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Dizionario gramsciano
-

A cura di Guido Liguori e Pasquale Voza

Carocci editore
Il presente volume è stato realizzato grazie al contributo
della Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo.

a edizione, novembre 


© copyright  by Carocci editore S.p.A., Roma

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari

Finito di stampare nel novembre 


dalla Litografia Varo (Pisa)

ISBN ----

Riproduzione vietata ai sensi di legge


(art.  della legge  aprile , n. )

Senza regolare autorizzazione,


è vietato riprodurre questo volume
anche parzialmente e con qualsiasi mezzo,
compresa la fotocopia, anche per uso interno
o didattico.
Prefazione

Questo Dizionario gramsciano - si pone l’obiettivo di ricostruire e presen-


tare al lettore – in termini il più possibile accessibili – il significato dei lemmi, del-
le espressioni, dei concetti gramsciani, limitatamente al periodo della riflessione
carceraria consegnata ai Quaderni del carcere e alle Lettere dal carcere , cercando
inoltre di delucidare il ruolo e il significato che in tale riflessione hanno i princi-
pali “interlocutori” a vario titolo presenti, dagli autori che Gramsci legge e chio-
sa ai maggiori personaggi storici sui quali scrive, ad alcune delle persone care più
ricorrenti soprattutto nella sua corrispondenza epistolare.
La delimitazione temporale del nostro lavoro è stata determinata, da un lato,
dal fatto che il pensiero carcerario è più coeso e organico; dall’altro, dal fatto che
essa permette di usare quegli strumenti filologici (in primo luogo l’edizione criti-
ca dei Quaderni a cura di Valentino Gerratana) che ancora non sono disponibili
per gli scritti precarcerari. Tuttavia, in molti casi, laddove gli autori delle voci lo
hanno ritenuto utile, sono stati fatti richiami anche a quanto Gramsci aveva scrit-
to negli anni precedenti il carcere.
Il Dizionario nasce dalla convinzione che lo stato dei testi carcerari e la loro
storia, il metodo “analogico” seguito da Gramsci, lo spirito di ricerca e di dialo-
gicità che li caratterizza, la peculiare “multiversità” del linguaggio dell’autore e
persino l’ingente ed eterogenea mole interpretativa prodotta fino a oggi rendano
tutt’altro che agevole al lettore comune, e in buona parte anche allo studioso, la
comprensione del significato o della possibile gamma di significati delle “parole
di Gramsci”.
A partire da questa consapevolezza, la International Gramsci Society Italia da
diversi anni si è impegnata in un’opera di rilettura filologica dei testi gramsciani,
mirante a ricostruirne il lessico seguendo l’evoluzione del pensiero dell’autore. Il
Dizionario, dunque, è in una linea di continuità sia con il Seminario sul lessico

. Si ricorda che l’arresto di Gramsci ebbe luogo l’ novembre  e la sua morte il  aprile .
In Antonio Gramsci, Lettere dal carcere, a cura di Antonio A. Santucci, Sellerio, Palermo  – l’e-
dizione in lingua italiana a oggi più completa – le prime lettere successive all’arresto risalgono allo
stesso novembre , le ultime sono datate gennaio . Per quel che riguarda i Quaderni del car-
cere (edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino  e
), la data di inizio, apposta da Gramsci stesso, è quella dell’ febbraio , mentre la scrittura
delle note termina nel .
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

dei Quaderni del carcere iniziato nell’anno  e giunto quasi all’epilogo del suo
secondo ciclo, sia con il volume che ha raccolto i frutti del primo ciclo del semi-
nario stesso, intitolato non a caso Le parole di Gramsci . I collaboratori di que-
sto volume sono in buona parte frequentatori (giovani e meno giovani) del se-
minario, con l’aggiunta di numerosi studiosi gramsciani, italiani e stranieri, a cui
è stato chiesto di scrivere in relazione ai loro rispettivi specialismi e interessi. È
doveroso aggiungere che gli autori portano la responsabilità delle voci che fir-
mano. I curatori si sono limitati a richiedere agli stessi autori mutamenti o ag-
giunte, avendo in ogni caso il loro placet, e hanno operato interventi di carattere
formale, impegnandosi soprattutto a dare omogeneità a un lavoro tanto vasto e
articolato.
Si è inteso dunque proseguire con questo Dizionario, in forma diversa ma con
lo stesso metodo di fedeltà al testo e di attenzione alla dimensione diacronica del-
la riflessione carceraria, un lavoro iniziato da tempo, per offrire a un pubblico
più largo uno strumento che fosse di aiuto nella conoscenza di un’opera tanto
complessa quanto non sistematica. Non si vuole con ciò, ovviamente, semplifi-
care o “ingabbiare” Gramsci, né si crede di poter restituire – in forma sistema-
tizzata – tutta la ricchezza della sua elaborazione: la quale è connessa proprio con
quella che è stata chiamata la strategia del pensiero e della scrittura di Gramsci
e con il carattere intrinsecamente mobile, aperto, antidogmatico che essa com-
porta. È chiaro che il presente lavoro non pretende e non vuole sostituire la let-
tura diretta di un testo così ricco. Evidentemente chi ha scritto le voci si è fatto
anche interprete del pensiero gramsciano, ha selezionato il materiale, deciso l’or-
dine e la gerarchia dei testi presi in considerazione, nonché le esclusioni (se non
altro quelle dettate dai limiti di spazio). Tutto ciò va dichiarato apertamente e po-
sto in evidenza. Ma va anche aggiunto che ci si è sempre sforzati di seguire quel
che Gramsci afferma quando scrive che nella decifrazione di «una concezione del
mondo» non «esposta sistematicamente», «la ricerca del leit-motiv, del ritmo del
pensiero in isviluppo, deve essere più importante delle singole affermazioni ca-
suali e degli aforismi staccati» (Q , , -). In riferimento alla tensione fra un
pensiero coerente e la sua esposizione frammentata, il nostro tentativo è stato
quello di praticare e di suggerire un’attenzione al testo che non sempre è dato ri-
trovare nella critica. Crediamo infatti che un uso attento dei testi porti anche a
una migliore approssimazione interpretativa, mentre un loro uso troppo disin-
volto allontani dalla comprensione effettiva anche dello “spirito” di Gramsci. La
voce di un dizionario non può rendere conto di tutta la ricchezza del pensiero di
un autore, ma può e vuole essere strumento utile per accompagnarne la scoper-
ta da parte del lettore.

. Fabio Frosini, Guido Liguori (a cura di), Le parole di Gramsci, Carocci, Roma . Il libro
contiene saggi di Giorgio Baratta, Derek Boothman, Giuseppe Cospito, Lea Durante, Fabio Frosi-
ni, Guido Liguori, Rita Medici, Marina Paladini Musitelli, Giuseppe Prestipino, Pasquale Voza. I sag-
gi sono rielaborazioni delle relazioni tenute nel primo ciclo del Seminario sul lessico dei Quaderni del
carcere. Per le informazioni sul seminario in questione e sul suo secondo ciclo, ancora in corso, si ve-
da il sito della Igs Italia: www.gramscitalia.it.
PREFAZIONE 

Infine, il progetto di un dizionario gramsciano, a nostro avviso, non può non


chiamare in causa, in forme certamente mediate e complesse, due ordini di que-
stioni: la questione dell’“attualità” e insieme quella della “classicità” di Gramsci.
Si tratta di due concetti, come si sa, profondamente connotati da uno spessore ric-
chissimo di significati teorici, filosofici e in ultima analisi politici, a cui non si in-
tende qui nemmeno accennare. Si vuole solo dire che essi sono stati intesi in un
loro peculiare intreccio, in riferimento all’opera gramsciana e alla sua capacità di
farsi interrogare da molte domande del nostro presente e insieme di interrogarlo
in profondità. Si spera che questa spinta fondativa e “segreta” abbia dato frutti
positivi nella concreta realizzazione del nostro lavoro.

GUIDO LIGUORI PASQUALE VOZA


Ringraziamenti

Molte sono le persone con le quali sentiamo di avere un debito di riconoscenza e


a cui riteniamo giusto manifestare anche pubblicamente il nostro ringraziamento.
In primo luogo vogliamo ringraziare Fabio Frosini, che ha partecipato fin dal-
l’inizio al lavoro di ideazione e messa a punto del progetto di Dizionario: senza la
sua competenza, i suoi consigli e il suo lavoro questa opera non sarebbe la stessa.
Un ringraziamento particolare esprimiamo a Lea Durante, che ha curato con
grande capacità e dedizione i complessi rapporti istituzionali necessari alla realiz-
zazione di un lavoro come questo: anche senza il suo apporto ben difficilmente il
Dizionario avrebbe visto la luce.
Il nostro ringraziamento va poi a tutte le autrici e a tutti gli autori delle voci, che
hanno collaborato a questa impresa animati dal loro interesse per Gramsci, per la
sua opera e per la sua vicenda intellettuale, umana e politica. Libere e liberi di espri-
mere la loro personale interpretazione dei testi, hanno però dovuto “subire” le ri-
chieste che il nostro ufficio di curatori ci imponeva di avanzare e hanno accettato di
incanalare la loro fatica nello stile e nei limiti di spazio concordati. Ringraziamo tut-
te e tutti per la pazienza e la disponibilità, oltre che per la competenza e la passione.
Il progetto di quest’opera è stato a lungo vagliato, discusso, modificato nel cor-
so di ripetute riunioni avvenute con alcune studiose e alcuni studiosi che opera-
no nell’ambito del Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani e
della International Gramsci Society Italia: Giorgio Baratta, Derek Boothman, Lea
Durante, Fabio Frosini, Marina Paladini Musitelli, Alberto Postigliola e Giusep-
pe Prestipino. L’amicizia e la collaborazione che ci legano a esse e a essi, rafforza-
te dalla comune partecipazione al Seminario sul lessico dei Quaderni del carcere
della Igs Italia, hanno reso naturale il loro coinvolgimento, ma non per questo ren-
dono meno sentita e doverosa la nostra gratitudine.
A tutti i componenti a vario titolo sia del Centro che della Igs Italia va del re-
sto il nostro ringraziamento, per aver sostenuto le istituzioni all’interno delle qua-
li il Dizionario è nato.
Nel corso della realizzazione di questo progetto un ruolo di primo piano ha
avuto Jole Silvia Imbornone, che ha curato gli aspetti informatici e redazionali del
Dizionario, nonché la Bibliografia che ne è parte integrante. All’attento, meticolo-
so lavoro di Valeria Leo e Lelio La Porta dobbiamo il controllo delle innumere-
voli citazioni gramsciane, importanti in un’opera come questa. A loro va il nostro
grazie più sentito.
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

Un ringraziamento particolare rivolgiamo alle studiose e agli studiosi che han-


no tradotto le voci originariamente scritte in lingua non italiana: Roberto Cicca-
relli e Sara R. Farris per i testi in lingua inglese, Antonino Infranca per i testi in
lingua portoghese, Lelio La Porta per i testi in lingua francese.
Ringraziamo Giuseppe Vacca, che in qualità di presidente della Fondazione
Istituto Gramsci ha messo a disposizione il testo dei Quaderni del carcere su sup-
porto elettronico, e Alessandro Errico, che lo ha rivisto e che ha curato la traspo-
sizione su supporto elettronico del testo delle Lettere dal carcere.
Un ringraziamento doveroso quanto sentito va infine all’istituzione (e alle don-
ne e agli uomini che ne hanno la responsabilità) che ha finanziato il nostro pro-
getto: la Regione Puglia, soprattutto nelle persone del suo presidente Nichi Ven-
dola e di Silvia Godelli, assessora al Mediterraneo e alle Attività culturali.

GUIDO LIGUORI PASQUALE VOZA


Avvertenza

Nelle voci del Dizionario Gramsci viene indicato con la sola lettera G., maiusco-
la e puntata. Per quel che concerne la grafia dei nomi si segue in genere la grafia
dell’Indice dei nomi presente in Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, edizione
critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino 
(che corregge alcuni errori e refusi presenti nella prima edizione del ). Nelle
citazioni dalle Lettere e dai Quaderni è mantenuta la grafia gramsciana.
Alla stessa edizione Gerratana vanno intesi i rimandi ai Quaderni, indicati con
la lettera Q, quando è il caso seguita dai numeri di quaderno, paragrafo e pagina
o pagine. Quando non vi è – nel testo gramsciano – numero di paragrafo, viene
indicato il numero del quaderno seguito dal numero della pagina, preceduto dal-
la lettera p. Il rinvio all’Apparato critico dell’edizione Gerratana è indicato con le
lettere Q, AC, seguite dal numero di pagina. Il rinvio alle traduzioni gramsciane
presenti nei quaderni manoscritti e riportati nell’Appendice della stessa edizione
è indicato con le lettere QA, seguite dal numero di pagina.
Come nell’edizione Gerratana, le note gramsciane di prima stesura, di stesura
unica e di seconda stesura sono indicate rispettivamente come Testo A, Testo B e
Testo C.
Poiché nell’edizione Gerratana dei Quaderni (e dunque nelle citazioni qui ri-
portate) le parentesi quadre indicano aggiunte al testo apportate da Gramsci in
interlinea o a margine, mentre le parentesi angolari indicano interventi della re-
dazione dell’edizione critica, le avvertenze e interpolazioni poste dagli autori del-
le voci all’interno delle citazioni gramsciane sono state messe tra parentesi quadre
con l’avvertenza “ndr”. Le corsivazioni operate dagli autori delle voci nei testi ci-
tati sono state anch’esse indicate in modo esplicito.
Riguardo alle Lettere dal carcere (abbreviate con la sigla LC seguita dal nume-
ro di pagina o dai numeri di pagine) il rimando è ad Antonio Gramsci, Lettere dal
carcere, a cura di Antonio A. Santucci, Sellerio, Palermo . Esso è completato
dall’indicazione della data e del destinatario, per facilitare il reperimento della ci-
tazione anche in edizioni diverse.
Per quanto riguarda i rimandi alle altre opere di Gramsci (come le precedenti
sempre corsivati e quasi sempre tra parentesi tonde), essi sono espressi dalla sigla
abbreviativa seguita dal numero di pagina. Hanno corso le seguenti abbreviazioni:
CF: La città futura -, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi, Torino .
CPC: La costruzione del Partito comunista -, Einaudi, Torino .
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

CT: Cronache torinesi -, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi, Torino .
D:  pagine di Gramsci, a cura di Giansiro Ferrata e Niccolò Gallo, Il Saggia-
tore, Milano .
FU: La formazione dell’uomo, a cura di Giovanni Urbani, Editori Riuniti, Roma
.
L: Lettere -, a cura di Antonio A. Santucci, Einaudi, Torino .
LC: Lettere dal carcere, a cura di Antonio A. Santucci, Sellerio, Palermo .
LGT: Antonio Gramsci, Tatiana Schucht, Lettere -, a cura di Aldo Natoli
e Chiara Daniele, Einaudi, Torino .
LST: Piero Sraffa, Lettere a Tania per Gramsci, introduzione e cura di Valentino
Gerratana, Editori Riuniti, Roma .
NM: Il nostro Marx -, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi, Torino .
ON: L’Ordine Nuovo -, a cura di Valentino Gerratana e Antonio A. San-
tucci, Einaudi, Torino .
PLV: Per la verità, a cura di Renzo Martinelli, Editori Riuniti, Roma .
Q: Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino
Gerratana, Einaudi, Torino  ().
QT: Quaderni del carcere. . Quaderni di traduzioni (-), a cura di Giusep-
pe Cospito e Gianni Francioni,  voll., Istituto della Enciclopedia Italiana, Ro-
ma .
QM: Alcuni temi della quistione meridionale, in CPC.
RQ: Il rivoluzionario qualificato, a cura di Corrado Morgia, Delotti, Roma .
RSC: La religione come senso comune, introduzione e cura di Tommaso La Rocca,
prefazione di Giuseppe Vacca, Nuova Pratiche Editrice, Milano .
SF: Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo -, Einaudi, Torino .
SP: Scritti politici, a cura di Paolo Spriano, Editori Riuniti, Roma .
SS: Scritti scelti, introduzione e cura di Marco Gervasoni, Rizzoli, Milano .
TL: Tesi di Lione, ovvero La situazione italiana e i compiti del PCI, in CPC.
Per i rimandi a opere non di Gramsci viene usato il sistema anglosassone (co-
gnome dell’autore, data dell’edizione citata ed eventuale numero di pagina), con
rinvio alla Bibliografia posta alla fine del volume. Alla fine delle voci più rilevanti
è presente una breve indicazione bibliografica, che rimanda alla stessa Bibliogra-
fia finale.
Ricordiamo infine, per chi voglia completare o approfondire la ricerca biblio-
grafica sui diversi lemmi o argomenti, l’utilità di due opere: la Bibliografia gram-
sciana dal  on line, a cura di John M. Cammett, Francesco Giasi e Maria Lui-
sa Righi (www.fondazionegramsci.org), e la Bibliografia gramsciana ragionata, a
cura di Angelo d’Orsi, di cui al momento è disponibile il primo volume, -
(Viella, Roma ).
Elenco delle voci

A
Action française (Bruno Brunetti)
Agnelli, Giovanni (Lelio La Porta)
agnosticismo (Domenico Mezzina)
Alighieri, Dante: v. Dante
alta cultura (Costanza Orlandi)
alti salari (Derek Boothman)
America (Giorgio Baratta)
America del Sud (Giorgio Baratta)
americanismo (Giorgio Baratta)
americanismo e fordismo (Giorgio Baratta)
analisi della situazione: v. rapporti di forza
anarchia (Guido Liguori)
anarco-sindacalismo: v. sindacalismo teorico
animalità e industrialismo (Giorgio Baratta)
Anti-Croce: v. Croce, Benedetto
antimachiavellismo: v. machiavellismo e antimachiavellismo
anti-nazionale: v. nazionale-popolare
antiprotezionismo: v. liberismo
antisemitismo: v. ebrei
antistoria: v. storia
antropologia: v. filosofia della praxis
apoliticismo, apoliticità (Jole Silvia Imbornone)
aporia (Eleonora Forenza)
apparato egemonico (Guido Liguori)
arbitrio (Rocco Lacorte)
architettura (Lea Durante)
arditi (Jole Silvia Imbornone)
Aristotele (Lelio La Porta)
armi e religione (Guido Liguori)
arte (Yuri Brunello)
arte militare (Silvio Suppa)
artificiale: v. naturale-artificiale
ascaro: v. crumiro
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

astensionismo (Marcos Del Roio)


astrazione (Fabio Frosini)
astrazione determinata: v. homo oeconomicus
ateismo (Giovanni Semeraro)
attualismo (Giuseppe D’Anna)
autobiografia (Eleonora Forenza)
autocritica (Manuela Ausilio)
autodidatta (Jole Silvia Imbornone)
autodisciplina: v. disciplina
autogoverno (Marcos Del Roio)
automatismo (Fabio Frosini)
autorità (Michele Filippini)
Azione cattolica (Tommaso La Rocca)

B
Babbitt (Derek Boothman)
bambino (Valeria Leo)
bellezza (Marina Paladini Musitelli)
Benda, Julien (Pasquale Voza)
Bergson, Henri (Ludovico De Lutiis)
Bernstein, Eduard (Lelio La Porta)
biblioteca (Fabio Frosini)
biennio rosso: v. Ordine Nuovo (L’)
bilancio statale (Vito Santoro)
biografia nazionale (Jole Silvia Imbornone)
blocco agrario (Antonella Agostino)
blocco storico (Pasquale Voza)
Bodin, Jean (Michele Filippini)
bonapartismo (Michele Filippini)
Bordiga, Amadeo (Andrea Catone)
borghesia (Raul Mordenti)
borghesia comunale (Jole Silvia Imbornone)
borghesia rurale (Elisabetta Gallo)
boria di partito (Lelio La Porta)
boulangismo (Marcos Del Roio)
brescianesimo (Marina Paladini Musitelli)
briganti, brigantaggio (Antonella Agostino)
Bronštein: v. Trockij
Bucharin, Nikolaj Ivanovic (Fabio Frosini)
buon senso (Guido Liguori)
burocrazia (Michele Filippini)

C
cadornismo (Manuela Ausilio)
caduta tendenziale del saggio di profitto (Fabio Frosini)
ELENCO DELLE VOCI 

Calogero, Guido: v. attualismo


calvinismo (Fabio Frosini)
camorra: v. mafia e camorra
campagna: v. città-campagna
cannibalismo (Raffaele Cavalluzzi)
canto X dell’Inferno: v. Dante
capitalismo (Andrea Catone)
capitalismo di Stato (Guido Liguori)
capo (Marcos Del Roio)
capo carismatico (Michele Filippini)
caporalismo (Michele Filippini)
Caporetto (Marcos Del Roio)
capovolgimento (Giuseppe Prestipino)
carcere o prigione (Jole Silvia Imbornone)
Carducci, Giosue (Marina Paladini Musitelli)
casematte: v. trincee, fortezze e casematte
caso (Giuseppe Prestipino)
catarsi (Carlos Nelson Coutinho)
catastrofe, catastrofico (Eleonora Forenza)
catastrofismo: v. catastrofe, catastrofico
Cattaneo, Carlo (Pasquale Voza)
cattolici (Raffaele Cavalluzzi)
causalità (Giuseppe Prestipino)
Cavour, Camillo Benso, conte di (Silvio Suppa)
cento città (Elisabetta Gallo)
centralismo (Giuseppe Cospito)
centralismo burocratico: v. centralismo
centralismo democratico: v. centralismo
centralismo organico: v. centralismo
certo (Giuseppe Prestipino)
Cesare, Caio Giulio (Jole Silvia Imbornone)
cesarismo (Guido Liguori)
chierici (Laura Mitarotondo)
Chiesa cattolica (Tommaso La Rocca)
chimica: v. fisica e chimica
Cina (Derek Boothman)
cinema (Raffaele Cavalluzzi)
città-campagna (Elisabetta Gallo)
città del silenzio: v. cento città
classe, classi (Raul Mordenti)
classe dirigente (Michele Filippini)
classe media (Raul Mordenti)
classe operaia (Raul Mordenti)
classe politica (Michele Filippini)
classe subalterna: v. subalterno, subalterni
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

classe urbana (Raul Mordenti)


classico (Fabio Frosini)
clero (Giovanni Semeraro)
coda del diavolo: v. America del Sud
coercizione (Lelio La Porta)
coerenza, coerente (Peter Thomas)
collettivismo: v. individualismo
colonialismo (Renato Caputo)
colonie (Renato Caputo)
composizione demografica (Giuseppe Prestipino)
compromesso (Guido Liguori)
Comuni medievali (Jole Silvia Imbornone)
comunismo: v. società regolata
concezione del mondo (Guido Liguori)
concio della storia (Guido Liguori)
Concordato (Tommaso La Rocca)
conformismo (Guido Liguori)
congiuntura (Fabio Frosini)
consenso (Lelio La Porta)
Consigli di fabbrica: v. Ordine Nuovo (L’)
consiliarismo: v. Ordine Nuovo (L’)
consumo (Vito Santoro)
contadini (Elisabetta Gallo)
contenuto: v. forma-contenuto
contraddizione (Giuseppe Prestipino)
Controriforma (Roberto Dainotto)
corporativismo (Alessio Gagliardi)
Corradini, Enrico (Manuela Ausilio)
corruzione (Michele Filippini)
coscienza (Rocco Lacorte)
cosmopolitismo (Lea Durante)
Costituente (Giuseppe Cospito)
costituzionalismo (Michele Filippini)
Costituzione (Michele Filippini)
creatività, creativo (Fabio Frosini)
creazione: v. distruzione-creazione
credenze popolari (Giovanni Mimmo Boninelli)
crisi (Fabio Frosini)
crisi del ’: v. crisi
crisi di autorità (Michele Filippini)
crisi di egemonia: v. crisi di autorità
crisi organica (Lelio La Porta)
Crispi, Francesco (Silvio Suppa)
cristianesimo (Tommaso La Rocca)
critica, critico (Fabio Frosini)
ELENCO DELLE VOCI 

Croce, Benedetto (Giuseppe Cacciatore)


crumiro (Vito Santoro)
cultura (Giorgio Baratta)
cultura alta: v. alta cultura
cultura europea: v. Europa
cultura francese, cultura italiana (Jole Silvia Imbornone)
cultura mondiale (Giorgio Baratta)
cultura popolare (Costanza Orlandi)
Cuoco, Vincenzo: v. rivoluzione passiva
Cuvier, Georges (Joseph A. Buttigieg)

D
D’Annunzio, Gabriele (Guido Liguori)
Dante (Daniele Maria Pegorari)
De Man, Henri (Domenico Mezzina)
De Sanctis, Francesco (Marina Paladini Musitelli)
debito pubblico (Vito Santoro)
demagogia (Michele Filippini)
democrazia (Guido Liguori)
destra: v. sinistra-destra
determinismo (Giuseppe Prestipino)
dialettica (Giuseppe Prestipino)
dialetto (Alessandro Carlucci)
Dio (Vincenzo Robles)
dio ascoso (Giuseppe Prestipino)
diplomazia (Lelio La Porta)
diretti: v. dirigenti-diretti
direzione (Michele Filippini)
dirigenti-diretti (Giuseppe Cospito)
diritti e doveri (Fabio Frosini)
diritto (Michele Filippini)
diritto naturale (Carlos Nelson Coutinho)
disciplina (Lelio La Porta)
disgregato, disgregazione (Giuseppe Prestipino)
disinteresse, disinteressato (Valeria Leo)
disoccupazione (Lelio La Porta)
disorganico (Giuseppe Prestipino)
distruzione-creazione (Manuela Ausilio)
dittatura (Lelio La Porta)
divenire (Ludovico De Lutiis)
Divina Commedia: v. Dante
divisione dei poteri (Michele Filippini)
divulgazione (Rocco Lacorte)
domenicani (Ludovico De Lutiis)
dominio (Lelio La Porta)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

donna (Lea Durante)


dopoguerra (Guido Liguori)
dover essere (Claudio Bazzocchi)
dramma (Yuri Brunello)
due mondi (Jole Silvia Imbornone)
dumping (Vito Santoro)

E
ebrei (Enzo Traverso)
economia (Fabio Frosini)
economia diretta: v. economia programmatica
economia programmatica (Fabio Frosini)
economia regolata: v. economia programmatica
economia secondo un piano: v. economia programmatica
economicismo: v. economismo
economico-corporativo (Giuseppe Cospito)
economismo (Fabio Frosini)
educazione (Chiara Meta)
egemonia (Giuseppe Cospito)
eguaglianza, egualitarismo (Renato Caputo)
Einaudi, Luigi (Fabio Frosini)
elezioni (Renato Caputo)
élite, elitismo (Michele Filippini)
emigrazione (Antonella Agostino)
empirismo (Lelio La Porta)
Engels, Friedrich (Guido Liguori)
epoca (Michele Filippini)
Erasmo da Rotterdam, Desiderio (Fabio Frosini)
eredità del passato (Jole Silvia Imbornone)
eresie, eretici (Raffaele Cavalluzzi)
errore (Fabio Frosini)
esecutivo: v. legislativo-esecutivo
esercito (Michele Filippini)
esperanto (Peter Ives)
esteromania (Jole Silvia Imbornone)
estetica (Pasquale Voza)
estinzione dello Stato: v. società regolata
etica (Giuseppe Prestipino)
etico-politico (Guido Liguori)
Europa (Giorgio Baratta)
evoluzionismo (Lelio La Porta)

F
famiglia (Valeria Leo)
fantasia (Antonella Agostino)
ELENCO DELLE VOCI 

fascismo (Carlo Spagnolo)


fatalismo (Guido Liguori)
fede (Fabio Frosini)
federalismo (Michele Filippini)
femminismo (Lea Durante)
Ferrari, Giuseppe (Pasquale Voza)
feticismo: v. astrazione
feudalesimo: v. Medioevo
Feuerbach, Ludwig (Andrea Catone)
filologia e filologia vivente (Ludovico De Lutiis)
filosofia (Fabio Frosini)
filosofia classica tedesca (Fabio Frosini)
filosofia della praxis (Roberto Dainotto)
filosofia speculativa (Peter Thomas)
filosofo e filosofo democratico (Peter Thomas)
fini: v. mezzi e fini
fisica e chimica (Derek Boothman)
fisiocratici (Jole Silvia Imbornone)
folclore, folklore (Giovanni Mimmo Boninelli)
fordismo (Giorgio Baratta)
forma-contenuto (Pasquale Voza)
formazione dell’uomo (Giorgio Baratta)
fortezze e casematte: v. trincee, fortezze e casematte
Fortunato, Giustino (Daniele Maria Pegorari)
forza (Michele Filippini)
forze urbane: v. classe urbana
Foscolo, Ugo (Domenico Mezzina)
Fovel, Nino Massimo (Alessio Gagliardi)
francescani (Ludovico De Lutiis)
Francia (Elisabetta Gallo)
Freud, Sigmund (Livio Boni)
fronte ideologico (Guido Liguori)
fronte politico-militare (Guido Liguori)
fronte unico (Peter Thomas)
funzionario (Michele Filippini)
für ewig (Eleonora Forenza)
futurismo (Marina Paladini Musitelli)

G
Gandhi, Mohandas Karamchand: v. pacifismo
Garibaldi, Giuseppe (Vito Santoro)
genere umano (Lelio La Porta)
genio (Jole Silvia Imbornone)
Gentile, Giovanni (Giuseppe D’Anna)
geografia (Derek Boothman)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

Germania (Elisabetta Gallo)


gesuiti (Giovanni Semeraro)
giacobinismo (Rita Medici)
Giappone (Derek Boothman)
Gioberti, Vincenzo (Roberto Finelli)
Giolitti, Giovanni (Marcos Del Roio)
giornalismo (Guido Liguori)
Giulia (Lea Durante)
glottologia: v. linguistica
Gobetti, Piero (Lelio La Porta)
Goethe, Johann Wolfgang von (Yuri Brunello)
gorilla ammaestrato (Giorgio Baratta)
governati-governanti (Michele Filippini)
governo (Silvio Suppa)
grammatica (Peter Ives)
Grande guerra (Vito Santoro)
grande politica, piccola politica (Carlos Nelson Coutinho)
Grecia (Derek Boothman)
greco: v. latino e greco
gruppo sociale (Raul Mordenti)
guerra (Roberto Ciccarelli)
guerra di movimento (Roberto Ciccarelli)
guerra di posizione (Roberto Ciccarelli)
guerra partigiana (Roberto Ciccarelli)
guerre di indipendenza (Vito Santoro)
Guicciardini, Francesco (Laura Mitarotondo)

H
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich (Roberto Finelli)
hegelismo napoletano (Giuseppe D’Anna)
hitlerismo (Vito Santoro)
homo oeconomicus (Fabio Frosini)

I
Ibsen, Henrik (Yuri Brunello)
idealismo (Giuseppe Prestipino)
idee (Fabio Frosini)
ideologia (Guido Liguori)
idoli (Antonella Agostino)
Ilici: v. Lenin
Illuminismo (Paolo Quintili)
immaginazione (Jole Silvia Imbornone)
immanenza (Fabio Frosini)
immigrazione (Giuseppe Prestipino)
imperativo categorico (Claudio Bazzocchi)
ELENCO DELLE VOCI 

imperialismo (Renato Caputo)


Impero romano (Jole Silvia Imbornone)
imprenditore (Jole Silvia Imbornone)
inaudito (Pasquale Voza)
incesto (Livio Boni)
India (Derek Boothman)
individuale: v. individuo
individualismo (Fabio Frosini)
individuo (Fabio Frosini)
industrialismo (Elisabetta Gallo)
Inghilterra (Derek Boothman)
integralisti (Domenico Mezzina)
intellettuali (Pasquale Voza)
intellettuali italiani (Pasquale Voza)
intellettuali organici (Pasquale Voza)
intellettuali tradizionali (Pasquale Voza)
internazionale, internazionalismo (Renato Caputo)
intransigenza-tolleranza (Manuela Ausilio)
ironia (Pasquale Voza)
islamismo (Derek Boothman)
Italia (Giovanni Mimmo Boninelli)
italiani (Domenico Mezzina)
Iulca o Julca: v. Giulia

J
jazz (Alessandro Errico)

K
Kant, Immanuel (Roberto Finelli)

L
Labriola, Antonio (Fabio Frosini)
laici (Ludovico De Lutiis)
laicismo (Manuela Ausilio)
Lao-Tse (Derek Boothman)
latino (Alessandro Carlucci)
latino e greco (Alessandro Carlucci)
lavoratore collettivo (Fabio Frosini)
lavoro (Fabio Frosini)
leggi di tendenza (Fabio Frosini)
legislativo-esecutivo (Lelio La Porta)
Lenin, Nikolaj (Vladimir Il’ic Ulianov, detto) (Fabio Frosini)
Leonardo da Vinci (Marco Versiero)
Leopardi, Giacomo (Lelio La Porta)
letteratura artistica (Marina Paladini Musitelli)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

letteratura d’appendice (Bruno Brunetti)


letteratura poliziesca o gialla (Bruno Brunetti)
letteratura popolare (Marina Paladini Musitelli)
liberali, liberalismo (Marcos Del Roio)
liberismo (Andrea Catone)
libero scambio (Andrea Catone)
libertà (Rocco Lacorte)
libertinismo (Lea Durante)
limite (Valeria Leo)
lingua (Derek Boothman)
linguaggio (Derek Boothman)
linguistica (Derek Boothman)
logica: v. astrazione e tecnica del pensare
Loria, Achille (Jole Silvia Imbornone)
lorianesimo: v. lorianismo, loriani
lorianismo, loriani (Jole Silvia Imbornone)
lorismo: v. lorianismo, loriani
lotta di generazioni (Guido Liguori)
lotto (Giovanni Mimmo Boninelli)
Lukács, György (Carlos Nelson Coutinho)
Lutero, Martin (Fabio Frosini)
Luxemburg, Rosa (Andrea Catone)

M
macchina (Antonella Agostino)
Machiavelli, Niccolò (Lelio La Porta)
machiavellismo e antimachiavellismo (Laura Mitarotondo)
madre (Valeria Leo)
mafia e camorra (Jole Silvia Imbornone)
malattia (Jole Silvia Imbornone)
male minore (Guido Liguori)
Manzoni, Alessandro (Domenico Mezzina)
Marx, Karl (Fabio Frosini)
marxismo (Giuseppe Prestipino)
massa, masse (Renato Caputo)
massoneria (Guido Liguori)
matematica (Derek Boothman)
materia (Giuseppe Prestipino)
materialismo e materialismo volgare (Giuseppe Prestipino)
materialismo storico (Giuseppe Prestipino)
Mathiez, Albert (Pasquale Voza)
Maurras, Charles: v. Action française
Mazzini, Giuseppe (Pasquale Voza)
meccanicismo (Michele Filippini)
meccano (Giorgio Baratta)
ELENCO DELLE VOCI 

Medioevo (Jole Silvia Imbornone)


melodramma (Marina Paladini Musitelli)
mercantilismo (Lelio La Porta)
mercato determinato (Fabio Frosini)
merce (Lelio La Porta)
metafisica (Peter Thomas)
metafora (Peter Ives)
metodico (Giuseppe Prestipino)
metodologia (Fabio Frosini)
mezzadria (Antonella Agostino)
mezzi e fini (Giuseppe Cospito)
Mezzogiorno (Antonella Agostino)
Michels, Robert (Michele Filippini)
Milano (Elisabetta Gallo)
Missiroli, Mario (Vito Santoro)
mistero di Napoli: v. Napoli
mito (Guido Liguori)
moderati (Pasquale Voza)
modernismo (Vincenzo Robles)
moderno (Giuseppe Prestipino)
moderno Principe (Lelio La Porta)
molecolare (Eleonora Forenza)
moltitudine, moltitudini (Eleonora Forenza)
monarchia (Guido Liguori)
mondo (Giorgio Baratta)
Mondolfo, Rodolfo (Guido Liguori)
morale (Giuseppe Prestipino)
morboso (Pasquale Voza)
morte (Jole Silvia Imbornone)
mosca cocchiera (Vito Santoro)
Mosca, Gaetano (Michele Filippini)
musica (Alessandro Errico)

N
Napoli (Giovanni Mimmo Boninelli)
natura (Manuela Ausilio)
natura umana: v. uomo
naturale-artificiale (Renato Caputo)
naturalismo (Marina Paladini Musitelli)
naufrago (Eleonora Forenza)
nazionale: v. nazionale-popolare
nazionale-internazionale: v. nazione
nazionale-popolare (Lea Durante)
nazionalismo (Manuela Ausilio)
nazione (Fabio Frosini)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

necessità (Fabio Frosini)


nemico (Fabio Frosini)
neoidealismo: v. Croce e Gentile
nesso di problemi (Eleonora Forenza)
nipotini di padre Bresciani: v. brescianesimo
Nord-Sud (Elisabetta Gallo)
noumeno (Claudio Bazzocchi)
nuovo (Pasquale Voza)

O
oggettività (Giuseppe Prestipino)
oggettività del reale: v. oggettività
opinione pubblica (Lelio La Porta)
oppio (Eleonora Forenza)
opposizione (Lelio La Porta)
oratoria (Fabio Frosini)
Ordine Nuovo (L’) (Guido Liguori)
organico (Giuseppe Prestipino)
organismo (Fabio Frosini)
organizzazione (Giuseppe Prestipino)
Oriani, Alfredo (Vito Santoro)
Oriente-Occidente (Silvio Suppa)
originale (Fabio Frosini)
ortodossia (Fabio Frosini)
ottimismo (Lelio La Porta)

P
pacifismo (Renato Caputo)
padre (Valeria Leo)
papa laico: v. Croce
papa, papato (Vincenzo Robles)
Papini, Giovanni: v. Voce (La)
paragone ellittico (Fabio Frosini)
parassitismo (Vito Santoro)
Pareto, Vilfredo (Michele Filippini)
parlamentarismo: v. parlamento
parlamentarismo nero (Lelio La Porta)
parlamento (Silvio Suppa)
particulare (Laura Mitarotondo)
partito (Michele Filippini)
Partito comunista (Guido Liguori)
Partito d’Azione (Pasquale Voza)
Partito popolare (Marcos Del Roio)
Partito socialista: v. socialisti
Pascal, Blaise (Lelio La Porta)
ELENCO DELLE VOCI 

Pascoli, Giovanni (Antonella Agostino)


passato e presente (Fabio Frosini)
passione (Eleonora Forenza)
passività (Giuseppe Cospito)
patria (Manuela Ausilio)
pedagogia (Giovanni Semeraro)
pedanteria (Jole Silvia Imbornone)
persona (Rocco Lacorte)
personalità (Chiara Meta)
pessimismo (Lelio La Porta)
piccola borghesia (Elisabetta Gallo)
piccola politica: v. grande politica, piccola politica
Piemonte (Raffaele Cavalluzzi)
Pirandello, Luigi (Yuri Brunello)
Pisacane, Carlo (Raffaele Cavalluzzi)
plusvalore (Giuseppe Prestipino)
plutocrazia (Lelio La Porta)
poesia (Pasquale Voza)
polemica (Lelio La Porta)
politica (Silvio Suppa)
politica estera (Roberto Ciccarelli)
politica interna (Roberto Ciccarelli)
politica internazionale (Roberto Ciccarelli)
polizia (Guido Liguori)
popolare (Marina Paladini Musitelli)
popolare-nazionale: v. nazionale-popolare
popolo (Lea Durante)
popolo-nazione (Lea Durante)
populismo (Domenico Mezzina)
positivismo (Pasquale Voza)
potere (Michele Filippini)
pragmatismo (Chiara Meta)
prassi, praxis: v. filosofia della praxis
pratica: v. unità di teoria-pratica
Prefazione del ’ (Fabio Frosini)
presente: v. passato e presente
prestigio (Peter Ives)
prevedibilità: v. previsione
previsione (Peter Thomas)
Prezzolini, Giuseppe (Lelio La Porta)
prigione: v. carcere o prigione
profitto: v. caduta tendenziale del saggio di profitto
progresso (Ludovico De Lutiis)
proibizionismo (Derek Boothman)
proletariato: v. classe operaia
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

propaganda (Manuela Ausilio)


proprietà (Vito Santoro)
prostituzione (Livio Boni)
protezionismo: v. liberismo
Proudhon, Pierre-Joseph (Fabio Frosini)
proverbi (Giovanni Mimmo Boninelli)
provincia, provincialismo (Fabio Frosini)
psicanalisi (Livio Boni)
psicologia (Livio Boni)
pubblico (Lelio La Porta)

Q
quantità-qualità (Giuseppe Prestipino)
Quarantotto (Andrea Catone)
quistione agraria (Emanuele Bernardi)
quistione dei giovani (Giuseppe Prestipino)
quistione meridionale (Lea Durante)
quistione nazionale (Vito Santoro)
quistione politica degli intellettuali: v. intellettuali
quistione sessuale (Livio Boni)
quistione vaticana (Tommaso La Rocca)

R
rapporti di forza (Carlos Nelson Coutinho)
rappresentati-rappresentanti (Giuseppe Cospito)
razionale: v. reale-razionale
razionalismo (Lelio La Porta)
razzismo (Manuela Ausilio)
reale-razionale (Giuseppe Prestipino)
realismo greco-cristiano (Jole Silvia Imbornone)
realismo storico e politico (Giuseppe Cospito)
realtà del mondo esterno: v. noumeno
referendum (Lelio La Porta)
regolarità (Fabio Frosini)
relativismo (Lelio La Porta)
religione (Tommaso La Rocca)
Restaurazione (Luigi Masella)
retorica (Fabio Frosini)
revisionismo (Lelio La Porta)
Ricardo, David (Fabio Frosini)
Riforma (Fabio Frosini)
riforma economica (Giuseppe Prestipino)
riforma intellettuale e morale (Fabio Frosini)
riformismo (Lelio La Porta)
Rinascimento (Roberto Dainotto)
ELENCO DELLE VOCI 

Risorgimento (Pasquale Voza)


ritmo del pensiero (Eleonora Forenza)
rivoluzionario (Michele Filippini)
rivoluzione (Lelio La Porta)
Rivoluzione francese (Lelio La Porta)
rivoluzione passiva (Pasquale Voza)
rivoluzione permanente (Roberto Ciccarelli)
rivoluzione-restaurazione: v. rivoluzione passiva
robinsonate (Lelio La Porta)
Roma (Andrea Catone)
Romanticismo italiano (Domenico Mezzina)
romanzo d’appendice: v. letteratura d’appendice
Rotary Club (Derek Boothman)
Rousseau, Jean-Jacques (Carlos Nelson Coutinho)
Russia (Elisabetta Gallo)

S
Sacro romano impero (Jole Silvia Imbornone)
saggio del profitto: v. caduta tendenziale del saggio di profitto
Saggio popolare: v. Bucharin
salario (Vito Santoro)
Salvemini, Gaetano (Marcos Del Roio)
san Gennaro (Giovanni Mimmo Boninelli)
sarcasmo (Marina Paladini Musitelli)
Sardegna, sardi (Domenico Mezzina)
Savonarola, Girolamo (Raffaele Cavalluzzi)
scetticismo (Manuela Ausilio)
schiavitù (Lelio La Porta)
Schucht, Giulia: v. Giulia
Schucht, Tatiana: v. Tatiana
scienza (Derek Boothman)
scienza della politica (Carlos Nelson Coutinho)
sciopero (Guido Liguori)
Scolastica (Lelio La Porta)
scuola (Chiara Meta)
semplici (Marcus Green)
senso comune (Guido Liguori)
Sicilia, siciliani (Jole Silvia Imbornone)
sindacalismo, sindacati (Vito Santoro)
sindacalismo teorico (Fabio Frosini)
sinistra-destra (Giuseppe Prestipino)
situazione: v. rapporti di forza
socialismo (Andrea Catone)
socialisti (Silvio Suppa)
società civile (Jacques Texier)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

società comunista: v. società regolata


società politica (Guido Liguori)
società regolata (Guido Liguori)
sociologia (Michele Filippini)
soggettivo, soggettivismo, soggettività (Giuseppe Cacciatore)
solipsismo, solipsistico (Fabio Frosini)
soprastruttura o sovrastruttura: v. superstruttura, superstrutture
Sorel, Georges (Guido Liguori)
sovversivismo (Michele Filippini)
Spagna (Elisabetta Gallo)
Spaventa, Bertrando (Roberto Finelli)
specialismo (Michele Filippini)
specialista + politico (Lelio La Porta)
spirito, spiritualismo (Giuseppe Prestipino)
Spirito, Ugo (Roberto Finelli)
spirito di scissione (Rocco Lacorte)
spirito popolare creativo (Giorgio Baratta)
spontaneismo (Marcos Del Roio)
spontaneità (Marcos Del Roio)
sport (Guido Liguori)
Sraffa, Piero (Fabio Frosini)
Stalin (Iosif Vissarionovic D=uga&vili, detto) (Andrea Catone)
Stati Uniti (Derek Boothman)
statistica (Derek Boothman)
Stato (Guido Liguori)
Stato allargato: v. Stato
Stato etico (Guido Liguori)
Stato guardiano notturno (Guido Liguori)
Stato integrale: v. Stato
statolatria (Guido Liguori)
storia (Fabio Frosini)
storia a disegno (Peter Thomas)
storia di partito (Lelio La Porta)
storia etico-politica (Pasquale Voza)
storicismo (Giuseppe Cacciatore)
storicismo assoluto: v. storicismo
Strapaese-Stracittà (Domenico Mezzina)
strumento tecnico (Jole Silvia Imbornone)
struttura (Giuseppe Cospito)
struttura ideologica (Guido Liguori)
studio (Valeria Leo)
studio delle fonti (Fabio Frosini)
subalterno, subalterni (Joseph A. Buttigieg)
Sud: v. Nord-Sud
suffragio universale (Lelio La Porta)
ELENCO DELLE VOCI 

superstruttura, superstrutture (Giuseppe Cospito)


superuomo (Lelio La Porta)
supremazia (Giuseppe Cospito)

T
Tania (Lea Durante)
Tatiana: v. Tania
taylorismo (Giorgio Baratta)
teatro (Yuri Brunello)
tecnica (Derek Boothman)
tecnica del pensare (Chiara Meta)
tecniche militari (Roberto Ciccarelli)
teleologia (Giuseppe Prestipino)
teologia (Giovanni Semeraro)
teoria-pratica: v. unità di teoria-pratica
teratologia (Eleonora Forenza)
tipo sociale (Michele Filippini)
tirannia della maggioranza (Laura Mitarotondo)
titoli di Stato (Vito Santoro)
tolleranza: v. intransigenza-tolleranza
Tolstoj, Lev Nikolaevic (Jole Silvia Imbornone)
totalitario (Renato Caputo)
tradizione (Giuseppe Prestipino)
traducibilità (Derek Boothman)
traduzione (Derek Boothman)
trasformismo (Raffaele Cavalluzzi)
tre fonti del marxismo (Giuseppe Prestipino)
trincee, fortezze e casematte (Roberto Ciccarelli)
Trockij (Lev Davidovic Bron&tein, detto) (Andrea Catone)
Turchia (Derek Boothman)
turismo (Fabio Frosini)

U
ultima istanza: v. struttura
umanesimo assoluto (Fabio Frosini)
Umanesimo e nuovo umanesimo (Laura Mitarotondo)
umili (Marcus Green)
unificazione culturale (Rocco Lacorte)
unità di teoria-pratica (Fabio Frosini)
universale (Giuseppe Cacciatore)
università (Derek Boothman)
uomo (Fabio Frosini)
uomo collettivo (Rocco Lacorte)
uomo del Rinascimento (Laura Mitarotondo)
uomo massa (Giorgio Baratta)
 DIZIONARIO GRAMSCIANO

URSS (Andrea Catone)


Ustica (Jole Silvia Imbornone)
utopia (Fabio Frosini)

V
Valentino, Cesare Borgia, detto il (Laura Mitarotondo)
valore, teoria del: v. economia
velleitarismo (Michele Filippini)
Verdi, Giuseppe (Pasquale Voza)
Verga, Giovanni (Domenico Mezzina)
verismo (Marina Paladini Musitelli)
verità (Rocco Lacorte)
vero (Rocco Lacorte)
Vico, Giambattista (Fabio Frosini)
visione del mondo: v. concezione del mondo
Voce (La) (Jole Silvia Imbornone)
volontà (Fabio Frosini)
volontà collettiva (Carlos Nelson Coutinho)
volontari (Lelio La Porta)
volontarismo (Marcos Del Roio)
Volpicelli, Arnaldo (Alessio Gagliardi)

W
Weber, Max (Michele Filippini)
A

Action française to” sorelliano» (Q , , ) in opposizione a


ogni «fredda utopia» che, predisegnando un
G. torna spesso nei Q su che cosa rap-
quadro d’azione minuziosamente analitico,
presenti, su che cosa esprima in termini po-
impedisce la concreta formazione di una «vo-
litici e culturali l’Action française. Impor-
lontà collettiva» (ivi, ).
tanti le riflessioni di Q , , dedicate alla vi-
Se a questo si aggiunge che «l’acre pole-
ta nazionale e alla situazione politica della
mica col Vaticano e la riorganizzazione del
Terza Repubblica francese. Al centro dell’a-
clero e delle associazioni cattoliche che ne fu
nalisi il movimento di opposizione monar-
una conseguenza, ha rotto il solo legame che
chica intransigente, quale fu appunto l’Ac-
l’Action Française aveva con le grandi masse
tion française nei primi decenni del Nove-
nazionali» (Q , , ), si ottiene la dimo-
cento. G. pone l’accento sull’atteggiamento
di «giacobino alla rovescia» tenuto da Maur- strazione della debolezza politica di Maur-
ras nel corso della crisi parlamentare france- ras e dell’Action française, l’incapacità di
se del  (ivi, ). operare in termini di consenso collettivo
«I giacobini – egli scrive – impiegavano un (non per caso G. definisce l’Action françai-
certo linguaggio, erano convinti fautori di una se stessa come «un esercito costituito di soli
determinata ideologia; nel tempo e nelle cir- ufficiali»: ivi, ).
costanze date, quel linguaggio e quella ideo- BRUNO BRUNETTI
logia erano ultrarealistici» (ibid.). A differen- V. «Francia», «giacobinismo», «mito», «sindaca-
za del movimento giacobino, l’Action lismo, sindacati», «Sorel», «volontà collettiva».
française e il suo leader risolsero in «utopie
dei letterati» (ivi, ) la concretezza politi- Agnelli, Giovanni
ca e il consenso ottenuto che avevano segna-
to quel movimento rivoluzionario. In effetti G. considera Giovanni Agnelli uno di
l’illusione di poter prevedere tutto, in ma- quei personaggi «pratici, di valore indiscus-
niera «“minuziosissima”» (ibid.), prescin- so e solido», meno conosciuti e apprezzati
dendo dal movimento reale, impedì a Maur- «di quanto talvolta meriterebbero» (Q ,
ras e al suo movimento ogni possibilità di ve- , ). I riferimenti ad Agnelli nei Q si
ra azione politica, dimostrando che, a pre- concentrano attorno al suo tentativo, risa-
scindere dalle formule («“Politique d’a- lente al , di introdurre l’YMCA in Italia,
bord”», la più famosa), nella sua concezione proponendo agli operai la trasformazione
esistevano «molti tratti simili a quelli di cer- della FIAT in una cooperativa; tale proposta
te teorie formalmente catastrofiche di certo – ricorda G. – fu fortemente avversata in
economismo e sindacalismo» (ivi, ). quanto avrebbe ricondotto la lotta operaia
Indirettamente G. evoca il rapporto mi- nell’ambito dei meccanismi borghesi privan-
to-utopia, che affronta all’inizio del Q  dola, perciò, della sua peculiarità: «Tentativi
quando spiega come il Principe possa essere di introdurre l’YMCA in Italia; aiuti dati dal-
letto come «esemplificazione storica del “mi- l’industria italiana a questi tentativi (finan-
 ALIGHIERI , DANTE

ziamento di Agnelli e reazione violenta dei tato proprio al marxismo: Q , , , ma
cattolici). Tentativi di Agnelli di assorbire il anche Q  II, .I, ). Da qui, una costan-
gruppo dell’“Ordine Nuovo” che sosteneva te ricerca di equilibrio teorico che porta G.
una sua forma di “americanismo” accetta al- a distinguere accuratamente dogmatismo e
le masse operaie» (Q , , ; il Testo A, in agnosticismo, fino a giungere all’individua-
cui il giudizio è già presente in forma più sin- zione del criticismo come di una posizione
tetica, è Q , ). G. tornerà sulla questione in media, di un “giusto mezzo” fra i due.
Q , ,  (il Testo A è Q , ). Non è un caso, allora, se il termine in
Altri riferimenti ad Agnelli riguardano i questione ricorra proprio in due passi dedi-
suoi interventi sui modi di risolvere la crisi cati al metodo critico, ai suoi orizzonti e
mondiale degli anni Trenta. Qui G. si espri- strumenti: a) in Q , ,  viene etichettata
me duramente sulla sua capacità di afferrare come «agnosticismo» la concezione espres-
la sostanza dei problemi in gioco. Commen- sa da Adelchi Baratono, secondo il quale
tando una scambio di opinioni tra Agnelli ed era impossibile, per difetto di obbiettività,
Einaudi ospitato dalla “Riforma Sociale” nel un «giudizio di merito sui contemporanei»,
, G. osserva che le soluzioni da essi pro- ovvero una valutazione delle loro posizioni
poste prescindono dal dato fondamentale ideologiche; ma se questo fosse vero, ap-
che la disoccupazione attualmente non è punto, «la critica dovrebbe chiudere botte-
«“tecnica”»: «il ragionamento è fatto come ga» (come si legge nel Testo C: Q , ,
se la società fosse costituita di “lavoratori” e ); b) in Q , ,  G. tratta
di “industriali”», mentre «il fatto è questo: dell’«esperantismo» filosofico di chi conce-
che, date le condizioni generali, il maggior pisce la propria concezione del reale come
profitto creato dai progressi tecnici del lavo- detentrice esclusiva della verità. Questo
ro, crea nuovi parassiti, cioè gente che con- «esperantismo» dogmatico è avversato dal
suma senza produrre, che non “scambia” la- pensatore sardo, il quale però, significativa-
voro con lavoro, ma lavoro altrui con “ozio” mente, ritiene necessario precisare: «d’al-
proprio (e ozio nel senso deteriore)» (Q  II, tronde non bisogna pensare che la forma di
, -). pensiero “antiesperantistico” significhi
scetticismo o agnosticismo o ecclettismo. È
LELIO LA PORTA
certo che ogni forma di pensiero deve rite-
V. «americanismo e fordismo», «Einaudi», «Or- nere se stessa come “esatta” e “vera” e com-
dine Nuovo (L’)».
battere le altre forme di pensiero; ma ciò
“criticamente”»: che era poi, per G., l’at-
Alighieri, Dante: v. Dante. teggiamento proprio della filosofia della
praxis (ibid.).
agnosticismo
DOMENICO MEZZINA
In Q , ,  troviamo il termine
V. «critica, critico», «esperanto», «relativismo»,
«agnosticismo» come voce della rubrica No- «scetticismo».
zioni enciclopediche. Va detto che nelle altre
occorrenze ad «agnosticismo» è attribuita
alta cultura
una connotazione essenzialmente negativa:
in Q , , , a proposito di Otto Bauer, La voce compare per la prima volta nel
si parla di una posizione religiosamente Q , dove in una nota dal titolo di rubrica
agnostica che equivale al «più abbietto e vi- Passato e presente G. critica la debolezza po-
le opportunismo». Il fatto è che in G. il bi- litico-culturale dei partiti politici italiani.
sogno di una visione del reale decisamente «Non può esserci elaborazione di dirigenti
antidogmatica si accompagna sempre con dove manca l’attività teorica, dottrinaria dei
un’altrettanto netta diffidenza rispetto a partiti, dove non sono sistematicamente ri-
ogni forma di relativismo conoscitivo ed eti- cercate e studiate le ragioni di essere e di svi-
co (un esito scettico che del resto, e questo luppo della classe rappresentata [...] Quindi
G. lo sapeva bene, era stato spesso addebi- miseria della vita culturale e angustia me-
ALTA CULTURA 

schina dell’alta cultura: invece della storia cessario che ciò avvenga con un «atteggia-
politica, la erudizione scarnita, invece della mento [...] sempre critico e mai dogmati-
religione la superstizione, invece dei libri e co» (Q , , ).
delle grandi riviste, il giornale quotidiano e Sempre in tema di rapporto tra cultura
il libello» (Q , , ). e politica, per G. si può stabilire il carattere
A causa di questo scollamento tra istitu- «repressivo» o «espansivo» di un governo
zioni intellettuali e realtà del paese l’alta cul- in base alla sua politica culturale. «Un siste-
tura (o, a volte, «coltura») italiana fatica a di- ma di governo è espansivo quando facilita e
ventare “nazionale”, a differenza di quanto promuove lo sviluppo dal basso in alto,
accade in Francia. G. esemplifica il diverso quando eleva il livello di cultura nazionale-
rapporto tra alta cultura e nazione nei due popolare e rende quindi possibile una sele-
diversi paesi, confrontando la funzione del- zione di “cime intellettuali” su più vasta
l’Accademia della Crusca in Italia con quel- area. Un deserto con un gruppo di alte pal-
la dell’Accademia degli Immortali in Fran- me è sempre un deserto: anzi è proprio del
cia. «Lo studio della lingua è alla base di am- deserto avere delle piccole oasi con gruppi
bedue: ma il punto di vista della Crusca è di alte palme» (Q , , ).
quello del “linguaiolo”, dell’uomo che si Nel Q  G. ritorna sul rapporto tra
guarda continuamente la lingua. Il punto di quantità e qualità in campo culturale. Nel
vista francese è quello della “lingua” come mondo moderno si assiste a una maggiore
concezione del mondo, come base elemen- diffusione della cultura, ma a questo au-
tare – popolare-nazionale – dell’unità della mento orizzontale, quantitativo, si accompa-
civiltà francese. Perciò l’Accademia France- gna anche una crescita verticale, favorita
se ha una funzione nazionale di organizza- dalla specializzazione del sapere. «La com-
zione dell’alta cultura, mentre la Crusca...» plessità della funzione intellettuale nei di-
(Q , , ). versi Stati si può misurare obbiettivamente
G. sottolinea in più passi l’anomalia di dalla quantità delle scuole specializzate e
una cosiddetta alta cultura che, come nel ca- dalla loro gerarchizzazione: quanto più este-
so italiano, non incarna il momento alto del- sa è l’“area” scolastica e quanto più nume-
l’attività intellettuale, artistica e scientifica rosi i “gradi” “verticali” della scuola, tanto
del paese, ma si riduce a fenomeni esteriori più è complesso il mondo culturale, la ci-
e sterili quali la «retorica», la «burocrazia» o viltà, di un determinato Stato» (Q , , ).
il «gesuitismo». La formazione di un’alta cultura non può
Al concetto di alta cultura viene con- avvenire quindi che all’interno di un conte-
trapposto spesso quello di «cultura popo- sto di democratizzazione del sapere e di un
lare». Questi due livelli rappresentano due conseguente allargamento della base intel-
momenti distinti all’interno di una possibi- lettuale di una società.
le dialettica, attuata storicamente dalla filo- G. spiega anche come la definizione di
sofia della praxis (Q , , , Testo C). Un alta cultura sia storicamente determinata; di
tema decisivo e originale del pensiero poli- conseguenza, nella modernità «il grande in-
tico-filosofico gramsciano è infatti la rifles- tellettuale deve anch’egli tuffarsi nella vita
sione sul rapporto tra marxismo (o filosofia pratica, diventare un organizzatore degli
della praxis) e alta cultura. Come nuova
aspetti pratici della cultura [...] l’uomo del
concezione del mondo, il marxismo non
Rinascimento non è più possibile nel mondo
avrebbe ancora avuto la possibilità di ela-
moderno, quando alla storia partecipano at-
borare un proprio originale livello alto di
tivamente e direttamente masse umane sem-
cultura, anche perché il primo compito che
pre più ingenti» (Q , , ).
si era dato era stato quello di innalzare il li-
vello culturale delle masse. La questione COSTANZA ORLANDI
della formazione e dell’organizzazione di V. «concezione del mondo», «cultura», «cultura
un’alta cultura si pone per G. al momento popolare», «filosofia della praxis», «intellettuali»,
della creazione di uno Stato, quando è ne- «lingua», «nazionale-popolare», «Stato».
 ALTI SALARI

alti salari America


G. scrive di alti salari prevalentemente «America», abbreviazione usuale che
riferendosi agli Stati Uniti, dove media- rispecchia le ambizioni di dominio degli
mente i salari erano più alti di quelli euro- «Stati Uniti d’America», rappresenta per G.
pei, e normalmente limitati alla retribuzio- «una data conformazione sociale e un certo
ne di alcuni operai, non all’intera classe tipo di Stato» (Q , , ), terreno di cul-
operaia. In Europa, i salari più alti sarebbe- tura per lo sviluppo egemone dell’«america-
ro serviti per creare un mercato interno (Q nismo», vale a dire per l’«americanizzazio-
, , ). Negli Stati Uniti, gli alti salari ne» del sistema di vita e di lavoro che dagli
pagati nell’industria razionalizzata e taylo- Stati Uniti tende a irradiarsi nel mondo, per
rizzata di Henry Ford furono il modo per lo meno in tutto l’Occidente.
selezionare e monopolizzare gli operai che Non a caso la prima comparsa del lem-
possedevano una «nuova e originale quali- ma si ha in relazione al «fenomeno emigra-
fica psico-tecnica» (Q , , ) e psico-fi- torio», il quale «ha creato un’ideologia (il
sica (Q , ,  e Q , , -). Il mo- mito dell’America)» (Q , , ). Non priva
nopolio di tali operai assicurava al datore di di allusioni mitologiche è la qualifica di
lavoro un vantaggio nella produzione (Q  «“vergine”», nel fondamentale Q , , attri-
II, .VII, ) e nella lotta per contrastare il buita all’America razionalizzatrice e moder-
calo tendenziale del saggio di profitto, ma nizzatrice, «senza “tradizione”, ma anche
la generalizzazione delle nuove tecniche, senza questa cappa di piombo», contrappo-
con conseguente diffusione del nuovo tipo sta in quanto tale al Vecchio Continente, che
di operaio, avrebbe abbassato di nuovo i sa- è gravato di «classi assolutamente parassita-
lari (Q , , ). rie» e improduttive (Q , , -). L’ago del-
Non tutti gli operai – nota G. – preferi- la bilancia non pende tutto dalla parte del
vano gli alti salari: sebbene i ritmi e i metodi nuovo: «L’assenza della fase europea segna-
di lavoro fordisti offrissero sia una ricom- ta come tipo dalla Rivoluzione francese, in
pensa per un lavoro logorante (Q , , ), America, ha lasciato gli operai ancora grez-
sia la possibilità di un tenore di vita «ade- zi» (ivi, ). Riprendendo questo passo nel Q
guato ai nuovi modi di produzione», essi non , dedicato ad «americanismo e fordismo»,
necessariamente fornivano i mezzi per «rein- G. scrive: «a ciò si aggiunga l’assenza di
tegrare» le forze muscolari e nervose consu- omogeneità nazionale, il miscuglio delle cul-
mate (Q , , -; v. anche Q , , ). ture-razze, la quistione dei negri» (Q , ,
Accanto alla forza (gli attacchi antisin- ). Siamo così avvertiti dei limiti di cui
dacali, diffusissimi in quegli anni) e alla coa- soffre il sistema americano.
zione, furono gli alti salari a rappresentare il «America» è per G., sotto molti riguar-
momento della persuasione tipica dell’ege- di, una controfigura dell’Europa, anche se
monia; G. osserva infatti che, sempre in que- questo rapporto ha ormai cominciato a in-
gli anni e negli Stati Uniti, l’egemonia nasce- vertirsi: «non si tratta di una nuova civiltà,
va direttamente dalla fabbrica e che per il
perché non muta il carattere delle classi fon-
suo esercizio occorreva solo una quantità
damentali, ma di un prolungamento ed in-
minimale di «intermediari professionali»,
tensificazione della civiltà europea, che ha
categoria che, in quel contesto, ancora scar-
però assunto determinati caratteri nell’am-
seggiava (Q , , ). A lungo termine,
biente americano» (Q , , ). G. scrive in
tuttavia, G. ipotizza che le caratteristiche del
un’epoca nella quale è ancora ben vivo il si-
fordismo, se abbinate alla modifica delle
gnificato ideologico che il «fenomeno emi-
condizioni sociali e dei costumi, avrebbero
gratorio» (Q , , ) riveste per l’America,
potuto generalizzarsi (Q , , ).
la cui stessa «nascita», in quanto nazione, è
DEREK BOOTHMAN essenzialmente tributaria dei «primi immi-
V. «americanismo», «egemonia», «fordismo», grati» anglosassoni, i «pionieri», i quali han-
«salario», «taylorismo». no importato «in America, con se stessi, ol-
AMERICA 

tre l’energia morale e volitiva, un certo gra- Con il caratteristico andamento dicoto-
do di civiltà, una certa fase dell’evoluzione mico-dialettico del suo stile di pensiero, G.
storica europea, che trapiantata nel suolo si appresta a rovesciare la direzione com-
vergine americano e avendo tali agenti, con- plessiva, apparentemente così lineare, del
tinua a sviluppare le forze implicite nella sua suo ragionamento. Caratteristica della so-
natura, ma con un ritmo incomparabilmen- cietà americana è la «formazione massiccia
te più rapido che nella vecchia Europa» (Q sulla base industriale di tutte le superstrut-
, , ). Ha radice in questa considera- ture moderne» (Q , , ). Questo indu-
zione la tesi principale di G. sull’America, strialismo spinto e spiccato mostra, dall’in-
concernente «il significato e la portata ob- terno, molte crepe. Per un verso la “vergi-
biettiva del fenomeno americano, che è an- nità” americana è espressione di una fase an-
che il maggiore sforzo collettivo [finora esi- cora “economico-corporativa” dello svilup-
stito] per creare con una rapidità inaudita e po, una fase che G. definisce «(apparente-
con una coscienza del fine mai vista nella mente) idillica» (Q , , ). G. cita il «prof.
storia, un tipo nuovo di lavoratore e d’uo- Siegfried», che nel suo libro Les États-Unis
mo» (Q , , ). d’aujourd’hui «ha riconosciuto nella vita
G. insiste più volte sulla origine intrinse- americana “l’aspetto d’una società realmen-
camente “moderna” della nazione america- te collettivistica, voluto dalle classi elette e
na, che molto deve alla «moralità dei pio- accettato allegramente (sic) dalla moltitudi-
nieri» (ivi, ), cioè «di forti individualità in ne”», ove l’«“allegria”» sarebbe costituita
cui la “vocazione laboriosa” aveva raggiun- dalla mancanza di «lotta di classe», mentre
to la maggior intensità e vigore, di uomini in un altro libro, quello di Philip, che pure
che direttamente, e non per il tramite di un Siegfried loda (scrivendone la prefazione),
esercito di schiavi o di servi, entravano in «si dimostra l’esistenza della più sfrenata e
contatto energico con le forze naturali per feroce lotta di una parte contro l’altra» (Q ,
dominarle e sfruttarle vittoriosamente» (Q , ). G. affronta con lucido realismo le
, , ). Nonostante – e in contraddizio- contraddizioni del «fenomeno americano»,
ne con – l’osservazione sopra riportata sullo altrettanto “obbiettive”, per riprendere la
stato “grezzo” a livello culturale degli operai sua espressione, quanto la «portata» del fe-
americani, la «“vocazione laboriosa”» nomeno stesso (Q , , ).
(ibid.) appare costitutiva della società e del- Per altro verso, la freschezza e l’irruenza
la mentalità americana, ciò che attraversa della “novità” americana appaiono in buona
tutte le classi sociali. «Il fatto che un miliar- parte già invecchiate, in quanto la «“società
dario continui a lavorare indefessamente an- industriale”» americana «non è costituita
che sedici ore al giorno, fino a quando la ma- solo di “lavoratori” e di “imprenditori”, ma
lattia o la vecchiaia non lo costringono al let- di “azionisti” vaganti (speculatori) [...] av-
to, ecco il fenomeno tipico americano, ecco viene che se il progresso tecnico permette un
l’americanata più strabiliante per l’europeo più ampio margine di profitto, questo non
medio» (Q , , ). Ritorna qui la questio- sarà distribuito razionalmente ma “sempre”
ne della “verginità” e della «mancanza di irrazionalmente agli azionisti e affini. Né og-
“tradizioni” negli S.U., in quanto tradizione gi si può dire che esistano “imprese sane”.
significa anche residuo passivo di tutte le Tutte le imprese sono divenute malsane, e
forme sociali tramontate nella storia». Sap- ciò non si dice per prevenzione moralistica o
piamo che in Europa i «residui passivi» con polemica, ma oggettivamente. È la stessa
disperata energia «resistono all’americani- “grandezza” del mercato azionario che ha
smo, perché il nuovo industrialismo li spaz- creato la malsania: la massa dei portatori di
zerebbe via spietatamente». «Ma cosa avvie- azioni è così grande che essa ormai ubbidi-
ne – si chiede G. – nella stessa America? Il sce alle leggi di “folla” (panico, ecc. che ha i
distacco di moralità mostra che si stanno suoi termini tecnici speciali nel “boom”, nel
creando margini di passività sociale sempre “run” ecc.) e la speculazione è diventata una
più ampi» (ibid.). necessità tecnica, più importante del lavoro
 AMERICA DEL SUD

degli ingegneri e degli operai. L’osservazio- difficilmente assimilabili che nell’America


ne sulla crisi americana del  appunto del Nord» (Q , , ). Il suo ragionamen-
questo ha messo in luce: l’esistenza di feno- to, già dalla scelta lessicale (questione della
meni irrefrenabili di speculazione, da cui so- «disgregazione»), tende a inquadrare l’ana-
no travolte anche le aziende “sane” per cui lisi dell’America del Sud nell’ambito del-
si può dire che “aziende sane” non ne esi- l’internazionalizzazione della «quistione
stono più» (Q  II, , -). A questa in- meridionale», avviata con Q , . G. si chie-
voluzione strutturale del «fenomeno ameri- de: «È latina l’America centrale e meridio-
cano» si aggiunge e si ricollega, a livello mo- nale? E in che consiste questa latinità?
rale e intellettuale, «il distacco che si andrà Grande frazionamento, che non è casuale.
facendo sempre più accentuato tra la mora- Gli Stati Uniti, concentrati e che attraverso
lità-costume dei lavoratori e quella di altri la politica dell’emigrazione cercano non so-
strati della popolazione» (Q , , -). Si lo di mantenere ma di accrescere questa
ricollega altresì il diffondersi della «delin- concentrazione [...], esercitano un grande
quenza» e della violenza, innescate dai «me- peso per mantenere questa disgregazione,
todi di inaudita brutalità della polizia ameri- alla quale cercano sovrapporre una rete di
cana: sempre lo “sbirrismo” crea il “malan- organizzazioni e movimenti guidati da lo-
drinismo”» (Q , , ). ro», come l’Unione panamericana, un mo-
Anche «la mancanza degli intellettuali vimento missionario cattolico e un’organiz-
tradizionali», caratteristica della modernità zazione bancaria, industriale e di credito
americana, è cosparsa di trabocchetti; parti- panamericana (Q , , ).
colare attenzione G. presta alla «formazione Riprendendo un concetto proposto nel
di un sorprendente numero di intellettuali citato Q , nel configurare la dicotomia Eu-
negri che assorbono la cultura e la tecnica ropa-America G. osserva, a proposito dei
americana» (Q , , ). La questione ne- paesi dell’America centrale e meridionale,
gra interagisce con la necessità problematica che «le cristallizzazioni resistenti ancora og-
di «fondere in un unico crogiolo nazionale gi in questi paesi sono il clero e una casta mi-
tipi di culture diverse portati dagli immigra- litare, due categorie di intellettuali tradizio-
ti di varie origini nazionali». Da questo pun- nali fossilizzate nella forma della madre pa-
to di vista tale questione appare una spina tria europea». E continua: «La base indu-
nel fianco della nazione americana: «I negri striale è molto ristretta e non ha sviluppato
d’America mi pare debbano avere uno spiri- soprastrutture complicate: la maggior quan-
to di razza e nazionale più negativo che po- tità di intellettuali è di tipo rurale e poiché
sitivo, creato cioè dalla lotta che i bianchi domina il latifondo, con estese proprietà ec-
fanno per isolarli e deprimerli; ma non fu clesiastiche, questi intellettuali sono legati al
questo il caso degli ebrei fino a tutto il ?» clero e ai grandi proprietari. La composizio-
(ibid.; v. anche Q , , ). ne nazionale è molto squilibrata anche fra i
GIORGIO BARATTA bianchi, ma si complica per le masse note-
V. «americanismo», «americanismo e fordismo», voli di indii che in alcuni paesi sono la mag-
«emigrazione», «Europa», «fordismo», «Stati gioranza della popolazione. Si può dire in
Uniti», «taylorismo». generale che in queste regioni americane esi-
ste ancora una situazione da Kulturkampf e
America del Sud da processo Dreyfus, cioè una situazione in
cui l’elemento laico e borghese non ha an-
G. sottolinea la «contraddizione che cora raggiunto la fase della subordinazione
esiste nell’America del Sud tra il mondo alla politica laica dello Stato moderno degli
moderno delle grandi città commerciali interessi e dell’influenza clericale e militare-
della costa e il primitivismo dell’interno, sca» (Q , , -).
contraddizione che si prolunga per l’esi-
stenza di grandi masse di aborigeni da un GIORGIO BARATTA
lato e di immigrati europei dall’altro più V. «America», «Nord-Sud».
AMERICANISMO 

americanismo in contesti simili, più un segno di reazione


all’America che di azione americana.
In linea generalissima, l’«americani-
Nella primissima fase di elaborazione,
smo» rappresenta nei Q la dimensione ideo-
perlomeno fino al Q  – nella quale G. lo te-
logico-culturale o anche etico-politica assun-
matizza senza porlo in connessione con for-
ta dal modo di produzione capitalistico nel-
dismo –, l’americanismo, nonostante l’as-
l’epoca a G. contemporanea, mentre «fordi-
smo» ne costituisce la dimensione tecnico- senza di «fioritura» superstrutturale, si pre-
produttiva. L’espressione sintetica è «Ameri- senta da solo come il filo rosso dello svilup-
canismo e fordismo», che compare quale un- po capitalistico dei «tempi moderni», sia in
dicesimo tra gli «argomenti principali» elen- senso economico che politico-culturale. La
cati per il progetto di «note e appunti» nella nota Q , , intitolata Americanismo, come
prima pagina del Q , e che dà poi il titolo al tre altre note dello stesso quaderno, ha ca-
“quaderno speciale” (monografico) Q . rattere strategico perché rappresenta l’irru-
Occorre individuare e separare, a proposito zione della questione americana nel cuore
di americanismo, quel che nell’elaborazione della prima elaborazione gramsciana della
gramsciana risulta strettamente connesso teoria e analisi storica dell’egemonia, e pro-
con il fordismo da quel che ne è invece al- duce altresì l’internazionalizzazione della
meno relativamente indipendente. Conside- questione meridionale, che G. da problema
riamo qui questo secondo aspetto. nazionale (esemplificato dal «“mistero di
Come indica inequivocabilmente il ter- Napoli”») eleva simultaneamente a proble-
mine, «americanismo» presenta un riferi- ma europeo, a problema dei rapporti Euro-
mento territoriale. Al pari di quanto va rile- pa-America, a problema mondiale. Compa-
vato per lemmi quali «Oriente-Occidente», re qui una considerazione demografica e so-
«Nord-Sud», «quistione meridionale», la cio-economica, che fornisce la chiave di vol-
valenza categoriale dell’espressione non è ta della “modernità” e “razionalità” dell’a-
separabile da quella territoriale e viceversa. mericanismo in linea generale e nei suoi rap-
I due lati sono associabili attraverso la no- porti con la civiltà europea: «L’americani-
zione, che però non compare esplicitamente smo, nella sua forma più compiuta, doman-
nei Q, di “egemonia americana” nel mondo da una condizione preliminare: “la raziona-
capitalistico e, più in generale, nel mondo lizzazione della popolazione”, cioè che non
(imperialismo). Un tema-problema appas- esistano classi numerose senza una funzione
sionante è, da questo punto di vista, per G., nel mondo della produzione, cioè classi as-
il nesso tra Vecchio e Nuovo Continente, solutamente parassitarie. La “tradizione”
che è insieme di quasi-identità culturale («in europea è proprio invece caratterizzata dal-
America non si fa che rimasticare la vecchia l’esistenza di queste classi, create da questi
cultura europea»: Q , , ) e di diffe- elementi sociali: l’amministrazione statale, il
renza quasi antagonistica («l’America, col clero e gli intellettuali, la proprietà terriera,
peso implacabile della sua produzione eco- il commercio» (Q , , ; v. Q , , ).
nomica (e cioè indirettamente) costringerà o La “superiorità” dell’America-america-
sta costringendo l’Europa a un rivolgimento nismo dilaga anche nel fronte culturale. G.
della sua assise economico-sociale troppo si spinge sino a chiedersi se «la filosofia ame-
antiquata»: ibid.). È da notare che «ameri- ricana» e «la concezione americana della vi-
canismo» è espressione polivalente e per ta» rappresentino un traguardo per il quale
certi versi ambigua, in quanto a volte appa- «può il pensiero moderno [il materialismo
re come manifestazione, in primo luogo, storico, ndr] diffondersi in America, supe-
dell’«ondata di panico» e, per altro verso, rando l’empirismo-pragmatismo, senza una
del bisogno di imitazione, addirittura “scim- fase hegeliana» (Q , , ). Il possibile sca-
miesco”, che congiuntamente esprime l’Eu- valcamento di Hegel non è di poco conto:
ropa nei confronti della «“prepotenza” ame- non si tratta infatti della filosofia di Hegel in
ricana» (ivi, ). «Americanismo» appare, quanto tale, ma dei destini della dialettica.
 AMERICANISMO

In un’altra nota dedicata all’americani- sua contraddittorietà, emblematica per i


smo G. ne sottolinea il significato in quanto «tempi moderni». Sono molti i limiti e le
«azione reale, che modifica essenzialmente mancanze: avviene in America l’«elabora-
la realtà esterna (e quindi anche la cultura zione forzata di un nuovo tipo umano»; gli
reale)», contrapponendolo alla filosofia di operai sono «ancora grezzi» perché non
Gentile, che qualifica come «gladiatorismo hanno dietro di sé qualcosa come la «fase
gaglioffo che si autoproclama azione e mo- europea segnata come tipo dalla Rivoluzio-
difica solo il vocabolario non le cose, il gesto ne francese» (Q , , ), e infatti, come G.
esterno non l’uomo interiore» (Q , , ; v. rileverà più tardi, «l’America non ha ancora
Q , , ). È stabilito così il primato del- superato la fase economico-corporativa, at-
l’azione, cioè dell’«attività pratica», capace traversata dagli Europei nel Medio Evo» (Q
di «assorbire le maggiori intelligenze creati- , , ); la lotta egemonica «avviene con
ve» della nazione, in modo tale che «tutte le armi prese dal vecchio arsenale europeo e
migliori forze umane vengono concentrate ancora imbastardite» (Q , , ), quindi
nel lavoro strutturale e non si può ancora esse «appaiono e sono “reazionarie”» (Q ,
parlare di superstrutture» (Q , , ). G. , ), ed è per questo che «l’egemonia na-
nel corrispettivo Testo A continua: «Gli sce dalla fabbrica e non ha bisogno per eser-
americani addirittura [...] hanno creato da citarsi che di una quantità minima di inter-
ciò una teoria», sicché sarebbe «“poesia” mediari professionali della politica e dell’i-
cioè “creazione” solo quella economico-pra- deologia» (Q , , ). Con tutto ciò e for-
tica» (Q , , ). La questione qui solleva- se, paradossalmente, anche per questo, ra-
ta è delicata. La liquidazione del gentiliane- zionalità e modernità americane rappresen-
simo non comporta certo una superiorità tano un punto di non ritorno, la nuova fase
complessiva dell’americanismo rispetto ai di sviluppo e di scontro a livello di rapporti
valori della civiltà europea. Al contrario, G. di produzione e di lotta egemonica. G. ri-
si chiede se veramente in America «ci sia una corda i «tentativi di Agnelli verso l’“Ordine
creazione, in ogni caso, e d’altronde si po- Nuovo”», ma ricorda anche che l’“Ordine
trebbe domandare come mai questa opera Nuovo” «sosteneva un suo “americani-
“creativa” economico-pratica, in quanto smo”» (Q , , ).
esalta le forze vitali, le energie, le volontà, gli G. nei Q è sempre prudente, sobrio,
entusiasmi, non assuma anche forme lettera- analitico; raramente (e solo per grandi scor-
rie che la celebrino» (ibid.). Non si tratta so- ci o orizzonti generali) programmatico.
lo di letteratura né, come G. precisa nel re- Non c’è dubbio però che le contraddizioni
lativo Testo C, della sorpresa per il fatto che dell’americanismo inducono a una doman-
questa America-americanismo pragmatica e da di fondo: che fare? Più che a una rispo-
azionista «non crea un’epica» (Q , , sta, G. lavora alle condizioni che la rendano
). Il problema è cruciale e comporta, possibile. Ma non è facile. Il quadro è per
proprio in questa fase che rappresenta il cul- molti versi desolante. Come preciserà me-
mine dell’“adesione” di G. all’americani- glio nell’unico testo in prima (e unica) ste-
smo, anche una sua presa di distanza radica- sura del Q , quello introduttivo, dedicato
le da esso. Egli infatti scrive: «In verità ciò ad «americanismo e fordismo», quest’ulti-
[la traduzione della creazione pratica in mo risulta «dalla necessità immanente di
creatività letteraria, ndr] non avviene: le for- giungere [...] dal vecchio individualismo
ze non sono espansive, ma puramente re- economico all’economia programmatica»
pressive e si badi, puramente e totalmente (Q , , ). Si tratta di un problema, o
repressive, non solo della parte avversa, ciò meglio del problema, epocale: il socialismo.
che sarebbe naturale, ma della propria par- L’America è avanzata perché il progetto, in
te, ciò che appunto è tipico e dà a queste for- essa affermatosi, di «razionalizzare la pro-
ze il carattere repressivo» (Q , , ). duzione» per «collocare tutta la vita del
Siamo al punto di snodo della grandez- paese sulla base dell’industria» (Q , , )
za e della miseria dell’americanismo, della si accompagna alla costruzione di un nuovo
AMERICANISMO 

tipo di «Stato liberale» il quale, «giunto con «Significa» che in America «si estende l’au-
mezzi spontanei, per lo stesso sviluppo sto- tocritica, che nasce cioè una nuova civiltà
rico, al regime dei monopoli» (Q , , ), americana cosciente delle sue forze e delle
preme – anche se G. non lo dice esplicita- sue debolezze: gli intellettuali si staccano
mente, né ne ha la stessa convinzione deter- dalla classe dominante per unirsi a lei più
ministica che ne aveva o avrebbe avuto intimamente, per essere una vera super-
Marx – per il suo superamento in una pro- struttura, e non solo un elemento inorgani-
prietà sociale o collettiva. co e indistinto della struttura-corporazio-
Il fatto è che la «crisi americana del  ne» (Q , , -).
[...] ha messo in luce [...] l’esistenza di feno- L’analisi diacronica dei Q mostra una
meni irrefrenabili di speculazione», tali «per progressiva ripresa dell’energia egemonica
cui si può dire che “aziende sane” non ne delle modalità superstrutturali europee e un
esistono più» (Q  II, , -). Ancora: ridimensionamento della qualità innovativa
l’efficienza produttiva è in declino, tanto che della «filosofia americana», in particolare
si registra la crescita delle «forze di consumo del pragmatismo, la cui valutazione da parte
in confronto a quelle di produzione» (Q  di G. fa registrare un drastico ripensamento.
II, , ). La «crisi organica» del capitali- Il corpo a corpo che fin dal Q  G. intra-
smo, ben più profonda, ampia e strutturale prende nei confronti del pensiero di Croce,
di quella in ultima analisi congiunturale del che significa anche per molti versi un “ritor-
, presenta sempre più «fenomeni mor- no” a Hegel, non resta senza influssi sulla va-
bosi» (Q , , ). Insomma: il nuovo è già lutazione gramsciana degli aspetti “progres-
vecchio. sivi” dell’americanismo. Del resto, anche
Appare opportuno a questo punto il ri- nella fase di maggiore apprezzamento del-
ferimento a un confronto che G. istituisce l’americanismo, al livello del Q , ne abbia-
tra la capacità critica e autocritica degli in- mo riscontrato le crepe, ben profonde, per-
tellettuali americani e di quelli europei. cepite da G. sia nella dinamica interna all’a-
Questi ultimi, secondo lui, «hanno già in mericanismo, sia per la sua storicità, ancora
parte perduto questa funzione [...] sono ri- ingenua e immatura, proprio dal punto di vi-
diventati agenti immediati della classe do- sta di ciò che rappresenta invece la grandez-
minante, oppure se ne sono completamente za e la miseria dell’Europa: la sua cultura e
staccati, costituendo una casta a sé, senza la sua tradizione, fucina di un’elaborazione
radici nella vita nazionale popolare». Di- alta delle superstrutture, ma anche veicolo
venta tanto più sospetto e infondato l’«an- di improduttività e parassitismo.
tiamericanismo» diffuso in Europa, che è La questione ora accennata apre un
«comico, prima di essere stupido» (Q , , quesito di filologia e interpretazione tra i
-). G. coglie in castagna «il piccolo bor- più complessi per la lettura dei Q. Frutto
ghese europeo» che «ride di Babbitt [titolo della rielaborazione di un’esperienza signi-
del libro di Sinclair Lewis, diffuso in Euro- ficativa, all’epoca dell’“Ordine Nuovo”, di
pa, apprezzato da G. non dal punto di vista rapporto indiretto ma intenso, anche attra-
letterario e culturale, ma per «la critica dei verso il ritorno di operai immigrati, con le
costumi» (ivi, ) che esso mette in atto, novità provenienti dall’America e dall’ame-
ndr] e quindi ride dell’America». Ma que- ricanismo, nonché della produttiva stagione
sto piccolo borghese «non può uscire da se di “studi americani” che G., anche fortuita-
stesso, comprendere se stesso come l’imbe- mente, ebbe la possibilità di compiere in
cille non può comprendere di essere imbe- carcere prima di potersi accingere alla ste-
cille». Babbitt, come lo descrive Lewis, sarà sura dei Q, la “scoperta” della dimensione
anche lui un filisteo, ma è «il filisteo di un americanista dei tempi moderni rappresen-
paese in movimento» (Q , , , Testo B). ta un Leitmotiv dell’opera carceraria di G.
Secondo G. la reale importanza di questo li- Gli inizi ne sono una testimonianza. La trat-
bro, che fa «cultura» attraverso la «critica tazione di temi connessi, dapprima con
dei costumi», è il suo carattere esemplare. «americanismo», poi con «americanismo e
 AMERICANISMO E FORDISMO

fordismo», mostra infatti fin dal Q  uno svi- tivi più radicali – e forse ancora vitali, se ac-
luppo rapido, impetuoso; poi si acquieta, si- curatamente “tradotti” – della sua opera.
no a riproporre con energia questa temati- BIBLIOGRAFIA: BARATTA ; BARATTA,
ca, dopo sporadici interventi, con il Q . CATONE ; BURGIO ; TRENTIN .
Quando stende il Q , G. aveva ormai ab-
GIORGIO BARATTA
bandonato, a vantaggio di una concezione
matura dell’egemonia, alcuni caratteri ten- V. «America», «americanismo e fordismo», «Eu-
ropa», «fordismo», «Ordine Nuovo (L’)», «prag-
denzialmente ancora meccanicistici nella
matismo», «quistione meridionale», «taylori-
configurazione del nesso struttura-super- smo».
strutture. Grazie all’approfondimento del
concetto di egemonia, egli aveva accantona-
americanismo e fordismo
to anche certe precedenti “illusioni”, che
potremmo definire produttivistiche, sul pri- «Americanismo e fordismo», espressio-
mato dell’America e dell’americanismo nei ne paradigmatica, compare come undicesi-
confronti delle tradizioni egemoniche euro- mo degli «argomenti principali» elencati
pee. E tuttavia, come dimostra l’ampiezza nella prima pagina del Q . È altresì il titolo
di articolazione del Q , nonostante e in di uno dei più famosi quaderni “speciali”, il
certo senso in forza della caduta di queste Q , del . In esso confluiscono quasi
residue illusioni, non si attenua, piuttosto esclusivamente note (o loro parti) della pri-
viene esaltata la novità epocale (economica, ma fase di scrittura dei Q, intitolate Ameri-
politica, culturale, demografica, antropolo- canismo, solo più tardi Americanismo e for-
gica) dell’americanismo. dismo, e riguardanti temi di diversa natura,
La complessa vicenda della valorizzazio- dalla composizione demografica alla que-
ne critica che G. compie dell’americanismo stione sessuale, alla questione meridionale,
getta luce su un aspetto delicato dell’evolu- alla taylorizzazione del lavoro nelle indu-
zione complessiva dei Q. Certamente G. strie fordiste, ad argomenti finanziari e di
matura il suo pensiero sì da superare pro- teoria dello Stato, al rapporto Europa-Ame-
gressivamente concezioni non adeguate alla rica ecc. Nel complesso il Q  si presenta
novità concettuale della teoria dell’egemo- come un geniale zibaldone: un carattere che
nia. La trattazione di temi americanistici nei spinge ad attenuare e relativizzare la diffe-
primi Q – dal Q  ai Q , ,  e  – non per- renza tra “quaderni speciali” e “miscella-
de però in freschezza e originalità. Al con- nei” e rappresenta un’espressione esempla-
trario: insieme col ridimensionamento e la re dello stile adisciplinare e relazionale, o re-
correzione di alcuni elementi in essa conte- ticolare, dei Q.
nuti, resta intatto il loro carattere fondativo, La comprensione organica dell’argomen-
in certo senso la definitività di determinate to «americanismo e fordismo» comporta sia
acquisizioni. la sua scomposizione nei suoi singoli elemen-
La struttura singolarmente mobile e di- ti costitutivi – «americanismo», «fordismo»,
namica dei Q ha una ricaduta particolar- «taylorismo» – sia la sua ricomposizione uni-
mente importante rispetto all’analisi dell’a- taria, di cui qui ci occupiamo. È da notare
mericanismo nel Q , che tra l’altro, stacca- che, mentre nella prima lettera progettuale
to dal contesto dell’opera, può indurre a alla cognata Tania, del  marzo , G. non
fraintendimenti, perché esso non trascrive vi aveva fatto cenno, nella lettera a Tania del
passi (precedentemente citati) importanti,  marzo  egli indica «l’americanismo e il
ad esempio dei Q  e . Il Q  infatti viene fordismo» come uno dei «tre argomenti» in
redatto quando G., come abbiamo detto, ha cui si condensa il suo «piano intellettuale»
maturato una posizione critica rispetto a re- (LC ). È una novità importante, che im-
sidui parzialmente economicistici della sua plica una modificazione di questo «piano»
primitiva impostazione. E tuttavia, nell’uni- dalla prima germinazione nel  all’avvio di
ca nota (introduttiva) di nuova stesura del Q realizzazione nel . Tra queste due date si
, G. si avventura in alcuni degli interroga- colloca un intenso periodo di “studi ameri-
AMERICANISMO E FORDISMO 

cani”, tra i quali rilievo particolare ha la let- ragioni dell’importanza epocale di «america-
tura e traduzione di gran parte del numero nismo e fordismo»: esso rappresenta la ri-
speciale del  ottobre  della rivista tede- sposta capitalistica al problema essenziale
sca “Die literarische Welt”, dedicato alla let- dei tempi moderni, lo stesso che, sotto altre
teratura degli Stati Uniti. Non c’è dubbio che condizioni, dà origine alla necessità del so-
l’incontro con i libri di Siegfried, Romier, cialismo, cioè la «necessità» di un’«economia
Philip, dello stesso Ford, con romanzi in tra- programmatica»; è ancora incerto se questa
duzione francese come Babbitt di Sinclair risposta «possa determinare uno svolgimen-
Lewis e Il petrolio di Upton Sinclair, con nu- to graduale del tipo, altrove esaminato, delle
merosi articoli di rivista, abbia risvegliato un “rivoluzioni passive” proprie del secolo scor-
interesse per le grandi novità provenienti dal so o se invece rappresenti solo l’accumularsi
fordismo e dagli Stati Uniti, che rappresenta- molecolare di elementi destinati a produrre
va un punto fermo già nell’esperienza di G. un’“esplosione”, cioè un rivolgimento di ti-
ordinovista; e che questo rinnovato interesse po francese» (ivi, -).
abbia costituito come un contrappunto, nel- È da rilevare la consapevolezza che la
la genesi delle idee-guida dei Q, alla necessità potente originalità e l’incerta prospettiva
sofferta di ricognizione nazionale e ai grandi che caratterizzano «americanismo e fordi-
interrogativi suscitati dalla costruzione del smo» vanno contestualizzate «nelle condi-
socialismo in un paese solo. zioni contraddittorie della società moderna,
L’espressione specifica dà il titolo a una ciò che determina complicazioni, posizioni
nota densa e risolutiva nel Q  (Q , ) e vie- assurde, crisi economiche e morali a tenden-
ne riproposta quale “appendice” all’elenco za spesso catastrofica, ecc.» (ivi, ). È un
dei «Saggi principali» ideati «per una storia avvertimento importante, che spinge ancor
degli intellettuali italiani» all’inizio del Q . più alla cautela, atteggiamento con cui si
Dopodiché, a parte Q ,  e Q , , alme- muove G., dal suo punto di osservazione
no apparentemente essa tace fino a riesplo- privilegiato per un verso, per l’oggettiva di-
dere nel Q . Nel suo complesso il Q  si stanza critica che lo caratterizza, per l’altro
limita a trascrivere, con poche variazioni, so- però inficiato dall’enorme precarietà delle
prattutto note dei primi Q. Vengono trala- informazioni e delle conoscenze.
sciate, probabilmente anche per motivi tec- Significativa dello “zibaldone” che ca-
nici, note di rilevante valore (la cui assenza ratterizza la scrittura carceraria di G., e che
nel “quaderno speciale” ha un certo peso). non nega ma qualifica l’energia sistematica
L’articolazione del Q  è notevolmente ra- del suo approccio, è «il registro di alcuni dei
psodica. La prima nota, introduttiva, l’unica problemi più importanti o interessanti», su-
di nuova stesura, fa compiere tuttavia all’in- scitati da americanismo e fordismo, «anche
tera trattazione dell’argomento un salto qua- se a prima vista paiono non di primo piano»
litativo tale da giustificare il ruolo che esso (ibid.). Si tratta di questioni economiche
ha nel “piano” dei Q. (centralità della produzione industriale; ten-
Si comincia col dichiarare che il quader- tativo «estremo», grazie al fordismo, di «su-
no affronterà una «serie di problemi che de- perare la legge tendenziale della caduta del
vono essere esaminati sotto questa rubrica saggio del profitto»; i «così detti “alti salari”
generale e un po’ convenzionale di “Ameri- pagati dall’industria fordizzata e razionaliz-
canismo e Fordismo”» (Q , , ). Siamo zata»); questioni demografiche (quale rica-
così avvertiti che ci troviamo in presenza di duta avrà sull’Europa la «“razionalizzazio-
un’espressione non immediatamente perspi- ne”» della composizione demografica, «con-
cua e significativa, in certo modo ellittica. dizione preliminare», dirà G. nella nota suc-
Vero è che la «serie di problemi» indicata cessiva, della modernità della società ameri-
sembra approfondire ed estendere la portata cana?); questioni antropologiche («quistio-
di «americanismo e fordismo» rispetto al si- ne sessuale» ed «enorme diffusione» della
gnificato che esso ha nei primi quaderni. Ciò psicoanalisi); questioni di morale pubblica e
che conta è che in questa nota G. precisa le privata («il Rotary Club e la Massoneria»);
 ANALISI DELLA SITUAZIONE

infine, e soprattutto, questioni di “grande analisi della situazione: v. rapporti di forza.


