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SANCII A BIBBIA
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ANTONIO MARTINI
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Volume primo
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Firenze
liVID PASSIGLI E SpCJ
M. DCCC. XXXIII.
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GENERALE
DELL’ OPERA * l
Allorché la divina Previdenza per quelle più antica e p« vasta delle sacre Scritture.
vie, che ella sa preparare e disporre secondo i Ma finita appena di uscire alla luce la tradu-
suoi fini, mi ebbe condotto a divolgare tra- zione del NutW? Testamento, tali e tante fu-
filatale nel comune linguaggio, e illustrate le rono le esortazioni di persone non solo ec-
Scritture sante del nuovo Testamento (i), io clesiastiche , ma anche del secolo persone
(
era molto lontano dall’immaginarmi,che Tes- degnissime di ogni rispetto non men per la
sere uscito d’un tal impegno servir dovesse a loro pietà, che per altre pregevolissime con-
ingolfarmi in un mare ancor più vasto e pro- dizioni), che mi animavano a intraprender
fondo , coll’ obbligarmi in certo modo alla quella del Vecchio Testamento ; e queste
terribilissima impresa di traslatore eziandio esortazioni furono st calde e strignenti , e da
e illustrare l’intero corpo de’ libri divini del tal parte venivano, che non potendo onesta-
Vecchio Testamento, lo mi credeva, che ap- mente disprezzare i loro consigli, nè dubita-
pena tutto quello, che a Dio piacesse di con- re della purezza e rettitudine delle loro in-
cedermi ancora di sanità e di vita , bastar tenzioni, cominciai a credere, che Dio stesso
potesse a emendare e limare quel primo la- per tali mezzi mi dichiarasse la sua volontà,
voro afiìn di renderlo, se non interamente e cominciai ancora a sperare, che Egli stesso
purgato e perfetto (che a tal segno non ebbi mettendomi a simil prova non mi avrebbe
mai speranza di giungere), almeno tale, che, mancato del suo ajuto per trarla a fine, e fi-
quando altrui non potessi, soddisfacessi al- nalmente pensai che quand’anche sotto un
,
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4 PREFAZIONE
• S
di nuovo incitamento e conforto la buona acv uom nemico , lo terrà saldo e
attacchi dell’
roglienza fatta per tutta l’Italia alla tradu- immobile nella verità , e crescendo in lui la
zione del Nuovo Testamento, e le replicate cognizione e la luce a proporzione dell’amo-
edizioni di essa in questi pochi anni: con- re più grande, che egli avrà per questa santa
ciossiachè reggendo da tutto questo, come, parola, si conoscerà felice (come egli vera-
la Dio. mercé, vivo e ardente tuttor conser- mente lo è) per essere stato graziato da Dio
vasi ne’petti Italiani l’amor della divina pa- di un dono si -grande, e con umile cordiale
rola, di nuovo ardire sentii accendermi a que- gratitudine offerirà ni Donatore celeste i suoi
sta nuova maggior fatica , mediante la quale perenni ringraziamenti. Imperocché non po-
venendo a rendersi più comuni nel popolo le trà egli non riconoscere quanto differente, e.
cognizioni de’dommi di nostra santissima Re- quanto infelice sia la condizione di quegli
ligione, e de'prinripii della vera pietà, puossi uomini, a’ quali non fece Dio la stessa gra-
sperarne non solo una grande utilità per la zia , di quelli , che non ebbero la bella sorte
riforma de’costumi, ma di più un certo c sta- di avere una dottrina rivelata, che levasse di
bil sussidio per confermare nella Fede i de- mezzo le dubbiezze , le incostanze , le con-
boli in tempo di tanto bisogno , c in tanto traddizioni ,
gli errori dello spirito umano,
perìcolo di sovversione. Imperocché non co- di quelli, che non appresero dalla rivelazio-
latamente , nò con un certo riguardo , ma a ne e quel che dovean pensare di Dio, e quel
faccia scoperta, e con insofTribil baldanza va che dovean fare per piacere a lui, ed essere
in questi giorni dommalizzando l’arrogante da lui amati e protetti. Se un pellegrinaggio,
empietà in tanti libri c li bergoli e in tante, e breve pellegrinaggio ò la vita nostra sopra
mostruose orribili compil^^Hii, le quali, a la terra, quale in questo pellegrinaggio sarà
dispetto di tutta la vigilan^Vclla Ecclesia- la guida dell’uomo? Taluno di quegli uomi-
stica e della Civil Potestà, si insinuano per ni quali oggi giorno di propria loro auto-
, i
ogni dove ad alterare e corrompere , o alme- rità siinnalzano alla dignità di riformatori,
no a intimidire e scuotere in molti, e a ren- c correttori di tutto il genere umano, mi di-
dere vacillante e incerta la Fede. Per la qual rà forse, che sua guida ella ò la ragion natu-
cosa sembra quasi potersi dire già venuto quel rale, per le cui combinazioni egli viene ad
tempo, in cui alla bestia uscita fuor dell'abis- essere sufficientemente istruito di tutte le ve-
so vide Giovanni (a), « che fu data una boc- rità necessarie al ben essere dell’uomo, viene
ca da dir cose grandi, c grandi bestemmie: ad essere istruito di quello, che ei dee all’Es-
rd ella aprì la sua bocca in bestemmie con- sere supremo, a'suni simili, e a se stesso. Ma
tro Dio , a bestemmiare il suo nome , c il che ò ella questa ragione? Vanti pur quanto
suo Tabernacolo », che è la Chiesa. Certa- vuole l’incredulo, e celebri, e innalzi quanto
mente Dio non abbandona, nò abbandonerà mai sa e può questa sua ragione; ma siccome
giammai questo suo Tabernacolo eretto da non può egli pretendere (senza nlmrn farsi
lui amato e custodito da lui. Certamente
, deridere), che ella sia in lui qualche cosa di
coltro di questa Casa eletta, fondata sopra meglio, di più elevato, ed eccellente, che
la pietra, nò l’ imperversare de’ venti , nò le ella non fu questa ragione nc’ saggi delle fa-
rovinose fiumane , nò le forze tutte dell’In- mose antiche nazioni, vegga egli quello, che
ferno non prevarranno giammai. Certamente si riguardo alle cose di Dio , e riguardo al »
gli strani sofismi, i paradossi, le derisioni, suo culto e sì ancora riguardo a’ principi!
,
gli scherni presi in prestito dagli antichi scre- della morale seppe a prò di quelli produrre
ditati nemici della Religione non avranno più la stessa ragione, affinché sappia quello, che
forza a 'di nostri in bocca di questi nuovi cam- ella partorirà a lui , ed agli altri ogni volta
pioni della empietà di quel che avessero nel- che a lei manchi la direzione, e la scorta del-
le bocche di un Porfirio, di un Celso, di un la Rivelazione. Che furon eglino per quello,
Giuliano. Ma per rintuzzare c confondere l’or- che alla Religione appartiene, i celebrati sa-
goglio di quella nuova generazione di sapien- pienti di Egitto , di Atene , di Roma , e di
ti, la filosofa de’ quali tutta consiste in ten- qualunque altra nazione conosciuta fino a’dì
tare per ogni verso di abbattere e toglier dal nostri sopra la terra? Domini privi di senno,
mondo la verità, la pietà, la virtù e ogni be- divenuti tanto più stolti , quanto più del no-
ne, contro di costoro in questi tempi debbe me di saggi vqntavansi superbamente (4). Fi-
principalmente armarsi l’uomo Cristiano di no a disputare, di tutto, lino ad oscurare, a
quella « spada -dello spirito, che ò la parola confondere le nazioni più cvident?, e le veri-
di Dio » e coro* insegna l’Apostolo (3). Que- tà più palpabili , fino a questo segno potrà
sta parola letta, studiata, ineditatA dal Cri- condurti in questa materia la sola ragione :
stiano lo renderà sempre superiore a tutti gli ti gioverà ella eziandìo, e ti scorgerà fino a
PREFAZIONE tf
da ogni more, a «erbario pura e intatta da a* principi! della morale. Imperocché in que-
ogni mescolamento di falsità, fino a questo principalmente èssi avverato quel
sta materia
«rgno non potrà condurti in questo studio la detto già antico, che immaginar non si possa
tua ragione. I più illustri, i più rinomati fi- o paradosso , o stranezza , la quale da alcun
losofi , dice Lattanzio (5), » vanno errando de’filosofi non sia stata detta. Ma diasi anche,
come intuì vastissimo mare , sema sapere dove che a certi uomini di talento c di spirito su-
si vadano ,
perchè non veggono strada, e non periore al comune fosse toccatò in sorte di
hanno guida cui seguitare ». La sola bus- conoscere in tali materie pura e schietta la
sola ,
con cui solcar si può questo mare , la verità; come avrebbono ei fatto per riunire
«ola face, clic può dirizzare uno spirito sì li- uomini nella loro credenza ? Come
gli altri
mitato e ristretto ad accostarsi all’ infinito mai acquistarsi tal grado di autorità da sot-
all’immenso, all’eterno , ella è la Rivelazio- tomettere gli altrui intelletti, e indurgli a
ne. E che potresti tu vedere senza di lei nel- rinunziare all’errore, e particolarmente al-
-ie cose di Dio , mentre se a lei non ricorri l’errore amato e tenuto caro , perchè favoreg-
tu non puoi conoscere, nè intendere neppur gianle le umane passioni? Di alcuno di que-
te medesimo? Sì certamente senza l’ajuto sti filosofi sappiamo, che conobbero un solo
della Rivelazione tu sei, o uomo infelice*, tu Dio c i suoi attributi , e arrivarono ancor
sei a te 6tcsso un enimma, e (in gruppo d’in- molto in su riguardo a’doveri dell’uomo vciv
solubili contraddizioni. Se tu rientri in te so di questo Dio , e riguardo alle massime
stesso, e t’interroghi, disamini, e rifletti
e ti de’ costumi: ma senza andar ricercando per
a quel che tu senti , e sperimenti ogni gion- quali vie tant’^oltrc si avanzassero , ognun
no , tu non puoi non ravvisar nel tuo essere però sa che còftoro disperaron talmente di
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» fa riguardo alla predicazione della verità, materia de’ cinque libri di Mosè. Si insegna
» anzi molto più egli il fa, perchè di tutte le in questi libri, che quel Dio, il quale fu co-
»» cose questa è la più necessaria n. I princi- nosciuto e adorato da Adamo, da Noè, da A-
cipii della Religione rivelati ad Adamo, e da bramo, egli è il solo vero Dio eterno , onni-
lui trasmessi alla sua posterità, essendo già potente, il quale per effetto di sua bontà creò
quasi interamente oscurati c confusi tra gli il cielo e la terra, e le cose visibili e le invi-
uomini, che avevano corrotte le loro vie in sibili: si insegna che egli è giusto e miseri-
tutta quanta la terra, Dio per sua bontà nella cordioso, e il tutto opera e dispone secondo
generai prevaricazione delle nazioni immerse la sua volontà piena di equità, di giustizia e
nel fango della idolatria, e in ogni bruttura di bontà , e ebe egli debb’ essere amato e ado-
di sozzi costumi, si elegge, anzi si forma e si rato da tutte le creature intelEgenti che que-
:
crea un popolo, da cui vuole che la salute si sto Dio creò a sua immagine e somiglianza il
spanda a tutte le parli del mondo. Da una primo nomo, e lo costituì signore di tutte le
terra d’idolatri chiama egli un uomo, che deb- cose create sopra la terra: che Adamo per in-
b* essere il Patriarca di questo popolo ; e in vidia e fraude del Diavolo disobbedì al co-
quest’ uomo, di cui prova ed esercita in mol- mando di Dio, c colla sua trasgressione tutta
te guise la obbedienza e la fede, fa Dio cono- quanta infettò la utnana progenie ; onde gli
scere qual sia su’cuori degli uomini il potere uomini tutti discesi da lui sono per natura fi-
di quella grazia, senza di cui non altro essi gliuoli dell’ira, e perciò soggetti alla morte,
sono, che corruzione, e miseria. Àbramo non c alla dannazione eterna: si insegna che Dio,
solamente conosce e adora il vero Dio, ma con il quale è ricco in misericordia, subito dopo
tale e sì perfetto culto l’onoAc con tal pie- la tcrribil sentenza pronunziala contro del-
nezza di fede e di virtù , ch^w merita di es- l’uom peccatore, fc’promessa ad Adamo d'un
sere proposto per esempio a tutti i secoli po- Salvatore, il quale dovea riparare con gran
steriori; onde con tutta verità scrisse di lui s. vantaggio i danni recali all’uman genere dal
Ambrogio, eh’ ci superò di gran lunga col fat- medesimo Adamo e dal pecrato , e dalla ti-
to l’idea, che ebbero del sognato loro sapien- rannide del Demonio dovea liberar tutti quel-
te gli antichi filosofi Dio promette a quest’
. li che in lui sperassero , c a lui colla fede e
uomo, e alla sua stirpe una stabile e ferma coll’ amore si unissero: e finalmente è descrit-
sede ncìja terra di Chanaan; ma volendo, che ta la gratuita , misericordiosa vocazione di
i suoi figliuoli diventino ben presto un gran Abramo, e la elezione della stirpe di lui ad
popolo, dispone perciò, ch’ei passino ad abi- essere la nazione privilegiata, custode e de-
tare nell’Egitto, dove e la temperie dcU’aria, positaria di questa promessa ; e da cui dee
e P abbondanza de’ viveri, e la lunga tran- nascere lo stesso Salvatore divino, che sarà la
quilla pace contribuirà grandemente a molti- benedizione di tutte le genti. E noi vedremo,
plicarli. Quindi avvicinandosi il tempo di a- come questa promessa ripetuta più volte ad
dempir le promesse, e d’ introdurgli in quella Abramo, a Isacco, a Giacobbe, ratificata mil-
terra, permette Dio che l’invidia e la gelosia le emille volte, e in molte diverse maniere
di Stato induca il Regnante d’ Egitto a mal- nelle età posteriori
, è
come la chiave de’ li-
trattargli, c a tentare tutti i modi di oppri- bri di Mosè, e di tutta la legge, e di tutte le
mergli. E Dio allora spedisce un Liberatore, Scritture del Vecchio Testamento. Queste ve-
il quale armato di virtù, c di possanza li trag- per così dire, e sulle quali posa
rità capitali,
ge dopo molti prodigii fuor dell’ Egitto, e li tutta la Religione,
queste verità annunziate
conduce miracolosamente fino alla porta, per nel Pentateuco di Mosè son ripetute costante-
così dire, della terra promessa. Ma prima che mente in tutti i libri dell’ antica e della nuo-
Israele vi inetta il piede, Dio per bocca dello va alleanza, e con amtnirabil concerto dalla
stesso Liberatore intima e promulga le sue Genesi fino alla Apocalisse tutti i nostri Scrit-
leggi riguardanti il culto religioso da rendersi tori sacri concordano negli stessi domini da
a lui, riguardanti la santità de’costumi, c an- credere, concordano nelle stesse massime di
che il governo polìtico della nazione. Per pri- morale, e negli stessi fatti fondamentali, che
mo fondamento immutabile di queste leggi stabiliscono la Religione. Tutti i Profeti man-
pone Mosè le obbligazioni generali dell’ uo- dati di tempo in tempo da Dio a correggere
mo verso del suo Creatore; e perciò alla sto- e ravvivare la fede del popolo eletto, tutti gli
ria della vocazione di Abramo premette la Autori sacri di questa nazione in tutti i seco-
creazione dell’ uomo , e di tutte le cose dal li posteriori a Mosè confermano, o suppongo-
nulla, indi la caduta dell’ uomo , funesta a no come infallibile la storia c la dottrina del
tutti i suoi discendenti , e la promessa di un primo Legislatore degli Ebrei, e tutto intero
Salvatore, nella fede del quale si riuniranno questo corpo di Scrittori, separati gli uni da-
tutti quegli, 1 quali o prima o dopo la venu- gli altri per lunghe età , le stesse cose inse-
ta del medesimo Salvatore perverranno a sa- gnano e predicano , che insegnate furono da
lute. Ed ecco ristretta in compendio tutta la Mosè. Questa gran nuvola di testimoni! (per
PREFAZIONE 1
usar la parola di Paolo ( 7 ) ) "ha seco Mosè e durci questi illustri ragionatori, questi amici
la Religioni rivelata ». Ma
Dio, che molte sì appassionati della umanità , che ad ogni
» volte e in molte guise parlò un tempo a* passo si vantano di non respirare se non la
» padri per i Profeti, ultimamente ha parlato felicità degli altri uomini. Ma per lo con-
» a noi pel figliuolo, cui egli costituì erede trario io veggo non un pìccol numero di sa-
» di tutte quante le cose, per cui creò anche pienti, ma un popolo intero , popolo segre-
» i secoli ».ll Verbo di Dio fatto uomo Ten- gato da tutti gli altri, popolo che nulla ebbe
ue a porre un nuovo sigillo di autorità divi- di coltura sopra degli altri in verun genere di
na infallibile agli scritti di Mosè; e la mis- studi! profani, io veggo che questo popolo, il
sione di Cristo autenticata dal Padre cogl’in- solo tra tutte le genti, ha una morale, un cul-
finiti miracoli, colla sua risurrezione da mor* to, e una religione degna di Dio. La ragione
te, coll’adempimento di tutte le figure, e di di questo fenomeno ella si è, che l’Ebreo eb-
tutte le profezie registrate nell’antico Testa- be tutto da Dio: » A lui furono confidati gli
mento autentica evidentemente la missione e » oracoli di Dio (9); » che l’ Ebreo ebbe sot-
la legislazion di Mosè. « Non sarò io (diceva to de* proprii occhi le grandi prove visibili
» Cristo agli Ebrei) non sarò io, che vi ac- della missione di quel suo Legislatore, per
n cuserò al tribunale del Padre mio: vi ac- bocca del quale Dio stesso si degnò di par-
» cosa quello stesso Mosè, in cui voi sperate: largli. Imperocché in qual altro modo avreb-
» perocché se credeste a Mosè, credereste for- be potuto Mosè indurre tutta quella nazione
» se anche a me.. .E se agli scritti di lui non ad abbracciare una legge evidentemente gra-
» credete, come crederete voi alle mie paro- vosa e difficile a portarsi? Chi potrà credere,
» le? 8
( ) »
Quindi è che i discepoli del Sal- che un uomo pdàsa esser da tanto di accecare
vatore, i predicatori del Vangelo, agli scritti colle sole imposture le centinaia di migliaia
e alle predizioni di questo gran Legislatore di uomini per far loro bere a chius’ occhi la
appellavano per confermare la Fede Cristia- falsità e la menzogna? Questo popolo ha con-
na, e confondere il Giudaismo; onde se è ne- servato, e conserva tuttora una infinita vene-
cessità il credere alla parola di Cristo, egli è razione verso di questo suo Legislatore, stima
ancor necessario di credere a Mosè, ne* libri sua gloria grande l’ averlo avuto per maestro,
del quale è descritto anticipatamente il Van- crede parola e voce di Dio ogni sillaba de’
gelo, come nello stesso Vangelo svelati sono suoi libri ; di que’ libri, io dico, ne’quiui stan-
e illuminati gli scritti di Mosè. Questo pro- no scritte le prevaricazioni , le infedeltà , la
digioso consenso di tanti secoli, e di tanti mala corrispondenza usata da’padri loro ver-
Scrittori, quanti ne ha la Religione da Mosè so Dio, e verso lo stesso Mosè; di que’ libri,
fino a Cristo , e fiho all’ ultimo degli autori ne’ quali è predetta la futura apostasia, e i
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8 PREFAZIONE
Gl’ insegnamenti e le regole di vita, le quali vean prestare obbedienza : e la Sinagoga tut-
da queste due limpidissime sorgenti derivano, ta per questo eccellente straordinario Profeta
evidentemente comprendono tutto quello che intese sempre il Messia; e questo Profeta ella
è utile all’uomo, tutto quello che è buono, stava aspettando in quel tempo appunto, in
tutto quello che è santo, tutto quello che ser- cui Gesù Cristo comparve . Ecco adunque
vir può a vie più strignere i vincoli deli’uma- l’obbietto grande di Mosè, come di tutti i po-
na società, a strignere le relazioni che l’uo- steriori Profeti, • di tutte le Scrittore: la
qual
mo ha eoi suo Creatore, e a renderlo simile cosa rende ancor manifesta dal vedere, co-
si
a lui. Sarcbb’egli mai stato da tanto qualun- me lanazione Ebrea depositaria di questi ora-
que uomo di vedere tant’ oltre, c di stabilire coli, perchè non ebbe la sorte di riconoscere
una legislazione non mai variabile, non espo- il suo gran Profeta, il suo Cristo, nulla ornai
sta a quelle vicende, a cui le umane cose son più vede,o intende nelle Scritture medesime,
sottoposte, di stabilirla, io dico, sopra base delle quali ha perduta la chiave col non ri-
in apparenza si semplice, in fatti però non conoscere il Messia. Quindi elle sono per lei
solo ferma oltre ogni credere , ma ancora in- oscure non solo , ma incomprensibili, « pcr-
credibilmente profonda? Ed è veramente que- r. chè un velo è posto sul cuore di lei (i4)*»
sto, come notò lo stesso s. Agostino, Ì1 carat- E quantunque Mosè sia ripieno di vivissime
tere della dottrina di Mosè, come pure di tut- spiranti pitture del Cristo, non le distingue,
ti & libri santi; carattere, che come parlo non nè le ravvisa, nè
riconosce l’Ebreo carna-
le
di umano ingegno, ma di una mente divina, le: e non veggendo più in queste carte nulla
li manifesta. Questi libri sono nella loro su- di quel che videro suoi antichi maestri, egli
i
perficie sommamente semplici e piani, e at- è costretto a contraddire alle tradizioni più
tissimi perciò ad allettare , e contentare la autorevoli c indubitate dell’antica Sinagoga
corta capacità de’ piccoli , ma sono somma- per non credere al suo Messia. Cecità misera-
mente profondi per chi avendo ben illumina- bile, tetro velo c funesto, che non sarà tolto
to 1’ occhio del cuore, è in istato di portare dagli occhi d'Israele, se non nllor quando al
nell’ infimo loro senso lo sguardo, a Meravi- Signore convertirassi Israele (i5), e con fede
» gliosa profondità, che un sacro orrore e tre- c amore mirerà quel Cristo, cui egli rinnegò,
» more cagiona: orrore che nasce da rivc- c trafisse!
» renza, e treiuor che nasce da amore (i i)». Benché a’ fedeli io parli , e per essi io scri-
Imperocché conforme da tutta la tradizione va, non ho creduto inutile in tali circostan-
della chiesa Giudaica c da Cristo medesimo ze di tempi il riandare, e metter loro davanti
ci viene insegnato, oltre la scorza, per così almeno in parte le ragioni , che noi abbiamo
dir, della lettera, un altro altissimo senso ri- di venerare e adorare i libri di Mosè, e le al-
trovasi non solo. nelle parole, ma ancor ne’ tre divine Scritture; per le quali ragioni la
fatti registrati da Mosè. 1 misteri di Gesù Cri- parola del Signore si rende ( secondo 1’ r-
sto e della sua sposa la Chiesa sono, per così spression di Davidde ) evidentemente credi-
dire, ilcorpo ascoso sotto del velo di tutta la bile (ìG), e in ciò fare ho avuto principal-
storia Mosaica, di tutte le ordì nazioni legali, mente in mira di consolarmi colla rimem-
e di tutto il culto Levitico; e il nostro Salva- branza della comune fede e loro , e mia. Ma
tore divino è predetto , annunziato e dimo- venendo più dappresso all' argomento , per
strato non solo in que’ santi uomini, che fu- ragione del quale tutto questo discorso fu da
rono più espresse figure di lui venturo, come me intrapreso, debbo pur osservare, che que-
/ un Abele, un Isacco, un Giuseppe, un Gio- sta importantissima verità, voglio dire, che
suè, un Daviddc; ma anche in tutte le leggi tutto il Nuovo Testamento nell’Antico è de-
cerem Odiali, in tutti i sacritizii, e in tutti gli scritto , e che questo è di quello una perpe-
avvenimenti, che sono la materia del Penta- tua compiuta pittura e profezia, siccome que-
teuco. Per la qual cosa principalmente è ce- sta verità quando sia ben considerata viene
lebrato Mosè dall’ Apostolo, « come ministro a formare una perfetta chiarissima dimostra-
» fedele in tutta la Casa di Dio, come testi- zione della divinità delle Scritture del Vec-
n mone delle cose, che doveano annunziar- clùo Testamento, così ancora evidentemente
w si »(ia). Mosè infatti avea chiaramente si- dimostra, che per intendere i misteri di Cri-
gnificato come il culto, che egli avea stabili- sto , e della sua Chiesa , e lo spirito della
to era sol temporario, facendo sapere al suo nuova legge, è necessario di congiungere col-
popolo, che un Profeta (i 3) sarebbe mandato lo studio e colla lettura del Nuovo Testamen-
un giorno da Dio, al qual Profeta tutti do- to quella ancora del Vecchio. E certamente
ognun può vedere quanto sovente gli E van-
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.
PREFAZIONE
"disti , gli Apostoli c gli altri Scrittori sacri, qualche parte de’libri santi, ma per lo più
delle autorità dell’ antiche Scritture si serva- si imparavano a mente (20)? In ispecial ma-
no, o per dimostrare le verità delia Fede Cri- niera però fu questo studio considerato in
stiana, o per istahilire i principii della morale Ogni tempo come la principale essenzialissi-
Evangelica, o filialmente per condurre i Cri- ma occupazione de* cherici destinati per la
stiani a conoscere Fautore, c il consumatore lor vocazione ad istruire il popol di Dio, e a
della fede, Gesù. Quindi è, clic la Chiesa di cooperare alla santificazione delle anime. Im-
Cristo, guidala mai sempre dallo spirito del perocché , secondo la riflessione del Griso-
Signore, in tutti i tempi ordinò , che nelle stomo (21), tt in questa cura delle anime,
solenni adunanze del popol Cristiano, e nel » che è il line dell’ecclesiastico ministero,
sncrilìzio dc’nostri altari, e nell’uli/io divino » la divina parola di tutte quelle cose tien
la lezione del Vecchio Testamento dn quella » luogo, le quali nella cura dc’corpi soglio-
del Nuovo non fosse giammai disgiunta ; e » no adoperarsi. Ella è il cibo, ella è l’otti-
con somma cura provvide, che di questo im- » rao temperamento dell’ acre , ella è me*
menso tesoro potessero arricchirsi tutti i Cri- » dicina; fa le veci del fuoco; fa le veci del
stiani, ordinando, che lo stesso Vecchio Testa- » ferro, e se, o di bruciare o di recider sia
mento in tutte le lingue de popoli convertiti » necessario, a questa convicn di dar mano;
alla lede fosse converso. «Tutta quanta la terra yy e .# questa a nulla giovasse, inutili tutte
»' (dice Tea do reto (17)^ dc’profetici ragiona- » le altre cose sarebbono. Con questa e gli
si menti è ripiena, e la voce Ebrea non sol nel n animi abbattuti possiam sollevare , e i
» greco linguaggio è già trapalata, ma in qucl- n gonfi reprimere , e troncare quello che
» Io ancor de’Homani, e degli Egiziani, e de* » è di troppo, e a quel che manca supplire;
» Parli, e degl’indi, e degli Armeni, ede’Sau- sj con questa finalmente tutte quelle cose o-
» roninli.c a dir breve in tutte le lingue, nel- 99 periamo, le quali alla sanità delle anime
yy le quali parlano oggi giorno tutte le gen- sy sono giovevoli ». io mi crederò fortunato,
» ti ». Nè dee ciò rctfer meraviglia a chiun- e benedirò di tatto cuore l’Autore di ogni
que abbia letto con quanta premura fosse rac- bene, se le deboli mie fatiche servir potran-
comandata n tutti fedeli dn’prinii maestri del
i no ad accendere ogni dì più nelle persone
Cristianesimo la lezione de* libri santi; onde consacrate a Dio, e al servigio della sua Chie-
come un’egregia opera di carità è rammenta- sa, la brama di attignere a questo fonte di
to da s. Girolamo (18) il fatto dell’illustre vita quello che debbono dispensare per istru-
martire s. Emulilo, il quale « molte copie zione ed edificazione del popolo del Signore.
yy delle Scritture tcnea sempre pronte non Mi crederò anche più fortunato, se nel cuor
yy tanto per imprestarle, ma per farne dono de’ fedeli tutti verrà a risuscitarsi l’antico af-
» non solo agli uomini, ma anche alle don- fetto verso la divina parola , e da questa vor-
» ne, eh’ ei vedesse in tale studio invoglia- ranno apprendere i principii della vita cristi**
» tc. » Liberalità Neramente santa, liberalità na, e le regole della vera pietà. Ecco il fine,
grandissima per que* tempi, ne’ quali ognu- per cui già da molti anni, secondo la picco-
nn di tali copie scritte a penna veniva ad es- lezza del talento per divina bontà confidato-
sere di grande spesa. E qui potrei io, se fosse mi , io vo procurando quanto per me si può
d* uopo, ancor dimostrare quanto grande non di render facile anche pe’ piccoli la medita-
solo n<*’ primi secoli della Chiesa, mn anche zione di queste carte, che debbon essere non
nelle età posteriori fosse l’amore delle Scrit- solo la legge e la norma del vivere, ma an-
ture nelcomune d« l popolo. Imperocché (co- che la dolce consolazione dell’ uom cristiano
me ben osservò s. Gregorio) « la parola di- •u questa terra.
» vino, la quale è piena di misteri capaci di Sarebbe qui forse il luogo di far parola
» dar da fare alle meuti più elevate, contie- de’ principii e delle regole tenute da me in
ni ne ancora delle chiare verità atte a nutrire questo nuovo lavoro, ma essendomi su tal
n i semplici e i meno illuminati . • . simile proposito sufficientemente spiegato nella pre-
» ad un fiume, <U cui la corrente fosse in fazione generale dell’altra mia opera, inu-
y»qualche luogo sì bassa, che passar lo pos- tii fatica sarebbe il tornare a discorrerne .
» sa un agnello, e altrove tanto profonda, Una sola cosa dirò, anzi ripeterò adesso non
che un elefante vi nuoti » (19). -Ma die non nuovo piacere, ed ella ti è, che in tutto qftel-
avrei da dire delle persone religiose dell'uno
1
e dell’altro sesso, presso le quali per inva- (ao) Vedi In regola di s. Pacomio scritta per
riabil costume non solo leggevasi ogni dì le donne religiose e per gli nomini. Vedi il fatto
di s. Busti cola , Anna!. Benedici, scc- vili. t. a.
« *, li. augusti.. Condì. Af/uugran. fieli' anno 816. ,
f ir) De
Cur. Cr. Affèct. senti. r % Iheron. ad Eustoch Pallad. Hist. Laus. zìi. xxu
(in) Apoi atfv. Bif. IH). I.
. zxix. XXXII. XXXIX. L XXXIII. zeri.
(lo) F.p. ad Leandr, Hispnl (ai) De SacerA lib. u. _
Voi. t 2
3g!e
, ,
40 PREFAZIONE
Io che ho scritto posto arditamente vantar- li: e nel cuor mio tu ben vedi, come è cosi
mi colla parola di ». Girolamo di non aver e come a te io sacrifico il servigio de* miei
mai avuto per maestro me stesso: «Numquam pensieri , e della mia penna. Or tu dà a me
me ipsum habui magistrum (23) », ma ho quello che io debbo offerirti; conciossiachà
avuto sempre davanti i Padri della Chiesa , povero e mendico son io, tu ricco per tutti
e gli Spositori Cattolici , e dalla santa Roma- quei, che ti invocano. Circoncidi da ogni te-
na sede approvati. Quindi è che religiosamen- merità e menzogna le interiori e le esteriori
te osservando lo spirito del celebre decreto mie labbra . Sveno mie caste delizie le tue
della sacra Congregazione de* 1 3 . giugno 1757, Scritture; nè in esse io mi inganni, nè altrui
confermato dalla s. niem. di Benedetto XIV inganni con esse... Tuo è il giorno, e tua è
qual decreto ebbe questa impresa il suo la notte, e al tuo cenno i momenti scn vola*
( dal
principio, e il suo fondamento), non solamen- no. Dona quindi a noi spazio per meditar e
te nella versione ho seguito costantemente a gli arcani della tua legge, e non sia ella chiu-
parola a parola la nostra Volgata, ma nelle an- sa a quelli, che picchiano; perocché non in-
notazioni ancora mi son fatto legge di non di- darno volesti, che tante pagine fossero scrit-
lungarmi giammai da’sentimcnti e dalle dottri- te .piene di astrusi segreti. Danne tu la pie-
ne ricevute comunemente nella Cattolica Chie- na, e perfetta intelligenza. . . Dà quello, che
sa. Ma qualunque e fatica e diligenza siifti qui io amo, perocché io lo amo; e questo è pure
da me posta, debbo pur riconoscere, che trop- tuo dono . Ti lodi io per tutto quello, che
po insufficiente io mi veggo per aggiungere trovo ne’ libri tuoi, e consideri le meraviglie
a quel segno, cui forse in qualche modo pos- della tua legge da quel principio, in cui tu fa-
s’ io Comprendere col pensiero, ma non arri- cesti il cielo c la terra, fino al regno eterno
varvi colla esecuzione e col fatto. Per la qual con te della tua città santa. Mira, o Signore,
cosa con mollo miglior ragione che Agostino di qual sorta sia il mio desiderio: mi raccon-
confesserò, che per quanto antica e ardente tarono gl’iniqui le loro favole, ma nulla è da
sia la brama, che io nutrisco, di far qualche paragonarsi colla tua legge. Ecco di qual sor-
passo in questa scienza divina , io non ho ta sia il mio desiderio: miralo, osservalo, c
tuttora se non un principio di lume « ( pri- approvalo, o Padre, c piaccia alla tua miseri-
» morella iUuminationis ) » simile a quella cortlia, ch'io trovi grazia dinanzi a te, onde sie-
fioca incerta luce, la quale posta di mezzo no aperti a me, che picchio, i penetrali delle tue
tra 1 * oscurità della notte, e il chiaror dell’au- sante parole. Di questo io ti scongiuro pel
rora, se può servire a un viandante, perchè Figlio tuo, il Signor nostro Gesù Cristo, l’uo-
ei non esca affatto fuori di strada, non è ba- mo della tua destra, il figliuolo dell’uomo
stante però a farlo avanzare con franco e li- accettissimo a te, mediatore tuo e nostro, per
bero piede in un difficile c penoso cammino. mezzo del quale tu cercasti di noi , che non
Colle parole pertanto dello stesso santo a Dio cercavamo di tc, affinchè te cercassimo; pel
finalmente raccomanderò P effetto, c P esito tuo Verbo, per cui tu facesti tutte le cose ,
di quest’opera: ( j 3 ) u Porgi signore Dio mio traile quali anche me, per lui io ti scongiuro
le tue orecchie alla mia orazione , e la tua unico tuo figliuolo, per cui all’adozione chia-
misericordia esaudisca il mio desiderio; pe- masti il popolo delle Genti, traile quali an-
rocchèjnon al solo mio bene egli è inteso che me, per lui, che siede alla tua destra, e
ma vuol servire eziandio all’ amor de’ fratel- per noi sollecita, e in cui tutti sono ascosi i
tesori della sapienza c della scienza: lui io
2 *) Prarf. in ep. ad Ephes. cerco ne’ libri tuoi, di lui scrisse Mosè: que-
(
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. ,
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DEL PONTEFICE PIO VI
ALL’ AUTORE
culum amoveant. In quo a congregai ioni» In- prese e ricavate dagli scritti de’ Santissimi Padri
della Chiesa , tengon lontano qualunque pericola di
dici* legibus non recessisti neque ab ea
, farne abusa. Ciò facendo non punto ti di scostasti
constitutione, quam in hnnc rem edidit Be- dalle leggi emanate dalla congregazione deir Indice,
nediclus XIV , immortali» Pontifex, quern ne da quella costituzione , che su tal proposito pub-
Nos et in Pontificatu praedecessorem, et cum blicò Renedetto XIV rf* eterna memoria , cui. Noi
in ejus fnmiliam feliciter olim asciti fueri- ci gloriamo tf avere avuto e per nostro predecessore
nel Pontificato , e per ottimo Maestro di Ecclesia-
mus,Ecclesiasticae eruditionis Magi strimi o-
stica erti di» ione allorché un tempo fa fummo con
ptimumhabuisse gloriantur. Tuara igitur non felice sorte aggiunti al numero di coloro che com-
Jgnotam doctrinam cura eximia piotate co- ponevano la di lui famiglia . Noi dunque lodiamo^
njunctam collaudamus ,et tibi de hiscc libri» la nia ben nota dottrina , 'Congiunta con un* esimia
quos ad nos transmittcndos curasti, gratias, pietà j e per riguardo a questi libri , che tu avesti
qua» debemus, agimus, ilio» etiam, si quan- ogni premura che a Noi fossrr trasmessi , U ren-
diamo » dovuti ringraziamenti , con V animo ancora
do possimns, cursim perlecturi. Interim Pon-
di dare a quelli , qualora potremo, attentamente una
tificiae bencvolentiae testem accipc Apostoli- scorsa . Frattanto in attestazione della Pontificia be-
cam benedictionem, quam tibi , dilccte fili , nevolenza ricevi V Apostolica benedizione , che a te,
peramanter impertimur. o diletto fglio , compartiamo con tutto l* affetto .
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LA GENESI
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PREFAZIONE
MM «SIIMI •V
*'
vT^
Il Pentateuco tutto siccome è opera di un denti di Sem per essere il padre de* credenti
solo autore, Mosi; così egli è tutto insieme e lo stipite del popol di Dio, e finalmente 1«
un sol libro, ed è citato nel Nuovo Testa- vita de’ Patriarchi da Abramo fino a Giu-
mento col titolo di libro di Mosè* ovvero col seppe. Tali sono grandiosi oggetti, che ci
i
nome di Legge. La divisione però di esso in son messi davanti in questo libro. L’autore
cinque libri è molto giusta; e ad Esdra si at- di esso il più grande insieme, c il più antico
tribuisce comunemente. Il nome, che è dato di tutti gli storici ci dà una continuata noti-
ne! la nostra volgala a questo primo libro, zia di tutti que’ secoli intorno a* quali gli
viene dalla traduzione de’LXX., i quali lo scrittori profani più antichi e più celebri non
intitolarono Genesi^ vale a dire Generazione altro han potuto a noi tramandare, se non
perchè in esso è descritta la creazione di tut- mere favole, ovvero confuse e alterate tradi-
te le cose, e si raccontano le generazioni de* zioni del vero. Quello però che sopra tutte le
Patriarchi da Adamo in poi. NelTEbreo que- altre storie rende infinitamente preziosa e ve-
sto libro (come gli altri quattro) prende il nerabile quella di Mosè, egli è, che in essa si
nome dalla prima parola, da cui egli comin- ha la storia della Religione da Adamo fino a
eia, Beresithj ovvero Berescithj al principio, quel tempo, in cui, mediatore lo stesso Mo-
Tutta la Genesi si può distinguere in quat- aè, fermò Dio la grande alleanza co’figliuoli
tro parti, delle quali la prima contiene la sto- d’ Israele , e li fece suo popolo Così i* uo- .
ria del genere umano da Adamo sino al di- mo Cristiano trova nella Genesi non solo
luvio. Genesi vii. La seconda abbraccia tut- la cognizione perfetta del vero Dio, e dei
to il tempo, che corre da Noè sino ad Abnt- suoi attributi, ma di più i lumi nccessarii per
mo, dal capo vii. fino al XII. La terza deserì- conoscere se stesso, e la naturale sua miseria,
ve le azioni di Abramo fino alla sua morte , onde è condotto ad alzare la mente c il cuo-
capo xxv. Nella quarta si narrano i fatti d’I- re verso quel celeste Liberatore, la grazia di
sacco, di Giacobbe e di Giuseppe fino alla cui può non solamente scioglierlo dal pecca-
morte di questo gran Patriarca. Ella è opi- to, ma ancor sostenerlo in mezzo alle tenta-
nionc assai comune tra gl’ Interpreti , che la zioni della vita presente; vi trova i documen-
Genesi fu scritta da Mosè nell’ Arabia allora ti gravissimi di pietà, e innumcrabili csein-
quando Iddio, disgustato cogli Ebrei per le pii di ogni virtù in que’ santissimi uomini, la
loro mormorazioni e pella lor miscredenza , fede de’ quali degna dell’ Evangelio , a cui
li condannò a consumare quarant’ anni nel pur appartennero, è celebrata dagli Scrittori
girare attorno pellegrinando per quel vasto Santi del Nuovo Testamento, e dal medesi-
deserto . In tal luogo adunque Mosè diede mo Gesù Cristo: vi trova finalmente i misteri
principio ad istruire , e formare il popolo dello stesso Cristo, c della sua sposa la Chic-
commesso dal Signore al suo governo, rimet- sa, figurati e predetti ne’ fatti più illustri e
tendogli davanti agli occhi le gran verità del- negli avvenimenti; e negli stessi personaggi
la Religione, sulle quali doven poscia innal- più ragguardevoli, de’quali in questa divina
zarsi tutto l’ edilizio della sua legislazione, storia ragionasi. Imperocché, come notò s.Ago-
Quindi è descritta la creazione dcll’univer- stino, » Di que’ santi, i quali furono anterio-
so, 1’ orìgine del genere umano , la felicità »t ri di tempo alla natività del Signore ,
del primo uomo creato da Dio a sua imma- » non solo le parole, ma anche la vita , e i
ginc e somiglianza (felicità, di cui avrebber » maritaggi, e i figliuoli, e le gesle furono
goduto i suoi discendenti, se egli non avesse » profezia di questo tempo, in cui nella fe-
disobbedito al suo Creatore), la corruzione » de della passione di Cristo è adunata di
generale degli uomini punita da Dio coll’ u- » tutte le genti la Chiesa»; onde giustamente
niversale diluvio, da cui il solo Noè colla sua afferma s. Ireneo, che ogni lettera di Mosè è
famiglia è salvato nell’arca; la confusion del- parola di Cristo: nLiterae Moysis verba sunt
le lingue e la divisione della terra tra’figliuo- »» Christi ».
li diNoè ; la separazione di uno de’ discen-
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, , ? , . . .
IL LIBRO
Capo primo
/iella creazione del monito. Distinzione e ornalo delle cote create Formazione dell uomo . ’
1. • Inprinripio crea vii ncus melimi et terroni. 1. Jl principio creò Dio il cielo e la terra. •».
’7N. M.ti. 153. 0. Eccl. 18. 1. Jet. 14. 14. 17. il.
-2. Terra miteni orai inani- et vacua, et lem*- %E la /«rr« era infurine e vola, e le tenebri; erano
lirae crani liqier faciem abyssl : et spiritu* Del sopra la faccia dell abisso : c lo spiritò di Dio si
’
Ver». I. Al principio creò Dio ec. con queste parole Mosè fa in primo luogo conoscere, che il tuonilo
non è eterno; ma lui aiuto un principio, togliendo cosi di mezzo le false idee degli antictll filosofi: se-
condo fa conoscere l’autore stesso «lei inondo e della natura ed è cosa da noLirsl, chi; in ‘.ulta la stona
:
«Iella creazione, la stessa voce adopera Mosè a significare il creatore del mondo. Questa voce esprime
la potenza di Dio, colla «piale non solo creò il lutto; ma il lutto ancora conserva e governa: questa voce
e nel numero plurale, onde letteralmente si tradurrebbe: A principio ali dii creò: lo che non solamente
a«I oricene, a s. Gifolatno. e a s. Epifmlo, ma anche a qualche antico Rabbino parve argomento dell'u-
nità di essenza, e della pluralità delle persone, che è in Dio. La parola originale, che noi esponghiamo
con quella creò, questa parola benché non sempre significhi trarre dal nulla, ha nondimeno questa signi-
ficazione principalmente; e in questo luogo rv identissimameute esprime la creazione dal nulla: verità con-
fermala eziandio dalla .Scrittura (Mach. 11 cap. vii.) «dire il consenso degli antichi e moderni Interpreti.
.
Il cielo e la terra. s. Agostino per queste due «'ose intese tutta la materia creata dal oulla: della qual
materia dovea poi formarsi il ciclo, e la terra, e tulle le cose, che nell'uno e nell’altra comprendonsi :
onde il nome di ciclo, come quello di terra sono qui messi anticipatamente; I. de firn. coni. 1 Umidi, 1 .
rap. vii. Simile a questa è la sposi/ionc di s. Gregorio Msseno. Alcuni moderni sposituri, Pererio, ec.
hanno creduto, clic sotto II nome di cielo *’ intendano 1 corpi celesti, e sotto il nome ili terra il globo
stesso terrestre coir acqua, eoi fuoco e coll'aria, ond’ò circondato lo slesso globo. Forse è più naturale
«• semplice il dire, clic Mose racconta qui tu generale la creazione dell’ universo, di cui le parli principali
sono il cielo e la terra, per venire dipoi alla descrizione particolare di ciascuna parte. Mosè lutto inteso
a risvegliare nell’uomo l'idea del suo creatore e il sentimento «Iella bontà, colla quale questi arca crea-
le tante cose per lui, non parla della creazione degli Angeli, quali, secondo 11 parere de’ più aniiclu
I
padri greci e latini, furono primogeniti traile opere di Dio (basti. \ azioni. , Iheron. ec.) e più pro-
babilmente creati A
ne’ primi montanti *«lei ~primo giorno.
ver».*». 2. La terra era Informe e cola. Era un i massa priva di tutti quegli ornamenti, ond’eila fu po-
bclllts .animali , piante, erbe, ec. Fedi Dai. xxxiv. II. lerem. ir. 23. Le acque sono comprese
seia abbellita
insieme colla terra.
F. le tenebre erano sopra la faccia deli’ abisso: e lo spirilo re. Da un passo «li Giobbi* Xxxvul. ft sembra
elitari), che queste tenebre non erano una semplice privazione di luce, ma una specie di caligine, che
investiva tutta la mole delle acque, e le ingombrava. Dov’eri tu ( Ui«*e Dio a Giobbe ) quanti' io invol-
f/eoa nella ratinine il mare, come un bambine sielle tue fasce Lo spirito che si movea sopra .e acque,
egb è lo spirito santo, spirito vivificante, il quale Infondeva nelle acque la virtù di produrre relffli, 1 1
sto racconto della ere i/ionc delle rose, indurendo cosi Mosè la parola «li Dio, (odiali Verbo di Dio) nane
principio dell* essere «li tutte le rose, perchè queste cpse tulle per lui furon falle Joan. I. Vedi «indio,
che si è «letto in quel luogo.
Sia fatta la luce. Questa maniera di (variare, la qnafe convenir nof» può, se noiralf unirò Essere on-
nipotente, fu celebrai.» altamente anche «la un Retore pagano, s. Basilio e s. Gregorio sazia meno cre-
dono, «‘he «|iiesla Iure fosse un quattt .1 senza soggetto, o sia conio, su Cui posasse: onde lo stesso ».
i
Gregorio la chiamo luce spirituale. rio card., s. Tommaso e altri credono, olio fosse un tnrpn 1 uhi do-
1 1
so, d’onde ne fu poi trailo II sole e le stelle. |.* Apostolo 11 Cor. iv. & applica questo fatto e queste
.
parole ad •un’ altra maniera di creazione, vale a dire alla spirituale rigenerazione de’ tal eli per cristo,
dicendo: Iddio, il quale disse, che dalle tene (tre splendesse la Iure, effi stesso rifulse ne' nostri cuori re.
Vera. 4. F. Dio ride ec. Muse rappresenta Dio a somiglianza di un artefice. Il quale falla che ha un’o-
pera, la contempla, e ne approva la bontà, o sia futilità. Tre cose (dice ». Agostino) frralMcmenle im-
itartanti a sapersi doveano estere a noi inltmate: chi fosse il facitore: per qual mezzo le cose tulle ab-
bui falle: il perthè le abbia fatte. Dio disse: Ma
la luce: v la luce fa. t. Dio vide, che la luce era buona.
Fon hot-vi ne autore piu eece/ienle di Dio, nf arte piu r/Jlraer delta parola dt ino , nà causa '
migliore,
che l’essere stale folle delle cosa buone da lui. che e il buono. .
F. divise la luce dalle tenebre, l.e tenebre ( le quali oramai non sono, se non una prtvazinn della
luce ) volle Dio, che succedessero alti luce, e «piesta vicendevolmente a quelle.
Ver», b. £ la luce nominò ec. Onlinò di poi ad Adamo «li porre quel nome alla Iure c alle tenebre.
li della sera r della mattina re. La notte prcredè il giorno; onde «la una seva all’altra contami 11
giorno gii Ebrei e li difesa, il tuonilo adunque avea avute dottici ore «li «lurazioue, allorché Dio creò la
luce. »
w Eoi. I * * . 3
v v
Digiti
, -,
GENESI CAP. f 19
mam viventem atque motamlem, quiun produxerant Viventi, e aventi moto, prodotti dalle acque secondo
aquac in specie» sua» , et mime volatile secundtuii la loro specie , e tutti i volatili secondo il genere
gemi» suuin Et vklil Deus , quod cssct Ininimi
. . loro. E
vide Dio , che ciò bene staici.
29. Bcnedixitquc di, dicco»: Crescite et multipli- 22. E
li benedisse dicendo : Crescete e moltipli-
camini , et replt'te aquas mari» : avesque nmltijili- cate, e popolate le acque del mare: e moltiplichino
centur sujkt terram. gli uccelli sopra la terra.
Et lactuiu est v esperi* , et inane die» quinto». 23. E
delia sera, e della mattina si compiè II
quinto giorno.
94. Dixit quoque Deu» : Produca! lem
anitnnm 24. Disse ancora Dio : Produca la terra animali
viventem in genere suo ; jumenta, et reptilìn , et virenti secondo la loro specie ; animali domestici e
bestia» t ernie secundum specie» sua». Euctuimpie rettili , e bestie sabatiche della terra secondo tu loro
est ila. specie. E
fu fatto cosi.
93. Et ferii Deus bestia» lerrae juxta specie» 25. E
fece Dio le bestie sideatidu della terra se-
•
suas , et jumenta , et Olirne reptile t ernie in genere condo la loro specie , e gli animali domestici , e
suo. Et vidìt Deus, quod csaet boi min. tutti i rettili delta terra secondo la loro specie. E
vide Dio . che ciò bene stara.
*
96. Et ait: Faciamns hominem ad * imagi noni 26. E
disse : Facciamo V uomo a nostra immagine
glino. e anche sorpassino il sole in grandezza: ma relativamente alla loro situazione, e a’ loro effetti sopra
la terra, giustamente la scrittura «la tra tutti i corpi celesti il principato al sole, e alla luna .
Segnino le stagioni, i giorni, cr. li sole e la luna e’ insegnano a distinguere il di dalla notte; c’ inse-
gnano a dividere il tempo m
scllimane, in mesi, e in anni, osservando II lor corso . l'orso ancora volle
ui Musò accennare, come il corso «lei soie c della luua dovea servire di poi a segnare i tempi e i giorni
3 (Munii in modo speciale al culto di Dio.
Vers. 16. E
le stelle, queste sono coinè tanti soli ricche della propria loro luce: le più piccole sono più
granili assai della terra, |a «piale è meno, che un punto riguardo alle maggiori: elle sono anche immillerà-
olii, i.o spirito umano si perde In considerando la sterminata mole di tali corpi, la distanza loro quasi
munita dalla terra, l’ inesausta luce, l’ordine e il concerto de’ lor movimenti, e «lomanda, a qual line
mai tanta magnilìcenza e tanta profusione? Dio solo ohe conta il numero delle stelle, e ciascheduna
«il esse chiama pel suo proprio nome. ( Et. 103. 2./ Dio solo conosce tulli 1 fini delle opere sue; ma noi
dobbiamo c conoscerlo per esse, c benedirlo. ém^
vers. *20. Producano le acque i rettili animati r viventi. Rettili si chiamano nella scrittura ~ì pesci
perché, generalmente parlando, sono privi di piedi e si stras«'iuano sulle acque. Qui al compililo «li
»i«> un pu|>olo immenso di natanti riempie il mare: questi sono «li specie infinite: più piccoli no» so-
i
no meno ammirabili pella prodigiosi loro fecondità, e pelli somm loro agilità e destrezza che grandii
,
i
nella lor mole e pella lor forza, a maniera, onde si mantiene in un elemento, dose nulla nave, «piesta
l
Immensa popolazione, non «leu recar meno di maraviglia: grossi divorano piccoli; ma questi c
j i
moitiplirauo ni tanto numero, e sou tanto lesti alla fuga, e san così bene per tempo rifugiarsi ne'luo-
,ghi, dove per la bassezza dell* acqua non possono andare grandi, che e questi trovano a sullicu-nza
i
per sostentarsi, e quegli a dispetto «Iella crudeltà e voracità de’ loro nemici conservano la loro specie ,
senza che apparisca uiinlnu/omc. Tutti «(iiesti miracoli della Provvidenza sono accennati da Da Udite ,
Ps. Irti. 25. Quei mare grande vastissimo, dove sono rettili senza numero, animali minuti insieme co’ graniti.
,
E i volatili sopra la terra. L’Ebreo e il volatile voli satura tu terra,; ma Dissona varietà è per que-
sto tra (‘originale e la volgala, ove in «inolio si supplisca l’articolo, il (piale, se«*ondo il genio «iella lin-
gua, di leggeri si omette, ed è supplito si nell’Arabo e si ancor ne’t.XX: onde dovrà tradursi e il vola- :
tile ,che volt sopra la terra, cosi animali sì differenti, pesci, e volatili hanno comune l’origine dalle
i i
acque del mare per virtù di questa onnipotente parola. La natura di questi è ancor più nota all’uomo,
che «fucila de' pesci, e in essa munite sono le maraviglie, alle quali perche ordinane c continue, assai
poco si riflette c con estrema ingratitudine l'uomo r«\sta insensibile a tanto numero di creature, on-
,
d’egli tanta ritrae utilità, e diletto, e le quali ez. amilo son fatte per istruirlo. La brevità, rbe io mi
non proposto non mi permette di stendermi sopra lati cose quanf io amerei; ma uon mancano autori e
libri «la potere soddisfarsi in questa materia.
Vers. 22. E li benedisse dicendo, ec. Con «mesta benedizione Dio dà ai pesci e agli uccelli la virtù di
riprodursi ne’ loro parti per la conservazione «Iella loro specie: con questa promette «il vegliare alla lo-
ro conservazione, c di provvedere al loro mantenimento: Due passerotti si vendono due denari ; e tot
solo di essi non è dimenticato da Dio. Watt X. *ì>.
vers. 24. Produca la terra re. il mare e Parla erano già popolati di un immenso numero di crea-
ture viene ora Dio a «lare degli abitatori alla terra.
:
Animali domestici. Tale è il scuso dell’ originale ; e non è dubbio, che lo stesso voglia significarti
nell! volgala colla p arol « jumenta. vale a dire tutti quegli animali, che servono all’iiomo, e a hil ob-
bediscono. c lo aiutano nelle fatiche, c gli somministrano onde sostentarsi e vestirsi, c supplire agli
altri bisogni della vita. 8 certamente non altro, che U parola e l’ordine del Creatore potè rendere do-
cili c obbedienti all’ uomo questi animali, de’ quali alcuni lo superano grandemente nella forza, mentre’
altri ve n’ ha non così robusti, i quali l’uomo uon pmi tu ver un modo addomesticare giammai, né ri-
durgli al suo servizio [Job. xxxi.x. 5. 9. 16. II.D perchè bio ha voluto, che a tal paragone riconoscesse
l'uomo a chi egli sia debitore della subordinazione, che mostrauo a lui gli altri animali, e deli' utile
eh’ ei ne ricava.
E i rettili, vale a dire tutti quegli animali, I quali si strascinano sopra la terra, perchè o sono af-
fatto senza piedi, o gli h inno Unto corti, che poro o nulla si alzano sopra la terra. Tutto questo s’ In-
tende da noi eo’ termini generali di serpenti e d'insetti.
Vers. 23. E Dio vide, ee. quest* approvazione di Dio è lo stesso, che la sua benedizione, c ha ì me-
desimi effetti riguardo a tutto l’infinito popolo di animali terrestri.
Vers. 26. Facciamo l’ uomo. Ma qui si cambia linguaggio: e Dio il quale finora ha fatte tante e si gran-
di cose colla semplice sua parola, si dispone ad operare egli stesso, per rosi dire, di sua inano. sem-
bra (dice s. Gregorio Nisseno) che Dio a guisa di pittore rappresenti a se stesso l'Idea, eh' ef vuole espri-
* ,
,
ci simililu«lincin nostrani; el |>raesU pisciti»* maria, e .somhUanza ed ci presola a’j>exri del inare , c «>«)-
et volatili! >»* rodi, et bcstils, uiiiversaeque terree, del ciclo , e alh br-Uic . e a latta la Urrà . c
ktlill *
oiitiiiquc reptili, 4 |u«mI movOlur in terra * /«ir. 5. a talli i rettili , che si muncoun sopra la terra.
1. 9. G. 1. Cor. 11. *7. Colasi. 3. lo.
27. Kl crea vii Deus hominem ari finagmftn auam: 27. K Dio creò P nomo a sua somiglianza: a xouti-
• ad imngincin i>ei creavi! illuni f masciilun» et : gl milza di Dio lo creo : lo creo maschio c femmina.
foci» inani creavi! eoa. • Sai). 2. 23. KccL 17. t.
f Vatic. 19. 4.
28. BModlxllque IMI* Deus, et ait • Croscile et : 28. Il heuedisseli Din , e disse: Creacele e moltipli-
multìplicamini , et replete termi» et Mihjicitc eam: cate, e riempite la terra , e os-vati/r itatela: e abbiate
et dominamiiii pisdlius iiiaris . et volatilitui* coeli, dominio sopra i fasci del mare c i volatili dell" una .
et iniivirsis aoiinanlibiis, qnae movenlur super ter» e tulli jli animali , che si muovono sopra la terra.
rum, * lufr. 8. 17. 9. 1.
29. liixihpie Deus: Eroe dedi vubUomncm Ikt- 29. F. disse Dio : Ecco ch'io v'ho dato tutte V er-
ham alìereuiem seme» super terrai», el universo ri- be . che fanno sane sopra la U rrà , e tulle le piatile
tma, quae Ilobati i» sciucltpsU sciueiilei» generis clu- luinna in se slesse semenza della loro specie
sui , * ut sint voli'is i» escam , *
lufr. 9. 3. perché a voi servano di cibo,
30. Et cunei is auiinanlibus terme, oniuiquc vo- 50. E
a tutti i/li animali della Icrra . e a Udii gli
lturi codi* et uuiversis, quae movenlur i» terra, uccelli deli' arai , e a intinti si muovono sopra la
<
et in quihus est anima vivcua, ut Isubcanl ad vt> lena animali viventi , ujjindic ubbituio da mangiare.
Mxnduro. Et factum est ita. E cosi fa fatto.
31. * viditque Deus cimcta , quae fecero!: et 31. E
Dio vide tulle le cose, che aera falle , ed
crani valde lama . El t.Mluin est vcsperc, et mane erano buone assai, il della strabe della mal li ita si
die* sexlus . * licci. 59. 21. Marc. 7. 57. formò il sesto giorno.
mere, e attentamente consulti I* originale eletto per suo modello, mentre dice Facciamo l’uomo. Egli
avea creato il mondo per l’uomo; vuole adesso crear l’uomo per se: vuole adunque crearlo dolalo di
senso è di ragione, e capace perciò d* intendere il suo creatore e ammirar le opere di lui. e per esse .
ringraziarlo e lodarlo. Tulla la chiesa ni queste parole: tacciamo... a nostra cc. ha riconosciuto sempre
le divine Persone sussistenti in una perfettissima unità.
A nostra inumi tu ne e somiglianza. La stessa cosa significano queste duo parole immagine c somi-
Khan za ; ina unite insieme denotano una Immagine perfetta quanto mai fare si possa, t edtcap. 3. .1
onde potrebbe tradursi a nostra immagine similissima, or l’uomo è immagine «li Pio secondo I* anima
incorporea. Intorniale, dotata d'intelletto e «li volontà c di Ubero arbitrio, e capace «» sapienza, «ti
urlìi, «li grazia e di beatitudine, cioè «li vedere e godere ilio. I.’ uomo a<liiii«|iie è immagine «li lini sfron-
do «] negli attributi, clic da lui si comunicano alle creature intelligenti, K questa immagine o somiglianza
«*on Dio è talmente naturale all’ uomo, eli’ ei non può perderla senza perdere la sua natura. Ben potè
questa immagine oscurarsi c deformarsi per lo peccato; ma cancellarsi o togliersi non potè mai. Fedi An-
nusi. re trac t. Uh. II. cap. 24. Nel corpo stesso dell’uomo riluce qualche cosa «ti slraortfir.ario e di grande,
l.a sua figura è fatta per mirare il ciclo a differenza itegli altri animali, che son tutti piegali verso la ter-
ra. Kgli ha due mani, clic sono Strumenti primari «li sua ragione c «li sua libertà: nella sua fàccia, e
principalmente ne’ suoi orchi trasparisce un non so che di spirituale per «•««» dire) e di divino. (
F.i preseda a’jtctei cc. L'autorità c il dominio sopra lutti gli animali è «lato all’uomo, come un distin-
tivo c ima prerogativa della sua dignità. Egli secondo l’espressione di s. Basilio nacque all'impero; ma
questo impero fu limitato assai e ristretto, allorché egli si avvili, e si degrado col peccalo. Tulio «li-
neili, c servi all’ uomo, (.no a tanto che l'uomo iti obbediente a Din. tn'iiiiuiagiiic «li questo assoluto
dominio P ha Dio fatta vedere In que’ santi si dell’antico che. del nuovo ivm. mu nto, quali ebbero «lo- i
ci» a libro comando e muli ammali e le bestie più feroci. E comune sentimento de’ Padri, che gli ani-
i
mali. che sono adesso contrari all’uomo, non lo erano nello stato dell* innocenza.
Vera. 27. Creò l'uomo a sua somiglianza: a somiglianza re. Ripi'tuloiu* li quale nella borra di Dio .
denota, ed esalta sempre piu la gr<udt:zz. di ipiesta sua creatura, affinchè questa dal suo Fattore me-
«Icsimo impari a fare lina giusta stima ite* «toni, «nd’egli la ricolmo, c ad averne tutta la gratitudine.
lo creo maschio c femmina. Dto creò l’uno dopo l’altro i «lue sessi, come vedremo nel capo seguen-
te: imperocché qui si riferisce in compendio quello, clic in detto luogo più ampiamente? è descritto.
ver*. 28. Bcnedùscti < resede e molli/dicate
. . . re. Dio promette all’ uomo c alla donna la fecondità, .
la quale, supposta anche l’unione de’ sessi, è sempre un «Ione del creatore, c un effetto «Il questa be-
nedizioni.'. .Non si ha qui adunque (checché dicano gli empi c gli eretici) un comando, ma un’ approva-
zione' del matrimonio, per mezzo del quale (a specie umana si conservi c si propaghi. I edi August. ite
eie. tib. xxi. c. 22. Notisi, che le stesse parole sono dette «'pesci e agli uccelli nel vers. 22. a’ «inali ,
mo potestà sopra tutti gli animali per fargli servire a’ propri usi c bisogni, e per cibarsene ancora quan-
do che fosse.
Vers. 29. Ecco che io V* ho italo latte C erbe, cc. ounnlimque Dio abbia fatto l’uomo padrone della
vita di tutti 5I1 animali per trarne vantaggi, eli’ essi possono somministrargli; contuttorio conceden-
I ,
do adesso a mi per suo cibo t* erbe e le muta ci dà tutto il motivo «Il cre«lcrc clic dalle carni «irgli ani- , ,
mali si astennero gli minimi lino a quel tempo, in cui l'uso di esse rii espressamente conceduto, come
vedremo. Tate è il sentimento comune de’ padri c degl* interpreti.
vers. 30. E a tutti gii animati ucccéli re. L’uomo è qui istruito a non fare gran caso di one’be-
. . .
ni, che la Provviilenza ha fatti comuni anche a’ più piccoli c negletti animali a non afTànnarsi di sover- .
chio per timore «li restar privo di quel sostentamento, clic Dio ha preparalo in abbondanza anche per
•incili. Mirale i volatili dell’ aria che non seminano né mietono, nè chiudono nc* granai le biade e il
. . ,
ttutre vostro celeste ti pasce. \on siete voi da piti iti toro Mail. 0. 20.
vers. 31. td erano buone assai. Dio ave.» approvata ciascuna parte dell’universo da se creata; ma
lutto insieme il complesso, la concatenazione, per così dire, e l’ordine merita una particolare approva-
zione e più speciale. Erano buone assai, cosi si «legnasse l’uomo «li dar talvolta un’occhiata alle in-
finite maraviglie fatte per lui da pio, affili iti eccitare la sua riconoscenza e ii suo amore.
Capo Sccontuj
Dio , averulo compiuto in sci giorni il suo lavoro, riposa il settimo giorno, e lo benedice. Pone
c uomo nel parasti so ornalo di varie piante fruttifere, e di correnti. Ferma dotta costata
uomo I va per suo cauto } e istituisce il matrimonio.
dell’
1. Igitur pcrfertl smit coeli ? et terra, et oumis 1. Furono adunque compiuti i cicli c Interra, c
ornatus corion. tutto Pomato loro.
Vers. t. E tutto t ornato toro. Tutte le creature, che abbelliscono, c riempiono t cieli c la terra
, ; . . . . . .
Vers. 2. nipoti) il tritumi giorno, scrive s. Agostino tenl. 277. Che Pio riposasse da tutte le opere
tue , non altrimenti ti dee intendere te non rhc 'ertiti' altra natura non fu di poi formata da lui, sen-
. l
za pero eh’ ci lasciaste di reggere c di conservare quelle che arca già fatte. Dio sempre immobile e Im-
,
mutabile in se stesso produce tutti cangiamenti, ebe succedono nella natura: opera perpetuamente, e
i
a tulle le operazioni concorre delle sue creature. Sopra questo misterioso riposo di Dio, vedi lieb. iv.
5., ec. e le annotazioni.
vers. 3. h benedisse il teUimo giorno, e lo '.an tifici). Questa maniera di parlare sembra assai favo-
revole alla opinione di quegli Interpreti antichi e moderni, quali hanno creduto, che linda quel tempo i
rimanesse il sabato assegnalo da Dio al suo cullo in memoria del beneficio della creazione e che come ,
zione. che ci ha data della creazione del ciclo e della terra: e aggiunge, che, riguardo alle piante e al
Per Ih; della campagna, elle ancora furono Immediatamente prodotte da Dio, e ebe mssuno dee Usurar-
sele come uscite fuori dalla terra; meiilre questa non avea ancor* uomo, che ia coltivasse, né pioggia
dal cielo era caduta ad irrigarla e fecondarla. Mosè va incontro a un errore facile ad insinuarsi nelle
menti degli uomini: ed è di riguardare la terra come principio delle creature, ond’ella è ripiena. I
illusoli dell’ Egitto all’umido calore della terra attribuirono stoltamente la prima origine delle cose ter-
restri.
Vers. 6. Ma saliva dalla terra una fonte ad inastare ec. La voce Ebrea invece di fonte potrebbe tra-
dursi voltare onde verrebbe ad intendersi, come li sottile umore attratto per forza del sole dalla ter-
ra e dal inare, e addensato dal freddo della notte, sciogliendosi quindi in rugiada dovea servire a
mantenere l’umido sopra la terra, il caldeo »n cambio di vapore mette nuvola , la quale è un aggre-
galo di addensati vapori. Questa sposinone pe.*ò sembra, clic mal convenga con quello, che dieesi nel
verso precidente, ed anche coll’intenzione ih Mosè, il quale 1 come abbìam detto) ha voluto farci sa-
pere. che Dio era stato l’immediato fattore delle piante e dclccrhe, oud'era allor vestita la tetra, sen-
za che alla produzione di esse potcss concorrere o la terra slessa, ebe mancava di umore, ovver l’o-
•
pera deli’ uomo, il quale non fu creato, se non dopo di esse. Per la qual cosa vari dotti interpreti,
anche cattolici intendono ripetuta nel testo originale al principio di questo versetto la negazione posta
nel precedente, onde si dovrebbe tradurre In lai guisa: U Signore non aerea mandato pioggia sopra
la terra e uomo non era , che la coltivasse , r ( non ) saliva dalla terra vapore , che ma/fiaite , re.
.
Quest’ interpreti univano modo bene, che molle volle nell’Ebreo si omette in un membretto seguente
la negativa posta in quello, che è innanzi; la quale perciò dee allor sottintendersi. Questa versione fa
un ottimo senso; mentre cosi Mosè viene in queste ultime parole ad escludere anche le rugiade, to-
gliendo vapori. quali alzatisi dalla terra, addensatisi pel freddo nollurno scendessero ad umettare la
t I
superficie della medesima terra. Imperocché sappiamo, ebe in molti luoghi, dove rade sono le pioggic,
suppliscono al bisogno della campagna le rugiade e le guazze abbondanti.
ver». 7. IMO adunque formo ec. Torna Mosè a spiegare più distintamente la creazione ilcll’nomo. Egli
ci rappresenta dio creatore, il quale colle proprie sue mani forma di -umida terra e di polvere una
statua, la quale, benché am or priva di molo e di vita, porla già nella sua figura, e soprattutto nell’ap-
plic.izionc ilei granile Artefice . sicuro intimo di dover essere qualche cosa di grande e di sublime, im-
perocché quella statua (dice lei lullianof è formata non dalla on/n riosa parola , ma dalla stessa bene-
fica mono del Creatore.
F gl’ ispirò In faccia ec. sembra evidente da queste parole, che Dio comunica all’ uomo, per così
dire, una porzione del suo stesso essere, facendogli parte del suo proprio spirito; onde I’ immortalila
dello spirilo umano, indicata da Mosè in molti altri luoghi, viene a dimostrarsi ni queste stesse parole.
Questa verità, che l'anima Infusa ili dio nell* uomo sia di un’origine tutta divina, e perciò immateriali*
e Immortale: questa verità non potè essere «li poi talmente offuscala dalle tenebre del Gentilesimo,
che non si trovi ripetuta c celebrala presso i filosofi e poeti piglili, i.* Apostolo delle Genti cito di un
i
antico poeta quelle parole : l)i lui eziandio siamo progenie ,Atli xvu. 28.
E l’uomo fu fatto anima vivente, il soilio di Dio, o sia l’anima, che Dio uni al corpo dell’ uomo, fu
per hn il principio di sentire, ili ragionare e ili vivere* Questa untone di due sostanze tra loro si diver-
se, materiale runa, l’altra spirituale, questa unione è una delle maggiori meraviglie, ebe sieno nella
natura, ino solo potè effettuarla colla sua onnipotenza; e l’uomo può ben sentirla, ina non comprenderla .
Vers. 8. Or il Signor avea piantalo. un paradiso ( o sii un orto> di delizie ec. I.’ Ebreo jmiò anche
. .
tra«lursi: avea piantalo un paradiso in Eden a levante, o sia, dalla /usrte di Levante, e cosi J’itt|escro
i L\X. Eden è il nome proprio del luogo, dove Dio avea piantalo il paradiso: i* questo luogo era verso
l’oriente, o *1 prenda questa determinazione m
senso generale, e assolutamente, ovvero rispetto al luo-
go, dove Mosè scriveva questa stona. La traduzione pero della nostra volgali, benché diversa sta be- .
llissimo eoi testo originale. Quella parola da principio diede occasione agli Ebrei, citati da s. Girolamo,
di creilere, ebe il paradiso terrestre fosso sialo creato prima della terra; ina la maggior parte de’ Padri
e degl* Interpreti antichi c moderni lo credono formato nel terzo giorno, c alcuni pochi subito «lupo la
«reazione del primo uomo; perchè in fatti Mosè ci dice, ebe per farne abitazione dell’ uomo, avea Dm
piantato questo paradiso.
Ver*. ». E Dio avea prodotto ec. Vuoi dire, che Dio avea riunito in questo luogo tutta la magnificen-
za e vaghezza delle piante, sparsa da lui nella Creazione per tutta la lerra.
i.' albero eziandio delia vita. Vale a dire una pianta i cui frulli gustali di laido tu tanto avrebbero
T
. . .
servito a conservare la vita, e a tener sempre lontana la morte: i frutti delle altre piante doveano ser-
ilre all’uomo «M nudrimcnto; l frutti di questa servivanoa mantenere l’uomo in ima perpetu giovinezza. i
/. albero detta scienza del bene e del mate. Cosi fu nominata da ilio questa seconda pianta, quan-
’
d’egli mostrandola al primo uomo gli proibì di gustare del rnitto di essa : e la ragion di tal nome si è
Li octcniunazione fatta da Pio di consertare ed accrescere la giustizia e la felicita dell’ uomo, o\q, ob-
bedendo al divieto, si fosse astenuto dal cogliere e gustar de frutti di qnclia pianta ; c di punirlo «li
morte, ove dlsobbedicnte ne avesse mangiato, quest’albero adunque «lovea far sentire all’iiomo la dif-
ferenza, che nassa tra l'obbedienza c la disobbedienza a Pio: tra la felicità promessa all'obbedienxa, o
l’ infelicità nella quale precipitò l'uomo disobbediente, quest’albero in cifrilo ei privò di tutti l beni,
e ci sommerse in un abisso di mali, e cl fece per una trista sperienza conoscitori «lei bene c «lei male.
Pio non avendo espressa la precisa specie e qualità di queste due piante, son perno vane cl imitili tut-
te le congetture dell’ umana curiosità. A noi dee bastar di sapere, che l'ima c l’altra pianta era buo-
na «il sua natura; rhe la virtù dell» prima destinata a serbar l'uomo immortale, era nn c detto «Iella
libera volontà «lei creatore; clic la proibizione di mangiare de’ frutti della seconda fu lina riserva del
supremo Padrone, che volle (come notò il crisostomo) serbare intero II sno dominio sopra dell’ uomo,
e fargli sentire, come di tanti beni, onde si vedeva circondato, egli era non il signore, ma un scm-
l»4re usufruttuario, hom. 16. in tìen.
lers. IO. E da questo luogo... scaturiva re. in più luoghi della scrittura si Pi menzione del paese
di Eden. /sai. xxxvii. 1*.. tv. tteg. xriu. II. xtx Il 13. xvi. 8. St. . Fzcch. xwu. 28. Da questi luoghi van-
ghiamo a conoscere, che lo stesso paese dovrà essere tirino all* trmcnia, e alle sorgenti dell* Eufrate,
e del Tigri: quindi è. che presso a' monti dell’ Armenia han collocato II paradiso terrestre vari autori
moderni, dove hanno certa loro origine que'diic (lumi, noi seguiremo questa opinione come quella,
rhe sembraci atta assai meglio d’ogni altra ad evacuare le difficoltà, che In sì ardua materia s’ incon-
treranno.
Scaturiva un fiume ... U quale di là si divide ec. Dal centro del paradiso sgorgava una sorgente,
la quale spartiva»! in quattro nei canali ad inalbare ( per quanto sembra) i quattro lati del paratlUo.
questi quattro canali, scorrendo dipoi pelle vicine terre. cres«*cvano in quattro gran tanti che sono il .
Tigli, r Eufrate, il Phison e II Oehon. Cosi stava rerumente la rosa, allorché Pio collocò l'uomo nel
paradiso. C rosi dove» essere a’ tempi ancor di Mosé, e forse anche molli secoli appresso, tedi Eccl.
xxiv. 36. 36. 37. Ma non è possibile a noi, nè necessario all* avveramento della storia di Mosé il mostrare
adesso nell’Armenia «putirò numi nascenti da una stessa sorgente. Basta al nostro Intento il trovare In
una certa estensione «li paese quattro llunti simili a’drscrittf da si osé, «piali poterono nascere uu dì «la i
uno stesso fonte, benché ciò non sla al presente. Che II Tigri e l’ Eufrate avessero un di romnne P o-
rtgme. Il troviain ripetuto In molti anlori profani assai posteriori a .Mosé: ina egli c certo, che in diffe-
renti luoghi nascono adesso «pie’ilumi; lo rhe el dà luogo «Il poter dire, rbc anche degli altri due (cho
noi crediamo essere II Fasi, e I* Arasse cangiata sia la sorgente. Slmili strahatzaincriti «Il fiumi e dt
)
laghi, cagionati da’ditnvj , da’ tremuoti e «falle vicende del tempo, leggonsl nelle storie, e nelle re-
,
lazioni antiche c moderne. V. rorsc Pio collo stesso cangiamento operato nell* origine di questi Dumi volle
abolir la memoria «Il un luogo, in cui l'uomo avea stranamente abusato de' suol benelu}.
Ver». II. ino dicesi Phison. Questo abbi «in dello essere II Fasi, Il quale nasce nell* innenla, e si sca-
rica nel ponto Russino. Egli è II nume più grande e famoso, che abbia la Colchide, paese celebre una
volta pel suo gran commercio. Pedi. Piin. lib. vi. eap. 5.
Egli gira per tutto il paese di l/evilath , dove nasce F oro. tei eap. x. vedremo un llevllath ngtluolo
«Il Chus, 6 un altro llovilith figliuolo dt Jectan. Ma o sia da uno di questi due. n da un terzo a noi
ignoto che abbia preso il suo nome il paese bagnato «lai Fasi, questo paese era vicino all’ Armenia, e al-
fe sorgenti deM’Etifrate e del Tigri: la colchtde era In grandissima rinomanza per la «pi.antità c U
bontà «lell* oro. onde arricchivanla I suol numi c torrenti. Ne abbiamo una prova nella fa>ola del vello
d’oro. / edi PUn. hb. 23. cap. 3.
ver*, li. Fi si trova it Matto. La voce Ebrea bedotah è pòchissimo conosciuta. L’ Arabo, li siro c
molti .altri interpreti credono, che significhi la perla: e benché noli si peschino in oggi perle nel Fasi ,
ciò non farebbe «liflirolfà ; perchè può essere accaduto, che o sieno state esaurite, o non se ne faccia
ricerca oltre di che se ne pcu'ano ne’ mari vicini: lo che -serve a spiegare I’ espressione di Muse
; Ma .
tenendosi alla versione della volgala, il tutelilo è una spc«*ie di gomma odorosa , di cui PIin. hb. xu. cap. f».
Ver». 13. Il nome dei secondo fiume f tiehon. L* Arasse nasce nell* Armenia sul monte Aranti , in di-
stanza di 6000 passi dall’ Eufrate, e va a scaricarsi nel mare Caspio, il nome di Gebnn conviene benissi-
mo a questo ume come quello, che denota l’impetuosità della sua corrente; la quale impetuosità fu
l
tociò il celebre Bochart ha dimostrato, che fa «l’uopo riconoscere nelle scritture più d’un paese, che
abbia portato II nome «Il Chus, per essere stato .abitato, e popolato da’ discendenti di Chus figliuolo «Il
ebani- Tale direni che fame questo paese bagnato «tali’ Arasse, conforme scrive Mosé. E non è forse im-
probabile. che questo nome «li chus siasi con qualche .alterazione conservato nel nome degli scili, I
uà li secondo vari antichi sforici, .abitaron da prima presso |* trasse. Imperocché Chus secondo r m-
.
Jcssionc del dialetto Caldeo, dicesl Cuth. onde poi I Cuthl, ovvero gli Sciti. Vedi il Catmct.
ver». 14. ti 'tigri, che scorre verso gli Assirj L’Assirta, o sia it paese di Assur, per consenso de’più
antichi scrittori, era dt là dal Tigri: e ciò crediamo, che abbia voluto significare Mosé. La sorgente di
questo nume è nella grande Armenia. / edi PUn. Ub. vii. cap. ±
/I quarto fiume egli i C Eu fiate. Per testimonianza di strabono e di Flinlo, questo fimuc ( il quale
nelle scritture è detto semplicemente il nume, ovvero II gr*n nume) nasce sul monte Abo, o sia Aba
nell’ Armenia.
. , . . , f , ,.
GENESI CAP. Il
unii rum in paradiso voluplatis, ut operaretur, et collocò nel ìHiradi*Q di delizie, affinché tu coltivasse
custodirei illum: e lo cu* l< tante f
t«. Praecepllquc ei diccns: Ex omnl Ugno pa- IO. E gli fé' comanda,g dicendo: Mangia di tulle
radisi comedo : le piante del /Miratimi :
I". Do Ugno aulem «dentile boni et mali nc co- 17. Ma del frullo dell’albero della scienza del bene
medas in quocuniquc cniin die comcderis ex co,
: e del male non vumglarne : hn/urocchè in qualunque
morte morteli» giorno tu ne morigerai, Imlubilalamaitr morrai.
18. Dixit quoque Dominut Deus: Non est bo* 18. Diade ancora Dio; JVon é bene, che /’ uomo ita
nnm esse hominem solum taccuini» ci adju lori uni : sola: facciamogli un’ aiuto , che a lui rassomigli.
slmile si hi 19. rivendo adungue il Signore Dio formali dalla
19. Formati* igitur, Domimi* Deus, «le humo terra tulli gli animali terrestri e tulli gli uccelli del -
ninni* animaiililHis terra*;, et universi* volatilibm l'aria, li condune atI Adamo, perchè ei vedesse il
qdcH, adduxil ca ad Adam, ut vVicret, quid vo- uniti, ,la Ini si 1,1 issi; r mulini dc’uaun
, , t he (Imi, .
ùi Innulsit ergo Domimi* nritósojmrvni in Adam; profondo animo ; e maitre aiti era adtlurmcnialo ,
dunque olMlnnuisset , tulit unam do costi» ejus, gli tolte una delle sue costole , e mise In luogo ai
et repievi t curneiu prò ea. < no < I, Ila , irne.
22. Et aedifieavU Domimi* Deus eostam. quam to- ±L E della costola , che at ea tolto da Adorna .
Icrat de 4«lam, tninulioretn; et adduvit cani ai I Idam. ne fabbrico II Signore Dio una dottila : e i licitoli a
25. Dixilque Adajn: * Hoc nunc OS c» ossibus ail .hlumo.
inda, et caro de rame mea: haec vocabitur vira- 25. E Adamo disse: Questo adesso n sso delle mie
go. qiioiii.ini ile viro suiupla e*t • 1. ('or. ti. 9. . osta,- e carne della mia carne, ella dall’ uomo inni,
2*. * gnau lobrvin relioqool homo patron Miinn et ilnome , perocché ó stala tratta dall’ uomo.
malrein et adtoaorehit uxori suac: f et orimi duo
. 21. Jhr la ipuiJ cosa Vutmn, Inst erò il padre suo
in lame una. • Afai Ih. 19. 8. Marc. IO. 7. h'ptu\. e la madre, e starti imito alla sua moglie, c i due
5. 51. f 1. Cor. ti. IO. saranno svi una carne.
Ver». .Vignare Pio adungue /irete l'uomo e So collocò nei paradiso re. L* uomo adunque fu
16. // .
creato fuora del paradiso, affinchè riconoscerne come un favore c botieUxiu di Dio, c non come una cosa
dovuta alla sua natura la sorto d’avere un albergo cosi felice.
Affinché to coltivane, e lo custodiste. Dio non vuole, cho l'uomo, benché provveduto di tutto e for-
nito d’ognl sorta di dotine, passi il suo tempo in una molle oziosità. Kg li dee occuparsi nella cultura
del paradiso per conservarne I* amenità, e guardarlo dagli oltraggi degli animali: ma la sua occupa-
zione sarà senza idi imo c stanchezza: sarà un onesto esercizio, non un faticoso lavoro. Sara egli uno
strano / >ensamrnto (dico s. Agostino ) ti credere , che t‘ uomo collocalo nel paradiso dovesse esercitare
i' agricoltura non con. travaglio iti sers'O , ma /ter onesto piastre dell'animo Vedi anche il crisostomo
hom. IV. in Ceh.
Ver». 17. Vm
mangiarne : imperocché in qualunque giorno tu ne piangerai indubitatamente morrai
Dio (come noto S. Basilio di de tour a adisse, per cosi dire, all'albero questo comandamento. Egli esige
i )
dall'nomo obbedienza: e quanto sta grande e importante questa virtù, e come da se sola basii a te-
ner l'uomo unno con Dio, gliel fa conoscere con proibirgli di astenersi da nna cosa non inala, dice s.
Agostino ite peccai, mer. et rem. cap. 21. vggiiigne la terrtbil minaccia: tu indubitatamente morrai: ch’k
quanto dire diverrai soggetto atta morte diverrai mortale, come hanno alcune versioni: In non
.
avrai p:u diritto a’ frulli dell'albero drlla vila. e non avrai uni alcun mezzo o aiuto per tener lontana
la morie: ogni passo, ogni momento ti torrà tuia parte delle tue forze, e ti menerà verso il sepolcro, i.a
morte adunque è pena del peccalo: Per un uonuì entrò net mondo ti peccato, e pel peccato la morte e
cosi ancora a tutti gii uomini si stese la morte (perchè) tutti in lui (in Adamo) /leccarono liom. v.
li i olirti, rrtd. scss. 6. Sap. I. 13. II. 23. 21.
Ver». 18. Non è bene, che t’ uomo sia solo. Mnsè viene adesso per una maniera di recapitoISzIone ad
esporre imi diffusamente (niello che avea solamente accennato nel rapo I. veri. 27. Imperocché lussa-
no dee dubitare, eh' Èva fosse creata, come Adamo, nel sesto giorno, dicendo Ivi Mose: ti creo ma-
schio e femmina.
Facciamogli un aiuto, che a lui rassomigli. Diamogli una compagna simile a lui per la condizione di
sua natura, capace perciò di concorrer! coir uomo all'esecuzione de* miei disegni, e di unirsi con esso
lodarmi c rendermi gì lite dc'bcneflzti fatti da me a tutte le creature.
, lui a
Veri. li. LI condusse ad idamo ec. Prima di dare all'uomo I* aiuto, che II mancava, Dio f» passa-
.
re, come in rivista, dinanzi a lui tutti gli animali, affinchè egli col lume datogli dal .signore distingua,
...
acne possa essergli utile ciascuno di essi, e come padrone di tutti imponga loro il nome, che più convenga.
ognun de’ nomi , che diede Adamo ... è it vero nome di essi. K nome conveniente, adattato alla
natura di nasruuo degli ammali : lo che dimostra la profonda sapienza data da Dio al prDno uomo. Ma
da queste parole viene ancora ad inferirsi, che l nomi dati da Adamo agli animali cransi conservati Duo*
a vinse nel linguaggio, in cui questi parlava; lo che proverebbe, che il linguaggio del pruno uomo fu
ritorco. Il celebre Uocharl ha dimostralo con molle etimologie la grande conformità, che passa traila
natttra degli animali e i nomi, che questi hanno nella lingua Ebrea; e Mussiamo ben credere, che ciò
hi dimostrerebbe anche meglio, se maggiori cognizioni aver polevsimo della medesimi lingua. / cdsOiu-
*
seppe Antiq. tib. I. cap. I. comunemente gl’interpreti, dopo s. vgosiino ( lib. 9. de r.en. ad ut. cap. \ì.),
credono, clic pesci non dovettero comparire dinanzi ad Adamo cogli altri animati j e II testo medesimo
i
Veri. 21. Un profondo sonno. Tale è II significato della voce originale. In luogo della quale I L\r.
traducono estasi. Adamo dunque in questo sonno mandatogli da Dio hi rapito fuor di se stesso, e col-
l'animo libero e sciolto da* sensi non solo vide quello, che Dio fece sopra di lui. ma nc inteso aurora#»
tutto il mistero, t gti in questo punto entrando nel santuario di Dio, ebbe f intelligenza iteUe ultime
cose, dice Agosti no.
S.
liti , ec. Chi avrebbe
tolse usta dette sue costote immaginato nel creatore nna si straordinaria inven-
zione per formare una donna! Ma quanto cosi diviene sensibile I* relazione traila figura e la cosa figu-
rata! norme Adamo (diceS. Agostino), affinché /ha sut formata ; muore Cristo affinchè sta formata la •
i hiesa ; a Cristo morto à traforato U costato , a/flnchi ne sgorghino t Sacramenti , pe’ quali si formi la
Chiesa tieni. MB. , „ .
ver». 23. onesto atlcsso osso delle mie ossa, ec. Adamo ritrosi» dalla sua estasi, mentre Dio presen-
ta a lui la sua compagna, riconosce in essa un' immagine degna di se, e come un altro se Stesso.
ver». 24. ! osceni P uomo U /unire suo ec. queste parole sono, riferite da ttesù Cristo, MalUi. xu. 5.
»
. , . -
24 GENESI CAI*. Il
23. Erat nuh*m ni» njue midi ih. Adam stilkct, ri 23. F. l 'uno , e l'altra . Adamo cioè j la sua mania -,
uxor rjtiH y et non miliescebanl . crono ignudi j c non ite accano vcrtjoqna .
(-orno parole «li dio a «li moni rare l'indissolubilità «lei matrimonio; lo che «li mostra ohe p«-r istinto «ledo .
spirilo «ii mo furon proferite «la Adamo. Elle Min» stale e si ranno per lutti secoli li legge immuta bile I
deir unione legittima dell’ mimo e «letta donna, anche dopo che. sollevatesi nel cuor dell' uomo le iu-
«tuictc passioni, hanno multila «liUìcilc e penosi all'uomo non più innocente tuia tal legge. / ètti I. Cor.
vii. 3. I.* Apostolo ri h i anche inseguito a riconoscere nell’ uniouc di Adamo on Èva il mistero di cristo «
ta dei liliale enti era buono. I oca senza bisogno, r acca potestà di ricere sempre rosi. Area comodo il
riho per non patire lei lame ; acca l’ albero detta cita /un he non crnissr a di.sciargli erto ta cerchi e zza
. .
.Misuri' ombra >U corruzione nel corpo, jnr cut fosse data a' scusi di lui alcuna nude* ha. \/«< tuia
malattia al di dentro manna offesa n temerà al di fuora. Munta perfetta netta carne
, tranquillila as- .
soluta net!’ anima, t ome net paradiso rum era nè caldo, nè freddo ; in colui « he ri abitava non .
era alterato il buon colere ne da cupidità nè da timore, \istuna malinconia riissima ama allegrezza,
, .
t n cero perpetuo gaudio scenderà in fui da Pio. certo di cui /torturasi /' ardente carità di cuore puro,
sii buona coscienza e di fede non finta. ì eglmeano di concc.rdm ta mente e il corpi
. otterrà iris t * .*
senza fatica n comandamento : noi tirar ac a nè l'ozio , nè ta stanchezza j nè cadeva sopra iti lui il son-
no se non volontario.
,
Capo Ccrjo
Per frode det serpante i /rrogrnitorì trasgrediscono fi comandamento di Ilio. Promessa del Messia
iiata a ciascuno di essi ta sua pena, sono cacciati dui paradiso.
1. sed mi
mllldior cunclis animnn-
et serpenti 1 . Ma il serpenti era il più astuto ili tulli gli tini
•
\er*.I. Ma
il serpente era II più astuto ec. Mosè non ha parlato fln qui «letta raduta deeli Angeli
ribelli; ma egli fa suppone in questo racconto : imperocché in «piesto serpente non può non riconoscerti
mi istruiiienio «lei Diavolo, il quale invidioso «lei bene fatto «la Dio all’uomo si serve «li lai mezzo per
indurre i nostri progenitori a violare il comando di Dio. Dove» essere provala la fedeltà di \d.mio e
«Il Rva da questa prova «fovea dipendere la inallerahil fermezza «li quel loro felicissimo stalo. Dio
;
adunque permette, «‘he il nemico dell' uman genere rivolga la stia malizia a tentarli per procurare la
loro rovina. Ma qual via prenderà egli per insinuarsi con essi? Egli h i bisogno di un istruuu-nto esterio-
re; e Dio gli permette «li valersi dei serpente, la cui scaltrezza ed astuzia sembra aver qualche cosa di
simile alti malizia, oud’egli è ripieno.
Per qual malico comiìndocvi Iddio, ec. li Demonio adunque movendo la lingua e la bocca del ser-
pente, trovando la donna appartata «la Adamo, le domanda, perchè ma! abbia voluto Dio, che non fos-
se Diro permesso Indistintamente l’uso «li tutti i frutti del paradiso. Il test»» originale porla: t eramentr
vi ha egli ordinalo Dto , che non di lidie te /dante del pannino ec. Nelle quali parole li Tentatore metti* *
in «bibbio il comando, o almeno la interpretazione data allo stesso comando da Adamo e «la F.va. possibi-
le. che Dm abbia eccettualo alcun albero «lei paradiso, vietandone l’uso a voi. meni re tulli e gli alberi
e i frutti son buoni* Avete voi ben inteso le sue panile? Il senso della volgala e «le’I.W sarà lo stes-
so, «(ila ndn si translali: Perchè mai Ino avrebbe ordino to a voi che non di tutte te piante del / ninni uo
mangiaste i frutti ? Lo che fa una negazione simile all'Ebreo.
Ver». 2. e 3. tiri frutto delle piante, che sono nei /ttiradiso noi ne mangiamo : ma tir! frutto ec. Èva
rade già in grand' «*rr«»rc , ine! lenitosi a ragionare con uno, che comincia «lai mettere in illudilo il co-
mando, ch’ella *.i essere stato Intimalo al consorlc. e per esso intimalo anche a lei Ella non potè far .
a meno «ti essere sorpresa all’udire li incognita voce «Il un animale; e vi riconobbe un prodigio, e
dovette comprcndère. che uua superiore intelligenza movesse la lingua di lui: ma in cambio di temere
«li <|ual«'hc inganno, come il «lisrorso stessi ne «lava occasione, credè di potere soddisfarei, e ve«ler«*
fln «love andasse una tal novità. Ella dunque va raccontando, che Dio ha vietalo loro «li mangiare «lari
frutto «b quel tal’ albero, ed ancor di toccarlo, perchè l'una cosa c compresa nell’aura, rosi Èva «là «
veliere, che ha presente il romando «li Dio; onde secondo la riflessione di S. Agostino, più elidente ed
inescusihil si rende la sua trasgressione.
Affinché per disgrazia noi non abbiamo a morire. Questa manieri di parlare non indica veruna dub-
biezza, come apparisce da molli altri luoghi «Ielle Seni ture, Pt. 2. li hai. xxrn. 3. Mutili. 3. Sfare.
vili. 3. F.va adunque non solamente ha presente il precetto, ma anche la pena «Labilità da Dio alla viola-
zione del precetto.
Ver*. 4. / oi non morrete. Il maligno ardisce di dire tutto l’opposto di quello, che ha «lidio Din.
i na suini proposizione non avrebbe potuto ritrovar credenza appresso la donna, dice s. Agostino, se
netto spirilo ili lei non fosse entrato già l'amore delia propria libertà, e una certa superba presunzio-
ne di se stessa.
ver». 6. Azi Dio che. si apriranno gli orchi vostri
, . . ec. ima «Ielle «lue, «licci! Tentatore, o il pre-
.
cetto non è vero, c voi male intendeste, o questo precetto è in vostro danno, e parte da invilita «lei
vostro bene, imperocché Dio *«. come dal frullo «li questa pianta verrebbe a voi una scienza infinita,
che vi uguaglierebbe a Dio stesso per la cognizione «lei bene e del male, del vero e del Tabu, «h quello
che è illudo dannoso.
Ver*, tìisf ute dunque ta donna . e colse ec. Èva uvea probabilmente altre volle veduto quel frutto;
. .
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t. . ,
-
.
GENE S CAP. Il I 2J
(Idcctabflc : et tulil do fructu illitu, cl • eomcdit; pctitoso ali* (tipetto-' c fldie il fruito , c mangiollo;
«ictlitque viro *uo, qui comedi!. e nc diate a suo marito , il tinaie ut mangio.
Ecd. 23. 33. 1. Timolh. 2. 14.
• 7. /•-’ si apersero g li occhi ad ambedue; ed aven-
*7. Et aporti stint OOuU ninlxmjin colliquo co- : do conosciuto che erano ignudi cucirono delle
, ,
gnovisscvu. so osso nudo*, cooMieruDt Colia ficus, lotjhc di fiat , e se ne fecero delle cinture.
et fcicriuit sibi neri /ornata 8. E avendo udita la voce del Slqnore Dio, che
». Et cum andissct vocem Domini noi deambu- camminava nel paradiso nel tanno , dui levasi il vento
lanti» in paradiso ad annuii post meridioni , ab- dopo il mezzodì , si notato: ridiano c la .sua moglie
scondit se Adaui , ot mor ojus a faci» Domini Dei alla vista del Sentore in mezzo agli alberi iiet ita-
iii medio (igni paradisi ratti so.
9. Vncavilquc Domimi» Deus Adam , et divii oi : 9. E il Signore Dio ddamò Adamo, e di.sscgti:
Ubi OS 7 Dove sci lu f
12.
10. Quiait:vooein Inani audivi in paradiso: et 10. E (megli rispose: Ho udito la tua voce nel pa-
tinnii co, quod nudus ossei», et aliscoodi me. radiso: ed ho avuto ribrezzo j perchè era ignudo , c mi
sono ascoso.
n. Cui
dhttt: Quia cnim indiravii libi, quod nu- 11. A cui disse Dio: Macchi ti fece conoscere
dili esse», itisi quod cxìigno. do quo praecc|>cr.uii elle eri ignudo, se nuli i'uvcr lu mangiato del frui-
libi, ne coiucdcres, couuxlisli? to, dei quale io aveva a te comandato di non man-
giare ?
» Dixitquc Ariam: M'ilicr, quam dodisti railai 12. E Adamo disse : La donna datami da te per
social» , dedit niiiii de Ugno, et comedi. com /taglia , mi lui dato del frullo j c t’ho io man-
gialo.
13. Et divi! Dominus Deus ad muderei» : Qua- 13. E il Signore Dio disse alla dorma : Perché fa-
nn ella avea altri occhi, ohe non ha adesso. Ella è adesso collo sguardo c col cuore tutta intesa al pomo
desiderato : nc considera la bontà, e dalla esterna bellezza, ch’ella divora cogli occhi, argomenta, e
quasi già gusta l’eccellente sapore: li tri Imeni e ella consuma il suo peccalo, e coglie il pomo, lo man-
gia, c induce il marito a mangiarne. Tutta questa descrizione è sommamente patetica c degna dello spi-
nto di Dio, il quale ha voluto «lare in un esempio sì grande, una gran lezione a tutti i secoli, e a tulle
le generazioni futuro delle arti, che tiene il Demonio per indurre gli uomini alla prevaricazione della
logge; della maniera, onde Dio permeile, che i falli seguenti aieno giusta pena de’ primi; del bisogno ,
che avranno lutti gli uomini di vegliare costantemente per non entrare tu tentazione: imperocché non
sanati’ eglino ornai più né senza peccalo, né liberi dalle passioni, come Adamo cd Kva, né collocali, co-
nio quegli, in un paradiso, ma in un luogo di tentazione c di comhalUmculo.
La scrittura avendo raccontalo per «pulì vie il nemico sedusse la donna, non dice altro riguardo
all’uomo, se non, che quella gli porse il fruito, e cb'ei ne mangiò. Egli ( «lice l’Apostolo 1. YVm. 11. 14. )
non fu irdotto, com’ Eia ; donde intendiamo, che sebbene egli non credesse al serpente, non ebbe corag-
gio di resistere. all'esempio e «Ile lusinghe della compagna , «fa cui si lascio pervertire; egli, che euenuA
più saggio e più perfetto «li lei, dovea essere sua scorta c suo consiglio. Forse non Conoscendo ancora
per prova la severità di Dio, creitene Adamo, che potess' essere scusabile il fallo di non abbandonare
la compagna della sua vita anche nell » società della colpa , dice s. Agostino de* eie. hb. xiv. cap. 13. Ma
l’aperta violazione del comando non sarebbe a v venula (osserva risi esso s. noi loro) se non fosse n re
ceduta interiormente la segreta compiacenza di se medesimo e la superbia, per cui volle sottrarsi «I co-
mando di Dio, ed essere uguale a lui. / edi Aug. de eie. tib. vrv. cap. 13. in Ps. 70., et senn. v. de r erb. Ap.
Ver». 7. E
tl apersero ktt occhi ad ambedue, il serpente lo a\ea promesso ( veri, b.)-, c si avvera
adesso, ma in un scuso mondamente diverso «la quello, in cut volle il tentatore far prendere quelle pa-
role: si apriranno gli occhi rostri, si apersero i loro occhi, e videro il gran tallo commesso , la orremla
loro disobbedienza in tanta facilità di osservare il comando , la ìngraliltidine mostruosa a’ bcncbzi
del creatore; videro l’ innocenza perduta, e con questa la loro felicità; videro i mali, nc’ quali si cran
precipitati, il predominio delie passioni, la morie, 1 dolori, le maialile, le misero? della Vite infinite; ri-
tieni finalmente per colmo della loro a Ululone il loro reato, e i inali da ciò provenuti, trasmettersi
a tutta la loro infelice posterità.
/; avendo conosciuto , eh’ erano ignudi ec. Aug. de Gen. ad Ut. Ilb. li. 3-2. scrive: /.’ uomo provò allo-
ra t/ual fosse quetta grazia , di riti era rivestito quando netta sua nudità niente soffriva d‘ indecente
Privato della grazia e della giustizia originale, siienmentò i primi (rulli «li quella dura legge, che ornai
regnava nelle sue membra, e contrariava la legge dello spirilo, e ne ebbe dolore e vergogna, e non
avendo rimedio per togliere il male, cercò di iMM'ondcrlo agli occhi propri! cd altrui. Trovasi in Egitto
Una specie di Ileo, chiamato Ileo di Adamo, le foglie del quale sono grandissime.
ver». 8. E
avendo udito la voce del Signore ino, ec. Egli «• mollo credibile, che (Ino a tanto, che durò
lo sialo «l’innocenza, n»o .si facesse vedere a’ nostri progenitori sullo una figura adattata alla loro capa-
cità, e che il tempo di tali visite fosse quello, clic qui .si descrìve; vale a dire quaodo declinando il sole
dal mezzodì. F aura dolce e leggera, clic si levava, invitava a godere con piacere maggiore lo spettacolo
della natura. Queste visite doveano ancor’ essere precedute «la mi certa rouioreggi.» rilento, che lidi vasi
nel paradiso, c avvertiva Adamo cd Èva di correre a presentarsi al Signore: ma quella volta Adamo c«i
Kva, agilati da’ rimorsi «Iella loro coscienza, fugeono la presenza «li dui, comesi fuggirebbe un arrabbia»)
nemico, e corrono a intanarsi in un lobo boscnelto. s. Limiamo vuole, che si nascondessero sotto l'al-
bero stesso della scienza «lei bene c del male, <* pare che «-osi ancora pensasse s. Agostino; onde allora
converrebbe tradurre: si ^nascosero net mezzo (de' rami) deli’ albero del />ai-attiso.
Vers. 9. Dove sei tu K lo sti;s*o, come se diresse: Adamo, per qual motivo li fuggi da me? Credi III
«li poterti nascondere agli occhi inieiT infelice, »c tu senti il |*eso enorme «le' inali, che li sei tiralo ad-
dosso. eredi tu di poter trovare consolazione e conforto eoli’ andare sempre più lungi da me?
ter». IO. Perche era ignudo , ec. Dio colla sua chiamata avea voluto dar motivo au Adamo «Il confes-
sargli tl suo gran fallo; Adamo perù torce altrove il «liscorsd, c adduce per ragione di non essersi presen-
tato subito la vergogna, che avea della sua nudità, come se od egli non fosse stato ttgunlmenic nudo
ne’ di precedenti, o vi fosse riparo i>er nascondersi in alcun modo agli occhi di Dio. L’esempio del pri-
mo tiom peccatore è Imitato pur troppo da’ suol figliuoli, i quali mssuna cosa temono tanto, come li visto,
e la confessione della verità, da cui sono condannati; onde cercano per ogni parte scuse c pretesti per
nascondere e diminuire i propri! peccati.
ver». 11. E chi U fece conoscere , cht eri ignudo, ec. Queste parole evidentemente dimostrano, remo
la eoncupis<?rnz* è elicilo «lei peccalo, c come dalla cupidità procede tl disordine della immaginazione e
de’ sensi, dio «lice ad Adamo: Se tu non sci più «incito «li prima, m; il tuo stato è oggi diverso, come ap-
parisce dal vedere, che «picllo, che già non li dava alcuna noia. Li fa oggi vergogna; e donde tal muta-
zione? Avresti tu perduto la veste dell* innocenza e della giustizia con disotobctfire al mio comandamento?
vers. 12. la donna datami da te /ter compagna, ec. Finalmente Adamo confessa il suo (leccato; ma lo
confèssa da reo, non da penitente: rigetta la colpa sulla consorte, e quasi sul medesimo Dio, ehc gliela
dié per compagna; come se l’atretto, ch’egli doveva a leu render giammai potesse scusabile in alcun
modo una si orribile ingiustizia, e «lisobix‘dienza contro del creatore.
vers. li. li serpente mi ha sedotta. La pazienza di Dio nell’ ascoltare le false e frivole scuse di Ada-
mo, danno annuo alla donna di tentare almeno di rendere mcn grave tl suo reato, allegando la sua igno-
ranza e la sua semplicità, per cui non potè olla immaginarsi . clic trulle creature di Dio. dimoranti nel
Voi. i 4
. ,
,
pir.nl ìso. vi fosse rhl con tanta perfidia si adoperasse per ingannarla e tradirla. Ma chi può menar buo-
na una tal difesi? Sudava egli a tool tato il serpente piuttosto che Pio?
Vera. 14. E
il Signore Dio dine al serpente: perché tu ec. il Demonio era tuttavia in quel serpente,
che gli atei scruto di organo e di strumento a ordire le sue trame: quindi la maledizione di Dio i^uu-
cepita in tali termini, che. quantunque ella rada e si avveri anche in un certo modo nel serpente ma-
teriale, va i»erò più speda lineo le a ferire il serpente invisibile.
Maledetto sei tu tra tutti gli animati, ec. di tulli gli animali nissuno è avuto in orrore dall’uomo
come il serpente, di qualunque specie egli sia: quindi per antica maniera di proverbio ai disse : odiare
una persona più ebe un serpente. Ma piu ancora d’ognì serpente sarà odioso all’uomo lo spirilo maligno,
il cui studio continuo si è di andare attorno in cerca dell'anime iht divorarle.
Casuminerai sut tuo ventre, e morigerai ee. Ciò dimostra la vii condizione del serpente, il quale stra-
scinandosi peri>cl uamcntc sopra la terra di sordido e immondo cibo si pasce. Ma più letteralmente , |>er
così din* lo spini» di malizia è avvilito e depresso dopo ater mentala la maledizione di Dio. Egli volle
.
innalzarsi, e porre II suo Irono sopra le stelle: ma la sna superbia fu umiliala c depressa sino all'infer-
no: egli cercò per invidia del ben deli’ uomo di corrompere l'opera di Dio, e di rendere I’ uomo imita-
tore della sua disobbedienza |**r averlo compagno ancor nella dannazione ; ma Dio dire al serpente, che
un tale ardimento sarà punito coll’ ignominia e coll’obbrobrio, a cui sarà ridotto lo stesso spinto. Kghticn-
cbè di natura sì nobile ed elevala, sembrerà divenuto la slessa corruzione c la stessa impurità: onde
allro nome quasi più non avrà che quello di spinto immondo; iierche i suoi consigli, le sue suggestio-
,
ni non avran per oggetto, se non più sordidi e vili pian* ri , ed egli non si compiacerà e non avrà per
i
amici, se non coloro, i quali seguendo l suoi dettano s’immergeranno nella terra e nel fango. Questa
espressione mangiar la polvere, come t serpenti, si trova nelle Scritture, t edi Mlrh. vii. 17.
Ver». 15. Etto sehi accerò la tua testa e tu ec. L'Ebreo in sere di Al/a legge Agli, ovvero Erto, ri-
.
ferendolo al seme; e la comune lezione de’ IAX è simile aU’Ebrea. benché qualche edizione siavi, in cui
si trovi la lezione delti vulgata. Alcuni Padri Latini lessero, come I' Ebreo; ma generalmente tutti MSS. l
quando ebe sia a lui la testi , ed egli valendosi di sua astuzia cercherà di arrivare a mordere di nasco-
sto il calcagno di lei. Così va la cosa tra ’l serpente materiale e la donna e i figli di lei , dopo che per
quello, che avvenne nel paradiso ebbe fine la pace, che l’uomo area con il serpente e con tutti gli ani-
mali. Ma m
un allro senso infinitamente più sublime c importante per noi, od avuto in mira principal-
mente dallo spirito santo allo spirituale serpente, al Demonio sono dirette queste parole, e a lui esultante
per la vittoria riportata sopra dell’ uomo è annunziala da Dio la vittoria, clic riporterà di lui una donna,
la quale per mezzo del figliuolo, che darà alla luce schiaccerà del superbo li testa. Questa donna è Ma-
.
ria, come il seme di lei r cristo, il verbo di Dio fatto carne nel seno di questa vergine. L’opposizione di
questa Vergine, e del figliuolo di lei eolio spirito immondo c superbo, c co’ figliuoli di lui, cioè cogti em-
pi, non può esser più grande, siccome da una donna ebbe principio la rovina dell’iinian cenere, o tl
regno di Satana; cosi da questi vergine avrà principio la riparazione degli uomini, c la distruzione del
peccato, per cui trionfava il Demonio. Ecco li prima evidente promessa latta da bk» agli uomini del Mes-
sia, cioè di un Salvatore, Il quale verrà a liberarli dalla schiavitù del peccato c del Demonio, a ri eolici-,
liarli con Dio, e a meritare |*?r essi la salme c la vita eterna. Ed è rosa degna di molta considerazio-
ne. come nell’atto stesso, che Dio fa giudizio dell'uomo prevaricatore, Vlen pubblicata da lui a conso-
lazione dell' uomo e delti sua discendenza, questa grandiosa promessa di un nuovo Adamo, che disi
venire a riparare con redenzione copiosa danni recatici cotta sua disobbedienza dal primo Adamo,
I
onde si avveri quel dell’ .vistolo, che: Se pel delitto di un solo molli perirono , motto più la gra-
zia e la liberalità di Dio C stata ridondante in molti mercé di un uomo , cioè di Gesù Cristo Da que- .
sto punto adunque lino alla line de* secoli Gesù Cristo fu sempre c sarà rimiro oggetto di speranza |icr
1’ non io onde nella fede di lui venturo ebbero salute quanti della salute fecero acquisto prima eh* egli
;
nascesse e patisse, come nella fede di tu», morto pc* peccati nostri c risuscitato j>er nostra giustificazio-
ne otlengouo, ed otterranno salute tutti gli eletti. g •
V
A tu tenderai insidie al calcagno di lei. Ebreo: e tu spezzerai ovver morderai il calcagno di lei.
ove queste parole intendami della vergine, significheranno tentativi, che farà il Demonio, benché inu-I
tilmente, per abbattere la fede di lei c per vincerla, coinè avea vinto la prima donna. Ma ri|>ort:mdole
al seme delia donna, cioè a cristo, elleno hanno un senso ili mollo maggior importanza: Imperocché ver-
ranno a spiegare, per qual mezzo il figliuol della vergine schiaccerà li lesta ai Demonio; questo mezzo
sarà totalmente nuovo, ed inaudito.il figliuolo della donna combatterà eoi Demonio nou rolla sua pos-
sanza, ma nella infermità delti carne. Il calcagno significa l’umanità di cristo; il Demonio per mezzo
de’ suoi ministri metterà a morte il cristo, c la morte di lui sarà la salute dell’uomo e la sconfitta del
Diavolo.
ver*. 16. Moltiplicherò i tuoi affanni e le tue gravidanze, vale a dire gli affanni e le miserie, che van
congiunte rollo gravidanze.
Con dolore /tartorirai. Gl’Incomodi delle gravidanze, i dolori del parto sono insieme il gastigo del
peccato della donna, c il mezzo, onde Dio vuole purificarla, affine di |>crdonarle. Indonna sedotta pre-
varicò : nondimeno ella si salverà per la educazione de’ figliuoli , se si terrà nella fede e netta carità e
nella santità con modestia , i. Tiin. II. 14. 15.
Sas'ai sotto la potala del manto , ec. Di qui avea imparalo l'Apostolo ciò che insegnava continuamen-
te intorno alla subordinazione della donna. Così i. Tini. u. It. 12. la donna impari in silenzio con tut-
ta la dipendenza : non permeilo alla donna di fare da maestra : ma che stia cheta. K ottimamente S. Ago-
stino de Gen. ad lit. Ilb. II. cap. 37. Kon la natura, ma
la colpa della donna meritò di mere per signo-
re il manto la qual cosa quando non ila masitenuta , si corromperà vie più la natura , e andrò cre-
.*
scendo la colini.
Vers. 17. IH. Per quello che tu hai fatto. Dall’Ebreo e dalle antiche versioni apparisce, che tale dee
«sere il senso di queste parole della Volgata: in opere tuo: Maledetta la tetra ec. in cambio del-
l’uom peccatore Dio maledice la terra, e dal cangiamento grande , die tu questa succede, vuol, ch’egli
. . . ,
Ubi. nc romctiere*. malodicta terra in opere tuo: dei quale to ti avea comandato di non mangiare
in laboribas cornette» ex ea cunette dicbus vita© maledetta ta terra per quello , che tu hai fatto: da
tuae. lei trarrai con graniti fatiche il imdrimento per
tutti i giorni deità tua vita.
18. Spina? , et iribulos gcrminabit libi, et como- 18. ÉUa produrrà per le spine e tribolile mungerai
de» herbain ierrae l’erba della terra.
19. in sudore vultiis lui vesceris pane» do neo r«v. 19. Mediante il statore della tua faccia mungerai
veri. iris in terroni » de qua sumptu» cs, quia pulvis il tuo itane, fino a tanto che tu ritorni alla terra,
cs, et in pulvcrcm reverteris dalla quale sei stato tratto j perocché tu sei polvere
*eIn polvere tornerai .
90. Et vocavit Adam nomcn uxori» suae, neva, 90. E
Adamo pose alla sua moglie il turnie (U Èva,
co quod mater csset cunctorum vivcntlum. perché ella era per esser la madre di tulli i viventi.
91. Ferii quoque ftominus Deus Adae et uxori 21. E
fece ancora il Signore Dio ad Adamo e
cjus tunica» pclucca» , et induil eos ; alla ma
moglie delle toiuiche di pelle , delle quali
H rivestì:
29. Et ad : Erre Adam quasi uitus ex nobi» fa- 29. E
disse: Ecco, che Adamo è diventato
rli!- est,scicns bonumetmalunununc ergo nc forte come uno di noi, conoscitore del bene e del ma-
mittat inanimi suain , et stimai et unii de Ugno vi* te : ora adumjuc , che a sorte non stenda egti ta
tac j et comcdat , et vivai in actertnun . numo sua, e colga dell’ albero della vita , c tic
mangi , e viva in eterno.
25. Et cmisit e uni nomimi» Deu» de paradiso volu- 23. E
il Signore Dio lo discacciò dal paradiso di
P latte, ut operarctur turram, de qqa suniptu» est. delizie , a(\iwJui lavorasse la terra , da cui era stato
tratto.
21. Ejecltque Adam , et collocarit ante paradteum 24. E
discacciatone Adamo , collocò davanti al
voluptati» Cherubini, et flammeum gladi atquc um paraitiso di delizie tal Cherubino con una spaila , che.
versatitelo ad cuiiodieodam riami Ugni vitae gettat a fiamme e faccia ruota a custodire la strada,
V '
, che menava all’ albero delta l'ila.
argomenti la degradazione somma a cui egli si è ridotto col suo peccato. Dal paradiso di delizie, dov’e-
.
ra ogni abbondanza di frutti. Adamo è mandato esule in una terra, dalla quale dovrà trarre a grande
Stento II pane per sostentarsi. I triboli e le spine e le cattive erbe c le piante inutili germoglieranno In
abbondanza su questa terra; tutto quello, ebe servirà al sostentamento dell' uomo, avra bisogno di fati-
cosa cultura.
Mungerai l’erba della terra, in vece di erba il testo originale ha una voce, la quale oltre 11 frumen-
to comprende ogni sorta di granella, di legumi e di erbaggi da mangiare.
Vera. If». Mediante il sudore della tua faccia manderai ec. un precetto generale egli è questo per
tutti ifigliuoli di Adamo. L’ozio, la infingardaggine, ta inutilità della vita si oppongono a questa sentenza
di Dio. in qualunque stato o condizione l’uomo si trovi, l'occupazione c la fatica proporzionata cernivo»
niente al medesimo stato è di precetto del signore. L’ Apostolo ne era tanto persuaso, che non ha diffi-
coltà di dire, che Chi non incora non dee mangiare u. Thessal. m. io. I illusoli e l legislatori Gentili co-
nobbero anco* essi questa verità, c no inculcarono 1* osservanza.
Perché tu sei polvere, e in polvere tornerai. Tale è U
sentenza di Dio contro Adamo, e contro tutta
la sua posterità infetta c corrotta' dal suo peccato. L’uomo era stato fatto immortale: volte essere un Pio:
non perdé l’essere di nonio, ma perdi l’essere d’ immortale : e per ta superbia della disobbetlienza que-
sta pena fu contratta ilatta natura. Aug. sent. 960. L’uomo adunque per lo peccato è condannato a morire,
'ina non a morire per sempre ; altrimenti a qual prò Dio lasccrenb’ egli a lui ancora |ier qualche tempo
la vita? Dio pertanto, convertendo in rimedio e in ulile dell’uomo lo stesso castigo, coti’ intimargli la
morte lo invita a prepararsi a questo passaggio per mezzo della penitenza, affine di conseguire il rinno-
vellauiento della giustizia, e la salute mediante la fede in lui, che dee schiacciare la tesla del nemico
* serpente , ed è già lln d* adesso fatto da Pio giustizia e santificazione , e redenzione per l’ uomo.
» ver». 90. Il nome d’ Eia. Hcvab in ebreo è lo stesso, che vita, un antico padre noto, che Adamo nel-
I* ini|»orrc questo nome alla moglie ebbe in vista quelli donna, e quel seme di lei, da cui dove* essere
schiacciato il capo al serpente, e remi ut.» agli uomini la vita spirituale perduta per la ‘disobbedienza
d’ Èva. Quella donna figliuola ili Rva divenendo madre d’un figliuolo, il quale darà la vita a quelli, ch’eb-
bero la morte da Èva, quella donna meriterà con giustizia il nome di madre de* viventi. Epìph. hacr. 78.
Ver». 91. Fece ancora . dette tonache di pelle
. .
,
ec. Non è cosa nuova nelle Scritture il dire, che
Dio abbia Tatto quello, ch’egli ordinò, che da altri si facesse. Cosi qui o Dio ordinò ad Aliamo ed Èva
di uccidere degli animali per coprirsi delle loro pelli, o gli stessi animati fece uccidere per ministero di
qnalcbe Angelo. Ecco sopra un tal fatto la riflessione di Origene hom. 6. in Le vii. Pi tali tonache dovea
rivestirsi U peccatore te quoti fossero indizio e delta morte , nella quale era incorso pel primo pecca-
.
Cajm (Quarta
Adamo genera di Èva Caino e Abele. L’empio Caino umide il fratello Abete; e punito da Pio mena vita
di vagabondo, e genera Enoc. Adamo parimente genera Scth, di cui fu figliuolo Enos.
28 GENESI CAP. IV
2 . mirsuraque pcperii fratrcm cjus Ahcl . Futi -
2 E di poi partorì il fratello di lai Me.
. Abele A E
<iulcm Abd pastor oviuin , et din agrìcola. fu funtore di pecore , c Caino agricoltore.
5. Factum 0<t ameni, post multo* dica ut of- 5. Ed avvenne , che di II a lungo irnip'i offerse
fenvt Cain de fructfbu* terrae ratinerà Domino. Caino doni al Signore de ’ fruiti della terra.
4. • Alici quoque olitoli! do primogeniti* gregis 4. Abete ancora offerte de’ primogeniti del suo
&ui7., et de adipibus eoniiu: et nvpcxil Domimi* ad (tregge, c de’più grassi Ira essi : e il Signore volse
Abel , et ad numera rjus. • Hebr. 11.4. lo sguardo ad A Me
, c a’ suoi doni.
, Ito fdtto acquisto d’un uomo ee. Caino «tignine. acquisto , possesso: Evo riconosce da Dio la sua fe-
t
sentenza di morie pronunziala contro di lei. e contro de'Uldl figliuoli, volle forse Indicare la rondinone
«lei nuovo suo slato, iu cui sfrondo la panna «lei Savio, lutto V vanita; pereliè e g il uomini e le cose de-
gli uomini passano eotne ombra, Notisi, che Mose non pirla delle figliuole di Èva, e tienimeli diluiti fi- i
gliuoli, ma solamente
di quelli , che sono necessari per condurre genealogia da Adamo a Noè, e da que- l i
fi Signore volse to sguardo ad Abete e a" suoi doni. La fede e la pietà sincera di Abele, fu quelli, che
rendette a Dio accetti i suoi doni, llrbr. xi. 4. Per la fede offerte a Ino ostia migliore tbete, che Caino,
per la quale fu lodato come giusto, approvati ila Pio i doni di lui. padri comunemente credono, che t
il segno dato da Dio de! gradimento, con cui accettava l’ofTCrta «li Aliete a diITcrrn/i di quella di Caino,
si fu il consumare con un fuoco mandato dal cielo il suo sacrifizio, i u’ antica traduzione approvata da s.
Girolamo dove noi abbiamo: Pio rivolse lo sguaiato a’ doni ee. portava : Pio mise il fuoco ne' doni , er.
siimi segno di approvazione vedevi altre volte ne* nostri libri santi, come Levit. ix. 24. I. Para!. x\\. 2C.
ver». 7. Se farai bene, bene arerai, si può ben credere, che Caino, venendo li predilezione di Dio ver-
so Abele, temesse, ct>«* questi non venisse a se preferito nc* ritriti «li primogenito. I
Se farai moie, tara forbì atta tua porta il /leccato. Se tu pecchi contro il fratello, invidiando la sua
sorte, il tuo peccato avrai perpetuamente alla porta della tua casa; ed egli non li lascen bene avere: la
tua cattiva coscienza sarà il ino carnefice di giorno e di notte.
Sfa t‘ appetito di etto tara sotto di te; e tu gli comanderai. L’appetito «lei peccato, o sla la concupi-
scenza non ti dominerà, se tu non vorrai: Iti potr ii resistere, reprimerla e superarla. Nella «posizione di
questo versetto, che è certamente uno dc'più oscuri, ho seguiti l’ interpretazione comune de'padri e de-
gl* interpreti cattolici: la quale è ancora li più naturate, e meglio si accorda col testo originale.
Ver». K. E
io uccise, s. Giovanni Kp. I. in. 12. Caino ammazzò il fratello: e perche lo ammazzò?
. . .
perché le opere di lui erano cattive e quelle del suo fratello giuste M i ogni cinghi sorpassa quello da- .
togli da Gesù Cristo medesimo il quale non contento di dargli il titolo di giusto per eccellenza lo contò
Il primo di quel gran numero «li giusti, quali «lai principio «lei mondo insino alla venuta «tei Messia,
I
ebbero quaggiù m
premio della loro giustizia il martino; onde s. cipnano esortando i Tibaritani a dar
volentieri la vita per Cristo scrive cp. 1». Iib. 4. Imitiamo, fratelli rarissimi, il giusto Abete, il quale diè
principio al martirio, quando egli il primo fu ucciso per la giustizia, «miniti fu egli «legno «li essere una
/mila ligur di Gesù Cristo medesimo perseguitalo c messo a morte dalla sin. tenga |>eir invitila conceputa
i
contro «li lui da’ principi «le* sacerdoti, c «In grandì «lei popolo. La morte di Abele av venne l’anno IJn. dalla
creazione, contando egli 129. anni di vita. Benché la scrittura non parli dc’iiglitioli «li Abele, credevi non-
dimeno , che egli avesse moglie e famiglia: e i sacrifizi, che egli offeriva sembrano indicare, che egli
avesse casa a parie non men, che Caino.
ver*. 0. Pov’ è Abete? . son io forse il guardiano di mio fratello? Pio colla interrogazione, che fa
. .
a Caino, porge all' iniquo fratricida occasione di riconoscere e confessare il suo peccalo, e chiederne
misericordia: ma egli colma la misura di sua iniquità coll’ arrogante risposta, c eoi seguitare a coprire
ii suo peccato. ,
Ver». 10. Che hai tu fallo ? la voce del sangue di tuo fratello ee. Tutte queste parole «li Pio hanno
una forza cd una veemenza somma ad esprimere l’atrocità «tei peccato commesso «la Caino. Rite riguar-
dano ancora ogni omicidio in generale, perche la religione insegna agli uomini «li considerarsi r uno
l’altro come fratelli.
Ver». II. Sarai maledetto sopra la terra, tii porterai II peso della min maledizione, in qualunque
parte delta terra in rivolga tuoi passi; perchè tu la stessa terra hai Imbrattata del sangue «li tuo rra-
i
leUo. L’ Ebreo legge: maledetto tu dotta terra o sia riguardo atta terra come se dicesse, la terra stes-
t
, . . . . , ,
GENESI CAP. V 49
apertili os smini , et susccpit sangulnem fratria lui la quale ha aperta la sua bocca , ed ha ricevuto il
de mani» tua. sangue del tuo fratello dalia tua tuono.
14. Cuin operati» fuori* cani , non dabil libi fru- 14. Dopo che tu t’avrai lavorata , non darà a te
ctus suos vagus, et profugus cria super terrain .
: i suoi frutti: tu sarai vagabondo c fuggiasco sopra
la terra .
15. Dixitque Caio ad Dominimi: Major est ini- 13. ECaino disse al Signore: E
sì grande il mio
quità» m<\! , «pumi ut fedao mcrcar. peccato ch’io non posso meritar perdono.
.
14. EOCB ojids me hodie a facic torrao, et a facic 14. Ecco ctu: tu oggi mi discacci da questa terra,
tua abscorwlar, et ero vagus et profugus in terra: cd io mi nasconderò dalla tua faccia , c sarò m-
omnia igitur , qui iuvenerit me , occhici mo gabondo e fuggiasco per la hrra: chiunque pertanto
mi troverà , dar omini la morte.
15. Dixitque ei Dominus: Nequaquam ila fict: sed 15. E il Signore oli disse: Aon sarà così: ma
oinnU qui occidcrit CriD , sepluplum punielur. Po- chiunque ucciderà Caino, aird gusiigo selle vglte
suilquc Dominus Caio signuin , ut non iuterficcret magi fiore. E il Signore mise sopra Caino un segno ,
cuni omnis, qui invcnUsct eum. allineili' nisswi dì quelli , che lo incontrassero, lo
uccidesse .
Iiì. Egressusquo cain a facic Domini , tmbitavil 11*.E andatosene Caino dalla faccia del Signore
profugus in terra ad orientale»! piagai») Eden fuggitivo per la urrà, abitò mi paese, die è al-
C oriente di Eden .
17. cognovit nutem Cain uxorem suam, quae con- 17. E Caino conobbe la sua moglie , la quale
cepii et peperit llcnocli: et acrlincavit civiiatcìu concepì e partorì llcnocli: ed egli fabbricò una città,
vocavitque, nomea qjus ex nomine fìlli sui lleuocl». a cui diede il nome di llcnocli dai nome del suo
figliuolo.
1#. Porro llcnocli gemiit Irad, et Irad gcnuit Ma- IH. Or Ilenoch generò Irad , e. Irad generò Ma-
viael.et Maviaei gcnuit Mathusael, et Matiiusael ge- rtori , c Maviaei generò Mathusael, e MaUmsaet
nuit Lamech generò Lamech ,
19 Qui accepit duas uxores , nomen uni Ada,
.
19. Il quale prese due mogli , iota che ebbe nome
et nomen alteri Sella Ada, un’altra , che ebbe nome Sella.
40. i iemali pie Alla Jal)cl , qui fuit pater liabi tan- ai. E Ada }hit tori label, che fu il padre di que’J
ti un» in tentoriis . atque pastonun . che abitano sotto te tende, e. de* pastori.
41 . Et nomen fratria ejus Jubal: ipse fuit pater 21. Eli ebbe un fratello per nome Jubal: ed egli
canentium cilliara et organo fu il padre de’ sonatori di cetra e tP organo.
44. Sella quoque gemili Tubaleain qui fuit mal- , 44. Sella partorì mu lte Tubaleain , che lavorò di
leator, et fikber in cuocta opera aeri* et ferri. So- martello, c fu artefice di ogni sorta di lavori di rame
rtir vero Tubaleain Noeina. e di ferro. Sorella poi di Tubaleain fu Aocma.
45. Dixitque Lamec.l» uxoribus suis , Adae et Scl- 23. E disse Lamech alle sue mogli , Ada e Sella:
lae : Andito tocchi meam uxori*» Lamech , auscul- Ascoltate la mia voce, o donne di Lamech, ponete
ta te scrtuoncm inculi) : quoniam oocidi vinini in mente alla mie parole: io uccisi im uomo con ferita
vulnus meum, et adolescenlulum in livorem meum. fallagli da me, e un giovinetto co’ miei colpi.
sa ingrata alle tue fatiche darà a vedere che tu sei un uomo maledetto, odioso a Dio, c in certo modo
alla terra medesima pel tuo gran misfatto.
Ver». 13. j> si grande il mio peccato, ec. Sentimento di vera disperazione sommamente ingiurioso a
Dio, la cui misericordia non ha conOnc.
Ver». 14. iht questa terra : dalla patria, dalla società de* mici genitori e parenti.
Mi nasconderò dalia tua roccia. Dio degnandosi in que’ pruni tempi di apparire sovente agli uomi-
ni, c di trattare amorevolmenlc con essi, Laino dice, clic egli ben lungi dali'anibire un simil favore,
non potendo soffrire la presenza di lui clic egU riguarda come nemico, cercherà di nascondersi (se pos-
sibile Ha ) a* suoi sguardi. •
Chiunque mi troverà, darammi la morte, veggo risi in Caino tutti 1 terrori della mala coscienza Ma .
è da notarsi, come non 1* ira di Dio, nè la morte deU’aniina egli teme, ma gli uomini, e la perdita della
vita presente.
Ver». 15. dirà castigo tette volte maggiore. Dio vuole, clic Caino rimanga in alla per esempio agli
altri uomini dell'odio suo contro gli omicidi, chiunque pertanto ardisse di metter mano addosso a Cai-
no , protesta il signore, che avrà pena sello volle , cioè grandemente , maggiore di quella dello stesso
Caino . .
Il Signore mise sopra Caino un segno, ec. La maggior parli» de’ Padri credono, che questo segno
fosso un tremore continuo ed universale delle membra, accompagnalo da un’ aria di volto truce ed
orribile, la quale Iacea conoscere l’ agnazione di sua coscienza.
\ ers. 17. Fabbricò una citta, ec. Questa senza dubbio è la città più antica, che fosse al mondo. For-
se Caino preso il parlilo di edificarla per provvedere alia sua .sicurezza nel timore, che arca continua-
mente dì essere ucciso. Ma «pii non posso far a meno di riportare la bella riflessione di s. Agostino de
Clv. Ilb. xv. h. na que’ due progenitori dell’ umana stirpe ( aino , che apparimela alla città degli uomi-
ni, fu il primo a nascere; Abete . che apparteneva alla citta di Pio. venne di poi. Cosi in tutto il gene-
re umano prima nasce il cittadino di giu ito secolo e di poi que ilo, che é pellegrino nel secolo e alla cit-
tà i tt /ho apparii- ne . essendo predestinalo /ter grazia, /ter grazia eletto, /ter la grazia pellegrino quag-
giù , per la grazisi cittadino tassa . . . Sta scritto adunque sii Caino, che egli edificò una città: Abele
poi come f>eite gemo non nr edificò, /terché ta citta de Santi è colassi i , benché qui ella sì faccia dei
,
molte cose invento riguardo alla cura dei greggi , alla quale fu addetto unicamente egli e i suoi di-
scendenti.
vera. 21. Padre de’ suonatori di cetra c d* organo. Sotto nome di cetra si comprendono probabilmen-
te tuttigli stri mi m
ii «la corda, e sotto nome d’organo, ovvero (lauto, s' intendono gli strumenti a dato.
Abbiamo qui notata da Mosè la invenzione delle arti necessarie ed utili alla vita, in tempo molto ante-
riore a quello, in cui, secondo gli autori profani , furono inveutatc le stesse arli. Da rio vegliamo, che
i Fenici e i Greci ebbero assai tardi questi ritrovamenti, i quali erano già antichi nell’ Assiri* e nelle
vicine regioni, che furono abitate prima «fogni altra.
credevi, che xoema inventasse l’arte dì filare la lana e di tesserla, e fosse conosciuta da’ Greci sol-
fo il nome di Snnantin , che è la loro Minerva.
vers. 23. /<> uccisi un uomo ec. chi sia l’ uomo ucciso da Lameeh . non possiamo dirlo con sicurezza.
Gli Ebrei secondo una loro tradizione riferita da S. Girolamo dicevano, che Lamech avesse accidcntaU
inente dato morte a Caino, c che di questo d’atto egli parli alle sue mogli, dicendo loro che non te-
. . ..
SO GENESI CAP. IV
24. Septuplum fillio (tibitur de Calo ; de Lamech 34. Sarti fatta vendetta dell’ omicidio di Caino
vero sepluagiea septies tette volte; di quel di Lamech tettatila volte tette
volle.
25. Cognovil quoque adhuc Adam uxorem suam: 25. E
Adorno aurora conohlte tuiovamcnfe la tua
noroeo ejus Selli di-
et pcperit filium, vocavltquc . moglie : ai ella partorì un figliuola , a cui /tote il
cci»» Posuit mihi Deus scinco aiiud prò Abel,
: nome di Setti , dicendo: il Signore mi lui data nuo-
qiiem orcidit Cain va discendenza in luogo di Abete ucciso da Caino.
26. Seti et fletti nati» est filili», quem vocavìt 26. E
nacque anche a Selli iui figliuolo, eh’ egli
Euos: iste cocpit invocare noinen Domini. chiamò Enos : questi principio ad iiuvcure il nome
del Signore.
messcro perciò, che ne avvenisse a alcun male, perchè se una severa e rigorosa punizione era stata
lui
minacciata a chi avesse ucciso Caino, oltre modo piu grave sarebbe la pena di ehi uccidesse Lamech ;
conciosslacbè, come si suppone, Lamech nonavea volontariamente, ma per inera disgrazia ucciso Caino.
In questa «posizione però è da osservarsi, che r uomo della prima parte del versetto si fa lo stesso eoi
giovinetto della seconda parte, maniera di ripetizione usata sovente nelle scritture. Ma ehi crederà,
che un uomo, come Caino, possa chiamarsi giovinetto? onduli sulla fede della stessi tradizione Ebrea
si aggiunge, che Lamech avea ucciso e Caino e un giovinetto, il quale era stato col suo errore la causa
del primo omicidio. Marosi sa re b ber due omicidi! e non si potrebbe comprendere, come potesse La-
.
mech pretendere di dovere, o poter essere privilegiato più di Caino, se sopra un passo si dillicile ar-
dissi di esporre il mio sentimento, io tradurrei questo versetto cosi : lo ho ucciso qn uomo per ferire
me stesso e un giovinetto per impiagarmi : e questa traduzione, che combina eolia versione de* Ut, lega
anche eoi versetto seguente . il quale ta illustra, lo, dice Lamech , ho ucciso un nomo per mio danno,
per mia sciagura facendo piu male a me, clic a lui ; imperocché se grave fu il castigo dato a Caino, il
castigo del roto misfatto sarà più atroce, nel rimanente a chi mi dimandasse, chi sia l'uomo e il giovi-
netto, di cui parli I. a mec li . ris|iondcrei, ch’io noi so.
Ver». 24. Sarà fatta vendetta deli' onurUtio di Caino sette voile , ee. li siro, l* Arabo c molli padri
interpretano iu tal guisa queste parole: Caino per avere ucciso Abele è stalo punito sette volte; io per
l’omicidio da me commesso saro punito settanta volte selle volle, cioè con peni sommamente più grave.
Ver». 25. A cui pose il nome di Setti. Anche qui la madre da il nome al figliuolo, setta significa uno,
che è posto , ovvero fondamento , perchè questo figliuolo dovea essere iu vece di Abele loudamculo
della sua discendenza. Egli nacque l’anno 130. di Adamo, cap. v. 3.
vere. 96. Questi cominciò ad invocare il nome del Signore. Vale a dire, egli cominciò ad Istituire
molti de’ riti e delle cerimonie del pubblico culto da rendersi al signore. Egli non fu l’inventore della
religione, la quale nacque coll’ uomo, ma di certe maniere di soddisfare a* doveri della religione uc’sa-
crliizi, nelle oblazioni e nelle altre parti dell’esercizio pubblico delia medesima religione.
Capo (Quinto
Genealogia di Adamo e de’ suoi posteri discesi da Se Ih ,
ed anni della loro vita fino a Sue.
1. Ilic est Ubcr generation!» Adirti. in die, qua 1. Questa è la genealogia di Adamo. Sci dì in .
creavi! Deus hominem, * ai) siuiililudinem Dei feci! cui Dio creò l’uomo j lo fece a somigliànzà di Dio.
illuni:'Sap. I, 37. /nfr. 9. 6. Sap. 2. 25. Ecd. 17. 1.
2. Maseuluin et focminutu creavi! co», «t bonc- 2. Lo creò maschio e femmina , c li benedisse: c
dixit Mi*: et vocuvit uonien curimi Adam in dio, diede loro il nome di Adam il di, in cui furon creali.
quo creati sunt
3. Vixit miteni Adam
ecotoni trìginta anni»: et 3. F. Adamo visse cento trenta muti: e galero a
(tenui! ad imaginem et Miiiilitudinciu suam, voca- ma immagine c somiglianza un figlio , a cui pome
vilquc uoincn ejus Selli nome Sedi.
4. Et forti siinl die» * ,
Adam
poslqnani Rcnnit 4. E visse Adamo , dopo aver generato Setti , ot-
Scili, ocliugeoti anni : gcmiilquc lilios et filias . tocento anni , e generò figliuoli t figliuole.
• 1 . Par, \. «.
5. Et factum est ninne lonijuis. quod vixit Adam, 3. Etulio II tempo , che visse Adamo , fu di no-
anni nongcntì trìginta , et mortuus est. vecento trenta muti , e mori.
6. Vixit quoque Selli cenluiu quoque annls, et 6. E
visse Selli cento conine anni , c generò Enas.
gcnuit Knos .
Vere. 1. Questa è ta genealogia di Adamo. In questa genealogia, lasciato Caino da parte colla stia
posterità, sono noverati i discendenti di Adamo per via di Metti uno a Noè. Scili è lo stipite del pO|x>|o
eletto, e il progenitore de’ maggiori del Messia, il quale è sempre l’oggetto di questi libri di Musò, co-
me di tutte le scritture.
vere. *2. Diede loro il nome di Adam. All’ uomo c alla donna da se creati diede Dio il nome di Adam
significante la loro creazione dalla terra poiché Adam vuol dir terra Ebbero ambedue lo stesso nome
: .
per denotare, come dovean essere i due una sola carne e uus sola cosa, mediante r unione stabilita
tra essi da Dio.
Vere. 3. Generò a sua immagine e somiglianza ec. cenerò un figliuolo interamente slmile a se nella
natura , simile si quanto al corpo, e si ancora quanto all’anima.
Vere. 5. E
tutto il tempo , che visse Adamo , fu di novecento trenta anni , c mori Questi anni della .
vita di Adamo, come degli altri Patnarchi. sono certamente anni di dodici mesi, come è stato già evi-
dentemente dimostrato da molti. Credevi, che ad ima sì lunga vita abbia potuto contribuire la bontà
de* temperamenti , la frugalità, la miglior qualità de’ frutti della terra, che erano il loro cibo, e quali i
deteriorarono dopo il diluvio: ina checché siasi di tutto questo, egli è assai più ragionevole «li attribuire
questa lunghezza di vita alla volontà di Dio, ii quale cosi ordino affinché più presto si propagasse il ge-
nere umano e le arti c le scienze, c mollo più il cullo di Dio. e la tradizione, c principi! della Religione k
si tramandassero più agevolmente a’ posteri più rimoti. Aliamo adunque con una si lunga vita stile la
moltiplicazione e la corruzione del genere umano: egli mori in tempo, che Lamceh padre di floè avea
cinquanta sette anni Adamo passo la sua viLa nella penitenza ; e
. mezzo alle proprie sciagure c alle m
afflizioni, che gli trapassarono l’anima nella perdita di un figliuolo innocente c nella riprovazione del
primogenito, c nella depravazione orribile de’ discendenti dello stesso primogenito, seppe egli alzare il
suo cuore e le sue speranze fino a quell’unico salvatore promesso, che dove.* nascere della sua stirpe,
e meritò, che la sapienza divina lo salvasse dal suo peccato, come si legge, Sap. I. S. ; e come b.t
creduto e crede ta Chiesa con tal fermezza, che s. Agostino e ». Epifanio non han dubitalo di condan-
nare d’eresia gli Encratlti per avere negato, che Adamo ed Èva conseguissero la salute. La chiesa Greca
fa commeuiorazioue di Adamo e di Èva ai 19 di novembre •
Digitized b gle
.. . . . .. . . . . , . . ;,
GENESI CAP. V 51
1. VUttquc Scili, postquam genuit Eno«, octio- 7. E visse Setti, dopò aver generato Enos, otto-
gentis septein annis, grnuitquc lilios ci Alias cento sette amò e generò figliuoli e figliuole
,
8. El farli sunt ouincs «Jics Selli nongentorum 8. E tutta la vita di Seta fu di novecento dodici
duodcdiu aruionini , et raortuus est asmi, e mori. *
riato , come accetto a Dio: or senza la fede é impossibile di piacere a ino. ini profezia di F.noch è rl-
fcrit-a da s. Giuda nella sua lettera canonica, vers. 14. 15. e di essi abbiamo partalo in quel luogo. La
.scrittura non dice, dove sieno stali trasferiti da Dio Knorh ed Elia. Si legge nell’ Ecclesiastico: !noeti
fu trasferito nel paradiso . ma oltre clic queste parole net jHiradtso mancano nel testo Greco, e i Padri
non le lessero, non potremmo nè pure alieriuare con certezza quello, che Intendasi in quel luogo per
paradiso: imperocché quanto al paradiso terrestre sembra indubitato, eh’ ei fosse coperto dal diluvio,
come tutte le altre pirli «lei mondo, s. Girolamo si spiega con queste parole: Lnoch ed Elia trasportati
co’ toro corpi net cielo sotto il governo e dis/tosizionc iti Dio.
Ver*. 27. ta vita di Mathusala fu di novecento sessanta nove anni Essendo egli nato l’anno 687, ed
essendo vissuto tm
anni, egli per conseguenza mori l'anno del mondo 1656.; vale a dire l’anno stesso
del diluvio, e pochi di primi dello stesso diluvio, come notò s. Girolamo e gli Ebrei.
\ cr*. 29. Questi sarà nostra consolazione re. Lamech con profetico spirilo previde, a quali cose era
destinato di dìo il figliuolo; e perciò gli pose il nome di Noè, che qui *’ interpreta consolatore, or tn
più maniere xoc eira li consolazione degli uomini, primo, perchè egli siri II ristoratore del genere
umano sepolto sotto il diluvio: secondo, perche pel merito «Il sua virtù, c In grazia del suo sacrillzio
«topo il diluvio, iiltlm benedirà la terra; alla qual cosa sembra, che alludano specialmente le parole di
Latriceli : (Juan sarà nostra consolazione ... su questa terra maledetta da Dio: terzo, perchè da lui
nascer.» Il Messia, Il quale, secondo la parola dell'Apostolo, i nostra pace.
. . . . . , , , -•
r
sa GENESI c: A p. v
51. Et foci» «ini omnes dtas Lamech, « gititi ^cnfi 51. F. tutta hi vita di l.ameeh fu di settecento tet-
sepUiaginta septem anni ,et mortiti» est. Noe ve- tornasene anni, e m
morì. A/a hot , essendo in età 1
ro, emn qui rigeli turimi cssct annorum, gcnuit Som., di citnjueceuto unni, generò Sem Cium c Japtuth.
cium et Japhetli
vera. 31. ft rendo in età di cinquecento anni, Renerà Sem , ec. Pel* o « astenne dal matrimonio Ano
a quell* età , o lino allora non ebbe prole, o ac ne ebbe, figlinoli di lui sedolli da’ inali esempi degli
I
altri nomini, e abbandonale»! ai vizio, meritarono di essere rigettati dalla famiglia del giusto loro padre.
fedi ». Agostino de eie. lib. xv. 90. Japbclli fu il primogenito de* tre figliuoli di loè.
Capi) Sesie
5.
/ peccati degli uomini causa ilei diluvio. Noè è trovato giusto, ed a lui è ordinala la fabbrica
dell’ arca, nella quote si salvo egli, e tulle le specie degli animali.
7. Ddebo, inquii, hominem, quelli ertovi, a 7. Sterminerò , disse egli, t* uomo da me creato
facie terme, ab nomine usque a<l animaulia. a re» dalla faccia della terra , dall’ uomo fino agli ani-
ptiliusque ad volimi» coeli: poenitcl cniin die fe- mali , da' rettili fino agli uccelli dell* aria: imperoc-
dsse cos ché mi peti lo d" averli fatti.
8. Noe vero iuvenit graliani coram Domino. 8. Afa Noè trovò grazia dinanzi al Signore.
9. lido sunl RcncruliotK» Noe: * Noe vir jusltis 9. Questi sono i figliuoli generati da .> 01*. Noi
ntquc perfeetus fuit in gcnrralionibus suis, eum fa uomo giusto e per fello né' suoi tempi cammino
Ileo ambulai il . • Feci. 44. 17. con Dio.
10. Et gcnuit tres Ulios, Sem , C.ham et Japhelh. 10. E
generò tre figliuoli ,Sem, Cham c Japhetli.
11. Corrunta est aulqiu terra coram Deo, et re- 11. Ma la terra era con otta davanti a Dio , c ri-
plcta est iniquilale piena d'iniquità.
12. dunque vidissct Deus terram esse comi- 12. Ed avendo Dio veduto , come la terra era cor-
ptain ( omuis quip|M) caro currupcrai vuuu suain rotta (perocché fupù uomo su la terra nella sua ma-
super lerram ì , niera ai vivere erti corrotto ),
13. Dixit ad Noe: Finis universac camis venit 13. Disse- a Noi: La fine di lutti gli uomini è im-
Vers, I. c t. Avendo principiato gli uomini a moltiplicare ... f figliuoli iti Pio vedendo ee. quello, chi?
qui pernii» specie di recapitolazione viene .1 narrare Mosi' . cominciò ad accadere secondo Teodoreto
intoruo alla tolti ma generazione, e circa tempi di iienoch. n» .ioè adunque torna indietro MMè a de-
I
scrivere la perniata condizione dell* dà. precedente al diluvio, e racconta per primaria origine dell t
corruzione degli uomini I maininomi contratti da* discendenti di Selli con le figliuole della stirpe di
Caino; Imperocché, secondo la comune Interpretazione de’ Padri e degl'interpreti cattolici, figliuoli di
Pio sono chiamati i figliuoli di Se Ih, nella stirpe del quale crasi conservala la pietà c la Religione, come
figliuoli e figliuole degli uomini sono chiamali quegli e quelle della stirpe di Caino, che imitarono il loro
padre.
vers. 3. Non rimarrà il mio spirito per sempre er. spirito ili Pio diccsi In questo luogo ramina e la
vita data da lui all’uomo col suo soffio divino. Dio pertanto giustamente adiralo contro degli uomini di-
ce, che non conserverà ancora ad essi la vita per lungo tratto di tempo, pereti’ ei sono divenuti tutti
carnali, sale a dire, vivono, coinè se non fossero altro, che carne, e non ad altro pensar dovessero,
che a soddisfare la carne, rissa perciò il termine di sua pazienza a cento venti anni, dopo de’miah da-
rà di mano al gasllgo. Dio adunque denunzio agii uomini il diluvio l'anno 4K). di Moè. venti anni prima .
ch’egli avesse il pruno ole’ tre figliuoli; perocché il diluvio cominciò l’ anno 600. della vita di 5oc. Sedi
t. Ago fi. de rie. lib. xv. H.
\ crs. 4. frano in quel tempo de* giganti er. quello, che nella nostra volgala è tradotto colla voce gì
ganti, in altre antiche versioni è tradotto uomini violenti, uomini impetuosi. Mose descrivendo la cagio-
ne del diluvio racconta, che da’matnmonii delle figliuole di Dio co’ figliuoli degli uomini ne nacque mi 1
razza di uomini di gran conio, c statura, e robusti senza freno di religione, pieni di ferocia, e ui genio
di malfare, questi (dice Mose ) sono quegli uomini, de’quali tanta fu In quel tempi antichi la possanza e
il grido, che si acquistarono colle loro prepotenze, '.manto agli uomini di statura straordinaria ih; abbia-
mo de* documenti 111 vari luoghi della scrittura, Deut. in. 4. Num. xm. 33. 34. fedi ancora s. Agostini
de eie. lib. xv. ìt3.
vers. lì. Si />entl di aver fatto l’uomo, re. Dio, etti tutto c sempre presente, ed il quale non e sogget-
to nè a pentimento, nè a dolore, si dice pentirsi e dolersi, allorcnè per la ingiustizia e ingratitudine de-
gli uomini risolve di toglier loro 1 doni c lo grazie, delle quali era stalo liberale con essi. Simili espres-
sioni nelle Scrittore (le quali parlando agli uomini non possono far uso se non di un linguaggio Intelli-
gibile a questi) servono a dimostrare la enorme gravezza delle ingiurie falle a Pio, e l’orrore, che debbe
avere l'uomo giusto della mostruosa «conoscenza degli uomini verso del lor creatore.
Vers. 7. DaW
uomo fino agli animati, re. Così l’uomo è punito anche colla privazione «li tulle quelle
cose, delle quali egli abusava in offesa del Signore.
vers. 0 . Noè fu uomo giusto e perfetto nr’ suoi tempi. Grandissimo elogio di un uomo il mantenersi
fedele nella perfidia e corruzione universale.
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. . . ..
GENESI CAP.
coram me rcplcta est terra Iniqui tate a faeie
: ne* miei decreti: la terra per opera loro ?
rum , et ego m»|**rdnm eoa cura terra • rifilata (Finii fiditi, e io gli $ terminerò insieme eolia
14. Fac libi arcani de lignis laevigaUs: manslun-
culaa In arca facies , et bitumine liulea intrinsocus 14. Falli Un’arca di legnami piallati : tu farai net-
et exlriasocus tarea delle piccole stanze, c la imernicerai di bi-
15. Et sic facies cara : Treeontorura cuhUnrum tume e* di dentro e di Pierri.
erit longitipo arcae , quinquaginta cubHonun la- fi S Ja farai in gnesto modo: La UatgUczza dei-
titiulo , et triginta cubUorum ultitudo illiiis : V arca sarti di trecento cubili la larghezza di cin-
,
1G . Fencslrani in arca facies, et io cubito corì- quanta cubili, 1‘ altezza di trenta :
cummabis su molibdeni cjus ostium antera arcati
: Iti. Farai nell’ area tota finestra , c il tetto del-
pone» ex Intere: doorttim caci incula , et trislcga l’arca furai, che vada alzandosi fino a un cubito:
facies In ea. farai poi da un lato la porta dell ’ area: vi furai un
17. Erre ego addi team aquas diluvi! super ter» piano di fiottio, un seenni!» pian», e itti terzo piano.
rara, ut inlcrucfam omncni camera , In qua spinti» 17. Ecco, che io manderà sopra la terra le acque
vita»* est subter cocluin: universa», quae in lena su ni, del diluvio ùd uccidere tutti gli animali , che lunato
cnnsummcnlur spirito di dia sotto dei deh: tutto quello che è so-
18. Ponnmquc foedus meum tecum: et lngn> pra la terra ombrìi in jterdizlone.
dieris arcato tu , et illil lui uxor tua et uxorcs : 18. Maio farà il mio /tallo con le, ed entrerai
tuorum t<ICUB
flliorura : arca tu e I tuoi figliuoli, la tua moglie e le mo-
iteli’
19. Et ex cunctis animantibus universae carni* gli da’ Tuoi figlinoli:
bina Induce» ili atmm , ut vivant tecuiu , mascu- 19. F. di tutti gli animali ti" ogni specie due ne
lini soxus . et foeminini . farai entrare nell’arca, maschio e femmina.
90. De volucribus juxta gemis silura , et de ju- 30. Degli uccelli secondo la loro specie, e de* giu-
incntis in genere suo, et ex urani rcptilt terme se- menti di ogni specie , e di tutti i rettili della terra
cundum geni» smini: bina de omnibus ingredicn- secondo la loro specie: due entreranno teco nell’ar-
tur tecum , ut no&sint vivere ca, affinché possano conservarsi.
31 . Tollés igitur tmnn ex omnitms escis , quae 31. Prenderai adunque, teco di tutte quelle cose ,
mandi possuot , et comportali» apud te : et erunt che posson mattinarsi , e le porterai ht questa tua
tam litri
, qunn ì illisin cibum . casa: e serviranno a te e a loro di cibo.
93. Fedi igitur Noe omnia, quae praeccperat 33. Fece adumfue IVoé tutto quello, che gli avea
il l i Deus comandato il Signore .
ver». 14. Fatti un’arra di legnami piallati. 8. Girolamo crede, che l* Ebreo significhi legnami Inverni-
ciati di bitume j ma del bitume »! parla In appresso. Altri traducono legnami di cipresso c diecsl , che
nell* Armenia e nell* Assiria. dove crede*!, che a bi Lasse Noè, non vi sta altro legname atto a farne una
gran nave, come l’arca, fuori del cipresso.
Farai nell" area dette piccole stanze. L’antico autore delle questioni sopra la Genesi credette, che
l’arca fosse sparlil i in quattrocento di queste piccole statue: altri nc mettono un po’ meno .
La Invernicerai di bitume. 1 Lxx, il caldeo, il giro, e la maggior parte degl’ interpreti convengono
polla volgala, che Noè si servi dell’ asfalto, o sia bitume in cambio «li pece.
Ver». 15. La lunghezza sten* arra sarà di trecento cubiti, la larghezza di cinquanta , e foltezza di
trenta. Poste queste dimensioni ne viene, che la capacità intcriore dell’ arca era di quattrocento cin-
quanta mila cubiti; e il cubito è misura di uii piede e mezzo. Perla qual cosa è stato già da uomini dot-
tissimi evidentemente «limosi rato, che un tale svizio è piuccbè sufficiente per contenere tutti gli ani-
mali e liuto quello, che abbisognava nell’arca. Fedi tra gli altri Luteo, FvilAinsio presso il polo Synop.
Critt. Sor. er.
ver». IG. Farai nell’arca una finestra. Questa finestra dovea occupare un assai grande spazio nella
lunghezza dell’arca e forse girava intorno all’arca all'altezza di un cubito, e avea la sua gelosia.
FU
tetto de U' arca farai, che ec. Vale a dire} Il tetto dell’acca non sarà piano, ma aiuterà sollevan-
dosi sino ai comignolo pur rattezza ili un cubito.
I i farai un piano di fondo, un secondo piano ec. Giuseppe Ebreo c Filone dicono, che l’arca avea
quattro piani, ma contano per un piano la carena, velia carena alcuni mettono la provvisione dell’a-
cqua, perchè la figura dell’ arca non avea bisogni di zavorra. i
\ ers. 18. Fn Irerai nell'arca tu e i tuoi figliuoli, la tua moglie ec. Dicendosi, ch’entreranno disi imamen-
te Noè c i suoi Ugliuoli, la moglie di Noè, c le mogli de’ suoi figliuoli, viene a significarsi, che gii uomini
stellerò nell’area separati dalle donne, e osservarono continenza: onde nel capo X. I, parlandosi de’O-
gliuoli, che ebbero i ire figliuoli di N«»è, si dice, che nacquero dopo il «lilii s lo. Quindi la separazione de-
li uomini dalle loro mogli usata nella Chiesa Giudaica, e nella cristiana nc’ tempi di lutto c di penl-
feuza Fedi ffìcron. in cap. xu. Zachar. t*. 12.
.
\ers. 20. Fntreranno teco. L’Ebreo: verranno a te s’offeriranno In certo modo a seguirti nell’arca
per proprio loro istinto, ancorché aleno bestie feroci. Cosi per volere divino si presentarono ad Adamo
tutti eli animali: cap. II. 19. tedi s. Agostino tib. xv. de eiv. 27. Notisi, che dicendo qui il signore, che
di tutti gti animali di ogni specie due ne mireranno nell’arca, maschio e femmina, c lo stesso dicendo degli
uccelli, giumenti, ec. dimostra a N«>è la sua volontà di salvare di ogni specie un maschio cuna femmi-
na, riscrbandosi a spiegare più distintamente il numero, che dovea mettersene nell’arca secondo Li
qualità di mondi , o immondi. I ed. cap. seguente vers. 2.
ver». 21. Bi tutte quelle cose , che posson mangiarsi. L*F.breo: d * Ogni sorta di cibo solito a man-
giarsi ; lo che verrebbe a significare , che nell’ arca facesse Dio portare da Noè cibo adattato a ogni spe-
cie d’animali, e che I carnivori per esemplo vt si cibasser di carni. Fedi Luteo de arca .
Capo Settimo
Entrato Xoé co* suoi nell* arca, le acque per cento cinquanta giorni soverchiarono
le cime di tutti i monti, e sommersero tutti gii animali.
dell’Ebreo) vale a dire, che «li ogni specie di animali mondi debbano entrare nell’arca sette capi, e
•
Col. I 5
. . . . , ; * ,
5* GENESI CAP. VI
et scplcna, m osculimi et foeminam : do animanti- sette a nette, maschio c femmina : e degli anitmU
bus vero illuminili* duo et duo, ìnasculum et Toc- immondi a due a due. maschio e femmina.
ntUiam 5. E fmrimente degli uccelli dell’ aria a nette a
3. sod ot do vnhiilibtLs cnoli scatena ot septena, sette, mancino e femmina: affinché se ne conservi la
«nasci il uni , ot 100111111.1111 : ut salvetur scinoli su- razza sopra la faccia delia terra.
per licioni universa!* lorrao. 4. Jnifurocché di qui a sette giorni io farò , che
4. Adirne eniin et postille? soptom ego pi unni su- piot a .sopra la terra /ter quaranta giorni c quaranta
por terram «nirulr.iginin ilicbus et t(iuuimgiuia 110- notti: e sterminerò dalla superficie delia terra tutti
clibus: ot domilo oiimcin sibslanliain, quam foci , i viventi fatti da me.
il«* superfìcie torme H. Fece adunque Noè tutto quello, che gli aveva
3. Ferii ergo Noe omnia ,
quac manda v orai ei cnnuuulato il Sonore.
Domiims 6. Ed
egli era in età di seicento aiuti, allorché
Lr.itijuo sexcentonnn minorimi , quando rìilu-
tì . le attlni' del diluvio inondarono la terra.
vii nquao minuta veruni super lorr.un . 7. Ed
entrò Noè , e i suoi figliuoli, e la moglie
li • ingrossi ut osi Noe* et fìlli eju?, u\or ejus,
7. di lui , e le mugli de* suoi figli noli con lui nell arca
ri uxores liliuruiu ejus culli 00 in arcani jtroplor a nuotil o delle acque del diluvio.
aquas diluvii * Mutili. *24. 57. Lue. i~.
.
16. Et quac ingressa sunt, uiasculus cl foomina 1 (LE quel, che v* entrarono, entrarono di ogni
degli •'miniali impuri una sala coppia por ogni specie, or degli animati puri tre eoppie Togtionsl destinare
alla conservazione della specie, il set timo pel aagriiizio, che offerse di fatto Noe, terminalo che fu il
diluvio, cap. vii. 20. Vegliamo da questo luogo, che la distinzione tra gli animali mondi c Immondi, ri-
petuta di poi nel Lcvitu o, fu osservata anche sotto la lerce ili natura, mentre Dio ordina qui a Noè di
osservare questa distinzione; lo che suppone, che a lui fosse già nota.
vers. 4. IH qui a tette giorni ec. Da’ dieci del secondo mese fino a* diciassette, Noè eseguendo p or-
dine di Dio finì di disporre ogni cosa net!’ area e v* introdusse gli animati.
Vers. II. l'anno serentetimo detta vita di Xoè. Noè adunque era nell’anno secentesimo di sua età,
quando principiò il diluvio. Egli adunque dall' anno £>00 (o piuttosto 480, come diremmo di sopra) lino
all’anno <**) «iella sua sita credette, c annunziò agli uomini il diluvio, benché la sua predicazione (co-
me la chiama s. Pietro ep. I. 111 20.) fosse schernita «tagli empi; e tutto questo tempo la pazienza divina
.
del diluviosi assegnano qui da Mosè. Primo le acque dei granile abisso: quidle acque, dalle quali al
principio del mondo era coperta la terra, e le quali secondo Cordine di Mo si ri tira renili ne’ vasti seni
già preparati a riceverle. Ir,» boera rono da tulle le parti sopra la terra in grondo luogo quella immensa .
qu intil di ««pie, alla quale Dm uvea «lato luogo sopr del firmamento. \m non cerchiamo altra prova
i i
iPun fallo sì grande e miracoloso, fuora della parola di Dio. nm essere, che la filosofia itovi delle dif-
ficoltà c difficoltà anche grandi per intendere e spiegare questo fallo: ma d fatto non tosterà d’ esser
,
vero e indubitato, benché la corta nostr^ ragione non po.svi arrivare a comprendere il modo, onde sia
avvenuto. La divina autorità di Mosè cosi ben provata da tutto quello, che per in ini stero di Ini operò
il Signore, è su (licioni issi ma a farei chinar la testa in «ossequio «fella fede dovuta alla panda di lui, che
è parola «li Dio. Ma lo stc&sO Dìo ha voluto, che la mcuumi «li questo ritto si conservasse nella tradi-
zione «le* popoli, e non solo de’ popoli del mondo antico, ma anche di quelli del iniovo, «love certamente
non ne fu lulto il modello dalle nostre .Seni Mi re. La storia naturale, e I» fiatai confermano la tradizio-
ne; onde noi poi remo cmu-hiderc colle paròle di uno de' piai violenti nemici «Iella religione, che a du-
bitare del diluvio ei vuole una estrema ignoranza , od ioni estrema ostinazione ogni volta che si ri- ,
fletta alta concorde testimonianza delia fisica , e dell" n torta r atta cor, uriicn satc del genere umano .
il diluvio universale adunque nulla ha di «'on tra rio alla ragione: ma egli è un vero miracolo superiore
alla ragione in molle sue circostanze: egli fu opera ili Dio, il quale volle eoo universale gasttgo punirò
la universale co urlone di gli uomini, e lasciar a’&ec iii posta r»orl una terribile mimagiui* della severità
1
di sua giustizia affili «li ritraili dall'empietà, veggi si nel giornale Kcclesiardiio «D'anno 1762, mese di
novembre e dicembre, 1» spiegazione fisico-teologica «lei diluvio e d«-’ suoi effetti opera del signor Abate .
Le Bruii, degni di esser letta: perocché salvando, anzi ponendo per forni mietilo le «lui ragioni del di-
luvio toccale da Mosè espone con molta semplicità c chiarezza questo g laude avvenimento coti tulio
quello, che ne seguì.
\«*rs. 1.1. In quello stesso dt. ovvero, conio altri traducono, nel principio di quel giorno vale a di-
re del diciassettesimo «lei mese secondo.
ver*. 16. Ève io chiuse per di fuori il signore. 11 signore, forse per ministero d’un Angelo, fece in-
verniciar per di fuora col bitume lutto all’intorno la porta dell’arca. Siccome in tutto questo grau fatto
. . . . . . .. , , , :
genesi CAP. V II 5^
Deus : cl hirlusit eum nomimi» eie fori* . dinalo il Signori : c ve lo chiuse per di fuori il
f7. Fnctuuiquo est diluvium qundragintn (lirbus Signore.
aoper terroni : cl multiplicatae sui il aquile, et ele- 1". E
verme il ditwio per quaranta giorni sopra
vavenmt arcani in Bulinine a terra la terra , e le acque fivrran cresciuta , c fccvr sa-
18. Vebeinenter enim inundaverunt et omnia : lire l'arra molili in lilla da terra.
repieverunt in superitele tome: ikmtu arca fercte- 18. Imperni he la tu induzione ile Ite acque fu gran-
tur super aquas de: ed elle coprivano ugni cosa sulla Muirrficie del-
1». Et aquae praevaluemnt nimis super termini la terrai ma Varca galleggiala sopra ir acque.
opertique sunt oifincè montcs excelsi sub universo 19. li le acque ingrossarono fòr-misura sopra la
cotto terra: e rimaser coperti tulli i monti sotto il ciclo
90. Quindecim cubitis altior fuit aqua super mun-
22. tutto quanto.
te» , quo» operimi 2tr. Quindici cubiti si alzò V acqua sopra i monti,
2! . • Consumlaquc est opini* caro . quae. mo- che area ricoperti.
vebalur super tiTram volucrum , nniminlkim ,
, 21. E agni carne . che lui moto sopra la terra ,
bestiami m , oinniumque rcptilium, quae repLint restò convinta , gli uccelli, gli animali . le fiere r
super terram universi hounnes ,
: tutti l rettili , die strisciano sulla terra: tutti gli
• Sap. 1U. 4. Ecct. 39. 38.i t. Prtr. 8. 90. uomini
Et cuncta , in qutbus spiraculuin vitac est in 23. E
tutto quello, che. respira ed ha vita sopra
terra, mortila sunt la terra, veri.
25. Et delev it omnem substanliam, quae enil su- 25. E
fu perduto ogni corpo virente, che era so-
per terram, al» boinine usque ad necus, lai» nudi- pra la terra , dall’ uomo fino alle bestie, tanto i ret-
le , quam volucrcs coeli , et dclela sunt de ter- tili, che gli uccelli deli' ano, tutto fa sterminata
ra : remansi t autem solu» Noi* , et qui eum eo dalla terrà : e rimase solo Ntté, e quel, che eraH
crani in arca. con lui nelVarca.
24 . obtinueruntquc aquac terram centum quin- 24. E
te acque signoreggiarono la terra per cento
quaginta diebus. cinquanta giorni.
«pira per ogni parte l’ira di Dio contro gli empi; cosi spicca del pari la cariti c la bontà di Dio verso
del giusto, e verso la sua famiglia, e verso gli animali stessi commessi alla cura di Noi?.
ver». 90. Quindici cubiti si alzò V acqua sopf'a i monti, così imsuu gigante, uivsun animale potè sal-
varsi sopra alcun monte.
Vera. 21. Ver cento cinquanta dorai. In questi cento cinquanta giorni si computano anche I quaran-
ta giorni della pioggia. Vedi Perer.
Capo ©ttauo
Scemate a poco a poco te acque del diluvio, dopo aver meno fuori U coreo e la colómba ,
Noi esce fuori con tutti quelli eh’ eran nell' arca: e alzato un altare offerisce a Dio
,
olocausti in rendimento di grazie: onde placalo Dio promette , che non sara mai più U
diluvio.
1. nccordatus autem Pena Noe, cunei orimi que 1. Ma Signore ricordandosi di Noè, e di tutti
it
anhnnnliiim, et omnium jumentorum, quae crani gli animali, e di tutti i giumenti, eh * erano con esso
cimi eo in arca, adduxlt spiritimi super terram netV arca, mandò il vento sopra la terra, e te acque
et imminiitae sunt aquao diminuirono.
2. Et datisi sunt fonte* abyssi , et cataractae coe- 2. E
furono chiuse le sorgenti del grande abisso c
li : et prohlbitae sunt pluviae de rodo. le calaralte del ciclo j c / afono vietate te piogge dal
3. Rcversaequc sunt aquae de terra conte» , et cielo.
redetiflles: et coepcruut iniiiui post centum quin- 3. E
te acque audaiulo c venendo si imrtlvano dal-
quag inla die» . . la terra: e principiarono a scemare dopo cento cin-
4. Requievitque arca mense septimo , vigcslmo quanta atomi.
septinm die mensis super monte» Arineniae 4. E Varca si posò il setthno mese a* ventisette
5. At vero aquae ibant. et decrescebant usque del mese sopra i monti d’ Annotta.
ad dccimuin Dkcnsem: decimo enim mense prima ,
H. E
le acque andarono scemando fino al decimo
die meni* appariierunl cucuniina nioiitiuiii mese: perocché il decimo mese , il primo giorno del
6. Cumsque transissent qwklraginta die», apertemi mese si scoprirono le vette tir’ monti.
ffoe feu est rara arcar, quam fccerat, dimisit cor- 6. E
passali quaranta giorni, Noè aperta la fine-
rimi : stra, che avea fatta ulV arca, mando fuori il corvo
7 .Qui egrediebatur et non revertebatur , do- ,
7. // quale uscì, e wm tonto fino a tanto che le
ncc siccarenlur aquae super terram. acque fosscr seccale sulla terra.
I. Mandò it renio sopra la terra. Questo vento gagliardo non tanto per sin propria efficaci*
ver».
quanto per divina virtù dovei parte consumare le acque, t; alzarle in vapori, parte respingerle ne’gran
seui, ond’ erano stale Ir die.
ver». 2. E furono vietate te piogge dal rielo. Dio trattenne ogni nloftgi* per sette mesi, c più. cioè
...
da* diciassette del sehimo mese, in cui le acque cominciarono a scemare, lino a’ ventisette del mese se-
condo del seguente anno. veri. It.
Ver». 4. .sopra i monti (T Armenia. L’Ebreo legge: soprale montagne dt Arnrìit: il Ci luco: sopra i
monti ('ordii, chiamili r. ardici di all ri seri fiori, s. Girolamo scrive, clu* il monte trami è una parie
del monte Tauro. Che l’arca si posasse su’ mordi dell’ Armenia, vien riferito anche da vari scrittori
urofani citati d Giuseppe e d gnsebio; e lo slesso fallo è conferm ilo dalla tradizione di quel paese
i i
conservata imo .al di d’oggi, intorno alla quale vedi s. Basilio di solenni orai. iv. de arra.
ver». 5- H decimo mese. Aon dii cominci amento del diluvio, mi dal principio del secentesimo anno
della vita di Noè. come apparisce dal vers. 13., e 14.. e del capo precedente ver». II.
ver». 7. It quate uscì, e non tornò. Nell* Ebreo mane» la particeli! negativa; ma L\X. il Siro e tutti i
I padri hanno la lezione della volgiti; e l’Ebreo con vari dotti interpreti si può ben conciliare col La-
tino Imperocché queste parole U corro usci andando , e tornando posson significare . che il corvo seg-
-
uendo de* cadaveri sopra monti, amando di farne pasto, non tornava a Noè dentro l’arra: ma perchè
I
a cagione del gran fango non potei nemipen posare sopra la terra, andava a riposarsi sul tetto
del-
* *T
Ein0 et tanto che te acque fossero serrate. Questa maniera di parlare non significa, che il corvo tor-
nasse poi, quando le acquo furali seccate, mi solamente, che per tutto quel tempo prima dell’ asclu-
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. . . . . . . , . : -.
anniento delle acque, egli mat non torno dentro l’area; onde Noè non polca per tal mezzo sapere . in
quale stato Tosse la terra; e di Tatto non vi tornò egli mai più* nemmeno dopo, g da notarsi questa
espressione, he trovasi anche in altri luoghi «Ielle scritture. / edi trattò. 1. veri, ult Ps. 119. 3. ee.
«
Ver*. II. Tornò a lui alia sera, re. Ulta, «lice il crisostomo, pensò il giorno a mangiare; la sera poi,
fuggendo il Treildo notturno, se ne tornò a trovare sua compagnia. Il ramoscello d’olivo, che ella por-
tava, potè benissimo serbare la sua verdura anche un intero anno sotto dell’acque. affermando Plinio,
che il lauro e l’olivo visono e fruttificano anche nel mar rosso, ledi anche Theo /dirai t. hist. plani. Ite.
4. 8. Il ritorno adunque della colomba, e molto più il ramoscello d’olivo fece intendere, che nou solo
i monti più alti, ma anche le colline dove ben riesce l’olivo, erano asciutte.
Vers. 13. Mirò, e vide, ehe la superficie delta terra re. una tal vista quanto «lovea consolare Noè, e
miai impcpi dovea svegliare in Ini di uscire Tuorl dell’ arra ma egli si sta in pazienza aspettando l'or- I
dine «li pio: qual virtù, e qual fede! La terra era seni’ acque; ma v’ora ancora la belletta c U fango,
che non permetteva di camminarvi.
vers, 21. H Signore erotti il soave odore, s. Glo. crisostomo: Ixi virtù del giusto cambiò in dolce fra-
granza il fumo, e il sito delle arse vitiime.
Io non maledirò mai più la terra ec. Dio promette di non punire mai più con slmil gnstigo univer-
sale l’umana malizia, e che avrà compassione dell’ In fermiti degli uomini e della propensione loro al ,
male: propensione nata con essi per difetto della corrotta natura. Vede»! qui notata la colpa originale
e la concupiscenza, che nascono coll’ uomo, e sono II principio di tutti peccati. I
vera. *M. Noti mancherò giammai la temenza, ec. Le vicissitudini delle fatiche di seminare e di rac-
cogliere le vicissitudini dell’anno, l’estate e il verno. Analmente le vicissitudini de’lcmporali, il fred-
.
do e il caldo, l'alternativa delle notti c de’ giorni, promette dio, che saranno costanti sino alla Anc
«lei mondo.
Capo ltono
/fio benedice Noè
e i fleti j e assegna loro per cibo tutti gii ammali insieme co pesci, proi- *
bendo sangue Il patto tra Dìo e gli uomini del non mandar più te acque del di-
iteri* il .
luvio è confermalo coir iride Cham, che uvea icherntto Noè nella sua ebbrezza è male-
. ,
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. .
GENESI C A P. I X 37
2. El tcrror veder ac tretoor alt super cuncta 2. E temano e tremino dinanzi a voi tutti qti a-
nnimalia terme , el «rp*T onines tolucre* coirti ntniali della terra e tutti gli uccelli dell'aria , e
aun universi» , quae inoventur super terrani : o- guanto si. munir sopra la *terra j tutti I pesci del
moes pisce» mari* manui vestine traditi mini mare nono soggettati al vostro potere.
3. Et on ira* , quod niovetur , et vivi!, • eri! vo- 3. E lutto quello, die ha moto e vita, sarà vo-
lli» in cibuin : quasi olera \irenlia tradidi vobis stro cibo : tutte queste cose io do a ivi, come i
omnia . • Supr. .1. 29. .verdi legioni.
4. • Exceplo, quod cameni cuin sanguine non 4. Eccetto, che voi non mùngerete carnétcol
coniedetis. • Lev. 47. 44. sangue.
3. Sanguinei!! enim mlroiw n vestrannn requi- m 3. Imperocché lo farò vendetta del sangue vostro
ram de manti cunrtarun) bostianim et de manti : sopra qualsixia delle bestie: e furò vendetta delta uc-
hominis , de manu viri , et Irai ri» eju* , re<|uiram cisione di im uomo sopra f mimo, sopra l'uomo,
animalo hominis fruitilo di lui.
6. • Qiiirumono effùdcrit Immani un sangruinein, 6. ('hi ungile spargerà il sangue del? uomo , il san-
fundetur sangui» illiu» ad imaginem quippe Del : gue di lui sarà sparso: perocché l’ uomo t fatto atl
facili» .‘si homo. * Matth. 26. 52. /ipn
45 10. immagin di Dio.
7. • vo» uutem crescite et multipUrainuii et Ln- 7. Ma voi crescete e moltiplicate c dilatatevi so-
grctlimini super terrai» , et impicte eam. pra la terra e rkiiqiiclela.
• Sopra 4. 28. 8. 17.
8 . linee quoque dilli Deus ad Noe , et ad fl- 8. Disse ancora Dio a Noi e a' suoi figliuoli con
lios rjus ctiin co : lui:
9. Ecce ego slatinili pactum meum voLUcum, et 9. Ecco che io fermerò il mio patto con voi , e
cum semine vestro post voi : con la discendenza vostra dopo ai voi:
10. Et ad omnein ammani viventem , quae
est 40. Econ tutti gli animali vìventi, che sono con
vobisciim (ani in volucribu» , qtiam in jumentis et voi tanto mlatili , come giumenti r bestie della terra
pecudibus terrae cunctis, quae egressa sunt de ar- con tulli quelli , che sono usciti dall'arca, e con tutte
ca, et universi» liesliis terrae. te bestie detta terra.
44. * Statuam pactum meum vobiscum , et ne- 41. Fermerò il mio patto con voi, e non saranno
<)uaqunni ultra intcrtirietur otnnis raro aquis dilu- mai più arisi
i colle ncque del diliu io tutti gli ani-
vi! , ninpie erU deineep» diluvium diadimn» terram. mali, né diluita verrà in appresso a disertare la
* Inai. 54. 9. terra.
42. Dixitque Deus : Hoc signuni foetleri», quoti 42. E
disse Dio : Ecco il segno del patto , df io
do inter me
et vos , et ad oiuiicm ani ma viven- m fb tra voi e me, e con tutti gii animali viventi, che
tem. quae est vobiscum in gcnerationes sempiterna»: sono con voi per generazioni eterne:
15. Arcum menni ponam in nubilMis , crii si- d 13. Porrò il mio arcobaleno nette nwole, e sarà
gnura foederis inter ine, et inler terram. il segno del patto tra me, e la terra.
Ver». S. E temano , e tremino dinanzi a voi ee. Riletto di questa legge post» da Dm si è che le bestie
piu forti e robuste dell* nomo lo rispettino, nè ardiscano mal di offenderlo, se non forse offese da lui.
o slrelle dalla fante. Plinio racconta, che c elefante »’ impaurisce al solo vedere le pedate di un uomo;
e che le Ugrt appena veduto un cacciatore trasportano altrove teneri toro parli, come se un istinto I
interiore avvenisse le bestie, che l'uomo è il loro antico signore. Cosi imo ha voluto conservare ali’HO-
mo una porzione di quell’ assoluto dominio, che egli avea conceduto a Adamo innocente.
Ver». 3. Tutto quello, che ha moto r vita, tara vostro cibo, blu permeile l’uso delle carni degli ani-
mali. il tirlsostomo. Tcodorelo. c molli Interpreti moderni credono, che avanti il diluvio non fosse
proibito assolutamente l’uso delle carni ; ma che gli nomini più religiosi, come i discendenti di fletti,
•e ne astenessero; perchè tuo ( cap. I. vere. 91 avea assegnato per cibo all’uomo non le carni , ma t
legnini, ledi detto luogo. onesta permissione ut Dio secondo s. Girolamo restringe»! a quegli animali,
die sono mondi: imperocché egli crede, che la distinzione di animali mondi e immondi (la quale ab-
biamo detto di sopra essersi osservata riguardo a’ sacrilizj ) avesse già lungo anehe per l’uso de’ cibi, f
Ver». 4. Voi» manderete carne col sangue, in virtù di questa legge, rinnovata poi nel Levihco vit.
96. «vii. fi. 14. . fu proibito di mangiare il sangue o rappreso nelle membra degli animali, o da essi se-
parato. I.a ragione di tal proibizione fri è: primo, d' Infonder negli uomini una maggior a versione dal-
lo spargimento del sangue umano, vers. 5.: secondo, perchè J»io volle, clic il singue, che è qua-
si la vita dell’animale, alili solo fosse offerto in sacrifizio in cambia deila viLa dell’ noni peccatore.
/ edi levit. xvii. II. Questa legge fu rinnovata di poi dagli Apostoli nel concilio di Gerusalemme ( .itti
xv. Up- ), c fu osservata in inedie Chiese anche per molli secoli. Ma siccome non per altro era stala in-
trodotta. «e non affine di facilitare agli Kbrei tenacissimi dell» lor costumanze l’ingresso nella Chiesa
di Gesù cristo, quindi è. ohe lino da’ tempi di s. Agostino cominciò questa legge a non essere più os-
servata in molli luoghi e a poco a poco cessò interamente, attenendosi cristiani a quella parola di Ge- i
sù cristo: Non quello, che entra per la bocca , imbratta l'uomo, vedi August. lib. uni. cont. Faust,
cap. 13.
Vera.5. To farò vendetta de t sangue vostro sopra guaiti uà delle bestie. Dimostra, che la ragione
dell-*»precedente proibizione si è «Il allontanare quel piu gl» uomini dallo spargere il sangue umano, io
punirò le bestie istrssc. che avranno commesso un siimi delitto, affinché l’uomo apprenda, quanto
debba rispettare il sangue dell’altro uomo, ledi Exod. xxi. 2M.
Farò vendetta sopra l’ uomo sopra /* uomo fratello di lui Questa repetlzione aggrava il delitto
. . . . . .
dell* omicidio, rappresentandone l'iniquità: farò vendetta sopra dell’ uomo della uccisione fritta da lui
di un uomo «li un nomo, che è suo prossimo e suo fratello.
,
\ers 6. Chiunque s/targerà il sangue dell’ uomo, il sangue di lui sarà sparso, vale a «lire è giusto,
che sia messo a morte chiumtue ad un nomo avrà «lata la morte. Alcuni vogliono qui stabilita la legge,
che «tioes! del taglioni», in virtù dell quale permetlevasi di vendicare li sangue eoi sangue, la morte
«
colla morte: » quii diritto «lopo la fondazione delle società passò interamente ne’ rettori e magistrati
dette medesime società .
ver». IO. E con tulli gli animati viventi che tono con voi ee. Con queste parole Dio s’impegna a
,
conservare sopra la terrà tutte le specie degli animali, a provvederle di cibo e «li nutrimento, c a per-
petuarne la fecondità Cosi Gesù Cristo ci assicura nel suo Vangelo, che neppur uno de’ più piccoli vo-
.
zio «li due mila anni si potessero sostenere nell’ atmosfera senza mal sciogliersi in pioggia, l'iride adun-
que mancò prima del diluvio, non per«:hè mancassero le piogge, ma perche le acque superiori, delle
qual! abbiamo parlato al cap. vii. II., impedivano, che potesse aver luogo questo fenomeno. Tolte queste
acque «lipenon. le quali si versarono sopra la terra e non ritornarono più all* antica loro sede, potè
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W GENESI CAP. IX
14. • dunque obduscro mibibus inchini, appnre- 14. E
(fumiti/ io dirò coperto il cit i» di nik'oU’
>
in t;»t»r maculo sin» glio de* suoi panni nel suo padiglione.
FI. Quod rum ebani poter dimmi, vc-
vkJBsset 33. E
avendo veduto dumi padre di Chanaan la
Rttll scihcet ulris sui «se rumata , auntkvit duo- nudità del padre suo, andò a dirlo a’ due suoi fra-
bus fra (li l»u 5 auis forno / telli.
35. At véro Sem, et jairfwdb polloni iuiposoc- iE. Ma Sem e Japhcth , messosi un mantello so-
riinl li omeri* sttk, et Incèdente® ntrortum opo- pra le loro s/utile, e camminando alt * indietro co-
rncnint veivnd.i patri* sui . fatica tue cor uni aver» prirono hi nudità dei /nutre, lenendo le facce rivol-
.siiti mini , et patri» virili;» non vidcrunt. te alt opposta parte , c non videro la sua nudità.
31. Evigilans antera Noe ex vino, rum didicisset, 94. E
svegliatosi Noè dalla sua ebbrezza, avendo
quac fecorat ei lìtius juus minor, inleso quel, che avea fallo a lui il suo figliuolo mi-
nore,
23. A il i Afflimi ictus Chanaan , terni» servami» 23. Disse : Maledetto Chanaan , ei sarà sertH*
crii frat rlhu»
spi*. de* servi a* suoi fratelli.
36. Iikilqttc: Itcnedìchis Dommus Deus Seni: sii 36. E
disse: /benedetto il Signore Dio di Sem j
Chunaan servir* cjus . dianomi sia suo sen o.
21. Dilatai Deus Japhcih, et I tabi le [ in taberna- 37. Dio amplifichi Japheth , e. abiti ne* padiglioni
coli* Sem, sìtque. chanaan servii» ejus. di Seni, e Chanaan sia suo servo.
allora vedersi l’Iride, ed essere un segno nuovo e infallibile, che il diluvio Don sarebbe mai più- Fedi
là spiegazione , di cui sopra, vn. li.
Fi torà segno del patio tra me e ta terra. Il Caldeo porta del patto trai mio l'erba e la terra ; ac- :
cennando, come il figliuolo di Dio è stato il mediatore di tulle le alleanze tra Dir « gii uomini; pere lift
tutte hanno avuto per oggetto e One la grande c divina alleanza, che egli duve t contrarre con noi n«ila
sua incarnazione.
16 Io tu reggendolo mi ricorderò de t patto sempiterno ee. F.eli è anche Rinvio per conseguenza, #
vera. .
che uomini si ricordino a neh' essi, in reggendo 1* iride, del terribile universale castigo, col quale Pio
gli
punì peccali del mondo, e grazie rendami a lui della mi se ricordi a usili con essi.
i
Ver*. lì». E
da questi si sparse d genere umano sopra latta ta terra. voè adunque non ebbe altro, che
tre figliuoli, e da questi, dopo lo sterminio di lutti gli altri uomini nel diluvio,’ fu ripopolata U terra.
Chanaan nacque dopo il diluvio.
Vera. 80. c 21. E piantare una vigna: e rt erodo bet’ulo det vino ee. Fino a quell’ora gli uomini si era-
no con lem -
! ti di mangiare le uve prodotte imi oralmente dalla vile senza coltivarla p senza evirarne il
liquore. \n<% fu il pruno a pensare all’ una e.all’altra trovi; c non sapendo ancora li forza del vino cadde
per inesperienza nell’ ebrietà; ta quale da tutti i Padri è scusila da peccato, e fu figura di grandissimo
mistero mine diremo.
ver*. 21. Il suo figliuolo minora clnm: il quale venehlamo ad intendere, che era il più giovine
.
de’ tre figlinoli «li 5oe, e ciò è senza paragone più naturale, che II dire, che debba intendersi il nipote
Chanaan, di cui la Serillura non ha parlilo, se non incidentemente di sopra al vers. IH.
Ver». 25. Maledetto Chanaan. \oè non maledico il Odinolo ebani, ina si it nipote chanaan: perchè
in primo luogo non volle gettare la sua maledizione sopra un figliuolo a cui Pio avea data la sua bene-
dizione |>oco primi: in secondo luogo veniva ad essere punito forse più sensibilmente il padre colla
punizione del figliuolo: in terzo luogo ott una mente v*Ȏ rivolge con profetico spirito La sua maledizione
contro di Chanaan, perche posteri di lui. chananci fumilo «incili, sopra del quali per la loro empie-
I »
tà senne a verificarsi visibilmente quest a maledizione allorché furono slerinm. «li, o ridotti in dura schia-
vitù da’disrcndenli di sem, o sia dagli Ebrei. Cosi la maledizione di Noè non è tanto una maledizione,
quanto una profezia.
Aereo de' servi, significò servo infimo e della più abietta condizione.
Ver». 96. benedetto il Signore Dio di Sem. ball’ altr i parte Noè vergendo col medesimo Spirito i be-
nefizi, e le grazie, che bui avrebbe a largì inano ili (Tu se sopra Sem c sopra suol posteri, si rivolge con i
tenera gratitudine a benedire e ringraziare per esso 11 signore. La massima «Ielle prerogative di Sem «lo-
sca essere il cullo ilei vero pio conservati» «la'sqoi discendenti, eli Messia, che dovea nascere da questi.
vers. *27. Dio amplifichi Japhcth, ee. il Signore darà a j.iphMli un'amplissima posterità: ma il Signo-
re abiterà nelle lenite di sèni, «; Chaman uri suo schiavo, l'ile è it sena» di questo verso secondo il
Caldeo: e questo senso è seguitalo da Temi orcio, dal tirano, dall’ Mmlensc e da altri Interpreti. Noè In
questo versetto conrlmle la sua benedizione, predicendo a Jipheth una iinmcrosisvtn discendenza (Ja- «
phelh èli padre de’ Gentili ): unii ritorna a seni e ripete I’ adissimo privilegio «li lui d’ avere Pio abi-
tante nelle sue tende non solo per ragione «lei culto di Dio conservato ne’ suoi posteri, un molto più
per ragione di colui nel quale abitar dovei corpora'.m-nte la diviniti*. Coloss. Il, t».; per rigione del
Messia, cioè «lei Verbo «ti ulo. il quale fallo carne pose suo pidiglioue (cosili crisostomi Jo. I.- lt)eabl-
tò Ira' discendenti di Seni: Uopo di ciò v»è ripete la stia in dedizione contro di Chanaan: lanto era egli
certo dell' avveramento di sua preiliznme. «questa sposinone ci fa qui vedere una chiara profezia dell’iu-
carn aziona di Cristo.
Noli debbo però tacere rl»e molti padri riferiscono quello parole, e abiti ne’ padiglioni di Sem, non a
Pio. m i a Japhelb: c intendono queste parole della vocazione de’ Gentili quali entreranno nelle tendo . i
di Sem, quando si uniranno alla chiesa di Gesù cristo figliuolo «li sem secondo la carne.
.
GENESI CAP. IX
98. Vlilt (lulem Nòe po*t diluvium trecenti <ptin- 98. E rtote Noè dopo il diluvio trecento cinquan-
quaginta anni» . fa turni.
99. Et impioti Mint otrincs dies ejus . nongcn- 99. E tutta intera la sua vita fu di novecento
lo rum quinquaginla annoruui : et mortuus est . cinquanta armi, e si mori.
Ver». 28. Vista il diluvio trecento cinquanta anni. Àbramo essendo nato l’anno dugento no-
Noi dopo
vantine dopo nc segue perciò, ohe egli visse con Noè cinquanta otto anni. Lo lunga vita de’pri-
il diluvio,
mi Padri nell’ordine divina providetua fu il mezzo di far passare la religione, e II cullo di pio a
«fella
tutti I loro posteri. Noi
(dice l’ Apostolo) avvertito da Dio di cose, che ancora non si vede ano, con pio
timore andò preparando i‘ arca i*cr salvare la tua famiglia, per la quale (arca) condanno il mondo, e
diventò erede delta giustizia, che vien dalla fide. Hebr. xi. 7. Per questa giustizia fu egli degno di esse-
re una viva figura del Giusto per cccellenaa , del vero Riparatore e Sanatore del genere umano, che dalia
stirpe di lui dovea nascere, ed essere con migliori titoli il consumatore e la speranza del momlo. La in-
credulità degli uomini e il disprezzo, che questi fecero della predicazione di Noè, che gl’ invitava a pe-
nitenza. dimostrano, in una! n vai) lem sarà ricevuto il Messia dal suo popolo, e lo sterminio di quelli per
mezzo delle acque del duimn presagisce la piena de' mali e delle orrende sciagure onde sarà repenti-
namente oppresso II popolo Ebreo per. avere rigettato il suo cristo. Pedi Matto, xxiv. 37. Noè che riu-
nisce nell’alea e salva sopra le acque Li sua famiglia, rappresenta v isibtfmente il Salvatore degli uomi-
ni, il quale riunisce nella sua chiesa (fuori di cui non è salute) la sua famiglia per santificarla , mondan-
dola colla lavanda di acqua me*liante la parola di vita. Kphes. v. 26. La stessa ebbrezza di Noè e ciò ebe
ne avvenne ci dipinge al vivo I* estremo amore di cristo verso la chiesa; amore, die lo ridusse a spo-
gliarsi di tutta la sua gloria, e ad e*i»orsi alle ignominie c «gli scherni de’ suoi nemici, c a soffrire il più
obbrobrioso supplizio, nessun caso fatendo della confusione: sostenne la croce dispreizando la confu-
sione. Ma due de’ figliuoli di Noe rispettano ed onorano la dignità del padre nella sua umiliazione; e
Gesù Cristo in virtù delie stesse sue umiliazioni sarà adorato qual Dio dal popolo Gentile figurato in Ja-
pheth, e dali’F.breo fedele imitatore di Sem; e la maledizione e l’ira starà sino al fine sopra gli empi di-
scendenti di Cham, sopra i Giudei increduli, traditori, cd uccisori del cristo.
Capo Decimo
Genealogia de * Agii dì Noi t da' quali vennero le diverse nazioni
dopo U diluvio, e nacquero tutti i mortali.
I . suoi Rcoeraliones (ilionun Noe, Sem,
• Il ac \. Questi sono i discendenti de* figliuoli di Noi ,
Chain et Japlirlh : uatique funi eia lilii post di- di Scw, di Cham e di Japhclh: e questi i figliuoli
I minili , • 4. Par. t. 5. nati ad essi dofxt il diluvio.
9. Filli Japhclh corner et Magog et giada! et 2. Figliuoli di Japhclh sono Gomer c Maqog e
J avati et Tlii:l>al et Mosoch et Tliiras. Mudai e Janni e limimi e Mosoch e Ttdras.
5 Porro lilii Gemer Ascende et Kiphalli et Tho- 5. E i figliuoli di Gomer Ascewz e Hiphath e
gonna . Thogornia.
4. Filli antera Javan, Elisa et Ttiarsis , Cctlhim 4. E i figliuoli di Jaxan, Elisa c TharsiSj Cetihhn .
et nodaniiu . e Dodanim.
8. Ah bis divizie Mini insiline penti uni in regio- 5. Questi si dhiscro te isole delle nazioni e le di-
ni bus suis, imuMiufsque fcocuiwluin linguali! suaun, verse regioni 3 ognuno secondo il proprio linguaggio
et familias sua* ili nationibus suiti. « le sue famiglie e la sua nazione.
6 . Filli au(eti) Chain et Mesraim et Phulh ehm 6. E i figliuoli di Cham sono Chus c Mesraim ,
Ver*. 2. Figliuoli di Japheth re. presso alcuni scrittori Cristiani si trova scritto, che Noè per ordine
di Dio assegnò a Sem Ponente. l’Africa a Cham; c tutta l’ Kiircpa coll’ isole e le parti settentrionali deb
p Asia a Japheth, e che «li questo spartlmento ne lasciò scrittura nelle mani di Sem. Questa divisione,
della /piale brameremmo di avere documenti più certi e più antichi, può combinare con quella, che è
qui raccontat i da Muse. Da' figliuoli di japheth qui nominali, cioè Gomer, Magog, ce., dopo la dispersio-
ne avvenuta a causa della edificazione di Bahel discesero altrettante nazioni: ma il determinare, quale
«la ciascheduno di essi avesse l’origine, è cosa sommamente difficile, e sopra la quale per lo più non pos-
siamo avere, se non deboli congetture.
Corner. Da Gomer molti credono derivati i Cimbri, o sia ccr ani.
* Magog. Questi è creduto padre degli sciti, o sia de’Geti, e m issa geli.
m
Mattai. Per sentimento connine, da lui ebbc.ro nome e origine i Medi.
Javan. Da lui gli Joni, e forse tutti Greci. i
Tfutbat. ria lui gli sp aglinoli, detti in antico ibert; cosi s. Girolamo.
Mosoch. ila lui i Moscoviti, e secondo altri 1 popoli di Cappadocia.
TJuras. Per comun parere padre de’ Traci.
ver». 3. Atccncz. Nell’ Ebreo Sscena z. Egli popolò l'Asta, ovvero secondo altri una provincia della
Frigia minore, chiamata Astenia.
Hiphath. Da lui i popoli della Paffagonia. ovvero quelli della Ritinta.
7 ho gorma. Da lui molli pretendono esser venuti I popoli della Turcomania, e I Turchi nominati da
P,Ìn
\ cr». 4 . Elisa. Da lui forse ebbe nome I* Elide nel Peloponneso.
7 /tarsi s. Da lui quelli di Tarso, e gli altri popoli «Iella Cltlvia.
Cetthim. Non v’ha dubbio, che nella Scrii ura la terra di ctdthim è la Macedonia. la quale da questo
I
figliuolo «Il Javan dovette aver nome; onde fu anche «Ictt* Macella.
jìodanim. Da lui molli derivano Dodonet nell* Kpiro. i
ver», &- le isole delle nazioni. Col nome d’ isole delle nazioni s’intendono non solamente le vere iso-
le ma anche paesi separati «tal continente stella Palestina, a’ quali paesi gli Ebrei non potevano anda-
i
ver*. 6. Chus. ebani, come dicemmo, ebbe l’ Africa per sua parte. eNemrod. uno do'snoi discen-
denti usurpò molli paesi appartenenti a’ figliuoli di Sem. coinè vedremo. I discendenti di chus popolarono
una parte dell* Arabia, che è perciò delta nelle Scritture la terra di Chus. Questo nome però si dà talo-
ra anche all’Etiopia; on«l«: conviene riconoscere più paesi di tal nome.
Ulesraim. Da lui popoli «teli* Egitto. il quale anche in oggi è detto M«*sra dagli Arabi c da’ Turchi.
i
phulh. D.v Ini Staliniani, e quei delta Libia. Nella Mauritania liavvi il fiume Phulh.
I
Chanaan. in lui cananei, il paese de’ «piali fu poi detto la terra d‘ Israele, e «topo il ritorno dalla
i
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. ,. .. . . , , ,
40 GENESI CAP. X
8. Porro Chus gcnuit Nemrod: Ipao coepit e*sc 8. Chus poi ornerò Nemrod: questi cominciò ad
polena In terra. essere potane sopra la terra.
9. Et e rat robusti» Venator coram Domino ; oh 9. ha robusto dinanzi al Si-
egli era cacciatore
hoc exivit proverbium omasi Mmrod robusti»
: gnore j d’onde nacque il proverbio : Come si amoti
Venator roram Domino cacciatore robusto dinanzi al Signore.
10 . Fuil autom |»riocip»imi regni rjus Bahylon 10. E
il principio del suo régno fu Babilonia e
et Aracti et Achad et cintinone in teira Scnnaar. Artidi e Adulti e ('halanut mila terra di Scnnaar.
11. IH' timi illa egressu s est Assur et aedilica- 11. Da quella terra usa Assur , ed ixlifico Mili-
vit Niniven et plateau civitatis. et diale, te c te piazze della citta , e diale
12. Rixeo quoque fuicr isiuivcn et diale ? haec 12. hdanche Botai tra Mime
e diate : questa
est rivilas magna è loia ritta grande.
15. At vero Mesraim genuil Luiliin et Anainim 15. .ìfesratm poi generò J.udtm e Allumini c Laa •
et Laabini. JSephtuim, bini e Nephtubn ,
14. Et Mietrusim i*t ( haduiin : de quibus egressi 14. EFhelrusim e Chastuhn: da’ quali venturo i
fiunt Pliilislhiim et Cnptdorim Filistei e i ('affiliarani.
13. Clianaan autem genuil Sidonem primogeiu- 15. ('ballanti jmi generò Sidone suo primogenito ,
luiii micio , Hctliacum d’onde gli fletei
i<>. Jcbusacuiu ci Amorrliacum , Gcrgosactmi, ll>. Gli Jelm*ei c gli A
morrei / Gergcsei ,
17. Ilevaetuu et Araearuin , Sinaeuin 17. Gli //uri e gli A
tacci e i Sinei,
18. Et Aradium , Samaracuiu et Am.ahaeiim: et 18. Kgli Aradei, i Sqniarci c gli A
inaici : e da
post haec disseminati Mini populi < .baiai ineunim questi tenne la sentenza del popolo de’ Cananei.
19. Fadique sunt termini dianaan veuienlilms a 19. Ei confini di Chaman sono andando tu da
Sidone Geraram usque C.n/.un , doncc ingn “diaria Sidone a Gcrara fino a Gaza , e fino che tu giun-
Sodomam et Gomorrliam et Adaniam et Setolai ga a Sodoma, a Gomorra e A damani e Sevotm
usque Lesa. fino a Lesa.
20. Ili sunt fili! Cliam in cogualionihus et lin- 20. Questi .sono i figliuoli di Cliam distinti secan-
gula et gencj'aUonibus ,
tcnisque et genlibus finis. do la loro origine e i linguaggi e le generazioni c i
parsi e le. loro nazioni.
flevila. Da lui, secondo alcuni , 1 cavclcl rammentati da Plinio, abitanti nell' Arabia verso il golfo
Persico.
Sabatha. na Ini i nabatei . anrh’ essi nell’ Arabia.
Reuma. Una città di Regalia sul golfo Persico è rammentata da Tolomeo.
Sabalhaea. Questi, secondo Bochart, passato dall’Arabia nella Carauiama vi lasciò qualche memo-
ria del suo nome.
Saba. Nella Caramania è la città e fi fiume Sa bis.
Dadan. Ha lui credesi. che avesse nome la città detta in oggi Daden o di Aden e il paese vicino det-
to Dadcna sul lido dei mar rersico.
vera. 8. Comincio ad essere indente sopra la terra, secondo LUX, egli era un gigante, vale a dire,
i
che Nemrod era famoso a) per la mole c robuste//.* <lel corpo, si ancora per l’audacia e la crudeltà. Il
nome di Nemrod può essergli stato dato per la sua empietà. Nemrod vale ribelle.
Ver. 9. Cacciatore robusto dinanzi ai signore. Cacciatore non di fiere, ma di uomini, i quali egli
riduceva in ischiasiiù. Quella giunta dinanzi ai Signore significa, secondo la frase Ebrea, che verace-
ro"n t e e singolarmente questo nome si adattava a Nemrod.
Ver. 10. Il principio del tuo regno fa babilonia. Nemrod dopo la dispersióne di Ri bel si fermò nel
paese, dove crasi cominciata la fabbrica delia famosa torre c fondò babilonia c le tre clltà qui nomi-
nale nella terra di Scnnaar, die cosi chiamai asl il paese di Babilonia: ed è ciò notato aitili di distin-
guere questa Babilonia da quella di Egitto. della in oggi il Cairo.
Vers. II. Da quella terra uscì Assur. Assur figliuolo di seni , costretto da Nemrod ad abbandonare
II paese di Scnnaar. che era di sua ragione , ritirossi nel paese, a cui diede il suo nome, onde l’Assiru
di cui la rapitale è Ninne.
A" le piazze della citta. L’ Ebreo ha Rohobotk, e Io stesso 1 LXS, e Io stesso nome è ritenuto nella no-
stra volgala, eap. svivi. 37. I. Varalip. L 48.
Ver*. 1*2. {luesta è una nttii grande. Parla certamente di Ninivc rammentata In primo luogo al prin-
cipio del verso precedente.
Ver*. 13. finiiin. I suoi discendenti dot cairn abitare verso I* Egitto, ledi F.zech. xxx. 6.
Anamim. Bochart crede, che egli desse nome a’ popoli, che abitavano vicino al celebre tempio di
Giove Ammoni*.
! anioni. i»a lui I Libi dell* Affrica. o quelli d'Egitto.
Ncphtulm. na lui aleniti vogliono discesi Numidi. l
Vera. 14. Phctrusim. Da lui diconfii derivali quelli delia Tebaide detta Patros nelle Scritture, e secon-
do alcuni gli Arabi Pel rei.
Chasiuim. I parafrasti caldei. l’Arabo ed altri mettono i suoi discendenti nell'Egitto inferiore.
1 f ilistei, sono notissimi per le guerre continue, che ebbero con essi gli Ebrei, perchè eglino avean
occupala una parte della Cananea. / edi Sophon. II. 5.
/ Caphlortmi. Credono gli abitanti dell’ ascia di Candia, I celebri Cretesi.
ver». I5„ 16., 17. c 18. Sidone suo primogenito. 11 quale fondò Sidone famosa città della Fenicia, e fu
padre di quel popolo.
GU Helhei, gii Jebusei re. Abbiamo qui undici popoli discesi da undici figliuoli di Cbanaan.
Ver». 21. Di tutti i flgtiuoti di Heber. Figliuoli di il e ber sodo i popoli abitanti di là dall’ Eufrate, come
diremo al sera. 24.
Fratello maggiore di Japhelh. I.' Ebreo pnò benissimo tradursi fratello di Japheth il maggiore, ossia
il primogenito. Costi I.KX, e comunemente gl'interpreti; e dall’altro lato sembra fuori di dubbio, che
Japheth fu il primogenito di Noè. Qui Mosè principia a descrivere la disrcndrmu di som, e in essa si
estende più elio in quella degli altri fratelli, perchè da seni venivano gii Ebrei, pe’ quali egU scriveva.
Vera. 22. FMun. Da lui gli Elamiti vicini alla Media e de’ quali la capitale fu Eliuiaide.
Assur. ui lui vedi vers. 11.
Arphaxad. Il nome di cui dicesi, che portassero una volta i caldei.
Lud. suoi discendenti abitarono la Lidia nell' Asia minore.
I
Aram, il paese di Aram nelle scritture comprende la Mesopotamia e la Siria: gli Aramei o Armici
sono rammentati da’pHì antichi scrittori.
vera. 23. Us. r.li antichi credono fondata da lui Damasco, e che egli desse il pome al paese circonvi-
cino chiamato Us dagli Ebrei
,
. , j --
G E N E S CAP. X 41
*4. Al vero Arphaxad genuit Sale, de quo ortus ai. Ma Arphaxad ornerò Sale . da cui venne fie-
ni llcbcr. ber.
23. Naiiquo sunt Hel»er Olii duo: nomen uni Pha- il E ad Ifeber mainerò due ftqliuoli: uno *i
1*8, eo quoti in diebus ejus divisa sii terra : et chiutpò Phaleg , perche a suo tempo fu divisa la
qui ueii fratria ejus Jectan . terra : e II fratello di lui ebbe ninne Jectan.
2*ì. Qui Jectan genuit KLmodad et Saleph et Asar- 2t>. Questo Jectan getterò Elmodad c Saleph e
motti J are, A sanno ih Jote ,
ai. Et Adurara et Uznl et Decla, 27. E
Aduram e Uzal e Decla
28. Et Kbal et Allunaci, Saba, 98. Ed Ebal e Abituaci , Saba,
29. hi Ophir et devila el Jobab: omnes isti filli 29. E
Ophir ed fievita c Jobab: tutti questi fi-
Jcct.in. .
gliuoli di Jectan.
50. Et Cucia est habitatio coram de Messa per- SO. E
questi abitarono nel paese, che si trova an-
genlibus usquo Selciar moutem oricntakiu. dando da Messa fino a Sephar , monte, che è al
r oriente.
51. isti Olii Seni secondimi cognalioncs el lin- si. Questi sono i figliuoli di Sem secomlo le lo-
guas el rorioocs in gcntibus suis. ro famiglie e linguaggi e paesi e nazioni proprie.
52. Hae laniiliac .Noe juxla populos, et natio nes 59. Queste sono le famiglie di Not secondo i loro
sua*. Ab bis divisati sunt gcntes in terra post di- popoli e naziot l. Da queste usciron le diverse un
luvimu. zioni dopo il diluvio.
• .
dicono, clic il nome dà Kureo dato ad Abramo significa va, rum’ egli era originario del jwese di là dal-
rKufrale. I popoli situati oltre di questo fiume erauo detti figliuoli di di là, figliuoli di licheni LXX in vece
di Abramo Ebreo, tradussero Abramo passeggero, licci, xiy. In-
vera. 26. Si chiamò Phaleg. questa divisione della terra, o sta degli nomini c delle loro lingue, per
sentimento di s. Girolamo c di molti Interpreti, avvenne qualche tempo dopo la nascita di Phaleg: ma
il padre iiehcr illuminato da Dio previde la divisione, c I* annunzio in certo modo , dando questo nome
al suo proprio figlinolo. Phaleg può aver dato il nome alla città di risalga sull’ Ruttale.
Jectan. Giuseppe Ebreo assegna a Jectan e a* suoi figliuoli i paesi dal fiume Copbene fino all’Indice
alle regioni ronfiti. tuli de* seri.
ver*. 50. Da Mesta fino a Sephar. intorno alla vera situazione di questi luoghi si disputa tra gli
eruditi.
vera. 31. Secondo te toro famiglie e linguaggi. Anche questo è detto per anticipazione; con ci ossia che fino
alla dispersione la terra ebbe un solo iKiguaggio, (come dlcesi nel ver». I. del cap. seguente); vale a
dire il linguaggio, che ebbe Adamo, clic era o l’Ebreo, od altro mollo simile all’ Ebreo.
Capo Unìccimo
Itetta fabbrica delta torre di Babelte resta confusa la superbia e it linguaggio degli empi.
Genealogia di Sem fino ad Abramo.
di ogni cosa. Ma propagatisi ben presto oltre misura, si videro costretti a separarsi per cercare nuove
abitazioni- Allora fu che venne loro In pensiero di fabbricare U famosa torre, di cu» parla Uosè.
Vers. 3. Si valsero di mattoni e di bitume er. il paese ha grande scarsezza «I» pietre e il bitume
. . . ,
vi abbonda, ed è celebrato da tutti gli antichi «tenitori. Non con altri materiali, che mattoni e bitume
furono fatte le grandiose fabbriche alzale in Babilonia da Semiramide, e da Nabuccodonosor.
ver». 4. E una torre , di cui la cima ec. 8. Girolamo in Ivai. cap. xnr. dice, che questa torre dovet-
te esseri* alta quattro nula passi, che fan quattro miglia italiane. Ha questo fatto potè aver origine la
favola de’ giganti, quali secondo poeti vollero far guerra al cielo.
I 1
fllustrieuno U nostro nome, quegl’interpreti. quali ban voluto scusare gli autori di tal impresa ,
I
fanno contro la comune dottrina de’ Padri, e contro il fatto di Dio medesimo, che sono punì medesimi au- i
aiuti intraprendono grandi edilizi per vana gloria. Non vuole però negarsi, che forse non pochi fiirouo
anelli particolarmente della famiglia di Sem, quali o non prestarono la mano a quell’opera, o noi fe-
i
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. ,
42 GENESI CAP. X
7.
G. El dlxit: Ecco, unti» ert populei*, el unum L> 6. E disse: Ecco die questo è un *ot popolo, ed
bluni omnibus: cociieruntque hoc lacere, noe de- hanno tutti la stessa liiujiui: ed han principiato a
sistali a cogilalionibus sub, donoc cas «fiere com- lare tal ami, e rum desisteranno da’tor disegni,
piimi. fino che gli abbiati di l'aito condotti a termine.
Venite igitur, (lesccndamus, et confundanuis 7. I 'essile aduni i iw , stendiamo, e confondiamo U
Ibi (inguaili eoruin, ut non audial unusquisque vo- toro liiuquaggio, sicché T uno non capisca il /tarlare
toni provimi sui. dell’aUro.
k. Atque ita divisti co* Domimi* ex ilio loco in 8. E /ter tal modo ti disperse il Signore da quel
universa* terra», et cessa veruni aodiDcare rivi Li lem. luogo per tuta i paesi , e lasciarono da parie la fab-
9. Et klcirco vocatuin est iriniencjiis BuIm‘I. quia brica (Ulta città.
ibi confusimi est labium universae terrae.elindedl* 9. E
quindi a questa fu dato il nome di fìabel,
solersi! co* Uoiuinus super tacici» cunclarum re- perché hd fu confuso il linguaggio di fiuta la terra,
gionum. c di là il Signore U disperse per tutte quante le re~
40. liac sunl generntioncs Sem: • Sem ernt cen- gioiti.
luin aimnrum , quando gcnuit Arpliaxail , biennio 40. Questa i la genealogìa di Sem : San atra
post diluviiu. • 4. i4v. 4. 47. cento anni , quando generò Arphaxad due aiuii dopo
41. Vixitque Sem, post (juai n genuit Arpliaxad, il diluvio.
qn ingenti* anni*: el genuit (ilio» et Alias. 44. E
visse Sem, dn/to aver generato Arphaxad,
42. Porro Arphaxad vlxil triginla quinque annis: cinquecento aimi: e liniero figliuoli c figliuole.
et genuit Sale. 42. Ar/$uuwl poi visse trenìadnque anni : e gale-
43. Vixitque Arphaxad, postquam genuit Sale,tro ro Sai o.
centi» tribus anni»: et genuit (ilio* et ttiias. 43. E
visse Arphaxad , dopo ava generato Saie
44. Sale quoque vixit triginla anni», et gcnuit trecento tre anni : e generò figliuoli e figliuole.
notar. 44. Sale /tot risse trai? anni, e galero Reber.
43. Vixitipie Sale, postquam genuit Ucbcr. qua- 43. E
visse Sale , dopo aver generato Reber, quat-
rìringenlts tribus annis: et gemili (ìlio* el Alias. trocento tre aiuti : e generò figliuoli t figliuole.
46. Vixit auleta Hcbcr Irigifila quatuor annis; et 46. B
visse Reber trenta quattro anni: t gale-
gcnuit Plialeg. ro Ptialeg.
47. Et vixit Hetier, postquam genuit Plialeg, mia- 47. E
visse Neber, dopo at'er generato Phaleg ,
diingenti* triginla annis: et genuit Alio» el Alias. quattrocento treni * armi: t generò figliuoli e fi-
48. v ixit quoque Plialeg Irtgiula anni», el gcuuil gliuole.
Hcu. 48. E visse Phalcg treni* anni, e generò Rai.
49. • vixitque Plialeg, postquam genuit Reti, du- 49. E risse Phaleg, dopo aver generato Reu, du-
cenlis novelli anuis: et gemiil lidio* et Alias. gento nove aiuti: e galero figliuoli e figliuole.
• 4. Jhir. 4. 49.
20. Vixit auleta Rou triginla duobus amib, et go E vìsse Reu trentadue awil, e generò Sarug.
20.
nuit Sarug.
21. Vixit quoque Reu, postquam gcnuit Sarug , 24 E visse Reu , dopo aver generato Sarug , du-
duccnlis septein annis: et genuit Alios et Alias. gettto sette armi e generò figliuoli c figliuole.
:
22. Vixit vero Sarug triginla annis , et genuit Na- 22. E visse Sarug treni* aiuti, e generò Nachor.
ebor. »,
25. Vixitque Sarug, jmstquam genuit Nachor, rii>» 23. E visse Sarug dopo aver generalo Nachor,
,
centi» annis : et genuit Alios et Alias. dugaito anni: e generò figliuoli e fùjliuole.
24. Vixit autom Nachor vigilili novelli annis, et 24. E visse Nachor ventinove aiuti, egagro Thare.
genuit Tbarc.
23. Vixitque Nachor post(|uam genuit Thare, cen- 23. E visse Nachor, dopo aver generato Thare,
lum decera et novelli annis: el genuit Alios et A- ceniodiciaiutove aiuti : c generò figliuoli e figliuole.
lias.
26. Vixitque Tbarc septuaginta • annis, et gcnuit 26. E visse Thare settauT anni , e generò Abram
Abram et Naciior el Aran. e Nachor e Aran.
• Jus. 24. 2.; 4. Par. 4. 26.
27. liae sunl autcìu gcncraliooe» Tbarc : Tbarc 27. E
questa è la genealogia di Thare: Thare
genuit Abram, Nachor el Aron. Porro Aran genuit generò Abram, Nachor c Aron. Aron poi generò
Lot. Lot.
28. Mortuusque est Aran ante Thare patmu suum 28. E
mori Aran prima di Thare suo padre nella
in terra uaiiviutis ause, in Ur cbaldacoruut. terra , dov* era nato, in Ur de* Caldei.
ver». 7. f enile adunque, scendiamo ec. Prima Dio discese per osservare; ora dicesi, che scende a
punire. Alcuni padri da questa miniera di parlare in plurale credono qui accennata t» Trinità delle
persone divine. Grandissimo fu il miracolo fatto da Ilio di cambiare repentinamente I’ unico linguaggio
di tutti gli uomini in tante lingue diverse, «pianti crino i capi di famiglia: imperocché ciò sembra indi-
carsi da xiosè, quando dice x. 5. Questi si divisero te isole dette nazioni . . ognuno secondo U proprio.
linguaggio e le sue famiglie, e ia sua nazione, or secondo il testo Ebreo c la Volgata si coni ino settanta
.
capi di famiglia; secondo I lxx se ne «'ontano imo a settanta due. Siccome pero molli de’disccinh ntl di Koè
ramine nuli al capo precedente non erano nati al tempo deila confusione delle lingue, quindi è, che
non resta necessario di supporre, clic in t into numero fossero t linguaggi, che nac«|uero allora) e gli
eruditi riducono ad un piccolo numero le Angue matrici, delle quali sono tanti dialetti tutte le altre;
«•«mie per esempio, dialetto dell’ Ebreo c redolisi U Caldeo, il Siriaco, il cananeo, li Cartaginese, l’Ara-
bo, l’Armeno, l'Etiopico e il Persiano.
Ver». 10. Questa è la genealogia di Sem. Torna Mo*è a descrivere i discendenti di seni per la fami-
glia di Arphaxad lino ad Àbramo.
ver», a). Sarug. Alcuni hanuo creduto, che a’ tempi di Sarug avesse principio l'idolatria. Dimentica-
to Il vero Dio creatore del ciclo e delta terra, gli uomini cominciarono a rendere il loro culto al sole, alL%
luna, alle stelle; indi agli uomini celebri per l'invenzione deli’ arti, o per imprese guerriere; e Anal-
mente agli animali, ed anche alle piante, e a cose ancora più vili. Eusebio Vnun. 1. 1 cap. 6. itone I* ori- .
gine «leu’ Idolatria nell’Egitto; donde dice, che ella si sparse tra’ renici e tra* opaci. Non può dubitarsi,
che nella famiglia Ji.iUcfcor e di Thare si adorassero gl' idoli. Vedi Jotue xxtv. 2. II. 8. Agostino de chi.
Uh. x. cap. utt. scrive, che Abramo liberato per divina vocazione dalle supcrstlzioui de’ Caldei cominciò
a seguire e adorare il vero Dio. Vedi ancora s. CiriUo contr. Jut. Ub. ni.
ver». 26. Generò Abram e Nachor e Aran. Abramo, benché posto da Mosè in primo luogo, era il
terzogenito de’ figliuoli di Thare. cosi Sem è sempre nominato li primo tra’ figliuoli d. Noe, benché mi-
nore di Jiudieth, a cui si dà U terzo luogo.
ver». 28. Jn Ur da’ Caldei. Ur lu Ebreo significa fuoco i e questo diede Torse origine a’ racconti degli
Ebrei, I quali tUcdho, che Abramo gettato nelle fiamme «la’Caldet, come adoratore del solo vero Dio, uo
t . , , .
GENESI CAP. XI a
29. Imitami attieni Abrnin et Nachor nxorc*: 39, F. Abram e Nachor si ammogliarono: la mo-
nomai inorìs Abram, Sarai: et noimn a glie di Abram avea nume Sarai : e ut moglie di Na-
dior, Mrlclm Olia Aron, patri» Mclchae , et fi&tri» chor ebbe nome M cicliti , figliuola di Aran , padre
J|-M ll.M'. di Afelcha e poltre di Jeseka.
80. Kral aulrm Sarai steri li», ner. label vii libero». SO. Afa Sarai era sterile e non atra figliuoli.
Si. * luiit Itaque Thara Attrai» Mira» aura», et 31. llutre allumine prese seco Abram «io figlino-
Lol filini il Arali, llliuin lilii sili , et Sami mirtini lo e Lo t figliuolo di Armi , ( cioè) figliuolo di tot
auoiii. uiunm Abram Olii sui , et odiixit co» de suo figliuolo , c Sarai si ut rimira, moglie di Abram
Or rhairianorian» + al ireot in tcrram ihau-un: suo figliuolo , e li condusse via da Ur tic* Caldei per
veueriiiitqim u«.qu«r ll.ir.ui. et liabil.rvcrunl ibi. andar nella arra di l hanaan, e aiutarono luto ad
• Jos. 34. 3. A
c/i. 9. 7. i Juililh. 3. 7. Ad. 7. 9. //arali, e Ivi abitarono.
33. Kt fatui suiittlics Tkarc «lurciitorui» quioque 53. >; visse 77aere dagcntocinquc aiuti, e morì iti
anounuu, et inurbiti» est io liaran. Hartur.
fu liberato per miracolo: e quinti! si ritirò col padre ad il tran. Trovandosi rammentala la città di ffnra
nella Mcso|«otoiiiu , molli erodono, che fila sia quella città, di cui si parla In questo luogo; e perciò
prelendono ebe l’antica Caldea comprendesse anche la Mcso|»ol uni i, i rdi Alti. vii. 9. 4.
.
Ver». 31. Ihare adunque prete seco Abram ee. Questo partcuia da Ur si suppone seguita dopo la
prima chiamala di Dto, di cui si parta negli Atti cap. vii. *.
Andarono fino ad Ilarait. Atta fu di |»oì detto ( arre città famosa nelle storie, part polarmente per
••sacre stato nelle sue vicinanze sconfitto da* parti l’esercito Romano sotto h còlidolta di crasso. I Tur- ,
chi hanno in venerazione quel luogo pel soggiorno fattovi da Abramo. Ct»n Àbramo c con Tliarc, erede-
si, che anche Nachor e U rimanente della famiglia passassero in liaran. l edi AUg. de eie. xvi. 13.
Qàqjn Dutficciuu)
Àbramo obbedendo al romando di Dio, ricevute le promesse abbandona la patria, r in com-
,
#
1. Dixil animi Domimi» ad Abram: Egrcdcrede 1. E
il Signore disse ad Abramo : Parli dalla tua
terra tua, et de cogigiUonc tua, et de domo [airi» lena , e dallaliut parentela , e dalla casa del pa-
tui, et veui in tciraiu, quajn mon» traini libi. dre luo, e vinti nella lena , che io F imegnero.
• Acl. 7. 3.
ver». I. E il Signore disse ad Abramo : ee. Questa è la seconda vocazione riferita negli Atti cap. vii.
(, 6. ; c «la questo n coniano I quattrocento treni’ anni di pellegrinaggio notali nell’ Esodo cap. xti. 40,
41 e da paolo Hai. in. 17.
jv vieni nella terra, che io t' insegnerò mo non determina il paese, in cui vuol condurre Abramo;
ma gli ordina di lasciar tulio, c di andare, dovunque egli vorrà condurlo, licgnivsima perciò è la fede
di questo patriarca degli elogi «li Paolo: Per la fede quegli , che é cimimelo Abraham, obbedì per onda-
re ai luogo , che dovrà ricex’ere in credila , e parti senza saper dove andasse, lieb. xi. 8. Le promesse
fattegli da ino sono grandi; ma il loro adempimento è lontano; e un uomo di minor lede ui lui non
avreidie saputo indursi a distaccarsi da lutto, ed esporsi a un lungo e lucerlo pellegrinaggio , e a tulli
l disisi ri.
che l’ accompagnano.
ver». 2. Ti faro ca/m di una nazione grande, secondo la lettera Abramo fu ca|>o e stipite della na-
zione Ebrea, la quale si moltiplico a dismisura, e divenne un gran popolo uguale nel numero alle arene
del mare. come più volte è dello nelle Scritture. Secondo un altro senso più im|>ortoute Àbramo è pa-
dre non solo degli Ebrei, ma anche ili tulli I Gentil; fedeli, e imitatori della sua fede, ledi flom. iv. 7.
Ti benedirò ... e tarai benedetto. La benedizione di Dio. c la gloria, alla oliale egli promette d’in-
ni lz • ri Àbramo, comprendono senza dubbio anche la copta di tutte le felicita temporali,
• le quali volo*
iii*l merito della fede di lui spargere a larga mano sopra il suo popolo. .Ma a tutt’ altra
felicità aspi-
mn
rav a lì cuore di Àbramo: dislaccilo da tutti beni delti terra egli strile pellegrino nella terra promes-
i
sa come non sua , abitando nelle Inule ... Imperocché aspri lava quella ritta ben fondata, della quale
Jk architetto
/fio e fondatore. Hcb. xi. t». La felicito e la gloria di quella patria è promessa ad Àbramo da
nto «mando fili promette «Il benedirlo, di essere suo proiettore, e «ti far sì, che egli sia come un esem-
«oV. di miei clic sia per un uomo la benedizione di Dio : 77 benedirò ... r sarai bennietto; ovvero come
fiori i V Ebreo,
sarai benedizione , e / V TE saranno benedette, ec. ; / V TE vale a dire nel seme .
Sita fonie »* Gen. xxii. 18.; e questo seme egli è il cristo, come espone l’apostolo. Gal. ili. 16. in
....ilo tuo figlinolo (
dice Dio ad Abramo) saranno benedette tutte le genti, le quali imiUndo la tua le-
a r froderanno In h»‘j e da lui avranno salute.
V*.r 4 Avrà settantacuique anni, ec. Da questo luogo evidentemente ronchludesi che Àbramo ,
vo «fi léffliM <li** oro soggiorno in liaran. Potevano essere già nate a Lot le due figliuole. Gli antichi
* E-
Krri rJ»r oneste jiersone acquistate intendono gli uomini, quali Àbramo avea convertiti al culto del ren-
1 vero
donne convertite da «ara. così un antico interprete tradusse: r te persone /he aerano ,
17. Flagellavi! antera Domina» Pharaonom pla- 17. Ma il Signore gastigò con plaghe gravissime
gi* limimi», et riomum ejiw propter Sarai uxorem Faraone, e la sua casa a causa di Sarai moglie di
Abram. Àbramo .
IH. Voravitqnepharoo Abram, et dixlt ei: Quirinam 48. E Faraone chiamò Abramo, e gli disse: Che
est hoc, quoti lodali milii? t|uare non imlicastl, quoti m* luti lu fatto ? perché non hai tu significato, che
n\or tua CHM’t? ella i tua moglie ì
19. Quam oli caussam divisti, esse sororem tunm, 19. Perché mal dicesti , che era ina sorella, per-
ut tullerein cani milii in uxoremf Nuocigilur ecce ché io me la j/igliassi per moglie ? Or adunque ec-
conjux tua, aeeipe cani, et vatlc. coti la tua down , //rendila , c m* in pace.
Ver».6. Fino al luogo di.Sirhem. s lo stesso, che Sirhar In s. Giovanni iv. 6.
Fino alia valle ramosa. Alcuni traducono P Ebreo sino alla valle della mostra perchè Dio ad Àbra-
mo questa valle fece sedere la tastila e la bellezza della terra promessa.
In
SI
( banane / erano allora in quella terra, queste parole servono a dimostrare la gran fedo ili Àbra-
mo', Il quale credette a Dio, rive gli prometteva il dominio di una terra occupata da una potente nazio-
IM, 6 non temè di ditp°$triir»i .adoratore del vero Dio in un paese di perfidissimi idolatri; onde vi alzò un
altare per offerirvi vittime di ringraziamento al suo signore, votisi, che chananel erano tuttora In i
quel paese , quando eto scriveva Vinse; ma siccome doveauo essere ben presto discacciati, quindi Musò
con spirito profetico li considero, coinè se più noli vi fossero.
Ver». 8. A oriente di hethet. nettici è probabilmente quella stessa, di cui si parla rap. xwui. 19.;
onde questo nome le fu dato molto dappoi, c le è dato qui |*er anticipatone. Le duo città di Bclhcl odi
Ual sono poco distanti runa dall’altra, « furon di imo della tri Ini <n innlannn.
Edifico un aliare ... e Invoco ec. Ella è degna d’ ammirazione la costanza d’ Àbramo nel professare
altamente la sua fede nel vero Dio, lenendosi lontano da* riti degl'idolatri, e conservando viva ne’ suol
la pietà.
Ver». IO. Ma venne nei paese la fame. Dio esercita la virtù di Àbramo costringendolo ad abbando- ,
nare no paese, di cui gii avea già più volle promesso di farlo padrone.
Per starvi come passeggero. Min per ilssarvi slama, perché egli non esita nulla sulle divine pro-
messe .
Ver*. 13. DI grazia adunque di*, che tu sei mia sorella. Àbramo domanda a Sara di lacere II nome di
sua sposa, c dire solo, ch'ella era sua sorella: lo che era vero, iierebé Sara era figliuola dello stesso
ladre di Abramo, benché non della stessa madre come Icggeai lien. xx. 1*2.
Àbramo, cui era ben noto il carattere della nazione, presso di cui si rifugiava per salvare e se, e
la famiglia dalla fame, prende il partilo di non darsi a conoscere per manto, ma solamente per fratel-
lo ili gara, prov vedendo così alla salute pi opri» « della sua gente uidando ili* cura della rro-
. moni
vidcnz.t la castità della moglie, di cui conoscer» la virtù, persuaso, che Dio in tanta necessità l'avrebbe
protetta, e «iterando in lui coatra ogni speranza. Con questi principi ». Agostino •ostano» e difese il fatto
di Àbramo contro un empio filosofo, il quale avea ardito d'intaccare la virtù di quel santissimo i*at riarea.
ver». 15. Se diedrr nuova a Faraone, questo era il couiiin nome de’ re dell' Egitto , al qua! nome ag-
giungevano un altro particolare, come Rati tesse. Ammollili ec. questo nomo significava coccodrillo se-
,
condo Bociiart : e questo gran pesce era uno degli dei d’Egitto.
Fu trasportala ui rasa di Faraone. Dal versetto 19. apparisce, clic l'intenzione di Faraone fu di
sposarla. »r, come notò s. Girolamo, l’uso portava, che le donne destinate ad essere spose do’ re, fos-
sero per lungo tratto di tenqio preparale colle unzioni e profumi, come vediamo dal libro «li Esther, che
faccvavi alle mogli de’ re di Pento. In questo tempo furono fatti ad Àbramo linoni Irati amenti descrit- l
ti nel versetto seguente, c frattanto pio co' suoi gasliglu cambiò il cuore di Faraone. Così Dio fa vedere,
com’egli é custode tiri fare siterò. Psai. lui., c salvata la vita ad Àbramo, salva ancora la castità della
moglie, in antico scrittore racconta, che Abramo insegnò al re d'Egitto l'astronomia ; la qual cosa non
è diffìcile a credersi, jh urlio sappiamo, quanto in quella scienza fossero versati I Caldei, da' «piali veni-
va Àbramo. Riguardo alla qnaliU delle piaghe, colle quali iddio punì il re, la .scrittura nulU ci dà di
certo: ma mi istom-o presso Eusebio, Praeparal. hit. ix. 13., scrive, che venne la peste sul re, sulla fa-
miglia reale e sul popolo tutto, e clic gl’ indovini scopersero al re, ebe sarai, era moglie di Àbramo.
Firn essere benissimo, che Faraone amiti» con grave malore da Dio sospettasse del vero, e ne Dicesse
interrogare Sara, c da lei risai «esse quello, che era.
. , : - ,
90. Pracccpitquc Pharao super Abram viris , et 90 .E Faraone diede la cura di Àbramo a itomi
ileduxerunt eum, et morati illius , ci omnia , quae ni , i quali lo accompaspuxrom fuora colla moglie ,
liabebat. e con tulio quello , che avea.
ver». ». Diede ut cura tC Abramo a uomini Per metterlo . al coperto dagl’insulU degli Egiziani.
4.
Capo Dccimuitrjo
9. 9.
Abramo e Lol usciti dall* Egitto ti separano a causa delia /or grande opulenza : e avendo
Lo t eletto di stare pretto a! Giordano , Àbramo abita nel paese di ('hanaan , dorè sono a
lui ripetute le promesse di Dio intorno alia moltiplicazione di sua stirpe , e intorno ai do-
minio di quella terra.
Ascondi! ergo Abram de Xgyplo , Ipse et I. Uscì adunque Àbramo di Egitto conta sua mo-
uxor cjus, et omnia, quae liubclxU, et Lot cum glie . r con tulio il tuo , e insieme con lui Lot, an-
eo, ad australem plagain. dando verso il mezzodì.
Erat autem dive» valde in possessione auri, et Ed egli era motto ricco di oro e ri’ argento,
argenti.
8. Hcversusque est per iter, quo venerai, a me- 3. E tornò per la strada , per cui era andato ,
ridie in Bethcf usqne ad iocum, ubi prìus iixerat da mezzoftì verso Belhel fino al luogo , dove prima
tabemaculuni 111101 Dclhcl et Hai:
* arca piantato il padiglione tra Jictlui e Hai
4. In loco altari», * quoti fecero! prius: et invo- 4. Nel luogo, dove avea già fatto fattore, e hi
- •
cavi! ibi nomcn nomini. Sap. 19. 7. invocò il nome <kt Signore.
5. Scd et Lot, qui erat ami Abram, furi uni grc- 3. Ma anche Lot , che era con Àbramo avea
ges ovium, et àmicnta, et tabemacnia. de* greggi di pecore , e degli armenti , e delle tende.
6. Ncc poterai eos capere terrà, ut tiabitarcnt sl- 6. È
la terra non potea capirli , abitando eglino
mul: • erat quippc »ul*lanUa coruin multa . et ne- insieme ; perocché: oceano molte facoltà , e non po-
quibanl liabitarv communiter. * Inf. od. 7. tevano stare in un medesimo luogo.
Undc
7. beta est riva inler pastore» gregum
et 7. Per la qual cosa ne nacque anche risxa Ira*pa-
Abram, et Lol. Eo autem tempore chauanaeus, et stori dei greggi d‘ Àbramo . e quei di Lot . in E
Pberczaeus Uabilabant in tona iila. quel tempo abitavwio in quella terra il Ctuoianeo
c il Ferezeo.
8. Dixit ergo Abram ad Lot: Ne quacso sii jur- 8. Disse allumine Àbramo a Lot: Di grazia non
12.
gium inter me. et te, et inter pastore» incus, et 12. aJier razione tra me e le
nasca ira’ miei pastori
, e
pastore» luos: tralrc* ctiini sumus. e i tuoi pastori: perocché noi siamo fratelli.
9. Ecce universa terra corali) le est : recede a me,
13. 9. Ecco dinanzi a le tutta questa terra : allonta-
obsecro: si ad sinistmm ieri»,ego dexleram teno- nali , li prego , da me: se tu onderai a sinistra
bo: si tu dexleram elegcri», ego ad sinistrali) pcr- io terrò a destra: se tu sceglierai a destra, io on-
gam. derò a sinistra.
10. Elevali» Uaque Lot oculis, vklil omnetu circa 10. Lot adunque aliali gli occhi , vide tutta la
regioncin J orda ni». quac universa irrigabatur, ante- regione intorno al Giordano , per dove si va a Sc-
nani subverteret Domimi» .sodoniam et Gonion* gor , la giade era tutta inalidita , come il uaradiso
3lain, sieul paradiso» Domini, et situi £gyplus del Signore , e come /’ Egitto . prima che II Signore
venienlihus in Scgor. smantellasse Sodoma e Gomorra.
II. Klegitque »ibi Lot regionem circa Jordanem, II. E
Lot si elesse il paese intorno al Giorda-
et reccMU ab oriente: divisique soni alleni ter a fra- no , e si ritirò dati* oriente : e ti separarono l’uno
tre suo. dati’ altro.
Abram habitavit in terra Chanaan: Lot vero Àbramo abitò netta terra di Chanaan : e Lot
moralus est in oppidi», quae crani circa Jordanem, stata pelle città, die erano intorno al Giordano,
et habitavit in Souoinis. e /tose stanza in Sodouui .
Homincs autem Sodomitac pessimi erant ,
et 15. Ma
gU uomini di Sodoma erano pessimi , e
peccatore» coram Domino n'unis. for misura peccatori dinanzi a Dio.
Ver». IO. fide tutta la regione inaffiata, come il paradiso ec. Tutta la Pentapoli avanti la sua
. . .
distruzione, particolarmente quelli parte, la quale dal luogo, dove allora era Àbramo, si slendea verso
Sego r, era inafflata dalle acque del Giordano, e fertile, come già il paradiso tcrreslrc, e come l’Egitto.
L’amenità del paese fu una grande attrattiva per Lot.
ver». II. Si ritirò dall’ oriente. Per nome di oriente »’ intende qui il luogo, dove slava Abramo con
Lot, prima che si separassero Ira nettici, e Bai, il qual luogo disse già cap. mi. 8.. che era alt' oriente
di tìclhet ed avea Bethet a occidente a levante Hai. nel rimanente, assolutamente parlando, Lot an-
,
dando verso il Giordano andava verso l’oriente: «questo senso hanno alcuni voluto dare al lesto Ebreo:
ma non è necessario di iienaare a correggere la volgala, colla quale concordano le altre versioni.
ver». 19. Sena terra dt Chanaan: presa in stretto signillcato; perocché altrimenti anche Sodoma era
nel paese di chanaan
J.ol stava pelle città ec. SI può intendere, che egli avesse I suoi greggi sparsi attorno di quelle cit-
tà, c andava, e veniva per visitarli; mi sui dimori ordin i ri unente faceva m sodoma.
Ver». 13. Cor misura peccatori dinanzi at Signore, queste espressioni formisura dinanzi al Signore, ,
dimostrano l’orrenda perversità di quel popolo: Ezechiele ne parla cosi Ecco qual fu l'intqiula di So- :
superbia i bagordi , u lusso e la oziosità At tei e delle sue figlie ; e al povero e al bi-
doma ... La slmdtrano , , , .
sognoso non la mano eap. xrm. 48. Sopra le quali parole s. Girolamo: La superbia i ba- .
gordi /’ abbondanza iti tutte te cose , /’ ozio e le delizie sono il peccato di Sodoma da cui nasce la
. , ,
dimenticanza di Dio , per la quale t beni presenti si tenzono come pente lui onde il sapientissimo
. . . .
Salomone pregò Dio cosi ; Dammi U necessario , e quello che basta , affinché una volta eh ' io sia satol-
lo . io nom divenga bugiardo, e dica : Chi mi rivedrà i conti f ovvero divenuto bisognoso rubi, e s/ht-
glurt con offesa del nome del nuo Dio.
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fa*-*».-*--
, . . , , , .
ver». 15. Tutta la terra, che tu cedi ec. in dotto Interprete affermi che Dk>, o un Angelo per par-
,
te «li nio, pose dinanzi agli occhi d'Àbramo una immagine «Iella terra promessa, e a parte a parte eli
fere vedere tutto (niello, che ella conteneva di più pregevole. Cosi ti demonio mostro a cristo tutti I
regni del inondo . statuì. iv. 8. Tedi il Vereno. Abbiamo già osservato, come queste promesse hanno un
senso in il ultamente più nobile, c degno della fede di Àbramo e di uuc’ figliuoli , de’ quali cgU fu padre
secondo la fede.
3.bino in eterno. La promessi della terra di chanaan era condizionata vale a dire , purché I
;
carn.il! di Àbramo fossero fc«l«*li a ino, come egli se ne dichiarò, lureit. rap. *26.
ver». 18. presso la calte di M
ambre re. onesta valle era avide «lei monte, su di cui risedeva la citta
di tlcbron , c nella valle era un querceto, come apparisce dall’ Ebreo.
4.
Capo Decimoquorto
Pinti i cinque re, e tacche paiola Sodoma i quattro re cincitori menano schiavo Lot colla
.
maggior parte de’ suoi ; ma Àbramo insegue , e ripiglia i prigionieri , e la preda j e lieto
detta littoria da fa decima a ifeicfusedece o , dot quale rictce la benedizione , c rende ogni
cosa ai re di Sodoma.
1. Factum est aulctti in Ulo tempore, ut Arura- 4. E divenne in quel tempo che A arrapile! re di
>hel re* Sminuir, et Arioch rex Ponti, et Chortor- Sennaatj e Arioch re di Pouto, e ('hodortahomor
|nhomnr rex Elamitanim. et Thad.il n*\ GcntHim re degli Elamiti , e Thadal re deile Nazioni
,
Inirciil bollimi cnnlm tiara n “gei il Stxlonionnii, 2. Mosser guerra n Para re de* Sodomiti , e a
et conira berci regno Gomorrtiae, et contea Sen- Persa re di (iomorrha , e a Srnnaab re di Ado-
uaab ivgem A (lanino, et contro Semeber n*gem so- rna , e a Semeber re di Seboim , c ai re di Italo ;
brio», conlroquó regni» Balac; ipsa est Segor. la ipuile è Segar.
3
3. Omncs bi convcncruni in v alleni s ii voti mi , 5. Tulli questi si ratinarono nella vaile de Bo-
«piac OHM
est mare sali». schi , che é atiesso il mar salalo
Duodecim (*nim annis servierant Chodorlabo- 4. Imperocché per dodici anni erano stati sudditi
mor, ci icriiiMku'iuio anno recesscrunt ab eo. di Chodorlahomor, e il decimo terzo aravi se gli ri-
bellarono.
3. Igitur quarto» kriino anno venit Chodorlahomor, ». Per la qual cosa Panno quartodedmo si mosse
et reges, qui crani cuin eo: pcrcusscrontque Ha- Chodorlahomor, e i regi uniti a lui : e sbaragliaro-
phaim in Astarotb-camaim, d
Zuziin cimi cis, et no i /tapinami ad Asiuroth-camabn , e con essi gli
Kinim in snvc carialtiaim, Zuzimi , e gli Emimi a Sai e Cariathaim,
6. Et Chorracos in montibiis Scir usque ad cam- 6. E i (''horrei su’ monti di Seir fino alle cani-
pestria Pbar.ui. quac est in solitudine. pagne di Pharaii, du: t ivi deserto.
7. Reversique sunt, «*t vencrunt a«l fontem Mis- 7. E fi re) toriumdo in dietro giunsero alla fon-
pbM) Ipsa est cades : et iierciisserunl omnrin re» tana di Misphat, che è lo stesso , che Cades: e de-
gionem Amalcritarum, et Amorrtiaoum, «|ui liabi- mslarono tutto il paese degli Amuleriti e degli Amor-
taliat in Asasontliamar. ritti, che abitavano in Asasonlhamar.
Chodorlahomor re degù Marniti, uh Elamiti sono i Persiani : questo chodorlahomor avea la .parte
princip ile in questa guerra ; e gli altri erano in suo aiuto.
I badai re dette nazioni. Alcuni spiegano, re della Galilea «Ielle Nazioni, il qual nome fu dato a qiio-
sto paese a motivo del concorso, che ivi si faceva di vane genti per ragion del commercio. Altri vogliono
« he Thadal si fosse Tonnato il suo regno col dar ricetto a’ vagabondi e fuggitivi di qualunque nazione ,
comi* fece di poi anche Romolo, aprendo P asilo per popolare Roma nascente.
Vers. a. data; la quale è Segor. Ebbe poi il nome «ti .Segor, coinè vedremo, rap. xix. 33.
Vera. 3. Che é adesso il mar salato. Sotto il nome di sale s’intende anche il nitro e il bitume; e u»
tutto questo è pieno anello, che chiamasi mare morto, in «*iii fu cambiata dopo l’incendio di sodoma la
bella valle piena di piante, che è qui nominata la valle do’ Boschi. a
vers f». Sbaragliarono i Haphatmi. Chodorlahomor co’ suoi re comineiaron la guerra contro al ponoio
detto de’ R.iphaimi, forse perche questo era alleato «te* re della Pcntapolìt e lo stesso può intendersi
«Irli’ altre tre nazioni, degli Zuzimi , degli Km imi e de* Chorrei. In vece di hafihaimi i LXX
mettono gi-
ganti; v dal Deuteronomio icap. ni.), c «la Giosuè (cap mi. uhi.) apparisce, che costoro erano gente di
gran-
ile corporatura. La città di Astaroiti-rarnaim era sul torrente «li Jalioc, e probabilmente ebbe nome
«la
qualche simulacro della luna, che ivi era adorata; perocché AsUrte è la luna.
/; gtl Pminu Kmiiu vale terribile. / edi Ueuter. ti. IO.
Save Chartathaun. Cittì» del paese «li Moab, tosuc ani. 19.
vera. 6. E l Chorrei tu’ monti di Seir. 1 Chorrei discendevano da Sci r, il quale diede u suo nome ai
.
monti, clic sono a levante di Chanaan di là dal mare morto. Cedi rap. xxxri. »>.
Phartui è nome «ti un monte, c di una città, tedi Vum. mi». I Oeuteron. xxxm. a.
Ver*. 7. Alla fontana di ìiisphat. Pere rio crede, che la fontana «li Misphat vaglia lo stesso, che
la
fontana di Merita » c che questa avesse II nome di fontana del giudizio ( Misphat ), e di fontana di con-
. ,
GENESI CAP. X V 41
44. Quod cum audissel Abram, captum vkicli- 41. Àbramo ailunguc avendo udito, come era sialo
oet Lot fratrem suimi, numeravi! expedilo» ver- fallo prigioniero Lot suo fratello, scelse Ira * suoi
naculo» suo» trecento» decem et oclo et perso : seni ir cenilo diciotto uomini ipin testi: e tenne die-
cutus est usque Dan. tro ai nemici fino a Dwi .
43. Et divisis sociis , irruit super eosnoctc: per- 45. B
dh’ise le schiere, gli assali di none lem/to:
cu&aitquc eoa, et |ierw cutus est cos usque Hoba,
;
c gli sbaragliò, e gl * inseguì fino ad Hoba , dm
t!
traddizione Menici ; perchè ivi gtl Ebrei mormorarono conira Musò; ma Dio giudicò la lite in favore
( )
di lui, facendo scaturire le acque dal vivo sasso, .Vum. xx. 13.
Il paese degli Amalecill. Vale a dire U paese, che possederono di poi gli Amalccitl nell’Arabia rctrea
tra Cade* e il inar rosso.
A* asonthamar vuol dire città dette palme, e fu poi detta Engadrii.
Ver*. IO- la valle .acca motti pozzi di bitume. questi pozzi di bitume servirono poi nelle
. mani di
Dio alla distruzione delle infami città.
fi %’i fli fatta strage. Alcuni vorrebbero, che si traducesse, vi caddero dentro , cioè nc'pozzi del bi-
tume; lo che sembra poco probabile di persone, che ben avean notizia de* luoghi e sapevano che in
que’ pozzi trovavano sicuramente la morte, notisi come Dio si serve sovente del braccio d’ uomini cat-
,
vere tra genti scellerate, e punito da Dio eolia perdila delle sue ricchezze e della libertà.
Vera. 13- Ne /torlo la nuova ad Abranut Ebreo, si è già detto, che il nome di Ebreo gli fu dato per
essere egli venuto «li paese qltre I’ Eufrate, quasi volesse dire uonw di là, cioè di là dall* Eufrate.
(mesti avean fatto tega con Abramo, queste parole danno limino di credere, clic Mainbre, Escol e
che doVean essere persone «li conto, aiutarono Àbramo colle loro centi. Fedi vere. 24.
Aner.
Vera. 14. Trecento dinollo uomini, questo numero <r uomini impiegati al servizio di casa c alla cu-
ra de' greggi «li Àbramo dà una grande idea, «li quel eh’ egli fosse. ì edi rap. xxm. 6.
Fino a non. nan in questo luogo non è la città di tal nome, ma un rivo, o un luogo vicino al Gior-
dano La città di Dan al teiiqio di Mosi* si chiamava Loris.
vera. 17. Netta valle di Save ( che é la volte del re ). questa valle, prima detta di save, e di poi valle
del re era dirimpetto a Gerusalemme secondo Eusebio.
Vera. 18. MaMelchisedcch re di Salem, ec. Salem è Gerusalemme per comun parere de’ Padri e de-
Vwo'Awrfl del /tane e del vino : perocché era tacrrdolc cc. questa giunta , che Melchisedcch era
sacerdote, non essendo certamente messa a caso, «limosini assai chiaramente contro gli eretici , che il
nane c il vino portato e messo fuora «la Melchisedcch dovea servire al sacrifizio p unico, che egli offer-
se in rendimento di grazie a Dio pclla vittoria di Àbramo; ed è stato anche da altri osservato, clic vari
antichi Ebrei, invece di quelle parole messe fuora del pane e del vino tra«lucono I’ Ebreo: offerse del
itane e det vino : K Filone Ebreo dice, che Melchisedcch offerse sacrifizio per la vittoria. Ma tutto il mi-
stero di questo ve sacer«lole, ammiratili figura di cristo sacerdote, secondo l'ordine di Melchisedcch. c
re di pace è spiegato divinamente «la paolo, /tebr. vii; onde è da vedersi quello, che Ivi si è detto. Ag-
k itine tirò solamente, che vari antichissimi Padri, e dietro a qucsli Teo«lorcto, cd Eusebio credono, che
«clchisedech fosso un regolo della Chananea, il quale per un miracolo della grazia si mantenne santo
lai le decime di tulle le cose, vale a dire delle spoglie de’ nemici, non gii anche
^'vere 90 p'/o/co
delle ròte ricuperate, tolte da qucsli a’ re. e agli abitanti della Penlapoli.
, , . .
ver*.' 91. Alzo la mano mia. Antichissimo rito per prendere Dio in testimonio di qualche cosa, alzar
la mano verso il melo, invocando colui, che abil t nel ctuio.
ver». 23. DI tutto quello che C tuo. Vale a dire «li quello, che era tuo, e de* tuoi, e tuo voglio che
sia tuttora, benché sii divenuto di mia ragiono, come acquisto fallo in guerra giusta. Con ragione i Pa-
dri celebrano la in «inanimila e il dist acca mento di Àbramo.
ver». 41. eccettuato quello , che hanno mangiato L giovani re. Abramo eccettua qiic* commestibi-
li
,
che avesser consumato i suoi soldati, i quali con una appellazione usala nella milizia egli chiama
giovani.
in secondo luogo Abramo eccettua la porzione, che toccava ad Ancr, a Escol , e a Mambrc i qua- ,
li si vede, che non iiuitarouo la sua grandezza ti* animo, e probabilmente si accordarono a ciò volen-
tieri i re della PcnlapoU.
Capo Ehcitnoquinto
Ad Abramo , che non spera piti successione . Dio promette un figliuolo ; c Abramo credendo
a lui è gài siificaio, e j>cr carniera della terra promessa offerisce il sacrifizio prescritto-
gli dal Signore £ indicato a lui il futuro pellegrinaggio della sua stirpe.
.
4 Stathnque senno Domini factus est ad rum 4. Etosto il Sigiuire gli parlò e disse : Questi
dicrns : Non
haeres tuus, sod qui egreilio-
crii liic non sarà tuo crede , ma àudio, die da’ lombi tuoi
tur de utero tuo, ipsmn liatabto liacredem. uscirà , lui avrai tuo erede.
5. Eduxitqur entri foras, et ait illi: * Sospiro 5. E lo condusse fnora , e aU disse: fitira il ciclo
codimi, et numera stellas, si potes. Et dixit ei: e conta, se puoi , le stelle . E cosi (dissegUJ sarà
Sic crii seme» tuum. • Rovi. 4. 18. la tua discendenza.
6. • c redolii Abram Deo, et reptitatum est illi ad 6. A bramo erede Ite a Dio, e fagli Imputato a
JilfrUliam. * Hom. 4. 3. Calili. 3. 6. Jac. 2. 23. giustizia
7. Dixilouc ad cimi: Ego DomlotH, qui eduxi 7. E Signore gli disse: Io xon il Signore, che
il
tere |>er un premio minutamente piò grande, che le vinone c le ricchezze del mondo, lo stesso sarò
tua mercéde, dice Di«» ad Àbramo; ecco la sola mercede degna di me, e dell’ amore, eli’ io bo per te.
Vers. 2. signore Dio, che mi darai tu? io me n" andrò ec. Fra tulle le maniere di esporre lo prime
parole della ristata di Abramo, questa Oli .sembra la più vera: Signore Dio, Irne sta, che voi si degnate
«Tessere mia mercede: Imperocché di tolte le cose del mondo, che darete voi a ine, che possa essermi
di cotisola/ioneT incili re quel figliuolo eh’ in aspettava ; quel figliuolo unico oggetto di mie brame ; quel
figliuolo, in cui debbono esser benedette tulle le genti . lo noi vedo, e. temo, ebe per mia colpa lo ne
sia priso. e che senz'osso io un murre, e ornai arerò |**r crede non un llgtiuolo naturale, ma un adot-
tivo. il ngUtiolo del inio maestro di casa. Damasceno di patria. Il discorso u’ Àbramo è rollo, come ognu-
no vede e palei ico.
Vers. f». i onia re puoi , te stette, veramente di queste 11 numero non può aversi con tutte le dili-
.
genze usale dagli astronomi, scoprendosene nel ciclo, mediante le ripetute osservazioni, sempre «Ielle
nuove, le quali |ht la sterminata disianza da noi scompariscono quasi, benché sten di fatto grandissi-
me. or alle Stélle è paragonala la discendenza «li Àbramo, n«»n tanto la «llvcmlcrua carnali*, quanto la
spini naie, di «pie* figliuoli cioè, de’ quali sta scritto, che splenderanno come stette per interminabili eter-
nità, Man. IV.
vers. 6. Abramo credette a Dio , e fu gli imputato a giustizia. Abramo padre di nostra fede, come lo
chiama l’ Apostolo, credette a Dio, e per questa fede non solo fu fallo giusto; ma ottenne oziami lo di
crescere nella giustizia: imperocché vuoisi osservare, clic quelle parole Àbramo credette , e fagli impu-
talo, ec. si applicano non solo a questa particolare circostanza , per cui sono siale scritte, ma a tutte
le precc«lenti azioni di Àbramo, cominciando dalla prima chiamata «li Dio in Ur de' Caldei: ina sono sta-
te poste qui da Mosè, pendio in questa occasione spiccò maravigliosamente la fede del gran Patriarca.
Abramo adunque giustinrato già per ia sua fede, per la fede disenne ancora più giusto e così egli fu
padre della fede e modello di gitisuncazione. sopra queste parole vedi l’Apostolo Hom, iv. Gal. in. e*».
Giacomo cap. il. 23., e «turilo, che abbiamo detto in questi luoghi.
vers. 8. Signore Dio , donde post" io conoscere, ec. questa dimanda non è Indizio di vernn dubbio
intorno alia senti delia promessa ma Àbramo attidato nella bontà del Signore domanda con umiltà
:
, , . . , ,.
GENESI CAP. XV 49
9. E« nvpondens Dominila: Suine, inquK, mthi ar- 9. E U Signore risjme: Prendimi tenti rami di
cani triennali, et capràm tri mani, et arictem antio- tre armi , e una capra di tre awd, e un ariete di
runi i riunì torturali quoque, et columbam.
, tre armi , e tata tur ima , t ima colomba
10. Qui tolleri» universo hacc, • divisit ea per 40. Ed
egli prese tutte quelle cose : le divise per
rinvi limi , et utrasque parte» eontrn se altri risero» mezzo , e te jxrrli pose t‘ una dirimpetto all' altra:
posuil: ave» auteni non divisti. • Jerari . £4. IH. ma non dirne i votatili.
11. inrscevnierunlquevolucres super cadavere, et 44 .E calavano uccelli sopra le bestie morie, c
abigei Mt cas Abrain. Àbramo li cacciava.
44. cumque sol occurntierct, sopor Irrult super 44. E sul tramontare del sole Abramo fu preso
Abr.un , et Itorror magnus , et tenebrosità invaaU da profondo sonno , e lo invase un orror grande ,
cum. e oscurità. •
Dktumque est ad euro: Scilo praenoscens,
45. 43. E
fugli detto: Tu dei fin d’ adesso sapere ,
quod * peregrinino futuruin alt semen tiium in che la tua stirpe sarà pellegrina in una terra non
terra non sua , et subjieient eos acrvituli , et af> sua , e li porranno in hchiaiitu , e gli strazieranno
fligent quadringenlis anni». • Jctor. 7. 6. per qual tr occhi’ armi
44. Verumtainen gentem, cui scrvrturi sunt, ego 44. 3fa io farò giudizio della nazione , di cui sa-
Judicalio: et post haecegrcdicntur cum magna sub- ranno stali seni: e dipoi se ne partiranno con gran-
stantia. di ricchezze.
45. Tu autem Uria ad patrea tuos, in pace sepol- 45. Ma
tu onderai a trovare i padri tuoi , sepolto
to» in aenectute bona. hi pace in prospera vecchiezza .
46. (icncratUme autem quarta rovertentur huc : 46. E
alla quarta generazione fi tuoi) torneran-
enim complelae sunt iniqui late» Amor-
n cedui u no qua: imperocché fino al tempo presente non
rhaeonun uaque ad praesens tonpus. sono ancora compiute le iniquità degli Amorrhei.
47. Cura ergo omibqiss«?t
sol , facto est caligo 47. Tramontato poi che fu 11 sole , si fece una
tenebrosa, et anparuit rlilianus fumana, et lampo» caligine tenebrosa e apparve tuta fornace fumante .
ignb tramiens inter divisione» lllas. e una lanquom ardente , che passata per mezzo
agli animali ditisi.
48. in ilio die • neplgit Domtnus fon! us cran 48. In quel giorno il Signore fermò l’alleanza
Abram, diceria Semini tuo daini terram hanc a flo- con A bramo , dicendo : Al tuo seme darò io questa
vio MgjpH usque ad fluviuin maguuin Kuphraleni, terra dal fiume d’Egitto sino al gran fiume Eu-
• Sopra 14. 7. 45. 45. Jnfr. 46. 4. Deut 34. 4. 5. frate 3
Beg. Paralip. 9. 46.
4. 44. 4.
49. C inoro», et Ccauneoa, Cedmonaeo* 49. / Cinei e i Cenezei e l Cednumei
40. Et llethacos, et Pheruzacos, Raphahn quo- 40. E
gli Hethei e i Phcrezci , c anche i fia-
que, phaimi
41 . Et Amorrhaeos, et Chananaoos, ci Gergesaco», 44. E gli Amorrhei e i Chananel e i Gergesei e
et Jebuaaeos. i Jebwsei.
, qualche segno riguardo al modo, onde ciò debba effettuarsi. La sua Interrogazione è simile a quella
* della vergine. Lue. i. 34.
Ver». IO. ìa divise per mezzo. Dalla testa in giù. Queste cose sono Catte da Àbramo per ispirazione
di pio, il quale conferma le sue promesse, istituendo 11 rito di contrarre le alleanze; Il qual rito si con-
servò di poi presso alt Ebrei ( Vedi Jerem. xxxiv. 18. ), e fu adottato da molte nazioni. Secondo questo
rito divisi eli annuali nella guisa descritta da Musò, e collocate le parti di essi l’ima dirimpetto all'altra,
passavano T contraenti pel mezzo, onde venivano ad essere uniti tra loro mediante il coinun sacrifizio
Ma ricordiamoci, che Abramo in premio della sua fede meritò di vedere, benché da lungi, il giorno di
Cristo. Jo. vin: e il saenfìrto di lui col quale Pi riunito l'uomo con Dio, e stabilita l'eterna alleanza-,
questo sacrifizio fu predetto e mostralo ad Abramo nel sacrifizio degli animali divisi da lui in simbolo
della sua alleanza.
Ma non divise i volatiti. Qnesti non appartenevano al rito dell' alleanza ; ma erano solamente per
essere offerti al signore.
vers. II. E Àbramo ti cacciava. mezzo
Abramo si stava nel delle bestie divise.
vera. 12. Àbramo fìi preso da prorondo sonno. Questo sonno, o sia estasi, come hanno lxx, gli Pi I
mandato da tuo; e le cose, che Dio rivelò a lui intorno a’suol posteri in questo sonno, lo atterrirono,
e gli fecero errore grande e afflizione.
ver». 13. Per quattrocent’ anni. Vedi l’Esodo cap. xti. 10. 41.
Ver». 15. Anderai a trovare i padri tuoi. S. Ambrogio llb. 2. de Abraham cap. 9. Fot, che ci ricordia-
mo , che (a madre nostra é quella Gerusalemme che i colai tu quelli diciamo padri , i quali nei me-
, ,
rito precedettero, e nell* ordine della vita: ivi trovavasi Abele vittima della pietà, ivi il pio e santo He-
no eh , ivi Noi : a t cosar questi onderà Abramo , come qui a lui si promette.
vers. 16. Alta quarta generazione Nella linea di Giuda si conterebbero in questa guisa le quattro
.
generazioni d'uomini nati nell'Egitto: Esron nipote di Giuda) generò Aram Aram generò Aintnadab,
( ,
Auun^dab generò Naasson, N sasso» generò Kalmon, il quale entro nella terra di promissione.
\on sono ancora compiute le iniquità degii Amorrhei Nomina questi aoli, come popolo principale,
t
.
c più ragguardevole di Cbariaan. e anche, perchè nella terra di quel popolo si trovava allora Àbramo.
ver». 17. Una fornace funuinle. Ecco uu simbolo delle tribolazioni e de’ mali, sotto de* quali dovean
geniere in Egitto posteri di Àbramo.
i
/; una tampona ardente che passava per mezzo ec. Dio, di cui e- un’immagine questa la ni pana ar-
,
dente. passando per mezzo agli animali divisi ratifica l’alleanza fermata con Àbramo.
Vera. 18. Dal fiume d'Egitto sino ai gran fiume ec. Il nume d’Egitto è il Nilo: dal Nilo adunque Duo
all* Eufrate, promette Dio, che si stenderà il dominio de’ posteri d’Àbramo peccati di questi tratten- . I
nero lungamente I’ adempimento pieno di tal promessa ma ella fu verificata interamente sotto Davide
:
e Salomone»
Capo Dffimoefsta
Agar i data in moglie ad Abramo da Sarai sua padrona ma ma dopo . di essere domala
madre dispreizava la padrona ed estendo stata perciò gasUgata si , fuggì ; ma per co-
mando di un Angelo tornò a soggettarsi a Sarai e partorì Ismaele ,
1, igìtur Sarai uxor Abram, non Ramerai libero»; 4. Ma Sarai , moglie di Àbramo «ori ama falbi
acri haben» andllani dtgypttam nomine Agar, figliuoli j ma avendo una schùn<i Egiziana per no-
me Agar,
rol.
A I
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. , . . . .. .
3.
n GENESI CAP. XVI
Dlxlt marito suo: Ecce conci usi t mo Dominus, 3. Disse a suo marito: Ecco che il Signore mi
nc parerem: ingnxlcrc ad .ine Ulani menni, si forto ha fatta sterile , perchè io non f/arlvrlsca : sposa la
sai lemex fila susripiam fllioe. dunque illc acquio mia schiara ,sea sorte di lei almeno messi ngthsoU •
«cerei deprecanti, Ed essendosi egli prestato alte preghiere di lei ,
3. Tulit Agar ACgyptlam anclllam suam, post 3. EUa prese Agar Egiziana , sua schiava, pan-
annos deccm, qnam hab ilare cocpcrant in terra sali dicci atuii , dacché uveali f /ruttipiai o ad ahi-
Chanaan: et dedii cain viro suo uxorem. tare netta terra di Chanaan : c la diede al marito
suo per moglie.
A. Qui ingressus est ad cani. At llla concepisse 4. Ed eyU coabitava con essa . Ma
ella vedendo,
ic videns, despexit dumiuain suam. che area concepito , prese a (arsi beffe delta pa-
drona .
Ver*. 2. Se a sorte di lei avesti figliuoli , L’Ebreo : fors’ io per mezzo di tei mi edificherò una casa t
maniera di parlare molto frequente nelle Scritture. Agar diede nome alla città detta Agra nell’Arabia
*' p0po11 t,clu Agarent , e di poi Saraceni dalia parola Araba Saraka , ebe vale rubare , far
latrocini
Essendosi egli prestato atte preghiere di lei. s. Agostino lib. ro. dectv. cap. ». scrive: duomo , che
virilmente usa delle dosine : della moglie con tempei anta j della schiava per condiscendenza j di nissu-
na con smoderata affezione! K altrove non ha difficoltà ili uguagliare matrimoni! «l’Àbramo alla castità i
di Giovanni, in questo fatto Abramo fu certamente guidato dallo spirito del Signore; onde egU non fu
di poi men caro a Dio per aver condisceso a* desideri! della moglie.
Ver*. 5. Tu mi fai ingiustizia Sara rifonde nella troppa bontà di Abramo verso di Agar la cagiono
de* mali termini, che usava seco la schiava.
vere. 6. /ss tua schiava i in tuo potere. Vcdesi In questo raoconto II buon ordine regnare nella casa
di Àbramo. Sara disgustata ed offesa non ardisce di punire Agar; ma so nc lamenta con Àbramo. Àbra-
mo, senza disaminare per minuto la ragione delle querele di Sara, avendo riguardo alla debolezza del
sesso, conoscendo La prudenza della consorte, rimette a lei il pensiero di umiliare la schiava affine di
mantenere la pace nella famiglia . Pedi Grisost. hom. 38.
vers. li- Le mani di lui contro tutti, e te mani di tutti contro ee. Predizione veri Oca la In tutti I tem-
pi, e nno al giorno d'oggi negli Arabi posteri d’ Ismaele, feroci, amanti la guerra, e i ladronecci, sen-
za stanza Ossa, salvatici», c vagabondi ; dall’ altro lato fedeli nelle promesse, c ospitali, tenendo tulli
gli uomini per fratelli, c persuasi, che i beni di questa terra non tutu comuni.
Monterà le sue tende dirimpetto a quelle di tulli i suoi ec. Gl’ Ismaeliti circondano la Giudea , V Idu-
mea, il paese di Moab , e degli Ammoniti.
vers. 13. Ho veduto il tergo ec. L’Angelo, che rappresentava Dio, nel corpo che avea assunto, non
fece vedere ad Agar la sua faccia, ma il tergo. Vedi l’Esodo xxxiti. 38. «blindi l’ antichissima tradizione
presso gli Scrittori profani, che gli Del non mostravano mai agli uomini la loro faccia.
Ho veduto il tergo di lui , che mi ha veduta, che ha gettalo lo sguardo sopra di me per consolarmi,
c darmi consiglio.
Vere. li. Tra Cades c fiorati, cades. o Cadesbarne era nell'Arabia petrea circa venti miglia lontano
da (icbron. Di Barad non si ha certa ootizia.
. : , . . . )
4. Capo Oecimo0mimo 1.
Pmtquam vero nonatfnta ri novelli annotimi Afa quando egli era entrato nel nonarjcshno
esse cooperai , appartili ei Domimi* , dfoitquc ari nono anno , gii appon e il Signore * e gli disse : Io
cura: Ego ncus uimùpotens: ambula coram me, et tl Dio onnipotente: cammina alla presenza mia . e
celo perfeelus. di perfetto.
era. I. lo U Dio onnipotente, potrebbe tradursi l'Ebreo: io il Dio che tono pienezza, ovvero la stes-
sa pienezza: cammina atta presenza mia, e sii perfetto: affine di renderti capace de* beni, ch’io ti
preparo, c li ho promesso, cammina come servo fedele alla mia presenza, obbedisci a* miei comandi,
e fa’ di essere Irreprensibile, e senza macchia.
Vera. 4. lo sono. Di Dio solo con verità si dice, che cali è, perché egli è eterno, immutabile. Egli
adunque con questa parola dimostra ad Abramo, come il patto, e l’ alleanza, che egli fermava con lui,
era immutabile.
vera. 6. Non sarai più chiamato coi nome ec. Ab-ram significa padre eccelso : Abraham ( contratto
di ytb-ram-hammon padre eccelso di moltitudine
)
vera. 6. Ti (arò padre di popoli e nasceranno ec. Abrabomo secondo questa promessa di Dio fu
,
certamente padre di popoli immensi, gli israeliti, gii idumel .gli Arabi; cd egli ha avuto nella sua, di-
scendenza un numero grandissimo di regi. Nessun uomo riguardo a tutto questo potè mettersi In pa-
ragone con Abrahamo, dacché mondo è mondo. Ma vanno elleno a terminarsi qui le grandiose r «mes- »
se di Dio? E V alleanza sempiterna ( vers. 7.) di Dio con Abrahamo che sarchb’elia divenuta, se ella
avesse dovuto aver suo effetto nella sola discendenza carnale di questo gran Patriarca? con ragione per-
ciò l’Apostolo ci fa osservare, che figliuoli di Abrahamo secondo lo spirilo Mino l’ oggetto di quest e pro-
1
messe ; che a queste han diritto I Gentili imitatori dell» fede di quel patriarca, a cui queste promesse
furono fatte prima, ch’egli ricevesse l’ordine della circoncisione, affinchè così egli fosse padre di tutti
i credenti incirconcisi (vale a dire de’Gentlli), e padre dei circonciti , di quegli , i quoti seguono le «*e-
ttigia delta fede, che fa in Abrahamo padre norlro non ancor circonciso Moni. ir. il. I. ix. 7. !». fìat. HI.
14. , et sea. in questo senso re che nasceranno ria Abrahamo, sono in primo luogo il Cristo re «le’regi,
i
e poi i principi delta casa del Signore, gli Apostoli delle chiese, gloria di cristo: la tetra, di cui Dio dì
il possesso eterno al seme di Abrahamo fedele, ella è li terra de* vivi, riguardo alla quale non sono
più pellegrini, nè forestieri quelli, che per la Tede son di vomiti concittadini de’ Santi e detta famiglia ,
vera. IO. Questo é il mio patto. Clòò a dire il segno di mio patto con voi sarà la circoncisione. La circonci-
sione adunque fu ordinata da Dio a rammemorare l'alleanza fatta da lui col suo popolo, divenuto perciò un
popolo specialmente dedicato c consccrato al Signore, e distinto da tutti gli altri popoli per mezzo di
questo segno. Questo segno medesimo fu una figura dell’ indetebll carattere, che i cristiani ricevono
nel santo Battesimo, per cui sono ascritti e adottati nella Chiesa di Dio, e acquistano diritto a’ beni del-
la medesima Chiesa.
vera. 12. Tutti i bambini . di otto giorni ec. non potea farsi prima questa cercmonla, perchè non
. .
fosse cagion di morte al bambino; ma polca differirsi per giuste cause, fedi Josnè cap. v. 6.
li sen’O , o sia nato in casa , o lo abbiate comperato ec. La Volgata è un poc* oscura In questo luo-
go: onde ho procurato di esprimere il senso del testo originale , che dee essere anche II senso della
stessa volgala, notisi, che un incirconciso potea vivere nelle terre degli Ebrei, ma non in casa ili un
Ebreo: e se tino schiavo straniero avesse ricusato di ricevere la circoncisione, Il padrone noi! potea co-
stringerlo’, ma dovea rivenderlo Tedi Maim. de circumcis. Ub. I. cap. 6.
.
t . , . ,
Ver». 14. Una taTanima torà recisa dal ceto del popol suo. Rara rigettata dal corpo detta chiesa
Giudaica , privata delle prerogative della famiglia di Abrahamo, ed esclusa dalle promesse contenute
nella mia alleanza. Altri spiegano queste parole della pena di morie, colla quale dovrà punirsi chiun-
que non fosse circonciso; altri della morie dell'anima , cioè dell' eterna dannazione, nella quale incor-
resse chi trascurava questo rito, come quello, che era slato ordinato pel rimedio del peccato originale,
secondo %. Agostino, ». Gregorio, s. Tommaso e altri: ma siccome su questo punto è diversa l’opinione
di molli altri Padri, e interpreti, la prima e la seconda «posizione sembrano più accertate. Gli Ebrei
a (fermano, che se un figliuolo di Abrahamo, non circonciso nella Infanzia, arrivato all’ anno decimotcr-
zo non si facesse circoncidere restava soggetto alla pena intimata da qnesta legge
,
Ver». 15. Von chiamerai più la tua moglie ec. Dopo aver mutato il nome ad Àbramo Dio cangia an-
,
che quello della consorte : tu non la chiamerai più mia signora ma assolutamente la signorar come
Quella, che non «li una sola famiglia sarà madre, ma di tutte le genti per mezzo d'Isacco e del Cristo,
che dee nascere dal seme d'Isacco e di cui lo stesso Isacco sarà ligur».
Vera. 16. La benedirò, e di lei ti darò un figliuolo ec. Meli’ Ebreo tutto intero il versetto si riferisce a
sara: La benedirò, di lei ti darò un figliuolo: la benediròj ella sarà madre di popoli, e da lei tue iranno
de‘ re Grandioso elogio db Sara e infallibile prova della virtù di questa gran donna. Ella è degna per-
.
ciò di essere una bell i figura della Chiesa di cristo, e anche di quella vergine figliuola di gara, dalla qua-
le volle nascere il cristo .
Veri. 17. E
rise , dicendo ec. Risc per eccesso di allegrezza insieme e di ammirazione: imperocché
lungi da noi di sospettare la minima diflidenza in questo grand'uomo dopo quello, che in proposito di
questo fallo medesimo ci espone l' Apostolo: Abrahamo contro ogni speranza credette di divenir patire di
motte nazioni ... e senza vacillar nella fede non considerò né il suo corpo snervalo , essendo già egli
di circa cento anni né C utero di .Sara, già senta vita j né per diffidenza esitò sopra la promessa di
,
Dio j ma
robusta ebbe la fede , dando gloria a Dio , pienissimamrnte / ter ut tuo , che qualunque cosa alt-
ina promessa Dio , egli è fio tenie iter farla-, perloché eziandio fugit ( ciò) imputalo a giustizia. Rom. iv.
18. 23. Vanni, che queste parole «fi Paolo, le quali evidentemente sono allusive al fatto, di cui si parla,
non laschi luogo di dubitare della fermezza invariabile detta fede tu Abrahamo, particola ralente ove
miei tasi a quelle parole : c fugli imputato a giustizia.
Ver». IR. Dì grazia , viva Ismaele dinanzi a te. Vale a dire. Signore, «lacchè tanta è la tua bontà
verso di me, che mi prometti un tal figliimlo, e con esso tinta felicità, degnali di grazia di conservare
in vita anche il mio Ismaele, e di benedirlo, affinchè egli viva dinanzi a te, e ti sia accetto. I.a rispo-
sta «li Dio: Ti ho anche esaudito riguardo ad Ismaele, ec. parati, che non permetta di dare verun altro
senso a queste parole.
ver*. 19. Editi /Mirrai nome Isaac che vuol «tir riso.
Ver». 30. Dodici condottieri. GII Arabi erano divisi, cene gli Ebrei, in dodici tribù, c lo sono anche
di presente: I capi, o sia condottieri di esse sono predetti in quésto luogo.
ver». 33. Si tolse Dio ec. Il Siro traduce 1‘ Angelo di Dio. E molti interpreti credono, che per lo più
in queste a pini rizumi dee intendersi un Angelo rappresentante la persona di Dio.
Ver». SS. immediatamente lo stesso giorno. K degna «li osservazione la pronta obbedienza di Abrahamo.
I.’ udire il comando di bin, e l’ eseguirlo fu quasi lo slesso. Ma è anche «legna «f osservazione t'obbe
dicriza «r Ismaele e di tutta «luelia numerosissima famiglia in soggettarsi ad un nlo motto penoso. Argo-
mento dell' autorità acquistala da Abrahamo sopra de’ suoi per una sperimentata miìù e saviezza.
byGoo
GENESI CAP. XVIII
Cajw ©ecini0tta00
3. Tre Angeli accolti da Abrogamo come ospiti promettono un figliuolo di Sara a quella perciò ,*
accado riso ,nc è ripresa. Predizione della rovina di Sodoma, per cui Abrahamo prega pia
volte .
ver». I. E il Signore appone ad Abrahamo nella valle ec. I tre personaggi , che apparvero ad Abraha-
mo, rappresene» vano il Signore nelle tre divine persone; ed erano Angeli in figura umana; imperoc-
chéa questo ratto principalmente alludendo l'Apostolo «lice: Non vi dimenticate dell’ ospitalità dap- ,
poiché per Questa alcuni dieder , senza saperlo , ospizio agli Angeli. Heb. xm. % Vedi Augnai, avi. do
clv. cap. 89.
ver», i. Vestati che gli ebbe , andò ec. in tutto questo racconto abbiamo una viva pittura del rispet-
to, e «Iella carità di Abrahamo verso degli ospiti.
E
atlorò fino a terra. Vedi cap, toh. 7. lin'csprcsalone slmile a quella usata qui nella nostra vol-
tata. La voce Latina atlorare, e la Greca de' L\X. che corrisponde a questa, significano portar la ma-
no all.» bocca, baciarsi la mano, che era segno d’ adorazione presso gl' idolatri Fedi Job xxxi. 83. il».
Heg- xix. 18. .
Ver*. 3, Signore, se lo ho trovalo ec. Abrahamo talora parla a lutti tre} talora a quello di mezzo, che
faceva la prima ilgura e parevad*
sovrastare agli altri.
vers. 4. Porterò un po' acqua , ec. La lavanda de’ piedi era la prima funzione dell’ ospitalità. 8. A-
tostino c s. Girolamo, in vece di quello, che si ha netta voltata: e lavate i vostri piedi , lessero e lave-
,
i carboni
rhe oggidì cuocerlo il loro pane o sotto o sotto le ceneri o nelle padelle.
Veri. 8. Prese anche del burro. Nell’oriente il burro si conserva liquido, e la voce usata qui nrl-
P originale «là idea di una rosa, che sivale bee. Questo burro ordinariamente dà grato odore.
.se rie stava in pii presso di toro j a dire li serviva a tavola come traduce il Caldeo. Fedi Jerem.
m 12. Niehem. sii. M.
ver*. 9- Mangiato che ebbero. La maggior parte degl’interpreti con Teodoreto c s. Tommaso affer-
mano che quest» Angeli non mangiarono m realtà, ma parve ohe mangiassero; c Abrahamo credette,
.aVcssor mangiato. Ma ». Agostino sostiene, che realmente mangiarono, e «-he gli Vgch ]>osfton man-
giare e che, quando l’ Angiolo Rafacle disse a Tobia Pareva a voi che io mangiassi e bevessi : ma fo
: ,
ini torvo di cibo e di bevanda invisibile, ciò non vuol dite, che Rafacle non mangiasse effettivamente:
'
Mgpiflca . che quelli, che lo vedean mangiare, credevano, che egli il facesse i»cr bisogno, quand’et
,
i.» ficea solamente
i*cr elezione. Fedi Tob. xu. 19.
Ver»- h). tmndo tu. sembrami questa la migliore interpretazione di quelle parole della volgati
r nmitc ; e dcll’Rbrco locando U tempo detta vita: P \ngeto dice ad Abrahamo. che. l’anno seguente
in quello stesso tempo tornerà a lui; che cl sarà Tlvo e avrà avuto un figliuolo di Sara.
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,
Ver», ti. Hite in suo secreto. Il rabico rise dentro di te: riguardando come impossibile quello, che
ave» sentito dire da quelli, che ella credeva immilli; ella è perciò ripresa e biasimata dall' Alicelo.
* E il mia Menare è radente. A ragione I* umilia c il rispetto di Sara verso II marito è proposto corno
un bell* osculino alle donne Cristiane da s. Pietro, ep. i. cap. ut. 6.
ver». 15. \on ho riso. Sara è anche più biasimevole per aver voluto coprire il suo fallo con
una bugia.
ver». 9). Il grido di Sodoma e di Gomorrha re. questo grido, come osserva s. Agostino, significa
I» sfaccialagglnrfbimpnidrnza. eolia quale I cittadini di »|ttellc città violavano pubblicamente le leggi
più sacrosante dWalura. .sono nominate queste due città, come Ir principali c le più ingolfate nc'w/u.
ver». 91. .Unterò e cedrò , er. No qui istruisce coloro, I quali sono destinati ad amministrar la giu-
bilila. Insegnando loro la circo»|>ozi«inc c la maturila, che debbono osservare ne’ loro giudiiii.
ver». 94. E si partiron di là due de’ Ire Angeli , restando con Àbramo II terzo, che era quello. Il
quale, come; abbiaiu dello, faceva la prima (laura, c portava la parola.
ver». 34. Esc dieri cola si trasfusero? Abraham»» dopo questa Interrogazione non va più avanti, masi
sta cheto , ammirando la clemenza di ino. Ei erodeva , che dicci giusti potessero agevolmente trovarsi
in tanta moltitudine. Benché la sua sollecitudine riguardasse principalmente II nipote Loti contuttocio
1 .
egli favedere una cariti universale verso gli abitanti di quelle infelici etili j cariti colla quale meritò
laliberazione dei nipote. $
ver», ss. Aruiosicnc U Signore, quando oc. Sparì dagli occhi d’ Abraham» quell* Angelo, col quale egli
parlava , andati gli altri due a Sodoma.
Capo JDccimonono
Loi , avendo accolti Ir. sua casa gli Angeli , è maltrattalo da’ Sodomiti : é liberato colla mo-
glie, e coite due figliuole date incendio di Sodoma, e perde per istrada la moglie. Ubriacato
commette incesto coU’ usui e coll' altra figliuola , donde nacquero i Moabiti e gli Am-
moniti .
4. • Vcoeruntquc duo Angeli Sodomam vcspcrc, E i due Angeli arrivarono a Sodoma sulla *e-
ct sedente Lot in fori bus mitatis. Qui cum vklis- ra, e Ir: tarmo che Lot slava sedendo alla porla
set eoa, surrexit, et Ivit obviam eia; artoravilque della città. Ed egli veduti questi si alzò, e ondo loro
prunus In tcrraio. • Hebr. 13. 2. bicotttro: e gli Odorò prostralo per terra.
8. Et dhdU Obererò, Domini, declinate in domum 2. E
disse: Signori, di grazia venite alla casa
pueri restri, et manete Ibi; lavale pedo
vestrus , del vostro servo,' e albergatevi: vi laverete i vostri
et mane pruficisccmìni in vlam vestram. Qui dlxe- piedi, e aita manina ve n onderete all'ostro viag-
'
10. Ei ecce miserimi manum viri , et inlroduxe- 40. Quand'vcco quegli stesa la mano, e misero
runt a<l se Lot, clauaerunlque orli uni. Lot in casa, e chiuser la porta.
11. £t eoa, qui fari» crani, • |*'rcus*erunt cae- 41. E
coila cecità punirono quc’chr cran fuori ,
citale a minimo uaque ad maximum, ita ut ostinili dal più piccolo fino al più grande, talmeuie che non
In veni renon pouent. • Sap. 49. 46. potevano irovur la porta.
12. Dixerunt autem ad Lot; Habea hic quetnpiam 42. E
dissero a Lot: Hai tu qui ulama de’ timi
tuonati geoerum , aut Olios, aul Oliasi ouinca, qui o genero , o figliuoli, o figlie ? lutti i tuoi maiali via
fui sunt, «lue de urbe bar. da questa città.
13. Del ebiinus cnim locum Utum, co quod (nero* 43. Imperocché noi distrugger an questo luogo ,
Vera. I. Si alzò, e andò loro incontro re. Lot Imita la rarità di Abrabamo verso do* foresi ieri
vera. 3 Corre del pane ttnza lievito, ec. L ebreo dice de’ mazvth : Greci avevano una specie d’im-
J
i
pnato «li farina d’orzo o di grano, con acqua e Utle e olio con vino dolce, Ovvero vino rotto, c que-
,
sta pasta mangiavano cruda; c chiamava*! maza. Simile impasto era usilato tra gli Ebrei: ma eglino per
lo più lo facevano cuocere. Si può credere, che tale fosse pane dato da Lot agli Angeli, il
questo pretesti) cuoprono questi empi le scellerate loro intenzioni; e questo bastava a Lot (il quale be-
nissimo li conosceva) per intendere quel, ebe volessero fare.
ver*. 8. lo ho due figliuole ec. La perturbazione d’animo ad una sì indegna richiesta, la sollecitu-
dine di salvare ospiti si venerabili dall’oltraggio, l’ impossibilità di opporsi per nissun modo agli atten-
tati di coloro; tutto questo potò diminuire in qualche numera la colpa di Lot nel fare una tale offerti;
ma egli certamente peccò: nè egli era padrone di esporre le hglinole all’infamia e al peccato: e l’ordi-
ne stesso «Iella canta richiedeva, che egli, padre com’era, provvedesse all’onor delle figliuole, prima
che a quello degli ospiti. S. Agostino confessando peccalo di Lot dice tutto quello, che ragionevol-
il
mente può dirsi per iseusarlo in queste poche parole: Lot fH-r orrore degli altrui peccati turbato
,
noir animo non bada al suo pro/trlo peccato : mentre volle sacrificare te figliuole aita avutine di que-
glt crn/*f
>g' ya ^ volevano farlo allontanare dalla porla per sforzarla: e vede, che riuscì loro si
***
v*ers. II. E colta cecità punirom re. Vatablo abbacinarono fa vista a quelli, ec. Agostino,
:
parte degl’interpreti rredono, che questa cecità consistesse nell’avere Dio fatto
c
che*
8.
la maggior sì,
quantunque vedessero le alirc case, non vedessero , nè potessero trovare la porta della casa di Lot-
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, , . ,
17. •
Eduxeruntque cum, et posuerunt extra d- 17. E
lo condussero pia , e lo mixer fuori della
vltatem fbique loculi sunt ad eum, dicCntes: Salva
: città: e quivi parlarono a lui, dicendo : Salva la Pai
ammani luam noli respicere post tergimi, ncc sita
: rUa: non pollarti indietro, e non ti fermare iu tutto
In omni circa legione: sed in monte àalvum te (ac, il paese cfrcmiviclno: ma salvati ai ihonie, affinché
ticet iu simul perca». * Sap. 10. 6.
tu trnre non perisca.
18. DixUquc Lot ad eos : Qtiaeso , iKimine mi, 18. E
Lot disse loro: Di grazia , Signor mio,
19. Quia inverni acrvus tuus gratiam Corani le, 19. Dacché U tuo servo ha trinato grazia dinanzt
et magni Beasti misericordiam turni) , quam feristi a te, e luti falla a me una misericordia grande,
inmun, ut saivana animam menni. ncc posatili pota ndo in sicuro la mia vita, io noti posso salvar-
tn monte saivari, ne forte apprebendat ine inalimi, mi sul monte, perchè potrebbe forse venir sciagu-
efmoriar: .
ra sopra di me, e tortai la vita:
ao. Est tivHas bacc juxla, ani quam possimi fi>- E qui t idna quella città , alla quale posso fug-
gere, pana, et saltabor tnea: Numqind non mo- gire , ella è piccola, e ivi troverò salute: Non è dia
dica est. et vivel anima mea? pieadtna e Ivi non sarà sicura la mia vita!
21. Dtxitque ad eum: Ecce edam in fiocsusco 21 fifa quegli disse a lui: Ecco che anche in gue-
.
j'I precos tuas, ut non subvertam urbettt, prò qua sirfio ho esaudito le lue preghiere , orale non di-
loculus es. struggerò la dltù, in favor della quale tu hai par-
22. • Festina, et salvare ibi: quia non pelerò Ta- lato.
cere quidquam, dorico iiigred iar» UIuC. Iddrco vo- 22. Affrettati, e salvati colà : perocché io rum po-
calum est nomea urbis i 11 us segor. * Sap. 10. 6.
ì rrò fa? rutila , fino a tanto che tu vi sia entrato, ftr
25. Sol egressi» est super tarara, et Lot ingres- questo fu dato a gialla cillà il no me di Segar.
si» est segor. 25. Il sole si levò sopra la terra , e Lot entrò in
24. • Igilur Domimi* pluit super Sodomam ctGo- Segor.
morrham sulphur et ignei» a Domino de cuoio: 24. Il Signore adunque piovve dal Signore sopra
• Deut. 29. 25. Jerem. 50. 40. Ezech. Sodoma
Isai. 15. 19. c Gomorrha zolfo c fuoco dal cielo:
16. 49.Oset 11.8. Amos 4. 11. Lue. 17. 28. Judae. 17.
25. Et subvertit tf vitate* has, et omnciii circa re- 23. E distrusse
quelle città , e tutto il paese al-
gioneni, univcraos Uabitatores urbiurn , et cunda V intorno, tutti .gli abitatori dette duà, e tutto il
tcrrae virentia. verde della campagna.
26. • Kcspidensque uxor ejiw post se, versa est 26. E
fa moglie di Lot essendosi rivolta Indietro,
in atamani sali». * Lue. Jfi. 52. fu cangiata in una statua di sale.
7
Vers. 14. Che doveano prendere le sue figlie.
*
L* Ebreo , che prendevano le sue flette: e t lxx, che
avevano prese le sue figliti vale a dire, avevano ratti gli sponsali colle sue figlie, oli Ebrei e altri popoli
de! Levante faceano passare per lo più un assai tango Intervallo tragli sponsali e il matrimonio.
Ver». 19. Non posso salvarmi sul monte , itcrché ec. sembra , che Lot pieno ancor di timore, d* agi-
tazione e d'affanno per quello, che gli Angeli gli avevano predetto, camminando lentamente e a sten-
to, tcnu*«e che gli mancasse il tempo per arrivare a salvamento sul monte | o che assolutamente non
si sentisse fona per giungervi. La sua obbedienza non fu perfetta; ma nondimeno egli merita lode, per-
che per tal modo cerea dì salvare la piccola viltà di segor.
Vers. 22. Per questo fu dato ri (fucila città il nome di Segor. prima chiama vasi Baie , e di poi fu chia-
mata Segar, che vuol dir piccola.
vers. at. // Signor piovve dal Signore ec. I padri riconoscono concordemente in queste parole no»
dichlartuitme della distinzione delle persone, del Padre e del Piglinolo, e la dimula del rhdluoto, e la
sua uguaglianza col Padre, e bau paragonato queste stesse perule con quei le del suino lOO. Vers. 1.
