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© EDIZIONI il capitello
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Roy Lichtenstein,
Riflessioni su una
ragazza, 1990.
considerata un’età con caratteristiche specifiche; un periodo in cui l’individuo costruisce, non sen-
za fatica, la propria personalità, la propria visione del mondo, e vuole farlo in modo sempre più
autonomo, senza dover sottostare agli esempi ereditati dagli adulti.
il romanzo di formazione
Proprio nel Settecento nasce in Germania il romanzo di formazione, in tedesco Bildungsroman,
che racconta il processo di maturazione e le vicende attraverso le quali avviene l’inserimento e
l’integrazione di un giovane nella società. Ostacoli di ogni genere mettono alla prova le capacità
e temprano il carattere dei giovani protagonisti, pronti alla fine a entrare a pieno diritto nel mondo
degli adulti.
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Anche alcuni romanzi italiani risentono dell’influenza di questo tipo di romanzo: nei Promessi spo-
si di Manzoni il personaggio di Renzo affronta una serie di peripezie, alla fine delle quali riconosce
i propri errori e afferma di avere imparato come comportarsi.
La letteratura attraverso il romanzo di formazione esprime la consapevolezza del ruolo attivo dei
giovani, ma anche la necessità di integrarli all’interno del tessuto sociale.
Il romanzo di formazione vero e proprio finisce già nell’Ottocento, ma lascia in eredità una
tradizione narrativa in cui protagonisti giovani sono messi di fronte a una serie di difficoltà e di
scelte, attraverso le quali affrontano le proprie paure, e superano quella che lo scrittore Joseph
Conrad chiamò la linea d’ombra, la linea immaginaria che separa la giovinezza dalla maturità.
eroi o ribelli
Nella narrativa dell’Ottocento la ribellione al mondo degli adulti e la difficile ricerca dell’identità e
della libertà individuali, che nel romanzo settecentesco venivano alla fine risolte con l’integrazione
nella società, attraverso il lavoro o il matrimonio, diventano condizioni esistenziali. I giovani rap-
presentano nel romanzo ottocentesco l’idea della modernità, con tutte le sue illusioni, ma anche
con le difficoltà e le disillusioni che essa comporta.
La speranza nel cambiamento, la possibilità di sfuggire a un destino immutabile, ereditato con l’ap-
partenenza familiare, si scontrano infatti con una società ancorata alle tradizioni e al passato; la figura
del giovane in letteratura finisce così per coincidere con alcuni tipi, come l’eroe o il ribelle, che
lottano per realizzare speranze, ideali, ma che portano scompiglio nell’ordine sociale. Nel romanzo
Il rosso e il nero, dello scrittore francese Stendhal, il giovane protagonista è costretto a nascondere
la sua vera natura se vuole essere accettato nel mondo dell’alta società, in cui la sua professione lo
porta a vivere; ma non riuscirà a reprimere fino in fondo l’odio per le disuguaglianze sociali, e il suo
tentativo di vivere in un mondo che non è quello in cui è nato si concluderà con un tragico fallimento.
Se nel romanzo di formazione il protagonista arrivava a un compromesso tra le proprie aspirazioni
e i doveri che la società gli imponeva, nel romanzo ottocentesco la lotta dei giovani per affermare
se stessi può portare a una sconfitta.
Nel romanzo I Malavoglia (1881) di Giovanni Verga, ’Ntoni, uno dei protagonisti, entra in conflitto
con il mondo in cui vive; arriva a comprendere chi sia e che cosa voglia veramente, ma il suo per-
corso di formazione si conclude con l’esclusione dal mondo al quale apparteneva.
Tommaso Minardi,
Autoritratto nella soffitta,
particolare, 1813.
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i giovani d’oggi
La narrativa del Novecento ha parlato dei gio-
vani soprattutto per sottolinearne il disagio, le
difficoltà, le ansie, la solitudine, caratteristiche
dell’età giovanile.
Holden Caulfield, protagonista del romanzo Il
giovane Holden (1951), dello scrittore statuni-
tense Jerome David Salinger, è diventato il pro-
totipo di una gioventù che avverte con grande
sensibilità il proprio disagio esistenziale senza
trovare vie d’uscita.
A differanza di quelli del romanzo dell’Ottocen-
to, molti protagonisti dei romanzi del Novecen-
to appaiono assai meno disponibili a sottomet-
tersi alla società in cui vivono; essi esprimono
sfiducia nel mondo degli adulti, ma anche rab-
bia, e una voglia di cambiare che comporta la
ricerca di modi di vita alternativi.
Le speranze di Jacques Cormery, protagonista
del romanzo di Albert Camus Il primo uomo,
non sono diverse da quelle di John Grady, prota-
gonista di Cavalli selvaggi dello scrittore ameri- Farfield Porter, Stephie e Kathy, 1963.
cano Cormac McCarthy: entrambi, pur vivendo
in luoghi totalmente diversi, esprimono fiducia
nelle proprie forze e nel futuro che li aspetta.
I giovani contemporanei sono spesso raccontati da scrittori giovani, che conoscono «dal di den-
tro» le loro problematiche, e ne condividono il modo di vivere e di pensare. Ma i giovani amano
più che mai anche raccontarsi in prima persona, come testimoniano i numerosissimi blog in cui
essi si osservano, si descrivono, mostrano di scoprire da soli la realtà e tracciano i confini di un
mondo nettamente separato da quello degli adulti.
Nei racconti e nei romanzi contemporanei i giovani sono spesso rappresentati e si rappresentano
in una dimensione molto quotidiana, nella quale vivono una sorta di eterno presente senza la
prospettiva di una vita futura da adulti. La condizione di adulto viene rifiutata in quanto, in una
visione pessimistica della realtà, viene fatta coincidere con gli aspetti negativi della società con-
temporanea; l’adulto non costituisce più un modello, perché portatore di valori e di stili di vita
che i giovani non condividono, come avviene per Zero, uno dei protagonisti di Un giorno perfetto
(2005) di Melania Mazzucco.
