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0-Amplificatori A BJT
0-Amplificatori A BJT
AMPLIFICATORI A SINGOLO
TRANSISTORE BJT
In analogia a quanto visto per il MOSFET nel Cap.5, anche il BJT può
essere utilizzato applicando una tensione di comando (tensione tra Base ed
Emettitore) per generare una corrente circolante al suo interno e disponibile in
uscita al Collettore, il cui valore è definito dalla sua relazione transcaratteristica
esponenziale:
Vbe
kT / q
I c ISe (6.1)
1) il punto di lavoro deve essere ben definito. Il circuito deve consentire di fissare
in modo semplice e preciso i valori di correnti e di tensioni di polarizzazione
desiderati.
Inoltre, per quanto riguarda il calcolo delle correnti e delle tensioni in un circuito
con BJT, è utile attenersi alla seguente semplice regola pratica: si suppone a priori
che il dispositivo sia stato progettato con l’area corretta e sia polarizzato in zona
attiva diretta, in modo da assumere che tra Base ed Emettitore ci sia una tensione
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 3
R1 VEB 0.7V
VEB
Vt
I C IS e 0.7 VCC IC=.IB
IB
RB
R2 RL RB RL
- VCC - VCC
Polarizzazione di Polarizzazione di
tensione corrente
ii) data la relazione esponenziale tra VBE e IC, piccole variazioni di VBE
determinerebbero ampie variazioni di IC, per cui non si conoscerebbe mai con
precisione la effettiva corrente di Collettore.
Meglio sarebbe progettare i circuiti in modo che sia fissata la corrente di Base IB,
da cui IC dipende solo linearmente attraverso , come dalla (6.2). Questo è il caso
del circuito della Fig.6.1 a destra. Ipotizzando infatti di avere scelto il transistore
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 4
R RL
530k 3k
vu
C
vin
I c I I c
IB c
Ic
Una variazione del 50% del comporta quindi una variazione del 50% di IC.
(c) - Il transistore entra in saturazione quando Vu=+0.2V, a cui corrisponde
IC=1.93mA e quindi <193 (/<+93%).
R IU
vin 133k RL
1 k
-6V
.
R1 RL
10k 4k
C
vu
vin R2
2k RE
650
R1 RS
27k 500
C
vu
vin R2
RL
93k
1.5k
-6V
+ VCC Ic
effettiva corrente
circolante
RL corrente nella
IC
____
approx. lineare Vbe2 + … Vbe3
IB+ib Ic
2Vth2
polarizzazione g m v be
IC
vbe
(+1)(IB+ib) vbe
Vpol Vbe
VBE
ITOT=IC + ic (6.5)
(b) – Il segnale ic è calcolabile precisamente solo se si sommano tra loro gli infiniti
termini a potenza crescente di vbe che compaiono nella (6.4):
IC 2 IC 3
i c g m v be 2
v be 3
v be ... (6.6)
2 Vth 6 Vth
Ic gm.vbe (6.7)
IC 2 ID
gm gm
BJT
Vth FET
VGS VT
si nota come, a parità di corrente portata dal transistore, la gm del BJT sia
normalmente maggiore di quella del MOSFET grazie al valore più piccolo del
denominatore Vth (Vth=25mV a T=300K) rispetto alla tensione di overdrive del
MOSFET (Vod di qualche centinaio di mV). Come sempre vale la considerazione
che maggiore è la polarizzazione, maggiore è la transconduttanza.
IC
2
v 2be
2 Vth v be
% (6.8)
IC 2 Vth
v be
Vth
Confrontando questa espressione con quella per il FET, si nota come la grandezza
di riferimento è ora la tensione 2.Vth=50mV, mentre per i MOSFET è la tensione
di overdrive, generalmente ben maggiore. Quindi, a pari segnale applicato, la non
linearità del transistore bipolare è ben maggiore della non-linearità dei FET.
Questo risultato si sarebbe potuto prevedere a priori considerando che il BJT ha
una caratteristica esponenziale, quindi più “diversa” da una retta della dipendenza
quadratica dei FET. Si noti inoltre che nel BJT, a differenza del MOSFET, l’errore
di linearità è indipendente dalla polarizzazione.
