Lodo Mondadori: B.
sul risarcimento di 750 milioni parla di
“rapina a mano armata”. E la sentenza comprata da Previti?y(7HC0D7*KSTKKQ(
Domenica 10 aprile 2011 – Anno 3 – n° 85
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
A LORO NIENTE
Sfilano in decine di migliaia in tutta Italia. Ma sono 4 milioni
i precari, non solo giovani, che gridano ai politici: ci togliete il futuro
di Stefano Feltri
desso diranno che ieri in piaz-
APaese.
za c’era la parte migliore del
Invece nei cortei, dietro
gli striscioni con lo slogan “Il no-
A QUESTI TROPPO
Minzolini, Ferrara e Sgarbi: dalla Rai 25 milioni per tessere
le lodi del Caimano. E i partiti si regalano altri 185 milioni
Da sinistra, Augusto Minzolini,
Giuliano Ferrara e Vittorio Sgarbi
• La metamorfosi - 12
di Stefano Disegni
All’interno pag. I - VIII z
CATTIVERIE
Tremonti: “Sgravi fiscali a chi
investe a Milano”. La
‘ndrangheta: “Bè, grazie!”
(Augusto Rasori www.luttazzi.it)
+#!z![!#!"
www.ilfattoquotidiano.it
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Scene da un patrimonio
di Marco Travaglio
E
ra piuttosto in forma, ieri, il Cainano. Per
l’intera giornata è riuscito a non pronunciare
le parole “culo” e “figa” e a non raccontare
barzellette sui due temi a lui più cari dopo i
soldi. E, a proposito di soldi, è riuscito addirittura a
dire una cosa vera sul caso Mondadori: “È una
rapina a mano armata”. Solo che la mano è la sua e
la rapina l’ha fatta lui. I giudici, regalandogli
gentilmente le attenuanti e dunque la prescrizione,
l’hanno definito il “privato corruttore” della
tangente da 420 milioni di lire (soldi Fininvest) che i
suoi avvocati Previti, Acampora e Pacifico
versarono nel 1991 al giudice Vittorio Metta in
cambio della sentenza che annullava il lodo
Mondadori togliendo il primo gruppo editoriale al
suo legittimo proprietario: Carlo De Benedetti. Lo
afferma la sentenza divenuta definitiva nel 2007 in
Cassazione che condanna tutti gli imputati tranne
lui: “L’attività degli estranei (i tre avvocati tutti
condannati, ndr) nella consegna del compenso
illecito (al giudice condannato, ndr) si sostituisce a
una condotta, che altrimenti sarebbe giocoforza
posta in essere in via diretta dal privato interessato
(Berlusconi, ndr)... La retribuzione del giudice
corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del
corruttore (Berlusconi,ndr)”. La Cassazione stabiliva
poi che la Fininvest deve risarcire a De Benedetti, in
sede civile, “tanto il danno emergente quanto il
stro tempo è adesso, il futuro non amara, mentre si stringe al suo lucro cessante, sotto una molteplicità di profili
di Luca Telese relativi non solo ai costi effettivi di cessione della
aspetta”, c’era semplicemente compagno (precario pure lui):
Mondadori, ma anche ai riflessi della vicenda sul
atia trova la forza di sorridere,
un pezzo d’Italia. Quello più pre-
cario. I numeri non sono quelli Ksi guarda
anche se sorride amarissimo,
la pancia, al sesto mese.
“È una bimba. Avevamo in men-
te un altro nome. Ma dopo quel-
mercato dei titoli azionari”. Perciò due anni fa il
giudice civile Raimondo Mesiano condannò la
delle grandi piazze operaie. A Ro- lo che è successo oggi, dovrò Fininvest e B., i rapinatori, a rimborsare l’Ingegnere
ma 30 mila persone. pag. 4 - 5 z Sorride di nuovo, ancora più chiamarla... Precaria”. pag. 5 z rapinato con 750 milioni di euro. Ieri, non contento
del linciaggio operato dai telemanganelli di Canale
5, il premier è tornato a minacciare Mesiano: “A
Milano c’è un giudice, di cui potrei dire molto, che
ha formulato un risarcimento di 750 milioni per la
tessera numero 1 del Pd, De Benedetti”. In attesa
del nuovo scoop sul giudice dal calzini turchesi
(Canale 5 deve aver scoperto il colore dei suoi
boxer), tutti dovrebbero sapere che quando
l’Ingegnere fu scippato della Mondadori il Pd non
esisteva e mancavano tre anni alla discesa in campo
del Cavaliere (che fra l’altro potè avvalersi della casa
editrice rubata per imbonire gli italiani): dunque la
politica, in questa vicenda, c’entra come i cavoli a
merenda. Ma è improbabile che lo scelto uditorio
che ieri ascoltava in deliquio il delirio di B. abbia
L’assalto delle Caste: afferrato questa sottigliezza. Si tratta di un nuovo
i programmi-flop dei Udi Furio Colombo
gruppo politico nato per l’occasione dalla fertile
fantasia di Kiwi Rotondi e Fernandel Giovanardi,
megafoni del Capo LA LUNGA NOTTE che si fanno chiamare “Cofondatori” per
rammentare al distratto Cainano che esistono
pagati a peso d’oro e DEL PROCESSO BREVE anche loro. Lui li ha liquidati con la promessa di
gli onorevoli famelici “mettere presto mano al partito”, cioè di inventare
indaco Emiliano, anche lei, come Matteo
che vogliono ancora S
Renzi, spera che Berlusconi esca indenne
dai processi? “Vorrei che Berlusconi cadesse
qualche nuova cadrega, e soprattutto del
“quoziente familiare” (ci sta lavorando con Ruby, la
aumentarsi i rimborsi per una presa di coscienza sul berlusconismo Minetti e Lele Mora): “Se i 50 milioni non li trova
Tremonti, ve li do io” (cioè il ragionier Spinelli).
elettorali pag. 2 - 3 z da parte dei cittadini italiani... ”. pag. 14 z Quelli, gente di bocca buona, si son bevuti tutto
come sempre. Un po’ come le comparse che poco
dopo l’hanno riaccolto a Lampedusa, dove ha
annunciato lo “svuotamento dell’isola”, peraltro
GIOCHI D’AZZARDO x Dopo Marcello, Marco ancora piena di immigrati, e l’acquisto di una nuova
villa a Cala Galera che è proprio il posto giusto per
Piccoli Dell’Utri crescono lui (non è ben chiaro se al posto o in aggiunta a
quella acquistata una notte su eBay, situata sulla
e si pappano le slot machine
pista dell’aeroporto, per 2 milioni di euro: una sòla
degna di Wanna Marchi). Insomma, tutto bene. A
parte il fatto che l’amico Belpietro ipotizza che B.
responsabile della sala piena sia ormai “bollito”; che l’amico Geronzi viene
di Marco Lillo sparato via dalle Generali senza che lui nemmeno
di videolottery, appena inau-
resto arriverà anche la gurata a Milano in viale Santa
se ne accorga; e che la Merkel, con cui Frattini Dry
“P roulette meccanica, co- Rita, sogna a occhi aperti.
aveva appena annunciato un asse privilegiato, lo
www.libera.it
manda affankulen sull’immigrazione. Lui comunque
me quella che c’è a Venezia e Marco Dell’Utri, figlio del se- annuncia che troverà “un giudice a Berlino”. È la
allora davvero sembrerà di natore Marcello, ne possiede prossima riforma epocale della giustizia: i suoi
stare in un piccolo casinò”. Il il 40 per cento. pag. 17 z processi traslocano in Germania.
pagina 2

I
SPRECOPOLI

ndaga direttamente Mauro Masi sul
Lite Vespa-Baudo: pastrocchio dell’ultima serata tv di
Centocinquanta, andata in onda
mercoledì e finita con Bruno Vespa furibondo
indaga addirittura che ha abbandonato il palcoscenico del Teatro
delle Vittorie, location del programma. Troppo
evidente la polemica tra il conduttore di Por ta
il Direttore generale a Porta e il suo “sparring” dell’occasione Pippo
Baudo (sembra che la tensione andasse avanti
da ben prima, con Pippo che durante la
preparazione del programma sia venuto quasi
alle mani con l’uomo ombra del “rivale”, il
capostruttura Marco Donat Cattin). Vespa
venerdì ha spiegato che il suo andar via era
dovuto al fatto che sullo schermo – a
rappresentare i grandi personaggi Rai – fosse
passato il volto di Santoro: “Ma il mio è stato
un ritorno alle regole – ha sostenuto – ho
concluso perché avevamo sforato con i
tempi”.
Ma da Viale Mazzini lasciano trapelare che
comunque l’indagine interna non porterà a
provvedimenti sanzionatori nei confronti di
Vespa.

Ingrid Muccitelli del direttore Serena Dandini quelli di

generale Masi, Giovanni
“Unomattina” con la conduzione Meglio di “Porta Floris, Fabio
di un giorno, il Fazio e Mile-
la compagna di Masi sabato o la do- a Porta”, ma rischia na Gabanelli
menica, dello – va rinno-

L a scheda del programma

“Uno mattina weekend
estate” è ancora da approva-
re, dopo un passaggio veloce
nel Cda di giovedì. Ma resta in
piedi la proposta di affidare a
Ingrid Muccitelli, compagna
storico contenitore di Rai1.
La Muccitelli già lavorava nel
servizio pubblico, prima del-
la relazione con Masi, ma
molti consigliano al dg di de-
sistere per “questioni di op-
portunità”.
I n settimana, gli ascol-
ti di “Parla con me”
hanno superato “Porta a
Porta”, ma Serena Dan-
dini ha avuto ben poco
da festeggire perché il
suo contratto – come
vato perché scadono a
giugno. Tutto dipende
dal Direttore generale
Masi che vuole seguire le
trattative di persona, e
così mezza Rai3 è a ri-
schio.

RAI, I TRE ULTRÀ DI B.

CI COSTANO 25 MILIONI
Ferrara, Sgarbi e il “direttorisimo” del Tg1
servono il conto del servizio pubblico ad personam
di Carlo Tecce
SILVIO BERLUSCONI non ha un
rapporto tra cliente e cameriere con la
Rai: riceve le portate che ordina, certo,
ma il conto arriva agli italiani: 25 mi-
lioni di euro per pagare tre anni di Qui
Radio Londra con Giuliano Ferrara (oltre
15), il programma senza nome di Vit-
torio Sgarbi (8) e lo stipendio di Au-
gusto Minzolini al Tg1 più le sue spese
con la carta di credito aziendale (quasi
2).
Aspettando l’esordio di Sgarbi, Minzo-
lini e Ferrara - oltre i soldi che pren-
dono - sfasciano i conti di viale Mazzini
perché sia il Tg1 che Qui Radio Londra
vanno male in termini di ascolti e share
favorendo la concorrenza, ovviamente
le televisioni del Cavaliere. La politica
nel servizio pubblico di B. è un sac-
cheggio di risorse e pezzi di palinsesto:
non importa quanti telespettatori guar-
dano il telegiornale di Rai1 o ascoltano
l'editoriale dell’Elefantino, al governo
interessa controllare l'informazione
(con Minzolini), l’interpretazione dei
fatti (con Ferrara) e persino lo svago in
prima serata (con Sgarbi). Tutto al sole
del conflitto d’interessi.

“QUI RADIO LONDRA” Venerdì il minimo OSPITI IN FUGA Il rebus del debutto

Elefantino, flop da Ligabue, Baggio...

106 euro al secondo tutti i no al critico
nche per Giuliano Ferrara
Aproblema.
la quarta settimana è un
Non per le sue ta-
sche, ogni sera incassa 3 mila
euro. La crisi colpisce Qui Ra-
dio Londra, in molti cambiano
canale appena inizia la sigla e
il direttore del Foglio fa un len-
to giro di scenografia immo-
bile sul seggiolone. Il mono-
logo di venerdì sera ha regi-
strato il record negativo di te-
lespettatori: 4,3 milioni,
mancano all'appello 1,6 mi-
lioni di italiani rispetto all'e-
sordio del 14 marzo. La Rai,
disperata, cerca di tampona-
re la crisi di ascolti con an-
nunci solenni in coda al Tg1
oppure assottigliando la pub-
blicità tra il telegiornale e Qui
Radio Londra, giocando sui ri-
flessi dei telespettatori. Ten-
tativi vani.
Non è preoccupato Ferrara,
tanto chi lo schioda? In senso
metaforico, sia chiaro. L’Ele-
fantino ha firmato un contrat-
to biennale con opzione per
il terzo, e quindi il servizio
pubblico è obbligato a sorbir-
si Qui Radio Londra sino al mar-
zo 2014, qualunque sia il di-
rettore generale, qualunque
sia il governo in carica. È co-
me se la Rai avesse acceso un
mutuo per ingaggiare Ferrara
e, giorno per giorno, l'abbo-
nato paga un pezzo di cam-
biale. L'editoriale quotidiano
di 5 minuti costa all'azienda
32 mila euro tra risorse di re-
te e di produzione, compreso
lo stipendio dell'ex ministro
berlusconiano (106 euro al
secondo). Qui Radio Londra an-
drà sempre in onda, tranne
un paio di mesi estivi e forse
una pausa natalizia, dunque
monopolizza il palinsesto di
Rai1 per almeno otto mesi e
circa 160 puntate l'anno.
IL MINI PROGRAMMA,
nei prossimi tre anni, farà
spendere al servizio pubblico
oltre 15 milioni di euro. E
quanti milioni di pubblicità fa-
rà perdere? Il varietà Affari tuoi,
da quando c'è Ferrara, colle-
ziona sconfitte nel confronto
con Striscia la notizia perché ri-
cevere la linea dal 15 o al mas-
simo il 16% di share e non rie-
sce a recuperare. E poi vince il
sabato con l'Elenfantino a ca-
L’suoavvocato Giampaolo Cic-
coni ha spiegato che il
assistito, Vittorio Sgarbi,
dal 1 aprile 2003 al 18 marzo
2011 si è sempre “esibito gra-
tis” in Rai. Chissà perché per
la sua esibizione in un pro-
gramma di Rai1, forse tra due
settimane o forse tra un me-
se, il direttore generale Masi
offra un contratto di 1 milio-
ni di euro e – aggiunge l'av-
vocato – una sessantina di ap-
parizioni sui canali del servi-
zio pubblico. La Rai è terro-
rizzata dal debutto di Sgarbi
conduttore-autore, lui indica
la partenza il 2 maggio, loro
la rinviano al 18, o meglio a
giugno: perché il critico d'ar-
te, versione sindaco di Sale-
mi, viola la par condicio du-
rante la campagna elettorale
e i successivi ballottaggi nei
comuni e nelle province ita-
liane. Nessuno tra i dirigenti
di Rai1 conosce i temi che
riempiranno le cinque pun-
tate, gli ospiti d'onore che fa-
ranno di Sgarbi un Fabio Fa-
zio più di governo che di lot-
ta. L'ex sottosegretario ha in-
caricato i suoi collaboratori
di invitare tante celebrità,
calciatori, cantanti, attori,
scrittori. Ma tutti rifiutano:
Roberto Baggio, Zinedine Zi-
dane, Patty Pravo, Luciano
Ligabue, Sabrina Ferilli, Ales-
sandro Baricco. C'è il serio
pericolo che Sgarbi possa ri-
trovarsi a meditare da solo su
arte e dintorni, a intonare
senza cori Il mio canto libero (il TG1 Spese molte, notizie poche
titolo per il momento più ac-
creditato, tanto Lucio Batti-
sti non può protestare). Minzo, 550 mila euro
L'UNICA certezza sono i
soldi che la Rai spenderà per
una trasmissione X di un gior-
(più credit card)
no X: 7 milioni di euro, più il
milione per Sgarbi. Soltanto ultimo scoop del telegior- pranzi e cene all'estero tra
l'appalto esterno a Bibi Bal-
landi è di 2,35 milioni di euro
L’pernale di Augusto Minzolini,
la rabbia dei concorrenti,
Dubai e Barcellona, Marrake-
sch e Istanbul. Il fascicolo è
e l'azienda ha previsto 3,15 incluse le multinazionali co- contro ignoti, secondo il co-
milioni di euro per i costi di me Al Jazeera, Cnn e Fox, è siddetto “modello 45”, e
rete e 1,5 per la produzione. del 28 marzo. Il Tg1 ha ras- quindi Minzolini non è inda-
Quando Il mio canto libero an- sicurato le mamme italiane: gato. La Procura aspetta l'in-
drà in onda, fuori dal periodo non preoccupatevi se a vol- formativa dei finanzieri e,
che decide la pubblicità, la te, avvicinandovi ai vostri be- qualora venisse individuato
concorrenza risponderà con bè, annusate un odore sini- un illecito, potrebbe ipotiz-
repliche senza cacciare un stro. Ecco la risposta giusta:
euro. A Mediaset non interes- “Sono coliche gassose”. Ma
sa contendere a viale Mazzini niente paura, il primo tg del
gli ascolti a giugno, un fuori servizio pubblico ha pure

32
mila euro
sa. Qui Radio Londra è una va-
langa che fa sbriciolare il duo-
polio Rai-Mediaset (Raiset),
dalle 20.30 in poi trionfa il Bi-
scione. Nella fascia più deli-
8
milioni di euro
stagione utile per spolverare
il meglio o il peggio conser-
vato nelle teche.
È come se la Rai, sborsando 8
milioni di euro per Sgarbi, si
consigliato il rimedio: “Fate
qualche leggero massaggio
sulla superficie addominale
per favorire l’emissione del
gas in eccesso”. Risolto. In-
68
mila euro
cata per il servizio pubblico, preparasse, con mezzi di tanto è in corso l'indagine
LA SPESA tra il telegiornale e la prima
serata, un tempo c’era Enzo
IL COSTO avanguardia, a gareggiare a
un Gran premio di lusso. Sol-
della Procura di Roma sulle
spese del direttorissimo con la
LE RICEVUTE SU CUI
DI OGNI PUNTATA Biagi, oggi c’è Ferrara. E par-
ticolare non da poco, ci sono
DEL PROGRAMMA tanto che i concorrenti sono
già in vacanza e nessuno li
carta di credito Rai, almeno
68 mila euro (su 86 mila) in
INDAGA LA PROCURA
gli italiani in fuga. aspetta al traguardo. 14 mesi senza autorizzazioni:

Il risparmio della
coscienza pulita:
10 milioni
zare i reati di truffa, peculato
e una violazione delle norme
tributarie.
GIÀ PRIMA dei magistrati
romani era intervenuta la Cor-
ta dei conti che ha avviato
un'inchiesta per danno eraria-
le. Il direttore globe trotter (129
giorni in trasferta) strisciava
la carta aziendale anche per
importi minimi, di pochi eu-
ro, per un aperitivo o un caf-
fè, nonostante dal giugno
2009, quando fu nominato
dal Cda per il Tg1, percepisca
uno stipendio di 550 mila eu-
ro. Il mezzo milione di euro è
garantito almeno sino all'an-
no prossimo, quando finirà il
mandato triennale del Consi-
glio di amministrazione in ca-
rica. Il conto: tre anni, 1,65
milioni di euro, più 68 mila
che non tornano.
Ora Minzolini promette di re-
stituire il maltolto per scap-
pare dai guai. Certo, anche
nel primo editoriale disse:
“Mi occuperò della vita reale
della gente”. Quelli che van-
no in crociera nel Mediterra-
neo, in piena estate, ma risul-
tano presenti in ufficio.
N
on hanno nemmeno iniziato a tagliare
i rimborsi elettorali così come
previsto dall’ultima Finanziaria (il
taglio del 10% scatterà solo con le prossime elezioni
di Camera e Senato), che già i partiti immaginano
come recuperare altri denari. Con la proposta
Sposetti le fondazioni legate ai partiti riceverebbero
185 milioni. Il taglio previsto era di 10 milioni.
Prendi e raddoppia:
il blitz dei partiti
LA PROPOSTA DI SPOSETTI: RIMBORSI
ANCHE PER LE FONDAZIONI
di Eduardo Di Blasi
on fate come han-
“N
no fatto gli altri
giornali: spiegate-
la bene la mia pro-
posta e non guardate solo ai
soldi”, dice Ugo Sposetti, te-
soriere dei Ds - tuttora esi-
stenti - e architetto della fon-
dazione che ha tenuto assie-
me memoria, immobili e sim-
boli della sinistra comunista
ed ex comunista italiana.
E certo non è facile immagi-
nare la proposta di legge pre-
sentata dal deputato Pd per
unificare l’intera legislazione
“sulla disciplina e il finanzia-
mento pubblico dei partiti”,
senza pensare a quanto co-
sterà ai cittadini. La norma da
lui immaginata, infatti, fini-
sce per raddoppiare i “costi
della politica”, moltiplican-
do per due i contenitori che
possono ricevere soldi pub-
blici: ai partiti, chiamati ad
organizzare il consenso, si ag-
In ballo 185
milioni, che si
sommerebbero
agli altri
170 annui:
“È il modello
tedesco... ”
giungerebbero le fondazioni
che andrebbero a curare
“l’attività culturale e la forma-
zione politica” del partito cui
fanno riferimento.
I primi continuerebbero a ri-
cevere il rimborso elettorale
così come fanno oggi (la cifra
complessiva è di 170 milioni
di euro annui, tra rimborsi
per politiche, regionali ed eu-
ropee). Le seconde, tutte as-
sieme, riceverebbero invece
185 milioni di euro l’anno.
NON È L’UNICA novità
contenuta nella proposta
Sposetti, ma certo è difficile
immaginare questo raddop-
pio dei costi come “seconda-
rio” rispetto al resto del prov-
vedimento. Alla domanda:
“Non sono troppi soldi?”,
Sposetti risponde: “No che
non sono troppi. Perché altri-
menti governeranno sempre i
partiti dei ricchi, e i Berlusco-
ni ve li tenete per i prossimi
20 anni”. È un punto di vista.
Come lo è il secondo affondo:
“Chi fa demagogia per i soldi
della politica si vada a vedere
quanto spendono Francia e
Germania”. È proprio dalla
Germania infatti, che Sposetti
ha ricavato l’idea del doppio
contenitore. Lì i partiti del
Bundestag, “oltre a ricevere
un contributo diretto di 133
milioni di euro, possono be-
neficiare di uno stanziamento
per le fondazioni pari a 334
milioni”, afferma il deputato
anche nel documento di pre-
sentazione messo agli atti par-
lamentari. E il referendum del
‘93? Non doveva cancellare il
finanziamento pubblico dei
partiti? Sposetti ci gira intor-
no: “I finanziamenti i partiti li
ricevono come rimborso per
le campagne elettorali, e gli al-
tri non arriverebbero ai partiti
ma alle fondazioni che sono
da queste distinte”. Un altro
punto di vista.
LA NUOVA norma, d’al-
tronde, fissa alcuni punti fer-
mi che si riallacciano al pro-
filo pubblico dei partiti orga-
nizzati così come immaginato
in sede di Assemblea costi-
tuente, definendone meglio
la natura pubblica. Così, dal
punto di vista giuridico i par-
titi passerebbero da associa-
zioni di fatto ad associazioni
vere e proprie, “iscritte in
pubblici registri” e obbligate
a rispettare alcune regole co-
me la garanzia della democra-
zia interna, le primarie per la
scelta delle cariche elettive
(anche se possono essere li-
mitate ai soli iscritti) e la tra-
sparenza dei propri bilanci.
L’iscrizione a un registro can-
cellerebbe anche, per questi
soggetti, la sottoscrizione del-
le liste al momento delle ele-
zioni. I partiti dovranno però
dotarsi, per l’appunto, di fon-
dazioni. Indicate come “enti-
tà separate” (chi detiene cari-
che direttive nelle fondazioni
non può candidarsi o ricopri-
re incarichi di governo) non
possono versare denari nelle
casse dei partiti ma solo ero-
gare servizi.
C’È DI PIÙ. Il rimborso elet-
torale (un euro per ogni aven-
te diritto al voto, moltiplicato
per gli anni della legislatura e
per ogni organo elettivo) ri-
tornerebbe a essere concesso
ad ogni partito che superi la
soglia dell’1%. La norma dello
sbarramento al 4% con la con-
seguente perdita del rimbor-
so elettorale per Sposetti è
iniqua: “Uno può decidere
che per avere una rappresen-
tanza in Parlamento deve rag-
giungere una certa soglia, ma
perché non si deve concede-
re ai movimenti politici il rim-
borso per averci provato? Se
all’epoca Pci, Dc e Psi aves-
sero pensato a norme del ge-
nere la Lega non sarebbe mai
sopravvissuta”.
La proposta Sposetti, pre-
SPRECOPOLI
170
milioni
I RIMBORSI
ELETTORALI
sentata lo scorso ottobre,
martedì sarà all’attenzione
della commissione Affari co-
stituzionali di Montecitorio.
L’hanno firmata 56 deputati
di tutti gli schieramenti: mol-
ti Pd, cinque Pdl, l’Udc Savi-
no Pezzotta, il Responsabile
D’Anna, anche l’Idv Di Stani-
slao e Luca Barbareschi, al-
l’epoca in Fli. Nulla, per
adesso, fa pensare che sarà
ostacolata.
GIAN ANTONIO STELLA
“IDEA RIDICOLA, SE NE INFISCHIANO
DI COME VIVE LA GENTE NORMALE”
di Beatrice Borromeo
Achi:ltri soldi pubblici nelle ta-
sche dei politici, e non po-
l'onorevole Ugo Sposetti,
storico tesoriere dei Ds e oggi
deputato del Partito democra-
tico, chiede che i rimborsi elet-
torali ai partiti passino da 160
milioni di euro a 345 milioni.
Per dare all'opposizione le mu-
nizioni che servono a battere
Silvio Berlusconi, dice lui. “In
questo momento di crisi eco-
nomica, è penoso che un po-
litico chieda a chi sta già facen-
do sacrifici di trovare altri soldi
per mantenere gli apparati dei
partiti”, ribatte Gian Antonio
Stella, editorialista del Corriere
della Sera che, in coppia con il
collega Sergio Rizzo, ha fornito
i numeri per motivare l'indi-
gnazione popolare contro La
Casta e sceneggiato il film Silvio
forever?.
Stella, c'è bisogno di dare
185 milioni in più ai partiti?
Oltre a essere esorbitante, que-
sta richiesta arriva in un conte-
sto in cui l'Italia è ferma. Secon-
do l'Eurostat la nostra occupa-
zione è al 57,5%: ben 7 punti
sotto la media dell'Unione eu-
ropea. Siamo 9 punti sotto il
Portogallo, 13 sotto Regno
Unito e Germania, 14 sotto
l'Austria. E alla gente viene
chiesto ogni giorno di fare sa-
crifici.
E quindi?
Credo che Sposetti non abbia
messo in conto la reazione del-
le persone normali. Chi vede e
vive il Paese bloccato, e deve
continuamente rinunciare a
qualcosa, come può accettare
che alla Casta vadano altre cen-
tinaia di milioni di euro?
Ma come vengono usati i
soldi dei rimborsi?
Lo sa lei?
Una parte mantiene in vita
le Fondazioni, in teoria cen-
tri di ricerca, in pratica cor-
renti di partito.
Ergo, le fondazioni sono la scu-
185
milioni
I SOLDI
PER LE FONDAZIONI
I rimborsi verrebbero riconosciuti a chi supera l’1% (FOTO ANSA)
sa per procurare nuovi soldi ai
partiti.
Per Sposetti, però, senza
questi soldi l'opposizione
non può competere con
l'impero economico del
premier.
È davvero convinto, Sposetti,
che Berlusconi vinca solo gra-
zie ai suoi soldi? Magari fosse
così! Perché allora il magnate
Ross Perot ha perso per due
volte quando si è candidato al-
le presidenziali americane? Co-
me mai tanti altri miliardari, in
politica, falliscono? E soprat-
tutto, come si spiega che Ber-
lusconi le elezioni le ha anche
perse? Nel 1996 e nel 2008 il
Cavaliere aveva le stesse televi-
sioni, strapotere, miliardi di eu-
ro che ha oggi.
Berlusconi si deve preoccu-
pare se il Pd ha più risorse?
Secondo me questa legge po-
trebbe passare proprio con i
voti del Pdl. Anzi, essendo che
il Pdl prende più voti del Pd, in-
casserebbe pure più rimborsi.
Però, dice Sposetti, se i soldi
sono pubblici c'è più traspa-
renza e democrazia.
Infatti non sono pregiudizial-
mente contrario al finanzia-
mento pubblico, altrimenti in
politica resterebbero solo Ber-
lusconi e Carlo De Benedetti.
In tutti i Paesi democratici si
L’autore del libro
“La casta”
“ Iniziativa
ispirata dal giro
di D’Alema
Non è certo
così che
conquisteranno
nuovi voti
”
Domenica 10 aprile 2011
10
milioni
IL TAGLIO
DELLA FINANZIARIA
Moltiplicazioni elettorali
aiutano i partiti. Però qui non
fanno i conti con la recessione:
in Spagna ci sono 575 parla-
mentari, circa la metà rispetto
a noi. Avevano previsto di
spendere 136 milioni per il
2009. Appena è arrivata la cri-
si, alla fine del 2008, hanno ta-
gliato immediatamente i fondi
già stanziati fino a 119 milioni.
Ecco un segnale di serietà, non
come le sforbiciatine italiane.
Il Pd dice che si ispira al
“modello tedesco”.
Non è così, anche in Italia ven-
gono dati soldi pure ai gruppi
parlamentari e ai parlamenti
regionali. Quanto al finanzia-
mento pubblico, il referendum
lo ha abolito nel 1993. Errore?
Può darsi. Ma i rimborsi eletto-
rali concessi oggi bastano e
avanzano. Quello di Sposetti è
un discorso penoso.
L'anno scorso erano tutti
d'accordo su un taglio dei
soldi ai partiti. Cos'è cam-
biato?
Non credo che questa propo-
sta di legge sia condivisa da tut-
ta l'opposizione. Ho l'impres-
sione che Sposetti si muova
per proprio conto, o di quella
fetta del Pd che si riconosce nei
vecchi Ds, nel giro di Massimo
D'Alema, che è il suo referen-
te.
I teorici del partito “pesan-
te”.
Sì, l'opposto del partito “Eta
Beta” di Giuliano Amato o di
quello leggero che immagina
Berlusconi. Sposetti pensa a un
partito diffuso sul territorio,
pronto a montare gazebo, a or-
ganizzare feste, a movimentare
la passione politica sul territo-
rio, soprattutto al Nord. Ma
queste caratteristiche oggi le
ha la Lega, che dubito abbia più
risorse economiche del Pd. Pe-
rò ha i volontari. È ridicolo pen-
sare che il Pd non riesca a coin-
volgere militanti quanto il Car-
roccio perché non ha soldi.
Che vuol fare, comprare la pas-
sione della gente?
pagina 4

I
“IL NOSTRO TEMPO È ADESSO”

I lavoratori “atipici”
precari sono un esercito di quasi 4 milioni
(precisamente 3.941.400) di cui oltre la metà,
e cioè il 56% circa, nelle Regioni del Centro
4 4% 1.068
un esercito
Sud. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi
della Cgia di Mestre secondo cui tra il 2008 e il 2010
milioni in più euro
sono aumentati del 4%. Gli “atipici” sono concentrati I PRECARI DAL 2008 RETRIBUZIONE MEDIA
soprattutto nel settore della ristorazione, degli
ormai in crescita alberghi e nei servizi pubblici e sociali. IN ITALIA AL 2010 DEGLI UNDER 35

UN PAESE PRECARIO
Sfilano a migliaia per denunciare i drammi
di una generazione dimenticata dalla politica
di Stefano Feltri zioni della sinistra radicale. Per- sti non sono giovani, l’età media
ché il movimento dei precari, sarà vicina ai 35 anni”, dice una
desso diranno che ieri in ammesso che sia un movimento, precaria Rai guardando il ser-

A piazza c’era la parte mi-

gliore del Paese. Invece
nei cortei, dietro gli stri-
scioni con lo slogan “Il nostro
tempo è adesso, il futuro non
aspetta”, c’era semplicemente
un pezzo d’Italia. Quello più
precario.
I NUMERI non sono quelli del-
le grandi piazze operaie: a Roma
circa 30 mila persone, a Milano
un migliaio, diverse centinaia a
Bologna e così via, in decine di
città, anche nelle più piccole. Ma
i precari sanno di essere figli di
un dio minore, anzi, come si è
scritta una ragazza su un braccio
“figli di un dio stagista”. Gli unici
pullman che si vedono in piazza
della Repubblica, da dove parte
il corteo di Roma, sono quelli dei
turisti. Non c’è l’infrastruttura
organizzativa dei partiti, neppu-
re quella dei sindacati, anche se
nel comitato promotore della
manifestazione e tra gli organiz-
zatori ci sono alcuni ragazzi della
Cgil giovani. Viene avvistata l se-
gretario generale, Susanna Ca-
musso, “ma se sale sul palco la
fischiano”, dice qualcuno. Le
uniche bandiere di partito che si
vedono sono quelle dei profes-
sionisti dei cortei, micro-forma-
non si fida. Si è sfiorata la scissio-
ne già alla vigilia: i milanesi del
gruppo di San Precario accusa-
vano il comitato de “Il nostro
tempo è adesso” di essere mani-
polato dal Pd e dalla Cgil e quindi
volevano boicottare i cortei.
“Magari il Pd e la Cgil potessero
influenzare qualcosa” è il com-
mento più frequente che si regi-
stra tra i partecipanti. Poi San
Precario ha cambiato idea, era a
Roma con il suo camion, la mu-
sica, i volantini degli “stati gene-
rali della precarietà” che ci saran-
no il prossimo weekend. Avreb-
bero voluto anche un intervento
dal palco. Scissione evitata.
“La cosa che colpisce è che que-
Dai ricercatori
dell’Istat ai
promotori
assicurativi,
la protesta dei
“figli di un dio
stagista”
pente umano che si snoda nel
centro di Roma. I ragazzi sono
già brizzolati, molte donne sono
mamme. “Ho una bambina di 11
mesi, sto incrociando le dita spe-
rando che accettino la mia do-
manda per un progetto a Hong
Kong, così crescerà trilingue, in-
glese, italiana e cinese”, spiega
una ragazza che oramai si è ras-
segnata, “ho vissuto in Vietnam,
l’Italia ormai è molto simile, con
la differenza che il Vietnam è in
crescita e l’Italia declina”.
A TENTARE una lettura so-
ciologica del corteo si può dire
che ieri in piazza c’era l’élite pre-
caria, quelli con laurea e master,
con lavori che una generazione
fa avrebbero assicurato benesse-
re e prestigio e che ora si fanno
gratis, magari dovendo fare un
secondo lavoro per permettersi
di non guadagnare nulla con il
primo. Non si vedono i precari
dei call center immortalati da
Paolo Virzì quando il dramma
sembrava quello della Generazio-
ne mille euro (oggi la soglia è scesa
parecchio). Ma ci sono i ricerca-
tori dell’Ispra (l’istituto di ricer-
ca e protezione ambientale del
ministero dell’Ambiente) che
sono di nuovo sull’orlo della del-
la disoccupazione, oppure i vin-
citori di concorsi pubblici che
non riescono a insediarsi nel po- biano gli stessi diritti e perché tori assicurativi. “Siamo assunti a verse da rendere difficile una sin-
sto che spetta loro. Uno dei grup- anche per noi la stabilità resta un tempo indeterminato”, dice Gia- tesi e una rivendicazione davve-
pi più numerosi è quello dei ri- miraggio”. Ma c’è ovviamente nluca, che poi spiega perché sfi- ro comune. Le ragazze del grup-
cercatori dell’Istat, l’Istituto na- anche chi se la passa peggio. Le la con i precari. “Abbiamo un fis- po femminista romano Diversa-
zionale di statistica. Gabriella, lavoratrici delle cooperative che so da 500 euro, poi le provvigio- mente Occupate (diversamen-
33 anni, una laurea, un dottorato assistono gli studenti disabili ni ma soltanto per i nuovi clien- teoccupate.blogspopt.com)
in statistica, un lungo periodo di ostentano le fotocopie giganti ti”. Risultato: “Lo scorso anno ho fanno questo ragionamento: i
ricerca quasi gratis in università, delle loro buste paga: 530 euro al presentato un Cud da 8.900 eu- precari di oggi sono il contrario
spiega perché è una precaria di mese, quando va bene 800. A ro, non si vive così, siamo tutti delle masse operaie degli anni
lusso: “Noi vincitori del concor- rendere più difficili le definizio- costretti ad abitare ancora con i Settanta, oggi è molto più diffi-
so abbiamo tutti un contratto di ni e a smontare gli stereotipi ci genitori. Soltanto da gennaio a cile unirsi per contare di più,
due anni, in busta paga prendia- sono poi i lavoratori delle Assi- oggi, qui a Roma, si sono dimessi perché le vicende individuali so-
mo 1.800 euro netti, ma siamo curazioni Generali, “produtto- in dieci, uno a settimana”. no troppo eterogenee, eppure la
qui perché vogliamo che tutti ab- ri”, si definiscono, cioè promo- Le storie, insomma, sono così di- generazione precaria si sta impo-

Dilva, l’odissea di un’esistenza in esubero

di Mimmo Lombezzi
rima che esplodesse la cri-
Palcuni
si globale si trovavano, in
periodici, titoli come,
“Precario é bello!” che esalta-
vano i piaceri ‘cocopro’ del la-
voro instabile. Da tre anni,
questi slogan sono scompar-
si. Dilva Giannelli, milanese,
classe 1953, oggi è disoccu-
pata. Ha iniziato a lavorare co-
me art director in una grossa
agenzia. “Lavoravo come art
director alla Livraghi, Ogilvy
& Mather – racconta - dove,
per 7 anni, ho ricoperto con
successo, soprattutto nel-
l’ambito TV, il ruolo di Senior
Art Director. Nel 1993, Livra-
ghi, vende la sua quota agli
americani e se ne va. Arriva
un tagliatore di teste che, sen-
za badare a esperienze, com-
HA PERSO IL LAVORO DOPO I 40 ANNI: “STA SCOMPARENDO ANCHE LA MIA SPERANZA DI SENTIRMI NORMALE”
petenze e meriti, mette an-
che me nell’elenco degli ‘esu-
beri’. Dopo qualche mese di
mobbing non reggo più. Ero
troppo abituata a lavorare e
amavo il mio lavoro, per cui
accetto la proposta del taglia-
tore di teste – scoprirò, dopo,
che mi era stato offerto poco
più della liquidazione - e me
ne vado, con sussidio di disoc-
cupazione. Allora esisteva...”
DA QUEL GIORNO inizia
per Dilva un’odissea precaria
attraverso piccole e grandi
agenzie che ricorrono volen-
tieri alle paghe in nero. Sino al
giorno in cui la partita Iva Dil-
va Giannelli vede la sua attività
ridursi - anche a causa della cri-
si - progressivamente a zero.
Oggi Dilva fa parte dell’Atdal,
l’associazione che da anni si
batte per coloro che hanno
perso il lavoro dopo i 40 anni,
e scrive: “La speranza di sen-
tirmi 'normale' sta scompa-
rendo. Ogni giorno, sempre
più, la mia indefinibilità nel
mondo lavorativo mi sta to-
gliendo tutte le sicurezze che
mi permettevano di definire
anche me stessa. Intendiamo-
ci, so che persona sono, cono-
sco i miei pregi e difetti, ma
senza un ruolo professionale,
io non so più chi sono”.
Da tre anni ad oggi, il fatto di
avere ogni anno sempre meno
lavoro “fino alla mia totale in-
sufficienza economica, sta
mettendo sempre più in di-
scussione anche le mie capa-
cità”. Dilva sa quali sono le
cause di questa vita precaria
ma, “sempre di più si fa largo
nella mia testa il pensiero di
non essere all’altezza, di non
essere in grado. Mi dico che
non è possibile che solo io non
riesca a ricollocarmi, che l’op-
portunità di svolgere il lavoro
che potrei e vorrei fare per me
non possa esistere”.
Dilva si sente vecchia, inadat-
ta.
OGNI SETTIMANA , len-
tamente, cede al pessimismo:
“Piango fino in fondo e poi,
per qualche giorno, mi risolle-
vo un po’. Ma aumenta la rab-
bia che, ormai, sta diventando
odio. Odio che, addirittura,
vorrei sfogare con la violenza.
Aumenta l’insensibilità nei
confronti dei problemi altrui:
tutti sono meno importanti
del mio. Tutti, e questo, per la
mia coscienza, è inaccettabi-
le”.
 Domenica 10 aprile 2011

L’
“IL NOSTRO TEMPO È ADESSO”

