', e commedie
maledicendo alle nuove opere, de a soggetto, in parecchi teatri an
gnate di applausi e meritevoli ch'esse (5): alle quali s'aggiunse
delle sassate (4), si ritirò in una ro dopo il XCVII i recenti dram
casa di campagna vicino a Bre macci francesi (4) e le tragedie
scia (5); e in quella filosofica so dell'Alfieri, replicate però poche
litudine (6) scrisse dodici volumi volte, ma recitate da nobili che
di Trattenimenti, de quali usciva facevano fin da comparse (5); col
uno al mese (7): dove tra un l'avvertenza di mutar plebe in po
viaggio alla Luna e il romanzo polo; e invece del senato e depa
della Corsara (8) francese, è il trizii dire gli altri figli di Roma.
compendio della storia d'Italia. Era quel di S. Gio: Si il
Lavoro, al solito, alla carlona; dove teatro civico (6): ma ben presto
l'uomo si mostra tanto dimentico le recite diradarono, le cittadine
de buoni studi giovanili da dare mancando (7): e laddove l'ultimo
a Fedro un pentametro (9). Il carnovale di Venezia repubblica
Teatro di Calicut uscì postumo: e fu pieno di maschere di vecchi e di
attesta la implacata fecondità del giuccherelli saltanti, intanto che
le provincie desolava la guerra; le
trovati di lui. – Tre tragedie – Commedie
gioie della libertà novella tenne
per il teatro Grimani. – Due Drammi ro chiusi sovente, per la dissuetu
per musica –L'Ussaro.-La Zingara. – dine forse, nella state i teatri.
Discorso del dott. Ticuculia. – La Ve Torniamo al Chiari.
dova disperata. – Memorie del Conte di Dopo trent'anni e più d'opero
Cominges (trad. dal francese) con lette sità letteraria (8), e' morì circa il
ra in fronte del Chiari. ( Lami nov.
i 755 p. 72. – (La Zingana dicono ro 1785, (9), lasciando di sè languida
manzo di genere differente dagli altri, memoria tra concittadini suoi.
Mem. del Valvasense XII 78.
(1) Carlo Gozzi IV 6. Questo nel
1765. VI 72. II 3o.
(2) Nota ined. alla Marfisa. XII 1 16. (1) Teatro applaud. VIII 3. VII 14.
Il Goldoni levò il Chiari di seggio. v 8. XII 6, 7. X 16. VI4, i 1.VII 16. XIII
Sismondi Lett. II 361 . Il Farsetti del 3, 4. XVII 5. Esso Teatro nel T. 2 ri
le opere del Chiari con un verso che il stampava la Fanny in Londra del Chiari.
Chiari non avrebbe in gioventù degna (2) Ivi VII 5.
to per suo: ante obitu morientur et ulti (3) Ivi VI 16. VII 5 ed altrove.
ma fata (pag. 81). (4) Allora in prima il Tartuffo, XVI
(3) Com. VI 8. 6 Teat. applaud
(4' Com. di Cam. T. II. Dial. 8 p 7. (5) Ivi XII 8. L'editore invita l'Alfieri
(5) Baretti VI. 72. a deporre il titolo vile di Conte,
(6) Tratt. I. 1 o. (6) Ivi p. 51.
(7) T. X. p. 15. (7) Ivi XIII 2.
(8) T. X, XI. (8) IV, VI.
(9) X , o9. E da scrivere facesce per (9) Non nell'88 come il chiar ab. Mo
facesse, dal verbo facessere nelle Rime schini (St. lett. Ven. I 95); se il Teatro
degli Oratori p. 117. di Calicut è stampato nell'87.
26o
L'uomo famoso dalle colonne d' se d'amicizia con un Morgagni,
Ercole al polo artico (1) non eb un Pontedera, un Poleni, un Dan
be luogo tra gli elogi d'illustri di dini, un Volpi ed un Facciolati.
Brescia sua (2). Sotto al ritratto Rimpatriato, si consolò col Maffei
di lui vivo era scritto : Pascitur della sua lontananza da loro; ma
in vivis livor; post fata quiescit. non restò mai di ricordar quegli
Ma tacque su quelle ceneri e l'in amici, que tempi e quelle prime
vidia e la lode. lucubrazioni si dolci, perchè, ol
E se d'uomo mediocre ho parla tre il piacere che dan per sè, riso
to sì lungamente; se razzolato per narti senti d'attorno i futuri ap
lui in più di dugenquaranta vo plausi che ti frutteranno.
lumi; mio fine era ritrarre in i Dettò in italiano e in latino,
scorcio, coll'uomo, il tempo suo; con somma purità e squisitezza;
far della vita di lui supplemento e fu perito del greco e dell'ebrai
a quelle de'due Gozzi e del Gol co, non che del francese, dell'in
doni; vendicare quant'era da me glese e dello spagnuolo. Versi non
l'onte indegne del comico nostro iscrivea che italiani. Intese la mu
unico; dimostrare come nelle que sica, benchè non sonasse di alcu
stioni letterarie l'invido orgoglio no strumento, e conobbe ogni
deturpi gl'ingegni belli e le buo bell'arte per forma, che potea sen
ne ragioni, e quelli e queste fac tenziare di un quadro, o d'un
cia con danno grande vituperate cammeo non men che d'una ora
e impossenti. Dal 175o al 7o Vene zione o d' un'ode. Quanto alle
zia ebbe vita letteraria fecondissi scienze, le visitò tutte, ma con la
ma; (5) ma di quella come giova matematica dimorò. Sarebbe diffi
nile baldanza esce odor di cadave cile il dire se più invaghi del bel
re. Cotesto battito di vita lettera lo o del vero, se più in Omero
ria che precede di poco alla fine dilettavasi o in Archimede; sup
politica, annunzia che le nazioni, posto che tali distinzioni sien giu
( se non disterminate dalla faccia ste, poichè la poesia stessa ha il
della terra), non muoiono mai. suo vero come ha il suo bello la
N. ToMMAsEo.
geometria.
Se fu letterato raro per un sa
TORELLI (Giuseppe), nacque per universale, e non già su i di
in Verona il tre novembre del
zionari, su i compendi, e su i vol
l'anno 1721 di Luca negoziante e garizzamenti fondato, fu ancora
di Angela Albertini veneta. Co per la maniera del pensare e del
minciò il corso degli studi nel col vivere. Avverso ad ogni servitù, e
legio de'Padri Somaschi in San de beni, che diconsi di fortuna,
to Zeno in Monte; continuollo agiato abbastanza, ricusò i carichi
presso i due fratelli Ballerini, e benchè onorevoli, le dignità, tut
terminollo in Padova, ove si strin tochè luminose; non chè la fatica
(1) Lett. del Bordoni nel tom. I del
temesse, ma sceglier volea egli la
la Raccolta 15. sua fatica, e non seguire in ciò al
2) Brescia allora aveva uomini dot tri comandi che quelli del genio
ti assai (Baretti VI 1oo.) E donne (Mi suo e delle muse. In darno venne
nerva VIII 185). Nè pare che il Chiari dunque invitato a Padova per leg
entrasse nella società del Mazzuchelli; gere in quella università, indarno
i lavori della quale videro in parte laa Mantova per esercitare il segre
luce Minerva I, 171, 173).
(3) Più rappresentazioni nuove davan tariato in quell' accademia, in dar
si in una medesima sera. Adesso appena mo a Milano, ove il conte Cristia
una º\ anno. (Teat. applaud, X, 57). ni, che n'era governatore, al suo
26 I
fianco il desiderava; nè un largo maniera di dimostrare. Un inge
stipendio e il titolo di colonnello gno in effetto della sua tempera
poteron fargli piacere la presiden dovea restar preso ad un metodo
za degli studi in questo collegio che ci guida con tanta diligenza
militare. Splender meno, se si di passo in passo ed illumina tut
vuole, ma sol della propria luce. to il cammino. Frutto de sudori
Nello scrivere studiava la chia suoi matematici son varie opere,
rezza in particolar modo, ed i lun in una delle quali tentò di tra
ghi giri, come scogli, evitava, cer sportare il rigore e la precisione
cando non tanto la ricchezza e la dell'antica scienza nella più subli
copia, quanto la sobrietà ed una me e più util parte della moder
certa quasi castità di comporre; e na, cioè nel calcolo infinitesima
non già che mi riesca digiuno e le. Ma la fatica, donde trasse più
scarno, ma forse si può aggiungere onore, sembra essere stata la sua
alcun che al suo dettato, nulla si versione ed emendazione di Ar
può levare. Le grazie al bisogno chimede. Accusato d'aver neglet
non gli falliano si nel latino come to alquanto i moderni, il difese
nell'italiano; in ambo le quali anticipatamente il Leibnizio, di
lingue, lasciò parecchie operette cendo, che colui che Archimede
di amena ed erudita letteratura. intenderà bene, stimerà molto me
Scherzano alcuni su la lor piccio no le nuove scoperte più illustri.
lezza, ai quali io crederò allora E quanto non dovea intenderlo
dover rispondere che si valuteran bene chi seppe tradurlo con tan
no i libri come i diamanti. ta felicità ed emendarlo ?
Quanto ai versi, un amor gran Chi volesse il suo ingegno qua
devi scuopri per Dante e pel Ca si dipingere, potrebbe dire che
sa, ma senza ombra d'imitazione non fu per avventura sua princi
servile. E' maraviglioso tra gli al pal dote la prontezza e la velocità;
tri un suo componimento in lode ma si l'acutezza e la penetrazione;
di Maria Vergine, per la disin e che, se non afferrava le cose
voltura con cui tocca i misteri prima d'ogni altro, le vedea d'o
della nostra religione, rendendo gni altro, afferratele, più chiara
chiare le cose più scure. Nel re mente. A questo aggiungasi un
sto tradusse più che non fece del vigor sommo di raziocinio, per
suo, voltando dal greco, dal latino, cui non spaventavasi alle dimo
e anco dall'inglese, e di guisa che strazioni più composte e più labo
nè la fedeltà nuocesse all'elegan riose, e un'amenità d'immagina
za, nè l'eleganza alla fedeltà. La zione, che le speculazioni più gra
letteratura inglese amava sopra vi non avean punto insalvatichi
tutte le moderne e straniere; ma ta. Ma in lui spiccava singolar
verso gli scrittori francesi fu tan mente quella parte dell'ingegno
to severo che potè ad alcuni pare umano, ch'è la più necessaria, e
re acerbo. Senonchè si consideri senza cui nulla fan tutte l'altre,
ch'ei volea di là ritrar gl'Italiani quella, ch'è sì ben detta dagli
dove gli sembravano piegar trop Spagnuoli attributo Re, e da O
po; e per lo stesso motivo, lo stu razio principio e ſonte del retto
dio degli antichi, già sue delizie scrivere : il buon giudizio. Laon
tanto, e così instancabilmente, in de meno è da maravigliare di
culcava. -
Opere stampate.
VALIGNANI (FEDERIco), mar
chese di Ceppagatti, nacque in 1. Dialogo sopra lo stile del
Chieti di Giacomo, cavaliere di Petrarca e del Marino. Chieti,
camera di Cristina regina di Sve 172o. -
questa ultima città il grave uffi » si non fu mai altro che pan
cio di nunzio - apostolico ; ma » bollito e alquanti frutti , e la
morto quel prelato, tornò subito » sua bevanda acqua schietta; e
a Milano, e colla solita diligenza » i servigi della cucina e della
º
» sul finire de' suoi giorni, poco L' opera che più delle altre
» men che cencioso. « In così crebbe la fama del Passeroni fu
povero stato e nell'esercizio di tan il poema intitolato il Cicerone (1),
te virtù visse il Passeroni una
lunga ed onoratissima vita (1); e Guillon, Articolo nella Biografia uni
versale.
più che nonagenario mancò a vivi Il Lombardi per parlarne si è servi
il di 26 decembre 18o5 (2). to dello Scotti; e il Maffei poi, appe
na impiega una faccia per lui nella
(1) Sul declinare dell'età il Passeroni sua Storia della Letteratura ital. Il bio
fu tormentato anche dagli scrupoli, pro grafo francese lo fa membro dell'Istituto
dotti però sempre dal bene de' suoi si e con 1oo zecchini annui (1 194 franchi),
mili. Sono molto caratteristici i se e lo fa godere in oltre di una pensio
guenti fatti della sua vita. - Passando ne di 4ooo lire milanesi (3o7o fr.); no
» egli un giorno, ( dice lo Scotti nel tizie taciute affatto da tutti i biografi
suo elogio del Passeroni) , dal ponte del Passeroni, tranne lo Scotti, che non
» di Porta Orientale, videvi su l'un abbiamo consultato. E' certo per altro,
» de'muricciuoli, che vi fanno sponda, che se questi fatti fossero riferiti dal ci
, un facchino profondamente di stan tato elogista, il diligente Ugoni non li
, chezza addormentato. Quella bell'a avrebbe passati sotto silenzio. Da al
, nima s'agita sull'istante di paura, altra parte non deve essere stato con
, che se quegli a caso sull'altro lato sultato lo Scotti neppure dal Guillon,
, si volga, non abbiane a traboccare perchè non cita il suo elogio.
, nell' acque che sotto vi scorrono. L'Editore.
, Gli si accosta dunque, e toccalo soa (1) Lo Scotti dice che lo Sterne fu
, vemente, e, buon uomo, gli dice, imitatore del Cicerone di Passeroni, lo
piacciavi scender di qua, che voi ci che non è vero, perchè l'autore del
, dormite a pericolo. Svegliasi quegli Tristram Shandy non fece che desume
corrucciato, gli ferma gli occhi in re da questo esemplare che il genere
viso, e con mal garbo borbottando dell'invenzione, cioè una finta biogra
gli risponde : che tranquillo il lasci, fia, la quale mostrando di narrare i
, e vadane ai fatti suoi. Allora il buon fatti di un uomo, devia perpetuamen
» vecchio entra in altro sospetto d' a te a trattare di cose svariate e rimo
vergli dato noia; e per placarlo pon te. Ciò abbiamo voluto a bella posta
, mano in tasca, cavane danaro, e a avvertire colla scorta dell'Ugoni, per
, lui lo porge affinchè gli piaccia di chè sappia il sig. Guillon che gl'Ita
, bere un tratto per amor suo. E, an liani sono giusti più che non crede nel
, dato oltre alquanti passi, altro ti l' attribuire a ciascuno ciò che gli è
, more lo assale, non forse il solo be dovuto. Così fossero ricambiati dagli
, re gli faccia nocumento; indietro stranieri ! Un italiano accorda ad al
, torna, e altre monete gli dà, perchè tro italiano più che non era lecito, e sor
, oltre il bere, voglia anco mangia e subito un altro italiano che riduce
, re. “ – Cosi altra volta per una via e cose a conveniente misura. Il fran
di Milano a molta notte avvenutosi in cese in cambio toglie anche questo
una rotta inferriata di una cantina , merito all'italiano, negando che il poe
stettevi a guardia tutta quella notte ma del Cicerone abbia suggerita l' i
invernale, affinchè, sovraggiungendo al dea a Lorenzo Sterne del Tristram
cuno, non avessevi a pericolare. Infi Shandy. E come, gli chiederemo noi, si
nite sono le prove della sua carità ver compiacque tanto lo Sterne allorchè co
so i poveri e della sua generosità ver nobbe in Milano il Passeroni, tenne se:
so gli amici, che si raccontano in Mi co famigliare discorso e gli domandò
lano, ove la sua memoria è in grande quanto di guadagno avess egli ricava
venerazione. to colla sua tanto applaudita opera, se
L' Editore. non vi fosse stata tanta conformità di
(2) Scrissero del Passeroni : Cosimo pensare ? E come si sarebb egli sde
Galeazzo Scotti, Elogio, Cremona, Fer gnato sentendosi, stupefatto, risponde
raboli, senza anno, in 8.º con ritrat re tranquillamente dal modestissimo
to. Dev' essere stato stampato prima Gian Carlo : che non avea pur dato
assai del 182o, perchè citato dall'U spaccio alla edizione, tanto più che
goni. gliene scemavan lo smercio le tante ri
Ugoni, Vita, nella Letteratura ita stampe?
liana. L' Editore.
28o
di cui alcuni canti furono letti meritossi gran lode per la sana
dall'autore all'Accademia dei Tra morale che insegna, per le giuste
sformati di Milano ed a quella de sue osservazioni, per la buona lin
gli Arcadi di Roma, e che fu la gua di cui fa uso, e pel piano e
prima volta stampato in Venezia corretto stile (1). Ma reputossi e
dal Remondini nell'anno 1756 (1). ziandio che soverchia e qualche
Questo poema si compone di volta fastidiosa sia quella copia,
1 o 1 canto e niente meno che di che siavi intemperanza e troppa
1 to97 ottave: e andrebbe molto asprezza ed anche monotemia nel
lungi dal vero chi credesse che in lo scherno frequente che si fa
esso della vita o delle opere di Ci delle donne, le quali devon essere
cerone principalmente si trattasse. corrette, ma non ſagellate, e che
Poichè il sommo Arpinate poco non di rado volgari siano le argu
più che il titolo somministra; e la zie, e le facezie degenerino in buf
materia quasi per intero è costi fonerie. Oltre il Cicerone si han
tuita da digressioni, da novel no del Passeroni sette volumi di
lette, da descrizioni, da tutti Favole, che sono quasi tutte imita
quei capricci in una parola che zioni o libere traduzioni delle Fa
al dire del Berni vogliono venire vole di Esopo, di Fedro, di Avie
ai poeti anche a loro dispetto. In no, e dieci tomi di Rime (2). In
tanta però e sì smodata varietà questi vari componimenti si tro
tutte le idee dell'autore si con varono gli stessi pregi e gli stessi
vengono in un solo e manifesto difetti, ch'erano stati al poema
fine, ch'è quello di sferzare i vizi notati; per una parte gran dovi
da cui la povera umanità è conta zia d'idee e di concetti, buona
minata, e di porne in deriso i di morale, stile corretto e festivo;
fetti; perlocchè quanto si vede per l' altra abbondanza qualche
e si ode nel consorzio sociale, co volta fastidiosa, interminabili lun
stumi, usi e favelle ed invenzioni gherie, facezie non di rado basse e
e scritture ed autori e stampatori triviali.
L. V.
e gli uomini in generale e le don
me singolarmente, sono continuo
segno alle osservazioni ed ai mot ROSSI (MoNsIoNoR GIUSEPPE),
teggi del nostro allegro poeta. Il insigne teologo, nato in Napoli
quale con questo lavoro mostrò
quanto avuto avesse lo ingegno e (1) Neppure a lui fu perdonato in
quanto copiosa la poetica vena e teramente dal Baretti, il quale per al
tro nella sua Frusta scrisse con molta
lode del Cicerone, ma non passarono
(1) L'edizione qui ricordata è la se inosservati alcuni difetti che si rinven
conda in 6 volumi, in 12. La prima è gono nel poema di Gian Carlo,
quella di Milano del 1755 e segg., vol. L' Editore.
6 in 8., corretta dall' autore medesimo. (2) Delle Favole Esopiane e di altre
Di nuovo in Milano del 1768, 6 volumi Rime del Passeroni si hanno edizioni
in 8. e poi altrove. Il Guillon, esten fatte in Milano del 1775, vol. 9 in 12.,
sore dell'articolo della Biografia fran e del 178o, vol. 7 in 12. Oltre ciò non
cese, lascia fuori le due prime edizioni, conosciamo altro e molto meno la tra
e in cambio ne ricorda un'anteriore, cioè duzione di alcuni epigrammi greci, Mi
del 175o, vale a dire prima che escisse lano, 1786-94, 9 parti in 8., imaginata
in luce il poema, e la dice pubblicata dal caro sig. Guillon. Per quanto si di
in 2 vol. in 8. E perchè si sappia ca e per quanto si gridi, gl'Italiani non
quanto egli lesse di tal poema, basti il pensano ancora a fare da sè una Bio
dire che lo fa contenere 34 canti, men grafia Universale di tutti i loro scrit
tre ne contiene centuno. tori !
L'Editore. L' Editore.
a 81
verso il 1756 di Antonio nego e Voltaire: nel secondo si pruova
ziante di seta, si fece sacerdo che quest'altra vita dev'essere o
te. Aveva appena venti anni beatissima o infelicissima, e si di
quando fu fatto lettore di teolo scorre del purgatorio, del paradi
gia nel seminario arcivescovile. so e dell'inferno: nel terzo si par
Ebbe in seguito i carichi di esa la della resurrezione de morti, si
minatore prosinodale della dioce espongono gli errori di Calvino e
si, di segretario deputato della Lutero intorno all'Anticristo, e si
dottrina cristiana, di revisore de' tratta dell'incendio del mondo e
libri da stamparsi, e di distributo del giudizio: e nel quarto final
re delle prediche dell'avvento e mente si ragiona dello stato del
della quaresima per tutta la dio l'uomo risorto.
cesi. In marzo 1767, fu eletto ca 2. De veritate Religionis Chri
nonico della cattedrale napolitana stianae, Neapoli, 1776, 2 vol.
e dal re Ferdinando IV ebbe poi in 8.
l'uffizio di direttore della stampa 5. Institutiones Theologiae
della Crociata. Conosciutosi dalla Christianae, Neapoli, 1768, 4 vol.
corte quanto egli sentisse innanzi in 8.
nelle cose teologiche e quanto fos 4. Hexameron sive de Opificio
se pio e virtuoso, fu il Rossi nel sex dierum, Neapoli, 1768. Nel
1784 nominato maestro e confes quarto volume delle citate Istitu
sore delle reali principesse, e po zioni. – In due libri è divisa que
co dopo il principe ereditario e fi st'opera, scritta per dimostrare
malmente il re stesso il vollero pcr che la narrazione fatta da Mosè
direttore delle loro coscienze. In della creazione del mondo non è
f" delle cure adoperate per per nulla contraria alle scoperte
'educazione delle reali principes fatte da moderni, ben potendosi
se ottenne dalla sovrana munifi con quella spiegare lo stato della
cenza nel 1787 la badia di Real terra.
Valle, e nel i79o quella di s. Ma 5. Delocis theologicis. Di que
ria della Vittoria di Scurcola. Aist opera furono pubblicati solo
18 dicembre 1791 fu creato arcive dieci fogli, che sono molto ricer
scovo di Nicosia e fu consacrato cati.
nella cappella reale di Napoli ai
22 gennaio 1792. Instituita una Opera inedita.
commissione per la revisione del
libri e giornali stranieri ne fu egli Scrisse il Rossi un'opera filoso
nominato presidente. Morì per un' fica di cui altro non si conosce che
antrace maligna sul collo ai 15 il principio del primo capitolo, ed
febbraio 1797. il cui subbietto sembra che sia
Le opere di questo dotto eccle l'uomo, perciocchè morendo ordi
siastico sono da tenersi in grande nò che si fosse consegnata alla re
stima e vengono quindi giusta gina. Non sappiamo che sia avve
mente commendate dal Signorelli nuto di essa.
nelle Vicende della coltura nelle L. V.
condo il solito, gl' Italiani erano stati 4. Ugoni (della Letteratura italianº
giudicati superfizialmente ed ingiurio vita. Si diffonde molto a parlare degli
samente, rivolge spesso le armi contro scritti del Baretti. Il Gamba nelle sue
i difesi e ferisce da tutte parti. Operette d'istruzione e di piacere."
L'Editorce copiò i cenni soltanto della Wº
333
giudiziosamente distesi dall'Ugoni, ag Lettere sopra un certo fatto del dott.
giugendovi il Catalogo delle Opere del Biagio Schiavo, Lugano, i 747, in 4.
Baretti tratto dalla Vita scritta dal Cu Tragedie di Pier Cornelio tradotte,
stodi Venezia, 1747-48, vol. 4, in 4.
zo. Pietro Custodi, Memorie della vi Poesie piacevoli. Torino, 175o, in 8.
ta di Giuseppe Baretti. Sono poste in Fetonte sulle rive del Po. Compo
fronte al vol. I degli Scritti scelti, ine nimento drammatico, Torino, 175o, in
diti e rari. Milano, 1822-23, vol. 2 in 4.to.
8. Queste memorie riescono di amena Dei rimedii d'Amore, e li tre libri
ed importante lettura, e sono precedu degli Amori di Ovidio volgarizzati, Mi
te da un Catalogo delle opere del Ba lano, 1752-54, in 4. Stanno ne' Tomi
retti italiane, inglesi e francesi molto XXIX e XXX della Raccolta de' Poeti
bene circostanziato, e nulla vi ha in latini. ec.
esse omesso intorno alla vita privata, Projet pour avoir un Opéra Italien
alle produzioni letterarie, alle preven à Londres. Londres, 1753, in 8.
zioni, alle gare, agli avvenimenti, al La voix de la Discorde, ou la Ba
carattere, alle opinioni letterarie, poli taille des violons, Londres, 1753, in 8.
tiche e morali di questo autore. A disertation upon the Italian Poets
Il Maffei nella Storia della lettera etc. London, 1753, in 8.
tura ital, si è valso di queste Memo The Italian Library, containing an
rie per il brevissimo articolo del Baret Account of the Lives and Vorks of
ti da lui steso, e la Tipografia dei the most valuable Authors of Italy etc.
Classici italiani di Milano nella nuova London, 1757, in 8.
ristampa che intraprese di tutte le Dissertation on the Italian Poetry
opere del Baretti, 1838, in 8. si servi Introduction to the Italian Language.
della vitarella del Maffei, che premise L'una e l'altra ricordate dal Custodi
al 1. volume, e del Catalogo delle ope sull'altrui fede.
re tratte dal Custodi. A Dictionary of the English and I
Parlarono poi del Baretti fra molti, talian Languages, London, 176o, vol.
le Novelle letter di Venezia del 1747, 2, in 4. Ebbe tre ristampe in Londra
48, 49, 52; le Novelle letterarie di Fi degli anni 177o, 1778 e 179o; e due in
renze del 1748-5o ; il Quadrio, Stor e Italia, cioè una di Venezia 1787, ed
Rag. d'ogni poesia, che lo chiamò il una di Firenze 1816, vol 2, in 4.
Lasca de'nostri tempi; il Passeroni, che Lettere famigliari a suoi tre fratel
lo paragonò al Berni; il Tiraboschi, li, Milano e Venezia, a 762-63, vol. 2, in
Stor. lett. d'Italia, Tom II; il Cardel 8. Anche queste ebbero varie ristampe.
la Compendio della Storia, ec. Tom. La Frusta letteraria di Aristarco
III. ecc. ecc. - Scannabue, 1763 a 1765, vol. 5 in 4.
Da un Opuscolo in cui si rende con De 33 numeri ne'quali è distribuita, i
to del Giornali e Gazzette Venete, inti primi 25 furono stampati in Venezia
tolato : Foglio in cui certamente qual colla data di Roveredo, e i restanti in
che cosa è stampata ecc. stampato il Ancona colla data di Trento. Fu ri
mese di settembre (in Venezia), 1764, in stampata in Carpi nel 1799, e in Mi
º si conosce che il Baretti si serviva lano nel 18o 4.
in Venezia dei torchi del Zatta, al An Account of the manners and cu
quale , o bene o male doveva dare i stoms of Italy etc. London. 1768, in 4 ,
º fogli (della Frusta) da pubblicare nel e ivi, 1769, vol. 2 in 8. Una traduzio
º tempo prefisso, pur troppo spesso ri ne di quest'opera in francese s'impres
º tardati da scogli incontrati e supe se a Parigi, 1773; ed altra in italiano a
ºrati e ; ed altre curiose notizie sono Milano, 1818, vol. 2, in 8.
date intorno agli scritti che contra il A Journey from London to Genoa
Baretti uscivano contemporaneamente ec. London, 177o vol. 2 in 4 e ristampa
º luce (Ved. Gamba Serie dei Testi to ivi nello stesso anno, vol. 4 in 12.mo.
di lingua). Una traduzione in francese si pubblicò
in Amsterdam, 1777, vol 4 in 12.