Disse il Signore al mio Signore diate già da Gesù Cristo fétea*»; e quelle del Salmo ha*. Per questo ti :
unse , o Dio , il tuo Dio , ec . citale da s. Paolo a provare Ir medesime verità, Ueb. 1. 9. Senza badare
.
perciò a quello, che qui dicono alcuni moderni Ebrei, e anche alcuni moderili Cristiani trenini facili
a seguire le dottrine di quelli, abbiam conservalo ridia versione li stessa pretta frase, come rha con-
servata la nostra volgala. Il Patire ha rimesso i/ilrrturu nlc al Figlinolo di far giudizio joan. v. 23. fi ,
Figliuolo riceve dal Padre insieme (Milla essenza anche tutta In potestà, tl Piglinolo adunque , che è Si-
gnore e Dio, colla potestà datagli dal Padre, da cui riceve tulle le cose % piovve zolfo e fuoco dal cielo
sopra Sodoma e Gouiorrha. Molisi, che, quantunque non si parti qui se non di sodoma e di Gomorrha,
egli è certo perù, che anche Adanta e se butti i furono soggette allo stesso gasligo, c la quinta città non
fu risparmiata se non per le preghiere di Lot.
Ma perchè nun rifietUamò noi sopra questo grande avvenimento nel quale ha voluto ino dare ima ,
gran lezione agii uomini facendo Ioni vedere un saggio di quella terribil ganslizia, colla quale punir» la
sfrenatezza degli uomini nell’ altra vita? ina regione già amenissima c fertilissima diviene orrida a ve-
dersi e spaventevole, dopo che il fuoco e lo zolfi» tradente dal cielo ne stermini» gli atittqtcìri, ridusse in
cenere gii edilizi e la campagna stessa coperse di rovine e di orrori. Il bitume di cui era pieno quel .
terreno, servi ad accrescer l’Incendio, da cui non solo le piante tutte, ma anche una parte della terra
fu abbruciata. Crepata la stessa terra in più luoghi, e abbassatasi, le arqip: del Giordano visi gel tarullo
c vi presero le qualità, che si osservati tuli’ ora: la gravezza e d clivi Li eupnee di sostenere i corpi piu
'a vi , l’oscuro e tetro colore Il retore grande, per cui
, i»csci muoiono , sn ti© cui rane tn quel
l
B go, le rive sterili, l’aria grave c malsana, che regna attorno, l'amarezza
dizione di que* pochi frutti, che possono ancora nascervi, tutto annunzia c
pie, la pessima con-
icr.i fino alla fine del
mondo, che Ino è terribile ne’ suoi giudizi sopra i figliuoli degli uomini; .Ve omoreha e te città,
confinanti ree nella t tessa maniera ti' impurità . furono fatte esempio sof
. . pena dei fuoco elee-
no, Judae 7.
Vers. 2C. Essendosi rivolta in dietro. Lo Spirilo santo nella sapienza cap. I. 7. chtaina la moglie di
Lot, aròma incredula: fosse per affezione verso ciò, che ella lasciava, o fosse per accertarsi co propri
occhi dell’ avveramento della predizione degli Angeli, a gran ragione at tribù tseesi la sua colpa a man-
. . -
97. Abraham autrm consurgcns mano, ubi «telerai 97. Ma Abrahamo portatosi la mattina là * dove
* priua rum Domino, * Supra 18. i. prima era stato evi Signore*
98. intuitili est scxloniam, c* Gonion-turni, et uni- 98. t olse lo .squartili verso Sodoma e Gomorrlta,
vcrsqm lemmi rogtonb illius: vidUqoc asccndentctn e verso hi terra tutta di quella regione: e vide le
favi! lam de terra quasi fornacis funami. faville* che si alzavano da terra > quasi il fumo di
una fornace.
99. Cum cnim «ubverterct Deus civitatcs regioni| 29. Imperocché quando Din atterrò le città di
illius,recordatun Abrahae, liberavil Lol do sub* quella regione, ricordassi egli di .Ibridiamo , t liberò
versioue urhiuni, in quibus Inibita vera!. Lot dallo sterminio di quelle città* nelle quali que-
sti dhnorato.
avea
50. Ascendi Urne Lol de Segor, et raansit in monto, 30. ELol si fiorii da Segar, e si stette sul mon-
dune quoque filine ejus rum eo ( Uniuerat cnim ma- te* e
39. con lui te sue due figliuole ( perocché egli non
nere in Segor): et ìuansit in speiunca ipse, et duuc si teneva sicuro in Segar ): c abitò in una caverna
fliiae ejus cum co. egli , e le. due figliuole con lui.
51. Dfoitquc major ad minorem: Pater nostcr 31. E
la ma/jgiore di esse disse alla minore : No-
scnex est. et nullus viroriun remansit in terra, qui stro padre è vecchio* e non è rimasto uomo alcuno
possi 1 iugredi ad nos juxta murem universae tenue. sopra la terra * che possa esser nostro marito* co-
34.
me si costuma in tutta la terra.
59. Veni, inebriemus eum vino, domiiamuzquc Eleni * ubriachiamolo col vino* e dormiamo
cum eo, ut servare possinms ex palre nostro se- con lui , affinché serbar possiamo discendenza di no-
men. stro padre.
55. Dcdcrunt itaque patri suo biberc vinum no- 55. Diedero adunque quella notte del vino a bere
ctc illa. Et ingressa est major, donniviluue eum al padre loro. E
la maggiore si accostò a lui * e
patre: at ille non sensi!, ncc quando accuouit Alia, dormì col padre: ma egli non si accorse* nè quiui
noe quando surrexit. do la figlia si pose a letto , né quanti') si levò.
Altera «juociue die dixit major ad minorem: 54. E
il dì seguente la maggiore disse alla mi-
Ecce dormivi ben cum patre meo: demus ei bl- nore: Ecco che jeri io dormii col padre mio: dia-
bcre vinum cliam tiac nocte, et donuies cum eo, mogli da bere del vino unche stanotte * e tu dormi-
ut saìveiuus sei non de patre nostro. rai con lui afibi di serbare discendenza del padre
nostro.
53. Dcdcrunt edam et illa nocte patri suo blbere 35. Dettero anche quella notte a bere del vino al
vinum; ingressàque minor filia dormivit cum eo: padre loro; e si accostò a lui la figliuola minore
et ne lune quidem sensit, quando coucubueril, vel e dormì con lui: e neppure allora si accorse . nè
quando illa surrexerit. quando quella si pose a giacere * né quando si levò.
36. Conceperunt ergo duae filiac Lot de )>atrc 36. Destarono adunque le due figliuole di Lot gra-
suo vide del loro padre.
37. Peperitque major filium, et vocavitnomen ejus 57. E
la maggiore partorì un figliuolo * e gli pose
Moab: ipse est pater Moabitarum usque in prao- nome Moab : questi è il padre de* Moabiti * che sus-
sentem diem. sistono fino al di d'oggi.
38. Minor quoque pcperit filium, et vocavit no- 38. La minore anana partorì un figliuolo * e gli
men ejus Amraon, id est, fìlius nopuli inet: ipse est pose nome Junnon, vale a dire figliindo del ttopoi
pater Ammoni tarimi usque houle. mio: egli è il padre degli Ammoniti, che sussistono
fino al dì d'oggi. *
eanza di fede. Cosi ella viola il preciso comando tatto a lei non meno, che al marito, ed è Immediata*
mente punita, e diviene anch’essa un grande esempio j esemplo della severità, colla «piale sarà puni-
to chiunque dopo la chiamata di Dio si arresta tra via, o col cuore rivoltesi, e col l'affetto a quelle co-
se , che egli dee abbandonare per andar dietro al signore: Ricordatevi, dice cristo, delia moglie di Lot,
Lue. xvn. 12.
Ir. una statua di tale. Di sale metallico, che resiste alla pioggia, e per la sua saldezza è buono an-
che per gli edilizi, f edi Ptm. lib. xxxi. cap. 7. Non pare, che possa dubitarsi, .che questa statua siasi
conservata per molti secoli, t edi Sap. x. 1. Giuseppe , lib. I. Atihq. cap. 12.
Ver». 27. Ma Abrahamo portatoti la mattina ec. Abrahamo ansioso di sapere quel, che fosse del suo
nipote, «delle città della Pentapoli, si porta al luogo, dove il dì avanti avea parlato coU’Angelo,. perchè
di là poteva vedere tutta quella pianura .
Ver*. 28. f vide le faville. L’Ebreo: e vide il fumo .
Ver». 30. Egli non ti teneva sicuro in Segor. Anche in questa circostanza Lot dimostra una fede as-
sai debole: l’Angelo gli avea detto, eh’ ci poteva restare in segor j la costernazione, c l’ abbattimento
di spirito, in cui si trovava, gli fanno dimenticare la iiromessa dell’Angelo, ed egli cangia I’ abi-
tazioni* .
Abitò in una caverna. Tutte le montagne all’intorno sono piene di slmili caverne molto spaziose.
Ver». 31. Ann è rumaste uomo alcuno sopra la terra. Elie sapevano però, ebe degli uomini ne era-
no In segor, donde erano partite; ma forse, veduto come Dio avea sterminato gli abitanti delle altre
città, credettero, che alla ime avverrebbe lo stesso anche di quelli di segor non meno scellerati; o non
volevano assolutamente aver tali domini per mariti. Ma benché possano forse scusarsi dalla menzogna,
non possono però scusarsi in verun modo
da che quello,per aver nè
fecero può prole, Lot scusarsi;
perocché egli ancora peccò (dice s. Agostino ) non quanto porta un incesto , ma guanto porta quella
ubbriache zza. lib. xxii. cont. Faust, cap. Al.
Ver». 37. Gli potè nome Moab ; vale a dire, che nasce «lai padre mio.
Ver». 38. Gli potè nome Ammoni che vuol dire figliuolo del mio }>opolo. S. Girolamo scrive, che quel-
la gran donna s. Paola, andando altornopcr la Terra santa, giunta che fu a Segor, si ricordo della spe-
lonca di Lot. e cogli occhi pieni di lacrime avvertiva le vergini compagne, essere da guardarsi dal vino,
nel «{uale è lussuria, c di cui sono opera i Moabiti e gU Ammoniti.
Capo bcniceimo
Ad Abrahamo pellegrino in Gerard è tolta la moglie} ma è rimandata intatta con gran doni
per comando dei Signore j e alte orazioni di Abrahamo è venduta la sanila atta famiglia
del re
1. ProfectuA Indo Abraham terroni auslralcm ha- I. E partitosi di colà Abrahamo, andando nel ftac-
vers. l. In Gerard. S. Girolamo, c«P Eusebio mettono Cerar* in distanza di venticinque miglia daEleu-
Leropoli di là da nano ina.
Voi. / 8
-
leanza.
28. Et statuit Abraham septem agnas gregis scor- 28. E Abrahamo pose selle ugnelle di branco
si mi . * da parte.
29. Cui dixit Abimelcch: Quid sibi volani septem 29. E dissegii Abhnelech Che vogliati dire queste
*
agnae Mae, quas stare feristi scorsimi? sette agneUe, che tu fai stare da parie?
30. At ille, septem, inquit, agnas accipiesde ma- 30. Ed egli disse: Sette agneUe riceverai tu dalla
rni luca; ut bini miiii in Icstimonium quouiaiu ego mia mano a/finché sentano a me
• di leslhnoidauza,
fodi puteum istinti. come io ho scavalo quel pozzo. ,
31. Idei reo vocatus est locus Ilio Bersabcc; quia 31. Pvr questo fu quel luogo chiamalo lier sabre,
ibi uterque jnravit. perché Cimo e l’altro ivi fatto arca giuramento.
39. Et iiiicrunl foedus prò puteo juramenU. 52. E
avean fatto accordo circa il pozzo del giu-
ramela o.
53. Summit autem Abimelcch et Pblcol prinoepe 35 .E se n’andarono Abhnelech e Phicol capita-
eserdtut ejus. reversique siuil in tcrrac Palcstino- no del suo esercito, e tornarono nella terra de' In-
ruin. Abraiiam vero piantavi! netnus in Bcrsabcc. testini . Abrahamo poi pianto una selva a Persa
et invocavi! ibi nomen Domini Dei aetenii. bee , e ivi invocò il nome, del Signore Dio eterno .
54. Et fuitNfolonus turrae Palaestinorum tliebus 54. E aiutò pellegrino nella terra de* intestini per
inulti».
x molto tempo.
portasse addosso Ismaele, che dovea avere diciassette , o diciotto anni, veramente in alcune edizioni
de’ ut x ciò si legge al verso 19; ma altre edizioni sono interamente simili alla Volgata.
Ver». 19. Dio le aperte qti occhi, ed tua t ùie un pozzo ec. tuo fece, che ella ravvisasse onesto paz-
zo, ehe io era virino, e a cui, turbata e piena d* «(ranno com'era, non avea posto mente, incesi, «ho
eli Arabi coprono colla sabbia i pozzi da loro scavati, mettendovi sopra qualche segnale; così non sareb-
be maravigln, clic Agar non avesse veduto quel pozzo, lino che Dio lo fece a lei riconoscere per qual-
che segno, ehe figli avea.
Vers. 21. Set deserto di Pharan. NcIP Arabia Petrca.
Ver*. 92. Abimelcch e Phicol capitano, rredesi lo stesso Abimelcch di cui si parla eap. xx. e Phicol
,
era capitario «ielle sue guardie, ovvero di tutti i suol soldati. Abimelcch veggendo, come Abrahamo cre-
sceva in fiochezze c in potenza, e coinè Dio lo proteggeva tanto visibilmente, prevedendo, che egli sa-
rebbe divenuto un grandissimo principe, pensa saggiamente a fare alleanza con lui, affine di non avere
da temere per se c pel suo popolo.
ver». 96. Per ragione di un pozzo di aequa, ec. Un pozzo, o sia una cisterna d* aequa è cosa di ri-
lievo in un lai paese, dove costa molto il trovarne.
vers. 27. Prese deUc r>ccore e de* bovi, e li diede ec. Forse per farne sacriQzlo, come nelle alleanze
si rosi urna sa , lasciando ad Abimelcch l'onore d'immolare quegli animali.
Ver». 30. sette rigante riceverai tu ec. Benché quel (aizzo appartenesse ad Abrahamo. perché egli lo avea
scavato; eoututtm-in per levare ogni pretesto di litigio egli paga in certo modo ii fondo, offerendo ad
Abimelcch queste agnelle. 1 cdi. cap. xxvi. 15.
vers. 31. Fu chiamato Itersabre, cioè, pozzo del giuramento , ovvero, pozzo delle sette , cioè delle
selle angette.
vers. 33. Piantò una selva ec. Piantò Abrahamo una selva per alzarvi un altare, ed Ivi esercitare gli at-
ti del «•ulto divino, come apparisce «la quello, che segue. In que’ tempi non eravi ancora edilizio alcuno
consacralo agli cserelzil di religione e gli altari si ergevano su’ luoghi più elevali , o nc’ boschi.
.
, 7 : , . ,,
I .
Qiine postqiiam posta sunt . • tentarti Deus I. Dopo alternile quote CMC , Dio tentò Abraham»
Abraham, et dixit ad curo: Abraham, Abraham. At e gli disse: Abrahamo , Abrahamo. Ed egli rixpow.
illc respondil: Adsuni. Judith. 8. 92. Hehr. il. 17. Eccomi.
Ail illi: Tolta tìlium tuuin unipcnitum. quem 9. E quegli ditte: Prendi il tuo figliuolo unigeni-
diligi-, Isaac, et varie in lemmi visioni»: atqoe ibi to , il ditello Isacco , e va’ nella terra di visione: c
0
ofTeres eum in holocaustuiu super unum monlium, ivi lo offerirai hi olocausto sopra uno de monti , il
sto
8. Dixit antera Abraham: Deus proviriebit sibi 8. E Abrahamo disse: Iddiosi protrederd la vitti-
vieti mani liolocausti. Gii mi. Pergobant ergo pari ter: ma olocausto . figlimi mio. Andavano adun-
per l’
dicens: Abraham, Àbraliam! Qui respondit: Adsum. dò, dicendo: Abrahamo , Abrahamo l quegli ri- E
spose : Eccomi. •
19. Dixilquc ci. Non cxlcndas manum tuam su- 19. E
quegli a lui disse: Eoa stendere la tua ma-
Veri. 1. Pio tentò Abrahamo. Dio uvea già più volte messa a dure prove la fede di Abrahamo; ma il ci-
mento, a cui vuole esporla adesso è si grande e nuovo e unico, attese tutte le sue circostanze, che ve-
ra meni r fa «l’uopo di credere, che non solamente a far conoscere la virtù di questo gran Patriarca, ma
a qualche altro hne ancora più grande fosse ordinato da nio questo gran fallo K in vero il sacrifizio . ,
che Dio gli domanda è Dgura di un sacrifizio molto più grande e augusto c di maggiore Impor- ,
tanza .
ver*. 2. Prendi U tuo figliuolo unigenito ve. I.’ Ebreo è più affettuoso: Prendi U tua figliuolo il tuo fi- ,
gliuolo unigenito , il diletto, prendi Isacco. Queste parole dimostrano (quanto a parole può dimostrarsi)
la grandezza del sacrifizio. Abrahamo dee offerire in olocausto il figliuolo unigenito, sopra di cui tutte po-
savano le sue speranze, e le promesse di Dio; il figliuolo amalo per le sue virtù, e per quello, di cui
egli era figura, cioè del Messia, che di lui dovea nascere; un figliuolo, che era stato la consolazione di
sua vecchiezza e «lei suo esilio dalla terra e dalla casa del padre, e diluite le afflizioni e«l affanni del
suo lungo pellegrinaggio. Dall'auro lato (dice s. Agostino) poteva egli credere Abrahamo, che Dio iKffcsse
gradire vittime umane? Ma allorché Dio comanda, obbedisce il giusto c non disputa.
Sella trrra di visione: e ivi io offerirai ec. il luogo, dove Dio vuole che Abrahamo offerisca questo sacri-
fizio, è lontano da iicrsahec, o sia da Gt-rara, circa cinquanta miglia; lo che accrebbe a dismisura il
patimento di lui e segnalò la sua inrrcdibkl costanza. Dio adunque gli ordina di mettersi in strada e di
andare verso una certa parte, fino a quel luogo, che gli sari poscia indo-aio: e questo luogo fu il mon-
te che fu poi detto Moria o sia dt visione , dove fu poi edificato II famoso tempio, i. Paralip. ni. I.
vers. 3. Alzatosi, che era ancor notte.ee. "ton si parla di Sara, nè si dice, se Abrahamo le facesse
parie del comando «li Dio. Ma §. Agostino e altri Padri credono, che il marno, conoscendo la sua virtù,
non le nascose quello, che egli dove i fare, c che ella si rassegnò al volere del signore
vera. 4. Il terzo giorno vide da lungi U luogo. Per tre giorni interi ( dice un antico interprete )
. . .
Abrahamo ebbe a combattere colla tentazione, anzi coll' agonie c colla morte.
ver*. 6. E fatta che avremo V cutorazione , tornerem ec. Abrahamo |>otè ciò promettere sulla ferma
fiducia nelle divine promesse. I sentimenti «li lui sono spiegati cosi dall'Apostolo: Abrahamo offeriva l'uni-
genito ... egli, a cui era stalo detto-- in Isacco sarà la tua discendenza , pensando, che potente è Pio an-
che per risuscitare uno da morte, ifebr. si. 17. 18. 12. vedi Atigmt. de clv. avi. 32. ong. ec. Abrahamo
adunque unisce alla sin obbedienza un’altissima fede e una speranza invincibile.
Vers. 6. Prese eziandio te legna ... e le pose addosso ec. A vedere Isacco carico delle legna , sulle
quali dee essere sacrificato, noti si può non riconoscere quell’auro (sacco. Il quale col legno «Iella sua
croce salirà un «li al Calvario ad essere effettivamente immolato pe’ peccati degli uomini , che egli ha
presi sopra di se.
vera. 7. Dov’ è la vittima? Quanto acerba piaga dovctler fare nel cuor di un padre queste parole!
Vers. 9. E avendo legato Isacco cr. Isacco allora non avea meno di venticinque anni, e gli Rbrel
gliene danno lino a trenta e anche tréntaseltc. Se egli adunque fu legato dal patire, lo fu di suo pieno
«ronscn li mento : perocché, udito dal padre il «'ornando di Pio, si soggettò volentieri alla morie onde :
meritò «li essere un vivo antirijuito ritrailo dell’altissima obbedienza, oolla quale Gesù Cristo |>or»c le
mani e piedi |»er essere confitto sopra la croce.
I
ver». 12. Adesso ho conosciuto , che tu temi Dio, ec. Adesso con questo gran fatto è dato a conosce-
> . , ,. I
.
vcnil ri hahitavil hixla convallrm M.imbrc, quae andò ad abitare presto la valle Hi Mambrc , che £
c«t in Hcbron: aediBcavilquc ibi altare l minino. in l/ebrm : ed ivi edificò tot altare al .Vignare .
J‘° Matta, rhc ''I 1 conteneva di più pregevole. Coni 11 Demonio mostro a orlato tulli
rt ,U *
~
regni del mondo. ,
1*
rv. 8. / etti U Pere no. Abbiamo già osservato, r«uiic queste promesse lui n no 011
4.
senso uniiii. .menie |du nobile, c degno della fede di Abramo e di que’ hgliuoll de’ quali egli fu padre
secomio la tede. ,
Capo Dccimoquarto
Unti t cinque re, e tacchefatala Sodoma / quattro re cute dori menano schiavo Lo I cotta
maggior ptwlc de’ suol : ma .1 bramo Ingenue, r ripiglia i prigionieri e la preda ; e lieto ,
detta ittoria da fa decima a Metchuedecco , dai quote rion e la benedizione e rende ogni
l
,
cosa ai redi Sodoma.
Inimit belluni ronlni tiara regrui Sudumumm, 3. Mbtter guerra a H ara re de Sodomiti, e a
1
et conira Borsa regimi «'.omorrtiae, ei ronlra Sco- /tirso re di (ìomtrrrha , e a Seminali re di Ado-
iiaab regem a damar. cl omini SttMtocr regni) sc- nta , e a Scmcbcr re ili Seboim , e al re di /tata ;
Im tiii. omir.iquc irgini Halae; ip*a est Segor. la <iualr £ Segar.
3. Onirica hi axmmrunl in valkin silveslrcm 3. l'ut li questi si ratinarono nella valle
1
de Bo-
,
«pian mine e*t mari* aalia. schi, che £ adesso II mar salalo.
4. Dtioderim eoi in anni;. aenricrant Chodorlaho- 4. Jmjteroech£ per dodici mini erano stati sudditi
mor, el lerthxlcrtino anno rcoésMTunl al» co. di Ch'Htorlahmnor , e. il decimo terzo oidio se gli ri-
beUanmo.
5. Igitur quartodecimn anno venit chodorlahomor, 5. Per lu qual cosa T anno quartodecimo si mosse
d reges, qui emnl cum eu: pcrcusaeranlquc im- ChtMlortahomor , r i regi uniti a lui: e sbaragliaro-
pilami in Astarotlwamnim, et Ziuim cum eia, et no i Haphuinn ad .1 stura th-carmina , e con essi gli
Einiin in Save carinlliaim, Zuzitnij e gli Emòni a Save Carialhaim,
6. El Cliorrocus in inoiilibua Seir usque ad com-
parili Pliant». quae est in solitudini'.
6. E
i Chorrei su’ monti di Seir fino ulte cam-
paipic di fruirai! , che £ nel deserto.
7. Heversiqiie anni, et venerimi mi fontem Mis- 7. E
fi re) t amando in dietro giunsero alla fon-
plial; ipea eat cade*: et percussori ini omrum re- tana di Misphat, che £ lo stesso, che Cadet: c tic-
Kiimeiii Amaleeitarum, et Auionlincum, qui liabi- costarono tutto il paese degli Amalecili e degli Amor-
tal»al in Asasonlliainar. rhei che ululavano In Asusonthainar.
,
ganti; e «lai Deuteronomio eap 111 .I. c «la Giosuè (cap mi. xiii.) apparisce, che «*011011 » erano genie di gran-
(
ile corporatura. La città di Astarolh-carnaim era miI torrente «li jaho<‘, e probabilmente ebbe nome «la
«piale he simulacro «Idi.» luna, che ivi era adorata; pcrm-diè AsLirtc è li luua.
F. gii Fminu- Kmlm vale terribile. / edi lieutcr. 11 . IO.
.Alice Charuithatm. r.itlA «lei paese «li Mnab, tome xm. I*».
ver». 6. F i Chorrei tu’ monti di Seir. I Chorrei discendevano «la seir. Il quale dic«le il suo nome al
monti, che sono a levante di chanaan di là dal mare morto, l etti eap. xxxvi. 20.
Fharan è nome «li un monte, e di una città. I edi Xum. xm. Veuteron. xxxui. 9. I
Vera. 7. dna fontana di Misphat. Pcreno crede, che la fontana «li Misphat vaglia lo stesso, che la
fonimi di Mcriha, c che questa avesse il nome «li fontani «lei giudizio ( Misphat ), e di fontana di con-
,
GENESI CAP. X V 4?
et rei baiar, quae est Scgor: et direxerunt adein di Itala, la quale è Segar, si mossero: e nella valli
1
lontra eoa in valle Silvestri: de /toschi schierarono il loro esercito contro di
•Ilo Ih:
9. Sdlicct adversus C.hodortahonior NMB
f.I.v- 9. l'ale a dire contro Chndorlahnmor re degli
milarum, et Thadal rcgciu Gentium . et Ammplicl Elamiti , e Thadal re delle Genti , e Amraphrl re di
regem sennaar, et Arioch regem Ponti: qualuor Sciamar , e Arioch re di Ponto: quattro regi contro
rcgca adversus quinque. cinque.
10. valisi antan sttvestrif habebatpatooamrfl* 10. E la valle de* Boschi avea motti pozzi di bi-
tos bili ili lini.*. I la« pie rcx Sodoi nomili, et Gonion tume. Or i redi Sòdoma, e di Gnmorrha volturali
ritte ina marnili, eeddapUflft ibi: et qui mnan- le spalle, e vi fu fatta straqe : e quei, che salvar un
scraut, uigiTuut ad iiioiitcui. la vita , fuggirono alla montagna.
Tulerunt aulcm onincm substanliam Sodo-
44. n. E fi vincitori) prmoro tutte le r icchezu di
morum, et Gouiorrliae, et universa, quae ad ci- Sodoma, e di Gomorrha, e tulli l viveri, e bc n’an-
bum perUocnt , et abicrunt : darono:
12. Necnon et Lot, suhstantinm ejus , (illuni lì E
( presero ) anche con tutto quello, che me-
fratria Abram, qui iiabilubat in Sodouus. ta, Il figliuolo dii fratello di Abrcahb , Lot , che
obliava In Sodoma.
eccc unus, qui evaserat. nuntiavit Abram
13. Et 43. Ed ecco uno de* fuggitivi ne portò la nuova
Hcbraco, <|ui babi lahal in convalle Mambre Amor- a/t Àbramo Ebreo , il quiue. abitava nrlla ralle di
rhaei, fratrw Escol, et fratria Aner: hi cnim pcpl- Mav dire Ainorrlteo, fratello di Escale di A
ner: pe-
gerant foedus eum Abram. rocché questi avcuit latto leqa con Abramo.
44. Quod cum auriisscl Abram, captimi videll- 11. A
bramo adumpte avellilo udito, come era stato £ •
cet Lot fralrcm smini, numeravit expeditos ver- fatto prigioniero i.ol suo fratello, scelse Ira* suoi
naculos suo# trccentoa doccili et octo : et perso- servi trecento diciotto uomini l più lesti: e laute die-
cutus est usque Dan. tro al acrilici fino a Dan.
43. Et divisi* MK'iis . irrull super eos norie: per- 43. E
divise le schiere , gli assali di notte Icm/m.
cussilquc eos, et perscrutila est eos usque Hoba, e gli sbaragliò , e gl’ inseguì fino ad IIuba, che. t
«pine est ad laevam Damasi i. alia sinistra di Damasco
46. Keduxilque omnnii substanliam, et Lot fra- 16. E
ricupero tutte le ricchezze, e Lai suo fra-
treni smini culli substanlia illius, mulierca quoque, tello con tulla la roba di lui , ed anche le donne, e
et populmn. U popolo.
autem rcx Sodo mori un in oc-
17. Kgrcssus est 4". E
unitogli incontro nella valle di Sai<e ( che.
poslquam reversus està carde Cho-
corsoli i ejua, C la valle del re) il re di Sodoma, quand’ei torna-
dorlaliomor, et regmu, qui cairn co crani iu valle va dalla rotta di Chodorlahomor: e de* re suoi con-
Save, quae est vallis regi». federati.
48. • At vero Melelilsedeeh rcx Salem, proferens 18. Ma Melrhisedech re di Salem , messo fuma
panem, et viijum: erat enim sacerdos Del altis- del pane e del vino : jterocché egli era sacerdote di
simi, • Hebr. 7. 4. Dio allissimo,
49. Benedixlt et alt: Bcncdictus Abram Deo IO. Lo benetUsse , dicendo: Benedetto Àbramo dal-
escrlso, qui creavil coelum, et tenrani: C altissimo Dio, che crt'ò il cielo, e la lena :
SU. Et benedletiu Deus cxrelsus, quo prò temen- 90, E
benedetto I* altissimo Dio , per la cui
te, hostes in manibus luis suol. Et dedit ei deci- protezione sono stali dati in poter tuo i ne-
mas ex omnibus. mici . E
( Abramo ) diede a lui le decime di tutte
le cose.
ira (Milione ( Meriba); perché ivi gtl Ebrei mormorarono conira Musò; ma Dio giudicò la lite In favore
di lai, facendo scaturire le acque «lai vivo sasso, \um. xx. 13.
il parse degli Amarrati. Vale a dire il paese, che possederono di poi gli Amateci!! nell'Arabia Pctrea
tra Cadese il mar russo.
Asasonthamar vuol dire città dette palme, e fu poi detta Engaddl.
Vers. 10 La catte., .aera motti pozu di bitume, questi poni di bitume servirono poi nelle mani di
.
vere tra genti scellerate, è punito da ino colla perdita delle sue ricchene e della libertà.
Vera. 13. Se portò la nuova ad Àbramo Ebreo. Si e già detto, clic il nome di Ebreo gli fu dato per
essere egli venuto «li paese oltre l' Eufrate, quasi volesse dire uomo ili là, cioè di là dall’ Eufrate.
(luesti avean fallo tega con Ai/ramo. queste parole danno motivo di credere, che Mambre, Escol c
Aner. che dotean essere persone di conto, aiutarono Àbramo colie loro genti. I edi vers. 24.
vera. 14. Trecento diciotto uomini, questo numero «l’ uomini impiegati al servino di casa e alla cu-
ra de* gregei di Àbramo dà una grande idea, di quel eh’ egli fosso, tedi cap. xxm. 6.
Emo a Dan. Dan in questo luogo non è la città di tal uoine, ma un rivo, o un luogo vicino al Gior-
dano. La città «li Dan al tem|Ki di Mosi- si chiamava Laris.
vers. 17. Setta vaile di .save ( che è la vaile tic! re ). questa valle, prima detta di Save, e di poi valle
del re, era dirimpetto a Gerusalemme secondo Eusebio.
Vers. 18. Ma Meic/usedcch re di .Salem, ec. Salem è Gerusalemme per commi parere de' Padri c de-
gli interpreti.
Messo fuora dei ; tane e del vino : perocché era sacerdote ec. Questa giunta , che Melrhisedech era
sacerdote, non esscudo certamente messa a caso, dimostra assai chiaramente contro gli eretici che il .
pane e il vino portato e messo fuora «la Melrhisedech «lovea servire al sacrillzio p.icilico, che egli otfer-
ae in rendimento «li grane a Dio polla vittoria di Àbramo; ed è stato anche da altri osserxalo. che vari
antichi Ebrei, invece di quelle parole messe fuora del pane e del vino traducono I* Ebreo: offerse dei
pane etiei vino: K Pilone Ebreo dice, che Melcbisedeen offerse sacrifizio per la vittoria. Ma tutto II mi-
stero «ti «|iieslo re sacerdote, ammirabil liguri di Cristo sacerdote, secondo l'ordine di Melclusedcch e ,
n» di pace, è spiegato Jn inamente «la paolo, l/ebr. vii; onde è «la vedersi quello, che Ivi si è detto. Ag-
giungerò solamente, che vari antichissimi Padri, e dietro a qucslt Teotlorcto ed Eus«*bio credono, che
,
falchiseli oc li fosse un regolo della chaiianea, il quale per un miracolo della grana si mantenne santo
««•giusto tra gli empi
vers, 90. Diede a fui te decime di tutte le rose. Vale a dire delle sposile de’ nemici non già anche ,
«Ielle robe ricuperate, tolte da questi a’ re, e agii abitini! delta pentapoli.
, . . . 1
ver*. 91. Alzo la mano mia. Antichissimo rito per prendere Dio in testimonio di qualche cosa, aliar
la mano verso il cielo, invocando colui, che abili nel cielo.
ver». S, Di tutto quello che è tuo. vile a dire di quello, che era tuo, e de' tuoi, e luo voglio che
sia tuttora, benché sia divenuto di ima ragione, come acquisto fatto in guerra giusta. Con ragioue h- I
giovani.
secondo luogo Àbramo eccettua La porzione, cho toccava ad Aner, a Kscol , e a Mambrc , i qua-
in
li vede, che non imitarono la sua grandezza d’animo, e probabilmente si accordarono a ciò volen-
si
tieri 1 re della Pentapoli.
Capo Dcchnoquinto
Ad Abramo , che non spera più successione Dio fremette un figliuolo j e Abramo credendo
.
a lui è giustificato, c /ter ra /taira della terra promessa offerisce it sacrifizio prescritto-
gli dai Signore . E indicato a lui il futuro pellegrinaggio detta sua stirpe.
1. HU ilnquc transaclis. Cactus est senno Domi- 1. Passate che furono queste cose, il Signore
niad Abram |ier visionai*, dicco» Noli timer©
: parlò in visione ad A
bramo , dicendo : Aon teme-
Abnun ; ego pi ole» tur tuus sum, el mcrcca tua re ,o Abramo ; io sono il luo proiettore, e tua ri-
magna nbnis. cotnpcnsa grande oltremodo.
4. Dixitque Abnun: Domine Deus, quid tlabis ±E Àbramo disse : Signore Dio, che mi darai
mihi? ego vadam ab.squ© liberis: et lilius procura- tuf io tue n' audio senza figliuoli: e il figliuolo del
loris duiuus luca©, iste. Damaseli» hliczer. mio maestro di casa , questo Eliezcr di Dama-
sco.
8. Addiditquc Abram: Mibi autem non «fedisti 3. E
soggiunse Àbramo : Ma a me tu non luti
scinoli : et cecc vornaculus incus huercs incus crii. dato figliuolo: ed ecco die questo schiavo nato in
mia casa sarà mio crede i
4 Stalimque senno Domini factus est ad cum 4. E
tosto il Signore gli parlò e disse
:
Questi
dlccns: Non crii bic baeres tuus, sed qui esreUio- non sariì luo erede , ma fucilo , die da' lombi tuoi
•
tur de utero tuo, ipsuin habcbi.s baemlem. uscirà , lui avrai tuo erede.
5. Eduxìlquc ©uni fora», et alt illi: • Sospiro 3. E
lo condusse fuor a , e gli disse: Mira U ciclo
coelum, et numera stella», sì poles. Et dixit ei:
• Rom. 4. 18.
e conta , se puoi , tc stelle . E
cosi ( diesigli ) sarà
Sic crii scnicn tuum. la tua discendenza
6. • Crcdidit Abram Deo, et reputatimi est fili ad G. Àbramo credette a Dio , e fagli imputato a
justitiam. * Rotti. 4. 5. Calai. 5. lì. Jac. 9. 43. giustizia
\
7. Divitniic ad cimi: Ego Domiuus, qui eduxi 7. E Signore gli disse: Io son il Signore, die
il
tc do llr Chaldaconun, ut darem libi tumuli islam, U trassi da llr de 1 Cluddei, /ter dare a le questo
et possiderc» cani. paese , e fardiè tu lo possegga.
8. At ili© ait: Domine Deus, unde scirc possimi, 8. Ma quegli disse. : Signore Dio , donde poss * lo
quod posscssurus siili cani? conoscere , ch'io sia per possederlo
ver*, i. E tua ricompensa grande oltremodo Dio solleva lo spirito di Àbramo a faticare e combat-
.
tere i" r un premio inilmlamenle più grande, che le vittorie e le ricchezze del mondo, lo stesso sarò
tua mercede, dice Dio ad Abramo: erro la sola mercede degna di ino, e dell'amore, eh* lo ho |ier te.
vers. ‘2. Signora Dio. che mi darai tuf io me n‘ andrò re. Fra tulle le maniere di esporre le prime
parole della risposta di Àbramo, questa mi sembra la più vera: Signore Dio, tiene sta, che voi vi degnale
«Vesserò mia mercerie: imperocché di lolle le cose «lei mondo, che darete \oi a ine. che possa essermi
rii eonsota/ione? mentre quel figliuolo eli* lo aspettavi ; quel Salinolo unico oggetto di mie brame ; quel
figliuolo in cui debbono esser benedette tutte le genti , lo noi vedo, e temo, clic per mia colpa io no
.
sia privo, c che v-iu’esso io mi morrò, e ornai averi» per erede non uà figliuolo naturale, ma un adot-
tivo. Il figlinolo «lei mio maestro «li casa. Damasceno di patria, il discorso u* Àbramo è rollo, come ognu-
no vede e palei ico.
Ver». 5. Conia, se puoi , le stelle, veramente di queste il numero non può aversi con tulle le diti-
genze usale dagli astronomi, scoprendosene nel cielo, mediante le ripetute osservazioni, sempre «ielle
nume, le quali per la sterminata distanza «la noi scompariscono quasi, benché sien di fatto grandissi-
me. or alle stelle e paragonata la discendenza di Àbramo, non lauto la discendenza carnale, quanto la
spinili, ile, di que1 figliuoli cioè, de* quali sta scrìtto, che splenderanno come stette per interminabili eter-
nità. Dan. iv.
ver». 6. Abramo credette a Dio , e fugii imputato a giustizia. Abramo padre di nostra fede, come lo
Chiama l'Apostolo, credette a Dio, c per questa fede non solo fu fallo giusto; ma ottenne eziaudto di
crescere nella giustìzia: imperocché vuoisi osservare, che quelle parole Abramo credette, e fugtt impu-
talo , ec. si applicano non solo a questa particolare circostanza, per cui sono state senile, ma a tutto
le precedenti azioni rii Abramo, cominciaudo dalla prima chiamala di Dio in Ur «le* Caldei: ma sono sta-
te poste qui da Mosè, perché In questa occasione spiccò maravigliosamente la fede del gran Patriarca.
Àbramo adunque giusllfirato già per la sua fede, per la fede divenne ancora più giusto e così egli fu
padre della fede e modello di giustificazione, sopra queste parole vedi l’Apostolo Rom. iv. Cai. m. o {».
Giacomo rap. u. 93., e quello, che abbiamo dello in questi luoghi.
Ver». K. .Signore Dio , donde poss* io conoscere , ec. questa dimanda non è Indizio di verun dubbio
intorno alia venia delia promessa ma Àbramo affidalo nella bontà del signore domanda con untUU
:
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, . . , . , .
GENESI CAP. XV 49
9. Et rrepontlens Domimi*: Sume, inquit, mlhi var- 9 EU Signore rispose: Prendimi una vacui t li
t qualche segno riguardo al modo, onde dò debba effettuarsi. La tua Interrogazione è simile a quella
della vergine. Lue. i. 34.
Vera. Io. Le divise per mezzo, natta testa In giù. Queste cose sono fatte da Àbramo per ispirazione
di pio, il quale conferma le sue promesse, istituendo 11 rito di contrarre le alleanze; il qual rito si con-
servò «Il poi presso zìi Ebrei ( t edi Jerem. xxxiv. IR. ), e fu adottato da molte nazioni. Secondo questo
rito divisi gli animali nella guisa descritta da Mosè, e collocate le parti di essi l'ima dirimpetto all'altra,
passavano T contraenti pel mezzo, onde venivano ad essere uniti tra loro mediante il codiuii sacrifizio
Ma ricordiamoci, che Abramo in premio della sua fede meritò di vedere, benché da lungi, il giorno di
Cristo. Jo. vili: e il sacrifizio di lui coi quale fu riunito l’uomo con Dio, c stabilita l’eterna alleanza;
questo sacrifizio fu predetto c mostrato ad Abramo uel sacrifizio degli animali divisi da lui in simbolo
Jella sua alleanza.
Ma non divise i volatiti. Questi non appartenevano al rito dell* alleanza ; ma erano solamente per
essere offerti al signore.
11. E Abramo li cacciava. Abramo si slava nel mezzo delle bestie divise.
vers.
12. Abramo fu preso da profondo sonno. Questo sonno, o sla estasi, come hanno I lxx, gli fu
vera.
mandato da Dio; e le cose, che Dio rivelò a lui intorno a 'suoi posteri in questo sonno, Io atterrirono,
e gli fecero errore grande e afflizione.
vera. 13. Per qualtrocent' anni. Vedi l’Esodo cap. xn. 40. 41.
Ver*. 15. Anderai a trosare i padri tuoi. s. Ambrogio Ub. a. de Abraham cap. 9. Sol. che ci ricordia-
mo, che la
madre nostra è quella C.erusatemme , che i cotassù , quelli diciamo padri, t quali nel me-
rito precedettero, e ne ir ordine della vita: ivi trovatasi Abele vittima della pietà. Ut u pio e santo fte-
noch , ivi Noè : a trovar questi onderà Abramo , come qui a fui si promette.
vers. 16. Alla quarta generazione Nella linea di Giuda si conterebbero in questa guisa le quattro
.
generazioni d’uomini nati nell’Egitto: Ksron f nipote di Giuda) generò Aram , Ar.nn generò Aininadab,
Ammaliali generò Naasson, Naasson generò salinon, il quale entro nella terra di promissione.
Son sono ancora compiute te iniquità degli Amorrhei Nomina questi soli , come popolo principale,
c più ragguardevole dì Chanaan, e anche, |ierchc nella terra di quel popolo sì trovava allora Abramo.
Vers. 17. Una fornace fumante. Ecco uu simbolo delle tribolazioni e de* mali, sotto de’quali dover»
gemere in Egitto i posteri di Abramo.
// una tampona ardente , che passava per mezzo oc. Dio, di cui è un'immagine questa la m pana ar-
dente. passando per mezzo agli animali divisi ratifica l’alleanza fermata con Abramo.
Vers- IH* Liai fiume d'Egitto sino al gran fiume ec. Il Duine d’ Urlilo è II Nilo: dal Nilo adunque lino
all’ Kiifratc, promette Dio, che si stenderà il dominio de’ posteri d’Àbramo. peccati di questi tratten- I
nero lungamente I’ adempimento pieno di tal promessa ma ella fu veriUcala interamente sotto Davide
:
e Salomone»
i
Cape Dffimo0csi0
Agar à data in moglie ad Abramo da Sarai sua padrona ma ella dopo : di essere divenuta
madre disprezzava la padrona ; ed essendo stata perciò gastigata si , fuggi : ma per co-
mando di un Angelo tornò a soggettarsi a Sarai , e partorì Ismaele
1. iffitur Sami uxor Abram, non gcnuerat libero?; 1. Ma Sarai jtnoahe ài Àbramo, non aveva fallo
•mi hnbens anrillam >Kgyptiam nomine Agar, ; ma avendo ima
figliuoli %i hinva Egiziana per no-
me Agar ,
roi /
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* . .. . .
2. 9.
30 GENESI CAP. XVI
nix.lt marito guo: Ecce conclusit mo Domlnus, Disse a suo mutuo: Ecco che li Signore tra
no parcrem: Ingredcre ad ancillam meati), «I forte ha fatta Merito* farcito io non jHtrtorisca: sposa la
sai lemex il la susclptam fliios. dunque Uic acquie- mia schiara *sea sorte di lei almeno avessi figliuoli
secret deprecanti, Ed essendosi egli prestato alle preghiere di lei ,
5. Tulli Agar .Egyptlam ancillam emani , post 3. Ella prese Agar fojiziana* sua schiara* par-
annos decere, quam Imbibire coeperanl in Urrà sati dieci anni , dacché arcati principiato ad aiu-
Cfcanaan: et dedii eam viro suo uxorem. tare mila terra di Chanaan: e la diede ai manto
suo per moglie.
4. Qui ingressus est ad cani. At lite concepisse 4. Ed egu coabitava con essa . Ma
ella valendo*
se videns, ocspcxit dominare suam. a
che are concepito prese * a farsi beffe delia pa-
drona . ,
5. Dl’xitquc Sarai ad Abram: Inòpie agi» conira 3. E Sarai disse ad Abramo : Tu mi fai fngiu-
me: ego dedi ancillam meam in storno laura: quao slitta: io ti ho data la mia schiava per tua cen-
videns, qnod conceperil, despectui me habet: ju- sorie: ed ella vedendo * che ha csmccpilo* mi bef-
dicet Domimi» inlcr me, et te. fa : il Signore sia gitulice tra me* c le.
e. Cui respoodeos Abram: Ecce, ail, andito tua 6. Dispose Àbramo ; Ecco che, la tua schiava 4
in manti li» est: utero ca, ut libo*. Alili gente Igl- in tuo fiolcre : fa' con It i . come miglio li /duce.
I ur cara Sarai
,
fngaiu iniit. Siccome aduu< [ue Sarai la galligava * ella se «e
fiuggi-
*7* Curoque invenissd eam Angelus Domini Juxta I. E
l'Angelo del Signore atti» loia trovata tn
fouiem aquac in solitudine, qui est in via Sur in luogo solitario presso una fontana, di acqua* che i
deserto, tulio strada di Sur net deserto *
limi ad Ulani: Agar, anelila Sarai, onde vo-
8. 8. Le disse: Agar * terra di Sarai , donile vieni?
ltisi et quo netto? Oune respondil. A cacto Sarai c dove vai tu t Ea ella rispose: Jo fuygu dagli occhi
dominile meae ego furio. di Sarui mia padrona
9. Dixilque ei Angelus Domini: Revertcrc ad do» 9. E
l'Angelo del Signore le disse : Torna alia
minnm tuam, et Immutare sub mauu Uiius. tua fiorirono* e umiliati sotto la mano di lei.
10. Et rursuin: Moltiplicare, inquit, tnullìpHcabo 10. E
soggiunse: io mollipacherò grandemente
acmen mure, et non numerabUur prae mulUtii- la tua posterità* « non potrà numerarsi perla sua
dlne. molli tintine .
11. Ac deinceps: Ecce, alt, concepisti, et parie* 0- II. E
dijMìi: Ecco* disse * tu hai concepito * «
Ilum: vocabìsquc nonien ejus Ismael, co quod au- partorirai tot figliuolo * e gli fumai nume Ismaele*
dieril Dominus affliclionera tuam. perché il Signóre ti ha esaudita nella tua affli-
zione .
15. vocavlt nutem nomen Domini, qui loqueba» 13. Ed cita invocò il nome del Signore * che te
tur ad eam: Tu Deus , qui viriteli me. Di&Uenim: parlava Tu* Dio * che mi hai Veduta» Imperar*
Profeclo hic vidi posteri ora videntis me. chi* ella disse: Certo che io ho l'vdtUO U tergo dI
lui * che mi ha veduta
14. • Propterea appella vit puteum illum putcom 11. Per questo chiamò quei pózzo il pozzo diteti
vtventis, et vldeutls . me
Ipse est inter cade», et che vive * e mi ha veduta. Egli è tra Coniti * o
Band .
• /«/>. at. ea. Baraci
15. Peperitquc Agar Abrac (Unire : qui vocavit 15. E
Agar partorì atl Abramo un figliuolo : tt
nomen ejus Ismael. quoto gli fiose nume Ismaele
16. <) elogine» et se* annomm era! Abram, quan- 16. Ottanta sei armi acca Àbramo * ijrnndo Agar
do |m {kuìI d
Agar Ismaelctu. partorì a lui /macie.
ver». 2. Se a corte di tot averti figliuoli , L'Ebreo : fort’ io per mezzo di lei mi edificherò una cara »•
maniera di parlare motto frequente nelle Scritture. Agar diede nome alla ritti detta Agra nell’Arabia
re» rea ,
e a' popoli delti Agarem , e di poi Saraceni* dalla parola Araba forata* ebe vaie rubare , far
fmemiotiegli prestato alte preghiere di tei. ». Agostino -li b. ro. de rlv. cap. ». scrive: O uomo, che
virilmente usa deile donne : detta moglie con tempi i anu i ; detta schiava per condiscendenza ; di nissu-
na con i moderata affezione! e altrove non ha «Ullìcoità di uguagliare i mal rimordi d’Àbramo alla castità
di Giovanni. In questo fatto Abramo fu certamente guidato dallo spirito del Signore; onde egli non fu
di poi ama caro a nk» per aver condisceso a’ desidero della moglie.
Ver». 5. lu mi fai ingiusti zia Sara rifonde nella troppa bontà di Àbramo verso di Agar la cagione
.
Ver». 12. Le mani dì lui contro tutti r le mani di lutti contro er. predizione vertocatt In tutti tem- I
pi, e lino al giorno d’oggi negli Arabi posteri d* Ismaele, feroci, amanti la guerra, e ladronecci, sen- I
za stanza fissa, salvalicblT e vagabondi dall’altro lato fedeli nello promesse, c ospitali , tenendo tutti
;
*» uomini per fratelli, e persuasi, che i beni di intesta terra som lutti comuni.
Pianterà le sue tende dirimpetto a quelle di tulli i suoi ec. Gl* Ismaeliti circondano la Giudea , V Idu-
tnca , il paese di Moab e degli Ammoniti.,
ver». 13. Ho veduto il tergo ec. L’Angelo, che rappresentava Dio, nel corpo che avea assunto, non
foce vedere ad Agar la sua tacerla, ma if tergo. Pedi i‘ Esodo xxxm. 38. ouind) l’antichissima tradizione
presso gli scrittori profani, che gli Dei non mostravano mai agli uomini la loro faccia.
Ho veduto il tergo di tui * che nu ha veduta Che ha gettalo lo sguardo sopra di me per consolarmi.
.
e darmi consiglio,
vera, il Tra CcCadcs c Dorati, cades. o Cadesbarne era nell’ Arabia Petrea circa venti miglia lontano
t
Capo EJcritnooeUmo
Le promette son pur ripetute ad Àbramo j e a lui, e a Sarai tono confiati t nomi Ui cir- .
9. concisione è comanttata come segno deli’ alleanza Prometta di un figliuolo di Sara. Pro-
.
i. PMtquam vero nona ferita et novelli annorum i. Ma quando egli era entrato nei imnagcsimo
rase cooperai , appartili ei Dominus > dixitque a<l nono (limo 3 gli apparta il Signore e gli disse : Io
eum: Ego neus 01 imi poteri* ambula corain me, et
: H Dio owiipvicnte : cammina alla presenza mia 3 e
«sto i>eirfecUis. sii perfetto.
Vera. I. Io U Dio onnipotente, potrebbe tradursi 'Kb reo: io U Dio che tono pienezza, ovvero la stes-
l
sa pienezza: cammina atta presenza mia, e sii perfetto t a Bine di renderti capace de’ beni, ch’io ti
preparo, e ti ho promesso, cammina come servo fedele alla mia presenza, obbedisci a* miei comandi,
e fa’ di essere irreprensibile, e senza macchia.
vera. 4. Io sono, di Dio solo con verità si dice, che egli è, perché egli è eterno, immutabile. Egti
adunqtie con questa parola dimostra ad Abramo, cornei! patto, e l’alleanza, che egli fermava con lui,
era immutabile.
vera. 6. yon tarai più chiamato coi nome ec. Ab-ram significa padre eccetto e Abraham ( contratto
di Ab-ram-hammon ) padre eccelso di moltitudine
ver». 6. Ti farà padre di papati , e nasceranno ec. Àbrahomo secondo questa promessa di Dio fu
certamente padre di popoli immensi gli israeliti, gli idumei .gli Arabi; ed egli ha avuto nella sua, di-
,
scendenza un numero grandissimo di regi, nessun uomo riguardo a tutto questo potè mettersi in pa-
ragone con Abrahamo, dacché mondo è mondo. Ma vanno elleno a terminarsi qui le grandiose fremes-
se di Dio? B V alleanza sempiterna (ver*. 7.) di Dio con Abrahamo che aarebb’ ella divenuta, se ella
avesse dovuto aver suo effetto nella sola discendenza carnale di questo gran Patriarca? con ragione per-
ciò l’Apostolo cl fa osservare, che i figliuoli di Abrahamo secondo lo spinto sono l’oggetto di queste pro-
messe: che a queste han diritto I Gentili imitatori della fede di quel patriarca, a cut queste promesse
furono fatte prima, ch’egli ricevesse l’ordine della circoncisione affinché rosi egli fosse padre di tutti
,
i credenti ineirconcisi (vale a dire dementili), e padre dei circoncisi, di miegti i quali seguono te ve-
stigio delia fede, che fu in Abrahamo padre nostro non ancor circonciso Rom. iv. II. I. i*. 7. 8. fiat. III.
14., et seq. tn questo senso re che nasceranno da Abrahamo, sono in primo luogo il cristo re de’regt,
l
c poi principi della casa del Signore, gli Apostoli delle chiese, gloria di cristo: la terra, di cui Dio dii
i
il possesso eterno al seme di Abrahamo fedele, ella è la terra de* vivi, riguardo alla quale non sono
piu pellegrini, nè forestieri quelli, che per la fede son divenuti concittadini de* Santi e delta famiglia ,
cui l>ciietlicturus si un: eritquc in nationes, et reges qliuolo , a aù io darò bettcdizionc : ed ci sarà ca-
|MqNiloruin orienUrr ex co. po di nazioni , e da lui usciranno regi di popol».
47. ceculit Abraham in faclem su ani , et risii, 17. A br alunno si gettò boccone per terra , e rise 3
tliecns io con le suo Putasne centenario nascetur
: dicemto in cuor suo : tossitole, che. nasca un figliuo-
fiiius? et Sara nonagenaria parici? la a un uomo di cento tomi? c che Sara parto-
risca a novanta?
18. Divitquc ad Dcum: Utinam Ismael vivai co- 18. Edisse a lui: di grazia , vh'a Ismaele di-
roni le. nanzi a le.
19. Kt alt Deus ad Abraham: * Sara uxor tua pa- 19 . Edisse Dio ad Attristiamo: Sara tua moglie
vocablsque nomcn <Hus Isaac, et con*
rici libi lilium, li par Unirà un figliuolo , r ali j tornii nome Isaac j
sliluain pnrfiun nu'uin illi in fondu* sempiternimi, e fermerò con lui II mio fxitlo j>er un’alleanza sem-
1*1 'rn m ejus |M>sl «Un. * Infr. 18. 10., et il. 3.
ii piterna , e col seme di lui dojto di esso.
23.
30. Super Ismael quoque exaudivl le. Ecce be- 20. Ti ho anche esaudito riguardo a Ismaele , e
nedirmi) ni, et angnbo, et inulliplicabo eum valdc: lo amplifulurò e moltiplicherò grandemente : ei ge-
tliMMlccìm «iucca generabit, et (ariani illuni .n geo» lar era dodici condottieri j e far olio crescere iu una
lein magnani. nazione granite.
il. Parlimi vero menni statnnm ad Isaac, quem 21. Ma
il mio patio lo stabilirò coti Isacco, cui
parie! libi Sara tempore iste in anno altero. partorirà a te Suro hi questo tempo Tanno te-
giurile.
32. n
iniquo finitus ossei senno loquenlis cum eo, 22. E finito che ebbe di parlare con lui , si tolse
jUMvnriit Deus al> Abraham. Dio dalla vista di Abralumto.
Tulli airtem Abrah.uu Ismael filium suum , et 25. A
bralunno lulitnque prese Ismaele suo figliuolo ,
otnncA vernando* «Iniiius suae: universosque. quos c tulli i servi nati Udia sm cavi: e tutti quelli
tiner.a, cunclos ex omnibus viris uoinus che aliti comperali , lutti quanti i maschi di sua
sum*: d
eircumridil cameni pnieputii corum slatini casa , e U circoncise immediatamente lo stesso gior-
in i|>sà dii*, sieut praeeeperat ei Deus. no , conforme Dio gli atra ordinalo.
- Abraham nonaginla et novem erat annorum, 24. Abrahamo area nolani ano ic aioli ipiando si
quando rircumridit camem pnieputii sui. circoncise.
23. Et ismae! tìlius tredecim annosiniplevera! torn- 25 . Eil figliuolo Ismaele avea compilo tredici
itore ciruumcisionis suae. anni al tempo di sua circoncisione.
26. Km lem die circuincisus est Abraham, et Ismael 26. Netto stesso giorno fu circonciso Abrahamo
lilius ejus. Ismtwlr suo figlinolo.
27. Et omnes viri donius illius, t:un vemanili , 27. E
liuti gli uomini di quella casa , tanto quei,
quam cmlitii, et alicnigcnao i>ariter drcumcisi che (n essa erari nati , come quii , che erano stati
suoi. comjierati , e gli stranieri furono circoncisi ad un
tcnipo.
Vcrs. 14. Una tal’ anima torà recisa dai ceto del pepo/ tuo. Sari rigettata dal corpo della Chiesa
Giudaica, privata delle prerogative della famiglia di Abrahamo, ed esclusa dalle promesse eontenu le
nella mia alleanza. Altri spiegano queste parole della pena di morte, colla quale dovrà punirsi chiun-
que non fosso circonciso; altri della morte dell* anima, cioè deir eterna dannazione, nella quale Incor-
resse chi trascurava questo rito, come quello, ehc era stato ordinalo pel rimedio del peccato origina le,
secondo ». Agostino, s. Gregorio, s. Tommaso e alln: ma siccome su questo punto è diversa l’opinione
di molti altri Padri, e interpreti, la prima c la seconda sposinone sembrano più accertate. Gli Ebrei
affermano, obese un figliuolo di Abrahamo, non circonciso nella Infanzia, arrivato all* anno decimotcr-
zo non si facesse circoncidere , restava soggetto alla pena intimata da questa legge.
Vers. 15. Aon chiamerai piu la tua moglie, ec. uopo aver mutato il nome ad Abramo Dio cangia an-
che quello della consorte : tu non la chiamerai più mia signora ma assolutamente la signora : come
,
«lucila, che non di una «olà famiglia sarà madre, ma di tutte le genti per mezzo d* Isacco e del Cristo,
che «lee nascere dai seme d’lsa«“«*o c di cui lo stesso Isacco sarà lignea.
vere, lek la benedirò, e di tei ti darò un figliuolo ec. Dell’ Ebreo lutto intero il versetto si riferisce a
Sara: La benedirò, di lei li darò un figlinolo: la benedirò; ella sarà madre di popoli, e da tei usciranno
de’ re Grandioso elogio di* Sara e infallibile prova della virtù di questa gran donna. Ella è degna per-
.
ciò di essere una bella figura della Chiesa di cristo, e anche di queua Vergine figliuola di Sara, dalia qua-
le volle nascere il Cristo .
vere. 17. E rise , dicendo ec. Risc per eccesso di allegrezza Insieme e di ammirazione imperocché :
lungi da noi di sospettare la minima dillìdcnza In queslo grand’uomo dopo quello, che in prolusilo di
quello fatto medesimo ci espone l’Apostolo: Abrahamo contro ogni speranza credette di divenir padre di
molte nazioni . e senza v acillar nella fette non consìsterò ni il suo corpo sem aio . essendo già egli
. .
di circa cento anni , ni C utero di Sara, già senta vita; ni /ter diffidenza esitò sopra la promessa di
Dio ; ma robusta ebbe la fede dando gloria a Dio . pienissinuunentr jtersuaso , che qualunque cosa ab-
.
bia promessa Ilio , egli i potente iter farla; /teriache eziandio fu gii ( ciò) imputato a giustizia. Rum. iv.
18. 22. Vanni, che queste parole di Paolo, le «piali evidentemente sono allusive al fatto, di «mi si parla,
non lascili luogo di dubitare della fermezza invariabile della fede 111 Abrahamo, particolarmente ove
riflettasi a quelle parole: c fugii imputato a giustizia.
Ver*. IR. Di grazia , viva Ismaele dinanzi a te. Vale a dire, signore, dacché tanta è la tua boni A
verso di me, che mi prometti un tal figliuolo, e con esso biuta felicità, degnati di grazia di conservare
in vita anche il mio Ismaele, c di benedirlo, a trinche egli viva dinanzi a te, e ti «la accetto. I.a rispo-
sta di Dio: Ti ho anche esaudito riguardo ad Ismaele, ec. parrai, che non permetta di dare verun altro
senso a queste parole.
vere. 19. Ejìfi /torrai nome Isaac t che vuol «Ih* riso.
Vers. So. Dodici condottieri. GII Arabi erano divisi, come gli Ebrei, in dodici tribù, c lo sono anche
di presente: i capi, o sia condottieri di esse sono predetti in quésto luogo.
vere. 22. SI tolse Dio ec. Il siro traduce T Angelo di Dio. E molti interpreti credono, che per lo più
in queste apparizioni dee intendere! un Angelo rappresentante la persona di Dio.
\ ere. 23. Immediatamente lo stesso giorno, sdegna di osservazione la pronta obbedienza di Abrahamo.
I.’ udire il comando di Dio, c l’eseguirlo (u quasi lo slesso. Ma è anche degna «!’ osservazione l’ obito-
ri lenza «r istnacle e di tutta quella numerosissima famiglia in soggettarsi ad un rito molto penoso. Argo-
mento dell’ autorità acquistata da Abrahamo sopra de’ suol per una sperimeli la la virtù e saviezza.
. v
Tre A rigeli accolti da Abrogamo come o/pili promettono un figliuolo di Saraj » qua la perciò
accedo rito ,nc è ripresa. Predizione della rovina di Sodoma, per cui Abrahamo prega più
volte
I. • Apponivi mi lem ci Dominila in convallc Marn- 4 .EU Signore apparve ad Abrahamo nella valle
imi: set lenii in osilo tabernacoli ewii in ipso filato- di Marnine , mentr e! sedeva all’ ingresso del suo
• flebr. 15. 2. padiglione .nei maggior caldo del giorno.
re dici.
a. dunque elevataci ocutos, apparuerunt cl tres 2. E
avendo vini alzali gli occhi , gli comparve-
viri stante* propc cum: quos etnn viiifesct, rucur- ro tre uomini , die gli sturati dappresso , e t tediai
ric in oecureuiu curimi de oglio tabernacoli, et ado- che gli ebbe , corse toro inctmlro dall' ingresso dei
ravi! in lerram. padiglione , e adorò fino a terra.
5. El di vii: nomini', 6Ì inveii! grattami!) oculfe 3. E
disse: Signore , se io ho trovato grazia di-
tuia, no lran%eas semini luum: nanzi a te, non lasciar indietro il tuo servo:
4. sed afirr.im pauxillum aquac, el lavate petto 4. Ma io porterò un po’ di aajua , t lavate i ro-
vestros, d
requiesdte sub arbore. stri piedi , c riposatevi sotto quest’albero.
5. Ponamque bucccltam pani», cl confortale cor 5. E
vi presenterò un pezzo di pane , affinché ri-
vcslrum , postea tnmsibUi» idcircO eniro doefi-
: storiate le vostre forze, e poi vetr onderete: ìmjh-
naslis ad servum vcslrum. Quidixcrunt: Fac, ut roochè per questo siete venuti verso il vostro servo.
oc utili» es. E quelli dissero: Fa’, come hai detto.
fi. Festinavil Abraham in labernaculum ad sarmn 6. Ando iti fretta Abrahamo da Sara , e le dis-
rlixitqiic el: Accelera; (ria sala sinnlac conuu i&t*c, se: Fa'presto, inquisì a tre sali di fior di fari-
et fac subeineririos panes. na , e fatine delle schiacciale da cuocer sotto la
cenere.
7. Ipse vero ad anTicntum cucurrit: cl tulli indo 7. Ed egli corse all’ armento , e tir tolse un vi-
vituliini lenerrimuin, et optìmjun, deditque puero, tello il più tenero , e grasso , e lo diede atl un ser-
qui festinavil, cl coxll illuni. vo, il quale bai tosto lo ebbe colto.
8. Tulli quoquabutyruin, et Ine, cl vitulum, auein 8. Prese anche del burro, e dei latte, e il vitello
coxcrnl, et posuil corain éis: ipso vero stabut Juxta cotto, e tu' imbandì loro la mensa: ed egli sene
eos sub artiorc. staia in pii presso di loro sotto P albero,
9. Cium pie comedlssent, dKcnint ad cum: Ubi 9. E
quelli mangialo che ebbero , disser a lui :
i*l Sara uxor tua? Mie res{H)udit: Eccc in taberna- Dov’é Sur a tua moglie f Egli rispose: Ella i qui
colo est. mi padiglioni:.
10. cui dixit: • Rcvertcns veniam ad le tempore 10. E
a lui disse ( uno di (ptelU): Tornerò nuo-
feto, vita cornile: cl liabcbit filium Sara uxor tua. vamente. a te di questa slagioue , vivendo tu j e
Ono audilo. Sara risii post ostium tabernacoli. Sara tua moglie atra un figliuolo. La qual cosa
• Sup. 17. 19. Infr. 21. 1. Rum. 9. 9. avendo lutila Sara di dietro alla porla del padi-
glione rise.
41. Erant autem ambo sene», proVeclaoque adu- 41. imperocché ambedue erano vecchi , c di età
li*, d desierant Sarac fieri muliebri;!. avanzata , e Stira non ai'eva più I corsi ordinari
delle donne.
ché a questo fatto principalmente alludendo l'Apostolo dice? Non vi dimenticale dell'ospitalità, dap-
poiché per questa alcuni dieder , senza saperlo , ospizio agli Angeli, neh. xjii. 2, vedi Auguat. avi. de
clv. cap. 59.
ver*. 2. Peduli che gti ebbe , andò ec. in tutto questo racconto abbiamo una viva pittura del rispet-
to, e della canti di Abrahamo verso degli ospiti.
E atiorò fino a terra, vedi cap. xxiu. 7. un'espressione slmile a quella usata mil nella nostra vul-
gata. La voce Latina culorare e li Greca de'LXX. che corrispondo a questa, significano portar la ma-
,
no alla bocca, baciarsi la mano, else era segno d’ adorazione presso gY idolatri. Pedi Job xxxi. 23. m.
Heg. xix. 18.
ver*. Signore, te lo ho trovalo ec. Abrahamo talora parla a tutti tre; talora a quello di mezzo, che
3.
faceva la primafigura e pareva sovrastire agli altri.
vers. Porterò un po’ d'acqua # ec. La lavanda de’ piedi era la prima funzione dell’ ospitalità, s. A-
4.
gostmo, e Girolamo, in vece ut quello, che si ha nella Volgata: e lavale l vostri piedi, lessero e lasse-
s.
rò i vostri piedi: ma certamente il senso è lo stesso.
Per questo siete venuti verso ec. A questo line di onorar la mia tenda, prendendo in essa ristoro ; a
questo line sena’ altro vi siete qua rivolti.
\ers. 4. Impasta tre sali di fior di farina ec. il sato è misura ebrea contenente il terzo di un epha ;
onde Ire sali ranno un’cpha, cioè più di settanta libbre di farina. Sara in età di novantanni, Sara no-
bilissima e ricchissima donna dee impastare (certamente coir aiuto delle sue serve) questa farina,
farne il pane, e cuocerlo, onesta semplicità degli antichi costumi notala nelle scrii Iure si osserva an-
che negli scrittori profani. benché tutti posteriori a Mo*è. K questa semplicità serviva assaissimo a con-
servare nelle madri di ramigli* Il buon costume e l’ affezione alla casa, a renderle più attive e anche
sii miglior sanità. E onesta semplicità quanto è mai proferibile alla mollezza e alla inutilità, nell* quale
le donne comode de' nostri tempi consumano la maggior parte del tempo c della vita?
Dette schiacciate da cuocer sotto la cenere. I Saraceni, c I Mauri, simili agli Ebrei ne* costumi, an-
che oggidì cuocono 11 loro pane o sotto i carboni o sotto le ceneri o nelle padelle.
Ycrs. 8. Prese anche de! burro, dell’oriente il burro si conserva liquido, e la voce usata qui nct-
1* originale dà idea di una cosa, che si bee. Chiesto burro ordinariamente dà grato odoro.
.\e ne stat a inpié presso di toro j vale a dire II serviva a Un ola come traduce il Caldeo. Pedi Jcrem.
in. IL yehem. xu. 44.
Ver». 9. Mangiato che ebbero. La maggior parte degl’ Interpreti con Temi o reto c s. Tommaso affer-
mano, che questi Angeli non mangiarono iti realtà, ma parve che mangiassero; c Utrah imo credette,
che avesser mangiato. Ma s. Agostino sostiene, che realmente mangiarono, e che gliVgch posso» man-
giare, e che. quando l* Angiolo Rafacle disse a Tobia Pareva a voi, che io mangiassi e bevessi : ma io
:
mi seno di cibo c di bevanda invisibile, ciò non vuol dite, che Rafacle non mangiassi? effettivamente:
iim significa, che quelli, che lo Vedcait mangiare, credevano, che egli il facesse |»cr bisogno, quand’et
lo face a solamente per elezione. Pedi Tob. xii. 19.
vers. IO. lìvrndo tu. Sembrami questa la migliore interpretazione di quelle parole della volani
vita romite ; c dcll'Rbrco sfondo il tempo della vita : l’Angelo diro ad Abrahamo. che. l’anno seguente
in quello stesso tempo tornerà a lui; che el sarà vivo c avrà avuto un figliuolo di Sara.
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. : : ì -,,
iMisfissimam. el * OENEDICKNDAK siili in ilio ninne* grande e fortissima , e dovendo in lui attere BE-
i ialini ics termo? • Supr. 11. 3.
Jnfr. 21. 18. NEDIZIONE tinte le nazioni della Urrà
11». Si-io ei lini, quod pmeeepluru* sii liliissiiis, 19. imperocché io so , che egli orditura a* suoi fi-
et domili suae post se, ul eustixtinnt viam Domi- gliuoli, e dono di sé alla siui famiglia, che segua-
ni. et faciali! judirium. et j aditimi); ul addurat Do- no le vie del Signore, e osservino la rettitudine, e
25. propler Abraliam omnia, quae lorutus
mimi* est la giustizia , amnittè il Signore ponga ad effetto
ad «nini. tutto quello, che ha detto a lui.
do. Dixit ilaipir Doininus: Clamor Sodomorttm, 30. Disse m fumine il Sigtiorc : il grido di Sodo-
et r»omorr!iac nmltipliralus est, el peccatimi curimi ma, e di Gomnrrka è cresciuto, e I loro peccali si
aggmvalum est nimis. sono aggravati fornitura.
ai. Dracendam, el videi*), ulruui clamorcm, qui 31. Andcrò , c vedrò, se le opere loro agguaglino
venil ad me, opere compleverint; an non csl ila, il grido, che ne è giunto fino a me: o ; se così non
ul sriam. v. é, iter saperlo.
aa. converlertinlque se Inde, el abbruni Sodo- 32. E
si partirm di là, e si incamminarono a So-
mani: Abraliam veto adirne slabat coram Domino. doma : ma Abrahamo slava tutl'ora dinanzi al Si-
gnore.
El anpropinquans all: Numquidpcrdcsjustum 33. E
anirinandosi disse: Manderai tu ht perdi-
cum impfo? zione giusto insieme colT empio ?
ii
a4. Si fuerint qiiini]iiaginta justi in dvilate, peri- 24. Se vi saranno cinquanta giusti in quella citili,
boni simul ? et non parces loco illi propler quln- perirono? eglino Insieme ? c non perdonerai tu a quei
quaginta justos, si fuerint io evi ? 39. per amor di cimpumla giusti , quando vi sic
luogo
noi
25. Absit a tc, ut rem hanc farina, el orrida* Ju- 25. Lungi da te il fare tal cosa, e che tu uccida U
stim» ctun impio, fluente jusius slrut Impitis : rom giusto coù' empio , eil giusto vada del fiori coll’em-
rat i»oc tuum: qui judicas oi imeni terrain, ncqua- pio: questa cosa non è da le: tu che giutlidd tutta
31. facies juniciuiii IKK'.
qiinm la terra, non farai simli Giudizio.
ai». I >i Doininus ad cum: Si invenero So-
\iti|ii«* 26. E
il Signore diÉsegli: Se io troverò tn mezzo
domis (piiiKjiia^inia juMos in medio civiL»li>. di- alla città di Sodoma c/nefiuinta giusti, io {ter donerò
initinm omn loco propler eoe. a tulio il luogo per amore di essi.
37. Kcspondensquo Al>rahaii) , all: Quia semel 27. Eibridiamo rispose, e disse: Dacché ho co-
corpi, lui piar ad Dominimi metiiu, cum siin pul- mincialo una volta , parlerò al Signore mio , ben-
vis, el clnis. ché lo sia polvere, e caure.
38. Quid si minus qninqnagiiita juslis quinqiic 28. E
se vi saturnio cinque giusti meno di cin-
fuerint? ddebis prooter qiiadmginla uuinque uni- quanta , ilistriujgerai tu la città, perché sono sola-
versali) urbem ? Et alt: Non dclcbo, si invenero ibi mente qiuirantachupief E
quegli disse: Nou la di-
quadraginta quinque struggerò, se ve tu: trotterò quarantacinque.
29. in irsi inique l(*:utus est ad .cum. Sin aulem E
Abrahamo ripiglio, e disse a lui: se qua E
quadraginta ibi taranti fumili, quid facies? Ait / In farai tu ? QiU’gli disse:
.
Non percoliam propler qupdrafctnta. Non gastiqherò f>cr optar de’ quaranta.
30. No nuacso, inquii, iudigneri* Domine, si lo- 30. Non adirarti, disse, o Signore, del mio par-
tiar: Quid si ibi inventi fòerintjlrìginta? Hespon- lare: ('he sarà egli quando vi se ne trovino imitai
a it : Non fiidam si invenero ibi trigint«i. Hispose: Non farà altro , se ve ne troverò trenta.
Quia semel, all, eooiil, loqunr ad Doininom 31. Dacché ima l'olla ho principiato , disse egli ,
menni: Quid si ibi invelili fuerinl viginti? Ait: Non parlerò al mio Signore: E
se ve ne fosscr trottati
interliciam propler vigilili. tota ventina* Dispose: Per amor de’ lenti non man-
derò lo stermini^,
33. OlMcero, inquit, ne irascaris Domine, si lo- 32. Di grazia, diss*cgU, non adirarti, o Signore,
Ver*. 19. Rise in tuo secreto. Il caldeo rise dentro di se: riguardando come Impossibile quello, cho
«Ve* sentilo dire da quelli, che ella credeva nomini: ella è perciò ripresa e biasimala dall’Angelo.
’
£ il mio Menare è cadente. \ ragione rumili.* e il rispetto di Sara verso II marito è proposto corno
un bell’ esemplo alle donne cristiane on *. Pietro, ep. i. cap. i ir. 6.
Ver». 16. .Yon ho riso. Sara è anche più biasimevole per aver voluto coprire il suo fallo con
una bugia.
ver». 90. tl irrido di Sodoma e di Gomorrha re. onesto grido, rome osserva s. Agostino, significa
la sfacciataggtncgpimpnidcnza, eolia quale I cittadini di quelle eliti violavano pubblicamente le leggi
più sacrosante limatura, sono nominate queste due cèlti, come le principali c le più ingolfate ne’vuu.
Ver». 91. dotterò e vedrò ec. Pio qui Istruisce coloro. I quali sono dolman ad amministrar la giu-
.
bilila. insegnando loro la circospezione r la maturità, che debbono osservare ne’ loro giudizil.
vera. 99. R si partiron di là, due de’ Ire Angeli, restando con Abramo tl terzo, che era quello. Il
quale, come abbiam dello, faceva la prima figura , c portava la parola.
vera. Sì. £
se dieci codi si trovassero? Abrahamo dopo (pirata interrogazione non vajiiù avanti, masi
sla cheto . ammirando la demenza di Dio. RI credeva , che dieci giusti poi e— erti agevolmente trovarsi
in tanta moltitudine, nonché la sua sollecitudine riguardasse principalmente II nipote Loti contutlociò
. I 0j
GENESI CAP. X V I 53
Ifuar ailbue aulici: Quul «1 Inventi Incrini ibi do- u lo iliròancora una parola: Kit dieci caldtl tro-'
oan! Et dilli: Non deli bo propler docci». muserò? E quegli disse: lirr amore de1dicci non ia
distruggerò.
33. Ahiitquc Domina», poslquam ce&savll loqul 33 . E andosscne U Signore, quando Abraham firn
ad Abraluuu; et Ulc reversus est in locuin suum. di parlare j cd egli iomossent a casa sua.
egli fa vedere una carità universale verso gli abitanti di quelle infelici città; carità colla quale meritò
ta Uberai ione del nipote. •
Ver». 3s. Andosscne U Signore, quando ec. Sparì dagli occhi d’Abrabamo qucU’Angelo, col quale egli
parlava, andati gU altridue a Sodoma.
<£aj)u ©ecinumima
Lot ,
avendo accolti Ir. sua casa gli Angeli , è maltrattato da* Sodomiti : é liberato cotta mo-
due figliuole dati* incendio di Sodoma , e perde per istrada la moglie. Ubriacato
glie, e cotte
commette incesto colf una e coti’ altra figliuola donde nacquero l Moabiti e gli Am- ,
moniti .
5. Compiili t Hlos oppido, ut divcrterent ad eum: '3. Ei però li castrinse ad andarsene a casa sua:
Ingressi sque domum
lilìus Cedi convivimi], et eoxit éd aurati che furono fece t iro il banchetto, e cosse
azvma, et comederunt. é** fiel pane senza lictito, ed ei mangiarono.
4. Piius auteni quam irent cubilum, viri ristatisi 4. Ma prima offessi andassero a dormire , gli uo-
vallaverunt domum a pucro usque ad sena» Jbuinis tfiini della città assediarono ia casa, fanéiutli, e reo-
populei» simili. éhi, e lutto il popolo insieme.
J
a. Vocavcnmtque Lot, et diierunt ei: boi sunt .
' 3. E
chiamarmi Lot , c gli dissero : Dove sono
viri, qui inlroierunt ad te nocleT educilios bue, ut quegli uomini, che sotto crurali in casa tua sul far
cognoscamua eos. -g della nottef mandagli qua fuma, affinché noi gli co-
* nascimi i<>.
6. Egrcssus ad eoa Lot , post tergum occlmJcoa 6. Usci Lot, chiudendo dietro a sé ia porta: e
osti uni, ait: « ' disse toro:
7. Notile, quacso, frali es tnel, nolitc mal uni hoc 7. Non vogliale di grazia fratelli miei, non vogtia-
lacere. te far questo male.
8 . iiabeo duna filias, quac needum cognovcrunt 8. Ho
due figliuole ancor vergini , le condurrò a
virura: educai» eas ad vos, et abullniint eia, sicut voi, e abusate di esse, come vi pare, purché non fai >
vobis ptacucrit, dummodo viri» isti» niliil mali la- date verun male a quegli uomini j perocché som ve-
dali*: quia Ingressi sunt sut) umbra culmini» mei. nuli all’umbra del mio tetto.
9. Al illi dixerunt: Recede illuc. Et rursu» : in- 9. 3fn quelli dissero / a’ in là. E
agijituuiro: Tu
gressus es, inquilini, ut advena ; numquid ut judb sei entralo qua come forestiero ; ia farai tu da giu-
cca ? te ergo ipsum rnagis, quam lios aflligemus. dicci Noi udumpic faremo a Ir peggio, che a quelli.
• V inique facicbant Lot vchenientlsslwe.: jamque E facevano strapazzo granitissimo di Jxil: ed trono
projHj crani, ut effriiigerent (orca. “ 9. Pelr. 9. 8. già vicini a rompere la porla.
40. Et cccc niUATunt nianum viri , et inlroduie- 40. (Juand* ecco quegli si esor la mano, e misero
nini a<i se Lot, ciauseruntque oUiuin. Lot in casa, e cbiuter Ut porla.
41. Et eos, qui fjris crant, • |K*misserunt cac- 41. E
colla cecità piatirono quc’che erari fuori ,
citalo a minimo usque ad maximum, ita ut osi inni dal più piccolo fino ai pài grande , talmente che non
invenire non poi L — • Sap. 49. 46.
42. Dixerunt auleoi ad Lot: Ilalics hic quempiam
poiet'ano trutta la porla.
49. E
dissero a Lot: Hai tu qui alcioni de' tuoi
tuoni!» generimi, aut Glios, aulGlias? omucs, qui o genero, o figliuoli , figlie f lutti i tuoi mentili via
tui sunt, edite de urbe hac. da questa città.
43. Delebili! ua enim locuin istum, co quod incro- 15. Imperocché mi dlstruggcrcm questo luogo ,
Si alzò, e andò toro incontro ec. Lot imita la carili ili Abrahamo verso de’ foresi ieri.
Vers. I.
Vera. 3 roste dei pane senza lievito, ec. L’ Ebreo dice Uè' mazoth : i Greci avevano una specie d'im-
pasto di farina d'orzo o di grano, con acqua e latte c olio, con vino doler, Ovvero vino cotto, c que-
sta pasta mangiavano cruda; e chiamava*.! maza. simile impasto era usilalo ira gli Ebrei; ma eglino |>cr
lo più lo facevano cuocere. Si può credere, che tale fosse il pane dato da Lot agli Angeli.
Vera. 4. Tutto il popolo insieme, vedesi una cornatone universale ed inaudita.
Vers. 6. Affini hi noi ti conosciamo. Vogliamo vedere que' forestieri e sapere chi essi sono, «otto .
questo p rei cain cuoprono questi empi le scellerate loro intenzioni; e questo bastava a Lot (il quale be-
nissimo li conosceva) per intendere quel, che volessero fare.
vers. 8. lo ho due figliuole ec. La pcnurhaztonc d'animo ad una sì indegna richiesta, la sollecitu-
dine di salvare ospiti sì venerabili dall'oltraggio, l'impossibilità di opporsi per ntssun modo agli atten-
tati di coloro; tutto questo potè diminuite ni qualche maniera la colpa di Lot nel fare una tale offerta;
ma egli certamente peccò; nè egli era padrone di esporre le figliuole all'infamia e al peccato: e l'ordi-
ne stesso della carila richiedeva, die egli, padre com'era, provvedesse all'onor delle liglitiole, prima
che a quello degli ospiti, s. Agostino confessando il peccalo di Lot dice tutto quello, clic ragionevol-
mente può dirsi per iscusario, in queste poche parole: tvrt per orrore degli altrui peccati turbato
nell’ animo non bada al suo proprio peccato : mentre volte sacrificare te figliuole alta libidine di que-
gli empi .
Vers. 9. Va in là. Volevano farlo allontanare dalla porta per sforzarla: e si vede, che riuscì loro
tli farlo
vers. 11. E cotta cecità punirò tu ec. vatablo : abbacinarono ta vista a quelli, ec. s. Agostino, c
la maggior parte degl' interpreti credono, che questa cecità consistesse nell’avere Dio fatto sì. che»
quantunque vedessero le altre case, non vedessero nè potessero trovare la porta della casa di Lot-
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Si rf K M E S I CAP. XIX
wrll clamor ramni ramo Domino, qui mfalt nos, pctché il taro grato ti <1 (Usato vie pHRfhu; al Si-
ut {H'rdaniLLs illos. gnore, U quale ci Ita mandali a stèrmmrli.
14. Kgressus itaquc Lot , locutus est ad peneri» 14. Usci aduni /uè Lot , «r parlò a’ suol generi i che
Kos, qui accxpiun ernnt iilLas ejus, et di ut: Sor- davamo prendere le sue figlie, e disse: Levatevi,
gile, egrediraini de loco iato: quia deicidi Domi- partile da questo luogo: perché il Signore distrug-
nila clvitateni tane. Et visus est eia quasi ludens gerà questa città . E
parve loro, che parlasse caute
toqui. per burla.
15. cumque csset mane, cogctant eum Angoli 13. E fattosi giorno, gli Angeli lo soffrii lavano,
diceatcs: .surge: tolte uxorem tuara, etduas Alias dicendo: Affrettati , prendi tu tua moglie , c le due
quas liabca oe et tu paritar perca» In «celere d-
: figliuole, ette lini; affinché tu uncor non perisca per
vilali». U scelleratezze di questa città.
16. Dissimulante ilio, apprehenderunt man hit» 16. E simulo egli a bada , pretcr per numi lui
cjus, et inanum uxori», ac uuaruni tìliuruni t*jus j e la sua moglie , e le sue due figliuole , perché il Si-
eo quod parrarct Doinmus illi. gnore a lui voiea perdonarla.
1". • Eduxerunlque eum. et posuenint extra cl- 17. E lo condussero via , e lo mlser fttori della
v ilalem ihlque loculi «uni ad eum, dicénles: Salva
: città: e (pin i parlarono a lui, dicendo : Salta la tua
aniiuam Inani noli respirare ]h>m tergimi, ncc stos
: i ila: non mtlarli indietro, e non ti fermare in tutto
in olimi circa regione: sed in monte salvimi le fac, il paese circonvicino: ma salvati al duutle, affinché
uc et tu «iinul perca*. Sap. io. 6.* tu vare non perisca.
48. Dixitffue Lot ad eos : Quaeso
Donnine mi,
, <8. E Lot ditte loro : Di grazia , Signor mio ,
19. Quia inverni servii» tuo» gratiam coram te. 19. Dacché il tuo servo ha trovato grazia dittanti
«t magnilleasti mbertcordiain Umili , quam tee isti a te, e hai falla a me una misericordia grande,
nummi, ut salvane ammani menni, nec possum ponendo in siatro la mia vita, io non posso mirar-
tn monte salvali, ne forte apprebendat me malum, mi sid moine , perctié potrebbe forse venir sciagu-
limonar: .
ra sopra di me, e tonni la vita:
90. Est dvitas haec juxta, ad quam possum fu- E qui vicina quella città , alla quale posso fug-
gare, parva, et saltabor inca: fmuiquid non ino gire, ella é piccola, e ivi troverò salute: Nun i em
dita est, et vivet anima imm? pira itimi e ivi non sarà sicura la min ti tal
91. Dixitque ad eum: Ecce eliam in boc susce- 21. Ma quegli disse a lui: Ecco die anche in qm-
pi preco» mas, ut non subvertam urbcai, prò qua sprio ho esaudito le lue preghiere , onde non di-
loco (MS CS. struggerò la cillù, in favor dt:Ua (piale tu hai par-
92. • Festina, et salvare ibi: quia non noterò fa- lato.
con: quiclquain, donec ingrcdiaiisillut. Iddrco vo- 22. Affrettali, e sabati colà : perocché io non po-
calum est notiteli urbis iltius Segor. • Sap. lo. 6. trò faf nulla, fino a tatuo che lu vi sia entrain. Ar
93. Sol egreasus est aujicr terreni, et Lui ingres- questo fu dolo a quella città il nome di Segor.
•us est Segor. 93. Il sole si levò sopra la terra , e Lot entrò in
94. • igitur Dorainus pluit super sottomani et Co- Segor.
morrham tulpfaur et ignem a Domino de rodo: 94. Il Signore adiavpic piovve, dal Signore sojtra
• Deut. 99. 23. /sai. 13. 19. Jerem. 30. *>. Ezech. Sodoma c Gomorrha zolfo e fuoco dal cielo
16. 49. Omx 11.8. Amo* 4. 11. Lue. 17.98. Juilae. 17.
93. Et subvertit dvUates bas, et «n imeni circa ro 23. Edistrusse quelle città , e tutto il paese al-
gl onero, universi» tabitalorcs urbiuiu , et cuncta f intorno, tulli gli abitatori delle città , e tulio il
,
Ver*. 14. Che do irano prendere le sue figlie. 1/ Ebreo, che prendevano le tue figlie: e i UH, du-
nenano prete te tue figlie j vale a dire, avevano fatti gli sponsali colle ine figlie. Gli Ebrei e altri popoli
del Levante rateano passare per lo più un assai lungo Intervallo tragll sponsali e il matrimonio.
Ver*. 19. Acmi porto salvarmi sul monte , perché ec. Sembra, che Lol pieno ancor di Umore, d agi-
tazione c d'affanno per quello, elle gli Angeli gli avevano predetto, camminando lentamente c a sten-
to, temesse clic gli mancasse il tempo per arrivare a s.iivamento sul monte; o che assolutamente non
ai sentisse fona per giungervi. La sua obbedienza non fu perfetta; ma nondimeno egli merita lode, per-
chè per tal modo cerca dì salvare la piccola città di .segor.
verv 22. Per questo fu dato a quella citta U nome di Segor. Prima chiama vasi Baie c di poi fu chia-
mala Segor, che vuol dir piccola.
ver». 34. Il Signor piovve dal Signore ec. j padri riconoscono concordemente in queste parole lina
dichiarazione della distinzione delle persone, del Padre e del Figlinolo . e la divinila dei Figliuolo , e la
sua uguaglianza col Padre, e han paragonato queste alesse parole con quelle del Raimo 100. Ver*. 1.
Ditte il .Signore al mio Signore , citate già da Gesù « risto istesso; c quelle dei saimu ISL Per questo ti :
unse , o Dio , il tuo Dio , ec. , citate da s. Paolo a provare le medesime verità, firh. I. 9. senza badare
perciò a quello, che qui dicono alcuni moderni Ebrei, e anche alcuni moderai cristiani troppo facili
a seguire le dottrine di quelli, ahbiam conservato nella versione la stessa pretta ri i«e, come rii» con-
servata la nostra volgala. Il Paure ha rimesso inlmunrnte oJ Figliuolo di fot' giudizio, Joan. v. 4f. Il
Figliuolo riceve dal padre insieme colla essenza anche tutta la potestà. Il Figlinolo allumine , che c Si-
gnore e Dio, colla potestà datagli dal Padre, da cui rccciv tulle le rose, piovve zolfo e fuoco dal cielo
•opra Sodoma e Gotuorrha. Notisi, che, quantunque non si parli qui se non di Sodoma e di Gomorra»,
eglic cerio pero, che anche Adania c Rcboitn furono soggette allo stesso gasUgo, e la quinta città non
fu risparmiata se non per le preghiere di LoL .
sia perchè non iniettiamo noi sopra questo grande avvenimento net quale ha voluto Pio «lare una
,
gran lezione agli uomini facendo loro vedere un saggio di quella t* :rrit>d giustizia, eolia quale punirà la
sfrenatezza degli uomini nell’altra vita? Una regione già amenissima e fertilissima diviene orrida a ve-
dersi e spaventevole, dopo che il Ttioco e lo zolfo cadente dal cielo ne «terminò gli abitatori, ridusse iti
cenere gli edilizi e la campagna stessa coperse di rovine c di orrori. Il bilume, di cui era pieno quel
terreno, servi ad accrescer r incendio, da cui non solo le piante tutte, ma .indie una parte della terra
fu abbruciata. Crepata la stessa terra in più luoghi, e abbassatasi, le acqttf dei Giordano visi gettarono
e vi presero le qualità, che si osservan futi' or» la gravezza e densità capti e di sostenere i corpi piu
;
•avi, l'oscuro c tetro colore. Il fetore grande, per cui t pesci muoiono ? bo entrano in quel
E go , le rive sterili, l'aria grave e malsana, chi regna attorno, t'am.irczzzj' pie, li [lessimi con-
ierà fino alla fine del
dizione di que* pochi frutti, che possono ancora nascervi, tutto annunzia e
mondo, che Dio è terribile ne* suol giudizi sopra i figlinoli degli uomini: .Ver' domorrha e le citta
confinali li ree nella stessa nuuuera d‘ impurità . furono fatte esempio tot
. . pena del fuoco eicr-
no, Judac 7.
Veri. 3f.. Essendoti ricotta in dietro. Lo Spinto santo nella Sapienza rap. I. 7. chiama la moglie di
Lot, ajiwta incredula: fosse |>cr Affezione verso ciò. che ella laschi va, o fosse per accertarsi co propri
occhi «idi’ avveramento detia predizione degli Angeli, a gran ragióne al tribù laccai la sua colpa a ma li-
. ,
canna di fede, così ella viola il preciso comando folto a lei non meno, che al marito, ed é Immediata-
mente punita, e diviene anch’essa un grande esempio; esempio della severità, «'olla quale sarà puni-
to chiunque dopo la chiamata di Dio si arresta tra via, o col cuore rivoltesi e coll’afTetfo a quelle co- ,
se che egli dee abbandonare per andar dietro al signore: Ricordatevi, dice cristo, della moglie di Lot,
,
Vera. 30. Egli non ti teneva sicuro in Segor Anche in questa circostanza Lot dimostra una fede as-
.
sai dettole: t’AngcIo gli avea detto, eh* ei poteva restare in segor; la costernazione e l’abbattimento ,
di spinto, in cui si trovava, gli fanno dimenticare la promessa dell’Angelo, ed egli cangia P abi-
tazione .
Abitò in una caverna. Tutte le montagne all* intorno sono piene di slmili caverne molto spaziose.
Vera. 31. A on è rimasto uomo alcuno sopra la terra. Elie sapevano però, che degli uomini ne era-
no in segor, donde erano partite; ma forse, veduto come Dio avea sterminato gli abitanti delle altre
Città, credettero, che alla line avverrebbe lo stesso anche di «nielli di Segor non meno scellerati; o nou
volevano assolutamente aver tali domini per mariti Ma benché possano forse scusarsi dalla menzogna,
.
non possono pero scusarsi in venin modo da quello, che fecero per aver prole, nè Lot può scusarsi;
perocché egli ancora peccò (dtee 8. Agostino ) non guanto porta un incetto , ma guanto porta gueua
ubbriachezza. lib. xxu. cont. Faust, cap. 44.
vera. 37. liti potè nome Moab; vale a diro, che nasce dal padre mio.
Vera. 38. GU potè nome Ammon : che vuol dire figliuolo dei mio )>oi>olo. S. Girolamo scrive , che quel-
la gran donna s. Paola, andando attorno per la Terra santa, giunta che fu a segor, si ricordò «Iella sis-
tolica di Lot, e cogli occhi pieni di lacrime avveniva le vergi»! compagne, essere da guardarsi dal vino,
nel quale è lussuria, c di cui sono opera i Moabiti e gli Ammoniti.
Capo llcntceimo
Ad Abrahamo pellegrinoin Gerara è tolta la moglie: ma è rimandata intatta con gran doni
per conumdo del Signore j e alle orazioni di Abrahamo é rendala la tamia alla famiglia
de ! re.
i. Pro focili* bidè Abraham terroni a usi mi em ha- 1. E par ti tostiti colà Abrahamo , andando nel pac-
vcra. I. In Gerara. 8. Girolamo, cihBusebio mettono Gerara in distanza di venticinque miglia daElcu-
teropoli di tà da oaroma. •
Vol.l 8
. ,, t : j:,
9. 38 GENESI CAP. XX
bitavlt Inlcr Cadcé et sur: et pcregrinotuB est In se di mezzodì , obliò tra Cada e Star: e fece tua di-
Gcraris. mora come pellegrino in Cerata.
Dixilque de Sara irxorc sua : Soror mea est. 9. Eriguardo a Sara sua moglie disse : EUa C
Mlsit ergo Abimeiech rex Gerarae et tulli eam. tuia sorella. Mandò dunque il re di tìerara Abime-
lech a pigliarla.
3. vcnlt autem Deus ad Abimeiech per somnium 3. Ma Dio si fe' vedere di notte tempo in sogno
notte, et
quaui
alt
tulisti:
illi: Kn muriate propler mulicrcm
plicicorde feccris ; et Ideo custodivi te, ne pecca- hai fatta con cuor semplicej e per questo ti ho pre-
re» in me, et non dimisi, ut tangeres cani. servato dai peccare contro di me, e non ho per-
messo , che tu la toccassi.
7 . Nunc ergo redde viro suo uxorem, quia pro- Bendi adunque adesso la moglie al suo marito
nheta est: et oraldt prò te, et vives: si autem no- perocché egli é profeta : ed egli farà orazione per
lueris recidere, scilo, quod morte morieris tu , et le, e tu ideerai: ma se tu non vorrai renderla , sajipi,
omnia, quae tua sunt. che di mala morte morrai tu, e tutto quello, chea
8 Slatimquc de nocte consurgens Abimeiech
. te 11.
appartiene.
vocavit omnes servos huos, et locutus «*l universa Etosto si alzò Abimeiech di notte tempo , e
verità Itaec in auribus co rum, timueruntque omnes chiamo lutti i suoi servi , e racconto toro tutte que-
viri valdc. ste cose, e tutti ebbero gran poma.
9. Vocavit autem Altlmclcch edam Abraham, et 9.
13.
E
Abimeiech chiamò anche Abraham, e gli dio-
dixit ei: Quid feristi nobis? quid pcccavimus in te, se: Clte é quello, che tu ci hai fatto ? che male ti
quia inriirxisli super me, et super regmun meum abbiam fatto noi, che tu avessi a tirare addosso a
pecratum grande? quae non debutati lacere, feristi me,14.
ed al mio regno un peccalo grande t tu hai folto
nobis. a noi quello, che far non dovevi.
10. Rurstmique cxposlulans, all: quid vidisti, ut lo. E
di nuovo ranunaricandosi disse: Che avevi
boi:15.
faceres? fu 15.
veduto, onte avessi a fare tal cosa t
11. ResjMtndit Abraham: Cogitavi menno, dleens : 16. Dispose A
br aitatilo: Io pensai, e dissi dentro
Fors ilari non est timor Dei in loco tato : et inter- di me: borse non sarà ht questo luogo timor di J)io
Acicnt me propler uxortin nieam: e mi uccideranno a causa (il mia moglie
19. Alias autan et • vere soror mea est. Olia pa- 19. Dall’altra parte ella i veramente ancora mia
tri» inei, et non Alia matrta raeac: et duxi eam in 17.
sorella, figliuola di mio / xidre , ma non figliuola di
uxorem. • Stara 19. 13. mia nuutre, ed io la presi per moglie.
13. Postquam autem eduxit me Deus de domo pa- 18. 3/a dopo che Dio mt trasse fuora dalla casa
tria inei, dixi ad eam: • Hanc misericordiam facies di mio padre , io le dissi: Tu mi farai questa gra-
mecum: In onim loco, ad quan ingrediemur, di- ziev In qualunque luogo noi arriveremo, dirai , che
ce», quod frater luus slm. • Infra 91. 25. sei mia sortila.
14. Tulit igilur Abimeiech oves, et bove*, et ser- Prese adunque Abimeiech delle pecore , e dei
vos, et ancillas, et dedit Abratiam: rudUiditquc illi bovi, e de’ servi, e delle sene, e le diede ad Abraha-
Saram uxorein suam, nto, e gli rendette Sara sua moglie,
Et alt Terra coram vobis
: est , ubleumque Égii disse: Questa terra é davanti a te, di-
Ubi placucrit, habita. mora, dove li piacerà.
16. Sarac autan dixit: Ecce mille argenteos dodi Edisse a Sura: Ecco che io ho dato a tuo
fra tri tuo ; hoc erit libi in velameli oculomm ad fratello mille monete d‘ argeiuoj con queste avrai
omnes, qui trami sunt, et quocuinquc perrexeris: un velo per gii occhi dimoisi a tutti quelli, che sosto
mcnicnloquc te depreliensam. con te, e in qtuilunque luogo onderai: e ricordali
che sei stata presa.
17. Orante autem Abraham, panavi t Deus Abimc- Eolie orazioni di Abrahamo Din risanò Abime-
3cdi , et uxorem, ancillasquo cjus, et pepcrerunl: iech , c la moglie , e le sene di lui , e partori-
rono:
18. conclusemi cnim Domlnus omnem vulvam Imperocché il Signore anca fendute sterili tut-
Mandò adunque Jb!me teck a pigliarla. II nome di Abimeiech era comune a 're di cerar*,
ver», i.
come quello di Faraone a* re dell'Egitto; sara avea novantanni; quindi è, che questo avvenimento dà
una grande idea di sua bellezza. / edi cap. xn. 11.
Ver». 3. Ma Dio si fe' vedere, si vede, che questo re conosceva II vero Dio, e lo temeva j e cheli po-
polo era , qual suol essere per lo più , simile al sovrano.
Ver». 5. Setta semiti trita dei mio cuore ec. Si vede, che l'idea di Abimeiech era d'aver Sara per
moglie , credendola libera
vera. 9. (he é quello , che tu ci hai fatto t che moie ec. Dio per bocca di questo principe insegna a
tutti gliuomini, quanto gran male sta pad tilt erto riconosciuto da tutte le genti pel solo lume della na-
tura come un orribile peccato. H solo pensiero di essere stalo vicino a cadervi, benché per ignoran-
za, fa, che Abimeiech prorompa in tante e si appassionate querele contro Abrahamo, che gli avea ta-
ciuto la verità.
Vera. lo. che avevi tu veduto , onde avessi ec. Avevi tu forse veduto cosa, onde potessi argomentare,
che io, o il nuo popolo fossimo gente senza legge, e senza rispetto per la giustizia?
Vera. IO. Mille monete d'argento. Mille steli.
Con queste avrai un veto per gli occhi re. Il denaro, che io ho dato al tuo fratello, e marito, al
quale ora ti rendo, servirà a comprare un velo, col quale quasi sposa novella velerai il tuo capo, e
ciò servirà a farti conoscere, non solo a quelli , che sono con te , ma anche in tutti i luoghi, dove ca-
piterai, per moglie di Abrahamo. *
incordali , che sei stala presa. Non U scordar del pericolo, in cui ti sci trovata; non tornare a e-
sporti allo stesso pericolo col dissimulare il vero tuo stato. •
vera. 18. // Signore avea rendute sterili ec. Alcuni spiegano , che non potcsser le donne dare alla luce
. : f : :.
GENESI CAP. XX 59
domi» Abimcloch propter Saram ux arem Abrahae. te te dome della caia di Abimclech a motivo di Sa-
ra moglie di A bruìunno.
iloro parti già maturi : lo che «ombra più facile ad Intendersi, supponendo, che non lungo fu li soggior-
no di Sara e di Abrahamo presso AbUueicch.
Capo bentcflimoprimo
Soletta e circoncisione d' hocco : egli fu divezzato. Ismaele poi i cacciato di rasa insieme
8.
colla madre, per vivere ne’ deserti. Abimelech fa alleanza con Abrahamo confermata con
giuramento.
ver». A Ffu divezzalo. Alcuni (come racconta s. Girolamo) affermavano, che In antico le madri al-
lattassero l ilgllmil! lino a' cinque anni; il qual sentimento è tenuto dallo stesso ». Girolamo. Altri cre-
devano. che Pela. In cui i fanciulli si divezzavano, fosse l'anno duodecimo: lo che sembra meno cre-
dibile. bai cippo de* Maccabei in |*oi si osserva , che il tempo di allattare era ridotto a tre anni interi
l
Fedi 2. Sfar hai), vii, 27. 2. Paraltp. xxxi. 16., I. lleg. I 22., it. II.
Ver». 9. Che scherniva ec. cosi quasi tutti gl'interpreti: ed è fuori di dubbio, che a prendere II latino
nel senso di scherzare, giuorare, ec.,c 1 dilungheremmo totalmente dalla sposinone dì paolo, il quale dice
che Ismaele perseguitava hocco Gal. iv. 29., e non vedremmo lina giusta ragione dello sdegno di $»ra,
,
della risolili.» doniauda, che ella fa ad Abrahamo, e alla quale Dio vuole che sbranatilo si arrenda, vedi quel-
lo che si e «letto in quel luogo della lederà a' Calali, c il mistero nascosto nella persecuzione fatta dal
figliuolo «Iella ««'biava al figlinolo della donna libera, g. Agostino erette, ebe Sara temè, ebe l'invidia, c
E avversione U’ Ismaele non l’ inducessero a dar morte ad Isacco, e a rinnovare l'orribil tragedia avve-
nuta tra’ due primi figliuoli di vdauio per simili cagioni.
ver». Pi. In Isacco sarà la tua discendenza. La tua vera posterità, verrà da Isacco: egli sarà tuo erede
til erede delle mie promesse, e da lui nascerà il cristo, del quale egli stesso siri una riva figura. Fedi Rom.
ix. 7. 8. (\al. iv. *23., dove l'Apostolo nelle due donne riconosce «Ine testamenti; la sinagoga, e la Chiesa
cristiana; In Ismaele discendenti «I* Abrahamo. dii detu*ueranU dalla sua fede, I quali schernirono, e
i
mente al suo buon cuore il trai Li re con Liuto rigore uni donna, e un figlinolo . che «‘gli amava. K in
ciò appunto *i manifesta I’ altissima ol»bc«l lenza di Abrahamo. DIO dall’altra parte volle In questo fallo di-
mostrare molti secoli prunalquelio, che un dì avverrebbe alla sinagogi discacciata dalla famiglia di Abraha-
ino . ri«lotla ad andare vagabonda. e«l errante sopra la terra, dove miracolosamente so&licnla quella
providenza. che la fa servire di evidente prova alla vera Chiesa, e l i riserba alla futura sua conversione.
Nella solitudine di ttérsabea. questo uouir è posto qui |»cr antic ipazione- Fedi veri. 31.
ver». 16. Gettò il fanciullo ec. ov vero abbandonò il fanciullo : perocché uon è da credere, che ella
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ibi ulerque jnravit. perché l'imo et" altro ivi fallo atta giuramento.
32. Et inierunt foeiius prò puteo juramenll. 32. E
antan fatto accordo circa il pozzo del giu-
ramento.
53. Sumnlt aulem Abimeleeh et Phlcoi prineep* 35 ,E se riandarono Abbnetech e Phicol capita-
«?\ercitus ejus, reversique sunt in tarme Palcstino- mi del suo esercito, e tornarono nella terra de’ l\t
rum. Abraham vito plantavit netnus in Bcrsabcc. tesiini . Ahrahamo poi piantò ima selva a il rr su-
et invocavi! ibi numen Domini D«‘i aitami. bir , e ivi Invopò il nome del Signore Dio derno
34. Et fuitNfolonus terme Pala ostino rum diebus 54. E abitò pellegrino nella terra de* 3\ilesUni per
multis. molto tempo.
portasse addosso Ismaele, ehc dovei avere diciassette o diciotto anni, veramente in alcune edizioni
,
de’uix ciò si legge al verso 19; ma altre edizioni sono interamente simili alla Volgata.
Ver*. 19. Dio le aperte gii occhi, ed ella vide un pozzo ec. Dio fece, che ella ravvisasse questo poz-
zo, che le era vicino, c a cui, turbala e piena d’ affanno com’era, non avea posto mente. Dicesi, ette
gli Arabi coprono eolia sabbia i pozzi da loro scavati, mettendovi sopra qualche segnale; cosi non sareb-
be maravigli i. che Agar uon avesse veduto quel pozzo, fino che Dio lo fece a lei riconoscere per qual»
Che segno, che egli avea.
ver». 21. Vr/ deferto di Pharan. Nell* Arabia Pel rea.
Ver». *L Abimeleeh e Phieol capitano, credevi lo stesso Abimeleeh, di cui si parta eap. xx. e Phicol
era capuano «Ielle sue guardie, ovvero di tutti suoi snidati. Abimeleeh veggendo, come Abrahamo cre-
!
sceva In ricchezze «* In potenza, e come Dio lo proteggeva tanto visibilmente preve«lendo, che egli sa- .
rebbe divenuto un grandissimo principe, pensa saggiamente a fare alleanza con lui, affine di non avere
da temere per se c pel suo popolo.
vers. *26. Per ragione di un pozzo di acqua, ec. Un pozzo, o sia una cisterna d’ acqua è cosa di ri-
lievo in un tal paese, dove «Mista molto il trovarne.
vers. 27. Prete dri/e pecore e de' bovi , e ti diede ec. Forse per farne sacrifizio, come nelle alleanze
si costumava . lasciando ad Abimeleeh l’onore d’immolare quegli animali.
\ crs. 30. sette figurile riceverai tu re. nonché quel pozzo appartenessi' ad Abrahamo, perché egli lo avea
scavalo; conlutlooò por levare ogni pretesto di litigio egli paga in certo modo il fondo, offerendo ad
Abimeleeh queste ugnelle. ) edi. eap. xxvi. 15.
Vers. 3!. Eu chiamato hersabee, cioè, pozzo dei giuramento ovvero, pozzo delie sette , cioè delle
Scile angclle.
v era. Piantò una teivaec. Manto Abrahamo una selva per alzarvi un altari*, cd ivi esercitare gli at-
ti del culto divino, coni** apparisce da quello, che segue. In qiic’tcmui non oravi ancora edilizio alcuno
consacrato agli ewrrizii di religione e gli altari si ergevano su’ luoghi piò elevali . o nc’ boschi.
.
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Capo i)entf5imfl0EConÌ0
1. Quac poslquam gesta sunt , • lenirmi Deus 4. Dopo avvenute queste cose, Dio tentò A br alunno
Abraham, et dixit ad euro: Abraham. Abraham. At e gli disse: Abrahamo, A br aliamo. Ed egli risposi-.
Mie respondit: Adaum. Judith. 8. 22. //ebr. li. 47. Eccomi.
2. Ait illi: Tulle filmili tuuin umgenitum, quem 2. E quegli disse : Prendi il tuo figliuolo unigeni-
diligi», IsaaCj et vade in terram visionisi atque ibi to, il ditello Isacco , e va' netta lena di visione: c
offeres in holoeausturo super unum
eum munlium, fri lo offerirai in olocausto sopra uno de* monti , il
da Dio.
4. Die aulem tcrtio, elevati» oculls, vidit locum 4. E ilterzo giorno , alzati gli occhi , vide da
proco): lungi il luogo:
3. Dixitque ad pueros suos: Rispettale hic cum 3. E
disse a’ suol gioì ani: Aspettate qui coll’asi-
asino: ego, et puer Ulne usque properanlcs, posl- no: io, e il fanciullo anderem fin colà con prestezza
quaro adoraverimus, reverlemur ad voe. e fatta che airemo l'adorazione , tomerem datai.
6. Tuli! quoque ligna holncausli, el imposuit su- 6. Prese eziandio le legna per I ' olocausto , e le
per Isaac lilium suuro: i|>sc vero poli abai in ma- pose addosso ad Isacco suo figliuolo: egli poi por-
ni bus ignoro et gladiuro. dunque duo [icrgcrcnt tava colle sue mani il fuoco e il cvitello. mentre E
alma), camminavano lutti c due insieme,
7. ni-vii Isaac patri suo: Pater mi: At ilio respon- 7. Disse Isacco a suo itadre: Padre mio: que- E
dit: Quid vis, fili? Ecco, toquil, Igni» et Ugna: ubi gli rispose: Che vuol figliuolo t Ecco, disse quegli
est vidima holocausliT il fuoco , c le legna: aov* t la vittima delC olocau-
42.
sto
8. Dixit aulem Abraham: Deus provldchit siW 8. E Abraliamo disse: Iddio si
proirederò la vitii-
viclimaro holocaujti, Oli mi. Pergebant ergo pariter: ma per l’olocausto, figlimi mio. Andavano adun-
que imumzl di conserta
9. Et vencnint ad locum, quem ostcndcrat ei 9. E
giunsero al luogo mostralo a lui da Dio, in
Deus, in quo acdificavit altare, et desuper ligna cui egli edificò un altare, e sopra vi accomodò le
conqiosuil: cuinque alligasse! Isaac lilium suum, po- leqtuz: e avendo legalo J sacco stw figlio , lo collocò
auit eum in altare super strucm lignonim. sull'altare sopra il mucchio delle leqtui.
40.
a
Extcnditque inanimi, cl anipuil "I adì uni, ut 40. E slese la mano , e die di pìglio al coltello
immolarci lilium suum. • toc. 2. *4. per immolare il suo figliuolo.
41. Et ecce Angelus Domini de rodo daniavK, 44. Quand’ ecco l* Angelo del Signore dal del gri-
dicens: Abraham, Abraham! Qui respondit: Adsum. dò, dicendo: A
brattano , A br aliamo I quegli ri- E
spose : Eccomi. •
ver». 1. Dio tentò Abrahamo. Dio avea già più volte messa a dure prove la fede di Abrahamo; ma ci- il
mento, a cui vuole esporla adesso è sì grande e nuovo e unico, attese tutte le sue circostanze, che ve-
ramente fa d’uopo di credere, che non solamente a far conoscere la virtù di questo gran Patriarca, ma
a qualche altro One ancora più grande fosse ordinalo da Dio questo gran fatto. E In vero il sacrifizio ,
che Dio gli domanda è figura di un sacrifizio mollo più grande e augusto , c di maggiore impor-
tanza .
Ver*. Prendi il tuo figliuolo unigenito er. 1/ Ebreo è più affettuoso Prendi il tuo figliuolo , il tuo fi-
2. :
gliuolo unigenito u diletto, prendi /sacro. Queste parole dimostrano (quanto a parole può dimostrarsi)
,
la grandezza del sacrifizio. Abrahamo dee offerire In olocausto il figliuolo unigenito, sopra di cui tulle po-
savano le sue stranie, c le promesse di Dio; il figliuolo amato i>cr le sne virtù, c per quello, di etti
egli era figura, cioè del Messia, che di lui dovea nascere; un figliuolo, che era stalo la consolazione di
sua vecchiezza c del suo esilio dalla terra e dalla casa del padre, e di tulle le afflizioni ed affanni del
suo lungo pellegrinaggio. Dall’altro lato (dice s. Agostino) poteva egli credere Abrahamo, che Dio |M>tcsse
gradire vittime umane? Sia allorché Dio comanda, obbedisce il giusto e non disputa.
Metta terra di visione: e ivi lo offerirai ec- Il luogo, dove Dio vuole che Abrahamo offerisca questo sacri-
fizio, è lontano da Bersabee, o sia da Gerara, circa cinquanta miglia; lo che accrebbe a dismisura il
patimento di lui e segnalò la sua incrcdihil costanza. Dio adunque gli ordina di mettersi in strada e di
andare verso una certa parte, fino a quel luogo, che gli sarà poscia indicato: e questo luogo fu li mon-
te ebe fu poi dello Storia o sia di visione , dove fu poi edificato II famoso tempio. 2. Paratip. iti. I.
Vera. 3. Alzatosi, che era ancor notle.ee. *on si parla di Sara, nè si dice, se Abrahamo le facesse
parte del comando di Dio. Ma s. Agostino e altri Padri credono, che il marito, conoscendola sua virtù,
non le nascose quello, che eglido\ea fare, e che ella si rassegnò al volere del signore.
ver». A n terzo giorno vide da lungi il luogo. Per Ire giorni interi ( dice un antico interprete )
. . .
Abrahamo ebbe a combattere eolia tentazione, anzi coir agonie e colla morie.
ver». 5. E fatta che avremo V atto razione tomerem ec. Abrahamo potè ciò promettere sull» ferma
.
fiducia nelle disine promesse. I sentimenti di lui sono spiegati cosi dall’Apostolo: Abrahamo offeriva l’uni-
genito ... egli, a cui era stato detto- m
Isacco sarà la tua discendenza, pensando, che potente e Dio an-
che per risuscitare uno da morte. Hebr. xi. 17. 18. 19. vedi Angus!, de ctv. xvi. 32. ong. ec. Abrahamo
adunque unisce alla sua obbedienza un’allissmia fede e una speranza invincibile.
Ver». 6. Prese eziandio le legna ... e le pose addosso ec. A sedere Isacco carico dello legna , sulle
quali dee essere sacrificato, non si può non riconoscere quell'auro Isacco , il quale col legno della sua
croi e salirà un di al Calvario ad essere effettivamente immolalo pe’ peccati degli uomini , che egli ha
presi sopra di se.
v er*. 7. Dov’ è la vittima ’ Quanto acerba piaga dovettcr fare nel cuor di un padre queste parole !
Ver». 9. E aiendo legato Isacco ec. Isacco allora non avea meno di venticinque anni, c gli Ebrei
gliene danno fino a trenta e anche Irentasette. Se egli adunque fu legato dal padre, lo fu di suo pieno
consentimento; perocché, udito dal padre il comando di Dio, si soggettò volentieri alla morie onde :
mento di essere un vivo anlicqiato ritratto dell’ altissima obbedienza, colla quale Gesù cristo |K>rse le
mani e piedi per essere confino sopra la croce.
I
ver», li. Adesso ho conosciuto , che tu temi Dio , ec. Adesso con questo gran fatto è dato a conosce-
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, . . ,
ruotque Dersabce situili, et habitavit ibi. rono insieme a Jlersaltcr, e ivi egli abitò.
30. HU ita gesti», umiliatimi est Abraliae, quod 30. Dopo che queste cose fkrouo avvenute cosi
Helcha quoque geuuisset Alio* Vachor fratta suo. fu recala ad Abraham» la novella, che Melcha anca
ancor ella par tarili de * figUuoli a Machor fratello di
lui.
31. Hot primogenitum, et Buz fratrem ejus, et 21. Hus tir buoi muto, c Biu suo fratello, e Ca-
Camuel patrera Syrorum, rnuti padre de* Stri,
33. Et Cusod, et Azau , pheldas quoque , et Jo- 22. E
Cascd, c Azau, c anche Pheldas , e Je-
dlapb, dlajih,
33. Ac Bnthm-I de quo nata est Re-becca : octo
. 25. E
Balbutì , da cui nacque Bebccca : questi
Utos gcnuit Melciia Vachor Aratri Abrahae. olio figliuoli partorì Melcha a Nachur fratello di
Abrahamo. •
34. Concubina vero illius, nomine Roma, pepo* 34. E una sua concubina chiamala Roma, parto-
,
re a tutti, come tu temi Dio, e come lo am* Ano a preferirlo al tuo unico figliuolo: ovvero, adesso ho
di te una vera e ccrla prova, che tu temi Dio. ec.
Non hai perdonato ai /ignudo tuo unigenito per me. Queste parole da un altro tato spiegano for-
temente l’amore del fa<l re j U quaie diede il probrm figliuolo alla morte per l’uom peccatore, ondo
ognuni^ di noi può dirgli: non hai perdonato al figlinolo tuo unigenito per me: come del figliuolo può
dire con le parole di Paolo egli mi amò , e per me diede se stesso.
:
ver». 13. I hUf tm ariete preso per le corna tra’ pruni. La Provvidenza somministra ad thrahamo la
vittima pel sacrifizio in vece di Isacco; ma questa nuova vittima è una nuova figura di Cristo coronato
di spiuc e o fieri o sulla croce, cosi noi ci avvezziamo a riconoscere in tutte te vittime e in tutti i sa-
cri Qzj avanti e dopo la legge, a riconoscer dico, queir unica vittima, e quell’ unico sacrifizio, da cui
tulli I precedenti sacrifizi trassero il loro merito, «piando furono a Dio accetti ; qtieN’unica vittima e
uell’unlco sacrifizio. Il quale servì a santificazione di tutti gli eletti di tutti t secoli precedenti, come
a 1 tutti I futuri.
Vera. 14. Sul monte it Signore procederà. Maniera di proverbio presso gli Ebrei, come per dire, che
quand’anche uno si trovasse in strettezze simili a quelle di Abrahamo sui Moria, Iddio sa, c può prov-
vedervi .
vers. ì fl.* Per me medesimo ho io giurato . ec. Sopra questo giuramento del Signore vedi le riflessio-
ni di Paolo, Bebr. iv., c le note allo steaso luogo.
vers. n. c 18. Il tuo seme s’im/HUtronirà ec. 11 senso dt questa promessa è troppo limitato, ove s’ In-
tenda della conquista delle sole città di chauaan : ella lia questa promessa il suo vero c pieno edòtto
nelle vittorie di Cristo e della chiesa sopra tutte le nazioni del mondo nemiche del Vangelo, e nella
obbedienza rcmluta allo stesso vangelo da’ re e da’ principi delia terra, i quali si glorieranno di aver
«arte alla benedizione meritata agli uomini da quel seme di Abrabamo, cui fu promessa cou giuramen- m
{ o da Dio la salute a tutte le genti.
Vers. 90. Che Melcha aera anch’ella partoriti a Sachor ec. Nachor , come si è veduto, era fratello
di Abrabamo. Mose riferisce adesso la genealogia di Piaehor per riguardo a bebccca, la quale esser dove*
moglie d’ Isacco.
Vers. 31. Hus primogenito. L’Ausite Dell’Arabia deserta ebbe nome da
lui; onde è chiamata nel li-
bro di Giobbe
terra di l!us.
la
Buz suo (Yalello. Klihti insite amico di ciobbe era forse uno de’ discendenti di questo Buz, ovvero
era nato nel paese , a cui questi ave.» dato il nome . travi una città di Busan nella Mooixdimu.
Camuel padre de' Siri. Cioè de’ CamJIcti popoli della Siria , a ponente deU'Kufrale
Vers. Sì. Azau. Aia c vzura città «Iella Cappadocla possono derivare da Azau.
Vera. 34. Tabee. Trovasi 1 abea città nella Perca .
Maacha. fieli’ Arabia felice sono l Maccli c una città detta Macha verso lo stretto di nrrnuA.
lioma. I LXX. la chiamano Rcman, e una città di Lai nome si trova nella Stesopotamia
Capo bcntroimotctjo
Si fa il lutto pctux morte di Sara, la quote i sepolta netta doppia spelonca che Abrahamo .
compra a danaro contante da Ephron Insieme col campo .
1. Vi ili fiutoni Sara ecotoni vigiliti septem anni* . 1. E visse Sara ccuio vani sette anni.
Vers. I. fisse Sara cento ventisette anni. Osservano gl’interpreti, che di questa sola donna ha volu-
to Dio, che fossero registrati gli aitai nella genitura Quest 1 onore è reuduto alla virtù di lei c alla no-
.
Digitìzed b
, . : . : ,,
*
GENESI CAP.
5.
XXIII 8
>
. E* morti» osi In civltale Àrtico, quacost He- t. E morì netta città di Arbee, che è Uditosi
bron. In terra rlianaau; vcnilquc Abraham, ut pian- mila terra di Ctuuinanj e andò Abraham) a render-
geri*, et Aerei eam. le gii ultimi uffizi ,e a piangerla .
3. dunque tuirrexlsset ab officio funeri»,, locutus E
spettito che fu dalie cerimonie del funerale
est ad filios Iloti», dicens: parlò co* figliuoli di Heth » dicendo:
4. Arivcnn som, et perogrinus apud vos : date 4. lo sm
forestiero , e pellegrino presso di voi
jt»s se pulcini voblseum
, ut sopri iam rnor-
milii datemi tra voi Usili t lo di sepoltura , affinché io possa
luuiti menni. seppellire il mio porto.
5. Rospo nderunt fili! Hetli, diceiiles; 5. Risposero i figliuoli di Ileih, e dissero
. Aotli nos, domine: princeps Dei et apud nos: 6. Signore , ascoltaci: Tu sei presso di noi un
In elcctia sepulcris nostri» acpcli mortuum tmun: principe, di Dio: seppellisci U tuo morto in lineila
nulluaque te prohibere poteri!, quin in monumento che piu a le piacerà dette nostre sepolture: e uissu-
ejua sepeiiaa mortuum tuuin. no sarò, che possa vietarti di seppellire U tuo mor-
to nel suo monumento.
7. surreali Abraham, et adorarli populura ter- 7. Si alzò Abrahamo, e *’ inchinò al popolo della
rac, filios videi icet lletn: terra , vale a dire a figliuoli di Metti:
8. nixitque ad eos: si placet animae vestrac, ut 8. E
disse loro: Se piace a voi , eh* io seppellisca
aepcliarn mortuum meum, atidite me, et intercedi lo il mio morto, ascoltatemi ,c intercedete f>cr me pres-
prò me apud Ephron flliuni Seon so Ephron figliuolo di Seor:
9. Ut det mibi spcltmcam duplimn, quarti habet 9. Affinché egli mi conceda la doppia caverna ,
in ex trema parte agri sui: pecunia digita tradat eam che egli ha al fondo del suo campo: a prezzo giusto
mlhi coram vubis in posscssionem sepulcri. me la dia alla vostra presenza , affinché io sia pa-
drone di farne una sepoltura.
10. Habitabat auteni Ephron in medio filionim 10. Or Ephron si stava in mezzo a’ figlinoli di
Ifeth. Res|x>nditqoe Ephron ad Abraham, cunctis ffelh. E
rispose Ephron ad Abrahamo, a sentila di
audientibus, qui Ingnxliebanlur porUun civitalis il— tutti quelli, che entratano nella porta della città
dicens:
li us, dicendo :
41. ivcauaquam ita fiat, domine mi; sed tu ma- 11. Non sia così , signor mio ; ma fa’ tu piuttosto
gis ausculta , quixl loquor : Agnini trado tihi , et a modo mio in quel, eh' lo ti dico: lo ti fo padrum
spcluncam, quàe in co est, praesentibus lìliis po-
litili mei: sepoli mortuum tuum.
dei emigro , e della caverna, che M
e, alta presen-
za ite' figliuoli del popol mio : seppellisci il fuo morto .
13. Adoravit Abraham coraxu populo tcrrac ; 13. ó inchinò Abrahamo dinanzi al popolo della
terrai
13. Et locutus est ad Ephron, circuiti stante plebe: 13. E
parlò ad Ephron, stando tuli' all’ in tomo
Quacso, ut audias me: dalto pccuniam prò agio: la moltitudine: Di grazia ascoltami: io darò il de-
suseijx: cani, et sic scpclluin mortuum in eo. meum naro per il campo j prendilo, e così vi scp/tcllirò II
mio mono.
14. Responditquc Ephron: 14. Ed Ephron rispose
13. Domine mi , audi me: Terra , quarti postu- 13. Signor mio, ascollami: Il terreno, che tu do-
la*, quadrìngentis slclU argenti vaici: islud est pro- mandi, vale quattrocento steli d’argento: questo è
iium inter me, et te: sod quautuiu est hoc? sepcti U prezzo ira me, e te: ma che gran cosa é cJIa que-
KUortuuin tuuin. stui seppellisci il tuo morto.
16. Quod cuni nudissct Abraham, appondit pe- 16. Udito dò Abrahamo fresò il denaro domandato
coiiiam qtiam Ephron jmslulavcrat, audientibus fi- da Ephron alla presenza de' figliuoli di Meih, quat-
liisHeth, quadringentos sicios argenti prubalae mo- trocento skli d‘ argento di buona moneta mercan-
ndai) publicae. tile.
47. conlìniialusquc est agor quondam Ephronis, 17. E
II campo ima volta di Ephron, nel quale
In quo crai spel nuca duplex, rcspìciens Mambre, era una doppia caverna , che guardal a verso Main-
tain ipse qtiam spelonca, et umile» arborea ejua in ine, tanto esso , come la caverna, e tulle le piante ,
cunctis termiti is ejus per ci rati tutu, die erano all' intorno dentro de' suoi confini ,
bil figura , dorea fare nella economia della religione, imperocché ella e maitre dc’fedetl, come
che ella
accenna s. Pietro, ep. I. cap. HI. 6. $ ed è un'idea delia chiesa di cristo, feconda, coni' ella in virtù ,
della promessa, conforme spiega mirabilmente l'Apostolo, tini. ir. tt. ec. Ma ecco In qual modo della
fede «Il questa gran donna yarìi lo stesso Apostolo Il rt». xi. II. Per ta fede ancora la stessa Sara ot-
,
tenne virtù di concepire anche a dispetto del? età, perché credette fedele colui, che te avesa fatta la
promessa. Per la qual cosa eziandio da un soto (e questo già morto ) nacque una moltitudine , come
te stelle del ciclo e come r arena innumerabile , che è sulla spiaggia del mare
Ver». 8. \eUa città, di Arbee, ec. Cosi credevi chiamata Arbee da un cananeo, che ne ebbe il domi-
nio, Jud. xiv. 15. guanto al nome di Hebron, che ella ancora portò, non ne sappiamo l'origine: quelli,
che dicono, che ella lo ebbe da un figliuolo di Cateti chiamato liebron, e che per conseguenza queste
parole sono stale aggiunte al testo di Musè sembrano poco cauti, e vogliono provare una cosa dubbia
,
Seppellisci U tuo morto in quella , che più. a te piacerà ec. El non compresero, che Abrahamo non
voleva aver comunanza di sepuiem con essi, perche erano idolatri.
ver». 9. l.a doppia caverna, ec. Alcuni Intendono, che avesse dnc camere , una per seppellirvi gli
uomini, l'altra i»er le donne .
Ver». IO. Ephron ti stava in mezzo ec. Questo è il senso della Volgata. Ephron. la caverna del qua-
le volea comprare Abrahamo, si trovava presente traila gente, che era alla porta, dove Abrahamo parlava,
or egli alzò la voce, e fece sua risposta. / etti gli atti vii. 16.
ver». 16. Pesò U denaro. L’Ebreo pesò l'argento : non eravt ancora la moneta battuta e coniata.
Di buona moneta: L’Ebreo: di argento, che corre tra' mercanti I quattrocento steli verrebbero a
fare poco più di cinquanta tre zecchini e mezzo, contando il stelo d'argento a soldi trentadue, c set
denari di arancia, coi Calmet, dissert. sopra le monete ec.
vera. 17. e 18. Fu ceduto in pten dominio, non si parla di scrittura perchè non era ancora in uso .
ne’ contraili.
Abrahamo a cui Dioavca promesso il dominio di tutta la terra di Chauaan c U quale per la ferma fc-
. , +
i»
• .
1
64 C E N E S I CAP. XXIII
18. Abrahac In po«w*Mon«n, videniiìms QIH» 18. Fu ceduto in pitti dominio ad Abrahamo atta
ii iet cunetta qui in trilioni [tortaoi civitalis lltius.
i \
,
presenza de’ figliuoli di Ilelh , e di tulli quelli, die
19. Atque ita sepdifil Abraham Saram uxorem entravano nella porla di quella città.
suoni in spelonca agri duplici , quae rcspicìcbat 19. E
cosi Abrahamo seppellì Sara sua moglie in
Mawbre: * liaoc est Hcbron in terra channan. quel campo , nella doppia caverna, che guardava
• Infr. 35. 27. verso Marnine, la quale d i/ebruu tutta terra di
20. Et conflmiatu* est ager , et antnim , qund Chanaan.
rrat in co, Abraliaein iiossessionezu monumenti a E i figliuoli di tìeth con fcrnutt ono ad Abrahamo
20.
GUta li- ili. il dominio del campo e detta caverna , che era in
esso , per servirsene di motuanenlo.
de in questa promessa fa l’acquisto della caverna di Ephron per farvi una sepottura per «ara e per se
stesso, non ebbe da Dio in quel paese nenimen un piede di terra, come notò s. Merano negli Alti
cap. vii. 6. Abrahamo vi compra un campo per aversi ragione di sepoltura; e cosi si confessa ospite c
pellegrino sopra la terra, e dimostra, che ad una terra e ad una patria migliore egli anela, coinè dice
I* Apostolo, cioè alla celeste , di cui era figura la terra di Chanaan. Fedi Hebr. xi. 13. ili.
Capo bentcsimcquatio
ri servo di Abrahamo, dopo aver prestato giuramento , è mandato nella Mesopotamia a cerca-
re una moglie ad Isacco: chiede dal Signore un segnale e trova /{checca , e col consen-
,
so de' genitori , e del fratello, c di tei la conduce ad /sacco , ed egli la prende per sua
moglie , e si consola della perdita detta madre.
toruni : et Domini» in cunetta benedixerat ei. Siattore lo atra benedetto in tutte le cose.
2. Dixitquc ad servimi seniorem domus suac , . E disse al più antico servo di cani sua , che
qui praccrat omnibus / quae habebat: • Pone ma- area il governo di liuto il suo.- Metti la tua inano
rni m
tuam subter femur meum, • Infr. 47. 29. sotto la mia coscia
3. ut adjurcm te per Dominimi Peum codi, et 3. Perche io vo* che tu giuri pel Signore Pio del
non apdpkf uxorem tilio meo de
terrae: nt fiiia- ciclo , t detta terra , che tu ntm darai in moglie
bus cliananacorum, intcr quos habilo. al mio figliuolo tùssuna delle figlie de" Chananei »
ira ’ quali io ubilo.
4. Seti ad et cognalioncm Imam, profl- meam 4. Ma
nuderai netta terra de* miei parenti, e di
ctacarta, et inde arripios uxorem Olio meo Isaac. là menerai una moglie al figliuolo mio Isacco.
3. RcsiiondU servus si noiuerit uuilicr venire
: 5. Rispose il servo: Se fa donna non vorrà venir
menim in ternun hanc, numquid mluccn* debeo meco in questo paese, debbo io forse ricondurre il
Glium tuum ad locum, de quo tu cgrcssus est tuo figliuolo al luogo, donde l enisti tu?
6. Dixitque Abraham: Cave, nequando reducas . EA br alunno disse: auardaii dai ricondurre giam-
Glium meum illur. mai cola il mio figliuolo.
7. Doininus Deus codi , qui tulli me de domo 7. Il Signore Pio del cielo, il quale mi trasse dalia
patrta mel, et de terra nallvilatta mcac, qal locu- casa del padre mio , e dalla terra , ove lo nacqui , U
lo» est mini, et Juravlt mild dicco*: • Semini tuo (piale mi /tarlò e mi giurò dicendo: Al seme tuo da-
12.
dabo lerram hanc: ipse mitici Anstiutii suum Co- rò questa terra * egli manderà il suo Angelo innan-
rani le, et accipies indo morrai fino meo. zi a te, c tu mesterai di la una moglie al figlio mio.
• Supra 12. 7. 13. 15., et 15. 18. Infr. %. 3.
8. Sin autem itiuiier noiuerit aequi te, non lene- 8. Se poi non volesse seguirli la donna , sarai
berta jurameuto: Glium meum tantum ne reducas sciotto dai giuramento: purché tu non riconduca fi
Dille* mio figliuolo colà.
9. Posali ergo servus man uni sub femore Abra- 9. Pose adiuiquc il servo la mano sotto la coscia
ham domini sui, et jurovil illi super scunonc hoc. di Abrahamo suo padrone, c giuro a lui di fare
quello che era stalo detto.
10. Tulitquc deoem cameloa de grege domini 10. E
prese dieci cammelli dalle tuandre dei suo
sui, d abiit, ex omnibus l»ontaejus portans scruni, padrone^ e si parti ,.portando seco di tutti i beni
profivtu.sque jK*rre\it in Mesopotamiam ad urbem di lui , c s' inviò a dirittura tutta Mesopotamia atta
Pfarhor. città di Aneleir.
11. dunque camelos
aecumberc extra fectaset II. E
fatti posare i cammelli fuori della città
oppidum juxta pulcum aquae ves|>ere, tempore, vicino ad un [tozzo di ac/pui la sera, wl zompo , in
quo soienl mulicres egredi ad hauriendaiu aquain, cui soglion le dotuie uscire ad attinger acqua, disse :
digit:
12. Domino Deus domini mei Abraham, occur- Signore Pio del mio padrone Abrahamo
Veri. t. Era vecchio cc. Ave* cento quarantanni, e Isacco ne avea quaranta .
,
ver». IO. boriando seco di tutti t beni ec. questi erano per la dote delia sposa, secondo l’uso di
que* tempi e di que’ paesi, dove lo sposo dava (a dote.
ver». II. E fatti posare i commetti. L’Ebreo, e fallo piegare il ginocchio (a terra) a‘ cammelli-- cosi
riposano queste bestie.
La sera, nel tempo, in cui ec. Era Incumbcnza delle fanciulle l’andare ad una data ora ad alimgcrc
l’acqua Tedi Exod. 11. HI. .
D
. , , •,
,
G E N E S CAP. XX I T
re, obseero, ffllU hodic, et fac mbericordiam cura dammi , ti prego , quest’ orni felice incontro , e sii
domino IMO Abraham. propizio ai mio patitone si bruimmo.
13. Boce 000 alo tropo fontani aquae , et Albe 13. Ecco che lo sto vicino a ((tu tta fontana di
j
habitaturum Imjus civitatis cgrcdienlUr ad haurieo* acqua, e le figlie degli abitatili di questa città usci-
dain aquain. ranno ad attinger (tatua.
14. IgUur purila , cui ego dlxero Inclina hydriam : 14. La fanciulla adunque , a ad io dirò : Porgi
tuam. ut bibain: et illa responderit: Bibe, qnin et la tua Idria , al finché io possa bere: e la quale mi
cameli.s tuis dabo potimi ipso est , quani pracj»a-
: risponderà: lievi j e anzi abbevererò anche i tuoi
rasti servo tuo Isaac: et per hoc inlelligain, quod cammelli: questa sarà quella che tu hai preparata
foccris miseri eoid'iaiu cani domino raco. ad Isacco tuo servo : e da comprenderò
questo , che
tu sci stato propizio al mio padrone.
15. Nord mn intra se verta compleverat, et ecce 15. Non atra egli finito di dire, dentro di se que-
r
Rebecra egrediebatur, (ilui Ratinici, tilii Melrhae ste parole, quand ecco usci fttora Rebecca, figliuo-
uxoria Nanor fratria Abraham , liabcns hydriam la ai Battutele, figliuolo di Melcha moglie di Na-
in scapula sua: chor fratello di Abrahamo, la quale uvea un’ idria sul-
la spada :
16. Puella decora nimis, virgoque pulclierrima, 16. Fanciulla soimnamentc avvenente c vergine
et incognita viro: discenderai autem ad foulcm bellissima , e non conosciuta da uomo : ella era ve-
et implcverat hydriam, ac revertebatur. nuta alla fontana , e avea empiuta 1* idria , e se
n'andava.
17. occurritquc ci servii*, et ait: Pauxillura aquae 17. E
U sert o le andò incontro , c disse: Dammi
idilli ad bilicnduu) prnebe de hydrìa tua. un pocolino d’ acqtta a bere della tua idria.
18. yuac rcs[H>odit: Bibe, domine mi. Celcritcr- 18. Ed ella rispose: Bevi , signor mio. pre- E t
que deposuit hydriiiiìi sujmt u Inani suoi il, et dedit stamente si prese r idria sul stia braccio , e elicgli
a |K)tum.
^ da bere.
19.
25. cumqaD ilio bihisset, adjecit : Quin et came- 19. E quando egli ebbe bevuto , ella soggiunse:
lia tuia liauriam aquam, donne cuuclt bi baili. Io allignerò pure acqtm pe‘ tuoi cammelli, finche
lutti abbiati bevuto.
20. EfTundensque hydriam in canalibus, rccurrit 20. E
versala l’ idria no’ canali , corse di bel
ad puteum, ut haurirct aquam: et haustam omnibus nuovo al puzzo ad attigner acqua : e attintala ne
camclks dedit. diede a tutti i cammelli.
~ì . ipse autem contemplai Kitur cam tacitus, sci- 21. Ma egli si stata a contemplarla in silenzio ,
ri; volens ulmm prosperimi iter suum fecissct Do* volendo sapere , se il Signore avesse , o no., felici-
mimi.', an non. tato il suo viagaio.
*1. Postquam autem biberon! carnei i , protulil 22. E
dopo che ebber bevuto i cammelli , egli ti-
vir inaures aurcas, appendentes siclos duo», etar- rò fuori due orecchini d* oro , che pesavano due si
millas tolidem pondo ridormii decem. eli, e due bracciale t li , ché ttesavano dieci sic li.
DixiUiue ad cam : Lujus cs Alia? indicami* 23. E
disselc : Dimmi , ai chi sei figliuola ? v’ha
hi : i>t in domo
putris lui Incus ad inanendum T egli luogo in casa del padre tuo da albergarvi?
*24. <juae re>|M>ndit Filia sum Batliuclis, Olii
: 24. Ella rispose : Sono figliuola di Battutele , fi-
Melchae, quem peperit ipsi Nachor. gliuolo di Melcha , partorito da questa a Nachor.
25. Et addidit, dicens: Palearum quoque, et 25. E
soggiunse: Di paglia, e di fieno ne abbiam
(beni plurìinuui est apud nus, et locus spatiosus moltissimo ut casa , e spazio grande da dare al-
ad manendim». bergo.
26. Inclinavit se homo, cl adoravi! Domimira, 26. V
uomo allor s’inchinò, e adorò il Signore
27. picena: Bencdictus Dominus Deus domini 27. Dicendo: Benedetto il Signore Dio del pa-
mei Abraham, qui non alvstulit miscricordiam, et titoti mio Abrahamo , il quale noti ha mancato di es-
veri la t ci i^ suain a domino inco , et recto itinere stre misericordioso , e verace col mio mdrotut , e
f
me peixluxi t in doinum fratria uomini inei. per diritta via mi ha condotto albi casa del fratello
di mio padrone.
28 . cucurrit Itaque puella, et nuntiavit in do- 28. Corse adunque la fanciulla, e raccontò a ca-
iii uni tnat rìs suac omnia, quae audier.it. sa di sua madre tutte le cose , che aveva udite.
29 Hafoebat autem Rebecca fratrem nomine La- 29. Or Rebecca aveva un fratello chiamato La-
bari ,
qui fcsUuus «grotta est ad hominem , ubi ttali , il guide andò in fretta a trovar l’uomo, do-
crai forni* merà la fontana.
30 . dunque vkHsset tnanres, et arralllas in ma* 30. Conciossiaché egli aveva ivfduti gli orecchini
et audisset cuncta verta refe- i braccialetti nelle mani di sua sorella, e avea
nibus sororis suae, e
renlis: Hacc iocutus i*st miUi homo: venil ad virum, udite le parole di lei , che riferiva: Quell’ uomo
qui stàbili juxla camcios, ci prope foiitcui aquae : mi ha detto queste cose: ed egli trovò l'uomo, che
si slatta presso a’ cammelli , e vicino alla fontana.
ver* 14- Lts fanciulla adunque , a cui io dirò: «*. osserva il crisostomo, cheli segno, al quale que-
di una buona
*.tn «*»rvó vuol conoscere la fanciulla destinata da Dio pel figliuolo di Abrahamo, è il segno
tale da nla-
..vA/iic di buona indole, affabile, ospitate, che non risparmia la fatica } donna Analmente
«sacco e ad Abrahamo. Fu dunque effetto della sua fede e della spera tua in Dio, e Ri particolare
' spirito santo il chiedere un tal segno.
vera. 22. Due orecchini d' oro. La voceEbru può slgnlAcarcanche vSriKll" l*
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, ,,
argentimi et aurum , scrvoe et andllas , caiuelos core e bovi , argano e oro , schiavi e schiave,
et asino». vammela e asini.
36. Et peperit Sara uxor domini mei filimi) domi- 36. E
Sara moglie del mio padrone ha partorito
no ineo in scDoctule tua, deditque illi umilia, quae in sua vecchiaia al mio padrone un figliuolo , cui
babuerat. egli ha dato tutto il suo.
37. Et aifyuravit me dominus meus, diccns: Non 57. E
il mio, padrone mi ha fatto giurare , di-
acci pica uxorein Alio uveo de ùliabus Chaiuuiaeo- cendo: Non prenderai moglie pel mio figlio nism-
ruin, in quorum terra liabito: na delle figlie de* Chananei, nella terra de1 quali io
dimoro :
38. sed ad dommn patri» mei porge», et de co- Ma onderai alla casa del padre mio, e del-
38.
gnatione mea acci pie» uxorera Alio raeo: la mia parentela prenderai moglie al mio figliuolo?
30. Ego vero respondi domino meo: Quid si no- Ed io risposi al mio patir one: K se la don-
38.
43. venire
luerit mecum mulierT na mm corni venir meco?
40. Dominus , ait , in cujua conspcctu ambulo 40. Il Signore , mi rispose egli , nel cospetto di
mitici Angelum suum tccum , et diriget viam ad in carmnino, manderà V Angelo suo con te , e
tuaiti : accipicsque moretti Alio meo de cognatiooc prospererà II tuo viaggio : e preiuitrai al mio figlio
mea, et de domo patri» mei. una moglie di mia parentela , e della casa del pa-
dre mio.
41. innocetis erte a malcdictioncmca, cuoi vene- 41. Sarai esente dalla tnia maledisipne , quando
ri» ad propinquo» meos , et non detienili Ubi. sarai arrivato a casa de’ miei paratti , ed ei non
vorratuto dartela.
veni ergo hodic ad fontem aquae, et dlxi: A± Sotto adunque quest’oggi arrivato alla fon-
Domine Deus domini mei Abraham, si di rovisti tana, e ho detto t Sfinirne Dio del mio padrone
viam meam, in qua nunc ambulo, A hi attorno, se tu mi lóti indirizzalo ptUa strada, in
cui io ora cammino,
43. Ecce sto juxta fontem aquae, et virgo, quae 43. Ecco che io mi sto presto questa fontana di
Ggrcdiclur ad liauriendam aquam, audient a me: acqua, e la fanciulla , che uscirà fuma ad attigner
Da miti! pauxillum aquae ad bibendum ex hydria acqua, ed a cui dirò : dianoti un po’ <f acqua da
tua: bere delta tua Idria :
44. Et dixerit mihi: Et tu bibe; et camelis tuia 44. Ed ella mi dirà : Itevi pur tuj io ne attignerò
ha uria m: ipsa est mulier, quain praeparavit Domi- anche pe’ tuoi cammelli: questa i la donna destina-
nili» Alio domini mei. ta dal Signore al figliuolo del mio padrone.
45 Uumquc baco lacitus mecum votverem, ap-
. 45. E
mentre tu queste cose ruminava in silen-
paruit Rebecca veniens cura hydria, quain porta- zio dentro di me, comparve Rebecca, che centra
lui in scapula: descenditque ad fontem, et liausit portando la sua Idria sopra la spalla: e scese alla
aquam. Et aio ad euw; Da inlhi i>aullulum bibcre. fonte, e attinse l’acqua. E io le disti: Dammi un
pochelUm da bere.
46. Quae festinans deposuit hydrìam de tornerò, 46. Ed
ella tosto si tolse dalf omero f idria , e mi
et dixil mihi: Et tu bibej et caincli» tuis tribuam disse: Ebeiti tuj e a* tuoi cammelli darò da bere.
pollini. Hibi, et adaquavit camelos. Io bevvi, ed ella abbacò i commetti.
47. Interrogavique cani , et dixi: Cujus cs Alia ? 47. Ela interrogai, e dissi: Di chi sei tu fi-
Quae respondit: Filia Ratini di* suro , AIU Nachor, gliuola f Ed ella rispose : Son figliuola di Datime-
quelli pcperit ei Melcha. Stupendi itaque inaurcs le , figliuolo di Nachor e Melcha. Le diedi allora
ad oniaiidain facicm ejus , at annillas jkisuì in mi- gli orecchini da attaccarseli per ornare li suo volto,
nibus ejus. e i braccialetti per le sue mani.
48. Pronusquc adoravi Dominum, benedicens Do- 48. E
mi chinai, e adorai il Signore, benedicen-
mino Ileo domini mei Abraiiara, qui perduxitme do U Signore Dio dei mio padrone Abrahamo , U
recto itinere, ut suinercm Aliam tratris domini mei quale per diritta tda mi ha condotto a premiere pel
Alio ejus. suo figliuolo la figlia del fratello di mio padrone .
4i). Quainobran si facili» mìserìcordiam, et ve- 49. Ikr la qual cosa se voi vi diportate con bon-
ri tatem cura domino meo, indicale mihi: sin aulctn tà, e lealtà verso il mio padrone, ditemelo : che
ali mi placet, et hoc dii ile mihi ut vadani ad de- se peniate altrimenti , ditemi anche questo, affinché
xteram, si ve ad sinistram. io a destra , o a sinistra mi t viga.
50. Hcsponderuiitquc Laban et Bathuel A Do- : 50. Ma Laban e ttathuel risposero : Il Signore
mino cgrcssu» est sermo, non possumus extra pla- ha parlato: non possiam dire a te fuori che quello
cituin ejus ouidquaiu alimi loqui Lecum. che a lui piace.
51. Eu Rebecca coram te est, lolle cam et pro- 51. Ecco davanti a te Rebecca , prendila, e par-
fidscere. et sii uxor filli domini tui, sicut locutus ti, ed ella sia moglie del figliuolo di tuo padrone
est Dominus. Sternuto la parola del Signore.
53. Quod cura «udisse* puer Abraham , proci* SA. La qual cosa udita arendo il servo di Abraha-
dens adorivi t in terram Dominum. mo , prostrato per terra adorò il Signore.
ver». 36. Cui reti ha dato tutto U suo. Lo ha dichiarato suo erede universale per dopo la mia morte,
ver». 46. Affinché io a destra o a sinistra mi volga. E una inantera di proverbio, che vuol dire, af-
finché io provveda alia mta inciimbcnxa in un modo o in un altro. Egli polca trovare una moglie por
Isacco nelle famiglie degli altri figliuoli di Nachor.
ver». 60. i.aban e fìathuet risfursero. Questo Bathuele dovea essere anch’egli fratello di Rebecca; per-
chè, Se fosse stato il padre, a lui toccava a parlare a preferenza del figliuolo Laban, che fa qui sempre
le prime parti. Crede*! perciò, che fiatimele il padre fosse già morto.
Il Signore ha parlalo. Ciò raccoglievano Laban c Bathuele dal segno, che Dio n’avca dato ad Elieier,
facendolo imbattersi In Rebecca, Li quale avea detto e fatto tutto quello, che egli dentro di se avea do-
mandato al Signore.
; :
pucrr DimiUile me, ut vadam ad dominai)) me am. disse: Lasciatemi andare a ritrovare il mio pa-
drone.
55. Respondoruntquc fratros cjus, et mater: Ma- 33. Risposero i fratelli , e la madre : Rimanga
ncai jkuella saJlem doccui die» apud no», ol poslea la fanciulla almeno dieci giorni con noi_, e poi (tar-
proficiseetur.
56. NoUte, alt, me retinere, quia Domimi» dire- ati. Non vogliate , dixs* egli , ritenermi , dappoiché
xit viam rncam: dimittite me, ut pergam ad do- il Signore ita prosperato il fido viaggio : lasciate
,
ininuin meum. ch’io me ne vada ai mio padrone.
57. Et di xerunl: Vocemus pueUain, et quaeranms 57. Ed ei dissero : Chi arnioni la fanciulla , e sen-
ipsius volunlalcm. tiamo qual sia il suo volere.
5». Cumque vocila ventssel, sciaci tati sunt: vis 58. Citiamola venne , e le domandarono : Vuoi
Ire cuin homiuc isio? Quac ait: Vadam. tu andar con questf tuono f Ed ella disse : . lo-
derò.
59. Dimlsenint ergo eam, et nulriccm iliius, ser- 59. Lasciarmi adunque , eh? ella partisse insieme
vuinque Abraham, et cornilo» cjus, colla sua balia , e il servo d' Abrahamo , e i suoi
63.
compagni ,
60. Imprecali Ics prospera soro ri suac, alane di- 60. Facendo voti per la loro sorella , e dicendo
centes: Soror nostra es, cresca» in mille milita, et Sorella nostra , possi tu crescere in migliaia di ge-
]
iosa ideal seinen Un un porta» ìnimicorum &uoruu). nerazioni , e i tuoi posteri s* impadroniscano delie
porte de* suoi nemici.
0
Gl. Igitur Rebecca, et puellae iliius, ascensis ca- 61. Rebecca adunque s e le sue serve . salite su
melia, sccutac sant virum, qui festino 9 revertetia- cammelli , aiutarono con queir uomo : il quale con
tur ad dofuinuin suuin. lulta celerità se m
tornava ai suo padrone.
Eo auteiu tempore deambula bat Isaac per 63. In quei tempo stesso Isacco passeggiava per
viam, qtiac ducit ad nutcuiu , * cujus non ieri est la strada , che conduce al pozzo che si noma di
viventi» et videnlis: habitabat enim in terra australi: lui che vive e vede: imperocché egli abitava nella
• Sup. 16. 14. terra di mezzodì:
63. Et egresso» filerai ad meditandum in agro, 63. Ed era uscito alla campagna per meditare
inclinata jam die: cumque elevassct ocuk», vklit sul far delia sera: e alzali gli occhi vide da lungi
cainelo» veniente» procul. venir i cammelli.
G4. Rebecca quoque, eonspecto Isaac, dcsccndit 64. Rebecca eziandio „ veduto Isacco , scese dai
de canielo. cammello ,
65. Et alt ad pucrurn : Quis est ilic homo , qui 65. E
disse al servo : Chi i quell ’ uomo , che
venit per agnini fu occureum nobist Dixilque ei: viene pel campo incontro a noi f Ed egli disse:
Ipse est domi n ua incus. Al iUa tolleu» dio pallium Quegli è il mio padrone. Ed ella tosto preso U
ofierult se. velo si copri.
66. Servu» autem cune la, quae glisserai, narra- 66. E
U servo raccontò ad Isacco tutto quello ,
vi! Isaac. che area fallo.
67. Qui introduxit eam intalkcmaculum Sante ma- 67. Ed egli meitolla dentro il padiglione di Sara
tri» suite , et accrpit eam uxorem : et in tantum sua madre , e la prese per moglie: e P amor che
dilexit cani, ut dolorcm, qui ex morte mairi» ejua -
ebbe per lei fu tale , che temperò il dolore 3 che ri
acci derat, temperarci. sentita per la morte delia madre.
ver». 67. Sentiamo, guai sia U suo volere, xon rigiri nio al matrimonio con isacco, al quale si vede, che
area acconsentito (vers. 61.), ma riguardo al partir così snblto.
ver». 60. y impadroniscano delle porte ec. Vale a dire delle cittì, ovver delle case, de’ palazzi ec.
Vere. 62. Per la strada, che conduce al pozzo, che si noma ec. vedi cap. xvi. 14,. xvii. n.
sibilava nella terra di mezzodì. A Beri «bea, ebe era nella parte meridionale di diana,in.
Vere. fi). Era uscito alla campagna per meditare. Alcuni traducono l’Ebreo per orare ma l’uno o
l’altro senso s'includono scambievolmente. Sia, ch'egli meditasse, sia. che egli facesse orazione al Signore,
questi lo consola coll’arrivo della sua sposa.
Vere. 63. EUa tosto in-eso U velo sì copri. O nello, che si ò tradotto il velo, s. Girolamo dice, che era
una specie di mantello, che copriva la testa e il corpo tutto.
Vere. 67. E P amor, che ebbe per lei ... temperò il dolore, ec. Sara era morta già tre anni prima. Si mo-
stra adunque con queste parole l’ affetto grande d’ Isacco verso una si degna madre, in Isacco ngUuolo
unigenito di Abrahamo è qui rappresentato il tìgli no lo unigenito di Dio, cni d padre diede l’assoluto domi-
nio di tutte le cose. Malli, xi. 27. Il padre dà al figliuolo una sposa, la Chiesa, raccolta da tutte quante le
nazioni, che sono sopra la terra, c a cercare e chiamar questa sposa (la quale senza un invito speciale
di lui non si sarebbe mossi giammai a bramare lo sposo e l'autore distia salute) olanda i stmi servi i
più fedeli, gli Apostoli, ricchi de* suoi doni e animati dallo spirito detto sposo, questa sposa e introdotta
a occupare il luogo della sinagoga) c la bellezza, e la fecondità di quesU sposa, che non ha né macchia,
né grinza , fece svanire il giusto dolore della perdita della sinagoga.
Capo benlceimoqutnio
Abrogamo n molli /Igtmoli avuti da retura dà de
• denti e muore tardando tuo erede Itaeeo.
•
Muore anche Ismaele dopo aver generato dodici principi, fsacco fa orazione per la morite
sterile ed ella partorisce
. due gemelli tsau e tiimcobbe, de’ quali il maggiore wide al mi-
nore la pi uno genitura.
1. • Abraham vero aliam duxit uxorem nomine 1. Abrahamo poi sposò un’altra moglie per nome
Ccturam: • I. Par. 1. 32. Ottura :
3. Quac peparti ei Zararao, et Jecsan, ei Ma- 2.La quale partorì a lui Zamran « Jecsan, ,
«Jan, et Madian, d
Jesboc, et Sue. e Madan , c Madian , e Jesboc , e Sue.
vere. I. Sposò un’ altra moglie per nome Cetura. Abrahamo a vea allora cento quarantanni. La virtù
di questo gran Patriarca non permeile di credere, che altro egli cercasse con questo nuovo matrimonio
che di avere maggior numero «li figliuoli, per mezzo de’ «piali La vera Religione si propagasse e si adem-
pissero le promesse fattegli da Dio di una numerosissima discendenza. K ressero stato benedetto «U Dio
questo mal rimonto con buon numero di Agimoli dimostra, cche dio gli conservo il vigore fendutogli mi-
racolosamente, e clic per ispirazione di lui Abrahamo k> ave* fatto.
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. , , . , : ,.
5. Jccsan quoque genuit Siila , et nadnn . Filii 3. Jectim poi generò Saba e Daitan. I figliuoli
Dollari fucrunt Assunto, et Latusim , et I.oomlm. ili /kulan , furon A mirini , r Latuxim , e Loomlm •
4. Al vero ex Madian ortus est Kplia, et Opber •1.Da JH (liliali nacque Epha , e Opher , ed* He-
et Hcnoch, et Abida, et Eltiaa: omnes hi tilu Ce- noch , e A inda , al Elilaa : tulli guaiti figliuoli dì
lurae. Cdura.
3. bcditque Abraham limola, quae possederai, 5. E Abrahamo diede ad Isaac tulio quello , die
Isaac possedera.
1
ti. Filili auteni concubinarum largiti» est mutK'- ti. A’ figliuoli poi delle concubine diede de doni,
ra, et sc|>aravit et» ab Isaac l'ilio suo, duni adirne c li separò da Isaac suo figliuolo , mentre era tut-
ips4r viverci, ad plagaiu orici italcm. tora in vita, mandandoli verso f oriente.
7. Fuerunl autein dici vitac Abratiae ccntum so- 7. E
tutti i giorni della vita d’ brilliamo furono A
ptuaginla quipqtic anni: cento setlantacinque anni :
8. Et dcticiens mortili» est in sencctute bona , 8. E
veune meno , e morì in prostra vecchiez-
provectaeque notai», et pieni» dieruin: congrega- za, e di avanzala ehi, c piato di giorni: c andò
tiisqoc est ad populum suuni. a unirsi al suo popolo.
9. Et sepelicruut culli Isaac , et Ismael fìlil sul 9. E
Isaac , e Ismaele suoi figliuoli lo sepjtelU-
in s|Hdune;i duplici, quae sita est in agro Ephron, rono nella doppia spelonca situata nel cangio di
lilii Scoi* Ilclhaei, e regione Mauibre. Ephron , figliuolo di Seor Helco , dirimpetto a
mambre.
10. Quem cmerat a filila 1 letti: Ibi sopii lina est 10. Il guai campo egli area compralo da’ figliuoli
ipec, et Sara uxor ejus. di l/elli : ivi fu sepolto egli , e Sara sua moglie.
11. Et post ohitum illii» 1x*nedi\it net» Isaac 11. E
dolio la morte di lui Dio benedisse Isacco
llliocjua, uni tiabitabat juxla puteum noti line vi- suo figlio , il quale abitarsi presso al /tozzo detto
venti» et videntis. di colui che vite e che vede.
12. Ilae sunl generationes Ismael, filii Aliraiiac, li. Questo t! il not erà de’ posteri d’ Ismaele,
quem pcperil ei Agar Kgyplia, Intuii la Sarae : Abrahamo, /hit lordo a lai da Agar Egi-
figliuolo di
ziana, schiara di Sara.
13. Et haee nomina filionim ejus in vocabulis, 13. E
giu sti sono i numi de' figlinoli di lui
ot gcnerationibus sui». • Primogeniti» Ismael» Ba- co' piali nomi furun chiamati i suoi discendenti
•
lta jolli, deinde Lodar, et Adbecl, et Mnhsam, Primogenito d' Ismaele fu ISabajoth , dipoi Cedar,
• 1. l\vr. 4. 29. e Adbeel , e Molisani,
11. Masma quoque, et Duma, et Massa 14. E Masma, e Duina , e Mussa,
13. Iladar, et Tlietna, et Jctlmr, et Rapili», et 43. l/adar, e Thema, c Jctlwr , c Aaphis , e
ectima: Ceduta.
16. Isti sunl filii IMMfWl : et lutee nomina per Iti. Questi sono i figliuoli d’ Ismaele , e questi
castelli, et oppida eoiiun duodeciiu prinei|tes trì- nomi passarono a’ loro castelli , c citlaili. Essi fu-
butim suarum. rori dodici principi ognun della sua tribù.
17. Et faeti sunt anni vitne Ismael» centi un tri- 17. E tulli gli aiuti della vita d' Ismaele furono
gìnla sepJem, dcficicnsquc uiortuus est, et apposi- cento trattasene , e andò mancando e morì , c an-
ti» .Hi pitpulum suum. dò ad unirsi col suo popolo.
18. HabitavU autem ab Hevila usque Sur. quae 18. Or egli abitò il paese , che è- da Devila sino
respicit wEgvptum introcunlibus Assyrios . Corani a Sur , la quale ( Sur ) guarda P Egitto per chi r«a
culli ti» frali-ibi» sui» obiit. nell * Assiria . Egli morì presenti lutti i suoi fra-
telli.
19. imo quoque sunt generationes Isaac filii Abra- 19. Questa pur fu la genealogia d'Isaac figliuolo
tuiin: Abraham genuit Isaac: di Abr aliamo: Abrahamo generò Isaac
20. Qui cum quadraghila ossei annomm, duxit io. E giusti essendo In età d’ turni quaranta
A’ figliuoli poi delle concubine diede de’ doni ee. I.e concubine, o si» mogli secondarle furo-
ver». 6.
no Agar e Cetura. File erano vere mogli, ma di assai interior condizione, ed erano soggette alla madre
di famiglia, la quale era c dieevasi. signora, ovver donna: clic erano per lo più serve, e serve rimane-
vano, c lor figliuoli noti a scali diritto all* eredità paterna.
I
F. ti separò da Isaac.... minutandoti ec. Vede»! da rio la sollecitudine d’Abrabamo non solamente di
provvedere alla pare de* suol figliuoli, ma anche di allontanare il figliuolo Isacco, l’erede delle promesse,
c posteri di lui dal pericolo di contamina rsi eoli’ idolatria e co* vizi, ne* quali erauo per cadere poste-
I i
Arabia deserta, che rimane a oriente riguardo a Bersabea, dove egli passò gli ultimi anni di sua vita.
\ era. h. E l'enne n/e no e mori ee. Morì Abrahamo non per effetto di malattia, o di altra estrinseca causa:
ma consunte le forze c il vigor naturale sazio di vivere , feosi dice l'Ebreo), senza maialila e senza dolore passo
tranquillamente da questa vita, e ondo a unirti a! suo /topato ; vale a dire, spogliato della mortalità
passo ad unirsi alla società dei giusti, agli spinti de’ giusti perfetti Mebr. xit. ‘J3. osservano gli Inter-
preti. aversi in questa frase popolare ralfermata h molante tradizione dell’ immortalità dell'anima, cui
la separazione dal corpo altro non è. che un passaggio ad un nuovo stato di vita.
Tulio quello, che abhtam fin qui veduto d’Ahralimio cl dà un' altissima idea della virtù, e grandezza
d'animo, della pietà della fede, e della giustizia di questo Patriarca, lo non m’avanzerò a farne l’elo-
,
gio; ma mi contenterò di riferire quello , che lo spirito Santo ce ne ha lasciato nell* Ecclesiastico:
Abrahamo il grami e padre di molte genti a cui nessuno fu il simile in gloria ; il quote consert ò la
.
legge deli' Altissimo : questi strinse con ho alleanza. Egli nella sua carne ratificò il fiotto, e nella ten-
tazione fu trovato fedele. Per questo Iddio giurò di dargli gloria nella tua stirpe e ch'ei sarebbe si mol-
tiplicato , come la polvere della terra : e di esaltare il seme di lui. come le stelle del cielo, e che questo
avrebbe posseduto da un mare all'altro, e dot gran fiume fino a’ confini del mondo , eap. xi.iv. 20. 23.
vera. 13. Primogenito rf Ismaele \abajoth. Da cui i nabatei, de* quali la capitale fu Petra nell’Arabia
Pctrea..
Odor. Da cui I Ced treni vicini a’vahalcl.
•
Vera. li. Masma e Duma e Vasta, questi nomi di tre dc’figlhioli d’Ismacle sono usati per modo di pro-
verbio dagli Ebrei; perocché significano, arroitarr tacere, sopportare: tre regole essenzialissime per
,
conservare la pace. Duma può aver dato nome ad una cittì detta Dumalhan nell’Arabia deserta, fedi
Ita*. x.\i. II.
Vera. 15. JeUutr. Da cui credcsl venga il nome di f turca, piccol paese olire il Giordano, che ha a le-
vante l'Arabia deserta, a ponente lo stesso Giordano. , *
G EN E S CAP. XXV
uxorem Rebeccam fittam Battuto!» Syri de Moki- sposò Rebccca figliuola di Battutele Siro della Me-
potami;», sororcm Laban. sopo lamia , sorella di Lobati.
24. ncprccatusque rat Isaac Dominum prò more 21. E Isaac fece preghiere al Signore per la sua
sua , co quoti rasoi stcrìlis ; qui exaudìvit cura , moglie , perocché ella èra sterile: ed egli lo esau-
et tirili! conceptuin Relioccae. dì 3 e fece , che Rebecca concepisse
23.
22. Sci! collhleliantur in utero cjus parvuli; quac 22. Ma si urlavwu) nel seno di lei i bombisti ;
nit : Si sic inibì fulurum erat , quid neccssc fuit ed ella disse. : Se questo dovea accadenni qual
,
coiicipcre? Porrcxilque ul consulerct Dominimi. bisogno v* era , ch'io concepissi t E
se n’andò a
consultare il Signore.
25. Qui rrajMuxlrns, alt; * Duac gentra sunt in Il quale rispose , e disse: Due nazioni souo
utero tuo, et duo populi ex ventre tuo dividentur, net tuo seno , e due ftopoli dal ventre tuo usciran
populusquc populuin servici
superatili, et major separati e Putì popolo vincerà l’altroj e it mag-
minori. * /lem. 9. IO. giore servirà al minore.
24. Jam tempi» pariendi advencral, et ecce ge- 24. Era già venuto li tempo di partorire , ed ec-
mini in utero cjus reperti sunt. co j che si trovarmi neIP utero di lei due gemelli
23. • Qui prior egressi» rat, rufus erat , et to- 25. Quegli che il primo venne fuora t era ros-
tus in morelli pelli* hi^mlus: vocatuinque est no- so , e timi) peloso , come una pelliccia: t fugli
mea cjus Esali* f Protrai» alter egrediei», plan- posto nome Esau. L’altro , die iunnediatamente
Lun Iratris lenebàt manu: et ideino appella vii eum use} 3 lenta colla mano il piede del fratello : e per
J aioli. • Oste ti 3. + Sfatili, fl. 2. questo ella lo chnmió (iiacobbe.
21». sexagenarìus erat Isaac quando nati sunt ei 26. /sacro era dì sessani* anni quando gli no-
parvuli. oiuero questi bambini.
27. Quitms adultis, foctus ‘est Esali vir gitani* vo 27. I quali allorché furono attuiti , Esau divenne
naiidi, et homo agricola: Jacob autem vir simplex buon cacciatore , e uom di campagna : e Giocola
haliitahal in talxmiiiulis. be uomo semplice abitava ne* padiglioni.
28. Isaac am.iliat Esili, eo quod de vmationihi» 28. Isacco amava Esau 3 per die si cibava della
illii» vesceretun et Rebecca diligehat Jacob. caccia di lui: e Rebecca amava Giacobbe.
29. Coati autem Jacob piilmenlum, ad quem emn 29. Or Giacoblu- si era cotta tuui pietanza ,
venisse! Ksau de agro lassù*; quando venne a lui Esau dalla campagna affa-
ticalo j
30. Ait: Da milii de codione hae. rufa, (pila op- 30. E disse: Dammi di quella cosa rossa j che
inilo l;ts*us Mini. Quatti ob causarti vocaliuu est nn- hai colta perocché sono stanco damerò. Per que-
iiicii ejus * Kdoin. • Jbd. 1. Udir. 12. 16. sta cagione gli fu dato U nume di Edom.
31. Cui dlxil Jacob: Vende mihi primogenita tua. 31. Disse a lui Giacobbe: Emulimi la tua pri-
mogenitura.
32. Uh* respotxiit: En raorior; quid raihi prode- 32. Quegli rispose: Ecco che io mi muoio j che
runt primogenita? mi varrà P esser io primogenito ?
35. Ait Jacob: Jura ergo rollìi. Juravit ei Esau, 33. Disse Giacobbe : Giuralo aihmque . Esau fe-
et vendidit |irii)iugenita. ce a lui il giuramento , e vendè la primogenitura.
54. Et sic acccplu pane, et lentia cdulio, conio- 54. Cosi preso il pane , e la pietanza di lenti
Ver*. 21. F. Uaae fece preghiere ec. La voce Ebrea esprime, che Isacco pregò molto, e ardentemen-
te, c con perseveranza. La sterilità di Rebecca (come quella di Sara) dimostra . che quel seme di be-
nedizione il cristo, il quale da lei dovea discendere, sarebbe dato al mondo non per elicilo di natu-
,
rali cagioni, ma per mero dono di Dio, c per miracolo della boutà di lui, c mediante le preghiere dc’giu-
sli. I Crisostomo
edi il
Ver». 22. .Ve n’ amtò a consultare it Signore. Non possiamo dir con certezza, dove e da chi andasse
He bere a ma Teodorelo e altri Interpreti credono, che ella andasse all’altare cretto da Abrahamo in un
;
bosco vicino al suo padiglione, come vedemmo di sopra, e che dopo che ella ebbe pregato il Signore,
questi o in sogno o per mezzo di un Angelo le predisse quello che segue. ,
\ers. 23. It maggiore servirà al minore, il primogenito Ksau vale a dire posteri <11 Ini) servirà a
j
I
Giacobbe secondogenito. Gli Ebrei intatti, come soli eretti di Abranamo ebbero il dominio della terra di
Chatiaan. e furono esaltati da Dio: e discendenti di F.sau. gl* Idnmei, furono soggetti agli stessi Ebrei
i
ne’ tempi di bavidde e di Salomone e de* Macabei. sia in un altro senso più importante, coinè dopo ».
paolo spiega s. Agostino: It figliuolo maggiore è U popolo primogenito riprovato ; U figliuolo minore è
it nuovo popolo «tetto: il maggiore smura ai minore: questo si e adesso verificato; attcsto i Giudei sono
i nostri seni, ivoriano i libri tanti a noi che gii slattiamo, in ps 40. E in una sign umazione ancora piu
,
ampia quest’oracolo si adempie negli eletti, e ne’ reprobi, ligurali, primi in Giacobbe. secondi in Esatte
i I
perche tutto quello, che lassi da’reprobl, o intorno ad essi, e diretto dalia rrovidcnza alla salvazione degli
eletti. I edi Hom. tx.
Ver». 25. Fugiì posto nome Esau. Come chi dicesse uomo fatto ; perchè era nato tutto peloso corno ,
pero da credere clic Esau non avesse nella casa di un ricchissimo padre altro cibo da levarsi la fame,
se non le lenti di (iiacobbe ; anzi è piuttosto da credere, rh’eglt vogh i ricoprire la sua golosità col pre-
testo «li estremo bisogno. Egli adunque peccò e meritò di essere chiamato profano da Paolo, l/ebr. xii.
16. ; perche a si vii prezzo , cornee una scodella di lenti, vendè le prerogative annesse alla sua quanta
di primogenito, e con esse la benedizione patema e per conseguenza anche il massimo de’ privilegi
spi llanti al primogenito il’ Isacco, il privilegio d' esser padre del cristo.
ver». 34. .Ve n'asutò poco curando cc. È notata dopo 11 peccato l’ ostinazione c l' impenitenza Forse .
h
: . m.
ebbe fin d’ allora in more di rion stare al contratto, benché ratificato col giuramento; onde si fece reo
di perfidia e di spergiuro.
4.
Capo benteshnosesto
Itacco pelleprino in Cerara a cauta della carestia. Promessa della terra di Chanaan , e be-
nedizione ile I seme di lui . Abimeleeh lo riprende , perché aera detto , che lìe becca era sua
sorella. Essendo tenuti a contesa i loro pastori per le cisterne, Abunetech fa alleanza
con Isacco, Esau prende dette mogli.
vers. 1. Dopo la sterilità attenuta ee. L’Fbreo c 1 lxx leggono oltre, ovvero fuori delta fame av-
venuta ne‘ giorni d‘ Abrahamo , cioè cento tre anni prima.
Andò Isaac da Abunetech. figliuolo prob.vbilfnente di uuello, eh’ è nominato al rapo xxi.
Ver». $. Non andare in Egitto. Dio rimuove Isacco dall1 andare in Egitto per trovar da vivere, ben-
ché vi avesse mandato Abrahamo. Noi non vediamo le ragioni nè del primo ordine, nè dei secondo j ma
Abrahamo obbedì a Dio. e andò; e Isacco obbedì a Dio, e fermo»*! dove Dio gli comandò di fermarsi. .
Veni. 6 Perché Abrahamo obbedì atta mia voce ee. Dio, dice il crisostomo, rammenta ad Isacco l’ob-
.
bcdieiua dei padre, affinchè vegge odori cosi rimunerata nella sua persona si animi ad imitarla e sor-
passarla (se fosse possibile ) aflin di conseguirne più gran mercede.
Vera. 7. Ella é nua sorella . Rebecca veniva ad essere cugina d' Isacco. 8. Agostino giustifica il fatto
d’ Isacco colle stesse ragioni, colle miai! avea già giustificato il fatto d’ Abrahamo. Vedi Gen. xn. 13., e
August. cout Faust. Ub. xxii. cap. ss. e
ver». 8. Lo vide scherzare con hebecca. La parola dell’originale significa ridere, o scherxare, nè si-
gnifica più di quello, che un marito saggio c circospetto farebbe talor cotta moglie, «cbcriando onesta-
mente con lei. con quella libertà , che non userebbe con donna, che uon rosse sua moglie, perché con
un’altra rio non sarebbe decente.
ver». IO. Ci avresti tirato addosso un gran peccato. Avresti dato occasione a nn gran peccato, qual
e quello dell’ adulterio.
ver*, il. Sarà punito di morte. Questa era la pena dell’ adulterio tra’ Filistei, e I Cbanancl, e gli K-
brei stessi avanti la
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. , . . , . . ,
memorimi d forailiac pluriinura. Ob hoc invldcn- menti j e di numerosa servitù. Quindi portandogli
tes <A Palacstini invidia i Palatini ,
13. Omnos puteos, quos foderant servi patria 11- 13. Accecarono in quel tempo tutti i pozzi sca-
Uua Abraham, ilio tempore ubstruxeruul, implcu- vati da' servi del padre di lui Abraliamu, empien-
tes limilo: doli di terra :
16. in tantum, ut Ipse Abimelech dicerct ad Isaac: 16. E
la cosa andò tanto hi li , che lo stesso
Recede a notila; quoniam potcnlior nobla Cactus cs Abhnelecti disse ad Isacco : Ritirati da noi j pe-
valile. rocché sei mollo pii i possente di noi.
17. Et disccdens, ut venlret ad torrentelli Ge-
ille 47. Ed egli si parli per andare verso il torrente
nir.ii-. habitaretquc Ibb di Gerara , e abitare: M
18. Rursuni iodH alio» puteos, quos foderant 18. E
di nuovo votò nitri pozzi scavati da’ servi
servi patria aui Ahraliain . et quo* , ilio niortuo , del padre suo Abrulumio, i quali , morto quello, i
olim onstruxerant Philislhtim: appeilavitque eoa ds- Filistei m
eati qui tempo accecali : e pose loro gli
dem nom Inibii», qnilm» ante pater voea\rtat. stessi nomi , che avean già avuto dal patire
19. Foderuntque In torrente, et repererunt aquam 19. E avendo fatto scavo net torrente , trovaro-
vivam. no deh’ acqua dea.
90. sed et Ibi jiirgium fuit paatonmi Gemmo ad- 90. Ma M
ancora fa altercazbne de* pastori di
Gerara contro i pastori d‘ hocco , dicendo quel-
versus pa.'tores isaae, «lu-ntlum: Nostra est aqua.
Quatti ob rem nomcn pulci ex co, quod aedderat, li /.'<u qua é nostra. Per la qual cosa , dn ‘imi-
vocavit Cai uraniani. to , che era avvenuto , chiamò quel pozzo col no-
me di Snperdueria.
91. Foderimi autem et nlimn: et prò Ilio quoque 91. Ene scavarono ancora un altro : e per ra-
ri vitti sunt, appcllavitquc rum Inimicitias. gione di questo ancora vi ebbe rissa , e lo chiamò
"S imisla
99. Profectus Inde fodlt ali uro puteuni, prò quo 92. E partitosi
di là scm>ò UH altro pozzo /»r .
non contendermi!: itnqm- vinavil noim-n ejus l.a- ragion da quale non v’ebbe contrasto: e perciò
titndo, dicena: None dilatavi! nos Domlnus, et fi> duomi din Laro iati , dicri aio t Adesso il Signore
dt crescere super terram. ci ha messi al largo , e ci ha falli crescere sopra
la terra.
SS. Ascendi! nutem ex Ìlio loco in Bersabce, 23. E salì da quel luogo a Rersnbee ,
94. Ubi apparuit ei Doroinus in ipsa nome, dl- 94. Dove gli appari il Signore la stessa notte ,
ccns: Ego Mini Deus Ahraliain patria lui : noli tl- dicendo : lo sono il Dio di Abrahamo padre tuo :
mere ; quia ego teatro sum Benedicam Ubi , et
. non temere j perocché io sono con te: li benedirò
inultiplicabo setnen (unni propter servum meuro e moltiplicherò la tua stirpe per amore di Abra-
Abraham. hamo mio servo.
25. Itaqne aedificavit ibi altare, el invocato no- 93. Prr in qual cosa egli edificò in quel luogo
mine Domini, cxtcndit labcrnaculum; praccepitque un aliare , e invocato il nome del Signore , tese
servi» siiis, ut fodcrcnt putetuu. il suo jmditjlione j e ordinò a' suoi servi, che sca-
vassero un pozzo.
96. Ad quem loctim cum venisscnl de Geraris 96. Sci quale luogo essendo venuti da Gerara
Abimelecli, et Ocbozath ainicus Ullus, et Pbicol dux Abimelech, e (hiuìzath suo amico , e Phicot ca-
militum, pitano delle milizie,
27. Locutus est eis Isaac: Quid venisti» ad me, 27. Disse loro Isacco: Per qual motiiH) siete ve-
hominem, quem udisti», et expulisti» a volli»? nuti da me, da un uomo odiato da voi , e discac-
ciato ?
28. Qui responderunt : vidimi», tecuni esse. Dò- 28. Risposer quegli: Abbiam veduto, che il Si-
mimmi, et ideimi nos divinili»: sii jurunicnlmn gnore li con te , e perciò abbiamo dello: Si giuri
Inter nos, et inenmus foedus; e si stringa Ira noi alleanza ;
29. Ut non facias nobis quidqunm mali , sicul 29. Di modo che tu non faccia a noi male al-
et nos nlliil tuonim attigiinus, nec feclmus, quod cuno , come noi pure mtlla abbiam toccato di quel
te larderei; sed aira pace diimsimus auctum be- còti tuo, né abbiam (nuocimi m (un danno; ma
nedictionc Domini. ti abilitali lascialo partire in pace ricco deha be-
nedizione del Signore.
so. Fedi ergo eis convivimi} , et post cibimi et 30. Egli adunque imbandì ad essi II convito, e
potuni, dopo che ebber mangiato e bevuto.
31. Surgentes mane juravmirtt stivi mutuo, di- Lenitisi In manina fecero scambievole giura-
misitquc cos Isaac paciUcc in locum smini. mento , c Isacco lasciagli andare in (tace a casa
toro
39. Ecce autem venerimi in ipso die servi Isaac, 39. Quanti' ecco lo stesso dì arrivarono I servi
nnnuntiantes d de puteo, quem foderant, alque d' Isacco , recando a lui la nuova del (tozzo scala-
elicente»: Inventimi* aquam; to , e dicendo: Abbiamo trovata acqua;
33. rnde apjiellavU cum Abundantlam: etnomen 33. Per la qual cosa lo chiamò Abbondanza ; e
urlìi ini|H>silum est Bcrsaliee, usque in pracseiUem alla dtlà fu posto il nome di Bcrsabce , conte lo
elicili. ha fato al dì d‘ oggi
54. Es.au vero quadragenarius duxlt uxores, Ju- 34. Ma
Esau hi età di guarani’ anni prese per
dith flliain nceri Hetbaei, et Bascmath flliam Elon mogli, Judith figliuola di Beeri Ifethco , e Ba-
cyusdctn loci: sanalh figliuola di Elon del medesimo luogo :
vera. 12. E partitosi di là ec. Il crisostomo ammiri qui con ragione la mansuetudine d’ Isacco. li giu-
, non dispula , s non contrasta; ma cede anche a de* pastori ; perocché
sto, dice egli questa è vera man-
suetudine , non quando uno offeso da du più può , sopporta con pazienza , ma quando offeso anche
da quelli , che si credono inferiori , non fa resistenza.
Adesso il Signore ci ha messi al largo. Il Crisostomo, l edi tu dice, un animo pio come senza far ,
parola delle atroci contraddizioni , che se gli erano opposte . si ricorda solo del bene , e di questo a
Dio rende grazie ì Perocché russuna cosa A tanto accetta a Dio , come un’ anima riconoscente ...e fa-
cendo a noi infiniti benefizi ogni giorno . non altro chiede da noi, che rendimenti di grazie per muo-
versi a darci quelli , che sono piu grandi.
vera. V. Vé abbiam fatto cosa fa tuo danno. Ma avean permesso a* loro pastori di far il danno, e non
oc aveau fatta ri usuila.
vera. 83. e
aita città fu pasto it nome oc. Questo nome lo ebbe prima il posso ; Indi la città edificala
v àcino al posso
, . . . ,
Ver*. 36. j4\n. ano distruttalo l’ animo ec. L’Ebreo erano amarezza d'animo per /sacco ec. superbe
per la loro nascita ( Giuseppe scrive, che loro padri erano principi degli Hethei) e per avere si>osato
i
Esali, che elle consideratali per primogenito della famiglia ; essendo anche aliene dalla pietà seri irono
ad esercitare la mansuetudine d’ Isacco, c la pazienza di Mbccca.
4.
Capo SJcntefiimoscittmo
Giacobbe consigliato dalla madre ottiene la benedizione in luogo di Fsauje per metterlo a!
coperto dall' ira di lui , la nuub'e lo esorta a ritirarsi ad Haran presto di iMban.
Scimi! miteni Isaac, et calignvmint oculi ejus, 1. Ma /tacco era im'ecchiato , e se. gii era in-
et videro non poterai : tocavitque Esau tilium simili fiacchita la vista , e non poter a vedere: e chiamò
majoretti, et tfixit ei: Fili ini I Qui rcsiHXXlit: Atl- U figlio suo maggiore Esau , e gli disse : Figliuol
Uill. vuol E gitigli ris/iose: Eccomi qui.
2. Cui pater. Vide* , impili, quod sei merini et , 2. Acui il patire. Tu tirili, disse, ch’io soh
ignon in dit‘in morti* imae. vecchio , e non so il giorno della mia morie
3. Suine arftia tua, phnn*lrain,elarcum,ctcgro- 3. l*r ondi le tue armi , il tur anso . e l’arco , e.
dm; fora* dunque venatu aliquid apjircheixleri»,
: va’ fuori : c quando avrai preso qualche cosa alla
caccia ,
4. Fac mihi inde putmeotum, sinit velie me po- 4. Fammene una pietanza nel modo , che sai .
ut cornatali): et benedirai Ubi anima
sti, et afler, eia a me piace e portamela , perdi ’ #P la mangi :
1
luca antequaw inoriar. e I anima mia li benedica avanti die io muoia
5. Quoti cuin audioet Rcbecca, et lite abiissct in 5. La giud cosa avnulo udito Rebecca, ed et»
agnini, ut jusskmetn (latri* Unpleret, seikto quegli andato alla campagna per fare il co-
mando del padre ,
6. Dixit (Ilio suo Jacob: Audivi patron burnì lo* 6. Disse ella a Giacobbe suo figliuolo : Ho sen-
queutem cuin Esau fruire tuo, et diceutem ei: tito tuo padre parlare con Esau tuo fratello , e
dirgli :
42.
7. AfTcr mlhi de venatione tua , et far riho» , ut 7. Untami della tua cacciagione , e fattimi una
comedain, et benedicati) libi coralli Domino ani e- pietanza , perchèio la mangi, e ti benedica dinanzi
quain inoliar. al Signoreprima di morire.
43.
8. Nunc ergo, Ali mi, acquicscc cousi li is meis : 8. Ora utluiujuc , figliuol mio atlienti ai mio
consiglio :
44.Et pergens ad gregein aITcr mihi duos baedos
9. 9. E
va’ alla greggia, e portami due dc’iuu/liori
ver*. 1. Fra invecchiato. Egli ave» allora cento trenta sette anni, e Giacobbe ne avea settanta sette.
Se gli era infiacchita ta cista , ec. Fosse per malattia , o per ragion dell* età, egli avea perduto Ut
vista; rovi disponendo pe’ suol altissimi fìiu la providenza. >on sappiamo, se ne’ quarantatrè anni. ch’ei
sopra vi isse gli Tosse renduio il lume degli orchi. Isacco adunque ridotto in tale stato, fu mosso inte-
.
nuta per tanto tempo una tal cosa occulta al marito; e non è nemmeno credibile, che Isacco ignorasse
la vendita de* diritti di primogenitura fatta da Esali a favor di Giacobbe, sembra adunque piuttosto da
dirsi , che Isacco siano, com ei credeva»! , a morire, determinasse di benedire Esau, seguitando l’or-
dine della natura; e di regolarsi dipo», quanto a’ termini della benedizione, secondo I’ ispirazione di
Dio. Può anch’ essere, ch’egli pensasse, che la parola di Dio dovesse aver suo effetto non riguardo a’duc
fratelli, ma solo riguardo a’ loro discendenti.
Vcrs. Il Sia sopra di me .. questa maledizione. Parla cosi non per disprezzo della maledizione il’
.
Isacco; ma per quella intenta certezza, che ella avea del buon esito del suo disegno; certezza fondata
sulle promesse di Dio.
Vera. 15. E to rivesti delle vesti migliori di Esau, le quali ec. Gli Ebrei presso s. Girolamo, c dietro ad essi
alcuni interpreti credono, che queste vesti fossero non vesti comuni: perocché queste è da credere,
che fossero volto la custodia delle mogli di Esau;, ma dicono, che fossero le vesUinenta, delle quali si
serviva Ksau, quando in qualità di primogenito offeriva i saerifìzj; le quali perciò, come rosa sacra, era-
no dalla madre dt famiglia serbate in casse odorose imperocché non a caso è stato notato , che queste
:
. ,:
47. ucdttque jMilmeulum, et paura, qous coverai, 47. E diede (a lui) le pietanze c i patti , che ella
(radkltl. atea colti.
IH. Quibu* illalU, di\il: PaliT mi? Al ilio rcspon- 48. / quali avendo egli portali dentro , disse:
<fit:Audio. Quìa ca lu , Ali mi? Padre miol
lu . figlimi mio f
£
quegli rispose: Che vuoti Chi sci
49. Dixitquc Jacob: Ero midi primogeniti» tiius 19. E Giacobbe disse : lo sono il tuo primoge-
i '.m: feci .sinit |>r;in episti inihi: Mirg.\ m»I«\ et co- nito Esau: ho fatto quel, che tu* hai comandalo
medo de naiaiiune mea, ul benedica l inibì anima alzati , siedi , e manqia della mia cacciagione , af-
tua. finché r anima tua mi beneilica.
40. Rursutnquc Isaac ad flliiun «unni, ini modo,
Q 40. E soggiunse Isacco al fvjliuot suo : Come, fi-
inquit . (.un rito invimi |K>tub>li, (Ili ini? Qui »v-
i glino! mio , hai potuto trovare così presto r Egli
ApoiHlit: Voluntas Ilei fuit, ut cito occurrcrct tuibi, rispose: Fu volere di Dio , ch'io tosto m'imbat-
quod volcbam. tessi in ipullo , ch'io bramat a.
41. uixitquc Isaac: Accede bue, ut lauffnm te, 41. E /sacco disse : Appressati quii , ch'io II toc-
(ili mi, et probetn, utruiu lu sìa llliu» meus Esau, chi figlimi mio , c riconosca, se tu sei , o no , il
D non.
±2. Accessit Ilio ad |Kilrem. et (Kilpato eo . dixil
figlimi uuo Esau.
1
44. A* appressò egli al padre , e iptando V ebbe
Isaac: Vwquidciii vox Jacob est; sed marni» ma- palpato , disse Imecor La voce veramente ella t la
li us sunt Esali. voce di Giacobbe ; ma le mani sono quelle di Esau.
45. Kl non cnonovtft eum. quia pilpsac mamissi- 43. E mi riconobbe , perché le maiu pelose tran
ìnilitudincm ni. non» eiprcsacraut. Ucnedieens er- del tulio simili a quelle de) maggiore. Itenedicen-
go illi, dolo adunipie,
44. Alt: Tu cs filiti* meus Esau? Rcspondil: Ego 41. Disse : Tu sei il figlimi mio Esani Rispose:
siun. 10 som.
45. Al ilio, A (Ter mitri, inqtiil, ci Imm de venatio- 45. Equegli , dammi , disse figlimi- mio, A*
M fu. mi.
rum obiatos
liti nt benedica! libi anima ntea.QiNis
,
pietanze di tua cacciagione, affinché l'annua nua
11 benedica. Portate le t piali e nuuujiale , (Gia-
cuiuodisset, obtulil ei ebani vilumi,
quo bausto, cobbe) gU presentò anche II vino, e bevuto che
P ebbe ,
46. Dixil ad euiu: Accede ad me, et da miiii uscu- 46. Disse a lui • Accostati a me, fitjtiuol mio , e
lum, (ili mi. divinili un bacio.
47. Accessit, et osculati» est coiti, SbUimque ut 47. Si t dipresso, e bacatilo . E
tosto che egli sani
scnsil veslimentocuin illius flapraiitiam, benedicci» la fragratila delle sue vestimenla , bencdìcnulolo
illi. aìt: Ecce odor (Usi mei sicut odor agri pieni, disse: Ecco P odore del figlimi mio è come l'odore
cui bencdixil Dominus. d‘ un campo ben fiorito e benedetto dal Signore
48. Del libi Deus de rorc codi, et de pinguedi- 48. Dia a le il Signore la rmpada del odo c la
ne lerrae abundanliam frumenti et vini. pitupuilinc della terra , e P abbondanza di frumento
e di vino .
49. Et senrinnt libi populi, et adnrcnt tetribue: 49. E servi a le siem I popoli , e ti adorino le
csto dominus fmtnini tuoroui, incurvenlur anlc d tribù : sii In il Signore de' tuoi fratelli , e i* i ut In-
te filli malli.» luar. Qui inalediverit Ubi , sit ilio ni no dinanzi a le ! figlimit della tiui uuutre. Chi
maledirti»; et qui beoodixcrìl libi, lienedictioui- li maledirà , sia egli maledetto ; e chi li benedirà
bus replcalur. sia di benedizioni ricolmo .
50. vix Isaac scrmoncm implevcral : et egresso 30. Appena area Isacco finite queste fiorale : e
Jacob forai, venit Esau. Giacobbe, sap era andato , q munto arrivò Esau .
vesti le area Rebecca presso (li se In casa , ovvero netta casta , come potrebbe tradursi, vedendosi, etn-
ie casse d’avorio piene di odori nelle quali conaervavansi le vesti, sono chiamate casse d’ avorio net
,
assolutamente Giacobbe, altri dm udendolo o in tutto, o in iurte, te co adunque in fioche parole quello,
clic può servire a giudicare di questo ratto.
In primo luogo. La menzogna è sempre Illecita, cd è sempre di natura sua un peccato, come egre-
giamente dimostra s. Agostino.
in secondo luogo. Giacobbe menti e colle parole e co’ Ritti; perocché c colle parole 0 co’ (Siti pro-
curo c ottenne di (arsi credere F.sau.
In terzo luogo. La ragion del mistero riconosciuto da tutta la chiesa in questo avvenimento non
scusa la bugia di Giacobbe imperocché quantunque Dio e lo spirito santo siasi servito dell'Inganno
:
Tallo al Patriarca per adombrare, e predire uu grandissimo arcano) l’inganno iterò, l la falsila di
G iacobbe non cangiano perciò di natura, come da tanti altri falli apparisce, nr’qmli il mistero per
essi significato non toglie la colpa; cosi l’incesto di Thamar, ec. ,
In quarto luogo, posto però, che Giacobbe uomo semplice e schietto non fa altro, rhe obbedire alta
madre, persuaso, che secondo il volére di Dio dinlti di primogenito a lui appartengano, e che sopra
I
di questi avea egli acquistata nuova ragione eolia rinunzia e la vendita fattane a lui dal fratello, mi
sembra perciò potersi dire non solamente, che l'inganno usato da Cuirobhc, non essendo n«- dannoso,
nè ingiurioso ad alcuno. |K>lè essere colpa meramente leggera; ma ancora, che poste le circostanze
già dette, itole cd egli e Reliecca creder lecita la menzogna* c l'inganno come usato soltanto a vendicare
quello, che era già suo. Se tanti grandi uomini celebri per virtù e |h t dottrina nella Chiesa cristiana
hanno potuto credere esente da colpa c Giacobbe c Rcbecca, sembra potersi dire, che mollo più potè
l’uno e l’altra credere, benché erroneamente, lecito quello, che l’ima consiglio, e ''altro esegui.
Vcrs. 27. Senti la fragranza dette tue rrsUmenta, ec. Abbiamo detto di sopra, che queste vesti era-
no custodite in casse piene di odori. I edt oltre il Salmo 44. Cani. iv. ii. R generalmente gli antichi
amavano le vesti profumale di otturi. / edi l’Un. lib. xxi. cap. 79. xii. 3.
Ver». 28. Dia a te il .Signore la rugiada dei ciclo , ec. Avendo paragonato il Ogliuolo a un campo
ben borito e benedetto «la tuo, persistendo in quella similitudine, isa reo domanda a uio, che dia al
figliuolo la rugiada del eie n; perche nella Palestina, non piovendo per lo più, se non circa il settem-
bre, e circa Papille, le piante, e l’erbc sono ne’ tempi di mezzo bagnate dalle copiose rugiade. Pedi
Jud. vi. 38.
'
Vers. 29. Servi a te sieno i popoli , e U adorino te tribù. I lxx. leggono: ticno a te servi i popoli, e
ti adorino i principi.
SU tu it Signore de* tuoi fratelli ce. nelle parole precedenti (tossono intendersi 1 popoli c regni
.
I
stranieri , che saranno soggetti «'discendenti di Ghcobbc ; in queste I posteri di Esau e quelli di Agar,
c quelli di Cetura.
Vo l. /. » o
IO
Digit
,, . . .
34. Audilia Esau scrmonibus patria , imigiit cla- 34. Udito il discorso del padre ruggì Esau , e dté
more magno: et conslematus ait: Dencdic etian» grande strido: e costernalo disse: Da' la benedi-
et inibì, pater mi. zione ambe a me , padre mio .
33. Qui ait: Vcnil gCrmanua Urna fraudolenti^ 33. Disse egli : / enne con astuzia il tuo fratel-
et tcceph benedictionem tuam. lo 3 e si prese la tua benedizione
56. At ilio suhjunxit: Justc vocatum est nomen 36. Ma quegli soggiunse: Con giustiìia fu a lui
cjus Jacob: soppiantavi! enlm ine cn altera vice:* posto nome Giacobbe : imperocché ecco che per la
primogenita mea ante tulit, et nunc scrunilo sur- seconda volta egli mi ha soppiantato mi tolse giù :
ripuit bctHxliciioncni meam. Rursumquc ad patrem: Iti mia primogenitura 3 e di nuovo la mia betèediz io-
ver». 33. Inorridì per grande stupore ec. I i.xx. Usci fuor di se per una grande estasi : c In questa
granile estasi, ilice s. Agostino, ebe gli fu svelalo tutto il mistero, cd ebbe cognizione de’ decreti di
Din: ciò ben si conosce dal raffermare, ch’egli fa immediatamente la benedizione già data; io t'ho be-
nedetto , e benedetto sarà: e ciò In un tempo, in cui pareva, che piuttosto dovesse accendersi d’ira
contro cbl lo avea ingannato, e ritrattare quello, che avea fatto per ignoranza. Non si può qui non ri-
conoscere il dito di Dio, e l’operazione del suo spirito nel cuore d* Isacco.
Ver». 34 38. Huggl Lsau , e diè grande s tritio , ec. a queste parole allude l’Apostolo , qiattéo
dice, ebe Esau non trovò luogo a penitenza , benché con lagrime la ricercasse. Ilebr. xii. 17. vedi lo.
note in questo luogo.
Vers. 39. Vetta pinguedine della terra, e netta rugiada . ec. Avrai una terra fertile, e rcnduta vie-
più feconda dalle rugiade del cielo. 1 monti di Seir erano molto fertili, Gen. xxxyi. 6. 8., e furon di
Esau, Jud. xxiv. 4. Ma questa fu la minima delle benedizioni date a Giacobbe.
Vcrs. 40. I Sverni detta spana, predice lo spirito reroce c guerriero degl’ Idumci discendenti di Esau.
intorno al che vedi Giuseppe de bel. lib. rv. cap. v.
Sarai sen>o del tuo fratello: e tempo verrà ec. Gl’ldnmcl furon soggetti a’ re di Giuda da David
,
Ano a Joram. Vedi' 4. Heg. vm. 20. Al tornito di Joram si ribellarono e si crearono un re.
Egli è da notare, conte la benedizione stessa data ad Esau è una conrermazlone di quella, che ave»
avuto Giacobbe.
vcrs. 41. Verranno i giorni del lutto pel padre mio, ec. Può significare primo: Verrà II tempo, che
mio /ladre morrà , e si farà duolo per lui , e allora io ammazzerò mio fratello : ovvero : Verrà il tem-
po , che mio padre avrà da piangere per quel, ch’egli ha fatto in favor di Giacobbe,perchè io ucciderò
Giacobbe, e il padre morra di dolore. I lxx, leggono: / engano presto i giorni dei lutto del padre nuo
ilo tradotto In guisa da lasciar luogo al doppio senso. Dal \ersetto 42. 45. apparisce, che Rcbecca credet-
te Esau disposto a uccider Giacobbe alla prima occasione.
Vers. 46. Perchè dovrò io perdere ambedue t figli miei in un sol giorno ì Ucciso l’uno, l’altro sarà
costretto ad andare ramingo, onde io resteri) senza Agli.
Vers. 46. Mi viene a noia la vita a causa di queste ec. Ecco un altro gran motivo, per cui Rcbecca
ized b 1
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. . . ,
GENESICA P. XXVII 73
inorai) de «llrpe hujus terree, nolo vivere. Giacobbe prende una moglie delia razza di guato
* S'apra 96. 35. ftacse , io noti voglio piu viver*
spinge Giacobbe ad andare nella Mesopotarnia ; affinchè ««li prenda tvl per maghe una fanciulla della
sua stirpe, i costumi della quale convengano a lei più, che quelli delle mogli di lìsau.
Capo ilcnlroimottavo
Giacobbe ricevuta la benedizione del padre, parte verso la Mctopotamia. Vede in sogno una
scala, asta gitale era appoggiato il Signore. Promessa a lui ratta di quella terra , e delia
moltiplica zutne della stirpe, i oto che egli fa ai Signore nello svegliarsi.
,
Alias chanaan pater suus: occhio vedeva il padre suo le figlie di Chanaan:
9. Ivit ad Ismarletn, et duvit uxomn absque iis. 9. Andò alia casa d ’ Ismaele , e prese moglie ,
quas prius lialx*bal, Mahdcth, filiam Ismael, filli olire quelle , che jrrima atra, Mahetclh , figliuola
Abraham, sorurcin Nabajolh. <C Ismaelej figliuolo di A In aliamo, sorella di Na-
bajoth
40. Igitur cgrcssus Jacob de Bcrsabee, pergebat 40. Ma Giacobbe partilo da Bcrsabee , andava
Uaran. verso 1/aran.
41. Cumquc venisse! ad quondam locum, et E
arrivato in un certo luogo , e Volendo ivi
velici in co requiescerc post solis occubilum. tulil riposare dopo il tramontare del sole , prese una
de lapkiibus, qui jaccbant, et supponens capili suo, delle pietre , che erano per terra , e se la pose sot-
donuivit in collimi loco. to dei capo , e nel luogo stesso si addormentò.
42. vidilque in soinnis scalam stantem Super ter- 42 .E vide in sogno una scala appoggiala ulla ter-
ram , et cactunen ìllius tangens coeluin : Augelos ra , la cui sommità toccava il ctelo : e gli A ngeli
quoque Dei ascendente», et desccndentcs per cam, di Dio , che salivano per essa , e scendevano,
43. Et Dominum inni vuoi acalae diccntcn sibi:
* 43. EUSignore ap/xtggiato alla scala, il quale
ver*. 2.
,
Ma parti
e va’ ec. I ixx. sorgi . fuggi, vedi osca xii. 12. Sap. x. 10.
Ver*.
4. E dia egti
te benedizioni di Abrahamo a te , e alla tua stirpe ee. cosi le promesse di Dio con-
cernenti il dominio della terra di chanaan, la moltiplicazione della stirpe* e ( quello, ebu ogni altra
felicità sorpassa) il Cristo, che da questa stirpe do tea nascere, queste promesse fatte ad Abradono e ad
Isacco sono appropriate a Giacobbe, e «'discendenti di Giacobbe, come osserva s. Agostino de eie. xvi.38.
Ver». 9. Andò alla cata d‘ limarle. Ismaele era già morto quattordici anni prima, con questo nuo-
vo matrimonio sembra, che Esau cerchi df racqtiMare la grazia de’ genitori ; ma per picca verso il fra-
tello, ebe era andato a cercare una moglie della casa di Nacbor, egli va a prendere una figliuola di
Ismaele. .Mabcleth è chiamata altrove u asematb l edi Gen. xxxvf. 3. .
Ver*. 12. c 13. Vide una scala ap, poggiala alla terra ec. E il Signore appoggiato alla tenia , ec.
In questa scala, secondo la più ordmma sposinone, si ha una immagine della rrovldenza divina; onde
in capo di essa vedevi Dio. GU Angeli, che salgono e scendono, sono i Ministri, cd esecutori della Pro-
videiua. Volle Dio con questa visione consolare Giacobbe, Il quale fuggiasco dalla casa de* genitori per
timor del fratello, coll' animo pieno di tristezza riposava sopra di un sasso. A lui dunque fa vedere que-
sta scala, ebe va lino al cielo: gli fa vedere gli Angeli, che per ordine di Dio si adoperano a benefizio
e consolazione de’ giusti: e gli ut vedere Dio stesso protettore c rimuneratore della virtù. Ma forse con
più ragione diremo, che per questa scala lo Spirito santo volle significare l'Incarnazione del Verbo di
Dio. il quale «fovea nascere di Giacobbe, e scendere *er vari gradi e generazioni fino alla terra, quan-
do lo siesso Verbo fu fatto carne c il ciclo riunì colla terra, e le somme alle infime cose, c I* uomo
congiunse con Dio. Arendono ad annunziare si gran novità gli Angeli, e salgono a riportare i ringrazia-
menti e le benedizioni, che a Dio danno i giusti per un’opera cosi grande, qual consolazione all'attln-
io e ramingo Giacobbe il vedere adombrato sotto suoi occhi un mistero si grande, vedere il Cristo,
i
che dovea nascere del suo sangue, e nel quale tutte le promesse di Dio fatte a lui, e a tutti i suoi pa-
dri doveano avere il Pieno e perfetto toro adempimento!
La tetra . in cui fu dormi, ec. Giacobbe era tuttora nel paese di Chanaan , ma presso a’ confini.
A te , e alla tua stirpe, vuol dire a te . o su alta tua stirpe ; perocché la pari tedia e molte volte è
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16 GENESI CAI*. X X V 1 I I
Ego suiti nominila Deus Abraham patri» lui . et a lui diceva : Io sano it Signore Dio di Abrahamo
Deus Isaac: terroni, io qua donni» , libi dabo , ot tuo padre , e Dio di Isacco : la terra , m
cui ni
semini tuo. • Infra 33. 1. 48. 3. dormi , la darò a te* e alla tua stirpe.
14. * Krilque scnicn munì quasi polvi» teme: di- 14. /; la tua stirpe sarò come la polvere detta
lalaiterì» ad orridentem . cl urieiitem.rt scptem- terra : ti dilaterai a occidente e mi oriente* e a set-
trioncm , el meridioni : f el BENEDICENTI) R IN tentrione e a mezzo giorno : e IS TE
c nel scine
TE, cl in semino luo ninnai: Iribus lerrae. tuo SAK.4S BENEDETTE tutte le tribù detta
* Deut. 13. 3U. 19. 8.
f Sopra 36. 4. terra
13. Et ero CUBlos tuu», qiuvcumque pcrre\erU, et 13. E
io sarò luo custode hi quahmque luogo on-
-
redi irai n tc in temili barn : nix: dunìUain, nisi derai: e ti ricondurrò in questo paese : e non ti fa-
complevcro universa, quae divi. scera senza avere adempiuto tutto quello , che ho
dello
16. Cumque evigilasact Jacob de sonino, ait; ve- 16. E
svegliatosi Giacobbe dal sonno disse: Ve-
re Domimi» est in loco iato, et ego ue*u ebani. ramente il Signore t in questo luogo * t io noi
sapeva
17. Pavensquo, Oliato tenribilis osi, impili, Ionia 17. E
pini di paura , Quanto i terribile , dix
iste ! non osi bic aliud , nisi domus Del , el porta s'cgti * questo luogo! non t aiti olirà cosa , se non
codi. la casa di Dio , e la porta nel cielo.
18. Surgons ergo Jacob mane , tulit lapìdcm 18. Alzatosi adunque al mattino Giacobbe , pre-
quom supiMisucrai capiti suo, clcrexil In lituluiii,* se la pietra , che area posta sotto it suo capò, e la
fini* leu» oleum. destlpcr. • Infra 31. 13. eresse in monumento , versaiutovi sopra dell’olio.
19. Ap|M llavitquc nomcn urbis Beibel, quae priua 19. E
alla città , che prima chiamin osi Luza ,
Luza vtMvibnlur. diede il nome di Iletlud.
tai. Vovit edam votum si fuerit Deus 30. Fece ancora voto , dicendo : Se il Signore
, dicens :
merum, el ruslodicrit me
in via, per quam ego sarò con me , e sarà mio custode nel viaggio da
ambulo , cl dederit inibì panem ail vesccudum, el me intrapreso , e mi darà pane da mangiare , e
vosi intentimi ad indtiendum, veste da coprirmi
f\. Rcvcrauaque tieni prospere ad domum patria 31. E
tornerò felicemente alla casa del padre mio
rori: crii raibì Dominila m Dcum,' il Signore sarà mio Dio,
aa. El lapis islc, queiu ere vi in litnlum, vocabl- 23. E
questa pietra alzala da me per monumen-
tur domus Dd; runclonuUque, quao dateria inibì, to ,avrà il nome di casa di Dio r ai tutte te cose
.•
ver». 14. E
IN TE, e net seme tuo SARAN BENEDETTE
ec. Anche questo parole debbano Inten-
dersi nella stessa maniera: /.V TE, o sia net teme tuo : il «piai seme è cristo. Cosi Dio viene qui egli
slesso eolie parole ad esporre al patri:* rea quello, clic avea voluto dimostrare col simbolo della mi-
ste riusa scala
Vera. 16..Svegliatosi... àuse: Veramente il Signore I in questo luogo. Giacobbe svegliatosi colla
mente piena di tutto quello che avea veduto, e udito, erede di essersi messo a dormire senza saperlo
in un luogo cousccrato al signore; mentre ivi se gli eri dato a vedere, e gli avea parlalo con Unto
amore.
Ver». 17. Quanto è terribile . questo luogo! non è qui altra cosa, ec. Quanto venerabile c sacro-
.
.
santo è questo luogo, dove Dio si fa vedere, come in sua casa, e dove nu è stata must rata la mistica
scala, per cui gli Angeli scendono, c salgono, c la via. e la porta dimostrano |>er entrare nel ciclo I
Questa via, e questa porta c Cristo, come dicemmo. Vedi Joan. x. 9. >on sarà inutile di osservare, co-
me liti da que’ìempt si degnò Pio d’ illustrare certi luoghi con apparizioni, c miracoli, e favori a prò
degli uomini.
Vera. 11*. la eresse in monumento , versandoci ec. Giacobbe alza in quel luogo la pietra per memoria
sacra e religiosa del gran tarare ivi ricevuto da Dio. c perciò unge con olio li stessa pietra, come i»er
consacrarla, i.a Chiesa cattolici prese quindi l'esempio della unzione sacra eolia quale a Dio si dedica- .
no suoi tempii e gli altari. Giacobbe non si fa un idolo di questa pietra, ne vertin rullo superstizioso
i
le rende; ma la innalza soltanto In commemorazione «Ielle grazie ivi ricevute da ino. / edi cap. xxxr. 3.
Ma gl* idolatri, a’ quali si vede evidentemente, che passò la nolixia di questo gran fatto, lo depravaro-
no, e della pietà di Giacobbe si fecero argomento dell’ .intiehisMtuo vituperoso culto, che da lor si ren-
ateti* alte pietre, te quali furono chiamate Bethule «lai luogo slesso «li Belhel . dove Isselò Giacobbe it
suo monumento. Alcune erano consacrale a saturno, altre al sole, altre ad alfr dei; e di esse raccon-
tavano grandissime favole, come per esempio, che avessero vita cmoto, rendessero oracoli, ce.
Vera. 19. E alta città che prima chiamava*! Luza , ec. Il luogo prima chiama vasi Mixa dalla wopia
,
de mandorli , che vi si trovava, e lo stesso nome avea la città, o sia il borgo, presso il quale dorici
Giacobbe; e questi al luogo, c alla città diede U nome di Bellici, cioè casa dT Dio.
Vera. 21., e 22. It .Signore sarà nuo Dio , e questa pietra re. con queste parole II Signore sarà mio
Dio. Giacobbe non promette a Dio il culto intcriore cd esterno, secondo il quale egli lo avea per ano
Dio (In dal primo monicuto «Iella sua nascita; ina promette le speciali esteriori «limosi razioni dì culto c
di gratitudiue, come l’erezione di un altare in quel luogo, 1 offerta delle decime, ec. *
Capo tlcnlcohnonono
Giacobbe accolto da Laban serve a lui per patto sette anni per avere la figlia di lui Rachele.
Gli vten data Ha in vece di quella ; ed egli è costretto a servire per la medesima sette altri
anni. Rachele t sterile, e Lia partorisce quattro figliuoli.
1. Profoetus ergo Jacob venit in t errati! orienta- 1. Partitosi quindi Giacobbe glume nella terra
lein. (T oriente.
2. Et vidit pulmini in agro, tres quoque greges 3. Evide in un camjH) un pozzo, e presso a que-
oviutu accubantes juxla cuiu ; nani ex ilio ad.> sto tre greggi di pecore sdraiate: perocché a que-
uuabantur veruni , et o* ejua grandi lapide Clau-
| sto sì utdureremmo le pecore, e la sua bocca era
de bai tir. chiusa con una gran pietra.
3. Mori «pie crai, ut cunctls o vi bus congregati» 3. Ed era usanza , che rannate tutte le pecore
Nera. I. Netta terra di oriente. La Mesopotamla , e I paesi oltre P Eufrate sono indicati nella Scrittu-
ra col nome di oriente.
vera. 2 . E
la sua borea era chiusa con una pietra. Cautela opportuna in un paese, che scarseg-
giava d’acqua, affinchè ì greggi Pavesser piò pura, e salubre, e abbondante.
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. , . j , :,
19. Rcspondit Laban: Mdius est, ut libi cara dein, 19. Rispose Laban : E
meglio, ch’io la dia a te,
quaiu alteri vini: inane a|md me. che ad altro uomo: stalli con me.
90. Servivit ergo Jacob prò Radaci septetn anni*; 30. Serti adunque Giacobbe per Rachele sette
et videbantur illt paud dies prue amons inaguitu- (vini : e pochi gli parver quei giorni pel gratula
dinc. amo » c
91. Dixltqiic ad Laban: Da mitri uxorem incnin: 31. E
disse a Laban: Damnd la mia moglie:
quia jum lei upus iiupletura est, ut iugi cibarmi illaui. perocché é compiuto già il tempo di sposarla.
ver». 5. Laban , figliuolo di Xaehor. Laban era nipote «Il sacbor, e figlinolo di Battiuel; m* Giacob-
be nomina Racbor, come rapo di quella famiglia.
Ver». II. la boriò: e aitata ta voce pianse. Il bado era una maniera di saluto usata particolar-
mente tra gli stretti parenti. Giacobbe pianse o per tenerezza, vedendosi giunto tra persone del suo
sangue, o. come altri iwnsano, per sentimento di dolore, riflettendo al povero stato, in cut si trova-
va onde non avea nulla da poter farne un presente alla cugina secondo II costume. il timore del fra-
:
tello c la snliecitmllne di schivare il suo sdegno lo avean fallo partire da casa solo, e senza allri pre-
parativi, che mi poco di provvisione per vivere.
ver». Il Tu tri osso mio e nua carne, siamo tu ed lo dcU6 stesso sangue] e perciò la casa mia
,
sto di questa novella sposa a prezzo di fatiche e di patimenti c diede finalmente la vita stessa iter lei, ;
aftin di renderla degna dell’eterno amor suo; perocché con questa sposa egli si starà Ano alla line
de’ secoli
Vera. 18. Ti serx’irò per Rachele . . . sette anni. Si è già altrove osservalo, che I mariti compravano
le mogli, e davano ad esse la dote; cosi oltre gli Ebrei usavano Greci, i Germani, eo. i
confessare, che questo senso è quello, che naturalmente risulta dalle parole del testo sacro K «Il piu .
» qual line sarebbe detto, che la servitù di selle anni parve poca cosa a Giacobbe pel grande amory.
se egli avesse già avuto la ricompensa de* suol servigi, l’ amata Rachele?
. . : -
78 GE N E S CAP. XXIX
22. Qui. vocali* multi* amicorum turbi* ad coo- 29. fi quegli , fatto invito di tma gran turiti di
viviiim fecit nuplla*.
, amici <n cornilo , /’?ce le nozze.
23. Et vespere Liain Aliata roani introduci ad 25. E
la sera condirne a lui la sua figliuola
eum, Lia,
24. Dan* anrìllani filine ,
zdpham nomine. Ad 24. Dando alia figliuola wm senni chiamata '/.al-
quam cum ex more Jacob, futesct Ingressus, Cacto pha Ed essendo Giacobbe andato a stare con lei
.
ver». 23. Condiate a lui Utt. Peccò gravlssimamcntc Libnn, e peccò anche Lia facendo a modo
. .
del padre, e accordandosi al peccato di stupro, anzi di adulterio, e d'incesto. Ella sapeva, che Glacob-
he era maritalo con sua torcila: Giacobbe è scusalo dall'Ignoranza.
Vera. 25. Perchè mi hai tu gabbalo? tiiicobbe non ave* veruna obbligazione di sposar Lia , anche
dopo quello, che era avvenuto; perchè egli non a ve a dato venin consenso di matrimonio con Lia; e
se questo matrimonio si sostenne, fu in virtù del consenso, che egli vi diede in appresso.
Ver». 26. Son è usanza che le figliuole minori ec. Questo e un pretesto evidentemente falso:
. . .
imperocché se fosse stata vera la consuetudine di non maritare le figlie minori avanti alle maggiori,
non avrebbe egli fatto con solennità le nozze di Rachele, che lutti sapevano minore di età.
ver». 27. Compisci la settimana di questo sposalizio , ec. La festa di nozze durava sette di, e La-
ban volendo, che Giacobbe ritenga Lia per sua moglie, lo pregi a terminare con lei i sette giorni nu-
ziali , e che poi subito gli darà Rachele colla condizione di altri sette anni di servigio.
\ers. 31. Dispreizava Lia. Le videi meno bene; avea per lei minore affetto. Questo è il senso di
questo luogo, come apparisce da altre simili espressioni della scrittura, fedi Mail. x. 37. vi. 2t.
ver». 32- Ruben. Figliuolo della vistone, o sia della prov utenza attribuendo Lia alla bontà del Si-
gnore l'averla rendala madre di un figliuolo, e di averla mirali con occhio di inucricordu, mentre II
marito non I’ amava quanto la sorella.
vere. 33. Il nome di Sisneon. vuol dire Dio ha udito , ovvero esaudito .
Capo trentesimo
Rachele sterile, e Uà che più non partorisce, danno alsnarito le loro serve, dalle quali ot-
,
tengano due figliuoli per ciascheduna. Olire a questi Lia due altri ne partorisce, ed una fi-
glia, e Rachele partorisce tiuueppe : dopo la nascila de' quali Lab un pattuisce la mercede
da darsi a Giacobbe , il quale cosi diviene aitai ricco.
l.Ocrucns autem Rachel, quod infoorunda ossei, 1 . Ma Rachele veggeiutoti sterile , portata invi
Invidi! Mjrori suac, et alt marito tuo: Da inllii li- dia alla sorella , e disse a suo murilo : Dammi
taro*, alioquin moriar. de* figli , altrimenti io morrò.
vere. I. Portava invidia alla sorella. Un antico proverbio dice, che le donne sono querule c Invi-
diose. R.ichclc non era ancora quello che fu di poi; onde non è miracolo, se vergendo la fecondità
della sorella, e paragonandola colla sua disavventura se ite inquietava.
Dammi de' figli, altrimenti ec. Alcuni vogliono, che R «chele (sapendo, come il padre di Giacobbe avea
ottenuto colle sue preghiere la fecondila a Rebecca) domandi al manto, clic impetri la stessa grazia per
tei, perchè altrimenti ella di afflizione si morrebbe. Ma il disgusto, che a tali parole mostrò Giacobbe, e
; , . --
9.
GENESI CAP. XXX 79
Cui iratus respofldU Jacob: Nitro prò Deo ego 9. Le rispose disgustato Giacobbe: Tengo io il
Mini, qui privavi! lo fructu venirla lui? luogo di .Dio 3 il quale li ha privata della fecon-
dità ì
3. At illa, Italico, inquii, famulam Dalai n: ingro- 5. Ed ella j io ho 3 disse 3 la serva Baia: pren-
tlcrc ad inani, ut parial »u|h.t genua mea, ei ba- dila } affinché la prole di tei io mi prenda sulle
bcam ex illa lìiios. mie ginocchia , e di lei lo abbia de ’ figli.
4. Dotiiqnc illi «alani in conjugium: qtiao, 4. E diede a lui Buia per moglie . la quale ,
5. Ingn-.vHj ad se viro , concepii, et pepcrit fl- 3. Dola a marito concepì , e partorì lai figliuolo.
litim.
6. i)i\il<iuo Rachel: JiKlicavit mihi Domimi». et 9.
6. E disse Rachele : Il Signore ha gimiicato in
evaudivit vomii meam, «lana milii IH i uni: et idcirco mio jkNM , e ha esaudita la mia voce , dando-
appellavit nomai cjus Dan. mi i oì figlio : c per questo chianiollo col nome di
Dan.
7. Rursuniquc Baia concipicns pepcrit alleruro 7.
10. E
di nuot o Baia ingravidò e partoritine un
altro j
8. Pro quo ait Rachel: Comparavi! me Deus cum 11. In proposito del quale disse Rachele: Il Si
8.
sororo mea, et invalui: vocavilquc cum Neplitali. tre mi ha messa alle mani colla tuia sorella , e
U risposta di lui sembra , ebe dia ragione al Grisostomo di dire , che qui Rachele parlò con un po' di
stoltezza.
Ver». 3. Prendila, affinché ec. Sposala, affinchè 11 figlio, chetila partorirà possa io prenderlo per mio.
e metterlo sulle mie ginocchia, qual madre. Cosi ella correità da Giacobbe risponde ( dice il Grisostomo)
più saggia lucale, dimostrando, che la sola brama di aver prole, U quale partecipi alle promesse di Dio, e
cagione, ehe ella sopporti di mal animo la sua sterilità.
S. Agostino lib. asti. coni. Fatui, cap. 48. e 49. fa Papologia di Giacobbe contro I Manichei, i quali
rimproveravano a questo santo Patriarca, come un gran delitto, l’avere avuto quattro mogli. Il fatto di
Giacobbe, come osserva s. Agostino, non era nè contro la natura, nè contro II costume (assolutamente
parlando) di que'leinpi, e la propagazione della stirpe d’Abrabamu, propagatone tante volte promessa
da Dio, sembra, che inchnidessc la permissione della pluralità delle mogli , ma dove gli empi trovano
occasione di mordere, e di biasimare, 1 saggi c i giusti ammireranno con ragione in questo medesimo
fatto la temperatila di Giacobbe, ina sola moglie egli sposò «li sua volontà che fu Rachele. Riè veduto,
come per frauda del suocero fu eosl retto a sposare anche Llaj e le due serve non di propria cicalone
le sjioao, ma ner compiacere le mogli.
ver». 6 . ih tomo i/o col nome di Dan. Dan significa mudicare , far giudizio.
ver». 8. Idi ha mesta aite mani ec. Dio ha voluto, che io abbi:» avuto a disputare dell’ onore della fe-
condità colla mia propria sorella moglie dello stesso marito: ma io con astuzia avendo fatto sposarea lui
lamia serva «mi rimasi vincitrice. Se/ditaii vale lottatore, combattitore vantaggioso.
xeni. 11. Fortuna: ovvero prosfu-rita . T. l’esclamazione di Z.rlpba In vedersi madre di questo nuovo
figliuolo. t L v\ lessero ho avuto buona fortuna e il Caldeo, e II Siro hanno lo stesso senso, eh’ è seguita-
to dal maggior numero degl’interpreti antichi e moderni. Lia adunque diede a questo figliuolo il nome
«li buona fortuna, e con ciò fece vedere, che ella non era ancora Intera meni e esente dalla superstizio-
ne del suo paese, e della casa di L'tb.in uomo idolatra, nella (piai casa ella dovea aver sentito nomina-
re sovente, c fora* anche invocare come una divinità la buona fortuna. / ed. cap. xxxv. 24.
Ver». 13. Questo è per mia beatitudine. 1 LXX beata mei Cosi applaudisce a se stessa per aver avuto
un sesto hgliuoio.
Ver». I*. Fammi parte delie mandragore, ec. I LXX, c 11 Caldeo leggono come la Volgata mandrago-
re, ovvero frutti di mandrapi'ra ; c quantunque tra’ moderni interpreti aleno non pochi quelli, che pre-
tendono di dare un altro sigillile. «lo alla voce del lesto Ebreo, lo non credo, ebe tutte le Ingegnoso con-
getture possano mettersi in paragone coll’ autorità de’ LXX, e del Caldeo, trillandosi di un frutto, rbe
dovea essere cognitissimo nella Mesopotamta, e nell Giudea, che è rammentato an< he nella cantica. Que-
i
sto frutto assai nello e odoroso è buono a conciliare il sonno, a cacciar la frisi ... e a dare la focon-
«tltà, conforme attestano moltissimi autori antichi e moderni, posto rio» ognun, ritende, per qual mo-
tivo Rachele avesse tanta premura di avere una parte delle mandragore trovi* da Ruben. Ella penisi
rimase stenle. Uno a tanto rhe a Dio piacque di consolarla. ..
Ver». 16. Ti sembra egti poco l’ avermi rapito ec. Lia rinfaccia a Rachele l’ aver follo a lei Giacobbe,
il quale veramente avea spositi prima lei. Rachele i»crò avrebbe ben potuto ritorcere l’ argomen.o.
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. ,
18. Et alt: Dedit Deus mercedanm ibi, quia detti 48. Edl**t : H Signore mi ha rendala merce-
andllam incanì Tiro roeo: appellavi iq ne nomea ejus de ,
perche diedi la mia «ditol a a mio marito : c
issacbar. gli diede il nome (P Jxmchar.
35* Et separavi! in die ilia capra* , «9 uvea et 36. E quel giorno separò le capre e le pecore e
liircos, et areica variai, ncque maculosos: ninctinn i capri e i mutilimi di vario odore , c macchiati :
aulein gregei:» unìcolorcm, ide>l albi et nigri vel- e lutto II gregge di tot sol colore , cioè di bianco
Icris iradiuil in marni flliorum suonali. e nero jtelame lo diede in goterno de' suoi figliuoli.
Vera. 18. flit diede il nome di Is radiar, vale a dire, uomo delta ricompensa, detta mercede.
Vera. 20. Chiamato col nome dì Zàbulon. Alcuni interpretano Zàbulon, abitazione, eoa (illazione.
Vera. 21. Per nome Dina, oucsto nome ha la stessa radice, che quello di ban. Gli Ebrei dicono, clic
Dina fu moglie di Giobbe.
Vera. 23. fi mio obbrobrio. La sterilità, la quale era considerata come un gran disdoro.
vera. 2*. < 'hi, intono coi nome di Giuseppe, ec. significa lino, che crescerà, augunieulerà, ce., volendo
Rachele dimostrare li speranza di non restare con questo solo figliuolo, ma di averne ancora un allro.
Chtscpjte venne aUa luce l'anno nun.igoimo primo di Gncobbc, il decimo quarto anno dopo il suo arri-
vo nella Mcsopofamia.
vera. 27. Patta io trovar grazia dinanzi a te. E una aperte di complimento di Laban, come s’ ei di-
cesse; Fammi grazia di am-oIMnni.
vera. 31. Son voglio nulla ; ma te farai ec. Non voglio da te imi Li gratuitamente; ovvero non voglio,
che tu mi dia mercede: non son io un mercenario; fa* solamente quello, che io «tiro.
vera. Si. E tutto quello, che Verrà fosco e macchiato, e % ano... sarà mio. i.a lana delle pecore varia
.
di colore è poco stimata, perchè non può tingerai; c lo stesso dicasi del pelo delle capre, delie quali però
U pelo nero era stimatissimo; onde Giacobbe non chiede ie capre di color nero, ma quelle di color fo-
sco. cosi egli si contenti «li aver per ricompensa i ritinti, per cosi dire, de* greggi di L ibali.
Vera. 33. E porterà un di a mio fasore la mia fnlelta. allorché ec. \ ale a tu sedi qnal disugua- dim
glianza si trovi in questo patio iti imo svantaggio. Tu mi fascera i le pecore le capre «li un volo colore, <
et! Iti non dovrò a sere, se non anello, che «li esse nascerà pezzato, e marchiato di vari colori, e quelle
di unsol colore debbono essere lue. L’ordine in hi rate delle oafc.- ti mostra, rb* è, conte se lo patteggias-
si, ebe tu dovessi avere ogni cosa. Ma io sjiero. che li giu sturi, colla quale ito procedili:* e procedo con
le, mi assisterà, c uh otterrà da Dio quella mercede., che tu ima vorresti «tarmi.
E tutto attrito, che non tara di vano colore... mi dP Mostrerà reo (U furto, quando dovrà n divider-
si alla (Ine «leu* anno i nuovi pirli secondo >1 concordilo tra noi, ove m.u ih- ritenessi alcuno, che non m
fosse di vario colore mi contenterò di essere condannato qual ladro.
Vera. 36. Separò le capre, e te pecore...di vario colore. ..e tutto U gregge dt un tot colore... lo diede
in giHcmo de’ suoi figliuoli. Di chi sono questi Ugliuoli messi da Ltbin al governo de’ greggi separati «Il
un solo colore, cioè o bianco, o neri . c rimessi a Giacobbe? sono indubitatamente i figliuoli di Laban.
. : -
Quest’uomo avaro c sospettoso, affinché Giacobbe non potesse In qualche modo o frodare le figliature,
o Introdurre tra’ suol greggi delle pecore, o delle capre di vario colore, dà a Giacobbe come per compa-
gni c aiuti, nu in realtà per esploratori, suoi figliuoli, ed egli si ritira co’ suol greggi tre giornate di
1
strada lontano dal genero. Cosi egli non ha paura, che II suo bestiame possa mescolarsi con quello di
Giacobbe, nè le sue pecore e capre di colore vario essere vedute dalle bianche e nere di Giacobbe.
Vers.37., e 38. Prete. .Mette verghe di pioppo verdi, ec. Ecco l’arte usata da Giacobbe per avere delle
pecore e capre d’un sol colore de' parti di color vario. Egli prende delle verghe o scudisci di varie pian-
te, ne incide, e ne leva In più luoghi la scorza; cosi queste verghe restano di vario colore: dipoi le pone
ne’ canali, dove andavano 1 greggi ad abbeverarsi; il resto ò assai chiaro.
Vers, 40. E Giacobbe dh'ise il gregge, ec. Era riuscito a Giacobbe colla diligenza descritta ne’ verseli!
37. 38. 30. di avere degli agnelli e de capretti pezzati di vario colore: questi egli separò dagli altri, e que-
sti egli procurava di metter davanti alle pecore al tempo, in cui sogliono concepire, vedesl però e In
questo, e nel seguente versetto, eh* ci continua a mettere delle verghe ne’canali, dove suoi greggi anda-
t
Voi I tt
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. , . * . , *
Giacobbe per comando del Signore parte nascostamente con tutta la tua famiglia per torna-
re tU padre. tubar* gti corre dietro. Rachele che aera rubati gl’ idoli del padre delude am
. ,
2.
astuzia Itiban che li cercava, lilialmente dopo vane querele c allercauont Giacobbe e Lo-
,
ver». 7. Ha mutalo dicci volte la mia mercede. Nelle scritture dieci volte è posto per molte volte Le-
vo. xxvi. 96. Eccles. vii. 20. Zachar. vii. 23. M i qui s. Girolamo prende quest’ espressione letteralmente
c sembra che così vada presa In questo luogo; perchè la stessa OSMI d’aver cambiato dieci volte riguar-
do alla mercede dovuta a Giacobbe è rinfacciata a Laban nel versetto 4L questi pertanto, ogni volta che
si veniva a lare la divistone del bestiame, ebe era suo, da quello, clic era di Giacobbe la qual divisione (
Ciccasi due volte l’anno ) vergendo, clic la parte di Giacobbe era vantaggiata sopra la sua parie, non so-
lca più start* a quello, clic crasi pattuito ; onde bisognava che questi si contentasse di fare nuova con-
venzione. Cosi andò la cosa per cinque interi anni: onde lui ragione Giacobbe di dire, che per dicci volle
Laban mutò la mercede pattuita, il sesto anno poi egli se ne fuggi, come ino gli a v ea comandato.
Ver», f». Le pecore figliavano tutte re. 7 ulte te pècore vuol dire la massima parte dette pecore e così
di poi tulli i greggi intendevi la massima /sarte de greggi : e in sostanza vuol «tire, che a dispetto delle
angherie di Laban, Wo faceva sì, che il meglio, e il piu del frutto de’ bestiami toccava sempre a Giacobbe.
ver». 12. Io ho veduto tutto quello , che ha fatto a le Laban. Assai bella e a questo passo la rifles-
s one del 0 risosi omo Di qui noi impariamo , che se allora quando ci .tarò fatta ingiuria , noi sarem
:
mansueti e pazienti e pacifici , godi'em piu copioso e abbondante /’ ajuto divino Hot ci mettiamo per- .
tanto a combattere con quelli che ci premono e ci calunniano i ma sopporliam generosamente , saptn
.
do , che Dio non ci disprezzerà . lUconosctanw noi la sua amorevolezza t perocché tgii ha fletto: a nu-
la vendetta , e io renderò mercede hom. fi7.
Ver». 14. e 15. Rimasi egli forse qualche cosa ec. Che abbiam più noi da sperare delle facoltà c dc’hc-
ni di nostro padre? Rgli ci ha quasi diseredate, c dandoci a tc senza dote, c usurpandosi tutta la mei
ecde. che tu avevi mentalo colle fatiche di quattordici anni, la qual mercede era il prezzo, che tu
pagasti per averci, c dovea essere nostra dote.
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. u . : , -
18.
G E M E S C A. P. XXX!
XtiliUiuc rannera *ibstanttam stimi, et grogos, 18. F. prete tutto ii tuo ,ei greggi , e tutto quel-
et >|ui<l(|iitu in Mi ' acquisterai , |*Tgens
«
|
>* > I : » 1 1 1 i . i lo che arca guadagnato nella Mesopoumtia , In -
,
ad Isaac |
kit rem simili in tinaia Chaiuan. camminandosi verso suo patire Isacco alla terra di
21. Chanaan .
Ro tempore terni Labari ad Ion<lcnda9 oves,
II). 19. Laban in quel tempo era andato a tosare le
<’t achei furata »>i Ulula patria sui.
Ji pecore . e Rad irle rubò gl’idoli di suo /unire.
ilo. Noluilque Jacob connlcri soccro suo, quod 2». E Giacobbe non volle accusare a Laban lu
logeret sm fuga
dunque nbiisset tam ipso, quam omnia, quae 21. E parlilo ch'ei fu con tutto quello che a ,
jiirls sui crani , et amnc Iransinisso porgerci con- lui apparteneva , mentre passato II fiume (Eufrate)
ira monlem Galaad, si montava verso il monte Galaad
±2. Nuiiliatum est Laban die turtio, quod fuge- 22. Fu portato aiviso a Laban il terzo giorno j
rel Jacob. che Giacobbe fuggita.
23. Oui , assumptis fratribus suis, perscrutila est 23. Ed egli, presi seco I suoi fratelli > lo seguilo
«tini mebus scpteiu : i:l cumprcbendil e uni in mon- per selle giorni ^ e io raggiunse sul munte di Ga-
te « ..«l i. I . laad .
27. \ iditque in «omnia dicenlem sibi Deuui:* ca-
24. 24. E
vide in sogno Dio che gli disse : Guardali
ve, ne quulquam aspcre loquaris contro Jacob. dal dire una torta parola contro Giacobbe.
• Jnfr. 48. 16.
25. Jamque Jacob exteraterat in monte tabema- 23. E Giacobbe atra già teso suo padiglione sul
m liuti : dunque ilio conaocutua fuissct eum ami monte: e sopraggiunta Laban co* suol fra ir Ili , la
(ruliilms aula , io codoni murile Galaad Qxil ten- sua laida piantò sullo stesso monte di Galaad .
torium. 20. E
aissc a Giacobbe : l*cr gnu! motivo hai
-Hi. Et divit ad Jacob: Quare ila cgisli, ut clam operato In tal guisa , menando via le mie fùjlic
me aUgercs fìlias meas , quali cantivaa gladio? senza mia .saputa , come prigioniere di guerra T
Cur ignorante me fugere volutali , indi- mx 27. Perche hai tu voluto fuggire sana ch’io lo
care mihi , ut proaequcrcr le cuin gaudio, et can- sapessi j e non anzi avvertirmi j affuieltC ti accom-
32. el iMupauis, et ciUuirU?
ticis, pai piassi con festa e cantici e timpani e cetre?
2S. Non es passus, ut oscularer filios meos, et 28. Non mi hai permetto di dare un bacio a’mirl
(iliaa* «tulle operatila es: et nunc quidem figliuoli , e alle mie figlie : ti sei diportato da stol-
to: e certamente adesso
,
Vers. 19. Rachele rubò pt' idoli di tuo padre. La voce Ebrea Teraphim rendo ta qui con quella d'idoli
si prende altrove in altri senti. Ma da Ezeclucllo xxr. 9., e da Zach.iria x. 9. apparisce che sotto questo ,
nome s’ intendevano Ira’ Caldei certe figure superstiziose, le anali «I consultavano por sapere le coso
future. Molti «lotti interpreti credono che Teraphim lotterò Thalitinani cioè figure di metallo gettate, i .
o Incise a certi aspetti di pianeti, alle quali figure si attribuivano effetti straordinari; ma adattati alla
qualità del metallo, al nome de’ pianeti e alle figure, clic in essi erano rappresentate. In oriente regna
tuttora la superstiziosa e ridicola mania di questi Th.ilismani c degli Amuleti o sia preservativi contro
gl’ incauti, contro le disgrazie co. questi Amuleti sono iscrizioni sulla carta, o sulla cartapecora , o so-
pra pietre preziose, sembra motto verisimile, che questi Moli, o Teraphim di Laban fossero figure, nelle
quali ei credeva, che risedesse qualche sopra una turai virtù.
Il motivo, per cui Rachele si portò via questi idoli, non è notalo nella Scrittura; onde chi no asse-
gna uno, c chi un altro. Alcuni padri credono, che ella gli adorasse, come anche Lia, c volesse averli
con se nel viaggio: e il non averne fatto motto a Giacobbe ( omo si vede vers. 99. ) sembra un grande «
indizio, che Rachele non fosse ancora esente «la questa superstizione, vi sono itero degl' Interpreti che .
suppongono che questi idoli fosser d’oro, c fossero quello, che Vera dì più pregiato in casi di Laban }
«tilde Rachele se li prese ili compensazione dell’ ingiustizia . che pretendeva essere stata fatta dal padre
a se, e alla sorella, communio ciò sia, quando ella possa essere assoluta dalla superstizione, non può es-
sere in venni modo assoluta «lai peccato di rurlo. / edi ven. 32.
Vers. 21. Pattato il /itane. L’ tu frate, eh* è di mezzo tra la Mesopotamia e la Chananea.
Verto il Monte Galaad. Monte, che è quasi unito al Libano, e ha alle sue radici un'ampia e Aerili
regione chiamata Galaad. Fedi De u ter. xx\iv. !. Jerem. Zi!. 6. questo nome di Galaad lo ebbe questo
monte per la ragione delta nel verdello- 48.
, , . ,}.
ver*. 3q. t\è io li Lacca ledere ee. Io non ti portava a vedere giammai qualche lacero membro di
bestia rapita, o lacerata dalle liete: tutto il danno anche casuale, e avvenuto senza mia colpa toccava
a me a pagarlo.
ver». 4s. le mie figliuole e i figli e quanto tu vedi son cosa mia Laban si mostra rappacificato,
. . . .
perchè avea paura , cne Dio lo gastigasse. Egli dice , che considera come cosa sua non solo le figliuole e
i n,< li delle figliuole, ma anche greggi e tutto quello, che appartiene a Giacobbe, e che perciò egli non
i
il senso però è lo stesso dell ima frase e dell’altra. Mancano ancor nell’Ebreo, e sono state aggiunte
dal traduttore quelle parole: ciascheduno secomdo la proprietà del suo linguaggio: vedesl però da que-
sto passo, che la lingua Csldea era differente già dall’ebraica usata da Giacobbe, benché in origine fos-
sero probabilmente una medesima lingna.
Vera. 50. Se tu farai oltraggio alle mie figlie nitsuno è testimone delle nostre parole ec. Laban
. . .
vuol dire, che se Giacobbe verrà giammai a violare l’alleanza, che egli stabilisce oggi con lui, egli non
citerà contro di hit altra testimonianza, che quella di Dio, U quale tulio vede e ascolta, di quello, che
io pattuisco Ira me o te (dice Laban) sarà sempre testimone Dio, che vede tutto, e ha possanza di pu-
nire chi viola I patti.
vera. 53. Il Dio d‘ Dio di Sachor , il Dio del padre loro. Notisi, che la voce usata
Abrahamo e il
nell’ Ebreo c net Caldeo In vece di ti Dio può tradursi gtf del, e che con questa sono sovente significati
gl'idoli de’ Gentili. Abbìam già veduto, che Thare c Nachor adorarono 1 falsi del, come facea Laban ,
unendo il loro culto con quello del vero Dio; cosi egli qui giura per gli del di Thare e di Nachor d’on- :
de osservano gl’interpreti essere lecito ad un fedele di ricevere il giuramento, ebe un infedele farà
de’ suoi falsi numi; anzi essere anche lecito in caso di necessità I* esigere un tal giuramento.
,
t
,
: . , . - :j
— jì I rr
nos, Deus patri» donna. J arar il ergo Jacob per del padre loro sia giudice Ira ds noi. Giurò adun-
liniorem pall ia sui Isaac: que Giacobbe per lui , ette Isacco suo padre te-
meva :
54. Immoblisque vietimi* in monte , vomii fra- 51. E
immolate sul monte le vittime > invitò I
tres suos, ut ederent pancin. Qui cum comedi*- suoi fratelli a mangiare del pam. quelli manE
seni, manscrtint ibi. giato che P ebbero* ivi si fermarono.
55. Laban viro de nocle consurgcn*, osculatus 55. Quindi Laban alzatosi , che era ancor not
est Alio* , et Alias sua», et benediiU lillà : revòr- te , baciò i figliuoli e le figlie sue , e li benedisse ,
susque est in locuru suum. e lurnosseue a casa sua.
Giurò adunque Giacobbe ec. Giacobbe intero nella stia fede giura per colui , al quale ti padre tuo
(tacco rendeva il culto, e l’onore che è dovuto al solo vero Dio.
ver*. M. F. immolale tu l monte te vittime ec. Giacobbe offerte a Dio ottic pacifiche in rendimento di
grazie delia pace fatta col suocero.
5.
Capo Cteiucoimoficconfco
Giacobbe veduti gli Angeli spedisce messi con doni al fraleUo Esau di cut temeva frattanto , :
9. Dixitque Jacob: Deus |>atris mei Abraham. et ». E disse Giacobbe: Dio del padre mio Abra-
Deus patris mei Isaac : Domine, qui di&isti mini : ham e Dio dtd padre mio Isaac: Signore 3 che di-
Revertere in terroni tuoni, et in locum nativitatis cesti a me: Toma
alia tua terra e al luogo dove
lune, et bcncCariam Ubi: sei natOj e io li farà del bene:
10. Minor sum cunctis miserai ionibus tuis, et ve- 10. Io sono indegno di tutte le tue misericordie
ntale tua, quam explevisti servo tuo. In baculo e della fedeltà colla quale tu hai mantenute le pro-
meo tramivi Jordanrm ìstuin; et nunc cum dua- messe falle al tuo servo . Solo col mio instane io
bus turrni* regredior. passai questo (fiume) Giordano: e ora ritorno con
due squadre
41. Erue me de manti fratrìs mei Esau , quia 11. /Aber ami dalle mani di mio fratello EsaUj pe-
vajde eum timeo, ne forte veniens pcrcutiat ma- rocché io lo temo forte ; che in arrivando non ucci-
trem cum Qliis. da madre c figliuoli.
ver*. I. Furono incontro a lui gli Angeli. Giacobbe libero dal timore di Laban, entrando net paese di
Cbanaan avea ancor da temere il rratetlo Esau: dio pertanto incoraggile il Patriarca con questa visione.
vers. 2. Questi sono gii accampamenti di Dio. Meli’ Ebreo la voce Mahanaim clic significa Accampa- ,
menti è duale; onde comunemente gli Ebrei ,e dietro ad essi molti interpreti suppongono, che due
,
furon schiere degli Angeli veduti da Giacobbe; runa di quelli protettori «iella Mesopotamia. che lo
le
aveano accompagnato c custodito fino a quel luogo: l’altra dt quelli delta terra di chanaan. intorno a
questi Angeli custodi de’ regni c delle provinole vedi Dan. zìi. ì. Atti xv. 9. Vede»! qui adempiuta lette-
ralmente quella parola di Da vói de Salmo xxxm. : Angelo del Signore si accamperà intorno a coloro,
che lo temono e ti salverà. Cosi Eliseo serrato d’ogni parte da’ nemici vide le schiere degli Angeli ar-
mati tn stia difesa , ir. Reg. vi. 15. in quel luogo fu poi una città, rbe ebbe il nome di Mahanaim, Jùs .
feroce non rinunzia Giacobbe a* diritti della sua primogenitura, t quali nè pure doveano aver effetto,
se non tn favor de’ suoi discendenti.
vers. 7. Divise la gente , eh' era seco ec. osserva a questo passo s. Agostino che il giusto dee confi- ,
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, , . t , f, ,,?
minetifr . qui frcnucltnntur grrffcs . direna ladini : tulli quelli, che aiutavano dietro a* greggi , dicendo:
verbi» loquimlni ad Esau, cuiu inveì icrili» cum. Nella stessa guisa parlale ad Esau, giuntilo lo tro-
verete.
20. Et addetto lp»c quoque servila lima Jacob
: 20. E soggiungerete: Lo stesso servo tuo Giacob-
iter unsi rum iusoquiliir divi! enhn: iMaralto illuni be seguila le nostre licitale ; imperocché egli ha delio:
iniineribus. qone praerivlunt, el poslc:i viilebo 11- Lo piaciuto co’ dotti, che vanno innanzi, e poscia
lum: forxit.in propillahitiir milii. vedrò lui: fórse si renderà a me. propizio.
pr.Kvevscnint Maque minora anlccuinj ipso 24. Andarono adunque Innanzi a lui i dotti i cd
vero inanfril norie Hla in castri». egli quella notte si stette nello alloggiamento.
22. dunque malum friirrevifrM'l, tulli dna» uxo- 22. E alzatosi motto
per tempo , prese le sue due
ri* sua», ci ini idei n famulo» cum undecim Alito, mogli e le due sduaoe con gli undici figliuoli , c
,
et transivil vaduiii Jalntr. pattò il guado di Jaboc.
23. TraductL-quc omnibus, quia ad »e periine- 25. E
quando furon fumiate tutte le cose, che a
lianl lui appartenevano,
24. Mansii solus: cl ecce vlr luctabatur rum co 24. Fi si rimase solo: ed reto un mino fece con
usque mane. lui alla lotta fino alla matlhux.
23. Qui rum viderrt quivi cimi friqvrare non
,
25. E
questi reggendo, che noi polca superare ,
IMisaet, teligli ncrvuiii femori» ojiw, cl frtalim cniar- toccò a tul II nervo della coscia , Il quale subita-
iMllt. mente restò secco.
26. nixilque ad rum Dimille me ; jam mini : 26. E
disse a ini: Lasciami andare: che gM r lene.
asccndit aurora, RespoodU; non dimiltam le, ntoi P aurora: Ut \po\c (Giacobbe): Non ti torcerò an-
benedtxeri* milii dare, se tu non mi benedici.
27. All ergo: Quod nomcn est libi! Respondil: 27. Disse adunque: Qiuit nome 6 II tuo? fUspose:
Jacob. Giacobbe.
2K. Al ilio, Nequaquam. inquii, Jacob appclla- 28. E
quegli (disse), H tuo nome non sarò Gia-
lnlur nomen lutini, sod Israel: qiHNiiani fri eonlrn cobbe , ma Israele: perocché se a petto a Dio sci
Deum forti» futoli, quanto magi» rontra bomines stalo forte , quanto pòi vincerai tutti quanti gli uo-
praevalebis? mini ?
29. intiTTogavit rum Jarob: Die mild, quo nppel- 29. Giacobbe lo Interrogò: Dimmi, con qual nome
larifr nomine? Rcspondit: Cor quaeris nomen meuiu? tl chiami ? Rispose: Perché domandi del mio nome
Et henedixit ei in eivlcm loco. F. lo benedisse nello stesso luogo.
Ver». 16. Cammelli femmine, che accasi figlialo, re. Il tolte ile* cammelli era anche a tempo di ». Ci-
miamo . e lo è anche adesso la bevanda piu deliziosa degli Arabi. I rdt P/tn. idi. xi. 45.
ver». 22. Passò il guado di Jaboc. vale a dire passò il torrente j.ihoc al guado, »*hc era anprcsso a
Mahanaim. questo torrente nasce ne'mnnlt dì cdaad, ed entra nel Giordano presso al luogo, dove il
Giordano esce dal lago di Genesareth. solisi che in questo luogo cominciava il paese delle dieci tribù c
,
sta lotta, veniva a dare una ferma speranza a Giacobbe di poter con molto maggior felicità superare
non solo F.sau. ma anche tutti nemici e mite le contraddizioni: Se a petto di Dio sei stalo forte ,
i
rap. xxxv. IO e secondo la più probabil sentenza significa princli* di Pio ovvero principe con Pio ,
.
quasi dicesse l'Angelo: Com‘ io son principe j cosi anche lu, che hai potuto lottare con me , sarai chia-
mato principe Hicr. Tra«l. nehr. .
Vera. £.?. Perché domandi del mio nome L’Angelo non ro!!c dire il suo nome , o perché non nc
. . , :. , , : : ,
prendessero i posteri di Giacobbe occasione di rendergli un cnlto superstizioso, o piuttosto perche que-
st’Angelo rappresentava U verbo, il quale dovea incarnarsi,. il(cui nome non dovea ancor rivelarsi.
vers. 30. Pose a quel luogo il nome di Phanuel. onesto nome significa faccia di Dio. I lxx, lo tra-
ducono forma dì Dio ovvero figura di Dio della quale versione cl dà questo senso il Grisostoiuo
( hom. he. i dicendo: Giacobbe diede a questo luogo li nome di figura o immagine di Dio , e cerine con
no a predire . che questi acrebbe un di presa l' umana natura Ma perche allora non altro aerati ,
.
che un evinweiamento e un preludio delle cose future , il t erbo appariva a que’ Patriarchi in figura.
Ma allorché il Signore degnassi di prendere la forma dell' uomo , non prese solo una carne ap/taren
tc ma vera
,
//anima mìa ha avuto salute, osservò ». drillo, essere slata antica opinione, che il vedere un An-
gelo portava seco la morte; onde così egli, come n itrt Interpreti spiegano: Non solo ho veduto t\4nge-
lo ; ma ho trattato con lui testa lesta, e non me n/i venuto alcun mate: altri però col crisostomo inten-
dono, che Giacobbe voglia dire, che la visione mandatagli da Dio, e la benevolenza e affetto mostrato-
gli per mezzo dell’ Angelo lo avea liberato da ogni timore c lo avea riempiuto di generosa fidanza.
9.\crs. 32. / figliuoli d‘ Isdraele non mangiano ec. Ciò fu osservato e si osserva tuttora dagli Ebrei
non per legge, ma per tradizione in memoria di quello, che era avvenuto a Giacobbe. Il Buxtorf rac-
conta. che ni itali i gli Ebrei levano dalla parte di dietro degli animali uon solo il nervo, ma anche le
vene,
5. che in Germania poi si astengono totalmente da’ciuarti di dietro, e li vendono a* cristiani; ma
( di cesi ) dopo aver mandale mille imprerazioni contro chi li uiangcrà, c fatte altre sordide cose, le qua-
li sono attestale da tutti l Giudei convertiti.
dopo dttnicetmoicrjo
Giacobbe i accolto benignamente da F.tau, che gli va incontro , c a mala pena ottiene che .
quegli accetti i suoi doni, e se ne torni a sua casa, quindi Giacobbe arriva a Salem e ,
vi compra una parie di un campo , e piantate le tende alza un altare.
i. Elevai» autem Jacob oculos suos, vidit ve- 1. fifa alzando l suoi occhi Giacobbe vide Estui,
ìdenteili Es*au, et cimi co qtutdringcnlos viri»: di- che veniva , c con lui quattrocento uomini : e divi-
visitqiK: lìlios Line, et Rachel, auibaruinquc £amu- se i figli di Lia, e di Bacitele, e delie sue schia-
larum: ve
Et putrii utraniquc ancillnm, et Ubero» carum 2. EP una, e l’ altra schiava, e i loro figliuo-
in principio: Llam vero, et filios cjus io sccundo li Il pose In primo luogo : Lia , e i figliuoli di lei
loco: Rachel autcìu, et Joseph noviaoiinos. nel secondo luogo: c Rachele, e Giuseppe da ut-
limo .
Et ipse progred ieri s adoravit pronua in lemuri Ed egli andando innanzi $* inchinò fino a ter-
3.
sejffies, doncc appropinquarci frater cjus. ra sette volte, \rrima che si approssimasse il suo
fratello.
4. Currens lUique Esau obviam lr.it ri suo amplc- \. Corse allora Emù
incontro al suo fratello, e
xaUis est cuiii: slruigcnsque collimi ejus, et oscu- lo abbracciò : e stringendogli il collo, c baciando-
lai is flevit. lo pianse.
5. Lcvalisqucoculls, vidit mulieres, et parvulos 5. E
alzati gli occhi, vide le dorme , c i loro bam-
carum, et all: Quid sibi volimi bli? et si ad tc per- bini, e disse : Chi sono questi 1 so n eglino tuoi ? Ri-
tinenti fliwpondU: Parvuli sani, quos douavit inibì spose: Sono i figliuoli, che Dio ha donati a me
Deus servo tuo. tuo serto.
6. Et appropinquantcs anrillac, et filli carum in- 6. E
appressandosi le schiase, c i loro figliuoli
curvati soni. s’inchinarono pròfondamente.
7. Accessit quoque Lia cum pucris sui*: et cum 7. Si apfiressò miche Lia co’ suoi figliuoli : c do-
simililer adorasseut , CXtrenii Joseph , et Rachel po che si furono nella stessa guisa inchinati, Giu-
adoraverunt. seppe e Radule fecero ultimi profondo inchino.
8. Dixilquc Esau: Quaennm suri istac turmac 8. E disse Esau: Che significano le squadre, che
nuas obviam habuil Hc*)h>uUÌ1: Ut iuvenirem gra- 10 già incanir ai ? Risjmse: Bramai di trovar gra-
tini curai n domino meo. zia nel cospetto del signor mio.
9. At illc ail; Malico plurima, frater mi: sinltua 9. fifa quegli disse : Ho del bine di là da molto
libi. fratei mio : tieni il tuo per te.
10. Dixitque Jacob: Noli ita, obsccro: sed si In- 10. E
Giacobbe disse Aon far così , ti prego:
veri Ki-itiain in oculis tris, accijpe munusculuin de ma se ho travato grazia negli occhi tuoi , accetta
manibus mei>: 11 piccai dono dalle mie mani : imperocché
sic crini vidi faeton tuoni, quasi io lui
«ferini vuilum Dei: culo miri propitius, velluto la tua faccia, come se io vedessi il volto di
Dio : sibili propizio ,
11. Et suscipe lieucdiclioncm, quam attui! libi. ìi. E accetta la benedizione, che io ti ho recato.
ver». 3. y
inchinò fino a terra rette volte Giacobbe per ammansire la ferocia di Ksan lo saluta fino
a sette volte col massimo segno di rispetto.
Vera. #. (he tignificano te squadre? Parla de* bestiami mandati innanzi da Giacobbe in dono ad Esau.
Esali dovea già essere stato infermato da’ guardiani; ina interroga di bel nuovo per aver occasione di ri-
fiutare il dono
Vers. IO. ilo veduto la tua faccia, come tc ledesti ec. La clemenza e l'amorevolezza, che io ho tro-
vato in te, mi b.i rlnir.incato lo spirito oc’ mici timori, e ha fatto ui me un effetto simile a quello, elio
farebbe l’ apparizione di Dio o di un Angelo ui un uomo afllitto e bisognoso di conforto.
Siimi propizio, concedimi questa grazia.
>d by C
,
, * :
ver*. 13. Pecore e vacche pregne: ovvero, che avallano la loro rede.
ver*. U. Fino a tanto eh" io giunga ... a Seir. Giacobbe pensata allora di andare Duo coti a casa
del fratello! ina di poi cangiò di parere forse per timore, clic non si risvegliassero In Esau le antiche
gelosie, o perchè ricevesse qualche notizia, per la quale conoscesse, clic non era oppurtuua allora
questa visita.
Ver». 17. A Socoth , dove fabbricata ec. Dalle tende, che alzò Ivi Giacobbe, venne il nome di soeoth a
uesto luogo, dove fu poi ediiicata una ritta dello stesso nome, che era nella tribù di Gad. L'avervi
lacobbe fabbricata una casa dà argomento per credere, che vi si fermò qualche tempo.
Ver». 18. Postò a Salem città de" StchimiU. passò il Giordano, e da socolh andò nel paese de’Sicbl-
miti, dove fece sua dimora presso la città di Salem nella cbananea. Alcuni moderni seguendo la tradi-
zione degli Ebrei traducono in questa guisa l'Ebreo: arrivò salvo alla città de' Su fumiti : perocché U
stessa voce Salem significa salvo , sano ec. j c soggiungono gli Ebrei, che in questo luogo Giacobbe ri-
mase sano dalla gamba, della quale era sialo toppo lino a quel punto; onde dlccsi: arrivò salvo, ec.
Ver». 19. Per cento agnel/e. l.a prima maniera di contrattare nell’antichità fu certamente per via
di permute: e gli antichi Interpreti lutti quanti suppongono fatta questa compra da Giacobbe con dare
cento agnello. Molti moderni però la voce originale spiegano in significazione di moneta . denaro < . <
e alcuni di questi pretendono, che fossero monete, che portavano l’improuta di un'agnella, come ef-
fettivamente si costumava nell'antichità: onde dalle pecore venne II nome di pecunia alla moneta. Ba-
si) l’avere toccato questo punto senza entrare in più funga discussione di una materia, sopra la quale
non possono aversi se non deboli congetture.
Ver». 90. innanzi ad esso invocò ec. ovvero gli pose nome il fortissimo Dio d ’ Israele , per signifi-
care, che a lui e in onore di lui era dedicato questo altare. Questa imposizione di nome agli altari,
a’ monumenti c a’ luoghi particolari serviva a conservar la memoria de’ fatti e anche a conservare la
tradizione de’ principi della religione, rosi il nome del Dio d’Israele rammemorava un gran fatto, per
cui fu cambiato il nume a Giacobbe, f edi cap. preced.
Cajjo fctcniceiuiflquatto
Dina è rapita da Stchem figliuolo del principe de' SichimlU : i quali prima circoncisi ton tru-
cidati da Simeone c da Levi , fratelli di Dina ; e dagli altri figli noli di Giacobbe è desolata
la loro città : per la qual cosa Simeone e Levi sono sgridati dal padre.
4. Egresso c*t Alieni Dina Olia Liac, ut vlderel 4. Ma Dhm figliuola di Lia usci di casa per fe-
inulierc* regioni* illiu*. dere le donne di quel paese.
9. guaiti nuli vidisaet skbem flliu* Hemor He- 9, E avendola veduta Stchem figliuolo di Hemor
vaei, princcp* terrac illiu» , sdamavi! cara: et ra- Met eo , principe, di quella terra * se ne innamorò
puit, et donnlvit cura illa, vi opprimerai virgiuem. e rapida, e violentemente disonoro la fanciulla.
3. Et conglutinata est anima ejus cuoi ca , tri- 3. E concepì per tei un’ardente passione* ed es-
stemque definivi! blanditi!*. sendo ella alpina I’ acquino con carezze.
4. F.l pergens ad lletnor patron suum, Acdpe, 4. E andato dal patire suo Hemor , prendi *
inquil. mihi pucllam hanc conjugem. disse * per me in moglie questa fanciulla.
o. Quod cura audissct Jacob, abscntibus filiis, et 5. La qual cosa avendo udita Giacobbe* mentre
in pastu pccorum occupati*, siluit, doncc rodi reni. i figli erano assenti e occupati a jmscer te pecore>
ver*. 1 . Ma
Dina ec. Ella poteva avere in quel tempo circa quindici anni. Re crediamo a Giuseppe,
la curiosità di questa fanciulla ( la quale costò a lei cosi rara ) fu risvegliata dal rumore di una festa
solenne, che si celebrava con gran concorso. Dina volle vedere, come si ornassero le fanciulle del
paese, c sgraziatamente usci della casa paterna.
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, ; j -
6.
petebatur. expleret: amabal enini puritani valde, et che era sialo richiesto : perocché tonava grande-
i|iso crai mclytus in onrni domo patri» sui. mente la fanciulla * ed egli era in grande onore
presso tutta la famiglia del padre suo.
30. Ingres» ique portam urbis loculi sunl ad po- 20. Ed aurati dentro Ut porta della città dissero
pulum: al popolo :
31. Viri isti pacifici sunt, et volunt halli Lare nobi- 21. Costoro son buona gatte, e amano di abi-
le uni:negotienliir in terra, et e\erceanl cam, quac tare ira noi: trafficheranno qui, e rovineranno la
spatiosa, et lata ciilloribus indirei: Ulta» eorum ao terra , la quale spaziosa e vasta, com'é, ha biso-
cipicmua uxorcs, et nostra» Uli» dabimus. gno di coltivatori: noi sposa ano le loro fanciulle,
e darem loro delle nostre.
92. Unum est, quo dirtrilur tantum bonimn : si 22. Una sola cosa é (Postatolo a in: baie sì gran-
circumeidamus masculos nostro», rituin genti» imi- de : vuoisi , rlu: noi ctrconddktmo I nostri maschi.
tante». Imitando il rito di questa geme.
93. Et substantia eorum , et pecora , et concia, 23. Con questo tarmi nostre te loro ricchezze, e
quae posai doni, nostra emnt: tantum in hoc acquie- i bestiami , e tutto quello, eh’ ci posseggano: ac-
M-aiims, et h ab Lui Ics sìraul unum clUdetnus po-
i cordiamoci salo hi questo , e vivendo insieme farc-
puluin. mo un sol popolo. $
94. Assenslquc «uni omnes, rìrcumcfeis cunclis 24. Diedero tutti il toro assenso, e circoncisero
ni a ri bus. tutti i muschi.
93. Et ecce die tertio, quando gravissimus vul- 23. Ed ecco il terzo giorno , quando H dolore
nenim dolor eal, arreplw, duo filli Jacob, Simeon delle ferite è più acerbo , / due figli di Giacobbe
cl bòri, fratres ninne, gladiis, ingressi sunt urbem Simeone e Levi , fratelli di Dina , impugnale lu.
contìdenler: * Uilcrfectisuue omnibus masculis spade , entrarono a man salva nella città: e ucci-
Infra 49.0. si tutti i maschi.
troducesse tra'poslcrt d’Abrahamo questa regola anche prima della legge di Mosé; ma in questo tempo
non si poteva egli rispondere a costoro, che il loro padre a>ea sposate le fighe di un Itici renne iso, qual
era Laban? E Giuda e simeon sposarono pure diurne ihananee, come vedremo: partano adunque con
menzogna c con frode.
ver». 17. Prendermi la nostra fanciulla. Da queste parole e dal versetto 26. apparisce, clic Dina era
tuttora in casa del rapitore.
ver*, 3. Saran nostre le loro ricchezze e i loro bestiami et. Yedcsi, che Hemor e sichem non pro-
i ,
pongono altro motivo, che quello dell’interesse per abbracciare la circoncisione Essi mostrano a’ loro .
concittadini V accrescimento grande di potenia e di ricchezza ehe nc verrà dalla unione de* nuovi ospi-
ti in un sol popolo^ e la pitia e la religione non ebbero parte alla risoluzione di quella gente.
ver*. 26. Il terzo giorno quando il dolore delle ferite cc. Welle ferite il terzo giorno suol venir la
febbre a causa dell’ infiammazione.
Simeon e levi. Fratelli uterini di Dina. Questi certamente ebbero seco un gran numero di sene
rat. I » a
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f -
28. ove» cornai . et annerita, et asino», cuncta- 28. Preser le loro pecore , e gli armenti e gli asi-
que quae in domibus, et In agri» erant:
vj.st.iu ics, ni , e diedero il guasto a guanto era per le case e
alla campagna :
99. Parvulos quoque corum, et uxores duurunt 2ti. E menarono anche schiavi i fanciulli e le don-
captivas. ne loro.
30. Quibuft mirati» audactcr, Jacob dilli .ad Si*
|
30. Eseguite che ebbero essi queste cose con tan-
nicon et Levi: Turbasti» me , et odioaum Tecistis ta audacia , disse Giacobbe a Simeon e a Leti :
me chananaeis, et Pberezaeis, halritatoribus termo Eoi mi avete posto hi affanno , e mi mete radu-
tiujus: ik>s |kuicì suinus: illi congregati perculient to odioso a ’ Chananei e a’ Pheresei , abitatori di
me, et ddebor ego, et dornu» luca. questa terra : mi siam pochi: quegli uniti insieme,
mi verranno addosso , e io sarò stermimto con la
mia famiglia.
31. Rcspondcnint: Numquid ut scorto abati dc- 31 . Disposar quegli : E datemi essi trattar la no-
bucre sorore nostra? stra sorella come una donna di mal affare
Ver». SU. OC. Preser te pecore , ec. Giacobbe, it quale disapprovò quest* a rione perfida e teme- come
raria, non si dubita, ebe facesse rendere e la libertà , e la roba loro alle donne
e a* fanciulli rimasi
in vita.
Vera. 30. fot mi avete posta in affanno , ec. Giacobbe dimostrerà anche con maggior energia l’or-
rore. col quale udì una crudeltà si grande de’ proprj figliuoli nel capo xlv. 5. peccarono i figliuoli di
Giacobbe di menzogna, di perfidia, «P ingiustizia . eli sacrilegio c di vendetta barbara e inumani, ingan-
narono i sirlumiti, c tradirmi la fede, e pel peccato di un solo trucidarono un gran numero di pcno-
ne, e a compiere sì orribil disegno abusarono dì un nlo sacro e religioso, servendosene di pretesto a
coprire lo spirito di vendetta. Finalmente non può non condannarsi di empietà il disprezzo, ch’el fe-
cero del proprio padre. Intraprendendo cosa tale senza sua saputa, portando un colpo mortale al cuo-
re di lui pieno di umanità e di amore de’ prossimi. Dall’ altro lato la giustizia divina permise, che I
Sicbìniiti ijortasscr la pena delle loro iniquità ; e dell’ audacia c della perfidia e inumanità de* due fra-
felli si valse ad eseguire i suoi decreti sempre giusti e adorabili.
3.
Capo Itcnlroimoqninio
Giacobbe dopo aver seppelliti presso a Sichem gt‘ Idoli detta sua /tenie, per comando del Si-
gnore sale a he thè l: dove alzato un attore al Signore offerisce sacrifizio ed è confortato ,
da una nuova appari’ ione dì Dio. Morte di Debora Scucita di Hemamin cotta morte di
.
Rachrtr. Ruben commette incesto con Rata. Novero de figliuoli di Giacobbe, e morte d’ Isac-
*
co suo padre .
1. Interea Jocutus est Deus ari Jacob: Surge, et 1. Frattanto il Signore disse a Giacobbe : Sor-
ascende Belhel, et habiti ibi, (acque altare Deo, gi , e va* iti Dettici , e ivi fermati , c fa’ un altare
qui • appanni libi, quando fugiebas Esau fratrem a Dio , il quale ti apparve allorché fuggit i Esau
tuura. • Supr. 28. 13. tuo fratello.
2. Jacob vero, convocata omnl domo sua, alt : 2. E
Giacobbe , rannata tutta la sua famiglia ,
Ablicite deos alieno», qui in medio ventri sunt, et disse : Gettate via gli dei stranieri , che avete tra
imiudanriiii, ac mutate vrstimenla vostra. voi , e mondatevi , t cangiate le vostre vesti.
3.Surgitc,ct a.srcndamus in Bcttiel. ut fariamus ibi 3. Fenile e andiamo a Dettici per far hi un ai-
altari; Deo : qui exaoriivil me in die Iribulaliouis tare a Dio : il giuste mi esimili nel giorno di mia
turar, et soctus fui! ifmeris mei. tribolazione , c mi accompagno nel litio viaggio.
A. Dederunt ergo ci otnncs deos alieno» , quos 4. Diedero pertanto a lui tutti gii dei stranie-
habctiaut. et Inaurrs, quae erant In auribus forum: ri , che aveano, c gli orecchini, che quegli aveva-
ea subter tereblnthum, quae est post
at ilio infurili nn alle orecchie : ed egli li sotterrò sotto il tere-
urbein sicliem. binto , che t' di là dalia città di Sichem.
5. dunque profecllcsscnt, tcrror Dei invasi! oinncs E
parlili eh * ci furono , il terrore di Dio In-
vera. I. Il Signore disse a Giacobbe: Sorgi ec. Dio viene a confortare Giacobbe nell’ agitazione , in
cui si trovava per quello, che i suoi figliuoli a vesta fatto contro de’ Kicbimiti, e per quello, che di ciò
poteva avvenirne, irritati per tanta crudeltà gii animi de’ Chananei.
Vera. 4. Gettate via gti dei stranieri, che avete ec. Può essere, che gl’idoli, I quali Giacobbe co-
manda di gettar via, fossero stati serbati della pretta de’ sichimit! ; c può a neh’ essere, che in un gran-
dissimo numero di servi, che erano iti quella famiglia, condotti dalla Siria, ve ne fosse più d’uno,
che continuasse a rendere culto a* falsi del. Ma non sembra credibile, che alcuno de’ figliuoli, o delle
mogli di Giacobbe peccassero in questo. Il vedere, che questi Intima l’ordine di gettar via gl’idoli,
dopo che Dio gli avea parlato e ratea avvertito di quello, che dovrà fan; a ltct bel in suo onore, può
dar fondamento per credere che non prima di adesso egU venisse in cognizione di questo disordine e
ebe Dio stesso gliene desse notizia.
Mondatevi e cangiate le vostra vesti. Per un interno Istinto del rispetto dovuto a Dio fu sempre co-
stume , che volendo gli uomini accostarsi a lui per onorarlo, o si mutasser le vestì, 4. Reg. xu. 20., ov-
vero le lavassero. Exod. xix. 20. leviL xr. 13. . e la nuova veste era simbolo di penitenza e di con-
versione. cosi Giacobbe esorta la sua gente a prepararsi per andare a Bellici a onorare il signore.
vera. £ gii orecchini che quegli ava-ano atte orecchie. La voce Kbrea significa propriamente anelli
da attaccarsi alle orecchie e al naso, o da apjicndcrc |u*r ornare la fronte. S. Agostino, il Crisostomo
c altri Interpreti credono, che questi anelli, o sia orecchini ornavano gl’idoli e non gli uomini. /etti
anche Pttn. tib. xxim. cap. I. Simili anelli con figure de’ falsi dei si portavano assai comunemente dagli
uomini e dalle donne, ed erano una specie di Talismani, o Amuleti contro le malattìe, le disgrazie, ec.
Vedi jugust. de doctr. l'hrist. tib. n. 20. v
Li sotterrò sotto il terebinto ec. Si può credere, che li mettesse in pezzi, ovvero lì fondesse, e di-
poi segretamente II seppellisse sotto il terebinto, o sia quercia.
vera. 5. li terrore dì Dio invase ec. Il Umore (dice 11 crisostomo) con ctu Giacobbe onorava Dio .
. . M . ,
per circuitimi civitatcs, et non sunl ausi perequi rote tulle te città all' intorno , e non ardirono d‘
recedente». inseguirli , mentre si ritiravano.
6. Yenit igiuir Jacob Luzam, quae est in terra Giacobbe adunque , egli e lui la la sua gente
6.
Clianaan, ixignomcnlo Bethei: ipee et oinnis popu- con lui arrivò a Luza cognominala Bethei nella ter-
lus cura i». ra di Chanaan.
7. .Editieavitque ibi altare, et appellavi! nomen 7. /•; ivi edificò /' altare , c a quei luogo pose il
lori iilius. Donili* Dei: ibi cuiiu • apparii it ei Deus, nome di Casa di Dio : turocchi ivi appone Dio a
cura fugeiel fruirmi suum. * Supr. 28. 13. lui, quando fuggiva il fratti suo.
1.
8. K« Miei n teni|M)rc incrina est Debora , nutrii
8. Afelio stesso tempo si morì Debora , balia di
Relieccae, et sepólta ot ad radice» Dettici nirtcr Rcbecea , e fu sepolta appiè di Jlctlicl sotto una
qucrcum: vocatumquc est nomea loci iilius guer- guercia: e fu chiamalo quel luògo tu Quercia del
ci! s IletiLS. pianto.
9. ApiKifuit autem itcrum Deus Jacob, postqunm 9. E Dio ap/Htrve a Giacobbe la seconda volta ,
reversus est de Mcsopotamia Syriae, bencdixil- dono il suo ritorno dalla Mcsopotamia della Siria
que ei, ( hi h, n, dissi ,
10. Diccns: • Non vocaberis ultra Jacob, sed 10. Dicendo : Tu non li chiamerai più Giacob-
Israel crii nomen tuum. Et appellavi! nini Israel. be14. E
, ma il tuo nome sarà Israele. chiamoilo I-
• Sup. 32. 28.
sraeie.
11. Dixitquc ei: Ego Deus omnipotens; creso?,
et moltiplicare : genica , et popoli nalionum ex lo
11. E
soggiuntegli : loti Dio onnipotente ; cre-
sci , e moltiplica ,* tu sarai capo di nazioni e di po-
cnint, reges de luml>is tuis cgrcriieiitur poli , da le me
ir turno de' re.
12. Tcrramque. quara dodi Abraham, et Isaac,
tlalw libi, et semini tuo |M>st te.
12. E
la Urrà, che io diedi ad .1 brattatilo e ad Isac-
co , la darò cfte , e alla tua stirpe do/io di le.
13. Et recensii ab co.
Illc vero crexil titubili) inpideum in loco, quo
15. E
partissi da lui.
1
Ed
egli eresse mi m< momento di pietra nel
locntus fuerat ci Deus: iibans super eum libaiuina, biotto , dove Dio gli avea parlato : facendovi sopra
et effundeas oleum:
le libagioni, e versandovi dell’ olio :
13. Vocansquc nomen lod iilius Dethcl.
Iti. Egn*ssus autem inde venlt verno tempore a<l
13. E
pose a quel lunga il nome di Bethei.
Ili. /•; intridasi di Bora ondo nella primavera ad
terrai ii. quae ducit Ephralain: in qua cuin parluri-
wt luogo suliu strada di Ephrala: dove venendo i
ret Haclicl, dolori di parlo a Rachele,
17. Ob difliruUalem partii» pcriclitari eooplt. Di-
17. Essendo il parto dillicile cominciò ad esser in
xitquc ci obstetrix: Noli timore; quia ot bunc ha-
bebis fili uni.
pericolo. E
la levatrice le disse : Pian temere j tu
uirai ancora questo figliuolo.
18. Kgrcdicnlc autem anima prue dolore, et im-
minente jam morte, vocavit nomen filli sui Benoni,
18. E
slamiti clia per rendere l'anima pel dolore ,
e già in braccio alla morte, pose al figlio suo il no-
Id est, Iilius dolori* mei: pater vero appcl lavi t eum
me di Ratoni, cioè figliuolo del mio dolore: ma il
Deniamin. id est, Ulius dextnic. padre chianuiilo Benjamin , cioè figlio della destra.
19. Mortua est ergo Rachel, et senilità est in via,
20. 19. Mori ailuiupte Radule , c fu sepolta sulla
quae ducit Epliratam. Iiacc est Bcthlehem. stnuhi flit mt un nd Epurata tln f /ti liiliiinii.
.
1 tu °g° P° te d nome di Casa di Dio. Confermò il nome di Bethei dato già a quel luo-
go 'cap nviu *#
'ìpPié del monte sopra del quale fu edificala la città di Bethei.
Perchè quivi Giacobbe co’ suoi fece il lutto della morte di bebora , la quale do-
vette essere donna di non ordinarla virtù.
i
votta > dopo U suo ritorno ee. E ragli già apparso poco prima, quando gli ordinò
di portarsi a^BetheP**
le libagioni. Lavò col vino e unse con olio la pietra Fedi cap. xxyiii. 18. .
u
V ^.“ Pietra all alUre , che egli eresse in quel luogo secondo l’ordine dl Dio, vtrs. I.
' ? destra, come se dicesse figliuolo carissimo, amatissimo.
*5™* la’ Ift
Aaf/d strada . che mena ad / /dira la
, che i bethiehem. Bethlebem ebbe il nome dl Ephra-
im ’oaP° Ebrei nella Chananea , ed ebbe questo nome dalla moglie dl Caieb, I. Paralip.
il «“°
».
d d dove fu sepolta iwiiicic distante un»
Rachele uiii.iiur circa un miglio U4
imi iiiiiiiii da Bethlebem:
dcuikiicui ;
W .......
P
i| «...
li i ?. »
f crc, t° di 1*°* 11 n monumento più grande descritto dal Broeardo.
»a Vt rre de
HtJz. ,l y &****• Questa torre era un sol miglio di là da Bethlebem verso le-
E."® ?} U I" pa *co,t - °" de '• correvano i greggi. 81 min torri servivano di ricovero a’pa-
f.
-u 1 . . Vi
1
r ei«i e facevano seni niella per custodirli dai ladri, in questo luogo si vuole,
V v7.L I^„
*"•
ert,U^ rl
8,
V
An8 ®! 0, cbo •sonunzlò loro la nascita del Salvatore. Cosi s. Girolamo ed altri.
di, *- un» Chiesa sotto I* invocai Ione de» santi Angeli.
*!*****[ non i° ignorò. Vedremo il gastigo dl Ruben, cap. uix. 4. Ron si parla
<
. del dolore,'
chc ehb« dl qne.LoT.llo. Krcfci en qu.ti ine.pUc.bllc. '
neua
tìmll maniera Ul parure è usata cap. «"Otflamla.
iliidi K.rt! liuto II Kiio Benjamin, nato nella chananea.
Simu am. U. «rio r”
Digitize
. ,
ver». “29. Si riunì al tuo popolo, vcill eap. xxv. R. Abhi.vni pii! volle osservato In Isacco una espres-
sa e pari mie figura «li (ics» erutto. Isacco belinolo «Iella pronn-sM, aspettato e desiderato sì lungamen-
te. nato non secondo l'ordine naturale, coinè osserva l’A|»ostolo, Hai. iv, 23. ma per divina virtù da
genitori sterili e di età avanzata era degno di rappresentare quel figlinolo d’ Ab rati a «no secondo la
.
e irne che dovea nascere di una vergine a consolare le brame e le suppliche dei giusli di tulli i seco-
li. I.* obbedienza remi ut a da Isacco al padre, sino a con leu tarsi di dare la propria vita in sacrifizio per
Tare la sua volontà, l'andata ai monte Moria eolie legna pel sacrifizio sopra le spalle, lutto questo era
lina viva pittura dell’ unico Ciglio fallo obbediente Imo alla morie, e morie di croce che dovea andar .
al Calvario, |Hirtando egli stesso il legno, su cui dovea essere cmibtlo. Ma il sacrifizio di Gesù cristo
dovea esser unico nella sua specie yuel sacrifizio , |»er cui solo iHiterono essere areettt l sacrifìzj ili
.
qiialiiii(|iie sorta offerti a Piu nella legge di natura, e sotto ta legge scritta ; quel sacrifizio . il quale so-
lo bastava ad espiare tulli i peccali del inondo, e ad impetrare ta riconciliazione degli uomini con Pio
v la copia de’ divini (avori : questo sacrifizio non dovea avere esempio e I sacro non dovea essere clTcl-
tivarnente sacrificato; quindi è sostiimta a lui un’ allr’ ostia figura «li quell'agnello di Dio, il cui san-
gue monda li- nostre nMciiHUe dalle opere di morie per servire a Pio vivo. Urbe. ix. 14.
Lo sjMjsalizio d’ Isacco con una donna di paese limolo, la quale viene introdotta nella tenda dì Sara,
rappresenta l’alleanza di Ilio con un nuovo |K>pn|o formalo «n tutte le nazioni del mondo riunite nella
chiesa cristiana, alta quale l’antica sinagoga cede il suo luogo. Isacco Pnaluienlc. il quale per supe-
riore disposinone è condotto a benedire Giacobbe ili vece «li Esili. ri annunzia la npruva/ionc delta in-
grata e infedele sinagoga , per cui pnnrtna Immite era stalo mandato il Cristo, e della quale egli fu (se-
condo la p-iml-i «li Paolo) ministro e predicatore; riprovazione già stabilita nc’ divini decreti; e la esal-
tazione delti Chiesa delle genti, di venula dopo questa benedizione l'amore dei Padre c del ciglio, e
leconda di un' amplissima e fedelissima posterità. In una parola, tutta la vila di questo gran patriarca
ha una continua aiuinirabil somiglianza colla vita e colta missione di Gesù Cristo; ed è come una con-
tinuala profezia di questo salvatore divino.
€ap0 fcenttsinuwrsto
/fan colle me Rii , e figliuoli ti separa dal fratello , perché /’ uno , e f altro erano troppo
ricchi. Genealogia dei figliuoli di Esau , e In quali paesi obliassero.
f. Hai* muti ai lini! celierai ione» Esau, ìpsc est 1. Questa é la genealogia di Esau , o sia di
Edom. Edom.
1Esìmi nrerpit morva de filini >us Chanaan: Ada, ± Emù prese mogli delle figlie di Chanaan: dda,
Aliato Elmi 111 -Diaci, et Oolìbaiua, fll'uuti Anae, li- figlia di Ehm Ifellirv., e Ootibcuua , figliuola di dna,
bile .ScImxmi I levaci ; fitllia di SebcoH JHeveo.
r>. Buemtii quoque, lì li ai il Ismael som rem Na- 3. E anche Itasanalh , figliuola <E Ismaele , so-
bajolli. t- rella di fifahajoih.
Peperii attieni Ada Kliphaz: Barcmafh «emiit
4. • 4. E Ada partorì Eliphaz : lìascnmlh amerò
Raliuel. *4. Parai. 1.53. fiotturi.
a. rioJilwma genuit Jcliu». et Jltclot», et Cure. Hi 5. Oolibatna partorì Jchtts, e Jheton , e Core. Que-
Ulti Emù, qui miti «uni ci in terra chanaan. stisono i figlinoti di Emù nati a lui nella iena di
Chanuau.
<1. Tnlit aiitrm Ksau uxores «ma, et fillos, et fi- Poscia Esau prese le sue mogli , e i figlinoti,
li.
9. line auleti i sunt gcocntUoncs Esau. patri» Eduni 9. Or questa è la genealogia di Esau, padre de-
in monte sdr:' gl * /dumi i del monte Seir :
10. Et liaee nomina filiomm cjus: • Kliphaz, filius 40. E
questi sono i nomi de’ suoi figliuoli : EU-
Ada uxoria Esau: Raiiucl quoque , filili» Basemalh pha: , figliuolo di dda moglie di Esau: e Rutuut,
uxori* ejus; * i. Parai. 1. 35. figlio di fiastmalh moglie di lui.
ver». Ia3. dda figlia di non Hetheo. or. ouclla, che qui è chiamata Ad», flgmmla di Elon netheo,
,
è. chiamata Judith, figliuola di Boeri Hetheo, nel capo xxvi. 34., e quella, che qui è oollhama , figliuola
di Ada, ì* ivi detta n.iscmath figliuola di Elon; e quella, che qui e Basemath, figliuola d’ Ismaele, nel
,
capo xxcm. 9. ha il nome di Maheletb. Or sopra di ciò cotivten osservare, ch’e cosa assai frequente
nella Rcrtltura il vedere una stessa persona portare più nomi; onde la dilTerenza de’ nomi, che min
«tati adesso alle tre mogi» di Esau, non è argomento, che queste non nono le stesse, che quelle ram-
mentate di sopra
vere. 4. /; dda parlari b'tiphaz. s. Girolamo, c dietro a tilt moiu Interpreti erodono, che questo
Eliphaz sia queir Kliphaz Theuianitc rammentato nel libro di Giobbe.
Vere. 7. perocehi erano mollo ricchi, e non potevano ee. Ai vede da questo luogo, che Giacobbe, ed
Ksau erano in buona amistà Ira di loro; onde abitarono insieme |<cr qualche tempo dopo la morte del
loro padre: tildi si separarono per la ragione, eh’ è qui S|>ecificata ed Esau, che era già stato del tem- ;
po nel paese di seir rapo xxxn. 3. si ritirò in quelle parti non senza disposizione di Dio, Il quale ave»
( )
fi. Fucruntque Eliphaz Olii: Theman, Omar, So- 11. Figliuoli di Eliphaz furono: Theman, Omar ,
laio, et GaUiain, el Ccncz. Sepho, e (.allumi, e Ccncz.
1-2. Emi aulcin Tliaimta concubina Eliphaz, Olii 13. Thamna poi ira concubina di Eiitthaz , fi-
Emù: quae |>c|htìI ci Amalcch. Ili suol Olii Ada, gliuolo di Emù:
cd ella gli partorì Amalcch. Que-
uxori* Pii, sti .tono i discendenti (Il Ada, moglie di Esau.
13. Filli auledi R alluci: Nahalh, et Zara, Sarama, 13. Figliuoli di Uahuel : IS ululili, e Zara, Mini-
et Mcza. Hi .filli Bascmalh uxori* Esau. ma, r Mcza. Questi (sono) figliuoli di Fascinai li
moglie (U Esau.
I*ll quoque crani Olii Oolibama. filine Anne
14. 14. Ooh buina , figliuola di Ana figliuola di Se-
filineScbeoo, uxori* Esau, quo* gcuuit ci, Jehus, bcon , moglie di Esau , partorì a lui giusti figliuo-
et Jhclon. et Corel li, Jehus , c Jhclon , c Core.
15. Ili duce* lilioruin Esau: Olii Eliphaz, primo-
17. 13. Questi (sono) * capuani de‘ figliuoli di Esau:
penili Emù: du\ Theman, dux Oiikit, dux Scplio, i figliuoli di Eliphaz, primogenito ul Esau: The-
dux Ccncz, man cupiluno , Omar capitano, Stplio capitano,
Ccncz cupiluno ,
Iti. Dux Core , dux Galliam . dux Amalcch. Hi 16. Core calunnio, (ini bum capitano, Anialcch
18.Eliphaz in terra
filli Edom, et hi Olii Ada. • capitano. Questi figliuoli di Eliphaz nella terra di
Edom , e questi figliuoli di Ada
Hi quoque Olii Rahuel , filli E«au: dux Na- 17. Quali pure (sono) i figliuoli di Faiiuct, fi-
19.
ImIIi, dux Zara, dux Summit, dux Mcza. Hi aulnn glio di Esau: .\aluuh capuano, Zara capi inno ,
duri * R alluci iu terra Edom, isti Olii Rasentai li uxo- Samum capuano , Mcza uqiiluno . E
questi (sono)
ri* Esau. i capitani discesi da /{alluci nella lena di Edom.
Questi (sono) ì figliuoli di Basemath moglie di E-
suu.
ni animi Olii Oolibama uxoria Esau: dux Jc- 18. Questi poi i figliuoli di Oolibtnna moglie di
hus, dux Jhclon. dux Core. Hi duce* Oolibama, Esau: Jehus capitano , Jhclon capitano , Core ca-
filine Anne uxori* Esili. pi(ano. Questi i capitani discesi da Oolibama , fi-
gliuola di Ana moglie di Esau.
Isti aunt filli Esau, et hi duce* corum: ipse est 19. Questi sono figliuoli di Esau, o sia Edom:
Edom. e questi i loro capitani.
* Isti sunt lilii Seir l tornici, habitalorc* (er-
3n. 30. Questi sono i figliuoli di Seir Iloneo, abi-
me: Lotan., et Sobal, et Sebeou, et Ana, tanti di quella terra : Lulan , e Sobal , e Sebcon ,
* e Ana.
1. Farai. 1. 38.
31. Et Diflon, et Eser, et Disan. Hi duce* llor- 31. E
Dison, ed Eser, e Disan. Questi i capi-
raeij filii Seir ili terra Edom. tani Horrei, figliuoli di Seir nella Urrà di Edom.
2*. Farli sunt aulnn filii Lotan fiori, et Hcman: 33. Figliuoli di Lotan furono Mori, ed limimi :
crai autem toror Lotan Thamna. e sorella di Lotuu era Thamna.
33. Et isti filii Sobal: Alvan, et Manahat, et Ebal, 23. E questi 1 figliuoli di Sobal: Alvan, e Ma-
et Scpbo. et Onam. ttalia l , ed Ebal, c Sepho, cd Onam.
34. Et hi filii Sebcon: Aia, et Ana. Iste est Ana, 34. E questi i figliuoli di Sebcon : Ala, « Ana.
qui invenit amia* ealidasin solitudine, cum pasce - Questi è quell' Alia, che trovo le acque calde nel
rei asino* Sebeon patri» sui. deserto, mentre pasceva gli asini di Sebcon suo
padre.
35. Habuilque fiiiuin Dison, et filiam Ooliltama. 35. Esuo figliuolo fu Dison, c sua figliuola Ooli
lumia. ,
36. Et isti filii Dison: llamdan, et Escban, et Jc- 36. Equesti (sono) l figliuoli di Dison: Ham-
Uinun, el Cliaran. dan , ed Escban, e Jcllirum, e Charmi.
97. Hi quoque filii Eser : Baalan , et Zavan , et 37. Questi pure (sono) l figli di Eser: Baalan e
A caie Zavan e Acati.
38. Habuit autem filios Disan: Hu*, et Aran. 38. Di su n ebbe
questi figliuoli : Ifus e Aran.
39. iti duce* Horraeorum: dux Lotan, dux Sobal, 29. Questi i capitani degii Horrei : Lotan capi-
dux Sebcon, dux Ana, tano, Sobal capitano , Sebcon capitano, Ana capi-
tano,
Dux Dison, dux Eser, dux Disan. Isti du-
50. 3u. Dison capituno, Eser capilano , Dison capi-
ce* Horraeorum, qui iinpcraverunl in terni Seir. tano. Questi i capitani degli Horrei, che ebber co-
mando nella terra di Seir.
51. Rogo* autem, qui regnaverunt in terra Edom., 31. / regi poi, che regnaron nella terra di Edom
antcquaiii Itabercul ivgcm filii Israel, fuerunt hi : prima die gl' Israeliti avessero re, furon questi:
Ver». 15 .
capitani de 'Pelinoli di Esau. La voce Ebrea tradotta colla Latina duces coni-
Questi sono i
sponde alla orerà chiliarchi o sia capitani di mille uomini. Deserte adunque lu questo luogo Mosé i
.
ti dagli Ebrei i principi dette tribù, ognuno di quesli capuani a\ea il governo ul una città , o di un trat-
to di quel paese aiutato da una tribù de' discendenti di Esau.
vera. fin. Questi sono i figliuoli di Seir //orreo SI notano qui «la Mosè i discendenti di «elr Horreo,
.