I personaggi giovani sembrano così vivere in una dimensione fortemente individualistica, in cui
largo spazio hanno i sentimenti, le esperienze sessuali, il vissuto interiore, le relazioni con gli amici.
Il linguaggio adottato in questi romanzi riproduce spesso mimeticamente certi parlati giovanili:
piuttosto poveri lessicalmente, ripetitivi, allusivi più che esplicativi, ma capaci di riproporre effica-
cemente il mondo interiore dei ragazzi.
Attraverso i personaggi giovani gli scrittori hanno spesso denunciato e denunciano le storture e
le contraddizioni di un’epoca e di una società. I giovani sembrano infatti avvertire con maggiore
intensità i problemi del mondo in cui vivono, che gli adulti tendono a risolvere attraverso l’adegua-
mento e il compromesso, e che risultano invece insopportabili per chi ancora non ha rinunciato, o
non vuole rinunciare, ai propri sogni e ai propri progetti di vita.
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uN teStO SpiegatO
Giovanni verga
’NToNI MALAVoGLIA
I Malavoglia, 1881
Nel romanzo I Malavoglia, verga, uno dei maggiori scrittori italiani dell’ottocento, rac-
conta la storia di una famiglia di pescatori siciliani. I Malavoglia, onesti e instancabili
lavoratori, cercano di migliorare la loro situazione economica dedicandosi al commercio.
Ma una tempesta in mare distrugge ogni possibilità di miglioramento: la morte del capo-
famiglia Bastianazzo e la perdita della barca con il suo carico li costringono a lavorare
duramente per anni per poter vivere e pagare i debiti che hanno contratto.
Nel brano sono messi a confronto due mondi e due modi di pensare: quello del nonno,
Padron ’Ntoni, un vecchio pescatore, e quello del nipote ’Ntoni, sempre più insofferente
a una vita priva di ogni prospettiva per il futuro.
Una volta ’Ntoni Malavoglia, andando gironi pel paese, aveva visto due
giovanotti che s’erano imbarcati qualche anno prima a Riposto1, a cercar
fortuna, e tornavano da Trieste, o da Alessandria d’Egitto, insomma da
lontano, e spendevano e spandevano2 all’osteria meglio di compare Naso,
o di padron Cipolla; si mettevano a cavalcioni sul desco3; dicevano delle
barzellette alle ragazze, e avevano dei fazzoletti di seta in ogni tasca del
giubbone; sicché il paese era in rivoluzione per loro.
’Ntoni, quando la sera tornava a casa, non trovava altro che le donne, le
quali mutavano la salamoia4 nei barilotti, e cianciavano in crocchio5 colle
10 vicine, sedute sui sassi; e intanto ingannavano il tempo a contare storie e
indovinelli, buoni pei ragazzi, i quali stavano a sentire con tanto d’occhi
intontiti dal sonno. Padron ’Ntoni ascoltava anche lui, tenendo d’occhio lo
scolare della salamoia, e approvava col capo quelli che contavano le storie
più belle, e i ragazzi che mostravano di aver giudizio come i grandi nello
spiegare gli indovinelli.
– La storia buona, disse allora ’Ntoni, è quella dei forestieri che sono
arrivati oggi, con dei fazzoletti di seta che non par vero; e i denari non li
guardano cogli occhi, quando li tirano fuori dal taschino. Hanno visto
mezzo mondo, dice, che Trezza ed Aci Castello6 messe insieme, sono nulla
20 in paragone. Questo l’ho visto anch’io; e laggiù la gente passa il tempo a
scialarsi7 tutto il giorno, invece di stare a salare le acciughe; e le donne,
1. Riposto: località sul mare a nord di Catania, do il liquido formatosi viene scolato, le ac-
verso Taormina. ciughe sono pronte per essere messe nei vasi
2. spandevano: sperperavano; compare Naso a strati, e ricoperte di salamoia (una soluzio-
è il macellaio, mentre padron fortunato Ci- ne satura di cloruro di sodio); le acciughe
polla è proprietario di molti terreni e della vengono poi coperte e pressate con un peso,
barca su cui vanno a lavorare i Malavoglia in genere una pietra di mare.
dopo che la loro imbarcazione è affondata 5. cianciavano in crocchio: chiacchieravano in
per la tempesta; sono quindi esponenti della cerchio di cose di poca importanza.
classe benestante del paese. 6. Trezza ed Aci Castello: due villaggi vicino
3. desco: tavolo. Catania.
4. salamoia: le acciughe pulite per esser con- 7. scialarsi: fare una vita comoda, spendendo
servate vengono spolverate di sale grosso in denaro senza risparmio.
modo da far uscire il sangue rimasto; quan-
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8. Madonna dell’Ognina: ognina era un pa- una costruzione dialettale, propria del par-
esino tra Aci Trezza e Catania, di cui oggi lato, nella quale viene ripetuto due volte il
costituisce un quartiere. soggetto.
9. E’ … Cipolla: c’è stato anche lui, il nonno di 10. senza sugo: prive di idee, di veri contenuti;
compare Cipolla. E’ sta per ei, cioè «egli»; è inutili.
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11. basto: bardatura che serve ad assicurare il 13. ci arrabattiamo: ci sforziamo; i Malavoglia
carico sugli animali da soma; Alfio Mosca lavorano per ricomperare la casa e fare la
è un giovane carrettiere, vicino di casa dei dote per Mena e Lia, le due sorelle di ’Ntoni.