OPERE. Scelta di passi tratta da varii au
tari Inglesi, Francesi, Italiani e Spa
ºrazione e Poesie recitate in una gnuoli, Londra i 772, in 8
ie
1n
adunanza in Milano ec. (1741), Prefazione alla nuova edizione di
tutte le opere di Nicolò Macchiavelli,
stanze al p. Serafino Bianchi, Cuneo, pubblicate in Londra, 1772, vol. 3, in
'744, in 12.mo. 4. Altre Prefazioni ha pur falle il
534
PINDEMONTE (IpPoLiro),na vesti; capita costui, e nell'atto che
cque di Luigi e Dorotea Maffei in Ippolito esce dal letto, il servo d'
Verona ai i 5 di novembre del improvviso cade morto al suolo
i 755. Il ch. sig. Bennassù Montana colle vesti in mano. Vuolsi notare
ri nella Vita del N. A. diede alcune simili accidenti, chè da essi spes
mozioni sugose intorno al sapere so derivano quegli spiriti singola.
e alla nobiltà degli avi del Pin ri chè in differenti modi si distin
demonte, i quali coltivarono de guono nella società.
gnamente le lettere e si meritaro Fra i sacerdoti della congrega
no della patria con opere di eru zione di san Carlo in Modena ven
dizione pregevolissime. – Sortiva ne il giovanetto Ippolito insegna
Ippolito una complessione alquan to nella retorica da un Barbieri,
to debole, cui col crescer della vi nella filosofia dal Nuvoletti e nella
ta si aggiunse un aspetto pallido e ragione poetica dal celebre Giulia
scarno. Nella fanciullezza ebbe a no Cassiani. S'instruì anche e con
patire uno spasime, al quale forse diletto infinito negli esercizi ca
deesi attribuire in parte quella vallereschi; e manifestò per ogni
melanconia che lo signoreggiò poi sorta di studio un amore sì vivo,
interamente: aspettava una matti che all'uscir di quel collegio nel
ma il famiglio che gli porgesse le l' età di diciott'anni ottenne il
Baretti ed altre opere classiche ristam Quattro Epistole, in 8. di pag. 4o.
pate in Londra, come alle Opere di Me Senza luogo, anno e stampatore, ma
tastasio, di Cervantes, ec. pubblicate in Londra, 1787. Sono in
Fasy Phraseology for the use of versi martelliani. La prima e la terza
young Ladies who intend to learn the erano composte sin dal 1766 e sono
colloquial part of the Italian language. stampate con molte variazioni; le altre
ta inglese e in italiano, Londra, 1775, due sono scritte nella vecchiaia dell'au
in b. tore.
Discours sur Shakspeare et sur de On Signora Piozzi pubblication of
Voltaire. A Londra, 1777 in 8. Una dott. Iohnson's Letters etc . Sono tre
traduzione italiana di Girolamo Pozzoli rabbiose invettive inserite nell'Euro
si pubblicò in Milano, 182o, in 8. pean Magazine and London Review,
A Guide throngh the Royal Acade nell'anno 1788, numeri XIII e XIV.
mie, London, i 777, in 4. EDIzioN1.
Spanish and English Dictionary ec.
London, 1778, vol. 2, in 4. Due ristam Opere di Giuseppe Baretti scritte in
pe si fecero in Londra nel 1794 e nel lingua italiana. Milano, Mussi, 1813-19,
i Soo, ed una in Lione, 1786. vol. 6 in 8. I primi cinque volumi
Delle Arti del disegno, Discorsi del contengono le opere italiane precedute
cav. Giosuè Reynolds trasportati dall'in dalla vita dell'autore scritta, come ab
glese nell'italiano, Livorno, 1778, in 8. biamo detto, dal Franchi. ll vol. VI
Furono da Luigi Siries toscano stam contiene gl' Italiani o Relazione degli
pati con molte variazioni ed arbitri usi e costumi d'Italia, trad. dall'ingle
che causarono una violenta lettera al se; ed il vol. VII, il Discorso sopra
Siries indirizzata dal Baretti, ed im Shakspeare ed il sig di Voltaire, ver
pressa il di 13 dicembre in Londra. sione dal francese di Girolamo Pozzo
Scelta di Lettere Familiari, Londra, li, Milano, per P. Pirotta, 182o.
i 779, vol. 2, in 8. Scritti scelti inediti e rari, con nuo
Dissertazione indirizzata alla R. Ac ve memorie della sua vita, Milano, Bian
cademia di Madrid ec. Londra, 1784, chi e comp. 1822-23, vol. 2 in 8. con
in fol. E' scritta in ispagnuolo e con ritratto. Edizione che riusci degna del
tiene osservazioni critiche sul Diziona buon gusto e della molta diligenza del
rio Spagnuolo pubblicato in 6 vol. in cav. Custodi, e che contiene le cose da
fol da quell'Accademia. noi indicate.
Speeches to Iohn Bowle about his Tutte le opere. Milano, tip. de'Cla”
edition of don Quixote, etc. London, sici italiani, 1838, in 8. gr. vol.
786, in 8. L'Editore,
335
titolo scolastico d'insigne in lettere lo vide a Roma, dove si uni con
e in armi. Tornato in seno della salda amicizia a Vincenzo Monti,
famiglia, la sua inclinazione alle alla pittrice Angelica Kaufmann
lettere veniva educata colla dol e al nostro Quarenghi; chè Ippo
cezza dell'amicizia dal sapere di lito si piaceva anche delle arti del
que due chiari ingegni il Torelli disegno, delle quali s'instruì e pro
e il Pompei. E non tardò mol fittò molto. Veniva colà aggregato
to ad oſferire alcuni indizi del ra agli Arcadi, che lo nominarono
ro talento, poichè vengono men Polite Melpomenio; ed abbiamo
tovate alcune brevi composizioni alcune stanze ch'ei recitò in quel
poetiche da lui scritte in questa l'accademia con plauso generale,
sua prima gioventù. Più note si certo maggiore del merito delle
resero una Traduzione della Bere stesse. Passò poi a Napoli, dove la
nice di Racine, una Dissertazione sua fantasia si accese ai sublimi
intorno alle Maschere ed un Di aspetti di Pompeja, Stabia, Erco
scorso sull'Arte tragica, ma si ri lano e del Vesuvio. E quivi pure
cordano questi lavori quali testi nuove e rare amicizie, delle quali
monianze della nobile propensio non rammenteremo se non che
ne che lo spingeva verso la gloria, quella di Aurelio Bertola, che il
e non già come documenti di essa. lodava in verso ed in prosa sicco
Alla quale parve che Ippolito s'in me giovane letteratissimo. Volle
dirizzasse ballando, perocchè assai anche veder l'Etna, e quanto v'ha
gli piacque il ballo e i ballerini, e di singolare e di ammirabile nella
con essi volentieri si accompagna Sicilia; spingersi a Malta (dove lo
va e ballava anche con essi; sicco chiamava l'ordine gerosolimitano
me pure amava il recitare ed ogni a cui apparteneva), guadagnarsi la
altro esercizio gentile. stima e l'amicizia d'un Gargallo e
Ma il lieto vivere nol disviò d'un Cunich, e scrivere alcun che
mai dalle lettere, fra i teatri, i di que'luoghi. Vuolsi da alcuni che
giuochi e le danze attese di pro in questo viaggio Ippolito compo
posito allo studio; però a venti messe due altre tragedie I fratelli
cinque anni pubblicava la trage nemici e Geta e Caracalla, dallo
dia intitolata l' Ulisse. La quale stesso autore dannate all'oblio. Mi
non darebbe ora ad un giovane glior prova di sè fec'egli in questo
che brighe e molestie, e verrebbe viaggio coll'epistola a Maria Piz
condannata insieme coll'autore zelli, e col poemetto Fata Morga
stesso ad una umiliante noncuran na; due preludi eccellenti delle
za: a que'di, meno avversi dei successive creazioni del suo ingo -
nostri alla mediocrità, l' Ulisse gno.
venne lodato, e ciò che più impor Tornato a Verona compose l'al
ta, procacciò all'autor suo la sti tro poemetto la Gibilterra salvata,
ma e l'amore de'dotti ; onde Ippo che insieme alla Fata Morgana
lito pigliò animo, e si lasciò anda venne per la prima volta stampato
re al suo genio. intorno all'anno 1785. Ma neppur
Quella smania del veder cosecon questa operetta raggiunse
nuºve, tanto propria di coloro che quella meta alla quale più tardi lo
delle comunali non si contentano, aspettava la fama. Anzi parve che
Perchè insufficienti ad offerir ar. la stentatezza, e non so qual po
gomento all'alto e vario immagi vertà dello stile di questo poemet
nare, trasse ben presto il N. A a to abbiano un poco intiepidita
ºrrere il mondo. Poco dopo la verso di lui la stima de suoi ammi
pubblicazione dell'Ulisse già se ratori, massime del Pompei e del
536
Cerretti. In quell'anno stesso si me. Accenniamo le Prose e poesie
rimise in viaggio per alcune pro campestri scritte da Pindemonte
vincie settentrionali della peniso in Avesa, dove il condusse in quel
la; e lietamente dimorò parecchi l'anno il bisogno di rinvigorire la
giorni in Milano, dove passava la incerta salute. Conduceva fra quel
mattina in compagnia del Parini; beati colli una vita amena e paca
del quale contava in una lettera ta; adottò una severa sobrietà, un
che sta sempre lavorando senza lavoro moderato interrotto da sem
mai terminar la sua Sera, di cui plici cure, e ogni sera recavasi a
mi ha recitato alcuni pezzi bellis Verona per rallegrare il cuore
simi veramente. Quanto poi a suoi nelle piacevoli conversazioni di
modi e costumi, egli è un po' serio Elisabetta Mosconi e di Silvia Ver
e grave, se volete pieno per altro za. Questi con forti eccitarono i
di urbanità, parla volentieri e be miti sentimenti e il lucido inge
ne, non recita a tutti, nè senza es gno del N.A., e nacquero le Cam
ser pregato come Orazio, e dice pestri. Benchè in esse vi si tratti
anche sincerissimamente il suo di norme intorno alla pratica della
parere delle cose, che gli mostra vita, la musa d'Ippolito non com
te, se ne vien domandato con can parisce mai nè grave, nè intolle
didezza. Un'altra dolce compagnia rante; ma dolce affettuosa genti
trovava in Milano il N. A. nella le, sempre coperta d'un leggiero
egregia donna la marchesa Litta velo di malinconia, sempre cogli
Castiglioni. E qui deesi ricordare occhi umidi di quel pianto soave
ad onore del bel sesso, che la col al quale ne invitano l'amore e la
tura, l'avvenenza, e in ispecie la pietà. Però si ha a distinguere la
modesta grazia e la bontà amorosa indole delle poesie del N. A. da
di alcune donne giovarono sempre quella di molte altre troppo ova
allo spirito d'Ippolito; beneficio namente querulose, che ci attri
che trassero da esse molti uomini stano invece d'impietosirci, o ci
di lettere, e che traggono tutti co irritano anzichè persuaderci al
loro che non sono in odio alle l'amorosa quiete che si gode nel
m 118e, l'esercizio della virtù. – Le Prose
A quest'epoca venne alla luce campestri non si stamparono che
un bellissimo epitalamio del N. A. dieci anni dopo la pubblicazione
per le nozze Giuliari e Dal Poz delle Poesie; a cui non tardaronº
zo; poi la traduzione di due inni le lodi dei dotti italiani, dai quali
greci, l'uno trovato allora nella vennero tosto poste fra le opere
biblioteca del sinodo di Mosca de migliori della patria letteratura;
dicato ad Elisabetta Mosconi, l'al nè meno solleciti ad onorarle furo
tro di Proclo; al primo dei quali no gli stranieri, i quali fecero ecº
aggiunse un discorso sul Gusto ai primi, e tradussero alcune dellº
delle belle lettere dominante in composizioni del N. A. -
x
º gesi in pieno collo stesso piace quasi sempre lo studio della poe
» re col quale si sogliono leggere sia con quello della prosa. Non per
» le poesie originali. Donde una questo proporremo noi ai giovani
5
54
esemplare vendetta del savio essere che non si diceva, perchè gli ani
il magnanimo silenzio di rincon mi infiammati a nuova e più a
tro alle contumelie degli avversa spra discordia si movessero. Laon
rii. Sia vero mai sempre quando de fatto pubblico l'odio, si svilla
si tratta di un avversario di nes neggiarono di parole, le quali in
suna o rea riputazione ; non del grossarono per modo che libelli e
pari lo sarà sempre vero quando carte si scrissero e si mandarono
si tratti della fama di uno scritto attorno. Il Grandi avea steso con
re indegnamente oppressa dall'au tro quattro dialoghi, ma non gli
torità di un'accademia riputatissi fu dato di pubblicarne più là del
ma. Se sia con noi la ragione, al primo. Dall'altra parte il Mar
lora sono giuste e necessarie le chetti non ragionava ma sparlava,
difese, acconcio l'ufficio della pa e con le contumelie e col sarcasmo
rola, a quel modo che, all'avviso impigliando la ragione, faceva la
di Machiavelli, quelle guerre son censura al Calendario del Grandi.
giuste che sono necessarie, e Nè dico questo con pensiero di
quelle armi pietose dove non è al procacciare discolpa all'altro, che
cuna speranza fuori di quelle. Nè dirò anzi che meglio avrebbe il
però parmi da tacere a verità il Grandi adoperato, se col custodire
naturale talento di controversia l'altrui avesse la propria fama
che oltre il convenevole signoreg guardata: perciocchè il manomet
giò l'animo del Grandi, per il tere la fama di altri è grande in
quale soventi volte attaccando fie dizio di averne poca da perdere;
ramente le altrui opinioni, s'imbri che chi ha un nome da conserva
gò in contese che onorevolmente re, rispetta l'altrui onde essere ri
potea cessare con la noncuranza spettato. Ma a questo vero non
e col tacere. La morte del france posero la mente, e ogni studio di
se interruppe la lite, che il Gran chi volea raccomunarli riuscì sem
di avrebbe agevolmente rinfresca pre a vuoto; se non che la morte
ta con gli altri che alla parte di operò quello che autorità o consi
Varignone attendeano, se gli ami glio non potè fare; imperocchè il
ci non ve lo avessero distratto. Ma
171 4 fu l'ultimo pel Marchetti,
quasi da una contesa all'altra pas uomo veramente dotto e di belle
sando, non si era bene da questa lettere ornato, alla cui fama per
disbrigato, che un'altra ne im renne basterà la bella traduzione
prendeva con Girolamo Tambucci di Lucrezio.
e con Vitale Giordani, e poi quel Il Grandi gli succedeva nella
la fierissima con Alessandro Mar cattedra di matematiche, e anco a
chetti, che sovra ogni altra merita questa volta falliva la speranza al
che se ne faccia parola. figliuolo del Marchetti, che molti
Preso da vaghezza per le cose argomenti messe in campo, ma
sperimentali aveva il Marchetti vuoti di effetto gli riuscirono,
pubblicate alcune opere di mate perchè il granduca Cosimo ben si
matica e di fisica che gli avevano avvisava non aver la Toscana no
accattato di forti brighe col Vi mo eccellente in quelle discipline
viani e col Grandi. All'antico fuo da contrastare al Grandi. Però
co che li aveva accesi aggiungeva nulla si faceva in che l'opera de
nuova favilla la elezione del Gran gl'ingegneri si addomandasse, se
a matematico del granduca, pe prima non se ne fosse avuto il sen
rocchè il Marchetti vi avea fatto timento di lui: e per questo le
pensiero per il figliuolo. Vi era campagne di Pisa, di Grosse
Pºi chi rapportava e molto peggio to ed altre della Toscana per
35o
commissione del granduca molte basti il dire che subito si tra
volte visitò, e per suo consiglio mol dussero in latino ed in ispagnuo
te e salubri opere vi si condussero. lo, che Cristiano Ausenio e Otta
Si era assai ragionato a Roma viano Cammetto, il primo a Li
sul condurre il Reno nel Po, e psia l'altro a Pisa professori, l'an
questa quistione aveva messo del notarono, e a Firenze se ne fece
male umore fra i popoli dell'alta una nuova edizione all' uso del
Italia, e specialmente fra i Bolo seminario. Nel 1728 pubblicava
gnesi e i Ferraresi. Venuto alle Florum geometricorum manipulus
orecchie del papa il gran sapere che aveva anni avanti inviato al
del Grandi, volle sentire il di lui l'accademia di Londra, ed un altro
avviso in tal fatto; perlocchè il opuscoletto di simil maniera inti
Grandi fu a Roma nel 1717, e con tolato alla Clelia Borromei, i qua
la voce e con gli scritti molto ra li nell'anno appresso traduceva
gionò a favore dei Bolognesi. Vi Tommaso Narducci di Lucca, e
sitò nel 1719 i luoghi per dove si quivi ristampava con le aggiunte
poteano volgere le acque, e gli ri del Grandi.
vide nel 172o e più tardi nel ven Ma di soverchio mi dilungherei,
tisei. In questa bisogna ebbe a se compilar volessi un freddo ca
ragionare con idraulici di gran talogo di tutti gli scritti che fino
valore, i quali tutti fece maravi agli ultimi giorni della vita usci
gliare colla sua dottrina, e fece rono dalla penna di quell'uomo
dire al Manfredi, non solamente infaticabile : perocchè a parlar
non aver conosciuto, ma nemman daddovero delle molte opere nelle
co udito a raccontare di un uomo, quali le matematiche, la filologia,
che avesse tanto profondo senti la critica, la poesia, la giurispru
mento nella scienza delle acque e denza, l'istoria, la teologia a vi
tanto valore di calcolo. E ben si cenda si veggono con tale magi
meritò di questa scienza tutta ita stero trattate, che non sapremmo
liana e delle scienze tutte mate dire in qual ragione di studi più
matiche col consiglio e con l'ope e valesse, farebbe di mestieri te
ra: perchè fattosi aiutatore a Tom nere di tutte il linguaggio, di
maso Bonaventuri nella Raccolta tutte rilevare i pregi, misurare
di autori che trattano del moto l'utilità e l'importanza; lo chè
delle acque, per quella scrisse un oltre ad essere impresa di gran
libro pieno di nuovi trovati, che lunga maggiore alle forze mie,
se tutti non sorto appoggiati alla dalla natura si partirebbe di una
esperienza, tutti però sono acutis biografia, nella quale si vuole mo
simi ed eleganti; perchè procurò strato l'uomo nelle vicende della
la impressione delle opere del di vita le più degne di memoria, e
vino Galilei, e dello studio e dellala sapienza, vita della mente e del
dottrina di quello si fece a viso cuore, ricordata non levata alla
aperto caldo difensore e predica dignità dell'elogio. Laonde, del
tore solenne; perchè l'utile altrui resto tacendomi, mi confinerò a
più che la gloria propria cercan ricordare quella bella sentenza e
do, dettava a vantaggio degli stu di tanto onore per lui, pronunzia
diosi e pubblicava nel 1722 le Se ta da Nevvton, che richiesto da un
zioni coniche, ricevute e acclama amico chi tenesse egli per il mag
te da tutte le scuole, e tenute co gior matematico dell'Europa, ri
me il più eccellente trattato in s spondeva francamente: di là dal
quella materia. E per tacerne i pre mare il padre Grandi.
gi, che troppe parole vorrebbero Ma tanti studii e una sì continua
35 t
meditazione lo sgagliardivano di in cose scientifiche elegantissimi.
forze e di sanità di maniera, che Fra le quali opere, oltre alle ma
tornato da Roma e restituitosi col tematiche, meritano speciale ri
l'usato amore alle sue faccende, cordanza quelle di antiquaria,
era costretto poco dopo ad abban nella quale fu riputatissimo, co
donarle, che già gli mancava la me lo provano le infinite contese
memoria e ogni vigore dell'intel ch' egli ebbe con Apostolo Zeno
letto. In questo stato non lasciò e con i suoi confratelli, ai quali
del tutto le fatiche dello scrivere, lasciava tanta eredità di erudizio
imperocchè valendosi dei più chia ne ad illustramento della religio
ri momenti, comecchè a meditare ne di Camaldoli. Delle quali con
non si trovasse acconcio, molte tese, di altre molte per cagione di
opere filosofiche degli antichi tra brevità tralasciando, rammenterò
duceva ed annotava, volendo an solo quella fierissima ch'egli eb
che da questo lato rendersi bene be con Bernardo Tambucci pro
merito della gioventù. Ma alla fessore in legge all'università di
lassezza delle facoltà intellettuali Pisa, intorno alla invenzione del
quella aggiuntasi del corpo dal le Pandette, le quali alla senten
carico degli anni aggravato, dopo za del Grandi erano anteriori alla
sedici mesi d'inerzia che gli fa presa di Amalfi; come quella con
ceva grave la vita, finiva i suoi tesa ch'egli ebbe a sostenere con
giorni il 4 di luglio del 1742. tro a un intero popolo caldo del
Ebbe onorevole sepoltura alla nazionale decoro e confermato
chiesa di san Michiele in borgo di nella inveterata tradizione degli
Pisa, ove a solenne memoria della avi e nell' autorità di tante gene
immensa sua dottrina gli fu innal razioni. E di certo i Pisani in
zato un monumento con latina
quel subito gli avrebbero fatto un
mal giuoco, se non si fosse trafu
epigrafe dai colleghi e dagli amici.
Di questi però non ebbe molti, e gato, e se poi il presidente dell'u
perchè le sue maniere più rozze niversità e il granduca non aves
che trascurate non conciliavano sero praticato l'accordo.
benevolenza, e perchè poco si bri Comunque sia, quei cittadini
gò di averli , come quello che gli dovettero aver buon grado per
attendendo alla considerazione le belle e salubri opere che consi
della scienza non era mai solo e gliò nella città e nelle campagne
senza pensieri. Per il che più de di Pisa, rese a coltura, a pulitez
gli Italiani lo amarono e riveri za, a decoro : perocchè, lasciando
rono gli stranieri, che solo la mi molte altre cose, innalzò ed accon
glior parte conobbero di lui, le ciò all'uopo un osservatorio astro
opere dell'ingegno. Dei sollazzi nomico; la chiesa e il convento
non si dilettò mai, anche nell'età ne venti anni che vi fu abate re
cui si convengono, e meglio che staurò, ampliò ed arricchì di scel
in quelli si piacque nella lettura ta e grande libreria, con non pic
dei libri e nello scrivere. Ed in colo annuo stipendio. Li quali be
vero se per tal modo non avesse nefizi e specialmente operati al
adoperato, non avrebbe messe al migliore della sua religione, più
l'ordine tante opere e di tante gravemente condannano il mal
maniere, che ridondanti di erudi animo dei Camaldolesi, i quali ca
ºione e di dottrina, sono però reggiato e commendato dal Papa,
grandemente a riprendere nello non lo vollero a loro generale. E
stile, lontanissimo dalla scuola del questa repulsa sentì vivamente
Galilei e del Redi, scrittori anche nel più profondo dell'anima e
552
lungamente rammemorò; percioc parabolas geometrice e rhibita.
chè in quella maniera che non di Sejani et Rufini dialogus de
menticò mai i benefizi, così non Laderchiana historia s. Petri Da
ebbe virtù di dimenticare le ingiu miani.
rie. E nei benefizi, non è esempio Dissertationes camaldulenses.
che si lasciasse vincere di larghez Disquisitio geometrica in sr.
za, perchè a tutti, e a discepoli in stema sonorum d. Narcissi ar
più special modo, a suo potere gli chiepiscopi armachani.
comparti. Di rincontro fu dai di De infinitis infinitimorum et
scepoli ricambiato di grandissimo infinite parvorum ordinibus, di
amore, come da quel Giammaria squisitio geometrica.
Ortes che predicò sempre la dot Quadratura circuli et hiperbo
trina del suo maestro, e con tan lae per infinitas hyperbolas et
to amore e verità, non meno che parabolas quadrabiles geometri
con immensa e svariata sapienza, ce eachibita et demonstrata. Edi
me stese toscanamente la vita. tio altera.
» L'Ortes, dice un moderno, (1) Considerazioni sopra la scrit.
lo segue paziente ad ogni passo; tura del sig. Lucantonio Porzio
e dove con pochi tocchi maestri fa circa il moto dei gravi per il pia
vedere il pregio di un ampio trat no inclinato.
tato; dove con qualche cenno av Epistola mathematica de mo
veduto lumeggia un argomento mento gravium in planis inclina
non arrendevole all'intelligenza tis, etc.
dei molti; dove con solidi ragio Antilunario, in cui con 2oo no
namenti sostiene i giusti diritti te sacre, astronomiche e varie si
del suo istitutore, e dove amico scoprono e si emendano alcuni
del vero non fa plauso alle sue sbagli occorsi nel Lunario stam
pretensioni. « E a questo scritto puto in Lucca quest' anno 1711 ,
dell'Ortes, non meno che al Ban sotto nome del can. Pier-Leonar
dini Memoriae italorum, tom. VI; do Ricci da Empoli, ec.
e al Morrona Pisa illustrata, to Epistola Marii Caenigae Hie
mo I; e alla Vita anonima che è ronrmo Tambuccio. -
di
(2) Pad. frat. Gamba, 1829, in 12.
Gazz. Priv. num. 124, 4 giugno 1829. Veja ec.
569
opuscoli si desume, che l'Asqui 5. Descrizione di un ponte
mi magnificava di soverchio sè mirabile, formato dalla natura,
stesso, dalla qual macchia è a ri e due grotte curiosissime, il tut
petersi l'indecenza delle diatribe to nel territorio della provincia
che a lui e al Viviani rinfacciaro di Verona, con alcune osserva
no i giornali (1), mentre li riveri zioni intorno alla Divina Com
vano entrambi come persone mol media di Dante Alighieri, Ve
to conosciute nella nostra lettera rona, tip. Bisesti, ediz. 1828.
tura. Eppure l'Asquini credeva 6. La Giardiniera suonatrice,
confessare il vero, protestando di ossia Illustrazione di un antico
non rispondere all'avversario, nel Sepolcro, scoperto in Osopo nel
l'atto che gli rispondeva, e più territorio della Colonia Giulia
volte: uno dei vani sogni, l'im Carnica, capitale del vero e an
maginarsi, che l'uomo con im tico Forogiulio, Verona, tip. Bi
parzialità si dipinga. sesti, 185o.
GIAN, AcoPo FoNTANA.
Opuscoli editi.