!
quali abitarono nell'ldumea prima di Ksau, e da Eliphaz, e <ia altri de’ figliuoli di Esau, i quali perciò
abitarono insieme con quelli, cd ebbero di noi il dominio del paese.
Ver*. 21. Trovò le acque calde nel deserto , ec. La acque termali. Le dispute mosse sopra questo
passo dagl’interpreti cominciate già fino da* tempi di s. Girolamo, sono fuori del nostro istituto. Diro
,
Ver*. 3|. I regi, che regnarono ... prima che ec. Alcuni Interpreti sono di opinione, che questi regi
non fossero discendenti di Esau ma di altra nazione, i quali in diversi tempi soggiogassero Vldumca.
.Ma quando fossero siati veramente della stirpe di Esau, notisi in primo luogo, etnei non succedettero
l’uno all'altro di padre in figlio: lo che si vede chiaro nella descrizione, che <|ul abbiamo In secondo :
luogo da’ versetti 33., c 35. si ha indizio, che questi regi non regnarono tutti uè pur nello stesso luogo:
finalmente nello spazio di dugento anni in circa, quanti posson trovarsi dal tempo, in mi Ksau si fece
grande nell’idiimea , fino a Mosé. sì può trovar luogo per gli otto re, che Min qui notati. Imperocché
vuoisi osservare, che può benissimo l’ idumca avere avuto de’ capitani in una parte, c in un* altra par-
te. de’ regi. Cosi in sostanza tutto quello, ebe dobbiamo ricavare da questo luogo, si è, che ridurne*
ebbe uno stato c un governo già stabilito molto prima, ebe figliuoli d’ Israele avessero una forma di I
governo e un condoitiere . o capo del popolo, eh’ è quello, che vuoisi qui indicare col nome di re .
Questo condonine o re, che ebbero di poi gli Ebrei fu Mose, a cui e dato questo Minio perciò egli, , ;
come capo di tutte le tribù, le governò con autorità dipendente solo da Pio. onde Mose e dello da H-
, .
94 GENESI C A P. XXXVI
32. Dola filino Bcor, nomcoque urbis t*jus Dcnaba. Bela figliuolo di Bear, e U nome di tua di-
53.
là Denoto.
55. Mortuua est automi Bela, et regnavit prò co Mmt poi Bela* e in luogo di lui regnò Jo-
33.
Joliah, min» Zaraede Bosra. bab, fu/li itolo di Zara di Borni.
34. Cumuli*' inorimi» cssct Jobab, regnavi! prò 54. E morto Jobab , regno in luogo di lui Butani
co llusmii de terra Themanorum. della terra de* Theo nuli.
55. noe quoque mortilo, regnavit prò co A dati, 55. Morto anche questo, regnò in sua vece Adad,
lì li US Badau, «pii percossi! Madian in regione Moab: figliuolo di Badad , il quale sbaraglio i Madianiti
et nonicn urbi» ejus AviUi. net paese di Moab : e U nome della città di Uà
A vitti,
56. Cumque mortimi» esse! Adad , regnavi! prò 30. E
morto Adad, regnò in luogo di lui Semla
CO Sonila de Masrei •a. di Masreca.
37. Hoc quoque mortilo, regnavi! prò co Saul 37. E
tuorlo anche questo, regnò in luogo di lui
de Ouvio HobouoUi. Saul di Bohoboth , che t presso il fiume ( Eufra-
te).
38. Cumque et hlc obiisscl, successi t in regnum 38. E
dopo che anche, questo fu morto, succe-
Balanan, lilms Acjiolior. dette nel regno Balanan, figliuolo di Achobor.
39. luto quoque inortuo, regnavi! prò eo Adar: 39. Morto anche questo, regnò hi suo luogo A-
nomriique urbis ejus Pliau : et ap|»cllabalur uxor dar : e il nome della sua città era Phau : e la sua
ejus Metabcl, lilla Matred, filiac Mezaab. moglie si chiamava Metabel, figliuola di Matred,
figliuola di Mezaab,
40. ffncc ergo nomina ducum Esau in rogna li o- 40. (Questi ( sono ) adunque: i nomi de’ Capitani
nitms, et Imi» , et vocaboli* sui» : dux Thauuia discesi ila Esau secondo le loro stirpi , e i luoghi,
dux Alva, dux JcUicth, e t notiti di questi : il capitano Tluunna, il capita-
no Alia, il capi tono Jetheth,
41. Dux Oolibama, dux Eia, dux Pbinon, 41. // capitano Oolibama, il capitano Età, U
capitano Phinon,
43. Dux Cenex, dux Tbcraan, dux Mabsar, 43. Il capitano Cena, il capitano Iberna n , il
capitano Mabsar,
43. Dux Magdiel . dux tfirarn. Hi duce* Edom 43. Il capitano Magdiel , il capitano Iliram. Ec-
liahitante* in terra unperiì sui: ipsc est Esau pater co i capitani di Edom , che abitavano ognuno nella
Iduuiaeorum. terra , a cui comandavano : questo Esau t il padre
degl * Idumel.
Ione e da altri, re, legislatore, profeta e pontefice. Il titolo di re è dato nella Scrittura a’ semplici giu-
dici, governatori e magistrati . fedi Jud. xvn.6., 1. l\eg. xxi. 12. Del rimanente Dio vuole far qui osser-
vare, come Esau c I suoi posteri erano grandi sopra la terra , mentre Giacobbe e suol discendenti era- i
no ancor pellegrini, c sema possessione e dominio stabile, e sema quasi aver forma di po|>olo. Impe-
rocché questo popolo dovea esser figura di tutti I giusti, i quali non vivono su questa terra, se non co-
me ospiti e pellegrini; perchè ad una (erra migliore anelano, dov’é la loro felicità.
Vera. 33. Jobab, figliuolo di '/.ara di Potrà. Moltissimi padri, e interpreti credono, che questi ala
il santissimo Giob, esemplare delia pazienza.
Ver». 3». Figliuola di Matred , figliuola di Mezaab. Vuol dire, ch'ella era figliuola di Matred, e ni-
pote di Mezaab, ovvero figlia naturale di Matred , e adottiva di Mezaab.
ver». 40, (Questi ( tono ) adunque i nomi de’ catalani di Esau. Dopo il governo de’ re t’Idumea tornò
ad avere de’ capitani dell;* stirpe di Ksau.
Secondo te loro stirpi . e i luoghi e i nomi di questi, vate a dire secondo i luoghi, nc’ quali le diver-
se famiglie abitarono, e a'quali diedero il loro nome. Donde ancor di nuovo si vede, che questi capitani
(e cosi loro regni) erano ne'diversi paesi dciridumca; lo che è ancor ripetuto nel versetto 43. Questi
i
capitani forse erano quelli, che reggevano gl’ Idmnci , allorché gl* israeliti passarono dall’Egitto nella
Chananea, e de’ quali dice Mose: allora furono in iscompigiio i principi di Edom, Exod. xv. 13.
Ver». 43. (Juesto I tau è U padre re. Finisce con dire, che i capitani e i re, de* quali ha parlato,
derivano da Ksau, il quale fu padre e progenitore degl’ Idumel . Di Ksau non sappiamo II tempo della
morte. Egli fu , come già dicemmo, llgura de’ reprobi; ma ciò non porta di necessità, ch'egli pure sia
stalo riprovato: onde sono divisi gl’interpreti c i Teologi riguardo alla salvazione eterna di lui, come al-
trove si è detto.
Capo '&reniC0Ìmjo$ctiùtu>
Giuseppe per aver accusati di grave colpa i fratelli presto del padre , e per avere raccon-
tati i suoi sogni ti tira addosso l’odio de' fratelli: vogliono ammazzarlo ; ma per consiglio
di Huben lo gettano prima in una cisterna : indi senza saputa di Huben lo vendono agt’I-
smaeiili. Il padre lo piange credendolo ucciso da una fiera : Giuseppe frattanto in Egitto i
venduto a Pulifare.
1. iiabitavit autem Jacob In terra chanaan, In 1. Giacobbe adunque abitò nella terra (ti Cha-
qua pater suus peregrinalo» est. naan, dove fu pellegrino suo padre.
2. Et tiac sunt generationcs cjua: Joseph cura 2. E
questa t la genealogia di lui: Giuseppe es-
aexdeclm ossei annorum , pascerai gregeio cura sendo di sedici osati , pasceva aswor fanciullo il
fratrilmg sul» adirne puer et crai cura lini» Baine,
: gregge htsieme co* suoi fratelli : e slava co’ figliuoli
et Zelphae, inorimi patri» sul: amisavilquc fra tre» ai Baia, e di Zelpha , mogli del ikidre suo : e ac-
suo* apud patron crimine pessimo. cusò presso al padre i suoi fratelli di pessimo de-
litto.
vers. 2. E questa è la genealogia di lui. Queste parole si riferiscono al novero de’ figlinoli di Gia-
cobbe, cap. xxv. 23. *3B. or Ivi avendo Mosé interrotta la storia di quel Patriarca per esser la serio de* di-
scendenti di Ksau, ripiglia adesso la sua narrazione, e viene a parlare del santo e casto e pazientissi-
mo Giuseppe onde è come se dicesse: la genealogia di Giacobbe, è quella, che già dicemmo: ina Giu-
;
Stava co' figliuoli di Hala e di Zelpha. si vede, che Giacobbe ave* divisi in due parti suoi greggi,
. I
c una parte erano governati da’ figliuoli di Lia, l’altra da’ figliuoli delle due serve, co’ quali unì Giusep-
pc. separandolo da’ Ogliuoli di Lia, quali evscndo nati deila prima moglie di Giacobbe, che era ancor
i
viva, non vedevano di buon occhio qitesto itgliuoki delia defunta Rachele.
Google
. , : -,
5. feraci attimi diligrìMi Joseph super ninni* fi- 5. Or Israele amarvi Giuseppe più di tutti i start
lli» auo», co quod In acnectulr gcmussrt emù: («'- figliuoli , perché lo uvea avuto in vecchiezza : e gli
cltquc ci lunicaiu poi vini t. mi. fece una amaca di vari colori.
4. vldcnles aulem tratres ejus, quod a patre pitia 4. Mia i suoi fratelli reggendo
com'egli era
,
cimeli» fili» amarctur, odcrant cuui, uec poterà ut più di tulli gli altri figliuoli amato dal padre , t’odiu-
ci quklquam parifico loqul. l 'ano 3 e non f/atevano dirgli mia parola con amore.
3. Aoddit quoque, ut vi sur» som nini» refeiTCt 3. Avvenne ancora , ch'egli riferì a* suoi fratelli
fralribus «uls: quac causici majoiis udii semlnarium un sogno, che arra ceduto ; la qualcosa fu mi se-
fuit. menzaio di odio maggiore.
G. nixitquc ad cos: AudUc «omnium memi), quod 6. E disse loro : Udite il sogno vedalo da me :
vidi:
7. Putabam, nos ligarc mani pulì» in agro: et qua- 7. Mi pareva , che noi legassimo nel campo i
si coanvicra manipulum lucuin, et alare, vesiros- manipoli : e che il mio manìpolo quasi si alzava .
quo manipolo» rircuruslanteo adorare manipulum e stava diritto , e che i vostri manipoli stando al -
meuin. I* Intorno adorat ami il mio manipolo.
8. Rcsponderunl fralres qjtis: Numquid rei mi- 8. Bisposero i suol fratelli: Sarai tu forse no-
ster crisi aut subìiciemur dilioni luacT Hnoc ergo stro rei o sarem noi sogtjclll alla tua potestà ?
mussa soinnlorum, alque sermomun, invidiar, et Questi sogni adunque . e questi discorsi sunaaini
otIU fornitemi ministra vii. slraron esca alt’ invidia, e all’ averstane.
9. Aliud quoque vidi! «omnium , quod narrai» 9. fide pure un altro sogno , e raccontandolo
fralribus nit: vidi per «omnium, quasi solem, et lu- a’ fratelli , disse: Ho veduto tu sogno , come se II
na»!, et steilas umlecim adorare me. sole e la luna e ululici .stelle mi adorassero.
10. Quoti cui n |»airi suo, et fralribus relulUset 40. La qual cosa avendo egli raccontala al pa-
ina epavit culli |iatcr silos, et d!\il: Quid sibi vult dre , e a’ fratelli, suo padre sgridali» , dicendo:
hoc somimnn, quod vidisli? nuin Ugo, et malcr tua, Che vuol egli dire questo sogno , che. hai veduto f
et fralres lui adorabiuius le su|>cr temimi finse che io e tu tua madre e i tuoi fratelli pro-
strali /ut terra a adoreremo t
11. Invidebanl ci igitur fralres sul: pater vero 41. I suol fratelli pertanto gli portavano invidia:
rem ideiti» considcrabal. il [ladre poi considerava la cosa in silenzio.
42. cuiuquc fralres illius lo pasccndis gregibus 12. E dimorando ì suol fratelli a pascere I greggi
(atri» morarcntur In SUinmi, del fiadrc in Sichem ,
43. DUit ad cui» Israel: Fralres lui pascunt oves 13. Israele disse a lui: i tuoi fratelli sono in
In Slchliiiis : vuoi, mittuin te ad cos: quo respou- Sichem alla [Mistura : vieni , va' mandarli verso di
dculc; essi: E atendo egli ris[Misto
i4. Pracsto sum, ait cl: Vadc, et vide, si cuncla 14. Sou pronto ,gli disse: J'a‘ , e vedt, se tutto
prospera siili erga fralres tuo*, et pecora: cl renun- m bene riguardo a* tuoi fratelli e a’ bestiami j e ri-
lia iniiii . quid agaiur. Missus de valle Hebrun vo- portami quello , che ivi si fa : Spedito dalla t'aite
olt In SltlKtn: di Hehron arrivò a Sichem:
43. Invellutine rum vlr errante») in agro, et in- 13. Eun uomo lo incontrò , mentre andata qua
terrogavi!, quid quacrcret. e là per la catn/iagna , e domandogli , che cercassi •.
ÌG. Al file respondit: Fralres meos qtiacro: In- 16. Ma egli rispose: Cerco i mìei fratelli: inse-
dica mitri. ubi {Ktscant greges. gt mini dove sialo a pascere I greggi.
47. Umtquc ci vir: Reccsscrunt de loco islo: nu- 17. Colui gli disse : Si sono [tarlili da questo
divi aulem cos dicetilcs : Kaiuus in Do il min. Per* luogo: cd Itogli uditi, che dicevano : Animo
a
delitto. Alami per questo delitto intendono gli odj e le risse de* fratelli tri di loro; altri
Pi pestino
qualche cosa di nlù nefando.
Perché lo acca acuto in vecchiezza. k naturale ne* genitori una certa predilezione pe’Ogliuoli
vera. 3.
avuti nell* età avanzata; ma in Giuseppe nato a Giacobbe già vecchio dovea questi notare una certa so-
miglianza e muse e con l’avo; perocché come Giuseppe nacque di Rachele sterile , e di Giacobbe già
vecchio; cosi Isacco da Sara sterile e da Abrahamo già secchio, e Giacobbe stesso da Rebecca sterile e da
Isacco, che già passava no va ut’ anni oltre queste ragioni P innocenza e salitila di costumi rendevano
i .
più amabile ai padre questo figliuolo; onde le più antiche parafrasi puri. ino. Ag/i era un fanciullo saggio ,
e prudente.
Gli fece una tonoca di cari colori. La tonaca era la veste interiore, che portavasi sopra la carne,
ed era di lino, almeno in que* luoghi, dove il tino si usava, il quale in que’paesi era comune .
Vera. 6. Odile il sorno, questo sogno, profezia delle cose future era slato certamente mandato da
Dio: ma Giuseppe non ne intendeva il significato, c perciò con tilt la semplicità lo racconta a* fratelli.
Tulio dovea concorrere a rendere questo figliuolo odioso a* rratelli, l’amore del padre, le distinzioni
che questi usava verso di lui, la santità stessa della sua vita, che era un rimprovero continuo a’coslu-
nii degli altri, l'annunzio delle sue future grandezze, che Pio stesso poneva a lui in bocca, affinchè
questo figlinolo fosse un compiuto e perfetto ritratto di Gesù Cristo. | sogni profetici di Giuseppe ri ri-
chiamano alla memoria le profezie senza numero sparse in tutto II vecchio Testamento, nelle quali e t
patimenti e la gloria del Messia erano stali predetli ; profezie sovente citale in prova «li sua missione da
Gesù Cristo e le quali non illuminarono gli Ebrei; ma gl’imtarono ancor più contro di lui.
ver». I». A la madre tua , ee. La madre era significata per la luna, come il padre pel sole. M.a Ra-
chele era già morta, oiiindi o queste parole debbono intendersi «li Baia, la quale «li serva di Rarbele
divenne moglie di Giacobbe, c riguardo a Giuseppe teneva il luogo di madre, ovvero Giacobbe ram-
menta la vera madre Rachele per dimostrare, che quel sogno era stravagante almeno in questo, rbc
quando fosse stato povobile, che 11 padre e l fratelli rendessero a lui quegli onori, non j»o(ea render-
gliene la madre già moria.
vers. II. li patire poi considerava la cosa ec. Giacobbe considerando la virtù del figliuolo , la sua
innocenza, la sua semplicità, e riflettendo su questi sogni medesimi, »! sentiva dire al cuore, che ve-
ramente Giuseppe fosse destinato da pio a qualche cosa di grande. K da ciò v alesi, che s’el lo sgridò,
come diresi nel versetto precedente, ciò egli fece non per altro line, che per ammansire l’invidia dei
fratelli e per avvertirlo di usare maggior circospezione nel trattare con essi.
\ ers. la. /n Sichem. Vale a «lire nel territorio di sichem, dove Giacobbe avea comprato un rampo,
rap. .xxxiii. ’£». Da Hehron a Sichem v’ erano più di sessanta miglia. Si vede da molli luoghi della scrit-
tura , che si menavano greggi molto lungi dal luogo, dovei rapi di famiglia abitavano, redi rap. xxxi.
I
Io. *22. k mollo credibile, clic Giacobbe mandò qualcheduno de’ servi ad accompagnar Giuseppe.
Vers. Id. Cerco i miei fratelli. Risposta piena di mistero, e verissima anche riguardo a quel Figliuo-
lo unigenito, il quale mandato dal padre venne a «errare 1 suoi (Talchi, |*$’ quali dovea essere princi-
pio di saltile. I.’ Apostolo ammirò altamente I' minila, e U bontà di Tristo, il quale non sdegnò di rico-
noscere la fratellanza, eli’ egli avea contratta cogli uomiui in assumendo la loro natura: Son ha ros-
sore dì chiamarli fratelli Hebr. II. II.
. , , . -
96 GENESI CAP. X X X V I I
mil ergo Joseph post fratres suo», et inventi eos Dothain. Andò adunque Giuseppe in traccia de* suoi
in notturni. , e trovogti in Dothain.
fratelli
18. Qui cum vidisscnt cum procul, antequam ac- 18. Ma
quieti valutato da Iiuh/I , prima che art
codont ad coi; cogUwruot illuni ocddtve essisi accostasse, disegnarono di ucciderlo
19. Et mutuo loquebantur: Ecco somnialor venti: 10. E
dicevano qti uni agli altri : Ecco U signor
re de’ sogni che viene:
90. Venite, orci damus cum , et miltaimis in d- 20. Su via , anni aizziamolo , e gettiamolo iti iota
steniam veterein: dlceraiMque : Fon pessima d«> vecchia cisterna : e diremo : Una fiera crudele lo ha
vor.tvil ri ,i ii
, ri lune apparebit , quii! illi prosint divorato : e allora apparirà, che giovino a lui i
«omnia sua. suoi smini .
21. * Audicns attieni hoc RulH*n nilehatur liliera- 21. Ma ftuhrn udito questo si affaticava di libe-
cum de maiiibus cornili,
rc25. et dicclml: rarlo dulie loro mani 3 e diceva :
• Infr. 42. 22.
22. Non inlcrfirialis aniinnm cjus. nec efluodaUs 22. Aon gli date la morte, e. non isjHirgctc il
fanguinrm: ned proiidlc eum in cisleruatu haoc, suo sangue : ma gettatelo in questa cisterna , che
quae est in solitudine , iitamwque vostra» servale é net deserto , e pine serbale te vostre mani . Or
winoxias. Hoc autcìu diccbut, volens «ripcre eum ri ciò diceva con volontà di liberarlo dalle loro ma-
de iiuuiibus eorum. et reddere patri suo. ni , e restituirlo a suo poltre.
Confidimi igitur ut pcrvenit ad fratres suo», 25. A pinna adunine giunse presso <r* fratelli , lo
nuda veruni eum tunica talari, et polymita. spogliarono della tonaca tatare a vari colori.
24. Misenintque eum hi cistemam velereut, quae 24. E io aliarono nella vecchia cisterna, che era
non hnliebal aquam. al secco .
25. Et sedenti* ut comodcrcnt jumcm, viderunt 25. E postisi a sedere jter mangiare il patte, vi-
Ismaelita» viatori» venire de Cai. luì , et e.unelos dero de’ passeggiar i Ismaeliti , che reni vati di Ga
J
eorum, (HMlantcs aromala, et resinaiu , et statico laad co loro cammelli , e /xir lavano aromi , c re-
hi .Egyptuin. sina, c mirra stillata in Egitto.
26. DÌxll ergo Judas frati ilms sui» Quid nobis : 26. Disse adiuupie Giuda a’ suol fratelli : Qual
prod<*t, si occtderhnut fratram uostrum, et ccla- Itene tic avremo noi, se ammasseremo un nostro
verimu» .sanguinali ipsiusT fratello , e. celeremo la sim morii*
,
27. MeJius est, ut venundetur Ismaeliti», et ma- 27. E meglio che si venda ag/' Ismaeliti , e che
nti» nostrae non |>nlkuintiir: fralcr enhn, et caro no- iloti indirai tónno le nostre mani perocché egli t
,
stra est. Acquieverunt fniU*es sernwnibus illius. nostro fraletto , e nostra carne . Si acquietarono i
fratelli alle tue parole.
28. Et prael eremi li bus Madianilis nognOatorl-
• 28. E mentre passavano quei mercanti Madiani-
bus, evlraheoles eum de dsterna, vendiderunl eum ti , avendolo tratto dalla cisterna lo venderono a
Ismaeliti* vigiliti argentei* : qui duxerunt eum in certi Ismaeliti per venti monete d‘ argento : e que-
iEgvptum. * Sup. 10. 15. sti lo condussero in Egitto.
2$. Heversusquc Ruben ad cistcrnam non invenit 29. Etornato Ruben atta cisterna non vi trotti il
puenmi. fanciullo.
50. Et scissi» vestitili» , pergens ad fratres suo» 30. E
stracciatesi te vesti , andò a trovare i suoi
alt Pucr non comparet, et ego quo ibo? , e disse
fratelli : Il fanciullo non si tede, e io do-
ve onderò?
51. Tulerunt auteni tunicam ejus, et in sanguine 51. Ma
quelli preter la tonaca di Giuseppe , e la
ìiaedi, quciti uccidermi!, tinxeninl, intriscr del sangue di un agnello, che aitano am-
mazzato ,
52. Mittente», qui terreni ad patron, etdicercnt: 32. Mandando persona a portarla al padre , c
Mane invernimi»: vide, utruiii tunica iilii lui sii, an dirgli : Questa abbiamo trovato : guarda , se é , o
non. no , la tonaca del tuo figliuolo .
53. Quam rum agnovisset pater, all: Tunica Olii 55. E il padre avendola riconosciuta , disse : Ella
Dici est: fera pessima comedi! eum, bestia devora- t tu tonaca del mio figliuolo : iuta fiera crudele lo
vit Joseph. ha inaio /iato , una bestia ha divoralo Giuseppe.
54. Scissisque. vestihus, ìimIiiIus est cilicio, lu- 54. h* stracciatesi le vestimento , si copri di ci-
gens smini multo tempore.
(illuni nzia , e pómie per mollo tempo il suo figlio.
55. Congregati» aulcrn cunetta liberi» ejus*. ut le- 35. Ed essendosi ramimi lutti i suoi figliuoli j>er
nirent dolora» patri», noluit consolai ionem aod- alleggerire il dolore del padre , noti volle egli am-
pere, «od alt: Descendam ad lìlium meiun lugens ine Iter e consolazione , ma disse: scenderò piangen-
in infornimi. Et ilio perseverante in Oetu do a trovare il mio figliuolo nell’ inferno . È
mentre
egli perseverava nel pianto
Ver*. 19., c 90. Ecco il Signore He’ sogni ... Su via. re. Li perire urto ne . che soffrirà il Cristo dai
suoi fratelli, gli scherni, le burle, e i crudeli disegni contro di lui sono adombrati nel ricevimento fallo
da’ figliuoli di Giacobbe a Giuseppe.
Ver*. 94. Io calarono netta ... cisterna, re. Si ravvisa qui la sepoliura di Cristo , il quale poi libe-
rato dalla morte , e dal sepolcro è compralo dagl’ ismaeliti (cioè da'Geulili) col prezzo della toro fede,
«lice ». Eurhcno.
Ver». 28. /Vr venti monete di argento. Per venti steli, cioè dicci di meno di quello, che sara ven-
duto il salvatore del mondo: imperocché non dovea il servo esser venduto a prezzo uguale a quel del
padrone, dice s. Girolamo. Ma ella è cosa degnissima di riflessione, come In tutto II tempo del nego-
ziato fatto tra’fratclli. nel tempo, eh’ ei fu spogliato di sua seste, gettato nella cisterna e poi venduto
agl’ ismaeliti, non si nota una sola parola uscita di bocca a Giuseppe. 1 suoi fratelli però ntnproteran-
do a se stessi il loro orrendo delitto, dicono: Peccamnui contro nostro fratello reggendo te angustie ,
del suo cuore , mrntr’ ei ci pregava e noi non ascoltammo rap. xui. 21. Ma lo spirilo di Mosè intento ,
più al divino originale, ch’egli avea dinanzi agli occhi di sua niente, che alla flgura, tace qui le pre-
ghiere e le lagrime di Giuseppe; perchè queste non convenivano al Giusto por eccellenza, il quale ven-
duto e straziato non aperse sua bocca, incordiamoci , che di lui e per lui scrisse principalmente
Moaè
veri. *9. Tornato lìuben alla cisterna ee. SI vede, che luben non si trovò presente alla vendila,
perchè crasi allontanato col pretesto ili qualche affare, ma in realtà per andar solo iu tempo opportu-
no alla cisterna per trarne fuora Giuseppe.
Ver». 31. Si copri di ctlizio. Di abito di duolo a cui fu dato il nome di cilizio, perchè simili abiti di
fosco colore, e grossolani si facevano di pelo di capra della Cilieia: fu imitato sovente quest’esempio
di Giacobbe da’ suoi posteri nelle occasioni di afflizione e di penitenza.
veri. 36. Scenderò piangendo ec. Vale a dire, to non mi consolerò giammai fino a tanto che lo uiuo- ,
, . :
36. M.ifl irmi L'io endidenmt Joseph in Agypto 36. I Madianiti in Egitto vendermi Giuseppe a
Ptittphari cunuciio Pharaonis, magistro niUitinn. Patifare eunuco <U Faraone , capitano delle lid-
ia c vada a trovare il mio figlinolo nell'Inferno, cioè nel luogo, dove ìc anime de* giusti si stavano aspet-
tando il Salvatore, clic dovea condurle seco nel Cielo. A questo luogo è dato anche da’ Padri della Chiesa
il nome d 'inferno e di serto d’ Abraham» coerentemente alle scritture, e da’rcologi più ordinariamen-
te il nome di limbo. Sarebbe una gran semplicità per non dire di peggio quella di chi in questo luo-
( )
go |>cr la pirol<\ in fcrno Intender volesse il sepolcro: imperocché come dir potrebbe Giacobbe, clic ali-
ocra nel sepolcro a riunirsi còl figliuolo, il quale era stato (coni* et dice*) mangiato da una fiera, di-
vorato da ima bestia? Ri«‘oiio*casi adunque nelle parole del Patriarca la fede dell'Immortalità dell'anlme
c della riunione di tulli giusti in un’ altra vita.
i
Vers. 36. Eunuco di Faraone ec. il titolo di eunuco è sovente postò per titolo di uffizio e di dignità;
onde qui vale minisi io, ovvero cortigiano, ovvero utfìzlale di Faraone. Il Caldeo lo chiama salrapa, o
sia principe.
Capo fttcriiesimattass
Giuda avendo avuto tre figli di una moglie Chananea fece sposar Thamar ai primo e ai
, ,
secondo : dojro la morte di essi ebbe che fare con tei senza saperlo , credendola donna di
mala vita , e generò di lei I harcs , e Zara.
1. Eodcm tempore descendcns Judas a fmtribus AeUo
stesso tempo Giuda separatosi da’ suoi
sub divertii ad vi rum Odollaiuilcin, nomine Hiram. fratelli aiutò a posare in casa di un uomo di Odo/-
lam,per nome Hiram.
2. • Yiditquc ibi filiam Uomini» r.hananaei, vnca-' 2. É ivi vide la figlia di un Chananeo , cJiiama-
bulo Sue: et, ucccpta uxorc, ingressi!» est ad «un. fo Sue : e , presala per moglie , convivrà con lei.
• Parai, 2. s.
3. Quac concepii, et pcpcrìt filium, et v oca vii no- 3. F.d ella concepì , e partorì un figliuolo, e glt
me*) ejua iter. pose nome Her.
4. * Ri irsi inique conccpto foelu , nnlum tiliuin 4. La quale concepito un* altra
t'olia , pose al
vocavit onan. • Auro. 26. 19. figliuolo, che lenacque, il nome di Onan.
3. Tertiuin quotine pepefit, quem appellavi! Seia: 5. Partorì anche il terzo , cui etto chiamò Scia
quo nato, pareri* ultra cessavi!. e nato quésto , non ebbe più figliuoli.
6. I fedii outein Judas u vomu primogenito suo 6. E
Giuda dh dc in mobilie ad Her , suo prhno -
Hcr, nomine Thamar. genito , una chiamala 'Htatuar.
7. • Fuit quoque Iter, |irimogenitns Judae, nc- 7. Ma Hcr primogenito ai G buia, fu uomo per-
quam Domini: et ab co occidua e»L
in consiieclu verso nel cospetto del Signore : Il quale lo fece
• A'uni. 26. 19. morire
ad Onan Olium suum: 1 tigre-
8. ni\it ergo Jiulas 8. Disse pertanto Giuda ad Onan suo figlia :
derc ad uxorem fratria lui, et sodare illi, ut susci- Prendi la moglie di tuo fratello , e concivi con lei
to» sci iien fralrl tuo. affili di dare figlinoli al tuo fratello.
9. Ilio scieos non sibi nasci fllios introicns ad 9. Sapi ndo quegli , che l figliuoli , che nascesse-
?
uxorem fralris sui, semen fuudcbat in terraui, ne ro , non sarebbero suoi , accostandosi alla moglie
liberi fralris nomine naseereutur. del fratello , hnpedim H concepimento , affinché
nou nawvsicro fu/buoli col nome del frollilo.
10. F.l idcirco perniasi t euni nomini», quod rem 10. (fui tuli il Signore lo fece morire, perchè fa-
detesta hi lei n faterei. ceva cosa detestabile.
11. Quatti ob rem dixit Judas Thamar mini! Mine: 11. Per la guai cosa disse Giuda a Thamar sua
Ksto vidua in domo jtalris lui, doncc cresca! Scia nuora : fumanti vedova nella casa dii padre tuo ,
filiti» meus: timrhat entro, ne cl ipse morcretur fino a tanto che Scia mio figlio cresca : or ci le-
sicul fralres eju». Quae abiit, et habilavU in domo mmi , che non morisse anche questo , come i suoi
patri» sui. fratelli : Ella se n* andò , e abitò in casa del /la-
dre suo.
12. Evoluti» autem multi» diebus, mortila est lì- 12. Passo tf poi molti giorni , morì la figliuola
llà sue. uxor Judae: qui jh>sI liictum, consolatone di Sue , consorte di Giuda : il quale dopo gli uf-
susccpla, asccndchat ad tonsorcs ovìum Miamm fici funebri , passalo il duolo , se li* ondo a trova-
ipse, et Hira» opilio gregis Odoilamilcs, in Tham- re quelli , c/ie tosavano le sue pecore in Tlunnnas,
nas. egli , e Hiras di (Mollimi , /Mutare di pecore.
13. Nunrtfltiuoquc est Thamar, quod sooerillhis 13. Efu riferito a Thamar , come suo .suocero
ascanleret in Thainnaa ad londendaa ove». andava a Tlunnnas a tosare le pecore.
Vers. I. Setto stesso tempo. Vale a dire poco dopo la vendita di Giuseppe. Lascio da parte la ma-
niera di ordinare la serie de’ tatti, che sono qui descritti, come cosa fuori del mio istituto, c che non
può farti in |mh*Iio parole.
Giuda .. andò a /rasare in casa di un uomo di Odollam. Lo spirito santo ha voluto, ebe fosse in
.
questo luogo deaeri! ta la genealogia di Guitta , perchè «la questo |ter via di Thamar dovea nascere il
Cristo; quindi a dimostrare l’estrema esinanì/ ione, alla quale «olle per noi discendere il verbo di Dio,
si raccontano anche le vergognose cadute dì quelli, da’qmlt egli non ebbe a sdegno di nascere, affinché
nascendo di peccatori cancellasse l peccati «Il rutti gli uomini.
Vers. 3. (iti irose nome Hcr. Giuda fu quegli che diede qui il nome al figliuolo: al figliuolo poi del
,
versetto seguente il nome fu imposto dalla madre, come apparisce dall* Ebreo.
ver». 7. Her ... fu uomo perverso ec. crede» comunemente, ebe il peccato di iter fosse lo stesso,
che quello di onan; vale a dire, ebe ambedue con eccesso d’infame libidine procurassero, ebe la don
na non concepisse.
vers. 9. Affinchè non nascessero figliuoli coi nome del fratello. Il primogenito portava certamente il
nome del fratello defunto; ma quanto agli all ri figliuoli credesl, ebe portassero if nome del loro padre
naturale . .
vers. II. Or ri temeva, che non morisse anche questo, vuol significar»', che Giuda, benché mostras-
se di voler tiare a Thamar per suo manto il terzo ligliuolo e «li non aspettare, se non che questi avesse
|*età eoiiqK’lente , In realtà però la rimandava alla casa paterna colli speranza, ch’ella frattanto tro-
vasse occasione «li rimaritarsi con al ir* uomo, perchè temeva, che non facesse Seta hi stesso fine, ebe
iivcaA fatto gii altri due. r.osl egli non parlava a Tbatnar con sincerità.
Eoi. I. il
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. , :
96. Qui, tignili» muneriltus , aiu Juftlorme est: 26. Ed egli , riconosciuti i pegni , disse : EUa è
quia non trndidi cam Seia filto mco. Attaincn ul- più giusta di me j perocché io rum f ho data in
tra non cognovil cani. moglie a Stia mio figUo. Ma perù egU non ebbe
più che fare con lei.
97. • Instante autem parto, apparuerunt gemini 27. Ma appressandosi il parto , si conobbe , che
in utero: atquc in fpsa effusione infantimi) unti» atra in seno due gemeUi : e nell ’ uscire de' bambi-
protulit inanura, in qua obstelrix ligavit coccinum ni uno mise fuori la inatto alla quale la levatrice
dicens: • Matth. 4. 3. legò un filo di scarlatto , dicendo :
28. Iste egredietur prior. 28. Questi uscirà il primo.
29. Ilio vero retraltentc marami, egressus est ai- 29. Ma at'nulo egli ritirata la mano , uscì l’al-
ter, dixitque raulier: Quarc divisa est propter te tro , e la donna disse : Per qual motivo si è rotta
malaria? et ob batte caussara vocavit notuen ejus per causa tua la muraglia f e per tal motivo gli
Phares* pose nome Jiutres.
ver». 18. ri braccialetto La voce Ebrea alcuni la spiegano per un berretto, altri per una fascia,
rolla quale gli orientali si cingevano la testa altri in altra guisa, siccome sappiamo, clic anticamente
,
gli uomini portavano de’ braccialetti non v’è ragione «li allontanarsi d.fiia volgala.
,
ver*. 23. Se lo tenga per re ; almeno non può ec. L’Ebreo è piti espressivo: Se lo tenga per se f il
mio pegno ) affinché non cadiamo noi in vergogna, ovvero, non siamo noi vergognati. Giuda dice, che
non vuole cercare niù il suo pegno per non venire cosi a propalare razione sua vergognosa.
\ers. 34. Conducetela fuori ad esser bruciata. Questa dovea essere in quel tempo la pena ordinaria
del!’ adulterio presso quelle nazioni, e generalmente severissime rurono sempre presso tulli popoli i
mava, che di esser madre di un primogenito della famiglia di Giada cosi Thamar in un senso era mcn ;
ingiusta di Giuda, ciò però non fa si, che il delitto di Thamar, delitto di adulteri» e d’incesto, non sia
mollo più grave, che quello di Giuda, Il quale peccò di fornicazione, non avendo saputo, che quella
donna fosse sua nuora, ma credendola di mala vita. Credesi, che Thamar non ebbe più altro manto ,
e che scia sposo altra donna Sum. xxxvi. 19.), e dopo quello, che era avvenuto, non avrebbe certa-
(
mente potuto, nè voluto averla per moglie.
Ver». 28. Questi uscirà tt primo. L’Ebreo: è uscito U primo e vuol dire, questi è il primogenito,
ver*. 99. Per qua i motivo si é rotta ec. Perchè è ella stata per te divisa la membrana, onde tu eri
Involto, affinché tu passassi il primo?
Gii pose nome Phares. ecco le parole di s. Girolamo : Phares , perchè divise la membrana delie te-
. , ; . :,
30 .
• rosica egressi» est frater eji» , in cujus 30, Uscì dipoi il suo fratello , che aveva alla
mauu crai coccimun; quei» appell.nU fcara. mono il filo ai scarlatto : e lo lunnbtò 7ara.
• I. Parai. 2. 4.
condine . prete il nome di divisione j onde anche i Farisei, i quali conte giusti si separavan dal popolo,
preter lai nome
Ver». 30. Chiamano Zara. Vale a dire V appariscente , il nascente , perché fti II primo a comparire .
Fharea adunque, benché figliuolo del peccalo, fu primogenito di Giuda, progenitore di Davidue e di
.v-iiomone e di tutti i re delia stirpe di Giuda , e dei Cristo medesimo promesso aita famiglia di Giuda
come vedremo, cap. xux. IO.
Capo Hrcnleflimoitono
/
Giuseppe essendo in prospero stato nella casa del padrone Putiphare, ed estendo a lui caro,
e governando questi la famiglia per aver dispreizata la padrona , che sovente lo tenta-
,
va i accusato dinanzi al poltrone e messo in carcere , dove si acquista il favor dei cu-
. ,
1. Igllur Joseph duclus est in .Egyptum, cmUqtie 1. Giuseppe adunque fu cohrtniio hi furinocelo
era IMitiphar cunuchii» PhanoOM, prioCCpS exor- comperò Puliphar Egiziano eunuco di Faraone ,
ci tu», vir .Egyplius, domami Ismnclitarum, a qui- capitano dell ‘ esercito degl* Ismaeliti A che ve Panta-
bus |>crduclii* erut. no condotto.
2. Fu il (pio nomimi» cum co, et crai vir in cun- 2. E
il Signore era con lui » e gli riusciva bene
eli» pros|>crc agens: haUilavitquc in domo domini tulio quel, che faceva: e obliava nella casa del suo
sui, padrone ,
3. Qui oplimc hovernt Dominimi esse cum co 3. Il quale benissimo conosceva , che era con lui
et omnia, quae gore rei, ab co dirigi in manu il- fi Signore , e conduceva a buon fine tutto quello ,
•
lius. che intraprriuleva.
4. InvcnUquc Joseph gratinili corara domino suo, 4. E
Giuseppe trovò grazia dinanzi al suo pa-
et ministratiat oi, a quo pnn*posilus omnibus, gu- drone , e lo servna , ed essendogli stata data da
liernalKit ereditata sibt doinuin, et universa, quae cl lui la soprintendenza di tutte le cose , governata
tradita fuerant. la casa a se affidata * e tulli i beni rimessi net-
te sue mani.
tf. Dcncdixitque nominus dormii .Egvplii propter 5. E
il Signore benedisse la casa dclP Egiziano
Joseph, et multiulicavit tam in aCdibiis, quaiu in per amor di Giuseppe , c moltiplico tulle le facol-
agri» cunctam ejus substnntiain. tà di lui Ionio in casa come alia canqiagua.
6. Wec quidquam aliod noverai, nlsi panem, quo 6. Ed egli non aven altro pensiero , che di met-
voscobatur. Eroi aulcni Joseph puli rà Cade > et tersi a lavala a mangiare. Or Giuseppe era di volto
decora» aspro tu. avvenente , e di graziosa presenza
7. Posi multo» itaque die* Injecit domina aua 7. Passalo adunque assai tempo , la padrona
oculos suos in Joseph, et all: Donni incoiai. fissò i suoi occhi sopra Giuseppe , e disse : Dor-
mi meco.
8. Qui ncqtiaqimm acquiesccns operi nefario, di- 8. Il quale non acconsentendo all’ onera inde-
xit ad cani Ecce dominus incus , omnibus tnilii
: gna le disse : Tu vedi couu: il mio padrone aven-
,
traditi», ignorai quid habeal in domo sua: do rimessa ogni cosa nelle mie maiUj non sa quel
che si abbia in sua casa
9. Pier quidquam est , quod non in mea alt po- 9. E
veruna cosa non i eh* ei non abbia a me
tcstatc , vcl non (radiderit mitii , praeter le, ouao affidata , e di cui non m* abbia fatto padrone ,
u\or ejus es: qiionKKJo ergo possum hoc inalimi fuori di te . che sei sua moglie : come adimque
facci'»:, ci peccare in Dcuin menni? posato fare questo mate, e peccare contro il mio
Dio ?
10. Htijusccmodi verbi» per diesel mu- si ngulos 10. Cogli stessi discorsi ogni dì e la donna inquie-
licr molesta crai adolescenti, ctiilc rueusabat slu- tava il giovinetto , ed egli ricusava di peccare.
prana.
11. Acridi! aulem qnadam die, ut inlrarct Joseph 11. Ma avvenne , che tot dì Giuseppe entrò in
domum , ut operi» quippiam absque arbitri» fa- casa j e si pose a far qualche cosa non avendo al-
ceret: cuno con se:
12. Et il la , apprehensa lacinia vestimenti cju» , 12. E
quella 3 preso Porto del suo mantello , gli
dirercl: Donni mccum . Qui, rclicto in manu eju» disse: Fieni con me. Ma egli lasciato in man di
pallio, fugit, et cgrcssu» est fora»: lei il imulte Ho , si fuggì fuori di casa.
15. dunque vidisset mulier vestem in mani bus 13. E
la dorma l eggendo in sue mani il man-
sui» , et se osso contenilam, tello , e se disprezzala ,
14. Vocavit ad se homine» domus suae, et alt 44. Chiamò a se la gente di casa, e. disse loro
ad co»: En intruda xil viruin Hcbracum, ut lllu- Ecco che egli ha condotto quà quest'uomo Ebreo ,
ver*. 2. Abitava netta cara del tuo padrone . Anche questo è detto per dimostrare l'affetto e la sti-
ma del padrone verso Giuseppe, puliphar non lo tene* occupato nelle faccende della campagna , ma
nella propria casa, il governo della quale a lui affidò interamente.
ver*. 8. Ed egri nonavea altro pensiero, ec. Giuseppe pensava a tutto: il padrone non avea da pren-
dersi pensiero di cosa veruna, fuori che di mangiare e di bere. K una maniera di proverbio.
ver». 7. Pattato attai tempo, la padrona ec. K£li dovea avere senti sette anni, quando avvenne
quello, che qui si racconta ed erano circa dicci anni, ch’egli serviva nell* casa di putiphar.
;
ver*. peccare9. E mio contro U Diot I sentimenti del Mtitissfmo giovine furono in simile occa-
sione ripetuti da una castissima donna; Egtì è meglio per me il cadere nette mani vostre senza aver
fatto il mare , che il peccare al cospetto del Signore Dan. xm. 22. ,
Ver». 12. Si fuggi fuori di casa, .sopra queste parole s. Agostino serm 260. Giuseppe per sottrarsi .
all" impudica poltrona fuggì. Impara tu ne’ pericoli d‘ ingiunta a prender la fuga , se vuoi ottenere la
inuma delia castità ... Di tutti ì combattimenti del Cristiano i piu duri e difficili sono quelti delia ca -
jtità ne’,quali quotidiana la pugna rara la vittoria : in questi oitunque non può mancare ai Cri-
<* ,
stiano un quotidiano martirio j mqterocch* se Cristo è castità e verità e giustizia , e se eh' insidia a
guaste , è persecutore , colui , che le difende negri altri e in se stesso le custodisce , sarà martire.
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. ,
16 . In argitmcnffun ergo litici rctentum pallium 16. tu prom adunque della serbata fede fece
oslciulil marito revertenti doiuum, rei ter al marno tornato a casa il mantello rite-
nuto j
17. Et Ingressi!» est ad me servii» Hcbraeus,
all: 17. E ditte: E
venuta a trovarmi quel serva
queni adduxisti, ut illudere! inibì: Ebreo , che tu hai condotto a svergognarmi:
18. Cumque audlssct tue clamare, reliquit pal- 18. il quale , sentito come io (ilzava le grida ,
lium, «punì Icucbam, et fugit fora». ha lasciato il uumtcllo t che io teneva , ed •' stap-
pato. ,
19. Ili» nudili.» domimi», et nimiinn crcdulus vcr- 19. Tali cose avendo udite il padrone troppo fa-
Ml coiijugi», iratus QBl valile: cile a credere alle parole delia moglie , ne concepì
grande sdegno:
20. • Tradiditquo Joseph in carcerali, ubi vincti X). E
lece metter Giuseppe nella prigione in
regi» cuslodicbóntur, et crai ibi clan su». cui crai tu tenuti i rei di delitto cononcùo contro
• /Vi/. 104. 18. del re , ed egli fu quivi rinchiuso.
21 . Fuil nutau Domimi» c»tm Joseph, vi miser- SI. Ma il Signore fu con Giuseppe, e avendo
iti» illius dcdil ci gratinili in eoospcclu principi!* compassione di lui fece sì , eh' ci trovo grazia dt~
carceri». tum:i al provveditore de.Ua prigione.
22. Qui Imdidil in manti illius universos vincine, 22. Il quale diede a lui potestà sopra tutti i
qui iti custodia teuebantur: et quidquid,Ocbat, sub prigionieri , che erano iu quella carcere: e lutto
lp»0 crai. quello , che si [acca, era fallo per suo ordine.
25. Bf(*c noverai aliuuid cunctis ci crodilis: Doml- 25. E
quegli non /tentava a india , avendo dato
nus euiin crai tu m
ilio, et ouuiia opera cju» diri- di ogni cosa i arbitrio a Giuseppe: perocché il Si-
gebui. gnore era con lui e conducasi a buon fine tutto
quel , eh/ ci faceva.
ver». 10. Fere vedere al marito . . U mantetto. Se il manto fosse sUto capace «Il ben riflettere ,
.
questo mantello, ebe ella avea ritenuto, evidentemente provava chi de* due avesse voluto far vio-
lenta .
Ver». 91. Fece ri ch‘ ei trovò gratia ee. Questo principe, o sia provveditor delta carcere era lo
,
Messo Pultphare, il quale dovette ben rtconosw'erermiHK.viiza di Giuseppe, c diminuì la sua pena , sen-
ta itero liberarlo atlin di salvar I* onore della moglie. om| Il Pcrcrio. l edi rap. xti. 12. ed è ancora
molto probabile, che lo .stesso putiphare fu quegli, clic diede la sua liglinola per moglie a Giuseppe. r.l»
uomini non vorrebbero < osserva li G risi *sl omo ) che Pio lasciasse così sovente cadere i giusti nell’ adii-
zioni; ma li liberasse e li tenesse In perfetta tranquillità i ma non è ella essi più degna di Dio, e più
«leena dell’amore, ch’egli ha ite* medesimi giusti. l’ esercitare la loro virtù v far conoscere quello ,
eh' egli può fare In cui , e filialmente far sì che le atlluinui stesse e le Icnl-izioni divengali per essi oc-
casione di grande allegrezza T ECCO «li falli ìln giusto c dtiiiiu.tln e messo in prigione, divenuto vero
martire della cast Uà, come nolo ». Ambrogio, il quale libero in certo modo tra tulli que* rei. rispet-
talo c amato da tutti esercito un’ assoluta |M*4c»là sopra tulli I couipigai, come se Ira essi fosse alato
mandalo non come uno di essi, ma come loro provveditore e consolatorc, su tulio questo è un nuli •
in paragone della gloria, a cui la Previdenza vuole ininUarc Giuseppe col mezzo .stesso della su* umi-
liazione v della sua prigionia.
il Giusto per eccellenza, il Cristo, di cui Giuseppe è sempre figura potè essere calunnialo, tradifo, .
confuso co* piscatori per la malignità «li una perversa donna, la sinagoga; ma nella stessa sua umilia-
zione egli eserciterà una iMilesla suprema e divina a consolazione e salute de* peccatori , e dal suo se-
poi» io uscirà pieno di gloria , c riconosciuto c adoralo coiuc >cro Dio e muco salvatola: di tutte le
genti
Cupo Quarantesimo
Giuseppe netta prigione inter(tre la i sogni de due eunuchi di Faraone e predice che unti
*
, ,
sara restiti to al primiero uffìzio j l’ altro finirà la vita sut /latibolo j e tutte queste cose si
avverarom nel di detta nascita di Faraone.
1. Ili» Ili gestì» uccidi t, ut permrcnl duo cunu- DojìO di ciò avrnme , che due eunuchi , il cop-
1.
cU| nm i
« ti u regi» ,i.gypli, et pistor, domino suo. piere , e il fumati ter e del re d’Egitto, /leccarono
contro del loro signore.
9. Irntusquc anitra co» Ptiarao ( nani alter pin- 2. E
Faraoni' sdegnalo contro di costoro ( una
cernia procurai, alter pisloribus ) de’ quali era capo die’ coppieri , e t' altro da’ plà-
tini litri )
qpo m
5. Misit co» in carcerari
rtoctm *
ìi loNpk
4. Ai casto* carceri» iradidit co» Joseph, qfli et
principi» militimi, in 5. Li fece mettere mila prigione del capitano
delle milizie , dove eia rinchiuso anche Giuseppe.
4. E
il custode della prigione li consegnò a Giu-
miuislr.ibal eh. Alili nani ni mn tempori* Auserai, et seppe , U piale ancor li serviva. Era /tassalo i ut
i
ver». *. Un trailo di tempo, civaie si un auno. I.’ Ebreo de' giorni j Io che, secondo gli Ebrei c altri
interpreti , posto assolutamente sigillile* un anno: cosi quoti due rei sarebbero stati messi nella pri-
gione quasi nello stesso tempo, che vi fu messo Giuseppe.
ver». 5. Di significazione adattata re. sonno, che era una preda ione di quello, ebe all’ imo c al-
l'altro dovea accadere.
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. , . , , -
GENESI CAP. X L UH
8. Qui responricruiit: Sommimi vidlmus, et non 8. JUsposcr quegli: • Jbbéam veduto un sogno, e
est, qui Intcrprctetur nubi* . Dkitquc mi «w Jo- tieni abbiamo chi a noi In interpreti . Giuseppe E
cw»: NmnquUl non Dei 'ai iotcrpretaliot referto diate loro: noti appartiene egli a Dio fiuterprr-
nulli. quid viderilis. • larii t ditemi quei , che avete veduto.
9. Narravi! priof pracposltus pincfmaninn so- 9. Il gran coppiere raccontò U primo il suo so-
mnilllft Minili: \idolum OOntfD \i(cm, me gno: lo valeva dormiti a me una vile ,
10. In qua ermi tivs pnqugiih*», crescere paul- 10. La quale atra tre tralci , che gettavano a
tattili in gtMiiuus, et |ku>1 flore» uva* tnalurcsccrc; poco a poco gli occhi * c poi I fiori , e poi le uir,
che mot aravano :
11. Calicctnquc Piumóni» in manti nircu Itili ergo 1 1 . F. nella mia inorili era la coppa di Faraone:
uva*. et cipressi in culiccm , queui tenekun , et e presi le uve , e le spremei nella coppa , che a-
ir. ululi poculiuu Pliaraooi. vera in mano , c presentai da bere a Faraone.
12. Me.spumlii Joseph : Ilare est Inlerpretatio so- 14. Itls/msc Giuseppe: La spiegazione dei sogno
innil: tre» propagine», tri» adirne die» Mini., t attenta : Tre tralci , tre ipomi vi sono ancora
15. Post quo» rerordubitur Plmr.io miubtcrii 13. Dopo de* quali si ricorderà Faraone de* tuoi
lui, et restitucl lo in graduiti prisliimm: dabbquc servigi , e li renderà il posto ili pròna : c presen-
ri rallevili Juxta ofliciuiu luuin, situi ante faeere terai a lui la copim sternuto il tuo uflixio , come
coQtuevera*. per Palanti solivi pire.
1 1. Tantum memento roel, ciun bene libi fiicrit, 14. Solamente ricordali di me , quando sarai fe-
et farli» ineeuiii inUeritxtrdiaui: ut suggerii» Plu- lice j e abbi compassione di me: e sollecita Farao-
rali ni, ut educai n»c de isto carcere: ne j che mi tragga da questa prigione.
15. Quia furto sublatus sudi de terra llebraco- 13. Perché con frode fui condotto via dalla
ruin, et liic innocenti in lactun niissus suiti. Inni degli Ebrei e innocente fui gettato ni gut
,
sia fossa.
1(>. Vklcns pislomm magi»lcr> quod pnidenter 11». Valendo il crq>o de’ panai Iteri , com’egli fl-
.«omnium dissolvUscL aii ut ego vidi sommimi : : int saggiantenie dici fer aio quel sogno , disse: lo
Quod (ria cnnislra tarìnae Imberciti super caput pure ho mimo un sogno : Forcami di avere sopra
menni: ilmio cafro tre canestri di farina:
17. Et In uno canlslro. quod crai circuiti*, por- 17. F
che nel canestro di sopra io rior tassi (fo-
tare me omnes cibo», qui Uuut arte pisluria, aves- gni specie di mangiare, che si fa dall’arte da’ pa-
M' 1 "'in'
*
‘ \ I- i < nati ieri , e che gli uccelli ne mamiiavano.
IN. Hes|M)nilit Juscpb. Ilare est Intcrprclalio so- 18. Dispose Giuseppe: La sposizkmc del sogno
mmi: Tria cauUlra, In*» adirne die» situi, é questa : ire canestri , ciac tre giorni vi sono an-
t"/<j .
IO. Post quos auferet Pliarao caput tuum. i<- »u- 19. Dopo i qiuiti Faraone ti farà tagliare II ca-
»|K*udel te ili truce, et lacerubunl volucre» camcs po , e li farà crocifiggere
* e gli uccelli dell’aria
tua». beccheranno le tur carni.
20. F.xindc die» lertius nalaliliu» IMiaraoni» crai: 20. // tn:o giamo dipoi era il di della nascila
qui fariens gr;utde colivi vium pueris sui» rccorda- di Faraone: il gnule facendo un gran cuuvito a' suoi
lus est inter epulas uiagistri pini murili», elpisto- servi si ricordo a mensa del capo de* coppieri , e
i uni prim (pia. del capo de’ paltonieri
21. !t olititi lune alterum in locum suum, ut |>or- 21. F. rendè all’atto il suo uffizio di presentargli
rigeret ei |micuIuui: la coppa:
22. Alterimi su.s|ieiulil in pulibulu , ut CoiijGClorU 22. /.’ Coltro fece appiccare a una croce , onde
vci ii.i. nroparotur. fu dimostrata la reraalà dell’ interprete.
23. Et Luucn, succcdenlibuf prosperi», jiraepo- 23. Ma
tornalo in prosperila il cupo de’ coppieri
situs pincernaruiu oblilus est interpreti s sut. si scordò del suo interprete.
Ver». 8. Non appartiene egli a Dio re. L* interpretinone de* fogni è dono di Dio, e Dio dmmmi
fir.wu U’ iutcrpreUic quello, cito voi avelo veduto. Imi’ sogni ni ind iti da Dio abbuino anche alirt esem-
pi nelle Scrittore: Ulora Dio ne dà I* inicrpretaiionc a quegli stessi, a* quali li uunda; talora vuol,
eh* essi la cerchino dalle |*rr*onc, alle quali egli comunica lo spirilo df profe/n. I etti Dan. rap. iv. v.,
e Grn. rap. xi. i. Siccome sono assai r.irt I casi de* sogni mimi ila da Dio, ed è cosa di mollissimi II di-
stinguerli ila* sogni vani o mandati dal Demonio} quindi il piu sicuro In generale si è di non dar retta
a* sogni per uou cadere tu un a supersUiioiie , U
quale C sovente rinfacciata alle genti idolatre nelle
scritture
Ver». 15. Dalla terra degli Ebrei. Dalla terra di Chanaan assegnata da Dio, e donata alla famiglia di
Abraham», ti fede di Giuseppe si riconosce anche In qrtc»to, che egli uou dubita del dominio, che i
suoi aver debbono di un paese, nel quale non sono (inora se non peUegrìni.
ver». 19. Ti Corti tagliare il rapo ce. si vede, che gli Ebrei a gli figurimi facevano tagliare a’ rei la
testa prima di appiccare loro cadaveri, ledi Jerem. Thr. v. 12., 1. heg. xxxi. IO., c ordinariamente
i
si uccidevano primi Milli quelli, che si doicano o erocillggere o iiuplcriru. Fedi Deut. xxi. *22. Sunt.
xxv. 4. ee. Ma mm
si lasci di osservare, con qual reruierti e autonta*nc! luogo stesso delia sua abie-
zione Giuseppe sedendo arbitro della sorte di questi due uomini «1A all’imo vita e salvcna . e I* altro
condanna alia morte. Chi può uou riconoscere ut lui Gesù ertalo. Il quale in iiicz/o agli obbrobri della
sua croce dà il paradiso a un ladro, c l’altro lasci i nulla sita dantu/tom-. i curii, lo ca» ni iimtiiui ar< li
separazione che Tarassi di tulio il genere umano in due parti nell’ ultimo glorilo, quando agli uni
,
diga egli stesso: Ferule , benedetti dai Patire mio , ec. e ;.gli altri Mutale, maledetti , ai fuoco eterne, re f
:
Capo ©uatantcoimoprtmo
Xon /udendo alcuno uilerpretare i sogni di Faraone gli spiega Giuseppe : quindi è Coito so-
,
printendente di tutto t’ Egitto. Faraone gli da per moglie .hs e netti dalia quale ha due fi- .
gliuoli prona da’ sette anni di carestia. succede finalmente la sterilita all’ abbondanza.
.
1. post duo» anno» vidit Pliarao somnium. Puta- 1. Due anni dopo Faraone ebbe un sogno. Tu-
bai, so staro su|>er fluvium, retigli di stare alla riva del fiume
ver». I- Due anni do/xi. Due anni dopo la liberazione del gran coppiere. Panno terzo della prigio-
nia di Giuseppe.
Alia riva del fiume, ovvero di un canale del fiume Nilo. Notisi, che dal Nilo viene la fertilità o ste-
nlilA deli* Egitto: Se u .Sito (dice Piin. Db. v. g.) inonda ali' altezza di dodici cubili /* Egitto à alla fa-
. . , , . . -,
9. De quo wcendcbant sopfcm bove* pulendo, 9. Dal quale uscivano nette vacche belle e. grame
fhrmixura : e (intim ano a pascere ne luoghi fui*
*
et crassae nlrals : ri pasoebantur In lori» palustri-
bus. lustri .
3. Aline quoque septem rmergebant de flamine, 3. Altre sette ancora scapparmi fuori del fiu-
foezlar, confcctaeque macie: el fiascebanlur in Ipga me . brulle , e rifinite per mai/rczza : f si pa-
amnis ri|»a in loci» virenlibus: sci l'ano sulla rha stessa del fiume , dot’’ era del
verde :
4. nevorateranlque eas, qanram mira specles, et 4. E
( queste ) si divorarono quote , che erano
liabiludu corporum crai. I.\|>crgefactus Pharao: mirabilmente tulle , e di grassi corpi. Faraone E
si risveqliò :
5. Rurstim zlormivit, et vidit allerum sommimi: 5. Pai si raddormentò , e vide ini altro sogno :
Scptein spicae pulluLibaiit in culmo uno plcnac, Sette spighe si alzat ali ) da uu solo stelo piene , e
itele formoeaK bellissime :
ti. Aliai; quoque lotidcin spicae tenues , et pcr- 6. E
altrettante nasccan di poi sjiighe sottili , e
cuuacurediDc oriciiaiilijr, bruciacchiale dal!' euro *
7. Iirvoninlrs omnem priorum pulrritudincm 7. Le quali si disor orarn tulle te prime si belle.
Evigilans Pharao |tosl quirtem, Svegliatosi Pienone dui sanno .
k. Et fai lo mane . pavore pettfefnUM , misit ad 8. E
vernila lu mattina , pieno di paura .mandò
oninc» coujeclon;» Aùgypli, amciosquc apiwié»: el a cercare tulli gl’ intimi ili d* Egitto , e tulli i sa-
accorsiti* iiarravil Minimum: noe crai qui inlorpro- pienti; e ratinati che furono raccontò il sogno j e
taretur. non irebbe chi ne desse ta spiniaziour
9. Tune demum reminitceo* plneemnaim imgi- 9. Allora finalmente il capo de' coppieri si ricor-
sier, ali: Confiteor Mocoim wifin; dò . e disse: Confesso il mio fallo:
10. Iratus n*\ servi» suisme, et m.igislnim pl- 10. Disgustato d re contro i suoi servi ordinò ,
slorum rvlrudi jussit in carcereni prìncipis niilituui: che io, e il capo de' panati ieri fossimo rinchiusi
nella prigione del capitano dette milizie:
11. Ubi una norie uterque vuiimus somniumprao* 11. Atre In una stessa notte ambedue vedemmo
saguui futuroruin. un sogno . che presagiva il futuro.
li. Krat ibi puer Hebracus, ejusdem duci» mUitum ii. Erari un gioì- imito Ebreo, servo dello stesso
Cainulus: cui mirrante* somma capitano delle milizie : al quale avendo noi raccon-
tali I sogni
13. Audivimus.quidquid poslea rei proba vii even- 13. ,\e udimmo V interpretazione verificata da
to»: ego enim redditus sani oflirio meo: el iilc su- quel, che é di poi avvenuto : perocché io fui restituito
»|h*iisiis est in erni e. al mio impiego: e quegli fu appeso alla croce.
14. • Prolinus ad regi» importuni edaci uni de car- 14. Subitamente per contùndo del re fu trailo di
cere Joseph tolonderujit: nc veste mutala, ohlulc- prigione Giuseppe : e fallalo radere , c cambiato-
runt ei. • p%. 104. so. gli il vestilo , lo presentarono a tal.
13. Cui Ale alt: Vidi somma
?
noe osi qui eclis- 13. E
questi gli disse: Ho tettali de’ sogni , e non
serai: quac audivi le sapientissime conjicero. ho chi gt‘ interpreti rd ho saltilo , che lu con gran
•
16. Rcspondit Joseph: Abtque me Deus respon- 46. Rispttsc Giuseppe : Iddio senza di me rispon-
daUt preponi ManoaL derà favorevolmente a Faraone.
17. Narra vii ergo Pharao, quod viderat:Pulabam, 17. Haeamtò adunque Faraone quel lo , che avea
me alare super ripam flamini, veduto: Forcami di alare sulla ripa del fiume,
48. El sepieni bovea de am ne eonseendere pill- ifl. E
che dal fiume uscissero selle vacche bette
erà» niinis , et obesi* larnibos: quac iu |taslu pa- formi sur a , e molto grasse : le quali fuisccndo ne’ tuo
ludi» v ircela caqiebanl: qhi paludosi spianavano f erba verde:
49. El 0006 hia acquei tantiir aliai» sopirai lieve» 19. Quand’ ecco dietro a queste venivano sette
in tanluin deforme*. et marilenlac, ut nunquain altre vacche tanto brulle e macilente , che mai le
tale» ili Urrà Agypu viderim: simili non ho vedute tu- Ila terra d' Egitto:
io. l^uae, dcvóralis et consumlis prioribus, 90. Le quoti , divorato avendo e consunto te
prime
91. Nullum satin-itali» (ledere M 'iuinm; ned si- il. Mon diedero russivi seguo d' esser satolle ; ma
mili marie, ri squalore (or|>ebaiit. Evigilans, mrsus erano abbattute come prima dotta magrezza , c
sopore depresso*, dallo squallore.Mi svegliai , c di nuovo fui oppres-
so dal sonno ,
•i2. vidi sommimi: Septem spicae pullulabant in ii. E
vidi questo sogno: Selle spighe spuntava-
culmo uno plcnae, alque pulriierriniac. no da un solo stelo, piene, e bellissime.
me , te a tredici V Egitto é atta carestia : quattordici cubiti portano allegrezza , l quindici tranqukli-
,
ta , i uiza e deliziar quindi è, che dal Mio tede Faraone venir su le vacche grasse e le
sedici abbondanza
vacche migro.
ver». 3. F. si pascei-ano sulta riva stessa del fiume. Delle prime sette disse, che andavano a pascere
in luoghi palustri, perchè II .vili» ave» Itrg unente Inondato la campagna; onde bisognava andar lontano
per trovar pascolo, ma di queste selle si dice, che ptsrolavano sulla ripa segno, che il nume non avea :
dato mori; onde lontan da esso mancavi l'erba, e solo si trovava del verde alle rive.
Ver». 6. Bruciacchiate dati" euro. I.’ Ebreo bruciacchiate dall’ oriente o sia dal vento d’oriente,
cioè l’euro, il quale e nocevole all’ Egitto, perche è mollo caldo, soffiando dal vasto e secco deserto
d’ Arabia
ver».Tutti gl’ indovini ec. Questi, credesl , che fossero que* medesimi, ebe poi sono chiamati ma-
8.
ghi di Faraone, facendo essi ambedue mestieri d'indovini e di maghi.
i
E tulli i sapienti. Questi erano sacerdoti, la vita de’ quali era ori upata tutta nel culto degli dei
i
e nello studio della sapienza. 5|>cndcv.ino I» notte nello studio e nella considerazione degli astri, il gior-
no nel servigio degli dei. a’quall cantavano inni a quattro differenti ore della giornata. Erano versatis-
simi nella geometria, astronomia e aritmetica.
Ver». U. E fattolo radere r cambiatogli il vestito ec. nel lutto era rosa ordinaria il lasciar crescere
I calmili e la barba. Vedevi ancora, che uissuno entrava nel palazzo de'rc in abito di duolo. Fedi Esther.
iv. i Gen. I. 4.
Ver*. 16. Iddìo senza di me ec. Giuseppe non volea , che Faraone si pensasse, ch’egli o per qualche
naturale sua virtù, o per alcuno de’ uiez/i usali dagl'indovini dell’altre nazioni, potesse dare una giusta
interpretazione de' suoi sogni. Egli dicitura perciò, che da dio solo può venire agli uomini la cognizio-
ne di quel, che presagiscono sogni mandali d» lui, e che da Dio egli aspetta questo lume a consola-
i
zione uJ Fanone. . •
. T ., , . -
83. Albe quoque septem tenue* , et fiorauaac 23. Parimente altre tette toltili, e bruciacchiate
ur&linc oriebanlur c stipula: dall'euro nascerai» da un filo di /taglia :
84. Quae priorum pulmUidbiem drvoravtrunl 34. Le quali divorarono le prime si belle. Ito
Narravi conjectoribuB mhiiiiìuiu , et nano est, qui raccontato il sogno agl' indovini J e tussun v’ ha ,
cd isserai. che lo spieghi.
85. Be»|N>iidU Joseph: Somnhaa regi» unum est: 35. Rispose Giuseppe: Uno è il sogno del re :
quae facilini» est Deus, (tarili Pharaoni. Dio ha mostrato a Fortume quel, che vuol fare.
*>. Septem bove» polcrac . et scplrm Spieae 36. Le selle vacche belle, e le selle spighe irte-
piena» M-pletn ubcrtnti» anni »un! ; caiudciuquo
• • ne sotto sette aiuti di abbondanza j e sono un so-
Min39.MnwM I impnìmM gno , che connine un sol senso.
87. Septem quoque boro» tenue» , atqne m.irl- 37. Dirimente le tette vacche gradii e macilen-
lentac . quae ascenderei il |mmc eas . et seplein te . clte vennero dietro a quelle , e le selle spighe
spieae tenne*, et vento urente |>ercussac, septem sonili e offese dal vento , die brucia , sono sette
aulii ventura* soni lami». anni di futura carestia .
88. Qui Ihh- ordine completanti^: 28. E
la cosa avrà effetto con quest'ordine:
38. Ecce septem anni vcni«*nf lertililatls ma- 29. Ecco che verranno sette muli di grande fer-
gline in universa terra .Egypli: tilità per tutta la terra d' Egitto :
30. Quo® sequentur septem anni ali! lanute slc- 30. Dopo I guali suran selle altri anni di steri
rililatis , ut oblivioni tmdutur ri mela retro abun- lità cosi grande che onderà ni oblio tutta In pre-
.
dantia ;
cousuinplura est eniui (ames oitmem ter- cedente abbondanza j perocché la fame dei osterà
rai n , tutta la terra ,
31. Et libertà! is magnilodioem perditura est Ino- 31 E la gran carestia assorbirà la grande ab
.
41. lM\ilque
M. 104. 31. i. Macch. 3. 53. Act.l. 40.
humus Pharao ad Joseph : Ecce
quella del Irono reale
41. E
disse ancora Faraone a Giuseppe: Ecco
con®litui te super universam lerram .Egypli. che io ti do autorità sopra lutto la terra d‘ E-
gitto .
43. Tulitquc annullilo de manti sua , et dalli 42. E
si levò dai suo dito T anello, e lo pose m
euro In manti ejus vestivitque eum stola byli-
: dito a lui: e lo fece vestire di una veste di bisso,
na, et collo tonpian aurea in rimunposuit. e al collo gli pose una collana d’ oro .
43. Feritque cimi ascendere super cumim su- 43. E
lo fece salire sopra il suo secondo coc-
um seciindum clamante praecone , ut mime* Co-
,
chio , ipidando /’ araldo , che lutti piegasser le gi-
rani co gcnuOcclemit et praepositum esse sci-
, m h i tua dotalizi a lui . e sa/tessero , ami’ egli era
reni uoiveraae terree .F.gypii soprintendente di luna la terra d‘ Egitto.
Al. Dilli quotine rex ad Joseph : Ego sui» Plia- 44. Disse ancora il re a Giuseppe: lo son Fa-
rao: absque tuo imperio non luovebil quisquam raone: nissuno in tutta tu terra a Fumo mm era
inaumn , aul ;>cdciu in olimi terra igypli. piede, o nuino fuori che per tuo comando.
ver». ». Uno è
sogno del re. Riguardo al significato il sogno «lei re ò un solo.
il
Dio ha mostrato a Faraone ec. si vede qui la special prov utenza di Dio verso rettori c pastori I
•il «ilo »|oalche piccola cosa si raccogliesse anche ne* sette anni della faine, Giuseppe previde, elio que-
sta porzione nserbala inde» bastare al mantenimento del po|>olo; oltre di che negli anni magri suol
usarsr maggior risparmio.
ver*. 4A. .\opra ti suo secondo cocchio. Alcuni pretendono, che sia un cocchio, che andava sempre
dietro a quello in cui era il re. Fedi 9. Farai, mv. 94. Altri intendono II cocchio destinato per U sc-
runa» persoua del regno, come fu Mardocheo sotto Assuero; onde traducono l'Ebreo: a cocchio dette
conilo uomo . della seconda persomi.
Ver». 44. Sususw in tutta la terra d’ Etti Ito moverà ec. lo giuro, dice Faraone, che miei sudditi I
saranno talmente soggetti a te, clic non solamente nissuno resisterà a' tuoi romandi, ma non ri sarà
chi ardisca di far cosa d'importanza se non sari di tuo piacimento e consenso.
,
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.. . . . . •
50. • Nati sunt miteni Joseph fili! duo anteqnam 5*». E tur-puro a Ginsvppr due figliuoli prima
venirci
55. fame»: quos peperii Awnelh Olia l'uli- d ehé venisse fa carestia : guati furono a lui )>ar to-
i
l
'Ilare sacerdoti» KflKopOkOOt> * Inf. 46. 90. 48. 5. nti dn Jsvn. tli fì-ilnvdu di /‘uiqthurt xacerdoted’ He-
Hopoti.
VooavUquc nomcn primogeniti Manasses , di-
51. 51 . E al primogenito pose il nome di Manasse ,
rena: obtivisri me ferii Deus omnium luborum dicendo : Dio mi fm fatto dimenticare di tulle té
mi'ornm et domus patri* mei.
, afflizioni solfane in casa del maire litio ,
59. Nomcn quoque M'emuli appellavi! Ephraim, 59. Al o-voìtln poi diede il none di Epltrnim ,
dicens crescere ine ferii Deus in terra paupcr-
: dicendo: tl Signore mi ha fdtt& crescere nella ter-
lulis mene. ra j dove io era povero .
igitur transacUs septein ubcrtalis anni», qui 55. Passati adunque ì stile unni di libertà , che
focrant in JEgnto, mani siati ndf Egitto ,
54. < iM |MTunt venire seplem anni inoniae, qune 54. Principiarono a venire t sette inni di care-
prandi nera! Joseph , et in universo ori** MDCS stia prede! li da Giuseppe , e la fame regnò per
praevalult : in concia autem terra Egypti lauto intuì il mondo : ma m
tutta la terra d' Egitto l 'ira
erat. del vane .
55. Qua esuriente , clamavi l popiilus ad Pharn- 55. E
quando gli Egiziani sentirono la fame , W
onetn , alimenta pclcns . Qiiibus Ilio rcsi’oudìt : popolo alzò tv grida a Fortume . chiedendo cibo :
ne ad Joseph, et quidqukl ipsc vobU dixerit, Ed Egli rispose loro: Andate da Giuseppe , e fa-
facile te tutto quello j ch’ei ri dirà.
56. Cresccbat autem quolidte faine» in ninni 56. Or la fune crescati ogni dì più tutta la m
terra: a|tcruilque Joseph universa boriva, et ven- terra : e Giusepfte apir.te tutti i granai , c vendeva
debat iEgyptib; noni et ilio* opprc&seral f une*. agli Egiziani j perocché si ir (nummo amh ’ essi alia
fame . •_, *
57. Omnesqoe pmvinriae vcniebnnl in Avgy- 57. E venivano tutte le provincie in Egitto a
ptuni . ut emerent esca» ,
et uuilum inopiac Ictii- comprar da mangiare , e trovar sollievo al male
pcrarunl. della carestia.
Ver*. Chiamano *5. Salvatore de i mondo. £ gli diede per moglie ec. Chi mai avrebbe pensato che
. . .
In un sol giorno Giuseppe «li schiavo sarebbe diventilo signore, di prigioniero viceré» e che in luogo
delti prigione dolesse allibir nell! reggia, e da un'estrema ignominia salire all' altezza suprema? Ma
tutto ciò anche meglio riattende nel vero Salvatore del mondo, d quale dopo tre giorni significati nel re
anni della prigionia di Giuseppe risorge da morie pieno di gloria c in prendo delie sue umiliai ioni ri-
cevo dal padre un'aMolitta potestà in cielo e in terra, onde nel nome di Ini *1 pieghi ogni ginocchio i u
cielo, tn terra e nell’ inferno s di lui costituito giudice ite' vivi e de’ morti, a cui il l'adre stesso dà una
apota, vale a dire, la Chiesa delle nazioni salvale eoi merito de' suoi pii unenti c della su* morte.
I.a fame c I* inanc.in/a «l'ogul tiene sarà fuori dot paese, dove regna Giuseppe t ma 1 sudditi di lui
viveranno, c a lui inferiranno in ricompensa lutti i toro beni. \ lui correrà la famiglia del fedele Gia-
cobbe, cd egli dopo essere stalo riconosciuto c adorato salvatore del Gentili riunirà finalmente al suo
regno indie discendenti d’ Abrahaum.
i
Figliuola iti Putiphare sacerdote di lleliopoti. Abbiamo notalo di sopra, die alcuni credono, etie que-
sto PttUphare sacerdote della cd là del sole posw essere Io si esso, che il Putiphare, in casa di cpi fu servo
Giuseppe. Tale fu il sentimento degli Kbrei, di origi ne v di v. Girolamo; mi >*. Agostino, il Grisoutina©
e molli dotti Interpreti lo credono ditrcrvnle. La ciUm di lleliopoti, cosi delta dii cullo, die ivi reo «.le-
vasi al sole, di cui vi erano de’ templi, avea un gran numero di sirerdoli, quali erano considerati i
come I personaggi non solo più «lodi e saggi di lòtto 1’KgdtO, ma anche come i più nobili; onde «tal
i
lor ceto nc fu innalzato più d’uno al regno.' Cosi si vede, che Ori grande r onore fatto a Giuseppe in far-
gli sposare una agli* di tino di qtieViri rdoti.
f Ver*. 47. I grani legali in manipoli ec . Il grano nella sua spiga si conservi meglio e piu lunga-
mente.
ver». 61. Stanaste: colui , che fi dimenticare
Ver». 68. E/*hraim: tn, che fruì lutea, elio cresce.
Capo ©ttarantcsimoecconìur
/fratelli di Giuseppe stretti dalla fame sono mandali dal future in Egitto a comprare de* vi-
veri : e sono da lui riconosciuti , e trattati durammU e messi in prigione. Finalmente la- ,
scialo Simeone in faret re u partono , e senza seifxjrlo riportano ciascuno nel suo tacco
it denaro insieme col Ki ano .
1. Audlcm anioni Jacob, qnod alimenta vende» 1. Ma Giacobbe m enda udito , che si vendeva
resnlur in .^gypio, Uixit lilits buia: Quare iK’gll- dn mangiare in Editto , disse a* suoi figliuoli: i\ r-
gilU? diè state a guardon i in risiti
9. Addivi , qtiod tritinmi venundetur in .Egy- 9. Ho sentito dire che si vende (pano in Egit-
.,
jdo : dcsccmiìto, «*l cinilc nobis necessaria, ut to : andate e Compralo quello , die ci biJUKjna .
pos6iiuus vivere, et non runsuinaniur inopia. offairM fioòftuni vivere j c non siam consunti dalla
fame
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5.
GENESI CAP. XIII
3.
3. ncsremlentcs Igitur fruire» Joseph deccm, ut Andarono adunque dirci fratelli di Giuseppe
einerent frumento In ,£gyp)o, in Egitto a comprare del Irta nano ,
4. Beniamin domi ivlenlo a Jacob, mil di verni 4. Essendosi tì incoltile ritmino limiamm a ra-
fratribus cjtis Nc forte In illucrc qukiquain |>a-
: sa , avendo detto a' suoi fratelli: Che non tjli suc-
llatur mali cila qualche disgrazia nel vkiqijto »
Ingressi sunl teiram 2np0
cum alii» , qui 5. Entrarono nella terra d’ Egitto con altra gen-
pcrgebàrnl ad emendimi. Eral auteui fames in ter- te , che andai v a comprare . Perocché mila iena
ni eternami di Chanaan era (a fumé .
6. Et JiNteph erat nrincepa In terra Egypll 6. E
Giuseppi- dvmiiuwa ni Egitto , r a piaci-
atque ad ejus nutum (rumenta jxipuli» venaèban- mento di lui si vendevano fif popoli le biade. i E
fur. dunque adoraasenl cum fndrcs sul, suoi fratelli avendolo adoralo ,
7. Et aguovissct ohs , quasi mi alleno* durili» 7. Ed egli avendoli riconosciuti , parlava loro
loquebatur , interrogati» eo»: Vede venisti»? Qui e- m
qualche durezza 3 come a stranieri , interro-
restio ndenint : De terra Gtuuiaau , ut citiainus vi- gandoli : D‘ onde siete venuti ? His/iosrro : /hit tu
clul necessaria. terra di Ctumnan per comprare quello 3 che ci bi
sogna per vivete.
8. Et lanieri fratres ipsc cognosrens . non est 8. /•. riconoscendo egli i fratelli non fu pero da
cognitus ali eis. essi riconosciuto .
9. Recordatusque somnloruin , quac aliquando 9. E
riwnnrutandosi i sogni t 'eduli una coita ,
Tridenti, ait ad eo» : Explomlorcs estls: ut videa* disse loro: voi siete spioni: siete venuti a ricono-
iis inflriniora tenne, venisti». scere i lunghi vieti forti del /mese
10. Qui divenni! : Non est Ita, domino; sed ser- #0. Dimrro quelli: Signore , «ori 6 così j ma i
vi lui venmtnt. iK cinerei* cNxis. tuoi servi sono venuti a comprar da mangiare.
11. Omni» lilii uuius viri siimus: peritici veni- il. Siamo tutti figliuoli di iato stesso uomo: slam
tnus , nec quidquant famuli (ul in arti» nati tur mali. venuti a buon fine , e n issati male tramano i ser-
vi tuoi.
42. Qtifhus file respandi I : Aliter est: immunità 42. Hisftosc loro : La cosa <* ben dil'erta : siete
tcrrae ntijus considerare venisti». vernai ad osservare I luoghi di questo paese nuli
fortificali.
15. At illi , Duodociro }
inquilini, servi lui, fra- 15. Ma quelli Siamo dissero , noi tuoi servi ,
tres stimus, filli viri iiruu» in terra Clianaan: mi- dodici fratelli , figlinoti tPuno stesso uomo nella
nhnus cum pulre nostro est, atius non est super. terra di Shanaan : il più piccolo t con nostro pa-
, l'altro phi non i.
dre
44. Hoc est, alt, quod locutus sutn: Explorato- 1A. La cosa, diss egli , <*, come ho detto: Siete
’
ver». 6. E i suoi Iratctu avendolo adorato . Cosi questi fratelli cominciano a veriflcare senza sa-
perlo sogni del toro fratello.
I
Ver». 9. Eoi siete spioni, Giuseppe parla rosi per provare fratelli e per condurli passo passo a dar-
i ,
gli nuova del padre e del fratello ri ni a so a casa; onde benché egli sappia che fratelli non sono spioni, i
dimostra, che tali li crederà, se non danno buon conto dell’ esser loro. Piccola morUllcazionc rispetto
a quello, che essi avean fatto verso di lui. _ ....... *
Ver». 14., 15. la cosa . i , come ho detto r Siete spioni, «*. Voi dite che siete dodici fratelli figlino-
. .
ti di un solo padre, e che un pieeoi fratello è restalo a casa e l’altro mori, lo non credo nulla di tuli»
questo, se voi non mi fate toccar con mano la verità. Andate e menatemi quel fratello piccolo, che dite
essere restalo a casa, cosi (dice il Crisostomo) volea assicurarsi, eh* el non avessero trattato ii secon-
do hgliuolo di Rachele, come avean trattato il primo.
Ver». 16. Per la salute di Faraone. Alcuni in queste pirole riconoscono una veemente affermazione
e asseveranza piuttosto, che un giuramento ; mi quand’anche elle contenessero un vero giuramento,
potè Giuseppe giurare per la salute di Faraone suo benefattore , a cu» dovea tutto il rispetto e l'amore,
venerando nell* creatura H Creatore, da cui Faraone area ricevuto la reai potestà e tutta la sua gran-
dezza . cosi Gesù (insto c’ Insegna, che chi giurava pel ciclo, per la terra ec. secondo il comune uso
delle nazioni, e l’intenzione di chi facci tal giuramento, giurava pel loro Creatore, Malth. xxxin. 21. 1
Marlin di Gesù cristo soffrirono la morte làuttosto, che giurare pel genio degl’imperatori Idolatri; ina
la ragione si fu, perchè un t il giuramento veniva a riconoscere una specie iT Idolatria, mentre facessi
lo stesso giuramento per l’imperatore, come per un IMo . sia mssuno hi finora immaginato, che fosse
ne’ tempi di Giuseppe una tal frenesia ne* principi d’Kgitto di aspirare agli onori divini. Simili giura-
menti al trovano, I. fteg. I. 96. xvii. , xxv. 96.
vera. 91. Con ragione soffriamo questo, osserva s. Gregorio, che la />ena apre ufi occhi, che aera
....
crauti la corna, r h Gi misloinu: Come un ubriaca quando
n
è cdJ'vfHlv di atollo ani' .on sente dirizzi
Vol.I 14
Dig
6 ,:
io GENESI CAP# X L II
-etnon audivitmi£: id circo vaili super ih* bla trì- menlr* d d pregava , e noi u ni ascotiatmno : per
bulalio. questo è venuta sopra di ini questa tribolazione.
22. E quilws unus Ruben, alt: Numquki non divi 22. Uno (ti etti Ruben disse : Aon t di ss’ io Td
vobi»: * JVolìle peccare in pueruuucl non audjslis Non peccale contro U fanciullo : c tv/ u ni mi de-
me? eri sangui» ejus cvquirilur. * Sàp. 57. 22. ste retta ? ecco che del sangue di lui si fa ven-
detta .
23. Nosricjiant auleti», nuoti intclHgerct J osci di: 23. E
tuoi sapevano di estere Intesi da Giuseppe ;
co quoti per interpretali loquetvliir ad eo*. perocché questi parlava litro per interprete.
24. A veli itane se parumper, et flcviU et reverstw 21. Ed egli si volse per un poco iu altra parie
incubi# »**t ad co*. e i multe : c tornò , e parlò con essi.
23. Tollensque simeou, et ligans illis praescnli- 23. E fatto pigliare e legare Simeone sotto de’lo-
bus, Ju»#il ministri», ut im piovili cornili micco» tri- ro occhi , ordino a’ ministri , che nupiesser dì tira-
lico, ei re|*oiK*rent pGCUllKMl «inguloCllIR in aie cu- no le loro sacca , e rimettessero il denaro di cìa-
li» sui*, dilli» su ira aliarli» in viani: qui fceeruul ila.
j seJudunn nel suo sacca (lamio loro dt piu de’ livori
pel viaggio : e quelli lecer rosi,
26. Al ili) portante» frumento in asini* »ufo, pro- 2»i.
f
E
guclli portando sopra i loro asini il grano,
ferii Mini. se n andarono.
27. Ancrtoqoc unus Mero, ul tlarcl juinenlo |>a- 27. /. avendo uno dì loro aperto il sacco per dar
buluin (o di versori», coulemplntus pecunia»! in ore da mangiar al suo asino all' albergo , osservando
•acculi, il denaro alla bocca dii sacco ,
28. invìi fratti bus *ufo: Reddito est milii pecu- 28. Disse a’ suoi fratelli: Mi è slato rendalo U
nia, en hahetur in sacro. Kl obstupefarti, turbati- denaro, eccolo qui nel meco. E
stupefatti , c tur-
que mutuo divcrunl: yuidiuun est Ime, quod fe- lati dittero l'uno all’altro : Che C mai quello , che
di imi iis lieusT ha Dio fatto a noi ?
29. \ cnmiulquc ad Jacob patmn suum in trr- 29. E
giunsero a casa di Giacobbe loro padre
ram cliauaaii, et narra veruni ei oiiiuin, quac arci- mila terra di Chamum e a lui rat cintarono ludo
,
sogna
38. di viveri per le vostre famiglie , c paratevi
34. Fralremqiie vestruin inininrain adducile ad E
conducete a me il fratello vostro più pic-
me, ut scialli, quod utm silfo cvploralorcs, cl istuui, colo , onde io conosca , che non siete spioni , e
qui leneiur in vinculis, n*i|H*rf» possitiv, ac dein- voi rlcufurriale quello che rimane in prigione ; *»
.
ceps, (pine vullis, eiueudi liabcalu liceo linm. abbiate ai poi permissione di comprar» quello, che
vorrete.
33. Hi» diclfo, ami frumenla effundercnt, si agii - 33. Delle che ebbero queste rose . inondo i gra-
li rtMieixiiuil in ore snceoruin ligula» pecunia»; ex- ni, trovoognun dì loro rinvolto d denaro alla boc-
tcmlisquc siiiml omnibus. ca del sacco : ed essendo fuori di se ,
36. ni vii pater Jacob: Absque lilieris me esse fe- 36. Disse il patire Giacobbe: lei nè avete con-
risti*: J uscirti non est super. Simeou leneiur in vin- dotto ad esser senza figliuoli: Giuseppe non è più,
cali*: et Rcniaiuin aufcrelis, in me liaec ouinia mala Simeone é in catene , > mi torri te Dt uiamm : so-
rrcMiorunt. pra (ti me ricadono tutte queste sciagure.
37. Cui respontlit Rubeu: Duo» fllios incoi inter- 57. Iti spose a lui Ruben: Uccidi due de’ miei
fi-
fice,
si non rednvero illuni libi trade illuni in nu-
: gliuoli , se io non lo riconduco a le: consegnalo
mi un .i. et ego eum libi •rmlUti—»!. a me , ed lo le lo restituirò.
38. Al ille Non dcs<vndr| , impili
. lilins meus
. Ma
quegli, Non verrà, disse , il mio figlia
vobiscum: frnler eju» inorimi* eslj el ipso solo» re- am voi: suo fruttilo si morì, ed egli è rimavo so-
manti l: si «irriti ei adveisi accèderli in len a, ad quain lo se ah una cosa avverrà di sinistro a lui rifila
:
porgili», deducetis canon meos eum doioi'c ad in- urrà , dove andate , precipiterete col dolore net
tero*. sepolcro la mia vecchiaia.
moie rmi lo sente di poi ; roti II peccalo , fino a tanta che sia consumato . quasi densa ca'igine , ot-
.
tenebra la mente ; ma di i*oi si teca su la coscienza e p/it crudamente di quartina accusatore rode la
mente mostrando r indignila dii nude . che ri fatto volisi, che
. . ma
giù corsi ventilino o venture
unni dui tempo, ni cui era »Uio venduto Giuseppe; conlullocio non sverno potuto ancora scordarsi
deli’ atroce delitto.
ver», a». Portava loro per interprete, von si vede che l figliuoli di Giacobbe aveller bisogno d* in-
terprete |>cr essere intesi dagli Egiziani; ma Giuseppe o per grandetti , o piuttosto perchè i fratelli noi
riconoscessero all-* voce, o aii.i-pronutun, partiva loro per vii d* interprete.
Ver*. SA. F. fatto incitare e legare Simeone ee. Egli dove.i essere si ilo un» de* più (Ieri persecutori
di Giuseppe ; nn si può anche credere di Giuseppe, clic dopo questa dimostrazione di rigore trattasse
fcinicoiic con tulU la maggior carila.
Ver*. 36. Estendo tutu fuori di re. Eglino avean già trovalo il denaro alla borea del nero di ciasche-
duno, come si vede cap. uni. 2.; ma probabilmente non vollero far conoscere al pidre d’ esserseli e
accorti prima, perche ei noli gli sgridasse di non averlo riportato a chi avea dato loro U gi.tuu : quin-
di dimostrano il» restarne sorpresi e sbigottiti.
.4
. . . j,
C K TE SI CAP. X I. I I f 107
Capo Cuatantcsiinoimo
/ fratrtti Iti Giusep/ie con gran prua oli scono dai padre che ritornando in Egitto con do- ,
ni , e coi dopino det tinnirò renio con etti anche beniamino . Sono mettati a un convito, e
tratto fuor Ji prigione Simeon , Uanctu ttano latti con (Uutrppe.
!. Interim faine» omnetn lemmi vehe»ncnlcr pre- 1. Frattanto la fame vessava crudelmente tutta
mcliat. la terra.
2. Consiunpltaqiic cibi* quo» ex Effypto dettile- 2. E
consumati i viveri , che arcano portali tfE-
r.ìnl, di\it J.wub ad Alio» S'ios: Uevcrliuiini, et enii- (fitto , ditte Giacobbe a' suol figli : Tornate a com-
(u nubi» pausili. un escarum. prarci qualche poco da mangiare.
5. Hrapondil JmJas; Dcnuiitiavil nobta vir ille sub 3. Rispose Giuda: Quell’ uomo c* intimò con giu-
atlcstatione jurisjurandi, ditvus : Non vidcbilta f:i- ramento , dicendo: Ntm vedrete la mia faccia, se
rimi merini, ntai fratrciiì vc&trum minimum addu- non mettale con voi il fratello l'ostro più piccolo.
xcrilta vnhtacum.
4. si ergo vi» cum mittcre nubiscum, porgami* 4. Se adunque tu vuoi mandarlo con noi , anir-
pali tur, et ciucimi» libi necessaria: remo insieme , e compreremo quello , che ti biso-
gna :
3, sili autein non vis, non ibimus: virenim, ut 3. non vuoi , non onderemo: perchè quel-
Se tu
»a«*p« divinili», dcnuiiliuvil iiohta,dicen»:*Xon vkbv T tonno , conte abbinili detto più volte 3 ci ha inti-
bilta faci lan incanì aliM]t*e fruire vestiti minimo. malo , e tu dello: Muri vedrete la miu faccia sen-
* Sap. 42. do. za il fratello vostro più piccolo .
6. Dkitci Israel: in meam hoc (retali» inUeriain, 6. Disse a lui Israele: J\r mia sventura avete
ut indicarctta ci, et nliom bnbere vos frntruui. futto sapere a colui , che avei'ale ancora un altro
fratello.
7. At illi res pondero nt- Interrogavi! no» homo per 7. Ma quelli risposero: Quell’ uomo c’interrogò
orditimi nostrani progeniem si |wter viverci : si
: per ordine intorno a tutta la nostra stirpe: se il
halierenm.H fratrem: et no» rcspondiiim* ei cimar- padre era vivo : se avevamo altro fratello: e noi gli
quenler juxta id, quod fornai «ciscitalus: numquid rispondevamo a tenore delle sue ricerche: poteva-
«•Ire potcrnmu», quod dietorus ossei: Adducile tra- mo mi sapere, eh3 ei fosse per dire: Conducete
imi! vcslnim vobiscmi? con voi il i mostro fratello?
8. Jiulas quoque dixll patri suo: Mille pucrum 8. Disse ancor Giuda a sho padre: Manda con
incruiii, ut prolVtacamur , et possimi!» vivere, ne me il fanciullo , affinchè partiamo e possiamo sal-
moriamur noe, et purvulk nostri. var la vita , c non muniamo noi, c l nostri par-
goletti.
9. * Ego suM ipio pucrum: de manu mea require 9. lo entro mallevadore pel fanciullo : fammene
illuni: nlsi raluxero, et reddidero eum libi, ero render conto : s’io noi riconduco , e noi r cinto a
peccati reti» in le omni tempore. te j sarò per sempre reo di peccato contro di te.
• Infr. 44. 32.
10. Si non inlerresstasct diluito, jam vice altera 10. Se non fossimo stati a Invia , saremmo giti
venissemus. ritornati la seconda l'otta.
11. Igilur Israel pater corum dixlt ad eos : Si sic 11. Disse adunque ad essi II padre toro Israele:
nww! est, facile quod vultis: suinile de optimi» Se bisogna così , fate quel che votele z prendete
Urrà**, fntclihus in vasta vestii.»: et deferte viro ma* ne’ vostri vasi de’ frutti più lodati di questo paese ;
nera, inodicum resinai* . et inclita, et stonata »ta- e portategli in dono a quell’uomo, un po'ai resi-
ctcs, et terebinthi, et amvgdalaruiii na , c di miele, e dello storace , e della mirra , e
del terebinto , e delle mandorle.
id. Pecuniali) quoque duplicem ferie vobtacuin; 12. Portale anche con voi il doppio del denaro
et illam, quain invenìstta in «acculi», rcportate, ne e riportate quello, che avete trovato ne’ succhi
forte orrore facilini sii: che forse non .sla stato sbaglio :
13. Sud et fratrem vestami tot li le, et Ite ad vl- 13. Ma
prendete ancora il vostro fratello j e an-
nim . date ti trovar quell' nomi). „
14. Deus aulem meu» omnipoten» faciat vohis 14. E
Jl mio Dio onnipotente vel renda propizio, «
ver». 8. Sfonda con- me il fanciullo gii Ebrei davano al figliuolo minore il nome di fanciullo sema
badare all’età, neniamin avea venliquatiro anni.
Ver*. 16. Uccidi te vittime, e peritura ec. vittime sono qui detti, come In altri luoghi, gli animali
uccisi per farne banchetto. Ma dee riflettersi, che presso gli Ebrei anche prima della legge il tangue
degli animali, che si uccidevano, era liserhilo al signore, l'-en. ix. 4. 5. Quindi il motivo di dar il nome
di vidima agli animali se um ili per uso anche domestico, nella legge poi fu comandato, che ai con*
ducessero alla porta del tabernacolo le be»Ue, che uno volca ammaliare per mangiarle, Levit .
xvii. 6. 6- 7.
Ver». 18. Sol , e i nostri asini. Gli antichi contavano nella famiglia i più aitili animali domestici. Co»)
Esiodo motte In maxzo colla moglie c ’l marito U bue aratore.
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.. , ,, . . . . ' •
runiam . qiuim rrtuliiuu* prilli in sacri* nostri» I\r ragion che lamino
tiri denaro, ri/ior già ne ho-*
Introdurti Miniti*: ut devolva! in no» caluniniaui Miri succiti, slam' cantini ti quii denlm: vnlcndn n/li
et violente** Mibiicial bervi luti et no* , et aduo» aggravarci con questa calunnia per ridurre. violen-
nostro*. inin nli in neluat uu imi c i nostri nwu . .
li). Qtiaimibrcm in ipsls foribu» accedente* ad li». Per la qual cosa solfa siesta porla si acco-
»li>|H , irs.itoix m dooiu*. ,
starono ni niar*tru di casa ,
20. I. ornili Mini: nrauun , domine. iK .india* 20. E
dissero : Ti preghiamo . signore, che d
no*. • Jam auto OeMcndifbus« ut eionvinus esca*: ascolti . Siam già tamii altra volta a comprar da
Sup.• 42. 3. vivere:
21. Quii tu* emrts, rum wrtnaBu» nd diverso- 2f. E
compraiime, giunll che ftonino all’albergo,
riunì , ancmimi» sacco» nostro» ,
invcnlmus pc-
et aprimmo i nostri socchi , e trovammo il denaro alla
ruiiiain tu ore soccorrali, quaui nube codoni pon- bricca de’ socchi, il quale abbiamo ora riportalo
dero rc|M>rtavimu». dello s lesto peso.
22. sòd et alimi nitnliimi* argentoni, ut ema- 22. E
abbiamo ancor portato altro denaro per
nili», qu.ir nubi» ncct'vsaria .Mini: non e»t in lo- i comprare quello , che ci bisoqna : tini non sappia-
ntra conadeotta qui* posuciil cara in marsnpiis mo chi rimettesse quello nelle nostre borse .
nostri*
23. Al ilio respondit : Pax vobiscmn , nolile li- 23. Ma
quegli rispose: Pare con rat , non le-
niere Deus voler, et
: Deus patri* vostri dodlt tnele : Il vostro Dio . r il Dio del fiorire rostro ha
vobls Ihcsatiros in sacri s vestii* : naia pecunfaitn posto que' tesori ne’ vostri sarchi j perocché il de-
(luain (Inibii* milii , pmlialaiu ego kabeo . Edu- naro , die deste a me. lo ho io in buono monda. E
\iique ad eos dimenìi. co nd astraii a veder Simeone.
24. F.t introdurti» domiim , ntlulit aquani . et -ri. E t <nt rati ehi furono nella casa , portò det-
laverunt pede» suos , deditque pabulum asini* 1' mqua e lavarono i loro piedi . e diede da man-
.
5t. Rnrsuraqne Iota facie egressi!» continuit se, 31. E di poi lavatosi la faccia venne fuor a , e
ci -»it : ponilé pane*. il
fé* forza e disse: Portisi da mangiare
. .
52. E
imbandita che fu la mensa a inule per
32. Quilm» Apparili* seorsum Jos<*ph , et seor- Giuseppe , ed anche a parte per gfl Egiziani , che
suin (ratribus . Kgvptii quoque , qui vescetKuilur mangiavano insieme, e a parte pe’ fratelli (peroc-
simili, scorsimi (ilucilum -i enim Egyptiis co- *
ché non é Ieri lo agli Egiziani di mangiar cogli
mctlorc ami llobruiris, et jirofamim palimi liuju- Ebrei , e profano credono lai com'ito ) ,
sceiniMli communi), 15. Sul. r<m alio destra ih lui 0 prhnoaenUo se-
'
33. Sederuut coralli <•«. primogi'iiitns piMa pri- . condo la sua maggioranza v t il piti piccolo secon-
mogenita sua, et miniinus juxla oc la lem Minili. do la sua età E restavano maravigliati olire
.
Ver». 20. Ydie fiorire borre, nd versetto 3S del capo precedente, e da questo luogo intendiamo,
come l'argento, o >m dentro ronlavasi a borse, come si (a anebe iti oggi Hi levante, e che ui tante
borse avean pagato i figlinoli ili Giacobbe il grano comprato, c queste borse tali qual» furon rimesse nc*l(»-
ro » «echi «fide dove la volg iti In tiqatar per uniar che si è Indotto U denaro rinvolto si potreb-
;
be tradurre il denaro imborsalo , ti denaro nelle borre ut queste Itone è fatta melinone Aggeo ,
. m
rap. 1. 6.
vers. 2J. Il denaro , che dette a me . lo ho io ec. ro ricevei il vostro denaro, e benché ve F abbia
rcnduto, lo tengo per pagato a me leilniente.
ver». b*i. \om è lecito aulì bai zaini di mangiar cogli Ebrei. Si sa, che gli Egiziani fuggivano di man-
giare co* forestieri in generale; onde non é meravigli i . che credessero incetto di mangiar cogli Ebrei.
Traile v*rit« cagioni, che sogliono addursi ili questa loro ripugnanza, crederei, che li più vera fosse
M sipcr»i dagN Mgi/iml, che le altre nazioni mangiavano di continuo certi .huiimIi, c altre cose, dalle
quali si asteneva tutto I* Egitto, che le adorava come tante divinità, quindi la generale proibizione «la
mangi ire colie altre nazioni, riguardate da essi come impure, e sprezzataci do’ loro dei.
\ers. 5J. nettavano maravigliali ec. L’ordine, col quale erauo stali fatti sedere ciascuno secondo
la sua cU, c I* uni mila di r.iuw|>pe, e il cangiamento grande di scena II (enea quasi fuori di se.
vpr*. 3t. Htcreendo le porzioni ; . la porzione maggiore
, ec. Giuseppe m andò ad ognuno de’ fra -
.
tetu la porzione secondo l’uso di quei tcinni. Xe’couvitt generalmente davanst da colui, che era II capo*
di Tavola, le porzioni uguali a ciascuno de’ convitati ; ma alle persone di maggior conto si dava la
por-
zione più grossa, cosa fece Giuseppe riguardo a Beniamino.
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. ,, ? . . -
partibus cxoedcret. Bibcnintquc , cl inebriali mimi que volle più grossa fa per Beniamino . E belve -
cimi co • ro, e si esilararono con lai
Bevvero e tl esilararono. Letteralmente s’ inebriarono / mi dee Intender'! nel modo, che abbiamo
Indulto, perché non può supporsi 'cruna infcmper.inzt ne* fri («ili ehi* inauri iv ino in un tal luogo, e .
dlnin/l a un «ignore coti grande non conosciuto pel loro fratello. e In tati circostanze. Hello stesso sen-
so è usalo il >crbo inebriarti in altri luoghi delti Scrittura. / etlt Cani. v. I. Agg. 1. 0., Joan. xi. IO.
1.
Capo (Ouarantcoimoquario
3. Giuseppe comanda , che la tua coppa tia nascosta net sacco di Beniamin t e di poi fallala
trovare a' fratelli falli tornare indietro rimprovera U furto, àia Giuda si offerisce ad es-
,
\. Procccpll nutcìn Joseph dispensatoti domus Comandò poi Giuseppe al suo maestro di casa,
siine, ilicrns : linplc sacco» cornili frumento. qunn- c disse : Pie inpi i loro sacelli di grano, quanto pos-
tmu possimi cipero 5 et (ione pecunia»! singulo- so» capirnej c il denaro di ciasvhctUino mettilo alia
nun Tu nnwidtale sacci. bocca del sacco.
si.
7.
Seyplimn autcni nteurn argenleum , et pre- a. E la mia coppa d’ argento col prezzo dato
fittili , quoti (ledit tritici, pone in ore sacci junio- pel grano mettila in cima del sacco del più giovi
ri*. Kacluiiiqiio est ita. ne. E così fu fallo.
Et orlo mane, diluissi sunt cimi asini* suis. 5. E venuto mattino
il , fitron lasciati partire
co* loro asini.
Janujuc urbeni cxlcrant, et processerant paul-
A. 4. Ed
«noi già usciti della città , c avean fatto
luluui bine Joseph, accorsilo dispcnsatorc domus,
: un po’ di si raila , allorché Giuseppe chiamalo a se
Stirpe, inquit, et jHTseniucrc virus , et auprchcn- il maestro di casa , Su via , disse va' dietro a co-
,
»U Girilo: i^uare ivddidUlis lualutn prò bono? loro e raggiuntili dirai : Per qual motivo avete rcn-
àuto male per bene
3. Srvplms, quem furali eslis . ipsc est , in quo 5. La coppa , che aretc rubato , t* quella , alla
MbU domimi* incus . et in quo augurar! solct : quale beve il signor mio , c collu quale e solilo di
possili inni rnn feristi*. fare gli uugurj : pessima covi avete VOf fatto.
G. Fccit ille, ut Jusserat. Et apprchcnsis per oi** G. Esegui egli il comando. E
raggiuntili ripeli
dinem loeulus est* parola per parata.
Qui respotidenint Q uarc sic loquitnr doml-
: 7. Flsposer quelli : Prr qual motivo covi parla il
mis mister, ut servi lui tantum flagitii coniuii- signor nostro , quasi t tuoi servi avesser commessa
seriul ? si grande scelleragglncf
H. Pecuniam. quani invenimus in summitate sar- 8. // denaro ritrovato nella cima de* sarchi noi
coruiu , (sporta vinius ad te de terra r.hanann et : lo riportammo a le dalla terra di Chauaan : e
quoniodo consequens est ut furali slimis de do- , come dopo di do sia vero , che noi ahbiumo ru-
mo domini tui aiiruin ,
vel nrpentum ? balo di casa del luo padrone oro , o argano »
9. Apud (|ueincumquc fuenl inventuin servo- 9. Presso chiunque de * liuti serri si irmi quel -
nun tunrum quod quaeris, moriatur: et nos eri- che IU cerchi , egli muoia : e noi saremo schiavi del
mus servi domini nostri. signor nostro.
10. Qui dixit eis: Fiat fiuta vestram senten- 10. Ouegli disse loro : Facciasi come ivi avete
tiam : apud qucmcumque fuerìt inventuni , ipse sentenziato : presso diiumpie si trovi , egli sia mio
sitservus incus; vos autem erilis innoxii. , schiavo j voi altri poi sórde senza colpa
11. Itaque lesi inalo deponente* in lemmi *ac- 11. Gel tali adunque in luna (fetta a arra i soc-
cos, aneracrunt singuli. chi . gli aprirono un dopo l'allro.
id. Quos scrutatus, incipiens a majore usque ad 1 -i. E
quegli avendoli frugati , principiando ita
minimum, invcnii seyphura in sacco Beniamin. quel del muggirne sino a quel del più piccolo , tro-
vò la coppa nel sacco di Beniamino.
15. At UH, scissi» vestibus, oncralisquc rursuin 15. .Ma quegli, stracciatesi le resi!, c ricaricati
asini* , reversi sunt in oppidum. gli asini , se ne tornarono in di là.
14. Primusquc Judas rum fralribns inpressus 14. EGiuda il primo entrò In casa di Giuseppe
est ad Joseph ( ueedum enim de loco abiurai ) ( perocché mai era fino allora usalo di lì ) , e si
onincsquc ante eum pariter in temali corruc- prostrò insieme con tulli I /falcili per terra di-
runt nanzi a lui.
13. Quibus ille nit : Cur agcrc voluistis T an
sic 13. Egli disse loro : Prr qual motivo anele ivi
ignorati* ,
quod non sii similis ilici in augurami! voltilo trattar così ? non sapete , che riissimo t si-
seienlia ? iliile a me nella scienza tf indovinare t
vera. 2. cima del sacro de t più giovine. Volle con questo Giuseppe venir in chiaro se
Mettila in , l
fratelli amassero veramente Beniamino, ovvero gli portassero invidia particolarmente dopo la parzialità,
rh’ egli avea dimostrata verso di lui nei convito. A questo line potè egli recare un breve travaglio a Be-
ni amino, il quale noi meritava; e a questo line ancora moslró di credere, che fratelli avesser rubala 1
1 coppa, mundi s. Agostino stesso pretende, non essere stata veruna nieuzsgna nelle parole lalte.dire
1
*
dal maestro di casa a’ fratelli. ,
ver*. 5. Colta quale è solito di fare gli augurj. E sialo già osservato da vari Interpreti, che la parola
augurio e augurare non sempre significa indovmauienlo magico e superstizioso. Tulli sapevano, che ,
Giuseppe era stalo Innalzalo al posto. In cui si trovava, per l-i sua perizia e virtù neh’ interpretare i so-
gni e presagire il fuliiro. Giuseppe, Il quale non era ancor tempo, eh* si facesse conoscere a* fratelli, f*
iure ad essi, che la coppa, che hanno rullala, era quella usata da lui, allorché dovea Interpretare alcun
sogno, facendo con essa delle libagioni a ino. poesia .'posizione mi sembra assai chiara; e certamente
Giuseppe non vnlea nè pur per giuoco farsi credere mago, o Iucantafor Kglziano.
Vers. H*. Dio ha scoperta l’iniquità de' tuoi servi : re. Giuda conoscendo, che la presunzione del furto
era contro Beniamino, qualunque motivo abbia di dubitare della verità dello stesso furto, vuol piuttosto
prendere sopra di sé, e sopra de* suoi fratelli la colpa, che mostrare sospetto veiso di alcun altro. Ma
si osservi a questo passo 1’ umiltà c la carila di questi fratelli, e come il cuor loro è mutato da
quel.
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1 . .
29. si tuleritis et intimi , et aliquid el in via Se ri pigliute anche questo , e che qualche
conligeril , deducctis cairn incus cum luoerorc cosa succida a lui jiel viaggio, precipiterete colla
ad infero». tristezza la mia vecchiaia nel sepolcro.
30. Igilur si inlravero ad sertuiu (m:m patroni 30. Se io iteriamo torturò al padre nostro tuo
-nostrum , et puer defucril ( cum anima illius e\ servo , c che manchi il / mu tuilo (siccome dall'ani-
liujus anima pendevi ), ma di questo pende I* anima di Itti) ,
M. Videritùue , eum non esse noblsctim , mo- 31. 1 eggendo egli , che giusti unti è con noi,
rietur , el dcoucent famuli tui cauos ejus cui!) do- morrà , c i tuoi aerai precipiteranno coll ’ afflizione
lore ad Infero». hi sua vecchiaia nel sepolcro.
54. Ego proprie servus Uiu» slm , qui In meam 34. Sia io stesso tuo proprio schiat'O , io, che
bunc recepì fidimi , el spo|>ondi diivns * Nisl : sulla mia fede ho ricevuto questo garzone , e ne
reduvero eum , peccali rcus ero in patroni menni entrai mallevadore , dicendo: Se io noi riconduco ,
omni lctn|K>re. * Supr. 45. 9. saro per sempre reo di peccalo coutro del padre
mio.
J
53. Maacho itaque semi» tuus prò puci*o in 53. Resterò adunque io tuo srn'O a servigi del
ministerio domini ilici: et puer a- iv miai cum fra- xigivirmio in luogo del fuiiaullo : e questi se ite
Iribu» sui». vada co suoi fi au lii.
*
34. Non eniiu possimi redire ad patron menni, 54. Perocché non post' lo tornare ni padre mio
algente puero : ne calumilnlis , quao oppressur.i senza il fanciullo : non volendo essere testimone
est ]
uni meuiu , lesti» assislaiu.
1.. 1 della miseria, che opprimerà il padre mio.
eh’ era prima. Qual tenerezza verso del padre, qual impegno per riaver Beniamino! Della grande elo-
quenza, di quell eloquenza che parla al cuore, e lo muove, e lo sforza, di quest’ eloquenza il primo
i .
Capo (Ouarantcehnoquinta
Giuseppe ti dii a coro terre a' fratelli, e sbigottiti , come erano , qli abbraccia , e li bacia, fa-
raone pieno di a 'Irterni a con t uta la tua rata ordina che ti roccia venire it padre con .
tutt i U tari fa ni ria in ig-tto. La tinta cosa ordina Giu.eppe: e falli modi doni
a’ fratelli , li rimanda ai padre .
3. El ilixit fratribus sui $ : Ego sui» J osculi : 3. E diate : Io son Giuseppe: vive
a* tuoi fratelli
adirne pai incus vivU? Non notcrant rcspomlcrc
- tuttora il t Aon puli timi dargli risposta
padre mio
fri tris nimio (errore penetriti. i fratrtli per
eccessiva sbigottimento.
(’
4. Ad quo* IDe demeuter j Accedile , tnqull 4. .Va egli con benignità disse turo: Appressa-
ad me. Et cum accessi saetti projic , • Ego som, tevi a me. E
quuuilv gli furtni dappresso , lo sono
all , Joseph tralci' vusicr
, quciu vendidislis in disse 3 Giuseppe vostro (r uicilo , che voi vendeste
Atgyplura. • Ad. t. 43. per P Egitto.
3.’
Notile pavere , ncque vobis dimmi esse vl- 5. Non temete , e non vi sembri dura cosa Pa-
deatur, (]uod v&HiidiSUs ine in liU regioni bus: * rermi venduto per questo paese: perocché jier t’o-
|>m saltile enini vcslra rubli lue lieus ante vos in slra salute mandonani Dio innanzi a voi in E-
-E^ypltuu. * Infra. 50. di). gitto.
i>. i;icm limi) esl mini, quoti cocpil (ames esse t». Imperocché sono due armi , che la fùme ha
in leiTa: el adirne quiiM|ue anni l'esumi, quibus principiato nei ime se : e rimangono ancora cinque
uer a rari judeiil , noe meli. aiuti , ite’ giudi non si potrà tirare , né mietere.
I. PraeiniMtque me Dominus , ut rc.servcminl ". E
il Signore mi ttuuido innanzi , af finché l'Oi
super terraui, el escuta ad viveiidum liabei'e pos- siale salvati suda terra e possiate aver cibo per
sili*. consertare la vita.
8. Non vcsiro concilio , sed Dei voluntate huc 8. Non per vostro consiglio sono stalo mandalo
missus Min» . qui ferii ino quasi patroni Pliarao- quii j ma per volere di Dio , il quale mi ha ren-
nis, cl donnmuii universae domus ejus, ac prin- dalo quasi il padre di Faraone , e padrone di tutta
eijK*4ii in olimi terra .Egyjdi. la sua casa , e principe in luna la lerra d’Egitto.
D. Fc-dinaic , et ascendile ad patrein incititi, et 9. Speditevi , e andate a mio padre 3 e diiegU :
dia li* ei : H.iec mandai lìlius luus Joseph : Deus Queste C'jxe ti manda a dire Giuseppe tuo figlio:
ferii me domiiitim universae terrae Agjfpli : de- Dio mi lui fatto signore di tutta la lerra d’Egitto:
tccndo ad me: ne moraris. vieni da ute j non porre indugio.
4l>. El liabitalii* in lerra Gesso) , erisqtie juxta 40 . E
abiterai nella terra ai Gessai , e sarai vi-
me tu , el lini lui,
el Ulii fiUorqtn tuonnii , Of« cino a me fu , e I tuoi figliuoli , e i figliuoli de*tuoi
tuae , el armeula Ina , el universa , quae pos- figliuoli 3 te. tue. licore , c i tuoi armenti , e tutto
tille.* . quello , che possiedi.
II. Ibique le pascmi) (adhuc enim quinque anni 44. E
ivi li sostenterò ( perocché vi restano tut-
residui timi f.uni»>. ne el lu |K*r»*as, et domus tua, tora cinque aiuti di fame ) , affinché non perisca tu,
cl omnia , quae possides. e la tua casa , e tutto quello , che possiedi.
li. Fai oculi ventri , et oculì frnlrls mel Benia- 44 Ecco che gli occhi vostri , e gli occhi del
.
miu , videut , quod os meuin loquatur ad vos. fratello mio finn amino veggono , che son iOj che
di mia bocca vi jzar lo.
43. istalliate patri meo lini versa ili gloriali) incanì: 45 . linee miate al padre mio tutta la mia gloria
cl runcia , quae vidi sii* in ASgypto , fesllnate , et e lutto quello , che t'alalo avete in Egitto : affret-
aildueile einn ad me. tatevi e conducetelo a me.
44. Cumqtie ainplevatus rccidlasct in collum Bc- li. E
lasciandosi cadere sul colio del suo fratello
niamin fmtris sui , flevil , ilio quoque simHItcr Dentammo pianse , piungcndo ugualmente anche
llente super rollimi ejus. questi sul odio di lui.
43. Osculatusquc csl Joseph omnes fralrcs suos 43. E
bacio Giuseppe lutti l suoi fratelli , e pianse
et ploravi! super singolo» : jiost quae ausi sunt ad luto aii uno con essi: dopo di ciò preser fidanza
loqiii ad cum. di parlare con lui.
40. Audiliiinque est , et celebri sermone vulga- Ili. E
si senti dire » e divolgossi di bocca in bocca
Idiii in aula regis : Venerunl trai ras Joseph : el per la reggia di Faraone : Sono venuti i fratelli di
gavisus est Pharao ,
atque omnls familia ejus. Giuseppe: e Faraone , e tutta la sua famiglia ne
prora gran piacere.
47. Dixllquc ad Joseph , ut Imperarci fratribus 47. Edisse a Giuseppe , che comandasse , e di-
tuiis , direns: Onerante* jumciila ite in terrai» cesse a’ suoi fratelli: Caricate i vostri giumenti 3 e
Clianaan ; andate mila terra dì Ctumaan;
48. Et milite inde pairetn v esimili , et cogna- 48. E
di là prendete il i unire vostro , e la sua
ver». 3. lo son Giuseppe. t:hi può splcs-ur li con fedone, lo stordimento. Il terrore, che dovette ra-
gionar quest» voce nel cuore di qtie* poveri fratelli? Mi Giuseppe fi quanto può per incoraggi »'U cosi •
Gesù crisi o dopo la sii» risurrezione facendosi vedere ammantato di glori» a’snoi amici gli Apostoli, É
quali lo avcino già ahb amimi alo c negato; dire: son io. non temete. Lue. xxjv. 36.
ver*. 5. /; non vi sembri dura cosa C avermi venduto re. Giuseppe non proibisce a’fralelll di affliggersi,
e d’avere un giusto orrore del loro fallo; un teme gli eccessi, c «'crei ili mitigare II loro dolore eoi far
vedere il tiene, che li» siputo trarre l« providenzi dalli loro uvei irraggine, per ragion del quii bene fu
permessa da Ino li vendita, clic avean fitto di lui. cosi il prinei|te degli Apostoli parlando del secondo
Giuseppe .itti II. 23. 24. er. dice: Questi per determinai consiglio, e prescienza di Dio essendo stato
, >
trititi la , coi trafiggendolo per l“ mani degli empi io uccide ile ... Questo Gerii lo risuscitò Iddio ... I sal-
tato cieli adunque, r ricevuta dai Padre la promessa dello Spinto Santo, lo ha diffuso, quale voi lo ve-
dete e listile... Sappia dunque tutta la casa «T Israele, che Dio ha costituito Signore, e Cristo questo Gestì
il aitate eoi avi te crocifisso, via tornando
» Giuseppe, il Crisostomo cosi interpreti le suo parole. Quella
servitù mi ha meritato questo principato la vendita mi ha numi zato a questa gloria; quella afflizione
;
é stata jser me causa di tanto onore: quell’ invidia mi ha />ar tonto tanta grandezza. Ascoltiamo noi
attesi e cose, anzi non le ose odiamo solamente ; ma uniliamoie, e consoliamo quelli, che ci han recato
afflizione, non imputando loro quei, chv han fatto contro di noi, e ogni cosa sopportando con gran ca-
rila, come quest’ uomo ammirando, boni. 64.
Ver». 6- Voi* si /toti'à arare, nè mietere. Si è «là osservato, ebe ne* luoghi più bassi c umidi presso al
pillo si seminava, c qualche cosa si raccoglieva. fedi cap. xlvii. 19.; ma ciò era si poca eosa, che Giu-
seppe noi eontaaa per un soccorso.
Vera 8- Quasi il padre di f araone. Così il re di Tiro dò al suo Principal consigliere il tltol di pidre
suo. 2. Faratip. II. Id., e Ainan e chiamalo padre di Aita serse, l.sthcr. xti. 6. e gl* imperatori ««mani da-
vano H titolo di padre al prefetto del pretorio.
Ver*. IO. Abiterai nella terra di Gcssen. secondo s. Girolamo 11 nome di Gcsscn viene da uni voce,
«•he signittC) pioggia, perché in quell* .ngolo vicino all’ Arabia cadeva dell» pioggia. Io ebe non avveniva
in tulio 11 resto dell' Kgillo. Li città principale ilei paese di Cesseli era Rimesse.
ver». 12. e 16. Tulio questo ragion .mento di Giuseppe spira un» lumia dimore cosi grande e divina,
il quale non ebbe a sdegno di esser chla-
che iM*r questo lato ancora egli meni» di rappresentare colui, egli era venuto dal ctelo in terra.
ro.,to I* «lineo «le* peccatoli, e di dichiarare, che per questi
, , : ,.
Ver*. 24. Non sieno tra vof ee. L* cariti di Giuseppe pensa a tutto. Egli teme, rhe discorrendo per
viaggio sopra quello, cheera avvenuto, non succedessero altercattonl, cercando ognuno di comparir in-
nocente o meu reo in quello, che era stato fatto contiti il fratello.
Capo ©uarantcshnosfsio
Giacobbe, dopo acereti Pio r innove itale le promesse, scende in Fritto con tutti i suoi fleti e
nipoti, de’ guati mi registrano i nomi. Giuseppe va loro incontro, e gu esorta, che dicano a
taraone, se essere pastori di pecore.
1. rrofectusquc Israd cum omnibus , qnae 1 I\irtito Israele con lutto quello che aveva ,
.
halielMt , venit ad puteurn jummenti : et mactatia giunse al ftozzo del giuramento : e ivi avendo im-
ibi vidimi* Deo patria sui Isaac, * molato viu ime al Dio del f unire suo /sacco,
2. Audivit eum
per visionati noeti* vocanlcm 2. Udì in visione di futile tempo tutti , che lo
se , et
dioentem sibi : Jacob , Jacob : cui respon- chiamava, e gli dhov: Giacobbe, Giacobbe : a
dit : Ecce ad su ni. cui egli rispose: Eccomi qui.
3. Ait illi Deus : Ego sum fortissimi» Deus pa- 3. Disse gli Dìo : lo sono il Dio fortissimo del
tria lui : noli timere ; descende in .Egyptum ; quia padre tuo: non temere : va’ in Egitto j perocché
in geniem magnani Jaciatn te ibi.
A. Ego desccndatn lecum illue, et ego inde ad-
M ti farò capo di una gran nazione.
4. Io verrò leco colà, e ti sarò guida net tuo
ducam tc revcrtentem Joseph quoque ponet ma-
: ritorno di là: Giuseppe ancora chiuderà a te gli
ni» suas super orulos tuo*. Occhi.
5. Surrexit aulem Jacob a puteo ju rimonti
•
: 5. E
alzossi Giacobbe dal pozzo del giuramento:
tuhTunlque coni filli cuin parvulis , et uxoritn» e i suoi figliuoli lo misero co’ bambini e le donne
suis in Plaustri», quac miserat pliarao ad porlao- su’ carri mandati da Faraone per trasportare il
dum senem. • Act. 7. 13. vecchio ,
6. Et omnia , quae possedernt in terra < hunaan;
•
6. E
t ulto quello , che possedna nella terra di
fenilquc in /Egyptuiu cum olimi semine suo, ('barman : ed egli giunse in Egitto con tutta la sua
• Jos. 24. 4 Psal. 104 . 33 . Isa. 52. 4
. . stirpe ,
3
7. Fili! ejus, et nepotes, flliae, et cuncla simul 7. Co suoi figliuoli, e co nipoti, e figlie , e
progenie*. tutta insieme la discciUlcnza.
8. * llauc suoi aulem nomina filiorum Israel 8. E 3 3
questi sono i numi de figliuoli d Israele ,
Dii / Google
. .. . ,, . . -
GENESI CAP. X L V I ns
qui ingressi aunt in F.gyptum , ipac cuoi liberta f quali entrarono fu Eqitto , egli co ’g noi figliuoli .
sui» : Primogeniti!» Ruteni. De* quali il primogenito Ruben.
• Exod. 1. l
i
et ti. li. .1 toner. 16. S. I. f\ir. 5.1.5.
9. Filii Ruteni Denudi , cl Phallu, et Itesrou,
: 9. Figliuoli di Ruben: Jfenoclt , e Phallu , ed
et eternili. Jfe.sron , c Citarmi.
10. • Filii Simoon: Jnimiel , et Jamin , et Abod 10. Figliuoli di Sbueon : Jmmirl . e Jamin , e
a
et Jacliin . et Soliar , et Saul tilius Clianaanltidis. Ahod , e Jaciwij e Saltar, c Saul figliuolo di tuta
• Exod. ti. 13. Par. 4. te Chanauea.
11. * Filii Levi : Gctmhi , et inaili , et Merari. 11. Figliuoli di Levi: Gerson , e Cottili , e Me-
• 1. Pur. li. 1. rari,
li. • : iter . et Onan , et Seia . et
Filii Juda 19. Figlinoli di Giuda: Ber , e Onan, e Seia. e
Phares
13. ,
mortili sunt autein Iter, et Onan
et '/.ira : l'Ilare e Zara: ma Her r*l Onan morirono nella
in terra Gliaiiuan.Nulique sunt iilii Pliares llcmm terra di Chanaan. E a l’hares tutequero • figliuoli
et Hamul. * 1. l'or. 2. 3. et 4. 91. JIcsron , e U amiU
15. • Filli lssachar : Tlioia , et Pliua , et Joii 13. Figliuoli di li tacitar: Titola c Phua c Job
* !• e Seiuron
et Semrou. t*ar. 7. 1.
li. Filii Zàbulon: Sarcd , et Elon , et Jalielcl. 14. Figliuoli di Zàbulon: Sor ed . ed Elon , e
Jttheld.
Ili Olii Llae. quo» genuit in Mesopotamia 15. Questi sono i figliuoli di Lia partoriti ih i
Svriac eum Dina Olia Mia: muucs animae liliorum lei nella Mexoftotumiu della Siria imitine con Dina
ejus, (4 liliaruiu triginta tres. sua figlia: tulle le anime de* suoi figliuoli , e figlie
trenlairc.
10. Filii Gad : Sephion , et ltaggi , et Suni , et Iti. Figliuoli di Gail: Sephion . e Maggi /c Su-
Km Ikiii , et Heri , et Anni! , et Arell. ni . ed Esebon , ed Heri , e Arodi , e Areli.
17. • Filii Ascr: j ;« min‘ et Jota, et Joasui . 17. Figlinoti di A
ter: Jamnc , c lenta, c les-
et Berta , Sara quoque soror eorum . Filii Berla : siti , e Rtria , e anche Sara loro sorella : figliuoli
Iteber , et Melcliiel: * 1. Por. 7. 30. di Reria: Heber , c MelctUel.
18. Hi tìlii zelphae , quam dedit Lahan I.iae lì-
29. 18. Questi sono i figliuoli di Zelphadala da 1. li-
liae sua e et hos geiiuit Jacob, sexdcclni animus.
: basi a Lia sua figlia: e questi li galero Giacobbe, • •
sedici anime.
19. Filii Radici uxori» Jacob : Joseph , et Be- 19. Figliuoli di Rachel moglie di Giacobbe: Giu
ri Iamin sepftc , c Rat iamin.
Natique sunt Joseph filii In terra -Fgypti
90. • 20. E
Glmepjte ebbe per figliuoli nella lena iti
quo» genuit ei Aseneth, lllki Putiphare sacerdoti» Egitto Manasse , ed Ephraim ftarlori tigli da Atte-
HebopOleM Manasse» . cl Kphmiin. : nevi figliuola di Putifare sacerdote di J/cllopoti.
• Sup. 41. SO. top. 48. 3.
21. Filli Boniamin: • Bela, et Bcelior, et Astici, 21. Figliuoli di Reniamhi: Rela , e Recitar
, e
et Gcra , et Naaman , et Echi , et R os . et Mo- Asbel „ e Gera , e ftaaman , ed Echi , c Ros , e
phim , et Opliim , et Ared. • 1. Par. 7. 6. 8. 1. d Mophim , e Uphim e Ared.
Hi filli Rachel , quo» genuit Jacob omnes : 22. Questi sono i figliuoli di Rachele c di Gia-
animae quatuordccim. cobbe: in tutto qua! lordici anime.
23. Filli Dan Musini. : 23. Figliuoli di Dan: Husfm.
21. Filli Nephtall : Jaslcl, et Guni, et Jescr, et 24. Figliuoli di Pìephtali: Jasiet , e Guni, c Je-
Salino. ser , e .Sitilem,
33. Hi flirt Baino , quam dedit Laban nachdl fl- 25. Questi sono figliuoli di Rata data da La-
Hac Miao : et hos genuit Jacob : omnes aniinac ban a sua figlia Rachele j e questi discesero da
5cptcin Giacobbe: hi tutto sette anime.
2<». Cundae animae , quae Ingrrssoc sunt cuin 26. Tulle le ottime , che andarono in Eqitto con
Jacob in JEgyptum et egressi sunt de femore , Giacobbe , discendenti da lui , lolle le mogli de’ suoi
filili* , absque uxoribus liliorum eju» , scagni- figlinoti , sessanta sei.
la sox
37. Filli autem Joseph, qui nati sunt ei in ter- 27. I figliuoli di Giuseppe nati a lui In Egitto ,
ra jEgypU j anima»* dune. • Omnes animae domi» due annue. Tutte le anime della casa di Giacobbe,
Jacob y quae Ingrossile sunt in /Egyptuni. fucre che entrarono in Egitto , furai set tatua.
»ei>t nagteUn. • Desti. 10. 21.
28. Misit autem Judam ante se ad Joseph , ut 28. E
( Giacobbe ) sjtcdl avanti di se Giuda a
guoUarct d , et occurrcret in Gcsscn. Giuseppe per avvisarlo, che venisse incontro a
lui in Cesseti.
09. ouo cum penrenisset ,
juncto Joseph cumi 29. E
quand’ei vi fu arrivato, Giuseppe fililo
suo asrendit obviam patri suo ad eunidem loeuin: attaccare il suo cocchio andò fino allo stesso luogo
vklcn.«fue eum, irruit suj>er coll uni ojus, et In- incontro al padre: e guaiuli) lo vide , si lasciò an-
ter amplexus Dcvit. dare sul auto di fui , e ablrraccialolo piarne.
30. Dixitque pater ad Joseph: Jam laelus roo- 30. E
il padre disse a Giuseppe: Ora io morrò
riar , quia vidi (acicin (unni , et auperstilcra te contento , perché ho veduta la tua faccia , e ti la-
relinqiio scio dnfHt di me.
31 . At lite a<l fratres suo» , et ad
locutus est 31. Ma
qiwgli disse a* suol fratelli, e a tutta la
onuieiii domimi patri» sui Ascendala et nuntiabo
: famiglia del patire suo : A
udirò a recar la lutava
pliaraoiii, dicali h pie ci: Fratres ilici, et domus a Faraone , e gli dirò : I miei fratelli , e la fami-
patri» ine! ,
qui erant In terra Chanaan , venc- glia del padre mio , che erano nella terra di Cha- *
runt ad
ino*
53, Et suoi viri
...
pastore» ovium
.
,
curamque Ha-
tiaan , sono vertuti da me:
32. E
suno uomini pastori di pecore , è si occu-
avvertono. che non erano incora tutti nati quelli, ebe sono qui descritti delta discendenza di Giacobbe
iter esempio, pa rie de’ figliuoli di Bcniamin e quelli di Phares. quali nacquero nell’ Egitto. i
1
vèr». 7 'ulte le anime ... settanta tei. non erano in questo numero nè Giacobbe nè Giuseppe co’ suoi
Melinoli, che eran già in Egitto. Si contano trentadue figliuoli discesi da Lia, sedici da Zelpha, undici da
Rachele e sette da Baia.
ver». 27. Ftu'on settanta, compreso Giacobbe o Giuseppe c I due figlidi Giuseppe. I I.xx. nc contano
settantacinque: >o stesso numero si ba negli alti, cap. vii. IV. dove si è parlato della origine di tal di-
vario.
r /
Voi.
.
i5
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s
.?
ver*. 34. risponderete: Jfoi servi tuoi siamo pastori re. k qui molto da osservarsi l’ umiltà di Gltitep-
pc. il quale si spaccia pubblicamente per fratello di pastori professione poco tueit clic disonorata nel-
,
l'Egitto. Ma con questa umilia dà ancora un saggio di somma prudenza: I fral eli! dichiaratisi pastori po-
tranno più fin Imeni e star uniti tra loro c aver mono occasione di trattare cogli Egiziani, e mantenen-
dosi nella loro semplicità non contrarranno i eosluini di quelli; potranno otteucrc il paese di Gesscn ot-
timo per le pasture e comodo *1 ritorno nella cbananra.
ii/i Egiziani hanno in abbomindzione tutti i pastori di pecore. Comunemente rrcdcsl, che questa av-
versione nascesse dall'uso de’ pastori di uccidere le pecore e mangiarne le carni, or gli Egiziani le ado-
ravano. come vedevi, Exod. vm. 36.; mantenevan pero delle pecore (cap. xlvii. 17.), ]>cr avere II ma
latte e la lana c venderle agli stranieri.
Capo ©nfltantt0tmo0cutmfl
Giuseppe, ratto sapere a Faraone /* arrivo del padre e de’fraiettl, condurr il padre co' tuoi
figliuoli altapresenza iti tuù e conceduta att essi per loro abitazione la terra di t.essen,
lamonr giialimenta pel tcnjiw della carestia, /.a fame preme in tal guisa /’ Egitto, che
venduti i bestiami, son costretti a vendere anche i terreni; donde ne avviene, che la quinta
parte de’ fruiti i ceduta al re d' Egitto in perpetuo . eccettuate te panettoni de* sacerdoti.
Diciassette anni dopo Giacobbe diventato ricchissimo , e vicino a morire , si fa promettere
oon gius amento da Giuseppe, che lo seppellisca nella Chananca.
1. Ingressi!* ergo Joseph nunliuvil Pliamoni, di- 1. Andò adunque Giuseppe a liire a Faraone :
reti* : pati r meu*, et fralre* , oves curimi , vi ai- Mio padre , e i nari fratelli cotte loro pecore, e
inenLi , et
cune la , quae pOfàident, veneruul de aniunti , e con tutto quello, che hanno, sono l'e-
terni chnnaan : et tH.ce consistunt in lem Ges*cn. nuli dulia iena di Clutnaan , e già sono fermi nella
terra di to ssi li .
2. Ext mime quoque fralrum suoruni quinque E
± prestino insieme al re cinque persone , gli
Virus cnnsOtiill co rum remu ultimi de’ suoi frali Ui:
Quid haheiis operisi
3. Olio» ille interrogavi!: 3. A’ quali quegli domandò : Qual mestiere ave-
Rcsponderunt: Pastora oviun» sumus servi tui et te? Risposero: Siam pastori di pecore tuoi seni e
iris ,
et potrai nostri . noi , c i padri nostri .
4. Ad iKTcgrinandum
in terra Ina voninnis; quo- 4. Siam vernili a star pellegrini nella tua terra
niam non est betta gnjgfblis wrvoruiu tuonili! , perché non vi é erba pe' greggi de’ tuoi servi netta
ingravescente fame in terra chaunan; pelimu»quc, terra di Ctumnan , e la fame va crcscetuio : e noi
ut esse DOS jubeas servo» tuo» in terra Gesscu. preghiamo , che comandi a noi tuoi servi di stare
nella terra di Gessen.
5. Divtt ilaque rei ad Joseph: Pater luna et 5. Disse pertanto il re a Giuseppe: Tuo padre,
fra tre* tui venerimi ad le- , c i tuoi fratelli sono tenuti a troiani.
G. Terra .Egypti in cmis(iectu tuo est: io opti- G. Im terra ir Egitto é dinanzi a le: fa* , che
ino loco fac eos halli lare . el tradeeis lerram Ges- abitino in ottimo luogo , e da’ ad essi la terra di
sen. Quod si nnsli in rjs case virus industrio* , Gessen. Che se conosci tra di loro degli uomini di
eooslituc ilio» magistros pccorum i neo ruiu. capacità, eleipjlU soprintendenti de' mici bc-sliami .
*7. Post IntroduxU Joseph Mire m suuni ad| 7. Dipoi Giusepfie condusse suo padre al re, e
regem , et statuii cura Corani co: qui benedi' lo presentò a lui: Giacobbe augurò a lui ogni bene,
oens-ilfi.
8. Et uih rro^atus ab co: Quot suoi dica anno- 8. E interrogato da tui: Quanti sono i tuoi anni
rum vitac lune?
9. Hcspondil: Dics pcrcgrinalionls mene centum 9. Rispose: I giorni del mio pcltegrinaggio sono
triginla .in nonni) sunt, parvi, et mali, et non cento trait’aimi, pochi , e cattivi, e non aggiut -
iiervcnerunt usque ad dics |iatrum meorum, qui- gitano il taujto del pellegrinaggio de* padri mici
Ini» peregrinati sunt.
40. Et, lienivliclo rege, cgrcssus est fora». 40. E, augurato ogni bene al re, si ritirò.
11. Joseph vero (latri et fralribus sui» dedit 41. Giuseppe poi diede, al padre, e a’ suoi fra-
j
possessioiieni in .Egypto in optimo loco. Ha- teme Egitto una temila in luogo buonissimo in
felli in
messe*, ut pruece pèrul Pbarao. Ramcsses , come uvea comandato Faraone.
Yen. 2. gli ultimi de* suoi fratelli. Questa maniera di parlare dinota, che Giuseppe
Cinnue persone,
non scelse Ira’ fratelli quelli di personale più vantaggiato, ma o prese quelli, rbc gli capitarono i primi
davanti, come spiega il Vaiatilo c altri; ovvero prese quelli, che erano men vistosi e da dar menu nel-
l'occhio per la Milieu» del corpo, affinchè a Faraone non venisse voglia di servirsene nella milizia o
alla corte; lo ebe non volea Giuseppe per Umore, che I fratelli non prèndessero le usanze degli Egiziani
Fedi Perir.
ver*. 6. La terra d' Egitto è dinanzi a te. TI offerisco tutto l’ Egitto; scegli la parte, che più II piace.
Vera. 9. / giorni de/ nuo pellegrinaggio. Letteralmente la vita di Giacobbe fu tin pellegrinaggio con-
tinuo, come si è veduto; ma in un altro scuso, a cui mirava principalmente il santo patriarca, egli co-
me lutti i giusti non si considerava si? non come forestiere su questa terra, aspirando alla vera patria,
che e il cielo, vedi quello, che si è detto, Heb. xi. 13. Gli anni, elle egli avea vissuto, erano pochi in pa-
ragone delle lunghe vite degli anUcbi Patriarchi, ed erano stali anni cattivi, cioè pieni di grandi aflU-
xiooi.
ver». 11. tn hamesses,. In quella parte del paese di Gesscn, dove di poi gl’ Israeliti edificarono la
città, cui diedero il nome di ftamesses- Cosi s. Girolamo.
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. . . , , , .
nes: quare ntorimur roram le, deficiente j>e- Dacci dei pane: per qua! motivo morremo suoli
cunin T occhi luol per mancami di denaro t
18. Quihus ille re»|ion<lit Adducile pecora vo-
16. :
iti. Itiyio.se loro: .Venate 1 vostri
bestiami , e ut
stra , et dabo vobi» prò ci» cibo» , si predimi non cambio di t/uesii vi darò da mangiare , se non avete
iialNtis moneta.
17. Qnae c«im ndduxtoscnt , dedit ois alimenta 17. K
i/negli avendoti mandi
19. , diate loro da vi-
t) equi», ctovihu», etbohu», et asini»: susien- vere in annbio de’ cavalli, e delie pecore r de'
E vitque co» ilio anno prò coimuutatione peco- , lutai
e degli asini : e quell’ muto li sostentò calla perniiti
r
roni . la de' bestiami .
Vcncrunt quoque anno .sccundo, et dixc- 18. Tornarono ancora il secondo aiuto
, e gli dis-
runl ei : Non celabimns dominimi nostrum quod, sero: Sai non celeremo al tignar nostro,
deficiente pecunia, pecora simili defeccrunt: ncc
che ,
mancalo il denaro , sono mancati insieme I brstia-
ciani te est, quod absque corporibus, et terra mi : e tu ben vedi , che olire i corpi c la terra non
habcaimis.
niliil abbinai lutila.
Cur ergo morieinur, le videntc T et no», et 1i>. Perché adunque morremo noi , veggente tei
25. nostra lui eriums : eiue no» in serviluteni
terra e noi , e la nostra terra .saremo tuoi:
compraci per
regiam, et praelie semina , ne, pereunte cultore, (schiari del re ,c dacci dn seminare, allineili'. -
redigalur terra ili sotUudincii). , pi
riti i coltivatori , non si ridica la terra
ni deserto .
90. Eniit igilur Joseph «nnnein lerram «gypli 2i>. Comprò adiutqiie Giuseppe tutta la terra d’E-
enrientibus singulto possessione» sua» prae magni- gltto , vendendo ognuno le sue possessioni /tei rigor
tudine fami»: suhjrcitque eam Phnntnni delta (mne : c la rendi soggetta a Faraone
91. El cu net06 |M>nulo» ejus a novissimi» termi- ,
21. /nanne con tulli i popoli da tot’
estremità
nis Egypli listine ad ex tremo» fine» ejus, dell /’Atillo (uto ah* altra',
29. Procter terram saem Intimi , quae a rese 22. Eccettuata la terra de’ sacerdoti data loro
26.
tradita filerai ci» quibus, et statutn rilmria ex
: dal re: a quali si dammi da* pubblici qranai i
ri-
fiorivi» imbiuto preebebanlur; et Uidrco nonsunt ferì ; e. perciò non flaron costretti a vendere
le loro
computo! visiere |K>s»cs»iones sua». tenute.
27.
Dixit ergo Joseph ad popolose En, ut cer- i>, Disse adunque Giuseppe (T popoli: Ecco che,
niti», et vns. et terram vestram Pharao possidet: come vedete. Faraone t* /ladrone iti voi e della
28.
occipite semina et serilc ngros, vostra terra: prrtuletc da seminare, c seminale i
campi ,
24. Ut frugo» haberc possiti*. Qulntnm partem
29. 21. Affinché possiate raccogliere . Darete al re U
regi dattili»: i|ualuor reti guai ncrmitlo vohis in quinto : le altre quattro /nuli le lascio a voi /ter
scmcnlcm , et in dbuiu fumilii» , et liberi» vo- seminare, e per mantenere le fumig/ic, e i fu/liuoli
stri» .
vostri.
23. Qui respondenmt : Salti* nostra In manu tua 93. Risposa- quelli: La nostra salute è nelle tue
est : respidat no» tantum domimi» nosler, et Lieti tnaid : solamente rivolga a noi lo sqtuvdo il signor
servieiiiii» regi. nostro , e serviremo eoa piacere, al re.
Ex co tempore usqne in pracsenlein diem 26. Da quel tempo fino ul di d’oggi in nula la
in universa temi Agypll regibus quinta pars sol- terra d‘ Egitto ti paga il quinto a* regi: lo ciu •
<i
vitur : et factum est quasi in k*gein , abs<|iie tcirn divenuto come legge, eccettuata la terra sacerdo-
sacerdotali , ause libera ab hoc condilione fuit. tale, che ù libera da questa servitù.
flatiitavu ergo Israel in Agypto, id est, in 27. Abitò adunque Israele in Egitto, cioè nella
terra Gessen, et jmsscdit cain: aurtusque est, et terra di Gessai , e tic fu possessore, c s' ingrandì
multiplo alni nino». e mot Untici) fi »r misura.
Kt vixit in ca decerli, et scplrm anni»: fa- 28. hdivi egli visse per diciassette anni : e tutto
ctique siint ornili*» die» vitae illius, ccnlum qua- il tempo di sua vita fu di astid cento quaranta
dnigiuta septem annonim sette.
Cumque appropinquare cernerei diem morti» 29. E
reggendo , che si appressava il giorno
suac, locavi! filium smim Joseph, et dixit adeum: della sua nuirte , chiamo II suo fìgtiunlo Giuseppe,
Si inveni graliain in compectu tuo, • pone mautiin r gli disse: Se ho trovato (grazia dimuni a te po-
tuaiii sub femore meo: et facies muli miscricor-
,
liila tua mano sotto la mia coscia: c userai meco
diaui, et venutoli, ut non sepolto» me in .Egypto: di tua bontà , e fedeltà , e non darai a me sepol-
* Sup. 94. 9. tura iti Egitto:
ver». 91. con tutu ì popoli da un’ estremità detr Egitto fino (tiratira Il re essendo divenuto
padrone {E*™,
di tutte le terre, c Un dei bestiami, I popoli erano divenuti suoi schiavi,
non a vendo proprietà
.
Ver». ». serviremo con piacere a! re. saremo volentieri non sudditi, ma schiavi di Faraone.
Ver». 26- M
patta il quinto a regi, cosi era al tempo di Mosi; e cosi conUnuò ad essere in appresso,
come viene raccontato da Brodoto. Diodoro, Giuseppe e s. Clemente d’ Alessandria.
ver». 29. Poni ta tua mano sotto ta mia coscia. Vedi cap. xxiv. 2.
Non darai a me sepoltura in Egitto. Lo stesso legge»! di Giuseppe, cap. 1. 24. Giacobbe (come gD al-
tri patriarchi) muore nella fede; poiché eleggendosi li sepoltura nella terra di Cbanaan dimostra fa sua
:
. . , ,
-
30. sed dormiam cum pntrihus mete , et aufc- 30. Ma iodormirò co’ padri miri , r. fu mi tortai
ras me do terra line, «oimI;imjiio in scjHikro dn gite* la hrra , e mi riporrai nel sefioUro de’ mici
majoruiu incorali). Cui respoinlit Joseph Ego la- : maggiori. Risfiosc Giuseppe: lo farò quel , die hai
dani , quoti jussisli. comandato.
51. Et ilio, Jura ergo, inquil , milii. Quo jurnn- 51. Ed egli: Fanne adunque a me giuramento.
te, adoravit Israel Ikuiin conversi» ad iccluli ca- E avendo quegli giurato , Israele ritolto ai capo
put . dei le l licciitolo adoro Dio.
ferma credenza alle promesse di nio, delle quali rimira da lungi l'adempimento, c negli animi de* suoi
posteri ravviva la stessa fede, atliii di tenerli distaccati da' tieni e dagli allettamenti dell' Egitto, e dispo-
sti ad udire la voce di Dio e seguirla, aiiorrlù» egli vorrà, eti’ei ritornino in Chanaau. Giacobbe vuol es-
sere sepolto in (niella terra nella quale riposano i piissimi suoi progenitori Àbramo e Isserò, in quella
terra, nella quale sola sarà un di il vero eolio di Dio e il suo tempio, in quella terra, netta quale egli
sa, che dee nascere, morire, ed essere sepolto e risuscitare il cristo; in questa terra sperata dalla sua
feile. nella quale era una figura e un pegno della patria celeste, in questa terra volle esser sepolto. Gia-
cobbe morto (dice un antico interprete) diede a’ vivi V esempio, che netta speranza itetia patria cele-
ste amassero il /*egno dell'eterna eredita.
Vera. 30. Ma io dormirò co’ padri miei, professione chiarissima dell* immortalità dell’anima.
Ver*. 31. Israele rh'otto al capo del lelticcmolo adorò Dio. I LX\ lessero: Israele adorò la somnutit
del bastone di lui c questo passo è riferito dall* \posfolo Urbr. xr. 21. ) secondo questa versione, la
(
quale era in uso a* suoi tempi, e li senso di questa lezione egli è, che Giacobbe rendette est enomi enti?
onore aita potestà di tìiuscp|»c; ma interiormente adorò la regia potata di cristo rappresentata da Giu-
seppe,
3. che ne era figura. \ edi le note a questo luogo nella lettera agli Ebrei.
4.
Capo ©uaranteeunottaoo
5.
Giuseppe visita Giacobbe ammalato: e questi adotta e benedice i due figliuoli di lui. Manatte
ed Ephraim, e ben ehi vi si opponga Giuseppe. U minore antepone a! maggiore. Uà final-
mente a Giuseppe una porzione di più che a' fratelli.
1. Hte ita transatti», nuntiatuni est Joseph, nuoti 1. Dopo che queste cose furono iu lai guisa av-
negn darei pater suus: qui, assumtis (limbi» mite, renuit , Giuwppv ebbe nuora , come suo padre era
Manasse et Ephraim, ire perrc&ll. ammalalo : eli egli presi am se i due figliuoli , Ma-
nasse ed Ephraim , mulo in fretta da lui.
Dictotnquc est seni Ecce fHius tuus Joseph
: 9. E fu dello ai veeddo : Ecco che il luo figlio
vcnil ad te. Qui confortato» sed il in lectulo. Giuseppe viene a (rotarti. Ed egli ripigliate le for-
ze si pose a sedere sul letiiceiuolo.
5. Et ingresso ad se ait: Dea» omnipotens * ajw 3. E
guamlo quegli fu aurato all disse : Dio on-
nruit m ili i in Euza, «piac est in terra GbanMfi: mi apparve a Luza , ette è
nijH) lente m
ila terra di
CeocdUilquc tnllii;38. 13. Sup. Chanaiui , c mi benedisse ;
Et all Ego te Mgtbo , et mulliplicabo , et
: 4. E
disse: Jo l’ ingranilirò , e II moltiplicherò ,
fai Lini tc in lurtias po[mlorum : dalKNpie libi Cor- e li furo iujpo di una turba di popoli , e darò que-
rimi liane , et semini tuo |>ost tc in possessionein sta terra a te , e alla lua stirpe dopo di le in do-
sempi temam. minio sempiterno.
Duo ergo Olii tui , qui • nati sunt Ubi in terra 5. / due figliuoli adunque , che li sono noli nella
/Egypli, nniequam Irne venirem ad te, mei crune f terra d* Egitto 9 prima ch’io venissi a trovarti, sa-
Epiirnlih et Manasscs, sicul Ruben et Simcon re- ranno miei: Ephraim e Manasse sor ari laudi pcs
putabuntur mihi miei come Ruben e Sinuati.
• Slip. 41. 80. f Jo*. 13. 7. et 29.
fi. neliquos autem 6. Gli altri poi , che li terranno dopo di questi
, quos geouorU post eos , tui
1
crani, et nomimi fratrum suorum vocabuutur iu sor aiuto tuoi, e por teraiuto il nome de loro fratelli
possessioni bus sute. nella Urrà , che oipum di giunti possederà.
7. Milii cnim , quando veniebam de Mcsopota- 1. Imperacelo' quando io veniva dalla Mesopo
mia •
inortua est Rachel in terra Chanaan in ipso
, tamia , mi muri Ruchcle nella terra di Chanaan
itinere, eratquc vernuin tempus: et ingredienar nello stesso viaggio , ed ero tempo di primavera ,
EpiiraUun , et sellivi eam juxta viani Ephralae simulo io per entrare in iCphrata , e la sep/telUl
quac alio nomine appellatur Bethleiiem presso la strada di Epltralu j che con ultra nome
• Sup. 35. 19. t) della Rclhlehem.
Vera. 4. In dominio sempiterno. 1 discendenti di Giacobbe possedettero la terra di Chanaan sino al-
la venuta del cristo; figliuoli d'Àbramo, d’ Isacco e di Gurobbu, secondo lo spirito, possederanno in
l
primavera, nella quale stagione malamente posso» salvarsi i cadaveri dalla corruzione; e perciò la sep-
pellì non in Ephrala o sia Betlemme, perche, non volle, che rosse sepolta tra gl’ Idolatri, ma bensì siili:»
Strada che mena a lictlemme. in secondo luogo queste parole tendono a determinare la parie principilo
del retaggio, che avrà Ephraim licita terra di Chanaan del qual retaggio avc.l in celio modo preso anti-
cipatamente U possesso la madre Rachele coll’essere sepolti in quel luogo.
zed by CjOOqIc
_ > _
. . , . . ,
no** , et crii Deus vobteeuin , reducelque vos ad mi muoio , e Dio sarà con voi , e vi ricoiqlurrà
tcrràm patruiu veslrorum . alla terra de' patir l vostri.
22. Do Ubi • partem imam extra fratros tuo» , 22. Io do a te esclusivamente a' tuoi fratelli
quali) tuli de inanu f Ainorrhaei in gladio , ot ar- quella porzioiu:, che io conquistai sopra gli Amor-
• Jos. 15. 7. et iti. 1. rei colla spada e coll* ureo mio .
cai ineo. t Jo ». 24. «.
ver». 8. Quet ti chi tono} Essendoseli indebolita la vista, non avea finora saputo disccrncrc, che ros-
ero Ephraim e M unisse le «lue persone, ohe eran vicine a Giuseppe.
Ver». 12. Avendoli ripigliati dal reno del padre, si erano iuginocchiati dinanzi a Giacobbe; onde avea-
no il capo nel seno del vecchio; e Giuseppe perché non gli dessero pena, e perchè questi U benedicesse,
Il fere alzare e li pose dinanzi a Giacobbe.
vera. 14. Trasponendo le mani, ovvero: incrociando le mani. L’Ebreo può tradursi ; con saviezza
dispose sue mani, questa preferenza data al nunor figliuolo era un segno, rmne avvertono padri, della i
preferenza che avrebbono Gentili sopra Giudei. Ephraim; dice un antico Interprete è figura tUquei-
, i I
ic n Azioni, le quali per mezzo delia croce di Cristo net quote erette itero, sono preferite a Manasse ,
.
r
vate a dire a‘ Giudei, vedi Tertuit. de Papi, osservano gl Interpreti come nelle Scrittura si veggono ,
molti figliuoli d’età minore men considerati negli occhi degli uomini, essere preferiti a’ maggiori d'età:
cosi Abele a Caino, Isacco a Ismaele, Giacobbe ad Esau. Phares a Zara, Giuseppe a Ruben, Ephraim a Ma-
ttasse- Mosè ad Aronne, Davldde a’ sette fratelli.
ver*. 16. /.’ Angelo, che mi ha liberato ec. ovvero e quell’ Angelo Assai comunemente Padri per
: . 1
noesi’ Angelo intendono lo stesso Dio, c il titolo di suo liberatore dato da Giacobbe a quest’ Angelo ne ò
• on imi Dio asv.i forte; e non è cosa inusitata nelle Scritture, che Dio sta chiamalo con «mesto nome, co*
talora a un Angelo diasi il nome di Dio. A Dio dunque domanda Giacobbe, eoe ratifichi e dia
me pureallachebenedizione,
effetto ch’egli con profetico spirito darà ad Ephraim e a Manasse.
ver*- 18. .Voi* va bene cosi, o patire: ec. Dio non avea rivelato a Giuseppe quello, che avea rivelato
a Giacobbe. Giuseppe era anch’egli profeta; ma Dio, che dà sua porzione a ciascheduno secondo eh’ et
vuole, discuopre talvolta all’uno quello, che all’ altro nasconde.
vers- 19. La sua stirpe si dilaterà in nazioni. La tribù di Ephraim fu elTeUivamente una delle piu
numerose e possenti d’Israele; e fu ia prima uel regno delle dieci tribù.
vers- 22. Quella porzione, che io conquistai sopra gli Amorrei, questa porzione donata specialmente
a Giuseppe è il campo comprato da Giacobbe , cap. xxxiri. 19. Ma come dice egli che «inesto campo lo .
conaui-vìo re* La risposta, che sembra più semplice e anche coerente al testo sacro, si è che dopo la stra-
ge «te’Siebimiti Giacobbe temendo l'ira «le* Chauanci si allon'anò da qiie’ luoghi; onde questo campo fu
occupato dagli Amorrci: per la qual cosa convenne a lui dt ricuperarlo colla forza.
. ; , , . . è
,
®apo ©uatnntesiinanono
Giacobbe moribondo benedice ad uno ad uno i fatinoli ; ma ;vr alcuni la benedizione è cam-
biata in maledizione , e riprensione sed era. Predice ad essi le cose future , e finalmente dir
chiarata U luogo di sua sepoltura, sen muore
6 . In consillum eoruin non venia! anima mea I». Non aitino parte a' laro consigli Panària mia
et in ooetu Uloruni non sit gloria mea; * quia in e la mia gloria rum interi eriga dir faro ailmtanze;
furori» suo occidcrunt vinnn , et in volunlntc sua perche nei faro furore uccisero l'uomo, e nel faro
aulTodcrunt murimi. * Supr. 34. 23. mal talento atterrarono la mitraglia
7. Maled ictus furor eomm quia perlina*; et iu- 7. Maledetto il faro furore , perché ostinato , e
riignatio curimi, quia dune * dividala eosin Ja- la toro indegna: it me , perdo' inflessibile: io li divi-
cob, et disiMM'gaui eoe in Israel. derò in Giacobbe, e li dispergerò in Israele.
•Jos. 19.1. et 24. 4. eie.
8 . Juda, le laudabunt fratres lui: manus tua in 8. Giuda , a le (tarati laude i tuoi fratelli : tu
vers. 1. Chiamò Giacobbe ituoi figliuoli, re. notisi P antichissimo costume, secondo 11 quale padri l
prima di morire lasciavano loro avvertimenti e ricordi a’tlglluoll, e poi II benedicevano: cosi fece vtosè
I
ebe avverranno ne’ tempi avvenirti vale a dire ne’ tempi susseguenti e prossimi c remoti, nel quale an-
nunzio condensi anche un gran tesoro di salutari avvertimenti.
Vers. 3. Tu mia fortezza, primo frutto della mia più vegeta età.
F. princìpio del mio dolore. Sia perche figliuoli portano molle cure, e sollecitudini a* genitori, sia
I
pell’incesto commesso da lui. l’ Ebreo può dare un altro senso, e tradursi: principio di mia robustezza,
di mia fecondità, principio di flgiiuolanza, come sono tradotte le stesse parole, Dealer, xxi. 17., e co-
nte qui leggono alleile i Lxx.
fi /trono a’ doni, il caldeo, e le altre parafrasi, e s. Girolamo, e comunemente gl’interpreti sottin-
tendono. tu saresti stato onde «lice Giacobbe: tu saresti stato il primo a’ doni/ vale a dire a tc come
primogenito «fovea spellare II diritto della doppia porzione nella terra di chanaan , e II sacerdozio , at
quale era annesso il diritto di ricevere le oblazioni, questi due dinlli di primogroitura son qui accen-
nati colla parola doni: il terzo è quello, che segue.
iLpiù grande in potestà. Il primogenito avea un quasi principato sopra gli altri fratelli, l edi Gen.
xxvi fri*?, t’osi dovea essere; ma ih»I peccato di Ruben la doppia porzione fu data a Giusejtpc. cioè a’ suoi
figliuoli; onde 1. Parai, v. I. si dice trasferita la primogenitura da Ruben iu Giuseppe, U sacerdozio a
Levi, l’impero a Giuda.
vers. 4. Tu ti sei disperso, come acqua, versando «la un vaso P acqua per terra non rimane nel ,
vaso n eviti ti segno «li quello, che ivi fu: così, «lice Giacobbe, tu o Ruben, bai perduta tutta la tua dignità,
e grandezza, c nulla le n’ è rimavi; perchè ti abbandonasti ad una brutale passione, c facesti oltraggio
alla moglie del padre tuo. si potrebbe forse tradurre: Il sei v aporato come acqua: come acqua . clic
.
bolle, c svapora lino a ridursi a nulla; cosi tu per la tua indegna passione ti sei svaporato, c quasi an-
nichilato ili paragone di quello, che eri.
Son crescerai. La tua libidine sarà punita anche colla sterilità. Quindi la tribù di Ruben fu sempre
poco stimata, e di scarso numero. Tedi Deuler. xxxu. 6.
vera. f>. Simeon e Ijtvi fratelli. Si ni con e Levi Miuilissiini nella nerezza, e nella crudeltà, sono fratelli
nel male.
strumenti micidiali d' iniquità. In tre parole descrive U furore e la frode usala da questi" contro
de’ sic bini! tu
Ver*. 6. Son abbia parte a’ loro contigli f anùria mia. Detestai, e detesto tuttora i perOdi e crudeli
loro disegni.
E la mia gloria non intervenga ec. La mia gloria è qui ristesse, che ' anima mia, come in varj luo-
l
ghi de’Salmi. ( Ps xxix. 13., xv. 9.. vii. 6.) Ripete con maggior forza il sentimento precedente: io sono
.
stato, e starò sempre lontano dalle loro conventicole, nelle quali iwlò ordirsi una sì orribil tragedia.
V reitero P uomo. il singolare pel plurale; ma qui questo singolare ha forza particolare: parlasi tut-
tora «Iella strage «li quei di sichem.
. E nel loro mal talento atterrarono la muraglia, non perdonarono nemmeno alle mura delle case, c
de’ palagi , ovvero alle mura stesse della citili.
Vers. 7. lo ti dividerò in Giacobbe e il dispergerò in Israele. La loro unione nel mal fare la punirti
col dispergerli nella terra d’ Israele, e nella eredità di Giacobbe, e separarli gli uni dagli altri. La tribù
di Levi fu dispersa pelle città assegnate a’ Leviti nelle terre dell’altro tribù; e alla tribù disuueoii toccò
l»er sua parte un angolo nella tribù di Giuda, equamio quelli «li simeon crebbero di numero, andarono
a cero, irsi delle terre nel deserto parte a Gador. e parte a seir. Tedi I. Parati p. iv. 97. 30. 49. Gii Ebrei
dicono, che gli scribi, e 1 maestri dei fanciulli venivano quasi tutti da questa tribù, e per guadagnarsi
da vivere andavano ohi in un luogo, e chi in un altro a fare scuola. Così la dispersione de’ Leviti, ean-
«*be di quelli della tribù di simeon tornò in vantaggio della religione, e «Iella pietà; onde la profezia «I
Giacobbe per un certo lato è una benedizione.
ver». 8. Giuda, a te daranno laude 1 tuoi fratelli. Allude al nome di ràdila, che vale, lodare confa- ,
- . . . .
G ENE S CAP. X L 1 X H9
corvfcibui Iriimicorum tuonimi adorabunttc Olii porrai la tua mano de* tuoi nemici:
sulla cervice te
|MÌIÌS lui. adoreranno i figliuoli del padre tuo .
11. Lipans ad vineam pullum »uuin. et ad vi- 11. Egli legherà alla vigna U suo asinelio , e la
telli, o li li mi. asiinm »uam. Lavabi! in vino sto- sua asiita , o figlio mio , alla vite. Laverà la sua
loni suoni , et io sanguine uvae |>alUum suum. veste col vino , e il suo pallio col sangue dell' uva.
1-J. pulcriorcs sunl oeuli cju» vino, et dentea 13. Gli occhi suoi son piti beili del vitto j e I suoi
ejus lacle candidion » 1
denti più candidi del latte
13. Zàbulon in litore mari» habitabit et in sta- , Zàbulon abiterà sid lido del mare j e dove
llone uaviuin perlingcns ttsquo ad Sidonem. le navi hanno stazione , si dilaterà fino a Sidone :
14. lssachar asiuus forila occubans inler ter- 14. /ssachar asino forte giacerà dentro i suoi
miuos . confini
sare. La madre ave* posto a lui questo nome per significare, che questo figliuolo era per lei argomento
di dar lode a Diot Giacobbe dice ora, ch’egli merita questo nome, perché sarà lodato, e celebrato da
tutti fratelli, vedremo in quante occasioni questa tribù si distinse sopra le altre. Da questa nacque
i
Daviddc e.Salomone c gli altri re lino alla cattività di Babiliona.c Zorobabele condotliere del [«opolo nel
suo ritorno della calti* da; c finalmente ella C oltre modo gloriosa per essere fiato di lei il Cristo.
Tu porrai /a tua mano sulta cervice de tuoi nemici Per prostrargli, gettargli a terra. ‘ .
Te adoreranno i fluttuali dei /nidre tuo. Non dice figlinoli di Ina madre, ma figliuoli del padre i 1
tuo, per significare, che tutti quanti figliuoli di Giacobbe renderanno a lui onore, e ossequio come a
I
primogenito. Rigorosamente parlando questa profezia non ebbe il suo pieuoademplincnto.se non In cri-
sto nato dei saugue di Giuda, adoralo da tutti gli nomini, come Dio c Salvatore.
Ver». 9. Giuda, giov ut lione: tu, ftgtiiiol mio, set corso aita pretta. Parta qui de* posteri di Giuda;
quale e Giuda tragli alLn fratelli, late dice che sara la tribù di Giuda traile altre tribù: ciò si verificò
prmctp d monte sol lo Da viti de principe bellicoso e conquistatore, c a lui e alla sua tribùè ottimamente adat-
tali* la similitudine d* un gioviti Itone.
Poi riposandoli ti sei stirai aio , guai none e qual Uonetta. Il regno di Salomone fu un regno paci-
fico, ma rispettalo c temuto da tulli come un Itone o una iioncasa non lasciano d’incuter terrore, ben-
;
Vera. IO. l.o scettro non tara lotto da (.nula fino a tanto che venga colui , che dee essere man- . . .
dalo. Che in queste baroli* si contenga una certissima predizione del Messia , e un’ epoca infallibile di
sua venuta, consta dall* tradizione non solamente della Chiesa cristiana ma anrhc della Sinagoga. Tutte ,
le parafrasi Caldaiche convengono nel senso di questa profezia; e più celebri Rabbini non solo antichi, I
Noi vedremo la tribù di Giuda godere una speciale preminenza sopra le altre tribù, prima che fosse
re in isdraele. f edi \um.x. U., xi. 3., vii. lì. Josue xvi. t., Jud. i, 1 tu Daviddo imo alla cattività di
Babilonia tulli re di Gerusalemme furono «iella stirpe di Giuda. Nel tempo «Iella cattività troviamo
I
de’ giudici della medesima stirpe. Pan. «fi. 4. Dopo il ritorno di Babilonia questa tribù ebbe tal predo-
minio, che diede il nome a tutta la nazione degli Ebrei; e suoi ottimati ebbero autorità superbire nel i
sinedrio, magistrato supremo. Il quale, ben clic con autorità limitata da’Ruuiani, governo la nazione
Uno agli ultimi tempi Se Maccabei, che erano della tribù di Levi, governarono un tempo, e se capi
. i i
del sinedrio furono talora della sic-vsa tribù, la potestà, che ebbero questi, venne in essi trasfusa dalla
tribù di Giuda ; la quale non perdè perciò il suo Impero, come noi perde un piando libero, che, si eleg-
ga de’ «*011X011 c de’ rettori «li altra nazione, quali coll’ autorità ricevuta da lui lo governino. E anche i
da osservare, che dopo il ritorno dalla cattività miseri avanzi deli' altre tribù si unirono e si mcori>o- i
ra rono con Giuda, e fecero eon esso un sol popolo. Così in Guida rimase lo scettro fino atta venuta del
Sitoh o «*omc traduce il Caldeo , fino alla venuta dei Messia a cut il regno appartiene Da Gesù Cristo
. , .
in poi Giuda non ha più nè stato, tic scettro, ne autorità, c non è più un pn|»do. Gesù nato di quella
tribù Tonda il suo nuovo regno, in <oi raduna Giudei fedeli.e le nazioni, le «piali lo adorano come i
loro re e loro imo. Egli è il vero Mtdh cioè il Messo o aia Anéasctalorc spedito «La Dio con autorità su-
prema, e a questo suo titolo alludevi in moltissimi luoghi dell’Evangelio e di lutto II nuovo testamento.
Tedi Joan. i*. 7. ec.
Ext ei sara i’ espellazione dette nazioni. Le nazioni correranno a lui , come se tutte lo avessero aspet-
tato e desiderato alcuni traducono I’ Ebreo: a lui obbediranno te genti: altri: a lui si congregherai
.
no e si aduneranno te genti: cosi in Aggeo, cap. II. 8., il Messia dicesi il desiderato da tutte le nazioni.
.
Vera. II. Egli legherà aita vigna il suo iumetto e la sua asina aita vite. I Padri generalmente pren- . . .
dono queste parole come sibilanti al Messia di cui nel versetto precedente ; ed è fona di confcvsare, ,
che non parlandosi qui di Giuda, come apparisce da quest’apostrofe: Egli legherà... o flgtiuot mio (o Guida):
ad altra persona non pno piu naturalmente applicarsi quello, che qui si dice, se non a quella di cui ,
crasi già cominciato a parlare, cioè al silub. bei Messia adunque con figure profetiche ragiona Giacobbe,
e dice, eh’ vincolo delta tede d popolo Gentile alla sua vigna, vale a dire alla Chiesa, la
egli legherà «*«>l
quale de’ credenti Giudei fu primamente formata e U sua asina, vale a dire il popolo Ebreo avvezzo :
già al giogo della legge, legherà «Ila sua vile, vale a dire a se stesso; perocché egli è vera vite, come
sta scritto. Joan. xv. I.
t. avera la sua veste col vino , e il suo pallio col sangue dell’uva. Vino e sangue dell’ uva sono la
medesima cosa, onesto vino signihca il sangue di cristo sparso da lui io tanta copia , che ne fu lavata
non solo la veste interiore, noe la carne «li Ini; ma anche l’esteriore veste, cioè la chiesa.
vera. li. Gli occhi suoi son più beiti dei vino , e i suoi denti piu candidi del latte. Descrivest la sovru-
mana bellezza del cristo e particolarmente dopo la sua risurrezione.
Vera. 13. Zxibulon abiterà sui lido dei mare , ec. Dugcnto anni prima della conquista della terra di
Cbanaan predice Giacobbe i luoghi, che dovean toccare in sorte a 'suoi posteri ; e Mose, che tutte queste
cose racconta, non entro nè pur egli nella terra promessa, la quale solamente dopo la sua morte fu
conquistata e divisa. Zàbulon più giovane è benedetto prima d’Ksacbar maggiore dt età ; e ciò da alcu-
ni interpreti si crede fallo in grazia del Messia, il quale fu concepito in Nazareth e dimoro molto tem-
ilo in Capharnaum, che erano I’ una f l’ altra «li questa tribù.
Si dilaterò fino a Stilane. Intendevi non sino alla città di Sidone nella Fenicia, ma sino a contini
«Iella provincia chiam il salone nelle Scritture, dal lumie della città capitale. Il paese di Zàbulon a oc-
i
to a* nemici piuttosto, che far guerra per liberarsene. Pedi i. Paraiip. M. juj.
— Alcuni «piegano un
. . . ,
portanduiu, faclusque est tributi» scrvico». i suoi omeri a /tonar pesi, e si e suggellato al
inbuio. •
16. Dan judicabit populum suuni , sicut et alia 16. Dan giudidurò il suo popolo , come qualun-
(gibus in Israel. que altra tribù d’Israele
17. Fiat Dan coluber in via , ceraste» in semi- 17. Divenga Dan un serpente sulla strada , nel
ti , mordens ungula» equi , ut cadat uccnsor eju» sentiero un ceraste , che morite t' unghie del caval-
retro. lo fter farcadere il cavaliere all' indietro
18. SALUTARE mura cxpectabo , Domine . 18. LA SALUTE tua appetterò io, o Sùpiore.
Io. Gail aecinctus praeliabilur ante nini: et ipso 18. (iad aratalo di tutto j imito combatterà di-
aeemgetur retrursum. nanzi a lui : e si allestirà fter tornare all' Unite irò.
do. Aser pingui» pani» ejus, et praebebit doli- 30. Crasso <! il pane di Aser , c sarà la delizia
ci:*»regibus. de' re .
HI. Nephlall, ccnrus etnissus, et «lana cloquia 31 . Nephlall , cervo messo in libertà , egli pro-
pulcrituuinis nunzia minile graziose.
aa. * Filiu» accresce»» Joseph , filili» acrrcscens, 3J. Figliuolo crescente Giuseppe . figliuolo cre-
rt decoru» aspcctu: Oliae discurrerunt super mu- scente , c bello di as/ietto : le fanciulle corsero sul-
rimi. * /to’. 3. I. le nuua .
35. Sod exaspcraverunt cuin . et jurgati sunt, io- 33. Ma lo amareggiarono , e contesero con lui
vidmmtquc illl habentes janifa . e gli portarono imitila i maestri di tirar frecce.
34. ffwB* in forti arcua ejus , et dissoluta sunt 31. L'ureo di lui si appoggiò sul ( Dio) forte, e
vi mula brachioruni , et mammut illius j»er manus i legami delle braccia, c delle munì ili lui furono
po’ di versa mente c dicono, che issachar amò meglio di pacare un tribolo al re d’Israele ; che andar a
servire nella milizia, la quale court T esenzione dal tributo. Il paese, ebe toccò alla tribù d' Issachar,
era inara vlgllosainente bello e fertilissimo.
Ver». 16. Dan giudichc ra U tuo popolo , come re. K come se dicesse: il giudice farà giudizio, ec.,
alludendosi qui al nome di Dan. / edi cap. XXX. 6. La tribù di Dan avrà ile’ giudici del popolo d'Israele,
come avere U possa qualunque altra tribù, Non mancherà a lei quest’onore; lienrhè Dan sia figlinolo di
un’ancella e la sua tribù non sia delle più grandi. Gli Mirri c s. Girolamo e molti dotti Interpreti vo-
.
gliomi che qui sia accennato sansone, c che di lui si parli anche nel versetto seguente: egli era di que-
.
gliuolo di Manur , la quale é transitoria: ma aspetto ta redenzione del Cristo figliuolo di David , il
Quale verrà a chiamare a se I figliuoli d’ Israele : la redenzione di lui é bramata dalt’ anima mia. Non
e inutile l’osservare in qual modo gli antichi Ebrei intendessero le scritture, prima che lo spirito di
cecità , e di errore s’ Impossessasse della sinagoga.
vers. 19. Gad armato di tutto punto combatterà dinanzi a luL Cioè dinanzi, ovvero Innanzi ad Israe-
le, di cnl vers. 16. sembra, che si accenni quello, ebe leggiamo ne’ Numeri, cap. xxxii. 17., dove ve-
desi, come la tribù di Gad, e que'di Ruben, c una parie della tribù di Manasse, essendo stata loro as-
segnala la porzione di là dal Giordano, si offersero a passare quel fiume innanzi a tutti I loro fratelli
per conquistare I* terra di Chanaan.
E si allestirà per tornar alt indietro. Collocate le altre tribù nc’luoghl, che ad esse erano destinati,
se nc torneranno que’di Gad Dualmente alle loro stanze, fedi Jotue xxit. , e s. Girolamo.
vera. so. Grasso i ii pane di Aser. Giacobbe commenda i grani del paese, ebe toccherà ad Aser.
Mosè aggiunge (Dealer, x.xxiu. H.) eh’ egli abbonderà di olio prezioso; e si sa ancora che avea de’ vini ,
eccellenti: lutto questo è espresso nobilmente con dire, che i frutti di quel paese saran la delizia
de* re.
vera. 21. Nephlali , cervo mesto in libertà , ec. Gli Ebrei c con essi alcuni interpreti riferiscono
queste parole a Baraci), che era di questa tnbù , il quale ebbe da principio li timidità del cervo ; ma
,
di poi nel perseguitare nemici imitò il cervo stesso nella celerilà. Le graziose parole, ch'ei, pronun-
I
ziò, sono li cantico caiiLito da lui, e da Debora, fedi Jud. tv. I Lxx lessero: Sephtali è come tuia pian-
ta che getta de’ nuovi rami
, e te messe di cui sono buone. Nephtalt avea quattro soli figlinoli , quando
,
andò in Kgdto, e la sua tribù er» di quattrocento oinquintatre mila, c quattrocento nomini capaci di
portar Tarmi, quando usci dell’ Egitto gran moltiplicazione è questa in poco più «li dugento anni.
:
Vera. 22. figliuolo crescente Giuseppe figliuolo crescente ec. Giacobbe si diffonde con particolare
, ,
affetto nel benedire Giuseppe; lo che egli fa non tanto per la tenerezza cb'eglk avea verso questo fi- .
gliuolo diletto, quauto per riguardo a coliti, del quale tu si bella, ini espressa figura Giuseppe e in-’ pa-
ti menti, e nella gloria. Alludendo qui al nome di lui si dice, ch'egli è un figliuolo clic va sempre di ,
bene in meglio, prospera, e si avanza; e cosi sarà della sua tribù, o piuttosto delle due tribù, che da
lui avranno origine, Ephraim, e Manasse: egli soggiungo, che le fanciulle Egiziane prese dall'avvenenza
di lui correvano su' terrazzi, quand’ei passava, armi di vederlo, questa particolarità non parrebbe de-
gna della gravità patriarcale di Giacobbe, s’ ella non servisse a profetizzare I’ ardore, e l’impegno, con
cui correranno a Cristo le nailon nume dalle attrattive del più specioso tra’ figliuoli degli uomini.
i
Vsaun. 44.
Vera. 23. Ma lo amareggiarono , e contesero con tisi. L’Ebreo può tradursi: lo amareggiarono e io .
polenti* Jacob: inde paslor egressi» osi, lapis (Uscioli* per mano del possente ( Dio ) dì Giacobbe:
Israel. bufi usci eqti pastore , c pietra d’ Israele.
28. Deus palris lui crii adjulor fuus, eC Omni- 23. Il Dio del padre tuo sarti tuo aiutatore , c
potens licnedicel Ubi bencdiclionibu* coeli desu- /* OimipoU nte ti benedirà colle benedizioni di su
per, loerirdictionihus abyssl Jacenlls deorsuin, be- aito del cielo , cotte benedizioni dell’abisso , die
ncdìclionitnis uberum , et vulvac. I giace giù basso , cotte benedizioni dette mammel-
le e degli uteri.
36. Benedit liones patri* lui confortatae «unt bc- 26. Le benedizioni del padre tuo sorpassano quel-
ncdicliofiibus |>alruiii eju» ; donec venirci deside- le de’ /nutrì di lui j fino al venire di lui , die tf il
riuni colliura aotamorum : flant in capite Joseph desiderio de’ colli eterni : posino ette sui capo di
et in vertice Xazaraci Soler fratres suo*. Giuseppe, sui capo di lui nazareno tra* suoi fra-
telli .
97. Bcniamin lupus rapax , mane comcdel prae- 27. Datiam in lupo rapace: la mattina divorerà
dani , et vespore dividei «polla. la preda , e la sera spartirà le spoglie
28. Orane* hi in l ri buttili Israel duodccUn. noce 28. Tutti questi capi delle doaici tribù d‘ Israe-
locami* est ci* puter suo.*, bcncdi\it<|uc slogulb le . Queste cose disse loro II padre c ciascheduno
bencdictionibu* propri!*. di essi benedisse cotta propria smbenedizione
2i>. Kt pmecepit ci* , diccn* : Ego conarcgor ad 29. Diede poi loro ordine , diccnd o : lo vo ad
iKipuluui incoili: scpelitc me cuin patrtbu* mela unirmi al mio popolo : seppe Ili toni co * padri miei
in and linea duplici , «piac est in agro Eploxin netta doppia caverna, clic t! net campo di Ephron
Itclluei Ilclheo ,
80. Centra Mambre
Chanaan, • quattiin terni 50. Dirim/tetlo a Marnine netta terra di Chanaan,
emii Abraham cuin agro ab Ephron Hclhaco in A
la quale brilliamo comprò Insieme col campo da E-
|H)s*cssioneni «epulcri. • Supr. 25. 17. phrun Hethco per avervi un sepolcro .
51. Ibi sepelierunt cura, et Saram uxorem ejus: 51. Ivi fu sepolto egli , e Sara sua moglie : Ivi
Ibi «(‘pultus est Isaac cuin Rebecca conjuge sua : fu sepolto Isacco con liebecca sua moglie: ivi fu
Ibi et Lia condita jacet. sepolta andte Lia
52. F init sque
mandali* , quibus Mio» instrucbal,
i 52. Finiti poi gli avieri imenU dati da lui per i-
coUegii (lede* *uos super lectulum, et obiit: ap- seruzione def figliuoli , raccolse i suoi piedi nel let-
posilusquc est ad populuw suuin. ti aiuolo , e si morì: e aiutò ad unirsi ai suo po-
polo .
tirato da Dio.* la rapiensa eterna non abbandonò il giusto venduto , e incatenalo, sap. cip. x. La ma-
no del possente ino di Giacobbe fu quella , che spezio le catene di Giuseppe.
Indi egli tuel pastore, e pietra d' Israele Per questo, perchè la mino dell'Onnipotente era con
i, per questo egli da* vuoi combattimenti, e tra ragli usci rettore di p>p<dt, e pietra fondamentale di
& racle, cui egli salvò dalla fame, e lo stabili In ottimi terra. Giuseppe fn il sostegno della nazione ,
guida de’ fratelli, fermezza del popolo, come si ha, Ledei tattico xlm. 17. Tutto ciò InBuilamenle me-
glio conviene a cristo liberato dalla morte, e risuscitato per essere pastore del nuovo popolo, e pietra
fondamentale della nuova Chiesa.
ver*. ». Cotte benedizioni di tu allo del cielo. Colle benedizioni, che vengono di lassò cioè da! cielo.
Cotte benedizioni deir abisto , che giace giù batto. Siccome colle benedizioni del cielo s’ intendono
le piogge; cosi colle benedizioni dell’ abisso s'intendono le sorgenti, le quali da’luoghi sotterranei sor-
gono fuori, e scituriseono ad irrigare, e fecondare la terra.
Cotte benedizioni delie mammelle e degli uteri, intendevi la fecondità delle donne e anche de’ be-
, ,
attami, e l’abbondanza del latte nelle madri per nutrire i loro parti; imperocché tutto è dono, tutto è
benedizione di Dio, Il quale dona ad ogni momento all’ uomo anche quello, che secondo le leggi della
natura ordinate da lui (In da principio stabili di concedergli. Tutte le benedizioni, che può dare il Cie-
lo, tutte le benedizioni, che può ricever la terra, convengono a Cristo, in cui piacque al padre , che
abitaste corporalmente tutta la pienezza detta divinità , e da cui ricevè la Chiesa sua sposa quell* am-
mirabile fecondità, per eni è celebrata cotanto da ls.ua ; cap. 40. , e 60.
vera- 26. Le benedizioni del padre tuo torpattano re. Traile varie «posizioni di questo luogo questa
mi è partila u
più semplice , e anche più adattata ai testo originale. Le benedizioni , che lo do a te (di-
ce Giacobbe), sorpassino quelle, onde io fai benedetto da’ padri miei: la sarai benedetto più di me, so-
pra di me, e di me più felice.
Fino al venir di lui , ch'i il detiderio de' colli eterni: ec. Debito osservare , Che dove nella nostra
Volgata si ha adesso donec venire t. In varj antichi manoscritti di essa si ha donec ventai. Tutte queste
benedizioni vengano sopra Giuseppe sopra «Il lui. eh’ è Xazarenn tra suoi fratelli , lino a tanto che ven-
,
ga colui, eh’ è il desiderio de 1 colli eterni, il quale amplissima benedizione porterà a’ posteti di Giusep-
pe, c al mondo tutto, cristo è qui chiamato il desiderio de* colli eterni Vale a dire degli Angeli, c di ;
tutte le creature spirituali: in lui dice I* Apostolo Pietro, desiderano gli Angeli di /Usare lo sguardo.
,
Giuseppe è detto Nazareno tra’ tuoi fralcUi che vuol dir t eparato , ovvero coronato , c distinto trai
suoi fratelli: egli fu separato, e distinto per la sua innocenza, e i»er Uesinm virtù, e fu coronato,
vale a dire ebbi: suprema potestà in Egitto. Questo nome totesso ci rappcllt il Cristo, di cai fu hgura
Giuseppe, il Cristo, che portò il nome di gazarono, e fu segregato da tutti gli uomini, e consacrato a
Dio, e unto re, e pontefice.
Vers. 57. Reniamin lupo ra/*aec , la mattina ec. Descrivevi il naturale indomabile c fiero di quei della
tribù di Bemamin col ritratto di un lupo, li quale al mattino si divora la preda , e la sera torna a spar-
tirne della mnva. Questo carattere de’ Bcniamili apparisce in quello, che «li essi raccontasi Jud. cap. \x.
Quasi tutti Pa«ìri Latini con ». Girolamo e a. Agostino, e alcuni anche de* Padri Greci intendono
I
«queste parole di Piolo Apostolo nato di questa tribù, il quale la mattina, noe ne’suoi primi anni fu
lupo rapace, persecufor «letto Chiesa; la sera poi, vale a dire ne’ tempi vegnenti dopo la sua conversio-
ne, arricchì la Chiesa «li umile «conquiste. r
Vera. 38. Ciascheduno di etti benedttte ec. Giacobbe non diede qui veruna benedizione a Ruben, nè
a Simeon , nè a Levi: ma la riprensione, ch’ei fece loro, tiene luogo di benedizione, in quanto per
«piesto nome »’ Intendono t sentimenti, e » ricordi di un padre vicino a morire.
Ver». 33. Raccolte l tuoi piedi nel lelticciuolo. Egli nel tempo, che parlava a’ figliuoli, sedeva sopra
un Iato del letto co’ptedi in Cuora: finito che ebbe di (urlare raccolse i piedi nel letto, e rendè lo spi-
rito. Questa è la descrizione di un uomo il quale disponendosi a pigliar sonno accomoda le sue membra
in quel sito, che più gli pare ; ma la morte del giusto non 6 altro, che un dolce sonno. Abbiamo in varj
luoghi osservalo , come questo gran Patriarca nella sua vita laboriosa e piena di patimenti e di afTanm
fu una figura di Gesù Grato l’uomo de’ dolori , e provato ne’ travagli, come cbiamollo Isaia quello, che :
lo desidero, che si noti particolarmente in lui , si è la fede immobile «- ferinissima alle promessi: di Dio.
Rgli vede il figliuolo quasi re in Egitto, vten dato a lui in quel regno un paese fertilissimo, e pieno «li
ogni bene tutto questo non è capace d’intiepidire in lui fi desiderio di quella terra , nella quale vo-
:
lta Dio stabilita La sua discendenza: «xlt non vuole nemmeno, che le sue ossa restino in Egitto ; ma
ordiua che sieno portate nella terra <11 Chanaan, della qnale non solo conferma ad essi il dominio con
quella disposizione, ma molto più colla divisione delle parti di essa tra’ suoi figliuoli.
Cnl. i i(l
, . . . . >,
Capo Cinquantesimo
Giuseppe fatto imbaltamarn corpo dei padre , e fatto U duolo funebre va eo‘
il
lo a seppellirlo n'Ua Urrà di rhaiaaò < olendo ramplUla
la Torn eò? £d^,J,?nn1u
,
jmm
abbraccia beni riamente e ronjola i rraleiti che temei an tr a mauòa delle nalfòle m’
I. Quml oernetu Joseph ruit super facicin patri* 1. Ciò «irrido veduto Giuseppe si
gettò sulla
Ito» , et (leosoilans eiun. faccia del padre piangendo , e baciandolo .
ti. Praoccpiiquc servi* sui* medici*
terra di Gessai .
, e i greggi , e gii armena ila m
9. IlalNiit quoque in cttmitatu currn», et cqui- 9. Ebbe ancora accompagnamento di carri,
te» : et lacta est turba non modica.
e di
cavalieri : e fu una non piccola fiaba .
10. Veneniulquc ad ancora Alad , quae sita est
tran* Jordunem: ulti celebrante* ossequia* plan-
10. E giunsero all 1 aia di Alad , che <* situata
di là dai Giordano : dove impiegarono selle di a
ctu magno , atque velieiueoti impleverunl septera celebrare II funerale con duolo grande e pro-
dica. fondo .
H. filini rum vitlissent habitatores terrae clin- 11. Lo che osservato avendo gli abitatori detta
naan divenuti p lancili* magmi* est iste .Egypliis.
: terra di Clumaan , dissero : Gran duolo menano gli
Et idei reo vocaiura est nonien loci illius Pianeta* Egiziani. E
per questo fu chiamato quel luogo U
iEgvpll. Duolo deir Egitto
11. Feccrunt ergo lìlii Jacob, 6Ìcut praecepc- li. Fecero adunque I figliuoli di Giacobbe co- ,
rat ei»; me egli «tra tor comandato :
13. • Et portante* eum in terram chanaan, sepc-
liemnt cura in spctunra duplici
13. Eportatolo nella terra di Chanaan , lo sep-
, + quani
eiuerat
Abraham cum agni in posscssionem scpulcri ab
pellirono nella doppia caverna, lu quale òr aliamo A
avea coinprata insieme colcam/to dirimpetto a Mam-
Kpliron baco contra faciali Mambre.
II et bre da Ephron fletheo per fame urta sepoltura.
• Jet. 7. Iti.
f Sup. 23. Ifi.
14. Ilevcrsusque est Joseph in .ICgyplum cum
iralnhus sui* , et onmi coimlalu sepólto palre.
14. E Giuseppe tornò in Egitto co' suoi fratelli
e coti tutto il suo accompagiuanctuo
, , sepolto che
fu il padre
13. Quo mortuo, timcntes fratria* ejus. et mutuo 15. Dopo la morte del quale vFendo in Umore i
eolloqucntcs Ne forte memor sii iiijunae , quam
:
fratelli, e dicendo tra di loro : Chi sa, eh’ ci non
|mi*siis est et reddal nobis omnc malum, quod
} si ricordi dell’ ingiuria sofferta, e non voglia ren-
rceunus t derci tutto il male, che a lui facemmo ?
Ver*. 2. Ordinò a’ medici .... che imbalsamassero ee. L’uso di Imbalsamare l cadaveri
mastino presso gli Egiziani, da’tpiah lo presero gli Ebrei. Si vede, rbe questo mestiere fu corno
uove-i essere proprio de’ medici, I quali erano In numero grandissimo nell'Egitto,
d'imbalsamare
dove ogni specie di ina-
iatila avea l suoi inedie!. che non «'impacciavano,.
se non di quella. Li maniera tenuta nell' imbal-
samare e dcsrntla da Erodoto e da Strabono. K notissimo, come cono imbalsamali
, all'Egiziana st
I
conserva sano anche per molti secoli; anzi tino al dì d’oggi si trovauo di questi cadaveri o mummie
,
conservale assai bene.
Vera. «. t‘ r frìtto fu in tutto per settanta giorni. Il lutto de* re d’Egitto non durava, se non
giorni di piu , cioè seltantadne giorni. Si vede da ciò, come fosse onorala la memoria
due
di Giacobbe. 1
riti, o sia le stravaganze, che si osservavano dagli Egiziani nel lutto deprivati e de’
re, sono descritte
da Erodoto, da Pomponio Mela, e da Dlodoro.
Vera. 4 Disse atta famiglia di Faraone: ec. Credevi, che Cinseppc usasse di tal mezzo per far inten-
.
dere il suo desiderio a Faraone, perche il tempo del lutto Unito per gli altri, non essendo finito per
ini, ne dovendo Unire, se non dopo la sepoltura del padre, non poteva egli
contro II costume presen-
tarsi in abito di duolo dinanzi al re. Fedi cap. ut. 17.
\ers. ft. Netta mia sepoltura che mi scavai ec. Si vede, che nella doppia caverna Giacobbe
, sì era
preparato il luogo, dove avea da riimrsi il suo cor|M>.
vera. 7. <»/< anziani detta ca a di Faraone, il titolo di anziano riguarda non tanto l’età, come La
di-
gnità.
Vera. 10. Giunterò alt‘ aia di Alad. La volgala sembra, che ha preso Alad per nome di un uomo,
se non debile intendersi: giunsero alt' aia detta Atad, o sia dette spine, Girolamo dice, che questo
s.
luogo ebbe di imi il nome di Bethagla.
Minata di là dai Giordano, sulla riva occidentale del Giordano.
, . .. .
Mandnvenint d dicotile*: Pater tua* prnc- 1G. Mandarono ri dirgli : Il padre Ina irrima di
morire ci comandò 3
cepit nobU autequnm moreretur
fi. ut baec Uhi verbi* illiu* dicoreimw: Olwo- 17. Che a lumie mio li dicessimo: Di grazia po-
li! in dimenticanza la acelkragglne de' limi f
rateiti
ero. ut obltvtacarts sederi* fratoni i tuorum, et
peccali . atipie malilkie , qiuuA exorcumuit iu le: e il innato , c la malizia inaia da loro contro di
: imi pia» li preghiamo di perdonare questa
te ini-
tios quoque oranius , ut servi* Ilei patri* lui
«li—
tuoi servi
Quibu* ille respondit : Notile liniere num : 19. Rispose loro: Aon temete : pOttkm noi re-
19.
possumus resistere volunlaU? sistere al volere di Dio ?
Dei
40. • Vo* cogitasti* de ine inaluin ; seti
Deus 20. Voi faceste cattivi disegni contro di me: ma
vertit iliaci in bonuin ,
ut exallarel ine , sicut iu Dio li concerti in bene alfine di esaltarmi 3 come
pracsentiaruin Corniti* et salvo* tacervi multo* vedete di presente , e salvar motti impali .
,
* s*
popoli».
41. Notile liniere: ego* pascalo vo», et panni- 21. Aon temete: io nudrirò voi , e i vostri par-
lo* veslro*. Consolalusque est eos , et blande, ac
goletti. ti E
consolò 3 c parlò loro con dolcezza 3
leniter est loculiis.
'
dtp* 47. 12. e mansuetudine
44. Et habitavil in Cgypto rum omnl domo 22. Ed egli abitò neir Egitto con tutta la fanti-
patri* sui: vbdtque centoni dccein auols. Kt vidil glia del pwlre suo : e visse callo dieci anni. vi- E
Ephraim HI io* usque ad terUam geoeratiuoetD.
*
de i figli ic di di Ephraim futa alla terza generazio-
quoque MaeJiir iilii Manasse nati sunt in ge-
Filli ne / . figliuoli ancora di Machir figliuolo di Ma-
ntili» Joseph. * A’mn. W- »>• nasse trami sulle ginocchia di Giuseppe.
fimm -
loculi» est fralnbus * 23. tulle queste case disse a’ stud fratelli:
Dopa
23. Quibus tramarti*,
sui* Posi inorteon mcain Deus visitatili vo* , ci
:
Dio dopo la mia morte , e faravvi pas-
vi visiterà
ascendere vo* faciel de terra iata ad lemmi, quarti sare da questa terra alla terra promessa con giu-
turarti Abraham. Isaac, et Jacob.
• Heb. II. li ramento ad jébrahamo , ad / sacco e a Giacobbe.
24. < :umqur adjura»ct eos, alque divisaci Deus : 24. E
fattigli giurare , dieeiulo : uando Dio vi Q
vUUabiI vo* * asportate ossa inoa vobiacum de
:
visiterà 3 portate con voi da questo luogo le mie
loro iato :
* Estui. 13. 19. Jon. 24. 32. ossu :
23. Mortili» c»t, espleti* cenimi! derem vltae 25. Si morì , compiuti i coito dieci anni di sua
suac anni*. Et conditi» aromaltbus rcposilus est vita . E imbalsamalo fu riposto In una cassa nel-
Egitto
in loculo in .Egypto.
l .
ver*. 16. Mandarono a dirvi: Il padre tuo er. Crede*!, che P Imbasciata
la portale Jicnlarain Il .
a Giuseppe: e crcdesà * n
aitale non ave» avuto veruna parte a quello, che cr.i stalo fallo J*°f*
conosceva assai bene la mansuetudine
JJ
c
Minore faceta «lire a questi fratelli una menzogna. Giacobbe ,
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PREFAZIONE
,&S,S»8S@SO
11 nome di Esodo (che in Greco vuol dire brando insieme la futura Chiesa di Cristo. la
uscita ) fu dato a questo libro nella versione quale si aduna di tutte le genti riunite me-
de* LXX. , perchè in esso dcserivcsi in qual diante una sola fede, e un solo Battesimo, e
maniera il popolo di Dio sotto il governo di per mezzo di molte tentazioni e combatti-
Mosè uscì dall’Egitto per incamminarsi verso menti sotto la condotta del suo capo divino
la terra dipromissione. Abbiamo in questo s’incammina all’acquisto della terra de’vivi,
libro la storia degl’ Israeliti dalla morte di dell’eredità promessa ne* cieli. Con gran ra-
Giuseppe fino al tempo della missione di Mo- gione un antico Interprete affermò, che quasi
sè, c da questa sino al tempo, io cui fu eretto tutti i misteri della Chiesa cristiana sono in
il tabernacolo del Signore appiè del Sinai; lo questo libro adombrati e predetti. E in fatti
che avvenne nn anno incirca dopo la parten- l’Apostolo delle Genti dopo averci insegnato
za degl’israeliti dalla terra d*Egitto.lfigliuoli a riconoscere nel passaggio del mare rosso
d’Israele dopo la morte di Giuseppe, c degli una figura del Battesimo di Gesù Cristo, e
altri Patriarchi sono ridotti in dura penosis- nella manna, e nell’acqua, che sgorgò dalla
sima schiavitù dagli Egiziani; e Dio si muo- pietra, una figura del cibo e della bevanda
ve a compassione di essi . Mosè armato di celeste , che è data a noi nell’ Eucaristia, per
virtù e possanza divina è mandato da Dio a ben due volte pronunzia generalmente, che
liberargli; ed egli avendo con terribili flagelli tutto quello, che avvenne al popolo Ebreo,
umiliato Faraone e la sua gente, conduce a era una perpetua figura delle cose riguardanti
traverso del mare rosso gli Ebrei nel deserto il popolo di Gesù Cristo, 1. Cor. x. 6. 11.
«li Sur, sommerso nelle acque del mare il ne- L’applicazione di queste figure si trova indi-
mico esercito o lo stesso Faraone, che gl’ in- cata in moltissimi luoghi del nuovo Testa-
seguiva. Giungono finalmente presso al mon- mento, e particolarmente nelle lettere di Pao-
te Sinai; dove Dio stabilisce con essi la gran- lo , le quali dee studiare e meditare attentai
de alleanza c dà loro la legge, adempiendo mente chiunque nella lezione delle Scritture
la promessa fatta ad Abramo: Fermerò il mio del vecchio Testamento brama di penetrare
patto U'a me, e te, e il seme tuo dopo di te oltre la scorza della lettera, c di giungere a
nelle sue generazioni con sempiterna allean- ravvisare il fine della legge, l’obietto di tutte
za, onde io sia il Dio tuo , e del seme tuo le Scritture, Gesù Cristo, e la sua sposa, la
dopo di tej e a te darò la terra di Chanaan , Chiesa. Per quanto lo permetteva la brevità,
Gen. xvn. popolo viola l’alleanza, ado-
7. Il che io mi sono proposta, non ho tralasciato di
ra il vitello d’oro, e i sacrileghi sono rigoro- notare a’ suoi luoghi la sposizionc di tali mi-
samente puniti. Ergesi finalmente il taberna- steriindicata ne’ libri del nuovo Testamento,
colo del Signore , e preparasi tutto quello, c più ampiamente illustrata da’ Padri, rimet-
che era necessario pel religioso culto di Dio. tendomi sovente a quel di più, che era stato
In tal guisa di questa nazione tratta dall’E- già da me detto nella illustrazione do’ mede-
gitto, cioè a dire da un paese d’idolatri, Dio simi libri.
presso al Sinai si forma una Chiesa, adom-
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, . : . .
IL LIBRO
Capo primo
Homi de" fistinoti d’ ltraete , che entrarono nell* Egitto. U nuovo Faraone tenta invano d’ im-
pedire la loro moltiplicazione coti' aggravarti dì peti coi far uccidere e affogare i maschi.
,
I. • Hnec «tini nomina Qliomm Israel, qui In- I. Quali gotto l nomi dei figliuoli tV Israele , che
gressi «ini in «Egyptum cuoi Jacob: singulì rum entrarono In Egitto con Giacobbe: ciascheduno vi
domihiis suis intniiminl : • Gai. 46. 8. aiuto colia sua fainiijtia
d. Ruben , Simeon , Levi , Judas, ±
/tubai , Simeon , Levi , Giuda ,
5. Issnchar , Zàbulon, Bcniamin, d 5. Issartuie , Zàbulon , e. /indomiti
4. Dan, et .Neptithali, Gad, el Aser. 4. Don , e Nephthnll , Gad , e Aser
3. Frani igilur onmcs aniinac nonna, qui egre»! 3. Erano adulante tutte, le anime di coloro , che
aunl de femore Jacob, septuaginta : Joseph auleta crasi nati di Giacobbe * settanta : Giuseppe poi era
Iti .Fgyplo crai. in Egitto.
6. Quo mortilo , et universi fralribus ejua, oranl- 6. Dopo la morie del quale * e de" fratelli di lui ,
que cognaiionc ilia, e di tulio quella interazione <
7. • Fili! Israel creverunt . et quasi germinante* 7. / figliuoli (F Israele crebbero , e come l'erba
inuitlplicatì suoi: ac roborali nimis iiuplcvmint moltiplicarono : e rinforzatisi olire ogni credere
(erram. • Ps. tot. 24. Jet. 7. 17. r (empierono quella terra.
5. Surre*!! inlerea re* novus su|ier .Fgyplum 8. SI levò su frattanto tui nuovo re in Egitto , il
qui Ignoraliat Joseph : quale imita sopra di Giuseppe :
9. El ait ad iMipulum suum : Erre populus Olio- 0. E
disse ai suo popolo: Ecco che il popolo
rum Israel inullus, el (brtlor nobis est. de' figliuoli (t Israele è numeroso , e ne può più
di noi.
10. Venite saplenter opprimanius cum, ne forte
, IO. Su via, vediam d* opprimerlo con arie, affin-
mulliplicelur et si ingruerit centra nos helluin ,
: ché non si vada ingrossanao : e in caso die ci sia
addatili* inimici» nostri», expuguatisquo nobis, o- mossa guerra , si linitea co 1 nostri nemici , e vinti
grediaiur in terra. noi , se nc vada da questo paese
11. Praeposuit itaque eis magislros operata , ut II. Delle adunque ad essi de* soprastanti a’ fa-
a0gemi CO» oncribus: oedilicavtTuntqiic urbes vori j affinché questi li caricassero di pesi: cd essi
taberoaculorum Pbaraoni, PhiUtotu el fuunesses. fabbricarono a Faraone le città dei tabernacoli ,
Hdthom e Hamessrs
vers. I- Questi sono t nomi ec. Nell’Ebreo Is particella di congiunzione è posta al principio di questo
libro in questa guisa E questi sono i nomi ec. Io clic viene a indicare. come la stona dell’ Esodo è le-
*
;
gata con quelli della Genesi. Il nome di Esodo signitlca uscita, perche qui raccontasi l’uscita degli
Ebrei fuor dell’Egitto, e la maniera, onde dio adempiè le promesse di mettergli in possesso della terra
di Chanaan.
ver». S. , 3. c t. Ruben Simeon , Levi, ec. 1 figliuoli di Giacobbe son qui notali non per ordine di
,
. ma secondo l’ordine, che tenevano nella casa di Giacobbe le madri loro. primi sei sono fletta !
prima moglie, Lia; il settimo è di Rachele: due, che seguono, sono deila terza moglie, cioè di Baia}
I
Giuseppe poi era In Egitto, onde vuol dire) egli non entrò nell'Egitto con Giacobbe, come è detto
(
degli altri . vers. I., perchè egli già vi era} anzi fu egli il mezzo , di cui si servi Dio per far passare gli
altri in Egitto.
vers. 7. E come l’erba moltiplicarono : ec. La qualità del clima, e l’abbondanza di tutto il bisogne-
vole i>er sostentare la vita contribuivano a rendere feconde assai le donne in Egitto; e per le stesse ragioni
• rati J rat» facilità si allevavano i figliuoli. Iddio, ebe volea moltiplicata ben presto la stirpe d’Àbramo, la
fere perciò passare in Egitto; onde non è miracolo, se ne’ primi tempi gli Ebrei crescessero a dismisi),
do-
ra- n» se poi considereremo le afflizioni, la servitù, e l’oppressione, sotto la quale in appresso
vettero gemere fino alla loro partenza dall* Kgitto, vedremo esser giustissimo il sentimento di s. Agosti-
no il filiale ascrive a miracolo della divina bontà la loro immensa propagazione.
Ver». 8- Vn nuovo re, il quote nulla sopra di Giuseppe, questo nuovo re era di una famiglia diver-
ga «la alleila, che regnava a tempo di Giuseppe, se crediamo a Giuseppe Ebreo: altri credono,
ch’ei
primo de' re pastori, de’ quali parla Manetonc presso ci use ppe Ebreo ne’ libri contro Ap-
rósse Solatie il
M a realmente nulla abbiamo di certo su questo punto, severificò non che questo re non era informato
**ea fatto Giuseppe in prò dell’Egitto} ovvero Hgll l’antico proverbio tir ccoi t bene-
«li aiiéllo che
'Ììti dm’
morti vanno prestissimo, ut fumo.
ver» 9 Pie può Più Ai noL K una esagerazione dettata da malignità.
vera* IO. E vinti noi se ne vada da questo paese, vedesl, eh’ era impressa negli animi degli Egiziani
l’Idea, che gli Ebrei
dovevano passare o prima o dopo in altro paese, or la k>r dimora in Egitto era di
|r,
vm l
'n ^Affinché questi li caricassero di pesi. Gl’Israeliti erano impiegati a fare mattoni, a scavar
a’farc selciate intorno all’ acque, lavorare alle cave, coltivare campi, far facchini, ec. tributo i Alcuni i
IVwTnrtn?» che ste«o stali messi anche a fare le piramidi si famose di quel paese. Anticamente il
grano,
n «lavasi ’a’ principi o colla fatica delle braccia, o co* prodotti della terra} per esempio tanto di
tante giornate di lavoro, ec.
Ui*f,iir» di vino,tabernacoli .
e con essi molti interpreti leggono le citta de * tesori cioè »
.
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. ,, t .
1* ESODO CAP. I
49. Quantoquc opprime! umt oos, tanto magi» 49. Ma quanto più gli opprimevano, tanto più
raullipUoabaiilur , et crcscdianl : moltiplicavano , r crexcet'ano :
43. Oderanlque Alio* Israel .Empiii, et alili ge- 13. E
gli Egiziani arcano in odio gl’ Israeliti , e
lami illudente» eia: aggiutuirvano allo strazio gli insulti :
44. Atque ad aniaritudincm pcrduecbanl Titani 14. E
rendevan loro amara la vita col caricarli
coruni operibus duri» luti, et laleris, omnique di faticosi tatari di terra colta , e a far de ’ mat-
famulalu,
16. quo in temtc operibua premebantur. toni , e in ogni specie di servitù , onde gii anga-
1
riavano nr lavori di campagna,
45. Dixit autem rcx .Egyptì obstclricibu» II«'- 15. E
il re d’Egitto parto alte levatrici degli E-
hraeonim , quaruni una vocalialur Sephora, altera brei , delle giudi l’ una chiaminosi Sephora, Pol-
Hw Praecipiens ria : Quando olistctricabitis Hr-
tra Phua ,
16. E
fece taro questo comando: Quando assi-
braeai, et imitu» tempii* adveuerit , si musculus sterete le donne Ebree nel tempo del parlo , se sarà
fuiTit. intcrfk'ile cimi; sì foemina, retemle. un maschio , uccidetelo; se tata femmina, Miratela.
47. Timuenmi autem obstetrires Deum , et non 17. I/o le levatrici temettero Dio , e non obbedi-
fecemnt ju\la pracccptuni regis .Egypli; aed con- rono al comando del re di Edilio J ma salvavano
servai Min marra. I maschi.
habeol scicutiaiii , et priusquam veniamo» a<l eas, ro parti , e jmt torneanti prima , che noi andiamo
panimi. ad assisterle.
90. Bene creo ferii I)cus obsldricibus : et crcvit 90. Dio iteriamo fece del baie alle levatrici: c II
po/tolo cresceva , e diventava itossenie formi sur a .
n tulus,
t
ficavit cis
.
oiifortatusque est niiuis.
i
94. Praerepil ergo Phamo onmi popolo suo 44. Intimo iuluiu]ue Faraone a tutto il suo popo-
dicens :
Quidquid inaseuliui scxus natuin fuori! lo quest ’ ordine : Tulli i maschi , die nascer moto ,
in numcu pruiicite; quidquid focaiiuiuij reser- gettateli nel fiume j t serbate tutte le femmine .
vate.
«lire le città, «loie erano I pubblici granai, e i magazzini «Pugni specie «Il viveri. Le due città qui no-
minate cr ino agli ultimi conimi «lei regno, riunioni «redcsi la stessa , «die PaUmmo*, collocata da alcuni
nell’ Arabia ; nu ella apparteneva all' Egitto.
ver», is. Parlò atte levatrici desti t.brei. Alcuni hanno creduto, che queste fossero Egiziane; gli ma
Ebrei e altri Interpreti dopo s. Agostino le credono Ebree, e I nomi loro sono Ebrei.
,
Ver». 21. £
perché le tnairici Umetterò /Ho, ridi re. queste donne avean detto una bugia, affermando,
clic le donne Ebree generalmente non avean bisogno «li assistenza ne’ loro parti : e quantunque a buon
line si valessero della bugia, «piesla perù non lasciava di essere un male. Dio atlunqiic rimunerò in esse
non la menzogna, ma
la canta culla quale nrusarnno di obbedire a un ingiusto «*oaiando , e si esposero
al perirete «Il essere minile. In premio di questa generosa carità diede loro il signore numerosa discen-
desiza : diede loro molli figliuoli, clic stabiliron le loro case e famiglie In rieonqicnsa de’ figliuoli altrui,
che elle aveano salvati. I edi t. Asini, eont. mend. cap, xr. , Uree. Mora!, svili. 3.
Ver». 23. lutti i maschi sdtaieU ec. questo crudelissimo editto dovette essere pubblicato dopo Li
nascita di Aronne.
(Rapo jScconbo
'Nasce Sto tè : è esposto nell’ acque , e ne è tratto fuori: è attesalo dotta propria madre per or-
dine detta Peti uoia di Faraone , la quale lo adotta. Alando ucciso un Fri zinna , per tunore
del re fussc in Madian ; dove avendo sposala Sephora fistiuoia di un sacerdote , n’ ebbe due
figliuoli , i.ers am ed EUeser.
.in ondo ri par (lumini», mezzo a‘ giunchi presso alla rito del fiwne ^
4. Stanti: procul aurore ejus , et considerante 4. Simulo in lontananza la sorella di lui ad os-
cvciitum rei. servare quello , che ne avvenisse .
Prese per moglie una donna del suo lignaggio II matrimonio di Amram figliuolo «li esatta ,
ver*. I.
e padre di Mose era seguito avanti la persecuzione o almeno avanti l'editto del re, nel quale era or- ,
dinata l'uccisione de’ maschi; mentre di questo matrimonio era già nato Aronne tre anni prima, c per
ragion «li lui non si legge, che avessero alcuna (iena genitori. La moglie «li Amram fu Jocbabed la i ,
quale è chiamala figliuola «il Levi, £xod. vi. 90.; cioè nipote secondo l'opinione più fondala, nelle Scrit-
ture erosa ordinaria, che diasi li nome di figliuola alla nipote, e anche «Ila pronipote. Jocbabed cosi
sarebbe stata cugina di Amram.
\crs. 2. reggendo conte egli era bello, lo nascose ee. L’ Apostolo Paolo celebrò per questo i genitori
di Mosè, «tacendo : Per la fede SI osé , nato che fu , per Ire mesi fu nascosto da' suoi genitori ; perchè
aveano veduto , ch'era un bel bambino, e rwn ebber paura dell’ Editto dei re , Hebr. xi. 23. Vedi
quello, che si è notalo in quel luogo c Atti cap. vi. 90. ,
Ver*. 3. Lo espose ut mezzo a’ giunchi. Temendo non per sè stessi, ma pel bambino genitori fanno i
dalla loro parte quello, che possono per salvarlo, e di poi lo rimettono alla cura della previdenza,
ver». 4. Stando in lontananza la sorella di lui. Maria, la quale polea avere dieci o undici anni.
J
A POLI
ESODO C A P. I ! 137
5. Ecco autem desocndeiiat mia PhnraonU , ut 5. Quanti* ecco la figliuola di Faraone , che veni-
lévnretur in (lumino: et pucllae ejus gradiebantur va a lavarsi nel fiume: e le sue cameriere commi-
per crepkilnein alvei. Quae cum vidùset liscellam not ano lungo il cattale. Ed ella avendo veduto il
(n papy rione , iulslt urani c fainulabus sui» : et canestro tra’ giunchi, mandò iuta delle sue cameriere
allatain a prenderlo I
da quel tempo in poi veggi amo. com’egli abbandonò totalmente la casi reale, in cui era stato allevato,
eleggendo piuttosto di essere afflitto col popolo di Dio , che di godere per un tempo nel peccato ; mag-
giore tesoro riputando V obbrobrio di Cristo , che te ricchezze deli' Egitto j perocchi nurava alia ri-
compensa , Hebr. xi. 25. 96.
vera. 12. Ucciso l" Egiziano , lo seppellì ec. Mosè comincia qui a far le parti di difensore c salvatore
«lei popol suo. S. Stefano [Atti cap. vii. 25.) descrivendo questo fatto, ci spiega ancora a qual fine Dio
«lictle cuore a Mosè di fare un taf colpo: Vedutone uno ( dei fratelli) che veniva mai tt'at tato , prestogii
aiuto e fece te vendette dell’ oppresso . ucciso V Egiziano. Or ei si pensava , che i suoi fratelli intcn-
.
ttcrebbono , come Dio per mano di lui dava toro la salute ; ma essi non intesero. Cosi riguardo a questo
ratto dell’ Egiziano ucciso l’àpologìà di Mosè è fatta dallo stesso spinto del Signore, da cui Mosè avea
intesa già la sua vocazione.
vera. 15. Andò a stare netta terra di Madian. Giuseppe e molti Interpreti mettono il paese, dove
fuggì Mose, nell’ Arabia Pctrea sul lido orientale del mar rosso non lungi dal monte Sinai. Notisi, come
Mosè comincia qui a partecipare agli obbrobri di Cristo: egli è costretto di andar fuggitivo; è ridotto
in pò velia dispregiato, e in cattivo odore non solo presso gli Egiziani, ma anche nell* estimazione dei
,
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. . . . .
suum, dlxU ad cns ; Cur vdocliu venisti* sotto? padre loro , disse egli : Come siete tomaie piu pre-
sto del solito t
19. Responderunt
VU* .Egypllttg liberavi! no*
: 19. Hi*/toserò : Un uomo Egiziano ci ha salivate
<k mauu [Ktslunira: insuper cl bausil aquam uo- dalie mani dei pastori : e di più ha dolo di mano
blscuni, potuiuque dcdll o vi bus. ad attingere acqua con noi , e ha abbeverato le pe-
core .
che stesso, che Jctro, e avesse tutti questi nomi, Jctro, Raglici , Hobab, Ceni: alili pretendono,
sla lo
che Raguel fosse il nonno di quelle fanciulle, e padre di retro.
ver». 19 Un uomo Egiziano ec. Alla maniera di vestire ru preso Mosè per un Egiziano,
ver». 22. Vote nome Gersam. tìer significa pellegrino , e Sram ivi. Cut chiamò Eliezer. Vale a' dire
Dio mia aiutatore.
Vera. ». E ti riconobbe. Si dice, che Dio riconobbe i ligi Inoli di Abramo nello stesso senso, che nel
versetto precedente si dice, ch’egli si ricordò di loro? perchè adesso era il tempo, in cui secondo gli
derni decreti suoi vote* por inano a liberarli.
Capo ®er;o
// Signore apparisce in un roveto , ohe arde sen za consumarsi , a Vosi , che pasce le pecore
di Jetro suo suocero. tx> manda ancor tuo malgrado a liberare i figliuoli d' Israele dalle mani
di Earaone , con ispogtiarc gli Egiziani.
vera. I. Giunse at monte di Dio Horeb. Il monte Horcb è nell’Arabia Petrea , ed è vicinissimo al Si-
nai. Egli è anliripalamcnte chiamilo monte di Dio a motivo delle apparizioni e rivelazioni, che ivi ebbe
Mosè. in questi luoghi credesi scruto da lui il libro delta Genesi a consolazione de’ suoi fratelli.
vers. 5. G/i appon e il Signore ec. Per comune opinione de* Padri , colui che apparve a Mosè nel ro-
veto ardente, fu il figliuolo di Dio; e tl solo ridettero , che quegli si attribuisco I* autorità , e l’essen-
za di Dio , e ne prende il nome Incomnnlcabilc , ciò, dico, può bastire a persuadere chi ricusasse di
arrendersi alt'autorilà per motivo di aver dubitato su questo punto alcuno degli antichi Padri. L'Ebreo
legge l’angelo del Signore ; ma anche il Piglinolo di Dio é chiamato altre volte Angelo: anzi secondo l-«
siguiDcazionc di questo nome egli c it vero Angelo, il Atinzio , P Ambasciadore di Dio agli nummi.
ìl roveto ardeva e non ti consumava. La Damma circondava talmente
, rami del roveto, che pa- i
reva, ch’egli gufasse ruoto, restando però sempre illeso: immagine dello stato di Mosè, c degl’ israe-
liti posti da Dm nel fuoco della tribolazione da cui però doveano uscire illesi e gloriosi.
,
ver». 5. Sciogli da' tuoi piedi i calzari: ec. Questo rito dinota 'intcriore umiltà e riverenza , colla»
l
quale dee l’uomo presentarsi davanti alla maestà del Signore: passò questo rito agli Ebrei, e 1 .sacer-
doti facevano le loro funzioni nel tempio a piedi scalzi, coinè afferma Teodorcto, e sembra indicarci
nel capo xxx. 19. Fu poi praticato questo rito anche da’ Gentili; onde quel detto attribuito a Pitagora :
sacrifica , e adora co' pie ignudi.
vers. 6. Si coperse Mosè la fàccia t ec. veJesi. come la presenza di Dio infonde nell’ animo di Mos*&
un sentimento grande della propria bassezza c indegnità.
. . -,
.
7. Cui alt Dominus : Vidi afniclioncin |K>puli inci 7 .Eil Signore oli dòse: Ho veduto l'afflizione del
In .Egypio, i*l clainurciii cjus audivi prupler du- pppol mio in Egitto* e Ito udite le sue grida ca-
riliaiu turimi, qui praesunt oporibus: gionate dalla durezza di coloro * ette soprintendono
a' lavori :
8. E1 scic»* dolorimi cjna dcscondi, ul liborem H. Econoscendo i suoi affilimi son disceso a li-
culli de mani bus iEgy ptiorum , il td urani de tèrra berarlo dalle mani degli Egiziani , per trario di qucila
illa in lerrain Umani , et tqialiosam , in tumuli , terra gd una tetra buona c spaziosa * ad iuta ier-
quao Quii latte, niello, ad loca luuiaoael ot « . ra * che scorre latte e miele t alle regioni del Cita-
li ciliari
, et Amorriiaui , Q.I Plierazoc.i , et Bevaci, mmo * e dell* Settico * e dell’ Amorrhco * e del
et J eh usaci. I^hcrczeo * à dciriicveo * e dell’ Jcbuseo
9. Clamor ergo filioruin Unici venit ad mi*: vi? 9. Le grida , lo dico* de' figliuoli d’Israele so-
diuue ainietioueui cornili qua ali .EgyptiU op-
,
no pervenute a me: e ho mirata /’ afflizione loro *
pninuntur. 19. di cui sono oppressi dagli Egiziani.
sotto
tu. * Sud veni, et luiltaiu lo ad Pliamonein, 10. Ma vieni * e io li spedirò a Eìtraone * affin-
ut educai popolimi lucani , filios Israel (Jle ,F.g\- , ché tu tragga il popol mio * i figliuoli di Israele aal-
plo. • Psalm. lai. 9i».
V Egitto .
11. Divitquc Moyses ad Denm: Quis som ego, 11. Disse Mosù a Dio : Chi son io per andare a
ut vadain ad Pharàoneln , et educam lilius Israel trovar Faraone * c per trarre i figliuoli di Israele
do Agyptof dall’ Egitto ?
1-J. óui divit ei Ego ero tecum et hoc- balie-
: : FA ci gli disse: lo sarò con te: e II segno ,
hia signum. qnoU iniseriiu tc: Coni eduxeris po- che tu avrai dell’ averti ht mondato , sani onesto :
pi! Imi» ineiini do .Kgyplo imiuolabis Lieo super Quando avrai tratto il mia jh ipoio fuor dell' Egit-
ninnimi islum. to * offrirai sacrifizi a Dio sopra di questo monte.
f 3. A il Moyses ad Deum: Ecce ego vadain ad 13. Disse Muse a Dio: Ecco ch'io onderò u tro-
lilius Israel, et dirum eia: Deus natami veslmrimi iate i figliuoli il’ Israele , c dirò loro : Il Ilio de'
inisil me ad vos. si divenni mito t^uod est oo- : padri vostri mi ha spedito a voi: A” ei mi diranno:
Uicn ejusT quid dicam eisT Qual A il suo nome » che dovrò io dir loro!
li. Divi! Deus ad Moysen: ECO SU.M, QUI 14. Disse Dio a MosA: IO SONO QUEGL
!
8VJM: \ ii ile tona OHiUhI: QUI km ntt . CHE SONO: 1
Così dirai a figliuoli ìli Israele :
me ad toc. COLUI CHE * E
, mi ha spedilo a voi.
13. Dixilqtie iliTimi Deus ad Moysen: Ilare di- 13. E di nuovo disse Dio u J /osé: Queste cose
Mt niiis l'i.c i: iiumimis Oeuspabnan n J
dirai a’ figliuoli d Israele : Il Signore Dio de’jxidri
Deus Abraham Deus Isaac , et Deus Jacob , misi!
, vostri * il Dio di Àbramo * il Dio d’ /sacco e il Dio
ino ad vos. Hoc nomcn inibì est in aelenimn et , di Giacobbe mi lui mandalo a voi. Questo nome
hm: memoriale meuiu in goucrationcui , et io ho in eterno * e con questo mi rammenteranno
ratiòaem. j*er tutte le generazioni.
1<». Vado, el congrega seniores Israel, tri diesis 16. Fa' * e raduna i seniori d' Israele * e dirai
•d eoi: Dominus Deus pptrmo vestrorum appa- toro : H Signore Dio de’ patiti vostri mi t! appari-
nni milii. Deus Abraham. Deus Isaac, et Deus lo , il Dio d’Àbramo , il Dio d* Isacco , d Dio di
Jacob, dicens- Visitai» visitavi vos, et vidi oiunia Giacobbe * e lui detto : lo vi ho visitutl allenta-
quac accklerunt vobis in .fcgyplo : melile . e Ito veduto tulio quel * che A stalo di voi
mtii' Egitto:
17. El divi, ut educam vos de
alTlicJione /Egy- 17. E ho decretato di ir arri dalla oppressione
pti ili lerrain l'.hananaci et llrtliaei et Amor* d’ Egitto (dia terra ilei Clini muco e deir Helheo e
filaci et Pherezaci et Hevael el Jcbusaci , ad tcr- dell Amorrheo e del J thcrezeo e dell' Un
to e del
ram Oucntem laute el melle. l’Jehuseo . a una terra * che scorre latte e miele.
18. Et audient vomii luaui: ingredirrisque tu. 18. Eglino ascolteranno la tua voce: e aiuterai
et seniores Israel ad regem ,cgypti , et dico» ad tu co ’ seniori d’ Israele dinanzi al re d‘ Egitto * e
Ver*. 8 Ad una
terra buona , e spaziosa . ad una terra , re. 6. Girolamo le Uà cento sessanta miglia
Ul lunghezza da pan a Sena bea, e quirantaaei Ui hrghezza Ua joppe a Betbleheui secondo queste mi- .
sure l< terra promessa non è di nn’ecrevuvi estensione; ina il titolo, che le si dà qui di ampia terra
e relativo al paese di Gcssen molto angusto riguardo al numero degli Ebrei, c riguardo a onesta mede-
sima terra, guanto alla sua fertilità può vedersi quello, rbe ne ha scritto il Brocardo, il quale circa
trecento anni sono vi passò dieci interi anni, La sol i popolazione quasi incredibile, che In essa si ntan-
tem-\a , è una dimostrazione insuperabile della bontà de’ terreni di rhantau. quella specie di Ulosoi), i
quali in questi nostri tèmpi si ajulano. quanto possono, per oscurare tutte le verità ancor più mani-
feste, aflln di i«otrr negare la fecondità della terra sinta, debbono avere In contanti, che fa nazione
Ebrea mangiasse de* sassi. Riguardo allo scorrervi latte e miele, benché questa sia un’ espressione
iperboli) » Minile ad altre usile anche da autori profani per descrivere la fecondità d’ tra paese, P ab-
boiid.inza dell’uno e dell’ altro è attestata da modernissimi viaggiatori.
Vera. II. CIU sono io per andare ec. Egli sapeva già di essere stato eletto da Dio a tale Impresa ; ma
Considerando qui la sua debolezza e incapacità , per sentimento non di diffidenza , uu di umiilà sta ti-
tubando.
vers. 19. Il segno , che aerai dell’ averti io mandato, re. Conferma ino la missione di Mosè , che e
quello, che dovrà bastare a lui per adempirla animosamente sulla certa fidanza dell'aiuto di cbl lo man-
dava. io sono, che ti spedisco; io- per cocuegttenxa sarò cou tc, e in segno, che U spedisco, U promet-
to, che tu, librato il jiopoio dall’ Egitto, offerirai a me sacri Ozio sopra questo stesso monte. Segno simile
ni dato ad Kiecliia c anche a Daviddc. Ledi I. Itcg. svi. 13.. 4. Reg. xix. 29.
.
Veri. 14. IO SOS’O QUEGLI , CUF. ÈOSO. S. Giovanni ncH’àpor. I. 8. espresse la forza di questo nn-
jnc, direnilo; Colui , eh' A che era , e che sarà. Aedi le note a questo luogo. Dinotasi con questo nome
.
la necessità dell’ esistenza di Dio, l’eternità, l’ immutabilità c la pienezza dell’essere. I niosolì Pagani
,
feccr<i uso di questa dciiniztone di Dio, onde Platone nel rimeo scrive, che quello solo e eh’ è eterno
«•u immutabile:
le altre cose poi. anzi che essere, più veramente non sono : quindi ancora la celebre
iscrizione del tempio di Delfo : 7/< sei. La maniera dì pronunziare il nome incomunicabile di Dio è di-
versa negli antichi autori, e ne* Padri, s. Girolamo o oricene pronunziano Jao. vedi il pruno in Ps. 8..
«il secondo, no. 6. coni. Cefi. I più lo pronunziano Jehovah: l Giudei non pronunziano questo nome;
ma j'icoutrandolo nel testo della scrittura leggono in cambio di esso Adunai
questo mi rammenteranno ec. Con questo nome Jehovah lo saro rammentato , e invocato ne»
m
Knipi avvenire.
,6 1 senior/ d’ Israele. Alcuni per questi seniori intendono un consiglio . o sia senato pcrma-
n n„y, r ‘; vll -
° Per provvedere alle occorrenze di quella repubblica sotto la dipendenza del re d’Etdlto:
|u*no. che in questo luogo slcuo indicati solamente I cani delle tribù, c i più ragguardevoli uo-
mni l?S
n.in»
ripetuti non per la legittima potestà, di cui fossero rivestiti, ma perla loro età c virtù.
,, : . . *
.
ver*. I*. Fdremo tre triornate di viaggio ee. Dio fa sapere al tiranno parte del vero, e elicne cela
l'altra parte. Da Gesscn al sinai non v' ha più di tre giornate di strada, il sacrificio dovea Tarsi sul si-
nal
vera.* ' fi.*' Ogni donna chiederà atta stia vicina ee. Si vede, che gli Ebrei \ iveano mescolali cogli ist-
4.
riani netta terra di Gesscn.
E maniera di acquisto ella è questa donazione, che Dio fa agli Ebrei di
spoglierete F Egitto, ultima
tutto quello,che potranno premiere dall' Egitto }C questa donazione fu loro fatta da Dio in pagamento
e compensazione delle rauche sofferte da essi in servendo al re. per le quali il issuna mercede non era
stata Fenduta giammai. Fedi Sap. *. 17. Temili, nb. II. coni, sfare, cap. ‘Mi. conquide gli empi, quali i
da questo luogo presero occasione di bestemmiare contro Dio, come autore dei peccato.
.
Cupo Quatto
MOrC dopo aver ricevuti da Dio tre segni di sua mistione si scusa in varj modi tuli’ ora } e fi-
nalmente t' arrende , e torna in Egitto eolia moglie , e i figliuoli. L' Angelo minaccia di uc-
cider Moti: ma la moglie /• treoncide il figliuolo. Aronne va incontro a Moti , e insieme van-
no a trovare < figliuoli d’ Israele.
4. Respondens Moyscs all Non emioni nilhi, : Rispose MosC , e disse: Ei non crederanno a
ncque nudient vocali incanì; sed dicent: Non appo- me c non ascolteranno ia mia voce j ma diranno:
,
nili libi nomimi». il Signore nouti è apparilo .
temè durezza c pervicacia del popolo ben conosciuta da lui, c la quale gii diede poi tanti affanni
la
3. Lo sello, e cangiassi m serpente. I miracoli qui descritti doveauo servire ad autenticare la
Ver».
missione di Mosè, e a stabilir lui medesimo nella speranza dcll’ajuto divino per sormontare le gran-
dissime difficolti , ch'egli dovea incontrare.
ver. IO. Anche dopo che tu hai portato ai tuo servo , io sono ec. quantunque tu renda eloquente
te lingue de’ pargoletti: contultociò io non ho acquistalo maggiore scioltezza e facilità di parlare, dopo
che tu U sei degnato di parlare con me. Paragonando II testo originale eolia volgala si vedrà, che que-
sto è II vero senso di questo luogo, e che Mose non dice, come taluno ha pensato, che la difficoltà di
parlare sia cresciuta in lui dopoché Dio gli avea parlato. Ma notisi, come Dio volle, che questo grande
operator di prodigi non avesse libera e franca la parola , affinchè non a lui , ma a Dio si attribuisse U
lode di quello, ch'egli operò, ed egli stesso In mezzo a tanta gloria si tenesse nell* umiltà.
. , . . . . -,
,
ERODO CAP. V m
nifi T aut quìa (abricalus est mutimi, et surduiu, gi dell’ uomo r t chi ha formato il mutolo , c U sor-
vìdantcm, et camini? nonne ego? do , il vengenle , e il cieco ì non son io quegli 7
li. Perge Igitur . • et ego ero In ore tuo, <lo- li. Fa' adunque, e io sarò nella tua bocca , e ti
CCboque te, quid loquaris. • Mai Ih. 10. 30. insegnerò quello , che dovrai dire .
13. Al ille, Obsecro, inquit, Domine, mille, 13. Ma
quegli disse : Di grazia , Signore , man-
quem uiissurus es. da colui, else tu sei per mandare .
14. Ira tua Dominus in Moysen alt: Aaron fraler 14. Si crucciò il Signore contro Mosi, e disse;
tuus Levili* , scio , quoti emqueiw sii : ecce ipse Aronne tuo fratello figliuolo di Levi, so die t elo-
egredietur in occuraum luuin, vidensque te lae- quente : ecco che egli viene a incontrarti
, e ratte
tabilur corde. . grerassi di cuore in vedendoti
15. Loqucre ad eum , et pone verba mea in ore 15. Farla a lui , e metti In bocca a lui te mie
ejus: et ego ero in ore tuo, et In ore UUu$, • et parole: e io sarò nella tua bocca , e nella bocca
ostendam vobls quid agere * /«/>• 7. 3. deM). di lui , c mostrerò a noi queliti , die abbiate a fare.
16. Ipse loquetur prò tc ad poputuin, et erit 16. Egli parlerà in vece tua al popolo , e sarà
os tuum: tu aulcin cria ei in bis , quac ad ueum la tua bocca : tu poi lo governerai in quelle cose
pcrtlnent. che a Dio appartengono .
11. Vlrgam quoque hanc suine fai manu tua, in 17. Prendi anche m
mano questa verga , colla qua-
qua faclurus es slgna. le opererai prodigi
18. Abili Movses, et reversus est ad Jctbro so-
ceruni suum , dixilque <3 Vadaiu , et reveriar ad
18. Mosè se W
andò , e tornò al suo suocero Jt-
: Iro, e gli disse: io tue ne onderò per tornare a*
fralres meos in .Egvptum, ut vidcain, si adirne miei fratelli In Egitto , e vedere se son ancor
vivant. Cui ail Jelltro: Vade in pace. vivi, Je tra gli disse: Fa’ in pace.
19. dìm ergo Dominili ad Moysen in Madian: 19. E
il Signore disse a Moti in Madian : Fa* e
Varie , et revertere in jEgyptum: mortui sunt ooìm torna in Egitto t perocché son morti tutti quelli
omsies, qui quaerclxunl animam tuam. che volevano la tua morte .
2f). Tufi! ergo Moyscs uxoran suum , et filios 90 Prese adunque Mdsé la sua moglie e i suoi
.
suos, et imposuit cos super asinum, rcvcnwsque figliuoli , e U pose sopra un asino , e se ne tornò
est in .Egyptum , portans virgam Dei dn marni in Egitto , portando in matto la verga di Dio
sua.
31. Dixilque ei Dominus revcrtenti in .Egjrptum: 21 . E
il Signore disse a lui , mentre se ne torna-
Vide, ut omnia ostenta, quae posui in manu tua, va hi Egitto bada di fare tutti I prodigi , che io
:
facias eoram Pharaone ego indurai*» cor ejus, et : ho posti nelle tue móni , al cospetto di /lamone ;
non dimiltct populum. io indurerò il cuore di lui , edei non lascerà par-
tire il popolo.
33. Diccsque ad eum Hacc : dicil Dominus : Fi- 23. E
tu gli dirai : Queste cose dice il Signore:
lius lufus primogenitus Israel : Israele i II figliuolo mio primogenito:
35. Disi Ubi: Dimitte (llium meum, ut serviat 2#. Io ti ho detto : Lascia andare il mio figliuo-
raibi; et noluisti diinittere euin: ecce ego interti- lo , affinché mi serva j c non hai voluto lasciarlo
ciam tiliuni tuum primogeuitum. jtarilre : ecco che io darò morte al tuo figliuolo
primogenito
2-1. Cumque esset in itinere in diversorio, oo 24. E
mentre egli era per viaggio in mi albergo
currit ci Dominus, et voiebal uccidere eum. U Signore si presentò a lui , e volea farlo mo-
rire .
25. Tullt lllico Sephora acutissimam pctram, et 25. Prese tosto Sephora una pietra molto affila-
circumcidit praepuliun) Olii sui, letigiUiue pedes ta, c circoncise il suo figliuolo , e toccò i piedi di
ejus, et alt: Sponsus sanguinum tu inibì t*. lui , e disse : Sposo di sangue sei tu per me.
36. Et dimisit ourn postquam divorai: Sponsus 96 . E
quegli lo lasciò stare dopo che ella ebbe
sanguinum ob circumcisionem. deilo : Sposo di sangue a motim della fatta circon-
cisione .
37. Dixit autem Dominus ad Aaron: Vado in og- 27. E il Signore disse ad Aronne: Va’ nel deser-
Vcrs. 13. Sfonda colui . che tu sei per mandare. Giacche tu, o Signore, vuoi mandare un liberatore,
che tragga il tuo ptqiolo da una scio ivltudine assai peggiore, che quella doM'Egitto, mandalo adesso
ad eseguire P una c l’altra liberazione: cosi Padri generalmente Intendono, che Mosè a dio domandi
i
la venula del Cristo indicato tante volte nella Scrittura col nome d’inviato, Ambasciadore, Messo di Dio.
ver». 11. Si crucciò il Signore ec. Come un uomo si cruccia di un inferiore il quale per umiltà ri- .
cusi d’incaricarsi di un impiego, ch’ei crede superiore alla sua capaciti. La scrittura paria di Dio con
frasi prese da quello, ebe accade tragU uomini: del rimanente Padri scusano la renitenza di Mosè, o i
nc lodano I’ umiltà.
Ver». 16. Tu poi lo governerai nelle cose , ec. L’Ebreo: Tu sarai a lui in luogo di Dio: tu gli spie-
gherai la mia volontà ed egli ascoltando te ascolterà me stesso.
.
ver». 18. Fa’ in pace. LXX aggiungono, che il re d’ Egitto era morto j vale a dire quel Te, che vo-
I
ricordia ep. 194. negando cioè la grazia , senza la quale il cuore del peccatore non ai ammollisce , o
. ,
non si converte.
ver». 22. Israele è il flgtiuot mio primogenito lo padre di tutti i popoli ho adottato per mio primo-
genito il popolo d’Israele. _ , .
Vera- 24. Il Signore si presentò ec. I LXX, l’Angelo del Signore e cosi intendono comunemente gli
Interpreti. . ....
ver». 25. Prese tosto Sephora una pietra ec. sephora prese II primo (strumento, che »c le diede alle
mani per circoncidere il figliuolo. L’uso de’ coltelli di pietra era comune nell’Egitto, e in altri paesi.
E toccò i piedi di lui. Toccò 1 piedi di .Mosè, ovvero si gettò a'piedi di Mosè. Alcuni vogliono, ch’ella
spruzzasse su' piedi del marito il sangue della circoncisione.
Sposo di sangue sei tu per me. Tu saresti perito per mano dell’Angelo, se In non avessi versato il
sangue del mio figliuolo: or con questo sangue lo ti Fio comprato nuovamente per mio sposo .
vers. 26. E quegli lo lasciò stare. Emmt sembrata questa la sposinone più naturale e probabile di
questo luogo, eh’ è assai oscuro per essere molto conciso si nell originale, come nella volgala. Dice
adunque che quegli cioè a dire t‘ Angelo , lasciò stare Moti dopo che Sephora ebbe fatta la circon-
cisione, ed ebbe dette quelle parole sposo di sangue ec. :
, . . . j
V
m ESODO CAP. IV
cureum Moysi In dosatam. <^ul pcrrexlt obviam io incontro a Moti . Andmjti incontro fino ai
ci in montcni Dei, et osmhtus est eum. monte di Dio , e bacioUo .
38. Narravitquo Mnyscs Aaron omnia trerba Do- 38. E
Mo*t raccontò wt Aronne tulle le cose 9
l
mini , quibus miserai eum , et signa quac man* per ir quali il Signore lo uvea mandato , c 1 pro-
(laverai. . . digi > che gli arca ordinato di fare J
2i>. veneruntgue sforni , et congregaverunt qun- i». E
andarono insieme a r aiutare tutti i .senio-
ctoa lenkgui , uliornm ismtH. ri de’ figlinoti d’Israele.
30. l.ocntusqne est Aaron omnia verbo, qua© 50 /;* Aronne ripete tutte le parole dette dal Si-
dixernt Domini» ad'Moysro; et fi di sigi» Corani gnore a Mose; e quatti fece I miracoli in presen-
pupillo. za del popolo
51. Et rredklit popola*: mtdimintqiic. quod vi- 51. E
il popolo erettene : e intesero, come il Si-
sitasse! Dominus mio* Israel» et quod respcxissel gnore visitat a i figliuoli d’ Israeli', e atvvi mirala la
nHliciioiKun Uioruiu , et proni, ndoravcrunl. loro afflizione , e prostratisi lo otturarono .
(Eayo (Duinto
itosi e Aronne intimano a Parnone / comandi di Pio j ma egli se ne burla , r onerava quel
p'tt et' Israeliti , negando ad essi le jusgtte: la guai cosa avendo udito AI osi prega per essi
it Signore.
1. Post bure ingrossi outil Moyses , et Aaron, et 1. Dopo dì ciò andarono Mosi c Aroime a dire
div’rtmi Piumoni: linee dirit Dominus I>cu* Isra- a Faraotte : Queste cose dice il Signore Dio d' I-
el : ninnile populum incuoi, ut sacri Ucci uiilii in srarle : Lascia ululare il mio popolo , affinchè ini
dotalo. offerisca sacrifizio nel deserto.
2. At ille rcs|Mmdil: Qui* est Dominus , ut all- 2. Ma
quegli rispose: Clu è il Signore onde #o 1
eluili vomii cjiis, et dimitlaiu Israel 7 neccio bo- debba udir la sun voce , e lasciar ululare Israele f
miiiuin, et Israel non diiniUain. non so chi sia il Signore , e non Inserto andare
Israele.
3. Hhcnmiquc: Deus Hd»raconnri vocavit nos. 3. Disiar gitegli : Il Dio dai li Ebrei ci ha chèa-
ut carini* viam trinili dimmi in solitudinein , et uniti , affinchè andiamo tre giornate di strada nella
sacrificami» Domino Ileo nostro, nc forte accidat solitudine a sacrificare at Signore Dio nostra , //cr-
nubi* poti», ani gladius. chè non venga s ipra di noi la peste 9 o la s/uida .
4. All ad cos rcx Kgypti: Quare Morse* et Aa- 4. Unse biro il re d’ Egitto: qual motivo Ar
ron solili ilatis populuiu ali operibus siiis? ile od ni* Mosi cd Aronne disturbale il popolo da’ suoi
onera vi^ln. lavori? untiate alle vostre incombenze
3. DixUquc Ptiarao: Multus est popuius terrai.*: 5. E
disse Faraone : Il popolo è. grande net
videli* , quod turila surcrevcrìt quanto niagis si:
parse : vede le , come la moltitudine si è augumcu-
•leder iti» eis requiem ab operi bus. tata : quotilo piu se li lascerctc respirare da’ la-
tori .
6. Praerepit ergo in dio ilio praefoclls operum, Allora adunque coniatolo a’ soprastanti de' la-
lì.
Ver*. Affinchè mi offeriteli sacrifizio nel deferto. I.* Ebreo piuttosto significa celebri una solennità
I.
ma il sacrlftiio è un.* parte principale delle solco ii il.'« che si celebrano In onor di Dio
.
Ver*. 3. Perchè non venga sopra ili noi la /teste c<". Dio ci punirebbe di |H,-$tilcn2.i , o di spada , se
noi non obbedissi ino.
Ver*. 7. \on ttaretc pai come pròna te paglie re. La paglia polca servire o a cuocere matloni , ov- l
vero a mescolarsi colla terra della quale faeeansi mattoni; la quale terra mediante la paglia si ren-
, i
deva pili tenore, e più sòda e questi mattoni secca vanii al sole in molli paesi dell’oriente.
.
Ver*. 14. F furono flagellati i maestri de* lavori ec. olire I soprastanti Kgi 2 i.ini messi dal re {ycrt. 6.)
vi erano degli Ebrei preposti a iuvigiUrr a’ lavori ; e questi furono l (lagellati come si vede elnartmente .
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. , . I -- ì
vociferati fcnot ad pparaoMAj duata%: dando a trovare Faraoni: , e «Asaro; Far qual mo-
rti <o tratti linde coti i Uwl tenti f
airi» cantra senrcs UiasT . .
vm ed 22. c 23. Prrchf m< hai lu muidalót Impnorchf dopo che lo toni
un
» Mrole di con-
i>reghlwii e .li a|>i.awionata c.inl.., come
nolo aulico Intonitele.
ni macìa i còlle ramina ili
Capo J0C01O
a llosè ed Aronne.
Signore
Ero Dominus . . , . ,
3. Il quale apparii ad Abr attorno, a Isacco, c a
el Jacob In
3. Qui apparai Abraham, Isaac, Giacobbe qual Dio onnipotente , e non rivelai ad
ix*r» «)innijx)lcnto, et liomen incuiu ADONAI nou
Indicavi cis.
essi il mio nome A DON AI.
1 . PfpiRÙiac foedus
cuni els, ut darmi els ter- 4. E
fermai con essi il palio di dar loro la ter-
ra di Clumaiui , la terra del loro pellegrinaggio, c
rani chaiiaan, lerram percgrinalkinls corum , in in ad furono forestieri .
oua fuemnt advonae. 5. Io ho uditi i gemili. dF figliuoli a Israele per
5 Ero audivi gomitimi flllonim Israel , quo
la oppressione , che soffrati dagli Egiziani , e mi
.ERvptii opprcsscrunt cos, et reconlatus suiu pa- son ricordalo del mio parto
Cl
6. Per questo di’ In a' figlinoli ri* Israele:
lou Si-
L "JjJo die fiiils Israel: Ego Dominus, qui edu-
et emani de gnore , Il liliale trarrovvl di sorto al giogo degli
cai» vos d«* crgastulo .Egvptionun , Egiziani , c vi libererò dalla schiavitù : e vi riscat-
servitale ac rediudin in bracliio exeelso, et ju-
terò , steso il mio braccio , con grandi vendei te.
H)ll
1
degli Egiziani:
8. E vi introdurrò netta terra
...
la quale , alzala
*lJ5Jl*,ixcHm in lerram, suiicr quain
levavi ,
*pJ mia mano, io giurai di dare ad A brilliamo , a I-
manum mcnin , ut darem eam Abraham , ls;iac la
possldeudam ego sacco , e a Giacobbe : e la doro a voi In dominio,
« t Jacob: «lalHnpie Ulani vobis ,
io il Signore .
^SSnàtit ergo Moysc9 omnia filiis Israel : qui 9. E Mosi raccontò ogni cosa a’ figliuoli ir israe-
r/ amore a Ufo ré. Non è nereuirh) «11 supporre, che Pio o prr se stesso o per meuo
veri. n disse
snnprr partisse « Muse: poi è luu talora con Itxmiionc Intcriore, o ispirinone
J; ^'Vt7hw*, .
mr"" •ciHicrc» uomcM>OV/r. veli’ Ebrei lessai il uu,. ha sostituito •«uro «f»
Ui>. 3- ^,1 esempio «lextl Ebrei, per rispetto a quel
nome adorabile l
,
antietussmio. come attcsta Giuseppe Ebreo
b e t none
1 re ,,, II
">re
\ w.lm iis’f> esprimere quel nome è antichissimo,
% «li non et'snrimere .i,' a
f Inno Teiorn. de
«or .... de
’1
ra «Ugni r*«>.
ii
vt;)l rivelatoli suo nome di Jebovah a*
padri mentre quesh» nomo è usato sovente sovenle
che ino non uso», d
,
i nome
nc l,
nella cencsi, i-oiiie it
\f*?/
d»NO««. X!|M cl c uio gli avea manifesuto quoto nome, egli lo adoperò
l
ritto
ero eproprm
d|
'"alzaia la mia mano, io giurai te. vedi Gen. xrv. si.
« .
. . . , -,
11. Ingrcderc, et loquere ari Pharaonem rcgcui 11. fa’ , e parta a Faraouc re d’Egitto , che
Kgypli ut dimillat Olio» Israel do terra mia. lasci partire dalla sua terra i figlinoli di Israele .
15. ,
li Rcspondil Moyse* corarn Domino: Ecce filli 13. Rispose Moti a! Signore : Tu vedi , amie I
Israel non aodiunt me: o( qimnuvin audict Pba- figliuoli <r Israele non mi danno retta : e come mi
rao ,
pracscrtim cura incireunocisus siiti labi» ? darti retta Faraone , particolarmente essendo lo
inetto a parlare ?
I.orutusque est Dominus ad Movsen et Aa- 13. E
U Signore parlò a Mosi e ad Aroime j e
ron; et dedit mandatuni ad filius Israel, et ad gli spedì a’ figliuoli d’ Israele e a Faraone re d’E-
Pliaraoncin regno Kgypli , ot cducercut filios Israel gillo , affinché essi conducessero via dati’ Egitto i
de In .1 i g\pti. l
figliuoli d’ Israele
14. • Isti sunl principe* doraorum per (hmillas '14. Questi sonò i capi delie trlhit secondo la fa-
suas. Fili! Ruben primogeniti l&raèlis: llenoch, et miglia di ciascheduno. Figliuoli di Ruben primo
Phallu Ilcsron , et Charmi. genito d’ Israele : llenoch , e Phallu , JJesron , e
• Gerì. 46. 9. Aum. 36. 5. Fluirmi
1. Air. 5. 1.
15. line cognationes R ubera * Filii Shueou: Ja- 15. Queste sono le famiglie di Ruben. È figliuoli
muel . et Jamin , et Ahod , et Jacliin, ol Soar. et di Simeon: Jamuet , r Jamin , e Ahod, e. J aduli,
Saul filius Llianauilidis. Ilac progenie* simeon. e Soar , e Saul fhjliuolo d’ una Cananea . Questa
• Par. 4. 34. la progenie di Simeon .
Vero. Estendo io inetto a parlare ? Letteralmente essendo lo ineirconcito di iabt>ra. Gli Ebrei
12. .*
chiamano inclrconctsn ( || cuore, di mente, di lingua chiunque abbia qualche villo, o diretto di mente,
di cuore, di lingua. Mose balbettava, come si è già veduto.
Ven». |4. Questi tono i capi dette tribù ec. Mose vuol descrivere la stia genealogia per maggiore solila -
rkmcnlo dell’ istoria ; ina comincia a parlare della genealogia di Ruben c di Simeon. I quali erano nati
brio) ihe L< •
per modestia, dico s. Agostino per noti parere di preferire
i
su.
l i
tre tribù; In sccoudo luogo per far manifesta la bontà di pio. il quale, benché Ruben e Simeon aves-
sero la precedenza, volle non dalle tribù di questi, ma da quella di Levi eleggere un condotticrc del
popolo, e un sacerdote: lilialmente egli parla solo di tre tribù, i capi delle quali erano stati peggiori di
tutti gli altri, accennando cosi la loro conversione, c la misericordia con essi usata da Dio. ledi Gen.
xux. a.
Vers. 23. Aronne prese per moglie Elisabeth, ec . osservisi in primo luogo rutniilà di Mose, il quale
stonile diligentemente la genealogia d’ Aronne, e appena parla della sua famiglia in secondo luogo si :
osservi , come nei matrimonio «!’ A ranno venivano a mescolarsi la tribù reale di Giuda , e la s». .
Le di Levi, annunziandosi per tal guisa l'unione del regno e del sacerdozio nella persona di Cristo.
vers. 26. Questo è quell’ Aronne e quel Moti , ec. Da questo versetto fino al fine si Li una rccaplto-
Jazionc di quello, eh' è stato dello di sopra.
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6 • ,,
ESODO C A P. V 1 1 155
Capa Settima
1fot* e Aronne parlano a Faraone. Cangiano la verga In serpente , e t acqua percossa colla
1
verga in sangue. Il simile fanno i maghi di Faraone co’ loro incantesimi j onde Faraone s’ in-
dura per non lasciar andare gii Ebrei.
I. Dixitquc Doniinus mi Moyscn : Ecco constimi 1. J E il Signore disse a Mosi: Ecco che lo ti ho
le dumi Pharaonis : Cl Aaron fra ter luna crii pro- costituito dio di Faraone l
. e Aronne tuo fratello
pii'.'l i luna. sarà tuo profeta.
3. • Tu loqucri* ci oinnia, quac mando libi; 3. Tu dirai a lui tutto quetlo , che io ordino a
cl i Ile loquetur ad piantonali,
ul dimUtat fido» te : ed egli dirà a Faraone , die lasci partire dal
Israel do. terra sua. * Supr. 4. 15. suo paese l figliuoli d‘ Israele. '
,
5. Seti -ego tndurabo cor ejus, c( multiplicabo 5. Ma io indurerò U cuore di lui, e moltipllche-
signa 9 et ostenta luca in terra .Egypti ; rò i segni, e i prodigi miei nella terra di Egitto J
4. Ét uou nudici vos; iinmiUamque mamim meam 4. Ed ei non ri ascolterà , e lo stenderò la mia
super .Egyptum, et eduoun exercitum el popo- mano sopra V Egitto , è ne trarrò i figliuoli d‘ J-
limi mcuifi lllios Israel de terra .Egypti per judi- sraele esercito e popola mio dalla terra d’Egitto
cia maxima. per mezzo di gratuli vendette.
5. Et scimi Egyptii, quia ego sum Domimi», 5. E
conoscerai! gli Egiziani , che io sono il Si-
qui cxlemieriin marmiti meam super .Egyptum, gnore , che stenderò la mia mano sopra l' Egitto
cl eduNcriin Alio* Israel de medio coniai. e trarrò i figliuoli d’ /starle di mezzo ad essi.
*i. Métto ilaque Moyscs et Aaron 6. Fece adunque Mosi e Aronne , conforme ovest
, si cui pelato*
p4*ral Domimi» ila cgmint. : comandalo II Signore: cosi fecero.
End autein Moys»» octoginta annorum , et 7. E Mosi aiea oliarti * anni , e Aronne oltanla-
Aaron octoginta trinili , quando loculi suot ad Pha- tre, piando parlarono a Faraone.
i
raonem.
8. Dixitque Dominus ad Moyscn, et Aaron: 8. E il Signore disse a Mosè e ad Aronne:
9. nìii dixerit volila Pliaraò
i Ostendilc signa : :
9. Quando F'araone vi dirà: Fate vedere l mi-
dice» ad Aaron: Tota virgam Inani, et proiice racoli: tu dirai ad Aronne: Pronti la tua verga ,
cani coram Pbaraonc, ac vcrlclur in colubrum. e gettala davanti a Faraone , ed ella si cangerù in
serpente.
* Ingressi (tanno Moyscs et Aaron ad Mia-
40. 40. Addali adunque Mosi e Aronne a trovar Fa-
raoucin fecerunt , sicut pràeccporal Domimi»: tu- raone , fecero , come il Signore area lor coman-
lilquc Aaron virgam coram Piantone, et servi* dalo: e Aroiuie gel là la verga dinanzi a Faraone
cjus . quac versa est in colubrum. • ì*s. 404. 37. e dinanzi af servi di lui , e quella si cangio in ser-
pente.
* Vocarit autem Pliarao sapiente* et male- Ma
Faraone chiamò i sapienti , e i maghi:
ii. . 41.
fico» : et fecerunt etiain IpM par incnnlaliones .E- e questi ancora mediante gP incantesimi Egiziani ,
crvpliacas, et arcana quaedain simililer. e mediante certi segreti fecero il simile.
0,1 • 4. Tim. x. R
divit oos , dcul praeecperal Dominus. ascoltò , come il Sigiane area ordinato.
44.' PÌN*t autem Dominus ad Morseti: Ingrava- 4 4. E
il Signore diste a Mosè : Il cuore di Fa-
tum *csl cor Wiai’aonis; non vult dìiniltcre |>opu- raone è ostinato s non vuol lasciar partire il mio
popolo»
4s‘. ad oum inane , ecco ogredictur ad
Vado 45. Fa’ a trovarlo al mattino, quando onderà al
nqnas et Malli» in oecunmiu ejus super ri pani
: fiume: c tu sta' attendendolo sulla riva del fiume:
(lumini * et virgam, quae conversa est in draco- e prelati in mano la verga , che si cangiò in dra-
lolle» In raanu tua.
nem , Diccuqtse gone.'
4 .
ad cuoi: Domina* Deus Itebrae- Ili. E gli dirai:il Signore Dio degli Ebrei mi
oruii» inibii
nic ad tc , diccns Dimille populum : mandò a dirti: Lascia andare il mio popolo ad
ver* I* Ei ho costituito dìo di Faraone. Ti ho data potestà assoluta sopra di tni ben lungi che tu ; ,
v,*rs il. Faraone chiamò! sapienti, er. principili tra questi furono Jamnc e «ambre ra rum cu tati
uai. u h, in cinsi- 2. ad 7 ini. in. ». vedi le note a questo luogo.
incero il simile, convengono generalmente latti gl’ Interpreti che nè il Demonio, nè maghi tutta cot- , 1
»» hitn dei Diavolo non possono fare veri miracoli, ma possono fare delle cose, le quali sorpassino
* unirli degli uomini; onde rechino maraviglia a chi le vede. Quando adunque si dice, che maghi l
la rapa ’l
||e, per esempio, che cangiarono Tc loro verghe in serpenti, dee secondo la comune opi-
_
s i nl
padri intendersi, che agli ocelli degli si*ettalorl fecero apparire colle loro illusioni, che le
n on realmente mutate in serpenti. Cosi P Apostolo, %. Thest II. 9. chiama bugiardi segni e
^er* hi, fossero
i
che f.ara per operazione di Satana I* Anticristo. Vi sono degl’interpreti dotti e cattolici i ,
i przHiWl*.
quali creuonu n _ C |, c maghi ajutati dal Demonio potessero fare sparire dagli occhi degli spettatori le ver-
i
re de vcrl , crpi.„ h , .
*»" c * y_,« t a verga d‘ Aronne divorò te loro verghe. Cosi la verità di Dio divorò la menzogna del Dia-
io. Dice la verga d' Aronne, vale a dire il serpente, nel quale era stata con-
verga ctiiamamJosi sovente le cose col nome di quello, che furono prima. La verga era di-
er lt ,
serpente e di poi dovea tornare di nuovo ad essere verga.
ea ?, i. vfro
,
V
ore di Faraone. L'opinione, in cui egli era , che maghi avessero folto in
veramente fatto .Mosè, servì a indurare il cuore di lui ; ma non polca ser-
lerc, come il vero serpente avea divorato falsi? polca servire; ma egli ac- i
in manu inea est, atju.au fluniinU , et vcriclur ch'io percuoterò coila verga, che ho in mano
In sanguinenr. . ; , l'acqua del fàune , ed séta si aoufrrà in saiujue.
18. Pisccs quoque, qui sunt in fluvin , inoric*- 18. / pesci ancora , che som» nel filóne unr ran-
f
«I. El pteces, qui OFant in Umiline, itiortui «ini: 21. i pesci , che erari turi fiume morirono : e E
co tnpulr inique fluvias, et non |wtnmi £gypUÌ. il fiume sì corruppe , e ilòti puteuno gli Egiziani
bibero aqqoni fluiniuis ; et tiiit sangui» in iota bere l'acqua del fiume j e sangue fu per luna la
terra .Egypti. terra di Egitto .
22. • FetxTUtitque simili ter malotici Aìgyptionim 21. fecero il simile i maghi degli Egiziani E
incanlationilms suis: el induratum osi cor Mt.ir.i- co' loro incantesimi : e s' induro il cuore di Farao-
onb, oec audivit eos, sicut praecepcrai liòmliius. ne , e non ascoi là Mosi , e. Aronne , conforme
* Snp. 17. 7. area loro ordinalo il Signore.,
23. Avcrtitqac se. et Ingresso» est donuuu amuii, 23. li volse ad essi le spade , ed entro nella sua
nec apposuii cor edam bac vice. casa , e non si piegò il cuore di lui tu-ppur guata
rulla.
24. Foderimi autem omm\s Ajgvptii per drcui- 24. K lutti gli Egiziani scavarono intorno al fiu-
tum Oumiuis aquaui, ut l»il*oreui: non cnini pote- me per trovare aegua da bere, non potendo bere
nn£.l>ibcre de aqua flqminis. V acqua del fiume.
25. Implcliquc muiI Scploni dies, postquam per- 23. E passarmi sette interi giorni , dopo che il
russk Doininus Iluviuni. Signore ebbe percosso il fiume.
Ver*;. 17. e 18. Io percuoterò colla verga che ho in mano re. sono parole di Dio, c la verga era in
,
mano (Il Mosè; ina Dio, ir Mose, e Aronne sono qui in certo modo una stessa cosa, essendo quegli due
uomini meri strumenti della ragion suprema cioè di Dio. ,
Percuoterò ... l' acqua dei fiume re. Del Mio, ch'era il dio grande degli Egiziani. Dell’acqua del Mio
aveano estremo Insogno in un paese, dove rarissime sono le piaggio e t pesci erano il piu ordinario ;
loro companatico: perocché da molti annuali si astenevano per superstizione onde questa plaga fu per :
essi oltre modo terribile. Vedasi ila quello che segue, che tulle le acque de* ruscelli, de* canali, er.
furono cangiate m sangue. Dal verse Ito 24. parve Idillio polersi tnicnre, che gli Egiziani scavarono •
de’ pozzi vicino alle rive del Mio c ne cavarmi acqua da jioler bere ma s. Agostino dice che, scavato
. ; ,
che ebbero, trovarmi sangue, e non acqu e tale il sentimento comune degl’ Interpreti.
i : »•
ver*. 18- E gli Egiziani, thè bevo* r acqua del punir patiranno, oli Egiziani Militi a dissetarsi coP .
l’gcqua del nume rabboniranno, ini mio viri cambiata m sangue, e patiranno la sete.
.
Ver*. SS. E fecero il simile t maghi, Si pilo supporre, che quantunque mite te acque d’ Egitto si cam-
biassero in sangue, non limino pero cambiate tutte a un tempo; ina prima quelle del duine. |m>i quel-
le dette cisterne, ec; umic maghi ebbero dell’ acque per far la loro prosa, prima ette seguisse rum-
i
versai cambiamento: alici credono, che si prendesse dell’acqua dal paese di Gcsscn che era esente dal ,
gastlgo. Di questa piaga si patiti vivente ne' Salmi e tu mito il vecchio teslameiilo. he acque mutale io
sangue (dice Teodofelo ) sono \emlella del sangue sparso de’ bambini Ebrei.
Veri. 25. E passarono sette giorni ec. sembra miei irsi da queste parole, che sette giorni durasse
questo gastlgo, dopo i quali Iddio rendesse ad’ acque la loro natura.
(Uopo ©Itaca
Seconda piaga dell' Egitto le rane ; le quali perché sierto tolte promette Faraone di lasciar ,
andare a popolo j-uui noi fa onde s* aggiunge la Uria piaga tic' mosconi e la quarta delie ,
mosche , per le quali di nuovo Faraone promette di linciar aiutare i figliuoli di Israele j ina
noi fa.
1. Dix.lt quoque Doininus n<l Moysen: ingredcre 1. Disse ancora a Mosi il Signore: Fa’ a tro-
ad l’iiaraoneui et dia» ad cuiu:'llacc dici! Di>-
, var Faraone, e gli dirai: Quelle cose dice il Si-
ininus : Dimitle populuui xnenui » ut sacri licei gnore: Lascia andare U mio popolo ad offerirmi
infili : tacrifislo :
2. sin autem
nolucris dimiltcrc , ecce ego pcr- 2. Che se noi tasterai ambire, ecco che io fìn-
aiUaiii oidi ics lenninos luoa r;u»is. ge "ciò tulli i tuoi paesi colle ranocchie.
3. Et cbulliel fluvius rana» ; qua» asccndcnt, et 3. E U fiume ne darà un bulicame: ed entrcrawiv
iugredietitur doiuuin Ulani , et cubici ilurn lectult nella tua casa , e nella cintura, dove donni , e stei
lui, el super stnituni numi, et in domo» servo- tuo letto , e nelle case de' servi tuoi, c tra! tuo po-
vera. 3. Entreranno nella tua casa , ce. Cosi a un cenno di Dio cangiano il loro istinto questi: De-
stinole, le quali uscite fuori m
immenso numero inondarmi per ogni parie l’Egitto, ottunde n do la vi-
sta , I’ udito, l’odoralo, e lo ntcsso gusto coll’ imbrattare i cibi, c renderli nauseosi. Quindi questa piaga
fu peggi or della prima; e fece voliere come più meschini c vili strumenti diventano terribili c spa-
, i
ventevoli nelle insut di Dio a danno de’ peccatori, si hauno in Plinio, in Ateneo e in orosm esempi di
interi popoli costretti ad abbandonare i loro paesi infestali dalle ranocchie.
1 ,
:
rum Inorimi ,
et in popolimi Umili , et In fumo» poto , e ne* tuoi forni , e tra qli avanzi dei tuoi
tuo» , et in reliquia.* ciborum tuorum: cibi.
Kl ad le . et ad |Mipuluin Umili, et ad omise* 4. E
in casa tua , e nelle case del popol tuo, e
servo» Laos , Inlrabunt r.mac. in casa di nuli i tuoi servi entreranno le ranoc-
Dea sua* hiiniliter, edu\erunU|ue rana* super tri- mi t e fecero uscir fuor a le ranocchie sopra la
nili Egyptt- * sap.
ifc % terra dr Et pi la.
8. Vocavit autem Pharao Moysen et Aaron , et 8. E
Far amie chiamò a se Mose e Aronne r disse
dixil eis Orate Dominimi, ut àuferot runa» a ine,
: loro: Pregale II Signore, ette tolga da ine e dal
et a pojuilo im*o : et diuiittaiii populum, ut sacri- popol mio le ranocchie : e io latterò , che vada il
fici! Domino. popolo ud offerire sacrifizio al Signore.
Morsi** ad Pharaonem
i>i\iti|ue Constimi* : 9. E
disse Mosi u Faraone: Determina tu a
ni ilii quando deprecar prò le, et prò servi* lui*. me il tempo , in cui debba pregar per te, e pei
ri prò |N>f mio tuo. ul abigantiu* ranae a le, et a tuoi servi , e pel tuo popolo , affinché .firn discac-
domo tua, et n servi* tuis, et a populo tuo: et ciale le ranocchie limiti da le , e dalla tua raso e
^
lai itimi in Oumiue remancant. da’ tuoi servi , e dal iuo popolo : c restino solo' ne!
fiume.
40. Qui rcsponiìil: Cras. Al ille, Juxta, inquit, 40. Rispose egli : Domane. quegli disse : Fa-E
veri. uni luiiin faciali), ut scia*, quuai;im non est rò , come tu dm miniti , affiochì tu conosta che non 1
sit ili Domimi» Deus flutter. Itat' vi citi .sta come il Signore Dio non irò.
11. Kl recedimi ranno a te , et a domo tua, et 44. E
se ne auliranno le ranocchie lungi da te
,
a nervi* lui», et a popolo tuo: et tantum in Au- e dalla tua casa , e da’ liuti servi , e dal tuo pu-
lii ine remaneÌHint. poio : è Tester un solamente nel futme.
12. Kgn-ssiqur suol Mo>m\* et Aaron a Pliara- . 42. E
Mosi c A
rmuie si parlirun da Faraone
one: et elaiuavil Moyscs ad Domiuuiu prò spon- e Mosi aizù le grida al Signore per la prvmessu
eioue ranarum, quarii eondixcral Pliaraoni. falla a Faraone intorno alle ranocchie.
43. FeciUfue Do mia us juxta veri min Mossi: et 43. E il Signori fece , come area domandalo
mortuae suut ranae de Uotuibus , et de villb, et Mosi : e morirono le ranocchie delie case, delle, vil-
le , c delle campagne.
de agri*.
, ,
44. congrcgnvcrunlquc eas In immenso* agge- 44. E
ne r minai miomucchi immensi, e la terra
re» , et computruit terra. ne fu in/euaio.
45. Video* autem Pharao , quod «lata ossei re- 43. Afa Furatine veifgmdo , che gli era dato re-
quie», ingravavit cor siium, et non audivit eoo, spiro , M ostinò in cnor suo , e noli gli ascollò
m< ut praeceperni Domimi». conforme arra ordiiutlo il Signore.
46. Dixilque Doininus ad Moysoa: Loquere ail 46. E
il Signore disse a Mosi : Di’ tu! Aronne
Aaron: Kx tendi* villani Inani, et |H-mile pt il ve- che stenda la sua verga , e iteratola Ut potrerc
roni lerrae: et siili sciniplics in universa «erra c- della terra : e nascano mosconi per tutta quanta la
gvptl. terra di Egitto.
I”. Feeenmtquft ita. FI tendi! Aaron manum, n 47. E
fecer cori.
colla verga fiercosse
E Ar unite stese la mimo , c
\ i Ileiieus |M-missilque pulverem lerrae, et
. 1 1
:
la polvere della terra , c ne
iniplies in boiiiinihu» , et in jumrn- uaapicr mosconi infesti agli uomini , e a* giu-
|j» : omnia ptdvb lerrae versus est in scinipties per menti: tutta la polvere della terra si cambio in
totani terram Aigypli. * Psal. 404. 54. mosconi per tutta la terra di Egitto.
4x. Feccrunlque similiter malefìci inenntafioui- 48. E
tniiumn slmilmente i maghi co' loro incan-
bii" sui» , ut educcrent sclniphes , et non jmimv tesimi dì far tuiscercmosconi, non poterono:
e e
runl cmiilquo scinipties tam in liominibus, quam
: i mosconi erano tanto sugli uomini, come stujli
in Jmnentis. animali.
4P. Et dixenuit malefici ad Pharaonem Digilus : 49. Ei maghi dissero a Faraoitc: 1" ha qui il
Dei est Ilio: indurjlumque est cor Huraonis, et diio di Dio: c II cuore di Faraone ir* induro . c
non audivit oo», siali praeecperal Doininus. non gli ascoltò , conforme il Signore avea ordinato.
-JH). iiixit quoque Domimi* ad Moysen Consura : 90. E
il Signore disse ancora a Mosi alzali di :
ge dilucido, et sta coram Pharaone: egrediclur buon inaiano, e presentali a Faraone: perocché
mini ad aquas: et dice* adeum: Ha<*c didl Do- egli aiuterà alte acqui , e dirai a lui : (Queste cose
•
Ver». 9. Determina tu a me II tempo , ec. Affinchè tu non poni poi dire che le ranocchie se ne sie- .
no andate per qualche ragion naturate fissa tu qimulo vuol, clic* io preghi il Signore perchè le faccia
. ,
•partre. leggiamo inulti che faraone volle premiere un po'di tempo, e non chiese, che Aiose facesse
,
** , *, 1
Ver* 1‘» /Inerì qui it dito it Dio. così Dio e Mosè cavano di bocca degli stessi nemici la confessione
della verità* de’ prodigi f itti colla potestà data da Dio stesso a* suol serri. In questo, dicono maghi, ap- I
parisce li i*n»saiua mimila del Dio degli Ebrei: nè noi, nè alcun altro nomo, qualunque arte si adopri.
nou not r.i mai far tanto.
Ver» #>• Èffti onderà atte acque. Al Mio o per adorarlo, o per lavarsi prima di far sacrifizio, come
costumava» nuc* re secondo Dindoni di Sicilia , lib. 2. cap. i.
Val. I »8
. , , -
,
muscac: et scia*. quoniaiu ego Domimi* in me- no moschi- : affinché tu conosca , clic io il Signore
dio teme. sorto nel mezzo di quella terra.
25. Ponainque divisionem inlcr popolimi metim, 23. E farò distilli ione trai popol mio , e il po-
ut popiilum tuoni: cras crii .sigmun istmi. pi) !tuo: domane avverrà questo prodigio.
24. Feti eque Domimi* ila. • Et vcnll nausea gra- 24. E
cosi fece il Signore, verme la mosca E
vissima in demos Pharaools , et senrorum qua molestissima nelle case di Faraone , e de ’ suoi ser-
et in onmein terram .tigvpti: corruptaqiu* est vi , r hi tutta In terra d’ Egitto : e la terra fu gua-
terra ab luijn scomodi musei*. • Sap. 16. j». stii da iati mosche.
25. vocavilque Pharao moiscii et Aaron . et ait 25. E
Euraonc chiamò Mosé , ed Jromte , e
cis: Ite et sacrili cale Duo vòstro in liac.lem disse loro: eludale e sacrificale al vostro Dio in
questo paese.
96. Et ait Moyses : Kon potest ita fieri : al»omi- 26. Ma
disse Mosé : ciò non può farsi : perocché
naliones cniin À:gypliorum iminolabimus Domino al Signore Dio nostro .sacrificheremo quello che
Deo nostro : quod si inactaverimus ca , quae co- tra gli Egiziani é sacrilegio P uccidere j e se noi
1 uut .tgyptii coralli eb, lupidibus nos obruent. immoleremo al cospetto degli Egiziani quelle cose
che essi adorano , ci lapufirauno.
27. vinm irium dierum pergemus in soHludlnenv 27. Noi faremoIre giorni dì strada nella solitu-
et sacrifieablnius Domino Doo nostro, • sieut prae- dine : e foretti sacrifizio al Signore Dio nostro con-
cepit uobis. * Supr. 5. 18. forme egli ci ha ordinato.
28. Dixitquc Pbarao: Ego dimittam vos, ut sa- 28. A 1
Fortume disse: Io vi lascerù andare a far
critìcelis Domiuo Doo vostro in deserto : verumLv sacrifizio al Sigttore Dio vostro nei deserto , ma
inen hmgius ne abcalis; rogale prò me. non ondale piu lontano ; fate orazione per me.
29. Et ait Moyses: Egressi!* a te, orabo Domi- 29. E
Mosé disse: Partito che sarò da te , io
num : et recedei unisca a Hiaraouc , et a sdrvis pregherò il Signore: e domani se- n* onderanno lun-
suis , et a |K»pulo ejus era* : vmunlamen noli ul- gi da Earaotie , e da* suoi servì 3 e dai suo popolo
tra fallerò: ut non dimiltas populum sacrificare le mosche: ma non voler più impuntare ratlenemio
Domino. il poftoio dall'andare a far sacrifizio al Signore.
51. Qui fedi juxta verbum illius; et alvstulit 31. Il quale fece quello , die egli area doman-
muscas a Pbaraooc , et a servi* suis , et a |>opulo dalo i e tolse via d ' intorno a Faraone , e d'intorno
ejus: noli superfuit ne una quidem. a* suoi sert i j e al suo popolo le mosche : non ne
resto né pur mia.
52. Et Ingravatum est cor pliaraonis Ita, ut ncc 32. E
si indurò it cuore di Faraone in guisa ,
lue quidem vice di minerei populum. die nepfmr questa volta lasciò j che il pofxtht fior-
iisse.
Vere. 23. Affinchè tu conosca , Signore tono net mezze di quella terra. Vate a dire detta terni
che lo it
di Gctscn. in molli luoghi delle scritlure diresi Dio essere in mezzo a quelli, ch’egli protegge c difen-
de. Vedi. Dealer, vii. 21., xxm. 14., Jos. in. IO. ec. c quello, che segue, ver*. SJ., <• farò ditti azione
:
trai popol mio , e it popol tuo dimostra, che il senso, che abbiamo dato a quelle parole, e il vero.
.
Ver*. 24. ta terra fu guasta ec. Gli uomini egli animali erano desolati dalle mosche, hel salino lxxtii.
sta scritto: Minuto contro di essi te mosche, che ti mangiavano.
vera. *26. perocché al Signor<e Dio nostro sacrificheremo ec. Gli Egiziani Adorano come dei quegli
stessi animali, che noi uccidiamo, sacrificandoli al nostromo, I buoi, le |x*core, gli arieti, ec. Potreb-
bero soffrire di vederci imbrattar le mani dei sangue dille loro divinila t ?ion ci crederebbero forse rei
di una grand'empietà e abominazione?
Capo llono
Quinta piaga la peste nd giumenti: sesta le ulcere : settima la traodine, e I tuoni, e i fulmini:
perche questa cessi. Pai aorte promette di lasciar libero il popolo ma non mani ten la paro- ,
la , c nuovamente /' indura A ut uno de’ figliuoli d‘ Israele patisce danno veruno in tati scia-
gure.
ad Pharaonom, et loquere ad oùm Hacc dirii : raone , c di’ a lui : Queste cose dice il Signore Dio
Domìnus Deus Hcbracorum : Dimitlc populum degli Ebrei : Lascia aiutare il mio po/iolo ad offerir-
mouiii. ut sacrifico! milii. mi sacrifizio.
2. Quod si adbur rcnuis, et rotino* oos, 2. Che se tu ancor sei restio j e lo ralticni
3. Ecce maini* mesi eriI super agro* tuo*; et su- 3. Ecco che la mano mia si farà sentire sopra i
per equo*, et asino*, et camclos, et bove*, cl tuoi campi j e sopra i cavalli , c gli asini <r j
ovos pesti* valdc gravi*. cammelli e i bovi * e le pecore con atroce pesti-
lenza.
4. Et facìCl Domìnus mirabile Inlcr possessione* 4. E
Signore farà questo miracolo riguardo a
il
Israel, ot possessione* ,*:gypllonim. ut nihil ninni- quello che posseggono gl* Israeliti j e quello che
no iiereat ex bis, quae peraneol ad lilios Israel. posseggono gli Egiziani che nulla perirà di quei
che appartiene ai figliuoli d* Israele.
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. . . ,,,
8.
ESODO CAP. IX
Conslltuitquc Domtnus tempi» iticene Cra*, : 3. E il Signore fissò il tempo , dicendo : Doma-
tacici Domimi* verbum blud in terra. ne il signore adempirà questa parola sopra questa
terra.
6. Fccit ergo Domimi* verbum hoc altera die : 6. Il signore adunque fece il dì seguente quel
mortuaque anni omnia animantia jfqryptlorum: citi che area detto : e perirono tutti gli animati degli
aiiituulibus vero tiliorum Israel nihil omnino pe> Egiziani : ma itegli animali de* figliuoli d* Israele
Hit non ne perì » ma.
Et misit Pbarao ad videndum: noe ernt quid*
7. 7. E
Faraone umndò a vedere : e non era morto
quam mortuuin de hl§, quae pnssklehat Israel. In- nulla di quel » che possedeva Israele. si indurò E
gravalutnque est cor Pharaonis , et non diluisti il cuore al Faraone , e non /asciò partire il popolo.
populum.
8. Et dixU Doniinus Moyaen et Aaron: Tol-
atl 8. E
il Signore disse a Moti e ad Aronne: Al-
tile piena» manus ri neri* de camino , et spargiti zate te numi piene di cenere del focolare , e Mosi
illuni Moyses in coeluni coralli Ptinraone. la sparga verso del cielo alla presenza di Fa-
raone .
9. Silque pulvis suner omnem terrain .«rgypti : 9. E
la polvere si spanda per tutta la terra d’E-
crunt enim in lioniinibus , et jumentis ulcera , et gitto , e nc verranno agli unìnini, e a' giumenti
vesicae
. turgentcs in universa terra A'gvpti. ulcere , e grossi tumori per tutta la terra d’Egitto.
lo. TulerunUpie cinerem de camino t et steie-
15. 10. E
presero la cenere del focolare , e si pre-
runt coram Pluiraooc et sparsi! illuni Moyses in
. sentarono a Faraone , e Mosi la sparse per l'aria:
'
coelum : (actaque sunt ulcera vcsicaruin turgen- e ite verniero ulcere , e grossi tumori agli uomini
tiiim in hoinimbus , et jumentis : e ai giumenti:
11. Nec polerant malefici stare coram Morse 11. F. i maghi non potevano stare dinanzi a Mo-
propter ulcera , quac in illis erant , et in orimi si per ragione delle, ulcere , che erano addosso a
terra jCgyptl. loro , come a tutta la terra d’ Egitto
19. induravilqiic Doniinus cor Phnraonls, et non 19. E il Signore indurò il cuore di Faraone , e
atxlivlt cos , sicul loculus est Duminus ad Mo- non gli ascoltò , come il Signore atra detto a
ysen. Mose.
Dixilque Domintts ad Moyscn: Mane con- 15. F. il Signore disse a Mosi : Levali di buon
sulte. et sta coram ritiratine, èl diccs ad eum: mattino , e presentati a Faraone , e gli dirai: Que-
Hacc Dominila Deus ticbracoruni : Di mi Ito
ilici l ste cose dice il Signore Dio degli Ebrei : la-
popolimi meunì, ut sacrìflcct mihi. scia che il mio popolo vada ad offerirmi sacri-
fizio .
14. Quia in bac vice inillam omnes plaga* meas 14. Perocché lo questa volta manderò std tuo
super cor tuum , et super scrvos luos . et super cuore tutti l miei pagelli , e sopra i tuoi servi , e
populum tuum ut scias , qtiod non sit similis itici
: sopra il tuo popolo : affinché tu conosca , che non
forlilud inetti meam, et narretur nomcn meum in strare in te la mia /mssama , onde celebralo sia il
omni terra. • Rom. 9. 17. nome mio per tutta la terra.
17. Adirne relines populum meum, et non vis 17. Tu rottimi tuli’ ora il mio popolo , e noi
diniUtcrc <*uuiT vuoi lasciar partire ?
16 Ei) pi nani cras liac ipsa hora grondinoti! mul- 18. Ecco che io domani in questa stess’ora pio-
tai» nlmls, quali» non fuit in Aigypto, a die, qua verà grandine senza misura , quale mai non fu in
fundata est , usquo in praesens tempus. Egitto . dacché fu abitato fino al dì d* oggi.
19. Mille ergo jam none, et congrega jumenta 19. Manda adimgue sin d’ adesso a ratinare i
tua . et
omnia, quae habes in agro: hoorines enim, tuoi giumenti , e tutto quello che hai in campagna:
et jumenta, et universa, quae inventa fuerinl fo- perocché e gli uomini , e i giianenti , e tutto quello
noe congregala de agri* , cecidcritquc super che troveraxsi fuori » e non sia ritirato dalla cam-
^
ca arando , morìerUur. pagna, venendogli sopra la grandine, perirà.
90. Qui tiroult verbum Domini de servi» pha- 90. Quc ’ send di Faraone . che ebbero timore
raonis, ferii confugerc scrvos suos, et jumenta della parola del Signore, fecero che i loro servi e
i giumenti si fuggissero nelle case:
in doniti* :
vers II- F. i maghi non potevano tiare dinanzi a Vosi. Abbiam veduto, come al terrò prodigio reti*
no menò tutta la possanza de' maghi,maghi quali non poterono far tini nulla. Ma amnchè la vittoria di Dio
l
animo del tiranno, sono umili iti colle ulcere e co* tumori; onde son tormentati per tutto corpo tal- il
. t-Tlìnnfn ec. . dimostrandosi in tal guisa l’ iufallibii certezza de* decreti di Dio, per cui è come
g'r%‘?un„nuello. che egli li, .ubllitS <11 fare.
ir. Ti no sostentato per dimostrare ec. L’Ebreo: Tivaria ho suscitato. F. cosi l’Apostolo, 1\om. tv. 17.
serbato. Il Caldeo: Ti ho sofferto. Il senso non gran fatto, qualunque di queste vef-
t LXX. ssf*v o itire a F;, raooe; 0 i| h 0 sostentato con tnttl I tuoi vizi, eon tutta la tua empietà,
|
sioni »! prt- i
' '
re]rxn che _hai fatto della inia pazienza e benignità ; Il ho sostentato per far vedere ad
con Dillo '• f
4 | tulli gli nomini, quanto terribile sia II mio sdegno contro de peccatori Impeni-
esempio e »»i , |oneper tutta la terra: grande è il Dio d’ Israele; c gli uomini mi conoscano, e mi te-
*
le» *. secondo la bella parola di s. Agostino ordina con somma giustizia te male volontà scr-
inano. cosi; ut p u0 ro delle stesse male volontà, vedi ep. ad Rom. cap. ix.
vendati p*r r™-,.
aepinq Me fin d* adesso a ratinare ec. osserva , dice s. Agostino la clemenza di Dio, ,
Ve all* ira non si scorda delia misericordia, e con questa tempera « mitiga II castigo
£'ln inetto
qwést. 33-
i . . . . , ,
ver». 24. F. la grandine, e il fuoco cadevano misti insieme, onesto miracolo è grandiosamente de-
aeri Ito nella sapienza, cap. avi. 16. 17. re. . e Pt. lì. veri. 48. ce. . e Ps. 104. ter#. 32.
Ver*. 31. L’orzo era verde. ovvero avea la stoga verde; non era ancora a maturità, La mietitura
dell'orzo cominciava subito dopo la Pasqua nella Palestina, e probabilmente più presto nell'Egitto, pae-
se più caldo della Palestina. La mietitura del grano veniva dopo, c non cominciava presso gli Ebrei,
se non verso la Pentecoste.
Capo Decimo
.Segno oliavo , ower plaga, le locuste ; lolle queste , Faraone induralo neppure adesso dà li-
cenza ai fKipolo secondo la promessa : si viene perciò atta nona piaga di tenebre follissime
per ragion dette guati Faraone />ermette, che se ne vadano ; ma instando Mosti, perché va-
dasi con essi anche tulli i bestiami , quegli ciò ntega , e minaccia di dar morte a Mosti.
rtfm .
quoti es contri veri .Egyptios m , et signa mea nipoti quante volte io ubbia strazialo gli Egiziani
fcccriui in cis: et sciali», quìa ego Domimi*. facendo sopra di essi i miei prodigi : o/idc voi co-
nosciate , che io sono il Signore .
3. Inlroierunl ergo Moyse» et Aaron ad Phnrn- 5. Andarono adunque Mosti ed Aronne a casa
uncin, et dixertmi el: haec dicil Domini» Deus di Faraone , e gli dissero : Queste cose dice il dri-
ver s. I. Ho induralo il cuore di tui ... per eseguire sopra di lui ee. Dio non ama , nè può amare la
materia de’gastigbi. cioè la. colpa; ma posta la colpa, indirizza con somma giustizia la pena a danno de-
gliempj, e a manifestazione della sua gloria.
. t :
Hchracurum : Usqucquo non vfc suhjki ntllii ? di- Dto degli Ebrei : Fhtrt a quando negherai <i
mille populuni incuin , ut sacrifici*! milii. logge llar ti a me? laida amiate il tufo popolo ad
offerirmi sacrifizio
4. sin autein rcsislis, el non vis dimiitcrc cum:
• 4. Che se la resisti , e non vuoi lasciarlo anda-
ecco ego inducali! era» toctariam in fino» tuo»: re : ecco die io domane farò venire le locuste nel
• Sap. Iti. 9. tuo paese :
5. Quae operi al superflciom torrae, nc quuhiuain 3. l.e quali Ingombrino la superfìcie delta terra
ejiiH appaimi; sod romedalur, ipio<l residuimi a segno , che nissuna parte di lei sì vegga ; tua sia
fueril grandini : eoirudet enbn omnia Ugna, quae divoralo quel , che ariano alla gratuline: perocché
germi nani in agrìs. elle roderanno tulle le piante , die germinano /ir*
campi.
6. El implcbunl domos luas , el scrvorum tuo- ti. Ed empieranno le tue case , e quelle ile’ tuoi
nmi , el omnium F.gypllorum : quantam non vi- servi , e di lutti gli Egiziani , tante di numero ,
dniinl palres lui, el avi, ex quo orti soni super quante non ne videro i padri , e gli avi tuoi dal
tcrrain usipie in pracscnlem dicm. Avcrlitipie se, di j in cui nacquero sopra la terra finn al di d’og-
el egressi ut est a l'Iianione. gi . E
rollò le spalle , e si jtanì aa Faraone.
7. inverimi anioni servi Pharaonis ad eum: U- 7. Ma I servi di Faraone dissero a lui : Fina a
sipinjuo paliemur hoc scandaiuiu ? dimille homi- quando soffrirrtn noi questo scandalo f lascia andar
lics, ul sai rificnil nomino Deo suo: nonne videa costoro a fare sacrifizio al Signore Dio toro : non
quod perlerii .Egypiu» T redi tu, come è rovinato P Enfilo
8. «evoca ver, mi. pie Moysen el Aaron ad Phn- 8. E
richiamarono Mosi ca . tranne davanti a
raooein, qui divii eis: Ilei sacrificale nomino Doo Faraone, il quale disse loro : .liutai e, fate sacrifizio
veslro. Quinaiii sunt , qui iluri sunl ? al Xitjnorc Dio vostro. CIU son quelli, che aiute-
ranno f
0. All Moyscs: Cum panrulis nostris, el senio- 9. Disse Mosi: Woi aiuteremo co’ nostri bambi-
ribns pergemus , cimi filiis , et filialxis, cimi ovi- ni, e co1 seniori , co’ figliuoli , e colle figlie , colle
Ihis ri amienlb
. eslenim solemuitas Domini Dei
: pecore , e cogli armenti: perocché eli’ e una festa
nostri. solenne del Signore Dio nostro .
10. Et respondU Pharao: sic Dominussil vnbis- 10. E
Faraone rispose: Cosi sla con voi II Si-
cum ,
quoiiHKlo ego diinitlam vos , el parvolos gnore , come io laxceru aiutare voi , e I vostri fi-
vestite. cui dubium est , »prkI pesatane cogilotisT gliuoli . Chi dubita , che voi non abbiate pessime
intenzioni ?
11. Non fiet Ila; ned Ile lanlum viri, et sacri- 11. Xon sarò co sì ; ma andate soltanto voi no-
ficale Domino: hoc eniin et fpsi peltstis. Slalim- mini , e sacrificate al Signore : perocché questo
13.
que ejeeli sunt de conspeclu Pharaonis. ovvie domandato voi stessi. E immediatamente fu-
rori cacciati dalla presenza di Faraone.