Nel caso in cui l’errore non sia trascurabile, la (6.8) ci dà modo di riscrivere la
(6.7) nella seguente forma sintetica:
i c g m v be 1 (6.9)
(d) - L’escursione del segnale di tensione tra Base ed Emettitore deve essere
comunque tale da far rimanere questa giunzione polarizzata direttamente, così da
avere un’iniezione di carica che sostenga la corrente di Collettore. Inoltre,
nonostante il segnale applicato, la giunzione Base-Collettore deve rimanere
polarizzata inversamente in modo da raccogliere al Collettore i portatori che
diffondono nella Base. Se queste condizioni non sono verificate il transistore entra,
nel primo caso, nella zona di interdizione e, nel secondo caso, nella zona di
saturazione.
+ VCC
RL
ib Ic=ib
vbe
(+1)ib
Vpol
ic vb g m
(6.10)
ic ib
Risolto, esso fornisce la resistenza vista guardando nella Base, spesso indicata con
r, pari a
vb
r (6.11)
ib g m
Essa si riflette nelle curve caratteristiche non più orizzontali nella zona attiva
diretta ma pendenti e convergenti nel punto VA. Anche la transconduttanza:
qVBE
V
I0 e kT 1 CE
I C VA
gm
VBE Vth
risente del termine correttivo (1+VCE/VA). La sua espressione:
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 11
Ic VBE2
gm reale
VBE2
gm ideale
VBE1
VBE1
VA VCE
Fig. 6.4 Confronto delle curve caratteristiche reali con quelle ideali in un
BJT. Si noti come la transconduttanza reale sia maggiore di
quella ideale.
IC
gm (6.13)
Vth
è rimasta formalmente invariata, ma bisogna ricordarsi che IC è l’effettiva corrente
totale portata dal transistore. Oltre quindi a portare una corrente di polarizzazione
maggiore, un BJT reale ha anche una transconduttanza maggiore di quella di un
BJT ideale. La Fig.6.4 visualizza questa situazione in cui la transconduttanza è
rappresentata dall’entità del salto da una curva caratteristica alla successiva,
maggiore in un BJT reale a pari VBE perché le curve caratteristiche si aprono a
ventaglio con VA fisso.
Si noti che l’intercetta sull’asse delle ordinate è pari a IC=IB oppure,
equivalentemente, a IC=Ioexp(-VBE/Vth) vale a dire alla corrente che circolerebbe in
un transistore ideale. Grazie a ciò è immediato calcolare il valore di r0 come:
VA VA
r0 qVBE
oppure r0
IB
I0 e kT
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 12
B C
vbe r = /g m i D = gmvbe ro
E
Fig. 6.5 Circuito equivalente per piccoli segnali del BJT.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 13
vin< VT +6V
4mV
t C
iU 3.28V
1.28V
vin R1 vu 2.0V
133k
RL 1.28V
0.72V
1 k t
-6V
Per calcolare l’impedenza vista tra un punto di un circuito e massa (o tra due punti
di un circuito) si procede traducendo in termini operativi la definizione stessa di
impedenza:
- si può applicare tra i due morsetti un segnale di tensione, vx, e determinare la
corrente ix corrispondentemente assorbita dal circuito, oppure
- si può forzare un segnale di corrente ix e determinare la tensione vx che si
sviluppa tra i morsetti.
Poiché nella valutazione delle impedenze si è interessati a segnali, ovvero
alla variazioni delle grandezze stazionarie di polarizzazione, i generatori di
tensione già presenti nel circuito (tipicamente quelli delle alimentazioni) devono
essere pensati cortocircuitati. Infatti, a fronte di un qualunque segnale forzante, le
tensioni da loro erogate non variano e quindi i punti di connessione dei componenti
con le alimentazioni non registreranno alcuna variazione di potenziale: i generatori
di tensione, sul segnale, si comportano come punti di massa. Viceversa, i
generatori di corrente presenti nel circuito, sul segnale, si comportano come dei
circuiti aperti. Infatti, a fronte di un qualunque segnale forzante, le correnti da loro
erogate non variano e dunque il segnale non può attraversarli.
Nel calcolare le resistenze si presuppone che i segnali di sonda siano dei
piccoli segnali e che quindi il circuito operi in regime lineare. Pertanto, nei calcoli
sullo schema circuitale si utilizzano per tutti gli elementi non lineari i parametri di
piccolo segnale corrispondenti alla polarizzazione del circuito.