1. Lettera sopra un vecchio si JEMINA (MARc'ANToNio),uno
gillo e sugli antichi confini del dei più dotti medici, che il Pie
territorio della provincia Verone monte vantar possa nella secon
se col Trentino, Verona, Bisesti, da metà del secolo scaduto, ebbe
ed. 1826. i suoi natali il giorno 1o di set
2. Memoria sul vero significa tembre 1752 in Villanova, terra
to della parola Carnario, dato distante tre miglia circa da Mon
a una contrada, e da questa alla dovì, da onesti e suffieientemen
chiesa di s. Pietro e sua piaz te doviziosi parenti. Fermatosi da
zola dinanzi nella città di Ve quelli alcuni anni dopo la stanza
rona 3 colla interpretazione di in città, il giovane Jemina fece
due luoghi di Dante nella Di in quel collegio i primi suoi stu
vina Commedia, Verona, tip. Bi di di grammatica e di filosofia,
sesti, ed. 1828. che leggevano il Vago ed il pro
5. Dissertazione sull' antico tomedico Bona. Venne poscia a
pago degli Arusnati, colla spie Torino, e dedicatovisi allo studio
gazione di quei nomi, non da al della medicina, ne udi le lezioni
tri prima tentata, desunta dalla dei chiarissimi Bruno, Somis,
lingua primitiva di quell'anti Carburi, e Donati, dei quali tut
chissima popolazione la Gallo ti seppe meritar la stima e l'affe
Cenomana; scritto corredato di 21One, -
note dal co; Orti, e ch'ebbe una Compiuto il solito corso scola
ristampa con nuove giunte e av. stico, e promosso con lode al gra
vertenze, essendosi fatto raro do di dottore, dopo di avere se
per le molte ricerche in Italia guito per più d'un anno la prati
e oltramonti. ca del lodatissimo Allioni, così vo
4. Sul Forogiulio dei Carni lendo il genitore, si restituì in
e di quello di altri popoli tra patria, e vi ottenne tosto presso
spadani; argomento nuovo, non i concittadini suoi fama di medi
più trattato, corredato di erudi co di genio distinto e di pratico
zioni celtiche, Verona, tip. Bi eccellente. La celebrità di lui
sesti, ed. 1827. andò poscia crescendo ognora, sic
chè quasi non passava giorno che
(1) Bianchetti, loco citato. non venisse richiesto a conferenza
VoL. VII 25
5 no
i più distinti medici di quella dei più celebri fisici e medici del
provincia. Piemonte, tra i quali basta l'an
Nel 1792 essendosi chiusa a moverare Beccaria, Cigna, e Ca
motivo delle politiche vicendo naveri suoi concittadini, Allioni,
l'università di Torino, si permi Laneri, Somis, Carburi, Gardini,
se alla scolaresca d'intraprendere Marini, Lanteri, Penchienati,
o di continuare gli studi nelle Giulio, Brugnone: avea lettera
provincie. Al dottore Jemina, ria corrispondenza con Borsieri,
maestro al certo dottissimo, ven Tissot, Pratolongo, Valli, Gandini
ne affidato l'insegnamento della ed altri distinti scienziati. Ebbe
medicina patria: e che ottima fos altissima opinione dell'arte sua;
se la scelta, non dubbia pruova ne però esercitavala con decoro e no
fanno i diversi allievi di lui, che biltà, sprezzatore dell'impostura e
vi esercitano tuttora l'arte saluta dei raggiri.
re con tnolto applauso ed univer Diverse, interessanti tutte, e di
sale aggradimento. vera utilità sono le opere di me
Il dottore Jemina fece gran dico-chirurgico argomento stam:
comparsa sul teatro del mondo: pate dal dottore Jemina. Nel 1785
pago di meritar bene della patria, pubblicò la storia della malattia
della scienza e dell'umanità, ap contagiosa, che epidemica infieri
pena si può dire che abbia con nella città e provincia di Mondo
seguito qualche onore; e certo vi negli anni 1784 e 1785 : De
mai non ebbe cariche, titoli o febre epidemica. Monteregali,
premio. Pieno di religione venne 1785, trpis fratrum De Rubeis,
meno a viventi il dì 4 luglio del in o,
1794 per tifo contagioso che in Questo veramente egregio li
quell'anno epidemico mieteva le bro, che il cav. Brera riprodusse
vite de' suoi concittadini, e morì ventisei anni dopo nel volume X
vittima meritamente compianta della sua Srlloge opusculorum, fu
del suo zelo nell'assistere gl'in accolto con molto applauso dai
fermi. dotti. Lo stile n'è semplice, ma
Ad una profonda erudizione elegante, espressivo ed animatº;
nelle cose fisiche il dottore Marco l'erudizione scelta: le riflessioni
Antonio Jemina univa un vero sode ed in parte nuove (1). Sullº
criterio medico. Conosceva bene
diverse lingue, come la francese, (1) Parlando del merito di quest'o
la greca, ma sopra tutto l'italiana peretta il Cigna, in una lettera scrittº
e la latina che possedeva perfet da Torino il di i. di aprile 1785 all'Atº
tamente. I diletti delle caste so tore istesso, si esprime così: ” Miraº
legro di cuore seco voi dell'eccellen
relle non gli furono ignoti, e te vostro scritto, che ho letto cºº
scrisse nobilmente in poesia ita grande mia soddisfazione e profittº
liana (1). Era socio corrisponden Trovo nella storia una precisione, unº
te della reale accademia delle semplicità ed una dignità veramente
scienze di Torino, e socio ordinario ippocratica. La teoria in generale mi
di quella degli Unanimi. Godeva in sembra molto ingegnosa e plausibile;
ispecie le nuove e sode riflessiºni
dell'amicizia e dell'estimazione contro varie opinioni moderne nerº
levano il pregio. Lo stile nella sua
(1) Varie composizioni del Jemina si semplicità è elegante, espressivo, º
leggono stampate nelle diverse raccol animato, e lascia trasparire per tuº
te di poesie, siccome in quella per la un candore, un amore del vero, unº
consecrazione di monsignor Vitale di diligenza che oaratterizza l'autore Nº
Mondovì a vescovo d'Alba, nella Mi dubito dunque che la pubblicazione º
ceide ecc. ecc. rà molto profittevole all'avanzamenº
37 I
tracce del gran padre Ippocrate, casi di associazione pstecchiº
l'A. incomincia con riferire non essi hanno dovuto osservare: 1.
poche interessanti e particolari che l'eruzione petecchiale non è
osservazioni, dalle quali ricava la esclusivamente propria delle così
storia della malattia, che espone dette febbri nervose, mentre essa
con tutta chiarezza e precisione. più sovente si manifesta nel corso
Fra i sintomi patognomonici del delle febbri gastriche, e non di
la medesima, soliti a manifestar rado nelle malattie di diatesi flo
si circa il settimo giorno, anno gistica; 2. che tale esantema, nato
vera il sopore, le petecchie, ed in frequentemente per semplice con
ispecie la gravità dell'udito; il senso da irritazione del tubo ali
quale ultimo segno inseparabilis mentare, sotto l'uso di un emeti
morbi comes certum eius indi co o di un purgante non di rado
cium faciebat. Hinc mirari su sparisce interamente in poche
bit (soggiunge Jemina) incredibi ore; 5. che sovente le petecchie
lem naturae constantiam incom si manifestano nelle lesioni dina
parabilem in illis observandis. miche del fegato, o se meglio si
Ipse tot ante saeculis jam habet ama del peritoneo, che lo avvolge,
sequentia. Fiebant autem in fe giacchè ora si vuole che nelle af
bribus circa 7,8 et 9 diem aegri fezioni del basso ventre questa
tudines in cute culicum morsibus membrana piuttosto, che i visce
maxime similes ..., et gravi au ri in essa contenuti, sia la sede
ditu praeditae, et soporosae principale delle malattie dette ora
erant (1). epatitidi, ora gastritidi, enteritidi
Considera le petecchie e le al ecc.; 4. ch'esse compariscono in
tre macchie della cute quai sinto qualunque periodo e giorno di
mi accidentali, cui poco si dee malattia, senza serbare alcun cor
badare nella cura, potendo le me so determinato, e bene spesso
desime esistere o no, senza che svaniscono affatto senza aggravio
la condizione patologica della ma dell'ammalato, tornando poscia a
lattia principale ne venga punto manifestarsi senza verun sollie
alterata, e conchiude quindi col vo (1); 5. che anzi senza febbre,
od altra lesione qualunque nelle
pensare che la loro espulsione non
deve essere nè promossa, nè im funzioni, compaiono qualche vol
pedita. Diffatto i medici piemon ta alla cute vere macchie petec
tesi, i quali con occhio indagatochiali, ovvero nate queste nel
corso d' una malattia febbrile,
re seguirono il corso e studiarono
il genio delle malattie dominate persistono lungo tempo dopo la
in Piemonte, e principalmente totale guarigione di essa, assu
in Torino nel 1817, hanno potuto mendo per tal modo un'indole
convincersi della verità della dot
trina professata dal nostro Autore. (1) Non ignoro che nelle malattie
In conferma adunque di cotesta dominate in Torino nel 1817 le petec
chie si manifestavano per lo più nel
dottrina (di cui io estenderei vo terzo o quarto giorno di malattia: non
lontieri l'applicazione ad altri credo però, che questa circostanza ab
bia offerto un carattere così costante
come nell'epidemia descritta da Jemi
della professione, e farà conoscere il na, e ne casi di cui parla Ippocrate;
vostro merito e la vostra capacità, che ora ambidue questi autori hanno os
è un peccato, che resti più lungo tem servato, che le macchie alla cute, ossia
po nascosta e conosciuta da pochi ec . le petecchie comparivano nel settimo,
(1) De morbis popularibus, lib. 2, ottavo o nono giorno di malattia. Lo
sect. 3. stesso credo possa dirsi delle migliari.
57 a
quasi cronica, siccome con altri dalle malattie, quanto per cono
ebbi occasione di osservare nel scere la vera causa prossima, fa
1817. Se dunque l'eruzione petec vedere chiaramente che la mate
chiale ha luogo in ogni tempo, ria morbosa, ossia il contagio, ha
in ispecie negli spedali, nei luo un'affinità, un'azione particolare
ghi paludosi, e simili ; se, nè dal elettiva sul sistema nervoso, sul
colore, nè dal numero, nè dall'ap cervello e cervelletto singolar
f" più o meno pronta del mente, e stabilisce che nelle le
e medesime puossi con fonda sioni di questi visceri consiste la
mento dedurre la prognosi della causa prossima, o come ora dico
malattia; finalmente se tale esan no la condizione patologica della
tema è comune a molte malattie malattia. Parole dell'Autore: mor
di diatesi, e di sede onninamente bificam materiem peculiari attra
diversa, come ognuno ha potuto ctionis vi, vel affinitatis, ut cum
convincersene nella circostanza chemicis loquar, ad cerebrum, ceº
sopraccennata, non dovrà per av rebellumque cum suis appendici
ventura parer troppo rigorosa la bus vel nervis ferri tota morbi
conchiusione di chi asseverasse, historia docet, atque laesiones
che la presenza delle petecchie testantur in hisce visceribus dete
per sè sola nulla indica di preci ctae in morbo defunctorum cada
so nelle malattie. veribus. Ed altrove: morbi essen
Passa quindi l'A. alla disamina tia consistere videtur in magno
delle cagioni, le quali però re nervis maxime, eorumque origi
stringe ad una sola, cioè ad un ni inſenso miasmate.... Cum ita
principio contagioso. que et morbi historia , animi
Dotato di non volgari talenti, functiones, sensus, et voluntarios
versatissimo nelle teoriche medi motus aberrare, et cerebri laesio
che antiche e moderne, con fatti nes, et vitia in cadaveribus ana
incontrastabili e con ragioni in tomes doceat, concludendum re
concusse fu dei primi a dimo stat morbi sedem in cerebro fuis
strare insussistente ed erronea la se. Questa teorica, che sembra la
dottrina della putredine degli u più verosimile, è sostenuta a gior
mori circolanti, dottrina allora mi mostri da molti insigni patolo
generalmente adottata ed inse gi. Egli è ben vero però, che il
gnata in quasi tutte le scuole me nostro Autore non parla così chia
diche d'Europa. Putredinis theo ramente di flogosi del cervello,
ria (scrive egli) in medicinam come fecero poi dopo di lui Horn,
invecta falso innititur principio, Pinel, Wogel, Gottel, Tommasi
estque una ex illis legibus a cor mi, Marcus ed altri, e particolar
poribus inanimatis ad animata mente il dotto figliuolo dell'Au
falso traductis et perperam ad tore (1).
motis. Quamdiu, vivimus a nobis Consumato nell'anotomia e nel
natura putredinem arcet, secus la fisiologia, e conoscitore dei più
voeh animalibus carnivoris, quae classici scritti sull'argomento, di
que cibis tantummodo vescuntur quelli di Haller, e di Gorter in
alkalescentibus.
Fondato sulle sezioni necrosco (1) V. l'erudita dissertazione sulla
piche, delle quali occupavasi in febbre nervosa o tifo petecchiale, To
rino, 1814, del ch. dott. Giambattista
defessamente, ben sapendo quan Jemina corrispondente della r. accade
ta sia l'importanza dell'ispezione mia delle scienze di Torino ecc., a cui
idei cadaveri, tanto per iscorgere la medicina è già debitrice di varie al
le morbose alterazioni cagionato tre produzioni di non lieve momento.
575
ispecie, seppe dalle opere di que amministrò gli emetici, i purgan
gli uomini sommi raccogliere i ti, le bevande rinfrescanti, e so
principii di solidismo qua e là prattutto gli acidi minerali, spe
sparsi, e rendere soddisfacente cialmente il solforico; spiritus
spiegazione dei principali feno minerales acidos, scrive egli, in
meni, che corteggiano la malat quibus illum vitrioli, ut ad no
tia; fenomeni, la cui spiegazione stram febrim redeam, in curatio
fino allora era coperta da foltissi ne commendavi, et plures impo
me tenebre: e così allontanando sterum eius solo usu curationes
si dalla teorica umorale a que” absolvisse testor. Insomma cura
tempi dominante, seppe dire ciò va allora nella stessissima manie
che noi con vocaboli forse più ra, colla quale usano curare a dì
artificiosamente inventati, sicco nostri tutti i veri pratici. Dice
me cose nuove ripetiamo coi
Brovvn, Tommasini, Bichat, Gal lasso, nulla curando l'immenso danno
lini, Broussais ed altri. che quindi ne deriva al genere uma
Nella cura, proscritta l'assurda no? Ed è giunta a tal segno la sma
farragine de'medicamenti, parti nia di dissanguare gli ammalati a'
colarmente de'vescicanti, dei qua giorni nostri, che quasi è fatto sug
getto di derisione e di disprezzo quel
li facevasi a quell'epoca uno stra medico prudente, il quale avvertendo
no abuso, attenevasi ai rimedi alle terribili conseguenze di un così
più semplici e scelti, ma non per perverso metodo di medicare ( conse
ciò meno efficaci ed attivi. Prati guenze avvertite già da Borsieri, Lieu
cò con prudenza il salasso (1), taud, Stoll, Raulin, Malpighi, Mortone
Prato, Defilippi, Speranza, Huffeland,
e da tanti altri esimii pratici), crede
(1) Parlando dell'abuso dei rimedi, e possono esservi delle circostanze nelle
segnatamente del salasso, Jemina ac quali, come dice Celso, sanguinem
cusa i medici suoi contemporanei di mittere hominem jugulari est. Chiude
soverchia prodigalità nello spandere in rò questa annotazione con alcune ri
qualsivoglia malattia il latice vitale, flessioni generali del nostro autore sul
quem, dic'egli, non nulli nec aegrotan lo stato della medicina in Piemonte,
tium virium, nec maturae motuum le quali, purtroppo! sembranmi in og
nulla ratione habita indiscriminatim gi più che mai suscettibili di applica
profundunt ita ut in omni morbo san zione. Atgue hic correpta occasione
guinem mittere, quod mirabatur Cel mihi liceat, dolorem, quem diu pecto
sus, non amplius novum sit. E già re premo, tandem effundere. Ut chi
prima aveva egli detto: non paucos do rurgos taceam, qui ubivissuos limites
lui in hac epidemia copiosioribus san transgressi promiscue medicos agunt,
guinis missionibus vic non enecatos medendi ars nostris hisce temporibus
ab imperitis pseudo-chirurgis, qui lan et regionibus ad phlebotomos, tonso
ceola prae manibus, tamquam pugio res herbarios, empiricos, hujusque
ne instructi, sponte ; at pue injussi, furfuris balatrones, et impostores fe
omnes ferme morbos sine ullo discri re devoluta est, quibus in hominum
mine adoriuntur. Che direbbe il savio vitam debacchari impune fas esse vi
dott. Jemina s'e'vivesse a di nostri, e detur, atque de corio, ut ajunt, lude
vedesse con qual facilità micidiale ora re humano. Sic non suo, sed profes
si profunde nella cura delle malattie sorum crimine e propria excidens di
il salasso, non già dai pseudo-chirur gnitate e vilescit, viri ingenui, atque
ghi da lui segnalati giustamente alla eruditi nechonoribus allecti, nec prae
pubblica indignazione, ma da medici miis, mentem, ingeniumque ab ejus
che si pretendono oculati, i quali non studio, molesta praesertim, et laborio
parlando che di diatesi iperstenica, di sa praxi avertunt, hinc ars omnium
iperstenia relativa od assoluta, non ve nobilissima parum culta jacet et bo
dendo che flogosi o acuta o cronica, o norum temporalium maximum vale
manifesta o larvata, intrepidamente tudo, atque adeo vita negligitur. Sed
fanno e rinnovano le 15, le 2o, le 3o, (conchiuderò coll'autore), haec videant
le 4o, le 5o, ed anche le 6o volte il sa quorum est.
574 - - - -
(I) Relaz. Accademiche T. I. Pisa (1) Pref. alle Mem. Veneti, Pad. 18 t.
MDCCCIII p. 1 o5-123 annot. (2) P. 351. T. II. Mem. dei Venetº,
(2) Conchiologia fossile subapennina Pad. 18 i 1.
con osserv. geol. di G. Brocchi, Mila (3) v. osserv. sopra la lett all'A"
lano 1814 p. 99-1o 1. tore delle Rifless. Ven. And. 1819 p. 7°
(3) Pag. 172 Mem. dei Veneti T. II. (4) Giorn. cit. 1799, novembre e º
Pad. 181 1. cembre, p. 34, 77.
4) Pag. 189-19o Mem. Veneti T, I., (5) Pref. al T. VI, della grand'ope
Pad. 1811. ra, Monumenti Ravennati,
595
osservazioni, intorno al continuo salse lagune dal c. v. p. 149. T. dir.
alzamento della marea nella nostra dell'opera del Filiasi; le idee del
laguna, onde vanno lentamente a Filiasi concepite fino dal 1788, pas
sommergersi le nostre isole, e in sando sul lago di Como, sull'avan
torno al generale abbassamento dei zo di una montagna, al fine della
mari opposto dal Pini e dal Zen lunga penisola, rosicchiata, a suo
drini, ma poi ammesso da entram avviso, dalle correnti di un fiume,
bi, dietro Saussure, Pallas, Lalan furono confermate dall'autore del
de, Virey e Goug, e confermato Viaggio di Milano ai tre laghi,
dall'esperienze del Riedsol, del stampato nel 1794 (1). Il co. Re,
Mola, e del Fantuzzi medesi celebre autore agrario, che confessa
mo (1). Nè mi asterrò dall'accen di aver tratto pei suoi lavori parec
nare, che le Memorie del Filiasi chie rilevanti notizie dalle memo
furono adoperate e citate reitera rie del Filiasi, conviene nell'opi
tamente dai geografi francesi la nione del Filiasi stesso, sulla mag
Pot, du Thuiset, Corray e Posse giore ampiezza un tempo dei fiu
lin (2) nella dotta loro version di mi, e sulla selva di Fetonte, unito
Strabone; corsero in Germania e a Vallisnieri e Morgagni, e di
in Inghilterra, e furono nei tri chiara di dover abbracciare le sen
bunali citate per sostenersi antichi tenze del Filiasi sulla via Emilia,
comunali confini e possessi; e a preferenza dell'opinato nell'ar
Thouvemel (non Tavvenell. V. Mo gomento da Manfredi, Carena ,
schini Lett. Ven. T. III. p. 2o4) Corradi e Frizzi (2). È questa la
citò più volte il Filiasi (5), e si val fama goduta dal Filiasi, il cui mer
se non poco delle sue fatiche, come rito per la grand'opera è però
molte delle di lui congetture in offuscato d'alcune accuse giustissi
torno ai venti stabili e all'alto me, che gli sono apposte, princi
vento dell'equatore, furono con palmente di una somma tenacità
fermate dalle osservazioni di La nelle proprie opinioni, che, tranne
place, Kirwan e d'altri forestieri un'unica volta, in cui confessò un
negli anni 18o 1, 18o2, mentr'e abbaglio (5), non volle mutar mai,
gli avea scritto fino dal 1792. Poi in onta alle autorità di peso, e al
chè alle Memorie del Filiasi ven l'evidenza di alcuni fatti, opposti
ne onore anche indirettamente, a suoi principii, e di ciò leggonsi
servendo esse di confutazione del prove in più d'un passo delle stes
le induzioni degli altri autori, ol se sue Memorie dei Veneti (4), e
trechèdi conferma delle proprie e nel Saggio di storia agraria del co.
sperienze. Così il Fortis, trovò con Re suddetto (5); e in più opere e
futata l'opinion propria (4) del giornali (6), avendosi limitato a
la supposta estensione antica delle vantar la certezza di non aver colto
(1) Pag. 4 delle Osservazioni sopra (1) Nota p. 42. T. I. Mem. Veneti,
la Lett. all'Autore delle rifless. sulle Pad. 181 r.
Lagune e i fiumi ec. Ven. And. 18 19. (2) Saggio storico sull'Agricolt, Mi
(2) Geograph. de Strabon ec. T. IV, lano, Silvestri, 1817 p. 15, 16, 84, 85.
Paris 18o5. (3) P. 282, T. H, Mem. Veneti, Pad.
(3) Trattato sopra il clima d'Italia, 181 I.
considerato sotto i suoi rapporti fisici, (4, P. 231, 351 T. II, e 351. T. 1.
meteorologici e medicinali. L'Estrat Men. Veneti, Pad. 181 1.
to dell' Opera è a p. 217 e 247 del (5) Saggio Agrario pag, 78, 95, 11o,
Giorn. di Medicina di Aglietti T. XI, 1 15, 118, i 19, 228, 229, 2
1796. (6) Teoria del Ventaglio, Giorn. Lett.
(4) Moschini p. 2o4, T. III. Letter. Ven. 1798. La chimica per le Donne,
Venez. 9alese, 18o6. Tip. Pepoliana, 1796. Il Mengotti che
3
426
tra le nuvole, regolava ancora il chiesa di s. Giacomo degli Incu
fatal globo ed era presente a se rabili a Roma.
CARLo DAL soNo.
stesso; e quando fu sullo scende
re misurò il suo pericolo senza
smarrirsi. Pochi altri momenti, e PASTA (Giuseppe), celebre
sarebbe caduto nel giardino delle medico e letterato, ebbe suoi na
monache di s. Lorenzo. Barcolla tali in Bergamo nella parrocchia
va il globo; un alto albero gli si di s. Alessandro della Croce il di
offriva di sotto. E non stette più 9 aprile del mille settecento qua
in forse; spiccò un salto e poi di rantadue. Fu suo padre Stefano,
ramo in ramo balzò a terra, ma persona assai distinta in sua pa
nel cadere gli si strappò una falda tria per virtù domestiche e socia
dell'abito che rimase penzolone li, e la madre Bartolomea Frosio
ad un di quel rami. Il guardiano Roncalli, donna di esimie qualità
vedutolo saltar dall'albero pien di e di costumi egregi. La fama chia
sudore e senza cappello lo stimò rissima acquistatasi da un suo cu
un ladro e fu per corrergli addos gino ed agnato l'illustre Andrea
so; ma la gente accorsa, riconob Pasta lo invogliò a correre pur
be tosto il Lucangeli per quel che esso la strada battuta da lui: e
era, e Vincenzo Monti, la cima quindi diedesi anch'esso allo stu
de poeti contemporanei, dettò in dio e alla professione di medico.
sua lode due bellissimi sonetti. Già aveva negli anni più teneri
Dopo siffatta vicenda divenuto dato saggio luminoso d' indole
il Lucangeli a tutti noto, seguitò studiosa e d'ingegno attissimo al
a dipingere pe'teatri fino all'anno le lettere ed alle scienze. Laonde
18o8 in cui fu riaperto quello di rendessi a Padova, dove sotto va
Tor di Nona, rifatto dopo l'incen lentissimi maestri che fiorivano a
dio. Nè perciò lasciava da banda il quella ognor floridissima scuola
faticoso lavoro del Colosseo, ma il cominciò e compì il corso dei
mal della pietra che minacciavalo suoi studi medici; e ritornato in
da gran tempo lo colse, e si fiera patria si consacrò con amore fer
mente, che il dottor Sisco ebbe ad ventissimo e con verace sentimen
operarlo, e campato del tutto lo to all'esercizio dell'arte salutife
avrebbe, se un male più fiero an ra. Nè andò guari, benchè in gio
cora non fosse sopraggiunto ad vanili anni tuttavia, che venne
ucciderlo. Al letto di morte egli eletto a medico dello spedale, e
legò in dote alla sua diletta figliuo non troppo appresso anche pro
la Adelaide le sue opere, nè re tofisico della provincia. In queste
taggio al mondo fu mai più bello cariche e nell'esercizio liberale
e glorioso di questo. Pregò ezian dell'arte d' Ippocrate egli si mo
dio lo sposo di lei, uomo ingegno strò integro, operoso, prudente,
sissimo, che si studiasse di render grave, urbano, dotto e bel parla
compiuto il suo Colosseo, e questi tore, e quel che più monta som
vi riuscì ; sicchè trasportato a mamente caritatevole, si che per
Londra meritò i suffragi e l'am tutte queste doti egli ritraea in sè
mirazione de'cittadini, e fu ad un il modello del perfetto medico che
d'essi venduto, per quel destino esso ora ha così ben delineato
che dà agli Italiani la forza di nell'elegantissimo suo Galateo dei
creare opere prodigiose, ed a fo medici.
restieri quella di possederle. Egli si consacrò a due cose gra
Carlo Lucangeli morì di anni vissime, le quali dovrebbono es
sessantacinque e fu sepolto nella sere la prediletta occupazione di
42
tutti i medici, alla lettura e medi dale, memore de' suoi servigi 2.