12. Divit nutem Dominila ad Moysen: Evlen- 1 J. E
il Sigma e disse a Mose: Steiuii la tua ma-
de inanimi Inaili super lerram /Egvpli ad locu- no sopra la terra d ' Egitto verso la locusta , af-
*lam ,
ul aseendal siqier eam , el devorel omnem fimi"' ella Venga sopra di essa , e divori tutta Per-
iiertiain, quae residua fueril grandini. • Ps. 104. 54. ini avanzata alla grandine.
15. El evtendit Movses virgam super lerram 15. E
Mose, slese la verga sopra la urrà (P F-
Tlgypli: el Dominila iuduvil venliim uraolein Iota gillo : e il Signore mando im vento , che abbru-
ilie illa, et norie: el mane farlo, venlus urcns ciava , per tulio gmi di e la notte: c venuto il mat-
ievavil locuste». tino, il vento, che bruciava , vi jmrlò le locuste.
14. Quac asrenderunt super uni versato lerram l i. E
queste si sparsero per unta la terra d’E-
.F.gypll el sederunt in ennetis flnihus .Kgvplioniin gitto : e si posar orni in tulle le regioni d’ Egitto in
innumerablles, quales aule illud leinpus ’non fue- manero senza mimerò , quante non erano stòle pri-
ranl, noe poslea fulunie sunl. ma di allora, tu' saranno di fiol.
15. ()|»eriiminlqueunivcrsain supcrficiem lerrae, E
ingombrarono tutta la superficie della ter-
vMlanloi omnia. Dev orala esl igiiur herba lerrae, ra , devastando ogni cosa Fu per imito divorala
.
el quidipiid pomoruni ioarUuibus full, quac gran- l’erba de’ campi , e lutti quanti i fruiti delle piante
do diluisci li: nihihitic ninnino vircns reliclum est avanzati alia grondine : e nulla restò di venie nelle
in lignis, el in tirnns lerrae in cuncta jEgyplo. piante , c neiP erbe della terra in tulio P Egitto.
Iti. Quamobrein fcslinus Pharao vocavit Moysen, Ili hr la guai rosa Faraone (Inumo in Irrita
et Aaron, el divii cls: Peccavi in Doiniuum Deum Mosè , ed Cromie , e disse loro : Ho peccato con-
vestami, et in vos. tro il Signore Dio vostro , e contro di voi .
4". Seti mine eliminile peccatimi mihl cliaru hac 17. Ora però perdonatemi il mio peccalo ancora
vice, et rogate Dominimi Dcum vcstruni, ut aufe- /ter ipiesta volta , e pregate il Signore Dio vostro,
ral a me murimi islam. che lulqu da me lui morte.
Ver*. IO. Cosi sia con eoi il Signore, come io ee. K un amara derisione insieme, c Imprecazione:
Aditivi e usi Dio, conio lo vi darò U
liberta di andare, volendo dire, clic questa libertà noli’ avrebbe
nui data.
veri. II. Questo avete domamdato voi stessi. Egli mentisce, come è costume di chi non leme con-
traddittore. Forse per aver detto Mosè e Aronne, che doveano andare ad offerir sacrifizio, volle stili-
cbeggure su queste parole, e inferire, che adunque non le donne, nè i ragazzi, che non erano a ciò
necessari, ina soli uomini falli amlerebbono.
l
veri. 12. .stendi la tua mano sopra la terra d Egitto verso la locusta. Ilo voluto conservare nell*
’
traduzione la frase stessa della volgala, che è slmile alt' originale, perchè frase sommamente espressi-
va. La mano di .Mose, strumento della possanza di Dio era quelli, la quale con un cenno dovei far ,
venire le locuste a compiere lo sterminio della terra d’F.gilto. Gli Affricanl e gli Arabi, (e talora anche
uà It-lie parte dell* It ili») sanno |»er prova, quanto terribile flagello per le campagne aleno le locuslcf,
3 elle quali gl’ immensi eserciti gettandosi sopra le messi viciue a maturità in poco d’ora divorano, e
guastano ogni bene.
\ers. 13. Fa vento , che abbruciava ce. L’ Ebreo: Un vento di levante: i i.xx. Un vento di mezzodì
ma i viaggiatori riferiscono, che il vento d'oriente, e quello di mezzodì sono di simile natura, e pro-
ducono gli stessi effetti. L’uno e l’altro è si caldo, che toglie il r»s*plro; l’uno, c l’altro è lmf>eluoSU-
aimo, talmente che oscura l’aria coll' immensi quantità dì sabbia e d’altre materie, che trasporta. La
sabbia , e la polvere arruolata per così dire ila qm»lo vento si assottiglia in guisa, clic dicevi arrivi a
penetrare il guscio di un uovo. Il vento di levante avrebbe portate le locuste dall’ Arabia, quel di mez-
zodì dall’ Etiopia: »‘ l’uno, e l’altro paese abbonda ili sì fall* merce,
ver». 15. K tulli quanti t frutti delle pituite, ivi un paese «aldo, come l’Egitto, non è miracolo, che
vi fossero in quella stagione sulle piante de’ frulli non solo allegali, ma già ^rossetti.
: . e.
.
2.
Ver*. 19. Fece soffiar da ponente. L’Ebreo, c I L\X lo dicono vento del mare, cioè del mediterra-
neo il quale nel linguaggio della Scrittura indica il ponente, perchè si trova a ponente della terra
,
Santa; e perciò nella nostra volgala questo vento, ebe si levò dal mare, è detto vento di ponente.
Ottone net mar rosso. Ter stilili maniera racconta Plinio, lib. xi. 29.. sgombrarsi i paesi dalle lodi-
ate: Portate via a schiere dal vento vanno a cadere ne' mari o negli stagni. Il nome di rosso crede»!
dato a questo mare da Edom, o sia Esaù i cui posteri si atesero sulle coste ili questo inare, Selle Scrit-
,
ture è chiamato mare di Suph , die alcuni traducono nutre delt alga. ovvero de* giunchi , per la quan-
tità di alga e giunchi, che sono nel fondo e alle rive: altri inducono mure che ha confini perche non .
è cosi vasto, come l’oceano, il quale in re non abbia confini. L’acqua di questo mare sembra rossa in
alcuni luoghi, dove non c molto profonda. perchè di tal colore ila sabbia; ma ella è infatti assai chiara,
come raccontano quelli, che ne hanno fatta la prova.
vera. 91. Si folle , che possano palparsi. Tenebre cagionate da densissima e crassissima nebbia, che
polca palparsi. Fedi Sap. xvti. 4. b. cc. , e Ps. Ti. 49.
ver». ». Son vedrò più la tua faccia. Per mia elezione non comparirò più dinanzi a te. Mosi non
tornò a vedere raraone, se non chiamato da lui.
Capo Unimmo
Prima del decimo segno f la strage de* primogeniti ) predetto dai Signore , questi esorta gli Ebrei
a spogliare /’ Egitto lo che fu fatto dopo quella strage.
:
Et dixit Dominus ad Moysen: Adirne una 1. Or il Signore, disse a Mosi Con un* altra sola
:
plaga Li ogni n Phnraoncm, et .cgyptum, et post piaga io flagellerò ancor Faraone , t l* Egitto , c
hacc dimUtet vos, et exire compèllet. dopo questa vi lascerà andar e vi sforzerà a par-
tire.
Picea ergo omni plebi, ut postale! vir ab
• 2. Dirai adunque a tutta la moltitudine che do-
amico suo ,
et mulicr a vicina sua vasa argentea, mandi ciascuno al suo amico r ogni dorma alla sua
et aurea. • Supr. o. 22. Inf. 12. 35. vicina vasi d* argento , e d* oro.
5. Dominus grattalo pupillo suo
Dabit autem 3. Eil Signore fard j clu il popolo suo trovi
coram .cgyptils. • Fultque Moyscs vlr magnus ben disposti gli Egiziani. Or Moti fu nomo grande
valdo in terra jEgvpti coram servi» Pharaonis, et assai nella terra a* Egitto nel corpetto de* servi di
omo! popolo. • Eccl. 45. 1. Faraone , e di tulio II popolo.
4 . Et alt : ilare dir.il Dominus : Media norie e- 4. Ed ei disse : Queste cose dice il Signore : A
grediar In ^gyptiun : mezza notte io entrerò in Egitto
yen. I. Or U Signore disse a Mosèt ec. imito quello, che è qui raccontato fino il versetto 9. lo ri-
velo Ilio a Uosè. mentre stava al cospetto di Faraone, e prima che si ritirasse da lui. ,
Ver». 3. // Signore farà, che il popoi suo trovi ec. Dio, nelle cui mani sono i cuori degli uomini non
solo ammansirà T cuori degli Egiziani pieni già di mal talento, anzi di rabbia contro gli Ebrei ; ma h di-
sporrà ad essere liberali verso gh stessi Ebrei, li concetto grandissimo, che aveau preso di Musò non
solo il minuto popolo, ma anche gli stessi cortigiani di Faraone, contribuì a disporre gli Egiziani a dare
questi vasi , come è qui notato.
Ver». 4. Ed et disse. Prima «ti partire dalla presenza di Faraone.
Entrerò nell'Egitto. Dio non si muta di luogo, perchè egli è per tutto; ma cambia azione. Quelli
che ha Onora serbati in vita, tl darà ora a morie.
, , . *
Ver*. 5. Che siede sul trono di lui. Che regna Insieme col padre.
La quale sta atta macina. Descrive*! un ullizio il più abietto degli schiavi uomini e donne, maci- .
nare a forza di braccia il grano nc* mulini a mano. Servivansl talora di asini per questo lavoro; d'onde
la macina da asino nel vangelo.
Vers. *. terranno lutti questi tuoi servi ec. Mosè sapeva, che lo stesso Faraone gli avrebbe fatte pre-
mi! re perché partisse; ni» per rtsi»etto noi dice.
,
Riguardo alla decima plaga, cioè a dire la morte de* primogeniti è divinità tra gli Interpreti, se sia ,
stata eseguila da un Angelo buono o cattivo. Sembrami che quegli, quali sostengono, clic questa . i
grandissima strage fu eseguita da un Angelo buono, abbiano In loro favore la lettera del sacro testo, e
qui il versetto 4; e il capo jui. JS. 56-, e olire a ciò quello che sta scritto nella Sapienza , cap. xvm. 14. 16. 16.
Capa $uobmm0
Dichiarato, ed eseguito U rito delia immolazione , e del mangiare /* agnello pasquale , e asper-
so il sangue di esso sopra t limitari delle case , f Angelo , uccisi tutti i primogeniti dell’ Egit-
to lascia intatti gl’ Israeliti, t quali colie spoglie , e colle ricchezze dell'Egitto si partono Dei
, .
riti deità Pasqua , e del mangiare gii azzi/m , e dei tempo , che Israele stette nell’ Egitto.
I. ni vii quoque Dominila ad Moyscn, et Aarou 1. Disse ancora il Signore a Mosi, e ad Aronne
li terni .tgynli : nella terra d’ Egitto:
d. Mireis iste vohte prindpium inendum : pri- Onesto mese sarà per voi principio de mesi.'
2.
1
niiia crii in mensibus anni. sarà il primo Ira’ mesi dell imito
5. Lmjuinmii ad universum coctum AHorum l- 5. Parlate a tutta V adunanza de figliuoli d* Israe-
sracl , et dicite ete Decima die inensis liujus lol- : le , e dite loro: Il decimo giorno di questo mese
la! iinusquisquc agnini» per faniilias, et domo» prenda ciascuno un agnello per famiglia , e per
SU.JS. __ casa.
, .
4. Sin autem minor est mimerus , ut suffleere 4. Che se II numero è minore di quello, che può
possi! a<l vescendunt agnutn , assume! viclmim bastare a mangiare t’ agnello prenderà II suo vieb-
luùm ,
qui junctus est dimmi suac juxta numeruiu no , che gli sta alialo di casa per fare il numero
aniinorum , quae sufliccre possimi ad esutu agni. d’ anime sufficiente a mangiare t agnello.
5. Eric autem agnus absque macula , masculus. ». Or l’agnello sarà senza macchia, maschio
ver*. I. Fisse ancora il Signore. Questi ordini di Dio furono intimati prima della strage de'primoge-
nifi aiui prima ilei decimo giorno del mese.
vers 9- Onesto mete tara per voi princìpio de' mesi j ec. Gli Ebrei rominciavano 11 loro anno civile
in autunno nel mese di Tisrl, e di qui cominciavano gli anni sabbatici, c quelli del giubileo. L'anno sa-
vaio a dire quello, sccoudo il quale dovean regolarsi le feste, e le adunanze religiose, secondo
Agline dato qui da Dio, cominciò dal mese di Ablb o sia di Nlsan che corrisponde parte al marzo, , {
n tempo l'agnello, c di averlo pronto pel di dieci. Pedi in questo luogo Pererio.
«jiner
it
«.n*M*rr
prtp.ii**
Jn vecc dell'agnello immolare un capretto, come apparisce dal versetto 13. ma co :
* n iiiricgior
divozione prendeasi un agnello; c questa costumanza ha forse dz*~
,i(rrrilere che non si potesse immolare, se non un agnello. Pedi t. Agosl. qt<
,
lineilo per famiglia, e per casa. Il popolo divedcvasi in tribù, le tribù ini fa
famiglie le famiglie
„ _ _ ,
onde
i
«
«•
i
.«in numero
que»i«» *
V 1,
i
sarebbe stato
interamente; c
case*
Vite ve
un
il
vi
numero
vorrà
è
agnello per casa.
minore
ec. roteano esservi delle case di due, di tre, odi aliali ro persone;
tronfio scarso per mangiare tutta la vittima pasquale quale dove»
in tal caso la piccola famiglia prenderà le persone, che vi bisogna
U
essere concili ^ prossimo. La legge non determinò il numero MiUìcientc a mangiar lutto 1' agnello;
dal suo Stein- porto, che fossero sempre almen d‘eei persone, c non mai più Hi venti. Pedi Diu-
rna la consuci. Notisi, che dopo la distruzione dei tempio gli Ebrei non immolano piè i* agnello
teppe de ts. , 1 "c-
pasquale. r, Mn£su>colore
sarà senza macchia, senza difi llo; non sarà cieco, nè storpiato, nè scabbioso ,
Vers. della sua tana.
,
/ edi levit. xxtn
ec. Non si I»-*^ _ comunemente le vittime, c particolarmente gli olocausti. Levit. I. 3. 10. QunMhq
Mwhto.T*" *• lemmCo», conio nel di dcll'e»l>l»l<>nc. ledi Mah uh. I. ;i
volta fu ordinala
, .
capretta.
Et scrvabUis cui» usuine ad quarl.iindeciinain
fi. fi. E
lo serberete fino al quattordicesimo giorno
dlem mni'is liujus: immoi.it>(U|tic euiu universa di questo Punte: e tutta quanta tu moltitudine dei
inultitudo filionmi Unici ad vesperam. figli uoli d’. Israele lo immolerà alla sera.
7. Et suiiicnl de sanguine ejiit» , ac poaent su- 7. E
prender atout del sangue iti esso , e ne wel-
per utruuique posta», et in suiK-rliiniuuribtu» do- ter aiuto sopra T una parte e f altra della porta , e
tnoruiu , iu quibus cotiledoni illuni. suir architrave della porla delle case , utile gitali
lo intingeranno.
8. Et edent carne* norie illn assas igni , et azy- 8. E
iiumgeranno quella notte le comi arrostite
inos pane,s rum lactuci* agri «libila. al fuoco j e pane a; nino con lattughe sull ai n he.
9. Non contorteli* ex eo oruduiu quid , nec co- 9. Ma u ne mungerete nume di erutto , ni di cotto
ctuiii aqua , sed lauluin assurti igni : caput cani iteli' aojua , ina solamente arrostito ut fuoco: mali-
pedibus eius , et intolinis vorabitìs. gniti hi lesta , e i pòdi e gl’ intestini di esso.
10. Nec rcuumebU quidquam ex eo usqne mane; 10. Aulla di esso rimarrà al Mattino : ve gualcite
si quid re*iduun) fuerit , igne comburclia. cosa n’avanza , la br acerete col fuoco.
41. Sic anioni coineilelis illuni: Kcncs vostro* li .E h mangerete in questa inainera : Avrete
accingete . cl calceaiuenta habebitis in )>edihii* cinti i fianchi , le scarpe a’ piedi , e i bastoni in
tenente* bacukw in inanibus, et comcdeiia fesli- mano , e mangerete in fretto : perche 4 la Ehasc
nantor : est cnini Pliase ( iti est transilus ) Do- ( cioè il transito ) del Signore.
mini.
13. Et Irnn&ibo j>er tcrram jegypti norie illa Imperocché io passerò in quella none per la
13.
pcrcutianiqiiooiiiiM.'priiiHigiMiiluiii in (erra •i gypli ub terra d* Egitto , e percuòterò lutti i primogeniti
nomino usquo ad |hvus : et in curtcli* dii» jtgy- nella terra d’ Egitto dogh uomini fino alle balie :
pti faciali i judiciu ego Doiuinus. e di lutti gli dei dell' Egitto prenderò vernicila iu
it Signore.
13. Erìt autem sangui» vobis in signum in ac- 13. E
quel sangsf sarti per voi II segnale delle
Dell'anno, che non abbi* passato l’anno) del resto passati che avea gli otto giorni della nascita po-
lca Immolarsi /n'rt. xxii. 27.
.
Coito stesso rito ec. in mancanza dell' agnello prenderete un capretto , die abbia le stesse fon-
du ioni .
vers. 6. E lo serberete fino al quattordicesimo re. La vista continua di questo agnello ne* giorni di
me/io dova servire a disporre gli annui alta celebrazione della gran resti.
lo immolerà alla sera. La sera del di quattordici si dovea immolare e mangiarvi al principio della ,
notte del dì quindici. L' Ebreo legge, lo immoterà tratte due serr. il Caldeo Tra' due soo. questa ma-
niera di parlare ha prodotte diverse opinioni circa il vero punto dell* immolazione dell’agnello senza :
troppo diffondermi dico: gli Ebrei cominciavano il giorno tanto sacro, che civile all» sera e alla sera ,
10 terminavano ma essi notavano due sere iu elisemi giorno: la prima sera . quando il soie decimava
;
verso f* occaso , la seconda quando il sole tramontava; c questa distinzione di pruni, c di seconda se-
ra Iti osservata anche da’ Greci. Il sacrilizio di tutti giorni ordinalo ni questo libro càp. xm. 38. si
i .
faceva arca la nona ora del giorno, cioè verso le ore tre della sera or U» questo sacràiizto si dice, c he .
ode ri vasi aneli’ esso tratte due sere: d’onde vedevi che la prima sera cominciava dalla nona ora o sia ,
dalle tre; e che il tempo traile due sere egli è quello, che corre traile nostre tre ore e le sei ncir«x|umozio-
dieo neirequinozio, perocché gii Ebrei negli altri tempi imi» a v catto le ore eguali alle nostre, ma or più corte,
or più lunghe secondo le stagioni, ironie quelli, che ili ogni tem|H> divide uhi il giorno in dodici ore. e
. .
In dodici ore la notte, cosi l* immolazione della Pasqua fu dopo ia nona ora, e ali’ ora di nona fu mi-
molato, e mori sulla croce l’Agnello, che è nostra Pasqua, come dire l’Apostolo. I.' immola /aorte it« d’a-
gnello fu fatta questa volta da ciascun padre di famiglia, e questi padri di famiglia r.appn -.cntavaUO lutto
11 popolo: ma stabilito di poi il sacerdozio toccava a’ sacerdoti di ricevere il si itene •’c.'l v il ime nel ra- -
I
tino, e di spargerlo appiè dell’altare in tulli sacri hzj come ad essi spellava dfnu-iier la vittima mirra
I ,
sopra l’altare, quand* ella era un olocausto, ovvero il grasso, e altre parti di essa negli altri sacri i.zj
1 Leviti per ordinario eran quelli, che scannava» ia vittima, la scorticavano, le cavavano gl’intesi mi, ec.
Vers. 7. & prenderanno del santole di esso e ne metteranno re. s. Girolamo in Isai. cap. w». sem-
,
bra accennare, che il sangue dell’ agnello tu asperso sulle porle ui forma dt croce. La ragione di que-
sta aspersione e detta nel versetto 23.
vers. 8. E monteranno gurtta notte er. ordinariamente le carni delle vittime si cuocevano a lesso
(vedi I. Reg. II. 13. IL ):m* l’agnello pasquale si arrostiva, come è qui notato, fedi Paraup. xvxv. 13.
E pane a“-tmo. Coll’agnello pasquale m cominciava a mangiare le azzimelle e si continuava pct ,
sette giorni della solennità L’Apostolo ci ha avvertili, che questo rito del pane azzimo significava la
.
purità e innocenza, colla quale dobbiamo accostarci ai banchetto dei nostro Agnello pasquale I. ,
Cor. v. 5.
Conlattughe sabatiche. I |.\X traducono con te picridi: la picridc è una siicele di pessima lattuga ;
di cui Plinio tib. xix. 8.: alcuni credono, che s’ Intenda la cicoria sabatica ; comunque sia quest’erba
amara serviva di salsa all’agnello.
vers. 0. Aon ne mangerete mente rii crudo. Non era cosa tanto straordinaria presso gli antichi il
mangiare cruda la carne: e polca forse trovarti anche tra gli Ebrei, chi non abhornssc di farlo.
jjangerctc la testa ec. Mangerete tulio arrostilo . con questo pero, che mangiandola lesta, oi pe-
,
ducci non nc rompiate alcun osso per trarne il midollo, vers. Vi.
Vers. IO. A ulta di esso rimarrà al mattino. Perchè di gran mattino dovete partire, onde aflinchèiiun
avvenga, che ne mangi qualche profano, o si corrompa quello, clic avanzasse, lo mangerete tutto , e
bruccrete le ossa , c lutto quello, che vi resti, prima che finisca la notte.
ter*. II. Avrete cinti t fianchi ec. Tutto «niello, che uni si prescrive, è fallo per dimostrare la solle-
citudine, c la disposizione di persone, che stanno per intraprendere un lungo e laborioso viaggi».
Perocché é la Phase re. fc imminente l’ora In cui l’Angelo del Signore passera da una casa all’altra
nella terra d’ Egitto, uccidendo primogen ti. e voi dovrete passare dall’Egitto alla terra promessa.
»
Vers- IL E di tutti gii dei dell’ Tullio prenderò vendetta, s. Girolamo, episL ad Tatuai, scrive, che i
simulacri deli’ Egitto furono gettati por terra in quella notte. Altri osservano, che dio facendo uccide-
re dall'Angelo I primogeniti delie bestie, molte delle quali erano adorate dall’Egitto, esercito sm- ven-
dette contro gli dei Egiziani.
Vers. 13. c 14. E quel sangue sarà per i«o/ ec. Il sangue dell’agnello asperso sopra le porte sarà per
voi pegno di salute; l’Angelo rispetterà questo segnale in grazia del sangue, eh’ ei rappresenta, cioè m
grazia del sangue di quell’ Agnello per cui otterranno gli nummi la liberazione dalla tirannia «lei pec-
.
cato. e del Demonio, c dalla eterna morte. Con questo rito pertanto professavano Implicita ni ente gli
Ebrei , Che li sangue del Messia sarebbe la salute ili tutti quegli, quali di questo sangue fossero segua- I
ti. VI sono de’ Rabbini quali hanno scritto, che Israele dovea essere riscattalo dal Messia a'mumiiri
. i
del mese di hisan . come lo stesso giorno fu una volta riscattato dall’ Egitto lo che è stato adempito ;
Ietterai mento da Gesù Cristo. L'ordine poi dato qui da Dio di celebrare questo giorno con citilo sempi-
terno , ovvero perpetuo evidentemente suppone u celebrazione di una Pasqua spirituale, di cui quei-
s
,,
dibus. in qulbiii crilis: et videbo tangulnem , et case , nelle quali vi troverete: e io cedrò il san-
Iransiixivos nec crii In vobis plaga disperdei»,
: gue , e vi impatterò : e non cadrò sopra di vtd la
quando percossero tarara /tgypli. piaga sterminatrice j allorché lo percuoterò la ter-
15. ra d' Egitto.
l i. ilabebitis aulcin liunc dlcin in nionumcn- 14. Or questo giorno sarà memorabile per voi :
tum: el cclebrabltis cani sotamnem Domino in c quel di soletme del Signore lo feslctjqcrcie con
gcncralionibus ventri» cullu sempiterno. perpetuo cullo nelle venture vostre generazioni.
Scptcm diebus a/.yma COmedetU: in die pri- 15. Per selle giorni mungerete pane azzimo; sino
mo non crii fennentuni in domibus vostri» ijui- : dal primo giorno non resterà lievito nelle case co-
cumnuc comederit ferincnlatuni , pcriblt anima ltre : se alcuno mungerà del fermentato , dal pròno
illa de Israel , a primo die usque ad dicm ae- dt fino al settimo , sarà recisa quell’ anima da
ptimum. Israele.
Itì. Dlcs prima crii sane La atqnc solemnls , et 16. Il primo di sarà santo e solenne , e il trill-
din sctvlima «.'Klein festivitale venerabili»: nihil ino sarà vena alo coti aiuole solennità: in essi non
operi» lacietls in eis, exceplis hi», quae ad ve- farete alcun’ oftera sen ile , tolto quello , che spella
sccnduin |>crtincnt. al mangiare.
17. Kl observabitU azyma: In cadem cnim ipsa 17. É
osserverete la festa degli azzimi: imperoc-
dìe educam cxercitum veslrum ile terra /Kgypti ; ché in quello stesso dì io trarrò il vostro esercito
et custodietis dicm istum in gcneralioncs vòstra» dalla terra d‘ Egitto : e voi questo giorno solenniz-
riiu perpetuo. zerete con perpetuo adio nelle seguenti generazioni.
18. • Primo mense , quarta»!»» ima die mcnsls 18. Il primo mese , a’ quattordici del mese alla
ad vesperam oomedctii a/ymn usque ad dicm vi- sera mungerete gli azzimi fino al di vigesimo primo
gcsimain prìmaiu ejusdem inensi» ari vesperam. dello slesso mese alla sera.
• Lev. *5. 5. jVjpft. 38. 16.
19. Seplem diebus fermenlum non invcnielor 19. Per que’ sette giorni non si troverà fermano
in domibus vostri» : qui comederit fermenlatum nelle vostre cane: se alcuno mungerà fermentalo ,
I ieri bit anima eju» de coetu Israel lam de adve- sarà recisa quell’anima dal nudo d’ Israele , sia
nls , quara de indigeni» lerrae. egli nativo del paese, o sia forestiero.
SU. (mine fennentatum non comcdotis : in cun- 30. Aon mungerete niente di fermentato : In Utile
cii» liabitaeulis vestris ixletis azyma. le vostre abitazioni mungerete azzimi.
31. Vocavit autein Moyscs orane» seniores Olio- 21. Mosti adunque convocò tulli i seniori d’I-
rum Israel, et dixit ad ixw: Ite (oliente» animai sraele e disse loro : Amiate , prendete V anima-
l»er fainilias vostra» , et immolale Phase. le per ciascuna delle vostre famiglie, e immolale,
la Pasqua.
2ì. • Fasciculumqiie hyssoni tingile in sanguine, 23. E
bagnate un mazzetto d‘ issopo nel sangue,
qui est in limine , el aspergile ex co super limi- che sarà sulla soglia » e aspergetene I* architrave ,
nare , et utrumque post mi: nullus veslrum egro* e l’ iota e l'altra parie della porta : nissuno di voi
diatur oslium domu» suac usque mane. esca fuori della porla di sua casa fino alla mattina.
• //dir. 11. 38.
25. Transibi t enim Doniinus perculiens .Egy- 25. Imperocché lasserà il Shjnore , che flagellerà gli
plloc : cumque sanguinem in supcrlimin'n-
viderit Egiziani : e quando vedrà il sangue sull’architrave ,
ri, eliu ulroque poste, transccmlet ostium domus. e all ‘ una , ed all’ altra parte della porta , passerà
et non sinet pcrcussoi-em ingredi domo» .vostra» oltre la porta di questa casa , e non pennellerà ,
et larderò. che entri nelle case vostre io sterminatore , e fac-
cia danno.
24. Custodi verbum istmi legitimum (ibi , et Q- 24. Osserva questo comando come inviolabile per
lii» luì» usque in eter .i— te , e pc’ tuoi fiijlinoli in eterno.
25. cumque intruicrìti» terram, quam Domimi 2>. E
quando sarete entrati nella terra , che il
datimi» est vobis , ut pollicilus est ,
obscrvabitis Signore darà a voi , conforme ha promesso, os-
cairn no trias islas. serverete queste cerimonie.
2ti. Kt cuiu dixerinl vobis Olii v estri : Quae est 36. E
quando diramo a voi i vostri figliuoli: Qual
lata religio? rito é questo f
27. Dit eli» ei : Vidima transitus Domini est, 27. Eoi direte loro: Questa à la vidima del pas-
quando Iransivil »U|ier demos filiorum Israel in sammo del Signore , quando egli trapanò le case
.V.km ilo, perculiens .Egyplio», et domo» nostra» de' figliuoli d’ Israele in Egitto , flagellando gli Egi-
liberai)». Incurvalusque jiopulus udoravit. ziani 3 e salvando le nostre case. E il popolo pro-
stratosi adorò (il Signore).
la degli Ebrei fu liguri, la quale si celebrerà dagli spirituali figliuoli d’Àbramo nella chiesa cristiana
alno alla line de* secoli.
Ver». 15. Sarà recisa quell' anima da Israele, si trova sovente intimata questa pena contro i violato-
ri delle osservanze legali. Molli vogliono, che s* intenda con ciò la pena di morte, alla quale saran con -
«tannili gli slessi violatori . prov ilo il delitto davanti a’ giudici. Altri poi intendono, che i trasgressori
«lovean essere recisi dal ceto d’ Israele, spogliati delle prerogative della nazione, e considerali come
stranieri; e questo pare più verisuuile.
ver». 16. Tolto quello che spetta ai mangiare. Il sabato riguardo al punto del lavorare era osservato
più rigorosamente, che qualunque altra festa, meni n- nel primo e nell ultimo giorno degli azzimi si per-
mette di far da mangiare; lo che era vietato nel sabato.
Vers. 19. Sara recita quell’ anima. .aia egli natica , ... o... forestiero. Alla Pasqua non era ammesso.se
non chi era circonciso, e ficea professione della religione Ebrea ; ma, poste queste condizioni, era ob-
bligato alla celebrazione della Pasqua e degli azzimi non solo I’ Ebreo nato, mi anche chi d’altronde fov
«se passalo ad abbracciare l’Ebraismo. Onesti, che sono qui detti stranieri, perchè d’ origine non erano
Ebrei erano chiamati /sraschli di giustiziai c questi venendo al Giudaismo erano circoncisi, e di poi,
immersi una solfa in un gr.ui vaso d’acqua, riceveauo uua specie di battesimo, il quale non si reiterava
giammai nè per loro, nè po’ figliuoli, che fossero niti da toro, eccetto che fossero di madre Idolatra. |
ugl nini prima de* tredici anni, c le (Igiic prima de’ dodici doveaiio avere il consenso de’ genitori per farsi
proseliti; quelli s! circoncidevano, quelle erano battezzate solamente. Eranvi de* proseliti di domicilio, i
«inali promettevano solennemente alla presenza di testimoni di osservare i coni, nula menti dati da Dio
;«<J Adamo e a xoè , e con questo aveano la permissione di abitare tragli Ebrei.
ver». 22. Set sangue , che sarà sulla soglia. Mei sangue, il quale messo in un catino voi lo porrete
«ulta soglia delia casa per astergerlo sulla imrta , ec. |. issopo serviva di aspersorio.
Vers. -36. A’ quando diranno a voi i vostri figliuoli: ec. La Istituzione delle feste fu invenzione delta
>.aj>ienza di Dio per conservare la memoria delle cose grandi fatte da lui a prò degli uomini.
Voi I 19 ,
. .
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. . . , -.
rotli, sexccnla fci'e millia podilum virorum, absque per Simuli , circa seccalo mila uomini a piedi , sen-
parvulis. za contarr i fanciulli.
38/Sod et vulgus promiscui un innuracrabileas«'cn- 38. Eanche una turba imuanerabit di gente di
dit cuoi eis, oves, et amicnta, et animanlia di- ogni maniera partì con essi, c pecore , e armenti,
versi generis multi nini». e animali di vari generi in grandissima quantità.
31). coxcruntquc farinam, (piani duduin de /Egy- 39. Ecossero la farina che avean già portato
pto coospeream tuierant: et nomini aubdnericlM impastala dall’ Egitto : e ne fecero del pane azzimo
panrs azyinos: neque enitn |»oterant fennentarì cotto salto la cenere: perocché non ovetto potuto
cogeutibùs exire /Egyptiis, et nullam tacere siuen- farla lia-itare , affrettandoli gli Egiziani a partire:
li bus morato : nec pulmcnli quidquam occorrerai e non permettendo toro dilazione akuua: nè avean
praeparare. potuto prepararsi alcun companatico.
40. * Habilatk) autem filioruiii Israel, qua marno 40. Or il lanpo , che dimorarono In Egitto i
f
runt in .F.gyplo, fuit quadrìngentonun triginla an- figliuoli d Israele , fu di quattrocento treni’ arati.
noi uni . * Hai. 15. 13. 41. Compiuti i quali, lutto l’esercito del Signore
41. Quibus cxplclis eadem die opressus est oiunis parli in uno stesso dì dalla lena d’ Egitto.
exercltus Domini de terra Aigypti 43. Onoranda notte del Signore ella é questa , Ai
42. No\ ista est obsenrabilis Domini, (piando edu- cui egli dalla terra d’ Egitto li trasse : e onorarla
xit eos de terra £gyp(i: barn* obscrvare debent debbono tulli l figliuoli d ’ Israele in tulle le genera-
omnrs fllii Israel in genemtionibus su». zioni.
43. Dixilque Dominus ad Moysen, et Aaron: Hacc 43. E il Signore disse a Mosè, e ad Armate z
est religio Pliasc: orno» alietiigena non comcdet Questo è il rito della JUsqua : nissuno straniero ne
ex co mungerà.
Omnis autem servus cintitius circumcidelor;
44. 44. E comprati a prezzo suran cir-
lutti i serti
et sic comedet. concisi ; e allora ne mungeranno.
45. Ad vena, et mcrccnarit» non edent ex co. 43. Lo straniero , e il mercenario non ne mori-
geratolo.
46. In una domo conicdclur; nec ofTerclis de car- -46. Si mungerà in ciascuna casa j e delle carni
nlbus ejus foras, • nec os illius confringetis. di lui nulla ne porterete fuori, c non ne spezzerete
• Sum. 9. lì Juan. 19. 36. alcun osso.
ver*. 34. Prese adunque il popolo la farina ec. vedesi, che gli Ebrei a ve* no disegnato di ctloccre il
pane pel viaggio; ina gli Egiziani non nc diedero loro il tempo; onde si portarono la pasta.
ver*. 40. Or il tenqto , che dimorarono in Egitto, fu di quattrocento treni' anni, ouesta somma è
esatta , contando dalla vocazione d'Àbramo, e dalla partenza di lui da Haran Uno all’ uscita degli Ebrei
dall’Egitto, c rosi espone l’Apostolo, ('.al. m. 16. 17. 1 LXX. lessero; Il tempo che i figlinoli d l Israele ,
dimorarono netta terra di Chamuui , e nr/t’ Egitto , fu di quallrocen to treni' anni, cosi il vero senso di
questo vcrsclto egli è, che il |>ellegrinageio degli Ebrei 11 » Egitto durò Uno all’anno quattrocento trenta dalla
vocazione d’Àbramo, prima epoca della nazione. Del rimanente tutto il tempo, che gl’israeliti passa*
rono in Egitto, fu di diigcnto quindici anni. Cedi a. Ago si. quest. 47. Super Exod.
Vera. 46. lìcite carni di lui nulla ne iHrrterete fuòri. Negli altri aacrUlgj pacifici si polca far parte delle
carni agii amici. Vedi 9. Esdr. vm. IO. (2.
Non ne spezzerete alcun osso. Ciò si adempì riguardo al nostro Agnello divino, Joan. xtx. 36.
Non dobbiamo Unire questo rapitolo senza toccare almen brevemente i misteri adombrati sotto la scorza
della lettera, benché non possano essere ignoti a vcran Cristiano , che sia qualche poco istruito nelle rose
della sua fede. L’agnello pasquale rii una chiarissima figura di Cristo immolato per noi, per cui siani
liberati dalla tirannia di Faraone, cioè del Demonio , è dalla spada dell’Angelo, vale a dire da’ gasti-
gln minacciali dalla giustizia di Dio a’ peccatori. L'agnello fu immolato alla sera per significare, che cri-
sto lungamente aspettato, e desiderato dun a ventre nella pienezza «le* tempi, come dice I’ Apostolo, ad
eseguire colla sua immolazione il nostro riscatto; C<1 egli circa la stessa ora, in cui s’ immolava l’agnello,
spirò. Tutta la moltitudine de* figliuoli d* Israele immolò il Cristo, allorché la morte di lui chiese con
alte grida ludo il popolo da l’italo. Le qualità, che conéorreano nell'agnello pasquale, adombrano le virtù
1 , . ,
, U
di cristo imin.irol.ita sui purità, la mansuetudine, la pazienza; egli il Aglinolo maschio delta donna
«teli’Apocalisse , nel (lor di sili età divenuto vittima di prnpi/la/tonc per tutti gli uomini. Quest’Agnello
fu veduto da *. Giovanni stare in piedi , cioè pieno di vita, e insieme come morto, portante cioè tutti
isegni «Iella sua uccisione, cioè a dire colle piaghe, circi riceve per amore di noi ; e tale egli si rap-
p rese ut a alla Tede nella quotidiana benché incruenta oblazione, cb’ci fa di se stesso nell' Eucaristia: qui
egli dà le sue carni sante a mangiare a* fedeli per sostentamento della loro vita spirituale, e per ricol-
3.
in.arli di tutti i suoi beni purché a mangiar queste carni si accostino con «lis[»oslziQni simili a quelle or-
,
dinate agli Ebrei nella loro Pasqua: Imperocché a questo banchetto preparato «la Cristo nella sua arden-
tissima carità fa d’uopo portare la circoncisione del cuore, la purità dell'anima, e la mortificazione
defle passioni. Chi adunque alla cena dell’Agnello si accosta cinga I suoi banchi, raffreni le cupidità ,,
si rivesta dello spirito di viaggiatore, si distacchi «la tutto il sensibile per camminare verso quella terra
felice, a cui ha già acquistalo diritto mediante l’ immolazione, e la morte di questo Agnello.
Capo Decimoietjfl
Comanda Dio , che a ini si offeriscano i primogeniti degli uomini, e degù animati ; e che la
menoma detta liberation date Egitto conservisi nella celebrazione detta Pasqua, e netta consa-
cratine de’ primogeniti. Ino conduce Israele non pel paese de" Filistei , ma pel deserto. Por-
tano seco le ossa di Giuseppe, lina colonna di fuoco , e di nuvola serve di guida nei viaggio.
1. I.ocutusquc est Domimi» nel Moysen, dicens: 1. E il Sigttorc parlò a Mosi, e disse:
2. • sancii fica mihi oinne primogchilum , quoti Consacra a ine tutti i primogeniti , che aprono
apcril vulvam, in tiliis Israel Inni ile homiuibu», P utero dette madri , tanto itegli uomini , che de’ giu-
quam de jumenlis: mea «ini cnim omnia. menti , che nasceranno tra’ figliuoli <f Israele : pe-
• Jnfr. 54. 19. Levlt. 27. 36. Sion. 8. 16. lue. 3. 23. rocché sono mie tutte le cose.
3. Et ait Mossi;» mi impilimi! : Memcntotc dici 3. E jMosi disse al popolo : Abbiate memoria di
liujtis, In qua «treni eaus de dìgvplo, et «le domo
1
questo giorno 3 in cui .sirte usciti dall Egitto , e
servi luti» ;
quoniara in mnnu forti eduxit vos Div- lialta casa di schiarati j perocché con braccio forte
inimi» de loco fato: ut non l’omedatis ferì nenia tuia Ikuvi tratti fuori il Signore da questo luogo : per la
i'.IM'l'l. qual cosa non mungere te pane fermentato .
4. Hotlic cgredimlni mense novamm frugoni. 4. Voi uscirete oggi iu‘l mese delle nuove biade.
5. Cumque Introduxerit le Domimi» in temun 3. E aitando il Signore ti avrà introdotto netta
Cinnamici, et Hetliaei, et Amorrlraei, et ltcvad. et terra del t iutnaneo , e. delP ffelheo , e dell’ Amor -
Jcbusaei. quam juravit |>atrihii* lui», ut darei Ubi, rheo , e dell’ lin eo , e dell ’ Jetnisco , la quale egli
terrai ii lineo leni lacte , et indie, celebrabis huno promise con giuramento a ’ padri tuoi di dare a te,
njorem sacro rum mense isto. terra, che scorre latte e miele, tu osserverai que-
sto rito sacro tn questo mese.
6. septem diebua vcsceris azymis: et in die sc- 6. Per sette giorni maiunrai azzimi : e il settimo
ptimo crii soletnuilas Domini. giumo sarà giorno solenne del Signore.
7. Az vma comedeti» septem diebus: non apparo* 7. Mungerete azzimi per selle giorni: non si ?r-
bit apiul te aliquid fermentatimi , mx: in cunctis drà presso di te, ni dentro a’ luìii confini nulla di
lìnibiis lui». fermentato.
8 . Narrabili»» Alio tuo in die ilio, dicens: Hoc 8. E in quel giorno racconterai al tuo figliuolo,
Domimi», quando egressus sum e dirai: Questo e questo fece per me U Signore
«»t,
de
9.
quod fecU
i*:gypio.
Et eri! quasi slgnum
milii
in
...
marni tua, et quasi
qiuutdo io uscii dall’ Egitto.
9. E ciò sarà quasi un sigillo nella tua mano, e
Ver». 9. Consacra a me
primogeniti, li oblazione de* primogeniti fu ordinila di Dio agli Ebrei
tutti i
In memoria tic ila liberazione dall’Egitto procurata per mezzo della strage de’ primogeniti Egiziani. Quin-
di di questa
1
oblazione si parla qui, dopo aver parlato dell’immolazione dell’agnello pasquale , monu-
mento aneti’ esso della stessa liberazione.era In virtù di questa legge dovei ogni Ebreo offerire al Signore
il pruno parto
«li sua moglie, se qu«i»to un maschio: clic se era una femmina, non era il padre Ic-
nuto nemmen a offerire il figliuolo maschio, che nascesse dopo questa. Il figliuolo di una vedova, la
[uale avea avuto figliuoli del primo matrimonio, non era compreso in questa legge, la quale nou si
3 tea Intendere, se non de] maschio^ c*heJo*se nato li primo da una donna. A questa lej?ge non era
soggetto cristo, considerati termini della medesima legge, come osservarono generalmente
i Pad i
icr interpreti. La
maniera, orni’ egli fu concepito, lontanissima da quella, onde son concepiti gli altri :
uomini ha indotto tutta l’antichità a riconoscere nelle parole stesse della legge mia profezia «tei (
ccDimcnto c «lei parto stesso della vergine. Gesù nondimeno volle adempire anche questa legge, e fu
dalla Madre, c d.a s. Giuseppe offerto nel tempio. Lue. xi.
*22.
Ver». 4. >el niese dette nuove biade. Nel mese di xisan, quando già l'orzo ha la spiga quasi fatta, e
il era no mette
fuori la sua. ^
r « 9 \arà quasi un sigillo netta tua mano , ec. GU Ebrei grossolana mente spiegando queste pa-
cartapecora fatta dlpclle d’animale puro alcuni passi di questo capo
role scrivono sopra piccoli pezzi di
dell' Fsodo e »i l»:gano
queste cartapecore al pugno, c alla fronte da un’orecchia all'altra, c le chia-
mano' Teukltim , « • Greci piatterie che vuol dire preservativi. vedi quello, che si è dello. Matlh. xxm.
b ottimamente s. Girolamo: ! precetti saranno nella tua mano per adempirti , saranno dinanzi a’ tuoi
e notte.
occhi per meditarti di ,
. . -
Ver*. 12. Separerai pel Signore tutti l primi parli... de’ tuoi bestiami. Alcuni intendono solamente
de’ primi parti delle pecore, delle capre, e delle vacche, e non de* cammelli , cavalli ec.
ver*. 13. Al primo crii ito dell’asino sostituirai una perora. Gli asini erano di grande uso presso gli
Ebrei I quali non e b ber cavalli almeno in un certo ninnerò, so non mollo tardi: quindi Piccano per
1
.
essi Rii asini quello, che fanno tra noi i cavalli; e vessiamo i principi, e i gran signori cavalcare degli
asini, l edi Jud. x. 4., xn. 14. Dio adunque avendo riguardo al comodo degli Ebrei permette, che il pri-
mogenito dell* asino , che dovea essere a lui offerto . rosse perniili ilo con una pecora. Ma se il padrone
dell’asino non volea dar la pecora , Dio comanda, che lo stesso primogenito si metta a morte, non vo-
lendo permettere, che quella bestia, la quale era consacrata a lui, e non era stata riscattala , servisse
inai piu a comodo altrui.
Ver». 17. ino noi condusse per /d vicina strada ce. Da pelusio ad Ascalon si calcola un viaggio di
circa sette giorni: ma i popoli di Chanaan, e particolarmente l filistei, che erano sulla strada, doveano
stare ali’ cria, sapendo, come gli Ebrei si promettevano di essere padroni di quel paese, tedi 1. Para-
Zip. vii. 21. La lunga durissima servitù, dalla quale uscivano gl’israeliti, gli avea rendili! paurosi , e di
poco cuore: bisognava prima rianimarli, cd esercitargli alla fatica del viaggio, volendo Dio ordinaria-
mente servirsi de' mezzi naturali.
Vera. 18. I fieli noti d’ Israele uscirono arma'i. LV\, leggono uscirono alta quinta generazione: lo
I
ehc s. Agostino interpreta.- uscirono at quinto scroto dei toro pellegrinaggio , cioè l’anno 430. dalla vo-
cazione d’Àbramo. S. Girolamo poi prendendo * parola generazioni nel senso più ovvio conta le cinque
1
generazioni nella tribù di Giuda dall’ ingresso neu’ Egitto in tal modo: Ptures, Esron, A m rana Anima- ,
dah, vaasson. Ma venendo alla lezione della volgala, ella è confermata generalmente dagli Ebrei, c
nella stessa guisa tradusse Simmaco e Aquila , e che questa versione sia giusta lo gridano lutti quanti
,
I banchi delle sinagoghe, dice s. Girolamo ad Dama», g. 2. ; onde non occorreva . che tanto rumore me-
nassero gli Eretici ner stimi ragione contro il traduttore Latino. Ma chi diede l’armi agii Ebrei? i prin-
cipali, e più comodi ne avranno avute già nelle loro case : gli altri avvisati della prossima loro intera-
zione se uc snran procurate; molti Oiialuieiile le avranno avute in prestito dagli Egiziani , con tante al-
tre cose, che ne cavarono di valore assai più grande. Del rimanente, che gli Ebrei avesser Tanni è
giuoco forza di confessarlo, mentre ben presto ebber da misurarsi cogli Ama leciti.
ver*. 19. E Mosé prese sero anche te osta di Giuseppe. E molto verismi Ile che in questa occasione
fossero trasportate le ossi anche degli altri Patriarchi fratelli di Giuseppe, costando dagli Atti, cap. vii.
16, che furono portate nella terra di chanaan, e sepolte In Slchcm.
ver*. 21. Di giorno con una colonna di nuvola . e di notte ec. Era una stessa nuvola, la quale di
giorno faceva ombra, e di notte s'iuilammava ella insegnava agli Ebrei la strada , perchè in quegli
:
arenosi deserti non havvi vestigio di strada c i viaggiatori sono costretti a valersi di certi stnunenti
,
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. . .
Ni inìqua
1. ÌJ. m
defult columna nubi* per dìctn, 23. Non mancò mai ia colonna di nuvola di gior-
nee coluiima ignls per nociuti cerai n pupillo. no , nò la colonna di fuoco la none dinanzi al po-
polo.
Capo EJccimaquatio
Faraone co* suoi dà dietro a‘ Israele. L’angelo si frappone di mezzo nella colonna della nu-
vola. Mose divide il mar rosso, e lo passano a piede asciutto gli Ebrei. Gli Egiziani con tutta
la cavalleria , e co* toro cocchi sono sommersi e doli' angelo , e dalle acque , che vengono
loro sopra.
4. Locutas est autem Dominila ad Moyscn, di- 4 .EH Signore parlò a Masè , e disse :
rena: 2. Di’ a* figliuoli d’ Israele , che tornino Indietro,
2. Loquerc Olii» Israel: Reversi castrametcntur e pongano gli alloggiamenti dir impello a PhihatU-
c regione Phihahirolh, quae est inter Magdalum , roth, fa quale é tra Magdalum, e il mare dir impello
et mare contra Bcelsepbon: In censpectu ejus ca- a Heelsephon : in faccia a questo luogo porrete gli
stra ponelis super mare. alloggiamenti lungo il mare.
3. Iiicturusquc est Pharao'superfiliis Israel: Coar- 3. EFaraone dirà de' figliuoli tP Israele: Sono
dati soni in terra , conclusi t eos deserturo. In paese angusto , sono serrati nel deserto.
4. E! inriurnbo COf ejus, ac perscquelur vos: et
9.
4. Eio indurerò il cuore di lui e vi inseguirà: e
glorilicalior in Pharaone, et in omnl exercitu ejus : io trarrò gloria da Faraone, e da lutto il suo eser-
sciciilijuc Egyplii , quia egu suin Dotninus. Fo- cito : e conosccnumo gli Egiziani , eh’ io sono il
oeruotque Ut. Signore. E
gialli fteer cosi.
3. Et nuntiatum est regi /Kgypliorum, quod fc- 5. E
fu recalo ani so al re degli Egiziani , arme
gisset populus: inunutatumque est cor Ptiaraonis, et U popolo fuggiva ; e si cangiò if cuore di Faraone,
1
servoruin ejus super nonulo, et dixcrunl: Quid e de suoi seri,1 verso del popolo , e dissero: Che 6
voluimus lacere, ut dlniiltcreinus Israel, ne ser- qiu:Uo , che noi ci siamo indolii a fare , lasciando
virei nobis? che sai vada Israele , e a noi più non serva?
6. Junxit ergo cumini, et omnem populum suum 0. Fece egli /ter Ionio mettere i cavalli ai suo coc-
assumsit seenni. chio , e prese seco tulio il suo popolo.
7. Tulitque sexccnlos currus electos, et quirlrjuid 7. E
prese seccato cocchi scelti , e lutti gli altri
in .Egypto curruum fuit, et duce» lotius itus. exm cocchi , che si trovavano nell’ Egitto , e i capitani
di tulio l’esercito.
8. Induravitquc Domimi* cor Pharaonis regia 8. E
il Signore indurò il aiore di Faraone re
j^ypUj et penecob» est niios Israel: al illi egres- d ’ Egitto , ai egli inseguì i figliuoli d* Israele j ma
si crani in manu excelsa questi erano partiti amgran fidanza.
* Cumqiie portequercntur iRgypffi vestigiaprae- 9. Eseguendo gli Egiziani le orme già segnate
cedenlium, repererunt eos in Cittiris super mare. da quelli , li trovarono alloggiati lungo il mare.
Omnis cquilatus, et ctimis Pharaonis, et universus Tutta la cavalleria, e i cocchi di Faraone , c tutto
excrcitus crani in Phihahiroth centra Heelsephon. l’ esercita erano in Phituiiroih dirimpetto a Beel-
• Machab. 4. 9. Jòt, 34. 6. sephon.
10. Cumquo appropinquasset Pharao, levantes lì- 40. E
appressandosi Faraone, i figliuoli d’ Israele
vii Israel oeulos viderunt jggyptios post se : et ti- alzando gli occhi si videro alle spalle gii Egiziani:
muerunt valile, claiuaverunlque ad Dominimi. ed ebbero /mura grande, e alzarono le grida al
Signore
dixcrunl ad Moyscn: Forsltan non erant
11. F.t 14. E
dissero a Mosi: Mancavan forse sepolture
sepulcrain .i:gypto, Ideo tulisti no», ut morerc- in Egitto , che tu cì hai tratti di colà , affinché noi
imir in solitudine? Quid hoc Tacere voltasti, ut odu- morissimo nella solitudine ? Per qual motivo hai tu
cerea DOS ex *:gypto? • voluto far questa cosa di cavarci dall’ Egitto ?
12. Nonne iste est somio, quell) loquebamur ad il Non é egli questo quel , che a le noi diceva-
tc in vCgypto, dicentcs: Recede a nobis ut serri a- mo nell’ Egitto : Lascia , che noi serviamo agli
mug jfigypUis? inulto entm melius crai servire cis, Egiziani ? conclossiaché molto irieglio era il servire
quam moti in solitudine. ad essi , che il morire mila solitudine.
43. FI ait Moyscs ad populum: Nolilc timere: sta- 13. E
disse 3Iosé al popolo: Non temete : siale
le et ridete magnali.! Domini, quae fadurus est ad osservare i prodigi , che farà oggi il Signore :
hwlic: .figyplios enim, quos mine videtis, nequa- perocché gli Egiziani, che voi ora vedete, non li
quain ultra vklcbilis usque in sempilemuni. vedrete mai piu in eterno.
li. Domimi* pugnabit prò vobis, et vos tacebitis. 14. Il Signore combàtterà per voi , e voi non ti
moverete
vers. 2. Tornino Indietro, e pongano gli alloggiamenti ec. Gl* Israeliti camminavano a dirittura per
ondare «I O basso Egitto ai monte sinai, quando il signore ordina a Mosè di Tarli tornare indietro, ino
ave.a in ciò suol grandi lini, come si dice in appresso.
I
vers. i. .Sono serrati net deserto, vale a dir e dalie montagne del deserto. Dio adunava in quelle stret-
tezze gli Ebrei; allineili’ non avessero speranza di salvarsi se non nel soccorso di Dio, e questa loro si-
,
e«l a ve» no 11 secondo grado dopo la rcal dignità, dice ». Girolamo in Ezechiel. xxm. Fedi ti. Heg. xxm. 19.
vers. 13. \on li vedrete mai più in eterno. Non li vedrete più armali, ininaccevoli spiranti sangue ,
e morte; perocché in altro stato li videro, vers. 30. Ma dee qui ammirarti con «pianta bontà e man- ,
suetmlme risponda Mosè alle mormorazioni, e ingiurie degli Ebrei, quali incredibilmente i esercitarono
la sua sofferenza , come vedremo.
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. .. . . . . . .. . *
,
1
man* . abstulU illud Doiuinus fianle vento velie- Signore lo porlo via , soffiando un vento gagliardo
menti, et urente tota nocle, et vertit in siccum: di- e ardente per tutta la notte* e lo asciugo: e t*a-
vlsaquc est aqua. cqua restò scnnq/arlita
aa. * Et ingrevi sunt filli Israel per nmliiun sieri 32. Ei figliuoli d ’ Israele evirarono in mezzo al
mnris:crat eniin aqua «piasi munì* a de\tn« « vorum, mare asciutto : perocché t* acqua era come muro alla
et Jaevt. •i>*ai. 77. ió. et 113. Bète. li. -*>. loro destra , e alla sinistra.
Perscqucntcsiiiie .cRyptii ingressi sunt post 33. E
gli Egiziani Inseguendogli entrarono dietro
ras, Cft numi» equi Lai ns phamonis, currus ejus, et a loro nel mezzo del mare , e tulio la cavalleria di
37.
oquites per medium mari». Faraone e i sma cocchi , e i cavalieri.
di. Jainque advenerat vigilia matutina. • et cere 34. Ed era già la vigilia del mattino , allorché
rcsplriras Dominus super « astra .i g>piionim per traguardimelo U Signore dalia n donna tlt unite e di
colutniiiun igni», et nubis Interferii éxcrcitum eo- fuoco l * esercito degli Egiziani fece iter ire le loro
rum :
* Sa />. 1«.
Il schiere
35. Et subvertit rotascumium. ferebanturque in 35. Erovesciò le ruote, de* cocchi* ed eglino fu- «
nmfundiim. Dixcnuit ergo jRgyptif: Fugiamus Isrmv rono trasportati nel (mar) profondo . Dissero adun-
lem: Dominus enlm aign.it prò cis rontra no».
|
que gli Egiziani : Fuggiamo Israele , perocché il j
ver». 15. Perché a/zi a me te arièti? Non crasi «letto, che Mosè avesse «letta parola si Signore ; ma
questi avea udite le voci, cioè i desideri , e le suppliche «lei cuore di Mose.
Ver». 30. E quella nqfie era iene brasa, e Insieme fri schiarava la notte, talmente che ec. La nuvola
dalia parte, che volgea verso gli Egiziani, era tenebrosa, dalla parte degl’ israeliti dava un lume chia-
ro. Cosi il Caldeo. Gli Ebrei frattanto al favor della luce continuavano a camminare ; ma gli Egiziani,
benché non lasciassero di seguitarli, erano rattennti nel loro corso dal buio cagionato da quella nuvo-
la: cosi non poterono per luila la notte accostarsi agli Ebrei.
Ver». 31. Il .signore lo portò via , soffiando ee. Il signore portò via , levò di mezzo le acque per fare
una strada al suo poi»ol<>; il vento ardente, e gagliardo secondo alcuni dovea, tolte già Ile acque, ra-
sciugar il fondo, perchè gli Ebrei vi camminassero sopra di piè fermo c asciutto. Ma dalla relazione di
un missionario Gesuita (Tl r. Slcard ) vanghiamo a sapere, che il fondo del mar rosso è tutto sabbia , e
quasi ramo il terreno del virino deserto.
Ver». 3t. Ed era giti la vigilia del mattino. La quarta, e ultima parte della notte perocché gli Ebrei, :
come t Romani, dividevano notti In quattro parli di tre ore runa ; ma queste ore erano piu lunghe,
i <
o più corte secondo che la notte era più, o meno lunga. Essendo allora l’ equinozio, la quarta vigilia
cominciava verso il far dell'aurora. Notisi, che secondo la relazione del detto p. sicard il mar rosso nel
luogo, dove lo dovettero passare gli Ebrei, non lia di larghezza più di cinque in sci leghe «li trancia :
onde avendo eli Ebrei cominciato a passarlo sul far della sera, ebbero assai di tempo per arrivar tulli
alla opposta riva prima che finisse la notte.
Fece perire le toro schiere. L* Ebreo può tradursi Scompigliò, mise in /spavento Nel capo seguente, c
nel salmo uucri. 16. 17. IR. si parta de'tnonl, e do* fulmini scagliati contro gli Egiziani. In questo passag-
gio sì celebre del mar rosso V Apostolo cl ha fatto notare una bella figura del Battesimo, tedi I. Cor. %.
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. . . . . 7 . -
minila contro eoa : tirauitque populus Domlnuin , contro di essi: e il popolo temi il Signore , e ere
d cmJklerurU Domino, el Moysi serve» cjus. dettero al Signore, e a Mori suo servo .
ver*. 31. Credettero al Stenore e a Mosi. Sopra queste parole s. Girolamo In ep. ad Phllem. una stes-
sa credenza si riferisce a Pio e a Mosi talmente che il popolo , che credette ni Signore, credette an-
:
cora al suo servo : perocché non é verace la dilezione e la fede in Dio , quando sta aiterata dalfaser-
sione e infedeltà verso de* ministri di lui.
Gap® JDcchnoquinio
Mosi e gli Israeliti , rendale grazie a Dio con un cantico , arrivano a Maran, dove le acqui-
,
5. amone sono addolcite da Mosi. Di li vanno ad tUim dove' erano dodici fontane , e settanta
,
palme.
I. Tudc * cednit Moyses . et fili! Israel carmen 1. Allora cantò Mori t i figliuoli d* Israele que-
hoc Domino, el dixerjint: canlenms Domino: glo- sta laude al Signore , dicendo : Diamo gloria al
riose enim magnificati» est; oquum, et ascensore™ Signore: perocché egli si i gloriosamente esaltato j
dcieclt in mare. * Snp. lo. 90. ha gettato net mare il cavallo , e il cavaliere
3. • Fortiludo mea, et bus mea Domini», el fo- 2. Mia fortezza , e oggetto delle mie lodi egli é
et u* est mihi in salutem: Iste Deus incus, et glorì- il Sigiare , ed è stato mio salvatore : egli è il mio
flcabo eum: Deus palris mei, et cxaltabo eum Dio , e in lo glorificherò : U Dio del mio padre , ed
• PS. 117. 14. Inai. 13. 2. io lo esalterò.
Dominila quasi vir pugnator: Omnipotens no- 3. il Signore qual forte campione: il suo nome ,
me» ejus t Onnipotente .
t‘
Currus Pharaonls, et excrcitum cjus projedt
4. Egli ha precipitali nei mare i cocchi dì Fa-
4.
in mare: ciecli principes cjus submersi sunt in mari raone e ii suo esercito : i migliori suoi condottieri
rubro: sono siati sommerti nel mar rosso:
5. Abyssi oponierunt eos, dcsecnderunl in pro- tt. Sono sepolti negli abissi
, son caduti nel pro-
fundum quasi lapis. fondo qual pietra.
6. Devierà tua. Domine, magnifleala est in for- 6. La tua destra , o Signore j ha dimoslrato una
titudine: devierà tua. Domine, percussit ininiicum. sovraggrande fortezza : la tua destra , o Signore ,
ha percosso U nemico .
7. Et in miiltUudino glorine tuae depositisi! ari- 7. E
con la molta fiossanza tua hai dispersi i
versarios tuos: misisti tram tuam, quae devoravlt tuoi avversari: l ' ira tua fu spedita da te, la quale
eos sicut stipulam. U divorò come /malia
8. Et in spiritu furoris tui congregatile sunt aquae: 8. E
al soffio del tuo furore si ammontarono te
steli t unda fluens, congregatae sunt abyssi in me- aaiue , fonda corrente fermassi , si acquagliarono
dio mari. in mezzo ai mare i flutti profondi.
9. Divit inimicus: Persequar, et comprehendara: 9. Il nemico atra dello : Inseguirò , e raggiugnr-
dividara spoi La, impiebitur anima mea: evaginato rò : dividerò le spoglie , le mie brame saniti sod-
giaciuti» meum, interficict eos mani» mea. disfatte: sguainerò la mia spada, la mia mano gii
ucciderà .
10. Flavil spirilus luus, et operuil cos mare: sub- 10. Soffiò il tuo spirito , e il mare li ricoperse:
mersi sunt quasi piumbum in aquis veheracnti- affondarmi guai piombo nelle acque precipitose.
btia 11. Od
de* forti è shnite a te, o Signore f Chi
II. Quis similis tui in fortibus. Domine? quis si- é simile a le, glorioso nella santità , terribile , e
mili» tui, magnifici» in sanctitate, terribili», atquo laudabile, operator di prodigi
laudabili*, fatici» mirabilia? 12. Tu stendesti la mano, e la terra gii ingoiò.
12 . Kvtcmlisti manum tuam, et devoravlt eos terra. 13. Tu nella tua misericordia fosti il condottare
13. Du\ fuisti in misericordia tua populo, quem del popolo, aii riscattasti : e colla tua fortezza lo
redcmUti et portasti cimi in fortitudine tua ad
: hai portato fino al tuo santo soggiorno .
habitnculura sanctum tinnii 14. / popoli si son messi in movimento , e son
14. Ascondi nini pupilli, et irati sunt: dolorcs obti- piad di sdegno : gli alò tanti deila Palestina sono
nuerunt habitatorcs PlùltsUiiim. tri affatalo'.
15. Tunc conturbati sunt principe» Edom , robu- 15. / principi di Edom sono sbigottiti, tremano
sto» Moni) obtinuit tremor: obriguerunt omnes babi- i campioni di Moab: nati gli abitatori ai Citai mai t
talorcs ebanaan. sono istupiditi.
16. Irruat super eos formklo, et pavor in magni- 16. Cada sopra di essi paura , e spavento mercè
Ver*. I. Allora cantò Mori , ec. Questa sacra canzone èli più antico monumento di poesia, che «Issi
Tettato al mondo. Ella è un grandioso panegirico della vittoria riportata dal Signori* sopra de’ suol ne-
mici : ella è un tenerissimo ringraziamento a lui per la mirabile protezione, ch’egli ha dei suo popolo;
e Analmente piena di spinto profetico, c consegnando alia fede ili tutti secoli l’avvenimento gran-
ella i
de , per cui fu composta, viene a predire altri prodigi della bontà e misericordia dt Dio iniìnitamente
maggiori verso un altro popolo, di cui fu figura Israele: imperocché dice s. Giovanni nell* Apocalisse,
che egli vide come un mare di vetro misto di fuoco e quelli che vinter la bestia , e f immagine di lei
, ,
stavano sul mare di vetro tenendo celere divine , e confavano il cantico di Mosè servo di Dio , e il can-
tico (teff Agnello. Vedi le annotazioni all’ Apocalisse, cap. xr. 2. 3.
ver». 2. Mia fortezza, ec. Come se dicesse: non a noi, non a nostro valore si ascriva, se cavalli i
e 1 cavalieri d’Egitto sono stati vinti c disfatti: Dio, che è forte per me, potente per n»e, egli hi fatto
questo . ed egli perciò è P obietto delle mie lodi, perchè mi ha salvato.
ver»- IO. .Soffiò il tuo spirito. Al soffio di tua possanza vendicatrice, ec. S. Girolamo.
Vers- 13. La terra gli Ingoiò, vuol dire, che nello stesso momento, in cui Dio stese la roano contro
eli Kgi/iani, fnrono questi sc|>olti , come se la terra gli avesse ingoiati.
ver». 13. Colla tua fortezza lo hai portato ec. Ravvi in questo c ne’ versetti seguenti uni profezia
di quello, che Dio farà ancora pel suo popolo. Tu li porterai Duo al soggiorno tuo santo; vale a dire
fino a quél paese, che è stalo il soggiorno de’ tuoi santi, di Àbramo, d' Isacco, di Giacobbe fino al sog-
giorno promesso alla stirpe loro Mite, c santa. Uno al soggiorno della stessi tua santità, dove tu ale-
rai fissa abitazione nel tempio a le consacrato, c dove nàscerà e morrà il Cristo, il santo de' saliti.
ver». 14. I popoli si son messi in movimento. L’Ebreo, I LX\\, e il caldeo hanno udito ; sale a dire
intenderanno la fama del grande avvenimento i vicini popoli, c ne avranno ira e dolore.
ver». 16. Mercè del tuo braccio grande. Steno ricolmi di paura e di spavento in udendo quello, clic
tu hai fatto col possente tuo braccio.
. .. . . . ,,.
m ESODO CAP. XV
Hidlne brailli! lui; flint immobiles quasi lapis, do del tuo braccio grande: rimangano immobili com r
ut*: porfranscal populus tuus, Domine; donec per- pietra ; fino a tanto che passi , o Signore , U po-
IrauM&l populei» luux iste quem possali» ti pol tuo, fino a tanto che passi questo tuo popolo
di cui tu sci il padrone.
17. Introdurr* oos. et plantabisfn monte hacre- 17. Tu li condurrai colà , e ti pianterai sui monte
nitotis tuac , limi issi ino habi Iaculo tuo, quod ope- di tuo retaggio* nella sicurissima abitazione tua,
rai u 5 esDomine; sanrtuarìuin tuuiu Dòmine, quod che tu, 0 Signore , ti sei fabbricala : nel tuo san-
finnavcrunt manus tuae tuario fondalo , 0 Signore, dalle tue mani.
18. nomimi* regnai ni in aetemum, et ultra, 18. Il Signore regnerà pe' secoli, c ancor di là.
19. Ingresso® est cnim eque* Pharao rum cur- 19. Imperocché entrò il cavaliere Faraone co’ suoi
rlbus, et equilihus rjus in inare: et rcilu\it siijkt cocchi e co’ suoi cavalieri nel mare: c il Signore
eos Dominus aquas niarìs ; Olii auleiii Israel am- riiiicgò sopra di loro le acque del mare ; ma i fi-
Inilaverunt per bicorni in medio cjus gliuoli d’ Israele caimninuron per esse a piedi a -
sciulti.
90. Sumsit ergo Maria prophcti&sa, soror Aaron, 90. A
Uora Maria profetessa , sorella (V Aronne,
tympanuin in manu sua; egressaeque »uut omnes prese in mano im timpano : e tutte le donne le an -
iiiulicrcs post eam ami t> 111 pani s, et choris, durati dietro co’ timpani , tessendo carole ,
21. Quibus praccinebat , du-ms cantemus Do- : 21. Tra le quali ella intonava, dicendo : Diamo
mino; gloriose cnim niagniflmtus est: cquum, et laude al Signore j perocché egli si é gloriosamente
ascensore*!! ejus dejecit in mare. esaltalo : ha gettalo nel mare il cavallo , e il ca-
vatine.
22. Tulli oulem Moyscs Israel de mari rubro, et 22. Or Mosé menò via gli Israeliti dal mar ros-
egressi sunl in deserUun sur. arubuluvcrunlquc 'tri- so , cd entrarono nel deserto di Sur : e cammina-
bus diebus per solitudinem, et non inveniebanl rono tre di mila solitudine , e non troiavano acqua
aquam .
25. Et veoerunl in Mara, ncc potcrant bibcrn 2>. E giunsero a Mara , e non poleano Iter e te acque
aquas de Mara co quod essent amante unde et : di Mara per la loro amarezza j donde pose egli
congru um loco oomen imposuii, v orari s illuni Ma- conveniente nome a quel luogo chiamandolo Mara
ra, W est Amaritudinem cioè Amarezza.
2-1. Et raunnuravil populus conira Moysan , di- 24. E
mormorò U popolo contro Mosi, dicendo:
cco»: Quid bibemus? Che bermi noi ì
SS. Al iilc clamavit ad Dominimi, qui oslcndit ci 23. Ma egli alzò sue voci al Signore , e lugli da
lìgrnim; quod * cum misissel in aquas, io dukcdi- lui mostrato un legno : il quale dopo che da lui fu
ne»n versae sunt. Ibi conslituU ci praeccpla, atquo gettalo nelle acque , si addolcirono. In questo luo-
judicia, et ibi tentavi! cum go (Dio) diede loro alcuni precelli , e lèggi , e ivi
9 Judith. S. 15. Eccl. 58. S. fece prova di essi.
28. Dicens; Si audieris voceni nomini l)ei tui, et 28. E
disse: Se lu udirai la voce del Signore
quod redimi est coram co , feceris, et obcdicri» Dio tuo, e farai quello, clu’ è giusto negli occhi di
mandati* ejus , custodierisquc omnia praoceptfi il- lui , e obbedirai a
suoi comandi, e osserverai tulli
lius, conctuiu iaiiguorern, quem posui in vEgypto, i suoi insegnamenti , io non manderò smira di le al-
non inducam super le: ego cnim Dominus sanator cuno de’ mali , onde ho aggravalo T Egitto : peroc-
tuus ché io il Signore tuo medico.
27. • Venerimi ameni il! Elim filli Israel, ubi crani 27. Giunsero di poi i figliuoli d’ Israele ad Flint,
duodeniti fonte® aquarum, et scpluaginla palmae: dov* erano dodici fontane di acque , e settanta pal-
et caslraiiietati sunl juxta aquas. * Xum. 55. 9. me: c posero gli alloggiamenti in vicùumza delle
acque.
Ver*. 17. li pianterai sui monte di tuo retaggio re. Sul monte Sion darai lor» stabile c ferma sede;
sii questo monte, clic è tuo retaggio e tuo dominio per ragion del tempio, ed è abitazione tua eletta
da te medesimo per dimorarvi, ed c tuo luogo santo, dove si ollcri ranno a te orazioni e sacrifizi , e dove
tu santificherai il tuo popolo. Votisi primo, che il passato ò qui posto invece del futuro, come sopra :
secondo, che nel possesso del monte Sion s’ intende compreso anche il possesso di tutta la terra di
Chanaan. Ma quanto meglio queste cose convengono alla Gerusalemme, che è lassù, come dice l'Apo-
stolo, alla Sionno degli delti, che è la vera casa di Pio, e fondata da lui. c stabilita in eterno! A que-
sto monte, a questo santuario mirava Mosé a somiglianza di colui, che diceva: Beali coloro, che abi-
tano netta tua casa, o .Signore ; ei ti loderanno pe’ secoli de' secoli. Ps. lxxxiii. 6.
Ver*. 20. Allora Maria profetessa , sorella re. Maria è chiamala profetessa nel senso più ordinarlo,
perchè ella avea ricevuto da Dio lo spirito profetico, come è scritto, Aum. su. 2. quanto al suo nome,
, come notò s.
il quale intero è Mariani, egli può significare tra te altre cose Stella del mare Girolamo,
o Signora de! mare come altri vogliono. Fila è chiamata sorella di Aronne piuttosto, che di Mosé, o per-
chè Aronne era inaggiornato, o perchè Mosé colla solita sua umiltà non volle fare a se quest’ onore di
dirsi fratello di una persona tanto privilegiata da Dio. Il vederla distinta nelle Scritture eoi solo nome
del fratello, ha dato ragione a’ Padri di credere, ch’ella vivesse nello stato di vergine; perchè se avesse
avuto marito, col nome di questo sarebbe stata rammemorat i. Così e in questo pregio si raro sotto l*an-
tieo test amento ,e nello spirito di profezia , c nello zelo di celebrare ic lodi di Dio ìù degna questa 110-
bil donzella «li esser figura di quella Vergine, la quale celebrò con solenne cantico una miglior redenzio-
ne, alla quale ebbe così gran parie coll'essere stata madre del Redentore.
Ver». 22. Menò via gl Israeliti dai mare rosso. Sembra che
’
Mosé avesse della pena a farti partire
,
dal lido del mare, forse perchè si studiavano di raccogliere le spoglie degli Egiziani.
Ver». 23. Giunsero a Mara. Al luogo, che Tu poi dello Mara a causa dell’ amarezza delle acque.
\ers. 26. Fagli da tui mostralo un legno ec. nel libro dell' Ecclesiastico si legge // Attissimo creò :
dalla terra te medicine , e f uomo prudente non le sprezzerà. Aon fu ella addolcita da un legno t’ ac-
qua amard 1 cap. xxxvut. 4. Donde sembra inferirsi, che quel legno avesse naturalmente questa virtù,
e che perciò Dio lo indicasse a Mosé. Dicesi, che quelle acque, delle quali si è conservata memoria nel
paese per tradizione, sono tuttora da potersi bere, benché abbiali contratta di nnovo una certa acri-
monia pel mollo nitro che abbonda in que’ luoghi. I Padri hanno ravvisato in questo legno la virtù
.
della croce di cristo, fa quale addolciva a’ santi tutte le amarezze di questa vita..
E ivi fere prova di essi. Colla promulgazione di quelle leggi volle Dio provare l’obbedienza del suo
popolo, queste leggi non sono espresse tu questo luogo.
Ver». 27. Hov* eran dodici fontane e settanta palme, s. Girolamo, Tertulliano cd altri per queste do-
dici fontane intesero figurati i dodici Apostoli, come dodici fonti della dottrina Evangelica, e i»cr lo
settanta paline settanta discepoli del Salvatore illustri per la vittoriosa lor fede, ledi lìieron. ad
1
Fabio!.
. . . , .
r*
•4*
I
(Rapo Dccimo0ceto
mormorano gl' /trattiti nei deserto di Sin per la scarte zza d*‘ i tvert , 0 />/t> manda loro te '
. .
quaglie . e piare manna a sane là. Coniando del Signore intorno alt' osservanza <i-> sabato ,
e intorno al raccoglier Li manna , e come dee riporsene per memoria deli’ averti Dio nutriti
con essa ogni di per quaranta anni.
1. * prufeclique tunl de Klim.ct venit omnia inul- I. E si partirò 11 da F.lim , e giunse tutta la mot-
litudò Gliomia Israel In clesertura Sin, quud csl Umiline dei fallinoli d* Jsrade net deserto di Sin ,
inin- Eliin ci Siimi , quinlodecimu die incnsls èe- che i Ira Ehm, c Suini a’ quìndici del secondo me-
1 lindi, egregi suoi de terra T.gypti se dopo la loropartenza dulia terra d* Egitto.
• Sa/). 11. 1
2. Et miinnuravll omnis congrcaatio Oliuruin 3. E tutta la turba de* figliuoli d‘ Israele mormoro
Israe l rontr.i Moyiién et Aaron in wìtilndine cantra Mosi, ed Arowic
in quella solitudine.
3. Dixeniulqtie Olii Israel ad cos: Llinani mortili 3. E disser
f
toro i figliuoli d Israele: Fossimo
cssemus |*t mainili Domini in terra .Egyptì, inum- pur noi rimasi estinti per man del Signore nella
ilo sedebumus super olla» cariliuni, et conicdcba- terra d‘ Egitto , quando
sedevamo sopra le aiutale
panelli in satnritalc : enr cduxlslis nos in de-
11111 » piene carni , e mangimwno d /urne a sazietà :
ili
>erfnni istud , ut ucciderai» uinnun mulUtiulineui perditi ci avete condotti In questo deserto per far
amo ?
I. Dinit attera Domimi» ad Moyseo
8. Ecco ego :
morire tutta la genie di fumisf
4. Ma il Signore disse a Mote: liceo che lo pio-
i
I illuni volns pane» de melo: cgrciiiatiir pòpulus , verò a voi /jaiie dal cielo : vada il no/rolo , c rac-
et collfgat ,
quac sufliriunt |ier singulos die» ; colga tanto che basti di per dì ; orni' io faccia pro-
lentein euin ,
non.
ululili amlnilel in lese mea , an va di lui j se cammini o no secondo la mia legge.
5. Dio .mimi sexlo pareni, quod inferant,ctsit
9. 5. Ma
il sesto dì ne / /rendano da serbare * e sia
dupluin, quam colligcre sulebaut |»er singolo» die». il dnp/Ao di quel , che solevano pigio ir e per cia-
scun giorno.
ti. Dlxenintquc Moyscs, et Aarou ad omnes fl- I». E
Mosi » ed Aroime dissero a tutti I figli in di
Uoh Israel: Vespe re snella, quod Domimi» odine- d’ Israele: Questa sera voi conoscerete , che II Si-
Hi vos de terra JEgyptI: gnore i quegli , che vi lia tratti dalla terra d’ E-
tfitto :
*7. Et mane Domini: audivlt
videbllis gloriam 1. E
d ominimi vedrete la possanza del Signo-
enim munnur vcalrum cootra Doiuinum Nos vero . re: imperocché egli ha wtilo le vostre querele c ol-
quid sumus, quia mussilastU coutra uos? tro di lui Quanto a noi, die é quel, che noi sla-
.
El alt Moyscs: Dabit vobis Domimi» vcspcrc 8. sogijiunse Mosi: Il Signore questa sera vi
/•.’
carne» edere , et mane pane» in salurilalc: co quod darà delle carni da mangiare , e. d> ‘mattina del trn-
midicrit niurmur.iUoncs veslras , qui bus luunnui ali ue a sazietà : pcrchi egU ha udite le mormorazioni
.-‘li- mira eiim in» filini quid miuh
. •
: vomitate da voi contro di lui : perocché noi due sia-
tra nos est niurmur veslnim , sed contri Dominum. mo? non sono contro di noi le vostre mormorazioni
ma contro il Signore.
Diali quoque Moyses ad Aaron : Die uuivcrsae 9. Disse ancora Mosi ad Aronne : di’ a tuttala mol-
congregatioiii Uliorum* Israel : Accedile Corani Do- titudine dd figliuoli d’ Israele : Presentatel i dinanzi
mino : nudivi! enim murraur veslruin al Signore , perocché egli ha udite te vostre mor-
morazioni.
IO. Cuinquc loqticrclur Aaron ad omnem eoe Unii 10. E in quello du' Aronne parlava a tutta la
lìliorum Israel, lespexmnt ad solitudinein: cl ec- moltitudine Od
figliuoli d’ Israele , questi t'olscr gli
ce gloria * Domini appnruil ili nube. • Ecctl. 43. 3. occhi verso il deserto: ed ecco die la gloria del Si-
fi. I.ocutu» est auleui Domimi» ad Moy*!ii,di- gnore si fé* vedere nella nuvola.
o*ns: 11. E il Signore parlò a Mosi , e disse.
12. Aiutivi nuirmuralioncs filioruni Israel ,
loquo- liIlo udite le mormorazioni de’ figliuoli tP Israe-
re ad eoa! Vesncrc coniedetis carues, tei inane sa- le , tu dirai loro: Questa sera mungerete ddle car-
turabiiuini |»anibus; sciclisquc , quod ego sum Do- ni , e domattina Vi satollerete di pane, e conosce-
Hlinus Deus voler. rete , di* io sono il Signore DIO vostro.
13. • Factum est ergo vespere, et asccodcos co- 13. Fallosi adunque sera vanterò le quaglie, che
Ver». I. E giunse nel deserto di Sin. k omessa «pii una stazione, cho è segnata Sum. xxxm. IO. Quc-*
sto deserto di Sin è diverso dalP atiro , di cui sé parli Som. U, I.
f gii frutici del secondo mese, che fu poi detto Jar. Giunsero adunque nel deserto di sin trenta giorni
«lui*» li loro liscila dall* Egitto. affi m .
Vers. 4. Ond’ io faceta prova di >ul ec. ino, a cui nkssun movimento è ignoto del cuore umano, di-
ce, che vuoi provare, cioè far conoscere agl» stessi Ebrei, se veramente sleno obbedienti a lui, c si n-
dino di sua Pro» uieuz a. Ei vuol dar loro da mangiare ; ma sohincntc dì per dì: e benché lo dia gnu m
copia, vuole, che non no raccolgano più del necessario al vitto qiiolldiauo, affinchè di]>cndano conti-
nuamente da lui. c ogni «lì tentino gli «(Detti dì sua hcucQon unno.
Vers. 6. Ma il serto ut ne premiano da serbare. Da queste parole gli Antichi interpreti concludo-
no, clic la manna cadde la prima volta in giorno di Domenica, dalla quale al venerdì sono sci giorni.
Nel sesto giorno adunque doveano gli Ebrei raccogliere il «loppio «Il manna t»cr serbarne la meta al sa-
bato, giorno «li riposo, nel quale Dio non volea , che avessero la fatica di raccorla , macinarla e cuo-
cerla. . .
Vers. G. c 7. Questa sera voi conoscerete ec. Questa sera Dio vi darà delle carni, domani vi dan del
pance, onde argomenterete e «niello , che possa II Signore, e ch’egli è, che vi ha tratti dall Egitto.
Ver». 9. Presentateti dinanzi al Signore. Volgendovi verso la nuvola. In cut risiede la maestà di Ini.
o donde «*cli si fa vedere c parla a noi, e c’ intima l suoi comandi. Fedi Pr. xerm. 7. hxod. xxxm. s.
Aumiiiiiimi'iilH
.la quale avendo coperta ec. Credesl comunemente, che
,
• -.7 . . ..... Z. .j . ......««a ... f*n
—
.
Ver», li. e 14. la rugiada era sparsa. .
quesu rugiada sia la stessa manna; ma gli ;li Ebrei dicono, che la rugiada ------ colla manna, e la In-
~ cadeva
volgeva, c che venuto il sole, c svanita la rugiada, restava la manna, clic gli Ebrei p«>scia raccoglieva-
no. Gli stessi Ebrei per rappresentare questo avvenimento pongono sulla mensa II pane tra dite tova-
glie. Il c ibleo, c Vatablo favoriscono tal sentimenti), in cui si avrebbe una nuova somiglianza traila
manna, e il corpo di Cristo nell’Eucaristia velalo sotto le specie del pane. Ma In primo luogo e coni re-
na a questo racconto li nostra versione; in secondo luogo II calore del sole liquefacela anche
na onde gli Ebrei raccorla buon mattino. Leggasi ne Numeri x». 9. che cadendo la none ta
dovean di
;
Voi. I ™
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. . I . . . -
cras: quodeuiiMpie iqierandiitn est. facile, et quac da lavorare : c cunette quel che ri «* da cuocere: e
cim piemia sunl. coquile: quidquid auleni reliquiiin •fucilo che avanza , serbatelo per domane.
inerii . repoolte usque in rum. 21. E fecero , come atra comandato Mosi e fin
FeccrtuHquc ila. ul praeceperat Movses: el manna I unti si guasto 3 e non vi si trovo ni ss un
non compulruil ncque venni* invimi!» i*si in eo.
. verme.
25. Divilqne Movmjs: Comodile illud liudie: quia 35. E Mose disse : Questo lo mùngerete oggi:
sabbalum est Domini, non invimielur tiodie in agro. non ne troverete nella campagna oggi , perdi c il
sabato del Signore.
36. Set diebus coiliRÌle in die aulem scplinio: 36.
52.
/iacrnqlietclo po’ sei giorni: ma il set In uà
s:ibbatuiii est Domini. Idei reo ihiii iuvcnictur. giorno non ne troverete 3 perche i II sabato di i Si-
gnore.
37. vcnilquc sopii ma die*: el egressi de populei 27. E
venne d settimo giorno : pd essendo andati
ut coMigcrciit , non invenerunt aleniti del popolo per raccogliere 3 non ne trova-
rono.
28. Divll annui Dominiis ad Movsen: Usqueipio 'in. E il Signore disse a Musi: Fino a quando
non valli* custodire mandala una, et legem incanì? ricuserete di osservare i mici comandamenti , e la
mia legge?
29. Vidclc, qnod Dominns deileril vobis sabba- 21*. Ut (lette te , che il Signore ha dato a voi il
Imn . et propler hoc die sexta tributi vobis riho* sabato , e /ter questo il sesto giorno ha dato a voi
dtipliecs maiieal unusquisque npud semelipsiim
: : dop/no cibo: ognuno se ne sita nella sua tenda:
imi in- egradiatur do loro suo die pcpflmo. nissuno esca dal suo posto nel settimo giorno.
50. El sibbatizavlt populus die seplimo. 50. Eil popolo osservò la requie tìel settimo
giorno.
51. Appcl lavitquc domus Israel nomeu cjus Man: 31. R la famiglia d’ Israele chiamo qiu-t cibo col
quoti crai quasi sonica cortami ri album , gustus» nome di Man : ed ella era simile al seme di corian-
que ejtis quasi similac cum rodile. doli Mane e tu-! sapore simile alla farina ( im-
.
rueMda cadeva Insieme anche la manna, nn questa rugiada comnnemente s’ intende , che cadesse pri-
ma della manna a ricoprire la terra, affinchè la manna non restasse imbrattala.
ver». 16 t/n Romor per Urta. Il somor tcnea circa olio libbre
. quantità surnckenle anche per un ;
gran mancia ture.
vera. ih. Chi ne aeea raccolta di più . non ebbe in map&or quantità ec. Alcuni ne avean raccolto ,
maggior quantità, altri minore; chi ne avea raccolto di poi del mio bisogno, ne diede a chi ne avea
raccolto «li meno; cosi si foce quell’ iipuant/anui alla «piale stili’ esempio di quello, che qui fu fatto,
.
esortava paolo cristiani. Vedi i. Cor. vm. 14. Alcuni padri credono, che nio con un continuo miracolo
I
diminuisse la quantità delia manna a chi nc area raccolto più del dovere, c l’accrescesse a chi ne avea
raccolto meno.
ver». *21. Quando il sole era ritenutalo , la manna ti squartava. Quella cioè, che restava sulla ter-
ra ; pero«-chè quelli raccolta dagli Ebrei non solo si Tondeva al sole; ma si cuoce* a al fuoco, si. pestava,
e si macinava lauto era consistente.
:
\ers. 31. Ulta era umile ai seme di coriandoli. Era sonile al seme di coriandoli nella forma, non nel
colore ; |»erocrhè questi sono neri, e la manna era bianca.
’
*•
*
.*
•••>
fV
. . . . . , :-
praecepU nomimi*: linple junior ex jeu, cl custo- .Vignare : Riempine un gomor , e si conservi per le
diatur In futura* rtkru genera Ilo»** , ut noverine generazioni , che saranno in appresso , allineile veg-
panelli . quo alui vo* io solitudine , quando educti , tU qual pane vi ho nudriii nella solitudine ,
lio no
qinU anni* . dona: veniivnl in lemiiu liabitabiloiii: per quuruni'aiuii . sino a tanto che giunsero in terra
lino cibo aliti sunt. Usquequo tangcreul line* ler- abitata : coti questo cibo furono pasciuti, fino u
*
rao cium. un. • a. Esdr. i). il. Judith ti. 15. tanto che. giunsero a’ confini della terra di Cha-
luuui.
36. Gomor miteni decima para est cplii 36. Il Gomor poi é la decima parie dclf cphl.
Ver*. 33. poni a dinanzi a! Signore per conservarla ec. Vale a «lire conservala per riporla nell'ar-
lì i
ra, quando questa sarà fallai e noti’ arca fu conservata questa nnuiia in mi vaso «l’oro. Heb. ix. 4.
Frattanto fu custodita nel tabernacolo o di Aronne, o «li Mosè. l edi verso teg. f.a manna è chiamala da
paolo cibo spirituale, per ragion di quel cibo veramente celeste, che era per essa il significato; vale a
«lire il Corpo di cristo nell’ Eucaristia e la stessa Sapienza diceva agli Ebrei: Son Mot* diede a voi il
>
pane dei rie lo ; ma il Padre mio ila a voi il pane vero del cielo Joan. vi. 32. colte quali parole ven- . :
tiliamo accertati, che la iiiauna era una figura del mistero del corpo, c del sangue di lui nell* Eucari-
stia. e che questa figura era in se stessa, e nc* suoi nielli Infinitamente «la meno del figurato , che è
liesù Cristo disceso dal seno del padre, e divenuto per un miracolo dell’ amor suo verso degli uomini
sostentamento «Ielle anime nel pellegrinaggio di questa vita. Ili questo pane di vita ricevevi l' autore
stesso «li tutte le benedizioni, o di tutti i doni celesti, che viene dal ciclo invisibilmente, e in maniera
nascosa a’ sensi, come «li notte scende non veduta la manna, «mesto pane non è gustato, se non da
quelli, quali lasciato l’Egitto con le sue carnali delizie, vale a dire il secolo con tutto quello , che in
i
esso *i ama, passato il mare, cioè rinnovali, c purificali pel Battesimo verso la terra di promissione
camminano, passato il de* erto al pruno arrivo nella terra di promissione cesserà la manna, perché nella
patria beata goderanno gli eletti la presenza del loro Dio e Salvatore non ascoso sotto il velame de’ mi-
steri. ma a faccia a rama: la manna, dice lo stesso Cristo, non sottrasse gli Ebrei dalla morto; laddove
«mesto i»anc celeste non solo conserva la vita «Ielle anime; ma egli è ancora principio, c semenza d'im-
mortalità pe’ corpi sitasi, che lo ricevono. Con quanto maggior ragione perciò fedeli eOBsidr rm.lo i
I* eccelso «tono, il dono incitabile, che Gesù cristo fa loro «fi lutto se stesso nell’ Eucaristia . pieni «li
altissima maraviglia diranno i Che i questo che* qut r lo k m invidile np« lei .imo yuanto i grande,
,
• «
:
o Signore , la moilipUce tua bontà , cui tu ascosa serbi per coloro , che temono, rs. xxx. 23.
Capo Dcciinosctiiino
AgU Israeliti che mormoravano di nuovo in llaphidim /ter mancanza
,
d’ act/ua , il Signore da
dell' acqua da un inasto. Gii .munenti assaiiscono gli Ebrei i ma combattendo Giosuè . e
Mori pregando colte mani dislese sul monte , i nemici son vinti.
I. Igiltir proferì;» ornili* mullitiMlo filionini Israel 1. Partì di poi urna la moltitudine de’ figliuoli
de «temerti Sin per mansione* bum iuxta KnBOnMt
> d’ Israele dal deserto di Sin , c fatte le loro fer-
Domini castra metili suiti in Rapltidun , ubi non male secondo gli u tdini del Signore , ttoser gli al
unii aqua ad bibemluoi |>opulo. hupp m„ ,nt u /tii/dudim , dove non cube il pigialo
t
jurqamini contro ine? cur tentali* nominimi? morale contro di me ? perché tentale voi il Signore f
• Rum. *). 4. 3. Pativa adunque in quel luogo il popolo fter la
3. Sitivil ergo ibi p«>polu* prac aqua»* penuria sete mancando P atipia , e mormoro contro Mosè ,
et iiiunmiravit contro Moysen. dlcens: cur feristi dicendo: torchi ci hai tu fatti uscire dall’ Egitto
no* eviri* de Egypto, ut boewerc* no», et Ubero* a far perire di seie noi , e l nostri figliuoli , e I
nostro* , ac iumeola sili ? giumenti f
4. cl.unnvit autriu Moyac* ad DomUtum, dicco*: 4. Ma Mosi alzò la voce al Sitpmrc . dlcetulo :
Quid faciaiu populo link:? adirne paulluluiii, et la- Che faro io di questo pofiolo ? non nuderà molto ,
pidalo! ino che ii mi lapiderò.
3. Et alt Domimi* ad Moysen: Antecede popu- 5. E
il Signore disse a Moti : Eatil Incontro al
lum . cl suino tenuti «le «eiiioribu* Israel: el vir- popolo, e preiuli teco de’ seniori tC Israeli : e pren-
a;uu , «tua • i>crcu**i*ti nuviutti , lolle In manti Ina, di nella tua mano la verga , con cui percuotesti U
el varie. * Sup. li. il. Ps. 11. iti. 1. Cor. io. 4. fiume , c va’
6. En ego staile ibi epnuil le suora pelram Ho- 6. Exco che starò ivi dinanzi a te sopra la pie-
reb: perculicsquc pelram, et nini ex ea aqua. ut tra di Horeb: e tu per eluderai la pietra , e ne sca-
liilmt (vopulus. Fedi Moy&cs ila corali) senioribus turirà t‘ acqua , affinchè II poi mi ha a Cosi fece .
Israel :
Must in presenza de* seniori d’ Israele:
ver*. I. E resile le loro fermate. DvJ deserto di Sin passarono a Daphca , c da b.ipbca secondo alcuni
ad Alus , v «ti poi ,i D iplndim.
Ver*. 3- Perché tentate voi Signore ? Per qual motivo diffidate delta prole* ion del signore speri-
il
mentati già telile volle, e chiedete nuovi ‘miracoli, onde conoscere se Dio sta con voli vere. 7. Non
colla impazienza . nè «-olle mormorazioni , ui» coll’ orazione e fidanza tu Dio dovete impetrare 11 suo
ajuto nc* vostri insogni.
Vcrs. ft. f.a verga con cui percuoterti il fiume, il Nilo, cap. vii. 20.
.
Vers. 6. Staro ivi dinanzi a te rulla pietra di Horeb. Il monte di Itt.rcb era congiunto al slnal: a
Mosè era notissimo quel molile, sul «piale ave* veduto II roveto ardente, e dove Dio gli asea «.-ornati-
«iato di andar a liberare il suo popolo dall’Egitto. Alcuni viaggiatori dicono . che duri tuttora la fontana
fatta scaturir «I » Mosè; altri, che quel masso non dui più acqua : tua vi si vedano de’ segni delle aper-
ture, per le «inali passava l'acqua. *. Paolo, I. Cor. x. 4 , ravvisò in questo (atto il mistero di Cristo, .
come ivi si è osservato. Mi siccome l’Apostolo dice, che questa pietra, o sia l'acqua della pietra se-
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. . . . , :•
ob inonimcnlum in libro, et traile auribus Josuc: sa per memoria in un libro , e folta sapere a Gio-
delcbo cnim memoriali) Amalec sub cucio. suè temeclic io cancellerò sotto del ciclo la me-
: i
moria di Amalec.
15. Aalifliavitque Moyses altare : et vocavit no- 15. E
Mosè edificò un aliare 3 a cui impose que-
mcn eji»: Domini» cxaltalìn mea , «licei»: sto nome : Il Signore mia esaltazione, e disse:
18. ouia inani» solii Domini, et bellum Domini, 18. La infoio del Signore dal soglio di lui sarà
crii contea Amala; a generallone in generationem. stesa , e fard guerra contro Amaìcc j>er tutte le
generazioni.
guitava gli Ebrei; quindi alcuni Interpreti credono, che gli stessi Ebrei camminassero sempre fungo II
rio [atto dalle acque della pietra lui dose queste si searteavan» nel mare, cioè fino ad Asiongaber: im-
l*erocehè da" Numeri, ca/c xx. I. 2., apparisce, che non seguitarono queste acque sino alla line del
viaggio, come hanno creduto gli Ebrei , c alcuno degl* Interpreti, ne quella parola di Paolo significa
tulio questo , per quanto pormi.
Vers. 7. Potè a quel luogo il nome di Tentazione. L* Ebreo; chiamò quel luogo massa e meriba, cioè
tentazione e contraddizione, nella ingratitudine t* pervicaci* dimostrala in questo luogo dagli Ebrei si
parla In molti luoghi della scrittura, t edi Pi. lxwii. 15. , pt. xcvm. 8. , Cv. , 14. ìleb. cap. ni. 7. 8. re.
Vera. 8. .4fa g// /inaienti re. Erano discendenti di Amalec, figlinolo di Kliphaz, il quale era primo-
genito di Fs.au. t,cn. cap. xxxvi. 12.; il loro paese era nell’ Arabia pelrea vervi II mar rosso.
vera. 9. Ditte a Giosuè. Egli era figliuolo di miii . e della tribù di Ephraim. i*a prima si chiamò
osea, ovvero Auscm ; ma dopo la vittoria riportata da lui contro gli Amaleclti fu chiamato sempre uio-
snè, ovvero ihosuah , che e lo stesso nome di Gesù Cristo nostro redentore, di cui fu figura questo
grand’uomo dello da Mote con profetico spirito a comandare alle schiere d’ Israele contro gli leciti. nm
Ver». II. A quando Moti1 alzava le mani re. La maggior parte de’ Padri dicono, che Mose teneva le
mani distesi’, rappresentando la figura della croce di cristo nel tempo, che orava, e predicendo con
questi «rione la vittoria, che dove riportare per noi Gesù cristo sulla sua croce contro U Demonio, s.
»
GiruUuuo, nb. i. coni. Jovut. scrisse, che alt’ oraziouc di Mosè andò congiunto il digiuuo di tutto il po-
polo fino alla sera.
Vera. 1*2. B Hur. Egli Era figliuolo di catch, figliuolo di Erson, Il qual c.alcb era diverso da Caleb di
lephunc.
Vera. 14. lo cancellerò ... la memoria di Amalec. Ecco quello, che Mosè dovei scrivere in questo fi-
bre. c farlo anche sapere a Giosuè, che lo notificasse agli nitri capi del no|tolo. Vedi I. Reg. w. La cru-
deltà, che ave tuo usata gli Amatemi contro gli Ebrei, e descritta, Dculeron. xxv. 18. ; onde tuerilaro-
no, che Dio li facesse cadere allesso sotto la spada di Giosuè, c di poi sotto quella di Saul, dopo il qual
tempo non si |>arla mal più di loro.
vera. 16. tu mano del Signore dal taglio di lui tarò tleta. Vale a dire: Il signore stendendo la mano
dal suo trono giurerà guerra conlro Amalec, e gli farà guerra in penietno. Si è veduta altre volte la
formatiti usata nel far giuraincnlo di stendere la unno. Panni questo il senso di questo luogo più osci»
ro nell* originale che nella vulgata.
,
Copo Dcciinottauo
Jelhro suocero di Sfasi gli rimena la moglie co’ figliuoli : c avendo udite te cose fatte da Dio,
1
dopo aver iodato il Signore , e offerto a ini sacrifizio, dà a Moti ti buon consiglio di creare
de magistrati che giudichino delie caute minori.
1. dunque audissct Jelhro . saccrdos Madian 1 . Afa Jelhro sacerdote di Madian , suocero di
cognati» Moysi , munta . qua»; leverai Dei» Mossi Mosè, uranio udite tutte le cose , che Dio uvea
el Israeli pupillo suo, et quoti cduvi&sct Donimi» falle a favor di Mosè, e d* Israele suo popolo , c
Israel de cgyplo: come il Signore area trailo Israele dall * Egitto
vera. I. l fa Jelhro ...avendo udite tutte le cose, re. L’arrivo di Jelhro. mine rilevasi dal Deutero-
nomio, cap. I. b. 7. 8. 15. non dee essere stato, se non verso la fine del primo anno dell'uscita dall'E-
.
gitto, ed egli trovò Mose non a Raphidim. ma presso all’lloreb, e al Sinai, come dicevi qui, veri. 5.;
onde questo racconto è messo qui per anticipazione e forse, come alcuni credono, i»or far vedere ,
,
che la Limigli! di Jcthru era esente dalla maledizione degli Amalcciti quantunque Madianiti russerò .
i
quasi uno stesso popolo con quelli, bai capo ut. un. 1. apparisce, che Jelhro abitava non mollo lungi
ual
. . . , ,
5.
ESODO CAP. XVIII' 137
• solita illud non poteri* siislincrc. * /fruì. I. 12. non puoi reggervi da le solo.
li». Sed nodi verba mea, atque ctmsilia , et crii 12. Ma ascolta le mie parole e i miei consigli ,
lltMis Ieri ili.listo tu |K>pulo in his, quae ad lleuiil c Dio sani leco. Sii in mediatore del popolo tulle
pertinenl . ut reterà* , quae dicunlur ad eum : cose, che rhntarduno Dio pef riferir le preci , che
u lui fon falle:
-jn. Oslendasqiie pupillo ratreinoiiia* , et rìtiim 20. E
tur insegnare al popolo le cerimonie , e l
t*< driii li . viamqiie , per <|uaiu ingoili deitr.ua, el rili del culto , e la strada * che debhnn battere , e
opus, i|tiod farro* detienili. tpullo , che debbiti fare.
a|. provide ai it 4*m «le ornili piche viro* polenti**, 21. Ma scegli da lidia la molidiulhic nomini di pol-
et tiincntc* Deum, in ipiibus sii verità* , et qui so, c Umorali di Dio, e mutuiti della ter liti, e minici
ver*. 2. Vet te Sephora. KIU tluvtM estere tornata casa del padri: suo. allorché, dovendo an* **»
re vi «»vé nell' Egitto .««I eseguire gli ordini «lei signore, di buona voglia si contentò «li separarti dal
*!.i
nitrito per esser inori de* pencoli, e per lo stesso uni* menò sero i hgliunii. s. Epifanio alierai* , che
jUosr osftcrvò continenza da «pud tempo ili cu» PIO si uialilfolo a lui, c lo innaUo al nunislero di
,
** rW,
\ei*s. H- Perocché quelli con viperina trattaron gueth. Perche gb Egiziani esercitarono un dominio
superbo. « tirannico contro gli Ebrei, niicslo grande avvenimento mi (a sempre piti conoscer®^ che II
vero pio , sorpassa
>1 blu degli Ebrei minutamente tulli gli altri dei delle uculi.
ver». 12. Offerì adunque Jrlhj-u ec. L* Mirra prete degli olot aitili , e delle ultime pel Signore ; vale a
dire riceve da Mose delle viltuue, le quali egli otTerse al vero Dio. di eoi crt sacerdote come altrove .
Per udire la tenUnza di Dio. Per udire la sentenza, ch'io do sopra ciascun aliare secondo
v c ri.
6io, delia quale io souo interprete.
la legge ^1<
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. . . * . . . . . a
Ver». 23. Tutta questa gente se ne tornerà ec. 3on avrà questa gente «la starti qui attorno, dal mat-
tino alla sera (erre. 14.) ; ma se ite staranno ne* luoghi loro assegnati, dove avranno chi termini breve-
mente tutte le piccole loro dispute.
ver*. 24. Ciò udito Mosi fece ec. La sapienza e I* umiltà di Mosè spicca in questo hitto grandiosamen-
te: egli ascolta il consiglio d’un uomo inferiore a se per tanti titoli, e conoscendo, che questi gli sug-
geriva il meglio . inette tosto in esecuxione t suoi suggerimenti.
4.Ver». ». Li costituì principi del popolo. L* Ebreo ti costituì principi de! popolo , gli uni capi di mu- ••
te , altri di cento, altri di cinquanta , altri di dicci uomini. Ed ecco traile varie «posizioni di questa di-
visione fatta da Mose la sposizione , che sembrami più verisìnule. Tutto il popolo era diriso nelle sue
,
tribù; le tribù nelle grandi famiglie, dalle quali si diramavano tutte le case particolari: ciascheduna
di queste grandi famiglie avea un capo chiamato principe di mille , qualunque fosse stato il numero delle
persone cne entravano In quella famiglia e questo principe di mille avea sotto di se degli uffi/iall chia-
. :
mati principi, ovvero capi dì cento, di cinquanta , di dicci, a proporzione del numero delle cave par-
ticolari, c delle persone, che da essi dipendevano, senza |*ero, che anche questi nomi di principe di
cento, principe di cinquanta, ec. debbano prendersi a rigore. Tutti questi uniti al primo capo detto
iti mute giudicavano tutìe le piccole cause, che eran portale davanti ad essi, nserbaudo le più gravi a
Moli*.
Capo Ulccintonono
CU Israeliti mosso il camjto giungono al fina. Ilosé per ordine di Dio sale sul monte , e gli
avvertimenti di tul riferisce al popolo , al quale <* ordinato , che si purifichi afli/i ~hé scenda ,
il Signore net tuono e nel folgore per parlare a Mote distanzi a tutta la moltitudine.
Mense tertio egnssionis taraci de terra /Egv- 4. Il terzo mese dopo V uscita d* Israele datiti
pli,*in die bac vcocrunt in aoUtudinctn Sinai. terra d’Egitto , in giusto giorno arrivarono nell
• Anni. 35. 43. soli! Udine del Solai.
2. Nani proferii de Kaphidim et pervenienti'* , 2. Imperocché parlili da HaftUidnn , e giunti al
usque in dcscrtuiii Sinai easlramelali soni in eodem deserto del Siimi posero in quel luogo gli alloggia-
loco, ibiquo Israel ftvlt tcntoria c regione monti*. menti t e Ivi Israele si annido dirimpetto al monte.
3. • Moyses ameni ascendi! ad Deum , vocaviU|uc 3. E
Mosé sali verso Dio , c II Signore lo chiamo
ctun Domimi* de monte, et ait : II noe dice* domui dalla cima del monte , e disse : {fucsie cose dirai
Jacob, et anuutiliabU tiliis Israel : * Jctor, 7. 38. alta casa di Giacobbe , e le annunzierai a ’ figliuoli
(/’ Israele :
Vers. I. In questo giorno, vale» dire nello stesso giorno terzo, ovvero net giorno segnato collo stesso
numero del mese, cioè a' tre del mese terzo. Tale ò la comune «posizione di queste parole: tralascio le
altre per brevità. Da questo giorno tre del terzo mese dei pruno anno dopo l’ uscita dall’ Egitto stette il
popolo presso al sina sino al secondo mese dell'anno seguente, quando a’ venti del mese si uiiser di
nuovo in viaggio. Xum. x. 11.
vers. 3. .sali verso Dio. Sali sul monte Slna, dove Dio gli era già apparito. Exod. iu., e dove gli avea
ordinato di offerir sacrifizio, uscito eh' et fosse col popolo dall’Egitto.
\crs. 4. t i ho portati rude ali, qual aquila. Gli altri volatili trasportano I teneri loro figliuoli col
piedi , e colle unghie , perchè temono d’altri volatili : l’aquila si prende i vuoi sulle spalle, e non aven-
do paura , se non «teli’ uomo, il suo proprio corpo oppone a difesa de* suol aquilotti contro il dardo del-
l'uomo. Cosi, dice Dio, io vi ho portato dall’Egitto Uu qua, e nu son posto tra voi c gli Egiziani nella
miracolosa colonna.
£' vi ho preti per me. Per miei servi : potrebbe anche tradursi seguitando la comparazione
dell* a-
quila vi ho preti sopra di me.
:
ver». 5. Sarete Ira tutti i popoli la mia eletta porzione. Benché tutti I popoli della terra, c U terra
stessa aleno di uno dominio a titolo di creazione e di conservazione, voi io terrò per mia eredità, per mio
popolo speciale, nazione eletta da me, e favorita con particolare attentissima protezione; purché ascol-
tiate la mia voce, c osserviate le condizioni dell’alleanza , che io fo con voi.
t er». 6. Sarete mio regno sacerdotale , ec. voi sarete mio regno non temporale c profano, ma s.vcro
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, , . ,. . , ,
tulisset Moyacs verbo popoli ad DOininuin vendo Moti riferite at Signore le parole deI popolo,
9. Ait ci Dominila
: Jani none veniain ad
te in 9. Il Signore gli disse: lo verrò tosto a le nel-
caligine nubi* , ut andini |mpulus loquenlein me l'oscurità ili una limola alfincM il popolo mi sai-
,
nii te, et crcdat (ibi in perpetuum . .Munitavi! ergo ta imi tare a te , e presti a le fate perpetuamente.
.Vloyses
19. verità |topoli ad Doiniuiim . Jti/i i tadiuiqiu- Mose al Signore le parole del popolo.
IÒ. Qui dixit et : Vaile ad impulutn . et «.metilica 10. Ed ei gli disse: l a' n trovare il impalo, e
ilio» liodic
,
et crai ,
laventquc vestimento sua fa', che si purifichino oggi e domani , e lavino le
loro vesti
11. FI slot parati in diem tori inm: in die cnim ti. E
siaio preparati pel terzo giorno: perocché
tcrtia dcsccndet Dominus cornili oiuui plebe super il terzo giorno scenderà il Signore davanti a lutto
suonimi Sinai. il impolo sul monte Smai.
conatiluesque termino* popolo |»er circuitum.
•
t2. E
in fisserai all’intorno i limili al popolo ,
<9 dioes ad eoa: Cavete ne nacemlati* in montali, e dirai loro: (iunrdatevi dal salire al mante, e dal
nec tangatis tinca illius : ninni* ,
qui Irligcril mon- laccare é confini di essa : chiunque toccherà II mon-
(cm . morte morietur^ • Aor. 13. 18. te , morrà senza remissione.
i'’. Mimai DOD langet cimi sed lapiilibos opnri- ,
ir>. (fono d’uni,,', uni toccherà, ma sarà oppres-
inctur, aut confodietur janili* : sive jomentum Ine- so con sassi , onero trafitto con frecce : sta giu-
rii. Pive homo, non vivet, etnn coc|>crit clangere mento , sia uomo , non vivrà : qiuuuio conuncera a
traodila, lune arandant In montem. sonare la tromba , allora salgami verso il monte.
14. Dcsi'enditqtie Moyses de monte ad popolimi, 1 1. V. MasA scese dot inni, le . e. tornino al po-
et sanctifìcavit emù Olimpie lavisscnt vestimento
. polo lo parificò. E
quando diber lavale le toro
Mia vesti
ad eos: Fatelo parali in diem tcrtium,
15. Ait 15. apjmr occhiati pel terzo
Disse laro: Siate
et npprupinqnelis uxoribus vestris
ni* giorno , e separatevi
dalle vostre mogli.
Jaioqou advenerat terlius die* , et inane in-
1(>. iti. E
già tra venuto il terzo dì, e splendeva it
r.lnruerat . et ecce cooperimi audiri tonitrua , ac mattimi, quando ecco che principiarono a sentirsi
nn< in- mgura, et nubQi dentatura operili nom» de' tuoni, e a sfolgoreggiare I lampi , e una / oltis
lem dangorque bucrinae vehomenlins perstrepo-
, Mima m
bòia ricoperse il monte ,e lo squillante suo-*
hat et tinnii! popolo* , qui crai in castri*
: no della irnmOa rimbombava (or lancine: e il po-
llalo , che era dentro agli alloggiamenti , si inti-
mori.
il. dunque edmdssci
cos Moyses In occuraum 17. E
avendoli Moti condotti fuori degli allog-
Ilei de loco castrnniBb starami àd radice* monti*. giamenti incontro a Dio, si fermarono afte falde
IH. * Tolus autein mons sinai fuinabal ,
eo quoti ,b i notile ,
rtescondUscl Domiuu* super eum in igne . et ascen- 18. E
tulio il monte Sinai gettava fumo . perché
derci fiumi* ex co quasi tic fornace, cralque n- il Signore ivi era disceso in mezzo al fuoco . c il
biqìì mone tentbltli. Detti, 4. u. fumò ne usciva , come da ima forqacc , e tulio il
monte metteva terrore.
19. Et soni In* buccinae p.iiill.ilim crcscebal in 19. E
il suono detto tromba appara apparo si
majiis et prolixius lendcbatur. Mosse» loipicba-
. faceva più forte e piu penetrante. Mosi parlava ,
Inr. cA De uà rospomlelwt ei. e it Signore gli rispondeva.
J). Dcsccoditqur Domimi* super montem Sinai 20. E
discese II Signore mi monte Sinai , sulla
in ipso monti* vertice, et voeavit Moysen in cacu- cima stessa del monte, e chiamo Mosi su quella
iik*ii ejns Quo cum ascendisset .
sommità. il quale essendovi salito,
21. I»i\i< ad cum* Descende, et contestare po- 21. CU disse: Scendi a botto .c fa’ sapere a! po-
puluin . ne forte velli tmnscemlere termino» ad vi- polo , che a sorte non pensasse a valicare i con-
dciitliiin Dominimi, et pcroat ex eis plurima mul- fini ]*e r vedere H Signore , onde inoli Isshni di loro
tipolo . avessero a perire.
22. Sacerdote* quoque, qui nccedunl ad Domi- 22. / sacerdoti eziandio , I giudi si accostano
nimi, saiiclificcntiir, ne pra- ubi cos. al Signore , si purifichino , affinché egli non gli
accula.
e sacerdotale, come Dizione specialmente e assolutamente consacrata al tnio culto: onde soggiunge,
turione santa, cioè separala da tulle le altre genti idolatre, e dedicata a me in >uiu della vocazione,
«x! elezione mi « in vostro favore.
\oolsi osservare, coinè Dio dopo rammentati i suoi benefìzi in prò degli Ebrei, annunzia loro
«|in
I* alleanza
, c li’ei vuoi fare con essi . e uè propone le condizioni e vantaggi; e tale è la bontà di si gran i
padrone , che egli vuol avere II libero conscuso di quelli cb’ei desimi al grande onore di essere suo .
IHipoto e sua eredità, ordina perciò a Mose di riferire il popolo le sue parole e prenderne le risposte.
Vers. IO. Fa' . rhe ti purifichino ogni e domane. Fa’, elicsi preparino colla continenza ( eert. 15.)
rolla mondezza «lei corpo, e delle vesti, queste erano le purificazioni usate non solo tragli Ebrei, ma
anrlic presso tulle le nazioni per disporsi a qualche azione religiosa. Non vi volea mollo a comprende-
re ebe fa nettezza esteriore del cor|io era seguo della interiur pure^i della coscienza, senza la quale
.
ver*. 13. Mano d' uomo noi toccherà , ec. chiunque contro il mio comando ardisce di avanzarsi fino
al monte consai rato dalla mia presenza, egli dee tenersi per uomo sacrilego, e immollilo, e abomine-
vole , onde 11 solo toccarlo porterebbe ad altri un mondezza. Sopra questa proibizione di Dio, vedi Ueb.
cap. xil.
Quando convincerà a tonare ec. Allorché Dio dall’ alto del moni e farà udire un suono simile a quel
«li tromba . altura il popolo si avanzi non sul monte, uia ardo verso il monte, lino cioè a temimi fìssali 1
ver*. 22. f sacerdoti eziandio ... ti purifichino er. Non essendo per amo stabilito il Mrerdozlo levi*
. . . . . .
Ileo, li maggior parte degl’ Interpreti credono . Intendersi primogeniti . come sacerdoti nati prima che
i
il ministero fosse dato alia famiglia di Levi, questi sacerdoti comanda Pio, che si purifichino con mag-
gior cura d’ ogni altro.
Vera. *23. F
Mote ditte : \on d potàbile er. Mose non crede* necessario di scendere dal monte per
aununziare al popolo quegli ordini del signore: mssuiio , dice egli , ardirà di salire il monte dopo quel-
lo, clic tu mi ordinasti «li dire e di fan- in tuo nome; Moti si .Urea va malvolentieri d » ino.
F tantiprato. Dividi, separa il monte dal popolo co* termini, che porrai all'intorno, n signore ri-
iietc più volle questo coniando, cd egli contiene un gran mistero, imperocché veniva a significare, che
la legge quantunque buona, c giusta, c santa non avrebbe servito (colpa della corninone degli uomi-
ni) a rendergli degni di accostarsi » pio. Tutti i segni terribili, da’ quali fu aceoiii|wigniila la promul-
gazione di questa legge, erano indino, come notò 1 Apostolo, U, un. vili. 15. dello spinto di servitù, che
lai il carattere di essa come lo spirito d'amore farà il carattere della legge nuova data da Gesù cristo,
.
e impressa non nelle tavole di pietra , mi ne* cuori de* fedeli. Fedi Ueb. xti., Hai. iv.
(Eayc t)rnlr0ÌTno
L’Angelo facendo le orci di Pio dal monte Si "a promulga il decalogo a tutto il popolo ; ma
netto vuole piuttosto , che gli ordini di l‘io gli timo intimali coti' interposizione di iloti.
Ì’ott)consola il popolo. ( iti è commutalo di fare di terra , o di pietre non tagliate t' altare,
al quale non st saiga per i cannata.
3.Non ha! volli* dcos alieno» cura r» me. 3. Non rumi nitri dii dinanzi a me.
4. * Non facies Ulti sculptilc . neq:i<’ ontuent *»- 4. Tu non li farai v
illuni , tu! rappretcntazime
ìtiUitudiiii'iu . qu.te est li» cucio desuper , vX quac alcuna di quel clic c busti in ciclo, u quaggiù in
in terra dcorsunij nec coruin, quao Miai in aqui» terra, o nelle ac pie salta Urrà,
sub terra
• Lev. 26. I. Deut. 4. 13. Jo%. ‘11. 14. Pt. 96. 7. 5. E non adorerai tali cose , né ad esse preste-
3. Non adonihis ca, ncque coics: Ego Mini Do- rai atto: lo mirti il Signore Dio tuo forte, gelo-
i
mimi* Deus tuus forti», zdoliv* , visiLins Iniqui- so , che fi vendetta dell' ini qui la de’ padri sopra i
(aten paunm hi Allo», in (crtiaro et quartati! ge- figlinoli , fini alla terza c quarta generazione di
neraUonem curimi , qui oderunl me : coloro , che nu odiano :
Ver». I. F. il Signore pronunzili re. L’angelo, che rappresentava il .signore, e in nome di lui par-
lava, pronunziò con voce chiara e intelligibile a tutti gli Khrci i conni) da nienti del signore.
ver». 2. lo sono il Signore Pio tuo che U tratti cc. Questo è come un prologo brevissimo, ma pieno
di gran senso, e comprende fe gravissime ragioni, che ha Pio di comandare, e li popolo di obbedire.
Ver». 3. Son atrai altri dii ec. Non mescolerai col culto dovuto a me vero Dio il culto di alcuno dei
falsi dii delle genti.
vera. 4. e 5. Son ti farai scollura , ni rappresentazione ec. sono proibite le statue c le pitture rap-
presentanti false divinità; le quali statue c pitture se le laccano i Gentili pur adorarle. Dio non vuole
nè meno, che gli Ebrei abbiano statue o pitture
rappresentanti avvezzino lui stesso, allineile non st a
figurarsi Pio come un essere materiale e sensibile.
Sé rapprc tentazione di quei che à tasta, per esemplo gli Egiziani adoravano il sole sotto li nome e
la figura dt osi ri e d’ Aminone, e la luna sotto li lìgura d* Iside.
O quaggiù in Urrà, o nette acque. Gli Egiziani aveano statue e pitture del bue. del vitello, del
cane, del coccodrillo, ec. Ma pio non proibisce per questo a’eristiani ili avere delle pitture c delle Im-
magini rappresentanti lui stesso sotto quelle ligure e que’ simboli, co’quali si è degli ito di apparire egli
stesso nei vecchio e nel nuovo testamento; delle quali pitture, e immagini utilmente iervonsé fedeli I
a rammemorare benefizi divini, e a risvegliare la loro riconoscenza, senza ebe abbiano a temere d* im-
i
maginarsi o che Dio sii qualche cosa di materiale e corporeo , o che le tele dipinte e marmi scolpiti I
abbiano qualche cosa di divino, OOtXkC si figuravano Gentili; mentre tutto l’onore, che ad esso ren-
i
diamo, lo riportiamo a quei Dio. cui solo adoriamo le immagini de’ santi noni ini noi le ntenghiamo
;
per rammentarci doni versiti da nio in quelle anime, et animare! ad Imitarne le virtù. Qual’ ombra
l
«l'idolatria può trovare l’Eretico nelle immagini tenute con Late spirito nella chiesa cattolica per tutti
i secoli precedenti? Ma di questo non più, perchè la causa è stata trattata con gran vantaggio da’nostn
controvcrsistl.
Io tono il Signore Pio tuo forte , geloso , ec. Il patto di Dio col suo popolo è sovente rassomigliato
all' unione di uno sposo colla sua» sposa ondo qualunque infedeltà del popolo è caratterizzata di adul-
:
terio.
Che fo vendetta deU'inlquità de’padri sopra ec. La massima parie de’Eadrt e degl'interpreti Intendono
queste parole riguardo a’hglluoli, imitatori delle iniquità dc’loro padri. Altri osservano che Dio punisce talo-
ra figlinoli innocenti |>elle colpe dc’loro genitori, cosi, dice s. Agostino, piccoli fanciulli dcT.nananci por-
1 i
tarmi la pena de’ peccali dc’padri loro, degnali peccati non potevano essere stali nè partecipi, né imitatori.
Cosi osserva lo stesso «tanto, che Dio non fa alcuna ingiustizia, se pc’ falli di un re gastiga il suo po;»olo;
perche i mah del popolo li sentono grandemente i regnanti, così per tacere d’altri fatti riportati nelle scrit-
ture, la vanità di un principe, che volle Tare il novero del suo popolo, fu cagione di gravissimi mali
ad Israele. Dio ( come notò Tertulliano ) conoscendo la durezza del cuore degli Ebrei, fece loro questa
minaccia, allineile per amore almeno de’ loro nghuoli si piegassero ad osservare la legge. Quello, che
noi dobbiamo apprendere da tali cose egli è, che le vie di Dio non sono come le vie degli uomini , che
egli è sempre giusto, nè mai punisce senza ragione, ma occulti sono a noi i motivi, e i tini di quel che
egli fa.
. . ,. . . . .
7.
ESODO CiP. XX «GÌ
veri. 6. F. fo misericordia per migliaia (di generazioni). Ti sembri forse cosa assai forte o uomo
rbc ilio punisca peccati de’ padri fin sopra la quarta generazione? ma quanto piti se hai cuore, ti
t ,
dee parer /orto cosi, clic Dio in grazia delt pietà de’ padri, ricolmi di benctUj i loro posteri non per
i
quattro, nè per mille, no per migli ila di generazioni? vergiamo nelle Scritture quante volte Diosi prote-
sta o «li rattenere gastighi, o di spandere i beiicUzJ sopra gli Ebrei in grazia degli antichi lor padri,
i
.Àbramo, Isacco, Giacobbe. Gli Kbrei i*cr significare, quinto Dio sia più pronto c disposto a beneficare, ,
che a punire, dicono, che l’Angelo ». Al irhele esecutore delle vendette di Dio, vola con un’ala sola-
mente, Gabriele anniinziotoce «Ielle misericordie dei Signore con due.
ver». 7. Son premiere invano il nome Uri Signore Pio tuo. k proibito non solamente lo spergiuro,
ma aiielie ogni Irreverenza al santo nome di Dio; e perciò ogni giuramento vano c temerario.
\cr». !•). // tri h/no giorno ...non furai lavoro re. un celebre Rabbino moderno scrive rosi: t gran-
de errore il credere, che il sabato sia fatto per l’ozio: perocché estendo t’ozio il principio di tutti i vizi,
ne verrebbe da! sabato piuttosto del male, diedri bene iìi sogna adunque persuaderti che il sabato fu . .
ordinalo , affinchè l'uomo libero dalle cure iteli' a nuno c dii corpo si applichi lutto duo studio delia teg-
ire , frequenti te sinagoghe : et:. ; onde nei Iha/mud di t.e ruta lemme sta scritto , che i sabati, e i di
festivi sono dati a questo solo fine di meditare la legge. Vedi Gcn. u. 3.
Ver». 12. Affinché tu abbi lunga vita ec. osservano Padri , clic le promesse di Dio in favore di quei i
che osservali la legge . vino promesse temporali; ma eontnflociò sotto dt questa scorza sono nascosti i
beni spirituali, ed eterni, che sono la vera ricompensa de* giusti, casi in questo luogo per la terra di
Chanaau i* figurala e intesa, come notò s. Girolamo, la terra dc’vivi, cioè il ciclo. / cdi Fphes. cap. vi. 3.
Ver». 17. \on desiderare ec. Gli Ebrei a’ tempi di cristo, e dietro loro qualche moderno Rabbino,
crotieUero, che nel pensiero c nella volontà di far male, la qual volontà non sia ridotta alt’ effetto, non
fosse verini peccato: è inescusabile la loro cecità, attese le parole di Dio chiarissime, che qui si leg-
gono . ed è grau vergogna per essi il non aver voluto conoscere quello, che i filosofi Pagani, e gli stessi
poeti col solo lume della ragione conobbero e confessarono.
ver». 22. e 23. Avete veduto , coni * io vi ho parlalo dal cielo ec. Il cielo qui significa l’aere, lo vi ho
parlati» da quest’ alto luogo senza farmi vedere a voi sol tu alcuna figura, o luiin iginc ; voi perciò non
farete immagine alcuna per rappresentare la Maestà divina. Fedi Dealer, v. 12. 13. Iti. Da’ quali luoghi,
apparisce . che tale è il scuso di queste parole.
ver». 24. In ogni luogo consacrato atta memoria del nome mio: verrò a te , ec. L’Ebreo porta In
ogni luogo , dove io faro che si rammenti U mio nome io verrò , re. Io accollerò 1 tuoi saenlUj , » lo
,
•
Voi. / ut
. . .. ;
. *
Capo bcntcoiinoprimo
Precetti guidinoli riguardanti l servi comprati , e le serve , I furti, gli orniciAJ . i porr icidj , U
plagio , te maledizioni contro igenitori , te risse , fa pena del la gitone , e U tute che cozza.
1. linee sunt judicia, quac propone» cls. Queste sono le leggi giudiciali * che tu ad essi
proporrai.
2. oneri* semini Hebrneum , sex annis ser-
Si • 2. Se comprerai uno schiavo Ebreo , egli servirà
vici libi: in sepUmo egmlictur llber grati*. a te per sei armi : il sellhno se n'andrà ubero gra-
* Deut. 15. 12. Jcr. 34. 14. tuitamente.
3. Cimi quali veste intravedi ^ cum tali cxcat: 3. Quale era la veste* con cui è venuto * con tal
si liabens uxorem, et uxor egredietur simili. veste se n* andrà: se avea moglie * la moglie an-
cora se n ’ andrà insieme.
4. Sin aulein domimi* dederit illi uxorem
,
et pe- 4. Che se il padrone gli avrà dolo moglie * e que-
peroni filios . et Olia* : muiier , et liberi cju* cruul sta avrà partorito figliuoli * e figliuole : la doluta*
domini sui j ipso vero exibit cum vcslilu suo e i figliuoli di lei saranno del padrone j ma quegli
ver*. 2. Uno schiavo Ebreo re. un Ebreo note» vendere la sua libertà trovandosi In miseria : un fi-
gliuolo polca essere venduto dal padre, un debitore decollo diveniva schiavo del creditore; il ladro,
che non polca restituire si vende*: in qualunque di queste maniere un Ebreo fosse divenuto schiavo,
egli non dovea servire più di sci anni: perocché il settimo anno. Panno sabatico, dovea mettersi in li-
bertà. Cosi uno, che era fatto schiavo l'anno avanti del sabatico, serviva solamente fino all* anno se-
guente.
ver». 3. Con tal veste se n’ andrà: ec. se avea una veste nuova, quando fu Ditto schiavo, se gli darà
nna veste nuova, (piando è «nesso in libertà; e se avea moglie, menerà seco la moglie; e se avea an-
che menerà
de’ figliuoli , li via. Levit. xxv. 41.
Ver*. 4. Se il padrone gii airà dato moglie , ec. Se il padrone ha dato per moglie allo schiavo Ebreo
una schiava d’altra nazione, la quale non può godere il privilegio dclPanno sabatico, quegli, venuto
eli’ anno, avrà la libertà; ma la moglie e figliuoli non usciranno con lui, c resteranno al |>adrone.
r i
rompeva forse perno il matrimonio? lo nega I* Esito, pretendendo, che sla divisa la coartazione,
salvo il vincolo del matrimonio: altri credono che tali donne non fossero tragli Ebrei considerate come
,
vere mogli, uè talk congiunzioni per veri matrimoni: Romani chiamavano contubernio o sia coabita- i
zinne, c non matrimonio l'unione di uno schiavo c d* una sebiava; la volontà del padrone faceva Uh
unioni e le scioglieva.
, .
Vcrs. 6. lo presenterà agli dii. A’ giudici rappresentanti la persona del supremo gitvdlcc.
Accostatolo alla porla. Col forargli l’orecchia, e «nasi inchiodarla alla porta della casa, veniva a
slgnulcarsi , che costui sarebbe
sempre schiavo In quella casa, o almeno fino all’anno del giubileo. Ae-
vit. xxv. 40. Così questo era un marco d’ignominia |>cr un Ebreo, che potea essere libero, e preferiva
di rimanere nella schiavitù.
vere. 7. Se uno vende la propria figliuola ec. tntcndesi di uno, che ha venduto la figliuola colla pro-
messa. o almci: presunzione, che II padrone, o il di lui figlinolo la sposasse in qualità di moglie almeno
secondaria, o sia concubina. Una tale fanciulla Ebrea benché comprala come schiava, se non la sposa- .
va il padrone, o il figliuolo del padrone, dovea rimetterei in libertà, c non essere sempre schiava, come
le donne di altra nazione.
vere. 8. Se diviene sgradita ...la licenzierà : e non avrà diritto ee. Se ella più non gli place, la lasccrk
andar libera, c non avrà diritto d 0 |>o averne abusato) di venderla ad altra gente; vale a dire ad un’al-
(
tra famiglia Ebrea. Quelle parole della Volgata popolo alieno non possono significare nna nazione stra-
niera , Gentile: perocché nulla si sarebbe detto iu favore di questa fanciulla oltre quello, che era ili co-
lmili diritto tragli Ebrei; vale a dire, che nissuno di essi potesse essere venduto ad uomo d’altra nazio-
ne. SI cerca con queste leggi di provvedere di collocamento le llglie de’ poveri.
ver. 9. !m trotterà come un'altra fanciuUa. Il padre dello sposo darà ad essa ta dote, vestiti ec., e
procurerà, che il figliuolo la tratti come sua sposa.
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. . . . . , . . . , : , , ,
10. Quod ri alteram et aoocperìl, provldctrit 10. Ma te egU dii a lui un'altra ipo «n , proci -e-
puellac nuplias, et vesthnenta, et predimi pudici- derà di itortilo la fanciulla , e di ics tintana , «
liae non ncgabfl. non negherà il prezzo delia verglnilà.
11 . Si tria isla
15. non fecerit ,
cgrodictur grada, al>- 11. Che se egli non farà queste tre cose , ella se
aque pecunia n* onderà gratis , sema pagamatto di prezzo.
1
13. Qui percuMoril hominem videro occidere 12. Chi percuoterà un uomo , uccidendolo volon-
morte morialur . • JLevii. 94. 17. tariamente , morra senza remissione.
Qui autem non eri insidiatila , seti Ih-iis illuni 13. Ote se non dui fatto appos latamente , ma
Iradidit in manus ejus, * corotiluam Ubi locum , in Dio ha fatto , che quegli cadesse nelle sue mani ,
quem fugere debeat . • Deui. 19. 3. io ti determinerò U luogo , in cui debba fuggire.
14. Si qui* per induririam occhioni proximuni 14. Se mio opfHHtatmncntc e iinidiosamaitc
simili , et per mridias , ab altari meo evcllcs eum, avrà tteelso il suo prossimo , io strapperai dui
ut morialur. mio altare per fùria morire.
15. Qui pcrcu&scril patrem suum , aut matrem, 15. Chi batterà il padre , o la madre, sarà messo
morte inoriatur a morte.
16. Qui furatili fuerit hominem , et vendderit 16. Chi ami ruttalo un uomo, s l’avrà venduto,
euin , convitili» noxae morte morialur convinto del delitto sia messo a morte.
17. • Qui maledixcril patri suo, vei mairi, mor- 17. Chi maledirà il padre o la madre sua s sia
te morialur. messo a morte.
• Lev. di). 9. Prov. 90. 90. Motth. 15. 4. Marc. 7. 10.
18. Si rivali fuerint viri , et percussori! alter prò* 18. Se due uomini vengono a rissa , e uno per-
ximum Munii lapide , vel pugno , el ilio mortuus cuote il suo prossimo con un sasso , o col pugno ,
non fuerit ; sed jacuerit in lectulo : e questi non muoia j ma sia stalo giacente in
letto
19. Si surrexerit el ambulavcrìl fori* super ba-
, 19. Se (poi) si leverà , e onderà fuori appoggia-
eulum suum , innoccns erit , qui (lerrusscrit ; ita to al suo bastone , Il percussore sarà esctue dulia
lanieri , ut opcras cjus , et iinpcnsas in mcdicos re- pena, con tpiesio però, che rifaccia i danni , c
slituat . quello , che fu speso pe> medici.
Qui percusserit servuin suum, vel ancillam
90. 90. Chi ballerà lo schiavo , o la schiava col ba-
virga , et morirà fuerint in omnibus cjus , crimi- stone talmente , che muoiano traile sue inani, sarà
ni» reus crii reo di delitto.
91. Sin autem uno die , vel diiobus •uncrvlxerit, 21 Ma se sopravvivono un giorno , o due , egli
.
non subjaccbit noenac , nula pecunia illiro est non sarà suggella a pena , perche e roba sua.
92. Si rivali fuerint viri , et |M*rcusserit quia mu* 22. Se alcuni vengono a rissa , e uno percuote
lierein praegnantem , et abortivuiu quidem fece rii, tuia doiuui pavida , che abortisce , ma resta in
sed ipsa viveri! subjacebit damno quaiituin ma-
. ,
vita, quegli rifarà II danno, secondo la richiesta
ritus inulieris ex|M'tirril , et arbitri juaicaverint del marito , e U giudizio denti arbitri.
93. Sin autem moni cjus fuerit subsecula, reddef ©. Ma se quella ancora viene a morire , renderà
ammani prò anima, vita per vita ,
* Oculuni prò oculo denteili prò dente, roa-
94. ,
91. Occhio per occhio , dente per dente , mano
mun prò manu . pedem prò pedo. per mano , piede per piede
• Lev. 94. 90. Deut. 49. fi. Manli. 8. 38. 25. Scottatura per iscottaiura , ferita per ferita,
98. Aduslioncui prò adustione, vulnus prò vul- contusione per contusione.
neri* , li vomii prò livore
96. Si percussori! quispiain ocuium servi sui, aut 96. Se iato ferirà il suo schiavo , o la sua schiava
anciliae, et luscos eoe fecerit , diradici eos libero» In un occhio, o li farà loschi , darà loro la liber-
1
prò oculo , quem cruit tà per ragioiu: deli occhio , che ha loro cavato.
Ver*. II. Che se egli non farà queste tre cose, ee. Se il padre non farà una di queste tre cose , cioè
o di sposarla per se, o di farla sposare al figliuolo, o di trovarle un parlilo, la fanciulla sarà ipso juro
libera sema che si aspetti l’anno sabatico.
,
Altri riferiscono queste parole alle tre cose prescritte, veri. 10. se non provvederà la fanciulla di
partito, se non le darà le vestuucnta convenienti, se non le darà II presso della verginità, qualunque
di queste tre cose omelia il padre di famiglia , la fanciulla è libera.
vera. 12- Morra senza remissione. Vedi Gcn. ix. 6.
ver». 11. Che se quegli non t'ha fatto a puntatamente ec. sopra parlo dell' omicidio volontario, qui
poi del casuale, U quale pero abbia (rome credono molli ) annessa qualche colpa di negligenza, o d'im-
prudenza. se-quegli non avea intensione di uccidere l’altro uomo, ma Dio permise, o volle, che questi
radesse per le mani di lui, allora 1’ uccisore potrà rifugiarsi in una delle città, ebe saranno stabilite, e
chiamate ritta di ref ligio.
Ver». 14. Io strapperai dal mio altare. l’omicida volontario non godea dell’asilo. l'edl 3. Keg. li. ».
xers. i5. Chi batterà u padre o la Madre , ee. Mosè non parta del parricidio, supponendo impossibile
una empietà.
tal
ver». 17. Ou maledirà il padre , o la madre ec. Maledire nelle scritture significa molte volte Ingiuriar
di parole ; e così In questo luogo.
ver*. 19. Sarà esente dalla pena. Sarà libero dalla pena di morte, checché poi avvenga dell’uomo
percosso da lui: perchè quando el venisse a morire, la sua morte non si presumerebbe avvenuta per
ragione di quella percossa, ma per altre cause.
ver*. 9(>. sorti reo di delitto, li Caldeo, 1 LXX., e II Siro sarà sottoposto al giudizio j sarà punito se-
condo la sentenza de’ giudici.
Vers. 21. Perchè è roba sua. La perdita dello schiavo, o della schiava gli terrà luogo di pena Molti .
credono che questa legge non avesse luogo, se non riguardo allo schiavo di straniera nazione; lo che
sembra molto probabile.
vers. 34. Occhio p*r occhio, ec. SI stabilisce qui la legge detta del Taglione per termine non già per
fomite atta vendetta , e al furore dice s. Agostino coni. Faust, tib. vii. cap. 2J. e Tertulliano dice, che :
la llcienza di ricaltarsl era destinala a reprimere gii attacchi, lib. il. coni. Marc. cap. 18. Gli Kbrei assai
generalmente vogliono, che questa legge non debba intendersi a rigore, né Ipftcralnicnte rna in un ,
senso più mite ; vale a dire, elie la pena di chi cava un occhio rompe un dente, fa una contusione al ,
suo prossimo, ec sia una multa pecuniaria determinata da’giudicl, c proporzionata a quello, che uno
,
darebbe per esempio per recuperare un occhio, se lo avesse perduto , o per non perdere un dente, o
per non soffrire il dolore della contusione. E ancora da osservare, che questa legge, che dovea servire
di regola a’ giudici per pronunziare sopra i danni recati al prossimo netta persona, non giustificò
giam-
mai lo spirito di vendetta, la quale è condannala da Mo, il quale, come abbuio detto, non altro ba
preteso con questa legge, che mettere un Treno all'ira dell'uomo offeso, e contenere la protervia col
Umor della pena.
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. . . . . .. , .
vidimi preiinm , catlavcr autein mortai inter se di- dividerà il prezzo: e H bue morto sarà tra cui di-
<]»•} tifili . viso.
3t». sin aulem scielial, «itimi lios comupeta csscl 34». Ma
se quegli sapeva , che il bue cozzava già
ab Iteri «i nudiusterlius el non custodivi! etmi , da gualche inig tu . e il padrone non In ha tenuto
domimi* Min*, rcddct bovctn prò bove, el cndavcr rinchiuso , rentier à bue per bue avrà intero il
iute# rum acri pici bue morto.
Ver*. C8. >o/i ti marneranno le sue carni. Per dimostrare vie più 1* orrore, e l’ esecra rione, che dee
avervi per l'omicidio, tedi t'.rn. ix. 5.
Ver*. 30. Dee poi siagli importa pena pecuniaria : re. Nel caso «die il giudice abbia giudicato , che la
vita colpa e negligenza non »ia tale da punirsi di morte, ma con pena pecunia ria, darà quello, che sari
.
qui: se uno in un lu«»go pubblico apre una cisterna, e non la richiude: questo è il primo caso: l'altro
poi si è se uno ne scava una di nuovo, t eggansi te Decretait Itb. v. LI. &>.
,
Capo Dcntcetmoficconìio
. e del danno dato. Lesse del deposito
Pena del furto , deli’ imprestilo , detta conduzione , e detto
stupro. Supplirlo dei malefici Orna bestialità r de t sainflzio offerto agl’ idoli. Pena di chi
. .
fa torto ai forestiero, aita vedova e al pupillo. Legge dei mutuo e deir usura . dei pegno . ,
del rispetto a‘ superiori , dette decime , dette primizie , de' primogeniti , della carne rosa gin
da una t>estia.
1 . si quis furati» fuori! or- bovem , atit ovem , et 1 . Se imo ruberà tm bue , o una pecora , e P a-
dileril . vcl vendlilerit qiiinque bove* prò uno bo- , rrà uccisa , o venduta , renderà cinque boti /ter uno 3
ve restituct , • et quatuor ove* prò una ove e qiui tiro peone iter una.
• 9 Uri/. 12 . 6 . . 9. Se un ladro i‘ trovato a sforzare la porta o
2. Si «-flringens fur domum. sire suffimllcns fue- a rinnjsere la muraglia dello casa , e ferito venga
rit inventa* , et arre pio vulncre mortuus fucrit a nutrire Il feritore non sarà reo d* uccisione.
prrcussnr non crii reti* sanguini*. 3. Ma se rio egli fa dopo che t nato it sole ,
3. Quod si orto sole Ii«m- fecerit , liomieidium egli v re» di numidi»., al egli pure murra. St (il
perpetravi!, et i|»s*«* monetar. Si non li.iUieril quod ladro ) non avrà di clic pagare il Iurta , sarà ren-
prò l'urto reddat, in*e venundabilur. dili u.
4. Si inventino fucrit apud cum , quod furati» \. Se II bue rubalo ,o /' asino jO la pecora sarà
est, viventi, rive boa, sive asiuus , rive ovis , du- Dovalo vivo presso di lui., restituiràil doppio.
plum restauri
ver*. I. Penderà cinque bovi per uno , e quattro pecore per una. .sotto il bue romprendcsl la vacca,
e il vitello; c sotto la pecora, l'agnello, il montone, il capretto, ce. Non é da un ra viglia rsi , se II furto
del bue é punito Più di «luci della pecora attesa la maggiore siim i che giustamente ficcasi di quell'a- .
nimale. Quanto af ladro impotente a restituire, era punito con un «lato numero di battiture , ocra ven-
duto: che se era recidivo , si puniva di morte.
\en. 2. Il feritore non sarà i-ro d‘ uccisione. Il fondamento «Il questa legge egli è, che non può sa-
persi l'intenzione «lei la«lro notturno e può temersi, che et venga non solo per rubare, ma anche per.
uccidere, s. Agostino approvando la legge diretta a raffrenare la «-iipidità. e fa cieca passione dc'r.attivi,
«lice, che non saprebbe trovare delle buone ragioni per glust ideare un Cristiano, che avesse commesso
uni Ut* uccisione, i inibiti a’ discepoli dell* evangelio non a predica, se non la pazienza ; e padri, e i
i Concili insegnano generalmente non «•ssere mai permesso a veruno di uccidere volontariamente «!l
propri autorità un altro uomo. Non avrà adunque un tal uccisore a temere l giudici della terra ; ma
i
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. , . . ,,
5. Si laeserit quispiam agnini , ve! v incanì , et 5. Sa alcuno farà danno a un campo . o a una
tliiu'serit jumentum &uum , ut
depascalur aliena ; vigna . c Interra ondare il suo giumento a pascer
quiriquiri optiinnui babuerU in agro suo , vel ili r alt mi j renderà il tnegliu , che abbia nel proprio
vinca ,
prò (laiuni aeslimalione rodituel campo , o ugna , scrunilo le stime del danno.
ti. si igruNui Ignis invcnerit ipinu, et compro- ti. Se dilatandosi il fuoco si attacca alte spine ,
hcnrierit acervo* fingimi. sire stante* segete* i:i e si appicca a’ coroni delle biade , o ai graniscile
agri», nxldet damnnin, qui ignem succcnUerit. sono in piede ne* campi , pagherà il datino colui
che accese il fuoco.
quia commcnriavcril amico pecuniali! , aut
7. si 7. Se uno confiderà a un amico del denaro s o
va* in custodiamo et ah co, qui susccpefat , lurto filtra cosa da custodire , e questa sia rubala presso
ablata lucri ni ; si invenìtur tur duplum rechici. il depositario ; trovatosi il ladro , questi renderà il
doppio.
8. Si latet fur, domini** domus applicalo tur ad 8. Se il ladro è ignoto 3 II padrone di casa com-
deus . et jurahit , (|tuxl non cvlcnderit maimm in parirà dinanzi a* giudici , e farà giuramento di
reni provimi sui non aver messo la mimo sulla roba dèi suo prossimo
i>. Ad pcrrjictraodain frauderò, lam in bove
,
guani D. Per defraudarlo di m
bue 3 o di un asino , o
in asino, et ove, ac vestimento. et quiriquiri da- di una pecora > o di un vestimento 3 o di qiuilunque
rontim inferro potest ad dea# utriuMuo cauta per- : cosa j ciie siusi perduta: la causa dell’ uno 3 e del-
veniel ; et si iili judiravermt , duplum restitui i !’ altro nuderà dinanzi ai giudici j e se questi lo
provimi» su ». co/ulannerawio j rentier à il doppio al suo prossimo .
K). si qui* eomniendaveril provimo suo asinini), 10. Se ugo aerò dato in custodia al suo prossi-
Ivovein , ovem, et omue jumentum ad custodiam, mo un usino , un bue , una pecora 3 o qualunque siasi
et niortuuin Inerii, ani debilitatimi , vel captimi giumento , e questo sia morto 3 o resti stroppiato ,
al» lio>libus , uullus(|iie hoc vidcril o portalo via da' nemici , e nissuuo abbia ciò veduto
11. iusjuranduiu crii in medio , quoti non exten- 1 1 . Si deverrà al giuramento , come quegli non
derit nianum ad rem provimi sui siiscipietcpie : ha posta la mano sitila roba ihU suo prossimo: e
dominit* juramentum , et lite rcddcrc non eogetur. il padrone si contenterà del giuramento , e quegli
non sarà tenuto a restituzione.
12. * Quoti si furto ablatum fucrit , restUuct da- 12. Che se la cosa è stala rubata 3 indennizzerà
mrmni domino. Gtn. 51. 59. il padrone.
15. si comestum a bestia , deferat ad eum, quoti 15. Se (il giumento) fu divorato da sma fiera .
occisiim est, et non restUuet. riporti ai {ladrone il cadavere 3 e non farà atira re-
stituzione.
14. Qui a provimo suo quiilqtiam hnrum mutuo 14. Chi alcuna di tali cose prenderà in prestito
poslulaverit , et debilitatimi , aut niortuuin fucrit dal suo prossimo , e questa perisca o resti strop-
domino non pracsente, recidere compelfetur piata , non essendo presente il padrone 3 sarà a-
slretto a far restituzione.
15. Qtiod si impi'ocsent lanini domino* fucrit, 13. 3fa se il padrone si troverà presente 3 non
non rcstituot maxime . si conducimi) venerai pio farà restituzione , e massimamente se V ai ta presa
mercede operis sui a nolo pagando l’uso , che ne faceva.
Iti. • Si sedu veri t quis virginem needum de- Iti. se uno sedurrà una fanciulla , che non abbia
sponsaLam , tinrmicritque
ea; dolabil cani, et eum ancora contralti sponsali 3 c dormirà con lei J la
lialvchil cani uvorein . * Deut. ih!. 2». doterà , c la sposerà.
17. si pater virginis dare nolueril ; reddot pecu- 17. Se il padre della fanciulla non varrà darglie-
ninm invia inodmn doti*, quam virgines ucd- la .doni itua somma di denaro secondo la somma
pere consiievcrunt. della dote 3 che soqltun rlcet'tre le fanciulle.
18. Malefico» non patieris vivere. 18. .Xon lascerai vivere gli stregoni.
11). Qui coierit eum jumcnlo, morte roorìntur. 19. Chi peccherà con una bestia sarà messo a
nutrie.
90. • Qui immolai dii*, occidclur, praeterquam 90. Chi offerirà sacrifizio ad altri dei , fuori che
Domino soli • lettU. i9
. 4. ai solo Signore , sor a ucciso.
21. Atlvenain non contristai)!», net pie afiliges ciun: 21. Aon farai torlo 3 e non affliggerai il forestie-
ad venne enlm et ipsi fuistis in terra Egypli. ro : perocché voi ancora foste stranieri nella terra
22 . * viduae, et pupillo non noccbitU. d‘ Egitto.
Zocft. 7. 10. • 92. Aon porterete danno alla vedova e ai pigìi Ilo.
25. Si laescrilis co», vociferai mntur ad me, et 25. Se gl» offenderete , alzer aiuto a ine le loro stri-
ego audiam elamorem enrimi: da , e io esaudirò i loro clamori :
•24. Et imlignabitur furor incus , perculiainqtie 24. E si accenderà il mio furore , ed io vi ster-
vo* gladio . et mini uxori» vestrae viduae, et iilii minerò colia spada , e le. lastre mogli resteran ve-
vostri pupilli • dove e i figliuoli vostri pupilli.
,
ver». 5- Penderà il meglio , che abbia ne! proprio rampo , ee. Fatta la stima del danno sarà pagato
questo (hmiio eoi meglio che sia nel potlere di ehi fece II male.
ver». IO. .II., la. e 13. Se uno avrà dato in custodia er. Ne* versetti precedenti parlò del semplice
deposito: parla adesso degli animali, che sono dall in custodia ad altri con pagare la stessa custòdia.
Colui clic gli ha in custodia, non sarà temilo a nulla, quando l’animale perisca, O resti stroppialo, se
.
ciò per sua colpa non è avvenuto; c non essendovi ehi possa attestare, come il custode non ha mancato
al suo dovere, si riiiirà la controversia eoi giuramento. Se l’animale poi fu ridialo, il custode (come
quegli, ehc essendo pigilo per questo, dovea usare lidia la diligenzi per ben custodirlo) rifarà il danno
al padrone, Finalmente se l’animale fu mangialo da una fiera, non sarà tenuto a nulla il custode, ri-
pori nulo al padrone quello, che rimane del cadavere dell'animale.
vera. 14. e 15. questa {ferisca ... non estendo presente il /ladrone ec. Queste distinzioni, presente il
padrone non presente il padrone tendono a distrigare con facilità le dispute, che possono nascere tra
. .
il commodinte. e II cominod atario : uno, per esempio, che impresta un cavillo, non Unisce mal
di so-
spettare (ove questo sia perito, o resti stroppiato) cheli eommodilarto vi abbia avuto colpa. Tolto
adunque, che il padrone sia presente al caso, si obbliga 'quello a rifare il danno, c ciò ha luogo , sia
che si traili di puro imprestilo, ovvero di affitto con pagamento del prestito.
Vera. 17. Secondo la somma detta dote ec. Li dote di una fanciulla è ussita nel Deuteronomio, cap.
xXn. i*. a cinquanta siell ; e questa erettesi legge generale.
Ver». 18. Gii stregoni. 1/ Ebreo le streghe , o sia maghe , essendo credute te donne più facili a cadere
in simili colpe.
ver*. a>. Sarà ucciso. V
Ebreo sarà anatema ; lo che oltre la pena di morto portava, cb€ si abbru-
ciasse, o si confiscasse tutta la roba del reo.
. . .. .. . ,
39. Decima» luas , et primitias tua» non tardabis 39. Non sarai lento a dare le tue decime» e. le
reddere: • priinogenitum Qllorum tuorum dabia tue primizie : tu darai a me il primogenito dd tuoi
mihi • Sup. 13. 3. 13. Inf. 34, 19. Ezech. 44. SO.
. figliuoli.
30. I»c bobus quoque, et oribus similiter facies: 30. E lo stesso ancora farai de ' bovile delle pe-
aepteni diebus sii cum maire sua; die oliava red- core : per sette dì stieno colia lor madre s Voltavo
des illuni mihi giorno gli offerirai a me.
31. viri sancii eritis mihi: • carncm, quac a SI. Voi sarete uomini consacrati a me: non mùn-
hestiis fucrit nraegustala , non comedetis ; sed gerete carne» die sia già stata gustala da bestie j
proiicielb canibus. * Levit. 33. 8. ma la getterete ai cani.
Ver». S6. Se prederai denaro al popolo mio pot erò , ee. «rotisi In primo luogo, che Dio per una pre-
dilezione degna di sua bontà chiama suo popolo poverelli, secondo, che perciò questa voce povero non
I
limita la legge, ma è messa per un esempio; conciossiachè I poveri sono quelli , che ordinariamente
hanno bisogno di essere ajutati roti’ imprestilo: terzo , che la permissione data da Dio agli Ebrei nel Deu-
teronomio sxin. 19.90. di prendere usura dagli stranieri, non può mai servire a rendere lecita I' usura
sotto II Vangelo: imperocché non è maraviglia, se Dio permettesse di esiger l’usura da quegli quali egli I
avea condannati all’ cslermlnio ; onde ». Ambrogio, liù. de lolita eap. xv. scrive: Prendi adunque t’ u-
8. solamente da eotut a cui
sura siati lecito di dar morte senza /leccato
Ver». 36. * .
Ver». 31. Non manderete carne, che ec. questo precetto serviva a conservare negli animi degli Ebrei la
naturale
6. a versione da tutto quello, che era strage e spargimento di sangue, e ad avvezzargli* un modo
di vivere, che nulla avesse Ut feroce, e di barbaro, tedi Theodor.
Capa bfntrfltmflierjo
leggi prescritte a’ giudici. Dee salt arsi U bue e Posino del nemico. / giudici non debbono ac-
eri tor donativi. Del riposo delC anno , e del giorno settimo , e dette tre solennità principati.
Dio promette di mandare un Angelo per guida dei viaggio , e che premierà ehi osserva i co-
matidamcrui. Del fuggire f idolatria , e la società de’ Cananei , i quali debbono sterminarsi.
i. Non »u»ci pio» vocon mendaci: nec jungnt 1. Non ascoltare racconti bugiardi : e non lipre-
inanimi Inani , ut prò impio dica» falsimi lesili uo- sterai a dire falso testimonio in favore dell' empio.
nium
3. Non aequeris turtam ad facicndinn inalimi: 3. Non andar dietro alla tur Ini per fare il male :
nec in judiciu plurimorum acqaicsces sementine, e ne* Inni giudi:) non acchetarti al parere del mag-
ut a vero devio» gior limiterò allontanandoti dalla verità.
Pauperi» quoque non nilsercberis in judlcio 3. In ghuUzio non avrai riguardo nenuneno dei
povero.
4. • Si occurreri* bovi inimici lui , aut asino er- 4 . Se incontri il bue del tuo nimico » o l* asino
ranti , reduc ad euiu .
• Deut. 33. 1. che sia scappato , riconducigli a lui.
J
Si videris asinini! odienti.» le Jacerc sub onere, 5. Se vedrai l asino di colui » che ti odia » cade-
non pertransibi» ; »cd sublcvabis cum eo re sotto il peso » non tirerai di lungo ; tua darai
inano a lui per rialzarlo.
6. Non dedinabi» in judicium pauperi» 6. Non sarai disfuvórevole al povero nella sua
lite.
7. Mcndadutn fugie». • Insonicm . el juslum non 7. Fuggi la menzogna. Non dar morte all’ inno-
occides ;
quia aversor iiupium . * Dan. 13. 55. cente » e al giusto j perocché io ho in odio l'empio.
8. • Nec accipies muderà , quae edam evcaecant 8. E
non accetterai ilonalivi» i quali accecano
prudente», et subvertunt veri» jusiorum. anche i sapienti » c alterano il linguaggio de’giusti.
• Dait.
i 6. 19. EccU. 30. 31.
9. Peregrino moleslus non eri» : sciti» cnim ad- 9. Nondarai fastidio al forestiero: imperocché
venarum anima* ; quia el ipsi • peregrini fuisli» in sajH tc cosa sia l’essere forestiero: mentre voi pure
Idra -fcgypti . foste forestieri nella terra d Egitto.
• Gen. 46. 0. ’
10. Sex anni» seminabis lemuri Inani, et congre- 10. Per sei aiuti seminerai la tua terra » e ne rac-
gabis froge» ejus corrai I frutti.
ver». 1. Non ascoltare racconti bugiardi. Non ascoltare 1 calunniatori, quelli, che parlano male de!
prossimo. I dottori Ebrei dicevano, che il maligno detrattore , e chi accoglie U detrattore, c chi dàce il
falso testimonio contro del suo prossimo, »• degno di esser gellato a’ cani.
ver». 2. Non andar dietro aita turba per fare il mate ec. Molti credono, che qui si parli de’giudici,
i quali non debbono seguire l’impeto del popolo, nè badare nelle loro adunanze a quello, che pensi il
maggior numero, ma a quello, che è vero e provato: quindi dottori Ebrei volevano, che nei consigli
i
dicesse r prima il loro parere quelli, che avean meno di autorità, affinchè questi talvolta contro la pro-
pria opinione non fossero tirali dall’altrui autorità, oda umano rispetto ad approvare quel, che giusto
non rosse. La massima è ottima anche pe’ particolari, i quali se vogliono fuggire U inale, debbono seguire
l’esempio del piccolo numero, non de’ molU.
Ver*. 4. e 5. Se incontri il bue dei tuo nemico ec. questi precetti dimostrano, che la dilezione de’nc-
mici fu comandata anche nella vecchia legge.
2* %&J*odlo t‘ empio. Quale è chi dà morie , ovvero condanna l’ innocente, e il giusto.
' e £*-
_..**•*: * u /ul euaggio de’ giusti. Panno, che cangino di massime e di sentimenti. Racconta
Plutarco, che ut Te^ le immagini de’ giudici erano senza mani.
. . .. . s ,,
13. soleninitatcm azymorum custodie*. Septem 13. Osserverai la solcmiitù degli azzimi. Per selle
diebus comcdes nzyma, • sieut praecepi libi, tem- giorni maiujcrai fumé azzimo , conforme li coman-
|*orc rnensts novorùm quando egressi» es de ,Egy- dai . nel mese delle biade nuove . quando tu uscisti
|)lo:fnoii appare!»» in conspcctu meo vacui». dall ' Egitto . Non comparirai dinanzi a me colle
•Su,,. 13. 3. 4. Infr. 31. 33. f Deut. 16. 6. Eccli. 33. 6. mani vote.
16. El soleiunltatcìn messi* nrimitivoruin operi 16. E (farai) la solennità della messe de1 frutti
lui , quaecomque setninaveris in ;igro: solciunita- primaticci di tue fatiche * di qualuiu/uc sorte ne
lem quoque in exitu anni, quando congregavcris avrai saninoli ne’ camiti : e jtarimcnlc la sole imitò
otnncs Truges luas de agro. aita fine deir fumo , allorché avrai ramiate tutte U
lue biade dalla campagtia.
17. • Ter in anno apparei>il orane tnasculinum 17. Tre volte /’ atuio tutti i tuoi maschi si pre-
timiu coram Domino Deo tuo scntcraiuio dinanzi al Signore Dio tuo.
• Infr. 34. 23. Deut. 16. 16.
18. Non immolati» siqier fermento fftfTT 18. Non offerirai il sangue della mia vittima In-
violinine meac; ucc rcmancbil adeps solcmnitalis sieme col fenmtnato : e il grasso delia vittima
meno umuc mane solarne non resimi sino al mattino.
19. • Prunitias fnigum lerrac tuac deferes in do- 19. Porterai alla casa del Signore Dio tuo tc
roum Domini Dei tui . + Non coque» boeduro in primizie delie biade delia tua terra. Non cuocerai
lartc tnatris «mie. * ln(. 34. 3t>. + Deut. 14. 31. r agnello nel lolle di sua madre.
3t). Ecce ego niiilam Angcluin incuti), qui orae- 30. Ecco che io manderò il mio Angelo , il quale
c«vlat le , el custodia! in via , et inlroducal in lo- vada innanzi a le ,c li custodisca fhr viaggio _, e
culi) , qunn paravi V introduca net paese , che io ho preparalo.
21. Observa cura , et audi voceni ejus , nec con- 31 . Onoralo , e ascolta ta sua parola , e guar-
,
tcrancndura pule» : quia noti dimittcl , cura pcc- dali dal disprezzarlo : imperocché egli non li per-
caveris ; et est nomea meum in ilio donerà j se farai del mate , ed è in lui il mio nome.
33. • Quod si audicris vocem ejus, d feccris 33. Che se tu ascolterai la stai voce , e farai tutto
II. Ma U settimo anno la torcerai stare re. Il settimo Riorno era il sabato desìi uomini; Il
Vers.
settimo anno era il sabato della terra. Quest'anno settimo corniciava , come I* anno comune, all’ equino-
zio d* autunno, e per <|iicirannn non si seminava uè si mieteva; ma quello, clic la terra dava spon-
.
taneamente c quello, clic veniva Mille piante, era raccolto da' poveri, e da chi se lo prendea senza
,
distinzione di padrone o non padrone, miesl' anno .v» bilico eri istituito pruno per rammentare agli :
Ebrei il dominio di dio sopra la loro terra: secondo per conservare quanto mai si poteva r uguaglianza
«Iellecondizioni c de’ beni; perocché iti quell’ anno rendeasi la liiiertà agli schiavi, e si permetteva a
tutti di prendere quello, che dava la terra: terzo. Dio volca, che il suo popolo si avvezzasse a couiidare
nella sua providetiza c aspettare anche Più
,
da lei, ehe dalle sue fatiche c industrie il sostentamento.
Dio perciò aveva promesso una grand* abbondanza nel sesto anno, LeviL xxv. 90. 21.: finalmente si ispi-
rava cosi il distaccamento dalle cose temporali, p l’ umanità verso i poveri contadini , c gli schiavi, c il
ninnilo pOBOM.
vera. 14. 7Ye volte /* anno farete festa ee. Sono prescritte le Ire feste principali , la Pasqua, la Pen-
tecoste , e I Tabernacoli.
ver». 13. Non comparirai dinanzi a me con le mani vote. Si portavano al tabernacolo le oblazioni
le vittime . le primizie, le decime.
ver*. !<*• ,a solennità detta messe de' frulli primaticci. Questa è la Pentecoste, che veniva cinquanta
giorni «lo|*o la Pasqua ; c in questa festa si offerivano al Signore I pani fitti della prima mietitura de’gra-
ni c le primizie degli altri frutti raccolti dalla Pasqua in poi in ricognizione del supremo dominio di Dio.
Ver». 17. Tre svile l’anno ec. Alle Ire feste già rammemorate.
Vers. 18. Nasi offerirai il sangue della mia vittima insieme coi fermentato. Tutti gli Ebrei per questa
vittima del Signore intendono l'agnello pasquale, il quale non polca immolarsi, se prima non »i era
tolto via tutto II pane fermentato.
y // grasso della vittima solenne non resterà fino al mattino. Anche queste parole *’ Intendono da
molti della villini p isqualc «Iella quale il solo sangue
i .
il grassi» era otre rio al Signore; il resto « ra
mangiato «la* privati: vuole ad u mine Dio, che il grasso della vittima sla abbruciato tu onore di lui con
sollecitudine. Tedi Exod. xxxtv. 20.
Vers. 19. Le primizie delle biade ec. Pare, ehe debbansi qui intendere le primizie dell* orzo, che of-
ferì vasi per la Pasqua.
Non cuocerai l'agnello nel latte di sua madre, vale a «lire non premierai per vittima della Pasqua ,
un agnello, clic non abbia altra sostanzi, che quella, che ci poppa dalla sua madre, eli quale cuoccn-
«losi per mangiarlo sarebbe collo nel latte di sua
madre. Secondo questa sposizione sarebbe proibita
I* immolazione
dell'agnello .nuora lattante , e sarebbe questa un* eccezione alla legge, che permette di
immolare gli animali dopo gli otto giorni dalla loro nascita. Exod. xxu. 30.. Levtl. xxu. Ti. Questa traile molte
fuuiihr i la più plana e federalo interpretazione ; e I Padri hanno ravvisato In questa legge una profezia
ritmi rii mie desìi cristo vero Agnello pasquale, il «piale non dovrà essere messo a morie da Erode, nè
da* cimici nella età ancor tenera, ma nella eia più robusta. Cosi il Crisostomo , e s. Agostino.
Ver» Manderò il mio Angelo . il quale ee. Per quest* Angelo è inteso comunemente il Figliuolo di
mn non solo da molli Padri, ma anche da antichi Rabbini, I quali scrissero, che quest’ Angelo era l’An-
enio redentore, di cui si parla, firn, xlviii. 16., e da Filone Ebreo . e da quasi lutti gl* interpreti. Que-
lli* Angelo del gran
consiglio. Il quale si dice via , verità , e vita delle amine . fu il mndotlicrc , che Dio
diede aeli Ebrei nei loro |>ellcgrinaggio verso la terra promessa, c lui trillarono gli Kb rei, come è dello.
x. 9-. come egli è la luce, e scorta di lutti quelli, i
quali dal deserto di questo mondo eaiuun-
ì.Cor.
verno
..,1111 la patria ficaia.
vera SI Lm è in fui il mio nome. F. in lui la mia potestà . la mia autorità, la mia stessa natura: im-
padre è tu .Cristo, e cristo èlici padre. Joan. x. ».
perocché il
. . .. . . , :. , -
.
.
oirniki , quM
loquor . ìninùrus ero Inimici» tuta quello . di' è) dico , io taro nimico ai tuoi nemici j
et nflligam aflligentes le. • Detti. 7. I!. e persequiterà quei , che li persequi ter anno.
43. * Praeccdctque le Angelus incus , et intro- 23. ti underu innanzi a le il mio Angelo , e Viri
duce! le ad AiiKiiTliacnm et HcUiacum , c! Plie- . multimi nella tara tleqli /limar Itti , e degli liethci,
rczacum, Channnammquc . et ilcvaeuni. et JcLm- e tic' Pilorci , e de * Chanauoi , e degli Hcvci^c
eoctim. ques ego eonteram de Urini ai , i quali io sterminerò.
’
44. Nini adorali!» doo* corum. ncc cole* c(W» 24. Tu non adorare , e non render onore a’ loro
non facies ojn'ra corum; sed destrues cos, et con* dei: c non fare quel , che essi fanno j ma disi rug-
fringes «laltin» ('ornili ghiti , e stritola le loro statue.
43. Servici isqiio Domino Ileo vostro . ut bene- la. ti servirete al Signore Dio vostro , affinché
dicali! ]i;uiibiis luis, et aquis , et auferam inli-mi- io lunediai il vostro póne , c la vostra tuqtia e
i.iii-m de medio lui. allonimi» ila voi le malattie.
ài. Noti crii ìnfoectmda , ncc slerilis in terra 2t» A e »i sarà nel tuo paese donna , die abortisca,
tua: nunii'min dicrnin inorimi Implelio. o sia sterile : compierà II numero dei tuoi giorni .
47. Terrò rem ineum miltam in praocunmm burnì, 27. Il terrore mandato da me precorrerà la tua
et oceidam oinnein popolimi, ad (pieni ingml lo- venula, e io sterminerà lutti i popoli , nella lena
ri» : tu nclo ri inique iuiinicoruiu lunrum cunun te de’ quali tu murerai : e porro in fuga dinanzi a te
lem vertere : tulli i ami uimici
28 . Kmitlens • crabrones prins , qui fugatami 2*. Mandando aranti i calabroni , i quali faran-
Hcvaeuin , et cliananaeuin, el ildiiacnm , nutcqiiain no fuggire V Heveo , e il Cltanaucu, e T Hclheo
introca». • Drul. 7. 2i ). prima del tuo arrivo.
29. Non eiiciam cos a faci»? tua anno uno. ih* 29. lo nm
li discaccerò davanti a re in un' solo
terra in aoUtud inciti rediga tur, et cointra cmcaM ami > . affinchè il paese non diventi un deserto , c
tc Miao. non si uudtiptichiuo Ir fiere contro di le.
30. Paullatim ©xpcHam co» do rnnspoclu tuo, 50. Li cuocerò a poco a fioco dal tuo cospetto ,
doocc augearis , el possiileas terram. fino a tanto che tu vada moltiplicando , e diventi
padrone del parse.
31. Ponam antem tornii no» tuos a mari rubro 54 . ti lo fissero i tuoi confini dui mar tomo fi-
usque ad mare Palaestinonim , et a deserto nsque no al mure di DUcstina , e dal deserto fato al fitt-
ad nuviiim tradam in mariihti» volli» hubitatorcs
: ine: duro nette vostre mani qti abitanti del ftaese,
terree et eiiciam cos do eonsperlu vostro
. e ti correrò dal cospetto vostro.
52. • Non inibis rum eis foedtis . ner nini dii» 52. Tu non farai alleanza con essi , nè co’ loro
Corani . • infr. 34. 13. Dan. 7. 2. dei .
33. Non hnbi ioni in terra ina, ne forte peccare 55. Aon abiteranno nella ina terra, purché non ti
le facìanl in me. si scrvierta dii» forum ? cjuod Indo amo a peccare contro dì me co l servire agli
tibi ceri»? erit in scandalum det t iro : la qual cosa sarebbe certamente per tc
ocoaskm di rovina
Ver». 26. Compierà il numero de’tuot dorisi, ri darò ili anni di \iU, clic può durare II tuo tempe-
ramento, c non li manderò la morte prima ilei tempo.
Ver». 2$. Mandando
avanti i calabroni, er. r.hc così avvenisse, vedasi. Jos. utt. KL Cosi leggiamo
che altri popoli furono « usi celti ad abbandonare le loro terre, «li uni per l'infestazione delle ranocchie,
gli .-diri pe’ iopi, altri per le mosche, o per altre meschine bevimele, oee anche osservarsi, che ne’pae-
«lcaldi certe spcch* dt animali sono in maggior «piantila, e più molesti.
ver». 91. lo non li durare rrò davanti a te in un solo anno. er. considerata tutta l’estensione dei
paese promesso agli P.brci, essi erano allora in picco! numero, e non avrebbero potuto abitarlo tutto .
nò coltivarli» j onde le fiere, delle quali non è carestia in «pie' paesi, si sarebbero troppo moltiplicate
se «io ne avesse scacciati subito gli antichi abitatoli. YOitesi anche qui un tratto della boni.» c affe-
zione di «io verso il suo popolo.
Capa bmeaimoquarta
Mosè intima a* popolo Ir lecci stabilite da Pio. Ir guati sono accettai* dal popolo. Ferma
C alleanza tra Ino e’t popolo , offerendo sacrifizi at Signore, c aspergendo il popolo col
sangue detr alleanza : restano tutti gli altri alte falde drt monte: r solo Mosè saie a ricorre
le tavole del Signore j e ivi rimane coi Signore per quaranta di e quaranta notti.
4. Moysi quoque dixit Ascende mi Dominimi : 1. AMosè ftoi disse (Dio): Sali verso il Signore
tu , ti Aaron Nadab cl Abili et scptnngintn sc-
, . , tu , r Aronne , c Y udnb , e Abili , e i settanta se-
ucs «?x Israel , ed adorabili» pròtali niori d* Israele , e adorerete da lungi.
2. Solusquc Moy.sc» ascende! ad Dominimi , et 2. EMosè solo .salirà al Signore , c quelli rum
iUi non appropinquabunl: nec popoli i» ascende! si accosti ranno; c non salirà con lui il imputo.
cuin co
3. Venti ergo Mosse» , et narravi! plebi omnia 5. Andò adunque Mosè , e riferì al pojsolo tutte
verba Domini , atipie judicia: rcspondihiuc ouinis le. parole Od Signore
, c li leggi: c
rispose a ima
:
populu» una voce: Oiuuia verità Domini, quae vote tulio il popolo: Osserveremo tulle le uarolc
lombi» osi . facicmus . dette dui Signore.
4. animi Moyscs universo» sermone»
Scripsit 4. EMosè scrisse tulle quante le parate del Si-
Domini: et mane corwurgens acdilkavit aliare ad gnore : c leva to si la manina alzò appiè dd monte
Vers. I. Sali verso U Signore , tu ee. Mosè era saldo sul stna, e ivi avea udito I comandi d esordii
oc’ capi 21. 22. 23.. e di poi era sceso a proporgli al popolo la qual cosa è Indicata, ver*. 3. ora e or- :
dinalo a lui di tornare al Signore dopo avida risposta «lei popolo, c P assenso alla legge per riceve-
l i
re le due tavole che erano «piasi rtstrumrnlo «teli* allcinza tra Dio « il popolo.
,
Vers. 4. li Mosè scrisse tutte te parole dei signore. Mose . come mediatore Ira «io c il popolo, accet-
ta la dichiarazione «tei popolo, che si protesta pronto a obbedire a’ comandi di «io, e registra »ì le pa-
role «li «io, si il consenso del |»opok>. Questa e una «ielle solennità usate in confermazione dell’ al-
leanza.
dtzò... un aitare. Un altare di terra e di cespugli, come è detto, Lxod. xx. 24. Questo altare rap-
presenta it Signore.
, . . . . . , .. . . *,
radice» monti» , cl duodeciw Ululos per duodecim un aitare * c dodici monumenti per le dodici tribù
l ribusIsrael <f> Israele.
montali monte *
16. Et habitavit gloria Domini super Sinai regens 1G. E
la gloria del Signore si posò sul Sinai
Illimi nube sex diebus: seplimo aulcni die vocavil coprendolo colla muoia per sei giorni : e il setiimo
eum de medio caliginis giorno Dio lo chiamò di mezzo alla caliaine.
17. Erat auleti) spedes gloriae Domini, quasi igni» 17. La gloria del Stanare era al vedersi come
ardens super verticali monti» in conspedu fino- fuoco , che ardeva sulla cima del monte a vista
mi n Israel. de* figliuoli d’ Israele
18. Ingrcssusque Moyses medium nebulac ascen- 18. Ed aurato Mosi in mezzo alla mu oia sali
da in montali et • luit ibi quadragintn diebus : sul monte: e vi stette quaranta giorni* e quaranta
* Deut. 9. 9. notti.
et quadraginla noctibus.
dodici
E dodici monumenti. Dodici mucchi di pietre attorno all* altare. Questi rappresentavano le
lri,>
vèrs. 6. Di vitelli. L’Apostolo aggiunge, che furono immolati anche degli arieti, c II loro sangue me-
scolato con quello de’ vitelli, Heb. ix. 19. vedi quello, che si è detto in quel luogo. Mose racconta queste
*
^VerslTKrwò il libro dell' alleanza ec. Quello di cui si parla veri. 4 ., in cui contenevansl le pa-
role del signore c Ir condizioni dell'alleanza. .
\ ers. H. Preso il sangue ne asperse il popolo. La meta del sangue fu sparsa sopra
altare rappre- l
sentatile Il signore; l’altra metà servi ad aspergere tutto il popolo, tribù per tribù, c proba bl unente
nelie
,
«bulla mucchi di pietre; cosi fu confermato il settenne patto tra Dio e II suo popolo. Ma in tutto
i
uuest» veniva figurato e predetto il mistero di una assai migliore alleanza consumata nel sangue di cri-
sto siili* sitare della rote, come spiega .in inamente l’Apostolo. Heb. ix.
<
yers. io. E videro U Dio d‘ Israele. videro qualche raggio della maestà di Dio: alcuni però credono,
« he Dio Mosè, e a questi seniori apparisse In forma «rimino; e quello, che è dello, Dealer, iv. Io.,
«
che dìo non si era mostrato sotto scruna immagine, lo spiegano riguardo alla moltitudine, laInquale
n crebbe potuto prendere occasione d’ errore con figurarsi Dio materiale, e corporeo, e cadere
ido-
«osi Pio apparita come un gran principe cinto di maestà e di magnificenza sotto piedi del zaffiri quale , i
i.itri i
vclcusi un
vedeva»! pavimento di zaffiri del colore del
«lei culo,
cielo, quando è sereno: imperocché vi sono de
bianchi chiamali zaffiri femmine.
incili chiamati _ . . . .
Dio non istese la mano ec. Dio non gastigo que* seniori, che si erano avanzati sul monte,
.
\ rs II. «
secondo l« comune maniera di pensare degii uomini ala lo stesso il vedere Dio, e il morire, fedi Jud.
*J 11
vers/ \2* An/V Un ''messiti monte. Vale a dire verso la cima del monte: perocché già Mosè con Aronne
c seniori erano saliti sino a una certa altezza.
I . .
\ ers. 13. Si mossero Mosè e Giosuè. Mosè e Giosuè si avanzarono fino alla
nuvola risplendente, e Ivi
si stettero sei giorni: il settimo giorno Mose ebbe ordine di andare piu in.su e Giosuè si rimase al suo ,
Pr,,
vers.°l8?*/ V stette quaranta giorni , e quaranta notti, in questi quaranta giorni si computano sei I
di qua-
«lei versetto Iti. Tulio questo tempo lo passo Mosè in perpetuo digiuno. Così cr sto col suo digiuno
ranta giorni diede principio al pubblico suo ministero, e alla predicazione della nuova legge.
QLapff bentefiimequinto
E comandato di offerire primizie e doni per formare U tabernacolo di Dio
candelabro a sette bracci
. l'arca dell’ allean-
e tutte le cose, che
za .fa mensa de' pam della proposizione ,
e il ,
a ciò appartengono di tutto questo è mostrato U modello a Mose.:
1. Loculi isque est Dominus ad Movsen, dicens: 1. E il Signore parlò a Mosi * e disse:
Voi. I 22
.. . . . , ,
latcribu* , ut poiteiur in eìs: dell’ arca perche servano a tra %/tor tarla:
,
15. (.ini M-m|x*r erunt in circuii.*» ncc unquam 15. E Marmino sempre inserte ne cerchi , e mai *
ver*. 2. Che mettano a parte per me Ir primizie. Pel nome «li primizie intendono in questo luogo le
volontarie offerte, che dovean farsi a IMO per esser»* Impiegate nelle cose concernenti il suo culto. Que-
sta è la prima oblazione comune falla dagli Ebrei al Signore» come a turo re, onde anche in questo senso
le conviene il nome di primizie.
vera. 4. Jarinto. vale a dire lana tinta di color di giacinto, colore corrispondente al violetto pieno,
ebe tir.» al nero.
la porpora, I.s lana di color «li |>nrpnra il migliore, e più pregiato color di |H»rpora era quello si-
:
mile al sangue rappreso, t edi Pini. nb. t\. 28. Il color «li porpora si tacca per lo piu coi sangue del pe-
sce detto ìlurice. che si trovava principalmente sulle coste del mar di Tiro.
E cocco. La lana «lei color del cocco , ebe era imi n»sso più acceso, che si accostava al color del fuo-
co ; e «picstc si f.«cea col cocco, che e una grana gr«issa, come un pisello, deulro la quale vivono dea
vermie«'iuoli rossi . da* «piali si estrae il color di eo<-co. si trova questa grana nell'Isola «li candì* cucila
Palestina. Sia U color di giacinto, sia «pici di porpora c di cocco si dava Uno a due volte alia lana , che
veniva più bella, e di maggior pregio.
L buso. Il lalnict crede, clic in questo luogo s’inb-nda il cotone, c non il vero bisso. Il cotone si
trova nell' Egitto» o nell* Arabia i ma non era comune a’ tempi «li Mosi, come è a’ nostri dopo che il com-
mercio dell* 1 lidie nc somministra
Pi litui.
m
graq quantità. 11 bisso della Giudea si cavava da un pesce chiamalo
E itelo di capra, vi sono nel levante molte capre, che hanno lungo, (inissimo, c candidissimo pelo.
vers. 6. E
iteti t di montoni di color rosso 1 viaggiatori dicono, clic nel levante si vedono molte pe-
.
che cresce nel «leserlo dell’Arabia (dove si trovava Mose , «piando fece il tabernacolo) cd è simile alla
spina bianca «pianto al colore, c alle Toglie, ina non quanto alla grandezza; perocché il fusto cassai (ungo
c senza nodi, c se ne cavano tavole assai larghe. e«l e legno durissimo e mollo bello l edi Joel. c. in. 18.
Vera. 7. Pietre di ortiche, il termine Ebreo e preso «la alcuni per lo smeraldo.
Per ornamento dell' l.phod. in altri luoghi della nastra volgala la voce l.phod si traduce Superhume -
rate: c«l era ornamento proprio de’ sacerdoti ma quando si tratta di descrivere questo abito, «ni orna-
;
mento v'ha un'iiiliinta divrepanza tra gl’ Interpreti ; perocché Mose ha parlato solo dell* F.phod del
,
«mimo sacerdote, e non nc ha divisata la forma, ma solo l'uso, a cui serviva, e la materia. Alcuni crc-
dono, che P Kph«Nl consistesse in due pezzi di stoffa preziosa pendenti dinanzi, c dt dietro dal collo, I
quali unendosi intorno a* fianchi, venivano a cingere e serrare la veste jacinlina.
E del nazionale. Descritto nel capo xxvin. 15.
Vera. 8. E mi fabbricheranno un santuario , ed io ec. Il tabernacolo era come un tempio portatile; c
tali dovettero essere nell’ antichità i primi templi.
Vera. 9. Secondo l'intero disegno ... che io ce. Dio adunque fece vedere a Mosi* l’idea e il disegno di
tutto il tabernacolo e di lutto quello, ebe ci volea. rhc si facesse pel suo culto. 3 oIim, ebe l’Ebreo, c
l tu, hanno «pii il presente, non II rimiro, e |H»rtano secondo r intero disegno, che to ti fo cedere:
dipingendo Dio nella mente di Mosé P idea di tutto quello, che egli «losca eseguire; la qual idea è de-
scritta qui da Mose a parte a parie.
vera. II. E
la cestirai di lame d’oro. Risogna tradurre cosi, c non fa indorerai ; perche gli antichi
non aveano Parte d’indorare, come facciam noi «'olla foglia d’oro , e coll’oro liquido.
E farai al di sopra una corona ec. questa corona ,o sia cornice d’oro era posta intorno alla parte
superiore dell’arca, c si alzava sopra «li essa.
\era. Hi. Hiporrai la legge. Letteralmente potrebbe tradursi V istrumento ; vale a dire le due tavole,
che contengono, e provano il paltò e P alleanza fermala da me col mio p«>polo.
Vera. 17. Jl propiziatorio. Era il coperchio dell’arca: siccome sopra «li esso slavano i cherubini, c sulle
all dt «|Ucsti si rappresenta nelle geniture «•!«* Dio sedesse, e ascoltasse le preghiere, ed esaudisse ì voti
rendendosi propizio al suo popolo; quindi il nome di propiziatorio.
.. .. . . . ,,. . . : . ,
ìuo : duo* cubilo* , et dbnidium tcncbll longiluiki mo: la ma lunghezza torti di due cubili c mezzo ,
qjus, et cuhitum, ac seminati latititelo* e la larghezza di un cubito e mezzo
18. Duos quoque chcrub'un auree», et producti- 18. Farai anche due cherubini d' oro lavorali al
Ics facies ex utraque parte oraculi martello dall' una e dall* altra parte del propizia-
torio .
19. cherubini unita alt In lalcre uno, et alter in 19. Un cherubino da un lato , e uno dall’altro.
altero 90. Fi coprir aiuto l’uno e l’altro lato del pro-
di), utruinque tatua propitiatorU legant expan- piziatorio stendendo le ali , e adombreranno il pro-
dentes alas, et operientea oraculum , rcsplciaulqtic piziatorio , c si guarderanno T un T altro 3 avendo
sa? iituluo versi* vulUbus in propitialorìuiu quo , le facce rivolte al propiziatorio * il quale debb’ es-
opcricnda est arca: sere Il coper duo dell’ arca:
21. In qua pone» testimonium , quod dabo libi 21. Nella quale porrai la legge 3 che lo ti darò.
22. Inde praechiiam, et lo<|uar ad te sopra pro- FI. Di li io l’iniinierò i mici contattibui unti di
piliatorium ac de medio duorum Cherubini, qui
, sopra al propiziatorio _, e- di mezzo ai due cheru-
eennt super arcani testimonii, cuochi, quae man- bini clic saranno sopra I’ arivi della testimonian-
da bo per tc Olii* Israel. za , diro a te tutte (piede cose , le quali io ordi-
nerò per nu'zzo di te a * figliuoli d‘ Israele .
25. Facies et mensam de lignis sediti, habcnlera 23. Farai andte tota mensa di legni di setim , la
duo* cubilo* longitudini», et in latitudine cubituin, qtutle stira lunga due cubili 3 c larga un cubito , e
et in altUudino cubitniii iic scmissem . alta ini cubito e mezzo.
ii. Et inaurabis eam auro purissimo: fadesque 24. F. la coprirai di Iantine d’ oro purissimo : e
illi labium aureuni por circuitimi : le farai una cornice d’oro all’intorno
2
». Et ipsi iai>io coronati! lolandlon, aitam 25. K
alta cornice una corona parte piana , parte
quatuor digiti*: et super illam allentili corouaui scolpila , afta qiuittro dila : e sopra di questa un’ al-
mireolam tra corona piccola d’oro.
M .
Ver*. 18. Due cherubini. Erano di una figura rappresentante l’uomo, l’aquila , il lione e il bue. Cosi
credono quasi tutti gl* Interpreti da vari passi delle scritture sembra certo, che il cherubino era una
: «?
Jlgur.i composta d* uomo, e di quegli animali ina il delincarne la forma precisa è impossibile.
;
Lavorati al martello dati' una , ec. I cherubini facean corpo col coperchio dell’ arca ed erano d’ oro ,
vcrs. 29. le scodelle e le cai'affe. .Non c possibile di rendere con piena esattezza nel nostro volgare I
termini esprimenti questa sorta di vasi da tener liquore, o «Uro, i nomi de* quali nell’originale, c anche
nel Latino, sono di significazione per lo più molto incerta.
I turiboli. Credesl, che per questi, s' intendano quelli ehe noi pure chiamiamo turiboli, o anche
oiiella che diciatti navicella dalla figura che noi le diamo nella quale si ttea I* incenso da bruciar
, ,
ne* turiboli. Dall* Ebreo apparisce, che tutti questi vasi andavano uniti alla racusa de’
pam della propo-
*U cambiavano
"vert. 30. / pani della proposizione. Erano dodici secondo il numero delle tribù, e si
ocni sabato, restando quelli che si levavano, ad uso de’ soli sacerdoti, comunemente si erede, che i pani
mettevano sei per parte, l’un sopra l’altro. L* offerta di questi pani era accompagnata col sale, e
si
coll’ incenso. Vedi Levit. xxiv. 5. 6.
\ crs. 31. D'oro purissimo battuto. Tulio il
... .
randelliere era d un sol pezzo d oro lavoralo al martel-
. .
vcrs *16 Patte patte . che saranno in tre luoghi. I sei bracci del candelllere scapperanno ftiora
dallo
palle poste iu tre punti diversi del fusto; scapperanno fuora tre bracci da un lato, tre dall’ altro.
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. .. . . , . . . . . .
172 E 5 O DO C A P. XXV
36. Et spliaerulac lgitur, et calami ex ipso erunt 36. Le palle adunque , e le braccia tarmato d'iuta
universa (indilla de auro purissimo. messa mussa: il tutto (Toro finissimo lui arato a
martello
37. Facies et lucernai septetn, et poneseas su- 37. Farai ancora sette lucerne, c le porrai sul
per candciubrum, ut luccanl ex ad verso candeliere affinchè iUwnhuno quello clic sta loro
39.
dirimpetto .
38. Emunrtoria quoque , et ubi , quae emuncta 58. Parimente le smoccolatole , e i rad dove smor-
SODI, cstinguantur, llant de auro purissimo . zare quello , che è smoccolato , sarali fatti d* oro
59. Olirne pondus candelabri cimi universi* vaste purissimo .
sui* habebit taientum miri purissimi. Tutto il peso del candeliere con tutti i suoi
40. • Inspiri*, et fac sccundum exemplar , quod vasi sarà un talento df oro finissimo
libi in monte monstratum est «io. Mira , e fa’ secondo il modello fatto vedere
• Hebr. 8. S. Jet. 7. 4*. a le sul monte.
ver*. 37. Farai ancora sette lucerne. Queste erano da mettersi, e leiarsi.
Vers. 39. t u talento d’ oro finissimo. Il talento del santuario, che era li doppio del talento profano,
avea reato venticinque libbre romane di peso.
Ver». 40. Mira e fa' secondo il modello ec. na queste parole ne inferì già paolo, Heb. mi. 5., che
tulle le cose sin qui descritte e quelle che si descriveranno in appresso erano simboli e ligure delle
.
cose, che lo stesso Apostolo chiama reietti, c con ciò egli intende la chiesa di tristo, la Gerusalemme
celeste, l edi il dello cap. 8., e teff, con le annoi. Non possiamo diffonderci nella spiegazione di tali allego-
rie, che troppo vorrcbbcci ma non possiam lasciar di accennare, che l’arca del testamento sigmiica
;
P umanità santa di Cristo, secondo molti padri: il propiziatorio significa lo stesso Salvatore preordinato
da Pio nostro f/ropiziaiorr in virtù del suo sangue, come insegna lo stesso A|»ostol<i, Hom. iti. 25. I due
cherubini sopra il propiziatorio dimostrano, come i misteri altissimi del verbo fatto carne sono argo-
mento di stupore , e meditazione agii stessi Angeli, i quali desiderano «li penetrarli, come è detto da
Pielro, rp. I. cap. I. 12.: La mensa co’ suoi pani figurava quella mensa, di cui parlava pavuide, quando
«Itcca Hai preparato davanti a me una mensa j>cr mio conforto contro coloro , che mi affiggono. Fs.
:
1 15. ; quella mensa, nella quale si dispensa il vero pane degli Angeli. Il candelliere d’oro hgurava la
chiesa di Cristo ricca pe’ doni della carità, c splendente per la dottrina, colla quale illumino tutto il
mondo, l edi Apocal. I. It. IX
Capo iUnlcetm00C0to
Forma e costruzione del tabernacolo Mosaico del celo dell’arca , , del propiziatorio, detta
mensa , del candelabro , e della tenda secondo le toro misure.
1.Tabemaculuni vero ila facies: Docciti corllnns 4. Jl tabernacolo poi lo farai in tal guisa : Farai
<lcbysso relorta, et hyacintho, ac purpura, coc- dicci cortine di Nsìo torto , e di colore di giacinto
coquc bis liuclo , variala» opere piumario facies c di porpora r di cocco liuto due volte j ìc quali
saranno a vario ricamo.
2. Longitwlo corllnac unius habebU viginliodo 2. La lunghezza d'ima cortina sarà di vent'otto
cubito» latitudo quatuor cubitorum erit
: Unius . cubili : la larghezza di quattro cubili. Tult le cor- .
10. Facies et quinquaginta ansas in ora sagi unius, 10. Menerai ancora cinquanta legaccioli all’orlo
ut conjungi rum altero queat , et quinquaginta an- d' ogni tendina, affinchè possa legarsi coll’altra ,
sas iu ora sagi alterimi , ut cum altero copuletur. e cinquanta legaccioli all ’ orlo deli ' altra , affinchè
possa unirsi colia prinm.
Ver». I. Di bisso torto. Vale a dire a doppio Olo, il quale sia anche torto. Alcuni credono, che il bisso
dicesse l'ordito, e la lana color di giacinto , di porpora, e di cocco facesse il ripieno, donde ne venisse
U varietà «le’ colori. Altri son di parere che le cortine di bisso avessero un ricamo fatto di giacinto, di
porpora e di cocco; e questo sembra essere il senso della nostra volgala.
ver». 3. Si uniranno insieme cinque cortine , re. Lo che dava una larghezza di venti cubiti per la
metà del tabernacolo; le altre cinque colla medesima ampiezza servivano a coprire l’altra metà.
Ver». 6. Cinquanta anelli d’oro. In vece di anelli, si potrebbe tradiir fittine, come nel vers. 11., ov-
vero (come altri intendono) uncinelli o gangheri co’ loro anellclti , i quali servivano a tenere unite
piu fortemente le cortine.
vers- 7. Cortine di pelo di capra. Queste più grosse coprivano le più preziose , e le difendevano dalla
pioggia, alla quale resiste il panno tessuto di peto di capra, .si è detto altre volle, che l’uso di tesserai
questo pelo cominciò nella Ciucia, onde ne venne il nome a questa sorta di telerie.
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. , . .. . , ,
., . , . . , . . !
11. Kades et quinquaginta fibula» aencas, qulbus 11. Furai ancora cinquanta fibbie di bronzo , per
jungantur ausae , ut
inumi ex omnibus o|icnroen> mezzo delle quali zi «Tricorno t legaccioli, affinché
(um fiat di tutte le cortine facciasi una soia coperta
12. Quoti autein supcrfucrU in sagis, quac pa- 12. Equello , che marnerà delle cortine fatte
ranlur ledo, id est uiunn saguni. quoti amplili» est, per coprire il tabernacolo , vale a dire il telo , che
c\ medietate cjus opcrìes poslerìora tabcmacull. t di più , colia metà di esso coprirai la parte di
dietro del tabernacolo.
15. Et cubilus ex una parte pcndeblt , et alter 13. E
ne penderà la lunghezza di un cubito da
r\ altiera : qui plus est ili sagomili longitudine una uarle , e un altro cubilo dall’ altra parte: t il
utninique latus tabcmacull protegens di piu della lunghezza delie cortine coprirà l*uno 3
e l’altro lato del tabernacolo
17. Facies et opertataotom aliud tecto de pelli-
14. 14. Farai uiutu: di sopra un* altra coperta di pelli
bus arictuni rubricali»: et suiicr hoc rursum aliud di montone tinte di rosso : e sopra questa un’altra
0 |HTÌinentiiin de iaiitliinls pel li bus coperta di pelli di color celeste.
15. Kades et tabula» stante» taltrrnaciili de Ugni» 15. Farai ancora di leqm di se tini le assi , che
s«*lim : terrai! ritto il tabernacolo :
Iti. Quac «inculai* denos cubito» in longitudine ld. Le quali assi avranno ognuna dieci cubiti di
hnlx-anl , et in latitudine singoli» , ac seniissein lunghezza . e di larghezza un cubito e mez
In lalcribus tabulae duae Inrastraturae fieni, 17. A
'lati di ciascun* asse si faranno due inca-
qulbus tabuli alteri tabulae ronnertaliH' atque in : strature , mediante le quali un’asse si unisca col-
liunc iuikIuiii cunctae tabulai- parabunlur ; V altra : e in tal guisa si prepareranno tulle le assi;
tu. Quartini vigilili enint in latere meridiano 18. Delle quali venti saranno ai lato meridionale,
quoti vi-rgil all austnim. che guarda r austro.
19. Qtiibii* quadraginta basca argentea» funde», 19. Farai di nello quaranta basi d’ argento . tal-
ut binai- base» singulis tabuli» per duus angulos mente che due basi reggano ciaschedun’ asse a’ due
subjidanlur. angoli
20. In latore quoque serumlo Libemnculi , quoti 20. E
dall* altro lato del tabernacolo , che volge
vergi! ad aquilonem , viginti tabulae enint, a settentrione . vi saranno venti assi
21. Ouadntgiirta luibentes tinse» argentea»: binac 21 . Le quali avr atmo quaranta basi d’ argento ,
ba»cs singulis tabuli» siipponentur due basi poste al piede di ciascun* asse
22. Ad ocddcntalem vero plagani tabernacoli fa- 22. Sei lato poi occidentale del tabernacolo farai
< ics sex Libtil. is sei assi
23. Et rursum alias duas . quac In angulis cri- 23. E
di più due olire assi , le quali saranno po-
g.mtiir |K»st lerguiu labe maculi ste agli mutoli dietro del tabernacolo.
2-4. Knmtquc conjunciac a deorsum nsque sur- 24. (E queste assi) saranno unite insieme da imo
siiiii , et una omnes rompagli retinebil Dilatili» . a sommo , e incastrale ad un modo /* una ned* al-
quiMiiie t;ibulis quac in angui!» |M>neiNlac suol
, ,
tra E similmente saranno unite le due assi da porsi
.
ver». 13. E ne penderà la lunghezza d* un rubilo da una parte e un altro cubilo daU' altra parte. ,
Le cortine ili pelo di capra aitano trenta cubiti di lunghezza , laddove quelle di cotto erano lunghe so-
lamente ventililo rubiti; le prime perciò avanzavano le altre di un cubito per parie, e questo avanzo
ripiega vasi sul lati alla parte di dietro dei tabernacolo. Le cortine preziose, e queste che eran di sopra,
non coprivano la parte dinanzi del santuario, il quale avea una cortina particolare.
Vers. M. Farai anche di sopr* un’altra coperta ec. Ho tradotto di sopra, seguendo I* Ebreo, e i
LXX. e non al letto, come parrebbe a prima vista che volesse dir la volgala; perchè mi sembra molto ,
probabile che anche queste due coperte vestissero non solo la parte supcriore, ma tutto ancora il ta-
.
bernacolo. militando da per tutto la stessa ragione, di riparare cioè dalle ingiurie de tempi non solo
1
le preziose cortine inferiori, ma anche le tavole coperte di lame d’oro: c adunque credibile, che la
volgala eolia voce lertum abbia inteso il primo velo, o sia le cortine preziose, le quali erano la prima
coperta del tabernacolo. ...... .
vera. 15. Farai ancora di legno di selim le assi , ec. queste assi formavano le pareti del tabernacolo
di tre lati, rimanendo aperta la parte interiore, o sia l'ingresso del tabernacolo, xcl lato verso mez-
zodì crai) vi numero senti tavole, c altrettante a quello di settentrione, e questi due lati Tacevano la
lunghezza «lei tabernacolo il quale veniva perciò ad avere trenta cubiti dì lunghezza , avendo ogni ta-
.
vola un cubito e mezzo: la distanza poi Ira un lato, e l’altro era di dicci cubiti: e questa era la lar-
.
ghezza del tabernacolo a occidente sci tavole Intere, e due mezze, che in tutto faccan dieci cubiti, e
:
univano I due lati quello di mezzodì . e quello di settentrione. Le tasole erano lavorale in guisa, che
*’ incastravano runa nell’altra, c si tenevano ferme; ciascheduna di queste tavole avea due basi d ar-
gento. ima a ciaschedun angolo, le quali alcuni credono, che colia loro parte inferiore entrassero qualche
poco nella terra onde tenessero più ferme le tavole, questo è quel, che dicevi lino a tutto il r ars. 26.
.
vera. 98. Cinque traverse di legno ec. queste traverse servivano a tenere piu fortemente collegate
le tavole . ond* era composto ciascuno de’ tre lati del tabernacolo. Alcuni suppongono una sola traversa,
la quale pe’duc lati di mezzodì, e di settentrione era composta di cinque pezzi incastrati l’uno nell’al-
tro. e lunghi sei rubiti per ciascheduno-, onde cinque pezzi facevano trenta cubiti, lunghezza di Cia- i i
scheduno de* «lue lati; li terzo lato poi avrebbe avuto una traversa di cinque |»eui, ma lunghi ciasche-
duno «ine cubiti. oucsU sposizionc pare più conforme al nostro testo ; oontiiUociò altri pensano, che.
considerata l’altezza granile delle tavole, un sol ordine di traverse sarebbe stato poca cosa; onde ne
mettono cinque ordini: cosi dove dicesi cinque traverse , dovrebbero intendersi cinque ordini di tra-
verse. queste traverse coperte di lame d’oro passavano per anelli d’oro assicurati senz’altro nelle ta-
vole coperte anch’esse di lame d’oro.
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54 . Pone» et pmpiiiatorium super arcani testimo- 54. Porrai anche il propiziatorio sopra t’ arca del
ni! in Sani lo samiorum. testimonio nel Santo de' Santi .
53. Meusamquo ostri voliun, et contri molisani 53. La mensa fruì fuori del veto* e dirimpetto alla
candoiabrum in latere tabernaculi meridiano: men- mensa il candeltiere dalla parte meridionale del ta-
sa cnim sta bit in parte aquiloni» bernacolo : perocché la mensa starà dalla parie di
settentrione
36. Fadc» et tcntorium in introito tabernacoli ile 56. Farai ancora all’ ingresso del tabernacolo tuia
tiyacintho , et purpura , coccoquc bis tincto , et cortina di giacinto , e di fiorfiora , e di cocco a due
bysso relorla opere plumarii tinte, e di bisso torto con lavori di ricamo.
*37. Et quinque coluinnas tleaurabis lignorum so- 57. EsosfH-tulerai la cortina a cinque colonne di
lini
^
ante qua» ducotur tontorium : quarum erunt legno di setim coperte di lame d’oro, le quali a
capita aurea , et bases acncao iranno i capitelli <f uro , e le basi di bronzo .
ver*. 39. l.o sospenderai a quattro colonne ec. i! tabernacolo secondo la sua lunghezza era diviso in
due parli ; la parte d» tondo detta il Santo de' Santi, era m pinti dall'altra parte détta il Santo . me-
diante le quattro colonne, coperte di lame d’oro, o mediante II velo appeso a queste colonne. Non si sa
a qual distanza dal fondo fossero mosse queste colonne , nè por conseguenza quanta fosse la parte del
tabernacolo occupata dai santo do’ Santi ; ma si erede , ohe fosse la terza parte, k poi qui notato quello,
clic fosse messo nel Santo de' santi, c quello, che slava nel Salilo.
Capo licntceimosettimo
Altare defii olocausti , atrio del tabernacolo tende , colonne , e olio per la lucerne , e da etu
debbano accendersi.
1. Facies et altare de tigni» solini, quod lialie-
* 1 . Farai anche un altare di legno dì setim . che
tiil quinque cubilo» in longitudine , et tolidem in orni citr\ue cubili dì lunghezza, r. altrettanti di
latitudine j id est quadrum , et tre» cubilo» in al- larghezza , vale a dire sarà quadro , c allo tre cubili.
titudine . • In/. 58. 6.
6. Facies et vecles altari» de Ugni» setùn duo», 6. Furai ancora Ir due stanghe di ti’ altare di
quo» 0 |x*ries lamini» aenei». legno di selini , e le rivestirai di lame di bronzo.
Ver». 1. Farai anche un altare ec. onesto è l’altare degli olocausti, il quale era collocalo non dentro
del tabernacolo, ina fuori dtnanzi ad esso, e allo scoperto per ragione del fuoco, c del fumo, c anche
dell'odore delle villinic, che vi si abbruciavano.
Ver». 9. t.e corna a' quattr' angoli, na ognuno «logli angoli spuntava un corno dell* stessa materia .
di cui era vestito l’altare e dentro, e fuori: questi corni o erano solamente i«cr ornato, o avcatio an-
che olire a ciò qualche uso che noi non sappiamo, (fu questo altare s' immolava mattina e sera il
, ,
sacrifizio perenne dell' agnello: e di |«oi le altre vitiimc o s|Kintanee, o votive, o prescritte dalla legge:
egli era perciò questo altare figura della croce, sulla oliale fu compiuto il sarrinziodi cristo; ondo que-
sto altare era posto fuori dei tabernacolo, perchè Cristo mori ruori della città, come notò I’ Apostolo .
Heb. *v.
Ver». 3. Pelle conche , dove riporre le ceneri. Quelle ceneri, che doveauo di tanto in tanto levar»*
di sotto altare.
I*
E i bnp'ieri. Alcuni Interpretano / turiboli, perchè questi servivano a portare mattina, c sera all’al-
tare de'Tlmiami il ruoco santo preso da questo altare degli olocausti.
Ver». 4. Farai una graticola di bronzo a amia di rete. Mi nili credono, che questa graticola fos»e
legala a’ quattro comi dell’altare per mezzo di catenelle. Ella scendeva dentro la caviti dell’altare sino
al mezzo della profondila dello stesso altare: quattro anelli di bronzo serv ivano a farvi passare le stan-
i
ghe per trasporlo della stessa graticola; perocché ella si cavava, e si metteva.
Ver», ft. e 8. / quali tu porrai sullo il focolare *eii’ altare. Ecco il focolare distinto dalla graticola,
ma unito con essa, al fondo della quale erano messi agli angoli gli anelli |>el trasporto di essa, come w
è detto: sopra questo focolare mettevansi le legna per bruciare le carni delle vittime poste sopra l’al-
tare; la graticola insieme col focolare srendea uno al mozzo dell* altare dovea enervi imtcìo un’ aper- :
tura per Introdurre le legna. Può opporsi a questa sposinone, che da vari passi del LeviUCO apparisce,
che le carni delle vittime erano poste sopra le legna: ma senza sofisticare sopra questa maniera «li par-
lare, prendendola anche letteralmente non neghiamo, che in occasione di mi numero grande di vitti-
me si meli esser le legna anche sopra la graticola . e immediatamente sotto le vittime: ma crediamo»
che il fuoco tenuto in questo focolare servisse al sacrilizio perenne deli’ agnello , e alle occasioni gior-
naliero.
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. . . : .
7.
Ver*. 9. Farai ancora l’atrio del tabernacolo Quest’atrio girava intorno al tabernacolo , e dentro
di esso era anche l’altare degli olocausti; onde tabernacolo stava nel meno dell’atrio, quasi sedo
il
della maestà di Dio conversante tragli nomini. Quest’atrio non avea letto, ed era allo scoperto; ma era
chili**» tutto all* intorno da’seli, o cortine . che son qui notate, le quali erano appesi' a colonne di
bronzo vestite ili lame d’argento, co’ capitelli d’argento, e le basi di bronzo. Quest’atrio era quadran-
golare. lungo cento cubiti, largo cinquanta alto cinque. I.e colonne cran collocate in distanza di cin-
,
que cubiti runa dall’ altra. 3el suo ingresso l’atrio avea cinquanta cuhiU di lunghezza lino al taberna-
colo. e altrettanti di larghezza, e quivi si stava il popolo, e ntssun unitile, o Immondo polca entrarvi:
di questo spazio però di cinquanta cubili, venti ne erano lasciali liberi, c a ciascuno de’ due lati dt
questo spazio eranvi tre colonne di bronzo, e quattro ne erano all’ingresso, alle quali era appeso un
Veto più ricco, lungo venti cubiti, e aito cinque, ii «piale chiudeva l’ingresso.
Ver». If». Di bronzo farai tulli i casi del tabernacolo ec. Pel nome di tabernacolo sembra, che debba
qui Intendersi l’atrio di cui ha parlato (Inora. Quello, che abbiamo tradotto chiodi, forse wgnillca gn/t-
tq/icrt questi erano attaccati alle colonne, e sostenevano
.* I veli.
Ver*. 20. Fatto at mortaio. Pi quell’olio, il quale esce dalla sola polpa delle ulive non macinate, ma
leggermente battute nel mortalo: noi diciamo olio vergine.
dneic sem/tre ardano te lucerne, i.e sette lucerne del candelabro stavano tutte accese la notte, e tre
tliesse pel giorno come scrive Giuseppe.
AW
,
Ver*. 21. tabernacolo delia testimonianza. nel santo de’ Santi dove era l’arca del testimonio, o
sia dot testamento, nella quale cioè erano le tavolo della i«^gc: la qual legge è chiamata testamento, e
testimonianza nelle scritture.
E le assetteranno ec. Le prepareranno, e avranno cura di tenerle sempre accese la notte, il can-
delabro, come si è veduto, era in quello, che è detto da Paolo il primo tabernacolo, e piva comune-
mente dice»! Il Santo, dove era l’ altare de’ profumi, e la mensa co’ pani della proporzione. ) ed* Heb. ix.
. . . . , . . . . -
(Capo Dcnteslmottapo
Descrizione delie cesti pontificali di Aronne , e de’ suoi figliuoli.
«. Applica quoque ad te Aaron fratrcra tuum Oltre a ciò fa’ venire a te Aronne tuo fratel-
1.
1
cum flùis sul* de medio filiorum Israel , ut sacer- lo co suoi figliuoli separali dagli altri figliuoli <tl
dolio fungantur mihl Aaron , Nadab, et Àbiu , Eie-
: traete , affinché facciali le veci di miei sacerdoti :
a /. ir et llhamar
. A rosine , fiiadab * e Abiti , Eleazar * e llhamar.
2. Facieaque vesiem sanclam Aarou fratti tuo In 2. E
farai le vesttmenia sacre pel tuo fratello
giortam et decorai). Aronne per maestà e ornamento
3. Et loqueris cunctis sapienlibus corde, quos n> 3. E parlerai a tulli quelli , che lunato sapienza
levi spinto prudentiae , ut furiant vestes Aaron in cuore , i quali io ho ripieni di spirilo d' intelli-
Ei quibus sancisca los ministre! mihi genza . perché facciano te ics tirnenia di Aronne ,
colle quali santificalo eserciti cgU il mio sacerdo-
zio .
4. linee autcm erunt vestimento . quae facient : 4. Or ecco le vestimento , che quelli faranno : il
Rationale , èt Superhumerale , tunicam , et lineam Razionale j, e V Ephod , la tonaca ( j ac Intimi ), e la
strictam , cidariam , et balteum . Fari col vestimen- tonaca di lino stretta ^ la berretta * e la cintura.
to sancto fratri tuo Aaron , et flliis ejus , ut sacer- Queste vestimento sante faranno ad Aronne tuo
dote fungantur mihi. fratello , e a’ suoi figliuoli j affinché facciali le fun-
zioni del mio sacerdozio
5. Àccipientque aurum et hyarinthum et purpu- 3. E prenderanno deli’ oro e del giacinto e della
ram, comunque bis tinrtum et hyssum . ,*
porpora j del cocco a due tinte , e del bisso.
6. Facient autcm Superhumerale' de auro , et 6. E
faranno VEphod di oro , di giochilo c di
hyacinlho, et purpura, coccoquc bis lincio , et bys- porpora e di scartano a due tinte , e di bisso tor-
so retorta, opere polymito. to , con lavoro di vari colori
7. Duas oras junctos habebit in utroque- latore I. L’ ( Ephod ) avrà alia sommità due aperture ,
summitotum , ut in unum redeant una da un lato * l’altra dall' altro j le quali si ri-
chiuderanno .
8. Ima quoque testura , et cuncla operls varie- 8. Il tessuto di esso t e lutto il vario lavoro sa-
tà» ent et auro, et hyacintho, et purpura, cocco- rà di oro , e di giacinto 3 e di porpora j e di scar-
que bis lincio , et by&so retorto. latto a due tinte , e di bisso torlo
9. Suraesque duos* lapides onycliinos , et sculjics 9. E prenderai due pietre, di uniche * e in esse
in eis nomina flUoruni Israel : scolpirai i nomi de* figliuoli d’ Israele :
10. Sex nomina in lapide uno , et sex rcliqua 10. Sei rumh sopra f ima , e gli altri sei sopra
in altero , juxto ordinem nativitotis eorum r altra pietra secondo I' ordine dei loro nascere.
11. Opere sculptoris, et cartatura gemmari! scul- II. In queste (pietre) con l' arie dell’ incisore 3 e
pes oos nominibus Qliocum Israel, iuriusos auro, del lapidario scolpirai i numi de' figliuoli d‘ Israe-
atque circumdalos : le , e le incastrerai j e le serrerai nell'oro :
Veri. I. Fa' venire a te Aronne ...co’ suoi figliuoli, vede»! qui la vocazione di Dio pelli ordinazione
de' sacerdoti Levitici; onde quel bell’ assioma di paolo: Ad alcuno tal onore da se si appropria . ma
chi è chiamato da Dio come Aronne Heb. v. 4. Cosi anche Cristo ( scene a dire V Apostolo ) non si glo-
.
rifico da se stesso per esser fatto Pontefice , ma Iglorificolto ) colui . che disse: Tu se' mio Figliuolo ...
come anche altrove dice: Tu se’ sacerdote secondo l’ordine di Jifeleni sedech.
ver». 3. Parlerai a tutti quelli, che hanno sapienza in cuore, i quali io ho ripieni ec. Non solo le virtù
morali, ma anche i naturali talenti son dono di Dio; c ciò qui s’insegna dicendosi, ebe Dio avea dato
capacita, e intelligenza particolare ad alcuni tragli Ebrei per ben riuscire nell’impresa di fare le vesti
sacerdotali secondo r idea datane dallo stesso Dio a Mose.
Veri. 4. La tonaca, vale a dire la tonaca jacmtina, come interpreta s. Girolamo, cioè di lana di co-
lor di giacinto, questa veste era lunga Disino a’ piedi, chiusa a’ lati, e colle sue maniche, Hleron. ad
Vabiot. vedi vere. 33.
E la tonaca di tino stretta. Questa era sotto la precedente, e Immediatamente sopra la carne. Si fa-
cevano questa sorta di tonache al telaio, ed erano senza cucitura, e accano un’apertura alta parte su-
pcriore, per cui passava la testa. La voce stretta crediamo, che significhi serrata alla vita, non giudi-
cando, che metta conto di trattenersi molto sulle congetture diversissime de’ moderni, riguardo al si-
gniiicato della voce Ebrea, che corrisponde a questa.
La berretta , ovvero la mitra, s. Girolamo la descrive In tal guisa. La berretta de’ sacerdoti è tosi-
ila ...come se si tagliasse una sfera in due pezzi . e si prendesse una metà /ter servirsene di berretta :
ella non è appuntala ux cinta , e non cuopre tulli i capelli , ma ne lascia scoperta davanti la terza par-
te : e affinché ella stia ferma , si tega con un nastro dietro la lesta: la materia i tino fino ec. Hler. ad
Fabio).
Quanto alla berretta, o mitra del sommo sacerdote, la differenza di questa da quella degli altri sa-
cerdoti secondo i Rabbini consisteva nell’ esser questa più piatta, c più simile al turbante de' Turchi;
ma Giuseppe, Antiquit. lib. 3. cap. 8., la fa molto diversa, e assai ricca. Notisi, che i sacerdoti aitano
sempre coperta la testa nel tempo delle loro funzioni. Tragli orientali scoprirsi il capo era segno d’irri-
verenza.
La cintura. Quella de’ semplici sacerdoti era di lino, e Una di diversi colori; quella del sommo sa-
cerdote era ricca d’oro, e di vari ornamenti. Fedi Joseph, ibid. Queste cinture secondo i Rabbini erano
lunghe Qno a ventidue cubili: si avvolgevano due volte a' banchi; poi si annodavano, c scendevano fino
a terra.
Vers. fi. Faranno l' Ephod. Nc abbiam parlato, cap. xxv. 7.
Ver». 7. Avrà alta sommità due aperture. L’ Ephod dovea essere serrato al collo, quindi per maggior
facilità di metterlo, accanto all’ apertura di mezzo , che abbracciava il collo, egli era tagliato di qua, e
di là sulle spalle, come sono le tonacene dei Diacono, e suddiacono; ma questi due tagli, inesso ('Ephod.
si serravano non con nastro, o con qualche fibbia, coinè alcuno ha pensato, ma coue due pietre pre-
ziose notate di sotto , vers. 9. 12.
Vers, 9. Due pietre di oniche. I Settanta due smeraldi.
Ver». IO. Sei nomi sopra V una, e gli attri sei sopra t’ altra ec. Sul destro oniche erano I nomi dei
sci figliuoli maggiori di Giacobbe, cioè Ruben, simcon , Giuda, Dan, Nephtali , e Gad nel sinistro om- :
elie, Aser, tssachar, Zàbulon, Ephraim . Manasse c Beniamin. Levi non v’era scritto, perchè la tribù di
,
lui era rappresentata dalla persona dello stesso sommo sacerdote; e in vece di lui, e di Giuseppe erano
messi due figliuoli di Giuseppe adottali da Giacobbe; così erano dodici nomi.
i
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, . . . -
li. Et itone* in utroque Utero Sujxrtuaiieral's 19. F. le metterai dati' uno 3 e dall* altro tato sul-
13.
memori, ile tìliis Israel. Portabitque Aaron nomina fi Ephod in memoria de' figliuoli d’ Israele. A- E
eor uni roram Domino super utnonquc Uumeruiti rotute porterà i loro nomi dinanzi al Signore sul-
ob recordalioneitj. t’ una j e sull ’ altro omero per ricordanza.
Facies et uncino* ex auro, 15. Farai ancora gli uncinelli d* oro ,
l i. Et duas c;denula» ex auro purissimo sibi in- 14. E
due catenelle d’ oro finissimo , delle, quali
viceli! cohacrcotcs , quas inseres uncinis. gli anelli fieno inseriti fi urto nell’ altro j e le quali
tu attaccherai agli uncinelli
13. Rationalc quoque Judit il facies opere poly- 15. Farai ancóra II nazionale del giudicio di la-
milo juxta triturai!) superhiuneralis ex auro, h va- voro a più fila , tessuto come fi Ephod d‘ oro di
cuilo et purpura, coccoque bis tincto, et bysso giacinto * e di porpora 3 e di cocco a due Unte , e
retorta di lusso torlo .
li (^uadranguluin crii et duplex: mensuram pai- 16. Fi sarà quadro e doppio : avrà di misura
ini liabebit tam in longitudine, quam in latitudine. un palmo tanto m
lunghezza 3 come in larghezza.
17. PoiH sque in oo quatuoe ordine* lapidum: in 47. E
in esso porrai quattro ordini di pietre:
primo versu eril lapis sardius, et tojguiu», et sina- nel primo filare sarà il sardio j il lo/uisio e lo
ragdus ; smeraldo :
18. In sccundo carbunculus, sappliirus, et jaspis: 18. Nei secondo II carbonchio t il zaffiro , e il
Iaspide :
19. In tertio Hgurius , adiate» , et amelliystus: 19. Net terzo il tigurio , t* agata , e l'ametista :
90. tu quarto chrysotitus onychinus, et béryllus: 90. A
et quarto il grisolito , foniche 3 e il berillo:
inclusi auro erunt per ordine» suos saranno incastrali nell’ oro filare /wr filare.
91. Huliebuutquc nomina lìliorutu Israel: donde» 91. E
porteranno i nomi de’ figliuoli d’ Israele :
« ini nomiriibus caetabuntur , singoli lapidea iiomi- vi saranno scolpili dodici nomi 3 in ciascuna pietra
nibus suigulorum per dutxlecim tribù». il nome di iota delle dottici tribù.
29. Facies in Hationali catena» sibi invicem co- 99. Farai al Nazionale le catenelle d’oro puris-
lia freni «s ex auro purissimo. simo 3 inseriti gli anelli d'esse fiuto ne!f altro.
93. Et duo» annulos aureo*, quos pone* in utra- 93. F
due anelli d* oro 3 i quali metterai hi cima
que Rationalis sununitate : al Nazionale dalftma 3 e dall'altra parte:
v
94. Catenasque aurea» junges annuii» ,
qui sunt 24. E
farai passare le catenelle d oro per gli a
in margini bus ejus: netti j che saranno alle etnie del Nazionale:
Ver». 19. F. le metterai dall’ uno , e dall’ altro lato sull' F/thod. I Settanta , s. Girolamo , e Giuseppe
Ebreo suppongono che queste due pietre fossero incastrate nell’oro in tal guisa, che servissero a ser-
rare le due aperture dell* Ephod, che erano suUe spalle, comesi è detto, vera. 7. Queste pietre preziose
co’ noini in esse scolpiti seri ivano a ricordare a Mo que’ Patriarchi da’ quali era disceso tutto il popo-
,
lo, affinchè pel merito delle loro virtù Dio fosse propizio a’ loro discendenti, e servivano ancora a ri-
cordare al sommo Sacerdote !’ incumbcnza gravissima, che egli avea di pregare continua lucute pel me-
desimo popolo.
Ver*. 13. 14. Farai ancora idi uncinelli d’oro , e due catenelle. Ri comincia a parlare del Razionale
del sommo sacerdote, «.mesto razionale era legato all’KptKMl per mezzo di quattro anelli, che egli nvea
a’ suol quattro angoli; ina per riguardo al peso delle gemme, che erano nel Razionale, furono aggiunte
le due catenelle , le quali da’ due angoli inferiori del Rmonale andavano sino alle spaile, do><- era ui >
raccomandate a* due uncinelli, o sia gangheri d’oro, che erano in cima alla parie posteriore dell’F.phod.
ver». nazionale del giudicio. questo era l'ornamento più sacrosanto del sommo Sacerdote.
15. 18. Il
Era quadro, largo mi palino, e della slessa materia deU’Kptiod: egli era doppio, vale a dire di due
pesti di stolta uniti tra loro, onde faceva una specie di borsa, dentro la quale dicono i Rabbini , che
stava Furiai, e il rhuumiim. Era detto nazionale del giudicio j o perchè il som ino Sacerdote Cavea sem-
pre al petto, quando consultava il Signore aflin d’intendere I suoi giudizi, e te sue volontà, ovvero
perché egli stesso non pronunziava suoi giudizi in cose di momento senza avere sopra di su il Raziona-
I
le , clic era il distintivo della sua qualità di giudice principalmente nelle cose spettanti alia religione.
Il nome di Razionale viene dalla versione de* Settanta I quali così lo chiamarono forse, perché questo
,
pettorale dove* servire a rammemorare ai Fonteikcc ut prudenza, e circospezione, colla quale dovevi
diportarsi nelle cose del suo ministero, ovvero perchè rischiarava la mente, c la ragione di lui per
pronunziare gli oracoli del signore. Moti si può (Issare con certezza il signiUcalo detta voce Ebrea l'ho-
schen o Choten tradotta da’ settanta con quella di Razionale trasferita da s. Girolamo nella nostra
volgala.
vere. 17. 90. Nel primo filare sarà U sardio , ec. Non diro qui una parola sopra le dispute degl’inter-
preti intorno a queste pietre preziose del Razionale; ma lenendomi alla Volgata accennerò solamente
I» opinion
più comune.
// Sardio. Dicevi , che questa pietra si trovi nel centro d’ un sasso, e che II suo nome venga dalla
Città «li Sardi nell’ Ionia, dove fu trovata la prima votu. I.e migliori portano un vero colore «u carne:
ette non son trasparenti.
Topazio. Prende il nome da un’isola del mar russo. II topazio orientale è durano, e di vero color
d’ oro, quand’è perfetto; ma il topazio degli antichi era verde, come scrive rumo Itù. wxv. I. «<*/>. 7.
Smeraldo. Egli è di color verde bellissimo; se ne conia di molte qualità. .
// Carbonchio. Credesi con fondamento, cb’ ei sia quello detto in oggi rubino.
Il zaffirq. Egli è assai noto, e il colore è un bellissimo azzurro: egli è chiaro come un diamante,
auaiido è maschio.
*
H j aspide Molti Interpreti moderni credono, che la voce Ebrea significhi il diamante. Resterebbe a
sapersi , se il diamante del Razionale fosse dell’ Indie, o dell’Arabia.
Il ligwio. S. Epifanio credette, che volesse qui significarsi il giacinto, c sembra che s. Girolamo fosse
dello stesso parere, il liguno secondo Plinio ha somiglianza col carbonchio, e splende come 11 fuoco:
trova nsl Infatti de’ giacinti di tal colore, c sono più pregiati. I
L’ agata, ordinariamente è di color rosso: ella è sovente ornata dalla natura di v ari scherzi. Dicesi,
che le prime si trovarono nel nume Aebatc della Sicilia.poscia par violetto: ne viene dall’ Indie, dall’Ar
V
Ametiste. EgU dapprima pare del colore del vino,
crisòlito. È trasparente: c le più One si accostano al verde del mare.
A' ortiche. Specie d’agata opaca di color bianco e nero, t quali colon sou talmente distinti, e spic-
cati che paiono fatti arulìziosamcnte. li color bianco simile a quello dell’ unghie dell’ uomo le lia dato
* 1
"//"oerz/tó. nell’Ebreo leggesi u jaspe, pietra preziosa simile all’agata: non è trasparente; del resto
«manto al colore è simile allo smeraldo. / etli Firn Ub . xxxtii. eap. IO.
.
H nell’ oro, ovvero legati neU’ oro . mediante un lavoro fatto attorno ad essi col Alo
ver* 90- Incastrali
.li n»iro oro. cosi intendono alcuni, ed è certo, che gli antichi teuevaa l’oro senza mescolarvi né Imo,
nè tana. Fedi PUn. tib. xxxi». 3.
ver*. 22- Farai le catenelle d’oro. Sono quelle, di cui s’è parlato al versetto 13.
Voi. 1 'rì
. , . . . . . ,
. , , -
iW ESODO CAP. * X V I I I
23. Kt ipsanmi calenarain estrema duobus copu- 95. Eaccomoderai i capi delie catenelle a* due
labi» uncinis in ulroquc lateiv Superhuinenilis, quoti uncinellidalP uno e dall altro tato dell’ Ephod, ette
’
vera. 96. 27. 28. Due anelli d‘ oro. . . agli angoli del Razionale , agli orli, che ton dirimpetto ec. One
siidue anelli son quelli dèli» parte Inferiore . i quali corrispondono a* due anelli, che er»n dall* parie
di dietro dell* Ephod messi non nella parte di fuori dell' Ephod , ma sotto I* Ephod. Due nastri di giacin-
to passando per questi anelli, che erano a’ due lati del Razionale, e per quelli corrispondenll , che c-
rano all’ Ephod congiungevauo con questo II Razionale.
affinchè sieno uniti con arte. Facendo cosi apparire I* Ephod, e II Razionale quasi una sola cosa, me-
li tante questa maniera di congiungerti insieme, non apparendo di fuori nè gli anelli, nè l nastri , onde
touo legati.
Ver». 30. Porrai su! Razionale... Dottrina, e Erri ta ovvero t/rim e Thummim come ha l'Ebreo. ,
Generalmente gli antichi e moderni Interpreti credono, che queste due parole fossero scritte sul Ra-
,
zionale benché non convengano riguardo alla maniera, onde fossero collocale, questa sentenza è tenuta
da s. Agostino, da s. Gregorio, da $. Cirillo e dallo stesso s. Girolamo, e secondo questa sentenza queste
parole verrebbero a significare, primo le qualità, di cui debb' esser ornato il Pontefice, la verità, cioè
la santità, e schiettezza di costumi, e la Dottrina delle cose divine; secondo, la luce di Dio, che rischia-
rava il pontefice ad annunziare la verità, c gli oracoli dello stesso Dio: imperocché quando si dice nella
Scrittura, che Dio dava sue risposte, e manifestava la sua volontà agli Ebrei per mezzo dell’ bruii, e del
Tbtimmim non s’intende, che in virili di queste parole fatte all’ago sul Razionale parlasse Dio al Pon-
,
te lice ; ina che il Pontefice vestito di tutto punto degli abiti pontificali, e particolarmente del Razionale,
sopra di cui erano scritte quelle parole riceveva da Dio ta Dottrina, e la ferità, vale a dire la ver»
:
intelligenza de’ dubbi, intorno a’ quali ei consultava il signore, lo non credo, che quest’opinione si»
esente da tulle le dinicoltàj ma dico bene, clic tali difticoità trovo in tutte l’ altre opinioni, che mi
sembra unii fortuna il potermi attaccare a questa ; e iu cose sì oscure, e rimote, se s’ua da errare , c
minor male l’errare cogli antichi dot lori, c maestri.
Porterà sempre U giudizio de’ figliuoli d’ Israele. Il giudizio cioè il Razionale del giudizio, porterà
sempre il Razionale, il quale gli servirà di perpetuo ricordo delia giustizia, ch’ei dee osservare verso i
bglluoli d’Israele. Il sommo sacerdote era il primo giudice della nazione.
ver». 31. txs veste deU’ Ephod. La veste, sopra la quale immediatamente attaccasi I* Ephod col Razio-
nale. 1 Settanta la chiamano podere , perchè era lunga lino a* piedi: ne abbiam parlato, vere. 4.
vera. 3*2. Un’ apertura per la testa , e... un’ orlatura ec. quest’apertura era rotonda, e avea un’or -
ialura torlo non fatta coll’ago, ma tessuta colla stessa veste, e non doveva essere -a perla davanti al
petto ; onde era più necessario , che l’orlatura fosse soda. In molti paesi anche adesso i camici e le cot-
te noti sono aperte per dinanzi, c le tonache antiche non avevano simile apertura. Si è già accennato,
che le vesti sacerdotali probabilmente erano tutte d’un pezzo fatte al telaio, e senza cucitura. leggasi
il Bramivi de l'est, sacerd. Ifebr.
Ver*. 33. Frapponendovi in mezzo de1 sonagli. V'era alternativamente una figura di melagrana fatta
«li lana de’ colon qui accennali e un sonaglio, o sia piccolo campanello. Se fosse certo, che ti numero
delle melagrane era di settantaduc, »i che altrettanti eran sonagli, per piccoli ch’ei fossero, se ne in -
i
ferirebbe una grande ampiezza in questa veste, fedi Micron. adFabtot. Dio minaccia di morte Aronne
e i suoi successori, se trascurassero di portare questi sonagli, volendo egli, che il suono di essi annun-
ziasse al popolo P uscire, o l’entrare che Taceva il pontefice nel santuario, e risvegliasse nel popolo ri-
verenza c timore, s. Girolamo osserva, che ciò serviva di lezione allo stesso Pontefice, la vita del qua-
le, e i passi tutti debbon* essere (per così dire ) parlanti, e di edificazione pel prossimo.
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36.
ESODO CAP. X X V 1 I I no
Facies et lamlnam ile auro purissimo , In qua 36. Farai ancora una lamina di fluissimo oro :
ftculpes opere caektloris: sanctum Domino nella quale farai A* ‘dere a bulino : La Santità al
Signore,
37 . ì.igabisque cam villa hyacinltiina , et crii su- 3". E
la legherai con un nastro di jacinto , ed
per tlaram ella starà sopra la tiara ,
38. imminens fronli Ponllflcis . Portabllque Aaron 38. Pendendo sulla fronte del Pontefice. A* E
iniquilatra eoruin , quac obtulcrunl , el saoctttcs- rotule porterà le iniquità commesse dai figliuoli dr I-
verunl tilii Israel, in cunclU muncribus , el (kma- sraele nelle oblazioni tutte 3 e ne' doni , che eglino
rits suis . F.ril aulcm lamina semper in fronte ejus,
avranno offerti , e consacrali. Questa lamina sarà
ut placatus sii els Domlnus. sempre sulla fronte di lui , affinché sia placalo con
essi Signore.
il
el l'ilio» ejus rum eo . Et cuoclorum consecrabis Al. tutte queste vestimento metterai ad Aron-
E
tnanus . saiiclittcabisquc illos, ul sacerdoti!» fungan- ne tuo fratello , c insieme a’ suoi figliuoli.
con- E
inr milii sacrerai le mani di tulli loro , e li simtificherai ,
affinché esercì lino il mio sacerdozio.
Facies el feminalia linea, ut ojieriant cnmcm A4. Farai ancora le brache di Uno , te quali co-
tiirpitiMiinis suae a renibus usque ad femori: pr ir onuo la indecente nudità da' lombi fino a luna
la coscia: , ,
_
A3. F.t uieuii ir ci» Aaron, et filli cjus, quando E
di esse far aiuto uso Aronne e i suol fi-
ingredientur Ubernaculum leslimonil , va quando gliuoli , quando entreranno nel tabernacolo della te-
nppropinquant ad altare, ut minislront In sarchia- stimonianza , o quando si accosteranno all’altare
no , nc iuiquitalis rei inorianlur . Lcgi limimi sem- per servire net santuario 3 affinché come rei di tra-
pitornum eril Aaron, et semini ejus |>ost cum. sgressione non uutoiano. Ciò sarà legge sempiterna
per Aronne , e pe’ suol discendenti dopo di lui.
ver». 36. fIna lamina di finissimo oro, ce. si metteva questa sulla fronte
del Wccrdote . e s»
dall' una all’altra orecchia. Sei capo xwix. è chiamala nna vortu, e
in alivi;"•**“* *1®"®
stendeva
la Iscrizione di questa
scritture un diadema perchè era legata di dietro come un diadema
•
:
"“"veri »°/a cottura lavorala a vari colori, ovvero ricamata a vari rotori.
ta tona» di u h
.
Pe- figliuoli poi d' Aronne ec. I sacerdoti minori adunque avevano
1
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«breo
*
ver»? 41 ?J5«5SnfrSJ te mani di tutti loro , e ti santificherai. I’ olio
*
gl occuperai nclUMoro
santo .e 37 °™
loro te mani: lo che comunemente si spiega cosi: gli ungerai con gù , '!L
strumenlt dti loro ministero, e
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i sacerdotali I
hrati
Capo iJcntcBiinonono
D'j^K^by ^ oo8* e
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/,on c UM,a P*™*» 6" Ebrei co’ sommi Sacerdoti, e co’re, igno-
altra HSkSu V V"D o a n„
queste due dignità riunite net nostro Salvatore,
H quale Svia nJscéKiiC miesm° P°P°lo# e a cui« uri4,c
qucsl per eccellenza conviene il nome dì cristo , o su unto.
cow s. Agost. in )>s. \\.
di et Con t» D€,to rito che era comune ne* sacrillzj
C?*** i°-
significavano,
,
che ponevano proprj peccati su quella vitti-
di espia-
ma la vita di cut nffiwtnnn mI’
° a Pepila ,or 'ita la quale avean meritato dt perdere per
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‘l’espiazione
CMer de* nl d’ intercedere e di offerire sacrifizio pr’pec-
accompagnata dall’orazione adattaU
faceva
alla qualità det
confessione de’peccati, nell'olocausto
si la
l U* * crmun; alle vittime di rendimento dt grazie an-
daranoùme J---V 1*' | ?»«.!
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ringraziamenti pc’ suoi benenzj
vers t /If de s 'Snore. cosi Mose esercitava anche le funzioni sacerdotali
.
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benché il sangue di essa non si portasse nel Santo del
santi, era abbruciata 'i»er mm? »
«omino Sacerdote che serviva
a dimostrare lacravAzra^a 1
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quale dovea essere santissimo e i>crfettisslmo. parimente
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, LeviLiv. IO j lo
osservano gl*intcmrc? rìS
clpl e de’ plebei 'wl’m
! ,k i‘Mcerdof *‘ offeriva un vitello, mentre pe’ peccati de’pr.n-
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agguagliato a* peccati di inno ifmmnin ,'!»^r<jln,c . CJpr S arieti, il peccato do’ sacerdoti e in certo modo
’
35
. . . . . . , :-,
P. S O DO CAP. XXIX
19. Tolles quoque arietcm nltenmi, super cujus 19. Prenderai anche un altro ariete , fui capo
caput Aaron, c( filli ejus ponent marni* del quale porran le mani Anime e i suoi figliuoli.
90. Quem
cum immola veri» . suine* de sanguine 90. E quando l'avrai immolalo, piglierai del
ejus , cc poncs super extremum aiiricdlae devine suo sangue , e Ungerai l'estremità dell' orecchio
Aaron el fillomi» ejus , et super |m>IIiivs m.miis destro di Aronne , e de* suoi figliuoli , e i pollici
eoruni , ae pedi* destri , fundesque sanguinei» della loro luano destra , e del piè destro , e spar
super altare jier rirruiluin . goral il sangue sull’ aliare all'intorno.
29.
91. Cumque luleris de sanguine, qui est super 21. E preso del sangue , che i sopra l'altare, e
aliare , et de oleo uocUoab . asperges Aaron , et dell’ olio dell'unzione, ne aspergerai Aroma , eie
veste» ejus, et Silos, et vesliinenta eoruni. Cousecra- di lui vestimento , e i suoi figliuoli , e le loro ve-
tisquc ip»is/et vestibus, stimento. E dopo che avrai consacrati ed essi, e
le vestimento ,
Tolles adipem de ariete, el caudam ,
et ar» 22. Prenderai il grasso dell’ aride, e la coda, e
vinam. quae operit vitalia, ac reliculum jecoris, il grasso , che copre le viscere e la rete del fega-
rene* . ali|uc adi|M-m qui super eos est,
Cl dllOS to , e I due lombi, e il grasso . che vi sta sopra,
.
anuuinque dexlrum , eo quod sii arie* consecra- e la spalla deslra , perche egli 6 l'ariete della con-
tionis sacrazione.
93. Torlamquc panis unius , cruslulara consper- 23. E (prenderai ) mi pane tondo , e una stiac-
saiu oleo, iaganuin de cuuislro azymoruni, quod ciato unto con olio , e tuia sfogliala dal canestro
IMtsiluin est in conspcctu Domini:' degli azzimi , che r1 posto al cospetto del Signore:
il. Poncsquc oiiim. super manus Aaron et li-
• 24. E itornii tutte queste cose sulle mani d’ Aron-
21.
lioruin ejus , et sauctificabis eos elevans Corani ,
ne , c de ’ suoi figliuoli , e li consacrerai alzando
Domino
28.
queste cose dinanzi al Signore.
93. Suscipicsque universa de mntiibus corum : et 23. É ripigliando tulle queste cose dalle loro ma-
ilio u<le> mijmt aliare in bolo. luslum odoroili sua- . tti, le arderai in olocausto sopra l'allure in odor
vivàuium iti conspcctu Domini ,
quia oblatio ejus soavissimo dinanzi ai Signore , perche t sua obla-
est. zione.
2ti. Sumes quoque pectusculum de ariete, quo 26. Prenderai ancora il pe.Uo dell'ariete immo-
initialu* est Aaron ; sanrtiOeatilsquc illud elevatum lalo fter la consacrazione d' Aronne : c io santifi-
coralli Domino , et cedei in pnrtcm Inani cherai alzando davanti al Signore, e sarà tua por-
zione.
Sancì ifìcahisquc et pectusculum eonsccratum, 27. Santificherai ancora U petto consacrato , e la
et annulli, quem de ariete separasti, spalla, che separasti dati’ ariete,
Quo iniliatus est Aaron: et filii ejus, cedcnt- 28. immotato per la consacrazione d' Aratine e
que iu partimi Aaron , et ridormii ejus jure perpe- de’ suoi figliuoli , e saranno la porzione d’ Arante
1
tuo a litiis Israel : quia primitiva sunt et india do . e de suoi figliuoli per dirilio perpetuo tra' figliuoli
vietimi** corum pacifici*, quae oflerunl Domino. d* Israele : perditi sono primizie separate in primo
luogo dalle vittime pacifiche , che offeriscono questi
al Signore.
2t>. v estein anioni nanchini qua utetur Aaron, 29. Le vestimento sante usate da Atonie , le
habctiunt filli ejus |K»sl cum , ut unganlur in ea averanio dopo di lui l suoi figliuoli , e vestiti di
esse saranno unti , e saranno consacrale le loro
-
et consoci entur manus eoruin
mani.
30. Septem didNis utetur qui illa, pontifex prò 30. Il pontefice, che sarà eletto Ira' suoi figliuoli
eo de filiis ejus , et qui ingre-
Client constltuliis in luogo di lui , e il quale entrerà nel tabernacolo
ci iciur
tabeniacuiiun tcstimonii, ut ministrcl in della lesUmottianza per fare le funzioni nel Santua-
Sane Diario rio , porterà quelle vesti per sette giorni.
31. Arielein autom consce rnllonis tolles, et co- 51. Prenderai ancora r ariete della consacrazio-
ques carne* ejus in loco sancto: ne, e le carni di lui le cuoca al nel luogo santo
nc , e de* suol figliuoli; vedemmo il sacrifizio per lo peccato; qui abbiamo 1* olocausto deU’ariete, e to-
sto è soggiunto li sacritelo pacifico di un altro ariete.
Ver». 30. Tingerai con esso l'estremità dell' orecchio destro. ..e I pollici, cc. L’aspersione del san-
gue sopra l'orecchia simboleggia l'obbedienza de’ Sacerdoti agli ordini di Dio; quella de* pollici della
mano, e del p»é destro, la prontezza e sollecitudine nell’ adempire le obbligazioni del ministero.
Ver». 21. Se aspergerai tranne, e le di lui vestimenti , re. L’aspersione fare vasi col sangue, e col-
I* olio mescolati insieme, e non separatamente secondo molti Interpreti. Dell’olio di unzione parlasi cap.
xxx. 23. Si suppone eziandio, che Aronne, e gli altri aveano già in dosso le loro vesti.
Ver*. 22. La coda. Ne'sacrifixj pacifici quando l’ostia era un animai pecorino, si bruciava la coda;
,
quando Tostia era U* altra specie, per esempio un bue, una capra, non si bruciava la coda.
perche e gii i /’ ariete delia consacrazione. Come se dicesse: nelle ostie pacifiche non si abbrucia la
destra spalla, ma rimane pe’ sacerdoti ma in questo sacritelo, e riguardo alla vittima offerta per la
;
cuiuzcr.uioue d’ Aronne. e de' suoi figliuoli io voglio, che brucisi in mio onore anche la spaila destra.
Temloicto e s. Basilio osservano, ehe il grasso significa il vizio della gola, reni ta libidine, la fibra, o I
sia estremità del fegato significa ta bile, la quale nel corpo umano |*osa sul fegato, e^he tutto questo
Dio vuole, che muoia nel sacerdote e sia da lui offerto al signore, mediante la virtù delta ruortifica-
,
zione.
Ver*. 24. F. 0 consacrerai alzando ec. Gli Ebrei dicono, clic Mosè messe lo sue mani sotto le mani
.
sigillile.* n&lo l'oblazione di esse al padrone deli’ universo. La prima dicesi elevazione , la seconda aft-
laz sorte.
Ver*. 2G. Premierai ancora il petto ec. Vale a dire separerai . metterai a parte , che è lo stes-
27. 98.
so , ebe dice ili appresso santificherai. Mosè fa qui una digressione per «piegare il diritto,
quello clic
che avranno in virtù delia loro consacrazione i sacerdoti, di prendere per loro il petto, e la spaila de-
stra delle valline, le quali essi offeriranno in avvenire pe’ figliuoli d’Israele. Queste parti delle vittime
«indieranno a’ sacerdoti come primizia d’ ogni vittima cedute dal Signore a vantaggio de' suoi. mini-
. .
afri. nel rimanente il solo petto deU’ostia pacifica offerta per la consacrazione d’ Aronne fu ceduto da
Dio al sacerdote consacratole a Mose, Vers. 26. ,
Ver». 29. Le vestimento sante. ..le avranmo dopo di lui ec. Non si faranno nuovi abiti pontificali pel
successore del pontefice defunto; ma il successore si servirà degli abiti del predecessore. Pedi Som.
XX. 98. 9N.
v>r». 31, Le carni di lui le cuocerai net luogo santo. Nell' atrio dinanzi al tabernacolo col fuoco preso
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39.
4M ESODO CAP. XXIX
Qutbus vcscctur Aaron et Olii ejus : • panes 39. E
le mangerarmo Jrovne , e i moi figlinoti:
quoque , qui soni in canistro ,
in vcstibulo taber- e manderanno anche i pani , ette sono nel canestro
nacuìi (esilinomi comode»! alf Ingresso del tabernacolo del testimonio
• Levit. 8. 31., 94. 9. Matth. 49. 4. 33. Affinchè il sacrifizio sia imperatorio r sieno
33. Ul sii placabile sacriflciuni, cl sancì Kkrnt tir santificate le mani degli oblatori. Lo straniero non
offerenti um maini*. Alien igeua non vescelurex ci matujerà di tali cose , perchè sono sanie.
s,
quia sancii Mini 34. Che se t'é resi erti gualche /torte delle carni
34. Quod si rcmanacrìt de camibus consccrnlis consacrale , ovvero de3 pani fino alla mattina dopo,
sive de panibus usque mane, combura* r«*liquias r abbr arerai : non la mungerai , perchè è cosa san-
igni: nou mmcrienlur, quia sancliOcaUi nini tificata.
83. omnia, quae praoccpi libi, facies super Aaron, 53. Eseguirai tulio quello , che li ho comandato
cl Olii* ejus. Sepia» diebu* consccrabis nunus riguardo ad Monne e a’ suoi figliuoli. Per sette di
coroni : tu consacrerai le loro mani
3tì. Kl • vituluni pro peccato offeres per singolo* 38. E offerirai ogni di un vitello per lo peccato
dies ad cxpinndum: mundabisque aliare, ctun im- in espiazione ; e ninnolata che avrai l'ostia d' espia-
molaveri* ex pialloni* hosllam, et unges iliud in zione , purificherai l' altare , e fungerai per san-
sanrlilir.ili.mem . • LevU. 8. 9. tificarlo.
57. Seplciu diebus expiabis aliare , cl sanctilica- 37. /Vr sette giorni farai f equazione ddl’ alta-
bis. cl crìi SaiM'lnm sanctorom : omnis, qui teli- re, e lo santificherai , e sarà Matto Santissimo :
gcnt iliud ,sanclilicabllur chiunque lo toccherà sarà santificato.
38. uoc est , quod facies in altari : * Agnos an- 38. Ecco quello, che offerirai sull* altare: Due
nicuios duos per singulos dies Jugiter, agnelli dell' mino ogni giorno in perpetuo ,
•Aioli. 28 . 3. 30. Un agnello la mattina , e un altro la sera.
39. Ununi agnum roane , et nllcnini vespere 40. Coll'un agnello (offerirai) la decima pane
40. peci mani parici» si mi Ine consperme oieoluso, ( (f un' rpha ) di fior di farina aspersa con olio
quod babeat mensurnm quartam parici» hin , et fatto al mortaio,- Il qual olio sarà a misura la
vimini ad libandum cjusdcin mensurac in agno uno. quarta itane di un hin , e uif egiud misura di vino
per le libagioni.
44. Alterum vero agnum ofleras mi vesqieram 41. Offerirai f altro agnello alla sera collo stesso
1
juvta rilmii inalulinac ohlalionls, cl ju\la ca, quae rito dell oblazione della mattina , e secondo quei
dlxttilus in odorem Suavitalis.
. che abblam dello , in sacrifizio d* soavissimo odore.
Sacrili cium est nomfno , oblatkme perpetua 42. Soci i fi-io è questo da offerirsi in perpetuo al
In gencraliones vesira», ad esilimi tabernacoli l es- Signore iter tutte le vostre generazioni plr ingresso
ilinomi oorani nomino, ubi consliluam, ut loquar del tabernacolo della testimonianza davanti al Si-
ad le. gnore , dove io ti faro venire iter parlarti.
43. Ibiquc praecipiam fìiiis Israel; cl sancliflca- 43. E dove darà i miei ordini a' figliuoli d' Israe-
bilur altare in gloria inea. le ; e f aliare sarà santificato dalla mia maestà.
44. Sancii flcalM» el labcmarulum tcslimonii ciun 44. lo santificherò miche il tabernacolo della te-
altari, el Aaron cum Uliis sui*, ut sacerdotio fun- stimonianza insieme colf altare , e Ararne- c i
ganlur ini In . suoi figliuoli , affinchè esercitino il mio sacerdozio.
43. Kl habUabo In medio fluoruro Israel , eroque 43. £ lo abiterò in mezzo a' figliuoli d* Israele ,
el* Deus e sarò loro Dio.
48. Et seleni , quia ego Domino* Deus eoruin , 46. E conosceranno , ch'io som il Sianorc Dio
ui edu\i eoa de terra .Kgypli , ut raancrcm inlcr loro , che li trassi fuma dalla terra di Egitto iter
S lus, ego Dominus Deus ipsorom. abitare tra di toro , lo il Signore Dio loro.
dall’ allure sicuocevano Jr carni pe’saccrdotl . c lalor anche pe* privali, l quali volessero mangiare di-
nanzi signore delle carni rimase delle loro vittime. Il sacerdote stava nel tabernacolo per tutti sette
al i
giorni della sua consacrazione senza uscirne , veri. SS. K le cerimonie sopra descritte si reiteravano in
ciascuno de’ selle giorni.
vera. 33. Affinchè il sacrifizio sia impetratolo. L’Ebreo: manderanno te cose, colle quali si i falla
P espiazione; vale a dire colle quali si è espiato Aronne, e placalo II signore.
t: sieno santificate le mani degli oblatori. Ricevano nuova santificazione le mani loro col contatto dt
questo cibo santo.
/. straniero non mungerà ec. chiunque non sarà della stirpe d’ Aronne, fosse anche un Levita, non
nc mangerà.
Vera. 34. Che se W
resterà quaJche parte abbrueerai. Ke’ sacrifizi de’ privati le carni avanzalo
delle vittime pacifiche polca n serbarsi pel di seguente, ledi /rvil. vii. 16. 17., xix. 6.
vera. 36. Offerirai ogni di un vitello ... in espiazione. Alcuni per questo vitello intendono quello
che doveva offerirai per lo peccato de’ sacerdoti: altri intendono un altro vitello per l’ espiazione dei-
l’ altare. ^
Purificherai fallare. I LXX , purificherai fallare sacrificando sopra di esso , e fungerai per santi-
ficarlo.
Vera. 37. Chiunque lo toccherà sarà santificato. L* Ebreo : tutte quelle cose , che toccheranno C atto-
re saranno tante ; al che allude disto, Matth. xxm. 19. dicendo, che /’ altare santifica il dono. La
,
volgala può Intendersi della sanUta , che debbo avere chiunque tocca l’altare vale a dire i sacerdoti ;
si faceva traile due sere. Pedi Ex od. xu. 6. Tutto quello, che si offeriva, era consumato Interamente
sopra f altare nel fuoco.
Pino per le libagioni. Il vino si versava appiè dell’ altare. Questo sacrifizio perenne era una bell*
figura di quello dell* Agnello, che Al ucciso fin dal principio del mondo, il quale è offerto su’ nostri al-
tari sotto i simboli del pane . e del vino, il qual sacrifizio sarà continualo fino alla line del mondo. L'olio
di cui è aspersa la farina, dinota la ineffabile dolcezza c bontà del .signore in questo suo sacrifizio.
vers. 42. Alt" ingresso del tabernacolo, sull’altare degli olocausti che è dinanzi alla porta del taber- ,
nacolo del Signore, per cosi dire in faccia del signore abitatile nel suo tabernacolo.
Dove io ti farò venire per parlarti, vcdcsl da «meste parole che non solo dal propiziatorio, che era» ,
nel santo de’ santi, ma anche in questo luogo, cioè alia porta del tabernacolo parlava pio, c rispondeva
a Mosè.
vera. 43. rollare sarà santificalo dalla mia maestà. Santificherò l'altare rolla speciale mia presen-
za, «Il cui sarà un segno quel fuoco , che io manderò dal cielo a consumare i sacriAzj. cosi avvenne,
Levit. ix. 94.
vera. 46. Per abitare tra di loro. Nel mio tabernacolo , come luogo di mia resilienza . mia reggia, do-
v' io starò sempre a difesa c custodii del mio popolo.
,
. . , . . : e
Capir Hrcntcstinfl
Formazione deir aitare de' timiami. Del denaro la esigerti per seni zio dei tabernacolo. Della
i
conca di bronzo per la lavanda de" sacerdoti. 1 >cU unguento sacro per ungere i sacerdoti e
'
3. Vestksque iilud auro purissimo tam cralkm- 3. E lo rii est irai d‘ oro finissimo tanto la sua
lam cjua , quani par irlo* per circuiluni , et comua. graticola , come I tati alf intorno 3 e i corti!. E
Kaciesquc ei coronati) aureolam per gyrum, gli farai una piccola corona <f oro , che girerà in-
torno ad esso .
ver*. I. L' aliare f>cr bruciarci i timiami. In quest’altare de’ profumi non si offeriva veruna vittima;
ma solo vi si brucia* ano gl’ incensi non solo dal pontefice ma anche dai sacerdoti inferiori. quali fa-
, I
cevano questa finir mue due sulle il giorno, la mattina e la sera. Questo aliare stava nel .Santo dirira-
ctlo alia mensa de* pani della proposizione. Mattina e sera il sacerdote, a cui era toccato a sorte quesl’uf-
Kzio . vi offeriva il tuniama di cui si parla, vers. 34., nè altra cosa veruna sopra di caso poteva offerir-
.
ai. solamente nel dì dell’espiazione il sommo Sacerdote aspergeva, o piuttosto tingeva quattro angoli i
f'
altare non si,fermasse sopra di esso, ma cadesse nel fondo sulla terra. Da tutto quello, che segue,
«3d anche dal cap. x. del Le v dico vers. I. apparisce, ebe il sacerdote prendeva II fuoco dall’altare
,
degli olocausti, e lo metteva m un prezioso turibolo, e posto questo sull’ aliare, vi gettava sopra pro- i
fumi.
Una
piccola corona d’ oro. vedi cap. xxv. 25.
veri.ti. Collocherai P altare dirimpetto ai veto er. vale a dire nel Santo, dirimpetto al velo, ebe se-
para il il qual velo è davanti all’arca del testamento, e davanti ai propiziatorio, che
.santo de’ santi
,
cuopre l’arca, dal qual propiziatorio soleva Dio parlare a vi ove .
Ver*. 7. E Aronne brueerà sopra dì quello ec. intendesi Aronne, o alcuno de* suol Dgliuoli in sua
vece. Quest’ uffizio non era fallo ordinariamente dal sommo Sacerdote, ma da un sacerdote inferiore,
come si è dello, fedi Lue. I. 9. dii Ebrei osservano che nulla si offeriva sull’ altare degli olocausti prima
deli’ oblazione de’ profumi; il sacerdote orava nel tempo deli* incenso, e U popolo Liceva a neh* esso le
sue preghiere.
Vera. ló. Sarà cosa santissima dinanzi al Signore, ciò può riferirsi all* aliare, che sarà tenuto per
cosa sacrosanta, ovvero al rito già detto deli’ espiazione, che sarà nlo santissimo.
Vers. li Quando avrai fatto il censo ...ciascheduno ...darà ec. Alpuni vogliono, che questo mezzo
siclo per testa fosse un tributo, che dovei pagarsi al tabernacolo tulle le volte, che si facesse II censo:
altri pero credono, che questo tributo fosse annuale. Certamente a’ tempi di Gesù Cristo si pagava il
mezzo siclo per testo al tempio, fedi Matth. x*rn. 23. , c Filone de Monarchia tib. 2. E da altri scrittori
profani sappiamo clic i Giudei mandavano somme considerabili di denaro da tutti paesi a Gerusalem-
. 1
me pel cullo del loro Dio. I edi Giuseppe lib. vii. 13. de belio. Questo mezzo siclo era nu tributo imposto
«lai Re de' re per ricognizione del dominio speciale, che egli ave» sopra gli Ebrei, e pagandolo oltcnevau
«la ino la preservazione da’ flagelli della peste, guerra, carestia, ec. Distrutto il tempio, vespasiano or-
dino che Giudei pacassero al Campidoglio quello, che prima pagavano al tempio Giuseppe de beilo Uà.
i ,
vii. 37. in oggi i Giudei lo impiegano in limostne per quelli eoe fanno il viaggio di Gerusalemme. ,
1 1 m 1. , . . . , , . , , e
,,
28. Et liolocaustl , et universali) supcllocUlem 28. E quello degli olocausti , e lutti gli utensili,
quae ad cullimi eorum pertinet. che servono ad uso iU essi.
29. Sanctitieal>ÌM|ije omnia, et erunt sancla san- 29. E unnifiotterai tutte queste cose, e diverran-
cturum qui teligerit ca , saucUficabitur
: no saniissiiitc : chiunque le toccherà , sarà santi-
ficalo.
30. Aaron et Alio» cjus ungi». 6anctUicabisquc 30. Ungerai Aronne c i suoi figliuoli , e li san-
eos , ut sacenlolio fuiigantur mibi tificherai, affinché esercitino il mio sacerdozio.
31. Film quoque Israel dice?: Hoc oleum uiu'tio- 51. Dirai pure a' figliuoli d’ Israele: Quest'olio
nis MOlaBtrU nuli, in Kcncrationes vostra». della unzione sarà consacralo a me }>cr tulle le ge-
nerazioni vostre.
32. Caro liominis non ungetur ex co, et juxta 32. Xissun uomo con esso si ungerà , e altro noti
composilloneni ejus non facietis aliud quia saucli- : ne farete di simile composizione j perché questo è
ticalum est , et sauctum crii vobis . santificato, e sarà .santo per voi.
33. Homo quicumquc tale, composuerit, Ct dc- 33. Qualsivoglia uomo , che tato simile ne formi.
Ver». 13. Secondo II peto del tempio. Molti Interpreti hanno creduto , che II siclo del santuario fosse
diverso dal siclo profano, che et chiamano lieto del re: non sono però d’accordo nel «letenmuarc qual
de* due fune di maggior peso: ma questa diversità non ha vcrun fondamento nella scrittura: e quando
qui si dice, che il mezzo siclo si pagherà secondo U peso del santuario, non altro vuol significarsi, se
non che serbavasi nel santuario lì siclo di esattissimo peso, al quale doveano ragguagliarsi fleti , che I
si portavano per pagare il testatico. Ne* Paralip. Ub. I. cap. xxm. 29. leggiamo, che vi era un Sacerdote,
il quale avea I* Incum bonza sopra pesi , e le misuri: : se vi fu questa differenza Irai stelo sacro, e pro-
i
fano, ella non ebbe luogo se non dopo la cattività di Babilonia , quando gli Ebrei furono costretti a se-
guire in questo, come in altre cose, I cosi min de’ loro vincitori.
Ver». Ih. Una conca di bronzo re. Lavavano ad essa i sacerdoti I loro piedi, e le loro mani all* en-
trare c all* uscire del tabernacolo, e coll* acqua di essa si lavavano anche le -vittime: Il sito di questa
conca era tra l’altare degli Olocausti c II tabernacolo. I Sacerdoti stavano co* piedi ignudi nel taberna-
colo’ la base era il lavatoio, nel quale si faceva scendere l'acqua dalla gran conca , che dove* avere
la tua cannella.
Ver». 23. I*rendi ...cinquecento lieti. Vale a dire , il peso di cinquecento steli. La mirra più pregiala
era •incita, che sudava dal suo albero spontaneamente, e senza incisione c chiama vasi itacte. ,
Di cinnamomo. L’Ebreo c 1 I.XX , di cinnamomo aromatico ovvero di buon odore. Il cinnamomo era .
molto celebrato polla sua fragranza, credevi pelila questa punta in oggi nell’ Arabia. Potrebbe forse so-
migliarla la cannella} ma si crede , che ella sia molto inferiore al vero cinnamomo.
Di canna, l.a canna aromatica veniva dalle indie: non se ne vede più a’ nostri tempi.
Vere. 24. Cinquecento steli di cassia.- La cassia è la scorza d’un albero salvalieo nell’ indie orientali,
il quale è similissimo a quello della cannella.
Un hin ir olio di uliva. L* hln poteva iiesare undici libbre Romane, o poco meno. Quest* unguento pre-
zioso dovea servire ad ungere le parti del tabernacolo, l’arca, la mensa de* pani, l'altare <lc’ profumi
e quello degli olocausti, il candcllicre , c la conca, cc.j finalmente dovea servire all' unzione d'Aron-
tic, e de’ suoi figliuoli, e fu dl poi adoperato anche ad ungere I re.
Vere. 29. Chiunque te toccherà , sarà santificato. Il contatto di queste cose consacrate in tal guisa ren-
derà piu santo colui, che le tocca, se a lui è lecito di toccarle} siccome uno, che non ha diritto di toc-
carle per tal contatto divent i immondo.
Die by Goc
, . , ,, , , ,
derii ex oo alieno , extcnnlnahHur de jnipulo tuo. e ne dia ad un estraneo , sarà sterminalo dal con-
34. Dìxltquc Domimi» ad Movsen : Suine (ibi aro* sorzio del popol suo.
nuila , slacten et ou velia , gnlbumim boni odori»,
. 54. E
il Signore disse a Mosé: Prendi questi o-
et thus lucidiaslmum j acquali» ponderi* «runt o- romi , stalle , uniche , e galturno di grato odore ,
mnia : c incenso lucidissimo ; il lutto in eguali porzioni :
SS. Fneiesque ili uniamo comportimi opere un- 33. E farai un limiamo composto secondo farle
guentari! mixtum diligcntcr, et punun , et sancii- di i/rofianiere manipolato con diligenza , c purifi-
fica ti ime digli issitnum cato , e degnissimo d‘ esser offerto.
36. dunque in tenuissimuni pulverem universa 36. E
quando aerai ridotto il tutto In minutis-
conludcri» ,
porn-s ex eo enram tabernacolo testi- sima polvere , ne porrai dinanzi al tabernacolo del
munii, in quo loco apparvi*» Ubi. Sanctum san» testimonio , nel qual luogo io ti apparirò: Sarà que-
( tornili erit vobis thyiniama. sto per voi santissimo timiama.
37. Taluni comjiosiUoneiTi non fadetis in usus 37. Congtosizione simile non farete per vostro
vestros. quia sanctum est Domino. uso , perché t* cosa consacrata al Signore.
38. Homo quicumque foconi simile , ut odore 58. Chiunque ne farà una simile per goderne l'o-
il ics perfrualur, penbit de pojmlis sui».
I i dore , perirà di mezzo al suo popolo.
vers. 33. E ne dia ad uno estraneo , ee. A«J uno, che non sla dell* stirpe sacerdotale.
Vers. 34. Ortiche. funghi* odorosa, come spiegano moltissimi Interpreti; ed è il guscio d’un pesce,
che si pesca in certe Paludi deir India, dove nasce la spiga del nardo, della quale si ciba questo pesce,
onde il suo guscio è M odoroso.
Il gatbano. k il sugo, ebe cavasi per Incisione da una pianta dello «lesso nome nella Siria sul monte
Amano. •
Incenso lucidissimo ec. Anche questo si cara dal suo albero per incuto d'incisione nell' Arabia fe-
,
lice: dicendo lucidissimo vuol signilicirsi li più puro, che è anche più trasparente.
vers. 36. Ve porrai dinanzi al tabernacolo del testimonio ec. borea tornircene sempre una quantità .
•opra I' altare ; ma non se ne bnicura se non la mattimi c la sera. L'aitare de' profumi era nel Aanlo,
e davanti al tanto de* santi, come si è veduto.
Vers. 38. Perirà di mezzo al suo popolo. Sarà tolto via dal celo del suo popolo, morrà Infelicemente.
Capo ^rfiUceunoptima
Sono destinati dal Signore Bestioni e Oo/iab a fare il tabernacolo , e te altre cose già delle.
Heir osservanza del sabato e delie due tavole di pietra cositenenti la legge, date dal Signore
a Mosè.
1. Locutusque est Domimi» ari Moysen , direns: 1. E
il Signore parlò a Mosi , e disse :
2. Ecce, y oca vi ex nomine Beseled liinun Uri, . 2. Ecco ch’io lui chiamalo pel tuo nome Bac-
fitti llur de tribù Juda, icela figliuolo di Buri , figliuolo di llur della tribù
di Giuda ,
3. Et impievi cum spirili! Dei, sapientia, et in- 3. E
lo ho ripieno dello spirilo di Dio , di sa-
telligcnlia, et sdenta lo ornili opere, pienza , c d’ intelligenza* e ui scienza per ogni ma-
niera di lavori ,
4. Ad cxcogilandum quldquid febreficri polcst 4. Per invernare tulio quel , che può farsi per
ex auro , et argento , et aere arie colf oro, e coll’ argento , c col rame,
5. .Murmurc ,
et gemtuis , et diversilate 1 ignorino, 5. E
col marmo, e colle gemme, e co' dolersi
legnami,
Dcdiquc ei sodimi Ooliab, filium Achisamcrh
6. 6. E
Itogli dato per compagno Ooliab, figliuolo
-de tribù Dan. Et in curde ornuis eruditi |k>miì si- di Achisamech della tribù di Dan. E
ho posto nel
pientiain , ut ladani cuncta , quae praecepl libi cuore di lutti gli {altri) artefici la sapienza, perché
eseguiscano Inile le cose, che io li ho ordinale,
7. Tabcmarulum foederis , et arcani tcslunouii 7. Il tabernacolo dell' alleanza , e l’arca del te-
et propiliatoriuin , (|uod su|kt cam est , et cuncta stimonio, e il propiziatorio , che le sta sopra , *
vu*a tabernacoli tulle le parli del tabernacolo
8. Mfcnsamque, ei vasa cjus, candelabnun pu- 8. E
la mensa co' suoi vasi, e il candellicre mon-
rissimuin ciun vasi» euis, et allaria thjniiamalis, dissimo con quello che ad esso appartiate , e l’al-
tare de’ limhmti,
9. Et liulocaustl , et omnia vasa cornili ,
labrum 9. E
quello degli olocausti, e tutti l loro stru-
culli tinsi sua, menti, e la conca colla sua base ,
40. veste* Muctas in ministerio Aaron sacerdoti, 10. Le vesthnenla sante, che serviranno per A-
et lllils ejus , ut fuugantur ufilcio suo in sacri* rowie sacerdote , e ite* suoi figliuoli , quando eser-
citeranno le loro sacre (unzioni
41. Oleum unclionis et lltyiniama aromatum in 11. L’olio della unzione e i profumi aromalici
Saudiano; omnia, quae praecepi libi, facient. pel Santuario ; ci faranno tulio quello , che io ho
a le comandalo.
43. Et locutii» est Domimi» ad Moysen , direns: 12. E
il Shptare parlò a Mosé, e disse:
13. Loquere OHI* Und, et dieos ad eos: • Vi- 13. l'aria a' figlinoti d’Israele , e dirai loro : Ba-
delc ut saldatimi meuni custodialis ; quia signum date di custodire il mio sabato j perché egli é un
est inler ine et vos in gcneraliooibus vostri» , ut segno stabilito tra me , e voi , e tutte le vòstre ge-
sciati», quia ego Domimi», qui sanctifico vos. nerazioni , affinché riconosciate , come io sono il
• Supr. 30. 8. Ezech. 30. 12. Signore , che vi santifico.
44. Custodite .«abballini meum ; sancii un est enhn 14. Custodite il mio sabato J perocché i per voi
vobis qui poUucril iliud ,
: morte luorietur : qui fo- sacrosanto: chiunque lo violerà, sarà punito di
vers. 2. Ho chiamato pel suo nome ec. Come si fa delle persone cognite c rimiliari ; onde significa
ho eletto, destinato specialmente Beselcel a rire il tabernacolo, ce.
vers. 8. Il candelliere mondissimo. Che dee tenersi sempre nettissimo da* sacerdoti, che ne hanno cura.
Vers. 13. badate di custodire il mio sabato. Alcuni credono ripetuta In questo luogo IX leggi: del sa-
bato, affinchè per la sollecitudine di far più presto tutto quello , ebe Dio avevi ordinalo pei suo culto,
non *• ininiagm isserò gli Ebrei di poter impiegare anche il sabato ai lavoro dulie cose «ucr*.
rol. I a4
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. . . . . : ,:
,
vera. 18. Due tavole di pietra. Le due tavole, nelle quali erano scritti I comandamenti del Signore,
iquali attestavano U volontà di Dio riguardo a quello, che dovean gli uomini fare, o non fare per pia-
cere a lui. questi comandamenti erano stati scritti dal dito di Dio, cioè dallo spirito santo, il quale e
chiamato cosi , txod. vili. 19. Lue. xi. SO.
Capo Crfiueoimoocconìio
In assenza di Mosé il popolo fa un vi tei d’ oro di getto , e lo adora : Moti placa U Signore
sdegnato per t' adorazione del vitello , e scendendo dot monte spezza te tavole abbrucia il ,
viteuo , e sgridato Aronne , ordina, che sicno uccisi gl’ idolatri , e a tutti gli altri impetra il
perdono , e sale di nuovo sul monte.
1. Videa* autem populus , quod niorain tacerei 1. Ma reggendo il jtopolo , come Mosé tardava
dcscendendi de monte Moyses, congregata* ad ver- a scendere dal monte contro Jrontie ,
, sollevatosi
sus Aaron, dixit: • Sarge’, fac nobis tleos, qui nos disse : La ali sii , fa' a noi degli dei , che ci va-
praecedant: Moysi cnìni , buio viro, qui nosedu- dano innanzi : itnptrocché quello , che sia staio di
\it de terra iKgvpti, ignorami!* quid arrìderli quel Mose , che ci trasse dalla terra d' Egitto, noi
• Jet. 7. 40. noi sappiamo.
2. Dixitquc ad co* Aaron Tolllte inaures aurea* : 2. E
Jronne disse loro : Prendete gli orecchini
de uvorum, filiorumquc, ci liliarum vostra rum au- (Toro ileile vostre mogli , de'figliuoli, e delle figlie
litala , et «ferie ad ine e portategli a ine.
3. Fecitque populus, quae jusscrat, deferen* 3. E
il popolo fece quel , che egli area coman-
inaurcs ad Aaron. dalo, e fior lo gli orecchini ad Jronne.
4. • Qua* cum
illc aceeplsset, formavlt opere fu- 4. Ed egli avendoli presi U fece fóndere, c ne
sorio, et teéitex ci* vìtulum umllatilem: dixerunt- formò un vite! d’oro al gel lo ; e tputti dissero
que sunt dii tui, Israel, qui te cduxenint do
: Iti Questi, o Israele , sono t tuoi dei, che tl han
terra ,Egyntì. • I*s. 105. 19. trailo dalla urrà if Egitto.
5. Quod rum vidisset Aaron, acdiOcavit altare 5. Lo che avendo veduto Jronne , alzò im alia-
eoram eo , et praeconis voce clamavil dicens: tira* re dinanzi al vitello , e fece , che la voce del ban-
solemnitas Domini est ditore inumasse : Domane t la festa grande ilei Si-
gnore.
6. Surgentesquc roane , obtulerunt holocausta cl
* scdil populus manducare cl
6. E
levatisi la manina offersero olocausti , e
bostias parifica* , et ostie pacifiche. , e il fiopolo si adagiò a mangiare,
bibCR, et aurrexerunt ludere. • 1. Cor. 10. 7. e bere , e si alzarono a trescare.
Locutus ost miteni Domimi* ad Moysen, dicens:
7. 7. E il Signore parlò a Mosi , e disse: Va’
• Vado, ikscende: peccavit populus tuus, quem scendi : il popol tuo , cui tu cavasti dalla terra
eduxisli de terra .Egypli. • Deut. 9. 12. d* Egitto , ha peccalo.
8. Rccesscrunl cito de via , quara ostendisti els: 8. Sono presto usciti fuori deha strada M che tu
fecemntquc sibi vitulum ronflatilero , et adorave- ad essi insegnasi i , e si sono fatto un vitello di get-
runt, «èque immotante* ei hoslias, dixerunt • Isti : to , e lo homo adoralo , e. immolando ad esso le
sunt dii lui Israel, qui te eduxerunt de terra M- ostie , hanno detto : Questi , o Israele , sono i tuoi
gypti .
* 3. Jteg. 12. 28. dei , che II trassero dalia terra d* Egitto.
*9. Rursumque all Domimi* ad Moysen: • Cerno, 9. E
soggiunse il Signore a Mosé : Io veggo
quod populus Irte durao cervici» sii: che questo popolo «i di dura cervice
• Infr. 33. 3. Deut. 9. 13.
10. Dimillc me, ut irascalur furor incus conira 10. Lasciami fare , che io sfoghi il mio furare
Ver*. I. Sollevatosi contro Jronne. Cosi lesse *. Agostino. Fedi ver tetto 2-2. 23.
Fa’ a noi degli dei. Meli’ Ebreo nomi di Pio sono plurali ic U vulgata lu qui imitato questo Ebrai- ,
smo: molli però credono, che eli Ebrei non chiedessero se non un idolo, e questo simile ad alcuno dei
veduti da loro in Egitto, ma che rappresentasse il vero Dio. Avcano una gran fretta di entrare nella
terra promessa, c non vedeano più il lor condoUicre comùnque sia l’ ingratitudine e la pervicacia del
; ,
popolo fu enorme, c non può scusarsi lo stesso Aronne, bencbò a tanta empietà si prestasse pel timor
della morte.
Ver». 4. Ve formò un vite I d'oro. S. Girolamo, c molli Padri c Interpreti non dubitano, che con que-
sto vitello gli Ebrei volessero imitare il cullo reuduto in Egitto al Dio Apis adoralo sotto la forma di un
vitello, s. Stefano lo accenna , Atti vii. V. ¥). Ma lo stesso s. Girolamo, e altri padri suppongono , che
Aronne facesse solamente uua testa di vitello, e non un vitello intero; c forse vollero significare, che
la figura falla gettare da Aronne fosse d’ uomo, con la testa di vitello, cosi era dagli Egiziani rappresen-
tato Giove Aminone coita testa di ariete, c colle sue corna. ì etti t. Alan. Orai. coni. Gen. Num. 9.
vers. G. F. Inaliti la mattina offersero cc. I LXX. ne incolpano Aronne, mentre leggono : Alzatosi
egli la mattina offerse olocausto ec.
Si alzarono a trescare Tertulliano I* intende di tresche Impudiche : altri intendono danze, o giuoclit
non molto migliori.
Ver». IO. Lasciami fare , che io sfoghi ec. Dio vuol mostrare quanta stima egli faceta de’»uoi santi «
. . . . . ,
• f
ivw , et dftaaui co», faclamquc re In gcntcra ma- amiro di loro , e ali stermini , e io li farò cupo di
Rnrim urta nazione grande.
U. Moysea autom orati»! Dnniinum Demo .«mini, 11. J/o Mosè supplicava il Signore Dio suo A di-
dicco* : * Cur . Domine . trnscitur furor Itms) conira cendo : Perché v Signore , s» accende il furor tuo
,
>opuluni luum . quiwn edtixisli de terra x^yptt in contro il tuo popolo , cui fu cavasti dalla terra
orliliKltue magna, et in marni robusta T dr Egitto con fortezza grande , e con mano pos-
* .Sum. li. 13. Ps. sente
103. 25.
li. Ne quaeeo dicant £gypUi: odHde edmltcoa. 12. Di grazia , clic non abbimi» a dir gli Egizia-
Ut iiitcrtkvivt in moidihtis.'el delti et o. terra: quii- ni : Con astuzia
li menò fiotti per ucciderti suite
SCSi ira tua ,
el calo placabili» super noquitia pu- montagne , e sterminarti dal mondo; si calmi il tuo
lluli tui. sdegnò e perdona V iniquità del tuo popolo.
,
necordare Abraham, Isaac, et brad, servo-
15. 13. /licordati diÀbramo, d‘ /sacco , r d’Israele,
rum tuo rum, (pii bus j ur:t>li per trmctipsuni, dieci»: tuoi servi j a’ quali promettesti con giuramento ,
* MulhplicatM» semen vostri un «tieni dicendo: Moltiplicherò la stirpe vostra come te
stella» cucii :
et unfversam lerram tiaoc, de qua locato» sum, stelle del cielo : c tutta questa terra , delta quale
dabo aemlni resini , et possidebiU» cani scraper. ho parlato , la darò tilla stirpe vostra , e la posse-
* li. '. ri i:>. 7. ,t 1K. 1G. derete in perpetuo.
li. l'tecatusque est Domini» ne tacerei molimi, 14. E
il Signore si placò , e mtt fece al popol
quod, locutus fucral adversu» popolimi suinii suo quel mate , che avea del lo.
13. Kt reverau» est Moyae* de monte . portai» 15. E
Mosè scese dai monte portmido in mano
diias tabula* testimoni! in manti sua ecriplas ex le due tavole della legge scritte daU’utui parie , e
iliraqi n* parti'. dall* altra ,
1G. El racla» opere Dei : scriptum quoque Del crai 10, fatte diEmano di Dio : la scrittura pari-
ffculptn iu tabuli* mente impressa nelle tavole era di Dio.
1". \udiens antem iosue tumultuili pupilli voci- Fi. Ma iuta ut» Giosuè un tumulto , e un fra-
ferami», dlnit ad Moysen: Ululata» pugmte audibir stuono del popolo , disse a Mosè : Si sente negli
in casini. alloggiamenti romor di battaglia.
Qui respoodlt Non est clamor adhortantfun)
in. : 1S. Rispose gitegli: JVoti son grida di gente , che
ad pugnano, ncque voci feratìo contpettefitkun ad esorti a combattere , né clamori di gente , che Sfor-
fugami aed voccin cantanti um ego audio. zi altrui a fuggire ; ma te voci , che io senio , son
voci di gente , che canta.
19. cumque approptoquauet ad castra. vUlit vi- 19. E
allorché fa vicino agli aUogqiamenU, vide
tellini. i iliuros: ir.ilii>i|uc valde prupvil (h- mu-
< U vitello , e le danze : e sdnpmto all annuir getto
nu tabulai, el confrcgit eas ad radlcetu moolis: dalle mani le tavole , c le spezzò alle fald dei
monte: A/
20 • Ajerfpkmsqoe vilulum, quoto feccranl, com
. 20 . E
ffr;*ajl vitello , che quegli aventi fatto , lo
lui'.-il, et rnntriviJ u**quc ad pulvcmti*. qnmi spar- gi’tiò ttfl fruìcfl-j, e lo ridusse in polvere , e sparsa
ali in squami , el (team ex co pollini finis Israel questa mf(r acqua la diede a bere a’ figliuoli d' t-
Drut. 21 . srarlc.
21. nmlque ad Aaron: Quid libi fi*r il hi*' po- 21. E disse ad Aronne: Che ha egli fallo a tt
poli», ut indtioerea super «un peccaium fnaxi- quello pofuìln , che tu dovessi tirar sopra di iui sì
iniiiii ? òrori peccalo f
1
delle loro preghiere, c quanta tia la sua dementa: cosi rispondeva s. Cirillo a Giuliano apostata, It quale
empiamente .il suo solilo diceva, che Dio In <|ueMi occasione si mostrava volubile. A che irnt/icti il dire
a >to*è lasciami fare, se non dargli occasione di pregare ? s. Gres- hb. ix. Moral. cap. II.
vera. 11. Ma Mote supplicava re. Mose si dimentica di tutte le ingiurie ricevute dal popolo; ricusa
Il principato d* un’ altra nationc grande rmalmetilc scongiura con estrema tenere»» il Signore a prò
;
dell’ ingrato suo po|»olo . e si vale delle ragioni più efficaci a muovere a pietà il Kignorc.
ver». 14. Son fece at popol tuo quel mate , ec . son lo sterminò, non lo «Iblrustes lo punì però, come
vedremo, vert. ult.
Vera. 15. Portando in mano te due tarate ec. Elle non dovrà no essere molto grandi, mentre Mosè le
portava colle sue mani; e da ciò pure intendiamo il perchè clic fossero scritte (fi ambe le parli; io che
non si costumava, credesi , che il decalogo fosse scritto intero in ciascuna delle due tavole; cosi essen-
do queste senile dall'ima c dall’altra parte, polca leggersi da tutti più facilmente la legge.
Vera. 19. Gettò dotte mani te tavole , e le spezzò, presagio evidente, (dice s. Agostino) dell* abolizio-
ne futura dell’ antica legge, la quale dovea dare il luogo alla nuova. Gli Ebrei in memoria di questa ter-
ribile azione di Mosè istituirono un digiuno a’ diciassette del quarto mese.
Ver*. 90. Lo ridusse in polvere. Il caldeo, il Siro, e l’Arabo dicono, che fuso il vitello, e ridotto in
una massa d’oro. Mosè to lece ridurre ili minutissima polvere a forza dì lima. Kd è certo, che vi fu
t’ arte di ridurre l’oro in polvere sì lina da aspergerne l capelli per lusso, come si fa iu oggi della pol-
vere di cipro. Pedi Giuseppe Antiq. tlb. 8. cap. 2. questa polvere la gettò Mose nelle acque, dove il po-
polo andava a bere; c così fece bere agli Ebrei il loro dio ridotto In polvere.
ver». 25. reggendo Mose, come U popolo era spogliato , ec. Piissimo crederà, che Mosè facesse un
fan caso della perdita degli orecchini d’oro impiegati a fare ii vitello; c mollo meno, che questa per-
5 ita gli facesse considerare il popolo, come spogliato e Ignudo e impotente a sostenersi contro nemi- I
ci. Mosè avendo sotto suoi occhi tutta quella gran moltitudine, la considerò come avvilita e degradata
i
peli’ Infame sua idolatria, spogliala perciò della protezione del suo Dio, e vicina a perire se nemici, . i
che non cran molto (ontani, animati dalla notizia del gran peccato fossero venuti ad assalirgli ; c (fucilo,
che accrcscea il dolor di Mosè era , che lo stesso Aronne si fosse prestato a tanto male, obbrobrio, *bo-
. . . . . , ,
96.
188 ESODO CAP. XXXI!
Et stnns in porta caslrorum , all: Si quia «al 96. Stando tutta porta degli aUogqiamenti disse:
Domini, jungalur inihi. Cougregatique sunl ad cuiu Chi è del Signore ni unisca meco. E si nomarono
omncti lilii Levi: intorno a lui tulli iLevi :
figliuoli di
57. Quibm aie mrc dicll Dominila Deus larari: 97. Ed Queste cose dice il Siqnore
ci disse loro :
Pou.it vir gladium super femur smini: ile, et ro- Dio <T Jtracie: Ognuno si funata la spada al suo
dite de porta BMMe ad pOTttm jmt medium ca- fianco : andate imianzi e indietro da iuta porla al-
btrorum , et «m ridai unusquisque fra treni , et amì- l’altra pel mezzo degli alloggiamenti , e ognuno
cttm . et proxinun auum.* • Deut. 33. 9. uccida il fratello , e t’ amico 3 e il vicino suo.
28. Feoeruntque filii Levi juxta scmioncni Mov- 98. E
fecero i /ìghuoli di Levi secondo la paro-
si cccidcrtinlquc in die illa quasi vigiliti Uria uni-
: la 30.
di 3 fase: c perirono in quel giorno circa venti-
li t horoioam tremila uomini.
Moytet: Consecraslis manna restras
29. Et uit 99. E
Mosi disse loro: Oggi voi avete consa-
bodic Domino, unusquisque in Qlio, et in fralre crale al Signore le mimi vostre 3 uccidendo ciascun
suo, ut detur vobis benedictio. di voi il oroprio figliuolo , e II fratello a/fuie di
ottenere la benedizione.
50. Facto anioni aitero die, iocutus est Moyscs EU
di seguente Mos tl disse al ftopolo: Pec-
nd poputum: PCCCHtl peccatimi maximum: ascen- calo grandissimo avete fatto: io salirò al Signore
dalo ad Dominimi , si quomodo quivero eum de- fur vedere , se in qualche modo fmiro ottenere fuc-
precali prò scelcre vostro hi alla vostra scellertujgine.
51. neversusque ad Dominimi ait obscrro. pec- : Mi E
tornato egli al .signore t disse: Asfolta-
cavi! populua iste peccatimi maximum; feotsnmt- mi . giusto impalo ha commesso un peccalo gran-
que sibi dcos aureo» a ut dimitle cis batic no \ ani,
: dissimo i e si sono falli degli dei d’oro: o perdo-
na loro i/ueslo fallo ,
59. Aut si non facis ,
dolo me do libro tuo, quelli 39. 0 se noi fai , cancellami da quel tuo libro
solipsisti straloda te.
35. Cui rospo udii Dominus: Qui poccarerit rai- 53. GII rispose il Signore: Colui , che peccherà
lii ,delfini eum de libro meo : contro di me, lo cancellerò io dal mìo libro:
34. Tu autein vaile , et due |M>pulum Lstum, quo 34. Ma tu va ’ , e conduci questo ftopolo, dove
Iocutus stim til»i Angelus meus praecedet le. Ego
: lo li ho detto: Aiuterà innanzi a le il mio Angelo.
mitrili in die ullionis visitabo et boc peccatuiu E io nel di della vendetta punirò unche questo loro
eorum peccalo.
35. Pcrcu&sit ergo Dominus populum prò rcalu 33. Il Signore adunque flagellò il popolo polla
viluli, quem feccral Aaron. culpa del vitello fallo da Aronne.
minazionc, sudiciume sono nomi dati nelle Scritture al culto degl’idoli, i quali sono anche chiamati dei
di sterro.
ver». 38. I enti tre mila uomini, l.’ Ebreo, il samaritano. I LW. , c tutte le versioni orientali leggono
Ire mila, c così anche molli Padri Latini, e varj antichi manoscritti della volgala. Alcuni prelenuuiio,
che lo sbaglio sia av\enuto nell* Ebreo di dove passo nelle versioni e che la stessa lettera , che »i e cre-
. .
duta siguiiicarc quasi dee preutiersi |»er un uumcru, che significa venti; onde sarebbero d’accordo
,
l'Ebreo e il Latino.
Vcrs. 29. Oggi evi avete consacrate al Signore te mani vostre , re. Gli empi uccisi sono come Unte
vittime immolate da voi alla giustizia di Dio. cosi ,\oi >i siete rendili! «legni della «inalila di suoi iniuislrt
colla fede , c lo scio, e la fortezza , ohe avete dimostrata. I rdi Deut. x.xaiii. 9.
Ver*. 32. O se noi fai , concettami re. Espressione di ardentissima carila, a cui è simile quella di
Paolo. Hom. ix. 3.; onde di Mose non meli, che «li Paolo dice il Crisostomo, checglum passarono col loro
••ensicro non solo sopra tutti I combattimenti c le agonie e le molli della sita presente, ma per riguardo
à Dio, cui amavano più che se stessi non tenner conto de’ cieli, degli Angeli c di tulle ie cose intuibi-
li, e per amori* del loro Dio si contornarono di essere privi aimcn per un tempo della gloria e della frui-
zione di Dio . dicendo; cancellami dal tuo libro, iu cui tu mi hai scritto piuttosto che sterminare questo
tuo popolo ; V unico popolo, cke ii eoiiooca e u adori, popolo destinato da lo a cose sì grandi, onde deo
venire a te tanta gloria, fedi. s. .igost. q. 147. e quello, che si è detto /lem. i\. ». ,
Ver». ». // Signore ...flagellò u ftopolo f ec. Non è descritta la qualità del llaguilo; ina sembra certo
da queste parole, che Dio mandò loro qualche mortalità, o pestilenza nello stesso luogo, dove avean inv-
esto.
Capir Crtntcfiimoierjo
Quietate le minacce di Dio contro II popolo , il popolo depone i suoi ornamenti , e piange il
tuo peccato. Ino si placa c f tarla con Moti a faccia a faceta. Questi brama di trdere
. u
volto , e la gloria dei signore.
Vcrs, 1. fi pepo! tuo. N'on dice it mio popolo a motivo della recente idolatria.
Vcrs. 3. lo non verrò teeo , dapfHuchè re. Non saro più lo st< •->•» con tej ma ti darò un Angelo per
Dio dal tuo po|ioiu fu indicai
•
«li il labcrnacol ili «(istanza i
dagli alloggiamenti, vers. 7. Essendo, dice Dio, la gravezza delle lue empietà proporzionata in certo modo
ali .more, che io 11 mostrava, è mèglio per te. he io ini diluiu;iii in qualche modo d.« tu, e meno tl
«
favorisca, affinchè gl’insulti che tu farai alta mia Maestà, non mi riducano a sterminarti.
. . . . . . ,, -,
4.
3.
ESODO CAP. X X X I I 1 189
ver*. 7. Mot* deporto il tabernacolo . ec. Il tabernacolo ordinato da Dio non era ancor fatto; ondo
a' intende un
tabernacolo
«pii destinalo alle adunanze del
popolo particolarmente pel culto della religio-
ne, in cui ino soleva parlare a Mose prima «loti' erezione dell’altro tabernacolo. Il vedere trasportato
fuori degli alloggiamenti quel tabernacolo dovea umiliare gli Ebrei, e dar toro una maggior idea del loro
peccalo, per cui eransl remimi Indegni di avere tra loro lo stesso dio.
Ver». II. li tuo giovane ministro re. Giosuè avea almeno cinquantanni : mi è chiamato giovane, op-
pur fanciullo per l’obbedienza colla quale serviva a Mosè , come un figliuolo al padre, t edi Gen. xxxvu
.
2., e xi. i. 12. Si vale, clic tutta la cura del tabernacolo in assenza di Mosè era attutata a Giosuè, il quale
solo potei entrarvi, ed egli solo vi accompagnava Mosè, quando vi andava: perocché non vi dormivano
nè egli, nè Mosè.
Ver». 12. e 13. Non mi fai sapere , chi sia er. Dio avea detto, che manderebbe un Angelo a condurre
il popolo alla terra promessa; Mosè volea qualche cosa «Il piti; votea, che Dio stesso fosse lor guida ; e
questo egli domanda a Dio con molta umiltà e verecondia, e perciò non In termini chiari, ed espressi.
Fammi vedere la lua faccia, rannodi vedere qual duce e condottiero del nostro viaggio, «Omelie lo
tl conosca placato e propizio a me e al popolo.
vera. 14. la mia presenza ec. Vale a dire, lo stesso, come hanno l LXX.
A' darotli requie, sarò tuo conforto in tulli 1 pericoli, ovvero ti consolerò, concedendo alla tua fede,
e alle tue istanze quello, che io li negai i«er la pervicacia del |>opolo.
Vera. la. c 16. .Se tu stesso non vai innanzi a noi , ec. Don è, che Mosè dubitasse dell’ effetto della
immessa di Dio. ma pieno di consolazione , d’ amore e di gratitudine torna a ribattere lo stesso pun-
,
{o, e a spiegare vie più te ardenti sue brame; onde olitene, ebe Dio gli confermi la stessa promessa.
Fedi sopra questo luogo Ambra s. lib. 3. cp. n .ad Iren.