Va lim
G max (6.16)
Vth
Nel nostro esempio, Gmax<-12V/25mV=-480. Più di questo valore non sarà
possibile ottenere a meno di aumentare le alimentazioni. Da notare, per confronto
con la (5.24), che il guadagno ottenibile da un amplificatore a BJT a pari
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 15
vu
100 mV
+1.28V
Sinusoide
distorta
Sinusoide ideale
100 mV
-1.28V
Fig. 6.7 Forma d’onda del segnale di tensione all’uscita del circuito della Fig.
6.6.
Si faccia attenzione al fatto che l’errore che si commette non è simmetrico: infatti
il termine quadratico della (6.18) è sempre positivo e si somma o si sottrae al
termine lineare. Con l’aiuto della Fig.6.7, il segnale all’uscita ha un’ansa positiva
maggiore rispetto ad una sinusoide ideale (perché la corrente totale Ic reale è
maggiore di quella calcolata con il solo termine lineare) ed un’ansa negativa
minore (perché la corrente totale Ic reale è minore di quella calcolata con il solo
termine lineare).
IC A 2
i c g m A sin(t ) 2
1 cos(2t ) I C3 A 3 3 sin(t ) sin(3t ) ...
2Vth 2 6Vth 4
Raccogliendo i termini si ottiene :
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 17
IC A2 I 3 I A2 I 3
ic g m A C A 3 sin(t ) C cos(2t ) C3 A 3 sin(3t ) ...
2
2Vth 2 3
6Vth
4 2
2Vth 2 6Vth 4
vu
1° armonica
2° armonica 1° armonica
3° armonica
1.28 V 100%
0V 2° armonica
-51 mV
3° armonica
1.28 V
4% 0.3%
0
f1 f2 f3
Ic
vu 8mA
vin
2V-8V
0 Veb
-6V
0.7V
700mV
Fig. 6.9 Calcolo della dinamica positiva di ingresso del circuito della Fig.6.6.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 19
la cui soluzione darebbe una dinamica massima del Gate di 10.3mV, valore
inferiore al precedente perché appunto tiene conto anche della risposta non-lineare
del transistore.
8V Vu 3.8V
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 20
Ic
+6V
11.8mA
5.3V-11.8mV
2V+3.8V
8mA
vin vu 10.3mV
11.8mV
-6V
0.7V Veb
Fig. 6.10 Calcolo della dinamica negativa di ingresso del circuito della Fig.6.6.
Si noti come, nella parte di dinamica che fa aumentare la corrente portata dal
transistore (semionda negativa in questo esempio), il calcolo è già sufficientemente
preciso considerando la curva transcaratteristica linearizzata. Viceversa, nella parte
di dinamica che fa spegnere il transistore (positiva nel nostro esempio) bisogna
percorrere tutta la curva transcaratteristica reale.
v in
43k 250
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 21
(c) – Il generatore di segnale deve anche fornire la corrente di Base al BJT oltre
alla corrente nelle resistenze fisiche. Con vin=10mV, iin10mV/750=13.3A.
La potenza di picco del generatore è quindi di 133nW, circa 65nW RMS.
(d) – Dovrà essere vbe=2mV, e quindi vin|max=6mV.
(e) – Con segnali di ingresso unipolari negativi l’uscita dovrà salire. Per avere la
massima escursione dell’uscita, questa può essere polarizzata a Vu0.2V.
Nell’ipotesi di trasferimento lineare si ottiene vin|max=145mV. In verità il segnale
di ingresso potrà anche essere più ampio (fino a circa 0.7V), ma ormai l’uscita
avrà raggiunto un valore così vicino all’alimentazione da non avere più una
variazione leggibile della sua tensione.
VA (6.23)
G max g m r o
Vth
dove VA è la tensione di Early del BJT. Questo valore massimo del guadagno è
indicato in letteratura con la lettera greca e, una volta fissata la polarizzazione,
dipende solo dal transistore usato.
+6V
C
r0
vin R1
RL vu
-6V
RL
1.5k
133k
2k
vin C=
- 6V .