politica”. Abbiamo già citato il dilemma «ri-
voluzione passiva»-«rivolgimento di tipo anarchia
francese». A esso si aggiunge un quesito che
riprende fondamentali dicotomie che G. Nel “biennio rosso” - sull’“Or-
propone nei Q, in alcuni casi accentuando- dine Nuovo” G. aveva ripetutamente pole-
mizzato con anarchici e libertari, rivendi-
ne il carattere oppositivo (guerra manovrata-
cando la positività del ruolo dello Stato nel-
guerra di posizione; strutture-superstruttu-
la costruzione teorica e pratica del sociali-
re, che G. tende a tradurre in quella econo-
smo, e aveva ripetutamente criticato l’«anar-
mia-ideologia o egemonia; società civile-Sta-
chia» come utopia contigua al liberalismo
to, ecc.): la «quistione», cioè, «se lo svolgi-
(Lo Stato e il socialismo,  giugno- luglio
mento debba avere il punto di partenza nel-
, in ON ), dottrina disorganica ed
l’intimo del mondo industriale e produttivo
eclettica (Socialisti e anarchici, - settem-
o possa avvenire dall’esterno, per la costru-
bre , in ON  ss.), movimento di carat-
zione cautelosa e massiccia di un’armatura
tere massonico perché basato sull’amicizia e
giuridica formale che guidi dall’esterno gli
sul prestigio personale invece che sulla di-
svolgimenti necessari dell’apparato produt-
sciplina politica che nasce dalla discussione
tivo» (ivi, -).
razionale dei problemi (Soviet e consigli di
Quali prospettive apre «americanismo e
fabbrica, - aprile , in ON -), «con-
fordismo» dal punto di vista dei rapporti di
cezione sovversiva elementare» delle classi
classe? G. evidenzia come «un’ondata di pa-
oppresse ma anche vero modo d’essere del-
nico» e per altro verso un impulso “scim-
la borghesia (Discorso agli anarchici, -
miesco” investano gli «elementi che inco-
aprile , in ON  ss.). E così via.
minciano a sentirsi socialmente spostati dal-
Negli scritti carcerari G. non parla del-
l’operare (ancora distruttivo e dissolutivo)
l’anarchia intesa come ideologia politica.
della nuova assise in formazione» (Q , ,
Egli certo continua a seguire il fenomeno
). E «le forze subalterne»? Esse, «che
(«E non lasciarsi illudere dalle parole o dal
dovrebbero essere “manipolate” e raziona-
passato: è certo per esempio che i “nichili-
lizzate secondo i nuovi fini, resistono neces-
sti” russi sono da considerarsi partito di cen-
sariamente». Può mutare questa situazione?
tro, e così perfino gli “anarchici” moderni»:
Secondo G. il fatto «che un tentativo pro-
Q , , ). Ma i pochi cenni a esso sono
gressivo sia iniziato da una o altra forza so-
perlopiù indiretti, derivanti dalla trascrizio-
ciale non è senza conseguenze fondamenta-
ne di testi altrui, come nel caso del brano
li» (Q , , ). La leva del comando è sal-
trascritto da una lettera di Riccardo Bac-
damente in mano ai monopoli e al loro Sta-
chelli sul suo romanzo Il diavolo al Ponte-
to. Ma fino a quando? La conclusione del di- lungo (Q , , - e il relativo Testo C: Q ,
scorso è inequivocabile: «Non è dai gruppi , -). Per il resto «anarchia» appare co-
sociali “condannati” dal nuovo ordine che si me sinonimo di disordine di una situazione
può attendere la ricostruzione, ma da quelli politica e ideologica: «anarchia feudale», ad
che stanno creando, per imposizione e con esempio (Q , , ; ma gli esempi sono mol-
la propria sofferenza, le basi materiali di ti), o «anarchia giudaica» o «cristiana» (Q ,
questo nuovo ordine: essi “devono” trovare , ); ma anche anarchia «morale» (ibid.),
il sistema di vita “originale” e non di marca «sentimentale» (Q , , ) ecc.
americana, per far diventare “libertà” ciò Accenni più interessanti sono riscontra-
che oggi è “necessità”» (Q , , ). bili nella discussione di alcune tesi di Mi-
GIORGIO BARATTA chels. Scrive G.: «i “movimenti” antiautori-
V. «alti salari», «americanismo», «fordismo», tari, anarchici, sindacalisti-anarchici, diven-
«ideologia», «massoneria», «psicanalisi», «qui- tano “partito” perché l’aggruppamento av-
stione sessuale», «rivoluzione passiva», «Rotary viene intorno a personalità “irresponsabili”
Club», «società civile», «Stato», «taylorismo». organizzativamente, in un certo senso “cari-
APOLITICISMO , APOLITICITÀ 

smatiche”» (Q , , ). Le espressioni me e abitudini di ordine, di esattezza, di pre-


«sindacalisti anarchici», «sindacalismo cisione che rendano possibili le forme sem-
anarchico», «tendenza politica anarchico- pre più complesse di vita collettiva che sono
sindacalista» o formulazioni simili, che ri- la conseguenza necessaria dello sviluppo
corrono più volte (ad esempio Q , ,  e Q dell’industrialismo». La questione cruciale
, , ) rimandano al cosiddetto anarco- della transizione a un industrialismo sociali-
sindacalismo di ispirazione soreliana, che G. sta, cioè a un «nuovo ordine [...] non di mar-
discute teoricamente nei Q come «sindacali- ca americana» (Q , , ), è sostanzial-
smo teorico» (ad esempio Q , , ). mente l’ipotesi del passaggio da una storia
fatta di coercizioni di «inaudita brutalità»,
GUIDO LIGUORI
avvenute «per imposizione di una classe su
V. «capo carismatico», «liberalismo», «Michels»,
un’altra [...] gettando nell’inferno delle sot-
«massoneria», «Ordine Nuovo (L’)», «sindacali-
smo teorico», «Sorel». toclassi i deboli, i refrattari» (Q , , ), a
più razionali, progressive, comunitarie o co-
muniste forme di «autocoercizione» delle
anarco-sindacalismo: v. sindacalismo teorico.
masse lavoratrici (Q , , ).
animalità e industrialismo GIORGIO BARATTA
Nel manoscritto originario “Animalità” V. «americanismo», «libertinismo», «taylorismo».
e industrialismo dava il titolo a Q , , poi
cancellato e sostituito con Americanismo e Anti-Croce: v. Croce.
fordismo.
Le LC testimoniano di un rapporto ric- antimachiavellismo: v. machiavellismo e an-
co e intenso di G. non solo con gli animali, timachiavellismo.
come con le piante e con la terra, ma con la
sua stessa «esistenza animale e vegetativa» anti-nazionale: v. nazionale-popolare.
(LC , a Iulca,  agosto ). La presso-
ché impossibile, tuttavia straordinaria, per antiprotezionismo: v. liberismo.
molti versi “sublime” impresa comunicativa
educativa con i propri figli lontani, è attra- antisemitismo: v. ebrei.
versata dalla dialettica natura-civiltà (o sto-
ria), pertanto da «animalità e industriali- antistoria: v. storia.
smo», simbolizzata dalle opposte e comple-
mentari figure dell’amico degli animali e antropologia: v. filosofia della praxis.
della natura, e del «costruttore».
Con una movenza che ricorda il Freud apoliticismo, apoliticità
del Disagio della civiltà, G. osserva in Q ,
, : «L’industrialismo è una continua vit- Secondo G. nel popolo italiano non era
toria sull’animalità dell’uomo, un processo radicata alcuna «tradizione di partito politi-
ininterrotto e doloroso di soggiogamento co di massa» (Q , , ). L’apoliticità è
degli istinti a nuove e rigide abitudini di or- descritta come tipica soprattutto della picco-
dine, di esattezza, di precisione». Nella tra- la borghesia; essa permetteva a qualunque
scrizione in Q , , - il passo acquista avventuriero di trovare un seguito di decine
nuovi elementi: «La storia dell’industriali- di migliaia di uomini ed è quindi tra i fattori
smo è sempre stata (e lo diventa oggi in una che possono spiegare la «relativa popolarità
forma più accentuata e rigorosa) una conti- “politica”» (ivi, ) di D’Annunzio, da cui
nua lotta contro l’elemento “animalità” del- ci si poteva aspettare «tutti i fini immagina-
l’uomo, un processo ininterrotto, spesso do- bili, dal più sinistro al più destro» (ivi, ).
loroso e sanguinoso, di soggiogamento degli In Q ,  si precisa invece che l’apoliticismo
istinti (naturali, cioè animaleschi e primitivi) caratterizza le classi subalterne e trova un
a sempre nuove, più complesse e rigide nor- corrispettivo negli strati dominanti della po-
 APORIA

polazione in quel «modo di pensare che si critica» (Q , , ). La trattazione gram-
può dire “corporativo”» (ivi, ). sciana del lemma sembra infatti rispondere a
A causa dell’apoliticismo e della «passi- un’esigenza più compilativa che teorica. G.
vità tradizionale» delle masse popolari è rela- definisce l’aporia prima semplicemente co-
tivamente facile, secondo G., reclutare «vo- me «dubbio», poi come «nesso di pensiero
lontari», i quali hanno sempre composto gli ancora in formazione, pieno di contraddizio-
stessi partiti: questi ultimi, a eccezione della ni che aspettano una soluzione», giungendo
destra storica di Cavour e del Partito d’Azio- ad affermare che «pertanto l’aporia può ri-
ne, infatti non sono stati formati «mai o qua- solversi, come ogni dubbio, positivamente e
si di “blocchi omogenei sociali”» (Q , , negativamente» (Q , , ). G., dunque,
). D’altronde una variante dell’«“apoliti- prima equipara genericamente l’aporia al
cismo” popolare» è il «“pressappoco” della dubbio, poi elabora una definizione non so-
fisionomia dei partiti tradizionali» (Q , , lo distante dal significato etimologico del ter-
); nati «sul terreno elettorale», essi non mine (“passaggio impraticabile”, “strada
furono una «frazione organica delle classi po- senza uscita”), ma anche dal senso prevalen-
polari», ma un’accolita di «galoppini e ma- te che esso ha assunto nella storia del pensie-
neggioni elettorali», nonché di «piccoli intel- ro filosofico (mancanza “strutturale” di una
lettuali di provincia, che rappresentavano soluzione). G., infatti, sembra concepire l’a-
una selezione alla rovescia» (ibid.). Per quan- poria unicamente come un “non ancora” e
to concerne poi i grandi industriali, essi per dunque considerare l’assenza di una soluzio-
G. «non sono [...] “agnostici” o “apolitici” in ne soltanto come fase transitoria e caduca al-
qualsiasi modo» (Q , , ): non hanno un l’interno dello svolgimento di un «pensiero
loro partito ma, per mantenere un determi- in isviluppo», ancora in formazione.
nato equilibrio, ne sostengono con i loro L’importanza di questa nota, allora, ap-
mezzi di volta in volta l’uno o l’altro, a ecce- pare legata, più che alla pregnanza della de-
zione del «solo partito antagonista, il cui finizione in sé, a quanto essa ci dice di G. e
rafforzamento non può essere aiutato neppu- del «pensiero in isviluppo» nei Q con impli-
re per mossa tattica» (ibid.). Se «apoliticismo cita valenza autoriflessiva. Pur nella forma
animalesco» è detto l’individualismo (Q , , aperta e per alcuni versi frammentaria, il
), segno di apoliticità sono anche le mani- pensiero si produce nel carcere sempre co-
festazioni del campanilismo e del cosiddetto me svolgimento, processo, tensione dialetti-
«“spirito rissoso e fazioso”» (Q , , ), ca alla risoluzione di contraddizioni non an-
entrambi superati solo grazie all’allargamen- cora risolte che non ammette teoricamente
to degli «interessi intellettuali e morali» del aporie irresolubili.
popolo nella vita politica di partito, ma rie-
ELEONORA FORENZA
mersi, al venir meno di questa, nel «“tifo
campanilistico” sportivo» (ibid.). V. «dialettica», «ritmo del pensiero», «tecnica del
pensare».
JOLE SILVIA IMBORNONE
V. «Cavour», «partito», «Partito d’Azione», apparato egemonico
«sport», «volontari».
Fin dalle prime note in cui parla di ege-
monia, G. introduce anche il riferimento
aporia
all’«apparato egemonico», espressione non
Il lemma compare nei Q in una sola no- molto presente, ma che pure compare in va-
ta (Q , , ), all’interno della rubrica ri quaderni (Q , , ,  e ) di epoca diver-
Nozioni enciclopediche, in cui G. intendeva sa, compresi due testi di seconda stesura (Q
raccogliere, oltre che «nozioni enciclopedi-  II,  e Q , ). Nel caso della nota del Q
che propriamente dette, motivi di vita mora- , la frase che contiene il riferimento all’ap-
le, argomenti di cultura, apologhi filosofici», parato egemonico non compare nel relativo
anche «spunti per un dizionario di politica e Testo A (Q , , ).
APPARATO EGEMONICO 

G. inizia a elaborare il suo concetto di tre i poteri sono anche organi dell’egemonia
egemonia, nuovo rispetto a quello usato nel politica, ma in diversa misura: ) Parlamento;
periodo precarcerario, fin dal Q  (-): ) Magistratura; ) Governo. È da notare co-
in Q ,  compare per la prima volta il ter- me nel pubblico facciano specialmente im-
mine; in Q , ,  (Hegel e l’associazionismo) pressione disastrosa le scorrettezze della am-
inizia a delinearsi un nuovo concetto di Stato ministrazione della giustizia: l’apparato ege-
(«lo Stato ha e domanda il consenso, ma an- monico è più sensibile in questo settore, al
che “educa” questo consenso con le associa- quale possono ricondursi anche gli arbitri
zioni politiche e sindacali, che però sono or- della polizia e dell’amministrazione politica».
ganismi privati»); in Q ,  G. si sofferma L’apparato egemonico è collegato all’artico-
sulla storia politica francese e “mette al lavo- lazione statuale propriamente detta. Ma il
ro” il concetto di egemonia, dandone in cor- concetto di Stato integrale ancora non sem-
so d’opera anche una delle “versioni” fonda- bra pienamente operante. Ancora una volta
mentali: «L’esercizio “normale” dell’egemo- «apparato egemonico», come in Q , , ap-
nia nel terreno divenuto classico del regime pare contestuale all’attenzione volta alla for-
parlamentare, è caratterizzato da una combi- mazione dell’opinione pubblica, certo non
nazione della forza e del consenso che si equi- lasciata a una volatile “battaglia delle idee”,
librano, senza che la forza soverchi di troppo ma alla cura di una precisa «struttura» (al-
il consenso, anzi appaia appoggiata dal con- trove G. parla di «struttura ideologica» per
senso della maggioranza espresso dai così indicare tutto ciò che forma l’«opinione pub-
detti organi dell’opinione pubblica» (ivi, ). blica»). Nello stesso Q  infatti leggiamo: «in
Poche righe più sotto compare l’espressione una determinata società nessuno è disorga-
«apparato egemonico»: «Nel periodo del do- nizzato e senza partito, purché si intendano
poguerra – prosegue G. –, l’apparato egemo- organizzazione e partito in senso largo e non
nico si screpola e l’esercizio dell’egemonia di- formale. In questa molteplicità di società par-
venta sempre più difficile» (ibid.). È un Testo ticolari, di carattere duplice, naturale e con-
A. L’ultima frase, quella che qui interessa, la trattuale o volontario, una o più prevalgono
troviamo quasi eguale nel Testo C (datato relativamente o assolutamente, costituendo
-): «Nel periodo del dopoguerra, l’apparato egemonico di un gruppo sociale
l’apparato egemonico si screpola e l’esercizio sul resto della popolazione (o società civile),
dell’egemonia diviene permanentemente dif- base dello Stato inteso strettamente come ap-
ficile e aleatorio» (Q , , ). L’apparato parato governativo-coercitivo» (Q , ,
egemonico appare dunque subito fondamen- ). L’«apparato egemonico» è una «società
tale per l’esercizio dell’egemonia: il suo scre- particolare» (formalmente «privata»), che di-
polarsi fa tutt’uno con la crisi della stessa. Ta- viene il corrispettivo dell’«apparato governa-
le concetto sembra anche essere il trait d’u- tivo-coercitivo» dello «Stato integrale»: «for-
nion tra il concetto di egemonia e quello, in za» e «consenso» hanno entrambi i rispettivi
via di formazione, di «Stato integrale» e offre apparati, lo «Stato integrale» come unità-di-
una base materiale alla concezione gramscia- stinzione di società civile e Stato tradizional-
na dell’egemonia, non assimilabile a una con- mente inteso è ormai delineato. Un passo ul-
cezione idealistica, culturalistica o liberale. teriore è compiuto da G. nel Q , dove più
Ma che cosa è l’«apparato egemonico»? esplicita è la problematica dello Stato: «La
Come funziona? G. non risponde diretta- discussione su la forza e il consenso ha dimo-
mente a queste domande, ma una serie di strato come sia relativamente progredita in
“spie” presenti in alcuni Testi B offrono qual- Italia la scienza politica [...] Questa discus-
che indicazione. In Q , ,  scrive: «Unità sione è la discussione della “filosofia dell’e-
dello Stato nella distinzione dei poteri: il Par- poca”, del motivo centrale della vita degli
lamento più legato alla società civile, il pote- Stati nel periodo del dopoguerra. Come rico-
re giudiziario tra Governo e Parlamento, rap- struire l’apparato egemonico del gruppo do-
presenta la continuità della legge scritta (an- minante, apparato disgregatosi per le conse-
che contro il Governo). Naturalmente tutti e guenze della guerra in tutti gli Stati del mon-
 ARBITRIO

do?» (Q , , ). L’«apparato» si è disgre- re”» o dell’«irrazionale» in quanto «lotta»


gato soprattutto «perché grandi masse, pre- contro il «generale», il «razionale» (già affer-
cedentemente passive, sono entrate in movi- mato o affermantesi) e «si impone anch’esso
mento», sia pure «in un movimento caotico e in quanto determina un certo sviluppo del ge-
disordinato, senza direzione, cioè senza pre- nerale e non un altro». G. precisa che va «in-
cisa volontà politica collettiva» (ibid.). La ri- teso per irrazionale ciò che non trionferà in
costruzione è affidata a una combinazione di ultima analisi, [...] ma che in realtà è raziona-
forza e consenso. Anche il fascismo con la sua le anch’esso perché è necessariamente legato
«illegalità» è stato funzionale al ripristino di al razionale, ne è un momento imprescindibi-
un nuovo «apparato egemonico»: «Il proble- le» (Q , , -). È del pari arbitraria quel-
ma era di ricostruire l’apparato egemonico di la filosofia o ideologia che non è «organica»,
questi elementi prima passivi e apolitici, e che non «corrisponde a necessità obbiettive
questo non poteva avvenire senza la forza: ma storiche» (Q , , ), che non è «“utile”
questa forza non poteva essere quella “lega- agli uomini per allargare il loro concetto del-
le”, ecc.» (ivi, ). la vita, per rendere superiore (sviluppare) la
Infine, in Q  II,  leggiamo – subito do- vita stessa» (Q , , ). «Solo la lotta [...]
po la nota affermazione per cui «Ilici avreb- dirà ciò che è razionale o irrazionale» (Q , ,
be fatto progredire [effettivamente] la filoso- ). L’arbitrio, in quanto legato al razionale,
fia [come filosofia] in quanto fece progredi- ha una realtà o efficacia pratica.
re la dottrina e la pratica politica» – l’accen- G. distingue come «arbitrio individuali-
no più maturo al concetto di «apparato ege- stico» ciò che non «si generalizza» e che è in
monico», aggiunto in seconda stesura: «La contrasto con l’«“automatismo”» (o «libertà
realizzazione di un apparato egemonico, in di gruppo»). Tuttavia, «se l’arbitrio si genera-
quanto crea un nuovo terreno ideologico, de- lizza, non è più arbitrio ma spostamento del-
termina una riforma delle coscienze e dei me- la base dell’“automatismo”, nuova raziona-
todi di conoscenza, è un fatto di conoscenza, lità» (Q  II, , -). In questo contesto ac-
un fatto filosofico. Con linguaggio crociano: quista rilievo la prassi rivoluzionaria: ogni
quando si riesce a introdurre una nuova mo- «forza innovatrice [...] è sempre razionalità e
rale conforme a una nuova concezione del irrazionalità, arbitrio e necessità, è “vita”» (Q
mondo, si finisce con l’introdurre anche tale  II, .XIV, ). Sarà da vedere se riuscirà a
concezione, cioè si determina una intera far prevalere il suo carattere di elemento «sto-
riforma filosofica» (ivi, ). Qui apparato ricamente necessario» (Q , , ) diventan-
egemonico e ideologia sono esplicitamente do nuova razionalità. «Questo è il nesso cen-
legati. Un «apparato» serve per creare una trale della filosofia della prassi»: «il punto in
«nuovo terreno ideologico», per affermare cui [...] cessa dall’essere “arbitraria” e diven-
una «riforma filosofica», una «nuova conce- ta necessaria-razionale-reale» in quanto ten-
zione del mondo». La lotta tra diverse ege- de «a modificare il mondo», «si attualizza, vi-
monie è aperta, ma il ruolo che vi gioca lo Sta- ve storicamente, cioè socialmente e non più
to nel passaggio dei primi decenni del Nove- solo nei cervelli individuali» (Q  II, , ).
cento è delineato in tutta la sua centralità. Tutto ciò spiega perché il termine “arbitrio”
e l’aggettivo corrispondente siano spesso po-
GUIDO LIGUORI sti da G. fra virgolette, a denotarne il senso di
V. «concezione del mondo», «divisione dei pote- relativo (storico) e non di assoluto.
ri», «dopoguerra», «egemonia», «ideologia»,
«opinione pubblica», «Stato», «struttura ideolo- ROCCO LACORTE
gica». V. «necessità», «organico», «particulare», «razio-
nalismo», «regolarità».
arbitrio
architettura
In G. il concetto di arbitrio è in relazione
a quelli di necessità e razionalità. Esso coinci- Il tema dell’architettura si inserisce nei
de con il “momento” storico del «“particula- Q a proposito del dibattito sul rapporto tra
ARDITI 

valore estetico e funzione pratica dell’opera mensione sociale, rispondendo preliminar-


d’arte, sulla scorta dell’impostazione ideali- mente all’eventuale obiezione che una simi-
stica e crociana del problema. «Certo è che le proposta sia lesiva della libertà dell’e-
l’architettura pare di per sé, e per le sue con- spressione artistica: «La coercizione sociale!
nessioni [immediate] col resto della vita, la Quanto si blatera contro questa coercizione.
più riformabile e “discutibile” delle arti» (Q Non si pensa che essa è una parola! La coer-
, , ). Il retroterra problematico della cizione, l’indirizzo, il piano, sono semplice-
questione è rappresentato evidentemente mente un terreno di selezione degli artisti,
dal concetto crociano di autonomia dell’ar- nulla più: e da scegliere per scopi pratici,
te, un concetto che per converso agisce an- cioè in un campo in cui la volontà e la coer-
che in quella «deviazione infantile della fi- cizione sono perfettamente giustificate [...]
losofia della praxis» (di cui il Saggio popola- Se la coercizione si sviluppa secondo lo svi-
re di Bucharin è espressione: Q , , ), luppo delle forze sociali non è coercizione,
secondo la quale «quanto più si ricorre a og- ma “rivelazione” di verità culturale ottenuta
getti “materiali” tanto più si è ortodossi» con un metodo accelerato [...] Mi pare che
(ibid.). il concetto di razionalismo in architettura,
L’architettura è un’arte particolare, sia cioè di “funzionalismo”, sia molto fecondo
per il suo rapporto con la tecnica, sia perché di conseguenze di principi di politica cultu-
è «“collettiva”» non solo come «“impiego”» rale» (ivi, -).
ma come «“giudizio”», e per queste ragioni LEA DURANTE
ha raggiunto prima delle altre arti il moder-
V. «arte», «coercizione», «razionalismo».
no gusto del bello, ossia il «“razionalismo”»
(Q , , ). Il suo carattere collettivo e la
sua immediata utilità pratica, unite al legame arditi
strumentale stretto con i mezzi tecnici e le In merito alla «quistione dell’arditi-
conoscenze teoriche che la presuppongono, smo», G. evidenzia i limiti di un’eventuale
fanno dell’architettura, per l’autore dei Q, applicazione del modello del rapporto tra
un modello per le altre arti. Ma il dilemma esercito e arditi alla scienza politica. A ecce-
del rapporto tra estetica e funzione resta in zione della Francia, la composizione sociale
G. irrisolto, e proprio a proposito dell’ar- del cui esercito viene analizzata in Q , , ,
chitettura esso traspare singolarmente. la funzione tecnica di arma speciale è stata
Da un lato, infatti, egli ritiene che «una svolta effettivamente dagli arditi in tutti gli
grande arte architettonica può nascere solo eserciti della prima guerra mondiale, dove il
dopo una fase transitoria di carattere “prati- «nuovo esercito di volontari» ha formato co-
co”», alludendo alla circostanza che il carat- me «un velo tra il nemico e l’esercito di leva»
tere pratico sia solo un primo livello dell’e- (ibid.). La funzione politico-militare però sa-
laborazione del concetto di arte, un livello rebbe stata attribuita agli arditi solo in «pae-
dal quale è necessario sollevare l’arte stessa si politicamente non omogenei e indeboliti»
(Q , , ); ma poi, d’altro canto, auspica (Q , , ) e se non presupponeva un eser-
che, data la capacità di anticipazione che cito totalmente inerte, la sua esistenza era co-
l’architettura ha mostrato rispetto alle altre munque segno della passività e della «relati-
arti di farsi razionale, cioè adeguata a un in- va demoralizzazione» (ivi, ) della massa
dirizzo sociale prestabilito, sarebbe necessa- militare. Commentando in Q , ,  una
rio che la letteratura la imitasse, per diven- dichiarazione di Italo Balbo, G. nota che,
tare «letteratura “secondo un piano”, cioè la seppure volontariato e arditismo di guerra
letteratura “funzionale”, secondo un indi- abbiano avuto pregi storici indiscutibili, essi
rizzo sociale prestabilito» (Q , , ). rappresentano infatti solo «una soluzione di
In questo ambito, nel quale G. si muove compromesso con la passività delle masse
con incertezza, la riflessione sull’architettu- nazionali» (Q , , ), una soluzione di
ra si apre a un più generale discorso sugli autorità, che troverebbe la legittimazione
scopi dell’arte e sul rapporto tra arte e di- “formale” del consenso nei migliori, laddove
 ARISTOTELE

però per «costruire storia duratura» servi- nei che esprimono anziché per «perpetuare
rebbero «le più vaste e numerose energie na- il loro dominio zingaresco» (Q , , ).
zionali-popolari» (Q , , ). Nel Testo C, in cui le modifiche e le varia-
L’arditismo moderno sarebbe proprio zioni rispetto al Testo A sono consistenti, si
della guerra di posizione così come si è pre- distingue anche un volontarismo che «teo-
sentata nel -, ma anche precedente- rizza se stesso come forma organica di atti-
mente la guerra di movimento (con la caval- vità storico-politica» (Q , , ) e che
leria e le armi celeri in generale) e quella di as- adopera un linguaggio superomistico atto a
sedio o di posizione (nel servizio di pattuglie) esaltare le «minoranze attive come tali», da
contenevano elementi che potevano svolgere quello che è concepito solo come «momen-
una funzione di arditi. Però, secondo G., la to iniziale di un periodo organico da prepa-
guerra di movimento e di manovra sarebbe rare e sviluppare, in cui la partecipazione
propria solo di alcune classi sociali e d’altra della collettività organica, come blocco so-
parte lo stesso arditismo avrebbe un’impor- ciale, avvenga in modo completo» (ibid.).
tanza tattica diversa a seconda della classe di In Q , ,  il rapporto passività-vo-
appartenenza, visto che chi non ha ampie di- lontariato porta la trattazione dell’arditismo
sponibilità finanziarie e deve rispettare orari nell’ambito delle riflessioni sulla rivoluzione
fissi sul lavoro non può permettersi «orga- passiva: il rapporto tra i soldati di leva e i vo-
nizzazioni d’assalto permanenti e specializza- lontari-arditi e quello tra ufficiali di carriera e
te» (Q , , ). Secondo G. non si dovreb- ufficiali di complemento è paragonato nel Ri-
bero quindi emulare i metodi di lotta delle sorgimento a quello tra partiti politici tradi-
classi dominanti: allorché in un’organizzazio- zionali e movimenti democratici-demagogici
ne statale indebolita come un esercito infiac- di massa, la cui forza «“estemporanea”» ot-
chito si formano organizzazioni armate pri- tenne nell’immediato, «con capi di fortuna»
vate, sarebbe sciocco rispondere all’arditi- (ivi, ), risultati maggiori, che furono però
smo con l’arditismo. Secondo l’autore dei Q successivamente incamerati dai moderati.
sarebbe stupido inoltre nell’arte politica fos- JOLE SILVIA IMBORNONE
silizzarsi sul modello militare: la politica do-
V. «intellettuali», «guerra», «rivoluzione passi-
vrebbe invece «essere superiore alla parte mi-
va», «volontari», «volontarismo».
litare», dacché d’altronde solo «la politica
crea la possibilità della manovra e del movi-
Aristotele
mento» (ibid.). Con vari esempi tuttavia G.
ammette che in alcune «forme di lotta miste, La questione filosofica alla quale G. as-
a carattere militare fondamentale e a caratte- socia Aristotele è quella dell’«“oggettività
re politico preponderante» (Q , , ), esterna del reale”» (Q  II, , ), la qua-
l’arditismo richiede «uno sviluppo tattico le, a sua volta, è strettamente legata alla te-
originale», per il quale l’esperienza di guerra matica kantiana della cosa in sé o noumeno.
può costituire uno stimolo, ma non può esse- Secondo G. il concetto di cosa in sé deriva
re tuttavia un modello. dall’idea dell’oggettività esterna del reale,
In una breve nota del Q  è illustrato nel- propria del realismo greco-cristiano che ha i
lo specifico il parallelo tra la funzione svolta suoi massimi esponenti in Aristotele e Tom-
dagli arditi nei confronti dell’esercito e quel- maso; questo nesso porta G. a concludere
la politica assunta dall’intellettuale (Q , , «che tutta una tendenza del materialismo
): G. stigmatizza il «volontarismo» degli volgare e del positivismo ha dato luogo alla
arditi che non hanno dietro fanteria e arti- scuola neo-kantiana o neo-critica» (ibid.).
glieria, espressione del «linguaggio dell’eroi- Nel Q  G. riprende il tema sottolineando
smo retorico» (Q , , ), e quello degli l’accordo esistente fra cattolicesimo e aristo-
intellettuali senza massa, mentre di contro telismo sulla questione dell’«oggettività del
ritiene auspicabile che gli intellettuali (di reale» (Q , , ). Questo accordo va
massa), le «“avanguardie”» e gli arditi lavo- esteso anche al principio di autorità che le-
rino per sviluppare i blocchi sociali omoge- gava strettamente fra loro la Bibbia e Aristo-
ARTE 

tele, consentendo agli «scienziati» dell’epoca me tale l’organizzazione ecclesiastica univer-


di pervenire a conclusioni la cui arbitrarietà sale» (ivi, ).
e bizzarria contrastavano in modo evidente Se le «armi» indicano dunque la «forza»,
«con le osservazioni sperimentali del buon la coercizione, lo Stato stricto sensu, la «“reli-
senso» (Q , , ). Soltanto l’adozione di gione”» è intesa in senso lato, come ideologia
un’abbondante dose di buon senso nel corso diffusa, senso comune, concezione del mon-
dei secoli XVII e XVIII permise di mettere in do, secondo il significato che G. elabora an-
discussione tale principio (Q  II, , ). che avendo presente «ciò che il Croce chiama
Due altre occorrenze di Aristotele nei Q “religione” cioè una concezione del mondo
vanno prese in considerazione per il loro ri- con un’etica conforme» (Q  II, .V, ):
lievo critico e al tempo stesso ironico. Nel pri- essa sta cioè a indicare il momento della so-
mo caso G. ricorda che Croce si sente legato vrastruttura ideologica nell’ambito dei pro-
fortemente ad Aristotele e Platone, «ma egli cessi di funzionamento del potere.
non nasconde, anzi, di essere legato ai sena- Il seguito della nota del Q  contiene un
tori Agnelli e Benni e in ciò appunto è da ri- rimando gramsciano all’«iniziativa giacobi-
cercare il carattere più rilevato della filosofia na», che sentì il bisogno di istituire una reli-
del Croce» (Q , , ). Nel secondo G. iro- gione laica, il «culto dell’“Ente supremo”»,
nizza sulle teorie di Loria relative all’emanci- una religione di Stato, nell’ambito dello
pazione dei salariati di fabbrica attraverso l’u- sforzo teso a «creare identità tra Stato e so-
so degli aeroplani (Q , , ), ricordando cietà civile», ma anche «prima radice dello
che Aristotele suggeriva le acropoli per i go- Stato moderno laico, indipendente dalla
verni oligarchici e tirannici e le pianure per i Chiesa, che cerca e trova in se stesso, nella
governi democratici (Q , , -). sua vita complessa, tutti gli elementi della
sua personalità storica» (Q , , ).
LELIO LA PORTA
V. «buon senso», «Croce», «Loria», «materiali- GUIDO LIGUORI
smo», «noumeno», «oggettività». V. «concezione del mondo», «consenso», «Cro-
ce», «egemonia», «forza», «giacobinismo»,
armi e religione «Guicciardini», «ideologia», «religione», «senso
comune», «società civile», «Stato».
Armi e religione è il titolo di un Testo B
di Q , in cui G. scrive: «Affermazione del arte
Guicciardini che per la vita di uno Stato due
cose sono assolutamente necessarie: le armi e Varie e molteplici risultano le riflessioni
la religione. La formula del Guicciardini può dedicate nei Q a opere artistiche di epoche e
essere tradotta in varie altre formule, meno autori differenti. Ma, allo stesso modo in cui
drastiche: forza e consenso, coercizione e analizza o, più semplicemente, evoca singole
persuasione, Stato e Chiesa, società politica e realizzazioni estetiche, G. si sofferma anche
società civile, politica e morale (storia etico- su questioni di carattere più generale, relati-
politica del Croce), diritto e libertà, ordine e ve allo statuto dell’arte e alla natura della
disciplina, o, con un giudizio implicito di sa- creazione artistica. Il pensatore con cui, su
pore libertario, violenza e frode» (Q , , questo versante, egli si confronta con mag-
-). La “formula” è dunque letta da G. gior frequenza e in maniera sistematica è Be-
nell’ambito del suo ripensamento della poli- nedetto Croce. In Q , ,  si incontra un
tica come insieme di forza e consenso: il mo- esplicito riferimento all’Aesthetica in nuce,
derno «Stato integrale», con la consapevo- saggio crociano del , mentre in Q  II,
lezza però che al tempo di Guicciardini «la .IV,  è menzionato il Breviario di esteti-
religione era il consenso e la Chiesa era la So- ca del .
cietà civile, l’apparato di egemonia del grup- G. instaura con il filosofo napoletano un
po dirigente, che non aveva un apparato pro- confronto di tipo dialettico. Ne riprende la
prio, cioè non aveva una propria organizza- terminologia, come dimostrano diversi passi
zione culturale e intellettuale, ma sentiva co- dei Q in cui si parla, ad esempio, di «pura in-
 ARTE

tuizione fantastica» (Q , , ), dell’«iden- nell’opera d’arte stessa». La concezione di
tità di forma e contenuto» (Q , , ) o del contenuto che i Q propongono appare dun-
«carattere di liricità dell’arte» (Q , , ). que assai ampia. Nella prosa narrativa, ad
Nel far questo, però, G. trova terreno per esempio, per contenuto «non basta intende-
consumare uno strappo con Croce e ribal- re la scelta di un dato ambiente: ciò che è es-
tarne la prospettiva teorica, adeguando il les- senziale per il contenuto è l’atteggiamento
sico crociano – che pervade in maniera com- dello scrittore e di una generazione verso
patta nei Q la maggior parte degli assunti ar- questo ambiente. L’atteggiamento solo de-
tistici – a una visione dell’arte basata, e in termina il mondo culturale di una genera-
modo determinante, sul principio della stori- zione e di un’epoca e quindi il suo stile» (Q
cità dell’estetico. Per questa ragione se «l’i- , , ). Non deve pertanto sorprendere
dentificazione di contenuto e forma è affer- che tra i modelli gramsciani spicchi France-
mata dall’estetica idealistica (Croce), ma su sco De Sanctis, la cui critica viene giudicata
presupposti idealistici e con terminologia militante e non «frigidamente estetica» (Q ,
idealistica» (Q , , ), ecco che nei Q , ). L’importanza di De Sanctis consiste
«“contenuto e forma” oltre che un significa- nell’aver fornito una persuasiva risposta alla
to “estetico” hanno anche un significato problematica delle relazioni che intercorro-
“storico”. Forma “storica” significa un de- no tra forma, contenuto e società. Quello di
terminato linguaggio, come “contenuto” in- De Sanctis, infatti, è un approccio all’arte
dica un determinato modo di pensare» (Q , contraddistinto anche da un chiaro impegno
, ). In ciò la divergenza dalla concezio- civile, in cui «le analisi del contenuto, la cri-
ne di Croce è decisa e sostanziale. tica della “struttura” delle opere, cioè anche
Ma c’è di più: lo scarto investe un ulte- della coerenza logica e storica-attuale delle
riore aspetto, altrettanto rilevante. Il punto masse di sentimenti rappresentati sono lega-
di vista di Croce, circoscritto all’individua- te a questa lotta culturale» (ibid.).
lità, si capovolge, perdendo i suoi tratti di Il ricorso a De Sanctis, oltre che rimarca-
«“individualismo” artistico espressivo anti- re l’importanza dello spessore morale, se-
storico (o antisociale, o anti-nazionalepopo- mantico e politico nel fatto artistico, mostra
lare)» (Q , , ). G. ricorda la «teoria anche quanto G. tenga in considerazione la
della “memoria” escogitata dal Croce per forma e testimonia del ruolo tutt’altro che se-
spiegare il perché gli artisti non si acconten- condario rivestito da quest’ultima nella dina-
tino di concepire le loro opere solo ideal- mica della sintesi con il contenuto. La ragio-
mente ma le scrivano o le scolpiscano, ecc.» ne per cui G. prende De Sanctis a modello
(Q , , -). A tale teoria egli contrap- del corretto modo di fare critica da parte dei
pone l’idea secondo cui l’artista «non scrive filosofi della prassi è che l’autore della Storia
o dipinge, ecc., cioè non “segna” esterior- della letteratura italiana può servire da para-
mente i suoi fantasmi solo per “un suo ri- digma a un’ermeneutica e a una storiografia
cordo”, per poter rivivere l’istante della letteraria in cui si fondano «la lotta per una
creazione, ma è artista solo in quanto “se- nuova cultura, cioè per un nuovo umanesi-
gna” esteriormente, oggettivizza, storicizza i mo, la critica del costume, dei sentimenti e
suoi fantasmi» (Q , , ). Anche perché delle concezioni del mondo con la critica
l’arte non può non risentire del fatto di es- estetica» (Q , , ). I Q non condannano
sere «sempre legata a una determinata cul- quindi l’esteticità dell’arte: il rifiuto riguarda
tura o civiltà» (Q , , ). la critica estetica considerata come fine a se
Va letto così il peso che i Q attribuisco- stessa, ossia il vuoto formalismo, il quale af-
no al contenuto in ambito artistico e alla sua fligge anche diverse esperienze artistiche, co-
portata sociale. In Q , ,  si compren- me quella ungarettiana (Q , , ; ivi, ; Q
de con chiarezza come, per G., analizzare il , , ). Gli attacchi di G., tuttavia, non ri-
contenuto di un prodotto estetico coincida sparmiano neppure il contenutismo, vale a
con «la ricerca di quale massa di sentimenti, dire la riduzione del valore di un’opera d’ar-
di quale atteggiamento verso la vita circoli te, trascurandone completamente la forma,
ARTE MILITARE 

ai suoi soli contenuti: «Ciò che si esclude è tica. In questo caso, secondo G., l’intuizione
che un’opera sia bella per il suo contenuto politica «non si esprime nell’artista, ma nel
morale e politico e non già per la sua forma “capo”» (ibid.).
in cui il contenuto astratto si è fuso e imme-
YURI BRUNELLO
desimato» (Q , , ). Di qui il seguente
paradosso: «Due scrittori possono rappre- V. «Croce», «Dante», «De Sanctis», «Goethe»,
«letteratura artistica».
sentare (esprimere) lo stesso momento stori-
co-sociale, ma uno può essere artista e l’altro
un semplice untorello» (Q , , ). arte militare
Emerge così la posizione di rilievo che la Spesso intrecciata con «guerra di movi-
dimensione estetica, nella sua organicità di mento» e «guerra di posizione», l’espressione
forma e contenuto, riveste all’interno dei «arte militare» conduce al nesso conflitto-po-
rapporti che legano reciprocamente struttu- tenza, lungo due vedute. La prima – storica –
ra e sovrastruttura. G. non manca di osser- pone un modello antico di intelligenza: «I
vare quanto l’arte debba alla storia: «La let- commentari di Cesare – scrive G. – sono un
teratura non genera letteratura ecc., cioè le classico esempio di esposizione di una sapien-
ideologie non creano ideologie, le super- te combinazione di arte politica e arte milita-
strutture non generano superstrutture altro re: i soldati vedevano in Cesare non solo un
che come eredità di inerzia e di passività: es- grande capo militare, ma specialmente il loro
se sono generate, non per “partenogenesi” capo politico» (Q , , ). È la critica del
ma per l’intervento dell’elemento “maschile” bonapartismo, della forza del vincolo perso-
– la storia – l’attività rivoluzionaria che crea nale con l’esercito, in luogo del controllo po-
il “nuovo uomo”, cioè nuovi rapporti socia- litico sia dei conflitti, sia dello stesso esercito.
li» (Q , , ). Accade che non si riesca a Anche Bismarck, «sulle tracce del Clausewitz,
intendere concretamente «che lottando per sosteneva la supremazia del momento politi-
riformare la cultura si giunge a modificare il co su quello militare» (ibid.).
“contenuto” dell’arte, si lavora a creare una Il ragionamento è funzionale al presente,
nuova arte, non dall’esterno (pretendendo che è l’altra prospettiva di G., e passato e pre-
un’arte didascalica, a tesi, moralistica), ma sente si incrociano anche a proposito di Ma-
dall’intimo, perché si modifica tutto l’uomo chiavelli, il quale nell’Arte della guerra «deve
in quanto si modificano i suoi sentimenti, le essere considerato come un politico che deve
sue concezioni e i rapporti di cui l’uomo è l’e- occuparsi di arte militare; il suo unilaterali-
spressione necessaria» (Q , , ). I Q, smo [...] è dipendente dal fatto che non nella
nondimeno, mettono in luce anche un mo- quistione tecnico-militare è il centro del suo
mento che risulta all’apparenza opposto: interesse e del suo pensiero, ma egli ne tratta
quello in cui è l’arte a fare la storia. È sempre solo in quanto è necessario per la sua costru-
avvenuto che nella storia «ogni nuova civiltà, zione politica» (Q , , ). Ecco un altro
in quanto era tale, anche compressa, com- versante della sintesi necessaria fra politica e
battuta, in tutti i modi impastoiata, si sia pre- arte militare, che rinvia al più ampio proble-
cisamente espressa letterariamente prima ma della «doppia natura del Centauro ma-
che nella vita statale, anzi la sua espressione chiavellico, ferina ed umana, della forza e del
letteraria sia stata il modo di creare le condi- consenso, dell’autorità e dell’egemonia, della
zioni intellettuali e morali per l’espressione violenza e della civiltà» (Q , , ). Anco-
legislativa e statale» (Q , , ). ra per il presente vale un chiarimento sulla
In Q , , , come anche in altri punti tentazione dell’avanguardismo: «una orga-
dei Q, si ritrova l’espressione «arte politica», nizzazione statale indebolita – avverte G. – è
intendendo con ciò le teorie e le tecniche come un esercito infiacchito: entrano in cam-
della politica. Nonostante G. segnali, in Q , po gli arditi, cioè le organizzazioni armate
, , il distacco «dell’intuizione politica private». Queste usano «l’illegalità [...] come
dall’intuizione estetica, o lirica, o artistica», mezzo di riorganizzare lo Stato stesso [...]
solo per metafora si può parlare di arte poli- combattere l’arditismo con l’arditismo è una
 ARTIFICIALE

cosa sciocca; vuol dire credere che lo Stato ri- lerà matematicamente se con metodo rigo-
manga eternamente inerte, ciò che non avvie- rosamente intransigente lo si boicotterà nel
ne mai» (Q , , ). L’impossibile neutra- campo governativo» (ibid.).
lità dello Stato è la sintesi attuale del senso po- Il sindacalismo rivoluzionario in Francia
litico dell’arte militare. esprime il fatto che «in realtà l’astensioni-
smo elettorale e l’economismo dei sindacali-
SILVIO SUPPA
sti sono l’apparenza “intransigente” dell’ab-
V. «arditi», «Cesare», «cesarismo», «guerra»,
dicazione di Parigi al suo ruolo di testa rivo-
«Machiavelli», «passato e presente», «politica».
luzionaria della Francia, sono l’espressione
di un piatto opportunismo seguito al salasso
artificiale: v. naturale-artificiale.
del » (ivi, ).
ascaro: v. crumiro. MARCOS DEL ROIO
V. «Action française», «Bordiga», «cattolici»,
astensionismo «Chiesa cattolica», «economismo», «intransigen-
za-tolleranza», «parlamento», «Partito popola-
In questa espressione rientra sia la posi- re», «sindacalismo teorico».
zione della Chiesa di fronte allo Stato italia-
no, sia la posizione “economicista” del sin- astrazione
dacalismo rivoluzionario («sindacalismo
teorico»), sia la posizione di Bordiga, ben- Il lemma «astrazione» compare dappri-
ché su questi non vi siano riferimenti espli- ma nei Q in accezione negativa: «astrazione
citi. Può essere il prodotto di una forma di ideologica» contro «concretezza economi-
scolastica o di una filosofia positivistica. Ma ca» (Q , , ), «la storia [...] vanificata
soprattutto esso è una forma di economici- nell’astrazione dei concetti» (Q , , ) ecc.
smo (per G. «economismo») e di sottovalu- Da Q , ,  inizia però un ripensamento di
tazione della politica. Per l’autore dei Q al- questo concetto, che lo identifica infine con
l’economismo «appartengono tutte le forme la «grammatica del pensare normale» (Q ,
di astensionismo elettorale», di cui esempio , ), che trova nel discorso scientifico una
tipico è «l’astensionismo dei clericali italiani sua applicazione particolare. Questa consiste
dopo il , dopo il  sempre più atte- nell’insieme di procedimenti che ogni scien-
nuato, fino al  e alla formazione del Par- za usa per generalizzare i casi singoli, pas-
tito popolare» (Q , , ). Il movimento sando dall’individuo alla legge e viceversa.
di David Lazzaretti poteva essere vincolato Essa coincide con lo stesso procedimento
al non expedit del Vaticano e mostrò al go- che conduce a costruire storicamente la no-
verno «quale tendenza sovversiva-popolare- zione di obiettività, come ciò che è condiviso
elementare poteva nascere tra i contadini in dalla generalità degli scienziati e, quindi, del-
seguito all’astensionismo politico clericale» l’umanità (Q , , ). Di vitale importanza
(Q , , ). Altro esempio di astensioni- politica è pertanto che gli scienziati siano in
smo cattolico è l’esperienza di Maurras e grado di tradurre il proprio metodo astratti-
dell’Action française, sulla quale l’analisi di vo in quello delle altre scienze (Q , , ).
G. evidenzia come fosse «condannata al ma- In riferimento alla scienza economica
rasma, al crollo, all’abdicazione nel momen- andrà fatta una distinzione fondamentale tra
to risolutivo» (Q , , ). Infatti, l’asten- «astrazione determinata» e «generizzazio-
sionismo cattolico ha tratti di somiglianza ne» (v. il discorso avviato in Q , ,  e
con le teorie catastrofiste di certo economi- proseguito in Q  II,, ). Vanno tenute
cismo e sindacalismo, giacché entrambe le distinte l’«astrazione arbitraria» e il «proce-
correnti aspettano il collasso dello Stato li- dimento di distinzione analitica praticamen-
berale: «ogni astensionismo politico in ge- te comodo per ragioni pedagogiche» (Q ,
nerale e non solo quello parlamentare si ba- , ). L’astrazione corretta sarà infatti
sa su una simile concezione meccanicamen- quella che nella modalità stessa del suo isti-
te catastrofica: la forza dell’avversario crol- tuirsi non dimentica il fatto, che ha valore
ATTUALISMO 

solo in quanto comprende gli individui e i lo- anticlericali sbracati» (Q  II, .IV, ), che
ro rapporti: il latino «si studia per abituare i approdano all’ateismo «attraverso la scienza
fanciulli [...] ad astrarre schematicamente o la filosofia, ma sostengono che la religione
pur essendo capaci dall’astrazione a ricalarsi è necessaria per la organizzazione sociale»
nella vita reale immediata, per vedere in ogni (Q , , ). Posizione che riproduce in
fatto o dato ciò che ha di generale e ciò che certo modo la contraddizione tra la Critica
di particolare, il concetto e l’individuo» (Q della ragion pura e la Critica della ragion pra-
, , ). Quando questa capacità non sus- tica di Kant. Oppure di intellettuali come
siste si rischia di cadere nel «feticismo», con- Gentile, che «vuol far credere che la sua fi-
sistente nell’assegnare realtà all’astrazione, losofia è la conquista della certezza critica
nel «pensare che [...] al disopra dei singoli delle verità del cattolicesimo» e che per at-
esiste una entità fantasmagorica, l’astrazione trarre i cattolici tenta di convincerli persino
dell’organismo collettivo, una specie di divi- con un equivoco non privo di conseguenze
nità autonoma, che non pensa con nessuna che «la religione si abbraccia con l’ateismo»
testa concreta, ma tuttavia pensa, che non si (Q , , ).
muove con determinate gambe di uomini,
GIOVANNI SEMERARO
ma tuttavia si muove ecc.» (Q , , ).
V. «Croce», «Gentile», «immanenza», «Kant»,
FABIO FROSINI «laicismo», «religione», «umanesimo assoluto».
V. «homo oeconomicus», «logica», «oggettività»,
«scienza», «tecnica del pensare». attualismo

astrazione determinata: v. homo oecono- G. affronta nei Q il problema dell’attua-


micus. lismo sia in relazione alla filosofia e alla teo-
ria politica di Giovanni Gentile, sia in rap-
porto alle forme che esso assume in alcuni
ateismo
suoi interpreti e seguaci, come Ugo Spirito,
Da politico-filosofo dell’«umanesimo Arnaldo Volpicelli e Guido Calogero. Per ciò
assoluto» e dell’«immanenza assoluta», G. è che concerne l’attualismo gentiliano e le sue
convinto che le soluzioni ai problemi umani conseguenze etico-politiche, G. coglie con
e sociali non si devono ricercare nell’ambito arguzia, in ambito di teoria della politica, la
delle credenze religiose, ma neanche nell’a- differenza tra la posizione di Croce e di Gen-
teismo, per evitare di cadere nell’«equivoco tile e mostra di aver bene inteso la critica (svi-
dell’ateismo» e nell’«equivoco del deismo in luppata con chiarezza negli Elementi di poli-
molti idealisti moderni», poiché gli sembra tica del ) che Croce muove all’idea genti-
«evidente che l’ateismo è una forma pura- liana di Stato etico. L’assolutizzazione dell’at-
mente negativa e infeconda, a meno che non to, la mancata distinzione tra economia ed
sia concepito come un periodo di pura pole- etica, il rifiuto e la negazione del liberalismo
mica letterario-popolare» (Q , , ). G. e del comunismo, accusati da Gentile rispet-
dunque auspica la costruzione di «una cultu- tivamente di individualismo e di materiali-
ra superiore autonoma». Quest’ultima costi- smo, hanno come conseguenza l’identifica-
tuisce «la parte positiva della lotta che si ma- zione tra storia e storia dello Stato e, hegelia-
nifesta in forma negativa e polemica con gli namente, la risoluzione dell’individuo nello
a- privativi e gli anti- (anticlericalismo, atei- Stato stesso. Croce, invece, con la teorizza-
smo, ecc)». Si dà così «una forma moderna e zione della storia intesa come storia etico-po-
attuale all’umanesimo laico tradizionale che litica ribadisce il carattere antigiustificazioni-
deve essere la base etica del nuovo tipo di sta dello «storicismo assoluto» e sottolinea,
Stato» (Q , , ; v. anche Q , , ). proprio nella specificazione della storicità
G. mette in risalto la contraddizione di come «etico-politica», sia la non coincidenza
intellettuali come Croce, che hanno un «atei- di etica e politica, sia il fatto che la storia del-
smo da signori, un anticlericalismo che abor- lo Stato si estende anche a elementi che si op-
re la rozzezza e la grossolanità plebea degli pongono e che possono rovesciare lo Stato
 ATTUALISMO

stesso. Nella concezione crociana della storia un consenso attivo e volontario (libero), cioè
etico-politica è la libertà, intesa da una parte un regime liberale-democratico. Il Gentile
come principio originario della storia, dall’al- pone la fase corporativo [-economica] come
tra come ideale morale a cui l’umanità deve fase etica nell’atto storico: egemonia e ditta-
tendere, ad avere in sé il concetto di lotta. Il tura sono indistinguibili, la forza è consenso
possesso della libertà, infatti, non è mai quie- senz’altro: non si può distinguere la società
to e definitivo; piuttosto la storia della libertà politica dalla società civile: esiste solo lo Sta-
è storia della sua conquista, della sua perdita to e naturalmente lo Stato-governo, ecc.» (Q
e della sua riconquista (in seguito si vedrà co- , , ).
me G., tuttavia, si porrà criticamente nei con- G. è tuttavia ben attento a non accettare
fronti della crociana storia etico-politica). una concezione radicale dell’attualismo, in
Nell’attualismo gentiliano, nell’unità dell’at- cui, con troppa facilità, si parta dal presup-
to che identifica egemonia e dittatura, società posto che la soluzione a problemi attuali sia
civile e società politica, vengono meno sia l’i- necessariamente e geneticamente inclusa
dea della distinzione tra etica e politica, sia lo nella soluzione di epoche passate. Prendere
spazio per la possibilità dell’esercizio di un posizione a favore di una tale concezione
orizzonte plurale di forze in grado anche di dello sviluppo storico-politico della società
opporsi allo Stato. G. ben sintetizza i motivi significherebbe perdere quell’elemento di
di contrasto tra la prospettiva crociana e le criticità che consente di individuare come
conseguenze dell’attualismo di Gentile; tut- specificità le problematiche collocate all’in-
tavia, almeno in un passaggio sembra am- terno di una determinata epoca. Proprio
mettere che l’attualismo gentiliano come mo- l’annichilimento dell’elemento critico all’in-
dello ermeneutico meglio si presti alla spie- terno di una concezione attualistica radicale
gazione dello sviluppo storico-ideale dello della storia sociale sfocerebbe in bieco em-
Stato inteso come individualità, perché capa- pirismo. «Le soluzioni passate di determina-
ce di sintetizzare ciò che in Croce, seppur in ti problemi aiutano a trovare la soluzione dei
rapporto, rimane distinto, vale a dire il mo- problemi attuali simili, per l’abito critico
mento corporativo-economico e il momento culturale che si crea nella disciplina dello
etico dello Stato. G. ribadirà in altri luoghi studio, ma non si può mai dire che la solu-
che, in realtà, anche il concetto di storia eti- zione attuale dipenda geneticamente dalle
co-politica, seppur assorbito nell’astratta soluzioni passate: la genesi di essa è nella si-
speculazione della logica dei distinti, sotten- tuazione attuale e solo in questa. Questo cri-
de comunque l’idea di sviluppo della storia terio non è assoluto, cioè non deve essere
dell’egemonia, nella quale economia ed etica portato all’assurdo: in tal caso si cadrebbe
si danno insieme. Forse per questo G. sostie- nell’empirismo: massimo attualismo, massi-
ne che la filosofia di Croce non può essere mo empirismo» (Q , , ).
analizzata indipendentemente da quella di Sebbene G. mostri di prendere in seria
Gentile e che un Anti-Croce deve essere nel- considerazione l’attualismo gentiliano e di
lo stesso tempo anche un Anti-Gentile (Q  provarne continuamente la tenuta teorica co-
I, , ): «È da vedere in quanto l’“attuali- me modello esplicativo dello sviluppo politi-
smo” di Gentile corrisponde alla fase statale co-sociale dell’umanità (G. pare tracciare, a
positiva, a cui invece fa opposizione il Croce. volte, non in maniera del tutto corretta dal
L’“unità nell’atto” dà la possibilità al Gentile punto di vista storico e testuale, una linea di
di riconoscere come “storia” ciò che per il continuità fra teoria dello Stato hegelo-
Croce è antistoria. Per il Gentile la storia è marxista e teoria gentiliana dello sviluppo
tutta storia dello Stato; per il Croce è invece statuale; di quest’ultima, naturalmente, criti-
“etico-politica”, cioè il Croce vuole mante- ca il carattere eccessivamente speculativo e
nere una distinzione tra società civile e so- soggettivo), va anche affermato che lo stesso
cietà politica, tra egemonia e dittatura; i gran- G. confina e relaziona, almeno in alcuni pas-
di intellettuali esercitano l’egemonia, che saggi dei Q, l’importanza dell’attualismo alla
presuppone una certa collaborazione, cioè fase economico-corporativa che l’Italia vive
ATTUALISMO 

in quegli anni (Q , , ). Così come G. li- lo in una filosofia ultra speculativa come
mita la rilevanza dell’attualismo al momento quella attualistica, queste contraddizioni e
corporativo-economico del periodo storico insufficienze della filosofia crociana trovano
dell’Italia fascista, allo stesso modo è critico una composizione formale e verbale, ma nel-
rispetto alla riforma che l’attualismo gentilia- lo stesso tempo l’attualismo mostra in modo
no presume di aver apportato alla dialettica più evidente il carattere poco concreto della
hegeliana. Malgrado Gentile abbia tentato il filosofia del Croce, così come il “solipsismo”
superamento della dialettica di Hegel, che documenta l’intima debolezza della conce-
non sarebbe riuscita secondo lui a liberarsi zione soggettiva-speculativa della realtà» (Q
dall’empirico perché fondata in ultima istan-  I, , -). Per G. la filosofia della prassi
za sull’Idea logica-astratta e non sull’atto del- non solo non esclude l’idea di storia etico-
lo spirito, per G. la pretesa dell’attualismo politica, ma piuttosto la include e la rivendi-
gentiliano di esprimere la perfezione dialetti- ca come momento essenziale della storia
ca si risolve in un sofisma, dal momento che dell’egemonia (ivi, ).
ancora del tutto oscuro resta il motivo se- G. esprime tuttavia critiche severe nei
condo il quale la dialettica formale sarebbe confronti sia dell’attualismo gentiliano sia
superiore alla logica formale (Q , , ). verso gli esiti a cui esso giunge in alcuni di-
Proprio nella disputa relativa alla dialettica scepoli dello stesso Gentile. L’idealismo at-
tra l’attualismo gentiliano e la logica dei di- tuale, infatti, nel teorizzare la coincidenza di
stinti crociana, G. intravede una contesa pu- ideologia e filosofia, cade dogmaticamente
ramente tecnica, che discende dallo sforzo in una posizione che postula l’identità di
teorico idealistico in generale, e crociano in ideale e reale, di teoria e prassi. Ponendo
particolare, di identificare la filosofia con questa identità, l’idealismo attuale fa fare un
una metodologia della storia (Q , , ). passo indietro alla filosofia rispetto alle “vet-
Come visto fin qui, in G. il concetto di te” delle distinzioni alle quali l’aveva solle-
attualismo è spesso inserito nel contendere vata il pensiero crociano. «Questa degrada-
filosofico tra Croce e Gentile; ancora all’in- zione è visibilissima negli sviluppi che l’i-
terno di questo contendere G. colloca la di- dealismo attuale mostra nei discepoli del
scussione e la critica della storia etico-politi- Gentile: i “Nuovi Studi” diretti da Ugo Spi-
ca di Croce. Per G. la logica dei distinti cro- rito e A. Volpicelli sono il documento più vi-
ciana funziona quando applicata alle que- stoso che io conosca di questo fenomeno.
stioni relative all’estetica, mentre per la sto- L’unità di ideologia e filosofia, quando av-
ria il problema è molto più complesso, dal viene in questo modo riporta a una nuova
momento che «nella storia e nella produzio- forma di sociologismo, né storia né filosofia
ne della storia la rappresentazione “indivi- cioè, ma un insieme di schemi astratti sor-
dualizzata” degli Stati e delle Nazioni è una retti da una fraseologia tediosa e pappagal-
mera metafora». G. sostiene, in ultima ana- lesca» (Q , , ). G. si mostra sempre
lisi, che la filosofia di Croce può trovare sprezzante nei confronti della filosofia di
compimento, risolvendo le proprie contrad- Spirito, arrivando persino ad affermare che
dizioni, solo all’interno dell’attualismo gen- l’apparente novità di contenuti e nella mo-
tiliano, perché solo in questo l’illusione del- dalità di impostare i problemi si risolve in
la rappresentazione individualizzata degli realtà in una questione linguistica e termi-
Stati scompare nell’unità dell’idea proces- nologica (Q , , ). Il novum in Spirito,
suale dell’egemonia statuale. In realtà, se- a parere di G., è a tal punto esclusivamente
condo G., la concezione della storia etico- un problema di “creatività linguistica” da
politica non è così distante dall’attualismo, fargli chiamare in causa il pragmatismo di
dal momento che la storia etico-politica al- Vailati e di Pareto, soprattutto in riferimen-
tro non è se non la storia del momento del- to al linguaggio scientifico (ivi, ). G. af-
l’egemonia. Da qui «la necessità per il Cro- fronta anche le posizioni di Spirito in rela-
ce e per la filosofia crociana di essere la ma- zione alla dottrina dello Stato e dell’econo-
trice dell’“attualismo” gentiliano. Infatti so- mia: egli sostiene che la stessa polemica tra
 ATTUALISMO

la concezione gentiliana dello Stato e la teo- legata alla concezione della “natura umana”
ria della storia etico-politica di Croce si ri- identica e senza sviluppo come era concepita
propone anche tra Einaudi e Spirito. In que- prima di Marx per cui tutti gli uomini sono
sto caso, tuttavia, G. rimprovera a Spirito fondamentalmente uguali nel regno dello
ciò che non rimprovera direttamente a Gen- Spirito (= in questo caso allo Spirito Santo e
tile, vale a dire che la concezione statuale in a Dio padre di tutti gli uomini)» (ivi, ). G.
lui è un ritorno alla pura economicità (Q , torna in più passi sull’incompleta e confusa
, ). Le stesse conclusioni G. avrebbe po- teoria dello Stato di Volpicelli e Spirito, de-
tuto trarle nel confronto Croce-Gentile che nunciando ogni volta l’astrattezza del loro
aveva affrontato appena alcune righe sopra. linguaggio e delle loro teorie.
Inoltre G. rimprovera alle «nuove tendenze Un’altra contraddizione in cui, a parere
“giuridiche”» di Volpicelli e Spirito l’assimi- di G., cade Spirito è determinata dalla sua
lazione tra Stato-classe e società regolata: an- concezione della dialettica; sebbene Spirito
che se G. non lo afferma esplicitamente, que- pensi la dialettica come antitesi radicale de-
sta identificazione può essere imputata come gli opposti (questo il senso, nella filosofia di
uno degli effetti derivanti dall’applicazione Spirito, della mai conclusa “ricerca” e dell’i-
dell’attualismo gentiliano in ambito di teoria nesauribile e irrisolvibile apertura della vita
della politica; infatti, proprio come l’attuali- e dei problemi), come antinomia irriducibi-
smo, con la concezione dello Stato etico, so- le, finisce tuttavia con il porre arbitraria-
spende il concetto di lotta, allo stesso modo mente tra gli opposti stessi una mediazione
l’assimilazione di Stato-classe e società rego- risolutiva e intellettualistica che annulla di
lata «è propria delle classi medie e dei picco- fatto l’opposizione reale e la risolve in una
li intellettuali, che sarebbero lieti di una qual- mediazione speculativa (Q , , ). G. è
siasi regolarizzazione che impedisse le lotte forse troppo duro con Spirito che, in realtà,
acute e le catastrofi: è concezione tipicamen- muoveva a sua volta l’accusa di intellettuali-
te reazionaria e regressiva» (ibid.). G. critica smo alla concezione dialettica dello storici-
continuamente la concezione dello Stato di smo e teorizzava una dialettica maggior-
Spirito ma, soprattutto, ne critica la conce- mente ancorata all’uomo concreto.
zione dell’identità tra speculazione e prassi, Solo cinque sono invece nei Q le ricor-
obiettando che mutare le basi teoriche della renze del nome di Guido Calogero. G. ri-
concezione dello Stato non significa mutare porta l’interpretazione di una recensione
lo Stato reale (Q , , ). Questa stessa cri- scritta da Croce, pubblicata sulla “Critica”
tica, ironicamente più pungente (G. defini- nel maggio del , in cui questi sostiene che
sce Volpicelli e Spirito «i Bouvard e Pécu- Calogero ha denominato “filosofia della
chet della filosofia, della politica, dell’econo- prassi” una propria specifica modalità inter-
mia, del diritto, della scienza, ecc.»), è mossa pretativa dell’attualismo gentiliano. G. si po-
anche poco più avanti (ivi, ). In questo ne come compito quello di chiarire se si trat-
passaggio ancora una volta G. sottolinea l’in- ti solo di una questione di termini o ne vada,
consistenza dell’attualismo di Volpicelli e invece, dell’impostazione filosofica dello
Spirito, opponendosi all’idea dell’identità stesso Calogero (Q  I, p. ). G. riporta,
utopistica di pensiero e azione e, anche se inoltre, un lungo passaggio del lavoro di Ca-
non espressamente, di atto creativo e realtà. logero dal titolo Il neohegelismo nel pensiero
G., vale a dire, rileva nelle teorie idealisti- italiano contemporaneo, apparso nella “Nuo-
che attuali di Volpicelli e Spirito un ritorno al- va Antologia” il  agosto . Questo pas-
l’immobilismo essenzialista e, nello stesso saggio non è commentato da G., che proba-
tempo, l’impossibilità di formulare una con- bilmente ne accetta gli esiti, secondo i quali
cezione dialetticamente dinamica del reale a Croce, avendo individuato i plessi teoretici
lui tanto cara: «Bisognerebbe anche osserva- fondamentali del pensiero hegeliano (imma-
re come la concezione di Spirito e Volpicelli nentismo, dialettica e storicismo), è vero se-
sia un derivato logico delle più scempie e “ra- guace e continuatore dell’hegelismo (Q  II,
zionali” teorie democratiche. Ancora essa è , -). In conclusione, G. non pare riser-
AUTOBIOGRAFIA 

vare a Calogero le stesse severe critiche che esploso nel mutamento»: l’autobiografia,
volge contro gli altri idealisti attuali. come documento di storia materiale, aiuta a
BIBLIOGRAFIA: BERGAMI ; MACCA- comprendere la qualità molecolare del pro-
BELLI ; NEGRI . cesso storico, il rapporto tra formazione in-
dividuale e collettiva, il nesso tra mutamen-
GIUSEPPE D’ANNA
to quantitativo e mutamento qualitativo.
V. «Croce», «Einaudi», «Gentile», «idealismo», Nei paesi particolarmente «“ipocriti”»
«pragmatismo», «società regolata», «solipsismo,
per la distanza tra leggi e costumi «non ab-
solipsistico», «Spirito», «Stato», «Volpicelli».
bondano i memorialisti oppure le autobio-
grafie sono “stilizzate”, strettamente perso-
autobiografia
nali e individuali» (ivi, ). È quanto av-
Nella nota intitolata Giustificazione del- viene in Italia: «sono rari i biografi e gli au-
le autobiografie G. attribuisce valore all’au- tobiografi» poiché «manca l’interesse per
tobiografia in quanto può essere «concepita l’uomo vivente, per la vita vissuta». G. legge
“politicamente”». Concepita, cioè, non sulla tale assenza come «un altro segno del di-
base del presupposto narcisistico e indivi- stacco degli intellettuali italiani dalla realtà
dualistico dell’originalità («si crede che la popolare-nazionale» (Q , , ).
propria vita sia degna di essere narrata per- Dunque, nel riflettere sul problema del-
ché “originale”, diversa dalle altre»), ma col l’autobiografia, G. pone elementi per un me-
fine di «aiutare altri a svilupparsi secondo todo storico: non si fa «politica-storia» (né si
certi modi e verso certi sbocchi», raccontan- può scrivere storia) senza connessione tra
do la propria storia in quanto «simile a quel- «sentire» e «comprendere» (Q , , ).
la di mille altre vite», ma «per un “caso”», Quando in carcere egli soffre la distanza dal-
con «uno sbocco che le altre molte non po- la «vita di Pietro, di Paolo, di Giovanni» si
tevano avere [...] Raccontando si crea questa chiede: «mi manca proprio la sensazione mo-
possibilità, si suggerisce il processo, si indica lecolare: come potrei, anche sommariamente,
lo sbocco» (Q , , ). Dunque G. “giu- percepire la vita del tutto complesso?» (LC
stifica” l’autobiografia in quanto segnata da , a Giulia,  novembre ). Il molecola-
un fine politico-pedagogico: in tal caso essa re, allora, come metodo storico: insieme me-
assume la valenza o addirittura «sostituisce» todo della conoscenza (non si comprende la
il «“saggio politico” o “filosofico”», poiché
storia se non attraverso i mutamenti moleco-
«descrive in atto ciò che altrimenti si deduce
lari) e della trasformazione (sia individuale
logicamente. È certo che l’autobiografia ha
che collettiva). Non si comprende, cioè, la
un grande valore storico, in quanto mostra la
storia senza autobiografie e, al contempo,
vita in atto e non solo come dovrebbe essere
secondo le leggi scritte o i principii morali l’autobiografia è comprensione della propria
dominanti» (ibid.). funzione molecolare nel processo storico di
L’importanza di questa funzione storico- trasformazione. È allora il metodo filologico
documentale, di testimonianza del “particu- appreso alla scuola di Torino che diviene
lare”, è di speciale rilievo in un paese in cui «metodo umano» (Debenedetti , ).
«la realtà effettuale è diversa dalle apparen- Non a caso G. si sofferma, nella riflessio-
ze, i fatti dalle parole, il popolo che fa dagli ne sulle riviste, sull’importanza delle «auto-
intellettuali che interpretano questi fatti». biografie politico-intellettuali» come mo-
Qui l’autobiografia può mostrare la distanza mento di «grande efficacia formativa»: utili a
tra «il meccanismo in atto, nella sua funzio- descrivere le «lotte interiori, per raggiungere
ne effettuale», e la «legge scritta» (Q , , una personalità superiore storicamente», e
-), e colmare le lacune della storiografia dunque a «suggerire, in forma vivente, un in-
che, basata appunto sulla legge scritta, non dirizzo intellettuale e morale, oltre che essere
riesce a dar conto dei cambiamenti storici un documento dello sviluppo culturale in
che «rovesciano la situazione» poiché «man- certe epoche» (Q , , ). Risulta allora
ca il documento del come si è preparato il particolarmente importante il proposito di
mutamento “molecolarmente”, finché è estrarre dalla rubrica Passato e presente «una
 AUTOBIOGRAFIA

serie di note che siano del tipo dei Ricordi ricismo assoluto intendendo storicamente,
politici e civili del Guicciardini»: essi «rias- dialetticamente la costruzione della propria
sumono non tanto avvenimenti autobiogra- autobiografia: «si può trovare una serenità
fici in senso stretto (sebbene anche questi anche nello scatenarsi delle più assurde con-
non manchino), quanto “esperienze” civili e traddizioni e sotto la pressione della più im-
morali (morali più nel senso etico-politico) placabile necessità, se si riesce a pensare
strettamente connesse alla propria vita e ai “storicamente”, dialetticamente, e a identifi-
suoi avvenimenti, considerate nel loro valo- care con sobrietà intellettuale il proprio
re universale o nazionale» (Q , , ). G. compito» (LC , a Tania,  marzo ). La
annuncia questo progetto di marca chiara- comprensione critica di se stessi, il divenire
mente autobiografica con un riferimento di «“medici di se stessi”» (ibid.) attraverso
marca altrettanto chiaramente autobiografi- «una coscienza continuamente presente»
ca: «una tal forma di scrittura può essere più (Debenedetti , ) sono costruzione del-
utile che le autobiografie in senso stretto, l’autobiografia come comprensione della
specialmente se essa si riferisce a processi vi- necessità storica: questa consapevolezza
tali che sono caratterizzati dal continuo ten- permette a G. di sfuggire alla condizione ne-
tativo di superare un modo di vivere e di vrotica dell’«“umiliato e offeso”».
pensare arretrato come quello che era pro- L’autobiografia, dunque, è «concepita
prio di un sardo del principio del secolo per “politicamente”» non solo come documento
appropriarsi un modo di vivere e di pensare del carattere molecolare dei processi storici
non più regionale e da “villaggio”, ma na- di trasformazione, ma anche di formazione
zionale» (ibid.). Ecco che l’esigenza e il pro- della personalità. In questo senso, «tutti gli
cesso di sprovincializzazione della cultura scritti di Gramsci» sono «percorsi da tenta-
italiana, di costruzione di una cultura nazio- zioni autobiografiche, che appaiono però
nale-popolare in connessione con quella eu- ogni volta frenate» (Gerratana , ): non
ropea, trovano una narrazione efficace attra- c’è mai, cioè, il deposito immediatistico del-
verso il racconto del «processo in quanto la propria esperienza, ma una tensione alla
sperimentato da un “triplice o quadruplice comprensione e costruzione di sé che si tra-
provinciale” come certo era un giovane sar- duce anche in una tensione narrativa, ap-
do del principio del secolo» (ibid.). punto nella costruzione molecolare-morale
Il problema politico dell’autobiografia, dell’autobiografia. È questa tensione a fare di
dunque, come narrazione del processo di quell’autobiografia epistolare, dialogico-dia-
«comprensione critica di se stessi» (Q , , lettica, che sono le LC un esempio di lettera-
), come narrazione del processo storico tura morale.
in atto, come comprensione della propria E così in quelle che G. chiama esplicita-
funzione storica in tale processo: come ac- mente Note autobiografiche la narrazione
quisizione progressiva di autocoscienza. G. della propria “esperienza” diventa racconto,
guarda, cioè, gobettianamente, all’autobio- il racconto di sé diventa storia: l’autoanalisi
grafia come a un problema, come tensione di quel mutamento «“molecolare”», «pro-
morale costruttiva di sé e del processo stori- gressivo della personalità morale che a un
co; coniuga tensione gobettiana all’autoedu- certo punto da quantitativo diventa qualita-
cazione, responsabilità morale e formazione tivo», generando «catastrofi del carattere»
molecolare della personalità, intendendo il (Q , , ), è al contempo individuale e
rapporto tra la sensazione molecolare e il collettiva, diventa insieme riflessione sui pro-
tutto complesso anche come «senso di re- cessi di trasformazione della persona e della
sponsabilità verso tutte le molecole che società. La resistenza della coscienza a quel
compongono l’uomo intero»: è un tener processo non è argomento di morale eroica,
conto, un «far collaborare le molecole in una ma diviene immediatamente responsabilità
specie di politica di unità dell’uomo» (Debe- storica, comprensione e costruzione del pro-
nedetti , ). G. costruisce allora la sua cesso storico in atto attraverso la compren-
teoria della personalità alla luce del suo sto- sione critica di se stesso. È evidente allora
AUTODIDATTA 

perché Giacomo Debenedetti, nella seconda L’autocritica e l’ipocrisia dell’autocritica G.


di copertina del secondo volume dell’antolo- rileva che l’autocritica è divenuta parola di
gia  pagine di Gramsci, a proposito del moda: si vuol far credere che «alla critica
carattere «autobiografico» e «narrativo» del- rappresentata dalla “libera” lotta politica
le LC, sostenga che «in Gramsci l’autobio- nel regime rappresentativo» si è trovato un
grafia non si deteriori mai in autobiografi- equivalente che, «se applicato sul serio, è
smo, né il ragguaglio anche intimo in corrivo più efficace e produttivo di conseguenze
intimismo» (Debenedetti ). dell’originale» (Q , , ). Tuttavia
spesso dà luogo «a bellissimi discorsi, a de-
ELEONORA FORENZA clamazioni senza fine e nulla più: l’autocriti-
V. «cannibalismo», «catastrofe, catastrofico», ca è stata “parlamentarizzata”» (ibid.).
«Guicciardini», «molecolare», «naufrago», «per-
sonalità», «psicanalisi», «storia». MANUELA AUSILIO
V. «americanismo», «Babbitt», «Chiesa cattoli-
autocritica ca», «intellettuali», «Stati Uniti».