Vera. 18. Fammi vedere la tua gloria. Il Signore, o sia 1* Angelo in figura umana parlava a Mosè; ma
questi non vedea colui, che gli parlava di mezzo alla nuvola: egli perciò domanda la grazia di vederlo.
S. Agostino e litri Padri hanno creduto. Che Mosè bramasse di vedere I’ csscuza stessa di Dio; in i conni*
nemenle è rigettata quota opinione , perchè Mosè non pelea ignorare, ebe Dio non vedevi in questa
vita, se non per euimsu.
.. i, .. . , : -
Ver*. 19. Io il mostrerò tutto il bene. TI farò vedere tutto quel bene, che tu sci rapace di vedere al
presente.
£ pronunzierò il nome di Signore ec. oliando io passerò davanti a te, pronunzierò ad alta voce tl
nome di signore, nome sacrosanto Jchocah; nome
il proprio del solo Dio \cro, il quale ha anche per suo
speriate attributo la misericordia t e la clemenza, di cui Co parte agli uomini secondo il mio beneplacito
reggasi cap. xwrv. 0 , dove ino adempie questa promessa.
.
Ver*. 90. \on potrai vedere la nua faccia. Tu vorresti vedere la mia bircia, r la gloria, onde io sono
Circondato nella figura corporea, che io lui vestita per parlare con te; ma siccome ella rappresenta, ben-
ché imperfettamente . l’essere divino, lu non potresti vederla senza morire. Pedi don. xui. 16.
Ver». 21. e lo ho un luogo , dove nu sto , ec. v’ha imi luogo Mll monie. cui onoro di mia presen-
za , dove son solilo di parlarli, e dove ordinariamente si ferma la nuvola: quando io vorrò passare per
quel luogo con tutta la gloria onde io son cinto, io li farò mettere in nua caverna del masso, c ti Tarò
.
ombra colla mia ninno, allìncbè tu non mi vegga in faceta; ma passato Clic io sia. Tarò a te vedere il
uno tergo. I etti cap. xxxtv.
Con gran ragione *. Agostino , quaest. IM. ravvisò in tutta questa storia una profezia riguardante
Gesù cristo. La faccia del signore significa la divinità di Cristo: t Giudei non conobbero questa divinità,
anzi uccisero cristo, perchè egli si dichiarava ligi, nolo di Dio; ma passato che egli fu al Padre Uopo la
morte e la risurrezione, molli dc’mcdesitui Ebrei videro i segui, i prodigi, le opere grandi, che ei lasciò
dietro a se , e abbracciarmi la fede.
Capo 'Jrentmtnoqnartfl
Mosf preparate te nuove tavole torna sul monte : è proibita ogni società co’ Gentili e l’idola-
tria. Comandamenti intorno a’ primogeniti intorno al sabato, e agli azzimi e intorno aUe
, ,
altre feste. Dopo un digiuno di quaranta giorni AI osé scende dal monte con le cerna sulla fron-
te , c al popolo parla col veto sulla faccia.
Ver*. I. Fatti due tavole di pietra simile ec. Le due prime tavole lo avea pio preparate; queste or-
dina , che le prepari Mose in pena dell’ avere gli Ebrei violati l precetti, che In esse si conteneano.
£
sopra ih ette io scriverò ec. ha’ verseli l 'lì. e 2*. sembra, che possa inferirsi, che Mose fu quegli,
che scrisse le parole dell* alleanza ; ma si rls|>onde. clic il decalogo fu acrili o da Dio s lesso, come qui di-
cesi chiaramente, e anche Dealer, x. 4., c quello che fu ordinato a Mose di scrivere (ccrz. 2), erano tulle
le altre cose concernenti l'alleanza di Pio col suo i>opolo.
ver». 6 F quegli intuono il nome del signore. Egli è Pio stesso quegli , che (secondo la promessa
.
fatta nel capo antecedente vert. 19.) intlionu il nome di Jthovah. che era il segnale dato ivi a Moaè ; e
di |Hii soggiunse quello, che segue, bove è da osservare, che L\V. tradussero gli attributi di nio in no- i
minativo, dicendo U Dominatore , il .Signore... che mantiene la misericordia , re.; ma la nostra volgala
in vocativo: o Dominatore , .signore ...t he mantieni, ec. j ma ciò non dee indurci a lasciar il senso pro-
posto: perocché non è già , che Dio invochi, o preghi se stesso; ina egli dà a Mosè ima formula d'ora-
zione come fece cristo, allorché insegnò a’ suoi discepoli a dire: Padre nostro , che seLnc’ cieli, ec.
,
ovvero potremo dire, che questo discorso fu prima pronunziato da Dio, e ripetuto poi di Mose.
veri. 7. £
nissuno è di per se innocente davanti a te. 1 LXX. tradussero • egli non giustificherà ( non
dichiarerà giusto) il colpevole il senso della nostra volgala è più pieuo, e conviene con quelle parole
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. . .. . . . , j
;,
iniqui la lem patnim GIU», rie nepotibu» In terllam e* te : che puntici t Iniquità de’ padri sopra I figli e
quartini progenicm. • Detti. S. IO. Jcr. 52. 18. i nipoti fino alla terza e quarta generazione.
•*
Deut. 5. 9. Jcr. 52. 18.
f Ps. 142. 2.
8. Feslinusquc Moyscs curvalo# est pronti# in 8. E
Moti tosto si incurvò profondamente fino
temili , el adoraos a terra , e adorando (Dio)
9. AU: Si inveoi grntiam in conspcctu ino, no- 9. Disse: Signore , se io ho trottato grazia net
mine , obsccro , ut gradiaris nobiscum ( populus
.
tuo cospetto , pregati , che tu venga con noi ( pe-
finta dune cornei® est ) , et ntfem inipMti no rocché questo popolo è di dura cervice ) , e che tu
slroa , alque peccala , uosque possideas tolga le nostre iniquità ,tl
peccali , e prenda pos-
sesso di noi.
10. Rospo udii Domino# : Ego • Inibo pactum 10. Rispose il Signore: io fermerò t alleanza al
vkiealibus cunette ; sigila (ariani , quae nunquani cospetto di tutti j farò prodigi , quali non si son
visa »uul wijK^r terreni , nec in ullis gentibu» : ut veduti mai suda terra , né presso alcuna nazione :
ornai populus iste, in cujua es medio, opus Do affinché questo {topo lo , cui tu conduci , vegga le
mini terribile, quod factum# #um. terribili opre , che io Signore sono per fare.
* Deut. S. 2. Jcr. 32. 40.
11. Obscrva cuncla, quac hodic mando tilu: ogo 11. Osserva tut Ir. quelle cose , che io oggi ti co •
ipae ciiciain ante faciali tuain Amorrbaeuin , et mando : io stesso discacceru datatiti a te t’Amor-
chananacum , et Hettiaeum , Pberezacum quoque, 13., e il Chananco , e 1‘ Dedico, e anche il Phe-
rheo
et Hcvaeum, et Jebusaetnn. rezeo , e P Unto e ’l Jcbuseo. .,
di Paolo: Tutti hanno peccato, e han bisogno detta gloria (della grazia ) di Dio , Boni. ili. ». Vedi an-
cora Ps. cxxx. 3. ,,Ps. cxliii. 3.
ver*, o. E che tu tolga te nostre iniquità ... e prenda possesso di noi Mondaci dalle colpe passate,
e prendendoci per tuo popolo, per tua erediti salvaci da quelli, che possiamo commettere.
Ver». 10. Io fermerò f alleanza al cospetto di tutti. 3cll*Ebrco il discorso è In tempo presente: Io fer-
mo /' alleanza re.; ma la volgala anche più chiaramente dell’Ebreo viene a dimostrare, come l’allean-
za gii fatta era riguardata quasi annullala per colpa del jiopolo. che avea adorato il vitello. Dice adesso
il Signore: tutti ti hanno veduto salire quassù, e tutti ti vedranno, quando scenderai, ornato di nuo-
vo insolito splendore: lutti perciò vedranno, come io rionnovo adesso l'alleanza, dando le nuove ta-
vole» cc.
ver», la. Affinché. .. dopo aver essi fornicato re. ottimamente dopo aver detto di sopra, clic II Si-
gnori* è un Dio geloso, si caratterizza per adulterio il render culto a' falsi del maniera di parlare fre- :
quentissima nelle scritture. Il mangiare delle cose immolale agl' idoli era un prender parte agli stessi
sacrifizi. Pedi I. Cor. vm. I pagani facean lauti banchetti dopo aver sacrificato agli del.
Ver». 16. Nè le toro figlie farai sposare a’ tuoi figliuoli. I L*\ aggiungono: Ni moritemi le tue fi- t
glio co* loro figliuoli. Ciò veramente era conforme all'intenzione di Dio.
ver#- 20. Vóli comparirai .. cotte mani vote, vedi Exod. xxm. 15.
.
t er#. 22. Celebrerai... cotte primizie, offerendo le primizie, cap. xxm. I«.
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j . . . ,
38. Primitlas frugmn lerrae tuae offeres In (Unno 36. Offerirai le prhnixie della tua terra nella ca-
nomini Dei tui. * Non coques haedum lade ina-in sa del Signore Dio tuo. Aon cuocerai il capretto
lila suac. * Sup. ». 19. Deut. 14. 31. nel latte di sua madre.
37. DixiUftie Domimi» ad Moysai : Scribc libi 37. E
il Signore disse a Mosi : Serti* tu queste
vorba imec, quibus et tecuui, cl ciun Israel pò- cose , mediante le quali ho contratto alleanza teco, e
pigi foedus. co figliuoli d ’ Israele.
'
29.
38. Fuil • ergo ibi cuni Domino quadmginUi die», 28. Egli adunque ivi ri stette col Signor r per
et quadmginla notte» panem non coroidi t , et
:
quaranta giorni e quaranta noni: non nuuuitu pa-
aquam non Mbit, et «crìpsit in tabuli* + \ert*.i ne , e noli bevve acqua ; e scrisse sulle tavole le
oederis decora. • Sup. 34. 18. Deut 9. 9. 18. dieci parole dell’ alleanza.
f Deut. 4. 13. 29. E
nello scendere . che fece Mosi dal monte
dunque dcacenderct Moyaea de monte Si- Siimi , /portava le due tavole del testamento j ma
nai
33.,
tenebat duna tabula» testiinorrii . et ignorabat. non suora , che la sua faccia era tutta sutemknte
quoti cornuta esse! facies sua ex consorliu sermo- dopo che ci si era trattenuto a parlar col Signore.
ni* Domini. 30. Ma regqendo Aromte , e i figliuoli d’Israele,
80. video te» auleni Aaron et filli Israel romu- come splenderne ira la faccia di Mori, non ave-
lam Moysi fodero timueruut (>rupc accedere. vano ardire di accostar segtl da vicino.
Si» Vocatiquc ab co reversi sunt tini Aaron, 31. Ed essendo chiamati da iui andarono ri A-
quam principe* sinagogac. El postquaui lori ibis ronne .crii principi della Sinagoga. dopo che E
estad eoa, egli ebbe \hit Uno con essi,
Vcncrunt ad cum ettaro omnes fili! taraci : 32. Andarono a lui anche lutti gli altri figliuoli
quibua praecepU cuncla , quae audicr.it a Domino d’Israele : a* quali intimò tutto quello , ché aie a
in monte Slnaì sentilo dirsi dal Signore nel monte Sinai.
Impletisquc «crmonibus,
33. * posuit velameli 33. E
finito che ebbe di parlare , pose un velo
su ut faciem auam : * 2. Cor. 3. 13. Sulla sua faccia:
34. Quod . ingrcssus ad Dominum, et loquens 34. Il qual (velo) , quando andava a parlar col
Cum eo, aufcrebat, doncc exiret , et buie luque- Signore , se lo levava , per dito a tanto che uscen-
batiy ad fllios Israel oiiiuia, quae. sibi bienni im- do anmtmiara a* figliuoli d* Israele tutto quello ,
perata . che gli veniva comandato.
35. Qui vldebnnt faciem egredienlis Moysi eroe 33. V rilevano quelli , come la faccia di Mori era
cornutim ; sed operlebul ilio cursus fodero suam, luna splendente , quando egli usciva , ma coprenti
si quando loqucbalur ad eoa egli la sua faccia ogni volta , che parlava con
essi.
Ver*. 28. Ivi si stette eoi Signore per quaranta riorni non mangiò , re. Questa fu la seconda qua- . . .
k scrisse sulle tavole re. Quantunque nelle panile precedenti si parli di Moeè. rontuUocào egli è ©-
'niente dal Dcuteruuoniio cap. x. I. *2. 3. 4. ctie queste si riferiscono a Dio, e nell’ Ebreo U cosa non e
.
nuova , come lo ( nella, nostra lingua ; e il versetto 1. di questo capo toglie ogni ambiguità.
Vera. 2>. .Voi* sapea che la sua faccia era tutta splendente. Ho seguitato in questa versione l’Apo-
,
stolo, I LXX , il ('alile»», c il Siro, e cosi dee intendersi l'Ebreo, e la volgala, dove le coma sono prese
per quella maestà grande, che rifulgeva III faccia a Mose. Che questa luce divina continuasse a splen-
dere nel suo volto per lutto il tempo , che ci sopravvisse, l’ Insegna a. Ambrogio in Ps. 118. . e Missini
Interprete che 10 sappia, penso altrimenti. Dio voi e a in tal modo conciliare a questo gran legislatore
,
Ver». 33. E finito che ebbe di parlare , pose un velo ec. Secondo queste parole della volgala con vico
dire, die Mosè spiegò al popolo i precetti del Signore a faccia scoperta, per rispetto alla santità della
legge; ma finita che ebbe di esporre questa, si pose il velo alta faccia, c parlando di poi con essi lo ri-
tenne sempre per levare dagli occhi degl’ israeliti quella luce, la quale Infondeva in essi Untore.
Il mistero grandissimo adombrato in questo fatto è divinamente illustrato da Paolo, a. l'or. 111 . ve-
di quello , die si è notato quel luogo. m
Capa ’i.rrntcsimflquiiuo
Osservanza del sabato. 1 Minuzie , e doni da affi •irsi per formare le cose già annoverate, delle
quali la direzione è data dot Signore a teseti ;l, e ad Ooùab.
1. Igitur congregata ninni turba filionun Israel, 1. Rannata adunque tutta la molli ladine de ’ fi-
dix.it ad eos: liaoc sunt, quae jussit Douùuus fieri. gliuoli d’ Israele , disse loro : Ecco quello , che il
'Signore lui or diluito , che ri faccia.
2. Sc\ diebus facietis opus: scplimus dies crii 2. Sei giorni lavorerete: il settimo giorno sarà
vobis sanctus , sabba! mu , et rcquies Domini ; qui saldo per voi, sabato, e requie del Signorej chi tu
fecerit opus in eo, occkwtur. tal giorno lavorerà, sarà messo a morte.
3. Non surcendetis ignei 11 in omnibus babitacu- 3. Aon accenderete fuoco m
tutte le vostre abi-
lis veslris per diem «abbati tazioni il giorno di sabato.
4 . Et alt Moyseo ad omnem ralervam filionun 4. E
disse Mosè a tutta la moltitudine de’ figlino-
Israel : Iste est senno , quein praoccpit Dominus, ti di Israele : Questo è il comando dato dal Signo-
dlccns : re: egli dice:
5. separate npud vos primi lias Domino : * omnis 5. Delle cose vostre mcltelc a parte le primizie,
voltili tarili» . et prono animo olierai eas Domino : che ciascheduno di propria elezione , e spontanea-
au rum , et argentali) et acs ,
• Sup. 2. , » mente vuole offerire al Signore : oro, argento , e
rame,
6. Hyaclnlhum , et purpuram , coccumquc bis 6. Iacinto, e jiorpora , e cocco a due tinte, e
1 melimi , et byssuui, pilo» capraruin, bisso , pelo di capra
7. I’cflcsquc arietum rubrìcala» , et janUiinas, li- 7. E
pelli d’arieti tinte in rosso, e violette, le-
gna setim, gname di setim,
vers. 5. Le primizie. Mettete a parte queste co» , come primizie , come prima vostra oblazione ge-
aerale, che dee farsi a Dio.
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, u : 5 .
doni al Signore.
30. Dixitque Mosse* ad filios Israel : • Ecce vo- 30. E
Musi disse a’figliuoli d’Israele : Ecco che
cavlt Domimi* e\ nomine Bescleel fiUuiu Uri Olii il Signore ha chiamalo per nome Rcsclcel figliuolo
Vera. II. // tabernacolo , e il suo tetto. Al tabernacolo s’intendono annesse le dieci cortine preziose:
il tetto sono panni di pelo di capra ; le coperte sono il terzo velo di pelli rosse e violette.
i
ver». 22. Gli ornamenti detta mano destra Alcuni dicono, che fossero quelli chiamali dextrocheria , c
che fossero anelli d’oro assai larghi, ornati di pietre preziose: altri spicgan la voce Ebrea di una idi-
ina di pregio attaccala alla cintura.
Vera. 9b. R peto di capra, s’ intende flialo , come hanno I LXX. e I* Ebreo.
tot. i a
. , . . . .. . . ., . :
Capo 'Crentcoimoocsio
Lttendo vinto offerto piti di quello , che abbisognaste , ti forma il tabernacolo con tulle te sue
parli , cioè cortine , coperte , tavolali , stanghe , veti , e tende.
5.
Sanctuarii necessaria *ont, et *quae praecepil Domi- Santuario . fecero te cose ordinale dal Signore.
mi» . Supr. 20. 1 * 2 Mose odnng ue avendoti chiamati a se con (uni
.
3. • Cumque VOCasMt eos Moysos , et nimicai gli fai ir i) unniini industriosi , a‘ quali il Siiptorc
eruditimi virimi , cui di'derat Doiwinus saplcnliain, area data sapienza , e i quali t* eran offerti spon-
et qui spunte sua oblulerant se ad fadetKluin opus, Urne ameule per lavorare ,
- 1. Par. 21. 29.
Tradidil eis universa donarla iHlorum Israel. 5. CoMfgnb doni de’ figliuoli d’Israe-
loro tutti i
Qui con instarmi operi, quolidie mane voli po- le. E mentre eglino accudivano a’ loro lavori , ogiu
pulus offeivlial : giorno la manina il popolo offeriva doni :
4. Umle artiliiVs venire compulsi, dixerunt Moysi: 4. Per la guai cosa gli arlcfici furon costretti
dJ andar a dire a Mosti :
5. Plus ofTert popultis, quam necessari urti est. 5. Il popolo dà più di quel , che bisogna.
6. Jussit ergo Moyses pracconis voce cantari : 6. Ordinò adunque Mose , che un banditore in-
Noe Vir, uee inulicr qiiidquam oflTerat ultra in opere timasse, che lussati uomo, o donna offerisse piti
Sanctuarii Sicque cessatimi est a muneribtis offe-
. alena' altra cosa per xeniylo del Santuario. Cosi
renti is , cessarono dall' offerire ,
12. F.o
7. quod oblata sufflcerent et supcrabunda- 7. Perocché quel , che era sialo offerto, bastava,
,
rent
15.. e re n'era d’avanzo.
H. Fecenintquc onmes corde sapientes ad cxplcn- 8. E tutti quelli uomini intelligenti per compiere
dum opus tnliernaculi cortlnas <lecem de bjrsso ro- F opero del tabernacolo fecce dicci tendine di bisso
tori a , et liyacinlho, et purpura , coccoque bis lin- torto e di iacinto e di porpora e di co eco a due
cio opere vario et urte nolymita : tinte, di vano lavoro e a vari colori
9. Quartini una habebat' in longitudine vigiliti 9. Ognuna (tesse era lunga reni’ otto culo ti , e
orlo cubito* , et In latitudine quaiuor una uicnsu- : larga quattro: tutte le tendine erano della siesta
ra crai oinnimn cortin.lrum misura.
10. ronjunxilque cortlnas qiiinque, alleram alteri, 10. E
unì (Be.%deci) cinque tendine /* mia cot-
Ct alias qiiinque sibiinvirem copulavi!. /’ altra
, e altre cinque ne uni insiemi tra loro. *
II. Fecit et nm
hyacinlbinas in ora cori inno
unius ex u inique latcre, et in ora cortlnae altcrius
1 1 Fece ancora ì legaccioli di jaelnto all* orlo
.
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. , , . ,
. . , -
base» sub una tubili » ponebanlur ex ulmquc parte due basi sotto una tavola ad ambedue gli angoli ,
aiigiiloruin , ubi incastraturoi: Internili in miglili» dove terminavano te incastrature de' tali.
i« Muin.tnliir
ilo. Aal platani quoque tnbernnnili , quac respiri! 23. Dalla pane similmente ih I tabernacolo , la
ad aquilonmi tn ii vigiliti tabulai
. quale aii' u ibi
26. Cum quadraginla bx»ibus argentcis, duas ba- 26. Con quaranta basi d* argento , due basi per
se» per ni ligula» tabula». ogni tavola.
Si, Codini oocldemom vero, ì<i est, ad etm 97. terso l’ occidente poi, vale a (tirella quella
partati labernaculi , quae mare rcspicU, tedi sox parte del labernu- ilo , che guarda il mure, pose
tabula* ; sei tavole j
-jx. Kt duas alias per singulos angulos taberaa- 2s. E due oltre a ciascuno degli angoli dieiro
euli retro, del tabernacoli!
2i>. guae junelac erant a ricorsimi’ usque sursum, 29. Le qnah erano congìiuile insiemi ita imo a
et in umilia coui|>agiiiciii pariter fereboutur . Ila fe- sommo, e verni ano a formare un sol corpi. Lo
ci! ex utraque |>arle per angulos: slesso egli fece agli angoli dall’ una , e dall'altra
parte :
30. Ut odo essai! simili tabular, et battermi 30. Talmente che rumo tutte iiisiane otto tavole,
Ikims argentea* scxdccim , bina* scilicet ba»es sub e avcan sedici basi d’ argento , vale a dire due vol-
singuli» tabulis. to ogni tuvo/n.
31. Fedi et vertes de iignis selim, quinque ad 3t. Ecce anche àngue traverse di legno iti se -
eonlincndas tabula* unius la Ieri* laltcntaculi lim per tenere insieme le tavole di un lato del la
tentacolo
39. Et quinque allo» ad allerius eoa dai trias la- |
32. E cinque altre (traverse) per fermare le ta-
btilas laleris. et extra Ime. quinque alio» veclcs vole dall’ altro lato . r oltre a queste cinque altre .
ad occideulaleiii piagnili lalteii iaculi anitra mare. traverse al lato occidentale dei tabernacolo verso
il mare.
33. Feeil quoque vedem albini. qui per media» 33. Fece anche un' altra traversa . la quale ar-
tabula* ab angulo usque ad angulum jienemret. rivava per mezzo alte tavole da Un awjolo al-
/’ altro.
Si» ipsa antan tabulata dsauravit Aub basi* . 34. Coperse poi di oro I tavolati medesimi, e
bus rai nm argentei* . Et circuir» cornili ferii au- fece di getto 1< basi d’argento. fece d’oro qh E
rigi».per quos verta* induci |>o»scnt, quos et Ipsos anelli pe’ quali dovean passar/ le trai erse le qua-
f
opemit.
lainiuLs aurei» liparimente coperse con lame ir argento.
35. Fedi et veiuni de hyactotbo, et purptira, 33. Fece anche ioi velo ili jaànto , e di porjM-
vermicnlo
4. , ac bysso retorla citerò itolymilorio ra , e di scartai lo, e di bisso torto con tessitura
varium, atque riislinctuiii : di vari colori, c duemila di ricumi :
36. Et qualuor colmi mas de Iignis solini , quas 36. E
/nai '
cum caplubus deauravil, fusi* basibus carum ar- li, come ancb' i loro capitelli , coperse d’oro, e
gentei» . fece ili getto
3". Ferii el tenlorium in inlroilu tnbcmaculi ex 37. Fece ivi he la tenda all* ingntso del taber-
icinllio. purpura , vermicaio , byssoquc rctorta nacolo di iacinto , di porpora , di cocco , e di bis-
opero plumarii : so torlo con larari di ricamo:
38. El columnas quinque cum capltibiia sui*, 38. E
cimine colowte co’ loro capitelli , (e quali
quas operuil auro, basesque carum fudil acucas coperse d’ uro , e fece di getto le basi loro di rame.
ver». 33. Fece anche un' altra traversa, ni ques traversa non e stalo parlato nel capo 3G. sembra,
i
che questa tra venni, la quale era certainenle nel I lo occidentale mentre ittcési . che arrivava da un (
angolo all’auro) fosse falla aitine «Il assicurare *i« lù tutti I Ire lati del tabernacolo, e Incastrata nelle
;
tavole; laddove le atire traverse slavano sul dorso Ielle medesime tavole.
Capo flLrcntceraocettimo
/' formata l'arra, il propiziatorio , i cherubini, la menta, il candelabro , te lucerne e l' al-
iare de’ timiami , pe' quali ti fa la competizione del timiama.
Ferii miteni Beseleel et ;ircnm de Iignis ve- \. Fece parimente Beseleel l'arca di legni di sc-
lini, babentcni duo» semi» cubito» in longitudine, tim, la quale uvea dm: cubili e mezzo di lunghez-
el cubiluin , ac »rini.v»rm in latitudine , allibato za , un cubito e mezzo di larghezza , e /’ altezza
quoque imiti» cubili fnil, et dìmidii ; vcstivilquo fa similmente di un cubilo e mezzo ; e la ricoper-
cani auro purissimo intus ac forls. se di finissimo oro di dentro e di fuori.
8. Et ferii iiu coronami ureui per gynun 2. E
feerie all’ intorno una corona d‘ oro ;
3. « onll.it is qualuor annulos cjus: duo* auuulos 3. Formò di getto quattro anelli d’oro pe’ suni
in lalcro uno, el duos in altero. quattro awjoli: due aiutili da un lato , e (tue dai-
l’ altro.
4. Vertes quoque fedi de Iignis sctim, quos ve- 4. E fece di legno di sctim le stanghe , le quali
stivi! mini, rivesti d'oro,
5. Kt quos misi! in annulos, qui erant in lateri- 5. E le fece, passare per gli anelli , che trono
bus arcar ad |mrtaiidtim eam . a’ lati dell’ arca , perché questa potesse portarsi.
6. Fedi et propi tintori uni, id est omculum, de 6» Fece anche U
propiziatorio , cioè Tornealo,
auro mund instino : duoruin rubitorum et dìmidii d’ oro purissimo : era lungo diu: cubili c mezzo , c
in longitudine, et rubili ac scmis in latitudine largo un cubito e mezzo.
7. Duos ctiam clicrubim ex auro duelili, quos i. E
di piu due cherubini d* oro lavorato al mar-
poetile ex utraque parte propilei toni : tello , I quali pose a’ due lati del propiziatorio :
8. Clicrub ululili tu suiiuuitale unhis parli s, et 8. Un dur ubino all’ estremità d'un tato , e un al-
rherub allerum in sminuitale parli» alteriti» duo» : tro cherubino all’ estremità dell’ altro lato : giu sti
cherubini in Muglili.» siinimitatibus propillatorii , due cherubini all'ima, e all'altra estremità ilei
propiziatorio ,
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. . . . . . , , :
phi Instar nucis in ('alamo altero, spliaeru tacque Ire capite iti forma di noce , e te piccole sfere , e
simili . et lilia . .Equino erat opus sex cat.miorum, i gigli. Eguale era il lavoro de' suoi rami , che
qui proccdcbant de stipite 'candelabri uscivano dal fusto del candelabro.
3 ) in it>so aulein vede crani quatuor aerobi in
.
90. E
lo stesso fusto avea quattro coppe in for-
mici* modum, spliaenilaequc |>er singulos simul, ma di noce , e ognuna di esse area le sue piccole
et lilia : sfere , e i gigli :
91. Et spbaerulae sub duobus enlamls per loca 91. E
tre piccole sfere in tre luoghi , da ognuna
(ria , qui simul sex fiunl calami procedente» de ve- delle guati uscivano due rami, ed erano tulli in-
rte uno : sieme sei rami , che uscivano da un sol fusto
22. Et sphaemlac igitur , et calami ex ipso e- 92. E
le piccole sfere adunque , e i rami erano
J
mnt ; universa duellila ex auro purissimo. delht stesso corpo ( del fusto J j e ogni cosa d oro
purissimo lavorato al martello.
25. Fccit et lucerna* seplem rum cmunctoriis 95. Fece anche sette lucerne colle sue smoccola-
sub, et vasa, ubi ca, quac eniuucta sunt, extin- tole. , e l vasi , dove si estingue la moccolaia, d'oro
gunntur , de auro mundissimo. finissimo.
94. Talentoni ami appendete! candclabnim rum 24. // candeUiere con tulli gl’ /strumenti suoi pe-
omnibus vasi* sui». sava un talento d'oro.
95. Fecit et altare thymiamatis de Ugni» setim, 25. Fece anche /’ altare de' thnlami di legno di
per quadrimi singolo». Imbonì» cubito», et in alti-' setim , che atra in quadro un cubilo , ed era atto
tudinc duo»: o cojus angulis proccdebaot cornila. due cubiti ; dagli angoli del quale uscivan le coma.
96. Vestivitquc illud auro purissimo rum crnti- 96. lo ricoperse di finissimo oro , come pure E
cula , ac nariclibus , et cornibus la graticola , e le. pareti , c le coma.
97. Focìlque ei coronam aureolam per gyrum 27. fecegli uni' all' intorno una corona d'oro, E
et duos annoio» aureos sub corona ;kt singola In- e due anelli d'oro a un lato , e alt ' altro sotto la
tera ut miltantur in co vectes, et po&sil altare
. corona per farvi passare le stanghe da portare /’ al-
porlari tare.
98. Ipso» nutem vectcs Cedi de lignis setim , et 28. E
le slnnqhc ancora le formò di legno di
o perù il lamini» aurei» . setim, e le cojterse coti lame d'oro.
99. ComjMwuit et oleum ad sanctilicationis un- 99. Fece anche la composizione dell' olio per le
guentum . et ihymiama de aromalibus mondissimi» unzioni , e le santificazioni , e il limiamo di aromi
opere pigmentarìi. squisitissimi secondo f arte de' profumieri.
Capo «Lrcntesimotiaoo
Si fabbrica fallare desti olocausti , e la conca di bronzo , e l'atrio , e si fa il novero de" doni
offerti.
1. • Feeit et altare holocaustl de lignis setim : 1. Fece anche l'altare degli olocausti di legno
quinque cubilorum per quadrino ,
et trioni in al- di setim : egli avea cinque cubiti In quadro , ed
titudine. * 2. Par. 1. 5. era allo tre cubiti.
2. Cojus cornua de annuite proccdebant , upe- 2. Dagli angoli del quale lisciviato le coma, c lo
ruilqoe itlud lamini* acncis . ricoperse con lame di bronzo.
5. Et in usus ejus para vi t ex acre vasa diversa, 5. F. strumenti diivrii di rame preparò per uso
Icbotes, forcipe», fuse inula», uncino» et igni uni rc- di esso , caldaie, molle , forchette , micini, e cal-
ceplacula dani.
4. Crnticulamque ejus in modum reti» fecit ac- 4. E
gli fece la sua graticola di bronzo hi for-
ncaui , et subtcr cani in allaris medio aruiain ma di rete, e sotto di essa in mezzo ali’ aitare un
focolare ,
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. . . . . . ,
, : :
8.
ESODO CAP. XXXVIII 197
Fusto qoatuof annuito per tntldem rettomi! 3. Avendo falli di ffetto quattro anelli da met-
fcumraiUttcs ad tmmitlcndos vecles ad portandum : tere ai quattro amjoli per panarvi le stanghe jter
il iramorto
6. Quos et ipsos fecit de Ugni* solini , et operuit 6. Le quali stanghe fece pur di legno di setim ,
laminis aeneis: e le coperse dì lame d‘ oro :
7. Indiivitque in cireulos , qui in lateribiis allatto 7. E
le fece postare per gli anelli , che spunta-
eniinehant Ipsuni aulem aliare * non orni solidura,
. vano da' lati dell'altare. L‘ altare poi mn era mas-
led oavuin ex tabuli* , et intu* vacuimi siccio , ma scavato, e voto di dentro, e fatto di
• Supr. 97. 8. tavole.
8. Fedi et labrum aencum rum basi sua de «pe- 8. Fece anche la vasca di rame , e la sua base
rnii» mulicnim, quac cxcubabanl in oslio laber- degli specchi delie donne , le (putii vegliavano alla
i iaculi porta del tabernacolo.
9. Finii et atriuni , in cujun australi plaga crani 9. Fece anche l'atrio, il quale dalla parte di
lentoria de bysso relorta, cubilorum contimi, mezzodi avea tende di bisso tono , Uwgltc cento
cubiti , .
40. r.oluinnac aeneae viginli rum basibus stiis : 10. Venti co torme di bronzo colle sue basi : i ca-
rapila coliimnnrtun , et (ola opcrìs caelalura argen- pitelli delle colonne, e tulli gli ornali erano d'ar-
tea . gento.
41. Equo ad septentrionalem plagam tcnloria Parimente dalla parie di settentrione, craut i
11.
columikie, basesque, et rapita colunmanim ejus- le tendine , te colorare, e le basi, e i capitelli delle
dem mcnsurac , et tipetto , ac metalli eranl colonne , e aveatt la stessa misura , lo stesso la-
voro , e lo stesso metallo.
49. in ca vero plaga, qua* ad occidentali re- 49. Dalla parte poi , che guarda a occidente vi
spiri! , fuerun! tenloria cubitorum quinquaginta crono le cortine di cinquanta cubili , dieci colorate
roluinnae decem nini basibus auto aeneae ; et ca- di bronzo colle loro Ihlsì j e I capitelli delle colon-
pita columnarum , et tota operi «radatura argentea. ne , e tulli gli ornali d’argento.
43. Porro ronda orientem quinquagiota cubilo- 13. Verso V oriente poi póse delle tarde di cin-
runi paravi! tenloria : quanta cubiti
14. K quibus quindeeim cubilos columnarum
,
14. Dove urto de* lati tenera tendine di quindici
trillili eum basilxis sui$ unum lenebat latus: cubiti, e tre co torme colle sue basi:
13. Et in parte altera (quia inter Utraqtie inlroi- 13. E
dall’aUro lato (avendo posto di tramezzo
tnm tnbeniaculi ferii) quindeeim aeque nibitoruni l’ingresso del tabernacolo ) erano lendine parimen-
crani tenloria, roluiunaeqiie tres, et basca lui idem. te di quindici cubili , e tre colorare con altrettante
Itasi.
46. Cuocta atri! tenloria bvssus relorla tcxuerat. 16.Tutte te tende dell’ atrio erano tessute di bis-
so torto.
47. nasca columnarum fuere aeneae , capila au- 17. Le basi delle colonne erano di bronzo , e I
teni earum cimi rimetto caciai urto suto argentea; loro capitelli co’ loro ornati erano tf argento J e le
seti et ipsas columnas airi! vestivi! argento colemie stesse dell* atrio furono ricoperte d* ar-
gento.
18. Et In introita ejus opere piumario fecit len- 18 . E
al mn ingresso fece ima tenda di lavoro
torium ex hyaeintho , purpura , vermiculo, ac tosso di ricamo dì Jacirìto , di porpora , di scarlatto , e
retorta, quod lialx'hal vigilili cubilos in longitudine, di bisso torto, la quale ai'ea venti cubiti di lun-
altitudo vero quinque cubitorum orai juxla mensu- ghezza , e cinque d'altezza secoiul» la mista a di
ram, qunni cuncta atrii tentoria linliebnnt. tulle le tende dell’atrio.
49. Columnae aiilem in Ingrcssu fuere quntuor 19. All’ ingresso poi erano quattro colonne colle
nini basibus aeneis ; enpitaque earum , et caclalu- basi di bronzo j e i loro capitelli , e gli ornati di
rae argentcac argento.
90. Paxillos quoque tabcmaculi , et atrii pergy- 90. I chiodi ancora del tabernacolo , e dell'atrio
mm fecit aencos all’ intorno U fece di bronzo.
91. linee sunt instrumenta tabcmaculi testimonìi, 91. Queste sono le parti componenti il taberna-
quae enmnerata sunt juxla praeceptuni Moysi, in colo del testamento , delle quali fu preso registro
cacreraonito Levitarum per nummi j Umiliar fìlii secondo l' ordine di Moti , e furono consegnate ai
Aaron , saccrdolis : Levili per mano d‘ lthamar sacerdote figliuolo d’A-
rotine:
99. Quae Beseleel filius uri filli nur de tribù 99. Le quali erano siate lavorale da Beseleel fi-
Juda. Domino per Moysen jubcntc , complcvcr.it. gliuolo di Uri figliuolo di Hur della tribù di Giu-
da, secondo l’ordine dato da Dio per bocca di
Mosi,
95. Juncto siili socio Ooliab filio Arhisamech de 93. Avendo preso per compagno Ooliab figliuolo
tribù Dan qui et ipsc nrtifcx lignorum egrcgitis
:
d* Achisamech della tribù di Dan: che fu arrch'cgU
fidi , et polyinilariiis alque pluinarius ex byacin- uomo insigne nel lavorare il legname e I drappi a
L'io, purpurà vermiculo, et bysso. vari colori e di ricamo in giacinto , porpora, scar-
latto, e bisso.
24. Omnc annuii quod expensum est in opere 24. 7'ulto Poro, che si consumò nel lavoro del
,
Sanctuarii . et quod ohlatum est in donariis , vigiliti Santuario , e che fu offerto in doni , fu la somma
«ovetti talentorura fuil, et scptingenlonuii triginla di vatiinove talenti , e di settecento trenta steli a
siclorum ad mcnsurain Sanctuarii. peso del Santuario.
Ver*. Degli specchi delle donne , le quali ee. Gli Ebrei dicono, che queste donne, le quali consa-
8.
crarono in onore del signore questi linimenti della loro vanità, erano addette al servizio del taberna-
colo , c vi andavano tutte in corpo tutti t giorni a certe ore determinate a far orazione. Le donne, alle
quali raccvan oltraggio figlinoli di fieli, potevano essere di questa classe. Vedi 9. Re g*. n. 12. Veggonsl
i
nel llb. I. de’ Marno. III. 19 ..delle verzini rinchiuse . le quali (come Anna la profetessa e la stessa ver- ,
gine Madre di Dio) crede*!, che fossero dedicate al servizio «lei tempio. Gli specchi di rame, ma parti-
colarmente di rame e di stagno erano i imi pregiati in antico. Pedi Plùu hb. xixiu. 9.
le quali vegliarono alla ftorta del tabernacolo. I LXX le quali digiunavano : Il Caldeo le quali ora-
vano : ma l’Ebreo è come la volgala le quali vegliavano: ovvero militavano, cioè servivano a’ bisogni
e alle occorrenze «lei tabernacolo negli uflìzj, che potean convenire al loro sesso.
ver». 21. E che fu offerto in doni, fti ec. questa quantità d’oro consumata pc’ lavori del tabernacolo
è solamente dell’oro offerto spontaneamente in dono allo slesso tabernacolo.
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(dilatimi est autcm ab hi», qui translerunt 23. Da unt ili poi , che furono catastati rii ipri-
nd ntinierum a vigilili anni», et suprn, de scxccn- ti anni in Iti , che fu il tuonerò di seicento ire mi-
Ver». 2f>. ‘*6. Da quelli poi , che furono catastati fu pacata la somma ec. ria quest* somma , posto
ohe
5. opini uomo dal ventanni in su pagò meuu stelo, se ne inferisce, che il talento d’oro valeva tre
mila steli.
Capo Itcntcsimonono
'
Si fanno gli ornamenti de Pontefici , e de* sacerdoti, e si conduce a fine tutta l'opera coman-
data , c hi osé benedice il popolo.
Vera. 3. R
tagliò delle foglie d’oro. Battuto l’oro, e ridotto in solidissime foglie, Mose fece tagliare
queste foglie in nia per mescolarle, e torcerle col ripieno de’ colori già detti: cosi l'oro non era tilalo
ina tagliato dalle foglie battute.
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-
qua* inscrucnint uncini», qui In Supcrliumcralls an- le quali attaccarono agli uncini , che usch an dagli
gitilaeminetanl. unitoli dell' F.phod.
IH. Ilare et ante et retro Ita conveniehnnt albi, 18. (fucsie cose corrispondevano dinanzi , e di
ut .siiperiiuiucralc et «alienale mutuo ncctereolur, dietro tra di loro in maniera , che l’Eptiud, c il
Razionale restavano uniti insieme ,
19. Strida ad Imltcum, et ninnili* Tortili» eo- 19. Serrati alla cintura , e riuniti strettamente
pillala , quo» jungcb.it viltà hyaciiithina . ne lava mediante gli anelli legali con un nastro di giacili
Ouereot, et a ie unriocni tqoverenUif, alati pmo- Ut . affacm non doiuioiassero , e si siaccanrro
cepil Domimi* Moysi. t* un dall' altro: cosi aveva ordinalo il Signore a
Mosi.
110. Focerunt quoque lunicam Superlnjmcralis 90. Fecero eziandio la tornea dell* Ephod tutta
totani liyncinlhinam, v
di giacinto
111. Et capitimi! in superiori parte contro me- 91. E
iut' a per tur a al di so/jru nel messo, e un*
diiun . «'tarmine per gyruni captili lextilem : orlatura létstlia all' intorno:
99. Invi suoi ameni ad pedes mala punica ex 99. E
al fondo dappiù delle mele granale di gia-
liyacinllio . purpura, vermieulo, ac bysso retorta: cinto , porpora , scarlatto , e bisso torlo :
93. Ei UnUmwbule de toro purissimo , quae i»»- 95. /; / tostagli <c oro imissimo poterò nel /botto
3
sucrunt inler inalogranata in estrema |iartc luni- delia tonaca alt intorno tramezzo alle mele gra-
var per gironi: noto:
24. Tintinnabulum autem auretim, et mal uni 94. Un sonaglio d' oro , e una tarla granata : di
punlcum: quibus ornala* loceileliet t»< \ , quao- i . 1 1 • •
(peate cote ondava ornalo U Pontefice nell* /ni-
do iniiiSterio fuugcbalur, sicut pracceperat Domi- sioni del suo ministero , conforme aveva il Signo-
duo MoyaL re ordinato <i Voti,
25. Feeerunt et tunicas byssinas ojicrc tcxtili 95. Fecero anche delle loiuictu' di bisso lavorate
laron et iìiìì* eju*
. . .... . , /„ suoi fatinoti*
26. Kl mitra» cuiu coronulU sui» ex bisso,' 96. E delle mitre di bisso con le loro piccole co-
rone ,
27. Feminalia quoque linea byssina, 27. Eie
brache slmilmente di lino , e di bino
28 Ciugulum vero de bysso rei orla, hiacyntho,
. 28. Coti la cintura di bisso torto , di giaciuto .
purpura, ac vermieulo bis lindo arte pituitaria , di porjtora , e di scarlatto a due tinte a torio fi-
atali pracceperat Iiominus Moysi. camv , conforme il Signore aveva ordinato a Vose,
99. Feeerunt et tamtnani o acino vcucrationb de - • ha lo lamio
auro purissimo , scripscruilfque in ca u|»cro gciu- zione d' oro purissimo , e sopra vi scrissero d* in-
marlo: Sanctum Domini: loglio: Santo del Signore:
Et airlnxecunft eam onm mitra ritta bjadn-
óo. so. la tot E
ibina, situi pracceperat Dominus Moysi. benda di giacinto * conforme il Signore aveva or-
zi. Perfeclum est igituromnc opus tabernacoli, 31. Cosi fu compilo tutto ii lavoro del taberna-
«! le. li testimoni! : fiverunlque lilii l-i u l eund
quae prneerperat Doiuiuus Moysi. agnoli t? Anali USUO le (DM .
in ordinale a Mose.
32. Et ottiuterunt tatiemaeuium, et leonini « et 39. £ offerirono il tabernacolo * e k tendi e .
universali! supellectilcm, aiuiulos , tatuila*, vcctcs, tutte le suppellettili , gli anelli , le tavole , le slan-
coluninas, ac basi*.», ghe , le colonne * e le basi,
53. 0 |Mrtoriuiu de pcllibus arìetuin rubricatis, 35. Le tendine di pelli di ariete tinte ni rosso ,
et alimi operi mentimi do jantliinis pdlibus, e le altre tendine di pelli a color di giacinto ,
54. Velimi, arcani , vecles, propitialorium, 54. Il velo, l’arca, le stanghe , il fnopizialur io
ss. Mrusmi emù r>». ì.a mpua co* èimi poti
vasissui», ci proposiUonli * e co'paHl della pro-
panibus,
36. Candclabrum, luccmas, et utcusilia carimi 36. // candelabro , le lucerne, e gli strumenti
cuoi oleo ,
che servono ati esse insieme coll' olio,
57. Altare aureum , et unguentimi . et ihymiaina 37. L* altare d'oro, e gli unguenti, e i limia-
te aromalibu». mi Àbiti <h aromi .
59. Altare aeneum, retiaculum , rcctes, et vasi 39. /.’ allure di bronzo colla graticola , colte
cjus omnia, labrum cum basi sua, tentoria alrii, stanghe , e con lutti gli strumenti , che servono />er
et coluinnas cum Uisibus suis, esso, la vasca colla sua base, le lendine dell’atrio
-
e le colonne colle basi loro.
40. Tentorium in introiti! alrii . funlculosque il- 40. La tenda all’ingresso dell* atrio, e te sue
lius. ol paxille*. Nitiil e\ vasi.* defuit, quae tomi- corde , e i chiodi. A
un mancò nulla degli arnesi,
ni sterilii ii labcmaeuli , et’ in teelum ImnJcrU jussi che erano stati comandati per servizio del labcr-
Bunt fieri. natolo , e della tenda di alleanza.
41. \ erica quoque, quibus sacerdote» utunlur in 41. J\irimentc le vestimento , delle quali si ser-
Sanduario, Aaron sciltcet, et lilii cjus, vorto i sacerdoti, cioù A
roane , e i suoi fatinoti
nel Santuario ,
42. OLlulerunl Olii Israel, sicut pracceperat Do- 42. Le offerirono i fatinoli d’ Israele secondo
iiiiim.*. clic il Signore uvea comandato.
43. (Juac postquaiu Moyscs cuncla vidit compie- 43. Le guati cose tulle dopo che Mosi ebbe ve-
la ,
benedilli cis. dute compite , gli benedisse.
Ven. 43. Gli beneditte. Benedisse i figliuoli d’Israele, quali aveano contribuito
i si generosa me lite
alla grand’opera ; e benedisse anche gli artefici , che l’aveauo eseguita.
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1
«sono cip.
.
u
®(ij)0 ©naranteaimo
È ordinato , che il primo mete , H di primo del mete si alzi il tabernacolo , e ti consacri. Falla
ciò il tabernacolo è ripieno della maestà di Dio , e ta nuvola lo cuopre continuamente , te
non quando il popolo dee mettersi in viaggio.
inU’raaeuli testimonii, et loto* aqua costino alle porle del tabernacolo del tesinnonio ,
c lavatili coll’acqua
13. •
Indite* sancii* vesti bus , ut minlslrent mi- 13. Li rivestirai delle vestimento sante , affinché
et unctio
fii ; eonim in sacerdotium nenipitemum servano a tue ; e ta toro consacrazione avrà l’ ef-
* Supr. 29. 33.
profetai. Lev. 8. 2. fetto d’ un sacerdozio sempiterno.
14. Fecilquc Moyscs omnia, qu;ic praeceperat 14. E
Mvsè fece tutte le cose ordinale dal Si-
Domimi*. gnore.
13. Igitur mense primo anni secondi, prima die 13. (Quindi il primo mese del seconilo anno , il
inensis collocabili) est tabcrnaculmn. primo giorno del mese fu eretto il tabernacolo.
10. * Erexitqoc Moyscs illurl , et posuit tabula*, 16. Mosé lo eresse , e pose a' loro luoghi le ta-
ac base» , et vectes , statuilquc columnas ; vole , le basi , e le .stanghe , e alzò le colonne;
* Amiti. 7. 7.
17. Et expnndlt tortimi super labemaculum, iuv- 17. E
stese le cortine sopra il tabernacolo , e
I
tosilo desujter operimento , sicul Domimi» impe» messavi la coperta , come arca comandato il Si-
raveral gnore ,
IH. Posili! cl lesti montimi in arca , subditis infra 18. Pose quindi il testimonio nell' arca, c inse-
vcelibiu, et oraculum dcsupcr. rì da basso le stanghe , e nella parte superiore po-
se l'oracolo.
19. Ciimque intulissct arcani in tabemarulum 19. E
avendo portata t’arca nel tabernacolo so-
api>endU ante ca»n velum , ut explerct Domini jus- texe dinanzi <td essa il velo per eseguire il coman-
Monelli. S ) del Signore.
30. Posuit et mensnm in (alternando testimonii 90. Collocò eziandio ta mensa dalla parte set-
ad plagam septcnbionalem extra veluiu, tentrionale del tabernacolo del testimonio fuori del
velo,
«H. Ordinati* corain proposilionis panibus. mCM 21 Avendovi disposti in faccia ( al Signore ) i
.
ver». 2. // primo mete , il primo giorno del mete. Del secondo anno dopo l’uscita dall’ Egitto. Il lavo-
ro del tabernacolo durò circa sei mesi. A' quindici del pruno mese gli Ebrei partirono dall Egitto, e dal
detto giorno corsero cinquanta giorni sino alla promulgazione della legge: di |m»i Mosé stette sei dì sul
monte, ma fuori della nuvola: indi quaranta giorni stette con Dio entro la nuvola: sceso dal monte si
trattenne per trentasci giorni col popolo, che aveva adorato il vitello, fece le vendette del signore of-
feso, c si occupò a istruire di nuovo il popolo ; indi tornò sul monte, e vi dimorò altri quaranta gior-
ni, dO|M> de’ quali si comincio l’opera del tabernacolo ec. , la quale fu finiti alla line dell’anno, il prè-
,
mo giorno d'ogni mese fu di poi di solenne festeggiato con particolari sacrili*] » ma senza obbligo di aste-
nersi dal lavoro.
Ver». 17. E siete le cortine.... , e mettavi la coperta. Le cortine sono quelle preziose; la coperta sono
i veli di pel di capra c quelli di pelli il tabernacolo non aveva altro tetto,
:
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omnia perfetta soni tenda. Dopo che tutte le cose furono compiute ,
39. • Opcruit nube» tabernaculum tcsUmonii, cl 59. La nuvola ricoperse il tabernacolo del testi
gloria Domini impietrii illud. monio , e la gloria del Signore lo riempie.
* Alari. 9. 15. S. Rea. 8. 10. 33. E non polca Must! entrare nel tabernacolo
35. Noe poterai Moyses Ingredi teclum loederis, dell’ alleanza , essendo ogni cosa ricoperta dalia
nube operfente omnia, el majestatc Domini co- muoia, e lampeggiando la maestà del Signore j
ruscanlc : quia cuncla nube» ojieruerat. avendo la nuvola ricopirle tutte le cose.
54. Si quando nube* tabernaculum Uescrebal, 54. Allorché la nuvola si fiarliva dal tabernaco-
proficlsccoantur fili! Israel per lurmas suas: lo , i figliuoli (f Israele si mettevano in viaggio a
schiera a schiera ;
55. Si pendebat desuper, mane bai In codcm 55. Dove tiuesta restava sospesa in allo , si fer-
loco. mavano mi luogo stesso.
56. Nuties q> lippe nomini Incubabat per dictn 36. Imperocché la nuvola del Signore copriva di
taliernaculo , et ignis in norie, videnlibus cunetta giorno il tabernacolo , e di notte una fiamma a
populis Israel per cunclas mansione* suas. vista di tulio il popolo d‘ Israele in tulle le loro
gite.
«legll olocausti , ma era nel Santo davanti al velo, che copriva II santo de’ Santi ; onde restava sotto le
cortine del tabernacolo.
vera. 33. La gloria del Signore lo riempié. Gloria del Signore èia stessa nuvola, la quale benché assai
densa folgoreggiava di luce, e velava la maesU del Signore. Questa era la stessa nuvola, la quale po-
sava sul Tabernacolo, che era fuori del campo, e alzato che fu il nuovo tabernacolo, venne a posare
sopra di esso.
vera. 33. E non poteva Mosi ee. Mosè slesso ripieno d’un santo orrore non ardi per quel giorno di
entrare nel tabernacolo. Kgli , dice s. Agogno, figurava 1 Giudei, a’qnali la gloria stessa di Cristo, che
ve lesi nel tabernacolo, cioè nella Chiesa, è come una nuvola, che U ritiene dall’ accostarsi a lui per
riceverne salute.
Vera. 34. Allorché la nuvola si partiva ec. vedi «uni. ix.
Voi 1
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PREFAZIONE
ÀI IL 1B Vitate©
Quello libro è dello Levitico sì ila ver»m in vece di onorarlo P offendevano Fedi Isai.
.
sitmc de’ lkx, e sì ancora nella nostra volga- i. n. la. i 3 . Amos. i*. ai. 33. Jerem. vii. 6 .
la,
perché- in esso si tratta dei sacrifizi , e Le riprensioni medesime de’ profeti ci danno
delle
7
altre incombenze de Levili. Tutti i luogo di osservare un altro errore in cui ca-
discendenti di Levi , e tutta quella tribù fu devano gli Ebrei, ed era di credere, che P o-
eletta da Dio ^>el servigio del tabernacolo blnzione sangue
e il di queste vittime
potesse
con tal distinzione, che i discendenti di Am- per sua propria virtù togliere i peccati, e ope-
ram, vale a dire Aronne e i suoi figliuoli, rare la riconciliazione dell’uomo con Dio. La
ebbero il sacerdozio e la potestà di offerire i stessa natura di tai sacrifizi , e il replicarsi
sacrifizi ; gli altri poi, cioè i posteri di Caath, continuamente dimostrava (come noti) il gran-
di Merari , e di Gerson furono destinali al» de Apostolo) la loro imperfezione: La legge
l’ infcrior ministero. Formato che fu il ta- avente l* ombra de' benifuturi, non la stessa
bernacolo, da questo luogo (che eia come il esp l'essa immagine delle cose, con quelle o -
trono e la residenza del Signore Dio d'Israe- stie , che continuamente offeriscono, non può
le) da questo luogo ripieno già della gloria, mai rendere perfètti coloro , che sacrificano
e della maestà del Signore, parla egli a Mose, altrimenti si sarebbe cessato di offerirle . »
e a lui prescrìve i riti e le cerimonie delle impossibile essendo , che col sangue de* tori e
oblazioni e de’ sacrifizi, co’ quali vuol essere dei capri tolgansi i peccati Heb. x. 1.3. 4 »
onorato iu Israele. Questi sacrifizi degli ani- Non ebbero adunque questi sacrifizi virtù di
mali furono istituiti, primo per rendere a Dio mondare e purificare le coscienze dalle opere
il culto dovuto all’ infinita sua Maestà, e ri- di morte, se non per effetto del sacrifizio di
conoscerne il supremo dominio, c in pubbli- Cristo, e di quell’ unica oblazione, colla qua-
ca dimostrazione della venerazione, c dell’os- le il nostro Salvatore divino rendette per-
sequio, che a lui debbono tutte le ragione- fètti in perpetuo quei, che sono santificati
voli creature. In secondo luogo, per senti- ibid. 1 4*; perocché mediante questa sola obla-
mento comune de’ padri, volle Dio coll’ in- zione furono, e sono riconciliati con Dio, e
giungere il peso di tali e tanti sacrifizi occu- i quali la riconcilia-
santificati tutti quelli,
pare religiosamente gli Ebrei, e raltenerc zione c la santificazione ottennero nell’ età
quel popolo rozzo tuli’ ora e carnale dal ri- precedenti, o la otterranno nc’ tempi avveni-
volgersi all’empio cullo de 'simulacri. In re. La gran varietà de’ sacrifizi carnali pre-
terzo luogo finalmente i tanti sacrifizi, e le scritti da Dio in questo libro era necessaria a
taute vittime ordinate nella legge Mosaicu figurare c predire la infinita preminenza, e
erano altrettante profezie, e figure del sacri- gli effetti grandissimi dell* unico sacrifizio
fizio di Cristo; Nelle vittime defili animali della nuova legge offerto da un nuovo Sacer-
che offerivano a Dio rttmmemoravano la dote non secondo l’ordine di Aronne, ma se-
pro/èzia di quella vittima , che Cristo offerì condo l’ordine di Mclrhisedech, Sacerdote
dice s. Agost. in Ps. 3 (). 7. Molti veramente eterno. Sacerdote santo , innocente, immaco-
(dice altrove lo stesso santo Dottore) ripete- lato, segregato da*peccatori , e sublimato so-
vano tali figure, e profezie del futuro, e ne pra de* cieli ; Sacerdote finalmente, quale si
intendevano il senso; la maggior parte però conveniva all’altezza, c perfezione della nuo-
ilfaceva senza capirlo, cont. Faust, lib. xx. va ulleanza, come ci insegna lo stesso Apo-
18. Tutti applicati e intenti a quel loro cul- stolo. Deb. VII. qG. 37. q8. Dalle quali cose
to esteriore e sensibile, molti di quel popolo ancora i Cristiani, che leggeran questo libro
si avvezzarono a costruire in esso tutta la possono apprendere, quanto migliore sia la
sostanza della religione, immaginandosi stol- lor condizione, che quella dell’antico popolo
tamente, che la sola moltitudine delle loro di Dio; e quanto debbano a quel Mediatore
vittime dovesse renderli grati a Dio, benché divino, il quale divenuto loro Pontefice nel
trascurassero il più essenziale della legge sacrifizio del corpo e del sangue suo ha riu-
(Mallh. xxm); vale a dire il culto spirituale niti in prò loro tutti gli effetti, dc’quali le
intcriore, il sincero amore di Dio c del pros- ostie, c i sacrifizi Levitici erano semplice e
simo, e innocenza, e purità de’ costumi .
la nuda figura. Questo libro è ancora ripieno di
indi più volteDio stesso dichiarò ad essi utilissimi documenti pc’ sacerdoti della nuo-
suoi profeti, che tutti quei lor sacrifizi va legge, la virtù e santità de’ quali debb Vi-
offerti con disposizioni di cuore tanto per- sore tanto più grande, quanto più augusto, e
verse in vece di piacergli lo disgustavano, e divino è il loro ministero.
- j
IL LIBRO
3.
Capo primo
f arj riti nell" offerire olocausto di bo\'i, di pecore e di u ceriti.
7. Et sublicient in aitati ignem , struc lignorum 7.E accomódale prima sopra Vallare te legna
ante coui|H>sila : vi darmi fuoco :
rie al cullo «Iella religione , reslava , che Dio si spiegasse intorno a’ riti, e alle cerimonie, co^lc quali vo-
leva essere onorato nel suo taberna«i>lo ; e ciò egli la adesso, prescrivendo (fu osti rili a Mose, e ordinando
a lui di uutlflearlt al popolo. Dio volle dagli Ebrei sacrimi degli animali per ritrarre questo po|»olo in-
i
clinatissimo all'Idolatria dal culto de' falsi «lei; e perchè egli avesse continuamente davanti agli occhi
l'idea «lei sacrifizio di Cristo, dal quale solo ottener potè ino la remissione de'lor peccati, ora a questa
remissione non potevano pervenire per mezzodì que’sacriilzj, i quali appunto per questo si reiteravano
sovente, perchè eran impotenti per se stessi a santificare, come notò l'Apostolo, l/eò. x. 1. 2. ec. Gli
«lessi sacriiUj, e I’ uccislon delle vittime serviva a far loro comprendere la gravezza de* loro peccati,
pe’ qiMli ai offerir tn quegli animali, e pe’ quali ancora doveva offerirsi quell' osila d’ infinito merito, la
quale un di dovea succedere, c tenere con Immenso vantaggio il luogo di tutte le altre.
Chiunque di voi vorrà offerire ec. Parlasi di mi sacratilo spontaneo di bovi, o di pecore: sotto il
nome di pecora intendonsi anche le capre. Pio dosiino po' suoi oaerni/J tragli ammali terrestri, il bue, ,
la pecora, la capra: tra’ volatili, la colomba e la tortora, e qualche altro piccolo uccello, questi animali
v si trovavano facilmente, c avean ciascheduno delle relazioni particolari con quella vittima , per cui
tutte queste erano ordinate; così il bue figurava la pazienza, e i travagli di cristo, la pecorella dinotava
I* Innocenza . ec.
veri. 3- Se C oblazione di lui sarà un olocausto ec. questa voce Greca olocasuto significa una vitti-
,
ma, che si consuma interamente sul fuoco. Gli Ebrei chiamano questo sacrifizio con un nome, che dinota
l" alzarsi, ebe fa questa vittima verso del cielo . essendo ridotta iu fumo.
E questo di mandra. Cioè di bovi, come ba r serro.
offerirà un maschio senza macchia, si è altrove notato, che questa espressione senza macchia non
esclude le macchie del pelame dell'annuale, ma sì i difetti corporali; volessi cioè che l’animale fosse ,
sano, intere, non stroppiato. Nelle vittime ordinarle fuori dell'olocausto comunemente crcdesi, che si
offerisse senza eccezione la femmina come il maschio.
vera. 4. Porrà ia mano sul capo dell' ostia, ec. Con questo rito d’ imporre ia mano (o piuttosto am-
bedue le mani) sopra l'ostia, significava, he egli trasferiva in potestà e dominio di Dio quella vittima,
<
e che sopra di essa poneva suoi peccali c la {iena di morte meritala per essi: imperocché l’olocausto
i ,
Istesvi benché principalmente offerto In onore di Dio, si offeriva anche per l'espiazione de’ peccali.
,
E atta espiazione di lui gioverà. Giovava all'espiazione di chi I* offeriva, pruno, perchè serviva ad
assolvere dalla pena temporale e dalle pene di questa vita colle quali Dio avrebbe punito il peccato-
, ,
re: secondo, espiava l'offerente diti* immondezza legale: terzo lo liberava ani-ora dalla colpa, e dalla ,
morie eterna, non per la natura del sacrifizio, ma in virtù dell’altra vittima, e dell’ altro sacrifizio, vaio
a dire del .sacrifizio di Cristo, al quale si unisse l'offerente mediante la fede e la carità.
veri. 5. Egli immoterà ec. U I.xx., e con essi quasi tutti gl’ Interpreti dicono, che la vittima si scan-
nava da' sacerdoti; onde dee kutcuderst la Volgata in questo senso, che l’offerente la immolava perniano
del sacerdote.
Ebreo il figliuolo del bue: dal che s’ intende,
Il riletto, veli’ clic il bue doveva esser giovane.
Spargendolo intorno aU’ altare. ai il’ Ebreo apparisce , che 11 sangue in questo sacrifizio dovea ver-
sarsi sull’ orlo dell’ altare tutto all'intorno.
vers. 6. E tratta la pelle, questo si faceva ordinariamente da’ Leviti
: la pelle era .del sacerdole, vedi
cap. non si scorticavano però tutte le ostie, come vedremo, cap. 4,
vii. H. ;
li daran fuoco, questo ruoco dopo il primo svernino, che fu offerto su quell'altare, fu man-
vera. 7.
tenulo perennemente- Pedi cap. vi. 13.
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, , , . , -
,
15. Offerct cam sacerdos ad altare , et retorlo 15. Il sacerdote la offerirà all’ aliare , e ripiega-
ad rollum capite, ac nipto vulncris loco, decur- tole il capo sul collo t e fallale una ferita , farà
rere faciel sanguinem super crepidlncm altari* : scorrer il sangue sull’orlo dell’altare:
16. Vesicutam vero gutturis et plumas proiiriet . 16. Ma la vescichetta della gola , e le pome le
prope altare ad orientalem plagnm, in loco, in penerà presto all ’ altare dalla parte ii' oriente , là
quo cineres effondi solent dove soqlion gettarsi le ceneri ,
17. et non secabit,
Confringelque ascellas ejus , 17. E le romperà le ali , e non la taglierà , né
ncque ferro eom; et adolebit sujkt altare.
«livide! la spezzerà con ferro ; e / ornilo bruciare sopra l’al-
Ugni* igne supposi lo. Holocaustum est, et oblalio tare j dato fuoco alle legna . Olocausto é questo , e
suavissmii otloris Domino. oblazione di soavissimo odore al Signore.
Vers. II. E lo immolerà davanti al Stimare dai lato tei lenir tonai , ec. s’ immolavano quest’ ostie sulla
terra appiè dell’altare dal l#to, che guardava settentrione.
vers. 15. Hipicgatote il capo sul collo , e rottale una fcrita.Q uesta ferita si faceva coll’ unghie per
farne uscire il sangue. I LXX.. e I* Arabo, egli Ebrei dirono, che la testa si strappava coll’ unghie.
Vers. 16. lai vescichetta della pota. Il goiio, il recipiente del cibo.
Ver*. 17. Le romperà le ali. Se tua però staccarle.
Capo Serenilo
fìlli nell’offerta de’ sacrifizi : del fior di farina atjyersa d' olio , deli’ incenso , delie stiacciale
e delle primizie , aggiunto a tulle queste cose a sale, e non mai ti lievito . ni il miele.
1. Anima cum obtulerit oblallonem sacrifidi Do- 1. Quando un nomo farà tm’ offerta di farina
mino situila crii ejus oblalio: fundelque super
, In sacrifizio ai Signore , la sua oblazione sarà di
cani oleum, et ponct llius; fior di farina: c verserà sopra di essa deli’ olio , c
vi porrà iteli’ incenso j
2. Ac dcfercl ad filio* Aaron sacerdote*: quorum 2. E
la porterà a’ sacerdoti figliuoli (f Aronne :
unus tollet pugillom plenum similac , et olel , ac uno de* quali piglierà una piena mimala di farina ,
ioiuiti Uius , et |»onel memoriale super altare in e deir olio , e Inno I ’ incenso , e porratlo per me-
odorem suavissimum Domino: moria sopra l’altare in soavissimo odore al Signore:
3. * Quod autem rcliquum fuerit de sacrificio, 3. Quello poi , che rimarrà del sacrifizio . sarà
crii Aaron , et filiortim ejus , sanctum sanctorum di Aronne , e de’ suoi finlimli , cosa santissima presa
de ohtaiionibus Domini. • Eccli. 7. 34. dalle oblazioni fatte al Signore.
A. Cum autem oblìi Kris sacrifidum coctum in 4. Quando poi offerirai oblazione colla nel for-
olibano , de situila , pancs scilicrt absque fermen- no , sarà di fior di farina cioè pani senza lievito
,
to, consperso» oloo, et lagana azyma oleo lita. Intrisi coll’ olio, e stiacciale azzime unte con olio.
5. Si oblalio tua fuerit de snriagine, .similac 5. Se la Ina oblazioni' sarà di cosa colia nella
conspersae oleo, et absque feri nei ito padella , di fior di farina impastala coti’ olio e
senza lievito ,
6. Divide* cam miimlatim , et fundes super cam 6. La farai In bricioli , e vi verserai sopra del-
oleum. l’ olio.
7. sin autem de cralicula fuerit sacrifidum, ac- 7. Che. se il sacrifizio sarà di cosa colla sulla
que sfinita oleo conspergelur: gratella , sarà parimente la farina Im/taslala col
i’ olio
ver*. 1. Un'offerta di farina, no aggiunto questa pirota di farina, che i portata dall’Ebreo, ed è
necessaria a spiegare di qnal sorta di sacriitxio si parli in questo luogo, queste offerte erano di varie
specie come vedremo, ed erano tutte accompagnate e condite, per cosi dire, coll’olio, sale , vino, e
Incenso, e non vi ave* mal luogd II fermento: l’offerente portava insieme colla farina tutte l’ altre cose.
Vers. 3. Porratto per memoria sopra l’altare ec. si può tradurre forse meglio PorraUo sojtra /’ al- :
8. Quam Qflerena Domino tratta minibus sacer- 8. E tu offerendola al Signore la porrai nelle
doti.* : mani del sacerdote:
9. Qui cum obtulerit eam, (olici memoriale de 9. Il quale , fallane P offerta , prenderti la parte
sacrifìcio , et adolebil super altare In odorem sua- de IP oblazione per memoria , e far(dia bruciar so-
v itati* Domino: pra P aliare in odore soavissimo al Signore :
10. Quidquid autem reliquum est, erit Aaron, 10. Quello poi , che rimane , sor A di Aronne e
et filiorum cjus, sancitili) sancionun do oblationi- de* suoi figliuoli , cosa santissima presa dalle obla-
Imjs Domini. zioni del Signore.
11. Omnis oblatio, quae oiTertur Domino, ab- 11. Qualunque offerta , che si faccia a! Signore,
sque fermentimi tini ,
nec quid quam fermenti, ac sarà senza Unito , e niente di fermano o di miele
turili» adolebitur in sacrifìcio Domini. si brucerà nel sacrifizio del Signore.
12. Primilias tantum co rum ofleretis, ac mune- il. Di questi offerirete solamente primizie , e do-
ra :super altare vero non imponcntur in odorem ni : ma non saranno posti sopra P altare in obla-
sunvitatis. zione di grato odore.
15. Quidquid obtulcris sacriflcii , • sale condirà; 13. Qualunque cosa offrirai in sacrifizio la con- _,
nec auferes sai foederis Dei lui de sacrificio tuo dirai con sale j e non separerai dal tuo sacrifizio
In omni oblatione tua oficres sai. * Marc. 9. 48. Il sale,
16. che entra nell'alleanza del tuo Dio. In
tutte le lue oblazioni offerirai il sale.
1 4. Si autem oblu Ieri* inunus primnrum frugwn 14. Che se offerirai al Signore il dono delle pri-
tuarum Domino, de spici* adirne virentibus, tor- mizie delle tue biade , delle spighe ancor verdeg-
rebis igni. et confringcs in morem farris ; et sic gianti j le tosterai al fuoco , e te stritolerai , come
offeres primilias luas Domino, si usa dei grano j e cosi offerirai al Signore le tue
prindzie ,
12. 15.Fundens suora oleum, et Ihus imponens, 13. Versandovi sopra dell* olio, e mettendovi del-
quia oblatio Domini est : P Incotto , per ciuf ella t? oblazione del Signore
16. De qua adolebit saoerdos in memoriali! mu- Edi essa il sacerdote fard bruciare per me-
neris partem farris fraeli, et old , ac totuni thus. moria del dono una parte de* granelli stritolati e
dell* olio, e tutto P incenso.
ver». 9. Il quale fattane P offerta , ee. il sacerdote, ricevuta V offerta, ne prenderà quella porzione,
che dee bruciami in onore del signore, e l’alzerà e la presenterà al signore, e riterrà il resto perse.
,
Ver», il. Qualunque offerta che ti faccia al Signore, sarà tenta lievito ec. Nelle offerte Un qui de-
.
scritte non dovei essersi mente di lievito: in altre occasioni qualche volta offeritasi del pane Fermen-
tato anche col sacritizio. Fedi cap. xxm. 17., e vii. 13. Il miele proibito in queste offerte non meno che
il lievito, non era cosa impura, mentre se ne offerivano le primizie come del paue fermentato, vert.
s. Cirillo con altri dice, che il miele è simbolo «le* ramali diletti; e l'Apostolo disse già, che II fer-
mento figurava la malvagità e la malizia, I. Cor. . 3. Ed ecco quello, che Dio vieta, che si {torti net suo
Santuario, e si abbruci sul suo altare.
Ver». 12. Di questi offerirete solamente primizie e doni, si offerivano a* sacerdoti le primizie di tutto
Il pane, che cuoceva*! per le case; le quali primule servivano al sostentamento de* sacerdoti. Quanto
al miele di cui qui dice»!, ehe si offenran pur le primizie, gli Ebrei e molli altri autori credono
, che ,
non debba solo intendersi del miele delle api, ma anche di quello, che cavava*!, e luti’ ora si cava dai
datteri.
ver». 13. Qualunque cosa offerirai , la condirai con tale. I Giudei intesero questo precetto non solo
riguardo alle oblazioni sopra descritte, ma riguardo ancora a qualunque sacrlnzio ; onde quella parola
di cristo in s. Marco, cap. ix. 4*. Ogni vittima tara condita con tate. Anche co’ pani della proposizione
andava unito il sale , pfuio de vita Uo/t. lib. ni.
// tate , che entra nell’ alleanza del tuo Dio. Il sale, che entra in tutti I sacrifizj co’ quali si rtnno- ,
vella e si rafferma l’alleanza, che Dio ha fatta con te. Il sale simbolo d* incorruttibilità dinotava ancora
la fermezza di quest’ alleanza.
Ver*. 14. Se offerirai ...U dono delle primizie ec. Gli Ebrei offerivano le primizie dell’orzo alla Pasqua;
le primizie de’panl di grano alla Pentecoste; le primizie (li lutti prodotti alla festa de’tahemacoli: qui
i
si pirla delle primizie dell’orzo: tostate le spighe al ruoco, stritola vanst colla mano granelli, e ridu- I
cevansi in farina; vi si metteva sopra una dose d’olio, e dell'Incenso: quindi il sacerdote offeriva, e
abbruciava tutto l’incenso, e parte della farmi; la qual parte serviva a mostrare, come tutto il dono
era offerto al signore ; il resto era pel sacerdote.
Capo 'Ctrjo
In qual modo ti offerì teano le ostie pacifiche di buoi, di pecore , di agnelli, e di capri: U grat-
to , e il sangue U Signore lo ha riserbato per te , ed è vietato di mangiarne.
Ver». I. Se P oblazione tara un’ostia pacifica. Vale a dire un’ostia, che si offerisca a Dio per qual-
che grazia ottenuta, o che si desidera di ottenere. I LEE. in vece di ostia pacifica tradussero ortia di
salute ; lo che fa l’istesso senso. Gli Ebrei per nome di pare intendevano ogni specie di bene: l’ostia
pacifica era volontaria , c tutta di elezione dell* offerente, eccetto che la offerisse per voto; quindi >1 of-
feriva o un maschio, o una femmina, e di essa il sangue, e il grasso era dato al Signore il petto, e ;
la spalla destra restava al sacerdote; il resto sei toglieva l’offerente: l’ostia pacifica dovea essere un
bue, o una pecora, o una capra; non avean luogo In tali sacrtAzj gli uccelli nè le tortore, nè le co- ,
lombe.
ver». 1 . F. porrà la mano tu/ capo ec. L'Ebreo: Porrà fa mano sul capo deUa vittima, che egli dà,
e la scannerà , e quegli fi sacerdoti ) verteranno il sangue di lei. vedi cap. 1. ver». 5.
ver*. 3. Il gratto , che cuopre te viscere. Che cuopre il cuore , e t precordi.
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. . , , ,
Ver». 5. Le bruceranno in olocausto. Alcuni con Teodorcto traducono Le bruceranno colf olocausto,
ovvero sopra l’olocausto , come se dir volesse , che queste parti «Ielle ostie pacifiche saranno inesse
sopra P olocausto del sacritelo perenne per esser bruciate con esso. Mi sembrerebbe più semplice cosa
Il dire, che queste parti dell'oslia paeliica si bruceranno interamente, come si fa dell’olocausto.
Ver*. 9. t tutta la coda. Questo si osservava solamente quando l’ostia era di genere pecorino. Le
,
pecore della Siria hanno grosse code, e grassissime, c d’ottimo gusto. Cosi non è miracolo, ebe Mota vo-
tasse offerta al signore la coda delle pecore, e non quella de’ buoi, ovvero delle capre.
ver». 17. Non mangerete ki animai nà sangue ne grasso. Circa la proibizione di mangiare del sangue
,
di qualunque animale od offerto in sacritelo, o ucciso nelle case per uso delta tavola vedi Gm. ix. 4.,
Atti xv. 2).; ma riguardo al grasso degli animali, questa proibizione erettasi che vada intesa in tal mo- ,
do, che non sia lecito di mangiare del grasso della bestia offerta in sacritelo o che in sacritelo può of- ,
ferirsi. Vedi August. quaest. à. moderni Ebrei prendono questo divieto in seuso generate, e s T asten-
I
Capo (Quarta
In qua I modo offeriscasi /’ ostia pel peccato del sacerdote , del principe , della moltitudine, com-
messo per ignoranza.
per ignoranlinm , et de universi» mandati» Domini, peccato per ignoranza, e uvrà falla alcuna di tul-
quac pnicccpil, ut non Ucrcnl, quippiaiu Ceceri t: le quelle cose, che il Signore lui comandalo che
non si fiuxiauo :
5. Si saccrdus, qui unctus est, pecca verit , dc- 3. Se il sacerdote , che fu unto, è quegli , che
Ver*. 2. /.* anima , che avrà peccato per ignoranza , e avrà fatta alcuna di tutte quelle cose , ec. I
peccati d’ ignoranza, de’ quali si paria in questo luogo, riguardano secondo la comune opinione tanto i
precetti affermativi , come negativi; vale a dire tanto I peccati ne’quali è ordinato di far qualche co-
i
sa , come quelli, ne’ quali è proibito di far qualche «-osa ; e quest' ignoranza s’ intende e dell ignoranza
di fat'.o, e dell’ ignoranza della legge, o sia del diritto. I.’ ignoranza , di cui si parla è quella che non ,
fa , che il peccato non sia in qualche modo volontario: ella e l’ignoranza colpevole, che aluieii suppone
negligenza neh’ imparare le proprie obbligazioni; e per questa negligenza si offeriva il sacritelo: ma se
uno non per ignoranza, ma per malizia avesse trasgredita la legge , e la colpa era pubblica , era con-
dannato non ad offerir sacrinzio, ma a subire la pana , che gli veniva nnpotu dal giudice. Questi si e ri-
ti rj offerti per peccati d’ ignoranza non rimettevano di loro futura la colpa, ma toglievano I* impurità
i
tagalc, che per essa si contraeva: valevano, dice l’Apostolo , a moderare la carne a togliere I* im-
mondezza esteriore, e ad esimere il reo dalla pena , colla quale o i giudici, se avessero avuto notizia
del peccato^ omo stesso lo avrebbe punito. La fede, e la carila uniti a questi sacriik/j (che eran pur neces-
sari, perche comandati da Dio) servivano ad espiare effettivamente la colpa dinanzi a Dio per la virtù
«lei sacritelo di Cristo, il quale coll’ mura sua oblazione mento la santificazione a tutti quegli, i quali
in tutti secoli o prima n dopo di lui ricevettero, e riceveranno la santificazione, l edi Heb. x.
I
Veri. 3. Se U sacerdote , che fu unto , ec. I LXt. se il sacerdote sommo : e cosi I* intese anche la voi-
. . , , .. . ,, : , ,
4.
LKVITICO CAP. I V
lioquere falena populum , offerel prò peccato mo Ita peccato , facendo peccare il popolo
, offerirti
vilulurn iimnacufatum Domino : pel mo fxccato al Signore un vitello senza mac-
chia:
Rt iddocet lllum ad ostium tahemaculi tetfi- 4. K lo condurrà alla porta dei tabernacolo del
monll Corani Domino : ponetquc manum super ca- testimonio dinanzi al Signore ; e porrà sul aspo
lmi ejus , et immolami eum Domino di esso la sua mùno , e lo immolerà al Signore.
3. Maurici quoque de sanguine vitull , InCercna 5. Prenderà ancora del sangue del vitcao
, e to
illum in labemacuiuin testimoni!: panerà dentro il tabernacolo del testimonio.
6. Cumque intimorii digitimi in sanguine, as- 6. E
intinto il dito nel sangue , ne farà asper-
perge! eo H'plies Corani Domino conlra velun) San- sione sette voile dinanzi al Signore verso il velo
ctuàril del Santuario
7. ponetqiie de eoden» sanguine super comua 7. E
dello stesso sangue ne porrà su* comi del-
«ilari* thymlamalU gratissimi Domino, quod esl in l'altare de* timturni gratissimi al Signore, Il qual
taberoaciilo testimoni! : oinncm auleiu rcliquum (altare) sta nel tabernacolo del testimonio : e tutto
singuinein finnici in baslm altari* bolw'austi In il rimanente del sangue lo verserà a' piedi dell’
al-
inlruitu tabernacoli tare degli olocausti ad' ingresso del tabernacolo.
a. El adipcin vitulì aufcret prò peccato, tam cura, 8. E
(estraniìj il grasso del vitello ( immolalo )
qui viialia operit, quam omnia, quae inlrin*ccus fter lo peccalo , tanto quel , che cuopre le viscere
Mini:. 14. tutto quello, che è internamente
come
9. Duos renunculos , et reficulum . quod est su- 9. I due reni, e tu rete, che sta sopra questi
|k_t cos jinta ilia, et adipeui jocorts cuin renun- presso a’ ponchi , e U grasso del fegato co'reni j
culls;
10. Sicut aufertur <lc vilulo liostto pacificorum: 10. .Sella stessa maniera , che ciò si estrae dal
et adolebit ca super altare boi oca usti vitello dell'ostia pacifica : e queste cose le bruccrà
sopra l' altare degli olocausti.
11. Pellcm vero, et omnea carne* cum capite, \\. La pelle poi , e tutta la carne col cafio , e
et periibu* , et intestini* , et fimo piedi , e intestini , ed escrementi
li. Et reliquo corpore eflerel extra castra in io- Econ lutto il resto del corpo li porterà fuo-
rum illuminili , ubi cinerea cflTundi solent; lnccn- ri degli alloggiamenti in un luogo inondo
, dove
detque ca super ignorimi sirucm, qua; in iocum
I soglhm gettarsi le ceneri ; e li bruccrà sopra una
cITusorum cincrum cremabuntur. masut di legar , e saran consunti nel luogo , dove
si buttali le ceneri.
13. Quod si omni* turba Israel ignoràverit, et 45. Che se tulio la molUtmline d' Israele pecche-
l*er imperitiam feccrit, quod centra mandatimi rà di ignoranza , e per imperizia farà quello , che
Domini est, i contro al cornando del Signore
14. Et postco intellcxcrìt peccalum suum , oflerct 14. E
di poi riconoscerà il suo fallo, offerirà
prò peccato suo vilulurn, adducetque cuin ad os- pel suo peccalo im vitello , e lo condurrà olla por-
lium tabernacoli : la del tabernacolo:
15. Et ponimi seniores populi toanus super caput 15. E
sul capo di esso porran le mani i seniori
*’jua Corani Domino. Immoiatoque vltulo in co- del popolo dinanzi ai Signore. Eimmolalo il vi-
spetti! Domini, tello al cospetto del Signore ,
16. Infere! saconlos, qui unctus est, de sanguine 16. U sacerdote , che è mto , porterà del san-
ejus in tapernacuhim leslimonli gue di esso turi tabernacolo del testimonio
17. Tincio digito asjicrgcns septies centra velum: 11. E
inlinto il dito (nel sangue ) farà selle volte
f aspersione verso il velo:
18. ponetnue de eodem sanguine In cornibus 18. E
dello slesso sangue ne spruzzerà su' comi
altaris, quod est coralli Domino In taliemaculo dell'altare, che t davanti al Signore nel laberna-
gata. come si vede da quelle parole eh? fu unto s lo che era proprio <lcl Pontefice , mentre I sacerdoti
inferiori (dopo che furono unii i figliuoli d’ Aronne) non ebbero inai più unzione.
Facendo peccare il popolo. L* Ebreo può tradursi Se peccherà , come fa il popolo : quasi volendo
:
dire, che e cosa allena da lui il peccare da lui che dee intercedere II perdono pei peccali del popolo.
.
I.a lezione della volgala e ottima, e significa la forza , che ha 11 mal esempio di un uomo costituito in
dignità liciti Chiesa. Notiti ancora, che trattasi di peccati non di piena malizia, ma d’ignoranza , e di
peccati non enormi: perocché questi non si espiavano si facilmente; trattasi di peccati, che riguarda-
vano secondo alcuni le cerimonie della legge; contuttociò si ordina un'ostia maggiore per tali colpe.
Ver», b. Io porterà dentro il tabernacolo. Ccremonla, che non si usa, se non nel sacrifizio pel pec-
cato del Pontefice, e in quello pe’ peccali del popolo.
Vera. 6. e 7. Se fora asftersione selle volte ec. lina parte del sangue della vittima si spargeva appiè
dell’altare; un’altra parte si nicttea su’ corni dell’ altare de’ ti mia ini ; della terza parte si faceano set-
te aspersioni verso il velo, che separava il Manto dal Santo de* Santi.
veri. 1*2. U
porterà fuori denti alloggiamenti ec. Tolto quello, che è notato, ver». 8. 9. t tutto II re-
sto della vittima, insieme colla pelle, si portava a bruciare fuori degli alloggiamenti; e questo si osser-
vava riguardo al vitello offerto pel peccato del popolo; onde anche da ciò apparisce quale Idea volesse
Dio. che si avesse del peccalo del sacerdote, agguagliando il peccato di lui a’ peccati di tutto il popolo,
serviva ancor questa ccremonla a imprimere negli Ebrei un sentimento di giusto terrore; mentre veg-
gendo «meste vittime per lo peccato portarsi a bruciare fuori degli alloggiamenti venivano a intendere,
che mollo più II peccato e l peccatori meritavano di essere puniti col fuoco dell’altra vita. Contea ea fi-
nalmente questa cerimonia una tacita preghiera a Dio, che volesse far si che peccati del font elice e I
del | >o polo non fonte ro funesti nè all’imo, nè all’ altro; ina insieme colla vittima per essi offerta fossero
tolti via c aboliti. Sopra di che dobbiam ricordarci, che gli alloggiamenti degli Ebrei erano allora, come
una città ambulante col suo tabernacolo, che era il tempio d* allora, e ebe cristo conformandosi a que-
sta figura, compiè il suo sacrifizio fuori della porta di Gerusalemme, come notò aia l’Apostolo, fìeb.
xni' »2- 15.; onde s. Leone rem*. 9. de pass, scrive cosi: Sé dentro il chiuso delta città, la quale secondo
il merito di sua scelteraggine dovea essere diroccata , ma fuori , e tonta n dagli alloggiamenti Cristo
fu crocifisso , affinché finito il mistero dette vittime antiche , sopra un nuoto altare fosse posta la nuova
vittima , e ia croce di Cristo foste altare non del tempio , ma di tutto il mondo. Vedi 11 luogo «iella let-
tera agli Ebrei toprarciUlo , e le annotazioni.
In un luogo mondo , dot e sogli on gettarsi le ceneri. Le ceneri delle vittime si gettavan primiera-
mente nell’ atrio presso l’aliare degli olocausti, rap. I. 16.; di là poi si portavan fuori degli alloggiamenti
in luogo mondo, «love non si mettesse nè corpi morti, nè immondezze.
ver». 14. Offerirà., un vitello. La stessa ostia , le stesse cerimonie che si sono vedute nel sacrifizio
precedente, si osservano in questo, se non che qui non il Pontefice, ma seniori impongono le mani i
LEVITICI) CAP. V
19.
(csUinonll rcliquum autem sanguinem fumici Ju- colo del testimonio ; e il rimanente del sangue lo
;
xla basini aliarli holocausloruni , quod est iu osilo spargerà appiè dell * altare degli olocausti che è al-
tabernacoli testimoni!. laporla del tabernacolo del testimonio.
Omnemquc ejus adlpcin tollet , et adolcbit 19. E tutto il grasso di esso lo prenderà , e lo
super aliare : briuerà sopra P altare :
90. Sic faciens et de hoc vitulo, quomodo fedi 20. Facendo anche di questo vitello , come fu
et prlus : et ii>ganlc prò eis sacerdote , propilius fatto del precedente : e fatta dal sacerdote orazio-
eril d* Domimi». ne /ter essi , il Signore sarà propizio verso di loro .
91. l| *um autem
vitulum cflcret extra cantra, 21 Lo stesso vitello
. poi lo porterà egli fuor dei-
alque comburi* situi et priorem vitulum ; quia est r accamparne ma , e lo brucerà come il preceden-
prò peccalo multiludinis te; /ter thè è offerto pel peccato del /topato.
22 si poccaverll nriucops , et feccril unum e plu-
. 22. Se peccherà un principe , e farà per igno-
ribus per ignuranUam , quod Domini lege probi* ranza una delie molte cose proibite dalla legge del
belur, ,
Signore,
27.
25. Et postoa intellexcrit pcccùtum suum ; olierei 23. E poscia riconoscerà il suo peccalo ; offeri-
boBliam Domino , bircum de ca|iris imiu. ululatimi: rà ostia al Signore , tal capro senza macchia , par-
to di capro :
2*. Ponetque nmnum suain super caput cjus ; 21. Eporrà sul capo di lui la sua mano ; e do-
eumque immoLaveril eum in loco, ubi solet ma- po d ’ averlo immolato in quel luot/o , dove suole
ctari holocaiislum coram Domino; quia prò pec- scaiumrsi l’olocausto dinanzi al Signore ; peroc-
cato esl, ché è ( sacrifizio ) per il peccato
33. 'ringoi saccrdos digilum in sanguine bostia? Il sacerdote intingerà il dito nel sangue di
prò peccalo, langens romua altari» bolocausli, et questa ostia per il peccalo , e ne spruzzerà su* cor-
rcliquum fumico» ad basini cjus ni dell’altare degli olocausti , e U rimanente lo
spargerà appiè dell’ altare.
26. Àdipcm vero adolcbit supra sicut in victimis 26. Sopra del inulte farà bruciare II grasso , co-
|K)Cificoriint fieri soletrogabitque prò co saccrdos,
: me far si suole delle ostie pacifiche : e il sacerdo-
et prò peccalo ejus, et •dìmiltclur el. te farà orazione /ter lui , c pel suo peccalo, e sa-
ragli rimessa.
27. Quod sì pcccaverit anima per ignorantiam 27. Che se un uomo del tolgo avrà peccato per
de populo terra?, ut facial qliidquam de bis, qua; ignoranza , e avrà fallo alcuna delle cose vietale
Domini lege prohlbcntur alque dclinquat ,
nella legge del Signore , e airà praticato ,
Et cognoverii peccatimi suum , oderet ca-
28. 28. Ericonoscerà il suo peccato , offerirà una
pra m
inimaculabun : capra senza macchia
29. Ponetque inani un mijut caput hoslia» , qua* 29. F. porrà la mano std capo di essa , che è
prò peccato est, et hnmolabil eam in loco boio- ostia per il peccalo , e la immolerà nel hutgo de-
causli v<‘ olocausti.
30. Tolletqtie saccrdos de sanguine in digito suo: 30. Eil sacerdote prcttdirà col suo dito del san-
et langens cornila allaris hulocausli rcliquum fun- gue : c avendone messo su* corni dell’ aliare degli
det ad basini eju». olocausti, il rimanane lo verserà appiè di esso.
31. Omnein autem adinem auferens, sicut aufer- 51. Elevatone tutto il grasso, come suol to-
ri solet de victimis pet iucoruni adolobit super al- gliersi dalle vittime pacifiche , Ut farà bruciar sul-
,
tare in odorem suavilalis Domino: rogabitque prò V altare in odor soavissimo ai Signore : e pregherà
eo, et diniittetiir ei. per quell uomo , e gli sarà perdonato.
'
32. Sin autein de fiecoribus oblulerit victimam 32. Che se pei peccato offerirà vittima presa da
prò peccato, «veni scilicet immaculatam ; un branco di pecore, vale a dire una pecorella
senza macchia;
33. Ponet Rianimi super caput cjus . et tmniola- 33. Porrà la mano sul capo di lei, c la immo-
bU cara in loco , ubi solcnt aedi boloeauslorum lerà net luogo , dove sogliono scannarsi le vittime
hoslbe. degli olocausti.
34. Sumelque saccrdos de sanguine ejus digito 34. Eil sacerdote prenderà col dito del sangue
suo . et langens conimi allaris bolocaustl , rcliquum di essa , e toccherà i corni dell’ altare degli olo-
fundet ad basim ejus causti , e il rimanente lo verserà appiè di esso.
33. Onwem quoque adipem auferens , sicut au- 33. Epresone ancor tutto il grasso , come suol
ferri solet adeps aneti», qui immolalur prò paci- prendersi il grasso dciP ariete , che s* immola in
fici*. cmnabil super altare In incensum Domini; ostia pacifica , lo brucera sopra P aliare in olo-
J
rogabitque prò eo, et prò peccato cjus, et dunil- causto al Signore; e farà oratone per quell uo-
letur ci. mo, e pel peccalo di lui , e gli sarà perdonato.
per lo i>eccato, il sacerdote non tingerebbe i corni dell’altare col di lei sangue; perocché questo uon
laccasi, se non in quella specie di sacriUzJ. L’altare rapprcseutava Dio, onde aspergendo r altare col
sangue di quell’ostia si veniva a dare a Dìo il sangue di essa in vece del sangue c della vita del pec-
catore. Si in questo versetto, come in altri luoghi in vece di ostia per il /leccato l'Ebreo legge pec-
cato ; e così f* Apostolo parlando di cristo dice, ebe il Padre fece peccato per noi colui, che non area
peccato veruno 4. Cor. v. uit.
Vera. V. Sopra del guaie farà bruciare II grasso, ec. Le carni poi saran date a’ sacerdoti Pedi cap.
vi. ».
ver». ». in olocausto al Signore. V
Ebreo a’ esprime qui, come nel capo in. 6. t edi sopra.
Notisi , che nel sacrifizio per lo peccato usavasi il sale, ma non altre libagioni ne di vino, né d’olio,
nè di farro, le quali si usavan solo peli* olocausto , e |>er 1’ ostia pacifica.
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Capo Quinto
Deli* otti* per U /errato di aver taciuta la verità , per la immondezza , per l’errore *
1*1 giuramento , per /' abuso delle cote sacre , e per C Ignoranza.
1. Si peccaverit anima , et audierit voccrn jurao- 1. Se un uomo peccherà , perché avendo udii e le
Ib .Icstuque Inerii , quoti aut ipse vidit aut con- . parole di uno, che giurò , o estendo testimone
sci u» est: itisi indicaverU, portabit iaiquitatcni detta cosa per aver veduto , o per esterne consa-
«nani pevole , non vuol renderne testimonianza , porterà
la pena di sua iniquità.
2. Anima , qua: letiferi! aliquid immunduin , sire 2. Colui , che avrà toccato qualche cosa d‘ im-
quod «erisimi a bestia est , aut iter se inortuuiii mondo , sia un corpo ucciso da una bestia , ovvero
aul quotlUbet alimi rcplilc , et oblila fucini iiumun- morto da ze , oppur qualche rettile , e si sarà scor-
dilla: sua?,rea est, et deliqui! dalo di sua immondezza , egli è reo , ed t in colpa
3. Et si tetigeril quidquam de iinmundilia Immi- 3. Ese avrà toccata cosa alcuna d'un altro no-
nb. ju&ta omnem impuntatali, qua pollui soiel, mo > che sia immonda , di qualunque specie d* im-
oblitaque cognovcril postea , subjaccbit dclicto mondezza , onde ci. può contaminarsi , e non l i
abbia posto mente , e poi sfasale avveduto , sarà
reo di delitto.
4.Anima, qua? iuraverit et protulertt labiis sub,
, 4. Se uno ha giurato , e si è dichiarato colle sue
ut vet male quid tacerei, vel bene, et idipsum labbra di far qualche cosa di baie , o di male , e
luramcnto, et sermone flnnaverit , oblitaquc postea 10 stesso ha confermalo con parole di giuramento
mlcllexeril delictum suum, e dopo essersene dimenticato riconosce poscia il
suo delitto
5. Agni poenitentiam prò peccato, 3. Faccia penitenza del suo peccato ,
6. Et onerai de pregi bus agnaiu , sivo capram 6. E offerisca un' adirila , o iuta capra del greg-
orabilque prò ca sacerdos, et prò peccato ejus : ge suo , e’I sacerdote farà orazione per liti, e pei
suo peccato:
7. Sin aulem non potuerit efferre pecus, oflerat* 7. Che se non potrà offerire la pecora , offerisca
duos turtures, vel duos pullo» columbarum Dotni- due tortore , o due colombini al Signore , uno per
no , unum prò peccato, et allenili! in bolocaustum. 11 peccalo , t* altro in otocmislo.
• Inf. li. 8. Lue. a. a*. 8. E li darà al sacerdote , il quale offerendo il
8. Dabitque eos sacerdoti, qui primum offenns pròno per il peccato rlpieqhcrà II capo di esso ver-
prò peccato retorquebit caput ejus ad pcnmdas, ita so le ali , in guisa pero che resti attaccato al col-
ut collo bxreat, et non penilus abnnnpatur. lo , e non nc sia totalmente strappalo.
9. Et asperget de sanguine ejus parictcni altari*: 9. E aspergerà con jxxrte del sangue di esso i
quidquid autein reliquum fuerit , tacici distillare lati delT attore : e '/ rimanente lo farà colare appiè
ad fundamentum ejus quia prò peccalo est dello stesso altare j perché è (sacrifizio ) per il
peccato.
10. Altcrum vero adolebit in liolocaustum » ut 10. //altro poi lo braverà in olocausto secondo
Oeri solet : rogabilque prò co sacerdos , et prò Il rito : e il sacerdote farà orazione per lui , e pel
peccalo ejus ,
et dimiltetiir ei suo peccato , e saragli rimesso.
11. Quodsi non quiveril manus ejus duos «(Terre 11. Che se non avrà facoltà di offerire le due
, aut duos putto* columbarum . «Aerei prò tortore, o i due colombini, offerirà pel suo pec-
lurtures
peccato suo rimila; parlcm cplii (Immani : non cato la decima parte di un ephi di fior di farina :
mitici in eam oleuin, uec tburb aliquid impone!; non vi verserà sopra t’olio , né vi metterà incen-
quia prò peccato est: so , dappoiché si dà per il peccato :
Ver*. I. Perché avendo udite te parole di uno , che giurò ec. Vale a dire avendo udite le parole di
un terzo, ebe promise con giuramento di far qualche cosa, c contrattò interponendo II giuramento: se
ueslo tale, che è informato del vero . ricusa dì rendere testimonianza in giudizio, egli pagherà la pena
a ci suo peccato, onesta «posizione è di s. Agostino, di orlgcne , c di molti altri: havvl ehi espone in lai
guisa queste parole: se uno è Interrogato dal giudice, previo il giuramento, affinchè dica quello, che
ei vide, o sa intorno a un affare, che è in controversia, se egli ricusa di parlare, porterà la pena del suo
peccato, quelli, che così spiegano, suppongono, che il testo debba tradursi cosi: Se un uomo peccherà,
perchè avendo udito la voce di colui, che gii dà muramento (vale a dire del giudice) , non vuol rendere
testimonianza, ec. Dicesi che in alcuni MS*. si legga adjuranlis in luogo di jurantis. La prima interprete-
alone sembra meglio fondata.
Porterà ta pena di sua iniquità. Se potrà forse nascondersi alia giustizia degli uomini, non |>otrà
•chivare la pena , con cui lo punirà ino. / edi ver*. 6.
vera. 2. Sia un corpo ucciso da una bestia, ovvero ec. chiunque ha toccato il cadavere di qualunque
animale (fosse egli mondo, o immondo) morto da se stesso, ovvero di un animale Immondo, che è sta*
lo ucciso, e o per dimenticanza o per inavvertenza non si è puriiicato, lavando la sua persona , e le
.
sue vesti , cosini è in peccato. Notisi, che il cadavere di un animale mondo, che fosse «tato ucciso, non
recava immondezza a chi lo toccava } ma gli animali impuri , ancorché vivi, recavano immondezza: tali
erano I reti ili, Ixvit. xi. *2.
Ver». 3. Pi qualunque specie d‘ Immondezza, ond’ei può contaminarsi. Qualunque sia la maniera
d* immondezza legale, in cui quegli potè cadere secondo la legge.
Ver». 4. Se uno ha giuralo ...tu far qualche cosa di bene, o di male. Intcndcsi di un male fisico, c
permesso , non morale, v. g. un padre , che giura di gastigare la trascuranza del figliuolo. Gli Ebrei in-
tendono del male. Che uno giura di fare a se stesso mori incanti usi col digiuno, o colta penitenza.
Riconosce poscia il suo delitto. L'Ebreo riconosce di aver toccato in alcuna di queste cose: donde
a* inferisce che la (tendenza , c il sacrifizio ordinato ne* due versetti seguenti riguarda tutti i casi finora
descritti in questo capitolo. Cosi s. Agostino, quaesl. I.
Ver», t». Fama penitenza. L'Ebreo, e li Caldeo Confessisi peccalo , che ha fatto: e gii Ebrei Inse-
nano , che ricercava»! una special confessione del (leccato , la quale facessi dal reo nell* alto di porre
55 sue mani traile corna della vittima.
ver». 7. Che se non potrà offerire ta pecora. Per la sua povertà, come vede»! dall' Ebreo.
Ver». 11. La decima parte di un ephi. Cioè uu gotnor, che era la misura di farina sufficiente pel villo
di un giorno. Fedi Ex od. xvi. utt.
Fon vi verserà sopra Cotto , nè vi metterà incenso. Lo che costumava*! generalmente nel sacrifizio
di farinai ma e vietato, quando 6 Sacrifizio per lo peccalo, per significare, che ii peccatore è prive
fot. I 37
jOO;
, , . . , : ,
13. Anima «I pra?varicara carremomas per erro- 13. Colui , dìe per errore trasgredisce te ceri-
rem iu hi* , qua* Domino «uni sancliflcala , pecca- monie , e pecca riguardo alle cose santificate ai .5
V-
verit, offrirci prò delieto suo arietem immaeulatuin gnnre , offerirà pel suo peccato un ariete immaco-
de gregibus, qui ani |>olest duobus siciis juxte lato del gregge , che può aversi per due fieli se-
pomi us Sanctuarii: condo il peso del Santuario:
46. Ipsumque , qnod intulit , damni rcstituct et , 16. E
risarcirà U danno dato , e vi aggiungerà
quintem partem pone! supra , tratiera sacerdoti wi quinto di più, e lo darà ai sacerdote , il quale
qui rogabìt prò eo , offerens arietem , et dimiUe- fard orazione per lui , offcranio fartele, e sara-
lur ci. gli perdonato.
17. Anima si peccaverit i»er ipnorantiam . fccc- 17. Se un uomo pecca per ignoranza, e fa al-
ritquc unum ex hi*, qua; Domini lege prolilbentur, cuna delle cose vietate dalla legge del Signore , e
et peccati rea intenexerit inlquitatem sunm reo di colpa riconosce la sua inupùtà ,
18. Ofleret arietem iinmaculatum de gregibus 18. Offtrirà un aride di branco senza macchia
sacerdoti juxta merauram , aestìmalionemque pec- al sacerdote secondo la misura , e la qualità dei
cati : qui orabit prò eo , quia nescicra fcccrit ; et peccato: e questi farà orazione per lui, che igno-
diinitletur ci, rantemente ha peccato j e saragli perdonato
19. Quia per errorem doiiquit in Doni in uia 19. Perchè ha peccato per errore contro il Si-
gnore.
della vera allegrerà figurata nell’ olio, c non può essere di buon odore dinanzi a Dio, come lo sono t
giusti secondo quella parola di Paolo: Il buon odore di Cristo siam noi a Dio, il. Cor. u. 15.
vera. 15. F. pecca riguardo alle cote santificate. Come per esempio, se un laico mangia delle carni
immolate a Dio , e ri serba le pe’ sacerdoti, o non offerisce ie primizie, le decime, ec. non per malizia ,
ma per inavvertenza, o ignoranza.
Vcrs. 17. Se un uomo pecca. Da quello, che dicesi, vere. 19. perché ha peccato contro il Signore,
ne inferiscono gl’ interpreti , che si tratti qui della omissione commessa intorno alle ccrtiuouie sacre ;
omissione che non sia di danno ad alcuno.
.
Ver*. 18. Secondo la misura e la qualità dei peccato. Il sacerdote determinava la qualità dell’ ostia
,
Capo 0t0to
Oblazione per il peccato commesso scientemente. Lenti deli’ olocausto , de I fuoco perpetuo , e
di ciascheduno de* sacrifizi , e oblazioni del sacerdote nel di delia sua consacrazione , c ge-
neralmente delle ostie per U peccalo : e chi , e quando possa mangiarne.
verà. 9. Disprezzando il Signore. Il quale tutto sa, tutto vede, e fu testimone dei deposito, c vede
la mala fede di colui, che lo niega. li disprezzo di Dio è qui preso per una mancanza di rispetto . o sia
per poco timore di Dio , ed è un disprezzo interpretativo. Parlasi qui di peccati occulti, e de’ quali non
si può in giudizio convincere*! reo. Di simili peccati , quando sono pubblici, parlò già Mosè, Fxod. xxii.
Vcrs. 6. Secondo la estimazione , ec. Questa estimazione la facea il sacerdote, c l’ariete dovea es-
sere di maggiore , o minor prezzo secondo il giudizio del sacerdote.
Ver». 9. Questa é la legge deli* olocausto. Di quello, che si offeriva mattina , c sera.
Sarà bruciato fino al mattino. Si dovoan perciò mettere le parti dell’ostia al fuoco I* una dopo l’al-
tra , affinché questo sacrifizio della sera durasse siuo alla mattina come quello della mattina si facea
durare fino alla sera , se però non vi fossero stati altri olocausti da offerire. Quanto agli altri sacrifizi
di espiazione, o di propiziazione , o di ringraziamento, le parti deli’ ostia, che dovean abbruciarsi, si
mettevano sopra l’olocausto perenne; onde queste ostie erano accessorie dell’olocausto, e perciò l'al-
tare ebbe il nome dagli olocausti.
Ilfuoco sarà ec. Non sì prenderà d’altronde, ma sarà perpetuamente sull’altare. CU Iblei voglio-
no , che questo fuoco si conservasse per miracolo.
. . . .
. , .
nel*: lollctmie cinerea, quo* voran* Igni* cxusslt che (U tino : t premierà la cenere , tn cui il fuoco
divoratore Ita ridono P olocausto , c avendola mes-
ci ponens juxta alloro
sa presso P aliare
a-
13.. spoliahitur priori bus vestimenti», Indutusquc 11. Si spoglierà delle prime vesti* e in altro
11
aliis eflercteos extra castra, cl In loco inundlssi- bito la porterà fuori degli accampamenti , e *
consumi /uor/o mondissimo farà, che si consumino fino
mo usque ad favillain f:idel
ultima favilla.
all. ' ulti
igni* aulem In altari semper aniebit , quetn 13. Il fuoco starà sempre acceso sopra Pattare ,
nutriti saccrdos, subUciens Ugna mane P<* s «uni- e il sacerdote lo manterrà , ponendovi ogni di al
]oh die* , el imposilo h olocausto desuper, adolebll
mattino delie legna , sulle quali poserà oli olocau-
sti , c brucerà il grasso delle ostie pacifiche.
adii**» iKiciflcorum . . . non
13. Questo è il fuoco perpetuo , il quale
,
13. igni» est iste pcrpetuus, qui nunquam
defl-
Cict ili altari
mancherà giammai sulP altare.
14. Ha*c rsl lex sacrifici! , et libamcnlorum , qua; 14. Questa è la legge dei sacrifizi , e delle liba-
gioni , che si faranno da' figliuoli (P Aronne dinan-
ofTercnt filli Aaron conun Domino , et Corani altari. J
zi al Signore , e dinanzi all altare
15. Tollct saccnlos pugillum similx , qu* con- 13. H sacerdote prenderà una manata di fior di
spersa i*sl oleo, et tolum tlius, quod super simi- farina aspersa d' olio , e tutto P incenso messo so-
iam positura est : adolebitquc illud in altari in rao- pra la farina ; e brucerà il tutto sull’altare in me-
nimentum odoris soavissimi Domino : moria , e odor soavissimo al Signore J
16. luiiquam antera nartem simita; comode! Aaron 16. Il rimanane poi della farina la nunujerà A-
cura fìliis suis absque Tormento: et comodct in loco roane co’ suoi figlinoli tu-nza lievito : e la numgerà
sancto atrtt tabcmaculi nel luogo santo , nelP atrio del tabernacolo.
17. Élla non si farà lievitare, perda' una parte
n. ideo aulem non ferracnlabitur , quia pars ejus sarà E
in Domini oflcrtur incensura, sanctum sanclorum di essa si fa bruciare in onor del Signore.
crii , sicut prò peccalo atquc dclido
cosa sacrosanta , come P offerta per il peccato e
* mungeranno
18. JNe soli maschi della stirpe di
Marea tantum stirpi» Aaron comedcnt iliud.
18.
i
ttrasrr&srs ss»
ver ,
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». vis attieni ficaie, In quo coda est , confrin- ». Il voto di terra, ht cui tarò itala coti a , ti
getur : quoti si ras asneuui fueril , Uefricabitur et spezzerò : se il vaso è di rami , si strofinerà , c si
lavabi tur aqua. laverà coll'acqua.
». Oninis naasculus de Renerò sacerdotali vc- ». Tutti i maschi di stirpe sacerdotale munge -
scctur de caroibus ejus , quia sancluin sanctorum ranno delle carni di lei , perché i cosa sacro-
est. santa.
•
50. noslia enim, quae rmdilur prò peccato, 30. Ma di quell ’ ostia immolala per lo peccalo ,
cujus sanguis infertur io t.iberoaculum testimoni! il sangue di cui si porta net tabernacolo del lestl-
atf e\ piami um iu Sancluario, non comedelnr, ted monio per fare t’ espiazione net Santuario , non se
comburetur igni. • Supr. 4. 3. ffeb. 15. 11. ne mungerà, ma sarà bruciata nel fuoco.
Vera. 28. H
vaso di terra... si spezzerà: se.il vaso i di rame , ec. Il vaso di terra estendo poroso ri-
tiene mai sempre qualche cosa dt quello, che vi si cuoce; il vaso di rame al contrario facilmente si ri-
pulì tee.
ver». 30. Ma
di queir ostia immotata per lo peccato, ee. Se oc è parlato, cap. iv. 12. 21.
Capo iSettima
Rito dell’ oblazione deir ostia per il delitto, e dell * ostia , e della vittima pacifica :
è proibito generalmente di mangiare il grasso e il sangue. ,
1. baco quoque lex hoslls prò dclicio : snuda 1. Questa è parimente la legge dell’ostia per il
sanctorum est: delitto: cita t! sacrosanta
2. Idein o ubi immotabitur holocaustum ma- , 2. Quindi 6 , clic dove immolasi I’olocausto , Ivi
ctabilur et vidima prò dclido sanguis ejus per
: s* immoterà l’ostia per il delitto : il sangue di essa
gyrum altari* funddur; si spargerà intorno all’ altare j
5. Oflerent ex ca caudato, cl adipcm, qui ope- 3. Si offerirà la coda, c il grasso che cuoprc te
ri! viialia viscere ,
4. Duos renunculos , et pinguodinem , qua* juxla 4. 1 due reni , e il grasso , che <* presso a’ lom-
ilia est , reliculumque jecoris cum renunculto : bi 3 e la rete del fegato insieme co’ reni:
3. Kt adolehit ca sacerdos super aliare: inccn- 5. E
il sacerdote li farà bruciare sopra l’altare:
suin osi Domini prò dclicio. si consumi tulio col fuoco in onor del Signore per
il delitto.
6. Omni* masculus de sacerdotali genere in loco tì. Dell’ altre carni di essa mangeranm tulli i
sancto veseelur bis carnibus; quia sanctum sancto- maschi di stirpe sacerdotale nel luogo santo j per-
rum est. ché elle s*m sacrosante .
7. Sicut prò peccato olTertur hoslia , ila et pro 7. SI offerisce l’ostia per il delitto allo stesso
delirio: utnusque liosli.T lex una crii: ad saccr- modo , che per il peccato : l * una e /’ altra ostia
dotem, qui cani obtulerit, pertiuebit. hanno la stessa legge: e apparterranno al sacer-
dote , che le ha offerte.
8. Sacerdos , qui offcrt holocausti vidimain, ha- 8. Jt sacerdote, che offerisce la vittima detPolo-
liet pellem ejus. causto , ne avrà la ftelle.
9. Et omne sacri dei um similn*, quoti coquitur 9. E
ogni oblazione di farina , che si cuoca nel
in clibano, cl quidquid in craticula, vcl in sartaginc forno , e quella , che si prepara sulla gratella , o
P ree parai ur,
qus crii sacerdolis, a quo oflertur: mila padella , sarà del sacerdote , da cui viene of-
ferta :
10. Sivc oleo oonspersa, sivc arida fucrint, cun- 10. Sia ella aspersa d’ olio , muterà asciutta , sa-
ctis filiLs Aaron mcnsura «qua per singulos divi- rà distribuita Ira lutti i figliuoli d* Aroime, egual
detur. porzione a ognuno.
11. Htrc est lex hoslix pacificorum, qua* offer- 11. Questa t la legge dell’ostia pacifica offerta
tur Domino. al Signore.
12. Si prò gratiarum aclionc oblatio fueril , of- 12. .Ve l’oblazione sarà per rendimento di grazie
ferent panca absque fenueulo conspersos oleo, et si offerirarmo pani non lievitati aspersi coti olio ,
lagana azyma ancia oleo, coclamque similaui, et e stiacciale azzime unte con olio , e fior di farina
collyridas olel adraistione conspcrsas: colla , cioè torte fritte intrise con alto:
13. Pane* quoque fcrmcnlatur cura hostia gra- 13. E
anche de* pani lievitati insieme coll’ ostia
liarum, quae immolatur pro pacilicis j di ringraziamento , che s’ Immola nel sacrifizio pa-
cifico
Veti. I. Questa è la legge de/r ostia per il delitto, sono molto discordi tra loro gl'interpreti nell’as-
aegnarc la differenza trai peccato. e’I delitto. 8. Agostino quaesl. 20. ditte, che il peccato consiste nel
fere alcuna cosa proibita : il delitto nell’ omettere, quel che è comandato: e delio stesso sentimento fu
>• Gregorio, hom. 20. in tzerh. e altri Speditori. Egli è certo, che queste due parole sono usate sovente
,
nelle scritture runa per l’altra; ma allorché si distingue l’una colpa dall'altra, sembra più veroiml-
le, ebe il peccato sia quello, il quale o di sua natura, o attese le circostanze è inen grave, come per
esempio quello, che si fe per ignoranza , o per inavvertenza Il delitto poi quello che di sua natura ,
: ,
o attese le circostanze è più grave; come per esemplo quello, che riguarda Dio, e le cose sante. Per Ut
ua! cosa osservano, ridi ledersi maggior vittima per il delitto, cioè un ariete, laddove per il peccato
Sastava un agnello, o ima capra.
Ella è sacrosanta. K perciò non potranno mangiarne, se non l sacerdoti; c questi non altrove, che
nell’ atrio, cap. vi. 26 .
causto. I sacerdoti della stirpe d' Aronne servivano alternativamente al tabernacolo ognuno |>cr la sua
settimana ,.comc vedremo.
Vers. lo. .Wirà distribuita. ..egual porzion a ognuno, ognuno servendo a suo turno al tabernacolo,
e facendo le funzioni sacerdotali nel tempo, che a lui tocca , verri a godere egualmente, che gli altri,
di tali offerte, .sembra questa la maniera più semplice di conciliare queste parole con quelle del ver-
setto precedente.
vers. 12. Se r oblazione sarà per rendimento di grazie. Questo chiamasi sacrifizio pacifico, perché col
nome di pace g?i Ebrei Intendevano qualunque bene , o favore , o grazia, / ali cap. in. 13.
vers. 13. F. anche de" pani lievitati, non per metterne sull’altare, e bruciarli; perocché questo è
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. : . . *:
14 . Ex qulbu* uous prò primitiis oflerctur Do- 14. De* quali (jxuti) uno ti offerirà al Signore
mino , et erit sacerdolis ,
qui fuodel botti» wn- per primizia , e sarà del sacerdote , che spargerà
guinein : il sangue dell' ostia :
camcs eadan comcdenlur die , noe
15. Ctiius 15. Le carni della quale si mangeraruio lo stes-
remanebil ex eis quidquam usque mane. so giorno , c non ne resterà nulla fino al seguente
mattino
17. volo
16. Si spente , vei quispinm obtulcril ho- 16. Se per ragion di voto , o per libera elezioni:
stiam , radetti simllilcr edetur die; seti et si quid wto <> Hmrà gunlclir ostia , ella sarà similmente
in craslinum remanserit , vesci licituin est : mangiata lo stesso di ; ma quando alcuna parte
ne avanzasse pel di dipoi , sarà lecito di man-
giarla
Quidquul autem terlius inveneri t die?, ignis 17. Ma
qualunque parie ne resti al terzo gior-
almimel. ni> sarà consunta coi fuoco.
IH. si quis de camlhu* vidima; paridcorum die 18. Se alcuno manjrrà il terzo giorno delle car-
lerlio comederit , irrita flcl oblatio , nec proderit ni dell' ostia pacifica , l’oblazione divertiI buttile ,
offerenti: quìn polius quaviimque anima tali se edu- c unii 'ii»n ni alt' "l>l, Unte: anzi qualunque amimi
lio conlaminaverit ,
prccvaricalionis rea crit. si sarà con tal cibo contaminata , sarà rea di pre-
varicazione.
19. Caro , qua? aliquid leligcril immundum non , 19. La carne , che avrà toccato cosa immonda
cutuedetur
29. , sed
comburclur igni : qui inerii inun- non si mangerà , ma sarà consumata col fuoco
dus, veseelur ex ea. mangerà dell’ ostia (pacifica ) chi ù puro.
90. Anima [Milluta , qua* ederit de camibus lio- 20. L’ tutina 3 che essendo impuro mangerà del-
fila:parificorum, qu* oblata est Domino, peri bit le
1
carni dell ostia pacifica offerta al Signore* sarà
do populis siiis. sterminato dalla società del suo popolo.
91. Et qua; tetigerit imraundiliam hominis , vel 21. E
colui , che avrà toccato qualclw cosa (V im-
jumenli . sive onmis rei , qua polluere fblest , et puro , sia di un uomo , sia d’un giumento , o n/-
comedoni de bujusccmodi carnibus, iuteribii de cuna di tutte quelle cose , che /tossono rendere im-
(Kipulis suis. mondo , e mungerà di esse carni 3 sarà sterminalo
dalla società del suo popolo.
Loculusqiie est Dominus ad Moyscn, dicens: 22. E
II Siiptorc /tarlò u Mosi , e disse :
23. Loquere lìliis Israel: Adipem ovix, et bovis, 23. Tu dirai a'/ù/liuoll di Israele : Voi non mun-
et capra> non comedetis. gerete li grasso della pecora , e del bue 3 e della
capra.
24. Adipem cadavcris morticini . et ejus anim.t- 24. Del grasso di una bestia morta da se 3 m*-
lis , qu«'d a bestia caplum est , babebilis in varios i-ero turisti da un'altra bestia , re ne servirete pt?
tstus: vari bisogni.
25. Si quis adipem, qui oflcmdcbcl in inccnsum 25. Se alcuno mangerà del grasso , che dee offe-
Domini ,
comederit , peri bit do populo suo. rirsi brucialo al Signore , sarà slermimto daUa
società del suo popolo.
Sanguincm quoque omnis animali» non su-
96. 26. Parimente v’ asterrete dal cibarvi del sangue
metis in cibo lam de avibus , quam de |>eeorìbus. di qualunque animale , sia uccello , sia quadru/teae.
27. Onmis anima, qua; oderit sanguinem , peri- 27. Chiunque mungerti dei sangue , sarà stermi-
bit de populis suis. nato dalla società del suo popolo.
28. Locutusque est Dominus ad Moyscn , dicens: 28. E
il Signore parlò a Moti t e disse :
29. Loqucro flliis Israel, dicens: Qui ofTert vi- 29. Tu dirai a’ figliuoli di Israele: colui, che of-
dimalo iiaeilìcorum Domino , olierai simul et sa- ferisce al Suptnre un’ ostia pacifica , offerisce di-
crificami , id est , libaincnta cjus : siane r oblazioni , vate a dire , le sue libagioni:
30. Tenebit manibus adipem hostia» , et pertu- 30. Terrà nelle mani il grasso dell’ ostia , e il
trulum: cunique ambo oblata Domino consce favo- /ietto: e dopo m'er consacrato Cuna e l’altra cosa
rii , tradel sacerdoti al Signore , te darà al Sacerdote ,
31. Qui adolebit ;<di|>ein super altare; peci use il- 31. Il quale farà bruciare il grasso sopra l’al-
luni autem erit Aaron, et tìliorum ejus: tare j ma il peno sarà di Aronne 3 e de’ suol fi
Olinoli :
32. Annus quoque dealer de paciQcorum hoetiis 52. Similmente la spalla destra delle osile paci-
OOdet in priniilias sacerdotis. fiche sarà /ir t inizia del sacerdote
33. Qui obtulcril sanguinari , et adipem , flllo- 33. Colui de’ figli d’ A rotule . che avrà offerto il
mm Aaron ,
ipse liahehit et armimi dextruui in sangue e il grasso 3 am) parimente la spalla destra
portkme sua. per sua porzione .
Pectusculum enirn elevationis, et armum sc-
34. 54. Perocché il petto dopo la elevazione , e la
parnlionis tuli a filiis Israel de hosliis co rum |»a- spalla già separala , la ho io presa da’ figliuoli <TI-
proihito, cap. II.; ma per offerirgli a' sacerdoti. Non mancano però Interpreti, I quali dicono, che
il.
nel rendimento «li grazie potesse offerirsi del pane fermentato.
sacrifizio di
Vers. 11. De’ guati (pani) una
ti offerirà a t Minore ec. uno di questi pani sarà dato al sacerdote,
che rappresenta lo stesso Dio; coll'offerta di questo pane si considereranno come offerì» auebe gli altri.
Ver». IH. il terzo giorno delle carni dell’ ostia /' oblazione diverrà inutile. Pec-
Se alcuno intingerà
cando contro questa legge stabilita da me perderà il merito del suo sacrifizio.
,
vers. 19. La carne, che arra toccato ec. s’ Intende delle carni offerte a Dio, le quali dopo l’immo-
lazione avesscr contratta immondezza col toccamento di qualche cosa d’immondo; queste non si inan-
giavan più, ini si bruciavano con fuoco profano.
Mangia dell’ ostia chi C puro, onesta è una legge generale, che per mangiare le carni di una vit-
tima blsofTTa essere scevro d’ogn’ immondezza.
Ver», a). L’ uomo che estendo impuro mungerà ec. Se sapendo d’ esser immondo uno mangia dello
.
carni di una viliima sarà reciso dalia congreg.uion d’Israele; se lo fece per ignoranza, si espierà coi
,
sacrifizio, di cui cap. v. 3.
Vers. 23. \on incingerete il grasso ec. Il grasso di questi animali immolali in onor mio. Tedi cap.
ni. 17.
ver*. 24. Del grasso di una bestia morta da se, re. Non poteano mangiare il grasso di questi anima-
li; ma era lecito di servirsene per altri usi.
Vers. 29. Offerisca insieme V oblazione, cioè la libagione di fior di farina.
Vers. 30. Dopo aver consacrato Cuna e Poltra cosa al Signore: L’Kbreo: agiterà, alzerà II grasso,
e il petto della alluna dinanzi al Signore. SI è già parlato ui questa ceninomi , Exod. xxix. 26.
Digi
. ,
, . . -
,.
Ver*. 36. Tate i 1‘ unzione d’ Aronne. Talee la porzione 4. de’ sacrlfizj serbata ad Aronne, c a 'suoi suc-
cessori; porzione acquistata da lui nella sua consacrazione. La volgala è un poc’ oscura; ma tate è il
scuso di essa e dell’ Ebreo, come apparisce da quel, che segue.
Vere. 37. Dell’ olocausto , e dell' oblazione . ec. Si noverano le sci specie di sacrifizi già descritti ;
primo, l’olocausto; secondo, l'oblazione, cioè ii sacrifizio di farina; terzo , il sacrifizio per il peccalo ;
quarto, per li delitto; quinto, per la consacrazione de' sacerdoti ; sesto, li sacrificio pacifico.
Capo dDttana
1
Consacrazione di Aronne Pontefice , e de sacerdoti suoi fieli: unzione fatta
da Mosé del tabernacolo , e delle sue suppellettili.
line» , et cinxit balle» , imposuitquo initras, ut sti di tonache di lino , e pose il cingolo a' loro
ji isserai Dominus. fianchi, e mise loro In testa te mitre , conforme
uvea ordinato il Signore.
14. Obtulit et ritulum prò peccato: cumque su- 14. Offerse dipoi un vitello per il peccato : e
per caput cjus posuisscnl Aaron et fiUi ejus Humus avendo Aronne , e i suoi figliuoli poste sopra ii
sua» , capo di esso le loro mani
45. linmolarit eum , hauriens sanguinem , et lin- 15. Lo scannò , e ne attinse il sangue , e intin-
cio digito , tetigit coraua aliar» per gyrum ; quo toti il dito , toccò i comi dell' altare all' intorno ;
expialo , et sanciiflcato, fudit reliquum sanguinem e avendolo espiato , e santificato, sparse appiè di
ari fuudamenla ejus. esso il resto dei sangue.
46. Adipetn rero, qui crai super rilalia, et ro- 46. Il grasso poi, che era sopra te viscere, t la
rers. 2. Prendi Aronne , ec. Quello . ebe era stato ordinato a Mosé nel capo xxix. dell' Esodo, »t de-
scrive qui come eseguito a parte a parte.
Vere. 7. Delta tonaca di lino. La quale , Exod. xxriu. , è chiamata tonaca di Uno tirella.
vere. 19. E ì figliuoli di lui., .rivetti ec. Né qui, nè in alcun altro luogo si parla di alcun abito parti-
colare pe’ Leviti, t quali solamente sei anni prima della rovina del tempio ottennero da Agrippa re dei
eludei di poter portare la tonaca di Imo, come sacerdoti; lo ebe fu considerato come gran novità.
i
i Goosle
. , , j ,
He ulani Jecoris , duosque renunculoa cum arvlnu- rete del fegato , e i due reni coi loro grasso , fece
lis sui*, adolevit super altare; il tutto bruciare sopra fallare
17. vitulum cuin pelle, et carnibus, et Amo cre- <7. Bruciando il vitello coita pelle , e le canti
mans extra castra , siali praeceperat Dominus. e gli escrementi fuori detf acoampamaito , come
avea ordinato il Signore.
18 obtulit et arietem in holocausluni
. super : 18. Offerse anche tot ariete in olocausto : e aven-
cujus caput cum lmposuissenl Aaron et filli cjus do21.
Aronne e i suoi figliuoli poste le loro mani so-
manus sua* pra il capo di esso ,
19. Immolarli cuoi, et fudit sanguinem ejus per 19. Lo immotò * e ne sparse il sangue intorno
circuitimi altaris. alf aitare .
20 . Ipsumque arietem in frusta co nei deus, caput 30. E tagliato in pezzi f ariete , ne bruciò sul
ejus, et *rlus. et adipem adolevit igni, fuoco il coito , le membra , e il grasso
,
31. Loti* prius intestuiis, et pedibus; totumquo Avendone lavali pròna jf intestini , e i pie-
slmul arietem incendi! super aitare, eo quod es- di j cosi tutto insieme l’ariete lo bruciò sopra rol-
se* holocaustum suav issimi odoris Domino, skut lare , perché era un olocausto di odor soavissimo
34.
pra*ce|Krat ci. al Signore , come questi gli aiea comandato.
23. Obtulit et arietem sccundum in consccralionc 23. Offerse ancora un sccotulo ariete fntr la con-
sacenlolum: posueruntquc super caput ejus Aaron sacrazione de’ sacerdoti : e Aronne e i suoi fi-
et iilii cjus manus sua* : gliuoli posero sopra di esso te loro mani :
35. Quem cum Immolasset Moyses, sumens de 33. E Mosi avendolo ilmutilalo prese del saiupte
sanguine ejus. teligli extreinura auricufce dextrae di esso , e toccò l'estremità dell’ orecchia destra di
Aaron , et pollicem manus ejus dextne , slinililer Arotme , e il pollice delia destra di lui , e simil-
Ct pedis. mente ({et piede.
9
Obtulit ct filios Aaron: cumque de sangui- 34. Prese anche i figliuoli di Aronne: e avendo
J
ne arielis Immolali tcligisset exlrcmura auricola: col sangue deli ariete immolato toccata festremità
singulorura dextne, et polli* v- manus ac pedis detf orecchio destro di ciascheduno, e i potile* delia
deliri; reliquum fudit super altare per circuì tuin: mano, e del piede destro j il resto (del sangue)
sparse sopra I aitare all’ intorno:
38. Adi|»cm vero, et caudam, omnemque pio- 35. E separò il grasso , e la coda , e tutta la pin-
guedinem . qua.* operi t intestina, reticulumquc je- guedine , che coltre gl' intestini , e la rete del fe-
eoris, et duo* rcncs cum adiplbus sub, et armo gato , e i due reni col loro grasso , e la spalla de-
dextro separavi!. stra.
36. Tollera autem de canistro azvmorum, quod 36. E avendo preso dal paniere degli azzimi, dui
crai coram Domino panelli absqùe fermento, et
,
stava dinanzi ai Signore , un pane non lievitato, e
collyridam conspcrsam oleo, laganumque posud una stiacciata aspersa d‘ olio, e una torta , la pose
super adipes, ct amium dextrum, sopra il grasso , e la spalla destra ,
27. T radon» simul omnia Aaron, et Aids ejus: 27. E diede tulle queste cose insieme ad Arotme,
qui postquam levaverunt ca coram Domino e a’ suoi figliuoli: e dopo die questi t’ebbero ele-
vale dinanzi al Signore ,
38. Ramni
suscepta de manibus corum, ado- 28. Mosi te ripiglio dalle matti loro , e le fece
levit super aliare bolocaustl , eo quod consecralio- bruciare sopra cattare deli’ olocausto , perdii era
nis ossei oblatio in odorem suavitatb sacrifica Do- oblazione di consacrazione , e sacrifizio di soave odo-
mino. re al Signore.
21). TulUque jicclusculum , clcvans illud coram 39. E dopo aver elevato dinanzi al Signore il
Domino , de ariete consecrationb in partem suuin, petto dell’ ariete della consacrazione, lo prese per
sicut prceccpcrat ei Doralnus. sua porzione , secondo V ordine datogli dai Signore.
30. Assumensque unguentino , et sanguinem, qui 30. E preso V unguento , e il stuujue , che era
irrat in altari , aspersi! super Aaron, et vesti menta sopra fallare, ne asperse Arotme, t le sue vesti-
ejus ct super filios ilUus, ac vestes cornili. menta, e i figliuoli di lui , e le loro vestimento.
M. Cumque sanclifìcasset eos in vestita suo, 31. E dopo d’ averli santificati, vestili come era-
prseccpit eis, dlcens: Coquile carne» ante fores no , comaiuiò loro , dicendo : Cuoce te te carni da-
tabernacoli, et ibi comodile eas: panes quoque vanti alla porta del tabernacolo , e ivi mangiatele:
w
CO— ec tlonb edite, qui positi sunt In canistro, e mangiale miche 1 pani della consacrazione, che
sicut prascepit mihi Dominus , diccns : • Aaron, et sono net paniere , conforme mi ordinò il Signore ,
Ubi cjus eomodent eos • Exod. 29. 52., «30. 22.,
: dicendo: Li ìnangeranno Aronne, e i suoi figliuoli.
et 40. 9. , et Inf. 34. 9.
52. Ouidquid autem reliquum fuerit de carne 33. Quello poi, che avanzerà di carne , e di pa-
et panibus, igni» ahsumet. tte , sarà consumato col fuoco.
33. De ostio quoque tabcroaculi non exibitls 33. Eoi di più non uscirete della porla del ta-
peplum diebus ,
usque ad diem , quo complebitur bernacolo per sette giorni, fino ai di, hi cui si com-
teinpus consecrationis vostra:: scplem eiiim diebus pie il tempo della vostra consacrazione j perocché
finitur consecralio ; in sette giorni si compie la consacrazione j
34. Sicut et impneaentiarum factum est , ut rilus 34. Nella guisa , che si t fatto adesso , affinché
sacrificii complcrctur. perfetto sia il rito del sacrifizio.
33. Die, ac iM>cte manebilis in taberuaculo ob- 35. Dì e notte starete nei tabernacolo vegliando
servantcs custodia» Domini, ne moriamlnl : sic al servizio del Signore , affinché noti muoiale: daiy-
eniin mihi prarceptum est. poiché così mi è stato comandato.
36. Feceruntquc Aaron et fili! ejus cuncla, quae 36. E Arotme c i suol figliuoli fecero tutte le cose
loculus est Dominus per inanurn Moysi. comandate dal Signore per mezzo di Mosi.
ver». 23. Toccò l'estremità detf orecchia destra ec. con questo toccare e bagnare col sangue dell'a-
riete l’orecchia, il pollice della mano, e quello del piede, veniva a significarsi la consacrazione di lutto
il sacerdote al servigio del Signore.
vera. 31. Vestiti come erano. I sacerdoti non poteano fare veruna funzione senza le loro vesti,
vers. 33. Non uscirete della porta del tabernacolo. »e’ tempi posteriori 1 sacerdoti, quando erano di
settimana, non uscivano fuori del tempio; e il sommo sacerdote non si vedea mai co’suoi abiti sacer-
dotali fu ora del medesimo tempio. Jaddo andò così vestito incontro ad Alessandro Magno; ma questo fu
un caso straordinario.
, , , ,, . . , , ,
Caj]o Uono
Arotuio consacrato dopo aver rendute a Dio le primizie de’ sacrifi zj per se , e pel popolo
, ,
benedice u popolo. Apparisce (a storta del Signore , e un ruoco , che divora P olocausto.
5.
1. Faclo aulem ottavo die. vocavìl Moyses Aaron. 4. l 'aiuto poi rollavo giorno , Mosi chiamo Aron-
et tilios ejus, ac inajorcs natu Israel , ’dixitque ad ne , ci suoi figliuoli, c gli anziani d* Israele , e
Aaron: ,
disse ad Aronne:
2. • Tolle de armento vitulum prò pfreato, et 2. Prendi dati’ armano un vitello (da offerire)
arietem in hok>cau.slum, ulrumquc iminaculalum, per il jieccato , e un ariete in olocausto ' ambedue
cl odor illos corain Domino. * Exod. 29. i. siern senza macchia , e offeriscili dinanzi al Si-
gnore.
Et ad fllios Israel loqucrìs: Tollile hlrcum 3. E
dirai a‘ figliuoli d 3
Israele: Prendete un
prò |Kvcalo . et vitulum, alque agnum anniculo», ariete per il peccalo , e i ai vitello , e un agnello
et «ine macula
holocaustum
in delT armo, e senza macchia per fare olocausto,
4. Bovem ,
et arietem prò pacifici» , et immo- 4. Un bue , e un ariete per ostia pacifica , c im-
late eos coram Domino singulorum
, in sacrìticio molateli dinanzi ai Signore , offerendo nel sacrifi-
similam comperami oleo offerentcs: hodie enim zio di ognun di questi della farina aspersa con olio :
Dominus apparebil vobis. imperocché oggi il Signore vi apparirà.
5. Tulerunt ergo cuncta , qme jusserat Moyses 3. Presentarono adunque tulle le cose ordinale
ad oslium labemaculi,: ubi cum omnis multiludo da ilo sé alla porla del tabernacolo : e stando ivi
* astore! presente tutta la moltitudine ,
6. Ait Moyses: Iste est semio, quem praecepil 6. Disse Mosi: Questo é il comandamento , che
Dominus: facile, et apparebit vobis gloria cjus. ha dato il Signore: eseguitelo , e la maestà di lui
si farà a voi vedere.
Et disii ad Aaron: Accede ad aliare, et im-
*7.
7. E 1
disse ad Arotme: Accostati ali aitare, e
mola prò peccato tuo: ofler holocaustum, et de- fa* il sacrifizio pel tuo peccato: offerisci l’olocau-
3
precare prò le , cl |>ro populo : cumquc macia ve- sto , e fa orazione per te , e pel imputo : e scan-
ri» hostiam populi , ora prò eo , sicul prceccplt nata che avrai Posila del popolo , fa’ orazione per
Dominus. esso , come ha ordinato il Snpiore.
8. Statimquc Aaron accedcos ad altare immola- 8. E
immediatamente Aronne appressatosi atfat-
vii vitulum prò peccato suo: tore immolò il vitello pel suo peccato:
9. r.ujus sanguinai) obtulenmt ci Qlii sui in quo : 9. E
avendogliene i figliuoli di lui presentato il
tingcns dicitum teli gii conma altari», et fudit n> sangue , intinse in esso il dito , e toccò i comi
siduum ad basini ejuc: deir altare, c terso il rimanente appiè dello stesso
altare :
40. Adipemquc , et rcnunculos. ac reticulum je- 40. E 3
messe nel fuoco sull altare il grasso, e i
coris , qua: sunt prò peccato , adolevit super altare, reni , c la rete del fegato dell* ostia per il peccato,
sìcut pnece|icrat Dominus Moysl: conforme avei'a ordinato il Signore a Mosé:
il. carnea vero , et pcllera ejus extra castra coro- 44. Im carne troi e la pelle P abbruciò egli nel
bussi l igni. fuoco fuora dell' accampamento.
3
42. Immolavi! et holocausti viclimam : oblule- 42. Immotò parimente la vittima dell olocausto
runt(|ue ei Olii sui sanguinati ejus, quem fudil per e i suoi figliuoli gliene presentarono il sangue, cui
altari» tircuilum. egli sparse intorno all’altare.
1
43. ipsam edam hostiam in frusta concisam cum 43. Glt porsero eziandio I ostia fatta «ri pezzi
capile, et membri» singulti obtulerunt: quae o- col cupo, e con tulle le memt>ra : e ogni cosa ab-
uinia super aliare crcmavil igni brucio egli nel fuoco sopra l’ altare
44. Loti» aqua prius inleslinis, et pedibus 44. Avendone prima lavati colf acqua gf Intesti-
ni ,e 1 piedi.
43. Et prò peccalo populi oflereos macia vii hir- 43. E
scannò anche un ariete , e P offerse j*cl
cum : cxpiatoiiue altari , peccato del popolo : ed espialo f aliare ,
46. Ferii holocaustum 16. Fece l’olocausto
47. Addens iu sacrilicio libamcnla, quae pari ter 47. Aggiunte al sacrifizio le libagioni, che si offe-
3
ofleruntur , et adolcus et super altare absque cae- riscono insieme , e le fece bruciar sull altare senza
remoniis holocausti matutini. pregiudizio delP olocausto del mattino.
48. imi uni. v ii et Iiovem, alque arietem , hostias
i 48. Immoto anche il bue , e f ariete „ ostie j>a-
paulicas jxipuli : obtuleruntque ci lilii sui sangui- cifiche del popolo : c i suoi figliuoli gliene premei! -
3
nem , quem fudit super altare in circuitimi tarano il sangue, il quale egli versò sull altare in
49. Adi|>em autem bovis, et caudarn arictis, ro- ogni parte.
nunculoM)ue cum adipibus sui» , et reticuluni je- 49. E 3
il grasso del bue , e la coda dell ariete ,
vers. i. Venuto poi Pollavo giorno. Dopo la consacrazione di Aronne, e del tabernacolo.
Ver». 4. Oggi il signore vi apparirà. Mandando il fuoco dal cielo a bruciare vostri sacriftzj. i
Ver». 5. Presentarono adunque. Gli anziani del popolo a nome dello «tesso popolo.
ver». 9. Toccò i corni dell’ altare. Dell’altare desìi olocausti : nc'sacriOzj, eh’ egli offerirà pe'suoi
peccati in appresso, egli metterà il sangue della vittima su’ corni dell’altare de’ tinuami; ma In questo
aacrinzio Aronne è come uno del popolo.
Ver». 15. Espiato P altare, non quel sacrifizio, col sangue di cui fu asperso lo stesso altare.
Vere. 17. Senza pregiudizio dell’ olocausto del mattino. Il quale fu offerto secondo l’ordine immuta-
bile dato da Dio.
vere. 22. Lo benedisse. t.a formula della benedizione si ha, Fum. vi. 84. Questo gesto di stendere la
mano dimostrava l’autorità del nuovo Pontefice.
. .
«i. sicquc compirti* liostils prò peccalo^ et l»ok>- dissc. E avendo in lai guisa compiuto il sacrifizio
causti* , et pacifici*, «iescendit. per il peccato , e l' olocausto , e F oblazione del-
/’ ostie pacifiche discese.
,
23. Ingressi miteni Moyses, et Aaron in tatiema- 23. Ed essendo Mose ed Aronne, entrati net ta-
culum testimoni! et dcinccpe egressi benedi veruni
. bernacolo del testimonio, ed essendone poscia u-
mio . * Apparuilque giuria Domini omni multi- sciti , benedissero il popolo. E la gloria ad Shjtto-
ini: * 2. Mach. 2. 8. re si Jfe* vedere a tutta la moltitudine :
24. ^t ecce egressus igni9 a Domino devoravit 24. E
repentinamente una fiannna , che veniva
holocausturo , et adipe* , qui eront super altare . dai Signore , divorò F olocausto , e il grasso tulio,
Quod cuin vidissent lurbae, laudavcrunl Dominimi che era sali* altare. La qual cosa avendo veduto il
malte* in facies sua* . popolo , diede lode al Signore, prostratosi bocco-
ne per lena.
ver*. 24. Una fiamma, che veniva dal Sìtenore. Dal cielo , come è spiepto, 2. Mach. xr. IO. Una fiam-
ma scese dai cielo , la quale consumò l'olocausto d' strenne. Con quoto prodigio volle il signore con-
fermare l’istituzione del sacerdozio Levitico. e le leggi dello stesso sacerdozio, e ile* sacri tlxj, e rendere
vie più venerabili presso del popolo isuoi ministri. Cosi lo Spinto santo in figura di lingue infuocate scese
sopra gli Apostoli , e sopra la Chiesa nascente per stare con essa sino alla ime de’ secoli.
Capo Decimo
Nadab e Abiti offerendo V incenso con fuoco profano tono consunti da un fuoco ertale , •
sono pianti dal popolo , non da' sacerdoti. £ proibito a’ sacerdoti l’ uso del vino , e della si-
cera, ed è comandalo toro di mangiare quello , che rata dalle oblazioni.
Ver*. 1. Nadab e Abiu sono nominati primi tra’ figliuoli d’ Aronne: onde
ec. Nell'Esodo, cap. vi. 23. I
si credono maggiori, questi due sacerdoti vollero cominciare l’ esercizio dei loro ministero
l e offerire ,
l'incenso sull’altare de’ profumi, com'era ordinato di fare due volle II giorno; ma in vece di pren-
dere del fuoco dall'altare degli olocausti presero altro fuoco, che dovei essere nell’ atrio ad uso de’sa-
cerdoti. La scrittura non spiega in qual modo ciò avvenisse: ma supponendo , che questo fatto sia dello
stesso giorno ottavo della loro consacrazione, potrebbe credersi, che questi giovani sacerdoti veduto ,
confermato da Dio in faccia a tutto il popolo il loro sacerdozio, preai da brio giovenile, volendo offerire
I» incenso in rendimento di grazie, dalo di piglio a’ turiboli, presero in fretta il fuoco d’altronde, clic
da quel luogo, donde dovean prenderlo.
ì.o che nrn era italo loro ordinato. Maniera di parlare simile a quella , Jerem. xxxu. 35. Immolarono
I toro figliuoli a Motoch : lo che io ad essi non comandai j vale a dire, lo ebe era stato da me proibito,
k adunque certo, che la legge di non adoperare nel culto del signore altro fuoco, che quello dell’al-
tare degli olocausti, era già stata intimata, e benché dia non sia in termini espressi stata ancor regi-
strata è però accennala sufficientemente, l*vit. vi. 12.; e se con non altro fuoco dovean bruclarsile
,
vittime, molto meno ciò far poteasi dell’ incenso , il quale non nell’atrio, ma nel Santo si abbruciava.
Dio punì di morie la leggerezza, e la trascuranza di questi sacerdoti, dando a vedere con qual occhio
egli miri, e con quali bilance egli pesi le mancanze, che si commettono In quel, che riguarda il suo
culto. Padri, e gl’interpreti assai generalmente crèdon , che Dio punendoli colla morte temporale li
I
insegnate da Dio a Mosè. le quali non furono scritte, ma dette a viva voce, e tramandate di poi per
mezzo detta tradizione alle età susseguenti.
Farò conoscere la mìa santità in coloro , che si appressano a me. Ne’ miei sacerdoti farò vedere,
com' io son santo, c santi voglio, che sien quelli, che s’accostano a me, e punisco severamente quelli,
che distili bediscono a’ miei comandi.
Ciò avendo udito Aronne si tacque. Esempio grande di rassegnazione, e sommissione a’ voleri di Dio
In un padre, che perde in un momento due figliuoli.
ver». 4. Dai cospetto dei .santuario. Nadab, e Abiu erano stati uccisi nel Santo dinanzi al velo del
....
Santo de* Santi nell’ atto, che andavano ad offerire I* incenso. ,
Vers. 6. Non discoprite le vostre teste , e non stracciate , ec. proibisce Dio ad Aronne, e a’ suoi fi-
glinoli di dare segni di duolo pelli morte di que' sacerdoti col deporrc le loro mitre, e collo stracciare
le vesti, t’edeel job. I. 20. e Heg. jv. 12. l’uso di stracciar le vesti, e di gettarsi la polvere sulla testa
ignuda. Queste dimostrazioni di dolore proibisce Dio ad Aronne, e a’ suoi figliuoli per onore del sacer-
dozio , e per riguardo alla unzione santi , ond’ erano stai» consacrali ed essi , e le loro vesti. Dio stesso.
ne dà questa ragione, vers. 7. Fedi cap. zzi.
Val I. 38
, , : ,
Veri. 7. .Vari uscirete fuor della porta del tabernacolo. Fuor dell* porta dell’atrio, dov’era la loro
residenza, spesse volte c In questo libro, c in altri della scrittura la voce tabernacolo e posta per l’alno
del tabernacolo.
vers. 9. Non berete vino ...quando entrate nel tabernacolo. Il vino, e tutto quello, che può inebria-
re, ovvero la sterra è proibita a’ sacerdoti per tutto II tempo, che erano nel servizio attuale del taber-
nacolo. Il Crisostomo e Teodoreto dicono, che la slcera è il vino di palma; ma s. Cimiamo dà a questa
parola un significato più ampio, volendo, che ella comprenda qualunque liquore capace d’ubriacare:
è vero |>crò, che il vino di palma, cioè di dattili di palma, era il piti famoso di tutti i liquori conotriuti
in quei paesi. Dio non voleva, che i sacerdoti si risentissero degli c fretti del vino, che sono la sonnolen-
za, la pigrizia, il discapito della memoria, e della presenza di spirilo.
Ver». 12. Prendete quello che è restato de! sacrifizio , ec. prendete pani , le torte, ec. riserbate
, I
per voi nel sacrifizio offerto per il peccato, descritto cap. prec. 15. 16. ec. Doveano mangiargli i sacer-
doti nell'atrio presso l’altare degli olocausti in un luogo destinato pel refettorio degli slessi sacerdoti,
c dove anche dormivano nel lempo del loro servizio.
Vcrs. 14. la mangerete in tuono perfettamente mondo tu , e i tuoi figliuoli, e te tue figlie. La spalla
adunque c’1 petto dell’ ostie pacifiche potevano l sacerdoti portarla alle loro case, e mangiarla con tutta
la loro famiglia, a condizione però , che II luogo, dove ciò si mangiava, fosse escute da ogni immondezza.
Vcrs. 15. Perche essi hanno alzato ... dinanzi al Signore ec. Perché i tuoi figliuoli sacerdoti hanno al-
zato (secondo il rito spiegato di sopra) la spalla. Il petto, e’I grasso dell’ ostia pacifica dinanzi al Signo-
re onde queste tre cose sono mie: lo ritenendomi il grasso, che sarà bruciato in onor mio, lascio la
;
ad essi appartenevano di questa vittima, ed erano state bruciate insieme coll* altre parti, c forse lo
stesso Aronne e I figliuoli non potendo mangiarle in quel giorno secondo la legge, cap. vi. 96. , le fecero
bruciare colta stessa vittima.
vers. 17. Essendo ella stata data a voi , affinchè portiate l'iniquità, ec. voi dovevate mangiarla,
perche questo vi e ordinato, affine di dimostrare, come voi prendete sopra di voi l’iniquità del popolo
per orare, c Intercedere per lui , ed espiarlo.
Vers. 18. 'tanto più, che del sangu - <U esso ec. Del sangue di questa vittima non ne è stato portato
nel Santo dc’sanli, e non ne è stato asperso sull'altare de’timlami, onde voi a>c*te a guardarvi di
mangiarne, si o già veduto, come quelle ostie, il sangue delle quali si portava nel Santo dc'Sanlt, do-
vcan bruciarsi interamente fuori degli alloggiamenti.
Dovevate mangiarla nel Santuario. Nell'atrio del tabernacolo.
, ,
L B V I T I C O CAI*. X 419
19. Kespondil Aaron : Oblila est botile vidima Risposa /trame: Oggi ti £ offerta la vitti-
19.
I
tri»poetalo , et Itolocaustuin coram IKnnino; uiihl ma per il peccato , e /’ olocausto dinanzi al Signo-
a idem acculi! , quoti vide* quo modo pniui cotnc- : re ; c a tne è avvenuto quel , che tu vedi: come
tlere l'aiti , aut piacere Domino io «eremoniis inen- poma io mangiare di quell’ òstia , o piacere al
le lugubri? Signore facendo quella cerimonia con animo af-
40. ninni cum audisset Moysca, recepii satisfa* flino ?
dionem. 40. Ciò avciulo udito Mosi _, accettò la scusa.
Ver*. 19. Come poteva io mangiare ee. onesto tempo di sì dolorosi memoria per tnc non m’è partito
tempo da convito, ma da piangere e digiunare; e l’osservare questa cerimonia in (al tempo non tio
creduto
9. che potesse piacere al signore.
,
Capo Uniremo
Separazione degli animali mondi dagl’ Immondi, t figliuoli d' Israele fieno santi
come lo è il Signore.
I. Loculusquc est Domimi* ad Moyscn et Aaron, I .Eil Signore parlò a Mosò e ad Aronne * e
dicci» : disse:
Diale fi lii s terne): * llar situi ammalia, qua- 9. Dite a3 figliuoli
(f Israele: Tra tulli gli ani-
coincderc debetis de cunetta aitiiuanlihus terne : mali della terra questi son quelli 3 che rvi man -
• Deut. 14. 3. gerele:
3. Ornnc . quod tiabct divismi ungulam, et ru- 3. De’ quadrupedi mùngerete tulli quelli , che
minat in pccoribus , comodata : hanno lo zoccolo fesso . e ruminano :
4. Quidquid autem ruminai quidem , et haltct 4. Di tulli quelli , che ruminano e lum lo zoc-
ungtilaiu , mi
non dividil eam , sicul camelus colo j ma non fesso , come il cammello , c gli al-
et detoni . non comcdelis illud , et inler iiuinun- tri j lui non ne mangercte , e li conierete tra gli
da roputabltis. immondi.
3. cboerogrvltus, qui ruminai, ungulaniquc non 3. Il porcospino , il quale rumina 3 ma non ha
dividil , intiuimtlus est : lo zoccolo fesso , £ immondo :
6. Lépus in lonuo : nani et ipsc ruminai; seti un- 6. Parimente la lepre 3 perché ella pure rumina j
gulati) non diviriit: ma non lui fesso lo zoccolo :
7. • Et sus, qui cum ungulam divida!, non ru- 1. E il porco , il quale ha fesso lo zoccolo , ma
minat. * 9. Mac. 6. 18. non rumina.
8. uorum carnibus non vesccniini, noe cadavera 8. Delle carni di questi animali non vi ciberete ,
conti rigetta; quia immunda sunl vobis. e non toccherete i loro corpi morti j perocché sono
Immondi jter voi.
Mare sunt, qua* gignuntur In aquis, et vesct
9. 9. Ecco gli animali aquatici , de* quali è lecito
bei lum est: oinnc, quod tiabct tùnnulas et squa- di mangiare: tulli quelli che hanno le ali e le
mas tam in mari, quant in Auminibus, et slagtiis squame ionio nel mare , come ne* fiumi 3 e negli
comcdctis : stagni j voili mangercte :
10. Quidquid autem pinnulas et squama* non ha- 10. Ma tutto quel , che si muove, e ha vita nel-
bet corum, qua.* in aquis ntovenlur et vivunt, abo- le acque e non lui u li né squame 3 lo avrete in
minabile vobis, cxecranduitique crii: abbominazione cd esecrazione :
II. carne* eonuu nou comcdctis, et morticina 11. Aon vi ciberete di essile schiverete di toc-
vitabitis. carti morti.
1-2. i allieta, qua* non lialtcnt pinnulas et squa- 19. Saranno impuri tulli gli aquatici , che non
mas in nquta , [toltala erunt. hanno aie e squame.
13. Max: sunt , qua* de avibus comedcre non de- 13. Degli uccelli mit dovete mangiare , ma la-
betis, et vitanda sunt vobis: aquilani et grypheni, . sciar da parie i seguenti : 1‘ aquila , Il grifone 3 e
et baliaiclum l’aquila di mare 3
Vers. 2. Questi son quelli che voi mangerele. Dio proibì al suo popolo di cibarsi di certi animali, pri-
mo, per esercizio continuo di temperanza c di religiosa obbedienza ; in secondo luogo, avvezzandosi
,
uesto popolo a una certa mondezza esteriore veniva a tenersi lontano dalle immondezze e da’ bagordi
a egf idolatri onde era insieme questo divieto un nuovo muro di separazione trai popolo di Dio, c le
;
altre nazioni immerse tulle nei culto de’ falsi dei; in terzo luogo, questi ammali, ebe son dichiarati
immondi, erano simboli de’ vizj da’ quali Dio vuole , che si guardino suol servi; così la mondezza
. I
esteriore dovea servire di disposizione ad un’ altra mondezza assai più cara al Signore , c voluta da
lui la mondezza del cuore. / edi Ter tuli. coni. March. Ub. 9., Aovab. de’ cibi Giudaici
. s. Ctcm. lib. 2. ,
Pedag. , Origene hom. 7. in Ijevtt. » Cirillo conl.Jui., s. Agosl. coni. Adim. cap. iv. La Immondezza, che
porta van seco questi animali, era puramente esteriore e legale, la quale non imbrattava I’ anima (fuori
che uno ne avesse mangiato deliberatamente per disobbedienza) ; ma allontanava da’ sacri / e dall’in- 11 j ,
gresso dei .Santuario. Qualche distinzione tragli animali puri c impuri si è veduta anche avanti alla legge
lien. tu. 2.
vers. 3. Tutti quelii che hanno lo zoccolo fesso. I LXX. e il Siriaco intesero quegli animali, che hanno
il piè diviso in due parli, o sia bifido, come II bue, il cervo, la capra, la pecora, a differenza di quel-
li , che hanno il piè diviso in più dita, o sia ugnelll, come i cani , 1 gatti , gii orsi, i lupi , ec.
Ver*. 4. Come il cammello. Questo animale rumina, ed ha anche lo zoccolo un po’diviso, ma coperto
con una forte pelle ; onde con ragione disse Mosè ; che il piede del cammello non è diviso.
Vera. 6. U porcospino, intorno a molti degli animali notati qui da Mose si disputa grandemente tra
gl* Interpreti: mi contenterò di riportare P opinione, che mi parrà la più probabile qui la volgala dice :
ileherogrilio ; c così LI*, iloebart crede , eh’ et sta una specie di topo buono a mangiare, che trovasi
i
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,, ,
2» LEVITICI) CAP. XI
14. El m il v uni, ac vullurcm |uxta genus suturi, 14. E U filicene , e l'avolioto eolie sue specie ,
15. Et ornile corvini generi» in sunilUudincui 15. E corvo , e tulle te specie
II al corro,
situili
guani
16. SlruUiionern , et noe Inani, et bruni, et ae- 16. Lo struttolo , e la civetta 3 il laro , e l’avol-
cipitrein ju.xla genus suum, tolo con tutte le sue specie ,
n. Bubonem, et raergulura. et ibin 17. Il gufo, il mergo j e l’ibi ,
18. Et cygQuin, et ooocrotaluui, et porpbyrio- 18. Eil cigno
3 e r omero tato , e il porfittone 3
ncin 19. La cicogna . t il caradrio colle sue specie ,
19. Ilerodioncm, et charudrion ju\b genus suum, T upupa , e il pipistrello .
uj >ii pani quoque , el ves|>crUlioncin.
do. Onuie de volucribus , quod graditur super 20 Tutti gli animali , che l 'ciano, e camminano
.
quatuor
23. tiedes. abominabile crii vobis: a quattro gambe 3 gli avrete in abbominazione :
di. Oimlquiu sulem ambulai quidem super qua- 21. Ma lutti quelli j che catnminano a quattro
luor pedes, sed habet iongiora retro crura, per piedi . ma hatmo gli stinchi di dietro più lunghi ,
qua; salii super terroni, co" guati saltano sopra la terra ,
di. Comedcre debetis ; ut est bruchus in genere 22. Li potete mangiare j e tale i il bruco colle
suo , el allacus , atquc nphiouiacus , ac locusta , sue specie 3 I* alloco, e Tophiomaco * e la caval-
singula ju\ta genus suum. la tu , ognuno colle sue specie.
Quidquid auledi e\ volucribus qualuor tan- 25. Ma tulli i volatili 3 che hanno quattro piedi 3
tum habet pedes, c lacerabile erit vobis: gli at re le in esecrazione:
d4. Et quicotnque inortieina eorura tcligerit, pol- 24. E chiunque U toccherà morti contrarrà im-
luetur, et crii iimnundus usi pie ad vcspcruui: purità , e sarà immondo sino alla sera:
do. Et si Decesse Inerii , ut jiorlct quippiam bo- 25. E se sarà necessario , clT ei porli alcuno di
rum morluum , lavabi! vestimenla sua, el inmiun- tali animali morto , laverà le sue vesti , e sarà
dus erit usque ad occasuui soli*. innnondo sino al tramontar del sole.
96. Omne animai, quod
habet quidem ungulnm, 26. (Juahaujue animale , che ha lo zoccolo , ma
sed non dividit cani, nec ruminai, iiiunundum crìi: non lo ha fesso 3 e non rumina . sarà immondo : e
et qui letigerit illud, coulaininauitur. chi lo toccherà , contrarrà nnmondczza.
27. Quod ambulat super maims c& cunclls ani- 27. Tra gli animali quadrupedi quelli , che han-
rnantibus, qua- incedimi quadru|>cdb, iminundum no mani sulle quali camminano , saranno immon-
crii: «pii tcligerit luorticina eorum, polluetur usque di: chi toccherà i corpi loro morii , sarà impuro
ad vea peroro; fino alla sera ;
28. El qui po riaverli bujuscemodi catbvera, b- 28. E chi porterà simili cadaveri , laverà le sue
vabìt vestnuenb sua, et iinuiundus crii usque ad vesti , e sarà immondo fitto alla sera ; perché tutti
vespertini ; quia omnb lia-c immunda suut vobis. questi (animali) sono immondi per voi.
29. Ilaec quoque inter pullub repulabuntur de 29. DcijU animali , che si muovono sopra Im ter-
bis, (pia* movculur in tetra: musteb, et rous, et ra , questi ancora sì conteranno tra qrhnmowti:
crocodilus , singula juxla genus suum, io scoiattolo , c il topo , e il coccodrillo ciascuno
secondo la sua specie ,
50. Mygate, et chamaeleon, el slellio, et beer- 30. Il tiàgale , il camaleonte , lo stellione, la lu-
ta, et talpa: certola , la talpa :
51. Omnb
haec immunda sunt: qui (digerii 51. Tulli questi sono immondi: chi U toccherà
morlicina eorum , tramundus crii usque ad vespe- morti , sarà mmtondo fino alla sera:
rum : 32. E 1
se da toro corpi morti alcuna cosa venga
32. Et super quod reciderli quidquain de mor- n cudere sopra qualsivoglia altra questa sarà im-
.
ticini» eorum, poiluelur Uni va» ligneutn, et ve- monda , sia ella o un vaso di legno, o una veste ,
slimenlum, quain pelle», et cillcb, et in quocuin- o una pelle , o un panno di Citte ia , e ogni arne-
que Ut opus, itngeulur aqua , el pullula erunt se , che serve a far qualche cosa , tuttociò si lave-
usque ad vesperum, el sic poslca mundabunlur. rà iteli* acqua , e sarti immondo fino alla sera 3 e
cosi sarà di poi purificalo.
53. Va* autem Belile , in quod horum quid»juam 33. Ma il vaso di terra , dentro del quale sia ca-
intro ceciderit , poiluelur , el idcirco frongeoduin duta alcuna di lati cose , contrae immondezza * e
est. perdo dee spezzarsi.
sia una seconda specie d’aquila, la quale mangiato che ha l'animale, porta in alto le ossa per farle ca-
der sulle pietre , e mangiarne il midollo) e che per aver il rostro molto adunco ella sia deiu griphe
nella i oleata. ,
Vera. 16. Il taro. K una gallina d* acqua.
ver». 17. L’ ibi. Uccello notissimo dell' Egitto.
vera. 18. /,’ ancoro tato, secondo Bocbart è un uccello slmile al cigno, ma che stride e ragghia come
un asino , donde ebbe il nome.
Il parlinone. Alcuni credono che aia la gazxera. Bocbart lo crede una specie d’ a voltolo. .
Vero. 30. li nudale, li topo scoiattolo, come porta il nome Greco. Alcuni traducono la migruiltaj ma
questa si può contare piuttosto (ragli animali aquatici.
U camaleonte. Più famoso pelle favole tenute sopra di lui, che per quello , ch’egli si è.
Vero 31. Chi ti toccherà ec. Riguardo a questi renili il solo toccargli anche vivi recava immondezza,
veri. 41. « cap. v. 2.
Vero. 33. Ogni caso, dentro del quale ...contrae immondezza. Contrae l'Immondezza si il rase , e si
quello, che v’è dentro.
3gle
, :
54. Omnis ci bus, quem cmnedetU, si fusa fuc- 54. Qualunque e tto, di cui voi vi mutrlte , te
rilsuper eum amia, immundus eri et «itine U* t : viene a versarvi*! sopra dell'acqua , sarà immondo:
queos, quod bibilur de universo rase, imroundum e ogni liquore , che può beivrsi, se viene da qual-
crii. sisia i *ato (immondo), sarà immondo.
55. Et qutdquid de roorticinis hujuscetnodi ce- 55. E se di tali bestie morie alcuna cosa viene
ciderit super illud, immundum crii: sive ditoni, a cadere sopra un vaso , questo sarà immondo :
sive chytropodcs, destruentur , et Immundì crunt. Meno pignatte co' piedi
Siena forni , , contrarranno
immondezza, e si distrugger armo.
36. Fnules vero, et cistcrnne , et ornili* aqun- 56. Le
fontane , le cisterne, e tutti i serbatoi d*
nini con gregario in linda crìi. (iui morliciuum co- acque non contrarranno immondezza. Chi toccherà
rnili U'tigcrit, polluctui'. un corpo morto in esse acque sarà immondo.
51. Si cecidmi super sementai] , non pollaci 37. Se cade sopra il gratto da seminare , non io
eira. farà immondo,
38. si miteni qui spiniti aqua seincntcm perfurie- 58. Ma ove uno abbia bagnato nett acqua it se-
Hi, et postesi niorlidnis Lieta fuori t, il beo pol- me, se questo poi sarà toccato da un corpo d'a-
loetur. nimale morto . immediatamente sarà impuro .
59. si mortai im fucili animai, quod licei vobis 59. Se morrà da se un animale di quelli, che è
comedere , qui cadaver ejus teiigcnt . immundus permesso a voi di mangiare , chi lo toccherà, sarà
crii inaue ad vespertini : immondo fino alia sera
-io. Et qui contedertt ex co quipphm , si ve jwr- 40. E chi n'avrà mangiato, o n'avrà portata
taveilt , lavabi! vesiimeiila sua , et iiuiiiuudus crii qualche parte, laverà le sue vesti , e sarà immon-
usque ad vespertini. do fitto atta sera.
il. Orane, quod reptat super tciram , abomina- 44. Tulio quello, che si strascina sopra la ter-
bile crii , noe assumctur in dbum. ra , sarà abbomtnevote , e non sarti usato per nu-
dr intento.
4*. Quidquid super pectus quadnipcs gradi tur, 42. Eoi non intingerete d' alcun di quegli anima-
et mulìos liabet pédes. sivo per Ima nuli trahilur, ti , che avendo quattro piedi, cammina sul suo pet-
non comedeila, quia abominabile est. to, o ha molti piedi , o si strascina per terra, pe-
rocché sono cose abbominevoU.
45. Molile contaminare aniinas vosi ras, nec lan- 43. Aon vogliate contaminare te anime vostre , e
guii:» quidqiuun colimi , no immundì sitis. non toccate alcuna di queste cose per non diventar
immondi.
*
41. su in Domimi» Deus verter
tgo eokn san- 44. Perocché io sono il Signore Dio vostro: sia-
cii «stole, quia ego sanctus sum: nc pollualls ani- le santi , perchè santo son ’ io : non contaminate le
mas tesina in omni replili ,
quod movetur super anime vostre per ragion di alciuìo de' rettili , che
torram. * i. Pctr. 4. Ili. si muovono sulla terra.
46. Ego enim sum Domimi* , qui cduxi VOI de 45. Perocché io sono il Signore, che vi ho trat-
lem» Kgypti , ut esietn vobis in Demi». Sancii cri- ti dalia terra cP Egitto per essere vostro Dio. Eoi
tis, quia ego sanctus sum. sarete santi, perocché io son santo.
46. I sta est lex animali tinnì , ac voi ur min , et 46. {fucsia è la legge riguardante le bestie , e I
omnis ani due viventi*, quae movetur in aqua, et volatili , e tutti gli animali viventi , che guizzano
reptat in terra neiP acqua, o atrisdutto sulla terra:
47. Ut rlilfcrenrias noverili* inumli
et ìinuuindi, ,
47. Affinché cormsciate la differenza tra’l mon-
et scialli quid comedere, et quid respuere de- do, e r immondo , e sappiale quel, che abbiate a
licati». mangiare , o rifiutare.
ver*. 34. Se verga a versarvUi sopra dell'acqua. Vale a dire dell’acqua, che sia impura come per ,
'
esempio quella che esce da un vaso Immondo.
,
\ « rs. 36. Siero rorni. Intendoml forni a inano, ma di terra.
ver». 36. Le fontane ... non contrarranno immondezza. quantunque vi cadesse dentro qualche cosa
d’ immondo. Eccezione stabilita da Oio pel bisogno, che ha V uomo dell’ acqua.
Vera. 37. 38. .Ve cade sopra il grano. Se alcuna cosa di tali bestie delle quali s’è parlato vers. 35.) <
,
cade sui grano da seme, questo non ue resterà contaminato. Anche in questo Dio ebbe riguardo al co-
modo degli uomini: ma se il seme era bagnato, la cosa va altrimenti; perchè allora al seme s’attacca
piu facilmente immondezza delle carni morte.
i’
Ver». 40. E
n’avra mangiato ec. chi n’avrà mangiato senza Sapere di mangiare, o di portar
chi ,
cosa immonda; perocché se I* a vesso fatto scientemente egli era degno di morte. ,
Vers. 43. Son
vogliate contaminare te anime vostre, potevano contaminarle dispreizando la legge, e
facendo volontariamente contro l’ordine del signore; e allora non il leccamento di tali cose, ma la di-
sobbedienza rendeva l’uomo veramente Immondo agli occhi di Dio.
vers. 44. Siate santi perchè santo ton io. qual paragone! potrebb’egll essere , che Dio raccomandasse
si altamente ai suoi ser»l di farsi santi, com’egli è santo, coti’ osservanza di tali precetti, se questi non
fossero diretti ad inspirare a’ medesimi Ebrei 1’ amore, lo studio di quella purezza interiore, la quale
sola è degna di Dio, e alla quale non giunge, se non il vero amor di Dio? Certamente chi tanta cura
prendeva»! per serbar mondo l’uomo esteriore, molto più bramava, che fosse perfetto, e seni’ ombra
d’immondezza l’uomo ascoso del cuore: ma moltissimi degli Ebrei contentandosi della lettera smarri-
rono lo spirito della legge, c meritarono perciò l rimproveri di cristo e degli Apostoli. Vedi Mattò. x. ».
Capo Ouolcctmo
Immondezza delia partoriente, e come etti si purifichi , e quei , che offerisca.
vers. 2. La donna la quale rimasa incinta ec. Le parole «tesse di questa legge mostrano, che qui
aiparla delia donna, la quale concepisce, e partorisce secondo l’andamento ordinario e naturale; a
ragione però I Padri ne hanno concluso, che dalla medesima legge veniva eccettuata colei che dovea
concepire, e rimaner vergine, e partorire eziandio senza pregiudizio scruno di sua integrità , e senza
essere soggetta nè ai dolori, che accompagnano il parto, nè agi* incomodi , che seguono.
, -
Sarà immonda per selle giorni , come ne’ mentitali suoi torti. In questi sette giorni la donna comu-
nica va la sua immondezza a qualunque rosa, cut ella toccasse; onde era separata dal consorzio di tutti,
c fin dot marito: dopo » sette giorni poteva convivere cogli altri , r attendere alle faccende della casa;
ma non le era permesso lino al quadragesimo giorno di accostarsi alle cose sante. Se in vece «l’un ma-
schio avesse partorita una figlia, si raddoppiava il primo termine de’sctte giorni d’immondezza c per
;
partecipare
9. alle cose sanie dovea aspettare che fossero9.passati sessanta sci giorni.
.
Vers. 4. .starà a purificarsi dal suo sangue, starà in sua casa purificandosi dal corso del sangue, che
la rende tuli’ ora Immonda riguardo alle cose sante.
Vers. 6. Pel figliuolo , ovver petto Agita. Queste parole sembrami , che debbano riferirsi non a quel
che segue, n»a alle precedenti parole; c che II senso sla questo: passato il tempo di sua purificazione;,
il qual tempo è maggiore, o minore , come si c detto, secondo che il parto è un maschio, o una fem-
mina. Posto ciò I sacriOzj qui ordinati sono per la madre, e non per la prole: c ciò sembra assai chiaro
da quelle parole: It sacerdote le offerirà dinanzi al Signore, e farà orazione per tei: lo che è ancor
ripetuto, vers. ut! e anche da quelle: Questa i la legge per colei, che partorisce un maschio , o una
. :
femmina.
Per il peccalo. Per la sua immondezza: questa immondezza é chiamata peccato legale particolarmen-
te. pen ile traendo questa la sua origine dal peccato originale chiaramente dimostra, come la nostra
stirpe fu viziata in Adamo. Cosi s. Agostino.
Capo Bccimotcrio
Legge intorno atta lebbra deir uomo . o delle vesti , della quote it giudizio
i rimesso a’ sacerdoti j e che debba fare it lebbroso.
i. Loculusquc est Dominus ad Moyscn et Aaron, 1 .EU Signore parlò a Mosi, e ad Aronne ,
diccns : e disse :
Homo , in Cujus cute, et carne ortus fucril 1/ uomo , che avrà sulla sua pelle , e sulla
ili versus color, sive puslula , aut quasi lueens quip- carne varietà di colori , o usui pustola , o qualche
piam , idesl plaga leprae , adducctur ad Aaron sa- cosa di lucido , che sia indizio di lebbra , sarà
eerdoiem , vcl ad unum qucmlibct fllionun cjus. condono ad Aroime sacerdote, o ad uno de’ suoi
figliuoli.
3. Qui rum viderit leprini in cute, et pilos 5. Se questi vede la lebbra sulla cale , e che i
in album miit.ilos rolorem ipsuiiquc speciem le-
. peli sien diventati di color bianco , e che dove ap-
prac humiliorcin cute et carne reiiqua ; plaga Ic- parisce la lebbra , la parie <* più affondala , che
prae est , et ad arbitrimi! cjus separabitur. non è II resto della cute e della carne ; la malat-
tia t di lebbra , e colui sarà separalo ad arbitrio
del sacerdote.
4. Sin auleti) lueens candor fucril in cute ,
nec 4. Se poi vi sarà sulla cute un candor lucckan-
Vcrs. 3. L’uomo . che avrà sulla tua pelle ... varietà di colori , o usta pustola . ee. Ri danno tre se-
gni, .l’ quali polca riconoscersi, se un uomo era infetto di lebbra la varietà de* colori sulla pelle, le :
pustulc, c qnalche cosa di luccicante ovvero di candido, come sarebbe la forfora. L'Ebreo secondo al-
,
cuni interpreti può tradursi: L’uomo che avrà alla cute tumori , o pattuir , o marchia tulerenlc alla
carne , <r qualche cosa di biancastro , che faccia sopra la carne di lui it male della lebbra.
Sara condotto ad Jronne. Perché al sacerdote appartiene it giudicare, se uno sia in Istato da poter
entrare nel Santuario, o debba starne lontano per la sua Immondezza egli era In ciò una ngura de’ sa- :
cerdoti della nuova legge, a’ «inali fu data da cristo la potestà di sciogliere e di legare, l edi llicron.
in cap. svi. Mot ih. e il fi risosi tib. in. de saeerdot.
.
Vers. 3. Sara separato ad arbitrio dei sacerdote, il sacerdote lo dichiarerà Immondo , e da essere
separato dal consorzio degli altri.
Vers. 4. .Ve poi vi sara sulla cute un candor luccicante , re. se vi erano delle macchie biancastre
piu profonde del resto della pelle, si poteva allor dubitare, se queste fossero segno di lebbra almeno
principiante; cosi si prendeva tempo a vedere, se la malattia si dichiarasse.
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, , ,
, , , ,
humilior carne teliqua, et pili eoloris pristini,, re- le , e non più affondalo dei resto della carne , e i
clinici cum sai ei dos septcìn diebus : peli son del color primiero , il sacerdote lo rin-
chiuderà per sette giorni :
:». El consìdcrabit die seplimo ; et si c|uidem 5. E li settimo giorno lo esaminerà j e se la leb-
lepri ultra non creveril, ncc transierìt in cute bra non si sarà dilatala , e non sarà penetrata più
prìorcs temiiuos rursuin recludct cuai seleni
. oltre dentro la cute , lo rinchiuderà nuovamente
diebus aliis. per sette altri giorni .;
6. Et die seplimo contcmplabilur ; si obscurior 6. E il settimo giorno lo visiterà j e se la leb-
luerii lepri, et non crevent in cute, mundabit bra sarà più fosca , e non si sarà dilatata sulla
eum ;
quia scabies est lavabitque homo vestimen-
: cute , io monderà j perocché questa é scabbia : e
ta sua ,
et mundus erit. quegli laverà le sue vesti , e sarà mondo.
7. Quod si nostquam a sacerdote visus est, et 7. Che se dopo eh' ci fu visitato dai sacerdote ,
redditus muuditiae, iterum lepra creveritj addu- e fenduto mondo , la lebbra va ancora crescendo ,
cetur ad eum, ti sarà ricondotto a lui ,
8. Et immuiidiliae condemnabitur. 8. E sarà condannato d'immondezza.
9. Plaga leprae si fucrìt in horaine, adducetur 9. Un uomo , che lui il male della lebbra , sarà
ad sacerdotern , menato al sacerdote
10. Et videblt cura. Cumque color albus In cute 10. E questo lo visiterà. E
se la cute sarà di
fucrit, et capillorum mutaverit aspectum, ipsa color bianco , e il colore de* peti sarà cangialo , e
quoque caro riva apbaruertt apparisca anche la viva carne
11. Lepra vetustissima judicabitur, atquc inolita 11. La lebbra sarà giudicata inveteratissima , e
culi. Contaminabit itaque cura sacerdos , et non radicala tieUa cute. Jt sacerdote adunque lo dichia-
recludct $ quia pcrspicuae immunditiac est. rerà impuro , e non lo rinchiuder ùj perché eviden-
t: è la sua immondezza.
12. Sin autem effloruerit discurrcns lepra in 12. Che se la lebbra fiorisce serpeggiando sulla
cute, et operuerit omnem cutem a capite usque cute , e tutta la cuopre dal capo instno a‘ piedi ,
ad pedi», quidquid sub aspectum oculurum cadlt quanto cade sotto degli occhi,
13. considerami eum sacerdos , et teneri lepra 13. Il sacerdote lo esaminerà , e pronunzierà ,
niundissima judicabit: eo quoil omnis in cando- ch’egli /in una lebbra mondissima j fterché ella e
re mversa sii ; et idcirco homo mundus erit. tutta bianca ; e perciò colui sarà mondo.
14. Quando vero caro vivens in eo appartie- 14. Ma quando si vedrà in lui la viva carne ,
ni ,
13. Tunc sacerdotis judicio polluetur, et inter 15. Allora sarà egli giudicalo impuro dal sacer-
iimnundos reputabilur : caro enim viva , si lepra dote , e coniato traili’ Immondi : perocché la viva
aspergitur, immunda est. carne macchiala di lebbra è immonda.
16. Quod si rursum versa fuerit io alborem, et 16. Ma se la pelle riprende il bianco , e questo
totum hominem ojieruerit, per tutto /' uomo si stetuie ,
17. consìdcrabit eum sacerdos, et mundum esse il. Il sacerdote lo esaminerà , e dichiarerà, che
dccernet. egli è tnondo.
18. caro autem , et culis , in qua ulcus natura 18. Ma se nella carne , e nella cute è spuntata
est , et sanatum un’ ulcera , ed é guarita ,
19. Et in loco ulceris cicatrix alba apparuerit, 19. E nel silo dell’ ideerà viene a coprire una
si ve subruta, adducetur borao ad sacerdotern: cicatrice bianca , o che lira sul rosso , questi sarà
menato al sacerdote:
20. Qui cura viderit locum lepre huroiliorem 20. E se questi vede il luogo della lebbra più
carne relùpin , et pilos versos in candorem , con- profondo del rima/wrdc della carne , e che i peli
taminabit eum : plaga enim lepra; urta est in ul- son diventali bianchi, lo dichiarerà impuro: pe-
cere. rocché il male della lebbra è nolo sull’ ideerà.
21. Quod si pilus eoloris est pristini, et cicatrix 21. Ma se il pelo é del color primiero , e la ci-
subobscura , et vicina carie non est humilior, ro catrice scuretto , e non più bassa dell’altra carne
cludet cura septem diebus : lo rinchiuderà iter sette giorni:
22. Et si qutdem crevcrit, adjudicabit eum le- 22. E se il nude cresce , lo giudicherà lebbroso :
pre :
25. sin autem steterit ip loco suo , ulceris est 33. Se poi resterà coni’ era, ella è la cicatrice
cicatrix , et homo mundus erit. delf ulcera , e f uomo sarà mondo.
24. Care autem, et cutis, quam Ifmis cxusserit, 24. Se un uomo si é abbruciato la carne , o la
et sanala albani , sivc rufara liabueril clcatrìoem cute , e guarita la scottatura formisi urta cicatrice
bianca o rossa,
25. Coosiderabit cani sacerdos: et ecce versa est 23. // sacerdote lo esaminerà : se ella é diven-
la alberelli, et Incus cjus rcliqua cute est humi- tala bianca , e il sito ili essa è più profondo del
lior, contaminabit cura; quia piaga leprae in cica- rimanente della atte , lo dichiarerà impuro : pe-
trice orta est. rocché è nato sulla cicatrice il mal della lebbra.
26. Quod sì pilorum color non fucrit immula- 96. Ma se il colore de’ peli non é cangialo , e ta
t us
, ncc humilior plaga carne reliqua , et ipsa lo
parte piagata non é più bassa del rimanente della
mostra , che tutti giusti hanno bisogno di lavarsi, perchè non sono mai mondi perfettamente.
i
vere. II. Non lo rinchiuderà. Non essendovi luogo di dubitare, che questa sia vera lebbra, anxi leb-
bra quasi immedicabile. Alcune edizioni de’LXX. portano lo separerà ; e così lesse s. Agostino ma ciò :
fa in sostanza lo stesso senso. Il Sacerdote io separerà dal resto del popolo non per un numero di giorni
ma per sempre.
Ver». 13. 14. 15. Pronunzierà, ch’egli ha una lebbra mondissima. Vale a dire niente contagiosa, per-
ché questa è un* espulsione naturale, c non vera infezione: al contrarlo poi se il color bianco non è
Mparso per tutto II corpi), e in qualche parie di esso, consunta la cute, vedesi la viva carne allora la ,
lebbra è pericolosa. Teodorelo crede, che nel pruno caso non si separi dal commercio degli altri quel
lebbroso i»er principio d’umanità, perchè essendo fuor di speranza di guarigione, dovrebbe restare per
sempre lontano dalla società; laddove nel secondo caso, essendovi speranza di ricuperar la salute, si
ordina, clic il lebbroso sia separato, e così si faccia curare: così secondo Tcodoreto quella lebbra sa-
rebbe detta mondissima perchè ella non rendeva immondo chi trattava con un simil lebbroso.
,
Vere. 16. 17. lla se la pelle riprende U color bianco ec. Se le macchie, c pustole, che penetravano
,
sino alla carne, spariscono, c la pelle ripiglia il suo color naturale, allora non vi è più immondezza.
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. , , . ,. , ,,
Ver*. 30. F
it capetto gialliccio. Nelle sltrc parti la lebbra *1« a’ peli 11 color bianco, nel capo e nella
barba fa I peli gialli.
ver*. 38. Comparisca del candore , ec. Compariscano macchie biancastre sparse qua, e per la per- U
sona questa dice , che non è lebbra, ma lentiggine.
:
Ver». 45. Avrà scucite te vesti.ee. il lebbroso dichiarato tale dovea essere riconosciuto da tutti a que-
sti segni: primo, le vesti scucite in varie parti; secondo , Il capo Ignudo, cioè (come spiegano alcuni)
ras»; perocché da vaij luoghi di qurslo libro apparisce, che nudare la testa, vuol dire radere I capel-
li; terrò, coprire la bocca colta veste. L’Ebreo dice coprire i mo
staimi ovvero it labbro superiore ; c
,
un’antica versione: cuopra te sue labbra , com’ uomo , ch’i in duolo, sopra di che vuoisi osservare ,
che gli Ebrei non portavan la barba sulle labbra, nè alle gote, ma solo ai mento , e attorno alla ma-
scella Inferiore, c un mostaccio sotto il naso. Nel lutto lasciavan crescer la barba sul labbro superiore,
e se la tagliavano al mento: può adunque significarsi secondo r Ebreo per questo terzo segno li nto «Il
lasciar crescere il peto sul labbro superiore. La lezione però della nostra Volgata è buonissima : peroc-
ché certissima è l’usanza tra gli Ebrei di rinvoltare il viso nella veste In tempo di lutto Pesti. EzechUsi.
xiv. 17. 23. Il lebbroso adunque prendeva lutti contrassegni d’uomo, ch’era in duolo, quali erano le
i
vesti scucite, o stracciate, la testa rasa, la faccia involta nella veste , e anche il pelo dei labbro di so-
pra lasciato crescere, che veniva a coprire la bocca.
Ver». 4G. Starà solo fuori degli aitoggiamenU K dopo che gli Ebrei ebbero il possesso della terra «li
.
Cnanaan, il lebbroso stava fuori della città, e non avea società se non con altri lebbrosi, coinè appa-
risce da varj luoghi del vangelo. Dio, il quale sa preparare 1 rimedi de’mali, che egli solo sa conoscere
e prevenire, con tutte queste leggi promulgate intorno a’ lebbrosi (leggi cosi minute c cosi severe)
preparo la difesa al suo popolo contro le calunnie degli empi . quali ebbero l’ardimento di scriversi
I
che Mosè , e tutta le tua gente non eran altro, che una ciurmaglia infetta di lebbra , e cacciata per-
ciò dall’ Egitto
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, , . :
,
47. V ostia lanca , sive linea , qua* leprani ha- 47. Se una veste di lana , « di tino sarà infetti,
buerit di lebbra
48. in stamine , atquc subtegmine , aut certe 48. Ut» ordito , o nel ripieno , ovnero una pel-
pelli* , vel quulquid ex pelle confettimi est, liccia , o qualunque altra cosa falla di pelle 3
49. Si alba, vcl ruta macula fucrit infetta, le» 49. Se vi sarà mia macchia bianca 3 o rossiccia ,
pra reputabitur, oslemJelurquc sacerdoti, si crederà infezione di lebbra , e forassi vedere al
sacerdote ,
50. Qui considerala!» reclutici septem diebus : 50.
53. E
questi esaminatala la rinchiuderà per set-
55. te giorni :
51 . Et die septimo rursut aspide»» , si deptr- 51. E
il settimo giorno visitandola di bel nuovo
licndcrìt crcvisse , lepra |>erst*verans est : pollutum se troverà , che sia cresciuta la macchia , ella 6
iudicabit veslimeutum, et omne, in quo fuchi lebbra pertinace : giudicherà itrmwuda la veste , e
inventa : qualunque, cosa, sopra di cui si Iroi'i lui macchia
Si. Et idcirco comburetur flanimis. E
perciò si darti alle fiamme.
Quod si caiu vidcril non crcvisse, 53 Ma se vedrà , che non sia cresciuta la mac-
.
chia ,
54. Pnecipict , et lavabunl id , in quo tepra est, 54. Darà ordine , che si lavi la cosa , In cui ap-
recludetquu illud septeiu diebus aliis. jtarisce lebbra , e la rinchiuderà jtcr selle altri
giorni.
55. Et cuin viderit tacici» quidem prìstina!» non 55. E
quando vedrà non essere ritornata alla
reversani, nec taiucn crcvisse lepraiu, immun- rista, qual* era prima , benché in lebbra non sia
dui» judicabit , et igne coiul>urel ; eo quod in- cresciuta , la giudicherà immonda , e la darà alle,
fusa sit in superficie vestimenti, vel per tubini fiamme ; perocché si r sparsa sulla superficie , o
lepra. per tulio il corpo della veste la lebbra.
56. Sin autem obscurior fuerit locus lepra? , po- 56. Ma se dopo che tu veste è stala lavata , il
stquam vesti* est Iota , abrunipel cuui , et a soli- luogo, dov'cra la lebbra , c più scuro , lo slrac-
do dividet. cerù, e lo separerà dal suo lutto.
57. Quod si ultra apparucrit in bis loci*, qua; 57. Che se dopo questo nelle parti , che prima
prius ini ina cu lata crani, lepra volai iiis et vaga , erano senza macchia , comparirà mia lebbru vaga,
di-bel igne comburi: e volante , dee darsi alle fiamme :
58. Si cessavcrit , lavabit aqua ca , qua» pura 58. Se (la macchia) sen va, laverà per la secon-
sunt , secundo , et munda crunt. da volta con acqua quello , che i puro , e sarà
mondato.
59. isla est lex lepra; vestimenti lanci, et linci, 59. Questa i la legge sopra la lebbra della ve-
htaminis. atque sublegroinis , omn'isquc supcl le- ste di lana , e di limi , deli’ ordito , e del ripieno,
ttili*, pellice», quomodo mundarì debeat, vel e di tutte le suppellettili falle di pelle , e sopra il
conlaminari. modo di giudicarle monde , om ero contaminale.
ver*. 47. Se una veste . . sarà infetta di lebbra. Quest* lebbra delle sesti di lana, e di tino non è
•tata conosciuta da altre nazioni, e non solo varj antichi Rabbini, ma anche Teodorcto, quoti. 17. in
Leviti e altri interpreti dicono, ebe questa e quella delle case era un male proprio della terra di cha-
naan, c mandato da ino agli Ebrei in pena de’ loro peccati. M
sa, che alcune malattie, come la tisi,
possono Infettare le vesti del malato a segno di comunicare il suo male a chi dopo di lui le portasse;
onde in vari paesi sono state fatte delle leggi per ordinare I' abbruci. mento di tali vesti, e altre ordi-
nazioni si son fatte anche riguardo alle case le quali stello state abitale da tali persone infette. Egli è
,
ancor cosa facile a concepire, che ne’ paesi caldi un male attaccaticcio, come questo, polca fare stra-
ge assai più grande; contutlociò chi rifletterà a lutto quello che intorno alla lebbra delle vesti c delle
case è scritto qui e nel capo seguente . vedrà clic noi non conosciamo uè malattia, nè alcuna specie di
vermi da’ quali possano provenire gli effetti , che soli qui descritti
.
ver*. 49. Se vi sara una macchia Manca o rossiccia. L’Ebreo e i lxx. .Ve te macchie son verdi o
rosse .
ver*. 56. E quando vedrà non essere ritornata atta vista , qual era prima, vedendo, che la veste.
o checché siasi, non ha ripigliato il suo primiero colore.
Cajio flccimoquath)
Sacrifici per r espiazione detta teiera dell’ uomo, detta casa dette vesti. Maniera di ,
Ver*. 3. E
questi uscito fuori defili allontiamenti. il lebbroso non rientrava negli alloggiamenti , se
non doiw il giudizio del sacerdote, c fatto il sacriùzio , che èqui comandato.
Ver». 4. bel leena di cedro , e detta lana porporina, e dell' issopo. A’ due ramoscelli di cedro e d’is-
sopo si avvolgeva la lana color di porpora. V’ha chi |*er quel vermscutusn Intende un nastro di color
rosso ; ma le parole di Paolo, che descrive un simile aspersorio, Heb. ix. N., un fan credere che debba
intendersi, come si è tradotto, il passerotto vivo era legalo aneli’ esso sull’aspersorio colla coda e l’ali
clic sporge van in fuori dalla parte supcriore, la testa rivolta verso il manico dell'aspersorio onde c ,
la coda c le ali di lui si bagnavano qualche poco, quando s’ immerge va l’aspersorio nell’acqua tinta del
sangue del passerotto ucciso. Sopra questa bellissima figura del sacrifizio di cristo, nel quale colla mor-
te del Salvatore gli nomini son realmente mondali da’ loro peccali, c rimessi nella libertà de’ figliuoli
di Dio, si osservi, come nel sacri tìzio del lebbroso concorrono, primo, il legno di cedro, ebe è fortissi-
mo col quale è significata la croce di dritto, la quale vinse tutte le potestà del mondo c dell’ inferno;
.
secondo, la lana porporina, che è il sangue della passione; terzo, l'issopo pianta utile a purgare c sa-
Vol. /. 29
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32b LEVITI
I C O CAP. XIV
S. nnum o\ iKHMcrtbus immolal i jubebit in
Et 3. E
comanderà , che uno de* passerotti già tin-
vaso fidili super aquas viventes : titi tot vaio di lena so/ira f acqua vira :
dato in
Aliuiu aulem vivum rum Ugno mirino . et
ti. ti. E
col natu/ue del passerotto immolato a*per-
cocco , et li
y.‘«so | hi tinge! in sanguine passeri» im- derti altro , ch’é vivo * e il legno di cedro* t* la
l’
molali. lana porporina, e P Issvpo.
7. Quo asperge! illuni , qui mumlandus est, se- 7. E
col medesimo a\f tergerti selle tolte colui ,
plies , ut iure jiurgetur et ilimiUet jxissercm vi- : che dee mondarsi , affinché sia rettamente purifi-
vum, ut in agrum avole!. cato : e taxcerti iti liberiti il passerotto che seti vo-
li alla campagna.
8. dunque Invcril homo veslimenta sua ,
radei 8. E 1’ uomo atendo
lavate le sue vesti , si ra-
oiunes cornoris , et lavabilur aqua : i>uritl-
piloti derà peli del corpo , e si laverà nell'acqua:
tulli i
ealusquc ingrcdiciur castra , ila dumtavit, ut ma- e rientrerà negli alloggiamenti . con que-
filtri ficaio
ncai extra laberuaculum suum seplciu tliebus; sto pero che stia selle giorni fuòra del suo taber-
nacolo j
0. Et die scpliino radei captilo» rapili», har- 9. E
il settimo giorno raderà * capelli della te-
kunque , et supcrcilla, ac lutili» eorporis pilo» : sta , c la barisi * e le ciglia , e tutti i fieli del cor-
et iotis nirsum vestìbus , et torpore . po : c lavate di nuovo le testi * e il còrpo.
11). Die oc (avo assume! duos agno» imiiiacnla- 10. L'ottai'o giorno premier ti due wptelU senza
(os et uvem anniculam atisque macula , et Ires
. macchia * e. una pecorella dell’anno senza macchia ,
decima.*. Minila* in snerificium, qua* eons|>ersa sii e tre decani di farina atftersa (folio jtel sacrifi-
eleo , et teonum elei aextariuD. zio , c un log d’olio a pane.
11. Cuinquc siicerdos puri ficai is hominem sta- 11. E
quando il sacerdote, che dee purificare
luerii eum ,
et haec omnia coralli Domino in ostie quell’ uomo , lo arerà presentalo insieme con tutte
tabernacoli tcslimouii giuste cose dinanzi al Signore alla porla dei ta-
bernacolo del testimonio *
13. Tollet agnum . et olierei cuoi prò dclicto , 13. Premierà I* agnello * e f offerirà per il delit-
oleique stilar nuli : et oblatis ante Dominimi om- to insieme col log d'olio : e offerto lutto questo al
nibus , Signore *
15. Immolabil agnum. ubi solet immolari limila 15. immolerà /* agnello dorè sunt immolarsi l’o-
prò peccato , et holocatistum , id est, in loco sau- stia per il peccalo . e l’ olocausto * vale a dire nel
cto. Siedieum prò peccalo, ita et prò del foto luoifo santo. Perocché come quella per il peccalo ,
ad sacerdotali perline! bastia : saneta fwinctoriun cosi ipiella per il dedito apftar tiene al sacerdote:
est ella é sacrosanta.
14. As.sumensque sacerdos de sanguino hoslia? 14. E
il sacerdote preso del sangue dell’ ostia
qua; immolala est |>ro delitto , ponol super exlre- immolata per il delitto , ne stillerà sulla punta
muin auricula; < lev tra; ejus, (|ui mundatur, et su- dell’ orecchio destro di colui , che si purifica* c su’
l>er pollice» manti» devine et |>edis: pollici della destra mano e del piede:
15. Et de olei settario mitlet in manum suam 15. E
del log d'olio ne verserà sulla sua sini-
sinislram , stra ,
1(5. Tingctque digitum dextrum in eo, et aspcr- li». E
In esso intingerà il suo diio destro * e ne
get cor;un Domino senties. faro sette aspersioni dinanzi al Signore.
17. Quod aulem rei iq turni est olei in lava ma- 17. (Judto poi , che rimarrà dell' olio sulla ma-
nti ,
rumici super cvlrcnmm auricula* devine no sinistra* lo verserà sull’ estranila dell’orecchio
ejus
,
qui mundatur , et
super pollici*» marni» , ac destro di colui * clu si purifica e sopra i imitici
|H*dis devili ,
et super sanguinali , qui cUu&us est della mano , e del po' destro * e sopra il sangue
prò delieto ,
sparso iter il deli Ilo*
18. Et su|>cr caput ejus ; IH. E sulla lesta dell'uomo:
Kogabilquc prò eo coralli Domino, et faciot
li). li». E
farà orazione per lui diluvisi al .Signore ,
*:ti rilìcium prò peccalo : lune inmiolabit iiolocau- c farà sacrifizio per il peccato : allora poi immo-
sluni lerà l’ olocausto *
30. Et ponel illud in altari rum libamenlis suis: 30. E
lo porrà sulf aliare colle sue libagioni: e
et homo rito mund.ibitur. l’u nno sarà rettamente mondato.
31. Quoti si paii|M*r est, et non potè»! inanus 31. Che se quegli é povero * e non i capare di
eius lovenlre , qua; dieta sunt , prò delirio assu- trovare le cose , che si son i delie . fter il delitto ,
inel agnum ad oblatiouem , ut ruget prò eo sa- premierà mi agnello da offerirsi , affinché il sacer-
cordo* , di'dmainquc (tartan situila* cous|tersa; dote preghi per lui , c una decima di farina a\f ter-
oloo iu saerilicium , et olei sexUuiuro, sa il' olio pel sacrifizio * e tm log d’ olio *
22.
*
Duosque lurturcs , slvc duos pullos collim- 33. E
due tortore * v due colombini * de’ quali
ila*, quorum iinus sii prò peccato, et alter in ho- uno sia per il peccato * l’altro in olocausto:
locaustuin: * Supr.S. 7. 11. et 13. 8. Lue. il. 34.
35. OlTerelque ca die oclavo purìlicationis sua 35. E
gli offerirà l’ottavo giorno rii sua ftur (fr-
sacerdoti ad ostium labcrnaculi tesliiiionii coram uizione al sacerdote alla porla del tabernacolo del
Domino: testimonio dinanzi al Signore :
3-1. Qui suscipiens agmun prodelieto, et ta- 34. E
il sacerdote preso l’agnello per il delitto *
nare t precordi, che significa la grani dello spirito santo; quarto il passero vivo rappresentante la di-
vinità di Cristo; «pillilo, il passero svenato, che Usura cristo immolato, la morie del quale e il sangue
è salute pel peccatore mediante le acque vivificanti del santo Battesimo.
Vera. b. Sopra /* acqua viva. Acqua di romana, o di fiume, non «li cisterna. Di quest'acqua cmpie-
vasi un vaso, c sopra di essa s’ immutava Patirò uccello, radendo cosi il sangue di questo nell'a-
cqua. s. Giovanni ep. I. cap. v. 0. potè avere in mira questo fatto, allorché disse, che Cristo venne
coU’ acqua e col sangue , non coll’ acqua sola , cote acqua c coi sangue. ma
Ver». 10. /. tre decimi di farina. Tre gonio r
Il /<v?. o sia testano K la duodecima iiarte di un , e teneva tredici once in circa. hm
vera. 13. Apitarlicne al sacerdozio. Egli solo può mangiarne.
Vera. 18. Siile aspersioni dinanzi al Signore. Verso la porla ilei tabernacolo.
vera. 17. E
sopra il xa/iguc sparso ec. verserà di «piest’olio sul sangue, onde è tinta l'estremità dcl-
l’ orecchia destra, e il imjIIicc della mano e del piè destro di colui, che dee purificarsi; sopra queste
parli già tinte e bagnate col sangue «Irli' aglietto immolato per il de Ut io verserà l'olio, onesta stessa
maniera di parlare ritorna al versetto i».
, ,, , , . O, . . , , , ,,
:
ver*. 31. Cotte tue libagioni . Di farina, d’olio, «li vino, ec. Vedi cap. II.
Ver*. S\. Se it pagello della lebbra. L’Ebreo è anche ntu espressivo : S io manderò it pagello delta
lebbra. Donde Tcodorcto c altri inferirono, ohe questa (ebbra della case Tosso un particolare flagello,
col quale Dio soleva ptinirc talora gli Ebrei . „ „ .... . ...
Ver». 3<ì. Affinché tulio quello , che <* in casa , non diventi immondo Tali divenivano » mobili, e tulle
.
le robe della casa, quando il sacerdote avea pronunziato, clic ta casa era inretta.
Ver*. 37. Come delie fottelte. ovver cavità pro«lottc dal rodere che fa la lebbra
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: . . . , , . ,, ,
cum et passerem vivimi, et tinge! omnia in san- luna porporina , c il passerotto vtoo , e intingerti
53.
guine passeri» immolati, atipie in aqui» viventi- ogni cosa nel sangue del passerotto immolato , e
bus , et asperge! domimi septies nell' acqua viva, e farà sette volle l* aspersione
alla casa ,
53. PuriflcabUque cam tam in sanguine passeri*, E
se ne fttrà la purificazione tatuo col san-
qunm in aquis viventibus , et in passere vivo , li- gue del passerotto , quotilo colf aojua viva, e col
gnoque coartilo , et iiyssopo , atque venniculo. {Muserai to vivo , e col legno di cedro, c coll’isso-
po , e colta lana porporina.
55. dimane d imiseri t passcretn avolare in agrum 53. E
messo in libertà il passerotto , che se ne
libere, orabii prò domo, et jure mundabitur. voli alla campagna , farà orazione per la casa , e
sarà legi tomamente mottdala.
54. Isla est lev omnis leprae, et percussurae, 54. (fucsia t la legge sopra ogni sorta di lebbra
e sopra le piaghe delia lebbra,
55. Leprae vestium , et domorum 55. E
sopra quella delle vesti , e delle case
58. Cicatrici*, et enimpentium papulamm, lu- 56. E
delle cicatrici , e delle pustole , che. scap-
cati* maculac, et in varia* specie», colorii»»* pan fuori , e delle macchie lucetut , e delle diver-
immutati», se mutazioni di colori,
51. Ut (»ossU sciri, quo tempore mundumquid, 51. Affinchè {tossa sapersi , quando una cosa Sia
vel Immundimi sit. monda , o imnvnda.
Capo Dtcimoquinlo
Espiazione , e purificazione dell' uomo . che patisce gonorrea , e della donna ,
1. che ha l suoi mesi , c detta emorroissa.
1. Loculusquc est Dominus ad Moysen et Aaron 1 .Kit Signore parlò a Mosè e ad Aronne , e
dicens disse:
2. Loquimini Olii* Israel, et didte eis: V ir, qui latriate a’ figliuoli d'Israele , e dile loro : h*
2.
palitur fluviali semini» , immundus crii um no . che {ta lisce di gonorrea, sarà immondo.
3. Et lune judicabitur buie viiio subjaccrc, cum 3. E
allora sarà giudicalo suggello a questo mor-
per singola ntomenla adhaescrit carni cjus, atquo bo , quando ad ogni momento f' umore impuro si
concrevcrit foedoa humor. ratinerà , e si attaccherà alla sua «irne.
4. orline straluni , in quo dormicrit, iminun- 4. Qualunque letto , su di cui egli donna , sarà
dura orili et nbicumqiH* sodcrit. immondo . e qualunque cosa , su di cui egli seggo.
5. Si qui* liominuni tetigerit lecliim ejus , lava- 5. Chlusupu- toccherà il suo letto , si laverà te
hil vestiinenta sua, et ipso Iota» aqua uumundu» sue vesti e la persona , c sarà immondo fino alla
crii usque ad vespertini sera.
6. si sederi! , Ubi ilio sederai , et lps« lavabil 6. Se si mellerà a sedere , dote quegli lui sedu-
vesti menta sua: et lotus aqua imiqundus eril usque to , laverà le sue lesti , c la persona , e sarà im-
ad vespertina mondo fino alla sera.
Qui tetigerit cnmem ejus lavabi! vestimen- , I. Chi toccherà le carni di lui , laverà te sue te-
ta sua et ipsc lotu» aqua immundus erit usque
,
sti,
e. la persona , e *ord immondo fino alla sera.
a«i VlWXTUIII .
8. Si salivain litijuscemodi liomo jeccrit super 8. Se un tal uomo sputa addosso ad im , che è
nini ,qui mundus est , lavabi! vestiinenta sua, et mondo questi laverà le sue vesti e la persona , e
,
lotu* aqua ii ni un i n in- eril usque ad vesperum . sarà immondo fino alia sera.
9. Sagma , super quo sederti , immunduni eril: 9. La .sella della lesila , che quegli airà cateti-
calo, sarà immonda :
10. Et quidquid sub co focrit , qui flimtm »e- 10 .E
guaiinique cosa , che sia siala sotto quel-
minis pattuir pollulum crii usane ad vespertini
. l'uomo , che patisce tal male , sarà immonda fino
Qui portaveril horum nliquid, lavabil vcstimcnla alla sera. Chi porterà alcioni di lati cose , laverà
sua , et i|»se lotus aqua immundus erit usque ad le sue vesti , e la persona , e sarà immondo fino
vesperum. alla sera.
11. ontnl» quali tcligerit , qui tali* e*t, non lo- I I . Cht inique toccherà un uomo , che t in tale
?
ti*ante manibus, lavabit vestimenta sua, et lotus slato, e quando questi inni si è lavalo le mani ,
aqua immundus eril usque ad ve»{>erum. Inverò le sue vesti, e la persona , e sarà immotalo
fino alla sera.
12. va* fidile , quod tetigerit, ctmfringctur: va* 13. Il vaso di terra , toccato da colui . si spez-
aulem ligneum lavabilur aqua. zerà: e il vaso di legno si laierd nell'acqua.
13. Si sanalus fuerit, qui hujuscemodi sustinet 13. Ove poi colui , che è soggetto a tale incomo-
passionem, numcrabil scpleni dica post etnunda- dità , veiujn a guarire , conierà sette giorni dopo
tioucm sui et Ioli» vesti bus. et loto corporc iu a-
, la sua guarigione , e. lavale le sue vesti e tutto il
quis vivenlibus. erit mundus. corpo nell'acqua vira . sarà mondo.
ver*. 9. V
uomo che patisce di gonorrea , ec. ogni uomo saggio e timorato troverà qui grande argo-
mento della premura, che Dio ha della mondezza e purità intcriore, e anche esteriore deil'iioino, veg-
gcndo, come por cose non volontarie, egli eolie sue leggi soggettò I figliuoli d* Àbramo a soffrire I* umi-
liazione d’ esser tenuti per immondi, c ad astenersi dalle cose sante, c ad offerire sacrificio per la loro
purificazione
Vera. 7. Chi toccherà le carni di lui. Fuori , che le mani, purché quegli se le sla lavate, vers. II.
ver*. 8. Se un tal uomo sputa addosso ec. se accidentalmente gli v»en fatto di sputare addosso ad
«n altro, che é mondo, il suo sputo reca a questo immondezza .
Ver». 12. li vaso di terra toccato da colui ec. intende de’ vasi, che non sono per uso di eh» ha tal
malattia , ma per uso d’ altri Di quelli, de’ quali egli si serviva
. finché era in tale stato , imstino po- ,
LEYITICO CAP. XV
13. Qui faclcl unum prò peccato, et altcrum 15. // quale ne offerirli uno per il peccalo , e
in holocauslum: rogabitque prò co coram Domi- Poltro in olocausto : e farà orazione per lui di-
no ,
ut emundetur a fluxu scrutate sui nanzi al Signore* affinché egli sia mondalo dal
suo flusso.
16. vir, de quo egrediclur scinen coitus, lava- 16. L'uomo 3 che ha conosciuta la dorma , lave-
bit aqua omoe con>us suum: et immundus crii rà tulio il suo corpo nell'acqua: e sarà immondo
usque ad vesperum fóto alla sera.
17. Vcsteni et pellem , quam habuerit , lavabi! 17. Laverà nell'acqua la veste e la pelle , che
aqua: et immunda crii usque ad vespertini. aveva addosso : le quali cose saratoio immonde fi-
tto alla sera.
18. Multar, cum qua
colerli, lavabitur aqua: «. La donna, che si congiunge con lui, si /cree-
et immunda crii usque ad vesperum rei nell' acqua : e sarà irmnonda fino alla sera.
19. Muiier, quae retta mie mense patilur Quxum 19. La donna , che ai tempo ordinario soffre in-
sanguini* , septem diebus separabilur comodità , sarà separala per selle giorni.
90. Omnis qui tetigerit cani, immundus crit 90. Chiunque la toccherà* sarà immondo fitto alla
usque ad vesperum. sera
91. Et in quo dormierit, vel sederi! diebus se- Sì. E
le cose , sulle quali ella dorme, o si pone
parationis su®, polluetur. a sedere ne' giorni di sua separazione , saranrto
inmtortde
99. Qui iectum eius, lavabit vestimen-
tetigerit 99. Chiunque tocchi il suo ledo , laverà le sue ve-
ta sua : et ipse ictus aqua immundus crit usque sti , e la persona nell' acqua : e sarà immondo fitto
ad vesperum alia sera
93. orane vas, super quo illa sederit, quisquls 93. Oti toccherà qualsivoglia cosa, sulla quale
atligerit. lavabit vcslimcnta sua: et ipse lotus ella siati messa a sedere , laverà le sue iresti, e la
aqua pollulus crit usque ad vesperum . persona: e sarà immondo fitto alla sera.
94. Si co ieri t cum ea vir tempore sanguini* men- 94. Se il marito si congiunge con essa tempo m
strualte , immundus erit septein diebus : et omne di' ella ha la sua incomodità , sarà immondo per
straluni, in quo dormierit, polluetur. selle giorni: e li letto , sudi cui egli dormirà, sarà
immondo
93. Muiier , qu® patitur multis diebus fluxum 95. La donna , che patisce flusso di sangue per
sangu inis non in tempore mcnstruali , vel quae molti giorni non nel tempo de’ suoi corsi , e quella,
post mcnstruum sanguineo! fluere non cessai, quam- in cui , passato il periodo , non cessa il flusso, per
diu subjacet buie passioni, immunda erit, quasi tutto il tempo , che le cannimi questa infermità ,
sii in tempore menstruo. ella sarà Immonda , come se fosse ne' suoi mesi.
96. Omne stratum , in quo dormierit, et vas, 96. Sarà immondo il letto, su di cui dormirà, c
in quo sederii, polluluin crit: qualunque cosa , su di cui si metterà a sedere :
97. Quicumquc tetigerit ea , lavabit vestimenta 97. Chi toccherà tali cose laverà le sue vesti , e
sua, et ipse Ictus aqua immundus erit usque ad la persona , e sarà immondo fitto alla sera
vesperum
98. si stoloni sangui*, et fluere ressa'veri t, nu- 98. Se il sangue si arresta , e cessa il flusso, ella
merali il septem dies puriticationis su® : conterà sette giorni di sua purificazione :
99. Et die celavo olierei prò se sacerdoti duos 99. E
Pollavo giorno offerirà per se al sacerdote
lurturcs aut duos pulios columbarum ad osti uni
,
due tortore , o due colombini aita poi la del taber-
tal>emaeiili testimoni!: nacolo del testimonio :
30. Qui unum
prò peccato , et ailerum
faciet 30. E
ii sacerdote ne offerirà uno per il peccato ,
31. nocebilis ergo filios Israel, ut caveanl iin- 31. Voi aduni] uc Insegnerete a’ figliuoli d’Israele,
rnunditiam ,
et non moriantur in sordibus suis , che schivino l' immondezza , affinché non periscano
cum pollucrint taliernaculum ineuni , quod est in- per le loro impurità , dopo aver profanalo il taber-
ter eos. nacolo mio , c/te è tra di loro .
39. ista est lex ejus, qui patilur fluxum seniì- 39. Questa é la legge per chi patisce gonorrea ,
nis , et qui polluitur coitu o contrae impurità , congiungendosi con dotata ,
55. Et quae menslruis temporibus separatur, 33. E
per la donna , che si separa ne’ suoi me-
ve! quae jugi fluii sanguine, et hominis, qui dor- si , ovvero che patisce flusso continuo di sangue, e
mient cum ca per P uomo * che le si accosta .
vera. 16. l'uomo, che ha conosciuta la donna, vedesi dal versetto 18., che qui si parla dell’immon-
dezza legale, che contraeva l'uomo accostandosi alla donna, benché sua propria moglie, questa im-
mondezza Impediva di entrare nel tabernacolo prima d’aver fatta la lavanda, che èqui ordinala. Colla
molestia di tali purificazioni volea Dio (come osserva Teodorcto) arrenare quella Incontinenza traile
persone congiunte in matrimonio, la quale è si contraria al buon ordine, e anche al (Ine del matri-
monio . I Pagani stessi aveano su tal materia de’ sentimenti da far vergogna a molti cristiani.
Vers. 34. Se il marito ti congiunge con essa in tempo |. . sarà immondo ec. si supi>onc , o che II .
manto Abbia fallo tal cosa senza sapere lo stato della moglie, ovvero che il peccalo è ascoso, poiché se
ti delitto veniva a notizia de’ giudici, eravl pena di morte. Sedi cap. xx. 18
vers. 98. Conterà sette giorni ec. Guarito il male ella non comunicava più Immondezza a ciò, che toc-
cava; ma non |>otea accostarsi alle cose sante, se non dopo i sette giorni , ebe doveano provare la sua
perfetta guarigione.
vers. 31. Dopo over profanato ec. Profanava il tabernacolo un Immondo, che vi fosse entrato.
®a}j0 bcciinofieflio
[n qual tempo , e con quali riti debba
il sacerdote entrare net Santuario , est espiarlo insieme
coi tabernacolo , e coll’ aitare j cacciar via il coltro emissario , e celebrare la festa dell’ Espia-
zione.
1. I.oculusquc est Doniinus ad Mosseti post 1 .Eil Signore parlò a Mosè dopo la morte de’
vers. 1. Parlò a Moti dopo la morie de’ due figliuoli d’ Aronne, ec. I.’ occasione adunque, In cui
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. , , . ,
®o L E V I T I C O C A P. XVI
modem doorum Gl ioni m Aaron , quando • offe- due figliuoli cT Aroime , allorché par avere offe ria
remo* igncni alienimi intcrfccti sunl; • Sud. IO. I. un fuoco estraneo furono ucci ni:
2.Et pnrcepit el, riiceiis: Loquere ad Aaron 2. E gli fé* cornando , e disse : Di * ad A tornir
fratrem numi , • nc oinni Irniporc ingredialur tuo fratello , eh* ei non in ogni tempo dee entrare
Sancluarium , quo«l osi intra velum coroni propi- nel Santuario , che t* di là dui velo dinanzi al pro-
I latorio, quo tcgitur arca, ut non moriatur (quia piziatorio , che cuopre /’ arca , affinché egli iton
in nube apparebo super omculum ). muoia ( perocché nella ma ola io mi farò vedere
• Ex
od. 30. IO. Heb. 9. 7. sopra l’oracolo).
3. Nisi bxc ante fecerit: Titulum prò peccato 3. E ne prima non avrà fallo queste cose : offe-
ofiercl , et arìclcm in boiocaustuni rirà un vitello per il peccalo , e un ariete ni olo-
causto .
Tollet quiMjue de sanguine vituli, et asper- 44. Prenderà eziandio del sangue del vitello , e
gel digito septie» centra prupilialorium ad orien- col dito tu’ farà selle volte l’aspersione verso il
timi. propiziatorio all ’ oriente .
13. dunque madaverìl liircum prò peccalo i>o- 43 E immolalo il capro per il peccalo dei po-
puli , infere! sanguiuem ejus intra \ riunì , sicut polo , fioriera il sangue di esso dentro del velo, con-
prwccptuin est de sanguine vituli, ut asperga! o forme é sialo prescritto del sangue del vitello , per
regione oracoli farne aspersione verso 1‘ oracolo ,
Iti. Et espici snnduarium ab immunditiis filio- 46. Ed espiare il Santuario dalle immondezze
nim , et a
Israel pravaricationibus eorum , cun- de’ figliuoli a’ Israele , e dalle loro prevaricazioni.
Dio celebre annuale solennità dell’ Espiazione, si fu, quando egli punì l’ Irrcvercnza de’ due
Istituì la
figliuoli d’ Aronne, e U fece morire per essere entrali nel tabernacolo con un fuoco profano. Il One poi
e la ragion della testa fn I’ espiazione di tutti 1 peccali commessi dal popolo , e dallo stesso Pontefice tu
tutto i) corso dell’anno.
vers. 2. \on in ogni tempo dee entrare. Entrava ordinariamente il Pontefice una sola volta 1* anno
nel santo de’santl; straordinariamente v’entrava, quando bisognava consultare ti Signore.
perocché netta nueota io mi faro vedere ee. lo apparirò m
figura visibile nella nuvola sopra it pro-
piziatorio ; onde nenitneti lo stesso Pontefice non dcobe entrare in tal luogo , se non di rado, e con ti-
more, c tremore.
vers. 3. offerirà un ritrito per it peccato. Questo vitello era pel peccato del Pontefice , c di tutti i
sacerdoti, e beviti , e il vitello, e l’ariete non s’immolavano, se nou dopo ebe il Pontefice era entrato
nel santo de’ Santi, e n' era uscito.
vers. 4. Si cestirà detta tonaca dì tino ee. In tal occasione il Pontefice non portava le preziose sue
vestimenta; ma era vestito come un Levita; perocché egli dovei comparire in atto ili supplicare pel
perdono de* suoi peccati, e per quelli del luipolo; ed era quello un tempo di lutto, e di penitenza: fatta
poi l’espiazione prendeva le sue vesti pontificali.
ver*. 6. E un ariete in olocausto. Questo Immotava*! poi alla fine della funzione , vers. 24.
ver*. IO. Quello poi cui é toccato di essere it capro emissario. Vale a dire capro, che dee essere
.
mandato via nel deserto carico de' peccati del popolo, .veli’ Ebreo in luogo di emistario legge»! hazazet.
c sopra il vero significato di questa parola moltissime cose son dette da’ Rabbini, c da ».irj moderni
Interpreti: il più sicuro è di tenersi alla spostztone di s. Girolamo, di s. Cirillo . e di Teodoreio, quali i
hanno inteso, che volesse dire un capro messo in libertà ; c così l’ intesero anche Simmaco, e Aquila.
Ver». II. Offerirà il citello. Quello, di cui si parla vers. 6. Alcuni eledone, che II sacerdòte tornasse
la seconda volta a imporre le mani a questo vitello, e confessasse nuovamente i suoi peccali prima d’im-
molarlo. Dalla sera della vigilia, e per tulio il giorno della festa gli Ebrei facevano la confessione de’pec-
eatl fino a dieci volle. Vedi Moria, de pernii, db. u. 22, c tib. iv. 36. 36.
vers. 12. It limiamo composto. Exod. xxx. 34. 3&.
ver». 13. il vapore ...coprirà l' oracolo , che sta sopra il testimonio. Il fnmo degl’incensi adombrerà
Il propiziatorio, che sla sopra 1’ arca, nella quale stan le tavole della legge, Vedi l xod. xxv. 21. tuo non
voleva, che li sommo Sacerdote potesse vedere, o considerare l’arca c ti propiziatorio.
ver». 14. AlC oriente. Verso rloè la parte anteriore del propiziatorio.
Vers. 16. £
per espiare il santuario re. per captare I peccati del popolo commessi in vista del Laber-
> -z_
, r . .
clìsque peccali*. Juxta bone ritmo taciet taberna- e da tutti i peccati . Tale è H rito , che egli atter-
colo tcslinioaii , qiMxi lìxuw est inler co» in me- rerà riguardo al tabernacolo del testimonio eretto
dio sordium ImbiUtUynis curimi. tra di loro in mezzo alle immondezze delle loro
abitazioni .
17. • fluita* hocniòum sii In tabernacolo, quan- 17. Non vi sarà anima nel tabernacolo , quando
do Ponti lex Sanctuai iimi in preti itur, ut rogoi prò entrerà il Pontefice nel Santo dei Santi a orare
se, ut prò dotilo Mia, ut prò universo coeui l- per se , per ki sua tosa, e per tutta ta società
srael , doncc egraliatur. * Lue. 1. 10. (t Israele , fino a tanto che ei siane uscito .
50. fu tiac die ex piatiti orli vostri, alque mun- 50. In questo giorno si farà la vostra espiazione
< ialiti ab utnoitMis peccati* v estri» : < -urani ixiuii- c purificazione da tutti i peccati vostri : ne sarete
iiu iimml.it'imini: mondali dinanzi al Signore:
3!. Sabba Uun enim requAettonl* est, tit aflligc- 51. Perocché questo é il sabato de* sabati, e voi
tU anima* v est ras religione perpetua. umilierete te anime vostre con tal cullo religioso ,
ed eterno .
nicolo del Signare, c qu«iU p i rlic olirai ente comm Tisi contro h venerinone dovuti allo stesso taber-
nacolo.
ver». 17. Son vi torà anima nel tabernacolo , quando re. tossono di qnelU , che possono entrare
nel tabernacolo, cioè nei .santo, nissun sacerdote, nissun Levita ardirà di stare nel Santo net tempo,
rt»e il pontedcc entri c dimora nel santo de 'santi.
Vera. I*. E
quando eftl sarà venuto att' attore. All’ altare de timi imi , che è davanti al propiziatorio, 1
vera. 96. Qurgii che turrt condotto via il capro emissario , laverà ec. Per purificarsi dall* immon-
,
dezza contratta nel toccare il capro carico di tutti i pece ili del popolo; lo stesso e ordinato a chi abbru-
cia fuori degli alloggi minti le pelli, le carni , cc. delle vittime per il peccato ; c generalmente credesl
a
ciò usalo in tulli sacrifici per il peccato. Tedi Sum. xix. 7. Le vittime perii peccato nel di dell'espia-
i
zione, essendo oiTerie pei peccali anche dc'.s tcerdoli . none in invigila , se nissuna pirte di esse dove*
resLarne a’ medesimi sacerdoti, come in alcuni sacrirtzj per il peccalo pur si facea perocché in questa :
occasione avrebbero essi mangiate io certo modo le proprie iniquità, mangiando delie carni offerte an-
che per le loro colpe.
Vero. 29. Umilierete le anime vostre. Col digiuno c colla penitenti , coti* astinenza da ogni piacere
anche lecito, c culla reiterata confessione de* peccati, osservano anche oggigiorno gli Ebrei questo co-
stume, u digiunano per t ridotto intere ore senza cibo, nè bovindi «li alcuna sorte. GII uomini sono
obbligati al digiuno all* olà di tredici anni Uniti, le donne a undici finiti,
i Sé voi , né gtt stranieri donucitiaU tra coi. Questi stranieri sono J proseliti dt giustizia, de' quali Si e
altrove parlalo.
vers. 31. Questo é it uibaio de’ sabati, li sabato sommo. Il più solenne di tutti, e nel quale perciò c
proibito ogni lavoro.
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, , .
*3* [.EVITICO
I CAP. XVI
3-2. Espiatili autvm saceróos, qui unctus fuerit, 32. La espiazione sarà fatta dai sacerdote che
et cujus rnatius initiaUe suol , ut saccrdotio fun- sarà sialo unto, e le mani del quale sur anno «ta-
galur prò patri) suo: Uidueturquc stola linea , et te consacrale per esercitare il sacerdozio in tuooo
vcsiibus sanctis del padre suoj ed ei sarà vestilo della teste di ti-
no , e delie vestimento sante ,
35. Et cxpiabil Sanctuarium , et tabemaeulum 35. Ed egli espierà il Santuario , e il tabernaco-
testimoni! , atque altare, sacerdotes quoque , et lo del testimonio, e Fallare , ed anche i sacerdo-
universum populum. ti , e tutto il popolo
54. Erilque vobis hoc legittimili) sempiternino 34. Elegge sempiterna sarà per voi di pregare
J
ut orctis prò filii* Israel , et prò cunciis peccali» pe* figliuoli d Israele , e per tutti I loro peccati
co rum semel in auoo. Fedi igitur., sicul pnecc- una volta Fanno Fece adunque Mosi, come atea
.
dtapo Dmmojectthno
GU Ebrei debbono offerir sacrifizio al solo Dio. e non ai demoni, ni mai altrove, che atta porta
del tabernacolo : si astengano dal sangue , e dal mangiare dette carni di un animate morto
da se.
Loquere Aaron et flliis cjus, et cunciis Olila •ì. Parla ad Aronne e al suoi figliuoli e a tulli
Israel, diccns ad cos Iste est scrino, quei» man-
: i figliuoli d* Israele , e di’ loro: Questo i il coman-
davi! Dominus, diccns: do del Signore : egli ha dello:
3. Homo quilihct de domo Israel, si oedderit 3. Un uomo chiunque egli sia della stirpe d* I-
bovera , aut ovem , si ve capraiu In castris , vel srade , se ucciderà un bue o una pecora , o iuta
extra castra, capra negli alloggiamenti , o fuori degli alloggia-
menti ,
4 . Et non obtiilcril ad ostium tabernacoli obla- 4. E
non presenterà la sua oblazione al Signore
lionctn Domino , sanguini* rcus crii: quasi si san- alla porta del tabernacolo , sarà reo di morte: sa-
guinei» fuderit, sic iHTibil de modiu [topuli sui. rà sterminalo dalia società del suo popolo , come
se avesse fatto omicidio.
5.Ideo sacerdoti olTerre delnml fili! Israel lio- 5. Quindi è, che i figliuoli d’Israele debbono of-
stiassuas , quas uccidali in agni , ut sanclificen- ferire al sacerdote le loro vittime uccise da loro
tur Domino ante ostium tatxmaculi tcsUiuonii alla campagna , affinché sieno consacrate al Signo-
et immolenl cas hostias pacitìcas Domino. re dinanzi alla jmrta del tabernacolo del testimo-
nio , e sieno immotate ai Signore in ostie di pace.
6. Fundctquc saccrdo* sanguinali super altare 6. E
il sacerdote tic spargerà il sangue sull' altare
Domini ad ostium tabernacoli testimoni! et ado- , del Signore alla porta del tabernacolo del testimo-
odoretn suavitalis Domino:
leblt adipcni in nio , e farà bruciare il grasso in odore soave al Si-
gnore :
Vcrs. 3. Un uomo ... se ucciderà un bue, o una pecora , ec. checché abbia detto qualche Interprete,
non si parla qui della uccisione degli annuali per uso delia tavola, ma sì dell’ immolazione per farne
sacrifizio. Vedi t. Agort. qucestM. in Levlt. Proibisce adunque Dio di offerir sacrifizio fuori ebe al Si-
gnore , e fuori del luogo da lui destinato, cioè nel tabernacolo. Prima dell’ istituzione de! sacerdozio
Levitico, c prima che fosse eretto il tabernacolo, era permesso ad ognuno di offerire a Dio de* sacrifizi
in qualunque luogo volesse, e |H*r mano di ehi volesse, ma ciò con ragione fu dipoi proibito: lo che prin-
cipalmente serviva a ratti-nere il popolo dal cullo de’ falsi del, come apparisce dal versetto 7.
Ver». 5. Debbono offerire ai sacerdote te toro vittime uccise da loro atta campagna. Vale a dire
quelle vittime, che una volta era loro permesso ili uccidere alia campagna , e dovunque loro piacesse.
Debbono offerire le loro vittime alla porta del tabernacolo tra 1* altare degli olocausti e il tabernacolo;
c, queste uccise ; il sacerdote nc offeriti il sangue al .signore, versandolo appiè dell’ altare. L’imposi-
zione delle mani sopra la vittima la faceano a neh’ essa nell'atrio cogli occhi rivolti verso lo stesso ta-
bernacolo.
ver. 7. E non immoleranno più te loro ostie a' demoni, vedesi da questo luogo, c da Ezech. xvi. 22.
e. da altri luoghi delia scrittura, che molti degl* Israeli» vivendo tragii Egiziani aveano imitato alrncn
in parte l'idolatria di quella nazione. Vedi anche gli Atti cap. vii.
Veri. IO. c II. Se mungerà dei sangue ...lo sterminerò ... ; perocché F anima deli' animale sta net san-
gue- Sovente nelle scritture il nome di anima si adoperò a significare la vita sensitiva, o animale: il
•angue si può dire principio del senso, e della vita degli animali; perchè da esso si estraggono gli spi-
riti animali , c l’animale perdendo il sangue perde il moto c la vita.
l.o ho dato a voi , affinchè con esso ec. Come se dicesse: io mi son riserbato il sangue i>cr me; il
solo uso, che voi ne farete, svrà di spanderlo sull'altare per placarmi, ed è gran ventura per voi, che
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. . , . . . ,,
>0 mi contenti del sangue e della vita di un animale, mentre e II vostro sangue e la vostra vita sarebbe
dovuta alla mia giustizia a causa delle vostre colpe.
vera. 13. Ne sparsa il sangue, e lo copra colta terra. Affinché le bestie stesse non possan leccarlo,
vera. 15. E sarà immondo fino alla sera. Da! momento. In cui si avvede dei suo errore Qno aUa sera.
Capo flitcmouaoo
In quali gradi sta lecito il matrimonio. Del fuggire i turpi
vizi da' Gentili , e de’ dianone t.
Ver». 5. Ne* quali avrà vita chiunque gli osserva, secondo la lettera queste parole non altro pro-
,
mettono a chi osserva la legge, se non la conservazione della vita temporale, o sia il vantaggio di non
Incorrere nella pena di morte minacciata dalla legge a’ prevaricatori, vedi quello, che si è «letto Rom.
cap. x. A 5. Ma I veri figliuoli d’ Abramo secondo lo spirilo, animati dalla fede nel cristo venturo, adem-
pievano perfettamente la legge; e perciò meritavano la vita eterna.
Vers. unirai in matrimonio . tu ( o figtia) col padre tuo. 1 matrtmonj Incestuosi proibiti
7. Non U
in questo c ne’ seguenti versetti furo» proibiti per legge o espressa o tacita (Ino dal principio del
,
mondo, vedesi ciò da’ terribili castighi, co’ quali Dio punì ne* Cananei l’empio loro nozze. ledi vers.
Vers. 9. Non avrai commercio cotta sorella , ec. questa sorta di matrimoni sono stati permessi da Dio
In certi tempi per una certa necessita ; ma eglino sono tanto più vituperevoli , quando la religione li proibì
dice ». Agostino , tib. xx. de civ. cap. 16.
.»«* ella nata in casa tua , o fuori, vale a dire sia ella figliuola dello stesso luo padre , ovvero sola
mente figlia della moglie di lui, e partorita da questa ad altro marito. Alcuni ha» voluto sottilizzare sm>
queste parole, ma generalmente tutti le intendono in questo senso.
Voi. I 3o
jOOgle
,, . , . . : . . , . ;-
17. Turpiludincm uxori» Ju®. el Olia; elus non 47. fron ti unirai insieme alia madre , e alla fi-
ruvolabis. Filinm lilii ejus, el fihain Olile illius non glia . fron prenderai la figlia di sui^jnliuulo, o di
1
Mime* , ut revck's ignominiam cjus; quia caro il- stui figlia per farle oltraggio : ptraÈ. queste sono
lius s uni ; el tali* ctfltus incesiti* est. del sangue di tua moglie j c tali mainami sono m-
tCstllOM.
18. Sororem uxori* lua? in pclHcalurp illius non 18. J\on prenderai per conculdna la sorella di
occipite , uetNoqekibis turpitudine»! qjus, .ivlipif lua moglie , né tivrtu commercio mcon essa, viverne
illa viventi tua vioglie
19. Ad mulicrcm. qua? natitur menslrua , non 19. Ti asterrai dalla domia nel tempo di sua In-
accede»; nec ivvelaltis foeditatem ejus. comodità; e non avrai commercio con essa
90. Cuni uxorw pruximi lui non coibi*; noe se- 90. fron ficcherai colia donna del tuo prossimo
mini» commistione inaculalteris. e non li contaminerai con simile unione
91. * I>e semine tuo non dabis, ut coosocretur 91. fron darai de’ tuoi figliuoli ad esser consa-
Idolo MolocO; nec [tollucs nomen Dei lui. Ego Do- crati all’idolo Moloch; e non profanerai il lumie
mimi*. • Ini. 90. 9. dei tuo Dio . io il Signore
99. cura nascalo non coinmisccarls colui femi- 99. Ti guarderai dal peccato di sodoma , che ò
neo , quia abominano est. casa abominevole
93. Cuiu urani | lecere non coibi*, nec niacula- 33. V
uomo j e la dimna si giuirderaimo dal pec-
licri* cum co. • Muiicr non succumbet ju mento care con bestie , perocché t cosa scellerata
ucc ralscebilur ei: quia scelti* est.
• In{. 90. 16. 94. .Abbiate in avversione tulle le Impurità, onde
94. Nec poliuamini In omnibus hit , quibus con- sono imbrattate tulle le gatti , le quali io discac
taminale siint universa? gente» , quas ego eliciam cerò dal vostro cospetto ;
aule ronspoclum veslrtnii ; 95. Le nuoti genti , hanno contaminata quella
95. El (inibus politila «t terra ; cujtis ego sco- tara ; orni io visitai) le scelleraggtni di lei, cd ella
lerà visitai*», ut cvomal hubilulurcs suo*. vomiterà l suol abitatori .
96. Ossert'ate le mie leggi, e i miei comanda-
26. Custodito Icgitiim mea . alque judicia ,
et malti , c guardatevi da tutte queste infamità tanto
non fadnlis ex omnibus abomlnallonibu* tain in- ivi , come i forestieri che abitano tra di voi
digena ,
quam colonus ,
qui jtcrcgrinanlur apud
vo*. 97. Impaocché tutte queste esecrande cose le
97. Omnc* enlm execraiioncs Isla* fecerunt ac- hanno fatte quelli, che prima di ivi hanno abita-
colse lente, qui fuerunt aule vos, el |>ollucrunt lo quella tara , c l'hanno contaminata .
eom. 98. Badate adiotquc , che ella non vomiti nella
98. Carole ergo, ne ci vo* simililcr cromai, cum slessa guisa anche eoi , arnie ha vomitato il popo-
paria feceritis , sicut cvorauil gentem, qua; full lo, che et stata prima di ivi, se farete le stesse
ante vos. cose.
99. Omni* anima, qua; ferirli de abominaliont- 99. Chiunque commetterà alcuna di quelle orri-
bus bis quipp'taiu , pcribit de medio populi sui. bilicose , sarà sterminato dalla società det suo po-
poln .
30. Custodite mandata mca. Nolile facere, qua? 30. Osservale I miri comandamenti . fron fate
fceenmt hi, qui fuerunt ante vos, el ne poilua- ipictlo, chehanno fallo coloro \, che vi sono Mail
inini in eis. Ego Dominus Deus vcstcr. avanti a ivi, e non vi contaminale con tati cose,
lo il Signore Dio vostro.
vers. 16. .Xon ti congtungeral colla moglie di tuo fratello. Tolto 11 caso espresso Dealer, xxv. B. tt.
Agostino, quarti. «I. ertile che voglia BlgniUcarsI , che un fratello non può sposare la moglie ripudiata
dall’altro (rateilo vivendo Ini tura questo fratello.
Vers. IH. Xon prenderai per concubina la torcila di tua moglie. Si proibisce d’avere nello slesso
tempo due sorelle per moglir ;
ma poteva sposarsi la seconda dopo la morte della prima.
Vers. 21. Xon darai de tuoi figliuoli ad ettere consacrati alt" idolo Moloch. Questo era il dio degli
Ammoniti, c non era altro, che Saturno, Il quale fu quasi il solo traile pagane divinità, che cbicdesso
vittime untane, l edi t. dgotl. de eh', bb. vn. Di lui Unsero i |>oetJ . che avesse divorato propri Itgliunlt. i
i: non profanerai d nome det tuo Dui. Col dare questo nome (che è Incomunicabile) agii dei falsi ,
anzi a* demoni.
Capo Occtmonono
Ai inculcano nuovamente varj precetti cerimoniali , e morali già annoverati,
e altri si aggiungono.
Ver*. 2. Siate santi , perocché santo . re. siale alieni da tulle le Immondezze Gnor proibite, separa-
ti da’ pravi c abboiuinuvoli costumi degl' idolatri ailine di essere degni del nome di nuci servi, di mio
popolo.
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"T"
. . , . . : , . . .
5. SI tmmolaverltif hosliam padfloorun) Domi- 5. Se immolale al Signore un* ostia pacifica af-
no , ut sit placabili» fili d’ averlo propizio ,
6. Eo fucrit immolala, comcdclis cam,
«lie, quo 6. nei di j in cui fu immolata , e nel dì appres-
et die altero: quidquid aulctn rcsiduum fucrit in so la mangerete : tutto quello poi , che ne resti il
dlem ieri ii un ,
Igne eomlmretls : terzo giorno 3 lo darete alle fiamme :
7. Si uuis post blduum comedoni ex ca , pro- 7. Chi dopo I due giorni tic mangerà , sarà pro-
fami* orli, el impiotati» reus: fano , e reo d’empietà
8. Portabili pio iniqui (aleni sunm, quia Sondimi 8. E
pagherà il fio di sua iniquità per aver pro-
Domini polluit, cl pcribit anima illa de populo suo. fanato il Santo dei Signore 3 ed ei sarà sterminato
dalla società del suo popolo .
44.
9. •Cum messucris segete» teme lune , non 9. Quando tu segherai la messe de* tuoi campi ,
tondebis usque ad solino superflcicm lerrae: ncc non mieterai fino a terra tutta la superficie delle
remanentes spicas coliigcs. * Inf. 23. 22. tue terre. : ni raccoglierai le spighe , che potranno
restarvi
40. Ncque In vinca tua racemo» el grana decl- 40 Enella tua vigna non coglierai I raspolli ,
denlia congrcgnbis ; «od pauperibus et peregrini» ni prenderai i granelli 3 che cadono ma Insterai ,
carpcnda dlmittcs. Ego Dominus Deus vesler. che se li premiano i poveri e i pellegrini . lo il
Signore Dio vostro .
Non furtum. Non menlicmini
farteli» , ncc 44. Aon ruberete. Aon direte bugia j c iiissuno
deripiet untisquisquc provinomi »uum. Ingannerà il suo prossimo.
44. • Non porjurabis in nomino meo , nec pol- 42. Aon spergiurerai nel mio nome e non profa-
lues no nini nei lui. Ego Dominus. • Exod. 30. 7. nerai il nome del Dìo tuo . lo il Signore
45. • Non facies calumniam proximo tuo, noe vi 43. Aon defraudare il prossimo tuo , e nòti f op-
opprime» cum. f Non inorabilur opus incrcenarii primere con prc/iotcnza . La paga dclP operalo 3 che
lui apud le usque mane. lavora per te 3 non resterà in tua mano fino id di
• EccU. 40. 6.
f Detti. 34. 44. Tob. 4. 45. di poi.
44. Non mnlcdiccs sordo , nec conto cieco po- 44. Aon parlerai male d* un sordo t e non porrai
ne» oflemliculuui ; seni limebis Doininum Dcuni Inciampi tra* piedi del cieco ; ma temerai il Signo-
luuin , quia ego sum Dominus. re Dio tuo 3 perché io sono il Signore.
43. Non facies, quod itiiquuin est, ncc injusle 45. Aon farai ingiustizia . e non pronunzierai
judicabis.* Non considero» porson.un paupcris, ingiusta sentenza . Aon avere riguardo alla perso-
nec bonorcs vultum nolenlis. Juste judira provlum na del potevo e non aver soggezione della fàccia
tuo* • DaU. 4. 47. , et 46. 49. Prov. 24. 23. dell’ uom possente. Giudica il prossimo tuo con
EccU. 42. 4. /oc. 2. 2. giustizia .
16. Nfe cri» crìminator, ncc susuito in populo. 46. Aon sarai maldicente , né soffione nel popol
Non idra sanguinai! provimi lui. Ego Uo- tuo . Aon cospirerai contro II sangue del prossimo
mini tuo lo il Siipiore
.
cut tri ps uni. Ego Dominus. • Maith. 3. 43. 22. 39. rai C amico tuo come le stesso lo il Signore
.
ver». tmAon vi rivolerle a' simulacri. L’Ebreo alle cote vane , alte cote da nulla: nome dato più
olle nell<mcritture a' tabi dei.
Vera. 9. Aon mieterai fino a terra. f.’Kbreo c LXX. Aon finirai di mietere te prode del tuo podere
l
CU Ebrei dinijio. che dove.» lasciarsi pc'povcri almeno una sessantesima parie delle spighe del podere,
e 11 simile dimuie. ulive e altri trulli.
Ver». 14. wi parlerai male di un sordo. K cosa inumana far ingiuria a chi non può far difesa Si .
può intender compreso in questa legge il dir male degli assenti, e il denigrare per vie segrete la fama
altrui.
Aon porrai inciampotra’ piedi tlel rieco. E si può estender anche alle occasioni date al prossimo
debole di peccar in qualsivoglia maniera .
vera. 16. Aon cospirerai contro il sangue. Contro la vita del prossimo: non farai lega co* malvagi
contro I* innocente
Vers. 17. Ma riprendilo pubblicamente , affinché ec. Questa parola pubblicamente è qui posta relati-
vamente all’odio inleruo contro il fratello onde qui vuoisi dire: spiegali apertamente col fratello, il
;
quale tu credi, che U abbia offeso, altrimenti o covando l’odio, o molto più cercando segrctanieutc di
vendicarti cadresti in gran peccato. Questa parola pubblicamente nou è nell’Ebreo, nè nc'LXX, nè in
altre versiooi
vers. 18. Aon cercar la vendetta, nè privatamente , nè in giudizio non cercar la vendetta per sfogo
di rancore. Così questa legge perfeziona quella dc’jVu/n. xxxv. 19.. c lìeutcr. xix. 15.
Amerai U tuo amico, infendesi certamente lutti 1 prossimi nostri: e prossimi nostri sono tutti gU
sommi redi s. Giro!. , e s. Mgost. in cap. v. Maith.
.
vers. 19. Aon accoppierai U tuo giumento cc. oltre II senso della lettera qucsLi legge può riferirsi '
a’ matrimoni illeciti conlrarj alla natura , c alle con fede razioni del popolo di Dio cogli altri popoli
Idolatri.
Aon seminerai ... come seme vario : non ti vestirai di una veste ec. si dice lo stesso con due diverse
figure. Giuseppe crede, che secondo la lettera la proibizione d’avere una veste falla di lana, e di lino
ahbi.i per ragione il non avere voluto Dio che ad alcuu fosse lecito di avere uua veste slmile nella ma-
,
teria a quella del sommo » icerdolc .
- .. . : . . -
cjus rorani Domino , et repropiliabilur ci , tliiuil- suo peccalo dinanzi al Signore , e troverà clemen-
lelurqur (toccatali!. za , e gli sarà rimesto II peccato
23. Oliando ingressi fuerìtis tornili , et pianta- 23. Quando sarete entrali in quella terra , e l'i
venti* in ea Ugna poni itera , autoreti» pnepulia avrete piantati degli alluri fruttiferi , voi rigette-
eoruni : (toma , qua? genninant , imniunda crunt rete tc j/rtmc frutta , che quelli proiturranno : tc
volli» , nec edetis ex èia. quali airetc per immonde , e non ne mungerete
>24. Quarto nuleiii anno oranis fructua corum 24. Il quarto atout poi tutti i loro frutti saran-
sanclifleabilur laudabili Domino. no consacrati alla gloria del Signore .
23. Quinto aulcin anno comedetis fructua, con- 23. // quinto anno ne mangerete l frutti , fi ns>
greg-.uile» poma , qua? proferunt. Ego Dominu* coglierete tulio quello , c/l’ ci produrr atout . Io il
Deua v caler. re Dio vostro.
2ti. Non comedelia cum sanguine. Non augura- Non mungerete carni , dentro le quali sla U
bimini ,
nec obsorvabilis soiuuia. sangue . Non farete atujurj e tton darete retta a’so-
gni .
27. Ncque in mtundum altondcbilis comani: nec 27. Non vi taglierete l capelli In tondo : c non
radeti» barbam. li raderete la barba .
28. Et super mortilo non loddctis camem vc- 2*. Non farete incisioni sulla vostra carne a cau-
slnm ; ncque lìgunu» aliquas , aut stigma la taeie- sa d ’ un morto ; e non farete figure , o segni so-
lis vubis. Ego Domimi*. pra di voi. lo il Signore.
29. Ne prostituii» flliam Inani , ne contaminetur 29. Aon prostituire la tua figliuola , affinché non
terra et implcalur piaculo. si contamini la terra e non si riempia di scelte -
raggiai
SO. sabbabi mea custodite, et Sancì uà riunì meum, 3Ó. Osservate i miei sabati, e riverite II mio San-
metuite. Ego Dominu*. itutrlo . lo il Signore .
31. Nec (lodinoli» ad inago» , nec ab ariolis ali- 31. A on mutale dietro al maghi e non Interro
quid sdscitcminl ut (ìoUuamini |ier co». Ego Do-
,
nate gli indovini , perocché eglino vi corrompereb-
mi mix Deus veste»’ : bero . lo il Signore Dio vostro :
32. Corani carni capite consurge, et bonora |ier- 32. Alzati dnuuizi alla canizie e rendi onore alla
soii.im seni»: et tiinc Dominimi licum tuuro. Ego persona del vecchio: e temi II Signore Dio tuo .
Mini Domimi*. lo sono il Signore.
33. si habitaverit advenn in terra vostra, et miv 33. .Ve un forestiero abita nel vostro paese e fa
ratu» fucril in ter vos , non exprobreiis ci : sua dimora tra di voi, non lo rhnprocUate
34. Sed sii inlcr vos qua»i indigena . et dilige- 34. Ma sfa tra voi , come se ira voi fosse nato ,
ti» cimi quasi vosmctlpsos fittali* enim et vos ad-
: e amatelo come tot stessi: perocché voi /aire faste
veua* in tarra .Egypli. Ego Dominua Deus tester. forestieri nella terra d‘ Egitto . lo il Signore Dio
t ostro
55. Noi Ile tacere iniquum aliquUI in judicio, in 33. Aon fate ingiustizia tu’ vostri giudizi, netta
regola , in pondero , In mcnsura. cantut , nel peso , turila misura .
3G. Malora Jusla , et acqua slot pondera : juslu» 3ti. La stadera e I pesi sten giusti: giusto 1‘ c-
mudili», a*<|iius«|ue scxlarius. Ego Dominu» Dcu» plui , c Chiù, lo il Signore Dio vostro , che vi
tester , qui eduxi vo* de terra Agyptl. trassi Italia terra d' Egitto .
37. custodite omnia precepta mea et universa 37. Osservate tulli l miei precetti t tutti i miei
judicia , et facile ca. Ego Domina». ordini , e mettetegli in pratica . lo il Signore
Ver*. 23. le prime frutta te avrete per immonde, re. Dtec il Crisostomo : Osserva la sapienza de! le-
gislatore : non formelle . che si mangino i primi frutti affinché nutun siavi . che ne riceva prima di
,
Dio } né ftermetle . che si offeriscano affinché non si dlenn a lui frutti immaturi, lasciagli andare
.
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: . . -
Capo Ufnicsimo
4.
Son degni di morte quelli, che offerii co no i loro figliuoli a SToloch , quelli > che consultano i
magtu o gt’ indovini , quelli , che maltrattano i genitori, e quelli , che sono rei di varie sceile-
r agnini , che erano in uso tra i dianone i.
Locutusquc est Dominus ad Moyscn, diccns: 1 .EU Signore parlò a Mosé, c disse:
t*. Ha*c loqueris flliis Israel: Homo de fili» Israel 2. Tu dirai a‘ figliuoli d * Israele : Chiunque delfi-
ci de advenis, qui habitant in Israel, * si qui* glluoli (T Israele e de* forestieri, che abitano con I-
dcderil de semine suo idolo Moloch , morte ino- sraeJc , darò de* suoi figliuoli all’idolo Moloch ,
riatur ; populus terra: lapidabit curii. sarò punito di morte : la plebe lo lapiderò .
* Supr. 18. 21.
3. Et ego ponam Cadetti meam contra illuni . 5. E
io sarogli nemico , e lo schianterò dalla
succidamque cura de medio populi sui, eo quod società, del suo popolo per aver dato a Moloch i
dcderil do semine suo Moloch , et contaminare- suoi figliuoli, e per aver profanato il mio Santua-
rit Sanctuarium meuiii , ac pouucrit nomea san- rio , e disonorato il nome mio santo .
cium meum.
4. Quod si negiigens populus terne et quasi par- 4. Che se il popolo trascurerò e menerà quasi
vipcndcns impcriuin meum dimiscrit hominem , in non cote i mici comandi , e lascerà impunito co-
sini dedit do semine suo Moloch, ncc voluerit lui , che ha dato de* suol figliuoli a Moloch, e non
cura occidere, vorrà ucciderlo ,
5. Ponam faeicm meam super hominem illuni et 5. Sarò io il nemico di colui e della sua stirpe,
super cognationem e|us , sueddamque et ipsum e schianterò dalla società del suo popolo e lui e
et omnes , qui consenso runt ei , ut fomicarelur tutti quelli , che hanno acconsentito , ch'ei si pro-
cura Moloch , de medio populi sui. stituisse a Moloch .
6. Anima , qua; deelinaveru ad magos et ariolos, 6. Chiunque onderà dietro al maghi e. agl* Unto-
ci fornicala fuerit cura els, ponam fadem meam vini , e si affezionerà ad essi , lo sarogli nemico,
contra eam , et interficiam Ulani de medio populi e lo sterminerò dalla società del suo popolo .
sui.
7. • Sanctificamini,ctcslotesanctijquiacgosum 7. Santificala‘i e siate santi ; perocché io sono
Dominus Deus Tester. * t. Pel. I. 46. fi Signore Dio vostro.
8. Custodite prsecepla raea et facile ca. Ego Do- 8. Osservate i miei precetti e mettetegli in pra-
minus ,
qui sancliUco vos. tica. Io il Signore , che vi santifico .
9. * Qui maledixerit patri suo, aut mairi, morte 9. Chi maledirà il jmdre suo , o la madre sua,
morialur: patri, malnque maledixit, sanguis ejus sia punito di morte : ha maledetto il padre , o la
sit super eum. * Kxod. 21. 47. Prov. 20. 20. madre , sia sopra di lui il suo sangue.
Manli. 45. 14. Marc. 7. 10.
Io- * SI mocchatus quls fuerit cum uxore alto- io. Se uno pecca colta donna altrui, o commci-
rius. et adultcrium pei^ctravcrit cuni conjuge prò- le adulterio colla moglie del suo prossimo , sicn
xiini sui, morte morianlur et inocchila et adul- puniti di morte t’adultero e l’adultera.
lera . • Deut. 22. 23. Joan. 8. 4.
44. Qui dormicril cum noverca sua , et revela- li. Se uno jtccca con la sua matrigna, disono-
rerà ignominiam patri* sui , morte morianlur am- rondo il proprio padre , sarai i pimi ti di morte am-
bo : sanguis conno sit super eos. baine : sia sopra di essi II sangue loro
12. Si quis durmierit cum nuru sua, uterque 12. Se uno pecca con sua nuora, saran panili
morialur j quia scelus operati soni : sanguis eo- di morte, ambedue j perocché hanno falla una co-
rum sit super cos. sa scellerata : sia sopra di essi il loro sangue.
43. Qni domiierit cum masculo coitu fcminco, 15. Se uno pecca con un maschio, come se que-
uterque operati» est nefas; morte morianlur : sit sto fosse una donna , ambedue han fatto una
sanguis coroni super eos. cosa esecranda ; sleno puniti di morte: sia sopra
di essi il loro sangue.
14. Qui supra moretti flliam duxerit malrem 44. Se uno dopo la figliuola sposa anche la ma-
cjus scelus oj»eratus est: vivus ardebit cum els,
, dre di lei , fa cosa scellerata: sarà bruciato vivo
ncc permanerai tantum nelas in medio vostri . con esse , e non si tollererà tra voi tanta inde-
gnità .
ver*. 3. E per aver profanalo il mio Santuario. Dispregiando me e la mia casa , e andando a servi-
re agl’idoli disonora il mio santuario e il nome mio, li qual nume egli ardisce di dare a Moloch.
vers. 8. lo il Signore , che vi santifico. Che voglio e comando , che voi siate santi separati dalle im-
monde divinila degl’idolatri.
Vera. 9. Sia sovra di lui il suo sangue. Siccome del sangue d’un innocente messo a morte si dice,
che quel sangue cade sull’ uccisore, cosi per lo contrario si dice, che il sangue, o sia la pcua di morte
cade sul peccatore, il quale col suo delitto ha meritata. 1
’
vera. 14. Sarà bruciato vivo con esse, con I’ una e l’altra moglie; supposto però, che anche la pri-
ma sla stata d* accordo.
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*8 LB VITICO CAP. XX
18. Qui colerli rum multerò la fluxu mcnstruo, 18. Chi lut che fare con la dorma nel lem/xt de’ suoi
ot rcvekivcril Uirpilm lineiti ojjus, i|is.upic aperue- mesi c la disonora , ed ella scnopre la sua im-
,
rit fontcm sanguini» sui , inlerticientur ambo de mondezza , saranno ambedue sterminati dalla so-
medio populi sui. cietà del loro popolo .
19. Turpitudinem raatertene et nmii.r tu® non 19. Non cavai che fare colla zia da conio di ma-
discooperies: qui Imm: fecoril, igmmiiniam carota dre 3 o da canto di padre : chi fa tal cosa , fa igno-
su® nudavi l : (Hirtabunl aiuta» inuiuitatcm sunni. minia alla propria caritè: por ter aiuto l'uno e Vai-
39. Qui coicril eum uxori: palmi, vel avunciill ira la loro iniquità.
sui , et revelaverit ignominiam cognalioota sua*, 20. Se uno pecca colla moglie di suo zio pater-
|M>rtabunt ambo peccatimi suurn: absque liberta no , o malcmo , e disonora la propria parentela ,
moria tur. i ambedue ; tarleranno il loro peccalo : morranno
il. Qui duxerit uxorem fratria sul, rem facit senza figliuoli
Ulirilam , turpiludincui fralris sui rcvclavit: absque 21. Chi sposa la moglie di suo fratello, fa cosa
liberi* erunt. illecita , disonorando il
proprio fratello: tton avran-
Custodito leges meas atquo judiria, et faci- no figliuoli.
le. ca
,
nc et vos evomat terra , quain immuri 22. Osservate le mie leggi c i miei comandamen-
esita , el liabilaluri ti 3 e me Ite. tigli in pratica , affinché la terra , in
cui siete per entrare e per abitare , non vomiti an-
23. Molile ambulare in Icgilimfo nntionum, qua* che voi.
ego cxpulsurus starei ante vi»: omnia cnim luce 23. Aon ri governale secondo le leggi di quelle
fcctTuul , et abominalus sum cas. nazioni , le. quali io sterminerò dal cospetto vostro:
perocché elle han fatto tutte queste cose , c le ho
21. Volito autem loquor: Possidetc terroni oonim, avute in abbommio
quam ilabo vobis in licredltalein ; tcrrain nuentem 24. Ma
a voi lo dico : Entrale in possesso della
laele cl incile. Ego Dominila Deus vesler, qui se- toro terra 3 la quale io tlaro a ivi in retaggio j ter-
paravi vos a octcris pop ulta . ra che scorre latte e miele. Io il Signore Dio vo-
23. Separale ergo et vos jumentum mundum stro , che vi ho se(hit ali da tulli gli altri popoli.
ab hniuundo et avem inundam ab immonda: no
, 23. Se(tarale dunque anche voi la bestia moiula
pollualta anima» vostra» in |Mx:orc, cl avibus, et dallf immonda , i volatili puri dagli impuri : non
cunciis , quae movenlur in terra , et qua: vobta contaminate le anime vostre, facendo uso degli ani-
estendi esse |»ollula mali , e degli uccelli e di tutto quel , che muovai
sopra la terra , ch'io v'ho mostralo esser im-
26. • Eriiis luilii sancii ; quia sanctus sum ego mondi .
pouiinus , et separavi vos a aierta poputta, ut 26. Voi sarete II mio popolo santo ; perché san-
casetta mei. • f. Pel. 1. 16. to soldo II Signore, e vi Ito separati da tutti gli
27. • vir, sive mulier. In quilKis pythonicus, altri pojtoli , turchi foste mici
vel divinationis Inerii spiniti». morte inoriantur : 27. L’uomo , o la dorma, che ha lo spirito di
lapUlibus obrucnl eos : sangui* corum sit super pilone , o d' iruloz zamcnlo , sarai t messi a mor-
lllos . • Deut. 18. 11 . 1. Reg. 38. 7. te : li lapideranno : sia sopra di essi il lor sangue.
vera. 90. Morranno senza figliuoli. Non si aspetterà , che tali incestuosi abbiano figlinoli la nascita .
de* quali sveli v accresca lo scandalo; ma subito clic verrà scoperta tal cosa, saranno ambedue messi a
morte per sentenza del giudice. L* Ebreo porta saranno senza figliuoli. come nel versetto seguente lo ;
che s. Agostino spiega cosi: i figliuoli che avranno, non saran tenuti per veri figliuoli, né succederanno
al padre nell'eredità: ovvero Dio non benedirà tali matrimoni e non ne verranno figliuoli, ledi Greg.
M. resp. ad q. 6. jug.
vera. 94. e 26. lo il Signore che vi ho separali da tulli gli altri popoli. Separate dunque anche voi ec.
Osservate la destinazione de* cibi prescritta da me: ella dee servire a richiamarvi alla memoria la gra-
tuita predilezione, colta quale v’ho distinti e separali da tutte le altre genti all’onore di essere mio
popolo.
Ver». 97. Che ha lo spirilo di pitone. Apollo era soprannominato Pillo da un serpente ucciso da tni
secondo la favola. A questo dio attribuivano la scienza delie cose future, e gli oracoli. Pedi atU avi. 16. ec.
Capo bcntcsimoprimo
A quali funerali possano Intervenire 1 sacerdoti, e quali donne non debbono sposare. Quali uo-
mini sìeno inetti ai sacerdozio. Della figliuola dei sacerdote , che cade in grave Paltò.
1. Dixlt quoque Domimi-* ad Moysen: Loqucre 1. Disse ancora il Signore a Mosi: Parla a’sa-
ad sacerdote» l'ilio» Aaron, el dice» ad eos: No ccrdoti figliuoli d’ Aronne , c di' loro : Il scardate
contai uinctur sacerdos io mortibus civiuni * no- non contragga immondezza nella morte de’ suoi cun-
miti , ei l ladini
2. Ntoi tantum in consanguinei* ae propinqui*, 2. Eccettuali gli stretti parenti e propinqui , pu-
fd est , *u|ier palre et maire, et Olio et mia, fra- le « dire , il pacb-e e la madre , il figliuolo c la
tre quoque figlia , e anche il fratello,
3. Et sorore virgiuc , qvue non est nupta viro. 3. E la sorella fanciulla non ancor inori lata .
4. Sed nec ili principe populi sui conlaiuinabi- 4. Del resto si guarderà da contrarre immondez-
tur. za nelia morie dello stesso principe del suo po-
polo .
3. • Non radent caput, nec barboni, ncque in 5. Non si raderanno il capo, e la barba: e non
carnibus euta facicnl inctouraa . far muto incisioni sulle loro carni .
• Sup. 19. 27. Ezech 44. 20.
vera. 1. // sacerdote non contragga immondezza ec. si guardi II sacerdote dal contrarre immondezza
legale col toccare un cadavere, o aver cura del funerale, o accompagnandolo, o facendo duolo, o en-
trando nella casa del morto, si parla qui de’ sacerdoti inferiori, del sommo sacerdote al verso IO.
Vcrs. 3. E la sorella fanciulla non ancor maritata, se avesse avuto marito, allora non le mancava
chi avesse cura del suo funerale.
Vcrs. 6. Non ti raderanno .. la barba. Queste parole dimostrano, che fuori del lutto gli Ebrei se la
radevano, e che là proibizione , che si ò letta nel capo precedente , riguarda qualche superstiziosa ma-
niera di raderla.
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L E V I T I C O C A P. X X I 339
6. sancii canni Dco suo , cl non polluent no- 6. SI serberamio tanlì al Dio loro , e non prò
me» ejus incensimi enbn Domini , cl [>;u ics Del
: foneranno il suo nome: perocché eglino offeriscono
sui otlcrunt ; cl ideo
sancii crunt V incenso del Signore , e il pane del loro Dloj e
perciò saranno santi.
*
7. Scortum et vile proslibulum non duccnt uso- 7. Noti sposeranno una dotma disonorata , né una
rem , noe cani , qua; repudiala est a murilo : quia vii meretrice , né quella die fu npiuliaia dal ma-
cxmsecrati suoi Dco suo, • Sup. 19. 29. rito: perocché sono consacrati al loro Dio,
8. Et panes proposilionls oflerunL Sint ergo 8. E
offeriscono l pani della proposizione . Ste-
sancii , quia et ego sancì us suui, Dominus qui san- li' eglino dunque santi , perché santo sou* io il Si-
10. Ponlifex, kl est, saccrdos maxlmus Inler 10. il Pontefice* vale a dire il xa&vdotc sommo
fratria suos , super cujus caput fusum est unctionis tra’ suol fr aitili , sulla lesta del quale fu versalo
oleum, et cujus manus In saccrdolio consccralae l’olio d‘ unzione , e le mani del quale furono con-
sunt , Vcstilusquc est sanclis vcslibus . caput suum sacrale iter le [unzioni sacerdotali , clic t vestito
non discooperiet , Teslinienta non scindei : delle vestimento sante , non scoprirà la sua testa
non straccerd le vesti :
11. Et ad omnem mortuum non ingredietur 11. Aon entrerà in alcuna casa , dove sia cada-
omnino: super palrc quoque suo et maire non vere : non contrarrà immondezza neppur per ragio-
conlaminabilur ne del suo padre , o della madre.
12. Nee egralietur de sanclis , ne polluat San- 12. E
non si partirà da’ luoghi santi per non
cluariutn Domini ; quia oleum sanela; unctionis contaminare il Santuario del Signore , perché egli
Dei sui super eum est . Ego Dominus ha sopra di se l'olio delta unzione santa del suo
Dio. Jo il Signore.
13. • Virginali ducct uxorera : • Ezech. 44. 22. 13. Egli sposerà iota vergine :
14. Viduara autem , et repudiatali), et sordi- 14. Aon sposerà una vedova , nè una ripudiata
dam, atque meretricem non accipiel; sed pucl- né una donna diffamata , né una meretrice : ma
lam de populo suo. usui fanciulla del popot suo
13. Ne comraiaccat stirpem generis sui vulgo 15. Egli non mescolerà il sangue delta sua sltr
geotis sua; : quia ego Dominus , qui sanclitico Ite col volgo del popot suo : perocché io Signore
eum . son quegli * die io santifico •
16. Locutusquc est Dominus ad Movscn , di- 16. E
il Signore parlò a Mosé , c disse:
ccns:
17. Loquere ad Aaron : Homo de semine tuo per 25. Di’ ad Aronne: Se v* ha uomo di tua stirpe
17.
familias, qui babueril maculam, non offeret |*a- in qualche famiglia , il (piale abbia qualche difetto
ues Dco suo ci non offerirà 1 pani al Dio suo,
18. Ncc accedei ad minislcrium ejus ; si casus 18. E
non si accosterà a servirlo: se è cieco , se
fucrit , si claudus , si parvo vel grandi , vel torto zoppo , se di troppo piccol naso , o troppo grande
naso, o torto,
19. si fracto pede. si manu, 19. Se ha un piede rotto, o una mano ,
a>! Si gibbus, si lippus , si albugincm habens 90. Se gobbo , se losco , se ha nell ' occhio una
in ocuk), si jugem scabiem, .si iinpeligincin in macchia , se lux tuia rogna pertinace , o scabbia
corporc, vel herniosus. pei corpo , o allentato
21. Oinnis, qui Iiabucrit maculam de semine 21. Qualunque uomo delia stirpe d ' Aronne sa-
Aaron sacerdoti», non accedei olTerrc h ostia* Do- cerdote , die avrà quaidie difetto , non s’accosterà
mino, nec panes Deo suo: ad offerire ostie ai Signore , né pimi al suo Dio:
22 . vesce tur tam panibus qui offcrunlur in San- 22. Mungerà nondimeno dei pani offerti nei San-
ctuario ; tuario j
23. ita dumlaxat, ut Intra velum non ingredia- Con questo però , che non entrerà dentro il
tur, nec acceda! ad altare, quia maculam fiabe* velo , ni si accosterà alt* aitare , perchè è difetto-
et contaminare non debet sancluarium meum. Ego so , e non dee profanare il uno Santuario . lo il
Dominus , qui sanclitico eos. Signore , che li santifico .
24. Locutus est ergo Moyses ad Aaron et ad B- 24. Disse adioujue Mosé ad Aronne c a ’ suol
lios ejus et ad omnem Israel, cuncta, qua* fue- figliuoli e a tutto Israele tutto quello, che gli era
rant sibi imperata. stato comandato.
ver*. IO. Son stravorrà te vesti aito usato ne’funerali. i Rabbini dicono, eh’ ci poteva stracciare le
vesti (non le sacre usate nelle funzioni pontificali, ma le vesti ordinarie) in tempo ili calamità, ovvero in
udendo qualche motto di bestemmia; e questa seconda eccezione sembra inventata per giustificare U
fallo di Laipha, Mai Ui. xxvi. 05.
veri. II. Seppur per ragione del suo padre. Benché il figliuolo non potesse essere sommo Sacerdote,
se non do|K> la morte del padre, potevano però darsi <le 'casi, pe’ quali il Ugliuoio fosse consacrato pri-
ma che il padre morisse ; per esemplo in caso, che il padre fosse inférmo c impotente a far le funzioni.
Vera. 12. .Vp« ti partirà da’ luoghi santi ec. Non uscirà dal Santuario per andare a provvedere a’fu-
nerall de’ suoi parenti. Egli contrarrebbe immondezza c non sarebbe nello stato, In cut dee sempre es-
sere di poter servire dinanzi al Signore.
ver». 13. Sposerà una vergine. Kd ei non poteva avere più d'ima moglie, nè polca ripudiarla, Giu-
seppe anitq. iti. 10. Questa vergine doveva essere della stirpe d’Israele, e (secondo filone) di stirpe
sacerdotale.
vera. 15. Non mescolerà il sangue delta sua stirpe col volgo. Ammogliandosi con una fanciulla, che
non può essere sua moglie per la proibizione della legge ovvero ( com’ altri intendono ) sposando una
,
rauciiilla plebea.
Vera. sa. Son entrerà dentro U velo. Non entrerà nel Santo: non passerà oltre II velo, che separa
IlSanto dall’atrio, ino voleva, che suol sacerdoti, i quali non immolavano se non dc’lori, delle pe-
i
core ce. non avessero diretto, che rilesse renderli men rispettati dal |>opolo. Qual perfezione .santità
e \irtù sopnimana non ha egli diritto di chiedere da’sacerdoti della nuova legge, l quali il corpo
stesso e il sangue gli offeriscono del suo figliuolo?
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4. Capo tìenteotmooccoitìro
9.
GU stranieri, e e? Immondi n guardino dai mangiare delle cose sacrificate , e delle vittime.
Da quali difetti , o vizi debbano essere esenti le vittime j e quali sieno quelle , che debbano
offerirsi.
Loculus quoque est Dominus ad Movsen, du 1. Parlò di nuovo il Signore a Mosè , e disse :
cens:
Loqucrc ad Aaron cl ad Mios ejus, ut caveant 2. Di* ad Aronne , t a* suoi figliuoli , che si a-
ah Iris, qua* conM*cnita sunt liliurum Israel ; et siettgano dalle cose , le quali sono consacrate a me
non contamincnl nomen sanlilìcalorum niibi, qua: da' figliuoli d’ Israele j e non profanino le case san-
l(>sl oflerunt . Ego Dominus tificale in onor mio , le quali eglino offeriscono. Io
U Sigtwre.
3. Die ad cos , et ad posteros corum : Omnis 3. Fa’ sapere ad essi , e a* toro posteri , che qua-
homo, qui accesserit de stirpe vestra ad ea, qua; lunque uomo della loro stirpe , il quale essendo im-
consccrala sunt , et qua; ohlulcrunt li Ili Israel Do- mondo si accosterà alle cose consacrale , e offerte
mino, in quo est immundilia, pcrìhit Corani Do* da’ figliuoli d’ Israele al Signore, pcrird dinanzi al
mino: Egosum Dominus. Signore. Io sono il Signore.
4. Homo de semine Aaron , qui fucril leprosi», 4. Un uomo delia stirpe d' Aronne , che sia leb-
aut paliens fluxum semini», non vescclur de Ids broso o inalalo di gonorrea , non mungerà delle
(ime sanctìficala sunt niihl, donec sanctur. Qui le- cose consacrate a me, fino a tanto eh' et sia gua-
ttoni immunduin super mortuo : et ex quo egro- rito . Chi toccherà un uomo , che è immondo per
dilur sei non quasi coitus, ragione d’ tot morto, o uno, che 6 soggetto a gonor-
rea ,
5. Et qui tangit reutilc et quodlibet immundum, 5. E chi toccherà un rettile e qualuntjuc cosa
cujus tactus est sordidi», Umnonda , il toccamano della quale porla impu-
rità,
6. immundus crii usque mi vosperum, et non 6. Sara immondo fino alla sera, e non munge-
vescetur bis, qu;o sane litica fa sunt ; sod cui» lu- rà delle cose santificata ma lavala che avrà la
vcrit camein suani aoua sua carne nell'acqua,
7. Et oceubueril sol. lune mondati» vescetur 7. E
t ram o/nato il sole , allora essendo mondo
de sauctilicatis; quia clbus illius est. mangerd delle cose santificale j parchi ette sona
suo cil*o .
8. • Mortici num , et captum a bestia non come- 8. Aon mangiativo d'iota bestia morta da si:,
dent, noe pollucntur in cis: F.go suiti Dominus . ovvero uccisa da un’ altra bestia , e non si coma
• KjuhL 23. 31. Sup. 17. 45. Deut. 14. 21. Fzech. mineranno con tali cose : Io sono il Signore.
A4. 31. i). Osservino i miei comandamenti , affinché non
9. Custodiant pnecepla mea , ut non subjaccant cadono in peccato, e non muoiano nei Santuario
peccato. et morianiur in Sanciuario , ciuu pol- dopo d' averlo profanato . Io U Signore, cheli san-
lucrint lUud. Ego Dominus, qui sanclifico cos. tifico .
10. Omnis alienigena non comedet de sancltQca- 40. Piissimo d'altra stirpe mangerà dette cose
tis, inquilini» sacerdoti» et mercenari us non vo- santificate : colui , che coabita col sacerdote c il
10.
scenlur ex eis seno mercenario non ne munger anno
11. Queni autem sacerdos cmeril et qui verna- 11. Ma il servo compralo dal sacerdote e il ser-
culus Humus cjus fiicrit , lii comedent ex eis . vo nato in sua casa , questi ne mungeranno .
12. Si liba sacerdote cuilibet ex populo nupta 12. Se la figlia del sacerdote sposa un uomo
CuerU, de bis. qua; sani liticala sunt, et de primi- qualunque del popolo , non mangerà delle cose
tiis non veseelur : satinfica te e delle primizie:
13. Sin autem vidua, vel repudiala, et absque 15. Ma se dnenuta vedova , ovvero ripudiata , c
Uberìs reversa fuerit ad domum patrìs sui, sicut senza figliuoli ella fa ritorno alla casa di suo pa-
puella cousucvcrat , aletur ribis patri» sui. Omnis dre , mungerà di quel , che mangia suo padre co-
alienigena comcdendi ex eis non habet jKitesta- vi' ella usata di far da fanciulla. Piissimo d’altra
lem. nazione ha potestà di mangiarne
14. Qui comedoni de sanclificatis per ignoran- 44. Chi per ignoranza avrà mangialo delle cose
tiani ,
addet quintam parlem cuoi co, quod como- santificate , aggiungerà wt quinto e quel che fui
dit, cl dabit sacerdoti in Sanctuarium conswnato , e aaratto al sacerdote per uso del San-
tuario .
18. Nec contaminabunt sanctiQcata filiorum I- 18. Guarà itisi dal profanare le cose santificate
srael , qu® oflerunt Domino: offerte da' figliuoli d' Israele al Signore :
Ne forte sustincant iniqui talem delictì sui. 16. Affinati non abbiano a portar la pena del
cum sancliGcata comodcrint . Ego Dominus , qui loro delitto, quando abbiati mangialo dette cose
sane litico cos. santificale . Io il Signore , che li santifico .
ver*. 2. Che ti astengano dalle rote ec. Che quando avranno qualche immondezza ( veri 3.) . si guar- .
dino dal far uso delle cose consacrate a ine (pane, carne, vino, ec.) ne’ sacrimi de’ figliuoli d'Israele,
e dal profanare le cose separate per me, c in onor mio mediante I’ offerta, che essi stessi ne hanno
a me fatta.
vera. 3. Perirà dinanzi al Signore. Il Signore se lo leverà dinanzi, lo sterminerà egli stesso, se II
delitto è occulto ; perocché essendo noto, v'era la pena di morte |>er sentenza del giudice.
vera. 4. Chi toccherà un uomo che i immondo per ragione d' un morto. Questa immondezza dura-
.
va sino alla sera {vers. fi.) ; ma quella proveniente dall* aver toccato lo stesso tuorlo durava sette gior-
ni, Num. xix. 11.
/•; non muoiano net Santuario, come
Vers. 9. Nadab e Abiu : perocché sarebbero profanatori del
mio Santuario , se si accostassero alle cose sante, essendo Immondi.
Ver». .1fa il terno compralo
II. ec. Questo, coinè pure il servo nato in casa appartenevano per
sempre padrone, ed erano come della famiglia di esso.
al
ver». 14. Chi per ignoranza atra mangiato ec. Se un laico ha mangiato senza riflessione alcuna co-
sa consacrata al signore, restituirà quello , che ha consunto, e il quinto di più in pena. Nel capo v. 15.
era già stabilito il sacrifizio, che ci dee fare per la sua ignoranza. Se avesse fatto ciò appostata mente ,
o per disprezzo , v'era pcua di morte , Num. xv. fi.
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18. Loquere ad Aaron, cl Olios cjus et ad omnes 18. Paria ad Aronne , e a* suoi figliuoli e a tulli
fili os Israel, dlcesque ad eos: Homo de domo i figliuoli d* Israele j e di’ loro : Qualunque uomo
Israel, et de adveuis, qui habiiant apud vos, qui della casa d’Israele ,o forestiero abitante tra voi.
oblulerit oblalionem suam vel vola solvens , vel il quale faccia sua oblazione o per sciogliere un
•ponte offerens, quidquid illud oblulerit In nolo- voto j o per libera elezione 3 qualunque sia la vit-
caustum Domini , ut offeralur per vos tima , die egli presenta per farne olocausto ul Si-
gnore per le mani vostre j
19. Masculus immaculalus crii ex bobus, et ovi- 19. Ella sarà un masduo senza macchia 3 o bue ,
bus et ex capris: o agnello , o capro :
90. Si maculami habucrìt
29. , non oflerelis , ncque 20. Se avrà difetto , non f offerirete , né sarti
erit acecplabile. accettevole
91. • Homo, qui oblulerit victlmara pacificorum 21. Chi offerisce al Signore un’ ostia padfica
Domino vel vola solvens , vel sponlc oflercns o per sciogliere un voto * v di lìbera elezione 3 sìa
lam de bobus, quam de ovibus, immaculaium ella di buoi , o di pecore , la offerirà immacolata t
offeret , ut acceplabile sii : omnis macula non crii affinchè ella sia accettevole : nisstm difetto sarà in
in co . • Deut. 15 90. Eccl. 35. 14. essa.
si aecum fuori i . si fractum , si cicalriccm 22. Se sarà cieca , se stroppiata , se con qual-
habens , si papilla» , aul scabiem , nut impeligincm; che cicatrice , se ha scrofole , o rogna , o scabbia j
non oflerelis ea Domino, necadolcbilis ex eia su- non /' offerirete al Signore , e non ne farete andare
per aliare Domini sull’ altare del Signore .
93. Bovem et ovem , aure , et cauda ampulatis, 23. Il bue j o fa pecora , a cui sia stato taglia-
volontarie olTerre poles ; votum auteni ex cis sol- to un orecchio , o la coda , tu puoi offerirla volon-
vi non poi est tariamente j ma non puoi con essa sdogliere un
volo.
24. Omne animai, quod vei contrita, vcllusls, 24. Non offerirete al Signore nìssun animale a
vel sedia, ablalisque lesticulis esl, non oflerelis cui sieno stati ammaccati , o pestati , o tagliali 3 o
Domino, et in lerra vostra hoc umilino ne fa- strappati i testicoli , e non farete assolutamente tal
ciali* . cosa nel vostro paese.
25. De raanu alienigcn* non oflerelis pane* Deo 25. Non offerirete al vostro Dio de’ pani presen-
vostro , et quidquid aliuddare voluerit, quia cor- tali a voi da uomo straniero , né qualunque altra
rupia , cl maculala sunt omnia: non sukipielis ea. cosa 3 che questi voglia darti perocché tutte le co-
se loro sono contaminate : non le accettate .
26. Locutusque est Dominus ad Moysen, dicens: 26. E il Signore parlò a Mosi c disse :
27. Bos, ovis et capra, cum genita fuerint, sc- 27. Il vitello , la pecora c la capra , nate die
ptem diebus erunt sub ubere matris suse: dieau- sieno . per sette giorni staranno alla mammella
Ioti oclavo, et deinceps offerri potcrunt Domino. della madre : e P ottavo giorno 3 e in appresso /co-
iranno offerirsi al Signore.
38. Sive illabos, si ve ovis non immolabuntur 98. Sia vacca , sia pecora non sarà immolata lo
una die cum foetibus suis. stesso di co’ suoi parli.
29. si immolavcrilis hostiam prò gratiamin nctio- 29. Se immolate al Signore un’ ostia per rendi-
ne Domino, ut po&sit esse placabili», mento (U grazie , affinché egli vi sia propizio ,
30. Kodeni die comedelis eam non remanebit : 30. Voi la mangerete lo stesso di : non resterà
quidquam in inane allerius dici Ego Dominus. . nulla pella mattina del di seguente . Io il Signore
31 Custodite mandala mea, et facile ca. Ego Do-
. 31. Osservate i miei comandamenti 3 e mettete-
ra Lnus . gli in pratica . Io il Signore
32. Ne polluatis nomen meum sanclum, ut san- 52. Aon profanate il nome mio santo , affinchè
clificer ili medio Ego Dominus,
filiorum Israel. io sia glorificalo dalla società de’ figliuoli d’ Israe-
qui sanctiflco vos le . Io il Signore , che vi santifico 3
33. Et cduxl de lerra £gypti ,
ut csscni vobis 33. E vi no tratti dalla lerra <f Egitto per es-
in Deuin. Ego Dominus sere vostro Dio . Io il Signore
ver*. 18. O forestiero abitante tra voi. Proselito di giustizia divenuto Ebreo di straniero, e Gentile,
che egli era.
ver», ii. Puoi offerirla volontariamente, se il sicriAzio tuo è di Ubera elezione.
ver». 94. Non farete assolutamente tal cosa nel vostro paese. Generalmente gl* Internctri intendo-
no , che questa proibizione riguardi gU uomini non meno, che gli animali, e che Dio vieti di castrare
e gii uni e gli altri.
ter». ». Non offerirete... de’ nani presentali a voi da uomo straniero, re. Alcuni intendono per no-
me di pani i pani delia proposizione , i quali dovean essere di grano seminato , mietuto , macinato , e
rotto da’ sacerdoti, vedi llieron. in cap. i. Molarti. Altri generalmente intendono proibito di ricevere
dallo straniero checché si fosse per offerirlo in sacritìzio: perocché non è cosa nuova nelle Scritture ,
chele vittime, che si saenheano . sieu chiamate pane di Pio. Non poteva adunque accettarsi nè vitti-
ma , nè altro da offerirsi in sacrifizio al signore dalle mani d’ un uomo non circonciso ; poteva pero
riceversi da lui del denaro, col quale gli stessi sacerdoti comprassero le vittime da offerire per lo stes-
so incirconciso; e di ciò vi sono degli esempi. Questa seconda «posizione mi sembra la vera, certamen-
te la ragione, che Dio ne apporta e generale; perchè essendo costoro corrotti di cuore, e Ine reo nc lai, i
tutto quello , che offeriscono, è corrotto e non può essere presentato al Signore Il quale non gradi- ,
Capo Dfnlffiimottrjo
Delle solennità del sabato, della Pasqua, delle primizie , delle settimane , della messe , delle
trombe , della espiazione , e de’ tabernacoli ; e con quali riti debbano celebrarsi.
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2.
5.
242 LEVmcO CAI*. X X 1 I I
I.oquerc Olite Israel, et dice» ad eos: Ha? sunt 2. l’aria a' figliuoli (T Israele e di’ loro: Quelle
feri» Dum ini, qua» vocabUi» Sanctas tono k
ferie del Signore , alle quali darete il no-
me Sante.
di
Sex diebus (ariette opus : die» septimus, quia 3. Per sci giorni lavorerete : il settimo giorno ,
gabbati requie* est , vocabìtur Sanctus: onme opu* perchè è la requie del sabato , sarà chiamalo San-
non (acidi* in eo : salitami» Domini est in cun- to : in questo di non farete nistm lavoro : egli i
ctis babiialionibus vostri» il solfato del Signore in ogni luogo di vostra abi-
tazione.
4. 1I« sunt ergo feria: Domini sancì*, qua» co 4. Queste adunque sono le feste mute del Signo-
lebrare debelis temporibus sui» re, le quali voi dovete celebrare a* suol tempi.
5. • Mense primo, quartadccima die mensis ad 3. Il primo mese , a* quattordici dei mese alla
sespcruin Phase Domini est: sera viene la Pasqua del Signore:
• Exod. 12. 18. JSum. 28. 16.
6. Et quintadecima die ineriste hujus solcinnilas 6. E a’ quindici di dello mese è ia solennità de-
azymoruni Domini est. Seplem diebus azyuia co- gli azzimi del Signore . Mungerete azzimi per sene
inèdelis giorni
7. Dies primus crit vobis celelrerriinus, sanctus- 7. Il primo giorno sarà per voi solennissimo e
que : oinnc opus servile non burlette in co : santo : m esso non farete alcun’opera servile:
8. Sed olierei is sacriticium in igne Domino seplem 8. Ma offtrirete ne* sette giorni sacrifizio al Si-
diebus: die» autem seiiiimus crii celebrior et san- gnore sul fuoco : il settimo giorno sarà poi più ce-
clior: nullumque servile opus (adette in co lebre c santo : e in esso non farete alcun’opera
servile
9. Locutusquc est Domìnus ad Moyscn, dicens: 9. Eil Signore parlò a Mosi, e disse:
10. Loquere filli» Israel, el dice» àd eos: Cum 40. Parla a’ figliuoli d’ Israele, e di’ loro : Al-
ingressi merilte terram , quam ego dabo vobte, et lorché sarete aurati nella terra, di cui doro a voi
ine&sucrilte segclem , ferelis manipulos splcarum, il dominio, e farete ia mietitura delie biade , por-
primitias messi» resine , ad sacerdotem : terete al sacerdote dei manipoli di spighe, come
primizie delle vostre raccolte:
11. Qui clcvabit fasciculum corara Domino, ut 11. E
quegli il secondo di della festa terrà al-
ncccplabile sit prò vobte , altero die salitati , et zato quel fascio dinanzi al Signore , affinché sia
sanclilicabil illuni acce! lettile in prò vostro , e lo santificherà .
12- Atquc in eodem die , quo manipulus conse- 12. E
lo stesso di , In cui si consacra il mani-
cratur , caedelur agnus iiumaculatus auniculus in polo, si ucciderà un agnello deh’ anno, che sia
bolocaustuin Donimi. sema macchia , in olocausto al Signore
13. El Htamcnta ofierentur cura co, dii* deci- 13. E
con esso si offeriranno le libagioni , due
iu* «imita consfiersa: eleo in incensum Domini decimi di fior di farina aspersa d’olio per essere
odo reme pie sua vissi munì Uba quoque vini quar-
: bruciata in soavissimo odore al Signore : e del vino
ta |iars Ilio . per la quarta parie d’ un hin.
14. Panciu, et polcnlain, et pultes non comedclis 14. Aon mangerctc nè pane , nè polenta, nè mi-
ex segete usque ad d'ieui , qua ofCerctis ex ca nestra di grano nuovo fino a quel di , in cui ne
i>co v estro
. Pracccplura est sempiternimi in gene- avrete fatta l’ offerta al vostro Pio . Questa è la
rationibus, cunctisque habilaculis veslris. legge sempiterna per tutti i posteri vostri, in qua-
lunque luogo abitiate
13. * Numerabili* ergo ab altero die sabbati, in 43. t ot dunque dal secondo giorno della festa,
qun oblulteti* manipuluu priiuiUarum seplem , nel quale avrete offerto il manipolo delle primizie
bebdomadas piena*, * Jìeut. 16. 9. conterete sene intere settimane,
16. Usque ad allerain diem explctioni* liebdo- 16. Fino all’ altro giorno in cui si compie la set-
i natta septiiua* , Ut est , quinquaginta die»: et sic tima settimana, vaie a dire f conterete J dnqiuuua
ollerette sacrilìcium norum Domino. giorni: e adora offerirete nuovo sacrifizio al Si-
gnore
17. Ex omnibus habilaculis veslris , pane» pri- 17. Due pam di primizia fatti di due decimi di
miliaruin duo» rie duabus decimi* sini ita fermen- fior di farina fermentala, i quali voi farete cuo-
tata , quos coquelis in primitias Domini cere in primizie del Signore in lutti i luoghi di
vostra abitazione.
18. ofTerclisouc cum iwmibus seplem agno* im- 18. E
insieme co’ pani offerirete selle agnelli del-
maculatos auukulo» , et viiuium de armento V aimo senza macchia, e un vitello di tirane© e due
unum, et aride» duo», et erunt in holocaustuni cum arieti , che serviramw all ’ olocausto colle toro liba-
libainentis sui» in odorem suavissiruum Domino. gioni in odore soavissimo al Signore.
Ver». Offerirete ne’ tette giorni sacrifizio at Signore sut fuoco. ! LXX. Offerirete ne’ selle giorni O-
8.
toeausto al Signore j che e il senso della Volgata , la quale vuol dire sacrifizio, clic si consuma col
fuoco.
It settimo giorno sarà più celebre. Il primo e il settimo non *l potrà lavorare ; ma notisi , che par-
lando del sabato, veri. 3. disse Aon farete nissun lavoro : qui poi Son farete ateun‘ opera servile: pe-
,
rocché il lavoro non servile, come il far da mangiare, non era proibito in que’ giorni festivi.
Vers. IO. E
farete ta mietitura dette biade. Vale a dire vorrete mietere, o comincierete • mietere.
Vedi nenter. xvi. 9. L’offerta, di cui qui si parla si premetteva alla mietitura. Porterete at sacerdote
,
de" manipoli di spighe. A far quest* offerta era obbligato tutto il corpo della nazione, non ciascheduno in
particolare. Erano perciò deputate delle persone a posta per ni teiere queste primizie; c molli nc por-
tavano eziandio per divozione. Di lutti i manipoli offerti il sacerdote ne prendeva uno e I’ offeriva al si-
gnore, e offertolo lo abbrostoliva c ne faceva uscir le granella le quali egli pestava c ne face» farina , ,
sulla quale messo dell' olio e dell* Intenso nc prendeva una manata, Ja quale egli Rollava sul fuoco ab-
bruciandola in onor del Signore: tutti gli altri manipoli restavano .V sacerdoti. A Pasqua si offeritali le
primizie dell’ orzo, a Pentecoste quelle del grano.
Ver». 15. 16. Dai secondo giorno detta festa... conierete re. Dal secondo giorno della festa di Pasqua,
o sia da’ sedici dei primo mese Uno a’ sei, del terzo mese conierete sette sanati (cosi I’ Ebreo) , cioè set-
te settimane, e poi vorrà la Pentecoste. Tatti i giorni del sabato, che erano dal secondo giorno della
Pasqua fino alla Pentecoste, prendevano il nome da questo secondo giorno di Pasqua, c chiamavau»!
primo sabato dopo il secondo giorno, secondo sabato dopo il secondo giorno, ec. vedi quello, che si e
notato, tueae vj. i.
Offerirete un nuovo sacrifizio. Le primizie del grano in due pani iievdaU, ce. Con queste offerte
voleva Dio, che gli Ebrei riconoscessero il supremo dominio, che egli si riteneva della terra ceduta ad
essi. Alcuni vogliono , che ogni famiglia fosse tenuta a far quest’offerta.
oogle
. . . . , . . . :. -:
LEVITICO C A P. X X I I I 413
49. Facietis et hircum prò peccalo*, dtxwqoo 49. Offerirete ancora un capro per il peccato e
agno» anniculos hoslias paciflcorum. due agnelli dei f anno per ostie pacifiche
Cumquc elevaverìt eos «acerdos curri
30. pani- 30. E
quando il sacerdote gli avrà elevati dittan-
bus primiUamm corara Domino , cedent in usura ti al Signore imietne co* pani di primizia, rimar-
ejus ranno ad uso del sacerdote
31. Et vocabitls hunc diera ceieberrimum, atque 34. Voi chiamerete auesto dì solennissimo , e
sancitasi mura: omnc opus servile non forteti» in santissimo : non fatele in esso nissun* opera servi-
co. Legitimum sempilcrnura crìi in cunetta habi- le . Questa sarà legge eterna in tutti i luoghi * dove
(acuita et gcnerationibus vcsUis. abitiate e per tutta la vostra posteri là .
33. • Postquara aulera messueritis segetem ter- 23. Quando poi mieterete le biade de' vostri cam-
ne vestrac, non secabitis cara usque ad solura ; pi 3 non le taglierete fino a terra , né raccoglierete
nec rcmancntcs spicas colligclta: sed paupcribus le spighe che restano ; ma le lascerete pei poveri
et peregrini^ diiuiUelis eas. Ego suin Doiuinus e pei forestieri, io sono il Signore Dio vostro .
Deus vesler. • Supr. 19. 9.
23. Locutusque est Domimis ad Moysen , di- 33. E il Signore parlò a 3/osé , e disse
rena :
34. • Loquerc Olita Israel : Mense seplimo, pri- 34. Tu dirai a* figliuoli dJ Israele : il settima
ma die incnsis mi
vobis aabbalum, ineinonalc mese ii primo giorno del mete sarà giorno di fe-
claugenlibus tubi*, et vocabilur Sani luin. sta per voi , memorabile pel suono delle trombe ,
* Num. 29. 1. chiame) assi Santo .
e 28.
33. Orane opus servile non facietis in co, et of- 23. In esso rum farete alcun* opera servile e of-
fereiis holocaustum Domino. ferirete olocausto al Stanare.
