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PSICOLOGIA
DELL’INVECCHIAMENTO
TRA PROCESSI,
CAMBIAMENTI E INTERVENTI
Il presente libro è accreditato come Autoapprendimento FAD con riconoscimento ECM
per tutte le professioni, solo attraverso apposita registrazione al sito www.ebookecm.it
COLLANA EBOOKECM
EBOOK PER L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA © 2021
ISBN: 9788831253345
INDICE
PREFAZIONE 5
Capitolo 1
TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO 7
1. Introduzione 7
2. La teoria del disimpegno 10
3. La teoria dell’attività 12
4. La teoria della continuità 13
5. Un invecchiamento di successo: il contributo moderno 14
6. Il modello SOC: Selezione, Ottimizzazione e Compensazione 18
7. La teoria della selettività socio-emozionale 19
8. Quando dalla teoria si giunge alla pratica: un esempio 20
Capitolo 2
UN CORPO E UNA VITA CHE CAMBIA 22
1. Introduzione 22
2. I cambiamenti fisici e organici 23
3. L’idea di un corpo che cambia: l’immagine corporea nell’anzianità 26
4. La vita sessuale degli anziani 29
5. Vita da pensionato: il nuovo ruolo sociale 33
Capitolo 3
LE MODIFICAZIONI COGNITIVE NELL’INVECCHIAMENTO 37
1. Introduzione 37
2. Percezione e sensi umani 38
3. Attenzione e inibizione 43
4. Memoria di lavoro 47
5. Memoria 49
6. Memoria esplicita o dichiarativa 51
7. Memoria non dichiarativa o implicita 53
8. Memoria prospettica 55
9. Riflessioni sul funzionamento cognitivo 57
Capitolo 4
DALL’INVECCHIAMENTO SANO A QUELLO PATOLOGICO: LE DEMENZE 59
1. Falsi allarmi? 59
2. Classificazione delle demenze 63
3. Deterioramento cognitivo lieve 65
4. La malattia di Alzheimer 67
5. Demenza fronto-temporale 75
6. Demenza vascolare e ictus 79
7. La depressione 81
8. L’anziano fragile e il suo ruolo nel percorso di cura 83
Capitolo 5
INTERVENIRE NELL’INVECCHIAMENTO E NELLA DEMENZA:
TERAPIE NON FARMACOLOGICHE E COMUNICATIVE 86
1. Introduzione alle terapie non farmacologiche 86
2. La Validation Therapy 89
3. La ROT: Reality Orientation Therapy 94
4. Riabilitazione cognitiva 97
5. Memory Training 100
6. La terapia della reminiscenza 101
7. La musicoterapia 103
8. Terapia delle bambole 105
9. La terapia occupazionale 107
10. Riflessioni e caso clinico 109
BIBLIOGRAFIA 114
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PREFAZIONE
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PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO
PREFAZIONE
mette di comprendere meglio anche alcuni aspetti laterali del loro vissuto
emotivo.
Il terzo capitolo tratta il tema delle perdite cognitive legate all’età delle
principali funzioni e di come queste possano condizionare la vita di tutti
i giorni, nonostante non si viva in condizioni di demenza.
Il quarto capitolo affronta la tematica della condizione di invecchia-
mento patologico indicando le principali caratteristiche di alcune manife-
stazioni invalidanti di questa età.
L’ultimo capitolo offre una descrizione delle terapie non farmacologi-
che, che rappresentano allo stato attuale lo strumento di maggiore poten-
za nell’intervento con le persone con demenza (ma a volte con l’anziano
in generale) utilizzato dagli operatori dell’assistenza sanitaria e di profon-
da utilità per i familiari.
In alcuni paragrafi ho inserito delle riflessioni generali sul tema tratta-
to o esempi derivati dalla pratica clinica con i mei pazienti.
Questo lavoro non ha l’obiettivo di trattare in maniera esaustiva la
tematica della psicologia dell’invecchiamento, ma di fornire un quadro
generale della complessa realtà del mondo dell’anzianità e rafforzare la
visione del potenziale di ogni persona e del ruolo attivo che il soggetto
può avere nell’intervento a sostegno del benessere della persona in diverse
dimensioni della sua vita.