G. utilizza il termine «autocritica» in


autodidatta
una varietà di significati e di situazioni. Ad
esempio, la personalità di un filosofo è legata L’idea secondo cui tutte le persone dotte
al suo ambiente culturale, che reagisce su di sarebbero in realtà autodidatte, giacché «l’e-
lui e lo costringe a una «continua autocritica» ducazione è autonomia», è per G. un «luogo
(Q  II, , ); nella «tendenza a diminui- comune tendenzioso», che colpevolizza i me-
re l’avversario» c’è «un inizio di autocritica no abbienti e giustifica l’assenza dell’«appa-
[...] che ha paura di manifestarsi esplicita- rato di cultura» necessario per l’educazione e
mente» (Q , , ). Cadorna è ritenuto in- l’istruzione. In senso stretto gli autodidatti
capace d’esercitare l’autocritica (Q , , ) sono coloro i quali sacrificano una parte an-
e ciò vuol dire non voler «eliminare le cause che considerevole di quel tempo che altri de-
del male» (Q , , ); la Chiesa «non ha dicano allo svago o ad altre attività al fine di
mai avuto molto sviluppato il senso dell’au- «istruirsi e educarsi». Non esistono tuttavia
tocritica» (Q , , ). Ancora, G. ritiene la forze sociali che nei fatti si preoccupino in
diffusione nel  del romanzo Babbitt di Italia di soddisfare i bisogni di quanti hanno
Lewis negli Stati Uniti un fenomeno rilevan-
«a loro disposizione solo la loro buona vo-
te poiché, con l’estendersi dell’«autocritica»
lontà»; esistono piuttosto «forze sociali gene-
dei costumi e dunque con la nascita di «una
riche» come il movimento libertario, che spe-
nuova civiltà americana cosciente delle sue
cula finanziariamente su tali «bisogni impel-
forze e delle sue debolezze», gli intellettuali
americani «si staccano dalla classe dominan- lenti» e i cui caratteri di «antistoricismo» e
te» per unirsi a tale nuova civiltà «più inti- «retrività» sono evidenti nel suo stesso «au-
mamente» (Q , , -). Viceversa gli in- todidattismo, che forma persone “anacroni-
tellettuali europei sono filistei piccolo bor- stiche” che pensano con modi antiquati e su-
ghesi (Q , , ): «non rappresentano più perati e questi tramandano, “vischiosamen-
l’autocoscienza culturale, l’autocritica della te”» (Q , , -).
classe dominante», ma ne sono «agenti im- G. ricorda la «superficiale infatuazione
mediati» o se ne sono staccati «costituendo per la scienza» diffusa da «giornalisti onnisa-
una casta a sé» (Q , , ). pienti» e «autodidatti presuntuosi» (Q , ,
In Q , ,  G. evince la vuotezza e la -), che porterebbe molti altri autodidatti,
«disoccupazione intellettuale e morale» del- privi di «un abito scientifico e critico», a
l’attuale generazione dalla «strana forma di «fantasticare di paesi di Cuccagna e di facili
autocritica» che esercita su di sé: sapendosi soluzioni di ogni problema» (Q , , ). G.
«di transizione», ricorre «a immagini [miti- si propone allora di suscitare in tali persone
che] prese dallo sviluppo storico passato» «l’avversione per il disordine intellettuale»,
(ibid.), preda di un evoluzionismo «volgare, attraverso la descrizione di campioni di «ilo-
fatalistico, positivistico» (ibid.). Infine, in tismo intellettuale» (ibid.) quali i loriani. Al-
 AUTODISCIPLINA

l’abitudine al dilettantismo, alla prolissità e al costruire nell’involucro della Società politi-


«paralogismo» (provocate dalla retorica: Q ca una complessa e bene articolata società
, , ), G. contrappone un lavoro intel- civile, in cui il singolo individuo si governi
lettuale rigoroso che consenta di far acquisi- da sé senza che perciò questo suo autogo-
re «agli autodidatti la disciplina degli studi verno entri in conflitto con la società politi-
che procura una carriera scolastica regolare» ca, anzi diventandone la normale continua-
(ibid.). «Sistema Taylor» da una parte e «au- zione, il complemento organico». In coeren-
todidattismo» dall’altra compaiono nei Q a za con lo sviluppo di un processo di costru-
proposito delle «“grammatiche normative” zione della società civile e del suo autogo-
scritte» che tendono ad «abbracciare tutto verno, la «“statolatria”» del gruppo sociale
un territorio nazionale [...] per creare un in ascesa, pur necessaria per la costruzione
conformismo linguistico nazionale unitario»; di una società civile autonoma e dell’auto-
quest’ultimo però pone anche su un piano governo, deve essere «criticata» e superata
più alto «l’“individualismo” espressivo», al- (ivi, ). Tutto il ragionamento sembra
lorché forma «uno scheletro più robusto e svolto avendo anche presente la situazione
omogeneo di cui ogni individuo è il riflesso e della Russia post-rivoluzionaria.
l’interprete» (Q , , ).
MARCOS DEL ROIO
JOLE SILVIA IMBORNONE V. «Ordine Nuovo (L’)», «società civile», «Stato»,
V. «educazione», «grammatica», «intellettuali», «statolatria», «Unione Sovietica».
«Loria», «lorianismo, loriani», «taylorismo».
automatismo
autodisciplina: v. disciplina.
La riflessione sul concetto di «automa-
tismo» viene avviata in Q ,  nel contesto
autogoverno
di una riflessione sul «concetto e fatto di
La riflessione di G. sull’autogoverno si “mercato determinato”» e sulle premesse
sviluppò soprattutto nel periodo dell’espe- necessarie alla nascita di una nuova «scienza
rienza dei Consigli di fabbrica (-): economica»: «Perché si possa parlare di una
l’autogoverno della classe operaia era l’em- nuova “scienza” occorrerebbe aver dimo-
brione del nuovo Stato. Nei Q il lemma ap- strato che esistono un nuovo rapporto di
pare solo in Q , , associato e contrappo- forze ecc. che hanno determinato un nuovo
sto a «“statolatria”». Per G. l’epoca feudale tipo di mercato con un suo [proprio] “auto-
e anche i governi assoluti, in quanto espri- matismo” e fenomenismo che si presenta co-
mevano gli interessi di ordini privilegiati, me qualcosa di “obbiettivo”, paragonabile
rendevano possibile lo sviluppo culturale e all’automatismo delle leggi naturali» (ivi,
morale di gruppi sociali che poi diventavano ). Stante il fatto che l’automatismo at-
Stato, come nel caso della borghesia. Nella tuale è pur sempre quello capitalistico, la fi-
loro ascesa si presentavano come «società ci- losofia della praxis dovrà limitarsi alla «“cri-
vile», con la richiesta di autogoverno di tica di una scienza economica”», cioè alla di-
fronte alla «società politica» o «“governo mostrazione della storicità e sostituibilità
dei funzionari”». Lo Stato, nell’accezione di dell’automatismo dato (ibid.).
G., si può dunque presentare sotto forma di Il concetto di necessità che ne risulta è
società civile o autogoverno e società politi- completamente storico, immanente agli ef-
ca o governo dei funzionari. Lo Stato che si fetti che esso produce, dunque non metafi-
presenta come società civile è quello dotato sico. L’automatismo, che si presenta come
di autogoverno, in quanto il governo dei assenza di iniziativa politica, è, al contrario,
funzionari è qualcosa che appare come da intendere come la generalizzazione di
esterno e sovrapposto. un’iniziativa politica e di una determinata
Nel caso di uno Stato che si identifica organizzazione delle forze sociali. Esso va a
«con gli individui di un gruppo sociale», es- coincidere pertanto con la nozione di “rego-
so «deve servire a determinare la volontà di larità” ed entra a far parte del nuovo con-
AZIONE CATTOLICA 

cetto di “necessità” e di “razionalità” schiz- torità e dell’individuo) e dei Discorsi quello


zato nei Q (Q  II, , -; Q  II, , ; dell’egemonia [...] o del consenso accanto a
Q  II, ,  e soprattutto Q , , -). quello della autorità e della forza [...] l’osser-
In quanto necessità immanente, l’auto- vazione è giusta» (Q , , ). Non solo G.
matismo si produce solo dopo che i rappor- condivide la necessità di entrambi i momen-
ti sociali sono stati politicamente organizza- ti, ma rileva anche la loro non contradditto-
ti: di esso fanno parte integrante, di conse- rietà: «non c’è opposizione di principio tra
guenza, quelle che G. chiama «condizioni principato e repubblica, ma si tratta piutto-
soggettive»: «L’automatismo storico di una sto della ipostasi dei due momenti di autorità
certa premessa viene potenziato politica- e universalità» (ibid.). L’autorità non è quin-
mente dai partiti e dagli uomini “capaci”: la di solamente l’impedimento al completo di-
loro assenza o deficienza (quantitativa e spiegarsi della libertà, ma è anche un ele-
qualitativa) rende “sterile” l’automatismo mento funzionale allo sviluppo umano quan-
stesso: c’è la premessa, ma le conseguenze do la sua «origine è “democratica”, se cioè
non si realizzano» (Q , , ). E nel Testo l’autorità è una funzione tecnica specializza-
C si precisa che se non vi sono le condizioni ta e non un “arbitrio” o una imposizione
soggettive l’automatismo «non è automati- estrinseca ed esteriore» (Q , , ).
smo» e di premesse si può parlare solo
MICHELE FILIPPINI
«astrattamente» (Q , , ).
V. «crisi di autorità», «dittatura», «dominio»,
FABIO FROSINI «egemonia», «forza », «libertà», «Machiavelli».
V. «mercato determinato», «necessità», «raziona-
lità», «regolarità», «scienza». Azione cattolica
All’Azione cattolica G. dedica momen-
autorità
ti sporadici di analisi e giudizi interessanti
Oltre che nelle formule di «crisi di au- già negli scritti giovanili. Ma è soprattutto
torità» (Q , , ) o crisi del «principio nei Q (in molte note sparse e soprattutto nel
di autorità» (Q , , ), oltre al suo uso co- Q ) che egli ritorna sull’argomento con
mune come sinonimo di poteri costituiti, G. frequenza e con una certa sistematicità. Qui
assegna alla parola «autorità» almeno altri l’analisi sull’Azione cattolica è condotta in
due significati. Il primo e più scontato è stretta connessione con quella sugli intellet-
quello che la identifica con la conservazione: tuali religiosi contemporanei (cattolici inte-
«la storia è libertà in quanto è lotta tra li- grali, gesuiti e modernisti), poiché egli ritie-
bertà e autorità, tra rivoluzione e conserva- ne che «i due studi sono inscindibili in un
zione» (Q  I, , ). L’autorità è qui il fre- certo senso e come tali devono essere elabo-
no del mutamento storico, l’elemento coer- rati» (Q , , ). Non poche le note che
citivo che si oppone al dispiegarsi della li- G. intitola precisamente Azione cattolica,
bertà umana. Più avanti in questa nota il pur trattando dei «cattolici integrali, gesuiti
concetto di «“patria”» verrà ricondotto a e modernisti». I conflitti tra gli intellettuali
«un sinonimo», non «di “libertà”», bensì cattolici contemporanei sono, infatti, mo-
«di Stato, cioè d’autorità» (ivi, ). menti di lotta per la conquista dell’egemonia
G. non è però un idealista e non accetta sull’Azione cattolica, il cui controllo con-
la visione crociana del processo storico come sente poi l’influsso anche sulla politica ge-
trionfo della libertà contro l’autorità. Com- nerale del Vaticano.
plica quindi il suo discorso e, in un passo in Dell’Azione cattolica G. fornisce un pro-
cui commenta l’interpretazione di Machia- filo storico e uno politico. In alcuni blocchi
velli da parte di Luigi Russo (curatore dell’e- di note del Q  (-, passim) e del Q  (-
dizione del Principe del ), richiama il mo- , -, -) G. distingue tre periodi nella
mento dell’autorità come momento necessa- storia dell’Azione cattolica: dopo il  (la
rio: «Il Russo nei Prolegomeni fa del Principe preistoria), dopo il , dopo il . In ge-
il trattato della dittatura (momento dell’au- nerale egli identifica la storia dell’Azione cat-
 AZIONE CATTOLICA

tolica con quella delle organizzazioni che, a la struttura dell’Azione Cattolica, mettendo
partire dalla Rivoluzione francese e soprat- in quistione l’autorità assoluta delle gerar-
tutto dalla seconda metà dell’Ottocento, cer- chie ecclesiastiche» (Q , , ).
cano di creare forme nuove di presenza cri- Questo rapporto istituito da G. tra l’A-
stiana in una società che va progressivamen- zione cattolica e i partiti-sindacati cattolici è
te e totalmente scristianizzandosi. G. attri- stato rappresentato (Portelli ) nei termi-
buisce grande importanza storica all’Azione ni di una distinzione fra «il permanente e il
cattolica perché essa «segna l’inizio di una congiunturale», «l’obbligatorio e il facolta-
epoca nuova nella storia della religione cat- tivo», precisando però che esso non sem-
tolica: quando essa da concezione totalitaria pre, all’atto pratico, si evidenzia come di su-
(nel duplice senso: che era una totale conce- bordinazione dei partiti o dei sindacati alla
zione del mondo di una società nel suo tota- gerarchia ecclesiastica e al Vaticano, attra-
le), diventa parziale (anche nel duplice sen- verso la mediazione dell’Azione cattolica.
so) e deve avere un proprio partito» (Q , , Ciò si verifica in Italia, dove sindacato e par-
). L’Azione cattolica si presenta agli oc- tito sono più direttamente subordinati al-
chi di G. come un vero e proprio partito, su- l’Azione cattolica, non invece in Germania,
scitato e organizzato direttamente dalla dove ha la preminenza il partito cattolico di
Chiesa nei tempi moderni per arginare il pro- centro (Zentrum), e nella stessa Francia, do-
cesso di «apostasia di intere masse [...] il su- ve l’Azione cattolica, sebbene presenti una
peramento di massa della concezione religio- struttura solida e disponga di un personale
sa del mondo» (ibid.) avviatosi con la Rivo- più qualificato di quello italiano, è tuttavia
luzione francese. A partire da questo mo- soggiogata in misura maggiore dal movi-
mento il problema politico di fondamentale mento politico integralista anziché dal Vati-
importanza e urgente per la gerarchia eccle- cano (Q , , ; v. Portelli , ). Al-
siastica è proprio quello di recuperare, attra- trettanto interessante il rapporto che G.
verso l’opera dei propri intellettuali e dell’A- istituisce tra l’Azione cattolica e gli intellet-
zione cattolica, l’egemonia ideologica, socia- tuali cattolici. La nascita e lo sviluppo del-
le e politica compromessa. Questo ruolo po- l’Azione cattolica, come pure del moderni-
litico dell’Azione cattolica è simile ma anche smo, gesuitismo e integralismo contempo-
specificamente diverso da quello delle altre ranei, «hanno significati più vasti che non
organizzazioni cattoliche (sindacati, Partito siano quelli strettamente religiosi: sono
popolare, intellettuali cattolici). Rapporto “partiti” nell’“impero assoluto internazio-
che viene così precisato da G.: «L’Azione cat- nale” che è la Chiesa Romana ed essi non
tolica è stata sempre un organismo comples- possono evitare di porre in forma religiosa
so, anche prima della costituzione della Con- problemi che spesso sono puramente mon-
federazione bianca del Lavoro e del Partito dani, di “dominio”» (Q , , ).
Popolare. La Confederazione del Lavoro era Il giudizio politico di G. a proposito del-
considerata organicamente una parte costi- l’Azione cattolica non è univocamente nega-
tutiva dell’Azione cattolica, il Partito Popo- tivo, ma complesso, ricalcato su quello già
lare invece no, ma lo era di fatto. Oltre che espresso nel periodo giovanile riguardo al
alle altre ragioni, la costituzione del Partito Partito popolare. In un articolo apparso su
Popolare fu consigliata da ciò che si riteneva “La Correspondance Internationale”, seb-
inevitabile nel dopo guerra una avanzata de- bene la ritenga generalmente un’organizza-
mocratica, alla quale occorreva dare un or- zione «nelle mani dell’aristocrazia, dei gran-
gano e un freno, senza mettere in rischio la di proprietari e delle alte autorità ecclesia-
struttura autoritaria dell’Azione Cattolica stiche, reazionarie e simpatizzanti col fasci-
che ufficialmente è diretta personalmente smo» (Il Vaticano,  marzo , in CPC
dal Papa e dai Vescovi: senza il Partito Po- ), egli annota tuttavia anche che «una
polare e le innovazioni in senso democratico parte dei contadini, [...] risvegliata alle lotte
portate nella Confederazione sindacale, la per la difesa dei suoi interessi dalle stesse or-
spinta popolaresca avrebbe sovvertito tutta ganizzazioni autorizzate e dirette dalle auto-
AZIONE CATTOLICA 

rità ecclesiastiche, [...] accentua il proprio cano, un popolare, un sardista, un democra-


orientamento di classe e incomincia a senti- tico meridionale aderiscono al programma
re che le sue sorti non sono separabili da del fronte unico proletario e della alleanza
quelle della classe operaia. Indizio di questa fra operai e contadini, molta maggior im-
tendenza è il fenomeno Miglioli. Un sinto- portanza ha il fatto che a tale programma
mo assai interessante di essa è anche il fatto aderisca un membro dell’azione cattolica
che le organizzazioni bianche, le quali, es- come tale», poiché «ogni nostro successo sia
sendo una parte dell’“Azione cattolica”, pure limitato nel campo dell’Azione cattoli-
fanno capo direttamente al Vaticano, hanno ca significa pertanto che noi riusciamo a im-
dovuto entrare nei comitati intersindacali pedire lo svolgimento della politica fascista
con le Leghe rosse, espressione di quel pe- in un campo che sembrava precluso a qual-
riodo proletario che i cattolici indicavano fin siasi iniziativa proletaria» (ibid.).
dal  come imminente alla società italia- Da tener sempre presente che l’analisi
na» (La situazione italiana e i compiti del PCI, dell’Azione cattolica e degli intellettuali cat-
gennaio , in CPC ). Anche nella se- tolici contemporanei è solo l’ultimo capito-
conda metà del  – quando ormai «l’A- lo di una ricerca ben più ampia sugli intel-
zione cattolica [...] rappresenta [...] una par- lettuali italiani, comprendente a sua volta un
te integrante del fascismo, tende attraverso consistente capitolo sulla Chiesa come intel-
l’ideologia religiosa a dare al fascismo il con- lettuale (LC -, a Tatiana,  luglio ).
senso di larghe masse popolari, ed è destina- Studio che G. conduce sotto l’angolatura
ta in un certo senso, nell’intenzione di una particolare del rapporto tra intellettuali e
tendenza fortissima del Partito fascista (Fe- masse popolari e come esempio di storiciz-
derzoni, Rocco, ecc.), a sostituire lo stesso zazione del rapporto dialettico tra senso co-
Partito fascista nella funzione di partito di mune, religione popolare e filosofia.
massa e di organismo di controllo politico TOMMASO LA ROCCA
sulla popolazione» (Un esame della situazio-
V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «contadini»,
ne italiana, agosto , in CPC ) – G. non
«egemonia», «filosofia», «gesuiti, gesuitismo»,
desiste dal tentare ugualmente un approccio «ideologia», «integralisti», «intellettuali», «intel-
aperto verso i giovani dell’Azione cattolica, lettuali italiani», «modernismo», «partito», «Par-
ritenendo che «se ha importanza il fatto che tito popolare», «quistione cattolica», «religione»,
un massimalista, un riformista, un repubbli- «senso comune».
B

Babbitt stro di provincia, dal capo sezione del Mini-


stero», è «una superstizione imputridita e de-
Babbitt è il protagonista del romanzo bilitante» (ibid.). Nonostante tutto – conclu-
omonimo di Sinclair Lewis che G. lesse in de G. –, il Babbitt americano guarda in avan-
carcere, in traduzione francese, e che è an- ti, mentre quello europeo guarda indietro,
che oggetto di commenti nel fascicolo della verso una società non necessariamente supe-
rivista tedesca “Die literarische Welt”, che rata, ma certamente arretrata.
egli tradusse. Per G., il libro di Lewis è di
«importanza culturale più che artistica: la DEREK BOOTHMAN
critica dei costumi prevale sull’arte», è rap- V. «americanismo», «conformismo», «Europa»,
presentativo dell’inizio di un’autocritica sul- «intellettuali».
la nuova civiltà statunitense da parte di un
ceto intellettuale che inizia a staccarsi dalla bambino
classe dominante (Q , , ), in un paese
«Bambino» e «fanciullo» compaiono in
in cui – non va dimenticato – l’assenza di un numerose note dei Q e in buona parte delle
gran numero di intellettuali tradizionali fa sì LC, che G. invia alla moglie Julca (Giulia) e
che l’egemonia nasca direttamente dalla fab- alla cognata Tatiana, soprattutto in riferi-
brica, con l’apporto di «una quantità mini- mento alla questione della formazione della
ma di intermediari professionali della politi- personalità. In particolare G. valorizza, nel
ca e dell’ideologia» (Q , , ). concetto di bambino, contro la presunta
Babbitt è il prototipo di colui che, facen- componente naturale, quella storica perché
do parte delle classi medio-basse statuniten- è «con la coercizione» (LC , a Giulia, 
si dell’epoca, assume il grande industriale co- dicembre ) che si determina la forma-
me «modello» (Q , , ) e, senza accor- zione del bambino come dell’uomo. Gli ele-
gersene, ne riproduce i pregiudizi. Il suo ra- menti della personalità, infatti, si formano
gionare, la sua logica sono inficiati dal fatto storicamente di volta in volta, poiché – os-
che egli vi introduce inconsapevolmente opi- serva G. – «la coscienza del fanciullo non è
nioni connotate da un preciso punto di vista alcunché di “individuale” (e tanto meno di
sociale e di classe (Q , , ). Il che fa individuato)», ma rappresenta «il riflesso
concludere a G. che gli uomini, nella mag- della frazione di società civile cui il fanciul-
gioranza dei casi, «non si accorgono di quan- lo partecipa, dei rapporti sociali quali si an-
to il sentimento e l’interesse immediato tur- nodano nella famiglia, nel vicinato, nel vil-
bino il processo logico» (ibid.). laggio ecc.» (Q , , ). G. infatti consi-
Il conformismo di Babbitt, tipico del «fi- dera «il cervello del bambino» non come
listeo di un paese in movimento» (Q , , «un gomitolo che il maestro aiuta a sgomi-
), «è ingenuo e spontaneo», «una supersti- tolare», come «si immagina» (Q , , ),
zione energetica e progressiva» (Q , , ); ma come una parte del complesso mondo
il conformismo equivalente in Europa, forni- storico su cui l’ambiente, la società, esercita
to dal «canonico della cattedrale, dal nobila- la sua coercizione. Tali considerazioni sono
 BAMBINO

legate in G. non soltanto al problema dello ra indirizzata a Giulia in cui G., dopo averle
«sviluppo della personalità» (LC , a Jul- confessato di essere «molto invidioso» poi-
ca,  ottobre ) dei figli, Delio e Giulia- ché non può «godere la prima freschezza
no, e della nipote Edmea, ma anche alla que- delle impressioni sulla vita dei bambini» e
stione del peculiare rapporto del bambino- non può aiutarla «a guidarli e a educarli»,
allievo con il maestro e con la scuola. palesa le sue perplessità rispetto al modello
Emblematica appare la lettera, già citata, educativo «ginevrino e roussoiano» (LC ,
del  in cui G., a proposito della forma- a Julca,  luglio ) con cui, a suo avviso,
zione dei figli, rimprovera a Giulia di lasciar- vengono educati Delio e Giuliano. G. di-
si influenzare da una concezione «metafisi- chiara infatti che se tale modo, tipicamente
ca» dell’educazione, dal presupporre cioè svizzero, «di concepire l’educazione come
«che nel bambino sia in potenza tutto l’uo- sgomitolamento di un filo preesistente» ave-
mo e che occorra aiutarlo a sviluppare ciò va avuto «la sua importanza quando si con-
che già contiene di latente, senza coercizioni, trapponeva alla scuola gesuitica, cioè quan-
lasciando fare alle forze spontanee della na- do negava una filosofia ancora peggiore»,
tura». Secondo G., infatti, «ciò che si crede ora esso appare «altrettanto superato» (LC
forza latente» non è che il «complesso infor- , a Giulia,  dicembre ).
me ed indistinto delle sensazioni e delle im- A questo proposito risultano altrettanto
magini dei primi giorni, dei primi mesi, dei interessanti i giudizi, spesso critici e perento-
primi anni di vita, immagini e sensazioni che ri, di G. rispetto alla personalità della nipote
non sempre sono le migliori che si vuole im- Edmea, giudicata «troppo puerile per la sua
maginare». E poiché – continua G. – queste età» e senza «bisogni sentimentali che non
immagini e queste sensazioni che vengono siano piuttosto animaleschi (vanità ecc.)», a
assorbite dal bambino in modo rapido e causa, «forse», dei troppi vizi e della non co-
quantitativamente straordinario fin dai primi strizione, da parte dei familiari, «a discipli-
giorni di nascita saranno ricordate nel perio- narsi» (LC , alla madre,  luglio ). In
do di giudizi più riflessivi, in seguito all’«ap- realtà la riflessione sulla formazione della ni-
prendimento del linguaggio», rinunziare a potina permette a G. di esprimere la sua opi-
formare il bambino potrebbe significare ca- nione sul fondamentale ruolo della famiglia e
dere «in una forma di trascendenza o di im- della scuola nel processo educativo del bam-
manenza» (LC , a Giulia,  dicembre bino. Nell’elencare infatti quelle «qualità so-
), ovvero permettere che la sua persona- lide e fondamentali per il suo avvenire», che
lità si sviluppi accogliendo caoticamente dal- ogni fanciullo dovrebbe possedere, ovvero
l’ambiente generale tutti i motivi di vita. «la “forza di volontà”, l’amore per la disci-
Di notevole interesse è anche il passo di plina e per il lavoro, la costanza nei proposi-
una lettera dello stesso anno in cui G., pren- ti», G. dichiara di tener conto, «più che del
dendo a pretesto il racconto del processo di bambino, di quelli che lo guidano e che han-
crescita di alcune pianticelle che coltiva nel- no il dovere di fargli acquistare tali abitudi-
la sua cella e della sua tentazione quotidiana ni, senza mortificare la sua spontaneità»: un
«di tirarle un po’ per aiutarle a crescere», di- concetto, quest’ultimo, ricco di implicazioni
chiara a Tatiana di rimanere «incerto tra le e largamente affrontato, assieme a quello di
due concezioni del mondo e dell’educazio- «direzione consapevole», in numerose note
ne», ovvero di non riuscire a decidere «se es- dei Q. A tal riguardo egli poi aggiunge che
sere roussoiano e lasciar fare la natura che considerando le «condizioni molto sfavore-
non sbaglia mai ed è fondamentalmente voli» in cui si esplica l’«attività femminile
buona o se essere volontarista e forzare la [...] fin dalle prime scuole», allora è assoluta-
natura introducendo nell’evoluzione la ma- mente auspicabile che «nella concorrenza
no esperta dell’uomo e il principio d’auto- [...] le donne abbiano qualità superiori a
rità» (LC , a Tania,  aprile ). Tale quelle domandate ai maschi e una maggior
iniziale incertezza sembra cominciare a dose di tenacia e di perseveranza» (LC , a
esaurirsi qualche mese più tardi in una lette- Teresina,  maggio ).
BENDA , JULIEN 

Se ogni fanciullo, dunque, dovesse af- za”» e «contenuto “umano e morale”» (Q ,


frontare la scuola portando con sé una parte , ) che permette a G. di prendere le di-
di quella mediazione della famiglia, purché stanze dall’estetica crociana. Egli non nega
non accecata «dai sentimenti» (LC , a Giu- che compito dell’estetica «come scienza» sia
lia,  dicembre ), allora «l’educazione» è «quello di elaborare una teoria dell’arte e
da intendersi secondo G. come «una lotta della bellezza, dell’espressione» (Q , ,
contro gli istinti legati alle funzioni biologiche ), ma ribadisce che nell’approccio all’arte
elementari, una lotta contro la natura per do- si deve privilegiare lo studio della sua «“fun-
minarla e creare l’uomo “attuale” alla sua zione”», pur ammettendo che un simile stu-
epoca» (Q , , ). Sulla base di ciò G., no- dio «non è sufficiente, pur essendo necessa-
nostante consideri assolutamente necessario rio, per creare la bellezza» (Q , , ). Per
che la scuola si liberi da rapporti di disciplina G. la «ricerca sulla bellezza di un’opera» non
ipocrita e meccanica, allo stesso tempo ritie- può che essere «subordinata alla ricerca del
ne comprensibile che la stessa, nella sua pri- perché essa è “letta”, è “popolare”, è “ricer-
ma fase, debba tendere «a disciplinare, quin- cata” o, all’opposto, del perché non tocca il
di anche a livellare, a ottenere una specie di popolo e non l’interessa» (Q , , ).
“conformismo” che si può chiamare “dina- La questione è affrontata anche in due
mico”» (Q , , ). Superata questa prima lettere alla moglie Giulia. Contestando di
fase, secondo G., spetta al «lavoro vivente del aver affermato che «“avere dell’amore per
maestro» il compito di «accelerare e [...] di- uno scrittore od un altro artista non è lo stes-
sciplinare la formazione del fanciullo» (Q , so che avere per lui della stima”», G. obietta
, ), poiché la scuola, a suo avviso, rap- di essersi limitato a distinguere «il godimen-
presenta soltanto «una frazione della vita del- to estetico e il giudizio positivo di bellezza ar-
l’alunno» (Q , , ), un’integrazione del- tistica, cioè lo stato d’animo di entusiasmo
la società e ne assimila tutti gli elementi di per l’opera d’arte come tale, dall’entusiasmo
contrasto e di lotta, poiché «la coscienza in- morale, cioè dalla compartecipazione al
dividuale [...] dei fanciulli riflette rapporti ci- mondo ideologico dell’artista, distinzione
vili e culturali diversi e antagonistici con quel- [....] criticamente giusta e necessaria» (LC
li che sono rappresentati dai programmi sco- -,  settembre ). Da questo punto di
lastici» (Q , , ). Soltanto in un secondo vista è significativo che invitando un anno
momento, cioè quando la scuola diventa dopo la moglie a illustrare al figlio Delio le
«creativa, sul fondamento raggiunto di “col- motivazioni storiche della religiosità della
lettivizzazione” del tipo sociale», essa favo- Capanna dello zio Tom, G. rivaluti il ruolo
rirà l’espansione della personalità «divenuta della bellezza e del godimento estetico come
autonoma e responsabile, ma con una co- via privilegiata alla comprensione di senti-
scienza morale e sociale solida e omogenea» menti non più attuali: «A me pare che debba
(Q , , ). avvenire in noi una catarsi, come dicevano i
greci, per cui i sentimenti si rivivono “artisti-
VALERIA LEO camente” come bellezza, e non più come
V. «coercizione», «educazione», «famiglia», passione condivisa e ancora operante» (LC
«Giulia», «natura», «personalità», «Rousseau», ,  agosto ). In questo modo egli apre
«scuola», «spontaneità», «uomo». la strada a una considerazione della bellezza
artistica estranea alle premesse idealistiche.
bellezza
MARINA PALADINI MUSITELLI
«Bellezza» è per G. sinonimo di arte. Il V. «arte», «Croce», «estetica».
termine indica, crocianamente, una non me-
glio definita qualità formale dell’arte, che
Benda, Julien
non comporta, però, da parte dei fruitori, né
un immediato riconoscimento né un auto- G., partendo da un articolo di Benda del
matico godimento estetico. Esso implica , considerato come un corollario del
quella preliminare distinzione tra «“bellez- pamphlet La trahison des clercs, sottolineava
 BERGSON , HENRI

come l’intellettuale francese intervenisse su con sarcasmo a questa accusa nell’articolo


una questione allora assai dibattuta, dal pri- Bergsoniano!, del  gennaio , in SF -; a
mo dopoguerra lungo il corso degli anni tali accuse, lanciate già nel  anche in am-
Venti: la questione della «nazionalità del bito massimalista, si fa riferimento in Q , ,
pensiero» (per cui, ad esempio, «il Geist te- ). Al riguardo G. ricorda che nel sociali-
desco è ben diverso dall’Esprit francese»). In smo italiano «dominava una concezione fata-
connessione, ma anche in rapporto critico, listica e meccanica della storia [...] e però si
con le considerazioni di Benda, G. osservava verificavano atteggiamenti di un volontari-
che, se è vero che «l’universale si serve me- smo formalistico sguaiato e triviale» (ibid.),
glio quanto più si è particolari», è altresì ve- mentre il movimento torinese produsse una
ro che «una cosa è essere particolari, altra co- «unità della “spontaneità” e della “direzione
sa predicare il particolarismo» (Q , , ). In consapevole”» (Q , , ). Non a caso i giu-
ciò consisteva per G. l’equivoco del naziona- dizi su Bergson si inseriscono frequentemen-
lismo, il quale pretendeva spesso di essere «il te in discussioni circa la volontà di G. di su-
vero universalista, il vero pacifista» (ibid.) perare visioni del mondo e concezioni della
proprio in nome di un particolarismo che si storia che eccedano in materialismo o in idea-
concepiva come universalismo. lismo oppure compaiono nella ricorrente tesi
Più in generale, l’autore dei Q tendeva ad della «doppia revisione» subita dalla filosofia
accomunare Benda e Croce, nel senso che en- della praxis, revisione che implica anche l’af-
trambi, a suo avviso, esaminavano la «qui- fermazione dell’influenza del marxismo su
stione degli intellettuali» facendo astrazione molte filosofie: «Bisognerebbe [...] studiare
sia «dalla situazione di classe degli intellet- specialmente la filosofia del Bergson e il prag-
tuali stessi» sia «dalla loro funzione», che si matismo per vedere in quanto certe loro po-
era andata definendo e precisando con l’e- sizioni sarebbero inconcepibili senza l’anello
norme diffusione del libro e della stampa pe- storico del marxismo» (Q , , -).
riodica (ivi, ). Infine, riguardo al convinci- Brani di Bergson offrono inoltre spunti
mento di Benda secondo cui il fervore in at- di riflessione circa «l’intuizione politica»,
to, volto a mantenere e a preservare la «na- ma in un contesto a lui estraneo e più ispira-
zionalizzazione dello spirito», significava in to a Machiavelli. Il più diretto riferimento a
realtà che lo spirito europeo stava nascendo e Bergson è in una discussione di un saggio
che al suo interno l’intellettuale-artista avreb- contenuto in L’énergie spirituelle dedicato
be dovuto «individualizzarsi» per attingere all’ipotesi di un’umanità rivolta alla vita in-
una dimensione «universale», G. precisava teriore piuttosto che al mondo materiale: «Il
con decisione che la «lotta intellettuale», con- regno del mistero sarebbe stato la materia e
dotta senza una «lotta reale» tendente a ca- non più lo spirito, egli dice [...] In realtà
povolgere una situazione storica, non poteva “umanità” significa Occidente, perché l’O-
che essere sterile, e così concludeva: «È vero riente si è proprio fermato [...] al mondo in-
che lo spirito europeo sta nascendo e non so- teriore. La quistione sarebbe questa [...]: se
lamente europeo, ma appunto ciò inasprisce non è proprio lo studio della materia [...]
il carattere nazionale degli intellettuali, spe- che ha fatto nascere il punto di vista che lo
cialmente dello strato più elevato» (ivi, ). spirito sia un “mistero”» (Q , , ). Non
vi sono valutazioni complessive della filoso-
PASQUALE VOZA fia bergsoniana, apprezzata in funzione anti-
V. «Croce», «Goethe», «intellettuali», «naziona- positivistica, ma citata soprattutto in riferi-
lismo». mento a «forme di irrazionalismo e arbitra-
rietà» (Q  I, , ).
Bergson, Henri
LUDOVICO DE LUTIIS
Bergson è spesso citato in relazione al- V. «filosofia della praxis», «Machiavelli», «marxi-
l’accusa rivolta al movimento torinese di es- smo», «materia», «Oriente-Occidente», «prag-
sere «“spontaneista”», «“volontarista”» e ap- matismo», «revisionismo», «Sorel», «spirito, spi-
punto «bergsoniano» (all’epoca G. rispose ritualismo», «spontaneismo», «volontarismo».
BILANCIO STATALE 

Bernstein, Eduard nizzata di fatto la struttura ideologica di una


classe dominante: cioè l’organizzazione mate-
In Q , , - G. sottopone ad anali-
riale intesa a mantenere, a difendere e a svi-
si critica l’affermazione di Bernstein «secon-
luppare il “fronte” teorico o ideologico [...]
do cui il movimento è tutto e il fine è nulla».
La stampa è la parte più dinamica di questa
Lungi dal tentare un’interpretazione della struttura ideologica, ma non la sola: tutto ciò
dialettica, Bernstein propone «una concezio- che influisce o può influire sull’opinione pub-
ne meccanicistica della vita e del movimento blica direttamente o indirettamente le appar-
storico» nella quale le forze umane appaiono tiene: le biblioteche, le scuole, i circoli e clubs
passive e il movimento è colto in un’ottica di di vario genere, fino all’architettura, alla di-
evoluzionismo volgare piuttosto che di svol- sposizione delle vie e ai nomi di queste»
gimento e di sviluppo. Ciò che stupisce, con- (ibid.). È indicativo della peculiare struttura
tinua G., è il fatto che Bernstein attinga al re- dell’egemonia in Italia il fatto che certi servi-
visionismo idealistico che, comunque, con- zi, altrove finanziati dallo Stato, «sono da noi
templa l’intervento degli uomini ritenendolo trascurati quasi del tutto; tipico esempio le bi-
decisivo «nello svolgimento storico». blioteche e i teatri» (Q , , ).
Eppure Bernstein non esclude totalmen- A proposito della scuola unitaria, G. sot-
te l’intervento umano, «ritenuto efficiente co- tolinea come la biblioteca, insieme ai «semi-
me tesi, ossia nel momento della resistenza e nari», ai «gabinetti sperimentali» e ai «labo-
della conservazione», ma «rigettato come an- ratori» (Q , , ), costituisca il corpo cen-
titesi, ossia come iniziativa e spinta antagoni- trale dell’attività educativa e formativa, in cui
sta». Mentre però per la resistenza e la con- «si raccoglieranno gli elementi fondamentali
servazione possono esistere «“fini”», ciò non per l’orientazione professionale» (ibid.).
accade per il progresso e per l’iniziativa inno- Questa struttura dovrebbe prolungarsi in un
vatrice. Insomma, conclude G., si tratta di sistema accademico territoriale completa-
un’astuta teorizzazione della passività, in cui mente nuovo, centralizzato e razionalizzato
la tesi debilita l’antitesi, la quale «ha bisogno («nelle sezioni provinciali e al centro tutte le
di prospettarsi dei fini, immediati e mediati, attività dovranno essere rappresentate, con
per rafforzare il suo movimento superatore. laboratori, biblioteche, ecc.»: ivi, ), e ca-
Senza la prospettiva di fini concreti, non può pace di mettere in luce i più meritevoli.
esistere movimento del tutto» (ibid.). G. nutre inoltre un certo interesse per le
Secondo Sorel, come si evince da una biblioteche popolari, che possono fornire
sua lettera a Croce, ispiratore di Bernstein «spunti “reali” sulla cultura popolare» (Q ,
era stato anche il lavoro dello stesso Croce , ). Anche le biblioteche carcerarie, da
(Q  II, , ), che divenne «leader intel- lui sempre frequentate, sono testimonianza
lettuale delle tendenze revisionistiche degli sia di un sistema egemonico, sia di un certo
anni » (Q  I, p. ). modo popolarmente diffuso di pensare (si
LELIO LA PORTA vedano i numerosi spunti nelle LC, in parti-
colare LC -, a Tania,  aprile ).
V. «Croce», «dialettica», «evoluzionismo», «mez-
zi e fini», «revisionismo», «socialisti», «Sorel». FABIO FROSINI
V. «apparato egemonico», «architettura», «carce-
biblioteca re o prigione», «cultura popolare», «egemonia»,
«giornalismo», «scuola», «struttura ideologica».
La biblioteca è agli occhi di G. uno dei
luoghi fondamentali di formazione e diffusio-
biennio rosso: v. Ordine Nuovo (L’).
ne della cultura. Nei Q il concetto interviene
sia nell’esame del «materiale ideologico» che
confluisce a formare una determinata egemo- bilancio statale
nia, sia anche nell’analisi della «scuola unita- Nel lungo e articolato Q ,  – ricco di
ria» (per il primo caso v. Q , , -: Mate- cifre e dati e comprensivo anche di un dia-
riale ideologico): «Uno studio di come è orga- gramma – G. riprende e commenta quanto
 BIOGRAFIA NAZIONALE

scritto dall’economista Tommaso Tittoni sul- G. descrive e biasima la concezione della


la situazione finanziaria italiana degli anni storia come «“biografia” nazionale», secon-
-, anche in rapporto a quella di altre do cui l’Italia viene considerata, a un tempo
nazioni europee, in due articoli pubblicati astrattamente e concretamente, come la
sulla “Nuova Antologia”, intitolati entrambi «bella matrona delle oleografie popolari»
Problemi finanziari, rispettivamente del  (Q , , ), di cui gli italiani sarebbero
maggio  e del ° giugno . Il «bilancio «i “figli”». Alla biografia della madre con-
italiano – si legge – non è un conto di fatto, segue e succede allora quella dei «“figli
di tipo inglese, che registra incassi e spese ef- buoni”», a cui sono contrapposti quelli «de-
fettivamente avvenuti, ma un conto di dirit- viati». Questo tipo di storia sarebbe nata
to, di tipo francese, comprendente da una con il sentimento nazionale, perché avrebbe
parte le entrate accertate e scadute, da un’al- la funzione di rinsaldarlo nelle grandi mas-
tra parte le spese ordinate, liquidate ed im-
se e sarebbe pertanto adoperata come «uno
pegnate nei modi prescritti dalla legge» (Q ,
strumento politico» (ibid.). Concepita e
, ). Ciò comporta il grande inconvenien-
sorta per motivi propagandistici, si svilup-
te che in un bilancio di competenza i residui,
sia attivi che passivi, non possono essere va- perebbe a partire dal presupposto che «ciò
lutati alla stessa stregua di incassi e paga- che si desidera sia sempre esistito e non ab-
menti: «nessun esercizio si esaurisce in sé» bia potuto affermarsi per l’intervento di for-
perché «lascia sempre dei residui attivi e pas- ze estranee o per l’addormentarsi delle virtù
sivi, in modo che alla gestione del bilancio intime» (Q , , ). Secondo G., la storia
proprio dell’esercizio si aggiunge quella dei vista come «“biografia” nazionale» sarebbe
residui attivi e passivi dei precedenti esercizi quindi doppiamente antistorica, dacché sa-
che la cassa va a sopportare» (ibid.). rebbe in contraddizione con la realtà e smi-
Più tardi, nel Q , G. nota che sul bi- nuirebbe in particolare le peculiarità e
lancio dello Stato italiano gravano l’appara- l’«originalità» del fenomeno del Risorgi-
to amministrativo e un iniquo sistema pen- mento e lo sforzo compiuto dai suoi uomini
sionistico. Sulla scorta delle analisi di Rena- per contrastare i nemici esterni, ma anche le
to Spaventa, G. rileva che un decimo della «forze interne conservatrici che si oppone-
popolazione italiana è costituito da uomini vano all’unificazione» (Q , , ). In
poco più che quarantenni, quindi nel pieno questo testo di seconda stesura G. illustra la
vigore delle forze fisiche e intellettuali. Que- diffusione “pedagogica” dell’immagine
sti, «dopo  anni di servizio statale, non si oleografica dell’Italia e della relativa forma
dedicano più a nessuna attività produttiva, storiografica attraverso un paragone con la
ma vivacchiano con le pensioni più o meno situazione francese. Per spostare l’accento
grandi, mentre un operaio può godere una sugli uomini e mettere fine all’idea dello
assicurazione solo dopo i  anni e per il con- Stato come patrimonio e territorio, Napo-
tadino non esiste limite di età al lavoro» (Q leone si disse imperatore dei francesi e Lui-
, , -). Cosa che non accade in Ame- gi Filippo re dei francesi, con un appellati-
rica, dove la razionalità della composizione vo di «carattere nazionale-popolare profon-
demografica impedisce l’esistenza di «classi
do» (ibid.); inoltre la rappresentazione sim-
numerose senza una funzione essenziale nel
bolica della madrepatria francese, «“Ma-
mondo produttivo, cioè classi assolutamen-
rianna” [...] può essere canzonata anche dai
te parassitarie» (ivi, ).
più accesi patriotti». Scherzare sull’equiva-
VITO SANTORO lente figura stilizzata dell’Italia invece «si-
V. «crisi», «debito pubblico», «fordismo», «titoli gnificherebbe senz’altro essere antipatriotti
di Stato». come lo furono i sanfedisti e i gesuiti prima
e dopo il » (ibid.).
biografia nazionale JOLE SILVIA IMBORNONE
In Q , ,  e poi nel Q , il “qua- V. «Francia», «nazionale-popolare», «Risorgi-
derno speciale” sul Risorgimento italiano, mento».
BLOCCO STORICO 

blocco agrario classi agrarie e non contadine naturalmente,


cioè blocco agrario diretto da grandi pro-
In un noto passo della QM G. definisce
prietari e grandi intellettuali».
la società del Sud Italia come un «grande
blocco agrario costituito di tre strati sociali: ANTONELLA AGOSTINO
la grande massa contadina amorfa e disgre- V. «Cavour», «contadini», «Crispi», «Croce»,
gata, gli intellettuali della piccola e media «Mezzogiorno», «quistione meridionale», «Ri-
borghesia rurale, i grandi proprietari terrie- sorgimento».
ri e i grandi intellettuali». In questo contesto
i contadini da un lato vivono in una situa- blocco storico
zione di «perpetuo fermento», dall’altro, in
Come la nozione di «rivoluzione passi-
quanto «massa», si rivelano «incapaci di da-
va» è dichiaratamente ricavata da Vincenzo
re una espressione centralizzata alle loro
Cuoco e poi viene rielaborata e ritradotta
aspirazioni e ai loro bisogni. Lo strato medio quale chiave originale di analisi storica e di
degli intellettuali riceve dalla base contadina riflessione teorico-politica, così la nozione di
le impulsioni per la sua attività politica e «blocco storico» è dichiaratamente ricavata
ideologica. I grandi proprietari nel campo da Georges Sorel e, una volta sviluppata e ri-
politico e i grandi intellettuali nel campo pensata da G., diviene una categoria fonda-
ideologico centralizzano e dominano, in ul- mentale del «pensiero in isviluppo» dei Q. Si
tima analisi, tutto questo complesso di ma- può dire innanzitutto che tale categoria
nifestazioni. Come è naturale, è nel campo chiama in causa sostanzialmente due que-
ideologico che la centralizzazione si verifica stioni essenziali del marxismo di G.: la que-
con maggiore efficacia e precisione» (CPC stione delle ideologie (o «superstrutture») e
). La borghesia colta meridionale – notai, quella della storia etico-politica, a partire
medici, avvocati, insegnanti – è infatti, a det- dall’elaborazione datane da Croce.
ta di G., la custode e la garante del potere In un importante paragrafo del Q  inti-
dei capitalisti del Nord, formando un bloc- tolato Croce e Marx G. afferma che per stu-
co intellettuale che ha impedito «che le scre- diare bene l’«argomento del valore concreto
polature del blocco agrario divenissero delle superstrutture in Marx» è necessario
troppo pericolose e determinassero una fra- «ricordare il concetto di Sorel del “blocco
na» (ivi, ). Non a caso «Giustino Fortu- storico”» (Q , , ). Va subito precisato
nato e Benedetto Croce rappresentano per- che l’espressione non ricorre letteralmente in
ciò le chiavi di volta del sistema meridionale Sorel e che il concetto è legato nell’autore
e, in un certo senso, sono le due più grandi francese alla sua nozione centrale di mito: il
figure della reazione italiana» (ivi, ). che vuol dire che G. di quel concetto opera,
In Q , , -, analizzando il proble- sin dall’inizio, una propria, peculiare “tradu-
ma del rapporto città-campagna nel Risor- zione”. Più avanti, in un paragrafo successi-
gimento, G. evidenzia come anche l’ele- vo dello stesso Q , G. afferma che, quando
mento principale di debolezza della politica «il rapporto tra intellettuali e popolo-massa,
di Crispi risiedeva nella scelta di «legarsi tra dirigenti e diretti, tra governanti e gover-
strettamente al gruppo settentrionale, su- nati, è dato da una adesione organica in cui il
bendone il ricatto, e di avere sistematica- sentimento passione diventa comprensione e
mente sacrificato il Meridione, cioè i conta- quindi sapere (non meccanicamente, ma in
dini». In altre parole, «di non avere osato modo vivente)», allora soltanto si crea un rea-
[...] posporre agli interessi corporativi del le rapporto di rappresentanza e «si realizza la
piccolo gruppo dirigente immediato, gli in- vita d’insieme che sola è la forza sociale» e si
teressi storici della classe futura, risveglian- crea dunque il «“blocco storico”» (Q , ,
done le energie latenti con una riforma ). Ma, non a caso, è in un paragrafo dedi-
agraria». Da qui «l’impressione» che fu Ca- cato alla «validità», alla realtà, alla storica de-
vour il solo politico a considerare «le classi terminatezza delle ideologie (non riducibili a
agrarie meridionali come fattore primario, mere “apparenze”), cioè in un paragrafo de-
 BODIN , JEAN

dicato a un punto fondamentale e innovativo ria» dell’Europa che inizi dal , cioè dalla
del suo marxismo, che G. fornisce la defini- Restaurazione (come fa appunto la Storia
zione forse più limpida della nozione di bloc- d’Europa di Croce). Egli afferma che, se si
co storico: in esso «le forze materiali sono il vuole scrivere una storia d’Europa come
contenuto e le ideologie la forma, distinzione storia del processo di formazione di un bloc-
di forma e contenuto meramente didascalica, co storico, allora essa non può prescindere
perché le forze materiali non sarebbero con- dalla Rivoluzione francese e dalle guerre na-
cepibili storicamente senza forma e le ideolo- poleoniche, che «nel blocco storico europeo
gie sarebbero ghiribizzi individuali senza le sono la premessa “economico-giuridica”, il
forze materiali» (Q , , ). In sostanza, at- momento della forza e della lotta». Invece
traverso il concetto di blocco storico, in con- Croce, proprio perché la sua, al fondo, è una
nessione con quello di ideologia, G. rinnova «storia “speculativa”», in cui è costitutiva-
criticamente la concezione marxiana corren- mente assente il concetto “unitario” di bloc-
te del rapporto struttura-sovrastruttura, al- co storico, assume il momento successivo al-
l’interno della quale la seconda fungeva da la Rivoluzione francese, quello in cui «le for-
mero “riflesso” speculare della prima. ze scatenate precedentemente si sono equi-
Ed è proprio di tale concetto che G. si librate, “catartizzate” per così dire», e fa di
vale per sviluppare il suo attacco critico alla tale momento «un fatto a sé», costruendo
nozione crociana di storia etico-politica, per così «il suo paradigma storico» (LC -, 
mostrare che tale storia non è neanche etico- maggio ).
politica, ma, più propriamente, «speculati-
PASQUALE VOZA
va». La storia etico-politica – afferma deci-
samente G. – «non può prescindere neanche V. «Croce», «forma-contenuto», «ideologia»,
«natura umana», «Sorel», «storia etico-politica»,
essa dalla concezione di un “blocco storico”,
«struttura», «superstruttura, superstrutture»,
in cui l’organismo è individualizzato e reso «uomo».
concreto dalla forma etico-politica, ma non
può essere concepito senza il suo contenuto
Bodin, Jean
“materiale” o pratico» (Q , , ). E tut-
tavia, ad avviso di G., il pensiero di Croce Larga parte di Q ,  è riservata a Jean
deve essere apprezzato come «valore stru- Bodin. Lo spunto è la precisazione sulla
mentale», come utile «“canone empirico”» «moderna “machiavellistica” derivata dal
(G. utilizza ad arte la stessa espressione cro- Croce», della quale, accanto ai meriti, «oc-
ciana), nella misura in cui esso «ha energica- corre segnalare anche le “esagerazioni” e le
mente attirato l’attenzione sull’importanza deviazioni cui ha dato luogo». Scrive G.:
dei fatti di cultura e di pensiero» nella vita «bisogna considerare maggiormente il Ma-
della storia, e sul momento dell’egemonia e chiavelli come espressione necessaria del
del consenso come «forma necessaria del suo tempo» (ivi, ), e da questa «conce-
blocco storico concreto» (Q  I, , ). zione del Machiavelli più aderente ai tempi
Del suo concetto di blocco storico G. si deriva subordinatamente una valutazione
vale anche nella ricorrente e serrata critica più storicistica dei così detti “antimachiavel-
dei concetti, definiti intimamente dogmati- lici”» (ivi, ). È il caso appunto di Jean
ci, di «uomo in generale» e di «natura uma- Bodin e della sua presunta appartenenza al-
na»: «L’uomo è da concepire come un bloc- la schiera degli antimachiavellici: «non si
co storico di elementi puramente individua- tratta, in realtà, di antimachiavellici, ma di
li e soggettivi e di elementi di massa e ogget- politici che esprimono esigenze del tempo
tivi o materiali coi quali l’individuo è in rap- loro o di condizioni diverse da quelle che
porto attivo» (Q  II, , ). Infine, nella operavano sul Machiavelli» (ibid.). Per G.
lettera alla cognata Tania del , in cui, con Bodin si situa a tutti gli effetti sullo stesso
appassionata intonazione “pedagogica”, solco di Machiavelli, quello dell’elaborazio-
spiega il suo «Anti-Croce», G. mette in di- ne di una politica finalizzata alla creazione e
scussione la pensabilità di una «storia unita- al mantenimento di uno Stato moderno.
BONAPARTISMO 

Se il solco è lo stesso, diverso è però il Oltre che caratterizzato dal comando di


punto in cui si trovano i due pensatori: Ma- una forte personalità, il bonapartismo è ca-
chiavelli è nella fase iniziale, alle prese con ratterizzato anche dall’appoggiarsi all’ele-
l’accentramento territoriale e l’unità del co- mento militare. Su questo G. precisa come
mando, Bodin è invece già in una fase suc- «in una serie di paesi» l’influenza «dell’ele-
cessiva, «fonda la scienza politica in Francia mento militare nella politica non ha solo si-
in un terreno molto più avanzato e comples- gnificato influenza e peso dell’elemento tec-
so di quello che l’Italia aveva offerto al Ma- nico militare, ma influenza e peso dello stra-
chiavelli. Per il Bodin non si tratta di fonda- to sociale da cui l’elemento tecnico militare
re lo Stato unitario-territoriale (nazionale) (ufficiali subalterni specialmente) trae spe-
cioè di ritornare all’epoca di Luigi XI, ma di cialmente origine» (Q , , ). È questa
equilibrare le forze sociali in lotta nell’inter- un’accortezza che «pare serva bene ad ana-
no di questo Stato già forte e radicato» (ivi, lizzare l’aspetto più riposto di quella deter-
). La conclusione di G. è che «non il mo- minata forma politica che si suole chiamare
mento della forza interessa il Bodin, ma cesarismo o bonapartismo» (ibid.). Lo strato
quello del consenso» (ibid.), ovvero le prati- sociale da cui si reclutano le forze che com-
che adatte a mantenere, non più a instaura- pongono l’elemento militare che supporta il
re, uno Stato sovrano. Nelle condizioni del- bonapartismo è il protagonista del legame
la Francia monarchica, sottolinea G., «il che si instaura in questa particolare forma di
Machiavelli serviva già alla reazione, perché organizzazione del potere. G. prende a esem-
poteva servire a giustificare che si mantenes- pio la storia italiana dal Risorgimento in poi,
se perpetuamente il mondo in “culla” [...], notando come «il governo ha infatti operato
quindi bisognava essere “polemicamente” come un “partito” [...] per disgregarli [gli al-
antimachiavellici» (ibid.). tri partiti, ndr], per staccarli dalle grandi
MICHELE FILIPPINI masse e avere “una forza di senza partito le-
gati al governo con vincoli paternalistici di ti-
V. «consenso», «Machiavelli», «Stato».
po bonapartistico-cesareo”» (Q , , ).
Pur non essendo di fronte a un vero regime
bonapartismo bonapartistico, anche davanti alle «così det-
Il concetto di «bonapartismo» è legato te dittature di Depretis, Crispi, Giolitti»
in G. a quello di «cesarismo», ovvero di un (ibid.), l’Italia post-unitaria ne presenta però
regime che «esprime una situazione in cui le quello che è il suo carattere fondamentale,
forze in lotta si equilibrano in modo cata- ovvero il legame “personale” di un certo stra-
strofico, cioè si equilibrano in modo che la to sociale con il governo, mediato attraverso
continuazione della lotta non può conclu- «la burocrazia», che «diventava appunto il
dersi che con la distruzione reciproca» (Q , partito statale-bonapartistico» (ivi, ).
, ). In questa situazione, in cui date Due sono i luoghi dei Q dove G. mette in
due forze A e B in lotta «può avvenire anche guardia dalle possibili derive bonapartiste. Il
che non vinca né A né B, ma si svenino reci- primo è in una nota che analizza le difficoltà
procamente e una terza forza C intervenga insite nell’adattamento ai nuovi automatismi
dall’esterno assoggettando ciò che resta di A del lavoro industriale. G. denuncia: «in que-
e di B» (Q , , ), il bonapartismo rap- sta questione il fattore ideologico più depra-
presenta l’ascesa di una personalità forte che vante è l’illuminismo, la concezione “liberta-
assume il comando ed evita la distruzione re- ria” legata alle classi non manualmente pro-
ciproca delle parti in conflitto. G. ritiene im- duttive» (Q , , ), ovvero la pretesa che
portante «fare un catalogo degli eventi stori- le nuove abitudini possano essere acquisite
ci che hanno culminato in una grande perso- «solo per via di persuasione e di convinzio-
nalità “eroica”» (Q , , ), così da poter ne» (ibid.). Constatato che la classe al pote-
ricostruire il ruolo storico da loro svolto e le re, con la crisi di libertinismo legata al suo
forze, progressive o regressive, che sotto que- stato non produttivo («crisi in “permanen-
sto regime si sono sviluppate. za”», ibid.), non riesce a imporre i nuovi au-
 BORDIGA , AMADEO

tomatismi, G. vede come unica soluzione gresso del partito (Lione, gennaio ) criti-
quella dell’autodisciplina delle masse, figlia cano lo scetticismo di Bordiga «sulla possi-
ovviamente della rivoluzione vittoriosa: «se bilità che la massa operaia organizzi dal suo
non si crea l’autodisciplina, nascerà una seno un partito di classe [...] capace di gui-
qualche forma di bonapartismo» (ibid.). dare la grande massa sforzandosi di tenerla
Il secondo luogo dove G. mette in guar- in ogni momento collegata a sé». Bordiga
dia dal bonapartismo è nella critica a Trockij non concepisce il partito come «parte» della
e al suo tentativo di istituire gli eserciti del la- classe operaia, ma come suo organo, forma-
voro in Russia: «la tendenza di Leone Davi- to da elementi eterogenei; non lo vede come
dovi [...] Il suo contenuto essenziale era da- guida della classe, ma come elaboratore di
to dalla “volontà” di dare la supremazia al- «quadri preparati a guidare la massa quando
l’industria e ai metodi industriali, di accele- lo svolgimento delle situazioni l’avrà portata
rare con mezzi coercitivi la disciplina e l’or- al partito». Errore teorico che porta a errori
dine nella produzione, di adeguare i costumi organizzativi e tattici: la linea politica, elabo-
alle necessità del lavoro. Sarebbe sboccata rata in base a preoccupazioni formalistiche,
necessariamente in una forma di bonaparti- invece che sulla base dell’analisi dialettica
smo, perciò fu necessario spezzarla inesora- della situazione concreta, induce alla passi-
bilmente» (Q , , ). Questo giudizio co- vità, di cui l’astensionismo elettorale fu un
sì severo trova però un correttivo poco più aspetto. E in ciò si avvicina al massimalismo
avanti: «le sue soluzioni pratiche erano erra- di destra (CPC -).
te, ma le sue preoccupazioni erano giuste. In Nei Q le poche note dedicate a Bordiga
questo squilibrio tra pratica e teoria era insi- sono sferzanti e stroncatorie; la critica non è
to il pericolo» (ibid.). sistematica e articolata (come quella nei con-
fronti di Croce o Bucharin), ma, in conti-
MICHELE FILIPPINI
nuità con gli scritti precedenti, ne approfon-
V. «burocrazia», «cesarismo», «disciplina», «eser-
disce alcuni aspetti teorici. Il principale te-
cito», «illuminismo», «Risorgimento», «Trockij».
sto preso di mira nei Q è costituito dalle Te-
si di Roma sulla tattica, scritte da Bordiga e
Bordiga, Amadeo
Terracini per il II Congresso del PCD’I (pub-
Amadeo Bordiga (citato nei Q come blicate sull’“Ordine Nuovo” del  gennaio
Amadeo o Gottlieb), segretario del PCD’I dal- ), dalle quali G. aveva già preso le di-
la fondazione (Livorno, ) al , imper- stanze nella lettera da Vienna del  febbraio
sonifica all’interno del movimento comuni- , nonché nell’Introduzione al primo cor-
sta una tendenza e una concezione politica so della scuola interna di partito dell’aprile-
che G. avversa apertamente tra il  e il maggio : «La centralizzazione e l’unità
. Già nella lettera da Vienna del  feb- erano concepite in modo troppo meccanico:
braio  G. individua i limiti della visione il Comitato centrale, anzi, il Comitato ese-
bordighiana del partito, concepito non come cutivo era tutto il partito, invece di rappre-
«il risultato di un processo dialettico in cui sentarlo e dirigerlo. Se questa concezione
convergono il movimento spontaneo delle venisse permanentemente applicata, il parti-
masse rivoluzionarie e la volontà organizzati- to perderebbe i suoi caratteri distintivi poli-
va e direttiva del centro, ma solo come un tici e diventerebbe, nel migliore dei casi, un
qualche cosa di campato in aria, che si svi- esercito (e un esercito di tipo borghese), per-
luppa in sé e per sé e che le masse raggiun- derebbe cioè la sua forza di attrazione, si
geranno quando la situazione sia propizia e staccherebbe dalle masse» (CPC -). Nei Q
la cresta dell’ondata rivoluzionaria giunga fi- la critica va alla radice filosofica dell’im-
no alla sua altezza, oppure quando il centro pianto delle Tesi di Roma: in esse «viene ap-
del partito ritenga di dover iniziare una of- plicato il metodo matematico come nella
fensiva e si abbassi alla massa per stimolarla economia pura», esempio tipico di «bizanti-
e portarla all’azione» (Togliatti , ). Le nismo o scolasticismo», che è la «tendenza
tesi preparate da G. e Togliatti per il III Con- degenerativa a trattare le quistioni così det-
BORDIGA , AMADEO 

te teoriche come se avessero un valore di per che l’accusa di ultraeconomicismo (con un


se stesse, indipendentemente da ogni prati- riferimento all’articolo Socialismo e cultura
ca determinata». Ma «le idee non nascono sul “Grido del Popolo” del  gennaio ,
da altre idee, [...] le filosofie non sono par- in CT -) che, al pari dell’opportunismo
torite da altre filosofie, ma [...] sono espres- culturalistico di Tasca, è l’altra faccia della
sione sempre rinnovata dello sviluppo stori- «stessa immaturità e dello stesso primitivi-
co reale», per cui «ogni verità, pur essendo smo» (Q , , ).
universale, e pur potendo essere espressa Bordiga, che ha proposto di sostituire la
con una formula astratta, di tipo matemati- formula del “centralismo democratico” con
co (per la tribù dei teorici), deve la sua effi- quella di “centralismo organico” (Verbale
cacia all’essere espressa nei linguaggi delle ), propende piuttosto per il centralismo
situazioni concrete particolari: se non è burocratico. Per G., infatti, «l’“organicità”
esprimibile in lingue particolari è un’astra- non può essere che del centralismo demo-
zione bizantina e scolastica, buona per i tra- cratico il quale è un “centralismo” in movi-
stulli dei rimasticatori di frasi» (Q , , - mento [...] una continua adeguazione del-
). La critica alle Tesi di Roma ritorna indi- l’organizzazione al movimento reale, un
rettamente in una nota dedicata a Croce. contemperare le spinte dal basso con il co-
Mesnil aveva pubblicato sull’“Humanité” mando dall’alto [...] è “organico” perché tie-
del  marzo  un articolo in cui ravvisa- ne conto del movimento, che è il modo or-
va in esse l’influenza di Croce. Secondo G., ganico di rivelarsi della realtà storica e non
che rovescia l’accusa di idealismo crociano si irrigidisce meccanicamente nella burocra-
che Bordiga aveva più volte rivolto al grup- zia» (Q , , ).
po dell’“Ordine Nuovo”, «mutate le stature Infine, Bordiga è un «nomade» della po-
intellettuali, Amadeo può essere avvicinato litica. G. suggerisce l’analogia tra il partito
al Croce, come forse non pensava Jacques mazziniano e quello bordighiano: «occorre
Mesnil», poiché entrambi sono affetti da distinguere e valutare diversamente le im-
«“giacobinismo” deteriore», si pongono co- prese e le organizzazioni di volontari, dalle
me puri intellettuali, distaccati dalle masse imprese e dalle organizzazioni di blocchi so-
(Q  I, , ). Entrambi si oppongono, nel- ciali omogenei (è evidente che per volontari
la teoria e nella pratica, all’auspicata riforma non si deve intendere l’élite quando essa è
intellettuale e morale, non operano per un espressione organica della massa sociale, ma
progresso intellettuale di massa. del volontario staccato dalla massa per spin-
L’impianto filosofico di Bordiga risulta, ta individuale arbitraria e in contrasto spesso
nella critica gramsciana, fondato sul mate- con la massa o indifferente per essa) [...] La
rialismo volgare, molto distante dall’impo- posizione del Gottlieb fu appunto simile a
stazione dialettica di Marx. Nel bilancio po- quella del Partito d’Azione, cioè zingaresca e
litico sulla vita del partito, tracciato nel gen- nomade: l’interesse sindacale era molto su-
naio , quello di Bordiga è definito come perficiale e di origine polemica, non sistema-
«il vecchio metodo della dialettica concet- tico, non organico e conseguente, non di ri-
tuale proprio della filosofia premarxista e cerca di omogeneità sociale, ma paternalisti-
persino prehegeliana», tutt’altra cosa rispet- co e formalistico» (Q , , -). Espressa
to al «metodo della dialettica materialistica in altri termini, è la stessa critica delle Tesi di
proprio di Marx» (Cinque anni di vita del Lione: Bordiga concepisce il partito non co-
partito, in CPC ). Bordiga è accostato a me parte di un blocco sociale omogeneo, ma
Feuerbach: «Ricordare l’affermazione di come costituito da elementi spuri.
Amadeo che se si sapesse ciò che un uomo Nonostante i netti dissensi politici, espres-
ha mangiato prima di un discorso, per esem- si prima e dopo l’arresto, le LC testimoniano
pio, si sarebbe in grado di interpretare me- di rapporti di amicizia e solidarietà tra G. e
glio il discorso stesso. Affermazione infanti- Bordiga. Ritrovatisi alla fine del  confi-
le, e, di fatto, estranea anche alla scienza po- nati a Ustica in attesa di processo (LC , a
sitiva» (Q , , ). Ritorna in una nota an- Tania,  dicembre ), i due dirigenti, con
 BORGHESIA

altri comunisti, condivisero la casa (LC , a sizione a quello di proletariato, ed è signifi-
Sraffa,  dicembre ) e organizzarono cativa l’espressione gramsciana «le classi
«tutta una serie di corsi, elementari e di cul- produttive (borghesia capitalistica e proleta-
tura generale, per i diversi gruppi di confina- riato moderno)» (Q , , ), che diventa,
ti» (ibid.). Molte le manifestazioni di stima e nella riscrittura in Testo C, «le classi fonda-
simpatia espresse da G. verso il suo antago- mentali produttive (borghesia capitalistica e
nista politico (LC , a Tania,  gennaio ; proletariato moderno)» (Q  II, , ).
LC -, a Julca,  gennaio ). L’uso più frequente di «borghesia» in G.
è quello che si riferisce alla Francia, alla sua
ANDREA CATONE
rivoluzione, al giacobinismo, letto essenzial-
V. «centralismo», «economismo», «Feuerbach», mente come un’alleanza politica fra la bor-
«giacobinismo», «Ordine Nuovo (L’)», «partito»,
ghesia rivoluzionaria della città e la campa-
«Partito comunista».
gna. Ciò rivela una coordinata fondamentale
dell’intero sistema di pensiero gramsciano: la
borghesia
storia francese viene letta (anche sulle orme
Del tutto assente nelle LC, il lemma del Marx storico delle lotte di classe in Fran-
«borghesia» è frequentissimo nei Q (si con- cia) come un paradigma della lotta fra le clas-
tano  occorrenze del sostantivo, a cui so- si ed essa funziona come una sorta di pietra
no da aggiungere aggettivi e derivati); d’al- di paragone per la borghesia italiana: la bor-
tra parte il titolo Sviluppo della borghesia ita- ghesia in Francia è stata ciò che la borghesia
liana fino al  compare già (al secondo po- anche in Italia avrebbe dovuto essere e non è
sto dell’elenco) fra i sedici «Argomenti prin- riuscita a essere (è tuttavia da vedere come
cipali» che inaugurano i Q (Q , p. ). G. discuta e precisi il concetto di «modello
Il concetto di borghesia è sempre usato Francia-Europa», ivi, ). Rispetto a un ta-
da G. in modo marxianamente preciso, rife- le exemplum viene pertanto formulato ripe-
rito alla classe che, possedendo i mezzi di tutamente un confronto, che si tramuta in un
produzione e percependo il plusvalore, dà giudizio di valore fortemente negativo per la
vita al capitalismo e al suo Stato; non c’è in- borghesia italiana; al centro, naturalmente, la
somma mai in G. quell’uso metaforico (o po- vicenda della rivoluzione e la capacità della
lemico) del termine tanto in voga nella pub- borghesia francese di esprimere compiuta-
blicistica socialista del primo Novecento, co- mente la sua egemonia rivoluzionaria.
me generico sinonimo di classe dei ricchi, o Già l’esperienza napoletana del  è
dei signori, o dei nemici del popolo ecc. Al considerata in modo comparativo rispetto al-
contrario, è costante lo sforzo per una defi- la Francia: «anche in Francia ci fu una rottu-
nizione precisa di borghesia (dato che tale ra fra nobili e monarchia e un’alleanza tra mo-
categoria analitica è cruciale per poter svol- narchia, nobili e alta borghesia. Solo che in
gere quell’analisi storico-politica delle classi Francia la rivoluzione ebbe la forza motrice
e dei meccanismi egemonici che G. si propo- anche nella classi popolari che le impedirono
ne); ad esempio – descrivendo la situazione di fermarsi ai primi stadi, ciò che mancò in-
francese alla vigilia della rivoluzione – G. di- vece nell’Italia meridionale e successivamen-
stingue fra «borghesia» e «ceti artigiani» («se te in tutto il risorgimento» (Q , , ). Ap-
la situazione della borghesia era florida, cer- pare evidente il debito di G. nei confronti del-
tamente non buona era la situazione dei ceti la lettura del Mathiez: lo storico è citato ben
artigiani»: Q , , ); così come distingue sei volte nei Q e la sua Révolution française
«borghesia» da «classe media»; soprattutto (-) non solo è fra le opere possedute
egli critica il concetto di «signori» come da G. in carcere, ma figura anche in un elen-
espressione del primitivo «“sovversivismo”» co di traduzioni (Q, AC, ). Invece è ori-
italiano (Q , ,  e passim); si può dedur- ginalmente gramsciana l’idea di una classe
ne che «sovversivo» sta a «signori» come «ri- che si eleva dal livello corporativo a quello
voluzionario» sta a «borghesia». Dunque il della pienezza rivoluzionaria dell’egemonia,
concetto di borghesia è in diretta contrappo- essenzialmente grazie all’iniziativa politica
BORGHESIA COMUNALE 

del suo partito. Si veda il densissimo brano ze e della rivoluzione permanente aveva fi-
Direzione politica di classe prima e dopo l’an- nito col porre quistioni nuove che allora non
data al governo, che valuta il Partito d’Azio- potevano essere risolte» (Q , , ).
ne italiano sulla base dell’esperienza dei gia- Proprio una tale pienezza di autonomia
cobini (intesi in quanto “partito”): «i giaco- egemonica, capace di coinvolgere nel proces-
bini [...] si imposero alla borghesia francese, so rivoluzionario altre classi, era mancata del
conducendola su una posizione molto più tutto alla borghesia italiana (ibid.): «La bor-
avanzata di quella che la borghesia avrebbe ghesia italiana non seppe unificare intorno a
voluto “spontaneamente” [...] Questo tratto, sé il popolo e questa fu la causa delle sue
caratteristico del giacobinismo e quindi di sconfitte e delle interruzioni del suo svilup-
tutta la Rivoluzione Francese, del forzare la po. Anche nel Risorgimento tale egoismo ri-
situazione (apparentemente) e del creare fat- stretto impedì una rivoluzione rapida e vigo-
ti compiuti irreparabili, cacciando avanti la rosa come quella francese» (Q , , ; v.
classe borghese a calci nel sedere [...] può es- anche Testo A: Q , , ). D’altra parte il
sere “schematizzato” così: il terzo stato era il Partito d’Azione «non si appoggiava specifi-
meno omogeneo degli stati; la borghesia ne camente a nessuna classe storica» (Q , , )
costituiva la parte più avanzata culturalmen- e fallì nel compito di coinvolgere i contadini
te ed economicamente; lo sviluppo degli av- nel processo risorgimentale per la sua timi-
venimenti francesi mostra lo sviluppo politi- dezza nel porre la questione agraria. Furono
co di questa parte, che inizialmente pone [...] i moderati di Cavour a rappresentare la bor-
i suoi interessi “corporativi” immediati [...]; i ghesia italiana, e infatti essi poterono assor-
precursori della rivoluzione sono dei riformi- bire “molecolarmente”, e comunque egemo-
sti moderati, che fanno la voce grossa ma che nizzare politicamente, lo stesso Partito d’A-
in realtà domandano ben poco. Questa parte zione, riducendolo di fatto a proprio stru-
avanzata perde a mano a mano i suoi caratte- mento di agitazione. Questo vizio d’origine,
ri “corporativi” e diventa classe egemone per il carattere limitato e meschino della borghe-
l’azione di due fattori: la resistenza delle vec- sia italiana, si riflette su tutta la storia nazio-
chie classi e l’attività politica dei giacobini» nale, di cui G. traccia, sia pure a grandi trat-
(Q , , ; v. anche Q , , che si intitola in ti, un vero e proprio affresco; sono ad esem-
modo più circoscritto e puntuale Il problema pio manifestazioni desolanti di questa strut-
della direzione politica nella formazione e nel- turale e storica debolezza della borghesia ita-
lo sviluppo della nazione e dello Stato moder- liana il trasformismo, l’incapacità di risolvere
no in Italia). la «quistione romana» e la «quistione meri-
La capacità di compiere la rivoluzione è dionale», il carattere non popolare-nazionale
anche per la borghesia strettamente connes- della nostra letteratura, lo stesso giolittismo,
sa alla capacità di coinvolgere come alleati il «cadornismo», insomma una costante vena
nel processo altri ceti, il popolo di Parigi e di asfittica ristrettezza antipopolare che si ri-
(per G. soprattutto) i contadini. Si noti che vela incapace di sussumere egemonicamente
le due cose (la radicalità rivoluzionaria della il popolo nello Stato e che culmina nella dit-
borghesia e la sua capacità di stringere al- tatura fascista (v. soprattutto i Q  e  su Ma-
leanze egemoniche) stanno insieme, e non chiavelli e quelli  e  sul Risorgimento).
per caso G. lega la sconfitta del Termidoro
RAUL MORDENTI
alla rottura dell’alleanza della borghesia con
la classe operaia di Parigi (in conseguenza V. «borghesia rurale», «Cavour», «classe, classi»,
«classe media», «classe operaia», «Francia», «gia-
della legge Le Chapelier). Ma quella vicenda
cobinismo», «moderati», «Risorgimento», «Rivo-
termidoriana si carica per G. di un significa- luzione francese», «sovversivismo».
to storico più generale: la borghesia ha tro-
vato un limite insuperabile alla sua capacità borghesia comunale
espansiva nel primo manifestarsi del prole-
tariato: «La rivoluzione aveva trovato i limi- G. accenna alla borghesia comunale per
ti più larghi di classe; la politica delle allean- la prima volta nel Q , in una nota sul Rina-
 BORGHESIA RURALE

scimento: commentando un articolo di Vit- parassitismo lasciata ai tempi moderni dallo


torio Rossi, egli definisce il petrarchismo co- sfacelo, come classe, della borghesia comu-
me un «fenomeno puramente cartaceo», in nale (le cento città, le città del silenzio)»
quanto sorto in una società in cui i sentimenti (ibid.). Inoltre G. precisa che «la ragione dei
che avevano alimentato la poesia del dolce successivi fallimenti dei tentativi di creare
stil nuovo e di Petrarca non dominavano più una volontà collettiva nazionale-popolare»
la vita pubblica, allo stesso modo in cui po- andrebbe ricercata proprio nell’esistenza di
teva dirsi che non dominasse più politica- «determinati gruppi sociali, che si formano
mente la «borghesia comunale, ricacciata nei dalla dissoluzione della borghesia», oltre che
suoi fondachi e nelle sue manifatture in de- nel carattere di altri gruppi che «riflettono la
cadenza» (Q , , ). Nel Cinquecento in- funzione internazionale dell’Italia come sede
fatti – continua G. – dominava al posto della della Chiesa e depositaria del Sacro Romano
borghesia dei Comuni «un’aristocrazia in Impero» (ivi, ).
gran parte di parvenus, raccolta nelle corti Sull’argomento del mancato superamen-
dei signori e protetta dalle compagnie di ven- to della fase economico-corporativa da parte
tura», una classe che produce la cultura del- della borghesia comunale G. si riproponeva
l’epoca e «aiuta le arti», ma si rivela anche di leggere il volume di Gioacchino Volpe Il
«politicamente [...] limitata» (ibid.), finendo Medio Evo (v. Q , , ) e riteneva inoltre
così sotto il dominio straniero. In un’altra indispensabile la lettura del libro di Bernar-
nota dello stesso Q il pensatore sardo affer- dino Barbadoro Le Finanze della repubblica
ma che i «Comuni non hanno superato il feu- fiorentina (v. Q , , ). Sul primo dei due
dalesimo» (Q , , ); non si può dire che testi G. aveva letto una recensione di Riccar-
la borghesia comunale abbia creato uno Sta- do Bacchelli nella “Fiera letteraria” del ° lu-
to, al pari della Chiesa e dell’impero, o alme- glio , uno stralcio della quale è riportato
no, in altre parole, che essa fu in grado di con non poche perplessità, tanto che il pen-
«creare uno Stato “col consenso dei gover- satore sardo riteneva necessario verificare se
nati” e passibile di sviluppo» (Q , , ). il Volpe autorizzasse «queste... bizzarrie».
Secondo G. infatti «lo sviluppo statale pote- Per Bacchelli infatti nel volume di Volpe «si
va avvenire solo come principato, non come legge come il popolo dei Comuni sorge e vi-
repubblica comunale» (ibid.). Le motivazio- ve nella situazione di privilegio sacrificato che
ni della mancata creazione di uno Stato pos- gli fu fatta dalla Chiesa Universale e da quel-
sono essere riscontrate nell’incapacità della l’idea del Sacro Impero, che, imposta (?!) dal-
borghesia comunale italiana di superare la fa- l’Italia come sinonimo ed equivalente di uma-
se «“economico-corporativa”», una situazio- na civiltà all’Europa che tale la riconobbe e
ne interna che G., allorché si interroga sulle coltivò, impediva (!?) poi all’Italia il più (!)
ragioni per cui in Italia non sorse una monar- naturale sviluppo storico a nazione moder-
chia assoluta, definisce come «una forma par- na» (Q , , . I punti esclamativi e inter-
ticolare di feudalesimo anarchico» (Q , , rogativi sono ovviamente di G.).
): si tratta, politicamente, della «peggiore JOLE SILVIA IMBORNONE
delle forme di società feudale», poiché è la
V. «Comuni medievali», «Dante», «feudalesimo»,
«meno progressiva» e la «più stagnante» (Q
«Machiavelli», «Rinascimento».
, , , Testo C). Mancò invece – e non po-
teva costituirsi – una «forza “giacobina” effi-
borghesia rurale
ciente», capace di creare «la volontà colletti-
va nazionale popolare». Per la formazione di La voce non ricorre nei Q molte volte,
quest’ultima era indispensabile che le grandi ma fa riferimento a concetti frequenti in G.
masse composte dai contadini riuscissero a ir- e sottende l’analisi della specifica situazione
rompere «simultaneamente nella vita politi- italiana. La causa della mancata formazione
ca» (Q , , -); a questo si opponevano l’a- di una volontà collettiva nazionale-popolare
ristocrazia terriera e la «“borghesia rurale”» in Italia è da ricercarsi in primo luogo nella
(Q , , ), che G. reputa un’«eredità di proprietà terriera e nella «“borghesia rura-
BOULANGISMO 

le”, eredità di parassitismo lasciata ai tempi gressivo allontanamento dai gruppi che rap-
moderni dallo sfacelo, come classe, della presenta. Scrive G.: «Il punto di sapere
borghesia comunale (le cento città, le città quando un partito sia formato, cioè abbia un
del silenzio)» (Q , , ). L’apparente fra- compito preciso e permanente, dà luogo a
zionamento della terra in Italia non è dato molte discussioni e spesso anche luogo, pur-
dalla grande quantità di contadini coltivato- troppo, a una forma di boria che non è me-
ri, ma dalla grande diffusione della borghe- no ridicola e pericolosa che la “boria delle
sia rurale, spesso più feroce e usuraia del nazioni” di cui parla il Vico» (Q , , ).
grande proprietario (Q , , ). Questa A conclusione di questa stessa nota, intitola-
classe, totalmente parassitaria, vive sulle ta Machiavelli. Quando si può dire che un
spalle dei contadini senza investire nessuna partito sia formato e non possa essere distrut-
risorsa nella attività produttiva e rappresen- to con mezzi normali, G. ritorna sulla que-
ta l’ostacolo maggiore a una rapida accumu- stione: «In ogni modo occorre disprezzare la
lazione (Q , , ). “boria” del partito e alla boria sostituire i
Così in Italia la borghesia rurale produce fatti concreti. Chi ai fatti concreti sostituisce
specialmente funzionari statali e professio- la boria, o fa la politica della boria, è da so-
nali liberi, cioè intellettuali. Il «“morto di fa- spettare di poca serietà senz’altro» (ivi, ).
me”» piccolo borghese è originato dalla bor- G. si riferisce ai partiti politici in genere
ghesia rurale, la proprietà si spezzetta in fa- e, in particolare, proprio al partito rivolu-
miglie numerose e finisce con l’essere liqui- zionario, le cui caratteristiche di base devo-
data, ma gli elementi di questa classe non vo- no essere la disciplina e la fedeltà, ma anche
gliono lavorare manualmente: così si forma la capacità di individuare le soluzioni dei
uno strato famelico di aspiranti a piccoli im- problemi che si trova a dover affrontare vol-
pieghi municipali, di scrivani, di commissio- ta per volta. Sembra proprio che G. stia pen-
nari ecc. «Molti piccoli impiegati delle città sando alla funzione dirigente che il partito
derivano socialmente da questi strati e ne deve assolvere e senza la quale non si può di-
conservano la psicologia arrogante del nobi- re che esso sia «formato». Da qui l’impor-
le decaduto, del proprietario che è costretto tanza del gruppo dirigente insieme alla sua
a penare col lavoro. Il “sovversivismo” di capacità egemonica, all’influenza culturale
questi strati – scrive G. – ha due facce: ver- che sa esercitare. Bisogna però stare attenti
so sinistra e verso destra, ma il volto sinistro alla burocratizzazione del partito: il partito
è un mezzo di ricatto: essi vanno sempre a deve «reagire contro lo spirito di consuetu-
destra nei momenti decisivi e il loro “corag- dine, contro le tendenze a mummificarsi e a
gio” disperato preferisce sempre avere i ca- diventare anacronistico» (Q , , ). Un
rabinieri come alleati» (Q , , -). In al- ottimo antidoto alla «boria di partito» è «di-
cuni paesi in cui le istituzioni repubblicane re la verità» che, «nella politica di massa», «è
sono fragili e la componente militare è mol- una necessità politica» (Q , , ).
to forte, come la Spagna, questo gruppo so- LELIO LA PORTA
ciale ricopre un ruolo fondamentale nell’e-
V. «burocrazia», «Partito comunista», «verità».
quilibrio politico nazionale (Q , , ).
ELISABETTA GALLO boulangismo
V. «borghesia», «borghesia rurale», «cento città»,
Il boulangismo fu un movimento politi-
«contadini», «intellettuali», «nazionale-popola-
re», «Spagna», «volontà collettiva». co di opposizione alla Terza Repubblica fran-
cese tra il  e il . Attorno a Georges
Boulanger si unirono forze politiche monar-
boria di partito
chiche e nazionaliste di diverse sfumature. G.
Il senso con cui G. usa l’espressione si riferisce al boulangismo nel Q  e riprende
«boria di partito» non è lo stesso con cui vie- il discorso nel Q , sempre riguardo alla di-
ne usata nell’attualità politica. Essa indica la scussione sull’«“economismo”» (ovvero sul-
chiusura del partito in se stesso, il suo pro- l’economicismo). L’interpretazione di G. è
 BRESCIANESIMO

che l’economicismo, nelle sue molte varianti, fini propagandistici, più o meno scoperti.
pur incidendo sul materialismo storico, sia Quando in carcere, sulla prima pagina del
un’ideologia borghese: «nella sua forma più quaderno su cui ha finalmente ottenuto il per-
diffusa di superstizione economistica, la filo- messo di scrivere, G. inserisce nella lista degli
sofia della praxis perde una gran parte della argomenti che intende trattare la voce I nipo-
sua espansività culturale nella sfera superiore tini di Padre Bresciani, il suo intento è infatti
del gruppo intellettuale, per quanta ne ac- quello di fare i conti con la produzione lette-
quista tra le masse popolari» (Q , , ). raria direttamente implicata nella rappresen-
La proposta di G. è che si combatta l’e- tazione dell’attualità storico-politica dell’Ita-
conomicismo «sviluppando il concetto di lia fascista. Quale migliore formula di quella
egemonia» (ivi, -). Come ipotesi teorica dei «nipotini di Padre Bresciani» per indivi-
suggerisce che si studino certi movimenti duare e classificare, col necessario sarcasmo,
politici prendendo il boulangismo come quel filone di narrativa di largo consumo,
«archetipo» (Q , , ) o «tipo» (Q , , esplicitamente rivolto alla media e piccola
, Testo C). borghesia, che attraverso una rappresentazio-
Dello stesso tipo è considerato il proces- ne deformata e deformante degli avvenimen-
so Dreyfus o anche il colpo di Stato di Luigi ti del “biennio rosso”, ma anche attraverso
Bonaparte, la cui analisi marxiana è partico- una raffigurazione nostalgica e paternalistica
larmente utile «per studiare quale importan- del mondo contadino, contribuiva a perpe-
za relativa vi si dà al fattore economico im- tuare e diffondere pregiudizi antidemocratici,
mediato e quale posto invece vi abbia lo stu- già peraltro ben radicati nelle classi medie?
dio concreto delle “ideologie”» (ibid.). Sono Quando G. introduce, e per la prima vol-
forti gli indizi che fanno credere che G. cer- ta, il termine «brescianesimo», in Q , ,
casse elementi teorici in grado di arricchire quella produzione ha già ai suoi occhi i ca-
la sua interpretazione del fascismo come ratteri di una vera e propria scuola letteraria,
movimento politico di massa. La valutazio- che va diventando perdipiù, come chiarisce,
ne di un movimento di tipo boulangista de- «la “scuola” letteraria preminente e ufficiale»
ve seguire il metodo della correlazione di (ivi, ). Una scuola, quella del «Brescianesi-
forze, ma «anche in questo caso l’analisi dei mo laico», come G. la definisce per distin-
diversi gradi di rapporto delle forze non può guerla da quella risorgimentale, che ha la
culminare che nella sfera dell’egemonia e dei propria “preistoria”, negli anni che precedo-
rapporti etico-politici» (ivi, ). no la guerra, nei romanzi d’argomento stori-
co-politico di Luca Beltrami – Casate Olona
MARCOS DEL ROIO
- – e di Luca Beltramelli – Gli uomini
V. «bonapartismo», «economismo», «egemonia», rossi e Il Cavalier Mostardo –, romanzi ispira-
«fascismo», «filosofia della praxis», «Francia»,
ti a una rozza avversione per il socialismo, in
«nazionalismo».
cui tutto concorre a rendere il quadro della
vita politica italiana falso, stucchevole, quan-
brescianesimo
do non grevemente macchiettistico. In que-
Il lemma «brescianesimo» deriva, secon- sta fase della stesura dei Q G. annovera nel
do un procedimento che G. aveva già utiliz- brescianesimo, identificato soprattutto con
zato per altre discusse figure intellettuali, dal opere quali Mio figlio ferroviere di Ugo Ojet-
cognome del gesuita Antonio Bresciani, acca- ti o Il padrone sono me di Alfredo Panzini, en-
nito avversario del liberalismo e autore di un trambe del , tutta l’ultima produzione di
fazioso romanzo storico, L’ebreo di Verona, a Panzini, il “Ciclo dei Vela” di Salvator Got-
cui Francesco De Sanctis nel  aveva riser- ta, il Palazzone di Margherita Sarfatti, Pietro
vato una stroncatura particolarmente corrosi- e Paolo di Mario Sobrero del , ma anche
va. G. utilizza questo termine nei Q per indi- romanzi quali L’ultimo Cireneo di Leonida
care quei fenomeni letterari in cui la rappre- Répaci o Angela Maria di Umberto Fracchia,
sentazione della realtà, condizionata da evi- entrambi del , o Gli emigranti di France-
denti pregiudizi politici, risulta manipolata a sco Perri, del , opere meno compromes-
BRESCIANESIMO 

se sul piano della propaganda politica, ma Una contrapposizione che, non a caso, trova
non per questo meno superficiali e settarie nel Padrone sono me una delle sue rappre-
nell’analisi e nella rappresentazione della sentazioni più riuscite, con un padrone ap-
realtà contemporanea. punto che proprio per la sua bonaria supe-
Di alcuni di questi autori, come Beltra- riorità di intellettuale è destinato a divenire
melli – membro del partito nazionalista e più la vittima predestinata dell’avidità del suo
tardi di quello fascista, tra i primi a essere no- mezzadro.
minato accademico d’Italia – o Mario Sobre- Se nel caso del Padrone sono me lo scon-
ro, era facile dimostrare la faziosità. Nelle lo- tro tra i protagonisti è conseguenza della
ro opere infatti, con un’operazione analoga a contrapposizione di classe, in altri romanzi
quella di Bresciani, che nell’Ebreo di Verona di Panzini esso rappresenta l’antitesi, più ge-
aveva dipinto i carbonari come loschi mesta- nerale e avvertita come esiziale, tra vecchio e
tori e feroci assassini, essi raffigurano i socia- nuovo mondo e si ispira da un lato alla diffi-
listi e i comunisti come gente assetata di po- denza del proprietario terriero per ogni for-
tere e di ricchezze e coloro che si lasciano at- ma di rivoluzione, dall’altro alla sua nostal-
trarre da quelle idee, nella migliore delle ipo- gia per il mondo apparentemente inconta-
tesi come idealisti deboli e illusi, nella peg- minato della vecchia società patriarcale con-
giore come uomini senza scrupoli capaci di tadina. Da rifiutare, demonizzandoli, in que-
abbandonarsi a veri e propri atti di vandali- sto caso non sono solo i recenti episodi del-
smo. Da questo punto di vista può essere si- l’occupazione delle terre o gli esiti di quelle
gnificativo ricordare che mettendo in scena lotte sociali che avevano portato i vecchi
in Pietro e Paolo gli scontri che a Torino nel mezzadri a sostituirsi ai padroni borghesi,
periodo dell’occupazione delle fabbriche ma l’intera gamma delle trasformazioni ap-
avevano opposto il sindacato dei metallurgi- portate dal progresso. Un’antitesi, dunque,
ci al gruppo dell’“Ordine Nuovo” – chiama- meno rozza, ma non per questo meno peri-
to nel romanzo “Età nuova” –, Sobrero vi colosa, di cui G. coglie tutta la valenza rea-
aveva sbozzato un ritratto gramsciano di raf- zionaria. In quel patetico culto del passato,
finata perfidia: «sorpassava appena con il come egli capisce, confluiscono infatti lo
petto e le spalle aguzze la tavola che aveva sgomento dell’intellettuale umanista di fron-
dinnanzi; sul suo viso di mostruosa bruttez- te all’avanzare della società di massa, la pau-
za era stampato un ghigno sardonico che il ra del socialismo, l’anticapitalismo reaziona-
luccichio degli occhiali accentuava. Inco- rio del padronato terriero, la preoccupazio-
minciò passandosi una manina rachitica sul- ne di mantenere una qualche forma di do-
la capigliatura ricciuta e incolta per cui pare- minio sui contadini, il bisogno di veder ri-
va enorme la sua grossa testa». Meno facile stabilito l’ordine sociale di fronte al susse-
era dimostrare l’intento propagandistico di guirsi delle crisi: tutti fattori che favorivano
opere in cui il pregiudizio anticomunista l’avvicinamento delle classi medie al fasci-
operava a livelli meno scoperti, ma proprio smo e rafforzavano il blocco storico conser-
su questo piano l’analisi di G. coglie nel se- vatore. Sono cose che oggi ci sono fin trop-
gno perché, nonostante le tante differenze di po chiare, ma che nel vivo di quei processi
temi, di stile e di livello artistico dei romanzi non doveva essere facile cogliere e la cui
presi in considerazione, gran parte dei testi comprensione costituisce una riprova del-
attribuiti alla scuola del brescianesimo met- l’intelligenza critica con cui G., pur da una
tono in scena la stessa faziosa rappresenta- situazione di isolamento come quella del car-
zione manichea degli scontri di classe: da un cere, sapeva tenere sotto osservazione e giu-
lato i borghesi, rappresentati come i custodi dicare la produzione letteraria del tempo,
dei veri valori della vita, spettatori preoccu- ben consapevole che lo sguardo critico del-
pati e spesso vittime innocenti dei tumulti l’intellettuale comunista andava esercitato
popolari, dall’altro i proletari, ignoranti, su- innanzitutto sulla letteratura contempora-
perstiziosi, avidi, nemici di Dio, facilmente nea, nel vivo di quello scontro ideologico di
manovrabili da politicanti peggiori di loro. cui le opere letterarie sono elementi attivi.
 BRESCIANESIMO

Cosa significa, infatti, la categoria inter- ma meschina, ristretta, gesuitica appunto»


pretativa del brescianesimo se non la capa- (Q , , -).
cità di rivelare e denunciare il grado di con- Nel corso della stesura dei Q la nozione
traffazione della storia presente in quelle di brescianesimo subisce un’estensione se-
operazioni letterarie? Una contraffazione mantica di cui G. imposta le premesse in
che, quando non era direttamente sostenu- una nota dedicata alla biografia panziniana
ta dalla propaganda politica, era comunque di Cavour, La Vita di Cavour (Q , , -).
espressione di gravi vizi congeniti della clas- Quell’opera infatti, che conferma l’«incom-
se intellettuale italiana: la tronfia considera- mensurabile [...] stupidaggine storica del
zione che lo scrittore aveva di sé, che lo le- Panzini» (Q , , ), offre a G. lo spunto
gittimava a fare della propria coscienza il per analizzare le modalità con cui gli scrit-
metro di giudizio della storia stessa, e la per- tori brescianeschi operavano quella comica
sistente estraneità a qualunque forza viva e meschina contraffazione della storia che
del processo storico in atto, che condanna- del brescianesimo costituiva una delle ca-
va le sue opere a un velleitarismo tutto re- ratteristiche salienti. Sotto accusa è appun-
torico privandole di ogni sincerità. Non to la volontà di Panzini di rappresentare la
comprenderemmo interamente il disprezzo storia come una «“piacevolezza”» (ibid.),
che G. riserva alla categoria del brescianesi- trattando i suoi contenuti con un’ironia di
mo se non chiarissimo come essa fosse maniera che poteva tutt’al più simulare
tutt’uno, ai suoi occhi, con la viltà, l’ipocri- profondità di pensiero, non certo suffragar-
sia, la doppiezza caratteriale, la piaggeria, la la, e, sul piano della resa letteraria, il modo
boria trionfalistica che avevano sempre irriverente di trattare episodi e figure deter-
contraddistinto e caratterizzato il compor- minanti per la storia d’Italia. La riduzione
tamento degli intellettuali italiani. della storia a «storielle divertenti senza nes-
Chiedendosi in una delle prime note del so né di personalità né di altre forze sociali»
Q  per quali ragioni le classi dominanti non (Q , , ) maschera infatti la rinuncia o
sapessero esprimere che forme di letteratu- l’incapacità a cogliere e rappresentare le
ra “gesuitica”, G. ne attribuisce la causa al- motivazioni che stanno dietro ai fatti della
l’incapacità delle stesse classi dominanti di storia, ai programmi e ai progetti politici. Su
mettere in campo energie propulsive. Dun- questo piano la biografia cavouriana pre-
que brescianesimo anche e soprattutto co- senta la stessa incongruenza tra cause ed ef-
me fenomeno tipico di una fase culturale fetti e lo stesso imprevedibile sviluppo dei
dominata da forze borghesi incapaci di su- romanzi d’appendice alla Ponson du Ter-
scitare energie espansive, prima di tutto sul rail, con l’effetto da un lato di abbassare la
piano pratico-economico. «Ogni innova- statura di Cavour al livello della limitata
zione è repressiva per i suoi avversari, ma consapevolezza politica e morale di una
scatena forze latenti nella società, le poten- borghesia pavida e fatua, dall’altro di tra-
zia, le esalta, è quindi espansiva. Le restau- sformare la sagacia politica dello statista nel
razioni sono universalmente repressive: frutto imponderabile di un non meglio giu-
creano appunto i “padri Bresciani”, la let- stificato «stellone» personale (ivi, ). Può
teratura alla padre Bresciani. La psicologia essere utile sottolineare che, a conclusione
che [ha] preceduto queste innovazioni è il di Q , , G. parla di «gesuitismo lettera-
“panico”, la paura comica di forze demo- rio» (ivi, ), facendo di questa formula, da
niache che non si comprendono e non si questo momento in poi, un sinonimo di bre-
possono controllare. Il ricordo di questo scianesimo. In realtà quella definizione, che
“panico” perdura per lungo tempo e dirige si riferisce più al fattore della costruzione
le volontà e i sentimenti: la libertà creatrice letteraria che a quello ideologico-politico,
è sparita, rimane l’astio, lo spirito di ven- prepara quell’assimilazione tra i due piani
detta, l’accecamento balordo. Tutto diven- che permetterà di trovare aspetti di brescia-
ta pratico, inconsciamente, tutto è “propa- nesimo anche in autori e opere prive di in-
ganda”, è polemica, è negazione, ma in for- tenti propagandistici. Non è un caso se tra
BRESCIANESIMO 

le schiere dei «nipotini del padre Bresciani» poraneo nella misura in cui connota innan-
troviamo annoverati senza distinzione Cur- zitutto un atteggiamento nei confronti della
zio Malaparte (Q , , ), Riccardo Bac- realtà fatto di superficialità, sostanziale
chelli (Q , , ), Mario Puccini (Q , , mancanza di sincerità, «esteriorità donchi-
), Luigi Capuana (Q , , ), Ugo Ojet- sciottesca» (Q , , ).
ti (Q , , ), Filippo Crispolti (Q , , A confermare l’estensione semantica su-
), Vincenzo Cardarelli (Q , , ), bita dal lemma è anche la nota Q ,  in cui
Giulio Bechi (Q , , ), Lina Pietravalle G., a conclusione di alcune osservazioni sul
(Q , , ), Massimo Bontempelli (Q , , disinteresse degli intellettuali italiani per il la-
), Angelo Gatti (Q , , ), Bruno Ci- voro, definisce il brescianesimo «“individua-
cognani (Q , , ), Enrico Corradini (Q lismo antistatale e antinazionale”», identifi-
, , ), Ardengo Soffici (Q , , ), cando proprio in quell’estraneità alla vita
Giovanni Papini (Q , , ), Giuseppe della nazione e alle aspirazioni delle classi po-
Ungaretti (Q , , ). polari il tarlo responsabile di aver trasforma-
Si può ipotizzare inoltre che a partire da to gli intellettuali italiani in una casta separa-
Q ,  G. si sforzi di connettere le osserva- ta e di aver reso difficile il rapporto tra le clas-
zioni sul carattere propagandistico della si dirigenti e le grandi moltitudini nazionali.
produzione letteraria contemporanea alla È questa, d’altronde, la convinzione che
denuncia della mancanza, in essa, di «stori- avrebbe portato G. a trovare tracce di bre-
cità, di socialità di massa», a partire dalla lin- scianesimo anche in autori come Manzoni e
gua stessa, e che dietro questo sforzo si in- Verga. Il destino di questa categoria non è
traveda la volontà di inserire la riflessione però quello di annullarsi nella riflessione sul-
sul brescianesimo in una più ampia conside- le carenze degli intellettuali italiani e sulle sue
razione sulla funzione sociale della letteratu- cause: essa continua a rivelarsi infatti stru-
ra. È come se G. volesse intrecciare due or- mento indispensabile per valutare e classifi-
dini di argomentazioni precedentemente care le nuove forme di narrativa contempo-
sviluppate in modo autonomo: quelle relati- ranea, dai libri di guerra alla letteratura cat-
ve alla letteratura nazionale-popolare e quel- tolica “estremista” militante, espressa dal
le riservate appunto al brescianesimo. Baste- gruppo fiorentino del “Frontespizio” guida-
rebbe a confermarlo il fatto che a partire dal to da Papini. Questa è anche la ragione per
Q  il titolo di rubrica I nipotini di padre Bre- cui il quadro storico del brescianesimo mo-
sciani è spesso accompagnato dalla specifi- derno, che G. delinea in Q , un quaderno
cazione Letteratura popolare-nazionale e che speciale intitolato, non a caso, Critica lettera-
nelle note così rubricate G. affronta e svi- ria, risulta più ricco e articolato di quello trat-
luppa spunti di grande rilevanza metodolo- teggiato nelle note di prima stesura, proble-
gica per la riflessione intorno alla natura e al- matizzato dall’emergere di sue sempre nuove
la finalità della letteratura. Se ne può dedur- manifestazioni e sostenuto dalla convinzione
re, dunque, che quando G., all’inizio del Q che il brescianesimo, indipendentemente dal
, stilando l’elenco dei saggi principali in cui pregiudizio politico che lo sosteneva, fosse in
si sarebbe dovuta articolare la sua storia de- realtà espressione del più generale e diffuso
gli intellettuali italiani, introduce la voce I rifiuto di «ogni forma di movimento nazio-
nipotini di padre Bresciani, che con le voci La nale-popolare, determinato dallo spirito eco-
letteratura popolare dei romanzi d’appendice nomico-corporativo di casta, di origine me-
e Reazioni all’assenza di un carattere popola- dioevale e feudale» (Q , , ).
re-nazionale della cultura in Italia: i futuristi, B IBLIOGRAFIA : F ORGACS , N OWELL -
avrebbe dovuto rendere ragione dell’intera SMITH ; PALADINI MUSITELLI ; PE-
produzione letteraria italiana contempora- TRONIO .
nea, il brescianesimo avesse già assunto nel-
la sua riflessione i caratteri di una categoria MARINA PALADINI MUSITELLI
critico-letteraria di natura generale, nuova V. «De Sanctis», «intellettuali italiani», «naziona-
nel panorama del dibattito critico contem- le-popolare», «Ordine Nuovo (L’)».
 BRIGANTI , BRIGANTAGGIO

briganti, brigantaggio nuarono a persistere nuclei abbastanza cor-


posi di popolazione oppressa, la massa indi-
L’analisi di G. sul fenomeno del brigan-
fesa del proletariato agricolo, schiacciata dal-
taggio italiano si collega alla sua più ampia
la stragrande maggioranza della popolazione,
riflessione storico-politica sul rapporto
inconsapevole dei propri diritti e dei mezzi di
città-campagna. Le cause di questo fenome- tutela contro ingiustizie e sopraffazioni.
no vengono fatte risalire dal pensatore sardo È qui, in queste città che comincia a
alla mancata impostazione della questione diffondersi quell’ideologia urbana, caratte-
agraria, che «portava alla quasi impossibilità rizzata dall’odio e dal disprezzo per il “villa-
di risolvere la quistione del clericalismo e no”, il “cafone”, a cui erano precluse le cari-
dell’atteggiamento antiunitario del Papa» che pubbliche sia per la sua mancanza di cul-
(Q , , ). A tal proposito, scrive G., «i tura sia per la sua appartenenza al ceto “ser-
moderati furono molto più arditi del Partito vile”. Una vera e propria ostilità che genererà
d’Azione: è vero che essi non distribuirono i un rapporto complesso, ambiguo, manifesta-
beni ecclesiastici fra i contadini, ma se ne tosi poi durante le lotte per il Risorgimento.
servirono per creare un nuovo ceto di gran- G. cita a tal proposito il clamoroso esem-
di e medi proprietari legati alla nuova situa- pio della Repubblica partenopea del ,
zione politica, e non esitarono a manomette- quando il cardinale Fabrizio Ruffo, espo-
re la proprietà terriera, sia pure solo quella nente di punta della grande nobiltà reazio-
delle Congregazioni» (ibid.). Il Partito d’A- naria borbonica, abilmente e acutamente
zione, invece, quasi «paralizzato, nella sua sfruttò e guidò l’insurrezione antigiacobina
azione verso i contadini, dalle velleità maz- dell’Italia meridionale, manovrando sapien-
ziniane di [una] riforma religiosa, che non temente l’avversione che i contadini, soprat-
solo non interessava le grandi masse rurali, tutto i nullatenenti e quelli maggiormente
ma al contrario le rendeva passibili di una vessati dai latifondisti cosentini e catanzare-
sobillazione contro i nuovi eretici» (ibid.), si, nutrivano per i proprietari borghesi e per
contribuì, negli anni Settanta dell’Ottocen- i signori feudali. Il modo, quindi, in cui l’u-
to, alla nascita del brigantaggio, inteso come nità fu raggiunta e amministrata, secondo
un «movimento caotico, tumultuario e pun- G., spiega il fenomeno del brigantaggio, in-
teggiato di ferocia, dei contadini per impa- teso come moto le cui cause vanno ricercate
dronirsi della terra» (ibid.), punibile con nelle varie vicende economiche, politiche e
l’art.  del codice Zanardelli, «rivolto a re- sociali attraverso cui il Mezzogiorno era pas-
primere le sommosse localistiche, special- sato. È chiaro che si trattò di una vera e pro-
mente comuni nell’Italia Meridionale e che pria guerra sociale che interessò soprattutto
erano – così scrive G. in una lettera alla co- il Mezzogiorno e la Sicilia e che richiese l’in-
gnata Tatiana – una continuazione attenuata tervento delle truppe piemontesi dal  al
del così detto brigantaggio che infierì nel , lasciandosi dietro una lunga scia di
Mezzogiorno tra il  e il » (LC ,  sangue, rancori, odi. I soldati «riportarono
novembre ). la convinzione nei loro paesi della barbarie
Secondo G., il fenomeno si inserisce nel- siciliana e, viceversa, i siciliani si persuasero
la problematica legata alla mancanza di quel- della ferocia piemontese» (Q , , ).
l’unità sociale capace di accorpare attorno al C’è però un alone di mistero e di fascino
nuovo Stato tutte le classi, delle città e delle a circondare la figura del brigante, alimenta-
campagne, del Nord e del Sud. Il Risorgi- ta da tutta una letteratura post-unitaria. G.,
mento in quanto rivoluzione passiva deter- oltre a menzionare testi come i Maggi in To-
minò un divario di strutture sociali ed eco- scana e i Reali di Francia, si sofferma sul
nomiche tra il Nord più sviluppato e il Sud, Guerin Meschino di Andrea da Barberino.
ancora legato alla sua economia feudale, in In quest’ultimo caso prende spunto da un
«un rapporto simile a quello di una grande articolo di Radius apparso sulle colonne del
città e una grande campagna» (Q , , ), “Corriere della Sera” del  gennaio , in-
fermo restando che anche nelle città conti- titolato I classici del popolo. Guerino detto il
BUCHARIN , NIKOLAJ IVANOVIČ 