tazione del più famigerati volumi delle sue recenti beneficenze,
della scienza e all'esercizio inge e dolentissima di perdere persona
nuo e liberale della medica pro di tanti e si segnalati meriti ,
fessione, il che formò per molti stanziò che fossegli conservato il
anni la sua più cara delizia. Egli suo intero stipendio: il quale po
a dir vero, non ebbe mai quella costante con parole umanissime
gran nominanza come pratico che venne da lui rinunziato onde ser
avea già avuta il suo agnato An visse a migliorare la condizione
drea. Che se però il suo esercizio dell'istituto a pro de'poveri infer
non fu molto esteso nella classe mi. Tutte le quali cose dimostra
agiata e superiore della società, lo no di qual animo ei si fosse, e
fu moltissimo fra la classe indi quanto benefico e quanto genero
gente, dov'egli potè far conoscere so. Ed allorquando imperversò in
del continuo la singolare liberali tutta Italia il caso nel 16 e 17, in
tà dell'animo suo; perocchè non cospirazione di un fiero morbo
solamente prestavasi gratuitamen contagioso ed epidemico, il tifo
te in qualità di medico, ma soc petecchiale, alle quali cose si ag
Correva ancora con una non co giunsero reiterate grandini che
mune pietà ai bisogni ed alle an disertarono molte fertili campa
gustie di questa classe. E lontano gne ed ubertosi vigneti della ber
da ogni ciurmeria e da ogni rag gamasca, si mostrò generoso e lar
giro così come da ogni pensiero di go oltre il comune uso col fare a
lucro, era contento di raccoglier provvido consiglio dissodar ter
si in sen delle muse, prestandosi reni incolti, e costruire rustici
solo come medico per qualche casolari; e di tal modo diede mez
amico, e sempre poi pei poveri. zo di vivere a più centinaia di po
Appresso un lungo servigio pre veri lavoratori col procacciarsi
stato allo spedale desiderò il suo con onesto provvedimento la me
riposo, e l'ottenne nel 1795. Ma cessaria sussistenza. Nè qui ri
prima di lasciarne il servigio vol stringe i suoi caritatevoli sovveni
le usare un tratto singolare di ge menti avendo per molte altre gui
nerosità verso di esso a dimostra se provveduto alla miseria dei
mento dell'animo suo grato e cor tempi: per le quali cose avvenne
tese; e si fu il dono ch'egli fece che per le eccessive spese venisse
allo spedale della sua ricca e scel a risentirsene il suo non troppo
ta libreria consistente in più mi lauto patrimonio, e trovossi come
gliaia di eletti volumi. E questa egli scriveami confidenzialmente
dovea, secondo la sua mente, ser poco appresso, quasi povero. Ma
vir d'istruzione ai suoi futuri col egli ne era lietissimo, avendo
leghi ed ai giovani medici prati quella consolazione interiore che
canti dello spedale. Perciocchè nasce negli animi gentili dal sen
siccome si esprime egli parlando timento d'aver adoperato del be
di questo suo dono che io dove vi ne; e intanto egli era riguardato
ha ignoranza, havvi barbarie; nè generalmente come il padre e il
null'altro può sgombrare queste consolatore di non poche urbane
due nemiche della società che la famiglie e di molti poveri coloni.
sapienza ; nè questa altrimenti Appresso il suo ritiro dallo spe
vien procacciata che dallo studio dale diedesi egli tutto allo studio,
dei libri. « Nè qui ristette la lar passando il più del suo tempo nel
ghezza dell'animo suo; peroc suo gabinetto, dove dispensavalo
chè l'amministrazione dello spe piacevolmente fra le amenità delle
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belle lettere e l' austerità delle si fatta materia, e comprovasi con
più gravi discipline. Ebbe una tro alcuni illustri scrittori che il
vecchiezza robusta e come suol sangue e le sanguigne concrezioni
dirsi, verde vecchiezza, tantochè che trovansi nei cadaveri, non so
quantunque aggiunto già ad ol no altrimenti le cagioni delle pre
trepassare l'ottantesimo anno di cedenti malattie. Questo libro
età, era tuttavia si ben disposto ebbe favore massimamente in
della persona, che dava fondata Germania, dove fu anche tradotto.
speranza di poter protrarre ancora 5. Della facoltà dell'oppio nel
per non picciol tempo la onorata le malattie veneree. Nuove ricer
sua vita. Ma oh fallacia delle uma che cliniche. Bergamo, dalla stam
ne cose ! Nella notte degli undici peria Antoine, 1778, in 8.vo.
di gennaio del 1825, colto im Quest' operetta di poca mole
provvisamente da morte mancò sì venne accolta con plauso anche
egregio e prestante uomo alla pa fuori d'Italia, e fu riprodotta in
tria, agli amici, alle scienze, alle Francia nella lingua di quella na
lettere. Egli molto studiò, e me 210ne,
(1) E' il X della Raccolta, Vol. I delle (4) Il valente traduttor di Sallustiº,
opere pubblicate, con critica e succosa (5) Un bell'articolo intorno Giuseppe
Vita in fronte del Dalmistro, dal sig. Monico si può leggere nel Vol. III dº
Gio. Veludo, giovane di bella fama. Nuovi scritti del Tompaseo.
459
le opere di Francesco Redi le quali, sola biblioteca, gli lasciava mag
siccome è noto, essendo scritte con
gior comodo di attendere alla eru
gravissimi pensieri, mirabilmente dizione; più facilità di usare con
svolti con facondo, facile e cul gli amici e farsene novelli, e di
tissimo stile, porgono tale allet altronde trovandosi in campo più
tamento ad animo inchinato alla vasto e più appropriato al suo ge
dottrina, che non può deporle mio siccome Roma era, poteva in
senza riuscirne migliore. E fu qualche modo nutrire speranza di
questa buon'arra del futuro pro appagare almeno in qualche parte
gredimento del giovine, che sti alla segreta ambizione, che non
mando anche suo vantaggio lo era, e non fu mai piccola in lui.
studio delle scienze sacre, a que Nella state dunque dell'anno
ste si mise con sommo ardore, in 1697 portossi a Roma, ove allora
di nel 168o entrò nel sacerdozio. teneva il soglio pontificio Innocen
Onde maggiormente istruirsi pas zo XII, che sebbene non dottissi
sò a Venezia, poi a Padova, e te mo, pure gli uomini dotti favoriva
mendo pratica continua con gli in ogni maniera. Quivi giunto il
uomini dotti che fiorivano in Fontanini, preceduto da qualche
quella università, volle dare un gloria, volle che colla presenza anzi
saggio del suo sapere colla disser che diminuire, locchè bene spesso
tazione intorno le Masnade e gli accade, avesse ad accrescersi la uni
altri servi presso i Longobardi, versale estimazione a proprio ri
che per ancora manoscritta pia guardo; per la qual cosa non la
cque infinitamente a tutti coloro sciava mai di frequentare le case
a quali la dette a leggere ed in di quegli uomini letterati che a
ispezialtà ad Apostolo Zeno, il quei di più erano in fama, come
quale alieno da ogni invidia let a dire del Severoli, del Ciampini,
teraria, più presto bramando che del Noris, del Casanata, senza per
a comune vantaggio le opere che rò mai tralasciare di occuparsi per
potevano recar fama a suoi conna molte e molte ore nello studio. A
zionali fossero universalmente no persuasione di Lorenzo Zaccagna
te, prese l'incarico di farla stam dottissimo nel latino idioma e nel
pare, anzi narrasi, e non senza greco, apprese quest'ultimo, e dal
buona ragione, che a proprie spe Fabretti archeologo insigne trasse
se il facesse. non pochi lumi intorno a questa
Frattanto da Padova il Fonta scienza. Primo oggetto per altro
mini recatosi di nuovo a Venezia de' suoi studii fu la storia eccle
fu accolto ad onorevoli patti nella siastica, nella quale ben presto di
patrizia casa Mora, come maestro venne esperto a segno da poterne
e custode della biblioteca che vi dissertare nella celebre Accademia
si conservava. Tale impiego però che si radunava nella Sala de pro
non gli andò troppo a genio; im paganda, in cui frequentavano i
perciocchè non gli accordava tut migliori uomini d'Italia e forastieri.
ta quella libertà letteraria della I suoi discorsi tenuti in quella
quale era vago oltre misura. Fra Accademia furono stampati col ti
gli amici suoi più cari ebbe Filip tolo Collationes in Venezia, dopo
po del Torre, per cui mezzo ben la sua morte.
presto potè entrare a servigi del Fatto ormai, ed onorevolmente
cardinale Renato Imperiali, acco noto, il proprio nome per tutta
gliendo con lietissimo animo tale TRoma, Clemente XI, succeduto
nuova servitù, imperciocchè que ad Innocenzio gli ordinò di esa
sta non legandolo se non che alla minare e riferirgli la sua opinione
44o
intorno un dialogo contro i Frati Nel febbraio del 17oo essendo
celli (1) attribuito a Giacomo della giunto in Roma il celebre Mont
Marca dell' ordine dei Minori, faucon ed avuta occasione di tro
a che il Fontanini rispose come varsi col Fontanini, si strinse fra
ned era assolutamente nè poteva essi tenera amicizia che non s'in.
essere opera di quel beato, ed il terruppe più mai. Altra amicizia,
dimostrò con monumenti irrefra e strettissima, ebbe anche col p.
gabili. Indi scrisse in difesa del Tommasi del duchi di Palma in
l' opera di Andrea Agnelli che Sicilia, poi cardinale; e per consi
dettò le vite dei Pontefici Raven glio di questo trasse a miglior le
nati contra quelli che volevano zione il vecchio volgarizzamento
proibito questo libro perchè in dei Morali di s. Gregorio, fatto da
esso era detto che gl'imperadori Zanobi da Strata ; e ridottolo se
in luogo del papa, accostumavano condo sua opinione, il fece stam
di concedere il pallio agli arcive È" in Roma dal 1714 al 173o.
scovi ; estimando tale semplice as er questo lavoro non ottenne il
serzione di poco momento in ri Fontanini molta approvazione, e
guardo al merito generale dell'o specialmente lo Zeno nelle note
pera. Infaticabile nello studio e al libro della Eloquenza, con otti
nello scrivere, ad ogni occasione me ragioni trova il testo guasto e
mandava fuori iscrizioni latine. le correzioni ove si sono fatte, ma
Raccolse le poesie e lettere di lamente fatte. Del Tommasi ve
Ciro di Pers e premessavi la vita nuto a morte dopo impresso il pri
mandò il libro per le stampe. Mol mo volume, in attestato di amore, il
to raunò intorno a cose friulane; Fontanini scrisse l' Elogio, stan:
pensò di mettere in luce le opere pato nel Giornale de Letterati di
del cardinale Aleandro Junione da Italia dal tomo XVIII al XXVI,
sè trascritte da un codice della bi
e fu uno dei testimonii più volte
blioteca Barberini, e con brevità chiamati pel processo della beati
compose una lettera intorno le ficazione dell'istesso Tommasi,
opere di Alessandro Tassoni che Clemente frattanto, avendo a:
Apostolo Zeno pubblicò nel 1698 cquistata sempre maggiore esti:
in Venezia nel libro dell'Otto mazione pel valore letterario del
nelli malamente al Tassoni mede Fontanini, e pensando che tale
simo attribuito, intitolato: Anno uomo poteva nel procedere del
tazioni sopra il Vocabolario de tempo riuscire di utilità alla santa
gli Accademici della Crusca. Sede fece in modo che il cardina:
le Pietro Rubini gli cedesse il
(1) I Fraticelli, o come si chiamava piovanato di san Daniello sua pa
no, gli Apostoli di Cristo, furono ere
tici del secolo XIII, e pare che abbia tria, e questo avvenne nel 1704.
no avuto per fondatore Ermanno Pongi In appresso, trovando che lº
lupo ferrarese. In seguito fu promul cattedra di belle lettere nella Sa
gata la setta da Gerardo Segarelli par pienza, già un tempo occupata da
migiano ch' ebbe a compagni Dolcino uomini gravi e dotti era vacua da
e sua moglie. Questa società aveva per
base tutto essere comune tra i con molto, il Papa volle che il Fonta
fratelli, anche le donne, sicchè nelle nini la tornasse in buona fama, e
orgie che si tenevano, a quanto narra questi avendone accolto con lietº
no gli storici delle Eresie, e special animo l'incarico, nel medesimº
mente il Bernino, erano commesse le anno 17o4 sovra mentovato vi prº
più ributtanti oscenità. Condannati dai
nunziò la sua Orazione inaugura
pontefici, si dispersero. Il Segarelli pri
mia, poscia Dolcine e sua moglie furo toria, De usu et praestantia bona:
no condannati al fuoco. rum litterarum, la quale data fuori
441
per le stampe ottenne moltissi la stampare in Roma nel 17o 6
mi encomii ed in ispezialtà le dif principiò a dispensarla agli amici,
ficili lodi del celebre Pietro Bayle. e lodato come si conveniva del
In quei giorni egli compose e pensiero, ebbe anche da alcuni le
mandò in luce la sua opera : Vin proprie osservazioni nel proposito,
diciae veterum diplomatum in ed in ispezialtà da Apostolo Zeno,
favore del Mabillon e del Ruinart, il quale gli consegnò in proprie
contra il gesuita Bartolommeo mani in Venezia un esemplare
Germonio, il quale aveva la ridi del libro con tutte le correzioni
cola opinione che tutte le antiche ed aggiunte che gli era avvenuto
carte e diplomi fossero falsati, si di fare insino allora. Il Fontanini,
mile all'altra bestiale idea dell'Ar benchè dentro non fosse troppo
dutino, che credeva, tutti gli scrit contento, perchè sempre guarda
ti degli antichi che ci rimangono va di mal occhio, chiunque avesse
non essere altrimenti legittimi, trovato che dire nelle cose sne,
ma fattura di monaci Benedettini accolse con apparente buon ani
del secolo XI. L' opera del Fonta mo il dono, e seco recosselo tor
mini che giustamente ribatte le nando a Roma. Nella edizione se
fatne supposizioni del Germonio conda usò degli avvertimenti co
È" universalmente, ed il Ma me più gli i" alcuni adot
illon ne scrisse parole di altissi tando, altri lasciando del tutto o
mo ringraziamento e di lode all'a travisandogli, ed in molti luoghi
nico autore. anzi che correggerli ribadendo i
Mentre era intento alla pubbli primi errori. Lo Zeno gliene scris
cazione di questo libro, fu soprap se di nuovo, ma erano canzoni.
preso da grave malattia dalla qua Finalmente ripresala ancora per
le riavutosi e tornato con somma mano ne aveva apparecchiata e
alacrità agli studii, scrisse una lun quasi terminato di farne stampare
ga epistola a Gian Giuseppe Orsi una novella edizione con molte
intorno la Eloquenza italiana, aggiunte e correzioni, ma non po
nella quale narrando i principii tè vederla compiuta, perchè so
della nostra lingua, oon qualche prappreso dalla morte. Comparsa
idea non accettabile, ed il progre questa nel 1756 e lo Zeno trovati
dimento della nostra eloquenza,ag vi tuttavia errori ed ommissioni
giunse un catalogo dei principali grandissime, e sempre taciuto il
scrittori in ogni materia, secondo nome di coloro che si erano corte
suo parere, che quella illustraro semente prestati ad aiutarlo, in
no. Bellissimo fu il divisamento, traprese ad annotare ovunque che
imperciocchè in tal modo gli Ita trovasse errori di date, di nomi, di
liani mostravano agli stranieri che cose, e questa ingrata fatica conti
non gli conoscevano, o non vole nuò per nove anni, e da ultimo la
vano conoscergli, i propri tesori; seiò la cura di pubblicarle a Marco
ma siccome generalmente opere di Forcellini. Tutto ciò abbiamo vo
simil fatta non possono di primo luto dir qui onde non tornare al
getto riuscire ad appagare quanto tra volta sopra questo argomento.
ragionevolmente vi si desidera, e Spedita quest'opera, come di
d'altronde la necessaria tranquil cemmo nel 17o6, ad altra e pur
lità e pazienza nel lavoro non po grave rivolse il pensiero, e fu fat
tevano accomodarsi al tempera ta per eccitamento del suo amico
mento impetuoso del Fontanini, Ferdinando Nuzzi, poi cardinale,
non è maraviglia che vi snoccio a cui la volle dedicata. Questa
lassero molti e grossi errori. Fatta riguarda le antichità di Orta, e fu
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mandata per le stampe in Roma Quest' opera ottenne plauso
nel 17o8 col seguente titolo : De grandissimo in Italia ed oltremon
antiquitatibus Hortae Coloniae ti, e veramente il Fontanini vi si
Etruscorum. A principio si fa a mostra in tutto lo splendore. Il
ricercare la prima origine della Burmanno volle ristamparla nel
città che crede fabbricata dai Pe Thesaurus antiquitatum et histo
lasgi e perchè già floridissima in riarum Italiae, incominciato dal
quel tempo in che i Trojani passa Grevio e da lui condotto a ter
rono in Italia, e perchè il nome mine.
di Vadimone, lago nella campa Fu riprodotta in Roma medesi
gna di Orta, pare di suono etru ma col falso annunzio di terza
sco; indi presume che Orta fosse edizione nel 1725, come accenna
una fra le dodici città della Etru Apostolo Zeno nelle annotazioni
ria, o dinastie, che ebbero altret alla Biblioteca, ma soltanto muta
tanti Lucamoni o re. Ricerca con to il frontispizio, ed aggiunta la
somma diligenza quale fosse lo terza parte in cui tratta delle
stato di Orta dopo che Augusto la chiese, conventi ed antichità sa
ridusse a Colonia Romana e ne cre di Orta.
descrive i magistrati, ed acuta Il gesuita d'Aubentou per ven
mente supplisce alle antiche iscri dicare il Germon dai morsi giu
zioni mutilate che la risguardano, stamente datigli dal Fontanini,
e disputa ingegnosamente contra come più sopra abbiamo narrato,
il Golzio, l' Arduino ed altri che trasse un estratto dal libro delle
recarono non poca confusione ed Antichità di Orta, e 'l fece inseri
errori intorno i Falisei alleati di
re nel giornale di Trevoux nel
quelli di Orta. E siccome somma 17o8, nel quale si tenta con molta
è non solo la erudizione ma la malignità e scarsa dottrina di mal
perspicuità dei ragionamenti in trattare il Fontanini. E pare im
torno alle lapidi di quella città, possibile, considerando la impe
così ne viene via via esponendo tuosità del temperamento di Giu
con utile vero del leggitore molte sto, ma nondimeno è verissimo,
cose oscure, insino ai suoi giorni, ch' egli a tante insolenze tran
di numi e costumanze etrusche, e quillamente rispose, e con le più
di quella lingua ch'ei crede, forse solide ragioni freddamente ripulsò
con non troppo buone ragioni, le accuse, mostrando nello stessº
per la tmaggior parte aver fonda tempo gli errori dell'avversario,
mento nella greca. Nelle quali in Ma quando appunto stava pub
vestigazioni mostrò ai dotti pie blicando il suo libro intorno Orta,
namente la forza e la estensione accadde un avvenimento, per dan
del proprio sapere. Nella seconda no delle lettere, alle quali il Fon
parte tratta di Falconia Proba Or tanini, ove fosse rimasto lontanº
tana degna d'essere collocata fra dagl'intrighi forensi avrebbe pº
il novero dei verseggiatori, pel tuto giovare più anche che non
Centone Virgiliano da lei unito fece, e questo fu la occupazione
circa l'anno 4oo di G. C. e che ha di Comacchio per le armi impº
per argomento la Creazione del riali. La santa Sede volle sostenerº
mondo e gli Evangelii. Dimostra il diritto del dominio temporale
che questa Falconia non debbasi in quella città e valli, e ne con
confondere con Anicia Faltonia mise a suoi la difesa. Primo a dº
Proba Romana, come fecero il scendere nel campo fu Lorenº
Vossio, il Reinesio, il Baronio, il Zaccagna, con una dissertaziº
Dupin, ed altri. latina a pro della corte di Romº;
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ma siecome questo scritto, già titudine creò il Fontanini suo ca
pubblicato nel 17o9, non parve a meriere d'onore nel 171 1, gli ac
papa Clemente XI ned a cardi cordò abitazione nel palazzo apo
nali che combattesse con la stre stolico, indi gli concedette grossa
nuità che si ricercava, così fu data pensione, promettendogli di far
commissione al Fontanini d'im anche più. In fatti non molto do
prendere la causa, ed egli per po gli conferì la badia di Sesto in
convincimento ed amore verso la Friuli.
santa Sede, con lieto animo e forte Altro lavoro del Fontanini che
prese a combattere. Primo suo ottenne molto plauso fu la disqui
scritto fu quello intitolato, il Do sizione intorno il trasporto del
minio temporale della Sede apo codice contenente l'Evangelio di
stolica sopra la città di Comac san Marco dal Friuli a Venezia.
chio, ec., pieno di quel fuoco che Questo codice scritto con caratteri
l'animava sempre, e che non po latini, non greci siccome spacciò
che volte il fece trascorrere oltre Cornelio a Lapide, è tronco, per
la ragione. Il Muratori eccitato a chè quando Carlo IV imperadore
rispondere dal proprio sovrano portossi nel 1555 ad Aquileja on
onde preservare i diritti che sti de visitare Nicolò patriarca suo
mava di avere in quella città, fratello, alcune carte ne portò seco
scrisse in favore della casa d'Este, a Praga, indi conservate sempre
e le sue risposte furono condotte con somma gelosia stanno pur ora
con la tranquillità e sodezza pro nella biblioteca imperiale a Vien
prie dell'ingegno di Lodovico. na. Il rimanente del codice fu tra
Il Fontanini arse di sdegno, e sportato da Aquileia nel Friuli,
più e più scritture fece stampare con assai probabilità verso il 42o,
alle quali sempre con forza ma nel allorchè la intiera provincia del
tempo medesimo con urbanità si Friuli passò sotto il dominio dei
oppose il Muratori. Finalmente Veneziani. Tutto che disse in
quella quistione acerbissima fra le questo libro il Fontanini il disse
due corti ebbe termine nel 1725 sostenuto sempre da irrefragabili
regnando Innocenzio XIII, e con documenti, sicchè piaciuto infini
vantaggio della Sede apostolica. tamente ai dottissimi monaci di s.
"i i campioni pugnarono con Mauro, il Montfaucon volle in
molto valore, ma con questa diffe serirlo nel suo Diarium itali
renza però, che il Fontanini per Crum,
l'empito naturale meschiava bene La smania continua di Giusto
spesso il dominio spirituale col per tutto ciò che risguardava la
temporale, e dava sfogo alla colle erudizione non avendo mai posa,
ra con insolenze verso l'avversario e cercando pure occasioni onde
che non convengono a letterati; esercitare la dottrina che erasi con
mentre il Muratori considerando tante fatiche acquistata, trovò op
la quistione puramente legale, usa portuno di disquisire intorno la Co
va le sue ragioni con quiete, affi rona di ferro che conservasi in Mon
dandosi alla sodezza del ragiona za e volle provare che realmente
mento e tralasciando sempre le il cerchio intorno sia formato di
invettive, anzi nel tempo medesi un chiodo della santissima Croce.
mo che robustamente difendeva il La dissertazione è rivolta contra i
suo cliente contra la santa Sede, Milanesi che negavano l'autenticità
mostrossi ognora cattolico fede di quel chiodo e temevano per le
lissimo. i"quello ch'essi posseggono.
Clemente XI per pegno di gra e ragioni del Fontanini furono
444
però trovate buone da'dotti, e sol peratore, i re di Francia, d'In
tanto si desidererebbe ch'egli non ghilterra, e la repubblica d'Olan
avesse fatto uso di tanto veleno da, infra le altre cose fu stabilito
contra il Muratori, che avendo che quando finisse la famiglia Far
scritta e pubblicata pure una pro nese il ducato di Parma e Pia
pria memoria sul medesimo sog cenza dovesse risguardarsi come
getto, si stava coi dubbiosi. feudo imperiale, e che per con
Nel 1717 divisò di rivedere la seguenza Cesare ne avesse il do
patria e principalmente visitare la minio.
sua badia di Sesto, la quale da In tale conflitto animosamente
molto non essendo stata visitata da entrò il Fontanini e scrisse una sua
possessori, ne aveva bisogno. Que Storia del dominio temporale della
sto viaggio però intraprese a gran santa Sede nel ducato di Parma e
d'agio, e più presto fu un viaggio Piacenza. Tale opera piena al so
letterario, che altro, imperciocchè lito di erudizione, nol fu meno
in ogni città non solo ebbe cura di d'invettive feroci eontra gli avver
salutare gli amici che molti aveva sarii, e cercando puntellare la pro
da per tutto, ma investigò le an pria causa non badò ad introdurvi
tichità sacre e profane, e vide ar cose anche affatto straniere al sog
chivii, e biblioteche assai, notando getto purchè gli porgessero argo
quanto credeva degno di memoria mento onde svelenarsi contra i
in un suo diario che tuttavia si suoi nemici. Accusa anche più se
conserva nel Friuli. Su esso diario vera gli fu data, cioè quella di
fra le altre cose è degno di memo avere travisati i documenti per ri
ria quanto fece per ismascherare le volgerli a proprio vantaggio. L'o
imposture del famoso Annio da Vi pera divise in tre libri e fu pub
terbo, e le illustrazioni di molte blicata nel 172o.
antichità con savia critica e con Morto frattanto Clemente XI e
infinita dottrina condotte. salito sul trono pontificio il car
Nel mentre che il Fontanini tro dinale Michelangelo Conti col
vavasi nel Friuli gli venne notizia nome d'Innocenzo XIII, non si sa
che in Roma dalla congregazione perchè, ma forse per colpa della fe
de'riti era stata riconosciuta la le. roce lingua, il Fontanini dapprima
gittimità del santo chiodo nella amico al cardinale, cadde in appres
corona di Monza, e questa notizia, so nella disgrazia del papa. La on
essendo consentanea alla propria de fugli ordinato sloggiare dalle
opinione, già espressa per le stam stanze del palazzo a lui concedute
pe, non è a dire come gli riuscisse dal defunto pontefice. Egli baciò
di letizia. Ricondottosi in Roma la mano che l'oppresse; con più
proseguì e trasse a fine la vita di alacrità attese agli studii, e soltan
d. Camilla Orsini Borghese, inco to cercava sollievo alla dolorosa
minciata dal cavaliere Paolo Ales jattura con la deliziosa conversa
sandro Maffei che non potè termi zione degli amici.
narla impeditone della morte che Frattanto all'olandese stampa
gli avvenne nel 1716. Il Fontanini tore Vander Aa, in occasione che
la fece di pubblica ragione nel 1717. questi volle ristampare la grande
Altro e grave soggetto di dispu raccolta incominciata dal Grevio e
tazione insorse tra la santa Sede e continuata dal Burmanno, cioè il
l'imperatore pel dominio tempo Tesoro delle antichità ed istorie
rale del ducato di Parma e Pia d'Italia, consigliò e mandò con
Cenza. proprie ed altrui correzioni le sto:
Nel trattato conchiuso fra l'im rie del Sabellico, del Candido, del
Palladio, dello Zancarolo, del Pin vittoriosamente con chiuse lea!45
cio, del Rapicio, di mons. del Tor ceremonie medesime non si potes
re, del Goineo e di altri, e furono sero tralasciare senza peccato.
inserite nel volume sesto di quella Così pure altra volta nel 1726
raccolta. E siccome a quei tempi stette fermo per la conservazione
molti eterodossi cercavano mor delle antiche ceremonie, allorchè
dere con insolenti contumelie la il p. Brandolini gesuita missiona
Chiesa cattolica, per le risposte che rio nelle Indie a nome dei popoli
si meditavano, fu consultato il del Madure richiese che questi
Fontanini, il quale non è a dire nell'amministrazione del battesi
con quanta giubilazione si met mo fossero francati dall' uso del
tesse subito dalla parte dei difen sale, della insufflazione e special
sori, e di quanto calore usasse nelle mente della saliva la quale ad essi
difese. Per lo qual zelo in verso la pareva sporca e nefanda cosa.
