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“Come leggere Hard Times”

di Anna Enrichetta Soccio

L’evento che segnò la vita e l’istruzione di Charles Dickens fu l’incarcerazione del padre, a Londra,
per debiti. La prigione di Marshalsea venne descritta in “Little Dorrit” che ne presentava la peculiare
opprimenza e tristezza. Rinunciando all’istruzione mentre la famiglia era transitata a Londra, il
piccolo Charles Dickens trova lavoro presso una fabbrica di lucidatura di scarpe dove si distingue fin
da subito dagli altri lavoratori per la sua educazione e viene chiamato: “the young gentleman”. Lui
aveva tutte le caratteristiche di un vero “gentleman”; anzitutto il “gentleman” era colui che,
secondo Dickens, si interpone tra classi sociali distinte e le fa accomunare. Inoltre tale figura
prenderà il potere alla guida del paese dato che la classi alte hanno fallito. Secondo Smiles il
“gentleman” non è solo colui che mette coraggio e impegno nel suo lavoro o che acquisisce denaro
tramite delle eredità ma, bensì, è dotato della “truthfulness” (bontà d’animo) e della “self-culture”
(cultura personale creatasi con l’osservazione di luoghi e persone). Dickens si presenta così: un
“gentleman” dotato di bontà e “self-culture” che si fa da tramite fra le classi sociali e che, tramite
l’osservazione di esse e delle città in cui vivono, è in grado di rappresentare l’epoca in cui vive.
L’epoca vittoriana vissuta da Dickens era pregna di elementi salienti. Nel 1837 la regina Vittoria salì
al trono e vennero riconfermate alcune leggi preesistenti come: Catholic Relief Bill, Test Act, Reform
Bill, New Poor Laws, l’abolizione della schiavitù e l’instaurazione delle workhouses. Si svilupparono
nuove correnti di pensiero in tutti i campi; in quello economico si ha Thomas Robert Malthus che,
con il suo “Essay on the Principle of Population”, dice che le risorse alimentari finiranno se non si
controlla l’accrescimento demografico. Difatti la ricchezza della popolazione si basava sulla
sofferenza del ceto proletario che formava la principale forza-lavoro del paese. Intanto la
Rivoluzione francese scatenò nuove ideologie nell’opinione pubblica come evidenzia Carlyle che,
con i suoi “The French Revolution” e “Chartism”, espone dei concetti-chiave: il proletariato ha
bisogno di una leadership che li guidi verso nuovi diritti e benessere comune; espose i concetti del
cartismo orientando il pensiero dei vittoriani verso il futuro delle classi dei lavoratori. Da Charles
Darwin derivò la teoria dell’evoluzionismo che si scontrò con i caratteri della fede religiosa e
dell’abbandono della morale. Infine si sviluppò la corrente filosofica dell’Utilitarismo teorizzata da
John Stuart Mill e Jeremy Bentham: tale corrente auspicava al raggiungimento del benessere
dell’uomo (sia materiale che spirituale) e della popolazione tramite l’uso della ragione ma senza il
totale abbandono della spiritualità e dell’immaginazione. Secondo Mill e Bentham, il
raggiungimento del benessere interiore degli individui avrebbe garantito prosperità totale alla
nazione.

Nel 1854 “Hard Times” esce a puntate su “Household Words” quando Dickens era già uno scrittore
affermato. L’ispirazione per questo romanzo gli venne durante 2 viaggi: il primo di ritorno da
Birmingham sul treno dove Dickens ha l’opportunità di osservare il paesaggio industriale di città e
campagne; il secondo quando si reca a Preston dove era in corso, da più giorni, una manifestazione
operaia. Dopo tali viaggi Dickens arriva alla conclusione che bisogna trovare una via di mediazione
tra capitalisti e lavoratori e di non lasciare questi ultimi in miseria e al limite dell’umano. Dickens
ritiene, anche, che il pensiero/teoria economico/a viene meno quando sono intaccati i principi
umani dei lavoratori: tale concetto fu espresso già da Carlyle che denunciava la società legata alle
macchine che espropriavano i lavoratori dalle loro menti e dai loro cuori. Non è un caso che “Hard
Times” sia stato dedicato proprio a Carlyle. Il romanzo ha come suo centro la macchina-demone che
influenza e modifica gli ambienti e le menti degli uomini. Il sottogenere del “romanzo industriale” si
incentra sugli scontri tra masse popolari opposte: la massa, secondo i sociologi, è un qualcosa di
informe e irrazionale che lascia trasalire solo concetti inumani, non-civili.