Meschino. Scrive G. a tal riguardo: «Il sopra- stita e ampia, che viene raccolta nella sezione
titolo I classici del popolo è vago e incerto: il II del Q , intitolata Osservazioni e note cri-
Guerino, con tutta una serie di libri simili (I tiche su un tentativo di «Saggio popolare di so-
Reali di Francia, Bertoldo, storie di briganti, ciologia» (annunciata nel quarto dei «rag-
storie di cavalieri, ecc.) rappresenta una de- gruppamenti di materia» del Q , Introdu-
terminata letteratura popolare, la più ele- zione allo studio della filosofia e note critiche
mentare e primitiva, diffusa tra gli strati più ad un Saggio popolare di sociologia). Tra l’uno
arretrati e “isolati” del popolo: specialmente e l’altro episodio vi è, nel , la sconfitta
nel Mezzogiorno, nelle montagne, ecc. I let- politica di Bucharin da parte di Stalin. G.
tori del Guerino non leggono Dumas o i Mi- dunque, quando in carcere sottopone a una
serabili e tanto meno Sherlock Holmes. A dura requisitoria il Saggio popolare, sapeva di
questi strati corrisponde un determinato fol- indirizzarla a una figura caduta in disgrazia.
clore e un determinato “senso comune”» (Q Tuttavia la Teoria, pubblicata nel  e ri-
, , ). È chiaro, quindi, che per G. il proposta in numerose edizioni e traduzioni
Guerin assume una rappresentatività non so- nelle principali lingue europee, continuò a
lo letteraria ma soprattutto socio-culturale. Il esercitare un ruolo di primaria importanza
popolo ha sempre avuto esigenze intellettua- nel movimento comunista internazionale, sia
li e artistiche e il testo preso in esame mostra come base per l’elaborazione del marxismo-
il distacco esistente tra il popolo stesso e gli leninismo e del materialismo dialettico stali-
intellettuali. Si tratta di un malessere storico, niano, sia anche – e questo poteva per G. es-
la cui causa non è riconducibile al “popolo”, sere di molto maggiore importanza – come
ma ricade fortemente sulla classe dirigente, tipo di “manuale” diffuso a livello di massa,
responsabile dell’arretratezza, della rozzezza nel quale si esponevano i principi fondamen-
e dello stato di sudditanza cui soggiace la tali del marxismo a un pubblico non specia-
gente meridionale. lizzato, e che doveva costituire la base diffu-
sa di una filosofia che aspirava a trasformare
ANTONELLA AGOSTINO
il mondo. Infatti lo spirito con il quale il Sag-
V. «contadini», «folclore, folklore», «letteratura gio popolare era stato scritto era di fornire
popolare», «moderati», «nazionale-popolare», una guida e un’introduzione alla teoria del
«Nord-Sud», «Partito d’Azione», «quistione
agraria», «quistione meridionale», «Risorgimen-
materialismo storico che fosse accessibile al-
to», «senso comune», «rivoluzione passiva». la cultura media degli operai. Dunque il libro
di Bucharin era anch’esso un progetto di
Bronštein: v. Trockij. «progresso intellettuale di massa», anche se
fondato su un’impostazione contraria a quel-
la di G.
Bucharin, Nikolaj Ivanovič
L’impostazione metodologica di Bucha-
Il rapporto di G. con Bucharin è carat- rin nel Saggio popolare è deterministica: la
terizzato da due fasi molto diverse: nel  storia si svolge secondo leggi causali del tipo
ne utilizza la Teoria del materialismo storico di quelle usate nelle scienze della natura (di
per la Scuola interna di partito da lui orga- conseguenza, la storia è prevedibile). Lo
nizzata: nella seconda dispensa è tradotto sfondo filosofico è dato dalla relazione di
dallo stesso G. quasi tutto il primo capitolo materialismo storico e materialismo filosofi-
(RQ -). Qui «l’unica variante significati- co. Questa concezione del marxismo, espo-
va» era nella «riluttanza di G. a impiegare il sta nei primi tre capitoli dell’opera, corri-
termine “legge”, che ricorre spesso in Bu- sponde a quella che G. nei Q definisce revi-
charin», sostituendolo «quasi sempre con di- sione materialistica, cioè a quel tipo di marxi-
verse espressioni: “normalità”, “regolarità”, smo che, per la necessità di «rischiarare le
“relazione tra causa ed effetto”» (Q, AC, masse popolari, la cui cultura era medioeva-
). Invece nei Q il Manuale popolare di so- le» (Q , , ), si è venuto «“volgarizzan-
ciologia marxista, come recita il sottotitolo do”» (Q  I, , ), diventando così «un
della Teoria, è sottoposto a una critica insi- “marxismo” in “combinazione”» con il ma-
 BUCHARIN , NIKOLAJ IVANOVIČ

terialismo volgare, come tale «insufficiente fare, di alcune tendenze del materialismo
per creare un vasto movimento culturale che storico (e, per avventura, le più diffuse) la
abbracci tutto l’uomo, in tutte le sue età e in stessa critica che lo storicismo ha fatto del
tutte le sue condizioni sociali, unificando vecchio metodo storico e della vecchia filo-
moralmente la società» (Q , , ). Di qui la logia, che avevano portato a nuove forme in-
necessità di smontare puntualmente questo genue di dogmatismo e sostituivano l’inter-
progetto, mostrandone la tendenza intrinse- pretazione con la descrizione esteriore, più
ca a eludere il compito fondamentale posto o meno accurata dei fenomeni» (ibid.). Que-
al movimento operaio, una volta che, fonda- sta critica verte anzitutto sul fatto che «il ti-
to «un nuovo tipo di Stato, nasce [concreta- tolo non corrisponde al contenuto del libro.
mente] il problema di una nuova civiltà e Teoria del materialismo storico dovrebbe si-
quindi la necessità di elaborare le concezioni gnificare sistemazione logica dei concetti fi-
più generali, le armi più raffinate e decisive» losofici che sono noti sotto il nome di mate-
(Q , , ; v. anche Q , , ). rialismo storico. Il primo capitolo, o un’in-
Le critiche al Saggio popolare (G. ha in troduzione generale, dovrebbero aver trat-
carcere la traduzione francese, Bucharin tato la quistione: che cos’è la filosofia? una
) sono sviluppate nelle tre serie di Ap- concezione del mondo è una filosofia? come
punti di filosofia e raccolte, come detto, in è stata finora concepita la filosofia? il mate-
una sezione del Q . Il primo spunto si tro- rialismo storico rinnova questa concezione?
va però nel Q , in un testo dedicato a Con- quali rapporti esistono tra le ideologie, le
versazione e cultura. Qui G. osserva che nel- concezioni del mondo, le filosofie? La ri-
la cultura orale è molto più facile il verifi- sposta a questa serie di domande costituisce
carsi di «errori logici», rispetto a cui lo stu- la “teoria” del materialismo storico» (Q ,
dio della logica formale aristotelica può es- , ). Come si vede, sono proprio le que-
sere un utile antidoto. «Queste osservazioni stioni di cui si occupa G. nell’elaborazione
mi sono state suggerite dal Materialismo sto- in positivo della filosofia della praxis. Ma
rico di Bukharin che risente di tutte le defi- neanche si può dire che vi sia nesso tra tito-
cienze della conversazione. Sarebbe curioso lo (teoria) e sottotitolo (sociologia): «il sot-
fare una esemplificazione di tutti i passi che totitolo è più esatto se si dà del termine “so-
corrispondono agli errori logici indicati da- ciologia” una definizione circoscritta», men-
gli scolastici, ricordando la giustissima os- tre Bucharin la fa diventare «un embrione di
servazione di Engels che anche i “modi” del filosofia non sviluppata» sulla cui base svol-
pensare sono elementi acquisiti e non inna- gere appunto la «filosofia» del marxismo
ti» (Q , , ). Bucharin scrive infatti nel- (ibid.; v. anche Q , , -).
la premessa: «L’opera è nata dalle discussio- In dipendenza da questo errore, sorge
ni che si svolgevano durante le conferenze di l’altrettanto erroneo collegamento del marxi-
lavoro pratico dirette dall’autore e da J. P. smo con il materialismo filosofico, come una
Denike» (Bucharin , ). Tuttavia G. non filosofia di cui il primo avrebbe bisogno:
fa questa esemplificazione e quando avvia «Cosa intende per “materia” il Saggio popo-
gli Appunti di filosofia nel Q  prende subi- lare?» (Q , , ). «Per il materialismo
to posizione sul merito del testo: in un con- storico la “materia” non deve essere intesa
fronto con il libro di Ernst Bernheim sul me- né nel suo significato quale risulta dalle
todo storico (Bernheim ), G. nota: «La scienze naturali [...] né nel suo significato
“sociologia marxista” (cfr. il Saggio popola- quale risulta dalle diverse metafisiche mate-
re) dovrebbe stare al marxismo, come il li- rialistiche [...] ma come socialmente e stori-
bro del Bernheim sta allo storicismo: una camente organizzata per la produzione, co-
raccolta sistematica di criteri pratici di ricer- me rapporto umano [...] Ma in realtà, questo
ca e di interpretazione, uno degli aspetti del è solo uno dei tanti elementi del Saggio po-
“metodo filologico” generale» (Q , , ). polare che dimostrano la superficiale impo-
E subito aggiunge, avviando così già la criti- stazione del problema del materialismo sto-
ca: «Sotto alcuni punti di vista si dovrebbe rico, il non aver saputo dare a questa conce-
BUCHARIN , NIKOLAJ IVANOVIČ 

zione la sua autonomia scientifica e la posi- nella scienza storica può avere per risultato
zione che le spetta di fronte alle scienze na- spropositi scientifici, che potranno essere
turali o [,peggio,] a quel vago concetto di corretti agevolmente [...]; ma nella scienza e
“scienza” in generale che è proprio della nell’arte politica può avere per risultato del-
concezione volgare del popolo» (ivi, -). le catastrofi, i cui danni “secchi” non po-
La dipendenza di Bucharin da una conce- tranno mai più essere risarciti» (Q , , ).
zione generica e volgare della scienza gli im- Nel Saggio popolare si annida pertanto – in
pedisce di riconoscere e valorizzare il con- corrispondenza della natura del marxismo,
cetto e la funzione essenziale che la dialetti- che è insieme scienza e azione (Q , , ),
ca riveste nel materialismo storico. La sua filosofia e ideologia – un rischio politico ben
«errata interpretazione del materialismo preciso: una politica pensata su basi deter-
storico che viene dogmatizzato» lo spinge a ministiche e fatalistiche non può infatti che
identificarlo «con la ricerca della causa ulti- condurre alla sconfitta.
ma o unica ecc.», senza rendersi conto che Le critiche al Saggio popolare sono dun-
«il problema delle cause ultime è appunto que complessive e distruttive: dal titolo al
vanificato dalla dialettica» (Q , , ). «La contenuto, dai presupposti generali alle im-
posizione del problema come una ricerca di plicazioni politiche, dalla metodologia allo
leggi, di linee costanti, regolari, uniformi è stile argomentativo, non c’è un aspetto che
legata a una esigenza, concepita in modo un G. ritenga possa essere utilmente impiegato
po’ puerile e ingenuo, di risolvere perento- in un progetto di “manuale popolare” della
riamente il problema pratico della prevedi- filosofia della praxis. Il suo progetto è dun-
bilità degli accadimenti storici [...] Quindi la que, come risulta dalla struttura stessa del Q
ricerca delle cause essenziali, anzi della , globalmente alternativo a quello di Bu-
“causa prima”, della “causa delle cause”. charin. Il modo con cui G. discute il Saggio
Ma le “Tesi su Feuerbach” avevano già criti- popolare – senza rinvii a pagine precise, sen-
cato anticipatamente questa concezione za citazioni virgolettate, con qualche impre-
semplicistica» (Q , , ). Non padro- cisione – non è tanto indicativo dell’assenza
neggiando la dialettica, Bucharin non sa ri- (o meno) della Teoria tra i libri che G. pote-
conoscere il nesso tra quantità e qualità (Q va tenere in cella (sulla questione si veda la
, , ) e quello tra “premessa” materiale discussione tra Giovanni Mastroianni e
e “compiti” politici (Q , , ). In conclu- Gianni Francioni: Francioni ,  e ,
sione: «La filosofia del Saggio popolare è pu- ; Mastroianni ,  e , -). Piut-
ro aristotelismo [positivistico], cioè un ria- tosto, esso è leggibile alla luce del carattere di
dattamento della logica formalistica secon- “modello esemplare”, ma in negativo, che il
do i metodi delle scienze naturali: la legge di Saggio popolare assume (si veda la già ricor-
causalità è sostituita alla dialettica; la classi- data contrapposizione al libro di Bernheim),
ficazione astratta, la sociologia ecc.». Il suo rispetto a cui va costruita un’alternativa che
è un «idealismo alla rovescia nel senso che non risparmi neanche un dettaglio.
alle categorie dello spirito sostituisce delle Questo modo di lavorare emerge nel
categorie empiriche altrettanto a priori e trattamento da G. riservato a un concetto
astratte. [Causalismo e non dialettica. Ricer- che nel Saggio popolare compare di sfuggita
ca della legge di “regolarità, normalità, e che invece assume nel progetto della filo-
uniformità” senza superamento, perché l’ef- sofia della praxis un ruolo centrale: l’imma-
fetto non può essere superiore alla causa, nenza. È infatti in una riformulazione stori-
meccanicamente]» (Q , , ). cistica dell’immanenza, e non nella tradizio-
Questa «riduzione del materialismo sto- ne materialistica, che secondo G. va ravvisa-
rico a “sociologia” marxista» favorisce ta l’originalità della filosofia di Marx. Que-
l’«estensione della legge dei grandi numeri sta tesi viene enunciata in Q , , dove si no-
dalle scienze naturali alle scienze storiche e ta anche che «quando si dice che Marx ado-
politiche»; ma questa estensione «ha diverse pera l’espressione “immanenza” in senso
conseguenze per la storia e per la politica: metaforico, non si dice nulla: in realtà Marx
 BUCHARIN , NIKOLAJ IVANOVIČ

dà al termine “immanenza” un significato lore equivoco e mistico. Ma in altri ha un si-


proprio» (ivi, ). È un’allusione a Bucha- gnificato che, dopo le limitazioni di Kant,
rin, come si evince da Q , , : «Ciò che può essere difeso dal materialismo storico»
si è detto della “teleologia” si può ripetere (Q , , ).
dell’“immanenza”» (il riferimento è a Q , A queste critiche G. ne aggiunge altre
, intitolato La teleologia nel «Saggio popo- nel momento in cui (v. LC , a Tatiana, 
lare»). Scrive G.: «Nel Saggio popolare si no- agosto ) riceve il libro che raccoglie le
ta che Marx adopera l’espressione “imma- relazioni della delegazione sovietica al II
nenza”, “immanente”, e si dice che eviden- Congresso internazionale di storia della
temente quest’uso è “metaforico”. Benissi- scienza e della tecnologia, tenutosi a Londra
mo. Ma si è così spiegato il significato che nell’estate . Di questo testo (Bucharin
l’espressione “immanenza” ha metaforica- a) G. nota soprattutto il modo «superfi-
mente in Marx? Perché Marx continua a ciale ed estraneo al materialismo storico» di
usare questa espressione? Solo per l’orrore porre «il problema della «“realtà oggettiva
di creare termini nuovi? [...] L’espressione del mondo esterno” (Q , , ). Infatti,
“immanenza” in Marx ha un preciso signifi- per il senso comune popolare una tale que-
cato e questo occorreva definire: in realtà stione è assurda: «Il pubblico popolare
questa definizione sarebbe stata veramente “crede” che il mondo esterno sia obbiettivo
“teoria”. Marx continua la filosofia dell’im- ed è questa “credenza” che occorre analiz-
manenza, ma la depura da tutto il suo appa- zare, criticare, superare scientificamente»
rato metafisico e la conduce nel terreno con- (Q , , ). Invece di fare questo lavoro,
creto della storia. L’uso è metaforico solo nel Bucharin si preoccupa di confutare le posi-
senso che la concezione è stata superata, è zioni idealistiche, a suo avviso tutte neganti
stata sviluppata ecc.» (Q , , ). la realtà del mondo esterno, senza rendersi
Immanenza e teleologia vengono da G. conto né che tale tesi non coincide senz’al-
accostate. Difatti egli si sta riferendo all’in- tro con l’idealismo, né che, come il materia-
sieme del paragrafo I. della Teoria, intito- lismo volgare, la tesi dell’irrealtà del mondo
lato Dottrina della finalità in generale (te- esterno ha «origine religiosa», come si può
leologia) e sua critica. Finalità immanente, vedere in Berkeley, peraltro da Bucharin ci-
dove tra l’altro si legge: «Vale la pena far no- tato (Q , , ). In questo modo Bucha-
tare che, se qualche volta Marx e Engels rin non può «spiegare che una tale conce-
sembrano fare uso di concezioni teleologi- zione, che non è certo una futilità, anche per
che, in realtà si tratta di metafore e di im- un filosofo della praxis, oggi, esposta al
magini [cela ne constitue qu’une métaphore pubblico, possa solo provocare il riso e lo
et une façon imagée d’exprimer la pensée]» sberleffo». Essa è «il caso più tipico della di-
(Bucharin , ; v. Bucharin , -). Il stanza che si è venuta formando tra scienza
nesso tra finalità e immanenza è presente, e vita, tra certi gruppi di intellettuali [...] e
negativamente, in Bucharin e G. lo ripren- le grandi masse popolari: e come il linguag-
de rovesciandolo in positivo. A suo avviso, gio della filosofia sia diventato un gergo che
solo assumendo problematicamente la nuo- ottiene lo stesso effetto di quello di Arlec-
va accezione kantiana (consegnata alla Cri- chino» (ibid.).
tica del giudizio e agli scritti di filosofia del- BIBLIOGRAFIA: BUCI-GLUCKSMANN ,
la storia), secondo cui si può utilizzare la fi-  ss.; FRANCIONI  e ; IACONO ;
nalità in modo regolativo, salvaguardando MASTROIANNI  e ; PAGGI , -
così l’individualità empirica dei fatti, è pos- e -; ZANARDO .
sibile sfuggire al pericolo di convertire il de- FABIO FROSINI
terminismo storico in una forma obsoleta di
V. «determinismo», «dialettica», «filosofia della
finalismo: «Sul “Saggio popolare”. La teleo- praxis», «immanenza», «Kant», «materialismo e
logia. Nella frase e nella concezione di “mis- materialismo volgare», «oggettività», «sociolo-
sione storica” non c’è una radice teleologi- gia», «solipsismo, solipsistico», «teleologia»,
ca? E infatti in molti casi essa assume un va- «unità di teoria-pratica».
BUON SENSO 

buon senso critica della religione e del senso comune e


il loro superamento: in tal senso, la filosofia
In Q , ,  G. scrive che il «tipo» di ri-
coincide col “buon senso”» (Q , , ).
viste di cui sta trattando «appartiene alla sfe-
A partire dal Q , nell’ambito di paragrafi
ra del “buon senso” o “senso comune”»,
non presenti in prima stesura, la valutazio-
con un uso che implicitamente rende equi- ne del buon senso è quasi sempre positiva.
valenti le due espressioni. Non sempre è co- In Q  II, , - leggiamo una nota in cui
sì. Anzi, l’uso prevalente che G. fa di «buon senso comune e buon senso sono equipara-
senso» è contestuale, ma diversificato (sia ti e valutati positivamente: «In che consiste
pure in modo altalenante), rispetto a «senso esattamente il pregio di quello che suol
comune»: talvolta «buon senso» è assunto chiamarsi “senso comune” o “buon senso”?
positivamente, altre volte con valenza nega- Non solamente nel fatto che, sia pure im-
tiva. In Q , , , ad esempio, leggiamo che plicitamente, il senso comune impiega il
«per comandare non basta il semplice buon principio di causalità, ma nel fatto molto
senso» (valenza negativa), mentre in Q , , più ristretto, che in una serie di giudizi il
 si spiega come «un uomo di buon senso» senso comune identifica la causa esatta,
potrebbe mettere in crisi una concezione semplice e alla mano, e non si lascia deviare
olistica dello Stato (valenza positiva). In Q , da arzigogolature e astruserie metafisiche,
,  vi è coincidenza: «Filosofia e senso pseudo-profonde, pseudo-scientifiche
comune o buon senso». In Q , , , a pro- ecc.». Siamo alla funzione del senso comu-
posito di Pirandello e della «concezione dia- ne o buon senso come critica e rifiuto del-
lettica dell’oggettività», G. nota nell’opera l’intellettualismo fine a se stesso (presente
del commediografo la rappresentazione di anche in Q , , ). Non sorprende che
una «lotta paradossale contro il senso co- altre esemplificazioni di questa funzione
mune e il buon senso»; in Q , ,  afferma che ha il buon senso, di sentinella a guardia
che «Croce civetta continuamente col “sen- degli eccessi dell’intellettualismo vacuo,
so comune” e col “buon senso” popolare». trovi delle applicazioni anche nel Q , de-
In Q , ,  leggiamo invece: «Il “buon dicato al Lorianismo, ove ad esempio si leg-
senso” ha reagito, il “senso comune” ha im- ge: «Questo articolo, data l’amenità del
balsamato la reazione e ne ha fatto un cano- contenuto, si presta a diventare “libro di te-
ne “teorico”, “dottrinario”, “idealistico”»: sto negativo” per una scuola di logica for-
nella contrapposizione è il buon senso ad male e di buon senso scientifico» (Q , ,
avere qui valenza positiva. In Q , ,  ). O ancora: «il buon senso, svegliato da
compare un celebre riferimento a Manzoni: un opportuno colpo di spillo, quasi fulmi-
«Senso comune. Il Manzoni fa distinzione tra neamente annienta gli effetti dell’oppio in-
senso comune e buon senso (Cfr. Promessi tellettuale» (Q , , ).
Sposi, Cap. XXXII sulla peste e sugli untori). Ancora più positiva è la valutazione del
Parlando del fatto che c’era pur qualcuno buon senso là dove G. ne disgiunge radical-
che non credeva agli untori ma non poteva mente le sorti dal senso comune, come in Q
sostenere la sua opinione contro l’opinione , , : «È questo il nucleo sano del sen-
volgare diffusa, aggiunge: “Si vede ch’era so comune, ciò che appunto potrebbe chia-
uno sfogo segreto della verità, una confi- marsi buon senso e che merita di essere svi-
denza domestica: il buon senso c’era; ma se luppato e reso unitario e coerente». In Q ,
ne stava nascosto, per paura del senso co- , - si parla di una filosofia individuale
mune”». Il buon senso è equiparato da Man- che – in quanto non arbitraria – diviene «una
zoni alla ragione, che nulla però può contro cultura, un “buon senso”, una concezione
il senso comune, la rozza ideologia delle del mondo, con una etica conforme alla sua
masse. G. non commenta il brano. struttura [...] Pare che solo la filosofia della
Una valutazione più positiva del buon prassi abbia fatto fare un passo in avanti al
senso si ha nei contesti filosofici, in cui esso pensiero, sulla base della filosofia classica te-
è usato in senso tecnico: «La filosofia è la desca, evitando ogni tendenza al solipsismo,
 BUROCRAZIA

storicizzando il pensiero in quanto lo assume così si estraniava dal paese, e attraverso le


come concezione del mondo, come “buon posizioni amministrative, diventava un vero
senso” diffuso nel gran numero». Buon sen- partito politico, il peggiore di tutti, perché
so equivale qui a «concezione del mondo», la gerarchia burocratica sostituiva la gerar-
con un’accezione non necessariamente posi- chia intellettuale e politica: la burocrazia di-
tiva o negativa. Ma l’equiparazione così ventava appunto il partito statale-bonapar-
esplicita presente in questa nota non trova al- tistico» (ivi, ). La burocrazia entra quin-
tri riscontri. di nei Q già come elemento degenerato, co-
me frutto della mancata forma nazionale-
GUIDO LIGUORI
popolare del Risorgimento, come elemento
V. «concezione del mondo», «filosofia», «filosofia detentore della competenza tecnica e ammi-
della praxis», «lorianismo, loriani», «Manzoni»,
nistrativa al servizio non del popolo ma del
«senso comune».
partito di governo e dei propri interessi di
riproduzione tipici di una «casta» (Q , ,
burocrazia
). Questo tema verrà ripreso più tardi in
Il lemma «burocrazia» ha nei Q una Q , , , dove il giudizio diventerà, se
funzione duplice: se da una parte infatti, so- possibile, ancora più duro: «la burocrazia
prattutto in forma aggettivata, è usato con italiana può essere paragonata alla burocra-
frequenza come sinonimo di «fossilizzazio- zia papale, o meglio ancora, alla burocrazia
ne» (Q , , ), «pedanteria» (Q , , cinese dei mandarini». La burocrazia italia-
), «meccanicità» (Q , , ), dall’altra na fa gli interessi di gruppi specifici come gli
– e in tale accezione, pressoché costante in agrari o l’industria protetta, ma li fa, secon-
tutti i Q, verrà qui considerato – esso iden- do G., «senza piano e sistema, senza conti-
tifica l’insieme dei funzionari civili e milita- nuità», con spirito meccanico di combina-
ri di uno Stato o di un’organizzazione di zione invece che «organicamente e secondo
partito. In Q ,  G. riflette sulla debolez- un indirizzo conseguente»: una burocrazia
za dei partiti politici italiani, sul loro distac- che diventa quindi «specialmente “monar-
co dalle masse che è cronico «dal risorgi- chica” [...] sola forza “unitaria” del paese,
mento in poi», esattamente come Weber, permanentemente “unitaria”» (ibid.), anco-
dieci anni prima, nel suo Parlamento e go- ra una volta legata all’angusta struttura di
verno rifletteva sulla debolezza della bor- potere del governo e non al «popolo-nazio-
ghesia tedesca nella Germania guglielmina ne» come era avvenuto invece in Francia. La
(il riferimento al testo del sociologo tedesco letteratura prodotta dai funzionari statali è a
è esplicitato alla fine della nota gramsciana). questo proposito illuminante. Scrive G. ri-
Ma se in Germania l’immaturità della classe portando un passo di un articolo dell’“Italia
borghese e la sua inettitudine al governo letteraria”: «“In Francia, in Inghilterra, ge-
erano ricondotte da Weber al ruolo pater- nerali ed ammiragli scrivono per il loro po-
nalistico storicamente avuto da Bismarck, polo, da noi scrivono solo per i loro supe-
per G. la situazione italiana è caratterizzata riori”» (Q , , ).
dal fatto che «il governo ha [...] operato co- G. chiarisce in Q , ,  questo caratte-
me un “partito”, si è posto al disopra dei re meccanico e brutale della burocrazia ri-
partiti non per armonizzarne gli interessi e conducendolo alla sua composizione sociale,
l’attività nei quadri permanenti della vita e ovvero identificando gli strati sociali per i
degli interessi statali nazionali, ma per di- quali «la carriera militare e burocratica» è
sgregarli, per staccarli dalle grandi masse e «un elemento molto importante di vita eco-
avere “una forza di senza partito legati al go- nomica e di affermazione politica». G. rico-
verno con vincoli paternalistici di tipo bo- struisce quindi questa determinata funzione
napartistico-cesareo”» (Q , , -). Il ri- sociale e la «psicologia che è determinata da
ferimento al governo, in questo caso, va let- questa funzione» (ivi, ). Si tratta, nel caso,
to come riferimento alla burocrazia, come di quella «borghesia rurale media e piccola»
G. chiarisce subito dopo: «La burocrazia che, abituata a «comandare “politicamente”»
BUROCRAZIA 

ma «non “economicamente”», non avendo Accanto alla critica delle degenerazioni


funzioni economiche ma solamente redditi burocratiche del parlamentarismo e del re-
parassitari derivanti dalla «“bruta” pro- gime rappresentativo in generale (Q , ,
prietà», «vive sulla miseria cronica e sul lavo- -), G. nota come la progressiva burocra-
ro prolungato del contadino» (ibid.): una pic- tizzazione dell’attività politica sia anche un
cola borghesia fatta di «morti di fame» (Q , fattore epocale e irresistibile della nascente
, ) abituata da secoli alla repressione di politica di massa. Se non gli si può ascrivere
ogni organizzazione del lavoro contadino. in questo caso il merito di aver trovato la for-
Uno strato sociale di cruciale importanza nel- mula risolutiva del complesso rapporto fra
la storia d’Italia che, una volta fattosi buro- democrazia e burocrazia, gli si deve però ri-
crazia, ha una funzione direttiva specifica, an- conoscere quello di aver messo per primo a
che se mediata dalla coincidenza o meno con tema, almeno in campo marxista, la spinosa
la «volontà [...] della classe alta»: «In questo questione. Già in Q , , parlando dell’«au-
senso deve intendersi la funzione direttiva di togoverno» inglese, nota sinteticamente:
questo strato, e non in senso assoluto: tutta- «Burocrazia divenuta necessità», prose-
via non è piccola cosa» (Q , , ). guendo: «la quistione deve essere posta di
In Q , , dopo aver distinto all’interno formare una burocrazia onesta e disinteres-
della struttura dei partiti politici «il gruppo sata, che non abusi della sua funzione per
sociale» e «la massa del partito», G. rileva rendersi indipendente dal controllo del si-
come la «forza consuetudinaria più perico- stema rappresentativo» (ivi, ). Il proble-
losa» sia «la burocrazia o stato maggiore del ma è quello della funzione specifica, tecnica,
partito» (ivi, ), riversando così il proble- di un ceto professionale in grado di mano-
ma della burocrazia statale anche all’interno vrare la complessa struttura dello Stato mo-
di quelli che sono per lui gli «“sperimenta- derno, con le sue ramificazioni nella società
tori” storici» (Q , , ) di nuove conce- civile. Una funzione che è analoga a quella
zioni del mondo. Anche nei partiti politici la svolta dal ceto intellettuale, centrale nella ri-
componente burocratica si «organizza come flessione dei Q, la cui affinità G. esplicita in
corpo a sé» e rischia di far entrare in crisi i modo estremamente chiaro in Q , , :
partiti. Da questo punto di vista G. ritiene «Il fatto che nello svolgimento storico e del-
che i partiti francesi siano «i più utili per stu- le forme economiche e politiche si sia venu-
diare l’anacronizzarsi delle organizzazioni to formando il tipo del funzionario tecnico
politiche», in quanto hanno l’esperienza di ha una importanza primordiale [...] In parte
una stratificazione che inizia con la Rivolu- questo problema coincide col problema de-
zione dell’Ottantanove e che «permette ai gli intellettuali».
dirigenti di mantenere la vecchia base pur
facendo compromessi con forze affatto di- MICHELE FILIPPINI
verse e spesso contrarie e asservendosi alla V. «bonapartismo», «intellettuali», «partito»,
plutocrazia» (Q , , ). «Weber».
C

cadornismo G. legge l’articolo di Mario Missiroli su


Cadorna del , apparso sulla “Nuova An-
La meditazione sul «cadornismo» nasce
tologia”, e intraprende una riflessione sul
all’interno della riflessione di G. sul proble-
rapporto tra capo militare e capo politico.
ma del rapporto fra direzione militare e dire- Missiroli imputa a Cadorna d’essersi fossiliz-
zione politica nella formazione e nello svilup- zato «sull’aspetto tecnico» trascurando «l’a-
po dello Stato moderno e del rapporto fra di- spetto storico-sociale» (Q , , ). G. ri-
rigenti e diretti, in particolare in Italia. Con tiene questa «un’accusa esagerata: la colpa
questo termine G. intende l’atteggiamento non è di Cadorna, ma dei governi che devo-
per cui «una cosa sarà fatta perché il dirigen- no essi educare politicamente i militari»
te ritiene giusto e razionale che sia fatta: se (ibid.). Mentre infatti Napoleone «rappre-
non viene fatta, “la colpa” viene riversata su sentava la società civile e il militarismo della
chi “avrebbe dovuto” ecc.» (Q , , ). Il Francia» e congiungeva in sé le due funzioni
neologismo ha la sua origine nella figura del di capo del governo e dell’esercito, «la classe
generale Luigi Cadorna, capo di stato mag- dominante italiana non ha saputo preparare
giore dell’esercito italiano sino alla battaglia dei capi militari» (ivi, ). Se per un verso è
di Caporetto, che G. definisce «un burocrati- certamente vero che «il capo militare deve
co della strategia», che «quando aveva fatto le avere, per la sua stessa funzione, una capacità
sue ipotesi “logiche”, dava torto alla realtà e politica», tuttavia «l’atteggiamento politico
si rifiutava di prenderla in considerazione» verso le masse militari e la politica militare
(Q , , ). Il termine diviene dunque me- devono essere fissati dal governo sotto la sua
tafora per indicare chi, sul piano politico, non responsabilità» (ivi, ). Da qui G. apre una
esita a sacrificare i propri “soldati” per dimo- riflessione più complessa sulla prima guerra
strare la giustezza della propria strategia mondiale e le responsabilità della disfatta di
schematicamente decisa a tavolino: forse an- Caporetto. Fra governo Sonnino e Cadorna
che in riferimento critico alla strategia fatta non v’era identità di vedute sui fini strategici
propria dal movimento comunista con la della politica militare e i mezzi per raggiun-
“svolta del ’”, che tanti «sacrifizi inutili» (Q gerli e, secondo G., Cadorna fu «miglior po-
, , ) aveva prodotto. Secondo G. pro- litico di Sonnino» poiché, a differenza di
pria degli «strateghi del cadornismo politico» quest’ultimo, tentò di fare una «politica del-
è la convinzione che gli avvenimenti «si svol- le nazionalità» per «disgregare l’esercito au-
gono fulmineamente e con marcia progressi- striaco» (ibid.). Il governo a ciò s’oppose per
va definitiva» (Q , , ). Cadorna rinno- non «urtare la Germania, alla quale non ave-
vava grandi offensive di logoramento accre- va dichiarato la guerra: così la scelta di Ca-
scendo, tuttavia, il distacco fra soldati e co- dorna – scelta relativa, come si vede, per l’e-
mandi: era noto come «realmente i soldati ar- quivoca posizione verso la Germania – men-
rischiassero la vita quando ciò era necessario, tre poteva essere politicamente ottima, di-
ma come invece si ribellassero quando si ve- venne pessima; le truppe slave videro nella
devano trascurati» (Q , , ). guerra una guerra nazionale di difesa delle
 CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO

loro terre da un invasore straniero e l’eserci- criminale di trascurare di evitare i sacrifizi


to austriaco si rinsaldò» (ibid.). Secondo G., inutili», nonostante persino il senso comune
peraltro, dell’effettiva incomprensione e mostri che il più dei disastri politici avviene
conseguente «avversione di Cadorna per la perché «si è giocato, con la pelle altrui»: do-
vita politica parlamentare» non lui solo fu re- po ogni rovina occorre dunque «prima di
sponsabile, bensì «specialmente il governo» tutto ricercare le responsabilità dei dirigen-
(ivi, ). G. sostiene che il governo trascurò ti» (ibid.). Ciò vale anzitutto per chi riflette
d’occuparsi d’un nodo fondamentale: «l’am- sull’«elemento fondamentale dello “spirito
ministrazione politica delle masse militari», statale”», ovvero «lo spirito di partito» (ivi,
mentre in Francia «gli stessi deputati si reca- ), sinora configuratosi come la forma più
vano al fronte e controllavano il trattamento adeguata «per elaborare i dirigenti e la ca-
fatto ai soldati» (ibid.). Egli imputa però a pacità di direzione» (ivi, ).
Cadorna colpe ben precise. Dalle Memorie
MANUELA AUSILIO
del generale G. apprende che egli era «infor-
mato, prima di Caporetto, che il morale del- V. «Caporetto», «direzione», «dirigenti-diretti»,
«esercito», «Grande guerra», «guerra», «guerra
le truppe era infiacchito» e qui attua «una
di movimento», «guerra di posizione», «partito»,
sua particolare attività “politica”, molto pe- «tecnica militare».
ricolosa: egli non cerca di rendersi conto se
occorre mutare qualcosa nel governo politi-
caduta tendenziale del saggio di profitto
co dell’esercito, se cioè l’infiacchimento mo-
rale delle truppe non sia dovuto al comando L’espressione compare per la prima in Q
militare» (ivi, ). Cadorna, «ostinato più , , nel contesto di una discussione – ispi-
che volitivo: energia del testardo» (ivi, ), rata a un’osservazione critica formulata da
sostanzialmente «non sa esercitare l’autocri- Benedetto Croce (Recenti interpretazioni del-
tica», ottusamente persuaso «che il fatto di- la teoria marxistica del valore e polemiche in-
pende dal governo civile, dal modo con cui è torno ad esse, in Croce a,  nota) – del
governato il paese», e così richiede «misure “lorianismo” dell’economista marxista An-
reazionarie, domanda repressioni, ecc.» tonio Graziadei. Dinnanzi alla «sotterranea
(ibid.). G. si sofferma poi sulla «bigotteria» e corrente di romanticismo popolare creata
l’influsso del sentimento religioso su cui dal “culto della scienza”, dalla “religione del
«Cadorna fondava la sua politica verso le progresso” e dall’ottimismo generale del se-
masse militari: l’unico coefficiente morale colo XIX», «è da vedere», annota G., «se non
del regolamento era infatti affidato ai cap- sia legittima la reazione del Marx, che con la
pellani militari» (ivi, ). “legge tendenziale della caduta del saggio del
In merito a una riflessione su arte e profitto” e col “catastrofismo” gettava molta
scienza della politica in Machiavelli, G. po- acqua sul fuoco: è da vedere anche quanto
ne in luce i rischi in cui s’incorre se non s’in- queste correnti ottimistiche abbiano impedi-
daga bene il «fatto primordiale, irriducibile to una analisi più accurata delle proposizio-
(in certe condizioni generali)» dell’esistenza ni di Marx» (ivi, ). Il testo, del febbraio-
di «dirigenti e diretti, governanti e governa- marzo , viene ripreso nel  con alcune
ti» (Q , , ). In questo quadro, G. re- varianti sostitutive: «è da vedere se non sia
puta pericoloso l’automatismo di un’obbe- stata legittima e di larga portata la reazione
dienza a tutti i costi, la pretesa di un’azione del Marx, che colla legge tendenziale della
non solo «senza bisogno di una dimostra- caduta del saggio del profitto e col così det-
zione di “necessità” e razionalità», ma da ri- to catastrofismo gettava molta acqua nel fuo-
tenersi «indiscutibile». Infatti qualcuno può co; è da vedere anche in che misura l’“op-
arrivare a pensare e operare secondo l’idea piomania” abbia impedito una analisi più ac-
che «l’obbedienza “verrà” senza essere do- curata delle proposizioni del Marx» (Q , ,
mandata, senza che la via da seguire sia in- ). L’allusione, già presente nella prima
dicata» (ivi, ). Così «è difficile estirpare stesura, al fatto che il marxismo fu preda del-
dai dirigenti il “cadornismo”», la «abitudine la stessa fede nel progresso che caratterizza-
CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO 

va le correnti borghesi viene nella seconda ne ripreso il riferimento alla “legge”: «il for-
stesura resa esplicita con il rinvio all’effetto dismo come punto estremo del processo di
di “stupefacente” derivante dal «metodo po- tentativi successivi da parte dell’industria di
litico di forzare arbitrariamente una tesi superare la legge tendenziale della caduta del
scientifica per trarne un mito popolare ener- saggio del profitto» (Q , , ).
getico e propulsivo: il metodo potrebbe pa- Parallelamente alla convinzione del ca-
ragonarsi all’uso degli stupefacenti che crea- rattere obiettivamente progressivo dell’ame-
no un istante di esaltazione delle forze fisiche ricanismo, cresce dunque in G. la consape-
e psichiche ma debilitano permanentemente volezza analitica relativa allo statuto della
l’organismo» (Q  II, , : questa osser- legge tendenziale della caduta del saggio del
vazione si riferisce proprio all’arbitraria for- profitto. Poco prima di Q ,  egli aveva pa-
zatura della legge della caduta del saggio del ragonato la «teoria dei costi comparati [e de-
profitto). Allo stesso modo, la lettura, già crescenti]» e la teoria «dell’equilibrio stati-
presente nel Q , della legge tendenziale for- co e dinamico» alla «teoria marxista del va-
mulata da Marx come qualcosa di compren- lore [e della caduta del saggio del profitto]»
sibile solo come reazione al trionfalismo pro- (Q , , ), aggiungendo che le prime due
gressista del secolo XIX (lettura parallela a erano forse da considerare «l’equivalente
quella delle principali tesi della Prefazione scientifico» delle seconde «in linguaggio uf-
del ’ come “metafore”, leggibili solo alla lu- ficiale e “puro” (spogliato di ogni energeti-
ce del tessuto di riferimenti linguistici in cui ca politica per le classi produttrici subalter-
nascono), viene nel Q  arricchita con la no- ne)» (ibid.). Questo apprezzamento, che ri-
ta relativa alla «larga portata» di questa leg- prende il cenno del Q  al carattere “reatti-
ge tendenziale. Difatti, la lettura che nei Q vo” della legge tendenziale e di cui si trova
viene via via sviluppata si dipana lungo due traccia nella definizione di essa come «teo-
direttrici principali, le quali entrambe ren- rema di prima approssimazione», viene mo-
dono comprensibile quest’ultima variante. dificato già nel corso di Q ,  e più tardi,
La prima di esse, annunciata in Q ,  (feb- nel momento in cui la lettura del fordismo
braio-novembre ) e ripresa in seconda rivela le potenzialità euristiche della legge,
stesura in Q  II, .VII (agosto-dicembre ben al di là del suo carattere “energetico”: di
), riguarda la possibilità di leggere la di- fatto, all’altezza del Q  l’intero sviluppo
namica in corso di maggiore momento del capitalistico è letto come «processo di tenta-
mondo contemporaneo – la combinazione di tivi successivi» (Q , , ) di reagire a cri-
taylorismo e fordismo che si afferma negli si «ritornanti a ciclo» (Q , , ) o, se si
Stati Uniti – come «il tentativo di superare vuole, come un succedersi di spinte alla de-
questa prima approssimazione», cioè il «teo- crescita dei costi grazie alla crescita della
rema di prima approssimazione» a cui la produttività. In questo modo acquista sem-
“legge” formulata da Marx in realtà si ridu- pre maggiore peso la specifica qualificazio-
ce (Q , , ). Nella seconda stesura l’e- ne della legge come “tendenziale”. La solle-
spressione «teorema di prima approssima- citazione a riflettere su di essa proviene a G.
zione» non viene ripresa e tutto il passaggio da Croce, come da Croce, per quanto si è vi-
è riformulato e chiarito: «Questa legge do- sto, era derivato anche il primo spunto criti-
vrebbe essere studiata sulla base del taylori- co verso Graziadei in Q , . In effetti, la
smo e del fordismo. Non sono questi due crociana raccolta di saggi risalenti alla fine
metodi di produzione e di lavoro dei tentati- del XIX secolo, intitolata Materialismo stori-
vi progressivi di superare la legge tendenzia- co ed economia marxistica, viene fino al 
le, eludendola col moltiplicare le variabili utilizzata da G. sia come reagente nei con-
nelle condizioni dell’aumento progressivo fronti di qualsiasi lettura riduzionistica ed
del capitale costante?» (Q  II, .VII, ). economicistica del materialismo storico e
L’aggiunta di «progressivi» va vista alla luce della teoria economica marxista, sia come
dello sviluppo dell’analisi dell’americani- testimonianza del mutamento della posizio-
smo, culminante nel Q , al cui esordio vie- ne dello stesso Croce, che da quell’iniziale
 CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO

fase di rispetto e scrupolo scientifico passa, lore, dall’altro determina, per il cangiamen-
a partire dal dopoguerra, a esibire verso to che introduce nella composizione del ca-
Marx e il marxismo un’attitudine liquida- pitale, la caduta tendenziale del saggio del
zionistica e sbrigativa. profitto e ciò è dimostrato nel III volume del-
Nel Q  è testimoniata una forte cresci- la Critica dell’Economia Politica». Quindi «il
ta di attenzione verso la teoria economica, Croce presenta come obbiezione alla teoria
accompagnata da un’attenta rilettura della esposta nel III volume quella parte di tratta-
summenzionata opera di Croce. La prima te- zione che è contenuta nel I volume, cioè
stimonianza di ciò si trova in Q  II, , in espone come obbiezione alla legge tenden-
una variante instaurativa al termine di un im- ziale della caduta del saggio del profitto la
pegnativo testo dedicato al concetto di filo- dimostrazione dell’esistenza di un plusvalo-
sofia. A queste riflessioni G. aggiunge l’os- re relativo dovuto al progresso tecnico, sen-
servazione generale «che le affermazioni del za però mai accennare una sola volta al I vo-
Croce sono state molto meno assiomatiche e lume, come se l’obbiezione fosse scaturita
formalmente decise di quanto egli voglia og- dal suo cervello, o addirittura fosse un por-
gi fare apparire. La teoria del valore è tutt’al- tato del buon senso» (ivi, ). Ciò che inte-
tro che intrinsecamente negata nel suo sag- ressa a G. qui affermare, al di là delle sue
gio principale», cioè nel libro citato. Lì Cro- comprensibili cautele («tutte queste note
ce «afferma che sola “teoria del valore” [...] sono state scritte in grandissima parte
scientifica è quella del grado finale d’utilità, fondandosi sulla memoria», ivi, -), è il
e che la teoria del valore marxista è “un’altra fatto che l’interazione tra dilatazione del plu-
cosa”, ma come “altra cosa” ne riconosce la svalore e cambiamento della composizione
saldezza e l’efficacia e domanda agli econo- organica del capitale dà luogo a un movi-
misti di ribatterla con ben altri argomenti da mento reale, storico, che assegna un partico-
quelli che di solito impiegano il Böhm- lare significato all’aggettivo “tendenziale”.
Bawerk e C. [...] La stessa prudenza formale Infatti fin dall’inizio, come si è visto, G. pre-
appare nello scritto sulla caduta del saggio di ferisce parlare di «legge tendenziale», ciò che
profitto: cosa avrà voluto dire l’autore della acquista progressivamente significato in rela-
teoria? Se ha voluto dir questo, non è esatto. zione all’analisi dell’americanismo. Ma è nel
Ma ha voluto dir questo? Dunque occorre Q  che tale scelta viene argomentata: «Inol-
ancora pensarci su, ecc. È anzi da porre in ri- tre occorrerà forse meglio determinare il si-
lievo come questo atteggiamento prudente gnificato di legge “tendenziale” [...] mentre
sia completamente mutato in questi anni e di solito l’aggettivo “tendenziale” si sottin-
tutto sia diventato perentorio e definitivo tende come ovvio, si insiste invece su di esso
nello stesso momento in cui è maggiormen- quando la tendenzialità diventa un carattere
te acritico e ingiustificato» (ivi, -; v. uno organicamente rilevante come in questo caso
svolgimento di questa critica in Q  II, ). in cui la caduta del saggio del profitto è pre-
Lo spunto è ripreso e radicalizzato in Q sentata come l’aspetto contraddittorio di
 II, , dove si osserva che anche in quello un’altra legge [...] in cui una tende ad elide-
scritto di fine secolo vi è «un errore fonda- re l’altra con la previsione che la caduta del
mentale», ovvero il non aver tenuto conto saggio del profitto sarà la prevalente» (ibid.).
del rapporto tra primo e terzo libro del Ca- “Tendenziale” non vuole quindi dire sola-
pitale. Se la legge è enunciata nel terzo libro, mente che la legge non è deterministica (che
nel primo Marx aveva «già impostato» il poggia cioè su un «supposto che»), ma che
problema introducendo il concetto «del plu- due tendenze realmente si oppongono e si
svalore relativo e del progresso tecnico come contrastano, parzialmente annullandosi.
causa appunto di plusvalore relativo». E ag- Scrive infatti G. in un testo immediatamente
giunge: «nello stesso punto si osserva come posteriore: «È da svolgere l’accenno sul si-
in questo processo si manifesti una contrad- gnificato che “tendenziale” deve avere, rife-
dizione, cioè mentre da un lato il progresso rito alla legge della caduta del profitto. È evi-
tecnico permette una dilatazione del plusva- dente che in questo caso la tendenzialità non
CALVINISMO 

può riferirsi solo alle forze controperanti nel- profitto, mantenendo una posizione di su-
la realtà ogni volta che da essa si astraggono periorità sui concorrenti» (ibid.).
alcuni elementi isolati per costruire un’ipo- BIBLIOGRAFIA: BARBAGALLO ; PO-
tesi logica. Poiché la legge è l’aspetto con- TIER .
traddittorio di un’altra legge, quella del plu-
FABIO FROSINI
svalore relativo che determina l’espansione
molecolare del sistema di fabbrica e cioè lo V. «catastrofe, catastrofico», «Croce», «econo-
mia», «fordismo», «leggi di tendenza», «mercato
sviluppo stesso del modo di produzione ca-
determinato».
pitalistico, non può trattarsi di tali forze con-
troperanti come quelle delle ipotesi econo-
Calogero, Guido: v. attualismo.
miche comuni. In questo caso la forza con-
troperante è essa stessa studiata organica-
mente e dà luogo a una legge altrettanto or- calvinismo
ganica che quella della caduta. Il significato I riferimenti che nei Q fa G. al calvini-
di “tendenziale” pare dover essere pertanto smo sono – come del resto quelli al luterane-
di carattere “storico” reale e non metodolo- simo – funzionali a spiegare alcuni fenomeni
gico: il termine appunto serve a indicare que- attuali. In Q , ,  vengono accostati Kaser
sto processo dialettico per cui la spinta mo-  e Philip , cioè un libro sulla storia
lecolare progressiva porta a un risultato ten- della Riforma e della Controriforma e un’a-
denzialmente catastrofico nell’insieme socia- nalisi del mondo nord-americano del secolo
le, risultato da cui partono altre spinte singo- XX. Il risultato, agli occhi di G., è che la teo-
le progressive in un processo di continuo su- ria, secondo la quale la «dottrina della gra-
peramento che però non può prevedersi in- zia» calvinista si converte «in motivo di ener-
finito, anche se si disgrega in un numero gia industriale», sviluppata in Kaser, trova
molto grande di fasi intermedie di diversa una conferma nell’analisi di Philip, «dove so-
misura e importanza» (Q  II, , -). no citati documenti attuali di questa conver-
Nello stesso testo viene anche approfon- sione [...] la documentazione del processo
dita la critica al saggio crociano, con la du- dissolutivo della religiosità americana: il cal-
plice osservazione che «il Croce dimentica vinismo diventa una religione laica, quella
nella sua analisi un elemento fondamentale del Rotary Club». In America la religione
nella formazione del valore e del profitto aderisce alla vita quotidiana molto più di
cioè il “lavoro socialmente necessario”, la quanto non accada per il cattolicesimo euro-
cui formazione non può essere studiata e ri- peo, e questo è un fatto che va spiegato a par-
levata in una sola fabbrica o impresa», e che tire dall’intimo della dottrina puritana.
egli erroneamente «parte dal presupposto Kaser si rifà alle analisi di Weber, pur
che ogni progresso tecnico determini imme- non citandolo, ed è proprio al libro di We-
diatamente, come tale, una caduta del saggio ber che G. ricorrerà più tardi, quando lo leg-
del profitto» (ivi, -). Il fatto che il lavo- gerà nella traduzione pubblicata nei “Nuovi
ro socialmente necessario si costituisce co- studi di diritto, economia e politica” tra l’a-
me eguagliamento tra lavori mediato dalla gosto  e l’ottobre  (Weber -).
concorrenza, fa anche sì che il progresso tec- G. subito (Q ,  e , , novembre ) ne
nico (cioè i successivi approfondimenti nel- riprende le tesi, usandole però per spiegare
l’estrazione di plusvalore relativo) si genera- la conversione in attivismo di massa della fe-
lizzi solo gradualmente, e proprio grazie a de cieca nella dottrina, che si scatena nel-
ciò, renda inizialmente possibile una cresci- l’URSS del primo piano quinquennale. Usan-
ta e non una diminuzione del saggio di pro- do Weber, G. critica la posizione di Guido
fitto. Torna qui, non casualmente, il riferi- De Ruggiero, che non riesce a spiegarsi «il
mento a Ford: «Tutta l’attività industriale di fatto paradossale, di un’ideologia grettamen-
Henry Ford si può studiare da questo pun- te [...] materialistica, che dà luogo, in prati-
to di vista: una lotta continua, incessante per ca, a una passione dell’ideale» (De Ruggiero
sfuggire alla legge della caduta del saggio del , ). G. trascrive il passo in Q , , 
 CAMORRA

e nel Testo C aggiunge: «De Ruggiero non tiva del suicidio, che gli permettono, tra l’al-
riesce a penetrare» il problema, «forse per la tro, di focalizzare il meccanismo di stimola-
sua mentalità ancora fondamentalmente cat- zione, nella fisiologia della moderna società
tolica e antidialettica» (Q  II, , ). Nel- di massa (quando è “volontario” e program-
la stessa direzione va il riferimento al calvi- mato), dell’evento del “crollo” morale indi-
nismo in Q , , , «con la sua concezio- viduale e di ogni inibizione di principio, ge-
ne ferrea della predestinazione e della gra- stito dai sistemi di coercizione (ma non esclu-
zia, che determina una vasta espansione di sivamente da essi) tramite il «terrorismo ma-
spirito di iniziativa (o diventa la forma di teriale e anche morale» esercitato sulle vo-
questo movimento)», con rinvio anche qui a lontà soggette. Facendo salve, tuttavia, sem-
Weber - e a Groethuysen . pre le responsabilità anche dei singoli e pen-
sando ancora al suo difficilissimo rapporto
FABIO FROSINI
non certo soltanto con il carnefice nemico,
V. «Croce», «Lutero», «Riforma», «Rotary quando G. ad esempio così conclude: «Ciò
Club», «Weber».
aggrava la responsabilità di coloro che, po-
tendo, non hanno, per imperizia, negligenza,
camorra: v. mafia e camorra. o anche volontà perversa, impedito che cer-
te prove fossero passate» (Q , , ).
campagna: v. città-campagna.
RAFFAELE CAVALLUZZI
cannibalismo V. «autobiografia», «catastrofe, catastrofico», «mo-
lecolare», «naufrago», «persona», «personalità».
Per G. il cannibalismo è il comporta-
mento estremo (un atto aberrante conse- canto X dell’Inferno: v. Dante.
guente al «disfacimento» interiore) cui gli
uomini possono giungere in seguito alla mo- capitalismo
dificazione morale «molecolare» che, so-
prattutto dietro la pressione costante e illi- La classica espressione marxiana «modo
mitata di un “terrorismo” psicologico, può di produzione capitalistico» ricorre di rado
escludere, per i singoli, atti eroici e provoca- nei Q e indica piuttosto il sistema di fabbrica
re inimmaginabili «catastrofi del carattere». (Q  II, , ), mentre il termine «capitali-
G. ne parla in pagine “autobiografiche” (Q smo», presente in vari contesti, designa una
, , -) sia alludendo alle responsabilità totalità contraddittoria, che parte dalla fab-
di chi induce, per intervento diretto, un ir- brica ma non si limita ad essa, come indica il
refrenabile indebolimento psicologico-mo- più sviluppato capitalismo degli Stati Uniti,
rale nella condizione dei prigionieri politici dove «per sfuggire [...] alla legge della cadu-
(nel suo caso, Mussolini e le autorità fasci- ta del saggio del profitto [...] Ford è dovuto
ste), sia implicitamente riferendosi, in un uscire dal campo strettamente industriale
passaggio critico e delicatissimo della sua vi- della produzione per organizzare anche i tra-
ta nei mesi a cavallo tra il  e il , alla sporti e la distribuzione della sua merce, de-
sua esperienza carceraria quasi vicina al terminando così una distribuzione della mas-
“naufragio”, e a «“condannatori”» più o sa del plusvalore più favorevole all’industria-
meno consapevoli che egli aveva creduto di le produttore» (ivi, -), fino a cercare di
individuare in alcuni responsabili della sua conformare, in funzione delle esigenze della
stessa parte politica (LC , a Tania,  feb- massima produttività e della razionalizzazio-
braio  e LC -, a Tania,  marzo ). ne produttiva, l’intera vita sociale e culturale
Se ne deduce un’ottica antimoralistica che del lavoratore, regolamentandone ogni
conferma, con acuta fermezza (nelle circo- aspetto, compresi i costumi (proibizionismo)
stanze in cui ogni residua resistenza è inevi- e la vita sessuale (Q , -). Il capitalismo è
tabilmente annientata da «cause di forza il prodotto di un processo storico, si svilup-
maggiore»: LC , a Tania,  febbraio ), pa nell’età moderna, diffondendo «un tipo
le ragioni dell’inagibilità perfino dell’alterna- relativamente omogeneo di uomo economi-
CAPITALISMO 

co» (Q  II, , ). Perché il capitalismo si La caduta tendenziale del saggio di profitto e
affermi occorre un insieme combinato e in- la crisi sono le questioni intorno a cui si arti-
teragente di condizioni economiche, sociali, cola la contraddizione tra «le forze materiali
culturali, politiche. Sbagliano perciò quanti di produzione e i rapporti di produzione» (Q
– afferma G. –, ignorando il principio di spe- , , ), posta da Marx a fondamento del
cificazione storica, pretendono, come fa Cor- movimento della storia nella Prefazione del ’
rado Barbagallo, «di trovare nell’antichità a Per la critica dell’economia politica, uno dei
ciò che è essenzialmente moderno, come il testi più visitati nella riflessione dei Q sul
capitalismo [...] e le manifestazioni» che al marxismo. Nello studio del capitalismo è un
capitalismo sono collegate (Q , , ; v. errore separare il processo di produzione del
anche LC , a Giulia,  febbraio ). capitale (esposto nel primo libro del Capitale
Mosso dalle sue intime contraddizioni, il ca- di Marx) dal processo complessivo della pro-
pitalismo si sviluppa in modo disuguale nel duzione capitalistica (terzo libro), come inve-
tempo e nello spazio geopolitico. Esso è tan- ce fa Croce che, assumendo la legge della ca-
to più sviluppato, quanto maggiore è la sua duta tendenziale del saggio di profitto come
capacità di estrazione del plusvalore relativo, se «fosse valida “assolutamente” e non inve-
come è nei paesi con numerose «industrie ce come termine dialettico di un più vasto
progressive (nelle quali il capitale costante è processo organico», isolandola dalla produ-
andato aumentando)» (Q , , ), e quan- zione del plusvalore relativo e da quell’«ele-
to minore è il peso delle classi sociali «paras- mento fondamentale nella formazione del va-
sitarie», prive di «una funzione essenziale nel lore e del profitto» che è «il “lavoro social-
mondo produttivo» (Q , , ). mente necessario”, la cui formazione non può
G. considera il sistema industriale come essere studiata e rilevata in una sola fabbrica
luogo in cui viene prodotta nuova ricchezza, o impresa», si preclude la comprensione del
con una visione del capitalismo legata alla co- movimento complessivo della società capita-
salità della produzione piuttosto che all’es- listica, fino a ipotizzare in termini paradossa-
senza del rapporto salariale. Nel confronto li la sua «fine automatica e imminente»; visio-
tra Stati Uniti ed Europa, i primi hanno ne “crollista”, condivisa per una fase dal mo-
«“una composizione demografica raziona- vimento comunista con la “mitizzazione” di
le”» (ibid.), mentre «l’Italia è il paese, che alcuni passi del Capitale e duramente conte-
[...] ha il maggior peso di popolazione paras- stata da G. (Q  II, , -). Se il movimen-
sitaria» (Q , , ). Anche il confronto tra to contraddittorio del capitale non porta de-
Germania e Inghilterra, entrambe travolte terministicamente al crollo del capitalismo,
dalla crisi economica mondiale, vede nella resta aperta la questione delle condizioni e
prima una potenziale ripresa grazie alla mag- dei tempi – lunghi – in cui la contraddizione
gior presenza di imprese industriali, mentre economica raggiungerà un livello tale da ri-
nella seconda prevale il capitale commercia- chiedere la sua soluzione in una rivoluzione
le e finanziario (Q , , -). Nel  G. politica, «quando tutta l’economia mondiale
legge la distinzione tra paesi più o meno ca- sarà diventata capitalistica e di un certo gra-
pitalisticamente avanzati alla luce del rap- do di sviluppo: [...] le forze controperanti del-
porto centro-periferia, che articola il sistema la legge tendenziale e che si riassumono nella
capitalistico mondiale in una relazione di di- produzione di sempre maggiore plusvalore
pendenza-subordinazione dei paesi di capi- relativo hanno dei limiti, che sono dati, per
talismo periferico rispetto ai capitalismi cen- esempio, tecnicamente dall’estensione della
trali, in cui lo Stato è molto più forte, «la clas- resistenza elastica della materia e socialmente
se dominante possiede delle riserve politiche dalla misura sopportabile di disoccupazione
ed organizzative che non possedeva per in una determinata società» (Q  II, , ).
esempio in Russia» (Un esame della situazio- La crisi che si prolunga «in forma catastrofi-
ne italiana, - agosto , in CPC ). ca dal » è un «processo complicato», non
Nei Q l’autore espone una concezione an- attribuibile a una sola causa («semplificare si-
tideterministica e dialettica del capitalismo. gnifica snaturare e falsificare»), di cui il crol-
 CAPITALISMO DI STATO

lo borsistico è solo «una delle clamorose ma- ), che, liberata dal comando del capitale,
nifestazioni». Essa è immanente al capitali- rappresenta la prospettiva futura.
smo, «ha origini interne, nei modi di produ-
ANDREA CATONE
zione e quindi di scambio, e non in fatti poli-
tici e giuridici»: anzi si può dire che lo svilup- V. «capitalismo di Stato», «Croce», «economia»,
«Marx».
po del capitalismo sia stato una continua cri-
si. Il capitalismo è un sistema mondiale («il
mondo è una unità, [...] tutti i paesi, rima- capitalismo di Stato
nendo in certe condizioni di struttura, passe- G. è il marxista che più riflette sul nuo-
ranno per certe “crisi”»), mosso da contrad- vo rapporto tra Stato e società (Stato «nel si-
dizioni fondamentali, tra cui quella fra la ten- gnificato integrale»: Q , , ) sviluppato-
denza all’internazionalizzazione dell’econo- si nel Novecento. Indaga anche sul nuovo
mia e l’arroccamento degli Stati in forme pro- rapporto che si determina tra Stato ed eco-
tezionistiche e autarchiche (Q , , -). nomia, interessandosi al fenomeno allora
Superando la concezione presente negli nuovo delle obbligazioni statali. Negli anni
scritti giovanili (L’intransigenza di classe e la seguenti il crollo di Wall Street la fiducia nel
storia italiana,  maggio , in NM ) del sistema capitalistico è scossa, il pubblico
capitalismo come sistema esclusivamente «vuole partecipare all’attività economica, ma
fondato sull’individualismo del capitale pri- attraverso lo Stato» (Q , , ). E se lo
vato e della libera concorrenza, G., che già Stato raccoglie il risparmio, non potrà fare a
nel  individua nel «predominio del ca- meno di entrare nell’«organizzazione pro-
pitale finanziario sul capitale industriale» duttiva» (Q , , -, del ). G. coglie il
«una struttura organica, una normalità del passaggio dell’economia capitalistica verso la
capitalismo e non già un “vizio contratto sua fase “keynesiana”, affermando: «Non si
dalle abitudini di guerra”» (La relazione Ta- tratta infatti di conservare l’apparato pro-
sca e il congresso camerale di Torino,  giugno duttivo così come è in un momento dato. Bi-
, in ON ), affronta con diversi stru- sogna svilupparlo parallelamente all’aumen-
menti concettuali la questione del capitali- to della popolazione e dei bisogni collettivi.
smo di Stato, suscitato dal movimento capi- In questi sviluppi necessari è il pericolo mag-
talistico stesso, dalla crisi che è inerente al giore dell’iniziativa privata e qui sarà mag-
suo modo di produzione. Posta come unita- giore l’intervento statale» (ivi, ). Nel Te-
ria, «economica e politica insieme», l’origi- sto C (Q , , , del ), G. precisa che
ne della classe dominante (Q , , ), G. lo Stato è spinto a intervenire per «i salva-
non vede le imprese pubbliche come una taggi delle grandi imprese in via di fallimen-
forma di socialismo, ma come «parte inte- to o pericolanti; cioè, come è stato detto, la
grante del capitalismo» (Q , , ): «tutte “nazionalizzazione delle perdite e dei deficit
le tendenze organiche del moderno capitali- industriali”».
smo di Stato» sono «un modo per un savio G. non solo è critico nei confronti della
sfruttamento capitalistico nelle nuove con- versione fascista del nuovo rapporto politica-
dizioni che rendono impossibile (almeno in economia, cogliendo la «struttura plutocrati-
tutta la sua esplicazione ed estensione) la po- ca» e i «legami col capitale finanziario» dello
litica economica liberale» (Q , , ). L’in- Stato fascista (Q , , ), al di là di ogni re-
tervento statale, sorto per fronteggiare la cri- torica corporativistica. Critica anche il «capi-
si capitalistica, segna tuttavia una svolta (nel talismo di Stato» tout court, lo considera «un
momento in cui lo Stato assume «una fun- modo per un savio sfruttamento capitalistico
zione di primo ordine come capitalista, [...] nelle nuove condizioni che rendono impossi-
deve intervenire per controllare se i suoi in- bile [...] la politica economica liberale» (Q ,
vestimenti sono bene amministrati»: Q , , , ) e avanza obiezioni tanto verso la «po-
), è la manifestazione della necessità del litica dei “lavori pubblici”» (Q , , )
superamento del sistema e indica la strada che rispetto alla nascita dell’IMI, dell’IRI ecc.
dell’«economia programmatica» (Q , , (Q , , -). Non muta per G. il segno di
CAPO CARISMATICO 

classe, il fine ultimo (lo sfruttamento capita- per G. deve divenire tendenzialmente il «mo-
listico) del capitalismo di Stato. derno Principe», ossia il partito comunista.
GUIDO LIGUORI MARCOS DEL ROIO
V. «capitalismo», «corporativismo», «fascismo», V. «capo carismatico», «demagogia», «dirigenti-
«Stato». diretti», «Lenin», «moderno Principe», «Partito
comunista».
capo
capo carismatico
Nei Q il lemma «capo» appare in acce-
zioni abbastanza differenti: capo di Stato, Commentando un articolo di Robert Mi-
capo di governo, capo militare, capo sinda- chels in Q , , G. mette per la prima volta a
cale, capo di una tendenza o gruppo intel- tema la nozione di «“capo charismatico”»,
lettuale. Se per Machiavelli l’uomo più vir- con precisione ri-attribuita a Weber dopo che
tuoso era il fondatore di religioni, seguito Michels aveva «fatto molto baccano in Italia
dal fondatore di Stati, G. non ha dubbi sul per la “sua” trovata del “capo charismatico”»
fatto che il capo politico, specie se fondato- (ivi, ). Il resoconto dell’articolo letto e il
re di Stati, sia il maggior esempio di virtù. personale commento gramsciano si intreccia-
Già in occasione della morte di Lenin, nel no, portando alla luce un forte nucleo di sen-
, egli aveva scritto un articolo intitolato so che attribuisce all’elemento carismatico
«Capo» (marzo , in CPC  ss.), presen- una caratteristica specifica: «il cosidetto
tando una concezione del capo politico co- “charisma”, nel senso del Michels, nel mon-
me personalità individuale-collettiva indi- do moderno coincide sempre con una fase
spensabile nel momento in cui vi è ancora primitiva dei partiti di massa, con la fase in
necessità che vi siano «dirigenti». cui la dottrina si presenta alle masse come
Nel Q  G. espone una sua interpretazio- qualcosa di nebuloso e incoerente, che ha bi-
ne, condotta per negazioni di cosa sia un ca- sogno di un papa infallibile per essere inter-
po: «se il capo non considera le masse uma- pretata e adattata alle circostanze» (ivi, ).
ne come uno strumento servile, buono per Se da una parte il capo carismatico è una fi-
raggiungere i propri scopi e poi buttar via, gura che G. relega a una fase non ancora mo-
ma tende a raggiungere fini politici organici derna della politica, non ancora di massa, dal-
di cui queste masse sono il necessario prota- l’altra il suo emergere può essere anche il se-
gonista storico, se il capo svolge opera “co- gno, ora certamente moderno, di una situa-
stituente” costruttiva, allora si ha una “de- zione di stallo politico, in cui l’equilibrio del-
magogia” superiore; le masse non possono le forze in campo non permette la vittoria di
non essere aiutate a elevarsi attraverso l’ele- un gruppo sull’altro: «in certi momenti di
varsi di singoli individui e di interi strati “cul- “anarchia permanente” dovuta all’equilibrio
turali”». Il capo che G. giudica necessario è statico delle forze in lotta, un uomo rappre-
dunque quello capace di organizzare ed edu- senta l’“ordine” cioè la rottura con mezzi ec-
care le masse, quello che «tende a suscitare cezionali dell’equilibrio mortale» (ivi, ). Il
uno strato intermedio tra sé e la massa, a su- capo carismatico può quindi presentarsi là
scitare possibili “concorrenti” ed eguali, a dove c’è una «crisi organica» che minaccia la
elevare il livello di capacità delle masse, a distruzione di entrambi i contendenti; scrive
creare elementi che possano sostituirlo nella G. nel Testo C: «Quando queste crisi si veri-
funzione di capo» (Q , , ). Il capo come ficano, la situazione immediata diventa deli-
lo concepisce G. tende a essere non un indi- cata e pericola, perché il campo è aperto alle
viduo, anche se carismatico, poiché «nella soluzioni di forza, all’attività di potenze oscu-
realtà di qualche Stato il “capo dello Stato”, re rappresentate dagli uomini provvidenziali
cioè l’elemento equilibratore dei diversi inte- o carismatici» (Q , , -).
ressi in lotta contro l’interesse prevalente, ma
non esclusivista in senso assoluto, è appunto MICHELE FILIPPINI
il “partito politico”» (Q , , ). Il capo V. «capo», «crisi organica», «Michels», «Weber».
 CAPORALISMO

caporalismo per le truppe italiane. Contro le spiegazioni


meramente tecnico-militari, G. afferma che
In Q ,  G. annota una serie di rifles-
«la responsabilità storica deve essere cercata
sioni brevi e secche, come a fare memoria di
nei rapporti generali di classe in cui soldati,
un tema importante, ma che non ha ancora
ufficiali di complemento e stati maggiori oc-
sviluppato in tutta la sua fecondità. La nota si
cupano una posizione determinata, quindi
intitola Nozioni enciclopediche. Comandare e
nella struttura nazionale, di cui sola respon-
obbedire e il tema portante è quello dell’ana- sabile è la classe dirigente appunto perché di-
lisi della funzione di comando, specialmente rigente» (Q , , -). G. affronta il tema
del «carattere del comando e dell’obbedien- della rotta di Caporetto come un esempio di
za nell’ordine militare». G. distingue tra «co- mancanza di «grande politica» e amplia la
mandare per comandare», che «è il caporali- valutazione per l’insieme delle relazioni tra
smo» (ivi, ), e «il comando del direttore Italia e Austria dal  al . Si trattava, nel
d’orchestra», in cui c’è «collaborazione» e «il , di mobilitare una forza insurrezionale
comando è una funzione distinta, non gerar- che fosse capace di cacciare gli austriaci e di
chicamente imposta» (ivi, ). Ma la nota è impedirne il ritorno, stimolando la disgrega-
appunto un abbozzo, in cui la contrapposi- zione dell’Impero asburgico e il rafforza-
zione non è poi così netta e sviluppata, tanto mento delle forze liberali. L’inerzia politica
che G. prosegue: «comandare per comanda- dei partiti nazionali rese possibile, al contra-
re è il caporalismo; ma si comanda perché un rio, che l’Austria usasse i suoi reggimenti ita-
fine sia raggiunto, non solo per coprire le liani nella repressione dell’impeto rivoluzio-
proprie responsabilità giuridiche»; e poco nario. Alla fine si può dire che «la politica
prima: «nell’obbedienza c’è un elemento di della destra piemontese ritardò l’unità d’Ita-
comando e nel comando un elemento di ob- lia di  anni» (Q , , ). Scrive G. che
bedienza» (ivi, ). Con la sua riflessione in «lo stesso errore fu commesso da Sonnino
corso d’opera, G. mette a tema il problema durante la guerra mondiale, anche contro il
della pura astrattezza e irresponsabilità del- parere di Cadorna: Sonnino non voleva la di-
l’azione di comando caporalesco. Un’ulterio- struzione dell’Impero absburgico e si rifiutò
re indicazione su questo concetto così poco a ogni politica di nazionalità; anche dopo
elaborato possiamo ricavarla da una nota Caporetto, questa politica fu fatta maltusia-
coeva, se non addirittura posteriore (anche se namente e non dette i rapidi risultati che
appartiene a un quaderno precedente), in cui avrebbe potuto dare» (ibid.). La politica ita-
G. sostiene che «occorre distinguere tra il liana nella guerra, per G., avrebbe dovuto
“comando” espressione di diversi gruppi so- puntare sulla disgregazione dell’esercito au-
ciali: da gruppo a gruppo l’arte del comando striaco sollevando la questione delle nazio-
e il suo modo di esplicarsi muta di molto» (Q nalità; ma le classi dirigenti italiane temeva-
, , ). È l’origine del comando, quindi, no di stimolare un movimento rivoluzionario
che ne definisce le caratteristiche: «il centra- e poi di restare vittime dello stesso. Si tratta-
lismo organico, col comando caporalesco e va ancora delle carenze nei rapporti tra diri-
“astrattamente” concepito, è legato a una genti e diretti proprie della realtà italiana.
concezione meccanica della storia e del mo-
vimento» (ibid.). MARCOS DEL ROIO
V. «cadornismo», «dirigenti-diretti», «esercito»,
MICHELE FILIPPINI «Grande guerra», «grande politica», «guerra»,
V. «capo», «centralismo», «esercito». «sciopero».

Caporetto capovolgimento
La battaglia di Caporetto ebbe luogo tra Vi è «capovolgimento» quando un nuo-
la fine di ottobre e l’inizio di novembre del vo modo di produzione subentra all’altro,
, impegnando l’esercito italiano e quello non quando il modo capitalistico accentua
austro-ungarico, e il risultato fu disastroso le sue capacità innovative: «il Lanino affer-
CARCERE O PRIGIONE 

ma che in America è avvenuto “un capovol- zione dei processi naturali, la metodologia
gimento completo di quelli che sino allora storica è stata concepita “scientifica” solo se
erano stati i criteri economici fondamentali e in quanto abilita astrattamente a “prevede-
della produzione industriale. La legge della re” l’avvenire della società» (Q , , ).
domanda e dell’offerta rinunziata nelle pa-
GIUSEPPE PRESTIPINO
ghe. Il costo di produzione diminuito pure
aumentando queste”. Non è stato rinunzia- V. «Croce», «filosofia della praxis», «materiali-
smo storico», «scienza», «taylorismo».
to nulla: il Lanino non ha compreso che la
nuova tecnica basata sulla razionalizzazione
e il taylorismo ha creato una nuova e origi- carcere o prigione
nale qualifica psico-tecnica e che gli operai In Q ,  G. pare riportare con implici-
di tale qualifica non solo sono pochi, ma so- ta partecipazione alcuni estratti da Impres-
no ancora in divenire» (Q , , ). sioni di prigionia di Jacques Rivière, in cui
Vi può essere capovolgimento anche nei l’autore racconta l’umiliazione delle perqui-
confronti della propria precedente formazio- sizioni e dei sequestri degli oggetti personali
ne filosofica: «il Croce, secondo me, ha viva in cella (in primis carta da scrivere e il libro
la coscienza che tutti i movimenti di pensie- delle conversazioni di Goethe con Ecker-
ro moderni portano a una rivalutazione mann), la sensazione di vulnerabilità disar-
trionfale del materialismo storico, cioè al ca- mata e impotente, la paura e l’inaridimento
povolgimento della posizione tradizionale dello spirito di iniziativa, che renderebbero
del problema filosofico e alla morte della fi- difficile approfittare anche di un’eventuale
losofia intesa nel modo tradizionale» (Q , occasione di fuga. L’insicurezza del recluso,
, ; v. anche Q  II, .IV, ). Marx, ca- a proposito della quale G. scrive nelle LC che
povolgendo l’impianto hegeliano, ne aveva solo a costo di «molta sofferenza» ci si abitua
nondimeno “tradotto” un nucleo vitale nella all’idea di essere un «oggetto senza volontà e
nuova concezione “immanentistica”. Il pri- senza soggettività nei confronti della macchi-
mo Croce non tentava a sua volta di “ritra- na amministrativa» (LC -, a Tania, 
durre” in termini speculativi lo stesso marxi- gennaio ), si espande nella sua famiglia:
smo? In seguito, si pente: «Il recente atteg- essa trova infatti un corrispettivo nelle con-
giamento del Croce verso la filosofia della dizioni di «spavento permanente» in cui la
praxis [...] non è solo un rinnegamento (anzi madre di G. si trova a vivere fin dallo scop-
un capovolgimento) della prima posizione pio della guerra, avendo tre figli al fronte, in
assunta dal Croce prima del  [...] non un paese in cui «è difficile comprendere che
giustificato logicamente, ma è anche un rin- si può andare in prigione senza essere né un
negamento, anch’esso non giustificato, della ladro, né un imbroglione, né un assassino»
sua propria filosofia passata (almeno di una (LC , a Tania,  marzo ).
parte cospicua di essa) in quanto il Croce era Così alla sorella Teresina G. chiede di as-
un filosofo della praxis “senza saperlo”» (Q sicurare alla madre che la sua «onorabilità» e
 II, .I, ). Anche il sociologismo presu- «rettitudine» non sono «affatto in quistione»,
me di poter “capovolgere” la prospettiva sto- trovandosi egli in carcere per «ragioni politi-
ricistica, introducendovi una ricerca di co- che» (LC ,  marzo ). D’altronde per
stanti infallibili o di regolarità uniformi mu- l’autore dei Q non può contare solo il «carce-
tuata dal metodo delle scienze naturali: inve- re da soffrire», ma anche la «posizione mora-
ro, la «ricerca di leggi, di linee costanti, re- le», unica a poter dare «la forza e la dignità»
golari, uniformi è legata a una esigenza, con- (LC , alla madre,  marzo ). Continua
cepita in modo un po’ puerile e ingenuo, di G.: «Il carcere è una bruttissima cosa; ma per
risolvere perentoriamente il problema prati- me sarebbe anche peggiore il disonore per
co della prevedibilità degli accadimenti sto- debolezza morale e per vigliaccheria» (ibid.).
rici. Poiché “pare”, per uno strano capovol- Scrive ancora alla madre: «in fondo, la deten-
gimento delle prospettive, che le scienze na- zione e la condanna le ho volute io stesso, in
turali diano la capacità di prevedere l’evolu- certo modo, perché non ho mai voluto muta-
 CARDUCCI , GIOSUE

re le mie opinioni, per le quali sarei disposto rere il suo tempo sputando sul soffitto, «so-
a dare la vita e non solo a stare in prigione» gnando cose irrealizzabili» (ibid.). In qual-
(LC ,  maggio ). G. sentì ben presto che modo G. ritiene di aver sostituito agli
il logorio della monotonia che la vita in car- sputi contro il soffitto l’osservazione della
cere implica, in «giornate sempre uguali» che sua rosa e del ciclo delle stagioni nella sua
diventano uno «stillicidio» di ore e minuti auspicata fioritura, allorché il tempo gli ap-
(LC , a Teresina,  febbraio ). In que- pare come «una cosa corpulenta» (ivi, ),
sto contesto nasce l’assillo di occuparsi «in- a fronte dell’azzeramento della dimensione
tensamente e sistematicamente di qualche dello spazio. Nel dicembre  G. riesce co-
soggetto» che «assorbisse e centralizzasse» la munque ancora a scrivere a sua madre che in
sua vita interiore (LC , a Tania,  marzo carcere la sua serenità non è scomparsa:
). G. legge molto, eppure si accorge che, «Sono invecchiato di quattro anni, ho molti
contrariamente a quanto pensava, «in carce- capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido
re si studia male, per tante ragioni, tecniche e più di gusto come una volta, ma credo di es-
psicologiche» (LC , a Giulia,  maggio sere diventato più saggio e di avere arricchi-
). Ancora nel febbraio del  G. lamen- to la mia esperienza degli uomini e delle co-
tava d’altronde di non avere a disposizione se» (LC , alla madre,  dicembre ).
carta e penna, dato che passava per «un terri- JOLE SILVIA IMBORNONE
bile individuo, capace di mettere il fuoco ai
V. «Giappone».
quattro angoli del paese o giù di lì» (LC , a
Teresina,  febbraio ).
Le LC sono ovviamente ricche di anno- Carducci, Giosue
tazioni su come l’esperienza in carcere veni- Carducci rappresenta per G. una figura
va vissuta dal pensatore sardo, che pure a intellettuale dotata di valore simbolico, che
volte tace su alcuni argomenti per il timore incarna da un lato, con l’Inno a Satana, l’an-
della censura: essa comporterà in lui l’osses- ticlericalismo e l’ateismo cari al naturalismo
sione di scivolare nell’epistolografia più (Q , , ) e simboleggia dall’altro, in qua-
convenzionale, quella appunto «convenzio- lità di moderno esponente della «retorica tra-
nalmente carceraria» (LC , a Giulia,  dizionale e accademica» dipendente «dai Se-
maggio ). Dalla cella il mondo esterno polcri di Foscolo», il difensore della conti-
non può che sembrare «grande e terribile», nuità della tradizione di Roma (Q , , )
nonché «incomprensibile» (LC , a Tania, che il «movimento vociano e futurista» inve-
 ottobre ). La lettura di libri o riviste ce osteggiava (Q , , ); infine, che rap-
possono solo fornire «idee generali, abbozzi presenta, da un altro lato ancora – quello del
di correnti generali della vita del mondo» «tipo di critica letteraria propria del materia-
(LC , a Giulia,  novembre ), ma la lismo storico» –, il metodo da rifuggire, per-
vita dei suoi cari diventa – come G. scrive in ché di carattere esclusivamente retorico e fi-
una celebre lettera – il suo «Giappone» lologico (Q , , ). L’interesse di G. per
(ibid.), con riferimento alla preoccupazione Carducci, forse sollecitato dalla notizia della
di un giovane operaio che non ne trovava pubblicazione di due volumi sul suo pensie-
notizie sui giornali italiani se non in casi ec- ro (Q , , ), si concentra soprattutto su
cezionali. Il «sintomo più vistoso del carce- alcuni degli aspetti di quel pensiero, di cui si
re», che si manifesta nei più «resistenti» du- preoccupa di ricostruire fonti e grado di in-
rante il terzo anno di reclusione, è l’«atonia fluenza nella cultura contemporanea. Penso
psichica»: «la massa di stimoli latenti che alla tesi di Quinet «dell’equivalenza di rivo-
ognuno porta con sé dalla libertà e dalla vi- luzione-restaurazione nella storia italiana»
ta attiva, comincia ad estinguersi e rimane fatta propria da Carducci, come suggerisce
quel barlume di volontà che si esaurisce nel- Mattalia, tramite «il concetto giobertiano
le fantasticherie dei piani grandiosi mai rea- della classicità nazionale» (Q , , ), o alle
lizzati» (LC , a Tania, ° luglio ). In ta- suggestioni del pensiero idealistico che ave-
li condizioni il detenuto finisce col trascor- vano portato Carducci ad accostare pensiero
CATARSI 

politico francese e pensiero filosofico tede- ze distruttive» (ivi, ). Al caso sive natura
sco, analogamente a quanto aveva fatto Marx si oppone il concetto filosofico di libertà, si-
nella Sacra famiglia (Q , , ), o alla pe- nonimo di possibilità reale: «poiché l’uomo
culiare natura di quella rivendicazione della è anche l’insieme delle sue condizioni di vi-
tradizione classica che, se permetteva a Car- ta, si può misurare quantitativamente la dif-
ducci di attingere con naturalezza alla lette- ferenza tra il passato e il presente, poiché si
ratura latina, conteneva in sé un esito reazio- può misurare la misura in cui l’uomo domi-
nario, dato che «nella storia della cultura na- na la natura e il caso. La possibilità non è la
zionale» il passato «non vive nel presente» e realtà, ma è anch’essa una realtà: che l’uomo
«non c’è continuità e unità» e, di conseguen- possa fare una cosa o non possa farla, ha la
za, «l’affermazione di una continuità ed unità sua importanza per valutare ciò che real-
è solo un’affermazione retorica o ha valore di mente si fa. Possibilità vuol dire “libertà”»
mera propaganda suggestiva, è un atto prati- (ivi, -). La disciplina consapevole, an-
co, che tende a creare artificialmente ciò che che nell’insegnamento, si oppone alla peda-
non esiste» (Q , , ). gogia che confida nel caso, evitando «che la
formazione del bambino sia lasciata al caso
MARINA PALADINI MUSITELLI
delle impressioni dell’ambiente e alla mec-
V. «Gioberti», «naturalismo», «rivoluzione passi- canicità degli incontri fortuiti» (LC , a Ta-
va», «Roma».
tiana,  dicembre ).
casematte: v. trincee, fortezze e casematte. GIUSEPPE PRESTIPINO
V. «libertà», «natura», «progresso», «teleologi-
caso smo».