IC
4.92 mA
0.92V
4mA
IB =40µA
+6V
C
r0
R1
vin 133k vu
RL
1 k
-6V
is
ro
is
vs 133k R1 R1 133k
1k R R 1k vs
Rin = vs / i s R u = vs / i s
vs v
is s
R1 g m
La resistenza d’ingresso è dunque pari a Rin=vs/is=R1/gm. Allo stesso risultato
si sarebbe giunti se si fosse immaginato di iniettare una corrente sonda i s e se si
fosse misurata la variazione di potenziale vs. In sostanza la presenza di r0 non è
vista dalla Base del transistore.
Per valutare la resistenza d’uscita si può pensare di applicare un segnale di
tensione vs sul Collettore e di valutare la corrente is assorbita. Le non idealità del
transistore fanno sì che, a fronte della variazione di tensione v s, vi sia un
assorbimento di corrente sia attraverso ro che attraverso RL. Poiché le due
resistenze hanno la stessa variazione di tensione ai capi, esse sono viste in
parallelo. Quindi la corrente assorbita è is=vs/(roR), e la resistenza d’uscita è
Ru=roR. All’uscita quindi la resistenza r0 è vista direttamente verso massa.
+ Vcc
R1 RL
Generatore VU
is Rs
viene naturale pensare di usare il BJT anche in questa modalità. Nel caso della
polarizzazione, tale possibilità è già stata sfruttata più volte (si vedano ad esempio
gli esercizi E6.1 o E6.2). In questo paragrafo vediamo con degli altri esercizi come
farne buon uso quando si abbia a disposizione un segnale di corrente e lo si voglia
amplificare.
Poiché l’impedenza di uscita di un generatore di corrente è in genere elevata,
l’accoppiamento tra sensore ed amplificatore può essere fatto in DC senza
l’interposizione di un disaccoppiatore. Si noti inoltre che, essendo la (6.24) una
relazione lineare, la distorsione armonica all’uscita sarà sostanzialmente nulla
fintantoché il carico è costituito da un componente lineare, come ad esempio una
resistenza.
Anche in questo caso vale la considerazione che se si è scelto il transistore delle
dimensioni giuste la tensione risultante tra Base ed Emettitore sarà di circa 0.7V e
che è essenziale che la giunzione Base-Collettore sia polarizzata in inversa o in
diretta di non più di 0.5V.
Vu
Iin
RL
1k
E 6.13 Con riferimento al circuito della figura, in cui il BJT ha =400 e curve
caratteristiche ideali (VA=) (Consider the circuit whose BJT has =400
and ideal characteristic curves):
+ 2V
Iin R4 vu
C R1
10 pF 2 k
R3 R2
300 7 k
- 1V
R4 vu
C R1
10 pF 2 k
R3 R2
300 7 k
- 1V
.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 28
RL
R1
1 k
260 k
Vout
vin
Iin C=1nF
L’analisi su piccolo segnale del circuito della Fig.6.13, vale a dire lo studio
delle sole variazioni lineari di corrente e di tensione prodotte dal segnale vin, ci
porta ad impostare il seguente sistema:
VEE
RE
C veb ve
vb
ic
+ vu
vin R1
RL
VCC
Fig. 6.13 Esempio di stadio amplificatore a BJT con resistenza
sull’Emettitore.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 30
v b v e g m i c
ve
R ic
E
Risolto, esso fornisce la corrente di segnale:
1 gm
ic vb vb (6.25)
1
RE
1 g m R E
gm
La corrispondente variazione della tensione di uscita determina il guadagno del
circuito (nel nostro caso in cui vin=vb) :
vu RL g R
G= m L (6.26)
v in 1 1 gmR E
RE
gm
Questo risultato mette in evidenza che se gmRE>>1 (cioè se RE>>1/gm), il
guadagno di tensione si semplifica in
R
G L (6.27)
RE
G 1
(6.28)
G (1 g m R E )
Anche in questo caso le prestazioni del circuito sono migliorate rispetto al caso di
RE=0 del fattore (1+gmRE).