La laurea
ultimo rapporto di Almalurea, un
consorzio tra atenei, dimostra che
durante la crisi la laurea diventa uno
-7% 1.205 35%
protegge sempre
scudo sempre più debole per difendersi dalla
precarietà. Aumenta il tasso di disoccupazione
Tra 2007 e 2009 euro dei laureati
(anche tra quelli con la specialistica) e si I DISOCCUPATI TRA I STIPENDIO UN ANNO NON PRECARI UN ANNO
riducono gli stipendi medi a cui può ambire
meno dalla crisi anche chi ha completato il ciclo di studi. LAUREATI MAGISTRALI DOPO LA LAUREA DOPO LA LAUREA

Torino In migliaia hanno rivolto dalla piazza un appello a Napolitano (F OTO ANSA) Napoli Oltre alla manifestazione contro il precariato anche il “monnezza day” (F
OTO ANSA) Firenze La protesta sui post it a Piazza Santo Spirito (F OTO EMBLEMA)

L’Italia non si addice

Ieri in tutta Italia, da Milano a Napoli, per
Bologna, Firenze, Roma hanno sfilato i
precari, sotto quelli dell’Isrpa. A fianco, il
corteo nella Capitale (FOTO EMBLEMA)

alle mamme
KATIA, AL SESTO MESE: “MI HANNO
CACCIATA DA UN LAVORO A PROGETTO”
di Luca Telese i centri per l’impiego potessero mia anzianità e la mia posizione. sul mare. È laureata in Lingue, ne
migliorare il proprio servizio. Ma La risposta è stata l’annuncio del- parla tre: inglese portoghese e
atia trova la forza di sorri- era precaria a sua volta, da cin- la cessazione del rapporto. Ov- spagnolo. Ha lavorato per quat-

K dere, anche se sorride

nendo proprio con le tattiche
vecchio stile, con le manifesta-
zioni di piazza. E anche il pros-
simo passo si inserisce nel solco
della tradizione: uno sciopero,
“precario” ovviamente. Come
possano scioperare lavoratori
che non ne hanno il diritto e che
rischiano il licenziamento o la
rottura istantanea della collabo-
razione (se autonomi) è ancora
poco chiaro. Forse diventerà un
evento tutto virtuale, magari un
messaggio in bottiglia su Face-
C’È CHI DICE NO Dialogo con Paola Cortellesi
book o un tweet di Twitter. Di
sicuro la protesta non si è esau-
rita ieri. La politica sembra che
se ne stia accorgendo. Rosy Bin-
di, presidente del Pd, davanti al
Colosseo, rievoca i suoi sette an-
ni da ricercatrice universitaria
precaria. “Il primo stipendio era
130 mila lire, poi sono arrivata a
700 mila, ma chi lavorava in ban-
ca guadagnava il doppio”. Poi,
guardando il corteo, aggiunge:
“non si può lasciar solo un mon-
do così”. La aspettano al varco.
amarissimo, si guarda la
pancia, al sesto mese. Sor-
ride di nuovo, ancora più ama-
ra, mentre si stringe al suo com-
pagno (precario pure lui): “È
una bimba. Avevamo in mente
un altro nome. Ma dopo quello
che è successo oggi, dovrò
chiamarla… Precaria”.
Katia Scannavini ha 36 anni. È ro-
mana. È laureata in Sociologia, ha
anche un master e un diploma.
Ed è la persona che simbolica-
mente riassume meglio di tutte,
nella sua storia, la follia della con-
dizione giovanile, l’ingiustizia fe-
roce e insostenibile di un paese
bloccato. Già, perché Katia (non
è uno scherzo) lavora a Italia La-
voro (l’agenzia del lavoro del mi-
nistero del Lavoro), area forma-
zione. O meglio: ci lavorava fino
a ieri. È “una professional” (loro
dicono così) impiegata dal 2006
(rigorosamente “a progetto”,
senza contratto di assunzione),
teoricamente dedita ad aiutare i
precari a trovare lavoro. Il suo
compito, infatti, era quello di stu-
diare le strategie migliori perché
que anni. Ieri mattina le è arrivata
una letterina che recita così: “Do-
po la mail che lei ci ha scritto, vie-
ne meno il rapporto di fiducia tra
lei e la nostra azienda”.
La mail che aveva inviato Katia
era molto semplice. Applicando
l’articolato dell’ultimo collegato
lavoro, aveva scritto all’Agenzia
comunicando la sua posizione e
la sua anzianità aziendale: “Non
era l’annuncio di una causa, non
mi passava per la mente. Solo una
comunicazione, peraltro richie-
sta dalla legge, in cui ricordavo la
viamente ho pensato: tra 30 gior-
ni sarebbero stati obbligati a met-
termi in maternità. Questa lettera
non è casuale”. Le era stata prean-
nunciata. “Non dal capo del per-
sonale che l’ha firmata. Perché il
dottor Danilo Mattoccia si rifiuta
di ricevere i contrattisti dicendo
che non può. Mi ha chiamato il
mio superiore, in ufficio e mi ha
detto: ‘Sono umanamente colpi-
to da quello che sta accadendo.
Mi dispiace – ha detto - non con-
divido, sei molto brava, ma cosa
posso fare?”. Non ha rancori, Ka-
tia: “È una persona perbene. Però
nessuno si oppone, tutti se ne la-
vano le mani e così, come la mia,
sono partite 40 lettere. Una invia-
ta persino a un mio collega che è
stato operato di tumore, ed è in
una situazione terribile”.
Ma se devi scegliere, fra le tante
che hanno sfilato ieri, una storia
che completi quella di Katia,
quella di Lucilla è perfetta: “Io
non sono più una precaria, sono
una sub precaria. Una precaria
di serie B”. Lucilla Calabria ha 38
anni. È nata in Puglia ma è cre-
sciuta in Abruzzo, a Francavilla
tro anni a Liverpool. Poi è torna-
ta in Italia. “Sai, in Inghilterra c’è
l’idea che un lavoro è una scam-
bio in cui tu offri una prestazio-
ne, e loro ti danno dei soldi che ti
meriti. Qui sembra che ti faccia-
no un regalo”. Lucilla ha stabilito
un piccolo primato: “Ho com-
piuto da poco cento colloqui di
lavoro. Poi, ho ricevuto questa
comunicazione: ‘Complimenti!
Siamo lieti di informarla che lei
ha superato la prova’”. Ma subito
dopo aggiungevano: “Purtrop-
po al momento non abbiamo po-
sizioni aperte. Però lei resta nel
nostro database’”. In che senso ti
consideri una sub precaria?
“Adesso, guardando la mia data
di nascita, mi chiedono sempre:
‘Ma non è che lei ha intenzione
di fare dei figli?”. E tu cosa ri-
spondi? “La prima volta non ho
avuto la forza di rispondere. Mi
avevano troncato il fiato. Mi so-
no sentita ferita e umiliata, il di-
scorso è finito lì”. E da quella suc-
cessiva? “Mi chiedevo se fosse
giusto mentire. Poi ho capito
che avevo diritto a fare qualsiasi
cosa. Alla fine scelgo di prender-
li per il culo”. E dunque, “quan-
do mi chiedono se voglio un fi-
glio mi mordo la lingua e dico:
‘Non ci penso nemmeno. Sa, so-

“I ladri di merito sono ladri di vita”
di Federico Pontiggia
uesta non è promozione del film,
“Q non va confusa: la precarietà è un
problema serio e lo so bene, perché col-
pisce tanti miei amici”. Medico senza
posto fisso in C’è chi dice no, commedia
agrodolce contro i raccomandati, anzi,
“i raccomandanti” uscita venerdì nelle
nostre sale, Paola Cortellesi potrebbe
cogliere al balzo la palla della precarietà,
e imbastire il solito ping-pong tra la cro-
naca e quella finzione chiamata cinema:
semplicemente, non vuole farlo, perché
“la pubblicità affligge il mio mestiere”.
E non è furba ritrosia, ma trasparente
constatazione: “Scelgo i copioni, l’argo-
mento mi interessa e l’avevo già portato
a teatro, ma io racconto storie: la realtà è
un’altra cosa. Sono due questioni diver-
se, farne una sola sarebbe disonesto”.
Del resto, la pubblicità non le serve: al
fianco di Claudio Bisio è la mattatrice di
Zelig, sul grande schermo addirittura ri-
schia di farsi concorrenza da sola. Da tre
settimane è in vetta al botteghino con
Nessuno mi può giudicare dove interpreta
una escort “suo malgrado: per necessità,
non per farsi strada”, ora bissa con C’è chi
dice no, dove lotta contro i baroni: “Due
personaggi, ahimé, attuali, sebbene il
mestiere sia il più antico del mondo e i
raccomandati esistano da sempre. Argo-
menti universali, ma la concomitanza fa
riflettere: siamo cascati bene e
insieme male, perché per i miei
coetanei non è un film”. Bensì,
un dettato evangelico pervertito
dalla realtà: Gli ultimi saranno ultimi,
e la Cortellesi l’ha portato in scena
dal 2005 al 2007 con duecento re-
pliche, dando anima e voce a una
“precaria incinta e silurata, per-
ché il pancione non perdona, e fi-
nisce male”. Con lo stesso regista,
Massimiliano Bruno, s’è ritrovata
escort, e ora torna a dire no sul gran-
de schermo, diretta da Giambattista
Avellino. Con altri due “atipici”, Luca Ar-
gentero e Paolo Ruffini, fonda “I pirati
del merito”: “Facciamo cose poco legali,
ma sono scherzetti da commedia, tranne
uno. Silenziosi e incappucciati seguia-
mo per strada chi si è macchiato di un
grave crimine: dare spazio a qualcuno
che non se lo meritava. Come
dice Luca nel film, i la-
dri di merito sono anche ladri di vita, per-
ché non ti rubano solo il lavoro ma la pos-
sibilità del futuro: non una grande car-
riera, bensì un figlio”. Raccomandazioni
che esistono anche nel mondo dello
spettacolo, ma Paola rassicura: “Paga il
talento, se non ce l’hai duri poco, pochis-
simo. Il problema è un altro: un attore
raccomandato si becca i fischi, un chi-
rurgo raccomandato rischia di ammaz-
zare”. E, tra palco e set, esiste anche la
precarietà: “Non per chi è privilegiato,
e sta sui giornali: io ho avuto fortuna e
bravura, e mi guardo bene dal defi-
nirmi precaria. Ma chi lavora a tea-
tro in secondi e terzi ruoli la pre-
carietà la vive. D’altronde, per chi
vuole il posto fisso, è un rischio
che si deve accettare”. Dopo un
anno di “grandi soddisfazioni”, vi-
ceversa, la Cortellesi si riposerà?
“No, si riposa chi è malato. Io non
ho faticato, mi sono impegnata,
ed è un’altra cosa”.
no una che tiene solo alla carrie-
ra!’”. Cento colloqui, cento truf-
fe: “Quelli più belli non si con-
tano. In uno mi chiedevano di
propagandare un bidone, il mi-
tico aspirapolvere Kirby. Il no-
stro compito era intortare le ca-
salinghe. Alla fine dovevamo di-
re: ‘Lo sa che questa turbina è sta-
ta progettata dalla Nasa?’. Il for-
matore mi disse: ‘Diventerai ric-
ca e famosa’. E’ una delle poche
volte in cui me ne sono andata”.
Il sogno di Lucilla sarebbe fare la
guida turistica: “Ci sono pure i
corsi. Ma c’è la fregatura pure lì.
Paghi 700 euro, ma non ti danno
il tesserino. Le graduatorie sono
bloccate da tre anni. Ti dicono:
‘Noi però ti diamo l’attestato’, e
ti fanno capire che puoi provare
ad esercitare abusivamente”. Ma
allora come campi? “Sono torna-
ta dai miei genitori. Faccio ripe-
tizioni. Avrei voluto garantire la
loro vecchiaia, e invece sono co-
stretta a essere garantita dalla lo-
ro pensione”.
pagina 6 Domenica 10 aprile 2011

S
MINACCE PER TUTTI

barchi a raffica a Lampedusa. Sono già
Mare calmo un migliaio gli immigrati che da ieri
sera sono sbarcati a Lampedusa.
Quasi tutti provenienti dalla Libia e, quindi,
e arrivi a raffica, potenziali profughi. Parte di quello sterminato
esercito di disperati – 440 mila secondo stime
dell’Unhcr – che premono sulle coste libiche,
altro che isola svuotata provenienti dall’Africa sub-sahariana. Gli ultimi
243 sono giunti ieri; tra loro una decina di donne
e diversi bambini. Altri due barconi sono arrivati
nel pomeriggio, il più vicino dei quali con una
sessantina di persone a bordo. Un’accelerazione
che si registra in coincidenza con l’arrivo
sull’isola del premier. Guardia costiera e Fiamme
gialle scortano i nuovi arrivati. Il tempo in questi
giorni è buono e si scruta l’orizzonte con la
quasi certezza di incrociare le sagome di nuove
carrette del mare. Intanto, a terra, resta in moto
la macchina dei trasferimenti navali e aerei: i 535
stipati ieri su un peschereccio di 25 metri
partito da Misurata, sono altrove, tra la Sicilia, la
Calabria e la Puglia. Rappresentano già il passato.
Sul presente si addensa l’ansia dei lampedusani
per il nuovo flusso di profughi.

LAMPEDUSA, B. COME LEGA COMANDA

di Enrico Fierro
erlusconi vuole smantel-
DICHIARA GUERRA ALL’EUROPA
“Basta Ue, meglio tornare a dividerci”. Gli sbarchi continuano
gio. Si aspettava di poter annun- reno demaniale”, questa è la ra-
ciare al mondo intero il “mira- gione dei ritardi per l’acquisto.
colo” della “liberazione” di Se poi la cosa non dovesse an-

B lare l’Europa. Stufo delle

critiche dell’Ue sulle po-
litiche per l’immigrazio-
ne del suo governo, contrariato
dal muro opposto da Francia e
Germania, attacca l’Europa:
“Dobbiamo fare i conti con la
realtà – dice alla fine della sua
visita a Lampedusa – e con il fat-
to che l’Europa o è qualcosa di
vero e concreto, oppure non è.
E allora meglio ritornare a divi-
derci e ciascuno a inseguire le
proprie paure e i propri egoi-
smi”. È la “pistola” messa sul ta-
volo delle trattative con l’Unio-
ne europea che domani dovrà
prendere decisioni definitive
sul tema dell’accoglienza delle
migliaia di immigrati e profughi
che sono già sbarcati sulle coste
italiane e che, ancora in nume-
ro maggiore, si apprestano a
fuggire dalla Libia in guerra.
Accolto all’aeroporto da poche
decine di fan, Berlusconi è sbar-
cato a Lampedusa ieri pomerig-
CONTRO DE BENEDETTI
Lampedusa. Così non è stato,
perché sull’isola, dopo gli sbar-
chi del giorno precedente (al-
meno 600 profughi) e la trage-
dia dei giorni scorsi con 300
morti nel Canale di Sicilia, ieri
sono continuati gli arrivi. Oltre
200 provenienti dalla Libia su
un barcone, più una sessantina
a bordo di un altro scafo attrac-
cato a pochi minuti dall’arrivo
del Cavaliere. È il segno più evi-
dente che la tragedia continue-
rà e che a fermarla non baste-
ranno né gli accordi debolissi-
mi con la Tunisia, meno che mai
la dissuasione psicologica. Così
la chiama Berlusconi ricordan-
do l’accordo sui rimpatri rag-
giunto con le autorità tunisine.
“Nessuno, sapendo che sarà ri-
spedito indietro, affronterebbe
i pericoli e i costi di un viaggio”.
Troppo poco per prendere di
petto una emergenza destinata
a durare a lungo. Comunque
Berlusconi è fiducioso. In un ri-
Migranti partiti dalla Libia, arrivati a Lampedusa la notte scorsa (FOTO ANSA)
pensamento di Angela Merkel
(“non ho soverchi dubbi che la
cancelliera possa mettere in
campo il suo buonsenso”), e
della Francia. Insomma, tutta
ancora da scrivere la posizione
europea, e tutta ancora da de-
finire il rapporto con Francia e
Germania. Anche sui nodi in-
terni e sui tanto no delle regioni
del Nord ad accogliere profu-
ghi e migranti, Berlusconi ha
poco da offrire. “Mercoledì –
dice – si deciderà il riparto a li-
vello di regioni dei centri di ac-
coglienza”. Il Veneto ha però
detto già un chiaro no. “Sono di-
sponibili – cerca di chiarire il
presidente del Consiglio – ma
non hanno disponibilità, le
stanno cercando”. Fumo sul
cielo di Lampedusa. Anche per
dare in porto, i lampedusani
possono stare tranquilli, il Ca-
valiere ne comprerà un’altra:
“Io la casa – dice – l’ho già ac-
quistata, ho qui il contratto, è la
residenza delle Due Palme.
Non sono andato a vedere
un’altra casa. Da un accerta-
mento catastale è emerso che il
terreno è ancora demaniale,
quindi la casa appartiene al de-
manio. Ma il proprietario ha la
possibilità di chiedere un af-
francamento al demanio dietro
pagamento di una cifra. C’è una
procedura che è stata avviata.
Aspettiamo che ci sia l’esito. Se
non dovesse andare a buon fi-
ne, ci sarà certamente la possi-
bilità di acquistare un’altra casa
a Lampedusa. Io mi sono impe-
gnato ad essere lampedusano,
e non c’è nessuna incertezza,
sarò presto proprietario di una
casa in questa splendida isola”.
APPLAUSI, promesse di inve-
stimenti faraonici, dal piano co-
lore (perché Lampedusa diventi
una nuova Portofino), al campo
da golf in un’isola dove non c’è