Chiesa, l'animo del pontefice da Caro al pontefiee, usava della
prima avverso, erasi venuto mu propria grazia a vantaggio di
tando, talchè gli avrebbe volen chiunque a lui ricorresse, e molti
tieri giovato, e già aveva in animo sperimentarono il suo buon ani
di farlo. Ma la morte il colse, e per mo; in ispezialtà i cittadini di
questa Innocenzo XIII di cuore Cingoli, i quali avendo avuto per
generoso ed inchinato grandemen lo innanzi vescovo proprio, allora
te al bene universale non potè con si trovavano soggetti a quello di
durre a fine ciò che la mente sua Osimo, locchè riusciva ad essi fasti
aveva di generoso e magnifico divi dioso. Rivoltisi al Fontanini, que
sato. Succedutogli Benedetto XIII, sti ne parlò al papa che gli co
già cardinale Vincenzo Maria Or mandò di estendere le ragioni dei
sini, il Fontanini stato fra suoi cari Cingolani, ed egli obbedì con la
prima che ascendesse il soglio di sua dissertazione De Cingulana
º Pietro, sperò bene per sè. In ecclesia in Piceno antiquis hono
fatti sino da primi giorni del pon ribus cathedrae episcopalis resti
tificato gli assegnò comode stanze tuenda, stampata a Roma nel
a monte Cavallo, poscia a rimune 1725. Letto questo scritto dal pon
razione degli scritti a pro della ro tefice, sebbene fossero da quel di
mana Chiesa creollo arcivescovo di Osimo addotte ragioni in contra
Ancira, canonico della basttica di rio, accordò la grazia, e fu a Cin
s Maria maggiore, presidente al goli il proprio vescovo restituito.
l'oſfizio che chiamasi Visa de Cu Già più sopra accennammo del
ria, ossia delle abbreviature del viaggio del Fontanini al Friuli.
sacro palazzo ed accordògli grossa Ora in quel viaggio visitò l'anti
pensione in sul vescovado di Ce ca chiesetta di santa Colomba po
meda. Per mettere riparo ad alcuni sta nella fortezza di Osopo, ove
disordini del clero, il pontefice or lesse e trascrisse la lapida sepol
dinò che fosse convocato un sinodo crale di quella santa. Aveva in a
o concilio provinciale per la Dio mimo d'illustrarne le geste, tor
cesi romana, e fra gli altri fu chia nato a Roma, ma nol potè ese
mato ad assistervi come abate di guire se non che nel 1726 perchè
Sesto anche il Fontanini, il quale impedito da altre e più severe oc
disputò per la prima domanda che cupazioni.
vi fu fatta, cioè se nell'ammini Nel 1727, il papa gli commise
strazione de'Sacramenti fosse pec di accomodare per una novella
cato mortale l'allontanarsi dalle ce edizione la raccolta di leggi chia
remonie ordinate dalla chiesa, e mata Decreto di Graziano, già
446
compilata dal Turrecremata. Il cono, tolto dal Beda. Nulla dime
Fontanini vi lavorò indefessamen no il libro è pieno di dottri
te, e con grande critica corresse non na, specialmente in quanto ri
pochi errori occorsi nelle antece sguarda la storica crudeltà di
denti edizioni, e vi fece cinque Trasamondo verso i vescovi afri
indici utilissimi e faticosissimi. In cani, gli antichi riti nel seppellire
questo travaglio fu aiutato da Vi i cadaveri dei santi, le ampolle
cenzo Tommaso Moniglia e da piene d'olio che si trovano ne'lo
Domenico Giorgi, entrambi dotti ro sepolcri. Il papa volle dare la
teologi. Nel 1695 in occasione di vittoria a quelli che tenevano opi
volersi restaurare un altare nella nione per la legittimità del corpo
chiesa di s. Pietro in Coelo aureo del santo, ma il Muratori fu con
in Pavia, credettero gli abitanti trario, e pubblicò una sua disser
di questa città di avere scoverto il tazione della quale abbiamo già
sepolcro con le ceneri di santo parlato nella vita del Muratori
Agostino, e tenevano perciò le ce medesimo. Il Fontanini rispose
meri trovate in grandissima vene con una tempesta d'insolenze, ma
razione. Ora la chiesa essendo me fortunatamente, fosse o propria,
tà posseduta da canonici latera od altrui volontà, le contumelie
mensi e metà da monaci agosti non si stamparono.
miani erasene sospeso il culto pub Bella e meritamente applaudita
blico per le questioni insorte fra riuscì la dissertazione ch' egli
quelli e questi; anzi i primi ne scrisse intorno san Pietro Orseolo
gavano la legittimità delle ceneri doge di Venezia. I Veneziani de
scoperte. Per la qual cosa si venne sideravano che anche fra loro ed
come d' ordinario a grandissima in tutta Italia quel santo uomo
battaglia d'inchiostro. Il Fontani avesse il culto pubblico che sino
mi sarebbe già per temperamento da antichi tempi aveva ed aveva
sceso nel campo, e tanto più volen avuto in Catalogna : ma per otte
tieri vi scese perchè comandato nerne il necessario permesso dalla
dal pontefice. Scrisse una elucu santa Sede bisognava investigarne
brazione in favore di quelli che sicuri documenti, e difficilissimi
credevamo quel corpo fosse vera da trovarsi. Questi furono felice
mente di santo Agostino. Imper mente tratti dalla Catalogna da
ciocchè dice, che il corpo del santo Barbone Morosini patrizio veneto,
morto nel 45o, nella persecu ambasciadore della repubblica al
zione Vandalica del re Trasamon re di Francia. La dissertazione del
do, succeduto nel 497 al re Une Fontanini comparve per le stam
rico, entrambi Ariani, fu da Ip pe nel 175o. Egli non si acconten
pona trasportato a Cagliari in Sar ta di versare intorno la vita del
degna nella chiesa di san Saturni santo, ma coglie occasione per or
no dai vescovi africani esiliati in
nare di molta luce la origine del
quella isola. Poscia che da Liut le illustri famiglie Orseolo, Giu
prando re de Longobardi fosse stiniani e Badoer; i dogi di Ve
redento dalle mani de Saraceni nezia dal 959 al 1oo9. Così pure
che devastavano quell'isola; fatto tocca molto della storia dei varii
condurre a Pavia nel 712 e col luoghi, e specialmente della Cata
locato nella chiesa di san Pietro logna ove l' Orseolo ebbe sog
eretta dal medesimo Liutprando. giorno.
Queste asserzioni però non dimo Quest' opera fu gratissima al
stra con documenti sicuri, solo va Senato veneto che gli ordinò pub
lendosi di ciò che narra Paolo Dia blico ringraziamento, e i volle
447
donato di due magnifici medaglio capo dimesso la sentenza, non ta
ni in oro. Non passava anno che cendo però che non gli sembra
egli non facesse parte al pubblico va trattamento conveniente a ve
di qualche frutto de suoi infatica terano soldato e valoroso di san
bili studii. Nel 1717, in Perugia ta Chiesa. Tali lamentazioni fece
fu scavato un disco o bacile d'ar anche per bocca altrui, ma inva
gento, e con questo più altri og mo, chè il papa sebbene in ap
getti antichi preziosi. Trasportato presso paresse placato, pure nol
nel museo Albani, da quivi ne fu, nemmeno quando per alcuna
trasse un suo discorso il Fontanini controversia della santa Sede con
onde illustrarlo. E prima suppo la corte di Torino, ebbe ricorso
sto che fosse sepolto dopo il 565 come suo avvocato al Fontanini.
regnante Giustino II, questo di Già da molti anni innanzi an
sco già rubato alla chiesa di san dava meditando ad un'opera che
Pietro quando Totila prese Roma ricordasse benemeritamente il suo
circa l'anno 549, ne viene in ap nome a Friulani, e questa si era
presso illustrando il costume anti la Storia letteraria del Friuli, del
co dei doni di simili dischi o ba la quale però non compì che la
cili alle chiese, e di antichi riti sola parte che risguarda Aquileia,
cristiani. Nella prefazione loda e che fu soltanto stampata dopo la
giustamente il dottissimo archeo sua morte per cura del nipote.
logo Filippo Buonarotti, poi nel Ma fiacco dallo studio incessante,
l'opera viene a sè ed alle proprie e più fiacco ancora dalle vicende
cose, maltratta molti che credeva che lo accendevano ad ogni benchè
nemici ai romani pontefici e si lo minima contraddizione, incomin
da di averli combattuti. Ma ap ciò a sentirsi gravissime perturba
punto questo sentire forse troppo zioni nervose, che da lui non cu
alto intorno il merito proprio, lo rate proruppero in un tocco ben
sprezzo che faceva dei memici o chè leggero di apoplessia nel 1735,
di quelli che tali sembravano alla dal quale facilmente si riebbe ;
sua aombrata fantasia, e la rab ma pure volendo ad ogni modo
bia che mostrava continua contra seguitare nel consueto metodo di
chiunque anche presso il pontefi vita, il sorpresero di nuovo nel 17
ce a lui non avesse avuto ricorso, aprile 1756 e 'l tolsero di vita. Fu
o meno che altissimamente sentis sepolto in santa Maria Maggiore
se del suo sapere, gli procurarono con onorevolissima iscrizione.
non rari nè lievi dispiaceri.
In fra le altre sue colpe, stette
perchè papa Benedetto XIII, non Sue Opere a stampa.
concedesse al vescovo di Arezzo
l'onore del pallio vescovile. La 1. Delle masnade ed altri ser
grazia era chiesta dal cardinale vi secondo l'uso de' Longobardi,
Corsini pel vescovo Guadagni suo in lettera al sig. Girolamo de
parente. Negata , e negata per Puppi. Venezia, 1698, in 4.
opera del Fontanini, non è mara – la medesima, nella seconda
viglia, che il cardinale ardesse di decade delle Srmbolae literariae
ira. Ora venuto a morte Benedet del Gori, nel tomo nono. A que
to, salì al papato appunto il Cor sta ristampa il gesuita Zaccaria
sini, il quale appena ebbe la di appose a piè di pagina alquante
gnità, licenziò il Fontanini dal annotazioni che in parte illustra
le stanze che occupava a mon mo la materia, raddrizzano alcuni
te Cavallo. Il letterato sofferi a errori del Fontanini, ma in altra
448
riescono anche un po' troppo mor Romae, 17o3, in 4., nee non in
daci. Thesauro Graevii.
2. L'Aminta di Torquato Tas 9. Parere per la stampa ala
so difeso e illustrato. Roma, farsi dell'Agnello in Ravenna
17oo, in 8. nella vita sopra mentovata, pagi
– la stessa. Venezia, 175o, in na 2 I.
8. La difesa dell'Aminta contra le 1o. Il Dominio temporale della
accuse date al Tasso dal duca Gri s. Sede apostolica sopra la città
maldi napoletano, che leggonsi di Comacchio, ec. Roma, 17og,
nel tomo 5 della Raccolta di lette in fol.
re memorabili del Bulifon, è ope 1 1. Seconda difesa del medesi
ra eruditissima scritta con elegan mo dominio, ivi, 171 1, in fol.
za e che fa molto onore al Fonta 12. Risposta a varie scritture
nini, in oggi a torto quasi dimen contra la s. Sede in proposito di
ticata. In questa edizione (175o), Comacchio, ivi, 172o, in fol.
un accademico fiorentino appose 15. De translatione codicis
alquante annotazioni per lo più a evangeliis. Marci ex Forojulio
danno del Fontanini, che per la Venetias. In Diario italico Mont
maggior parte non sono gran cosa. fauconii, pag. 56.
5. Oratio de usu et praestantia 14. Bibliothecae Cardinalis in
bonarum litterarum Romae, 17o4, perialis catalogus. Romae, 171 ,
in 4. -
in fol.
4. Emendatio de situ Histriae 15. Dissertatio de corona ferrea
Johannis Gornei – extat in T. Longobardorum, ib. 1717, in 4.
VI Thesuari Antiq. et Histor. 16. I quattro ultimi libri della
Italia e Graevii. vita di d. Camilla Orsini Borghe
5. Vindiciae antiquarum Di se, ivi, 1717, in 4.
plomatum contra Bartholomaeum 17. Vita del venerabile cardi
Germonium, libri i 1. Roma, 17o5, nale Giuseppe Maria Tommasi.
in 4. Trovasi nel Giornale de letterati
6. Ragionamento della Elo d'Italia pubblicato dallo Zeno,
quenza italiana, in lettera al dal tomo 18, al 26 inclusive.
marchese Giuseppe Orsi. Roma, 18. Della storia del Dominio
17o6, in 4. temporale della Sede apostolica
– la stessa. Cesena, 1724, in 4. nel ducato di Parma e Piacenza.
– e Roma, i 726, edizione dis Roma, 172o, in fol.
approvata dall'autore con pubbli 19. La stessa tradotta in latino,
co manifesto. ivi, 172 , in fol.
– e Venezia, 1727, in 8. 2o. Parere sopra la ristampa
– e Roma, 1756, in 4, quasi da farsi del Breviario romano
affatto rinovata, e mutato insino il nella vita ricordata, pag. 7o.
frontispizio. Avendo nel 1725 il papa mo
– e Venezia, 1757, in 4. strato desiderio di far eseguire una
– la stessa con le note di Apo
ristampa del Breviario, ordinò un
congresso in Monte Citorio, al
stolo Zeno. T. 2, ivi, 1755, in 4.
– e Parma. quale fu invitato anche il Fonta
7. Censurae binae de Dialogo nini. Questi considerata la diffi
contra Fraticellos s. Iacobi de coltà di avere buono stampatore,
Marcha. Eactant in vita Fontaniottimi correttori per le stampe, e
ni edita a Dominico nepote, la necessità di por mano in molti
pag. 15. errori corsi nelle lezioni, non che
8. De antiquitatibus Hortae. il poco o nessun utile che poteva
44
provenirne alla Camera apostolica dolini; nella stessa vita, pag. "
fu di opinione che la ristampa 26. De Cingulana ecclesia in
non si facesse. Alle ragioni espo Piceno antiquis honoribus cathe
ste da Giusto acchetossi il Papa, drae episcopalis restituenda. Ro
nè la ristampa si fece. mae, i 725, in 4.
21. Parere contra le maschere 27. De amplitudine peculiaris
vestite da Pellegrini, poste in uso provinciae Summi Pontificis, ut
in Roma. Nella suddetta vita, romani metropolitae, deque epi
pag. 75. scopatu Eugubino in eadem posi
Reggente Innocenzio XIII era to, ib., 1725, in 4.
venuta moda in Roma di andare a 28. Commentario di s. Colomba
diporto nel carnovale mascherati vergine sacra della città d'Aqui
con vesti da Pellegrini. Il gover leja in tempo di s. Leon Magno,
natore di Roma chiese al Fontani e d' Attila re degli Unni, ivi,
1726, in 4.
ni se tale uso si potesse permette
re, al che rispose non doversi as 29. Decretorum Gratiani, etc.
solutamente, perchè in diverso ib., 1727, t. I 1, in f.
modo si verrebbe ad approvare il 5o. Discus argenteus votivus
disprezzo espresso contra le cri veterum Christianorum Perusiae
stiane pellegrinazioni da Erasmo repertus, ex Musaeo Albani de
me suoi dialoghi, dal Casaubono, promptus, et Commentario illu
e dal Mulineo. In conseguenza di stratus, ib., 1727, in 4.
tale risposta, il governatore proibì 51. De vera forma Consecratio
severamente quella costumanza e nis Corporis et Sanguinis D. N.
fu obbedito. Jesu Christi, cum epistolis de
22. Parere sopra l'uso della eodem subiecto. E adem vita, pag.
corona chericale. Nella suddetta l O0.
(1) Vedi Memorie citate, a facc. 66. (1) Vedi Apologia citata, P. II, l'Al
(2) Vedi Apologia citata, P. II, a
facc. 134. - legato IV a facc. 156 e 157.
45
Trento divenne provincia del uma criminale inquisizione. fi
l'Austria, e la nuova amministra bacovi scese di bel nuovo nell'a
zione del paese non istabiliva la rena, e si francò da quella malva
dignità ed il potere di quell'im gia imputazione. Ma nello stesso
piego. Si pensò invece di nomi tempo comparve contro di lui un
nare nel 18o4 l'ex-cancelliere a altro libello intitolato Lettera al
presidente nella città e provincia consiglier Leporini, e poi un'al
di Belluno. E' rimase un pensiero, tro ancora: nuove scritture, nuo
perciocchè riaccesasi la guerra ve difese: i tribunali di Trento
venne mutato quell'ordine di co assolsero l'accusato e gastigarono
se, e il N. A. restò affatto senza gli accusatori,
lusinga di ottener alcun pubbli Nel 181 o l' ex-cancelliere era
co ufficio di tanta dignità; sol invitato dal gran giudice del re
gno d'Italia ad occupare nell'u
tanto gli riuscì di avere sì dall'im
peratore e dal re di Baviera, co niversità di Pavia la cattedra di
me di poi dal governo francese diritto criminale lasciata dal Na
la pensione di cancelliere del ni; ma il N. A. stimò che chi era
principato di Trento, colla quale stato primo ministro nel princi
erano convenevolmente guiderdo pato di Trento non dovesse invi
nati i suoi servigi. lirsi col tornare a far il maestro.
Visse a Vienna alcuni anni, D'altra parte egli si godeva in
lieto dell'ozio che gli concedeva Trento d' una libertà desiderabi
la sua libertà, degli onori che gli le e d'una bastante agiatezza;
erano stati fatti, del successo che avrebbe voluto salire in alto; non
aveva conseguito contro il suo potè, e rifiutò la cattedra non per
avversario. Se non che nel giu modestia, ma per orgoglio. -
gno del 18o4 sembra che la mor Venne poscia onorato eziandio
te della egregia sua moglie abbia dal governo austriaco, il quale
alquanto turbato il suo spirito. con decreto dell'imperatore del
Lasciò scritto (1) che a quell'epo di 2 1 ottobre 1816 destinavalo a
ca e per quella morte egli si era quella carica che più fosse con
dato con più fervore di prima alla veniente al suo grado (1). Ma già
solitudine degli studi; e pare che l'età grave e la difficoltà di con
sin d'allora egli si sia posto a scri seguire quel potere che prima
vere alcune delle opere che pub aveva esercitato, lo distolsero dal
blicò molto dopo (2). Guarantito l'attendere d'avvantaggio agli
il suo benessere, soddisfatto il suo impieghi; onde si scansò affatto
amor proprio, tornò nel 18o6 in dall'accettare qualsiasi carico; e
Trento, dove lo aspettavano nuo die mano invece alla correzione
ve brighe, nuove molestie e nuo delle sue opere, e a tener dietro
VI nemlCl. ad una polemica viva ch'ebbe
Si rinfrescò la lite della succes origine da alcune sue opinioni in
sione dell'eredità Marzani, si fatto di discipline giudiziali. Era
pubblicò un libello contro l'auto assolutamente destinato che que
re della scrittura che in essa lite st uomo dovesse combattere tutta
aveva dato nel 1796 soggetto ad la vita, e contro tutti, senza che
mai avessero a venir meno la vi
(1) Vedi Memorie citate, in fine. goria del suo ingegno, e la sere
(2) Vedi l'avvertimento dell'editore nità del suo spirito; doti benefiche
de' suoi Opuscoli spettanti alla scien a buoni e modesti, pei sofistici e
za della Legislazione, premesso al I.
volume; Trento, 1814, dalla tipografia
Battisti. (1) Vedi Memorie sud. a facc. 91.
458
testarecci fonti perenni di noie e º del pregio di un'opera qualun
di odiosità.
» que (1). » Ma non vuolsi dare
Le vicende del N. A. intreccia nel contrario eccesso d'avarizia, e
te spesso con quelle della condi niegare una lode sincera a quella
zione politica di Trento, la so mente svegliatissima; la quale ol
lennità che si diede al suo codice
tre all'offerire un esempio straor
giudiziario, la pubblicità ch'eb dinario di attività ed un desiderio
bero le sue difese legali, la poten nobilissimo di gloria, compose pu
za de suoi amici e de' suoi soste
re opere importanti e pei sogget
nitori, le varie opere ch'ei a quan ti che in esse imprese a trattare,
do a quando dava alla luce, e in e per alcuni nuovi criteri appar
ispecie quelle spettanti alla scien tenenti all'ordinamento ed appli
za della legislazione, diffusero il cazione delle leggi. Onde non al
sno nome e la sua riputazione in tutto suona bugiarda la fama di
ogni angolo della penisola. Cono lui, e meritamente ottenne la sti
sceva e praticava anche la più ef ma d'uomini egregi nelle lettere
ficace arte del farsi lodare i loda
e nelle scienze. Quel codice giudi
va, blandiva, mandava attorno le ziario fece stupire i meglio addot
sue edizioni, le donava e chiede trinati giureconsulti; e l'opera
va pubblici e privati giudizi; e i della pluralità del suffragi nei
dotti e le accademie ei giornali si giudizi civili e criminali, insie
sdebitavano seco lui con lettere, me all'altra della decisione delle
con diplomi e con articoli che gli cause dubbie fu un trovato da
fecero pregustare una celebrità molti combattuto, ma che dagli
forse maggiore di quella che i po stessi oppositori venne considera
steri gli vorranno concedere. Il to siccome un saggio singolare di
" illustre letterato di quei di, mente perspicacissima. Nè furo
incenzo Monti, ringraziando no per lui sterili di onore non pe
il N. A. del dono che questi gli rituro le Orazioni e dissertazio
aveva fatto delle opere sue, lo ono ni giudiziarie ch'ei pubblicò in
ra niente meno che del titolo di
oracolo della giurisprudenza, e (1) Degli uomini di lettere, Libri
gli dice che le dette opere dovreb quattro, a facc. 244, 245. Treviso, dal
bero formare gran parte del bre la Tipografia Andreola – Quest'opera
viario del principi, e di coloropuò essere citata ogni volta che par
lasi di un qualche letterato, chè vi
che governano a loro senno il
accenna infinite cagioni psicologiche
cuore del principi (1). Noi ci guar
della condotta particolare di uno scrit
diamo dal riferire tali esagera tore e di quella degli scrittori fra loro.
zioni come testimonianze di stima Ed è tanta l'evidenza de' suoi concet
ben meritata e sincera; siamo ti, che letta che l'abbiate, di quelle sue
troppo persuasi di quella senten considerazioni sottili e profonde v'im
za del nostro Bianchetti: » che le possessate subito, e divengono vostre.
Ragionando della bontà leale d'Ippo
» lodi le quali i letterati si cam lito Pindemonte nella biografia che di
» biano reciprocamente tra loro, questo scrittore si è stampata nello
» sono la più debole fra tutte le pera presente, venne da noi riferita
un'opinione non nostra, ma non sov
» prove che si possono allegare venendoci allora ove l'avessimo letta,
» della potenza dell'ingegno e adoperammo la frase comune, come al
cuni notarono. Ora questi alcuni non
(1) Vedi Lettere inedite di quaran erano che il solo sig. Bianchetti nel
ta illustri italiani del secolo XVIII, l'opera prefata. Il che si vuol avvertire
stampate per le solenni nozze Maz non perchè la cosa sia di momento,
zetti ed Altemburger, Milano, per Bra ma per un dilicato riguardo verso un
vetta, 1 836. ingegno potente.
459
Trento nel 1814; a nulla giove tiva il bisogno di rinvigorire nel
ranno allo studio della scienza, pubblico una stima che andava
ma a quello dell'arte dell'esporre ad inlanguidirsi; o forse l'amor
con chiarezza gli argomenti e del proprio che cela agli scrittori il
valersi con bel modo d'ogni uti grado d'importanza che hanno
le partito nella pratica legale, le opere loro, gli fece supporre
certo torneranno utili a giovani che il pubblico non avesse avver
che corrono quell'aringo. Mag titi i pregi de suoi primi lavori,
giore si fece l'ammirazione comu e che però fosse necessario l'in
ne verso il N. A. allorchè questi, vitarlo a rendergli miglior giusti
divenuto cieco ed ottuagenario, zia. E non potendo far altro, ri
dettò parecchi altri lavori, fra i fece negli ultimi anni i vecchi
quali deesi ricordare le Memorie suoi scritti, diede ad essi nuove
storiche della città e del territo forme, nuove apparenze, e li ri
rio di Trento, ed un Compendio produsse per guadagnar nuove
della storia letteraria d'Italia. lodi (1). Le quali invece sogliono
Ma la compiacenza del veder raffreddarsi verso quegli scrittori
levarsi sì grande ammirazione, e che per tal modo offrono di noio
l'intero convincimento di avere si documenti di uno spirito de
nelle opere sue manifestate dot bole e vanitoso. Noi ammiriamo
trine nuove ed efficaci, ricondu coloro che resi accorti delle pro
cevano ad esse troppo spesso il prie mende ripoliscono i loro
suo pensiero; quindi inventava scritti, li migliorano, e tornano a
modi falsi e persino indecorosi ad darli al pubblico acciocchè se ne
un filosofo affine d'insinuarle abbia a formare un concetto Ini
viem maggiormente nell'opinione gliore. Ma questo è ben altra cosa
del pubblico. Mutava l'ordine che che svolgere di bel nuovo un as
dapprima aveva dato a suoi scrit sunto per dare ad esso forme di
ti, e tornava a pubblicarli con al verse dalle già date, senza che ne
tre forme, alcuni corredandoli di vengano corrette le mende o mi
bugiarde lettere di professori di gliorata la condotta. Nel che si fa
diritto che approvavano e mette aperto un artificio meschino, in
vano a cielo quelle sue dottrine, degno dell'ufficio di uno scritto
e ripetendo cento volte i suoi pen re e proprio soltanto dei rivendu
sieri, cento volte mostrando la gliuoli di piazza.
sua vanità e la sua presunzione. Intorno agli ultimi anni della
Dell' opera sopra citata della plu vita del N. A. nessuna cosa di
ralità del suffragi, nonchè dell'al rilievo possiamo riferire : visse
tra della decisione delle cause tranquillo nella sua cecità, visse
dubbie, che scende dai principii comodamente confortato da suoi
della prima, onde si possono con
siderare come un'opera sola, ab XLVIII. XLIX. L. LIII. LIX. E vi
biamo sin dieci lavori differenti sarebbe forse un'undecima riforma od
dell'autore, staccati l'uno dall'al esposizione di quegli stessi principii
citata nel discorso ottavo dell'edizio
tro, ed in ognuno dei quali egli ne del Silvestri del 1824, vol. I. a facc.
cita e modifica, compendia od al 23o, ma non l'abbiamo rinvenuta.
larga quanto aveva detto sullo stes (i) Vedi la detta edizione del Sil
so proposito nelle precedenti edi vestri di Milano, colla quale si ristam
parono i più importanti trattati del
zioni (1). Forse il Barbacovi sen iN. A in due volumetti intitolati Di
scorsi intorno ad alcune parti della
( 1) Veggansi que dieci lavori nelle scienza della legislazione.
opere indicate in fine ai num. XLII.