“Hard Times” è ambientato nella città immaginaria di Coketown che, anche se inesistente, incarna
le incertezze, le paure e i disagi della popolazione vittoriana descrivendo le drammatiche trame della
famiglia Gradgrind. Come detto prima, simbolo dell’epoca vittoriana è lo scontro fra classi sociali di
lavoratori diverse, qui riportato, a seguito dell’instaurazione della macchina a vapore dedita a
sostituire il lavoro degli uomini. Questa ed altre invenzioni come la locomotiva hanno cambiato
radicalmente sia il modo di pensare che il modo di scrivere delle persone. La locomotiva è segno
dell’abbandono del passato e, come dice Dickens in “Dombey and Son”, coincide con l’idea di morte
fisica e psichica.
L’immagine di Londra è quella di una città cupa, oscura, segnata da un rapido processo di evoluzione
industriale che ha portato numerose persone alla sofferenza. Dickens usa la città di Londra, in
questo caso, come palcoscenico degli eventi e dei cambiamenti epocali della storia inglese
descrivendo sia zone benestanti o di svago, sia zone malfamate (come in “Oliver Twist”). Nella città
da lui descritta, e letteralmente ricostruita, si muovono i personaggi delle vicende narrate: lui crea
la cosiddetta “città-protagonista” che concorre in tale ruolo con gli altri personaggi. La città descritta
e ricostruita da Dickens è usata come una metafora per descrivere il processo evolutivo
dell’industrializzazione attorno ad una fabbrica.
La scrittura dickensiana fa uso di diverse modalità di testualizzazione che vanno dall’uso di
metonimie all’uso di metafore: concetto analogo è per i lavoratori che sono come le macchine e le
macchine come le città, violente e irragionevoli. La peculiarità dei personaggi di Dickens è che
assumono connotazioni diverse a seconda dell’ambiente in cui vivono. Importante per questo
romanziere è la tecnica di descrivere il non udibile e l’invisibile. Ciò lo ha stimolato nel suo viaggio a
Preston e rimase stupito dal fatto che gli operai scioperanti stavano leggendo e dialogando fra di
loro, non facevano nessuna violenta sommossa: Dickens decide così di “leggere” gli operai e di
comprenderli. Da qui nasce un profondo rispetto, anche a livello letterario, verso la figura
dell’operaio e Dickens arriva ad una conclusione: non è vero che le città modificano le menti, non è
vero che gli operai sono come le macchine; Dickens, quindi, non solo “legge” la società inglese ma
la “scrive” sfruttando un complesso processo immaginativo, fatto di metafore e metonimie, che la
identificano lasciando, anche, delle zone vuote, illeggibili, perché così è la realtà: essa è, a tratti,
illeggibile.
Il romanzo è diviso in tre libri che rimandano ad episodi e stilemi biblici: “Sowing” (La semina),
“Reaping” (La mietitura) e “Garnering” (Il raccolto). Questi tre titoli alludo alla lettera di San Paolo
ai Galati: <<Ognuno raccoglie ciò che semina>>. Anche il primo capitolo rimanda, grazie al titolo
“The One Thing Needful”, ad un fatto biblico come quello del Vangelo di Luca in cui dice: <<l’unica
cosa di cui si ha bisogno>>. Il primo capitolo è diviso in tre paragrafi e ciò rimanda alla divisione in
tre libri del romanzo; qui vi è una notevole presenza e ripetizione della parola “Facts” che è
presentata sempre con la lettera maiuscola e dettata da un sapiente linguaggio imperativo. La
parola “Facts” è sinonimo di razionalità, è uno strumento razionale che serve a spiegare il mondo.
Linguaggio ironico ma, alle volta, imperativo è usato per la descrizione di Mr. Gradgrind il quale
viene presentato con descrizioni che alludono alla geometria come: <<square>> (figura quadrata
con rimando alla geometria della teoria malthusiana), lascia intendere la severità e l’inflessibilità del
personaggio. Il personaggio dickensiano si presenta come una sorta di tiranno che usa solo discorsi
retorici e impone le sue prerogative sui più deboli, in questo caso i suoi studenti. “Hard Times”,
tempi duri: i tempi sono difficili perché si vive in un epoca dove le leggi vengono imposte con forza
razionale su persone che non sono in grado di comprenderle e, quindi, ne sono vittime.
Il secondo capitolo già dal titolo, “Murdering the Innocents” (La strage degli innocenti), lascia
presagire i risultati negativi del metodo di educazione imposto ai bambini della scuola di Mr.