SENTENZA MONDADORI? PER LUI FU “UNA RAPINA” quanto riguarda la questione

di Antonella Mascali
a statuetta scagliata contro
Lcondanna,
il suo viso e la sentenza di
in sede civile, per
il lodo Mondadori, messe sul-
lo stesso piano. Silvio Berlu-
sconi, pur di apparire come
un uomo specchiato e perse-
guitato, mischia il gesto di
uno squilibrato con la deci-
sione di un giudice. Ora che si
avvicina la sentenza d’appel-
lo, prevista per il 4 maggio, ri-
comincia a insultare e a mi-
nacciare, chi ha condannato
la Fininvest. Il giudice del tri-
bunale civile di Milano, Rai-
mondo Mesiano e, indiretta-
mente, chi è in Camera di
consiglio. Chiosa il premier:
“Dopo avere attentato alla
mia vita con un chilo e seicen-
to grammi di marmo, che
avrei potuto non essere qui a
parlarne, hanno tentato an-
che un assalto patrimoniale
contro di me. Un giudice sin-
golo ha formalizzato una sen-
tenza sul lodo Mondadori che
non esito a definire una rapi-
na a mano armata”.
Quella che Berlusconi defini-
sce rapina, è la condanna in
primo grado della Fininvest a
risarcire la Cir di Carlo De Be-
nedetti con 750 milioni di eu-
ro per lo scippo della Monda-
dori. La casa editrice finì al
Cavaliere nel ’91, per una sen-
tenza comprata durante la co-
siddetta guerra di Segrate.
Nel 2007 sono stati definitiva-
mente condannati Cesare
Previti, il giudice Vittorio
Metta, gli avvocati Attilio Pa-
cifico e Giovanni Acampora.
Non Silvio Berlusconi, che
uscì dal processo grazie a una
salvifica derubricazione del
reato (da corruzione in atti
giudiziari a corruzione sem-
plice) e alla concessione del-
le attenuanti generiche. Ri-
sultato: prescrizione. La Cas-
sazione tuttavia ha scritto:
“Aveva piena consapevolezza
che la sentenza era stata og-
getto di mercimonio”.
Ma la realtà non conta. L’im-
portante è fare propaganda e
schizzare fango: “A Milano -
ha detto il premier- un giudi-
ce singolo, su cui non voglio
dire nulla, ma su cui ci sareb-
be da dire moltissimo, ha for-
mulato una sentenza a favore
della tessera numero uno del
Pd, Carlo De Benedetti, attri-
buendogli 750 milioni di dan-
ni per un lodo a cui la Mon-
dadori fu costretta, per una
vera e propria estorsione su-
bita dalla politica di allora che
disse a Berlusconi non puoi,
visto che sei entrato nella
Mondadori, tenerti le televi-
sioni e tenere anche Repubbli-
ca ecc. E io naturalmente de-
cisi di tenere le televisioni”.
LA VERSIONE berlusco-
niana dei fatti, prosegue con la
descrizione del presidente
della Cir, entusiasta per quel-
l’accordo e con un’altra ran-
dellata mediatica a Mesiano:
“È stata trovata la formula per
cui De Benedetti, a seguito di
quel lodo, pretende un danno
di 750 milioni di euro; la Mon-
dadori, che resta in Fininvest,
oggi in Borsa ha per il 52%,
250 milioni di valore. Voi pen-
sate, contro 250 milioni di va-
lore della maggioranza Mon-
dadori, si è riusciti a pensare a
un danno di 750 milioni.
Definire questo fatto una rapi-
na a mano armata è dire anco-
ra una cosa minore”.
La Cir, in un comunicato, ri-
corda che la causa civile è nata
“da un reato di corruzione giu-
diziaria”, pertanto, “non ri-
guarda l'attività politica passa-
ta e presente del presidente
del Consiglio né le legittime
idee dell'ingegner De Bene-
detti”.
Già nell’ottobre 2009, imme-
diatamente dopo la sentenza
del tribunale, Berlusconi urla
al telefono, durante la trasmis-
sione Matrix, che il verdetto
“aveva le impronte digitali del-
la Cir” e che sul giudice se ne
sarebbero sentite “delle bel-
Gli “avvisi”
in vista dell’esito
dell’appello
del 4 maggio
Nuovi attacchi
al giudice
Mesiano
le”. Una decina di giorni dopo,
il 14 ottobre, nel corso del
programma di Claudio Brachi-
no“ Mattino 5”, va in onda un
servizio in cui Mesiano viene
ripreso di nascosto e descritto
come un mezzo matto, per-
ché fuma “ andando avanti e
della famosa casa a Cala dei
Francesi, la residenza Due Pal-
me. Contratti esibiti davanti ai
acqua, fino al casinò. E una pro-
messa da far tremare le vene ai
polsi: “Quanto è successo a
Lampedusa non si ripeterà più”.
indietro” fuori dal negozio di giornalisti convocati nella sede Infine l’incubo dei processi che
un barbiere e indossa “calzini dell’Aeronautica per la confe- si trasforma nel rituale attacco ai
turchesi”. Nello stesso perio- renza stampa finale, e fumo.
do, l’inviato di Chi, Gabriele
Parpiglia, viene avvistato a Ca-
“Sarò presto proprietario di
una casa in questa splendida
magistrati e alla Corte costitu-
zionale: “Non è certamente il
modo migliore per dare forza al
tanzaro, città di origine del isola, la villa si trova su un ter- governo e al presidente del Con-
magistrato, in cerca di notizie siglio chiamare il presidente del-
che potessero screditarlo. l’esecutivo in tribunale. È la co-
ORA Berlusconi torna a infa-
Ancora sa più dissennata che ci possa es-
sere per un Paese. Abbiamo ma-
mare chi ha già sentenziato.
Mail premier sembra quello
stanche gistrati che non lavorano per il
Paese, ma contro”. C’era il legit-
che parla a nuora, perché suo-
cera intenda. Una sorta di in-
promesse, timo impedimento per mettere
le più alte cariche dello Stato al
timidazione indiretta nei con- riparo da interferenze durante il
fronti della seconda Corte ma senza folla loro mandato. Ma “la Corte co-
d’appello di Milano che deve stituzionale – ha concluso Ber-
confermare, o ridurre, o an- ad ascoltarlo: lusconi – ha ritenuto di abrogar-
nullare, il risarcimento milio- lo. Le persone di buon senso
nario della Fininvest alla Cir. E “La casa qui possono giudicare i comporta-
chiama in causa pure il “buon menti ed esprimere il loro pare-
Dio” per vincere. la comprerò” re su quanto è accaduto”.
MAFIA Lombardo cesso. Lombardo è accusato
verso il rinvio a giudizio diboss avere incontrato alcuni
mafiosi ai quali avrebbe
sollecitato consensi elettorali
i conclude probabilmente con la richie- in cambio di favori. Il governatore ha sem-
Sassociazione
sta di rinvio a giudizio per concorso in pre ammesso di avere incontrato quelle
mafiosa l’inchiesta della pro- persone, esponenti del clan Santapaola,
cura di Catania nei confronti del gover- senza conoscere la loro qualità di uomini
natore della Sicilia Raffaele Lombardo. I d’onore, negando di aver chiesto loro voti.
pm hanno depositato l’avviso di conclu- Il presidente della Regione ha chiesto più
sione delle indagini, e da oggi il presidente volte di essere sentito dalla procura di Ca-
della Regione ha venti giorni di tempo per tania, che ha sempre respinto la richiesta.
depositare una memoria e chiedere di es- “Da oggi disporrò di elementi certi – ha
sere sentito nell’inchiesta che coinvolge detto Lombardo – e potrò contribuire a
anche suo fratello, Angelo Lombardo, de- ricostruire compiutamente la verità. La
putato nazionale del Mpa, un deputato re- modalità di diffusione dello stillicidio di
gionale, Giovanni Cristaudo, e un ex de- notizie su cui sono state avviate le indagini
putato ancora in carcere Fausto Fagone. troppe volte ha coinciso con momenti de-
Sarebbero in tutto 56 gli indagati per i qua- licati della vita politica e istituzionale della
li la procura si appresta a chiedere il pro- nostra Regione”. glb
Domenica 10 aprile 2011 pagina 7

M
AD PERSONAM

igliaia di procedimenti, a
Addio alla giustizia rischio per il processo breve.
Gli effetti più devastanti
sarebbero a Napoli, dove rischiano 3500
per Parmalat, processi: da quelli sulla gestione dei rifiuti a
Calciopoli, sino ai procedimenti sulle truffe
con falsi invalidi. A Milano cadrebbero i
Calciopoli e rifiuti processi sugli scandali finanziari Parlamat,
Antonveneta ed Enelpower. Il processo breve
gioverebbe anche a Fedele Confalonieri,
rinviato a giudizio per favoreggiamento
nell’inchiesta sul fallimento dell’Hdc, azienda
del sondaggista Crespi. A Roma sarebbe
limata la prescrizione per gli imputati per il
crac Cirio, in cui sono coinvolti Cesare
Geronzi e l’ex patron della Lazio, Sergio
Cragnotti. Ripercussioni anche sul processo
sulla scalata alla Bnl, con imputati come l’ex
governatore di Bankitalia Fazio e gli
immobiliaristi Ricucci, Coppola e Statuto. A
Bari cadrebbero i due processi a carico del
ministro per gli Affari regionali Fitto, per
accuse che vanno dalla corruzione al
peculato. (L.D.C .)

La prescrizione breve cancella

pure la strage di Viareggio
LA RABBIA DELLE FAMIGLIE: “SE NON CI PENSA LO STATO
LA PAGHERANNO IN QUALCHE ALTRO MODO” La strage di Viareggio. Sotto, Roberto Giachetti (FOTO ANSA)

di Ferruccio Sansa una delle 32 vittime della trage- ledì saremo a Roma. Guardere- sere il perdono, ma il bisogno di ro, morti dopo settimane di sof- omissioni. Ma la prescrizione
Viareggio dia ferroviaria di Viareggio. mo in faccia i deputati. Lo so, giustizia resta”, spiega Daniela ferenze terribili) di cui aveva non permetterà di stabilire chi
Era il 29 giugno 2009, ore 23:48. non servirà a niente, perché loro Rondi. Oggi con l’associazione scritto nei giorni della tragedia. sono i colpevoli”. Luciana ci tie-
n incubo: la nuvola azzur- Ma il convoglio 50325 con i suoi hanno la maggioranza blindata. ne a una cosa: “A noi non interes-

U
ra del gas, le fiamme, le ur-
la, la morte. Mezzanotte.
A Viareggio si spengono le
luci nelle case di Daniela Rondi,
Luciana Beretti, Marco Piagenti-
ni. A La Spezia si abbassano le
tapparelle di Roberto Fochesa-
to, macchinista delle Ferrovie.
Ognuno si prepara al sonno. Ma
Daniela, Luciana, Marco, Rober-
to e tanti altri hanno in comune
una cosa: l’incubo che ogni not-
te si infila nei loro sogni. “Chiu-
do gli occhi e sento le sirene, le
esplosioni, la voce di mia figlia
Emanuela”, racconta Daniela
Rondi. E, appena pronuncia
quel nome, la voce è come se si
sgretolasse: Emanuela è morta,
IL RE DELL’OSTRUZIONISMO Roberto Giachetti
14 vagoni pieni di gpl da allora è
come se deragliasse ogni gior-
no. Negli incubi della gente di
Viareggio, nei ricordi che attana-
gliano. E adesso anche nella rab-
bia: “Se passerà la legge sulla
prescrizione breve voluta da
Berlusconi, i responsabili la fa-
ranno franca”, racconta Daniela
Rondi, presidente dell’associa-
zione “Il mondo che vorrei” che
raccoglie i familiari delle vitti-
me. “Passo ore a studiare la leg-
ge. Eppure è proprio così: gli im-
putati sono tutti incensurati,
tranne uno. La pena per l’omi-
cidio colposo va da 2 a 5 anni. Il
nostro processo è a rischio. Ma
noi non daremo tregua, merco-
Loro hanno altri pensieri per la
testa”.
DANIELA ricorda: “Emanuela
era lì per caso. Decise di dormire
a casa di un’amica, proprio in via
Ponchielli. Le fiamme le sorpre-
sero che giocavano a carte. Mi ri-
cordo le ultime parole di mia fi-
glia, alle tre di notte: “Mamma,
non ti preoccupare, c’è stato un
incidente, ma io me la sono ca-
vata”. Ma le ustioni spesso non ti
uccidono subito. Ti divorano
dentro per settimane, mesi. Ema-
nuela, 21 anni, dopo quelle pa-
role è scivolata nell’agonia dura-
ta 42 giorni.
“Non voglio vendetta. Ci può es-
“Il Mondo che vorrei” ha creato
una rete con i parenti delle vit-
time di tante tragedie italiane che
si potevano evitare: dalla Thys-
sen alla Casa dello Studente de
L’Aquila.
A Viareggiodecine di famiglie og-
gi condividono la rabbia: “Se lo
Stato non ci darà giustizia… la pa-
gheranno in qualche altro mo-
do”, si lascia andare Luciana Be-
retti. Ma è uno sfogo, non ci cre-
de nemmeno lei alla vendetta.
Però rassegnarsi è impossibile:
“Ho perso mio figlio Federico di
32 anni. E poi sua moglie Elena
Iacopini e i suoi genitori. Uccisi
mentre si trovavano in casa”. Il
cronista ricorda quei nomi (Fe-
derico, Elena, Emanuela e Mau-
Per noi semplici spettatori la vita
è continuata. Per Luciana no:
“Sono viva perché ho altre due fi-
glie, altrimenti sarei con Federi-
co. Ma il dolore ci ha cambiati,
siamo diventati irascibili, nervo-
si. Cattivi. Quando siamo insie-
me ci teniamo dentro la dispera-
zione, ma appena siamo soli
esplode”. Ricordi e rabbia: “Mau-
ro Moretti, il numero uno delle
Ferrovie, non ci ha chiesto per-
dono. Abbiamo raccolto diecimi-
la firme per le sue dimissioni, in
qualunque paese del mondo do-
po la morte di 32 persone se ne
sarebbe andato. Invece resta al
suo posto”. Luciana aggiunge:
“Le indagini hanno appurato che
ci sono state responsabilità e
sano i soldi. Noi rifiutiamo il ri-
sarcimento, vogliamo il proces-
so. Ma in Italia le leggi sono fatte
per difendere gli imputati, non le
vittime”.
A VIAREGGIO è primavera,
sul lungomare di sera è odore di
mare e profumo di ragazzi che si
incontrano sotto i lampioni. La
ferita di quel 29 giugno sembra
rimarginata. Ma non è così, il do-
lore è dietro le finestre illuminate
fino a tarda notte. Passi davanti
alla casa di Marco Piagentini e ti
chiedi come possa vivere que-
st’uomo di 42 anni: sua moglie
Stefania (40 anni) morì insieme
con i figli Lorenzo (2 anni) e Luca
(4 anni). Tutta l’Italia ricorda le
due bare bianche nello stadio di
Viareggio. Oggi Marco ha ripreso
a vivere, perché è un uomo più

“Alla Camera un piano per bloccare la legge”
di Caterina Perniconi
considerato il re incontrastato del-
Èti, deputato
l’ostruzionismo. Roberto Giachet-
del Pd con una storia ra-
dicale alle spalle, conosce ogni parti-
colare del regolamento di Montecito-
rio. Segretario d’aula assieme a Ermi-
nio Quartiani, è a lui che i parlamen-
tari si rivolgono quando hanno qual-
che dubbio sulle procedure. È sempre
lui che ha “ideato” il filibustering sul
processo verbale della scorsa settima-
na che ha ritardato di almeno altri 6
giorni l’approvazione della legge sul
processo breve.
Onorevole, ma come siete arrivati
a parlare di salame e culatello?
L’azione era stata organizzata preven-
tivamente. Erano 15 giorni che studia-
vamo comma per comma le procedu-
re. Ci siamo appellati all’articolo 32
comma 3 che prevede che ogni par-
lamentare possa parlare 5 minuti per
chiarire il suo intervento del giorno
precedente. Ragione per cui, 24 ore
prima, trattando di piccoli comuni,
abbiamo fatto parlare 45 persone an-
ziché le 5 o 6 che sarebbero interve-
nute normalmente.
Quindi 45 per 5 minuti, avete ritar-
dato la seduta di quasi 4 ore.
Di più, perché poi la maggioranza, in-
vece di farci finire di parlare, ha fatto il
nostro gioco, e ogni tanto
i deputati ci interrompe-
vano per protestare, al-
lungando così il brodo di
almeno altri 40 minuti.
Fini poteva fermarvi e
non l’ha fatto, per que-
sto è stato accusato di
essere d’accordo con
voi.
Non era d’accordo con
noi. Semplicemente il
presidente della Camera non può in-
terrompere un diritto di precisare me-
glio il pensiero espresso il giorno pri-
ma. Perché il mio pensiero è insinda-
cabile e io sono l’unico che lo può
chiarire. Fini non aveva strumenti per
toglierci la parola, al massimo lui può
stringere i tempi ma deve avere un mo-
tivo valido. Per esempio se noi l’aves-
simo ripetuto il giorno dopo.
Intanto il voto finale è slittato alla
prossima settimana.
Mercoledì alle 18. Salvo
ulteriori problemi dai
tempi assolutamente non
quantificabili.
Qual è l’arma segreta?
Ma secondo lei glielo di-
co?
Del resto lei è uno spe-
cialista. Non c’è un re-
soconto alla Camera
che non cominci con un
suo intervento.
La mia esperienza deriva dal mio pas-
sato da redattore di Radio Radicale e
da nottate a seguire storici ostruzioni-
smi, con deputati che si mettevano il
pannolone per parlare anche 17 ore di
fila. Da allora le regole sono cambiate
ma è stata una grande palestra per co-
noscere tutti i piccoli stratagemmi.
È memorabile il tuo intervento sui
ragni ad personam.
Si stava facendo ostruzionismo sul lo-
do Schifani. A un certo punto Antonio
Boccia, che era al mio posto, mi lanciò
un ddl che aveva a che fare con i ragni
e mi disse d’improvvisare un discorso.
Allora io dissi che Berlusconi soffriva
di aracnofobia e che quello era l’en-
nesimo provvedimento ad personam.
Un intervento talmente assurdo che
invece di uscire dall’aula quelli del
centrodestra rimasero ad ascoltare e
alla fine mi applaudirono pure.
forte delle ustioni sul 90 per cen-
to del corpo. E perché c’è ancora
Leonardo che ha nove anni.
Le vittime della tragedia di Via-
reggio non sono 32. Sono centi-
naia, uomini e donne che vanno
avanti come possono, magari as-
sistiti da medici e psichiatri. Co-
me Roberto Fochesato che, sen-
za nessuna colpa, fu messo dal
destino a guidare il treno che por-
tò la morte. Dopo due anni è an-
cora in malattia: “Ho 53 anni, tra
qualche giorno farò una visita e
spero che mi mandino a casa per
sempre. Oggi appena vedo un
treno mi viene la pelle d’oca. È un
morbo. Lo psichiatra mi ha detto
di non guardare la tv, ma io non ci
riesco: appena vedo le immagini
dell’incidente mi attacco allo
schermo. Sto malissimo. E poi
c’è quell’incubo che mi perse-
guita di notte”.
Già, gli incubi delle vittime non si
prescrivono mai. Le responsabi-
lità penali dei colpevoli sì.
pagina 8 Domenica 10 aprile 2011

STORIE ITALIANE

LA DURA VITA DEL “SECOLO” BREVE

ALL’OMBRA DEL KOLONNELLEN
La normalizzazione di La Russa al giornale della destra
Sturmtruppen Ignazio La Russa
e Maurizio Gasparri guidano
di Fabrizio d’Esposito presidente della Camera e l’in- sciato tutto, dai libri ad alcuni la fronda lealista che ha cacciato
tervento “fascista” di Corsaro oggetti personali sulla scriva- Perina dal “Secolo”. Nel mirino adesso
l Secolo breve del “signor dell’altro giorno. E come di- nia. Di qui il primo foglio d’or-

I
c’è Luciano Lanna (sopra in foto)
Giordano”, ufficiale di mostra soprattutto il surreale dine dettato dai restauratori fi-
collegamento tra le Stur- stato dell’arte al Secolo, nel lo-berlusconiani, che assomi-
mtruppen normalizzatrici guado di una transizione trau- gliano alle Sturmtruppen di
di La Russa, più che mai mi- matica. Via il direttore politi- Bonvi: schedare su un appo-
nistro della Guerra, e la For- co, nella storica redazione di sito registro e poi comunicare
tezza Bastiani di via della Scro- via della Scrofa, a livello stra- al comando supremo del cda
fa. Queste immagini sono sta- da, è rimasto quello responsa- tutti coloro che entrano.
te evocate ieri sul Fatto dall’ex bile Luciano Lanna, altro finia-
direttore futurista e finiana no. Ogni giorno, Lanna deve L’OBIETTIVO da colpire,
del Secolo d’Italia, Flavia Peri- fronteggiare i dispacci militari ammette un Kolonnellen a mi-
na. del “signor Giordano”, ap- crofoni spenti, è proprio lei, la
Cacciata dal nuovo consiglio punto, che di nome fa Anto- Perina: “Ci hanno riferito che è
di amministrazione imposto nio ed è un fedelissimo larus- stata vista entrare di sera da
dagli ex an del Pdl, la Perina ha siano che siede in un altro cda, una porticina laterale”. Vigila-
descritto una destra ancora quello della fondazione di Al- re, spiare, scrutare. Per impe-
sanbabilina che, liberatasi di leanza nazionale. Il “signor dire ogni contatto tra l’ex di-
Fini, continua a essere impre- Giordano” è un’ombra osses- rettore e la sua redazione. Dal-
sentabile. Come dimostrano il sionata dal fantasma della Pe- la sua postazione in trincea,
“vaffanculo” di La Russa al rina, che in redazione ha la- Lanna ha invece escogitato un
sistema per non piegarsi ai
questurini di ritorno che invia-
no circolari da restituire con-
D’ALEMA “Su Tedesco trofirmate. Un sistema sempli-
ce nella sua genialità: il diret-
tore responsabile riceve amici
il Pd non abbia una linea” e collaboratori per strada. L’o-
spite arriva fuori, lo avvisa con
sms e lui esce. Poi un caffè al
Isul“Quando
Pd “non deve avere una linea”, dice Massimo D’Alema:
un ramo del Parlamento è chiamato a giudicare
una questione così delicata come l’arresto, non a seguito
bar. Niente schedature, così.
Nel frattempo il Secolo è ancora malizzatore. La lista dei “no, rettore editoriale o politico. In ni hanno fondato Fli rimanen-
di una condanna, di un componente deve giudicare in co- quello della Perina, nei titoli e grazie” è lunga, tra cui spicca- pratica, costringerlo a dimet- do con la testa nel Pdl. Se ne
scienza”. ”La prego, non mi faccia domande sulla questione nei contenuti. Anzi, l’antiber- no quelli di Gennaro Malgieri tersi. Un gioco di nervi, al mas- andasse pure Urso. Io preferi-
morale e sull’arresto di Tedesco”: la richiesta di uno dei lusconismo sembra più vee- (peraltro predecessore della sacro. Che fa il paio con le fu- rei dirigenti come Pennacchi e
delegati presenti nella platea del movimento “Mezzogior- mente. Dice Lanna: “Io faccio Perina) e di Pietrangelo Butta- ghe continue da Fli. anche Cacciari”.
no di fuoco” – la due giorni barese che riunisce dirigenti e il giornale che ho sempre fat- fuoco. Il più accreditato resta Ieri Adolfo Urso, a nome suo e Domani, Lanna comincerà
iscritti delle sezioni centro meridionali del Pd – è un ri- to. E lo faccio come voglio. Fabrizio dell’Orefice del Tem- dell’ex ministro Ronchi, ha un’altra settimana inseguito
tornello, pochissima voglia di parlare della vicenda da par- Non so nemmeno se loro lo po, ma negli ultimi giorni il cda spedito un ultimatum a Fini: dal signor Giordano. La reda-
te dei democratici presenti a Bari. “Il Parlamento non si può leggono”. Loro, ovviamente, ha preso in considerazione an- “Se si svolta a sinistra noi ce ne zione, un po’ smarrita, da gior-
sostituire alla giustizia”, dice un iscritto. Emblematico, in- sono le Sturmtruppen di La Rus- che i nomi di Francesco Spec- andiamo”. Il riferimento è alla ni ha ritirato le firme e usa
vece, il parere opposto di altri esponenti del Pd pugliese: sa e Gasparri, che non solo im- chia di Libero e Andrea Mancia provocazione fasciocomuni- pseudonimi, in attesa del nuo-
“Ambigui sono gli atti giudiziari, non la posizione del Pd”. E pazziscono al pensiero che la di Tocqueville.it. La decisione ar- sta di Antonio Pennacchi a La- vo piano editoriale delle Stur-
l’iniziale indecisione sulla linea da seguire? “Solo il tempo Perina rimetta di nascosto il riverà in ogni caso prima delle tina. Agli inizi degli anni No- mtruppen. Il lavoro è lavoro e
tecnico per confrontarsi”. piede in redazione, ma sono elezioni amministrative. L’ipo- vanta, Lanna è stato praticante qualche rassicurazione è stata
pure disperate perché non rie- tesi, però, non è di cacciare giornalista al Roma di Napoli fatta. Indovinate da chi? Dal si-
scono a trovare il direttore nor- Lanna, ma di affiancargli un di- insieme con Urso. Dice: “Alcu- gnor Giordano.