Malavoglia. La dote era l’insieme dei beni che la moglie
12. «Chi va … zoppica»: chi va con gli zoppi, doveva portare al marito al momento del
entro l’anno zoppica pure lui; è una varian- matrimonio; in Italia è stata definita per
te del proverbio «Chi va con lo zoppo impa- legge sino al 1975.
ra a zoppicare».
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14. bindolo: macchina, generalmente azionata come se questi fosse il nonno di ’Ntoni, men-
da animali, che serviva per attingere acqua tre ne è il bisnonno.
ai pozzi. 16. era … aveva: la forma in -a per la prima
15. tuo nonno: Padron ’Ntoni, da quando è mor- persona singolare dell’imperfetto oggi non
to il figlio Bastianazzo, si considera il padre si usa più.
di ’Ntoni; per questo parla del proprio padre 17. dava la poppa: allattava.
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per non fare deviare la barca e si metteva le mani sotto le ascelle, a guardare
lontano, dove finiva il mare, e c’erano quelle grosse città dove non si faceva
altro che spassarsi e non far nulla; o pensava a quei due marinai ch’erano
tornati di laggiù, ed ora se n’erano già andati da un pezzo; ma gli pareva che
non avessero a far altro che andar gironi pel mondo, da un’osteria all’altra,
a spendere i denari che avevano in tasca. La sera, i suoi parenti, dopo aver
messo a sesto18 la barca e gli attrezzi, per non vedergli quel muso lungo, lo
lasciavano andare a gironzolare come un cagnaccio, senza un soldo in tasca.
160 – Che hai, ’Ntoni? gli diceva la Longa guardandolo timidamente nel viso,
cogli occhi lustri19 di lagrime; perché la poveretta indovinava quel che avesse.
– Dimmelo a me che son tua madre! Egli non rispondeva; o rispondeva che
non aveva niente. E infine glielo disse cosa aveva, che il nonno e tutti gli altri
ne volevano la pelle di lui, e non ne poteva più. Voleva andare a cercarsi la
fortuna, come tutti gli altri.
G. Verga, I Malavoglia, Mondadori, Milano 2004
18. messo a sesto: risistemato, ordinato. 19. lustri: lucidi, bagnati dalle lacrime.
r aCCOgliamO le iDee
IL TEMA IL PROTAgONISTA
Giovanni Verga nel romanzo I Malavoglia affer- Unico a voler sfuggire a questa logica è ’Ntoni,
ma i valori della tradizione e mostra i pericoli che buono in fondo, ma con poca voglia di lavorare e
il desiderio di cambiare comporta. Quello di Aci la voglia invece di cambiare, di andare via da un
Trezza appare come un mondo statico, in cui il luogo in cui un giovane può solo ripercorrere le
cambiamento non significa possibilità di miglio- stesse strade percorse dai vecchi.
rare o rinnovare, ma è solo origine di sventura. In ’Ntoni esprime un’insofferenza giovanile verso
un mondo come questo i giovani o si adeguano o il dovere e verso la fatica del lavoro, ma, incon-
sono destinati al fallimento. sapevolmente, anche la percezione di una realtà
Tema del brano è proprio il contrasto tra la fe- in cui chi lavora non vedrà mai davvero ricom-
deltà ai valori e il desiderio di infrangerli, di pensata la propria fatica. La consapevolezza di
trovare una strada diversa. Espressione di questo un’esistenza diversa, percepita quando era a Na-
contrasto sono Padron ’Ntoni, il patriarca della poli per il servizio militare, e rafforzata dagli at-
famiglia, e il giovane ’Ntoni, che il lettore conosce teggiamenti di quei coetanei che hanno fatto for-
attraverso i loro comportamenti e le loro parole. tuna, alimentano la sua smania di cambiamento,
anche se, come spesso accade nei giovani, ’Ntoni
L’AMbIENTE
non sa esattamente che cosa vuole. Ricchezza non
Il brano inizia con una rappresentazione quasi
significa per lui poter avere delle cose (riesce solo
teatrale: in cerchio per la salatura delle acciughe,
a immaginare di mangiare meglio): la ricchezza è
i ragazzi chiacchierano, giocano agli indovinel-
per lui solo la possibilità di non lavorare.
li mentre il nonno ne osserva le parole e i gesti.
Il suo desiderio di fuga si infrangerà contro le dif-
Sono gesti e parole che si ripetono uguali negli
ficoltà e l’incapacità di un cambiamento ed egli
anni, così come la vita degli abitanti di Aci Trez-
rimarrà uno sradicato, impossibilitato a vivere
za, scandita da ritmi e abitudini secolari. Gli
nel proprio paese, dal quale sarà costretto ad an-
stessi proverbi con cui padron ’Ntoni condisce i
darsene, proprio quando avrà compreso e condi-
suoi discorsi connotano una realtà immutabile,
viso quei valori che invano il nonno aveva cercato
e quindi definibile attraverso sentenze che non
di trasmettergli.
hanno tempo.
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Cormac McCarthy
DIECIMILA MoNDI DA SCEGLIERE
Cavalli selvaggi, 1992 Lingua originale inglese
Ambientato nel 1949 nei territori di confine tra il Texas e il Messico, Cavalli selvaggi rac-
conta la storia di John Grady Cole. John cresce con il nonno nel ranch di famiglia, mentre
i suoi genitori vivono ciascuno la propria vita: la madre fa l’attrice di teatro, il padre il
giocatore d’azzardo. Alla morte del nonno John vorrebbe continuare a vivere e lavorare nel
ranch, che la madre decide però di vendere. John sceglie allora di abbandonare la scuola e
di andare con l’amico Rawlins verso il Messico, dove potrà mettere a frutto la sua passione
per i cavalli. Ha solo sedici anni.