Gradigrind: il suo nome, difatti, vuol dire “fare a pezzi”, “ridurre al minimo”. Il capitolo si incentra
sulla figura di Mr. Gradigrind con molti lessemi e metafore che rimandano alla matematica e al
calcolo. Persino la sua dimora, Stone Lodge, si prefigura nella sua descrizione: è una casa,
immaginaria, che rispecchia la sua inflessibilità, “geometricità” e ciò lo si vede anche dalle descrizioni
fisiche della dimora. Qui vive la famiglia Gradgrind che Dickens ci lascia intendere come una famiglia
distaccata dal resto poiché ci descrive subito l’ambiente dove vivono i bambini: loro sono in delle
stanze e giocano con i loro “facts”, delle rappresentazioni fisiche di loro stessi. Alla forza dei fatti si
oppone quella della fantasia grazie all’entrata in scena della ragazzina Sissy Jupe, di una famiglia del
circo: è considerata come un numero da Mr. Gradigrind; il suo non è un vero nome degno di nota;
lei deve piegarsi alla società e all’istruzione perché non possiede dei “Facts”. Il solo chiamare
diversamente la ragazzina, la espropria della sua identità legata a l’unica cosa che ha: il suo nome.
Lei è la rappresentazione della “Fancy” e per Mr. Gradgrind ciò è inammissibile: l’integrità dei
“Facts” non può essere intaccata dalla rozza fantasia. Quest’ultimo elemento, però, è quello che fa
da fulcro all’intero romanzo: con la fantasia, anche intesa come “immaginazione metaforica”,
Dickens ci presenta il mondo del romanzo in cui vivono i personaggi e ci invita a farne parte. Di tale
processo immaginativo fa parte la città immaginaria di Cocketown che, grazie a tutte le sue metafore
che alludono allo squallore sia uditivo, sia olfattivo, sia visivo, è il malvagio risultato dell’evoluzione
tecnologia vittoriana che trasforma gli uomini e li condiziona: la città è come una macchina infernale.
<<Never wonder>> è un concetto che riecheggia a Stone Lodge e Coketown. La cittadina è regolata
sui principi di produzione di massa e su una costante approvazione di leggi politico-economiche in
tutto il territorio. Nonostante ciò, i cittadini trovano del ristoro mentale nella lettura di libri e
romanzi. La biblioteca di Coketown ne è piena e molti lavoratori, dopo una stancante giornata di
lavoro, si dedicano alla lettura e all’immaginazione di mondi sempre diversi. Ciò è in contrasto con
l’ordinato pensiero di Mr. Gradgrind che vede nella biblioteca e nell’immaginazione un mezzo che
apre la mente a pensieri anarchici e di disordine. Lui indaga sul perché così tanta gente sia attirata
da quel luogo ma così facendo lui attiva l’immaginazione: usare l’immaginazione e la fantasia è
indispensabile per gli abitanti di Coketown e ciò è confermato sia dalla figura di Sissy Jupe, sia dal
circo di Sleary, da dove lei proviene. Il circo è situato in una zona “né di città né di campagna”, ai
margini della società: esso presenta le stesse caratteristiche della città ma in esso vige una forte
immaginazione che non è usata solo per svago come intento etico e morale che regola i rapporti tra
gli individui. Verso la fine del romanzo verrà detto che tutti devono pur divertirsi in qualche modo.
Il circo si oppone alla città ma non si propone come un nuovo modello utilitaristico ma, bensì, come
emblema dell’arte e della creatività rispetto ad una scienza fallace che non ha nulla a che vedere
con la moralità o la socialità.
Il più acceso sostenitore degli insegnamenti di Mr. Gridgrind è Sir. Bounderby. Vera applicazione
dell’economia liberista inglese, Bounderby rappresenta il “self-made man” (uomo che si è fatto da
solo) e vive di rendita come un aristocratico. La sua ricchezza deriva da un forte sfruttamento del
lavoro che elogia tramite l’invenzione di un suo passato, mai esistito, difficoltoso dove visse
situazioni di abbandono da parte dei genitori: anche lui usa l’immaginazione in questo senso. La sua
è una figura molto triste poiché alla fine del romanzo, quando sarà scoperto il suo vero passato fatto
di vita agiata e di una madre amorevole, rimarrà solo e accantonato dalla gente di Coketown ma
anche dal narratore stesso.