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CAPITOLO 1
TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
1. INTRODUZIONE
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
riconciliarsi con il passato, di saper dialogare con quello che è stato, con le
sue scelte e quanto sta lasciando al mondo, sarà più facile che proceda per
l’integrazione dell’Io, piuttosto che vivere la vecchiaia come una continua
minaccia e disperazione verso la morte. Per Erikson, quindi, la probabilità
di affrontare in maniera produttiva l’ultima fase della vita è conseguenza
diretta della capacità di aver saputo affrontare tutti gli stadi della vita con
successo, in quanto la persona potrà avvertire il proprio senso di efficacia
e di aver vissuto una vita con utilità.
Dagli anni Sessanta a oggi, i contributi sulla psicologia dell’invecchia-
mento constano di diverse fasi: l’esordio, con le teorie classiche, che na-
scono sulla scia di un cambiamento demografico importante come quello
del dopoguerra, sostenute da studi mirati (ad esempio il Kansas City Study
of Adult Life) che vennero avviati con l’intento di fornire un quadro sul
funzionamento degli individui nella vita adulta e oltre. A questo periodo
possono essere ricondotte le famose teorie del disimpegno, dell’attività e
della continuità.
Una seconda fase, quella più attuale, nella quale è rappresentativo il
lavoro di Baltes e Baltes (1990) sull’invecchiamento di successo e il con-
tributo sulla selettività socio-emotiva della Carstensen (1992 e ulteriori
sviluppi).
Vi è però da considerare che la maggior parte delle teorie formulate ri-
esce a spiegare solo alcuni aspetti di quello che accade nell’invecchiamen-
to. In primo luogo, perché, rispetto alle fasi dello sviluppo di una creatura
appena nata, le variabili che entrano in gioco sono differenti da un punto
di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo; come creature sensibi-
li all’apprendimento, gran parte dello sviluppo è guidato dal repertorio
genetico mentre nella fase adulta gioca un ruolo importante il riassunto
di una vita in interazione con l’ambiente. Inoltre, la plasticità cerebrale è
nettamente differente. I bambini vengono spesso descritti come delle spu-
gne che assorbono tutto; nell’anziano gli schemi appresi nella vita filtrano
i nuovi apprendimenti e le modificazioni cognitive richiedono un lavoro
complesso di esercizio costante e continuo.
Si è deciso di esporre in questa prima parte dell’ebook le teorie prin-
cipali presenti nelle scienze psicosociali sull’invecchiamento, in quanto
offrono una lente per comprendere meglio il mondo degli anziani e il
loro modo di funzionare, nonostante i limiti ad esse attribuite. Si crede
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PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO
1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
Una delle prime teorie che viene formulata con l’obiettivo di spiegare
la vecchiaia e che può anche essere annoverata tra le più conosciute è
quella del disimpegno, formulata nel 1961 da Cumming e Henry, nel
libro Growing Old. In quel periodo inizia a essere impellente il bisogno di
fornire una spiegazione di tipo psicosociale sull’invecchiamento, in con-
siderazione dell’aumento dell’aspettativa di vita delle persone e di una
chiave di lettura che si distacchi dalle enunciazioni biologiche e mediche.
L’esposizione della teoria del disimpegno è stata suddivisa in nove postu-
lati che descrivono le dinamiche della persona che si avvicina all’anzianità
gradualmente, tendendo a investire meno su attività e ruoli sociali per
impiegare le proprie risorse su sé stessa. Tale disimpegno è agevolato dalla
controparte comunitaria con cui vive la persona che la allontana o investe
sempre meno nelle persone anziane verso le quali diminuiscono le richie-
ste o le aspettative sociali. Secondo gli autori, gli anziani procederebbero
a utilizzare le risorse di cui sono in possesso per sé stessi e il proprio Sé,
piuttosto che sfruttarle a vantaggio della società o di soggetti altri rispetto
alla propria persona. Tale ritiro avviene sul piano fisico, psicologico e so-
ciale. Ad esempio, la persona anziana eviterà le situazioni che richiedono
sforzi eccessivi o stress e mettono quindi alla prova il proprio fisico; dal
punto di vista psicologico mostrerà un disinteresse per attività che risulta-
vano importanti fino a poco tempo prima; anche la cerchia degli amici e
delle persone considerate non strettamente necessarie si ridurrà, con una
selezione di pochi componenti come familiari emotivamente significativi.