46o
amici, onorato di continuo dalla fiera ironia; onde stimiamo che la
stima di molti uomini chiari per più potente satira che uomo può
" e per autorità. Era giunto meritarsi sia quella ch'egli stesso
agli ottanta sett'anni, e tuttavia si compone colla propria vanità e
dettava la continuazione del Com
colla propria presunzione. Il se
pendio della storia letteraria d'I guente squarcio sarà sufficiente al
talia, che rimase imperfetto per lettore per formarsi un'idea com
la morte di luiavvenuta Tren
in
iuta di quel libro inverecondo.
toli 25 luglio del 1825.
Noi ignoriamo se della vita del
º" di aver ricordate e spertica
tamente lodate ad una ad una le
Barbacovi abbia alcuno parlato (1); sue opere, egli, il N. A, conclude
quanto da noi si è qui detto è tratto così: Tali sono le opere di Barba
da svariate notizie, dalla lettura covi. Risplendono in esse la pro
delle principali sue opere, dalla sua
fondità della dottrina, la pene
Apologia, e da quelle Memorie trazione e la sublimità dell'inge
intorno alla vita ed agli studi di gno, un ordine lucidissimo, la
Francesco Vigilio Barbacovi che precisione, la chiarezza congiunta
abbiamo in più luoghi citate. Que colla nobiltà e dignità dell'ora
ste Memorie sembrano scritte dallo zione. In esse non si vede ricer
stesso Barbacovi e stampate in Pa cata continuità di periodi, non
dova quattr'anni prima della sua affettata e minuta lisciatura, ma
morte; si possono considerare quasi uno stile maschio e grave, e quella
come una copia della seconda parte forza e quella vittoriosa possanza
della detta Apologia; pochi fatti del ragionamento che persuade e
vi sono aggiunti, pochissimi om convince e forza all'assenso. E se
messi; le frasi, lo stile, le maniere attestano, ch'egli fu giureconsulto,
tutte quelle stesse. I più intrinsici fu oratore, fu filosofo, ſu politico
di lui non ne mettono alcun dub ed uomo di stato, e sotto tutti
bio, e all'autore delle menzionate
questi aspetti scrittore sommo e
Lettere di un professore di di di primo ordine, ma un uomº,
ritto (2) nessuna composizione che col possente suo genio innal
può essere meglio conforme di za, come più sopra abbiamo detto,
questa delle Memorie suddette. i suoi sguardi sopra leggi che
Se però Pietro Aretino avesse la hanno la sanzione dei secoli e
sciato un libro di memorie intorno
delle nazioni, e scopre e vede ciò
alla sua vita, un tal libro non sa che nè in alcun tempo, nè in al
rebbe riuscito meno immodesto di
quello che scrisse il cancelliere
cun paese veduto fu mai da alcun
altro, ognuno dirà, che non solo
Barbacovi per ricordare le sue merita gli encomi e l'ammirazio
vicende e le sue virtù: sì smodate
ne de' suoi contemporanei, ma
vi sono le lodi che se invece fosse
alle
merita pur di trasmettere
opera d'altri essa verrebbe facil future età la gloria e celebrità
mente creduta da ognuno una del suo nome (1).
Da un goffo, vano e ridevole
(1) Il ch. sig. cav. Giuseppe Maffei panegirico non deesi trar argomen
nella sua Storia della letteratura Ita to per giudicare in un modo affat
liana (Lib. VI, capo XVI) ha donate
tre faccie alla memoria del Barbacovi, to contrario le opere del N. A.
accennando il meglio, ma mostrando Una critica lontana dalle vertigini
d'ignorare quanto avrebbe potuto nuo della prevenzione e da quell'umor
cere alla celebrità del suo compatriotto. velenoso che all'analisi sostituisce
(2) Vedi in fine l'elenco delle opere
del N. A. (1) Vedi Memorie, a face 13o e 131.
461
lo scherno non confonde i risulta varla in quest'opera, che doveva
menti della presunzione e i vizi e procacciargli la stima universale
le debolezze di uno scrittore coifinchè i nuovi codici di Europa
prodotti del suo ingegno. Quindi non rendevano inutili le discipline
lasciando da parte il cancelliere di ordinate dal N. A, e col loro e
Trento e la sua Apologia e le sue sempio non manifestavano la im
Memorie, esaminiamo invece le perfezione e gli errori di quel
opere sue, dalle quali se non con grave lavoro. Nella via del pro
segui il Barbacovi quella fama che gresso non possono risplendere di
si prometteva, ne trasse mondi molte faci; il chiarore dell'ultima
meno una riputazione non volga toglie l'effetto alle altre. Però non
re, e che vuol essere posta in bisogna confrontare il codice bar
chiaro ad onore del nome italiano. bacoviano coi moderni codici; sa
La dimenticanza, forse troppo se rebbe un confronto quasi crudele,
vera, in cui sono caduti i suoi chè toglierebbe all'autore presso
scritti principali, c'invita a darne chè ogni merito di aver dettata
una qualche notizia, eccitati ezian un'opera coraggiosa, e pei suoi di
dio dal non aver alcuno per quanto mirabilissima: deesi invece consi
sappiamo giammai ragionato di derare ch'essa fu scritta negli anni
essi distesamente e senza preven 1785 e 1786, che con essa il nostro
zione. E il farlo ne par obbligo legista offeriva una riforma a
nostro, avvegnachè mancherem procedure imperfette, combatten
mo all'assunto se proponendoci di do antichi pregiudizi, togliendo
parlare della vita di un uomo ce usi radicati e comuni, lanciando
lebre, per ciò solo ch'è'fu celebre, un dardo acutissimo nel cuore
si ommettesse di narrare per quali dell'avarizia e del ciarlatanismo.
opere egli si abbia guadagnata Rimuovere le cagioni di un facile
quella celebrità. E se le sue opere piatire; abbreviare i processi; con
sono note a pochi, uno scritto che durre le liti con metodo semplice
dee diffondere nella generalità il e chiaro; chiuder l'adito alle ter
nome di lui, non dovrà esso ren giversazioni; render inutile agli
dere informato il lettore del merito avvocati quella parassita eloquenza
delle stesse od almeno delle princi che prepara un letto di noia su
pali? Noi non temiamo quindi cui spesso van sonnacchiando i
d'imprendere questo esame, bensì giudici e la ragione, render mi
di condurlo giudiziosamente. Ma nore a cittadini il bisogno di va
all'imperfezione nostra vorrà sup lersi dell'opera degli avvocati; am
plire il sapere del dotto lettore, al mettere un giudizio sommario
quale esponiamo una serie di ti pelle quistioni su valori non ecce
midi pareri, e non già di giudizi. denti i trenta fiorini; non aggra
Incominciamo dal suo codice giu vare a debitori la triste lor condi
diziario (1). Chiunque voglia co zione con infinite spese, e però
noscere la cagione della molta ce - schivare a creditori un maggior
lebrità che ottenne a suoi di il pericolo di perdita nell'impetirli;
Barbacovi, e ad un tempo della diminuire per tutti e in ogni lite
noncuranza cui viene oggi con le spese de giudizii; diminuire gl'
dannato, dovrà assolutamente tro impiegati del foro ; togliere un
inutile fasto dal santuario della
(1) Progetto di un nuovo codice giu giustizia; ecco cui attese precipua
diziario nelle cause civili di France mente il Barbacovi col nuovo suo
sco Vigilio Barbacovi consigliere nel
consiglio aulico di Trento. Tomi due. codice giudiziario.
Trento, presso Monauni, 1786. Si è gia accennato in qual modo
462
fosse accolto dal principe vesco vavano gli effetti del detto codice,
vo e da maestrati di Trento; come siccome le più idonee a indicare
da'dotti, abbiamo indizi per cre la convenienza ed opportunità
dere assai onorevolmente. Fu lo delle sue leggi, le quali durarono
dato, dicesi, da Hertzberg e da circa vent'anni a governare quelle
Filangieri, fu considerato siccome terre. Raccogliamo quindi che il
un pubblico beneficio dal giornale magistrato delle valli di Non e So
Enciclopedico di Bologna (1), an le erigeva nel palazzo di giustizia
nunciato siccome una riforma so di Cles un monumento per onora
lenne ed ammirabile dalle Effe re la sapienza del legista ed il vole
meridi letterarie di Roma (2), re del principe (1); che un altro
proposto ad esempio a tutta Eu monumento si erigeva pure nei
ropa dal giornale Enciclopedico due fori di Rione e di Stenico (2);
di Milano (5), Vicenza, Pisa, Mo e che i rappresentanti delle Giu
dena, Firenze ripetevano quelle dicarie recatisi inoltre in Trento
lodi, erano ripetute a Parigi, dove a fine di porgere personalmente
un avvocato del parlamento sembra al principe il tributo dei loro rin
che imprendesse la traduzione del graziamenti non meno che all'au
lavoro del N. A. (4), le ripeteva tore del codice, presentarono a
Vienna dove un dotto giureconsul questi il dono d'un calamajo
to ne assunse l'analisi (5). – A chi d'argento e d'una penna d'oro,
alle lodi di coloro che ignoravano che la pubblica riconoscenza gli
allora, ed ignorano tuttavia gli ef aveva decretato; ma egli rifiutò
fettivi risultamenti di quel nuovo nobilmente l'uno e l'altra dicen
ordine di cose, opponessero: non do, che questa particolarmente
essere un codice un poema dove male a lui conveniva (5).
si possono ammirare bellezze as Anche a tali testimonianze poca
solute, piacenti a tutti e sempre fiducia molti vi potrebbero accor
e da per tutto; la bontà particola dare; mentre per essi sarebbero più
re di un codice dover riconoscersi
(1) Vi si leggeva: A. Sua. Altez. Reg.
nella convenevolezza e nella oppor M. Pietro . Vigilio. Vesc. Princ. Di.
tunità delle discipline relativa Trento. Per Avere . Dato . A . Suoi
mente alle condizioni politiche Popoli. Un . Codice. Di . Leggi. Giu
economiche e morali di un popo diziarie. Dettate . Dalla . Sapienza.
lo; e però quelle lodi non tenersi Ed. Al. Ministro . Filosofo . Che. L'.
Ha . Composto . L' . I. S. S. Fran
per giuste se non se in quanto ri cesco . Vigilio. Barbacovi . Consiglie
sguardino la bontà assoluta dei re. Aulico. Il Magistrato . Ed Il.
principii di giustizia, d'onde ven Popolo. Di. Queste valli . Ad Eter
na. Memoria . Hanno. Pasro. L' . An
nero dedotte le formule della pra no . MDCCLXX XIX.
tica; a chi opponessero sì savie (2) Vi si leggeva : Petro . Vigilio .
considerazioni, noi non potrem - Thunnio : Trident. Principi . Quod
mo che riferire le altre lodi date Ad . Judiciorum . Civilium . Disci
all'autore da quegli stessi che pro plinam . Regendam . Coercendasque.
Lites . Legem. Judiciar. Praeclaram,
(1) Anno 1786, n. XXIX. a facc. 225. Ac . Saluberrimam . Jan rit . F.
(2) Anno 1788 n. VII a facc. 54. Barbacovio . Cons. Aul Auctore
(3) An 1788. T. XIII n. 15. facc. 1 18. Doctissimo. Sapientissimogue - Viro.
(4) Vedi il Documento n. II aggiun B. D. R P. M. Judicarienses .
to in fine alla II Parte dell'Apologia Ex . Publico. Decreto . Ad . Memo
citata, a facc. 149. riam . Hominum . Sempiternam . P .
(5) Vedi il IV degli Opuscoli spet Ann. MDCCXC.
tanti alla scienza della legislazione, (3) Vedi Memorie citate a facc. 3 -
stampati in Trento negli anni 1814 35, e l'Apologia, P. II alla nota nella
1815; e le Memorie citate, alla facc. 42. facc 79.
465
importanti le querele e le infinite delle materie, è migliorata la edi
censure di que da Trento contro zione, i concetti ci sembrano me
l'opera del N. A.; soprattutto il glio esposti, e vi si aggiunse quad
rifiuto ostinato a sottomettersi alle
che cosa che dà maggior chiarezza
nuove leggi. Ma ciò che non po agli argomenti. Nondimeno nel to
teva affatto convenire a Trentini, tale, l'assunto, i principii, le opi
poteva agli altri tornare giovevo nioni ed il metodo sono quegli stes
le: non abbiamo veruna prova del si del primo discorso. Il quale vor
contrario. Forse a Trento gli abu rebbe essere considerato per ri
si nelle cose giudiziarie erano spetto alla condizione in che si
troppi, e però troppo grave riu trovavano ai tempi dell'autore e
sciva la severità del codice barba sono di presente tal sorta di studi;
coviano: gli estremi mali non si imperocchè senza questo esame
lasciano sempre guarire da estre tornerebbe malagevole od erroneo
mi rimedi; i quali all'opposto pos qualunque giudizio che si arri
sono irritare e far volger al peggio schiasse di pronunciare sui saggi
gli spiriti. Abbiamo poi altronde prefati. Ma non è questo il luogo
additate alcune altre cagioni di per tali confronti, nè noi siano da
quelle censure e di quel rifiuto; tanto, però adombreremo quel
aggiungeremo che l'affrettato me poco che valga ad indicare il no
todo, la durezza di certe prescri stro parere.
zioni, e l'abbandono delle liti mi I moderni critici avvertirono
nori spiacquero non meno agli la inefficacia di quegenerali pre
amici che agli avversari del Bar cetti che rendono immobile l'arte
bacovi. Ma alla fin fine ell'era e impraticabile, quelle formule
l'opera di un solo; e opera som astratte che non si piegano alle
mamente difficile; onde di quel modificazioni dei rapporti sociali,
tanto di bene ch'ei fece dobbia quell'ardimento sintetico che ab
mo conservar memoria degna del braccia in poche sentenze lo sci
l'altezza e nobiltà dell'operato be bile intero, ma che a nulla giova
neficio. perchè nulla dimostra. Potenti in
Rivolgendoci ora alle opere mag telletti coll'offerire una serie bene
giori del N. A. che trattano delle ordinata di acute osservazioni o
parti eminenti della scienza della di universali criteri non fecero
legislazione, ci conviene citare i che tracciare un grande edificio
primi cinque discorsi dell'edizio nel vasto campo della scienza del
ne del Silvestri del 1824, i quali l'incivilimento, lasciando che al
parlano il I. delle leggi in genera tri pensassero al modo d'innalzar
le,il II delle leggi che riguardano lo e di renderlo idoneo ad acco
la religione, il III. delle leggi gliere i popoli in qualsiasi condi
che riguardano l'educazione, e zione e'possono trovarsi. Lo stesso
l'istruzione pubblica, il IV. delleFilangieri, il quale parve giun
leggi politiche, il V. delle leggi gesse a compierne l'impresa, ap
civili. Questi saggi in un luogo plicò all'arte i principii di una
sviluppano ed in un altro compen scienza ancora immatura; il suo
diano le cose che l'autore aveva genio precoce affrettò un lavoro
già dette molti anni addietro in che doveva forse essere preceduto
un libro intitolato Discorso sulla da un'analisi più sottile ed estesa
scienza del Governo e della Le della perfettibilità sociale e delle
gislazione stampato in Trento nel leggi valevoli ad attuarla. Lo spi
1816. Nel nuovo lavoro è cambiato rito profondamente logico di Ro
un poco l'ordine e la disposizione magnosi riordinò questi studi; e
464
quindi anzichè compierli egli ne tenebrosi, si lungi tuttavia dalle
fece sentire più di prima il biso più essenziali conoscenze, si in
gno di conoscere le origini dei certi ed erranti nella via della
fenomini psicologici che si an verità; qual importanza vorremo
nunciano nella vita delle nazioni, noi dare ad alcuni discorsi che
e di determinare le leggi ed il trattano de'soggetti più rilevanti
procedimento della perfettibilità della scienza della legislazione
umana (1). Però mancano forse senza alcun ordine filosofico, sen
tuttavia di molte cose alla gran za alcun sistema, salvo quello d'un
d'arte della civiltà, mancano le cieco eclettismo, senza annoda
norme certe a procacciar ai popoli mento di principii, senza veruna
il loro benessere a seconda della considerazione intorno ai rapporti
particolar condizione politica mo sociali, finalmente senza quella
rale ed economica in cui e si tro logica evidenza che avvalora i cri
vano o possono trovarsi; mancano teri della scienza e le prescrizioni
le teorie ad esercitare i poteri dell'arte? Qual lode si vorrà con
morali delle nazioni in conformità cedere a sentenze, a formule, a
a speciali impulsi e bisogni ch'esse precetti tolti qua e là da quepri
possono sentire. La inerzia, l'ec mi scrittori che ragionarono in
cesso di attività, o lo sproporzio torno a questo difficile argomen
nato esercizio di una facoltà rela to, e che già le mille volte furono
tivamente all'altra, sono forse le ripetuti? Chi non ignora quante
riposte cagioni, non per anche volte e da quante menti sieno
investigate, del tardo, interrotto, state proposte, ed in parte anche
vario e misterioso andamento della prescritte le leggi dal N. A. rac
civiltà. Dove sono le leggi che comandate, massime nel fermento
stabiliscano e mantengano questo politico di Europa negli ultimi
psicologico equilibrio sociale? Il anni dello scorso secolo, troverà
Diritto Romano venne fors'esso nell'opera ch'egli, il Barbacovi,
per anche compiutamente assog pubblicava nel 1816, piuttosto un
gettato ad una severa analisi, la riassunto indistinto de noti trat
quale chiarisca una volta il perchè tati, anzichè una serie di nuove
la tanta sapienza che in esso v'è ricerche e di nuove discipline. Il
contenuta non sia fin qui riuscita perchè il N. A. avrebbe meglio
sufficiente a provvedere a bisogni provveduto alla sua fama se si
più forti dei popoli, e a far loro fosse giovato, e certo poteva gio
godere quel lieto convivere che varsi, della estesa sua erudizione
eternamente sarà contrastato da e del suo ingegno nel comporre
una autorizzata sproporzione di invece un ragionato e bene dispo
poteri, nascente dall' esercizio sto compendio di quanto prima di
sproporzionato o dall'abuso del lui era stato detto intorno alla le
l'attività sociale? islazione; ed avremmo nel Bar
Ora, a petto delle opere di i" l'emulo di Pastoret.
quegli uomini sommi, fra tanta Un uomo nondimeno poco i
dottrina, in sì grave materia, in struito in simili studi, non abitua
si sublimi ricerche, fra dubbi si to a considerare l'ordine morale
di ragione della società, potrebbe,
(1) Veggansi alcune critiche conside ne sembra, apprendere dagli scrit
razioni a questo grande scrittore nel ti sopra citati del N. A. alquante
cap. IX di quel saggio lodato del chia nozioni sufficienti ad informarlo
riss. sig. G. Ferrari intitolato La men
te di Giandomenico Romagnosi, Mi all'ingrosso delle leggi generali di
lano, presso Ranieri Fanfani, 1835, un buon reggimento civile. Alla
465
quale istruzione verrebbe condot con lo stabilire che queste esser
to da elette sentenze di filosofi debbano trattate vocalmente, e
chiarissimi riferite nei detti Di decise in via breve e sommaria,
scorsi; in cui Barbacovi si mostrò senza avvocati e senza appello; e
discepolo di Platone e di Cicero deduce dal suo Codice Trentino
ne; e scelse di trarre le sue dot la forma di tali giudizii. Passa
trine da antiche fonti, disdegnan quindi a indicare le cagioni della
do quasi di avvicinarsi al sapere moltitudine delle liti, cioè 1. l'o
di quelli che portarono più in scurità e l'ambiguità delle leggi;
nanzi lo studio della civile fi 2. l'oscurità e l'incertezza in
losofia. molti casi della mente e volontà
Dall'altezza dei sopra accennati de'testatori o delle parti contraen
argomenti discese il N. A. ad in - ti; 5. la qualità di molte cause che
dicare una serie di regole che ri sono oscure e dubbie per lor na
sguardano l'amministrazione delle tura, ora riguardo all'applica
cose giudiziarie; nella quale ma zione del diritto al fatto, ed ora
teria egli veramente seppe mani riguardo al fatto medesimo; 4.
festare quel tanto d'ingegno e di l'animosità e la mala fede d'una
sapere che gli diede la sua mag parte de'litiganti; 5. l'ignoranza,
giore celebrità, come annunciando l'avidità e la mala fede d'una
il suo codice abbiamo già detto. parte degli avvocati. A ciascuna
In uno de suoi primi opuscoli delle quali cagioni l'autore oppone
stampato a Trento nel 1795; pub alcune norme atte ad ovviare gli
blicò due Dissertazioni, una in effetti sinistri di esse cagioni. Non
titolata De mendaciis litigatorum sono che cenni rapidi, come di
coercendis, l'altra De temerariis chi insegna a fare le tali e tali
litibus coercendis; vent'anni dopo cose, ma che non credesi tenuto
stampava un altro opuscolo: De' a ragionarvi sopra di molto, e a
mezzi di diminuire la moltitudi farvi capaci de'suoi ammaestra
ne delle liti toccante quelle due menti. Eppure il soggetto avreb
dissertazioni; finalmente nel sesto be domandato più lungo discorso,
discorso dell'edizione del Silvestri e un esame più paziente e mo
sopra ricordata rimpastò quei tre desto. Ma il Barbacovi non trala
primi lavori, e ne fece uscire un sciava mai di farla da primo mini
quarto che venne a dire a un di stro, nemmeno allora quando po
presso le stesse cose sotto forme teva temere che la posterità si sa
differenti. –Premessa quella vana rebbe scordata de'suoi titoli, e non
erudizione che rende così di spesso avrebbe badato che alle opere sue.
noiosi gli scritti del N. A., egli, Questa intorno al molto piatire
nell'operetta prefata, indica pri ci propone norme alcune delle
mieramente due mezzi per di quali erano già note prima del
minuire in generale il numero Barbacovi, ed ora son rancide; al
delle liti, e sono 1. di aprire cune altre non erano state prima
alle parti le vie della concilia di lui avvertite, e porterebbero una
zione nel bel principio della cau riforma importante, segnatamen
sa, e deduce da Platone il prin te intorno ai suffragi dei giudici,
cipio di un tale esperimento; 2. di che parleremo più avanti. Ma
di liberare dai dispendii e dai quella minacciosa severità ch'egli
mali che arrecano le liti, tutte le vorrebbe praticata da legislatori
piccole contese che non eccedono contro gli avvocati sembrerà al
una certa somma, la quale dee quanto ardita ed ingiusta. Che
essere determinata dalla legge, cosa di bene e di male possa da
VoL, VII. 3 1
466
tali persone aspettarsi un savio alcuno possa credere aver noi a
legislatore, il Barbacovi doveva caso arrischiata la detta censura.
saperlo per esperienza sua pro Quelle tre cagioni secondo noi sa
pria; doveva sapere che o non rebbero: la cattiva condizione mo.
vi debbano essere avvocati; il che rale ed economica della società; il
nell'attuale condizione delle co numero eccessivo degli avvocati,
se sarebbe assurdo ed impossi e la mancanza della pubblicità
bile, o che vi debbano stare ri de giudizii.
spettati, pagati e tenuti in quel Intorno alla prima si consideri
conto che si tengono le persone che le liti sogliono mettere le loro
che molto possono perchè molto radici nei bisogni morali ed eco
sanno. Ora, il Barbacovi vorrebbe nomici della società, e che sorgono
che ad ogni pie' sospinto questi come piante da un suolo sterile ed
avvocati fossero puniti, vorrebbe aspro inaffiate dalla scaltrezza e
renderli pressochè mallevadori del dalla mala fede. Piatire è combat
successo del loro patrocinii, vorreb tere, e si combatte spesso per ire
be infine introdurre una legge, concette, per vendichevole inten
la quale prescrivesse niente meno, to, per avidità di cose godevoli, e
che ciascun tribunale debba alla più spesso per procacciarci ciò che
sta sentenza aggiungere la di ne manca e che altri possiede, per
chiarazione, se la causa sia o non poter dare quanto dobbiamo
non sia stata dubbia, ordinando e che ci viene richiesto. Ora, allor
che in quelle, le quali saranno chè la pacifica convivenza, la pro
state dichiarate non punto dub bità e la compostezza de'costumi
bie, l'avvocato non abbia diritto e la reciproca fiducia vengano in
ad alcun onorario. Ma con quali tiepidite e soffocate da una stolta
principii di ragione sarebbero se educazione, o contrastate dalla po
condo questa legge puniti gli ab vertà di una parte numerosa della
bagli innumerevoli ne'quali pos popolazione, dal languore dell'in
sono senza pravità alcuna cadere dustria, dall'abbiettezza dell'agri
anche i buoni ingegni? L'autore coltura, dagl'impedimenti di un
non ne adduce alcuno, nè addurne equo pareggiamento di beni, e da
certo poteva: ogni uomo è respon tutti que mali che possono turbare
sabile della rettitudine delle sue l'ordine civile della società, allor
intenzioni, ma nessuno può es chè insomma lo spirito morale non
serlo della infallibilità delle pro sia con efficacia secondato, le leggi
Prie opinioni, nessuno colpevole possono essere buone e chiare
degli errori involontari dei pen quanto meglio si può immagina
ºierº, nessuno della povertà del re, e savi e integerrimi i giudici,
suo ingegno, e conveniente, pronta ed econo
Abbiamo detto che questo sog mica la procedura delle liti, e
o
ze; vedi i vol. XXVII. XXXI e XXXII. In seguito ai quali principii per
469
la decisione degiudizii civili l'au ancor gli mancano per giungere
tore propone questa legge: t.mo, all'età d' anni sessanta (1). Passa
che quando i voti discordanti dei quindi a proporre il modo accom
giudici sono pari di numero, la eio ad applicare la nuova legge, e
cosa di cui si contende debba es da questo a proporre quelle parti
sere tra ambe le parti divisa egual colari disposizioni onde dovrebbe
rnente; 2.do, che quando per una ro valersi i tribunali allora quando
parte sta una pluralità la quale i giudici del fatto fossero distinti
giunge a due terzi, ad essa sola da giudici del diritto; ed ove i voti
sia assegnata tutta la cosa che è dati da un tribunale superiore fos
in contesa; 5.zo, che quando la sero differenti fra loro e contrari a
pluralità che sta per una parte non quelli del tribunale inferiore. Chia
giunge ai due terzi, ed il numero re, ingegnose e compiute sono le
dei voti che stanno per l'altra su discipline immaginate dal N. A.
pera un terzo, sieno assegnati due per toglier di mezzo quelle possi
terzi della cosa in questione alla bili difficoltà che attraversar potes
prima, ed un terzo assegnato sia sero la pratica delle leggi sopra
alla seconda (1). Con che intese a adombrate.
moderare il difficile spartimento Fece di più: esaminò sottilmen
che deriverebbe dall' accennata te le forme di que arrischiati giu
teoria. E per rispetto a giudizii cri dizii che si pronunciano nelle cau
minali propone che la pena detta se oscure e dubbie, e dopo aver di
ta dalla parte maggiore venga mostrata la importanza di questo
temperata e moderata a misura argomento, e fatto vedere quanto
de voti opposti della parte mino di spesso possano i tribunali rima
re, con togliere dalla pena dettata ner incerti intorno alla specie del
dalla parte maggiore del giudici, diritto contrastato, intorno all'ap
tanti gradi, quanti sono i voti di plicazione del diritto al fatto e in
quelli che non la giudicano giu torno al fatto stesso, si giova dei
sta; e insegna per la pratica que criteri offeriti nell'opera della plu
sta norma : Si tolgano dal tempo ralità del suffragi, e propone la leg
della pena dettata dalla parte ge seguente: Poichè v hanno dei
maggiore del giudici tante parti casi ne'quali non solo difficile ma
quanti sono i voti di quelli che talvolta pure impossibile egli è il
non la credono giusta; e pella pe conoscere con certezza la verità
ma in perpetuo, la nuova legge che si nasconde alla limitata men
stabilirà che quando la parte mag te umana, ogni giudice, sia che
giore del giudici condanna il reo pronunzi egli solo sentenza in una
in perpetuo, ed un'altra parte il causa, sia che pronunzi il suo vo
condanna solo per un tempo, ov to in un tribunale composto di più
vero l'assolve, s'egli non è ancor giudici, osserverà la seguente nor
giunto all'età di venticinque anni, ma: 1. Se dopo un attento e matu
s' intenda dalla prima condanna ro esame egli ritrovi la causa del
to per lo spazio di trent'anni, e se tutto oscura e dubbia, nè possa co
avrà compiuta l'età di venticinque noscere da qual parte stia la veri
anni, s'intenda condannato per tà o il buon diritto, ordinerà che
tanti anni, quanti sono quelli che la cosa di cui si contende sia
(1) Vedi il riassunto del Trattato (1) Della discordia o diversità delle
nella Lettera di un professore di dirit opinioni de' giudici ne giudizi crimina
to, Milano, A. F. Stella e comp, 1817, a li, Discorso XII dell' ediz. del Silvestri,
facc. I 1. vol. II, a facc. 161-163.