“Pippo Fava? Chi è?” A Catania serve un menestrello

I GIOVANI SONO INTERESSATI AI TEMI DI MAFIA MA LA LORO MEMORIA SI FERMA AL 1992. A CANICATTÌ ANCORA VIVO IL RICORDO DI LIVATINO
Pippo Fava, direttore de “I Siciliani” ucciso da Cosa Nostra
di Nando Dalla Chiesa
a che bello dire che bisogna coltivare la
M memoria. Vedi tutti a far di sì con la
testa. Perché un popolo senza memoria ec-
cetera eccetera. L’abbiamo letto tutti Primo
Levi, non è vero? Poi vai in una scuola su-
periore di Catania, al liceo classico “Cu-
telli”, uno dei più prestigiosi. E parli solo
con duecento maturandi, mica con i ragaz-
zini del primo anno. E butti lì a bruciapelo
la domanda. Ehi, ragazzi, quanti di voi han-
no sentito parlare di Pippo Fava e del men-
sile I Siciliani?
Dopo tre minuti di ghiaccio e di stupore se
ne alza una, di mano. Imbarazzo in chi ha
fatto la domanda. Imbarazzo negli inse-
gnanti che assistono. Pippo Fava, l’eroe del
giornalismo catanese, colui che fece co-
noscere alla città la bellezza di una stampa
libera, è nome sconosciuto per i liceali
d’oggi. I liceali di allora – era il gennaio del
1984 quando lo uccisero – ne fecero il pro-
prio mito, furono redazione e distribuzio-
ne e propaganda del mensile che aveva
scelto con coraggio temerario di andare
avanti. Fondarono perfino I Siciliani giovani.
Una città puttana, così Fava definìva Ca-
tania. Ma non di questo si tratta, chiarisce
subito l’assemblea. I ragazzi non dormono
affatto. E non sono cinici. Fanno domande.
Che rivelano la presenza di professori at-
tenti. Per l’Unità d’Italia hanno pure rea-
lizzato un tricolore di 150 metri che ha
invaso la città. Li hanno portati a vedere
come si tiene un processo. Paolo, anzi, non
si capacita di quello che ha visto. La non-
curanza degli imputati, strafottenti davanti
ai giudici, come mai? Roberta vuol sapere
perché la mafia si stia espandendo al Nord:
che cosa vuol dire, che ormai noi siamo
saturi? E se può fare la poliziotta antimafia.
Mentre Clelia chiede perché ci siano tante
persone che vengono dal Nord per mettere
a posto i terreni confiscati in Sicilia. Stu-
denti svegli che fanno anche un bel gior-
nalino. Restano ad ascoltare e parlare fin
oltre l’orario di scuola. No, non è la città
puttana, o almeno non è solo quello.
IL PROFESSOR Salvo Di Stefano lavora
sui 150 anni di unità e sul fascismo. Il pro-
fessor Francesco Savatteri coltiva i suoi al-
lievi allo studio di Alda Merini. Programmi
vivi, veri. Con sorpresa nella sorpresa. Per-
ché loro hanno in serbo come regalo per il
loro ospite proprio i quattro volumi del tea-
tro di Fava. Loro sanno. Eppure ecco la pro-
va: basta che si salti un pugno d’anni per
parlare di altri temi civili e la memoria si
azzera, peggio di una mongolfiera sgonfiata.
Così i ragazzi catanesi non capiscono per-
ché domani a Scienze politiche a Milano l’as-
sociazione studentesca “Di stampo antima-
fioso” presenterà un sito giornalistico sulla
mafia al nord ispirato in gran parte proprio
all’esperienza dei Siciliani.
DAVVERO si ispirano a qualcosa che si è
fatto a Catania? La memoria… Ecco, in nes-
suna famiglia di quei duecento ragazzi qual-
cuno ha trovato tempo e voglia di incomin-
ciare con loro il racconto di una favola: c’era
una volta a Catania un giornalista… Forse è
proprio vero che le stragi del ’92 hanno pro-
dotto, con la loro forza devastante, anche la
rimozione di ciò che era avvenuto prima,
istituendo una specie di anno zero. Non è
così però a Canicattì il mattino dopo. Qui la
memoria sembra coltivata. Sarà che la città è
più piccola, sarà che quell’appellativo in-
dimenticabile, ingiurioso per qualcuno ma
tenero per altri, di “giudice ragazzino” ha
permesso a Rosario Livatino di restare an-
che solo come un soffio nella memoria delle
generazioni. Forse Canicattì ha protetto il
ricordo del suo figlio con più amore. D’al-
tronde il liceo “Ugo Fosco-
lo” è quello dove il giudice
ha studiato, in cui gli è stata
dedicata la biblioteca, in
A questi ragazzi
cui ha insegnato la profes-
soressa Ida Abate, che an-
serve qualcuno
cora ultraottantenne gira
infaticabile a ricordare l’al-
che stimoli
lievo a lei più caro.
È un vortice di emozioni ar- la curiosità
tistiche e civili quello che i
giovanissimi ginnasiali del con una favola:
Foscolo fanno vivere al loro
ospite. Perché quest’anno “C’era una volta
il loro progetto di lettura è
stato dedicato proprio a un giornalista...”
chi ha combattuto la mafia. Sotto la guida
della preside Rossana Vircilio e grazie alla
passione della professoressa Maria Pia Re-
stivo e dei suoi colleghi, hanno scritto re-
censioni, immaginato domande, costruito
un bellissimo video, che mostrano con tre-
pidazione. Chiedono, soprattutto. Sulla spe-
ranza, sul messaggio più vero di Livatino,
sulla celebre invettiva di Cossiga, sulla le-
galità in una società come questa, sul sui-
cidio di Rita Atria (“perché non ha conti-
nuato a combattere?”), se è più efficace la
lotta diretta o la lotta indiretta, sul senso
dell’intellettuale pasoliniano. Salvatore, Ila-
ria, Donatella, Arianna, sembrano le punte
avanzate delle nuove generazioni di un pae-
se allo sbando. Qui la memoria si respira.
Quest’anno, però. Perché gli anni prima si
sono letti i libri di De Cataldo e Piccolo,
Starnone e Lucarelli. Come dire che la scuo-
la varia i suoi programmi di formazione ci-
vile. E che tutti gli anni ci sarebbe bisogno di
una memoria che altrove conquisti questi
ragazzi curiosi e pronti a sposare buoni idea-
li. Ci vorrebbe per loro un cantastorie, qual-
cuno che in famiglia, un po’ come nella stal-
la dell’Albero degli zoccoli,
incominciasse a raccontare il
“C’era una volta” della lotta
alla mafia. Una memoria che
poi la scuola irrori di studi e
impegno, tra guerre e dram-
mi e mille cose da sapere che
stanno tutte fuori dai pro-
grammi. Intanto a Palermo si
è formato un gruppo di gio-
vani apposta. Si chiamano
“Muovi Palermo”. Hanno un
bellissimo progetto: “Fram-
menti di memoria condivi-
sa”. Chissà se saranno loro il
primo cantastorie collettivo.
 Melloni: “Rita Dalla Chiesa lamenta di ricevere insulti ovunque. Da
aquilani indignati. O da comparse che li imitano benissimo”.
a cura di Roberto Corradi

Precariocrazia APRILE 2011

di Luca Telese Performance one
dc - E noi siamo qui all’Ufficio Bre-
vetti, nel mese di Agosto! Noi
Mediterranei, con fuori una

I
grandi professori arrivarono un giorno, sorridenti: “Ragazzi,
basta con il posto fisso, lo stipendio tutti i mesi! Così diven- temperatura di 32 gradi, tempe-
rature d’Africa, 38 gradi. Vabbè,
tate dei burocrati, vi abituate ai privilegi. E’ tempo di essere siamo a pezzi.
flessibili e felici!”A parlare così erano dei garantiti, con fondo E sente bussare allo sportello.
pensione e la quattordicesima in busta paga, un contrattino di - Aprite, è arrivato il solito caz-
collaborazione con il grande quotidiano liberista. Ma lì per lì i zone che vuole sapere dove sta
ragazzi non ci fecero caso. Ci restarono male e si sentirono per- ‘o cess.
- No, veramente volevo sapere
sino un po’ in colpa. Poi arrivarono i politici. Prima quelli di de- se questo è l’Ufficio Brevetti. Io
stra: “Il posto fisso è roba da realismo socialista. C’è bisogno di vuliss’ fa’ ‘o brevett.
dinamismo, di coraggio. Il mercato è una grande palestra di vita: - Lei deve sapere che storica-
fatevi imprenditori di voi stessi!” I ragazzi, un po’ depressi, pen- mente qua di brevetti non ne so-
sarono di avere davanti una grande opportunità e si impegna- no mai né richiesti né fatti. Per-
ché noi siamo un popolo medi-
rono: master, studi all’estero. Tornarono in Italia e spedirono fi- terraneo e sappiamo benissimo
duciosi i loro curricula ad aziende e ministeri. Quindi arrivarono che i mesi di giugno, luglio, ago-
sorridenti i due sindacalisti di Governo, quello col pizzo e l’alito sto e settembre sono dedicati al
pesante e quello con gli occhi a palla da fesso, e dissero: “Il sin- sole, alle vacanze. Quindi lei che
dacato non può più dire solo No alle imprese, deve promuovere la cosa ci viene a… lei ci sta a zi-
gnare?
flessibilità come un fattore di progresso”. Il sindacalista con l’alito - Zignare. E che vuol dire zignare?
pesante e quello con gli occhi a palla si dimenticarono di dire che - Zignare è un volo metodico ep-
avevano ricostruito la loro pensione con i contributi figurativi. pur fastidiso che compie una
Infine arrivarono i grandi leader di caratura europea dei zanzara sul culo di una ragazza!
partiti democratici: “La vecchia sinistra - dissero - ha difeso - Ma io vulisse fa’ veramente un
brevett’.
i garantiti, ha fatto le barricate per combattere il mercato: - Ah. E ttiene ‘e ccarte?
per fortuna che ora ci siamo noi, pronti a difendere la fles- - No, io… non, niente carte. Ma
sibilità, cioè il progresso”. A dire questo erano dirigenti che io tengo la cosa da brevettare di-
non avevano mai lavorato in vita loro per qualcuno che non rettamente.
fosse un partito o una istituzione. I ragazzi che avevano - E che sarebbe ‘la cosa’?
- ‘Na mela! La mia è una mela spe-
creduto ai flessibilisti sorridenti scoprirono che i loro cur- ciale.
ricula erano stato bocciati, che il professore dell’università - Speciale? E che ha di speciale?
italiana aveva fregato la loro tesina e ci aveva messo la sua - Sa di fica.
firma sotto, che in Parlamento c’erano andati - Senta, noi non ci facciamo
la segretaria del ministro e la finta precaria prendere…
- No, veramente. Assaggiatela. -
amica del giornalista Rai. I consulenti (La assaggia) Ma sa di culo!
previdenziali spiegarono loro che - E giratela.
avrebbero lavorato il doppio dei padri, Silvio Berlusconi, 1/4/’11, Roma,
per prendere la metà dei contributi. Fe- Palazzo Grazioli, ad un incontro
cero i conti e scoprirono che una badante con sindaci campani del Pdl
in regola guadagnava più di un ricercatore. I Performance two
ragazzi flessibili sfilarono a Roma, in un giorno C’è un Italiano che insegna a un
di sole, ieri. I giornali amici dei partiti, firmati Tedesco come si conquista una
dai grandi professori, e letti dai sindacalisti bella signora. Dice: “Fai que-
mediocri scrissero: “Non hanno capito la sto, fai quest’altro. Poi final-
mente prendi la coppa dello
modernità”. Loro, nel paese in cui c’è un pre- champagne, lo versi... non si
mier che ha speso 1.5 milioni di euro per può dire... lo versi davanti e
tenere a libro paga un plotoncino di mi- lo suggi da sotto. E lui dice:
gnotte pagate 10mila euro al mese l’u- “Pello, pellissimo. Possibile
na, trovarono la forza di sorridere. fare con pirra?”
Silvio Berlusconi, 8/4/’11, Ro-
Anche la satira, dopotutto, è flessibi- ma, Palazzo Chigi, intervenendo
le. La coglioneria dei garantiti, inve- alla premiazione dei neolaureati
ce, è infrangibile. del 'Campus Mentis'
pagina II Domenica 10 aprile 2011

L’ISOLA CHE
NON C’E’
di
Bertolotti
& De Pirro

di Emanuele Fucecchi cacia sul problema sessuale delle altissime rac-

comandazioni del Pontefice alla prudenza. E in-
e mia mamma in carrozzella viene at- fatti molti sacerdoti continuano a prudere. Si

“S taccata, cosa devo fare?” si è chiesto il

Cardinal Bagnasco rispondendo sul-
l'intervento in Libia. Il Ministro La Rus-
sa ha capito. E per questo la mamma del Car-
dinale esce da qualche giorno sempre scortata
rinnova in questo tacito accordo tra la Chiesa e
il Governo un'Italia cattolica, tradizionalista,
genuina. In cui anche gli omicidi sono fatti in
casa. É l'Italia guelfa, celebrata con convinzione
dal pensatore Lorenzo Pornaghi, direttore delle
da una pattuglia di Tornado. La scorsa settimana riviste “Vita e pensiero” e “Cavoli e merenda”.
un molestatore che si era avvicinato all'anziana Riuscitissimi sforzi di tradurre nel quotidiano la
è stato abbattuto. Purtroppo anche il contiguo riflessione teologica. “Dobbiamo spiegare ai
caseggiato di Chiavari. La guerra è a volte una nostri giovani perchè mai rimanere tutta la vita
disumana, tragica necessità. É questa la moti- con la stessa persona” ha declamato all'ultimo
vazione che induce la Chiesa italiana a soffrire convegno. Ed è scoppiato in un pianto dirotto
in silenzio la situazione libica. Non si sono levati guardando la moglie Clotilde, tanta la passione
dal Vaticano i consueti “cessate il fuoco”. Si è oratoria.
levato invece, discreto, all'Angelus di domeni- I giovani saranno i protagonisti della vicina gior-
ca, un caccia completamente bianco con l'ulivo nata mondiale. É già pronto per loro un Cate-
sulla carlinga, dono dell'Aeronautica. Il Segre- chismo in pillole cui Bertone voleva far seguire
tario di Stato Bertone, da tempo un po' in om- il breviario sui condom. Ma l'iniziativa non ha
bra, ha tentato intelligentemente di proporre trovato favore. Così come non sarà fatto il ten-
una nuova giurisdizione della Dhiesa, il Diritto done “La copula di san Pietro” che doveva es-
Dannonico, ma senza successo. Soddisfazione sere adibito ad accogliere i giovani adusi ai rap-
ha comunque suscitato il nome assegnato in porti sul pratone. Si potrà, perciò, senza remore
suo onore ad un puntatore di missili, il “Bertone di nuovo dire a tanti ragazzi inoculati di profon-
Multiplo”.Qualcuno insinua che la nuova real- da fede: “Andate in pace la kermesse è finita”.
politik della Chiesa
faccia il paio con il
gradimento berlusco-
niano per i media di-
stratti dalla guerra.
Non si parla più di pe-
dofilia né di Ruby. So-
no vergognose insi-
nuazioni. E' invece
uscita una splendida
iniziativa di sensibiliz-
zazione sociale:
“L'Osservatore roma-
no diventa cieco”.
Con questo simpati-
co slogan l'austero fo-
glio vaticano ha pub-
blicato per 10 giorni, i
più caldi del caso Ru-
by, l'edizione esclusi-
vamente in braille.
Una meravigliosa
campagna di solida-
rietà, per il premier.
Non si può, del resto,
negare la grande effi-
Domenica 10 aprile 2011 pagina III

di Stefano Ferrante Francesco Pionati. C’è lui dietro lo striscio- duro, ma lui non si arrende” spiega sotto-
ne di Iniziativa Responsabile nel corteo. “I voce Pionati. “Gli unici che se la passano
li stessi ingegneri del ponte sullo posti sono pochi, la concorrenza spietata. bene sono gli avvocati-parlamentari, ma se

“G Stretto ci stanno già lavorando.

Grazie a quest’opera realizzata
con i fondi europei, gli immigrati
potranno scegliere”. A Lampedusa Silvio
Berlusconi è raggiante. Dopo le estenuanti
trattative in Tunisia, Francia e Germania:
“Chi vuole lasciare il Nordafrica ora avrà
delle alternative alla traversata sui barconi.
Costruiremo 2 acquascivoli. Il primo, pre-
visto dall’accordo con Sarkozy, andrà da
Tunisi fino al Reno; il secondo, che abbia-
mo sottoscritto nell’intesa con la Merkel
arriverà dritto dall’Africa al porto di Mar-
siglia. Agli immigrati raccomando di por-
tare il costume”.
Ma ad attendere il premier a Roma c’è la
grande protesta dei precari. “Il nostro tem-
po è A-DES-SO! A-DES – SO!” scandisce
Neppure ora che Berlusconi ha così biso-
gno di noi è facile strappare un sottosegre-
tariato. Ti dicono: “Mettiti in proprio”. E
invece… Prenda me: ho aperto la mia ditta
di recupero relitti parlamentari per conto
terzi, cioè di Silvio. Operazioni costose e
pericolose. Ma lo sa che vuol dire contrat-
tare con Scilipoti mentre ti fa l’agopuntura?
Mi aspettavo riconoscenza, e invece nien-
te. Per noi deputati a partita iva non ci sono
certezze, solo precarietà. Ma lo sa che vuol
dire stare sempre lì in ansia ogni voto di
fiducia, ogni legge sulla giustizia...?”
C’è chi spera in un posto e chi soffre per
averlo perso. A reggere in mano il cartello
degli Sministeriati Organizzati con il lutto
al braccio ci sono Scajola, Bondi, Lunardi,
La Loggia. “Per Claudio è stato un colpo
si sgonfia la bolla, se finiscono i proces-
si…”. In corteo però ci sono anche loro, in
ordine sparso: “Tra noi c’è una competi-
zione senza esclusione di colpi, guardi che
fine ha fatto Taormina!” dice Paniz “Ghe-
dini si agita molto ma io ho in mano l’arma
segreta. Altro che processo breve e allun-
ga-processi. Ho già presentato l’allarga-pro-
cessi. Funziona così: se uno è imputato ha
diritto a indicarne almeno altri quattro a
piacere come in una catena di sant’Anto-
nio. E il giudice dovrà o condannarli o as-
solverli tutti perché tutti sono uguali da-
vanti alla legge. E se non bastasse ho già
pronti l’ammutolisci-intercettazioni, lo
strappa-fascicoli, l’azzoppa-testimoni e il
trangugia-rogatorie. Prima o poi una bella
parcella da Silvio la becco pure io”.

i fu un tempo in cui la gente si vergognava.