Il prezzo pagato per ottenere questo miglioramento in stabilità è un minore
guadagno rispetto allo stadio ad Emettitore comune, in ragione del fattore
(1+gmRE). Il guadagno massimo è proprio ottenuto con RE=0, cioè rinunciando alla
resistenza di degenerazione, in corrispondenza del quale il guadagno ritorna
naturalmente ad essere G=-gm.RL. Il dispregiativo contenuto nel termine
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 31
VEE
Equivalente
RE Thevenin
C A
vb
1
+ req
vin vu gm RE
R1
RL VA
veq= vin
-VEE
Fig. 6.14 Riduzione del circuito che comanda RE al suo modello equivalente
Thevenin per piccoli segnali.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 32
1
i c v in
1
RE
gm
E’ altrettanto immediato calcolare la partizione di vin tra vbe e vRE :
is=gmvs vs
vA= vin
C A C A
vb
+
vin R1 R1
RL RL
-VEE -VEE
Fig. 6.15 Schemi circuitali per il calcolo (a) della tensione a vuoto e (b)
della resistenza equivalente vista guardando nell’Emettitore di un
amplificatore a BJT.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 33
1
gm RE
v be v in v R E v in (6.30)
1 1
RE RE
gm gm
Se RE>>1/gm, allora vREvin, e la corrente circolante in RE, e quindi nel transistore,
è praticamente indipendente dai parametri del BJT.
Valutiamo ora cosa accade nel caso più comune in cui l’amplificatore sia
forzato da un generatore di tensione reale con resistenza serie Rg (Fig.6.16).
La tensione a vuoto tiene conto della partizione del segnale tra il punto di
applicazione di vin e la tensione alla Base, ed è data dalla relazione
R1
v eq v in (6.31)
R1 R g
Quanto alla resistenza equivalente vista da A, in questo caso è più comodo (ma
non obbligatorio) pensare di forzare una corrente di sonda i s e valutare la
corrispondente variazione della tensione al morsetto A. La corrente è iniettata
nell’Emettitore ed una parte, pari a is/(+1), costituisce la corrente di Base. Quindi
ai capi degli elementi resistivi collegati tra Base e massa (nel caso in figura R1||Rg),
si sviluppa una tensione pari a (R1||Rg)is/(+1). Di conseguenza il valore di req non
è più 1/gm ma
VEE
Equivalente
RE Thevenin
Rg C A
vb
1 R 1 || R g
req
+ vu gm 1 RE
vin R1
RL VA
R1
v eq v in
-VEE R1 R g
1 R 1 || R g
req (6.32)
gm 1
RC
is
ic
ve
vs
ie RE
Fig. 6.17 Calcolo dell’impedenza vista dalla Base di un BJT con resistenza
di degenerazione sull’ Emettitore.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 35
1 R E
gm RL
gm gm RL
(a)
RE
RL RL
Rg
(b)
Fig. 6.18 Quadro riassuntivo delle impedenze viste dalla Base (a) e
dall’Emettitore (b) di un BJT al variare dei carichi sugli altri due
morsetti, supponendo ro=.
Si noti come la presenza di una resistenza RL sul collettore non modifichi il sistema
(6.33) e quindi la resistenza vista dalla Base trovata nella (6.34). Questo perché
non c’è alcun flusso significativo di corrente che dalla Base va verso il Collettore.
RL RL
1.5k 1.5k
132k
vu 5.9k vu
2k 2k
- 6.2 V
.
Come visto in dettaglio nel caso di un MOSFET nel §5.6.4, anche dal punto di
vista della linearità si ha un miglioramento con l’introduzione della resistenza RE.
Questo non solo perché solo una frazione vbe del segnale d’ingresso viene
effettivamente a pilotare il BJT ma anche per un effetto legato alla architettura
intrinsecamente “retroazionata” dello stadio. Infatti in un npn ad un aumento di vb,
corrisponderà un aumento di vbe che comporterà un aumento più che lineare della
corrente di Collettore. Poiché questa scorre in RE, farà salire ve di più di quanto
questo non salga quando il fenomeno è descritto linearmente. Questo va a
contrastare l’iniziale maggiore vbe, riducendola. Pertanto ci aspettiamo che la non
linearità (e quindi la distorsione armonica) venga ridotta dalla presenza di RE di più
della semplice partizione lineare data dalla (6.30).