47o
ita tra ambe le parti egualmen dice i principii ch' egli gettò a ba
te; 2. Quando gli sembri che per se del suo edificio. Noi non ci cre
una parte v' abbia bensì qualche diamo capaci a pronunciare verun
maggior probabilità che per l'al giudizio; ma finchè non ci venga
tra, ma ella non sia che tenue e chiarita la erroneità della detta ri
leggera, e la causa rimanga tut forma con ragioni meglio efficaci
tavia gravemente dubbia, egli or di quelle che una presuntuosa in
dinerà che la cosa sia divisa tra differenza suol mettere sulle lab
ambe le parti egualmente; 5. bra anche d'uomini svegliati, noi
Quando la maggior probabilità crederemo che Barbacovi abbia
che v'ha per una parte, gli sem dato all'Europa un nuovo docu
bri grande e di grave peso, egli mento del senno italiano, e prestato
aggiudicherà ad essa sola tutta la un grande beneficio alla giuris
cosa ch'è in contesa (1). prudenza. Però se una severa cri
Con quanta dottrina sostentasse tica vorrà nel totale far poco conto
il Barbacovi i prefati principii sa dei vari lavori del nostro autore,
remmo eterni se volessime dirlo : non consentirà, almeno speriamo,
egli non ischivò il confronto delle che questi intorno alla pluralità dei
antiche e delle moderne leggi, con suffragi e alle cause dubbie cadano
futò Grozio, Puffendorfio, Wolfio, in una dimenticanza, che con ver
combattè con censori dotti gravi gogna del presenti, potrebbe forse
autorevoli; ogni censura gli dava da posteri essere solennemente
lena per imprendere un nuovo la vendicata.
voro sullo stesso soggetto: ad una Nel Discorso dell'uso dei giu
obbiezione che fu opposta al libro ramenti ne' giudizii civili e nelle
della pluralità de'suffragi, egli ri convenzioni e promesse (1) Barba
spose coll'altro trattato della deci covi ebbe il proposito di mostrare
sione delle cause dubbie. In tutti inutile ed inconveniente il detto
questi scritti il nostro autore trasse uso, sostenendo le sue ragioni con
molto vantaggio da una logica spe esempi e sentenze tolte dagli anti
culazione semplicissima; dedusse chi scrittori, cominciando da Pla
con mirabile acutezza, applicò con tone e scendendo sino a Volfio. Ma
facilità, ordinò con evidenza, insi com' è frequente fra coloro che
stè con dignitosa energia. E ciò combattono qualche legge od abi
che più monta si è, che la riforma tudine civile il tirare la cosa all'e
proposta s'accomoda a qualunque stremo opposto, il nostro giurecon
sistema legislativo, salvo che all'ar sulto, a quanto ne sembra, per far
bitrario, e a qualunque condizione cadere l'antico edificio del giura
sociale. Il qual pregio è assai raro mento non badò a mali che deri
nelle altre opere del Barbacovi. Le verebbero da tanta rovina, nè si
molte critiche che gli furono fatte giovò d'armi perfettamente idonee
mostrano tutte o quasi tutte un co a quell'uopo. L'autore sostenne di
lore di verità che a prima giunta peso il suo assunto col seguente ra
possono indurre i lettori a tener ziocinio: egli (il giuramento) è inu
per fallace il nuovo ordinamento tile per gli uomini probi; perchè
del nostro autore; ma coloro che questi non si usurpano l'altrui
vi guarderanno addentro, non isten proprietà, e non defraudano alcu:
teranno a persuadersi che nessuna no di ciò che gli è dovuto. Egli è
di quelle obbiezioni colse nella ra inutile per gli uomini improbi i
(1) Vedi la Lettera di un professore (1) Vedi l'edizione del Silvestri che
citata, a facc, 25. abbiamo più volte citata, vol. II.
471
perchè se il timore della divina una gente di rotti costumi ci,
giustizia non li rattiene punto dal che attentano all'altrui proprietà
l'usurparsi la roba altrui, il ti possano anche essere disposti a su
more della divina giustizia non li perare il ribrezzo di tante pene;
rattiene nè pure dal giurare di ma la sola probabilità che l'uso del
non averlasi usurpata allorchè giuramento abbia alcuna volta a
sanno di non poterne essere con giovare, dev' essere sufficiente al
vinti (1). Ma a questo ragionamen legislatore per offerire questa mag
to non consentiranno coloro che gior guarentigia ai diritti ed alla
trovano nell'uomo quella suscetti difesa del cittadini.
bilità di spingere o rattenere i suoi D'altra parte quando ogni pri
desideri a seconda del timori che vata obbligazione non venga certi
li attraversano la via. Però non è ficata da documenti immutabili,
a credere che quelli i quali vo quando da rapporti coi quali s'in
gliono usurparsi l'altrui sieno tutti trecciano i vicendevoli servigi non
d'animo si perversamente corag possa sorgere alcuna prova mate
gioso da gettarsi dietro le spalle riale di essi servigi, tolto che fosse
il timore di un doppio gastigo. l'uso del giuramenti, con quali cri
Molti s'ingegnano di sottrarsi alle teri si vorrà ad esso supplire ac
pene terrene e non badano alle ciocchè possano i giudici rettamen
divine quando dalla corrotta natu te decidere infinite quistioni ? Ri
ra vengono tratti alla frode; ma sponde il Barbacovi che a questo
possono all'idea di un nuovo pec difetto può il legislatore provvede
cato, quale si è quello dello sper re annunciando solennemente al
giurare, al quale associasi il timore pubblico che il giuramento decisi
di un altro celeste gastigo, posso vo più non sarà permesso in av
no trepidare, e prescindere, per venire ne giudicii, e che perciò
ciocchè la malivoglienza è sempre debba ognuno d'ora innanzi aver
roporzionata alla noncuranza del cura che sia recata in iscrittura
e pene o alla fiducia dello schivar pubblica o privata ogni obbliga
le; onde quanto più si ha a teme zione, ogni pagamento, ed ogni
re tanto minore è la lena alle ope convenzione o promessa (1). Noi
re triste. E chi non è cieco vede domandiamo agli uomini pratici
che il mondo è pieno di piccoli della società se questa disciplina
furfanti, e che nondimeno i tri possa essere praticata senza offen
bunali ne puniscono pochi. I quali dere quella moralità pubblica cui
sogliono essere coloro che si lascia sono odiosi tutti gli atti che stabi
rono vincere da una totale indiffe liscono siccome certe la mala fede
renza o da una totale fiducia. In e la frode degli uomini? doman
giunta col giuramento si mette un diamo se si possa sempre e da ognu
altro ritegno non accennato da no e in ogni luogo fare in iscritto
Barbacovi: il timore di una pena tutte le obbligazioni, le convenzio
terrena oltre alla divina quando mi e le promesse scambievoli? do
venga scoperto lo spergiuro; pena mandiamo se col fare in iscritto
minacciata dai codici moderni, e tutte le obbligazioni, le convenzio
dura pena. Onde abbiamo un ni e le promesse si possano toglier
mezzo di più per indurre l'uomo le frodi che vengono esercitate nel
male intenzionato a cangiar un reo fare anche in iscritto ogni sorta di
roponimento, o a non occultare patto? domandiamo finalmente se
a verità. Noi conveniamo che fra non possa avvenire lo smarrimento
(1) Vedi l'Appendice al Discorso X (1) Vedi la prefata edizione del Sil
suddetto. vestri, vol. 2,do facc. 1o6.
474
di maniera che tutti concorra considerare seco medesimo, non
no a dimostrare il fatto princi qual sia solo l'opinione sua, o la
ſi cioè la reità dell'accusato, convinzione particolare dell'ani
a questo criterio è tolto di peso mo suo intorno alla reità dell'ac
dal canone IV di giudicatura per cusato, ma considerar dee se
le prove indiziarie stabilito da gl'indizi, de'quali si tratta, in
Filangieri al capo XV. Trascri sieme riuniti gli sembrano tali e
viamone il testo: : Per formare di tal forza, che atti sieno a per
» una pruova indiziaria noi ri suaderne e convincerne ogni altro
º chiediamo dunque, che vi sieno uomo di ragione dotato e di buon
» più indizi, che questi sieno dis senso, ed a produrre nell'animo
» giunti tra loro in maniera, che d'ognuno una morale certezza, la
º l'uno non dipenda dall'altro, che quale non lasci luogo ad alcun
» tutti concorrano a dimostrare prudente dubbio (1). Ma pare che
» evidentemente il fatto princi ove gl'indizi sieno tali da convin
» pale .... m 2. Che anche gl'in cere il giudice intorno alla reità
dizi però meno gravi prendersi dell'accusato, e quand'essi sieno
debbono in considerazione e porsi dedotti da criteri legali, il giudice
in calcolo dal giudice, poichè non possa aver alcun dubbio che
possono, insieme uniti, formare i detti indizi sieno pur sufficienti
un indizio grave, e congiunti ad a persuadere ogn'altro; chè qua
altri gravi indizi, produrre col lunque dubbio allontanerebbe dal
loro concorso una piena prova ed suo animo la certezza, tanto s'egli
una morale certezza. Questo ar dubitasse del valore degl'indizi,
ticolo non è copiato, ma certo de quanto se dubitasse che in altri
sunto dal canone V di giudicatu potesse sorgere sur essi alcun dub
ra stabilito, come sopra, da Filan bio; avvegnachè e'sarebbe sempre
gieri; se non che questi prescrisse un timore sufficiente per mettere
più chiaramente la norma; Bar in forse la persuasione. Quindi ne
bacovi accenna una distinzione sembra che in quest'ultimo arti
che vorrebbe essere meglio deter colo vi sia un vizioso raziocinio, e
minata. 5. Che il giudice dee pe. affatto inconcludente. – Nondi
sare e considerare non solo gli meno l'argomento degl'indizi deve
argomenti e gl'indizi che stanno tuttavia essere dai criminalisti di
contro l'accusato, ma quelli e scusso; e bisogna saper grado al
ziandio, allorchè ve ne siano, N. A. dell'aver se non altro accen
che stanno in favore di lui, ed nata la necessità di un nuovo e
esaminare, se e quanto questi Game,
scemar possono ed indebolire la Anche il Barbacovi ricorse co
forza deprimi. Ma chi non sa che me molti altri alle fonti del de
le circostanze che offrono questi litto per indicare i mezzi atti a
indizi possono avvalorare il fatto prevenirlo. Il suo opuscolo De cri
qualora soltanto non vengano con minibus avertendis rifatto in ita
trariate o smentite da altre circo liano ed inserito nel secondo vo
stanze? Però ne sembra che un lume dell'edizione del Silvestri
tale articolo contenga una formu precedette la terza edizione della
la elementare di logica che nessun Genesi del diritto penale del Ro
giudice vorrà certo lasciarsi inse magnosi eseguita in Milano nel
gnare. 4. Che dopo avere attenta 1825, e nella quale quel potentº
mente e maturatamente pesati tut
ti gli argomenti e indizi che dal
processo risultano, il giudice dee (1) Vedi l. c. a facc. 1 no e 12º.
- 475
intelletto aggiunse la Parte quinta i" decidere e a quella sintesi
che risolve il gran problema: qual acile ed ardita che accorciano i
sia il giusto, il più utile, il più eſſi lavori di un esperto ministro.
cace mezzo di prevenire le tenta Ma qui pure come negli altri
zioni e l'effezione dei delitti nella scritti sopra indicati, alcune fal
società (i). Questa nozione è ac laci opinioni nuociono alla giu
concia ad avvertire il merito del stezza ed evidenza delle censure
N. A. nella prefata operetta; la del N. A. Quindi lo scambiare le
quale ora è poca e sfuggevole cosa cause ed i gradi del delitto con
perchè le sta davanti la mente di quella eterna formula d'un dolo
Romagnosi, ma non tornava di maggiore o minore, quindi il con
scarso rilievo allorchè veniva alla dannare i moderni codici perchè
luce. Noi qui dobbiamo quindi nel prefiggere la pena del furto
ricordare con lode sincera un no non si volle proporzionarla alla
bile tentativo, benchè allora im quantità o al valore delle cose ru
maturo, ed inutile a moderni. I bate. Soprattutto è rimarcabile,
quali abbisognano invece che quel se non agli occhi del criminalista,
la teoria del Romagnosi venga certo a quelli del politico, l'om
convertita in un ampio trattato, missione che scorgesi in quest'o
in cui i principii della comune pera d'una delle più essenziali
difesa e del comune benessere considerazioni onde dee giovarsi
sieno tratti da una compiuta co il legislatore nell'imporre le sue
noscenza de'bisogni degli uomini leggi, quella cioè della capacità
secondo la lor condizione sociale. del popolo a sciogliere il freno o a
Alquanto audace parve l'altra rattenerlo a certe passioni, a certi
operetta del Barbacovi intitolata bisogni, a certe cupidigie: peroc
Osservazioni sopra alcuni mo chè a voler che le leggi operino
derni codici (2), nella quale egli realmente, esse devono essere di
si fece censore dei codici crimi tal indole che convenir possano
mali di Francia, Prussia ed Austria; a particolari tempre de'popoli ed
è un breve, rapido e severo con al grado particolare della loro ci -
fronto delle leggi ch'essi conten viltà. Onde non potendo ammet
gono. In nessun lavoro, meglio tersi che Francia, Prussia, Au
che in questo, si mostra il N. A. stria, e buona parte d'Italia ab
si franco ed altero; in nessun'altro biano un temperamento eguale,
meglio che in questo il suo stile rie e si vivano in una eguale condi
sce tanto distrigato ed energico. zione e sentano bisogni e desideri
Lasciate da parte le teorie, egli si eguali; non si può nemmen am
spinge innanzi guidato da quella mettere che questi popoli debba
vecchia esperienza e da quel buon no essere governati da eguali leg
senso che il resero sì abile nella i f" E quindi il giudicar
e'lor codici senza aver innanzi
pratica giurisprudenza: assoggettò
i codici suddetti alle norme da al pensiero la detta considerazione
lui elette e sostenute nelle altre sembrerà error grossolano, e pre
sue opere, e procedette per som sunzion impudente.
mi capi in un esame che avrebbe I molti e svariati lavori del
fatto impallidire qualunque dotto Barbacovi non ci farebbero toccar
criminalista non abituato a quel della fine se dovessimo tirar di
ritto nella via in cui noi ci siamo
(1) Genesi 5. 9o3. posti. Ma vuolsi distinguere laim:
(2) Vedi l'edizione citata, vol II a portanza delle opere delle quali
facc. 191. abbiamo parlato da quella degli
476
i scritti del N. A. Stimiamo veschiò in onori incerti e perico
cura non pur utile ma necessaria losi e che cozzò con pubbliche e
l'offerire una idea chiara delle private pretensioni. Lasciamo che
composizioni che diedero una di tal sorta di scritti se ne occu
qualche fama al nostro scrittore; pino i pazienti raccoglitori; nè
ma d'altra parte non crediamo biasimeremo certo l'opera loro,
d'esser tenuti a metter davanti al che in qualche occasione può tor
lettore gli argomenti e le forme nare utilissima; per noi ne par
delle opere minori di chi troppe sufficiente l'indicarli nell'elenco
ne diede e poche degne d'essere delle opere del N. A. – Finalmen
raccomandate ai posteri. L'opero te abbiamo del Barbacovi alcune
sità quasi maravigliosa della mente altre opere di mera erudizione e
del Barbacovi produsse varie specie di mera pazienza, scritte negli
di lavori; alcuni risguardano argo anni suoi ultimi, e colle quali non
menti di pubblico interessamento, fece se non che dar prove della
trattano di scienza difficile, ed sua estesa dottrina, del suo amor
accennano teorie e riforme di ri patrio e dello studio che aveva
lievo massimo, e sono quelli che posto nel sapere de'primi filosofi:
lo distinsero fra i giuspubblicisti due volumi di Riflessioni o mas
italiani, quegli stessi che forniro sime morali, politiche e lettera
no il soggetto al nostro esame; rie, tolte quasi tutte a sua confes
salvo alcuni sui quali abbiamo ta sione da antichi scrittori (1); due
ciuto perchè ne sembrarono o trop volumi di Memorie storiche della
po note le dottrine e già diffinite città e del territorio di Trento,in
nelle altre opere dello stesso au cui diede piuttosto una raccolta
tore, o troppo vane, futili e tri di molte ed importanti notizie di
viali le opinioni in esse dichiarate, quella provincia, anzichè una sto.
particolarmente ne'discorsi inti ria, od un'opera compiuta e bene
tolati: Considerazioni sulla dura ordinata; infine un volume inti
ta degli stati opulenti e dei gran tolato Compendio della storia let
di imperi; Dell'interpretazione teraria d'Italia, del quale ecco
delle leggi, e nel quarto de'suoi quanto ne dice lo stesso autore:
Opuscoli sulla quistione se la giu Questo volume non è in gran par
stizia nelle cause civili debba es te, che un estratto dei primi cin
sere resa gratuitamente e senza que volumi della storia del chi
alcuna spesa dei litiganti.-Altri Tiraboschi, oltre alcune cose che
degli scritti del N. A. risguarda ho tratte dall'opera del ch. Abate
no l'ufficio suo di privato giuris Andres (Dell'origine, de progres
perito, e di ministro impacciato si e dello stato attuale d'ogni let
sempre fra mille brighe ed avvol teratura). Io ho recati i giudizi
gimenti tenebrosi. Sono lavori in che i due celebri autori portaro
gegnosissimi, e pregevolissimi; ma no sul merito delle varie opere
la scienza non si nutre di allega delle quali hanno parlato, nè sº
zioni sterili, di discussioni giudilo io ho riferiti i loro giudizi,
ziali, di private quistioni, di mu ma ho pure usate sovente nel ri
nicipali regolamenti, di gare,d'im ferirli ed ho fatte mie le lorº
putazioni, di apologie, di attesta stesse parole (3). Questi ed altri
zioni e di una serie noiosa di do (1) Vedi le citate Memorie a facc.
cumenti speciali sulla condotta di 14o.
un uomo che s'intrigò ne'raggiri (2) Vedi la prefazione al detto Com
del foro, che s'immerse fino agli pendio, Milano presso A. F. Stella e
occhi in torbide acque, che s'in figli, 1826.
477
pochi lavori di simil genere furo un nuovo sistema, o esprima un
rono lodati meglio per essere stati grande pensiero: secondo, al non
composti da un vecchio rispetta avere l'ingegno del Barbacovi se
bile, che per la bontà loro effet condato lo spirito indagatore del
tiva. Il Barbacovi poi ebbe per suo secolo, al non essersi posto in
tutto amici potenti, e fu conside quella via del progresso nella
rato uomo autorevole; onde veni quale bisognava lanciarsi nell'esa
va ammorbidita la severità dei me di tutte le scienze morali per
critici, e si largheggiava nelle lo poter desumere qualche norma al
di. Ma in che conto fossero te benessere della società. – Educa
nute dall' universale quelle Ri to il N. A. al gretto e rancido as
flessioni, quelle Memorie, quel solutismo del legisti, costretto ad
Compendio, il dirlo sembrerebbe esercitarsi sino da primi anni nel
maligno, e noi invece vorremmo la interpretazione ed applicazione
che tali dotte fatiche fossero con delle leggi, abituatosi a trattare
siderate siccome un esempio stu dialetticamente alcune parti stac
pendo di quanto può uno spirito cate della grand'arte della civiltà,
infaticabile e perspicace in corpo non istruito dei rapporti che le
stanco ed impedito. gano gli elementi di essa, privo
Intorno allo stile del nostro di quello spirito acuto e contem
scrittore, sol questo diremo, che plativo che spinge l'analisi nella
a noi pare spontaneo chiaro ab genesi de'costumi e delle condi
bondante, ciocchè è molto raro in zioni politiche dei popoli, suppo
un giuspubblicista. Nondimeno se che gli uomini sieno tali da
coloro che amano i concetti brevi suggettarsi alle insufficienti spe
brevi e sibillini e che non perdo culazioni de giureconsulti, e che
nano ad alcuna impurità, giudi una serie di leggi tratte da anti
cheranno quello stile assai cattivo, chi codici e da antiche dottrine
anzi pessimo; nè noi intendiamo possa per sè sola stabilire la civil
lodare quella prolissità, nè quella tà di una nazione. Errore antico,
fiacchezza, nè quelle mende; in chiarito dalla storia delle rivolu
tendiamo solo d'indicare a traver zioni e dei cambiamenti politici
so d'esse un pregio da cui dipen del globo. Quindi Barbacovi, tut
de, più che dagli altri, l'effetto t'altro che svolgere di bel nuovo
tanto desiderabile, che le opere la scienza che professava, tranne
sieno lette volentieri e facilmente che nell'opera de'suffragi, egli
intese. – Ma veniamo ad una con stette attaccato a vecchi principii
clusione. d'un sistema prosontuoso e fallace
Tanti e si difficili lavori non che rimetteva al dispotismo del ge
diedero quel gran compenso di nio e del potere esecutivo la sorte
fama durevole al loro autore che tutta intiera d'esseri stimati meglio
sembrava sulle prime dovessero automi che uomini. Ma non per
procacciargli. Il che deesi attri questo dobbiamo disprezzare le
buire forse a due motivi: primo, opere di lui, e tenerle al tutto
al non offerire veruna delle sue inefficaci allo scopo della scienza.
opere alcun analitico compimento Non pochi ingegni sublimi tra
per rispetto a rapporti della scien scinati dalla forza prepotente di
za e della pratica giudiziaria; al quello stesso sistema prestarono
non esservi fra esse opere quel di grandi servigi alla società; lo
l'addentellato che congiunge vari stesso Filangieri senza avvederse
concepimenti per formare un as ne si lasciò condurre dalla indoci
sieme concorde il quale manifesti lità del suo genio all'assolutismo,
478
e nondimeno quanto non ha egli 9. Codice giudiziario nelle cau
giovato? Questo solo vuolsi qui se civili pel principato di Tren
considerare; che se Barbacovi non to. Trento, per Monauni, 1788,
fu un ingegno potente, se non un vol.
fece progredire di un passo lo 1o. Progetto di un nuovo Co
studio della legislazione, offerì dice giudiziario nelle cause ci
nondimeno alcuni utili criteri di vili. Terza edizione dall'autore
pratica giurisprudenza, promosse riveduta, corretta ed accresciu
qualche dubbio importante, e si ta. Venezia, per Giovanni Vitto,
meritò la lode di essere stato utile 1788, due vol.
alla patria sua. I 1. Regolamento per la can
celleria aulica di Trento. Tren
Opere stampate. to, per Monauni, 1788, un vol.
12. Ordinanza ed istruzione in
1. Dissertazione sopra una que seguito del Codice giudiziario
stione in materia della sostituzio con un esemplare del processo
ne esemplare con alcune rifles nelle cause civili. Trento, per
sioni intorno al modo d'insegna Monauni, 1789, un vol.
re la giurisprudenza romana. 15. Nuovo metodo di procede
Trento, per Giambatista Monau re nelle cause minori. Ivi, un vol.
ni, 177o, un vol. 14. Del processo per crediti e
2. Scrittura a difesa del nobi del modo di procedere contro i
le Giusto de Vigili di Mezzolom debitori all'incanto dei loro beni.
bardo. Trento, per Monauni, 177o, Ivi, un vol.
un vol. - 15. Pro universitatibus Calde
5. Vindiciae celsissimi Triden sii et Semoclevi adversus univer
tinorum Principis adversus ma sitatem Tertiolasii ad supremam
gistratum municipalem tridenti Imperii Cameram Vetzlariae.
num. Trento, per Monauni, 1775, Trento, per Monauni, 179o, un vol.
un vol. 16. De praelatione creditorum
4. Voto nella causa criminale defuncti adversus creditores hae
del Sacerdote Gaspare Ziller. redis. Ivi, un vol.
Trento,per Monauni, 1776, un vol. 17. Appendix ad priorem alle
5. Relazione nella causa Bat gationem. Ivi, un vol.
tisti colla susseguita sentenza 18. De jure successionis in feu
dell'Eccelso Consiglio di Trento. do Castri, et comitatus Vumii.
1778, sine loco, un vol. Ivi, un vol.
6. Osservazioni sopra due voti 19. Pro capitulo ecclesiae ca
del sig. Canonico Barone Genti thedralis tridentinae adversus Si
lotti presentati al Capitolo della gismundum Sizzo ad supremam
Chiesa cattedrale di Trento di Imperii Cameram IVetzlariae.
stese e pubblicate per ordine di Ivi, un vol.
S. A. Principe e Vescovo.Trento, 2o. Costituzione municipale
1782, un vol. della città di Riva. Trento, per
7. Relazione e voto nella causa Monauni, 179o, un vol.
criminale del notaio Gaetano de 21. Sententia inter Ripae cives
Capris. Trento, per Monauni, et incolas in causa tributi quod
1782, un vol. Daeram vocat. Tridenti, per Mo
8. Progetto di un nuovo Codice naunium, 1792, un vol.
iudiziario nelle cause civili. 22. Ordinazione o legge intor
Trento, per Monauni, 1786, due no alla divisione dei beni comu
volumi. ni ed alla proporzione che dee
47
serbarsi tra le terre da coltivarsi alia Diatriba de temerariis iº
a grano, e quelle da ridursi a bus coercendis. Editio secunda
prato. Trento, per Monauni, 1795, ab auctore emendata. Tridenti,
un vol. apud Monauni, 18o7, un vol.