26. Loculusque est Dominus ad Moyscn, di- 36. E
il Signore parlo a Mosà , e disse :
eens ;
27. * Decimo die mcnsis hujus seplimi dica ex- 37. A' dieci di questo mese settimo sarà il dì ce-
piationuni erìt celelierrimus , et vocabitur san- leberrimo dell" espiazione , e sarà chiamato Santo
ctus aflligctisquc aniraas veslras in co, et offerclis
: e in esso umilierete le anime vostre , e otferirete olo-
holocaustum Domino causto ai Signore .
• Supr. 16. 39. IVttni. 39. 7.
38. orane opus servile non facietis in tempore Nissan* opera servile voi farete i>er tutto quel
dici hujus: quia die» proplliationis est, ut pro- giorno : perocché egli è giorno di propiziazione ,
pitielur vobis Dominus Deus vesler affinché il Signore Dio vostro vi sia propizio.
39. Omnis aniina, quac afllicta non fucrit die 39. Qualunque uomo j che non si umilierà in
hac , peribit de |>opulis suis : tal giorno j sarà sterminato dalla suaclà del suo
popolo:
30. Et quac opcris quippiam feccrlt, dclcbo eara 30. E
chi avrà fallo aleuti lavoro 3 lo scancelle-
ile populo suo. rò dal registro del suo popolo .
31. Nihil ergo operis facietis in co. Legitimum 51. jVo/i farete adunque allora nissttno lavoro.
sempilemiim crii vobis in cunclis gcnerationibus, Questa sarà legge sempiterna jter voi e per la t'o-
et habitnlionibus vostri». stra posterità in ogni luogo , dove abitiate
32. Sabbatura requielionta est : et affligetis ani- 32. Egli é giorno di requie: e vói il nono gior-
mas veslras die nono mensis . A vespera usque ad no dei mese umilierete le anime vostre . Celebrere-
vesperara cclcbrabitis sabbnta veslra. te le vostre feste da tata sera all * altra
33. Et loculi» est Dominus ad Moyscn , di- 33. E
il Signore parlò a Must! , e disse:
ceria:
34. Loqucrc filiis Israel A qulntodecimo die
: 34. Tu dirai a* figliuoli d* Israele : Da* quindici
mensis hujus seplimi erunt ferine labernaculoruni di questo mese settimo saranno le ferie de* laber-
seplera diebus Domino nacoti per sette giorni in onor dei Signore.
35. Dies priraus vocabitur celeberrlmus, atque 33. Il primo glomo sarà celeberrimo e santissi-
sanctissiraus: omnc opus servile non farteli» in co. mo: in esso non farete nissun* opera servile.
36. Et seplera diebus otTcretta hot oca usta Do- 36. E
ne* sette giorni offerirete olocausto al Si
mino • dies quoque oclavua crii celeberrlmus
: gnoie: l'ottavo giorno parimente sarà celeberrimo
atque sanctissiraus, et ofTerells liolocauslum Do- e santissimo e offerirete olocausto al Signore: pe-
mino est enini coctus , atque collcclac : omnc
: rocché é giorno di raunatiza e di congrega: in
opus servile non facietis tn eo . • Joan. 7. 37. esso non farete opera servile.
37. llac sunt ferine Domini, quas vocabitls Co- 37. Queste son le ferie del Signore * te quali voi
leberrhnas . atque Sanctissimas , ofloreltaque in eta chiamerete Solennissime c Santissime , e in esse
oblationes Domino, holocausta et libaraenta juxta offerirete al Signore oblazioni e olocausti c liba-
ri tuni uniuscujusquc dici : gioni secondo il rito proprio di ciascun giorno :
ver*. 20. Bimarranno ad uso del sacerdote. E le vittime, e ì pani restavano a' sacerdoti; nulla s«
ne bruciava sull'altare, c nulla se ne rendeva a chi uvea fatta l'offerta contro t’uso praticalo negli
ordinari sacrifizi paciOci , a’ quali partecipavano eli offerenti.
ver*. 2 h. Il settimo mese il pruno giorno del mese ec. Non è qui accennata la ragione di questa fe-
,
sta delle trombe celebrata II pruno di del settimo mese, dello di poi Turi. Alcuni credono, che que-
sto mese fosse il primo dell'anno civile degli Ebrei, c che il suono delle trombe fosse destinato ad
avvertire gli Ebrei del cominciamento del nuovo anno, e dell’ imminente digiuno, affinchè e si ren-
dessero grane pc’ benefizi da Dio ricevuti nell'anno già scorso, c s’implorasse la sua misericordia per
1* anno, elio cominciava. Questo settimo mese era pieno di feste, perchè eransl già raccolti tutti frut- i
ti «Iella terra orate oltre la festa delle trombe, la quale era accompagnata dalla Neomenia, si cele-
,
brava in quel mese la festa dell'espiazione, c poi quella de’ tabernacoli onde origene disse, ebe que- :
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pulcberrimae , «palulaeque palmarum, et ramo» li- alberi t e frondi di palma , e rami dell’ albero più
ni densaruin froudium, et «alice» de torrente , et ombroso , e del saldo de * torrenti 3 e farete festa
laelabimini coram Domino Deo veslro : dinanzi al Signore Dio vostro :
CelebrabiiUquc solcmnitatcm ejus septem
41. 41
45.. E
celebrerete questa solennità ogni anno per
dietms per annum. LegiUruum sempiternimi erit sette giorni . Sarà questa legge eterna per la vo-
in genenitionibuc v estri» Mense septiiuo festa ce-
. stra posterità . Celebrerete lai festa il setiimo
lehmbitis . mese.
4-2. Et habitabitis in umbrteulia septem diebus: 42. E abiterete sello capanne per sette di: ogni
omnia , qui de genere est Israel , manebit in la* uomo delta stirpe d’ Israele starà nc’ tabernacoli :
bemaculU :
43. Ut discant posteri teatri , nuoti in taberna- Affinchè imparino i vostri posteri , com’io ho
coli* habilarc fecerim filios Israel , cu ni cducorem fatto abitare sotto le tende i figliuoli d’Israele nel
co* de terra .Egypti. Ego Doininus Deus tester. trarli fuora dalla terra d’Egitto, lo il Signore Dio
vostro .
44. I.ocutusque est Moyses super soìcmnilalibus 44. Mosi adunque dichiarò a’ figliuoli d’ Israele
Domini
5. ad filios Israel . le feste del Signore.
ver*. 4). Rami de’ più begli altieri ec. Giuseppe Ebreo scrive, ohe gli Ebrei portavano in mano ra-
,
mi ili palmi, «li mirto, di salcio, questo riio fu usato dal popolo e particolarmente da' fanciulli, ebe ,
Capo tkntrsiinoquarto
6.
ver*. 6 . Ne metterai sei per parte sopra la mensa . Si mettevano o In due filari ciascuno di sei pa-
ni, e l'un presso all’altro, o in due torrette di sei pani l' una, come altri vogliono.
ver». 7. L sopra di essi porrai dell’incenso, secondo i LXK. eravl anche del sale, e secondo alcun/
Interpreti vi era anche del vino; cosi era questo una specie di convito imbandito in onor di Pio vivo .
Il sabato si bruciava l'incenso, quando si levavano l pani vecchi e mettevansi l nuovi.
Affinchè n itane sta monumento d’oblazione ec. Affinchè questo pane sla memoria perenne della pe-
renne oiTcrU che a Dio fanno i figliuoli d’ Israele, quali mettendo sopra questo pane l’incenso vengono
i
a dichiarare, che questi pani a Dio sono offerti; perche l’incenso a dio solo si offerisce e per lui s’ abbrucia.
vera. 8. Ricevendoti da’figliuoli d’ Israele. I figliuoli d’Israele saran quelli, che offeriranno quea ti
pani, c da essi Dio li riceverà ; perchè quantunque de’ sacerdoti «la e la materia e tl lavoro di quest i
nani, sono però offerti in nome del popolo, e tanti di numero, quante son le tribù d’ Israele. Alcun i
han detto, che II popolo desse la farina, ma mi sembra, che sema intaccare la tradizione degli F.brc i
riferita da s. Girolamo (come si i notato cap. xxit. SS.) si può spiegar questo luogo , come si È dello.
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LE VITICO C A P. X X I V 343
blasplieimiverit nomen Domini , morte moriatur. me del Signore , sia messo a morie
17. * Qui percusscrit et occiderit hominem , 17. Chi percuoterà e ucciderà un uomo 3 sia mes-
nK»rte moriatur. • Exod. 31. 12. so a morte .
18. Qui percusscrit animai , recìdei vicarium, id 18. Chi percuoterà una bestia 3 ne renderà un'al-
est aniinani prò anima. tra in sua vece 3 tuie a dire una bestia per un'al-
tra .
19. Qui irrogavcrit maculam cuilibet cWium 19. Chi offenderà nella persona qualutujue de’suoi
suorura , sicut fccit , sic Ilei ci conci! ladini 3 sarà fatto ad esso 3 come egli ha fatto
altrui.
30. • Fract urani prò factura ,
oculum prò oculo, 20. Darà rottura pelia rottura , occhio peli' oc-
deiitcm prò dente restituet: qualem inflixeril ma- chio , dente pel dente 3 guai' 6 U mal 3 che ha fat-
culali] , la lem susti nere cogelur. to 3 tal’ egli il sopporterà
• Exwl. 91. 34. De ut. 19. 91. Maith. 3. 38.
21. Qui percussori l ju meni uni» reddet aliud: qui 31. Chi ucciderà un giumento 3 ne renderà un
percusscrit hominem, punietur. altro : chi ucciderà un uomo , sor a punito .
23.
1. .Kquum judicium sit inter vos, sive pere- 23. La stessa giustizia si farà tra voi riguardo
grinus, sive civis peecaverit: quia ego sum Du- al peccato commesso dal cittadino , o dal forestie-
ininus Deus vester. ro : perocché io sono U Signore Dio vostro .
23. Loculu&quc est Movses ad filios Israel : et 25. E
Mosè parlò a' figliuoli d‘ Israele: e questi
ed u veruni euin, qui blaspfiemaveral , extra castra, condussero fuori degli alloggiamenti il bestemmia-
ac lapidibus oppressemi)!. Feccrunlqut) fili» Israel, tore , e lo lapidarono . E
t figliuoli d’ Israele fe-
aieul pneceperat Doininus Moysi cero j come u Signore aveva ordinalo a Mosé
vers. Avendo bestemmiato ... quel nome. Quel nome, che gli Ebrei non pronunziano (Jehovah)-.
II.
ma incontri (ululo nelle Scritturo vi sostituiscono un altro nome, cioè Adonai. Vedi quello, che si o
detto, Exod. ni.
veri. 14. Tutti quelli , che lo han sentito pongano le lor mani sul capo di mi. con questo rito di-
,
chiaravano d'aver udita la su.» bestemmia , e che egli era degno della peni di morte e chiedevano, ;
ohe sul capo di lui cadesse II gasilo meritato. E ed. Dan. sin. 34.
Capo brnleoimoqutnlo
legge intorno all’ anno settimo, a sia sabatico e intorno al cinquantesimo , o sia del giubi-,
leo. Son dee prendersi l’usura da' fratelli : nè debbono questi opprimersi in perpetua schia-
vitù anzi debbono riscattarsi dotte mani de' facoltosi stranieri.
-,
vers. 2. (La terra) faccia il sabato in onor del Signore, cosi non solamente l'Ebreo, e I LXX. ina .
anche alcune edizioni della volgala. Siccome l'uomo lavora per sei giorni, e riposa il settimo; così la
terra sari arata, seminata , ec. per sei anni e dipoi riposerà: quindi l’anno settimo chiamasi Vanno
sabatico, in quest’anno si rimettevano debiti, si rendeva la libertà agli schiavi, e facevasi la lettura
I
della legge al ponilo congregalo pelli festa de’ tabernacoli. Fedi Deut. xv. 2-, Exod. xxi. 2. Deut. xxxi.
IO. li riposo di quest’anno era come tin tributo renduto a Dio supremo padrone della terra : © I frutti
prodotti spontaneamente dalla stessi terra e lasciati a benefizio de’ poveri erano una ("©cognizione del
dominio di Dio. Alessandro concedendo agli Ebrei la facoltà di vivere secondo le loro leggi, aggiunse,
cuc il settimo anno non pagaascr tributo.
vers. 5. Son raccoglierai, come per farne vendemmia ec. Alcuni dicono, ebe era permesso al pro-
prietario di prendere qualche cosa de’suoi campi prima di ogni altro; e ciò sembra Insinuarsi in que-
ste parole, con qncvt.i limitazione perii, che prendendo delle uve non se nc prenda in quantità come ,
3gle
. . . , , . . . ,
septimo , si non severimus, ncque oollogcrimus no settimo , se non semineremo e non raccorremo
fruges nostra*? le nos/re biade?
21. Dabo benedici ionem meam vubis annosexto, 21 . lo darò a voi la mia benedizione V anno se-
et faciot fructus trinili annorum : sto , e la terra fruttificherà per tre armi :
22. Scrclisquc anno octavu, et comedetis vote- 23. E
seminerete V aiuto ottavo , e mangerete H
res fruges usque ad nonum annum: doiicc nova grano vecchio sino all'almo nono : mangerete il vec-
uascantur , edelis velerà. chio , fino che sia venuto il ìuiovo.
25. Terra quoque non vendetur in nerpetuum: 23. Parimente la terra non si venderà per sem-
quia mea est , et vos ad vena; et coloni mei estis. pre : jterocché ella é mia , e voi sieie in essa stra-
nieri c mici coltivatori.
24. linde concia regio possessioni* vostre sub 24. Per la iputl cosa lultl I fondi , che voi pos-
redomptionis condictione veiKtetur. sederete j si venderanno colia condizion del risalito.
23. Si atlenualus frater luus vondideril posses- 23. Se impoverito il tuo fratello vende il suo po-
sioncolnm suam,et voluerit propinquus ejus. po- der uccio M il jtarenie prossimo può , se vuole , ri-
l<*sl redimere quod ilio vendutemi: scattare quello , che il primo ha venduto :
se si facesse vendemmia. Alcuni traducono: Tu non te chiuderai: vale a dire non impedirai , che en-
tri a prenderne ohi ne vuole.
Ver». 8. Conterai parimente sette settimane di anni , re. Il giubileo si intimava c si celebrava non
ranno quaranta nove, ma l’anno cinquantesimo secondo gli Ebrei e s. Girolamo e tutti t Padri col
maggior numero degl’ Interpreti. m ,
Ver*. 9. Il settimo mese a’ dieci del mete nei tempo dell’ espiazione farai sonare la tromba ee Col
suono di questa tromba, ovvero del corno cominciava il giubileo, il di primo del primo mese dell’an-
no civile verso I* equinozio autunnale: ma molto convenientemente fu istituito, che nel giorno dieci,
in cui tutto il popolo chiedeva a dio la remissione dc’pcccati si annullasse la remissione de’ debiti e ,
dessero le tribù; lo che importava moltissimo per ragion del Messia; secondo, a impedire la rovine
delle famiglie; terzo, a raffrenare l’avidità e la prepotenza ; quarto, a mantenere una certa ugua-
glianza c Analmente ad avvezzare gli Ebrei a considerarsi non come padroni, ma come usufruttuari
della terra data loro da Dio e a dipendere dalla Previdenza.
ver*. 12. Per santificare il giubileo, ec. in quest’anno tulli I frutti sono di Dio: si permette di man-
giare di quello, che viene alle inani; ma non di farne raccolta in pregiudizio de’ poveri.
Veri. IH. Quanto più anni vi restano dopo d‘ un giubileo. Intendi lino al giubileo futuro.
\ers. 23. fa terra non si venderà per sempre. La sola eccezione, che abbia questa legge , c spcc Id-
eala. cap. a* vii. ».
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, , : ,
L E V I T I C O C A P. X X V 247
fiì. Sin aulcm non liabucril proximutn , et ipso 26. Che se egli non ha parente prossimo , ma
pretium ad redinienduin potuerit invenire, trovar può il prezzo per fare il riscatto ,
27. computabuntur Iruclps ex co tempore, quo 27. Si computeranno i frutti dal tempo della ven-
vendidit: et quod reliquum est, reddet autori, dila : e quel , che rimane, lo renderà egli ul com-
aicque reciplet posscssfonent suain. pratore , e rientrerà nel suo in lai guisa .
28. Quoti si non invcncril mani» ejus , ut red- 98. Che se non può egli trovar modo di rendere
dat preti uni, habebit emtor, quod einerat, usane il prezzo , riterrà il compratore /’ effetto compralo
1
ad annum jubiUeuni: in ipso enim omnis ventililo fino all’anno del qiubilen : perchè in quest armo
redibit ad domlnum, et ad posscssorcm prislinum. tutte le cose vendute ritorneranno al padrone, e
possessore primiero.
29. Qui vendideril domum intra urbis muros, 29. Colui , che vende una casa posta dentro le
habebit liccntiam rediinendi , donec unus Imple- mura della città, avrà la libertà dei riscatto per
atur annus: un intero anno
30. Si non redemerit, et anni circuii» fuerit 30. S' ei rum la riscatta , passalo il giro d’ un
evolutus , emtor possidebit cani et posteri ejus anno, la possederà il compratore e i discendenti
in perpeluum, et redimi non poteri!, eliam in di lui in perpetuo, e non potrà farsene il riscatto ,
jubilaro. neppur nel giubileo.
31. Sin autem In villa fuerit domus, quae mu- 31. Ma se la casa è in un borgo non murato, si
ro» non habet , agrorum jure vendetur: si ante verniero colle condizioni stesse dei poderi : torne-
redolii La non fuerit, in jubikeo revertetur ad do- rà al patlrone nel giubileo , ove non sia stata pri-
ininum. ma riscattala.
32. .Edes Levitamm, qua: in urbibus sunt, scm- 32. Le case de’ Leviti , che sono nella città, pa-
j»er possunt redimi: tron sempre riscattarsi :
33. Si redemte non fuerint, in jiibilaco rever- 33. Se non saranno siate riscattate, torneran-
tentur ad domino» ; quia domus urbium Levita- no a’ padroni nel giubileo j perchè le case de’ Le-
nini prò possessionibus sunt inter fìlios Israel. viti mite città sono lutto quello , eh* essi hanno
Ira* figliuoli d* Israele.
34. Suburbana autem corum non veneat; quia 34. Il terreno , che essi haiuio inforno alle cit-
possesso sempiterna est. tà , non potrà vendersi ; perchè è di ragion loro
in eterno.
33. SI atlcnualus fuerit fratcr tuus et inQrmus 35. Se il tuo fratello è impolverilo e impotente
raanu , et suscepwis cum quasi advenam et pe- a sostentarsi , e tu lo hai ricettalo come ospite e
regrinimi ,
et vixerit tecum forestiero , ed ei vive con le ,
36. Ne aceipias usura» ab co ,
noe ampilus 36. Diati prendere usura da lui , ni più di quel
quam dedisti. Time Deum tuum , ut vivere pos- che gli hai dato. Terni il tuo Dio , affinchè possa
tai fratcr tuus a pud te. vivere il tuo fratello in cqsa tua.
37. Pecuniain tuain non dalli» ei ad usuram 37. Aon darai a lui il tuo denaro a interesse, e
et fruttimi supcrabundantiam non exiges. de’ comes n bili non esigerai oltre quello, che hai
dato.
38. Ego Domini» Deus vcslcr, qui cduxi vosde 38. Io il Signore Dio vostro , che vi ho tratti
leiTa p.gyptl , ut darem vobi» tcrnun Cbanaan dalla terra d’ Egitto per darvi la terra di Chanaan
et essem vester Deus. ed essere vostro Dio.
39. si paupertale compulsi» vemllderit se Ubi 39. Se astretto da povertà si venderà a te il tuo
fraler tuus, non cum opprimi» servilute famulo- fratello , non lo strazierai , facendolo servire co-
ruin ;
me schiavo j
Scd quasi niercenarius et coloni» erit; us-
40. 40. Ma egli sarà come un mercenario e un lavo-
que ad annum jubilicuin opcrabitur apud te, ratore faticherà in casa tua fino all ’ anno del
giubileo ,
41 . Et pus tra egredietur cum lilieris suls, et re- 41. E
poi se n'andrà coi suoi figliuoli , e tornerà
vertetur ad cognationem ci ad possessione»! pa- ai suoi parenti e all * eredità de* padri suoi :
trum suorum :
42. Mei enim servi sunt , et ego eduli eos de 42. Imperocché eglino sono miei servi , c io li
terra .EgypU: non vencanl coiuiiUonc servorum. trassi dalla terra a* Egitto: non debbon vendersi
In qualità di schiavi.
43. Pie antigas cum per potentiam ; scd metui- 43. Non gli affliggere con prepotenza, ma temi
lo Deum tuum. il tuo Dio.
41. Servii» et ancilla sint vobis de nationibus, 44. Schiavi e schiave atre le voi di quelle nazio-
qua: in circuilu vostro sunt ; ni, che vi stanno alP intorno j
43. Et de advenis, qui peregrinantur apud vos. 45. E
de * forestieri , che vengon tra voi , o che
ver». 27. Si computeranno i fruiti dal tempo delta vendita, si farà il conto di quello, che II compra-
tore ha cavato di rrutti dal tempo, in cui gli Tu venduto il podere, e il di più della somma data ila lui
»cr la compra se gli restituirà. Ponga»!, ebe avesse comprato per cinquanta s*cll , c che I frutti calco-
fati arrivino alla somma di quaranta, il venditore pagherà ancor dieci sirli, c ripiglierà il suo podere.
Yen. 29. Avrà la libertàde ! riscatto per un intero anno . Passalo l'anno, il venditore non la poteva
riaver più, nemmeno l'anno del giubileo. Si fa qui la distinzione traile case poste in città murata c
quelle de’ villaggi; perchè le prime sono di maggior importanza, e sono talora come il patrimonio U'u-
na famiglia.
Vers. 34. Il terreno , che essi hanno intorno alle città ec. La legge dava a’ Levili un tratto di due
mila cubili di terreno attorno alla loro città per pascolo de’ loro greggi. Il piccolo campo siiburtnno,
dice s. Girolamo in Jerem. xxxu. 7. noi potea vendere un sacerdote lino all’anno del giubileo, se non al
piu propinquo di sangue: nissun adunque di verun’ altra tribù poteva comprarlo.
ver». 35. .Ve il tuo fratello è impoverito ...e tu lo hai ricettato, come ospite e forestiero ec. fleti’ E- ,
breo sono qui due precetti ; il primo riguardo al fratello Ebreo caduto in povertà , al quale dee pre-
starsi soccorso ; Il secondo riguardo allo straniero (forse proselito di giustizia) da cui non dee prender-
si usura per quello, che gli s’impresta.
Veri. 39. Se astretto da povertà ec. flon poteva vendersi un Ebreo , se non nell'ultima necessità;
od era un dettato degli Ebrei: chi compra un servo Ebreo, si compra un padrone: perocché dee mei-
terlo alla sua inensv, ec.
Vers. 41. Se n‘ andra co' suoi fiatinoli, volisi, che vendendosi un Ebreo, la sua vendita non nuoce-
va alla libertà della moglie, uè de figliuoli, benché ed ella ed essi vivessero in casa del padrone, da .
rum , et ralioncm mercenarii aupputala. dee come a mercenario secondo il numero degli anni.
, qui remancnt usque 51. Se molti anni , rimangono fino al gubileo , a
54. Si piures fuori nt anni
ad jubilaeum ;
sccuudum hos reddel , et prclium: proporzione di questi sarà II prezzo:
52. Si pauci, pone! rationem rum eo juxla an- 52. Se pochi , farà i conti col compratore secondo
norum numerimi, et reddel emtori,quod reliquum il numero degli armi e renderà a hit a proporzione
vera. potrà ritrattarsi. Risparmiando di quello , che riceve dal padrone o in al-
49. F. *’ egli stesso ,
tro modo guadagnando talmente che possa dare il presso del suo riscatto.
,
lers. 53. Il compratore noi tratterà, ec. E un precetto fatto a lutti gli Ebrei di aver cura, che
quelli di loro, quali costretti da dura necessità si fossero sentititi, non venissero maltrattali da* loro
i
padroni nel tempo, che durava la loro servitù: perocché (dii* Pio) anche questi poveri sono miei
servi.
<E«po tientceimoecsto
Si promette felicità a chi osserva l comandamenti di Dioj c molli
mali a quelli, che non gli otten ano.
Ego Domini» Deus tester: • Non facietis vo- 4 . Io II Signore Dio vostro : Non vi farete ìdoli,
bis idulum et sculptile, ncc titulos erìgelis, ncc né statue , e non alzerete colonne , nè pietre insi-
insignem Lapidali ponctls in terra vestrn, ut ado- gni nel vostro paese per odorarle. J’crocché io sono
relb eum Ego emm sum Domimi» Deus vester.
. ilSignore Dio vostro
• Exod. 90. 4. Deut. 5. 8. Ps. 96. 7.
2. custodite «abbaia mea et parete ad Saociua- 2. Osservate I miei sabati e state in timore di-
rium menni. Ego Domino». nanzi al mio Santuario. Io il Signore
3. • si iu praeceptto mt*is ambulaveritis et man- 5. Se camminerete ne* mici comandamenti e os-
data mea cuslodienUs et fcceriti» ca , dabo vobis serverete le mie leggi e le adempirete , io darovvi
pluvia» temporibus sul», • Deut. 28. 4 a' suoi tempi te piogge,
4. El terra glgnct gennai suum, et pomi» arbo- 4. E
la terra produrrà I suoi germi , e le piante
re» replebuntur. si caricheranno di frutti
5. Apprelicndet messium tritura vindemiam, et 5.La battitura delle messi incastrerà nella ven-
viudemia oceupabii semai lem et eomedeti» pa- : demmia e nella vendemmia , la sementa : e mango-
iicm vestami in saturnale absque pavere fia- tele il vostro pane , e abiterete senza ti-
a sazietà
, et
bilabilis in lerra vostra. mori nella l'ostro terra
6. Dabo paccin in fìnibus vcslris: dormielis et 6. Dentro i vostri confini manterrò la pace: dor-
non crii , qui cxlcrreat . Auferam mala» bestia» ,
mirete , e non sarà chi vt disturbi Discaccerò le .
et giadiu» non transibil termino» vestros. bestie nocive , e la spada non entrerà ne* vostri
confini
7. Pcrsequlmini inimico» vostro» , et comicnt 7. Eoi darete dietro a' vostri nemici ed ei ca-
coram vobis. dranno diimnzi a voi.
8. Pcrscqucntur quinque de vostri» centum a- 8. Cinque di voi daranno addosso a cento stra-
lienos. et centum do vobis deca» milita: cadent nieri, e cento di voi a dieci mila : cadranno i ne-
inimici vostri gladio in conspectu vostro. mici sotto le vostre spade davanti a voi
9. Hespiciam vos, et crescere faci ara: multipli- 9. Getterò il mio sguardo sopra di voi, farotTi
cabimiiii , et Innato pactum vobiscum. meum crescere e moltiplicherete , c raffermerò con voi la
mia alleanza
ver». I. Né pietre Insigni. I LXX. tradussero pietra di scopo j lo che lo intenderci delle pietre poste
in onore del dio Termine. L’Ebreo è tradotto In varie guise alcuni intendono pietre figurate, ovvero :
dipinte : comunque sia, di queste pietre non menu, che di colonne consacrate ed esposte sulle pubbli
che strade il Paganesimo n’aveva dovuta; ed elle erano venerate con certo culto; quindi è proibito
gli Ebrei d’ alzare simili pietre. , .
Ver*, b. La battitura de' grani Incastrerà netta vendemmia, ec. La vostra messe sara si copiosa, che
non avrete Unito di batterla , quando verrà il tempo di vendemmiare; e la vendemmia sarà Unto ab-
bondante, che non I’ avrete finita , che verrà subito II tempo di seminare.
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, , -, . . . ,
10. comedctls vetustissima veterani el velerà 10. Mainerete l /nottata già assai i cechi, e so-
uovi* su pervenienti bus , proli cicli». prawenendo abbondanza de* nuovi , metterete i ire -
chi fuora .
11. Polloni labcrnaculum menni in medio ve-
15. 11 .lo tMirrò U mio tabernacolo in mezzo a voi,
•tri , et ih m
abiiciel vos aniina inca. e I* anima tuia non vi rigetterò
12. • Ambulabo fatar vos et cn> Deus veslcr, 12. Cammtnero tra voi e tarò vostro Dio, e tot
vosque crttU jHipulus incus. • a. Cor. 6. Iti. tarele mio popolo
Ego Domiuus Deus vester, qui eduxi vos 13. lo II Signore Dio vostro, che vi ho traiti
de terra -Egypliorum , no serviretis cis, et qui dalla terra degli Egiziani, affinché non foste schiavi
confregi catena» cervieuin veslrarum , ut incede loro , e spezzai le catene de* vostri colli , affinché
relis eredi. camminante a testa alzala.
non audierilis me
14. • Quod si , ncc feccrilis 14. Ma se non tn' ascolterete , o non adempirete
omnia mandata mea, tulli i miei comandamenti ,
Deut. a». ». Thren. a. 17. Malach. 2. 2. 15. Se disjirezzerete le mie leggi e non farete caso
15. Si sprcverilis leges meas el judicb mea con- dei mici giudizi , talmente che non facaute guc Ilo ,
tcmscriiis , ut non faciali» ca quae a rne consti- che e stato da me prescritto e vano rendiate il mio
,
luta sunt et ad irritimi perducatls mietimi mcuin, patto ,
16. Ego quoque liaec faciali) VObts: Visilabo vos 16. lo pure tratterò con voi in lai guisa : Fi ga-
velocitcr in cgcslalc et ardore, qui conUrbl oculos ttiglierò f/runtamcnie colla penuria e con un ardore,
vestros el cousuinat anima» vestras. Frustra sere- che seccherà i vostri occhi e consumerà le vostre
li* semenlem , quae ab bostibus devorabitur. vile . Spargerete uniamo la vostra semema, la quale
.sani divorata dal nevai » .
17. Ponam faciem incanì contra vos, et coirne- 17. Fi guarderò con faccia irata, e voi cadrete
tls coralli bostibus vcslris et subiiciemini bis, qui a* pie de’ vostri nemici e sarete soggetti a coloro,
odcrunt vos: fugielis, nomine pcrscqueule. che vi odiano : vi darete alla fuga senza alcuno
che vi perseguiti
18. sin autem nec sic obedieritis inibì addam 18. Che se ncvnnen allora sarete a me obbedienti
,
corrcptioncs vostra» seplupiuui prupter peccala vi gasllgherò selle volle di più pe* vostri peccati,
vestra,
19. Et conleram supcrblam duriliae vestrae, 19. E
spezzerò la superba durezza vostra , e fa-
daboque vobis coeluni desuper sicut ferruiu, el rò che II ciclo lassù sia di ferro ptr voi, e la ter-
terra m
acneain. ra di bronzo.
20 . Consumetur incassimi labor tester ; non 20. Le fatiche vostre saranno gettale in vano ;
uroferel terra gemico, nec arbore» poma praebe- la terra non germinerà , ne le piarne duriamo
bunt. frulli.
21. Si ambulavcritis ex ad verso inibi , ncc vo- 21. Che se voi vi menerete in arringo contro di
luerilis audire me, addai» plaga» vestras in sc- me , e non vorrete obbedirmi , accrescerò sette vol-
ptapkw propter peccata vestra. le te vostre piaghe a causa de* vostri peccati.
22. Immitlaiuqiie in vos bcslias agri , quae con- 22. E
sjtcdiro contro di voi fiere selvagge , Ir
suiuant vos et pecora vestra , et ad |»aucilalciii quali divorino voi e i vostri bestiami, e vi riduca-
cune la rcdiganl, descrtaeque tiant vbe vestrae. no a piccai numero , e le vostre strade diventeran-
no deserte.
23. Quod si nec
sic voluerìtis recipirc discipli- 23. E
se neppur allora vorrete emendarvi, imi
nai», sed ambubverilU ex ad verso inibi vi metterete in arringo contro di me,
24. Ego quoque conira vos adversus incedam, 24. Io pure mi metterò in arringo contro di voi,
et percutiain vos scptics propter peccala vostra: e vi percuoterò selle volte pe* vostri peccati :
25. Inducamque super vos gladi nltorem foc- um 28. E
faro piotature sopra di voi la spada , che
deris ilici. Cuiuque confugerilis in urbes mitbin . fora vendetta di mia alleanza. E
se vi rifugierete
peslileuliani in medio vestii, et tradomini in ma- nella cilia , manderò tra voi la peste , e sarete
nibus busti um dati in potere de’ nemici ,
Poslquam confrcgcro tiacubmi panis v est ri,
2tì. 26 . Quando lo v'avrò tolto il soslatlainenlo del
ila ut deccni muiicres in uno clibano coquant pa- vostro pane , talmente che dieci dolute cuocano ad
ncs , et milioni eoa ad pondus et comcuelLs , et : un sol forno , e il pane rendano a peso : e munge-
non saturabiinini. rete , ma non vi sazierete.
27. Sin autem nec per haec audierilis me , sed 27. Che se neppur con questo m’ ascolterete , ma
ambulavcritis contri me, farete a me guerra ,
28. Et ego incedam adversus vos in furore con- 28. lo pure farò guerra a voi con furor da ne-
trario, et corripiam vos septem plagi» propter pec- mico e gàstigherovvi con selle piaghe pe’ vostri pec-
I tU| ira , cati ,
29. Ila ut cnmcdalis carnea Qliorum veslrorum 29. Talmente che mungerete te carni de’ vostri
et tilian un veslrarum. figliuoli c delle vostre figliuole.
Imuiii .-\i , i
30. Io sterminerò gli eccelsi luoghi vostri e spez-
fringam. CtdcUt inter mina» idótoran sin. rum, ,
zerò i simulacri . Cadrete traile riihic degl ‘ idoli
et abomiuabitur vos anima mea , vostri , e I' aiuma mia
vi prenderà in abborrlmenlu ,
31. In tantum ut urbe» vestras redigalo in so- :>i. ndmemtche ridurrò <n roJtaNttnc I* court
litudinem, el deserta faciali) Sancluarb vestra, ncc dtlà , e desolerò I vostri Santuari , né più uccelle-
recipiam ultra odorai) suavlssiinuii). rò l'odor soavissimo.
vers.18. Vi gasligherò sette volte di più. 8 messo varie volte in questo capitolo il numero dcQnilo
peli’ indefinito: vi punirò assai più rigorosamente.
vers. 26. Talmente che dieci donne cuocano ec. Manderò tal carestia, che in un sol forno si cuoce-
rà pane per dieci famiglie, e le donne, che hanno l’ incombenza di cuocerlo, dovranno renderlo a
Il
peso : tanto sarà valutata un* oncia di più , o di meno di pane.
Vers. ». Mungerete le carni de1 vostri figliuoli, ec. oli Ebrei per non aver creduto a queste minac-
ce si trovarono più d’uua volta a vederle avverale letteralmente. Fedi iv. Reg. vi. 28., Jere/n. tv. IO.,
Giuseppe de Beilo , lib. vii. 8. ~
vers. 30. lo sterminerò gti eccelsi luoghi vostri. Erano luoghi dedicali e consacrati sulle colline, do-
ve ergevano o templi, o simulacri |ier adorarvi l falsi dei: cosi a Ruma e in Atene templi più rag- i
guardevoli erano ne’ sili più elevati ; e cosi lo stesso tempio di Gerusalemme dedicato al solo vero Dio
era sopra un* altura, si parla sovente nelle Scritture di simili luoghi.
vers. 31. E desolerò i vostri Santuari. Il vostro tempio : mentre soggiunge: non accetterò più. se.
Poi. I. 32
, -
judicia atque praeeepla et leges , qua* dedit Do- (Queste sono le minacce e i precetti e le legqi sta-
mimi.? Intcr se et lìlios Israel in monte Sinai per bilite per mezzo di Mosé sul monte Sinai dal Si-
immuni Movsi. gnore , ira se e i figliuoli d’ Israele.
vers. 32. Rimarranno attoniti i vostri nemici. >on sapendo comprendere in quat modo si* avvenuta
tanta desolazione e rovina e distruzione.
ver*. 34. AUora la terra si goderà i tuoi sabati. In castigo della violazione della legge riguardante
T anno sabatico. Per tulio il tempo della cattività di Babilonia la terra rimase In ozio, vale a dire per
settati!' anni che fanno (dice Teodoreto) il preciso numeri» degli anni sabatici , che doveau esser os-
,
servati nel corso di 4P0 anni dal regno di sani imo alla cattivila.
Vers. 44. E io per altro , quando ei si stavano , ec. Cosi fu sempre: Dio non rigetti» mal Interamen-
te il suo (topolo, e nemmeno dopo il gran milito, che ei rece del suo Messia. l'Apostolo non vuote,
che dicasi, aver Dio rigettato il suo popolo ; sì perchè reliquie di esso furon gli Apostoli e gli altri cre-
denti, che forma ron la prima Chiesa; si perche l'induramento delta intera nazione ha un termine fisso dalla
Providcnza. mio a tanto clic la pienezza delle Centi entri nella Chiesa, dopo di che etitrcravvi anche
Israele. Fedi tìom. ix. x. xi.
Capo llcntcoimoocuimo
/ arie leggi intorno a’ voti, o sia intorno alle cose offerte a Dio
con volo: e del pagare le decime.
1. Loeulusqiie est Dominus ad Moysen, dicous: 1. F. il Signore parlò a Mosé , c disse :
2. Loquerc Uliis Israel, et dice» ad «os ; Homo, 2. Parla a’ figliuoli d* Israele , e di’ toro : Un
qui volum lecerli, et SpOMOdtril Deo aniiiinm uomo , che avrà fallo un voto , e avrà promessa
suam . sub testìmallone dabit prelium. a Dio t’ anima sua , pagherà il prezzo tassato.
3. si fuerit niasculus a vigesimo anno usque 3. Se é un maschio ila’ venti anni fino a’.sessan-
ad scxagcsimum annulli , dabit quiuquaginta si- ta , darà cinquanta sic U d’argento al peso del
clos argenti ad incnsurani Sanctuarii : Santuario :
vers. 2. Avrà promessa a Dio l’anima sua. Avrà promesso di consacrarsi aT Dio per servizio del la-
hcrnarolo c per ivi esercitare gli tillizj più bassi di spazzare, portar l'acqua e le leena, ec.
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*7. Sexagenarius et ultra raasculus dabit quindo- 7. A* scssanC anni e al di là f dora quin-
clm siclo» : femina decera. dici sicU: la dotata dieci.
8. Si nauper fucrit et xslimaUonera reddere 8. Se è un povero, die non possa pngpr ia tas-
non valebit, slabit Corani sacerdote: et quantum sa , si presenterà al sacerdote : e darà (fmify, che
ille .'Eslimaveril et vidcrìt cura posse reddere , tan- questi giudicherà e vedrà , di’ vi ftossa dare.
tum dabit. 9. Se uno fa volo d' un animale , die possa es-
autem , quod immolari potcst Domi-
9. Anima) sere immolato al Signore , f animale sarà cosa
no , si
quia voverit , sanctum eril santa +
10. Et mutar! non poterit . id est, nec inelius 10. E
non potrà cambiarsi j vale a dire non
malo, nec pcjus bono: quod si mutavi rit, et I- si darà nè un migliore per un cattivo , né iato peg-
psum, quod mutalum est et illud , prò quo mu- giore in vece di ùn buono : che se si cambierà, sa-
tatura est, consecratura eril Doiuino. rà consacrato al Signore e quello , in cui fu fallo
Il camino , e quello , in luogo di cui fu fallo.
11. Animai immundura, quod immolari nomi- 11. Se uno fa voto (f un animale immondo, che
no non polest, si qui» voverit , adducclur ante non può immolarsi al Signore , lo conduca dinan-
sacerdotem zi ut sacerdote
1-2. Qui judicans utruni bonum an malum sii,
, 12. Jl quale giudicherà se l’animale è buono , o
stallici preti uni. cattivo , e fisserà il prezzo.
13. Quod si dare volucrit U. qui offerì , addo! 13. E
se /’ offerente vorrà fìagatlo , aggiungerà
sopra xslimationcra quintali* partem. un quinto sopra la stinta.
14. Uomo 6Ì voverit donium suam et sanctiQ- Se uiu) fu voto della sua casa e al Signore
14.
caverit Domino, considerabit eam sacerdos. utrura la consacra , il sacerdote la esaminerà , s’ dia è
l>ona , an mala sit , et juxta preti uni quod ali co buona, o auliva L c vender assi al prezzo , ch’e-
,
fileni constitutuin . venundabilur : gli avrà fissato : \
13. Sin autem ille , qui voverat , voiuerit redi- 13. Clic se colui, che fece il voto , vorrà redi-
mere eam , dabit quintam partem aislimationis merla, dura il quinto sopra la stima , e avrà la casa.
sopra, et habebit domum.
16. Quod
agrum possessioni suae voverit et
si 16. se fa voto c consacra al Signore un po-
Che
conseeraverit Domino , juxta mensurain scmenlis dere di suo dominio, il prezzo sarà fissato a ra-
xstimabilur preliuin : si triginta niodiis liordei gione della sementa : se il podere porta di scine
•«ritur terra, quinquaginta siclis venundelur ar- trenta moggia d’ orzo , si i<eudcrù per cinquanta
genti. sidi d’ argento.
17. Si statini ab anno incipienti» j ubi lari vove- 17. Se fa volo d’ mi podice subito al principio
rit agrum, quanto valere potcst, tanto xsliina- deiranno dd giubileo , sarà stimalo, quanto ei
bilur : può valere :
18. Sin autem post aliquantum tempori», suj>- 18. Se fa il voto qualche tempo dopo , il sacer-
putabit sacerdos pecuniam juxta annorum , qui ro dote calcolerà il prezzo a proporzione dd numero
liqui suiti , nunicrum usque ad jubilaeum et dc- degli aiuti , che restano sino al giubileo c si fora
trahelur ex predo. detrazione dal prezzo.
19. Quod si volucrit redimere agrum ille, qui 19. Che se colui , che fece il voto , vorrà riscat-
voverat , addet quintam partem .'estimala: pecu- tai il podere , aggiungerà un quinto al prezzo di
nia» et possidebit cum. stima r se lo terrà.
90. Sin autem noluerìl redimere, sed alteri cui- 90. Se poi non vorrà riscattarlo, e sarà vendu-
libet fuerit venundatus , ultra cum to ad un altro , colui , che ne fece voto , non po-
, qui voverat
redimere non poterit. trà più riscattarlo.
21. Quia cum jubilaci vencrit die», sanctificatus 21. Perocché venuto il di del giubileo, ( il po-
crii Domino et possessi») consccrala ad jus per- dere ) suri l consacralo al Signore e il fondo con-
tinet sacerdolum. sacrato egli è di ragione de'sacerdotl.
22. Si ager emtus est , et non de possessione 22. Se il podere consacrato al Signore fu com-
tnajorum sanctiOcatus fuerit Domino , prato , e non i! de//’ eredità dd maggiori
23. Suppulabit sacerdos juxta annorum nume- 23. li sacerdote fisserà il prezzo secondo il nu-
rimi usque ad jubilaeum pretium , et dabit Ille mero degli anni fino al giubileo , c còliti , die fe-
qui voverat eum , domino : ce il voto , darà questo prezzo al signore :
94. In jubilneo autem rcvcrtetur ad priorem 24. 3/d al giubileo (il podere ) ritornerà al pri-
domi imm, qui vendidcr.il eum et liabacrat in cor- mo padrone , che l'aveva venduto e fovea avuto
te possessioni» suae. nel catasto ddsuoi beni.
93. Olimi» .-estimano siclo Sanctliarii pondera- 95. Tutte le stime si faranno al peso de I siclo
bitur. • Sicilia viginli obolo» liabct. del Santuario, il sido tale venti oboli.
* Exod. 30. 13. Piuni. 3. 47. Ezech. 45. 12.
ver». Il . Se uno fa volo d’ un animate immondo , ee. Cioè il’ un animale, che ha qualche difetto
legale.
ver». li. Aggiungerà un quinto , ee. sembra, che ciò sia oi (linaio come una multa , c per levargti
la voglia di riavere l’animale , che egli volo al signore.
Ver». 14., e 15. .Ve uno fa voto detta tua casa, re. Anche in questo caso si obbliga colui, che avea
fatto il voto a pagarne il quinto sopra la stima, se vuol riscattare la casa; ma molti amavano meglio
di pagar onesto quinto: perchè se sacerdoti stessi l’avesser venduti ad altri, ella ritornava nelle lo-
I
ro mani al tempo del giubileo e non nelle mani del primo proprietario ; così egli, se non pagava il ri-
scatto , perdeva la casa per sempre.
Ver». 16. , 17. , e 18. Se fa voto . e consacra . un podere ec. Si parla qui d’ un podere ereditario.
. .
Fatto adunque 11 roto d’un tal podere, se ne Ossa il prezzo a ragione della sementa c »c nc porla l’e-
sempio: si ha anche riguardo nel fissare H prezzo dei podere al numero d’anni, che rimangono fino
al prossimo giubileo; perchè allora il podere tornava a’sacerdoti se colui, che nc fece il voto, lo
;
vuol riscattare, paga anche qui il quinto sopra le stime; ma non riscattandolo allora . non potrà più
riscattarlo in appresso, se non colla stessa condizione, eolia quale un altro poteva comprarlo, vale a
dire, che il podere, venuto il giubileo, torni a* sacerdoti, ver*. 91.
. , ,
Vcrs. 26. / primogeniti che spettano ec. parlasi principalmente de* primogeniti degli animali: quan-
.
to agli nomini , potevau consacrarsi al servizio di Dio in più special modo, come Samuele ru consacra-
to da’ genitori.
Ver». ‘27. Se l'animale é immondo, ec. Parlasi d’un animale primogenito, che fosse immondo per
alcun difetto legale |»cr esempio, che nascesse cieco, o stroppiato, ec.
.
Dice si adunque , che sia mi uomo, sta un animale, che è consacralo a Dio con simile assoluta consa-
crazione da chi hi potestà di consacrarli, non potranno vendersi, nè riscattarsi, ma dovranno essere
messi a morte. Per consacrare In tal gitisi gli uomini vi volea , come osservano gl’ Interpreti, o una
sementi «li Dio, o un decreto della nazione fatto nella generale adunanza, l edi Jotue vili., iS’um. xxi. 2.
\ erv 32. V
ogni dieci buoi, pecore e capre, che passano sotto ta verga del pastore ec. Gli Ebrei
dicono clic messe fuori dell’ ovile le madri si facevano uscire ad uno ad uno loro parli , c 11 pastore l
.
coiti verga liuti di color rosso segnava il decimo. Notisi, che la decima degli animali si pagava a Diodi
«lucile soie tre specie. Se questa decima pecora, o capra , o bue era buona ad essere Immolata, si offe-
riva Iti sacrifizio; se no, si uccideva c si mangiava Non si dice, se I sacerdoti ne avessero la loro
.
arle: ma generalmente nc’sicnnzj di ringraziamento colui, che dava ta vittima , offerto che era aul-
F altare il sangue , il grasso, ce. , prendeva per se le carni.
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PREFAZIONE
AI RIIIII
secondo del secondo anno dopo l’uscita dal- ci hadelineati come in una variar nobil pittura
1’ Egitto, sino al principio dell’ undecimo i misteri di Cristo, e della sua sposa la Chie-
mese dell’ anno quaranta. In questo pelle- sa. Ma come se ciò non bastasse a mantener
grinaggio degli Ebrei verso la terra di pro- sempre viva nel popolo di Dio la fede verso
missione è figurato il pellegrinaggio del il venturo riparatore degli uomini, abbiam
nuovo popolo, il quale pel deserto di questo qui registrata la grandiosa nobilissima profe-
mondo ( luogo di tentazione e di combatti- zia messa dallo spirito del Signore nella boc-
menti ) s’incammina verso la terra de’ vivi ca d’ un empio, la qual profezia paragonata
all’acquisto di quella requie, di cui fu pur di poi con quello, che avvenne nella nascita
figura il possesso della terra di Chanaan, co- del Cristo, dovea servire a illuminare le genti
me c’insegna l’Apostolo, Hcb. IP. 8 9 In . . e condurle alla fede. Il Messìa è la stella,
questa terra beata, in questa requie non po- che nascerà di Giacobbe, ed egli è quel Do-
tevano introdurre gli uomini nè Mosè colla minatore predetto da Balaam, il quale sog-
sua legge, nè Aronne co’ suoi sacrifizi; ma ve getterà al suo regno le genti idolatre , e la
gli condurrà Giosuè, figura del Salvator no- venuta di lui sulla terra sarà annunziata da
stro Gesù, il quale lavati e mondati e santi- una nuova stella, che si leverà uell’ oriente,
ficati i credenti per le acque del santo Batte- c condurrà alla cuna del nato Messìa le pri-
simo li rende concittadini de’ Santi e della mizie delle nazioni. Ma qual ricco inesausto
stessa famiglia di Dio, figliuoli ed eredi del tesoro distruzioni e di documenti utilissimi
medesimo Dio, e coeredi dello stesso unico troverà in questo libro il Cristiano, che at-
Figlio. Ma la maniera, onde il Figliuolo di tentamente lo mediti! Dio ripete di nuovo
Dio fatto uomo doveva essere la salute c la tutto quello, che avea già prescritto intorno
preparazione ilei genere umano, è mirabil- a’ sacrifizi da offerirsi ogni giorno c ogni sa-
mente rappresentata in quel serpente di bron- bato e nelle Neomenie e nelle feste solenni:
zo alzato per ordine di Dio da Mosè, e nella dichiara quello, che è da osservarsi riguardo
maniera eziandio, ond’erano per mezzo dello a’ voti, c riguardo alle promesse autenticate
stesso serpente guariti tutti quegli , i quali col giuramento, e c’insegna a far grande sti-
morsi dagli infuocati serpenti di quel deser- ma di tutto quello, che appartiene al suo cul-
to erano vicini alla morte. Lo stesso Verbo to,e il rispetto dovuto al suo santo nome. Lo
umanato ci ha fatto intendere, che in questo sperimento ordinato riguardo alle mogli so-
gran fatto era prefigurato e predetto il mistero spette di adulterio ci dimostra, quanto orri-
della sua Croce: come Mosè alzò nel deserto il bile sia negli occhi di Dio un tal peccato. Il
serpente j cosi Ja di mestieri , che il Figliuo- gastigo terribile di Core, di Dathan e di Abi-
lo dell'uomo sia innalzato, Joan. 111. i4> ron figura, e predice i gastigbi ancor più gravi
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.
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:
IL LIBRO
Capo |)nmo
5.
Severo degli uomini atti alta guerra dette dodici tribù. I figliuoli
di Levi son destinati a portare il tabernacolo.
I. Locutusquc est Domini» ad Moysen In de- I. E parlò il Signore a Mosé nel deset lo del Si-
porto Sinai in labernaculo Ibedcrif prima dio mcn- mi nel tabernacolo dell alleanza
1
il primo dì del
ws scarnili, anno alierò egressionis corum ex £• secondo mese, il secondo cuoio dell’ uscita loro dal-
gyptO , direna : l'Egitto , e disse :
’9. • Tollite suramam unlversac congregationis 9. Fate il novero di tutti quanti i maschi di tut-
lìlionim Israel per cognnlioncs cl demos suas et ta la moltitudine de' figliuoli di Israele secondo le
nomina singulorum , quidquid sexus est mascoli- stirpi e le case e i nomi di ciascheduno :
ni : • Exod. 30. 12.
A vigesimo anno et supra omnium virorum 3. Tu e Aronne farete la rassegna di lutti gli
forlium ex Israel, et numerabili* cos |>er tunnas uomini forti d’ Israele da' venti aimi in su divisi
#UM Cu et Aaron. nelle loro schiere :
4. Enmtque voblscum principcs trlbuum ac do- 4. E
saranno con voi l principi delle tribù e
inorum in rognalionibus sub. delle famiglie secondo la loro agnazione.
5. Quorum isla suri! nomina: de Ruben Elisur, 5. 7 nomi di questi sono : della tribù di Ruben
filius Sedeur : Elisur , figlinolo di Sedeur :
6. De Siuieon Saiamici, filius Surlsaddal : 6. Delta tribù di Simeon Saiamici
, figliuolo di
Smisuddai :
7. De Juda Nahasson , filius Aminadub : 7. Della tribù di Giuda fiiahasson , figliuolo di
Amiiunlab :
8. De
Issachar Nathanacl , Dlius Suor: 8. D* /studiar Xathamel , figliuolo di Suor :
9. De
Zàbulon Kliab , filius Hclon: 9. Di Zàbulon Eliab , figliuolo di Hclon
10. Filiorum aulein Joseph , de Ephraim Elisa- 10. De’ figliuoli di Giuseppe delia tribù di Ephraim
ma , filius Animiud: de Manasse Gamaliel, filius era principe Elisana , figliuolo di Anmilud: di quel-
PliadaMur : la di Manasse Gamaliel , figliuolo di Phadassur :
11. I)e Bcniamin Abidan , filius Gcdconis: II. Di lìeniamin Abidan, figliuolo di Gedeone:
13. De Dan Ahiezcr , filius Amisaddai : 19. Di Dan Ahiezcr , figliuolo di Amfsaddal:
13. De Ascr Phegiel , filius delirarli : 13. Di Asce Hteglel , figliuolo di Ochram :
14. De Gad Eliasipli, filius Duel : 14. Di Gad Eliasaph, figlinolo di Duel:
io. De rs'ephlhali Alimi filius Enan : , 13. Di Xcphlhali Ahira , figliuolo di Enan.
16. Hi nobilissimi principe* multitudinis per tri- 16. Questi i nobilissimi principi della nazione
bus et cognationes suas et capita cxercilus Israel: secondo le toro tribù e famiglie e capi dell*eserci-
to d'Israele:
ver*. 2. Fate il novero di tutti quanti i maschi ec. Questo fu il secondo censo del popolo fatto pochi
mesi dopo il pruno, che è notato, Exod. xxxviu. Il line, per cui Tu fatto un nuovo censo, si fu per
dare un miglior ordine agli alloggiamenti, dovendo gli Ebrei partir ben presto dal smai, c per avere
uno stato esalto della gente, che era in ciascheduna tribù aftin di distribuirle tutte attorno al taber-
nacolo. La somma di tutto il popolo è qui la stessa, che nel primo censo, benché fossero stati nerbi
ventiti einil.i uomini per avere adorato il vitello perocché questo numero dovette essere supplito da
:
quegli, i quali nel tempo di mezzo arrivarono a compiere l'anno trigesimo. Un terzo censo lo vedremo
nel capo 26- In questo novero non entrano né proseliti, nè molti Egiziani, che erano cogli Ebrei, nè
1 1
le donne nè i ragazzi, ma soli Israeliti dall’eia di veni* anni in poi , esclusi anche quelli, ebe pas-
,
i
savano sessantanni per sentimento comune degl’interpreti, sopra di che ortgene ho/n. I. dice che
i .
lino a tanto che alcun di noi ha puerlti o lubrici sentimenti, o è dominato da femminile mollezza, o
, ,
ritiene costumi da Egiziani o barbari , non menta d’ essere registrato dinanzi a Dio nel numero de’ .san-
ti e a ini consacrati : perocché innumerabili secondo Salomone son noe* che f/eriscono : ma sono con- ,
tati tutti guelfi , che si san ano. La tribù di Levi fu contata a parte. Xum. in. 15. xxvi. 67.
Ver*. Divisi nelle loro schiere, ogni tribù polca essere divisa in corpi di mille, di cento, di cin-
3.
quanta uomini co’ loro capi.
Vera. 4. / principi dette tribù. Alcuni vogliono, che el fossero l primogeniti di maggior eli In ogni
tribù; altri , che questa dignità fosse propria di quelli, che in retta linea discendevano da’ Patriarchi »
altri fin limonio . che ad essa fossero eletti gli uomini di maggior merito e i più riputati j e quest’opi-
nione sembra più verlsimlle anche per quello, che a suggerimento di Jethro fece Mosè. Exod. acrili.
i,
‘
vers. 14 Eliasaph, figliuolo di Duel. ite’ LXX. figliuolo di Raguet La somiglianza, che hanno tra
.
SUMERI CAP. I
il . Quos tulerunl Muyses et Aaron cura oram 17. / quali furono (User itti da Mosi ed Aronne
vulgi inullitudinc e tutta la moltitudine dei popolo .
18 . Et congregaverunt primo die mensis secundl 18. Fu
ragunata da essi il primo dì del secondo
rocensenles eoa per cognaUooes et demos ac fa- mese , e ne fecero il novero secondo la loro ge-
milias et capila et nomina singulorum a viguaimo nealogia c secondo la famiglia e la casa , testa
anno et supra, per lesta , col proprio nome di ciascheduno dal-
l’età di veni’ aiuti in poi,
19. sicut praceperat Dominus Moysi . Nnmera- 19. Come il Signore aveva ordinato a Musi. E
tique sunt in deserto Sinai fu fatto il novero nel deset lo del Sinai
22.
De Ruben primogenito Israel is per gcnera-
90 . 90. Della tribù di Ruben primogenito d* Israele
demos suas,et nomina capi*
tiones et familias ac tulli i maschi da' veni ' anni in su atti alla guerra
tum singulorum , omne, quod sexua est rnascu- secondo la loro genealogia e famiglia e casa , te-
lini a vigesimo anno et supra, procedentium ad sta per testa , ( furon coniali )
bellum
Si Quadraginta sex milita quingcnli
. 21. Quaranta sei mila cinquecento.
De fili» simeon per generationes et familias 22. De' discendenti di Simeon tutti i maschi
ac demos cognationum suarum recensiti sunt per da’ venti anni in su alti alla guerra secondo la lo-
nomina et capita singulorum , omne , quod sexus ro genealogia e famiglia e casa , testa per lesta ,
est masculini a vigesimo anno et supra, proceden- co' nomi loro furon contati
tium ad bellum
25 Quinquaginta novera miliia trecenti
.
23. Cinquanta nove mila trecento.
3
24 I>e filila Gad per generationes et ramllias ac
. 24. De’ discendenti di Gad tulli quelli, eh era-
domos cognationum suarum recensiti soni per no- no alti alla guerra secondi > la loro genealogia «
mina singulorum, a viginti annis supra, omnes, famiglia e casa col proprio nome di ciascheduno ,
qui ad beila procoderent furon contali dai venti aiuti in su
25. Quadraginta quiuque miliia seicenti quia* 25. Quaranta cinque mila seccato cinquanta.
quaginla
26. De flltis Juda per generationes et familias 26. De' discendenti di Giuda tutti quelli, eh' era-
ac domos cognationum suarum, per nomina sin- no alti alia guerra, da’ venti anni in su secondo
gulorum , a
vigesimo anno et supra, omnes, qui la loro genealogia e famiglia e casa co 3 nomi di
poterant ad bella procedere, ciascheduno ,
27 . Recensiti sunt sepluaginta quatuor miliia sei- 27. Furon contati settanta quattro mila secento.
centi.
28. dc finis Issachar per generationes et familias 28. Da' discendenti d' Issaciiar tulli quelli, ch'ero-
ac domos cognationum suarum, per nomina sin- tto alti allaguerra , da' venti aiuti in su secondo
gulorum, a vigesimo anno et supra, omnes, qui la genealogia e famiglia e casa loro co ’ nomi di
ad bella proccdcrent, ciascheduno ,
29. Recensiti sunt quinquaginta quatuor miliia 29. Furono contali cinquanta quattro mila quat-
quadringenti trocento .
80. De liliis zabulon per generationes et fami- 30. De' discendenti di Zabulon tulli quelli, ent-
lias ac domos cognationum suarum recensiti sunt rano ani alla guerra, da' tmli anni in su secondo
per nomina singulorum , a vigesimo anno et supra la loro Genealogia e famiglia e casa , co' nomi di
omnes, qui poterant ad bella procedere ciascheduno , furon coniati
51 . Quinquaginta seplem miliia quadringenti 31. Cmqiuutla selle mila quattrocento.
32 . De fiAis Joseph , flliorura Ephraim per ge- 32. De' discendenti di Giuseppe , quanto a tutti
nerntioncs et familias ac domos cognationum sua- i figliuoli di Ephraim , da' venti armi in su atti
rum
40.
recensiti sunt per nomina singulorum , a v*- alla guerra secciaio la loro Genealogia e famiglia
geslmo anno et supra , omnes , qui poterant ad e casa, co' nomi di ciascheduno furono contati
Bella procedere
33 . Quadraginta miliia quingenti 33. Quaranta mila cinquecento.
34 . Porro filiorum Manasse per generalioncs et 54. De' figliuoli poi di Manasse tulli quelli , che
familias ac domos cognationum suarum recensiti erano atti alla guerra , da' venti rumi in su secon-
sunt per nomina singulorum, a viginti annis et su- do la loro genealogia e famiglia e casa, col pro-
pra, omnes, qui poterant ad bella procedere, prio nome tu ciascheduno , furono coniali
35. Triginta duo miliia ducenti 55. Trenta due mila dugento .
56. De discendenti di Beniamin tulli quelli ,
3
36. De filiis Beniamin per generationes et fami-
lias ac domos cognationum suarum recensiti sunt di' erano atti alta guerra , da’ venti aiuti in su se-
nomiiiihus singulorum, a vigesimo anno et supra, condo la loro genealogia e famiglia e casa , co'pro-
omnes , qui poterant ad bella procedere pri nomi di ciascheduiur , f urono contali
37 . Triginta quinque miliia quadringenti 57. Trentaciiufuc mila quattrocento .
38 . De filiis Dan per generationes et familias ac 38. De' discendenti di Dan tutti quelli , ch’erario
domos cognationum suarum recensiti sunt nomini- aiti alla guerra , da' venti anni in su secondo la
bus singulorum, a vigesimo anno et sopra, o- loro Genealogia e famiglia e casa col fxoprio no-
nines, qui poterant ad bella procedere, me di ciasdu:durw , furono contali
30 . Sexaginta duo miliia septingenti 59. Sessanta due mila settecento.
De filiis Ascr per generationes et familias 40. De' discendenti di Aser tutti quelli, eh * era-
ac domos cognationum suarum recensiti sunt per no alli alle armi, da’ venti anni in su secondo la
nomina singulorum, a vigesimo anno et supra, o- loro genealogia c famiglia e casa col proprio no-
inncs, qui |>olerant ad bella procedere, me dt ciascheduno , furon contati
4!. Quadraginta miliia, et mille quingcnli. 41. Quorum’ un mila cinquecento.
42. l»e filiis Nephlhali per generationes et fami- 42. De 3
discendenti di l\t pinoti tulli quelli , che
lias ac domos cognationum suarum recensiti sunt erano alli alla guerra, da’ velili anni in su secon-
nomiuibus singulorum, a vigesimo anno et supra, do la loro genealogia e famìglia c casa col proprio
omnes, qui poterant ad bella procedere, nome di ciascheduno , furon coniali
43. Quinquaginta tria miliia quadringenti 43. Cinquanta tre tmla-qtml traccino
44. ni sunt, quos numera veruni Moyses et Aaron 44. Questi sono quelli , che furon cornati da
et duodecim principe* Israel, «iugulo* per domos Mose e da Aroime e da' dodici principi d’ Israele
cognationum suarum . ciascuno secondo la propria casa e famiglia .
45. Fucrunlquc omnis nunicrus filiorum Israel 45. E
tutto il numero de’ figliuoli d’Israele da’
.. . ù .. . .
NUMERI C A P. I 357
per domo* et fumi Ita* mas a vlgeaimo anno et venti attui in su aiti olla guerra noverati secondo
supra, qui poterant ad bella procedere, le loro case e famiglie fu
46. * Sexeenla (ria iniliia virurum quingcnt! 46. Seccuio tre mila cinquecento cinquanta uo-
quinquagiiUa. * Exod. 58. 35. mini .
5.
Vere. 49. Fon registrare ux tribù dì Levi. Ella stava tutta attendata attorno al tabernacolo , ed era
quasi la famiglia dei Signore e non era soggetta a’ tributi c agli aggravi pubblici come le altre.
.
Vere. 62. Sette toro squadre e compagna:. L’Ebreo porta secondo il toro slcndarilo. vedi il capo se-
guente. .
ver*. 63. Affinché io non abbia a mandare l’ira mia ec. Lo che avverrebbe, se o alcuno d’altra tri-
bù, v qualche straniero, o qualche linmoudo si accostasse alquo tabernacolo.
Capo jSfcanbo
Disposizione della tribù In quattro campi attorno al tabernacolo , uno verso ciascuno de quat-
tro punti del mondo. Sono descritti t principi dette tribù.
Vera. 3. Sotto le insegne e gli stendardi ec. Tulio il popolo d’ Israele essendo diviso In quattro'gros-
se schiere di tre tribù ciascheduna, si può credere, che oltre la insegna particolare d ogni tribù \\
fosse uno stendardo comune per lotta la schiera, chi avesse curiosila di vedere quello, che gli Ebrei
dicono intorno a queste Insegne e stendardi, può consultare l ragli altri Andrea Ma sin sopra il capo vi.
di Giosuè. Notisi che gli stessi Ebrei dicono, che t ragli alloggiamenti degl’ Israeliti c II tabernacolo vi
,
restava lo spazio di duemila cubili . c questo spazio era occupato da’ Leviti il giro poi dell atrio o del ;
tabernacolo era quello, che dicevasl V accampamento del Signore, questi alloggiamenti d Israele, t
quali eccitarono le maraviglie «li Balaam. Vum. xxiv. 5., erano una bella llgura della Chiesa di cristo,
di cui fu detto, che e betta come un esercito schieralo in campagna. Notisi, che t Leviti tenevano nel
viaggio lo stesso posto, che avevano negli alloggiamenti, ed erano nel centro di lutto l* esercito : si mo-
vcano prima le tribù di Giuda, d’ Isaac ha r e di Zabulou indi quelle di Ruben di Siatemi , «Il Gad; ; ,
poi venivano i Leviti; poi Ephraim. Manasse c Berna inni ; c finalmente Dan. Ast*r e xepbtali. ledi
ceri. 9. lò. si. 31.
roL /. 3*
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. . . .. . i . . . -
25* N U M E U CAP. Il
sunt. fucruiil eentum octogiula sex millia quadri»' caiigummito di Giuda , fu di esilio olitili lasci mi-
genti. Et per lumia» suas primi cgredicotur. la quattrocento . Ei si meneranno in via i primi ,
divisi nelle loro schiere.
10. In castris filìorum Unlx'n ad meridiana!» 10. Megli aUogqiameiUi de’ figlinoli di ftut>cn dal-
piagai» erit princeps F.lisur filiuin Sedeur: la parte di mezzodì sarà j/rtndpc EUsur figliuolo
di Sedeur :
11. Ei runctus exerritus pugnatomi» cius , (lui 11 K
tulio U corpo de’ suol combattenti ette
15.
numerali sunt, quadraginla sex UlUlia quifigeoli. furono contali 3 età di quarantasei mila cinque-
cento .
i*i. luxla cum castramelati Mini de tribù Simcon, il Presso a lui si annidarono quelli della tri-
quorum princeps fuit saiamici Alias Surisaddai : bù di Snncon , de’ quali fu principe Sahmuci fi-
gliuolo di Surisaddai:
F.t cunctus exerritus pugnalorum Hua, qui 15. E
lulio il corpo de' suoi combattenti , che fu-
numerali suut ,
qiftuquaginta novem milita tre- rati coniai , era di cinquantanove nula trecento.
miti .
14. In tribù G3d princeps fuit Eliasapti filius 14. Detta tribù di Gad fu principe Eliasaph fi-
linei : gliuolo di Duci:
15. Et cunctus Cvemtus pugnatonini
cius , qui 13. E
tutto il corpo de* suoi combat leni i , che
numerati sunt, quadratola quinque millia sexeeuti furon contali , era di quarantacinque mila secano
quìnquaginla ciiuiuanm .
Iti. Omncs,
qui recensiti suut in castri» Kul»en, 16. Tutta la soimna di quelli , che si contaron
eentum quinquaginla millia et mille quadringeoll nell’ acctnnpamrnlo di Duini , fu catto a ug mini un ’
quinquaginla per turmas suas: iti secando loco mila quattrocento augnatila divisi nelle loro schie-
prolicisccntur re : questi si metteranno in via i secondi.
1*. Levabllur nuteui Liltcrnaculum testimoni! per 17. Il tabernacolo del testimonio disfano sarà
ofliciaLe vi bruni et turmas forum qunmodoeri- : porlato da’ Levili divisi nelle loro schiae secondo
getur, ita et defNMlnr. singoli per loca et ordi- i dii ersi uffici: si erigaà e si disfarà col medesimo
sua squadra.
18. Ad Occidental cui piagai» crunt castra (ìlionim 18. Dalla parte dì occidente sarà /’ accampamen-
Ephraim , quorum priuccps fuit Elisauia Iìlius Ani- to de’ figliuoli di Ephraim , de' quali t prìncipe
miud: Elisama figliuolo di Anuniud :
19. Cunctus «senili» pugnntorum cius qui nu- .
Tulio il corpo de’ suoi combattenti , che ftt-
19.
merati sunt , quadragintn millia quingenti ron contali , fti di quaranta mila cinquecento .
20. Et cum eis tribus Oljnruni Manasse, quorum 20. E
con essi la tribù de’ figliuoli di Manale ,
princeps fuit («ini alici Iìlius liiadassur: de’ quali fu principe Gamaliclc figliuolo di Iliadas-
sur :
21. Ciinctiisque exerritus pugnatori»» cius , qui 21. /•; tulio il corpo de’ suoi combai lenii che fu-
numerati aunl, triginta duo mima ducenti. soti coniati , Imitatine mila diujeiuo .
22. In tribù filìorum Beuiamin princeps fuit 22. Della tribù de’ figliuoli di Hcmamin il pr lu-
Abidan lì Hus c.cdconis : cilie sarà Abidan figliuolo di Gedeone:
25. Et cunctus exerdlus pugnalorum cius, qui 23. E
tulio il corpo de’ suoi combattane che fu-
recensiti suut, trìginta quinque millia quadrinomi i. rati contati j tremai inque nula quattrocento .
2-4. Omncs, qui numerati sunt In castri» Ephraim, 24. Si coniavano in tulio nell’ accampamento
eentum odo inillia ccutuni per turmas suas: tcrli» d’ Ephraim cent * otto mila cento uomini in varie
proflcisecnlur : schiere questi homo il terzo luogo nel t'iatjgiare.
:
23. Ad aquiloni» pnrleni cast rametali sunt filli 25. Dalla parie di settentrione (porranno gli al
Dan. quorum princeps fuit Abiczer fìlius Amnii- lotpjiammii i figliuoli di Dan , de’ quali sarà pr ili-
sadilal : ci(te Ahiezer , figliuolo di Amtnisaddai .
96. Cunctus eserciti» nugnatomm du», qui nu- 26. Tutto il corpo de’ suoi combattenti , che fii-
merati sunt , sexnginta duo millia scptingrnli. ron coniali 3 scssaniadue mila settecento
27. luxla eum lixere lentoria de tribù Aser: quo- 27. Presso a Dan pianteranno le tende quelli
rum princeps fuit Plicgicl Uiius (Hbran ,
:
(Iella tribù di Ascr , de' qiudi é principe l’bojicl .
figliuolo di tklaan:
28. Cunctus exerritus pugnalorum eit» , qui nu- 28. Tulio il corpo de* suoi combattenti, che fu -
merali Mini, quadraginta millia et mille quingenti. roti coniali , guarani' un mila cinquecento.
2». De tribù tilioruin Weplithali princeps fuit 29. DeltiI tribù de' figliuoli di Mephthali sarà
Ahirn, iìlius Enan : principe tur a A
figliuolo di Enan :
50. cunctus exerctitis pugnalorum cius , quin- 50. Tulio il corpo de' suoi combalicnii cinquan-
qunginta tri» millia quadringcnli. ta tre mila quatto iteralo.
31. Omncs, qui numerali sunt in castri» Dan . 31. Si coniarom in tulio negli alloggiamenti di
fucrunl eentum quinquaginla «epici» millia .«exeon- Dan ertilo rimpiantasene mila scremo uomini : e
ti:et novissimi prolìeiscentur questi nel viaggio saranno gli uliimi.
32. itic numeri» fllionun Israel , per domo» co- 52. Così il mancro de* figliuoli d * Israele divisi
gnatìonum siianim et turmas divisi exerritu» . se- nelle loro schiere secondilo le loro case e famiglie
xccnta (ria millia quingenti quinquaginla a\cc mitra a secano Ire mila cinquecento cin-
quanta .
35. Levita; autein non Mini numerali intcr filios 55. t lieviti però non entrarono nel novero de’fi-
Israel : sic enim [ira*ccpcral Domiuus Movsi gliuoli d’ Israele : perocché cosi aveva contundalo
il Signore a Moté
54. Foccruntque filis-, Israel juxta omnia, qua» 34. E i figliuoli d'Israele adempierono tutto
mandavcr.it Domimi» Castranietati sunt |ier tur- . quello , che area ordinalo il Signore . toserò gli
mas sua» et proferii per lamilias , ac domo» pa- aUoipjiamaili e lecer cammino divisi nelle Ioni
troni suo min . squadre secondo le famiglie e le case loro
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. . : . , . ,
NUMERI C A r. Ili «9
®apo fterjo
1 Har sunt generalloncs Aaron et Moysi in die, 1. Questa è la discendenza <V Aronne r di Mosi,
qua locutu&csl Domimi» ad Moysen in monte Sinai. nel tempo , in cui it Signore parlò a Mosi sul
inolile Sinai . . i
3. Haec nomina flliorum Aaron «cerdolum,jtpil 3. Questi sono i nomi del figliuoli <f Aronne sa-
uncti «uni et quorum replebe et cojisccraUc tna- cerdòti , che furono unti c de’ guati farmi ripo ne
nus, ut sacerdolio fungorentur e consacrale le mani , affinché facessero le funzio-
ni del sacerdozio.
4. Nadab però e Abiu morirono senza figliuoli
4. • Mortul sunt cnim Na<Jnb et Abiu , cum of-
fri imi ignem alienimi in <miN|wrln Domini in in offerendo al cospetto del ^fattore del fuoco stra-
deserto Sinai, absque liberi»: functlquc muit sa- niero nel deserto del Simi : ea tentar e llliamar E
rerdolio Eleazar et Ithamar coram Aaron parrà fecero Ir funzioni del sacerdozio sotto gli occhi 'Ì*Ì
suo. * Levi!. 10. i. 2.
,
I. Pur. *4. 2. d' Aronne loro padre .
5. Locutusque est Domini» ad Atoysen. dicons: 3. Eil Signore parlò a Mosé , e disse :
6. Applica tribuni Levi, et fac stare in cOn- C. Fa' che s'appressi la tribù di Levi e stia di-
spcctu Aaron Sacerdoti» , ut minislrcnt ci et cxcu- nanzi ad Aronne sacerdote , affinché lo servano c
bonl stimo di guardia ,
7. Et obscrvcnt quidquid ad cullum pcrtinet 7. E facciano in tulio le parli del popolo riguar-
multitudinis coram tabcniaduio tcstiinonii do al cullo sacro dinanzi ai tabernacolo del testi -
molilo ,
12. Efeo tuli Levita» a filli» Isnfel prò ornili pri- 12. /o ho preso da' figliuoli d* Israele i Levili in
mogenito, qui aperti vulvain in fllii» Israel, erunt- lungo di nuli é primogeniti , che aprano i prhtii
cpic Levilae mei fulcro (Iella toro madre, e sarai! miei i Levili.
13 a Meum
est enim omne primogcnUum , ex 13. imperocché miei sono lutti I primogeniti: da
quo percossi primogenito» in terra' .F.gypti , san- quii tempo , iu cui uccisi I primogeniti mila terra
rtilìcavi uiltii quidquid priinum nascilur in Israel: d' Egitto ^ hi consacrai a me lutti i primi parli in
ab homlne usque ad pecus mei sunt. Ego Domi- Israele : dall * uomo fino agli ammali sono miei. Io
no». * Exod. 13. 1 lufr. 8. 16. il Signore.
14. r.ocuto»que est Domimi» ad Moysen hi de- 14. E
II Signore parlò a Mósù nel deserto del
ver». 11. e sarnn miei i In iti. rrrcb è lo per una granula UhenniinaMeMHnnè gH riti
lmperor.be »e ni alcuni luoghi | noa. lira. /> rnlrr. uxin. 0.1 «riiibra dir. i, ebo I "j»"””' Si,"V” 1
merda rum. .|uevl' onore per lo ICM mo.lralo nel punire gli adoratori delvrtel il °™
, che
tenderli della elrrlone dieul, la quale era falla già avanti, ma pliillnilo della rotl^rnia
liejae
DIO fece allora della eledone gii falla e inanimatala a Vlnv. veggonaf infatti prima
adoruloOe del MI
e r vve
niello le leggi, che debbono oaiervare «rerdoll del a »lir|M. di U-.J .e ia '''ro roiivarrulonr
I
all. eli.- deSbon penare, che »c non .1 parla ancora In qile luòghi dl lnlU la Ullcra
lrlbu . nolttKcje
(issalo in essa sacerdozio,
II sua destinazione alle funzioni minori del tabernacolo nt veniva cotnc
la
*
Vera. {5 . ini un mete In tu. Per aver un maggior numero di Leviti «la sostituire ad altrettanti pri-
mogeniti si contarono qui gli uomini della tribù di Levi da un mese in poi.
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4
, . . . . . . . . . . .
NUMERI CAP.. Il
23. ili post tabcrnae.uluni mctabuntur ad ocel- 23. Questi arrotino l' alloggiamento dietro al la-
dentem, bcrnacolo ad occidente
24. sub principe Etrasaph , Alio Lael 24. Sotto Ehasaph , figliuolo di Lati j loro prin-
cipe .
23. Et h^iebunt cvcublas In taberoaculo fonde- 25. E
veglieranno sopra U tabernacolo dell ‘ al-
rla .
leanza .
.
26. Insù ni labemaculum et opri imeni uni elus , 26. Avranno cura dello stesso tatumacolo e delle
tentòriiim , quoti traiiitur ante fores teeli foctleri» sue coperte , della teudu , che Si tira davanti alla
et rorlinas alili: tentoriiun quoque, quoti awn'n- porla dei tabernacolo dell' alleanza e delle cortine
ililur in Introitu alili tàbcrnaculi et quitlquùl m\ dell'atrio: dei velo parimente 3 che si sospende
rilum al tari s pcrlinet ;
fune» tabernaculi et omnia all'ingresso deli’ atrio del tabernacolo e di Lutto
mensili.» eius. quei, che serve al ministero dell’altare , delle cor-
de del i alter naca lo e di tutti i suoi utensili.
27. Cognatlo caath habebil popolo* Amramilas 27. La discendenza di Caath ami le famiglie
et Jesaanlas et Hebronllns et Oziclita*. ila: suut degli Antratnili e G esauriti e degli Ebrouiti e de-
fallitila: Gaathiurum recensita? per nomina sua gli Ozienti . Queste sono le famiglie de’ Caathiti
pe’loro nomi.
28. omnes generis masculiol ab uno mense et 28. La so unno di tutti i maschi da un mese in
sopra , octo millia seicenti tiabebunl cxcubias San- su 3 otto mila seicnto avranno cura del Santua-
cì uar il rio ,
29. Et castrametabuntur ad moridianam piagato . 29. E avranno alloggiamento dalla parie di mez-
zodì .
30. Prinoepsque coruutycrlK Elisaptan, filius Ozici: 30. E il loro principe Elisaphon , figliuolo di
Ozici :
vers. 31. A dei velo, di quel velo, che |»cnde dinanzi ni .Vanto de’ santi; nel qual .velo involgeva*»
l* arca portata da' caallnri: gli altri veli il portavano i oersoniti.
Vera. 32. Frùno principe de* Levili. Eleazaro esercitava sopra trilli i Leviti un’ autorità simile a quel-
la, che Aronne esercitava sopra sacerdoti; ma cJ egli e tutti e tulle le cose erano sotto la suprema
t
autorità di Aronne.
ver». 30. Tutti l Leviti furono ventidue mila. Messe insieme le somme di settemila cinquecento
. .
.
^ V vgP.
. .. . .. . . . . ..
Ai Heceusuit Morse» «kuj paiccperet Domimi», 42. Mosti fece registro dei primogeniti de‘ figliuo-
,
|kriiiiogfiiitns lilionim Israel li di Israele ; conforme avvi a ordinato il Signore.
45. Tolte Levila* prò primogeniti» tUioruin to- 45. Prendi i Leviti in luogo de’ primogeniti de* fi-
raci et pecora Levilarum prò pecoribu» co rum , gliuoli d ' Israele e * bestiami de* Leviti in vece
eruntque Levitai inei . Ego sum Domimi» de* bestiami dt quelli * e I Leviti saranno miei, lo
sono il Signore.
46. in prelio autem duccnlorum scptuaginla 46. E
pel prezzo de’ dimenio setlanlatre primo-
;
trinili , qui cxcedunt numcruip Lcvitaruiu, de geniti dei figliuoli d ' Israèle , i guati tono sopra il
primogeniti» lilioruin Israel, minerò ile’ lieviti , .
50. Pro primogeniti» fllionun Israel mille irecen- 50. Per questi primogeniti de’ figliuoli d' Israele
torum v
\agiiila qukique siclorum iuxta pondus mille trecento scssaniacmque steli al peso del San-
Sanctuarii tuario .
51. Et dedit eam Aaron et filli» eius iuxta ver- 51. E lo diede ad Aronne e a* suoi figliuoli se-
bum, quod pra*oe perni sibi Iiominu». condo Cordine datogli dal Signore .
ffiapo Quatto
Si distribuiscono Kb uffizi de* Leviti secondo la famiglia di ciascheduno.
3. A trigesimo anno el sopra , usciuc ad quin- 3. Dal trentesimo anno In poi fino al cimiuanlc-
(|uage*unuin animai, omnium , qui ingrediuntur simo conta nati quelli che entrano di stazione e
ut slent et minisircnl in tabernacolo foederì». servono nel tabernacolo dell* alleanza
4. ilio est ciillu» lilioruin Caalb. Tabernoculuni 4. (Jueslo è C ufficio de’ figliuoli di Caath. &cl
ne» scraper in ca eroi il: per le libagioni : sopra la mensa vi saranno sempre ,
i pani:
detta
ver». 3. Dot trentesimo anno ec. Rei capo precedente furon contati levili «tal l
.un, , porun V
LevUljj.Hora «««**•.
ver»! 6. E accomoderanno te ilaniM-
.
portavano l'arca.
,
>
. VET7 ?
*
*. RiIr
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A
. . : . . . . . . . . -
21 » NUMERI CAP. IV
9. Sommi ci pallium liiacinttiinum . mio ope- 9. Prenderanno anche una coperta di giacinto
rimi candela brtim cu® Incorni» el Im cipibus sui* colia quale involgeranno il candelabro colie lucer-
,
«•Ienuinctoriis ci cunette vasi* oifii, qui ad cou- ne e le tue forbici e le smoccolatole e con tutti i
cinnandas lucerna* ih -cosa ria suut: tati dell'olio e quel che tene ad aggiustare le lu-
cerne :
10. Et
narum pellium
super omnia ponrnt opcrimentum iantlii- 10. E topra tulle quéste cose meneranno tata
.
nanda* lucerna* et rnuqioaitionis incensuin et *a- I mer cura dell' olio per preparare
Je lucerne e
crificium, quod m-uiiht otfertur cL oleum un- de profumi di composizione e del sacrifizio ticr-
ctiouis et (jutdquid ad eulluni (.iltecffiriili |ierti- pctuo e dell1 olio di unzione e di tutto quello, che
uet, oiniiìuuiquc vasoruiu, qua iu Sancluario sunt. riguarda il cullo del tabernacolo
, t di tulli i ra-
si, che sono nel Santuario.
35.
47. I.oculusquc est
ron dieens
Domimi* ad -Movsen et Aa- 17. E
U Signore parlò a Mosi ed Aronne , e
, disse :
1«. Nolite perdere populum Caath de medio 18. Badate , che la sUrpe di Caath non abbia
Lcvitarum :
ad essere sterminala di mezzo ai Leviti:
19. Sed bor facile el»,ul vivant et non morian- 19. Ma affinché eglino non permeano , ove ven-
tur, si Ictigcrinl Sanila sanelorum: Aaron et Olii gano a toccare le cose sanie, fate cosi: Aronne e
eius intrabunt , ipsique disponent opera singulo- i suoi figliuoli entrino
( nel Santuario ), ed ei pre-
rum et dividcnl quid portare qui» debeai parato a ciascheduno il loro Incarico c spartiscano
quello , die gli altri debbono portare
39. ÀIH nulla ruriosilatc vulcani, qua sunt in 30 . Gli altri non si lasciti portare dalla curiosità
Sanrtuario , priusquam involvauUir , alkuiuin mo- a mirare le cose , die sono nel Santuario , prima
rienlur die sieno involte , altrimenti periranno
*1. Locutusquft est Domimi* od Mov*en, dicco*:
22. Tulle sui umani edam fillonnn' Gema
21. EII Signore parlo a Mosi
, e disse:
per 22. Conta anche il numero de' fi iliuoh di Ces-
domo» ac familias CI cognalionc* sua* soti secondo la loro genealogia e
famiglia e casa
A iringinla anni* et supra usjuc ad anno* . 25. Da' treni’ anni in poi fino a 1 cinquanta. Con-
quinquaginla Numera omnes, qui lugrcdiunUirct
.
ta lutti quelli , che mirano a servire nel taberna-
iniuistraut in Lnbrrnaculu Jocoens colo dell alleanza
34. Hoc est olticiuin familla? (..rsonilarura: 24. L' ufficio della famiglia de* Cer soniti i que-
sto :
35. Ut portoni cortina* taliernacuH et tecium foo
35 . Ei por ter amo 1 veli del tabernacolo e le co-
dcris^ opcrimentum aiiud et super omnia velamcn perte detto stesso tabernacob e la seconda coperta
ianminum , tciitoriiimquc, quod |>endct in introita e il velame di petti violette, che sta di soma e la
taberuaculi foederte,
* cl,r QU* Ingresso del tabernacolo dcl-
I alleanza,
36. Cortinas atrii et voltim In introita quod est 26. Le cortine detr atrio e II trio dell' ingresso
,
ante t.ibcrnnculum . omnia qua* ad altare pcrti- dinanzi al tabernacolo. Tutte le cose
, du- spet-
,
pcnt funi culo* et vasa ministeri!, tano aW altare , I$ fiat! e l vasi del ministero
37. lubente Aaron el Uliis eiu», portabunt fili! ,
cerson: et scieiit singoli cui debeant oneri inan-
Ti. Li por ter amo
i figliuoli di Gersou secondo
ripari
gli ordini , che m
rotaia da Aronne e da’ figliuoli
di lui : e ad ognun di loro sarà noto il servigio
.
che dee prestare.
nan i(tcc,*eranno vati del Santuario. Non foce li orari no neppure!* involti, chectioprono
i £ Wl,
i
generale ; ma riguarda serial incute PaVca
tStlrS^rt&fcoi^ì ,i , la qu"| e no.V^ era SIu a
‘,.“
CC n0 " cr '"'° anc “ r ln ljl a " mrro ** l« , ‘:rU ‘«,rUr «»'• <»-
/VaPr® JÌ I
• mrif'J !
r
?,
‘° ,a
P‘ tl'-'a-.nro Culi uve jourlnlfjndtnia a tutti I Levili, ma tpecialmenlc
tare d7su“olraiwi.
ro,c ' tt" al!a"- " TbUI 1 veli Jell-atrlo. rlicmo intorno atfal-
y*>A*-*
H
,. , . , . . . , --
38.
NUMERI CAP. V 383
Hic est culti» Lnnilia» Gerboni larum io ta- 38. Queste sono le incombenze delle famiglie
bernacolo foederis: eninlqtic sub manu llhamar de* Gettonili net tabernacolo dell' alleanza : essi di
tìlii Aaron sacerdoti». penderanno da llhamar figliuolo di bruirne sonano
sacerdote .
29. Filios quoque Merari per Camilla* et demos 39. Farai anche il novero de* figliuoli di Merari
pairuni miorum rccensebis. secondo te famiglie c le case dei padri loro.
30. A triginta amiis et Mrpfa t»que ad annos 30. Da’ trenta anni in su fino a’ cinquanta con-
qoinquaginla
33. omnes , qui ingred iunior ad officium terai tutti gru lli . che entrano ad adempire 1' ob-
ininistcrif sui el cumini* foederis tcsUmonii. bligo dei /or ministero e a servire al tabernacolo
dell’ alleanza .
51. Hat* suoi onera eonim: Rortabunt tabula» ta- 31. La loro incombenza i questa: Porteranno le
licriiaruli et vccles eius ,
collimila? ac base* earum, tavole del tabernacolo c le sue travi , le cotoimt e
Ut loro basi
Cotumnas quoque alni per circuitimi cimi 33. Ed anche le colonne , che tono intorno alPa-
l>asitms et parili» et funibus sui?. Omnia vaso et trio colle loro basi e t chiodi e te funi. JìiceveriA-
Mqidlcclileni ad numerum acdpient, sicque por- no in consegna tutti i vasi e robe contate * e poi
lubunt . le parleranno
33. Hoc est ofllcitim familia* Meraritarum et ml- 33. Questa <* P incombenza della famiglia de*Me-
nisterium in tabernacolo foederis: enintquc sub rarili e il ministero loro net tabernacolo dell’ al-
manu
37. lttiamar Olii Aaron sacerdoti». leanza : e saranno subordinati a J ltuonar j figliuolo
del sommo sacerdote Monne.
34. necensuerunt igitur Moyscs et Aaron et prin- 34. Mosi adunque e. Monne e i principi delta
synagogas ftiios Caath per cognationes el do-
< i|H*» sinagoga fecero il novero de* figliuoli di Caathj-se-
mo? palnim suorutn condo le famiglie e te case de’ padri loro
35. a triginta anni? et sopra usque ad annum 35. Da’ trenta aiud in su fino a’ cinquanta con-
«piinquagesimum, omnes. qui ingrediuntur ad mi- tarono tutti quelli , che attratto nel ministero del
ii isterilii il tabernacoli foederis: tabernacolo deli' alleanza :
30. El inventi sunt duo ini Dia acplingcnli quin- 36. E
si trovarono due mila settecento cin-
qunginta quanta .
43. Hic est numeri» populi Caath, qui intrant 37. Questo è II numera di quelli della stirpe di
lalM-maciiluni foederis: hos numera vit Moyses et Caath . che entrano nel tabernacolo dell ' allean-
Aaron iuria sennonem Domini per manum Moysi. za : questi furono * coniati da Most e da Cromie se-
condo l’ordine dato dal Signore per mezzo di
Mose .
38. Numerali «uni et Olii Gcrson per cognatio- Furono similmente contali t figliuoli di Cor-
38.
nes et domo» pai rum suorum , soti secondole famiglie e le case ac* padri loro ,
39. A triginta anni? et supra usque ad quinqua- Da* trenta anni iti su fino a’ cinquanta furo-
39.
pe.simum annum omnes, qui ingrediuntur, ut
,
no contati tutti quelli , che entrano a servire nel
ininistront in talicniaculo foederis : tabernacolo dell* alleanza ;
40. Et inventi sunt duo milita scxcenli triginta. 40. E
se tu: trovò due mila scècnlo trenta.
41. Hic est popoli» Gersonitarum quos nume- ,
41. Questa t la somma dei Ger sondi contati da
raverunt Moyses et Aaron iuxta verbum Domini Mosi e da Àrotute secondo l'ordine del Signore.
Numerati sunt et fili! Merari per cognationes 43. Furono eziandio contali i figliuoli di Merari
el dotnoa patnim suorum , secondo le famiglie e le case de* padri laro
43. A triginta annis et supra usque ad annum 43. Da’ trenta armi in poi fino a* cingila tu a fu-
«luinnuagcRÌmuin , omnes , qui ingrediuntur ad.e v- rori contali lutti quelli , die entrano ad eseguire le
plendos ritus tabernacoli foederis: toro incombenze net tabernacolo delP alleanza :
44. Et inventi sunt tri a niiIJin ducenti : 44. E
si trovarono tre mda dngeuto .
49. luxta verbum Domini reeeosoit eos Moyses, 49. Mosi ne fece il novero secondo /’ ordine dei
umimquemque iuria ofikium et onera sua ,
slcut Signore , assegnata a ciascheduno la sua tncutnben
pneceperat ei Domini» . • • za e il suo peso , conforme amia a lui comandato
U Signore .
Capo Quinto
{>uait tieno gl'immondi da tenerti lungi dot r/i alloggiamenti. In qual modo si soddisfaccia
per le trasgressioni nate da negligenza. Dei. te primizie e oblazioni e delta legge di gelosia.
omiiein leprosum et qui semine fluii, poUutusquc gli alloggiamenti tutti I lebbrosi e quelli, che pa-
est super mortilo: tiscono gonorrea , e quelli , che sono immondi /ter
f
causa d un morto
Veri. 2. I lebbrosi r quelli ec. sono notate Ire iiectc «T immondewa, per la quale l'uomo c la don-
n» . ebe ri fossero soggetti, eran separati e messi non degli alloggiamenti per ordine di Dio. I lebbrosi
. . . . . . . . : , ,
5.
964 NUMERI CAP. V
». Tarn masculuin , quam (eininain elicile de , o femmine che treno , ascdateli ria
Maschi
castri*, ne conLiluinciil ea, cuin liabìtaveritn vo- 'lugli affinché non li multino im-
alloggiamenti
,
et
17.Assumetque aquam sanetaiu in vaso Orlili
|wu villino tcrrae de pavimento labcroacuii mil-
17. £
prenderò dell’ acqua santa in un vaso di
terra e vi getterò dentro un pocohno di terra del
lel in eam . pav min ito del tabcnuicolo .
18. Cutiujue steterit nuilicr in con$|>erlu Do* 18. E
stando la donna al cospetto de! Signore
mini . discuoi turici rapili cin* et ponel su {ter ina- eqli le scoprirò il cono c porrà sulle mani di lei
uus illius sacrifichili) reconialioni* et oblalìonem il sacrifizio di ricordanza e l’oblazione di gelosia:
zelotypia? ip*e airieiu Icnebil aquas amarissima:*,
: cd egli terrò le acque di amaritudine , sopra le
in qiiibus cucii exsecraliouc inaledicla congessit: quali ha proferite te maledizioni ed cAecrazhmi :
19. Adiurahilque ean» cl dicci: Si noli dormivi! 19. E
la scongiurerò e dirò: Se non ha dormi-
v ir alicnu* tei uni et si non pullula e* , deserto lo con le allro nomo est tu non ti sei lUsoimrala,
mariti toro, non te nocebunt aqu;e amarissima;, abbandonando il talamo coniugale > non nuoceran-
In qiui* inaledicla congessi no a le queste ncque amarissime , su/ira le quali
ho geliate maledizioni
e quo’ , che pativan gonorrea, restava n fuori, sino a tanto che fosser guariti e puri Ara li, /fui xiv. xr.t
quelli poi, che erano immondi pel toccamcnlo d’ un morto, passati i sette giorni c fatte le loro pumi-
cazioni , tornavano agli alloggiamenti, ledi \um. xix. II. 13.
Ver*, fl. 7. Se un uomo., .fora alcuno di qur’ peccati re. sono que’ peccati, co* quali gli uomini si
danneggiano gli uni cogli altri, come nolo ». Agostino q. 9.; e la legge restringevi a que* peccati, l qua-
li , essendo segreti non possono colere puniti da' giudici, trio adunque, che ha commesso suini pec-
.
cato, se pentito presentasi al sacerdote, dee prima confessare Usuo fallo c di poi fare la restituzione
colla giunta d’ un munto.
Vers. 8. Se non Aacci cAi riceva la restituzione. Se non è più vivo colui . a cui fu fatto il danno e
nemmeno egli ha credi, ovver questi non si sanno ; lo che non può accadere, se non riguardo a un
proselito, perchè un Israelita, come dicono gU Ebrei, non può essere senza credi, «mesto caso non era
stato espresso net I.cvitico, cap. ri. 2. 5. 6.
Vers. 14. Se lo spinto di gelosia si é im/rnssessato deli' uomo re. >on si permetteva alla donna di ri-
correre a questo mezzo, primo, per non avvilire l'autorità del capo della famiglia; secondo, perchè le
donne sono di loro natura piu proclivi a lasciarsi trasportare dalla gelosia; terzo, perchè li matrimonio
è offeso piu dall' adulterio della nmglie, che da quel del marito, per ragione dell’ illegittima prole, eh*
ella intrude nella famiglia ; onde l’uomo ammoglialo, che pecca con donna libera, non è lapidato; ma
la domia maritala, che pecca con uomo Ubero, *• lapidala /.ni/, xx. 11).. Deut. xxn. 24. Questa legge .
adattala alla dureria di cuore degli Ebrei, ebbe per fine in primo luogo di rattcner il furore de’ mari-
ti ; in secondo luogo di tenere in Umore le mogli. A Imitazione di questa legge fu introdotta tra' cri-
stiani in certi tempi l'usanza di provare l'innocenza dette mogli col reno infuocalo, cc. : lo che fu
giustamente vietato di poi dalla Chiesa.
vers. 15. perché è sacrifizio di gelosia. Sacrifizio per lo peccato, che almcn si presume commesso
dalla donna ; onde non vi si aJoprava nè olio, nè incenso. leni. v. 11.
ver*. 17. Mct/ua santa, intendevi l'acqua, di cui si servivamo pelle occorrenze del santuario.
Ver*, in. r.e acque di amaritudine. Elle sono cosi chiamate, o perchè il sacerdote vi mettesse den-
tro dell* assenzio, come dicono gii Ebrei, ovvero perche divenivano amare cioè Innesto alla donna
,
che avesse peccato.
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*
T
. . , .. . , . . .
NUMERI CAP. V m
90. Sin autem declinasti a viro tuo , alquc jkiì- 90. Ma
se lu u sci anemia dal Ino marito * e II'
lula ea et concubulsti cuin altero viro, se* tllsonorata e fan dormilo con altro uomo ,
91. ili* inalecHctlonibus subiacebis: l><ri ir I» - 91. Cader ai in queste maledizioni: il Shjnore li
dìi xerit eam in conspeiclu Domini, et recerit ei sa- conduce al cospetto del Signore, e il sacerdote fa a
ivrdos juxta omnia, quao scripta sunt tei lutto quelli i * che si è scruto ,
31. Maritus alwquc culpa crii, et illa redpict 51. Ir murilo sarà senza colpa* e quella paghe-
iniquilatcm auain rà il fio di sua iniquità
Ver». 93. E le cancellerà cotV acque ovvero te raderà ne ti’ acque , e ciò affinchè la donna beva In
certo mo«1o insieme coll* acqua le stesse maledizioni.
Ver». 2»>. Prenderà una manata ec. Nello stesso tempo la donna bevea I* acqua e il sacerdote bru-
ciava la farina.
Vera. 97. Se ella ha peccato. .. s’ imposte useranno di lei er. Dio adunque per nrovvc.tr iv «il paro i
e al bene delle famiglie , permette in un caso si delicato questa prova, e promette ili manifestare la
verlDi con miracolo, gastigando rigorosamente la donna impudica, c salvando l’Innocente.
Ver». 31. li marito tara senza colpa. Il manto non peccata, valendosi il* un mezzo permesso dalla
legge a tranquillare II suo spinto e provare la ventò. e (Scendo questo per amore della giustizia e per
non nienere con se un’adultera; ma avrebbe peccato , se fosse stato spinto a ciò fare da spirilo di
vendetta, di odio ec.: e generalmente gl’interpreti con vengono , che di questa legge dee farsi lo stes-
so giudizio , che di quella del ripudio, ia quale Gesù cristo affermò nou essere stata permessa Ira’Clu-
del, se non a motivo della durezza de’ loro cuori e per ovviare a mali maggiori.
V ' •
.
o Sesto
Consacrazione de’ Sazarct e toro oblazione. Con quali parole i sacerdoti benedicano il popolo.
I. Locutusquc est Domimi» ad Moyson, dicens: 1 .EU Signore jxtrlò a Mosi* e disse:
'
9. Loquele ad (ilio» Israel, et ilice» ad eoa: 9. Paria a’ figliuoli d’ Israele e ili ’ loro: Quan-
Vir, sivc mulier, rum fccerinl votimi, ut sanctitl- do tot uomo * o tuia donna avran fallo volo di sira-
centur et se voluerint Domino consecrarc, vorraii consacrarsi al Signore*
tificarsi e
3. A vino et omni, quod inebriare polcst, ahsli- 3. SI asterranno dal vino c da tutto qucHo, else
ncbunl; acclum ex vino et ex qualibct alia pollone può ubriacare : non beranno aceto fatto di vino , c>
et quidquid de uva exprìmitur, non bibent: uva» di quahuufue altra bet'auda * né ai tutto quello ,
recente», siccasquc non comedoni. che si spreme dall9 ma
: non mungeranno uve fre-
sche* né secche.
4 . Cunclis diebus. fyiibus ex volo Domino con- 4. Per tutto il tempo* in cui sono consacrali
socrantur, quidquid ex vinca esse noiosi , ab uva per voto al Signore* non mungeranno frullo di vi-
(tassa usqtie ad acinum non coraedent le* né uva passa * né fiocino d’uva.
5. Omni tempori* separalionis suae • no vari ila 3. /Vr tutto il tempo di loro separazione non
I non tninsibit per caput eius, usque ad complclum passerà rasoio pel capo loro * fino che siesso com-
!
Vers. 9. E vorranno consacrarsi al Signore, vorranno essere Nazaret in onore del signore , come
: l»nrla I* Ebreo, ni questi [uzarei alcuni avean voto perpetuo, come Samuele, sansone e ». Giovanni
Batista: altri solamente avean voto temporario , come si racconta di Paolo, diti xxi. Giuseppe Ebreo
•
dice, che strali volo face vasi dagli Ebrei ordinariamente in occasione di gravu maialila o di altro pe- .
ricolo .
Vero. 3. Non beranno aceto fatto di visto , o di qualunque altra Involuta. Ebreo non beranno a- V
I
celo di vino, o aceto di ticera. Onesto passo c alcuni altri hauuo italo molivi» ad alcuni di credere, dir
i
tecor, o sirera (la qual voce è tradotta ordinariamente per qualunque specie di liquore, che può ub-
briaca re J significhi il vino vecchio, l edi il fa/mef in questo luogo.
Poi. I. 31
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4
. . ,, : e,-
8. Oniuibus diebus scparationl» suae sanctus crìi 8. Per tulli i giorni di sua separazione sarà san-
Domino. to al .Signore.
9. Sbi miteni mortuns fuerìt subito qutepiam 9. Che se alcuno venga a morire subitamente da-
roram eo ,
nqllucittr caput ronsecrationfs eius : vanti a lui , il capo al lui consacrato contrarrti
quoti radei IIUco in eadctu die purgalionis suae immondezze,: ed el lo raderà immediaiarnenle lo
et rursuni septima: stesso di. in cui si /Mirifica c dipoi fi settimo giorno :
10. In orlava miteni die offerii dtios turtures, 10. IS ottavo giorno poi offerirà al sacerdote due
vel duo» pollo» eolumbac sacerdoti in inlroitu foc- tortore , o due colombini all* Ingresso del labcrmt-
tleris teitinonii : colo dell’alleanza :
1 1 . Facietque sacerdos unum prò peornto et al- 11. E’il sacerdote ne immolerà uno per la pec-
terimi in botooaustum , et deprècatmur prò eo , cato e V altro in olocausto , e farà orazione per Uu
quia peccavi! -super mortilo: sancì Hlcnbitque caput che ha pecca to per ragion di quel tnorlo: e consa-
eius in die ilio: crerà in quel giorno II capo di lui
Domino die* separa lionis
12. Fi consecrabit 11- 12. Ed ci consacrerà al Signore I giorni di sua
Hus, offerons agniim anniculum prò peccato: ita separazione, offerendo un annetto dell’almo per lo
tanien ut die» priore» Irriti llant, quoniam polluta peccato : con questo però, che I giorni precedenti
est sanctificallo eius. restino inutili, perché la sant /funzione di lui fu
• contaminala.
13. Isla est lex consecratlonis. Cum dies. quos 13. Questa é la legge di tale consacrazione. Con
ex voto decrcverat , complebuntur , adducti euin piati i giorni determinati nel voto, ( il sacerdote )
ad oslium labernacult foederis, 10 condurrà alla porla del tabernacolo dclC al-
leanza ,
oblationem eius Domino, agnmn
14. Et olTeret 14. E
offerirà I* oblazione di lui al Signore , un
anniculum fin maculai ora in liotocnustum et ovem agnello dell’ anno senza macchia In olocausto e una
anuictilatn iminaeulatani prò peccato et arielein pecora deiranno senza macchiti per lo peccalo «
anmarulatum , Iiostiam pacificali) , ^ un anele senza macchia. Iti ostia pacifica,
13. canistmm quoque pniyun uzymorum ,
qui 13. E
di più uu jMvilcre di pam azzimi aspersi
conspcrsi sint «ileo et Insana M>squc feruicnto d’ olio e torte non lievitale mie di olio ciascuna
lincia ole©, ac libamiiia singujorum cosa colle sue libagioni.
16. yuao olierei sacerdo» fornii» Domino et fa- 16. Iar quali cose II sacerdote le offerirà dinanzi
det bini prò |>cecalo, quaiu in holocaustum al Signore e farà 11 sacrifizio tanto per lo peccato
come dell' olocausto.
17. Arielein vero immolabU liosliam pacificarli 17 .E immolerà l'ariete in ostia imcìfica al Sl-
Domino, offe rens «Imul rantstruin azymoruin et gnorc offerendo insieme il /Miniere degli azzimi c le
libamcnla, quae ex more dchenlur. libagioni che n anno scornilo il nm.
. t
18. • tuiic radetur Nazaracu* ante oslium la- 18. J tiara la chioma del Nazareo consacrata si
bcmaculi foederis causarlo consccralionis suae : ra derd dinanzi alla porta del tabernacolo dell* al-
tollctque rapillos eius et pone! super igneiu , qui leanza , e ( Il sacerdote ) prenderà quc‘ ca/iellt c ti
est supposltuB sacrificio paciflcorum.’* Jet. 21. 24. metterà sul fuoco, sopra di cui fu messa I * ostia
pacifica.
19. Et armum coctum arieti», tortamque absque 19. E
la spalla colla dell’ ariete c iota torta non
fermento imam do canistro et laganum azymuin lievitala presa dal paniere, e una stiacciata azzima
iimmi et tradet in inanus Nazaraei, poslquaw ra- porrà nelle mani del Nazareo, dopo che sarà sta-
simi fuerit caput eius. ro raso II capo di lui.
20. Susccptaque rursum ab co, elcvabU in con- 20. E
riprese queste cose dalle numi di lui , le
spectu Domini et sane! dicala sacerdoti» erunt
: alzerà al cospetto del Signore : cd essendo cose
ncul peduscutum , quod separar! lutami est et santificale, apparterranno al sacerdote, come pure
femur: |>ost liaec potesl t libere Nazaracus vinum. 11 petto , che si è detto doversi separare c la co-
scia: dopo di questo il Nazareo può bever vino.
21. Ista est lc\ Nazaraei, cum voverit oblatio- 21. Questa é la legge del Nazareo, quando al
nern «nani Domioo tempore consecralionls suae tempo di sua consacrazione ha fatto al Signore il
c\ copti » bis , quae invenurit inanus eius : iuxta voto di sua offerta , lasciando da parte le cose
quoti mente devovcrat, ila tacici ad pcrfuclioncm che cali abbia possibilità di fare: el farà secondo
saiictilicalioiii» suae. che ebbe in animo di promettere affine di rendere
perfetta la sua santificazione.
•
Ver», b. Egli sarà tanto nel tempo, che crescerà la chioma. Sari consacrato a Dio, c per tale rico-
nosciuto dal lasciar crescere i suol capelli.
Veri. 9. Il capo di lui consacrato contrarrà immondezza. Il naiareo di voto temporario contraeva
immondezza , quando fosse accattino, che un uomo moriste repentinamente sotto i suol occhi} allora
si radeva di nuovo e ricominciava di nuovo il tempo del Nazarcato: egli doveva attribuire ai suoi
peccali l’ accidente, che gli era occorso.
vers. 11. Che ha peccato per ragion di quel morto. Ila contratto Immondezza legale per ragione di
quel morto.
Vere. IH. Li metterà sut fuoco, sopra di cui fu messa re. LI bruceri sullo stesso fuoco dell'altare,
aopra <|| cui ti brucia l’ a ride e le offerte di pane e i liquori offerti in ostia pacifica pel nazareo.
vere. 20. E riprese queste cose . le alzerà a. cospetto del Signore, k accennalo if rito descritto al-
. .
tre volle; Il sacerdote metteva sulle inani del Nazareo la spalla sinistra dell’ariete, il pane cc. , e so-
stenendogli le mani, alzava le mani di lui, c dò, che vi era sopra , verso i quattro punti del mondo;
di poi il nazareo rendeva quelle cote al sacerdoti?, a cui per diritto appartenevano. Vedi Lesti, vii.
Ut. Jà.
Vere. 21. lasciando da parte te cose ,
ch'egli abbia possibilità di fare. K in sua liberti raggiunge-
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. : ,
NUMERI CAP. V
99. Locutusquc est Dominili ad Moysen, (licer»: E
29. il Signori parlò a Mosi, t disse :
95. Loquere Aaron et tllUs eius: Sic bcoixii celili 93. Di' ad A
forme e a’ suoi figliuoli : lai bene-
fìlli»Israel, et diretta eis: direte arsì i figliuoli et Israele , e direte loro:
94. • Benedica! libi Uominus et custodia t to. 24. Il Storiare ti benedica e ti custodisca.
• Eccl. 56. 4 ».
25. Ostcndat Domini» facicm sua in libi et mi- 25. // Signore ti mastri la san faccia e abbia
sereatur lui. pieni di te.
26. Convertat Domini» vultum suum ad te et 26. Il Signore rivolga a te ki sua faccia e diati
del libi pacali. pace.
27. invocabuptque nomai roeinn super Alias 27. Ed eglino invocheranno il nome mio sopra i
Israel et ego benedicam eis. figliuoli d' Israele e io li benedirò.
re altre cose, che sieno possibili allo stato suo, riguardo alle quali farà tutto queilo, rhe la sin divo-
rione gli suggerì allorché foce il voto. S. Gregorio Nazianzeno, s. mslllo, s. ceegòrio Magno e altri Padri
riconoscono ne» Nazaret perpetui una figura dei Monaci e degli Asceti, I quali (ormarmi di poi uno sta-
to cosi distinto e venerabile nella Chiesa , e furono II buon odore di cristo a ilio per U totale separa-
zione dal inondo, per lo spirito di penitenza e di orazione e peli’ esimia santità de’ costumi.
ver». SP». n Signore ti mostri la tua faccia. Cioè a dire, sia egli tua luce a dirigere i tuoi passi ; il
Signore (’ illumini, osservano gli Ebrei, che lo atesso nome di Jehovah e ripetuto tre volte in questi tre
versetti *14. •&. ad., sempre con accenti diversi, per sigiiiUcare il mistero dell* augustissima Trinità.
.Capo Bettino
Oblazioni de1 principi delle dódici tribù alla dedicazione del tabernacolo e dell’ altare. Il Si-
gnore parta dal propiziatorio a Mosi , che era entrafp net tabernacolo.
2. obliilcnint principe» Israel et capita fumili»- 2. / principi d* Israele c l capi delle famiglie in
rum, qui crunt |>er Muglila» tribù» , praefeclique ciascheduna tribù , i quali sopraxtavano a quelli
eoi um, qui numerati fuerant, de* quali crasi fatto registro, offerirono
3. Munera coram Domino: sex plaustro tecla 3. / loro doui dbumzi al Signore: sci carri co-
cum duodccira Inibii» Unum plausi rum obi utero
. perii con dodici buoi. Due capi offerirono un carro
duo duce» et unum bovem singuli, obtulerunlque e ognun di essi un bue, e li menarono al cospetto
ea in eonspeclu tabcmaculi . del tabernacolo.
A. Ait autrin Dominu» ad Moysen : 4. B
H Signore disse a Mosi :
5. Susci|>e ab eis , ut senriant in roinUterio la- 5. Prendi da essi il loro (buio per servigio del
bcmaculi et trades ea Levili» iuxla ordinein mi- tabernacolo e lo rime iterai ai Levili avuto riguar-
nisterii sui. do al loro ministero.
6. Itaque cuni susccpissct Moyses plaustro et 6. Mosi adunque avendo ricevuti i carri e i bo-
boves, tradidil co» Leviti». vi, li diede a' Leviti.
7. Duo plaustro et quatuor boves dedit lllii» 7. Due carri e quattro buoi II diede a* figliuoli
Gerson, iuxla id, quod habebant necessari um: di Gerson, conforme ne avean bisogno
8. Quatuor alia plaustro et odo boVN dedit 11- 8. Quattro altri carri e otto buoi li diede a' fi-
Uls Merari, secunaum ofHcia et cultuin suum sub gliuoli di Merari, ai uto riguardo agli offici e in-
aiami l ihainu r fìlli Aaron sacerdoti»: eumbenze che aitano sotto Itlianmr figliuolo di
,
Aroime sacerdote :
9. Filiis autem Caath non dedit plaustro et bo- 9. A* figliuoli poi di Caath non diede carri ni .
Vefs. I. Or nel giorno , In cui Moti compì il tabernacolo , re. Quello, che è raccontato in questa»
capitolo de* doni offerti da' principi delle trtbù, sqccedette il secondo giorno del secondo mese dopo
l’u vita dall'Egitto.
ver». 9. Perché servono al Santuario. L’Ebreo hanno ministero di santità. Eglino dovean portare
l’orca e 11 candcllicre d’oro c i vasi santi che stivai» nel Santo e nel Santo de’ Santi , e tali cose
per la riverenza, che meritavano, non doveano essere portate su carri, ma sulle spille di questa
Leviti.
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. . . . . : , , -,-,
-
IH. scendilo die oUuIit Nalhanacl flluis suor, 18 . giorno fece f offerta
il % tronfio allumaci M
Suar
, capo della tribù d* lss odiar,
20.de tribu issachar,
•lux figlinolo di
Acelabulum argenteum appendens centum
li). li). Una
scodella d’ argento che pesata cento
infilila sielos.pbinlam argcntcamhabonlein seplua- trenta sidj, tuta coppa d'argento di settanta sidi al
gìnta sickw iuxta pondus Sai ir nani , utrumque t peso del Santuario , i una e V altra pietm di fior
‘
plenum simila eonspcrsa oleo in sacritirlum . di forma aspersa d'olio pel sacrifizio:
Mnrtarìolimi aurcum habens docciti sicios 40. Un piceni taso d' oro, che pesata dieci st-
pugnimi incenso: eli pieno (t* incenso :
il. Roveti) de armento cl arieleni. et agitimi 21. Un bue di branco e un aride e un agnello
aimiculuin in itoiocaustum : dell' anno per l'olocausto :
22 . Hirvumque prò peccato: 22. E
un capro per lo peccalo :
-23. Et in sacrificio |>aciUcorum itoves dnos, a- 23. E.pel sacrifizio pacifico due bovi , cinque
lieti» quinque . Iiircos quinque, agnos annicuios arieti, cinque capri , ring ite agnelli d’iOi aiuto: questa
qiiinipie: liarc- fuil oblalio Virino. vi Alti Suar. fu T offerta di Xathael figliuolo di Suar.
44. Tertio die princeps niioriini Zàbulon, Ellab 21. // terzo giorno F.lnw figliuolo di Helon, ca-
filiiiH nàtoti po de' figliuoli di Zabtdon,
25. ObtulU a. vintili lum argenteum appendesti) 23. Offerte una scodella di argento del peso di
contimi triginta sicios, phialaiu argciitcam haben- celilo traila sicli e tuia coppa (V argento disellati-
lem septuaginta sicios ad (toudum Sanctuarii . U- la steli a fuso del Santuario r una e C altra
(n inique plenum simila coi uq tersa oleo in sacri- piena di fiyr di farina as/tersa d'olio pel sacrifi-
liduni: zio:
26. Mortariolum aurcum appendens deccin sicios 26. Un picco t vaso (Foro , che pesava dieci sicli
plenum incenso : • piato d’ incenso:
27. Revem de armento et arletom et agnino an- 27. Un bue di branco e un ariete e un agnello del-
iiiculuin in holocausluin : l'anno peli’ olocausto :
28 Hircumque prò peccalo:
.
35.
28. E
un capro per lo peccalo
25). Et in sacrificio pucilkunim bove» duos, arie- 25). E ftel sacrifizio pacifico due bovi, cinque a
te» quiiKpie , h ireos quinque , agno* annicuios rieli , cinque capri, empie agnelli dell' anno: que-
quinque : bare fuit oblalio Elia!» Olii Helon. sta c V offerta di Ehab figliuolo di Helon.
30. Die quarto princeps fllioruin Ruben Elisur tì- 30. Il quarlo giorno Elisur figliuolo di Sedcur ,
Uua Sedetti*. principe de' figliuoli di Ruben,
31. Obtulit arotnbulum argenteum appendens ccn- 31. Offerte iota scodella d argento di peso erti-
’
I imi triginta sirlos, phialam argentami habenUm lo trema sicli, una coppa d’argento di settanta
•'«pi infilila sicios ad pondo* sanctuarii, ultimi - sidi al peso del Santuario , l' uua « l'altra piena
qnc plenum simila conspersa oleo in sacrificium : di fior di farina aspersa d'olio pel sacrifizio:
3-2. Morlariolum aurcum ap|)ciidi;iis dccem sicios 32. Un piccai vaso d'oro del peso di dieci sicli
plenum incenso: pieno d’incenso
33. Boveiu de armento cl ari etera et agnuin an- Un bue di frenico e ufi ariete e utt agnello
nientimi in Itoiocaustum : dell’anno peli’ olocausto :
31. iliirumque prò (leccalo: 31. E
un capro per lo peccato :
35. Et in hostias pacitìeoruin Ixives dnos, arie- 35. E
in ostie pacifidte due' bovi, cinque arieti
te* quinque Iiircos quinque , agno* annicuios quin- cinque capri , cinque agnelli dell ‘ aiuto : questa fu
que luce fuit oblalio Elisur fili! Sedeur
: tafferia di Elisur figliuolo di Sedeur.
36. Die quinto princeps fllioruin Sinieou Saiamici 36. il quinto giorno Salamiel figliuolo di Suri
Qllus Surisaddai, saddai, principe de’ figliuoli di Simeon,
37. ObtulU acctabuium argenteum appendens 37. Offerse una scodella di argento, che pesava
centum triginta sicios , pliialam nrgcnlcain liaben- cento trenta sidi , iota coppa di argento , ai set-
lem scpttiagkila «Mot ad pondus Sanctuarii , u- tanta sicli al jtesn del Santuario, r una e t altra
trumque plenum simila con* persa oleo in sacrifi- piena di fior di farina aspersa d‘ olio pd sacrifi-
« un :
ii zio:
38/ Mortariolum oureutn appendens ilecem sicios 38. Un pìccot vaso d’ oro del peso di dieci steli
plenum incenso: pieno d’ incenso :
3i). Bovem de armento et arletem et agnum anni- 59. Un bue di branco e un ariete e un agnello
49.
entimi in holocaiistum : dell’anno peli’olocausto:
40. Ilircumqiie prò peccalo: 40. E
un caftro per lo peccalo:
41. Et in bostias pacitìcorum boves duo», ariete* 41. E
in ostie pacifiche due bovi , cinque arieti .
quinque, h ireos quinque , agnos annicuios quin- cinque capri, ciwfue agnelli deit anno: questa fu
que : tiare fuit oblalio Saiamici filii Surisaddai t offerta di Salamiel figliuolo di Surisaddai.
44. Die svilo princeps fllioruin Gad, Eliasaph 42. // sesto giorno Eliasaph figliuolo di Duel
filius n n i
principe de’ figliuoli di Gad
43. Obtuiil ncetabuliira argenteum appendens 43. Offerse una scodella d'argento che pesata
cintino triginta siilo» , pliialam argenleam haben- cento trenta sidi, ima coppa d'argento di settan-
lein septuaginla sicios ad pondus Sanctuarii. ulrum- ta sicli al peso del Santuario, l’una c l'altra pie-
que plenum simila conspersa oleo in sacrnicium : na di fior di farina aspersa d'olio pd sacrifizio:
44. Morlariolum aureuin appendens decem si- 44. Un picco t vaso d' oro del peso di dieci sidi
dos plenum incenso : pieno d’ incenso :
43. Bovini de armento et arielem et agnum an- 45. Un bue di branco e un aride e mi agnello
nimlum in lioiocaustuin : dell’anno peli* olocausto :
46. Hi m
inique prò peccato: A6. E
un capro per lo peccato:
47. Et in bostias pacitìcorum boves duos, arie- 47. E
in ostie pacifiche due bovi , cinque arieti,
tes piinque , hircos quinque . agnos annicuios quin-
i cinque capri, dnque agnelli dell’ anno ; questa fu
que : fuit oblatib Eliasaph fili! Duel
baie l’offerta di Eliasaph figliuolo di Duel.
48. Die scplimo princeps tiliorum Ephraim , Eli- • Mi. Il settimo giorno Elisama figliuolo di Am*
Mina Ani mi un
tilius . miud, principe de* figliuoli di Ephraim,
45). Obtulit acctabuium argenteum appendens cen- Offerse ima scodella d’argento del peso di
tum triginta sicios, pltialam argeiitcain babentem cento trenta sidi, una coppa d’ argento di settati
, , . : , , : :
scptunginta siclos ad pondus Sanctuarii , utrumquc ta lidi a peso del Santuario , l'ima c Poltra piena
plenum cimila conspcrsa oleo in sacrificium : di fior di fkirina aspersa d’ olio jiet torri fu io :
30. .Moria rinluin aureom appendono decer. l si- 50. Un piccai vaio d ’ oro dei /teso di dieci fieli
clos plenum incenso: pian d’ ipcedso :
31. Bovi ni de armento et arietem cl
‘
agnum an- 51 Un Ime di branco e un ariète c un agnello
.
Si. Et in bosiias pacilicoruin boves duos , ane- 59. E in ostie, pacifiche du^bori , cinque arieti .
li» quinque, liircos quinque, agnos annidilo» quiu- cimi ue capri ', cintine agiscili dell ‘ anno : questa fu
que: luci; fuil oblalio Gamaliel lilii Pliadassur . l'offerta di Gamaliel figliuolo di Phadassur.
do. Die nono priuoeps tiliorum Beniamin, Abidan 60. Il nono-giorno Abklan figliuolo di Gedeone,
G!in» Gedeonis, principe ih-’ figliuoli di Attuami n,
Gl. Oblulil acctbbulum argcnleuni appenden» 64. Offerse iuta scodella di argento del peso di
centum iriginta siclos , pbialain argeuleam liabeu- cento trenta fieli , una coppa di argento di settan-
ti'ii» sepluagiula siclos ad pondus
Sancluan», ulruui- ta siali al peso del Santuari.! , l*unu e l’altra pie-
qiic plenum siinila eonsper&a oleo in sacriflciuiii
:
na di fior di farina aspersa d ’ olio pel sacrifizio:
ca. ei morlariolum aiireuin apjiendens decem 63. E
un piccol vaso di oro del peso di dieci
siclos plenum Incenso : sicii pieno d* incensò:
G5. Bovein de armento cl arìctom et agnum an» 63. Un bue di branco e un ariete e un agnelli
dell’ aiuto peli' olocausto : •
niculum in bolocaustum :
lem sepluagiula siclos ad pondus sancluan! » u- ta steli al peso del Santuario , l’ una e l'altra pie*-
trurnque plenum siinila consj»ersa«oleo in saenfi- ni di fior ai farina aspersa d’ olio /tei sacrifino
68. Morlariolum aureum appendens dcccm si- 68. Un piccol vaso d'orQ del peso di dicci steli
clos plenum incenso: pieno d? incenso :
60. Boveni de armento et arietem et agnum
au- 69. Un bue di branco e un ariete e un agnello
nii'ulum in bolocaustum : dell’anno in olocausto:
70. llircuraque prò peccato: 70. E
un capro j>er lo peccato :
71. Et in hostias pacificorum bove» duos,
arie- 71. E
in ostie pacifiche due bovi , cinque arieti,
W
tes quinque. hircos quinque, agno»
quinque:
aninculo»
fuil «Malìa Alilczcr Bili Anminddu.
72. Dio undecimo princeps filiorum Ascr ,
Mie-
cinque capri, cinque agnelli dell’ aiuto : questa fu
r offerta di Ahiezer figliuolo di Ammisaddai.
73. V
imdecimo qiomo Phegiel figliuolo di O-
figliuoli di Aser,
gicl filili» Delirali , .
chran, principe de’
73. obtulil aceiabulura argenteum
appendens 73. ( ìffersc tuia scodella d’ argento del peso di
centum triginla siclos , pliialam argenleaiu haben- cento trenta fieli', una coppa di argento di settan-
ta fieli al peso del Santuario, puma l’iuta
e l’al-
lem sepluaginla siclos ad pondus Sancluanl, utnim-
que plenum siinila conspcrsa oleo in sacnllclum: tra di fior di farina aspersa d’olio jiel sacrifizio:
74. Mortarioluiii aureum appendens decem si- 74. Un piccol vaso d’oro del peso di dieci steli
clos plenum incenso: pieno d’ incenso :
75. Bovein do armento et arietem et agnum an- 73. Un bue di branco e un aride e un agnello
nictilum In bolocaustum: dell’ anno in olocausto :
76. Hircumquc prò peccato: 76. E
un capro per lo peccato :
77. Et in hostias pacificorum boves duos, ano» 77. E
in ostie pad fiche due bovi, cinque aneti ,
Ics quinque. agno» anniculos quinque: ha# fuit cinque capri . cinque aqnelh dell’ aiuto, fu questa
oblalio Phegicl filli Ochran. l’offerta di Phegiel figliuolo di Ochran.
78. Die duodecimo prioccps filiorum Ncphtliali, 78. Il duodecimo giorno Ahira figliuolo di Enan,
Ahira tilius Enan principe dr* figliuoli di Xephlhali,
79. Offerse una scodella d’argento del peso
di
79. o ti il il acclabulum argenteum appendens
centum triginla siclos, phiaiam argenleaiu haben- cento trenta fieli, tuia coppa d’argento di settan-
ta sicli al peso del Santuario , l’ una e r
altra pie-
lom sepluaginta siclos ad pondus sanctuaru ,
utrumque plenum simila oleo conspcrsa in sacri- na di fior di farina aspersa d’olio pel sacrifizio .
ficium :
piccol vaso d’oro del peso di dieci sicli
90. Mortnriolum aureum ap|iendens dcccm si- 80. Un
clos, plenum incenso: pieno d’ incenso :
81. Bovcm de armento cl arietem et agnum nn- HI. Un bue di branco e un aride e un agnello
uìrulum in bolocaustum :
dell'aiuto peli’ olocausto :
. . . , , , -
derni» siclos appendentia pondero Sanctuarii, id i quali /tesarmi ognuno dieci steli a peso del San-
rat, simul auri sicli cenluin vigiliti: tuario; /dettano lutti manine cento venti siedi d‘
oro:
87. Bove» de armento in iMilocauslom duode- 87. Bovi di branco peli* olocausto dodici dodi-
cim, ariete» duiKlecim . agni anniruli duotlocim et ci arieti, dodici agnelli d’ un ungo cotte turo liba-
libamentj coroni* birci duodecim prò peccato. gioni , dodici capri /ter lo peccato.
88. in hosiias paciQcorum: bove» vigilili qua- 88. Per le ostie pacifiche ventiquattro bovi , ses-
luor, ariete» èexagiota, birci sexaginta, agni an- santa arieti, sessanta capri , sessanta tigne III dell'
niculi se vagitila hot olitala »uut in dedicalione
. aiuto.. Queste cose furono Offerte alla dedicazione
•
ali. iris quando unotuin est.
,
dell’attore , allorché questo fu unto.
89. Cumque ingrederetur Moyses labcrnacutum 89. E
quando Moia entrava nel tabernacolo del
foederis, ut consolerei or acuì uni , audiebal v ocelli l’ alleanza per consultare l’oraculo, iuttva la vot e
Inquinili* ad se de propi lia torio , quoil Orai super di lui, che gli parla va dal propiziatorio , che era
arcani testimoni! inter duo» cherubini, unde et sopra l'arca del testimonio Ira' due Cherubini , don-
loqucbatur
4. ei de queqli parlava a Mose.
Capo ©tlaoo
Del luogo e delta materia e fórma del candelabro. Deli’ età e delta consacrazione de" Leviti.
2. Loquere Aaron , et dice* ad eum : po» Cam 2. Puria ad Aroime, e di' a lui : quando tu avrai
sucris sepiem lucerna», candclabrum'in australi messe le sette lucerne sut candclUcrc , lo colloche-
(iurte erigalur . Hoc igHor pr.x-cipe , ut lucerna; rai dalia parte di mezzodì. Ordina adunque, che
contiti borcam e regione rcspiciaol .ad niensam le lucerne guardino a settentrione verso la intima
panimi proposilionis ; conica cani partcìn, quuni de' pani delta proposizione ; ette debbou gettare la
cuudclabrum respiril , lucere debebunl toro luce in quella parie , che t dirimpetto al con
delliere.
5. Fecilquo Aaron, et imposuit lucerna» super 5. E Aromi6 fece così , e pose le lucerne sui
candela bruni, ut praceperat Dominus Moysi. candtilt ere , conforme orni ordinato il Signore a
Mosi.
Hu*c autem crai candeUibrì : ex auro
fai: tura 4. Or il candelabro era fatto in tot guisa .•
duttili [.un mediu» stipi;», qiuun cuncla, qua: ex tanto il tronco di mezzo, quanto tutte le braccia ,
ulroquecalamonimlaterenasietxuHur: iuxta exero- che spuntavano dall uno e dall’ altro lato, erano
plum, quod ostcndit Dominus Moysi, ila opcra- di uii solo pezzo d’ oro lavorato a martello: secon-
lus est caudelalirum do il modello mostratogli dal Signore fabbrico Mo-
si il candelabro.
b. Et loco tu» est Dominus ad Moyxen , dicens : 8. E il Signore parlò a Mosi, e disse:
6. Tulle Levita» de tnodio filioruui Israel et pu- 6. Separa i Leviti di mezzo a' figliuoli d’Israele
rificabis eos e purificali
7. Iuxta lume ritnm : Aspcrgantur aqua lustra- 7. Cun questo rito : Si aspergano coll* acqua di
tionb et raduni onmes pilos carAi* siue cumque : espiazione e radano tutti i peli del loro corpo : e
lavcrint vrsliuienla sua et munitali Incrini dopo che avranno lavale le lor vesti a si saramto
mondati,
8. Tolknt bovcra de annenlis et libamontum 8. Prenderanno un bue di branco e per sua liba-
ciu» similam oleo conspersam : bovcm autem al- gione del fior di farina aspersa di olio : un altro
tcrum de acmcnlo tu accipies prò |>ecc.ilo : bue di branco prenderai lu per lo peccato:
9. Et applicabis Lev ibis Corani laberoaculo foc- 9. E
condurrai i Leviti dinanzi at tabernacolo
ile ri s, convocala omni multiludine filiorum Israel : della alleanza, congregato tulio il concilio de' fi-
gliuoli d' Israele :
10. Cumque Levilae fuerint coram Domino, po- 10. E
quando i lieviti saranno dinanzi al .Sono-
ncnt filli Israel manti» suas su(>er cos : re , i figliuoli (T Israele porranno le loro inani so-
pra di cui :
ver». *5. Quando tu avrai mette le sette lucerne. L’Ebreo può significare quando ai-rai accese ov-
vero quando accenderai le lucerne. Queste si cavavano e si mettevano, essendo cosa staccata dal can-
delabro, come già si disse.
Che te lucerne guardino a settentrione , ec. il candeliere era situato nel Santo a mezzodì, e un
lato de’ suoi bracci volgeva ad oriente, l’altro a ponente, illuminando l’altare dei luuiami, che era
all'oriente, c la mensa di pani della proposizione , che era a settentrione dirimpetto allo stesso can-
delabro .
Ver». 7. SI aspergano coll' acqua di espiazione. Vale a dire con acqua , in cui sia stemperata 1» ce-
nere della vacca rossa ( di cut vedi cap. gtx. 17.) ta qual cenere si conservava nel tempio e se ne i»or-
tava nelle case per farne acqua di espiazione.
ver». IO. I figliuoli d‘ Israele porranno le toro mani sopra di essi. 1 figliuoli d’ Israele , o piuttosto
. . . : :
11. Et olierei Aaron Levita, munus iu ctmspc- il. E. Aronne offerirà i Leviti , qua!' dono de*fi-
i'tu Doìuini a lUifo Israel , ul scrvianl in iiMiiUle- gliuoli d’ Israele a l corpetto dei Signore, perdui
rio eia* a luisentano nel ministero.
li. Levita quoque ponent manu s sua* super 19. Parimente i Leviti imporranno le mani loro
capila borni), e quibu* umim facies prò peccalo, sulle leste sfa’ buoi, de’ jquati uno lo immolerai per
et alternili iu liolocauslum Domini, ul licprcceris lo peccato, e l’altro iu olocausto al Signore, affine
prò ab d‘ impetrar grazia per essi.
13. Staluesque Levita in conspcclii Aaron et 13. E
presenterai i Levili al co petto di Aronne
f I
lilioruui eiu», et consccrabb oblato» Domino, e de’ suoi figliuoli, c offertigli al Signore li consa-
crerai, 1
94. Ilice est lev Levitami»: A vigiliti quinqtio 94. Questa é la legge riguardo a’ Leviti: Da’ ven-
annis et suora ingredientur, ul miuialrenl in la- ticinque anni mla entreranno a servir < ivi taber-
Mmcólo foedferi* : nacolo dell'alleanza:
95. dunque quiuquagesimum annulli a?tatls im- 95. fi compiuto l’anno cìnqiumicsimo dell’ elù
plevcrinl, servire ccssabuul: loro , finiranno' di servire :
96. Eruntuuc ministri fralrnm suorum in taber- 96. Ma sarànno aiuti dei loro fratelli nel taber-
1 iaculo foederis, ut custodiant qua? »il»i fuerint nacolo dell’ alleanza per aver cuta della cose , che
commendata: opera antera ip»a non fadant. Sic saranno loro affidate; ina non fu rana le funzio- <
dispone* Levili» in cuslodiis sub. ni di prima. Cosi disporrai riguardo alle incom-
benze de* Levili.
Vers. 15. Entreranno net tabernacolo dell’ oltranza. Vale a dire nell’alno del tabernacolo j ovvero
entreranno nel tabernacolo stesso, quando sara disfatto, per prendere le parti di esso , ebe ciascuno
ne dee portare.
Ver». 94. Da’ venticinque anni in ta. Di sopra, cap. iv. 3, perché *> trattava di portare le cose del
tabernacolo, si ammisero Leviti ditrent’ anni In su: qui pof trattatosi generalmente di tulli l ser-
1
vigi, a' quali son destinati gli stessi Leviti, si fissa l'età di venticinque anni, nella quale certamente
erano già in tslatn di far molle delle loro incombenze. Alcuni Ebrei dicono, che all’ età di venticinque
anni cominciavano a imparare le cose spellanti all’ uffizio loro: a* treni* anni cominciavano ad eserci-
tarlo: dopo I cinquantanni erano esenti dalle fatiche più gravi e avevano una specie di riposo, e so-
lamente davano ta mano in quel, che potevano, e assiste van col consiglio I loro fratelli, come si dice
in appresso.
Capo ITono
In qual tempo debbano celebrare ta Pasqua quel , che sono mondi e in qual tempo fi* Immon-
di. la nube, che cuopre il tabernacolo, di giorno qual colonna di nube, di notte come spe-
cie di fuoco, guida l esercito per 40 interi anni.
1. Loculus est Dominus ad Moysen in deserto 1. Il Signore portò a Mosé nd deserto del Sinai,
Ver». I. e 2. // Signore parlò Si potrebbe tradurre il Signore acca portato : perocché questo segui
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.. . . . . , ,
SUMERI CAI». IX
binai , anno sccundo poslquam egressi aunt de Tanno secondo dopo Piacila dall' Egitto, il pri-
terra Egypli, linose primo, ciiceus: mo , e dine:
ineie
2. * Fauant libi Israel Pliiuc in tempore suo 2. Facciano i figliuoli di Israele la Pasqua nel
• Stoi 12. 5. dì Mainino .
3. QtiarUdccima die inensis buia» ad ve»|»cram, 3. quarto di questo mete alla sera
Il di declino
iuxta omue» eiercinonias et iustiftc.itu)nc» eius. secondo tutte le Cerimonie e I riti di essa.
4. l’raccepilque Movscs llliis Israel , ut facerent 4. E
MosC cornando a‘ figliuoli d'Israele* cluc
PÓMO facessero la IXcsqim.
5. yui /cremili Ampere suo ipiartadceima die , 5. Ed ei la fecero' a I tempo slatinilo. Il quarto -
mcn»is ad vcs|»uram in moule Sioal. 1 usta omnia, decimo giorno del mese alia sera , presso il monta
qua* matidavcral Domimi* Moysi , fccorunl lìlii '
loriutii crai quasi specie» igni» usquo mane. multino era sopra il padiglione come una fiamma.
• Exod. 40. Iti. Sup. 7. 1.
1G. Sic lìehat iugiter : per dieiu tmeriebat illuci 11». La cosa andava sempre così: di giorno il ta-
nube.', et per nocient quasi specics agni» bernacolo era coperto da iuta nuvola, di notte co-
, • ••
me da ima fiamma.
17. Cumqite alitala fuissct nubes . qua: labcma- 17. E quando ti metteva in mòto la muoia, che
oUum prolcgcbat, timc protìciscelvantur filli Israel: copriva il tabernacolo, si mettevano in cianaio t
et in loco, ubi slelissct nubi*», ibi castramcla- figliuoli d‘ Israele : e ponevano gli alloggiamenti,
bantur. ove quella fermatasi.
18. Ad imjjeriuin Domini proGciscebantur, et ad 18. di Dio partivano, e al comandu
Al comando
itiqicrium illiu» figeliant tabemaculum . * Cimeli» di lui pianini an le tende. Per tutto il tempo, che
diebu», quibu» stallai nubes sti|ier tabern.iCulum, la nuvola restava immota sul tabernacolo , non si
inanellarli la eudani bcot * i. 6’or. io. i. partivano da quel luogo:
19. Et si evenisse!; ut multo tempore inancret 19. E
se per molto tempo si stava ferma sopra
sufxir il luci . crani Diti Israel in eveubiis Domini di quello, i figliuoli d* Israele stavano allenii ad
et non pntbeisccbanlur ogni ce iuio dèi Signore e non si movevano
'
A». Qnot diebus fuisset nubes super labemacu- 20. Per tutti i giorni, che si stava la nuvola so-
Inm. Ad Imperiuoi Domini t'rigcbnnl tenloria, et pra il tabernacolo. Al comando di Dio alzatati la
ad impenum illius dcponetiaul tende, e al comando di lui le ripiegavano.
il . Si fuisset nubua a vespcre usque, mane ,
et 31. Se la nuvola era siala ferma dalla sera al
prims del renio descritto nel capo I. Notisi, che secondo gli Ebrei la Pasqua, di cui qui ai parla , è I»
sola, che gli libre» facessero nell»» spazio di guarani’ anni nel deserto.
\er». 7. Perche ci è e&a lotto ec. Ita un lato erano esclusi pclla loro immondezza dal toccar le cose
sante c «fai mangiare delle vili mie offerte al .signore: dall’altro lato sapevano, che il signore aveva or-
dinalo con grandi minacce , che tulli gl'israeliti facessero la Pasqua ; e questa ess»*ndo legata a un
giorno lisso, dovevano restare aline» lutto queir anno senza far la Pasqua , non polendo allora farla
cogli altri: e sapevano ancora, che nella prima Pasqua celebrala in Egitto tutti senza distinzione di
inondi e d* immondi aveaii fallo la Pasqua. Iddio senza derogare alla legge dell’ immondezza legale or-
dino. che questi inmiomli facessero la Pasqua nel mese secondo ; e la stessa cosa decreto in grazia di
quegli, quali trovandosi per viaggio lontani dal loro paese non potranno arrivare al luogo destinalo
i
altr»» parse e gli stranieri di nazione, ina convertili at Giudaismo c divenuti proseliti di giustizia faran-
no I» Pasqua. | proseliti di solo domicilio non potevano farla perché non erano circoncisi e non imp- ,
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. . . . . : .
slatini diluculo Liberi tacili imi rcliqulsscl, profici- mallino, e subitamente al primo albore si allonta-
sccbantur: elsl post tUcni et uoclem rccessbsel, nava dui tabernacolo, si mettevano in viaggio : e
di^ipabant lentoria. se dopo un di e una notte cita si ritirava, ripie-
gavano le Inule.
92. Si vero biduo, aul uno mense , vcl long|ori 92. Se poi per due dì, o per kn mese , o per
tempore fuissct saper lal>ernacuUuii , manebai) t pili lungo spazio ella, stava ferma sopra U taber-
tllìi Israel in eodeni lucori non profidseehaulur : nacolo , i figliuoli (TUrnele si stavano nel medesi-
statini autem ut rccessbset, movebanl castra mo Iuoijq e non si partivano: ma subilo che ella
si allontanava, moveiwio il campo.
•J5. Per verbum Domini fig&liant tontoria et |>er 25. Alla parola del Signore piantavano le tende
verbum illius proliciscebantur «rantque in cuoi- : e alla parola di lui si ponevano hi istradi: e sta-
biU Domini , iu\la impcrium cius per niaiuun vano attenti ari ogni cenno del Signore come que-
Moysi sti avea ordinalo /ter mezzo di Must.
Capo decimo
IjIo comanda , che facciami due trombe d’ argento a ne insegna foto. Ordine, eoi quale si
mosse n campo dal deserto del Sunti. Mose prega u suo pat'cnte tlobab, che rada con essi .
de deserto Sinai • et rccubull nube» In solitudine re sì par tir òtto dal deserto del Sinai e la lunula
pfearan. • Exod. 19. i. si arrestò nella solitudine di Pharan.
Movemntquc castra primi iuxta iuiperium 13. E
i primi a movete il campo secondo l' or-
Domini in manti Moysi dine dato dal Mano re per mezzo di Mosé furono
14. • Filli buia per lumia» sua»: quorum prin- 14. / figliuoli di (Udita divisi nelle loro schiere:
eept erat Nahasson Ulius ArtunUiadab. • Sup. 1. 7. dei (piali era principe JSùtiasson figliuolo di ru- A
mi nadab.
15. In tribù filiorum Is&adiar fuil princcp» Na- 13. Nella tribù de’ figliuoli d’ Issachar fu prin-
thanaet Illius Suar. cipe Nnthanad figliuolo di Suar.
Iti. In tribù Zàbulon crai princcp» Eliab filius 16. Nella tribù di Zalmlott era principe Eliab
llelon . figlinolo di ilclon.
17. ivpositumque est tabernaculum , quod por- 17. E
fu disfallo il tabernacolo e vernerò a por-
tanlcs egressi sunt fllii Gcrson et Merari. tarla i figliuoli di Gcrson e di ilerari.
18. Profeclique sunt et ttlii Ruben per tunnas 18. Partirono poi i figliuoli di Huben divisi nel-
ver». 3. E quando suonerai le trombe , ec. Il suono di tutte due le trombe era segno, che tutto il
Voi. I. .
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274 N 0 ME R I CAP. X
ri ordinimi friniti) ,
quorum princeps eral llellsur le toro schiere ai loro luoqo : di questi era prìnci-
lilius Saietir. pe Hetisur figtiuolo di Sedeur.
li». In trilm aiitem lilioi'uui Sìiueon princeps fuW 19. IVe Ila tribù de' figliuoli di Sìmeon il princi-
SalainieJ lilius Surisaddni. pe fu Saiamici figliuolo di Suri.saddai.
40. Porro io tribù Gad erat princeps Eliasapb 20. Nella Irìbù di Gad era principe Eliasaph fi-
lilius Duri gliuolo di pud.
21. Prolectiquc soni et Cantlilte portante* san- 21. Partirono poi i Caalhiii por landò le cose
rluariuni . Tamdiu taliernaortum |x>rtabulur, do- sante. Si portava il tabernacolo fino a tanto che
ma veuirenl ad erectionis Jocuiu .
-
non si giungeva al luogo , in cui doveasi erigerlo.
22. Movmiot castra et lilii Ephraim jicr turinas 22. Mossero poi il campo i figliuoli di Ephraim
r
siins, in quorum e lerci tu princeps erat EUsama divisi nelle loro schiere , nell esercito de* guati
lilius Amiiiiiid . era principe Etisama figliuolo di 4
mimmi.
23. in tribù miteni flllorum Manasse princeps 23. Nella tribù de' figliuoli di Manasse era prin-
cipe GamqUel figliuolo di J*hadassur.
'
ver*. 99. Disse Mosé ad Ilobab ec. La più verisimile opinione lo fa figliuolo di Jcthro suocero di Mo-
ie. e fratello perciò di .s’epbura e cognito dello stesso Mose, jet lira tornandosene al paese «li Madian
(
Uxod. xvni. J dovette lasciare il figliuolo liotnb. Mosè mostra gran desiderio di tenerlo seco, come
pratico del paese , per cui dovean passare gl' Israeliti : imperocché sebbene questi avessero per loro
scorta la. nuvola, non doseano pero trascurare mezzi uiu nii. .Ma sotto questo prelesto più vcflsluiU-
i
nienle credesi , che Mose nascondesse il «lesidcrio di unire col popolo d’ Israele la famiglia tutta «Il sua
moglie, come segni, ledi Jud. 1. Iti. Notisi, che il paese, in cui erano allora gl’ Israeliti, era nolo a
Mosè, il quale stando ni casa di Jelhra nel paese di Madian condueeva le sue pecore nel deserto «lei
Srna , come si è veduto, txod. ut. I. Dilla maniera poi, onde Mosè parla ad «obiti sembra che egli ,
riguardasse come vicina l'entrata degli Ebrei nella terra promessa , non prevedendo le mormora-
zioni e i peccali del popolo, pe’ quali Dio dovea tenerlo da essa lontano per lungo tempo.
Vera. 34. L‘ ai'-a dar alleanza del Signore andava innanzi ad essi , segnando loro nc’ tre giorni
ec. Alcuni cretlono , che solamente per quc’tre giorni si facesse andare l’arca innanzi a tutto l’esercito;
e ciò veramente sembra indicarsi dalie parole della scrittura ma non è così facile di dire il motivo di :
«piesto cambiamento ; perocché, come si é detto di sopra, l'arca ordinariamente camminava nel cen-
tro di tutto I* esercitò. Altri dicono, che l’arca portata in atto da’ sacerdoti uè! mezzo di tutta la mol-
titudine. essendo veduta da tutti, era loro scorta non uien, che la nuvola, onde al muoversi di lei si
movevano, e ai fermarsi si fermavano.
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. . . . , ? -:,
flapo EUciinoyttnux
Gli Ebrei mormorano per la stanchezza : indi chieggono le carni le cipolle, e le pignatte d’E- .
gitto. Essendo itosi turbato di xpinlo , ino dante te sue incombenze tra' settanta seniori t
, ,
quali tutti profetano. Sono mandate te quaglie, ed è punito il popolo per aver desiderato te
carni.
10.
1. Intcrca inumiur populi , quasi
oriniti csl * 1. si levò un mormorio net po italo ,
Frattanto
dolentimn prò labore centra nominimi, t^uod cum quasi Si dolessero del Signore per r anione dette fa-
audisscl Domina* , iralus est. Et f aCdnaUkln tiche. La guai cosa arendo udita il Signore , si
coti igni* Domini devoravil extremam castrorum mosse a sdegno. E
il fuoco dei Signore acerio con-
parlali .
* JVam. 53. i 6. J*. 77. 19. 1. Cor. 10. tro di essi consumo /’ ultima parte degli alloggia
t P*- TI. 31. dienti.
0.
2. Cnniquc clamasse! populus ad Moysen, o/a- 2. E attendo il popolo alzale le strida a Mosi!
vit Moyscs ad DoiuÌquid, et absorplus est igni*. Mosè fece orazione, al Signore , c il fuoco rimirò sot-
to terra.
3. Vocavitque nomcn loci Ilio* Incenso) : co
i
3. E
Vote’ pose a quel luogo il nome d‘ Incen-
quod incoiteli* finiteci conira cos igni* Domini. dio : perchè hi si accese il fuoco dei Signore con-
tro di toro.
4. Vulgus auippc profnlscuuni , quod ascende* 4. Imperocché la plebaglia , che era venula con
rat cum eia, ftagravil desiderio, sederi* et flens essi, arse d‘ ingorda Uriti mi, c stando assisa e pian-
juuclis sibi pariler liliis Israel, et ail: * Qui* da- gendo, unitisi a lei de’ figliuoli d’Israele, diceva
ini nobis ad vcsccndum carne* ? • 1. Cor. 10. 3. Chi ci darà delie carni da mangiare?
3. Recordanmr piscimi) , quos comedebamu» iu 3. CI ricordiamo de’ pesci, che mangiavamo a
'
.
Ver*. I. V
uilima parie degli alloggiamenti. Nella quale doveva essere principiati la mormorazione;
la qual mormorazione sotto il rateo pretesto delle f.» tiene nascondeva I’ avutiti delle carni.
Ver*, s. Potè a quei luogo il nome d’ incendio. E fu anche dello i Sepotchri delta concupiscenza .
Cosi ». Glrol.imo. Questo gasiigo del fuoco è raccontato qui per anticipazione ; e II suo luogo sarebbe
dopo il versetto 3d.
Ver*. 1. La plebaglia , che era cernita con essi. Molti Rgiziini erano .indili dietro agli Ebrei. Questi
furono i capi della mormorazione , la quale si spirai: ben presto traci* Israeliti.
ver*. 5. I porri c te cipolle ec. Gli Egiziani ( mi pirilcoUrmcntc rie* tempi posteriori a Mosè) si asten-
nero dii porri e dalle cipolle per superstizione rispettando in esse- altrettanti munì. .
vers. 15. Onde non mi resti bersaglio di tanti mali. Il viso sentimento che egli ebbe dell ingrati- ,
tudine del popolo contro ino e l'idea de* mali terribili che lo stesso popolo si tirava addosso colla sua ,
pervicacia, serravano talmente il cuor* a Mosè che egli chiedo in grazia la morte. , .
ver*. 16. Radunami settanta nomini ec. Abbiala già veduto, come per consiglio Hi icthro Mosè ave»
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. , . . , .
creali de’ decani c tribuni |x.*r decidere le controversie, clic nascevano nel pipalo, Exod. vili. Ma ol-
ire oiie tulli potevano appellarsi da questi .i Mt»è, tutte ancor le più gravi e specialmente ,
«pieno clic riguardava la religione c il culto di ino, rollava sempre sitile spalle di Mosè. ino adunque
.
gli ordina di fare una Scelta di settanta uomini, maturi di senno anche più di età c accreditati presso
nel popolo , come «pioli!, che avevano gii quaienc parte al governo, o meritavano «Il averla. Gli Ebrei
diremo, che a formar questo consiglio Mosè scelse settanta anziani del numero di quegli, quali avean i
governato il popolo, uienlre questo era nell' Egitto. Ecco l’origine, o almeno il modello «lei famoso sme-
lino, il quale continuo di poi sino agii ultimi tempi della Sinagoga, senza però , che ne’ membri di es-
so risedesse lo spirilo profetico, che fu dal" la Ino a onesti eletti «la Mosè.
ter». 17. Prenderò del tuo spirilo , ec. Spirilo vuol «lire doni dello spinto, come in altri parecchi
i
luoghi dola Scrittura. Dice adunque Dio, «dio ei farà parte dello spirito, cioè de’ doni spirituali , che
aveva posti iu Mosè, ne farà parte a questi uomini eletti, talmente che ( come nolo s. Agostino) ne »-
v esser questi quella misura che Pro volle darne loro, senza che pereto ne avesse Mosè meno di pri-
.
ma. a questi settanta anziani dicono gli Sorci, che fu comunicato da Mosè il senso intcriore e sixritua-
le della legge; lo che affermò ancor s. Ilari*» in Fs. 2.
ver», 18. Purificateci. Lavatevi , guardatevi da ogn’ immondezza , espiate -eolia penitenza le vostre
mormorazioni contro il Signore.
ver». 31. VI sono seicento mila fanti. Dice U numero di questi, che erano già stali contati; ma dal
numero «legli uomini atti alla guerra si poteva inferire, qual fosse «niello delle donne, de’ ragazzi, ec.
«'.ertamente tutta la moltitudine del popolo dove.* andare verso i tre milioni. 8. Agostino credè, che
Mosè dubitasse noli dell’ effetto della promessa del Signore, ma sì dei modo, onde ella doveva effet-
tuarsi.
Ver». 25. Entrato che fu in essi lo spirilo , profilarono, ec. Ricevettero lo spirilo profetil o c ne
«licdcr segni cantando la virtù del medesimo spini» le laudi del signore; e questo spirito profetico fu
sempre in essi abitualmente e gli assiste nel «leehlcre le differenze, nel consultare sopra gli affari e
nel trattare le cose tutte riguardanti la religione.
ver». 26. Due
di questi erosi rimasi, o perchè non fossero stati avvertiti, o perchè avessero degli
affari indispensabili, o eorne altri pensano, per seni ime (ito di umilia credendosi indegni di lai posto.
Kltlad e Medad non orano andati cogli altri al .tabernacolo. Mei libro di pormi intitolato il Pastore si fa
menzione dell»? profezie di Eldad c «li Mcdad Uà. I. cap, 2. .
vers. 28. Giosuè... Ministro di Mosè , eletto Ira motti disse, ec. Non. è da dubitare , che Mosè pel go-
verno di sì gran popolo avesse bisogno continuamente d’aver molle persone a* suoi fianchi per I' ese-
cuzione degli ordini, ch’ei riceveva da Pio; In questo numero era Giosuè, ma II più distinto tra tutti.
Egli adunque pieno di zelo per la suprema autorità «lei suo signore Maestro Mosè. senti coti pena, che
«.*
«pici «lue avessero cominciato a profetare negli alloggiamenti, assente Moaè c senza input* di lui; lo che
4»trvcll, che potesse diminuire l'autorità «lofio stesso Mosè.
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QZi
. , . . :
NUMERI CAP. X I
* - 977
Onta tribuni, ut omnis populiis proptietct et del tu gelosia per amor mio ? Chi mi darà _, che pro-
IMS Uoininus spiritarci «uutn? feti tutto il popolo e che il Signore dia a lui il
suo spirito ?
30. Reversusquo est Moyses et malore» nalu 30. EMosé c i seniori d’ Israele tornarono agli
Israel in cantra. alloggiamenti .
sì. * ventai natali egredien* a Domino, arre- 3Ì. E
un vento mandato dal Signóre trasportò
Plans trans mare e-olurniccs dctulil, et demisit in seco di là dal mare delle quaglie , e le fe* cadere
castra ilinere qiiantum uno die cunGci potcsl, ex verso gli alloggiamenti da ogni parte intorno al
simili parte ra^trorum per circuiluni , volabanlquc campo j per lo spazio d’ una giornata di cammino
in aere duohus cubiti» altitudine sujH'r terram. c svolazzatali per Paria alt* altezza di due cubili
4
Ps. 77. 36. 97. sopra la terra
53. Surgens ergo populus loto die ilio et noele 33. Si mosse allora il popolo , e per tulio quel
ac die altero, congregavi! cotuniicum, qui pa- giorno e la notte e il di seguente nuotarono quel-
nini , dmvtu co roti : et siccaveruut eas per gyruin li j che n’ebbero II meno , dieci cori di quaglie
castroruai e le seccarono intorno agli alloggiamenti
35. * Adhuc carne»
crani in deolibus co rum, ncc 33. Eglino avean tuttora tra* denti le. carni , e
defeieral huiuscemodi cibtis, et ecce- furor I)o- non era venuto meno quel cibo 3 ed ecco che Pira
iniui concitata» in |M)pulum, pcrcussit eugi pla- del Signore accesa contro del popolo t lo percome
ga magna nirota. • ps, 77. 30. con flagello stragrande .
54. \ ocatusque est. ilio locus Sepulcra concu- 34. Donde fu chiamato quel luoqo i Sepolcri del-
piseenli;e: ibi onirn sepelienml popoluiii , qui de- la concupiscenza : perda* quivi sepelliron la gente
aideraverat. Egressi anteni do sepulorfii concu- d ’ ingorda brama . Partili di poi da ’ Sepolcri della
|MsceolÌ;e veneruol in lluserolli et mauscruul ibi. concupiscenza , giunsero ad Haseroth e ivi fer-
matomi .
Ver*. SI. E un
vento mandato dai Signore, ec. Dio uvea già mandato altra rolla provvisione di qua-
glie al suo come sic veduto, Et od. xvi. Queste furori gettate verso gli alloggiamenti da un
|M)|Kiio,
senio forte, che sotlia va dalia parte del mar rosso. Davidde dice, che il numero di esse agguagliava
quello de' granelli della poivero, e della sabbia del mare. Le quaglie ranno da un paese all’ altro in
grossissime schiere, redi it lìotharl.
ver*. 32. Pannarono quelli, che- n’ ebbero il meno, dieri cori. Dando lai quantità a ciascun capo di
famiglia e contando dieci persone per famiglia e facendo anche il conto di quello che posson mangiare
le dieci persone mi-uii mese, t dicci cori faranno un’ abbondanza tre volte più grande del bisogno;
omie Dio v criticò quello, che avea dello di voler mandare lai copia di carne che uscisse Diro, per le 1
narici c murasse loro la nausea. Il coro conteneva trenta moggi romani di venti libbre l* uno.
Ver*. 33. Avean tuttora tra' denti le carni.. ed ecco die l’ira del Signore ec. Dio volle prima man-
.
tenere la parola e vincere l* ostinazione degl’ increduli e di poi punirli col fuoco, che consumò l’cstre-
ma parte degli alloggi unenti. Vedi Ps. cv. 15.
Capo tPcctm00rconìi0
Aronne e storia mormorano contro dei mansueti esimo Sfote, e filo in faceta ad essi lo cele-
bra per la familiarità, eh egli ha col Signore. Variai afflitta colla lebbra ed è separata per
*
4. Locutusque est Maria et Aaron contro Moyscrc 1. E Maria ed Aronne parlarono contro Mosi,
*
propter uxoivm cius sElbiupUsam : a causa della maglie dì lui , che era di Etiopia:
2. K.t (llxcruiil: .\um |>cr solimi Moyscn iocutus 2. E
(Ussero: l/a egli farse it Signore purlulo
est Domimi»? Nonno et nobls simìliU r est locu- solamente per bocca di Mosi ? Aon Fia egli parla-
lo»? t>uo«l culli audisset Domini;* lo egualmente anche a noi ì Ciò avendo udito il
Signore
5. (Ernt enlm Morse* vir mitissimo* super 5. ( Perocché Mosé era il più irtaimtclo di guan-
oinncs botnincs, qui morabanlur in terrai, ti uomini l'ivamo sopra la terra )
4. Slatini locutus est ad rum et ad Aaron et 4. Disse subito a lui e ad Aronne e a Maria:
Mariani ; Fgrcdimini vos Untimi tre» ad taliema- Andate voi ire soli al tabernacolo dell’alleanza .
culutn foederis. dunque fuissent egressi, B andati che furono ,
t>. Descendil Domlnus in coluinna nubis, et ste- 3. // Signore scese nella colonna della nui'ola ,
tti in introiti: inlieniaculi vocans Aaron et Mariani. e si póse all’ ingresso del tabernacolo e chiamò
(»ui rum iissrnt Aronne e Maria. E questi essendosi appressati
6. Dixit atl co»: Audile sermone» meos: si (futa 6. Dine loro : Udite le mie parole: Se saravvi
Ver». I. 4 causa delia moglie di lui. eh e era di Etiopia. Questa donni d’ f.tiopta non è altri che se-
phora del paese di Madiin. or nelle scrii fu re questo p.ieie e uni parie di quello che è dello paese ili
Ehusch, o sia Utopia, come traducono L\X. e dietro ad essi la nostra volgala, Pedi s. Agosl. quest. Hi.
i
Teodor. quest, 23. comunemente si crede, che allo querele di Maria e di Aronne contro di sephora
«lesse occasione un po’ di vanità nata in l«*st.i «li questa donna dal vedere quello, che Dio faceva per
iii«-//odcl manto, e come egli era riverito «la tulli qual legislatore c condottiero supremo e quest’ o- :
pmiotie sembra assai bene fondata sulle parplc di Aronne e di Marta, vere. 2. siccome adunque questa
donna parlava vanamente di sè e del marito <j si preferiva alla sorella di lui e deprimeva Aronne in
confronto «lei manto, e l’uno e l’altra perciò con termine il' ingiuria la chiamavano Kliopiss* ; a torlo
però mentre essendosi soggettata alla legge, doveva esser considerata non più come straniera, ma
,
come israelita nè contenti «li ciò l’uno e l’altra vollero agguagliarsi a Musò il Parafraste Caldeo e
; . i
Rabbini c non pochi Interpreti credono , che le querele «li vi ma e «It Aronne fossero 111 favore «Il se-
jihora contro Mosé ; perche questi dopo, che era stilo assunto al ministero, siero separalo dalla mo-
glie per osservare conimeli/ 1. Nella mormorazione di Maria contro F Klioplssr, s. tiirohmo s. Ambro- ,
gio e molti altri Padri hanno ravvisili) una Dgura delle mormorazioni e dell’ invilita della sinagoga con-
tro la chiesa delle genti: La .sinagoga (dure *. Ambrogio) non conoscendo il minuterò della chiesa ,
che dovrà unirsi insieme da tutte la nazioni mormora ogni di e porla invidia a quel popolo per la
.
,
fede di cui ella stessa tara sanala dalla lebbra di sua perfidia alla fine de I mondo, lib. x. ep. iti vedi
anche orig. homi/. 6. , e 7. in Sum. . Hier. ad Eabiot.
ver». 3. Stosè era il pus inanel lo ec. Mosé si diede questa lode per istinto dello spirito di tuo,
.
come per istinto di umiltà registro suoi falli; e nell’ uni e nell* altra «‘osa fu imitato da Paolo. Vedi II.
i
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. .. . . . . . : ,.
7. Al non UUit scrvus incus Movscs • qui in 7 Ma non cosi al mio servo Mosè quale in
f il
.
omni domo mea fidellssimus est: • Heb. 3. 2. tutta ki mia casa è fedelissimo :
8. • Ore cnlm ad os loquor ci : et palam et non 8. Per oc chi io a lui parlo testa a lesta: ed egli
per amiRmaki et Uguras Dominum videi. Quare chiaramente e non sotto mimmi, o figure vede il
ergo non tiinuistis detrahere servo meo Movsif Signore . Come udtmque avete ardilo di ;tarlar
• Exod. 2*5. "il. male di Mosè mio servo ?
Iratusque contro oos abili:
9. 9. Eirato contro di essisi ritirò:
10. rvubes quoque rcccssU, qua; crai super ta- 10. E
se «’ andò anche la nuvola , che era so-
bemaculum 4 et ecce Maria apparali canacns le-
: pra il tabernacolo : e di repente Maria Comparve
pra quasi nix. Climquc respexisset cani Aaron et bianca come neve per la lebbra . avendola mi- E
vidissct perfusam lcpra, • Difui 24. 9. rata Aromi e vedutala coperta di lebbra ,
11. A il ad Moyscn òbsccro, Domine mi, ne : li Disse a Mosè : Di grazia , Signore mio,nntt
impona9 notila hoc peccatum, quod slultc còm- imputare a noi questo peccato, che abbiamo stol-
misimus ,
* tamente commesso ,
12. >e fiat Ilice quasi mortila et ut abortivum, 12. E che costei non diventi come morta e co-
quod proiicitur de vulva malris sua:; ecce iani me uhìvibvrto gettato fuor dell’utero di sua ma-
medium carnis ciua dcvoralum est a lupra dre : ecco che la metà della carne di lei t già con-
stanata dalla lebbra.
Clamavi Iqne Movscs ad
13. Dominum ,
dicens : 13. E
Mosè alzò le me grida al Signore , di-
Deus, obsecro, sana eanr. cendo : Pendile , li prego , o Signore , la sanità
14. Oli respondit Dominus: Si pater eitis ipuis- 14. Rispose a lui il Signore: Se il padre suo le
sel in faricm illius, nonne debuerat sai lem se- avesse spulato in faccia , non arrebb ella dovuto
ptem dlcbus rubo re sutTundi T Sefiarelur septem portar la sua confusione almeno per selle giorni *
diebus extra castra et postea revocabitur Sia separata fuor degli alloggiamenti per sette gior-
ni e poi sarà richiamata .
15. F.xdusa est ilaqne Maria extra ras tra ee- 15. Fu adunque Maria messa fuori degli allog-
plcm diebus et populei non est : inotus de loco giamenti per sette giorni : c il popolo non si mosse
ilio , doncc revocala est Maria da'iptel luogo, siuo a tanto che Maria non fu li-
citiamola .
5.
ver*. 7. tn tulio la mia casa è fedelissimo In cambio di fede! ir timo , l'Ebreo ha la voce ne e man .
che può significare ancora economo maggiordomo , e procuratore ; e in tal senso è usata più volte
,
nelle scnlture.
Ver*, lo. Maria comparve bianca come nbve per la lebbra. Di quella specie di lebbra, che è descrit-
ta , LeeU. Xiu. IO. 11. li.
la metà della carne di lei è consumala, la poco tempo la lebbra, che la rodeva effettiva-
ver*, la.
mente fece apparire stendala e come una persona, cnc si consumasse.
, la
ver». 14. .ve il padre suo le avesse sputato In faccia ec. se ella avesse offeso suo padre e questi sde-
gnato le avesse imitato ini farcia, ella non ardirebbe di presentarsi dinanzi al padre, se non passati
almen sette giorni, quanto pu'i, avendo ella offeso me c il mio servo MosèT
CTapo EUcimottrjo
/ dodici esploratori mandali da Mote a visitare la terra di promissione , dopo quaranta giorni
Vtcriportano un tralcio col suo grappolo d’uva e altri frutti tn segno di fertilità j ina tutti
d‘ accordo , tolto t'aleb e Giosuè , mettono il popolo a ramare .
9. pc tribii Ephraim, Osec fllium Nun. 9. Della tribù di Ephraim, Osee figliuolo di Nun.
10. Delribu Beniatnin, Miniti fllium Raphu. 10. Della tribù di lìeniamin, Phaiti figliuolo di
Raphu .
11. De tribù Zàbulon, «addici fllium Sodi. 11 . Della tribù di Zàbulon , Gcddicl figliuolo di
Sodi
vers. 3. la terra di Chanaan. ec. >e! Denleronomio, cap. 1. 23., Mosè raccouta.
Manda a considerare
che essendo spumo a Cadesbarne , a’conrtni della terra di chanaan, egli «sorlò gl’israeliti d'andar n
prenderne possesso; ma che il |>opolo lutto lo pregò ili mandar prima a riconoscere la qualità del paese
e ad investigare da qual parie fosse meglio ti* entrarvi. Questa <n rudenti del popolo ricoperta sotto il
manto Specioso di prudenza c di circospezione fu l’origine d* infiniti mali ner lo stesso popolo Dio idun .
qtic non ordinò a Mosè di mandare questi esploratori . se non dopo che il popolo rolla sua poca Cede li
credè necessari e chiese a Mosè, che li mandasse.
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. ; . . . . . . : .. , . ,
12 De Tribù losopli j
sceptri Mauasse, Caddi 12. Delia tribù di Joseph, de'discendeiUi di Ma-
filium Susi ttasse , Gaddi figliuolo ai Susi
13. De Uibu Dan, Animici filium (icmmalli. 13. Della tribù di Dati , Amtnid figliuolo di Getti-
malli.
x
14. De tribù Aser, Sthur Olium Michael. 14. Della tribù di Asrr, Sthur figliuolo di Michael.
15. De tribù iséphthali , Nahabi filium VapsL 15. Della tribù di IScphthati, Saltato figliuolo di
Fapsi. -
16. De tribù Cad , Cuci filium Mariti. 16. Della tribù di Gad , Guel figliuolo di Muchi.
17. H®c sunt nomina virorum, quos ràìslt Mor- 17. (Questi sono i nomi di quelli, che Mosè man-
se* ad considerandam lerram: vocavilque Osce dò a visitare la terra : e ad Otre figliuolo di Sun
iilium Nuo • losue. • Act. 7. 45. fleto. 4. 8. diede il nome di Giosuè
18. MisU ergo cos Moyscs ad considerandam 3fondagli adunque Mosè a visitare la terra
18.
lerram Chanann, et dlxlt ad cos: Ascendile per di Chanaan, e disse loro : Andate verso II mez-
ineridianam plagam. Cumque venerili* ad monte», zodì . E
(piando sarete giunti alle montagne ,
19. Considerale lerram quali* slt et populum,
,
19. Considerale la qualità della terra eil pepo-
qui huhilalor est cius , utrunt fortis sit , an inlir- to , che l abita , se sia forte , o debole j se pochi
’
ver*. 17. Ad Otre figliuolo di Sun re. osca, ovvero Hoteah, significa salvato oppur salvatore e
anche salute josuè vuol dire ri salverà, ovvero la salute di Dio o salvatore Tutti padri , sia di Dio . i
perno hanno riconoscono in quest’uomo e nello cose operate da lui, come si vedrà , un* immagine del
principato di Cristo e della salute recala da lui al genere umano .
ver*. 31. èra allora il tempo , quando le uve prunaticre , ee. poterono cosi partire gli esploratori
nel mese di giugno; perché in quei tempo le uve primaticce sono mature nella Palestina, come ve ne
sono delie mature in luglio nell' Italia.
vers. 23. Giunsero ad Hebron dove stavano , ec. Knac fu un gigante della stirpo di Artica fondatore
.
«li Hebron, Josue xv. 13. e giganti del paese di chanaan dicevano di venire da questo Rnac; onde fu-
; i
ron detti Inorimi Mosé raccontando, che Hebron era slata fondata sette anni prima di Tanis capitale
dell’Egitto inferiore, reprime la vanità degli Egiziani, che esaltavano senza fine V antichità della loro
nazione e delle loro citta Itebron era su’ monti a mezzodi del paese di r.banaau e fu poi della trthu di
.
Giuda . , v ,
Ver*. 34. lo portarono due uombu appeso ad un bastone si per la sda grossezza si per non gua- . .
starlo. v’ha de’ viaggiatori moderni, che raccontano, come nella Palestina, nella stessa valle del
Grappolo, si trovano de’ grappoli di dicci, o dodici libbre di peso e anche de’ molto maggiori.
vera. 33. Onora t suoi abitanti. Forse nel lempo, che el vi entrarono, regnava in qualche luogo la
peste; c benché Dio avesse gu detto loro (levit. xvm. 34.), che avrebbe fatto in guisa, che la terra vo-
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, . . ,l
. . . ,
. 7-
untasse i suoi abitanti, in cambio di riconoscere 1* efTetlo delle promesse di Dio, vollero far passare il
paese , coine mal sano. j
1.
9.
Capo Qrcunoquatto
3.
Catch e Giosuè tentano indarno di calmare le mormorazioni del popolo nate dalla relazione
degli esploratori Mosi placa io sdegno del Signore. Sono condannati tutti a morir net de-
.
Igitur vociferar» ooiuis turba flevit noctc 1. Per le quali enee latta la moltitudine alzò te
illa, strida e pianse lutili quctlu notte ,
Et munnurali «uni conira Moyseo et Aaron 2. E
tatti i figliuoli d’Israele mormorarono con-
cuncti filli Israel, dicentes: tro Mosi cd Aronne , dicendo :
(Jlinam mortili essermi.s in j£gyplo et in hac : 3. Piacesse al oielo , che noi fossimo morii in
vasta solitudine uiinam pereamus et non inducat Egitto: e piaccia al cielo, che noi ci struggiamo
nos Domini» in lerram islam, ne cadamus gla- in questa t tuta solitudine e che il Simuirc non
dio, el uxoree ac liberi nostri ducautur captivi C * introduca in quel paese , dove noi cadiamo sotto
Nonne niclius csl re ver ti in .fcgvptum? la spada , e le nostre mogli e i nostri figlinoli «er-
riti menali schiavi . Aon sarcbb’eg/i meglio di tor-
nare in Egitto f
4. Dixerunlque alter ad allerum : Consliluamus 4. E
diceva /’ uno all’ altro y Eleggiamoci un
nobis ducetti, cl revcrlamur in jEgyntum condottieri c torniamo in Egitto.
5. Quo auuilo Moyscs cl Aaron ccci iterimi proni 5. Ciò arendo udito Moxè cd Aronne si prostra
in lerram coralli olimi muUUudinc lilioruiu Israel. roti bocconi per terra dinanzi a tutta la moliti Udi-
ne de' figliuoli <V Israele.
6. • Al vero losue filli» Nun el Calcb filius !c- 6. Ma GiusuC fiuliuolo di Aun c Caleb figliuolo
phonc , qui el ipsi luslravcrunt lerram , sciderunl di Jephone , che ir mio stali ululi’ essi a visitare la
veslimenla sua, 4 Eccli. 40. 9, I. Mach. 9. 55. 56. terra, M
stracciarmi le. loro vesti,
7. Et ad oninem mullitudincm fillorini) Israel 7. E
dissero a tulio il popolo de'figliuoli d'Israe-
loculi suol: Terra, quaiu circuivimus, valdc bo- le : La terra , che noi abbiamo scorsa
, è buona
na est: assai :
8. Si pronìlius fucini Dominus, induce! nos in 8. Se il Signore ci sarà propizio , c’inirodurrd
«am cl tradet Immuni ladc et nicllc mananlem. in essa c ci darà un paese, che scorre tane e
miele
9. Notile rebelles esse conira Dominum ncque : 9. A
on ti ribellate contro il Signore : c non te-
limealis populum terrai bulus, quia sicul panem mete il panalo di quella terra j perocché noi lo
ila eos possuinus devorare; recessi! ab eis oinne possiam divorare come il pane : el sono rimasi
praesidium: Dominus noblscum esl, noiilc uie- senza difesa: il Signore è con noi, non temete
mn.
,
veri. 14. E
agli abitatori di questa terra Della terra di rhnnaan. Mosi* rappresenta al signore, che
.
se egli gattiglierà li popolo, come questi avea meritato, gli Egiziani c i chananci ne prenderanno oc-
casione di bestemmiare il suo nome
vers. 18. E rutilino lascia impunito. L’ Ebreo è come nell’Esodo, xxxvi. 6. dove secondo la Volgata
si tradusse e nissuno è di per se innocente dinanzi a te Ma In questo luogo molto giudiziosamente è .
Maio preso I’ Ebreo nel secondo senso, che ei può avere: perocché è da notare, ebe Mosé si a natica
non per ottenere da Dio, cli’el lasci senza gastlgo la ribellione del popolo , ma ebe il popol lutto non
stermini e distrugga, come ne era degno pel suo peccato.
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. : , i.
-
xium dcrcliuquen» : qui ** visjias p«re.iLi patrum lascia impunito: tu j che visiti i peccali ile’ putir
In Olio» in li.TH.un et quartnm generalioncm sopita i figliuoli sino alla terza e quarta genera-
•• Exod. 2p. 3.
• Pi. 102. 8.
f Exod. 54. 7. zione ,
19. nimiUc , obsccru, pcccatum pupilli buiun 19. Perdona , il prego j secondo ta misericordia
secunduin magnitudiuem inisericordbe luae, sicul tua grande , il peccato di questo popolo , come fo-
nropitius rubli cgrediculibuS ilo .Egypto usquc ad sti propizio a costoro , dacché uscirono dall'Egit-
loctiin istum . ,
to fino a questo luogo .
£0. Dixilquo Dofflinus: Dimisi iu\ta verbuni Ill- 90. E
il Signore disse: Do perdonati) secondi »
29. *
In solitudine hac iacebnnt cndavera veslra. 29. In tplcslo deserto giaceranno i vostri cada-
Ouines, qui numerali eslis a vigilili anni» <2 so- veri . Tutti voi i quali itele stati codiati , dal ven-
pra el mumiurastis conira me, tesimo anno in poi e .avete ntórmoraio contro
• Ps. «05. 26. Nuth. 26. 65. et 32. «0. di me
30. • Non mirabili* terram , super quam levavi 50. Non entrerete netta terra . nella quale giurai
inanimi incanì , ut babitare Vos facerein, prie- di farvi abitare > eccettualo Caleb figliuolo ai Je
ter Caleb filium Icpbonc et losuc filami Nun. fittine e Giosuè figliuolo di Nun . \
* Deut. 1. 35.
SI. Parvulo* autem vestros, de quibus dixistis, Ma
io vi condurrò i vostri figliuoli , i quali
«uod prati® boslibns fornii, introducali!, ut vi- avete detto ^ (che ' sarebbono stati preda de* nemi-
«lcnnt terram, qua: vobis dteplicuil. ci , affinché veggano la ferrarla quale è a voi di-
spiaciuta . 1
32. vedrà cada vera iacebunt in solitudine. .33. / Vòstri cadaveri giaceranno nella solitudine
33. Filii veslri crunt vagi in deserto anni» qua- 35. I vostri figlinoli saran raminghi per ijnaran-
draginta et portabunt fornicatioocm vcslram, do- t’ aiuti nel deserto e paglie rana > il fio delia vostra
nec consumantur cadavcra patrum in deserto, infedeltà , fino a tanto che sicno nel deserto’ con-
sunti i cadaveri di ’ genitori ,
Si. luxla numerimi quadraginta dierum , quibus 34. Secondo il numero df quaranta giorni im-
cunsiderastis Uri-ara: * annua prò die imputabi- piegali a considerare quella terra : si conterà un
tur. f Et quadraginta annis recipiells iniquitales muto per un giorno. E per quaranf armi paghe-
vostra* et sciclis ullionem meam: rete il fio delle vostre iniquità e vedrete la mia
• Ezech. 4. 6.
f Nmn. 32, 13. Ps. 94. 10. vendetta:
35. Qiioniam sicul looutus sum , ita faciam omni 35. Perocché neI modo , che ho detto , tratterò
inultitudini buie pessima:, qua* consurrcxit adver- io questa pessima generazione j la quale si è inal-
suin me: in solitudine bac deficit* et mortelut*. berala contro di me : terrà meno e perirà in que-
sto deserto .
36. • Igitur onincs viri, quos miserai Moyscs ad 36. Quindi è , che tutti quegli , i quali erano si alt
contempLindain terram, et qui reversi murmuraro spediti ila Mosè a contemplar quella lerta, e i quali
feceraut centra cura omnem nmUiludbiem, de- dopo il ritorno erotto stati causa , che tutta la mol-
trabemes teme quod ossei mala, titudine mormorasse contro Nfast , perché aveano
• 1. 6’or. 10. «0. Htbr. 3. «7. Judae 1.3. screditata la terra , cóme cattiva ,
37. Mortui sunt, atque i>ercussi In coospectu 37. Perirono flagellati immani incute dai Signore.
Domini.
58. losucautem filius Nun et Caleb tìllus Icpho- 58. E Giosuè figliuolo di Nun c Caleb figliuolo
nc vixenint ex omnibus , qui perrexeranl ad oon- di Jcphone rimasero vivi tra tulli quelli f che era-
sidcraudam terram. t no andini a visitare la terra .
59. Loculusquc est Moyses universa verba hsec 59. EMosi riferì tutte quelle parole a tutti i figliuo-
ad omne* fliios Israel, et luxit populus nlmU. li d’ Israele j e il po/mlu pianse' inconsolabilmente .
Vera. 22. Per dieci catte. Per molte e molte volte: così altre volle stessa frase nelle Scritture. U
Ver». 25. Perché K/i Amateqili e t chananei stanno nette calli , cc. Dio il quale nel mio mIcroi» non si
scorda mai di sua misericordia ; avverte Mosè , che gli Amaiccili e Chananei stavano nelle .valli aspet- i
tando, che 11 popolo s* inoltrasse per dargli addosso, « siccome ei no» voleva dopo tanta perildia pre-
miarli colla vittoria de* loro nemici , tornassero peTClò indietro, prendendo la strada del mare.
ver*. 33. Saran raminghi per quarant'ajuu >on entrarono netta terra di promissione se non tren
.
l'otto anni e qualche mese dopo questa p romessa e quarantanni «topo V uscita dall* Igilto.
Voi. I. Vi
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, , . . . -,
vers. 45. latino ad norma. Città vVina ad Ara. dalla quale città quoto nome di norma Tu dato In
appresto per la ragione, che t detta, J\am. sai. 3.
Capo J3fcimo<)uinto
Quali neno le ti ha trioni da offrirsi dopo i‘ ingresso netta terra promessa. Separazione dette pri-
mizie. Pena dri prenoto commesso per ignoranza . o per superbia. E lapidato un uomo, che
raccoglieva del ir legna in giorno ih sabato. Frange e nappe , che gii Ebrei debbono avere a '
quattro angoli del podio , (e quali rammentino ad essi ia legge di Dio
1 . cid Dominus, ad Musson , dieens
Loculus : 1. /l Signore parlò a Mosè , c disse:
2. Loquorc ad
Ijlios lirad, et’ dice- ad eos: a ’ figliuoli <f Israele , e di’ loro : Quan-
2. Parla
Cium irty ressi lucrili» terram luibitalioni» vesti», do sarde entrati nella terra , hi cui dovete abita-
< ogo dnbo vobi-
juani re della quale ig darowl il possesso ,
Kl Tcccrili» oblalioncm Domino -in holocau-
5. 3. E
farete offerta al Signore di olocausto, o
*tum, aut viethuam, vola solvente» , iti sponle. di vittima per adempire uri voto, o per tsponta-
otìerenti* ninnerà , aut in solcimiUatihu» veltri* nea oblazione , o facendo abbruciare nelle vostre
addente» odorimi Miavilali* Domino, de bobus , solennità iti odor soavissimo al Signore , sieno bo-
fcive de ovibu» : ti , sieno pecore:
4. Offeret quicumquc . iniroolaverit vicUmain , 4. Chiunque immolerà un'ostia , offerirà pel sa-
sarrificiuin similo* , dccimcmi jsartem eplii , coh- crifizio di fior di farina la decima parte d'uti ephi
> persie nino, quod nfensunfm habebit quarlaui aspersa d' olio pel quarto dt un liin :
parteui blu:
ti. Et vinum ad liba fuudenda eiusdem mensa- 5. E altrettanto di vino darà per fare le liba-
rae dabil in hnlocauslum , sive in yictiniani per gioni pelt olocausto , o pel/a vittima ad ogni
agno» singul,os agnello ,
t». Et aride» crii sacrificiunt siili il a; duarum de- 6. Ma
a ciascun .ariete si offeriranno due deci-
.
cimai uin , quae conspei sa sii oleo lerliae parti* mi di fior di farina aspersa (Folio pel terzo di un
bin : hiu :
7. Et vinum ad libamentum tcrtiac parli? eiu«- ~. E
offeriranno del vino per la libagione un
dem mcnsurae oflerct Ln odorivi «invitali» Do- terzo della stessa misura iti odor soavissimo al Si-
mino. gnore . ,
8. Quando vero de hobus feceris holncausluin, 8. Quando poi offerirai de’ buoi per olocausto ,
aut bosliam ,
ut iiiiplcas votum, vei j taciti. a, vi- ovvero per ostia peli’ adempimento d’ un voto, o
.lunas , come ostie pacifiche ,
9. Dabls per sinsylo» bove» similnc tre» deci-* 9. Per ógni bue darai tre decimi di fior di fa-
mas conspersae oleo, quod habeat meilium nien- rina aspersa di olio , che farà la metà di utt hin :
surac ilio:
10. Et vinum ad liba fumi onda eiusdem mcn- 10. E
altrettanto di vino per le libagioni in offerta
surae in oblalioncm suavisbiini odori» Domino. di soave odore al Signore.
11 . sic ferie? 11. Cosi farai
12. Per siiigulos boves et ariete» et agno? et 12. Per ogni bue e ariete e agnello c capro
baedot
15. Tarn Indigente , quairt peregrini 13. Tanto quelli 'del paese , come, i forestieri
l i. Eodem rito ofltfent tacrlBcta. 14. Con mio stesso rito offeriranno i sacrifizi.
15. unum praeceptiim crii atque iudicium tam 15. Una stessa legge e ordinazione sarà tanto
vobis quatn advenU tcrrae.
,
per voi , che per i forestieri del paese .
dtì. Loculus est Domiinis tifi Moyscn, dieens: ÌQ. Il Signore party a .Mosè , e disse :
17. Loquorc lilii- Israel, et dice»' ad eos: 17. Parla a' figliuoli d' Israele , e di’ loro :
18. Cuin veneri» in lemmi , quam dabo vobis, 18. Giihi li che sarete nella terra, che io vi darò
ver». 3. Quando farete offerta di olocausto- . o di vittima. Intendcsi di vittima , ovvero ostia pacifi-
ca Le libagióni si usavano nell’ olocausto è ncil'rislia pacifica, non nel .sacrifizio porlo peccato de* pri-
.
vali . tolto il sacrifizio de* lebbrosi, /cv/7. .mv. II. Le libagioni, che erano quasi appendici c rondi inculi
«lei sacrifizio, sono liot di ratina . olio, vino . silo, incenso, osila panifica ili senso generale era quella,
clic olTerivasi n in ringraziamento , n per ottenere qualche benefizio da nifi o per adempiere un volo, .
Diqitiz i Google
. , . .
19.
NUMERI CAP. XV 183
Et comcderili» do panibus regioni» illlu», se- 19. Quando avrete mangialo del pane di quel
parabili» jtriiultias Domino de cibi* vestris. paese, j, metterete a parie te primizie del vostro ci-
bo pel Signore .
30. situi de arci» primitlas separali*-, 20. Come separate le primizie deir aia ,
31. Ita, el de pulmeulia viabili* priiniliva Do- 21. Cosi eoi offerirete al Signore le primizie di
mino. quel , che mangiate .
32. Qaod si per ignorantiam prnelcrieritis quid- 22. Che se per Iqnorama lineerete di fare, al-
quam 1 io rum ,
quae loculi» est Dominus ad Moy- cuna di queste cose ordinate dal Signore a Musi*
sen ,
33. Et inaodavit per cum ad
'
vos a die , qua 93. E da questo intimale a voi da quel giorno
cocpit (ubere et ultra , In poi j nel quale comincio egli a dami i ewian-
# . . t damenii , f
34. oMiinquc fuerit fntdre mullitudo , offerct 94, E
se lidia la moltitudine si dimentica di far
vitiilmn de armento ho loca naturo rn odo rem *ua- tal cosa t ella offerirà un vitello iti branco in olo-
vissimun» Domino et sarrìllcioni eius ac liba , ut causto in odor soavissimo al Signore e /' offerta
cereinoniac«po»tulant, hircumque prò [leccalo: della farina colle sue libagioni 3 cunic il riio le ri-
chiede t e un capro per lo peccato z
35. Et rogabit sflccrdos prò Grani muUitudhie 93. E
il sacerdote fard orazione per tutta la
flliorum Israel r et dimitletur ci», quoninm non moltitudine de' figliuoli tF Israele: c satolle per-
•ponte peccavcrunt ; nihilominus oflcrcnlcs inetto- donato , perché non ha pei calo per volontà : ofle-
stiin Domino prò se et [K*o peccalo alque erro- r ir annii nondimeno il sacrifizio da bruciai'* i inte-
re suo r ramente in aitar del Signore per se e pel suo pec-
cato39.
ed errore.*'
96. FU dimiltotur onitersac plebi 4Hiorum Israel 96. E
sarà perdonato a tutta la plebe drfhjUmdi
et advenis, qui poregrinantur mter cos: quouiaui (T Isaac (c e agli stranieri dimoranti tra loro , per-
'
culpa est umnis pupilli per ignorantiuiu. ' ché la colpa, di tutto 41 popolo procede da igno-
'
ranza .
97. Quod si anima una nesciens peccaverit > of- 97. Che se una sola persona ha peccalo igno-
ferti capram anniculam prò [leccato suo : rarti annue » offerirà una capra di un anno pel suo
peccato :
98. Et deprecntiitur prò ca sactrdos , quod inscia 2*. E
H sacerdote farà orazione per' lei , che ha
peccaverit curarti Domino: impetralo tque ci veuiaiu peccato per hjuorauza dinanzi al Signore: t le im-
et dimitletur illi. ,
petrerà U perdono c sorgile perdonato .
29. Tarn indigeni» quam advenis una lex erlt I.a stessa legge sarà per quelli dei paese e
nmninm , qui peccavcrlnt Ignorante». />e * forestieri , che hanno peccato per ignoranza . ,
30. Anima vero, qua* per superhiam al (quid 3q. 3/a la persona , che avrà mancato pct su-
commiserit, sivertvis sii ille, sive peregrious (quo- perbia 3 fià egli diffidino 3 o forestiero , sarà ster-
niam adversus Dominum rcbellis fuil), peribU de minato dalla società del suo popvlp , perché si ri-
4
impalo suo: bellò contro del Siquore : . .
31. verbum cnim Domini ronttrmil et pnece» 31. Perocché egli dispregiò la par {da del Si-
pturo Ulius fedi ir rii tip»: idcircodelcbitur el.pop- gnore c violò il cùiimnaanieiito di lui : per questo
iniquitateni suanr.
laliit sarà annichilalo e pagherà il fio di sua iniquità .
32. Facilini est auleti , cum esseqt filli Israel In 39. Or egli avvenne, mentre i figliuoli d’Israele
solitudine et invenisscnl homiueiii colligeiilem eraHo nella solitudine s che fu trovato un uomo 3
ligna in die sabbali che faceva un fastello dì legna in giórno di su»
baio .
riatur homo iste; ubruat euiu' la[>idibus omnis a morte ; lo lapidi tutta la moltitudine fuori degli
turba extra castra. allnqgiàntniti .
36. Cumquc eduxiSscnt eum fora»:, obroertmt 56. E
condottolo fuora lo tapiipirono , cd ei pe-
lapidibus cl mortuus est, slcut praccpcrat Do- rì 3 come aveva ordinalo Jl Signore
itiinus.
37. Dixit quoque Dominus ad Moysen: 37.Disse ancora il Signore a Musò :
38. Loqucre filli» Israel, et dice» ad eos *, ut d’ Israeli 3 e di’ toro 3 che
38. l ‘ar la a ’ figliuoli
faciant sibi timbri;» per angulos palliorum , p<>- st mettano delle frange agli angoli de loro man- ’
nenles in cis fitta» byacinlhinas : • Deut. 92. 12. telli e vi pongano una fascia dt color di giacinto:
Mauh. 23. 5.
Ver*. 19. 20. 21. Metterete a parte te primizie del vostro cibo cc. ogni volta che farete il pane , tic ,
niellerete a parte lina porzione «Iella pania, la «piai porzione vigilila al Signore, mettendola uelle
man» del sacerdote, s. Girolamo racconta, che la quantità dL «piest* offerta . secondo l’uso costante
negli Ktirci dovea essere non più «Iella quarantesima parte di tutta la pasta, e non meno «Iella sessan-
,
tesima. Alcuni hanno dubitato, se questa oflerta dovesse farsi solamente, quando si cominciava a tare il
pane di gran nuoto; ma 1’ uso interprete della leggo dimostra , che quest’ oljerla dovesse farsi ogni volta
che faccvasi pane
ver*. 34. Alla offerirà un vitetlo ee. Secondo alcuni Interpreti questa teppe i aggiunta a quelli del Lc-
vitlco eap. iv. 13. er. onde ne’ peccati di tutto il popolo si prescriverebbe qui , eh** olire quello, che
, ;
è ordinato In quel luogo, si offerisca anche un vitello in olocausto e un capro per lo perca to Altri .
poi seguendo l'opinion de’ Rabbini pensano, che quello del (.evitico sia un sacritelo per tulio il popo-
lo .quest’ altro poi sacriltaio per ciascheduna tribù ; sacritelo da ripetersi tante volte, quante erano le
tribù; lo che non sarebbe in sbrama diverso dall? prima opinione.
Ver». 35. /; // Signore disse a Mosè ... lo UtfUdi er. Moaò prona di punire, quest’ uomo consultò il
Signore : perchè quantunque la pena di morte rosse stabilita contro i violatori del sabato ( trod. xxxi.
14. ) . non era pero listato il genere «li morte: e potevano esservi delle circostanze che ditiuumssern la
malizia «lei peccalo «li costui. Il Gaetano osserva, che Pio |tnni sempre con maggior severità primi l
trasgressori «Ielle sue leggi ; cosi nostri progenitori pel peccato di gola, cosi ramo peli* omicidio, rosi
1
la libidine col dilnvio, il peccato de’ .sodomiti col fuoco, e finalmente l'idolatria del vitello, il sacrile-
gio di Nadab e di Abiu ec. CC. ,
Ver». 38. Che tl mettano delle frange ec. dio volle cosi distinto 11 suo popolo da lultc le altre nazioni.
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. I . .
e questo distintivo «love* servire a rammemorargli beneibj ricevuti dal suo Dio e la sua stessa gra-
i
tuita elezione c le leggi, colle «mali Dio io aveva dello, e a riLrargli dalla curiosità C dalla dissipazione
c dalla concupiscenza .logli ocelli, aegnéndp la quale si allontaucrebbòn da Dio e si rnntamincrehhono
coll'amore delie cose sensibili balle parole del torto sembra inferirsi, die questo disi in tivù consisteva
.
in una fascia assai targa Cucita attorno alt' estremità del pallia e 111 quattro nappe d» Color celeste
a* quattro angoli dCllo stesso pallio, che era quadro, vedi quello, clic si *> detto, Matth. *iv. 36. Gesù
Cristo portò egli Stesso queste frange , Matth. i*. 90. % .
3.
Capir Uccimoereto
Core , Dalhan e Abiron fanno
sedizione contro Mose é tranne, r ambiscono il principato e tl
sacerdozio : onde sono muoiali vici dada terra e il fuoco uccide 960 uomini, che offe neon
/' incenso ; e I470Ò mormoratori sou divorati date incendio , che fu represso dalie orazioni
di Aronne.
t. Ecce auleti» Core filili* Isnnr filli Caath Olii 4. Allora Core figliuolo di lattar figliuolo di
I .evi etDnlhnnntque Abiron fìlli Eliab, Flou quoque Cautli figliuolo dì Levi e pQthan e A
bruii figliuoli
liliii* Phdcth ile tiliis Ruben di Fhab e /fon figliuolo di Fltelelh della stirpe di
Ridirti
Siutexerunt, conira Moyscn, silique filiomm 2. Si bvaron su andrò Mosi imimie con altri
linei ducenti qiitiiquaginia viri proceri Svila- dugcnlo cinquanta figliuoli di Israèle de* piti Ma-
goga?, cl <|ui tempore rumini jier nomina vocnbaiHur. stri della Sinagoga , e i quali in itccasiou di adu-
nanze erano nominatamente infilali .
f». Hoc igilur facile : Tollat unbsmiisquc thuri- ti. Fdte adunque così : Prenda ciascuno il suo
buLi sua , tu, Core, et oiunt* concilmin tuum: turibolo h , Core , e tutta la tua sequela :
7. Kl tfaurto era* igne, ponile desuper ihymiama 7. F
domani , messovi il fuoco , ponetevi sopra
roram Domino : et nueinciiniqueelegeril , fpsc eril r Incenso
13.
dinanzi al Signore : e chiunque da lui
sanctus: mulium eiigliuini, lilii Levi. sarà dello , quegli sarà sordo : voi t i inalberale
assai , o figliuoli di Levi.
8. nixilque rursum ad Core: Auditc ,
fìlli Levi : 8. E
disse di più a Core: figliuoli di Letti,
udite :
9. Num
panini vobis est, quod separavi! vos 9. È egli
poco per voi P avervi il Dio (T Israele
Deus Israel ab omni populo et lunxlt slbl, ut ser- separati da lidio il popolo c uniti a se , affinché lo
viceli* ei in culti» tabernacoli cf sia reti* coram frC- serviste nel cullo del tabernacolo e sieste dinanzi
quentia populi et ìuiuistraretis el? alla moltitudine deI pentolo , esercitando il suo mi-
nistero *
10. Idcirco ad se fedt accedere te, et omnes fra- 40. A
questa fine ha egli fatto accostare a se e
tres tuo* filiot» Levi , ut vobla etiaiu saccrdofium te e. tutti I tuoi fratelli figliuoli di Levi , affinché
vimlkclls, vi usurpiate anche i( sacerdozio ,
11. F.l omnis filobus tuo* slot contro Dominimi? 41. E
perché tutta la tua sequela si metta in
quid esl enini Aaron, ul muntimeli» contra euin? battaglia contro il Signore ì che é egli Aronne. .
che vi nielliate a mormorare contro ili lui » r
12. Misil ergo Mbyte* , ul vocarel Dagian et Abiron 42. Mandò dunque Mosi a chiamare Dathan e.
Alio* Eludi. Qui rèspooderunt : Non™e4iiuiu? : Abiron figliuoli di Kliab . I quali risposero : fifoi
non vmqhuttno :
15. ffumquid panno est libi, quod eduxisli no* Ti par forse poco Parerci levali da una ter -
ver#. I. Core figliuola d'Isaar ec. Amram padre di vinse c di Aronne e Isaac padre di cove erano
frabdlt, figliuoli ambedue di Caath ; onde Core era cugino di Mosce di Armine, contro de’ quali formò
querta congiura sotto pretesto, che l’uno, cioè Mosé si era appropriala (ulta l'autorità nel governo del
p<il»olo; Aronne poi col suo pontificato era arbitro «Il tutte le cose riguardanti la religione Alcuni os- .
vcriano, che Core avea il suo padiglione presso a quelli della tribù di Ruben a mezzodì, onde ebbe fa-
cilità maggiore di Caie suoi conciliaboli cou Hon e altri di quella tribù.
i
Ver*, a. Contentatevi un poco, re. Avete governato c comandalo abbastanza e piu del dovere.
Aeni.il. Prenda ciascuno U suo turibolo. Era proprio ufficio de’sacerdoti non de* Leviti Poffertre In-
censo. ma questi Levili, che volevano, depilalo Aronne, fare le funzioni del saceiMozio , aie-ano già
preparati I loro turiboli
ver». 7. Dinanzi al .signore. Davanti al Santo <le’ Santi sull' altare de' fumami I aoli sacerdoti en- .
Vers. 9. E steste dinanzi alla moltitudine ec. Rippresent.ando la alcssa moltitudine, impiegati per
ossa e a nome di lei nel servigio e net ministero del Signore.
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. . . , -
NUMERI . C A* P. X V I 285
«le terra, quae tocle et rnelle manabot, ut onci- ra, che scorre latte e miete > per ammazzarci nel
«Icresin deserto, triti et domluatus fuori» no- deserto , se di più non ci lirameggi ?
stri 1
14. Revera induristi nos In terram , qaae fluii 14. J'efaihente tu ci condotti in una terra ,
luti
rivi» laclis et nielli» et dedistl nobis possessione* che scorre latte e miele e ci hai date delle tenute
agroruni et vlnearuio! an et oculos nostro* vis di campi c di vigne ! cuoi tu ancora cavarci gli
ornerei non ve ni urne. _ * occhi? noi non venghiamo.
15. Imtusqiie Moyse* valdc, ail od DQmlnum : 15. E
sdegnato forte Utosé , disse al Signore :
Ne respiri.*» sacri Oda corum- : Tu scU, quoti ne JVott volgere gli occhi a* fato sacrifizi : Tu sai ,
oselloin (juidem unquam occeperim ab els, nec confio non lio mai preso da costoro neppur usi-
afilixerim qucmpiani corion . « nello , e non ho fatto torlo ad alcuno di essi .
16. Dixitque ad Core : Tu et omnis congregano 16. E
disse a Core : 'fa e luna la tua sequela
tua state scorsimi corum Domino, et Aaron die era- state da tuia parte dimuizi al Signore ed /tranne
,
minimi.
31. * Confusimi Igitur ut cc&savil loqui, dirupi.! 31. E appena ebbe finito di dire , che > spacca-
est terra sub iKKlibu» coroni: tasi la terra sotto i piedi di coloro,
m
Deut. 11. 6. px. 105. 17. 18.
52. F.l apcriens os suum devoravil illos cum la- 32. E
spalancata fa sua bocca , li divorò inslc -
bcrnaculis sui» et universa substanlia corum : me còlle tende e con tutte le cose loro:
35. Descendcnmtque vivi in infernum operti bu* 33. E
ricoperti dalla terra sccser vivi all’ inferno
mo et jierierunt de medio miilliludinte. e perirono in mezzo alla moltitudine
54. Al vero omnis Israel , qui staimi per gyruin, 34. Ma
tutto Israele , che stava all’ intorno, alle
1
fugit ad d
amo rem pereunlium , dicci»; Ne forte strida di (tue che perivano , si diede alla fuga, di-
ci nos terra dcgtutiai. cendo : Che noi pure non c’ingoi la terra .
vers. 14. Tuoi tu ancora calarci gli occhi ? vuoi tu con tue belle parole f*r si. clic non reggiamo
quello, die pur veggiamo; e farci consentire ad approvare raggiri, permeilo de' quali con nostro
i
scorno hai innalzalo alla somma autorità il fratello? Altri danno a queste parole un altro senso, per-
chè dicono, che la pena della disobbcdictua e dette ribellione fosse di cavare al reo gli occhi; onde na-
than e Abiron verrebbero a dire: quand’anche per la nostra disobbedienza , tu qual tiranno crudele
volessi cavarci gli occhi, noi non verremo.
Vers. 16. Dinanzi ai .Signore. A vista del tabernacolo c in luogo vicino alto stesso tabernacolo. Nel ta-
bernacolo non potea capire tutta quella gente e il popolo non avrebbe potuto vedere t’evcnlo.
Ver». 29. torti stono Dio degli spiriti ai tutti gli uomini. Rammenta it JUo, che gli spirili e levile di
lutti gii uomini sono fattura sua c suo dono, affln di muoverlo a compassione verso te moltitudine se-
do l.f.a .
vers. 33. Seeter vivi all' inferno Quantunque nelle Scritture la voce inferno non abbia sempre il si-
.
gnificato, che le si dà comunemente» non ha dubbio péro che In questo luogo ella significhi il luogo .
«love son puniti dannati. Morirono adunque questi sedinosi ingoiali dalla terra e morirono impeni-
i
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. . -,
nunc dé bo h M.
Cninquc iaccrenl iu terra, or' ora io gli ilei minerò .
per terra
E
stando quelli prostra
il j
46. nixit Morse* ad Aaron: Tolle tlmribulum 46. Disse Mosé ad A
rotine : Prendi II tw Unito e
et hplO i«n«- de altari mille incensimi dc-aiper, , messovi del fuoco deir aliare , ; tom i sopra fi in-
pergon* cito ad populum ut reges prò ci* * 111 » censo e va' subito a trovare H popolo per far ora-
1
, : 1,
«lini egresso est ira a Domino et .plaga desaevit. zione per lui : Imperocché il Signore ha già sciotto
* Sap. 38. 21. il freno all'ira sua e il flagello infierisce.
Vn fuoco spedito da! Signore uccise ec. Core si era ritirato nella sua tenda , fasciando di-
ver*. 3&.
nanzi tabernacolo 1 dugento cinquanta Leviti suoi partigiani: or nello stesso tempo, che la terra *»
al
ingoio intimi, Abiroti e core, il fuoco venuto dal cielo prede que* Leviti. Siccome -non t fatta piu
men/tnne di Hon in tutta la serie del racconto, alcuni perciò credono, che egli si fosse ravveduto.
Mosè net capo xxvi. IO. 11. racconta, come allorché fu punito Core, Dio salvò prodigiosamente i suoi
figliuoli.
Ver*. 37. 38. Sparsi in mezzo enfi incendio. In meno ai corpi abbruciati.
Sono consacrali per ta morte de’ peccatori ; ec. que* turiteli sono consacrati al signore primo
porche ci vuole che servano a perpetua memoria ili quel , ch’egli ha fallo contro que* peccatori ; se-
,
condo, perchè vi fu mc«so il fuoco sacro e il Impania; terzo, perchè le cose di coloro sono consacrate
al signore, come
lor vita, in pcn.i dell'atroce loro delitto.
la
Ver*. 47.limitimi. Fuori del tabernacolo; lo che non era permesso secondo le leggi ordina-
Offerse i
rie c mollo meno ora permésso al sommo sacerdote di andar a mettersi prevso a’ morti ; ma in tale oc-
casione Dio fu quegli, che Ispirò a Mosè di ordin 'mesta stesa* azione ruoti di
regola Uovca servire a infondere nel popolo maggior sentimento di penitenza .
Capa tfccimoocttimu
DeUe dodici verghe de’ dodici principi delle tribù. la sola verità di tranne fiori e fruttificò. Con
questo miracolo i confermato da Dio d suo sacerdozio j e la verga é con servajta nel taberna-
colo .
Ver*. 2. Fatti dare da loro una verga per ogni tribù. Dio non contento d’aver confermato II sacer-
dozio d'.irnnnc colla terrlbil pena data a’ sediziosi, vuol raffermino con nuovo miracolo. Queste ver-
ghe erano l bastoni che portavano ordinariamente gli Ebrei; solo vi fu scinto sopra il nome della tri-
,
bù e del principe della tribù .
. : . . . : -
-
ripibus tribuum virgas duodeciin , et uniuscuius- prìncipi delle, tribù , e il nome di ciascuno di essi
que oomen superscrlbes vtrgao Miao: scriverai sulla sua verta:
3. Notnen autem Aaron crii in tribù Levi et una ,3. 3/a il nome di Cromie sariì sulla verga di Lc-
virga cum:las seorsurTLfamilias contwioMt : ri e ciascuna delle- altre famiglie avrà una i erga
distinta
4. Ponesqnc eas in tabcruaculo fnodcris Corani 4. E
ie metterai nel tabernacolo dell'alleanza di-
testimonio , ubi loquar ad le : ' nanzi all* arca , dove io ti parlerò :
3. Quem ex bis clegero germinabit virga cium
, 5. La verga di colui che sarà eletto da me s
et cohìbcltoa me querimonia* flliorum Israel, quir fiorirà: e io farò cessare le querele di:’ figliuoli d*
bus forum vos nnirtmiranl. Israele , nude ei mormorano contro di vói,
U. Loculusque est Moyses ad filios Israel el de* : 6. E
Mosi parlo a‘ figliuoli d’Israele : e tutti i
derunt ci omnes principe» virgas per «iugulai tri- princìpi diedero a Itti le verghe , una per tribù : e
bus fuerunlqoe yirgae duodeniti absque virga
•
furon dodici verghe senza la verga d‘ Aronne
Aaron.
7. Quas eum posuissel Moyses coram Domino
’
7. E
avendole poste Mosi distanziai Signore nel
in tabemaculo ti’slimonti , tabernacolo del testimonio j
8. $equenli die regrcssus Invenit germinassi? 8. Andatovi il di seguente trovò j che la verga
virgatn Aaron ili duino Lfivl: et Iwgenlibus geni- di A
rotule per la tribù di Levi era fiorita : e gel*
mis erunerant flore», qui, foliis dilatali», in amy- tali i bottoni n’ erano usciti i fiori > e aperte le
gdalas deformati snnt. "
foglie si formavano le mandorle.
9. Prolulit ergo Moyses mone* virgas de conspc- 9. 3Iosè adunque portò dal cospetto del Signore
ctu Domini ad cqnctos filios Israel i videruntque tutte le loro verghe a lutti i figliuoli tf Israèle : e
el reocperunl singoli virgas sua». ciascuno vide c rieblte la sua verga .
10. Dixitipic Dominu» ad Movsen: Reftrvirgam io. E
il Signore disse a Mosi: Riparlò laver-
Aaron in labemaculum testimoni! , • ut serveUir ga di Aronne nel tabernacolo del testimonio af-
ibi in sigouni rebcllium flliorum Israel el qui esca ni finché ivi rimattqa in memoria de* ribelli figliuoli
querelac coruni a rue, ne moriantur. • Heb. 9. 4. d'Israele e finisca io di sentire le toro querele, per-
ché non abbiatto a perire
11. Fecitque Moyses sicut praeccpcrat Domimi». li. E
Mosi fece quanto aveva ordinato il Si-
gnore .
12. Dkerupt autem filli Israel ad Moysen: Ecce 45. E f figliuoli d' Israele dissero a Mosi: Ecco
consumti suinus omnes perivimus
; : che noi sia/no distrutti : siamo tutti sterminati
13. Quid inique Rondi! ad labemaculum Domi- 13. Chi lingue si accosta al tabernacolo del Si-
ni, moiilur: num usque ad intcrneci onero Oun- gnare va alla morte: dorremo noi essere spersi
di deleudi suinus? tutti dal primo all’ ultimo?
ver». 9. Dodici verghe senza id verga di Aronne. Furono adunque tredici vergile, perché («tribù di
Giuseppe era divisa tu due, cioè «il Ephraim e di Manasse. Cedi Orig. hom. 9. in Num.
ver». U. Dovremo noi essere spersi tutti ? Dio stesso nel capo seguente risponde a questi lamentio
5.
consola gli Ebrei insegnando loro di ricorrere alla mediazione c alle preghiere del Pontefice, jn que-
.
sta verga di mandorlo (che in Ebreo signitlea vigilante), in questa verga che prima era secca e ignu- ,
da c di poi rinverdì e si abbcllò di foglie e di bori e di frutti, Padri hanno ravvisato il divino no- I
stro Pontefice, prima umiliato e privo «li vita e di poi rivestilo tfi nupva vita c di gloria nella sua ri-
surrezione, il quale è sempre vivente |*er Intercedere per noi, conte dite l'Apostolo. Alcuni am-
eora in questa verga medesima hanno veduta figurala la vintissima Madre di Dio Maria la quale re- ,
si indo Vergine concepì e partorì II nostro vero Pontefice Gesù Cristo, questo fiore della radice di Jesse,
tome notò s. Agostino, term. 3. de temp. Vedi Hteron. ó» Uierem. cap. I. ortg. hom. 9. in bum.
€ct|)0 tycchnouaoa
De’ doveri de’ sacerdoti e dette tnrumbenze dei Lesùti. In tambio della porzione ereditaria sono
assegnate a’ sacerdoti le primizie, te oblazioni e i sacrifizi j e te decime a‘ Leviti, t quali poi
ne daranno ta decima uà .ironne .
i.Dixitque Domimi» ad Aaron : Tu et fini lui i .Eil Signore disse ad Aronne: Tu e i tuoi
et domita patri» lui tccuin portabiti» iniquilatcm figliuoli e la casa del padre tno con te porterete
SaiKtuarìi: et tu, et Olii lui aimul sustinebili» peo le iniquità commesse contro del Santuario: e tu e
cala sacci dqtii vestii: i tuoi figliuoli insieme pagherete il fio de’ peccati ,
che riguardano il vostro sacerdozio :
Seti et fratres luos ile tribù Levi et soeptrum
*2. 5. Oltre a ciò prendi leco i tuoi fratelli della
patri» lui sumc Iceuni, pracstoque «ni el mini- tribù di Levi e la famiglia del padre tuo j ed riti
«treni libi : tu autem ci Olii tui ministrahilis in la- assistano e ti serpano : ma tu e i tuoi figliuoli sor
bemaculo tesliiiloiiii. virole ilei tabernacolo del testimonio.
Exciihabuntquc Levitar ad preoccptn tua el ad 3. E
i Leviti staranno attenti a’ tuoi ordini e a
cuncla opera Liberi inculi : ita dumtax&t , ut ad va- tulio quello , che éda fare riguardo al tabentaco-
«» Sancì uaril et ad altare non acceduti, ne et il- lo: con questo però , che non si accostino a’ vasi
limoriantur et vu» pcreatis. sliuul : del Suntuario , ni all* altare * affinché ed essi non
muoiane e voi non siale sterminati con essi :
4. Sint miteni tccum*, cxcubent in custodii» ta- 4. Eglino saranno con te e veglieranno aguar
bemacull et in omnibus nirrcnionlis cius Alie- . dia del tabernacolo e a tulio il servigio di esso .
nigena non niisQ?bilur volti». Piissimo di altra stirpe il mescolerà con voi .
3. K\i?olxitc ili custodia Sancfuarii et in min iste- 3. I egliate alla Custodia del Santuario e al mi-
rto altari»; no oriatuf indignatili super filios Israel, nistero dell’ altare ; affinché non. scoppi l'ira (mia)
contro i figliuoli d* Israele
veri. 1. Porterete le iniquità commette contro il Santuario cc. penderete conto delle profanazioni,
delle irreveren/e, delle trasgressioni commesse riguardo alle leggi cerimoniali date da me. lo vi ho con-
fermati soli lincine ole nella vostra autorità: tocca a voi a difender l’onof mio e diritti del mio sacer- I
doti • _
Ver». 2. /; la famiglia de! padre tuo Letteralmente lo scettro ilei padre tuo: forse perchè capi I
delle tribù c delle famiglie portavano una specie di scettro, n bastone di comando f LXX. tradussero .
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. . .. . . . . . .
.
slrabuniur. Si qui» exleraus MCKtccrft, ocèiddùr. sotto il governo d;' smerdali . Se alcun estraneo vi
niellerà la mano vara ucciso .
8. Lorutiisqiie «M Domina» ad Aa««m ; me do- 8. E il Signore disse ad Aronne: Ecto che io
di libi <-ii>todi;uii iiriiiiiUanMiimeaniiii. omnia. <|iiae ho dah a te in custodia le mie primizie . Tutte h
sanClifk-.iulur ,a tradidi Ubi et libi»
llllis Israel cose che sono ufitric da' ligiinoli di Israele , le ho
lui» prò officio sacerdotali: legiliuia sempiterna. rimesse a te e a" tuoi figli ìndi per ragion dell’ uffi-
cio saccnlotate: questa t legge perpetua.
9. Macc crffo aceraie» de hi», quae sanctificuttur 9. Ecco adunque quel* che tu prenderai delle
et oblala sunt Domino. Omni» ««binilo et sacrifl- cose santificate e offerte al Signore . QiuiUasquc
dum et quidquid prò peccato alque delieto red- oblazione e sacrifizio e qualunque cosandola a tue
ditur mila et redll in sauela sanctoruiu , tuoni ti- f>er lo peccalo c per il delitto onde diviene san-
riI et liliorum luorum. tissima j, sarà tua c de' tuoi figliuoli
10. In Sanctuario comcdes Ulud: marca tantum 10. Tu la mangrrai nel Santuario : i maschi soli
eden! ex eo , quia conaccralu est libi. m tw niaiujcr anno * perche é cosa riserbata a le
ti. Primitù» aulem , qua» voverlnl et obluleriut 11. (Riunito poi alle primizie votive e offerte da*fi-
Olii Israel , libi dedi et filiis lui» ac tiliabus taf» gliuoli d* Israele j io le ho date a te e a* tuoi fi-
iure pcriHduo: qui umudus est in domo tua, ve* gliuoli e alle tue figlie per diritto perpetuo : chiun-
Acetvr ett. que e motulo m
ila tua casa nc uumgerà .
12. Orni iem modulimi! olel et vini ac frutticoli, 12. Il più squisito olio e vino e frumento e tutte
quidquid olferunl primiliaruiu Domini» , libi dedi. le prtmisic offerte al Signore , le ho date a te
t3. Universa frugimi IniUa , qua» gignit luimus 13. Tulli i primi frutti prodotti dalla terra e flir-
et Domino deportantur , cedcnt in uaus tuos: qui tali f davanti ) al Signore serviranno ad uso tuo :
.
mundu» est in domo tua , vesce! ur eis. chiunque in tua casa é mondo j ne mangerà
14. Orane, quod ex voto reddidaint Olii Israel, 14. Tutto quello che i figli uult d’ Israele offe-
limili riir. riranno per voto j sani tuo
15. Quidquid nrimuin eruropit e vulva cunctac 15. Tutti i primogeniti di qualunque specie , che
rami», quam oflbrunl Domino slvtt ex lioiiiinihu», si offeriscono al Signore sia degli uomini * sia de-
»ìve de ixToribua- fucril , tu» lurto crii: ibi dum- gli animali , saranno di tua ragione : con questo
laxat , ut prb bombii» primogenito protium acci- però/ che in cambio del primogenito dell’ uomo ri-
pias , et omne animai, quod muuuiiduiu est, re- ceverai il riscatto j e furai .do ata ributtalo qua-
dimi faeton :
lunque animale , che sia immondo:
Iti. aihis rcdemllo erlt post umim rncnsem gi- 16. Il riscatto dell ’ mano si farà dopo un mese
rli» argenti quiuque pondero Sanetuaril, • Siria» vi- con cinque sicU d* argento al. poso del Santuario
guiti obolo» liabct . * KiOd. 30. 13. Levil. 27.25. Il stelo ha Venti oboli.
Sup.o.k7. Eiecfi* 45. 12.
17. Pi iinogcniluiu autom bovi» ctoni» et caprae 17. Non farai però riscattare l primogeniti della
non facies redimi ; quia sanctUiratn sunt Domino: vacca e della pecora c della capra j perché sotto
sanguiuem LanUihi eorum lumie» super altare et a- consacrati al Signore: spargerai soltanto il loro san-
di|ie» .«dolchi» in suavissiinum odormu Domino. gue sopra l'allarc e brucenti il grasso in odor soa-
18. Carne» vero In usura luum mleui , sicut vissimo al Signore.
l>eclusculum consccraluiti et armu» dexler ina 18. Le cariti poi serviranno ad uso tuo , come it
crunl. petto consacralo e la spalla destra saran cose lue.
19. Orane» prjmltkis .Sancì unrii qua» ofTcrunt 19. Tutte le primizie del Santuario , le quali so-
filii Drael Domino , libi dedi et finto ac Hl abu»
:
no offerte da' figlinoli <V Israele al Signore le ho
lui» Iure perpetuo. Partimi sali» est sempilernum date a le c a* tuoi figliuoli c figlie per diritto per-
corain Domino libi ac filiis tuia. petuo. Questo é ftatio inalterabile e sempiterno di-
nanzi ar Signore per le e po' tuoi figliuoli
20. Dixilque. Domino» ad Aaron:
In terra «•orimi 20. Eil Signore disse ad Aronfie : Voi non fuxs-
uiliil pos.sidcbili» , ncc halK-bilis partem inter co»: sedtrelc nulla nella terra de * vostri fratelli e non
ergo par» et liacrcdilas tua in medio tiliòrum avrete parte alla toro eredità : io tm fiorzione et!
fame!. eredità in mezzo a * figliuoli </’ Israele
ver». 7. E quelle, che sono di là dal velo Di là dal velo del sgolo , di là dal velo , che separa il sau-
ra dall’atrio: non potevano Leviti oltrci>a»»»rc qnci velo.
I
ver». H. Ho date a te in custodia te nue primizie. La voce primizie significa qui Ditte le oblazioni
coinè vedevi da quello, che segue. Di queste e da notare, che Dioda ad Aronne e a’ sacerdoti non il
dominio, ma la custodia , nella quale contlCnsi P uso regolato e ledete.
Ver». 9. Sarà tua e de’ tuoi figliuoli. Sara de* soli sacerdoti, non vi avranno parte 1 Leviti . Kcco la
prima legge generale e il pnuio stipendio assegnato a'sacvnlotl , vale a dire tutte le vittime e sacritttj
offerì l seminio
legge. la
Ver». IO. Tu ta mungerai net Santuario: re. Cioè a dire nell'atrio del tabernacolo , nel luogo sta-
bilito presso I* aitare degli olocausti . Aggiunge , che «lei sacrifizio per li peccalo è per il delitto non pos-
so» mangiarne. se non i maschi della famiglia del sacerdote, perchè e cosa sacrosanta , come disse.
Dell* ostia pacifica potevano mangiare anche le dbnne. Levi!. x. 11. Peni. svi. ii.
Ver*. II. Quanto poi atte primizie ee. s’intendono per <|Uc*to nome e le parti deir ostie pacifiche
che spettavano al sacerdote c le offerte volontarie c anche le prtmizm propriamente dette.
Ver», li». Le primizie dei Santuario, offerte consacrate ab’ oftor imo « present ite al tabernacolo.
Patto inalterabile, o come ha l'Ebreo e la volgala pattò di sale , cioè, incorni Iti bile, immutabile,
eterno ; perchè il saltfè simbolo dell' incorruzione.
Ver». 20. f ot non possederete nulla ec. Limerò «Ielle cilLi e quali he spazio di terreno attorno alle
Messe città per pascolarvi i bestiami; ma le città di loro abitazione fiumi prese in «(iiesla c In quella
tribù, essendo i Levili sitarsi nc’ territori di ognuna di queste tribù. Dm volle, ch’ei fossero tutti intesi
al loro ministero e distaccati dalle cose terrene; e al loro sostentamento provole dando Insieme a'ioro ,
fratelli <jcca*l<»ne di esercitare la loro cafltà verso di ossi. Ma quanto sono degni* di nflc»>ion«: po’ *a-
rerdoti della nuova legge, della legge di spirito, quelle parole «letto ai sacerdoti della legge Mosaici;
io Ina porzione ed eredità !
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: , :
ver*. 23. E portando etti i peccati dei popolo. Dovendo essi render conto e imitar la pena de’pec*
cali che cominci terebbe qualunque israelita, che indegnamente *1 accostasse al tabernacolo. o commet-
tesse irriverenza riguardo ad esso perocché la custodia del tabernacolo , ( dice Dio) è stata da me com-
:
messa a* Leviti.
Ver*. 28. E datele ad Aronne. Son per lui solo, ma per distribuirne a tutti I sacerdoti. Vedi t. Girai,
in cap. 43. Er-ech.. e Giuteppe lib. 4.. Antiq. 4. Dando a lui queste primule, cioè questa decima delle
vostre decime, voi le date a me, dice Dio.
Ver*. 30. Come te dette te primizie dell’ala e detto ttretlolo. Avrete il merito, che hanno gflsraclili
dando le primizie del loro grano c quelle del vino c dell’olio, che si pigiano nello strettoio p fattoio.
Vers. 32. Son contamina Ir te oblazioni ec. Come fareste, se «lamio i figliuoli <J 'Israele a voi del me-
glio, che abbiano, voi uè sceglieste il uicn buono per pagar la decima al sacerdoti.
Capo Decimonono
Con guati riUtl faccia t'acqua di luttrazione colta cenere detta vacca rotta : con quet Cuculia
ti toglievano varie immondezze. Di colui , che muore netta tua tenda. Dei voto lenza coperchio.
Di colui, che tocca li cadavere di un uomo.
macula , nec portaverit lugum : za macchia, e fa quale non abbia portalo il giogo :
3. Tradetisquc eam Eleazaro sacerdoti , • qui 3. E
la darete ad Eleazaro sacerdote , il quale
educlain extra castra ìnunolabit in conspectu o- condottala fuor degli alloggiamoti! la immoterà al
mnium: • Hcb . 43. 44. cospetto di tutti:
4. Et lingens digitum in sanguine ciu* , asper- 4. E
intingendo il dito nel sangue di lei ne farà
ge! conira fores labcrnacull septera vicibua j aspersione sette volte verso la porta del taberna-
colo ;
3. Comburctque cara cuoci!* vidcnlibus ,
tara 3. E
poi l' abbruccrù a vista di tulli , dando alte
vers. 3. Di perfetta età. Alenai dicono di due, altri di tre anni. Questa vacca rossa secondo s. Giro-
lamo s’immolava tutti gii anni e gli Ebrei affermano, che dopo la distruzione del tempio «li Saloniouu
;
eglino continuarono a immolare e bruciare la vacca rossa sul monte degli ulivi ; lo ebe è attestato da
s. Girolamo, ep. 27.
vers. 3. Fuor degli alloggiamenti. Questa vacca portando in certo modo sopra di sè I peccati di tutto
il popolo, era perno immondissima; onde anche II sacerdote, che la immolava . era immondo Ono alla
•era; per questo è ordinato, che ella s'immoli fuori degli alloggiamenti.
ver*. 4. Certo la porta del tabernacolo. Il sacerdote per farc,qucstc aspersioni si voltava verso la parie
orientale del tabernacolo; or II satxrdoto era non solo fuori dell’atrio, ma anche degli alloggiamenti:
facendo pero queste aspersioni verso il luogo, dov’cra il tabernacolo, dimostrava, come a Dio odori vasi
quel sangue per V espiazione de’ peccati di tutto il popolo.
Vers. 5. E poi t'abbrucerà. La (ari bruciare; perocché questo ricevasi da un altro sacerdote, veri. *-
Bibbia Voi. J‘ 37
. , . .
giorni.
17. Tollcntqtic de cinerihu* combustioni atquc 17. E
tircndcrmmo delle ceneri della iacea bru-
peccali , et milieu! .iquag vivai super eqs in vas: ciala per lo peccato, e vi getteranno' sopra de ir acqua
etiu in un vaso:
18 . In quibus rum Uomo mtindus tinxerit hvs- 18. E
un uomo mondo avendone Inzuppato l'is-
.*>•
>puiii , nsiierert e.i co oninc tcntoriwn et cun- sopo aspergerà con essa tutto ta laida c fktle le
ctam Aupelleclilciu et liotuines huluscciuodi coii-
uomini raiduti immondi per shml
suppellellili c gli
tagione pollulos: causa : -
.mnl.1115,
locclier* te arqu. ec. L'acqua di cipìaiione mondava irimm.indl e rendeva
^ ' Clle ° ,,ur1' quando la alesa acqua lucrassero senza necessita, come spte^ùò
sUchrui.
““"««de luti, quelle rote, che un mmandn avrà toccale, secondo la
più vcrisi-
III 11,!
1 ,no ' cht' ''n"'""' 1 " t“' r aver toccalo un cadavere: questi comunicava
aua Imnmndmas
eK: s domòne
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° * ,e*** ?toccalo c a (lille le eose. che c«ll toccava, eli ebrei dicevanola
''«S2K !» S'ovcnca d., sciac ,
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. .. , -
NUMERI CAP.
(acid : et anima , <|uac lionim rpiipplaro leligeril, immondo arrd toccale: e chi alciuta di Citte otiti
immunità crii uaque ad vcspcrum toccalo , sarti immondo fitto alla sera.
non aver inai portato giogo, dinotano la età. In cui cristo pali, e cuila sua puri Immacolata e l'assoluta U
liberti colla quale eglfmort. Ma se l'aspersione dell' annua, in
erano stemperate le ceneri della
vacca rossa giovila ptirillcaiiune della carne e a togliere le imuioudene lesali, quanto più U sangue di
Cristo il quote per spirilo santo offerse se stesso Immacolato a Ilio, monderà la nostra
cosclenia dalle
opere ‘di morte per servire a Ino vivo f Heb. ix. 13» ls.
Capo Centesimo
Morie di Maria. Mormora il popolo j < ir acque t torcano dai masso. Mosi ed Aronne offendono
ino alle annue di contraddizione e sono esclusi dall ingresso nella terra prometta. Edom
1 nega
• Il passaggio e quelli partono verso
il monte di Ilor , dove consacralo In Sommo sacerdote
Eleazaro, Aronne padre di lui muore.
ccns
8. Pratili la verga, e raduna il popolo tu c Aron-
:
H. cumque elevasse! Moysea manuin , pcrcu- 11. E abendo Mosi alzata la mano e avendo per
,
,e
Pi&.TSSS IT.SP.&I ^quX /,r.ò«£?è S«e? lasciare nel tabernacoln
consé
**vcri*
MiKStoS' baveri
v e «e U o Vi .’sec oud o p ib reo
f
la ’vjfl
.TdlSTcbc
Spirali unti prodigi. ILXX. Prendi la
Mosè‘|»creo,se la pietra colla su» verga.
tua versa; c uel
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IR. -
. . < ., . . . : , .
W NUMERI
N U M E R CAP. .XX
13. virgn bis Silicon , cgrcssac sunt aquac
Hens lar- cosso tue volle colla verga la pietra , ne scaturi-
glasimne ila ut populus bi borei et iuinenla.
. rono acque in grandissima copia , talmente che
bare il popolo e i suol bestiami .
Dixltque Domini» ad Moysen et Aaron: • Quia 13. E
Signore
il disse a Mose e ad Aromie : Per-
non credkttsiis inibì , ut Ninciìiicarclis ine Corani ché voi non avete credulo a me per far conoscere
Olii» l-rael, non iiilroducelb ho» in lerram, quam la mia santiuì dinanzi a'figliuoli d’ Israele . voi non
dabo eia. • Deut. 1. 37. Introdurrete questi popoli nella terra , di' io darò
loro.
13. llaec est aqua conlrodlr tlonis , ubi targati 15. Questa i f acqua di contraddizione , dove i
sunt Olii Israel cuulra Dominum et aanctitlcalus figliuoli d’Israele altercarono contro il Signore ed
est in eis. egli fece conoscere ad essi la sua santità.
14. Misit Inlcrca nunrios Moyses de Cadcs ad 14. Frattanto Jlfnsé spedi da Cades degli amba-
regem Edom , qui dir t. ut linee mandai fraler
: sciatori al re di Edam , perché gli dicessero: Que-
tuns Israel : hiosli oumeiu laborcm, qui apprchcn- ste cose li fa sapere Israele tuo fratello : Tu sai
dii nos : tutti i travagli , che abbiam sofferto : •
13. Quomodo dcsccnderìnt patres nostri in 15. Come t padri nostri andarono in Egitto e
/F.gypluui et habilavcrimus ibi multo tempore, af- ivi abbiniti dimorato per lungo tempo , c gli Egi-
nixérìntque nos £gyplii et |*trcs nostros: ziani straziar on noi c i padri nostri
16. Et iiuomodo clamaveriinus ad Dominum et 16. E
come noi alzaimno le voci al Signore ed
cxaudierit nos, miscritque Angcium, qui eduse- egli ci esaudì e mandò uu Angelo a condurci fuor
rii nos de /Egynto . Ecce in urbe Cadcs, quac est dell’ Egitto : ecco che adesso t rotandoci nella città
in cxlrcruis fìnibus tuis , posili di Caaes , che é agli ultimi tuoi confuti
17. Obsecramus . ut nobis transire liccat per ter- 17. Preghiam che siaci permesso il passaggio per
ram inani. Non Humus per nec per doni,
non bibemus aquas de pulci* tuis sed grnriii-
nw le tue terre. Aol non cammineremo pe'canqn
per le vigne 3 non bercino acqua de* tuoi pozzi * ma
ni
muf via nublic.'i , nec ad dexterani, nec ad sini- nuderemo per la pubblica strada senza volgere né
Mram declinante* , doncc transeamus lenninos a dcsrra , né a sinislra , sino a ionio che non sia-
tuos. mo fuori ari ino minio. m
18. Co! resjiondil Edom Non transibis per me, : 18. Risitoscgli Edom : Tu non j lasserai sul mio ,
alioquin armata* occurara libi altrimenti verrò urinalo ad incontrarti .
Il), ffiixerunlque fìlii Israel : Per Irilam gradic- 1'.). Dissero a lui i figliuoli <f Israele : Noi amie-
33. Ubi locutus est Dominus ad Moysen 23. Dove II Signore parlò a Mnsé ,
24. Pergat , inquii ,Aaron ad popolo» suos: non 24. E disse: / ada Aronne a riunirsi al suopo- l
cnbn intrabit quam dedi Uliis Israel, eo
lerram , polo perocché egli non entrerà nella terra data da
:
quoti incredulus fucril ori meo ad aquas coutra- me ai fiqliuoli <1‘ Israele perché fu Incredulo alle
dictionis mie parole alle acque di contradiziom . i
vers. 12. Perchè voi non avete credulo , et. Dio accusa Mooè ed Aronne di poca farie ; c 11 loro pec-
calo è certo come è certo anche il castigo; ma (pianto alio spiegare in quii modo id eassero «Il dilli,
denta non concordano gl’interpreti, lo mi atterro al sentimento dls. Agostino, il quale credè, che Mosè
peccasse di diffidenza. non perche et dubitasse del potere di Dio, ma iHirche leggendo il popola si mal di-
sposto e pervicace verso Dio, temè, che forse il Signore non avrebbe fatto a tali uomini benefizio sì
grande e miracoloso; c agitato c |>crturbato di spirito come egli era. credette, che forse pio avesse sol
condizionatamente promesso, onesta «posiziono sembra appoggiata a quelle parole di Mosé. Udite voi, ri-
belli e Increduli: po treni noi forse. er. % come se dicesse: persistendo voi nella vostra incredulità , per-
tinacia e ribellione contro Dio, credete voi che noi potremo ottener grazia si grande? I edi cap. xxru.
U. I Rabbini e con essi alcuni de* nostri Interpreti vogliono, che il peccato di Mosè consistesse nell’avcr
percossa h pietra, oliando «lovca solamente comandare ad essa di dare le ncque, vers. 8. Ma per qual
line adunque avrebbe Dio ordinato a Mose di premierò la sua sterga? cerz. 8. 9.
Per far conoscere la mia santità et. Porche voi uon mi avete colla vostra fede glorificato al co-
spetto del popolo, dimostrando piena fidanza nelle mie panile, nulla mia veracità e nella mia clemenza,
e avete perciò dato allo stesso popolo occasione di dubitare di me, per questo voi non entrerete nella
terra promessi. MorUilcazioue e pena certamente grande per due uomini, i quali per quarantanni
continui aveano fatto e palilo tanto per condurre il popol di Ilio in quel paese; ma Pio, che avea per-
messa la loro caduta per tenerli nell’ umiltà ordinò anche la slessa pena a purtOcarc la loro virtù :
li provo e tro volli degni di se per l’ umiltà e rassegnazione c per lo spinto di peuUcuxa, col quale
soffrirono la loro pena.
vers. 13. Fece conoscere ad essi ta sua santità. La sua bontà, la sua fedeltà c liberalità anche verso
gl'ingrati.
Vers. 14. Al re di F.don. L’Idumea era sulla strada per passare da Cadcs nella terra di chanaati
Israele tuo fratello. I discendenti di Giacobbe fratello di Esali da cui voi siete derivati. ,
vers. 16. Mandò un Angelo, re. Il quale nella colonna di mi vota fu nostra scorta
Vers. 24. I ada Aronne a riunirli al suo popolo . A* suol Padri, a’ santi Patriarchi: frase usata so-
vente nelle Scritture, coinè si è veduto, c la quale non è usata ordinariamente se non nella morie
de’ giusti. S. Girolamo e altri Padri hinno osservato, come nè Mosè, che rappresentava la legge, nè
«lana, che rappresentava i profeti, nè Aronne, in cui cominciò il sacerdozio Levilico; non ebbero la
sorte d’introdurre II popolo di Dio nella terra promessa; perocché questa gloria era riscritta a Giosuè
Iteura espressa del cristo e della Chiesa fondita <1 Ini ili qu ile npp irtcnnero tutti giusti di tutu
< . i i
t tempi per la fede nel medesimo cristo, line della legge. OuesU legge non era se non corno un pe-
dagogo dato agli uomini ancor rozzi e carnali per introdurli alla cognizione de’ misi eri dello stesso
Cristo c della sua chiesa, come dice t'Apistolo fìat. m. 94. L’elogio di Aronne e stato tessuto dallo
spinto santo, k celi. star.
1 . . ., . .. . .
.
45. • Tolte Aaron et fiHum elus curri eo, et du- 2S. Prendi Aronne e con lui il tuo figliuolo* e me-
ce* eoa in nionlcm Hor. • Inf. 33. 38. Deut. 54. SO. nali sul monte Hor
46. cumque nudavate patroni veste sua , in- Jò. spogliam il fmdrp della sua veste , tir ri-
A’
dues co Elcazaruni Qltum cius : Aaron colligetur vestirai il suo figliuolo 1-Acazaro: A rotine si riuni-
28. rà fai padri suoi) e ivi morrà.
et moriclur ibi
21. Fedi Movaes, ut pracccperal Domimi*: et 27. JFece Mosti come aveva ordinalo il Signore :
ascendcrunl in inoulein Hor coram omni mullitu- e salirono al monte Hor veggetululi tutto il popolo
dine.
Cumque Aaron spoliasscf vestibus aula, in- 28. E
dopo eh? egli ebbe spogliato Aronne delle
duit eia Elcazarum Alluni eius. , ne rivesti Eleazaro suo figliuolo
sue vesti .
Capo bentcsimojmmo
re Chananeo è vinto da Itraete. Serpenti mandati contro de l popolo, che mormora pelta
It
nota del viario, per la mancanza di acqua e naturando la manna, .lite morsicature di questi
* 1 medio ti serpente di bronzo. Sono vinti i re Sehon e Og.
ver». I. It re di Arad. Clttt non molto lontana da cade», distante venti miglia da licbron. e quattro
da Milithis, secondo mischio. RII* fu di poi nella tribù di Giuda.
Per la Arada degli esploratori, per quella stessa strada, che avevano Catta gli esploratori mandati
a riconoscere li terra di chanaan. Vum. xm. 18.
Vera. 2. Io distruggerò le sue città. Vedi Levi!, xxvjr., Deut. xtu.
Ver». 6. (fuetto leggerissimo cibo, cosi parlano della manna.
Vera. 0. serpenti, che bruciavano, o col flato, ovvero col calore, che cagionavano le loro morsica iure.
Moltissimi Interpreti credono, che questi serpenti fossero di quelli chiamali paciferi,- perché mordendo
cagionano gonfiezza per ...... ...... _ -.A.... I ... ... . .Afl«...ÉAnA nel .nll.k HaaK.pI tn.l » fi »
tutto il corpo e grandissima accensione nel volto. Bochart sostiene, eli el
i, i I’ Il »l I
fossero l idre, le quali, quando stanno fuori de* loro paduli, sono piu velenose c cnidcb, c son dette cner-
tidre. s. Girolamo nel Deuteronomio vii. 15. ha tradotto la stessa voce Ebrea, che è in questo luogo, per
serpente, che brucia eoi flato.
vers. 8. Ponto come segno ce. Questo serpente era di flgnra limilo a* serpenti mandali da WO contro
Il popolo, come apparisce dall' Ebreo: in secondo luogo, questa figura fu messa sopra un* asta, o sia
sopra una pertica. Gesù cristo medesimo nel suo vangelo. Joan. ,|A.A. I*.. c* insegno a riconoscere in
-
questo. ...
.. 1. . .All. .--A-.. ...II. A
iti.
A..A.A A..A»lfA K..P C.llll» .il
miracoloso serpente la virtù della croce, sulla qnale egli dovei essere cumulo per salute di
. Il I
quelli.
gust. serm.
gus!.
quali morsi dall'antico serpente miseramente perivano, ledi Ter tuli, de utolol. cap. v. , An-
I
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.£
. . , . . . --
45. * Quem rclinquentes mslrametati suoi con- 15. Lasciato il quale andarono ad accamparsi di
ira Arnon , quac est in deserto ri
nibus Anmrrtiaef: fMquidcm Arnon tcrminus est
in pMM § r mi/tetto al fiume Arnon , che è nel deserto , e sta
su’ confini degli A
montici : perocché l' Arnon é it
Moab , dividens Moabita* et Aiiiorrhni^os. confine di Moab e divide i Moabiti dagli Amorrhei.
• Deut. 2. 9.
f Judic. 41. 18. Deut. 2. 24.
44. Unde dicilur in libro bclloruiu Domini: Si- 44. Quindi si dice nel libro delle gitene del Sì-
riil ferii in mari rubro sic tacici in lorrvoUbu* qnorc : Com‘cl fece nel mar rosso 9 cosi farti nei
,
Arnon. torrente Arrtun.
45. scopuli torrenlium Inclinali sunt , ul reqtik*- 45. 1 sosti deponenti si mot alano per fermarti
scerenl in Ar et recumbcrent in llnibus Moabita- in Ar e posarsi su* confini de* Moabiti
rum .
Iti. Ex co loco apparuit puleus , super quo lo- 16. Di lì andando innanzi si vide il pozzo , di
culo* i*sl Domino* ad Moyscn : Congrega popu- mi uvea detto il Siqnore a MoU: Raduna il po-
lum el dalx» ci aquaui polo e io duratili dell’acqua.
17. rune ««finii Israel carnieri istud: Ascenda! 47. Allora Israele canto quell'inno: Scaturisca
puleus. Con. im balli : Il pozzo . Cantai ano essi:
18 . Puleus, quem f«Klcranl principe* et paravo 18. 7/ pozzo scavalo dai principi e preparato dai
runt dure* mulliludini* in datore legb , el in ba- ca/d del impalo mediante il datar della legge e me-
culis suis. De solitudine Mnllliana. diante le loro verghe. Da quella solitudine anda-
rono a Maitliana.
49. De Malthana in Nalialiel : de Nalialtel in Dn- 19. Da Malthana a .\aha! ivi : da Milludici a Da
motli. molli
20. De Ramolh valli* est in regione Moab in 20. Da lìamoth ri è una valle n|f paese di Moab
vertice Pbasga, qisod respiri l contri desertum. sulla cima del Phasga 3 II quale é verso II deserto.
21. * Misi! autem Israel mirici. »s ad Setion re- 21 . E Israele spedi ambasciadori a Settori re de-
geni Amorrliaeorum , direna : gli Amorrhei per dirgli:
• Deut. 2. 26. JutUc. 41. 49.
22. Olisecro , ul translre milii liceat ber lemmi 22. lo II supplico , che mi lasci postare /ter Li
tiiam : non declinabimu* ili agros «2 vinca* non tua terra: noi non ci svieremo pc campi , tu’, pelle ‘
bil>emos a«|iia> rv puiei*. . via regia gi.Hlicmur . vigne , non beremo acque <u 'pozzi . un
donec Iranscamus lermiims tuo*. la si nulamaestra , fino a tanto che abbuivi tropi;»- '
Vcrs. 14. Quindi si dice nel libro delie guerre, del Signore ec. Alcuni hanno dello, che giretto fosse
un llhro profètico, In cui erano anninuMic le guerra che il popol di Dio doveva avere cigli Aniorrhct.
.Altri credono, ch’ci fosse un semplice cantico composto sopra le guerre, che erano stale tra* Moabiti
e gli Amorrhei nel tempo, che questi gli Amorrheb adoravano Iutiera il vero Dio c Moabiti adora* i
vano diamo*, veri. 2'.; onde non « irebbe necessario di «lare a onesto cantico un* autorità divina,
potendo Mose averlo citalo, come Paolo citò 1 versi di poeti Gentili. Questo cantico sembra scritto,
in verso; almeno lo stile è poetico; onde difllcilincnte si può cavar fuori il senso di quel poco.
Che ne eli.» Mose.
Cùm ei feee nei mar rosso, cosi ec. Secondo la prima sposi/ lo ne si direbbe qnl. che come Dio fece
*
cose mirabili tu favor del suo popolo al passaggio del uiar rosso, cosi le farà m favor loro al passaggio
deli’ Arnon.
ver». 15. / tatti de’ torrenti st ruo totano ec. con queste parole tolte da quel libro profetico crede*!
che Mosè Intenda di dimostrare quello, che arca detto di sopra, cioè, che I* Arnon era contine degli
Amarrimi e de* Moabiti. Seco adunque questa prova: sassi (e per co nscgucnia le «equo dell* Arnon,
i
piegano verso la città di Ar (ella era ile Moabiti, e per quel che apparisce. In pianura) e si ihjmuo
.
a (ormar il cornine Ira' Moabiti e gli Amorrhei. Sembra di più, che Mose con questo voglia dire agli
Ebrei, che eglino facendosi padroni deli' Arnon c del paese .sehon. re degli Amorrhei. possederanno
.1 1
il paese sino a* condili di Moab. cinqui le parole tratte dal libro, o cantico delle battaglie del signore.
Vers. 16 Di li andando innanzi ec Abbimi supplito queste due parole aiutando innanzi, le quali
debbono certamente sottintendersi. Partiti gli Ebrei dati' Arnon arrivarono in uu luogo, dove mancando
I* acqua. Dio fece loro scoprire un |>oxso.
itaduna il popolo ee. Raduni tutta la gente, affinché venga a dissetarsi al pozzo che io le discoprirò.
Vers. 17. e 18. Scaturì tra il pozzo il pozzo travato da' principi, du acque perenni il pozzo il ;
pozzo fatto scilurlre c scavalo non mediante lo braccia del popolo, ina da' soli imucipt. ecapi del (tonolo.
Sembra che Dio mostrasse a Musò la poli* dell* acqua e che capi e principi del popolo con poca tatara
, , l
la dilaiavscro co’ loro bastoni da viaggio per far bere la moltitudine. Stillili polle trovatisi nHl'ldumea
nascoste sotto la sabbia c nou conosciute, se non dagli abitanti. Il d-itor «fella leggi* e Mose. Dose la
volgala porta Cantavan etti, ne! t* origina le è il ritornello del cantico: CeteOrate lo , celebratelo: vale a
dire II pozzo mostralo da Din.
Vers. 9). Da Bamoth vi é una volte nei parte di Moab. Eusebio dice, rhe Bamoth è una città sul-
I* Arnon, c dee credersi, che ella fosse al piede di un monte, il quale le desse II uome; pc rchè bamoth
signitiea luogo elevalo.
Sulla cima dei Phasga. Monte celebre per la morte di Mosè, Deut. xxxiv., cd è chiamato ancb<*
Murrini e Sebo, Deut. xxxii. 4M.
Vers. 'il Spedi amba triodo n a Sehon. Mosè non voleva far guerra a questo principe, ma a*ch»-
nanci abitanti di U dal Giordaoo; ma Dio do{K> che Sehon ebbe negalo di dare il passo, ordinò a M..f
di far guerra a Sehon e ad oc, donde ne senile la conquista de'lur » paesi,! quali però erano compresi
nella promessa falla da Dio ad Àbramo, Gen. , XV. IN.
Vers. 24. Perocché i confini degli Ammollili ec. Bende ragione dot molivo . per cui, occupato tutto
il dominio di .Sehon. gl* Israeliti non si inoltrarono contro g!l Ammoniti, che confinavano rollo stesso
dominio; mi oltre alla ragione portala in questo luogo, si vede , che Dio aveva proibito agli Ebrei dt
toccare il paese di Ammon, Deut. u. 0.
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. . . ..,. . . . ,*
,;
temili , quac dilioois Illlus fucral, usque Arnon. e si era impadronito di tutto II dvnÙnio di questo
fino ad Arnon
27. Idcirco dicitur in proverbio: venite In Hese- 27. Onde si dice per proverbio: Venite a Hese-
bon , aedittcclur et conslruatur
oivitas Sebon: bon t si edifichi e *1 ristori la città di Sehon :
28. Igni» cgrcssus est de Hcsebon , (lamina de 28. Un fuoco venne fuori da Hesebon , una fiam-
oppido solimi et devoravit Ar Moabilaruin el babb ma dalla città di Sehon e divorò Ar de* Moabiti e
tatorcs excelsorum Amon. gii abitatori de* luoghi eccelsi dell* Arnon.
29. • Vac libi Moab ; peristi . ponule Chamos 29. Guai a te. o Moab: tu sei undato in rovi-
Dedit fllios cius in fugai» , el fillas in captivitatem na , popolo di Chamos . Questi ha fatto che si des-
regi Auunorrbaeorum Sebon Judic. il. 14. 5. sero alla fuga i suol figlnuiUj e le sue figlie fossero
JUà. li. 7. schiave di Sehon re degli Amorrhei
so. tuguin ipsorum disperili ad Hcsebon usque 30. La loro dominazione é svanita da Hesebon
Dibon, lassi |)crvcnerunl in Nopbc, et usque Me- fino a Dibotij arrivarono strafelati a Sopite e lino
daba a Me
da ha.
51. uabltavit ilaque Israel in terra Ainorrhacl. 31. Israele adunque abitò nel paese dell* Amor-
rheo .
abitatori .
35 • verterunlquc se et asceoderunt per vlara 33. K
rivoltisi in altra parte andarono per la via
Basan et occuril eis og re* Basan cum omni po- di Basivi e- andò loro incontro Og re di Basan con
pulo suo pugnaturus in Edral. • Deut. 3. 5. et 29. 7, tutta la sua gente fino ad Edral per dar loro bat-
taglia .
54. Dixilnuc Domini» ad Moysen Ne timeas : 54. E
II Signore disse a Mosi : Fon lo temere
cum; quia in mauu tua tradidi illuni et omnem perocché io ho dato In tuo potere lui e tutto II suo
populurn ac lerrain cius: fadesque illi slcut fecl- popolo j e tutto li suo pane : e lo tratterai come
stl sebon regi Amorrbaeoruni abitatori Hesebon hai fallo a Sehon re degli Amorrhei j che abitava
in Hesebon.
35. Percusserunt Igilur et bunc cum filiis sub Uccisa o adunque anche lui co* suoi figliuoli
55.
universumque popubun cius usque ad Intcmodo- e con tutta la sua geme dal pròno fino alt* ultimo
neui et possederunt terraui iliius. e conquistarono II suo dominio
Vera. 96. I.a città di Hesebon era di Sehon. «acconta Mosè in qual modo la eliti di Hcsebon posta
traile montagne dirimpetto a Jerleo era venuta nelle mani di Sebon, essendo stala peli’ innanzi de Moa-
biti. vedremo nel libro del Giudici, cap. xi., come il re de’ Moabiti pretese circa trecento anni dopo
di ripetere dagli Ebrei Hesebon e le altre città.
Vera. 27. Onde si dice per proverbio ec. vuol dire, è nelle bocche di tutti quell specie di cantico* »
che fu composto, allorché sehon re degli Amorrhei conquistò Hesebon e le a Itre ci Ita de'
dinari.» maniera, colla quale si conservo tragli antichi popoli la memoria de fatti più importanti, furono
questa specie di cantici. I quali s'imparavano a mente da tutti. I soldati, o II popolo «Irgli Amorrhei in
questa fon» canzone si esortano l’uno l’altro a volere andare ad Hesebon per ristorarla e formicaria,
cOme quella ohe dovea essere capitale del regno di Sehon.
vera. *>. Un fuoco venne fuori da Hesebon... e divorò Ar de • Moabiti, sembra evidente, che dopo
^
la presa di Hcsebon venisse ucllc mani di Sehon anche la città di Ar questa pero era stala gu ripresa
:
da’ Moabiti quando gb Ebrei arrivarono in quel paese. Deut. I. 9. 18. 29.
vera. ». Guai a te, o a Moab. popolo di Chamos. il poeta si rivolge a* Moabiti, a’ quali dice, che
.
il loro dio chamos non gli avea sottratti alla desolazione e rovina: ma avea abbandonati I itgbuob di Moab
.
fiophe e a Medaba. questa seconda citta e nota nelle scritture: la prima credesl , che sia Habo rammen-
tata da Isaia xv. «. , c da Geremia xlviii. I. 22. , „ . ,
vera. 32. Spedi etpioralori a Jazer. Dall’ Ebreo apparisce, che egli la prese ella era degli Amorrhei .
Capo ilcntceimoecconìio
Due volle è chiamalo l'indovino Balaam da Datar re di Moab , perchè maledica Israele,
ed i sgridalo dati' Angelo per mezzo dett’ asina , che paria.
1. Prafecliquc rastramctali suoi in campcatri- 1. F. tirando innanzi /rosero II campo nelle pia- .
bus Moab , ubi trans lunlaiietu icricho sita est mure di Moab dove é posta Gerico ai là dal Gior-
dano .
vets. 1 Posero il campo nette pianure di Mirab. Vale a diro nelle pianure, ch’orano state del do-
minio de* Moabiti ; ma erano state conquistate da Sehon. e di poi furo n’occu pale dagli Ebrei, queste
pianure sono lungo il r.iorflano. d»»>c erano gli Ebrei, passato il qtial#si trova Gerico.
Vers. 2.Datar figliuolo di Sephor. Re de’ Moabiti: egli leggendo il suo potalo impaurito c incapace
«ilresistere agli Ebrei, cercò in primo luogo di unirai co' Madianiti.
vera. A Disse agii anziani di Madian. Onesti Midlamti non dovevano aver re, ma governarsi con
iiua specie d' aristocrazia. Eglino abitavano a occidente del paese di Moab nell’Arabia retri»
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: . . ,-,
5.
• Mbit ergo ntincios ad Balaam fittimi Boor 5. Mandò adunque dei nunzi a Balaam figliuola
ariolum , qui habilabal super fluinen terrai* fitto- di Beor indovino , il quale abitat a sul fiunte dei
rum Aminoli, ut vot armi rimi rt tlircrrnt Erre : patte dei figliuoli di Aimnon, affinché lo chiama%-
’egrcssus est |n>pulus ex .Egypto, qui operuit su- sero e gli dicessero : Ecco thè un popolo, il quale
perficieiu terne , sedens contra me ingombra la superficie della terra , t tacilo dati '
• I)eu(. ». 5 Jos. ». 9. Egitto , ed t In campo contro di me .
<». Veni igilur et malcdlc populo liuto
,
quia for- 6. I ietti aduuque a maledir questo popolo * per-
tini- ine est: si quo modo possim percuterc et ché egli pii» possente dime: affinché io vegga , se
elicere cum de terra mea noti cnlin , nuoti bc- : posso abbatterlo in qualche modo e cacciarlo da!
ned ictus sit cui ttcncdixcrìs , et malediclua, in
. mio parse , perocché io so , che é benedetto colui
quem
9. maledirla congc&aeri*. che lu benedici, e maladelto colui * che ha maledi-
zione da le.
PcrrexeranCqoe seniores Moab etmaiores natu
7. 7. E
andarono gli anziani di Moab e i seniori di
Madian, balHuites divinalionU preti um In mnnibus. Madian , portando In mano la mercede dell’ indo-
dunque venissent ad Balaam , et narrasscnt ci vino. E mentùi trovato Balaam jC riferite a lui tutte
omnia vertia l'ala. : le parole di Baiac :
8. Ilio respondit: Manete hic nocte, et respon- 8. Quegli rispose: Fermatevi *pil stanotte e ri ri-
debe quidquid initii dixerit Dominus. Manenlibus sponderò quello, che mi dira il Signore. Stettero
illis apud Balaam venit Deus et ail ad cura, : quegli In casa di Balaam , e Dio venne a lui e
12.
disse:
Quid sibi volunt hominca isti apud te? 13. Clic domandano questi uomini , che sono in
9.
casa tua ì
10. Respondit : Baiar filius sephor rex Moabita- 14. Rispose: Baiac figliuolo di Sephor re de*.Moa-
10.
rum misit ad me, dio : biti ha mandato a dirmi:
11. Ecce (Hi) hi lu s , qui egrcssus est de JSgypto. 15.
11 . Ecco che un popolo uscito dall’Egitto in -
operuit superficiem terme. Veni et malcdic et, si ì ombra
16. tinta la superficie della terra. Fieni e ma
quo modo possim puguans attlgcre eum. Jeditilo , perchè io possa in qualche modo assalir-
lo e scacciarlo.
12. Dixilque Deus ad Balaam: Noli ire cum els, 17.
E
Dio disse a Balaam: Aon amlar con toro
neque maledicas populo: quia benedictus est. non maledir quel popolo : perché egli è benedetto.
e 18.
13. Quia mane consurgens dixit ad principes: Ed mattina
egli alzatosi la dis.tr a qt ir 'prin-
Ite in terram vestrain: quia prohibuit me Domi- cipi: .Indole al vostro paese : perocché il Signore
mi* venire vobiscum ntl ha proibito di venire con voi.
19.
14. Reversi prìnci|H*s dixcmnt ad Balap: Noluit Tornati I principi dissero a Baiac: Balaam
Balaam venire nottisrum non
20.
ha voluto venir con noi .
15. Rursum il le multo idures et nubiliores quam Il re matulòdi nuovo altri in maggior nume-
,
ante miserat , misit ro e piti ragguardevoli , che gue' di prima .
16. Qui cum
venissent ad Balaam, dixerunt : Sic 21. / quali giunti , dove era Balaam , dissero *
dici! Baiac titius Scptior. Ne cunclcrò venire ad me: Baiac figliuolo di Sephor ha detto questo : Aon
lar-
22. di venir da me:
dare
17. Parala* suni honorare te,ot quidquid volue- lo sono risoluto di farli onore, e li darò tutto
rìs , dabo veni et maledic pupillo isti
libi : quel,
23. che vorrai : vieni e maledici questo popolo .
18. Respondit Bataain: • Si dederit mlhi Baiar Bisposc Balaam: Quando Baiac mi desse la
iiìenam domum suam argenti et aurl, non poterò sua casa piena d' argento e d’oro, non potrò lo
Immutare vurbum Domini Dei mei ut vel plus . alterare
24. la parola del Signore Dio mio per dire o
vel ininus loquar . • Infr. 24. 13. di più , o di meno.
19. Obsccro . ut hic mancali* edam liac nocte, Fi prego (li rimaner qui ancora questa not-
et scire qticain mihi rursum respondeat te , perché io possa sapere quello , che per la se-
, quid
Dominio conda volta mi risponda il Siqnore.
20. Venit ergo Deus ad Balaam nocte, et ait ei F ernie adunque Dio a Balaam la notte, e gli
Si Votare te venerunl homincs isti . surge et vadc disse : Se questi uomini sono venuti a chiamarti
rum eh: ila dumtaxat , ut quod (ibi praeccpero, levati e ni’ con loro: con questo però , che tu
,
ver*. 6. Abitava sui fiume del paese er. Abitava presso 1* Eufrate, che bagna la parte orientate del
paese degli Ammoniti: quindi molti inferiscono, ch’ei fosse della Mevqmtauiia : altri lo vogliono Ma-
dianiti. GII Ebrei al tempo di s. Girolamo dicevano, ehc Balaam era disceso da Bui, e che egli era lo
stesso, che F.liu. uno degli amici di Giobbe, ch'egli fu prima santo e profeta del Signore, di poi scellerato
c indonno di professione : c che tale divenne per la sua avariata. Comunemente T Vadrt e gl'interpreti
credono, che Balaam fosse profeta non di Dio, ma del Demonio, né altra Idea ce nc dà la scrittura ,
sia chiamandolo indovino, il una! nome è mai sempre preso In inala parte uc* Libri santi, sia con
quello , che di lui è qui raccontato.
vers. 8. Fermatevi qui stanotte ec. Balaam volea la notte consultare U Demonio: egli finge di ma
voler consultare il arerò Dio: c Dio In grazia del suo popolo in cambio del Diavolo i* , che gli compa-
risca un Angelo rappresentante 1% persona di Dio. ,
Vers. 18. Ito* potrò io alterare ec. Egli si sentiva contro sua volontà costretto a non dire nè più, nè
meno di quello, che Dio volea, cb’ci dicesse.
Vers. *Ì2. Ma Dio si adirò re. Dio vide, che Balaam messosi in viaggio, accecato dal desiderio dell* ore
c dalle lusinghe di quelli, che lo accompagnavano, avea fissato in cuor suo di rare non quello, chcglt
avea comandato il Signore, ma quello, ebo volea Balie
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. , . . . . . . . . . . ,
N li M E n C A p. XXII 297
26.
23. Quein video* asina iunxit se parìeii c( altri» 93. E
leggendolo ratina si serrò al muro e pe-
vii sedenti* podem . AI IHe iturcun verberabal stò il piede di lui , che la cavalcava Ed egli se- .
lercmi zarla
30. Di\it asina : Nonne animai lini ni suiu , cui 30. Disse rasina : Aon soli’ io la tua bestia
seraper sedere consucvisti usque in praesóttm sulla quale se* stato tempre solito di cavalcare- si-
diem 7 dir. (jui«l simile unquaiu feccrìiu libi . At no a quest’ oggi? dimmi ario li ho fatto mal cosa
ilio ai l : Nunquani. sìmile . Disse gitegli : Giammai
31. Protinus aperuil Dominus oculos Balaam el ,
31. Aperse tosto il Signore gli ocoh i a Balaam ,
viciii Angelum iiantom in via evaginato gladio, eil fi vide l’ Angelo del Signore starsi sulla strada
adora vitquo cum pronus in terroni colla spada sgmimta e prostrato per tèrra lo
adorò
32. Cui Angelus: Cur, Inquii, lerlio verbems 32. E
l'Angelo a lui: Perchè, disse* per tre
asinam tanni? Ego veni, ut adversarer libi, quia volte batti la tua asina ? lo ton venuto per attra-
perversa est via tua, raihiquc contraria : versarmi a te , perchè la tua strada è perversa e
si oppone a me:
33. Et ntsi asina declinasse! de via , dans locum 53. E
se t‘ asina non fòssi uscita di strada, ce-
resislenli , le occidisscm , et illa viverci dendo a chi le fumé va ostacolo, io avrei ucciso te,
lasciando quel In in vita.
54. Dixit Balaam: Peccavi, nesdens, nuod tu 54. Disse Balaam: lo ho peccato, non sapen-
starcs conira me : cl nunc, si dUplicet libi ut va- do , che tu fossi contro di me: e adesso , se di-
3
dam , revertar spiace a te , eh io vada . tornerò indietro
53. Ait Angelus: Vndc cum islls, et cave, ne 53. Disse l'Angelo : i d ’ con Coloro , e (piar dati
alluri quam praeccpero libi loquaris . lvit igitur <tal dire altra cosa fuori di quello , ch’io li co-
,
cum princinilms. ma udirò. Egli adunque andò coli qua’ principi
56. Quod cum audisset Balie , egressi» est in 36. E
giuntane la novella a Balac , gli andò in-
occursum cius in eppido Moabita rum , quod si- contro fino ad una città dei Moabiti situata agli
tum est in extremis (inibii* Arnon. ultimi confini iti Arnon.
57. Dixitquc ad Balaam Misi nuncios :
, ut vocri- 37. disse a Balaam: Mandai de’ nunzi a chia-
rcm le cur non sialim venisli ad me 7 An quia
: marti : per qual motivo non venisti subilo da me ?
mercedem adventui tuo rcddcrc ncquco 7 Forse perchè io non fiosso ricompi usar li dei tuo
viaggio ?
58. cui ilio respondit : Ecce adsum : numquld 38. Rispose quegli a lui : Eccomi qui : potrò io
loqui poterò alìud, nui quod Deus posucril in ore forse dire altro , se non quello , che il Signore met-
neo ? terà nella mia bocca?
39. Perrcxenint ergo simili et venerunt in ur- 39. Andarono adunque insieme e giunsero ad una
bem , quae in extremis regni eius lìnibus crai. Città, che era ncqli ultimi confini del suo regno
40. Cumquc oeeldisset Balac boves et oves, misil 40. E
avendo llalac ucciso de* buoi c delie pe-
ad Balaam cl principe*, qui cum co crani, mu- core, mandò dc’regali a Balaam c a’principi , che
Dcra . erari con lui
41. Mane antem faclo, duxit cum ad cxccisa 41. / eu ulo poi il mollino, lo condusse u' luoghi
Baal, et iuluitus est exlrcmaiu pai lem |>opuli eccelsi di Baal , donde egli mirò fino alle ultime
parti del uòpo lo (d’ Israele )
vers. 2R signore aperse la bocca dell’asina. Nella stessa guisa, ehc il Demonio ave» mossa la
fi
boera del serpente, affinchè parlasse con Èva; cosi l’Angelo mosse la lingua dell'Asina, perchè parlasse
con Balaam, s. Agostino m tutto questo fatto nulla trovava, elio tosse «legno «li stupore, quanto la stu-
pidità c la cicca perversità di Balaam, guest. 48. , e V). Così Balaam fu rf)>reso della tua pazzia : una mu-
ta bestia ila soma con umana voce parlando, raffrenò la stoltezza del Profeta .'2. pel. II. Iti.
Ver». 33. la tua strada è perversa ee. Le lue intenzioni e il line, che tu hai In questo viaggio, è
scellerato c«l è contro al voler mio a le manifestato.
Vers. 34. fio peccato non sapendo , ec. Egli mentisce sicuramente: perocché avea già udito da Dio
,
«lucilo clic dovea fare onde non poteva dubitare , ehc covando egli contrario disegno, si opponeva a
. :
Capo i)eiUcoimoter;o
Balaam alzati gli altari, si dispone a maledire gii Ebrei ; ma invece di maledire benedice
una e due volte il popolo d’ Israele , di cui molte cose predice.
1. Dixitquc Bnl.mn > ad Baine: .Edifica mihi hic 1. E disse Balaam a Balac : Alzami qui setti
vers. I. Alzami qui sette altari,' e prepara cr Gli altari e i sacrifìzj erano certamente destinali al-
l'onore del dio di Balac: perocché questi sacrinzj li facevano in comune Balaam e Baiaci e il luogo,
Fot. /. 38
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. . . . , . f .
3. Domimi* animi verbrnn in ore cius, postili 3. E Signore pose netta bocca di lui le paro-
il
et alt: R evertere ad Baiar et haec loqueris: le , e disse : T'orna a fiatar, e digli questo :
ti. Rcvcmos iuvenit stallimi Baiar invia holocau- 6. Tornò c trovò Balac in piedi presso ai suo
ilum simili «donnea principe* icoaUtanm: olocausto con lutti i principi dei Moabiti.
7. AssumLique parabola Mia, divi!: De Aram 7. Eprendendo il suo tuono disse : Balac re
adduvit ine Balac rcv Mnabi tanno de montibus de ’ Montati mi ha condoli o da .tram da’ monti <T
orienti». Veni, inquit, et maledir larob: prt>|>era oriente . / ieui , ha egli licito e maledici Giacobbe :
et detestare Israel. altrettali c manda imprecazioni ad Israele
Qiioniotlo iiialedicam ,
8. non maledivit
cui 8. Come maledirò chi dal Signore i|Mi é male-
Deu»? Qua rottane delcster quem Domimi» non detto » In qual modo mamierò imprecazioni a chi
iletcstatur? mito al Signore ?
*
0. De stimmi* sUlcibu* ridato cimi et de colli- 9. lo lo vedrò dall'alto de* massi e lo considererò
bus consitlcrabo illuni Poptilus solus habitabit, et . dalle colline. Questo popolo si starà solo c non
mi. ernie* non reputabllur.
1 sarà noverato traile nazioni .
10. Qui» dlnuioenire possil nql veroni locob et 10. Chi patria coniare i granelli della polvere di
1 u isso nmnenmi stirpi* Israel? Moriatur anima Giacobbe c sapere il tuonerò della stirpe d’ Israele?
inno morte iusluriim et Uant novissima mea Fossa io morire della morte de’ giusti e slmile al
tortini similia t turo sla il mio fimi
11. Divltque Baiar ad Balaam: Quid est hoc. 11. Ma Balac disse a Balaam : che è quel, che
quoti agl»? Ut maJediccrca iniuiicis meii vocavi tu fai f lo ti ho fìnto venire , /perché tu maledica
le: et tu e contrario benedici» eie. i miei nemici: c tu alt* opposto li benedici.
12. t!ui ilio resptmdil Nilo» aliu.l possimi loqui, : 12. Equegli rispose a ini : Fosso io dir altro
itisi «pioti usseri t Domimi»?
i che quello , che mi ha ordinalo il Signore f
13. Divii ergo Balac : Veni mecuni In alterimi Iti- 13. Disse attor Balac : Fiati meco tn altra par-
rum, mule parimi Israel vitlcas et lolum ridere te , donde tu vegga una porzione d* Israele c non
non possi*; lixle inalctlictlo el possa vederlo tutto j e di li lo maledirai.
14. dunque dii visse! «*um in loriini siiblimcin 14. E
condottolo in luogo elevato sulla cima del
super veri irei 11 munti»
PIi.'imm aedifieavil Balaam . monte l'hasga , eresse Balaam sette altari c posto
si'jitein ini|>ositis suora vitulo atout* arieti*,
ani» et sopra ciascuno un vitello e un ariete ,
ad Baiar
13. Divi! Sta bic Invia holoraustum : 15. Disse a Balac: Sta ’ qui tu appresso ni tuo
luum, dooec ego obvius pergaui. olocausto j maitre io vo ad incontrare ( il Si-
gnore )
Iti. cu! cuoi Dominus occurrUscl , posuissctquc 16. Ed essendogli venuto incontro il Signore . e
vertmui In ore cius , ait Revertere ad Balac el : avendogli messa in tocca la parola , disse : Bi-
haet loqucri* t i torna à Balac e di' a lui queste cose .
17. Reversus iuvenit min stnntem iuvla holocnu- 17. 1 ;u-gh essendo tomaio troto Balac . db
.'luiii - inni et prìncipe» Moaliitarum cimi «*<*. A<l stam in piedi presso al suo olocausto insieme co’
quelli Balac: Quid, inquit, locutus csl Dominus? principi de ’ .Moabiti . E
disse a lui Balac : Che
baigli detto il Signore
IR. Al èlle assumi a pnraliola sua, ait: Sta Baiar, 18. Ma quegli preso II suo tuono disse: Sta’.tu,
et ausculta; autli, Gli Sephor: o Baine e poh mane j porgi le orecchie , o figliuo-
lo di Sephor:
Iti. Non est Deus quasi homo, ut nienliatur : 19. Dio non i come V uomo , che può mentire :
net: ut fllius Immilli» ,
ut mutetur Dlvll ergo . , et né come il figliuolo dell’uomo, che può mutarsi.
non Tacici ? lorutus est , et non implebil ? Egli ha deità una cosa , e non la fora * ha parla-
lo , e non muntemi la /parola ?
20. Ad bcnrdirrndum aihluclu» *um, benedi- 20. Sono stalo condotto per benedire c non pos-
etinnem probilMin non vaiti» so sopprimere la benedizione ..
21. Neo estidoluin in lacob , noe videtur si ulu- 21. Aon v’ha idolo in casa di Giacobbe e non
lainini in Israel . Dominus dpi» dus cimi 00 est vedati simulacro in Israele . Il Signore suo Dio t
et clangor victortae regi» in ilio. con lui e vi si ode il suono della littoria del re.
dove si offerivano, era saero a Baal, come si c veduto. Alcun) hanno pensato, che nel numero di sette
altari, sette \ liciti, ec. Balaam come «strologo e inago a tesse riguardo a’ sette pianeti e a’ sette demoni,
di' ci credesse preposti agli stessi pianeti.
ver». 4. .Ve eli fe’ incontro Dio. L’angelo Messo, che già si era fitto vedere a lui.
Ver*. 6. Pose netta borea di lui ir parole. Dio empia per un tempo e la mente e le parole di Balaam,
talmente che in vece di maledire Israele, lo Benedirà.
Ver». P. Questo popolo si stara solo. Viveri separato di religione, di leggi, di costumi da tutte le
altre n «noni ci non sari un poppilo simile agli altri.
:
Ver», lo. Chi poiria contare i uranetti delia polvere re. Chi patri no» erari* la moltitudine infinita ,
alla «piale crescerà Israele? questa moltitudine èri immincrabilc, come i granelli della polvere .
Cui vili. Iti.
Fossa 10 morire detta morie de" ciusti. LJCX. Possa io morire tra aiuti, im-flicacc e passeggero tic-
I
Milerio «li un empio ilquale essendo vissuto Ira’ nemici del popol «h Dio Ira questi pur si morì
.
Amo. xvvi. 8.
Ver» 21 K vi si ode ti suono detta vittoria del re. illude alle due trombe d’argento, il suono delle
spiali egli dice, che annuncia la vittoria di Dio re d’Israele
33. Nqo est augurami In larob , nec «fìvinntio 23. Giacobbe non ha auguri , né indozzamenti
io Israel . Temporibus sui» dicetur Incoi» et Israel, Israele . Si racconterà a suo tempo a Giacobbe e
quid opera tus sit Deus. ad Israele , quali cose abbia operale, il Signóre
4». Fece populus ut leacna consurgei et quasi 24. Ecco un impalo , che si leverà su qual Ho
leo crigclur: non amihahit , donec devorelprac- nesso e come leone si alzerà: rum si sdraierà , se
riam et occuorum sanguineui bibat no» dopo che avrà divoralo la preda , e bevuto il
sangue degli uccisi.
33. Dlxitquc nalac ari Dalaam : Ncc maledica» 23. Ilaiac disse n Balaam : Non dar loro ma-
E
cl , nec l>eneillcJàs .
• % ledizioni f né benedizione
2»i. Et ilio all: Nonne dlii libi , quori quidquul 36. Ma quegli disse : Non ti ho io detto , che
inibì Deus imperarci , hoc facerem ? avrei fatto tutto quello che il Signore coman-
dasse ?
ver». 22. Egli è simile al rinoceronte Questo animile £ grosso come un elefante e ha un sol corno
sul naso. Boli. le ebbe il nume: combatte coll’elefante e lo vince.
ver», 23. Giacobbe non ha augurj , ec. si può anche tradurre: Non vale augurio contro Giacobbe
nè imlozzamento contro Israele. -
Si rarconlera a suo tempo a Giacobbe , ec. genia bisogno di augurj, nè <1* indovini, Giacobbe sapra
per mezzo de’ veri profeti quello, che il Signore ha fatto e farà pel suo popolo.
©apo bcnlcéimoquarto
Balaam benedice pqr la terza volta gli- Ebrei : predice te sue felicità e il Cristo. Profeta
• intorno agii Amateci ti e a’ Onci e intorno atto sterminio de‘ Romani.
1. Cumquc ridisse! Balaam, quod piacerei Do- 1. Ma reggendo Balaam , come era di piacimen-
mino. ut bcncdicerct Israel , ucqunquain abili, ut to del Signore che egli benedicesse Israele , non
ante perrc\crat , ut augurium quaererci : seri di- andò piò come per E avanti a 'cer offre augurio j ma
rigen- conila deaertuo! valium suum. tfohjendo il suo sguardo al deserto ,
2. Et elevans urtilo», virili Israel in tentoni* roni- 2 E alzati gli occhi , ride Israele , che se ne
montotem per tribus sua» : et litorale in se Spl- Stava sotto le sue inule diviso nelle sue Ir Uni: ed
ritu Dei , entrato in lui lo spirito di Dio ,
3. Assonila parabola , ait : Dilli Balaam tìlius 3. Preso il suo tuono , disse: Parola di Balaam
Beor : dilli homo , cuius obturatus est oculus : figlinolo di Beor: parola di quell'uomo j che ha
chiuso Cocchio :,
4. Dilli auditor sennonum Dei , qui visionem •t. Parola di colui , che udì i parlari di Dio, die
Oninipotonlis intuitus est, qui carili et sic aperìun- lui vedute visioni dell’ Onnipotente , di lui , che
1 1(M uli cius
i : cade e così apre gli occhi:
f». oiiain pulrhra tabernarula tua lacob et ten- 5. {Manto belli sono i tuoi padiglioni, o Gia-
toria tua Israeli cobbe , e le tue tende , o Israele /
6. Ut vallea numerosa® , ut borii iuita fluvios ir- 6. Come valli selvose , come orli presso ad un
rigui. ut tabeniarula, quae Dxit Doininut, quasi fiume , che li rinfresca » come i tabernacoli pian-
ceri ri propc aqoM tali dal Signore, come cedri vicini al E acque.
7. Fluct aqua rie situi» cius. et semen llllus crlt 7. La sua secchia getterà aapia e la sua stirile
in aqiKLs nmit.is . Tollctur propler Agag rei cius crescerà in grandi acque. Il suo re sarà rigettato
i*t auferctur regnum llllus. a causa di Àgag c sarà a fui tolto II reame,
8. Deus cduiit illuni rie .F.gypto, * ruius furti- 8. Dio lo ha tratto fuor dell' Egitto e la fortez-
tudo similis est rliinoccrotis . bevorahunt gente» za di lui è come quella del rinoceronte. Ei divo-
hostes illius , ossaque corum confringent cl per- rerà le genti che qli sono nemiche e spezzerà le
,
forabtinl sagittis . * Supr. 23. 22. loro ossa e le trafiggerà colle saette.
9. Accuhans rionnivit ut leo et quasi Icaena, 9. Sì è sdraialo e dorme come un Itone e come
«pumi suscitare nultu» niuiebit . Qui bcncdliCCU li- una lionessa cui nissunn avrà ardir di svegliare.
,
bi . crii et ipsc benediciti»: qui luaiediieril , in ma- Chi li benedirà sarà egli pure benedetto: c chi
,
10. iratusque Batoc ronlra nalaam, cnmplosis 10. Ma Baiai sdegnato contro di Balaam, bat-
•
minibus . : Ad maleriicrnrium
ail inimici" rncis vo- tendo inann con mano , disse: Io ti lu> chiamato a
cavi t»s
,
quibus c contrario lertlo bcnediilsli : maledire i miei nemici , c ornai per la terza Volta
tu gli hai benedetti :
3. Di queir uomo . rhr ha chiuso l'occhio. Allude a quello, che gli cri astenuto allora quando
Ver*.
non vedeva l’angelo veduto dall’ *»m • . Il «pi 1 * Angelo fu veduto da Ini dopo rhe fu raduto.
6. Come i tabernacoli piantati stai Signore, in vece di tabernacoli molti credono, che la voce
ver*.
Bbrci in questo luogo siguincht una punta odorifera ; ma non convengono In dire qual' cUasU. Il Caldeo
intese l« cassia. .
Ver*. ?. la sua secchia getterà acqua ce. Il vero senso di questo luogo «i è : Israele sari sempre fe-
condo. u» acque significano li propag izione «le* figlinoli in motti luoghi «Iella Scrittura: e quello, che
segue la sua stirpe crescerà in grandi acque , spiega le prime parole, ripetendo alla maniera de’ profeti
lo stesso senso. .
•
Il suo re sarà rigettato a causa di Agag. Sauile rigettato da Dio per aver salvalo Agag re degli Ama*
leciti. Fedi I. Iteg. ivi., c ». Girai, in cap. 38. Fzcch.
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. . *)
.
13. * si dedcrii infclii Balac plcnaro domimi suam 13. Quando Balac mi desse la sua casa piena
argenti et auri, non potevo nraeicrirc semionem (V argento e d* oro , non potrò io trasgredir la pa-
Domini Dei mei , ul voi boni quid , voi mali pro- rola del Signore Dio mio per cavar di mia testa
Toram ex Corde ineo : sed quldquid Dominila dixe- qualche cosa di bene , o di male : ma dirò tutto
ril hoc toquart
. * Supr. 23. 18. quello che avrà dello il Signore t
verunilamcn pergens ad populum menni,
14. 14. NuUadhncno tornandomene a casa mia, darò
dabo consiliiim , quid populus tuus pupillo buie consiglio di quel , che abbia, a fare alla fine il tuo
furiaiextremo lempore. popolo a questo popolo .
Sumia Igilur parabola, rursum ail: Dixil
43. 15. Profetando adunque di nuovo disse: Parola
Balaam lilius Bcor: dixil homo, euìiis obturaius di Balaam figliuolo di Bcor : parola di quell’ uo-
est oculu» : mo j che ha chùuo t* occhio:
16. Dixil auditor sermomiiu Dei, qui novil do- 16. Parola (ti lui j che ha udito i parlari di Dio
rlrinam Altissimi et visione* Omnipotenlis videi, che sa la dottrina del? Altissimo e vede le visioni
qui eadeus aperto» liabet oculos. dell' Onnipotente j il quale cadendo aperse gli oc-
chi .
17. vhleho eum ,
ned non modo intuebor illuni,
: 17. Io lo vedrò , nm non ora : fisserò in lui lo
sed non propc . • ORIETUR STELLA ex laeob et sguardo ma non da vicino : Di Giacobbe NA-
confinerei
21. virgade Israel et pcrculiel ducesMoab, SCEHA UNA STELLA e spunterà da Israele
vaslabilqnc orane* Olio» Scili. • Matlh. 2. 2. una verga e percuoterà i capi ai Motti) e rovinerà
liuti i figliuoli di Seth.
18. Et crii idumaea posscssio elus haereditas : 18. er 1 dionea sarà
suo dominio : l’eredità di
Stflr cedei mimici* suls: Israel vero fortiler agel Seir onderà a’ suol nemici : ma Israele si diporte-
rà con fortezza.
IP. De Tacob ctit, qui dominctur et perda! re- 19. Da Giacobbe verrà il dominatore e stermi-
liquia* clrttatis. nerà gli avanzi della città.
90. (Hnfìque vidissct Amalce, assumens parabo- 20 . E gettato lo sguardo verso Amedeo ( Balaam
lani, all Prinripium gentium Ainalec, cuius extre-
: profetando disse: Arnalec capo delle nazioni u
ma perdenlur. suo fitte t lo stcrtninlo.
Vidi! quoque clnaeiim, et assuinla parabo- 91. Gettò miche lo sguardo verso il Ciuco * e
la , ait Robusluin quidem est labornaculum luum
: : profetando disse : Forte i veramente fa tua cafu
sed si in peira posueris niduni luum, ma qututdo ponessi il tao nido in un masso ^
29. El fue-ris eleclus de stirpe Cin , quaradiu 22. E
fossi P dello della stirpe di Chi , per
poterla permanere? Assur enim capici io. quanto tempo potrai tu sussistere f perocché Assur
li prenderà.
23. Assumtaque parabola ileruin loeutus est ? 23. E
profetando di nuovo disse : Ahi l chi sarà
Ileo ! qui» vietume est, quando lata fatici Deus? rivo j quando Dio farà queste cose ?
24. • Venicnt inlrircmibus de Italia, suporabunt 24. / èrrà gente sulle navi dati' Italia , vincerà
Ver*. 14. di quello , che abbia a fare ee. Balaam Stando per tornarsene al su© paese
Darò contiguo
dice, che darà con stello a Balac di quello, che sia da fare per vincere Israele ma delle appena queste ;
poche parole lo spirilo del Signore lo porta a nuovamente celebrare le grandette d’Israele c la mas-
sima sua glori lì Messia, clic di quel popolo dee nascere. Il consiglio lo diede
i , di poi Balaam, come
vedremo, cap. xxxi. 16 .
ver». 17. lo lo vedrò, ma non ura.Balaam parla del Messia (mostra logli interiormente con gran chia-
rezza da Dio), come se tutti quel, che l’udivano, vedessero lo stesso Messia, o egli ne avesse già ad
essi parlato. Égli dice, che lo vedrà non egli stesso in sua propria nervina, ma ne suoi discendenti ; pe-
rocché la cosa è lontana, com'egli dice. Egli adunque lo vide nella persona de' Magi, t quali, veduta
la stella comparsa nella nascila del Salvatore, andarono ad adorarlo, «olisi, che gli ani urti* maestri
della Sinagoga del Messia intesero, e al Messia appurarono questa grandiosa Profezia di Balaam.
Dt Giacobbe SASCERAP USA
STELLA. Il Cristo, che è chiamalo la Stella splendente del mattino ,
Apoc. II. I. Le vittorie che egli riporterà sopra Moabiti, i llghiuiii di seth, gridinoci ec. si gii idea n la
i ,
l'Arabia Pctrea si scavano anche oggidì le loro case ne’ massi; e a questo costume allude Balaam, come
anche al nome di Cineo, che viene da una parola, che vuol dir nido. Balaam, predice a' Linei , eh* ci
saranno sempre abbattuti e depressi e finalmente saran menati schiavi dagli Assiri i quali fecero grandi ;
mali non solo nella Giudea, ma anche in tutte le vicino regioni a tempo di Sennachcrtb, di Nabucbodo-
nosor e di Oloferne.
vers. 23. Chi sarà ciao , quando ec. Ottetto parole possono o dimostrare la distanza grande det tempo,
In cui debbe accadere quello, che il profeta è |»cr dire, ovvero l’estrema miseria di quel tempo, come
se dicesse: chi potrà alior salvar la vita?
Vers. 2*. Terrà gente ec. Profezia chiarissima de’ Romani, i quali conquistarono la Siria, la Mcsopo-
. , . . . . , ,
"7
NUMERI CAP. XX
Assvrios, vaslabunlque licbraoos et ad cxlrcmum gli Assiri e (U lulerà gli Ebrei ed ella ancor final-
ottani Ipsi peribunl.
* Dati- li. 80. mente perirà.
23. surrfcittque Balaam et reversus est In locum 23.Balaam si alzò e se ne tomo a casa sua:
/•;
suum : Baine, quoque via , qua venerai , rodili e anche Buine se ne andò per la strada , ond’era %
venuto.
tamia c gli altri paesi dell* oriente; c Analmente la potenza degli stessi Roman» avrà Ane colla rovina
dCl
vei? ® ritorno a sua caaa temo nel paese di Madian . ovvero
tornò a casa sua 0 egli dono il
, cap ***!•& Kgl»
ncU’amùrscne a caaa fu trattenuto da’ Madianiti dove vedremo quello, che fu di luiorigine .
quello, che
nel partire diodo a calao il conviglio, che gli avea proaMMO.-dal qua! consiglio ebbe
11. Apoc. II. 14.
ai racconta nel capo seg. Vedi IL Pel. 11. la. Jud.
Capo tUnifsimoquinto
Per Ul fornicazione d'Israele colle donne di Jfoab.c di Uadian periscono zelo
2«0p.
di Dio .'S'
Ito
popolo È dato il sommo Sacerdozio a Phtnees in ricompensa di avere per
tra/t
ante fores lubcrnanili popolo , che piangevano dinanzi alla porla del ta-
bernacolo. *
.
15. v.l erit tam ipsi , quam semini clus poetimi 13. E
per lui e per la sua discendenza eterno
sacerdolii sempiternimi . quia zelate* est prò Dco sarà il palio del sacerdozio , perché lui aruib zelo
0
suo et espiavi! scelus filioruiu Israel pel Pio suo ed ha espiala la scellcraggine de fi-
gliuoli d* Israele.
prima si
^M
c di quasi tutti gl’ interpreti antichi e moderni, crcdesi, che
imi! v* imiilccassero. • . .. .
morire .n.t. n sono
che < n ., n .i..ihuiairiini
.
della
d sua tribù, . .
’el^uorchcluW^i
vcrs 8. /; il pagello , che Infieriva.:: cessò. ce«». DI Di qui vetfMi, che
.
Idolatria TSSJSPiiTJK
..
v era, ?
versi
u .•—in —in. iwrémnn u» fio il llaifp.llo mandato da Dio. . ..
dici i
.
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. , . : ,:,
1
Veri. 14. 15. l'uomo Israelita , che fu ucciso cc. L descritta la condizione dell’ Ebreo e della Madia-
nitide. perrliò si veda sempre piti la grandezza «teli’ azione di rhlnccs, Il auale non ebbe riguardo a per-
sone «li tanta nobiltà. s«-l capo asti. sur è «lello uno de’chupie principi de’ Madianiti.
\ers. 17. Fate che i I la, tinniti er. no» risparmia Moabiti, benché rei almeno egualmente che Ma- 1 i
dianiti. afa per riguardo a Lol da cui erano derivali, aia |>er riguardo a Rulli, da coi tlovea discendere
.
5.
il Cristo, cap. xxxi. 2. f
Capo licntcoimoocoto .
Has scena degl’ Israeliti di ciascuna tribù atti alla guerra i quali sono per entrare nella terra ,
Damimis ,mI Moyseti et Elc.uaruiu Qlium Aaron , re a e ud Eleazaro figliuolo di A rotine , som-
Mosé
«accrdt tieni : Ino Sacerdote:
2. •
Numerate omnem sumtnam flliorunt Israol 2. Fate il norero de’ figliuoli d’ Israele da’ venti
a anni» et sopra , pcrdoinos et rognationcs
vigilili anni in su di tulli quelli j che sono ani alle armi,
,
miu, cunclos, qui ‘possimi ad bolla procedere. secondo le loro case c famiglie.
• Sup. 1. 2. 3.
Fair U novero ec. Questo è il terzo censo del popolo, e fu fatto Tanno quarantesimo, quando
Ver*. 3.
gliKbrri'stavano per entrare nella terra promessa, allineili' la terra stessa si poteste «livnlere prop«»m<.»-
natamcnlc al numero degli uomini, onde era composta eiavuna tribù e nello stesso tempo si veniva a :
sapere il numero degli uomini alti alla guerra, de «piali poteva farsi capitale per conquistar il paese, i.a
guerra durò selle anni, c il comandante fu r.tosuè.
Ver». 12 e 14. Figliuoli di Simeon .. venti due mila dii genio Nel secondo censo, \nm. I., la tribù di
. .
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. . . . .. . . ,
, :
Pomeri t A P. X X V I 503
lt>. Orni, Db hoc familia Oznitaruni: iter , ab 16. Oztii A dal quale la famiglia digli Ornili:
hoc familia lleriUirum: Ber j da cui la famiglia degli Meriti :
17. Amd , ab hoc familia Annidarmi! Ariel ab : 17. Arod
da culla famiglia degli roditi : A-
. A
familia Arielltarifiu:
lioc' riel , da cui
la famiglia degli Aneliti :
18. islae sunt fainiiiac r.nd , quarum oiohis nu- 18. Queste sono le famiglie di Coti* nelle quali
merus fuit quadraginla milita quingenli. furono in tutto quarantanùta cinquecento.
li). * Kilii Inda Her el Onan, qui ambo mortui 19. Figliuoli di Giuda Her ed Onan , i quali
t»unt in terra rltanann * Gen. 58. 3. 4. morirono ambedue nella terra di Chanaan.
.
20. Focninlque filii Inda per COgnotioncs silos: Altri figliuoli di Giuda secondo le loro fa-
Seia , a quo familia Selaitarum Pliares , a quo : miglie furono : Seta* da cui la famiglia de’ Sviniti:
familia Pharcsilarum Zare, a quo familia Zareita- : l’ilare* » da cui la famiglia der Phar esili : 'tare,
rum. da cui la f tvnigifa de' Zar citi.