S
ignori, c'è Italia-Francia. Purtroppo
non è una partita di calcio. Magari
fosse la classica sfida che tante volte
ci ha emozionato ai Mondiali e agli
Europei. No. Si tratta di un brutto affare
che ruota intorno ad alcune migliaia di
esseri umani che da Lampedusa, di cam-
po in campo, attraversano l'Italia per an-
dare in Francia. Ma appena arrivano a
Mentone, oplà, vengono rimandati a Ven-
timiglia. Poi ci riprovano e via, di nuovo
di là. E' cominciata una orrenda partita di
ping pong umano. I francesi, oltre alla
proverbiale e notevole puzza sotto al na-
so, sono pure in campagna elettorale,
quindi il loro Governo cavalca un certo
sentimento popolare xenofobo, alimen-
tato dall'incalzante destra estrema di Le
Pen. Qui da noi questo sentimento è sin-
tetizzato con l'inequivocabile "fora dai
ball", che però riecheggia abbondante-
mente tra le valli e le pianure, conside-
rando che anche in Italia si vota per le
amministrative. Il ministro Maroni sostie-
ne con ottimismo che il permessino di
sei mesi rilasciato ai migranti già arrivati
risolverà il problema, in quanto costoro
potranno usufruire del trattato di Schen-
gen, che permette la libera circolazione
dei cittadini europei e dei loro ospiti. Ma
dubito che Sarkozy dirà: "Ah, va bene,
prego, accomodatevi..." Insomma, la fac-
cenda è seria, potrebbero scaturirne ro-
gnosi incidenti diplomatici, antipatiche
esibizioni di muscoletti, altro che cugini
d'Oltralpe. E poi, capirai, qui abbiamo già
tanto da fare: c'è la prescrizione breve, il
legittimo impedimento, il lodo costitu-
zionalizzato, la reintroduzione dell'im-
munità parlamentare... e ci voleva pure
'sta cacacazzi di Ruby Rubacuori. Siamo
al subbuglio, signori, qui se non si placa
l'atmosfera so' dolori. In più ho sbagliato
film. Speravo che la commedia Una mo-
glie per finta mi facesse divertire ma non
è stato così. Intendiamoci, il film è ben
girato e ben interpretato, è la storia che è
povera povera. Un chirurgo plastico
(Adam Sandler) finge di essere sposato
per non legarsi sentimentalmente, ma
quando incontra la donna dei suoi sogni
è costretto a presentarle la sua ex moglie.
Chiede di sostenere la parte alla sua as-
sistente (Jennifer Aniston) che accetta
coinvolgendo anche i suoi due figli. Il
racconto però non è verosimile, troppo
sopra le righe, e risulta insopportabile
quel finto romanticismo con sentimenti
un po' alla buona. A conti fatti, quelli che
fanno ridere di più sono i bambini. An-
che il cameo di Nicole Kidman non con-
vince, abituati come siamo alle perfor-
mance della bella attrice australiana. Vab-
bè, consoliamoci con la forte e intelli-
gente iniziativa dei Precari, con la loro
imponente manifestazione al grido di: IL
NOSTRO TEMPO E' ADESSO, LA VITA
NON ASPETTA! E' un ottimo inizio, ra-
gazzi: meritate un DAI, DAI, DAI con lo-
de.
C Ora quel tempo è finito. La vergogna (che
deriva dal latino “vereor” e che significa “ri-
spetto”, “timore rispettoso”) è ormai ban-
dita perchè il rispetto non c'è più. La soluzione
finale è cominciata verso la fine di gennaio, quan-
do sull'onda del caso Ruby, la Chiesa ha invitato
tutta la classe dirigente a “ritrovare le radici mo-
rali”... Radici morali, radici cristiane... Ma questi
qui sono vescovi o dentisti? E poi, che un'istitu-
zione come la Chiesa, fatta di preti pedofili, di
malaffare bancario (IOR) e con una storia di guer-
re e torture sulle spalle, parli di “moralità”, fa già
ridere di suo (come direbbe mio nonno: “Andate
a lavorare che è meglio!”); ma come si spiega che
mentre B. organizza i festini, B. bestemmia, B. è
indagato per prostituzione minorile, B. si fa le
leggi su misura, B. corrompe i parlamentari, la
Chiesa se ne esca con un richiamo generico a
tutti? Se non sbaglio, ai tempi di Galileo non fu
fatto un richiamo generico agli scienziati per ri-
trovare le radici tolemaiche della scienza e ai
tempi di Giordano Bruno non fu detto: “Il falò va
bene ma adesso preparate la grigliata e attenti a
non scottarvi”... Quando manca il coraggio di fa-
re nomi e cognomi c'è sempre sotto qualcosa
che non va: paure, ricatti, convenienza. La ver-
gogna non abita qui. Quindi non c'è più ri-
spetto. La seconda perla è stato il discorso del-
l'omino coi tacchi a Lampedusa. La scena ricor-
dava molto quelle dei film western in cui arriva in
paese una carrozza con sopra un venditore che
spiega alla folla i mirabolanti effetti del suo elisir.
A un tratto, nella ressa si fa largo un uomo con le
stampelle, si avvicina al venditore, beve un sorso
del prodotto, getta le stampelle e corre via gua-
rito. A quel punto la folla, stupita dal miracoloso
evento, si accalca per comprare l'elisir. Nella sce-
na successiva il venditore e l'uomo con le stam-
pelle si spartiscono i guadagni e si danno appun-
tamento al paese successivo... In effetti quello
che parlava non sembrava un capo di Governo
ma un imbonitore, un saltimbanco ciarlatano
convinto che in ascolto ci fosse una massa di idio-
ti da gabbare. E il dramma è che aveva ragione.
Perchè quel discorso da guitto poteva essere ap-
plaudito solo da due tipi di persone: i cretini (e
ricordiamoci che cretino, vuol dire “cristiano”) o
dall'uomo con le stampelle (che forse girava an-
che per Gerusalemme).
La vergogna non abita qui. Quindi non c'è
più rispetto. L'apoteosi però si è raggiunta al
congresso dei CRISTIANO RIFORMISTI all'Hotel
Ergife di Roma. Berlusconi ha dimostrato che
l'argine della decenza è ormai rotto. Non che non
l'avessimo già capito da anni, ma credo che quel-
lo che è successo lì sia alquanto significativo. Si-
gnori! È arrivato colui che riscriverà le Sacre
Scritture! È sancito il fatto che Silvio è pronto per
fare il grande salto dalla politica alla religione. Ma
non in qualità di prelato, bensì in qualità di Dio.
Pensavate che si accontentasse della Presidenza
della Repubblica? Sbagliato. Vuole il trono più
alto. E quando lui diventerà Dio sarà tutto diver-
so. Quando lui sarà Dio anche le bestemmie
avranno un senso. L'unico ostacolo è il TFR del-
l'attuale Padre Eterno, ma ci si può sempre met-
tere d'accordo... basterà corrompere S. Pietro e
un paio di arcangeli. Per adesso, il Milan vincerà
lo scudetto (guarda caso... tutto serve per miglio-
rare l'immagine con le elezioni che incombono).
Per accaparrarsi i voti dei tifosi, l'Unto ha già det-
to che vuole comprare Cristiano Ronaldo. Ma
non si illudano i tifosi: non è amore per il Milan.
È l'unico Cristiano che ancora sfugge al suo con-
trollo.
pagina IV
ifì, fifi, fifì fifì fif’ (que-
F sto è il fischio)! Egregio
Curatore del mefitico
foglio satirico del Mi-
sfatto, e qui se permette apro
una parentesi e dopo però je
la richiudo subito. Sul mefi-
tico il sottoscritto è piena-
mente d’accordo, in quanto
lo è parecchio pure lui, ra-
gion per cui sottoscrive e ap-
poggia. Possinammazzà.
Chiusa la parentesi. Chi le
scrive, Egregio Curatore, è il
Signor Torquato, pensionato
romano. Signore si fa per di-
re, perché cò la pensione
che mi danno, un assegno ri-
dicolo, come si dice “ciò 2 de
pensione”, sono un paria.
Mentre invece ci sono dei pa-
ria-culi che si beccano asse-
gni mensili da nababbi!! Sul-
le spalle nostre! Tutti i furbet-
ti miracolati Inps! Che hanno
imbroiato ieri, beccano og-
gi e continueranno a godere
domani. C’è gente, caro Cu-
ratore, che se becca tre pen-
sioni… le cumula, come se
dice, possinammazzà! Io in-
vece cumulo i buffi! Il mio
motto è: metti una pera a ce-
na! Invece loro… anzi dovrei
dire loro con l’apostrofo, in-
vece l’oro… arrivano persi-
no a 31.000 euri al mese, tac-
ci-l’oro. Chi sono? I protetti:
ex Presidenti del Consiglio,
ex docenti, ex parlamentari,
ex Presidenti de la Repubbli-
ca incassano due o tre vita-
lizi… vitalizi privati e pubbli-
che zozzerie, possinammaz-
zà! Mia moglie Cesira non ar-
riva a pià la pensione perché
nun je la fa a andà alla posta,
allora je ce vado io. E pure
noi cumuliano i nostri vita-
lizi, ma non arriviamo a 650
euri al mese! Per questo ap-
profitto del suo spazio per
lanciare il mio grido: pensio-
nati di tutto il mondo, uni-
teviii!! Anzi ,prima incazzate-
vi e poi unitevi! Unitevi a chi
vi pare, ai cassintegrati, ai
precari, ai lavoratori di oggi,
che andranno in pensione
domani, che oggi pagano
contributi maggiorati e pren-
deranno sempre meno di
pensione! Io me so unito a mì
nipote che è precario e lui è
incazzato forte perchè paga
oggi, ma non sa se domani
ciavrà una pensione!! L’altro
giorno io mi sono recato alla
posta, per ritirare le pensio-
ne. Dopo tre ore di fila arrivo
finalmente allo sportello e al-
l’impiegato addetto ho det-
to, anzi gli ho fischiato, ca-
pirai co’ tutte quelle esse:
“Devo ritirare la pensione
per mia moglie INPS, e la mia
ENPALS” Lui s’è turato le
orecchie, poi ha cominciato
a fare i conti: “Sarebbero 650
cumulando, meno le detra-
zioni varie…che non le sto
qui ad elencare, ma sono ob-
bligatorie, arriviamo a 500”
”Bene!” Ho fatto io. “E poi...”.
“Meno le imposte nette che
quelle ci sono... arriviamo a
430” …”Bene!”... “Meno ad-
dizionale Irpef, calcolando
come aliquota il 22%, molti-
plicato 2 fanno 230 quindi ri-
mangono 200” … “Bene!”...
“Meno acconto del 30% a
titolo di addizionale co-
munale all’ Irpef dovuta
per l’anno 2011 in appli-
cazione della finanziaria
del 2007”... “ Bene possi-
nammazzà, e poi...” E quel
delinquente ha continuato:
“Meno l’importo dovuto per
il saldo 2010, arriviamo ad
un netto di 85 euro”
…”Bene!” gli faccio
io “Me li dia, pos-
sinammazzà. Che
me li vado a stra-
fogà co mi moje
al roof garden
del mitico Hotel
a sette stelle!!”
Ma lui ha conti-
nuato: “Meno
bolli e marche
varie, lei mi de-
ve 2 e 35!” Co-
me ho sentito la