25. De litigatorum mendaciis 51. Deduzione legale sopra
coercendis, Diatriba, novaeque l'invalidità del Testamento del
legis rogatio. – Accedit Diatriba D. Paride Lorenzo Marzani, cui
de temerariis litibus coercendis. vi è unito un opuscolo col titolo:
Tridenti, 1795, un vol. Considerazioni sopra l'Apologia
24. De mensura poenarum, sive dell' ex Cancelliere aulico di
de poenarum criminibus ade Trento Barbacovi. Trento, per
quandarum ratione. Tridenti, Monauni, 18o8, un vol.
anno 1795, tipis, Joannis Bapti 52. Della nullità del testamen
stae Monauni, un vol. to del D. Paride Lorenzo Mar
25. De poenis pecuniariis recte zani rispetto alla solennità; de
adhibendis, Diatriba. – Acce duzione legale. Trento, 18o9,
dunt Dissertationes de poena pub un vol.
blicationis bonorum et de singu 55. Della nullità del testamen
lari certamine coercendo. Tri to del D. Paride Lorenzo Mar
denti, anno 1796, apud Monau zani per imperfezione della vo
ni, un vol. lontà, seconda deduzione legale.
26. De criminum avertendorum Trento, per Monauni, 18o9, un
ratione libri duo. – Accedit de volume.
perduellionis crimine avertendo 54. Appendice alla seconda
liber singularis. Tridenti, 1796. deduzione legale sopra la nullità
27. Apologia del Cancelliere del testamento del D. Paride Lo
aulico di Trento Francesco Vigi renzo Marzani per imperfezione
lio De Barbacovi, Parte prima in della volontà. Trento, per Monau
cui si dimostra l'ingiustizia ed ni, 18oo, un vol.
atrocità del processo criminale 55. Considerazioni sulla futu
contro di lui ordinato da S. A. ra prosperità de popoli del Tren
Rev. il Vescovo Principe suo si tino ora riuniti al Regno d'Ita
gnore, 1797; cui v'è unita la Par lia. Trento, per Monauni, 181o,
te seconda che contiene il rac un vol.
conto della sua vita pubblica. 36. Demensura poenarum sive
Vienna, nella stamperia Alberti de poenarum criminibus adequan
1797, due vol. (Se ne fece nel darum ratione, commentatio, edi -
18o6 in Innsbruck un'altra edi tio altera ab auctore emendata.
zione, alla quale venne aggiunta Tridenti, apud Monauni, 181o. Vi
una Lettera d'un celebre profes si aggiunsero: De poenis pecunia
sore sull'Apologia stessa). riis recte adhibendis; accedit
28. Deperduellionis crimine Dissertatio de poena pubblicatio
avertendo liber singularis. Vien nis bonorum; editio altera ab
nae, apud Hraschanzki, 1798. auctore emendata. Tridenti, apud
29. Barbacovi pro celsissimo Monauni, 181o, un vol.
Trident. principe, Diatriba in 57. Epitome delle deduzioni
causa, qua contra illum agitur legali nella causa di successione
in Supremo Imperii Consilio au all'eredità Marzani diretta alla
lico nomine ordinis municipalis. Corte di Giustizia del Diparti
Oppidi, Ripae, 18oi, un vol. mento dell' alto Adige. Trento
5o. De litigatorum mendaciis per Monauni, 181 1, un vol.
coerceadis, Diatriba. – Accedit 58. Scrittura legale in causa
48o
Hipoliti e Pietrapiana. Trento, fragi nei f"civili e crimina
per Monauni, 1811, un vol. li, e Dellade decisione delle cause
59. Deduzione in causa Rossi dubbie. Trento, 1818, un vol.
e Frigeri. Trento, per Battisti, 51. Riflessioni o Massime mo
1812, un vol. rali politiche e letterarie.Trento,
4o. Scrittura diretta alla Corte per Monauni, 1819, un vol. (Un
di Giustizia dell'alto Adige nel secondo volume venne pubblica
giudizio pendente contro France to nel 1825, come vedesi in ap
sco Stefano Bartolommei e Giro presso).
lamo Frigeri. Trento, per Monau 52. Appendice all'opera intito
ni, 1812, un vol. lata: F. V. Barbacovi de mensura
41. Considerazioni per servire poenarum. Verona, dalla società
alla storia delle guerre e del re tipografica, 1819, un vol.
gno di Francesco I, Imp. d'Au 53. Lettera seconda d'un Pro
stria. Trento, per Monauni, 1814, fessore di diritto, in cui si confu
un vol. tano le osservazioni critiche del
42. Opuscoli spettanti alla dott. Bosellini sopra i due libri:
scienza della legislazione. Tren Della pluralità del suffragi ne'
to, per Battisti e Monauni, 1814, giudizii civili e criminali e Della
1815, sei vol. decisione delle cause dubbie. Mi
45. Orazioni e Dissertazioni lano, dalla società tipografica de'
giudiziali. Trento, per Monauni, classici italiani, 182o, un vol.
1814, due vol. 54. Degli argomenti ed indizi
44. De'mezzi di diminuire la ne giudizii criminali, ragiona
moltitudine delle liti. Trento, per mento. Milano, dalla società tipo
Monauni, 1815, un vol. grafica de'classici italiani, 182o
45. De'criminibus avertendis. un vol.
Trento, per Monauni, 1815, un vol. 55. Memorie storiche della cit
46. Demezzi di prevenire la tà e del territorio di Trento.
rivoluzione degli Stati, della du Trento, per Monauni, 1821; un
rata degli stati opulenti e dei vol. (Vedi sotto il secondo volume
grandi imperi, dell'interpretazio stampato posteriormente).
ne delle leggi e della differenza 56. Della necessità della Re
delle pene da imporsi a'delitti ligione alla conservazione ed al
de'nobili e de plebei. Trento, per la felicità delle società umane,
Monauni, 1815, un vol. e degli effetti funesti dell'em
47. Discorso sulla scienza del pietà; discorso cui in oni si ag
fine intor
Governo e della legislazione. giungono: Considerazi
Trento, per Monauni, 1816, un no alla libertà della stampa
volume,
Trento, dall'i. r. tipografia Mo
48. Della decisione delle cau nauni, 1822, un vol.
se dubbie ne giudizii civili. Mi 57. Riflessioni o Massime mo:
lano presso Stella, 1817, un vol. rali politiche e letterarie. Trento,
49. Lettera d'un professore di per Monauni, 1825, un vol.
diritto sopra i due libri l'uno inti 58. Memorie storiche della cit
tolato: Della pluralità de'suffra tà e del territorio di Trento.
gine giudizii civili e criminali, e Parte seconda. Trento, per Mo
l'altro : Della decisione delle
nauni, 1824, un vol.
cause dubbie. Milano, presso Stel 59. Discorso intorno ad alcu
la, 1817, un vol. ne parti della scienza della le
5o. Appendice ai due opuscoli gislazione. Milano, per Giovanni,
intitolati: Della pluralità de'suf Silvestri, 1824, due vol.
481
6o. Osservazioni sopra la for caduta dell'impero Romano in
ma di procedere in giudizio nel Occidente. Discorso. -
le cause de'creditori contro i lo 5. Della sovranità del popolo e
ro debitori, e nelle cause di mi delle diverse forme del civile
nor importanza. Trento, per Mo Governo. Discorso.
nauni 1825, un vol. La copiosa raccolta di essi ma
61. Compendio della storia let noscritti trovasi presso Sua Eccel
teraria d'Italia, opera postuma. lenza Antonio Mazzetti consi
Milano, presso A. F. Stella, 1826, gliere intimo attuale di stato dº
un vol. S. M. I. R., presidente del tri
A queste si vorrebbe aggiun bunale d'appello generale della
gere molte altre d'inedite; ma Lombardia, dell'amicizia del qua
siccome non crediamo che fra es le si teneva molto onorato il N.A.,
se alcuna ve ne sia di rilievo, chè e dalla cui speziale gentilezza il
il Barbacovi non era uomo da chiariss. e benemerito nostro edi
tener in serbo i prodotti mi tore sig. prof. Emilio De Tipal
gliori del suo sapere, così stimia do ebbe una indicazione di tutte
mo conveniente di non riempire le opere del Barbacovi che ci tor
di superfluo queste pagine colla nò utilissima per rintracciarle e
lunghissima nota dei molti mano per ordinare l'elenco che abbia
scritti trovati dopo la morte di mo qui pubblicato.
L. CuccETTI.
lui. Sono di grossi volumi in fo
glio che contengono ordinazioni,
leggi, editti, lettere d'ammini BECELLI (Giulio Cesare ),
strazione, lettere su pubblici affa gentiluomo veronese, nato nel
ri a questo e a quel governo, let i 685 : gesuita; poi con dispensa
tere private ai più dotti della pe del papa, ammogliato. Insegnava
nisola e all'Accademia di scienze privatamente; assisteva alla stam
di Mantova; scritture giudiziali pa de libri, senza cura dell'utile,
d'ogni natura, relazioni, voti, sen sebbene non ricco. Nel 1721 fu
tenze, critiche; atti pubblici ori in Padova uditore del Lazzarini,
f" che risguardano la vita del e ne pianse la morte con un so
autorè, e in ispecialità le brighe, netto che dice com'Arno e Sorga,
le ruggini, le querele di lui col egli derivò nella Brenta (1). Ma il
f" vescovo suo padrone ; Lazzarini era se non artista, uomo
ezioni di diritto; ed altri svariati conscio dell'arte, egli che in
lavori legali che attestano l'atti tuona:
vità del Barbacovi, ma che nulla Sempre mi spiacque il pigro e fred
gioverebbero allo studio. Da tanti do stile
manoscritti distinguiamo mondi Di chi canta d' amore, e amor non
sente.
meno i seguenti che paiono det
tati con più alto proposito, ma Il Becelli fu di parecchie accade
dichiariamo d'ignorarne affatto mie, e sempre nell'accademie re
l'importanza e l'estensione. citava. Morì nel 175o. Molte cose
1. Amenità legali presentate stampò; troppo ignote.
dl severo esame del Tribunale
Nel libro della novella poe
ed alla ricreazione del pubblico. sia (2) scorgesi l'amore non sem
(Colla indicazione della data, i 1 prepotente, ma sempre prudente,
gennaio 181 1).
2. Del vario stato d'Italia e
(1) Rime del Lazzarini, p 445.
delle cagioni che l'hanno prodot (2) Annunziato fin dal 173o con ma
to, dal secolo d'Augusto fino alla nifesto alquanto pomposo. Non è questo
- VoL, VII, 52
482
del nuovo. Loda i novelli generi lazzi di molti, taglia non so che
all'Italia propri, il poema reli alle cavalle del duca di Modena
gioso, il romanzo, la commedia che aveva alla sua brenna tagliata
liberata dalla malizia vile de'ser la coda, ond'è condannato a mor
vi antichi (1), la favola pastorale. te, e non muore, ma scappa a go
Condanna l'imitazione alla fine dersi i nobilmente acquistati da
del secolo diciassettesimo comin nari. Prolisso, leggero e languido;
ciata della letteratura leggiera di e non oscemo ma lubrico in qual
Francia (2): dice che gl'italiani che tratto. Eppure egli aveva
possono più idoneamente giudica condannata come troppo facile in
re gl'ingegni spagnuoli e i fram tali materie la celia (1).
cesi, perchè le varie qualità del due Altro lavoro di simil foggia, e
l" accoppiano id sè (5). Loda notabile, è un canto (2) intitolato
a ricchezza della poesia de'dia la Gazzara, dove alle donne chie
letti (4). Se sia lei o no del so denti qual una qual altra parte di
metto, non sai, il dire ch'egli è bellezza, quella tal parte si rifà
un punto indivisibile. Nella dol di nuovo: ed è fantasia singolare
cezza poetica egli comprende e francamente dipinta. Rime scris
queste tre doti: gentilezza, tene se accademiche, in assai quantità;
rezza, naturalezza. Condanna il e la Psiche, poema in dodici can
Petrarca dell' aver profanata la ti, perduto.
Bibbia (5); ma l'affetto della can L'Ariostista e il Tassista (5), è
zone alla Vergine, ammira (6). commedia che dell' Aristofaneo
La mitologia non ammette se non tiene un poco, perchè ci parlano,
come a far risaltare la grandezza oltre all'Ariosto ed al Tasso, Plu
del vero cristiano (7); nota quelle tone e Proserpina, la serva di lei,
poesie più gradire che più ritrag Caronte, un portinaio, un bidello,
gono i nostri costumi; i costumi e vi si veggono per la palude di
antichi non si poter ben ritrarre, Stige -
libera, ch'è come cogliere un Che già furon poeti, e gli uccellacci
Che facevano versi all'altra vita.
fiore in campo altrui. Loda il
Berni altamente (8); e lo imita
Altri poeti dei giunchi del padu
con libera vivacità nel Gonnella,
poema di dodici canti (9) che le tessono funi, e gli asini glielº
canta un buffone; il quale dopo mangiano, ed essi da capo. Plutº
ne sta per il Tasso, Proserpina
er l'Ariosto; il bidello da ultimº
dunque vezzo moderno. Novell e let li la sentenza d'Eaco e degli
ter. 173o p. 318. 1731. p. 145. altri giudici del luogo, la quale
(1) p. 27. non dà ma
ragione nè aia poeti
questiadula
nº
(2) p. 296. uelli, minaccia
(3) p. 3o2.
(4) p. 216. tori un giogo di ferro infuocato e
(5) p. 147. - sproni avvelenati ne' fianchi. Iº
(6) p. 359. Loda un lirico siciliano scena che novera i difetti dell
Requesens (p. 291 ), e ne reca una
canzone piena d'alti ardimenti.
(7) p. 68. Delle favole usate a di
spregio tratta un ingegnoso discorso (1) Lolostampato
scritto: Zaccaria è non
diverso
dice dal mº"
in che.T.
del signor Paravia.
(8) p. 1 1 o 2 io. IV. Stcr. lett. 172.
(2 Nov. poesia p. Io6. -
(1) p. 87.
(-) p. 193. (1) Lo difese, e se stesso, in una let
(3) Ma quanto è dolce cosa, tera, da me non potuta vedere, a Leliº
Esserne avvinto e stretto ! commediante a Parigi, scritta in unº
Non sa che sia diletto notte e stampata senza saputa sua.
Chi nen intende amor. (2) 1746
(4) Cof ritroso che non consenta (3) Verona 1747. Nov. lett. 1746 P.
Ren sovente 267.
E capriccio, non onestà. (4) Verona 175 ,
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e d'animo sollevare. Vorrebb'egli possedere la suppellettile della i?
che i mobili alla vita del pensiero gua in tutti quanti gli autori, e
specialmente si dessero. Quello non in pochi di quel pochissimi
ch'egli intendeva de mobili di che chiaman aurei; e soverchio
pergamene, noi possiamo inten diceva nelle umanità il mec
dere dei mobili d'intelletto; e il canico esercizio de'versi. Nè le
suo lamento applicare a questo minute avvertenze trascurava
nugolo opaco, sempre più immi egli; che in cosa grave nessuna
mente, di non studiosi che studia circostanza è spregevole. Deside
no e di non dotti che si fanno dot rava posto più cura alla pronun
tori. In questo senso il Becelli ri zia, che è tanta parte dell'espri
pete il detto di Callicle commen mere e del trasfondere in altri il
tato dal Rousseau, che la filosofia è concetto. Belle desiderava le stam
corruttela (1). e de'libri messi iu mano a fan
Disputò, del resto, in lingua la ciulli, che l'occhio n'abbia impres
tina dell'onestà e necessità della sione viva e serena; i"l'impa
filosofia accademica, dell'ottimo zienza dell'apprendere, al parer
i" di filosofia, della vera no del Becelli, viene talvolta da de
iltà e della falsa, delle quistioni licatezza di fibra.
fisiche, del professare il diritto, Distinguendo con troppo pa
se si possa sapere di medicina. La trizia precisione gli uomini de
lezione che raccoglie i detti e fa stimati alla vita contemplativa dai
cezie di san Tommaso, letta in destinati all'attiva, questi voleva
un'accademia, dispiacque, ammaestrati nel disegno, nella ci
Raccolse dal Loche sull'educa fera e stenografia, in lingue varie,
zione cento aforismi, e ci aggiun nella storia moderna, perchè dice
se osservazioni di suo : li tra va dal culto delle memorie anti
dusse dall'inglese; non dal fran che infiammarsi l'amore di patria.
cese com'altri prima di lui. E Ai contemplativi voleva insegna
della educazione della donna dal te le lingue antiche, la scienza
Loche omessa, trattò (2). dei diplomi e del papiri, la genea
Scrisse di suo due dialoghi dera logia, la cronologia, il gius roma
tione puerilium studiorum, e una no, e altre cose di molte. Pro
lettera dell'ammaestramento d'un poneva che parecchie arti o scien
fanciullo; e il Galateo moderno, ze gemelle, s'insegnassero e aiutas
perduto. sero insieme: pensiero fecondo.
E rettamente pensava dell'arte Delle qualità che il Becelli chie
dell'educare egli che il distingue de nello scrittore, ordine, chiarez
re bene le idee reputa " za, grazia, gravità, la seconda e
dell'averne di molte, e afferma l'ultima almeno ad esso non man
non poche cose essere o inutili o camo. Lamentavasi che in Italia i
nocive a sapersi (5); e abbreviato begl' ingegni per modestia te
voleva lo studio della grammatica messero la luce delle stampe; ed
latina (4), e cominciarsi esso stu egli siffatti timori superò, sebbe
dio da brevi sentenze accomodate ne non vano, e desideroso di per
all'età; ma col tempo disteso a fezionare le cose proprie, e a tal fi
ne far viaggi e consultare auto
ri (1). La patria sua, produttrice di
(1) p. 2o. chiari spiriti e delle cose scien
(2) Novelle letter. 1736 p 11 o- 737
p. 1 15.
(3) Retorica I. 6.
(4) Divis. ingegni 59. (.) Pref Nov. pºesia.
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fiſiche calda a matrice (1), l'ono sua biblioteca. Senonchè i venti
rò, defunto, di lodi poetiche e di mila volumi dal Gradenigo raccol
ritratto. ti con amore nel 18o8, per neces
N. ToMMAsso. sità di vendere e per frode del li
braio gli fruttarono neppur la me
GRADENIGO (nob. Giusep tà delle ottantamila lire dovutegli,
rE ), nato in Venezia nel 1758; nel e più, e sen'andarono miseramen
sessantuno, secretario dell'amba te dispersi: sorte oramai comune
sciatore a Costantinopoli, poi se alle italiane ricchezze del pensiero
cretario della straordinaria depu e dell'arte. A lui morto nel venti,
tazione delle arti e della compila il figliuolo degno pose un'iscrizio
trice del codice marittimo; nel ne dettata da Emanuele Cicogna.
settantacinque, secretario del sena Dal settecentrentotto all' otto
to, e del riformatori dello studio cento venti per quante e quanto
di Padova; nell'ottantasette, secre diverse cose passarono gli animi
tario de Dieci: poi degl'Inquisito umani ! E nella vita di quest'uomo
ri di Stato, quando nel novan sei vedere messi accanto un re di
fu in Verona (tristo uffizio) ad al Francia, cacciato di Verona, e le
lontanarne Luigi XVIII; che in iunte Veronesi, la repubblica di
sulle prime irritato, voleva cancel i". e l' accademia della Cru
lare dal Libro d'oro sè e i suoi, e sca, il Dizionario della lingua e il
richiedeva l'armatura “d' Enrico Libro d'oro, l'armatura d' Enrico
lV da donare alla Russia. Morta la quarto e un frate francescano, Co
repubblica, si raccolse il Gradeni stantinopoli e un librajo ladro; la
go negli studi diletti : sotto il do inquisizione, e la riforma degli
minio imperiale nel 18o5 consi studi, la nobiltà di Padova e la de
glier di governo. Nel sei, l'Italico putazione dell'arti, una biblioteca
gli tolse quel posto, dopo proffer ed un regno perduti, il Valsecchi
tagli indarno la direzione della e le cause ottomane, il Goldoni
Polizia: ma lo lasciò della Com e il Farsetti, il Cesarotti ed il Ce
missione giudicatrice delle cause sari; quanti pensieri non desta,
ottomane. Ebbe poi carichi muni questo non casuale miscuglio di
cipali : e interrogato (lodevol co nomi e di cose !
stume), diede in fatto d'ammini A noi piacque nella biografia
strazione pubblica più volte con nostra dar luogo al nome d'uomo
siglio. Questi gli uffizi: ora i me che non compose sonetti nè di
riti . scorsi accademici, ma al migliora
Alla restaurazione dello Studio mento degli studi cooperò non con
di Padova operò sì che la città lo languide condiscendenze e tarde,
creò de' suoi mobili. Coll' Asseman ma con ischietto volere operoso;
ni, coll' Arduino, col Caldani, col che non temè dal migliorare delle
Malacarne, col Marsili, collo Stra istituzioni rovina, che non credet
tico, col Toaldo, col Valsecchi te insegna di buon magistrato la
mantenne commercio di lettere, e ignoranza delle gentili discipline,
col Cesarotti, col Goldoni, col Far nè scudo alla probità la barbarie;
setti, col Morelli e col Cesari. che gli studi ebbe conforto agli
Ebbe il Cesari in dono da lui le ozii inaspettati e dolorosi della pri
giunte alla Crusca del Lombardi, il vata solitudine; che stato nelle
quale aveva lui fatto erede della pubbliche cose, non isdegnò di con
versare riverente co' poveri lette:
rati; che dell'amor suo grande ai
(1) Dialoghi della lingua p 14. libri fa dalla rapacità del servi º
- - 48
mercanti del pensiero tanto vil venne eredità del fratello, ing"
mente rimeritato: onde, non come men forbito, anima non men pu
di secretario degli inquisitori ma ra. Io l'ebbi a maestro ne' primi
come d'uomo immeritamente in anni, severo ma fortemente amo
felice n'abbiamo volentieri tenu roso, parco di parole ma schietto:
to parola. nè col tedio degli studi ingrati e
N. T.
della dura disciplina mai s'infuse
in me disamore per esso. Quella
TOMMASEO (ANTonro). Nato vita solitaria e combattuta da in
di negoziante a Sebenico in Dal dicibili noie, potè e in bene e in
mazia, studiò nel seminario di Spa male sull'animo mio. Lui vedevo,
lato, che diede alla provincia uo rigido osservatore della legge di
mini di modesto valore. La peste povertà, con la quale il savio d'
dell'ottantatre lo cacciò dalla scuola Assisi tentava rigenerare la stirpe
nel lazzeretto, dove il padre accor de giusti, lo vedevo affidare al ca
solo trovò vestito della squallida marlingo il poco danaro occorren
gabbanella degl'infermi o de' so te alla sua colazione e alle elemosi
spetti, e quella pietosa vista acce ne del poverelli, i quali largamen
lerò a lui, severo uomo ma affet te e con pudico rispetto e senza
tuoso, la morte. La madre giovane parole d'ammonizione, non che
allevò nel sudore suo puro i cin di rimprovero, sovveniva. Altra sua
que figliuoli, e Antonio il maggio spesa erano i libri e di sacre lette
re d' età destinava frate nell' ordi re e di profane, doppio conforto in
ne de'Minori. Egli entratovi, poi paese di tal merce non ricco. Del
repugnava; quando la voce autore quaresimale ch'e scrisse, erano
vole d'un frate buono, senza vio pregi l'ardore dello zelo tempera
lenza lo tenne, e gli diede la voca to, ed il senno, e la dizione non
zione, sin'allor dubitata. Certo a elegante, ma nè affettata nè bar
quella voce e dovette non solo la bara mai. E alle parole era sigillo
purità ma la pace della solitaria la santità della vita. Austero con
sua vita: pace che il mondo gli a dolcezza, ilare nella severità, com
vrebbe, se non tolta, contesa. Tro passionevole più che avverso a men
vò nel convento qualch'uomo edu buoni, affabile al popolo, umile
cato in Italia e delle tradizioni e di profonda umiltà. Tutta la sua
degli usi italiani partecipante. Eb vita era un pensier solo: Dio. Chia
be a principale educazione i collo mato a Roma penitenziere illirico
quii d'un dolce e venerato fratel in san Pietro, impedito in sul pri
lo, Tommaso, canonico di Sebe mo dall' ubbidire a quel cenno,
nico, il quale nel collegio illirico languiva di desiderio. Quando la
di Loreto s'imbevve delle italiane sciò la Dalmazia, rammento non i
e delle latine eleganze, e ne lasciò versi che io fanciullo di quattordi
saggi, se non monumenti. Morì ci anni gli recitai fra i singhiozzi
tisico nel fiore degli anni; e Anto e le lagrime soprabbondanti: ram
mio pregò seco al letto della morte mento il meglio, le lagrime. Nè
fino a quegli ultimi istanti, quan più lo rividi. Ma frequenti ebbi le
do la parte umana del dolore so sue lettere in Dalmazia, in Italia,
praffà la divina, e l'angoscia e in Francia; pietose, severe, calde
l'amore non sono più virtù ma d'amore sovrumano, che l'umano
impeto di natura. Il desiderio che non ispegneva, nobilitava. In Ro
questi nutriva di potere innanzi ma scrisse l'opera, Della religio
la morte educare nell'amore del ne considerata ne suoi fonda
bello e del buono un nipote, di menti e nelle sue relazioni colla
o
crocefissi, pregiati inoltre per ana Quattro busti di santi con reli
tomica precisione. quie al Redentore alla Giudecca.
Porgeremo qui in calce l'elenco Dagli intelligenti si attribuisce
delle principali sue opere, tra le pure al Brustoloni il bellissimo
quali primeggiano le due insigni Crocefisso esistente nella sagrestia
tavole di altare che ammiransi nel
di questa chiesa.
la chiesa di s. Pietro, l'una rap
presentante s. Francesco Saverio, BELLUNo
l'altra Gesù spirante sulla croce:
eseguite queste, (dice il suo elogi Nel Tribunale.
sta conte Antonio Agosti, da cui
abbiam desunto queste brevi noti Crocefisso in sala di consiglio.
zie) » sul declinare della sua vegeta
» età, se palesano dall'un canto la Nella chiesa di santo Stefano.
» maturità del senno nella nobiltà
s» della composizione, e nella forza Due angeli che sostengono le
» del sentimento e della espressio lampade. -
Fiorio, Gaetano - - - -
455 Giambatista Baseggio
Flangini, Lodovico . . . . 416 Gianjacopo Fontana
Fontana, Alessandro . -
2 14 Gianjacopo Fontana
Fontanini, Giusto. . . . . 458 Giambatista Baseggio
Frugoni, Carlo Innocenzo. . 44 G. V.
.
.
.
ſ
.
.
5o3
Pagano, Mario. . . . . . . 48 G. V.
Pagnini, Luca Antonio . . . 176 Giuseppe Arcangeli
Paletta, Giovanni Battista , » I 22 D.r M. Asson
Passeroni, Gian Carlo . 277 G. V.
Pasta, Giuseppe . . . Giuseppe
L V. del Chiappa
pp
Petra, card. Vincenzo. .
Pindemonte, Ippolito. . L. Cuccetti
Prandi, Pietro . - -
N. .N
Pulli, Giuseppe - - - -
58o Anonimo
L. V.
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