21. Porro filii Phares: llesron, a quo familia 21. Figliuoli di PtiareSj Hcsrtm , da cui la fa-
Hcsronllarum: et fiatimi, a quo familia Haroulita- miglia degli Hesr uniti : e Hamui , da cui la fami-
rum glia degli J/amulitU
22. Islae sunt familiac Inda, quarum omnisnu- 22. Queste sono le famiglie di Giuda , nelle
menis fuit scpiuaginta sex millia quingenli . v quali furono in tulio settantasei mila cinquecento
uomini.
23. Filii Issadotr per cognationes suas : Thola 23. Figliuoli d’ Issachar secondo le loro famiglie :
a quo familia Tholailaruni l’Ima , a quo familia : Thola y da cui la famiglia dei Tolaiti : / litui j da
Phuaitanim : cui la famiglia de* Phualli:
24. lastib a quo familia lasubitarum Semran
. : 24. /asub , da cui la famiglia de ’ /asubiti : Sem-
a quo familia Semra ni tarimi ran , da ani la famiglia de’ Semraniti.
25. Hae sunt cognationes Issachar , quarum nu- 25. Queste sono le famiglie d' Jssachar , nelle
merus fuit sexaglnta qualuor millia trecenti quali furono numero settan inguai Irò mila e tre-
cento uomini.
26. Filii Zàbulon per Cognationes suas : Sarcd.a 96. Figliuoli di Zabulon , secondo le loro fami-
quo familia Sareditarum Finn , a quo familia : glie : Sared y da cui la famiglia de’ Sar edili : Flou,
Klonttaruin: laici, a quo familia lalclilarum: da cui la famiglia degli Kloniti : laici j da cui la
famiglia de’ làleliti :
27. Fine sunl cognationes zabulon , quarum nu- 27. Queste sono le famiglie di Zabulon , nelle
merila fuit sexaginta millia quingenli quali furono numero settanta mila cinquecento uo-
mini.
28. Filli loscph per cognationes suas : Manasse 28. Figliunii di Joseph secondo te toro famiglie
et Ephraim . Manasse fd Ephraim.
2!>. I>e Manasse ortus est Mach ir , a quo fami- 20. Di Manasse nacque Machir j da cui la fa-
lia Machirìlanim .
• Machir genuit (;aiaad ,
a quo miglia de* MachirUL Machir generò Gulaadj da
* Jos. 17. 1. 33.
familia <;ala:uiitarum . cui la famiglia de ’ GalaadUi.
30. Galaad iiabnit filios Iczcr, a quo familia 30. Figliuoli di Galaad furono lezer’j da cui la
Jezerilarum : et Hclec, a quo familia Hclccitaruin : famiglia de* Ineriti : ed Hclec > da cui la famiglia
30.
degh //eleviti:
31. Et Astici . a quo familia Asriclilaruin ctSc- : 31. E Astici , da cui in famiglia degii Asrieliii
chem, a quo familia Secliemltarum : e Sechem , da cui la famigha de Scchcinili : ’
rtini uuinerus fuit (righila duo millia quingenli. phraim nelle quali furono numero trentadue mila
cinquecento uomini.
38. Isti sunt filii loscnh per fnmilias suas . Filii 38. Questi sono i figliuoli di Ghìneppe , distinti
Heniamiri in cognntionihus sui*: Bela , a quo fa- nelle loro famiglie. Figliuoli di Heniamin secondo
milia Belailanmi : Asbel, a quo familia AsheJita- le loro famiglie : Itela, da cui la famiglia de’ //ca-
ruin: Ahiram, a quo familia AhiraniUarum : liti: Asbel , da cui la famiglia degli sbeliti: Ahi- A
ram , da cui la famiglia degli Ahiranuli :
30. Supham
a quo familia Suphamitarum :
,
30. Supbam , da cui la famiglia de ’ Suphamiti :
Hiipham . a quo familia flnphaniUaruni Iluphnm , da cui la famigha degli Hiqiliumlii.
40. Filii Bela: llctvri et WoeoMil. I)C llcrcd, 40. Figliuoli di Bela: Her ed e ISoematl. Da
familia HerediUirum : de ftoeman , familia Noetna- J/ered Iti famiglia degli Her editi da .\ unitati In :
Simcnn contava, cinquanta nove mila e irerento uomini d»*»cntl anni insti, eli uomini di simeon avendo
i*iu U’ altra Irrhù oire.so il Signore col lasciarti sedurre dalle liglie di Madian perirono perciò in gran nu-
mero |h:I flagello mandato da Dio contro i fornicatori
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. . . .. . . ,. ,
quattrocento uomini.
48. Filli Neplithali per cogoalioncs suas : leste}, 48. Figliuoli di JSeptUliali secondo le toro fami-
a quo familia Jcsiciitarum : Guni , a quo familia glie : lesici, da ad la famiglia de' lesiciili : ti uni,
r.unitarum : da cui la famiglia de’ Guniti:
49. laser , a quo familia laseri lanini : Sellem a 49. leser , da cui la famiglia deill Jcscrili: Sel-
quo familia sellemUanun : lali , da cui la famiglia de ' SeUemitì :
50. tue sunt cogoalioncs fìliorum Neplithali per 30. Quest I sono i discendimi di ìXcphlhaU se-
familias suas: quorum numcrus , quadraginla qum- condo le loro famiglie , nelle quali furono qua-
que millia quadringenli rantacinqueinila quattrocento uomini.
51. lsla Osi Mimma Qliorum Israel, qui recen- 51. La somma de’ figliuoli d’ Israele , che fur un
siti sunf, sexccnla m
lillà et mille scptingenll tri- noverati eli ’ è questa : seccato un mila e settecen-
giula. to trenta.
52. I.ocut usquo est Dominus ad Moysen, dicci is: 52. E
il Siipiorc parlò a Mosi, e disse:
obtulUsenl igueiii alienimi coralli Domino. vlfersero fuoco straniero dinanzi al Signore.
• Lev. 10. 1. Sup. 3. 4.
;
I. Par. 24. 2.
62. Fueruntque omnes, qui numerati mini, vi- ftì. E
tutti quelli , che furono contali , fecero il
ginli (ria millia generis masculini ab uno mense numero di ventitré inda maschi da un mese in su:
et suora quia non sunt recensiti inter fìtios Israel
: perocché questi non furono messi ni nota Ira’ fi-
lice cis rum ccteris data posscssio est. gliuoli d’ Israele , né fu data loro possessione al-
cuna come agli altri.
63. Hic est numcrus fìliorum Israel t qui dcscripti 63. Questo 6 il minierò de’ figliuoli d’ Israele de-
suiti a Moysc el Kleazaro Sacerdote in campcslri- scritti da Mosétda Eleazaro Sacerdote nella pianu-
bus Mnnb stipi i I<ii«I:iiiCiii conlra lerirho : ra di Moab lungo il Giordano dirhnpctto a Gerico:
64. • Inlcr quos nullui full corum , qui ante nu- 64. Tra’ guai! non vi fu nlssimo di quelli , che
suiti a Moysc el Aarou in deserto Sinai
merali erano stali prima noverali da Mosé e da Aronne
• 1. Cor . 10. 5.
nel deserto del Sinal.
65. • Praedlxer.il cairn Dominus, quod omnes 63, Perocché, il Signore ove0 predetto , che sa-
moraroDlur in solitudine. Nulltisque remnnsit ex rebbono tutti morti nella sotUudhic. non ne ri- E
cis. nisi Caleb lìlius lepltono el losue filius Non. mase iitssuno , eccettualo Catch figliuolo di Jephu-
* Sup. 14. 23. 24.
nc e Giosuè figliuolo di A'iui.
ver». ». in tat guisa perù , che ta terra sarà divisa a sorte. Dovcano farsi «lodici |K>rzlonl del paese,
porzioni eguali tra di loro, calcolata r estensione c il valore delle terre, ina tribù dopo l’altra tiravano
a sorte c avevano ognuna la loro |*orzione ; questa porzione di poi doveva o dilatarsi o restringersi se- .
condo il in.-igtriore , o minor numero delle persone, rbc erano nella tribù.
Ver*. 64. Sun vi fu /usuino di quelli , che erano stati prima noverali ee. Questo popolo (come dice
origene Imm .21. in Mini.) di circoncisi , di mormoratori di ribelli non va oltre i confuti delia terra di .
promissione : un nuovo popolo d‘ l nelreo neiri popolo più obbediente e più fedele de* padri suoi entra
,
felicemente nella terra stessa non sotto la condotta di Mosè doloro della legge ma scilo un Gesù fi- .
gura de ! salvator nostro , per grazia di cui siamo introdotti nella temi d> vivi e ottrnghiamo r eredito •
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I. Accessenint • autem flliae Salphaad Olii nenher I. Allora andarono te figliuole di Salphaud
5. (fi-
niii Galaad filii Machir filli Marnile, qui full filius gliuolo Ut Hephcr figliuolo di Galaad figliuolo di
loscph: quartini sunt nomina Maaia et Noa*et Machir figliuolo di .) fonasse , il quale fu figliuolo
Hegla et Meleto et Thersa : di Giuseppe): i nomi dille quali erano Manta e
* Supr. 96. 39. 33. loft. 36. 1 Jos. 17. I. Aon ed Hegla e Mfichu e Tnersa :
Stctcruntquc corara Moyse et Eleazaro Sacer- 9. E
presentarono a Mosè e ad Eleazaro som-
si
dote
3.
et cunetta prtodpibui populi ad ostinili Uk mo Sacerdote e a liuti i principi • del popolo di-
bemacull foederu , alque dixcruul : nanzi alla porta del tabernacolo dell’ alleanza e
,
dissero :
Nun , viruin , in quo est spirila», et pone ma- gliuolo di fiuti . nei quale sta il (mio) spirilo , e
num tuam saper eum, • Deul. 3. 91. poni sopra di lui la tua mano .
19. Qui slaliit corain Eleazaro sacerdote et crani 19. Alta presenza di Eleazaro sommo Sacerdote
raultitudìnc : c di tutta la moltitudine :
90. Et dabis ei praecepla cunclis videntibus et 90. E
gli durai i tuoi precetti pubblicamente e
partem gloriae tuae, ut audial eum omois Synn- uiut parte di tua autorità , affinché tutta la Sina-
l
go«a fllioram Israel goga de’ figliuoli d’Israele l obbedisca.
91. Pro hoc, si quidagcndum crii, E lenza r sa- 91. Per lui Eleazaro Sacerdote consulterà il St-
Vcrs. mori net suo peccato. Rei peccato, che fu comune a lui e a tutto il popolo; cioè a dire di
3. Si
aver mormorato contro Dio e contro Mosè al ritorno degli esploratori.
Per guai ragione il suo nome è tolto aita sua famiglia T si vede da questo luogo, ebe prèsso gli ebrei,
essendovi un maschio nella famiglia, questi era l’erede universale, talmente che ir Agile non avean ve-
nula parte: e questo, perchè solo maschi danno nome alle famiglie e le dtsllngnono e le conservano:
I
Dio volle, che somma cura si avesse nel popolo suo delia conservazione c distinzione delle famiglie, e
ciò principalmente per riguardo al Cristo, e affinché potesse aversi sempre in inano la prova dell'essere
lui nato dalla tribù di Giuda secondo la profezia di Giacobbe, Gcn. un. 10.
Queste Agile di Salphaad domandano di avere la potzionu del padre «-olla quale a vrebbon potuto tro- .
vare alcuno, che sposandole volesse far rivivere ll nome c la famiglia del padre.
ver». 18. Poni sopra dì lui ia tua mano . ee. consacrandolo con tal cerimonia al servigio mio, come
capo e condo! tier del mio popolo.
veri SI Secondo la parola di luì ec secondo la risposta, che Eleazaro avrà dal signore. Giosuè an
Col. I 39
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. . . : . ,
derà, n starà . intraprenderà una cosa.o non la intraprenderà e lo stesso farà tutto il popolo, rispettando
netta parola del rontcllec l'ordine e la volontà di Dio. sotto
9. Eleazaro e Giosuè fu distìnta la potestà del
sacerdozio dalla potestà del principato, le quali erano riunite in Mosè, lasciata a' pontefici l'autontà di
dirigere i consigli de’ Principi ;.non dovendo questi far cosa di moineuto senza consultarli.
Capo bentesimottaoa
Sacrifizi di ogni storno t del settimo giorno e dette ra/ende e dette due solennità itegli
azzimi e dette settimane.
simi offerte -per tempora sua zioni e t pani e /’ incenso rii soavissimo odore.
5. Haec suiil «acrtOcia , quae offerre debette: 3. I sacrifizi, che voi dovete offerire , soli que-
• Agno* anniculos inunaculatos duo* quotidie in sti: Due agnelli dell’anno immacolati oqtu giorno
holocaustum semniternum : " Ex od. 29. 38. in olocausto sempiterno.
4. Unum offeretìs mane et alterimi ad vespertini : 4. I\'e offerirete uno la mallina e un altro la
sera :
5. Decimato parletn ephi simllae , quae conspcr- 5. E ima decima parte dì un ephi di fior di fa-
sa sii oleo purissimo et habeat quartam partem rina aspersa di purissimo olio per una quarta par-
hin: te di un hin :
ti. Holocaustum luge est ? quod oblultetis in tì. Egli é l’ olocausto perpetuo
, che voi offeriste
monte sinai in odo rem suaviasiraum incensi Do- presso il monte Sinai , ablrruciatncnio di odor soa-
mini : vissimo al Signore:
7. F.t libabilis vini quartam partem hin per I. E a ciascun agnello farete libagione di vóto
agno* singulos in Sunctuario Domini per una quarta parte di un hin nei Santuario del
Signore.
8. Allcrumque agnum similiter offeretìs ad ve- 8. Eun altro agnello offerirete parimente la se-
spcram iuxla omnem rilttm sacriflcii matutini et ra con lutti i riti del sacrifizio della mattina e col-
libaracntoruin cius , oblalioncm suav issimi odoris le sue libagioni
, oblazione di odor soavissimo al
Domino. Signore.
9. • Die attieni sabba li offerette duo* agno* an- 9. Nel giorno di sabato offerirete due agnelli dcl-
niculos Immaculalos et duas decima» simllae oleo l’ anno ómnacolali e due decimi di fior di farina
conspersae in sacrìiicio et liba , • Matth. 12. 5. aspersa d'olio pel sacrifizio e le libagioni,
10. Quae rile ftinduntur per siogula sabbata in 10. Le quali secondo il rito si versano ogni dì
holocaustum sempiternimi. sopra I’ olocausto perpetuo.
11. In calendis autem offeretìs holocaustum Do- II. Nelle colemie mi offerirete in olocausto al
mino vilulos de armento duos, arìetem unum, Signore due vitelli ai branco , un aride e scile a -
agno* anniculos seplcin immaculalos. Quelli deli ’ anno senza macchia.
12. F.t tres decima* similae oleo conspersae In 12. E
tre decimi di fior di farina aspersa d’ o-
sacriOcio per singulos vitulos: et duas dccimas si- lio pel sacrifizio ad ogni vitello , e due decimi di
milae oleo conspersae per singulos ariete* fior di farina aspersa d' olio ad ogni ariete:
13. Et decìmam decimae similae ex oleo in sa- 13. E
la decano parte di una decima di fior di
cri Odo per agno* singulos: holocaustum suavissi- farina aspersa tf olio pel sacrifizio ad ogni agnel-
tni odoris atque incensi est Domino. lo : olocausto è questo di odore e di abbruciamctt-
lo soavissimo al Signore.
14. Libamenta autem vini , quae. per sìngulas 14. Le libagioni poi del vino , che debbon farsi
fundenda sunl vidima», tela crunt: media pars hin sopra ciascuna vittima, saran queste: la meta di
l>er singulos vitulos , tertia per arielem , quarta «il hin ad ogni vitello , un terzo per un aride, un
per agnum: hoc crii holocaustum per omnes men- quarto per un agnello : questo sarà f olocausto di
se* , qui sibi anno vertente succedimi. lutti i mesi, clic vengono l’ un dietro all’altro net
giro dell ' armo.
yen. 3. I tdcriflzj , che coi dovete offerire, son questi. Credevi, ebe questi ordini fossero dati a M<vsc
dal Signore poco avanti la morte dello stesso Mose. Il Signore ripete allesso quello che era stalo già .
altre volte stabilito riguardo a’ sacrifizi da offerirsi, allineile la nuova intimazione di questi ordini sia
come il testamento di Mòsè; e questi restino meglio impressi nel cuore degl’israeliti vicini ad entrare
nella terra di chanaan, dove avrebbe» potuto con maggior esattezza osservare tutto quello, ebeera pre-
scritto pel culto di nto.
Vcrs. 8. Egli è t' olocausto perpetuo , che voi offeriste pretto il monte Sinai. Da queste parole nc in-
feriscono alcuni, ebe pc’treutott’ anni seguenti nel deserto fosse stato intermesso il sacrifizio perpetuo,
lo per me non .so qm
veder altro, se non che sul sina fu istituito e cominciò ad offerirsi lo stesso sacri-
telo, e non so come possa inferirsene, rh’el fosse poi trascurato si lungamente.
Vcrs. 7. Nei Santuario del Signore, dell’atrio sull’altare degli olocausti.
vera. 9. Nel giorno di Sabato . due agnelli ec. oltre quello del sacrifizio perpetuo, che si offeriva
. .
prima «Fogni altro, offerì valisi la mattina del sabato due altri agnelli.
Vera. 11. Selle colende poi ec. Sono prescritti l sacrifizj per le estende, o sia noviluni , ovvero neo-
,
menie. de* quali non si era liuora parlalo, delle calendc non era proibito «li lavorare; nondimeno si vede
da varj luoghi della scrittura, che molti se ne astenevano per divozione. Alcuni dicono, che il comin-
ciamcnto della nuova luna si annunziasse a suono di tromba.
ver*. 13. La decima parie di una decima, t'n assaron. che è te decima parte di un epbi.ll qual eph»
«ra te decima parte del coro ,
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15. ìtlrcus quoque offeretur Domino Pro pec- 13. Si offerirà anche un capro at Signore per
cali* io holocausluin seinpiiernui» curo libameutis i peccali in olocausto sempiterno colle site Uba
-Uni
gtom
•uis .
16. * Mense aulem primo quartadccima die 16. Ilprimo mese a' quattordici del mese sarà
mensis, Ptusc Domini crii, la Pasqua del Signore,
• Exod. 12. 18. Lcvlt. 23. 3.
11. El quintadecima die solcmnilas: scptein dle- 11. E a’ quindici la solennità: per sene giorni
bus vesccnlur azymis mungeranno gli azzimi.
18. Quarum die» prima venerabili» cl sancta 18. De’ quali giorni il primo sarà venerabile e
crii: omne opus aerato non hdetii in ea: santo : in questo non farete ni ssurf opera servile j
19. E offerirete al Signore in abbruci amento di
j
19. offerclisque incensimi holocausluin Domino
vilulos de arroeolo duo» , arielcm unum , agno» olocausto due vitelli di branco , un ariete , selle a-
anniculos iinmaculalos scptein gnelli detf anno immacolati :
:
I
20. El sacrifichi singuloruin c\ simila . quac 20. E
ad ognuno di essi V oblazione di fior di fa-
conspersa all oleo, ire» dccimas per singuìos vi- ritta aspersa d’ olio , tre decimi per ogni vitello e
lulos et (liuis (lecimas per arielcm. due dicimi peli’ ariete.
21. Et decimali! decimae per agnos singuìos, 21. E un decimo di decimo ad ogni agnello, va-
idesl per seplem agno». le a dire per ciascheduno del sette agnelli.
22. El hircum prò peccalo unum , ut cxpielur 22. E
un capro per lo peccalo , affinché senta
prò vobis ,
per voi di espiazione
23. Praeler holocausluin matulinum, quod sem- 23. Oltre I olocausto 'del mattino , che voi sem-
por olTcrrtis. pre offerirete.
sìngulos die» seplem dienim 24. Cosi farete in ognuno di gue* sette giorni in
21. Ila faciells per
24.
in loiiiUeni igni» el in odorefn suavissiiniim Do- abitu ino del fuoco e in odor soavissimo al Signo-
mino . qui surgel de holocausto el de iibalioni- re , il qual odore svaporerà dati 1 olocausto e dalle
b -
in gu forum. libagioni d’ ogni vittima.
23. Dics quoque septimus celeberriinus cl san- 23. Il settimo giorno ancora sarà per voi cele-
rius crii vobis : omne opus servile non faciells berrimo e santo : e non farete in esso opera al-
in eo •
cuna servite.
edam primllivonim , quando olTerelis
26. Die* 26. Parimente il giorno delle primizie , quando,
nova» Iruges Domino, expletis hel>doinadibns, ve- compiute le ( sette ) settimane , offerirete i nuovi
nerabili* el sancta crii omne opus servile non : frulli della terra al Signore , sarà venerabile e
facielis in co. santo , e in esso non farete aleuti* opera servile.
OlTerelisqne holoenusttim in odorem suavis- 21. E
offerirete in olocausto di odor soavissimo
siiiium Domino vilulos de annenlo dnos, arielcm al Signore due vitelli di branco j un ariete e sette
unum cl agno» mulinilo» immani!. ilo» seplem : agnelli dell’anno immacolati:
1.
28. Alque in sacri flclis conini , similae
lilae oleo 28. E
colla oblazione di questi offerirete tre de-
coospersac ircs docitnas per singuìos vilulos; per cimi di fior di farina aspersa d’ oUo per ogni ci-
arieles duas ; tello : due decimi per ogni arietej
29. Per agno» decimalo dccimac , qui simul sunl 29. Per ogni agnello la decima di una decima,
agni seplem : hircum quoque vale a dire per ciascuno de’ selle agnelli: offerite-
le anche un capro
30. Qui mactatur prò exnialionc , praeler holo- 30. Il quale sarà immolato per la espiazione, ol-
causlum scrapilernum el lilw eiu*. ire I ’ olocausto perpetuo e le sue libagioni.
31. immacolata offerclis omnia cum libationihus 31. Tulle queste vittime , che offerirete colle lo-
suis .
ro libagioni , saranno senza macchia.
ven. 23. Oltre V olocausto del mattino. B Olire quello ancor della sera, il quale non sì tralasciar»
giammai: ma si parla di quello del inatimo, perchè di questo polca nascer dubbio se potesse lasciarsi ,
attesi gli altri sacrllbd. _ ... . . , .
vers. 57. Due vitelli di branco, notifi che nel Levitico xxm. 18., dove si dice Offerirete co’ pani un
.
vitello di branco , ciò V Intende del sacrifizio che andava unito all’offerta delle primizie; qui poi del
,
Capo beniesunonono
Solennità del mete settimo e quel che in esse debba offerirsi. Queste sono , la solennità dette
trombe dell ‘espiazione e de tabernacoli , le guati negli otto giorni hanno varie oblazioni.
,
‘
Mensi» cliam scplimi prima dics venerabili* 1. Il primo di del settimo mese sarà ancor ve-
ri sancta crii vobis : omne opus servile non fa- nerabile per voi e santo : in esso non farete ope-
*
cielis in ea; quia dics clangori* est et lulurum. ra ulcuna servile ; perocché egli è il giorno de
suoni e delle trombe
2. oflerolisque holocaustum in odorem suavis- 2. E
offerirete in olocausto di odor soaiisslmo
Rimimi Domino , vilulum de armento unum, arie- al Slqtiorc un vitello di branco , un ariete c sette
lem uuuro el agnos anniculos immaculatos sep- agnelli dell* aiuto immacolati r
tem :
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• r 6. Zw
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90. Die lerlio offerelis vilulos undecim, ariete* 31). Il terzo giorno offerirete undici vitelli , due
duos , aguos anniculos immacolato» qualuorde- arieti , quattordici agnelli dotP anno unta inoc-
eim: chia :
Sacrifiriaquc et libamina singulonim per vi- 21. E
le oblazioni di farina e le libagioni od
lulos et .indo et agno» rilc ceiebrabitis: ogni vitello , ariete ed agnello secondo il rito :
33. Et liircum nro peccato absque liolocausto 22. E un
capro per lo peccato, oltre l'olocau-
sempiterno, sacrifirioquc et libammo eius. sto perpetuo e f oblazione di farina e le libagioni.
23. Die quarto ofierrlis vilulos direni ariclcs . 23. Il quarto giorno offerirete dieci vitelli , due
duos , agnos anniculos immaculalos quatuorde- arieti , quattordici agnelli dell * anno senza mac-
cim: chia :
94. Sacrifiriaquc et libamina singulonim per vl- 24. E le oblazioni di farina e libagioni ad ogni
fulos et ariete» et agnos lite ceiebrabitis : vitello , ariete e agnello secondo II rito :
33. Et hircum prò peccato absque liolocausto 23. E
mi capro iter lo peccalo , oltre l' olocau-
sempiterno, sacrificioque eius et libatninc. sto perpetuo e la sua oblazione di forimi e le li-
bagioni .
26.Die quinto ofTcrclis vilulos novem , nrietcs 26. il quinto giorno offerirete nove vitelli , due
duos, agnos annidilo» immaculalos quatuordecim: arieti, quattordici agnelli dell* aiuto sana mac-
chia :
27. Sacrificiaquc et libamina singulonim per vi- 27. E
le oblazioni di farina e le libagioni per
lulos et ariete» et agno* rite ceiebrabitis : ogni vitello , ariete ed agnello secondo II rito :
28. Et liircum prò peccato absque holocausto 28. E
un capro per lo peccato , oltre l’olocau-
sempiterno , sacrificioque eius et llbamine . sto perpetuo colla sua oblazione di forma e le li-
bagioni
29. nié sexio offeretis vilulos oclo, ariete» duos, 39. Il sesto giorno offeritele olio vitelli , due
agnos anniculos immaculalos quatuordecin» : arieti , quattordici agnelli dell’ anno sana mac-
chia:
30. Sacrifiriaquc et libamina singulonim per vi- 30. E le oblazioni di farina e le libagioni per
tulo», et arietes et agno» rito ceiebrabitis : ogni vitello , ariete e agnello secondo il rito :
31. Et hircuin prò peccalo absque liolocausto 31. E un capro per ìo peccato , oltre /’ olocau-
sempiterno, sacritieloquc eius et libarainc. sto perpetuo colla sua oblazione di farina e le li-
bagioni
32. Die septimo ofTeretis vilulos
seplem et nrietcs 33. Il settimo giorno offerirete selle vitelli e due
duo», agnos anniculos immaculalos quatuordecim: arieti e quattordici agnelli dell'anno senza mac-
chia :
33. tacrìficiaque et libamina singulonim per vi- 33. E le oblazioni di farina e le libagioni per
lulos et ariclcs et agnos rite ceiebrabitis : ogni vitello, ariete cd agnello secondo li rito
ver». 7. Similmente il decimo giorno cc. vedi cap. xvi. , e cap. «in. del Ledi,
Ver». II. Oltre quelle cote , ette sogliono offerirti in espiazione per lo debito Senza l sacri fi*) de-
sentii nel Levi», aiv. S. &. eie.
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:
.
38. Et liircum prò peccato absque liolocausto 38. E un capro per lo peccato, oltre l’olocau-
sempiterno , sacriticioque eius et libammo . sto perpetuo colle sue oblazioni e libagioni .
39. Haec oflerelis Domino in solcuioilalibus ve- 39. Queste sono le cose , che offerirete al Signo-
slris, p rader vota et oblaiioncs spontanea! in holo- re nelle vostre solennità , oltre i voti e le oblazio-
causto in sacrificio , in libamine et in hostiis pa- ni spontanee di olocausti , sacrifizi , libagioni e
,
rificis ostie pacifiche
ver». 36. l'ottavo giorno, che è il più celebre. Lealtre fette duravano solamente sette giorni}
questa
ne durava olio, e l’ottavo giorno era II più solenne de* giorni dell’ottava, ma pero men solenne dei
primo ed era giorno di colletta o sia di adunanza.
. .
Capo trentesimo
Del voto e del giuramento degli uomini, e quando fieno rati , o inutili
<
voli delle fanciulle e delie mogli.
2. Et loculus est ad principi» tribuni» flliorum 2. E disse a’ principi delle tribù de’ figliuoli d’I-
Israel: Die est .senno . quetn praecepit Domimi»: sraele :
comandamento
Quello é dolo dal Signore
3. si quis viroruni votum Domino .voverit , aut Se un uomo fa un voto al Signore , o si ob-
3. .
se eonstrinveril (tiramento, non facid irritimi bliga con giuramento, non violerà la sua parola
verbuin suoni; set! omnc quoti promisi! implcbit. ma adempirà tutto quello , che ha promesso .
obnoxia lencbltur sponsioni , co quod coulradl.xe- lei xaramio nudi : e non sarà tenuta a fare quel
7. Si maritimi habtieril et voverit aliquid, et 1. Se ha marito colei , che ha fatto qualche vo-
semel de ore eius verbum egrediens animai» eius to, e se mediante le parole da lei proferite ha im-
obligaveril iuramento :
pegnata V anima sua In un giuramento :
8. Quo die audierit vir et non contradixcril 8. Subito che il manto ne sarà stato Inteso r
non si sarà opposto , ella sarà obbligala all adem-
f
ohslrimeral animai» suam , propilius erti ci Do- parola , con cui si era obbligala , Il Signore le
mimi*. • perdonerà .
10. vidua et repudiata quidquid voverinl, red- 10. La vedova e la repudiata adempiranno i lor
voli , qual inique el sleno .
dent
uxor in domo viri cuoi se voto ronslnnxe- 11. La moglie . che sta in casa del marito , se
11.
iuramento si obbliga con voto e con giuramento ,
rit el
contradixc- 12. Se il marito lo sa e tace , ni si oppone alla
, noe
12. SÌ audierit vir et tacuerit
rit sponsioni, mitici quodcuiuque promiscrat.
sua promessa, farà tulio quel che ha promesso.
13. Ma se egli subito contraddice , non sarà te-
13 Sin autem cxlemplo contradixcril , non lo-
.
ver* 4. Essendo et/a netta casa del padre e in età ancor fanciullesca.
stessa regola seconcto gli
nella casa patem . I
U
Ebrei era po’ figliuoli di tenera eia e anche per le figlie piu grandi v q|pabl tjUM£0
padre se voleva opporsi al voto non ave* piu -d’ -
un- -giorno «jI tempo
Ver*. 7. Se ha riardo
Ver». »• se è premessa leiMMjgjtt 6]» *P
marito colei, ec. 8’ intende *Jg*
JJgjj 11 di lei voto
, .
tutt’ora nella casa del padre Anche In questo caso lo «poso c non il padre
i
può Irritare
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. . , . -,
Ver*. 16. Porterà egli /' iniquità di tei. Se alcuna colpa vi sari neU'oinettere l’ adempimento del voto,
questa poserà non sopra la donna, ma anpra il marito.
5.
Capo fttfntceitnopntno
Trucidati i Madianiti per ordine di Dio , sono salvate le tote vergini, le spoglie sono divise
i combattenti e la plebe. Sono date ai sacerdoti .e a Levili le primizie.
f
egualmente tra Si ren-
doni » grazie e doni a Dio , perchè russano de' Giudei è perito.
•
Stalìmque Moyscs » Annate , inquit, ex vt>- 3. E
Mosi subito disse : SI mettano all’ ordine
bis viro* ad pugnai» , qui possint ultioncm Domi- per combattere un numero di vostra gente , che
ni cx|>elerc
.
de Madianiti»: • Sup. 25. 17, possano esercitar la vendetta dei Signore sopra
de’ Mudiuni ti :
4. Mille viri de singulis tribubus eligantur ex Si scelgano mille uomftti da ogni tribù d’ Israe-
4.
Israel, uni iniltanlur ad bcllum. le , che si s/Kdiscano a questa guerra .
5. Dcucruntque millenos do singulis tribubus , 5. E
furono eletti mille di ogni tribù, dot do-
id est, duodeeun millia e \ podito rum ad pugnai n: dici mila uomini annali di tutto punto:
6. yuos m
bit Movses rum Pliinccs Olio Elcaza- 6. I quali Mosi spedi con Phtneex figliuolo di
rl Sacerdoti»; vaia* quoque sancta et tuba» ad Eleazaro sommo Sacerdote j e diede a lui anche
clangendum tradidit et i le trombe per suonare .
vasi santi e
7. uumque pugnas&cnt con tra Madiaoilas atquc 7 E
amido attaccata la mischia co' Madianiti
vicisscnt, uinncs mare» occideruot, e avendogli vinti * uccisero tutti i maschi,
8. * El rege* eorum, Evi el ReOMI et Sur et 8. E
i loro re. Evi e Becem c Sur e Hur e
Hur el Robe quinuiie principe» genti» : Balaam
,
Bebé,
15. cinque prìncipi di quella nazione : ucciselo
quoque fllium lieor liilcrfcccrunl gladio. anche JJutuam figliuolo di Bear .
• Jos. 15 . 21 .
9. Ceperuntque niulicrt» eorum et parvulos , 9. E
presero le loro dorme r i fanciulli e tutti
onmiaque pecora et cuuciam supcllcclilcni: quid- i bestiami e tulle le robe loro: tutto quel, che
quid tiaberc poluerant , dcpopuluii sunt : poterono avere fu messo a saccomanno :
10. Tarn urbe», quacn viculos et castella flam- 10. E
furono consumate dalle fiamme le città e
ma consumslL i borghi e i castelli
II. Et (ulcrunt praedam et universa, quae cc- 11. E
tolsero la preda e lutto quello , onde si
pcrant tain ex hominibus, qiiam ex iumcnlis erano impadroniti tanto uomini , come bestie ,
12. Et adduxerunl ad MOVlCDCt Elcazarum Sacer- 12. E
li condussero a Mosè e ad Eleazaro som-
dotem el ad omnetn muli il uditimi fthurum Israel: mo Sacerdote e a tutta la moltitudine de' figliuoli
reliqua aulem uteusilia poi lavorimi ad castra in d’ Israele: le altre robe poi le portarono agli al-
cani|tc»lribu8 Moab iuxla lordanem centra leii- loggiamenti nella pianura di Moab vicino al Gior-
cbo. dano dirinijmiio a Gerico .
13. Egressi soot aulem Moyscs et Elcazar Saccr- E
Mosè ed Eleazaro sommo Sacerdote e
dos et onincs principe» Synagogae in ioccursum lui li i principi della Sinagoga andar un loro all 'in-
conuu extra castra. contro fuma degli alloggiamenti .
da rhincfs contro i prevaricatori delia legge del Signore, gli mento di esser eletto capitano di questa
spedizione coulro i Madianiti, quali avevano perikdamcnle cercalo d’indurre gii Ebrei all'idolatria per
i
mezzo della fornicazione. Non sappiamo, se Giosuè fosse impedito da malattia, o per qual aliro motivò
non si trovasse a questa guerra. / vasi tanti sono l’arca colle tavole della legge co’ Cherubini del propi-
ziatorio la qual arca vile \ a m portare nelle battaglie come un pegno della protezione di Dio e «Iella vittoria
?
..
E * loro re » ec Alcuni vogliono, rhe quesli cinque Regoli fossero tributari del re di Madtan :
aitrU ch’ei fossero eiasebcduno della sua città e del territorio.
A*?*}* Balaam figliuolo di Bear. Cosi egli ebbe fina l metile la mercede dovuta alta sua avarizia e ai-
I empietà dimostrata nello scellerato consiglio dato
a’ Madianiti.
Ver*. 17. c 1 8. Uccidete tutti i maschi anche di lettera età: e scannate le donne ec. Il sesso
, e 1* età
rne suol essere rispettata nelle altre guerre non volle Dio, ebe trovasse pietà in questa
, occasione. Sono
Gc
. , . .. ,, . ,
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-
IO. Et maneto extra cantra scptem diebus. Qui 19. E renate fUora degli alloggiamoti per nelle
•ccideril hominctn , vcl occisum letiferi!, lustra- giorni . Chi avrà ucciso un uomo , o toccalo un
bilur di.- terlio M'piimo • ! . morto , si purificherà il terzone il settimo giorno.
90. Et de «inni pracda , sire vcstimcntum fuc- 90. E
tutta la preda , tieno vesti , Siena vasi , o
ril, si ve vas et aliquid in utensilia prneparatum mobili fatti di pelle , o di pelo di tempra , ovvero
caprarum pclllbus et pili» et tigno , expiabilur.
*tc 29.
91. Elcazar quoque Sacei-dos ad viro» exercitus,
di ms .
si purificherà.
21. ètiche il sommo Sacerdote Eleazaro parlò
qui pugnnvcrant, sic locutus est: Hoc est prae- così a" Maltinti clic erano siali ulta baungUa: Qtle-
ceptum legis • quod mandavi! Domimi* Movsi : sto i V ordine dato dal Signore a Mosi :
,
• Lev. 6. et II. 53, ri 11, 11.
Aurum et argcnlum et aes et lemmi et 92. L’oro e l'argento t il rame e il ferro e il
plumbuin et staonum piombo c lo slagno ,
93. Et ninne ,
quod potest transire per flammas, 93. E tulio quello , che può reggere al fuoco ,
igne purgabilur quidquid autein ignein non po-
: si purificherà col fuoco j quelle cose poi , che non
lest suslineru , aqua expiatiouis sanctificabilur: possono soffrir il fuoco , si santificheranno col
t’acqua di espiazione
24. Et lavabitis vestimenta vostra die septimo 24; E il sellimo dì laverete le vostre vesti j e pu-
39. De asini» trigiula millibus quingcntis, asini 39. De’ traila mila cinquecento asini, asini ses-
sexaginia un usi santun n .
40. De animabus hominum sederini millibus 40. Delle sedecl mila persone furono assegnale
cessero ni in nartem Domini triginla duac animar per la porzione del Signore traitadue persone.
41. Tradidilque Movses numerimi primilianun 41. È
Mosi secondo l’ordine ricevuto diede ad
Domini Eleazaro Sacerdoti , sicut lucrai ei impe- Eleazaro Sacerdote II suo numero delle primizie
ratimi , del Signore ,
42. Ex media parte filiorum Israel , quam sepa- 42. Tòlte da quella metà, che era stata asse-
ravLT.it bis, qui in praelio fueraut: gnata a’ figliuoli iT Israele, che erano stali alla
guerra :
43. De media vero parte , quae conligerat re- 45. E
date altra metà , che era toccata al re-
liquac multiludini . id est . de ovibus trcceuli* stante della moltitudine , vale a dire dalle trecen-
triginla sentali millibus quingentis to trenta selle mila cinquecento pecore ,
44. Et (le bobus triginla se\ millibus 44. E
(tu’ ir cntasel mila buoi,
45. Et de asini* triginla millibus quingcntis, 43. E
da trenta mila cinquecento asini
Et de hominibu» sederini millibus E
da’ sedici nula uomini
47. Tuli! Movses quinquagcsimuiii caput, ei de- 47. Tolse Mosi un capo per ogni cinquanta, e
dit Lcvilis qui Vxcubabant in labemacuio Domi- li diede a Levili , che vegliavano al servigio del
’
49. Nos servi lui rccensuimus nuiucruiu pugna- 49. Noi servi tuoi abbiam contato il numero
torum, quos habuimus sub marni nostra: et uc de* combattenti , che avevam sotto di noi: e non
unus quideui defuit. ne manca tieppur uno .
riserbate le donne vergini di qualunque eli: ed è molto credibile, che queste fossero riconoscibili alla
«miniera del vestire, come si distinguon luti' ora in certi paesi.
ver». 1». Restate ruoti degù alloggiamenti per selle giorni, vedi Rum. xix. If. lf
. . . . , . , . . . . -
Ver». 53. Quello , che ciascuno nel saccomanno area preso , era suo. Le rose manesche (dirò ro*i>
furon
9. lasciate a chi le avea prese, e I soldati se le ritennero; solamente questi capi delta milizia offeri-
rono al Santuario tutto quello, che avevano preso di oro.
5.
Capo Crtntcoimostconòo
A’ figliuoli di Ruben e di Gad e atta mezza tribù di Manasse perchè accano gran copia di be- ,
stiami , è data la lor porzione di la dal Giordano a condizione , che armati vadano innanzi
a’ lor fratelli nella terra promessa.
1 • Filli ButcCTi Ruben et Gad habebant pecora 1. Or i figliuoli di Ruben e di Gad arcano mol-
multa et eral illis in
iumentis infinita substantia. ti bestiami e un cafiitale immenso in giumenti. E
Cumque vidissent lazer et Galaad aptas animali- avendo veduto , come le terre di lazer e di Galaad
bus alendis terra», • Deut. 3. 13. erano atte a nutrir animali ,
Venerunl ad Moysen et ad Eleazarum SaCer- 2. Si presentarono a iMbit e ad Eleazaro som-
doleiu et principe» multiludiuis, atque dlxerunt: mo Sacerdote e a’ principi del popolo , e dissero:
A la rodi et liibon et lazer et Nciura, Deseboo 3. Alaroth e Dibon e Inzer e Saura , Hesetxm
et Eteale et Saban et Ncbo et Beon, ed Elrale e Saban e Nebo e Beon ,
4. Terra, quam percossi t Domimi» In conspcctu 4. Terre che il Signore ha dotimi e per mano
filiorum Israel, regio uberrima est ad postimi ani- de' figliuoli d’ Israele , sono un paese grassissimo
maliuin: et no» servi lui liabemus iumenla plurima: pel pascolo degli animali : e noi tuoi servi aitia-
mo molti bestiami :
5. Precamurque, si invenimu» gratiam coram te, 5. E
li preghiamo che , se abbi am trovato gra-
ut des nobis famuli» tui» eam in possessionero , zia dinanzi a te , tu lo dia a noi tuoi servi per no-
nec facias no» (ransirc lordanem stra /Hixsessione e non ci facci passare il Giordano.
6. Quibug respondlt Movses Nuraquid fralres :
lì. Rispose Must : Ameranno eglino t vostri fres-
vostri ibunt ad pugnam et vos hic sedcbitU? telii a combattete e voi starete qui a sedere ?
7. Cur subvertilis menles fìliorum Israel , ne 7. Per qual motivo disanimale voi i figliuoli
traqsire ai ideati in locum, quein eis dai urus est
t d’Israele a segno , che non abbiati coraggio di an-
Domina» T dare nel paese , rlie il Signore vuol dare ad essi*
8. Monne ita egerunt palre» vostri, quando misi 8. Non fecer eglino altrettanto i padri vostri, allor-
de Cadesbamc ad explorandara terrani? ché io da Cath- sitarne mandai ad esaminare il paese*
9. • Cumque vcnisscnl usque ad valloni Botri 9. Ed eglino essendo arrivati fino alla valle del
lustrata ninni regione , subvertcrunl cor Qliorum Grappolo , girato avendo tutto il paese , disani-
Israel, ut non iulrarent fine», quos eis Domimi» marono i figliuoli d’ Israele , perché non entras-
dedii . • Sup. 13. 24. sero nella terra assegnala loro dal Signore
10. • Qui iratus iuravit , direni : • Sup. 14. 29. 10. Onde irato con essi giurò , e disse:
11. Si videbunt domine» isti, qui ascendermi! 11. Questi uomini usciti dall’ Egitto dalf età di
ex Egypto a vlginli anni» et sopra terroni , quam ,
venti anni in poi , non vedranno la terra promes-
sub iununento pollicitus sum Abraliam Isaac et ,
sa da me con giuramento ad Abramo , ad Isacco
facob: et no Inermi! «equi me, a Giacobbe, perché non hanno voluto seguir me,
li. Praeter Caleb fllium leptione Ceociaeum et 12. Eccetto Caleb figliuolo di Irphone Cenezeo
losue liuti Nun isti implcverunt volunlatcm
ti : e Giosuè figliuolo di Sun: questi lumno adempiu-
meara. ta la mia volontà
13. Iratusque circum- Dominus adversum Israel 13. E
il Signore sdegnalo con Israele lo ha fatto
duxil cum per dcscrtum quadraginta anni» , • do- andar (filando pel di verto guarani’ unni , sino a
nec consumeretur universa generalio , quae fece- tanto che quella generazione , che avea fatto il
ro! mattini in coospectu eius . * Deut. 2. 14. male dinanzi a lui , fosse consunta.
14. Et ecce, inquii, vos surrexislis prò palrìbus 14. E
adesso ( disi* egli ) siete usciti fuora voi
veslris, incrementa et ultimili hominum peccato- in luogo dei padri vostri , rampolli ed allievi di
rum, ut augeretis furo rem Domini contro lsrad. uomini peccatori , ad alliizure il furor del Signo-
re contro Israele.
15. Quod si nolueritls sequi etim , In solitudine 15. Ma
se voi non vorrete seguirlo , egli lasce
populum derellnquet, et vos causa eritis noci» rd il pvfHilo nella solitudine, e voi sarete cagione
omnium dello sterminio di tutti.
16. At UH propc accedente» di x croni: cauta* 16. Ma
quegli fattisi più dappresso dissero : Noi
ovium (abricabimos, unico loruin , par- et stabula i fabbricheremo de’ recinti per le pecore, e dette stal-
voli» quo jue nostri» urbe» munita»: le pe’ giumenti e le città foni ve’ nostri fanciulli:
17. No» autem ipsi armati et aerinoti pergemus 17. Noi poi annali e in ordine onderemo alle
ad praelium ante dlios Israel, doncc introduca- battaglie itmanzi a’ figliuoli d’ Israele, sino a tan-
vers. 12. Caleb figliuolo di Jephone Cenezeo. non può dirsi di certo, donde venisse a Catch questo so-
prannome di Cenezeo forse , egli lo prese da alcuno de' suoi maggiori chiamato Cenez.
. .y* n 6 Fabbricheremo.
- * -
le città forti, vate a dire noi risiaurcremo te citta smantellate: perocché
. .
NUMERI (; A r. XXXII
imi' ma
ad loca suo . Pannili nostri et quidquid 10 che <fh avremo introdotti ne’ luoghi taro. / no-
li.ibcrcposstunus f cnint In urbèbus murati* prò* stri fanciulli e lutti i nostri beni restcrunn» nette
Pier habitaforuiu insidiai citta munite per esser sicuri dalle insidie di que-
gli abihtnil * -
18. Non revertemur In domo» nostra»; inique 18. Xoi non torneremo alte nostre case , sino a -
duna poseidcant Ahi Israel liererfl (aleni Mani: tanto che i figliuoli d‘ Israele si aio al possesso
della laro elettiti:
r\ <fuiii(|iiam «niaertmui (rana IdMinm, 19. E
non cercheremo nulla di là dal Giorda-
•
l
* 1.1 iaui lialx'imis n osi rara j>os.«*ssioiieni in drleit- no j perché abbiamo giù la nostra porzione dalla
tali vius illaidii. parte oro-ulule di esso .
2U. guibns Moyscs Ai( : ‘Si farli is ,
quod p ru- 20. Risposo loro Itoti : Se voi fole quello .ohe
minili*, «-spedili porgile Corani Domino ad |mi- promettete , andate pronti atta pugna ducimi al
gnara : • 7ut. I. 14. Signore:
21. F.t òninis vir l>cllalor armalo? lord.Micmtraus- 21. E
ogni uomo atto alta guerra passi armato
eit , doncc sobvertat Domino* inimico! suo* 11 (Mordano , per sino a tomo che abbia il Signo-
24. .Edificale riso urbes pnrvults vo«lrls el cau- 24. Rifabbricale adunque le ciitù pe' basiti fan-
Ins ei stabula ovibus ac iujncnlis: et quod polHcili ciulli e de* recinti c delle slatti’ peUc pecore c pt'
eslis iinplcle. giumenti : e adempite tu t ‘osimi promessa
25. • Dixcrunlque Gad cl Rulien ad Moysen:
filii 27. E (finsero I figlinoli di Gad c di Ruben a
Servi lui sumus, funerali», quod iubel domino* Mose : 1Voi simno tuoi servi , / arano quello, che
noster. •
/ . t. !.. elcomanda il signor nostro .
26. Parer ulos nostro* el muUcrcs et pecora ac 26 . Limeremo i nostri fanciulli e le donne c i
iumenia reUnquemus io urblbìis Galanti: greggi e giumenti nella clini di Galanti
i
31. Rcspomicrunlque filli Gad cl filii Ruben: ^Si- 31. Risposero < figliuoli di Gad c di Rubai: Co-
tui loc ultra est Domino* servò* suis , ila facimiu*. me lui detto il Signore a* suoi servi, cosi faremo
32. Ipsi armali pergemus coram Domino in ter- 32. -Voi armali onderemo sotto tu condotta del
roni ch inami , et posscs&ioucm iani suscepissc no» Signore netta terra di Clumaun, e confessiamo di
eonlilciuur trans lordai ioni. aver già ricevala la porzione nostra di qua dal
Giordano
33. *
Dedll ilaque Mpvscs filli* Gad cl Ruben 33. Diede adunque Must a ’ figliuoli di Gad e di
el tliiiiidiac tribui Manasse filli Joseph regnimi Ruben e a mezza tribù di Manasse figliuolo di
Selma ivgis Amorrhaei et regnimi ug regi? gasali Giuseppe il regno di Sehon re degli Aut >rrUci e
et lerram cornai cura urbibus suis per circui- ir regno di Og re di Rasau e la terra di essi col-
luin. • Jos. 22. 4. le città all * intorno
34. Igitur exslruxerunl Olii Gad nibon el Ala- 34. / ligi tuoii adunque di Gad fabbricarono Di-
rolli el Aroer. bon e Alar otti c Aroer
35. F.l Klrolli et Soplian el Inzer et legban, 35. Ed Elroth e Soplian c laser e legbau .
36. Et Bcltiifbmra el Dnlliaran urbe» munitas el 36. E lìeth-nemra e Delharan città munite, e
caulas pecoribus suis. parchi pe’ loro bestiami
37. Filii vero Ruben acdiflca veruni Hesebon cl 37. E figliuoli <U Ruben edificarono Hesebon
i
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mio >oì>c. . t •
Èap ®.tfntt0imottrjo . ,
1 Menzione deUe quarantadue mansioni de’ figliuoli d Israele nel deserto. ’ £ ordì- «
nato da Dio , che sieno sterminati I Chananei. %
3. Proferii igilur de Ramesse mense primo, quin- 5. Partirono adunque da Ramesse U primo me-
tadecima die mensis primi , alierà
die Piuise , li- se j ai quindici del mese primo , il giorno dopo’ta
lii Israel in manu cxeeJsa, videntibus cunetta fc- Pasqua i figliuoli d Israele con gran possanza ’
16. Scd et de solitudine • Sinai egressi , venc- 16. Efiorini dal deserto del Sinai giunsero a* se-
runt od 6epulcra concupiscentiae. * Esodi 19. 2. polcri della concupiscenza
17. • Profeclique de scpnlcris concupiscentiae, 17. /•: da' sepolcri della concupiscenza andarmi
castrametati sunt in Haseroth. * Slip.
11. 34. ad attendarsi in Haseroth.
18. * Et de Ha&roth venerunt in Rethma. 18. Eda Haseroth giunsero in Re Unno.
• •Sup. 13. 1.
19. Profeclique de Rctbma , castrametati sunt 19. E da Rethma andarono a porre il rompo m
in Remmomphares. Remmomphares .
20. Lode egressi venerunt in Lebna. 20. Di dove partirono c arrivarono a Lebna.
• 21. De Lebna castrametati sunt in Ressa. 21. Da Lebna passarono a Ressa.
tM. Egressique de Ressa venerunt in Ceelatlia. 22. E parliti da Ressa giunsero a Cecini ha
23. Undc profecli castrametati sunt in monte *
23. E di passarono ad accampare al monte
lì
sepher. Sepher
24. Egressi de monto Sepher venerunt in Arada. 24. E lasciato monte Sepher andarono ad A rada.
il
23. Inde proQcisceutes castrametati sunt in Ma- 25. E (U li si mossero per andare a Macelolh
cclolh
• 28. Profeciiquodc Macelolh. venerunt in Thahalh. 26. E da Macelolh passarono u Thahalh .
27. De Thahalh castrametati sunt in Thare. 27. Da Thahalh posero il campo a Thare
28. undc egressi, lixere tentoria in Mcthca. 28. Donde partirono e piantaron le tende in Me-
thea.
29. Et de Medica castrametati sunt in llesroona. 29. E da Methca passarono ad Hesmona .
so. Profeclique de Hesmona, venerimi in Moserolh. 30. E partili da Hesmona giunsero a Moserolh
31. Et de Moserolh castrametati sunt in Be- 81. E da Moseroth andarono ad accamparsi a
niaacan. Reuiaacan
32. • Profectiquc de Reuiaacan venerimi in . 32. E partiti da Reniaacan , giunsero al monte
montcìn Gadgari. • Deut. 10. 7. Gadgad .
33. Lode profecti castrametati sunt in letebalha. 33. Donde partirono, e passarono a letebalha.
34. El de Ictcbalba venerunt in tlcbrona. 34. E da letebalha andarono ad Hebrona.
33. Egressique de Hebrona castrametati sunt
, 83. E lasciala Hebrona , si attendarono ad
in Asiougaber. Asiougaber
\ers. I. Queste sono te mansioni et. In questa descrizione del viaggio e delle fermate degli Ebrei
* incontrano delle difficolti! originate dalla diversa maniera di scrivere edt pronunziare nomi de’ luoghi, i
nomi facilissimi ad alterarsi negli antichi monumenti. Il senso spirituale di queste mansioni è.spiegato da
s, Girolamo ep ad Fabio!, dove con perpetua allusione ai nomi Ebrei di queste mansioni dimostra coma .
*n« figurano le vie, per le quali conduce Pio credenti al possesso della terra de’ viri.
i
Diqitized bv Goosk
. . , , ,, . . , -
.: . ,.
36. • Inde profecli venerimi in desertum Sin 36. Donde partirono e giunterò nel deserto di
lutee est Cade s. • * Sud. io. i. Sin , che i Còda . .
59. Cum essai annerii in ccntum viginll irium. 39. Essendo egli in età di cado venture attui .
45.
-V). Audivitquc chananacus rcx A rad, qol liabi- 40. EA
rad re de* Chanancl , elle abitava verso
tabat ad meridiera, in terrara Chanaan venisse fl- il mezzo giorno , u<k come i figliuoli d’ /starle
lios Israel. erari venuti nella terra di Chanaan .
il. Et proferì de monto Hor castrametall sunt M.'E partiti dal monte. Hor andarono ad atten-
iti salmona. darsi a Salmona .
42. linde egressi vcnerunl In Phunon. 42. E
di lì partirono e andarono a Ph trami
«. Profectique de Pbunon castramela tl snnt in E
da Pittatoli passarono ad alloggiare ad .
Oboli). Oboi h .
Ai. Et de Olsoili vencrunt in rieabaritn ,
quae ;•44. E
da Obolh andarono q lie-abarim > che è
est In (inibì» Moabitaruin. ai confini de’ Moabiti
43. Profectique de lieabarìm flxcrc tentoria in 45. E
partili da lie-abarim aiutarono a piantar
Dibongad. te tende, a Dibon-Gad.
46. undo egressi castramctatr sunl' in Hdmon- 46. Di dove passarono a UelmVi-deUtalhaiin:
deblatliaim.
47. Kgressique de llelmondcblathaim venerunl 47. E
da Helmon-dcblatha Un arrivarono aMT
ad montes Abarim conira Nato. montagne di Abarim dirimpetto a Aabo .
30. Ubi locutus est Dominila ad Moyven: 30. Dove il Signore disse a Mosi:
SI. Praeci|Hi liliis Israel, et die ad eos : Quando 51. Intima a’ figliuoli d’ Israele , e di* foro ifuc-
iransieritìs lordanem. intrantcs temuti Chanaan sie cose : Quando eoi avrete passato il Giordano
rntrandn nella trrralli t'hanaan .
ver*. 66. Saran per voi come stecchi negli occhi . ee. Saranno tormento tfrpotuo pct voi
non vita- ,
c al-
ranno «ter pace, ora ribellandosi contro di voi, ora tnduccndovl a partecipare alle loro empietà
leeranno
r subornine voi culto degl'idoli.
Capo Crcnleetmoquntto
Sita e confini della terra di prcmlniom terondq I•/"altro punti dtlniondo. Klla
dee dividersi a sorte : nome di quelli , che debbon dividerla.
nem vobis forte reciderti , Ids fiuibus lermlna- Chanaan e ne avrete tirale a sorte le porzioni da
bitur: possedere , i confini di essa saranno questi :
dalla so-
5.Pars meridiana inclpiet a solitudine Sto
* 5^ La parte di mezzogiorno cdmincerà
quae est UixUHEdnin et habebil termino* conira
:
litudine di Sin , che £ ptesso a Edom t e avrà per
oriente»! mare salsissimum. * los. 13* *• suoi limiti all * oriente il mar salalo :
4. Qui circuibunt austra lem piagarli per ascen- 4. (Equesti confini ) gireranno al mezzodì per
sun* scorpioni» . ita ut transcant in Senna et |»cr- la salita dello Scorpione , e passeranno per Senna
veniant a meridie usque ad Cadesbarne: linde i> e arriveranno dal mezzodì fino a Cadesbarne: di
gredientur confinia ad villani nomine Adar el ten- dove i confini arriveranno sino al villaggio chia-
doni usque ad Asetnonaj mato A dar e si stenderanno fino ad Asemona
5. ibitque pcrgyfum terminili ab Asemona usque 3. onderanno girando da Asemona fino al tor-
E
ad torrentelli £gyptl et mari» magni li loro fioictur. rente tP Egitto c finiranno al lido del mar grantle
6. Plaga autein occidentali* a mari magno iner- La parte occidentale comincerà al mar gran-
pici , et ipso fine etaudetur. de e finirà allo stesso mare.
ver». 3. Il mar salalo, o sia lago AspUalliSc dello anche mare morto. mwttm
ver». 6. Al torrente d’Egitto. Questo torrente è (niello, che passa vicino a BlnocoPUra ,
e
terre delie tribù di Giuda e di simeon dal deserto e dall'Egitto. Cosi s. Gtrol. in cap vi.
Amos. « altrove
l LXX. In vece di torrente d’Egitto mettono Rinoconura.
Al lido del mar grande. Del mediterraneo.
Digitiz
. K . . . . . ,,
ronira foniem Daphniin : indo pervadali conira petto alla fontana di Daptmim ; di iti si stende-
Orientimi ad mare Cenerelli : ramni tiir oriènte fino al mare di Cenere th :
11. hi tei id cui inique ad Iprdaoem et ad nlii- li. .E ar ri ve mono lino at Giordano e jt utilmente
in uni sahbsiiuo clandcolur mari filine haWbitis . saniti chiusi dot mare salalo Questa i la terra .
lermm per line* *uos in drcuilu. co* suol confini t che la serrano da ogni parie, la
quale voi possederete.
1*. precepilqtie Mnvsd» filiis taraci , dicci» : H»ec 13. E
Mosi diede ordine a* figliuoli d’ Israele .
terra, quain possidebllis torte et quam lutali
«•rii e ditte: Questa sarà la terrò , la quale ti »ard
nomimi* dari iiovcu) trihubus cl dimidbc Iribul. distribuita a sorte , e il Signore luì ordinato
eh* ella sia data olle rune tribù c mezza.
l i. Imperocché la tribù dc figliuoli di Pube* colle
y
14. Tribù* cubo fiBorum Ruben per hmilta» sua*
et iribu* |i|ioriiin r.ad Inala « ngtiaUonura numemm, sue famiglie c hi tribù de* figliuoli di Gad con tutto
inedia quotine trihiiM Manasse, d numero di sue famiglie e anche mezza la tribù
di Mantisse,
15. id eli dune semiti tribù» aooeperunt partem 15. / ale a dire due tribù e mezza hanno avuta
sii mi Iran» lordaiicm amlra forteto ad orienlalen» In loro porzióne di là dal Giordano dirimpetto a
piagati!. Gerico verso l’ oriente:
1G. HI alt Domimi* ad Moy»en: ir. . E
il Signore, disse a Mosi:
17. * llais- Mini nomina vlrorum, «fili torrani vo- 1*1. Questi sono i nomi degli uomini i quali
14* dlvitlcul : Eternar Sacerdo* cl losue filius Nuu. faranno tra voi lo scotìipar tuneiUo della lena •
Ammiud. #
11. De iribu licnlamin, Elidad filius ch&selon. 11. Della tribù di Beniamin , Elidad figliuolo di
Chuselvu .
±1. De Iribu liUoruni Dan, Bocci filius logli. *1. Della tribù de’ figliuoli di Dan , Docci figliuolo
di logli
O. Fi linci mi ineepb de trito Manasse, Hannicl £3. De* figliuoli di /oseph . della tribù di Ma-
flUus Ephod. ntisse , Dannit i figliuoli » di Ephod .
J4. De Iribu Ephraim, eunuci filius sephihan. £4. Della tribù di Ephraim , Camnel figliuolo di
Sephihan .
a. De Iribu /.al »u lori , Elisaphan filius Plmmach. £5. Delia tribù di Zàbulon , Ehsuphan figlimi »
di PUarnach.
ùà. De Iribu lf Niellar, «lux Phaltiel filius Ozan. £6. Della tribù d’ I stuellar , Il principe I Viali iti
figliuolo di Ozan.
il. De Iribu Aser . Ahiud filius Salomi. £7. Ih- Ila Ir Uni di A
ter, Ahiwt figliuolo di Salami.
'ìH. De Iribu Ncpblhali , l*h«vlael filius Ammiud. is. Della tribù di ftephlhali, Phedacl figliuolo
di A
nnimnt
d?». Hi stml, quibtis praccrjHl Domintis, il! di- i9. Questi sono coloro , ai quali il Signore diede
. viderenl filiis Isrteì lerram nhanaan. ordine di fàrcia divisione della terra di Chaiutan
tra* figliuoli d' Israele.
Ve». Sino al monte altissimo. li monte Libano, secondo la più fettonevole opinione.
7.
Ver»..». Verso Vmath. Questa eliti doveva essere vicina al monte Libano : la liiiighcua «Iella terra di
«batnian è volente «inscritta notte -ieri I ture dall' ingresso di F.math fino al torrente d* Egitto. Alcuni cre-
dono, eli* ella fosse F.mcsa ini nume oronfe.
Ver* Il At nusr*• di Cenerei Al lago licito poi «Il Tltieriatlc. o «li Gcnesareth nella Galilea
Capo Crcntcoimoquinto
fi. ordinato , che neno assegnate guarani’ otto ritta co' srbltorghi a* leviti: e di queste sei *ono ,
città di rifugio per /’ omicidio non volontario. Legge drtt'osnicidio volontario e del non volon-
tario: nissuno sari! punito suda lettunomanza di un tato.
I. f|MC quoque lor.ulus est Doniinus ad Moyson 1. Disse ancor queste cose il Signore a Mèdi
in caiupeslnlnis >loab supra lordanem coutra le- nelle pianure di Muab presso al Giordano dirim-
richo petto a Gerico
£. * Praccipe filiis Israel, ut doni Levili* de jk>?- 2. Comanda a" figliuoli dt Israele , che ne’ loro
»e'%ioiiil>us siris * lo*. £1. 2. domhq dicun a* /.eviti
3. Urlies ad hahilnndum et suburliana earum per 5. Delle città da abitare e i loro sobborghi a/!' in-
drcuilum, ut ipsi In oppidis mancant, et sqhur- torno , affinchè abitino le città , e I sobborghi ste-
bam vini pccoribus ac tumenli* : llo pe' loro greggi e g tinnenti:
Ver». 2. 3. Comanda che dieho a' leviti delle città da abitare , ce. Tutta la tribù di Levi era
. . . . . .
esclusa dall' a ver parie «'terreni del paese di chanaan era pero &)ti»t<>. che avevsern dove abdare; e perciò :
ino ordina, che si awcgnino loro «ielle città con un determinato territorio all’intorno, che f«i*sc di loro
proprietà e dove potc»ero far pascolare i Ioni greeio e lenimenti. Questo territorio è fissato lino a ir esten-
sione «Il mille passi i vers. 4.1, o sia «Il due nula cubili (vers. 5.). che è lo slesso, perchè I duo mila cu-
bili fanno I mille passi cosi «. cirol. ad Algas, Ortgon. Tee 111., ec.
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. .. .1 . . , . . . .
4. Quae a muri* civilaUim forinsccuf per circui- 4. / tutoli sobborghi li stenderanno fuori per io
timi mille pMouum «patio teudeutur: *pazio ai mille pasti dalle mura delle ctitd all’ in-
torno :
1 Coolr.i orientai) duo millia crdnt cubili et 6. Da oriente
saranno duemila cubili e da mez-
conira meridioni slmuUer erunl duo minia: ad ma-, zodì parimente duemila cubili: e verno il mare ,
iv quoque , quod respiri l ad ucritlcnlaiu , cudem dte guarda a occidente , vi sarà la siesta- misura,
mcnsura ori! cl septeinlrionalis plaga acquali ler- e dulia parte di settentrione sarà eguale spazio :
mino Qniolur: erontquc urbi» in medio et fori» su- e le città saranno nel meno e fuori i sobborghi
burbana.
6. • De Ipsii aulom oppidis , quac Leviti» dabi- »>. Di queste di là poi , che voi assegnerete a' te-
lis . sex erunl in (ugìlivoruiii aaxiUn separala ; ut liti , sei sarcamo destinate al ricovero de* fuggia-
foftiat ad ea qui bidet il snoRtiinctn: el cxceplis schi , affinchè in rs.se abbia rifugio chi avrà sparso
Ub . alia quad rapi ala duo oppida, del sangue : e oltre a queste vi saranno altre qua-
•
Deuti 4. 41 et . li». 2. lo s. 90. 9. rantadue lillà
7. Id est , Munii qdadragirUa odo cum subnr- 7. l'ale a dire quotarti’ otto in tatto co* loro sob-
!>anis S 1
lì"' . borghi .
8. Ipsacqub urbes ,quae dabunlur'de po&tcssiu- 8. E di queste città il maggior numero sarà dato
nibus lilionim Israel, ab bis , qui plus hahcnl, plu- da qne’ figliuoli d‘ Israele i quali possederanno ,
roa a^ferculur : et qqi mino», pàuciòrea: siuguli maggiore spazio di ferra: il minor numero da quel-
iuxia mensa ram hcredilatis suac dabunt oppida li , thè possederanno minore spazio: ciascuno se-
19. 19.
Lcvitis condo la misura delle lor possessioni daranno le
città u' Lenti
9. Ait Domimi* ad ìvfoyten : 9. Disse il Signore a Moti: •
10. Loquexe filila Israel , et dice* ad eo*; * Quan- 10. l\tr la n' figliuoli di' Israele , e di* loro: (Quan-
do irmi sgrossi fuerilis lori lancili in (errali) dia- do, passato il Giordano, sarete aurati nella terra
fano , • Deut. 19. 9. /os. 90.
9. di t 'karman ,
il. Déeerotle <pu sue di boni in prnè* 11. Determinale le città , che dorranno essere
_
sidia fugWivorum,qui nolente» sanguinali ludei inl: Il rifugio de' fuggiaschi , 1 • i (itali senza volerlo
avranuo sparso dii sangue:
In quibq* e.uiN Inerii profuaas, ca>Riia(us uc- Nelle quali quando uno si sani rifugiato,
cisinon pulerii cura Decidere . docfcc Mei in con- non potrà il parerne dell* ucciso ammazzar lo , fino
spcctu tiiuliiludinjs et caussa illius iudicelur. a lauto ch'egli si presemi dinanzi gl popolo e sta
giudicata la sua causa
13. • De ipsis aiUero urbi bus, quae ad fugélivo- 13. Di queste città , destituite al ricovero de* fug-
rum subsidiu Scpar.uilur, • Deut. 4. 41. /o.t. 90. 7.8. giaschi .
14. Tres erunl Iran» lordanem, el Ire* in terra 14. Tre saranno di qua dal Giordana c ire netta
Clianann lena di Chanaan ,
19. Propinqui!» uccisi tomMdam iulerticicl: sla- 19. Il parente dell' ucciso ucciderà t’ omicida :
tini ut npprchcndcrii cuin, IWerflciel. lo ucciderà subito che lì) a irà nelle mani
9). • Si per odittm qui» hominem impuleril, vel 20. la spinta a un uomo , e
Se uno per odio dà
iccerit qnippiam in eum per insidi.», • Deut. lo. 1 1. yd tu sopra di lui qualche cosa con malti Intenzione.
> 21. A rii cuin esset iniipicus, manti percussori! et 21. O
.se, èssendo suo nemico lo baile con le ma-
ilio uiorimu» fuori 1 , pcrcouor homicidii reus crii: ni e niieq(i viene a morire ; il percussore t reo
rugnalti* uccisi stalim ut liivcncril cum, lugli labi I. d'omhidiu j il parente dell* ucciso subito che lo
)
troverà potrà , ammazzarlo.
92. Onori «i forluilu cl absque odio. 22.. Bla se per accidente e senza odio ,
'
ver*. 6 Set saranno destinate al ricovero re. pio mrilin» di tesare nel numero «Ielle quarant olio
riiij assegnate a* Levili nel ritta . nelle «piali i*»sm ilfti^Uni « hiunuuc fesso reo di omicidio Involontario:
coll* «piare islpi /ione volle (I Sianole In primo luogo piorvedere aita «trorerza «JelF innocente centro l
primi «e i dell’ tri «le* parenti «teli* Ucciso; secondo, togline, le occasioni di nuove risse ; terrò, far co-
i 1 1
1
I
lo iwciv c**n quanta severità si doverne punire Pomi* idio volontario, mentre per quello, che era senza
colpa dovea l'incisore prendersi 11 bando dalla propria cava per trovare un asilo.
,
ver*. 19. Nello quoti quando uno si sarà rifugialo non potrà rr non potrà il parente piu prossimo .
dell* ucciso cerrare di far punire colui , che gode dell’asilo in una delle sei città. Notivi, clic «piami uno
»l era così messo in salvo, la giustizia non lasciava di prenderò le necessarie Informazioni e di appurare
P fatto: se il fuorusciti era cludu-ato ium><*nlc. e l'omicidio non volontario, era lasciato In pace nella
città del reniglo: se .vi fosse provalo, che 11 suo omicidio efa volontario, si estraeva dal suo asilo e si
puniva colla morte
morie secondo La legge. QuestoOttetto giudizio sembra chiaro dal versetto 28. che m faceva* nella
si facesse
città, dove era stalo fallo I* omicidio, e il
ciifà. disaminata *
iter essere dlsannr-—
11 reo vi era condotto per e rimesso pel "*•con
tutta sicurezza nella città «lei rcfngio quando era deciso, che 11 c^aso era involontario.
ver». 19. fi parente deli’ uccìso ucciderà l'omicida re. Coirà Deriderlo, senza che per «p«cslo egli
ossa essere punito in giustizia : può ammazzarlo impuntir. etile. lo incontra prima che quegli siasi n-
PIvato mia
città del rrfugto. A raffrenare gli spirili duri e protervi permise t)!o a'piu proMum parenti
di far vendetta della morte del loro parerne colla morte dell’uccisore, esimendoli da ogni pena nel foro
esiemo senza però che per questo fossero esenti dalla colpa negli cerbi di Pio medesimo, «piando per
.
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. . . ,>
:
2». Hacc sempiterna eniol et Irgli ima in cuurlU 99. Oueste. leggi saranno osservali m
fu r/ictui
kabitaliouibus v estri# in qualunque luogo , dove voi aldi iute .
no. n omicida sub tcslibos punielur : ad unii» 50. // omicida sarà punito , àditi I testimoni .* sul
testiinouium nullus condcmnabiliu . deposto di un solo testimone hissuno sarà condan-
nalo .
51. Non ncoipiclis predimi ab co, qui rous est 51. Aon riceverete denaro da colui , che Ita sparsa
«. inguini*» si. limi «I ip«e morictur
; . del sangue , egli pure dee immediatamente morire.
52. P.xufcs cl profugi ante mojiein Ponliflcis rtgllo 53. Gli esuli e fugqitlri non finiranno frt vrrun
modo in urbes sua» reverti |*>tcrunt. modo tornare nelle loro città prima della marie
del Pontefice.
55.7te polltialis terram habilalionis vtvdrac, quae 55. Giuirdatevi dal conlaminare la terra di vostra
mae.ul ilur ner nliler expi.u . i abitazione , la quale resta macchiala dal sangue
poie<i , nisi per eius sanguinem ,‘qui atterius san- deq!’ innocenti , e non può esser espiata, se rum
guinem fuderit. col sangue di colui , che ha sjiarso il sunguc d ‘un
altro
54. Atquc ila emundabilur vostra posscssio, me 54. /« tal guisa sarà mondala la vostra terra ,
rommorante vobiscuiu ego cnim suin Domimi* : c io mi starò con voi : perocché lo sono II Sunto-
• pii Ini Mio feriAer lilios Israel. re , che abito Ira* figliuoli d’ Israele
yen. 36. Sino a tanto che it sommo sacerdote... venga a morire. Rotisi, come I* omicidio in volontario
e provato tale in giudizio è punito coll'esilio da durare (tuo alla morie del fonlqOce. Solamente alti nwoir
di questo poteva restile ritornare alla patria, ritornare tra’suoi, ritornare a godere de’ diritti di cittadino
rer agfone «li «pievi «HvpoM/mn della i« gge m «lire pruno eh»
I • osi m da\a tempo a (lincile I’ ir» de ‘pa- .
renti del inolio si miniasse; e questi di poi avendo dinanzi nell occhi la morte del sommo Sacerdote e
il- pubblico lutto, che (arcasi per essa, venissero a ricordarsi della romunc condizione degli uomini, e
deponesser Io sdegno essendo anche giusto . che tuorlo il primario ministro delle cose sante . si poneste
.
fine alle private querele e si seppellisse la memoria delle Ingiurie ricevute da chiccbesla , Trattar In
secondo luogo, venivo eoa) a dimostrarsi » la veqeraxtoae somma, che avessi pel sommo san rioU- «• l’or-
rore In cui doveva aversi l'omicidio, mentre non si toglieva a questa siicele di morte civile l’ «mucida
MMM ,
Involontario, te non morto che fosse colui, nel pontlfW*ato del quale era staio ratto lai num idm
In terzo luogo nnalmeule non credo debba dubitarsi, che Dio abbia In questa legge avuto prtnciimlmcntc
m intra .li sjgiiiocan- « «.ine «olia via inolio «lei vmiuni viccrdote i.rsn
. n-do iue«l ialiti- il » «»g—T «Il i
. «
lui doveano gli uomini conseguire la libertà e il diritto di tornare alla patria celeste.
Vera. 27. torà senza colpa. Ciò non gli sarà imputato a coli» nel foro esterno, osservano eli Ebrei, che
Dio permetteva a un uomo di far vendetta dell' ingiuria fatta a un altro, ma non dell'ingiuria Catta a
se stesso perché è assai più difficile di serbar moderazione in quello, che locca noi stessi
; che in quello , .
clic nsguarda nostri pmsaum. particolarmente quando non àbhiam nulla da sperare, nè da temere da
I
loro. Dio per raffrenare in tuia nazione cruda c di genio feroce l' Impetuosità dello sslcgno. c impedire l«»
spargimento del sangue, arnia contro I’ omicida non solo II braccio Inflessibile, ma lento delle leggi, tua
anche il naturale risentimento del sangue c attutisce la protervia degli uomini sanguinari colla dimcoltà
di scampar dalla (iena.
vera 33. Guardatevi dal contaminare la terra er. Dell’ omicidio si dice, che per caso è contaminata
,
la terra, che riceve il sangue dell’ uomo ucciso, ond’ella ne retta moralmente immonda particolarmente .
ove si tratti d’una terra santa e privilegiata, nella quale Dio si faccia vedere, come era la terra d’Israele.
GLap ìtcìuccimoeceto
Si stabilisce la legge , che le figlie che conseguiteono T eredità del padre premiano mariti .
delta stessa loro tribù affinchè per ragione de’ matrimoni non si mescolino le tribù e si
.
confondano le possessioni.
1 . Accesserunl * autem et principe» f.imHinrum I. Ma J principi delle famiglie di c.alaad figliuolo
Galanti Olii Mnctiir filli Manasse, de stirpò fi liorimi di Machie figliuolo di Manasse, della stirpe de ‘fi-
loscpu , locutiquc stmt Mov si Corani principibus gliuoli di Giuseppe , nudarono a parlare a Mose
Israel alqne di scruni * Supr. 27. 1. : dinanzi ai principi d‘ Israele e dissero :
2. Tibi domino nostro praeeepU Dominus, ut 3. Il Signore ha dalo ordine a le, signor nastra
terram aorte dividere* tiliia Israel et ut liliabu* che lu divida a sorte la terra tra* figliuòli d’ Israele,
Salphaad fralris nostri darcs possessione!)) debi- r che tu dia alle figliuole di Salphaad nostro fra-
tnm patri : tello la porzione dovuta al padre :
3. Qua» si altcrius tribus hoiuines more* aerc- 3. Or se elle si mariteranno a persone di altra
, acquetar posscsaio sua . et tranalata ad a-
ìierinl tribù riterranno seco i loro berti , I quali traspor-
liam tribuni , de nostra hereditate minuctur : tati in altra tribù , diminuiranno la nostra eredità
4. Alane ita lict , ut cara lubilaeus , id est, quin- 4. E così egli avverrà, die venuto Vanno del
quagesimi» nnnus remissioni* advenerit , ronfun- G i ubidirò , cioè II cinquantesimo anno di remis-
ualur sortium distribuito , et aliorum posscssio ad sióne, la distribuzione falla a sorte resterà confu-
alio6 lr.iiisc.it . sa, e i bali degli uni passeranno agli altri.
vera. 1. I principi delle famiglie di C.alaad. sembrami, che non debbansi intendere (come alcuni hai»
voluto' I capi della mezza tribù di Manasse , che aveano già avuta la loro porzione di là dal Giordano nella
terra di Galaad ; ma bensì quelli , che doveano aver la porzione nella terra di Chanaan , ! quali sono «letti
prìncipi non della terra , p del paese di Galaad. ma delle famiglie di Galaad, preso questo nome da ca-
iaad tìglinolo di xiachir loro progenitore: c Intatti le figlie di Salphaad ebbero tra questi secondi La parto
«lei padre loro, tot. xvn.
Vera 4. Venuto l’anno del dubbi tea , ec. secondo la legge Laidi, nv. 10.1 nell’anno del dubbile* (
le cose alienate tornano a’ loro primi padroni; ma queste figliuole maritandovi in altre tribù, vi porte-
ranno beni dell* nostra, i quali rimarranno perpetuamente dove saranno andati con cshj per ragione
I
del matrimonio
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, . ,
5. R Aconiti! Movscs filiis Israel, et nomino pra«:- 8. Rispose Mosi a’ figliuoli d' Israele, e disse
( ipiealu aiu Hecicìribus filiorum luscpli Incuta est. per ordine del Signore: Bene ha parlalo la tribù
de’ figliuoli di Giuseppe.
6. Et haec k*x super Qliabus Sai pii and a Domino (>. Ed ecco la leghe stabili la dal Signore pelle
promulgala est * Nubant.quibus vdlunl Ululimi
: , figliuole di SaipHomi : Sposino chi vorranno , pur-
ut «uae tribus hominibus: • Tob. 7. 14. ché prendano uomini della loro tribù :
7. Ne commisccatur possessio ftliortiin Israel de 7. J Ifincl\t non vadano a confondere i beni
tribù in tribuin nume* enim viri duroni uxorcs
. de’ figliuoli d' Israele col passare d’una in altra
de tribù et cdgnalione sua; tribù . huperaccht lutti gli uomini prenderanno
moglie delia Uno tribù e famiglia j.
8. Et cunctac feminac de cadérti tribù marito» 8. K tutte le donne prenderanno marito della
accipicnt » ut hereditas pennaneat in f.uniliis slessa tribù , affinchè Teredini resti nella famiglia
9. Nec sibi misccanlur trilius , sed Ha inumani, 9: E le tribù non si mescolino Insieme , ma si
rimangano
10. Ut a Domino separatac sunt Fcccruntque . 10. Comi dal Signore furon distinte. E le figliuo-
filiae Salptiaad, ut fuerat imperatimi: le di Salphaad fecero , conte era stalo toro coman-
. dato :
1f. Et nupserunt Mania et Thcrsa et Hcgla et 11. E
Manin e Thersa ed Hegta e Melcha e Noa
«delia et Noa tilus patrui sui • «p.iMMMiM • fiiyituvu umh» >iu (Vrv fmiomf
De fainilia Manasse , «pii fuit fìlius loscpli :
12. 12. Della famiglia di Manasse, Il Quale fu figlino-
vi possossio . quae illis fuerat atlributa , man&il in lo di Giuseppe: e i beni chi furanti ad esse asse-
tribù et faiuiUa ] va Iris earum . gnaii restarono nella tribù e nella famiglia del pa-
i . dre loro .
13. Itaec sunt mandata atque bulina, quac man- 13. {fucsie sono le legqi c gli ordini dati dal
davi! Doininus per manum Moysi ad filios Israel, in Signore per mezzo di Stasi a’ figliuoli d y Israele
eatupestrìbus Moab supra lordanem rontr.. lericito. nelle pianure di .ìfoab lungo il Giordano dir im-
pello a Gerico
ver». 6. Purché prendano uomini ^uk;n loro tribù, c anche «Iella famiglia del loro pad re secondo l'Ebreo:
lo che fu ordinato per IschUaro quanto mai »i poteva la confusione «Ielle porzioni.
Ver*. 7. TutU eli uomini prenderanno moglie delia loro tribù e famiglia. L’ Ebreo limita «pinta legge
alle fanciulle credi, queste non possono essere sposate, se non da uomini della stessa tribù e famiglia, e
rio per la ragione gù «letta. Ma fuori di questo caso 1’ liso certamente fu, che una fanciulla, la quale
avendo fratelli, non era erede . pol**a sposarsi da un uomo «Il qualunque altra tribù ; e il versetto 8. di-
mostra evidentemente, che anche la nostra volgala «tee intendersi nel senso dell’ Ebreo. Rotisi, che se-
rundo questa reg'ria le figlie della tribù «Il Levi non potendo aver retaggio paterno '.quale non fo aveano
neppur I loro fratelli!, avevano tutte un’intiera libertà rii matrimonio tsm tutte le altre tribù.
Ver*. 11. Sposarono i figliuoli del loro zio paterno, vale a «lire, sposarono de’ divi- cu denti del fratello
del padre loro si è nolato altre volte , che II nome di figliuolo ha mi senso molto esteso nelle Scritturo ,
*
riMSCB IL LIBRO Di’ MUTUI!
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? ,
Questo libro , che ri’ ultimo de’ cinque scrit- damenti. Dio rivela a questo gran legislatore
ti da Mosè, nella versione dc’LXX„e nella no- «•condottiero del popolsuo la vicina sua morte,
stra volgala porta il nome di Deuteronomio, • c gli comanda di scrivere nn cantico pieno di
che vuol dire seconda legge* ovvero ripeti- spirito profetico, clic sia come il suo testamento.
zione della legge, perchè in esso è ripetuta cd Qui Mosè con divina eloquenza pone dinanzi
esposta nuovamente la legge data da Dio sul agli Ebreiuna pittura vivissima delle mise-
,
monte Sinai, e descritta ne* tre precedenti libri ricordie di Dio verso di loro e della loro in-
dell’Esodo , del Levitico, e de’ Numeri.// Deu- l.iddtà; predice le future loro ingratitudini,
teronomio (diqc s. Girolamo) seconda legge
, !e vendette di Dio e la bontà , colla quale sa-
e figura pro/elìca della legge Evangelica , ranno accolti, consolati e sollevati da lui,
non contiene egli quello. che prima fiu detto ,
quando a lui torneranno colla penitenza. Egli
in tal guisa però, che delle vecchie cose tutto dopo aver nominato Giosuè per suo succes-
èqui nuovo Imperocché molte giunte e «po- sore nel governo, dopo di aver benedette tutte
sizioni si hanno in questo libro, per le quali le trjhù, sale sul monte Nebo: di là egli dà
viene illustrala e messa in più chiaro lume la uno sguardo alla terra promessa ed ivi egli
,
legge del Signore. Nei piani di Moab, dove muore non per consumarne nto di forze, nè per
era adunato tutto Israele , Mose arringa il suo effetto di malattia, ma perchè Dio così vuole;
popolo, e in primo luogo rammenta tutto c il corpo di lui è sepolto da un Angelo nella
quello, che Dio area fatto per essi dopo la valle, cU è pianto da tutta la sua nazione. Ve-
Joro partenza dal Sinai , dove era stata fer- dremo in molti luoghi di questo libro, pro-
mata la grande alleanza e prodigata la legge; fetizzato dal Mediatore dell’antica 'alleanza
in secondo luogo espone e giustifica quello, il nuovo patto c la legge di grazia; vedremo
che egli avea fatto pel governo della nazione. Mosè
serwpre intento, secondo il fine del suo
Passa indi a ripetere la legge data da Dio come ministero , ad accennare e figurare traile ombre
condizione dell’alleanza. Questa ripetizione della Sinagoga la grandezza r la gloria della
primo in grazia di quelli,
della legge fu fatta Chiesa di Cristo: ma una speciale c distinta
iquali o non erano ancor nati, o non ave- promessa di questo nuovo Profeta e Legisla-
vano l’uso di ragione, quando questa legge tore divino è annunziata da Mosè in questo
fupromulgata la prima volta , in secondo luogo libro là, dove egli dice (cap. XVJII. t5.): Il
Mosè vicino già a partire dal Mondo e a se- Signore Ilio tuo ti manderà un Profeta della
pararsi da quel popolo amato da lui assai più tua nazione e del numero de/* tuoi fratelli ,
.
della stessa sua vita, volle per ultimo pegno come nte : lui ascolterai. In queste parole il-
del suo alletto porgli nuovamente davanti agli lustrate ancora da quello, che segue fino al
occhi i comandamenti del suo Signore; af- versetto *20., tutta l’antica Sinagoga vide pre-
finchè nel cuore di Ciascheduno restassero im- detto e mostrato a dito il suo futuro Messia;
pressi profondamente c eolia fedeltà sua nel- e i primi ‘predicatori del Vangelo, facendo
l’adempirli si meritasse lo stesso popolo la vedere agli Ebrei, come in Gesù Cristo era
J
continuazione d** divini favori. Per To stesso concorso tutto quello, che ebbe di grande e
fine egli comanda, che i re, i quali (com’ei di autorevole il loro antico Legislatore, con
profetizza) saranno nn dì eletti da Israele, si tutta ragione ne inferirono, cheadunque Gesù
facciano ufi a Copia della legge che questa sia
, Cristo era quel Profeta c che in lui dovea cre-
letta a tutto il popolo in ogni anno sabatico dere Israele, se credeva ancora a Mosè. Così
'
e che facciasi di là dal Giordano un monu- dopo di avere in tntta la sua legislazione e in
mento di pietre, sulle quali sarà scolpila ad tutte le sue gestc figurato, predetto e dimo-
eterna memoria la stessa legge. Terribili son strato il futuro Salvatore, unica speranza del
le minacce, orribili le maledizioni, che egli genere umano , Mosè già vicino a morire a lui
fa pronunziare contro isolatori della legge, manda il suo popolo ad istruirsi di quello
come pel contrario ogni felicità e ogni bene- ch’egli dee fare per piacere a Dio e ottener la
dizione è promessa ad Israele quando sia fe-
, salute: lui ascolterai. I Cristiani, a’quali è
dele al suo Dio e osservi i suoi santi coman- dato (mediante i lumi sparsi nel nuovo Te—
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h , , . . ,.
«lamento, e particolarmente nelle lettere ili ricevè la giusta retribuzione della me i cede,
Paolo) di poter ravvisare i misteri dell» nuova come avremo noi scampo , se poco conto fa-
legge mirabilmente prefigurati e annunziati remo diuna salatesi grande ?h altrove: Uno,
in questo libro di Mosè, debbono nel medi- che viola la legge di Mosè , sul depositi di
tarlo ricordarsi di quella gravissima sentenzadue o di tre testimoni muore senza remis-
sione j quanto più acerbi supplizii pensate
ilei grande Apostolo, Heb. 1 1. 2. 3 ., il quale,
dimostratala infinita preminenza dell’autore voi, che si meriti chi avrà calpestato il Fi-
della nuova legge sopra Mosè, dimostrata gliuolo di Dio e il sangue del Testamento ,
l’eccellenza, dignità è. santità del Vangelo in cuifu santificati , avrà tenuto come p /'ti-
sopra l’antica legge, ragiona cosi: Se la pa- fano e avrà fatto oltraggio allo Spirito di
ttila pronunziata dagli Angeli fu stabile , e grazia? Heb. %. 28.39.
qualunque prevaricazione e disobbedienza
IL LIBRO
©airaiaiMtìDiaii®
Capo primo
Breve recapitotazione dette cose avvenute ad Israele nel deserto. Il popolo infedele pu-
nito o cotta morte , o col pellegrinaggio di guarani' anni
ver*. 1. Di tà dal Giordano. La voce Ebrea tradotta netta volgala per di là può significare egualmente
ili qua come , è stato dimostrato con vari luoghi della Scrittura: e cosi dee Intendersi in questo luogo;
perocché racconta le cose dette da lui presso II Giordano, il qual Giordano egli non passò mal.
M->sè
.Velia pianura de t Deserto. Nella pianura «il Moab, >«m. xxii. 1 .
Dirimpetto al mar rosso. Il mar rosso è certamente molli» «listante «latte pianure di Moab; ma non 0
contro regola il dire, che un luogo è dirimpetto a un altro, quando veramente è opposto a quello, benché
in gran lòniauaiua ;c forse Mosè riunì qui i due punti estremi del suo pellegrinaggio, il mar rosso e 1
piani di Moab oltre quali egli non proseguì II viaggio
, I
Tra TUaran e Tophet e labori e I/aseroth. questi luoghi non sono nominati altrove. In Haseroth do-
veano esservi delle miniere d’oro.
Vera. 2. In distoma dì undici giornate, in alcune carte sono segnate diciassette leghe di un ora dal-
l* liorel» lino a Cadesbarne, e trentaqualtro leghe da cadesbame alta pianura di Moab. e In tutto
cinquan-
tini.! dal .sina a Moab: ina altri ne metlono lino a cento.
ver*. 4. Abitò in 4*taroth e in Edrai. queste «lue città dov cairn essere le primarie del regno di og: a
k'irai egli fu vinto dagl’ israeliti , Vinti. \si 33.
fot. r. «
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. . . , . ,, . . . . . . . . .
mimi* Ocu* tester intiltiplicavit vos et osti* hodie gnorc. Dio vostro vi ha moltiplicati c siete in oggi
Mi ni ttlÉB codi plurimi * E.rod. 18.
18. . in ninnerò grande come le stette del Cleto .
11. 1 I
,
minimi.* lini* patinili v< -Im adda! ad i m 11. (Jl Signore Dio dei padri vostri aggiunga a
lume numenim mulla millia benedica! volti* d questo numero molte migliaia e ri benedica , come
HCUl o »l).
Iticulti* ,
ha già detto).
12. Non Talco solus ncgolia vostra susllncrc et 12. Aon posso io solo reggere a* vostri affari c
po^dua OC iurgla alla fatica e alle dispute
ir». Date ex vobis viro* sapiente* ol gnaros, quo- 13. Scegliete tra voi degli uomini saggi e di espe-
rum conversano sit prohutu in tri bubus vostri» > rienza , e la f ila de* guati sia todaia nette vostre
ol poiiain eos vobis principe*. MM, OMmM io M
l‘ din per métti capi .
14. rune ivi.pondis.tis inibì : Dona rcs est, quam 14. .'I tiara voi mi ritpoiulesle : Buona cosa è
vis facerc. quella , che tu vuoi fare.
13. Tulique de trihubus vostri* viro» sapiente* 13. Eio presi uomini saggi c nobili delle vostre
et nobile* , et constimi eos princi|>es - tribunos of tribù c li dichiarai principi e tribuni c cojti di
centurione» et quinquagenario» ac decanos , qui cento e di cinquanta e di dieci uomini j alluiclié
docercnl vos singola. V* istruissero di tutte le cose
16. Prartvpique eis . direns Audite illos,ct : 16. Egli avvertii , c dissi loro: Ascoltateti , e
quod iuslum est , indicate sive civis sit ilio, sive : giudicate secondo il giusto: o si tratti d*un citta-
peregrino* : dina , n d' un forestiere :
17. • Mulla crii disiami» personarum ; ila pan imi 17. Aon si fard differenza di persone , ascoltate
audictis ut magnuni neo accipictis ciilusquain prr-
: Il come il grande : e non sarete accet latori
piccolo
Noiiam; quia ì>ei iudicium est. Quod si difficile di persone; perocché in lumia di Dio giudicate
vobis visuiii aliquid fuerit. referto ad me, et ego voi . Che se alcuna cosa vi parrà difficile , datene
audiam. * Joan. 7. 24. Levit. 19. 15. lufr. 1(ì. 19. parie a me, e io la sentirò .
Prov. 24. 23. /Sedi. 42. 1. Jacob. 2. 1. 18. E
or limai lutto quello j che far dovewste.
18. Praccepiauc omnia , quae tacere delwrelis. 19. Parlili poi da Horeb passammo per un de-
19. • Profccll attieni de Horeb transivinius |w*r serto terribile c grandissimo , guai voi lo vedeste,
>rem uni lerribilem .1 maximum . «piani vidisti*. andando Verso il monte degli Amorrliei come il
per vlain monlis Amorrlinei, siotil pracceperàl no- Signore Dio nostro ci avea comandalo. E giunti
mino* n .-.ii mq io wmisseniii» in a Cadesbarne ,
Cadesbamc , • Aum. 13. i. 2u. lo vi dissi: Eoi siete giunti al monte degli
20. ni vi vobis : Vcnislls ad monlcm Amorriiaci, A montici , di cui il Signore Dio nostro ci fard
quem Dominus Deus noster daturus est imiti». padroni
21. Vide terroni, quam Domimi* Deus tuus dal 21. Mira la terra, che tid a le il Signore Dto
libi ascendo et pnsNdc eam sieut loculus est
:
,
tuo : entrai ù e prendine II possesso , come disse il
Dominus Deus Mister palrtttus tute: noli Ubm re . Signore Din nostro a’ padri tuoi : non temere e
noe qotdquani paveas non paventare di nulla .
22. * Et Access iMis ad moomne* . atipie divisti* : 22. E veniste da me lutti, e diceste: Mtmdiamo
Miti. nnus viro», qui considerent lemmi, et remili- gente a visitare la terra , affinché ci riferiscano ,
tieni per quoti iter debraimi.* ascendere et ad per quale strada dubbiamo entrarvi e verso quali
quas porgere civiiate* . • Aiuti. 15. 5. ri 52. 8. chiù àóèbkmo fonuii—tnnn i
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. . . . . , , . : . ,
.
DEUTERONOMIO CAP.
56. Praeter caleb Blium lephone : ipsc enlra vi- 36. Eccetto Caleb figliuolo di Jrpitone : perocché
«lebil caro, et ipsl dabo terroni, quam calcavi!, egli la vedrà , e a lui c a* suoi figliuoli darò la
et Bilia cius, quia scculus est Dominimi. terra , ehc egli ha calcato , perché egli ha seguilo
il Signore.
57. Ncr miranda indignano in populuni , cimi 37. Nè dee far meraviglia lo sdegno di lui con-
mìhi quoque iratus Dominus propter vos di veri! : tro ir popolo , mentre con me ancora sdegnato per
Nec tu ingredieris illue : cagion vostra il Signore disse : Ncppar tu vi en-
trerai :
38. sed losuo fil. us Nun ministcr luus , ipsc in- 38. Ma
Giosuè figliuolo di un , tuo ministro , A
tra bit prò lo: hunc ex burlare et robora, et ipse vi entrerà cali. in tuo luogo: ammoniscilo e fagli
aorte terram dividei Israeli. coraggio , ea egli dividerà a sorte la terra d’ Israele.
39. Parvuii vostri, de quibus di xislis , quod ca- 39. I vostri fanciulli , de' quali avete dello , che
ptivi ducerentur, et fllii, qui hodie boni ae mali sarebbero menali schiavi , e i vostri figliuoli , che
ig fioroni dislanliam , ipsi Ingredicntur : et ipsis oggi ignorano la differenza dal iene al male
dabo terram et possidebunl eaiu. eglino vi entreranno : e ad essi darò la terra , ed
et la. possederanno
40. Vos nulem rcvcrtiinini et abile in soiiludi- 40. Ma
vói tornate indietro c andatet ene nel de-
nein per viain mari» rubri. serto jter la strada , che mena at mar rosso
4!.* Et respondislis inibì: Peccavimus Domino: 41. E
voi uh risootulatle: Abbiniti peccato con-
ascendenti» et pugnabiinus , sicut pracccpit Do- tro il Signore : noi onderemo e combatteremo , co-
xninus Deus noster. dunque inaimeli arniis per- li
. ordinò >i Signora 2MÒ nostro. tocafre mi E
gerelis in monlcm, * Ndm. 14. 40. arinoti di lutto punto v* incamminavate verso il
monte
42. Ait mihl Dominus Die: ari cos: Noi ite asceti - 42. Jl Signore mi disse : Fa' lor sapere* che non
dere, ncque pugnetis, non eolm sum vobi&cum radano e n<m combattano, perocché io non suno con
ne cadatis Corani iniinicia vcslris. non restino abbattuti a’ piedi de' loro
essi , affinchè
nem lei.
43. Locutus snm et non nudisti»: sed adver- 43. Io parlai e voi non mi ascoltaste: ma an-
santc* imperio Domini cl lumen Ica superbia, a- dando contro gl comando del Signore e gonfi di
•uendisiis in montali superbia fa liste al monte.
44. ttaque egresso» Amorrhacu* , qui habitabal 44. Allora P Amorrlieo , che abilava nella mon-
in inontibus , obviam veniena persecutus est vos, tagna, vi venne incontro e vi assalto, come soglio-
sicut sole ni ape» persequi: et cccidit de Seir us- no assaltare le api : e fece strago di voi da Seir
que Horma. fino ad Horma .
Ver». 37 Mentre con me ancora sdegnato ec. No n dee recar meraviglia . se Dio si adirò e punì le
vostre sfacciale mormorazioni . quando io stesso Agili, ilo e (ulto sov>opr.( per le vostre querele, avendo
alcun poco diffidalo delta Costante profezie» del signore, fui condannato a non mettete i piali
In quel paese.
vere. 44. Come sogliono assaltare le api. coloro. che stuzzicano loro alveari. i
• ©fljjo Seconbo
Si rammemorano benefizi /atti da Dio at popolo. Proibizione di combattere contro
i Moab
• contro Ammun. /; vinto il re di Schon , od è occupato il suo paese.
7. Dominus Deus luus beuedixit libi in Omni 7. Il Sigrujre Dio tuo ti ha benedetto in tutto
opere manuum iter tuiim: quoniodo
luarum: novit quello , che tu hai intrapreso : egli ha avuto cura
transicris solitiidinem Itane magnani , per quadri - del tuo viaggio: (ricordali ) come tu luti trascorsa
ginta annos habitans lecum Doininus Deus luus, questa vasta solitudine per quarant'auni dimorando
et nihil libi defuit. leco il Signore Dio tuo , e non ti è mancalo nulla .
8. cumque
tronsissemus frolres nostro» Olio» 8. E
quando avemmo passati i nostri fratelli i
Esau . qui liabilabaut in Seir per viam campcstrem figliuoli di Esau , l quali abitavano in Seir per la
de Efath et de Asiongabcr, venimus ad iter, quod via piana da Elaih e da Aslongaber , giungemmo
ducil in desertum Moab alla strada , che conduce al deserto di Moab .
9. • Dixitquc Dominus ad me Non pugnes con- : 9. E
il Signore mi disse: Non stuzzicare i Moa-
tro Moabitas, nec ineas advertus cos praelium: non biti e non venir con essi a battaglio : perocché lo
ver*. 4. Passerete fungo i confini ec. Cl* Idumci da principio negarono il passo , ma di poi dovetier
permetterlo almeno per gli ultimi confini.
t
, . . , : :,.. . . , . : . ,
321 DEUTERONOMIO C. A P. I I
niim d.ilio libi quidqunm de terra enrum quia non ti darò un palmo della loro terra , perché tur
,
* Ar hi doni nlo a* figliuoli di Lot .
finis Lo! irai! idi Ar in possessione»!. Num. 21. 13. data
10. Emlm
primi ruerunt habitalores cius , po- 10. / primi suoi abitatori fkroiio qiì F.mhn , po-.
pnliis magmi* et validus et tain eicrlsus , ut de poto grande e valoroso e di tale statura , che erari
Kiineim stirpe quasi gigante* crcdcrentur quasi creduli giganti delta stirpe di Euuchn
11. Et essenl simile* liliorum Knaeim . Dcniquc 11. E
somigliavano t figlinoti di J'nnciui . 7- F
Moabitae appellanl eos Emim . na!mente i Moabiti li chiamano Emtm. *
diemur via: non declinaliimus ncque ad dcxicftun, per la strada maestra: non torceremo ne a destra,
ncque a ! sinistrai» né a sinistra.
28. Alimenta pretto vende nobis, ut vescamur: 28. I endici a denaro contante f viveri per te-
aquam pecuola tribuc et sic bibemus. Tantum st ni torci , facci pagar /’ acqua , che noi beremo.
est , ut nobl* conceda» trarisilum . Solo permettici il tramilo.
29. Sicut feccrunt fili! F.sau, qui liabitant in Seir 29. ( Come, hanno fatto i figliuoli di Esau, che
et Moabitae , qui morantur in Ar: donec veuiainus abitano in Seir , e i Moabiti , che stanno in Ar )
ad lordane»! et tran«camus ad terram , quam Do- per sino a tanto che arriviamo al Giordano ed en-
mlnus Deus nostcr daturus est nobis triamo nella terra , che il Signore Dio nostro darà
a poi
30. Noluitquc Schon rex Hcsebon dare nobis trans- 30. Non volle Schon re di Hcsebon permetterci
itimi : quia indumverat Dominus Deus tuo* spi- 11 transita : perché il Signore Dio tuo aveva indu-
vera 93 Gli lieve i furono discacciati da’ Capp odori, vesti Ccn. * li -
Digitizi
., . . , . . ,
DEUTERONOMIO 0 A P. Il 225
peiriuaimusque cum cum Olila tuia et Omni po- e lo ponemmo in rolla co’ suol figlinoti c con tutta
puleisuo la sua nenie.
54. Cunclasquc urbct in tempore ilio cepinui* 54. allora prendemmo tulle le città: uccisi gli
h
inierfectl» habiintorlbu* carum . virfn ae tmilicri- abitanti di esse, uomini e donne e ragazzi: non
l»uà et parvulU-: non reliquimus In eia quidqunm. vi lasciammo anima Pica ,
35. At»M|uc iiiineutia , quae in parte)» venere 55. Tolllne i ballami , che furono predali e le
pracdantiuiu et spilli* urtoium ,
quas cepimus, spoglie tldle cinti , che furono da noi occupale ,
,
3d. Ab \ri ci -pi: »l super ripara torrenti*
,
5«. Da Aroer ( cititi situala in una Palle sulla
Aruon , oppidó . quod in valle situui est, uaque riita del torrente rumi ) sino a c. nitrati Non vi
A .
<;alnad. Non full vicua et ch'ila», quae nostra® fa borgo, o città , che potesse .murarsi alla mi-
diligerei manus: ouinet Inalidii Dominus Deus ti ira possanza: lune le. diede II Signore Dio no-
u« is ter nobis , s stro a noi ,
3". Absqtic terra flllorum Animo» , ad quam non 57. Eccettuala la lena
de'figlhtnli di Amman
arcussknus : et cunetta, uuae adlaceut torrenti la- alla guatr non ci accotltvmnu : e tulio la regione
ln>r ci urbibu* montani» . univcrsbque loda , a adiacente al torrente /oboe e le cillà della mon-
quibut nos pruliìbuit Dominus Deus nusler. tat/na c tulli I lunghi , da* quali II Signor e Dio
nostro ci tenne lontani.
Capo icrjo
Hai tacita controOg re di Iiasan: del fello di lui. Porzione delle due tribù e mezza, oltre il
('.tardano. Mot* prega , che itagli conceduto di entrare nella terra prometta ; ma DKf
gitelo
nega, conforta Giosuè a debellare gli altri Chananet.
•
I. Itnquc convere» nscendimu® per iter Uasnn: 1 Per la qual casa volgendoci ( in altra parie )
.
egrcssuaque est Og rcx Baaan in uccursuni nobis salimmo per la strada * che tw a Basan : e. Og re
emù pupillo suo ad bel laudimi In Edrui di Hasan ci si [e* incontro con lui la la sua genie
• Tium. 91. 33. tnf. 29. 7. per venire a battaglia in Edrai.
9. Dlxilquc Dominus ad me: Ne tinu-aa cum: 2. E il Signore disse a me: Noi temere » peroc-
quia In manti tua tradito» est cum òroni popoli» ché egliè stalo dai o iu tuo potere con luna ta sua
genie e colla sua terra c f arai a lui quel , che
ac terra sua: fadesque ei • ficu t feristi Seiiou regi :
Amurriiacorum , qui habitavlt in Uetebon. faresti a Schon re degli Amorrhei, che abital a
• Num. 21 . 51 . in Hcscbun.
3. * Trndidit ergo notuinm Dcua mister in ina- 3. Diede adunque il Signore Dio nostro in no-
nibus nostri» cllam Og regno Basan et universum stro potere anche Og re di Basati e tulio II suo
iiopolutii ciuf: percossi muaque eoa usque ad in- popolo: c noi gli uccidemmo dal primo alf ultimo ,
7. lumenta autnn et spolin urbi uni diriniiiinli». 7. E menando via i bestiami e le spoglie delle cillà .
8. Tutiniusqiie ilio in lei nitore tCTlKD de PMMHI 8. E occupammo allora la terra posseduta da’dur
tloorum regimi Amorriiaeorum , qui crani trans re Amorrhei , Che ermi di qua dal Giordano: dal
lurdanem. a torreule Arnon usque ad montcni torrente Arnon fino al monte f/ermou , .
pe gigaiituin . MoiiUrnlur lectus eiu» ferrous. qui di ferro , che é in Tubini Ih cillà de’ figliuoli di
e>l in Rabbatti lìlioruin Ainnion , novera cubito» Aminoli , che ha nove cubili di lunghezza e quattro
liabrn* iongiludinis et quatuor latitudini» ad men- di larghezza , secondo la misura del addio ordi-
au nm ètno \ ir ìti^ qnat narla di un uomo .
12. TciTainque pos*edknus tempore ilio ab A* 12. E
noi allora occupammo la terra da Aroer ,
roer, quae est super ripam torrenti® Amon usque che <f sulla ripa del torreule Arnon sino al mezzo
.ni mediani pcuiem monti» c.iiaad: et ci vitale* il-
della uh adagna di Gulaad: e tic diedi le cillà a
lius * deili Ruben et l'.ad. * Num. 39. 29. /tubai e a tìad.
Ver» 4 E tulio il paese di Argob. sopra questo nome di .ergali sono varie le congetture degl’lnter-
preUe*ltutte incerte ??li è certofcbe era un paese . « dUtrc-tu. del regno di og.
:
*i
UÈh rC
trova» tu
Ael;
tuttora questi di uomini della stirpe de’ Haptiainn
Internici
,
inq«lp.«C
fed. Geq.
;
xiv.
perocché
b.
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Jo*.
.Uri taNfbl
xv., 14. i
r Clroi. ed
“atmiìra7l iiw Itilo di ferro che t in Rabbalh nnr.t.i citLt tu poi detta riiiladcleh,a li. quel
.
lotlo
.
su«b.i. ed ella era rapitale degli Ammoniti, nello muli de’qnall era vomito, non al aa corno,
di og sono frequenti presso gtiantichl letti di ferro di rame, di argento e fino di oro.
t
t
. . . . , . . . ,, ,,
9.
dcos appropinquante* sibi, sicut Deus nostcr adusi eh’ ella sia , la quale tanto vicini a se abbia t suol
cunetta obsocrationibu* nostri*. dei , come il Dio nostro è presente a tutte te no-
stre preghiere t . u
Quae est enim alia gens sic inclvtn, ut ba- 8. Imperocché qual ’ altra nazione v’ ha egli co-
8.
tanto illustre , che abbia e ceremonie e regole al
ttetti caereroo trias, imtaque iudieia et unìversam le-
gem quam ego pro|»oi»ain hodie ante oculos vo- giustizia e tutta la legge , quale è quella , che lo
,
10. A die in quo «tritali coram Domino Deo tuo 10. Cominciando dal giorno , fri cui in fosti di-
nanzi al tuo Dio a Horeb , allorché il Signore par-
,
ve rv 9. San aggiunterete nè
toglierete
, , alla parola , che io vi annusalo. Questa Sì
nulla nè contro la traditone, che Interpreta quel, che è scritto, nè contro precetti
«epe alla legge per impedirne la violazione. Togliere vuol dire non far quel che
vuol dire far diversamente da quel, che è comandato: cosi un dotto interprete
Bisognerebbe di fallo secondo costoro condannare non solo Giosuè Il quale
LI
ol te cose orci ino n ,
vso
\
m
.
^VP» •
ma ancor Gesù Cristo c gli Apostoli c anche lo stesso Mose, il quale, cap. x\u. IO., comanuo, cnc
bc disse agli ordini del Sommo Sacerdote, sotto pena di morte, cap. xvn. I?. obbe-
ver». 6. Qui rlà la coltra sapienza. Sapientissimo è quel popolo, che teme Dio e aue
sue k
dlscr. Gli amori stessi profani, non molto portati a favorire I Giudei, non bai» potuto fare a
meno dì lo-
dare la puri!., del loro culto e la fedeltà nell’ osservanza delle loro leggi. ... de .
ver*. 7. i\on c'ha certo altra nazione.ee. Nlssun’ altra nazione ha tanto telUart
,
"donde
e I demoni, rome con noi è familiare il solo vero .Dio che risiede tra noi nel .
favori
ascolta le nostre preghiere, provvede a* nostri bisogni, ci assiste, cl ® >
1) E U T L n () .N (> M IO C A P. V
90. Vos aulem tuli! Dominus cl edcxil de (or- 30. Ma il Signore vi prese c vi trasse dalla for-
nare ferrea ,Eg> |»li , ut baiarci populum hcrodi- nace ferrea tklV Egitto per avere un popolo , clic
larUnii , .situi e»-l iu praesentl die fosse sua eredità , come uv viene al di a’ oggi .
ai. • Iralusque est Domimi» contraine propter 31. Ora il Signore si sdegnò meco a causa dell,
«emione» vostro», et iuravit , ul non Iransiretn vostre parole j e giurò , die lo non passerei il
lori lancili , net ingrederer Icrram opliinam, (jtiaiu G lordano e non entrerei nella terra ottima , che
datimi» est vobis . * Sup. 1.57. egli darà a vai .
33. Ecce morior in liae liumo, non Iran» ilio lor- 33. Ecco die lo muoio In questa lunga , non
danti u vos transibilb et (losrtdcbilb terrai n egrw-
: passero il Giordano : voi lo passerete c sarete ! la-
giam . droni di un bel paese.
25. Cave, nc quando oblivbcnrìs patii Domini 33. Bada di non dimenticarti giammai del pat-
Dei tui quod pepigli tceuin et facias libi scul-
,
: to , che il Si fpiore Dio tuo lui fermato ani te: c
pUun Miuililudinciu eorum, quae litri Domimi» di non farli immagine scolpita di quelle cose , delie
protiibuit: • « quali il Signore li lui vietalo di farne :
34. * Quia Dominus Deus tuus ignis consumens 34. Perocché il Signore Dio tuo e un fuoco di-
est, Deus acmuiator. * Udir. li. *29. i•oratore, un Dio geloso.
33. Si genuerilis ìllfos ac ncpoles, cl inorati fiu> 33. Se dopo aver avuti c figliuoli e nipoti , est
ritis in tèrra , dcceptlquc fccerilb vobis aiiquaiu aver passato assai tempo in questa terra , voi in-
similitudinem , palranles inalimi tonni) Domino gannati vi formerete alcuna immagine , facendo
Deo vostro, ul cuui ad Iracundiam provòcclis ; cosa rea dinanzi al Signore Dio vostro , onde n
sdegno lo provochiate j
36. Teste» invoco bodie codimi et I erra in , rito 36. In testimoni io chiamo oggi il ciclo, e /<i
pcrilurus vos esse de terra , quam . transito lor- terra , come ben presto sarete espulsi da quel pae-
dane, possessori eslis non liabUabiU» in ca longo
: se , di cui, passato il Giordano , entrerete in pos-
tempore , sed delebil vos Doiuinus sesso: voi non vi starete per lungo tempo , ma u
sterminerà il Signore ,
37. Atquo disperge! in omnes gente»: et rema- 37. E
vi dispergerà Ira tutte le nazioni : r ri*
nebiti» pain iu nalionibus , ad qua» vos ducturu»
i morrete In piceni numero traile gelili , dove il Si-
est Dominus. gnore vi condurrà.
38. ibique servietis dii» , qui liominum manti fa- 28 . E
Ivi servirete a dei fabbricati da mano di
bricati .Mini , tigno et lapidi , qui non vidonl, nec uomo , ul legno e alla pietra , thè non reggami r
audiiml, nec tornedunl , nec odorali! ur . non odono c non mangiano c non fiutano
39. dunque quaesierìs ibi Dominimi Donni 39. Ma quando in quei luoghi cercherai it Si-
tuum, lovcuics Clini : »i (amen loto tordo quae- gnore Dio tuo, lo troverai j se però con tutta il
sieris et tota tribulalionc anitnae tuae. more lo cercherai e con lidia la contrizione deli mu-
oia tua.
50. Postquam te invenerinl omnia, cjuae prae- 30. Dopo che II saranno avvenute tutte quest
dkiii «uni, novissimo Icmporc rcvcrtcns ad Do- cose predi lle , all’ ultimo tornerai al Signore Dio
tnfnuni Deum Immi et ùudics voceiu eius. tuo e udirai la sua voce
51. Quia Deus mbcricor», Dominus Deus tuu» 31 . Perocché Dio misericordioso egli t il Signore
est: min dimitlet te, nec omnino delebil, ncque Dio tuo : egli non li abbandonerà, nc II sterminerà
oblivbcetur pacli , in quo iuravit patiibus luls. totalmente e non si dimenticherà del patio fermato
con giuramento co' padri tuoi
33. Interroga de dirbu» anliqub, qui fucrunt 33. Informali de ’ tempi antichi , che furono pri-
ante tc ex die, quo creavi! Deus hominem sinici' ma di le dui giorno , in cui Dio creò l’uomo so-
lerraiu , a stimino codo iisqnc ad summuin eius, pra la terra , da un punto del cielo sino ull' op-
si fatta est nliquando buiuscemodi rcs, aut unquam posta pane , se mai cosa tale sia avvenuta , o
cognilmn est siasi intesa ,
33. Ul audirel populus voccm Dei loquenlis de 33. Che un popolo abbia udita la voce dì Dm
medio igni» , situi tu aùdisti vixisti , d parlante di mezzo alle pavane , come tu tu udisti
e rum perdesti la vita ;
34. Si feci!Deus , ut ingrederdur c! (olierei sibi 51. Che Dio sia venuto a prendersi vii f/opolo
gentem de medio nationum per (eulaliones , signa traile nazioni per mezzo di ti illazioni, di segni r
ninne portenta, per pugnam cl robuslam manum, di porlenti , per via di combattimenti , con fortez-
cxtcnlumque lirndiiuiu et horribites visione», in- za grande, con br uccio steso , con visioni ut rende
via omnia , quae feci! prò vobis Dominus Deus e con tulle quelle cast, che il Signore Dio vostro
verter in .f.gypto, videniibu» ocutts tute; fece per voi in Egitto sullo gli or, hi tuoi :
33. Ul scires , quouiam Dominus ipso est Deus 35. /flfinc UC tu conoscessi, che il Signore cgh
et non c»l alius praeter oum è Dio <• altro KOB bari ,n, fiu fi di lui.
36. De codo le fedi ami in: voccm suam, ut du- 36. 77 fe’ udir la sua voce dal ciclo fier ammae-
cerei le, cl -in terra oslcndit litri ignein suum ma- strarti, c sulla lerra ti fé* vedere il suo fuoco
ximum, et audisll verbo iilius de medio igni»; grandissimo, c tu udisti la sua vo* odi mezzo ut
fuocoJ
37. Quia
dilexit patres tuo» et degli setnen eo- 37. Perclii amò I padri tuoi e I loro discendenti
ruin jKist cos. • Kduxilquc te praeccoeo» in virtute elesse dopo di loro . E
andando innanzi a te colla
sua magna ex £gyplo , * Exod. 13. 31. possanza sua gì amie , n cavò dall' Egitto .
58. Ul dotarci nationcs maximas fortiores le in d 38. Per isicruumre alla tua venula nazioni gran
introiti! tuo et introduroret le, darctque Ubi ter- dissime e più forti di U .< introdurti udì ro paese
ram carimi in |H>sscssioncm , sicut cernì» in prac- e danaio il dominio, come al giorno d'oggi tu volt.
senli die.
39. scilo ergo hodie d cogitato in corde tuo 59. Conosci adunque in quest’ oggi c ripensa in
quod Domimi» ijisc sii Deus in codo sursuin et cuor tuo , che U Signore medesimo egli è Dio las-
d comuni , et non sii
in terra alius. sù hi cielo e quaggiù in lerra , e non ve ir* ha al-
cun altro
40. Custodi praccepta dus atque mandata, quae 40. Osserva i suoi Insegnamenti e comandi , che
dopo , . aver postalo assai tempo in quella terra, re. GII Ebrei osscrv min accennarsi
ver». 25. Se .
.
qui temilo, che «coree da Mom* lino alla «-attività di tiabiloiita. « he dicono essere di 8M. anni.
il
Per mezzo di tentazioni, queste lenta* ioni mientlerei , che fossero le stranezze e
Ver». 34. pessimi i
trattamenti falli agli gbrel nell* Egitto, per mezzo «le’ «inali gli andò Dio preparando e di -.ponendo a m> 1-
tomcl tersi a dilli *uoi voleri e n seguirlo nel pericoloso e lungo viaggio dall' Kgilto alla lerradi chanaan.
I
Con visioni orrende, parla degli orribili spettri che vedevano gli Egiziani nc’tre giorni ili te-
,
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, , i , . . . . . . .
ego praccipio Ubi, ut bene sii Ubi, et (ibis tuta ioti annunzio , all tue fui sii felice lu c i tuoi figliuoli
|k»aI le, et |ienuaneas inulto tempore super terroni, dopo di te e resti per lungo tempo nel paese , il
quam Doininus Deus luus dalurus Cai Ubi* quale sarti dato a le dal Signore Dio tuo.
tuiic separavi! Moyses tres civllates trans
41 . • 41. Allora .Vosi determinò tre dita di là dal
lordanem ad orìcnlalcm plagain , *Num. SS. 6. 14. Giordano verso levante ,
44. Ut confugial ad eas qui ucciderli noluns 44. Onde chi non volendo avesse ucciso il suo
,
proximum simili, neo sibi luerlt Inimicus ante prossimo senza che imo, o due giorni prima gli
i unum et alterum diem et ad harum aliquam ur- fosse nimico , trovasse rifugio e scampo in alcuna
bium possit evadere. di queste città .
43. * Bosor in solitudine, quac sita est in terra 43. Dosar ne! deserto situato in una pianura
l campestri de tribù Ruben; et Ramotli in Galaad, della tribù di Ruben ; e Ramolh in tialaad «//-
quae est in tribù Gad ; et Golan lo Basan , quae par lenente alla tribù di Gad j e Golan in Rasan ,
i est in tribù Manasse. * los. 90. 8. la quale è della tribù di Manasse .
44. ista est lex , quam proposuit Moyses coram 44. Questa è la legge esposta da Mosè a’ figliuoli
fi I ita Israel : d’ Israele:
43. Et linee testimonia et caercmoniae atqoe in- 43. E
questi sono i precetti e le cerimonie e Ir
f
dirla , quac locutus est ad fllios Israel, quando leggi , Ir giudi egli intimò a' figliuoli it Israèli
egressi sunl de iegypto, dopo che furono usciti dall' Egitto ,
46.Trans lortlanem in valle conira fanum Pbo- 4f>. Di là dui Giordano nella valle dirimpetto al
gor in terra Se Don regia Amorrliaei , qui habitn- tempio di Jiiogor nella terra di Sehon re degli Amar-
vit in BMebM,
quem pcrcussil Moyses. Filli quo- rile , il quale abito in Ifesebou e fu vinto da Mosè
que Israel egressi ex .Ègypto Or i figliuoli d‘ Israele usciti dall ’ Egitto
47. Possedcrunt lemmi eius et lerram rcgta 0« 47. Occuparono le terre di lui c la terra di Og
Basan , duoruui regum Amorrhaeoruui ,
qui crani re di Rasan due re Amorrhel , che starali di la
trans lordanem ad soli- orlimi: did Giordano a levante:
48. Ab Aroer, quae sita est super rlpam tor- 48. Da Aroer , che è situata sulla ripa del tor-
renttaAruon usque ad luoiilein Sion , qui est et rente Aruon sino al monte Sion , che dicesi anche
Itcnuon Uerinon ,
4D. Ohi nem planitlem trans lordanem ad oricn- 49. Cioè tutta la pianura orientale di là dui Gior-
talem plagam usque ad mare solitudini* et usque dano sino al mare del deserto e sino alle laide
ad radiccs monlta Pbasga. del monte Ifiuuga
Capo (Quinto
Repetizione » sposinone de1 precetti del decalogo Del timore, che ebbero gl’ Israeliti
.
all’udire la voce di Dio e al vedere artiere il manie nella promulgazione delia legge.
3. Non cum patribus nostris iniit paclum. sed 3. Non co* padri nostri fermò egli questo patto.,
nobiscum, qui impracsentiarum sumus et vivimus. ma con noi , che or siamo e viviamo
4. Facie ad faciem locutus est nobis In monte 4. Egli ci parlò faccia a faccia dal monte di
de medio ignta. mezzo al fuoco
3. Ego scqueslcr et mcdlus fui intcr Dominimi 3. Io fui allora interprete e mediatore tra 7 Si-
et vos in tempore ilio, ut annunliarem volita verba gnore e voi per annunziart i le sue parole: perchè
11. liiuuislU cnitn ignem et non tasccndislta In
cius: voi temeste quel fuoco e non saliste sul monte . Or
moliteli! ,
et ait : egli disse :
6. • Ego Dominus Deus luus, qui eduxl tc de 6. Io il Signore Dio tuo , che li coudussi fuor
, de domo servitoti*.
terra Jtgyrpli • Exod. 40.4. della terra di Egitto , della casa di scluavllù .
Le r. 96. I. Ps. 80.11.
7. • Non liabcbls deos alìcnos in conspeclu meo. 7. Non avrai altri dei in mio confronto
• Exod. 90. 4. Ps. 80. 10.
8. * Non facies Ubi sculptilc . nec siinilitudinem 8. Non ti formerai statua o figura di alcuna delle
omnium , quac in
cucio sunl dcsiiper et quae In cose, che sono lassù in cielo , nd di quelle che
terra deorsum et quac versantur in aquta sub terra. sono quaggiù in terra , o abitano nelle acque sotto
• Exod. 40. 3. Lev. 96. I. Psatm. 96. 7. la terra.
9. • Non adorabls ea et non cole». Ego enlm 9. Non le adorerai , né renderai loro venm culto.
stira Dominus Deus luus Deus aeinulator : red- , Perocché lo sono il Signore Dio tuo : Dio geloso ,
dens iniquilaletn patrum super fllios in tertiam et che punisco 1‘ iniquità de* padri sopra i figliuoli
quartam generalionem bis , qui odenint me : sino alla terza e alla quarta generazione di colo-
• Exod. 34. 14. ro j che mi odiano ,*
10. Et facicns mtacricordiam in multa milita di- 10. E
fo misericordia per molte migliata di ge-
Ugcnlibu* ine et cuslodicntibus p iacee pia iucd. nerazioni a coloro j che mi amano e osservano i
miri comandamenti
Non usurpnbis nomcn Domini Dei lui fru-
• II. Non prenderai il nome dei Signore Dio tuo
stra quia non eril Impunito*, qui super re Vana
: invano : perocché non andrà impunito chiunque per
nomea cius assuinseril. * Exod. 40, 7. Lev. 19. unu cosa vana avrà adopralo il nome di lui
14. Matth. 3. 33.
14. Observa diem sabbati, ut sauctilices curo 14. Osserva il giorno di sabato per santificarlo ,
sicut praccepit Ubi Doininus Deus luus. come ti ordinò U Signore Dio tuo .
13. $cx diebus opcraberis, et facies omnia opera 13. Sei giorni lavorerai e farai tutto quello , che
tua. li occorre.
ver*. 3. Aon co’ padri nostri. . ma con not , tc. ti patio, che Dio fermo sul sina. lo fermo non
.
ro’iMnIrl nostri, che emù già morti; ina con not; imperocché come noto s. Agostino, inoli imi mi eran.
«lavanti a Mosè, I quali ancor giovinetti avevan udito la voce «li Dio. che parlava sull* Horcb dove diede ,
la legge; l'avevano udita tutti quelli, i quali a quel tempo non avevano ancora venti anni.
Veni. 4. O
panò faccia a faccia. Ci parlò in maniera cosi chiara c sensibile, che non et lasciava luogo
«li dubitare, eh’ci fosse presente egli stesso, e parlasse
f ot. I. «
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M . . . . . .
Domini Dei (tii. Muli foeics in ini «piulquain ope- la regate del Signore Dio luu. in esso rton farai
ris tu cl filili* Iihis et lìlia ,
scrvus et anrilla, et tiissunlavoro figliuolo e
tu e II tuo
figliuola la , H
Ims i*t arimi» ot oinnc iumcntuni tuuin et imtc- servo e la serva , e il Ime e P astilo e lulte le lue
grinu», qui osi intra porta* tua», ut requfescat bestie e il forestiero . che sta dentro le tur porle ,
>i*rvi is tuus ot ancilla tua, sicut ctlu.* Ceti. 2.2. affinché abbia requie il tuo servo e la tua serra
Ermi. *20 io. Hebr. \. \. . come anche tu
I.1. Mei noni© , quod et ispc servirei» in figypto 15. incordati , che tu pia fosti servo hi Egitto
ot l'duxorit to inde Dominus Deus tuus in manu c di la ti trasse il Sùpiorc Dio tuo con mano pos-
torti et bradiio oxtonto. ideimi praeceplt libi , ut sente e braccio disteso . Per questo et ti comandò
«dwrvares diein sibilali. di ricordarli del giorno di sabato.
iti. • Honora patron tuuin ot mfilrcm , rimi Iti. Onora il padre tuo e la madre , come ti or-
prueceptt tìi>i Dominus Deus tuus, ul long© viva» 30. il Signore Dio tuo, affinché tu riva lunga-
dinò
tempore et bene sit libi in terra quani Dominus ,
mente e sii felice sopra la terra , di cui il Signo-
Deus lima daturus est libi. * Ex od. 20. 12. Eccli. re Dio tuo ti darà il dominio .
1. IX. fallii. 15. 4. Marc. 7. IO. Ephes. 6. 2.
.1
venti», qui de medio ignis loquJlur, sicut nos possa udire la voce di Dio vh'ente. , che parta di
audivimus, et possi! vivere? mezzo ut fuoco , come P abbiamo udita noi , e
possa vivere ?
27. Tu magi» accede,
et audi cu lieta , quac di- 27. Piuttosto appressati tu, e ascolta tutto quello,
verti Dominus Deus
noster libi: loquerùquc ad che II Signore Dio nostro ti dirà : c lo ridirai a
nos , et nos audìcntcs lari emù» ea. noi , e lini avendolo udito lo faremo
28. Quod rum audi&sel Dominus, ait ad me: 28. Udita tal cosali Signore disse a me: Ho sen-
A udivi Vocem vcrJmruiu popoli buìus, quae lo- tito il .suono delle parole dette a te da questo po-
culi sunt Obi bene omnia suoi loculi.
: llato : hanno parlalo bene in tutto .
29. Qui* del la lem eos babere menimi, ut li- 29. Chi fiata loro tale spirilo , che mi temano
meant me et custodiaiil universa mandata mea e osservino tutti i miei comandamenti in ogni tempo,
in omni tempore, ut belio rii eis et liliis eoruin affinché sien felici eglino e i loro figliuoli eterno * m
in Muiipilcruum ?
50. Vado, et die eis: Revertimini in tcntoria 30. re? , c di’ toro : Tornatetene alle vostre
vcslra. tende
51. Tii vero hir sta mecum , et loipiar libi omnia 31 . Ma
tu sta' qui meco, e io li spiegherò lutti t
mandala mea et caeremonias atque iudieia nuae miei precetti e le cerimonie c le leggi , le quali tu
dorcbls eos, ut fariant ca in terra, quam dal>o insegnerai ad essi, affinché le osservino nel pae-
illis io possesrionem. se , di cui darò loro d possesso
52. Custodite igilnr.et focile quao praccepit Do- 52. Osservate adunque e adempite tulli i precetti
minus Deus vobis: Mon declinabili* ncque ad de- dati a voi did Signore Dio : Aon torcete né a de-
vi crani, ncque ad sinistralo : stra , né a .sinistra:
55. ì'cd per viani , quam prneccpit Dominus 35. Ma itili uni nate per quella via , che vi lux
Deus veslcr , nmbulabiiis ut vivali* ot bene sit. prescritta il Signore Dio vostro , affinché abbiate
volò» et proieientur die» iu terra possessioni» ve- vita e felicità e si moltiplichino I giorni vostri nella
dine . terra di cui otterrete il posesso .
\er* te» Per questo ri U romandi) re. L' osservanza della legge del sabato a\ea per line di richiamare
ni lai giorno alla memoria benefizi fallirla dio al suo poi»olo. e di conservare c uudrlrc lo spirito di pie-
1
tà e. di religione
Vers. 2» Chi tiara toro tate spinto , re. Parla filo alla maniera degli uomini, dimostrando quello che
egli approva e ha raro, che si farcia dall* uomo, cioè a «lire, che questi lo tema c osservi suoi precetti: i
IMToecnè con tali espressioni siamo noi soliti d* indicare le cose che ci aon graie e aecelte. Ma Pio. die
«osi parla, ha in suo potere di rivolgere a se la metile dell* uomo e di farlo obbediente a* suol eomamli ;
«nulo >.j,i scritto: Convertici a tc. o .signore, e noi ci convertiremo, si accenna itero, elie, quantunque dalia
grazia «li ino venga il ben oprare dell* nomo, si richiede i»eni la cooperatone «lei libero arbitrio benché .
la coopcrazione stessa effetto sia «Iella grazia di Dio che da il vo/rre r it fare secondo l'Apostolo. .
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, , . , . .
Deuteronomio C 4 p.
Capo Scoto
esattamente
4mair Dio di tutto cuore r osservare t tuoi romandamentt
e raccomandarti ai posteri:
... .u*c
r •wdmss'sr
inanoavu uomini»
quae
.
*
'
—
u*.
ài cm
’&Tti&tPL
affinché le osserviate nella terra ,
«lieta
ic
'!
quam
«i Kkoioili >n in ii>rra. .ori u ugnarvi
«Joceran vos:ci faciali» co in u*rra, ad
:’
. < i : 1 11 1 ‘trans-
trans- ,
Dominimi Deum luum et custodia» 2 . si (finche tif terna il Signore Dìo ino ed esi-
ui liineas
bisca per tulli I giorni della tua vita tulli • suoi
-2.
ego prae-
omnia mandala, ctpraecepto cius.quac comantutmcnii f precetti , che io Intimo a le r
dlc-
dpio libi et Olita ac ncpotltHl» luta , cunetta a fUjIiuoli r «» nipoti tuoi , affinchè sten prolun-
’
Ir forze lue
fortitudine ino e con latta 1' anima tua r con Utile
« ir iuo et e\ Iota anima tua et ex tota
ina. * Inf. li. 15. Manti. 22. 31. More. 13. 30.
Lue. 10. 27.
E quesn coniaiulamenii , che io li do oggij sa-
li. Erunlqnc verta hai* , quae ego proeripio Ubi d.
rai i fissi in cuor luo :
liodie in corde tuo figliuoli e II inedite
-
,
in eta
.
I. E gli spiegherai a tuoi
dor- rai assisti hi ma i nvi r andando prr viaggio . an-
sedens in domo tua et ambulans in ilinere , e alzandoli
dando a dormire .
ham, Isaac et lacob, et dcderil libi civilalcs mèra daio lineile dna grandi c magnifiche , le
quali
gna» et optimas, qua» non acdlflcasli in non imi edificalo
II. E le case piche d’ognt
sona di beni, le
Domo» piena» cunctarum opum ,
qua» non te cisterne
II.
'lieta guati non trono stole da le fabbricate ,
cxtruxlsti , cisterna» , qua» non fodtatl « i
10. Lue. 4. 8.
• Jnfr. 10. 20. Molili. 4.
gen- ''"'ìrimi'a,,dirne dietro agli dei stranieri di lune
4. Non ibitls nost ileo» alleno» cunctarum il' onorilo :
alleile nazioni, che vi simulo
1
palribus tuta,
sssfa
consunto*n cuorV’é’ro^tùna’ì' ^
iari
'u’inetrM^
mider'e'di tulrtpcoia’z'tna *iuahin!]uc*riiM imperyrch>
ss?'-***. «•.. . *. <>.«**
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e guari tnl^mprr^ae
la quatr sia disimpegnata roto* 1 ** *"/ corre r impeto di tutto ranwre: terso di se
alt' animo la qual debba amarsi , Mtrs . n t litui nuanta la dilezione che
r*/< ha
,
'"TbnSSS S3SS3&
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r.soà. ,v. I.
"ver’IS.'lVrt nVéoTicnlazirrne.
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.
» I
KM 1) Y. li T E R () N () MIO CAP. VI
. 49. Ut (telerei umnc# inimico* li un- coralli le 49. Di sterminarne dinanzi a le tutti i tuoi ne-
skiiC loculi»» C8l mici secondo la sua purvla
di). dunque ioterrogaverit tc filius luus eras, 20. E quando in appresso il tuo figliuolo li do-
dtocB»: Quid siili volimi testimonia haec et rac- manderà : Che voytion significare queste leggi e
remoniae atquc lodici;», quac prarccptl Dominoli cerimonie e osservanze prescritte a noi dal Signore
Deus noster nobis T Dio vostro f
di. Dices ei : Servi crani us Pharaonls in .Egypto, 21. Tu gli dirai : Noi eravamo servi di Faraone
et uduxll nos Domimi» de .Egvpto In munti foni: in 25.
Egitto j eII Signore dati’ Egitto ci trasse fuori
con man
possente:
22. Feriiqne signa alquc prodigia magna el pes- 22. E
fece segni e prodigi grandi e orribtli
sima In /Egvpto conira vharaonem et omnem do- nell'Egitto contro Faraone e cóntro tutta la sua
imi in itliu» in comperiti nostro casa dinanzi a noi ,
23. ri oduvìt nos inde, ut iiiiroductis darei ter- E
fuor di là ci condusse per farci entrare
rara , super qua iuravil palribus nostri» . at possesso detta terra , di cui fé* giuramento a'pa-
dri nostri .
Capo Smimo
Son erre società co* Gentili . ma di stracce re i toro altari , t boschi e i simulacri Ramme-
i tlrin
morati i benefizi duini, promette r aiuto ih Dio e o^ru abbondanza , purché si osservino t
suoi precetti.
4. cum introdu scrii le Dominus Deus tnus in 4 Quando il Signore Dio tuo ti atra introdotto
lerraiu , quain posscssurus ingrederis , el delete- nella terra , di cui entrerai in possesso , e avrà
ri! genie» mullas coram le , * Helliaeuin el Ger- disperse innanzi a le varie genti, f flethco e il
ftetMun et Amorrliaeum , Chananacuin el Phe- Gergezeo e t Amarrino , il Chananeo c il Phere-
rezneum et llevaetim et lebusaemn , septein gen- zeo e /’ ffeveo e P /ebuseo , selle tuuionl motto
te» multo malori» numeri, quain tu es, el robu- piu wancr ose e possenti , che tu non sei :
stiores le : * Exod. 25. 25. el 55. 2.
non «labis Alio eius, nec liliali» illius acclpie» darai la tua figliuola a un uomo di quella stirpe ,
Alio (uo: nè prenderai (a figliuola di lui pel tuo figliuolo
4. Quia seduce! Alluni tuum ne sequalur me, 4. Perocché ella sedurrebbe il tuo figliuolo e lo
et ut magi» scrviat dii» alienis iraseelurque fu- : alienerebbe da me per furio arai servire a’ dii stra-
ror Domìni el dclcbit le cito. nieri : e si accender bbe il furor dei Signore e ben
3. Qidfl polius lutee facielis eis : • Aras eonim presto li sterminerebbe .
subvorlite et ronfriiigilc statua», lucosque succi- 5. Ma piuttosto fate loro così : Gettate a terra
dile et sculptilia comburile. i loro alluri e spezzate le statue e tagliale i bo-
• Exod. 25. 24. Infr. 42. 3. et 16. 91. schetti e date alte fìanmie i simulacri .
6. Quia populus sanclu» es Domino Dco ino 6. Perchè tu se’ un popolo consaJrato at Si-
Te • degli Dominus Deus luus , ut sis ei populus gnore Dio tuo . Te elesse il Signore Tito tuo per
Itcndiari» de cuncli» populis , qui sunl super ter- essere, popolo di sua proprietà tra tutti i popoli ,
no» . *
Infr. 44. 2. Infr. 26. 48. che son sulla terra .
*7. Non quia cunclns genie» numero viuccbnlLs, 1. Non perchè voi superaste Hi numero ogni al-
vobis iunclu» est Dominus et clegil vos, rum tra gente , si è unita a voi il Signore e vi ha eletti,
omnibus sili» populis puuciores : mentre siete inferiori di numero a tutti i popoli :
8. Sed quia dilrxit vos Dominus et cuslodivit 8. Ma
perchè egli vi ha amali e ha mantenuto
taramentum. quod iuravil palribus veslris: edu- il giuramento fatto a’ padri vostri : per questo vi
xilque vos in innnu forti et redcinil de domo scr- trasse cou man possente c vi riscattò dalla casa
3
vitulis de m. imi Pbaraoni» regi» .Egypti
, di schiavitù , dalle mani di Furatine re dell Egitto
9. Et scie», nula Dominus Deus luus ipse est 9. E
tu conoscerai , come il Signore Dio tuo
Deus forlis et ndelis, cu»|pdieus pactum el mi- egli è un Dio forte e fedele , che mantiene il patto
sericordiam diligenlibos se el Ids, qui custódiunt e la misericordia con quei , che lo amono e osser-
pmecepla eius, in mille generationcs: vano l suoi precetti , per mille generazioni :
40. Et rvdUens odieulibns se stalim , ila ut di- 40. E
rende tosto la loro mercede a coloro , che
sperda! cos et ultra non di Aerai, prolinus eis re- y
l odiano ; onde gli sperde e non differisce ptù ol-
Mituens , quod mcrentur tre, pagando loro iuuncdialamade quel , che hall
meritato .
vers. 1. Sette nazioni. Nella Genesi sv. 19. se ne contavano Quo a dieci, ma alcune di queste dieci
dove.ino comprendersi nel nome di altre piu grandi.
ver». 2. Le sterminerai interamente, queste nazioni, colma già la misura de’ loro peccati Dio vuole, .
che sieno interamente distrutte si per punirle de’ loro eccessi , e si ancora per togliere agli stessi Ebrei
t' occasione di contrarre I loro vizi e le abbominevoii superstizioni per questo è ordinato di non fare :
con esse alleanza c di non usare misericordia, gli Ebrei essendo gli strumenti eletti dalla giustizia di
Ulo a gastigarc c distruggere quelle genti.
ver». 3. Son contrarrai matrimoni con loro. Eccetto che si convertissero e abbracciassero il Giu-
daismo: ne vedremo esempi nel libro di Rutti.
Ver». 6. E
lagtiate i boschetti, consacrali a’ falsi dei sccpodo l’ antichissima superstizione rammen-
tata sovente nelle scrii Iure.
Ver». 6. Potato consacrato at Signore , ec. Ovvtr separato pel Signore Dio tuo , separato cioè da
tulle le altre genti, dalle quali il vero Dio non è conosciuto.
vers. IO. Rende tosto fa mercede a coloro , che Codiano. Dio avea fatto cosi verso di quelli, che ado-
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. . . . . . . . . . . ,
14.
DKUTERONO MIO CAP. TU S53
crii apud te steriUs utrìusquc sexus lato in Itomi* chi sia sterile tn casa tua dell' un sesso, o dell' al-
nibus, quam in gregibua tuia. • Exod. 33. 3t>. tro nè tra gli uomini , nè tra gli animali
15. Auferel Dominua a le oitinem languore!», et 43. Manderà lungi da te il Signore tutti i malori
inlinnii.iiea .Egypli pessima» quas no visti, non in* e non sopra di te , ma sopra ite’ tuoi nemici farà
fervi Ubi, sed cunetta liosiibua tuia. cadere que' flagelli pessimi dell * Egitto , che sotto
a te noti
iti. Devorabis omnes populoa, quos Dominua 46. Tu divorerai tulli l popoli , i quali dal Si-
Deua tu us dalurus irsi libi . Non parrei eia oculua gnore Dio tuo , stirati dati in tuo potere . Non
tuus ; nec aervies diU eorum , nc sin! ut ruinatn lui. s‘ impietosisca sopra di essi il tuo occhio : e guar-
dali di servire agli dii loro , perchè non fieno a le,
di rovina .
47. si diceria in corde tuo: Piurcs aunt genica 47. Se tu dirai in cuor tuo : Queste genti sono
iatae, quatti ego, quomodo poterò defeco easT in maggior numero , che non sorr io , come potrò
io sterminarle ì
48. Noli roeluere , sed recordare ,
(juac fecerit 48. Non temere , ma ricordati di insello , che
34.
Domimi» Deus tuus l’baraooi et cunetta £gyplUs, fece a Faraone e a tutti gli Egiziani il Signore
33.
Dio tuo,
19. Plaga» maximas , quas vidcruct oculi lui et 49. ( incordati ) delle piaghe grandissime , che
aigna atipie portento, manumque robuslam et tu valesti cogli occhi tuoi e dei segni e de* prodigi
extcnluiu bmdiium , ut educerel le Dominua Deua e ilclla mano forte e del braccio , che stese per
tuus: aie tacici cunetta popoli*, quos metuis. liberarti il Sianore Dio tuo : il simile farà egli
a tutti I popou , dei quali lu hai timore
30. • Insù per et crabronea miliel Dominua Deua 3U. Oltre a ciò il Signore Dio tuo spedirà con-
luna in eoa , donec deleat omnes alque disperda!, tro di essi i calabroni , fino a tanto che abbia
qui le fugerint et laterc potuerint. sjtersi e distrutti tutti quelli , che avran potuto na-
• Exod. 33. 28. lo». 34. 43. scondcrsi a le colla fuga.
31. Non limebis eoa, quia Dominila Deua tuus Tu non
temerai, perché il Signore Dio
li
in medio lui est, Detta magmi* et terribili». tuo è in mezzo a te, il Dio grande e terribile
Ipse curisi unet nalionc* tiaa in conspectu tuo 33. Egli consumerà dinanzi a te queste tulliani
paullalim alone per partea. Non poteri» eas delere a poco a poco , e parte a parte Tu non potrai .
pari ter , ne torte mulliplicenlur coutra le beatlac sterminarle ad un tratto , affinchè non moltipli-
terrae. chino in Imo danno le fiere selvagge
33. Dabitque eoa Dominua Deua tuua in conspe- 33. E
il Signore Dio tuo le darà in tuo potere ,
ctu tuo, et interficiet illos, donec petti tu» deleanttir. e le onderà uccidendo , fino che sieno affatto di-
strutte .
34. Tradctquc reges eorum in manua luna, di- 34. E ti darà nelle mani i suoi regi , e fard ai
sperdei noiniua eorunt sub coelo: nulla» poter il che de' loro nomi non resti memoria sotto del cie-
donec conterà» eoa
rcaiaiere (ibi , lo . N
usuno potrà resistere a te, sino che tu gli
abbia ridotti in polvere.
35. • Sculpliliaeorum igne comburea: non con- 35. Generai alle fiamme le toro statue : non de-
ctipisces argentum et aurum, dequibua faci a sunt, sidererai 1‘ argento e I’ oro , onde son fatte , e
neque assume* ex eia libi quidquam , ne offenda»; nulla di queste cose ti approprierai per non dare
propterua quia abominatio est Domini Dei Ini in inciampo ; perocché sono abbominazione pel
* 3. Mac. 33. 40. Signore Dio tuo .
26. Nec infere* qitidptam ex idolo in dontum 36. E
riissima cosa dell’ Idolatria entrerà in tua
tiuim neftas anathema, sicut et Ulud est. Quasi casa , affinchè lu non diventi anatema com'egli
?
spurctliani detestaberis et velut ioquinamentum ac pure lo è . Lo detesterai come immondezza e qual
sorde* altoutiuaUoni Itabebis, quia analhenta est. sudiciume e sporcizia, perchè egli è un anatema .
rarono il vitel d’oro, Exod. futi. , verno di quelli, che bramaron le carni, Num. xr., verso r.ore.
Datari e Abtron , Num. avi. Dio non aspetta a punire gli empi nella vita futura, li gastiga ancor di pre-
sente: e se molte volte il gattino è occulto, egli e più terribile: perocché la cecità della utente, f In-
duramento del cuore, che è pena del peccato, sono «la temersi sopra ogni castigo.
Vera. 50. / calabroni. Vedi Exod. xxm. 38. Dalla storia Ecclesiastica sappiamo, che tm’ armata di Per-
siani fu messa in fuga da un esercito di mosconi mandati contro di casa da Dio per. le orazioni di a.
Giacomo Vescovo di Niobi.
Vero. 2f». 1/ argento e t* oro , onde son fatte. L’Ebreo ond’ ette son coperte. Usa vati di coprire di lame
d’oro le ttatuc di legno, o di pietra.
Vero. *à>. ,t(finché tu non diventi anatema. Se nc vedrà un ctempio nella persona di ACtian, Josuc
vii. i. vedi ancora 2. Slachab. sii. 40.
Capo Ottavo
Benefizi di Dio e afflizioni mcthdale toro net deserto , perchè non si
scordino nè dt queiti , nè del toro Dio.
1. Olirne mandatiti», quod ego praecipio libi ho- 1. Procura diligentemente di osservare tutti i co-
<lie cave diligcnter, ut facias: ut possiti» vivere
,
mandamenti , che io oggi U amimi zio: affinché
«*t multiplicemini , ingrcssiquc posaldeatis (errimi, possiate vivere e moltiplichiate ed entriate a pos-
l>ro qua iuravit DOmlnus palribus y estri* sedere la terra promessa dal Signore con giura*
mento n‘ padri vostri
, . , . ., . ,
: n
-,
.
1
334 I) K D T EH () N I) M I () C A P. Vili
9. El reco nla berla cune li ilinoris , j>er quoti ad- 4. Tu terrai a memoria tutto ii viaggio , che il
«luxil te Domimi* Deut luus quadraginta anni» per Signora Dio tuo li fece lare per guarani’ anni nel
descrittili , u( aflligeret le alque tentarci , et noia deserto per umiliarti e per far prova di le , e af-
fiercnt . quac in luo animo versabanlur , utruni finchè si rendesse manifesto guel che tu avevi nel
custodire* mandala Utlus, an non. cuore , se tu fossi , u no per adempire i suoi co
3. Afllivil le penuria, et dedil libi cibum rumi- mandamenti
na , quod Ignorata* tu et palrcs
Ini , ut attenderci 3. Ti afflisse calla penuria , e ti dii per cibo la
libi , quoti non • in solo pone vivai homo , sed in manna non conosciuta da le , né da' padri tuoi
omni verbo ,
quod egredilur de ore Dei. per /arti vedere , come non di solo pane vive /' uo-
• Matlh. (>. 4. Lue. 4. 4. ii hi , ma
di tj u alangue cosa * che Dia avrò or dittalo.
4. Veslimcnhnn numi, quO operieharis , nequa- 4. La tua veste , onci' eri coperto , non enne t
qtiana vernatale defedi , et pes luus non est subtri- meno per la vecchiezza , e il tuo pietle non rima-
tua, enI<pm<jraK«*liiius annua est. se pesto ; ecco che giu sto è il giutrantesimo anno
3. ut recogiles in corde luo, quia sicut erudii 3. E
ripensa in alar tao , che in guella guisa
minili siiuiii homo, sic Dominila Deus luus cru- che un uomo corrapte il suo figliuolo , cosi il Si-
«tivU te gnore Dìo tuo li corresse ,
6. Ut custodia* mandata Domini Dei lui, el am- li. Affinché tu osservi i comandamenti del Signore
mini Del lui, qui eduxit tc de terra Xgjrpd, do cordi del Signore Dio tuo che ti trasse dalla terra
«Ionio scrvitutis: d‘ Egitto j dalla casa di schiavitù :
13. Et ductortuus full in solitudine magna atipie 13. E
fu tuo condoiticre nel deserto grande e
terrUiili , in qua crai serpono flatu adunai» et terribile , dove erano serpenti , che abbruciava
scorpio ac disusa*, et indiar ninnino aquae : * qui col palo e scorpioni e dipsadi , e total mancanza
«*duxil rivos ile potrà durissima. di acgiui : U quale da durissima pietra fé’ sgorgare
• Aiavi. 90. 9. et 91. 6. Exod. 17. 6. de ’ rivi
16. * Et cihavil te manna in solitudine, quod Iti. E
li cibò nel deserto colla manna non co-
nesderiinl palrcs lui . Et poslquam aflìixìt ac pro- nosciuta da' ptuiri tuoi . E
dopo di averli afflitto
Iwvil, ad cxtremuin misertus est lui , * Exod. lt>. 14. e provalo t ebbe alla pne misericordia di le
17. Nc «iirercs in corde tuo: Fortiludo mea et 17. Affinchè tu in cuor tuo non dicessi: ti mio
robur maniis mene, liaec milii omnia praeslitemnt. valore e il mio braccio farle hanno prodotto a me
tulli questi beni.
18. Scd rccordcris Domìni Dei lui, quod ipsc 18. Ma
li ricordi , come il Signore Din luo è.
vires libi praebueril , ut impilivi paclum suum , quegli , che li diè forza affili di adempire il patto
super quo iuravit patribus tuis, sicut pracscns indi- fermalo con giuramento co’ padri tuoi j come il di
cai «lics d’ oggi dimostra.
49. Sin aiilem oblilus Domini Dei lui sen itm 19. Ma se tu dimentico del Signore Dio luo on-
fueris deos alicnos , colucrisque illos et adoravo- derai dietro agii dii stranieri e loro renderai cuUo
Ver*. 3. Son di solo pane vive l’uomo . ec. Gesù cristo citò queste parole. Matlh. iv. 4. Il sento piu
plano egli è (come si è nello in quel luogo), che cibo liciriiomo può essere qualunque cosa, «Il cui Dio
voglia, che egli si nutrisca; coti gli Ebrei vltter di manna. Alcuni danno loro anche questo tento: non è
«il solo pane, che conservi all’ uomo la vita, gliela conserva anche la parola di tuo ascoltata o messa tu
pratica; perocché nell’ osservanza de’divtni comandamenti si trova la vita. vers. I.
Ver». la tua veste non venne meno per la vecchiezza , e U tuo piede er. Mose si spiega anche
. . .
più chiaramente. Deuter. xxiv. Son si logorarono le vostre vesti , e I calzari dei vostri piedi non si
consumarono per vecchiezza, cosi s’inlende ancora, come I piedi degli Ebrei non divenissero pesti e cal-
losi in un viaggio si lungo.
Vers. 7. Terra di rivi e di laghi e di fontane. Gli Ebrei venivano da un paese secco, dove son rare le
acque, venivano dall'Egitto. Il quale non ha altra acqua, che quella del Milo per le sue campagne, le
quali cgl'lnonda tulle quante per lo spazio di sei selliniane in circa, c le feconda . ma lascia aM'asciulto
I luoghi elevati, dove non posson giungere le sue acque. .Vose con lai paragone esalta la terra di Chanaau
loxza, affinché Imparino a diffidare di loro medesimi e delle loro forze, e a confidare in lui; perocché egli
non abbandona que’ che In lui solo confidano c umilia quelli che si gloriali di loro viriti. Judith, vi
,
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DEUTERONOMIO C A P. Vili SS
rm: ecce nunc pracdico libi , quoti cumino dispo- e gii adorerai : ecco che io ti profetizzo , che lu
rrà» . onderai totalmente in ruina
di).Siali genie» , qu.-y» delevil Domimi» ili inlroi- do. Appiano come quelle nazioni , le quali dal
III Ino ; III et vo*. peiibili* . >i iiioltedieulrs lucri- Signore nono state distrutte alla tua venuta j cosi
li» voc» Domini Dei vostri voi pur perirete , se sarete dlsobbediaUi alla voce
del Signore Dio vostro.
yen. 'JO. Sono stale distrutte % cioè saranno distrutte. M» Mosi* con profetico spirilo riguarda come già A
latto quello, che Dio farà Infallibilmente secondo la sua promessa
Capo Uono
Si reprime la vanagloria , affinchè non a toro stessi , ma ai Signore asci-nano te toro
Rammenta Mosi al popolo
Vittorie y te sue mormorazioni e pefcati nel deserto r come egti ,
aera Interceduto per essi.
1. Audi Israel: Tu transgrcdierU hodic lorda- 1 . A
scotta o Israele : Tu passerài oggi il Gior-
nem ut posddoa» ualtones maximas et fortiorcs
. dtinn per soggettare unzioni grandissime e piu va-
le, civitate9 ingente» et ad coclum usque murala», lorosc di te t grandi città con mura alte sino al
cielo j .
,
2. populum magnimi atque sublirnem , filios Ena- 2. Un popol grarule e. di aita Matura , figliuoli
cim, quos ipse vidisli et audisti , quibus nullus po- di Enacim da te stesso veduti c de ’ guati udisti la
le*l ex ad verso resistere fiumi a’ guati riissimo può stare a fronte.
.
ó. si ics i-r^’u limile, quod Dominus Deus tuus 5. Tu intenderai ndumpic guest' oggi , come II
•
I
Ir. insilili aule (e. iguis devorans atipie ronsii. Signore Dio tuo passini egli stesso innanzi a le ,
mens. qui conterai eos et delcat atque disperda! qua! fuoco divoratore e struggitore ad atterrargli
ante fanelli inani volociter , sicut locutus est libi. e sterminargli e dispergergli in poco tempo dinanzi
a le j come li ha promesso.
A. Ne dicas in corde tuo .cum delcverit eo»Do- 4. Pian dire in cuor tuo allorché il Signore Dio
minus Deus tuiis in roiis|»eclu tuo: ProptiT iusli- tuo gli avrà spersi dal tuo cospetto: cagione À
liam meam inlrtKluxit me Dominus, ut terrum liane della mia giustizia na ha introdotto il SÌ0HOrt Oi
i miss idem n ,
cum propter iinpietatcs suas istac de- possesso di questa terra , essendo stale sterminale
letae siili nalioncs . quelle nazioni per le loro empietà .
Nequc enim prqplcr iustilias luas et acquilalem
5. 3. Imperocché non per la tua giustizia , né per
conli lui in giedi ens ut |>ossidcas terra» earuni: , la rettitudine del cuor luo entrerai tu al possesso
•ed quia illae egerunt impie, introeunte le dele- delle loro lene: ma perché elleno empiamente ope-
lac sunt: et ut compierci verbum suum Dominii», rarono , sono state alla tua venula distrutte : affin-
quod sub iiiramefilo pollicilu» est palribus tuis , chè adempissi il Signore la sita parola dola con giu-
Abraham , Isaac et lacob. ramento u’padri tuoi, bramo, Isacco e Giacobbe.A
scilo ergo, quod non propter iustilias luas
ti. «i. Sappi adunque che non per la tua giustizia
.
Domimi» Deus tuus dederit libi ternun hanc ooii- ha dato a te il Signore Dio luo questa ultima lena
main in (losse&sioocm , cura durlssimae cervici» In dominio , mentre tu se' un popolo di cervice
sis populus. durissima .
7. Memento et ne obliviscaris quomodo ad , ira- 7. incordati e non te ne scordare , cnmeAu pro-
cundiam provocaveris Dominimi Deum liium in so- vocasti ad ira il Signore Dio tuo nel deserto . Da
litudine. Ex co die , quo egresso» e» ex £gvpto quel dì , in cui uscisti dall ’ Egitto sino a qui , In
usque ad locum istum, scraper adversus Dominimi hai sempre disputato contro il Signore .
contendesti.
8. • Nam et in Horeb provocasti cum et iratus 8. lYroccché anche atr Horeb lu lo irritasti , ed
delerc te volult ,
• Exod. I". 6. et 19. 3. egli irato volca sterminarli ,
9. • Quando ascendi in montem, utaccipcrem ta- 9. Quando io salii sul monte per ricevere ivi le
bula» lapidea», labulaspacli. quod pcpigii vobiscum tavole di pietra , le tavole del patio fermalo dal
Dominus: jierseveravi in monte quadratola
et Signore con voi : e rimasi sui monte per quaranta
dietmsac niK-libiis. panelli non comeden» et aqunni giorni e quaranta notti senza mangiar frane, ni
non biben.s . • Exod. a*. 18. bere acqua
10. * Dcdilque mihi Dominus duas tabula» la- 10. E
mi diede il Signore, le due tavole di pie-
pidisi» wriplas digito Dei, et continente» omnia ira ver gate. dal dito di Dio e contendili tulle le
verbo j quae vobis locutus est in monte de medio parole, che egli a voi Intimò dal monte di mez-
Ignls quando concio pupilli congregata est
, zo ai fuoco , quando T assemblea del popolo era
• Exod. 31. 13. et 39. 13. adunala .
vm I Tu passerai oggi ec. Cioè a dire Irà poi tempo un mese . in etres
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.
,,
23. Kt quando misit vos de Cadeslwme , diccns: 23. E quando vi fe’ partire da Catlesbarne , di-
Ascendile et possidete lemmi , quam deili volli», cendo : Andate a premier possesso della terra ,
et conleinsUtis iinperium Domini Dei vestii, et non che io vi ho data , voi ancor di sprezzaste il co-
credidisll» ei , ncque vocem eius audire volutali*: mando del Signore Iho l'ostro e a lui non crede-
ste e non voleste ascoltar lu sua voce :
24. Sed scnijMT fuistis retici Ics a die, qua dosso 24. Ma foste sempre ribelli dal di, eh" io comin-
vos coepi. ciai a conoscervi.
23. Kt lacui Corani Domino quadratola diebus 23. E
sitili prostralo per terra dinanzi al Si-
ac noctibu» , quitms eum su|ipliciter deprccabar gnore per quaranta dì e quaranta notti , scongiu-
ne deleret vos, ut fucrat cominiuatus. randolo umilmente , che non vi sterminasse , come
arco minacciato .
26. Kt oran* divi: Domine Deus, ne disperda» 2i*. E orando dissi : Signore Dio , non disper-
popolimi tuoni et hereditatcìn (unni , qua ni rede- gere questo popolo e I* eredità tua da te redatta
mùli in magnitudine tua, quo» edu visti de .Egy- collu tua possanza , c tratta (por deW Egitto col
pto in mano forti tuo braccio forte.
27. accordare senrorum luorum Abraham , Isaac 27. H icordatl de" servi tuoi A
bramo , Isacco e
et Iaculi : nc aspicias duritiam nopuli Imius et ini- Giacobbe : non guardare alla durezza di questo
pietatem alque WOT MB l : popolo e alla suà empietà e ai suo peccato :
28. Ne forte dicant liabilatores termo, de qua 28. Affinché gli abitanti del paese , onde hai d
ednvisti nos: Non pot
cos in lorram ,
t Doiuinus inlroducerc W
quain pollicini»
est ei» et odorai
traili , non dicano : non poteva il Signore intro-
durli nella terra t che aitea loro promessa e gli
Ilio*: Idclrco cduvil, ut iolcrtlccret cos io soli- odiava : per questo gli ha condoni via nel deserto
tudine: fier ucciderli:
•ili. Qui sunt nopulus luu» et licmlilas tua. quo» 29. Eglino che son tuo po/io/o e ino rctanqio ,
ednvisti in fortitudine Imi magna et in bracino tuo liberati da le colla tua possanza grande e col forte
cilenlo ino braccio.
ver». 18. Mi prò tirai. come prima per quaranta marni e quaranta notti ee. Gli F.brci. e ron essi
.
alcuni Interpreti da questo luogo infoi im-oiio, che Mosi tre volte osservasse 11 digiuno di quaranta giorni
c quaranta notti. La prima volta, avanti di ricever le prime tavole; la seconda prima di ricevere le «Tonde .
3. feria di nicuo a quelle due. quando «lette In oranonc per ottenere da Dio II perdono al popolo, che
e la
avea fatto e adorato il rttel d’oro. Ma siccome neU'kaodo. dove ogni cosa è riferita più per disteso, non
sono notate w
non due quarantene, l'una cap. wiv. 15.. l’altra eap. miv. ai ; quindi con ragione II
maggior numero degl'interpreti credono, che questa leria aia mia »o|a cosa colla seconda : peroecM| M©»£
nel tempo stesso, che chiedeva a Dio il perdono del iieccato del popolo, si i preparo a ricevere le nuove ,
tavole.
Ver». 29. Set luogo dell’ incendio. Vedi JVilm. vi
In quel detta tentazione Elmi vvn. 7. ,
Capo Decimo
Formazione rtetle seconde tavole. Uffìzi de’ /svili. Il Umore e l‘ amor di Dio debbono
spronare alt' osserv anza ite’ precetti. Circoncisione de I cuore : amore de* forestieri : giura-
mento pel nome di Dio.
1. fn • tempore ilio divll Dominus ad me: Dola 4. In quel tempo II Signore mi disse : Sega due
Ubi duas tabula» lapidea» , sicul priore» fucnint tavole di pietra simili alle prime , e sali da me
et asconde ad me in montem ; faciesque arcani li- sul moine: e fa' un* arca di legno.
gneam ,
a
Exod. 34. 1 2. E
lo scriverò su queste tavole le parole , che
Et scribam in tabuli» verta , quac fucrun^ in
2. erano sopra quelle , che tubai giù spezzate * e le
his, qua» ante confregisll, ponesque eas io arca. riporrai nell’ arca.
3. Feci igilur arcani de ligni» sellili . Cumque. 5. Feci adunque l’arca di legno di Sethn. K
dol assein duas tabula» lapidea» Instar priorum, avendo segalo due tavole di pie irà simili alle prime,
ascendi in montem, habens eas in manibu». salii sul monte con esse in mano.
4. Seripsiique in tabuli» iuvta id , quod prius 4. E il Signore scrisse su queste tavole , con-
scripserat, verbo decera, quae incuto» est Domi- forme avea scritto sulle prime , i dicci comanda-
nus ad vos in monte de medio Igni» . quando menti , i quali egli annunzio a voi dal monte di
pupilli is congregatila est : et dedlt eas raihf mezzo al fuoco , allorché il popolo era adunalo : e
le diede a me.
Reversusque de monte descendi ,
et postilla- 5. E tornai e scesi dal monte , c riposi le tavole
ver*. I. F fa' un'arca di legno. L’arca fu fatta dono che Mosè ebbe ricevute le due seconde tavole .
ma ella è qui iiosta da Mosè insieme; perché ella fu fatta per custodirvi le stesse tavole. Può ancb’es-
sere , che Mosè prima di ritornare sul monte ordinasse la costruitone dell' arca.
•è
. ..
DEUTERONOMIO C i P. X 33T
fccii , castramclali sunt in Iclebalha, in terra aqua- partirono e posero gli alloggiamenti in Iclebalha .
rom alque torrenttum. in una terra di acque e di torrenti.
separavit Iribum Levi , ut por- h. In quel tempo il Signore separò la tribù di
8. Eo tempore
tarci arcani foederis Domini, et starei Corani eo Levi, affinchè questa portasse P arca del testamento
in mlnteterio, ac bcncdiceret In nomine illius usque
dei Signore , e fosse assidua ai ministero dinanzi
in praesentem diem. a lui e desse la benedisioue nei nome di lai , come
fa sino al di iP oggi.
Qiuim ob rem non Itabuit Levi partem , nc- 9. Per la qual cosa non ebbe Levi veruna dot-
9.
que possessioncra cum fràlribu* sub: quia ipsc ziont o possessione co’ suoi fratelli : perche II Si-
Dominus po&se&sio cius est , sicut promi sii el Do- gnore stesso è la loro porzione, come a lui pro-
ininus Deus tuus mise il Signore Dio tuo.
10. Ego aulem steli In monte, sicut prius, qua- 10 . E
io mi stetti sul monte come prima per
dragintadiebusacnoclibusrexaudivilquc me Domi- quaranta dì e quaranta notti : e il Signore mi e-
ni» ctlam hac vice ci te perdere nolull saudt anche questa volta e non ralle sterminarti.
II. Dkitquc mitii Vade et praecede populum
: . 11. R
dissemi: Va’ , e precedi il popolo, affin-
ut ingrediatur , et possideal tcrnun , quaui iuravi chè entri a posseder la terra , ch’ili giurai di dare
patribus coruni , ui Iraderem cis. a’ padri loro.
13. Et mine. Israel, quid Dominus Deus luus 13. E adesso , o Israele , che è quello , clic il
pelli a te , nisi ut timeas Dominum Detun tuum , Signore Dio tuo ciucile da te, se non che tu tema
ut ambulcs in viis cius et diliga* cum ac servta* ilSignore Dìo tuo e cammini nelle sue vie e lo
Domino Dco tuo lu toto corde tuo et In loia ani- ami e sena al Signore Dio tuo con tutto il tuo
ma tua, cuore e con tutta P anima tua ,
15. Cuslodiasquc mandata Domini et caeremo- 13. E osservi i comandamenti del Signore e Ir
uias cius . quas ego hodlc praccipio libi , ut bene sue cerimonie , le quali lo oggi prescrivo a te ,
sit libi? affinché lu sii felice t
14. En Domini Dei tui codimi est, et coelum 14. Tu sai , come del Signore Dio tuo e il cielo t
codi terra et omnia , quae in ea sunt : cielo de* cieli , la terra e tutte le cose , che
e II18.
,
sono in esso :
13. Et tamen patrìbus tuis conglulinatus est Do-
13. E
nondimeno co' padri tuoi si strinse U Si-
minus , cl amavit eos, elegilque scmen eorUm post gnore , e gli ama ed elesse La far discendenza dopo
di essi , cioè voi tra tutte le genti , come oggi ap-
eos , id est voa de cunei» gcnlibus , sicut hodlc
comprobatur. parisce.
.. . . ..
circumoidite igilur pracputiuBi cordi* vestn
16. 16. Circonctdelivi adunque colla circoncisione del
et cervicem vestram ne indurctl* amplius : cuore e non indurate più la vostra cervice :
1*7. Quia Dominus Deus vesler ipsc est Deus 17. Perocché il Stanare Dio vostro egli è il Dio
«leonini, et Dominus domlnantlum, Deus inagDus degli del e Signore de' dominatiti , Di a grande e
et potens et lerribills, • qui personara non acci- possente e terribile , che non é acca tutor di per-
pit, noe mu nera. sone o di doni.
3. Par. 19. 7. lob. 34. 19. Sap. 6. 8 Ecdi. 35. t».
1
linee magnanti et terribili! , quae viderunt oculi lui. per te cose grandi e terribili che hai vedute cogli
occhi tuoi. \
33. • In septuaginla animabus descenderunl pa- 23. In numero di settanta anime scesero i padri
tuoi in Egitto : ed ecco che ora fi Signore Dio tuo
tres lui in .Egypturo: cl ecce nunc inultiplicavit
ti ha moltiplicato come le stelle del cielo.
te Dominus Deus tuus sicut astra codi.
• Ceti. 46. 31. Exod. 1. 8.
< < 0 che credono. «:lie Moacra sta lo stesso, che Moscroth, tro-
.
*no *qu7 uua d l fflroluTcbc sembra insuperabile ; ma varj interpreti ranno distinzione Èwi l'uno r l’altro
luogo * Altri auppouendò l'Identità di Moscroth e di Mosera. distinguono due viaggi. II.laprimo
da MoaeroU»
nel rimanente lesione della vol-
a Bene Jacan, il secondo (tornando Indietro) da Bene Jacan a Moseroth.
jfaterai dore'^ironne ti mori. Aronne liiori sui monte Hor , mentre il popolo era attendato a Me
d
si unisca col
^\5r£*8. to IiSeHempa il Signore separò la tribù di Levi ec se questo verso orlavo .
quinto <non essendo il voto e*l *0111010 posti di mezzo, se non im- ricordare » morie d* Aronne) la serie
deli’ istoria correrà sene» impaccio, nò trasposizione. Si potrebbe anche dire, che forse a
le ebatba sur
cedesse la ribellióne di Core, noi» «mal* occasione Pio separo nuovamente, cioo confermo soldi nrroen»
*
la separazione già ratta delta tribù di Levi.
. . . . , . ..
,
. : ,
.
• T. Oculi veltri vidcriint omnia opera lioiuiui 7. Gli occhi vostri videro tutte le grandi opere
.
DKUTERtfSOMIO CAI'. XI
M. Ut mullipHccnUir dio lai cl lilionim Inorimi Al. Alimeli* li puiHipticlunu i giuriti tuoi e quelli
io lem, quam luravil Domimi! | '.Ilribn, luta, ut ile'tuoi figliuoli nella lena , che il Signore, giuro
darei ri! ,
quamdiu coclunt imniinef terrai- ilidare à' padri tuoi per tino a tanto che tara il
cielo sopra la terra.
». Si eniin custndicrilU mandala , i|ii»r ego AA. Imperocché se voi osserverete r menerete in
praecipio vobt* el frccrilis oa, wl diligali, Dui lu- pratica i comandai neon , che io v’ intano , di
mini Deuin «cotanti cl ambulclis in omnibus »lis amare il Signore Dio vostro e di canmmarr In
.io , adhaerenle, el lune sue le vie uniti a lui *
». Disperdi! noniinns ownes genio iuta. ante ». Sperderà il Signore tulle queste nazioni di-
fucinili vrilram cl possidebitis eas , quac malore» nanzi a voi e le soggiogherete , brachi maggiori e
et forliores volti» «uni: più potenti di voli
Omni» loco pieni calcaveril pes vesler
34. * . i , 14 . .Vani vostro qualunttuc luogo , dove ponete
vesti r crii A deserto el a Libano a Diunine
. , Il piede. ! vostri confini saranno da! deserta e dai
magno Kupliralc usque ad mare occidentale , croni Ubano r dal gran fiume Kufrale sino al unir d’oc -
* las. I. 5. cideme.
Irrmlni vesifi. — ». .bissano potrà starvi a petto : Il Signore Dia
». Nuliu» sla bit contra Tos; terrerem veslnnii
el foriuidinem dabit Domino Deus vesler super vostro fard , che prenda paura di voi e spul cino
nninem ierrant, quam calcatnri eslis, alcul ioeu- qualunque paese j dove entrerete, coni' ci ci pro-
lus est voiria. mise .
Hi. En propooo iti eonspcclu vcslro hodie be- Hi. ficco io panno oggi dinanzi a voi la bene-
nedictiooein el tnaiediclionem . dizione e la maledizione.
li. Kencdirlionem . si obedierilis mandati» Do- ». La benedizione , se obbedirete a'eimanda-
mini Ib i vcslH, quar rgo liodie praed|A«| votò: ineitli del Signore Dio vostro ini iuuuiii oggi da «le.-
stili’ pronunxtan* la maledirtene contro I prevaricatori. / edi cap. x*vti. xxrut., e Jos. vili.
Melisi a
due menti sono presso alla città di Sicticin. o ala viplusa M|U Cencai
rA_„i ./tu. b,•
ver*. 10. Vicino eUf ampia eaue. Ella è la sdite illustre , o famosa nominata nella
Capo Dcctinoocconìio
ordina, che n dlttrugga P Idolatria, che si ofirrlrrano te decime e le primizie, che I mfrijtzj far
nanu in un dato luogo r si mangino. Astinenza stai sangue e da agni cibo Immondo.
sono comandamenti c le Irgijt ^ rlir
Ilacc Mini pracepla alquo iudicia. quae lacere
i. Questi1 .
i
debella In terra, qu.-un nomina- Deus patroni voi dovete osservare nel paese che il Shjnore Dio
il do-
tuonili) daturiLs est libi , ut possirfeàs eam cun- Ut'* padri tuoi ti darùj afriche tu ne abbi
eli» dietim, quibus super Uumuui aradieris. minio per tutto U tempo , ette sarai sopra la lena.
3. .Subverlite omnia lupa « In quibus rohierunt 2. Distruggete tutti qiud luoghi , ne* guati Ottu-
gente» quas possessuri eslis . eleo* »uos super rar min i loro dei le nazioni » che voi soggetterete
,
monte» excebos el colie» et «ubter omnr liguum sulle alte montagne , spile colline e solla qualun-
frondosum que albero ombroso. i
5 • Dissipate ara» eorum et confringile statua*, a. Rovesciatene gli altari, tute in pezzi le sta-
lucos Igne comburile et Idola couiiuinuite : dl- tue , date al fuoco I boschetti e riducete tn polvere
nomina eorum de loci» OUs. 1 simulacri e sperdetene. la memoria
da qnr* luoghi.
eiierdite
• Sup. 1. 25. Mac. 12. 40.
Voi» cosi farete, voi riguardo al Signore Dio
4. Roq farteli* Ita nomino Deo vestro: 4.
i ostro : .
„
5. 8cd ad locuiu quem elcgerit Dominu» Deus 3. Ma riporterete a quel luogo, vii U Signore
,
verter de cimeli» Irihnbu» v<ì*Uis, ul pdnal uo- Dio vostro avrò eletto tra tutte le. vostre tribù per
men suum ibi cl kiabìlel in eo, venirti*: h i porre il suo novie e abitarvi.
6. El offerctl» in loco ilio holocaùsta et vidi- <C E
In quel luogo offerirete gli olocausti e le
ma» vestras decimas el primitia* marnimi» vcrtra- vostre vittime . le decime o te primizie delle mani
3
Yen » $/vrV V-o^rr ' Non andrete voi come gl’ Idolatri a Mmftrarc »u* monti, su'colli,
' 1,11
ver». 6*1* primizie delle nutre mani Le nnmuie. che axrtle
qg fw .1 nome
la
di r M
possiblliU
...» preprU, d.»u.
Digiti^ed by Google
. . . .. . , :
20. • Quando dilatavcrit Dominrs Deus ttius 90. Allorché il Signore Dio tuo avrà tietl i tuoi
leruiino» luos, sicut lpcutus eri libi, et volueris confini , come li ha detto , e vorrai mangiar delle
vescl carnihus, qua» desiderai anima tua: carni , file tu appetisci :
• Gen. 38. 14. E.Tod. 54. 34. tnf. 19. 8.
91. Locus auledi, quem elegeril Domlnus Deus 21. Se il tango eletto dal Signore Dio tuo per
tuus K uf sii ooincn CtJ» ibi, si procul fuerit, ot> porvi tl suo nome i rimolo , ucciderai de * bovi e
Ver». 8. Non farete In quel luogo ee. Da queste parole *1 Inferisce, che molle delle leggi cerimoniali
n»n biro no «nervata almeno con esattela nel deserto: lo che a’ Intende principalmente di quelle, che
riguard ivano Je oblinolo e i sacrili*!: vederi ancora, eh* ci non circoncisero loro iigliuoli in quel tempo l
c non celebrarono ù Pasqua, nè le altro solennità prescritte dalla legge. R certamente molli de riti non
potevano essere m<*v»| in pratica in tempo, che II |htjh>Io era in movimento da un luogo all «Ileo-
ver». 13. Guardati dati' offerire i tuoi olocausti ec. Lo stesso a* Intendo detto riguardo agli
altri sacrifici. .
imperocc hé quell* animale, che ner esser difettoso era immondo pel sa-
,
veni. T5. Sia rum un:, tonda ec.
crinolo. non era immondo per servire di cibo, nella stessa guisa alcuni animali, come la capra e II cervo,
n«n possono offerirsi ma possono mangiarsi
.
. . ... «
Ver* 17. e 18. Non potrai monetare nette tur città la deeima ee. Polla decima da darsi * III nlv-
vttno partecipava bioli di essi. Queir» di cui qui si parla, è un’altra decima, la quale porUvart al luogo
eletto dal signore, e Ivi se la mangiava davanti al Signore ctascu# Ebreo colla sua famiglia. • edt Dealer.
xlv. 92. J3. T.es'it. xxtti 30. . .
*. . .
/ primogeniti degù armenti , ec. per nome di primogeniti è giuoco forza d intendere tuli altro che ,
I veri primogeniti
;
t*erocché questi cran dc*sacerdotl , come ri c veduto 'Sur*. xrm. lo. Alcuni adunque .
intendono I primogeniti uou maschi; altri I primogcuiti maschi, ma difettosi, che non «I offerivan o, roo
si riscattavano; altri li miniente per primogenito iutendono in questo luogo II migliore, il piu
grasso
animi 'e. che uno si trovasse. Vedi Exòd. mi. II. IS.
tulio qurtlo , che o per colo, ec. MI Min »»olulo 1* cow cn Inlcnmenlc dc'ucmMJl
. ,
uno ... »
e era
l»er esemplo faceva voto di un vunilhtio pacifico, allora non restava al sacerdoti, se non quello, che
Digiti; r Google
. . . . , , , : ,
\
DEUTERONOMIO CAI*. X t MI
ritte» de armenti* « peeoritMU, quae habucrt*, delle pecore, elle armi , come li ho ordinalo , e
rieul praecepi Ubi , e» cornette* in oppldia lui* , le manaerai nelle citta n tuo piacimento.
’
morigerai la. „
48. Obaerva el nudi omnia ,
quae ego praeciplo 48. Osserva e pon mente a lutto quello , che io
sem- prescrivo , n/fincltó in rii felice
e I tuoi figliuoli
libi III tiene ail libi et filli» lui» post le in
,
Il
piternimi , cum lecerla quud bonum est el placl- dopo di le in perpetuo , quando avrnl fatto quel,
ìutn in conapcctu Domini Dei lui. che t retto ed e secondo II beneplacito del Signo-
' ‘
re Dio tua. r •
49 ’ Quando disperdtderit Domlnus Dcu» iuus 99. Quando II Signore Din tuo air d iperie di-
ante tacimi tuam genica , ad qua» Ingrcderis po«- nanzi a le nazioni , le quali tu slot per soggio-
aidendas el posaede-ris ca» atque ballila veri» in ictt-.i gare e sarai al possesso del loro paese e abiterai
canini , ' infr. 13. I. nella loro terra , .
30 . cave, ne Imileri» ea« , ptwlquam lo Incrini 30. Guardati tlair Imitarle . dopo che alla tua
inlmounle «nbveraae, el requira» eaeremofiUa venuta saranno stale distrutte , e dati ' andare In-
vestigando Ir loro cerimonie , dicendo lo pare
l anini, dicen»: Mcul coluerum genie» ialac deos
soo» , ila et ego cotoni praticherò quella monterà at cullo , colla guaU
hanno onorato l toro dii queste orini-
31. Non facies simiUter Domino Dee ino omnes
4. .
si. Aon renderai slmil cullo al Signore Dìo tuo.
mini abominalione* qua» avereatur Domino», .
Perocché tutte le abbaminazi iiii, che sono in odio
al Signore Dio tuo, praticarono quelle verso de'loru
fecemnl dii» «ni», offerente» «liti» et lilla* el com-
burente* igni del, offerendo a questi I figliuoli e le figlie e bru-
ciandoli nelle fiamme.
34. Fa’ hi onor del Signore solamente quello
39. Quod praeciplo libi , hoc tantum tacilo Do- .
nec adda» quidqiiain, ncc minila». che lo li prescrivo non aggiungere e non levare.
mino :
,
gr»*»o al SI ab ore
ammali , che ammanaav»n
van p
per uso privato amo di scannarli io quel luogo c offerirne il
Capo Dccimoterjo
IlUsua profeta, che aliena gli uomini ita DIO, debbe ucciderti quantunque ilajPJteenJJ ;• <’
tentato
cum co ; anu torà distrutta da' fondamenti quella citta , di cui (gii abitatori ubbtdno
di far cosa tate.
inturftciclur: quii loculo» osi, ul vo» averterei a messo a morte : perche ha parlalo per alienart i dal
Domino Deo veslro, qui MUtil vo» de icrm Signore Dio vostro , ti quat ti tratte dallajrra
e
d Egitto e vi riscatto dalla casa di schiavila :
J
.Kgypli et redcmil vo» de domo servilulis : ut <*r-
rarc le beerei de via . quam lilfi praecepli Do- per farti andar fuori della strada mostrata a te
dal Signore Dio tuo: e fu lorral via dateti
cat-
mlnus I>eus luus cl anfore» inalimi de medio lui.
:
•virare, che egli ritraaae gli uomini da Dio <e dall* o—erranza della leggo;
ma egU non jP*d te{> t ** PPW _"*
«pimento della legge secondo sua ugniscartone'pm pura * P«r
culto più perfetto del vero pio e l’ adempiti » t
Digitize^&y Google
. . . , , , ,
» E V T i: n ONOM I O v. A V. X I | f
ver». !». Ma tosto lo ucciderai. r. indicato rta’cl si», e convinto. M* Rabbini dicono che lad-
, I .
dove agli altri rei al concedeva lo sputo d' un di c d'ima notte dopo la sentenza, il falso profeta ers un
mediatamente messo a morie.
Tu sarai tt primo So. Tu, fratello, padre, amico, marito, ec.
Ver», li. fiutinoti di Belial. omini senza giogo, ovvero, come lunno L5.V. nomini senza legge, in
i i
Ver*. 15. Veltri-m a fil iti srada re. in simili occasioni doveva unirsi tulio II po pola-a vendicare row«
falla al Sigimi t-
Capo Dfcimoquarto
.tt fuggano i riti gentileschi riguardo a' funerali. Distinzione degli
animati moniti e immondi Si paghino te decime*
i. Filli o.stolc Domini Dei ve*lri: non vos ili- Diportatevi come figli u di del Signore Dio
ci «iella, nei Cuoci is calvlliuin super mortilo. vostro: non ri fati incisioni e non vi lesale i ru-
pe Mi per ragion d’ un morto .
4. * Qmmi.im popolila sanctus e* Domino Duo 4. Perocché lu sei un popolo consacrato al Si-
Ino, et le clcgil, ul sis ci in popolimi peculi n- gnore Dio tuo , cd egli ti elesse, per chi tu sii spe-
i uni , ile cunclls geolibus ,
quae suol super ter- cialmente suo popolò ira tutte le genti, che sono
i mi .
• Sup.
7. 6. sopra la terra.
* NC coni eduli*, quae immundn sunt 3. Ao/i mangiate delle cose, che sono immonde.
‘
ln(. 46. 18. J.cvit. li. 4.
4 Hoc est animai , qu<xl l omedcre detteli» bo- : 4. Questi sonogli animali , de’ quali dovete man-
vein ot oveiu et capraio, giare : U bue e la pecora c fa capra
Gemini et eaprcam bubalum , iragelapluui),
5. , 5. 7/ cervo , il capriolo , Il bufalo , il capro sal-
pvgargmn orvgein , eamelop.irdalum
, . vatico , il piqargo , /’ orige , il cainclopardo:
6 Omoe animai quod in dua.s parlo* findii uu-
, 6. Mungerete di quahmque animale , che rumi-
gulam et ruminai , comcdeti» na e lia lo zoccolo diviso m due parli.
7. De bis, nuleiu . <fUDC rumili,m( et uogiflam 7. Ma di quelli , che ruminano , ma non liuti lo
non linduul, comcdcrciion ilcbctis, ut cauu^uiu. zoccolo diviso , voi non tu mangercle , come del
» capelli delta fronte; altri lo intendono delle ciglia, veggumo in somma. <6c Mose proibite*-
a suoi Ebrei wn rito superstizioso usalo da altre genti nel lutto vegi il dello luogo del levi!, vers. n
Ver». 5. lt m
gorgo Alcuni lo credono mia specie di capra
ortgr Molli credono, che t’fbiro significhi bne selvaggi» "
Cetmetopardo. Alcuni leggono anche rameico;» »rdn, r dicono, che queit' uiuinlr Irsiwu Miribistinu
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, , , , , . , .,
.
|
•e
non cliv idunt ungulati) , imtmiiida «nini vote». uiranno immondi per voi , perché ruminano e non
lo zoccolo diviso.
titillilo
6 lift quoque , quoninm dividii ungulato fi utm 8. Il porco par imeni e , perché ha lo zoccolo di-
ruminai, inununda crii: carnibu» coni ni non ve- viso , ina non rumina , sarti immondo : non mun-
scimini et cadavere non taogeti». gerete delle sue carni e morto noi laccherete.
li. Ilare lomedclis r\ omnibus qu.to moranliir 9. Di tulli gli animali , che abitano nelle acque
41. .
in anuis: (^uac liabcnl (mimila* cl squamo*, co- voi mangeretè quelli , che hanno le piccole ale •
i urtine: le squamine :
10. Quac aliM|uc pionuli* el squami» sunt , nc 10. (Quelli j che sono senza le piccole ale e senza
«omedatts, quia iimnunda sunl. stpiannne , non lì mangiale , perché sono immondi .
ninne» ave» mtuxtea coiuedile. 11. Mturgialc di tutti gli uccelli mandi.
11. immuuda*, nc roniedatis: aquilani cc.ilicet 42. 4 Itene levi dagl'immondi, come 6 f aquila
»»lgrvphem et lialiaeduin il grifone , l* aquila marina ,
13. I \iou el voUurem ac ìnilvnm, Inalo genus 43. Urlone e l'avoUoioe Unitivo t tulle le
Minili : sue spezie :
14. El omne curvici ,
• gmrtl 44. E
lutti quelli , che sono dei genere de' corvi
15. Et slrulhionem . ac. noctuain et lunun atque 15. E
lo struzzoto e la civetta e II laro e h*
aocipitrem , iuxla genu» stimo
: sparviere c tulio quello , che è tirila stessa specie:
iti. licrodiutn ac ognuni Uiio d 46. L* dirotte , il cigno e ritti ,
41. Ac mergulum, porphyriooeiu d n velico- 47. E
U tnergo c il portinone e II cuculio -,
raconi,
18 . onocroUiliiin el charndriutn , singola in ge- 18. L’onocrolalo e il caradrto ognuna cqtle
.
3»i. Fi «IMS ex fiadem pecunia quidqafd libi 2t». E collo stesso denaro comprerai quel , che
placucrit sivc e\ armenti», sive ex ovibus , vinum 11 piacerà o bovi , o pecore e vino e sferra e lutto
quoque d
rirerAm el omo», quoti desiderai ani- quel t che ptà appetisci : e mungerai al cospetto
ma tua , cl comode!» corata Domino Deo tuo . d del Shjnore Dio tuo e farai banchetto me a tua
•'pjilaberis tu el domila tua famiglia ,
37. El larvile» , qni sul porta» tua» «rt; cave ,A 37. E il invila , che abita dentro le lise parte
j
ne tlerelinquas rum , quia non tiabcl aliam par- guarda di non dimenticarlo perocché egli non ha
Irm in possessione tua. altra fior z ione de' turni beni.
38. Anno tedio separai»» atiani decimam ex 28. Il l erta anno sparerai a»' alita decima di
omnibus, quje nascunlur Uhi eo lempore dre-
: tutta la tua entrata di quel tempo : e la riporrai
pone» intra iunua» tua» . nella tua casa.
39. Vcnielquo Levile» , qui aUam non liabct par- 39. E verrà il Levila , che non ha altra persia-
tem , noe pouMlioBten tccum et peregrina» ac ne, né altro fondo tra voi c 0 forestiero, e il pu-
pupillo» el vitina qui Inira |»ortas tua» sunt, et pillo e la ledova , che abitano dentro le stesse
comedoni ri salurabunUir : ul benedica! libi Do- mura con /# , e maialeranno e si sazieranno : af-
minus Deus luti» in euurtis operibus inanimili finché il Signore pio tuo il benedica in tulle le
tiinruiu, quac feceris. opere , che farai code lue numi.
Ver», fi. ììat/e. a vendite al forestiero, fer forestiero qui non s* Intende II proselito di sin stiri* ma .
Capo Dccimoquinto
*>ì
Verro di chi
Ì si debba usare tri remissione de/ settimo anno. Del servo Bbreo che non vuoi .
Digitizdffiy Google
,
. . . . . . ,
, ,
Mi DECTEIOKOMIO CAP. XV
•liquid .'ib amico, ve] prò limo ac fruire suo, re- cht ha Qualche credito con un arnica , o prora -
fieteiv non imlcrit, «|ula annus remissioni* est ino * o frateilo tuo , noti potrà ripeterlo , perche
i>oiuiui qurtto i l’anno delta remissione del Signore,
\ rladvena cviges; citali et pro-
|.< !• ,riau 3. Potrai esigere il tuo dal forestiero « da colui
pioquuui ri-|ieleudi non liabebis polcslatcui. che i veduto d'altronde ad abitare con te: non
8.
avrai diritto di farti pagare dal concittadino »
prossimo tuo. >• /
4. E( omnmo iikJtgcm el mendico* non crii in- 4. h generalmente non tarami tra voi nissun
ter vo* , ut benedica! libi Domimi* Deus tuuf tu povero , o che chiotta limosina , affinché li benedi-
terra, quam tradii uro* est libi In poascMlondm ca il Signore Dio tuo netta terra , di cui egli II
darò il possesso.
5f Union audleris vocem Donimi Dei lui et
8. Parchi tu ascolti la voce del Signore Dio
custodie^* uolvcrsa . quae iuftsil el .OHM ego ino e facci tutte te cose , eh' egli comanda e te
Itòdte prai«ipio libi. benedicci libi, ul poi licitus est. guati in oggi U nwuurJo r egli ti benedirà, con-
lì. Focncr.ibis genlibus niuliis , et ipsc a nullo forme ha promesso. *
accipies niutuurb. Dominabrris nationibu* pluri- 6. Tu impresterai a molle genti , e non prende-
tnis el lui unno domitiabilur . rai m
prestilo da veruno, dirai dominio sopra
7. Si unii# de fralribu» lui», qui morantur In- molte nazioni e lussano avrà dominio sopra di le.
ira porta* avi tuli* tu h? in terra . «inani nomino* 7. Se uno de’ tuoi fratelli , (Il quale abita den-
Deut tuu» datura* est libi, ad paupertai>Mi vr- tro temura delta tua patria nella terra , che II
nerit noq obdUrabis cor tuum , nec contratte*
: Signore Dio luti li darà) si i ridotto in povertà :
manuin non imburrai il cuor tuo né ritirerai la tua mano .
,
*Cum.Ubi vcndilu* fueril fratertiiqs llcbraeu* letto Ebreo , o tuia torello Ebrea , dopo che ti
mi Hcbraca . et *e» anni* *ervieril libi , in aepti- udrà sm tio per sei anni , il sculmo armo li ri-
nio anno dimittes eum liberimi : metterai in libertà;
• Exod. il. 9. ter. 54. 14. 15. E
qudU , a cui dai libertà . non permette-
15. Et qnem liberiate donaveri* , ncquaquain rai , che se ne vadano colle inani vote :
vantimi ahire pallori* : 14. Ma darai loro per viatico qualche cosa
14. Sed dab& vialieum de aregibo* et de area de’ tuoi greggi e del tuu granaio e del tuo stret-
et torcularl tuo, quibiut Domino* Deu* tuu* be- toio j dacché riguardo a queste cose il Signore
nediieril libi Dio tuo li ha data benedizione.
13. Memento ,
quod et ipse terrieri* in dorrà 15. Bicordati , che tu ancora fbsli schiavo nella
kg y pii et iilieraverit le Doniinu* Deu* tuo*, el terra d’ Egitto , e il S, onore Ilio tuo li Ubero ,
idcirco ego none
praceipin libi e per questo il fo adesso giusto copiando.
16. Sin aulem dixoril: Nolo egredi : co quod 16. Ma
se quegli diréfi Io non voglia andarme-
dUigal te ut doinuiii tuam , et bcnc v silfi apud le ne : perché vuol bérne a le e alla tua casa * e co-
esso senliat; nosce di star bene con tr<
1*7. Assumea siibulam . et RrforabU auram eiu* 17. Prenderai una lésina , c forerai f orecchio
in ianua dumu» tuac, el servici libi usque in acjcr- di lui alla porta della tua casa , ed el ti servirà per
num ancillac quoque similiter facies.
: sempre : lo stessa farai alta schiava.
18. Noti averto* ab ci* oculo* Uios, quando di- io. Qugndo U metterai in libertà non guardarli
miacris eoi Ubero*; quoniaui iu&la roercedcrn di mal occhia : dappoiché come un mercenario ..
mercenarii per se\ anno* servlvil libi ut bene- : che lavora per la mercede , lia egli a le servito
dica! libi Douiintu Doti* tuu* in cunctis operi bus, Iter sei anni; alfinchè il Signore Dio tuo li bene-
quae agi* dica in tulio quello , che fai.
19. De primogeniti*, (lune nascuntur io armen- 49. Consacrerai al Signore Dio lao lutti l pri-
ti* et in ovibus tuli quid quid est seius roascu-
.
mogeniti maschi , che nascono da’ tuoi armenti r.
linl, saoctiflcabis Domino Duo tuo. Non opcrabe- dalle tue pecore : Aon metie/ai al lavoro U pri •
ver*. 1 Cotui che turà credito non potrà ripeterlo. Al principio dell’anno sabatico, secondo l'opi-
.
.
nione comune, rimanevano estinti tutti quanti l debiti di qualsivoglia natura, c P «creitene, ebe alcuni .
fanno dell’ Imprestilo è confutala chiaramente nel veraetlo 9. questo era privilegio proprio della nazione
onde non ne gòdesa altri, ebe I’ Kbreo e 11 proselito di giustizia, divenute Ebreo al religione: tutti gli
stranieri n’erao esclusi.
Ver». 4. E generalmente non Maram i tra voi nissun povero. Fate io maniera per quanto b possibile .
ebe non fletto mendichi tra voi. sollevando e aiutando quelli, ebe per qualche ecditente cadono in mi-
seria Egli è certo, ebe tatto il sistema della legislazione di Ko*é tende a impedire, che II popol minuti»
non fosse divorato da’ ricchi.
Ver*, é. Tu
tmpreitereU a molte genti, vale a dire: se tu sarai fedele a Dio e rimetterai I debiti il set-
timo anno, U tara ricco e tu non avrai bè —gno degli altri . ina potrai dare ajuto anche alle genti stra-
egli
niere. GII Ebrei indarno da queste parete inferiscono, che sia loro permeai* I’ usura verso le nazioni ; un -
i»e rocche si parla qui del puro imprestilo, come apparisce «lai contrapposto: e non prenderai in prestilo
da veruno.
Ver*. 17. Lo stesso farai alta schiava. Generalmente gli Interpreti credono. Che riguardo alle donnr
*1 omettesse la cerimonia di forar loro l'ordochia.
ver*. 19 Jfon metterai ai lavoro li prUpogentio del bue. « non toserai re. questi primogeniti «»en-
d« dovuti a Dio. era «NMuiderata come cosa ingiusta il voler irarn* predilo prima dioflerirli
. . . . . . -
ris in primogenito bo%ls , et non londcbis primo* mogenito dei bue , e non toserai i primogeniti delle
genita ovium pecore .
90. In conspectu Domini Del tal comedes ea 90. Nel cospetto del Signore Dio tuo li munge-
per annos singulos in loco, quem clcgcrit Domi* rai ogni anno tu e la tua famiglia nel luogo eletto
nus, tu et domus tua. dal Signore.
91 . * sin autem habuerit maculam , voi ctauduiu 91. Ma se avrà qualche difetto , o sarà zoppo .
fuerit , vel coecura, aut in aliqua parte deforme^ o cieco , o deforme in qualche pane , o stroppialo
vel debile, non Immolabitur Domino Deo tuo: ilprimogenito non sarà immolato al Signore Dio
• Levit. 99. 90. 91. Eccll. *5. 14.
99. Sed intra portas urbis tuae comedes lllud : 99. Ma lo mungerai dentro
porle della tua citta-
le
tara mundus, quam immundus simlliter vetccnlur tanto r uomo mondo , come /' immondo ne munge
eli, quasi capi*ea et certo. rmmo egualmente , come si fa della capra e del
cervo.
93. hoc solum obscrvabis, ut sanguincro eorum 93. Solamente osserverai di non mangiare del
non comodasi sedeffundes in lerram «piasi aquarn. loro sangue j ma lo spargerai , come V acqua ,
per terra.
ver». 90. Li mungerai... tu e la tua famiglia ee. Tn, o sacerdote; | «rocche Mosè rivolge ora t! di-
scorso a quelli, che avean diritto di mangiare gli animali primogeniti t edi Su/n aviti. 17.
9.ve». 91. e 22. Ma te avrà qualche difetto, ec. se (‘animale primogenito e difettoso, non può immo-
larsi. ma dee redimerai; e allora può mangia»! dal padrone In qualunque luogo.
Capo Dffiinoeceto
4. le tre principati feste dell’anno, desti azzimi , dette settimane , de' tabernacoli. Del
creare giudici giusti e del fuggire he Occasioni d‘ idolatria.
.
I. Observa mcnsero novarura frugura et verni 1. Osserva il mese della nuova messe , die è il
primuin temporis. ut fadas Phase Domino Deo primo della primavera , aftui di celebrare la Pasqua
tuo quoniam in iato mense eduiit
:
te Dominus in onore del Signore Dio tuo : perche in questo
Deus luus de -Egyplo miete. mese il Signore Dio tuo ti trasse dall’ Egitto di
notte tempo.
immolabisque Phase Domino Deo tuo de ovi- 9. E
immolerai al Signore Dio tuo la Pasqua in
bus et de bobus in loco, quein clegerit Dominus pecore e in bovi nel luogo eletto dal Signore Dio
Deus tutis , ut habitet nomen eius ibi tuo pel suo cullo.
3. Non comedes in eo panetti ferinentaluio : 3. /fon mungerai colla Pasqua pane fermentalo:
Sepia» diebus comedes absque fermento afllictio- Per sette giorni mungerai il pane di afflizione sen-
nis panem , quoniam in pavore egressi» es de za lievito , perchè tu con paura uscisti dall’Egitto ;
Egyplo ; ut ntemlaeris dici egressionis tuae de affinchè ti ricordi della tua uscita dalP Egitto per
.Egypio omnibus diebus vitae tuae. tutti l giorni d>'lla tua vita
Non app archi fermentum in omnibus lermi- 4. Non si vedrà lievito dentro de* tuoi confini
'
t
, et non
nis tuis septcni diebus retnanebit de car- per sette giorni , e delle carni della vittima immo-
nibus eius quod immolatum est vespere in die tata U primo di alla sera , non ne resterà sino
,
primo, usque mane. alla mattina.
3. Non polcris immolare Phase in qualibct tir- 3. Non potrai immolare la Pasqua in qualsisia
bium tuarum , quas Dominus Deus luus daturus delle tue città , le quali saran dàte a te dui Signo-
est libi: re Dio tuo :
6. Sed in loco , quem clegerit Domliius Dfeus 6. Mà
si ri ri luogo detto dui Signore Dio tuo
tuus ,
ut habllct nomen eius ibi , immolabis Phase pel suo cullo immolerai la Pasqua la sera al iro-
vespere ad solls occasum , quando egressits es de montar del sole nel t empenti tua uscita dall’Egitto.
>cgypto
7*. Et coqucs et comedes in loco quem clegerit 7f E
la cuocerai e la mungerai nel luogo eletto
Dominus Deus luus, maneque consurgeus vatles dal Signore Dio tuo , e la mattina alzandoti on-
in tabcrnacula tua. derai a casa tua.
8. Sex diebus comedes azvma: et in die septi- 8. Per sei giorni mungerai gli azzimi : e il Set-
ma , quia collecta est Domini Dei lui , non fa- limo giorno non lavorerai , perchè è la solarne
cies opus raunanza In onor del Signore Dio tuo.
9. Scptem liclxlomadas numerabis libi ab ca 9. Conterai sette settimane dal di , in cui porrai
die, qua lalceni in scgelem iniscris la falce nella messe.
10. Et cclelirabls (Ben festum bebdomadarum 10. E
celebrerai la festa delle settimane in onor
Domino Deo tuo oblationcra spontaneain manu»
. del Signore Dio tuo , colla oblazione spontanea .
tuae, quam oflferes (ulta beneaictionem Domini che tu farai di tue facoltà , a proporzione del bene,
Dei lui; che ha dato u te il Signore Dio tuoj
11. Et cpulaberis coram Domino Deo tuo, fu, 11. E
farai banchetto dinanzi al Signore Dio
filius tuus et Olia tua, servus tuus et ancilla tua tuo , tu c il tuo figliuolo e la tua figlia , il ino
vera. 9. Dal di , in cui porrai la {atre ee. Il secondo giorno di Pasqua ù offerivano le primizie tiri
,
l'orzo, c sette settimane dopo il secondo giorno di pralecojle si offerivano quelle del grano tedi Lesti. ani*
Voi. I. 44
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, . . . . . . , : : r
ver* 91. Non pianterai boschetto, ec come si usava dagl’idolatri, c come si è detto altre volle.
Capo Dccimoecttmo
Scelta delta ultima. Pane de ir idolatria. Nette difficoltà gravi u ricorra at sommo Sacer-
dote , e al suo consiglio. Quello . che dovrà osservare il re che sarà eletto. ,
1. Non immolabis Domino Deo ino ovem et bo- 1. Non Immolerai al Signore Dio tuo una peco-
vem . in quo est macula, aul quidpiatu vidi: quia ra , o un bue , che abbia qualche macchia , 0 di-
ubominalio est Domino Deo tuo fetto: perchè è cosa abbomincvole agli occhi del
2. Cimi reperti focrinl apud te, intra unam Signore Dio tuo.
portarum luarutu , quas Dominus Deus tuus da- 2. Quando si troverà presso di te , dentro una
tili libi, vir. aut mulier, qui furiant inalimi in di tue est là date a tc dal Signore Dio tuo, o uomo 3
conspectu Domini Dei lui , et transgrediantur pa- o donna , che facciano il male al cospetto del Si-
ctura illius gnore Dio tuo e trasgrediscano il suo patto 3
3. Ut vadan! et servìant dii» alicnis et adorent 3. E
vadano a servire agli dei stranieri c gli ado-
cos, solem , Umani
et omnem inililiatn coeli ,
quae rino , il sole , la luna e tutta la milizia del cielo 3
non praeccpi : lo che io non ho comandalo
4 VA hoc Ubi fucrit nuntiatum , audiensque in-
. 4. ove ciò sia a te riferito 3 e avrai fatto dili-
quisicris diligenler el veruna esse repercris et abo- gente ricerca sopra quello , che hai udito 3 e avrai
minano fatta est in Israel : trovato j che è la verità e che tale abbominazione
è stata fatta in Israele:
3. Educes vlrum ac mulierem ,
qui rem scele- 5. Condurrai l’ uomo e la dorma 3 che han fatta
ralissunam perpetrarmi! , ad |K>rtas ci vi tati* tose, cosa si scellerata , alle porte della tua città 3 e
et lapidibus (nbruenlur. saran sepolti sotto /< pietre.
6. ' In ore riunrum, aut trium tcsliuin peri bit, 6. Sul deposto di due 3 o di tre testimoni perirà
ni ioterficietur . Nomo
occidalur, uno conira se colui, che è degno di morte. Nissuno sarà ucciso
icenle lesliinoniiiin quando un solo testimone parla contro di lui.
• Inf. 19 . 13 . Mal Ih. 18 . 16
.; 2 . Cor. 13 . 1 .
7. Manu* tcsliuin prima interfleicl cum, • el 7. / testimoni saranno i primi a dar di mano
manus reliqui populi estrema mitletur, ut aufe- ad uccidergli 3 e all ’ ultimo vi darà mano tutto il
ras maluni de medio tui. * Sup. 13. 9. resto del ftopolo , affiti di togliere il male dalla
tua società.
Ver». 5. Condurrai l’uomo e la donna... atte porte della città r.i condurrai dinanzi a’ guidici. » quali
stavano a render ragione presso le porte ogni città, in ciascuna di queste era vi un sinedrio, o consi-
glio di venture giudici: ne’ villaggi, dove fossero meno di cento venti uomini vt-erà un magistrato di tre
persone L’uno e l’altro ceto era composto di sacerdoti . Leviti ed Ebrei nobili, ricchi, saggi c senza di-
fetto di corpo, o di spirito Le sentenze pronunziate contro de' rei si eseguivano fuori delle porte.
.. . . . . .
8. £i diflicile et ainbiguum aptid te ludici uni 8. Se in qualche negozio , che [fendi- dinanzi a
•Ase pcrspexeris inter sanguincm et sanguineo), le. vedrai della difficoltà c ambiguità Ira sanguc
«ausoin et causati), lepram et lepram et iudicum : e sangue , tra causa e causa, ir a lebbra , e lebbra .
intra portas tuas vlderts verba variar!, surge et e vedrai , che vari sono I sentimenti dei giudici
ascende ad locuin quetn elegerit Domimi* Deus della tua citfà , partiti e va* al biogo eletto dal
tuus. Signore Dio tuo.
9. • veniesque ad sacerdote» Levitici generis 9. E
porterai da’ sacerdoti della stirpe di Levi
ti
et ad iudicein, qui fuerit ilio tempore: quaeres- e dal giudice: che risiederà In quel tempo: e li
que ab eis, qui tudicabunt libi iudicil veritatem. consùlterai, ed eglino ti faraimo scorta a giudica-
• 9. Par. 19. 8. re secondo la verità.
10. Et facies quodeumque dixerint. qui prac- 10 E
tu farai tutto quel , che ti avran detto
.
Binl loco , quera elegerit Dominus et docuennt te quelli , che presiedono mi luogo eletto dal Signo-
11. Iu\la legem eius: sequerisque sententiam re e quel , che ti avranno insegnato
15. : noe declinabis ad dexleram , ncque ad
eoruin 11. Secondo la legge di luL e seguirai il loro
sinistrato parere: e non torcerai a dèstra, nè a ministra.
ameni
19. Qui supcrbicrit ,
nolens obedire sa- 19. Chi poi si leverà in superbia, e non vorrà
ftrtOBI imperio, qui eo tempori* ministrai Do- obbedire ni commuto del sacerdote, che è in quel
mino Dco tuo et decreto iudicis , morictur tiomo tempo il ministro del Signore Dio tuo, nè al de-
ilio ut auferes malum de Israel
, creto del giudice , costui sarà messo a morte e to-
glierai il male da Israele.
Cuoctusque populus nudiens timebit, ut 13. E
tutto il popolo ali udire tal cosa ne con-
iiullus deinccps intumescat superbia cepirà timore , affinchè nissunuln appresso si levi
in superbia.
14. Ctiin ingressa» fueris terram, quam Duini- 14. (Quando tu sarai entralo nella terra , che
nus Deus (uus dabil Ubi et possederla eam , habi- Mfd dola a te dal Signore Dio tuo c nc sarai in
laverisqui: in illa, et dixeris: Constituain super DM possesso, e i abiterai , e dirai : lo mi creerò un
regera, sfeut habent omnes per circuitum nationes: re, come lo limino le altre imzioni circonvicine:
15. Filini conslitucs, quem Dominus Deus tuus 15. Creerai quello che sarà stato eletto dal Signore
elegerit de numero fratrum luorum. Non poteris Dio tuo del numero de* tuoi fratelli. Mori pdirui
altcrius gcntis hominem regem tacere, qui non alzare al regno un uomo, d’ altra nazione -e che
sii frater tuus. nou sia tuo fratello.
16. Cumquc fuerit constitulus, non mulliplica- 16. E
quando egli sarà stato messo in possesso,
bit sibi equos, noe reduce t populum in £gy- non raunerù moltitudine di cavalli ,. e non ricon-
ptum, equi lai US numero sublcvalus, pràcsertim durrà il popolo in Egitto , fatto ardilo pella molla
rum Dominus praeceperit vobis , ut nequaquam sua cavalleria, avendovi particolarmente romandatv
amptius per earadem viam revcrtamiui il Signore di non tornare mal .più a battere qpellr.
strade. .
17. Non ha Ire bit uxores plurima» , quae alliciaiit 17. Non avrà gran nùmero di mogli , le quali
animuni cius, neque argenti et auri immensa lo facciano traviare, nè immensa quantità di oro f
pondera e di argento.
18. Poslquam autem sederii in solio regni sui 18. /•; quando ci sì sarà assiso sul suo trono reale,
describet sibi Deuteronomium legis huius in vo- egli scriverà per suo uso un doppio esemplare di
llimino . arcipiens esemplar a sacerdotlbus Levl- questa legge in un volume , copiandola dall* origi-
ticae tri bus: nale datogli dai sacerdoti della tribù di Levi:
19. Et habebit sccum, lcgetquc lllud omnibus dle- 19. E
lo terrà presso di se e lo leggerà tutti i
bus vitae suac. ut discal timore Dominimi Dcum giorni della sua vita , affinchè impari a temere il
suum et custodire verba et ccreraonias cius, quae Signore Dio suo e ad osservare le sue parole e Ir.
in lege praecepta sunt: sue cerimonie commutale nella legge :
90. Nec elevelur cor eius in supcrMani super 90. d
/finché il suo cuore non si levi in superbia
fratres silos, neque deci inet in parimi dextcràm, contro de* suoi fratelli , ed egli non pieghi a de-
vel sinistralo , ut lungo tempore regnet ipse et tltii stra , nè a sinistra, affinchè regni per molto tempo
eius super Israel cgii e i suol figliuoli sopra Israèle.
ver». 8. Tra sangue e sangue, rei sangue intendevi l'omicidio, onde vuol dire, se sé disputa . so l'omi-
cidio per esempio sia volontario, ovver contale.
Tra causa e causa. Con questo sono notate le cause civili.
Tra lebbra e /ebbra. Il decidere della qualità della lebbra portava aero molta dtfdcoltà, « ciò appar
teneva a’ sacerdoti. Vedi Lèv. cap. xiii.
Fa' al luogo luogo tabernacolo,
eletto. Al del ovvero del tempio
Ver». giudice , che risiederà In quel temi». Gli Ebrei e pilone e Giuseppe c la massima parie
9, F. tlal
degl'interpreti |>er questo giudicò intendono il sommo siccrdote. lo che combina con quel, che sitarne .
capo xxi. 5., e altrove; e qui pure versetto 19: Chi poi non vorrà obbedire ai conuvulo del Sacerdote ,
che è in quel tempo ministro del Signore Dio tuo nè ai decreto dei giudice ivate a dire dello «lesso Sa
.
condole, che è giudice* sarà messo a morte: le quali parole panni, che non lasciano luogo di dubitar «
del senso, che debba darai a questo luogo.
Ver*. 14. E dirai: Io mi crederò un re, er. tfòsè predice, che il popolo vorrà un di scegliersi un re,
c che Dio gliel pennellerà , benché ciò non sia per essere senza suo disgusto e offesa, come si vede, I. Feg
vili. 7. Posta adunque tal permissione si stabiliscono delle condizioni pel futuro re.
Vera. 15. Che sarà dato eletto dal Signore ec. Cosi fu di s*iille.e di Davtddc, la stirpe del quale con-
tinuò sol trono d’Israele in virtù della promessa falla da Dio allo stesso Davtddc
Vers. 16. ,\on rannera moltitudine di ravaW.ee. Nella terra di chanaan, e ne’ vicini Mesi erano rari
< cavalli, i quali si cooipravano dall’ Egitto. Dio non vuole, ebo il re d* Israele nè per fastoe .superbia, nè
per levarsi a tentare imprese grandi, tenga un gran numero di cavalli. L'Ebreo accenna, che il principe
per avere I cavalli avrebbe dovuto mandar sua gente nell’Egitto con pericolo di riportarne la |»estc del-
*
l’Idolatria: peccò In questo Salomone, come in altre cose.
Vers. 17. San aera gran numero di mogli, tra poligamia lino a un certo segno non era proibita a* re;
rosi Davtddc ebbe più d’una moglie.
Se immensa quantità d‘ oro , ec. Daviddc nc accumulò somme immense , ma per Carlo servire al de-
coro della religione.
Vers. 18. Scriverà per uso suo un doppio esemplare ec. Sebbcn La volgala sia qui un po’oscura, non du-
bito però, ebe tale ne sia il senso, oom’i dell* Ebreo e generalmente ilei. dottori della Sinagoga. Tra’Cn
stiani principi son celebri peli’ amore e lo studio assiduo della dlvhu parola, il gran Costantino, uri"
Magno s. Stefano re d’ i ng berla . Alfonso I. re di Spagna
. Alfonso re d’ \ragona , Alfredo re d* In .
ghilterra , ec.
Vers. 90. Egli e i suoi flgliiwli. Cosi avvenne a tumide, nella famiglia del quale il regno rimase ere-
ditario ; lo che è qui predetto tacitamente da Mose.
1 . . . , ,, , ,
ver*. 4. le primizie tiri frumento, del vino ec DI queste si è altróve parlato: elle furon (Usate tra la
quarantesima e la sessagesima parte di quello, rhe uno raccoglieva di vino, grano ec., c si pagavano In
denaro.
j Ver*. 6. 7. c 8. Se un Levita e tee da una dette tue città ee. Si parla d’un Levila, il quale desideri per
divozione di servire fuori del tempo del suo turno, o per lungo spazio di tempo, o per tutta la vita, nel
1 alternacelo, Mosè ordina, che ci sia ricevuto e alimentato come gii altri Leviti, che sono all’ attuai ser-
vigio in quel tempo.
Senta quello che è dovuto a lui dt successione paterna ec. senza pregiudizio di quello , che può
.
toccare a lui di beni patemi, questi beni potevan essere qualche casa, o qualche capitale di bestiami, o
altro simile acquisto fallo dal padre.
Vcrs. 10. Chi per puri flrare il figliuolo o la figlia ec. F.ra opinione de’ r.hannnci (dice un dotto Rab-
bino}. rhe non morissero prima ilei tenuto fanciulli, che si facevano passare pel fuoco, oltre questa ma-i
niera di lustrazione, o di espiazione, egli è certissimo, ebe t cbatunei , I Fenici, gl’ Idumei e molti altri
popoli ebbero la barbara xupersluione di bruciar vivi i (annulli in onor degli de». Vedi levil. xs. Jerer»,
xix. 5. 6., Etéèà. \xm. 37. 38.. Pt. I0S. ver*, il. 38. K questo c gli altri disordini notati in qumto e nel
seguente versetto cran comunissimi tra gli abitanti della ebananea.
Signore
\ manderà un PROFETA detta tua nazione. t>a questo versetto (ino al 20. il senso
ere. 16 . it ti
immollilo letterale riguarda cristo, il Messia. Erbe tale (ime la comune interpretazione della Sina-
il
goga a' tempi di Gesù cristo, lo dimostrano l’Apostolo s. Pietro Atti ift.> e s. Me Omo Atti yii.\ 1 quali i <
citano questo luogo per dimostrare agli Ebrei, rhe questa promessa di Mosè era adempiuta nella persona
di Gesù. Cristo e a questo luogo eziandio *1 allude, Joan. I. 4. ò. Joan. vi. 14. Ma sediamo brevemente
sopra quali principi posasse questa credenza degli Ebrei. In primo luogo Mnsè parla di un profeta pari ico-
1-11' di un prorela p«v eccellenza
. secondo di un profeta simile alio slesso Moàè negli uffizi di legislatore,
:
di con doti iere del popolo, et» mediatore, O|»erator di prodigi, profeta per dir tutto in una parola, che
rassomigliasse a colui, il quale come sta scritto. Deul xxxrv. IO., e «urne credettero in ogni tempo gli
Ebrei non doveva aver ehi lo somigliasse, se non quest’uno, cui Mosè stesso predice e promette tu questo
.
luògo Paragonando termini di «mesta promessa con quello, ette dei Messia e non d’altri a vea qui parlato
i
Mose: l’ applicazione fatta dagli Apostoli di «mesta profezia a Gesù Cristo in cui facilmente mostravano
essere concorsi in grado infinitamente superiore lutti caratteri, ebe distinsero il legislatore Moaè, que- i
st’ applicazione sì naturale c piana indusse gli Ebrei degli ultimi tempi a rinunziare alla fede dell'antica
. .. , , : ,
r
DEUTERONOMIO CAP. X V I 1 I
16. Ut pelisi! a Domino Doo Ilio • in lloreb, 16. Secondo quello * che lu domandasti al Si-
quando concio congregala est . atnuc disisi!: Ul- gnore Dio tuo presso /' Horeb , quando luna la
tra non audiam vocctn Domini Dei mei et ignem moltitudine era adunata , dicesti : e Che io non senta
hunc maximum ampliua non vidcbo. nc morbr: più la voce del Signore Dio mio e che io non vegga
• Exod. 90. 91. più questo fuoco grandissimo j perch’io non muoia:
17. Et alt Dornlnus mlbi: Bene omnia sunt loculi. 17. Eil Signore mi disse: Hanno hi tutto par-
lato bene.
18. • Prophclam suscitato ci* de medio Cratrum 18. Un profeta fàrà loro nascere di mezzo a’Ioro
suorum similcm lui: el ponain verba mpa in ore fratelli sanile aie: e in bocca a lui porrò le mie
elus, loqucturquc ad eos omnia , quac prìléccpero parole e ad essi ripor lenì tulio quello j che lo gli
ifli. • Ioan. 1. 43.
19. Qui aiilcm verba eius, quac loquetur in
Act. r>.
H cornati ih i>.
19. Chimique poi non vorrà ascollar le parole ,
nomine raeo, audire noluerit,cgo ullor esinanì. che egli nel nome mio annunzierà ^ proverà le mie
vanitile.
90. Prophcta autem , qui arroganti depravata» 90. Jfa se .un profeta corrono da arroganza
voi neri l loqui in nomine meo , quae ego non prae- vorrà annunziare nel nome mio quello , che io non
cepi illi, ut diccret, aul ex nomine alienorum gli ho comandato di dire , o parlerà a nome degli
deorum, inlerflcielur dei stranieri , sarà messo a morie.
91. Quod si tacila cogitationc responderis: Quo- 91. Che se il tuo pendere ti suggerisce: Come
modo possum intelligcre verbum , quOd Dornlnus posso io conoscere j che II Signore non ha della
non est locata»? quella parola ?
99. Hoc habebis tignimi Quod in nomine Do-
: 22. Eccoti il segno : Se quello , che U profeta
mini prophela praedixeril et non evCneril , hoc ha predetto nel nome mio non sta avvenuto il Si-
Dorainus non est locutus: sed per lumorem ani- gnore non ha parlato: ma il profeta per la sua su-
mi sui prophela continxil, el (dcirco non lime- perbia ha inventala tal cosa j e perdo tu noi te-
bis eum merai.
Sinagoga, a rinunciare a questa grandiosa promessi e a protenderla avverata in Giosuè; ma non è da di-
sputare con costoro, de’ quali fu gii detto da Cristo: 47 »on ciechi e guide di ciechi.
Ver*. 16. e 19. Secondo quello . che tu domandasti co. Atterrito dal suono della voce del Signore , e
all* apparire della tremenda sua maestà tu chiedesti, o Israele, che Dio stesso non ti parlasse, ina a nome
di lui li parlassi io stesso, esponendoti la sua volontà: allora si fu. che il Signore condescendendo alla tua
debolezza mi promise assai più di quello, ebe tu sapessi desiderare; vale a dire, che egli a tc manderà
questo gran Profeta, il quale li spieghi la volontà del tuo Dio, onde lu debbi o obbedirlo , o tirarli ad-
dosso le vendette del medesimo Dio tuo.
vers. 99. Se quello, che il prò reta ha predetto ec. Se la predizione non si verifica, egli è indubitato,
ebe ella non viene da Dio. E notisi, che si parla qui d’un profeta faLso, il quale Si dà per mandato da Dio;
perocché se si trattasse di uno, che predicasse i falsi del senza aspettare altra prova doveva essere messo
a morte. Fedi eap. mi. I. 23. \
Capo Drcimonono
Sieno dettinole tei città di rifugio : chi tia , che in ette ti rifugerà con sicurezza e chi no.
De’ testimoni veri e fatti e de/ non trasportare i termini.
1. Cum
disperdideril nomimi» Deus tuus gen- 1. Allorché II Signore Dio tuo avrà annichilate
te», quorum libi traditimi* esl lerram et posse- le genti , delle quali la terra darà egli a le , e
,
derla cara , habilabcrisquc In urbibus eius et in quando tu ne sarai in possesso e abiterai in quelle
nedibus: Lillà e in quelle case :
2. * Trcs clvilales
separata» libi in medio ler- 2. Separerai tre città nel mezzo del paese , di
, quam Dominus Deus tuus dnbit libi in pos-
rae cui il Signore Din tuo dorata il dominio ,
scssionem ,
• Hian. 23. il. los. 90. 2. 8. 3. E
appianerai diligentemente le strade , e ut
3. Siemens diligenler vieni, et In tre» aiKiuali- ire parti dividerai lutto il continente della tua
ler parte» lolnm terme tuae provinciali) divide* terra j affinché colui , che è fuggiasco per ragion
ut habeal e vicino, qui propter homicidium pro- d* omicidioj abbia vidno un luogo , dove potere
fugus est , quo possi! evadere . scampare.
4. Haec erit lex homicidae fugienlis , culti» vita 4. Questa sarà la legge riguardo all’ omicida ,
I. Separerai tre città. Tre erano già state ordinate pe* paesi conquistati di là dal Giordano,
vera. Num
*xxv 9., Deut. iv. 41. Queste tre debbon e svere nella lerradi Chanaan.
Vera. 8. c 9. Quando poi il Signore Dio tuo abbia ampliati ec. Move qui Stabilisce, che Dio esten- *
derà il loro dominio sino all’ Eufrate, come ha promesso sotlo la condizione però, che ei sien# fedeli e ob-
4
bedienti a lut>, allora tosino tre altre ritta di rifugio per mie' paesi , che saranno fuori de* confini delia
Cbananea. Gl’Israeliti mancarono alla rondinone, lo che Mose avea pur preveduto, e quantunque qoc paesi
fonerò soggetti a navidde c a silomonc. questi re vi lasci irono gli antichi loro abitatori, c non fu ne-
cessario di stabilire queste citi peirhè il diritto di astio era persoli Ebrei.
i ,
Digiti. ,
. . . ,, ,
350 1) K U T F. R () M) M I II C A H. 'NIX
lermiuos luos mcu( iuravit patribus fina, et de-
,
ituoi confini , conforme giurò a' padri tuoi, e li
derii Ubi eunctnm terram quain eia pollicitus csl avrò dola tulio la terra , che ad cui promise
* Gen. 38. 44. Exod. 54. 34. Sup. 42. 90.
9.( Si lainen
eustodieris mandata eiu» et feco 9. (Se però osserveraisuoi comandamenti ei
ri» quae hodic praecipio libi ut diliga» Dominum . farai quello , prescrivo , che anu il
che ió oggi li
Deuin tuum et atnbules In vii» cius oinni tempo- Signore DIO tuo e nelle t *fe di lui ccamnini in ogni
re ) addes Ubi tre» alias ci vitate», et supradicla- tempo) aggiungerai a queste Ire altre città e rad-
ruu) Irium urbiuni numerimi duplicabis : doppierai Il numero delle prime:
40. Ut non cfliindatur sangui» Innoxius in me- 40. Affinché non si sparga il sangue Innocente
dio termo, quain Dominus Deus tuus dabit libi in seno alla terra , di cut il Signore Dio tuo da-
posaidcndaiu , ne sia sanguini» reus rai! I il possesso , affinché tu non sia reo di effu-
sione di sangue.
1 1 quia autom odio habcns proxlmiun suum
.
• Si 44. Mase. uno por landa odio al suo prossimo
inaidialus fueiit vitae eiua surgenaque percusseril tenderà insidie alla vita di lui , e aiutandogli con-
illuni . et mortuua Inerii, fugeritque ad unam tro lo ferirà , onde quegli si muoia , ed egli siasi ri-
de supradiclis urbibus, * Aum. 53. 90. fugiato in una delle sopraddetti città .
43. Miltent seniores chrUalis illlus , et arripient 43. / seniori della patria di lui manderanno a
eum de loco eflugit, Iradenlquc in mdnu prosi- pigliarlo nel luogo , dove si i rifugiato , e lo da-
mi , cui us sanguia etTuaus est , et morictur ranno nelle mani del parente di colui , del quale
fu sparso sangue . ed egli sarà messo a mone.
II
45.
a
Non stabit testis unus contm aliquem 45. Aon sarà sufficiente un sol testimone contro
49.
quidquid lllud (leccali et facinoris luerii; sed In chicchessia , e qualunque siasi il peccato e la scel-
ore duonim nut trluin testium atabit orane rer-
,
leraggine j ma tutto si deciderà sul deposlo di
bum * Sup. 4". 6. Mutili. 48. 6.; 1. Cor. 43. 4.
.
due, o di ire te dimani.
46. Si ateterit testi» mcndax centra iiomiuem , 16. Se un falso testimonio si presenta per ac-
accusati» eum praevaricalionis cusare un uomo di prei>aricaiione,
47. Stabunt ambo, quorum cauaa est, ante 47. Si presenteranno ambedue questi contendenti
Dominimi in conspcciti sacerdotum et iudicuiu dinanzi al Signore in presenza de* sacerdoti e
qui fuerinl in diebits illis: de’ giudici , cte saranno in ipict tempo :
48. * dunque diligentissime perscrutatile» inve- Ili. E
guaniio questi dopo diligentissimo esame
nerint falsum Icsteiu dixissc conira Irai rum suum trotino, che il testimone falso hg della bugia con-
mcndaciiim .
* Dan. 43. 62. tro del suo fratello .
19. Reddent ci aieul Iratri suo lacere cogitavi!, Faranno a lui quello , che egli lui avuto in-
et auferes inalimi de medio lui : tenzione di fare al suo fratello , e tortai i iniqui-
tà di mezzo a le :
90. Ut a udiente» ceteri timorem halicarU et ne- 90. Affinché ciò udendo tutti gli altri ne abbiati
quaquam talia audeant lacere. timore c non abbiati mai ardimento di far cosa
tale.
24. Non mlacreberia eius, * aed nnimam prò 24. Aon avrai compassione di colui , ma farai
anima, oculuin prò oculo, denteili prò dente, ma- ch’egli paghi vita per vita, occhio per occhio ,
rmili prò maini, pedoni prò pede esige». dente per dente, mano per mano . gamba per
• Exod. 24. 23. Ut il. 24. 90. Molili. 5. 58. gamba.
ver». 14. Aon innoverai e non Importerai i termini re. Intcndcsi ile 'termini, rbe saranno (Usati per
limiti della porzione di ciascheduna tribù c di quelli delie possessioni assegnate ad ogni famiglia.
Ver». 16 e 17. Se un fatto testimone ec. SI parla della pena di coloro, che depongono il falso in giu
dizio contro del prossimo In qualunque materia. Vedcai anche da questo luogo, come i sacerdoti cran giu-
dici delle materie più gravi c scabrose
ver». 21 l'ita per vita re. Gii Ebrei dicono, ebe lolla l» vita, gli altri danni potevan nsar
cirsi con inulta pecuiiiana
(Kajjfl btnicstmo
Chi debba rimandarti a tua rata in occasione di battaglia. Come debbano atterrarsi i diritti
della guerra. Quali piante tl tagliano per fi tene te macchine , e quali delibati lasciarti.
v estrani, nolile metuere, nollte cedere, nec for- re , non temete , non date indietro , non ne
abbia -
iiildelis cos: le paura :
4. Quia Dominus Deus vestcr in medio Teatri 4. Fa-occhi II Signore Dio rostro è in mezzo
est , et prò Tobia conira adversarios diminabil , ut a voi , cd ei combatterà per voi contro i vostri
eraat voa de periodo. nemici per traevi da ogni pericolo.
ver». 2. Starà alla tetta deU’ esercito , e coti dirà. Gli Ebrei raccontano, che vi era sempre coll’eser-
cito uno de* sacerdoti destinato a questo uffizio di ripetere ad alti voce le parole del versetto 3.
e 4. e di suonare la tromba e aveva altri sacerdoti sotto di se i quali andai ano |ier le file
: ripetendo . ,
le si evie parole
' . . . .
tt. Duccs quoque |»cr singulas lurma* audientc 5. Olire a ciò i capitani schiera per ischiera u -
«xcrcltu procbroabunt <• Qui* est Uomo, qui: dendovi tutte Ir milizie grideranno: V’ ha egli al-
«edificavi! domuni novam el non dedicavi! eam? cuno j che abbia fabbricala una casa o noli' abbia
v adat , et revertalur in douiuin suain , ne Torte rinnovala ? Se ne vada e torni a casa sua pi rr/ic .
uioriatur in bello , et aliu* dcdicet eam non si tnuola egli nella zuffa, t un altro la rin-
• Uiir. 5. 56. novi.
6. Qui* est homo, .qui piantavi! vincam, et 6. 1
V
ha egli chi abbia piantata una vigna , c
II...Inni In il ram essi* roniiminni) . di* qua vesri non abbia ancora potuta accomunarla , sicché di
omnibus liceat? Vadat et revertalur in domuni essa possa mangiar chicchessia t Vada e torni u
Miai» , ne forte moriatur in belio , et alius homo casa sua , affinché egli per disgrazia non si muoia
eius Tuugatur oftìcio mila battaglia , e un altro debba fare quel, chea
lui si apparteneva.
7. Qui* est homo, qui despondit uxorem et non 7. V’ha egli chi abbia falli gli sponsali con una
accepu eam? Vadat et revertalur in doimun Mirini, MÈI a noli’ abbia ancora menala a casa? Vada
.
ne forte inorialur in bello , et aliu* homo aod* e lami a casa sua , affinché per disgrazia non si
piat eam. muoia egh nella battaglia , c un altro la sposi.
addent rciiqua, el loquentur ad po-
8. Hisdictis Vette queste cose continueranno , c diranno
8.
pulum * Qui* est homp fonnidolosus et corde
: al popolo: V’ha egli alcuno pauroso c di poco
pavido? vadat el revertalur in domuin suam ne . cuore ? 'Vada e tomi a casa sua , affinché non co-
pavere faciat corda fralrum suorum situi (pse ,
munichi la sua paura a’ cuori de* suoi fratelli , co-
timore pcrterrilus est. • Indie. 7. 5. m’egli é smarrito per la paura.
13. umqufe
9. < pD^u
ducei esercito* et Oncm 9. Quando poi i capuani dell’ esercito avran
Inquendi fecerìnl unustpilsquc suo* ad Ijellantlum
. fatto silenzio , ciascheduno ordinerà le sue schiere
< u ih os pr.iepnmbit. per la battaglia.
14.
10 . Si «mando accesseria ad expugnandam civl- 10. Allorché ti appresserai ad espugnare ima
.
X
'
15. lus, qui In ca est , salvabitur et servici (ibi
Irìbuto
19. Sin aulem foedus inire uoliicrU et coeperit
16.
unirà te bcllum oppugnai** eam
popolo j, che sarà dentro , sarà salvo e sarà sog-
getto a te e tuo tributario.
19. Ma se non vorrà venire a patii e cnminccra
ad agire ostilmente , tu vi porrai /’ assedio:
, :
Ver». 6. E non abbia ancora potuto accomunarla , ee. Si è già veduto, Levi!, xix. , che pc* tre »
primi anni l frulli «Iella vigna e di tulle le piante novelle erano tenuti per immondi, il quarto
anno erano di nio ; e perciò non comuni, ma in certo modo consacrati : Il quinto anno il padrone, e
rhu'chessia potevano mangiarne
Ver*. IO. Allorché ti appretterai ad espugnare una città, ee. In questo e ne* quattro versetti , che »e-
guono. si parla di città e di p«>pnlo non della terra di Cbauaan, come chiaramente è notato, vert. 15,
Capti Ih'ntcsimoprimo
Regote da tenersi riguardo aU 'omicidio occulto. Detta donna presa m guerra. Del figliuolo pri-
mogenito detta donna malvista ; dei figliuolo contumace ; di colui . che è appeso, al legno.
Quando invenlum lucri! in terra, «pum l*>-
1. 1. Quando nella terra, che il Signore Dio luo
mimi* D«*ii* tulli dalurus est libi. Iioiuinis cadovef ti darà, egli avvenga. che si trovi il cadavere
oedai, ci ignori bit tir cardi s rutta, d' un uomo ucciso , senza che sappiasi il reo del-
\ f omicidio ,
9. Egredientur maiores nata et indice# tu», et 9. Aiuteranno i seniori tuoi e I giudici , c mt-
Verv T .Suderanno i seniori tuoi e i giudici , et. Gli amiant e i giudici delle vicine città. La presun-
. , -
melienlur a loco cadaveri* singularum per circui- stireranno le distanze di tutte le città , che sona
timi spatia dvitalum j alt*intorno dal luogo , dov } é il cadavere:
3. tt quam viciniorem cclcrls eèsc perspexe- E
I sentori ai quella città t che iroverasti
ritit, seniores rivitati» lllius follcnt vitulam tic ar- essere pià natta , prenderanno una vitella di bran-
mento, quac non traxit iugmn, nec lemmi scidit co j che noti ntvd portato giogo né rotta terra
,
vomere. coti' arnirò ,
Et dedneent cam ad valloni asperam, atquc 4. E la condurranno in una valle incolta e sas-
*axosam, quac mmquain arala est, ncc vscniciilein sosa m la tjualc non sta stala arata
g tananai j ne
recepii: et caedent In ea cervice* vitulac:
5. Accedcntquc sacerdoles filii LC4I
seminata: ed
E
M
faglieranno il capo alla vitella:
, quos eie- 5. si accosteranno i sacerdoti figliuoli di Levi
gerii Dominila peti» tuus, ut ministrent el et be- eletti dal Signore Dio tuo pel suo ministero e per
nedicant in noidinc cius , el ad veibum eorum dar la benedizione net nome dt lui j secondo il giu-
omne negotium ri quldquld mundmn vcTlm- ,
dizio de ’ guati si finisce ogni affare e si determina
mundum est, iudicclur; quel 3 etite Un mondo , o immondo j
6. El venient maiores nato ci vitali» IIHus ajJ in- 6. Est accosteranno i seniori detta città al cor-
Icrfeclum, l.ivahwilque inanus suas super vitulam, po morto ^ e laveranno le loro numi sopra la vi-
quac in valle percossa est; tella uccisa netta volte j
7. Et dicent; manus noslrae non effuderunt 7. Ediranno : te nostre mani non hanno sparso
sanguinem hunc , nec oculi vldeninl : questo sangue , né gli occhi nostri Itati veduto :
, quem res
8. Propltius csto pop u lo Ino Israel 8. Sii propizio al tuo popolo d ' Israele riscatta-
demisti, Domine, et ne rcpules sanguineni inno- to da te , o Signore j e questo sangue Innocente,
ceuleni in medio populi lui Israel. El auferclur non sia sopra il popol tuo cf Israele. Cosi non sa-
ab eis reato» sanguini*. 13.
ranno più rei del sangue.
9. Tu ameni aiienus cria ab innoccmis cruore, 9. Etu noti renderai conto del sangue sparso
qui fusus est, cum feccri* quoti praecepll Do- dell’ innocente j quando avrai fatto quel
,
, che ha
minus contandolo il Signore.
tO. Si egrcssu* fuerls ad pugnare contra inimi- 10. Se tu sarai andato a combattere contro
co* luos , el tradiderit co» Domino* Deus tuus de’ tuoi turnici , e tl Signore Dio tuo ali avrà dati
in manu tua, caulivosquc duxeris. nelle tue mani , e gli avrai fatti prigionieri
11. Et voleri* So
pulcram
numero caplivorum mulieretn H* fvedendo nel numero de 1 prigionieri una
et adamaveris eam , volucrisquc habrre bella dama e le porrai affetto , e brumerai di a
uxorem :
verta per moglie:
13. Introducesque
cam in tuam , quac domum Tu la mi nerai a casa tua , ed ella si toserà
radei mesa rioni
et rircuincidet ungucs, ta chioma , e si taqlierà te unghie
3
13. Et deponot vcstcìn , in qua capta est
, so- 13. Edeporr ù il 1 estito , col quale fu presa , e
densqoe in domo tua, flebit palmo el matrciii standosi in casa tua piangerà il padre e la madre
siiam uno mense: el poslea inlnibis ad eam, dor- sua per un mese: e di poi tu sarai suo marito ed
miesqiie cum illa et erll uxor tua. cita sarà tua moglie.
14. si aulem postea non set Ieri t animo tuo,di- 14. Che se In appresso non ti desse più nel ge-
inlttes cam lilxTam
, nec vendere poteri* pecu- nio j la rimanderai libera 3 e non potrai venderla
nia, nec opprimere per potentiaiu quia immi- per denaro 3 né opprimerla con prepotenza 3 per-
,
llasti eam eto1 tu la umiliasti.
15. Si iiabucrll homo uxorcs duas, unam dile- 15. Se un uomo avrà due mogli 3 Cuna amata 3
ctam et alteram odiosam genuerintipie ex co li-
. F altra tnalvcduia j ed elle abbiano avuto da lui
bcros, el fueril fllius oaiosac primogeni lus, de’ figlinoli 3 e il figlio di quella 3 che t mal ve-
duta 3 sìa il primogenito ,
16.Volueritque MihsUntiam inler fllios suo* di- 16. S’ei vorrà dividere I suoi beni tra* suoi
videre , non poteri! filiura diicctae lacere priino- fi-
gliuoli 3 non potrà far primogenito il figliuolo della
genitum et praefem» (Ilio odiosae ; sua diletta e preferirlo al figliuolo della matveduta ;
17. • Sed filimi) odiosae agnoscel primogeniture, 17. Ma riconoscerà il figliuolo detta matveduta
dabUque ei de bis , quae liabuenl , cuncta dU- per primogenito e daraijli una doppia porzione di
pllcia : iste est coiai principimi! libcronim cius tutto quello , che ha : perocché egli è il primo
et buie debetidir primogenita. • 1. Par. 5. 1. de’ suoi figliuoli e a lui ufipar tiene II diritto di pri-
mogenitura.
18. Si grnueril homo filium conlumacem et pro- 18. Se un uomo avrà generalo un figliuolo con-
tervum , qui non andial patria , aut inatris impc- tumace e protei vo , che non ascolta l comandi del
riuni ,
et coercltus obedire contemserit; padre 3 0 della madre 3 e gasngato dispettosamen-
te ricusa di obbedire ;
1p. Apnrdiendcnt cum et ducent ad seniores 19. Ei lo prenderanno e lo condurranno davanti
civltatb illius et ad puriam iudlcii. u* seniori di quella clllù , alla porla , dove si tini
ragione , %
omicidio cade topn la citta piu vicina, aupponcmlmi clic alcuno dc’auoi cittadini ne ala reo;
» ir. 11 »"» lanl di e»aa debbono .
1
“i* ?.
°™ 'latr a •* vendetta d Dio ode» dallo ,par*lm<-nt<> del «an«uc umano Tutta quota
tm- Idea, den'urrore, che dee arerei dciromicldlo ,cd ella acrviva ancora a
facilitare sovente lo scoprimento del reo.
5 Eletti dal Signore Dio tuo secondo il giudizio de’ quali ti finisce ogni affare, vedest anche
a. questo luogo la grande
da -,
.
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.. . . . : ,
inorietur ut nuferalls inalimi de medio vostri et ei morrà ; affinché sia tolta di mezzo a voi /' ini-
;
universo» Israel audten» uertimescal quità , e tutto Israele udendo dà sia in timore.
22. Quando peccaveril beino , quoil morte nle- 22. Quanti', un uomo urrà fallo un peccato da
«ienrium est. cl adiudicalus tuorli appetisti» me- punirsi colla morte . e condannalo a morire sarò
ni in |>alibulo, staio appeso al patibolo .
23. Non pcnnancbil cada ver clu* in Ugno, sed 25. A oii rimarrà sul leijno il suo cadavere , ma
in cadcm aie sepdielur : quia • maledictus a Dco sarà sepolto lo slesso di : perocché é maledetto da
est, qu' pendei in tigno: et ncquaquam con lami- Ilio , chiunque <? appeso al legno: e tu non dei
nalo» Imam Inani , quain Domimi» Deus urna de- contaminare quella terra, di cui il Signore Dio
* Gal. 3. 13. tuo li avrà dato il possesso.
durti libi in possc&sloneni .
Ver». 23. Sarà sepolto lo stesso di: perocché é maledetto da Dio , ec voleva Dio, che eli scellerati
fammi, qual! cran quelli, che »’ Impicca vano. fossero per così dire cancellati dalla faccia dellalerra; quindi
ordina, che si tolgano dalla vista d* ognuno loro cadaveri; e siccome sovente nelle Scritture si dice, che
i
i mali uomini contaminan la terra, cosi fino a tanto che alcuna cosa di loro vi rimane, la terra è tenuta
lK*r contaminala. Maledetto in questo luogo suoi dire esecrabile, odioso a Dio.
Cristo (come osserva l'Aiioslolo, Gal. iti. 13. lei ritrattò dalla maletUzione della legge divenuto egli ,
stesso maledizione per noi .come /la scritto: Maledetto chiunque é appeso al legno. Dio pose sopra
«Il lui !«• maledizioni meniate da tutto il genere umano, allorché volle, che egli .si sottoponesse aU’tnfa-
ine morie dlcroce, affinché, come dice «. Agostino, la Cristiana libertà uon solo la morie, tua vermi i
genere di morte non temesse , come la temeva il servo Giudeo, lib. cossi- Adm. cap. 21. coni. Faust
nb. xiv. 9.
Capo bcntfsimoacconìio
Carità da usarsi riguardo alle cosa del prossimo, il non prender la veste de! sesso altrui : del
nulo trovalo: del parapetto da farsi al tetto delta rata: del non mescolar insieme cose di ge-
nere diverso: delle frange: de' segni tirila verginità: dell' adulterio : delta fanciulla violata
nella città e alla campagna : che nessuno sposi la moglie dei padre.
1. Non • ri debit bovcui fralris lui ,
imi ovetti 1. Se vedrai il bue , o la pecora del tuo fra-
erranlcm , cl praeteribis ,
sed reduce» frali
1
! tuo tello smarriti , non tirerai ai auli la tua slruda .
• Eiod. ». 4. ma II ricondurrai al tuo fratello.
2. Kiiamsì non est propinquus fraler luna , noe 2. Benché questo fratello non sia tuo parente c
nosli culti , duce» in (loiuuiu inaili ; et erunl apud tu turi conosca , ti menerai a casa tua: e li terrai
le, quamdiu quaerat ea Ira ter tutu et recipial. presso di le , sino a tanto che il tuo fratello li ri-
cerchi e li riprenda.
3. Simililer Cacio* de asino et de vestimento et 3. Lo stesso farai di un at/no e d* una veste e
de Omni re fralris lui , quae perieril si luveno : di qualunque cosa perduta dal tuo fratello : se la
ris cani, ne ncgligas quasi alicuain. troverai , non la trascurare, perché sia cosa
d'altri.
4. Si vidcris asiuum fralris lui , ani bovcm ca- A. Se vedrai rasino , o il bue del tuo fratello
ndisse in via, non dcspicics, sed sublevabi* raduti per Istrada, non metterai ciò in non cale,
Clltll co. ma qli darai mano a rizzarli.
5. Non inductur mulier veste virili , ncc vir ule- 5. La donna non si vestirà da uomo , nè V uomo
lur vesto fociuinen : abominabili» cuiui apud Dcum da donna : conciosslaché i in abbomlnuzlonc a Dio
est, qui facit baco. chi fa tali cose.
<ì. Si ainbulaos per viam , in arbore, vel in terra 6. Se facendo viaggio trovi in terra, o sopra un
nidiini avi* invenerls, et matrcni pulUs, vd «ivi* albero un nido di ticceilo , c la madre , clic cova
dcsu|>cr incubautem , non loncbi* cani cuui Ibis: i pulcini , o le ora , non la prenderai insieme
co' figli :
7. Sed abirc pallori* capto* tcncns (ilios , ut bene 7. A/a la lineerai andare , tenendoli i figli presi
bit libi , et lungo vivas tempore affinchè tu sii prosperato , e vira per lungo iniqui.
8. curii acdiflcaféri* domum novom ,
facies mn- 8. Quando edificherai ima nuova casa , farai un
i imi Urli |>rr circuitimi : ih: ctTundatur sangui* in mwrlcctuolo intorno al teli << affinché non segna .
domo tua , et sis reus labontc alio, et in praccep» spargimento di sangue in liui casa , e tu noti sii
ruenlc . reo detta caduta e del precipizio di un altro.
9. sere* v incanì luam altero scniine, noci
Non 9. Non seminerai ru lla tua vigna due sorte di
sementi*, quatu sevisU cl quae nascuntur ex vinca, semenza ,affinché e il seme gettato da tee quello,
pariter sanctitìcenlur che nasce dalla vigna , non sia immondo tulio e-
guatmente.
10. Non arabi* in bove simul et asino. 10. Non arerai con un bue e un asino.
11. Non indueris vestimento, quoti ex lana, II- 11. Non li vestirai di veste tessuta di lino e di
noque contcxlum est lana.
di Venere e di Marte, si mascheravano gli uomini da donne, le donne «la uomini : altri pretendono, che
con questa maniera «Il parlare Mosè voglia coprire un’assai più mostruosa infamità, la «piale pero è con-
dannala in termini assai chiari, Acci/, aviti. »>. aa. IO. lo per me credo, che Mosè abbia in vista in tal
di vieto la naturale indecenza o I disordini non rari, né leggieri, ebe facilmente nascono da simili
trasformazioni.
vers. 6. i\on la prenderai insieme co’ figli. Esercitando la bontà e 1* umanità verso le bestie per abi-
tuarsi quel più a praticarla verso degli uomini.
Vers. 8. Quando edificherai una rasa nuova ec. 1 tetti delle caso erano piani nella Giudea, come si
e notalo. Moti. x. 27.. onde la necessità di questa legge per Impedire le cadute e I pericoli di morie.
Vers. 9. Jfon seminerai nella tua vigna due sorte di semenza , ec. #. Agostino e altri credono, che ino
condanni in questo luogo la troppi .milita del padrone della vigna, il quale non contento del frutto delle
> viti, voglia ancora farvi sementa per a seme delle grasce: orale no avviene, clic e la sementa e le use
vengono a patirne egualmente, eia vigna non rende nè in vino, nè in granella.
I Ma la più semplice e letterale *i"MÌmnc. come apparisce da quel, ebe segue , si è, clic non si gelli
nella vigna due sorte di semenza ; che altrimenti e II mlsUalo, che verrà dalla doppia semenza, e le uvn
l stesse saranno immonde.
f Vers. lo. /fon arerai con un bue e un asino, vedi I. Cor. vi 14.
Fot t ts
, ,, ,. , . .,
354 u E u ;r e n o nonio c a v. x x i i
IJ torcili banc accCpi, et ingressa» ad cani non in- moglie costei , e accostatomi ad essa
vi-m vir-nmiii :
trovata vergine :
15. Tolicnt cain pater et matereius, et ferent 13. La prenderanno seco il padre e t.
*.ecum signa virginllalis eius ad seniores urbis, qui lei j c porteranno seco le prove
della su
in porta Mini ; dovutili a* seniori della ci uà che slamo
18. Et dicci pater Filiam incanì dedi buie uxo-
: 16 . E il patire dirà : Ho dola per m
reiu : quam quia odil slui la mia fi// Ita
1~. e perche egli la odia
Imponi t ci noi ner. pesali iiutn ut dlcal: Non 17. Le imputa un delitto pessimo
, a
inveiti fllfain luam virginali: et. ecce baco suoi si- dire: A oli ho trovata vergine la tua
fìc
gna virginllalis liliae mene: espandati vesltiiicnlOiii ecco le prove della verginità di mia tir
corain scnioribus civilalis : gheranno il lenzuolo dinanzi a' seniori'
18 . Apprehcndenlque sema urbis Ulius virimi, 18. E i seniori della citià faranno t
et verbcràbunl illuni marito j e loformino frustare ,
10. Condannante* insuper cenlurn siclis argenti, io Condannandolo di piu in cento i
quos dabil patri puellae: quoniara diffamavi! no- genio , i quali egli darà al padre della
men pessimum super virginem Israel habebltque : per avere infamato tata vergine <t Uro.
eam uxorem et non poteri! dimitterc eam omni- t'rd /ter sua moglie e non potrà
ripudiar*
bus diebus vitac suac. il tempo di sua vita.
‘20. Quod si veniin est
.
quod otyidt , et non est 20. Ma
se quello , eh* ei le rinfaccia
in puclla inventa virginiias e la fanciulla non fu trovala vergine
21. Eiieicnt eam exira furesdomus patris sui, et ,
21. La scuòceranno fuori della /torta
•imcivilalis
iapidibus nbruent viri iiiums min- immani.
illius . et morietur: « del padre suo , e gli abitanU di quella
(juoniain fedi ndas in Israel , ut tornicaretur in pidcranno ed ella morrà : perche lui fai
domo patris sui ; et auferes malum de medio tui. degna in Israele arrivando a peccare,
27. Sola crai in agro : damavi! et uullus affuit. 27. Ella era sola in campagna : grUlt.
qui liberarci eam. era chi la liberasse.
28. Si inveneril vir pucllaiu virginem quac non 28. Se uno trova iuta fanciulla verna
,
babol sponsum . et apprchendens concubueril cuiu ha ancora s/toso , e presala la disonore
ita ,, «el res ad ludicium venerit
iila ____ 1 affare in giudizio
l.ii n ..i .1 __
2i». • Dabil, qui donnivil cum ea, patri
. . ,
puel- 29. Colui , che f ha disonorala
lae quinquaglnla sielos argenti , dar,
, et habcbil eam della fanciulla cinquanla sicll di argenta
uxorem, quia humiiiavil Ulani: non poteri! dimii- per sua moglie , perché /’ ha violala :
lere eam cunclU diebus vilae suae. * Exod. 22. 16. ;
, De
destinarsi bisTiciOUein
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rZitiìZ? del voto:
Protetto: l '°\d
d Ua "**«** detta dorino di moia
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delta vigna e dette biade del prossimo.
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. . . . . . . . . ' “ -:
li K l’ I K R O N I) M O CAI*. X X I ! I 333
5. Non ingreijictur mani/cr, hoc est, de »cor(o 3. H Itaslardo , vale a dire colai , che «* nato
natus , in ecclesiam Domini inique ad decimam da una donna di mala i ila , uopi avrà luogo nella
genera lionem congregazione del Signore sino alla decima gene
MWM.
3. Ammoni ics et Moabites ctian» posi derimam 3. Gli Ammoniti e I Moabiti non entreranno
Kcoeralionein non lolrabunt eeelesiam Domini in giammai nella congregazione del Signore j nemrnen
icicrnum; dopo la decima generazione j
4. Perché ei non vollero venirci Incanirò con
4. Quia nolucruni vobls occurrerc cum pane ei J
•ujua in via , quando egressi cstis de jEgvplo : del pane e dcU acqua nel viaggio j allorché voi
3
* et quia conduxertinl contra te Balaam filimi) uscitale dall Egitto : c perchè con doni corrup-
ncor de Meeoixitamia Syriae , ut maledlccret pero in tuo dorino Balaam figliuolo di Reor della
libi: * -Vara. 43. 3. los. 44. 9. Mesopoiamia di Siria , affinché et li maledicesse
3. Et nobili Domimi» Deus Uius audire Ralaain 5. F. Il Signore Pio tuo non volte fare a modo
vertilqim inalcdictionctn eius in benediclionein di Balaam , e cangiò la sua maledizione in bene-
luam , eo quod diligereile . dizióne , perché li amava.
6. Non facies cura eis pacem, ncc quaera» ei» 6. Tu non farai pace con etti, e non farai loro
bona cunclls diebus vilae lune in sempiternimi del bene giammai per tulio II tempo di tua vita.
I. Non abotninaberis Idumacum, quia fraler T. A on avrai in abbonano: iuta: 1‘ /dutneo , per-
luus est : nec Egyptiuui ,
quia advena fuisii in ché egli é tuo fratello : né /' Egiziano j perché- lu
terra eius fosti ospite nella sua terra.
8. A discendenti di questi avran luogo nella con-
13.Qui nati fuerint ex eis, tcrtla generaliono
8.
inirabunt in ecclesiam Domini gregazione del Signore alla terza generazione.
9. Quando egrcssus fuori» ad versus lioslcs luos 9. Quando onderai a far guerra a' tuoi nemici j
ti guarderai da ogni malvagità.
in pugnati), custodie» te ab omni re mala
10. Si fucrit in ter vos homo , qui nocturno pol- 10. Se ri sarà tra t;oi alcuno , il quale si sia
lutus sii 8omnio , egredictur extra castra ; rendalo immondo a cruna d' un sogno notturno ,
andini fuori degli allogqiaineuli ;
II. Et non revcrtetur, nriusquam ad vesperam 11. E
non vi tornerà se non la sera lutatosi
lavetur aqua: et post soiis occasum rcgitidiclur nell" acqua: e rientrerà negli alloggiamenti dopo
in castra . che sta tramontalo II sole.
Ilabcbi» locum extra castra , ad qucui egrc- 13. Avrai un luogo fuori dogli alloggiamenti ,
diari* ad requisita naturar dove onderai pel bisogni naturali .
13. Gcrens paxilluin in l»alteo dunque sederi», : 13. Portando un bastoncello a cintola : c quando
fodics jict rircuituinr , et egeata bumo operics . quo avrai soddisfallo alla necessità j, scas erai la terra
rclcvatus cs. d’intorno , c ricoprirai la materia , onde ti sei Sgra-
vato.
14. ( Dominus cnìm Deus tuus ambulai in medio 14. Conciossladié il Signore Dio tuo va cam-
castrorum, ut eruat le imdat
inimico» tuo*;,
et (ibi minando in mezzo a’ tuoi alloggiamenti per essere
et sinl castra tua sanctn, et nihil in ci» nppareat tuo liberatore c darti nelle mani i tuoi nemici ; on-
foedilalis , ne dcrcllnquat tc. de fa’ tu , che l tuoi alloqglathenll sieno mondi e
nulla vi si vegga d' impuro affinché egli non li
volga Ir spalle.
13. Non trades scrvuin domino suo qui ad tc 15. N’oli darai nelle mani del padrone il servo ,
,
confugerit che si é rifugiato presso di te.
16. Habitabit tecum in loco, qui ci placuerlt, 16. Egli abiterà teco nel luogo j che gli porrà ,
et In una urbium tuanun rcquicscet uc contri- :
e avrà requie In una delle lue città: non lo in-
sto» cum . quietare.
17. Non crii rocretrlx de Aliabus Israel, nec scor- 17. Non v’avrà traile figlie d’Israele dolina <U mata
lator de AHI» Israel vila , né uomo fornicatore tra ‘ figliuoli d’ Israele.
18. Non offerta mereedem postrìbuli, noe pre- 18. Non offerirai nella casa del Signore Dio
i ioni cani» in domo Domini Dei lui, quidquid fi- tuo la mercede di prostituzione * né il prezzo di un
lmi est , quod vovcri» , quia ahominalio est ulruin- cane pcr 'isctoqliere qualunque voto: perocché l'una
que apud Dominum Deum tuum. e r altro é cosa abboinincvutc negli occhi del Signo-
rc'Dlo luo.
19. Non focncrabla fratri tuo ad usurampecuniam, 19. Non impresterai ad usura né denaro , ni gra-
nec fruges , ncc quamlibel aliam rem : no , né qualsisia altra cosa al tuo fratello:
30. Sed alieno Fratri autom tuo absque usura
. ,
30. Ma allo straniero. Al tuo fratello poi im-
i<l quo indiget , commodabis ut liencdicat libi : presterai senza usura quello , che gli bisognai af-
Dominus Deus tuus In omni opere tuo In terra, finché il Sigrutre Dio tuo il benedica In tutte le
ad quam ingredicris possidendam opere lue sulla terra J di cui tu mirerai in pos-
sesso.
Alta terza
Vera. 8. generazione, contando dal primo, che .
ver», 9. Da ogni malvagità. Da tutto quello, che la licenza militare crede, .che tn. c
erto «odo le sia ,,, ^
permeavo, ma è proibito da Dio, ed è sovente cagione dt rovina c di mali l?»nnlliinegl «errili.
Ver, 15. Soa darai nelle mani del padrone il reivo ec. Il servo di un ladrone IdoUtro,
cl« subì .
^
rifugialo presso «Il voi, fuggendo la crudeltà del padrone , troverà sicuro
legge e ‘a.
p»;
«ironc. Quelle parole avrà requie tn una dette tue città panni , che dimostrino, che quest»
intendersi del servo d’ uno straniero. mur-
..
Vers. 18. Non offerirai ...la mercede di prostituzione . ni il prezza di un eàne.
. ,, nll4 Inter MoWdotU
preti pel nome di rane Intendono un uomo, che si vende ad infame commercio, wn»c
«pn il), co
conir
luoghi «Ic’llbn de* Re sono delti effeminati >. proibito di offerire al Signore il prmaodell iniquità,
facevano i Gentili vicini degli Ebrei , consacrando agli del loro gl infami laro
ver». 90. Ala alla ttraniero. sopra questa permissione, otofleni nP. dr “ l,u
dovean considerarsi dagli Ebrei come loro nemici, vedi quello, che sì è detto. Exod.
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Il f. U T E H O N () M I O CAP. XXIII
21. cuin vutnm roveri» Domino Deoluo, non lar- 2t. Quando attrai fallo un voto al Stanare Dio
thibis reUitcro : quia roquirct illudi Dominus Deus tuo , non larderai ad adempirlo: perocché il Si-
luus : et si inoralo» fueris , rcpulabilur libi in |H‘C- gnore Dio tuo le ne domanderà conio: da lentezza
calimi li narà imputala a ficcalo.
22. Si noi neri» itoli icori , absque peccalo cri» : 22. Aon aerai cuiini .ir non hai voltilo promet-
tere:
•25. Quoti aulem Renici egressum est tle labri» 25. Ma
quello, che una rolla hai pronunziata
lui» , obscrvabi» et tu' ics, sicut promislstl nomino colla tua bocca , lo manterrai e lo farai in quel
neo tuo, et propria voluntatc et ore tuo locutu» e». modo . che promettenti al Signore Dio tuo e dice-
stidritta volontà e di tua bieca.
24. irigrcssus rincam prorimi lui ,
comcdc ura» Entrando nelle vigne del prossimo tuo man-
34.
quanlum libi piacimi il: (ora» aulem ne efferaa gia dell' ave quanto ti pare: ma non por lume via.
iceuiu
26. Si intrareri* in argot cm amici lui , frange» 35. Se entrerai nelle biade del tuo amico co-
snkas et nianu conterò» : talee aulem non mete». qlierai delle spighe e le stritolerai colle mani : ma
non mieterai colla falce.
Cajio bcntcsimoquarto
5.
4.
Si permette fi libello de! repudio. Carila verso t debitori poveri: non negare la mercede.
Far giustizia al forestiero e al pupillo. Gli avanzi della messe e della vendemmia debbono
lasciarsi a' poveri.
1. Si • accc|»eril homo uxofeni el habucril cara , 1. Se tm uomo prende moglie e la Uen seco , ma
et non invcneril graliam anlo octilos eius propur ella non é amala da lui per qualche cosa di turpe
aliquain foci! ila lem , scrii**! iibellum repudi} , et scriverà un libello di ripudio j e porr (dìo in mano
datw in manu itliu», et diiniltel cani de domo sua. a tei , e la manderà via di sua casa.
• Mal Ih. 5. 52. el 19. 6. Marc. 10. 4.
2. Curoque egrcssa allcrum maritum duxerit. 2. E
se questa dopo che se né é andata > prende
altro marito ,
5. El ilio quoque oderit eam , dedcritque el li- E
questi ancora la prende in avversione e le
Itcllum repudi et dimiserit de domo sua , rei ccrlu
i dà il libello del ripudio e la manda via di casti
inorimi» lueril; sua t ovvero sia venuto a morire j
Non poterit prior maritus recipere cani In A. Aon potrà il primo mari/o prenderla di nuovo
ttvorem; quia pullula est, el altominabilis faci a per moglie ; perocché ella è contaminata ed é di-
ini Corani nomino : ne peccare facias lerram luatn, venuta abbonùnevole dinanzi al Signore: onde tu
<
inani Uominu» Dcu» tuu» tradidcril libi possiden- non contaminare ta terra j di ad il Signore Dio
«lam tuo ti darà il possesso.
s. f.um accepcrit homo nuper uxorem, non pro- 5. Se un uomo poco tempo prima ha preso mo-
cedei ad ÌN*Jluin, noe ci quidpinm necessitati» glie , non onderà alla guerra , né stiragli imposta
iriiungeltir |niblicae , acri
racahit absque culpa do- veruna pubblica tneumbenzà ma sor agli lecito di
mi siuie; utuno anno laetetur cuin uxorc sua. badare a casa sua j onde per un anno sliasi lieto
colla sua moglie.
6. Non accipic» loco pignori» ioferiorem et »u- 6. Aon porterai via in lungo di pegno la ma-
periorem inolam: quia auimam suam oppostili cina inferiore e la superiore: che cosi uno verreb-
libi. be a impegnare a te la propria vita.
7. Si deprchensc» fueril liomo soliicitans fra- 7. Se si verrà a scoprire , che un uomo ha su -
f
trem suuin de lllils Israel, et vendilo eo accepo- boritalo un suo fratello de* figliuoli d Israele , c
ver». I. Ma cita non è amata da lui per qualche coita di turpe. MI' sembra assai veri slmile l'opinione
di quegl'interpreti , i quali credono, che Mose con queste parole tolleri il divorzio solamente per ragion
d* adulterio, o di altre simili rause, dalle quali potesse venirne danno a’ figlinoli , o disdoro al marito ;
come |H*r esempio se la donna «li venta lebbrosa, o infetta di altro male attaccaticcio, se sterile , se dedita
al vino, se rissosa, o generalmente mal costumala, Quanto a quello, che alcuni dicono, che l'adultero»
non era materia di ripudio, perché essendo certo il delitto, la donna era lapidata, e se ne era solo so-
spetta, si potea ricorrere alla prova dcsentt», JVum. r. 27. , si può rispondere, che avrebbe potuto il mi-
nio, benché certo del peccato della moglie, non volere la morte di tei o per canta verso di essa , o per
altri rispetti, e poteva anche esser cerio II delitto, senza che 11 marito potesse provarlo iu giudizio.
Scriverà il libello del ripudio. M«*é adattandosi alla durezza degli Ebrei, e permettendo il ripudio esige
certe condizioni. Dee adunque il marito melterc ili mano della donna uno scritto, in cui dichiara, co-
m'egli la rimette nella sua liberti ; non si crede, nè è naturale, ebe In questo scritto si toerasae la ragion
«lei ripudio, mentre questo dovea rimettersi alia dono* ripudiala, questo scritto si distendeva alia pre-
senza d* un numero di scribi e di due tesiiinoni: tulle circostanze, le quali come notò s. Agostino, pote-
vano dar tempo ai manto di riilotterc su quello, eh’ ci faceva, e di rappeethearsi colla moglie.
ver». 4. Ella è contaminala ed è divenuta abbonirne vo/e dinanzi al Signore. Sembra , ci»* si accenni
,
in queste parole, come la tolleranza del ripudio e il nuovo matrimonio dopo il riputilo è un malcsolfrrio
Italia legge per Impedire mali maggiori, questa donna, ta quale dopo il ripudio ha preso un altro manto,
si dice contaminata e divenuta abbominevole dinanzi a Dio; e perciò non si vuole, che la ripigli il primo
marito, il quale anzi se la ripigliasse, contaminerebbe la terra; imperocché notisi, che ii motivo, per cut
lutto questo dicevi di questa donna, e per cui ii primo manto non può ripigliarla, consiste neM’essersi
rimaritala dopo il ripudio: fuori di questo caso il marito potea riprenderla. Aggiungasi a questo la proi-
bizione, che bio fa nel Levitico xxi. 7. a’suol sacerdoti di sposare la donna ripudiata; e da tutto ciò si
vedrà, còme H Legislatore nello stesso tempo, che non polendo impedire il male va prendendo i mezzi
possibili per ristringerlo, porge ancora occasione di riflettere sopra quello, che un U1 disordine ha d’ in-
compatibile colla istituzione del matrimonio; onde spicchi vie più la giustizia e la santità della legge Evan-
gelica, nella quale il matrimonio stesso doveva esser considerato per quel, ch’ei fu da principio; cioè a
dire un vincolo indissolubile formalo da Dio, c da non esser «oggetto alle imitabili volontà e «'capricci
degli uomini. Del marito, il quale, repudiata la moglie, ne sposi un'altra, non si parta in questo luogo
ma la parità di ragione dimostra, che egli stesso, benché esente da riprensione negli occhi degli uomini,;
non era però senza biasimo dinanzi a Dio; e quantunque si supponga, che al ripudio non fosse venuto, so
non sopra molivi legali, eontntlociò il nuovo suo matrimonio urtava non meno di quello della donna
co' veri principi conosciuti e praticati anche da’ più saggi pagani.
Ver*. 6. Non porterai via in luogo di pegno la macina ec. Prima dell’ invenzione de’ mulini a acqua,
in ogni casa bisognava avere ima specie di mulino a mano; e l'uffizio di macinale era proprio degli schiav i
più viti, novi vuole Mosè. che dovendosi prendere pegno da alcuno, se gii tolga o in tutto, o in parte (che
sareblic lo stesso, perché l’iiua parte u«»n plió esser utile senza l’altra! il suo mulino.
ver». 7. Ha tubornalo ec. L’Ebreo ha rubalo. Questo furto è quello, che I Latini chiamano plagio , c
plagiari quelli . ebe facevano si brutto mestiere. Vedi bxod. xxt. 16.
i Google
. . , . -,
i il prcliiiiu , iulorflcielur : cl aufercs inalimi de che vendutolo , ne lui ricevuto il prezzo , ri sarà
medio lui. messo a morte : e tortai di mezzo u le l'iniquità.
8. Ob»crva diligentcr, ne inaura* piagati) Ic- 8. Guardali diligentemente dal pericolo di ti-
pracj sed facies quaccujuque docuerìnt le sa cor- rarti addosso la piaga delta lebbra ; ma ma lune
do! es Levitici generis , iuxla id , quod praccepi quelle cose , che li saranno insegna^ da' sacerdo-
cis et iinplc soflicUe. ti della stirpe di Levi , secondo i precelli doli to-
ro da me a e menile in pratica ani esaltezza.
9. • Mcmenlote, quac fcccril Domlnus Deus vo- 9. Ricordai evi di quello , che il Signore Dìo vo-
slcr Mariac in via ,
cum ogrcdorcmini de .£gyplo. stro fece a Maria i>cr viaggio, quando voi usciva-
• Aimi. 19. io. ie dati' Egitto.
10. Curo repetcs a proximo tuo rem aiinuarn 10. Quando la richiederai dal luo prossimo qual-
,
quam debet libi , non logredicris domuui elus, ut che cosà , eh’ ri dee darli , non entrerai In casa
pignus anfora* : sua a prendere II pegno:
11. • Sed slabis foris, et ille libi prò fervi, quod 11. Ma le ne siami fuora, ed egli li porterà fuo-
babucril: * Exod. fa. 96. ri quello , che atrà :
li. Sin aulcro pauper est , non pernoelabit apud 1d. E
se poi egli è poirro, II pegno non per
te pignus, noli erri in lua casa ,
13. Sed statini reddes ci ante solis occastiro; ut 13. Afa subito glielo renderai prima del tramon-
donuiens in vestimento suo, benedirai (ibi , et tare. del sole ; affinché dormendo nella sua veste
liabcas iustitiani Corani Domino Deo tuo. li benedica , c tu abbi mento dinanzi al Signore
Dio tuo.
14. • Non nepabis rocrcedem indigenti* et pau- 14. JVon negherai la mercede all’ indigente e al
peris fratria lui , sivc advenae , qui tecuin inora- povero tuo fratello e al forestiero , che abita le co
tur in terra et intra porta* tu ss est : nel tuo paese e dentro la tua città :
• Ltv. 19. 13. Tob.
4. 13.
13. Sed cadmi die reddes ci pretium labori* 13. Afa lo stesso di gli pagherai il salario delle
sui ante solis ocrasum, quia pauper est, et ex co sue fatiche prima del ir amontar c del sole , per-
sustentat ammani soam : nc clanici conira te ad chè egli è fiorerà , r con questa sostenta la sua
Domiuuin cl repulelur libi in peccalum. '
vita : affinchè egli non alzi le strida al Signore con-
tro di te e li sia Imputalo a peccalo.
16. • Non occidentur patir* prò Olila , noe filli 16. Aon saran messi a morte i padri pe* toro fi-
prò paliibus, ned unusquisque prò invivi lo suo gliuoli, nè I figliuoli pet padri , ma ciascuno per lo
morfetur. • 4. Reg .14.6.?. Par* 93. 4. Ezech. 18,90. peccalo proprio morrà.
17. Non perverte* iudkium advenae et pupilli, 17. Aon disfavorirai la causa del forestiero e del
uec auferes pignori» loco viduac vestii ncnluui. pupillo , nè prenderai per pegno dalla vedova la
sua veste.
18. Mcqicnto ,
quoti servlcris in .Egypto ,
et 18. Ricordati , che lu fosti schiatto la Egitto, e
oruerit (e Domlnus Deus tuus inde, Idcirco prae- di là ti trasse il Signore Dio luo. Per questo lo
« ipio libi, ut f.uias htne rem. li ordino di far così
19. Quando messucris segetcm in agro tuo, et 19. Quando mieterai le biade nel luo campo, se
oblili» manipolimi reliqucns, non reverteris, ut li scordi d'un manipolo , non tornare Indietro a
lolla* illuni : sed ad vaiarti et pimillum et viduam pigliarlo: ma lascialo pigliare al forestiero, al
auferre paticris, ut benedirai libi Domimi» Deus pupillo e alla vedova , affinchè il Signore Dio tuo
tuus in urani opere manuuni luariim. benedica tulle le opere delle lue mani.
do. Si froge* eollegeri» oli varimi, quidquid re* do. Se raccogli ir ulive , non tornerai a pialla-
manserìt in arborilMis, non reverteris, ut colliga»: re quel che. è rimato sulle piante : ma lascialo al
sed reliuqucs advenae, pupillo ac viduac forestiero , ul puf allo e alla vedova.
di. si vindeniiavcri* vineam luam, non colligcs 91. Se vendemmi la lua vigna , non prenderai
rema nenie* racemo*, sed cedeut in usua advenae, i raspolli, ma rimarranno pel forestiero, pel pupil-
pupilli ac viduac. lo r per la vedova.
99. Memento, quod ri tu cervieri* in /Egypto, 99. Ricordati , che già la fosti schiavo in Egit-
et ideino praecipio libi, ut fucias liane rem. to, c per questo io li ordino di far così.
se «li questa il debitore ha bisogno nella giornata, come sarebbe qualche strumento del suo mestiere. Cosi
c il creditore esercitava la misericordia, e il debitore veniva ad essere sollecitato al pagamento, Atig. q
Capo lUntceimoquinto
/ cimbri giudichino fecondo giustizia. Numero dette battiture da darsi al reo. Non Chiudere ta
bocca at bue che tribbia Óel dar discendenza ai fcaletto. Pena detta donna che la atto turpe
. .
Non si faccia ingiustizia ne ‘pesi e nette misure. Gli Adulterili debbono sterminarti.
1. Si fuerit raussn inter nliques et interp<*Ha- 1. Se nasce lite tra due uomini e si fa ricorso
vriinl india*», quetn lusluin esse perspexerìnt ai giudici , questi daruimo laude ili giustizia al
idi insidine pnlinam dnbunt ; quelli impium , con- giusto , c V empio condanneranno <0 empirla.
deiiiimbunt impiotali*
9. sin animi cum, qui pecravit, dignum vide-. 9. se E vedranno, che colui , che ha peccalo ,
mi plagi* prosternali i Corani aè
«
. leni ver- -
m sia degno ili essere battuto, lo forati distendere
berarl. Pro montura peccati crii et piagarmi) mo- per terra e lo furati battere in loro presenza. La
dus: gnaulila delle batti tuie sarà secondo la mistero del
peccalo :
Veri. 4, Non metterai ta mus onera ec. Dio vuole, che gli ammali stessi, che aiutano P uomo nelle Ca-
;
I*
e . r
**• Mote. 13. 19. Lue. *). 98. t 11 quale dora disi,
£ «,*. fratello morto:
^BJ7 ln Benta
r?? ** 03 fllium nomine unii»
, u( uon dcleatur noincn eius
ex Israel. il
6.
nome
E al primo figliuolo ,
di quello, a/finché
che avrà da
il nome di
sin Outcra noluerit acripcre uxorem
7.
t Umgua in Israele.
fratris 7. Ma
se quegli non vorrà sposar la
?“• .r
1
I8?
<lcbclur • pontrt muller ad imr- fratello che debb’ essere sua in vigor c
tam dvitalis et interprliabit maiores nalu
.
dfcel- (urterà la donna alla porta della
SHJi uU t r*ler viri mel soscitarc , nomcn lerà i sentori . e dirà : Non vuole
città «
traina sui in TIsrael! nec me in il
, conkisem surne» mio nutrito far rivtyere il nome del suofi
* Ruth.
„ 4 . 5. Israele . né prendermi in moglie.
8. SUUmquc accaniti cura facicnt ci interroga-
bunl .SI ref ponderit : piolo cani uxorem
8. E
tosto lo faranno citare e io intct
acciitcrc: no. Se rispoderù: Non voglio
9. Accedei mulicr ad cuin coram seniori bus. sposarla :
et ?• Si appresserà a lui ta donna alla
cóiJccaincnUnn de rade
fi* ll i cl à'™ 1 si< '
eius, spiietquolnfa- de seniori , e gli leverà dal piede
la sa
«ict lionilul uon sputerà in faccia J e dirà : Cosi sia
, qui
’
•“'2KV. 1f 1
aedi Orai donium fratria sui: -
che non vuole mamener ta casa
falli
10. Et vocabitur di suo
oomeo Ulius iu Israd Domus 10 . E
la casa di lui sarà chiamata
discalceati in
t osa dello scalzalo.
11. Si liabucHol iriter se iurgium viri
dbo, et 11. Se due uomini verranno a conresa
unus contra alterum rixari coeperit, volcusquc r.° J Rutto principierà ad attaccare I n
uxor altenus vuere virum suum de manu fortio- tendo la moglie di questo salvare
ns iniscritque inanimi et appretieiulerit il me
, \ cromia nuuu di quello . che é più forte stenda
etos i no per prenderlo in parte che 3non si r
14. AbscJdc.a manum illiu.s, nec Ilcclerh super la. Tu
,
le farai tagliar la
cam olla misera ordia. 1 mano 3 e i
nu me di compas sione per
1J. Non habebis in iaecultJ diversa 1pondera
lei.
niams et numi*: *
13. Non porterai licita sacchetta sladcr
una più forte , l’altra meno:
14 . Nec crii in domo tua rnodius iunior et minor:
)4. A
oh avrai in casu tua il moggio p
e il piu h
15. rondili habebis iustum cl
piccolo :
veruni, cl modius 45 Terrai
stadera giusta e vera 3 e ut
icqualis cl vcrus crii libi : ut inulto
viva* Icrnpo- sto e vero: affinché tu viva lungo
re super Icrraiu tempo
, quam bominus Deus luus de- lcr r J ,te tarù a lc rfa,a ,i<u
«leni libi: » n $
10. Perocché il Signore Dio Ino
signore l>
16. Abominatiir lui in
cnim Dominus Deus luus euni • nazione chi pecca in questo e odia ogn
qui tórli Pace cl avcrsalur omnciu
iniusllliam.
11. Memento , uuac fcceril libi Amali* in via. 17. Ri cor cali di quello che
quando egrediebarU ex emulo • Krnd.
3 fece a le
n. ». : quando tu eri in viaggio uscendo dalT 1
ÌU0
ntó^J
lu «> ??^ 00Cu
«lui lassi
riHS
rcsidcbant
l(bl - 01
, raeeidcril
«''Iremo, apni-
quando
**. Com'dpH si mosse inverso di le.
fu di spada gli ultimi del tuo eserc
,
,S f; " ne M ab° rc ra,llfeclu, ’ cl "un
,
smi nana.i
AU-uomo m . 1
. SH cor
*'
« 55“'^ *. ,l U
i! . poreull aneue
1
rimoti, purrS"
, e ‘ Wl* «dosso tómlafto*. £,!?
tóSKkS.'ilf ÌbSS?°
<|ueiu «It Levibco XVII?. i
* gjgp
legge, se il labi Ionia, confi,*.. re^luV.^,,.!,^ 'più I
o non pn*n ^«toammofl tólo. gli Ebrei dicono, ehi, p^
Bai primo firtmoio
6 « *#Lr P* rpnle ’ clw veniva in appresso
oboSg z.'izsst
suva, eb’et portAvve n noiM
ssii,
donni
«««000 PUnlaX'S^ Sì*tóU^ 5! ei!‘ Sii
"r'
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11 nJillm
, ,0
".DO™* Proprio del primo manto della
csars'A.'sa; s
riguardano quest' suo come Simbolo deuaef
£
onesta vomii]
W,n,^mi fct TObm |,,u ì,rÒh!.mrc
' U °*® 5,1 ' ,omuU * l,b,:ra
Capo brntfoimoocflio
Dove . e a chi tiene da pattarsi te primizie e
qua t farmela di parate.
la. decime u con
*
*'V*i
Plgitiz^lb,
eli
. . , : . : :
9. Tulle» ile « imctii frugilms lui» prillili».'»» . et 2. Prenderai la primizie di tulli i prodotti della
pone» in cartallo, ncrgcsquc mi lucimi, quein Do- lua tetra* e le menerai in un canestro e onderai
mimi» Uen9 tuus cVgorit , ul ibi iiivocclur uoinen al luogo citilo dal Signore Dio tuo per islabiltrvi
«in» :
il suo cullo
5. Accodcsaiie ad faccrdolem , qui fuerll in die- 5. Eli presenterai al sacerdote * che sarà al'
l«us illis I ilurs ;ul cuin: Protilcur IknIìc Corani
. «
lora , e gli dirai: Confesso oggi io dinanzi al Si -
Domino Deo luo, uuod ingresso» sum In lerram, gnor e Din tuo* cotn * Io sono entralo nella terra *
pi quaiuravit palnbua nostri», ut darei cani nubi*.
ii ch’egli giurò a’ padri nostri di dare a noi.
4.Snsclplcnsque sacerdos carlalluin de mauu 4. Eil sacerdote preso il canestro dalle tue ma-
Imi. |K»net ante altare Domini Dei lui: ni * lg porrà sull'altare del Signore Dio tuo:
loqucris in conspcolu Domini Dei lui: Sjrru»
i i
li. Eal cospetto del Signore Dio tuo dirai : Il
jiersequebaUir palrem menni . qui de scendi l in Siro perseguitava mio padre * il quale se »/' andò
.€g\ punii, et ibi pervgrinatus est in p.iucissimo in Egitto * e ivi si stette come forestiero con po-
numero crevltque in gcnteni magnani ac robu-
:
chissimi dei suoi : e diventò capo di una nazione
stoni et intimino multitudiuis . grande e forte e infinita di mimerò.
6. AITI! xeruotquc DO» .Egvplii ci perscruti *unt 6. Ma gli Egiziani ci straziavano c ci perse-
imponente» onera gravissima : guitavano * imponendoci pesi gravissimi
7. Et clainavlinus ad Douiinum Donni palmiti 7. E 1
a!zannilo le grida al Signore Dio de pa-
nosi romiti qui cxaudivit no» et respexit luimiM-
:
dri nostri : il quale ci esaudì e volse lo sguardo alla
(atem nostrani et laliorem atque angustiato : nostra umiliazione e all ' affanno e alle angustie
m. Et eduxll nos de ,£gvpto in manu forti et bra- 8. E et trasse dall’ Egitto con mano forte e Con
chili exlento, in ingenti pavere, in sigma atipie braccio disteso * spandendo terrori , facendo segni
portoni :
e portenti:
Et introduxit ad locum taluni et tradidit no-
9. .
9. E c‘ Introdusse in questo luogo e ci diede una
bis lerram laele et niello mananloin .
terra . che scorre latte e miele.
10. Et ideimi nunc odoro prlmilias frugo ni ter- 10. per questo io offerisco adesso le primizie dei
rai: quain Domino» dedit inibii. Et ditnillcs eas
.
frutti della terra data a me dal Signore. le ta- E
in enuspeclu Domini Dei lui , et adorato Domino sterai davanti al Signore Dio luo » e dopo di a-
Deo luo, iere adorato il Signore Dio tuo*
11. Et epulabcrta in omnibus bonis, qnae Do- 11. Parai banchetto di tulli i beni dati dal Si-
minus Doua tuus dedcril, libi et domai luac, tu gnore Dio tuo a tc colla casa tua* tu e II Lerita
et Led)M et advena, qui lecum e»t. r il forestiero
* che è con te.
li. Quando compieveri» decimaui cunctarum 12. < inondo avrai data la decima di lutti i tuoi
fi ugnili tuamin , anno dedruannn tcrlio , dabis darai net terzo anno (alino delle de-
frutti * tu la
r.evilae et advenae et pupillo et viduae ut couic- .
cime) al Levila e al forestiero e al piqnllo e alta
danl intra porta» tua» et saturcnlur : t vedova nella lua città * affinchè mangino e Si sa-
tollino :
ronfevnone
erario ieSÙ
fatta pubblicamente davanti al
3
in quelle parti. La Mevipotaniia nelle scritture è
Mltf Mesogamia, sua madre era di quel l»*»,
.signore
compra» nel uòuae «*”3*
ogni anno di rimnov'er «L»
.
lui'f
tutlJ i beni e le ÌiÌ’hmS
ruxberie
della terra, serviva a mantener uva la riconoscenza nel cuore di ciascheduno. . #- rr1
vera. 11. Farai banchetto di tutti ibeni te. se avea |*ortata qualche tilt Jìt rimSn.
il banchetto dentro l’atrio con tutta la sua famiglia.
Invitando II levita e I forestieri poserli altrimenti
faceva il banchetto in altro luogo colla provvisione, che area portato seco a tal Uno. misi*
i*, , a anale
ver*. 12. tn ,tarai net terzo anno (anno delie decime) cu lerita* ec. Quella «erepda degn
,
ferro
negli altri anni dopo 11 sabatico, si portava al tabernacolo per lime banchetto, si rensuiiwia
il
anno da ci a schedi ino nella propria città, facendone parte alLevita, al forestiero, »lla a l pu 'Moire
Pillo; e lo stesso faceva*! net sèsto anno. Fedi cap. xiv. ». ». Il leiao anno è detto
anno dette decime
per ragione di questa decima spéaajaebte serbala pei poveri nello ttrijouuio. «artare
ver». 13. lo nu son levato dt rasa quello * che era consacrato , ec. botisi
questa f^Jare
piena di energia: quello, che Ufo vuole, che diasi a' poveri, è già a lui consacrato; onde
sarebbe sacri
leglo il ritenere una parte anobe minima. . htM _. n
^ parte per bisogno. ...
ver». li. A*on ho mangiato, ec. ?ion le ho toccate, nè diminuite in minima
,
del signore. - - « • • -
.J
. . . , . . : *
Capo tkntcsimoscuiino
Passato il Giordano si erg»t un aitare di pietra : e nelle pietre si serica la lem.
fili
formolo della benedizione de pii, e della maledizione degli empi.
ibi, et epulabcris Corani Domino Dco tuo. rai di nunzi al Signore Dio tuo .
8. Et «ribes super lapide* oiunia verbo legis 8. Esopra le pietre scriverai tutte le
litrius piane et lucide questa legge, chiaramente e distintameli
i>. Diieruntquc Moyses et saccrdotes Levitici 9. EMust e i sacerdoti della stirp .
generis ad oitinnn Israelcm Attende et audi , dissero a tulio Israele : Don inaile
, o
:
I»rad : liodie f, ictus ca ixtpulus Duinini Dei lui ; ascolta: oggi tu se’ divallato il popolo i
re Dio tuo;
10. Audio* v ocem eius , h facies mandata alque 10. Tu ascolterai la sua voce e ossen
iuslilias qua* ego praecipio Ubi
, mandamenti c le leggi , che io li amimi
11. Pracrepilquc Movscs pupillo in die ilio, di- 11. E
Mosti in quel giorno comand
cco» : al popolo:
12.
Ili slabimt ad bcncdiccnduib popolo super Passato che avrete il Giordano ,
12. Pasti
niontcìn liarizim , lordane Iransmisso : simuon ranno sul monte Gariznn per benedire
,
Levi, ludas, Issacbar, loscpb e4 Bcoiamln . Simeone j Lciij Giuda Issacbar
, j los
niarnin.
la. El e regione isti stahunl ad maledicendolo 13. E questi altri starali dir impella
inmonte licitai Ruben :
, cad et AscV et Zàbulon. maledizione sul monte l/ebal: /tubai G
Dan el Ncpblliall ,
e Zàbulon , Dan e i\cphthali.
14. "
El, pronuntiabimt Lcvitac, diccntque ad 14. E i lieviti i muover mino e dirotti
onmes viro* Israel ex<xH*a voce: • Dan. 9. 11. gli uomini d‘ Israele a voce sonora :
15. Malcdictii» Itoiuo, qui faci! sculpUlo et con- 13. Malate ito V uomo , che fa simulaci
flaiile, abmninalioncin Domini, opus mamuim ar» tura e di getto , opera di mano di ari
tiflcum , ponetque illud in .ibscondilo: ti re- abbominala dal Signore) , e lo ripone in
silo ndebitoinnis populus, et dicci: Amen.
16. Malcdictus , qui non honoral patrem suum
scosto : E
lutto il popolo risponderà :
16. Maledrllo chi non onora il pudr.
et matreni : et dicel omnis jtopulus Amen. :'
madre: e lui lo il popolo dirà : Così tic
17. Maledirti)» , qui trans!»
istert termino» provimi 17. Maledetto chi tramuta i termini di
sui: et dieci omnia populus: Amen. no : e tulio il popolo dirà: Cosi sia.
dette Pietre grandi ec. Umbra corto, che questo monumento
.
«lei
. v Alzerai
versetto 6.; perocché fe pietre dell’altare non dovean essere intonacate, ma rozze
è diverso .
Alcuni
al |,krlre frtv* ro do^'cl . come quelle «lei rapo xxtv. 4. dell' Esodo
«K«?£ JL : altri ne mettono
f tn n,n ' •love, Miri ver.
bcncbi eVsr^wvr'iwriSttè s^rìTbeEJìKì
SgSfriiffSp^t'
. ' Quelli staranno sut monte Garizim per benedire ec. Questi figliuoli di Rachele
hanno inrumbcnza di rispondere alle benedizioni; i figliuoli «ielle
I
«lue serve Baia c Zclulia -
B.^n^ ton
ledizioni iInsieme onn lmbfn
knlkeu Mlinolo n dtC>3l>to
Hi u,
iirlnmiii di .Ii-im.Ihi.. .i .ii
dalla prtmommura, . ...
e con libai
i . . . JL
ueni,l inoli .«tua 4tt»a LI*. >1 sacenioti coll arra e un numero di Levili
dovevano star nella va
27 mmV
1 * a cer 0 * i volgendosi al inorile Garizim prominziavano
r/u "’ fa simulacro r C c le sei tribù dal caraAm
‘| .
.
ima Iwnedizione iter cacmidfk
rl»|K»nde t ano Amen
.
.
Ppize^Bn|jD
. . . . . . . . . . : ;.
95. Maledictus, qui dormii cum socru sua: et 95. Maledetto chi disonora -la sua suocera: e
dicci omnis populus : Amen. \ tutto U popol dirà : Cosi sia.
94. Maledictus, qui ciani oercusscrU proiimuin 94. Maledetto chi fa morir di nascosto il suo
smini : et dicet omnis populus : Amen. prossimo: e tutto il popol dirà.- Cosi sia.
95. Malediclus, qui accipit numera, ut pcreu- 25. Maledetto chi riceve de* doni per i sparger e
tiat ammanì sanguinis innocentis: et dicci omnis tl sangue d* un innocente: e dirà tutto il popolo :
populus: Amen. Cosi sia.
96. Maledictus, qirt non permanel In sermoni- 96. Maledetto chi non sta fermo alle parole di
bus legte liuius ncc opero perfidi : et dicci oinuis questa legge c non te adempie colle opere: e tutto
populus: Amen. ilpopolo dirà : Cosi sia.
vera IR. Chi ha fatto si . che U cieco smarrisca la strdda. oltre al senso naturale più ovvio s’intende
dò ancor «li quelli, che danno cattivi consigli «'semplici, o insegnano prave dottrine a mina de’ prosimi
Capo t)fntfflimoUa»«
8.