Del tutto particolare è lo stile di McCarthy, che affida la narrazione della storia quasi
esclusivamente alle parole dei personaggi.
La sera era quasi tiepida. Lui e Rawlins, sdraiati sulla strada, sentivano
il calore dell’asfalto contro la schiena e guardavano le stelle cadere dal
lungo pendio nero del firmamento. In lontananza sentirono sbattere una
porta. Il richiamo di una voce. L’ululato di un coyote1 proveniente dalle
colline s’interruppe, poi riprese.
Qualcuno ti chiama?
È probabile, disse Rawlins.
Rimasero distesi sull’asfalto a braccia e gambe aperte come prigionieri
in attesa di essere processati all’alba.
10 L’hai detto a tuo padre? chiese Rawlins.
No.
Hai intenzione di farlo?
A che servirebbe?
Quand’è che dovete smammare?
Chiudiamo il primo di giugno. á La vendita del ranch è
Potresti aspettare fino allora. ormai conclusa e John
deve lasciare la casa.
A che pro?
Rawlins mise il tacco di uno stivale sulla punta dell’altro. Come se vo- á La fuga del padre di
lesse misurare il cielo col piede. Mio padre è scappato di casa a quindici Rawlins ha determinato
la nascita del ragazzo;
20 anni. Altrimenti sarei nato in Alabama2 . la mamma è infatti di
Non saresti nato affatto. San Angelo in Texas e
Cosa te lo fa pensare? se il padre non avesse
lasciato l’Alabama
Tua madre è di San Angelo e tuo padre non l’avrebbe mai incontrata. non si sarebbero mai
Ne avrebbe incontrata un’altra. incontrati.
E lei avrebbe incontrato un altro.
E allora?
E allora tu non saresti nato. Non vedo perché. Sarei nato da qualche
altra parte. In che modo?
Perché no?
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Analizzare e comprendere
1. Suddividi il brano in nuclei narrativi. Individua:
— quali personaggi compaiono in ogni nucleo;
— dove si svolge l’azione.
2. Quali informazioni sul carattere di John emergono in ciascun nucleo narrativo?
3. Rawlins nella narrazione svolge un doppio ruolo: uno sul piano della storia e uno sul piano del raccon-
to. Sai distinguerli e spiegarli?
4. Quali elementi caratterizzano la prateria?
• A quale luogo viene contrapposta?
• Quali sono gli elementi di contrapposizione?
5. Individua come vengono riportate le parole dei personaggi.
• Quale ruolo svolgono i dialoghi nella narrazione?
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Riflettere
6. La conclusione del brano che cosa dice sul modo con cui i due ragazzi affrontano il loro futuro?
7. La prateria non è solo il luogo verso il quale i due amici si dirigono, ma, proprio per le sue caratteristi-
che, ha un forte significato simbolico. Prova a spiegare qual è.
8. Rawlins e John affrontano nella loro conversazione un problema complesso: la casualità della nascita
di ciascuno di noi. Quali sono le loro opinioni in proposito?
• Qual è la tua opinione su questo argomento? Sei d’accordo con John o con Rawlins?
9. Avere come John diecimila mondi da scegliere davanti a sé è secondo te una sensazione esaltante o
inquietante? Motiva la tua risposta.
10. La scrittura di McCarthy è scarna, fatta di frasi brevi, di affermazioni essenziali. Quali effetti ottiene
secondo te? Puoi indicare due opzioni.
Crea un’atmosfera di solitudine
Mette al centro le parole dei personaggi
Dà un senso di vuoto
Rende più difficile la comprensione
Sembra che non dica nulla
Rende scorrevole la narrazione
Lascia spazio all’immaginazione del lettore
.................................................................
Ti piace questo modo di raccontare? Spiega la tua risposta.
Scrivere
11. Scrivi un testo argomentativo di 200 parole sul seguente argomento: «Il futuro di John si presenta
quanto mai oscuro. E il tuo?».
Qualche spunto: quale idea hai del tuo futuro? Hai già dei progetti definiti o come i due personaggi ti
senti aperto a ogni possibilità che ti verrà incontro?
IT TO RI
SCR E&T TORI
L MCCARThY: LA «fRONTIERA»
Cormac McCarthy (nella foto) è uno dei maggio- quel misto di coraggio
ri scrittori contemporanei degli Stati Uniti. Nei e di incoscienza che
tre romanzi che costituiscono la Trilogia della consente ai giovani di
frontiera racconta la storia di John Grady Cole, avventurarsi verso il
dalla sua fuga da casa alla vita in un ranch dove loro futuro.
si allevano cavalli sino alla tragica morte. L’au- Nel brano emerge il mondo interiore dei perso-
tore mette i suoi protagonisti a contatto diretto naggi. McCarthy riesce a far percepire al letto-
con i grandi spazi americani, senza precisi punti re i silenzi di cui sono fatti i dialoghi. Le poche
di riferimento che non siano quelli che ciascu- parole, semplici ed essenziali, come dice John,
no di loro porta dentro di sé: ognuno costruisce «non sono solo parole»: insieme costruiscono la
il proprio carattere nell’incontro-scontro con fisionomia dei personaggi, e ciascuna scandi-
quella natura e con gli uomini che la condivido- sce il percorso interiore attraverso il quale essi
no, ognuno cerca con la propria vita di costruire faticosamente si confrontano con la realtà. Nel
nel modo migliore la storia del mondo. L’imma- dialogo apparentemente sconclusionato tra John
gine che conclude il brano sottolinea il contrasto e Rawlins sulle proprie origini il lettore intuisce
tra lo sconfinato spazio della prateria e la picco- lo sgomento di chi, giovanissimo, si accosta alle
lezza dei due ragazzi, un contrasto affrontato con domande che mettono in gioco la sua esistenza.
