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Già più volte abbiamo trattato dei "movimenti" 1, ma nella loro va-
rietà e complessità restano da approfondire, esaminare e determinare
molti aspetti. Si pongono infatti su questi movimenti parecchie questio-
ni in attesa di soluzioni opportune e necessarie, relative alla loro vita,
diffusione e azione profonda. Non tutte tali questioni potranno essere
affrontate qui; ne scegliamo per necessità alcune la cui importanza ap-
pare maggiore.
li cristiani che intendono condurre una vita spirituale più profonda; tra
i loro aderenti contano laici, religiosi e sacerdoti, anche diocesani.
Ecclesiali sono giustamente denominati quelli che annoverano e ra-
dunano ogni genere di fedeli, per vivere più pienamente la vita della
Chiesa nel suo mistero, alla luce di vari elementi scelti fra i più impor-
tanti, come la Parola di Dio, la comunione ecclesiale, l'azione comune
anche specifica, il dono e la testimonianza dell'amore divino. Tali ele~
menti appaiono caratterizzanti per ciascuna associazione. Inoltre la
sorprendente diffusione dei movimenti nel mondo intero fa in modo
che essi non appaiano governabili se non dall'autorità della Chiesa
universale, secondo la competenza e la giurisdizione vicaria per cui i
dicasteri della Curia romana giudicano e agiscono.
Alcune novità si debbono precisare. Vi sono movimenti che con-
giungono vari ordini di persone, ma ciascuno autonomo dagli altri, per
poter attuare più facilmente una propria via e azione distinta; ve ne so-
no altri guidati e animati da un gruppo primario. In tali associazioni,
gli altri ordini di persone sembrano dipendere da un primo ordine di-
rettivo, che è di vita consacrata o anche sacerdotale. Una simile figura
è vicina a quella propria di un terz'ordine secolare, in quanto in misura
maggiore o minore ~ diretto o almeno animato da un primo ordine di
regolari. Siffatta configurazione interna del movimento potrebbe in-
durre una diversa competenza dei dicasteri.
Gli elementi strutturali dipendono e sono definiti anzitutto dallo
spirito del movimento. Teoreticamente però sembra più adatta una
struttura autonoma dell'intero movimento, evitando che tutti gli altri
appartenenti dipendano da un gruppo direttivo di vita sacerdotale o
consacrata.
3 Il titolo della Congregazione, troppo lungo, deve essere.adattato meglio alla realtà: Pi~
opportunamente dovrebbe essere: «Congregazione per la vita consacrata », la quale VIta e
Il movimento ecclesiale: questioni attuali 485
sia individuale sia associata in istituti. Le società di vita apostolica, se non sono di vita consa-
crata, meglio e più giustamente dovrebbero dipendere da un altro dicastero, come già avvie-
ne per le società missionarie (Pastor Bonus, art. 90 § 2).
4 AAS 80 (1988) 841-934; vedi p. 865, art. 21 § 1.
organica; mentre nello schema del 1982 era detta incorporazione. Tale
incorporazione per sé viene negata se per sua natura la prelatura è di
chierici, per promuovere una adatta distribuzione dei sacerdoti, o per
sostenere particolari opere pastorali o missionarie per le varie regioni o
per diversi ceti sociali. Una simile definizione o descrizione della prela-
tura la restringe al punto che viene collocata nella prima parte del libro
De Populo Dei, e precisamente dopo il titolo III, De membris sacris seu
de clericis. Tutti questi elementi contraddicono alla natura propria del
movimento ecclesiale nel quale sono radunati tutti gli ordini di perso-
ne, ciascuno con proprio titolo e diritto, e la cui azione apostolica è
universale, non limitata ad attività pastorali, ma adattata a tutti i ceti
sociali.
Poiché esiste una prelatura personale - unica oggi nella Chiesa -
anche se descritta nel Codice, non sembra essere la forma canonica
adatta per la quale i movimenti ecclesiali vedano riconosciuta la loro
identità, che esprima la loro natura e finalità, e una struttura canonica
conveniente alla loro indole e spirito. Sarebbe dunque un grave errore
portare un movimento ecclesiale alla erezione in forma di prelatura
personale.