La nozione di «caso» è opposta a quel- catarsi


la di «legge»: chi spiega «il mondo come l’ef-
fetto delle leggi e del caso, non si accorge di Come in altri casi, G. si avvale di un vec-
perdersi in vuote parole?» (Q , , ). In chio termine ma lo riempie di un nuovo con-
economia e in filosofia il metodo ipotetico tenuto, creando in tal modo un concetto ine-
deve evitare i due estremi del provvidenzia- dito e originale. Il termine «catarsi» venne
lismo cristiano e del materialismo classico, utilizzato per la prima volta da Aristotele per
che enfatizzava la casualità degli accadimen- individuare l’effetto che la tragedia esercita
ti: «Il caso e la legge. Concetti filosofici di sullo spettatore. Il filosofo di Stagira parla di
“caso” e di “legge”: tra concetto di una catarsi come «purgazione delle passioni», nel
“provvidenza” che ha stabilito dei fini al senso di un’elevazione, di un superamento e,
mondo e all’uomo, e del materialismo filo- in un certo senso, di un passaggio dall’arte al-
sofico che “il mondo a caso pone”» (Q , , la morale, ma ciò facendo non va oltre la de-
; v. Q , , ). Dal canto loro, «i con- finizione della tragedia e dei suoi effetti. È
tadini continuano a non comprendere il proprio tale momento dell’elevazione, del
“progresso”, cioè credono di essere, e sono superamento, ciò che G. coglie nel termine
ancora troppo in balia delle forze naturali e aristotelico. Ma, universalizzandolo, egli ne
del caso» (Q  II, , ). fa una determinazione essenziale della prassi
G. accosta spesso l’uno all’altro i con- sociale in generale e, più specificamente, del-
cetti di caso e di natura: «Che il progresso sia la prassi politica. Scrive G.: «Si può impiega-
stata una ideologia democratica è indubbio re il termine di “catarsi” per indicare il pas-
[...] Che oggi non sia più in auge, anche; ma saggio dal momento meramente economico
in che senso? Non in quello che si sia per- (o egoistico-passionale) al momento etico-
duto la fede nella possibilità di dominare ra- politico, cioè l’elaborazione superiore della
zionalmente la natura e il caso, ma in senso struttura in superstruttura nella coscienza
“democratico”; cioè che i “portatori” uffi- degli uomini» (Q  II, , ). Siamo qui da-
ciali del progresso sono divenuti incapaci di vanti a quel movimento tramite il quale il par-
questo dominio, perché hanno suscitato for- ticolare (l’economico-corporativo) è dialetti-
 CATARSI

camente superato nell’universale (l’etico-po- volto alla dominazione della natura fino alle
litico), elevazione che G. considera una de- forme più complesse di interazione sociale –
terminazione essenziale della prassi politica contengono questa possibilità di passaggio
quando questa è intesa nel suo senso ampio. dal particolare all’universale, dall’oggettivo
Del resto, qui G. suggerisce un modo al soggettivo, dalla necessità alla libertà.
dialettico di pensare il rapporto tra struttu- Non sono molti altri i brani in cui G. par-
ra e superstruttura sulla base di uno dei testi la di catarsi. In un unico caso tratta il termi-
marxiani più presenti nei Q (e anche citato ne sotto un profilo essenzialmente estetico:
da G. alla fine della nota in questione), la discutendo il canto X dell’Inferno sostiene
Prefazione al Per la critica dell’economia po- che sia «catarsi» il passaggio dalla poesia al-
litica. Ma questo passaggio dal particolare la struttura (per utilizzare i termini crociani
all’universale non è l’unico superamento dei quali, in questo contesto, si avvale), ossia
dialettico che G. crede essere contenuto nel il passaggio da una frase di valore “estetico”
“movimento catartico”; strettamente legati sulla presunta morte del poeta Guido alle
ad esso vi sono altri passaggi dialettici: «Ciò «didascalie» di Farinata, che provocano il
[la catarsi, ndr] significa anche il passaggio dramma di Cavalcanti, il padre del poeta (Q
dall’“oggettivo al soggettivo” e dalla “neces- , , ). Ma nell’altro brano dei Q dove G.
sità alla libertà”. La struttura da forza este- parla di catarsi con riferimento all’arte, già
riore che schiaccia l’uomo, lo assimila a sé, appare con chiarezza il rapporto con la poli-
lo rende passivo, si trasforma in mezzo di li- tica in senso ampio. A proposito di Casa di
bertà, in strumento per creare una nuova bambola di Ibsen G. scrive: «E cosa dovreb-
forma etico-politica, in origine di nuove ini- be essere poi il così detto teatro d’idee se non
ziative» (ibid., corsivo mio). Qui viene meno questo, la rappresentazione di passioni lega-
qualsiasi possibilità di una lettura meccani- te ai costumi con soluzioni drammatiche che
cistica del rapporto struttura-superstruttu- rappresentino una catarsi “progressiva” [corsi-
ra: la prassi umana, nel suo momento catar- vo mio, ndr], che rappresentino il dramma
tico, mette in movimento precisamente il della parte più progredita intellettualmente e
passaggio dalle determinazioni oggettive al- moralmente di una società e che esprime lo
la soggettività (che è all’origine di «nuove sviluppo storico immanente negli stessi co-
iniziative»), ossia il passaggio dalla necessità stumi esistenti?» (Q , , -). In queste
alla libertà. Senza negare i momenti dell’og- due note di “estetica” G. ribadisce il passag-
gettività e della necessità, che sono anche es- gio dal particolare all’universale come tratto
si costitutivi dell’essere sociale, G. indica il distintivo della catarsi.
loro ineliminabile rapporto con la soggetti- Vi sono però altri brani dove l’uso del
vità creatrice e dunque con la libertà. Siamo termine assume chiaramente il senso ontolo-
qui davanti a un momento essenziale del- gico-politico presente in Q  II, . Significa-
l’ontologia gramsciana dell’essere sociale, tivo è il passo dove, dopo aver esposto il con-
dove si congiungono causalità e teleologia, cetto di rivoluzione passiva nell’ambito di
necessità e libertà. Per sottolineare l’impor- un’analisi critica della storiografia di Croce,
tanza ontologica della sua particolare conce- G. parla del gruppo sociale che si presenta
zione di catarsi, G. afferma: «La fissazione come promotore della catarsi, ossia del pas-
del momento “catartico” diventa così, mi saggio dal particolare all’universale. Dopo
pare, il punto di partenza per tutta la filosofia aver parlato del modo di vedere la dialettica
della praxis; il processo catartico coincide proprio della «concezione “rivoluzione-re-
con la catena di sintesi che sono risultato staurazione”», ossia di «un conservatorismo
dello svolgimento dialettico» (ibid., corsivo riformistico temperato», G. afferma: «Un tal
mio). Possiamo adesso capire meglio il sen- modo di concepire la dialettica è proprio de-
so che G. ha in mente quando dice ripetuta- gli intellettuali, i quali concepiscono se stessi
mente che “tutto è politica”. Si tratta di un come gli arbitri e i mediatori delle lotte poli-
altro modo di dire che “tutto è catarsi”, os- tiche reali, quelli che impersonano la “catar-
sia che tutte le forme di prassi – dal lavoro si” dal momento economico al momento eti-
CATASTROFE , CATASTROFICO 

co-politico, cioè la sintesi del processo dia- catastrofe, catastrofico


lettico stesso» (Q  I, , -). Sebbene non
La tematizzazione gramsciana del con-
lo dica esplicitamente, G. crede che il princi-
pale promotore di una catarsi rivoluzionaria cetto di catastrofe è strettamente intrecciata
per i gruppi subalterni sia quello che egli al nesso quantità-qualità, centrale nella filo-
chiama «moderno Principe», che forma, per sofia della prassi: la catastrofe è l’esito di un
usare una nota espressione togliattiana, un processo molecolare di trasformazione che
“intellettuale collettivo”. Ancora in polemi- da quantitativa diviene qualitativa. Nelle No-
ca con Croce – laddove cerca di dimostrare te autobiografiche, riflettendo sulle «catastro-
che quella tra ideologia e filosofia è una di- fi del carattere», G. parla di «mutamenti
stinzione solo di grado, poiché ambedue so- “molecolari”», cioè di un «mutamento pro-
no “concezioni del mondo” –, G. specifica gressivo della personalità morale che a un
cosa intenda per filosofia, che egli considera certo punto da quantitativo diventa qualita-
più universale dell’«ideologia politica», pro- tivo», determinando lo sviluppo di una
prio perché si tratta di una «catarsi»: «è filo- «nuova personalità, completamente nuova»
sofia la concezione del mondo che rappre- (Q , , -). La riflessione sulla trasfor-
senta la vita intellettuale e morale (catarsi di mazione e formazione della personalità nei Q
una determinata vita pratica) di un intero è anche strettamente connessa all’esperienza
gruppo sociale concepito in movimento e vi- di vita raccontata nelle LC. Il prigioniero,
sto quindi non solo nei suoi interessi attuali e stremato dal carcere e da condizioni di salu-
immediati, ma anche in quelli futuri e me- te definite più volte «catastrofiche», teme
diati» (Q  I, , , corsivo mio). che «l’intera personalità sarà inghiottita da
G. torna a parlare di catarsi in un celebre un nuovo “individuo”»; osserva il suo pro-
paragrafo dove discute il «passaggio dal sa- cesso di trasformazione molecolare – «un si-
pere al comprendere, al sentire, e viceversa, mile mutamento sta avvenendo in me (can-
dal sentire al comprendere, al sapere» e af- nibalismo a parte)» (LC , a Tania,  mar-
ferma che «non si fa politica [...] senza que- zo ) – e racconta, attraverso il paragone
sta connessione sentimentale tra intellettuali col naufrago che diventa antropofago, anche
e popolo-nazione». G. sembra concepire la paura di una sua “catastrofe del carattere”.
questa connessione come una forma moder- Tale riflessione gramsciana sui processi
na di catarsi, di costruzione della «vita d’in- di trasformazione della personalità è ampia-
sieme che sola è la forza sociale», tramite la mente traducibile in quella sui processi di
quale «si crea il “blocco storico”». In effetti, trasformazione economica e sociale, an-
egli dice che «il De Man “studia” i sentimenti ch’essi articolati lungo il nesso molecolare-
popolari, non con-sente con essi per guidar- catastrofico. Argomentando la tesi del carat-
li e condurli a una catarsi di civiltà moderna: tere «“storico” reale» e non «metodologico»
la sua posizione è quella dello studioso di fol- del significato di «“tendenziale”» nella leg-
clore» (Q , , -, corsivo mio). ge sulla caduta del saggio di profitto, G. af-
Sebbene appaia non molte volte nei Q, il ferma che il termine serve a indicare il «pro-
concetto di catarsi occupa dunque un posto cesso dialettico per cui la spinta molecolare
centrale nell’ontologia sociale di G., che con progressiva porta a un risultato tendenzial-
questo termine esprime l’idea per cui l’esse- mente catastrofico nell’insieme sociale, ri-
re sociale è costituito da un rapporto sempre sultato da cui partono altre spinte singole
mutevole di particolare e universale, di og- progressive in un processo di continuo su-
gettivo e soggettivo, di necessità e libertà. peramento che però non può prevedersi in-
CARLOS NELSON COUTINHO finito, anche se si disgrega in un numero
molto grande di fasi intermedie di diversa
V. «Aristotele», «concezione del mondo», «Cro-
ce», «Dante», «De Man», «filosofia», «ideolo- misura e importanza» (Q  II, , ). Dun-
gia», «Ibsen», «intellettuali», «libertà», «neces- que, la storicità del processo, o meglio dei
sità», «oggettività», «soggettivo», «struttura», processi molecolari, rende storicamente ten-
«superstruttura, superstrutture». denziale la prospettiva catastrofica: lungo la
 CATASTROFE , CATASTROFICO

polarità molecolare-catastrofico G. articola re di concezioni nate sul terreno economico


una sua teoria della trasformazione in chiara e sindacale. Ogni astensionismo politico in
antitesi a ogni teoria del crollo e, quindi, a generale e non solo quello parlamentare si
ogni accezione deterministica della catastro- basa su una simile concezione meccanica-
fe e del nesso quantità-qualità. mente catastrofica: la forza dell’avversario
G. polemizza con la strumentale interpre- crollerà matematicamente se con metodo ri-
tazione crociana della legge sul saggio di pro- gorosamente intransigente lo si boicotterà
fitto, che «“importerebbe né più né meno che nel campo governativo (allo sciopero econo-
la fine automatica e imminente della società mico si accoppia lo sciopero e il boicottag-
capitalistica”. Niente di automatico e tanto gio politico)» (Q , , ).
meno di imminente» (ibid.). E, nella stessa E ancora nella polemica anticatastrofista
nota, inserisce l’interpretazione catastrofista G. critica il «pregiudizio “economistico” e
della legge nell’ambito di un processo di mi- spontaneista» della Luxemburg, riflettendo
tizzazione di «molte affermazioni dell’econo- sulla «efficacia dell’elemento economico im-
mia critica»: è «il metodo politico di forzare mediato» e sul rapporto «tra i concetti di
arbitrariamente una tesi scientifica per trarne guerra manovrata e guerra di posizione» nel-
un mito popolare energetico e propulsivo», l’arte militare e nell’arte politica (Q , ,
un metodo che G. propende a considerare -): negli «Stati più avanzati [...] la “so-
«inetto in ultima analisi» e paragonabile «al- cietà civile” è diventata una struttura molto
l’uso degli stupefacenti che creano un istante complessa e resistente alle “irruzioni” cata-
di esaltazione delle forze fisiche e psichiche strofiche dell’elemento economico immedia-
ma debilitano permanentemente l’organi- to (crisi, depressioni ecc.); le superstrutture
smo» (ivi, -). E infatti, nel chiedersi se della società civile sono come il sistema delle
l’origine della legge non sia interpretabile co- trincee nella guerra moderna» (ivi, ). Nes-
me risposta allo scientismo positivista e al mi- sun crollo è prevedibile o attendibile in Occi-
to del progresso, G. riflette proprio sugli ef- dente: niente di automatico e tantomeno di
fetti mistificanti e passivizzanti della mitizza- imminente. La critica al catastrofismo assume
zione e della forzata interpretazione positivi- cioè una sua peculiare densità e cogenza nel-
stica della legge stessa: «è da vedere se non sia l’ambito della riflessione sul carattere com-
stata legittima e di larga portata la reazione plesso della società civile contemporanea ne-
del Marx, che colla legge tendenziale della ca- gli Stati occidentali. La tensione molecolare-
duta del saggio del profitto e col così detto ca- catastrofico si connette allora, nelle società
tastrofismo gettava molta acqua nel fuoco; è contemporanee – in cui si verificano «crisi
da vedere anche in che misura l’“oppioma- economiche e morali a tendenza spesso cata-
nia” abbia impedito una analisi più accurata strofica» (Q , , ) –, all’analisi dello «svi-
delle proposizioni del Marx» (Q , , ). luppo del capitalismo» come «“continua cri-
Sempre in chiave antipassiva, G. critica si”» (Q , , -): G. legge così quegli «av-
anche le interpretazioni economicistiche a venimenti che assumono il nome di crisi e che
lui contemporanee, in particolare quelle di si prolungano in forma catastrofica dal »
marca sindacale e luxemburghiana. Ad come «processo» e «intensificazione quanti-
esempio, in termini critici nei confronti del- tativa di certi elementi» (ivi, -).
le cosiddette teorie del crollo, G. polemizza Inoltre G. sviluppa un’analisi compara-
col catastrofismo inteso come trasposizione ta dei fenomeni di cesarismo, «situazione sto-
politica dell’economismo di un certo sinda- rico-politica caratterizzata da un equilibrio di
calismo (il riferimento esplicito è a Maurras, forze a prospettiva catastrofica»: «il cesari-
ma la critica implicita è rivolta a Bordiga): smo esprime una situazione in cui le forze in
«Nella concezione di Maurras esistono mol- lotta si equilibrano in modo catastrofico, cioè
ti tratti simili a quelli di certe teorie formal- si equilibrano in modo che la continuazione
mente catastrofiche di certo economismo e della lotta non può concludersi che con la di-
sindacalismo. È spesso avvenuta questa tra- struzione reciproca» (Q , , ). Tuttavia,
sposizione nel campo politico e parlamenta- G. opera una distinzione tra prospettiva ca-
CATTANEO , CARLO 

tastrofica (la tendenza o prospettiva catastro- tipi principali di riviste» (ibid.): G. fa riferi-
fica di un processo molecolare allude a un mento all’“Archivio Triennale” e al “Politec-
esito necessariamente qualitativo) e fase cata- nico” e, a proposito di quest’ultimo, precisa
strofica: «la fase catastrofica può emergere che è «un tipo di rivista da studiare accura-
per una deficienza politica “momentanea” tamente (accanto ad esso la rivista “Scientia”
della forza dominante tradizionale e non già del Rignano)» (ivi, ). Nel corrispettivo Te-
per una deficienza organica necessariamente sto C, G. riprende e ribadisce sostanzial-
insuperabile» o nei casi in cui le parti in lot- mente queste considerazioni. Un altro punto
ta, «pur essendo distinte e contrastanti, non di interesse è costituito dal tema della città e
erano però tali da non poter venire “assolu- dal rapporto città-campagna all’interno dei
tamente” ad una fusione ed assimilazione re- processi di formazione del Risorgimento ita-
ciproca dopo un processo molecolare [...] al- liano: G. (in Q , , ) cita il saggio catta-
meno in una certa misura (sufficiente tuttavia neano, pubblicato per la prima volta nel ,
ai fini storico-politici della cessazione della sulle colonne del “Crepuscolo”, la rivista di-
lotta organica fondamentale e quindi del su- retta da Carlo Tenca, intitolato La Città con-
peramento della fase catastrofica)» (ivi, ). siderata come principio ideale delle istorie ita-
Se nel passato, secondo G., si sono potuti ve- liane, e lo segnala come possibile fonte di
rificare sia fenomeni di cesarismo quantitati- uno studio di Arrigo Solmi del  che ave-
vo-qualitativo che meramente quantitativo, va suscitato un vivace dibattito, ospitato nel
«nel mondo moderno l’equilibrio a prospet- “Leonardo” in quello stesso anno. G. con-
tive catastrofiche non si verifica tra forze che clude la sua breve nota, chiedendosi: «il Sol-
in ultima analisi potrebbero fondersi e unifi- mi ha preso dal Cattaneo il suo principio?
carsi, sia pure dopo un processo faticoso e D’altronde cosa significa “città”? Non signi-
sanguinoso, ma tra forze il cui contrasto è in- fica forse “borghesia”, ecc.?» (ibid.).
sanabile storicamente». Tuttavia, aggiunge Ancor più interessante è un passo di po-
G., anche nel mondo moderno «una forma co successivo, in cui G., dopo aver dichiara-
sociale ha sempre possibilità marginali di ul- to di condividere le considerazioni di chi col-
teriore sviluppo» (ivi, ). Da ultimo, nota legava al magistero di Romagnosi «il concet-
G. nella sua riflessione su Americanismo e to esposto dal Cattaneo della necessità del-
fordismo, una «crisi [...] “permanente”, cioè l’unione tra città e campagna per il risorgi-
a prospettiva catastrofica» (Q , , ), mento italiano» (Q , , ) e dopo avere
potrebbe riscontrarsi nel rapporto tra anima- indicato come altra possibile fonte la «lette-
lità e industrialismo in relazione alle forme di ratura francese democratica del tempo, che
coercizione connesse alla formazione di un seguiva la tradizione giacobina», precisa con
nuovo tipo umano. fermezza che il fatto davvero importante sa-
rebbe consistito non tanto nella formulazio-
ELEONORA FORENZA ne, da parte di Cattaneo, di quel concetto in
V. «animalità e industrialismo», «autobiografia», sé, quanto piuttosto nel conferimento a quel
«Bordiga», «caduta tendenziale del saggio di pro- concetto («necessità dell’unione tra città e
fitto», «cannibalismo», «cesarismo», «crisi»,
campagna») di «un’espressione politica ita-
«economismo», «individuo», «Luxemburg»,
«molecolare», «naufrago», «oppio», «persona-
liana immediata» (ibid.). Qui G., toccando,
lità», «quantità-qualità». sia pur velocemente, uno dei punti fonda-
mentali della sua analisi della rivoluzione
catastrofismo: v. catastrofe, catastrofico. passiva del Risorgimento (in relazione all’e-
gemonia moderata e alla sostanziale debolez-
za-subalternità dell’ala democratica), affer-
Cattaneo, Carlo
ma che tale «espressione politica italiana im-
La prima attenzione che G. dedica nei Q mediata» mancò, anzi fu evitata «sistematica-
a Carlo Cattaneo riguarda la sua attività gior- mente dai partiti democratici del Risorgi-
nalistica (Q , , ), che ritiene utile stu- mento» (ibid.). Per quanto concerne la que-
diare ai fini di un’«esposizione generale dei stione del federalismo cattaneano, G. lo af-
 CATTOLICI

fronta in una nota del Q  intitolata significa- ma con troppe chimere in testa» (ibid.). Sot-
tivamente Nesso storico -. Il federalismo tolineando così nettamente il carattere “chi-
di Ferrari-Cattaneo. Dopo aver affermato che merico” del giacobinismo cattaneano, G. in-
tutta la questione del federalismo nel Risor- tende rimarcare la sostanziale incapacità del-
gimento chiama in causa «l’impostazione po- l’intellettuale lombardo e, più in generale,
litico-storica delle contraddizioni esistenti tra dell’intellettualità democratica a porsi in ter-
il Piemonte e la Lombardia» (Q , , ), G. mini politici, prima e dopo il Quarantotto, il
sostiene che il fatto che Cattaneo tendesse a problema dell’inserimento delle masse popo-
presentare il federalismo come «immanen- lari, soprattutto contadine, nel movimento
te», ovvero ricorrente in tutta la storia italia- nazionale italiano e, per questa via, a porsi al-
na, a partire dall’età comunale, andava letto tresì il problema di costituire un’alternativa
in connessione con il bisogno dell’intellettua- politica reale all’egemonia moderata.
le lombardo di valersi di un «elemento ideo-
PASQUALE VOZA
logico, mitico» per «rafforzare il programma
politico attuale» (ibid.). A tal riguardo, egli V. «città-campagna», «Comuni medievali», «fe-
deralismo», «Ferrari», «giacobinismo», «intellet-
poi aggiunge che non ha senso «accusare il fe-
tuali», «Machiavelli», «Partito d’Azione», «Risor-
deralismo di aver ritardato il moto nazionale gimento», «rivoluzione passiva».
e unitario», dal momento che va tenuto pre-
sente il criterio metodologico, secondo cui
cattolici
«altro è la storia del Risorgimento e altro l’a-
giografia delle forze patriottiche e anzi di una Da un articolo di Mario Barbera nella
frazione di esse, quelle unitarie», e secondo “Civiltà Cattolica” del ° giugno  trae
cui, più in generale, il Risorgimento è «uno spunto una pagina particolarmente densa di
svolgimento storico complesso e contraddit- temi filosofici propri di G. (Q , , -,
torio che risulta integrale da tutti i suoi ele- già in Q , , -), il quale sembra para-
menti antitetici» (ibid.). dossalmente concordare con il gesuita nel-
Gli sparsi elementi di giudizio sulla figu- l’individuare nel carattere monistico del sog-
ra e sul ruolo di Cattaneo, più o meno affio- gettivismo idealistico una condizione gno-
ranti nei Q, trovano singolarmente, in un pas- seologica non solo nettamente contrapposta
so delle LC, una corposa, quasi perentoria all’«“obbiettività” della conoscenza», ma an-
condensazione. Nell’esporre sinteticamente che distinta, proprio sotto il profilo di tale
(in una lettera a Tatiana del  settembre ) caratteristica, dal “monismo” del materiali-
la sua «concezione della funzione degli intel- smo storico. E lo fa appoggiandosi alla
lettuali» (LC ), G. dichiara che è da tale marxiana Prefazione al Per la critica dell’eco-
concezione che può essere illuminata la ra- nomia politica quale essenziale riferimento
gione, o almeno una delle ragioni, della ca- alla critica dell’ideologia in rapporto alla con-
duta dei Comuni medievali: vale a dire, del sapevolezza del «conflitto tra le forze mate-
«governo di una classe economica, che non riali di produzione» nel terreno, appunto di
seppe crearsi la propria categoria di intellet- natura ideologica, delle «forme giuridiche,
tuali e quindi esercitare un’egemonia oltre politiche, religiose, artistiche, filosofiche» (Q
che una dittatura» (ibid.). Per G. Machiavel- , , ). G. pensa altresì che tale propo-
li aveva colto questa debolezza costitutiva sizione sia da rielaborare nei confronti di
delle società comunali, che non erano potute «ogni conoscenza consapevole», senza limi-
pervenire alla dimensione etico-politica di tarla al «conflitto tra le forze materiali di pro-
una piena statualità («Stato integrale»), e, at- duzione e i rapporti di produzione – secon-
traverso l’organizzazione dell’esercito, aveva do la lettera del testo» (ibid.): anzi, tale ela-
inteso invano «organizzare l’egemonia della borazione deve investire, a suo modo di ve-
città sulla campagna» (ibid.). G. afferma che dere e assai significativamente, «tutto l’insie-
per questo Machiavelli si può chiamare il pri- me della dottrina filosofica del valore delle
mo giacobino italiano e poi, in parentesi, ag- superstrutture», andando al di là anche del
giunge: «il secondo è stato Carlo Cattaneo materialismo che, ai suoi occhi, comportava
CATTOLICI 

anch’esso, non nello spirito, bensì nella na- sieme è, come noto, una puntuale discussio-
tura, la primigenia, univoca condizione di ne critica del Saggio popolare di Bucharin).
uno e di un solo principio di determinazione. G. più avanti (Q , , ), evocando
Il materialismo (storico) che ne conseguiva ancora «polemisti a buon mercato (special-
era «identità dei contrari nell’atto storico mente i cattolici)», anche per la filosofia del-
concreto» (non del gentiliano atto “puro”), la prassi, alla stregua di ogni altra «filosofia
«cioè attività umana (storia-spirito) in con- storicistica», sottolinea «una difficoltà» che
creto, connessa indissolubilmente a una cer- porta, abusandone, a «dedurre che lo stori-
ta “materia” organizzata (storicizzata), alla cismo conduce necessariamente allo scetti-
natura trasformata dall’uomo» (ibid.). cismo morale e alla depravazione»: «Se la fi-
Del resto, il pensatore marxista si riferi- losofia della prassi afferma teoricamente che
sce ancora al «cattolicismo» nel constatare ogni “verità” creduta eterna e assoluta ha
l’«accordo» di questo «con l’aristotelismo avuto origini pratiche e ha rappresentato un
sulla quistione dell’oggettività del reale» (ri- valore “provvisorio” (storicità di ogni con-
tenuto peraltro anche atteggiamento proprio cezione del mondo e della vita), è molto dif-
del materialismo di Engels), non a caso chia- ficile far comprendere “praticamente” che
mando in causa – con l’appoggio di un sag- una tale interpretazione è valida anche per la
gio di Bertrand Russell pubblicato in Italia stessa filosofia della prassi, senza scuotere
da Sonzogno –, come emblematico esempio quei convincimenti che sono necessari per
pragmatico dell’oggettivismo scientifico, l’u- l’azione» (ibid.). E conclude assai acutamen-
so delle coordinate geografiche (Oriente e te: «Ecco perché la proposizione del passag-
Occidente, nel caso specifico), che non ces- gio dal regno della necessità a quello della li-
sano di essere “oggettivamente reali” sebbe- bertà deve essere analizzata ed elaborata con
ne all’analisi si dimostrino niente altro che molta finezza e delicatezza. Perciò avviene
«una “costruzione” convenzionale cioè “sto- anche che la stessa filosofia della prassi ten-
rico-culturale”»: ragion per cui, nell’indicare de a diventare una ideologia nel senso dete-
punti nello spazio geografico, «sono rappor- riore, cioè un sistema dogmatico di verità as-
ti reali e tuttavia non esisterebbero senza solute ed eterne; specialmente quando, co-
l’uomo e senza lo sviluppo della civiltà» (e «si me nel Saggio popolare, esso è confuso col
sono cristallizzati» – Oriente e Occidente – materialismo volgare, con la metafisica della
come termini convenzionali, «non dal punto “materia” che non può non essere eterna e
di vista di un ipotetico e malinconico uomo assoluta» (ibid.). Tramite l’aspro e netto
in generale ma dal punto di vista delle classi confronto teorico col cattolicesimo, incon-
colte europee che attraverso la loro egemo- trato come riferimento critico cruciale per
nia mondiale li hanno fatti accettare dovun- l’elaborazione di una rigorosa, ma anche,
que») (Q , , ). In altre pagine della come s’è visto, problematica (o addirittura
stessa Introduzione alla filosofia, sempre dal- aperta) filosofia della prassi, G. mette a tema
la polemistica cattolica anche contempora- elementi basilari del suo punto di vista filo-
nea G. rileva che il «termine di materiali- sofico, del suo pensiero antimetafisico (rap-
smo» è usato come «opposto di spiritualismo porto critico con il soggettivismo idealistico,
in senso stretto, cioè di spiritualismo religio- con l’oggettivismo, con il materialismo e con
so e quindi si comprende in esso tutto lo he- lo stesso materialismo storico). Tuttavia, as-
gelismo e in generale la filosofia classica te- sai più forse dell’efficacia di questi punti
desca, oltre al sensismo e illuminismo fran- d’attacco di tale pensiero, nei Q vale ed è più
cese. Così, nei termini del senso comune, si diffuso l’insieme delle note che si riferisco-
chiama materialismo tutto ciò che tende a no all’analisi storica concreta del modo di
trovare in questa terra, e non in paradiso, il essere dei cattolici.
fine della vita» (Q , , ), collocando co- G. sembra conoscere bene le articolazio-
sì l’argomento all’interno della problematica ni politico-culturali del corpo ecclesiastico
della «riduzione al materialismo metafisico del Novecento e le dinamiche dei suoi con-
tradizionale del materialismo storico» (l’in- flitti interni. In essi i cattolici «integrali» del-
 CATTOLICI

l’età di Pio X si contrappongono come «rea- dello Stato venissero a essere toccati, insie-
zionari» alla mediazione tentata dai gesuiti me ad altre legittimità, i beni e gli interessi
per attenuare l’impatto con la tendenza po- ecclesiastici (Q , , ). La dottrina socia-
polare democratica veicolata dalle strutture le cattolica prevede quindi la salvaguardia
politiche e intellettuali dell’Azione cattolica del principio di proprietà (Q , , -) nel
(Q , , -). nome dell’individualismo (Q , , -) e
La costante azione «cospirativa» degli la difesa della povertà è fatta solo sulla base
integralisti in Italia, in Francia, in Belgio, fi- statica e paternalistica dei valori del paritari-
no allo sbocco nell’Action française, è fatta smo rosminiano (Q , , ). Infine, a
di documenti riservati e perfino di associa- proposito del rapporto del cattolicesimo
zioni segrete, di centri pubblici e di canali con gli intellettuali, e più precisamente con i
clandestini, che li vede tatticamente alleati letterati, G. sostiene la difficoltà di afferma-
con quanti si collocano ai loro antipodi, i cir- zione di un’arte cattolica (G. parla addirit-
coli cioè modernisti, mentre i gesuiti (che tura di «meschinità» di essa) al di là dei li-
non restano sempre però compatti) risulta- miti del brescianesimo, eccezion fatta per
no i più omogenei all’orientamento della Dante, ma non per Manzoni, valutato alla
Chiesa di Pio XI. Ed è questa tuttavia una luce del rischio anticlericale che il suo atteg-
lotta che, secondo G., per il suo carattere eli- giamento comporterebbe (Q , , -):
tario – giacché la forza coesiva della Chiesa dal punto di vista di G., nell’età contempo-
era minore di quanto s’immagini –, lascia ranea sembrano peraltro costituire anch’es-
nell’apparente indifferenza le masse di clero si un’eccezione rispetto all’«indifferentismo
e di fedeli, pur facendo maturare, nei tempi dello strato intellettuale per la concezione
lunghi, significative «trasformazioni mole- religiosa», i pochi scrittori cattolici della ri-
colari» (Q , , ) e risultati non trascu- vista “Frontespizio” (Q , , -). G. ri-
rabili nel processo di modernizzazione del conosce tuttavia un «risveglio di religiosità»
mondo cattolico (Q , , -). D’altra in Italia che in gran parte coincide con il do-
parte, per la battaglia ideologica che si com- po-Concordato (Q , , ), in qualche
batte nei primi decenni del secolo sul fronte misura preparato dalle aperture del nuovo
dei cattolici e all’interno delle loro stesse fi- corso segnato dall’opera di Leone XIII tra
le, nelle posizioni dell’idealismo di Benedet- Ottocento e Novecento, sia dal lato del po-
to Croce si manifesta una visibile contraddi- sitivismo che da quello dell’idealismo (Q ,
zione data dal fatto che il campione del pen- , ). Del resto, nell’ambito della perform-
siero laico, piuttosto che riconoscere il ca- ance novecentesca di quest’ultimo, Croce
rattere riformatore del modernismo – da appare più dello stesso Gentile un «riforma-
sempre mancato per altri passaggi d’innova- tore religioso» (Q  I, , -).
zione tentati dalla società italiana –, aiuta i Comunque, nell’analizzare l’“individua-
gesuiti nello screditare e isolare questo mo- lismo” cattolico G. lo valuta in ultima istan-
vimento (Q  I, , - e Q  II, .IV, - za come insoddisfacente «dal punto di vista
). I cattolici, poi, nella concreta azione poli- “filosofico”» per «il fatto che esso, nono-
tica, cioè nel rapporto con lo Stato, sosten- stante tutto, pone la causa del male nell’uo-
gono per G. un atteggiamento «intervenzio- mo stesso individuo, cioè concepisce l’uomo
nista» della mano pubblica, salvo, al massi- come individuo ben definito e limitato» (Q
mo, rimanere indifferenti e perciò estranei  II, , -). E aggiunge: «Tutte le filoso-
allo spirito liberale ereditato dal Risorgi- fie finora esistite può dirsi che riproducono
mento (Q , , ). Insomma, il pensiero questa posizione del cattolicismo, cioè con-
sociale dei cattolici pare improntato quasi cepiscono l’uomo come individuo limitato
sempre a una forma di opportunismo (Q , alla sua individualità e lo spirito come tale
, - e Q , , -), mentre, sul piano eti- individualità». G., nell’ottica alternativa del
co, la dottrina della Chiesa autorizzerebbe materialismo storico, precisa altresì: «È su
perfino l’insurrezione armata (vedasi il caso questo punto che occorre riformare il con-
della rivoluzione belga) qualora da parte cetto dell’uomo. Cioè occorre concepire
CAUSALITÀ 

l’uomo come una serie di rapporti attivi (un causalità


processo) in cui se l’individualità ha la mas-
La nozione di causa suole essere impie-
sima importanza, non è però il solo elemen-
gata più ragionevolmente dalla sana opinione
to da considerare. L’umanità che si riflette in
comune che non dalle, talvolta sofisticate,
ogni individualità è composta di diversi ele-
teorie scientifiche. Qual è il «pregio di quello
menti: ) l’individuo; ) gli altri uomini; ) la
che suol chiamarsi “senso comune” o “buon
natura. Ma il ° e il ° elemento non sono co-
senso”»? In «una serie di giudizi il senso co-
sì semplici come potrebbe apparire. L’indi-
mune identifica la causa esatta, semplice e al-
viduo non entra in rapporti con gli altri uo-
la mano, e non si lascia deviare da arzigogo-
mini per giustapposizione, ma organicamen-
lature e astruserie metafisiche, pseudo-
te, cioè in quanto entra a far parte di organi-
profonde, pseudo-scientifiche ecc.» (Q  II,
smi dai più semplici ai più complessi. Così
, ). Le scienze, solitamente, cercano la
l’uomo non entra in rapporto con la natura
causalità nella successione temporale (Q ,
semplicemente, per il fatto di essere egli
, ); ma le nozioni-chiave delle scienze
stesso natura, ma attivamente, per mezzo del
naturalistiche quali cambiamenti subiscono
lavoro e della tecnica. Ancora. Questi rap-
nelle scienze storiche? «Da queste conside-
porti non sono meccanici. Sono attivi e co-
razioni si può trarre argomento per stabilire
scienti, cioè corrispondono a un grado mag-
ciò che significa “regolarità”, “legge”, “auto-
giore o minore di intelligenza che di essi ha
matismo” nei fatti storici. Non si tratta di
il singolo uomo. Perciò si può dire che ognu-
“scoprire” una legge metafisica di “determi-
no cambia se stesso, si modifica, nella misu-
nismo”, e neppure di stabilire una legge “ge-
ra in cui cambia e modifica tutto il comples-
nerale” di causalità. Si tratta di vedere come
so di rapporti di cui egli è il centro di anno-
nello sviluppo generale si costituiscono delle
damento. In questo senso il filosofo reale è e
forze relativamente “permanenti” che opera-
non può non essere altri che il politico, cioè
no con una certa regolarità e un certo auto-
l’uomo attivo che modifica l’ambiente, inte-
matismo» (Q , , -; v. anche Q , ,
so per ambiente l’insieme dei rapporti di cui
). Ancora: «Prendo lo spunto dai due
ogni singolo entra a far parte» (ivi, ). Sul-
concetti, fondamentali per la scienza econo-
lo sfondo resta il nodo, forse, dell’identifica-
mica, di “mercato determinato” e di “legge
zione concettuale e di fatto che è alla base
di tendenza” che mi pare siano dovuti al Ri-
del ragionamento gramsciano considerato cardo e ragiono così: – non è forse da questi
dal lato della «filosofia» cattolica tra “indi- due concetti che si è preso motivo per ri-
vidualismo” e “personalismo”, concetto, durre la concezione “immanentistica” della
quest’ultimo, che sembra più appropriata- storia, – espressa con linguaggio idealistico e
mente alla base di tutta la filosofia e teologia speculativo dalla filosofia classica tedesca, –
cristiana. Del resto, a questo riguardo, per in una “immanenza” realistica immediata-
ciò che almeno attiene all’età moderna, gli mente storica, in cui la legge di causalità del-
stessi fenomeni del giansenismo e del mo- le scienze naturali è stata depurata del suo
dernismo (d’ispirazione più agostiniana che meccanicismo e si è sinteticamente identifi-
scolastica) meritano talora da parte di G. ap- cata col ragionamento dialettico dell’hegeli-
prezzamenti che perderebbero gran parte smo?» (LC -, a Tania,  maggio ).
della loro motivazione se privati della foca- Ancora sull’incompatibilità tra la dialettica e
lizzazione di tale caratteristica gnoseologica. la causazione in quanto legata alla logica for-
BIBLIOGRAFIA: L A ROCCA  e ; male: «La filosofia del Saggio popolare è pu-
PORTELLI . ro aristotelismo [positivistico], cioè un ria-
RAFFAELE CAVALLUZZI dattamento della logica formalistica secon-
V. «Action française», «Azione cattolica», «Chie- do i metodi delle scienze naturali: la legge di
sa cattolica», «cristianesimo», «domenicani», causalità è sostituita alla dialettica» (Q , ,
«francescani», «integralisti», «intellettuali», «mo- ). Ma il determinismo può talvolta riu-
dernismo», «oggettività», «religione», «semplici». scire utile nella spiegazione di alcuni com-
 CAVOUR , CAMILLO BENSO , CONTE DI

portamenti devianti? «Così la pena [...] tro- storico-politica del Risorgimento, opera di
va il suo fondamento non soltanto nella re- sacrificio del Mezzogiorno (ceti urbani pic-
sponsabilità (scuola classica) ma nel fatto colo-borghesi e grandi latifondisti) alle ambi-
puro e semplice che l’individuo può fare il zioni del blocco urbano-industriale del
male conoscendolo come tale. La causalità Nord. Questa delicata operazione, perfezio-
può tenere le veci della responsabilità. Il de- nata da Crispi, si avvia con Cavour, sotto la
terminismo di chi delinque equivale al de- cui guida «i moderati avevano organizzato il
terminismo di chi punisce» (Q , , ). Nord e il Centro» (ibid.). Dunque l’acume
“patriottico” del Piemontese in realtà è il se-
GIUSEPPE PRESTIPINO
gno di una seconda pagina storica di «rivolu-
V. «buon senso», «dialettica», «legge di tenden- zione passiva», dopo la prima, resa nei Q con
za», «logica», «mercato determinato», «senso co-
lo schema interpretativo di Vincenzo Cuoco.
mune».
Con Cavour, patria e formazione di una clas-
se sociale dominante sono un medesimo di-
Cavour, Camillo Benso, conte di
segno, in cui la retorica del “riscatto” appare
I Q ci propongono un duplice profilo a G. decisamente secondaria rispetto al ca-
del ministro piemontese che, nel cuore del- rattere di classe e di diseguaglianza che l’in-
l’Ottocento italiano, ora spinge alla moder- tero processo di unificazione nazionale ha as-
nizzazione dei rapporti sociali, ora punta al- sunto. Siamo ben oltre la critica, pur ricor-
la continuità, pur nel mirato mutamento di rente nelle note carcerarie, del Risorgimento
forme e modi della politica. In ogni caso, no- in funzione piemontese; siamo alla ricostru-
tevole è l’attenzione per Cavour nei Q, al zione di un disegno che si spinge sino all’am-
centro di un crocevia di interessi dal signifi- bizione di allineare l’Italia alla modernità sta-
cato sia immediatamente politico, sia più tuale della Francia. Ma Italia e Francia sono
mediatamente teorico e sociale. È il caso, in- politicamente incommensurabili per G., il
nanzitutto, dell’originale combinazione di quale riscontra un freddo cinismo nel lavoro
diplomazia e movimento che il ministro sa- del binomio Cavour-Crispi, accreditando en-
baudo rappresenta per G.; essa trova la sua trambi i ministri di una lucida personalità:
massima espressione in quella sorta di inco- decisamente «termidoriano preventivo» il se-
raggiamento e, insieme, di controllo, pro- condo (Q , , ), più programmatico il
prio del Piemontese, rispetto al genere di primo (ibid.), anche se l’esercizio del suo pro-
mobilitazione popolare che trova la sua con- gramma rientra sostanzialmente nella mede-
cretezza nell’impresa dei Mille. Ma il discor- sima tipologia del «termidoriano preventi-
so è ancora più complesso; con Cavour sia- vo». Di questa curiosa definizione, carica di
mo di fronte a un segno della propensione una valenza non rivoluzionaria, e dunque di
gramsciana per un Risorgimento del tutto sconfitta, è lo stesso G. a fornirci il significa-
affrancato da cifre storiografiche, e assunto to, prezioso indizio per classificare l’intero
a teatro di una periodizzazione storica intor- senso di quella originale miscela di apprezza-
no al concetto-processo di rivoluzione passi- mento e critica che egli nutre verso Cavour. Il
va, adversus quello simmetricamente oppo- «termidoriano preventivo» è «un termidoria-
sto di protagonismo delle masse. no che non prende il potere quando le forze
Nei Q emerge il significato moderno di latenti sono state messe in movimento, ma
Cavour, come provocatore di una coscienza prende il potere per impedire che tali forze si
soggettiva dei ceti urbani, in grado di auto- scatenino» (ibid.). La scelta antigiacobina, e
promuoversi al livello della direzione e del perciò termidoriana, corrisponde dunque a
dominio. La direzione è data dal controllo una valutazione che precede e condiziona gli
del «rapporto “città-campagna”», in quanto eventi futuri, è azione apparentemente pram-
asse «delle forze motrici fondamentali della matica ma inscritta in un modello politico
storia italiana» (Q , , ), da parte dei ceti non rivelato perché intuito solo dal suo me-
urbani in generale, a svantaggio di quelli ru- desimo autore. In questo senso Cavour gode
rali. Il dominio è invece dato dalla specificità di una duplice personalità: sotto il profilo
CAVOUR , CAMILLO BENSO , CONTE DI 

dell’azione egli è maestro di «realismo politi- nella manovra delle cancellerie le potenziali
co» e di «empirismo», di contro ai disegni spinte rivoluzionarie sempre implicite in un
meramente etici o universalistici di Gioberti processo complesso come l’unificazione del-
o di Mazzini (ibid.). Sotto il profilo del dise- la nazione; qui ritorna la netta cesura fra la
gno, invece, il Piemontese possiede una lun- modernizzazione del neonato Stato italiano e
ga veduta, all’altezza della storia e della poli- la consolidata tradizione nazionale francese.
tica insieme, ma tale veduta non si concede Se alla seconda è contributo inseparabile la
nell’immediatezza dell’azione, come nel caso rivoluzione del , con il suo corredo gia-
di Crispi, e la sua verità è tutta nel suo stesso cobino, al contrario per l’Italia si può parlare
divenire: «Sarà da ricercare attentamente di un modello di Stato senza rivoluzione: «i
– scrive G. – se nel periodo del Risorgimento liberali di Cavour – scrive G. – non sono dei
sia apparso almeno qualche accenno di un giacobini nazionali: essi in realtà superano la
programma in cui l’unità della struttura eco- destra del Solaro [Solaro della Margarita,
nomico-sociale italiana sia stata vista in que- ndr], ma non qualitativamente, perché con-
sto modo concreto [da “termidoriano pre- cepiscono l’unità come allargamento dello
ventivo”, ndr]: ho l’impressione che stringi, Stato piemontese» (Q , , ). La formula
stringi, il solo Cavour ebbe una concezione di «diplomatizzare la rivoluzione», che G. im-
tal genere, cioè nel quadro della politica na- piega più volte, avendola mutuata dal testo
zionale, pose le classi agrarie meridionali co- del  Confessioni e ricordi di Ferdinando
me fattore primario, classi agrarie e non con- Martini, indica il segno diverso del protago-
tadine naturalmente, cioè blocco agrario di- nismo storico, che nel caso italiano viene cir-
retto da grandi proprietari e grandi intellet- coscritto a una politica tanto incisiva quanto
tuali. Sarà bene da studiare perciò il volume non aperta alle classi popolari e ai grandi mo-
speciale dei carteggi cavourriani dedicato al- vimenti. Il problema è proprio nella mancan-
la “Quistione meridionale”» (ivi, -). za, tutta italiana, di un rapporto fra nazione e
Va notato che l’intera portata egemonica disegno politico, fra movimenti e istituzioni,
della direzione di Cavour trova per G. una come attesta l’amara sintesi gramsciana, se-
misura decisamente moderata. Il moderati- condo cui «Talleyrand non può essere para-
smo qui si riferisce non soltanto all’indirizzo gonato con Napoleone» (Q , , -).
del “partito politico” nel modello del mini- Il problema viene proposto anche attra-
stro piemontese, ma anche e soprattutto alla verso il lessico, in G. molto usuale, della tra-
capacità dell’abile diplomatico di misurare i dizione intellettuale italiana: la categoria del
limiti oltre i quali la sua stessa azione sarebbe guicciardinismo è ora uno strumento parti-
divenuta oltranzista e giacobina, quasi di un colarmente adeguato per rappresentare la
antigiacobinismo a sua volta “furiosamente” sottile analisi del fenomeno della diploma-
giacobino: «Cavour aveva avvertito di non tizzazione della rivoluzione. In realtà, qui il
trattare il Mezzogiorno con gli stati d’asse- tema “Cavour” viene riletto da G. come una
dio», scrive G. per sottolineare la durezza di pagina intensa della più lunga storia della
Crispi in occasione dei «Fasci» siciliani (Q , mentalità italiana, relativa al particolarismo
, ). La considerazione torna in Q , , politico, che si riassume nella formula del
, laddove l’intero paragrafo è dedicato al “guicciardinismo”. Seguendo un’espressio-
ruolo della rivoluzione passiva, con un’inte- ne di Edgard Quinet («equivalenza di rivo-
stazione estremamente significativa: Il pro- luzione-restaurazione nella storia italiana»:
blema della direzione politica nella formazio- Q  II, .XIV, ), G. ovviamente rinvia a
ne e nello sviluppo della nazione e dello Stato Cuoco, già prima richiamato, poi si diffonde
moderno in Italia (ivi, ). Ma i caratteri contro lo storicismo crociano. Tralasciando
moderni del moderatismo cavouriano deri- la critica del filosofo neoidealista, qui va no-
vano da altri elementi di rilievo. È il caso del tato che fra Cuoco e il crocianesimo G. in-
rapporto fra diplomazia e rivoluzione: non si contra ancora Cavour, esempio di un modo
tratta solo della sottile critica relativa alla ca- di intervenire nella storia che limita gli spazi
pacità del ministro torinese di stemperare dell’iniziativa politica. Il “precipitato” della
 CAVOUR , CAMILLO BENSO , CONTE DI

miscela cavouriana di contenimento e di non riduce tanto a una forma mimetizzata di


controllo dei processi innovativi è “rubrica- ragione di Stato “al di sopra” dei popoli,
to” in G. nel guicciardinismo, modello – de- quanto a una forma di “ragione politica”
dotto da De Sanctis – di universalizzazione controllata dai governi, una specie di simbio-
del particolare e della politica degli scopi si fra modernità e dominio, in cui il secondo
parziali, di contro all’universalismo rivolu- termine pone decisamente in ombra il primo.
zionario dello spirito giacobino-francese. Accanto a questa modernità conservatri-
L’alternativa fra rivoluzione e diplomazia in- ce, Cavour propone altri motivi di innova-
terpreta la modalità cavouriana del guiccia- zione, nel giudizio di G. segno dell’avvio an-
dinismo, poiché «il Cavour avrebbe appun- che di più equilibrate tradizioni politiche ci-
to “diplomatizzato” la rivoluzione dell’uo- vili, che poi il fascismo ha rimosso. Il princi-
mo del Guicciardini ed egli stesso si avvici- pio dello Stato laico fa parte di tale patrimo-
nava come tipo al Guicciardini» (ivi, ). nio, adottato da Cavour con la legge del
L’eterno ritorno di Guicciardini – motivo maggio , secondo la quale – G. riprende
ormai celeberrimo nella letteratura gramscia- da un lavoro di Arturo Carlo Jemolo – «lo
na – testimonia dell’impossibilità di ridurre la Stato non deve sussidiare alcun culto» (Q ,
trasformazione unitaria dello Stato italiano a , ). Nel  fu invece introdotto il so-
“conato” impotente nella storia della peniso- stegno statale per il clero e per il culto, pri-
la. Anzi, la metafora dello storico rinasci- mo passo verso la pratica dei concordati, nei
mentale fiorentino è l’indizio della possibilità Q considerata un passo indietro per la co-
pratica, già esperita con successo da Cavour, scienza laica e una «capitolazione dello Sta-
di coniare una tradizione politica della con- to moderno» (ivi, ). Il rimpianto, quasi,
servazione, accanto alle culture del rinnova- della coerenza cavouriana nella scelta laica,
mento che, da Machiavelli al presente, atte- peraltro ripreso più di una volta nelle note
stano l’ambivalenza della storia civile italia- carcerarie, è il segno di una tormentata rivi-
na. Si tratta, a ben vedere, di una sottile per- sitazione della tradizione liberale. Fulcro di
cezione in G. del potenziale di “universaliz- una sfida intellettuale e politica per la tra-
zazione” del particolare che con il tramite di sformazione dello Stato italiano, la tradizio-
Guicciardini apre, a partire proprio da Ca- ne liberale è tuttavia oggetto di attrazioni e
vour, alla trasformazione dei progetti politici repulsioni così continue nelle note carcera-
nel loro contrario (rivoluzione in diplomatiz- rie, da connotarle come laboratorio di una
zazione), e dunque al trasformismo politico. disorganicità sorprendentemente produtti-
È appena il caso di notare, grazie alle molte- va e feconda. Cavour è il crocevia di questa
plici suggestioni promosse da un Cavour li- tradizione liberale, per la statura politica che
berato dalla sua statura più immediatamente lo contraddistingue, per la sua già ricordata
storico-unitaria, che nell’efficace formulazio- propensione alla pratica, pur “armata” da
ne di un “modello umano” di tipo guicciar- un’intelligenza di governo fortemente pro-
diniano G. cerca di configurare una lunga, gettuale, e inoltre è anche il campione di una
anzi lunghissima nozione di egemonia, da ve- partita giocata fra “uomini” e “cose” del Ri-
rificare già nel modello liberale-cavouriano sorgimento, che G. non esita a raccogliere in
dell’unità nazionale. Il profilo di un leader due grandi correlazioni, in due collegamen-
– diremmo noi posteri – ben si attaglia al- ti fra i più sintomatici della sua inquieta
l’uomo-Cavour, erede più aggiornato, anche scrittura: il nesso tra rivoluzione passiva e
se non certo ultimo, dell’uomo-Guicciardini guerra di posizione e quello, parallelo, tra
e della sua capacità di essere non solo forza di forza «regolare» e forza «“carismatica”»,
contenimento, ma anche forza di dominio e che divide cioè, lo schieramento «intorno a
di controllo di qualsiasi giacobinismo di ogni Cavour e Garibaldi» (Q , , ). Questa
tempo. Ecco la silenziosa accumulazione di seconda contraddizione corrisponde a una
pratica e di prudenza di un laboratorio libe- delle possibili forme del rapporto di reci-
rale – quello italiano – che G. analizza nei proca esclusione fra rivoluzione passiva e
suoi momenti più carichi di significato e che guerra di movimento. L’argomento è fra i
CENTO CITTÀ 

più ampi e generali della prosa gramsciana; Non mancano, infine, lucidissimi riferi-
ma qui interessa perché, già all’altezza della menti alla teoria e allo studio del partito po-
nascente Italia liberale, trova nel ruolo di litico moderno, contraddistinti da una lettu-
Cavour l’esito di un primo confronto, duro, ra parallela degli scritti di Michels, estrema-
anche se non tragico, grazie alle caratteristi- mente utile per verificare ancora l’originalità
che non giacobine di un liberalismo nazio- e la modernità di Cavour, rispetto al model-
nale molto pratico e assai meno informato a lo del partito «di volontari» riscontrato nel-
principi e culture ideologiche. In ultima lo schema mazziniano e garibaldino. In Q ,
analisi, la già rilevata scansione cavouriana , -, il carattere «organico» e omoge-
del guicciardinismo incorpora la possibilità neo del partito della destra storica del mini-
storicamente data di un liberalismo poco stro piemontese illumina ancora la sua mo-
strutturato in quanto cultura civile e invece dernità e consente a G. una dura allusione al
molto attrezzato nella sua capacità di revoca rigetto delle posizioni di Bordiga a proposi-
di qualsiasi forza “di movimento”. Dunque to del Partito comunista d’Italia, debole per-
non siamo, con Cavour, di fronte a un libe- ché privo di organicità.
ralismo colto e tollerante, ma piuttosto di BIBLIOGRAFIA: BUCI-GLUCKSMANN ;
fronte a un aggiornamento della passivizza- GALASSO ; MANGONI ; VOZA .
zione delle masse, pur in presenza di una re-
lativa autonomia delle passioni e della forza SILVIO SUPPA
di organizzazione delle componenti popola- V. «Bordiga», «città-campagna», «Concordato»,
ri. La natura decisamente politica del ragio- «Crispi», «direzione», «dominio», «giacobini-
namento gramsciano, nel quale Cavour oc- smo», «Garibaldi», «Gioberti», «guerra di movi-
mento», «guerra di posizione», «liberali, liberali-
cupa lo spazio di una solida conferma inter- smo», «Mazzini», «Mezzogiorno», «Michels»,
pretativa, è ulteriormente attestata dalla ru- «moderati», «partito», «Piemonte», «Risorgi-
bricazione del paragrafo Q ,  nel “gran- mento», «rivoluzione passiva».
de” segno di Machiavelli; qui si delinea l’in-
tero quadrilatero teorico costituito dal para- cento città
digma della guerra di posizione, vincente su
quello della guerra di movimento, e dalla sua Il tema delle «cento città» si lega nei Q a
evidente esemplificazione storica in Cavour, quanto G. scrive sul rapporto tra città e cam-
il quale prevale su Garibaldi. Che il Pie- pagna: in Italia l’urbanesimo non è «solo» e
montese risponda a una logica politica più nemmeno «specialmente» un fenomeno in-
completa e più incisiva di quella dell’univer- dustriale. Le «“cento” città» italiane non so-
salismo repubblicano di Mazzini o cattolico no industriali né «“tipicamente” industriali»
di Gioberti è acquisizione frequente nelle (Q , , ): anche le più grandi (Napoli, Ro-
note gramsciane; che poi il senso più ma) sono per la maggior parte città a caratte-
profondo dell’accezione italiana del liberali- re rurale e non industriale, non solo nel Cen-
smo consista nella configurazione di uno tro-Sud (Palermo, Bari) ma persino nel Nord
“spazio di manovra”, delle classi popolari, (Bologna, in parte, Parma, Ferrara ecc.). G. si
certo, ma non in una loro dignità di gover- domanda se esistano elementi per distingue-
no, è affermazione chiara in G.: si consideri, re con criteri oggettivi le «città» dai «centri
a riguardo, proprio la forza «carismatica» ri- industriali»; i due concetti in Italia infatti non
conosciuta a Garibaldi e al suo paradigma di coincidono: «l’industria tessile presenta zone
azionismo, della quale il vero beneficiario ri- industriali senza grandi città, come biellese,
sulta poi lo stesso Cavour. Dopo il , in- comasco, vicentino, ecc.» (Q , , , Testo
fatti, cioè dopo il massimo di “guerra di mo- B). Le città italiane sono spesso costituite da
vimento” sul piano continentale, la combi- agglomerati abitati dalla borghesia rurale e
nazione fra “regolari” (piemontesi) e “cari- borgate contadine abitate da braccianti senza
smatici” (camicie rosse garibaldine) «diede terra. In questo tipo di città il gruppo sociale
il massimo risultato, sebbene questo risulta- che esercita la direzione politica e intellettua-
to fosse poi incamerato dal Cavour» (ibid.). le sulle grandi masse non sono gli intellettua-
 CENTRALISMO

li “di tipo urbano” (i “tecnici” o i sindacalisti Il numero rilevante di grandi e medi ag-
di fabbrica), ma quelli legati ai grandi pro- glomerati urbani senza industria è uno degli
prietari terrieri, che «a loro volta, diretta- indizi, forse il più importante, dello sfrutta-
mente e indirettamente [...] sono diretti dalla mento parassitario delle campagne. Tuttavia
grande borghesia, specialmente finanziaria» anche in queste città esistono nuclei di po-
(ibid.). Questa composizione sociale tipica polazione tipicamente urbana ma la loro po-
delle città italiane spiega la cronica mancanza sizione è quella di essere premuti, schiacciati
di iniziativa politica della borghesia italiana e dal resto della popolazione, che è rurale e co-
la difficoltà delle classi operaie delle industrie stituisce la grandissima maggioranza. Questa
del Nord a essere egemoni in tutto il paese. Il impossibilità degli intellettuali urbani di
problema, di portata storica, è alla base di tut- esprimersi e di lottare efficacemente per l’e-
te le «rivoluzioni mancate» in Italia e trova gemonia spiega il perché G. definisca le cen-
nella formula delle cento città una sintesi sot- to città italiane come le città del «silenzio»
to l’aspetto socio-economico. (Q , , ).
G. si propone di riflettere in termini sto-
ELISABETTA GALLO
rici su quanto abbia ostacolato la formazione
in Italia di centri urbani (industriali) veri e V. «borghesia comunale», «borghesia rurale»,
«città-campagna», «intellettuali», «Mezzogior-
propri, capaci di esercitare la loro egemonia
no», «Nord-Sud», «quistione meridionale».
sulla campagna. Alla base del mancato decol-
lo verso la modernità c’è, a parere di G., l’im-
centralismo
possibilità di accumulazione dei capitali delle
rendite agricole, inghiottiti dai ceti parassita- Con il termine «centralismo» si indica la
ri, nonostante il basso tenore di vita delle norma fondamentale che ha regolato la vita
grandi masse contadine. Inoltre il protezioni- interna dei partiti comunisti, vale a dire l’im-
smo garantisce gli interessi del latifondo e del- possibilità del sorgere nel proprio seno di fra-
la grande industria del Nord-Ovest ma impe- zioni organizzate e la necessità della più seve-
disce lo sviluppo della piccola azienda, diffu- ra disciplina in virtù della quale, come scrive
sa capillarmente sul territorio nazionale. Così G., «ogni membro del partito, qualsiasi posi-
si spiega lo stento in cui vivono certe industrie zione o carica occupi, è sempre un membro
esportatrici italiane con ottime potenzialità di del partito ed è subordinato alla sua direzio-
sviluppo, come quella della seta, che potreb- ne» (Q , , ). Questa regola è da G. ac-
be entrare in vittoriosa concorrenza con la cettata e difesa non solo nei Q – «nei partiti la
Francia, alla quale l’Italia cede la materia pri- necessità è già diventata libertà, e da ciò na-
ma (i bozzoli). G. propone un’analisi delle in- sce il grandissimo valore politico (cioè di di-
dustrie d’esportazione che potrebbero nasce- rezione politica) della disciplina interna di un
re e svilupparsi senza il sistema doganale pro- partito» (Q , , ) –, ma fin dagli scritti
tezionistico imposto (lo zucchero, il grano giovanili: già nel Voci d’oltretomba del  apri-
ecc.). La mancanza di materie prime non rap- le , riferendosi all’espulsione dal PSI di
presenta l’ostacolo maggiore né quello deter- Guido Podrecca in seguito al suo appoggio
minante alla modernizzazione italiana. Eppu- alla guerra libica, G. giustifica la decisione in
re tale mancanza è sempre stata l’argomento quanto l’estromesso «non aveva più diritto di
più abusato per sostenere la politica militari- appartenere alla famiglia del proletariato ita-
sta e nazionalista (non «imperialista», perché liano» (CT ), aggiungendo che «si deve es-
l’imperialismo non propagandistico presup- sere implacabili contro gli spropositanti [...]
pone un’effettiva dislocazione di risorse e in- quando si vuole ottenere uno scopo e si vuo-
vestimenti). In verità ci si è ben guardati dal le far trionfare una verità» (ivi, ).
chiedersi, sostiene G., se le materie prime esi- Il principio del centralismo tuttavia è
stenti in Italia siano ben sfruttate; il che di- passibile di una duplice interpretazione, che
mostra quanto la politica economica italiana G. connota con gli aggettivi «democratico» e
sia parassitaria e volta a difendere gli interes- «burocratico»: «quando il partito è progres-
si di pochi (Q , , -, Testo B). sivo esso funziona “democraticamente” (nel
CENTRALISMO 

senso di un centralismo democratico), quan- “cooptazione” intorno a un “possessore del-


do [...] è regressivo esso funziona “burocra- la verità”, a un “illuminato della ragione” che
ticamente” (nel senso di un centralismo bu- ha trovato le leggi “naturali” ecc. (Le leggi
rocratico). Il Partito in questo secondo caso della meccanica e della matematica funzio-
è puro esecutore, non deliberante: esso è al- nano da motore intellettuale; la metafora sta
lora tecnicamente un organo di polizia» (Q invece del pensiero storico). Collegato col
, , ), laddove con «polizia» non si ri- maurrasismo». A Il giacobinismo a rovescio di
ferisce a «quella tale organizzazione ufficiale, Carlo Maurras era dedicata la nota preceden-
giuridicamente riconosciuta e abilitata alla te, in cui al fondatore dell’Action française
funzione pubblica della pubblica sicurezza veniva attribuita una concezione della storia
che di solito si intende. Questo organismo è tanto minuziosa quanto astratta e utopica,
il nucleo centrale e formalmente responsabi- nonché atteggiamenti di tipo «settario e mas-
le, della “polizia”, che è una ben più vasta or- sonico» (a partire proprio dal meccanismo
ganizzazione, alla quale, direttamente o indi- della cooptazione del gruppo dirigente): «la
rettamente, con legami più o meno precisi e politica irrigidita e razionalistica tipo Maur-
determinati, permanenti o occasionali, ecc., ras, dell’astensionismo aprioristico, delle leg-
partecipa una gran parte della popolazione gi naturali siderali che reggono la società è
di uno Stato» (Q , , ). La condanna di condannata al marasma, al crollo, all’abdica-
quest’ultima concezione della disciplina in- zione al momento risolutivo» (Q , , -).
terna si estende nei Q al “centralismo-buro- Sono dunque queste, a parere di G., le carat-
crazia” dei partiti socialdemocratici della Se- teristiche fondamentali da attribuire alla
conda Internazionale, ammantato di marxi- concezione bordighiana del centralismo or-
smo ortodosso e scientifico (Q , , ), al ganico. Infatti, come esplicitamente afferma-
«centralismo dell’alta burocrazia» dei grup- to poche pagine dopo, «nella concezione di
pi governanti nell’Europa continentale, con- Maurras ci sono molti tratti simili a certe teo-
trapposto al self-government dei paesi anglo- rie catastrofiche formali di certo sindacali-
sassoni (Q , , ), e perfino al «centrali- smo o economismo [...] Ogni astensionismo
smo gerarchico vaticanesco» (Q , , ) politico si basa su questa concezione (asten-
e al «centralismo nazionale e burocratico» del sionismo politico in generale, non solo parla-
regime fascista (Q , , ), ma si concen- mentare). Meccanicamente avverrà il crollo
tra in particolare sulla direzione bordighiana dell’avversario se, con metodo intransigente,
del PCD’I, cui G. attribuisce un’interpretazio- lo si boicotterà nel campo governativo (scio-
ne formalistica e sostanzialmente deviante pero economico, sciopero o inattività politi-
delle dottrine leniniane, e implicitamente ca)» (Q , , ). Anche se qui G. sostiene
sulla leadership staliniana del PCB e del Co- che «l’esempio classico italiano è quello dei
mintern, con cui G. aveva già avuto modo di clericali dopo il » (ibid.), in ossequio al non
polemizzare nella celebre lettera del . expedit papale, è molto forte l’analogia con
Per parte sua Bordiga, che fin dal  certe tesi di Bordiga, o almeno con l’immagi-
aveva teorizzato la necessità di un rapporto ne che ne viene fornita nel seguito dei Q, in
“organico” tra partito e classe e quindi con- cui viene accusato di crasso materialismo (Q
cepiva il primo come “organismo” della se- , , ), «estremismo “economista”» (Q ,
conda, era solito impiegare anche l’espres- , ), «“giacobinismo” deteriore» (Q  I,
sione “centralismo organico” per denotare la , ), mentre le bordighiane Tesi di Roma
sua visione del partito e anzi, al Congresso di vengono definite «un esempio tipico di bi-
Lione (), aveva sostenuto l’opportunità zantinismo» (Q , , ), cui «si può avvi-
di sostituirla del tutto alla tradizionale for- cinare la forma mentale di don Ferrante» (Q
mula del “centralismo democratico”, a indi- , , ). Un’altra analogia è suggerita in
care la necessità di una direzione ristretta e Q , ,  dalla strategia adottata dal coman-
meno collegiale. È contro di essa che G. po- do inglese nella battaglia dello Jutland: esso
lemizza per la prima volta in Q , , : «il infatti «aveva centralizzato “organicamente”
“centralismo organico” ha come principio la il piano nella nave ammiraglia: le altre unità
 CENTRALISMO

dovevano “attendere ordini” volta per vol- stinzione all’interno delle «teorie del centra-
ta», con risultati inferiori alle aspettative, lismo organico tra quelle che velano un pre-
«perché a un certo punto, l’ammiraglio per- ciso programma politico di predominio reale
dette le comunicazioni con le unità combat- di una parte sul tutto (sia questa parte costi-
tenti e queste commisero errori su errori». Il tuita da uno strato come quello degli intellet-
legame intercorrente fra i quattro appunti tuali, sia costituita da un gruppo territoriale
del Q  finora citati è confermato dalla loro privilegiato) e quelle che sono una pura posi-
ripresa, insieme ad altri testi, in due note zione unilaterale (anch’essa propria d’intel-
contigue di Q ,  e . lettuali), cioè un fatto settario o di fanatismo,
In Q ,  la questione del centralismo or- immediatamente, e che, pur nascondendo un
ganico è ulteriormente approfondita: ora il programma di predominio, è però meno ac-
paragone è con «un tipo di direzione castale centuato come fatto politico cosciente». Poi
e sacerdotale», che concepisce «l’“ideologia” afferma che in realtà, per queste ultime, «il
[...] come qualcosa di artificiale e sovrappo- nome più esatto è quello di centralismo bu-
sto meccanicamente» e non, «storicamente, rocratico: l’organicità non può essere che del
come una lotta incessante». Infatti, «il cen- centralismo democratico, il quale appunto è
tralismo organico immagina di poter fabbri- un “centralismo in movimento” per così di-
care un organismo una volta per sempre, già re, cioè una continua adeguazione dell’orga-
perfetto obbiettivamente. Illusione che può nizzazione al movimento storico reale ed è
essere disastrosa, perché fa affogare un mo- organico appunto perché tiene conto [...] di
vimento in un pantano di dispute personali qualcosa di relativamente stabile e perma-
accademiche» (ivi, ). In Q , ,  – «se nente o per lo meno che si muove in una di-
l’intellettuale non comprende e non sente, i rezione facile a prevedersi ecc. [...] Nei parti-
suoi rapporti col popolo-massa sono o si ri- ti rappresentanti gruppi socialmente subal-
ducono a puramente burocratici, formali: gli terni l’elemento di stabilità rappresenta la ne-
intellettuali diventano una casta o un sacer- cessità organica di assicurare l’egemonia non
dozio (centralismo organico)» – e Q , , a gruppi privilegiati: ma alle forze sociali pro-
 – «il centralismo organico, col comando gressive [...] In ogni caso ciò che importa no-
caporalesco e “astrattamente” concepito, è tare è che nelle manifestazioni di centralismo
legato a una concezione meccanica della sto- burocratico spesso la situazione si è formata
ria e del movimento, ecc.» – si sancisce l’i- per deficienza d’iniziativa, cioè per la primi-
dentificazione tra «centralismo organico» e tività politica», mentre «il centralismo demo-
«centralismo burocratico» e la loro contrap- cratico è una formula elastica, che si presta a
posizione al «centralismo democratico». molte “incarnazioni”; essa vive in quanto è
Una svolta si verifica in Q , , -, in- interpretata continuamente e continuamente
titolato Machiavelli. Centralismo organico e adattata alle necessità: essa consiste nella ri-
centralismo democratico. Qui, dopo una serie cerca critica di ciò che è uguale nell’apparen-
di osservazioni sui «reali rapporti economici te disformità e distinto e opposto nell’appa-
e politici che trovano la loro forma organiz- rente uniformità, e nell’organizzare e connet-
zativa, la loro articolazione e la loro funzio- tere strettamente ciò che è simile [...] Essa ri-
nalità nelle manifestazioni di centralismo or- chiede una organica unità tra teoria e pratica,
ganico e di centralismo democratico in una tra strati intellettuali e massa, tra governanti
serie di campi: nella vita statale (unitarismo, e governati», mentre «nella concezione “bu-
federalismo ecc.), nella vita interstatale (al- rocratica” [...] non esiste unità ma palude sta-
leanze, forme varie di costellazioni politiche gnante superficialmente calma e “muta”, e
internazionali), nella vita dei partiti politici e non federazione ma sacco di patate, cioè giu-
delle associazioni sindacali economiche (in stapposizione meccanica di “unità” singole
uno stesso paese, tra paesi diversi ecc.)», an- senza rapporto tra loro».
cora fondate sulla contrapposizione tra le D’ora in avanti, pur restando fermi i capi-
due concezioni, G. arriva finalmente al cuo- saldi della concezione gramsciana del partito
re del problema: dapprima propone una di- e della sua organizzazione, questa non si espri-
CENTRALISMO 

merà più nell’opposizione «centralismo de- versità popolari e simili – hanno sempre de-
mocratico» vs. «centralismo burocratico» 5 generato in forme paternalistiche: d’altronde
«centralismo organico», bensì in quella «cen- mancava in essi ogni organicità sia di pensie-
tralismo democratico» 5 «centralismo orga- ro filosofico, sia di centralizzazione organizza-
nico» vs. «centralismo burocratico». Tale tiva» (corsivo mio). Quest’ultima ha invece
svolta terminologica è certo da mettere in re- costituito da sempre «la forza delle religioni e
lazione con l’uso frequente e generalmente specialmente del cattolicismo», perché «esse
con accezione positiva nei Q del termine “or- sentono energicamente la necessità dell’unità
ganico” e simili, rispetto al quale la formula di tutta la massa religiosa e lottano per non
bordighiana appare in qualche modo in con- staccare mai gli strati superiori dagli strati in-
trotendenza. Così, fin da Q , ,  la «bu- feriori». La validità del modello gerarchico
rocraticità» dei rapporti tra dirigenti e diretti cattolico è ribadita in Q , , , in cui si
attribuita al centralismo organico è contrap- riconosce al papato l’efficienza della «sua or-
posta alla necessità di un’«adesione organica ganizzazione pratica di centralizzazione del-
[corsivo mio]» fra gli stessi; in Q , ,  si l’organismo [corsivo mio] ecclesiastico».
pone l’accento sulla necessità per la volontà La svolta terminologica gramsciana si ri-
di «centralizzarsi organizzativamente [corsivo flette variamente nel prosieguo dei Q: le se-
mio] e politicamente». Più avanti, in Q , , conde stesure dei passi citati in precedenza,
-, discorrendo di «“dilettantismo e disci- in cui con l’espressione “centralismo organi-
plina”, dal punto di vista del centro organiz- co” ci si riferiva alla formula bordighiana,
zativo [corsivo mio] di un raggruppamento», vale a dire Q , , che riprende Q , , e Q
G. sostiene la necessità «di assimilare alla fra- , , costituito dall’unione di Q ,  e ,
zione più avanzata del raggruppamento tutto non presentano, come spesso avviene nei
il raggruppamento: è un problema di educa- Testi C relativamente tardi, sostanziali va-
zione delle masse, della loro “conformazio- rianti rispetto alle scritture originali, fatta
ne” secondo le esigenze del fine da raggiun- salva l’aggiunta dell’espressione «cosidetto»
gere», precisando che «la continuità “giuridi- alla formula «centralismo organico» nell’ac-
ca” del centro organizzativo non deve essere cezione sinonima di «burocratico», che si ri-
di tipo bizantino-napoleonico, cioè secondo trova anche nella prima parte di Q ,  che
un codice concepito come perpetuo, ma ro- riprende Q , . Analogo uso compare in Q
mano-anglosassone, cioè la cui caratteristica , , -, nel quale viene rifiutata, come
essenziale consiste nel metodo, realistico, manifestazione di «feticismo», «ogni forma
sempre aderente alla concreta vita in perpe- del così detto [corsivo mio] “centralismo or-
tuo sviluppo», in una parola, come da G. stes- ganico”, il quale si fonda sul presupposto
so esplicitato subito dopo, di tipo «organico» [...] che il rapporto tra governanti e gover-
(corsivo mio). E ancora in Q , , : «se è nati sia dato dal fatto che i governanti fanno
vero che ogni partito è partito di una sola gli interessi dei governati e pertanto “devo-
classe, il capo deve poggiare su di questa ed no” averne il consenso, cioè deve verificarsi
elaborarne uno stato maggiore e tutta una ge- l’identificazione del singolo col tutto, il tut-
rarchia; se il capo è di origine “carismatica”, to (qualunque organismo esso sia) essendo
deve rinnegare la sua origine e lavorare a ren- rappresentato dai dirigenti».
dere organica la funzione della direzione, or- Nel Testo B di Q , , -, intitolato
ganica e coi caratteri della permanenza e con- Passato e presente. Centralismo organico e
tinuità», il che si verifica solo quando «il ca- centralismo democratico. Disciplina, si legge
po non considera le masse umane come uno invece che quest’ultima, intesa «non certo
strumento servile [...] per raggiungere i pro- come passivo e supino accoglimento di ordi-
pri scopi e poi buttar via, ma tende a rag- ni, come meccanica esecuzione di una con-
giungere fini politici organici [corsivo mio] di segna (ciò che però sarà pure necessario in
cui queste masse sono il necessario protago- determinate occasioni, come per esempio nel
nista storico». In Q , , : «i tentativi di mezzo di un’azione già decisa e iniziata) ma
movimenti culturali “verso il popolo” – Uni- come una consapevole e lucida assimilazione
 CENTRALISMO BUROCRATICO

della direttiva da realizzare, [...] non annulla coscienza ingenua; di quelle verità che ogni
la personalità in senso organico, ma solo li- uomo si può dire che senta naturalmente e
mita l’arbitrio e l’impulsività irresponsabi- che costituiscono la struttura solida della
le», almeno nel caso in cui l’«“origine del po- mentalità di cui egli si serve per vivere”. Mi
tere che ordina la disciplina” [...] è “demo- pare un altro esempio della rozzezza incondi-
cratica”, se cioè l’autorità è una funzione tec- ta del pensiero gentiliano, derivato “ingenua-
nica specializzata e non un “arbitrio” o una mente” da alcune affermazioni del Croce sul
imposizione estrinseca o esteriore», in modo modo di pensare del popolo come riprova di
che la disciplina stessa giunga a costituire determinate proposizioni filosofiche» (Q ,
«un elemento necessario di ordine democra- , ). A conferma di quella “ingenuità”
tico, di libertà»: l’identificazione tra centrali- va considerato invece, per G., il distacco tra il
smo organico e democratico appare a que- soggettivismo idealistico e la credenza, pro-
st’altezza talmente scontata da non essere più pria del senso comune in quanto derivato dal-
neppure oggetto di discussione. la religione, che esista una realtà oggettiva
B IBLIOGRAFIA : D ONZELLI ; F ERRI avulsa dall’agire storico (Q , , ).
; GRUPPI ; PAGGI . Nella scuola il certo, in quanto “serio”,
vale di più: se «il nesso istruzione-educazio-
GIUSEPPE COSPITO
ne viene sciolto per risolvere la questione del-
V. «Action française», «Bordiga», «dirigenti-di- l’insegnamento secondo schemi cartacei in
retti», «egemonia», «organico», «Partito comuni-
cui l’educatività è esaltata, [...] si avrà una
sta», «polizia», «rappresentati-rappresentanti».
scuola retorica, senza serietà, perché man-
cherà la corposità materiale del certo, e il ve-
centralismo burocratico: v. centralismo.
ro sarà vero di parole, appunto retorica» (Q
, , ). In una lettera al figlio Delio, il cer-
centralismo democratico: v. centralismo. to è contrapposto al possibile e al verosimile:
«puoi scrivere su Pu&kin [...] in modo da dar-
centralismo organico: v. centralismo. mi una prova conclusiva della tua capacità a
pensare, a ragionare e a criticare (cioè a di-
certo scernere il vero dal falso, il certo dal possibi-
G. critica un’«errata interpretazione del le e dal verosimile)» (LC , novembre ).
principio vichiano del “certo” e del “vero”: GIUSEPPE PRESTIPINO
la storia non può essere che “certezza” o al-
V. «Croce», «Gentile», «religione», «scuola»,
meno ricerca di “certezza”. La conversione «senso comune», «vero».
del “certo” nel “vero” dà luogo a una co-
struzione filosofica [della storia eterna], ma Cesare, Caio Giulio
non alla costruzione della storia “effettua-
le”: ma la storia non può che essere “effet- In certi momenti storici può succedere
tuale”: la sua “certezza” deve essere prima che manchino uomini politici di valore, men-
di tutto “certezza” dei documenti storici tre i capi militari dimostrano notevoli capa-
(anche se la storia non si esaurisce tutta nei cità politiche: Cesare, al pari di Napoleone
documenti storici)» (Q , , ). La socio- Bonaparte, non fu e non fu visto dai suoi sol-
logia, per contro, è riduzionistica anche nel dati solo come un grande capo militare, ma
concepire il certo storico: è «un tentativo di soprattutto come «il loro capo politico, il ca-
ricavare “sperimentalmente” le leggi di evo- po della democrazia» (Q , , ), come
luzione della società umana in modo da dimostra d’altronde la «sapiente combina-
“prevedere” l’avvenire con la stessa certezza zione di politica e arte militare» (Q , , )
con cui si prevede che da una ghianda si svi- dei Commentarii, soprattutto del De bello ci-
lupperà una quercia (Q , , ). vili. La figura di Cesare, come quella dello
Gentile «dice: “La filosofia si potrebbe stesso Napoleone, rappresenta per G. un
definire come un [...] conquistare la certezza esempio di cesarismo progressivo, in cui cioè
critica delle verità del senso comune e della l’intervento «“arbitrale”» di una grande per-
CESARISMO 

sonalità, in una situazione in cui le forze in allora che secondo G. fiorì anche la lettera-
lotta «si equilibrano in modo catastrofico» tura latina, che pertanto non può dirsi
(Q , , ), porta al trionfo della forza «espressione essenzialmente nazionale» (Q
progressiva. Sia nel caso di Cesare che in , , ), come voleva Augusto Rostagni
quello di Napoleone, però, le forze in cam- sulle pagine dell’“Italia Letteraria”. Cesare e
po, pur essendo «distinte e contrastanti», poi Augusto modificarono radicalmente la
non lo erano così tanto da non poter giunge- posizione di Roma e dell’Italia «nell’equili-
re «“assolutamente” ad una fusione ed assi- brio del mondo classico» (Q , , ) e tra-
milazione reciproca dopo un processo mole- sferirono «la funzione egemonica a una clas-
colare» (Q , , -), cosa che in qualche se “imperiale” cioè supernazionale», con
misura si verificò. Il cesarismo ha rappresen- conseguenze sulle «tendenze ideologiche
tato, secondo G., «la fase storica di passaggio della futura nazione italiana» (ibid.). Come
da un tipo di Stato a un altro tipo» (ivi, ): ricorda G. citando Svetonio, Cesare diede
con Cesare, che sciolse il «nodo storico-poli- infatti la cittadinanza romana non solo ai me-
tico» con la spada (Q , , ), iniziò infat- dici, ma anche ai maestri delle altre arti libe-
ti un’epoca nuova, in cui, dopo la conquista rali, affinché vivessero più volentieri a Roma
della Gallia, l’Occidente intraprese a lottare e vi fossero attirati «i migliori intellettuali di
con l’Oriente, che assumerà da quel momen- tutto l’Impero romano» (Q , , ). Una
to in poi «un peso talmente grande» che fi- presenza permanente a Roma degli intellet-
nirà per soverchiare la controparte e deter- tuali, i quali cambiarono la propria condizio-
minare una frattura nell’Impero (ibid.). Inol- ne sociale nel passaggio dal «regime aristo-
tre Cesare è espressione di uno «sviluppo cratico-corporativo» della Repubblica a
storico» che, se in Italia assunse i caratteri del quello «democratico-burocratico» dell’Im-
«cesarismo», ha come sfondo tuttavia «l’in- pero (ibid.), era infatti indispensabile per
tero territorio imperiale». Tale sviluppo è l’organizzazione culturale; si cominciò così a
consistito infatti in una «“snazionalizzazio- formare la «categoria di intellettuali “impe-
ne” dell’Italia» (Q , , ) e nella sua riali”», che «continuerà nel clero cattolico»
«subordinazione agli interessi dell’Impero» (ibid.) e influirà sul cosmopolitismo degli in-
(ibid.), fenomeni che rendono l’azione di Ce- tellettuali italiani.
sare l’ideale prosecuzione, ma anche la con- Il mito della figura di Cesare, che G. de-
clusione del movimento democratico dei finisce come «attuale», non avrebbe infine
Gracchi, di Mario e di Catilina. Se la «rivo- per il pensatore sardo alcuna base storica
luzione» di quest’ultimo avrebbe potuto for- concreta: il caso è in tal senso assimilato al-
se preservare per l’Italia «la funzione egemo- l’esaltazione della repubblica romana come
nica del periodo repubblicano», la rivoluzio- «istituzione democratica e popolare» che
ne di Cesare esce dai confini della lotta tra le avvenne nel Settecento (Q , , -).
«classi italiche» per comprendere tutto l’im- JOLE SILVIA IMBORNONE
pero, o comunque le «classi con funzioni
V. «bonapartismo», «cesarismo», «intellettuali»,
principalmente imperiali (militari, burocrati,
«Roma».
banchieri, appaltatori ecc.)» (ibid.). Secondo
G., Roma con Cesare subì sì una trasforma-
cesarismo
zione, ma non passò da «Stato-città» a «Ca-
pitale dell’Impero», come aveva affermato Categoria diffusa e dibattuta nella poli-
Emilio Bodrero in un articolo del  sulla tologia del tempo, nei Q essa è presente spes-
“Nuova Antologia”, essendo all’epoca la ca- so in coppia con «bonapartismo» (Q , ,
pitale equivalente semplicemente alla resi- -), termine più tradizionalmente marxi-
denza dell’imperatore, ma divenne capitale sta, a indicare in primo luogo l’«influenza
in senso burocratico e «una città cosmopoli- dell’elemento militare» quando è anche «in-
ta» (ibid.), mentre a sua volta l’Italia diventa- fluenza e peso dello strato sociale da cui l’e-
va il centro della cosmopoli dell’Impero e as- lemento tecnico militare [...] trae special-
sumeva pertanto funzione cosmopolita. Fu mente origine» (ibid.; quasi invariato il Testo
 CESARISMO

C: Q , , ). A differenza di «bonapar- dell’insieme di forze organizzate dallo Stato
tismo», sempre inteso negativamente, G. e dai privati per tutelare il dominio [politico
sembra dare di «cesarismo» uno spettro in- ed economico] della classe dirigente» (ibid.).
terpretativo più vario, anche se la differenza G. aggiunge che «la fase catastrofica può
tra i due termini non è mai esplicitata. annodarsi per deficienza politica [momenta-
Il lemma viene approfondito in due no- nea] della forza dominante tradizionale, e
te del Q ,  e  – poi fuse nel Testo C (Q non già per una sua deficienza organica in-
, ) –, intitolate entrambe Il cesarismo (ti- superabile necessariamente» (Q , , ):
tolo posto dopo il titolo generale di rubrica può essere cioè causata, ad esempio, non da
Machiavelli). Si può dire che «il cesarismo o un effettivo equilibrio delle forze fondamen-
bonapartismo esprime una situazione in cui tali, ma dal fatto che la forza tradizionalmen-
le forze in lotta si equilibrano in modo cata- te dominante è divisa in fazioni e dunque la-
strofico, cioè si equilibrano in modo che la scia spazio a quella antagonista, anche se
continuazione della lotta non può conclu- quest’ultima non è ancora realmente matura
dersi che con la distruzione reciproca» (Q , per candidarsi seriamente al potere. L’ele-
, ); ma il cesarismo, «se esprime sem- mento cesaristico interviene allora (fu per G.
pre la soluzione “arbitrale”, affidata a una il caso di Napoleone III) per salvaguardare lo
grande personalità», tra due forze equiva- sviluppo storico secondo le direttrici di fon-
lenti ormai infiacchite dalla lotta reciproca, do dell’effettivo sviluppo delle forze fonda-
«non ha sempre lo stesso significato storico. mentali in campo. Per questo, anche il cesa-
Ci può essere un cesarismo progressivo e un rismo di Napoleone III può essere considera-
cesarismo regressivo» (ibid.). È progressivo to «obbiettivamente progressivo, sebbene
il cesarismo «quando il suo intervento aiuta non come quello di Cesare e di Napoleone I»
la forza progressiva a trionfare sia pure con (ibid.). È importante notare non solo che G.
certi compromessi limitativi della vittoria; è si allontana dal giudizio espresso da Marx
regressivo quando il suo intervento aiuta a nel suo celebre Il  brumaio di Luigi Bona-
trionfare la forza regressiva, anche in questo parte, ma che queste osservazioni modifica-
caso con certi compromessi e limitazioni, no il modello fondato sulla secca dicotomia
che però hanno un valore, una portata e un «bonapartismo progressivo»/«bonaparti-
significato diversi che non nel caso prece- smo regressivo». Qui si ha un bonapartismo
dente» (ibid.). Cesare e Napoleone sono per «obbiettivamente» (relativamente) progres-
G. esempi di cesarismo progressivo, Napo- sivo, che non sposta in avanti gli equilibri
leone III e Bismarck di cesarismo regressivo. complessivi della società dando vita a un
Nel «mondo moderno», precisa G., «con le nuovo tipo di Stato, ma garantisce solo il
sue grandi coalizioni di carattere economi- congelamento degli equilibri essenziali già
co-sindacale e politico di partito, il meccani- raggiunti: «Il cesarismo di Cesare e di Napo-
smo del fenomeno cesarista è diverso da leone I è stato, per così dire, di carattere
quello che fu fino a Napoleone III». Nell’e- quantitativo-qualitativo, ha cioè rappresen-
poca caratterizzata dal parlamentarismo, il tato la fase storica di passaggio da un tipo di
compromesso tipico del cesarismo è possi- Stato a un altro tipo, un passaggio in cui le in-
bile a livello parlamentare, a partire dai go- novazioni furono tante quantitativamente e
verni di coalizione: «Si può avere “soluzione tali, da rappresentare un completo rivolgi-
cesarista” anche senza un cesare, senza una mento qualitativo. Il cesarismo di Napoleo-
grande personalità “eroica” e rappresentati- ne III fu solo e limitatamente quantitativo;
va. Il sistema parlamentare ha dato il mecca- non ci fu passaggio da un tipo di Stato ad un
nismo per tali soluzioni di compromesso» altro tipo, ma solo “evoluzione” dello stesso
(ivi, ). tipo, secondo una linea ininterrotta» (ibid.).
E il cesarismo più che militare è polizie- Altra caratteristica del cesarismo nel mondo
sco, intendendo la «polizia in senso largo», moderno consiste nel fatto che «l’equilibrio
nel senso «non solo del servizio statale desti- a prospettive catastrofiche non si verifica tra
nato alla repressione della delinquenza, ma forze contrastanti che in ultima analisi po-
CHIERICI 

trebbero fondersi e unificarsi, sia pure dopo chierici


un processo faticoso e sanguinoso, ma tra
Il sostantivo ricorre in modo coerente
forze il cui contrasto è insanabile storica-
nella stesura disorganica dei Q, assecondan-
mente e si approfondisce anzi specialmente
do l’urgenza di definire senza equivoci, e
coll’avvento di forme cesaree» (ibid.): la lot-
muovendo da un’analisi etimologica, lo sta-
ta tra borghesia e proletariato pare all’autore
tuto dell’intellettuale contemporaneo. Se la
tale da non contemplare la possibilità di un
riflessione gramsciana non può dirsi avulsa
compromesso duraturo.
dal contesto che alimenta la scrittura di La
Un’altra nota nel cui titolo compare la
trahison des clercs, documento di un’epoca
categoria di cesarismo è un Testo B, Q , ,
che promuove l’identificazione divenuta ca-
intitolato Machiavelli. Cesarismo ed equili- nonica fra il chierico e l’intellettuale, nei Q
brio «catastrofico» delle forze politico-sociali. aleggia il riscontro di un limite sostanziale
G. complica il quadro di comprensione dei nell’opera di Benda, consistente nella man-
fenomeni cesaristici notando come sarebbe cata risoluzione della contraddizione insor-
errato credere che «tutto il nuovo fenomeno ta nella vicenda storica contemporanea del-
storico sia dovuto all’equilibrio delle forze la borghesia europea. Ispirata da un milieu
“fondamentali”; occorre anche vedere i rap- culturale ricettivo circa la questione della
porti che intercorrono tra i gruppi principa- funzione degli intellettuali, la problematiz-
li (di vario genere, sociale-economico e tec- zazione del concetto di chierico si sposa a te-
nico-economico) delle classi fondamentali e mi politici e categorie storiche di stringente
le forze ausiliarie guidate o sottoposte all’in- attualità come quelle di particolarismo, uni-
fluenza egemonica. Così non si comprende- versalismo e nazionalismo. Insistendo sul-
rebbe il colpo di Stato del  dicembre senza l’importanza di Benda, confrontato con
studiare la funzione dei gruppi militari e dei Croce, nella consapevolezza che «nel Croce
contadini francesi» (Q , , -). Anche esiste una costruzione organica di pensiero,
«l’affare Dreyfus» rientra nella casistica sto- una dottrina [...] sulla funzione degli intel-
rica del cesarismo, come esempio di cesari- lettuali nella vita statale, che non esiste nel
smo mancato, di movimento che ha impedi- Benda» (Q  II, , -), G. adotta il ter-
to lo sbocco cesaristico che si stava prepa- mine “chierici” come identificativo di un
rando: «sono elementi dello stesso blocco gruppo sociale preciso. La presenza del to-
sociale dominante che sventano il cesarismo no polemico – è nota l’espressione «chierici
della parte più reazionaria del blocco stes- fanatici» (Q , , ) – si accompagna al-
so», appoggiandosi a frazioni e ceti delle l’esigenza di chiarire la genesi storica del so-
classi subalterne (ibid.). stantivo; il chierico, «“specialista” [...] della
Infine, Cesare e il cesarismo è il titolo di parola», nasce in un tempo connotato dal
Q , , ma la “rubrica” in cui rientra non è «monopolio delle superstrutture da parte
più Machiavelli, bensì Argomenti di cultura: degli ecclesiastici» (Q , , ) e caratteriz-
«La teoria del cesarismo, che oggi predomi- zato dalla supremazia del latino, lingua di
na [...] è stata immessa nel linguaggio politi- un’élite, custode del sistema dei saperi. La
co da Napoleone III, il quale non fu certo un volontà di risalire alla genesi del processo
grande storico o filosofo o teorico della po- che ha favorito la crescente “specializzazio-
litica. È certo che nella storia romana la fi- ne” degli intellettuali rientra nella riflessione
gura di Cesare non è caratterizzata solo o intorno al nodo della loro possibile autono-
principalmente dal “cesarismo” in questo mia e muove da considerazioni di carattere
senso stretto» (ivi, ). G. prosegue la no- sociale e culturale per avviare una «ricerca
ta con una sua valutazione della funzione e sulla storia degli intellettuali», di impronta
del ruolo di Giulio Cesare. storico-politica e non sociologica (ibid.).
GUIDO LIGUORI LAURA MITAROTONDO
V. «bonapartismo», «Cesare», «parlamentari- V. «Benda», «Croce», «intellettuali», «nazionali-
smo», «polizia», «rapporti di forza». smo».
 CHIESA CATTOLICA