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Melania Mazzucco
ZERo
Un giorno perfetto, 2005
Melania Mazzucco racconta, ora dopo ora, una giornata di due famiglie, quella dell’onorevole
Elio Fioravanti e quella di Antonio Buonocore, il poliziotto che gli fa da scorta. La storia è
ambientata in una Roma contemporanea, in cui il lettore riconosce fatti e situazioni che
appartengono al mondo di oggi.
Aris Fioravanti, Zero, frequenta l’università, partecipa alle attività di un centro sociale con
un gruppo di amici con cui vive, perché è in rotta con il padre. Padre e figlio si detestano
reciprocamente: ognuno non accetta il modo di vita dell’altro. L’onorevole Fioravanti è un
uomo che ha fatto carriera in politica e negli affari con metodi non sempre corretti. Aris
invece è un contestatore che sogna un mondo diverso, privo di ipocrisie. Liberarsi di un padre
così ingombrante non è però facile.
Il professor ferrante cominciò gli esami alle dieci e mezzo, un’ora dopo
il previsto. Gli studenti iscritti – più di duecento – giacevano in posture1
scomposte sulle panche del corridoio. Alcuni fumavano, altri compulsa-
vano2 disperatamente le dispense, perché uno degli esaminati, uscendo,
aveva assicurato che il ricercatore-portaborse3 del professore da tempo
immemorabile, ormai incanutito nella frustrante attesa di una cattedra –
non faceva domande sui testi, ma solo sulle dispense4 del seminario da lui
tenuto e che nessuno aveva frequentato. Una ragazza masticava una gom-
ma americana fissando il muro grigio topo davanti a sé, come se cercasse
10 di ricavare le nozioni che non aveva avuto il tempo di imparare. Zero era á Zero è il nome che Aris
affacciato alla finestra e fissava la temibile Minerva scudo-fornita5 che ha scelto per sé come
writer. La sua
oziava nel laghetto dell’università, specchiandosi in un velo d’acqua pu- tag consiste infatti
trida. Seguì l’andirivieni concitato dei promossi e dei bocciati, rilassato nel numero zero.
come se osservasse lo spettacolo dal pianeta Marte. Diritto penale6 era il
suo decimo esame in tre anni: una media accettabile benché non proprio
onorevole. Ma ormai aveva superato la fase del dovere e della rivalsa7 –
era approdato all’indifferenza. Quella mattina superò l’ultimo confine,
e giunse a chiedersi perché accidenti si trovasse qui, e se per caso il ra- á Il narratore riporta
gazzo stralunato che ciondolava nel corridoio della facoltà di giurispru- i pensieri di Zero.
20 denza non fosse il suo sosia. Lui era rimasto nella mansarda affacciata sul
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8. Gazometro: grande edificio di forma cilin- potere costituito, come ad esempio quella
drica usato per conservare e quindi distribu- dello Stato; Barricada in spagnolo significa
ire il gas nei tubi di conduttura. A Roma ce «barricata».
ne sono quattro; oggi non sono più utilizzati, 12. fascismo: in Spagna ci fu un lungo governo
ma fanno parte della fisionomia della città. fascista sotto il generale francisco franco,
9. simboli del nemico: Zero aveva lanciato dal 1939 al 1975, anno in cui franco morì e
una bomba artigianale contro un negozio salì al trono il re Juan Carlos di Borbone.
di una catena di fast-food, considerata da 13. marmaglia: gruppo di persone disprezzabili.
lui un simbolo del mondo capitalista. 14. segni tribali: segni distintivi di apparte-
10. autostima: stima di sé; la grassezza indi- nenza a una tribù, gruppo legato da vincoli
cherebbe in questo caso una mancanza di familiari, culturali, razziali; l’espressione
cura, e quindi di stima, per la propria per- riprende i pensieri dell’assistente che ritiene
sona. l’aspetto di Zero quello tipico di una popo-
11. anarchici … Barricada: gli anarchici sono lazione primitiva.
coloro che aderiscono all’anarchia, un 15. luminare: persona di grande cultura e fama;
movimento nato nell’ottocento che vuole borioso: «molto pieno di sé».
una società basata sulla libertà individua- 16. astrusi: molto complicati e di conseguenza
le dell’individuo ed è contro ogni forma di quasi incomprensibili.
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17. libretto elettronico: libretto su cui vengo- 19. patchouli, caprifoglio e tuberosa: essenze
no segnati i voti presi negli esami, riportati di origine vegetale utilizzate in profumeria.
poi anche elettronicamente. 20. atono: privo di qualsiasi espressione.
18. uditore: qualifica di un magistrato alla sua
prima nomina.
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21. momento consumativo: il Diritto penale di- tro le forze fasciste e naziste durante la Resi-
stingue i reati sulla base della loro durata, ov- stenza, di cui è diventata simbolo.
vero del tempo durante il quale si «consuma» 26. Piacentini: Marcello Piacentini (1881-1960)
il reato; ad esempio il sequestro di persona è fu uno dei maggiori architetti del periodo fa-
un reato permanente, in quanto si protrae per scista; nel 1935 progettò la Città universitaria
un certo periodo, mentre il furto occasionale per l’Università La Sapienza di Roma.
è un reato istantaneo. 27. statisti … Bachelet: Aldo Moro (1916-1978),
22. disquisire: parlare con ottima conoscenza professore di Diritto penale ed esponente
dell’argomento. della Democrazia cristiana, fu più volte Pre-
23. requisizione: sequestro imposto da un’autori- sidente del Consiglio (statista); venne rapito e
tà; Zero ritiene legittimo essersi impossessato ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Il giurista
del francobollo del padre. Vittorio Bachelet (1926-1980) fu professore di
24. non demordeva: non rinunciava. Diritto amministrativo in varie università ed
25. Bella ciao: canzone popolare ottocentesca esponente della Democrazia cristiana; venne
cantata dai partigiani che combattevano con- ucciso in un attentato dalle Brigate Rosse.