Vi sono poi anche altri ostacoli e impedimenti da considerare, per-
ché il movimento non diventi prelatura personale: la direzione del-
l'intero movimento sarebbe clericale; l'azione apparirebbe assunta per
contratto, non specifica per dei laici; la spiritualità sarebbe da elabora-
re e da diffondere anzitutto per opere dei chierici e per le loro esigen-
ze; la collaborazione dei laici nella Chiesa sarebbe indiretta, poiché
l'azione del movimento sarebbe anzitutto da associare all'azione pasto-
rale della prelatura e da essa dipenderebbe. Tutte queste ragioni sono
tanto più cogenti nello sconsigliare un movimento ecclesiale ad assu-
mere la forma strutturale della prelatura personale, per cui si compro-
metterebbe il suo carattere proprio, per sé universale, adatto a tutti i fe-
deli cristiani.
Che dire nel caso che i laici, nella prelatura, siano più numerosi dei
chierici? Non è senza pericolo che in essa i chierici siano formati se-
condo modalità adatte più a laici che a ministri sacri; specialmente se
gli aderenti, per diventare sacerdoti, sono prima cooptati e formati co-
me laici, e ricevono la loro azione sacerdotale da svolgere tra i sodali
laici della prelatura senza essere assunti pienamente nel clero secolare
di una diocesi o di altra chiesa particolare equiparata dal diritto alla
diocesi (cc. 368-374).
Si può concludere che la forma di prelatura personale propria nel
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doni dello Spirito. Osservando l'analogia con gli stessi istituti di vita
consacrata, la cosa più oppcJrtuna è che l'ulteriore approvazione sia
per legge riservata alla sola Sede Apostolica, come dispongono i cc.
579, 589, 593 per i nuovi istituti di vita consacrata.
Ma nel c. 312 § 1, 2, si prevede e si dispone un altro riconosciD?-en-
to e approvazione, che spetta alla Conferenza episcopale. Ora i vescovi,
dato il loro numero, difficilmente possono valutare carismi che ignora-
.no, e che dovrebbero conoscere solo in base a una certa relazione orale
o scritta. Ma, come abbiamo già osservato, questo riconoscimento e ap-
provazione del Corpo episcopale non è necessario se il fine del movi-
mento è dall'inizio dichiarato universale. Perché dunque questa carat-
teristica di universalità sia più sollecitamente e meglio conosciuta, è
utile la diffusione del movimento e la sua presenza attiva in varie na-
zioni. Tale soluzione non è un sotterfugio giuridico, ma una via di vita
spirituale e pastorale insieme.
Per concludere, sembra si debbano fissare alcune cose ch.iare: se
l'associazione nasce in una diocesi, dopo il riconoscimento dell'unico e
primo vescovo, esiste e opera di diritto; ma per costituire una sede o
centro in un'altra diocesi ha bisogno del consenso del vescovo del luo-
go, se è pubblica; non ne ha bisogno, invece, se rimane privata pur go-
dendo di personalità giuridica nella diocesi di fondazione. Se per il suo
fine e intenzione deve essere ritenuta universale, bisogna che al più
presto si diffonda in altre nazioni e ottenga l'approvazione della Sede
Apostolica, per cui o diventi associazione pubblica, o sia lodata dalla
stessa Santa Sede; anche in questo caso l'associazione deve essere con-
siderata privata; ma se gode di personalità giuridica in una diocesi, tale
nota giuridica è valida per tutta la Chiesa.
non si evita se non si conserva l'unità del nome, dello spirito, dell'azio-
ne e della direzione generale. Quest'ultima necessità - l'unità della di-
rezione generale - è specifica dei movimenti, e come tale deve essere
rettamente definita e salvaguardata.
esistono convitti del genere, come del resto altrove; gli alunni sono in-
cardinati in qualche diocesi, pur senza essere membri del clero dioce-
sano e partecipi del suo lavoro. Tale incardinazione ad tempus, come si
auspica, rimane fittizia, fino al giorno in cui avverrà normalmente l'in-
cardinazione nella sezione sacerdotale del movimento ecclesiale: cosa
che deve avvenire al più presto.
Sorge un'altra questione: se così numerose sono le vocazioni nei
movimenti ecclesiali, cosa si deve fare per preparare e promuovere il -
clero diocesano? In caso di necessità, senza alcun dubbio dal movi-
mento ecclesiale proverranno sacerdoti che, non essendo religiosi, ma
essendo tuttavia consacrati al Signore con titolo speciale, saranno di
aiuto al vescovo della diocesi, il quale desidera e accoglie tali sacerdoti
come coadiutori, pienamente dedicati a Dio e alla Chiesa. La via per
accoglierli, non sarà diversa da quella che seguono i vescovi che chia-
mano e accolgono ·religiosi a svolgere azione pastorale nelle parrocchie
e in altre opere diocesane. Ad essi si devono applicare per analogia i cc.