I. Siautem audieris vocetn Domini Del lui, ut 1. Ma se tu ascollerai la voce del Shjnnra Dio
facias atque custodia» omnia mandata eius quae ,
tuo j mettendo in pratica e osservando tutti t sani
ego nraecipto libi hodie , facict Domina» Deus tuu» comandamenti', eh' io oggi ti annunzio , il Signo-
e&ceJsiorem cunette genllbus quac versantur in ,
re Dio tuo ti farà più illustre di quante nazioni
terra. sono sopra la terra.
9. Venlentquc super te universae lunedici ione* 2. E Pórranno sopra di te e ti circonderanno
teine et apprebeodent te : si tamen praeccpta eius tulle queste benedizioni : purché tu ascolti i suoi
audieris precetti. «
3. Bcncdiclus tu in cavitate et benediente in agro. 3. Tu sarai benedetto in città e benedetto alla
campagna
4. Benediciti» fructus ventri» lui et fructus ter- 4. Benedetto il fruito del tuo seno e il frutto
ree tuae, fructusque huneotorupi inorimi , greges della tua terra e II frullo dei tuoi besliumi e Is
armentonan tuorum et cautac ovium martini mandre de* tuoi armenti e I greggi delle tue pe-
core.
5. Benedicta borrca tua et benedlctae rciiquiae Benedetti 4 tuoi granai c benedetti i tuoi
tuae avanzi.
6. Bcncdiclus erte tu ingredicns et egrodiens 6. Benedetto sarai in andantlo e in venendo.
7. Dabit Domimi* inimicos tutte, qui consurguiiL 7. Il Signore abbatterà ai tuoi piedi i tuoi ne-
adversura le, corruentes in conspectu tuo : per mici , che si muovono contro di te: per una stra-
unnni vi;un venient con ira te, et per seplcm ftigicnt da verranno contro di (e, c per selle fuggiranno dal
a mele tuo tuo cospetto.
8. Fini del Domimi» benedir tionem super celta- 8. Manderà benedizione il Signore sopra le lue
ria tua et super omnia opera manti um martini : dispense e sopra tutti i lavori delle lue mani : e
lienedicetquc libi in temi quam acceperis il benedirà nella terra , che a le sarà data.
,
9. Suscitabil te Domlnus slhi in po|iulum san- 9. tl Signore tl stabiliti) per suo popolo santo,
cium , sicut iuravit (ibi ciistodicri* mandata Do-
si come giurò a tc , se osserverai t cowandumoiii dei
mini Del lui. et ambulateti* in vii» cius. Signore Dia tuo , e camminerai nelle sue vie.
10.Videbunlque lemirum pupilli, quod
Olirne» 10. Etutti i popoli della terra vedranno , carne
nomon Domini invocatimi sit super le, et time- dal Signore tu prendi il tuo nome , c ti temer amto
bunt le.
II. Ahtmdarc le facict Dominus omnibus bònte, 11. Farà il Signore ette tu abbondi di ogni bene,
fructu uteri tu! et frotta iumcuturimi inorimi . del frutto del tuo seno « del frutto de’ tuoi bcuia-
fruclu lerrac tuae quatto iuravit Dominus patri- mi , del fruttodellatua terra, la quale tl Signore
.
bus tute, ut darei libi con giuramento promise a* padri tuoi di dare atte.
12. Aperiet Dominus thesaunim suum optimum, 19. .Iprlrà il Signore U suo ricchissima tesoro,
coelum, ut tribuni pluviam terra»* fuse in famporo il cielo , per dare a’ suoi tempi le piogge alla luu
suo : benediccluuc cunclis operibus inanimili Itrn- terra : c benedirà tutti i lavori delle tue mani. E
rum Et focncrabte gcntibus uiuìlis, et ipse a nullo
. tu darai in prestito a molle genti, e non prende-
foenus accinlcs. rai in prestito da nissìmo.
13. conslituet le Domlnus in caput et non in cau- 13, li Signore ti farà essere il pròno e non t’ul-
dam :et erte semper supra et non subter si ta- . : timo : tu sarai sempre al di sopra e non al di sotto
men audieris mandata Domini Dei Ini, quae ego se però ascollerai I comandamenti del Signore Di"
praeripio libi hodie, et custodirli* et fettfb, ino, i quali lo oggi li annunzio, r gli osserverai
e II metterai in esecuzione ,
ters. 3. Sarai benedetto in città e benedetto atta rampogna, nelle rose della ritti e nelle cose dell»
rampogna tu sorci benedetto egualmente da Dio, e ricolmo de’ suoi fasori, i.a benedizione di Dio è cflfet*
Uva. non di sole parole.
vei>. 4. Benedetto li frutto del tuo seno onesta benedizione non ebbe il suo vcm c pieno adempi-
mento. se non nel frutto del seno di Maria: onde «ombra, che a questo luogo alludesse s KlisabclU ripe -
tendo queste stesse parole. t.uc. I. 19
Fot. /. te
Digiti* ed by Got
. . . . . . . -. . j . ,
«9 DEUTERONOMIO CAP. x X V l 1 1
“TV* °"mn
ime
!™ f' 1' malediclìon « “P- oggi lé annunzio, vorrai .opra di le
V* ^^ren.^ll.Baruc.l.go.^ac.g.^
IG. Maledici!» erta in civil.itc, maledirti» i n a|ro.
!.. Maledicuim liorreuin luura.et malcdiclac rv-
"Tsa'ra,
camomilla
n Mula
Maledillo
'JaZTZTcH.a
alla, mal
ma,
tuo granaio e
il mat
limita; luac . r avanzi.
18 Maledirla» fniclus vcutris Idi el fruclus ler-
is. Mededetto il frullo del luì) seno e II
rac luae, urincnta boura tuorum et gregea ovium
tua terra, le mandre dei tuoi buovL e i
luaium tue pecore.
19. Malodielus eri» ingrediena et raalediclus 19. Sarai maledetto e in
egrcdicna venendo e l
21). Manderà il Signore sopra di it
90. Mitici Dominila super le farncni el esuriem la carestia e la maledizione sopra
el incivpaiionom in omnia opera tua quac lu fa- lui
, che lu Iarai colla tua mano: sino a i
cies dorico conterai le et perda! velocitcr proplcr
:
aumenti e in brevissimo tempo il ster
adinvcntionesluas pessima», in quibusrcliquisti me. Ilvo delle inique tue invenzioni
, per r
te quali tu l’avrai abbandonalo.
21. Adiungat libi Dominus pestilenliam , donec 21. Faccia il Signore, che si aliaci
consumai te de terra, ad quam iugredieris possi- pestilenza , per sino a tanto che ella t.
dendam .
-»
tl tolga speditamente dalla
terra , de «
entrerai In possésso.
22. Percutiat te Dominus egestate, febri el fri- 22. Ti percuota il Signore colla pot,
gore, ardore el aeslu el aere corruplo ac rubi- , febbre e col freddo, co' calar! e colli
gine, el persequatur, donec pcrcas. colla corruzione dell' aria e colla ruggì
seguili, sino che tu sii sterminalo.
25. Sii coclum , quod sopra re est , acncum : el 23. il deh, che tl sovrasta
lem» quam calca» ferrea , sia di
. , . di ferro sia la terra, che tu calpesti.
24. Del Dominus imbruni torme lune pu Iremo 24. Dia il Signore utla tua terra pio<
;
cl de coelo dcsceiklal super le cinis , donec con- Ina : e dal cielo cada cenere sopra di t
lemris tu Sii disi rullo.
25. Tmdal le Dominus rorruenlcm anle ho» tea- 25. Ti farà il Signore cader per le
tuo»: per imam viam egrediaris conlra cos, el |»er dei tuoi nemici: per una strada onderà
teptetn fugia» cl dispergaris per omnia regna Icrrae. di essi , c per scile fuggirai e tarai
d
tutti 1 regni della terra
26* Silique cadavcr tuum in escàm cunclis vola-
lilibus coeli cl bestiis lerrac : et non sii qui abigat
26. E ir Ino cadavere sarà pasto di .
rj tempo
54. El slupcns ad terrorem corum
bunt oculi lui
. quac vide- 34. E sarai fuor di le peli’ orrore di
vedrai coàtl occhi tuoi.
3p. Nrenljat le Dominus ulcere pessimo in ge- 35. Il Signore li percuoterà con plagi
nibii» et in suri*. sanarique non p06»is a pianta nelle ginocchia e nelle polpe della gumt
|M*dis usque ad verlicein tuum mali incurabili dalle piante de’ piedi siiti,
del capo.
..
525 -
« Camminerai a PCT ritienila.
Iasioni di mezzogiorno . Maledizione terribile sotto la mou rom
quali In mezzo * tanta luce, quanta ne spandono
! I ^?. 1 *
l loro prole l? e I ftbrt
-STa
Pigiti ZBdLbv
. . . . , -,
36. Ducei te Domimi* et regera munì, qnem 36. Il Sonore condurrà le e U lua- re, cui fu
eonstitueris super le, in gcntem, quam ignora» il sarai eletto , nel paese di gna montone non co-
tu et nalres lui: et servies Ibi diis alieni», tigno nosciuta da te , nè da’ padri tuoi : e ivi servirai
et lapidi agii dei stranieri, olla pietra e al legno.
27. Et erta nerditus in proverbi™» ac fabuiam 37. Ediverrai lo stupore, P esempio e. la favola
omnibus populis,ad quos lelntroduxeril Dominus. di lutti i popoli , tra' quoti il Signore li disper-
38. • sementem multai» lacics in temiti et mo- da. Stingerai molta semenza sulla lena c poco
dicum oongregabis : quia locuslae devorabunt raccoglierai, perocché ogni cosa sarà divorata dalle
omnia. • Mieto. 6. 13. Agg. 1. 6. locuste.
39. vineam nlantabis et fodies, et vinùm non 39. Pianterai la vigna e la zapperai, e non ne
bibes , nec collise» ex ca quidpiam quoniam Va- :
berai il vino e non vi raccorrai cosa alcuna: pe-
stabltur vcrmibus. rocché sarà devastala da' vermi.
45.
40. Oliva* habebis in omnibus terrtiinls tuls et 40. Tu avrai degli ulivi in tut te le tue terre e non
non ungeris oleo ; quia defluent et peribunt avrai olio da ungerti; perchè le ulive cadranno e
onderanno male.
41. Pilios generabls et Alias: et non frueris eis : 41 Tu genererai figliuoli e figlie; ma non ne a-
quoniam ducentur in caplivitatem trai consolazione: perche onderanno in ischiavilH.
42. Orane* arliores tua» et fruges teme tuac 42. Consumerà la ruggine luilt i tuoi alberi c
rubigo ronsumct. tulli i fruiti della tua terra.
43. Advcna, qui tecum versatur in terra, ascen- Il forestiero, che si sta teco nel tuo paese,
de! super le, eritqnc sublimior: tu autem descen- li soverchierà e ne potrà più di te: e tu cadrai al
vers. 36. Condurrà te e il tuo re, ec. Sono visibilmente indicati joarhin e poi Sederi» menati » Ba-
bilonia da Maburbodonosor insieme con tutti I principi e I grandi del |*opolo c la maggior* i*arte dello
stesso popolo. •
B servirai arti det stranieri , o sedotto dall’esempio dei tuoi conquistatori , o forzato da* terrori. Le
dicci tribù furono allatto disperse e confuse cogl’idolatri; ma la Prot Utenza non permise, che cosi tosse
della tribù di Giuda, da cui doiea nascere il Messia.
Veri. 46. ìn te e nella tua discendenza l'edransi secai , ec. Le calamità e l disastri, a’ quali furono
più volte soggetti gli Ebrei, e particolarmente quelle dell’ultimo assedio e tirila distruzione «li Gerusa-
lemme portano evidentissimi segni dell’Ira di Dio e non possono non riconoscersi come edetti dell'Ira
stessa vendicatrice. Lo stato presente di questa infelice nazione è un altro prodigio e questo stato du- :
rerà (Ino al suo ravvedimento. Vedi ftom. zi. 23. 26. 37.
Vcrs. 49. Come aquila , che vola impetuosamente , una nazione , ec. I Caldei sono paragonati
ad un’aquila. Ezeeh. xvn. 3. 12.
vers. SO. Nazione al sommo arrostante, ec. CIÒ pur con viene a’ Caldei, i quali trattarono con sommo
dispregio l re. i principi e i grandi det |M>polo Ebreo.
Vers. 53. Mungerai del frutto det tuo proprio seno, vedi Baruc. 11. 3. . Jerem. Thrcn. tv. IO. , 4. Reg.
vi. 28. , Giuseppe lib. vii. 8.
. , : ,
(abilnr disperdei» vos* alque «ubvcrUm* , ut aufe- de. ni piacere a sperderti e sterminar i
ramini de terra, ad quatn ingredierls possidendam. levarvi da quella terra, della quale en
al possesso.
64. Disperge* te Doiniuus in omnes populos a t>4. Ti dispergerà il Signore trd lui
summitale terne usquead tcnnlnos eius: et ser- da un ‘ estremità delia terra insino all’
vir» ibi dii* alleni», quos et tu ignoras et palrcs servirai agli dei stranieri non conoscisi
tui, (igni* et lapidibus . da’ padri luoi, ai legni e a’ .sassi.
65. tu genlibus quoque iUis non auiesces, nonne 65. Ma
neppure tra quelle genti avrt
crii requie* vestigio pedis tui: dablt eukn libi Do- vi starai con piè fermo: perocché il Si
ininu* ibi cor puviriuin et deflcientcs oculos et ani- a le un cuor pauroso e occhi smarriti e
luam consumami raocroec : » untala dalla tristezza:
66. Bt oi it > ila tua quasi pendei» ante te. Time- 66. E
sarà la tua vita quasi penderli
bis nocle et die et nun crede* vilac luae. le. Nolte e giorno sarai in umore, e non c
tua tua.
67. Mane dice*: Qui* mlhi det vespcrumT Et 67. La mattina dirai: Chi mi condurr
ves|»cre qui* mihl del mane ? propter cord» lui
:
E la sera: Chi mi condurrà alla mah
foriuidinem , qua terreberis, et propter ca , quac paure , che avrai nei tuo cuore, onde se
tuis videbis oculis. filo , e per te cose* che cogli occhi prr
68. Reduce! te Dominus classi bus in .Epyplum 68. Il Signore li ricondurrà sulle uar
per viani. de qua riixit libi, ut eani amplili» non dopo che egli li ha delio di non tornai
vlderes Ibi venileris inimici* lui* in servo* et an-
. quelle strade. Ivi sarde venduti a‘ va
elila*, et uoncrit qui emal. per essere schiavi e schiave, e manchcrt
lori ,
Vecs. 66. Sarà la tua vita quasi pendente dinanzi a te, ee. Il senso più ovvio egli è qi
«empie in timore della tua vita; Il parrà di esser sempre rolla morte atta bocca: ma padri i
in queste parole adombrata misteriosamente da Mosi* la ragione dell’ ultimo sterminio degli Kb
mandato a dar vita e saltile principalmente alle pecore sparse della casa d'Israele: appeso alta
«tesso Israele, ebe non volle credere in tui.
VCrs. 68. Il ài priore li condurrà suite navi in Egitto. Un infinito numero di Ebrei era passa
quando I Caldei desolarono Ig Giudea e sotto I re di stria : presa poi Gerusalemme da Tifo. G
conta, che furono condotti in Egitto Giudei d'età minore di diciassette anni, e che ne morii
I
Undici mila nel tempo, che si faceva la scelta di quelli, ebe dovean essere messi a’ pubblici
quelli, che dovean essere venduti. E benché Giuseppe non dica, cb’ei fosser condoli! in Egitti
sappiamo pero, che Romani air.mo le loro invi nel mediterraneo; nè potevano impedir lor
i
Capo bcntcsimonono
Alleanza giurala degl' Israeliti coi Signore secondo i benefizi di tui:
minacce contro i violatori deir alleanza.
I. llacc suiti vèrbi foederls, quod praecepil fl. Queste sono le condizioni detraile
Domini» Moyil . ut ferirci ctim Olii* Israel in terra ordinò a Mosè di stabilir co’fi
Moab: practer lllud foodu*, quod CUI» ci» pepi- sràeie nella lena di Moab , olire a ql
ci! in noni). con essi fermò sull' Soreh.
3. Vocavltquc Moyses tìmnem Israel . et dixll 2. E
Mosi convocò tutto Israele, e
ad eos: • Vo* vldislis universo. quae fedi Dominus Eoi vedeste tutto quello , che fece il
curai» voi»» In terra -Egypti Piumoni et omnibus nanzi a voi nella terra d’ Egitto a E
servi* eius,universacque terrae IIHusj'J&od. 19. 4. tutti i suol servi e u tutto II suo regnt
3. Tentai ione* magnas, qua* v ideami ocuH lui, 3. Quelle grandi tribolazioni t que‘.s
sigoa illa , portentnque Ingenita ; tligi grandiosi . de quali fop« ved tpet
'
4.
9.
DEUTERONOMIO CAP, XXIX .565
Et non detlit vobis Domimi» cor tatclligens 4. E fino al di d'oggi non badalo a voi il Si-
ri oculos vldentes cl aurea , quae po&sunt a udire , gnore un cuore intelligente, né occhi veggenti , ni
usque in praesentem dici». orecchie capaci di udire.
Adduxil vos quadrnginta anni» |*er dcsertum:
* 5. Egli fu vostra guida per quarantanni nel de-
non «uni allrila vestimento vostra, nec e.i Uva menta serto: non si logoraron le vostre vesti, e i calza-
peduin vestrorum vctmlale consonila suul ri dei vostri piedi non si consumarono per vec-
• Supr. 8. 3. chiezza^
6. Panem non comcdisli» , vlnum ef siceram non 6. 1 im mangiaste pane , ne beveste vino, o si-
blbislis, ut sciretis, quia ego sutA Dominus Deus cera, a Uniche conosceste , con? io Dio vostro sono
vestcr . il Signore.
Et venisti» ad hunc Incinti * cgrcssusquc est
7. : T. E
giungeste a questo luogo: e si mossero Se-
Sehon rex lleacbon et Ok r<\ uasm m <tim-nl«--. . hon re ai Jfesebon e Oq re di Basan per ventre a
nobis ad pugnam. Et percuspiinus eos; * Supr. 3. i. combatterci. E
noi li mettemmo in rottaj
8. * Et tulimus terrani curimi, ae Iradrdimus 8. E
occupammo il loro paese c ne demmo II
pos&idendam Ruben cl r.ad et dimidiae tribù! Ma- dominio a Muben e a Gad e a mezza la tribù di
nasse. * A'wii. 33. 39. Slip. 3. 15. Io*. 15. 8. cl. 93. 4. Manasse.
9. Custodite ergo verba parli huius et implete 2. Osservate adunque le condizioni di quest’al-
ea : ut intelìigatis universa , quac facitis leanza e adempitele, affinché in tutto quello, che
fate, siate intelligenti.
10. Vos stati» hodie cunei i Corani .Domino Deo 10. Eoi fiate tutti quest’oggi dinanzi ai Signo-
vestro ,
principe» vostri et tribù» ac malore» nalu re Dio vostro , l principi dèlie vostre tribù e i se-
alqtic doctorcs, omnis populus Israel, niori e i dottori e tutto il popolo d' Israele ,
tl. Liberi et uxores v estrae et rfdvcua . «pii le- 11. / vostri figliuoli e le- vostre mogli e i fore-
rum moratur in castri» , exccpti» lignorum caeso- stieri, che dimorano ira di voi negli alloggiamenti,
ribus, et bis, qui coroportanl aquas ,
eccetto quelli, che taguan le legna e que’che por-
tano l’acqua, • -
m
12. Ut transeas in foederc Domini Del lui el In 13. Per entrare nell 1 alleanza del Signore Dio
iureiurando , quod hodlc Domingt Deus tuus pcr-
cutit tccum.
™ tuo ,
Dio tuo con
alleanza giurala in quest oggi dal Signore
te.
.
13. ut suscitet te slbi in populum , et inso sii 13. Ond' egli ti scelga in suo popolo, ed egli sia
Deus ituis , sicul locutus est libi et slcul tura vii il tuo Dio, coinè promise a te e come lo giurò •
patribus tuis, Abraham . Isaac et lacob . a* padri tuoi Abramo , Isacco e Giacobbe.
14* Noe vobis solis ego hoc foedus fario et haec 14. E
non per voi soli io stringo oggi quest’al-
lummrnto continuo, leanza e la confermo con giuramento ,
15. sed cimeli» pracscnllbu» el abscntibus. 15. Ma per tutti quelli , che sono qui e per quel-
li » che qui non sono.
16. vos cnim noslis , quo modo habltaverimu» 6. Imperocché voi sapete, come noi abitammo
In terra .Egvpll, et quo modo Iransierimus per nella terra d’ Egitto e cgme passammo per mezzo
medium naiìonum ,
quas transeunte» , alle nazioni, e in passandovi
17. Vidifttis ahominaìioncs cl sordo» , id osi 17. Eoi vedeste le abbow inazioni , e le sozzu-
Idola cornili , lignum et lapidcm , argentum et au- re, do <* a dire i loro idoli, il legno, la pietra .
rum , quac colebanl (’ oro, l’ argento, che elle adoravano.
16. Ne forte sii inter vos vir, aut niulier , fami* 18. Apri sfavi tra voi uomo, o donna, famiglia
Ila, aut tribù» cuftut, cor aversuui est hodie a Do- o tribù, che abbia oggi II cuore alieno dal Signore
miuo Deo nostro ; ut vadat et atjrvlal dii» illanim Dio nostro j onde vada a servire agU dei di queste
gcutiuin, et sii inler vos radi* germioans (el et ama- nazioni, e spunti tra voi questa radice , che ger-
ritudlncm mini fiele e amar inutile .
23.
19. dunque audierit verba litro menti huius, 19. E
costui avendo udite le parole della giura-
benedirai sibi In cordo suo,dteens: Pax crii ta alleanza si lusinghi In cuor suo , c dica /«» ‘
mihi, et ambulabo in pravilato cordi» inci: et me nc starò in pace, e seguiterà la pravità del
absuinal ebria silienlem mio crtore : c l' ebbro conduca in rotimi colui,
che soffre la sete,
20. Et Dominus non igooscat ei : sed lune quani 20. ìYoji gli perdonerà 11 Signore : ma allora
maxime furor ciu» fuinet et zelus contro hominem nuusimanunie fumerà II suo sdegno e lo zelo di
Ulum, el sedeant super cun» omnia maledici, Itti contro questo tale , e sopra di lui poseranno
quac scripta sunt in hoc voluminc et dclcat Do- : tutte le maledizioni, efie sono scritte in questo vo-
minu» nomcn cius sub coelo, lume: e U Signore farà , che più non resti memo-
ria df lui sotti) del cielo,
21. Et consumai eom In perditionem ex omni- •
2! .E
lo stcrmiucrà in perpetuo da tutte le tri-
bus tribubu» Israel luxta maledidioncs , quac in bù d‘ Israele secondo le maledizioni contenute in
.
libro leni» huius ac foederis continentur questo libro della legge e deli’ alleanza.
22. Dicolquc sequens gcneratio et filli , qui na- 92. ‘
E
la generazione , che succederà e i fan-
Acenlur dciocep» , et peregrini . qui de tongc ve- ciulli nati hi appresso, e i forestieri venuti da
nerine, videnle» plaga» terme ilUus et infirmitates, luuql, jn reggendo le plaqhe di questo paese e i
<|tiibus cam afflixeril Domimi» mali, onde lo affliggerò il Signore ,
25. Sulphure et sali» ardore comburcns , ita ut i 11 quale lo brucerà col solfo « col sale ar-
vcrv 4. jVon ha dato a voi tl Signore un cuore intelligente ee. 8. Agostino quae.it. ftO. spiega in t» I .
guisa queste parole: Aon direbbe Mosi queste cose per accusa e per rimprovero , E et non volesse ,
che noi intendessimo . che ciò ancor proviene da colpa toro , affinché mssuno per ciò si credesse degno
di scuia: imperocché egli insieme dimostra e eh’ ri non possono intendere e obbedire senza il divino
aiuto ,... e che nondimeno , quando l’ajuto di Dio manchi non <* degno di scusa tl vizio dell'uomo:
imperocché ( giudizi di Dio , benché occulti , son perù giusti.
Ver». 6. Aon mangiaste pane , oc. vostro cibo ordinano non fu il pane, ma la manna che avessero .
talché volta del vino si vede dalla storia del vttel d* oro
. e alla dedicazione del tempio fu of ,
S rta della brina. Poterono torve aver qualche volta e del vino e della brina, comprandone dalle genti
circonvicine.
Ver», li. Eccetto quelli , che t agitano le legna, e que’ , eke portano r acqua: ovvero oltre quelli
che lagnano ee.. senza contare gli schiavi Egiziani e di altre nazioni, quali erano presenti anctreau ,
. i
benché non fossero parte dell’ adunanza, nè facessero corpo co’ figliuoli d'Iadracle.
ver». 18. R spunti tra voi questa radice oc. Espressione forte a significare il veleno dell’ idolatria.
,
Ilquale insinuatosi nel cuore di alcuno porti (oolla infezione, che questi comunicherebbe agli altri) ama-
rissimi atbnnt sopra del popolo.
ver». 19 E f ebbro conduca in rovista colui che soffri la sete I LXX E tl peccatore strascini alla
.
pigitizec
À
. l f j
--
1
DEUTERONOMIO CAP. X : I X
ultra non seratur , nec virens quid piani gerrainet, dati*, talmente che più non ci si faccia semema
lo esemplino * sub versioni» sòdoma e et Comor- e nulla di verde ci ulluti , a similitudine della di-
t
•
té. Et dicent onmes genie» , • Quare sic fedi 24. Diranno (è Coi essi tutte le genti): Per qual
Dominus Icrrac huic T quae est haec te| furori» motivo ha egli il Sii nore trattato cosi questo poe-
tine immensa ? • Reg. 9. 8. IN. 22. 8. se? che tra e furore immenso è mai questo
93. RI respondcbunl: Quia dereliquerunl pactura 95, E
sarà loro r sposto : Perché hanno messa
Domini, quod pepigli cum patribus eorutn, quan- in non cale il patto fermalo dal Signore co’ padri
do eduxU eos de terra /F.gypll : loro , allorché dalla terra di Egitto li trasse:
26. Et servierunl dii» alieni» et adoraverunt eoa, 26. Ed et servirom alle straniere divinità j c que-
quos nesciebaot et qulbus non fueraot attribuii : ste adorarono j le qiali eglino non conoscevano ed
alle quali non erano s'ali sottomessi
27. Idcirco iratus est furor Domini coatra tcrrain 27. Per questo si i acceso il furor del Signore
islam ut inducerei super e»m omnia maledicta, contro di questa lena , sino a piovere sopra di lei
}
quae in hoc voluminc scripta su ni : tutte le maledizioni j che in questo libro sono de-
scritte:
28. Et eiecil eos de -terra suà in ira et in furore 28. E net furore dell’ Ira sua e nella sortono sua
et in indigna (ione maxima ; proiccilqutfc in terratn indegnazione, gli ha discacciati dalla loro terra j e
attenam, sicut bodie comprobatur : gli ha gettati in uno terra straniera j com’ oggi si
fa manifesto:
29. Abbondila Domino neo nostro , quae ma- 29. Segreti del Si piare Dio nostro , disvelasi a
nifesta «uni nobis et ffiiis noslris usque in setnpi- noi e a’ nostri figliuoli in perpetuo , affinché met
temuti) , ut faciamus universa verba legis huius . tiamo in esecuzione tutte quante le parole di que
• sta legge.
ad altro signore, che a Dio: onde con enorme sacrilegio si sono rubati a dio per darsi alle bugiarde
divinità.
Ver». 29. Segreti del
ver». dei Signore Dio nostro, secondo i quali egli punirà con
nostro , ec. Questi giudizi di Dio, sec<
gasligtu
atroci gasi ighi la ribellione del suo popolo e il disprezzo della sua legge, sono nascosti in Dio; ina egli si è de-
i
gnato
guato di rivelarccgJi
rivelareegii in prò nostro e de* nostri ligUuoli, degli stessi gasllgbi ci renda do-
affinché il timor dei
itgUuoli, allineile
ctU e obbedienti.
Capo ftccniesim*
Mosè esorta a penitenza que che erano caduti. La vera penitenza placa Dio. I comandamenti
’
dati a noi non sono in distanza grande da noi ; nei/' adem/urli , o trascurarli sta il bene e
limate. Eleggasi spontaneamente il bene per aver la vita e non perire coli' attaccarsi al male.
1. Cura ergo Teneri ni super te omnes sermone» 1. Quando adunque tutte queste cose ti saranno
Isti, bcncriiclio, sire maledici io ,
quam proposui accadute , e airai prorato la benedizione o la ma-
io conspeclii tuo; et ducimi poemi odine cordi» Udizione, che io li ho messo davanti agli occhi j
lui lo uni verste gcnlibus, in quas dispersori! te e pentito in cuor tuo trovandoti in mesco alte genti >
Dominus Deus tuus, traile quali il Signore Dio tuo li ai>rd disperso ,
2. Et reversus fueris ad eum et obedieris citta 2. A lui ritornerai o obbedirai a) suoi comanda-
imperli» , sicut ego hodic pracci pio libi, rum Olii* menti tu e i tuoi figliuoli , con tutto il tuo cuore ,
tute, in loto corde tuo et in tota anima tua; con tutta l’anima tua, come io oggi ti prescrivo
•fc. Reduce! Dominus l)eus tuus capti vi la lem ttiam, 3. Il Signore Dio tuo sciorrà la tua schiaritile
ac ntteerebiiur lui et rursum congrego bis tc de avrà misericordia di te e li raunerà di bel nuovo
Cunette populls, in qttqs lo ante dispersi! . da tutti i paesi , ve’ quali ti area giù disperso.
4. Si ad cardino» coeli fuori» dbsipatus, inde 4. Quando tu fossi stato sbalzato sino a ’ cardi-
te retrntiet Dominus Deu» (uus , ni del ciato, dt colà li ritrarrà fi Signore Dio tuo ,
5. Et • assume! alone introduce! in Icrram, quam 5. E ti prenderà e ti introdurrà nella terra pos
possederli rii pnlres lui et obtinebte enm: et bene- seduta da’ padri tuoi e fu pur la possederai: e be-
licene libi maioris numeri te esse faciet, quam indicendoti ti farà crescer di numero più di que l-
fuerunt palres lui. • Mac. 1. 29. lo, che fossero i padri tuoi.
6. Cìmimcirict Dominus Dous tuus cor tuum et 6. // Signare Dio tuo etregneiderà il cuor tuo e
1
cor semini» tui , ut diliga» Dominum Deuin luum il cuore de tuoi figliuoli, affinché tu ami il Signo-
in loto corde tuo cl in tota anima tua
, ut possi»
re Dio tuo con lutto il tuo cuore e con tutta C a-
vhrere. nima tua, affinché tu possi vivere.
7. Omnes autem inalivi ir lioncs tias convertet su- 7. E tutte quelle maletUzionl le rovescerà sopra
por Inimico» tuoset eos , qui odcrunt le , et per- t tuoi nemici e sopra quelli , che ti odiano e ti
T
TMtl
unlur
Tu autom
. .
ritorno degli Ebrei dalla cattività di Babilonia, come è significato avuti chiaramente. 2. Esdr. 1.8.9. E in-
darno gli Ebrei promessa, aspettano un Messia, che II
ebrei fondandosi sopra questa promessa . II rimetta In possesso del loro
in |>ossesso torr»
aese Egli è però
paese.
p
. .seconda liberazione è qui pure indicata; ma di un altro genere; ed ella è
pero vero, che una seconda
la liberazione dallo sialo di cecità e di separazione da Dio, nel quale sialo son essi caduti a motivo det del
gnu
gran rifiuto del vero Messia. Questa liberazione non può aver luogo, se non quando 1 Giudei riconosce-
mmo colui, che hanno trafitto e lo adoreranno ed entreranno nella sua Chiesa: allora saranno ammessi
allo Circoncisione dei cuore, circoncisione secondo lo spirito, non secondo la lettera, c ameranno il si-
gnon* Dio loro e goderanno della speciale sua protezione , perché torneranno ad et«erc suo popolo e sua
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. , . , ,, f : ,
tur enim Domini»* , ut gaudeat super te In omni- tornerà il Signore a compiacerai in dare a te tutti
bus boni*, sicut gavisus est in patribus tuia: i beni, comesi compiacque In verso de* padri tuoi:
iO. Si lamen audieris vocern Domini Del tui et IO. Purché tu ta voce ascolti del Signore Dio
custodicrìs praccepta elus et caereinonias , quae tuo e osservi I suol precetti e le cerimonie prescrit-
Hi hac lego conscnpta sunt et revcrtaris ad Do- : te in questa legge: e al Signore Dio tuo ritorni con
minum Deura luum in toto corde tuo et In tota tutto il cuor tuo e con tutta l’ ottima tua.
anima tua.
it. Mandatimi hoc, quod ego praccipio Ubi 11. Qt%lo comandamento , che io oggi ti an-
15.
bodie , non supra le est , ncque procul posilum nunzio, non e sopra di te, ni lungi da te,
12. Nec in coelo silum , ut possis dicere • Qui* : 12. Né é riposto nel Cielo , onde tu possa dire
nostrum valet ad coclum ascendere , ut deferal Chi di noi può salire al cielo per indi recarlo a
illud ad no* et audiainu* atque opere completimi*? noi, affinché la ascoltiamo c lo pongliiamo In ese-
• Poni. 10 . 6 . ’
cuzione
15. Ncque trans mare positum , ut causcrls , et Pii è posto di là dal mari, onde tu trovi
dicas Qui* e* nobis polcril transfretare mare et
:
pretesto , e dica: Chi di noi potrà valicare it ma-
re per portarlo a noi fin di là, onde possiamo u-
illud ad no* usque deferre, ni possimi!* audire
et lacere, quod praeceptum est T
14. seti iuila le est scrroo valde , in ore tuo et
dlrio -e fare
, —
quello, che é comandalo f
14. Afa molto vicina a te di’ t la parola, eli t
in corde tuo, ut Cada* illuni . nella tua bocca e nel qtor tuo, affinché tu la ese-
guisca.
quod bodie proposuerim in con-
15. considera 15. Ripensa io oggi Ito proposto dinanzi a
come
,
*|Mvtu tuo vitam et bonum, et c contrario inorleui te la vita e ilbene, » d ultra parie la morie c II
et inalimi : male:
16. ut diliga* Dominum Demo tuum et ambules 16. Affinché tu ami il Signore Dio tuo e cam-
in rii* eius et custodia* mandata illius ac cacrc- mini nelle sue vie e osservi i suol comandamenti
monias atque indirla: et viva* atque mulliplicel e le cerimonie e le leggi: e abbi la vita ed ei li
le bcnedicatquc libi in terra, ad quam ingredie- moltipllchi e ti benedica nella terra, di cui tu en-
,
ri* possidendain trerai al possesso.
11. si autem aversum fuerit cor tuum et su- 17. Ma se il cuor tuo sì volgesse indietro, e tu
di re. nolueris atque errore deccptus adofaveri* non volessi obbedire, t sedotto da errore adorassi
,
deos alienos et servieri* eis; gli dei stranieri e a questi tendersi culto ;
18. Pracdico libi bodie, quod pcreas,et parvo 18. lo ti profetizzo oggi, che tu onderai in mi-
tempore morena in lena, ad quam, lordane trans- na, e in poco lempo non sarai più nella terra, di
nii.sso ingredleris possidendain cui, passato il Giordano, entrerai in possesso.
,
19. Teste* invoco bodie ooelum et terram , quod 19. lo chiamo in testimoni il cielo e la terra ,
come3. io ti ho oggi proposta la vita e la morie, la
proi»osuerim vobis vitara et mortimi , bencdiclio-
nem et malediclioncm . Eligc ergo vilam, ut Ct tu benedizione c la maledizione : Eleggi adunque la
viva» cl «etnea tuum: vita, affinché la vitti abbi tu e i tuoi figliuoli
5.
90. Dominum Dcum tuum atque obe-
Et diliga* 90. E ami il Signore Dio tuo c alla voce di lui
dias voci eius et ilii adliacreas ( iiwc est enim vita obbedisca e con lui resti unito' (perocché egli è la
tua et longUtido dierum tuonimi, ut habitcs in tua vila e ta lunghezza de* giorni tuoi) affinché tu
terra, prò qua iuravil Doniimis patribus lui*, abiti nella terra , la quale il Signore giurò di da-
Abraham , Isaac et lacob , ut darei eafn UH» . re ai padri tuoi J bramo, Isacco e Giacobbe.
senvo avuto
Ver». II. e 14. Questo comandamento , che io otti ti annunzio, non è sopra di te, ec. Il
In mira principalmente tn questi quattro veneti!.*è quello spiccato da Paolo. Rem x
6 1. B^ e i pia
™
.
dotti Ebrei riportano al tempi del Messia tutto «pici, che e detto In questo capitolo. Non r, Pf‘
e '**!?.
«lucilo che si è detto In quel luogo. Secondo la lettera non pare, che nitro dica Moafc , «mnon che
I conun*
.
«lamenti di Dio pon sono Impossfbat né ad essere Intesi, nè ad essere adempiuti dall’uomo ajuuto
peonie
«tee Intendersi) dal soccorso detta graia. Pedi s. Agostino q. b. 3.
Capo 'itentffliinoprmo
Mosi sostituisce al comando Giosuè : scrive U Deuteronòmio ; e comanda , che sia tetto
ai popolo ogni settimo anno di remissione, e che sia serbato in un lato dell'area.
1. Movses,
Abiit inique et loculu* est omnia 1. Andò adunque Mosé, e dichiarò tutte queste
baec ad universum Israel cose a tulio quanto Israele,
2. El disi! ad cos: Centum viginti annerimi suro Edisse loro: Io sano oqgl in età di cento
bodie , non possum ultra egredi , el ingredi , pfae- venti mini, non posso più andare e venire, par-
crliin cum et Dominus diserti inibì : * Non trans- ticolarmente avendomi dello il Sigìtoré: Tu non
ibis lordancni (slum. • Aiuti. 21. 13. Sup. 5.21. passerai questo fiume Giordano.
Iiominus ergo Deus tuus translbit ante le: 3. Il Signore Dio tuo onderà adunque innanzi
ipse dolchi! otnnes genio* ha* in conspectu tuo a te: egli sierminerà ùl tuo ingresso tutte queste
et po&sidebis eas, et Iosuc Iste translbit ante te, nazioni e tu avrai il loro dominio, e questo Gio-
sicut loculus est Dominus . suè passerà Innanzi a te, come ha detto II Si-
gnore.
4. Facictque Dominus eis • sicut fccit Sehon e* 4. E
il Signore farà a quelle gemi , come fece
a
Ol regi bus Amorrbacoruni et tenne corum , de- Sehon e ad Og regi degli Amorrhel e al toro pae-
I cbilquc eos. * Auro. il. 24. se, e le sierminerà.
5. cum ergo et hos iradiderit vobi» , * slmiUler 5. Quando adunque anche queste avrà cQll.datc
facieli* eis, sicut praecepl vobi». * Sup. 7. 2. in vostro potere , voi farete riguardo ad esse, co-
me io vi ho ordinato.
6. viriliter agile ct confortamini : nolite timcre 6. Fateci cuore, siate costanti: non vi prenda
ncc paveatis ad conspcctum corum : quia Dominus timore, o sbigottimento al cospetto di esse: peroc-
Deus tuus ipse est ductor tuo*, ct non dimitlet ,
ché il Signore Dio tuo eqll è tuo condoltiere , e
nec derclinquct te. noq U lascerà e non ti abbandonerà.
7. Vocaviiquc Movses losue ,
et dixit ei coram 7. E Mosé chiamo Giosuè, e alla presenza di
omni • Confortare el csto robustus : tu
Israel :
tutto Israele, gli disse: Falli coraggio e Prendi
enlin introduce* nopulum islum in terram , quam vigore j perocché tu introdurrai questo popolo uclm
daturum se patribus corum iuravlt Dominus, ct terra , che II Signore giurò di dare tri padri loro
tu eam sorte divide*. • los. 1. (.; 5. Rea. 2. 2. e tu la dividerai a sorte.
E
il Signore, che è vostro condoltiere,
sarà
8. F.t Dominus ,
qui ductor est vester, ipse crii 8.
. . , » , . .,
ingredilur, ut habilet in ea: ibi derellnqucl me cl in cui aura per abitart i : mi abbaini
irritum (ariet foedus , quoti pcpigi cum no . lerà' Il pano fermato con lui da me.
1". Et rasce lu r furor tneus contra rum in die
i 17. Eil imo furore si accenderò c
ilio dcrelinquam eum , et abscondam faoiein
: el in quel gbirno: e io lo abbandonerò c
meam ab eo et crii in devorationem invernimi
, : a lui la mia faccia , ed ei soni dato
ctun omnia mala et nfiliciioncs % ita ut dic.it in ilio cadmiato sopra di lui nati t mali e s
die: vere quia non est Deus mecuni luvcncrunt ,
mente che dirà egli m
quel dì:. Ver
me haec mala. chi Dio non è meco , mi sou venuti c
questi mali.
18. Ego autein abscondam et celabo faciem meam 13. JC io asconderò e celerò a Ini in
in die ilio propler omnia mala , quae fecit , quia mia faccia a causa di tulli I maifQtti
socutus ust.dcos alieno». dando diuro agli dei stranieri.
19. Nunc itaque strillile vobi* cantionm isiud et 19. Adesso periamo scrivete eoi qn
docele filios Israel . ul niemorìter leneant el ore e insegnai t lo a’ figliuoli d* Israele, affi
decantcnl ; et sii inihi carmcn ìstud prò testimonio parino a memoria e lo ramino ; e qn
inter Allo» Israel sia una icstimoltiaiiza per me tra' figlila
20. Introducali) enim eum in lerram, prò qua 90. Perocché io gl’ introdurrò nella
turavi patribus eiu», laele cl mcllc mananlem . scorre lolle e mule, promessa da me.
Cumque comedoint el saturali, crassique luerint, mento a’ padri loro. Ed eglino quan
avertenti] r ad doos alieno» et servici)! eli: de- mangialo c saranno satolli e Ingrassa
tralientque mihi et irritum facicnt paclum meutu. irranno agli dei stranieri t U servirà
Jcromia contro di me e violeranno il
91. Postquam iovenerint eum mala multa el 91. E
alloro quando saniti caduti t
afflietiones, respondebit ei canlicum (slum prò molti mali e sciagure , parlerà contro
testimonio; óuod nulla delebll oblivio ex ore se- testimone questo cantico , il quale e.
mini» sui . Scio enim cogitai ione» ejus . quae facili- bocche de3 loro figliuoli , non sarà mai
rus sii hodle, nnlequam introducam rum In ter- i li MJHB’OMM io so l suoi pensieri e *
no), quam ei pollicitus sum. farà oggi , prima che in lo introduca
che gli ho promesso.
*9. Scripsil ergo Moyses canlicum et docuit 99. Scrisse adunque Mosè it ami ice
filios Israel. gnò a’ figliuoli rf* Israele.
93. Praeccpitque Domlnus losue Alio Nun ,• et 93. È
il Signore ordinò , e disse c
ait: Confortare et esto robusti! s: tu enim inlmduccs g lbrolo di Arni : Falli coraggio e per
filios Israel in lerram, quam pollicitus sum, et nnfterocchè tu introdurrai i figliuoli d't
ego ero tecuni ferra, che io toro promisi, e io sarò
94. Postquam ergo seripsit Moyses verte legis 94. Quando adunque Mosè ebbe fu
huius in vcluminc , atquc compievi! vere in un libro le parole di questa It
ver». 9. Questa legge, eli Ebrei elicono, che la legge data di .Mosè per iscritto a' sacerdoti
ra tutto 11 Pentateuco: ma alta credono, che fosse solo il Deuteronomio sino a tutto il capo
Questa copia della legge do te va essere ripòsta o In un laro dell* atte , o accanto ad essa: !m|
<u m pretendono, ebe questo libro non dovesse stare dentro I* arca, ma solamente in luogo »
certo pero che nell* area fu inessa J' urna eolia manna e la verga d* Aronne. Heb. ix. 4. on
.
,
Il perche non pnlcv.se esser posto anche questo libro in un cauto ricll'arca medesima,
come »
chiaramente nel inetto ai. L'arca ite’ sugai era portata da’ Levili, ma nelle occasioni di inai
tanca c solennità la portavano i sacerdoti. Vedi Jos. 3. vi. 12. 13.
Ve«. 1! Leggerai te parole di questa legge Questa parola tergerai croie»» diretta a' sacen
tosto al sommo sacerdote, a mi principalmente spettava di tare la lettura della legge e di sin,
?. Ftdr vili, t Questa binitene alcuna solla la fecero l re di onda redi I. heg. xjju. f
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. . . . f , .
15. P raccolta Levili» , qui portatami arcuili Toc- 33. Ordinò e. disse a’ Leviti i quali pur lavati Cor-
deris Domini . dicens: ca dei lesiaincnlu del Signore:
96. Toltaci librum iitum el ponile cum in lalcre 3b\ Prendete questa libro e me tir Irto In un iato
arcae foederis Uomini Dei vostri u( sii ibi conira : dot arca del testamento del Signore Dìo vostro :
le in tcslimoniuni : , uIlìache ivi rimanga qual t esitinone contro di te
(o Israele):
37. Ego eniin scio cqnlcnlioqtMn mani el cervi- 37. Imperocché io conosco la tua contumacia e
ceni tuapi durissiniam . Adirne vivente me et in- la durezm grande della tua lesta. Tuli' óra viven-
grediente vobiscum , seinpcr conlenliuse egistis do lo e corner sanilo con voi , sempre voi altercaste
con Ira Douiiuuin: quanto magi» cum morfuus contro il Signore : guanto più allorché io saro
fuero? morto 1
38. congregate ad me
omnes malore» natu per 38. Umiliate dinanzi a me tulli i seniori di cia-
tribù» vostra» alque doclorq» ; 'et loauar , audicn- scheduna delle vostre tribù el dottori j rio espor-
tibus eia , sermone» istos , cl. invocano centra eoa rò dinanzi a loto le mie parole , e invocherà con-
eoelmn a lei i am tro di essi il ciclo e la terra.
39. Novi enim , quod post mortem inique meam 39. Perocché io so* come voi dopo la mia mor-
agetis el declinabili» cito de 'via , quam pnweepi te vi dipbrtcrete Iniquamente e uscirete ben pre-
vobis: et occurrenl voblf ‘inaia in estremo tem- sto fuori dctig strada, che iò vi ho insegnala: e
pore, quando fecerili» inalimi in conspcclu Do- vi avverranno molti inali negli ultimi tempi , al-
luini, ut irritelis eum per opera manuum veslraruiu. lorché avrete [atto il male al cospetto del Signo-
ri, provocandolo a sdegno colle opere dette vostre
M
mani.
30. Locutùa est ergo Moyees , aodiente universo 30. Intuonò adunque Mosè e recitò sino al fine
toelu Israel, verta carmini» huius, el ad flnem le parole di questo cantico , stando t'udimunza tutta
usque compievi!. * dJ Israele aii ascoltarlo.
Capo Cteiucsimooeconìio
Cantico, di Siosi in citi racconta i benefizi di Dio r t‘ ingraiitutUne drt popolo punita sovente.
.
E ordinato a Mosi di saure sui monte AOarim a contemplare ta terra promessa '
1. Audile, cocll quae Joquor , audial terra vcrlia 4. Udite, o cieli, il mio parlare^ e ponga inai-
,
ori» inei . .
le la terra alle parole della mia bocca.
3. concrcscat ut pluvia «kictriua mea; (Inai ut 3. Stillili qual pioggia i mici insigniunenti , scen-
ros elouuium menni , quasriinbcr super kcrtami dali come rugiada l miei sermoni, come gli spruz-
et quasi stillae super gromma zi sopra deir erba c conile la pioggia sopra le
piante. »
3. Quia nomea Domini invocabo : date magni- 3. Perocché lo invocherò il nome del Signore :
flcculiam Deo nostro. diasi gloria al nostro Dio.
4. Dei pcrfecta sunl opera, el omnes viac eius 4. Perfette sono, le opere di Dio c tutte le vie
ludici» Deus lidcli» et absque
: ulla iniquilate, di lui tono giustizia : Dio fedele e scevro <f ogni
iustus el rectus. iniquità
40.
<
giusto e retto.
40.
3. Peccaverunl ei , el non fìlii cius in sordibus: 3. Peccarono contro di lui I non suoi figliuoli,
generalio prava alque patena colle loro immondezze : generazione prava e per-
versa.
6. Haeccinc reddis Domino , popule stalle cl 6. Questa é adunque la ricompensa , che tu ren-
iu&ipiens? numquid non ipsc est pater tuus, qui di al Signore, popolo stolto e mentecatto ? Aon è
possedit le et fedi et creavi^ lo 7 egli il padre tuo , il quale ti riscatto e li fece e li
creò
7. • Mcmenlo dicrum antiquorum ; cogita gene- 7. Ricordati de' giorni antichi ,* ranmienia ad una
ra tioncs singulas: interroga jiatrem luum. et an- ad una le etùj interroga il padre tuo , eie ne da-
nunliabat libi: malore» tuo», el direni lil>i. Job. 8. 8. rà novella : i tuoi avi , c tei diranno.
8. Quando
dividetatl Allissimus genti»: quando 8. Allorquando l*Altissimo fece la! divisione delle
sparatali Alio* Adam , constatai termiuos popuio- nazioni: allorché separò i figliuoli di Adamo, egli
rum iuxla numbrum lìliorum Israel fissò i confini di questi pòjioli secondo il numero
de* figliuoli d‘ Israele.
9. Pars autem Domini ,
populus cius: lacob fu- 9. f Perocché la porzione d(l Signore egli é U
uiculus bcrcdilalis eius. suo popolo: Giacobbe egli è il suo retaggio.
Inventi cum in terra deserta , in loco hor- Trovollo in un paese deserto , in mi luogo
roriset vastae solitudinls : circumduvil cum cl d’orrore, in una vasta solitudine: lo fe* andare
docult cl custodivit quasi puplllam oculi sta. girando qua e là e lo istruì e lo custodi, come la
pupilla dell’ occhio suo.
ver». I. Udite, o vieti, il mio /ulnare, ec. Gli Ebrei dicono, e con ragione, obe questo cantico è un coiu
|K n ,lio di tutu quanta la legge. Mosè comincia col prendere in lestiniouio il cielo e U terra, ebe non pas-
.
ver». 5. Peccarono contro di lui i non suoi figliuoli colte ec. L’ o (Tesero corto!» Idoli immondi (eoi
cullo, che a questi rendettero) quei, clic erano suoi figliuoli ma si demeritarono un si bel. nome. ;
Vera- 6. li quote ti riscattò , ee. Ti comprò per se nell’ Egitto i prezzo de' suoi prodigi. K qui una bel-
lissima gradazione: perocché è meno il riscattare, che il tare alcuno: ed è meno il tare, che il creare dal
nulla. Quando Dio riscatto nell'Egitto Israele, questo era un popolo già numeroso: Iddio h> avea Faraone,formato
nell’ Egitto medesimo mediataci» pace, ebe gli fe* godere in quel paese, lino che
sali sul trono il
che ignorava Giuseppe; creò in certo modo «puntoRom. popolo dal nulla, allorché da una donna VOOCnlàC stenle
diede un agl molo ad Àbramo già vecchio. ì edi rv. 17. .
ver». 8. Allorquando r Attissimo fece ta divisione dette nazioni .... egli fissò l confini ec. Quando
.
Dio
capi delle nazioni in Babele a ciascheduna di queste nazioni fu assegnata da Dio Messo la
disperse à ,
noni on delta terra. In cui doveva abitare: egli a queste genti, che occupano adesso la terra di Clniiaan,
ablUfU.
st-eno 1 contini secondo il numero de’ figliuoli d'Israele, t quali in luogo di quelle dovevanosuccederai
«aulii, o Israele, che Dio pensò a le, quando in questa terra stabili le nazioni, alle quali tu
era proporzionata al
n.-V dominio delia medesima terra: e diede ad esse quella estensione di paese che ,
numero della tua gente, affinchè tu non (tesi alle strette in un paese troppo angusto per te, ne un paese
di troppa c tensione ti fosse d’ impaccio, non potendo tu nò coltivarlo, né custodirlo.
ver», lò. Trovollo in un paese deserto , ec. Non si computa il tempo, che questo popolo passò nel- aa
P Egitto, dove egli non faceva figura di 'popolo. Hel deserto Dio cominciò ad appropriarselo, a formano,
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. . . .. . . . , -
istruirlo, e nel deserto contrasse con lui alleanza. Non era Impresa si facile nè si breve il purgar questo
impolo da’ pregiudizi e dagli errori imbevuti nella lunga dimoia in Egitto: quindi il lungo soggiorno tatto
per ordine di Dio nel deserto.
Ver». 11. Come agiata , che al voto , ec. S. Girolamo in Isai. Gb. Tra tutti pii altri animati ma t timo è
I* amore dell’ aquila i erto de’ tuoi pulcini, la quote fa i tuoi nidi in luoghi attutimi c inacce x ti bui , af-
finché il terpenle non divori i sudi parti : scrivono di più , che la pietra Amcltsto ti trovi negli stetti
nidi : la qual pietra è rimedio contro qualunque etimo ; lo che te è vero . l’amore Ut Dio vena le tur
creature fàustamente è figurato nelC aquila; perocché cuti con ogni attenzione i tuoi figliuoli protegge .
affinchè il dragone , l'antico serpente , il Diavolo non t’ intruda tra’ tuoi figliuoli novelli . e affinché
al nome di quella pietra , che ti itone ne' fondamenti di Sion , rtmanga/io senza forza tutte te insidie
degli avversari.
ver*. 13. /'gli lo ha fatto tignare di un parte elevato. Mi sembra assai veri slmile, che ciò sla detto re-
lativamente al paese d’ Egitto, paese plano e inondato per circa ottanti giorni deli’ anno nell’estate. Si è
veduto sovente Mosè ri te vaia* i vantaggi uella terra di ebanaan sopra 1* Egitto. *
F. turchi il miele dalle pietre , eo. Così non v’ha un palino di terreno, che sia infruttuoso; nelle pietre
'
dc’Mioi monti le api fanno i loro alveari: gli u li Vi ne’ masseti fmttiiic.m mirabilmente.
Ver». 14. Degli arieti nati in Basan. La voce stessa di Raion significa pinguedine come notò s. Giro- .
lamo in isai. 33. I XX. dovunque nell" Ebreo leggevi un toro di Basan , un ariete di Raion , ec. tradu-
l
di gelosia.
F io li provocherò O- invidia per mezzo d’un popolo . che non é , ec. Profezia della vocazione delle
genti, lo quali riguardato già dal ropolo Ebreo con sommo disprezzo, chiamate da do alla vera religione,
ricolme de ‘doni dello spirito santo, diverranno oggetto d’invidia e di astio agli Ebrei , come spiega r Apo-
stolo, Rom x. I».
Teodoreto quarti. 41. spone in tal guisa queste parole. Siccome voi , abbandonato C unico Dio , motti
falsi del avete a lui anteposti ; cosi io abbandonando un solo popolo porterò la salute a tutte le genti;
voi però avete adorati quelli , che veramente non erano ari . né dei avete potuto farli eoli" ado-
rarti ; ma io te nazioni stolte riempierò veramente di spinto divino , e >oi a tal vista vi consumerete -
d’ invidia. I Giudei Messi convertiti alla fede dagli Apostoli non potevano credere, che a’ Gentili dovesse
esser aperta la porta dell’ Evangelio, come si vede. Atti cap. sii. 2., c altercavano su questo punto con
Pietro, e quando egli ebbe rcnUuto conto dell’ordine datogli da Dio e de* singolari doni, onde erano di-
stinti da hn i Gentili, che abbracciava!! la fede, allora proruppero In quelle parole: liunoue anche alte
genti ha conceduta Dio la pemtenxa affinché abbiano vita! o non credevano gii Ebrei, che poteaqpr
,
giammai i Gemili, immondi, depravati e corrotti, come erano, divenir pcpolo di Dio, o non credevano .
che potessero essere ammessi senza passar pel Giudaismo.
Ver». 22. tl mio furore ha acceso un fuoco , ec. La mia vendetta è già pronta; da lei verrà un fuoco,
che divorerà gli empi non solo in questo mondo, ma anche nell’ inferno: da questo fuoco sarà abbruciata
e desolata la terra non solo nella sua superficie, ma lino alle profonde radici delle montagne, .sembra
predirsi qui l’ultimo generale sterminio degli empi tulli col fuoco, che cadrà dal ciclo alla line del
inondo, intorno alla quale vedi i. Prf. cap. ult. IO. 12. Tutte le calamità ; le sciagure mandate da Dio
contro il suo popolo per mezzo o de' caldei, o de' Romani, erano ligura de tremendi gastigbi, co’ quali Dio
punirà tutto il corpo de’ reprobi, avanti e dopo il finale giudizio. Quindi ;esn cristo nel suo vangelo la
sua profezia della distruzione di Gerusalemme e del tempio unisce colla descrizione de* flagelli. onde nrà
oppressa la terra prima ch'ei venga a far giudizio de' vivi c de* morti
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. . . - ? -
f
coiigregabo super eos malacci sagi Ila» jncxs 25. Tutti i mali verserò insieme sopra di laro,
completo in ci* .
tur vohis et in necessitate vos protegant. si svegliano e vi porgano aiuto e nelle necessità
59. vidclc , quod ego siili solus et qon sii alius i i proti ggemo.
Deus pruder me: • ego occhioni et ego vivere 59. Imparate , che io solo son Dio tt altro non
faciam; prrculiam et c*o sanato, f el non eoi, htwvameju >r m me s io uccido e lo rendo la n7u t
qui de mano luca possi! cruore. é risano, e non é chi possa sottrarre altrui
ferisco
• 1 Rea. 2. 6. Tob. 15. 2. Sap. 16. 15. f Job. 10.
.
alia mia podestà.
7. Sap. 16. 15.
ver». 24. EH
furore dette bestie , che mi strascinano , ec. Celiati sulla terra quasi putrido ramarne
saran pasto degli uccelli di rapina, delle nrtesalvaUcbeedc'vcleiiosi serpenti, ebe siluriano sopra U terra
ver». 27. Ma pur differii a rimordo dell' arroganza , ee. Trattenni un tempo le mie vendette per
non dare a’ nemici del popolo mio il piacere di vedente lo sterminio; onde prend esser quelli occasione di
bestemmiare roulro di me e di attribuire al loro valore quello, ebe non opera se nou di Dio sde mù
guato contro Israele.
ver». 28. tuta i una nazione , ec II mio popolo è divenuto una nazioni* senza consiglio c senza prudenza
Vera. •£» E prevedésser ta fine se prevedessero a qual termine liiiattncnlr II condurrà la loro ingrati-
'
Judith, v. 17. , »
ver». SI. E ne sien pur giudici t nostri nemici. Gli Egiziani, gli Amalecili, Moabiti, 1 Madianiti, ec. I
avean veduto co* propri occhi, come Dio sapeva difendere é custodire il suo |K»pqIo.
Veri. 32. tigna di Sodoma , ec. La eletta mu vigna degenero: ella è divenuta simile alle vigne di so-
doma e di Gomorra: ella c divenuta una pessima vigna e pessimi sono suoi frutti: n mio popolo, come I
« non da santi Patriarchi fosse diramalo, da Àbramo, da Isacco, cc., nta avesse avuto per suoi progeni-
tori sodomiti o cittadini di Gomorra, di questi e non di quelli ba seguitato l' esemplo e il costume
I I
sione. dio si niuoverà a pietà de’ suoi servi, uggendo V estrema miseria, a cui sono ridotti. Mom rappre-
senta la tribolazione mandata da Dio contro I Giudei; sotto r immagine di una città assedia la . della quale
i rombai lenti si st.inc.uh> c muoiono: quelli, che sono ne' torrioni piu inespugnabili, vengono meno, c gli
avanzi del volgo Imbelle o pertscon sotto la spada o son messi in catena .
Ver». 39. imparate che io solo son Pio. Pelici se dalle vostre sciagure Tonile ad apparire che io
.
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, . , : , ,,
dem
48. T.octilusquc est Duminus ad Moysen in ea- 48. E
il Signore parlò in quello si
die, dicens: MiMé, e disse:
49. Ascende
raonfem islura Altarini id est
in . 49. Sali su quel monte Àbartm (i\
Iransilmmi in montoni Nota , qui est In terra
,
quam ego tradam Qliis Israd obtincndam et mo- naan, la quale darò tri dominio a’fig,
rcrw In monte ; le, e muori sopra quel munte;
30 . Qucm coOsocndens (ungerla' popuìis tuls, • 60 . Sut quale quando sarai salii
slcul iiiorluus est Aaron fralor tuus in molile Hoc, riunirti alle lue gatti, come mor
et appositus populis suis ;
* Ximi. ‘20 . 2& , et 27. 12. fratello sul monte IIor e il riatti al
31. • Quia practaricall estis contri me, in me- 51. Perocché voi peccaste Contro di
dia niinrum israd ad aqtias contradiclionis in
, ni fidinoti d' Israele olle acque di c
Cade* deserti Sin, et non sane! ideasti* ine intcr a Cades.net deserto di Sin,, e non r
filios Israel. • IVum. 20. 12.
, et 27. 14. fiore presso I figliuoli d’ Israele.
62. E coulra videbis tcnam , et iioq ingredierìs 52. Tu vedrai dirimpetto u le fa
in cara, quam ego dabo lilils Israel. doro a’ figliuoli tT Israele, ma non V
Vi oc
dato di sopra
B futteì£^5«^t«^
Capo '®.rcntc0imotcrjo
Iioti vicino a morte benedico te dodici tribù d’ Israele predice
e r
,
quello , che ad esse un di avverrà.
•
Vcrv. I. Uomo di Dio. Profeta . ministro, ambasciatore «Il filo. Mosé parla qui di se stw*
n® t* 1®*? «“Cta «n alili profeti. Questo è come li testamento del Legislatore
v*?,
i T nitJ0 *t Signore dai Snr, ec. Il signore venne a noi dal sinai all
r
Mmcl diede i
la legge; Indi qual sole si levò a noi dal monte Seir. nsplendè agli occhi m*
*ocenuan« m generale prodigi, co* quali iddio accompagnò il suo popolo, meni
l
y incamminava lo stesso |M>i>oio verso la terra di chanaan alcuni però credono, che si allud :
*5^ hn»*0 , avvenuto probabilmente nel tempo, In ctfi cu Ebrei tacevnno II giro del
‘
.* *t uell °- rtu succedette presso al moMe Pbaran. dove Dio promise cdt
‘
le quaglie, e stabili settanta Giudici, nella profezia di rubarne, eap. ni. 3. si fa chiarirne»
|
,
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. . b . , . *
3. I)itc\i< popak»: • Snudi In manu II- nmws 3, Egli ha amali i popoli: i Santi luta sono arila
lius «mi, et qui apnropinquanl |>edibns elafe, ae- sua truuio , e quellU che statato ai tuoi piedi rice-
* >Sup. 3. I. veranno la sua dottrina.
cipicnt de doclrina illius .
4. Legcm praecepil nobte Moysea, heredilalcni 4. Mosi ét'ha data la tcqgc, Ih quale sarà il
imiuiiadinis laeob retaggio delta moltitudine discesa da Giacobbe.
5. Erit apud rociissimum rea , congregati* prin- ». EUa sarà il re presso il popot reliissimo ,
cipibus (lopult cum tribubus Israel. stando uniti i principi del popolo colle tribù d‘ I-
sraclr. ,* i
<5. vivai Ruben, et non monalur.ct ili parvus 6. Viva Ruben y e non sia spento j ma sia in pie-
.innumero col numefo.
7. Baee est ludac bencdicllo: Audi, Domine, 7. Questa i la benedizione di Giuda : esaudisci,
voccm ludac , et ad populum Mium inlrodur. o Signore , le voci di Giuda , e riconducilo al po-
«•nm maaus eius pugnabnnt prò eo , et adiutor
:
pot suo : le mani di lai combatteranno per esso
( popolo ) c il sua protettore lo assisterà contro
i
illius aulirà adversarios cius erit.
suoi nemici.
8. Levi quoque alt: Perfcdio tua et doclrina 8. E
di Levi disse : La tua perfezione t la lua
tua viro «aneto tuo ,
quorn probasti in lenlulionc, dottrina fo Dio) sono di quel luo uomo santo , di
et indicasti ad aqua» conlradlctionls. cui tu facesti prova , e lo giudicasti ode acque di
conir addizione.
1».divii patri suo et mairi sunc: • Reselo
QOi 9. Quelli j che dissero al padre loro e alla lor
vns: et fralrttfu* suis: ignoro vos: et ne^erunt madre r In non vi conosco *! e a ’ loro fratelli : lo
litio* suo*; hi custodierunl cloquium tuuin et pa- non so ehi voi siate j e non ebber riguardo a* pro-
ri tini tonni sorvaverunt pri figliuoli > onesti adempirono la tua parola e
• EsoA. 89. 97. Lev. 40. 5. serbarono inviolato il Pio patto.
10. ludicia tua , o laeob ,
et legem tuam . o 10. Insegneranno i tuoi giudizi a GiacQbbe eia
Israel : ponent thyniiama in furore tuo et holo- lua legge a Israele: eglino quando fu sarai in fu-
«.mainili super altare, tuum. rore, Il presenteranno 1 Unitami e gli olocausti
sul tuo altare.
11. Bcnedic, Domine, fortitudini eius et opera 11. Benedici o Signore', la sua fortezza e ac-
f
a questo luogo dicendovi Dio verrà da mezzodi tdairidumea dal selri e il Santo' del monte di PAa-
. : . .
Migliaia di San ni Angeli, che lo corteggiavano, come loro Signore: nella stessa guisa al Verbo (alto
uomo vennero a rendere onore tutti gli Angeli, come nolo V Apostolo , Jfebr. I. 6.
.
Setta destra di tu l la legge di fuoco. La legge di Mose c* detta legge di fuoco, perche data di mezzo
al
fOooo . onde il monte avvampava, Hrb. vii. I».; perocché el)a era legge «Il lerrerc.
quale spirilo
un altro senso legge di fuoco è u nuòva legge la «male è legge d' amore, legge «li spirito, il
.
Ver», s. tigli ha amali i popoli: i santi tutti , er. Questi pòpoli sono le dodici tribù,
poteva considerarsi come un popbló distinto, come vi vede da altri luoghi «Iella scrittura Gen.
uviu.19.,
Jud. v. 14.. Aet. ir. 17. Queste tribù separate e consacrate ai culto del vero Dio sono nelle
mani di lui;
cioè a dite sono am
tspcclal cura e amore governate «la tal. Vedi la stessa frase "•
Vedi atti
quelli, che stanno a’ suoi piedi . ec. lira proprio degli scolari Ih stare, a piedi dellOaeslro
E u^hiinl
xxu. 3. Tutti lincili, che si accosteranno al luogo dove Dio insegna e Istruisce gli di BORuidei
vera telinone e intorno a quello, che egli vuole da essi per farli felici, faranno acquisto ishaglio, e
divina; dagli Ebrei impareranno la verità lutti quelli, che si uniranno con essi. Tale, se non
il senso di queste parole: La salute A da’ Giudei disse disio. Joan. iv. 23. . .. .... ...
isracllU . Ma
.
Ver». 4. Retaggio della moltitudine discesa da Giacobbe. La legge dicevi I eredita degl
perchè come eredità dovrà lussare a tutti pòsteri loro, sla perclie dovevano stimarla come la
i
prima loro
Clt
ter»* il presto il popolo retti ss imo , ee. In vece di rcttlssimo L*t (radunerò i
come In altri luoghi è tradolU la stessa parola nella, volgala, Net popofo del tenera il tomno | M n P®” >
M«in sarà In inan degli uomini; la legge sola comanderà , camminando unanimi i principi e le tribù nei-
U l
y-
^er». 6 .*/'/ va nube** non sla spento. Qui Mosò vicino a morire a imitazione 4f ********
mincia a benedite le tribù e ad annunziare il ruluro sialo di ciascheduna di eme. è .2*
diritto di pnnMsgenituca predue, che egli si manterrà ma non crescerà a ;
Gen.
rebbe pervcnulo.se non si fosse fallo rod dell'abbomiiievole Incesto contro del P™prlo padre, tedi
xtii. 4. E «la notarsi. come.Mosè non t» jurola deità tribù di simeon acèoudQfBt
»»» ai
gione' di questo silenzio credevi ragionevolmente essere stata, perchè Questa tubu
era poco lemio inni
bruttamente raduta nell* Idolatria e nella fornicazione. Jfmm.wn. If * ..
laa di «mcsla benedizione nr*.
pre m
ver». 7. Esaudirci, o Signore , te voci di Giuda , ec. Tutte quasi le parole
dicono, che Giuda vara un «lì capo «lei popolo c avra il principafq.Ma quetle parole ctvenduoitoal^òpof
suo dir
gnere a
g lasco. MWIIUVIIU <M VIU ai |n#|n#iv OT.VVMWW .V
Ip riti avendo coll'assistenza «lei signore tutti i suo»
r ; . -
nemici. Nel regno |k»1 - -
. n 11
,«
.
u ——
regno spirituale del Messia disceso «la Daviddc, c «Iella StesM trihO } dcl q tial M»» » f V'lir?proprio'"jffi,
uffizio
sieerdofin mentre pregasi Dio, che esaudisca le orazioni di lui |»eroccbè de saccnloti è :
;
,,U
perfezione e la tua dottrina ( o Dio) sono ee. Urlte.a. Thumd^gT (del ****** ***}JS5' V '
lato, Erod. ni. vale a dire II Razionale, sopra del quale era scritto dottrina e SOnUUi . opat
su jjg
zlonc. questo distintivo «lei sommo ronleuce fu dato da te. o Signore a to^oomo «*>d Awobc. , que^owh
negargli l ingresso
il quale peni proraté «la te nella tentazione peccò di diffidenza ; onde tu lo punisti col
"^veSTS. ^{^ilsii^che^di stero 'al padre loro. ee. Dopo la benedizione di tuttala fat^glia
viene quella di lutto il resto .della tribù di Levi consacrata tutta quanta 'n htpecial mjw®* '
Il pòpolo nella legge «lei Signore, c In secondo luozo di placare Dio cogl
alludersi a quello, che sta scrltlo, S’um. avi- hi. 47. 48. .. . n<.ipon-
ferv II .'bendici,
rJvew.lt. Signore,, la sua fortezza ,ec. /«tedici il ruor gr ne roso einrie.MLev
pendici , o Signore suaforde^.e^U^d^ ^^£Uln^r2le£
t agi! empi e a’nemlci della pieU.esleno a le accette le
offerte delle
nd quetto
r,.,i
he fum nb
n..‘ ni»tfw.
che l'elogio
l’i di fortezza dato alla tribù Mi Levi rignanli spccUlmpite I Maccahrt.e i
vera. 19. Egli , il dilettissimo del Signore re. unisce Bcnia ni in a Levi
, perchè nella tribù di Beniamtn ,
questa ragione dice , che questa tribù ù amata da Dio con affetto speciale , alludendo ancora al lenvn)
amor di Giacobbe verso Beniamino, beila città di Gerusalemme ^a parie meridionale apparteneva alla
tribù di Giuda, la settentrionale, dove era il Tempio, apparteneva a Beniamin; Jos. xv. 8. Quindi dici*,
che lieniamin abiterà con tutta (jdaitza col Signore , ovvero presso al Signore, e qual figliuolo ben caro ri-
poserà sul seno dei padre suo c traile sue braccia, dinotando come la elezione fatta dal signore della tribù
di Bemajmin per aver nel suo territorio una casa di sua abitazione, ricolmerà di gloria insieme e di Oliale
confidenza , fa stessa tribù. •
vere. 13. La terra dt lui ò benedetta dal Signore. La tribù di Ephraim ebbe nella sua iiorzione delle
colline fertilissime; la mini di Manasse ebbe dì là dal Giordano un paese grassissimo a pie de' monti di
Hermon, di Galaad e di sanlr» che sono monti antichi ed eterni del Versetto I b. Vedi. Gen. xux. a»..
I
lore credevi contribuire moltissimo alla prospera fruttificazione delle piante. La scrittura parlando agli
uomini adopera il loro linguaggio, e fa uso delle nozioni e opinioni più comuni e usitatc tra gli stessi uo-
mini, senza che ella perciò ne canonizzi le idee.
vera. 16. la benedizione di lui ,ec. Mosi* prega fi Signore, il quale gli apparve la prima volta di
mezzo al roveto, che spanda tenue benedizioni sul capo di Giuseppe (vale a dire sopra le due tribù, delle
quali egli era il padre) , il quale è Nazari», cioè separalo e distinto ira’ suoi fratelli, ed è coronalo di
gloria da Dio e dagli uomini: imperocché runa c l’altra cosa significa la voce yazareo in questo luogo
Vera. 17. La sua bellezza ee. Gli antichi facciano grande stima del toro. Mosò a questo loro, a cui ras-
somiglia Giuseppe, dà le coma di rinoceronte, le quali son piu forti e penetranti , che quelle del toro
Notisi, che contro la comune antica opinione II rinoceronte dicevi , che abbia pon uno, ma due corna
uno al naso r altro più piccolo, ma acutissimo, sopra dei naso.
,
Vuoisi che in questo luogo *k -profetizzi la dignità reale, la quale risedè principalmente nella tribù di
Ephraim dopo 1* separatone «Ielle dicci tribù, o forse anche si alluda alla dignità suprema «li Giosuè, che
era di questa tribù, secondo questo secondo senso egli è chiaro il perché si dica, ebe ei getterà in aria
le nazioni sino agli ultimi couflni della terra di chanaan; intendendosi poi queste parole de’ re d'Israele,
s’ indicherà la loro fortezza nelle guerre, che ebbero a sostenere. Nell’apocalisse, cap. v. 6. , abbtam os-
servato, come Tertulliano, s. Girolamo e altri padri applicano tutto questo luogo al salvatore nostro Gesù
cristo . di cui fu una bella figura 11 Nazarco Giuseppe, conforme si è veduto anche nella Genesi, vedi ti
detto luogo dell* Apocalisse.
Tali sono le miriadi ec. Tal’ è la gloria delle innumerabili schiere di Ephraim e del numeroso po-
polo di Manasse.
vera. 18. Rallegrati . Zabulon , ec. La tribù di zabulon, toccando con una delle sue estremità II mare
inculi terraneo , si darà al commercio e a' viaggi di mare: al contrario la tribù d’issachar amerà la quieti*
della vita» rustica e pastorale, t edl Gen. xux. 13.
Vera. 19. Inaleranno i popoli al monte ec. Ciò sembra doversi riferire alla tribù di zabulon, la quale
.
benché la piti lontana dal Tempio, si preti ice. che non solamente gareggerà co’ piu vicini nel frequen-
tarlo; ma col suo esempio animerà lo zelo delle altre tribù, c vi condurrà molli cziandiodelle vicine na-
zioni. colle quali ella ha legame di commercio. Ivi quelli di zabulon oflerlranno al Signore le loro vit-
time secondo il prescritto deila legge; ebe è quello, che vuol dire in questo luogo cit/ime di giustizia..
Succhieranno come latte le ricchezze de' mari. Gli uomini di zabulon s’impingueranno delle ricchezze
provenienti dal mare , mediante la navigazione e il commercio.
E i tesori nascosti sotto le arene. Alcuni Ebrei notano che presso alla tribù di Zabulon si trovava la
sabbia, onde ricevasi il vetro, e il pesce, onde tingevasi la porpora. Tedi Plin. tib. sucri. 96. , Strab
lib. xvi.
Vera. 90. Selle sue ampie tenute, vedi jos. mi. 24. la tribù di Gai! ebbe sua porzione di là dal Gior-
dano nella terra di og c di sehon, come si è veduto, e le sue tenute furono ancora ampliale da Jephtc .
Jud. x». 33.. onde si aggiunge, che Gad diventò terribile qual bone alle vicino nazioui
Vera 51, Egli ha ceduta ta sua prerogativa perché re. dii» avendo domandalo di aver sua porzione
,
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. . . , -
» «
' v chiezza.
46. Non osi Deus alias , ai Deus rccii&simi : 2ff. Non v ’ ha altro Dio simile al Dio del retiti
ascetftor coeli nutiUalor tuu» MaguiGccrrtia cius
. situo (Israele): colui , che siede sopra de* cieli, 6 tuo
discurruni nube*: protettore. Egli cotta sua possanza governa le
nubi:
27. llabilaruJum elus sursum et subter brarbia 27. Cotassù e U suo abitacolo e quaggiù egli
sempiterna eiiclct a facie tua inimicum , dicetque:
•
stende le sue braccia eterne : ri metterà in fuga
conlercre. davanti a te i tuoi nemici, e dirà loro: Siate ri-
dotti in poh'cre.
48. Habitabit Israel confidcnter et solus Oculus . 28. Israele si starà nelle sue abitazioni con tutta
lacob in terra frnmeuli et vini, coeliquc caliga- fidanza e da se solo. L'occhio di (ìiacobbe gode-
luint rore. rà lo spettacolo di litui terra feconda di grano e
di vino , e i dell pioveranno a diluvi le rugiade.
4P. Beat us cs tu , Israel : quis simili* lui . po- 49. Beato se tu, o Israele: chi è mai simile a
pule, qui salvaris in Domino T Scutum auxllii -tul te, o popolo, che hai tua salute nel Signore ì Egli
et gladius glorine tuac : negatami te inimici lui et scudo che ti protegge, egli spaila di gloriosa vit-
Iti coroni colla calrabis. toria per té: i tuoi nemici li mancheramto di fede
e tu calpesterai i colti loro.
di là dal Giordano e avendola ottenuta, si considera fortunato anche per questa ragione, perchè (1 Dottore
e Legislatore del popolo, cioè Mosè, resterà da quella parte con questo è notala un* speciale affezione
:
di quella tribù verso Mosè. Questi mori sul Nebo nel territorio d» mi ben ; ma quelli di Dan, I quali pri-
meggiavano da quella parte, consideravano tutto il paese degl'israeliti oltre il Giordano, come un do-
minio separato da quello di Chanaan.
Egli é andato ec. Gad autier i alta testa delle altre tribù a far la conquista della Chananea, come II
Signore avea disposto e come egli stesso avea promesso, Num. xxxn. 27. 33.. Deuter. ni. W.
ver». 22 Dan giovine lioncetto re. vedremo come questa tribù trovando»! alle strette dentro I suoi ,
conimi, andò ad impadronirsi della città di Lai*, che era all’altra estremità della Chananea. Vedi Jud
sviti, può ancora aversi qui la mira al fatto di Sansone , che era di questa tribù e uccise II Itone, Jud. xiv.
6. 19. Basan non è nella tribù di Dan, ma Dan è comparato a un bone di Basan, che corre lontano a Cer-
carsi la preda.
ver» Al mare e a mezzodì. Al mar di Gcnesarelh. che è a mezzodì.
23.
Vera. Bagnerà i suoi piedi nell'otto. Avrà tanta abbondatila di olio nel suo tcrrftono della Galilea
94.
da potere non ungerei, come altrove si usa. ma lavarsene I piedi. La Galilea è celebrata da Giuseppe B.
lib. tu. eap. 2. , e Ub. u. eap. 23. Ella abbondava di frutti d’ogni sorta, in* principalmente di olio.
vera. 25. I suoi calzart saran di ferro e di rame, credesi indicato con Ut espressione rumor gucr
riero della tribù di Aser. vcggonsl di fatto gli antichi guerrieri portare calzari , o borzacchini di questi
metalli, vedi anche I. Reg. xvn. 6.
Vera. 27. Cotassù i ti suo abitacolo e quaggiù egli /tende ec. Idea più grandiosa della maestà c pos-
sanza dr Dio non può darsi di questa. Egli è elevalo mniiitamcnte sopra della (erra e degli uomini ma :
arriva Un quaggiù col suo braccio; c una sug parola è sufficiente a ridurre in polvere, anzi nel nulla, io
intere nazioni.
vera W. Calpesterai i cotti loro, vedi J*s. x. 9*.
dopo ^Ltcntreimoquarto
Contemplata la terra promessa muore Mosi e occultamente è sepolto da Dio , e il popolo
,
lo piange ; a lui i sostituito Giorni i i celebrato il profeta Mosi per ia familiarità con Dio o
pei prodigi da fui operati.
1. Ascendi! • ergo Moyses de campcslribus 1. Ai/1 adunque Mosi dalla pianura di Moab
Moab super montali Nebo in ycrticcm Phasga con- sul monte Nebo ulta cima del Phasga dirimpetto
tri! lericbo, o&lenditque ci Donilnus omnem terram a Gerico, e il Signore gli fece vedere tutta la
i.alaad usque Dan, terra di Galùad sino a Dan,
• Sup. 3. 27. et 32. 49; 2. 9fach. 2. 4.
ver». I. Sui monte Sebo. Il flebo c II Phasga erano due rami de'monli Abarim. rhe si stendono da orien-
te in occidènte nel paese di schon re degli Amorrbei. .. ,
ver». 9. Pino ai mare ultimo Fino al mar occidentale, che è II mediterraneo.
Vera 3 Citta delle potine Secondo la nostra Volgata questo si riferisce a Jcrlcbo, e lo stesso epiteto le
Digit
, -.
è dato «la Plinto, ttò. ?. cap. 14. Jertcunie nobile per le tue palme: nondimeno alcuni vogliono, che vada
intesa Engaddl.
veri. 6. Lo fe’ seppellire. Dagli Angeli mio!, secondo la tmlixlone e degli Ebrei c della Chiesa cristiana.
Fedi Eptphan. haer. 80. &t. s. Girolamo è «li senti mento, eh© da Eviri areno state aggiunte in questo
luogo le cote riguardanti la sepoltura c gli onori funebri e l'elogio «li mom*. Ma qualunque su la mano,
che le sellate , noi le accettiamo «'orno dettatura dello Spinto santo. Il quale volle, ohe noi avessimo
anche quiete circoslanie dell' ultimo termine di questo grandissimo e vintissimo nomo, e il ristretto delle
sud laudi affinchè egli foste lodato «pianto meritava, essendo lodato da dio.
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PREFAZIONE
a& unta as ©so®»*
te aggiunte a questo libro da mano più re- posto di quel gran Legislatore pel corso di
cente, come sono varj nomi di luoghi, e va- venticinque anni, secondo il calcolo di Giu-
rie osservazioni, che riguardano i tempi se- seppe Ebreo, ovvero per ventisette anni, se
guenti ma queste stesse giunte da qualun-
:
crediamo piuttosto ad alcuni Padri Greci e
que autore elle vengano (perocché alcuni a Latini. Egli passa miracolosamente il Gior-
Samuele, altri ad Esdra, altri finalmente ad dano, c conduce il popolo a prendere posses-
alcuno de’ posteriori profeti le attribuiscono) so dell’eredità promessa ad Àbramo c a 'suoi
approvate già, e consacrate dall’autorità del- discendenti. 1 prodigi fatti «lui Signore a fa-
la Sinagoga, c della Chiesa Cristiana, non vor d’Isracllo, empiono di terrore c di sbi-
possono mai nuocere alla verità e autentici- gottimento tutti que’popoli, una parte de’qua-
tà di questo libro divino. Giosuè ebbe dap- li è sterminata dalla spada di Giosuè, e Pol-
prima il nome di Osea, che vuoi dir Salva- tra parte fogge in altre regioni, e Giosuè fi-
tore, il quale gli fu poscia cambiato da Mose nalmente per ordine del Signore assegna a
in quello di Josue che significa Dio salva- ciascuna delle tribù la sua porzione, che l’era
tore , ovvero Salvatore dato da Dio. Questo toccata a sorte. Questo successor di Mosè, a
nuovo nome noi crediamo, che fosse dato a cui era riserbato di compiere quello, che non
lui da Mosè non solo pel valore, eh* ci dimo- avea potuto eseguire Mosè, vale a dire d’in-
strò nella guerra contro gli Amalcciti, e per trodurre il popolo al dominio della terra pro-
la generosità e costanza,con cui egli solo con messa , quest’ uomo grande , come porta H
Cnlcb si oppose alle mormorazioni degli al- suo nome... grandissimo nel salvare gli elet-
tri esploratori mandati a visitare la terra di ti di Dio, e nel domare i nemici, che se gli
cito re, e in tutte quelle Lillà e borchie mon- uaau ci presenta una bella-taira agine della gra-
ti e fiumi e torrenti e confini i regni spiritua- tuita vocazione al regno celeste, per la quale
li descrive della Chiesa e della celeste Geru- in Cristo fummo noi chiamati a sorte, prede-
salemme. La differenza adunque tra l'uno e stinati giusta il decreto di lui, che opera il
l’altro in questo solo consiste, come notò tutto secondo il consiglio della sua volontà
s. Agostino, che il morto Gesù nella ferra Ephes. I. I I. Nella stessa alleanza nuovamen-
de’ mordenti introduce gli Ebreij il vivo e ve- te fermata tra Dio e il popolo sotto Giosuè
ro Gesù, il vero Salvatore degli uomini, qual molte e molte cose si trovano, nelle quali i
condottieri celeste nella terra de * vivi gi in- caratteri della Cristiana alleanza adombrati
troduce , coni. Faust, xv-l. ao. La stessa di- sono e predetti.
stribuzione fatta a sorte della terra di Cha-
. •
*
—vi
\
.•*•*.•*
IL LIBRO
JDH (Q HD @ 1 |
Capo Urtino
Giosuè confortato dot Signore accisa il popolo , che sipre/tari a postare di tt a tre giorni tt
Giordano . e le tribtl di Ruben e di Gad e la mezza tribù di Manasse che . armate precedano
i loro frale Hi secondo il imito.
A. A deserto et Libano usque ad fltiviiiin ma- A. / vostri confini saranno dal deserto e dot Li-
gnimi F.iiphratcm , omnis terra Helhacorum , bano sino al gran fiume Eufrate, vostra tutta la
usque ad inare magouin conlra soli» occasuni, terra degli f/elhei , sino ai gran mare verso occi-
criitermino* vesler. dente.
H. Nullus poltrii vobis resistere cunclis diebns 3. Aissuno potrà resistere a voi per tutto li
vilae lune: * sicut fui cura Moyse , ila ero leeoni: tempo della ina vita ; carne io fui con Most, cosi
non dimillam, net: dereUoquam tc. sarò loco: non ti lascerò, e non ti abbandonerò.
• Jnf. 3. 7. neh. 13. 3.
6. Confortare et eslo robuMus : tu cumi sorte Fatti coraggio e sii costante: perocché tu di
divide* populo buie terrari), prò qua turavi patri- stritolimi a sorte a questo popolo*
la
I terra , che io
i i
bus suis, ut tradcrem eam i illi*. promisi a’ padri loro con giuramento di dare ad
* Deut. 31. 7. 33; 3. Reg. 3. 3. essi.
7. Confortare IgUur et c*to robusta* valdc, ut 7. Fiuti adunque coraggio c sii costante gran-
custodia* et facias onincin log citi, quam praivepit demente, affisi al osservare e adempiere tutta la
libi Morse* servo* incus no (ledine* ab ea ad
: legge annunziala a te da Most mio servo: e non
devierai» , voi ad sinistnini , ut inlcUigas euncta, torcere né a destra, né a sinistra , affinché tu ab-
quae agis . bi prudenza in tulio quello, che fai.
8. Non
reeedat volumen legls liuius ab ore tuo;
.... ...
g Abbi mai sempre alla bocca %/ libro di que-
sed medita beri* in co diebu.* , ac noctibu* , ut sta legge, e meditalo i giorni e le notti , affin iti
custodia* et fa eia* Ginuia . quae scripla sunt in osservare e adempiere tutte le cose, che hi esso
co: lune dirige* viam tuoni, et Intelnliges
£ c cani. sono scritte: allora tu sarai prosperato ne* tuoi
andamenti, e avrai prudenza.
9. Ecce praccipio libi : confortare et e*to robu- 9. Ecco che io tei comando: Fatti cuore e sii
ver*. 1. E dopo la morie di Moti , ec. La particella congiuntiva è 11 segno, ebe Indica la continua-
tone «Iella storia «lei DeuteronomicTcon ipicslo libro «li Glosué.
Mini ileo di htosé. Giosuè. benché «li ventili» «lupo la morie di Mosi* secondo l’ordine di Dio capo su-
premo del popolo, non sdegna di chiamarsi Introna ministro di simili tratti di umiltà caratteri/
/ano di ordinano quegli uomini, che sono chiamali da Dio a grandi imprese.
VCf*. 1 Dal deserto e dal Libano ec. questo deserto e quel «le II* Araldi Pel rea. in vece del Libano
.
l VCL. mettono I’ .Loti libano, che è la parte meridionale del Libano, da enti V Antitlbano è separato per
una gran valle. Fedi PUn. v. J). L'Eufrate è notissimo. GII F. torci non avendo osservato le «vinduiom «lei
l'alleanza meritarono, che Dio non desse loro tulio intero il paese promesso, se non assai tardi, e |* r non
mollo trmpo. Il loro dominio si stese tino all* Eufrate sotto navidtle e sotto Salomone.
Tutta la terra itegli /tritici. Questi erano la na/ionc ptu forlr c valorosa di lutti I Chananci : onde cita
è qui posta per tutto le altre di quel paese il mar grande è 11 Mediterraneo , come altri* volle si ò «tetto
ver*. 8. 4Mu mas sempre, tuia bocca il libro ec. \ quelli, che alcuna rosa meditano «sui grande atteri
’
MM. ie. e. sono
. .come noi «bciamei tulli li. naturalmente avviene. f‘
relative a quello, che rutninano interiormente
“ ‘ “ ‘ “
che nascano loro In bocca «itile parole
,
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. . . . , : , : ,
C I () 5 U K CAP. I. 379
9tus: noli metuere et noli liniere: quoniam leeoni costatile: non aver paura e non smarrirti peroc-
:
est Dominila Deus tuus in omnibus ad quaociim- ché teco egli t U Signore Dio tuo in qualunque
qoe perrexeri». parte tu vada.
40. Praecepiique losue principibus popoli , di- 10. E
Giosuè ordinò e disse <fprincipi del po-
cena: Tramile per medium castrorum , et impe- polai Andate per mezzo agli alloggiamenti, e in-
rate populo ac dicite : tanate quest 9 ordine al popolo, e ditegli
1 1 . Praeparale vobis cibaria , auonian) post diera 14. Preparatevi i viveri, dappoiché di quia tre
(ertium trans ibi lis lordauem et mirabili» a<l pos- giorni voi passerete il Giordano ed entrerete a
«derida») terrai», quam Domimi» Deus ve* ter prender possesso della terra , che vuoi dare a voi
dalurus est vobis U Signore Dio vostro.
li. liu beni tis quoque et Caditi* et dimidiae 42. Disse egli di più a quelli di Ruben e di Gad
tribui Mnuassc all: e alla mezzo tribù di Mattasse: r
45. Memenlotc sermoni* , queiu praeceplt vobis 43. Ricordatevi dell' ordine dato a voi da Mosé
Mosse* famulus Domini , dlcens Domimi* Deua
: servo del Signore , allorché vi dissi: il Signore
vester dedtl vobis requiem et omnom temuto Dio rostro ha dato a vói riposo e lutto questo paese.
.44. • Uxores vestrae et Glii ac iumcnla inani*- 44. Le vostre mogli e i figliuoli e i bestiami re-
buoi in terra, quam Iradklit vobis Mosse* trans steranno nelle terre assegnale a voi da Mosé di
lordauem : vos antera tramile armali alile fralrcs qua dal Giordano : trio voi passalo in armi pri-
veslros, omnes forte» manu, et pugnate prò ei*, ma de" vostri fratelli , lutti quanti siete valorosi di
• Aio». 33. 26. manu, e combai tele per essi,
15. Donec del nomimi» requiem (ratribns ve- 45. Sino a tanto che il Signore dia ripòso É* Vo-
stris , sicut et vobis dodi!; et possideant ipsi quo- stri fratelli, come lo ha dato a voi j e sieno att-
que («Tram ,
quam Dominus Deus vester daturus di’ essi al possesso deila terra, che U Signore Dio
est eis: et sic revertemiui in lerram jiosscssionis vostro darà loro j e allora uè ne tornerete nel
vestrae et babitabitis in ca, quam vobis dedit paese, di cui sicle padroni, e nel luogo assegna-
llovse* famulus Domini trans lordauem contro tovi da Mosé servo del Signore di qua dal Gior-
solfs ortuin. dano. verso levante.
46. iiesponderuntque ad losue , atquo dkerunt: 42. E
quelli risposero a Giosuè, e dissero: Noi
Omnia, quac praeceuisli nubi*, ucicmu* : et quo- faremo tutto quello, che ci hai comandato: e on-
cumquo miseri* , ibimus . deremo dovunque ci manderai.
17. Sicut ohedmroui in cunei»» Moysl; ila obe- 11. Come noi fumino in tulio obbedienti a Moséj
dieiuus et libi; lantum sii Dominus Deus tuus cosi obbediremo anche a te: solamente sia teco il
leruin, sicut fuil cura Moysc. Siqnofe Dio tuo, come fu con Mosé.
18. Qui contradiicrit ori tuo et pon obedierit 48, Chiunque contradira alla tua parola c non
runcli* serroonibus . quos praecepcns ei , moria- obbedirà a tallo quello, che fu gli comanderai , sia
tur : tu tautuin confortare et virililcr age messo a morte: tu poi abbi buona speranza e o-
péra virilmente.
ver». |i. Preparatevi i viveri. La manna cadeva tuli’ ora, rap. v. Il Ma gli Ebeci a vendo trovalo détto
Orme e altri comestiblll In abbondanza nel paese già conquistato degli Amori bei. e potendone avere per
dinaro da' popoli vicini, potevano cibarsi anche di queste cose, non lasciando Dio di mandare pelja mol-
titudine povera la solila provvisione dal ciclo Alcuni pensano, che Giosuè non sapendo, se Dio volesse
continuare a piover la manna dopo il passaggio del Giordano, dia ordme, che si preparino per ogni caao
I viveri necessari alla sussistenza nel parse nemico.
Di qui a tre giorni eoi posterete il Giordano, fontine di nrepararc i viveri non fu dato, se non
quando il uoi>olo fu giunto presso al Giordano: ma è posto qui fuori del tuo luogo, perché* ha voluto la
ncritlura dimostrare la pronta obbedienza di Giosuè agli ordini del Signore , e come si accinse subito ad
eseguirli. Il luogo de’ versetti IO. II. sarebbe dopo il versetto I. del capo us.
ver*. 13. tticordalevi deli’ ordine ec. Vedi riunì, xxxii.
(Eapxr gfcunbo
Gli esploratori mandati a Gerico sono occultali da Itahab meretrice; e avendo promesso di salvar
lei con tulla la sua casa tornano sani e salvi agli attorniamenti.
,
1 . Misit <gitur losue filiti» Nun de Seti lì) duos viro# 1. Ma Giosuè figliuolo di Nun mandò segreta-
esploratore* in abecoodlto» et dixit eis: Ite et con- mente da Settm due esploratori, e disse hro: An-
siderate terra , m
urtwinque lericho . • Qui pergen- date, considerale il parse e la città di Gerico. E
tea ingressi sunl donimi) mulieris meretrici*, no- questi andurono ed entrarono in casa di una don-
mine Rahab, et quieverunt apud eain. na di mala vita, per nome Rahab, e ss riposaro-
* Heh. 41. 34. /OC. 2. 25. no presto di lei.
2. Ifundaturoque e«t regi lericho, et dietimi: 2. E fu recata la nuova al re di Gerico, e gli
Ecce viri ingressi sunl bue per noctcm de fUiis fu desto: Son capitati qua di notte lempà certi
Israel, ut explorarenl terram. uomini Israeliti per osservare II paese.
3. Misilque n*\ lericho ad Rahab. dicens: Edile 3. E il re di Gerico mando a dire a Rahab: Con-
virus, qui vencrunt ad te et ingressi sunl domimi duci fuori quegli uomini, che sono venuti da te e
tua in cxploratores quipjKisunt, et omnem terrai n
: sono dentro la tua casa: perocché sono spioni ve-
considerare vencrunt rtuti a osservare tutto il paese.
4. • Tnllensque miiller viro*, abscondil, et alt: 4. Afa la donna prese costoro, e li nascose, e
ver». Mandò segretamente da Sebrn ec. Molti traducono avea mandato c II luogo di noesi e parole
I,
r Uopo versetto 9 del capo precedente II piano di Setim è lo stesso, che il piano di Mosti, ivi era lantu
il
di Auiia o sia Abelsatim. Nuòti xxxm. 49., la qual città era distante dal Giordano sessanta stadi, noe ri rea
,
sette miglia Italiane. R Girolamo in Michea, cap. si accenna , che questa città prendesse il nome dagli al-
beri di setim tanto celebrati nelle Scritture,
Ai «us
di una donna di mata vita ec. I Rabbini . il caldeo e alcuni interpreti vorrebbono. che in
,
veci; di meretrice si traducesse locandirra albergatrice perchè la parola Ebrea Ita I* uno e l’altro signi-
.
ficalo. Ma che questa donna fosse di mala vita, è certissimo; mentre per tale è nominata da ». Paolo, o
ne* LEK. 8’ ella fosse insieme locandiere sarà sempre incerto, k visibile, che i due Ebrei- entrando in Oe-
,
rico andarono alta prima casa . Che si parò loro davanti dove appunto Dio voleva . che entrassero. Di questa
.
donna si parla con elogio nella lettera agli Ebrei , cap. xi. SI., e in quella di s. Giacomo n. SS. vedi quello,
clic si è detto in que’ luoghi.
K riposarono presso di lei. Credevi, ch’entrassero in Gerico la sera sul tariti per non essere ricono-
sciuti ; ma furono osservali, e ne fu avvisato il re.
ver». 4. Ma ta donna ti nascose subito che udi il romorc di que’
. clic venivo» a fare ricerca de
.
gl* Israeliti per parto del re, ella U Ir’ salire sul terrazzo della rasa
. . . ,
Faleor, venerunt »<1 me; »cd nescietam, untlo disse Confetto, che vnmer da me ; ina io non
:
9. Novi, quod Dominus tradlderil Tobi» lemmi : 9. lo so, che il Signore ha dolo a voi il do-
elenim Imnt in nos tcrror vester, et clanguerunt minio di questa terra: perocché voi siete divenuti
omne» habilatores terrae terribili a noi, e tulli gli abitanti dei paese sono
sbigottiti.
10. Audirimus, quod • »iccaverit Dominus aqnas 10. Abbiamo udito, come il Signore ha asciuga-
maris nibri ad Teatroni introitum . quando egressi te le acque del mare rosso nel l'ostro passaggio
està» ex iEgypto: fet quae fccerltis duobu»' Amor- allorché usciste dall* Egitto: e in qual maniera ab-
rhacorum regibu» qui crani Iran* Ioniuncni biate 1rottali i due re degli Amorrhei, che crasi
,
Sehon el Og, quos interferisti». di Ul dal Giordano , Sehon e Og , i quali voi met-
• Exod. 14. ‘il.
f iVwn. 91. 24. teste a mone.
11. F.t haec addiente» perliinuimus , et clangili! 11. E
udite tali cose , ci siamo impauriti, e il
cor nostrum , nec rematisi! in nubi» spiri tu» ad nostro cuore si t* infiacchito e non è rimato a noi
Introitum tcslnim: Dominus enim Deu» Tester, spirilo alla vostra venula: perocché il Signore Dio
ipso est Dea» in coelo sursum et in terra dcor»ura. vostro egli t Dio lassù incielo c quaggiù interra.
12. * Nunc ergo lurate luihi per Dominimi, ut 12. Ora adunque giurale a me pii Signore, che
quomodo ego iniserirordiam feci Tobiscura ita et ,
siccome lo ho usala misericordia con voi, così
Tos faciali» rum domo patri» mei; detisque mihi voi la userete verso la casa del padre mio ; e mi
verum signum; *
/«/. 6. 92. darete un segno di sicurezza;
13. ut salvetis pftrctn nieum et matren , fraina 13. Onde salviate il padre mio c la madre , e i
ac sortire» min» e.t omnia , quae illorutn sunt , et fratelli miei e le sorelle e tulio quello, che a que-
croati» anima» nostra» a morte. sti ap/tar tiene , e ci Ubertale dalla morte.
ver». 5. Usciron fuori . e non so dove, se n* andassero. mlnb mentisce per salvare due Ebrei e in l
questo vita non è scusabile. Ma è di più da vedere, come ella possa esser lodata per aver dato ricetto a due
spioni nemici della sua patria, e averli nascosti alle ricorrile del suo re. or questo appunto è il fatto nel
quale l’Apostolo ci fa osservare noi» meno la fede, che il buon cuore di Rahab. Ella credette net vero Dio.
i prodigi del quale Calti a favore del suo popolo nell’ Arabia cran di volgati per tutti paesi all'intorno, dove I
eli era grandissimo il tenore del nome Ebreo, vers. II. 51. Rita vedeva, che nè la vita di quegli esplora-
tori poteva essere di danno a* suol, né la toro morte arrecare ad essi salute : e Illuminata come ella era in-
torno a’ disegni di dio e sapendo Come la sua iuihhic era condannata all’ sterminio , non avrebbe potato
senza peccato opporsi a’ voleri del Signore per difendere la causa degl’ingiusti suol concittadini. Ella adun-
que si mise dalla parte di Dio. e del popol di Dio, e con coraggio supcriore al suo se»*> espose la propria
vita per salvare I due Israeliti. La fede di questa donna spicca mirabilmente in tutte le sue parole; ina
principalmente nel giuramento, ebe ella esige da' due esploratori: e questa fette, atta quale appma tra
gl' Israeliti poteva trovarsi l’eguale, questa fede c la pietà e generosità, che fu effetto della mcdesl ina fede,
sono con ragione celebrate e canonizzale dallo spirito saulo.
ver». 7. Fu richiusa la pòrta. La porta della città, per la quale erano usciti quelli, che dovevano an-
dare In cerea de’ due Ebrei.
Vera. II. // Signore Dio vostro etti è Dio , ee. tn queste parole si ha una professione di fette somma-
mente ammirabile In una tal donna. Ella confessa l'infinito potere tll Dio, l'assoluto dominio, che egli ha in
cielo e in terra, e la provvidenza, eoa cui tutte le cove governa, e dà gl' tai|»eri e li toglie, e tutto ordina
all’ esecuzione de' suoi sovrani disegni.
vera. 18. Questa cordicella di color di scarlatto, oricene, s. Girolamo e s. Ambrogio, e altri molti os-
servano , che Hi questa cordicella di tal colore era adombrata la passione di Cristo, per cui Babai» ebbe la
salute c dell’anima e del corpo, non posso però trattenermi dal riferire le belle parole di s. Agostino In Pe.
88. Io rm ricorderò di ilobati Chi è costei ? Etks è quella meretrice di Gerico , la quale accolse gli esplo-
ratori e per altra via li fece partire , la quote ebbe fidanza nelle promesse , la quale temè il Signore, e
,
a cui fu dello . che alia finestra appendesse la cordicella di color rosso vale a dire , che avesse sulla .
fronte il segno dei sangue iti Cristo: ella fu adunque salvala , e fu figura della Chiesa delle nazione :
onde a' superbi Farisei disse il Signore : In verità io vi dico , che i pubblicani e lo meretrici (unte- n
ranno avanti nel regno de' cieli, tanno avanti , perchè fanno forza , fanno forza colia fede , e quelli che
fanno forza , rubano il regno de’ cicli-
GIOSUÈ I.
19. Qui Osili uni domi» tute cgrcAsua fuerit , wn- 19. Se alcun iti quali esce dotta porta delta tua
tjuls ipsiiis crii incapite eiu* , et oos erlmua alio* casa , il sangue di tei san ì sopra la sua usta , c
ni: cunctorum autem sangui», qui lecrim in don» noi non ri avrem colpa: ma di lutti quelli , che
fìierlnt.reduiui.'ibU In caput nostrum , si co» alìqui» saranno in casa luaj il sanane cadrò sopra le no-
tetigerit stre leste, se alcuno U laccherà.
10. Quod sf nos prudere volueri* , et sermoncm 90. Che se tu pensavi a tradirci , t divorassi
istum profcrrc in medium . erlmua mundi ab hoc quello che,noi diciamo , noi saremmo sciolti dal
iuraincnlo . quo adiurastl nos giuramento , che hai esatto da noi.
11. Et illa respondit: Sicut loculi osti», ita fiat: 91. Kd cita rispose: Secondo quello, che avete
dimittensque eoa, ut pcrgrrenl, appendi! funlcu- dello j così sia fallo: e licenziandoli , affinché se
luin coc<£ncuin in fencslra: M * andassero appiccò la cordicella di color di scar-
latto atta finestra:
99. liti vero ambulante» pervenmint ad monta- 29. E
quelli parliti giunsero al monte, e vi stet-
na, et mansenuit ibi tre* die», «toner n verlereo- tero fermi tre giorni sino a tanto che fossero tor-
l «ir . (pii fboraot pergnuM: quaercntca cnim per nati (a casa toro) quelli , che ne andavano in trac-
omneui viam , non rcpercrunt cos cia: perocché questi dopo aver cercato per tutta
la stradaj non ti trovarono.
93. Qtiìbu» urlimi Ingressi* , reversi sunt et de* ». Ed essendo questi già entrati nella città, gli
scenderunt explorntore» de monte et , tranaralsso
: esploratori scesi dai monte se ne ritornarono , e
lordane, venenmt ad losue filimi) Nun; narrave- passato il Giordano, giunsero dov’era Giosuè fi-
runtquc ei omnia, quae acciderant sibi: gliuolo di fluii : e gli raccontarono tutto quello
che era loro avvenuto:
Atque dixerunt Tra«Udit Domimi* omnem
9t. : 94. E
dissero: Il Signore ha dato in nostro po-
terram hanc in manus nostra», et timoro prostrati 5. lutto quel paese, e tutti t suoi abitanti sono
tere
sunt cuncti habitalores cius, abbattuti dotto spavento.
ver». 23 }'i stettero fermi tre giorni, vale a dire uella notte, tutto il giorno di poi. e la notte Migliente.
Capo Cecia
3.
H popolo preceduto dati' area passa ti Giordano asciugato
miracolosamente da Dio.
6.
t. Igitur losue de noe te cofìsurgens morii castra: 1. Giosuè adunque alzatosi di notte tempo levò
egredirutexi'ie
7. di- Selim venerimi .t.l lmd.mnn. ilcampo: e partitisi da Selim arrivarono al Gior-
iiise et oi mie* fi IH Israel
; et morati sunt ibi tres dano egli e tutti figliuoli d’ Israele; e Ivi si fer-
dica. marono tre giorni .
i
8. Quibus evoluii», transicrunl praocones per 2. Passali i quali gli araldi andarono ih giro
eastrorum medium per mezzo agli alloggiamenti
3. Et riamare roeperunt
9. Quando viderltis ardui : E
principiarono a gridare: Allorché voi ve-
foederia Domini Dei vostri et sacerdote» stirpi* drete t’arca dell’alleanza del Signore Dio vostro
Leviticae portante* cam, vos quoque consurgite, e i. sacerdoti della stirpe di Levi, i quali la por-
et soquimini praecedcnte* : tano, voi pure levale il campo, e andate lor die-
tro »
4. Sitque intcr vos et arcam spatium nibitorum 4. E
sia Ira voi e l’arca un intendilo iti due mi-
duoruin inillium : ut prorul videro possiti» ot nosse la cubiti: affinché da lungi veder possiate e distin-
r i|ii.iiii viain ingredimnini quia prius non.-inv- guere la strada, per cui dobbiate passare: fieroc-
K
arram.
iasti s per cam: et cavcte, oc appiopinquctis ad
:
L'arca in questo passaggio del Giordano doveva essere la guida degli Ebrei, non avendo Dio mandato da
questo tempo In poi la colonna di nuvola a segnare la strada, come per Cavanti. L' arra adunque andava
innanzi per lo spazio di due nula rubiti (che fanno qualche cosa di piu di mezzo miglio soma no j . perocché
cosi ordinò Giosuè: primo In segno di riverenza vervi la stessa arca ; In secondo luogo, affinchè tulli potes-
sero in una certa distanza osservare, come il Giordano si divideva al passaggio dell’ arca.
Vera. 6. Santificatevi: colla lavanda delle sesti e colla separazione dalle mogli, l edi Exod. xix. 15. e
Jos. vii. 13. «questa purificazione esteriore dinotava quella dello spirito, senza la quale l'uomo non può es-
sere capace di considerare le grandi opere di Dio.
vera. 8. Fermatevi tt. Quando avrete appena messi i piedi nell' acqua del Giordano, non andate più
innanzi: lo che è ordinato per dar tempo alle acque inferiori di scorrere verso il mare morto, e allevupc-
riori di ritrarsi verso la loro sorgente ; onde sgombro del tutto si vedesse II letto del nume. Allora I sacer-
doti andarono a portarsi nel mezzo, e ivi si «tetterò.
a Ano a tanto che duro passare il popolo
. . . . ,, ; n,
?
StM GIOSUÈ C A P. I I I.
Domimi* Deus vlvens lo medio vesti i est , et disper- il Signore, il Dio vivo t in mezzo a voi , e ster-
dot in conspectu vostro Cbaianarum et Hetlueuin mtnerà dinanzi a voi il Ctuuumeo e t Hetheo
Hevaeum et Plierezarum , Gergesaeuiu quoque et CHeveo e il Phertzeo , Il Gergcseo ancora e U le*
lebusaeum el Amor rbacuni : busco e l’ Amorrheo :
II. • Ecce arca foederte Domini omnis terrar If. Ecco che ratea del testamento del Signore
aotcocdet vos per lordaoem . • ACl. 7. 43. di tal tu la terra onderà inumi: t a voi per mezzo
al Giordano.
li. Parale duodccim viro* de tribubu* Israel, fi. Scegliete dodici uomini delle tribù d'Israele,
ùngili"- per Muglila* li Uhi* . uno per ogni tribù.
15. Bt rum posoerinl vcstlgia pedum suoruni sa. 13. E
quando i sacerdoti, che porian l’arca del
cordoli** . qui portali arcani Domini Dei universi!** Signore Dio di lui Ut la terra, orrori messi I pie-
terrae. In aqute lordante, aquae quae inferiore* di nelle acque del Giordano, le acque • di sotto
Mini, di rurrenl ntque deficicnt: qua»? anioni dé- scorreranno , e se n' onderanno : ma quelle , che
suner veniunt , in una mole ooostelCfU vengono d’tiOù, si fermeranno ammassate.
14. Igitur egresso» est popul» de lalx* maculi» 14. Il popolo adunque uscì dalle sue tende per
suis, ut trao> irei lordanem: et sacerdote», qui passare il Giordano : e i sacerdoti , che portava
portalianl arcani foederte, |iergct>ant anle «un. l'arca del testamento, andavano innanzi a lui.
13. lngrcs&tequc* ete lordanem , el pedlbus coroni 13. E
quando questi furono, entrali nel Giarda-
in parte aquae lincila < lordante autein ripa* alvei no, e i loro plt.il erano in parte bagnati dall’acq-
sui tempore * messi* iinplcverat ), • EccL. 24. 36. ua (or* il Giordano era pieno sino all’orlo delle
ripe, estendo II icntpa della messe),
16. Stelcrunt aquae dcscrndentes In loco uno, 16. Si fermarono le acque di sopra in un sol
el ad Instar monlls Iniumeacenlct apparebant prò- luogo , e gonfiandosi come un monte apparivan da
COI ab urte* quae vocatur Adoni usque ad locum lungi dalia città delta Adom sino al luogo di Sar-
Sari han: quae aulem Inferiore* crani. In mare so- than : e quelle di sotto scolarono nel nutre della io-
litudini* ( quod nunc vocatur Mortuutn ) descon- li i udim (detto ara mare Morto) , finché mancaro-
derunl , usqucquo omnino deficerent no tot iilmcttlc.
11. Populus nutem incedei >al «XHitra lerirlio: et il. Il popolo frattanto camminava verso Geri-
sacerdote» , qui porlabant arcani foederte Domini, co, e i sacerdoti, che poriavan l’arca del testa-
stabant su|ht siieani Illumini in in. il».» lordante mento del .Sonore, statano in ordine sopra l’a-
accincli , omni&quc populus |»cr arentein alveum sciutta terra nel mezzo del Giordano , e tutto ét
tramibul. popolo passava pel letto, che era a secco.
Ver». IS. E quando querti furono entrati ce. i sacerdoti diedero certamente segno di una gran «Pile
H Giordano era pieno .. estendo il tempo della, messe. Gli Ebrei lo passarono a* dieci del mese di
.
lusso, tempo della mietitura dell'orzo: nel «jual tempo, come da altri luoghi della scrittura apparisce, e
come raccontano anche vati autori profani. Il Giordano »’ ingrossa, e anche esce fuor del suo letto a motivo
delle nevi del ninno, che allora si sciolgono.
Ven. Dallo citta detta .4Jom fino al fuoco di Sarthan le acque tornanti indietro, e rovesciate le
I«.
une sopra le altre' da Bethahara < dove passarmi gli Ebrei) si vedevano ammontarsi prodigiosamente (ino
alla din di Adoni, e fino a Sarthan. ebe è dirimpetto , ovvero accanto alla cittA di Adoro. Mnn si saiapre*
elsa posizione di Adom ; nia Sarthan era vicina a .«enopoli . e al mar di Genesarcth ; Onde per tutto i|urllo
spazio da setbabara ad Adom, c a sarthan ut quale spazio era di molte miglia) si vederti II prodigioso ri-
goniumcntu del Giordano.
Capo Quarto
Si raccolgono datT asciutto Giordano dodici pietre . che fervano alta memoria de’ posteri; e
altre dodici si pongono net letto stesso del Giordano.
ver*, s.Prendi dodici uomini, oe’ quali si è. parlato, eap. in. 12.
vera. 6. Affinchè ette servano di monumento tra voi. DI simili monumenti desi Inali a conservare la
memoria de’ benefizi divini, e degli avvenimenti grandi, che servono di prova alla religione, si è voluto
servir* Dio » prevenire la negligenza e l'ingratitudine degli uomini; ne abbiamo veduti gl* varj esempi
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Veri. 9. Ed ette vt sono fino at di d’oggi, si suppone, che questo libro si» stato scritto da Giosuè verso
il One «li stia vita; onde non v’ha nulla di si riordinarlo tu quello, che egli dice, che queste pietre, le quali
polcan vedersi allorché le acque del (lume cran basse, stava» luti’ ora nel sito, dove furon messe.
Ver*. IO. E
ti popolo si affrettò , ec. DOvei passare in poche ore una moltitudine grandissima . c avan-
zarsi lo stesso di sino a Calcata. Può essere ancora, ette la debole fède di molli gli premesse a togliersi II
più presto che potessero dal pericolo, che avean davanti.
Ver». 11. E l sacerdoti andavano innanzi ec. Quando il popolo ebbe passato il Glocdteii0> aspettò sul-
l’altra riva i sacerdoti, i quaU si poser di nuovo coll’arca innanzi a tutto II popolo, che seguiva nella di-
stanza. che si è già delta.
veri. 15. Ed cgti disse a Giosuè. Questo, e 4 tre seguenti versetti dovrebbooo essere avanti (I versetto
Il ; perocché si spiega qui chiaramente quello, che ivi è accennalo. Simili trasposizioni sono frequenti in
questo libro.
ver». 19. A" dieci del mete primo. A ’ dicci di Kisan . che era II primo mese dell’anno sacro, e settimo
dell’aiuto civile. Eran quarant’anm meno cinque giorni dalla partenza degli Ebrei dall' Egitto , quando mi
acro il piede nella terra di ebanaan.
A (.a tenia Al luogo, che ebbe di poi questo nome.
ver*. 30. le dodici pietre .. te posò Giosui in Golgota. 8. Girolamo accenna, che questo monu-
E .
mento si vedesse ancora a’ suoi tempi. R queste pietre vogliono alcuni, che accennasse s. Giovanni Batista
< Afalth. m. 9. > ; perocché egli battezzava a Belhabara, luogo, che ebbe il nome dall’ aver Ivi
gli Ebrei pas-
sato Il Giordano.
8. Agostino e altri Padri nelle dodici pietre poste in mezzo al Giordano ravvisano I dodici patriarchi, e
nelle altre dodici poste in Gaigaia I dodici Apostoli. Ecco le parole di s. Agostino: Dopo Ut morte di Mose
sepolti i Patriarchi vennrr fuori gli Apostoli: rosi ne’ Salmi sappiamo: in luogo di atte* tuoi padri U
sono nati de’ flgti: tu ti farai principi sopra tutta la terra Setta stessa guisa sepolti i Patriarchi nascon
gli Apostoli . come sepolto ìt vecchio popolo , it popolo più giovine sotto la scorta di Gesù è introdotto
*
nella terra promessa sor. 106 de tetnp. . *
,
Capo ©uinia
Terrore de Chananci ; la circoncisione in Gaigaio : celebra zione delta Pasqua : ressa Ut manna do/so
*
che il popolo ha mangialo de ’ frutti dei paese. L 'angelo del Signore apparisce a Giosuè.
1. Postqu.im ergo audicrunt omoe* reget Amor- 1. Quando adunque tatti i re degli Amorrhei
ver». \. t re degli Amorrhei ...e tutti i re di Chanaan. i LXJ. leggono i re de’ Fenici , i quali in alla
VjC
. . . , . , ,
SU GIOSUÈ CiP. V.
. r* .
sione. -,
4. Haec antan causa est secundae drcumriaio- 4. Or ecco il motivo della seconda circoncisio-
ni* : Omnia populus , qui cgrcsfcug est de jEgvplo ne: Tutto il popolo di sesso mascolino, che uscì
generis masculini , universi bellalores viri ìuortui uomini alti alle armi periro-
dall’ Egitto, tutti gli
sunt in deserto per longiafiimoa vlac dmiiuis; no nel deserto nei giro funghissimo de’ loro vi-
Per quadraginta anno« ituieris latUsimae so- 6. JVe* quartini turni di viaggio per quella vastis-
'
litudini* incirruiucisus iuil , doocc consuniercnlur, sima solitudine rimase Inclr conciso, per sino a
qui non audicrant vocem Domini, et quibua ante tanto che fossero consunti coloro, che non aveva-
Inraverat, ut non os tenderei eia terram Inde et no ascoltalo le tori del Signore, c a’ quali avea
inelk; maiianlem prima giuralo di non far loro ledere la terra, che
scorrci a latte e micie .
I. ttomm Bili in tacimi sucrcsserunt natnim . et 7. Succedettero i figliuoli di questi nel luogo
circumcisi sunt a losue: quia sicut nati foerant de* padri toro , c furono cir concisi da Giosuè j pe-
in praeptiilo crani , neo eoa in via afiquis circuni- rocché erotto incir corniti, quali erari nati , c uìs-
dder.it. smto ali uvea circoncisi nel viaggio.
8. Postquara aulem omnes tircuroctei sunt , man- 8. E circoncisi che fttrott tutti restarono cogli
serunt in eodem castroni™ loco , doncc aanareu- alloggiamenti nel medesimo luogo, fino a tanto che
tur. fosser guariti.
9.Dkilque Domimi» ad losue: Hodie al >s tuli 9. Eil Signore disse a Giosuè: Oggi io ho le-
azymos pane» et polenlam eiusdem anni. fatti di frumento del paese e la farina dello stes-
so anno.
42. Defedtque manna , postquam coraedcrnnt 12. E mancò la manna dopo ette ebber man-
de frugibus terrac, noe usi sunt ultra cibo Ulo fi- giato dei frutti delta terra, e non usarati più di
li! Israel; sed comedenmi de frugibus pracsentis lai cibo i figliuoli d’ Israele ; ma si cibarono delle
anni terrac Chanahn. biade della terra di Chanaan naie lo stesso armo.
15. Cum aule™ esse! losue In agro urbis leri- 13. Or trovandosi Giosuè ne* contorni delta clt-
luoghi son chiamati Palesimi ovvero Filistei. Sotto il nome di Amorrhei sono compresi tutti 1 popoli ili
Chanaan ma nondimeno Giosuè tra questi distingue re fenici che erano i più polenti.
; I ,
ver*. 2. Falli de' coltelli di pietra , ee. Quest’ordine Hi dato da Dio subito dopo l’arrivo del popolo a
Gaigaia. Vi restavano soli quattro giorni imo alla Pasqua, la quale non polca celebrarsi se non da cbi rosse ,
già circonciso. Quanto a’coUelti di pietra credonsl più propri, che quc’di ferro per la circoncisione ed è ;
nolo. come, non solo presso gli antichi popoli in mancanza del ferro si usavano molto coHcUi, rasoi . ee. i
di pietra , ma che tale uso è stato comune Uno a* di nostri traile nazioni d’ America. Del rimanente non vi
era legge, che proibisse agli Ebrei di servirsi per questa cerimonia di coltelli di ferro.
£ tu nuovo circoncidi ec. Egli è certissimo, che la circoncisione non si dava più d’ una volta, non si
reiterava. Quello adunque, che vuol significarsi rou ancate parole, egli è , che Giosuè faccia ripigliare al
popolo la cerimonia della circoncisione ; cerimonia intermessa per circa qi urani’ anni bel deserto, avendo
Dio per condiscendenza e bontà permesso agli Ebrei che in quel tempo di continuo movimento e agita-
,
zione non fossero sottoposti l bambini alla stessa cerimonia, che ci.i di non leggiero patimento e Umore,
gl è già delio altre volte, che la circoncidono polca Dirsi da chicchessia uomo o donna} èrnie s’ internile ,
nelta quale condensi una special promessa di adempire tutta la legge. Gii Ebrei fecero sempre grandisMm*
stima della loro circoncisione ed era un" ingiuria il titolo, eheel ila vani» «P incirooncist alle altre nazioni.
,
Dalla lettera a'GalaU e da quella a’ftnmaiiC, e da altri luoghi del nuovo TcvUmcnUi vederi quanta difficoltà
vi volle a persuadere agii Etici aucor convertili di non riguardar piu quevlo rito come necessario |* v-pia-
cere a Dio , ma come un inutile taglio Uopo la promulgazione deila nuova legge), quale lo chiama l'Apo-
l
lordale al fuoco. Fedi Lev. II. 14. Era permesso nel tempo della Pasqua di mangiare di tal farina , netta quale
non si metteva niente di lievito.
ver», 12. Mancò la manna dopo ec. lo stesso di. In cui cominciarono a mangiare de! pane ordinario
del paese f censo il pane del nolo, affinché tutti comprendessero, che questo era un puro douo della di-
vina bontà.
V*ft- la. ride ... un uomo in piedi con la spada sguainata ee. Alcuni antichi Padri in questo uomo .
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1
GIOSUÈ CAP, V. M6
Cito, levavi! oeulo*, et vidi! virum stani. -m ani- là di Gerico , alzò ali occhi, e Vida dirimpetto a
tra «e, evaginaluin lenenlera gladiuui, iierrexit- se un uomo in Medi colla spada sguainala , e an-
<|uc ad euiu, et alt; Metter e*, an ajversario- dò verso di lui , e gli disse: Se’tu de’ nostri , o
rum? de' ru mi ci ì
<4. Qui respoudit: Nequnquain; *ed sum prin- 14. E
quegli rispose: No: ma io sono U prin-
ccps exerdfu» Domini, et nunc vario».. cipe dell' esercito del Signore , e ora io vengo...
13. Cecidi! losue pronus in tarara, et adorans 13. Cadde Giosuè boccone Iter terra, c adoran-
all: Quid Domimi» meus loquitur ad serrani suum? dolo disse: Che è quello, che il mio Signore dice
al suo servo f
Iti. Solve, inquit . caiocaiuentum luuin de pedi- 16. Sciogli (dtss’cqll) i tuoi calzari da’ tuoi pie-
Imi* tuie»Incus «nini, in quo sta*, sanctus est#
: di: perocché il luogo, dote in stai è sardo. E
Fcdtque losue, ut Imperatimi.
sibi lucrai Giosuè fece come gli era ordinalo.
• Esod. 3 3 Jet.
. . 1. 33 .
che apparve a Giosuè riconoscono il verbo di Dio incarnato /’ Angelo Itedenlore. in cui i d nome di tHo
. , .
come «li. uno alcuni antichi Ebrei citali da un dotto Inl.-rpretc «Va*, in Jos.) 8. sgottino perde ». Girolamo
r radano, ch’ci Tomc un. Angelo rappresentante lo stesso dìo e imi- laute a nome <U lui.
Andò verro
di tui. E indirlo dell’animo grande di Giosuè l’andare incóntro a quell’uomo, che et vo-
«leva in aria grande c colla .spada sguainala.
Ver*, li. No: ma io sono ee: Io non sono un de’ nemici , ma il principe. Il condottiere dell* esercito
«leisignore ebe vengo adesso ad aiutarti nella conquista «Iella di manca Dio volle cou questa visione (spi-
.
rare a Giosuè un coraggio superiore a tutte le dimrolta dell’impresa tacendogli vedere pronto l'aiuto .
celeste e insieme premunirlo contro la vanità, ebe poteva agevolmente nascergli in cuore in meno alla
gloria delle sue conquiste, dandogli per tempo a conoscere da chi egli dovesse riconoscerle principalmente.
ver*. 16. Sciolti i tuoi canari ec. ve»U kxod. ni. 6.
Capo #cflt0
Dopo aoem§ fatto U giro per tette giorni coll’area la città di Gerico è presa e distrutta da’ fon-
damenti. Sola flahab è rateata cotta sua famiglia. Imprecazioni contro di chi riedifichi la città.
J. Il Signore disse a Giosuè. Per mczio dell' Angelo stesso, che alca comincialo a parlare ucl ra|*o
ver».
precedente
tfMH
lAre
«Il
: e qui continua ad istruir Giosuè
ver*. J. Voi quanti stele uomini atti aita guerra. 1 dietro all* esecrilo lutto il popolo
5?/
>
i sacerdoti an- ,
dando nel meno tra II’ esercito e la moltitudine tmbrlle, e Minando le trombe ogni volta .che fàccia*! tiglio
ver» 4. Le sette trombe che si adoperano pel giubileo vedi levtt. xxv .*1
Fot. I
.
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. . 1 , :
«. 1 O S I K c: A p. v I.
|ir.ooetH:b.uitqutì airam Dti- per ano itti giubileo, e andaiMiiu innanzi all’arca
In iubilaco tisus csl
Signore camnihiaudo c sonando , e il Dopo lo
:
i averii el aodili caverit cìvitatem leriebo: in pri- susciterà e. riedificherà la dUù di Gerico : ne get-
mogenito suo Uind.mienta illius boia! el in novis- ti egli le fondami ma sul proprio suo prhnogeniio
simo Uberorum pouat porta» eiu» . * Reg. Ili. 34. e ne rialzi le pur le sopra l’ultimo de’ suoi fi-
gliuoli.
37. Fuil ergo Domimi» cum losue, et noinen 37. Il Signore adunque fu con GiatoM, t si
eius vuignluin est in oinui terra. sparse la sua rinomanza sopra luna la terra.
ver» II. Cosi recero per sei giorni. Dio esercitava cosi la Itile del suo popolo insieme c toglieva loro .
il Umore de'nemi et. mentre lo sle«o popolo vedeva, che questi non ardivano di uscir fuori della citta per
-
tentarli ballagli ».
1
'
.. . _ ....
ver» 17. Questa città sia un anatema, si è già notalo altrove, cene anatema w dice lauto una rosa, ebr
. . .
alPonor dtDto si consterà in perpetuo, onde n«m può più servine ad usi profaul; come quella, che a Dio
m abbrucia in oI«m:;us!o e m consuma e ai annichila. Qui la cltlà di dorico è soggettata all anatema, cioè
jl11 1
vcrv* U» .»/» quello che vi sarà d oro , ec. Tutta la città t anatema, ella è lotta di Dio e inonor
'
*
«li dìo sarà abbruciata, affinché sia fatta vendetti itegli empi suoi abitatori, «ne han meritato lo sdegno
di lui : foro, l'argento c 11 rame* sarau consacrati c offerti al tabernacolo dei medesimo Dio. Mssuna cum
poi poteva convertirsi in uso privato, o profano. .... ... . , „
Ver». 23. U
fecero stat e fuori dei campo A’ Israele, sino a tanto che fossero istruiti nella legge del
cuore, e, abbraccialo II Giudaismo, gli uomini fossero circoncisi , le donne poi mediante la lavanda del
giltesimo fossero aggregate al pnpol di Dio: allora furono introdotti negli alloggiamenti, de* quali (nel r»
spetto e la venerazione 'dovuta alParfc» «tei signore' non si permetteva p ingfmaoagr ine bronci sic idolatri
Rahab di poi sposo Silnion della stirpe di Giuda, donde venne la casa reale di David, c il Cristo discendente
<ta Davidde e anche da questa donna uni volta gentile c impudica, con ragione pero i Padri f hanno ri-
guardata come un» figura della m. » C~Uthm. Stia è, dice un antico interprete,
. .
quel ncsto dell’ alno
salvatn-ii Inserito helf ulivo domestico, contesta scritto, Hom. si. 17. 94.
Ver», a;. »
getti ie fondamenta sul proprio suo primogenito ec. vedi adempiute queste impreca
ztom: 3. Iteg. avi. 31. Trovasi una città di Gerico a temilo di David . 1. fìcg. x 4. 5. e a’ tempi di cesti Cristo
.
'
Lue xix., la quale probabilmente iti aiuti in vicinanza dell'antica, ed ella era assai considerabile negl»
ultimi tempi «Iella repubblica ubit i
. . . : i
in s u4: c a r.' v i
4ehan
•
luin, <1 usuriwtveninl eie- anallit-uulc . Nain M comando c si appropriarono dell' miai rim. Impe-
rocché c ium figliuolo di Charmi . figliuolo di
A
Adtan filili" Ustrini, tilii Zalnli, IIIU lo re de tri-
bù Inda lui* aliquUJ dt> .auAlheiiulr ; iruluMpic cM 7aOdi, figliuolo di V/rrt delia tribù di eluda prr •
Domimi* rotili a Alio» lsr;n*l tc qualche cosa dell’ anatema: e II Signore ti a-
• Jnf. 42. 16. 2U. ’* Par. 2. 1. X. U diro i antro i figliuoli tf Israele.
± dunque mitteivt losue de lerirho viro* con- 2. EGiosuè mandando gente da Gerico verso
Ira Hai, qmio est iuxla iteiliaveu, ad orienlaleni
Hai che i vicina a Hethaven all'oriente della cit-
,
tà di lìcitici disse loro: Andai* e osservale il pae-
piagnili uppidi Uelhel, dixit eis: Ascendile ci
se. E ducali adempiendo il comando , considtru-
expWale terraui . t^ui prarrepta compiente* oxpto-
rono la città iti Fràl.
ravenint Hai. luna
3. E al loro ritorno doserò: J\oh si muova
.
pojN.ki.ixed .Ino, voi Irla n.illh v ir., min iktrmii. « popolo; »a.<te,.o gd.tfjf, "SBftLiyfag ')
ra-
fuoco.
• OlKHitU
rovini
todeU* Ij
anche dall’ altro, in
quale ogni supcriore dee
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C
"V?rv Id Purifica ,1 popolo ordina al popolo, che
al puridchl <hd lavare le 'cali, e rolla «WUI all, neh.
eoa) al propari a planarie e* far ,ienllenia Mcr .ledlo. che èalalorommcaso da un. d. eaal. ,1
Dig
. m
GIOSUÈ CAP.
Deus Israel :
* ADatheina ili medio luì est, Israel: ce il Signore Dio d’Israele: L’anatema è innes-
non poteri» stare Corani hostibus tuia , donec di- to u te, o Israele: tu non potrai sture a petto
teaiur ex le, qui Irh ronlaniinatu» est «celere. de tuoi nemici, sino a /tutto che sia tolto dal tu»
• Lev. 2».
7. Dfurn. II. 18. Sup. ». 5. ; l. Req. Iti. 5. celo colui , che è macchialo di tal delitto.
14. Accedetisque mane singoli per triÌMw ve-
stras, ot quaimumquc tribuin sor»
\k. E
domane vi presenterete ciascuno nelle vo-
veneri!, ae- m stre tribù, e la tribù, che sarà tirata a sorte, si
cedet ner cognotUmes sua», et eognatio iter do- presenterà famiglia , per famiglia, t casa per ca-
mo», domusque per viro». sa, e uomo per uomo.
13. EX quicuinquc ille In hoc faciporc fueritde-
IN-cltensu* comburdur igni cura omni substantia
13. E
chiunque sarà scoperto reo di tal delitto ,
sarà abbrucialo con tutte le cose sue : perche egli
sua: quonuun praevaricatu» c*t itaci Domini, um ha violato il patto del Signore , e ha fallo cosa
et recai lieta In Israel nefanda in Israele.
in. Sui-gen» itaque losue roane, applicult Israel 46. Alzatoti adunque ti tositi' la mollino, fece
|km- tribù» sua», et inventa est tribù» Inda. venire Israele tribù per tribù, i venne la sorte del-
la tribù di Giuda.
n. Quac cum Uixta (aroilias sua» csset ol tinta, 17 . Ed essendosi presentata questa divisa nelle
invidila est fai ni III Zare. lUam quoque per domo» sue famiglie , venne la sorte della famiglia di Tia-
olfcren», repcrit Zabdi: re. E questa essendosi presentata casa per casa .
venne la sorte della casa di Zabdi :
18. Cuius domimi
invenit Achan Qliura
in singulo» dividerai viro», 18 . E
presi di questa casa gli uomini ad uno ad
Charmi, Olii Zabdi. Mi zam uno , venne la sorte sopra Achan figliuolo di Char-
de tribù Inda. mi, figliuolo di Zabdi, figliuolo di Zare della tri-
bù di Giuda.
19. Et alt losue ad Achan: FUI mi, da pioria
Domino Deo Israel, et confitene atque indica mi-
19 . Ef.iosuè disse ad Aduni : Figliuot imo ,
da’ gloria al Signore Dio d’Israele e confessa e
hi, quid feceris; ne almo tndas. diurna quello che hai fatto : noi celare.
a». Hesponditqiie Aclian losue, et dlxit d: 29 . t Achan rispose a Giosuè, c dissegU: Va-
Ve-
re ego peccavi Domino Deo Israel, et sic foci : ramente lo ho peccato contro il Signore Dio tf I-
sraele, e feci cosi:
tl. Vidi entro intcr spolia pallinni coccineum 21. Io osservai traile spoglie un manullo dt
valde I tonimi et ducenti» siclos argenti
scarlatto assai buono e dugenio steli d’argento e
, regularo-
que aurcam quiiKiiiaginLi sirioruin, et conrupi- una lamina di oro di cinquanta steli, e per bra-
scens abstuli et abscondi in terra contra medium mosia Il presi e ìjll ascosi sotto terra nti mezzo
labernaculi imi . argentumque fossa tramo operai. della mia tenda ; e ricopersi l’argento colla terra
che lo ateo scavata.
92. Misi t ergo losue ministro*, qui rurrentes 22. Giosuè adunque spedi l ministri, I quali es-
ad taliernacutuin illius, repererunl cuncta ahscon- sendo andati di corsa alla tenda di iui, trovaro-
dita in codeui loco et argentum shnul. no ogni cosa nascosta nello siesta luogo e insie-
me r argento.
23. Aufcrcntesqae de tentone tukrant ca ad lo.
sue et ad omnes BUos Israel, prufoceruntquc ante
E
messe fuor della tenda tutte quelle cose,
te recarono dinanzi a Giosuè e a tulli i figliuoli
Dominino. d’Israele , e te gettarono al cospetto del Signore.
24. Tollero itaque losue Achan fllium Zare.ar- 24. Altura Giosuè e con lui tutto Israele prese-
pentumque »2 polli imi et aurcam rt*gulani , Olio» ro Achan figliuolo di Zare, e l'argento e it man-
quòque et lì lai cius, boves et asinos et ove»,
I
tello e la lamina d’oro e anche I figliuoli di lui
ipsuinquc tabernacuUira
et oinclam supclhxiilcni
e
le figlie e I bovi e gli asini e la sua lentia,
cuti
(etonmis Israel cum co), duxerunt co» .ad vai- tulle le sue. robe e li condussero nella
lem Achor: valle di
Achor:
23. Ubi dixit losue: Quia turbasti nos, ex turimi
te Domlnus in die hac: lapidavilque eum omnis
23. E ivi disse a lui Giosuè: Dappoiché tu hot
dqta disturbo a noi, il Signore sturberà te in que-
Israel : et cuncta , qua»* illius crani igne consumLi sto giorno: e tutto Israele lo lapidò,
Mini. e tulle le
cose di lui furori dute alle fiamme.
*>• *
Congregnvcruntqoc super
inagnum lapidimi, qui permane! usque in prae-
eum acervuin 26. E ammassarmi sopra di lui un gran muc-
M'iilnn diem . Et aversus csl furor Domini ah eis.
chio di pietre , che è restato sino al dì d’oqgi.
da lor si ritrasse il furor del Signore. E
E
Vocatumque est nomen loci illius valli» Achor fu chio-
, mato quel luogo la valle di AChur sino al dì
usque hodic. • 2.
Reg. 18. 17. d oggi.
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Capo Citano
hpuenaia
pugnata
r., ni
la ano
ciUà di Hai ,
,
{ Detdtnm ^
il tuo re i impiccato Eretto un aitare di pietra
, e * benedice
il popolo.
errimi
I. Dominila
Dilli autein ad losuc: Ni* timttts,
non ti sbigottire : prendi leco tutta la moliiiudlnr
ncque formule» lolle lecum omnem nmltituiiincm
:
pugnatomi)) et consurguns, ascende In oppkluin de’ combattenti e Inali su e va’ alla di là di Fai •
.
ecco che io ho dato in tuo potere il suo re e il po-
Hai ecce trafilili in marni tua regera clu» et po-
:
in vostro potere*
nus voi ras
8. r.umque erperitis, succcndilc cain^ cl »ic
8. E
quando l'avrete presa , le appiccherete U fuo-
omnia facietis, ut lussi. co, e ogni cosa farete, come io vi ho comandato.
0. DimbiUiue eoa , et perrexerunr ad locum In-
9. E
li licenziò, ed eglino andarono al luogo
dell’ Imboscata , e si piantarono tra Jìelhel e Hai
sidiarum, aeocruntque inler Bellici et Hai ad oc-
eidcnLilcni piagali) urbis Hai . losuc autein norie dalla parte occidentale dello città di Hai Giosuè .
illa in medio mansit iiopuli poi quella notte si stette in mezzo all' esercito .
10. Surgensquc diiuculo recensirti sodo», cl 10. E
alzatosi di grandissimo mattino fece la ras-
14.
ascendit cura srnioribu» in fronte excrcltus, val-
segna della sua genie , e si mise insieme co' se-
ntori a fronte dell’ esercito , essendo egli cinto da
latus au\ili«> pugnaloruni:
ioni guardia di buoni soldati:
no, et rqrrnn» est cura ranni cxercHu ei vitati» mattina in frena con tutto f esercito dalla città ,
direxitque ademeontra desertiun , Iguorans , quod e dispose te schiere verso il deserto, non sapendo
post lerguin lalcrmt Insidine. nulla dell'imboscata , ohe gli slava alle spaile
13. 1 osile vero et omnb Israel cesserunl loco 13. Ma Giosuè e tulio Israele si ritirarono fin-
simulante* inchini, et fugicnlcs per solitudini* gendo di aver paura , e fuggivano per la strada
viam .
del deserto.
16. Al illi vociferante» partlcr cl so mutuo co- 16. F
quegli , alzate tutti insieme le grida e a-
bortanles pcnecuti sunl co», dunque recessb- nhnaiHlosi l’un /* altro , gl’ inseguit'ano s ed essen-
,
ver». 3. Farai . . . come facesti a Gerico. Metterai il fuoco ad usi , e ucciderai U re con tutta U sua
gente iCome
trentamila scelti combattenti. Questi trenta mila uomini dovean portarsi dietro ad
****
Ve” fatta scelta di cinque mila uomini , e gli aerivi posti in aguato ec. Alcuni cre-
mra
dono, che questi fossero un corpo preso da* trenta mila mandati notte, corno è «ratto, ver*, a». * U .
porsi in astuto tra hetbel o Hai. Ma le parole del testo sacro dimostrano , ebe questi cinque mila ninino man-
dati adonti di Giosuè ad occupare qualche sito, che era verso le medesime parti «love stavano quel primi, ,
perocché questi cinque mila furono posti tra Bcthel c Hai. ...
Ver. flr.Voii ettendo rimani neppure uno nella citta di Hai e di Bethcl Bisogna dire, che
quelli
di K.-lhtl Udite te end. dell. IralUglla >1 nioMcro anche eul por andare In aiuto di quelli di lui a dare
.adirato ari Irradili : ma prima, che «lungcttero a irtrorirorarri colle «-birre della Città di lai,jl lane-
,
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liti, voltala Taccia, mucroni rolla quelli di lui . onde «ridali di neutri ae ne tornarono In freità acati loto,
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ì . . . . . m
Li vernili lugani el tendi: hai il ad solitudinciii , con- particolarmente qnamlo lineili, che fatemi vista di
tri pcrsequeii le* fortissime restili* seni fuggire e correvano verso il deserto, con gran ret-
tore si azzuffarono con quelli, che gl' Incalza-
vano.
il. Yidunsquc losue et omnia Israel, quoU ca- 31. E tulio Israele, come la
vrqgmdrr (Homi e
pta citaci Ciri la* et fuinns urbis ascenderei, re- città era ijià presa t il ftann andava in alto, tor-
versus iiercuasit viro» Hai. nato indietro mise a ftl di spada la genti di Hai.
33. qui ce peroni
Siquidcm et illl, et surocnde- 93. Imperocché c quelli, che ai emi presa c da-
rant ciritatem , egressi ex urbe contro suos me- ta alle fiamme la città, usciti da queua incotti
dio* bostium ferire cooperimi .Cuin ergo ex ulra- alle loro genti, cominciarono a offendere i nemi-
que porte adrersaril cacdcrentur , ita ut nullusde ci, che èrano messi ni mezzo. Essendo tvlunqi i<
tanta mulliludine salvare! ur, gli avversari trucidati dall* una e dall'altra parte
in tal cfuLsa, che niuuno di lama moltitudine po-
tè mirarsi .
~ *
a viro usqur ad iiuillerem duuiicciin millia l»o- la giornata uomini e donne, fu di dodici nula .
minum , otnnes urlò» Hai tutti licita città di Ha*.
alUncliè quelli,
Ver* 19 Alzalo eh* erti ebbe io tendo. Me**» lo setolo in rima alla sua lanci* lo aitò.
ebe stavano tn agnato, veduto questo meglio gii eonccrUto, si movessero: |*erocchè
mo gli l«oe uilenderr,
/
atBncbè Giosut mtendeuc , che U città «ra presa.
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’ £.
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JL 1 tfltorp .^otMMnt e in una parte,
Israeliti m avan-
Ver» 90 .41 torà Gioisti edipeo re vvdl ImmiI KXVli. 5. Preva la Old di Hai gl
tarono^slno' a* monti lieto I etli Gartxim, e ivi m
fu eretto l'altare, e furono nitori! sacntoi. e fu r>
novellala V allctnra tonnata da Dio col popolo sol sim Es«<ndo morti nel de«rlo quasi tutti quriii.
SeM gaSSm, loro rBtool» r.novelUno la memoria della ale~t allenta, e si ob
l
a
, IIB
Vrri jà */•; ™ìprn ie*pirtrr trrtne re Sopra le pleure dell’ aliare intonando di calcina
vmve il Dfn
tcronomlo; lo ebe alcuni Intendono non «Il tutto il Deuteronomio, ma o «tei dee!» log*, o delle bcncMi Doni o
•naledltiom, nelle «piali è come un entn pendio «Iella legge.
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li I O s 11 E CAP. VII I
^ %
591
55. Niliil e* hi», qua? Moyses imperai , rei iqu il 55. A oh ir au uro alcuna 'lette i ose oi Usuate ila
incacimi) ;mxì universa replicavil cor.un olirai mul- Muse; ma tulle le mun
dio dinanzi a tuia tu mol-
lituiline Israel , iiiulieribiu» ac |*rvuli» ut miteni», ili udì ne di Israele e di lle donar e / unctidli e fo-
• iiI
iotér (SOS morabanlur . ,
restieri , che dimorami! con essi.
Capo llono
/ Gabaoniti fingendosi t enuti <U Inntan parte incannano Giosuè e i principi ed r toro promessa
, in
rotule con giuramento; ma di poi mormorandoli il popolo sono obbligati a prrj>etua servitù.
I. Qtiibu» auiiitlsscunGti rugo» tran» lordanetn, 1. Udite tati cose, tulli i re di hi dal Ci onta-
qui vursalmntur in montani» et campestri!»»!» , In no , che dimoravano trulle, montatine r nei piani t
maritimi» ac littore magni mari»; hi quoque , qui ne' luoghi marinimi e lungo U lido del mare gran-
Imbibitemi invia Libantun, llettiaeui et Ainor- de; e gitegli ancora, die abitavano vicino al Li-
rliacu» et Chananaeu» , Pborezacua et llcvaeus et bano, gli f/elhei e gli 4 mordici, i Chananci , t
lebusaeus Ferezei, gli Hcvd e i F inisci
3. Congregati tmnt pariter,ut pugnarmi rontrn 3. Si adunarono unti insieme d’ uno stesso mi-
Iomic et Israel uno animo , eadcmqw' sentuntki. mo e. di uno stesso consiglio per Combai l ere con-
tro Cinsue c contro Israele.
5. Al hi , qui habilabant in Cahaon -indiente» , 3. Ma gli abitami di Gabaou avendo udito lut-
euncla, quae feccrat losuo luricho et Mai . to i/uel , che Giosuè uvea fallo a nerico e ad
Hai
8.
4. Et callide cogitante» tulerunl sibi cibarla, 1. Usando l’astuzia preser seco de' commestibi-
sìhcos teiere» asini» imponente* et utres vinari»»» li, e caricarono su* toro asini dei sacchi vecchi 'e
scisso» atque consutos degli otri da vino rolli e ricucili
5. CalceamenUique nerantiqua . quac ad indl- 5. E
de’ calzari molto vecchi e rappezzati In se*
einm vetushiti» pittaci!» ronsubi crani , indati ve- gno di vecchiezza, e si vestiron di abili mollo u-
tnribu» vestimenti»: pane» quoque , quo» i>qrta- sati: i pani eziandio eh’ci parlavano pel viatico
bant oh viatlcum. duri erant et in frusta com- tran duri e sbriciolali:
minuti:
<». P.'ireveruntque losue quitunc raoral»atur
,
rul 6. E
vennero a trovar dositi, il guaio era al-
in castrist.algnlae.et divcrunt ei atque simili orrmi lora negli allog'iiamnul di Gaigaia , e dissero a
Israeli: De terra longinqua venimus, paceiu vo- lui e Insieme a tulio Israele: Eoi venghiamn di
biseum fac»*rc c u piente». HeqHnideruntque viri kmtan paese bramosi di far pace con voi. gli E
Israel ad co», atquc <li\«*xunt: uomini d’ Israefr risposer loro e. dissero:
I. Re forte in terra, quac nolii* sorte debetur, I. Parchi voi non abitiate tu quella terra, che t
liabllelis, et non possiinu» focthia inire vobiscuui dovuta a noi come nostra eredita, e non sia a noi
proibito di fare confederazione con voi.
At illi ad losue: Serti . inquilini , lui simili*, 8. Ma quelli dissero a Giosuè: Siamo tuoi ser-
ouibtis losue, alt: Qutium eslis vos; et unite vi. Ed egli a loro: Chi siete volj e donde siete
ventati»? venuti f
*». Responderunt : De terra longinqua vakle tc- 9. Risposero: Da paese rimoto assai son lanu-
nerunt servi tui in nomine Donihil Bei lui: auill» ti i tuoi servi nel nome del Signore Dio tuo: pe-
vimus enim famam jKitentiae. elu», cuncta, quac rocché abbiamo udita la faina di sua possanza e
feci t in /F.gynto , tutto gucl, eh’ ei fece in Egitto,
10. • Et dnobu» regibos Amorrhaoonim . qui 10. Ea*due re degli Amorrhei, che erano di IA
fiierunt Iran* lordanem , Scbon regi Hesuboiv et dal Giordano, Sehon re di Ile scbon o re di Og
Og regi Basan qui end in Astaroth : * Eum. at. 15,
.
/insali , che stara in /1 staro! h
11. Divemntque nobis seniores et omne» tiabi- II. E
i nostri seniori e lutti gli abitatori del
latores lo trae nostrac: TolUtc in manibus ci lo ria nostro paese ci hanno detto : Prendete con voi da
oh lunglssimnm viam. et occurrlte eh. et (licite: mangiare per un i faggio lunghissimo , e andate lo-
Servi vestii sitimi»; foctlus inite nobiscum. ro incontro , e dite : Sol siam vostri servi: fate
confederazione còn noi .
14. En . pane» «piando egressi Minili* de donii- 14. Ecco i pani, che noi prendemmo in parten-
bu» nostri», ut veniremu» ad to» : valido» sumsi- do dalle nostre case per venire a voi : cruna cal-
mus nunc sioci
; farti »unt rt vetustate nhnia c»n>- di; ora sono duri e per esser troppo vecchi si sbri-
ininuti: ciolano:
15. Utres tini DOVOS implevimti» nunc nudi : 13. Eoi empiemmo di vino otri nuovi, ora sono
Mini et soluti: vesto» et calccamcubi , «piibus fn- rolli e logori: le vesti che abbiamo addosso e i
«luimur et quac habc-inns in pciiibm.ot» lungi ludi- calzari de' piedi per la lunghezza di un viaggio di
neni luugiori» viae tri La sunt et pene comsuiuta. laido tempo sono usali c ritmiti.
I I. Susceperunt igitur <le cibariis conun 14. Allora quelli preser dei loro commestibili , e
, et os
Domini non inlcrrogaverunt non consultarono l' oracolo del Signore.
ver». I. Udite tali cote , ee. edita I* presa di Gerico e di Hai eia strage falla dagl’ israeliti «li qne’due
popoli tutte le nazioni di chanaan co’ loro re si strinsero in lega tra loro, eccettuati i soli Gabaoniti. i
.
F tutto quello , eh' et fece in tgilLi. Son fanno motto dei recenti avvenimenti di Gerico e di
mi, e nè mcn del passaggio «tei Giordano, perché fingendo di venire da paese rimoto, non conveniva
di mostrarsene intesi.
ver*. 14. Preser de" toro commestibili, e antico rito di contrarre alleanza II mangiare e bere insieme.
I eds Gen. xul. M.
Son consultarono /’ oracolo del Signore Non fli consultato il sommo sacerdote vestito dei Razionale
coll* Urim e Tluinimlm, per mezzo «li cui ordinariamente il Signore dichiarava la sua volontà, onde manca-
rono in <]uesto c GiotMie e seniori. Ma il signore pe’suoi lini sempre adorabili permise in tali uomini tanta
I
tenerezza, la «piate salvo Gabaoniti; c gli irai al popolo d’Israele. L’opinione più fondata si è. che an-
I
che chananci potessero essere ricevuti alla pace e amistà
i quando abbracciassero la religione Ebrea, ,
quando si ••ossei ussero volontariamente prima che fosve lor portata la guerra c si contentassero di restar ,
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, . . , ,
SM CIOSOE CAP. IX
15. • Fccitquo losue rum cw paoni d indo , E
15. Giosuè li trailo corna amici , e fece con
foedcre , potlicUiu est , quoti noti ocddcrwlur : ceti alleanza am
prometta ili Mirar loro la véla,
prindpes quoque mulUtudinb iuraverunt ci». e I principi dei popolo giurarono ad etti la fletta
• % Erg. 31. rota. *
J.
19. Po»! clic» aulcm ircs inili focdrri», undic- Ili. Ma Ire di dopo che era fiala falla l* alle-
i-uni , quod In vicino liabitarcnt , et inlcr eoe fu- anza , riseppero , come quegli ululavano nelle t’i-
turi esami. l munir e che sarebbono vìi tuli Ira loro.
,
de menu filinomi Israel, ut non oedderentur. Ubero dalle mimi de" figliuoli (f Israele , perchi non
perdessero la vita.
*27. Derrevitquo in ilio die eo§ esse in miniate- 97. E
determino in quel giorno , ch'ei dovette-
rio rundf populi et altari» Domini . caodentes li- ro servire a lutto il impalo e allo aliare del Si-
gi* et
pii, lu loco,
aquas comportante», usque in pracsens tem-
quem Doininus degusci. K re tagliando le legno e portando /’ acqua al
jo che sarebberi dello il Signore, come ti fa
sino al presente.
Ver*. Jl. TocL no le leena e portino l’acqua Da principio servirono lutto II popolo nel mesi lem di
portar |* acqua c tagliare legna di poi furono addetti al servirlo del tabernacolo e del tempio. Erano pa-
. :
particolarmente nelle città de* sacerdoti e de’ Leviti, de* quali erano come servi
Capo Abetino
/ cinque re . ehe attedia inno Gabaon tono vinti, restandoti immobile il tede per lo spazio d’ un
giorno , 0 tratti lucra dalla spelonca sono impiccati Molti altri re sono sterminati , e, .
molte città.
1. Quae cum audi&set Adonbcdoch rei leniss- 1. Ma avendo inleso Adomtedech re di Gerusa-
imi . quod salice! ocpbset losuo Hai et subver- lemme , come Giosuè arca presa Hai e fovea di-
tisaet cani (sicut enliu ferernt Iericho cl regi eius , strutta fperocché come area fallo a Gerico e al
sic fedi Hai et regi iltius), et quod transfugis- suo re, così area fallo ad Hai e al suo re), e co-
sent Gahaonilac ad Israel , et csscnt foederati me i G abnormi si erano voltali dalla parie d’ I-
eorum staele e si erano collegati con esso,
2. Timuil valdc Urb* cairn magna crai Gabaon . 2. Ebbe gran paura. Imperocché Gabaon era
et una dvitatuin regalimi et iunior oppido Hai, città grande e una delle città reati e più granile
omnesque bcllalores eius fortissimi. della cillà di Hai, e tulli i suoi guerrieri erano di
sommo valore.
3. Mbit ergo Adoniecdech rei lerutalcm ad 5. Per la qual cosa Adonitcdech re di Geruta-
vers I. ile di Gerusalemme. Questa eliti non era distante da r.abaon se non tre ore di strada. Adontar-
ilech vuol dire Signore di Giustizia: nome simile a quello «Il Melchlsedech nome celebre per quel re . «It .
cui si e parlato nella Genesi, vuoisi , che Gerusalemme dapprima fosse chiamata Xedeeh • Sederti . e «li
poi Salem e finalmente Gerusalemme, vedi il Maslo
,
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1 . . t - .
li I O S U K C A X.
Olum nielli llcbrun el atl Pharam regolo Icri- Intime mandò gente ad Oiuwi re di Uebron e n
i Dot li. ad tapina «pioquc regcni Ladri* et ad Ua- /•tinnim re di /ertorutili e anche n lupina re di Ln-
bir regna Egton, (Hcèaii cJUa c u Dobir re di Eylon, che dicesse loro :
4. Ad ine ascendile el ferie praesidium, ul e\pn- f. /'tirile a me e comincelemi soccorso , affin-
gnemus Gabaon : «filare (nmafugerit atl tosile et chè espugniamo Gabaon: jxr unni motivo laser -
ad Mio* Israeli rem* elvella siasi vallala dalla parte di Giosuè e
de’ figliuoli d Israele '
yen. 11. ri Signor* piare sopra rii loro dot cielo delie graniti pietre Molli interpreti i*«r «piol i
moCKM ili uhi Intrudono una folte e grmvvi e dura grandine ; ina inoli! altri aurora »i tengono al nemo piu
a-uiplirr e più letterale. Di «imiti piogge *•» Ptelrc sono motti esempi nelle Morie, leggati te UUaorteiione
ilei Calme! in questo luogo.
Vera. I?. Soie non ti muovere di sopra Gabaon ; l una ec. Questo è il gran prodigio fallo da Dio alle
. .
preghiere di Cioaur Murato capitano, meni In fuga i cinque re, temendo, che *1 tempo non gli mancane
ihm* diatene interamente Ir loro whicre. e per cogliere l tenni delta vittoria, a Dio ti ritolge pien di n-
danza , e ispirato da lui comanda al «ole, che si termi. Alcuni che la Urna cominciaste nello mino,
strano tempo a farsi vedere nella valle di Atekni, luogo poco distante da Gabaou ma altri prendono i
«inasta giunte come una ivfietizionc del primo sentimento, onde voglia dire: il *•! non si muoia di
sopra Gabaon. c il corvo degli astri tira 'qua li riguardo a noi ha il secondo luogo te luna) sia mtcnrotlo
iter «umiche tempo. . ,
ver». 13. Questa cosa non è ella scritta nel libro de' giusti* ereticai lo sletto libro, che e citalo al-
trove col titolo di libro «Ielle guerre del signore, Xum, xsi. li- votesi, che gli Rlirei ebbero di buon ora
attenzione di notare miti gh avvenimenti e tutte le loro gesle ne' pubblici latti, e rbe simili monumenti
erano custoditi con gran diligenza. Non a scudo voluto Dio. rbe gnmgcw: litio a noi questo libro «le giusti
possi. iniocredcre. clic tutto qucllo.ctie ei conteneva d* importante per te stona della religione, era già
«letto negli altri libri ispirati. I quali mercè della sua rrotldehxa sono stali a noi conservali
Stette adunque fermo il sole nel mezzo del cieto r.ra .idun«|uc cirro il mezzodì , quando Giosuè co-
niando al sole ili fermarsi. Le parole del lesto non ammettono altro senso; e te storia stessa conimi» orna
«mesta interpretazione Giosuè assali il nemico al fare «lei giorno. Qualche tempo «turo la misrbla.c qualche
tempo vi volle prima, che tutto l'esercito de’ rimine re si Uosse alla fuga, e qualche tempo prima . che il
« tncitore inseguendolo Itetene giunger*
alla pianura ili Ajaloo.
non si affrettò al tramontare per lo w/»azio d' un giorno. Lo spirito mulo nell' ErrlesiaMtco xnri b
E
espone queste parole dicendo, eòe un sol giorno fu come «tee, vale a dire, che in vece d» «lodici ore quel
giortio n’ebbe ventiquattro, imperocché si sa, ebe in que’ tempi si «-ornavano in qua iimiue stagione do
«ìlei oro di giorno e «lodici di notte, le quali ore erano
ineguali secondo la varietà «Ielle Magioni N«»n ab-
binili vermi lume «latta .sci-mura per fissar la stagione, in «ut avvenne questo prodigio.
Vi-nt. 14. Obbcdentto il Signore atta voce d' un uomo. Lo che «5 ufi miracolo ancor piu grande .che
quello .
«li fermare lo stesso solo. In stati! guisa Davuklc non ebbe timore di dire che Dio fora la vqtonla di quei ,
rfie
verif'lb "/: n'ric tornèi Gtosui, ec. Vale a dire Giova*- era in «Iivikxuxiouc di tornare a telflla , «piando
1 nuovi! che gli fu «tal «l«*l l»tngo
. « . «love A crono fuggiti • cinque re. gli tese mutai pmsgro
Ai» *
•
.
•
• *
-
li
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’
. . . . , :
391 r. I o S II E CAP.
16. Kugernnt «fan qnmque reges, et se aliscun- 16 Or i annue re ermi funaio. #•
«••ranl in H|ielunca urbis Maretta.
.
Cran na- m
scosti in una caverna della cimi di 3/aceda.
17. NiinliaUuuqne est losue. quod iuvrutt es- 17. E
fu recalo aiviso a Giosuè, coinè ermi»
*nt quinque reges latente* in *(teluiim urbis Ma- siali scollerò i cinque re appiattali
nella caverna
retta . della città di Macella.
{H. Qui praocepit noci»», et all: Volvile saxn In- ff,n or dinò e disse a’ cmufiaijni : /loto-
atto ad os spHuncne, et ponile viro® industrio!», ,
late delle grandi pietre all’ imboccai urti
rlausos cuslodianl :
della ca-
«lui rcrna.c nielleievi degli uomini diluì enti u guardia
di gur’ che san dentro:
IO. Ve* nutrm notile «tare seti perftequiniloi . I». Ma voi non siale oziosi, anzi inseguite
il
tioslcs ri evirano» quosque fugenlium cardite: nemico e uccidete l meji lesti alla fuga : e non
in’C diuiitkUb et* urhiuin suaruiìi intrarr pntcsi- penne iute, die si rifuijgan <> nelle loro città forti
dia, quos tratlidit Domimi» !>eus in manti» ve- quelli, die Dio ha dati nelle mani vostre.
«teaa
do. Cacai» ergo ndvmariiH plaga magna, et us- 20. Fu adunque fallo gran macello de* nemici
.
uile atl internet ionmi pene consumi* hi , qui quasi finn all ultimo loro cstermtnioj e quegli
,
Israel efTugerv (totuortint, ingressi «unt rivitafa* quali riuscì di sottrarsi alle inani , a
d’ Israele cu- ,
munita» irurom> nrUr cimi foni.
di. Rcversiisquei*st omnin excrrUu» ad losue •J) . I: nulo /‘ricreilo
ir nc (or mi ulivo e sana
in Macedn, ubi lane ernnt castra. sani et integro penula di un uomo a trovar Clown! lu Macella
ninnerò, uullusque centra flUos Israel mulire an- dove allora era il campo: e non v’ebbc cane, .
laciet Dominus cune li» hustibus ve» tris .ad versimi cou farà il ,Signore a luta i nemici vostri, contro
qui* diluirai* de luuh avete a combattere.
i
d6. Peri ussinpie losuo et iulerftrit cos 26. indi Giosuè li fece battere e uccidere
, atipie
misi temi il sbper tjulntpu* stipile*: fueruntque su- lece Impiccare a cinque
.eh
fordic e rimasi r oppien-
s|N‘nsi usque.ad vesperuin. ti ptG itila sera. •
• (uniqiie occumbcret
'lì. pmerepit mieli* sol , U r n "Htar *olr or,ll,,n
ut depontVtml eoa Qui dejH*Uos
ite patiboli* ,i, ^.,£ii
di ?! Jj u’COntpagm
pntleceninl in sfieluncam , in qua laluerant cr
. levarli dal loro patiboli.
no nella caverna, in cut erano
levatili E , Il nettar, ,-
.
appiattali, c mist-
pnsuenml super oft eius saxn ingenua, quae per-
manimi usqyc in praesons. • lìmi. 21. 23. JLfOli sino alj tU
™ trall delle grosse pietre , le quali vi son
rimase d'oggi.
28. Ko<lom quoque die Maccdam eopil losne.et
*?• ,or "0 l,rese aJtcor Giosuè per for-
pertmMt eam in ore gladii. rogemqui* intuii in- *
fS;f^°.P
a la città di Macala e mise a
terfeal et ninne» Inibita tores elusi non dimisi! fil di spaila 11 ituo
in re, e luta gli abitanti di essa : nè vi Inscio
ca sai Ioni [tarva* reliquia» . Kecilque regi Macedn. mai gualche piccolo avanzo. K fece al re
nem-
sioil forerai regi I cricco. di 3fa -
ceda, come m iri fallo al re di Gerico.
29. Transiti! auleti. rum omni Israel de Macc- 29. E da Macedn passo con
dajn Febna pugnai vii con tra eam:
. et bna, e
lutto Israele a t.c-
t assedio:
30. Quam l radidii Dominus eum rege suo in ma-
nti» Israel: pereusseruntque
30. E
II Signore la diede
insieme col suo re i- m
urtiem in oro gladii te mani d Israele j e misero a fi I di spaila quan-
et uuines linhilatnres eius: non
dimtaerunl in ea U si trovarono abitatori mila città: e non vi lascia -
iillas reliquia» . Fcocruntquc regi Ia*bna
feceranl regi lericho.
.
• situi
• jfupr. 6.
rou annuu viva. E
fecero al re di L cima , come
2. avean fatto al n- di Gerico.
31. De I. e tuia Iransivil in I.achis rum
umili 31. Da Lclma passò a Lachis
: C* ‘^crolli per gyruui disposilo oppugna- con lutto Israele
v circondala!* eoi suo esercito V assediò.
tal
* 3 ’. THadidiupie itominus partii» in uianus
.
Israel, cl copti eam die altero. alque iiereusslt in
h il Signore iliede Ladds nelle mani il * /-
32.
traete, r la prete il secondo
«re gladii omneinmie animam quae fuerat
.
ifioruo , e mise a hi
, in •U sptuiit tutta la gatte, die Vera
ca, skul faoefDt Lclww. dentro, eam.
uvea fatto a Ubila.
33. Eo iemitore ascendii Horam rcx
r.anec. ni 35. in tptel tempo si mosse Horam re di
•nix il Li re ti ir talchi» quem
pereu&sit losue. eum Gatte
:
inr recare soccorso a ImcIUs : c Giosuè lo scon-
omni imputo eius, iisque ad hilerneoioncin
fisse con tulio In sua gente
fino all’ ultimo ster-
minio.
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. . . r , : -
r
GlOSlIE C 0> X.
34. Trgnsivitque ile Lflciits in Fglon , ci circuii)- 34. E panò </d . Laviti s ad Eglon, t vi potrai-,
(MH tedio.
98, Ah) ni' cvougnavit cani cadetti die: poreus- 3ti. E la espugnò nel medesimo giorno: r mite,
sitmie in ore: gladii |nni>M anima», quae crani in a fi! iti spada luna la gente che ni era dentro , op-
tìk invia omnia , quae fecerat LachU. inano come uvea fallo a Lochi*.
36. Ascendit quoque curo omni Israel de Egkin 36. Judo parimente con nata Israele da Eglon
’
ver». 37. Ucciso anche il tuo re. «mcl re, che era succeduto nel principato di itebrun all’ altro , ctoe
or» stato preso nella caverna.
Capo Oecimopttnuj
Giosuè etnee il re di Jabin con moltissimi altri regi r popoli . ed eseguisce tutto quello , che il
Signore area comandalo a Moti
1. Quae rum audisset labìn rev Asor.mìsH ad IjT qualicase avendo udii o labili re iti sor, A
lobab regetn Madon e! ad regimi Semernn alque mandò amhasciadori a lobab re di Madon e al re
ad regem Acbsaph:
r
di Amena e al re di Jchsaph:
2. Ad reges quoque aquiloni» ,
qui habi bikini 2. E anche a're di irainonlana , che abitavano
in montani» cl in ìuanitie con Ira meridiem Ceno tu’ munti e nel piano verso il lato meridionale di
roti» , in campcslnbu» quoque et in regionibui Cenerolh e a quelli delle campagne e delle réglo-
Dor invia mare: ni di Dor presso al mure:
3. dunanaeum quoque ab oriento cl occidente 3. Ea’ Ctuuu no i di oriente e di occidente e agli
el Amorrliaeum alque Helhaeiun ac Pteraneum Amorrhei e agli Ileibei e ai Ferezei c alti Musei
et lebusaeuin in montani» ; Hcvaeum quoque, qui delle montagne j e parhnente nuli //m i abitanti
liabìlabat ad radice» llenuoo in terra Maspha. alle falde dell* Herman nella ferra di Maspha.
Kgressiquc simt ninne» cuin (unni» suis.po-
4. 4. Esi mossero talli colle loro. schiere in mi -
pulus inultu» nimi» sicul arena, quae o$l in litio- mero grande oltre modo, come Carena, che è
re mari»; equi quoi pie el carni» imnierisae mul- sul lido del marej i cavalli ancora c i cocchi e-
titudinis: ratto in moltitudine immensa
Convencrunlquc omnes reges isti in unum
3. 3. E si ratina rotto inni insieme questi re alle
ad aqua» Merom, ut pugnarmi contro Israel. acque di Merom per combattere con Israele.
6. Divitque lxvniimis ad losue : Me tiincaa enfi : 6. E il Signore disse a Giosuè: JVtm li teme-
era» cniin bar cadem bora ego Iradain nume» re: imperocché ‘domane in questa stessa ora io da-
istos vulnerando» in COnspectu Israel, equo» eo- tò tutti costoro ad essere trafitti sugli occhi d* I-
ruin subucrvabi» , et eurrus igne combura». srarle : tu taglierai i garetti a' loro caralti, e du-
rai alle fiamme i loro cocchi.
7. Ycnitque Io»uc el omnis cvercitu* cinti co 7. E Giosuè con liuto C esercito andò subita
ndversus Ulo» ad aqua» Merom subito el irrue- mente contro di essi alle acque iti Merom , e gli
runl super eos: assalirono :
8. Tradidllquc ilio» nomimi* in marni* Israel; 8. Eil Signore gli abbandonò nelle mani d’/srae-
qul pereassereni eo» et pertecuti sunl iisquc ad le ; e furono .sconfini e inseguiti fino a Sidone la
Sidoocm magnani el aqua» Mascrephoth, campimi- grande t sino ulte acque di Haserephoth e al campo
Ver». I. Jabin re di Ator. Asor città della Galilea «Ielle genti fu «Iella tribù di ttcpbthali.
He dì Madon. Non si sa di certo, dove fosse precisa mente questa cilt*.
he di Sanerò n Alcuni credono, questa sia li celebre Samaria: altri U credono Smorta, citta appar-
tenente alla Calcsiria.
Achtanh. Ella era agli ultimi contini della tribù di Aver, «la settentrione.
Ver». 9. Che abitavano tu’ monti. Il Libano, l’Antlllbano, I* Hermon , che sono a settentrione della
terra di promissione.
Delle regioni di Dor presto al mare. Dor era sul mediterraneo, circa tette, 0 otto miglia distante da
cesarea.
ver». 3. Nella terra di Maspha. questa terra prendeva il nome da una cittA.o da nn monte detto Ma-
spha C.otaad.
Ver». 4. F. / cocchi. Armali «li falci. Gin seppe «lice, che èrano trecento mila combat lenii a piedi , o
dieci mila soldati a cavallo. «* venti mila cocchi, o carri.
ver». 5. Atte acque di Mero». Al lago «ii semeclmn ovvero, come altri pensano , al torrente cis*on.
,
Ver*. 8. Sino a Sidone la grand questo titolo dt granile le è dato, |»ercbè Uno da quel tempo etto
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.. « . , . . r
Ila percussit olirne» , ut nul là» diiuillerel c\ và* sconfisse , elle non- lasciò anima piva :
reliquia»:
». Fcdtquc sicul praccdpcral ei Domimi» equo» : ». E fece conte gii armj ordinato U Signore :
forum subocrvavil , curruaque «oiiibussit Igni. tagliò I garelli a’ toro cavalli , c diede i cocchi
uve fiamme.
10. Rcversusque scalini cepit Awir ot regcrn 11). E data
subito volta indietro prete Asor e
fius porcutsit gladio: A sor e nini antUjuitua inter uccise
19. tuo re: tinjjcmcché anticamente Ator
il
omnia regna liaec principatuin tencbal. uvea il principato sopra lutti que' reimi.
11. 1 ‘ercuMÌlquc onnu ‘4 anima», quac ibidem 11.
13.
E
uccise tutta la gente, che vi era dentro:
inorai un tur rimi dimiait in en ullas reliquia»;
:
inni vi lasciò anima vira : ma devastò ogni cono
sed usque ad inlcmedoncni universa vantavi l sino allf ultimo sterminio , c incendiò la stessa
ipsainqiic urbem perenni incendio. cititi .
tantum Aw»r niunitusiinam fiamma eonsumsit Sola A sor città fortissima fu incendiala .
era celebre nel suo commercio c per lo ricchezze. Maseroth poi re bb* essere sarepU città non molto di-
stante da suione.
Ver». 16. K del monte 4’ Israele, v’ ha cbt lo crede II monte di fielhel chi 11 Carizim. e per Uno cbi
,
il monte di sion. »o» abbiam nulla di cerio riguardo a questo, come
riguardo alla terra dì Goscn.
cr?* 8 tempo dueò la interra. Giuseppe dice cinque anni ; tna gli Kbrei e la maggior parte
degl,T interpreti estendono questo tempo Duo a’ sette anni, o poco meno.
* crv Sentenza tir/ Signore era stata, ec. Il senso di questo >er*eUoò mirabilrocnlc illustrato dallo
spinto unto. Sap. rat», xii. che è ila vedersi
%
.
Ver». 11. Gli Enaelmi dette nwntagne. Questi isti giganti della stirpe di Enach, de’ quali un numero siri-
toftò * Ga
i®* * Gdhc ad Aiolo, ripresero di poi le loro città nebron Dabir e Anab; ma furono finalmente ,
distnitti albino da Calcb c ila othonicl. Pedi Cap. \x\. 14., Jud. I. IO.
Cape CecmMeconbo
uccisi da zfosè e da Giosuè,
1. Mi sunt regea, quos |iemissoninl lìlii Israel, 1. Ouesti sono i re che furono sconfitti da’ fi-
,
et jxiisedcriint lerram eorum tran» lordatimi mi glinoli iV Israele I quali preser possesso del loro
,
soli» riunì, a torrente Annoi usque ad montoni
<
paese di là dal Giordano a levante > dal torrente
Hcrmon et omnem
Orientalcm plagabi , quac re- di A moti sino al monte Herman e a tutta la par-
spiri! solitudine»!.
te orientale , che guarda verso il deserto .
9. Sebon re» \uiorrh;ieoruni
, «pii habitavit in 9. Sehon re degli Amorrhei , U quale abitò in
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. , , , . . , , , , , .,
C l O S B E CAP. X I I 397
Tlesebon , dominatiti est ab Arocr, ause sita est Hescbmi , ebbe tignanti da Aroer , effe è patta
super riixun lorrenlls Amori et mediar parti» In sulla ripa def torrente Arno» e dalla melò della
valle dimidiaequc Galaad usquc ad torrentelli
, valle e dalla melò tU tintomi sino al torrente lo-
laboc, qui est terminus filiorutn Anunon. m
bo c , clic è il coti/rttc de' figli di di Ammon
3. Et a solitudine usqtic ad mare Ccnefolli cen- 3. E dada solitudine fino al mare Cmerolh verso
tra orìcnlem et usque ad mare deserti , quod est levante e sino al mare del deserto , che è il mare
inare talaissimum , ad orienlalem piagati! per salso verso oriente lungo la strada . che metta a
vkun , quac duci! BeUistmotti : et ab australi par» Bethsimoth:
8. e da mezzo di dal di sotto di se- A
le, quae subiacct Ascdoth, l’hasgn. dotti , a Phaxga
4. Terminus Og regis Basan, de reliquiis R,v 4. I confini del regno di Og re di Basan ( ram-
pltaim
7. , rpti habitavit in Astaroth et in Edrai , et pollo dei Rajrtiaimi , il gitale abitava in slamili A
dominata» est In monto Herman et Wi Salodut e in Edrai ) erano dal monte llermott e ila Salrca
alalie in universa Basan usaue ad termino» con tutto II territorio di Basan sino ai confini
5. «icsMif et Madi.it et ilimidiae partis Galaad
i i 3. Di Censuri e di Machnll c delta metà del
termino» Scbon regi» Ucscbon. Calami c sino a’ confini ili Sehon te di Mesebon .
8.
6. Moyses fumulus Domini et filli Israel pernis- Moti servo del Signore e i figliuoli d* Israele
serunt eos, tradiditque terrain eorum Moyaes in sconfisser quei re , e Most diale II dominio del
nubendi» et Gaditls et dimkliae tri-
GMessioncm
9.
Ì M.IIM--C.
Hi suol reges tcrrae, quo» percossi t losue
loro jtacse ai Rubelliti e a* Godili e a mezza la
tribù di Manasse
7. (Questi sotto i re del paese sconfini da Gio-
et fili! Israel tran» lordatimi ari oceidenlalem pia- suè e dal figliuoli d* Israele di là dal Ciordano
gali!, a Baatgad in campo Libani iisque ad (non* dalla parte d’ occidente, da Baatgad nella cam-
tem,
10. cuius pars ascendi! in Solr: tradidilque esili pagna del Libano sino alla montagna , di cui una
(ostie in po&9e8SHHiein trìbulnu Israel ; «iuguli» parte sale verso Seir: e Giosuè ne diede il pos-
l»artes sua», sesso òlle tribù d* Israele ; a ognuna la sua por-
zione. *
18.
Tarn in montani» , quam in plani» alque ram- 8. Tanto ne Ila montagna, come ne’ piatti e nel-
pestribu»
17. In Asedotli et in solitudine ac In me-
. le campagne. In Asednlh e ne I deserto e a mez-
18. llethaeus fuit et Amorrhaeua, chananaeu» et
ridio zodì vi erano gli Mettici e gli A
morrei* i Chana-
19.
Phorezaeus, Hevaeus et lebusaeus. nel e i Pherezei gli Mevei e li lebusei.
40. ,
Re» Icricho unus : rex Hai , quae est e\ la- 9. Un re di Gerico : un re di Mai , la guale sta
tore nettici unus, , accanto a Bethel,
Rea lerusalein unus , rex Hebron unus 10. Uti're di Gerusalemme , un re di Hèbron -,
U. Rex Ieri molli unus, rex Lachis unus, 11. Un re di lerimolh , un re di LacMs >
14. Rex Kgkm unus, rex Gazer unus, 14. Un re di Egton , un re di Gazer ,
13. Rex Dabir unus., rex Cader unus, 13. Un re di Dabir * un re di Goder
li. Rex Henna unus, rex Hered unus, 14. Un re di Derma, un re di Mered ,
13. Rex Lebna unus, rex OdulUm unus, 13. Un re di Lebna * un re di Odullam
Rex Mareda unus , rex Bethel unus 16. Un re di Maceda , un re di Bethel
Rex Taiihua unus, rex Optiei: unuJt, 17. Un re di Taphua wi re, di Opher ,
Rex Apnee unus, rex Saron unus, 18. Un re di Aphec, un re di Saron ,
Rex Madon unus, rex Asor unus, 19. Un re di Madon * tot re di Asor , '
Rex Serneroo unus, rex Adisanh unus, 20. Un re di Semeron , un re di Achsaph
21. Rex Thenac unus, tex Mageddo unus, 41. Un re di Thenac , un re di Magcddo,
44. Rex Cade» unus, rex lactianan Camieli unus, 42. Un redi Cader, un redi lachanan del Car-
melo ,
23. Rex Dor et ptovinciae Dot unus, -rex gen- 23. Un re di Dor e uno della provincia di Dor
litun Gaigai unus, e un re di tte nazioni di Galgul
21. Rex Thcrea unus : oitmes reges triginta 24. {/«tre di Thersa: in tutto treni’ mi re.
unu»
Capo Bfcinurterjo
ti Signore ordina Giotui di spartire agi' Israeliti II paese eonquistalo : si rammentano le por-
zioni ma as' tutti assegnate alle tribù di Ruben e di Gad e alia mezza tribù di Manasse oltre
il Giordano.
ver*. Giosuè era vecchio. Egli aveva allora cento anni, c morì dieci anni appresso.
I
lumaio un’ ampia terra ec. sesia lui»' ora molto da conquistare; ma cootuttociò noti
,
lasciare ni ti-
Ver». 3. Dal torbido fiume. Dal Nilo , le acque del (piale sono per lo più torbide Gli Egiziani pero ir
;
tr riditi e iimpidiMiinc in un momento gettandovi dentro delle mandorle, o delle fave sfarinate.
U
i terra di Chaiuum , ec. vate a dire: Appartiene alla terra di chanaan tutto lt paese delle rlnmu
&a trapie de rinvici, che sono qui nominale, di Gaza, di Azoto, cr. Elle erano stale gl; de chananei , cioè
degli llevcj , è quali ne erano stali cacciati da* Filistei, t edi. Gen. x. 114.. • Deut. II. 23. Dio pereto di-
chiara , che anche queste eilli co* loro territori debbono essere rompresc nella terra promessa. Gli Sor» .
«
i»erò per loro rolpa e trascuranza , c in |iena de* loro peccali non ebbero, se non per poco tempo il domi
ino di questo pacai'
*P igitized by Gc
. , , , . , E, : — , , ,
"X
K.
tributili* el dlmidiae Iribui
Cum qua Ruben el Gad possedermi! ter-
li Manale.
Man.iv rare alle nove tribù e alla mezza tribù di
8. Con la meta di està Manasse la tribù
M
ram , • quam Iradidil eta Moyscs fainulu* Domi- ben e di Gad preser possesso della terra «
ni , trans fluenla lordami ad orienlalein plagam ro da Mosé terra tbl Signore di là dal.
,
_ 4 .
• Altro. 34. ». rcnle del 'Giordano all' ariane,
“• Ab Arocr, quac sila osi in ri pi torrenti** Ar- 9. /Ai Aroer , che è Situala sulla riva rt
non el in vallis inedia ; universaque campestri.! reme Arnon e nel mezza della valle ; e i
Mcdaba usque Dibon ; rnmpit{pa da Medalni sino a Dibon ;
10. Et cune Las civitatcs Sehon regi* Amorrhaei. - • ** tulle le città di Sehon re degli
qui regna vii in llescbun usque ad lenninos lilio- rhei, che ragià in Escbori sino a’ con
rum Aminoli : fin
ghindi di A tumori
H. El calaad ac torminuni Gessuri cl Maritali il. E
C.alaad e. i confini dì Gestori e *
el oinnem monlein Uennoii el universali! naia
Basan e.hati e il monir di l/ermon r tulio
usque ad Satocha sino a Saleclui
11. Oinnc regnimi Or in Basan qui regnavi! Tutto" il
* regno M.
,
14.- di «Og* nel paese,
-.f mv. lnu.il tlf
di
in Aslaroth el Kdrai ipso fuil de rcliquiis
llaptinim: H ntmtr mi
quale regnò in .Iti
ini in
4
;
perniisi Ique coi Movie* alque delevi I. r cutgndlo
Ilo i
uc’ Rapi
de’
.tarulli III
" uwni: J-
Mosi
...»
’* * --
l'Ara, ; egli
**
sconfisse co
.
— -
li distrusse.
1*». Soluerunlqiie disperdere
el Macbali: el lutbiLiverunl in
fìlli Israel fessuri 13. E
i figliuoli </' Israele non vollero *
medio Israel usque guc' di Gessuri e di Machali: c san restati
in pracscntem iliem. za ad Israele fino a guc Ma tempo.
14. • Tribui autem Levi non dedii |Kvwessit>- 14. Or (Mosi) non diede nulla da posteti
nem; sed sacrifichi et victimae Domini Dei Israel, la tribù di Etri ; ma i sacrifizi e le vitth
i|»a est eius liemlkUts sicul locuius esi illi Signore Dio d’ Israele sono
, io tua porzioi
„ ^ * Auro.
IH. 40. me ha dello a lei il Sonore.
13. Dcdil ergo Moyses jmsscssioncin Iribui 13. Mosi adunque diede la sua
Qlk>- porzioi
rum u ut vii lux Li cngnationea mas. tribù dei figliuoli di Huben secondo le
lori
glie .
16. Fuilque termini»
sila est In ripa torroni»
ab Arocr . quac comm 16. E
fu loro assegnalo il terreno da
Arnon cl in valle eiusdem ( che i situala sulla riva del torrente Arto
torrenti* Amori media, universam plauUicni, mezzo alla valle, dov‘ è quel torrente),
quac i
«ludi Mcdaba; pianura che va sino a Mata ha ;
El Hesebon . cunctosque viculos fairum, qui 17. Ed ......
Hesebon con •••••
inni Min «Hill CW
tutti Ii'svoi borg
*unl in campcstrihus: Dibon quoque cl Bainollibaal sono nelle ptaiuire : e parimente Dibon
cl oppidum Baalmaon, Ddh e
baal c la clilu di Itanhmum
,
1^. El lassa cl Cediroolh el Mephaath
19. El carinthaim cl Sabama el
IH. E
lassa e Cedìmoth e Mephaath ,
Saralliasar in 19. F. Canalhahn e Salumai e Sarati
monte ronvallls :
monte della valle :
». Bcthophogor el Ascdotii , P taigà et Deihie- 40. Dcthophogor e. Asedolh, Dhasga e
simolh : tnoih :
*. Et onirica itritcs campestre* , unireraaque tl. V. tulle le città del piano r tutti I
•etnia Sclion regi» Aniorrtiaei, qui Sehon re deali Amorrliei , il quale, regnò
nttna»it in
llcsction , • quom percussil Moyses
cum prinri- bon , il quale fu sconfitto da Mosi co‘pr
pibus Madian, ncvaeum et Rccciii et Sur et Huret
Madian , lievi e Hccetn e Sur e Hur e
Reb»* dmvs Sehon habitalores tcrrac. * Xum. 31. R. i
—
et.
che PWmenle lice*' lem .li chanaan. eie i
vSTS % S&Frf.’Vi f ,7
:;£** " J“**,r* che cntrl "«• Me.Ulrmn.co ira ...dono e Ber
r.pi.»
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04 r**° Marnaste ee. K Itisosn-iin acciunirere
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uero Morto, npulli
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qi.r alla ini», di «iticn. altrove
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1
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Sfri di iiiiii . |maii lillllM ,
parte, come ceru.
d£° V l " : K ?"° non J"40, " li - tributari di sch
^HmntfìSrS^sV Sjgh*
,,crr,,*“f f
,0 » • Auwrrhet , uà venuti d'altronde^ rome questi;
1.35 di ,, 7lS pJw
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, , . . .
. . ,»
25.
c, | OS U P, CAP. XIII 30J»
Torni intis lncr a*l omnos ci vitate*} natati 25. Dentro i confini (U lei è laser e tulle le cititi
H tliinldhit) |Kirlem terme lilionim Ammutì u- di e la metà del paese de* figliuoli di Am-
( i alami
M|ue ad Articr, «uae est lontra Kahbu: man ad Aroer, che i dirimpetto a BnbOa
sino
28. Kt ah llem'bon usquc Kamotb , Masphe et 26. E
arca da l/csebon fino a Hamoth , Masplu
itetonini et a Mrinalm usquc ;mI termino* Dahir:
: e Beionim : e da Mattatoi fino ai confini di Iìatnr .
HI. In valle quoque Bolliamo et Betlinemra et 27. E nella valle area Re iharan e Bellmcmra
snmtli et Sopbon, rellquain partem regni Schon e Socoth e Snphnn e II rimanente del regno di
regb llesolMiri Imius quoque finis lontani* est
: . Sehon re di Mesetto»: ella tot parimente per suo
usquc ad exlretnain |>arlrm mari» Cenorelti trans confine il Giordano sino al C estremità del mare di
l<»nl. inriii ad orienlnlcm plasmi : Ce ner etti di là dui Giordaiut verso Ir ionie :
28, linee est posscasio fifiorum Gad per fami- 28 <Jucsto é il terreno , le città e i villaggi pos-
.
ita suaa ,
civitales et vlllae carum. seduti da’ figliuoli di Gad, diUrlbuill traile loro
famiglie
*>. Oedit et dimidiac Irlbul Manasse. Qlilsque 20. Diede anche la sua porzione alla mezza tri-
eius iuvta mgnalioncs su;u» (lossessionaiti tot di Manasse e a’ figliuoli di lei divisa traile loro
famiglie .
30. Cuius hoc principi uro est : a Munta) uni- 30. Ella conteneva da Manahn per lutto Basan
versali! Basir i et runcla regna regi* Basati. Og e tutti I regni di Og re di Basan e tutte le città
••rimfsquc vicos lair , qui suol in Basan, se vaghi- di lair , che sono uel phese di Basan , sessanta
la oppida. città :
31. Kt tninidinm partati Gatad et Astaroth et 31. E lamela di Galaad e A slamili ed Edrai
Filmi. urbe* roani Og in Basan: filila Machir fili» città del regno di Og In Basan : guesto ebbero i
Manasse, dimidiac |iarti filiorum Machir iuxta co- figlinoli di Macliir raMfèlp di Manasse, <> Sii la
glia Itone» suaa. Machir , famiglia per famiglia.
metà de' figliuoli di
32. itane posare»! onem divisit Morse# in esun- 32. Queste porzioni le assegnò Mosi nette pia-
peHtrihus Moali trans lortlanem eonim lericho ad nure di Moab oltre il Giordano , dirimpetto a Ge-
• •rienlalcin plagam. rico verso levante
33. • Trihui autem Levi non dedlt possessio- 33. Ma
alta tribù di Lèv! non dii veruna por-
ne! n «pioiiiam Domimi* Deus Israel ipsc posses-
:
zione : perché U Signore Dio d' Israele è egli stesso
* Nun». 18. 20. la porzione di lei, conforme le disse
-io eius , ut locutus est illi.
Ver*.metà del passe de’ figliuòli di Ammon. Quello, rbe gebon ave* tolto agli Ammoniti, se
». /ss
lo ammanirono
gli Ebrei, vinto Sehon non parendo loro in ciò di far contro la (•rotbliione di Dio. il
,
•piale ave* detto (oro di lasciare stare gli Ammollili, Deut. n. SI. perocché non era già degli Ammoniti, ;
pra% « ivo I padre si dice la tribù «li Machir «niella slcvia, che dlrcsl trtbU di Manasse. A Machir fu
onde h” ;
imito lair n gli nolo’ d ì sego «duole <U Èfra’e prozi ixite di Machir i>er ragione dell’ avola', U» quale afre*
i i
sposato Efron della tribù «Il Giuda. Egli segui la tribù di Manasse. e*l ebbe o nel suo Valofe. p per altra
ragione una imrzione ragguardevolissima in Basan, la quale e qui rammentata col noine delle sessanta * *
città, o terre di lair. <
Capo Dcciinnquatlo
( (Ueb ottiene l/rbron /ht suo retaggio promessola da Dio , perchè mentre, eli alfri esploratori
/Kirtacan nuMe detta terra di promissione , egli obbedì ai Signore
t. Hoc est, quod possedermi! filli Israel in ter- t. Ecco quei, che possedettero I figliuoli óf Israele
ra dianomi , «piam oedtrunt eis Eiraxtr sarerdo* nella terra di Chanaun, secondo la distribuitone
• I in-ur fili us > 'in «-1 principia lainiliarum per che ad cui ne fecero Eleazaro sommo Sacerdote,
l ribus Israel, e Giosuè figliuolo di Aulì t ì principi delle fami-
glie di ciascheduna delle tribù d‘ Israele,
2.. Sorte omnia dividente»,
2 sicut iiraccepemt • 2. / quali il lutto distribuirono a sorte alle not e
nomimi*
mimi* in manu Mossi novelli tribulms et iftuii- tribù e mezzo , conforme aveva ordinato il Signore
'
diae tribui: • Ami. 31. 5-i. per mezzo di Mosé:
3. tmaluis ciiim Iribubus et dimidioc datemi 3. Imperocché a due tribii e mezzo orca Mosé
MOyses trans I ordanera possessi onem : absque data la loro porzione di là dal Giordano : trala-
Leviti» , qui niltil tcrrau acceporunt in ter fratres sciando i Leviti , I quali non ebber parte veruna
silos : ulta distribuzione falla trai laro f rateili:
ver». 2. / quali U tutto distribuirono a sorte, dio volle, che in quest* guiv» m dividesse I* lem «Il
prore iasione, pruno affinchè assegnato così da Dio stesso il suo luogo a ciascheduna tribù , si togliesse ohm
,
fagioli «li disgusto e di altercatone, secondo affinchè fosse piu manifesta la venta delle proinevsedl Dio.
.
«• la sua Previdenza verso il suo |M>i«olo: inqicroorbè in reggendo come la sorte \ iene ad assegnare
alle tribù
le pontoni stesse, che erano state predelle dugèiito clnquant’ anni prima «la Giacobbe e da
Move prima
«Iella sua morte nel famoso suo cantico, chi è. che possa non riconoscere e lo spirito di Dio. che agiva c
parlava In «tue’ due grandi uomini, e il «locrcto di Dio nella sorte, e la cura «lei sovrano («aditine «le regni
v orso d’Israele, e finalmente la verità «Iella religione T
ver». 4. Subentrarono net luogo, loro t figliuoli Giuseppe. A compiere il numero di dodic ...
M
tnbu ... I
«crocchè levandone la tribù iti Levi, a cui non «lavasi veruna pontone, tarebbon rimate undici tribù. Ma
Giuseppe succeduto ne’ diritti di primogenito a Ruben ebbe doppia porzione, una por Ephraim e una per*
l
vianavM*. si cominciti a prendere i mcxzi per fare questa divisione « Belga 1 ve Ivi furono asacgmite le por-
zmioi a Giuda e a Giuseppe t ma alle altraLtrlbù fu fiuta la «lisiributlone a alto. cap. * v id* J”- .
Ver*. 6. Si presentarono a Giosui i figtiuoti di Giuda. Come fautori di Catch, che era della loro tribù
Tu sai quei . che ti Signor* disse di me e di te a Mosé -sci Numeri cap. viv. SA c MDtgnnomto . ,
Jd si travede che Dio voleva, che s Catch f.to^e dal* nella terra premevi* ima porzione distinta onde ;
a «•
I
•lucilo, che ivi è solamente accenuato. dovette Mosé spiegarlo piu citta rame ni e a voce, «tcslinando
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, . . . . : , -
/aco usque in praeseiilem dlem: quia se- zco, figliuolo di lepbone fino al di d’oggi: per-
culus est Dominuin Deum Israel. ché egli segui il Signore Dio d‘ Israele.
15. Nomea Hebron ani»* vocabatur CAriath- Arto: 15. Hebron uvea peli’ avanti il nomedi Cariaih-
Adam maxima* inter Filarini situs est: et • terra
itti Arbe: 4 damo il massimo tra gli Eno ehm ivi t
cessavi! a pracHb. • Supr. fi. 23. sepolto : e la terra ebbe riposo dalle guerre .
lei» la città «li Hchron I» quale gli esploratori Incretinii rappresentai ano come Inespugnabile
, perchè vi .
avevano veduti dei giganti; onde Dio j«r confonderli dichiaro. clic di quella ritlà farebbe patinine Calrb
ili premio della sua fede.
ver». 12. Sut quale sono gli Fuori mi onesti erano viali unii da Giosuè e cacciali da Itibron e dal
paese; ma nel !cui|H> che Giuvtiè era impegn ilo in altre guerre lontane. doYcttOio quelli Ululi con altre
.
genti riprendere le antiche toro sedi pia furono poi sterminati da Catch, redi cap. xv. 13. 14. lud. I. IO. li
-,
Capo dccimoquinto
Porzione astegnata alia tribù di Giuda rotte sue rittadt e villaggi Othcnirl sposa Aia figliuola di
Calrb perché aita presa Cariath Sapiberi e gii i data di più una terra che si bagnava
, ,
1. Igilur sor» (itioruin lodae per cognatinne* 1. La poriione adunque * Che toccò In sorte a’fi-
sua» iuta filli: * A termino Paloni dcsertuni Sin . gliuoli diGiuda famiglia per famiglia, fa questa.
con tra meridioni et usque. ad eitrcmam portelli
,
Da’ confini deli’ I tinnita , il deserto di Sin verso
australi* piagar: • Num. 34. 3. mezzodi c sino all’ estremità della regione meri-
dionale:
2. Inilititn chi» a stimili itale mari» salsissimi et 2. Eglino comincinn t atta punta del mar salalo
a lingua eius, quiie respiri! meridioni; e a quella Iniqua di tuo, che guarda mezzodì ;
3. Kgreditiirque contea a.*rensinn scorpioni», et 5. E
s’ inoltrano rer so la salita detto scorpione *
|MTtran»it in Sina; ascenditqoe in Cadesti, irne el . e /tassano a Sani ; e montano verso Cndvsharne ,
pervenil in Ksron, ascende!» ad A ridar, et cir- e arrivano ad Esenti* c si avanzano ad Adórne* e
cuirli» Carcaa ; girano infuno a Carena:
4. Alquc inde pertransiens in Ascmnna. et prr- 4. E
di là- ranno ad A ternana* e giungano al
veniens ad torrcntrin .fcgypli: erunlqno lermini torrente dell' Egitto * e finiscano al mar grande.
cius mare magouin Hic crii fini» merkliahae pta-
. Questi sono i ior confini da mezzodì.
gac.
5. Ah oriente vero crii initium mare salsissiimitn 5. Da oriente poi cominciano al mar salato * e
usque ad estrema torrioni»; et oa, quac rcspl- vanno fino all’ estremità de! Giordano j dalia par-
eiunt ari aqoiloocm , a lingua mari» usque ad te. poi, ette guarda settentrione * dalla Iniqua di
ouindem lordanis Uuvitun: mare sino aito stesso fiume Giordano
ver». I. Im porzione, che toccò iti sorte a figliuoli di Ghota Il sacro storico descrive con esalici* a .
particolare la |»orziouc di Giuda; perchè questa tribù era la piu numerosa, e da essa doveauo luverc i
regi e lo sleoso Messia .
La scrittura non dice in qual maniera si procedesse nel distribuire c tirare a sorte queste porzioni .
nero quello, che un sembra piu vorisinule. ralla la divisione «Iella terra promessa in tante parti eguali
( eguali dico non nella estensione, ma secondo la maggiore, o iunior bontà del suolo falla questa divi- i
sione In tante parti eguali, quante erano le tribù. Ognuna di queste tirava a sorte una porzione, li quale
IMit dagli agrimensori a ciò deputali »’ ampliava, se la tribù era troppo numerosa per quel tratto di imckt:
si restringeva, se la Irlbu era di minor numero.
Ver». J. reno la salila delio Scorpione glia doveva essere trai deserto di sin c il mare morto; e Ivi
•love va essere il passaggio dalla Palestina nell’ldumca .
Ad Fsron. Altrimenti A»or. ovvero Aseroth, ed è |«mo differente da Asor della Galilea /Y<f<
Sum. xi si.
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. n . . . . , : *
,,,,
47. Cepìtque cara Othonlél fflius Cenex frater 47. EOttienici figliuolo di Genez frateilo mi-
Calcb iunior: deditquc ci Axam filiain suara uxo- nore di Caieb la prese , e quegli diede a lui per
rem. moglie Axa sua figlia.
18. Quae, rum pergerent simul, suasa est a 48. E
mentre ei se n' andavano insieme , il suo
viro suo , ut pelerei a palrc suo agnini sospi- : sposo la persuase a dimandare a suo padre un
ra vitque, ut sedebat in asino. Cui calcb: Quid campo : ed ella corti era a seder sopra un asino
*
vera. 6. A heth-Hagia. crede»! lo stesso luogo, ebe quello detto nell» Genesi ( cap. t. IO. ) AJa di
Acati. Dai cap. «vili. *1. apparisce, che questo era della tribù di Bcnlaraio.
Vera. 7. Guardano Gaigaia , te. Luogo diverso da quello, dove stette lungamente li campo degli Ebrei.
Questo credono alcuni, che fosse tra Gerusalemme e Gerico.
Adomini era sulla strada da Gerusalemme a Gerico. Il torrente è il Cedron. La fontana del sole era
all'oriente di Gerusalemme sui confini di Giuda e di Beniamtn. La fontana di Rogel, cioè del purgo, o
del purgature, forse perchè le sue acque fossero buone a purgare la lana; ovvero Fontana del lavandaio.
Notisi, che anche le biancherie si lavavano dagli antichi a fona di piedi e non di mani Si hi menzione di .
questa Fontana in varii luoghi della Scrittura Vedi tra gli altri tsaU, ni. 36. .
Vera. 8. Per la valle del figliuolo di Ennom Da Ge-ben-Hennom si fece Geherinom o Gthennon
valle di Hcnnom, tanto sovente ripetuta nelle scritture: imperocché in questa valle era l’idolo dt «folocb.
a cui si sacrificavano i bambini, e affinchè non fossero sentite le loro strida si sonavano de* tamburi ; ondo
lo stesso luogo fu detto anche Tophet.
Qui è Gerusalemme. Della quale una parte era delia tribù di Giuda, come si. è detto altra volta.
Alia cima del monte Del monte Moria: tra questo c il monte di Sion vi era di mezzo una voragine
.
delta Atetto, li senso è questo: Il detto monte sta dirimpetto alia valle di Eunom da occidente, c va a ter-
minare a settentrione all’estremità della valle di haphaim.
Vera. 11. Arrivano fin verso U tato settentrionale di Accaron Da questo luogo, o da quel che si legge, .
i ers. 45. 46. 47., si deduce, che le cinque satrapie de’ Filistei entravano nella porzione di Giuda, bcnch*
una parte di poi fu data a quelli della tribù di Dan, cap. xix. 43.
Vera. 13. e U. Cariath- Arbe che era del padre di Enac , ec. Vale a dire la città di Arbe Il quale fu
, ,
padre di Enac. da cui i giganti detti macini t edi \um. xiii. 53. , e di sopra cap. xiv. 16.
.
Vera. 15. Città delle lettere secondo questa versione, la quale concorda co’ LXX. Dabir dove* essere
una specie di Accademia, dove Chananel mandavano a studiare i toro ligi! noli.
i
• Vera. 17. Othoniel figliuolo dt Cenei fratello minore di Caieb. Dicevi, che icpbone padre di Caieb •
Cenex padre di otboniel fossero fratelli onde Catch c othoniel erano cugini genoani : cosi othoniel po-
*,
teva sposare Axa ligi mola di Caieb. Altri vogliono, che othoniel fosse fratello di caieb, ma uterino, es-
sendo «tata la stessa donna moglie di Jephone, a cui partorì Caieb, e di poi moglie di Cenex, a cui partorì
othoniel
vera. 18. hfentre ei te sfondavano insieme. Mentre la sposa era condotta con gran festa e accompa-
gnamento alla casa dello sposo; In tal occasione Othoniel Istigò la sposa a chtfplere al padre un campo, o
nn podere che a lui conveniva, e avea comoda l’acqua per mainarlo.
Ver». 19. Di sopra e di sotto de’ campi, che si tna/fiarui Dei campi sulla collina « dc’campi noi pia-
no, che avevano acque, onde essere mutilali.
Tot. /. 3»
, , ., ., , , . , ,. . * . . *
99. ilaec est ihuscmìo Iribus filiorum luda per 99. Questa è tu porzione delta tribù de'f
cognatione* ium. di Giuda di "ributta famiglia per famiglia
21. Kmnlque ridiate* ab citrenll» partititi.* filio- 91. Eie citta de’ figliuoli di Giuda nell’
runi Inda iuxla termino* Edom a meridie: cabseri parti del mezzodì verso I confini detC la
et Eder et In pur erano Cab set t ed Eder e tagar ,
92. Et Cina et Dimoila et Adadn, 92. E
Càia e Dimona e dada, A
23. Et Cade* et Asor et tettinolo , 23. F
Cade* e Asor e Ir (Imam *
il. ziph et Telem et Baloth, 24. 7.iph c Telem e Salotti *
25. Asor nova et Cartoli) , llesron, haec est 25. Asor la nuova e Canotti* Besron
Asor dire Asor
Anioni . Sama et Molarla,
iti. 96. Amara * Sama e Motada*
il. Et Ascrgadda et Hassemon et Bethphdet, 97. E A si rijnddu e Hassanon e Selhpti
28. Et Hasersdal et Bersabee et Bazlothia, 28. E flasertuoi e Bersabee e Baziolhi,
29. Et Baala et lini et Escili 29. E Baala e hm ed Esem *
30. Et lieltholad et Cesil et ltarma, 30. Ed
Htllhotad e Cesil e Marma ,
3t. Et Sicoleg et Medcmcna et Senaenna, 31. E
Siceteg e Medcmcna e Semema
3*2. Lebaoth e Sellm e Aen e Rcmmon
33. Lctuoth etSeKmet Ami et ncamOo; orancs ;
civitales viginti novcm et villae earum. ventinole città co’ loro villaggi.
33. In canqicstribu* vero Eslaol et Sarea et
:
33. E
nella pianura Èstaol e Sarea e a
A sena,
43. Ét Zanne et Engannim et Taplina et Enalm,
Ai. 34. E
Zanoe ed Engannim e Taphua ed
33. Et tcrlmotb et Adullain Sodio et Azeca 35. E
I enalotti e Adattata , Sodio e Ai
36. Et Samiin et Adilhahn et Goderà et (^de- 36. E
Sa ratta * e Adithaim e G lederà t
roltiaim urbér quatuordecini et villae earum.
:
roltiaim: guai lordici città co* loro villaggi
31. sanan et Hnda**a et Magdalgad , 31. Sanan e Hadassa e Magdaigad*
38. Delcan et Mascpba et ledei, 58. De temi e Masepha e ledei*
39. Laehis et Basca th et Eglon. . 39. Laehis e Bascaih ed Eglon *
40. Cbelibon et Leeinan et rettili* 40. Chebbon e Leenuui e Ccihlis*
41. Et Gklcroth et Britidagon et Naama et Ma- 41. E
Gale rotti e Bcthdagun e \aaina «
ceda: dvitates sederini et viHae earum. da: sedici città co’ loro villaggi.
Lationa et Elber et Asan, libano ed Ether e
42. san* A
43. leplitha et Esna et Ncsib, lenti t ha ed Evia e IVesib *
•43.
mero di trentotto , quanto Ira le une e le altre sono notate dal versetto 39. In poi
Capo Dcrhnoscoto
Porzione che toccò aita tribù di Ephraim colte tue città e villaggi . Tragii t'phrairmti rei
Chananro pagando tributo
v«r* I. A' figlinoti di Giuseppe AIU tribù di F.phmni e alD meua tribù di Manaw
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.. . - : . . , .. . -,
r
3. Et egreditur tir Bellici Luz*, transitquc ter- 9. E partendo da Belhei a l.uza passa lungo i
vero aquilnncm resnicit et circuii terininos centra guarda a settentrione , e i confini girano verso le-
orientai» in TlanaUisclo , et pertranslt ab oriente vante a Thanath-seto , c passano all * oriente di
lanoe : lanoe
7. Dcsccnditque de lanoe in Atharoth et Naa- 7. E da /anoe scendono fino ad Atharoth e a
ratlia et pervenit in lcricho
,
egredilurque ad : Naaratlui , arrivano a Gerico : e finiscono ai Gior-
lordanem. dano.
8. De Taphua perlranslt con tra mare in vatlcin 8. Da Taphua vanno verso il mare alla valle
aiim.lm.-ti . MtlQM
afTQMU» eius in mare RalaU- del canneto , e finiscono al mare salato Questa .
slmum : iiaec est i>o&acssto tribus filiorum Ephraim è la porzione posseduta dalla tribù de‘ figliuoli di
per fainllia» sua». Ephraim famiglia per famiglia
9. Urbesque separatae sunt filli» Ephraim in 9. E furono assegnate a’ figliuoli di Ephraim
medio possessioni» filiorum Manasse et villae ea- delle città co* loro villaggi , le quali erano dentro
ruin la linea della porzione di Manasse .
10. Et non intcrteceninl filii Enhraim chana- 10. Ma
i figliuoli di Ephraim non distrussero i
naeum.qui liabitalnt in Gazcr: habitavitquc Cha- Clumanel che abitarono in Gazer : e i Chananei
nanaeus in medio Ephraim usque in dicra Lane son rimasi fino al di d' oggi in mezzo ad Ephraim
tributari u». suol tributari
Dotte acque delta stessa Gerico. Ella è la famosa fon Un» di Gerico, le acque della quale furono ad-
dolciate da Eliseo, 4. fieg. li. 19. 90. fi. .
ver». 9. Da Bethei a /Mia. Questa ritti di tura era adunque differente da quell», I» quale ebbe prima
lo stesso nome, e fu di poi la Bcthcl. che è qui nominata .
Vers. 6. Machmethaih guarda a settentrione Era a settentrione dell» porzione di Ephraim, a mez-
zodì della porzione di Manasse
E l confini girano. Nella nostra tolgala, dove molte edizioni hanno termino dee leggersi termino
si perchè così porta l'Ebreo, c si perchè il senso lo esigei indispensabilmente.
Ver». 9. Finiscono al mare Malato. Questa parola telaio non si sa come sia stau posta in questo luo-
3.
go: ella non è nell’ Ebreo, nel Caldeo e ne’ LEI, e non debb'esserc nc pure nella nostra vulgata, come
apparisce dal versetto 9. del rapo seguente, dove mare assolutamente, vale a dire il Mediterraneo, e po-
sto per contine della tribù di Manasse, la quale confinava cou quella di Ephraim
(Eapa Decimoficltimo
Atta mezza tribù di Manasse e aUe figliuole di Salphaad è assegnata la porzione .
ver». 1. Quelli fu primogenito Giacobbe ave» predetto, ebe Ephraim sarebbe piu grande di Manasse ,
.
Gen. xlviii. 19. 90.. tenia pregiudizio 1*0*0 de* diritti di primogenitura, che «Mita vano a Manasse. Quindi
la metA di questa tribù ebbe un’ottima porzione di la dal Giordano, prima che ad Epbraiui funse assegnata
' CrUn C
4far/ur primogenito di Manasse. Primogenito insieme c unigenito peroerhè Manasse non ebbe altro :
figliuolo, ebe questo. Cosi della vergine scrive ». Luca, che ella partorì U flgUuot *uo primogenito , ben» b«-
unico cap. 11.7., e slmilmente in s. Matteo, cap. ». SS. Cristo è dello primogenito, c anche nella lettera .
* 111
Padrf di' Galaad sembra Terbi mite, rhe (indo Marhlr prendr.se il nome dat parto ili
neliuolo <11
Sala»! di I, dal Giordano, del .piai paoni fu dal» Il dominio a e a’ suoi discendenti
lui
Vera. 3. Ma Salphaad. . non rbhr felli‘OH. ma loia finir. Intoni» a queste njliu.jle di «alphaad «odi
Sum. avvìi.
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,, :
17. Dixitque iosue ad domum loseph Ephraim , 17. E Giosuè disse alla casa di Giuseppe *
et Manasse Ponulu* mullus cs et magnae forti-
: Ephraim e Manasse : Tu sei un popolo numeroso
ludinis; non habebig sortem imam; e modo forte j tu non averai tuia sola porzioue ,*
18. Sed translbis ad montem, et succide* libi, 18. Ma salirai al monte * e taglierai , e li farai
alque purgala* ad habilandum spalla: et potcris luogo pulito da abitare: e potrai allargarli . quando
ultra procedere cum subverlcris Cliananaeum avrai sterminati i Chananei , i quali tu dici * che
Vers. 6 E
atta tribù di Manasse toccarono dieci porzioni oltre la terra di Galaad . sei erano 1
figliuoli. Ablerer, «elee, Escici, Sichem, semid* ed Ehper e cinque figlie; ma siccome saipbaad figliuolo
«li Kpher lascio solamente quelle cinque figliuole, non fu contato ne Epber, nè Salphaad, e furono dieci
le parli; In tal modo però, che le cinque figliuole non ebbero In tutte, se non la pontone, che doveva
appartenere al loro padre salph aad, la quale si divisero tra di loro. Si crede, che la divisione della terra
alle particolari famiglie fbaae rimessa a* capi di ciascuna tribù. Per prevenire una difficolta, che »’ incon-
tra sopra quello, che è detto in questo luogo e quello, che leggrsi . I. parai, v. 23. 51, notisi, come potò
essere, che essendo mollo numerose le famiglie dc’sopradettl figliuoli, alcune di queste famiglie si di-
videssero, e avessero una parte la loro porzione di là dal Giordano nel paese di Basan e l’altra parte avesse
suo retaggio nella terra di Cbanaan .
Vera. lo. Si congiungono da setlentrìone colta tribù di Ater. Le due tribù di Ephraim c di Manasse
sono considerale come un solo corpo, essendo l’upa e l’altra de’ figlinoli di Giuseppe. La tribù di Manasse
si accosta alla tribù di Aser verso bor e verso II darmelo. Nel capo xix- 26, sta scritto, che la tribù di
Aser arrivava al Carmelo, e dal versetto seguente e da Giuseppe Anliq. iib. v. I. sappiamo che la città di
Dor m< inissima Carmelo apparteneva a Manasse.
al
Vera. II. BeUnan. città famosa, che fu di poi detta Sci topati.
Vera. 12.. e 13. F non po’rrono l figlinoti di Manasse ec. Ebbero gran difficoltà da principio a soggettare
queste cittì Indi lasciarono, che chananei dopo averle perdute tornassero a ripigliarle, e ricoiuinctàa-
; i
di Giuseppe grandi menio de’nostri confini le montagne, sulle quali t nemici si fanno forti, colla
iall’
m :
alevsa asprezza de’ siti; le pianure sono difese da' nemici co’loro carri armati di falci.
. , . .. . .. . ,
GIOSUÈ GAP. X Il
nilem «lieta ferreo* tiaberc currui et cs*e forti*- hamto cocchi armati di ferro c che sono forti*-
«unum. s imi
Capo Oeciinottaoo
Si manda a descrivere il parte da darti atte altre tette tribù , e ti
dà la tua porzione a llcru conta
rint
5. Dividilo vobis terra ni inseptem parte*: Iu- 8. Spartite tra voi la terra in sette parti Giuda .*
I. Si raunarono ... « Silo. Da esigala, dove erano siati gli alloggiamenti almen per sette anni,
vers.
gli Ibrel a Silo, eliti» posta In luogo elevato nel territorio di Epnraini. Ella era nell* Aeratotene
Sviarono
distatila di dodiei miglia da sicbem, e lontana tre ore di strada da Gerusalemme in Silo stette l'arca
Signore da u
del ionie lino a Samuele per circa trecento cinquantanni
.
£
il parte era ad essi soggetto. Silo era quasi nel centro del paese di Cbanaan, la maggior parte del
quale era già soggiogata.
Ver*. 3. Fino a quando marcirete voi nell* ozio} Giosuè vedeva, che le tribù, alle quali non era
stata fin allora rimessa la loro porzione, non Tacevano premura per averla ed esserne mc*se in possesso.
Dopo i lunghi viaggi, dopo le fatiche della guerra di circa sette anni, gli Ebrei reggendosi padroni della
Cbananea, erano presi dall'amore dell'ozio « del riposo; ma quest’ozio e questo riposo poteva essere prin-
cipio di miseria e di fame; onde Giosuè li scuote e li rampogna
Ver*. 4. Scegliete tre persone da ogni tribù , ec. gl ordina qui da Giosuè una nuova descrizione e divi-
sione della lerra di Cbanaan, forse perché della prima si dubitasse, che non fosse fatta con tutta esattez-
za. E certamente prima
-era difficile il poter far *
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.. , . : , , . , ,
15. A meridie autem c\ parte Cariath-iartm e- 15. Da mezzodì poi 1 tuoi confini cominciano
greditur termina* cantra mare, et penrenit usque dalla parie di Cariaih-iarrm verso il mare , e ar-
ad fontrm aquarum .\<*plitoa. rivano fino alla fontana di Nephtoa
16. Deacendilque In partem monti*, qui rapi- 16. E
scendono sino alla parte del monte , che
dt valloni lìlioruin Emioni et est cantra scpien-
: guarda la valle de* figliuoli di Ennom ed è a mct-
trionakm
16. plagam in extrema parte valli* naptialm. tent rione net fondo deUa valle di RuphalM . E
Oosrcuililquc m r.ccnnmu (i<l est, vallem Emioni) scendono in Geetmom (vale a dire valle ài Mùt-
Iuxla lalu* lebusaci ad au*trum: et penrenit ad ui an ) accanto olii Icbusel a mezzodì , e arrivano
fontem Rogol, alla fonie di Bogtè,
17. Tmnslcns ad aquilonetn et egredicn* ad 17. Passano verso tramontana 3 e si estendono
Enscmcv, Id e*t, Pootcm soli*: fitto ad Ensenus , cioè Fonie del sole:
Et perlransil usque ad tumulo*, qui sunt c 18 E
passano sino alle alture , che sono dir im-
regione osccnsus Adorni nini : dcscenditquc ad A- pello alla salila di Adummim : e scendono da A ben-
benboen, id r*t, lapidimi Boen filli itulirn, et hoen j o sia pietra di Boen figliuolo di Ruben , e
perlransil ex latore aquiloni* ad campeslria: de- vanno dalla varie di tramontana sino a’ campi : e
«cendilqac in planitiem, scendono nel piano ,
23. Et praetergreditur
19. con Ira auuikmcm Belli* 19. E
s’inoltrano verso settentrione a Beth-ha-
liagla sunlque cxitus eiu* contri linguam mari*
: gla : e finiscono alla punta del mar salato verso
salsissimi ab aquilone in fine lordanis ad auslra- KttentrkOM etU* imboccatura del Giordano , che
lem plagarn ; guarda mezzodì ,
90. Qui est terminus illiu* ab oriente: haec est 36. il qual ( Giordano ) è suo confine da orien-
20.
po**e*»k) tlliorum Beniamin per termino* suo* in te: questa è la porzione, e questi t confini da
clrcuitu , et familias &uas. tutte le bande de figliuoli di Beniamin divisi nelle
toro famiglie .
21. Fueruntque elvitatos eiu* Icricboet Betli-tia- 31. E
le loro città furono Gerico, c Bcih-haglo
già et valli* casis, e la valle di Casls ,
Belli-Araba et Samarai , et Bcthel, m 33. Belh-Araba e Samai nini e Bcthel
23. Et Avim et Apbara et ophera 33. E
Avlm e Aphara e Ophera *
34. Villi Emana et opimi cl Gabcc: rtriUle* 24. Borgo di Emetta e Opimi e Gabec: dodici
duodccim et villae earum città co’ loro villaggi.
35. Gahaon et Rama et Bcrolh, 25. Gabaon e Rama e Bcrolh
26. Et M
espbc et Cantora et Amosa, E
Mesphc e aphara e C sa , Amo
27. Et Uccelli, larepnel et Tbarela, 27. E
Recem . larephel c Tharela .
38. Et Scia, Eleph et K*bus,quac est lerusalem. 28. E
Scia , Eleph e le bus , o sia Gerusalem-
Gabaath et CariaUi : civUates quatuordurim et me , Gabaath e Cariati! : quattordici città co* toro
villae earum . Haec est posscssio filiorum Benia- villaggi . Questa è la porzlouc ile' figliuoli di Be-
min iuxla famiUa* sua*. iliaruin distinti nelle loro famiglie.
Ter*. SI. La catte di Casls. Casi* è nome della valle e dell* città, che era nella valle, e può interpre-
tarsi teoteeta rapida.
Ver*. 3H. Jebut o sia Gerusalemme. Hon si sa, se ella desse II nome alti jebusrl. che l'abitavano, ov-
.
vero lo riceve** da loro. E universale opinione degli antichi e de* moderni scrittori, che di questa ritti
fosse re il famoso MelcbUedccb e ohe allora il suo nome fosse Salem Ma s. Girolamo afferma, che gaietti
,
reggia di ifclrhisedecb era verso gcilopoll assai lontana da Gerusalemme, c che vedevansi anche a vuoi tem-
pi le ruine del palazzo di quel re.
Capo Dccimonono
SI danno te loro porzioni atte sei tribù di Simron , Zabuton , Issachar , Ater,
RephtAati 0 Dan e a Giosuè
1. Et egrasa est sor* sccunda filiorum Simeon 1. / secondi a uscire a sorte furono i figliuoli
por coglia lioncs sua*: fullquc berediLi* dì Simeon dlslitUi nelle loro famiglie: e il loro
telaggio
2. Eorum in medio possessioni* filiorum loda: 2. Fu nel mezzo della porzione di Giuda , (ed
Bersabee et Sabec et Mobda, ebbero) Bersabee e Sabre e Motada ,
3. Et Haser-sual, Baia et Asoli. 3. E Uasersual , Baia e Jsem ,
4. Et F.l titolaci. Belimi et Harmn, 4. Ed Ellholad, Belimi c Iforma,
8. Et Siceleg et Beth-marchaboUi et Hascrsusa, 5. E Siceleg e Brth - Mar citali e Basar susa otti
6. Et BelhdcbaoUi et Sarohem: civitate* trcdecim 6. E BciMcbaolh e Sarohem tredici allò co’loro
:
Ver*. 1. el
// loro retaggio Az nel mezzo della porzione di Giuda. Doveva essersi riconosciuto dalle
nuove misure, che la porzione assegnala a Giuda era eccessivamente grande, benché questa trtbfi fosse nu-
merosissima; ai levò una parte del suo territorio vastissimo a Giuda per darla «'figliuoli di Simeon, che
erano In plccol numero. Cosi adempieva*! la profezia di Giacobbe, Gen. xlix. 6. !.. come si é notato in
quel luogo,
Bersabee e Sabee si può interpretare Bertabe» detta anche Sabre perocché questi due nomi si-
gnificano una iota città, altrimenti le città date a Simeon non sarebbon tredici, come è detto, vere 6 ,
nva quattordici Fedi anche I. Parai, ir. ».
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10. ceciditquc sor» lertia Gliorum Zàbulon per 40. Uscirono in terzo luogo a sorte i figliuoli di
‘ognationcs sua»: el factus est termina» posse»* Zàbulon (listimi nelle loro famiglie : e I confini del
>lonis eontm usque Sarld loro dominio andatoti tino a Sorbi .
18. Fuitque eius hercdltas lezrael et Gasalo! 48. Ed ebbe per sua porzione lezrael e Casa-
et sommi, loth e SUnem,
19. Et ilanharahn el Scón el Anaharath, 49. E Hapliaraim e Seon e Anaharalh ,
99. Et pertenU tcrmlnus eius usque Thabor et 99 E i suoi confini arrivarono sino a Thabor
Schesima et Bethsames eninlque exltus eius lor-
: e Sche i ima e Bethsames : e finiscono al Giordano:
danis: dvita'es scricrtm et villn* earum. sedici citta co* loro villaggi .
93. Ilaec est pOaaéfsio lllionim Issachar \^or co- 93. Questa è la porzione, queste le città Co’ lo
Knaliones suas, urbe» el riculi earum. ro villaggi , che toccarono in sorte a’ figliuoli d* Is-
sachar distinti nelle loro famiglie.
91. cecidi tqur sors quinta tribui filiorum Aser 91. Usci in quinto luogo a sorte la tribù de’fi-
|*cr cognationes sua»; gliuoli di Aser distinti nelle loro famiglie j
Fuitque lemìinus eurum ltalchath et diali 95. E
loro confini furono ad Halchath e Cha-
et Bcten et A\aph , ti e Bcten e Axaph
26. Et Elmelecb et Ainaad et Messa! et perte- : 96. Etmelech e Amaad e Mestai: e vanno sino
uit usque ad Carmdum mari» et Slhor el Labànath. al Carmelo del mare e a Sihor e a Labanath.
33. Ac revertitur contra oricntem Bcttwlpgon:
97. 97. E
volgono a levante verso Reth-dagnn : e
el pertransit' usque Zàbulon et talloni icpht linci pus timo tizio a Zàbulon e. alla valle di lephthael
n mira aquiloneiu , in Bottiemcc et Nchiel Lgredi- . verso tramontana e sino a Belhemec e Nehicl. E
turque ad laetam Calmi, s’hiottra al lato sinistro di Cabul
98. Et Abran et Roliob et Hamon et Cana, usque 98. E ad Abran e Rohob c Hamon e Cana , fi-
ad Sidoncni magnani : no a Sidone la grande:
99. Rercrtiturquc in Horma usque nd ciritatem 99. E tornano verso Horma sino alla città for-
inunitissiinam Tyrum et usque Hosa eninlque : tissima di Tiro e sino ad Hosa: e finiscono al
esltus eius in mare de funiculo Achziba: mare nel territorio dì Achziba :
30. Et Anima el Aphcc et Rohob cirltates ti- : 30. E
includono Amma
e Aphec t ttohob : ven-
gintiduac et tlllae earum. tiline citili co’ loro villaggi
31. Haec est possessi» filiorum Aser per cogna- M. Questa i lu porzione e queste le città co’ lo-
ti ones suas, urbesque et ticuli earum. ro villaggi , che toccarono a figliuoli di Aser di-
slbul nelle loro famiglie.
39. Filiorum Ncptithali sesta sors cecidit per 39. Uscirono a sorte in sesto luogo i figliuoli di
familias suas: Xephlhali distinti nelle loro famiglie:
Et coeplt tcrmlnus de Eleph el F.lon in 33. E
I loro confini cominciano da EtPph e da
Saananim el Adami, quac est Ncceb et lebnael Ehm in Saananim e Adami , che dlcesl anche Nc-
usque Lccura : el cgreWus eorum usque ad lor- ceb , e da lebnael fino a Lccum: e vanno a finire
<1. incili : al Giordano :
31. Revcrtiturque terminus contra occidentem 34. E
volgono da occidente verso Azanot-thabor,
in Azanot-thabor. «Ique inde ogreditur In il unica, e di là vanno verso Hncuca , e passano a Zàbu-
<*tpertransit in Zàbulon contra meridicin , et lu lon dalla parte di mezzodì * e in Aser da occi-
Aser contra occidentem , et in luda ad loroancm dente j e verso Giuda da levante ,
contra urtimi soli».
35. Citila tee munitissimae. Assedi m > Ber et E- 35. Sue città fortissime , Assedivi, Ser ed
OfUth et Reccath et Concreti») Emalh e Reccath e Cenereth ,
36. Et Edema et A rama Asor: 36. E Edema e Arama Asor:
37. Et Cedes el Edrai , Enliasor, 37. E Cedes ed F.drai , Enhasnr ,
38. Et leron et Magdalei, llurem et Bethanath et 38. E leron c Magdalei Horem e Bethanath e
.
39. Haec est posseasio tribù» filiorum Ncptilall 39. Questa t la porzione e queste le città co’ toro
lier cognationes suas , urbe» et ticuli canon.
villaggi possedute da* figliuoli di Nephthali distinti
nelle loro famiglie .
vera. 26. Fino al Carmelo del mare per distinguerlo dall’altro Carmelo della tribù di Giuda, fot. xx
31 Quello, di cui si parla adesso, era della tribù di .uer, e«l è celebrato nelle Scritture per la sua bello-
xa e rrrUlit.1 eglisi stendo oon una dolio sue coltine fino alle rive del Mediterraneo.
.
ver». 97. Belh-dagon Cioè casa di Dagon perchè in quel luogo si adorava Dagon. Dagon si gn idea pe
. ,
*ce; e in llgura di pesce, ovvero di Sirena era adorato quel falso dio. Vi è uu altro luogo dello stesso
nome nella tribù di Giuda
veri. IO. Venti due ritta notisi . rbe alcune delle città qui nominale sono poste per dimostrare Ilo .
dote ti estendessero t contali d» ASPPj ma non appartenevano a questa tribù. La porzione di Aser m.
.piale l’aveva predetta Giacobbe. somalamente fertile e amenissima
<v; — «
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filii Dan , et pugnaverunt contra Le-som , cepo- di Dan n mossero , e assaltarono Leser.
runtque eam : et porcusserunl cara in ore gladi! presero : e lutto misero a fi! di spada , e
et possederunt et habilavemnt in ca . vocantes ser padroni e vi abitarono , dandole il ;
nome» eius Lcsem-Dan ex nomine Dan patria sui. Lcsem-Dan dal nome di Dan loro padre
46. est jxvssessio tribù* tUiorum
Hacc Dan per 46. Questa è la porzione e queste le citu
cognalioues suas , urbe* et iàculi earuiu villaggi possedute da' figliuoli di Dan disti
loro famiglie.
49. Cumque coraplcssel sorte dividere terram 49. Efinita che fu di distribuirsi a sorte
singulis per tribus suas, dederunl Olii Israel pos- a tutu j tribù per tribù , i figliuoli d ’ Isrt
sessionem losue Olio Nun in medio sui, dero a Giosuè figliuolo di A
un la sua por:
di loro j
50. luxta nraeceptum Domini, Urbem. qtiam 50. Secondo l'ordine del Signore , la ci
poslulavit , T
ha mnntb Sarna in monte Ephraim : domando , Thamnaih Saraa sul manie Eplt
et aedlfleavit ciVuatem , habitat ilque in ea. egli riedificò la città, e vi abitò.
51. Mae sunt possessione», quas sorte diviserunt 51. Queste sono te por sloni distribuite
Elenzar sarerdos et losue filius Nun et principe» fa- da Eleazaro Sacerdote e da Giosut figli
mi liarum ac tribuum tiliorum Israel In silo, co- Nun e da’ principi delle famiglie e delle in
nm Domino ad ostium Libc maculi testimoni! gli uoli d’ Israele in Sito: dinanzi al Sigr,
porta del tabernacolo del testimonio, c q
parti liq ne sunt terram
la divisione , eh’ ei fecero del paese.
la riceve in dono ibi popolo, ed ella è delle piu magie, essendo in montagna,
onde a. Girolamo t
che s. Paolo visitando IL monumento di Giosuè ammirava, che questo grand uomo avesse domai
d
luogo si alpestre e arido Ma simili esempli di umiltà e di amore verso la povertà erano degni
ino, ebe era figura di colui, il quale essendo ricco m fece povero per noi, ed essendo re
di gioiti
nani per noi, affine di tor noi ricchi della sua povertà e gloriosi della sua umlluuiooe
Cap Centesimo
Sei città di rifugio: ehi sten quelli , che panano rifugiarmi , e per quanto
tempo debbano restarvi .
1. Et locutus est Domlnus ad losue dlcens: Lo- I. KU Signore portò a Giosuè, e diti*
quere Olii» Israel , et die eis : a’ figliuoli d’ Israele, e di’ loro:
4. Separate urbe* fugitivorum * de quitto lo- . 3. Separate le città pei fuggiaschi , dei
cutus sum ad va» per marni» Moysl: lo fi parlai per mezzo di A/osé:
• A’usn. 35. 10. Deut. 19. 2.
3. Ut confugiat ad cas quicumquc anima pcr- 3. Arile quali chiunque avrà ucciso tu
cusserit nescius: et poasit evadere irain proximi, .tetiza volerlo , possa ricoverarsi: e possa
qui ultor est sanguini» : si alt’ Ira del prossimo paratie , che vuol ,
in piedi dinanzi al Senato . ovvero Magistrato. I rei e 1 litiganti {«•' loro Avvocati slavati ritti
a* giudici.
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i
9.
GIOSUÈ CAP. \ \
civitìte» conslilulac ftunt ometto filli» I- 9. Uueste città furono stabilite per luti» i figli un-
Hac f
advcnis, qui habiiabant inter co»: ut fu- tidi /tracie e pe forestieri abitanti con essi : af-
5 rael cl
rerei ad cas, qui animai» nestiu» percusstosct, et finché in esse si ricoverasse chiunque avesse ucci-
non moreretur in marni proxlmi, effunum »aii- so un uomo senza volerlo, e nuu morisse ver la
guineiu vindkara cupientis, donec starei ante po- mano dei parade bramoso <11 fur vendetta dei san-
nite sparso , sino a tanto che quegli compariste
puluw exposiluru» causarn mani.
dinanzi al popolo a trattar la sua causa.
€ap0 Dcntfsimojjtimo
5i disegnano a- Leviti
a' Patriarchi
nuarantotto città CO-
: la pace e il ripqso ó
conceduto a
5.
figliuoli SS
a tu arte.
,aU* M
1 .Et principi dell? faringite di Levi andarono
t. Accessori inique principe» familiarum Levi ad
4.
a trovar Eleazaro sonano Sacerdote . e Giosuè fi-
Eleazarum SaccrtkXm et Iomm Alluni Mundi ad
gliuolo di Ami e i capi delle famiglie di ogni tri
duce» cognalionum per aingulu» tribù» UUoruni
bii dc‘ figliuoli d’ /traete :
Israel:
2. Locutkpie *unl ad co» in Silo terree dia- 2. E
parlarmi con essi in Silo nella terra di
naan atque dixerunt: * Dominili» pcaecepil per dianomi . e dissero : Il Signore ordinò iter inci-
,
inamim Mo>»i , ut darcntur nobls urbe» ad ha- so di Musi, clic fossero u noi assegnate delle cit-
tà da abitare , co’ loro sobborghi per nudrire il
bitandum. et suburbana eanim ad alenila lamenta.
• Nwn. 35 . 2 .
bestiame.
3. ncdcruntque Olii Israel de possesskmibtu E
i figliuoli d' Israele dettero delle loro por-
zioni , secondo il comando del Signore , le atta
siii5 . iuxbi imponimi Domini, civltatcs cl subur-
Imim earqin. co' loro sobborghi.
4. Kgressaque est sor» in fainiliam caath fllio-
Ed essendo niella a sorte la famiglia di Ca-
-
rum .Varo» Sacerdoti» de tribubus luda et Staieoo ath , i figliuoli di Aronne Sacerdote ebbero tre-
dici tUta delie tribù di Giuda c di Simvon e di
et Bcniamin civitatc» trededm : :
Dentapìin :
13. Dedit ergo Alito Aaron Sacerdoti» Ifcbron 13. Diede egli adunque ui figlinoti di Aronne
mufugii dvilatrin ac siihurbana eiua; et Lobnam «ornino Sacerdote Helmut duo di rlfut/ui col no
cura MiburlMiii» : sobborgo : e Lobm col suo sobborgo :
14. Et Ielber et Esterno, 14. E /rtkrr ed Esimio,
15. Et llQloD et Dabir, 13. E
Uoton e. Dabiri,
16. Et Ain et Irta et Botbsame* rum Mihurba- 1C. E
Ain e tela e Bcihsamcs orlato sobbor-
ni» sul» civitate» novera dò tribubus. ut dietimi
:
ghi: nove città di due tribù , conforme ai i detto.
est , duahus . Ca-
17. De tribù autem filiorum Bcniamin Gawtun 17. E delta tribù de* figliuoli di Jteuianan
ite le eiiU^fnfusmr^Mpi
....i» « . i.ihn «• n» va«ia al ti mioiio .lucciatolr, tleno determinate le crttb, chn àcL-
dt I. -talli, di
innalzala sopra
w Levi, *iue*tc
-- -
le altre per ragione del sommo sacerdozio ri-vaie |K*nanu»
... -
b
furono «Il vise a w»rte traile quattro famiglie: e Dio «lupose ^ 1
tempio
* i le
.A , al it.it . o ^ c "e
cnc dotei^n
mj d. ed.
Lare nelle tribù di Giuda e di Beniamm , atlinehe cosi (omero piu vicini
.
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r; I o s u e CAP. XXI
IH. RI An.illiodi et Alinoli cimi *uburbanb sub: IH. E
AnaiHolh e Ai non co' suoi sobborghi :
rivilalcs quatuor. /piatirò città .
19. Onmcs filimi civitate* niiorum Aaron Sacer- 19. Tutte insieme le ci tò de’ figliuoli di Aronne
doti», trvdn’iui rum suburbunb sub. sommo Sacerdote furtai redici e loro sobborghi
9u. itrltqub vero per famillas liliorum Canili 90. Agli altri figliuoli li Coatti della stirpe di
. I. evitili generi*, liaec esl (lata jioisessio: Levi distinti nelle loro fi ungile furono assopiate:
91. ili- Irilm Ephraim Sirhem
iirlics ronfugii , 21. Della tribù di Ephraim per eli talli di re fu-
rum *uburl>anb sub in monte Ephraim el Gazcr, ghi., Sichcm co’ suoi sobborghi sul monte Ephraim
r Gazer .
2m. Porro de tribù Issarhar Cestai et Iialicreth, 2H. Della tribù <f Jssachar CPsion r Ddbrreth
I l laramoth et Engaunim rum tmburlxinb 29. E
laramoth ed E agami ha co’ loro sobbor-
»ilb . rivitales quatuor ghi, quattro città.
50. De tribù autetn ÀsiT, Masal et Abdon, 30. Della tribù di Aser , Masal e Abdon ,
51. Et Iteli atti et Koholi cimi suburbanis sub, 31. E
Hetcathe, Hohob co’loro sobborghi , quat-
nvitates quatuor. tro città.
52. De irilm quoque Neplithali civitate* conta- 32. Parimente della Ir.bù di ìSephthah le citta
gii. Cede* In Gnlilaea, et ilammoth-Dor et Car- del rifugio , Cedes nella Galilea, Ilaunnoth-Dor
tlian cimi sirimrlianb sub, rivitales tre*. e Carillon coi loro sobborghi , tre città .
Olone* urìir* lamiliai uui Gcrson, trededm
55. 53. Tutte le città delie famiglie di Gerson , tre-
cunrsuburlKinb ani». dici e i loro Sobborghi.
51. PUH» aiitem Merari Levilis Inferiori» gradii» 31. E
ù’ figliuoli di Merari Leviti di grado in-
|*?r familia* suais data esl de tribù Zàbulon ,
le- feriore distinti nelle loro famiglie , furon date t tetto
r turni el Cadila tribù di Zàbulon leonini e Ca/tha ,
53. Et Damila el ftaalol civitate* quatuor
. rum 55. E
Dammi e ISaalol , quattro città co’ hn •
3i». m* tribù Rul**n ultra lordanem ronlra le- 36. Della tribù di Ruben di là dal Giordano di-
richo civitate» refugii . Bonor in solitudine . Mi*or nnquito a Gcrica le città del rifugio, Bosor nd
et laser et li*th*on et Mepluiath , civitate* quatuor deserto , Misor e laser e lelhson r Mcphaaih
rum snburUmL* sul*. quattro città Co’loro sobborghi.
57. De irilm r.ad rivilntr» ooofogii, Ramni li in 37. Della tribù di Gad le città del rifugio , Ra-
i.iialad el Manaun et Mescla »u <H Ias4*r, rivitales molJt in Galaud e Mulinimi ed Hesrbon e laser
1
rmi, qi utili tradìlunim *e |ialrihu* eoruin Surave- che uvea promesso di dar loro col giurmnento / ai-
rat: et possedminl Ulani appiè Dritti t;i veruni inea. tane a' loro padri J € la fxissedettera r i / abituro
48. * Dalaqne esl ab CO ptX in OUW
rnihim natkmes: nullusque eb 4io*tium resistere
|«cr rir- W 12. Ed ri diede loro la pace am
tulle le nazio-
ni eir convicine : e nissiui nimico ardi di resistere
au*us est M*d cimeli in cofuin «lillonòm redarli
. ad essi j ma tutti furon soggettati al loro doni in*
mi. * Sup. II. 25.. ti 14. 15.
45. Ne unum quidem verbum , qtiod illis prae- 43. Una subì delle parole , che egli aera pro-
stilurum «e esw* (immiserat. irritimi fuit;scd re- messo di adempire non restò indietro, ma tulle
bus explela fimi omnia. furon verificate dall’ evento.
vorx i) Per allodi di rifugio. Cosi |»iire ne’ versetti 37 .12 3f* 37.; la nostra volgala ha in plurale
filladi di rifugio dove l’Klnco legge in singolare ritta del rifugio «-onic qui è su tieni notata già per un j
• li tali riti.» v i|kj precedente versetto 7. Questa lezione della nostra volgala ha dato origine al seutuiicnlo
hanno eredtito. clic tulle le citta del la-vili avessero diritto di asilo. Ma e<>-
4li alenili Interpreti. I quali
inanemente questo Ornilo rredeti riservalo alle sole sei eilta nominale nel dello !uogo;c molli Ms». della
volgala leggono l’Ebreo.come
verv -il // it .Signore /no diede ad Irmele tutta la terra ehe aera promesso. La diede loro intera .
«Unir loro nnrhe riguardo all' attuale pma-sso con quella limitazione «legna «li sua bontà e della partirò
l»r«- sua rrovklunta verso il suo po|*o|o. la quale limitazione si ha, Hjtvd. vxm 29., dove Dio rtifr.ehc» i
obli avrebbe rarc-iall (Inimici tulli in un tratto, allinchè la lena non si riducesse in orrida sol il mimi
i
e divenisse albergo delle bestie tcnn-l ma gli avrebbe cacciali a imito a fioco, seminio clic gl'israeliti au
:
«itM«-r cre>ce ndo di numero sino addivenir rapaci di occuparla lulLa c di coltivarla. Che se «!oj>o che gli
Fbrci io rullo moltiplicati e . m
sialo di sleruiinarc tot dmenle gli avanzi d«*gli aulii In abililon , eglino ••
per liegligen/ i c inlkngardaggine. o |M*r altri ridessi ti. im-u rarouo d’ insignorirsi ili quel. ch«- n-slasa d.<
nccupw. ciò <lic asciivecM a c«iI|ki dello stesso |nì|m»;o c non a Ino. il qualt* ruii inlituli pnKlIgn gì, .
* vei «-oqdniri nella terra piomcsAa aveva sfniso il tenui e d«l nome Kbroo tu*’ Chanaiici «• nelle vichi*
.
naxioni c colie grandissime v illune «-onciniiilc al suo popolo lo aveva inceso in isLilo ili doiuiiiar «lap-
peiiuUo funi za cotdr.nlo I.i.tIc mio clic vivi» f.iositc, c mio a lauto «he In h-dclr al mio ino non rhb .
nemico, ehe mii> d* •.logli a t»CII**; non «Un virino clic m*l nsfH'Ila'H sitile .d lai so nel |*j« ^ .
don «logli «Li. S'gn-.e r u («•:.« r ,! u«ov« ,*-pia tulli I popoli 'Itili lena
«
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* Capo tìenttoimoeeconbo
Ir tribù di Ruben r di Gad r la mezza tribù di Manasse tornate atte ioni possessioni oltre il
Giordano, ri rendono sospette alle altre tribù per aver eretto un aitare pretto al Giordano
ma Kti ambasciatori spediti ad esse, accettano le giuste toro scuse
I. Kodiin tempore vinavil loeuo Rnbenita» et Sello Messo tempo Giosuè chiamo a se i Ru-
I.
Cadila* et ilinii<li.mi tribuin Manasse: tieniti e I Goditi r la mezza tribù iti 4/a nasse:
a. Dixilquc ad ros: Fedslis omnia, uuae prae- 3. E
disse toro : Voi avete adempito tulio quel-
eepil volita Movws fainuln» Domini: infili quoque lo , che a voi comando Muse serro del Signore :
in omnibus obéi Itali*. e a me
pure siete stati in tutto obbedienti
3.Noe refiqutalta fralrea vostro* lungo tempore 3. E
per un lungo spazio di tempo fino ut di
usqtie in pr.'**sentein dicin, custodicnte® iiu|>eriuiii d'oggi non avete abbandonati i rostri fratelli
Domini Dei vostri. eseguendo ali ordini ilei Signore Pio vostro.
4. Quia Igitur devili Dominus Detw water Ira- 4. Giacché aduli tur il Snpinre Pio rostro ha
trihus vestii* iiuieiem el pacem, sicul pollicilus dato tranquillilo t pace a* vostri: fratelli , confórme
osi ; rcvertimini et ite in tahcrnaruln vostra et in promise ; partitevi e andate atte vostre tende e
trrram |*osse*siot>ta ,
• .piani tradidit volita M«\- alta terra di rostro dominio assegnata a voi da
*<•* famuli k
lumini trans Iordancin :
1 Mosi seno del Signore di hi dal Giordano :
• Aron. 3*2. 33. Sup. 4. 13. et 13. 8.
,
i
Ila dominai, ut curtodafli attento et opero 5. Questo solo io chieggo , che osserviate al leu -
nmipleatis mamlatum et legcm, quani prairepil lamcnte e mettiate in esecuzione i comandamenti
vnbls Mnyscs fninullis 1 lumini . ut diligati* Dbiui- e le leggi prescritte a voi da Mose servo del Si-
mm lieum vestrum et ambii Irti* in omiiitms vita gnor e , che amiate il Signore Pio rostro e cam-
ci us et observelis mandata illitts, idhacrcaltaque ci miniate per tulle te sue vie e adempiate i suoi
•'< serviatis in umili enrdr et in ornili anima veMia. precetti e stiate uniti coir lui r lo serviate con
tutto il cuore e con tallii l' anime vostra.
tf. (lenedixitque eia tosile, et dimisi! Co®. Qui ti. E
Giosuè li benedisse , r. licenzio ili. Ed ei
reversi sunl in taliemacula sua. se ne tornarono alle loro tende.
*7. nimidiae
autam tri bui Manasse possesstooem 7. Imperocché alla mezza tribù di 1 fanas se acca
Moyses «lederai in Rosari: et ideimi mediai» quac data Must tu porzione in /lasan: c all' altra indù
superbii!. dedit losue sortein inter celerò* fratfes diede Giosuè fa sua varie in mezzo ai suoi fra- •
f
silos trans lonlanem ad ocddeotaleni piagarli. cum- telli di qua dal Giordano all'occidente. aven- E
«iue «bulinerei eoa in laberaacula sua, et beno- doti benedetti t in licenziandoli
(li\L«i>t cis,
8. Dixil ad eoa: in multa substanlia atque di- K. Disse toro: Eoi re ne tornale a’ luoghi vostri
vitiis revcrtimini ad sede® ve* trae eum argento et carichi di beni e di ricchezze . e. di argento e di
auro . acre ae ferro el vi*sfc multipliei dividile : oroj dt rame e ferro e di vtslhneiua d’ogni sor-
praedam bostium eum fratrilius vestris. ta : dividete la preda tolta a' nemici co' vostri fra-
telli.
Beversiquc sisnt et abuTtint fllii nuben et fi-
9. 9. E se n'andar min e si separarono I figliuoli
lli Gad
et diinidb tribus Manasse a Olita Israel de di Ruben e i figliuoli di Gad e la mezza tribù di
Silo, quac sita est in cbanaan, ut intrarem Ga- Manasse da' figliuoli d’ Israele in Silo , che è nella
lawl, lemmi posM^ioiiis tute quam ubttnuenint Chananea per tornare in Galaad paese ad essi .
iuxta impennili Domini in manu Mnysl. assegnato da Mosi secondo l'ordine del Signore.
10. Culmini* venisse»! ad tumulo* lordante in 10. E
giunti che furono alle dune del Giordano
tcrram Clianaan, aediflca veruni lux Li lordanem nella terra di Clumaan , edificarono presso al Gior-
aliare ililìnìl dano un altare d’inmu-rna grandezza.
11. Quod nini OOdiOMpt fllii Israel, et ad eus II. La guai cosa essendo stata udita da’ figliuoli
certi nuneii dctultasenl ;n-di8cav-r filili* Ruben et
. d’Israele, ed essendo stalo da essi riferito da av-
«iad et dimidLie tribus MauuK 1 aitare in terra visi sicuri , come Ruben e God e la mezza tribù di
Cbanaan super lordante tumulo», ountra libo» I- Manasse turano edificato un altare nella Urrà di
srael Chanaun sulle dune del Giordano , dir impello a’fi-
gliuoli d' Israele ,
12. Cunvcnerunt onines in Silo, ul ascenderai! 13. Si adunarono lutti qùesli a Sita per nudare,
el dimiearent contea eoa: a combattere contro di quelli:
13. Et interim miserunt ari ilio» in lorram Ga- 13. E
frattanto spedir on loro nella terra di Ga-
laad 1*1 linee* filiiim Elcazart Sacerdoti* laad FUinecs figliuolo dt Eleazaro sommo Sacer-
dote y
14. Et decerti principe* rum eo, slngukis de 14. E con lui dieci principi , uno per ogni tribù
singiiUs tributiti*.
13. Qui venerimi ad filios Ruben et Gad el di- 13. / quali andarono a trovare i figlinoti di Ru-
niidiac tribus Manasse In tcrram Galaad . dixe- ben e di Gad e detta mezza tribù di Manasse nella
nintquc ad eoa: terra di Galaad , e disser foro
1«. Ilare ninni* populus Domini : Quac
mandat 16. Queste cose mando a dire a voi tulio il po-
est tata IransgrcssioT cur rcliqutatte Dominimi Dr- polo del Signore : Qual prevaricazione è mai que-
Ver*, ff. Per tornare in tìaiaad. Col nome di Galaad s’intende tutto il paese ottre.il Giordano.
Ver». IO. Giunti che furono alte dune de t t.iot'daruì netta terra di Cbanaan. er. f. visibile, secondo
la volgala, che qucvlo aliare fu eretto sulla ripa occidentale del Giordano; e sembra anche combinar me-
glio coll' intenzione, che ebber quelle tribù nell' innalzare (al moiimncnln, eh* c« fosse da lincili parie
pini tosto , die alla ripa ulteriore r nella leera di Galaad : e quello. r|te è delio* scr»cllo 19. dunosi™, ebo
l’altare era nell» Chananea.
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uro Israel . aedi Acati te* altare uàcrltefum, ft a Ma? fierguat molliti atetr voi abbondai
cultu illius recedente* 7 qnort Dio di Irmele . edificando un aitar
go
io ,, e ritraendovi dal cullo
, culto di lui
lui??
17. An paruro vobis est , • quod peccasti* In 17. È
egli forte poco per voi Rover
Bcdphegur et Usque in praesentcni niein i
. *
macu- cauta di Bcclphegor , onde sino al prese
la htiius sederi* in nobi* permaoet multique de sopra di noi l'infamia di lai delitto
, pc
.
populo corruerunt ? *
A'«ro. 23. 3. Deut. 4. 3. r iron molti del popolo?
vo* liodie reliquia» Dominimi , et era*
18. F.i
18. E eoi oggi avete abbandonato il S
in universum Israel ira cius dcsaeviel.
domane l’ira di lui infierirà contro tinto
19. Quod si putatis immiindani esse terroni pos- il», l ne se eoi credete
, che impura tic
sessione vr-lrar. transite ad ferrame in qua la- del dominio vostro , trasferitevi in quell,
iNTiiaculum bombii est. et baiatale Interno*; tan- il tabernacolo del Siguore
, e abitate tre
tiim ut a nomino et a nostro <>nsortlo non re- «
con palio solamente , che voi non vi rii
cedati* aed ili rato altari praeter altare Domini Dei
, Signore , né dalla vostra socirlù , aliano
nostri. lare oltre rollare del Signore Dio notte
ai. • Nonne Achan Qlius Zare proetrrilt man- 20. Aon i* egli vero , che Achan figUuot.
daiuiu Domini , et super omnem populuin Israel trasgredì gli ordini del Signore , e ri
ira eius Incubuit? Et Ilio crai unu» homo, atipie
piombo sopra tulio il popolo d’ Israele ?
ulinain soli» perii&sct in sedere suo. era un sol uomo : ma pmeesse a Dia che
• Sup. 7. I.
,
fosse pento pel tuo peccato.
‘21. A (XponderuiUquc fili* Ruben et Gai! et di- 21. Risposero i figliuoli di Ruben e
inidia tribù* Manasse principibu* lcgatlonis Israel: della mezza tribù di Manasse ai princis
sciadori d* / trae le:
22. Fortissimi» Deus Domini» , Cortissimi» Deus 23. Il fortissimo Dio Signore il forile.
Domimi* ,
ipse nord, ot Israel simili inlelliget; si Siguore egli sa , e lo comprenderà anche
prac variati ioni* animo hoc altare construximu* se con spirito di ribellione abbiam fabbri ,
non custodia! nos *cd puntai nos in praescutl sto attore t egli non ci protegga
j ma ci
, :
fui d’ adesso:
». Et si ea mente fccimus. ut olocausta et sa- 25. F. se lo abbiam fatto enti intra: io»
«riQrium et pacifica* vittima* super co inipone- porvi sopra olocausti e sacrifizi c viliim
remus, ipso quacrat et iudicet: che j ne faccia egli disamina e pronunzi
24. Et non ea magia cogi bilione atque tractatu 21. Se non piuttosto pensier nostro c no
ut diocrcmus lira* direni filli vcslri mi» nostri»:
:
sigilo si fu t che dicemmo , che form
Quid vobis, et Domino D<*o Israel? gliuoti vostri airebbcr detto a’ nostri figliti
avete a far voi col Signore Dio d’ Israel
' Terminimi bosull Domimi*
inter no* et vo*. 23. H Signore ha posto
RuIkui et Olii Cad , lordameli (luvium; et
il fiume Mora
? confine tra noi c voi j o figliuoli di Rubr
ulri reo parici» non iiabeliA in Domino.
Et pi* gliuoh di Gadj onde non ojipar tenete v<
lune occasionerò averterli Olii vostri Alio* nostro*
a timore Domini, piitavimu* itaque mclius
gnorr E
con slmil pretesto i figliuoli vos,
.
r. i o s u e càp. un 41
ira divenuti , ut aseendercnt conira eoa acque pu- Dio, e non più parlarono di muoverti contro di loro
K narrili ri dcfercnt terrari! possessioni» eoruin. per combattergli e devastare la terra di loro do- i
minio.
5-4» Vocaverunlque (Dii Ruben et UliiGad alia- 54. E
i figliuoli di Ruben e i figliuoli di Oad
re. <i unti exslruieranl : Testiinoniuni nostrum, diedero quello titolo all’altare, che arran fabbri-
quod nomimi» ipse sii Deu*. cato : Tesihnomwiza nostra 3 cerne il Signore egli
è Dio.
ver». 34. Testimonianza nostra, come re. Questo altare sta perpetuo monumento, che attesti . come
i! Signore è nostro Dio non meno, che delle altre- tribù disise da noi di abitazione ma non dt (eoe. ,
Capo foentCBtmottrjo
dosai vecchio e ricino a morire esorta i figliuoli d’Israele ad os renare i comandarne nii di Dio »
e a guardarsi dalla società dette Genti.
roni dimorai Domimi* Israeli «ubiceli* in gyro . «tra dato la pace ad Israele , r assoggettale a lui
Iiationtbua universi* , et losuc Unii longaovo et pèr- tulle le circonvicine nazioni, essendo giù Giosuè
s«*niiis aotatis . assai vecchio e di elù decrepita ,
2 Vocavrt ione omnetn Israele ni
. maioresque , 2. Chiamò a se lutto Israele e i seniori e i prin-
natu et principe* ac duce* et maglslro* dixitquc . cipi e i capitani e i magistrati , e disse loro : lo
ad eoi: Ego senui et progresrions acuti* sum : sun vecchio e di età cadente :
3. \ umjiii" cornili* omnia, «pine feivril Domimi» 3. E
voi vedete lutto quello che il Signore Dio
Deus vesler dinoti» jm't’ rircuitmn naiionilms , vostro ha fallo- a tutte te vicine nazioni , é com'egli
qnomodo prò vohis ipse pugnaverit : stesso lui comball ulo per voi :
Et nunr. «mia vobi» sorte divisi! omnetn ter-
4. 4. E
arme adesso ha divisa a sorte tra voi tutta
ram ab orientali piarla lordani* u*quc ad mare la terra dalla parte orientale del Giordano sino al
impililo multacqiic adhur supersunt nationes: mar granile , e come vi rimungon tuli’ ora molte
nazioni :
3. Domimi* Deus Tester disperdei ras. et au- 3. H Signore Dio vostro le spergerd ', e ve le
fcrct a fack? vostra , et possidenti» terrara , slcul leverò dagli occhi , e posseder eie II paese nel mo-
volti* pollicilus est: do , eh’ a vi ha promesso:
t>. Tanlutn ooilforLimlni et estote *ollioiti . ut 6. Soltanto che siale costanti e solleciti in osser-
eustodialte dinota , quae scripta sunt In voluiulne. vare tulle le cote , che sono scritte nel libro della
legi» Morsi : et non decUÌNlH al> ci» ncque ad lic- legge di Mosi: e non piegate ni a destra , nè a
iterai», ncque ad riiitelnun: sinistra :
15. Sicut ergo Implevil opere, quod promisi!, 15. Siccome adunque egli ha eseguite di fatto
et pro*|>era ounrla veneranti rie addurci super tutte le sue promesse , e tutto è andato a secon-
vo» quidquid maloruni comintnatus e»l, donec vos da : cori egli manderà sopra di voi tutti I mali
ver».Chiamò a re tutto Israele, o a Thamnath-sarc dove egli .stillava o a Silo, dov’era II Uber-
2. . .
n aroto ; che sembra piu a proposito pel line, che ebbe c. tosile nel convocare 11 popolo.
lo
Ver». 7 Farciate giuramento net nome de’ loro dei. All uomini giurano per quello, che adorano; on -
de sotto / nome di giuramento udendosi proibito qualunque culto, che si rendesse alle false divinità. L*
I
Ebreo porti. ,Yon fede menzione de’ioro del. non li nominate neppure; lo che è osservato co#» estrema
scrupolositi dagli Ebrei. «inali non ardtrrbbono di nominare dove, o Marte o alcun altro degli del del
I ,
paganesimo nella «piale delie ìtcua benché rivetti va possono far vergogna a tanti Cristiani anche più
: .
rutti, «pilli por ima certa biasimevole vanita, realizzando nuovamente io ila Unto tempo sepolte e fra-
l
ri«Jc divinità, ne empiono loro scritti, se non con i scindalo certamente eoo nisstim edificazione del
i
cristianesimo abuso cominciato tra’ Cristiani solamente m quo* tempi, ne* quali, dopo lunga ignoranza
:
ravvivati gli slmili delle umane lettere, il commercio cogli «erttlori gentili foce passare per una soccte
di galanteria e dt grazia l'imitare I concelti e lo spirito: ue| «ju.il peccato l’Italia i slami lecito II dirlo >
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e
. 1 . . s
Capo Utnlrsimoquatto
benefizi falli da Ino agl' Irradili : alleanza ilei impalo con Dio. morie ih Giosui:
ti seppelliscono te otta di ti tu teppe Morte di Eleazaro Sacerdote.
1. i ougrrgavitqur losue ninni** tribù* larari in Indi Giosuè congregò tulle le tribù
!.
siclirm. ut vinavil nuiores natu et princi|)Cf ri le Sicliem , e chinino a se. i seniori e
ili
indire.» ri magislms: slclrrunlqur io comperi u Dn- pi e i giudici c i magistrali : e si presali
milii : nunzi ài Signore:
K( ad |topulum sic I.muIus rsl: Mare dicil Do-
2. 2. Ed egli itarlò così al popolo : Qu
mimi* lini» Di.n Trans fliiviuiii habilavrnml l : dice il Signore Dio d’ Israele : Di là i
patria vostri ab initio, * Tliarc pater Abraham abitarono da principio i patir i vostri , The
ri Naiiior
7. •
servir rtinlqur dii* alimi». • Geo. 1 . 26.
: d’Àbramo c Sachur : c servirono agli dei
S. Tuli ergo pslMn vcstnmxAbrahani tic ito* 5. Trassi in aduli pie il padre vostro
snpotaminc (inibii*. ri adduxi rum in lemmi dai confini della Mcsopotamia , e lo conti
Ghanaiui ,mii1tiptlravk|uc sancii citi». * Gen. 11.31. terra di Cliunaun ; e moltiplicai in sua i
4 • Kl dedi ri Isaac •• illlque nirsuni dedi i.> : 4. E
gli diedi I micco: e- a iiuesio diedi
rob ri Kaan. -f *P, qnibus Esiu dodi monlrin Scie bc ed Esau. E
ad Esuu io diedi In suo
ad |M>ssidciidum ; ft Vuxb voto ri lltii tlus de- il moine Srir : ma Giacobbe e i suoi fig.
pbini militi* sigili» ali pie portenti.*. * Exod.T». lì). Egitla con segui c prodigi in gran numi
t». * Edu\ii|ur von el |>alres vcatro* dr Egvplo, •». K
trassi voi C i padri vostri dall’ 1
•
vcni*tis ad mai
•l persi ini ** Egvplii •
arrivaste al mare: c gli Egiziani inset
|valrcs vrstros rum Curri bus et cquilnlu iisqucad padri vostri co loro eoccJti c cavalieri fin
marr riibnmi. * Exod.
12. 37. •• Ex od. 14. 9. rosso .
Ver*. I. Congregò
tutte le tribù d‘ Israele in Sichem. Verisimilmenie lo stesso anno, cui m
nula r adunali/ cui nel capo precedente. Glustir prima di morire vuole, che il popolo rinovt
1 . <li
munente l’alleanza fermala eoi Kicnore sul sina. Egli lo raduna tulio a suheui, oviriV vicino i
Abramo al primo entrar nella chananca offerse aacrijlzjo
«love
A al signore Gen. xa. 6. 7. ) e
la (piarla famosa, presto la quale crede v aai , che avessero avuta tlanza gli antichi patriarchi,
vcano dappresso I monti di llcbal c di Garlzlm. dove era stalo creilo il monumento della stc*M
i
mali dovean esservi entrate In soccorso le milizie di que’ itopoli. che sono qui iiouUnaii, alilo d
re questa citt* , che era quasi la chiave della lerra di chanaan.
Ver*. 12. Ih tracciai due re Amorrhet non per mezza della tua spada, ec. 1 due re sono
Iioii. contro de’ quali avendo Dio mandale delle schiere immense di calabroni, quedi inqutcfnva-
?e gli evirili ih' miri che poro èbber fl.i fare gli Ebrei per sbaragliarli
,
jL'J>
Digtozcd bv toogle
., . . ..
. t . . . . -.
.
..
<; i o s t; k c A P. \ x i v .1
ivlis In cb; vinca» et oliveta, <piae non plnuta- chi le abitaste , delle viijifc r di gli uliveti u un
Ktlt. piatitali ita voi.
0 perfettoROM
«m
14 . ergo
•
corde
Anele Domtoun
atipie verissimo , et auferte <tcoR,
et larvile 44. Or adunque temete II .Signore e servitela
con cuore perfello r sincerissimo e togliete via
«juìImis mtv ieri nit pai rea vostri In Mesopotaniia gli dei j a’ quali servirono i padri vostri netta Ne
••t in i£gvplo, ac scrVite ninnino. nopolanua e nell’ Egitto , e servile al Signore.
• I. Reg. 7. 3. Tob. 44. 40.
43. Sin autoni malum vohis vtdetur, nt Domi- 45. Che se il servire al Signore vi sembra un
no srrvinlb. opiio vobU dalur: cllglte tiodie. quoti male j vi sipermeile di oliare : eleggete oggi quel,
placet, cui servire poUssimuin debeatis: utnun che vi pare e a chi piuttosto servir dobbiate: st-
47. quilnis mtvìituiiI pai re» vostri in Mrsoiinia-
dib, agli dei , a’ quali servirono i padri vostri urliti
tnia, andito Anmirbacorum, In quorum terra liabi- Mesopotamia , ovvero utili dei dell’ Jmorrheo ,
intis: ego autein etdoinusmeascrvicinus Domino. nella terra del quale abitate: io poi e la mia ca-
sa serviremo al Signore
16. Rcsponditqùe popultis . et alt Al» il a nubi*, : Iti. E
il popolo rispose , e disse: l.unqi da noi
ut rclimpianius Dominuni et sorviamus diis alieni* i'abbandonare il Signore i servire a dei stranieri.
nomimi* Deus nostri- ipsc cdtnil nos et pa- 47. // Siqnore Dio nostro egli stesso ci trasse
tres noslros «lo terra .Egypti. de dumo sorvttu- noi e i padri nostri dalla terra di Egitto , dulia
lij*; fecitquc vìdentibns nobis signa ingonlin. et casa (li schiavini , «r /n e sugli orchi nostri prodi-
*'ust«MÌivit nos in omni via, p*‘r «piani ambulavi- gi grandi , e ci proli sse per lutto il viaggio , chi
iiiiis «ri in cum'lis jxqnilis, [x-.r quos transivimus facemmo j e da tutti t popoli pe quali iHissnnnno. ‘
43.
Dixilquc losuc ad populum : Non potcrilis
19. 49. E
tiiosué dis ai popola: Eoi non polireti
servire Domino: Deuscnim sanctus et fortls aemu- servire al Signore: perocché il Signore i‘ santo e.
lator osi , net: Ignoscel sederi Ima vostri* atqne pec- forte e geloso , e non so/frira Ir vostri- iniquità <•
catis. i vostri peccati.
9». Si dimis«Titi.s Dominiim et servicritis diis 41). Se abbandonerete il Signore e seri irete a
alieni*, convertct se et adì igei vos atquo suiivortot, dei stranieri j egli si volterà contro di voi e • i
|Nt*t«piam vobis praestitcrit bona. flagellerà c vi sperdei a dopo avervi /allo lauto beiti
di. Di\ilque populus ad losuc: Ncquaquani ita il. E
il popolo dmc
a Giosuè: Voli sani come
ni lo«|tioris. <*nt; sod Domino servieinus. tu dici ; ma serviremo ni Signore. ,
stro serviciitus, et obcdicntes orinius praccrptto gnore Dio • astro c sia ano obbedienti a' suoi co-
eftos mandamenti .
45. Percussit ergo losuc in ilk* ilio foeilus. et 43. Giosuè adumpi' fermo in quel giorno il pat-
propositi! |iopulo praeccpta, alque indilla in Si- io * e propose al popolo i precetti e le leggi ( del
«lioni Signore J in Sichetu
46. Scripsil «pioqut omnia verità iiaec in volu-
1
46. Scrisse ancoro tulle queste cose nel libro
mino legis Domini : et tuli! lapidei!) pergrandem della legge del Sigimi e : e prese una pietra stra-
|M)snilquo curii siibtcr «picrcuni ,quao crai insan- grande , e la pose sotto una guercia che era ud .
l'arca, ed era siala collocata in mi Padiglione eretto a tal line in un luogo, dove «ra una gran «picn-ia. la
«piale alcuni pretendono, che fosse la stpftì plesso di eui Dio apparve ad sbramo,
.
«• gli lece le promesse
Gen. XII. 6. 7., c «love Giacobbe seppellì gl'idoli di l.aban . Gen xxxv. 4.
Ver». 27. Come ha udite tutte le partite, re. ornala stessa muta pietra raiiiinrnicra in |mt|i«'Iiio il pai
lo solennemente rinnovalo Ira l*io r voi ; ella parlerà e alierà la v»** 1 contro di voi V«tll una simile «
HprcsMone «li Cristo, tue. xix. 40.
Ver*. *29. Mori di t ento direi anni . ec. Von si pirla de' suoi figliuoli. *>«•:» h.- . ,;i| osservo «‘oiilincn/a
«• fu vergine come notai uno s. Igna/io M.. il Grisoslomo , s. Giiotaiuo e alili i elogio «li i; insite è stai*»
l«‘Viilo dallo Spirilo sani», preti vivi
Ver*. 3*1 imita parte u
tir nin nude dei monte Caat il Gai* doveva eva-rr un i.inm ilcii isp svi ninni'-
Epurami.
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.
-'Tfr’
quac data est eé, in monte Ephraim. la quale era siala data a Ptunees suo figliuolo .
come un distintivo d’onore e una ricompensa de’ servigi! rendntt a tutta ia nazione. La morte di Elea ta-
m ro per comun sentimento fu quasi nello stesso tempo , ebe quella di Giosuè.
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, .
PREFAZIONE
tu questo libro de' Giudici sono descritti i sti giudici adunque eletti pei lo piti da Dio
principali avvenimenti e le vicende del popo- stesso, qualche volta eletti dal popolo, ebbe-
loEbreo dalla morte di Giosuè lino al tem- ro la suprema potestà talora sopra tutto Israe-
po di iteli sotto tredici Giudici, il primo le, talora sopra alcune solamente delle tribù,
de’ quali fu Othooiel, c l’ultimo fu Sansone. vale a dire sopra quella parte della nazione,
Della giudicatura di Urli sommo Sacerdote, clic era maltrattata e oppressa da’ nemici, i
e di quella del Profeta Samuele si parla nel (piali come strumenti della giusta ira divina
principio de'libri de’ Re. L’opinione pKi co- punivano colle loro crudeltà le prevaricazio-
mune de* nostri Interpreti, come già degli ni ilei popolo e la sua ingratitudine verso il
Ebrei, fa autore di questo libro lo stesso Sa- suo Dio. Questo supremo Signore d’ Israele
muele Profeta; e le di!iicoltà,chc sogliono ad- dopo averlo con giustizia gastìgato e afflitto
dursi contro di quest’opinione non sono sen- per le sue infedeltà mosso a compassione di
,
za risposta, nè tali, clic pel loro peso ci co- lui spediva alcuno di questi grandi uomini a
stringano ad abbandonarla. Il nomedi Giu- liberarlo, a ristorare Instato della Repubbli-
dice significa in questo luogo non un qua- ra, e soprattutto a purgarla dalla idolatria , e
lunque magistrato , elle amministri giustizia, da' vizi, che andavan con essa congiunti, a
v decida le cause vertenti tra’ cittadini della ristabilire il culto del vero Dio e la osservati-;
Repubblica, ma significa un capo supremo za della sua legge. Quindi è che conte Vice-
della nazione, clic ha potestà assoluta di go- gerenti del medesimo Dio ebbe! pienissima
vernare il popolo in guerra c in pace. Con- autorità non solo pel tempo, in cui si tratta-
ciossiachè l’amministrazione della giustizia, va di guerreggiare contro i nemici dello stes-
e la tutela delle leggi essendo obbligo princi- so Dio c del popol suo, ma anche per tutto "
palissimo de’ rettori di qualunque società; il rimanente delia loro vita, restando ad essi
quindi è che non solo presso gli Ebrei, ma appoggiata la custodia delle leggi e la difesa
anche presso altre nazioni fu dato il nome della Religione. Ma egli è da notare, che per
di Giudici a quelli, clic* accano Li somma au- «pianto assoluta fosse la loro potestà, non in-
torità del Governo. Così Cartaginesi cbia-
i trodusse^ giammai questi Giudici verun cam-
maron Sufieli i loro primari! magistrati ron biamento nelle costumanze del popolo, nè
voce simile n quella, che in Ebreo signitica formarono alcuna nuova legge, ma lu sola
Giudice, liavvi chi paragona i Giudici d’I- legge di Mosè, e quello, che per ordine di
sraele coi Dittatori di Roma, se non che Dio era stato prescritto dal primo grande Le-
ne’ tempi della vera libertà Romana i Ditta- gislatore, fu sempre la sola invariahil regola-,
tori non erano a vita (come lo furono i Giu- a cui si conformavano esattamente e nel giu-
dici d'israelln), anzi di brevissima durala dicare le private controversie e nel governo
soleva essere P impero dei Dittatori Romani de’ pubblici affari
come quelli che essendo creati per qualche Trovanti delle gravi difficoltà , c per con-
grave pericolo di guerra, o per altro urgente seguenza una grandissima discrepanza tra’Cri-
bisogno della Repubblica, passato questo, de- lici c gl’ Intel preti riguardo alla maniera di
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.
non Ju corrotto t ed et non u allontanarono divina misericordia, volendo Dio far com-
dal Signore : sia in benedizione la loro me- prendere agli Ebrei carnali (non ad altro in-
moria , e le loro ossa di là rifioriscano 3 do- tesi,
che a’ beni e a’ mali presenti), come nè
ve riposano , e duri in eterno il nome loro , la vittoria de' nemici, nè la felicità tempora-
e passi a' latri figliuoli colla gloria di (fin? san- le ottener potevano, se non col mantenersi
ti Uomini j capAfi. Sono pari incute ram- fedeli a Dio., e nell’esatta osservanza delle
mentati con laude dall' Apostoli! Paolo, Ue- sue leggi. 11 nuovo popolo. lo sp irituale snel- I
br. xi. 34. 35., c celebrati per la esimia lor lo ha migliori speranze e obbietti infinitamen-
fede. E quantunque di alcuni di essi sieno in te più grandi, pe'quali dee vivere ed operare;
questo libro medesimo raccontati i travia- contuttociò da questo esempio può egli ap-
menti e gli onori; contuttociò iiiron degni prendere, clic alla fede sincera e alla vera pietà
di tali encomi perde molte virtuose loro ope- appartengono le promesse anche della vita
razioni, c Tessere in tal guisa commendati presente. S. Girolamo poi parlando di questo
dallo Spirito santo nelle Scritture, e Tessere libro all'ermo, che quanti sono qui i prìncipi
nominati tra' Santi porge a noi tutta il moti- del popolo, altrettante son le figure: perocché
vo di pensare e di credere, chr. il loro line fu ciascheduno di questi Liberatori d’ Israele con
'mito. Dopo la storia de’ tredici Giudici, ne*i caratteri più, o mcn chiarì e manifesti, rap-
cinque ultimi rapitoli somt descritti alcuni presentava quel Salvatore celeste, il quale da
latti, i quali, per sentimento di moltissimi nemici infinitamente peggiori e più crudeli
Interpreti rredonsi avvenuti dopo la morte
, liberar doven il genere umano. Oltre a ciò
•li Giosuè e prima che fosse eletto Giudic e
, nella varietà de’fatlij che sono qui riferiti,
Otliouiel trova l’uomo Cristiano utilissimi insegna-
Osservò già s. Agostino (de Civit. xvin. menti, vi trova esempli santissimi da imitare,
23.), che ili tutto il tempo del governode’Giu- «•nelle cadute stessr e negli errori de* più
dici vedesi il popolo d’Israele in una per- grandi uomini trova saluberrime istruzioni,
petua alternativa di nllluioni e di atlan- per le quali può apprendere, ad operare nel
ni per giusta pena ile' suoi peccati c ili santo timore c tremore la propna salute.
prospcnlà dì consolazione per effetto della
••
IL l i it ro
2) 3 »
(QlllDHlt
Capo primo
Sotto la ( oadotta ,u (inala r ai
/ tuo (rateilo Simonc n ripugnano molti stime citta dette Centi
othomci avendo presa ranath-Sepher prende per mok/tc Asa Pelinolo di , Cateti coita munta
a un potlrrr che i" innaffiava Si latrano t ( 'banane tributarti
, . t
I- rosi inorimi lusue consuhurunl filli Israel 1. Dopo la morte di Giosuè i figliuoli tV
Israeli
Dominimi, diconlcs: Qui» ascendi' t ante nos rim- consultarono il Signore 3 e dissero : è Vii onderò
ira Chananaeum . et crìi dux bolli? mnmizi a noi contro il Clianatieo , e chi sarà U
capitano di questa guerra t
4. Dixitquo Dominili ludas ascoltici: cccc tra- : 4. E
il Signore disse Cimiti onderà innanzi
.
diti!terrain in inani» oitis. ecco che io Ito dato nelle sue mani quel (nurse.
3. Kl ait ludas Siinconi fratri suo: ascende ino- ». E
disse Giuda a Simeone suo fratello : f lou
rimi in Bortoni incanì, et pugna rimira Cliana- meco nella terra toccata a me In sorte , e com-
riacum , ut et ego pergam tccum in sortom titani. batti contro U ('lumaileu: e io poi r errò tcco
nella
Kl abiit rum co simooii. terra t che è toccala in sorte a te . Simeone si E
uni con lui.
Asceodituue ludas; et traditili noininus Cha» 4. E Giuda si mosse ; e il Signore ti fe * vinci-
nanacum ac Pnerczaeum in manuscorum et per-
: tori del C/iananeo e del Pherezco: c uccisero in
t us scruni in nezee dermi milita vìroruin. (fez re dieci mila uomini.
. A P° p0 la morif d» Giosuè ec. Giosuè non ave* e alla »ua morte designato vcruu «uceessore,
i
h S2z..
d,vi
¥ ne diversi paesi ad esse assegnai* ? erano retto da’ loro capi particolari Trattando*!
'
àdtatò
K 'terra rontm c;ll antichi ahitalon «Iella CjiartamM u popolo vide la iirrcssiU di .aver»* un
.
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- A.
. . . . , . .., .. . . j
,
- ,
1 i. Quatti pergentem in itinere monuit vir suu». li. E mentre ella si partiva col suo nutrito,
ut pelerei a patre suo agnini. Quae eum sospi- 'Utenti l’ avvertì di chiedere a suo padre un cam-
rasse! sedai» in asino, «li vii ei Caleb: Quid lutine? po . Fd ella standosi sopra il suo asino , avendo
giunto un aoipfrf . Ir disse Colei): Che hai?
io. Al illa respondil: Da mihi bencdictionem; 13. Fd ella rispose. : Dammi la benedizione j
quia terram arenimi dedisti mihi, da et Irriguani giacche mi hai dato un terreno asciutto . dammene
aipiis. Dedit ergo ei Caleb irriguiim superius et ancor uno che si possa inaffiare . Le diede adun-
irrìgtium inferiti». que Caleb tuta terra, che s'inofiìava da sonano
ad Imo
1G. Filii oiitcm Cinaei cognati Moysi asccndc- Iti. Ma I figliuoli del Cinto parente di Mose an-
runt d<* rivitate palinarum rum filli» Inda, ili d«*- darono dalla cillà delie palme coi figliuoli dt Giu-
*crUini sorti» ciuf, quod est ad mcridicm Arad, da nel deserto, che ira nella porzióne di questi a
et bobitavenint eum eo mezzodì della c itili di Arad, e abitarono con loro.
autem Inda» cura Simeone fralre suo,
17. Abiit 17. Giuda poi si mosse con Simeone suo fratel-
et pcrcu»#erunt simili Chananaeum, «pii habilnliat lo , assalirono il Chananeo , che abitavo in Se-
i
in n
phaifi et tota ito anni enm ! ocatmupM
.
• paalh e ne fecer macello. F alla cillà fu dolo il
.
«*st nomen urbi», tlorma, id est, Anatliema nome di l/orma cioè Anatema.
18. Cepitque inda» O.azam cimi llnibu» sui» et Ih. /•; Giuda m mg, udii ni iti Gaza col pars
\ scolmimi atquc Accaron cum tcnnlni» sui». circonvicino c di Ascolane e di Accaron cotte loro
adiacenze
19. Fultque Domimi» cum luda, et montano 19. E il Signore fu con Gitulu . c si (e’ padrone
imsscdlt: nec potuti dolere habitatorcs valli», quia delle montagne j ma non poli levarsi or intorno
rateati» curri bus abundabant. gli abituiti della valle, die arcano gran numero
di cocchi armali di falci.
questa enti. s. Girolamo jiarla «li «lue villaggi «letti Bezcc vicini Fono all* altro . e «listanti diciassette
miglia «la Sirheni verso gcltnpoli.
ver». 6. Gii tacitarono t /tonici delle mani e Ar' /netti, rcr giusto giudizio «I» Dio fu fatto a lui quello,
che «gii avea ratto a tanti altri. Il troncamento de’ pollici rendeva V uomo incapace «Il maneggiare le ar-
ili» e si legge avvenuto talora Irai Romani, clic «pi a lette padre mutilasse in tal guisa I figlinoli per esi-
:
merli «tali’ aiutare alla guerra: quindi secondo aliami II idolo «Il poltrone venne «lai pollice troncato
Ver». 7. Settanta re. Quasi ogni città aveva il suo signore in «pici tempi ; e non è impossibile. Che «n
una vir%vi città piu regi Amerò stati vinti e trattali in tal modo l’un «lopo l'altro da «piesto tiranno.
Sembra, che ci si convertisse, c lieonoscluto il vero Dio. morisse penitente.
ver». ». Avendo attediata Gerusalemme la pretcro. Mei capo x di GMsuè si ri croni a . rame fu fall"
prigioniero e urrisn \<]oniv‘«lerh re di Gerusalemme: quindi comunemente si crede, che Gerusalemme
tosse allora orcuiMta dagli Kbrci ; ma «li i*oi li jebusei. che cran pari roto! della città «Il Sion, a ve» no ri-
prova «iiieUa cittì; onde «luciti «li Giuda fa espugnarono, e In certo modo la purgarono «lalle sozzure uci-
r Idolatria col darla alle na mine dovendo ella diventare sede «Iella religione e «Militale del popol di
,
ver», io. Giuda ti motte contro II Chananeo. che abitava in l/ebron. Da «piesto versetto Ano al 16 è
raccontata la *| «edizione descritta . Jot. xr. 14., re. e»l è ri|>otiila in questo luogo forse per significare
«•«mie. non fu ncosuno, che figliuoli «Il Giuda si «tesser briga
i |>er impadronirsi di Hcbron peruccnc :
ta, e «la non doversi riabitaro secondo quello, che leggevi, tot. ri. 96 F.ngad«ti non era moli»» lontana «li
loro
Gerkn, ed era celebre aoch'rsu pelle sui- palme. etnei non contenti (per quanto può vedersi! «tei «iov« I
voggu»riio, se n* andarono ad abitare nel «U'*crto appartenente alla tribù «Il Giuda verso II mezzodì,
era la città di Ara«l; onde » ciuci vennero ad abitare presso agli Amalrrill. . . .
Ver». 17. // Chananeo . che abitava in Sephaath. Si e tede eho sla la stessa città «Il Se pici la d» cui ,
,
poste
Ma non poti ec. Con ragione credono molti Interpreti, che queste peste sic no qui
veri 19.
co-
come prese dalla bocca «logli Ebrei, f quali volendo vriisarsi di non «Vere sterminate «piede geni», »
prire la poca loro tette e In infinga nlaggme «• niivlllaniunià «lavan sempre la stessa rUpcetMibon an-
ì'tam potuto: e (/nette centi hanno ticchi ferrami onde con amara ironia furono perciò prov«n»iaii «’
. . . . . .. , -..
DK' Gl L n CI CAP.
20. Dedei mitque Caleb Hebron * sicul diventi 20. E diedero Hebron a Caleb , secondo t' or-
Morse», qui deferii ex ca tre» Olio* Enac. dine di Mose , e quegli ne sterminò t tre figliuoli
• Anni. 14. 24. los. 13. 14. di Enac.
21. lebtuaeum autem habìtatorem leruaalem 21 . Ma quanto alti lebusei che abitavano in Ge-
non òeleveruot (ili! hahUavltquc letau-
Beolamin : rusalemme 3 e I figliuoli di Beniamm non li di-
sacus cim filli» Bcuiuinln in lcrusalem usque in ,
strussero : Museo co’ figliuoli di Berna
e abitò lo
praesentem diem. * min in GrruuiiemmCj come anche in oggi .
22. Donni» quoque loscph ascendi! in Delhi l, 22. Parimente la casa di Giuseppe si mosse con-
*
fiiitque Donilnus cuni els. tro Itelhel j e il Signore fu con essi .
23. barn cura obsidereM urbetn, quae prius 27». Imperocché nel tempo che assediar ono
t.iiza vocnbatur, quella città, la quale peli' avanti chiamavasi Luza
24. V'iderunt hominem cgredienlero de ciVitale, 24. Ossa varano un uomo , che usciva dalla cit-
dixeniritquc ad cura Ostando notato iiilroilura
: ili, e gli dissero : Insegnaci la via per entrare
dritatis, et facicmu» tccum intoericordUm nella chiù . e i iserem teco misericordia
25. Qui rum ostendlAset ete, perruMcrufit ur- 25. E
quegli avendola loro insegnata , misero
liera lu ore gladi! : lioraincm autem illiitn et o- a fi! di spada tulli i aliatimi : ma diedero liberto
innem r4ignaliniH*tu cius dhntooruOL a queir uomo e a lui la la suu famlqlia. '
96. Qui dimtosus , abiit In terrain Ifcttliim . et 26. IC questi liberalo che fu , andò nella terra
^edificarli Ibi dtriWan vocavitquc , «are Lusaro : di HelHuutj e. vi edificò una citili , cui diede U
quac ita appcllatur usque in praesctilcin dicin. nome d> Luza: e cosi si chiama anche al di d’oggi
27. Manasse» quoque non dclevlt Be t lutati et •II. Manasse parimente nun distrusse Jlelhsun e
Thanae cura vietili* »ul» et liabi latore* Dor et le- Tlumac co’ loro villaggi , né gli abitami di Dot e
Maain et Mageddo rum riculis sui* , cocpitque di Jclilatnn r di Mageddo co* loro villaggi , c co-
Charumacus liabilarc rum ds. minciarono i Ctuinanct ad obliare insieme con lui.
28. posiquatn aliteli) confortali!* est Israel . fe- 28. Ma dopo che Israele ebbe ripreso forse , se
di eos tributario*,, et delerc nnluil li Jc* tributari , c non volle distruggerli
29. Ephraim ctiain non interferii Chnnanaeum 29. Eplfialm similmente non sterminò i diano-
qui babllalmt ili GUCT, ned liahitavit cum co. mi che r ram in Gazer, ma abito con essi.
30. Zàbulon non deferii habitatorcs GetTOO et 30. Zàbulon non distrusse gli abitanti di Celron
"faalol: ned habiLivit dinnanaezjs in medio cius. e di E
aato I: ma i diana nel obliarono con lui, e
fartusqtu* est ci tributarius. furono suol tributari
31. Asrr qiuH|iie non dolevi! habitatorcs Anlio 31. Anche Asce non distrusse gli abitanti di
et Sldonis, Ahalab cl Achazib et Hdba et Aphcc Aciho e di Sidone e di Ahalab , e dt Achazib c di
et Roliob: Ifclba e di Aplicc e di Bohub :
,
32. UaMtavilquc in medio r.Uananaci tabitstorto 52. E
si stelle in mezzo a' Chananei abitatori
tu* terme, DCC Interferii cura.
1 1 1
di quel paese , e non gli sterminò.
33. Nrpb tl'alì quoque rielrvit liablta torca mm 33. Alla slesso mudo Aephlhali non distrusse
Bcthsnm.- et Bclhanath; et linbitavit Inter diana- gli abitatori di Bethsamese di Bcthanaih ; ma di-
naturi) liabibitorem lerrae, fucruntque Ih disu- d morò Ira’ Chananei abitatori di quella terra , e i
3 4. ArctavHque AiDorrhaeu» Alio» Dan In mon- 34. Ma gli Amorrhei rinserrarono i figliuoli di
te, ncc dedtt els loeuiu, ut ad planlora desren- Dan sulla montagna , nè lasciarcn loro il modo
derenl : di scendere alla puntura:
35. Habitarilque in monte Ilare», quod inler- 35. E
abitar uno (gli Amorrhei) sul monte Ba-
pret.it ur Testaceo, in Alalon et salewm. Et ag- re* , che vuol dire Monte de* vasi di terra m»
gravata est marni* domu» losepb . factusquc est Atalon e in A'alebtm . Ma
la casa di Giuseppe li
superò e se li rendè tributari.
36. Euit autem termina» Amnrrhael ab aseensu 36. Or il parse dell’ Amorrheo ebbe per con-
*corj»ionl* , l»rtra et superiom loca. fini la salila dello scorpione , Petra e t luoghi su-
periori .
Giosuè eap. xrti. 1». D» una parte adunque la diffidenza e il poro coraggio, dall'allri parte una falsa pie
là. che indussi- gli Ebrei a lasciare tranquilli gli avanzi delle nazioni da Dio maledette, e a tollerare ai
sisero in vani luoghi insieme con esse, fu l’origine di grandissimi mali per Israele
Ver». 2à. Osservarono un uomo . che usciva dalla ruta. Sembra, che quest’ uomo veniva* a darsi vo-
lontariamente nelle roani degli Ebrei persuaso forse da’ miracoli f illi da Dio in fasor degli Ebrei, ebe la
sua patria «losca cadere nelle Imo mani, e ebe Dio ne asea dato ad essi II dominio. Diecudosi nel scroet-
to precedente, che il Signore fu cogli ubivi a questa conquista pare, che il fatto di quest'uomo a s esse .
qualche cosa «Il slmile al fatto di Bahab, onde egli pilo torse essere scusalo in qualche modo dell* asrr
trattila la patria.
Vero 26 Sella terra di I/ctthim Torve nella terra degli Itclhei abitanti al mezzodì «Iella diana-
.
nca servo r Arabia retrea dove travisasi mia città detta lussa pei testiiiiuiuinzA di Giuseppe Lineo.
,
Ver*. J6. H paese dell' Amorrheo ebbe per conimi ec. Così dosea essere in antico, ma di poi gli a-
inoiThei si erano dilatati grandemente nella < hananca c di là dal Giordano, dose erano og e Scbon di ,
stirpe Amorrhea.
Capo gcconbo
Un A ripeto rammenta i benefizi dt Pio ; lo che udendo li popolo piange ma dopo la morte di
Giosuè e de' coetanei dt lui . Israele liberato più volte , sempre va dt male in peggio.
vero. I. In Angelo del Signore andò da Colgala a I luogo ec. La storta, che è qui raccontati, succe-
dette Assai tempo dopo la morte di Giosuè, la «piai morte è di |*ot riferita, veri. fi. e 7. affine di render
conto del cambiamento di massime r di costumi che era .stato nel popolo, quando furono morti con Gio- .
suè I seniori, quali insieme collo stesso Giosuè ascino cosci nato tanto bene lo stesso popolo
i Le tribù
mandale «la Giosuè a’ luoghi loro assegnali si scorciarono Leu presto degli ordini dall da Dio riguardo alle
nazioni di chanaan e cominciarono a mutarne f idolatria e gl’impuri costumi Quindi l’ira di Dio ; quin-
,
di l'Angelo mandalo a rimproverare ad Israele la sua ingratitudine, io non seggo ragione veruna as vl ,
forte |*er dubitare , se questo fosse un vero Angelo, o (come alcuni hanno rreduto un uomo di Dio, un >
Frofeta, tiè dobbiamo senza necessità distaccarci dall’ ordinario significalo di questa parola. Quest’ \ngelo fu
sodato venire dalia parte di Gaigaia, luogo, che dovea rammentare agli Ebrei I benefizi ricevuti da dio
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. . . : *.
cestri*: et pollicini*sum. ut non facerom irrituin mano a’ padri vostri: e vi assicurai di non rom-
partimi menni voblscum in scmpiternum: pere in eterno il patto * ch’io feci con voi.
illl dumtaxat ut non feriretis fu» -«tu- uni habi- « 3. Con questo però * che voi non faceste allean-
latoribus tcrrae hulus, sed ara» corum subvcrlo- za cogli ubitanti di questo paese s ma gettaste a
retls; et noluistis audire vocali lueam: cur hoc terra i loro allori: e non avete voluto ascoltar la
Ieri»!» ? mia voce : perché avete fatto questo t
3. Quarti ob rem notili dolere eos a facic vostra: 3. Per la qual cosa io non ho voluto sterminar
ut baì)cati9 buste* , et dii corum sint voti* in