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28. rolex: marca di orologi di pregio, che è di- 29. saccente: che ostenta il proprio sapere.
ventata sinonimo di un orologio costoso, 30. emaciato: molto magro.
distintivo di un alto ceto sociale.
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31. partigiano: il professore ritiene che Zero vuole indicare giornali che si occupano di
sia un nostalgico del movimento della Re- argomenti futili.
sistenza, visto che ne ha scelto la canzone 34. reietto: chi viene escluso dalla comunità
come suoneria per il cellulare. civile.
32. lucrosi: che consentono di guadagnare mol- 35. ignominia: vergogna.
to denaro. 36. veterocomunisti: coloro che si rifanno a
33. mensili patinati: riviste a cadenza mensile idee e modelli ormai superati del comuni-
stampate su carta lucida; l’espressione con- smo anni Cinquanta.
tiene una connotazione negativa in quanto
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37. marketing: attività che si occupa di far co- voto per un esame difficile; viene definito
noscere e di vendere un determinato prodot- di compromesso perché concilia la volontà
to; una multinazionale è una grande società del professore di punire lo studente per il
con attività produttive e di vendita in tutte le telefonino acceso con quella di valutarlo
parti del mondo. positivamente per l’esame sostenuto.
38. apologia: esaltazione e propaganda. 40. mafioso: di complicità; il professore vuole
39. un onesto ventisei di compromesso: i voti far capire che il voto è frutto della sua ami-
all’università vengono dati in trentesimi cizia con il padre di Zero, dal quale si aspet-
e ventisei può essere considerato un buon ta qualcosa in cambio.
Analizzare e comprendere
1. Individua i nuclei narrativi.
• Quali aspetti del carattere di Zero emergono in ciascun nucleo?
2. Con quali tecniche vengono riportati i pensieri dei personaggi?
3. Come mai il professor Ferrante conosce il padre di Zero?
• Che cosa pensa di lui?
4. Che cosa pensa Ferrante di Zero?
5. Per quali motivi il professore decide di dare a Zero un buon voto?
6. Individua i tratti che costituiscono il personaggio di Zero.
Riflettere
7. Perché Zero continua a dare esami all’università?
• Qual è la sua idea della legge?
8. Spiega che cosa significa: Aris non desiderava diventare niente. Ma essere qualcosa.
• Perché Aris ha scelto come soprannome Zero?
9. In che modo vengono costruiti dal narratore i ritratti di Zero e del professore?
• Sono oggettivi o soggettivi? Spiega la tua risposta.
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Scrivere
12. Scrivi un testo espositivo-argomentativo di 200 parole sul seguente argomento: «Il mondo di Zero».
RIT TORI
SC ET TORI
&
L MELANIA MAZZUCCO
E L’ITALIA CONTEMPORANEA
© EDIZIONI il capitello
rea lt à
&
z ione
fin
Sabina Ciuffini
A MANI NUDE NELL’ACQUA
CI PASSAVAMo QUEI LIBRI
«la Repubblica», 2006
Il 4 novembre 1966 una terribile alluvione colpì Firenze. L’Arno uscì dagli argini e invase
la città. Persone di ogni età accorsero da tutto il mondo per salvare le innumerevoli opere
d’arte immerse nell’acqua e ricoperte dal fango; moltissimi furono i ragazzi che in modo
spontaneo e autonomo contribuirono al salvataggio del patrimonio culturale fiorentino.
L’autrice ricorda, quarant’anni dopo, un momento in cui i giovani sono saliti alla ribalta
della cronaca, in un ruolo fortemente positivo, che li pose all’attenzione degli adulti e ne
evidenziò la maturità.
1. inerti: senza capacità di agire, incapaci di 2. aspettativa: periodo di astensione dal lavo-
prendere in mano la situazione. ro, non retribuito.
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Mi chiedo: come avvenne che in poche ore tanti giovani italiani sen sen-
tirono la stessa improrogabile esigenza di essere lì? forse la scuola aveva
fatto un buon lavoro con noi e, al di là di promozioni e bocciature, era
riuscita a formare spirito civico e consapevolezza.
Quando alla fine arrivammo, non ci furono direttive3 speciali, le case
30 dei fiorentini si aprirono per ospitarci, bastava bussare a un portone per
avere un posto per dormire, ci facevano usare il telefono, ci preparavano
un pasto caldo la sera. Spontaneamente si crearono file di ragazzi lunghe
chilometri, che si passavano di mano in mano i libri recuperati.
Sì, i libri, fu quella la missione dei ragazzi. Scendevamo giù nei magazzini
della Biblioteca nazionale con stracci e spugne portati da casa, infilavamo le
mani nel fango per liberare con delicatezza i volumi per una prima ripulitu-
ra, e li passavamo di mano in mano, raccogliendoli all’esterno. E l’emozione
era fortissima e sincronizzata, ricordo concentrazione e silenzio.
Ci davamo il turno ogni cinque o sei ore, chi era dentro passava a lavo-
40 rare all’aperto, cedendo il suo posto in fila nei lunghi corridoi soffocanti e
bui dei sotterranei della biblioteca, invasi dal fango.
Una grande sorpresa fu incontrare migliaia di ragazzi stranieri, così
esotici4 con i loro zaini, i loro jeans e le scarpe da ginnastica. Più svegli,
più liberi di noi ma anche rispettosi dei nostri tesori artistici e poi così
innamorati di firenze.