680-682.
Nella situazione più recente, si chiariscono meglio alcuni elementi
da tener presenti per la formazione del clero diocesano. Si auspica una
migliore conoscenza dello spirito proprio del clero diocesano, che non
sia una certa dottrina generica sul sacerdozio, ma che esprima ciò che
nella chiesa particolare si vive e si opera, secondo la tradizione della
stessa chiesa locale; tradizione che si deve in ogni caso espressamente
spiegare e concretamente conservare.
Non si può oggi dire che siano venute meno le vocazioni al sacer-
dozio; infatti se ne rileva di giorno in giorno un certo incremento nu-
merico. Si auspica però in ogni diocesi una nuova immagine del pro-
prio clero, e l'instaurazione, in armonia con essa, di una specifica spiri-
tualità adatta, nonché la promozione tra i sacerdoti della fraternità del-
la propria struttura, e una più stretta collaborazione. Spesso si auspica-
va già una più solida vita comune tra diversi sacerdoti, con l'onere di
curare in solido, secondo il c. 517 § 1, le parrocchie, sotto la guida di
un moderatore che diriga l'azione comune e ne risponda al vescovo.
Ma una vita vissuta in comune nel senso del c. 280 talvolta manca; per
attuarla tra sacerdoti non basta essere nominati ad un medesimo lavo-
ro apostolico: è necessaria una formazione previa a condurre tale vita
comune; formazione che rimane spesso esterna e vuota, se non si colti-
va uno spirito proprio già nella fase della prima formazione, e se in tut-
ta la diocesi non sia presente una mentalità diffusa circa la natura e
l'utilità di questa vita comune.
494 /ean Beyer
(continua)
* Lo studio qui pubblicato è apparso in lingua latina in "Periodica", rivista della Pontifi-
cia Università Gregoriana, 78 (1989) 437-452. Nostra versione italiana riveduta dall'autore.
ANGELO BONEITI
LE GIOIE DI MARIA
pp. 40 . L. 3.000
La pietà cristiana celebra da secoli i 'Misteri' della vita del Signore nel
pio esercizio ·del Rosario, nella articolazione tripartita dei Misteri gaudiosi,
Misteri dolorosi, Misteri gloriosi.
La stessa devozione cristiana, legata soprattutto ad alcuni Ordini religio-
si (come i Servi di Maria), conosce e celebra, accanto al Rosario, i medesi·
mi misteri della vita del Signore in comunione con Maria nella pia pratica
dei 'Sette dolori' e delle 'Sette allegrezze' della Beata Vergine.
Questo sussidio - illustrato con bozzetti originali a colori di don L. Sal-
vetti - ripropone in chiave biblico-liturgica la Via gaudii della Madre del
Signore.
Il testo è arricchito da stralci della esortazione apostolica Gaudete in
Domino di Paolo VI.
***
Lo studio si articola in quattro parti: Norme comuni a tutti gli istituti di
vita consacrata; Cli istituti religiosi; Cli istituti secolari; Le società di vita
apostolica. La consistente appendice presenta documenti e tavole com-
parative.
In una puntuale introduzione generale l'a. spiega la scelta del titolo
dato al lavoro e conferma le critiche già pubblicate negli anni precedenti
alla promulgazione del Codice circa la struttura del secondo libro e l'in-
certa nomenclatura riservata agli istituti di vita consacrata.
Non manca di sottolineare, pur nel faticoso travaglio della elaborazio-
ne dei canoni, i risultati positivi della normativa codiciale: «Una cosa è
certa: il diritto della vita consacrata nel Codice può essere ritenuto fedele
A proposito di sviluppi dottrinali
circa gli Istituti Secolari
GIOVANNI BEYER
2 Cfr. Secolarità e vita consacrata, Ed. Ancora Milano, 1966, pag. 424.
3 Ibidem, pag. 428. -
A proposito di sviluppi dottrinali circa gli Istituti Secolari 91
4 In G. Escudero - Gli Istituti Secolari, Ed. Ancora Milano, 1957, pag. 392.
92 VITA CONSACRATA / 2