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
3. LA TEORIA DELL’ATTIVITÀ
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
Inoltre, uno studio successivo (Havighurst et. al, 1968) ha messo in evi-
denza che essere impegnati in molte attività non è predittore del livello di
soddisfazione della persona. Le teorie del disimpegno e dell’attività, che
si basano sullo studio longitudinale Kansas City Study of Adult Life, per
il quale furono coinvolte centinaia di persone di un’età compresa tra i 40
e gli 80 anni, spiegano come possa essere affrontata la vecchiaia, ma sono
le caratteristiche di personalità a fornire maggiori spiegazioni sul livello
di soddisfazione percepito. Ci possono quindi essere persone che sono
socialmente attive nella comunità ma che dichiarano un livello di soddi-
sfazione basso; allo stesso modo ci sono persone che hanno pochi contatti
sociali, ruoli familiari limitati e che non risentono di questo. Quindi un
limite della teoria dell’attività è che contribuisce all’idea che una buona
vecchiaia sia tale solo se la persona è impegnata in diverse attività, quando
invece vi possono essere persone che possono condurre una vita “meno
piena” comunque soddisfacente.
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
Anche questa teoria nasce negli anni Novanta, a cura della psicolo-
ga Laura L. Cartensen (1992; Cartenensen, Isaacowitz e Charles, 1999).
L’autrice fa ricorso al fattore tempo come elemento che può influenzare
le scelte degli obiettivi da conseguire. La percezione del tempo non è sog-
getta al processamento continuo e consapevole da parte delle persone, è
automatica e spesso è organizzata in base agli accadimenti della vita, che
diventano poi punti di riferimento per la nostra memoria episodica. Ab-
biamo quindi una percezione del tempo passato e lo ricostruiamo in base
ad avvenimenti, come ad esempio un matrimonio o una fatalità che ha
cambiato la nostra vita, e ci riferiamo alle varie fasi della vita identifican-
dole rispetto alla loro collocazione rispetto a questi eventi (“prima del”,
“dopo che”). Ma nella prospettiva futura, il tempo può essere percepito
come qualcosa che si apre o si chiude. Si pensi a quando si fanno progetti
sulla propria carriera, le scelte universitarie o il matrimonio; in questi
casi, si pensa al tempo come una risorsa di cui si dispone in maniera pres-
sappoco illimitata. Al contrario, quando incombe una scadenza vengono
tralasciate alcune cose per concludere ciò che per noi è prioritario. In en-
trambi casi, le nostre scelte, anche se non consapevolmente, subiscono un
filtraggio rispetto alla questione tempo aperto o chiuso (limitato). Questo
è il primo punto su cui si fonda la teoria; si inseriscono però degli assun-
ti che riguardano l’aspetto fondamentale dell’interazione tra individui a
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
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1. TEORIE SULL’INVECCHIAMENTO
produrre quanto era sempre stata abituata a fare era diventata eccessiva
rispetto alle proprie capacità. Inoltre, sentiva addosso l’aspettativa dei fi-
gli, che faticavano ad accettare che qualcosa nella propria madre non fosse
più come prima.
In questo caso si è lavorato in due direzioni: con la signora e con la fa-
miglia. A quest’ultima si è chiesto non solo di diminuire le richieste verso
la propria madre, ma di iniziare a proporsi come strumento compensativo
per alcuni degli obiettivi che lei stessa si prefiggeva. Con la signora si è
invece lavorato sulla ristrutturazione delle proprie aspettative, aiutandola
a decidere quale potesse essere il prodotto alimentare più rappresentativo
o che meglio riusciva a fare per potersi focalizzare su quello. Dopo aver
optato per i culurgiones (selezione), per poterne produrre una quantità
capace di soddisfare il suo desiderio, si decise di dividere il compito in
tre giornate, un chilo di patate per volta e, invece di fare tutto il lavoro in
un’unica giornata, avrebbe composto il ripieno e l’impasto della sfoglia
il giorno precedente la cucitura (ottimizzazione). Le sarebbero andati in
soccorso, per l’esecuzione, i figli che, a turno, avrebbero eseguito il com-
pito di tirare la sfoglia (azione compensativa), ma sempre sotto le direttive
della madre.
Nonostante la resistenza iniziale da parte della signora a produrre
“così poco” per volta, la stessa confessò in seguito di essersi sentita alleg-
gerita dall’idea di dover essere sempre così efficiente. Successivamente
alla preparazione dei culurgiones, la signora fece diventare abitudine la
preparazione di un alimento il lunedì, giorno in cui, di volta in volta, dava
avvio alla preparazione di un solo dolce, in quantità ridotte e con l’aiuto
a turno di un familiare o di una vicina di casa.
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