Chiesa cattolica ganizzano il consenso popolare (Q , , ;


Q , , -; Q , , -; Q , , -; Q
«Chiesa» e «Chiesa cattolica» sono ter-
, , -; Q , , ). G. definisce, sia
mini che G. utilizza indifferentemente senza
pure sommariamente, il rapporto di questo
distinzione per indicare la Chiesa sia quale
particolare apparato ideologico con la so-
comunità dei fedeli, sia quale istituzione ec- cietà politica, lo Stato in senso stretto, e con
clesiastica, ma sempre, anche quest’ultima, la società civile, gli altri apparati ideologici
connessa con la prima. Quando vuole ac- (Q , , ; Q , , -), studiandolo
centuarne l’aspetto prevalentemente istitu- sia nello svolgimento storico, sia sotto l’a-
zionale, G. ricorre ad altri termini, quali spetto tecnico-strutturale, quello dei mecca-
«papato» o «Vaticano». nismi e delle modalità attraverso cui esso si
Sulla Chiesa G. opera una ricerca pun- realizza, con particolare riferimento alla si-
tuale e critica, secondo una chiave di lettura tuazione italiana. La conclusione generale al-
nuova e controcorrente rispetto alla tradi- la quale G. giunge è la seguente: quanto più
zionale critica marxista: «Chiesa come intel- la Chiesa accresce la propria egemonia nella
lettuale», studio che egli inquadra nel più società civile, tanto più è egemone anche nei
ampio progetto di delineare una storia degli confronti dello Stato; invece a una caduta
intellettuali italiani. G. espone questo piano egemonica della Chiesa nella società civile
nella lettera alla cognata Tatiana del  luglio corrisponde generalmente anche la perdita
: «Uno degli argomenti che più mi ha in- di posizioni di forza di fronte allo Stato.
teressato in questi ultimi anni è stato quello Storicamente la Chiesa conosce una fase
di fissare alcuni aspetti caratteristici nella ascendente di conquista e mantenimento
storia degli intellettuali italiani [...] Bisogna dell’egemonia sociale fino al Medioevo, pe-
necessariamente risalire all’Impero Romano riodo anche del massimo potere politico del-
e alla prima concentrazione di intellettuali la Chiesa romana e del papato e della loro
“cosmopoliti” (“imperiali”) che esso deter- superiorità rispetto all’impero e all’impera-
minò: studiare quindi la formazione dell’or- tore, situazione che G. rappresenta sinteti-
ganizzazione clericale cristiano-papale che camente con l’espressione «comando per
dà all’eredità del cosmopolitismo intellet- grazia di Dio» (Q , , ). La formula del
tuale imperiale una forma castale europea “Sacro romano impero”, dove è il “sacro”
ecc. ecc.» (LC ). Progetto di ricerca che che predomina, esprime bene questa posi-
in Q , pp. - viene articolato in una serie zione di supremazia della Chiesa. Durante il
di titoli che avrebbero dovuto costituire al- millennio medievale la Chiesa si perfeziona
trettanti sezioni e capitoli di un unico saggio organicamente sul piano ideologico, soprat-
sugli intellettuali. tutto tramite due grandi strutture organizza-
La Chiesa, per tutto l’arco della sua sto- tive, i monasteri e le sedi episcopali. I mona-
ria bimillenaria, appare a G. come “l’intellet- steri sono luoghi di preghiera e di studio, ma
tuale collettivo” che più di ogni altro ha sa- anche di lavoro (ora et labora). Al loro inter-
puto instaurare e intrattenere rapporti co- no si sperimenta anche una delle prime for-
stanti con «i semplici», condizionando forte- me di divisione razionale del lavoro (Q , ,
mente, a volte totalmente, la vita culturale, -). Le sedi episcopali si presentano co-
sociale e politica dei popoli e degli Stati. Il me centri di raggruppamento di intellettua-
potere dello Stato, secondo G., si regge su li, religiosi e laici e svolgono una triplice fun-
due elementi fondamentali: la coercizione, zione, ideologica, repressiva e sociale, attra-
esercitata per mezzo di apparati repressivi verso proprie scuole, strutture assistenziali
propri (esercito, polizia, tribunali, carceri per le classi subalterne e creazione di propri
ecc.), e il consenso, che viene ottenuto per tribunali (Q , , - e Q , , ). Il pri-
mezzo di apparati ideologici, o dell’apparato mo millennio di storia della Chiesa si chiude
egemonico, come scrive G., quali i partiti, i con l’affermazione della sua sovranità sullo
sindacati, le scuole, la Chiesa. Anche la Chie- Stato feudale e della sua egemonia nella so-
sa, quindi, è tra gli apparati ideologici che or- cietà medievale.
CHIESA CATTOLICA 

A un certo punto, a partire dall’età co- re preoccupata ed è costretta a correre ai ri-


munale in poi, inizia però anche la crisi del pari. Essa riesce, a volte, a recuperare il mo-
blocco ideologico faticosamente costruito vimento di contestazione dal basso suscitan-
nei secoli precedenti. Ciò perché nel rappor- do «movimenti di massa», inquadrati da
to tra Chiesa e società viene a manifestarsi nuovi ordini religiosi, gli «ordini mendican-
una contraddizione di fondo: quella tra la ti». Il caso più riuscito per la gerarchia ec-
funzione della Chiesa quale intellettuale or- clesiastica del tempo resta quello del france-
ganico della classe dirigente (l’aristocrazia scanesimo (Q , , ). Altre volte invece
agraria), da una parte, e la sua pretesa di es- la Chiesa è costretta a ricorrere alla repres-
serlo anche per le classi umili e sottomesse, sione, condannando ed eliminando anche fi-
dall’altra. È il momento in cui i princìpi reli- sicamente i capi carismatici del movimento
giosi e morali cristiani, fondamentalmente e soffocando «le eresie [...] col ferro e col
popolari, entrano in contraddizione con la fuoco» (Q , , ). Tuttavia essa non rie-
prassi del clero, diventato anch’esso casta sce sempre e dappertutto a soffocare i fer-
feudale. Scrive espressamente G.: «Quando menti nuovi. Poiché se è vero che «gli intel-
si esalta la funzione che la Chiesa ha avuto lettuali più in vista dell’epoca [...] in Italia al-
nel medio evo a favore delle classi inferiori, meno, sono o soffocati o addomesticati dal-
si dimentica semplicemente una cosa: che la Chiesa, […] in altre parti d’Europa si
tale funzione non era legata alla chiesa come mantengono come fermento per sboccare
esponente di un principio religioso-morale, nella Riforma» (Q , , ).
ma alla Chiesa come organizzazione di inte- Nell’età moderna la contestazione inter-
ressi economici molto concreti, che doveva na e l’opposizione della borghesia laica sfo-
lottare contro altri ordini che avrebbero vo- ciano in rotture clamorose della comunità
luto diminuire la sua importanza. Questa ecclesiastica e in movimenti rivoluzionari
funzione fu dunque subordinata e inciden- popolari contro il regime feudale. Sul fronte
tale: ma il contadino non era meno taglieg- religioso si hanno la Riforma di Lutero, la
giato dalla chiesa che dai signori feudali. Si guerra dei contadini tedeschi, la nascita del-
può forse dire questo: che la “chiesa” come le Chiese e delle sette protestanti; sul fronte
comunità dei fedeli conservò e sviluppò de- laico si assiste allo sviluppo del nazionalismo
terminati principi politico-morali in opposi- e degli Stati nazionali assoluti. La crisi del-
zione alla chiesa come organizzazione cleri- l’egemonia ecclesiastica è ormai consumata
cale» (Q , , -). e inizia la fine del suo monopolio ideologi-
È per questo che la Chiesa comincia a es- co. Il fronte, laico e religioso, alternativo al
sere contestata dall’interno e minacciata al sistema feudale e alla Chiesa cattolica rom-
tempo stesso dall’esterno. La contestazione pe l’unità territoriale, sociale e ideologica
interna proviene dalla stessa base sociale po- della cristianità: Nord e Centro Europa pro-
polare, organizzata da intellettuali religiosi testanti, Europa mediterranea cattolica ro-
legati al popolo. L’attacco esterno viene con- mana e controriformista; separazione cre-
dotto dal gruppo di nuova formazione degli scente della Chiesa dalla classe sociale emer-
intellettuali laici, che sfidano la Chiesa pro- gente – la borghesia – fino a ridursi al ruolo
prio sul terreno su cui essa si credeva più reazionario e conservatore di intellettuale
forte e sicura, la cultura, in particolare sul tradizionale, espressione cioè della classe so-
terreno giuridico, dove i laici si impegnano a ciale di origine feudale – l’aristocrazia agra-
promuovere il ritorno al diritto romano (Q ria – dominante nel passato. A livello ideo-
, , ), e su quello letterario, con l’uso e logico, infine, la rottura si rende visibile nel-
lo sviluppo della lingua volgare per contra- la differenza tra il carattere popolare-nazio-
stare rispettivamente il dominio del diritto nale, l’esigenza di «ritorno alle “origini”»
canonico e il latino degli ecclesiastici (Q , della Riforma e il carattere «cosmopolita»,
, -). Dinanzi al rischio di un’eventuale reazionario, «disciplinare» della Contro-
saldatura tra popolo e intellettuali laici e in- riforma (Q , ,  e Q , , ; v. inol-
tellettuali religiosi popolari, la Chiesa appa- tre Q , , ; Q , , ; Q , , -;
 CHIESA CATTOLICA

Q , , ; Q , , ). Il risvolto imme- scimento (Q , , -; Q , , ; Q
diatamente politico della nuova posizione di , , -; Q , , ). A differenza di al-
debolezza ideologica della Chiesa cattolica è tri paesi europei, non si creano in Italia in-
l’instaurarsi di una situazione di belligeran- tellettuali propri delle classi popolari. Ma-
za, con il risultato della subordinazione della chiavelli, Bruno, Galilei e altri restano epi-
Chiesa agli Stati nazionali. Ne sono prova il sodi singoli e isolati. Di fronte alla rottura
gallicanesimo, il giuseppinismo e altre forme Chiesa-masse non si forma un nuovo blocco
di giurisdizionalismo, che sono «la “prefa- alternativo di intellettuali-popolo. È per
zione’” alla limitazione della Chiesa nella so- questo che, secondo G., non si è avuta in Ita-
cietà civile e politica» (Q , , ). Non più lia alcuna riforma o rivoluzione popolare si-
la Chiesa, ma gli Stati nazionali dettano le re- mile alle tre grandi riforme e rivoluzioni del-
gole del gioco politico. La Controriforma l’età moderna avvenute in Germania, In-
esprime la consapevolezza della Chiesa cat- ghilterra e in Francia (Q , , -; v. an-
tolica di trovarsi di fronte a una crisi radica- che Q , , ). La frattura si manifesta in
le e di vaste proporzioni. Il Concilio di Tren- Italia molto più tardi, solo nel momento del-
to, il più grande tentativo della Chiesa mo- la rottura del rapporto politico tra Chiesa
derna di operare una revisione globale dell’i- cattolica e Stato liberale borghese nel ,
deologia cattolica e del suo rapporto con la quando la Chiesa, consapevole di non poter
società, lungi dal rinnovare, cristallizza inve- più disporre del consenso delle masse, non
ce per i secoli successivi la Chiesa nel ruolo oserà andare, però, allo scontro frontale, ma
di intellettuale tradizionale, legata cioè alle preferirà la strategia della protesta passiva
classi egemoni del passato e staccata dalle del non expedit. D’altra parte, lo Stato libe-
masse popolari. Il nuovo corso controrifor- rale intanto poté giocare la carta dell’unità
mista accresce il divario tra la Chiesa cattoli- nazionale, che comportava necessariamente
ca, rimasta fondamentalmente feudale, e l’i- la negazione del potere temporale del papa-
stanza popolare di superamento del sistema to, in quanto sapeva appunto di avere dalla
medievale: «Colla Controriforma il Papato propria parte, o almeno non contro, il con-
aveva modificato essenzialmente la struttura senso popolare (plebisciti per le annessioni),
della sua potenza: si era alienato le masse po- venuto meno invece alla Chiesa. Tutto que-
polari, si era fatto fautore di guerre stermi- sto era indice, oltre che di una debolezza po-
natrici, si era confuso con le classi dominan- litica e sociale, anche di un’inferiorità ideo-
ti in modo irrimediabile [...]: la Chiesa, con logica della Chiesa cattolica. Ed è proprio su
la sua concreta attività, distruggeva le condi- questa tacita ammissione di inferiorità ideo-
zioni di ogni suo dominio, anche indiretto, logica che essa, a cominciare dal pontificato
staccandosi dalle masse popolari» (Q , , di Leone XIII, tenta di riorganizzarsi, ristrut-
). La mediazione positiva dei vecchi e turarsi per riconquistare l’egemonia cultura-
nuovi intellettuali ecclesiastici tra la Chiesa e le e sociale perduta. Però, a differenza del
le masse fallisce. Essa si riduce alla mera fun- passato, ora la Chiesa deve scendere diretta-
zione negativa di contenimento di quella che mente sul terreno sociale e politico e mette-
per G. è “l’eresia di massa” del cattolicesimo, re a punto programmi e organizzazioni di
che si manifesterà in tutta la sua portata nel- massa adeguati ai tempi, che siano, cioè,
la Rivoluzione francese e ancor più con il competitivi con gli apparati ideologici degli
progredire in Europa del socialismo. avversari (Q , ,  e Q , , -). De-
In Italia, in particolare, la rottura tra ve farsi partito essa stessa. Innanzitutto, la
Chiesa cattolica romana e popolo si verifica Chiesa ridefinisce il pensiero sociale cattoli-
in misura anche maggiore, e perdipiù si cri- co all’interno del quadro dottrinale rinnova-
stallizza e non trova sbocchi operativi. Con to del tomismo (ideologia medievale), nelle
la Controriforma la Chiesa cattolica recepi- encicliche sociali (dalla Rerum novarum alla
sce e continua la cultura cortigiana, staccata Quadragesimo anno), e crea moderne orga-
dal popolo-nazione, essenzialmente reazio- nizzazioni sociali di massa (cooperative, cas-
naria, elaborata dall’Umanesimo e dal Rina- se rurali, leghe dei contadini, sindacati bian-
CINEMA 

chi) e politiche (Azione cattolica, Opera dei chimica: v. fisica e chimica.


Congressi, Partito popolare). Ciò permette
alla Chiesa di riorganizzarsi e ridiventare, in Cina
appena mezzo secolo di tempo, protagonista Insieme all’India, la Cina è il paese che
sociale e politico. Il successo del Partito po- per G. potrebbe mutare gli equilibri mondia-
polare è sufficiente perché essa possa ripre- li, spostandone l’asse nel Pacifico, se divenis-
sentarsi a contrattare da posizione di forza se una nazione moderna sotto il profilo eco-
con lo Stato liberale. nomico-produttivo (Q , , ). G. si chie-
Il Concordato con lo Stato fascista san- de se il confronto con la civiltà occidentale,
cisce la ripresa sociale e politica della Chie- destinata a uscire vincitrice, non avrebbe per-
sa e soprattutto le restituisce il ruolo prima- messo il costituirsi anche in Cina di «nuovi in-
rio, quello ideologico, che dai Patti Latera- tellettuali formatisi nella sfera del materiali-
nensi esce addirittura rafforzato (Q , , smo storico» (Q , , ). Sebbene paese più
-; Q , , -; Q , , -; Q , , - vasto dell’India, la Cina e i suoi intellettuali
; Q , , -; Q , , -). Tuttavia, sono per certi aspetti considerati più omoge-
il riconquistato ruolo ideologico e politico nei culturalmente per la presenza unificante
della Chiesa sotto il fascismo è destinato, dell’ideogramma, il cui valore «“esperantisti-
nelle previsioni di G., a rivelarsi fragile non co”» (Q , , ) rende possibile la com-
appena il regime cadrà, perché privo di una prensione reciproca tra intellettuali parlanti
base popolare solida. L’ultimo esperimento lingue diverse, sebbene della stessa famiglia
popolare cattolico, il Partito popolare, linguistica. Al tempo stesso tale sistema di
avrebbe potuto offrire alla Chiesa un’estre- scrittura è espressione della «completa sepa-
ma occasione di collegarsi in modo reale al razione degli intellettuali dal popolo» (Q ,
popolo. Ma il Vaticano lo fece fallire, man- , ), col risultato che gli intellettuali sono
dando in esilio a Londra il suo capo fonda- «cosmopoliti» analogamente a coloro che
tore, don Sturzo. Infine, l’ingresso diretto usavano il latino nell’Europa medievale.
nella politica con propri partiti politici Nel lungo Q , , pieno di osservazioni
(Azione cattolica, Opera dei Congressi, Par- sulla lingua, sulla cultura e sulla filosofia cine-
tito popolare) e proprie organizzazioni so- si, G. nota come l’omogeneità del ceto intel-
ciali (sindacati bianchi, cooperative sociali lettuale tradizionale trovi un riflesso anche
ecc.), tutti strumenti, per loro natura, di ri- nell’apparato statale, il quale, con relativa-
vendicazione e tutela di interessi di parte, fa mente poche modifiche, è rimasto «quasi in-
perdere alla Chiesa il suo carattere proprio, tatto» (ivi, ) da due millenni, fino alla rivo-
quello di Chiesa “cattolica”, universale. Il ri- luzione nazionale di Sun Yat-Sen nel . Per
corso a queste organizzazioni di massa «se- G. l’introduzione di un alfabeto «sillabico»
(ivi, ) avrebbe potuto dar luogo a una fiori-
gna l’inizio di una epoca nuova nella storia
tura di lingue e di culture diverse dei popoli
della religione cattolica: quando essa da con-
cinesi e a livello politico una convenzione
cezione totalitaria (nel duplice senso: che
pancinese avrebbe potuto sfidare l’egemonia
era una totale concezione del mondo di una
dei «gruppi dirigenti» privi di un «program-
società nel suo totale), diventa parziale (an- ma di riforme popolari» (ivi, ). In ogni mo-
che nel duplice senso) e deve avere un pro- do il movimento ormai «scatenato» non può
prio partito» (Q , , ). per G. che concludersi con «una profonda ri-
BIBLIOGRAFIA: FATTORINI ; LA ROC- voluzione nazionale di massa» (ivi, ).
CA ; PORTELLI ; VINCO .
DEREK BOOTHMAN
TOMMASO LA ROCCA V. «cosmopolitismo», «esperanto», «India», «in-
V. «Azione cattolica», «Concordato», «consen- tellettuali», «Lao-Tse».
so», «Controriforma», «egemonia», «eresie, ereti-
ci», «francescani», «ideologia», «intellettuali», cinema
«intellettuali italiani», «laici», «Lutero e luterani-
smo», «modernismo», «Partito popolare», «qui- Le poche occasioni in cui G. accenna al
stione vaticana», «società civile», «Stato». «cinematografo» presentano spunti di note-
 CITTÀ - CAMPAGNA

vole interesse storico-critico e teorico. Un’in- largamente contraccambiato dai contadini,


tuizione storica feconda è infatti alla base in- anche se mescolato a un senso di invidia e di
nanzitutto della corrispondenza individuata inferiorità. Nelle campagne imperano igno-
in Q , ,  tra alcuni tipi di romanzo po- ranza, analfabetismo, eccessiva prolificità,
polare d’appendice (ideologico-politico di spesso le più bieche aberrazioni sessuali. La
tendenza democratica, sentimentale-popola- città pone il problema di un adattamento psi-
re, di intrigo a carattere conservatore, stori- co-fisico a condizioni di lavoro, di nutrizio-
co, poliziesco, misterioso, scientifico d’av- ne, di bassa natalità, di abitazioni che non so-
ventura, di vite romanzate) e i tipi di analoga no “naturali” ma urbane. G. afferma che i
natura di opere cinematografiche (e teatrali), caratteri urbani acquisiti si tramandano per
destinate a consolidarsi, nel tempo, con la ereditarietà o vengono assorbiti nello svilup-
denominazione di generi. Se ne può dedurre po dell’infanzia e dell’adolescenza. La bassa
che il cinema, nascendo, tra l’altro, nella fase natalità domanda una continua spesa per il
di massima affermazione del romanzo d’ap- tirocinio dei nuovi “inurbati” e porta con sé
pendice, eredita e traduce con la sua varia ca- un costante mutamento della composizione
sistica – soprattutto nei primi decenni della socio-politica delle città, ponendo quindi an-
sua storia – i connotati letterari propri di es- che un problema di egemonia (Q , , ).
so e li mantiene, poi, pressoché intatti nei ca- Il paragrafo Q , , intitolato Riviste tipo,
ratteri strutturali della scrittura dei suoi sce- è quasi interamente dedicato al rapporto
neggiatori. A queste considerazioni si legano città-campagna e a quello Nord-Sud. Le due
inoltre anche quelle di G. sul «gusto melo- coppie di lemmi sono talmente intrecciate e
drammatico del popolano italiano», che ri- ricche di correlazioni che separarle non è
tengono tale gusto e il linguaggio conforme semplice. Nel paragrafo, ampiamente ripreso
(«sentimentalismo melodrammatico, cioè in alcuni Testi C (Q , ; Q , ; Q , ), si
dell’espressione teatrale, congiunta a un vo- afferma che i rapporti tra popolazione urba-
cabolario barocco»: Q , , ) presenti na e popolazione rurale non sono sempre gli
nei teatri popolari e, insieme, nel «cinemato- stessi: una città «“industriale”» – nota G. – è
grafo parlato» (ivi, ), come già nelle di- sempre più progressiva della campagna che
dascalie del cinema muto. Del resto, per una ne dipende, ma in Italia non tutte le città so-
politica culturale per le masse popolari, quel- no industriali, anzi l’urbanesimo nostrano è
la che è detta «“letteratura popolare”» o let- un fenomeno industriale solo in minima par-
teratura d’appendice, la cui fortuna è indivi- te. La più grande città italiana del tempo,
duata da G. trionfare tra le «masse naziona- Napoli, non è una città industriale; la stessa
li» grazie anche all’aiuto del cinema e del cosa può dirsi per Roma, Palermo e molte
giornale (Q , , ), lo spinge a riflettere, città del Centro-Sud. Nelle città del Sud la
a proposito di «neolalismo», sullo specifico popolazione urbana è quasi sommersa e
linguistico di alcune arti (nella modernità, schiacciata da quella rurale, che forma la
appunto, il cinema, nel passato il melodram- grandissima maggioranza. Questo fenomeno
ma e la musica in generale) rispetto al carat- molto complesso sarebbe da studiare, secon-
tere aulico – specie nella tradizione italiana – do G., per le sue ripercussioni in campo po-
della lingua letteraria (Q , , -). litico, specie nel nostro Risorgimento. Tipico
RAFFAELE CAVALLUZZI è l’episodio della Repubblica partenopea del
: la campagna schiacciò la città con le or-
V. «letteratura d’appendice», «letteratura popola-
re», «melodramma», «teatro».
de del cardinale Ruffo perché la città aveva
completamente trascurato la campagna nella
sua rivendicazione rivoluzionaria (Q , , -
città-campagna
). L’industrializzazione permette un diverso
Il rapporto tra città e campagna è gene- rapporto di forza tra città e campagna, più
ralmente caratterizzato dal disprezzo della favorevole alle città nel Nord, mentre nel
città per tutto ciò che ha a che fare con il la- Sud la città dipende da una campagna sfrut-
voro contadino nelle campagne, sentimento tata all’inverosimile. La conseguenza politica
CITTÀ - CAMPAGNA 

che G. ne trae è che la capacità d’iniziativa ri- G. vede nella Francia la lezione storica
voluzionaria non sarebbe nella forza rurale, esemplare per l’impostazione del rapporto
troppo disgregata e priva di un programma città-campagna; lì i giacobini riuscirono a
politico, né negli intellettuali rurali, di tipo sconfiggere i girondini sulla questione agra-
tradizionale e non organici ai contadini, né ria, impedendo la coalizione rurale contro
negli intellettuali di tipo urbano, legati agli Parigi e moltiplicando nelle province i loro
interessi degli imprenditori, ma nelle forze aderenti. Il fallimento arrivò solo con il ten-
operaie del Nord. Queste purtroppo sono tativo di Robespierre di instaurare una rifor-
spesso ferme a interessi corporativi o a un ma religiosa. Il problema storico che la for-
privilegiato “protezionismo operaio” (rifor- za urbana francese ha affrontato con succes-
mismo, cooperative, lavori pubblici), possi- so può essere scomposto in due aspetti: la
bile proprio perché basato sullo sfruttamen- distanza tra città e campagna, sia sul piano
to della campagna o di altri operai. Lo svi- economico che culturale (molto legata alla
luppo del proletariato è verso l’internaziona- Chiesa la campagna, compreso il suo ceto in-
lismo, ma è il punto di vista nazionale quello tellettuale), e la disomogeneità del terzo sta-
da cui prendere le mosse. to, con un’élite intellettuale disparata e poli-
Il rapporto città-campagna permette a ticamente molto moderata. G. afferma (Q
G. l’individuazione delle seguenti forze in , , -) che il tratto storico caratteri-
campo: a) la forza urbana settentrionale; b) stico del giacobinismo, a partire dalle “teste
la forza rurale meridionale; c) la forza rurale rotonde” di Cromwell, fu quello di forzare
settentrionale-centrale; d) la forza rurale (apparentemente) la situazione creando fat-
della Sicilia e nella Sardegna. «Restando fer- ti compiuti irreparabili, cacciando avanti il
ma la posizione di “locomotiva” della prima grosso della borghesia «a calci nel sedere»
forza», afferma G. (ivi, ), «occorre studia- grazie a uomini estremamente energici e ri-
re le diverse combinazioni “più utili” per soluti. Lo sviluppo degli avvenimenti può
formare un “treno” che progredisca il più essere descritto attraverso uno schema stori-
speditamente nella storia». Si ammette che co che può costruire un modello esplicativo:
alla forza operaia settentrionale è mancata la innanzitutto i rappresentati del terzo stato
capacità «di direzione politica e militare», partono dai loro interessi corporativi imme-
cioè di organizzazione e di aggregazione in- diati; secondariamente la borghesia si rende
torno alla sua lotta, ma rimane innegabile conto di essere forza egemone anche delle
per G. che se questa forza raggiungesse un forze popolari, in ragione: a) della resistenza
certo grado di unità e di combattività essa delle vecchie forze sociali; b) della minaccia
eserciterebbe spontaneamente una funzione internazionale. Naturalmente tutta la con-
direttiva. Le forze urbane del Nord doveva- cretezza di questa politica si basa sul legare
no non solo far capire a quelle del Sud la lo- strettamente la città alla campagna: senza
ro funzione direttiva, suggerendo loro le so- questo legame Parigi avrebbe avuto la Van-
luzioni da dare ai vasti problemi regionali, dea alle porte. La Francia rurale, per di-
ma anche convincere se stesse della com- struggere definitivamente il vecchio regime,
plessità del sistema politico. Anche la forza riconobbe quindi a Parigi tale ruolo, in fun-
rurale settentrionale-centrale pone infatti zione della creazione di uno Stato borghese
una serie di problemi alla forza urbana del moderno, premessa per l’ammodernamento
Nord rispetto al rapporto regionale città- della nazione. Che i giacobini non si siano
campagna. Come la città, anche la campa- comunque mai mossi dal terreno della bor-
gna non rappresenta un tutto omogeneo: nel ghesia è dimostrato dagli eventi successivi. Il
Lombardo-Veneto aveva il suo peso massi- Partito d’Azione avrebbe potuto trarre an-
mo la forza clericale, nel Piemonte quella lai- che dalla storia italiana gli esempi storici a
ca. L’eccessiva semplificazione della que- cui poteva attingere per organizzare un col-
stione religiosa nelle campagne ha storica- legamento tra città e campagna in Italia: ad
mente permesso che queste costituissero esempio l’esperienza dei Comuni nel Me-
spesso un argine all’azione rivoluzionaria. dioevo uniti contro i grandi feudatari (Q ,
 CITTÀ DEL SILENZIO

, -); ma sarebbe bastato anche solo un classe, classi


riferimento a Machiavelli, la cui riflessione
Non esiste nei Q una definizione del
sulla formazione delle milizie indica come
concetto di classe, fondamentale nel marxi-
una volontà collettiva nazionale popolare sia
smo, benché il lemma ricorra in essi assai
impossibile senza che le masse dei contadini
spesso. Sono praticamente trascurabili le po-
entrino simultaneamente nella vita politica
che occorrenze di «classe» nelle LC, ma è da
(Q , , ).
notare come al concetto marxista di classe G.
G. non sembra discostarsi molto dallo
ricorra invece con molta insistenza (ben sei
schema marxiano che prevede l’iniziativa
occorrenze: quasi la metà del totale) in quel-
operaia a guida delle masse rurali, meno ag-
lo che si può definire un piccolo ciclo di let-
gregate e consapevoli, ma la novità del suo
tere alla cognata Tania (e forse anche a Piero
pensiero sta nella profonda consapevolezza
Sraffa) sul tema degli ebrei e dell’antisemiti-
che l’iniziativa rivoluzionaria semplicemente
smo (LC ,  settembre ; LC ,  ot-
fallisce senza il coinvolgimento capillare del-
tobre ; LC ,  ottobre ; LC , 
le masse rurali. L’originalità di G. si basa sul-
febbraio ). L’assenza di una definizione
le osservazioni di fondamentale importanza,
teorica rigorosa, astratta, di «classe» si spiega
di seguito sinteticamente elencate: a) nel pro-
con il fatto che il concetto è usato da G. ope-
cesso di unificazione italiana la retorica ri-
rativamente, e dunque esso è di necessità ri-
sorgimentale nasconde la carenza d’analisi
ferito a contesti discorsivi precisi quanto di-
degli elementi strutturali e storici; b) il cor-
versificati, così che il termine è di continuo,
porativismo operaio rappresenta un proble-
per così dire, aggettivato (non solo gramma-
ma uguale e contrario a quello della disgre-
ticalmente ma soprattutto semanticamente e
gazione sociale contadina; c) la “crisi organi-
politicamente). Per questo motivo si rendono
ca” ha conseguenze diverse sulle masse ur-
necessari i rinvii agli altri lemmi che specifi-
bane e su quelle rurali, che collassano più ra-
cano il concetto (borghesia, classe operaia,
pidamente e rappresentano l’“anello debo-
classe media, classe urbana ecc.) e alle occor-
le” del dominio capitalista; d) l’unione città-
renze sinonimiche che probabilmente deri-
campagna rappresenta un nodo irrisolto nel-
vano da una prudente volontà di attenuazio-
le varie “rivoluzioni mancate” italiane (da
ne causata dalla censura carceraria che è ben
Bixio al “biennio rosso”); e) il rapporto città-
presente a G. (gruppo sociale, subalterno-i,
campagna deve necessariamente tener conto
gruppo economico, ecc.). A questo proposi-
non solo degli aspetti economici (il parassiti-
to la circostanza secondo cui solamente a
smo della città sulla campagna, la questione
partire dal Q  (del ) G. preferisce adot-
della proprietà della terra), ma anche di quel-
tare «gruppo sociale» invece di «classe» per
li culturali, prevalentemente religiosi.
sfuggire alla censura verrebbe confermata
Le realtà nazionali presentano un diver-
dal fatto che il lemma «classe» si trova con-
so rapporto tra città e campagna. In Italia in
centrato per circa un quarto delle occorren-
fenomeno ha caratteristiche regionali, ma la
ze totali (oltre  ricorrenze al singolare e al-
soluzione deve avere una prospettiva nazio-
trettante al plurale) nei primi due soli Q (e
nale per essere efficace. Il problema è estre-
molte delle occorrenze rimanenti sono dei
mamente complesso ed è costituito da aspet-
Testi C ripresi dai Q  e Q ). Anche l’espres-
ti che non possono che essere tenuti insieme
sione «lotta di classe» è assai rara nei Q (solo
contestualmente.
sette occorrenze) e sempre presente solo in
ELISABETTA GALLO appunti bibliografici su testi altrui, fra i qua-
V. «contadini», «giacobinismo», «nazionale-po- li spiccano un riferimento a Sorel (Q , ,
polare», «Nord-Sud», «Partito d’Azione», «qui- , poi Testo C: Q , , ) e uno sulla
stione meridionale», «Risorgimento», «Rivoluzio- presunta assenza di lotta di classe negli Stati
ne francese». Uniti (Q , , , poi Testo C: Q , , ).
È tuttavia assai illuminante, a chiarire la
città del silenzio: v. cento città. trama concettuale che definisce in G. il con-
CLASSE , CLASSI 

cetto di classe, la contrapposizione costante espressione «classe intellettuale» scompare


nei Q fra «classe» e «casta»: casta è residuo del tutto nella riscrittura in Testo C: «In
del passato (Q , , ; Q , ,  e pas- realtà il parallelo [«tra la pratica francese e la
sim) e al tempo stesso, significativamente, speculazione tedesca», ndr] può essere este-
caratteristica dell’Oriente (Q , , ; Q , so: ciò che è “pratica” per la classe fonda-
, ; Q , ,  e passim). Il concetto di mentale diventa “razionalità” e speculazione
«casta» è sempre connotato negativamente e per i suoi intellettuali (su questa base di rap-
considerato sinonimo di «“consorteria”, porti storici è da spiegare tutto l’idealismo fi-
“cricca”, “combriccola”, “camarilla”, ecc.» losofico moderno)» (Q  II, , ).
(Q , , -); classe insomma sta a casta co- Costituiscono invece delle nervature ca-
me la modernità capitalistica sta al Medioe- ratteristiche del pensiero gramsciano gli usi
vo feudale, il che naturalmente non esclude frequenti di «classe dirigente» e «classe do-
il ripresentarsi di forme castali nelle società minante» (in cui prevale nettamente la forma
moderne ma, appunto, come fenomeno re- singolare) in contrapposizione a «classi su-
gressivo e, più precisamente, degenerativo; balterne» e «classi popolari» (in cui prevale,
così, ad esempio, il «brescianesimo», inteso ancor più nettamente, la forma plurale). L’e-
come «spirito “economico-corporativo”, spressione «classe rivoluzionaria» è sempre
“privilegiato” di casta e non di classe, di ca- declinata storicamente e si può dunque rife-
rattere politico-medioevale e non moderno» rire alla borghesia (soprattutto quella france-
(Q , , , Testo A), poi, ancora più net- se) quando essa è impegnata nella sua rivolu-
tamente nel corrispondente Testo C: «oppo- zione; analogamente la bella (e rara nei Q)
sizione a ogni forma di movimento naziona- espressione «classe storica» si riferisce alla
le-popolare, determinato dallo spirito eco- borghesia italiana del Risorgimento, in con-
nomico-corporativo di casta, di origine me- trapposizione alla piccola borghesia («il Par-
dioevale e feudale» (Q , , ). tito d’Azione non si appoggiava specifica-
Non mancano aggettivazioni di “classe” mente a nessuna classe storica»: Q , , ;
che potremmo definire di tipo sociologico, Testo C: Q , , ), ma è da notare l’uso
cioè non rigorose secondo l’ottica marxista e, che G. fa dell’espressione in riferimento alla
a volte, apertamente contraddittorie con borghesia italiana del Cinquecento (critican-
l’impianto generale del pensiero gramsciano: do il fraintendimento del critico Ireneo Sane-
si veda l’uso di «classe politica» (ma giustifi- si sulle commedie di quel secolo): «Per il Sa-
cato dal riferimento al pensiero di Gaetano nesi, gli scrittori della nuova classe storica so-
Mosca), di «classe militare-burocratica», di no codini e sono rivoluzionari gli scrittori cor-
«classe colta» e, perfino, di «classe intellet-
tigiani: è stupefacente» (Q , , ).
tuale» (in evidente contraddizione con la de-
Ma niente rivela meglio il determinante
finizione gramsciana di intellettuali). Uno
impianto marxista del pensiero gramsciano
dei passi in cui compare l’espressione «clas-
quanto l’uso del concetto di «classe fonda-
se intellettuale» – che, a partire da Hegel, si
mentale», che viene riferito sempre, ed esclu-
riferisce al rapporto istituito da Marx tra «la
sivamente, alla borghesia e alla classe ope-
filosofia classica tedesca» e la politica «fran-
cese» – è comunque da leggere attentamen- raia: «Sebbene sia certo che per le classi fon-
te, dato che il riferimento di G. sembra pole- damentali produttive (borghesia capitalistica
mico nei confronti di quei marxisti che fan- e proletariato moderno) lo Stato non sia con-
no propria la posizione lì descritta: «Ciò che cepibile che come forma concreta di un de-
è “politica” per la classe produttiva diventa terminato mondo economico, di un determi-
“razionalità” per la classe intellettuale. Ciò nato sistema di produzione» (Q  II, , ).
che è strano è che dei marxisti ritengano su- RAUL MORDENTI
periore la “razionalità” alla “politica”, la V. «borghesia», «classe dirigente», «classe me-
astrazione ideologica alla concretezza econo- dia», «classe operaia», «classe politica», «classi
mica. Su questa base di rapporti storici è da urbane», «gruppo sociale», «intellettuali», «Mo-
spiegare l’idealismo filosofico moderno» (Q sca», «Risorgimento», «Rivoluzione francese»,
, , , Testo A). Non per caso, l’ambigua «subalterno, subalterni».
 CLASSE DIRIGENTE

classe dirigente e mantiene il suo dominio non solo ma – ag-


giunge G. – riesce a ottenere il consenso at-
Il termine «classe dirigente» acquista in
tivo dei governati» (Q , , ). Quest’ul-
G. un significato più vasto rispetto all’uso co-
tima precisazione ci dà un altro elemento
mune che si è soliti farne. Nelle prime pagine chiave per definirne la natura ovvero la spe-
dei Q esso viene messo in relazione all’intera cificità della «funzione egemonica della clas-
classe borghese: «i giacobini [...] fecero della se dirigente» (Q , , ) rispetto all’azione
borghesia la classe dirigente, egemone, cioè di puro dominio politico. G. ne parla a pro-
dettero allo Stato una base permanente» (Q posito del Risorgimento e del ruolo guida
, , ). Altre volte il termine identifica in- del Piemonte rispetto ai piccoli «nuclei di
vece un preciso nucleo di persone con com- classe dirigente» presenti nel resto del pae-
piti direttivi nello Stato, come ad esempio se: «il dirigente presuppone il “diretto”, e
nelle note che richiamano la sconfitta di Ca- chi era diretto da questi nuclei? Questi nu-
poretto e le responsabilità a questa connesse: clei non volevano “dirigere” nessuno, cioè
«sola responsabile è la classe dirigente ap- non volevano accordare i loro interessi e
punto perché dirigente» (Q , , ). L’ap- aspirazioni con gli interessi ed aspirazioni di
partenenza degli intellettuali alla classe diri- altri gruppi. Volevano “dominare” non “di-
gente è un altro motivo di indagine per G., rigere”» (Q , , ). G. distingue quindi
che si chiede: «hanno [un] atteggiamento la capacità di dirigere, la «funzione egemo-
“servile” verso le classi dirigenti o si credono nica» (Q , , ), intesa come capacità del
essi stessi dirigenti, parte integrante delle «raggruppamento egemone» di fare «sacri-
classi dirigenti?» (Q , , ). Infine, anche il fizi di ordine economico-corporativo» (Q ,
«formarsi di vaste burocrazie [...] per tutela- , ) per poter poi appunto “dirigere” gli
re il dominio [politico ed economico,] della altri gruppi, dalla volontà di dominio, basa-
classe dirigente» (Q , , ) mette davan- ta sulla pura coercizione e perciò più preca-
ti al problema della sua reale composizione. ria. Questa capacità “direttiva” della classe
Queste oscillazioni nella definizione del ter- dirigente si esprime attraverso «l’apparato
mine, come anche l’uso alternativo del singo- “privato” di egemonia o società civile» (Q ,
lare o del plurale, non escludono che G. svi- , ) e attraverso lo Stato con i suoi ap-
luppi delle precise riflessioni sul ruolo socia- parati. G. prende ad esempio la funzione
le e politico delle classi dirigenti. giuridica: «il diritto non esprime tutta la so-
Un primo chiarimento riguarda il rap- cietà (per cui i violatori del diritto sarebbe-
porto tra classi dirigenti e Stato: l’«unifica- ro esseri antisociali per natura, o minorati
zione storica delle classi dirigenti è nello Sta- psichici), ma la classe dirigente, che “impo-
to e la loro storia è essenzialmente la storia ne” a tutta la società quelle norme di con-
degli Stati e dei gruppi di Stati» (Q , , ). dotta che sono più legate alla sua ragion
Questa unificazione si basa anche sui «gran- d’essere e al suo sviluppo» (Q , , ).
di sistemi delle filosofie tradizionali e la reli- La capacità dirigente delle classi al pote-
gione dell’alto clero», che «influiscono sulle re, sebbene radicata anche nelle pieghe “pri-
masse popolari come forza politica esterna, vate” della società civile, può però incappare
come elemento di forza coesiva delle classi in una «crisi di egemonia [...] che avviene o
dirigenti» (Q , , ). Al contrario che perché la classe dirigente ha fallito in qualche
per le classi subalterne, quindi, dove «l’uni- sua grande impresa politica per cui ha do-
ficazione non avviene» in quanto «la loro mandato o imposto con la forza il consenso
storia è intrecciata a quella della “società ci- delle grandi masse (come la guerra) o perché
vile”» (Q , , ), per le classi dirigenti la vaste masse (specialmente di contadini e di
coesione e l’efficacia sono garantite dal di- piccoli borghesi intellettuali) sono passati di
sporre del potere statale e di una Weltan- colpo dalla passività politica a una certa atti-
schauung (Q , , ) corrispondente: «Sta- vità e pongono rivendicazioni che nel loro
to è tutto il complesso di attività pratiche e complesso disorganico costituiscono una ri-
teoriche con cui la classe dirigente giustifica voluzione» (Q , , ). Questa è la crisi
CLASSE MEDIA 

che la classe dirigente italiana fronteggia alla voci, «perché c’è la tradizione politica e cul-
fine del primo conflitto mondiale, ed è la cri- turale del terzo stato, cioè del blocco tra bor-
si proprio delle classi dirigenti dello Stato li- ghesia e popolo» (Q , , ). Infine in Ita-
berale che verranno travolte dal fascismo. lia, per la mancanza di un’aristocrazia feuda-
G. rileva anche un altro elemento di crisi le già distrutta dai Comuni (tranne che al
della classe dirigente, questa volta non legato Sud), il concetto di classe media «si è abbas-
a un evento specifico come la guerra ma a una sato di un gradino» e l’espressione «significa
più generale constatazione: «se si osserva be- “negativamente” non-popolo, cioè “non ope-
ne si deve giungere alla conclusione che l’i- rai e contadini”; significa positivamente i ceti
deale di ogni elemento della classe dirigente è intellettuali, i professionisti, gli impiegati» (Q
quello di creare le condizioni in cui i suoi ere- , , ). Tali classi medie urbane, «medie
di possano vivere senza lavorare, di rendita: in senso italiano» – precisa G. –, «rafforzate
come è possibile che una società sia sana dagli studenti di origine rurale», diventano al-
quando si lavora per essere in grado di non la- leate delle dittature e possono anche imporsi
vorare più? Poiché questo ideale è impossibi- alle «classi alte» (Q , , ).
le e malsano, significa che tutto l’organismo è Non mancano tuttavia le contraddizioni:
viziato e malato. Una società che dice di lavo- G. parla delle «conquiste rivoluzionarie del-
rare per creare dei parassiti, per vivere sul co- le classi medie [...] limitate e codificate» dal-
sì detto lavoro passato (che è metafora per in- la Restaurazione, identificando dunque clas-
dicare il presente lavoro degli altri) in realtà se media e borghesia (Q , , ); e, anco-
distrugge se stessa» (Q  II, , ). ra, contraddice lo schema che contrappone
la classe media inglese al terzo stato france-
MICHELE FILIPPINI
se scrivendo: «egemonia della classe media,
V. «classe politica», «direzione», «dirigenti-diret-
ossia del terzo stato» (Q , , -), ma for-
ti», «egemonia», «società civile», «Stato».
se tale affermazione risale all’articolo di Mis-
siroli con cui G. sta polemizzando. Analoga-
classe media
mente: in una polemica con il concetto di
Alla nozione di «classe media» G. dedi- “classe politica” di Gaetano Mosca, G. sem-
ca una vera e propria voce, di respiro compa- brerebbe far coincidere classe media con la
ratista e internazionale: Enciclopedia di con- categoria, ben diversa, dei possidenti: «Pare
cetti politici, filosofici, ecc. Classe media, in Q abbracci tutte le classi possidenti, tutta la
, , -, ripresa in un Testo C del  con classe media» (Q , , ); ma nella riscrit-
il solo titolo di Classe media (Q , , -). tura in Testo C l’equivoco, che risale a Mo-
L’espressione «classe media» (middle class) sca, è chiarito da G.: «Talvolta pare che per
deriva – afferma G. – dalla peculiare storia in- classe politica si intenda la classe media, al-
glese, in cui è mancata un’alleanza fra bor- tre volte l’insieme delle classi possidenti, al-
ghesia e popolo in funzione antifeudale (ope- tre volte ciò che si chiama la “parte colta”
ra ancora una volta in G. il modello francese- della società» (Q , , ).
giacobino) e, al contrario, si è verificata un’al- La nozione di classe media come essen-
leanza fra nobiltà e popolo, un «blocco na- zialmente parassitaria e improduttiva è evi-
zionale-popolare contro la Corona prima e dente in una nota sul corporativismo in cui
poi contro la borghesia industriale» (ivi, G. ne rifiuta l’interpretazione (di Fovel) co-
); ciò ha anche consentito un conservato- me blocco produttivo fra industriali e ope-
rismo popolare («gli operai, se non votano rai: «In realtà finora il regime corporativo ha
per il partito laburista, votano per i conserva- funzionato per sostenere posizioni perico-
tori»: Q , , ); così altrove, sempre in ri- lanti di classi medie, non per eliminare que-
ferimento all’Inghilterra, G. identifica ste» (Q , , ). D’altronde il corporativi-
senz’altro classe media con piccola borghesia smo «crea occupazioni di nuovo tipo, orga-
(«classi medie piccolo-borghesi»: Q , , ). nizzativo e non produttivo, ai disoccupati
L’uso del concetto di classe media in Francia delle classi medie» (Q , , ). Lo stesso
è invece del tutto improprio e dà luogo a equi- concetto compare a spiegare la violenta op-
 CLASSE OPERAIA

posizione da parte di «classi medie e intel- Q ,  (un lungo Testo C intitolato Sorel,
lettuali» che ora, per la prima volta, sono Proudhon, De Man) la parola “proletariato”
sottoposti alle forme di razionalizzazione è abbreviata, come altre parole che eviden-
(per G. progressive) indotte dal capitalismo temente appaiono a G. compromettenti per
(«razionalizzazione coercitiva dell’esisten- la censura carceraria: «M.» sta per «Marx»,
za»: Q , , ); da qui il manifestarsi in «Com.» per «comunismo», «riv.» per «rivo-
questi ceti di «preoccupazioni e scongiuri ed luzione» e «rivoluzionario», e ancora «ri-
esorcismi» (Q , , ). vol.» compare al posto della parola «comu-
Il carattere fortemente negativo di “clas- nisti» usata da Sorel nel testo che G. cita (ivi,
se media” in G. è confermato dall’unica oc- -); la costellazione delle parole abbre-
correnza nelle LC: G. scrive al figlio Delio viate perché proibite che emerge da queste
(con virulenza polemica davvero insolita) pagine non potrebbe essere più significativa:
che Cechov ha «contribuito a liquidare le Marx, proletariato, rivoluzione, comuni-
classi medie, gli intellettuali, i piccolo-bor- smo. Se la necessità di sottrarsi alla censura
ghesi», mostrandoli «come erano, meschini, sembra essere il motivo determinante dello
vesciche gonfie di gas putridi, fonte di co- scarso uso di “classe operaia” e di “proleta-
micità e di ridicolo» (LC , estate ). riato”, tuttavia, a partire dalla presenza assai
rilevata del lemma “operaio” (ben  oc-
RAUL MORDENTI
correnze nei Q), si potrebbe anche inferire
V. «borghesia», «classe, classi», «corporativi- un certo rifiuto di G. per le astrazioni lessi-
smo», «Mosca».
cali e, invece, una sua netta preferenza per la
designazione concreta. Si vedano a questo
classe operaia riguardo le occorrenze di “operai” nelle LC,
Potrebbe rappresentare un paradosso dove si tratta sempre di operai in carne e os-
dei Q la circostanza che in essi non compaia- sa, sia tale concretezza di tipo storico (le vi-
no quasi mai le parole «classe operaia» e cende dei Ciompi, quelle degli operai mila-
«proletariato», peraltro del tutto assenti in nesi) oppure frutto di rapporto individuale
LC. Ciò rende necessario il rinvio ad altre (l’incontro con operai torinesi inviati al con-
possibili definizioni di classe operaia: «classe fino, i ricordi personali ecc.).
subalterna», «classe urbana», «classe produt- Spiccano infine fra le occorrenze di
tiva», «gruppo sociale subalterno» ecc. Le “proletariato” quelle che derivano dalle tra-
pochissime occorrenze di «classe operaia» duzioni gramsciane di Marx pubblicate solo
(solo tre per il singolare, cinque per il plura- in parte in QA  da Gerratana e ora inte-
le) sono tutte rappresentate da citazioni, o di- gralmente in QT. Deriva ancora dal marxi-
rette e virgolettate o indirette, tratte da testi smo la celebre frase sul «proletariato tede-
che G. viene considerando (è questo il caso di sco come solo erede della filosofia classica
Q , , ; Q , , ; Q , ,  e Q , , tedesca» (Q , , ), che è del Ludovico
; Q , ,  e delle riscritture di tali bra- Feuerbach di Engels, anche se erroneamente
ni in Testi C). In Q , ,  (che prende spun- attribuita a Marx (Q , , -) e che appa-
to dall’articolo Problemi finanziari di Tittoni re a G. talmente cruciale da essere ripetuta
comparso sulla “Nuova Antologia”) il tono in altri tre luoghi (Q , , ; Q , , ; Q
specialistico-economico del paragrafo (l’uni-  II, ,  e Q  II, .X, ).
co dei Q che presenti una tabella economica) RAUL MORDENTI
consente a G. di scrivere che in Inghilterra «il
V. «classe, classi», «classe urbana», «Engels»,
deficit [...] è ottenuto aumentando lo stanzia- «Marx», «marxismo», «subalterno, subalterni».
mento fisso per propaganda contro i minato-
ri, cioè si aumenta la quota di bilancio a favo-
classe politica
re dei capitalisti a danno della classe operaia».
Non diverso è l’andamento del sostan- La riflessione sul lemma «classe politi-
tivo «proletariato», spesso presente in cita- ca» si svolge nel Q , per poi riversarsi quasi
zioni da testi altrui. Ma è da notare che in intatta, nel relativo Testo C, all’interno del Q
CLASSE URBANA 

 dedicato alle Noterelle sulla politica del In Q , , G. utilizza di nuovo il concet-
Machiavelli. In Q ,  G. riprende il con- to di classe politica applicandolo alla realtà
cetto di classe politica dal volume di Gaeta- statunitense, questa volta commentando un
no Mosca Elementi di scienza politica, uscito articolo del “Corriere della Sera” che rileva
in versione aggiornata nel , dandone su- come «dopo la crisi, la classe finanziaria che
bito una prima definizione: «La cosiddetta prima padroneggiava la classe politica, in
“classe politica” del Mosca non è altro che la questi ultimi mesi ne ha “subito” il soccorso,
categoria intellettuale del gruppo sociale do- virtualmente un controllo». Da questi rilievi
minante [...] un altro tentativo di interpreta- G. deduce, con una preveggenza politica no-
re il fenomeno storico degli intellettuali e la tevole, l’apertura di una «nuova fase» della
loro funzione nella vita statale e sociale» (ivi, vita americana, in cui l’elemento politico e la
). Nel libro di Mosca la nozione di classe complessa costruzione delle sovrastrutture la
politica è però, a giudizio di G., «ondeg- fanno da padroni: «Poiché in realtà classe fi-
giante ed elastica»: non è definita chiara- nanziaria e classe politica sono in America la
mente, tanto che «non si capisce neanche stessa cosa, o due aspetti della stessa cosa, il
esattamente cosa il Mosca intenda precisa- fatto significherebbe solo che è avvenuta una
mente per classe politica». G., mentre scrive vera e propria differenziazione, cioè che la
queste note, sta cercando di definire il pro- fase economico-corporativa della storia ame-
prio uso del concetto, ma per dispiegare l’a- ricana è in crisi e si sta per entrare in una nuo-
nalisi ha bisogno della sponda critica della va fase». È facile leggere in controluce, nel
definizione moschiana, imprecisa e labile, passaggio dall’economico-corporativo a una
propria di un pensatore che «non affronta fase più avanzata, la svolta del New Deal che
nel suo complesso il problema del “partito da lì a pochi anni rivoluzionerà la società
politico”», un pensatore «che vede svolgersi americana. Il concetto di classe politica subi-
avvenimenti che lo angustiano e ai quali vuo- sce così un’ulteriore specificazione che lo
le reagire», ma che è nell’imbarazzo di non porta a identificare quegli strati sociali che,
avere più presa sul reale, un imbarazzo che superata la fase economico-corporativa, rie-
per G. emerge nelle «due parti del libro scono nelle ormai complesse società occi-
scritte in due momenti tipici della storia po- dentali a costruire l’egemonia.
litico-sociale italiana, nel  e nel ,
MICHELE FILIPPINI
mentre la classe politica si disintegra e non
riesce a trovare un terreno solido di organiz- V. «economico-corporativo», «egemonia», «gran-
de politica, piccola politica», «intellettuali», «mo-
zazione». La conclusione di questa nota ci derno Principe», «Mosca», «partito».
fornisce il quadro teorico all’interno del qua-
le G. intende riposizionare il suo concetto di
classe subalterna: v. subalterno, subalterni.
classe politica: egli fa notare che nel «mo-
derno Principe» si pone «la quistione del-
classe urbana
l’uomo collettivo, cioè del “conformismo so-
ciale” ossia del fine di creare un nuovo livel- L’espressione conferma nei Q la sua ge-
lo di civiltà, educando una “classe politica” nericità semantica, o piuttosto la sua ambi-
che già in idea incarni questo livello» (Q , guità costitutiva: compare infatti con tre di-
, ). La classe politica rappresenta quin- versi significati: a) come sinonimo di borghe-
di per G. uno strato sociale omogeneo che sia; b) come sinonimo di classe operaia; c) a
svolge funzioni di direzione intellettuale di indicare l’insieme di borghesia e proletariato
uno specifico blocco storico. Un significato (in questo caso al plurale: «classi urbane»).
che ritroviamo espresso anche nella defini- Nel significato di «borghesia», G. usa «clas-
zione di una sua classica distinzione, quella se urbana» in Q , ,  (poi ripreso quasi al-
fra «grande politica e piccola politica», nella la lettera nel Testo C di Q , , ): lo svi-
quale quest’ultima riguarda appunto «le lot- luppo del giacobinismo in Francia (il conte-
te di preminenza tra le diverse frazioni di sto del ragionamento è il “rovesciamento”
una stessa classe politica» (Q , , ). del giacobinismo operato da Maurras) trova
 CLASSICO

il suo pieno compimento nel regime parla- più – il modello “giacobino”, e specialmente
mentare, che realizza «nel periodo più ricco la lettura del giacobinismo come rapporto
di energie “private” nella società, l’egemonia egemonico fra città e campagna. Interessan-
permanente della classe urbana su tutta la te, da questo punto di vista, il concetto di
popolazione, nella forma hegeliana del go- “blocco urbano” (evidentemente fra borghe-
verno col consenso permanentemente orga- sia rivoluzionaria e popolo parigino) che G.
nizzato» (ibid.). Con particolare accentuazio- legge nella Rivoluzione francese, ricordando
ne del carattere cittadino della borghesia i «rapporti tra Parigi e la provincia, ossia tra
compare anche l’espressione «forze urbane» la città e la campagna, tra le forze urbane e
(vs. «forze rurali» o «contadinesche»), con quelle contadinesche», e precisando: «Du-
frequente riferimento al Partito d’Azione rante la Rivoluzione, il blocco urbano parigi-
(come in Q , , - e passim). no guida [...] la provincia» (Q , , ).
Nel significato di “classe operaia”, G.
RAUL MORDENTI
usa “classe urbana” in Q , , , al termine
del lunghissimo (e cruciale) paragrafo intito- V. «borghesia», «classe, classi», «classe operaia»,
«giacobinismo», «Lenin», «Maurras», «Partito
lato Direzione politica di classe prima e dopo
d’Azione», «Stalin», «Trockij».
l’andata al governo: G. si riferisce (pur senza
nominarla) alla formula, prima marxiana poi
classico
trockijsta, della “rivoluzione permanente”.
Al carattere disastroso di tale posizione di Il termine «classico» riceve nei Q una si-
Trockij («inerte e inefficace», «una cosa gnificazione precisa, ravvisabile nel modo in
astratta, da gabinetto scientifico»), che cui G. discute di Goethe: questi gode «sem-
avrebbe rotto l’alleanza operai-contadini su pre di una certa attualità, perché [...] espri-
cui si basava la Rivoluzione russa, G. con- me in forma serena e classica ciò che nel Leo-
trappone la fondatezza della politica perse- pardi, per esempio, è ancora torbido roman-
guita dalla «corrente che [...] avversò» ticismo: la fiducia nell’attività creatrice del-
Trockij (cioè da Lenin e da Stalin), un’«al- l’uomo» (Q , , ). La sua attualità però
leanza tra due classi con l’egemonia della non è identità passionale con il presente:
classe urbana»; nella riscrittura di questo «una persona intelligente e moderna deve
brano (in Q , , ) la stessa frase viene leggere i classici in generale con un certo
fatta oggetto di una attenuazione lessicale: “distacco”, cioè solo per i loro valori estetici
«alleanza di due gruppi sociali, con l’egemo- [...] L’ammirazione estetica può essere ac-
nia del gruppo urbano». compagnata da un certo disprezzo “civile”,
Infine, l’espressione compare anche per come nel caso di Marx per Goethe» (LC ,
indicare l’insieme di borghesia e proletaria- a Giulia, ° giugno ). Classico è dunque
to: è il caso di Q , , , dove il ricorso a tutto ciò che appartiene a una fase storica
forme di dittatura militare in Spagna e Gre- definitivamente conclusa, nel duplice senso
cia è messo in rapporto (come nel caso del fa- che appartiene al passato e che da una parti-
scismo) con l’«equilibrio delle classi urbane colare prospettiva esprime una fase di civiltà
in lotta, che impedisce la “democrazia” nor- che ha raggiunto la sua “perfezione”, in
male, il governo parlamentare». Sembra rife- quanto ha superato il momento di distacco
rirsi a una fase storica di unità ancora indif- polemico dal passato e trova in se stessa tut-
ferenziata fra le due classi (data l’inesistenza te le motivazioni positive sulle quali poggia-
di un proletariato in quanto classe autono- re. Se classico esprime un certo passato, esso
ma) il ricorrere dell’espressione nel Q  e so- può indicare anche un divenire possibile del
prattutto nel Q  su Machiavelli («se le clas- presente in vista del futuro. Così, la filosofia
si urbane vogliono porre fine al disordine in- della praxis non è entrata nella sua fase clas-
terno e all’anarchia esterna devono appog- sica (ciò vorrebbe dire che appartiene al pas-
giarsi sui contadini come massa»: Q , , sato, Q , , ); il suo deve essere un at-
); ma ciò che conta è che nel ragiona- teggiamento critico, dunque «un atteggia-
mento gramsciano opera qui – una volta di mento in certo senso romantico, ma di un ro-
COERCIZIONE 

manticismo che consapevolmente ricerca la Il clero «come tipo di stratificazione so-


sua serena classicità» (Q , , ). Questa ciale deve essere tenuto sempre presente
tensione è necessaria, perché la critica non nell’analizzare la composizione delle classi
va abbandonata a se stessa, ma fatta lavorare possidenti e dirigenti» (Q , , ). Per que-
affinché produca uno stacco progressivo di sto G. si chiede: «Esiste uno studio organi-
civiltà. Ma vi è anche un’accezione negativa co sulla storia del clero come “classe-casta”?
di “classico”: il classicismo di chi usa precet- Mi pare che sarebbe indispensabile, come
tisticamente la compostezza formale – in avviamento e condizione di tutto il rimanen-
estetica come nella teoria della storia – per te studio sulla funzione della religione nello
soffocare le istanze romantiche di rinnova- sviluppo storico ed intellettuale dell’uma-
mento: «il classicismo letterario e artistico nità» (Q , , ). Come intellettuali, gli ec-
dell’ultima estetica crociana» (Q , , ; Q clesiastici sono stati «monopolizzatori per
, , ; Q , , ; Q  I, , ; Q  II, lungo tempo di alcuni servizi essenziali (l’i-
.XIV, ) e la «classicità nazionale» di deologia religiosa, la scuola e l’istruzione, e
Gioberti (Q , , - e Q , , ) come in generale la “teoria”, con riferimento alla
istanze volte a far apparire “irrazionale” e scienza, alla filosofia, alla morale, alla giusti-
“antistorico” ogni tentativo di spezzare l’at- zia ecc., oltre alla beneficenza e all’assisten-
tuale sistemazione dei rapporti di forze. za ecc.)» (Q , , ).
FABIO FROSINI GIOVANNI SEMERARO
V. «critica, critico», «Croce», «Gioberti», V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «Concordato»,
«Goethe», «Leopardi». «intellettuali», «religione».

clero coda del diavolo: v. America del Sud.


Nei Q vi è una visione del clero com-
coercizione
plessa e articolata, con distinzioni sottili e an-
che minuziose tra vari tipi di clero: «alto» (Q Il lemma ha nelle opere carcerarie una
, , ), «basso» (ivi, ), «liberaleggiante e gamma di applicazioni articolata, che va dal-
antigesuitico» (Q , , ), «modernista» (Q la teoria dell’educazione alla teoria politica
, , ), «conservatore», «aristocratico», propriamente detta e che in genere non ha va-
«classe eletta» (Q , , ), classe tradiziona- lenza intrinsecamente negativa, poiché nei di-
le (Q , , ), clero come «ordine feudale al- versi ambiti G. sembra cogliere la necessità,
leato al re e ai nobili» (Q , , ), clero del se non anche la positività, di una componen-
Nord e del Sud (Q , , ). Nella maggior te coercitiva. Nella lettera a Giulia del  di-
parte dei casi G. fa notare la distanza tra «co- cembre  egli infatti, scrivendo dell’educa-
munità del clero» e «comunità dei fedeli» (Q zione del figlio Delio e sottolineando come
, , ) e «tra la religione del popolo e essa fosse basata su una concezione eccessi-
quella del clero e degli intellettuali» (Q , , vamente «metafisica», costruita intorno al
). A G. interessa la funzione del clero nel presupposto che nel bambino fosse presente
Risorgimento, nei partiti, nell’opinione pub- in potenza già l’uomo, del quale si pretende-
blica (Q , , ), come parte della funzione va di lasciar sviluppare, con un semplice aiu-
degli intellettuali. Egli sottolinea l’«origine to e senza «coercizioni», ciò che vi è di laten-
sociale» del clero, anche «per giudicare del- te, così concludeva: «Io invece penso che
la sua influenza politica: nel Nord il clero [è] l’uomo è tutta una formazione storica ottenu-
di origine popolare (artigiani e contadini), ta con la coercizione (intesa non solo nel sen-
nel Sud [è] più legato ai “galantuomini” e al- so brutale e di violenza esterna) e solo questo
la classe alta. Nel Sud e nelle isole il clero [...] penso: che altrimenti si cadrebbe in una for-
appare al contadino spesso, oltre che come ma di trascendenza o di immanenza» (LC
guida spirituale, come proprietario che pesa ). Si tratta di quello stesso tipo di coerci-
sugli affitti (“gli interessi della chiesa”) e co- zione che consente a «uno studioso di qua-
me usuraio» (ibid.). rant’anni» di rimanere seduto a un tavolo per
 COERCIZIONE

diverse ore di seguito: sarebbe stato in grado spartiscono con quelle «caduche» delle epo-
di farlo – si chiede G. – «se da bambino non che passate, che altro non sono state «che
avesse coattivamente, per coercizione mecca- coercizione, compressione, deformazione
nica, assunto le abitudini psicofisiche appro- arbitraria della vita pubblica e della natura
priate?» (Q , , ). Eppure l’assunzione umana» (Q , , ), al punto che alcuni in-
di determinate abitudini attraverso la coerci- tellettuali ne hanno scritto in termini di
zione non è sufficiente affinché un individuo un’equiparazione fra diritto e ingiustizia.
trovi la sua collocazione all’interno dei mec- Nell’indicazione delle coppie di opposti
canismi che regolano la convivenza sociale. In nell’ambito di Q ,  G. inseriva «politica e
questo caso – nota G. – serve qualcos’altro, morale» come caratterizzanti la storia etico-
poiché il rispetto dell’ordine legale costituito politica di Croce. Egli sottolinea con forza il
da quell’insieme di regole su cui si organizza fatto che nel pensiero crociano «l’etica si ri-
«la vita degli uomini tra di loro» non può de- ferisce all’attività della società civile, all’ege-
rivare soltanto da un’imposizione esterna, ma monia; la politica si riferisce all’iniziativa e
deve essere il frutto di una spontanea convin- alla coercizione statale-governativa» (Q  II,
zione: deve maturare «per necessità ricono- .III, ; va notato che nel relativo Testo A,
sciuta e proposta a se stessi come libertà e non Q , ,  «coercizione» non compare e si
per mera coercizione» (ivi, ). legge che la politica corrisponde «all’inizia-
A conclusioni simili G. perviene dopo tiva statale-governativa»). Il mantenimento
un ragionamento sullo Stato che si snoda nel da parte di Croce della distinzione fra i due
Q . Dopo aver preso le mosse da un’affer- momenti ha conseguenze rilevanti: ponendo
mazione di Guicciardini secondo la quale la distinzione in modo speculativo, astratto,
«per la vita di uno Stato due cose sono asso- ne consegue che la «coercizione statale»
lutamente necessarie: le armi e la religione» opera al fine di giustapporre «civiltà e cultu-
(Q , , ) e dopo averla articolata in una re diverse» organizzandole in una «“co-
serie di coppie di opposti – «forza e consen- scienza morale”» «contraddittoria e nello
so, coercizione e persuasione, Stato e Chie- stesso tempo “sincretistica”» (Q  I, , ).
sa, società politica e società civile, politica e Va quindi operata una critica in profondità
morale (storia etico-politica del Croce), di- della posizione crociana dal punto di vista
ritto e libertà, ordine e disciplina, [...] vio- del materialismo che, secondo il filosofo
lenza e frode» (ivi, ) –, G. afferma che abruzzese, significa «la “forza materiale”, la
«nella nozione generale di Stato entrano ele- “coercizione”, il “fatto economico” ecc.» (Q
menti che sono da riportare alla nozione di  II, , ). Proprio nell’ottica della critica
società civile (nel senso, si potrebbe dire, a Croce, G. ricorda che «tra la struttura eco-
che Stato = società politica + società civile, nomica e lo Stato con la sua legislazione e la
cioè egemonia corazzata di coercizione)» (Q sua coercizione sta la società civile» (Q  II,
, , -). Questo argomento – prosegue – , ) e lo Stato è lo strumento attraverso
diventa fondamentale in una dottrina dello il quale la società civile si adegua alla strut-
Stato secondo la quale lo Stato stesso tenda tura economica; ciò, però, può avvenire sol-
a estinguersi: più si affermano elementi di tanto se la guida dello Stato è affidata ai rap-
«società regolata (o Stato etico o società ci- presentanti «del mutamento avvenuto nella
vile)», più «l’elemento Stato-coercizione» struttura economica» (ivi, ). Attendere
tende a esaurirsi. L’estinzione dello Stato, che l’adeguamento della società civile alla
ossia una situazione di «Stato senza Stato», nuova struttura economica avvenga «per via
presuppone un’accettazione spontanea del- di propaganda e di persuasione [...] è una
le leggi, un’accettazione libera «e non per nuova forma [...] di moralismo economico
coercizione, come imposta da altra classe, vacuo ed inconcludente» (ibid.). Anche per
come cosa esterna alla coscienza» (ivi, ). questa via sembra ribadita la necessità del
È una situazione nella quale viene prospet- momento coercitivo.
tata una forma di diritto e di giustizia rego- Un altro vasto campo di applicazione
lamentata da istituzioni specifiche che nulla del concetto di coercizione è quello attinen-
COERCIZIONE 

te al rapporto con il sistema produttivo e lavoro [...] gettando nell’inferno delle sotto-
con le necessità in esso insite. Nel Q  classi i deboli e i refrattari o eliminandoli del
(Americanismo e fordismo), analizzando il tutto» (ivi, -). Ogni processo innovati-
nuovo sistema produttivo introdotto negli vo comporta dei costi, anche in termini di vi-
Stati Uniti con il taylorismo e le cause del te umane. Pensare che questo non avverrà
suo fallimento, G. precisa cosa intenda per con i metodi tayloristi è illusorio. Il com-
la coercizione «non solo nel senso brutale» plesso delle «compressioni e coercizioni di-
di cui scriveva alla moglie il  dicembre rette e indirette» (Q , , ), dal disci-
 (LC ). Il nuovo industrialismo ame- plinamento della vita sessuale al proibizio-
ricano non fallisce, secondo G., a causa del- nismo, fino alla quasi totale liquidazione dei
la violenza, delle “pressioni coercitive” con- sindacati, funzionale allo sviluppo del mo-
seguenti all’applicazione delle nuove tecni- dello fordista di fabbrica, è legittimo alme-
che produttive. Tutta la storia dell’indu- no nel senso che rappresenta l’ultimo mo-
strialismo, per G., è stata caratterizzata da mento dell’evoluzione delle forme storiche
pressioni coercitive crescenti, tendenti a di- di vita. Per cui si può esser più o meno d’ac-
sciplinare le inclinazioni naturali dei lavora- cordo, ma «il principio della coercizione, di-
tori riducendo l’attività di questi ultimi «al retta e indiretta, nell’ordinamento della pro-
solo aspetto fisico macchinale» (Q , , duzione e del lavoro è giusto» (ivi, ). La
), al fine di soggiogare gli istinti naturali, «crisi organica» dell’ordine borghese nel
«l’elemento “animalità” dell’uomo» (Q , corso del primo dopoguerra, caratterizzata
, ), per creare «norme e abitudini di da «una crisi di costumi di estensione e
ordine, di esattezza, di precisione» all’altez- profondità inaudite», «si è verificata contro
za delle esigenze di forme di vita collettiva una forma di coercizione» (Q , , )
«sempre più complesse» a causa dello svi- pensata per le necessità della guerra, alla cui
luppo dell’industrialismo stesso. Nelle nuo- conclusione masse ormai consapevoli del
ve forme dell’industrialismo americano (il proprio ruolo storico rivendicavano, ad
taylorismo) – continua G. – è di certo con- esempio attraverso i sindacati, una nuova
tenuta una percentuale maggiore di bruta- collocazione sociale determinando, a un
lità rispetto alle epoche precedenti, ma non tempo, la costituzione dell’«uomo-collettivo
basta denunciare ciò e decretarne l’irrazio- odierno» (Q , , ) e la messa in discus-
nalità, anche perché questo vorrebbe dire sione del ruolo dei gruppi dominanti.
porsi in una condizione di critica insosteni- In presenza di questa nuova situazione
bile nei confronti di ogni processo innovati- G. pone la questione di «una coercizione di
vo. D’altronde – ricorda G. – da sempre il nuovo tipo» (ivi, ), di fronte alla quale
nuovo si afferma sul vecchio per «compres- l’ordine borghese è impreparato in quanto
sione meccanica». Gli istinti oggi definiti consapevole che, applicandola, libererebbe
«“animaleschi”» sono un progresso rispetto anche la soggettività della nuova figura sto-
a quelli «più primitivi» e ciò è il risultato di rico-sociale costituita dall’uomo collettivo.
processi storici contraddistinti da costi altis- Infatti questa nuova coercizione si fonda su
simi in termini di vite umane e di «soggio- un equilibrio psico-fisico del lavoratore
gamenti degli istinti». G. propone come «non imposto dal di fuori» (Q , , ),
esempi il «passaggio dal nomadismo alla vi- bensì «interiore [...] proposto dal lavorato-
ta stanziale e agricola [...] le prime forme di re stesso» (ibid.), ed essa accelererà il pro-
schiavitù della gleba e del mestiere ecc.». E cesso di acquisizione di capacità critiche e,
aggiunge: «Finora tutti i mutamenti del mo- perciò, di autonomia del lavoratore. Si trat-
do di essere e di vivere sono avvenuti per ta di «una coercizione di nuovo tipo in
coercizione brutale, cioè attraverso il domi- quanto esercitata dalla élite di una classe
nio di un gruppo sociale su tutte le forze sulla propria classe» (Q , , ); una
produttive della società». «Brutalità inaudi- coercizione che è «un’autocoercizione, cioè
te» hanno selezionato (o “educato”) l’uomo un’autodisciplina» (ibid.), che mira all’au-
adatto «alle nuove forme di produzione e di tonomia dei produttori e, perciò, si con-
 COERENZA , COERENTE

trappone anche ai «mezzi coercitivi esterio- si che ogni coercizione statale è schiavitù»
ri», cioè alla militarizzazione della produ- (ibid.). Anche per il lavoro c’è una coerci-
zione, come proposto da Trockij (Q , , zione di tipo militare (quella, appunto, so-
). Nella fabbrica fordista, invece, lo stenuta da Trockij) da applicare ai gruppi
strumento di persuasione che dovrebbe le- sociali “immaturi” e «rivolta ad educare un
nire la coercizione è costituito dagli alti sa- elemento immaturo» (ibid.), ossia un ele-
lari: «La coercizione [...] deve essere sa- mento che, posto al fianco di elementi già
pientemente combinata con la persuasione maturi, mostri la sua immaturità; è chiaro,
e il consenso e questo può essere ottenuto secondo G., che si tratta di un’immaturità
[...] da una maggiore retribuzione» (Q , che nulla spartisce con la schiavitù, la quale
, -). Ma ciò non basta per scaricare la «organicamente è l’espressione di condizio-
pressione esercitata sugli operai, autentica- ni universalmente immature» (ibid.).
mente “spremuti” (Q , , ). Proprio B IBLIOGRAFIA : B URGIO ; T EXIER
l’incapacità degli industriali americani di ; TOSEL .
cogliere la necessità di un nuovo tipo di
coercizione, non più imposta dall’esterno, LELIO LA PORTA
conduce al fallimento del nuovo industriali- V. «alti salari», «americanismo», «bambino»,
smo. Nell’ottica dell’autocoercizione sareb- «consenso», «Croce», «disciplina», «educazio-
ne», «fordismo», «Guicciardini», «libertà», «ne-
be invece necessaria una revisione del com- cessità», «pedagogia», «società politica», «società
pito educativo e formativo dello Stato, il regolata», «Stato», «taylorismo», «Trockij».
quale dovrà elaborare «nuovi e più alti tipi
di civiltà» (Q , , ) da adeguare ai nuo- coerenza, coerente
vi sistemi produttivi, ossia un diritto tal-
mente universale da consentire a ogni indi- G. utilizza nei Q i termini «coerenza» e
viduo di «incorporarsi nell’uomo colletti- «coerente» con due significati distinti ma
vo», e dovrà esercitare sui singoli una «pres- collegati. Il primo significato fa riferimento
sione educativa» tale da ottenerne «il con- a una relazione logica tra premesse e con-
senso e la collaborazione, facendo diventa- clusioni, relazione che costituisce un sistema
re “libertà” la necessità e la coercizione» internamente coerente o uno sviluppo tem-
(ibid.). In sostanza «la coercizione è tale so- porale non contraddittorio. In questo senso
lo per chi non l’accetta, non per chi l’accet- la coerenza svolge un ruolo importante nel-
ta» (Q , , ). Svilupparsi in rapporto la definizione gramsciana di «senso comu-
allo sviluppo delle forze sociali «non è coer- ne», «il “folclore” della filosofia», il cui «ca-
cizione» ma risultato di un «metodo accele- rattere fondamentale è di essere una conce-
rato». Per coloro che, per «libera volontà», zione del mondo disgregata, incoerente, in-
seguono i ritmi di tale sviluppo, la coerci- conseguente» (Q , , ). Al contrario, il
zione assume lo stesso significato di «ciò filosofo di professione pensa «con maggior
che i religiosi dicono della determinazione rigore logico, con maggiore coerenza» (Q 
divina» (ibid.). II, , ; per la natura «coerente» ma non
In un altro luogo G. torna sulla milita- scientifica della teologia v. Q  II, , ).
rizzazione della produzione e, seppur impli- G. perciò pone il problema di «un rinnova-
citamente, sulla posizione di Trockij; invece to senso comune» che sarebbe in grado di
dell’espressione «mezzi coercitivi esteriori» diffondere «la coerenza e il nerbo delle filo-
(Q , , ) leggiamo qui «disciplina este- sofie individuali» tra le classi popolari (Q ,
riore coercitiva» (Q , , : il contesto è , ).
costituito da una riflessione sulla pedago- Il secondo significato di coerenza si av-
gia). G. nota come l’educazione di un grup- vicina all’etimo della parola (essere connes-
po sociale arretrato abbisogni di una «disci- so o unito) e fa riferimento al momento di
plina esteriore coercitiva» anche se ciò non formazione di corpi collettivi e gruppi so-
debba significare necessariamente la ridu- ciali. In una nota che risale alla fine del ,
zione alla schiavitù, «a meno che non si pen- dedicata a Machiavelli, G. sostiene che la di-
COLONIALISMO 

rezione collettiva pone il problema di come re alle esigenze di terra delle masse che, no-
mantenere un gruppo «unitario e coerente ta G., «deviandone la soluzione all’infinito»,
nella sua opera continuativa» (Q , , ). ovvero prospettando «il miraggio delle terre
G. sostiene che questo significato del termi- coloniali da sfruttare» (ivi, -). In paesi a
ne “coerenza” è importate per afferrare la capitalismo arretrato le industrie, non anco-
formulazione specifica dell’identificazione ra in grado di fronteggiare la concorrenza
di teoria e pratica nella filosofia della prassi. internazionale, hanno bisogno del protezio-
Q , ,  (maggio ) pone il problema nismo. La produzione non è finalizzata alla
di una «una teoria che coincidendo e identi- soddisfazione di un mercato interno reso de-
ficandosi con gli elementi decisivi della pra- bole dalla politica di bassi salari, ma è volta
tica stessa, acceleri il processo storico in at- a conquistare, come osserva G., «mercati al-
to, rendendo la pratica più omogenea, coe- l’estero con un vero e proprio dumping per-
rente, efficiente in tutti i suoi elementi, cioè manente» (Q , , ). Importanza decisi-
potenziandola al massimo». La coerenza nel va ha, dunque, lo sviluppo di una politica
duplice significato logico e politico viene coloniale che apra mercati alle merci «in
perciò posta da G. alla base della formazio- paesi arretrati dell’estero, dove sia più pos-
ne di un’egemonia delle classi popolari. sibile la penetrazione politica per la creazio-
ne di colonie e di zone d’influenza» (ibid.).
PETER THOMAS
Il colonialismo tende a mascherare la sua
V. «Bucharin», «Croce», «concezione del mon- origine, fondata sugli interessi economici
do», «filosofia», «filosofia della praxis», «filosofo
delle classi dominanti, dietro un’ideologia
e filosofo democratico», «senso comune», «unità
di teoria-pratica». nazionalista. Per G. quest’ultima è partico-
larmente deleteria per paesi arretrati come
l’Italia, in cui riesce a conquistare intellettua-
collettivismo: v. individualismo.
li piccolo-borghesi precedentemente vicini al
socialismo. Emblematico è il caso di Pascoli
colonialismo
o Corradini, che si ingegnano a ripensare la
A parere di G. i grandi imperi coloniali lotta di classe su un piano geopolitico sulla
sorti nell’ultimo decennio del XIX secolo so- base dello pseudo-concetto di «nazione pro-
no la risposta alla crisi di sovrapproduzione letaria» (Q , , ). L’espansione coloniale
innescata dalla caduta del saggio di profitto, di paesi come l’Italia avrebbe la sua giustifi-
che imponeva alle potenze europee «di am- cazione nella scarsezza delle risorse naturali
pliare l’area di espansione dei suoi investi- che costringerebbe all’emigrazione le masse
menti redditizi» (Q , , ). Tale politi- agricole meridionali. Al contrario, a parere
ca, che segna il passaggio dalla fase liberale di G. la conquista di colonie non risponde a
del capitalismo alla fase imperialista, inte- ragioni d’ordine demografico, ma a interessi
ressa solo marginalmente paesi in via di in- economici e politici delle classi dominanti:
dustrializzazione come l’Italia, privi di capi- «non si ha esempio, nella storia moderna, di
tali da esportare. Il “colonialismo” italiano, colonie di “popolamento”»; tanto l’emigra-
non avendo una base economica, segue una zione quanto «la colonizzazione seguono il
logica tutta politica: il rafforzamento dell’u- flusso dei capitali investiti nei vari paesi e
nità nazionale. Dinanzi alle resistenze eco- non viceversa» (Q , , ). Così diversi in-
nomicamente motivate degli industriali, il sediamenti di colonie italiane all’estero si tro-
colonialismo in Italia si afferma per la ne- vano in paesi sotto il dominio di altre poten-
cessità del ceto politico dirigente di esercita- ze coloniali nella forma di «Capitolazioni»,
re la propria egemonia sulle masse rurali del ovvero un sistema di privilegi economici che
Sud, restie a riconoscersi nello Stato unita- rappresentava una forma di colonizzazione
rio. Non potendo o volendo rompere il bloc- indiretta che aveva il vantaggio di curare gli
co sociale dominante fra industriali setten- interessi nazionali cercando di non sobbar-
trionali e agrari meridionali, il ceto politico carsi «l’odiosità della situazione creata dal-
dirigente non aveva altro modo di risponde- l’Europa» (Q , , ).
 COLONIALISMO