Noi portavamo golfini e calzettoni, pochissimi sapevano l’inglese
per non parlare del francese e del tedesco, ma ci si capiva benissimo la
sera, intorno ai fuochi, e grande era la nostra riconoscenza verso quei
ragazzi arrivati così da lontano. Un altro mondo dicevo, per noi Lon-
50 dra era la luna.
Era un momento di crescita quello che stavamo vivendo. Avrebbe in-
fluenzato gli anni a venire e contribuito a formare nella mia generazione
l’amore per l’arte e la cultura.
Col passare delle ore e dei giorni l’assenza di aiuti ufficiali si faceva
imbarazzante, ma, per una volta, nella lotta contro il fango gli adulti sem-
bravano superflui. Le pile dei libri recuperati divenivano montagne ordi-
nate e sapevamo che una pagina, anche solo una pagina, poteva essere un
tesoro.
forse sentivamo già avvicinarsi il nuovo disordine del mondo. Di lì a
60 poco saremmo stati travolti dalle contraddizioni del ’68. Quello che era-
vamo andati a cercarci fu uno «stage5 di educazione non formale» che
non produsse titoli di studio ma valori condivisi, e ci è servito per resistere
negli anni che sono seguiti.
S. Ciuffini, in «la Repubblica», 8 ottobre 2006
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r aCCOgliamO le iDee
Giovani volontari portano in salvo le opere danneggiate dall’alluvione, Firenze, novembre 1966.
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vERIFICA FoRMATIvA
Giorgio Scerbanenco
L’UoMo foRTE
Il centodelitti, 1970
Nelle società primitive il passaggio dall’adolescenza all’età adulta era spesso segna-
to da riti di iniziazione, una serie di prove che i ragazzi dovevano superare per poter
entrare nell’età adulta. Anche il protagonista del racconto si mette alla prova: vuole
dimostrare a se stesso e a Lindi, la sua ragazza, di essere un Uomo For te. Il problema è
capire che cosa significhi essere un Uomo Forte e che cosa si possa fare per diventarlo.
Nel racconto brevissimo Scerbanenco, uno scrittore del Novecento italiano, costruisce
con pochi tratti tutto il mondo di un adolescente.
Rubare l’auto era stato come un tuffo nell’acqua gelida: terribile ma rapido, un attimo convulso1
quando aveva aperto la portiera, si era messo al volante, aspettandosi di essere bloccato dall’anti-
furto, e invece niente, l’auto era partita, dolce veloce, e allora i polmoni gli si erano riempiti di
nuovo d’aria, aveva vinto, era stato Uomo forte, e Lindi lo avrebbe visto arrivare con l’auto e
avrebbe capito che era Uomo e forte, e poi non c’era molto di male, in Svezia anche i giovani ricchi
rubavano le auto per fare una scampagnata con la ragazza e la polizia gli dava soltanto una sgrida-
ta, lo aveva letto su quel giornale2 . Ma la trionfale euforia 3 fu breve, scomparve alla vista del primo
vigile: potevano fermarlo e non era mica in Svezia, era a Milano. Poi, al posto dell’appuntamento,
Lindi aveva una faccia così tirata4 , e, appena salita, attaccò a piangere di paura.
10 «Hai visto?» le disse, falso spavaldo, tremante, e il nuovo vigile che oltrepassarono gli dette uno
spasimo5 allo stomaco. «Non piangere. Di che hai paura? facciamo un giro, al ritorno la piantia-
mo per strada».
In Svezia rubavano auto anche i giovani ricchi6, ma lei
continuava a piangere, e la vista di un milite della polizia
stradale lo inchiodò, aggrappato al volante. Dopo un due
chilometri capì che non ce l’avrebbe fatta a tirare avanti.
«Dev’essere l’olio, senti come scalda, questa cretina»,
mentì, d’un tratto ispirato, sperando di esser creduto da
lei, armeggiando e strappando7 col cambio marcia, sinché
20 non furono proprio fermi. «Ma che jella8, scendiamo…».
Corsero fuori dall’auto divenuta un incubo, improv-
visamente felici. Un poco meno lui che non aveva saputo
essere l’Uomo forte che voleva. L'autore al lavoro.
1. un attimo convulso: una frazione di secondo in cui tutto 5. spasimo: contrazione violenta.
accade in modo rapido e scomposto. 6. In Svezia … ricchi: il narratore riporta le parole del protago-
2. aveva … giornale: il narratore riporta i pensieri del ragazzo nista.
così come si affollano nella sua mente. 7. strappando: non inserendo correttamente la marcia.
3. euforia: senso di grande allegria, di esaltazione. 8. jella: sfortuna; è una voce del dialetto romanesco entrata nel
4. tirata: tesa. linguaggio colloquiale; la forma con la j non è più in uso.
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Analizzare e comprendere
1. Individua come vengono riportate le parole e i pensieri del protagonista.
2. Distingui i fatti, le sensazioni, le parole e i pensieri del protagonista e completa la tabella.
Corsero fuori…
Riflettere
6. Che cosa significa per il protagonista essere Uomo e Forte?
• Che cosa significa per te essere Uomo e Forte?
7. La trasgressione delle regole può essere considerata una prova delle proprie capacità?
Sì, perché …
No, perché …
• Quale valore ha agli occhi degli altri?
8. Quale rapporto esiste tra il coraggio e la trasgressione delle regole?
• Secondo te il protagonista ha dato prova di coraggio?
9. Il modo in cui si è conclusa la vicenda rappresenta una sconfitta per il protagonista?
• Secondo te che cosa pensa Lindi del ragazzo?
10. Il narratore intreccia i fatti della storia con i pensieri e le parole del protagonista. Quale aspetto della
vicenda sottolinea con questa tecnica narrativa?