Per calcolarla in dettaglio bisogna considerare la risposta esponenziale del
transistore. In pratica ci si limita a considerare i primi termini del suo sviluppo in
serie. Partendo dall’equazione (6.6) che fornisce la variazione della corrente di
Collettore a fronte di una variazione vbe, si imposta il seguente sistema:
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 37
IC
v in v e g m 2 V 2 v in v e i c
2
th
(6.35)
ve i
R E c
IC I I
R 2E i c2 R E g m 2 C 2 R E v in 1 i c g m v in C 2 v in2 0
2 Vth2 2 Vth 2 Vth
Risolvendo in analogia a quanto fatto nel §5.6.4, si ottiene il fattore di non linearità
pari a:
IC 1
v in2
2 Vth 1 g m R E
2 3
v in I 1 1
C2
gm
v in
1 g m R E 2 Vth g m 1 g m R E
1 g m R E
Ricordando che gm=IC/Vth, l’espressione può essere riscritta come:
1
gm
v in 1
gm
RE 1
2 Vth 1 g m R E
o nella forma più generale :
v be 1
(6.36)
2 Vth 1 g m R E
dove il numeratore contiene vbe, cioè la partizione del segnale vin ai capi del
transistore calcolata come se il trasferimento fosse lineare, cioè con 1/gm costante.
La (6.36) ci dice che la non linearità è minore di un fattore (1+gmRE) di quella che
si avrebbe se si considerasse solo la partizione lineare del segnale all’ingresso ai
capi del transistore.
In analogia con quanto trovato con la (6.21) nel caso di amplificatore con
l’Emettitore a massa, anche ora si può verificare che la distorsione di 2° armonica
vale
HD 2 (6.37)
2
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 38
Re
C 150
2k
vin
vu
R Rc
1.5k
- 3V
R1
200 Vout
Ein I1 I2
R2
1 k
- 3V
R 1 = 375k Rc 1k
vu
vin Re 200
-3V
E 6.20 Si consideri il semplice circuito indicato con (a) nella figura, in cui è
immediato verificare che l’ampiezza del segnale di ingresso, che assicura
un errore di linearità non superiore al 23%, è di vin=10mV.
Si pensi ora di voler modificare questo circuito per estendere l’intervallo
del segnale di ingresso fino a vin=100mV, mantenendo inalterata la
massima non linearità al 23%.
a)Verificare che, sia la modifica al circuito proposta nella figura (b) che
quella proposta nella figura (c), soddisfino alla richiesta.
b) Qual è la scelta migliore?
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 40
+4 V +4 V
3 3 0k R L =1 k 3 3 0k R L =1k
vu vu
R in
2 2 .5k
vin vin
a ) b )
+4 V
3 0 8k RL 1k
vu
= 200
vin
1 1 2 .5
c)
Poiché il segnale in ingresso al circuito (a) è applicato direttamente alla base del
transistore e l’emettitore è a massa, si ha che vbe=vin=10mV. In base alla (4.12),
l’errore di linearità pari al 23%. Il circuito presenta un guadagno di tensione
G=vu/vin=-80. Le modifiche al circuito atte ad estendere l’intervallo del segnale
di ingresso mantenendo inalterato l’errore possono essere le più varie purché,
sempre, la partizione in ingresso tra il segnale vin e la tensione di comando del
transistore dia vbe=10mV. Entrambi i circuiti proposti verificano questa
condizione per segnali di ingresso vin=100mV.
Infatti, nel circuito della figura (b), la partizione tra le due resistenze Rin=22.5k
e r=2.5k determina una vbe massima di 10mV. La partizione del segnale di
ingresso del fattore 10 comporta naturalmente anche una corrispondente
diminuzione del guadagno, che diventa G=vu/vin=-8.
Anche il circuito della figura (c) soddisfa alle condizioni imposte. La partizione
tra 1/gm=12.5 e R=112.5 consente di avere ancora, al massimo, vbe=10mV.
Anche in questo caso il guadagno dello stadio è ridotto di un fattore 10 e vale
quindi -8.
Il vantaggio di quest’ultima configurazione, rispetto a quella della figura (b), è
che tutte le proprietà del circuito vengono migliorate del fattore 10 perso nel
guadagno. Questo circuito è cioè riuscito a far tesoro del vincolo di progetto di
estendere la dinamica di ingresso per avere contemporaneamente quei
miglioramenti delle caratteristiche dello stadio determinate dall’introduzione
della resistenza di degenerazione.
Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro, POLIMI 41
R3 C=1 F
380
R 1 =50k
R e = 50
R in
= 100
500
v in R2 50k
R c = 300
-5V .
(v v u ) v
( v e v in ) g m e e
r0 RE
vu v
E
RL RS
vu gm R L
G (6.38)
v in (R R E )
1 g m R E L
r0
vu gm R L
G
v in 1 g m R E
VEE
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