Al di là della critica al «socialismo-na- spressione di condizioni universalmente


zionale», G. deve affrontare sulla questione immature» (ivi, ), mentre la pedagogia
coloniale un conflitto teorico all’interno del moderna necessita della presenza di un do-
proprio campo. Persino il primo marxista cente maturo che possa sostenere nel suo
italiano di statura europea, Antonio Labrio- sviluppo un discente in formazione. La lot-
la, aveva infatti sostenuto l’avventura colo- ta al colonialismo è inoltre decisiva per G.
niale in Libia. G. sottolinea in particolare poiché esso è alla base delle moderne guer-
l’emblematica risposta data da Labriola a re imperialiste. Le borghesie degli Stati a ca-
un allievo – citata nelle Conversazioni criti- pitalismo avanzato tendono infatti «ad al-
che di Croce – a proposito dell’efficacia del- largare la base della società lavoratrice da
la pedagogia moderna nell’educazione di cui prelevare plusvalore» (Q , , ). Ta-
un papuano. In un primo momento sarebbe le tendenza «naturale» diviene una neces-
stato indispensabile, a parere di Labriola, sità impellente in fasi di crisi economico-so-
ridurlo in stato di schiavitù, nella speranza ciale. L’esigenza di allargare la base d’estra-
che attraverso la sua colonizzazione sarebbe zione del plusvalore mediante il coloniali-
stato possibile portare i suoi discendenti a smo entra così «in conflitto con altri gruppi
intendere la pedagogia moderna. G. consi- dirigenti che aspirano allo stesso fine o ai
dera tali posizioni viziate da uno «pseudo- cui danni l’espansione di esso dovrebbe ne-
storicismo», ovvero da «un meccanicismo cessariamente avvenire, poiché anche il glo-
abbastanza empirico e molto vicino al più bo terrestre è limitato» (ibid.).
volgare evoluzionismo» (Q , , ). Rifa- G. analizza, infine, le profonde trasfor-
cendosi a Bertrando Spaventa, G. assimila mazioni che il colonialismo produce nella
tale giustificazione del colonialismo alla po- struttura dello Stato e di conseguenza nella
sizione di coloro che «vorrebbero tenere lotta socio-politica al suo interno. Negli ul-
sempre gli uomini in culla (cioè nel mo- timi decenni del XIX secolo, in seguito all’e-
mento dell’autorità, che pure educa alla li- spansione coloniale, «i rapporti organizzati-
bertà i popoli immaturi) e pensano tutta la vi interni e internazionali dello Stato diven-
vita (degli altri) come una culla» (ibid.). A tano più complessi e massicci» (Q , ,
suo parere, al contrario, un paese o una clas- ), al punto che «la formula quarantotte-
se sociale che avesse sviluppato un livello di sca della “rivoluzione permanente”» divie-
civiltà avanzato dovrebbe «“accelerare” il ne obsoleta e deve esser sostituita con quel-
processo di educazione dei popoli e dei la di lotta per l’egemonia (ibid.). Negli Stati
gruppi sociali più arretrati, universalizzan- colonialisti, infatti, il conflitto fra le classi
do e traducendo in modo adeguato la sua sociali si svolge principalmente nella forma
nuova esperienza» (ivi, ). Per G. non ci della «guerra di posizione» per la conquista
si può limitare, come faceva Labriola, a giu- dell’egemonia nella società civile. Allo stes-
stificare l’esistente, ovvero a constatare la so modo, nelle guerre coloniali la soluzione
funzione entro certi limiti civilizzatrice del militare non è sufficiente, non basta conse-
colonialismo; al contrario, se si vuole vera- guire come in una guerra normale il «fine
mente che i discendenti delle popolazioni strategico», ma poiché occorre occupare in
colonizzate possano liberarsi dalla schiavitù pianta stabile il paese sconfitto, anche dopo
e venir «educati con la Pedagogia moder- averne disperso le truppe, il conflitto prose-
na», occorre condurre un’impietosa lotta al guirà sul «terreno politico e di “preparazio-
colonialismo. All’interno dei paesi coloniali ne” militare» (Q , , ). Sia le guerre co-
essa avrà l’essenziale funzione di indurre loniali sia le guerre di liberazione nazionale
«gli stessi papuani a riflettere su se stessi, ad sono, dunque, simili alla moderna lotta po-
autoeducarsi» (ibid.). Per G. in assenza di litica, articolandosi come questa su tre pia-
una lotta al colonialismo ogni pretesa di una ni differenti: la guerra «di movimento, di
funzione pedagogica europea nei confronti posizione e sotterranea» (ibid.). Si tratta di
delle popolazioni colonizzate è da conside- forme «di lotta miste, a carattere militare
rarsi un’ipocrisia. La schiavitù è infatti «l’e- fondamentale e a carattere politico prepon-
COMPOSIZIONE DEMOGRAFICA 

derante (ma ogni lotta politica ha sempre un Molto scarna è l’analisi di G. sulle colo-
sostrato militare)» (ivi, ), poiché i colo- nie italiane, presumibilmente per evitare la
nialisti sono in evidente inferiorità numeri- censura. Vi sono cenni all’Albania (Q , ,
ca e i movimenti di liberazione nazionale so- ) e all’Eritrea (Q , , ) in brevi note in
no privi degli equipaggiamenti indispensa- cui G. si limita a sintetizzare articoli letti su
bili per poter sostenere un conflitto in cam- riviste. Più significative le note dedicate ai
po aperto. domini coloniali inglesi, posti in discussione
dal sorgere dei «movimenti nazionali e na-
RENATO CAPUTO
zionalistici», che sono visti da G. in parte co-
V. «colonie», «Labriola», «nazionalismo», «peda- me «una reazione al movimento operaio – nei
gogia», «quistione meridionale», «schiavitù»,
«società civile».
paesi a capitalismo sviluppato», in parte co-
me «un movimento contro il capitalismo sti-
molato dal movimento operaio: India, negri,
colonie
cinesi, ecc.» (Q , , ).
L’interesse di G. per le colonie è rivol-
to anzitutto all’analisi «delle colonie inter- RENATO CAPUTO
ne nei paesi capitalistici» arretrati (Q , , V. «colonialismo», «composizione demografica»,
), come l’Italia di fine Ottocento. La «nazionalismo», «pacifismo», «quistione meri-
dionale».
politica liberale dominante si fondava su
«un blocco “urbano”» fra industriali e ari-
stocrazie operaie del Nord, che preservava composizione demografica
la sua egemonia sul resto del paese me- La composizione demografica è posta in
diante il protezionismo. «Il Mezzogiorno relazione al reddito nazionale che, se è basso,
era ridotto a un mercato di vendita semico- può essere «in gran parte distrutto (divorato)
loniale, a una fonte di risparmio e di impo- da troppa popolazione passiva» (Q , ,
ste ed era tenuto “disciplinato” con due se- ). Dunque bisogna vedere se la questione
rie di misure»: repressione violenta d’ogni demografica «sia “sana” anche per un regi-
forma d’organizzazione delle masse rurali e me capitalistico e di proprietà» (ibid.). A tal
“corruzione-cooptazione” degli intellet- fine si può fare ricorso al «teorema delle pro-
tuali (Q , , ). In tal modo «lo strato porzioni definite», utile per «la scienza del-
sociale che avrebbe potuto organizzare l’organizzazione (lo studio dell’apparato am-
l’endemico malcontento meridionale, di- ministrativo, della composizione demografi-
ventava invece uno strumento della politi- ca, ecc.)» (Q , , ; v. anche, sulle pro-
ca settentrionale» (ivi, ). La repressio- porzioni definite nella composizione demo-
ne dei disorganici tentativi di ribellione grafica, Q , , ). In quest’ultima nota G.
delle masse meridionali, che si manifesta- confronta la situazione europea con «alcuni
vano nel brigantaggio, erano condotti con aspetti dell’americanismo e del fordismo», in
la brutalità delle «spedizioni coloniali» (Q specie la diffusione, in Europa, del «vecchio
, , ). Lo stadio di arretramento cui tali ceto plutocratico», che vorrebbe prolungare
politiche condannavano il Meridione era una «anacronistica struttura sociale-demo-
funzionale a giustificare la conquista di co- grafica», con la «forma modernissima di pro-
lonie all’estero: alla «fame di terra», alle duzione» del tipo americano fordista: in
«sofferenze dell’emigrazione» delle masse America vi è «“una composizione demogra-
rurali, l’ideologia dominante rispondeva fica razionale” e consiste in ciò che non esi-
con una politica «di colonialismo di popo- stano classi numerose senza una funzione es-
lamento» (Q , , ). Tuttavia, a pare- senziale nel mondo produttivo, cioè classi as-
re di G., non esiste una relazione necessa-
solutamente parassitarie» (ivi, -).
ria fra «esuberanza demografica» e domi-
nio diretto di colonie, poiché l’«emigrazio- GIUSEPPE PRESTIPINO
ne segue leggi proprie, di carattere econo- V. «americanismo», «classe, classi», «Europa»,
mico» (Q , , ). «fordismo».
 COMPROMESSO

compromesso Comuni medievali


G. sa bene che la necessità del compro- L’età dei Comuni medievali, al pari di
messo è insita nell’azione politica e critica quella di Roma imperiale, è reputata in Italia
l’«economismo» deterministico che nega la il periodo in cui il popolo italiano è «“nato”»
lotta per l’egemonia, fondata sul compro- o «“sorto”», sicché parole come «“Rinasci-
messo tra gruppi sociali alleati. L’economi- mento”» o «“Risorgimento”», difficili da
smo e tutte le teorie «così dette dell’intransi- tradurre in altre lingue, fanno riferimento al
genza», infatti, si basano sulla «convinzione «ritorno a uno stato già esistito anterior-
ferrea che esistano per lo sviluppo storico mente» (Q , , ). G. non sembra aderi-
leggi obiettive dello stesso carattere delle leg- re alla suddetta concezione, ma ricorda che
gi naturali, con in più la persuasione di un fi- proprio nell’età comunale i «popolani» ac-
nalismo fatalistico di carattere simile a quel- quisirono la consapevolezza della loro forza:
lo religioso: poiché le condizioni favorevoli in una rubrica del miscellaneo Q  G. ram-
dovranno fatalmente verificarsi e da esse sa- menta infatti che la necessità di formare for-
ranno determinati, in modo alquanto miste-
ze militari quanto più consistenti possibili
rioso, avvenimenti palingenetici, risulta l’i-
per fronteggiare le guerre tra i vari Comuni
nutilità non solo, ma il danno di ogni inizia-
funzionò da eccitante di «formazioni di par-
tiva volontaria» (Q , , -). La necessità
del compromesso è più che mai evidente nel- tito»: gli ex combattenti come pedites, ini-
la creazione di un nuovo «blocco storico eco- zialmente accogliendo anche sparuti milites
nomico-politico» (il riferimento sembra al- appartenenti ai ceti nobiliari, restarono uni-
l’Unione Sovietica), poiché «due forze “si- ti infatti anche durante la pace, costituendo
mili” non possono fondersi in organismo ad esempio a Bologna le «“Società d’armi”».
nuovo che attraverso una serie di compro- Essi si proponevano non solo di difendere il
messi o con la forza delle armi» (ibid.). G. re- Comune dai nemici esterni, ma anche di tu-
spinge «il ricorso alle armi e alla coercizio- telare ogni popolano dalle «aggressioni dei
ne», ritenendo che «l’unica possibilità con- nobili e dei potenti» e di adempiere a una se-
creta è il compromesso, poiché la forza può rie di obblighi simili a quelli delle confrater-
essere impiegata contro i nemici, non contro nite, attraverso un «ente a parte» (Q , ,
una parte di se stessi che si vuole rapida- ) con proprie leggi, che somigliava a un
mente assimilare e di cui occorre la “buona vero e proprio partito ed era guidato dal ca-
volontà” e l’entusiasmo» (ivi, -). pitano del popolo. Grazie a questa organiz-
Certo, tutto dipende da quale tipo di zazione il popolo riuscì – nota G. – a «fare
compromesso si mette in campo. A tal pro- accettare negli Statuti generali del Comune
posito scrive G.: «Il fatto dell’egemonia pre- disposizioni che prima non legavano se non
suppone indubbiamente che sia tenuto conto gli ascritti al “Popolo” e di uso interno» (ivi,
degli interessi e delle tendenze dei gruppi sui ). Così esso giunse in alcuni casi (a Siena
quali l’egemonia verrà esercitata, che si formi dopo il , a Bologna con gli ordinamenti
un certo equilibrio di compromesso, che cioè «“Sacrati”» e «“Sacratissimi”» e a Firenze
il gruppo dirigente faccia dei sacrifizi di ordi- con gli «“Ordinamenti di giustizia”») a «do-
ne economico-corporativo, ma è anche in- minare il Comune, soverchiando la prece-
dubbio che tali sacrifizi e tale compromesso dente classe dominante» (ibid.). Da un pun-
non possono riguardare l’essenziale, poiché to di vista economico, G. invece ricorda –
se l’egemonia è etico-politica, non può non sulla scorta di Barbadoro , recensito da
essere anche economica, non può non avere Antonio Panella su “Pègaso” nel  – che
il suo fondamento nella funzione decisiva che
la classe dominante, colpita dalle imposte di-
il gruppo dirigente esercita nel nucleo decisi-
rette, tendeva a scaricare i pesi fiscali sulla
vo dell’attività economica» (Q , , ).
popolazione attraverso le imposte sul consu-
GUIDO LIGUORI mo, causando così lo sviluppo di una prima
V. «blocco storico», «coercizione», «determini- forma di debito pubblico con i prestiti o
smo», «economismo», «egemonia», «URSS». «anticipazioni che i ceti abbienti fanno per i
COMUNI MEDIEVALI 

bisogni dell’erario, assicurandosene il rim- re, indicava il «carattere delle lotte politiche
borso attraverso le gabelle» (Q , , ). medioevali, esclusiviste, tendenti a distrug-
Nell’imposta diretta e nel debito pubblico gere fisicamente l’avversario», anziché a
consistevano le «basi essenziali della struttu- «creare un equilibrio di partiti in un tutto or-
ra economica del Comune» (ibid.). Si iniziò ganico con l’egemonia del partito più forte»
a seguire «un principio di giustizia distribu- (Q , , ).
tiva», migliorando anche il sistema dell’im- Il passaggio dalla fase «corporativa-eco-
posta diretta, solo con il regime signorile, nomica» (Q , , ) a quella di «Stato mo-
che sovrastava «agli interessi delle classi so- derno (relativamente)» (ivi, ) si è realizza-
ciali», finché nel , ormai «agli albori del to a Firenze, secondo G., con l’assedio del
principato mediceo e al tramonto dell’oli- -, sul cui significato gli storici – G. ac-
garchia», nacque il catasto. G. annota che la cenna alla polemica sviluppata sulle colonne
borghesia comunale non fu in grado di «su- del “Marzocco” tra Antonio Panella e Aldo
perare la fase economico-corporativa» (ivi, Valori – hanno discusso perché non avevano
-), come dimostra il libro di Barbadoro, colto i caratteri delle due fasi, cadendo vitti-
e che uno sviluppo statale poteva realizzarsi me della «retorica sul Comune medioevale»
solo con il principato e non con i Comuni (ivi, ). I Comuni d’altra parte hanno di-
medievali e le loro repubbliche. La transi- mostrato il loro legame con il Medioevo al-
zione dallo Stato corporativo repubblicano a lorché resistettero con il papa a Federico II:
quello monarchico assoluto è simboleggiata per quanto l’imperatore restasse parzialmen-
dalla figura di Machiavelli, che pur non vo- te ancorato all’epoca medievale come uomo
lendo prendere le distanze dalla repubblica del suo tempo, se ne allontanava secondo il
si rende conto che «solo un monarca assolu- pensatore sardo nella sua «lotta contro la
to può risolvere i problemi dell’epoca» (Q , Chiesa», nella «tolleranza religiosa» e
, ). In un’altra nota sul «comune me- nell’«essersi servito di tre civiltà: ebraica, lati-
dioevale come fase economico-corporativa na, araba» (Q , , ), tentando di amalga-
dello Stato moderno» G. precisa d’altronde marle. Egli avrebbe potuto fondare pertanto
che l’opera di Machiavelli dimostra che «una una nuova civiltà laica e nazionale, che si di-
fase del Mondo Moderno è già riuscita a ela- staccasse da quella universalistica che aveva
borare le sue quistioni e le soluzioni relative al suo centro la religione e il potere della
in modo già molto chiaro e approfondito» Chiesa, in una società di intellettuali cosmo-
(Q , , ), laddove Dante chiude invece politi. G. inoltre osserva che, basandosi sul
una fase del Medioevo. Non sono ipotizza- modello della Chiesa, gli intellettuali italiani
bili secondo il pensatore sardo connessioni non avevano un «carattere popolare-naziona-
genetiche tra le concezioni politiche dei due
le ma cosmopolita»: la storia dei Comuni me-
autori: seppure Dante auspicasse una forma
dievali ebbe fine anche perché non furono in
di società che costituiva il superamento di
grado di dare vita a una «propria categoria di
quella comunale, e quindi fosse «superiore
intellettuali» e quindi di «esercitare un’ege-
sia alla Chiesa che appoggia i Neri» che «al
monia oltre che una dittatura» (LC , a Ta-
vecchio impero che appoggiava i ghibellini»
tiana,  settembre ). Furono così uno «sta-
(ivi, ), egli tuttavia prospettava soluzioni
to sindacalista» e non riuscirono a diventare
con gli occhi rivolti al passato, che gli offriva
«Stato integrale come indicava invano il Ma-
esempi come «lo schema romano augusteo e
chiavelli che attraverso l’organizzazione del-
il suo riflesso medioevale, l’Impero romano
l’esercito voleva organizzare l’egemonia della
della nazione germanica» (ivi, ). G. esclu-
de pertanto ogni filiazione del principe di città sulla campagna» (ibid.).
Machiavelli dall’imperatore di Dante. Guel- JOLE SILVIA IMBORNONE
fi e ghibellini possono essere considerati V. «borghesia comunale», «Dante», «debito pub-
d’altra parte un esempio delle lotte che si blico», «economico-corporativo», «intellettuali»,
combattevano nei Comuni medievali tra le «intellettuali italiani», «Machiavelli», «nazionale-
varie “fazioni”: il termine, di origine milita- popolare», «Rinascimento», «Risorgimento».
 COMUNISMO

comunismo: v. società regolata. concezione del mondo, più o meno elabora-


ta, anche grandi intellettuali come Machia-
concezione del mondo velli (Q , , ), Tolstoj, Manzoni (Q ,
, ), Pirandello (Q , , ). Marx stes-
«Concezione del mondo» è espressione so ha elaborato una concezione del mondo,
usata da G., al pari di «ideologia», ma in un come appare evidente dall’incipit di Q : «Se
senso ancora più largo, per indicare il terre- si vuole studiare una concezione del mondo
no connettivo sul quale sorgono gradi diver- che non è stata mai dall’autore-pensatore
si di elaborazione delle capacità del sogget- esposta sistematicamente» (Q , , ). La
to di interpretare la realtà; per cui, ad esem- filosofia della praxis è una concezione del
pio, «filosofia significa più specialmente una mondo, anzi il marxismo «contiene in sé tut-
concezione del mondo con caratteri indivi- ti gli elementi fondamentali, non solo per
duali spiccati, senso comune è la concezione costruire una totale concezione del mondo,
del mondo diffusa in un’epoca storica nella una totale filosofia, ma [...] per diventare
massa popolare» (Q , , ). Espressio- una integrale, totale civiltà» (Q , , ).
ne largamente diffusa nella filosofia del tem- L’espressione, dunque, ha una gamma di
po (G. stesso cita un articolo di Gentile su utilizzo molto ampia. Indica tanto la filosofia
La concezione umanistica del mondo: Q , dei semplici, il senso comune, quanto le con-
, ), «concezione del mondo» fa dun- cezioni elaborate, egemoniche o potenzial-
que parte di una famiglia di lemmi che defi- mente egemoniche, tanto le grandi idee col-
nisce l’articolazione del concetto gramscia- lettive quanto le elaborazioni individuali dei
no di ideologia ed è perciò contigua a reli- grandi pensatori che, certo a partire da una
gione, conformismo, senso comune, folclo- concezione del mondo preesistente nella
re. Più raramente nei Q si trovano, con si- quale si sono formati e hanno vissuto, contri-
gnificato analogo, anche espressioni quali buiscono a elaborarne una nuova e originale.
«visione del mondo», «concezione generale Quest’ultimo è peraltro un processo al quale
della vita», «concezione del mondo e della tutti danno un contributo, poiché G. scrive:
vita», «concezione della realtà». L’espressio- «ogni uomo [...] partecipa di una concezione
ne compare per la prima volta in Q , , , del mondo e quindi contribuisce a mante-
nella nota intitolata Folklore. Quest’ultimo – nerla, a modificarla, cioè a creare delle nuove
scrive G. – dovrebbe essere studiato «come concezioni» (Q , , ). La concezione del
“concezione del mondo” di determinati mondo è determinante per l’individuazione
strati della società, che non sono toccati dal- delle identità collettive e individuali: «Per la
le correnti moderne di pensiero. Concezio- propria concezione del mondo si appartiene
ne del mondo [...] che è una giustapposizio- sempre a un determinato aggruppamento, e
ne meccanica di parecchie concezioni del precisamente a quello di tutti gli elementi so-
mondo, se addirittura non è un museo di ciali che condividono uno stesso modo di
frammenti di tutte le concezioni del mondo pensare e di operare» (Q , , ). Poiché
e della vita che si sono succedute nella sto- «non esiste infatti la filosofia in generale: esi-
ria». Fin dai primi Q ricorrono espressioni stono diverse filosofie o concezioni del mon-
quali «concezione pagana del mondo» (Q , do e si fa sempre una scelta tra di esse» (ivi,
, ), «concezione totalitaria del mondo» ). Anche se altrove la scelta appare relati-
e «concezione religiosa del mondo» (Q , vizzata, poiché G. afferma che non esiste uo-
, ), «concezione tradizionale popolare mo che non partecipi a una concezione del
del mondo» (Q , , ). In Q , , - mondo, «sia pure inconsapevolmente» (Q ,
l’espressione è usata in rapida successione , ), inintenzionalmente.
come sinonimo di filosofia, ideologia, cultu- Tutti partecipano dunque di una conce-
ra. Ripetutamente (ad esempio in Q , , zione del mondo, ad esempio attraverso l’u-
) essa è esplicitamente posta come sino- tilizzo di un certo «“linguaggio”» (ibid.),
nimo esplicativo-rafforzativo di ideologia. fermo restando che è possibile «elaborare la
Tutti gli individui hanno una loro propria propria concezione del mondo consapevol-
CONCIO DELLA STORIA 

mente e criticamente» oppure «“partecipa- cilmente mutano di concezione, e che non le


re” a una concezione del mondo “imposta” mutano mai, in ogni caso, accettandole nella
dal di fuori» (ibid.). Riguardo al linguaggio, forma “pura”, per dir così, ma solo e sempre
per G. «ogni lingua è una concezione del come combinazione più o meno eteroclita e
mondo integrale» (Q , , ) e la lotta fra bizzarra [...] Si può concludere che il pro-
concezioni del mondo – parte fondamenta- cesso di diffusione delle concezioni nuove
le della lotta fra egemonie – può assumere avviene per ragioni politiche, cioè in ultima
anche la forma di lotta fra lingue diverse, ad istanza sociali, ma che l’elemento formale,
esempio, nel Rinascimento, fra quella «bor- della logica coerenza, l’elemento autoritativo
ghese-popolare che si esprimeva nel volga- e l’elemento organizzativo hanno in questo
re» e quella «aristocratico-feudale che si processo una funzione molto grande subito
esprimeva in latino» (ivi, -). E ancora: dopo che l’orientamento generale è avvenu-
«dal linguaggio di ognuno si può giudicare to, sia nei singoli individui che in gruppi nu-
la maggiore o minore complessità della sua merosi» (Q , , -). L’intreccio di fat-
concezione del mondo» (Q , , ). Una tori “spontanei” e consapevoli, l’importanza
concezione del mondo può avere carattere di un lavoro organizzato di irradiazione del-
prevalentemente religioso o prevalentemen- le ideologie, l’ancoraggio a precise istanze so-
te politico o altro, ma la sua particolare “co- ciali sono tutti elementi che rimandano allo
loritura” è piuttosto contingente, varia in scenario del sorgere e soprattutto dell’affer-
base al momento storico o al contesto socia- marsi di una nuova egemonia.
le. G. infatti scrive che «ogni uomo tende ad
GUIDO LIGUORI
avere una sola concezione del mondo orga-
nica e sistematica, ma poiché le differenzia- V. «conformismo», «egemonia», «filosofia della
praxis», «folclore, folklore», «ideologia», «intel-
zioni culturali sono molte e profonde, la so-
lettuali», «linguaggio», «religione», «senso comu-
cietà assume una bizzarra variegazione di ne», «Sorel».
correnti che presentano un colorito religio-
so o un colorito politico a seconda della tra-
concio della storia
dizione storica» (Q , , -). Rilevante è
la connessione con la religione, oltre che in I Q sono in primo luogo una riflessione
senso proprio, in senso “crociano”: «Per il sulla sconfitta, un’indagine sulle sue cause e
Croce [...] è religione ogni filosofia, cioè sulle possibilità di una “ripartenza”: la scon-
ogni concezione del mondo [...] come sti- fitta delle classi subalterne, del movimento
molo all’azione» (Q  I, , ). Del filosofo comunista, delle speranze di una “città futu-
neoidealista G. rifiuta la distinzione tra filo- ra” da realizzare a breve termine. La sconfit-
sofia e ideologia: «la distinzione è solo di ta di fronte al nazifascismo, certo, ma anche
grado; è filosofia la concezione del mondo – ciò appare probabilmente sempre più chia-
che rappresenta la vita intellettuale e mora- ro a G. in carcere – la probabile sconfitta a
le [...] di un intero gruppo sociale [...] è fronte dei processi di modernizzazione capi-
ideologia ogni particolare concezione dei talistica incarnati dall’americanismo e delle
gruppi interni della classe che si propongo- varie forme di rivoluzione passiva davanti a
no di aiutare la risoluzione di problemi im- cui le risposte della prima società e del primo
mediati e circoscritti» (Q  I, , ). Stato “socialisti” erano state a volte eroiche,
G. si pone il problema – che riguarda il ma anche nel loro insieme primitive e insuf-
partito rivoluzionario – della diffusione e ficienti. Il sentimento della sconfitta rara-
dell’affermazione di una nuova concezione mente è presente nei Q (maggiormente in as-
del mondo, che soppianti le precedenti e af- soluto lo è nelle LC) come nel breve Q , ,
fermi i valori della nuova classe, e si chiede: , un Testo B in cui vi è certo un’eco auto-
«Perché e come si diffondono, diventando biografica, elevata a riflessione generale.
popolari, le nuove concezioni del mondo? Compare qui la metafora del «concio della
[...] la ricerca interessa specialmente per ciò storia», di coloro che accettano di essere
che riguarda le masse popolari, che più diffi- “concime” per il futuro, sapendo che è inu-
 CONCORDATO

tile sperare di vincere nell’immediato, ma lo ideologico – nella società civile. Ruolo che
che non per questo si deve rinunciare a bat- dai Patti Lateranensi esce rafforzato a causa
tersi, non per questo è giusto «tirarsi indie- del riconoscimento di una serie di privilegi a
tro, rientrare nel buio, nell’indistinto»: essi una casta privata: autonomia e protezione
scelgono di operare per «ingrassare la terra», statale assicurata alle istituzioni ecclesiasti-
per “l’aratore” che verrà in futuro. Non è un che, specie a quelle educative e formative:
gesto retoricamente “eroico”: un atto di eroi- l’Azione cattolica (l’unica forma di associa-
smo, come la morte, dura un attimo. Qui si zionismo popolare – per G., in realtà, asso-
tratta di sacrificarsi «a lungo», di rinnovare la ciazionismo “politico” – ammessa dal fasci-
decisione di questo sacrificio di continuo. La smo), le scuole confessionali, l’insegnamen-
retorica del «giorno da leone» lascia il posto to religioso obbligatorio nelle scuole statali,
all’accettare di vivere «da sottopecora per l’Università cattolica del Sacro Cuore, le
anni e anni». È il laico attaccamento ai pro- parrocchie sovvenzionate dallo Stato. Una
pri ideali e alla certezza che essi saranno ri- serie di privilegi politici accordati a una ca-
presi e portati avanti: per chi domani si sob- sta privata, dalla quale lo Stato riceve in
barcherà tale compito, il sacrificio e il lavoro cambio unicamente il sostegno al proprio
apparentemente inutili dell’oggi si riveleran- potere mediante un’opera di organizzazione
no preziosi. Come l’esempio di G. e il suo la- del consenso dei cittadini, ciò che denota,
scito teorico in effetti sono stati. però, una situazione di debolezza dello Sta-
to nel non poter o non saper ottenere questo
GUIDO LIGUORI
consenso. Nello stesso momento in cui lo
V. «americanismo», «americanismo e fordismo», Stato ricorre, per questo, all’ausilio della
«autobiografia», «fascismo», «passato e presen-
Chiesa, le riconosce una superiorità ideolo-
te», «rivoluzione passiva», «sconfitta».
gica. Una situazione che a G. pare ripetere il
sistema di potere tipico del Medioevo, il si-
Concordato
stema delle due sovranità, temporale e spiri-
Le riflessioni di G. sul Concordato sono tuale, con specifici ambiti di competenza e
strettamente connesse con la «quistione vati- di intervento, ma con la pretesa di superio-
cana». Esse sono contenute un po’ in tutte le rità della prima (la Chiesa) sulla seconda (lo
note dei Q relative al tema del rapporto tra Stato) in base al principio della maggiore o
Stato e Chiesa, ma c’è un luogo in cui G. le minore “dignità dei fini”.
raccoglie in maniera unitaria: il Q . Due le Scrive G.: «La capitolazione dello Stato
critiche fondamentali che l’autore muove al moderno che si verifica per i concordati vie-
Concordato e alla prassi concordataria: poli- ne mascherata identificando verbalmente
ticamente è una forma di sottrazione di so- concordati e trattati internazionali. Ma un
vranità allo Stato a favore della Chiesa; tecni- concordato non è un comune trattato inter-
camente è uno strumento giuridico inade- nazionale: nel concordato si realizza di fatto
guato per risolvere la questione di ordine in- una interferenza di sovranità in un solo ter-
ternazionale, rappresentata appunto dal rap- ritorio statale, poiché tutti gli articoli di un
porto tra due ordini ineguali: lo Stato libera- concordato si riferiscono ai cittadini di uno
le, sede di sovranità “nazionale”, e la Chiesa solo degli Stati contrattanti, sui quali il pote-
e il Vaticano, sede di sovranità internaziona- re sovrano di uno Stato estero giustifica e ri-
le (Q , , - e Q , , -). Più svi- vendica determinati diritti e poteri di giuri-
luppati i motivi della prima critica. sdizione (sia pure di una speciale determi-
L’intera politica concordataria viene giu- nata giurisdizione) [...] Mentre il concorda-
dicata da G. da un lato come la rinuncia da to limita l’autorità statale di una parte con-
parte dello Stato a svolgere certi ruoli essen- traente, nel suo proprio territorio, e influisce
ziali nella società civile, ai quali abdica inve- e determina la sua legislazione e la sua am-
ce a favore di un ente privato (la Chiesa), dal- ministrazione, nessuna limitazione è accen-
l’altro come un segno della ripresa politica nata per il territorio dell’altra parte: se limi-
della Chiesa e del suo ruolo primario – quel- tazione esiste per questa altra parte, essa si
CONFORMISMO 

riferisce all’attività svolta nel territorio del porto tra individuo e gruppo socio-culturale
primo Stato, sia da parte dei cittadini della di appartenenza, giungendo alla conclusione
Città del Vaticano, sia dei cittadini dell’altro che «per la propria concezione del mondo si
Stato che si fanno rappresentare dalla Città appartiene sempre a un determinato aggrup-
del Vaticano. Il concordato è dunque il rico- pamento, e precisamente a quello di tutti gli
noscimento esplicito – afferma G. – di una elementi sociali che condividono uno stesso
doppia sovranità in uno stesso territorio sta- modo di pensare e di operare. Si è conformi-
tale». E chiarisce: «Non si tratta certo più sti di un qualche conformismo, si è sempre
della stessa forma di sovranità supernazio- uomini-massa o uomini-collettivi» (Q , ,
nale (suzeraineté) quale era formalmente ri- ). Tale visione dell’individuo, definito in-
conosciuta al papa nel Medio Evo, fino alle trinsecamente a partire dal suo rapporto con
monarchie assolute e in altra forma anche gli altri, e della società, divisa in sottoinsiemi
dopo, fino al , ma ne è una derivazione in cui si intrecciano momenti socio-econo-
necessaria di compromesso». Infatti «i con- mici e culturali, porta l’autore a respingere
cordati intaccano in modo essenziale il ca- l’impostazione etica kantiana, che presuppo-
rattere di autonomia della sovranità dello ne una società, un mondo, una cultura omo-
Stato moderno». E la contropartita che ot- genei, cioè – afferma G. – «un conformismo
tiene in cambio «la ottiene nel suo stesso ter- “mondiale”» (Q , , ).
ritorio per ciò che riguarda i suoi stessi cit- Se dunque nei primi Q il termine
tadini. Lo Stato tiene (e in questo caso oc- «conformismo» è usato con una valenza non
correrebbe dire meglio il governo) che la particolarmente significativa, come opposto
Chiesa non intralci l’esercizio del potere, ma di “eterodosso” – si parla ad esempio di «un
anzi lo favorisca e lo sostenga, così come una corso di pensieri poco conformista» (Q , ,
stampella sostiene un invalido. La Chiesa ) – a partire dal Q  esso assume (accanto
cioè si impegna verso una determinata for- al significato tradizionale, che permane, v. ad
ma di governo (che è determinata dall’ester- esempio Q , , ) anche una curvatura
no, come documenta lo stesso concordato) particolare, che lo porta a far parte della fa-
di promuovere quel consenso di una parte miglia di lemmi connessi alla visione gram-
dei governati che lo Stato esplicitamente ri- sciana dell’ideologia come concezione del
conosce di non poter ottenere con mezzi mondo. Il nuovo significato inizia a delinear-
propri: ecco in che consiste la capitolazione si in riferimento al diritto, alla sua «funzione
dello Stato, perché di fatto esso accetta la tu- [...] nello Stato e nella Società», poiché «at-
tela di una sovranità esteriore di cui pratica- traverso il “diritto” lo Stato [...] tende a crea-
mente riconosce la superiorità. La stessa pa- re un conformismo sociale» (Q , , ).
rola “concordato” è sintomatica» (Q , , Poche pagine dopo, in Q , , , nella no-
-; Testo A: Q , , -). ta intitolata I costumi e le leggi, G. parla ana-
logamente di «conformismo segnato dal di-
TOMMASO LA ROCCA
ritto». E più avanti (Q , , ) pone la
V. «Azione cattolica», «Cavour», «Chiesa cattoli- «quistione dell’“uomo collettivo” o del
ca», «consenso», «fascismo», «quistione vatica-
na», «religione», «società civile».
“conformismo sociale”», ovvero del «compi-
to educativo e formativo dello Stato» (ibid.).
Il termine assume così a volte un significato
conformismo
vicino a «ideologia» e viene rapportato alla
«Conformismo significa poi niente altro lotta per l’egemonia: «il conformismo è sem-
che “socialità”, ma piace impiegare la parola pre esistito: si tratta oggi di lotta tra “due
“conformismo” appunto per urtare gli imbe- conformismi” cioè di una lotta di egemonia»
cilli» (Q , , ). Questa lapidaria defini- (Q , , ); «la socialità, il conformismo, è
zione gramsciana fa comprendere come il risultato di una lotta culturale (e non solo
«conformismo» spesso nei Q sia da intende- culturale)» (Q , , ). Si tratta di lottare
re quale opposto di “individualismo”, piut- contro il conformismo «autoritario» e «retri-
tosto che di “eterodossia”. G. indaga il rap- vo» per approdare all’«uomo-collettivo»,
 CONGIUNTURA

sviluppando l’«individualità e [una, ndr] la «“strategia”». Nella seconda definizione,


personalità critica» (Q , , ), sulla base assai più tarda (aprile-maggio ), la con-
di un nuovo rapporto tra singolo e colletti- giuntura è definita «come l’insieme delle cir-
vità: «Lo sviluppo delle forze economiche costanze che determinano il mercato in una
sulle nuove basi e l’instaurazione progressiva fase data, se però queste circostanze sono
della nuova struttura [...] avendo creato un concepite come in movimento, cioè come un
nuovo “conformismo” dal basso, permette- insieme che dà luogo a un processo di sem-
ranno nuove possibilità di autodisciplina, pre nuove combinazioni, processo che è il ci-
cioè di libertà anche individuale» (Q , , clo economico. Si studia la congiuntura per
). Sarà anche compito del partito, del prevedere e quindi anche, entro certi limiti,
«moderno Principe», affrontare «la quistio- determinare il ciclo economico in senso fa-
ne dell’uomo collettivo, cioè del “conformi- vorevole agli affari. Perciò la congiuntura è
smo sociale” ossia del fine di creare un nuo- stata anche definita l’oscillazione della situa-
vo livello di civiltà» (Q , , ). zione economica, o l’insieme delle oscillazio-
Da segnalare infine che G. parla anche ni» (Q , , ). Il significato è qui straor-
di «conformismo grammaticale» o «lingui- dinariamente più complesso, indicando non
stico» (Q , , -): la grammatica come solo l’insieme di elementi che si “congiungo-
azione “normativa” per omogeneizzare no” a determinare la situazione, ma ciò, se-
gruppi e classi sociali, dare loro identità, sta- condo una prospettiva dinamica, in cui la si-
bilire gerarchie. Fondamentale tale confor- tuazione attuale diventa un “ciclo” e la stabi-
mismo linguistico in relazione alla nazione, lità o permanenza è data solo da un “sistema
come indica lo stesso titolo di Q , , : di oscillazioni”. In questo passaggio si riflet-
Focolai di irradiazione di innovazioni lingui- te tutta la ricerca attorno al «“mercato deter-
stiche nella tradizione e di un conformismo minato”» (Q , , ) e ai «“rapporti di
nazionale linguistico nelle grandi masse na- forza”» (Q , , -), dove i fattori o mo-
zionali, che in buona parte coincide con vimenti «congiunturali» sono stati sempre
l’apparato egemonico proprio dello «Stato più strettamente collegati a quelli «perma-
integrale»: «) La scuola; ) i giornali; ) gli nenti», fino all’affermazione che le lotte po-
scrittori d’arte e quelli popolari; ) il teatro litiche tra le forze sociali «sono la manifesta-
e il cinematografo sonoro; ) la radio; ) le zione concreta delle fluttuazioni di congiun-
riunioni pubbliche» (ibid.). tura dell’insieme dei rapporti sociali di forza,
nel cui terreno avviene il passaggio di questi
GUIDO LIGUORI a rapporti politici di forza per culminare nel
V. «apparato egemonico», «concezione del mon- rapporto militare decisivo» (ivi, ).
do», «ideologia», «individualismo», «indivi-
duo», «libertà», «lingua», «moderno Principe», FABIO FROSINI
«nazione». V. «crisi», «economia», «mercato determinato»,
«rapporti di forza».
congiuntura
consenso
Il termine ha nei Q la sorte singolare di
ricevere due diverse definizioni sotto la me- Il lemma compare nei Q con un ampio
desima rubrica Nozioni enciclopediche. La spettro di significati, spesso tra virgolette, a
prima di esse (Q , , , marzo-agosto segnalarne l’ambivalenza e la problematicità.
) la fissa come «fluttuazione economica», Esso innanzitutto è associato al concetto di
subordinandola come aspetto secondario al egemonia, di cui a volte è sinonimo. Nel suo
concetto di «situazione»: «la congiuntura sa- uso G. fluttua tra un consenso spontaneo e
rebbe il complesso dei caratteri immediati e un consenso ricercato e ottenuto dallo Stato,
transitori della situazione economica», men- dalle istituzioni, che può essere attivo e di-
tre quest’ultima rinvia ai «caratteri più fon- retto o passivo e indiretto (Testo A: Q , ,
damentali e permanenti della situazione stes- ; Testo C: Q , , ). Esso cioè da una
sa»: esse si rapportano come la «“tattica”» al- parte è una modalità di espletazione della de-
CONSENSO 

mocrazia e dell’autogoverno, dall’altra può raio manovale diventa qualificato, ma che


essere apparenza, effetto delle società ten- ogni “cittadino” può diventare “governante”
denzialmente totalitarie del Novecento. e che la società lo pone, sia pure “astratta-
G. giornalista del “Grido del popolo” mente”, nelle condizioni generali di poterlo
usa l’espressione «consenso dei governati» diventare; la democrazia tende a far coinci-
già nel commento agli eventi dell’Ottobre dere governanti e governati (nel senso del go-
russo, in specie riferendosi all’introduzione verno col consenso dei governati), assicuran-
del suffragio universale esteso anche alle do a ogni governato l’apprendimento gratui-
donne: «In Russia tende a realizzarsi così il to della capacità e della preparazione tecnica
governo col consenso dei governati, con l’au- generale necessarie al fine» (Q , , -).
todecisione di fatto dei governati, perché In questa accezione la democrazia mette a di-
non vincoli di sudditanza legano i cittadini ai sposizione delle classi subalterne gli stru-
poteri, ma si avvera una compartecipazione menti, specie culturali, determinanti per la
dei governanti ai poteri» (Per conoscere la ri- transizione al socialismo.
voluzione russa,  giugno , in NM ). Nella definizione di Stato quale intrec-
Nei Q poi l’espressione “consenso dei gover- cio di società politica e società civile, cioè
nati” è ricorrente, inizialmente nell’ambito «egemonia corazzata di coercizione» (Q ,
della descrizione della dottrina hegeliana , -), e nelle rielaborazioni di tale defi-
dello Stato, connesso e rafforzato da una nizione che si incontrano nei Q, è possibile
«trama privata» articolata in partiti e asso- rinvenire spesso la sostanziale coincidenza
ciazioni. La dottrina hegeliana è per G. la lo- del significato di egemonia e di consenso. Ad
gica conclusione della fase storico-politica esempio, affrontando la questione dell’opi-
aperta dalla Rivoluzione francese e avente il nione pubblica, G. lascia chiaramente inten-
suo esito nel costituzionalismo inteso come dere come essa sia strettamente connessa
«Governo col consenso dei governati, ma col «con l’egemonia politica, è cioè il punto di
consenso organizzato» (Q , , ), in quan- contatto tra la “società civile” e la “società
to «l’organizzazione del consenso è lasciata politica”, tra il consenso e la forza» (Q , ,
all’iniziativa privata» (Q , , ), deri- ), dove «consenso» corrisponde alla so-
vante dal fatto che «lo Stato ha e domanda il cietà civile e «forza» alla società politica. An-
consenso, ma anche “educa” questo consen- cora più chiaramente, discutendo di Croce e
so con le associazioni politiche e sindacali, Gentile, G. delinea la distinzione dei due
che però sono organismi privati, lasciati all’i- momenti che, come avviene per il filosofo si-
niziativa privata della classe dirigente» (Q , ciliano, ove dovessero corrispondere dareb-
, ). In una nota del Q  intitolata I comu- bero vita a uno Stato molto lontano da quel-
ni medioevali come fase economica-corporati- lo liberale-democratico: «il Croce vuole
va dello sviluppo moderno G. nota che «la mantenere una distinzione fra società civile e
borghesia comunale non riuscì a superare la società politica, tra egemonia e dittatura; i
fase economico-corporativa, cioè a creare grandi intellettuali esercitano l’egemonia,
uno Stato “col consenso dei governati” e pas- che presuppone una certa collaborazione,
sibile di sviluppo» (Q , , ). Dalla fase cioè un consenso attivo e volontario (libero),
economico-corporativa a quella etico-politi- cioè un regime liberale-democratico. Il Gen-
ca o egemonica dello Stato, ossia dalla prei- tile pone la fase corporativo[-economica] co-
storia alla storia dello Stato moderno, si pas- me fase etica nell’atto storico: egemonia e
sa attraverso l’acquisizione del consenso dei dittatura sono indistinguibili, la forza è con-
governati. E che sia così, soprattutto in rife- senso senz’altro: non si può distinguere la so-
rimento agli Stati democratici del Novecen- cietà politica dalla società civile: esiste solo lo
to, ma anche a quelli socialisti, lì dove questi Stato e naturalmente lo Stato-governo, ecc.»
ultimi si pongano nell’ottica della dialettica (Q , , ). E, proseguendo nell’apprezza-
democrazia-socialismo, a G. pare evidente. mento, almeno in questo ambito, del pensie-
Infatti «la tendenza democratica, intrinseca- ro crociano, G. afferma che Croce «ha ener-
mente, non può solo significare che un ope- gicamente attirato l’attenzione sull’impor-
 CONSENSO

tanza dei fatti di cultura e di pensiero nello giudizio implicito di sapore libertario, vio-
sviluppo della storia, sulla funzione dei gran- lenza e frode» (Q , , -). Ma soltanto
di intellettuali nella vita organica della so- con Bodin, ossia in presenza della forma mo-
cietà civile e dello Stato, sul momento dell’e- derna dello Stato, tali formule trovano la lo-
gemonia e del consenso come forma neces- ro autentica applicazione: «Il Bodin fonda la
saria del blocco storico concreto» (Q  I, , scienza politica in Francia in un terreno mol-
). Nelle note carcerarie il lemma “con- to più avanzato e complesso di quello che l’I-
senso” compare anche nella definizione del- talia aveva offerto al Machiavelli. Per il Bodin
lo Stato: «Stato è tutto il complesso di attività non si tratta di fondare lo Stato unitario-ter-
pratiche e teoriche con cui la classe dirigen- ritoriale (nazionale) cioè di ritornare all’epo-
te giustifica e mantiene il suo dominio non ca di Luigi XI, ma di equilibrare le forze so-
solo ma riesce a ottenere il consenso attivo ciali in lotta nell’interno di questo Stato già
dei governati» (Q , , ). Quindi G. ag- forte e radicato; non il momento della forza
gettiva il consenso come «attivo» e lo speci- interessa il Bodin, ma quello del consenso.
fica come «dei governati». Col Bodin si tende a sviluppare la monarchia
Attraverso la discussione con i fondatori assoluta: il Terzo stato è talmente cosciente
della scienza politica, Machiavelli, Guicciar- della sua forza e della sua dignità, conosce co-
dini e Bodin, diventa chiaro a G. come il con- sì bene che la fortuna della Monarchia asso-
cetto di “consenso” sia il cuore delle questio- luta è legata alla propria fortuna e al proprio
ni relative alla fondazione di un nuovo tipo di sviluppo, che pone delle condizioni per il suo
Stato: «in lui [Machiavelli, ndr] è contenuto consenso, presenta delle esigenze, tende a li-
in nuce anche l’aspetto etico-politico della mitare l’assolutismo» (Q , , ). Eppure
politica o la teoria dell’egemonia e del con- il punto di riferimento della scienza politica
senso, oltre all’aspetto della forza e dell’eco- non può che essere il Segretario fiorentino:
nomia» (Q  II, .X, ); e nella sua opera «Altro punto da fissare e da svolgere è quel-
fondamentale, Il Principe, non mancano «gli lo della “doppia prospettiva” nell’azione po-
accenni al momento dell’egemonia o del con- litica e nella vita statale. Vari gradi in cui può
senso accanto a quelli dell’autorità o della presentarsi la doppia prospettiva, dai più ele-
forza» (Q , , ). Nonostante queste no- mentari ai più complessi, ma che possono ri-
vità certamente rivoluzionarie, «la “demo- dursi teoricamente a due gradi fondamenta-
crazia” del Machiavelli è di un tipo adatto ai li, corrispondenti alla doppia natura del Cen-
tempi suoi, è cioè il consenso attivo delle tauro machiavellico, ferina e umana, della
masse popolari per la monarchia assoluta, in forza e del consenso, dell’autorità e dell’ege-
quanto limitatrice e distruttrice dell’anarchia monia, della violenza e della civiltà, del mo-
feudale e signorile e del potere dei preti, in mento individuale e di quello universale [...],
quanto fondatrice di grandi Stati territoriali dell’agitazione e della propaganda, della tat-
nazionali, funzione che la monarchia assolu- tica e della strategia ecc.» (Q , , ). Il
ta non poteva adempiere senza l’appoggio ruolo dirigente esercitato dalla borghesia
della borghesia e di un esercito stanziale, na- francese all’epoca della rivoluzione del 
zionale, centralizzato, ecc.» (Q , , ). ha creato intorno ad essa un consenso attivo
Anche Guicciardini offre motivi di riflessio- delle classi popolari a cui «si sostituisce il
ne intorno al nesso dialettico forza-consenso: consenso indiretto, ossia la passività politica
«Affermazione del Guicciardini che per la vi- (suffragio universale-suffragio censitario)»
ta di uno Stato due cose sono assolutamente (Q , , ) nel momento in cui subentra al
necessarie: le armi e la religione. La formula potere una gerarchia composta da elementi
del Guicciardini può essere tradotta in varie aristocratici.
altre formule, meno drastiche: forza e con- Il consenso attivo risiede nel rapporto
senso, coercizione e persuasione, Stato e che si stabilisce fra chi governa e chi è gover-
chiesa, società politica e società civile, politi- nato, un rapporto «dato dal fatto che i go-
ca e morale (storia etico-politica del Croce), vernanti fanno gli interessi dei governati e
diritto e libertà, ordine e disciplina, o, con un pertanto “devono” averne il consenso, cioè
CONSENSO 

deve verificarsi l’identificazione del singolo tuito per tutta la società in previsione dei
col tutto, il tutto (qualunque organismo esso momenti di crisi nel comando e nella dire-
sia) essendo rappresentato dai dirigenti» (Q zione in cui il consenso spontaneo vien me-
, , ). È quindi il consenso ottenuto che no» (ibid.). Inoltre è necessaria una sorta di
specifica la capacità dirigente di una classe; preparazione al consenso: «Il massimo di ca-
quando viene meno tale consenso si è in pre- pacità del legislatore si può desumere dal
senza di una crisi che investe lo Stato nel suo fatto che alla perfetta elaborazione delle di-
complesso (Q , , ), quello stesso Stato rettive corrisponde una perfetta predisposi-
che è dato dal «consenso attivo dei governa- zione degli organismi di esecuzione e di ve-
ti» (Q , , ); si tratta di una crisi di con- rifica e una perfetta preparazione del con-
senso. La “passività politica” delle grandi senso “spontaneo” delle masse che devono
masse, a sua volta, è una forma di attività in “vivere” quelle direttive, modificando le
quanto è una ricerca di soluzione a una crisi proprie abitudini, la propria volontà, le pro-
di consenso dello Stato. Ci sono organismi prie convinzioni conformemente a queste
per i quali è questione vitale «non il consen- direttive e ai fini che esse si propongono di
so passivo e indiretto, ma quello attivo e di- raggiungere» (Q , , ). Fra chi gover-
retto, la partecipazione quindi dei singoli» na e chi è governato operano gli intellettua-
(Q , , ). Il «consenso [attivo]», inoltre, li organici al gruppo dominante, che prepa-
ricorda G., appartiene alla fase «“egemoni- rano il «consenso “spontaneo”» (ibid.), do-
ca”» (Q , , ) dello sviluppo dello Sta- ve ovviamente «spontaneo» non può che es-
to, ne è un momento determinante; in questo sere tra virgolette, a significare come esso sia
modo vengono poste le basi della critica del spontaneo solo in apparenza.
concetto crociano di storia etico-politica, che Ci sono poi dei casi particolari in cui il
viene definito «una ipostasi arbitraria e mec- consenso è richiesto a partire da una situa-
canica del momento dell’egemonia, della di- zione in cui lo Stato da solo non è nelle con-
rezione politica, del consenso, nella vita e dizioni di ottenerlo: «La Chiesa [...] si impe-
nello svolgimento dell’attività dello Stato e gna verso una determinata forma di governo
della società civile» (Q  I, , ). (che è determinata dall’esterno, come docu-
Il consenso è attivo quando i governati menta lo stesso concordato) di promuovere
partecipano alla vita dell’organismo statale quel consenso di una parte dei governati che
alla cui guida ci sono governanti da essi ac- lo Stato esplicitamente riconosce di non po-
cettati; il consenso è passivo quando i go- ter ottenere con mezzi propri» (Q , ,
vernati sottoscrivono con atti formalmente ). È il caso del fascismo il quale, non po-
democratici (il suffragio) l’accettazione di tendo ottenere, nella costruzione dello Stato
coloro che li guidano e che, perciò, in un’ot- totalitario, il consenso di tutti i governati, ri-
tica di democrazia formale, tendenzialmen- corre alla Chiesa (anche grazie al Concorda-
te li dominano; esiste poi una terza forma di to) per ottenere il consenso di quella «parte
consenso, quello spontaneo «che nasce “sto- dei governati» che non potrebbe avere in
ricamente” dal prestigio (e quindi dalla fi- modo diverso, cioè facendo ricorso alle strut-
ducia) derivante al gruppo dominante dalla ture del partito e alla sua propaganda.
sua posizione e dalla sua funzione nel mon- BIBLIOGRAFIA: BUCI-GLUCKSMANN ;
do della produzione» (Q , , ). La ge- CANFORA ; GERRATANA ; TORTO-
stione del consenso spontaneo è considerata RELLA .
da G. una funzione subalterna dell’egemo-
LELIO LA PORTA
nia sociale e del governo politico affidata
agli intellettuali quali “commessi” del grup- V. «armi e religione», «Bodin», «Concordato»,
«democrazia», «direzione», «economico-corpo-
po dominante. A loro spetta anche curare il
rativo», «egemonia», «governati-governanti»,
funzionamento «dell’apparato di coercizio- «Guicciardini», «intellettuali», «intellettuali or-
ne statale che assicura “legalmente” la disci- ganici», «Machiavelli», «opinione pubblica»,
plina di quei gruppi che non “consentono” «prestigio», «società civile», «Stato», «suffragio
né attivamente né passivamente, ma è costi- universale».
 CONSIGLI DI FABBRICA

Consigli di fabbrica: v. Ordine Nuovo (L’). contadini


Grandissima è l’attenzione di G. al tema
consiliarismo: v. Ordine Nuovo (L’).
dei contadini già negli scritti precarcerari. Nel
primo elenco di argomenti dei Q (dell’ feb-
consumo braio : Q , p. ) non troviamo la voce
Analizzando la grande crisi degli anni «contadini», ma altre a essa connesse: «For-
Trenta, G. – contro le interpretazioni libe- mazione dei gruppi degli intellettuali italiani»;
rali, come quella di Einaudi, che vedevano il «Origini e svolgimento dell’Azione Cattolica
crollo di Wall Street come un fenomeno in Italia e in Europa»; «Il concetto di folklore».
congiunturale – ne evidenzia il carattere E, soprattutto, le seguenti: «La “quistione me-
“organico”, risultato di un processo com- ridionale” e la quistione delle isole» e «Osser-
plesso che rifiuta una spiegazione monocau- vazioni sulla popolazione italiana: sua compo-
sale. A tal proposito, il pensatore sardo re- sizione, funzione dell’emigrazione». Questi
spinge sia la lettura di Giovanni Agnelli (che ultimi due argomenti sono assenti nell’elenco
pure, interpretando la crisi in chiave di sot- stilato all’inizio del Q  (), dove però tro-
toconsumo e disoccupazione tecnologica, vano spazio altri temi inerenti alla questione
auspicava interventi di riduzione d’orario e contadina, tra cui: «Folclore e senso comu-
aumenti salariali: Q  II, ), sia quella di Pa- ne»; «La quistione della lingua letteraria e dei
squale Jannaccone (che al contrario, veden- dialetti»; «Storia dell’Azione Cattolica»;
dovi la rottura dell’equilibrio dinamico tra «L’assenza di “giacobinismo” nel Risorgi-
consumo e risparmio, chiedeva politiche de- mento italiano» (Q , pp. -).
flazionistiche di bassi salari: Q , ). G. os- I Q - sono ricchi di spunti di analisi so-
serva come «nella distribuzione del reddito cio-economica sulla questione contadina; si
nazionale attraverso specialmente il com- tratta prevalentemente di Testi B, che non
mercio e la borsa, si sia introdotta, nel do- trovano ulteriori approfondimenti e riman-
poguerra [...], una categoria di “prelevato- gono interessanti indicazioni di lavoro. Le
ri” che non rappresenta nessuna funzione condizioni materiali della classe contadina
produttiva necessaria e indispensabile, (abitazione, alimentazione, alcolismo, prati-
mentre assorbe una quota di reddito impo- che igieniche, abbigliamento), il movimento
nente» (ivi, ). Inoltre sottolinea in Q  II, demografico (mortalità, natalità, mortalità
,  come vadano sempre più crescendo infantile, nuzialità, inurbamento), le condi-
le forze di consumo in confronto a quelle di zioni socio-giudiziarie dei contadini (la fre-
produzione, per cui «può avvenire che una quenza dei reati di sangue e altri reati eco-
funzione parassitaria intrinsecamente si di- nomici: frodi, furti, falsi, nascite illegittime),
mostri necessaria». la litigiosità giudiziaria per questioni di pro-
Se in Italia ancora troppo forte era il pe- prietà (ipoteche, subaste per imposte non
so della rendita fondiaria, in Inghilterra pagate), i movimenti della proprietà terriera,
svolgevano un ruolo preminente, rispetto a le condizioni culturali (orientamento della
quelle industriali, le attività commerciali e di psicologia popolare nell’ambito della reli-
servizio. Questo genere di attività impro- gione e della politica, frequenza scolastica
duttive era invece ridotto al minimo negli dei fanciulli, analfabetismo delle reclute e
Stati Uniti. Qui il fordismo fondava un’or- delle donne) dovrebbero essere, per G., te-
ganizzazione sociale razionale, sottometten- mi di analisi statistico-scientifica più accura-
do alla produzione sia il commercio sia la di- ta (Q , , ). G. si domanda se questi ar-
stribuzione e i servizi, cosa che rendeva il gomenti siano stati trattati nel Risorgimento,
paese-guida della razionalizzazione produt- da chi e come, visto che da esso non è parti-
tiva pericolosamente esposto al parassitismo ta una crescita d’interesse sulle condizioni di
di borsa (Q , , -). vita nelle campagne. I dati relativi a fenome-
ni macroscopici quali la pellagra (Q , ,
VITO SANTORO ) o la fame endemica (Q , , ) hanno
V. «fordismo», «parassitismo», «salario». avuto una diffusione solo parziale, malgrado
CONTADINI 

sia stato statisticamente dimostrato che i umana essi sono considerati con un distacco
braccianti meridionali (contadini senza ter- che li costringe entro i limiti della loro con-
ra) a stento giungano alle . calorie an- dizione sociale. G. non allude solo agli auto-
nue, ossia i due quinti della media stabilita ri annoverabili come «nipotini di padre Bre-
dagli scienziati per la sopravvivenza. sciani», ma anche a Giovanni Verga. «Sareb-
Per quanto riguarda la vita sessuale nelle be da studiare», afferma infatti G., «se il na-
campagne italiane dei primi lustri del secolo, turalismo francese non contenesse già in ger-
G. osserva che vi avvengono i reati più mo- me la posizione ideologica che poi ha grande
struosi e più numerosi. Nell’inchiesta parla- sviluppo nel naturalismo o realismo provin-
mentare sul Mezzogiorno si afferma che in ciale italiano e specialmente nel Verga», per
Abruzzo e Basilicata (maggiore patriarcali- cui il popolo della campagna è visto con «“di-
smo e maggiore fanatismo religioso) si ha l’in- stacco”», come «“natura”» estrinseca allo
cesto nel  per cento delle famiglie. In cam- scrittore, come spettacolo naturale ecc. Que-
pagna è molto diffuso il bestialismo. La fun- sta posizione si innestò nell’ideologia preesi-
zione della riproduzione non è solo legata al stente in cui esiste lo stesso distacco dagli ele-
mondo produttivo, ma anche al rapporto tra menti popolari, ad esempio nei Promessi spo-
i lavoratori attivi e il resto della popolazione: si di Manzoni, appena velato da un benevolo
lo spettacolo di come siano bistrattati nei vil- sorriso ironico e caricaturale (Q , , ). So-
laggi i vecchi e le vecchie senza figliolanza no inoltre per G. molto interessanti alcune
spinge le coppie a desiderare figli. I progres- pagine, ad esempio di D’Annunzio, in cui i
si dell’igiene pubblica hanno però elevato la contadini sono raffigurati con tinte epiche ed
speranza di vita anche nelle campagne, po- eroiche, ricche di elementi emotivi ma prive
nendo il problema del sovrappopolamento. di concetti politici reali (Q , , ).
I contadini sono possessori di cultura a Le classi rurali sono subalterne in quan-
livello di folklore, privi dell’organicità pro- to la loro memoria storica è relegata ai feno-
pria del pensiero filosofico. Indizio sulla cul- meni del ribellismo, del lazzaronismo, al
tura folklorica contadina è dato dal linguag- folklore ed è priva di dignità storiografica
gio rurale, che G. conosce per esperienza (esemplare la vicenda di Lazzaretti, Q ,  e
giovanile e carceraria, vero “laboratorio glot- Q , , poi Q , ,  ss.). Storicamente, il
tologico” per il G. linguista: molti termini nel protagonismo politico dei contadini è stato
lessico corrente, come “cristiano” per indi- teorizzato da Machiavelli, che però limita al
care “uomo” o “villano” per “mascalzone”, loro coinvolgimento esclusivamente al piano
testimoniano come i contadini siano storica- militare e non politico (Q , , ). L’assenza
mente privi di aggregazione e di intellettuali di intellettuali organici ha fatto sì che i con-
organici (Q , , ). I contadini continuano tadini siano stati egemonizzati dalla Chiesa e
a non comprendere il “progresso” e sono an- dagli intellettuali organici alla classe dei pos-
cora troppo in balia delle forze naturali e del sidenti meridionali (Giustino Fortunato e
caso, conservano quindi una mentalità “ma- Benedetto Croce). Gli intellettuali di tipo ru-
gica”, medievale, religiosa (Q  II, , ). rale hanno la funzione politica di mettere in
G. osserva che come il ragazzo di una fami- contatto la massa contadina con l’ammini-
glia di intellettuali supera più facilmente il strazione statale o locale (avvocati, notai
processo di adattamento psicofisico allo stu- ecc.) e i possidenti. Nella campagna l’intel-
dio, così il figlio di un operaio di città soffre lettuale (prete, avvocato, maestro, notaio,
meno entrando in fabbrica di un ragazzo di medico ecc.) rappresenta per il contadino
contadini; «ecco perché molti del “popolo” medio un modello sociale: il contadino pen-
pensano che nella difficoltà dello studio ci sia sa sempre che almeno un suo figlio potrebbe
un “trucco” [...]; vedono il “signore” [...] diventare intellettuale (specialmente prete),
compiere con scioltezza e con apparente fa- cioè diventare un “signore”, elevando il gra-
cilità il lavoro che ai loro figli costa lacrime e do sociale della famiglia e facilitandone la vi-
sangue» (Q , , ). ta economica. L’atteggiamento del «contadi-
In letteratura, persino dove si ammette no verso l’intellettuale è duplice: egli ammi-
che i contadini possano avere una dignità ra la posizione sociale dell’intellettuale e in
 CONTADINI

generale del dipendente statale, ma finge tal- lettuale e tecnico dei contadini (Q , , ).
volta di disprezzarla, cioè la sua ammirazio- G. confronta il risparmio rurale italiano a
ne istintiva è intrisa da elementi d’invidia e di quello francese, nettamente superiore, mal-
rabbia appassionata. Non si comprende nul- grado il tenore di vita francese sia in media
la dei contadini se non si considera questa lo- superiore. Questo avviene perché in Francia
ro subordinazione effettiva agli intellettuali» non esistono le classi assolutamente parassi-
(Q , , ). tarie né la borghesia rurale (Q , , ). La
Da un punto di vista economico nume- diffusione dei piccoli proprietari in Francia
rosi sono i luoghi dei Q in cui G. parla della ( milioni su ) è maggiore rispetto all’Ita-
sovrappopolazione delle campagne, dell’ec- lia ( milione e mezzo su ) (Q , , ).
cedenza del bracciantato, della disoccupa- G. sostiene che il fascismo non ha signi-
zione e della conseguente immigrazione. I ficato la fine dello sfruttamento dei contadi-
contadini sono produttori di plusvalore di ni. Nel giugno del  alcuni senatori pre-
cui si avvantaggiano le classi parassitarie (dei sentarono un progetto di legge in cui si au-
mezzadri, degli amministratori, oltre che mentavano ancora i canoni, nonostante la ri-
delle rendite fondiarie), anche nella forma di valutazione della lira. Il progetto non fu pre-
“pensioni di Stato”. La proprietà, specie so in considerazione, ma rimane come pro-
fondiaria, è definita dal Codice sociale della va dell’offensiva generale dei proprietari
Chiesa e dal Sillabo “naturale” e inviolabile; contro i contadini (Q , , ). Lo sfrutta-
inoltre i poveri devono accontentarsi della mento dei contadini non è andato quindi at-
loro sorte perché distinzioni di classe e di- tenuandosi. La tassa sul macinato, immedia-
stribuzione della ricchezza sono disposizio- tamente successiva all’unificazione, risultò
ni di Dio (Q , , ). Il numero rilevante di insopportabile per i piccoli contadini, che
grandi e medi agglomerati urbani senza in- consumavano il poco grano prodotto da lo-
dustria è uno degli indizi, forse il più impor- ro stessi. La distribuzione della proprietà ec-
tante, dello sfruttamento parassitario delle clesiastica non ha impedito che si formasse-
campagne. La media e piccola proprietà ter- ro nuovi redditieri, ancora più parassitari in
riera non è in mano a contadini coltivatori, quanto non svolgevano neppure le funzioni
ma a borghesi della cittadina o del borgo. sociali del clero (beneficenza, cultura popo-
Questo volume enorme di piccola o media lare, assistenza pubblica ecc.).
borghesia, di «pensionati» e «redditieri», ha Per comprendere la differenza tra la
creato nell’economia italiana la figura mo- classe rurale e quella operaia è importante
struosa del «produttore di risparmio», cioè soffermarsi sulla “mentalità proprietaria”
di una classe numerosa di «usurai» che dal diffusa tra i contadini e descritta da Giusep-
lavoro primitivo di un numero determinato pe Ferrari, inascoltato specialista in questio-
di contadini trae non solo il proprio sosten- ni agrarie del Partito d’Azione: i braccianti,
tamento, ma ancora riesce a risparmiare. cioè i contadini senza terra, hanno una psi-
Questa situazione non si presenta solo in cologia comune al colono e al piccolo pro-
Italia; in misura notevole è diffusa in tutta prietario (Q , , ). Interessante anche la
Europa, più in quella meridionale, sempre differenza tra «“giornaliero”» agricolo e
meno verso il Nord (Q , , -; v. Q , ). «contadino» (Q , , ). La questione si
G. propone persino il calcolo delle nuove pone in forma acuta non solo nel Mezzo-
passività: per effettuare un risparmio di giorno, ma anche nella valle padana, dove il
. lire l’anno una famiglia di «“produtto- fenomeno è più velato. Ma se la posizione di
ri di risparmio”» ne consuma . co- Ferrari è per G. indebolita dal federalismo,
stringendo alla denutrizione una decina di Mazzini e Garibaldi spostarono tutta l’at-
famiglie di contadini ai quali estorce la ren- tenzione sull’unità e l’indipendenza, trascu-
dita fondiaria e altri profitti usurari. Sareb- rando la proprietà della terra (Q , , ).
be da vedere se queste . lire immesse La “terra ai contadini” era stato in Italia
nella terra non permetterebbero un’accu- un argomento perennemente all’ordine del
mulazione maggiore di risparmio, oltre a giorno, già agitato nel  e ripreso nel ,
elevare il tenore di vita e lo sviluppo intel- nel momento in cui, dopo Caporetto, si ri-
CONTADINI 

schiava la diserzione in massa dei contadini to della popolazione rurale e la difficoltà di


dall’esercito e si affermavano gli orienta- concentrarla in solide organizzazioni, secon-
menti socialisti. In realtà non se ne fece mai do G. conviene iniziare il movimento dai
nulla: la terra rimase in mano alla borghesia gruppi intellettuali; in genere però è il rap-
rurale. Quella posseduta dai contadini colti- porto dialettico tra le due azioni che occorre
vatori tendeva inoltre a frazionarsi fino alla tener presente. Si può anche dire che è quasi
polverizzazione; questo avveniva per diverse impossibile creare partiti contadini nel senso
ragioni: a) la povertà, che costringe i conta- stretto della parola: il partito contadino si
dini a vendere parte della loro poca terra; b) realizza in genere come forte corrente di opi-
la tendenza delle amministrazioni a opporsi nione, non già in forme schematiche di in-
alla monocultura; c) il principio di eredità quadramento burocratico; tuttavia indivi-
della terra divisa tra i figli (Q , , ). L’e- duare l’esistenza anche di un solo scheletro
sistenza del bracciantato padano era dovuta organizzativo tra i contadini è di utilità im-
alla sovrappopolazione che non trovava mensa, anche per impedire che gli interessi di
sbocco nell’emigrazione, come avveniva nel casta li trasportino impercettibilmente su al-
Sud, ed era artificialmente mantenuta con la tro terreno. È da osservare il fenomeno della
politica dei lavori pubblici. I proprietari ter-
capacità organizzativa acquistata in guerra
rieri del Nord non volevano consolidare in
dalle masse contadine, le quali, distaccando-
un’unica classe braccianti e mezzadri, alter-
si dal blocco rurale tradizionale e affidando-
nando quindi le due forme e selezionando
si agli ex ufficiali di guerra, spesso si organiz-
un gruppo di mezzadri privilegiati (Q , ,
). La crescita del fenomeno del braccian- zano in forme regionalistiche (Q , , -).
tato del  per cento nei primi decenni del Poche sono le note in cui G. affronta la
Novecento portò alla diffusione nelle classi questione contadina nel Sud del mondo: per-
rurali italiane del sindacalismo (largamente ciò esse sono state accusate dai cultural stu-
rappresentato da meridionali) e alla nascita dies e dai postcolonial studies di occidentali-
del movimento della «cosidetta “Democra- smo ed eurocentrismo. All’America Latina,
zia cristiana”», in luogo del riformismo e del così come all’India, alla Cina, al mondo ara-
modernismo, ed era alla base del partito na- bo, G. attribuisce caratteristiche analoghe a
zionalista di Enrico Corradini (Q , , ). quelle individuate puntualmente nel Mezzo-
Prevalentemente la classe rurale si è ag- giorno italiano. Il radicamento dell’elemento
gregata episodicamente in base a un odio ge- religioso nel mondo rurale assume caratteri-
nerico e semifeudale, limitandosi a un’indivi- stiche diverse a seconda delle situazioni: in
duazione del nemico (Q , , ). La diffi- India e in Cina, a causa dell’analfabetismo di-
coltà storica che sta a cuore a G. è la possibi- lagante e della frammentazione etnica e lin-
lità di unire le classi urbane a quelle rurali, guistica, un’enorme distanza separa gli intel-
operazione riuscita al giacobinismo francese lettuali dal popolo, mentre nel mondo prote-
e fallita dal Partito d’Azione in Italia. Que- stante questa differenza è minima (Q , ,
st’ultimo avrebbe dovuto legarsi ai contadini, ). Ciò unitamente a un’economia di tipo
facendo forza da una parte su di essi, accet- parassitario spiegherebbe, per G., il ristagno
tandone le rivendicazioni elementari e inse-
della storia in questi paesi (Q , , -).
rendole nel proprio programma di governo,
BIBLIOGRAFIA: BISCIONE ; VILLARI
e dall’altra sugli intellettuali. L’esperienza di
molti paesi, primo fra tutti la Francia rivolu- .
zionaria – scrive G. –, ha dimostrato che se i ELISABETTA GALLO
contadini si muovono con impulsi “sponta- V. «blocco agrario», «borghesia rurale», «Chiesa
nei”, gli intellettuali cominciano a oscillare e, cattolica», «città-campagna», «dialetto», «Ferra-
reciprocamente, se un gruppo di intellettuali ri», «folclore, folklore», «incesto», «intellettuali»,
si pone sulla nuova base di una politica filo- «intellettuali organici», «Manzoni», «Mezzogior-
contadina concreta, esso finisce col trascina- no», «Nord-Sud», «quistione agraria», «quistione
re con sé frazioni di massa sempre più im- meridionale», «quistione sessuale», «Risorgimen-
portanti. Ma data la dispersione e l’isolamen- to», «subalterno, subalterni».
 CONTENUTO

contenuto: v. forma-contenuto. me l’aspetto contraddittorio di un’altra leg-


ge, quella della produzione del plusvalore re-
contraddizione lativo, in cui una tende ad elidere l’altra con
la previsione che la caduta del saggio del pro-
La contraddizione paradigmatica si dà fitto sarà la prevalente [...] Le forze contro-
nel rovesciarsi o declinare di un dato modo di peranti della legge tendenziale e che si rias-
produzione e nella simultanea insorgenza del sumono nella produzione di sempre maggio-
modo opposto: G. menziona il «Kul- re plusvalore relativo hanno dei limiti, che so-
turkampf primitivo, dove cioè lo Stato mo- no dati, per esempio, tecnicamente dall’e-
derno deve ancora lottare contro il passato stensione della resistenza elastica della mate-
clericale e feudale. È interessante notare que- ria e socialmente dalla misura sopportabile di
sta contraddizione che esiste nell’America disoccupazione in una determinata società.
del Sud tra il mondo moderno delle grandi Cioè la contraddizione economica diventa
città commerciali della costa e il primitivismo contraddizione politica e si risolve politica-
dell’interno, contraddizione che si prolunga mente in un rovesciamento della praxis» (ivi,
per l’esistenza di grandi masse di aborigeni ). In altri termini, una tale contraddizio-
da un lato e di immigrati europei dall’altro» ne strutturale può dar luogo a una (super-
(Q , , ). Insanabile è anche la contrad- strutturale) presa di coscienza capace di to-
dizione interna a uno stesso modo di produ- gliere, in prospettiva, la contraddizione stes-
zione, se tenta di perpetuarsi oltre il suo limi- sa. «Constatato che, essendo contradditorio
te strutturale, contraddizione che G. così tra- l’insieme dei rapporti sociali, non può non
duce dalla sua formulazione classica e senza essere contradditoria la coscienza degli uo-
sostanziali innovazioni: «A un determinato mini, si pone il problema del come si manife-
punto del loro sviluppo, le forze produttive sta tale contraddizione e del come possa es-
materiali della società si trovano in contrad- sere progressivamente ottenuta l’unificazio-
dizione coi preesistenti rapporti della produ- ne» (Q , , ). Ma la distinzione-con-
zione (cioè coi rapporti della proprietà, il che traddizione tra struttura e superstrutture è
è l’equivalente giuridico di tale espressione), metodica, laddove la loro unità è organica:
dentro dei quali esse forze per l’innanzi s’e- «Struttura e superstrutture. La struttura e le
ran mosse» (Q , , ). Nel primo volu- superstrutture formano un “blocco storico”,
me del Capitale – annota G. – Marx indica cioè l’insieme complesso e discorde delle so-
un’altra contraddizione: «mentre da un lato prastrutture sono il riflesso dell’insieme dei
il progresso tecnico permette una dilatazione rapporti sociali di produzione. Se ne trae: che
del plusvalore, dall’altro determina, per il solo un sistema di ideologie totalitario riflet-
cangiamento che introduce nella composi- te razionalmente la contraddizione della
zione del capitale, la caduta tendenziale del struttura e rappresenta l’esistenza delle con-
saggio del profitto» (Q  II, , ). dizioni oggettive per il rovesciamento della
Questa contraddizione nella struttura praxis» (Q , , ). In questo passo il con-
può portare a un profondo rivolgimento so- cetto di un “riflesso”, in apparenza ligio al
ciale per l’azione congiunta dei limiti natura- materialismo storico tradizionale, lascia tra-
li e, specialmente, dei “riflessi” superstruttu- sparire forse la nozione più originalmente
rali, ossia politici, prevedibili per il rafforzar- gramsciana di una corrispondenza o, meglio,
si della coscienza rivoluzionaria della classe co-incidenza reciproca tra struttura e super-
operaia, sempre più minacciata dalla disoc- strutture. Anche la distinzione tra Stato in
cupazione tecnologica. G., recuperando senso stretto e società civile è metodica, lad-
un’espressione già presente in Gentile e in dove la loro unità è organica. Perciò anche la
Mondolfo, definisce un tale esito possibile loro “contraddizione” metodica potrà essere
come “rovesciamento della praxis”: «la ten- attenuata o progressivamente superata in fu-
denzialità diventa un carattere organicamen- turo. Sulla “società regolata”: «in questa so-
te rilevante come in questo caso in cui la ca- cietà il partito dominante non si confonde or-
duta del saggio del profitto è presentata co- ganicamente col governo, ma è strumento
CONTRADDIZIONE 

per il passaggio dalla società civile-politica al- diata e meschina] che lascia vedere l’origine
la società “regolata”, in quanto assorbe in sé pratica evidente, cioè la volontà [immedia-
ambedue, per superarle (non per perpetuar- ta] di sostituire una determinata direzione a
ne la contraddizione)» (Q , , ). un’altra. Anche negli studiosi l’errore ha
Una contraddizione, invece, antagonisti- un’origine pratica, ma non immediata come
ca può essere risolta in due modi. Se è sem- nei secondi» (Q , , ). In una contrad-
pre possibile una tentata sintesi conservatri- dizione (non dialettica, ma banalmente acri-
ce, deve considerarsi sintesi superiore quel- tica) cade invece Croce quando non discer-
la cui si accinge la forza rivoluzionaria: ne tra la libertà come principio teleologico-
«Ogni gruppo sociale ha una “tradizione”, storico generale e il liberalismo come parti-
un “passato” e pone questo come il solo e to- colare indirizzo politico in un periodo dato:
tale passato. Quel gruppo che comprenden- «il Croce, in contraddizione con se stesso,
do e giustificando tutti questi “passati”, sa- confonde “libertà” come principio filosofi-
prà identificare la linea di sviluppo reale, co o concetto speculativo e libertà come
perciò contraddittoria, ma nella contraddi- ideologia ossia strumento pratico di gover-
zione passibile di superamento, commetterà no, elemento di unità morale egemonica. Se
“meno errori”, identificherà più elementi tutta la storia è storia della libertà, ossia del-
“positivi” su cui far leva per creare nuova lo spirito che crea se stesso (e in questo lin-
storia» (Q  II, .II, ). Una filosofia sto- guaggio libertà è uguale a spirito, spirito è
rico-critica non può, unilateralmente, giudi- uguale a storia e storia è uguale a libertà),
care apparente o il solo divenire o la sola im- perché la storia europea del secolo XIX sa-
mutabilità (come nel primo pensiero classi- rebbe essa sola storia della libertà?» (LC ,
co greco). Che fare, invece? «Trovare la rea- a Tania,  maggio ). Qual è il senso
le identità sotto l’apparente differenziazione dell’«autonomia della politica, quale rap-
e contraddizione e trovare la sostanziale di- porto dialettico tra essa e le altre manifesta-
versità sotto l’apparente identità» (Q , , zioni storiche? Problema della dialettica in
). G. allude forse a Lenin nel notare l’oc- Croce e sua posizione di una “dialettica dei
casionale scambio delle parti tra il filosofo e distinti”: non è una contraddizione in termi-
il politico: «Un uomo politico scrive di filo- ni, una “ignorantia elenchi”? Dialettica può
sofia: può darsi che la sua “vera” filosofia sia darsi solo degli opposti, negazione della ne-
invece da ricercarsi negli scritti di politica. gazione, non rapporto di “implicazione”»
In ogni personalità c’è un’attività dominan- (Q , , ). Tuttavia, come G. precisa al-
te e predominante: è in questa che occorre trove, nel criterio crociano dei distinti vi è
ricercare il suo pensiero, implicito il più del- un’esigenza reale che la filosofia della praxis
le volte e talvolta in contraddizione con deve avvertire e valorizzare. Sgomberare la
quello espresso ex professo» (Q , , ). filosofia della praxis da ogni elemento ideo-
G. considera fondato il criterio crociano logico, nel significato marxiano della parola,
in base al quale ogni errore teorico avrebbe equivale a darle piena consapevolezza di un
origine “pratica”, ma lo considera (inconsa- movimento dialettico (contraddizione e ten-
pevolmente?) tributario della concezione tativo di superarla in una “sintesi superio-
marxiana sulle ideologie che, pur presentan- re”) che si svolga nella storia in generale, ma
dosi come concezioni “vere”, abbiano inve- possa investire anche la stessa filosofia della
ce carattere di “falsa coscienza”: «occorre praxis in quanto materialismo storico: «In
fare una distinzione tra elementi puramente un certo senso, adunque, il materialismo sto-
“ideologici”, ed elementi d’azione pratica, rico è una riforma e uno sviluppo dello he-
tra studiosi che sostengono la spontaneità gelismo, è la filosofia liberata da ogni ele-
come “metodo” immanente [ed obiettivo] mento ideologico unilaterale e fanatico, è la
del divenire storico e politicanti che la so- coscienza piena delle contraddizioni in cui
stengono come metodo “politico”. Nei pri- lo stesso filosofo, individualmente inteso o
mi si tratta di una concezione errata, nei se- inteso come intero gruppo sociale, non solo
condi si tratta di una contraddizione [imme- comprende le contraddizioni, ma pone se
 CONTRORIFORMA

stesso come elemento della contraddizione, espressa in una nuova legge e in una nuova
e eleva questo elemento a principio politico moralità. Nell’un caso e nell’altro la coerci-
e d’azione» (Q , , ). zione statale sugli individui aumenta, au-
G. prende occasione da un riferimento menta la pressione e il controllo di una parte
alla psicologia femminile per adombrare, an- sul tutto e del tutto su ogni suo componente
cora, il concetto di una duplice sintesi possi- molecolare. Molti risolvono la quistione fa-
bile nelle contraddizioni dialettiche, e quin- cilmente: superano la contraddizione con lo
di di una possibile sintesi superiore: «devo scetticismo volgare. Altri si attengono este-
pensare a Giulia e trattare con lei secondo gli riormente alla lettera delle leggi. Ma per mol-
schemi della banale psicologia che ordinaria- ti la quistione non si risolve che in modo ca-
mente si attribuisce al mondo muliebre? Ciò tastrofico, poiché determina scatenamenti
mi ripugnerebbe in sommo grado. Eppure... morbosi di passionalità repressa, che la ne-
Come ti pare che debba essere interpretata la cessaria “ipocrisia” sociale (cioè l’attenersi
sua lettera dove dice che dopo la mia lettera alla fredda lettera della legge) non fa che ap-
del  luglio si è sentita più vicina a me, però profondire e intorbidare» (LC -, a Tania,
è rimasta quattro mesi senza scrivermi pro-  marzo ).
prio dopo quella lettera. Io finora non sono
riuscito a trovare la sintesi superiore di que- GIUSEPPE PRESTIPINO
sta contraddizione e non so se riuscirò a tro- V. «caduta tendenziale del saggio di profitto»,
varla» (LC , a Tatiana,  dicembre ). «Croce», «dialettica», «filosofia della praxis»,
«Gentile», «ideologia», «libertà», «psicoanalisi»,
L’approccio psicanalitico può riuscire di una «società regolata», «struttura», «superstruttura,
qualche utilità nell’indagare i momenti di cri- superstrutture».
si, essendo ogni crisi sempre esistenziale e in-
sieme – o prima – sociale. In un tale contesto, Controriforma
incontriamo l’aggettivo “morboso”, del qua-
le G. fa un uso metaforico, in specie quando «Il vero punto di rottura tra democrazia
osserva che un vecchio mondo di rapporti o e Chiesa è da porre [...] nella Controriforma,
di concezioni “muore” e uno nuovo non na- quando la Chiesa [...] abdicò alla sua fun-
sce o non può nascere ancora, ossia che le zione democratica» (Q , , ). Reiterata
contraddizioni di fondo sono ancora irrisol- è nei Q l’idea che la Controriforma segni il
te: «Io credo che tutto ciò che di reale e di momento storico del distacco della Chiesa
concreto si possa salvare dall’“échaffauda- dal demos, «dalle masse degli “umili”» (Q ,
ge” psicanalitico si possa e debba restringere , ). Essa rimane nodo irrisolto e ancora
a questo, all’osservazione delle devastazioni attuale della cultura nazionale italiana, che
che determina in molte coscienze la contrad- «continua ad essere dominata dalla Contro-
dizione tra ciò che appare doveroso in modo riforma» (Q , , ). Sviluppando tesi
categorico e le tendenze reali fondate sulla che troveranno conferma nella lettura di
sedimentazione di vecchie abitudini e vecchi Max Weber, G. vede nella Controriforma
modi di pensare. Questa contraddizione si una fondamentale resistenza allo «spirito
presenta in una molteplicità innumerevole di “moderno”» (Q , , ). Antimoderna è
manifestazioni, fino ad assumere un caratte- la tendenza ecumenica controriformista ad
re strettamente singolare in ogni individuo «accentuare il carattere cosmopolitico degli
dato. In ogni momento della storia, non solo intellettuali italiani e il loro distacco dalla vi-
l’ideale morale, ma il “tipo” di cittadino fis- ta nazionale» (Q , , ) attraverso, ad
sato dal diritto pubblico è superiore alla me- esempio, l’uso del latino; e antimoderno è
dia degli uomini viventi in un determinato l’arresto storico, nell’Italia post-tridentina,
Stato. Questo distacco diviene molto più dell’evolversi di un nuovo senso di indivi-
pronunziato nei momenti di crisi, come è dualità inteso come «coscienza della respon-
questo del dopoguerra, sia perché il livello di sabilità individuale», cioè come rapporto
“moralità” si abbassi, sia perché più in alto si personale uomo-dio (e quindi, “metaforica-
ponga la meta da raggiungere e che viene mente”, uomo-realtà) libero dalla mediazio-
CORPORATIVISMO 

ne clericale (Q , , -). L’impatto della tato e subordinato alla politica). Il termine
Controriforma finisce quindi per spiegare “polizia” è infatti inteso da G. in senso lar-
non solo la tardiva affermazione storica del- go, come chiariscono altri luoghi dei Q (Q ,
la borghesia capitalistica e individualistica , -). In particolare, analizzando le mo-
(l’«eresia liberale» di Q , , ) e l’anco- derne forme della politica a partire dalla
ra più tarda affermazione di una cultura pro- Francia di Napoleone III, egli chiarisce che
priamente nazionale, ma anche, implicita- “polizia” non si lega solo al «servizio statale
mente, la propensione italiana a casi più re- destinato alla repressione della delinquen-
centi di autoritarismo. Effetto della Contro- za», ma anche all’«insieme delle forze orga-
riforma in Italia è, ancora, l’insanabile diva- nizzate dallo Stato e dai privati per tutelare
rio tra cultura (e lingua) intellettuale e po- il dominio politico ed economico delle clas-
polare (Q , , ). Per quanto antimoder- si dirigenti» (Q , , ). Di conseguenza,
na, «la Controriforma, come tutte le Restau- «interi partiti “politici” e altre organizzazio-
razioni, non poté non essere che un com- ni economiche o di altro genere devono es-
promesso [...] tra il vecchio e il nuovo» (Q , sere considerati organismi di polizia politi-
, ): elementi di novità e progresso con- ca, di carattere investigativo e preventivo»
vivono come “forme” della modernità in un (ivi, -). Si tratta dunque di un’accezione
ambiente controriformista in cui è il vecchio classica del termine, quella che si ritrova nel-
ordine a essere restaurato. la Filosofia del diritto di Hegel, con tutta
probabilità fonte di G. Ed è un’accezione
ROBERTO DAINOTTO
che coglie pienamente la complessità del-
V. «calvinismo», «Chiesa cattolica», «cristianesi- l’ordinamento sindacale fascista, nel quale
mo», «intellettuali italiani», «latino e greco»,
alla soppressione delle organizzazioni pree-
«Lutero e luteranismo», «religione», «Riforma»,
«Weber».
sistenti si affianca la parallela costruzione di
un nuovo ordinamento, fondato sulla pre-
senza del sindacato unico legalmente rico-
corporativismo
nosciuto e quindi sull’estensione della sfera
La riflessione sul corporativismo fasci- di applicazione del diritto pubblico e della
sta che G. sviluppa nei Q non si limita – di- struttura amministrativa dello Stato.
versamente da molti dei contributi prodotti Il corporativismo naturalmente non è
dalla cultura antifascista prima e poi dalla soltanto polizia economica, sebbene, scrive
storiografia – a denunciare il fallimento di G. nell’estate del , «l’elemento negativo
quell’esperimento istituzionale. L’analisi dei della “polizia economica” ha avuto finora il
Q sottolinea infatti la pluralità dei motivi e sopravvento sull’elemento positivo dell’esi-
dei processi in cui il corporativismo si so- genza di una nuova politica economica» (Q
stanzia: la rilevanza del nuovo ordinamento , , ). Il corporativismo dunque è – o
sindacale ovvero la funzione di «polizia eco- potrebbe essere – anche «politica economi-
nomica» (Q , , -); il legame tra legi- ca» (ibid.). In quanto tale è concepito in fun-
slazione corporativa e “americanismo” e tra zione dell’adattamento in Italia del modello
ideologia corporativa e consenso dei ceti me- americano e dell’«economia programmati-
di; il lento emergere di nuovi modelli di me- ca» (Q , , ). Può infatti costituire la
diazione tra istituzioni e istanze sociali sosti- «forma giuridica» per un «rivolgimento tec-
tutivi dei tradizionali sistemi parlamentari. nico-economico» (Q , , ) su larga sca-
Il corporativismo si presenta innanzitut- la e, di conseguenza, si riconnette alla possi-
to come azione di “polizia economica”, vale bilità di introdurre in Italia le innovazioni
a dire come repressione della conflittualità e del taylorismo e del fordismo e, più in gene-
della libertà di organizzazione, irreggimen- rale, quel complesso di fenomeni di moder-
tazione delle strutture organizzative, ma an- nizzazione economica e sociale ricompresi
che, al tempo stesso, come riconoscimento nella categoria di “americanismo”. G. sin
del valore pubblico del sindacato (sebbene dal  rileva questi nessi potenziali, esclu-
di un sindacato nei fatti in gran parte svuo- dendo però di fatto la possibilità di una loro
 CORPORATIVISMO

traduzione pratica. Solo a partire dal , profitto» (Q  I, , ). Il corporativismo e


quando è ormai evidente l’estensione e la l’economia programmata renderebbero pos-
profondità della crisi economica, inizia (co- sibile «sviluppare le forze produttive dell’in-
me attestano numerose varianti tra testi di dustria sotto la direzione delle classi dirigen-
prima e seconda stesura), sebbene ancora in ti tradizionali» (ibid.).
forma dubitativa, a intravedere nel corpora- D’altra parte, non sfugge a G. come gli
tivismo una concreta condizione per l’adat- stessi processi innescati dalla crisi economica
tamento in Italia del modello americano di dei primi anni Trenta creino le condizioni per
società industriale. una trasformazione di questo genere. Con la
È dunque in questo quadro analitico che costituzione dell’IRI e l’acquisizione da parte
si situa la riflessione gramsciana sul corpora- dello Stato della proprietà di una parte signi-
tivismo come politica economica. È una ri- ficativa dell’apparato produttivo e creditizio
flessione già introdotta nel Q  (che risale al nazionale, lo Stato viene «ad essere investito
), ripresa in singoli punti dei Q  e  e di una funzione di primordine nel sistema ca-
sviluppata poi nel Q  (Americanismo e for- pitalistico, come azienda (holding statale)
dismo) e nella quale, come detto, il corpora- che concentra il risparmio da portare a di-
tivismo viene legato strettamente al fordi- sposizione dell’industria e dell’attività priva-
smo, viene anzi a costituire (soprattutto nel- ta, come investitore a medio e lungo termine»
le note scritte a partire dal ) una delle (Q , , -). Diventa di conseguenza ne-
condizioni della possibile razionalizzazione cessario mettere in atto programmi raziona-
fordista nel quadro di un paese industriale lizzatori. Una volta assunta «per necessità
periferico: «una delle condizioni, non la sola economiche imprescindibili» la funzione del
condizione e neanche la più importante», ma finanziatore, del banchiere, lo Stato non può
«la più importante delle condizioni imme- «disinteressarsi» dell’organizzazione della
diate» (Q , , ). Il corporativismo costi- produzione e dello scambio, perché «se ciò
tuirebbe la cornice istituzionale dell’econo- avvenisse, la sfiducia che oggi colpisce l’in-
mia programmata, cioè di un’«“economia dustria e il commercio privato» lo «travolge-
media” tra quella individualistica pura e rebbe». Lo Stato «è così condotto necessa-
quella secondo un piano in senso integrale». riamente a intervenire per controllare se gli
In questo senso, il corporativismo appare a investimenti avvenuti per il suo tramite sono
G. la «forma economica» assunta dalla «“ri- bene amministrati» e, al tempo stesso, a rior-
voluzione passiva”» rappresentata dal fasci- ganizzare l’apparato produttivo «per svilup-
smo, perché potrebbe rendere possibile «il parlo parallelamente all’aumento della popo-
passaggio a forme politiche e culturali più lazione e dei bisogni collettivi» (ivi, ). G.
progredite senza cataclismi radicali e distrut- dunque individua nel nesso corporativismo-
tivi in forma sterminatrice» (Q , , ). Il razionalizzazione (nesso potenziale e non già
fascismo (e in ciò risiede il suo carattere di ri- dato) una chiave di lettura efficace, che ri-
voluzione passiva) sarebbe in grado di attua- chiama più volte. È infatti proprio ponendo
re un profondo cambiamento della struttura al centro quel nesso che può collocare la sua
economica senza alterare le preesistenti ge- analisi del fascismo e del corporativismo ita-
rarchie sociali: «Si avrebbe una rivoluzione liano nel quadro dei processi più generali che
passiva nel fatto che per l’intervento legisla- investono le società occidentali.
tivo dello Stato e attraverso l’organizzazione Deriva probabilmente da qui la scelta di
corporativa, nella struttura economica del assumere come punto di riferimento critico
paese verrebbero introdotte modificazioni quegli autori che più nettamente pongono al
più o meno profonde per accentuare l’ele- centro il rapporto tra razionalizzazione, mo-
mento “piano di produzione”, verrebbe ac- dernizzazione industriale e corporativismo.
centuata cioè la socializzazione e cooperazio- Ugo Spirito, Arnaldo Volpicelli e il gruppo
ne della produzione senza per ciò toccare (o da loro raccolto intorno alla rivista “Nuovi
limitandosi solo a regolare e controllare) Studi di Diritto, Economia e Politica” rap-
l’appropriazione individuale e di gruppo del presentano il principale contraltare critico.
CORPORATIVISMO 