Scrivere
11. Scrivi un testo argomentativo di 150-200 parole sul seguente argomento: «Il valore e il significato
della trasgressione per i ragazzi di oggi».
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libreria
Tra i moltissimi libri che hanno i giovani come protagonisti proponiamo la lettura di alcuni testi dei quali
viene indicato il tema centrale.
sono nato e
Nicolò Ammaniti, Io non ho paura , ma gari vorrete
sapere prima
pa gn ia
di tutto dove
bella prima
che arrivassi
ella
esta sto ria ri e com . Primo, qu
di sentire qu a facevano i miei genito va proprio di parlarne qualcosa di
Piero Grossi, Pugni L’incipit
Se davvero
la
avete voglia
mi a inf an zia schifa e
che cos
Co pp erf ield
n mi
, ma a me no di infarti per uno se dic to mio padre.
io
essi
rattut
com’è stata ate alla david ri gli verrebbero un pa este cose, sop compagnia bella.
Sten Nadolny, La scoperta della lentezza io, e tutte qu
roba mi sec
elle baggian
ca, e soecon
conto. Sono
ito
do, a miei gen tremendamente suscet
tutta la mia
tibili su qu
dannata aut
obiograf ia e
di ridurmi
così a terra
da
ale sul loro rac con tar e tal e, pri ma tutto che lui
troppo person na voglia di metterm
ia itate verso Na raccontato a d. B., con
n ho nessu ma tti che mi sono cap qu el che ho o lur ido buco, e viene
[… ] no cose da di più di qu est il
ò soltanto le ncia. Niente to lontano da ando ci andrò
l il rappOrtO CON il mONDO e CON gli altri Vi racconter ire qui a grattarmi la pa wood, lui. Non è poi tan a casa in macchina qu
dovermene
ven ue. Sta a Ho
lly ompagnerà che arrivano
sui trecento
e quel che seg tim ana. Mi acc gin gilli inglesi o. Mica come
Jane Austen, Emma fra tel lo fin e set di qu ei di, ad ess
è mio ente ogni r. Uno no di sol e libro di
mi praticam appena preso una Jagua sacchi o giù di lì. è pie el formidabil
qui a trovar Ha attromila Ha scritto qu racconti
mo, chi sa. etto come qu stava a casa. bello di quei
mese prossi a uno scherz in piena regola, quando sentito nominare. Il più
Luisa Adorno, Le dorate stanze all ’ora. gl
prima. Era
i è cos
soltan
tat
to un o scr ittore
cas o no n
scosto, se per ragazzino che non vo
l’av ete mai
leva far ved ere a nessuno il
wood, d. B.,
pe sci
a
oli
spu
no rosso
ttanarsi.
pesciolino na a sta a Holly
Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo rac con ti,
era Il pesci
Il
oli no na sco sto. Parla
comprato coi
va di
soldi suo
qu
i.
el
Un a cos a da lascia rti sec co. or
Enrico Brizzi
JACk FRUSCIAN
tE
è USCIto dAL g
RUPPo
LIBRERIA • Narrativ
a, Sezione 3, Unità 3
I giovani
L’incipit
Presto sarebbe vol
ato via pure quello
ma in modo distac stupido febbraio e
cato, come se la sua il vecchio Alex si sen
– a qualcun altro. vita appartenesse – tiva profondamente
Ma non ghignate, sensazione fin tropp infelice
i diciott’anni e in per favore, poiché o tipica e cruda ne
quei giorni il cielo all ’epoca il vecchio convengo
espressività non avr di Bologna era esp Alex non aveva an
este potuto aspettarv ressivo come un blo cora compiuto
che lavano le strade i niente d’esaltante, cco di ghisa sorda
e da quasi due set neppure uno di qu e da simili
nome. tim ane la città giacev ei bei temporaloni def ini
a tramortita sotto tivi
una pioggia esang
ue senza
Qualche brano da ric
ordare
[Le i:] Non me la sento
di metterci insiem
[Lui:] Sono io dispo e […], ma per certi
sto a mettermi cos versi siamo ben olt
quel che mi fa essere cienza e controcos re lo stare insieme.
felice, che mi fa sta cienza sotto le suo […]
sposto. […] r bene, che mi fa rid le delle scarpe e cer
ere, per sentirmi viv care solo
o sul serio? Sì, son
Se niente li avesse o io di-
separati fino al mo
sidente degli Stati mento della partenz
Uniti o come suona a, sarebbe stato com
tacco su disco del re l’attacco di Foxy e Ricky Cunningha
vecchio Hendrix. Lady con la Strato m pre-
tutti i giorni, e per Sì. Il nostro diavol in fiamme ugua le
sempre. o d’un uomo ci avr preciso all ’at-
ebbe creduto. Ci avr
Insomma, a quanto ebbe creduto
ne so dovrei studia
strappare un buon re per strappare un
lavoro che a sua vol titolo di studio che
che cavolo di seren ta mi consenta di str a sua volta mi perme
ità. […] Cioè uno appare abbastanza tta di
dovrei sacrif icare dei fini ultimi è qu soldi per strappare
i momenti di seren esta cavolo di seren una qual-
è che mi trovo cos ità che mi vengono ità martoriata. E all
incontro spontane ora perché
calvo e sovrappeso, ©reEDIZIONI
tretto a sacrif ica
il me diciassetil capitello
tenne felice di oggi
amente lungo la str
ada? La rea ltà
cinquantenne sod po me rig gio a un eventuale
disfatto. me stesso
Il libro in breve
A Bologna, «il miglior
e dei nidi possibili»,
NARRATIVA sez3 4bozza p.338-469.indd 427
ni nella primavera del in una «maestosa sto 17/02/11 10:35
199 ria d’amo