parola deve ho preso un fu-
gone che ancora me sta ad
aspettà... Per questo ora stia-
mo organizzando un com-
mandos di pantere grigie
con i precari e i cassintegrati
fuori Montecitorio, per le
strade, e in ogni luogo dove
vediamo passare i pensionati
con rendite d’oro. Come ve-
diamo i varii furbetti, i baby
pensionati, quelli che becca-
no di pensione più di mille
euro al giorno, je saltamo ad-
dosso e je famo la cappotta e
in genere loro, spontenea-
mente ce fanno un congruo
versamento! Pensionati alla
fame di tutto il mondo,
unitevi al commandos
delle pantere gri-
gie!! Le pante-
re grigie col-
piranno an-
cora, possi-
nammazzà!!
Domenica 10 aprile 2011
di Roberto Corradi originali.
E’vero ma in realtà le ra-
gioni per cui lo siamo so-
a una radio ti aspetti musica, intrattenimento. Per qualcuno anche sport. Di no le stesse per cui non lo
D certo non ti aspetti anche la televisione. Ma mentre la Rai visiva pratica un
harakiri aziendale continuo con programmoni che vedono impegnati fuo-
riclasse come Vespa e Ferrara, autentici catalizzatori di attenzione (si sente
lo sghignazzo?), la Rai sonora arriva quasi a compiere un soccorso umanitario e
diventa spettacolo completo. Questa è la premessa del Live di 610, il programma
siamo. Siamo originali
perché questo tipo di
umorismo siamo gli uni-
ci a farlo in Italia ma non
siamo originali perché
di e con Lillo, Greg e Alex Braga, che mercoledì scorso in diretta per due ore ha comunque esiste anche
intrattenuto il pubblico ancora una volta e senza un attimo di pubblicità, se si in altre parti del mondo,
esclude quella finta confezionata da 610 in persona e tutta attinente al magico è solo che da noi non si
mondo delle raccolte da collezione in edicola. La replica del tutto, naturalmente usa più. Gli ultimi che lo
con tanto di video, prossimamente su Rai News 24. Incontro il direttore di Radio 2, facevano forse sono sta-
Flavio Mucciante. Parliamo dei risultati indiscutibilmente ottimi che l’emittente ti “i Giancattivi”.
riscuote. Mi anticipa progetti e desideri, poi diamo un’occhiata al sito della rete e E il contemporaneo?
dal suo ufficio al secondo piano di Via Asiago 10 ci spostiamo nella grande e storica Il guaio è che in Italia c’è tutto uno stuolo di attori e autori che si dicono
Sala A. Il meglio della radio italiana di sempre è passato da qui e le foto lungo i nauseati dalla comicità di Oldoini, Neri Parenti, Vanzina poi però ca-
corridoi del palazzo lo ricordano. Una tra tutti: Corrado, giovanissimo, impegnato pisci che piacerebbe anche loro in fondo farne parte. E ti imbatti in
davanti a un microfono. Guadagniamo la meta e il direttore mi indica il palco. C’è personaggi come la Littizzetto, Chiambretti o Zalone che siccome sono
anche la scenografia. E è anche vagamente lettermaniana. Sono colpito nel mio leggermente più eruditi, sono osannati dall’intellighenzia… ma siamo
debole. Mi imbatto in Max Paiella, colonna del “Ruggito del Coniglio” e di “Parla sempre lì.
con me” e anche amico e collaboratore del Misfatto e lo sottopongo a interro-
gatorio. Spero indolore. Rientra Virginia e saluto i nostri.
Max, il direttore prima mi anticipava che stasera debutti con un Grazie, ragazzi. Siete stati gentilissimi. E adesso mi dedico a Vir-
tuo personaggio nuovo. Il Neomelodico. Narrami! ginia.
Qualche tempo fa ho beccato su You-tube un video allucinante di due
Neomelodici. Il primo cantava al secondo: “T’agg’ a di’ ‘na cosa molto Greg: Ma non abbiamo parlato male della musica di Radio2, però.
brutta, la tua ragazza che tu amavi tanto, ha fatto ‘na cosa brutta questa Ah beh, se vuoi facciamo un supplemento di indagine…
notte, è stata tutta notte cu’ mme”. E l’altro: “Io l’agg’ saput’ e questa Greg: Mah, mi dicono che è migliorata ma io sento sempre cose brutte.
cosa proprio non mi va” con un seguito che però non so perché non ce Non so da cosa dipenda.
l’ho fatta a andare avanti ma mi ha colpito la serietà con cui era fatto
tutto. Ridono, ci salutiamo. Greg e Lillo vanno a cena, o almeno nel commiato mi dicono
E il tuo Neomelodico come si chiama? questo. Virginia pazientemente rimanda e mi dà retta. Sono impressionato. La
Neid Scarrafone. Ho una parrucchetta giovanile con una maglietta mol- vedo da anni fare imitazioni che a volte sono praticamente clonazioni. Sulla cri-
to attillata. minologa biondona Bruzzone che fa a “Quelli che il calcio”, però, ho accusato il
Ma quanto è difficile parodia- colpo. Lì il talento è stato cogliere la psicologia del personaggio.
re personaggi che nascono già
parodiandosi da soli? Cara Virginia, tu fai troppe cose e tutte bene. Questo Paese non è
Un po’come per la politica. Non più abituato, non ti pare di esagerare?
puoi peggiorarli, puoi unirli ad Ah, iniziamo con i complimenti? Ma io me li prendo tutti!
altro, al surreale. Cicchitto lo fac- Come hai cominciato?
cio come se fosse un vecchio Giocavo con la voce, riproducevo rumori, caratteri. Le prime imitazioni
maître di un ristorante che una naturalmente le ho fatte a scuola. Poi, sai, avendo passato l’infanzia nel
volta era rinomato. E lo faccio co- Luna Park dell’Eur, che era dei miei, ho visto sfilarmi sotto gli occhi un
sì, vissuto, come uno che ha visto mondo. Dalla prostituta al grande attore…
tutto. Che a volte coincidono, tra l’altro.
Hai dato importanza alla boc- Infatti, vedi? Li ho detti insieme. L’elenco proseguiva con “dal politico,
ca. Perché Cicchitto ha un ghigno largo che se ride un altro po’, si al pappone”, per dire… E quindi, ecco, lì ho assorbito i caratteri. Poi ho
decapita. studiato danza, canto, recitazione.
Sì, c’ha un taglio cesareo. Cosa ti piace di più di quello che fai?
Forse le imitazioni sotto trucco pesante…
Buio, silenzio. Comincia la diretta. Per due ore sfilano sul palco (si dice così, no?) i Come la Bruzzone? Perché io sono Roberta Bruzzone…
padroni di casa e i loro contributi video, alle spalle, sul megaschermo. Poi una serie … “e sto in televisione!”
di talenti. Da Nino Frassica a Virginia Raffaele passando per Paola Minaccioni, Ti ha fatto i complimenti?
Federica Cifola e Simone Colombari, vittima di quasi tutte le trame di Lillo e Greg. No, niente. La Polverini invece è stata molto simpatica. Mi ha anche
La musica scandisce tutto e dalla telefonica Ballata del T9 arrivando a Rock Around invitata a pranzo.
the Clock reso in italiano rigorosamente solo con l’ausilio del traduttore automatico Quando comincia tutto?
di Google, si arriva alla fine. Applausi. Neanche il tempo di fargli riprendere fiato e Quando un giorno mi chiama Marco Santin, dei Gialappa’s. Avevano
bracco i tre mattatori. Uno per uno, come per le udienze a scuola con i genitori. visto un mio filmato in You-tube in cui, da Baudo, facevo la voce me-
Sono gentilissimi. tallica e volevano incontrarmi.
E hai dato fondo al tuo repertorio di imitazioni.
Lillo, quella che avete fatto stasera è una radio molto visiva. Macchè! Non le avevo fatte mai così. Al trucco è nata Giusy Ferreri. Da lì
Lillo: Guarda, noi facciamo un umorismo surreale per cui alcune cose un paio di ragazze del Grande Fratello, Cristina la tettona e Federica, e
vengono meglio in radio perché si crea una suggestione migliore. Però poi Malika Ayane.
abbiamo un repertorio enorme che ci consente anche questi Live... Dimmi i fondamentali. Chi ti piace?
Tu e Greg dove vi siete conosciuti? Beh, i maestri di sempre sono Franca Valeri, Loretta Goggi, Bice Valori.
In una redazione di una casa editrice. Facevamo fumetti umoristici. Poi E poi mi ritengo fortunata ad aver incontrato nel mio cammino Greg e
è fallita la casa editrice e ci siamo trovati a misurarci con altri mezzi per Lillo perché hanno una comicità differente. Mi sento più vicina al sur-
fare umorismo. E è nato il gruppo de “Il latte e i suoi derivati”. Da lì reale, al loro nonsense, che al cabaret.
abbiamo continuato ad applicare a contesti sempre diversi il nostro sti- E il cinema ti piace?
le. Sì, ma non quello dei cinepanettoni.
Voi aggredite alla gola l’idiozia ma senza supponenza, siete le pri- Non è che prima o poi fai anche tu come Banfi che adesso è un
me vittime di voi stessi. attore imbegnedo?
Le lezioncine non ci sono mai piaciute. Ci siamo discostati dalle Iene un No, guarda, adesso non mi sentirei proprio in grado di farlo. Certo, è
po’anche per questo. C’era un aspetto pedagogico nel programma che bello immaginare una carriera a tutto tondo. Sto lavorando a uno mio
non ci convinceva. spettacolo per il teatro per la regia di Giampiero Solari. Ripercorro i miei
Prima di tutto, che c’è? ricordi di infanzia, ci tengo
Per noi i Monty Python E poi la comicità ebraico-americano, Groucho molto a questo progetto. In alto Greg e Lillo, a sinistra Max Paiella,
Marx, ma anche Stanlio e Ollio. E la scuola italiana degli anni ’60, molto L’infanzia passata al Luna qui Virginia Raffaele
meno legata all’attualità di quanto sia ora. Penso a Tognazzi e Vianello, Park.
secondo noi geniali. Non mi far pensare che ora è
Ti faccio una domanda da Marzullo: siete amici veri? chiuso! Per me era la casa. Ho
Sì, tutto parte da lì. Abbiamo gli stessi gusti, anche musicali. Le coppie dato lì il mio primo bacio.
dopo un po’scoppiano per esigenze di individualità che noi non ab- Studiavo lì, mangiavo lì, ci fa-
biamo. Ci interessa solo non snaturarci. Anche rifiutando cose paga- cevo Natale, tutto. Pensa che
tissime pur di non imbarcarci in operazioni che non ci convincono. lo allestirono i miei nonni
che venivano dal circo.
Arriva Greg e poi Virginia Raffaele che però ci lascia subito per rispondere al Nonno e nonna?
telefono. Sì. Mia nonna era circense,
era la comica di tutti i fratelli.
Greg, vi abbeverate al peggio e lo migliorate. Non è facile. Sono cresciuta con lei che mi
Greg: Beh, partendo dal basso l’unica cosa che si possa fare è qualcosa di rifaceva le sue macchiette, le
migliore. parodie. E quando è così, co-
Come funzionate? Quali sono i meccanismi che scattano tra voi? me diventi da grande? Come
Laddove Lillo è dinamismo io sono staticità. Anche se c’è una differenza me!
sia fisica che comportamentale, questo non ci impedisce di volta in volta Ah! E allora ecco chi dob-
di essere uno la spalla dell’altro, uno la vittima, uno il carnefice, non biamo ringraziare.
abbiamo il ruolo fisso. Nonna Ornella. Però per tut-
Il vostro lusso è la musica? E’molto presente in quello che fate. ti era Nellì.
Se io dovessi scegliere una carriera, ora come ora sceglierei quella mu-
sicale. La musica era quello che volevo fare fin dall’inizio. Il mio gruppo, Un ringraziamento speciale a
i Blues Willis, ci sono sempre nel nostro lavoro. Clarissa Domenicucci che ha reso
Una cosa che si sente spesso dire quando si parla di voi è che siete possibile tutto questo.
pagina VI
L’Artefatto: Allo specchio
di RobCor
René Magritte - Allo specchio. Nel 1928 il pittore surrealista belga decide di tradire stile e
concezione artistica della realtà suoi per dedicarsi alla mera rappresentazione del vero. E
prende a fare una serie di ritratti di eminentissimi ac reverendissimi strateghi, politici e
condottieri. Ritrae Napoleone, Giulio Cesare, Churchill e De Gasperi (Magritte aveva intùito)
e Frattini. Con coerenza cerca il vero in ogni quadro: espressioni, connotati, paesaggi. L’o-
perazione riesce con tutti tranne che con Frattini. Il quadro si ribella e nel rendere l’essenza di
Frattini, si corregge da solo... come sopra. Magritte in seguito distruggerà tutte le opere di
questa sua parentesi artistica tranne il ritratto di Frattini dichiarando: “L’opera dimostra che
non sono io surrealista. E proprio la realtà così”. Si racconta che immediatamente dopo il
pittore fu visto piangere con una bombetta e un bicchiere d’acqua in testa. Comprendiamo.
di Bebo Storti
così alla fine abbiamo scampato i negretti
E
di merda! Questo è stato il responso. Nel
cambio però... Era un giorno cupo, l'aria
primaverile carica di polline, che fa amma-
lare i fighetti e ci dà tante soddisfazioni, non ba-
stava a lenire (ho chiesto il permesso per la pa-
rola difficile ai druidi e agli anziani riuniti in se-
duta e siccome dormivano l'ho preso come un
sì)... non bastava, si diceva, ad allontanare il sen-
so di pericolo, la paura. Durante l'assemblea si
respirava un'aria mefitica carica di ansia e preoc-
cupazione, anche per via delle "luise" sganciate
da molti anziani senatori (io lo avevo detto di
non farle dopo pranzo le riunioni ma guai se mi
ascoltano, anche perché il fatto che so leggere e
scrivere e non vinco mai una gara di rutti mi ren-
de da sempre sospetto) alla riunione all'osteria
"Il Camoscio Spellato Vivo" dove si ritrova il Con-
siglio Comunale perché il "Camoscio" è il palaz-
zo del Comune la discussione era accesa e co-
struttiva, già due svenuti da badilata nei coglioni
e tre al pronto soccorso per rutto da troppo vi-
cino erano li a testimoniare che da noi la demo-
crazia non è una parola vuota e priva di signi-
ficato, ma non esiste proprio! Comunque la que-
stione era questa: dovevano mandarci su 1000
egizi, che comunque non riempiono perché li
metti tutti di profilo, poi 600 tunisi e 3barra
4cento libia, ché quelli solo di tende, mottaroni
e canadesi ci andava via la scorta di un anno (che
le affittiamo ai fighetti che vengono su d'estate
che credono di andare per funghi, noi invece li
mandiamo in posti estremi tipo dove va a cagare
l'orso, o dove ci sono le termiti assassine, muoio-
no e noi recuperiamo tutto) e altri duecento
sparsi da varie nazioni, persino due finlandesi,
che possono guardarci a noi come teroni quindi
figurati se li vogliamo. Non ci andava di farci in-
vadere, già l'altra volta vi ho spiegato che ave-
vamo chiuso i passi coi trattori e messo le difese
di sacchi di sabbia sulle provinciali, quindi l'at-
teggiamento era quello tipico delle nostre parti,
aperto al dialogo. Io con un bastone in mano e
l'altro legato ad una sedia imbavagliato (basta
fare sì o no con la testa): a volte le parole non
servono, basta il gesto. La paura era quella: cosa
sarebbe successo?
Noi non vogliamo
cambiare il nostro
stile di vita e le nostre
belle tradizioni, come il saper riconoscere il tipo
di flatulenza dalla sua portata e dalla sua con-
sistenza e dargli un nome appropriato, per dire.
Quindi la decisione è stata unanime e ben
espressa " NO!! CA TROIA!!! VORE MEA DEI NE-
GHER CHE' NEL ME PAES!!!!CA VAN SOS E ZOS
LIBERI SENSA GNACA I CADEN COMA NA OUL-
TA!!!!" Mandato un messo a cavallo (perché da
noi la posta è ancora vista con sospetto) alla sede
cittadina del partito subito è arrivata la risposta:
"SE! VA BEN! MA VA CIAPE' SU EL TROTA COMA
PUNISIO'!! FIGA!!!MEA DISCUTERE!!"
Non vi dico le bestemmie e le imprecazioni! ma
se in cambio della libertà dal negro bisognava
pagare lo scotto, avremmo pagato. E così adesso
è su da noi. E’ sempre lui. Sceso dalla macchina,
è stato un'ora in piazza a ripetere: "Ciao, sono
Enzo, sono già stato qui da voi! Vi ricordate?"
Finché qualcuno lo ha preso, gli ha asciugato il
filo di bavetta gli ha cambiato il pannolone e lo
ha portato all'osteria dove, davanti al camino, ha
ripetuto ancora due volte: "Ciao, sono Enzo..."
poi si è assopito. Il problema non è lui. Il pro-
blema adesso e che la direzione del partito non
lo lascia andare più solo (le figure di merda che fa
mettono in imbarazzo la base e poi tira certe vi-
gliacche alle riunioni del Consiglio Regionale
che ha fatto le meches anche alla Minetti). Il pro-
blema è che va in giro, nell'ordine;: con due Con-
siglieri Comunali di qualche paesino dei nostri
che gli fanno da scorta ma sono sempre ubriachi
e fanno più danni di lui; una cartomante che,
dice lei, è in contatto con gli alieni della fascia di
Orione e rompe i coglioni a tutto il paese; due
escort avanzate dall'ultimo buinga-bunga del na-
netto (che proprio non sapevano cosa fargli fa-
re: posti in politica non ce n'è più liberi), quindi
in sostanza ci siamo dovuti fare carico di tutta
una truppaglia mentecatta che era quasi meglio
avere i negretti in giro per i prati.
Ma gli ordini non si discutono. Prenderlo nel cu-
lo ma con dignità (come nel caso del Federali-
smo, per dire), questo ci ha insegnato Umbi
(Umberto) che tutti ci guida e ci protegge!
Cose buone dal mondo
MIGRANTI A
BASSO CONSUMO:
ARRIVANO A
VENTIMIGLIA CON
UN LITRO D´ACQUA
di Lia Celi
Addavenì barcone! Per il governo si apre un´altra
settimana di fuoco sul fronte immigrazione. Vi an-
ticipiamo gli eventi più significativi.
LUNEDI´
Nuova missione del ministro Frattini in Tu-
nisia per discutere dei rimpatri, ma il premier
Essebsi rifiuta di riprendersi i migranti di
Lampedusa, sostenendo che in realtà si tratta
di un gruppo di imitatori ungheresi reduci
dal concorso per la Migliore Imitazione del
Disoccupato Tunisino. Regioni, il Viminale
mantiene la linea dura: gli stranieri prelevati
da Lampedusa vengono distribuiti in tutta Ita-
lia. Si tratta ovviamente dell´Italia in Minia-
tura, il parco tematico nei pressi di Rimini
ispirato alla statura internazionale del nostro
Paese. Molti immigrati scappano per raggiun-
gere la Francia, ma devono mettersi in fila
dietro un altro esercito di affamati, i neolau-
reati e ricercatori italiani che espatriano per
trovare lavoro. Intanto il governo Sarkozy
mette nuovi paletti sull´ingresso in Francia:
sono molto appuntiti e stanno in fondo a bu-
che nascoste da frasche.
MARTEDI´
La bella Afef, tunisina doc, confessa che an-
che lei, venendo in Italia, ha rischiato il nau-
fragio: «Sono rimasta a galla solo aggrappan-
domi a un Tronchetti». Lampedusa, sbarcano
centinaia di immigrate seminude, ma sono le
ballerine brasiliane ingaggiate da Berlusconi
per il party inaugurale della sua nuova villa. Il
premier ha sveltito l´iter dell´acquisto soste-
nendo che l´edificio è nipote della piramide
di Cheope. Conflitto Italia-Francia sugli im-
migrati, secondo Frattini l´unica soluzione
per superare le resistenze dei francesi è ven-
dergli Parmalat nascondendo i tunisini den-
tro i cartoni del latte Uht. Ma i transalpini si
limitano ad applicare integralmente il trattato
di Schengen: aprono le frontiere solo ai ma-
ghrebini incensurati in possesso dei docu-
menti necessari, che secondo Parigi inclu-
dono la Visa Gold, la carta di circolazione di
una Jaguar e l´atto di proprietà di un castello
della Loira.
MERCOLEDI´
Tunisi, il presidente Essebsi apre uno spira-
glio: l´Italia non può restituire gli immigrati,
ma se sono ancora in garanzia può farseli
sostituire con altri immigrati di prezzo equi-
valente. Frattini chiede aiuto a Lisbona, forse
il paese più adatto ad accogliere gli stranieri
Domenica 10 aprile 2011
alla deriva sui barconi è il Portogallo: anche
lui sta facendo acqua da tutte le parti. Mestre,
tunisino fuggito da Manduria rapina un pas-
sante, dimostrando così di essersi perfetta-
mente integrato nel nostro paese. Maroni
promette multe agli extracomunitari che an-
negano in acque italiane: sono vietate le im-
mersioni per chi non ha uno straccio di bre-
vetto da sub. Parigi aggiunge nuove clausole
al trattato di Schengen: ora per entrare gli
immigrati devono anche saper cucinare il
coq au vin, recitare un brano del «Misantro-
po» di Molière e suonare «Sous le ciel de Paris»
con l´accordéon.
GIOVEDI´
Frattini vola a Londra: «Sui rimpatri degli
africani conto sulla solidarietà del premier
David Camerun». L´inquilino della Farne-
sina ha portato con sé tremila bambini nor-
dafricani da offrire come paggetti per l´im-
minente matrimonio di William e Kate, ma
Buckingham Palace rifiuta: solo per reggere
lo strascico della sposa ce ne vogliono al-
meno quattromila. In compenso Madonna
si offre di adottarne una decina, scelti uno
per uno dal suo interior-designer di fiducia.
Sardegna avvistato un gommone disperso,
ma per fortuna l´immigrazione non c´en-
tra: è solo Simona Ventura dopo l´ultimo
intervento alle labbra. Contrasti Italia-Fran-
cia, il nostro ministro dell´Interno Maroni
rifiuta di incontrare l´omologo francese:
crede che l´omologo sia lo specialista dei
gay. Per ripicca la Francia respinge tutti i
tunisini che non si presentano alla frontiera
vestiti da Pierrot.
VENERDI´
Fittissima l´agenda del ministro Frattini per
risolvere il problema immigrati: ha in pro-
gramma intensi viaggi di lavoro alle Maldive,
a Sankt Moritz e a Malindi. La task force
navale ita lo-francese che doveva pattugliare
le coste tunisine è un fallimento: sono i tu-
nisini a dover ripescare gli italiani e i fran-
cesi caduti fuoribordo durante le continue
zuffe sul caso Materazzi-Zidane. Francia
sempre più inumana: ora i tunisini che vo-
gliono entrarvi devono conoscere a memo-
ria l´ultimo album di Carla Bruni, un´en-
nesima vessazione che costa alla Francia
una denuncia al Tribunale per i Diritti
dell´Uomo. Intanto Bossi continua a ripe-
tere «Foeura di ball» e finalmente la sua ba-
dante si rende conto che il Senatur non si
riferiva ai tunisini né ai libici: voleva solo
che gli raddrizzassero il cavallo delle mu-
tande.
Domenica 10 aprile 2011
BARATTI!
Aspettando il film ho cercato in rete
notizie di Habemus papam, e mi è
tornato fuori lo slogan dei berlusco-
nes “Ci aumentano la benzina per da-
re i soldi a Moretti” (artisti “nemici
del popolo” se non fanno propagan-
da). E Tremonti? Ravveduto (un po’)
dopo l’incontro col maestro Muti, che
gli ha fatto “capire” l’importanza
della cultura. Non ci arrivava da so-
lo? Come insegnante vivo ogni giorno
questa semplice verità. Lui è arriva-
to a 60 anni senza saperlo? E ci fa il
Ministro dell’Economia?
Armenio Cattani
Anni fa in Sardegna ho partecipato a
una lettura di poeti del ‘900. Il giorno
dopo hanno bussato alla porta persone
di ogni età che volevano ognuno la “sua”
poesia. In cambio offrivano doni: una
bottiglia d’olio per Marina Cvetaeva,
bottarga per Sandro Penna, un pane d’o-
MAURIZIO BIANCONI
Quali formichine operose, tutti i par-
lamentari della maggioranza, seduti
ai loro banchi, stanno scrivendo con
zelo e impegno il tema “Come sal-