Altro fulcro del romanzo è il concetto del “muddle” (imbroglio). La trama sostanziale di “Hard Times”
ruota attorno ai personaggi come: Mr. Gradgrind, e di tutti gli assertori delle scienze esatte;
Bounderby, e di tutti i “self-made man”; Louisa, e di tutte le donne che non si ribellano alle
convenzioni e perdono sé stesse; Tom, e di tutte le vittime dell’istruzione malfatta che manipola le
menti e annulla l’immaginazione; Sissy Jupe, e di tutti coloro che mantengono saldi i loro valori;
Stephen Blackpool, e di tutti gli operai che soccombono al lavoro che opprime il loro essere, valore
e immaginazione. La riflessione sulle condizioni di vita degli operai e delle fabbriche parte proprio
da Stephen Blackpool, un operaio tessile di quarant’anni, desideroso di separarsi dalla tanto amata
Rachel, una donna che incarna tutti i valori negativi dell’essere umano: ubriaca, animalesca e folle
ella è ben distante da essere considerata “donna”. Lei è come un piccolo tassello nella città di
Coketown, ormai espropriata dalla sua condizione di “Nature”: l’industrializzazione ha allontanato
qualsiasi elemento naturale dalla città e dai cittadini; le macchine hanno, inevitabilmente, preso il
sopravvento su tutto andando ad eliminare anche quei piccoli, ma necessari, spiragli
d’immaginazione intesi come “Arts”. Essi sono gli elementi sensibili creati dall’immaginazione degli
uomini che, però, sono ora scomparsi. L’ostacolo di Stephen è la povertà: lui non può pagare
l’ingente somma in denaro necessaria per attuare il processo giudiziario del divorzio (<<it’s a
muddle>>) e ciò lo porterà a protestare con il sindaco della città: Sir. Slackbridge. Uomo inflessibile
e autoritario, Slackbridge ha un buon uso della dialettica e grazie ad essa riesce a piegare al suo
volere qualunque individuo. Stephen ne rimarrà vittima dato che sarà messo al bando e verrà
espropriato anche dalla società lavorativa della fabbrica in cui lavorava. La vicenda di Stephen
Blackpool è come un canto di protesta nei confronti di una società opprimente che nega ogni forma
di espressione del proprio io agli operai. La sua storia, come preannunciato dal suo cognome,
termina con la sua morte nell’Old Hell Shaft (il Pozzo del Diavolo): la sua morte è come un martirio,
la santificazione dell’uomo virtuoso.
Personaggi importanti, e prima citati, sono Louisa e Rachel: entrambe rappresentano un modello di
donna che mette in gioco sé stessa ma senza nessuna ricompensa. Louisa è un prodotto complesso
del metodo educativo di Gradgrind: Bitzer è il degrado dell’insegnamento di Gradgrind; il fratello
Tom è la rappresentazione perversa; Sissy Jupe è, involontariamente, l’opposizione
all’insegnamento; Louisa, invece, accetta i metodi razionale del padre ma tenta di superarli, senza
successo. Rachel, differentemente, è un’operaia che è impossibilitata da sé stessa nell’esprimere
felicità matrimoniale nei confronti di Stephen e accetta il suo destino di rimanere sola. Louisa vede
nel circo di Sleary l’incarnazione dell’immaginazione e ne è attratta. Però lei decide di recarsi da
Stephen ed è qui che avviene un cambiamento del personaggio importante: Louisa, parlando con il
triste e ormai disoccupato Stephen, comprende che anche gli operai sono dotati di una morale e di
una vita sentimentale degna di rispetto e non possono essere, quindi, ridotti a dei semplici numeri.
L’incontro tra Louisa e Rachel farà instaurare un fitto rapporto dialogico fra le due: se Louisa è
rappresentata da un fuoco che arde impossibilitato a mostrarsi del tutto, Rachel è simboleggiata da
una flebile candela accesa. Anche Rachel, però, è dotata di sentimenti forti che tiene dentro di lei
ma non riesce a esprimerli data la sua “frozen life”. L’unica figura a suggerire una sorta di via di fuga,
un’alternativa a questo mondo, è Sissy Jupe che con la sua determinazione si fa da promotrice delle
potenzialità femminili inespresse da Louisa e Rachel: Sissy è, non a caso, rappresentata come il sole.
Sissy può essere considerata come l’eroina del romanzo perché non è solo promotrice di valori
religiosi e morali, ma è colei che dà voce ai sentimenti, alle fantasie e alle parole delle donne che
non possono esprimersi. La figura di Sissy si afferma totalmente alla fine del romanzo quando si reca
presso la magione del ricco signore Harthouse intimandogli di lasciare Coketown: tra i due inizia un
complesso diverbio dialogico che mette in opposizione una umile ragazzina, ma dotata di forte
morale, contro un ricco signore amorale e senza scrupoli. Alla fine Sissy riuscirà a convincere
Harthouse che la sua futile permanenza a Coketown è finita e lui, rammaricato, ammette la
sconfitta.
Il romanzo si conclude con il completo trionfo della fantasia, la “fancy”, che regola e crea nuovi
rapporti tra gli individui. Dickens sostiene che c’è un forte rapporto tra immaginazione, che crea
nuovi mondi, e razionalità, che serve ad affrontare la vita reale: per lui, l’unico modo per
decodificare la realtà è quello di affidarsi alla fantasia. Solo l’invenzione artistica permette al lettore,
e all’individuo, di ritrovare sé stesso.

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