vare le chiappe a colui il quale, se i
magistrati lo condannassero, poi a
voi toccherebbe andare a lavorare.
Proponete una legge, anche comica.
Svolgimento”. Il deputato Maurizio
Bianconi, che in effetti possiede un
nome da capoclasse, ha già conse-
gnato il suo lavoro: le intercettazioni
si potranno fare, ma non serviranno
alla ricerca di prove, né saranno al-
legate alle carte processuali. In so-
stanza, si tratterà di semplice gossip,
di un simpatico pettegolezzo: le in-
tercettazioni saranno stampate su
carta patinata e distribuite tra par-
rucchieri e sale d’aspetto dei den-
tisti. L’On. Rossetti, invece, sta la-
vorando al cosiddetto “Dogma del-
l’infallibilità del papi”, che dovrebbe
porre al riparo il Premier da brutte
sorprese, a differenza del sottosegre-
tario Nerelli, che avrebbe elaborato
“la non perseguibilità di chiunque
stipendi una persona di nome Gat-
tuso”, mentre il sen. Giallini stareb-
be per consegnare il suo componi-
mento, una trattazione di grande sot-
tigliezza giuridica dal titolo “A Ber-
lusconi nun je dovete da rompe li
cojoni”. Speriamo si sbrighino, la fi-
ne del quadrimestre si avvicina.
DIEGO DELLA VALLE
In Italia siamo abbastanza bravi a fa-
re le cose con i piedi, è quindi nor-
male che sia un produttore di cal-
live per Esenin… Ho accettato il baratto
con letizia e un po’ di commozione.
Scambiare la parola col cibo mi faceva
toccare la sua concretezza, la conferma-
va come esigenza primaria. Più la gente
è bersagliata dall’ignoranza e pilotata
verso il brutto, più è forte il bisogno del
bello. (Gesualdo Bufalino, “Mozart mi
ha insegnato a non rubare”. Nelle loro
poco mozartiane giovinezze, quelli del
Pdl devono averlo ascoltato poco).
SENSI DI COLPA!
Che sarebbe successo se invece di
300 disperati fossero affogati 300 gi-
tanti italiani magari su una nave di
zature a occuparsi del restauro del
più importante monumento italia-
no: il Colosseo. La Tod’s di Della Val-
le ha colto al volo la ghiotta occa-
sione di legare il suo nome al sim-
bolo per eccellenza del nostro Pae-
se: Scarpe diem, è veramente il caso
di dirlo. Lo sponsor pagherà tutti i
lavori, ottenendo in cambio lo sfrut-
tamento commerciale per 15 anni
dell’immagine del Colosseo: per for-
tuna è tramontata l’ipotesi iniziale,
cioè di restaurarlo ritoccandolo leg-
germente, per farlo somigliare a un
mocassino. Già si parla comunque di
un sequel de Il Gladiatore, in cui
Massimo Decio Meridio affronta nel
duello finale un gigantesco guerrie-
ro teutone, brandendo un calzante.
Alla luce del prestigioso precedente
in questione, la Pfizer, azienda far-
maceutica svizzera che produce il
Viagra, ha chiesto di sponsorizzare
eventuali lavori alla torre di Pisa.
Diego Della Valle ha senza dubbio
messo a segno un bel colpo, non c’è
che dire, il rischio adesso è che, gal-
vanizzato dal successo, inizi una
campagna ancora più sfrenatamente
ambiziosa. Se si accorge che l’Italia è
a forma di stivale, è finita.
lusso, sotto gli occhi dei compassati
Maltesi, che davanti a una tale trage-
dia stavano a misurare le acque ter-
ritoriali? Le battute di Bossi, riferite
quasi con divertimento scavano un
buco tremendo nelle coscienze. Ser-
peggia un osceno inconfessato senso
di sollievo, nel terrorismo governati-
vo sulla grande invasione. Ho sentito
un negoziante dire “300 di meno”.
Non sopporto più il valore diverso
che hanno le vite, sono egoista, ma
non abbastanza da non sentire il sen-
so di colpa per quella strage.
Cristina F.
BENITO MUSSOLINI
Alcuni parlamentari del Pdl hanno
presentato lo scorso 29 marzo un di-
segno di legge per abolire l’apologia
del fascismo. Si tratta di un primo, im-
portante passo avanti, che necessita
però di altre coraggiose iniziative qua-
li il rilancio del Ku Klux Klan (si era
parlato in passato di incentivi e della
possibilità di rottamare negri e cinesi,
ma poi non se n’è fatto nulla), la de-
trazione fiscale delle spese sostenute
per manifestazioni e sagre liberamen-
te ispirate alla Gestapo, la rivalutazio-
ne del cannibalismo come dieta bi-
lanciata e l’inserimento nel nostro
campionato di calcio di serie A di una
squadra che rappresenti il Cartello di
Medellin. Per quanto riguarda invece
l’entrata in Confindustria da parte del-
la Mafia, una delle poche aziende ita-
liane con il fatturato in attivo, biso-
gnerà probabilmente attendere anco-
ra qualche mese. Addirittura il Presi-
dente del Senato Schifani, uno abitua-
to a vedersi girare intorno La Russa e
Gasparri, s’è detto “esterrefatto”. Ci
sembra giusto riconoscere i meriti a
chi li ha, ecco quindi i nomi dei valenti
parlamentari: Cristiano De Eccher, Fa-
brizio Di Stefano, Francesco Bevilac-
qua, Giorgio Bornacin, Achille Totano
(Pdl) e Egidio Digilio (Fli). Evviva.
Meno male che qualcuno lo sente men-
tre B ride a crepapelle, non si è mai finto
così allegro. Dopo l’ecatombe del barco-
ne i suoi cachinni hanno preso una ver-
ve tutta nuova, e per quanto sempre più
sforzata e funebre, “anche” questo ci cor-
rompe. Ci hanno abituato con cura allo
sterminio, ora ci ballano pure sopra. Tie-
nilo caro il tuo barlume di umanità.
“Senso di colpa” sembra quasi una fisi-
ma, invece la colpa c’è, per il cinismo che
inaliamo ogni giorno.
Spedite le vostre mail a:
barbara.alber ti@ilmisfatto.it
CESARE GERONZI
E’ l’unico grande manager italiano
il cui nome, dopo averlo pronun-
ciato, fa venire voglia di esclamare
“paraponziponzipò”. Provateci e
ve ne accorgerete. In settimana,
Geronzi ha dato le dimissioni dalla
Presidenza delle Generali e, appe-
na l’ha fatto, il titolo in Borsa ha
cominciato a volare. Una commo-
vente manifestazione di stima da
parte degli ambienti dell’alta finan-
za. Democristiano, amico di Giulio
Andreotti, ha finanziato D’Alema e
Berlusconi, il Psi e il Manifesto. In-
somma, escluse le Br e i Cugini di
Campagna, s’è occupato di tutti i
grandi gruppi italiani, dagli anni
settanta ad oggi. I giornali hanno
riportato, nei giorni scorsi, una sua
frase che, a detta degli osservatori
più attenti, gli é stata fatale. Par-
lando delle Generali, infatti, avreb-
be detto: “La Compagnia è etero-
diretta”. Diego della Valle, potente
consigliere d’amministrazione,
non l’avrebbe mandata giù: “Alle
Generali abbiamo tanti difetti –
questo il suo commento – ma ci
piacciono le donne…” Così, Ge-
ronzi è stato costretto a dimettersi,
incassando una buonuscita senza
precedenti. Come ha detto un gran-
de economista americano, com-
mentando l’uscita di scena del ca-
nuto Cesare: “Purtroppo… sono
sempre i milioni che se ne van-
no…”
pagina VII
Con l’esempio di Diego Della Valle
che ha preso in esclusiva il Colosseo
il nostro nazionale cacciaballe,
che del più ricco aver vuole il trofeo,
cerca un modo per fare più quattrini.
Se pensa a quanto Diego incasserà
il Colosseo mostrando ai pellegrini
che vengono a trovar Sua Santità
si macera di rabbia e di livore
e quadri, panorami e monumenti
cerca, con Sgarbi da suggeritore,
coi qual fare di soldi mucchi ingenti,
avendo l’esclusiva dallo Stato.
Non va ben Napoli per la monnezza,
e Venezia affa ‘n culo lo ha mandato.
Ben la torre di Pisa per l’altezza,
ma è comunista il milieu toscano.
La Madunina d’or potrebbe andare,
ma non tenta il buddista e il musulmano.
Andrebbe bene Sant’Apollinare,
ma rischia di attirar solo ortodossi.
La bella coppia, quasi disperata
chiede un parere all’amico Bossi
e vien la soluzion presto trovata:
“Ci vuol qualcosa che interessi tutti,
di cui nessuno possa fare a meno,
i biondi, i bruni, i calvi, i belli, i brutti,
il belga, il russo, il turco, l’iracheno”.
E fu così che il capo del governo
ebbe da Bossi l’mbeccata amica:
in paradiso andò dal Padreterno
e prese l’esclusiva della fica.
di Fulvia
Abbate
Vcereorrei essere
fra le più sin-
amiche di
Anselma Del-
l’Olio, l’uomo
che non deve
chiedere mai, l’uomo coniugato con
Giuliano Ferrara. Vorrei essere amica
di quest’uomo nell’unico modo in cui
potrebbe essere bello e onesto stargli
vicino: osservando le sue certezze
con una dose di ammirazione spassio-
nata, in grado di mettere chiunque al
riparo dalle ossessioni che invece
sembrano essersi impadronite pro-
prio del signor Anselma. Vuoi un
esempio? Per l’uomo che non deve
chiedere mai coniugato con Ferrara, è
colpa della sinistra se all'estero pen-
sano ogni possibile male di Berlusco-
ni. Lo ha detto da Antonello Piroso a
“Ndp”, su La7. Ora, mettendo la parte
che è poco “smart” dire bene del prin-
cipale del proprio coniuge, occorre
aggiungere che Dell’Olio in questo
caso sopravvaluta il nemico, arriva
quasi ad attribuirgli un’intenzione
progettuale, una strategia, sia pure ai
mezzi con i soliti magistrati come “bri-
gatisti” (e anche qui il copyright è del
principale del marito). Se c’è un bar-
lume di speranza di vittoria sul Nano
Ghiacciato può giungere dal contri-
buto che giunge dagli uomini che non
devono chiedere mai. Continui così,
siamo noi a chiederle di continuare.
www.teledurruti.it
pagina VIII
di Dario Vergassola
e Marco Melloni
Sabato 2 aprile
- A rilento lo sgombero di Lampedusa a
causa del forte vento. Deve essere lo
spostamento d’aria dopo le cazzate
sparate da Berlusconi.
- Montezemolo scende in politica per
convincere chi non va a votare. Ti viene
a prendere lui a casa con la Ferrari.
- Il mensile Domus elegge l’attrice e pro-
duttrice Michelle Bonev “architetto del-
l’anno”: per essere riuscita ad ottenere
80 sale da una camera da letto.
Domenica 3 aprile
- Berlusconi promette: “In due anni riu-
sciremo a modernizzare il Paese”. Se
non piove.
- Alfano annuncia che la riforma della
giustizia sarà approvata entro l’estate,
LA METAMORFOSI 12 - RISUS ABUNDAT... di Stefano Disegni
in modo da dare impulso an-
che al turismo: chissà quanti dall’estero
vorranno venire a delinquere qui da
noi!
- Incredibilmente, l’operazione france-
se in Libia era stata pianificata fin dai
primi di novembre. Sembra che tra i
consulenti strategici Sarkozy abbia in-
gaggiato anche Tony Binarelli.
Lunedì 4 aprile
- Berlusconi è andato in Tunisia. Gli ave-
vano detto che si era liberato un posto
da dittatore. Poi però non se n’è fatto
niente perché le due cariche non sono
cumulabili.
- Acqua radioattiva: i tecnici di Fukushi-
ma hanno versato del colorante per
scoprire da dove avviene la fuoriuscita.
L’idea potrebbe essere utilizzata anche
dai tecnici di Futuro e Libertà.
- Secondo un sondaggio, le monetine da
un centesimo sono difficili da leggere,
ingombrano i portafogli e sono quasi
inutili. Ormai si usano solo per ti-
rarle a La Russa.
Martedì 5 aprile
- Solo una lettera di cen-
sura a La Russa per il
“vaffanculo” a Fini. Per
alcuni erano solo parole
sopra le righe, per altri
invece erano offese do-
po le piste.
- Oggi pomeriggio il PD era in
piazza. Dove sia gli altri gior-
ni, francamente non saprei.
- Processo Ruby. La Camera ha appro-
vato il conflitto di attribuzione. Quando
telefonò in Questura, dunque, il Premier
era nell’esercizio delle sue finzioni.
Mercoledì 6 aprile
- Sono già passati due anni dal terre-
moto dell’Aquila. Chi l’avrebbe mai det-
to, a guardare il centro storico...
- Processo breve: strenue ostruzionismo
del PD alla Camera. Per tutta la gior-
nata hanno tenuto il broncio.
- Berlusconi apre il vertice sull’emergen-
za profughi con una battuta sul bun-
ga-bunga. Che, come tutti sanno, signi-
fica: “Seguiamo con dolore e commo-
zione gli sviluppi della tragedia avvenu-
ta questa notte nel Canale di Sicilia”.
Giovedì 7 aprile
- Tremonti promette sgravi fiscali a chi
investe a Milano. Segnalati fuochi d’ar-
Domenica 10 aprile 2011
tificio e caroselli di macchine in Aspro-
monte.
- Il Primo Maggio la CGIL scenderà in
piazza da sola. CISL e UIL, come al so-
lito, festeggeranno con Confindustria.
- Moltissimi utenti di Facebook rivelano
di essere stati iscritti a loro insaputa tra
gli amici del Cavaliere. Nessuno è più
tranquillo, dopo quello che ha fatto a
Gheddafi.
Venerdì 8 aprile
- Domani Berlusconi tornerà a Lampe-
dusa: una puntatina al nuovo Casinò,
una partitella a golf e poi via, a trovare
una cura per il cancro.
- Il PD presenta in 5 città d’Italia la Not-
te Bianca per la Democrazia. Ecco il ve-
ro problema dell’opposizione: ha il ciclo
sonno-veglia invertito.
- Alla premiazione delle “eccellenze”
dell’Università italiana il Premier invita
due ragazze al bunga-bunga. Dopo il
bacio accademico non ha capito più
niente.
Misfatto numero 58, 10 aprile 2011
La copertina è di: Emanuele Fucecchi
Cartelli di: theHand
Special thanks to: Elias Vacca
Ci leggiamo fra sette giorni. Per tutte le se-
gnalazioni scriveteci a:
redazione@ilmisfatto.it
Domenica 10 aprile 2011
SLOT MACHINE
L’AZZARDO
DI DELL’UTRI JR
Gli affari milionari
del rampollo palermitano
di Marco Lillo
P
resto arriverà anche la
roulette meccanica, sen-
za croupier, come quella
che c’è a Venezia e allora
davvero sembrerà di stare in un
piccolo casinò”. Il responsabile
della sala piena di videolottery,
appena inaugurata a Milano in
viale Santa Rita, sogna a occhi
aperti. Il giorno dopo le dichia-
razioni di Silvio Berlusconi sul-
l’apertura del casinò a Lampe-
dusa dice al cronista: “É quella la
direzione giusta. La società che
gestisce questa sala ne vuole
aprire una decina a Milano più
altre in tutta Italia. Speriamo
che il governo sblocchi i casi-
nò…”. La società che gestisce
questa sala piena di slot machi-
nes dell’ultima generazione, ri-
schiose come quelle dei casinò,
è di proprietà della Jackpot Ga-
me Srl dove Marco Dell’Utri, fi-
glio di Marcello Dell’Utri, detie-
ne il 40 per cento delle quote.
Il rampollo 29enne del senatore
palermitano, dopo avere inve-
stito nella pubblicità, con la hol-
ding Adv, e nel cinema con la
sua Finanziaria cinema, si è lan-
ciato nel mercato che tira di più
in questo momento: il gioco
d’azzardo. Nel luglio scorso
Dell’Utri Jr ha fondato la Jac-
kpot Game Srl insieme al 36en-
ne Antonio Cannalire (40 per
cento delle quote anche lui) e
alla 47enne Paola Migliavacca,
con il restante 20
per cento. La pri-
ma sala giochi è
stata aperta a Mi-
Il partner prescelto per
lano all’inizio del-
l’anno in via Filip-
le videolottery dal figlio
pino Lippi, zona
viale Gran Sasso, del senatore Pdl
ha dato ottimi ri-
sultati e così a è Francesco Corallo,
metà marzo è sta-
ta inaugurata con re dei casinò alle Antille
un grande lancio
pubblicitario
questa seconda sala più grande
di via Santa Rita. Una terza era
prevista in via Paolo Sarpi nella
Chinatown di Milano ma l’iter si
è bloccato.
DELL’UTRI JR e i
i ragazzini trascorrono i loro sa-
bati. Si gioca con le banconote e
si vince (e perde) molto di più.
Grazie soprattutto al miraggio
dei jackpot sbandierati all’in-
gresso delle sale come trofei, il
mercato delle vlt raddoppia ogni
due mesi. La raccolta di ottobre
del 2010 (primo mese di rileva-
zione) era poco più di un decimo
rispetto ai mille miliardi di euro
previsti per il mese di marzo.
Le videolottery delle sale della
società di Dell’Utri Jr dovrebbe-
ro assommare a circa 150 unità.
Una piccola cosa rispetto alle 15
mila vlt presenti oggi in Italia e
alle 57 mila in via di installazio-
ne, ma comunque un buon pun-
to di partenza. Una videolottery
raccoglie in media 300 mila euro
all’anno e, tolto il 90 per cento
dell’incasso che torna in premio
ai giocatori, la tassa del 2 per cen-
to dello Stato e il guadagno del
concessionario, resta comun-
que qualche milione di euro per
la Jackpot game. Un guadagno
destinato a moltiplicarsi per die-
ci insieme alle sale, se davvero
Cannalire, Dell’Utri e soci riusci-
ranno ad aprirle.
IL CONCESSIONARIO che
fornisce le slot machines impian-
tate nelle Slottery Las Vegas di
Dell’Utri junior, con il quale la
Jackpot Game deve spartire i ri-
cavi, è la Bplus (prima denomi-
nata Atlantis World), azienda lea-
der nel settore, basata alle Antille
24 MILIONI per
il Madoff di Mediolanum giornava
olandesi e a Londra, della quale Il
Fatto si è occupato in passato.
Jackpot Game e Bplus fanno en-
trambe capo a “figli di” condan-
nati celebri: se Marco Dell’Utri è
figlio di Marcello, condannato in
appello per concorso esterno in
associazione mafiosa, il titolare
della Bplus è Francesco Corallo,
figlio di Gaetano Corallo, arresta-
to per la scalata ai casinò con i
suoi amici catanesi nei primi an-
ni ottanta e condannato a sette
anni per associazione a delin-
quere e oggi libero dopo avere
scontato la sua pena. Entrambi i
figli non c’entrano con le accuse
ai padri. Marco Dell’Utri era un
bambino all’epoca dei fatti e non
è in affari con il padre senatore.
Dell’Utri Jr non riveste cariche
aziendali in Jackpot Game tanto
che al Fatto risponde “Non so nul-
la. Scrivete quello che volete, io
vi leggerò”.
Anche Francesco Corallo, come
è stato raccontato dal Fatto Quo-
tidiano, non ha nulla a che fare
con il padre da molti anni. Per
due volte è stato indagato per il
sospetto di legami con narcotraf-
ficanti e riciclatori ma in entram-
bi i casi è stato archiviato nel
2000 e nel 2010 su richiesta della
Procura di Roma. Corallo è oggi
un imprenditore incensurato e
rispettato sia nel sistema dei gio-
chi che nel mondo bancario e
politico. Dopo avere aperto cin-
que casinò nei Caraibi, è tornato
a fare affari in Italia nel 2004, di-
ventando in pochi anni con la
sua Bplus (un tempo denomina-
ta Atlantis World) il re di uno dei
mercati più floridi dell’econo-
mia italiana: quello delle slot ma-
chines che vale 30,3 miliardi di
raccolta nelle vecchie slot ma-
chines ai quali bisogna aggiunge-
re altri 10 miliardi derivanti dalle
vlt.
Al confronto delle dimensioni da
colosso Bplus, la neonata Jac-
con fantasia: la banca non ag-
i dati on line, oppure
gli vietava di contattare i clien-
ti. Poi, tutto è precipitato. Uf-
SOLDI&POTERE
Nell’immagine grande l’esterno
della sala da gioco.
Nella piccola l’apparecchio bplus,
concessionario di Dell'Utri
kpot Game impallidisce. Alla sa-
la di viale Santa Rita a Milano pe-
rò dicono: “A Milano vorremmo
aprire dieci sale e altre ancora
nel resto d’Italia”, dice il diretto-
re.
LE DUE SALE milanesi Slotte-
ry Las Vegas hanno un’aria lus-
suosa, stile Las Vegas. Molti gio-
catori vengono a bere e si fanno
coccolare dalle hostess che por-
tano i drink sui puff di velluto e
pelle dorata. Altri
giocano mentre
sbirciano le partite
su Sky. Il servizio del
bar sembra quello di
un albergo interna-
zionale. Le belle ca-
meriere offrono da
bere gratuitamente
e portano il caffè sul
posto di gioco sorri-
dendo con maggio-
re entusiasmo ai fre-
quentatori più incal-
liti. A pranzo la Slot-
tery Lasvegas di Dell’Utri jr, Can-
nalire e Migliavacca è presa d’as-
salto dagli impiegati in pausa
pranzo allettati da un’offerta im-
perdibile: sette euro per mangia-
re e giocare con un bonus di pari
valore gratuito da spendere alle
videolotter y.
Quando, tra pochi giorni, arrive-
rà la roulette meccanica con tan-
to di pallina che gira, rosso e ne-
ro, pari e dispari, i giocatori po-
tranno finalmente puntare il loro
numero seduti al tavolo come
nel casinò. Mancherà solo il
croupier per sentirsi davvero a
Las Vegas. Per quello però biso-
gnerà aspettare una legge sui ca-
sinò e sperare nell’intervento di
San Silvio, protettore del gioco
d’azzardo.
pagina 9
Crisi Portogallo
Le banche
dietro
il dramma
di Superbonus
Ipoelessere
dimissionario governo portoghese alla fine si è arreso
ha chiesto un aiuto urgente all’Unione europea, do-
stato sconfitto in Parlamento sulla richiesta di
ulteriori misure economiche. L'Eurogruppo, il coordina-
mento dei ministri economici della zona euro, ha già dato
il via libera a un sostegno finanziario da almeno 80 mi-
liardi, in cambio di “misure sostanziali per ridurre il de-
ficit”. Cioè lacrime e sangue, come ha ribadito ieri il mi-
nistro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble.
Dietro lo psicodramma di Lisbona si nasconde una sorta
di secondo “colpo di Stato” dei banchieri europei ai danni
dei Paesi più deboli. In Irlanda l’ex primo ministro aveva
accettato misure draconiane imposte dall’Europa pur di
salvare le banche private e i crediti che verso di esse
vantavano gli istituti finanziari di Germania, Francia e Inghilterra. In
Portogallo sono state le stesse banche lusitane a mettere il governo
con le spalle al muro. Durante un’infuocata riunione tenutasi mer-
coledì presso la Banca centrale portoghese, i banchieri hanno mi-
nacciato di non comprare più titoli di Stato della propria nazione se
non fossero stati richiesti gli aiuti europei, aiuti che serviranno a ri-
pagare i crediti da loro vantati verso il governo e soprattutto a ga-
rantire i pagamenti che le stesse banche devono fare ai loro omologhi
europei.
In altri tempi una riunione di questo tipo sarebbe finita con la tra-
duzione in carcere dei banchieri per attentato all’economia nazio-
nale, ma in questo Portogallo e in questa Europa chi comanda sono
loro. Sono loro a decidere quando e come un Paese deve chiedere gli
aiuti, come li deve usare e quali creditori deve pagare per primi. Sono
loro sempre presenti, ufficialmente fuori dalla porta, alle riunioni della
commissione europea o ai Consigli dei ministri di mezza Europa, sono
loro che entrano ed escono da governi e Banche centrali usando le
porte girevoli concesse da una lasca regolamentazione in materia.
I casi irlandese e portoghese sono l’ennesima riprova che i maggiori
responsabili delle catastrofi finanziarie in corso sono anche i bene-
ficiari dei finti salvataggi della politica. Chi ha invece perso lavoro,
casa, benessere, status sarà chiamato a ripianare i buchi e a pagare
i grossi creditori che hanno speculato sulla bolla e sulle difficoltà fi-
nanziarie. Grecia, Irlanda e Portogallo non eviteranno la ristruttu-
razione del proprio debito pubblico ma, grazie agli aiuti europei, lo
faranno quando sarà troppo tardi quando la banda delle grosse ban-
che sarà scappata con il bottino. E allora nessuno sottoscriverà più i
titoli di Stato di quei Paesi che, nel frattempo, saranno sprofondati
nella più dura recessione economica della loro storia recente.