G. considera le loro concezioni corporative Q del valore relativo che avrebbe la piena
utopiche e astratte; vi vede però anche un se- realizzazione del progetto corporativo.
gno dei tempi, riconosce cioè a Spirito e agli Questo è infatti anche un elemento della po-
autori di “Nuovi Studi” di aver intuito la litica demagogica del fascismo, rivolto in
portata dei profondi cambiamenti in atto. particolare a conquistare il consenso dei ce-
Analoghi spunti sono forniti a G. da Nino ti medi. In questo senso G. sostiene addirit-
Massimo Fovel, nei cui scritti – conosciuti tura che la realizzazione pratica dell’orga-
solo indirettamente – il corporativismo è nizzazione corporativa come veicolo di in-
configurato come un’“economia di produt- troduzione dell’«economia secondo un pia-
tori”, in cui si realizzerebbe un’elisione del- no» ha un «valore relativo». Una funzione
la rendita e in cui la corporazione assume- rilevante è infatti svolta dal corporativismo
rebbe un’evidente funzione razionalizzatri- in quanto ideologia, perché avrebbe la fun-
ce. Anche in questo caso vi si può scorgere zione di «creare un periodo di attesa e di
un’idea del corporativismo come «premessa speranze, specialmente in certi gruppi socia-
per l’introduzione in Italia dei sistemi ame- li italiani, come la grande massa dei piccoli
ricani più avanzati nel modo di produrre e di borghesi urbani e rurali, e quindi a mante-
lavorare» (Q , , ). nere il sistema egemonico e le forze di coer-
G. è comunque consapevole del fatto cizione militare e civile a disposizione delle
che le declinazioni fordiste del corporativi- classi dirigenti tradizionali». L’ideologia
smo – per quanto eclatanti – non sono affat- corporativa dunque «servirebbe come ele-
to rappresentative dell’intero dibattito. Va mento di una “guerra di posizione” nel cam-
infatti sottolineato che il legame stabilito tra po economico (la libera concorrenza e il li-
americanismo e corporativismo è sostenuto bero scambio corrisponderebbero alla guer-
da G. in forma dubitativa: non indica un da- ra di movimento) internazionale, così come
to di fatto ma una tendenza dagli esiti non la “rivoluzione passiva” lo è nel campo poli-
scontati. Non solo, ma nei Q sono sviluppa- tico» (Q  I, , -). In questo senso, il
ti tre ulteriori passaggi, che rendono ancora corporativismo non è né un bluff né una vel-
più complessa l’analisi del nesso tra corpo- leitaria forzatura, ma semmai anche un’abi-
rativismo e razionalizzazione capitalistica. Il le politica culturale rivolta principalmente
primo è costituito dal fatto che i filoni fordi- verso i ceti medi. L’enfasi posta sulla “terza
sti e “progressivi” dell’ideologia corporativa via” – alternativa sia al capitalismo sia al so-
sono interpretati sì come un segno dei tem- cialismo – corrisponde infatti alla duplice
pi, ma senza mai dimenticare che le loro diffidenza della piccola borghesia verso le
aspirazioni non sono generalmente condivi- grandi concentrazioni capitalistiche e verso
se e che anzi sono «antagoniste» alla «parte i lavoratori salariati, diffidenza che si acuisce
conservatrice» e non certo minoritaria del enormemente durante la grande crisi.
fascismo (Q , , ). È indicativo che G. Se il corporativismo come ideologia e
generalmente parli di quelle aspirazioni uti- politica culturale rispecchia dunque l’anima
lizzando il condizionale, a voler sottolineare piccolo borghese del fascismo, le politiche
proprio il carattere di processo e l’esito non concretamente attuate vanno in ben diversa
scontato. Il secondo sta nella consapevolez- direzione: «Ne consegue che teoricamente
za della lentezza ed estrema gradualità della lo Stato pare avere la sua base politico-so-
costruzione dell’apparato corporativo, che ciale nella “piccola gente” e negli intellet-
«potrebbe procedere a tappe lentissime, tuali, ma in realtà la sua struttura rimane
quasi insensibili, che modifichino la struttu- plutocratica e riesce impossibile rompere i
ra sociale senza scosse repentine» (Q , , legami col grande capitale finanziario» (Q
). I tortuosi percorsi istituzionali che , , ). La contraddizione interna del
precedono le principali realizzazioni del corporativismo riflette quella, più generale,
nuovo sistema istituzionale stanno a testi- del fascismo e delle politiche da questo po-
moniarlo. Il terzo aspetto, infine, è da rin- ste in essere: finalizzate, come si è visto, a
tracciare nella consapevolezza espressa nei rendere compatibile lo sviluppo delle forze
 CORRADINI , ENRICO

produttive – potenzialmente dirompente rio della capacità di esprimere rappresen-


perché ad esso si lega una redistribuzione tanza) l’abolizione non tanto del parlamen-
delle risorse e l’espulsione dal mercato di to quanto, più in generale, del sistema par-
numerosi soggetti – e la conservazione degli lamentare risulta antistorica. Laddove ciò è
equilibri sociali esistenti. stato tentato, come nell’Italia fascista o in
Il tema del corporativismo si collega an- Unione Sovietica, modalità parlamentari si
che al profilarsi di una nuova forma di rap- sono, più o meno sotterraneamente, reintro-
presentanza in grado di sostituire quella in- dotte nello svolgimento della vita politica e
dividualistica dei regimi liberaldemocratici. istituzionale. Si è andato così affermandosi
Già all’inizio degli anni Venti G. si era sof- quello che G. chiama «parlamentarismo
fermato sul progressivo svuotamento del “implicito” [e “tacito”]» o «“parlamentari-
parlamento quale luogo di formazione della smo nero”» («cioè funzionante come le
decisione politica: aveva infatti evidenziato “borse nere” e il “lotto clandestino” dove e
il carattere ormai di «corpo consultivo» del quando la borsa ufficiale e il lotto di Stato
parlamento stesso, «senza potere di iniziati- sono per qualche ragione tenuti chiusi»).
va e di controllo» (Il parlamento italiano,  Questo diverso «parlamentarismo» risulta
marzo , in SF ), e aveva analizzato il «molto più pericoloso che non quello espli-
«trasferimento di poteri», «singolare dal cito, perché ne ha tutte le deficienze senza
punto di vista costituzionale», dal parla- averne i valori positivi», perché privo delle
mento al Consiglio superiore del lavoro e nel regole e delle tradizioni di cui dispone que-
contempo denunciato la «vanità delle acca- st’ultimo. Nell’Italia fascista il «parlamenta-
demie “paritetiche”, la grottesca vanità del- rismo nero», o «“implicito”», assume i con-
le aspirazioni e dei tentativi di collaborazio- notati proprio di un «ritorno al “corporati-
ne» (Il controllo operaio al consiglio del lavo- vismo”». Un ritorno da intendere non «nel
ro,  marzo , in SF -). Nei Q l’analisi senso “antico regime”», ma «nel senso mo-
viene spinta più avanti, assumendo proba- derno della parola, quando la “corporazio-
bilmente come implicito interlocutore pole- ne” non può avere limiti chiusi ed esclusivi-
mico la campagna sulla “fine del parlamen- sti, come era nel passato; oggi è corporativi-
to” lanciata dal  da “Critica fascista”, la smo di “funzione sociale”, senza restrizione
rivista del fascismo più agguerrita cultural- ereditaria o d’altro» (ivi, -).
mente, diretta da Giuseppe Bottai. G. sotto- B IBLIOGRAFIA : D E F ELICE ; G A -
linea come al ridimensionamento o all’elimi- GLIARDI ; MACCABELLI ; MANGONI
nazione del parlamento non corrisponda af- ; SALSANO ; RAFALSKI .
fatto il ridimensionamento o l’eliminazione
del parlamentarismo: «Si vuole, a parole, far ALESSIO GAGLIARDI
credere che alla critica rappresentata dalla V. «americanismo», «capitalismo di Stato», «cor-
“libera” lotta politica nel regime rappresen- porativismo», «fascismo», «fordismo», «ideolo-
gia», «parlamentarismo nero», «parlamento»,
tativo, si è trovato un equivalente, che, di
«polizia», «rivoluzione passiva», «Spirito», «tay-
fatto, se applicato sul serio, è più efficace e lorismo».
produttivo di conseguenze dell’originale»
(Q , , ), scrive all’inizio di una nota,
Corradini, Enrico
la cui stesura è datata al marzo  (e che si-
gnificativamente prende avvio con un riferi- Il maggiore esponente del nazionalismo
mento all’URSS). «Si vuole far credere», ap- italiano, Enrico Corradini, viene associato da
punto, ma la realtà è assai più complessa: in- G. al tipo «retorico sentimentale, oratore
fatti, «non è stato osservato finora che di- delle grandi occasioni» (Q , , ); la sua
struggere il parlamentarismo non è così faci- opera letteraria, «non arte e anche cattiva po-
le come pare». litica, cioè semplice rettorica ideologica» (Q
Senza un pieno superamento dell’indivi- , , ), lo colloca nell’ambito del «Bre-
dualismo (cioè della centralità dell’indivi- scianesimo» (Q , , ). Ma G. menziona
duo separato e generico, autentico deposita- Corradini anzitutto in relazione alla politica
COSCIENZA 

estera, per un verso «astratta rivendicazione meno sono anche, in una certa misura, di cor-
imperiale contro tutti» (Q ,  ), per l’al- ruzione e dissoluzione morale», riferendosi ai
tro significativa in riferimento al «concetto di personalismi o ai settarismi per cui «ogni
nazione proletaria» (Q , , ) in lotta con gruppetto interno di partito crede di avere la
le nazioni plutocratiche e capitaliste (Q , , ricetta per arrestare l’indebolimento dell’in-
). Assieme a varie personalità politiche, tero partito» (Q , , ). Dello stesso tono è
Corradini cercò «di cristallizzare intorno ai un appunto sull’emigrazione italiana, in cui la
problemi della politica estera e dell’emigra- «corruzione» è sinonimo di «decomposizio-
zione le correnti meno pacchiane del tradi- ne politica e morale» (Q , , ).
zionale patriottismo» italiano (Q , , ). Accanto a questa accezione generale ve
Dinanzi all’apoliticismo «verniciato di retto- n’è però una più specifica che rimanda la
rica nazionale verbosa» degli scrittori italia- causa della corruzione a un preciso modo di
ni, G. riteneva «più simpatici Enrico Corra- organizzazione del potere in Italia. Scrive G.
dini e il Pascoli col loro nazionalismo con- che «tra il consenso e la forza sta la corru-
fessato e militante», che in Corradini si espri- zione-frode [...] cioè lo snervamento e la pa-
meva in «programmi ben razionalizzati» (Q ralisi procurati all’antagonista o agli antago-
, , ). Il concetto di “proletario” ven- nisti con l’accaparrarne i dirigenti» (Q , ,
ne trasposto da Corradini «dalle classi [...] ): una pratica che lo Stato italiano svolge
alle nazioni» (Q , , ), sostenendo che la prevalentemente nel Mezzogiorno, attraver-
«“proprietà nazionale”» (ibid.) italiana si do- so «misure politiche: favori personali al ceto
vesse espandere a partire dalla presenza di dei paglietta o pennaioli [...] cioè incorpora-
immigrati italiani nei paesi esteri (Q , , mento a “titolo personale” degli elementi
-). Tuttavia, osserva G., «la povertà di un più attivi meridionali nelle classi dirigenti,
paese è relativa ed è l’“industria” dell’uomo con particolari privilegi “giudiziari”, impie-
– classe dirigente – che riesce a dare a una na- gatizi ecc.» (Q , , ). Questo «fenomeno
zione una posizione nel mondo e nella divi- di corruzione» serve a sterilizzare quello
sione internazionale del lavoro; l’emigrazio- «strato che avrebbe potuto organizzare il
ne è una conseguenza della incapacità della malcontento meridionale», tanto da farlo di-
classe dirigente a dar lavoro alla popolazione ventare «uno strumento della politica set-
e non della povertà nazionale» (Q , , ) tentrionale» (ibid.). In questa accezione il fe-
ed è da G. collegata alla «quistione meridio- nomeno della corruzione, da sinonimo di
nale» (Q , , ). In definitiva, il «mito di decomposizione morale, diventa pratica po-
una missione dell’Italia rinata in una nuova litica strategica, ricollegandosi in G. alle ri-
Cosmopoli europea e mondiale» è «verbale e flessioni sul trasformismo e sulle trasforma-
retorico, fondato sul passato» (Q , , ). zioni molecolari.
MANUELA AUSILIO MICHELE FILIPPINI
V. «apoliticismo, apoliticità», «brescianesimo», V. «consenso», «crisi di autorità», «forza», «Mez-
«emigrazione», «imperialismo», «nazionalismo», zogiorno», «molecolare», «quistione meridiona-
«Pascoli», «quistione meridionale». le», «trasformismo».

corruzione coscienza
La corruzione è vista da G. sotto due di- Il termine si riferisce al grado di «intel-
versi aspetti fra loro complementari. Da una ligenza» che l’uomo, come singolo o come
parte sta a indicare, in un senso più generale, gruppo, acquista di rapporti sociali necessa-
un elemento delle fasi di «crisi del principio ri dati e, al tempo stesso, alle modificazioni
di autorità», come quella seguita alla prima pratiche che acquisire tale intelligenza com-
guerra mondiale, in cui «l’apparato egemoni- porta: avere coscienza «più o meno profon-
co si screpola e l’esercizio dell’egemonia di- da (cioè conoscere più o meno il modo con
venta sempre più difficile». In questo conte- cui si possono modificare)» tali rapporti
sto G. rileva come «le forme di questo feno- «già li modifica» (Q  II, , ). La co-
 COSCIENZA

scienza di ciò che «è realmente» comincia ), dall’altro la coscienza reagisce (e serve
con l’«elaborazione critica» di «un’infinità a reagire) su di essi modificandoli. Con lo
di tracce» che il «processo storico finora «sviluppo politico del concetto di egemonia»
svoltosi» ha lasciato nell’individuo e quindi (Q , , ) si approfondisce anche il con-
col fare l’«inventario» di ciò che si è accolto cetto di coscienza: «La realizzazione di un
acriticamente (Q , , ). G. parte dall’i- apparato egemonico, in quanto crea un nuo-
dea di origine marxiana (Tesi su Feuerbach) vo terreno ideologico, determina una riforma
dell’uomo concepito come «una serie di rap- delle coscienze e dei metodi di conoscenza, è
porti attivi (un processo) in cui se l’indivi- un fatto di conoscenza, un fatto filosofico»
dualità ha la massima importanza, non è (Q  II, , ). Connessa a questa idea va
però il solo elemento da considerare» (Q  letta la seguente, con la quale si capisce che
II, , ). L’occhio di G. è simultaneamen- ogni tentazione solipsistica viene da G. rifiu-
te ai rapporti del presente e del passato; il tata, legando egli lo sviluppo della coscienza
suo sguardo è sincronico, diacronico e gene- e della personalità individuali alla relazione
tico: «non basta conoscere l’insieme dei rap- attiva con la natura e gli altri uomini, in una
porti in quanto esistono in un momento da- dinamica che può essere di interiore rivolu-
to come un dato sistema, ma importa cono- zione passiva o attiva: «Si crea la propria per-
scerli geneticamente, nel loro moto di for- sonalità: ) dando un indirizzo determinato e
mazione, poiché ogni individuo non solo è la concreto (“razionale”) al proprio impulso vi-
sintesi dei rapporti esistenti ma anche della tale o volontà; ) identificando i mezzi che
storia di questi rapporti, cioè è il riassunto di rendono tale volontà concreta e determinata
tutto il passato». Di qui la necessità di «ela- e non arbitraria; ) contribuendo a modifica-
borare una dottrina in cui tutti questi rap- re l’insieme delle condizioni concrete che
porti [necessari, ndr] sono attivi e in movi- realizzano questa volontà nella misura dei
mento, fissando ben chiaro che sede di que- propri limiti di potenza e nella forma più
sta attività è la coscienza dell’uomo singolo fruttuosa. L’uomo è da concepire come un
che conosce, vuole, ammira, crea, in quanto blocco storico di elementi puramente indivi-
già conosce, vuole, ammira, crea ecc. e si duali e soggettivi e di elementi di massa e og-
concepisce non isolato ma ricco di possibi- gettivi o materiali coi quali l’individuo è in
lità offertegli dagli altri uomini e dalla so- rapporto attivo. Trasformare il mondo ester-
cietà delle cose, di cui non può non avere no, i rapporti generali, significa potenziare se
una certa conoscenza» (ivi, -). Con ciò stesso, sviluppare se stesso. Che il “migliora-
entra in gioco il concetto di “ideologia” – col mento” etico sia puramente individuale è il-
suo valore «gnoseologico» (Q , , ) e lusione ed errore: la sintesi degli elementi co-
“psicologico”: il «terreno in cui gli uomini si stitutivi dell’individualità è “individuale”, ma
muovono, acquistano coscienza della loro essa non si realizza e sviluppa senza un’atti-
posizione, lottano ecc.» (Q , , -), nel vità verso l’esterno, modificatrice dei rappor-
suo intimo nesso col linguaggio (v. già Q , ti esterni, da quelli verso la natura a quelli
, ) – inteso, insieme, come competenza e verso gli altri uomini in vari gradi, nelle di-
tecnica intellettuale da acquistare e, even- verse cerchie sociali in cui si vive, fino al rap-
tualmente, da (ri-)elaborare (Q ,  e Q ). porto massimo, che abbraccia tutto il genere
La coscienza reale di ciò che si è, in quan- umano. Perciò si può dire che l’uomo è es-
to si plasma sul terreno ideologico-linguisti- senzialmente “politico”, poiché l’attività per
co, è assunta come «momento necessario» trasformare e dirigere coscientemente gli al-
per il «rovesciamento della praxis» (Q  II, tri uomini realizza la sua “umanità”, la sua
.XII, ), ossia acquista nuovo significato “natura umana”» (Q  II, , ).
alla luce della traduzione in termini teorici Ora, se la coscienza non è separabile da-
della prassi rivoluzionaria di Lenin. Se dun- gli uomini e dalla loro storia, essa non può es-
que da un lato «la “natura” dell’uomo è l’in- sere un’entità statica e neppure unica («l’in-
sieme dei rapporti sociali che determina una sieme dei rapporti sociali è contradditorio in
coscienza storicamente definita» (Q , , ogni momento ed è in continuo svolgimento,
COSMOPOLITISMO 

sicché la “natura” dell’uomo non è qualcosa , , ). «La comprensione critica di se
di omogeneo per tutti gli uomini in tutti i stessi avviene quindi attraverso una lotta di
tempi», Q , , -). Ci sono, anzi, «di- “egemonie” politiche, di direzioni contra-
verse coscienze» (Q , , ) e contradditto- stanti, prima nel campo dell’etica, poi della
rie a seconda della diversità e della contrad- politica, per giungere a una elaborazione su-
dittorietà dei rapporti sociali. A questo pro- periore della propria concezione del reale»
posito, «si pone il problema del come si ma- (Q , , ).
nifesta» la «contraddizione» della coscienza La nascita di una «coscienza critica» se-
e, soprattutto, «del come possa essere pro- gna il fiorire di una nuova «individualità» in
gressivamente ottenuta l’unificazione: si ma- lotta contro un dato «conformismo» (Q ,
nifesta nell’intero corpo sociale, con l’esi- , -), sicché senza la coscienza che ela-
stenza di coscienze storiche di gruppo (con bora i rapporti sociali necessari, senza cioè
l’esistenza di stratificazioni corrispondenti a «l’elaborazione superiore della struttura in
diverse fasi dello sviluppo storico della ci- superstruttura nella coscienza degli uomi-
viltà e con antitesi nei gruppi che corrispon- ni», o «“catarsi”», non vi può essere passag-
dono a uno stesso livello storico) e si manife- gio da «necessità» a «libertà» (Q  II, ,
sta negli individui singoli come riflesso di ). Tutto ciò comporta evidentemente la
una tale disgregazione “verticale e orizzonta- necessità di considerare l’ideologia come
le”. Nei gruppi subalterni, per l’assenza di elemento necessario all’azione trasformatri-
autonomia nell’iniziativa storica, la disgrega- ce collettiva, e la coscienza come centro di
zione è più grave e più forte la lotta per libe- questa trasformazione.
rarsi dai principii imposti e non proposti nel
ROCCO LACORTE
conseguimento di una coscienza storica au-
tonoma» (Q , , , Testo C). Dall’osser- V. «catarsi», «egemonia», «ideologia», «Lenin»,
«persona», «spirito di scissione», «soggettività»,
vazione che i subalterni, e nella fattispecie «subalterno, subalterni», «traducibilità».
l’«uomo attivo di massa», hanno «due co-
scienze teoriche (o una coscienza contrad-
cosmopolitismo
dittoria)» – per cui una coscienza «superfi-
cialmente esplicita» o «concezione “verba- «Gli intellettuali italiani sono “cosmo-
le”» per un verso riannoda quest’ultimo a un politi”, non nazionali» (Q , , ), scrive
dato gruppo dominante e influisce sulla sua G. nel Q , ponendo le fondamenta di quel-
«condotta morale» e sull’indirizzo della sua la analisi complessa che riguarda le radici
«volontà», per l’altro è in contraddizione dell’idea di nazione, il percorso storico che
con la coscienza «implicita» nel suo operare, ha portato alla separatezza in Italia delle
la quale «realmente lo unisce a tutti i suoi classi colte dai ceti popolari, il modo attuale
collaboratori nella trasformazione pratica di pensare la nazione formata. Funzione co-
della realtà» (Q , , ) – segue che per smopolita degli intellettuali italiani è il titolo
G. la coscienza è un processo (come si è vi- di una rubrica che percorre i Q dall’inizio al-
sto, molteplice e multiforme e non – ideali- la fine e che è parte dell’ossatura più profon-
sticamente – avente una direzione prefissata) da dell’intero programma di ricerca gram-
in alcune fasi del quale la coscienza non si è sciano. La più tradizionale cultura naziona-
ancora elaborata come nuovo linguaggio ver- le italiana non è per la sua antichità più au-
bale proprio di un gruppo e tale da esprime- toctona. La base materiale di questa cultura
re ed elaborare in forma esplicita, organica, italiana, infatti, non era in Italia, perché tale
coerente e omogenea i nuovi bisogni espres- cultura è «la continuazione del “cosmopoli-
si a livello dell’operare. Perciò è necessario tismo” medievale, legato alla Chiesa e al-
avviare la fase dell’«elaborazione critica», l’Impero, concepiti universali» (ibid.), «con
ovvero, quell’«inventario» di cui sopra, inte- sede “geografica” in Italia», come G. preci-
so come un «“conosci te stesso”» (ivi, ), serà nella destinazione definitiva di questa
ossia lavorare a produrre il «passaggio dal sa- importante nota, il quaderno su Benedetto
pere al comprendere al sentire e viceversa» (Q Croce (Q  II, , ). Fu Cesare, ricostrui-
 COSMOPOLITISMO

sce G. attraverso Svetonio, a determinare un che ha invece avuto nove secoli per diffe-
accentramento degli intellettuali nella capi- renziare nazionalmente il suo universalismo,
tale dell’impero, creando una categoria di smussandone le occasionali contraddizioni
produttori di cultura imperiale e modifican- con i nazionalismi, sebbene in modo non
do anche la relazione della classe colta, in sempre agevole, come nel caso della Germa-
origine composta da liberti greci e orientali, nia hitleriana (Q , ; Q , ; Q , , -
con la classe dirigente romana: determinan- ). Di non minore importanza è l’osserva-
do cioè il passaggio da «un regime aristocra- zione del fenomeno opposto, o meglio reci-
tico-corporativo a uno democratico-buro- proco: quello relativo al modo in cui agisce
cratico». Da quel momento, e fino al Sette- per alcuni gruppi sociali la “razza” nella for-
cento, tutta la storia dell’intellettualità laica mazione del senso di nazione in un ambito
e del clero sarebbe stata segnata dalla sua cosmopolita. È il caso degli intellettuali neri
non organicità allo sviluppo sociale popola- d’America, che assorbono in tutto la cultura
re (Q , , ); e dopo il Settecento, con il americana, e per i quali G. prefigura possi-
decadere della positività della funzione co- bili vari esiti futuri, fra cui quello che essi si
smopolita, il perdurare di una condizione rendano promotori di un movimento che
divenuta ormai anacronistica sarebbe stato faccia della Liberia «la Sion dei negri ameri-
storicamente dannoso, se è vero che ancora cani, con la tendenza a porsi come il Pie-
oggi l’intellettuale tipico moderno «si sente monte africano» (Q , , ). Gli ebrei ita-
legato più ad Annibal Caro o a Ippolito Pin- liani, invece, rappresentano un caso storico
demonte che a un contadino pugliese o sici- significativo in relazione alla formazione
liano» (Q , , ). della coscienza nazionale. Concordando con
Di grande importanza, nell’ambito del un articolo di Arnaldo Momigliano, G. ritie-
tema della condizione intellettuale rispetto ne infatti che «la coscienza nazionale si co-
al resto della società, che è il cuore del bre- stituì e doveva costituirsi dal superamento di
ve e denso Q , appare a G. la necessità di due forme culturali: il particolarismo muni-
ricostruire, intorno alla questione del co- cipale e il cosmopolitismo cattolico» (Q ,
smopolitismo, il modo in cui civiltà diverse , ). Il superamento del cosmopolitismo
hanno assorbito culture subalterne o sono cattolico avrebbe comportato per gli ebrei la
state assorbire da culture dominanti, ovvero manifestazione di una nazionalizzazione, di
il modo in cui hanno cercato di diventare un loro “disebreizzarsi” almeno nella misu-
parte di quelle culture. Così G. si interroga ra in cui per i piemontesi e i napoletani tale
su come i grandi imperi abbiano “usato” il superamento avrebbe comportato la perdita
cosmopolitismo come elemento del nazio- della loro regionalità (ibid.). La formazione
nalismo: oltre che di Roma, è il caso dell’im- dello spirito nazionale, dunque, viene vista
pero di Alessandro il Macedone (Q , , da G. per l’Italia non solo come un “amplia-
), ma anche dell’Impero russo di Pietro il mento” dell’orizzonte della regione o del
Grande e della Cina attuale. Non mancano piccolo Stato, o della confessione-comunità,
considerazioni sull’India e sull’islam, ma an- come del caso degli ebrei, ma anche come
che sul Giappone, e sono abbozzi di ragio- “restringimento” dell’orizzonte sopranazio-
namento che, pur in mancanza di elementi nale di matrice prima imperiale, poi papale
sufficienti alla valutazione, cercano di com- e da ultimo illuminista.
prendere l’evoluzione possibile di queste Cosmopolitismo forma con nazionale-
grandi concentrazioni territoriali e geopoli- popolare una coppia oppositiva; le due no-
tiche rispetto all’avanzata della modernizza- zioni sono in una connessione strettissima,
zione capitalistica – che è per sua natura co- teorica e storica. Gli intellettuali italiani so-
smopolita – anche in relazione alle religioni no cosmopoliti e perciò non nazionali-po-
tradizionali locali e alla loro capacità e ne- polari ma, nello stesso tempo, l’orgoglio per
cessità di riadattarsi alla realtà del nuovo il prestigio internazionale della loro cultura
modello produttivo in tempi molto più ve- fondata sull’universalismo è stato la base per
loci di quanto sia accaduto al cattolicesimo, lo sviluppo di un nazionalismo sciovinista e
COSMOPOLITISMO 

retorico, che ha prodotto un’idea di Stato da qualunque corte europea che avesse ga-
unitario rivelatasi più astratta in coloro che, rantito loro la possibilità di lavorare (Q ,
in nome del legame con la cultura della pro- , -). Nel Settecento, poi, l’ultima epo-
pria nazione, meno erano disposti a guarda- ca storica in cui il cosmopolitismo degli in-
re alle esperienze straniere, che erano invece tellettuali italiani ha costituito una funzione
più concretamente nazionali e perciò stori- positiva in Europa, G. ricorda con Carlo
camente fondate. È la doppia faccia del gia- Calcaterra che un intellettuale come Alga-
cobinismo, quel paradosso che spinge G. ad rotti aveva acquistato opere d’arte in Italia
affermare che i tradizionali criteri di valuta- per arricchire la galleria d’arte di Dresda, di
zione del Risorgimento devono essere capo- cui era provveditore per Augusto III di Sas-
volti: giacobini in senso deteriore devono es- sonia: in questo modo egli non aveva la col-
sere considerati «i rappresentanti della cor- pa di aver impoverito le collezioni delle cor-
rente tradizionale, [...] che realmente vo- ti italiane, ma piuttosto il merito, secondo l’i-
gliono applicare all’Italia schemi intellettua- deologia del tempo, di aver realizzato piena-
li e razionali, elaborati sì in Italia, ma su mente la sua funzione, italiana e cosmopoli-
esperienze anacronistiche e non sui bisogni ta insieme, di propagatore del gusto italiano
immediati nazionali» (Q  II, , ). Se (Q , , ). Eppure, nello stesso periodo
Machiavelli, allora, è stato parte dell’intel- la Francia era già avviata a una funzione co-
lettualità cosmopolita italiana del Rinasci- smopolita dei suoi intellettuali di segno del
mento, non si può negare che egli abbia tutto diverso, una funzione perdurante an-
guardato agli avvenimenti spagnoli, france- cora oggi: «Gli intellettuali francesi espri-
si, inglesi per il suo Principe, ma lo ha fatto mono e rappresentano esplicitamente un
per volgerli alla situazione italiana concreta compatto blocco nazionale, di cui sono gli
(ibid.). Anzi, se intesi in senso «politico-eti- “ambasciatori” culturali, ecc.» (Q , , ).
co» e non artistico, Umanesimo e Rinasci- Ma il nodo del problema, lo si è detto, è
mento hanno avuto in Machiavelli il loro l’interpretazione del Risorgimento. La tradi-
esponente più espressivo, l’intellettuale ca- zione nazionale, su cui si è basata la costru-
pace di comprendere in termini storici reali zione ideologica risorgimentale, «non risale
che la vera continuazione di Roma antica fu all’antichità classica, ma al periodo dal Tre-
la Francia e non l’Italia, e che appunto guar- cento al Seicento e […] fu ricollegata all’età
dare alla Francia era necessario per la «ri- classica dall’Umanesimo e dal Rinascimen-
cerca delle basi di uno “Stato italiano”» (Q to». Una base troppo debole per fondare
, , ). Il Rinascimento può essere con- una nazione moderna, una base priva «del-
siderato, da questo punto di vista «politico- l’elemento politico-militare e politico-eco-
etico», «l’espressione culturale di un pro- nomico» che sono necessari a una ideologia
cesso storico nel quale si costituisce in Italia nazionalista o, diciamo, alla maturazione del
una nuova classe intellettuale di portata eu- concetto di Stato nella sua forma nazionale-
ropea» (Q , , ). Tale classe politica, fin- popolare. Lo «sciovinismo culturale, è que-
ché durò la funzione cosmopolita, si mosse sto: che in Italia una maggior fioritura scien-
sostanzialmente in due direzioni: una inter- tifica, artistica, letteraria ha coinciso col pe-
na, in cui esercitava una funzione cosmopo- riodo di decadenza politica, militare, stata-
lita reazionaria, collegata al papato e basata le» (Q , , - ). «Il Partito d’Azione
sulla “piccola politica”, mirata a non mutare mancò addirittura di un programma concre-
nulla dell’angusta vita degli Stati regionali, e to di governo», proprio perché «era imbe-
una esterna, europea, progressiva, rivolta al- vuto della tradizione retorica della letteratu-
la “grande politica”, creativa e partecipativa ra italiana: confondeva l’unità culturale esi-
della nascita degli Stati nazionali, con con- stente nella penisola – limitata però a uno
tributi tecnici di varia natura (ibid.; v. Q , strato molto sottile della popolazione inqui-
, ). Cellini, Michelangelo, Leonardo, nata dal cosmopolitismo vaticano – con l’u-
per fare nomi eccellenti, erano stati fra gli nità politica e territoriale delle grandi masse
italiani illustri in grado di lasciarsi accogliere popolari che erano estranee a quella tradi-
 COSMOPOLITISMO

zione culturale» (Q , , ). In queste smo sia la forma propria dello spirito nazio-
condizioni non avrebbe mai potuto esercita- nale italiano, così come esso si è venuto for-
re – come infatti non esercitò – la funzione mando da parte della casta degli intellettua-
che era stata dei giacobini francesi, di salda- li e attraverso l’esclusione dei ceti popolari e
re cioè la campagna alla città per garantire delle masse dai processi storici.
un reale sostegno di massa al movimento na- A questo punto, per ipotizzare un’in-
zionale unitario (ibid.). Il cosmopolitismo, versione di tendenza G. tiene opportuna-
dunque, si configura come un fattore deter- mente conto delle condizioni reali in cui l’i-
minante negativo proprio per quegli intel- dea di nazione si è formata in Italia e del fat-
lettuali che durante il Risorgimento erano to che nemmeno il popolo è rimasto del tut-
stati più generosamente impegnati sull’idea to indenne dal modo cosmopolita in cui si
e sulla formazione della nazione con inten- sono radicate le cosiddette tradizioni nazio-
zioni nazionali-popolari, perché proprio sul nali. Immagina perciò un mutamento dei
loro progetto la condizione cosmopolita costumi che non neghi del tutto il cosmo-
anacronistica era destinata ad assumere politismo, ma lo ricrei su basi nuove. Se fi-
maggiormente una forma retorica e illusoria. no a questo momento la tradizione retorica
Se la funzione cosmopolita ha conosciu- ha avuto al centro i miti della patria e della
to per gli intellettuali italiani il suo momen- nazione, con evidenti implicazioni politiche
to più importante nel Rinascimento, tuttavia e militari, nel presente italiano, caratterizza-
G. costruisce il proprio ritratto di Benedet- to da un’espansione finanziaria e capitalisti-
to Croce utilizzando le categorie che gravi- ca, «l’elemento “uomo” o è l’“uomo capita-
tano intorno al concetto di cosmopolitismo. le” o è l’“uomo-lavoro”» (Q , , ). Par-
Croce è non solo l’ultimo uomo del Rinasci- liamo naturalmente di un’epoca, il primo
mento, da questo punto di vista, ma «è riu- Novecento, segnata da una forte emigrazio-
scito a ricreare nella sua personalità e nella ne popolare rivolta in tutte le direzioni. «Il
sua posizione di leader mondiale della cul- cosmopolitismo tradizionale italiano do-
tura quella funzione di intellettuale cosmo- vrebbe diventare un cosmopolitismo di tipo
polita che è stata svolta quasi collegialmente moderno, cioè tale da assicurare le condi-
dagli intellettuali italiani dal Medio Evo alla zioni migliori di sviluppo all’uomo – lavoro
fine del  [...] La funzione del Croce si po- italiano, in qualsiasi parte del mondo egli si
trebbe paragonare a quella del papa cattoli- trovi». «Collaborare a ricostruire il mondo
co» (Q  II, .IV, -), il che significa una economicamente in modo unitario è nella
coincidenza di universalismo e cosmopoliti- tradizione del popolo italiano e della storia
smo in un certo senso; «ciò non vuol dire che italiana, non per dominarlo egemonicamen-
egli non sia un “elemento nazionale”, anche te e appropriarsi del frutto del lavoro altrui,
nel significato moderno del termine, vuol di- ma per esistere e svilupparsi appunto come
re che anche dei rapporti ed esigenze nazio- popolo italiano»: in queste note, che posso-
nali egli esprime specialmente quelli che so- no solo implicitamente alludere al colonia-
no più generali e coincidono con nessi di ci- lismo fascista in Africa, proposte in forma
viltà più vasti dell’area nazionale: l’Europa, definitiva nel Q  dopo un lavorio non pri-
quella che suole chiamarsi civiltà occidenta- vo di passaggi problematici e che attraversa
le, ecc.» (ibid.). Croce, il paradigma stesso diversi testi, G. prefigura le condizioni del
del grande intellettuale tradizionale cosmo- mondo contemporaneo nella sua rete di re-
polita nella contemporaneità, è per G. l’ispi- lazioni in cui il concetto stesso di nazione,
ratore di una sprovincializzazione della cul- come quello di popolo, non è più definibile
tura italiana attraverso lo scambio e il con- negli stessi termini, e nomina anche l’idea
tatto con le idee internazionali, ma appunto, pascoliana della nazione proletaria, un’idea
«nel suo atteggiamento e nella sua funzione che aveva goduto di una certa fortuna pro-
è immanente un principio essenzialmente prio in concomitanza con la prima perce-
nazionale». Anche a questo proposito, in- zione del fenomeno dell’internazionalizza-
somma, G. ribadisce come il cosmopoliti- zione da parte degli intellettuali più avverti-
COSTITUZIONALISMO 

ti. Se il cosmopolitismo è l’altra faccia del se, senza condizioni o limitazioni di origine
nazionale-popolare da un punto di vista popolare, si estendesse a tutta l’Italia» (Q ,
analitico, esso può diventarne una compo- , ), aveva condizionato la vita del regno,
nente interna da un punto di vista previsio- che anzi aveva visto progressivamente affer-
nale. Sarebbe un cosmopolitismo positivo, marsi una «tendenza “costituentesca” alla
a cui partecipano anche gli operai e i conta- rovescia, che dando un’interpretazione re-
dini: un cosmopolitismo, per così dire, na- strittiva dello Statuto minaccia un colpo di
zionale-popolare. Stato reazionario» (Q , , ), sfociata
BIBLIOGRAFIA: BARATTA ; CILIBER- prima nel tentativo giolittiano di «una Co-
TO ; DURANTE . stituente senza la Costituente, senza cioè l’a-
gitazione politica popolare» (Q , , ), in
LEA DURANTE occasione delle elezioni a suffragio universa-
V. «Chiesa cattolica», «Croce», «emigrazione», le del , che pure «ebbero per il popolo
«Francia», «giacobinismo», «intellettuali», «in- un carattere di Costituente» (Q , , ),
tellettuali italiani», «Machiavelli», «nazionale-po-
e poi nel fascismo.
polare», «nazione», «Rinascimento», «Risorgi-
mento», «Umanesimo e nuovo umanesimo». GIUSEPPE COSPITO
V. «Giolitti», «guerra di posizione», «Oriente-
Costituente Occidente», «Risorgimento», «URSS».
Dalle testimonianze dei compagni di
prigionia sappiamo che G., verso la fine del costituzionalismo
, sostenne la necessità di una Costituen- In una nota sulla codificazione del di-
te democratico-repubblicana quale fase in- ritto romano G. accenna al costituzionali-
termedia dal fascismo al socialismo, giudizio smo come compimento di una lunga stagio-
riproposto nel marzo , tramite Sraffa, al- ne giuridica tesa a istituire «un quadro per-
la direzione del partito. Alla luce di ciò si manente di “concordia discorde”, di lotta
chiariscono alcuni riferimenti ellittici dei Q entro una cornice legale», al fine di poter
alla «rivendicazione popolare della eleggibi- «sviluppare le forze implicite nella [...] fun-
lità di tutte le cariche, rivendicazione che è zione storica» (Q , , ) della classe bor-
estremo liberalismo e nel tempo stesso sua ghese. Questo fenomeno è analizzato nelle
dissoluzione (principio della Costituente in Costituzioni europee, come quella «spagno-
permanenza [...])» (Q , , ), al «costi- la del  [...] “esemplare” per l’Europa as-
tuentismo che trapela da tutti i pori di quel- solutista» (Q , , ), quella polacca del
l’Italia “qu’on ne voit pas”» (Q  II , , , «che aveva parecchi punti di contatto
), al «sostegno dato alle ideologie costi- con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
tuentiste» nella contrapposizione fra «la teo- del cittadino» (Q , , ), quella di Mal-
ria della così detta rivoluzione permanente» ta del  (Q , , ). La riflessione di G.
e «il concetto di dittatura democratico-rivo- sul costituzionalismo come concetto ampio
luzionaria» (Q , , ): una Costituente e dinamico prosegue in una nota su Hegel,
sul modello della Russia rivoluzionaria, sia la cui «dottrina [...] sui partiti e le associa-
pure con tutte le differenze tra Oriente e zioni come trama “privata” dello Stato [...]
Occidente, appare un passaggio obbligato doveva servire a dare una maggiore concre-
nella lunga “guerra di posizione” che prelu- tezza al costituzionalismo» (Q , , ). Il
de alla conquista dello Stato e, successiva- costituzionalismo moderno sintetizzato da
mente, alla sua estinzione. Hegel, che «supera già, così, il puro costitu-
Del resto, la mancata convocazione du- zionalismo», è la cornice politica che per-
rante il Risorgimento di un’«assemblea na- mette il «governo col consenso dei governa-
zionale costituente», sul modello francese ti, ma col consenso organizzato, non generi-
dell’Ottantanove, da parte sia del «Partito co e vago quale si afferma nell’istante delle
d’Azione (per congenita incapacità)» sia dei elezioni: lo Stato ha e domanda il consenso,
moderati affinché «la monarchia piemonte- ma anche “educa” questo consenso» (ibid.).
 COSTITUZIONE

La considerazione ampia che G. ha del essere uno dei mezzi più efficaci per com-
fenomeno costituzionale emerge anche dal battere l’astrattismo meccanicistico e il fata-
riferimento al rapporto tra l’esercito e la Co- lismo deterministico» (Q , , ). Que-
stituzione: «non è vero che l’esercito, secon- sta “storicizzazione” delle Costituzioni va
do le costituzioni, non deve mai fare della po- però di pari passo con il rilievo dato ai mec-
litica; l’esercito dovrebbe appunto difendere canismi giuridici che sono alla base dei testi
la costituzione, cioè la forma legale dello Sta- costituzionali. Dimostrando di seguire un
to» (Q , , ). Machiavelli stesso, per G., dibattito che in quegli anni oppone Kelsen a
è attento a questo livello costituzionale: «in Schmitt, e iniziando a riflettere sui limiti del
tutto il Machiavelli si trovano sparsi principi costituzionalismo davanti al nazismo mon-
generali di diritto costituzionale ed anzi egli tante, G. rileva come «in ogni costituzione
afferma, abbastanza chiaramente, la neces- sono da vedere i punti che permettono il
sità che nello Stato domini la legge, dei prin- passaggio legale dal regime costituzionale-
cipi fissi, secondo i quali i cittadini virtuosi parlamentare a quello dittatoriale: esempio
possano operare sicuri di non cadere sotto i l’art.  della costituzione di Weimar, che
colpi dell’arbitrario» (Q , , -). tanta importanza ha avuto nella recente sto-
ria tedesca» (ivi, ).
MICHELE FILIPPINI
V. «consenso», «Costituzione», «Hegel», «Ma- MICHELE FILIPPINI
chiavelli», «Stato». V. «diritto», «rapporti di forza».

Costituzione creatività, creativo


In Q ,  G. segnala il suo interesse per Nei Q l’aggettivo «creativo» compare in
i testi costituzionali sottolineando come «il quattro contesti: il lavoro, la politica, la
punto più interessante pare debba essere scuola e la filosofia. In tutti, è sinonimo di
questo: come la costituzione scritta si adatti “attivo”, cioè di un aspetto che si manifesta
(sia adattata) al variare delle congiunture tendenzialmente in tutti i momenti della vi-
politiche, specialmente a quelle sfavorevoli ta sociale ed è il fondamento della sua stori-
alle classi dominanti» (ivi, ). In questo cità. Tale aspetto, sempre presente, non lo è
contesto viene ripresa «l’acuta analisi fatta però sempre allo stesso modo: «scuola crea-
dal Marx della Carta spagnola» come «di- tiva» significa «scuola in cui la “recezione”
mostrazione chiara dell’essere quella Carta avviene per uno sforzo spontaneo e autono-
l’espressione esatta di necessità storiche del- mo dell’allievo» (Q , , ), distinta dalla
la società spagnola e non un’applicazione scuola volta al mero addestramento profes-
meccanica dei principi della Rivoluzione sionale; «nella politica [...] l’elemento voliti-
francese [...] Bisognerebbe riprendere quin- vo ha un’importanza molto più grande che
di l’analisi di Marx, confrontare con la co- nella diplomazia», che «è creativa solo per
stituzione siciliana del  e con i bisogni me- metafora o per convenzione filosofica (tutta
ridionali: il confronto potrebbe continuare l’attività umana è creativa)» (Q , , -);
con lo Statuto albertino» (Q , , ). La l’azione del capo carismatico sarà, a diffe-
Costituzione è quindi per G., più che una renza di quella del “moderno Principe”, «di
norma fondamentale e immutabile, un testo tipo “difensivo” e non creativo» (Q , ,
che rispecchia i rapporti di forza all’interno ); infine, il rapporto di grammatica e logi-
di uno Stato: «si può dire in generale che le ca «collo spirito infantile è sempre attivo e
costituzioni sono più che altro “testi educa- creativo, come attivo e creativo è il rapporto
tivi” ideologici, e che la “reale” costituzione tra l’operaio e i suoi utensili di lavoro: un ca-
è in altri documenti legislativi (ma special- libro è un insieme di astrazioni, anch’esso,
mente nel rapporto effettivo delle forze so- eppure non si producono oggetti reali senza
ciali nel momento politico-militare). Uno la calibratura, oggetti reali che sono rappor-
studio serio di questi argomenti, fatto con ti sociali e contengono implicite delle idee»
prospettiva storica e con metodi critici, può (Q , , ).
CRISI 

Da queste occorrenze emerge l’esigenza polare con la stessa saldezza e imperatività


di individuare un piano, sul quale quel di- delle credenze tradizionali» (ibid.).
scorso generico e formale sulla creatività La solidità delle credenze è ravvisata an-
umana si specifichi in differenze reali, di con- che in altri contesti storico-sociali: nell’islam
tenuto. Tale piano viene individuato – come dell’Africa settentrionale (Q , , ); nel
sintesi di una lunga riflessione precedente – gandhismo (Q , , ), dov’è visibile il nes-
in un Testo B del Q : la filosofia della praxis so con “credenze religiose”, “morale di po-
definisce la creatività del pensiero in modo polo”, cioè imperativi «molto più forti e te-
non speculativo, «storicizzando il pensiero», naci che non quelli della morale kantiana» (Q
cioè assumendolo «come concezione del , , ), modificato in «“morale” ufficiale»
mondo, come “buon senso” diffuso nel gran in Testo C (Q , , ). Nella lettera alla co-
numero [...] in modo tale da convertirsi in gnata Tania del  febbraio  G. annota la
norma attiva di condotta. Creativo occorre preoccupazione di un tale «evangelista o me-
intenderlo quindi nel senso “relativo”, di todista o presbiteriano», tormentato dal pe-
pensiero che modifica il modo di sentire del ricolo, «per la omogeneità delle credenze e
maggior numero e quindi della realtà stessa dei modi di pensare della civiltà occidentale
che non può essere pensata senza questo [...] di un innesto dell’idolatria asiatica» in
maggior numero» (Q , , ). Italia a seguito della circolazione di certe im-
maginette buddiste (LC ). Nei Q vi è poi
FABIO FROSINI
un diffuso uso generico del lemma “creden-
V. «concezione del mondo», «filosofia», «solipsi- ze”, la cui accezione è via via desumibile dal
smo, solipsistico», «volontà».
contesto in cui il termine compare.
creazione: v. distruzione-creazione. GIOVANNI MIMMO BONINELLI
V. «cultura», «cultura popolare», «ideologia»,
credenze popolari «senso comune».

Per Marx «l’eguaglianza e la validità crisi


eguale di tutti i valori [...], può essere deci-
frat[a, ndr] soltanto quando il concetto della La riflessione sulla crisi prende avvio nei
eguaglianza umana possegga già la solidità di Q da una nota sul partito monarchico fran-
un pregiudizio popolare» (Marx , ). cese di Charles Maurras. Esso, nota G., è «un
L’affermazione è ricordata in diverse note partito-movimento notevole, imponente
dei Q: «la frequente affermazione che fa il persino, ma che si esaurisce in se stesso, che
Marx della “solidità delle credenze popola- non ha cioè, riserve da buttare nella lotta in
ri”» (Q , , ), quando una concezione una crisi risolutiva. È notevole dunque solo
del mondo «avrà la forza delle credenze po- nei periodi normali, quando gli elementi at-
polari» (ibid.); «granitica compattezza fana- tivi si contano solo a decine di migliaia, ma
tica delle “credenze popolari” che hanno il diventerà insignificante (numericamente)
valore di “forze materiali”» (Q , ,  e Q nei momenti di crisi, quando gli attivi si po-
, , , Testo C), così come in Q , , tranno contare a centinaia di migliaia e forse
, dove l’autore corregge le «“illusioni” a milioni» (Q , , ). “Crisi” indica pertan-
popolari» di Testo A (Q , , ). Similmen- to, in questa prima comparsa, secondo la sua
te dove G. scrive: «“saldezza delle convin- accezione medica originaria, il punto culmi-
zioni”» (Q , , ), «imperatività» delle nante o risolutivo di un processo, connotato
credenze popolari (Q , , ) nel regola- da un subitaneo cambiamento in meglio o in
re la condotta umana e la sua “filosofia”. peggio, che decide del decorso della malat-
Nella citazione marxiana è implicitamente tia. In questa stessa accezione, crisi indica
affermata «la necessità di nuove credenze qui anche una situazione di mobilitazione
popolari [...] di un nuovo senso comune e collettiva, in cui le masse improvvisamente si
quindi di una nuova cultura e di una nuova fluidificano, rivelando e accelerando proces-
filosofia che si radichino nella coscienza po- si strutturali prima lenti e impercettibili.
 CRISI

Nella stessa accezione il termine torna, sta la crisi più delicata e pericolosa, perché
con un esplicito rinvio interno a questo te- offre il campo agli uomini provvidenziali o
sto, in un altro luogo del Q , dove il tema carismatici. Come si forma questa situazione
viene ripreso in modo assai più impegnativo. di contrasto tra rappresentati e rappresen-
Il giacobinismo «di contenuto», scrive G., tanti, che dal terreno delle organizzazioni
trova «la sua perfezione formale nel regime private (partiti o sindacati) non può non ri-
parlamentare, che realizza nel periodo più flettersi nello Stato, rafforzando in modo
ricco di energie “private” nella società l’ege- formidabile il potere della burocrazia (in
monia della classe urbana su tutta la popola- senso lato: militare e civile)? In ogni paese il
zione, nella forma hegeliana di governo col processo è diverso, sebbene il contenuto sia
consenso permanentemente organizzato lo stesso. La crisi è pericolosa quando essa si
(coll’organizzazione lasciata all’iniziativa diffonde in tutti i partiti, in tutte le classi,
privata, quindi di carattere morale o etico, quando cioè non avviene, in forma accelera-
perché consenso “volontario”, in un modo o tissima, il passaggio delle truppe di uno o va-
nell’altro)» (Q , , ). «Nel periodo del do- ri partiti in un partito che meglio riassume gli
poguerra, l’apparato egemonico si screpola e interessi generali. Questo ultimo è un feno-
l’esercizio dell’egemonia diventa sempre più meno organico [e normale], anche se il suo
difficile. Il fenomeno viene presentato e trat- ritmo di avveramento sia rapidissimo in con-
tato con vari nomi e sotto vari aspetti. I più fronto ai periodi normali: rappresenta la fu-
comuni sono: “crisi del principio di auto- sione di una classe sotto una sola direzione
rità” – “dissoluzione del regime parlamenta- per risolvere un problema dominante ed esi-
re”» (ivi, ). Questo riferimento è a un di- stenziale. Quando la crisi non trova questa
battito assai diffuso a partire dal dopoguer- soluzione organica, ma quella dell’uomo
ra, a cui partecipa anche Maurras, condotto provvidenziale, significa che esiste un equili-
a partire da vari punti di vista (Q , ; Q , brio statico, che nessuna classe, né la con-
; Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q servatrice né la progressiva hanno la forza di
, ), tutti accomunati, ad avviso di G., dal- vincere, ma anche la classe conservatrice ha
l’incapacità di afferrare il nucleo centrale bisogno di un padrone» (Q , , ; v. an-
della crisi in quanto crisi di egemonia. Men- che Q , ). La crisi come punto culminan-
tre si diagnostica la crisi di un “principio”, si te è stata qui compiutamente risolta nelle di-
dovrebbe in realtà analizzare il modo e le ra- namiche egemoniche che la intramano, e il
gioni per le quali gli apparati egemonici non risultato è uno schema analitico in cui il rap-
sono più in grado di formare il consenso con porto tra classi e partiti, mediato dagli intel-
mezzi normali. Questa analisi, che G. con- lettuali, oscilla costantemente tra la sfera sta-
duce nel corso del  sviluppando la cate- tale-privata e quella politico-statale, dando
goria di intellettuali come funzionari dello luogo, nel corso di queste oscillazioni, a mo-
Stato, come Stato più società civile, culmina menti “critici” che possono sfociare regres-
in due testi coevi (novembre ) del Q , in sivamente nella rinuncia della classe domi-
cui la crisi di egemonia viene specificata co- nante a costruire il consenso.
me «crisi di comando e di direzione in cui il Più tardi, tra il maggio e il luglio del ,
consenso spontaneo subisce una crisi» (Q , G. tornerà nuovamente su questa accezione
, ) e, in modo innovativo, viene focaliz- di crisi come momento culminante di un
zata sulla dinamica di sviluppo dei partiti po- rapporto di forze, fissando due punti chiave.
litici in rapporto alle classi sociali che essi Anzitutto, che il tanto dibattuto, in quegli
rappresentano. «A un certo punto dello svi- anni, tema della crisi del parlamentarismo
luppo storico – scrive G. – le classi si stacca- trova origine «nella società civile», in parti-
no dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti colare nel «fenomeno sindacale», non «inte-
tradizionali in quella data forma organizzati- so nel suo senso elementare di associazioni-
va, con quei determinati uomini che li costi- smo di tutti i gruppi sociali e per qualsiasi fi-
tuiscono o li dirigono, non rappresentano ne», ma nell’accezione tipica «per eccellen-
più la loro classe o frazione di classe. È que- za, cioè degli elementi sociali di nuova for-
CRISI 

mazione, che precedentemente non avevano nazionalizzazione forzosa, imposta politica-


“voce in capitolo” e che per il solo fatto di mente dalle diverse borghesie nazionali co-
unirsi modificano la struttura politica della me garanzia del mantenimento di determi-
società» (Q , , ). L’irruzione sulla sce- nati rapporti di forza nazionali e internazio-
na della storia del movimento operaio orga- nali (Q , , , dell’ottobre-novembre
nizzato, con la sua stessa esistenza, rende : con la politica doganale «ogni nazione
estremamente difficoltoso l’esercizio dell’e- importante può tendere a dare un sostrato
gemonia liberale. Il secondo aspetto è che economico organizzato alla propria egemo-
questa irruzione è databile alla «guerra del nia politica su le nazioni che le sono subor-
’-», che pertanto «rappresenta una frat- dinate»), mentre il mercato capitalistico è
tura storica, nel senso che tutta una serie di strutturalmente un mercato mondiale (Q ,
quistioni che molecolarmente si accumula- , - e Q  II, , -). In definitiva, la
vano prima del  hanno appunto fatto valutazione di G., espressa già nel Q  e non
“mucchio”, modificando la struttura gene- più rimessa in discussione, è che la «crisi
rale del processo precedente» (Q , , odierna [...] è una resistenza reazionaria ai
). Un processo lento e molecolare si con- nuovi rapporti mondiali, all’intensificarsi
densa repentinamente in un’esplosione che, dell’importanza del mercato mondiale» (Q
per essere l’espressione delle tendenze in , , , del dicembre -marzo ).
quello presenti, non ne è però una meccani- In questo quadro, il fascismo è un tenta-
ca trasposizione, ma appunto il momento ri- tivo di inserire su nuove basi l’Italia nei rap-
solutivo, in cui tutte le forze in gioco si af- porti di forze internazionali. Alti esponenti
frontano sul terreno politico (e politico-mi- del regime sono consapevoli di questo nesso
litare) in modo decisivo. tra livello nazionale e internazionale della cri-
Il riferimento al fenomeno fascista come si e della sua possibile soluzione, nota G., ri-
tentativo di uscita dalla crisi di egemonia, cordando nel giugno  due discorsi parla-
determinata dallo spostamento delle masse mentari del ministro degli Esteri Dino Gran-
nel dopoguerra, apre l’analisi a un inqua- di, in cui «la quistione italiana» viene posta
dramento più generale della nozione di cri- «come quistione mondiale, da risolvere insie-
si, che giunge gradualmente a unificare l’ac- me alle altre che formano l’espressione politi-
cezione strettamente politico-egemonica fi- ca della crisi iniziata nel » (Q , , ).
nora esaminata con quella più tecnica di Ma il suo giudizio a questo riguardo rimane
“crisi economica”, attraverso la mediazione prevalentemente negativo, dato che questa
del concetto di crisi come epoca di transi- riorganizzazione viene rivendicata a partire
zione tra diversi modi di produzione. Una dall’uso parassitario della spesa pubblica e fa-
traccia precisa di questa esigenza si trova già vorendo il disinvestimento di capitale pro-
nel Q , dove G. si domanda se l’americani- duttivo, grazie al mantenimento a livelli assai
smo possa essere «una fase intermedia del- bassi del tenore di vita della popolazione (Q
l’attuale crisi storica», e più specificamente , ,  e Q , ). Se il fascismo si annuncia
se «la concentrazione plutocratica» possa con «un inizio di fanfara fordistica», ha poi
«determinare una nuova fase dell’industria- luogo la «conversione al ruralismo e all’illu-
lismo europeo sul modello dell’industria ministica depressione delle città: esaltazione
americana» (Q , , ). Questo spunto dell’artigianato e del patriarcalismo, accenni
verrà sviluppato con la ricerca su americani- di “proprietà del mestiere” e di lotta contro la
smo e fordismo, in cui il rapporto tra Euro- “libertà industriale”» (Q , , , febbraio-
pa e America viene letto alla luce dell’esi- marzo ), anche se, nota G. nella seconda
genza, sorta come reazione alla crisi del  stesura di questo testo (febbraio-marzo ),
e alla connessa caduta tendenziale del saggio pur essendo «lo sviluppo [...] lento e pieno di
di profitto, di passare dall’economia indivi- comprensibili cautele, non si può dire che la
dualistica a un’economia programmatica. parte conservatrice, la parte che rappresenta
La crisi del  sorge infatti dalla “determi- la vecchia cultura europea con tutti i suoi
nazione” nazionale del “mercato”, dalla sua strascichi parassitarii, sia senza antagonisti
 CRISI

(da questo punto di vista è interessante la ten- nella seconda stesura precisa che la «con-
denza rappresentata dai “Nuovi Studi”, dalla cretezza» di queste polemiche ideologiche
“Critica Fascista” e dal centro intellettuale di «è valutabile dalla misura in cui riescono
studi corporativi organizzato presso l’Univer- convincenti e spostano il preesistente schie-
sità di Pisa)» (Q , , ). ramento delle forze sociali» (Q , , ).
La crisi del  va letta dunque alla lu- Questo contrasto di impostazioni giunge
ce del concetto di rapporti di forza. Non ca- a sciogliersi, a favore della seconda, quando
sualmente, la riflessione di G. su questa no- G. elabora il concetto di mercato determina-
zione, a partire da Q ,  (ottobre ), si to. A questo punto, decisivo diventa indivi-
sviluppa in funzione della comprensione duare gli «elementi» che, in una determinata
della crisi in quanto «epoca di rivolgimenti «struttura fondamentale» di una «società»,
sociali», come emerge dalla marxiana Prefa- sono «[relativamente] costanti» e quindi
zione al Per la critica dell’economia politica. «determinano il mercato ecc., e quegli altri
In Q ,  G. nota che stabilire «i rapporti tra “variabili e in isviluppo” che determinano le
struttura e superstrutture» è «il problema crisi congiunturali fino a quando anche gli
cruciale del materialismo storico» e che per elementi [relativamente] costanti ne vengo-
risolverlo è necessario fare ricorso a quel no modificati e si ha la crisi organica» (Q ,
passo della Prefazione in cui vengono fissati , , marzo ). Costanza e variazione
i due «principii» metodologici del materiali- sono però adesso – stante il concetto di mer-
smo storico: «°) il principio che “nessuna cato determinato – da ricondurre entrambe a
società si pone dei compiti per la cui solu- una “fissazione” giuridica e in ultima istanza
zione non esistano già le condizioni necessa- politica, che è sempre l’esito instabile di pro-
rie e sufficienti” [o esse non siano in corso di cessi egemonici antagonistici. Pertanto la co-
sviluppo e di apparizione], e °) che “nessu- stanza (che “tollera” crisi congiunturali) è
na società cade se prima non ha svolto tutte qui un caso limite di variazione, che invece si
le forme di vita che sono implicite nei suoi condensa in crisi organica. Lo “scambio” di
rapporti”» (ivi, ). In questo modo si fissa elementi costanti e variabili (cioè la crisi or-
il margine di oscillazione tra “vecchio” e ganica) non inaugura una nuova fase storica
“nuovo” nella storia, lo spazio entro il quale (dallo sviluppo alla crisi), ma mette in luce
è pensabile una crisi di egemonia e pertanto processi presenti anche in precedenza. Una
la decisività della politica. La centralità del- volta unificate accezione egemonica e acce-
la politica è dunque condizionata dalla crisi, zione economica della crisi, questa diventa
la fusione di economia e politica è circo- un aspetto presente anche nelle fasi di “svi-
scritta alle fasi di passaggio. G. precisa in- luppo”, sia pure in forma di costante elusio-
fatti che «nello studio di una struttura oc- ne. Queste conseguenze vengono tratte in un
corre distinguere ciò che è permanente da testo in qualche modo conclusivo, apparte-
ciò che è occasionale» (ibid.), discriminando nente al Q . L’origine della crisi economica
struttura e congiuntura, sviluppo strutturale mondiale, scrive qui G., risale molto al di qua
da epoca di rivolgimento sociale. Tuttavia, delle manifestazioni clamorose del crollo di
nel delineare il concetto di crisi, G. utilizza Borsa: risale al dopoguerra e alla stessa guer-
riferimenti irriducibili a questo schema sta- ra (Q , , -, febbraio ), e «la crisi ha
diale della storia, quando spiega la superio- origini interne, nei modi di produzione e
rità di una forza politico-sociale sull’altra (e quindi di scambio, e non in fatti politici e giu-
dunque la soluzione della crisi) come una di- ridici» (ivi, ), vale a dire (in base alla no-
mostrazione che avviene «coi fatti in ultima zione di mercato determinato) in uno scam-
analisi, cioè col proprio trionfo, ma imme- bio tra elementi costanti e variabili che ride-
diatamente con la polemica ideologica, reli- termina tutto l’equilibrio tra rapporti di for-
giosa, filosofica, politica, giuridica ecc.», ri- za economico-sociali, politici e militari. «La
prendendo un celebre passaggio della Prefa- “crisi” – prosegue G. – non è altro che l’in-
zione, ma in connessione con il concetto di tensificazione quantitativa di certi elementi,
“verità” elaborato nelle Tesi su Feuerbach. E non nuovi e originali, ma specialmente l’in-
CRISI DI AUTORITÀ 

tensificazione di certi fenomeni, mentre altri vità e pongono rivendicazioni che nel loro
che prima apparivano e operavano simulta- complesso disorganico costituiscono una ri-
neamente ai primi, immunizzandoli, sono di- voluzione. Si parla di “crisi di autorità” e ciò
venuti inoperosi o sono scomparsi del tutto. appunto è la crisi di egemonia, o crisi dello
Insomma lo sviluppo del capitalismo è stata Stato nel suo complesso» (ibid.). Uno dei sin-
una “continua crisi”, se così si può dire, cioè tomi classici di questa crisi viene ravvisato da
un rapidissimo movimento di elementi che si G. nei «fenomeni della attuale decomposi-
equilibravano ed immunizzavano. Ad un cer- zione del parlamentarismo» (Q , , ), un
to punto, in questo movimento, alcuni ele- elemento su cui aveva spesso insistito anche
menti hanno avuto il sopravvento, altri sono nei primi anni Venti (v. ad esempio La so-
spariti o sono divenuti inetti nel quadro ge- stanza della crisi, Il processo della crisi e Una
nerale. Sono allora sopravvenuti avvenimen- crisi nella crisi, rispettivamente ,  e  feb-
ti ai quali si dà il nome specifico di “crisi”, braio , in SF -, -, -), quando il
che sono più gravi, meno gravi appunto se- fascismo era alle porte e la situazione si mo-
condo che elementi maggiori o minori di strava ancora aperta a diversi esiti.
equilibrio si verificano» (ivi, -). Il distacco delle grandi masse dai con-
BIBLIOGRAFIA: BRACCO ; DE GIO- sueti strati dirigenti crea per G. una situa-
VANNI ; POTIER . zione pericolosa, nella quale possono inter-
venire «potenze oscure rappresentate dagli
FABIO FROSINI
uomini provvidenziali o carismatici» (Q ,
V. «americanismo e fordismo», «catastrofe, cata- , ). Ma questa situazione ha, per il G.
strofico», «crisi di autorità», «crisi organica»,
maturo, un suo lato positivo, perché offre
«economia programmatica», «fascismo», «intel-
lettuali», «Prefazione del ’», «rapporti di forze». spazi liberi nei quali può inserirsi una nuova
concezione del mondo, a sostituzione della
crisi del ’: v. crisi. vecchia caduta in declino. Si può aprire così
un vero e proprio campo egemonico nel qua-
le combattere una battaglia: uno spazio teo-
crisi di autorità
rico e pratico che G. prevede passi inizial-
Per «crisi di autorità» G. intende un ele- mente per uno «scetticismo diffuso», per poi
mento particolare della più generale «crisi configurarsi come campo aperto nel quale
organica» che lo Stato liberale italiano si tro- sussistano le «condizioni più favorevoli per
va a fronteggiare dopo la prima guerra mon- un’espansione inaudita del materialismo sto-
diale. Questo elemento è la crisi dell’aspetto rico» (Q , , ). L’iniziale scetticismo sarà
“ideologico” del dominio di classe. Per G., a dovuto alla «morte delle vecchie ideologie»
«un certo punto della loro vita storica i grup- e verrà accompagnato da un rifiuto «verso
pi sociali si staccano dai loro partiti tradizio- tutte le teorie e le formule generali» (ivi, ).
nali, cioè i partiti tradizionali in quella data Al contrario, gli elementi più legati «al puro
forma organizzativa, con quei determinati fatto economico» e alla «politica [...] reali-
uomini che li costituiscono, li rappresentano sta» (ibid.) verranno rivalutati e la «stessa
e li dirigono non sono più riconosciuti come povertà iniziale che il materialismo storico
loro espressione dalla loro classe o frazione non può non avere come teoria diffusa di
di classe» (Q , , -). Più avanti nella massa, lo renderà più espansivo [...] questa
nota la crisi è chiamata anche «crisi di ege- riduzione all’economia e alla politica signifi-
monia della classe dirigente, che avviene o ca appunto riduzione delle superstrutture
perché la classe dirigente ha fallito in qualche più elevate a quelle più aderenti alla struttu-
sua grande impresa politica per cui ha do- ra, cioè possibilità [e necessità] di formazio-
mandato o imposto con la forza il consenso ne di una nuova cultura» (ivi, -). Niente
delle grandi masse (come la guerra) o perché di automatico in tutto questo per G., ma la
vaste masse (specialmente di contadini e di constatazione che l’irruzione delle masse
piccoli borghesi intellettuali) sono passati di nella politica apre nuovi spiragli per l’azione
colpo dalla passività politica a una certa atti- delle classi subalterne.
 CRISI DI EGEMONIA

Se in Q ,  la crisi di autorità appare un crisi di egemonia: v. crisi di autorità.


fenomeno ciclico e ricorrente, che periodica-
mente cambia le forme di direzione intellet- crisi organica
tuale, in Q ,  si coglie uno slittamento di
significato che la fa diventare un evento ec- «Se la classe dominante ha perduto il
cezionale, una cesura storica che modifica consenso, cioè non è più “dirigente”, ma uni-
l’azione politica e il modo di intendere il rap- camente “dominante”, detentrice della pura
porto egemonico. La crisi di autorità è infat- forza coercitiva, ciò appunto significa che le
ti per G. anche il segno di un mutare strut- grandi masse si sono staccate dalle ideologie
turale dei tempi, per cui, con l’entrata delle tradizionali, non credono più a ciò in cui pri-
masse nella sfera politica, non è più possibi- ma credevano ecc. La crisi consiste appunto
le mantenere l’egemonia attraverso un grup- nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non
po di intellettuali sostanzialmente autorefe- può nascere» (Q , , ). Si verifica una si-
renziali che si tengono lontani dalla vita pra- tuazione complessa nella quale, pur avendo
tica. Croce se ne rende conto ed «esprime il perduto il consenso, la classe dominante
rammarico per questo fatto, che rappresenta conserva l’autorità, per cui non è più diri-
una “crisi d’autorità”» (ivi, ). La funzione gente ma continua a essere dominante. Al
del grande intellettuale, seppur ancora intat- tempo stesso la classe dominata è pervenuta
ta, lo è soltanto nella misura in cui questi rie- all’acquisizione di una certa quota di con-
sca a tuffarsi «nella vita pratica», a «diventa- senso, ma non ha l’autorità per cui sarebbe
re un organizzatore degli aspetti pratici della già dirigente. In questo contesto si sviluppa
cultura», soltanto se l’intellettuale è capace una dialettica che non rimanda a un puro e
di «democratizzarsi» (ibid.). semplice rapporto basato sulla forza, ma a
Per G., l’umanità ha attraversato nella una dinamica che ruota intorno al nesso for-
sua storia varie crisi di autorità, per cui si può za-consenso. Se il “nuovo” tarda ad affer-
dire che «oggi si verifica nel mondo moder- marsi, sia il “vecchio” sia il “nuovo” si trova-
no un fenomeno simile a quello del distacco no a convivere in una situazione di «scettici-
“spirituale” e “temporale” nel Medio Evo» smo verso tutte le teorie e le formule genera-
(ivi, ). Ma la crisi attuale è anche una cri- li e applicazione al puro fatto economico
si che inaugura una nuova epoca, visto che (guadagno ecc.) e alla politica», ergo «ridu-
gli «intellettuali non hanno né l’organizza- zione delle superstrutture più elevate a quel-
zione chiesastica, né qualcosa che le rassomi- le più aderenti alla struttura» (ivi, ). La cri-
gli e in ciò la crisi moderna è aggravata in si organica è proprio costituita da una frattu-
confronto alla crisi medioevale [...] Questo ra fra struttura e sovrastruttura, determinata
[processo di] disintegrazione dello Stato mo- dal sorgere delle contraddizioni che nascono
derno è pertanto molto più catastrofico del nel momento in cui la sovrastruttura si svi-
[processo storico] medioevale che era disin- luppa in modo non conforme alla struttura.
tegrativo e integrativo nello stesso tempo» Le condizioni necessarie al dirompere di
(ivi, ). L’elemento ricostruttivo-integrati- una crisi organica sono due: a) il fallimento
vo è ora nelle mani di chi saprà creare un’u- della politica della classe dirigente; b) l’or-
nità organica che rappresenti il fondamento ganizzazione delle classi subalterne, senza di
di una nuova società. Se «la classe dominan- che la crisi non provocherà ripercussioni al-
te ha perduto il consenso, cioè non è più “di- l’interno della prima. La crisi esplode, scrive
rigente”, ma unicamente “dominante”» (Q , G., «o perché la classe dirigente ha fallito in
, ), è il nuovo intellettuale organico alla qualche sua grande impresa politica per cui
classe operaia l’elemento chiamato da G. a ha domandato o posto con la forza il con-
svolgere questo compito. senso delle grandi masse (come la guerra) o
perché vaste masse (specialmente di conta-
MICHELE FILIPPINI dini e di piccoli borghesi intellettuali) sono
V. «classe dirigente», «crisi organica», «egemo- passati di colpo dalla passività politica a una
nia», «Medioevo», «Stato». certa attività e pongono rivendicazioni che
CRISI ORGANICA 

nel loro complesso disorganico costituisco- si descrivono solo le manifestazioni “teatra-


no una rivoluzione» (Q , , ). G. fa l’e- li” sul terreno parlamentare e del governo
sempio di quanto avvenuto in Italia alla fine politico ed esse appunto si spiegano col fal-
del primo conflitto mondiale, a cui seguì una limento di alcuni “principii” (parlamentare,
crisi organica «) perché grandi masse, pre- democratico, ecc.) e con la “crisi” del prin-
cedentemente passive, sono entrate in movi- cipio d’autorità [...] La crisi si presenta pra-
mento, ma in un movimento caotico e disor- ticamente nella sempre crescente difficoltà
dinato, senza direzione, cioè senza precisa di formare i governi e nella sempre crescen-
volontà politica collettiva; ) perché classi te instabilità dei governi stessi: essa ha la sua
medie che nella guerra avevano avuto fun- origine immediata nella moltiplicazione dei
zioni di comando e di responsabilità, ne so- partiti parlamentari, e nelle crisi interne per-
no state private con la pace, restando disoc- manenti di ognuno di questi partiti» (Q ,
cupate, proprio dopo aver fatto un appren- , -). G. sottolinea con forza gli ele-
dissaggio di comando; ) perché le forze an- menti strutturali della crisi organica, l’arre-
tagonistiche sono risultate incapaci a orga- sto della capacità espansiva dei quadri so-
nizzare a loro profitto questo disordine di ciali come elemento dinamico della moder-
fatto» (Q , , -). Perciò quando la clas- nità borghese, arresto iniziato con «la crisi
se dirigente ha cessato di «far avanzare real- dell’“Occidente”» (Q , , ).
mente l’intera società, soddisfacendo non Che si tratti di una crisi epocale G. lo sot-
solo alle sue esigenze esistenziali, ma am- tolinea commentando l’intervento di Croce
pliando continuamente i propri quadri per al Convegno internazionale di filosofia svol-
la continua presa di possesso di nuove sfere tosi a Oxford nel novembre-dicembre del
di attività economico-produttiva», appena il : «Oggi si verifica nel mondo moderno
gruppo ormai soltanto dominante ha cessa- un fenomeno simile a quello del distacco fra
to questa funzione, «il blocco ideologico “spirituale” e “temporale” nel Medio Evo:
tende a sgretolarsi» (Q , , ). fenomeno molto più complesso di quello di
La crisi organica si presenta con le ca- allora, di quanto è diventata più complessa la
ratteristiche proprie di una crisi di egemo- vita moderna. I raggruppamenti sociali re-
nia: «In ogni paese il processo è diverso, seb- gressivi e conservativi si riducono sempre
bene il contenuto sia lo stesso. E il contenu- più alla loro fase iniziale economico-corpo-
to è la crisi di egemonia della classe dirigen- rativa, mentre i raggruppamenti progressivi e
te» (Q , , ). La crisi di egemonia si innovatori si trovano ancora nella fase inizia-
manifesta nel momento in cui la società civi- le appunto economica-corporativa; gli intel-
le priva lo Stato del supporto costituito dal- lettuali tradizionali, staccandosi dal raggrup-
la direzione, dall’organizzazione del consen- pamento sociale al quale avevano dato fino-
so di massa e dalla formazione ideologica di ra la forma più alta e comprensiva e quindi la
funzionari e quadri dirigenti. È così aperta la coscienza più vasta e perfetta dello Stato
strada alla crisi organica in conseguenza del- moderno, in realtà compiono un atto di in-
la quale «lo Stato come tale non ha una con- calcolabile portata storica. Segnano e sanzio-
cezione unitaria, coerente e omogenea, per nano la crisi statale nella sua forma decisiva
cui i gruppi intellettuali sono disgregati tra [...] Oggi lo “spirituale” che si stacca dal
strato e strato e nella sfera dello stesso stra- “temporale” e se ne distingue come a se stan-
to» (Q , , ). Esemplificazione storica: te, è un qualcosa di disorganico, di discen-
«Nel periodo del dopoguerra, l’apparato trato, un pulviscolo instabile di grandi per-
egemonico si screpola e l’esercizio dell’ege- sonalità culturali “senza Papa” e senza terri-
monia diviene permanentemente difficile e torio. Questo [processo di] disintegrazione
aleatorio. Il fenomeno viene presentato e dello Stato moderno è pertanto molto più ca-
trattato con vari nomi e in aspetti secondari tastrofico del [processo storico] medioevale
e derivati. I più triviali sono: “crisi del prin- che era disintegrativo e integrativo nello stes-
cipio di autorità” e “dissoluzione del regime so tempo» (Q , , -). Questo insieme di
parlamentare”. Naturalmente del fenomeno problematiche convince G. a definire «orga-
 CRISPI , FRANCESCO

nica» la crisi che investe l’Europa a partire risoluto perché fanaticamente persuaso del-
dall’ultimo trentennio del XIX secolo, una le virtù taumaturgiche delle sue idee. Crispi
crisi che pone la società capitalistico-borghe- è “giacobino” solo in questo senso. Per il
se nella condizione di dover fare i conti, «in suo programma egli è un moderato puro e
questo interregno», con «i fenomeni morbo- semplice. La sua “ossessione” giacobina è
si più svariati» (Q , , ). l’unità politico-territoriale del paese. Que-
sto principio è sempre la sua bussola d’o-
LELIO LA PORTA
rientamento» (Q , , -). Si tratta di un
V. «apparato egemonico», «consenso», «crisi», esempio di “duro” trasformismo politico,
«crisi di autorità», «direzione», «dominio», «eco-
argomento ripreso più volte nei Q.
nomico-corporativo», «egemonia», «intellettuali
tradizionali», «Medioevo», «società civile», «Sta- SILVIO SUPPA
to», «struttura», «superstruttura, superstrutture».
V. «città-campagna», «Croce», «egemonia»,
«Fortunato», «futurismo», «Gentile», «giacobi-
Crispi, Francesco nismo», «guerra di movimento», «Mezzogiorno»,
«moderati», «Nord-Sud», «Pirandello».
Nell’ambito della riflessione gramscia-
na, la figura di Crispi è collocata nel proces-
cristianesimo
so di perfezionamento del controllo egemo-
nico del Nord sul Mezzogiorno d’Italia: «La «Cristianesimo» non è termine univoco
relazione di città e campagna tra Nord e Sud in G. Esistono tante forme di cristianesimo
– scrive G. – può essere studiata nelle diver- a seconda dei periodi storici e a seconda de-
se forme di cultura. Benedetto Croce e Giu- gli strati sociali credenti. Si ha un cristiane-
stino Fortunato sono a capo, nell’inizio di simo primitivo delle origini, uno medievale,
questo secolo, di un movimento culturale uno riformato dell’Età moderna e uno posi-
che si contrappone al movimento culturale tivizzato e secolarizzato dell’Età contempo-
del Nord (futurismo) [...] Crispi è l’uomo ranea. G. intende indagare soprattutto i mo-
dell’industria settentrionale; Pirandello nel- tivi di successo del cristianesimo e della sua
le linee generali è più vicino al futurismo; bimillenaria storia, la sua capacità di soprav-
Gentile ed il suo idealismo attuale sono an- vivere alla trasformazione e al mutamento
ch’essi più vicini al movimento futurista, in- delle vicende storiche. Egli individua il se-
teso in senso largo, come opposizione al greto di questo successo fondamentalmente
classicismo tradizionale, come forma di un nella capacità del cristianesimo di elaborare
“romanticismo” contemporaneo» (Q , , una «riforma intellettuale e morale», una
). Questa breve galleria di personaggi ete- concezione del mondo e della vita con corri-
rogenei sintetizza in un “futurismo”, non spettive condotte pratiche di vita, corri-
immediatamente letterario, il segno di una spondenti alle esigenze dei ceti popolari: «il
chiusura specificamente politica con la tra- cristianesimo rappresenta una rivoluzione
dizione. Crispi è a favore di un cambiamen- nella pienezza del suo sviluppo, una rivolu-
to a fini di egemonia, in quanto colloca nel zione cioè che è giunta fino alle sue estreme
sistema produttivo legato alla fabbrica la conseguenze, fino alla creazione di un nuo-
forza che guida nel nuovo secolo tutto il pae- vo ed originale sistema di rapporti morali,
se. Egli pone dunque un’originale fusione giuridici, filosofici, artistici» (Il Partito co-
fra moderatismo (partito moderato) e giaco- munista,  settembre , in ON ). Que-
binismo: moderato perché punta al consoli- sto carattere consente al cristianesimo anche
damento dell’egemonia del Nord contro le di organizzare il consenso popolare e con-
forze centrifughe del Mezzogiorno, giacobi- quistare l’egemonia sociale.
no perché campione di un pensiero deter- Storicamente il cristianesimo conosce
minato a divenire forza politica decisiva. Af- due grandi fasi: una ascendente di «conqui-
ferma G.: «Nel linguaggio politico i due sta e mantenimento» e una discendente di
aspetti del giacobinismo furono scissi e si «perdita» di questa egemonia. La prima va
chiamò giacobino l’uomo politico energico e dal cristianesimo primitivo fino all’alto Me-
CRISTIANESIMO 

dioevo, periodo coincidente anche con l’e- te a oppressori poco numerosi ma agguerri-
sercizio del massimo potere politico della ti e centralizzati: gli “umiliati e offesi” si trin-
Chiesa cristiana romana e del papato e con cerano nel pacifismo evangelico primitivo,
la loro superiorità rispetto all’impero e al- nella “nuda” esposizione della loro “natura
l’imperatore, ciò che G. esprime con l’e- umana” disconosciuta e calpestata nono-
spressione «comando per grazia di Dio» (Q stante le affermazioni di fraternità in dio-pa-
, , ; v. anche Q , , -). La formu- dre e di uguaglianza, ecc.» (Q , , -).
la del Sacro romano impero, dove è il “sa- La novità, rispetto al cristianesimo primiti-
cro” che predomina, esprime bene questa si- vo, è che tra gli oppressori, questa volta, c’è
tuazione di raggiunta supremazia della anche la Chiesa, divenuta parte del sistema
Chiesa. La seconda fase, che giunge fino al- feudale. Ma anche in questo caso la resisten-
l’Età contemporanea, inizia nel basso Me- za pacifica, la «perseveranza paziente e osti-
dioevo, quando il cristianesimo comincia ad nata» (sostenuta dalla convinzione di senso
avvertire la crisi del blocco ideologico co- comune secondo cui anche se «io sono scon-
struito nei secoli precedenti. La feudalizza- fitto momentaneamente [...] la forza delle
zione totale della Chiesa riduce il cristiane- cose lavora per me a lungo andare»: Q , ,
simo da ideologia delle classi “umili” a ideo- ) cominciano a porre le condizioni per
logia di dominio e di controllo sociale e po- cambiamenti radicali. Le eresie introducono
litico. Comincia a delinearsi la scissione, che nella società medievale «elementi embriona-
diventerà rottura nei secoli successivi, tra re- li di nuova cultura» che avviano inconsape-
ligione popolare e religione ecclesiastico- volmente un processo di disfacimento e di
clericale. Le classi subalterne cominciano ad disgregazione del mondo culturale esistente
avvertire di non essere più rappresentate e, quindi, degli istituti medievali, Chiesa e
dalla Chiesa gerarchica e reagiscono tentan- impero. La reazione della Chiesa non riesce
done una riforma con la proposta di un ri- sempre e dappertutto a soffocare i fermenti
torno al cristianesimo genuino delle origini. nuovi; lo stesso tentativo di neutralizzare gli
Ne sono manifestazione i movimenti ereti- influssi degli intellettuali religiosi più legati
cali e i movimenti religiosi popolari, con a al popolo non riesce del tutto, poiché se è
capo minoranze di intellettuali religiosi. Il vero che «gli intellettuali più in vista dell’e-
medesimo movimento “borghese” comuna- poca in Italia sono o soffocati o addomesti-
le è ritenuto da G. un’“eresia” cristiana. Es- cati dalla chiesa, [...] in altre parti d’Europa
so, infatti, nella lotta per la rivendicazione si mantengono come fermento per sboccare
dell’autonomia nei confronti dell’imperato- nella Riforma» (Q , , ).
re avrebbe finito col mettersi contro lo stes- Anche se difficile e sotterraneo, perma-
so papato (Q , , -). ne sempre un contatto tra intellettuali reli-
È questo aspetto di movimento ideolo- giosi subalterni e popolo. Ciò spiega perché
gico popolare rivoluzionario, colto da G. so- dai domenicani esca poi un Savonarola e da-
prattutto nel cristianesimo primitivo e in al- gli agostiniani «la riforma prima e il gianse-
cune espressioni del cristianesimo popolare nismo più tardi» (LC , a Tania,  marzo
medievale, che colpisce la sua attenzione fin ). Nell’età moderna la contestazione in-
da giovane e l’induce, analogamente a En- terna e l’opposizione della borghesia laica
gels, Kautsky e altri pensatori marxisti, a in- sfociano in rotture clamorose della comunità
staurare dei paralleli positivi tra esso e il so- ecclesiastica e in movimenti rivoluzionari
cialismo (Il Partito comunista,  settembre popolari contro il regime feudale. Sul fronte
, in ON -). Analogamente al cristia- religioso si hanno la Riforma di Lutero, la
nesimo primitivo, anche le eresie medievali guerra dei contadini tedeschi, la nascita del-
sono delle forme di resistenza o di “rivolu- le Chiese e delle sette protestanti. Sul fronte
zione passiva”: «anche i movimenti religiosi laico si assiste allo sviluppo del nazionalismo
popolari del Medioevo, francescanesimo e degli Stati nazionali assoluti. La crisi del-
ecc., rientrano in uno stesso rapporto di im- l’egemonia ecclesiastica è ormai consumata e
potenza politica delle grandi masse di fron- inizia la fine del suo monopolio ideologico.
 CRISTIANESIMO

Il fronte, laico e religioso, alternativo al si- clesiastica medievale, nonostante la maggio-


stema feudale e alla Chiesa cattolica rompe re efficienza della struttura organizzativa sia
l’unità territoriale, sociale e ideologica della a livello strettamente culturale-religioso che
cristianità: Nord e Centro Europa prote- sociale. È infatti cresciuto il divario tra l’i-
stante, Europa mediterranea cattolica con- deologia cattolica, rimasta fondamental-
troriformista; separazione crescente della mente feudale, e l’istanza popolare di supe-
Chiesa dalla classe sociale emergente – la ramento del sistema medievale (Q , , ;
borghesia – fino a ridursi al ruolo reaziona- Q , , ; Q , , ; Q , , ). La
rio e conservatore di intellettuale tradiziona- mediazione positiva degli intellettuali eccle-
le, espressione cioè della classe sociale di ori- siastici tra la Chiesa e le masse fallisce; essa
gine feudale – l’aristocrazia agraria – domi- si riduce alla mera funzione negativa di con-
nante nel passato. A livello ideologico, infi- tenimento di quella che G. definisce «l’ere-
ne, la rottura si rende visibile nella differen- sia di massa» del cattolicesimo, che si mani-
za tra il carattere popolare-nazionale, l’esi- festerà in tutta la sua portata nella Rivolu-
genza di “ritorno alle origini” della Riforma zione francese e ancor più con il progredire
e il carattere “cosmopolita”, reazionario, in Europa del socialismo.
“disciplinare” della Controriforma (Q , , D’altra parte comincia a far presa fra le
; v. inoltre Q , , ; Q , , ; Q , masse l’ideologia alternativa della Riforma e
, -; Q , , ; Q , , ). Il ri- del Rinascimento. Nascono i nuovi intellet-
svolto immediatamente politico della nuova tuali espressi dalle classi subalterne emer-
posizione di debolezza ideologica della genti, che, sul terreno religioso e su quello
Chiesa cattolica è – a parere di G. – l’instau- laico, si fanno portatori della nuova ideolo-
rarsi di una situazione di belligeranza con il gia: Savonarola, Lutero, Calvino, Machia-
risultato della subordinazione della Chiesa velli, Giordano Bruno e, più avanti nel tem-
agli Stati nazionali. Ne sono prova il gallica- po, i nuovi scienziati (Galilei), gli illuministi,
nesimo, il giuseppinismo e altre forme di gli enciclopedisti. Sebbene in misura ancora
giurisdizionalismo, che sono «la “prefazio- ridotta e in maniera ancora imperfetta, la
ne” alla limitazione della chiesa nella società nuova concezione del mondo portata dalla
civile e politica» (Q , , ). È la fine del Riforma coinvolge le masse popolari, susci-
regime teocratico e la crisi del cosmopoliti- tando un atteggiamento attivo verso il mon-
smo, tratti essenziali della civiltà feudale cat- do. Esse, infatti, si lasciano alle spalle le “ri-
tolica. Non più la Chiesa, ma gli Stati nazio- voluzioni passive” del cristianesimo primiti-
nali dettano le regole del gioco politico. E vo e medievale e non esitano a prendere an-
ciò può avvenire solo perché essi, alleandosi che le armi per combattere guerre apparen-
con gli strati borghesi contro l’aristocrazia temente di religione, ma che in realtà sono
feudale, riescono a sottrarre alla Chiesa una vere e proprie lotte di classe: la guerra dei
parte consistente di consenso popolare. La contadini tedeschi, la Rivoluzione inglese, la
Controriforma esprime la consapevolezza Rivoluzione francese. Nell’Età moderna e
della Chiesa di trovarsi di fronte a una crisi contemporanea la crisi di rottura tra cristia-
radicale e di vaste proporzioni. Il Concilio di nesimo e popolo si cristallizza e non trova
Trento, il più grande tentativo della Chiesa sbocchi operativi. La Controriforma cattoli-
moderna di operare una revisione globale ca recepisce e continua la cultura cortigiana,
dell’ideologia cattolica e del suo rapporto staccata dal popolo-nazione, essenzialmente
con la società, lungi dal rinnovare cristalliz- reazionaria, elaborata dall’Umanesimo e dal
za invece per i secoli successivi la Chiesa nel Rinascimento (Q , , -; Q , , ;
ruolo di intellettuale tradizionale. I tentativi Q , ,  -; Q , , ). G. scrive
della Chiesa di raccordarsi alle masse popo- espressamente: «il vero punto di rottura tra
lari, come già nel Medioevo, mediante nuo- democrazia e chiesa è da porre però nella
vi più moderni ordini religiosi e istituti se- Controriforma» (Q , , ); «Con la Con-
colari (in prima linea l’ordine dei gesuiti), troriforma il papato aveva modificato essen-
non ripetono il successo della diplomazia ec- zialmente la struttura della sua potenza: si
CRITICA , CRITICO 

era alienato le masse popolari, si era fatto di massa adeguati ai tempi, che siano, cioè,
fautore di guerre sterminatrici, si era confu- competitivi con gli apparati ideologici degli
so con le classi dominanti in modo irrime- avversari (Q , ,  e Q , , -). Ma
diabile» (Q , , ). «La Controriforma su questo terreno la Chiesa, secolarizzando-
ha isterilito questo pullulare di forze popo- si, è destinata alla sconfitta e condurrà essa
lari» (Q , , ). stessa alla scomparsa medesima del cristia-
Questo stato di distacco del cristianesi- nesimo. Già negli scritti giovanili G. parla di
mo dalle masse appare più marcato partico- questa deriva nei termini di “suicidio del cri-
larmente in Italia, sede del papato, dove, a stianesimo”, quale processo interno di auto-
differenza di altri paesi europei, non si pro- degenerazione e autodistruzione (I cattolici
duce alcuna riforma o rivoluzione popolare italiani,  dicembre , in NM -; La
simile alle tre grandi riforme e rivoluzioni settimana politica. I popolari, ° novembre
dell’Età moderna avvenute in Germania, In- , in ON -). Analoga analisi e inter-
ghilterra e Francia (Q , ,  e Q , , - pretazione del cristianesimo con medesima
). Non si creano intellettuali propri delle prospettiva di autonegazione ed estinzione
classi popolari. Di fronte alla rottura Chiesa- andava proponendo anche il pensatore au-
masse non si forma, dall’altra parte, un nuo- stromarxista Max Adler.
vo blocco alternativo di intellettuali-popolo. BIBLIOGRAFIA: L A ROCCA  e ;
Machiavelli, Bruno, Galilei e altri restano PORTELLI .
episodi singoli e isolati. Questa frattura fra
TOMMASO LA ROCCA
cristianesimo e classi popolari, in Italia, si
manifesterà solo più tardi, nel momento del- V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «Controrifor-
ma», «eresie, eretici», «Lutero», «quistione vati-
la rottura del rapporto politico tra Chiesa e
cana», «religione», «Riforma», «Savonarola».
Stato liberale borghese nel , quando la
Chiesa, consapevole di non poter più di-
critica, critico
sporre del consenso delle masse, non oserà
andare allo scontro frontale, ma preferirà la Per G. quello di Marx è un pensiero
strategia della protesta passiva del non expe- «eminentemente pratico-critico» (Q , ,
dit (Q , , ). D’altra parte lo Stato libe- ): questa formulazione stabilisce chiara-
rale intanto poté giocare la carta dell’unità mente che il termine «critica», come sostan-
nazionale, che comportava necessariamente tivo e come aggettivo, non è usato da G. in
la negazione del potere temporale del papa- senso kantiano, come limitazione delle pre-
to, in quanto sapeva appunto di avere dalla tese della ragione, ma nel senso in cui anche
propria parte, o almeno non contro, il con- Marx lo usa nei titoli di diverse opere: come
senso popolare (plebisciti per le annessioni), intervento della politica nella “teoria” e mes-
venuto meno invece alla Chiesa. Indice tutto sa in evidenza della natura ideologica, cioè
questo, oltre che di debolezza politica, anche parziale, cioè in ultima analisi “politica” del-
di inferiorità ideologica della Chiesa. Ed è la teoria stessa. Di questa natura ideologica
proprio su questa tacita ammissione di infe- – propria di ogni teoria e filosofia – la filoso-
riorità ideologica che la Chiesa, a cominciare fia della praxis è l’unica a essere consapevo-
dal pontificato di Leone XIII, tenta di riorga- le. Perciò essa non pretenderà di applicare la
nizzarsi e ristrutturarsi per riconquistare l’e- critica pratica alle altre filosofie e teorie, se
gemonia culturale e sociale perduta. A diffe- questa non venga applicata in primo luogo
renza del passato, però, in cui essa faceva ri- alla filosofia della praxis stessa. Di qui il suo
corso a risorse interne, di natura specifica- statuto peculiarmente autoriflessivo: la filo-
mente religiosa (ad esempio gli ordini reli- sofia della praxis da una parte distrugge e di-
giosi), o a sistemi coercitivi propri o presi a leggia «tutti i concetti “unitari” staticamen-
prestito dallo Stato per far rientrare o elimi- te» (Q , , ), dall’altra mantiene un «at-
nare il dissenso, ora la Chiesa deve scendere teggiamento [...] sempre critico e mai dog-
direttamente sul terreno sociale e politico e matico, [...] un atteggiamento in certo senso
mettere a punto programmi e organizzazioni romantico, ma di un romanticismo che con-
 CROCE , BENEDETTO

sapevolmente ricerca la sua serena classi- ne moderata del Risorgimento e al formarsi


cità» (Q , , ). Pertanto, in quanto filo- di un blocco intellettuale meridionale «che
sofia che si sa espressione ideologica, di una ha a capo B. Croce e Giustino Fortunato e
società percorsa da contrasti, la filosofia del- che si dirama in tutta Italia» (Q , , ). Era
la praxis afferma «implicitamente» che essa questo, in sostanza, il motivo di fondo che
stessa è talmente storica, talmente “critica”, doveva indurre G. a una serrata critica della
che la sua “classicità” corrisponderà alla sua filosofia di Croce. Egli ben vedeva la distan-
stessa sparizione come filosofia: «Il filosofo za che correva tra la fin troppo smaccata
attuale può affermare ciò e non andare più identità tra ideologia e filosofia postulata dal-
oltre: infatti egli non può evadere dal terre- l’attualismo di Gentile e la filosofia crociana
no attuale delle contraddizioni, non può af- delle distinzioni, ma nella tendenza alla fu-
fermare, più che genericamente, un mondo sione tra pratica e teoria – alla quale Croce
senza contraddizioni, senza creare immedia- resisteva “eroicamente” – G. includeva an-
tamente una utopia» (Q , , -; qui si che il materialismo storico, e ciò perché Cro-
può vedere un elemento kantiano, ma ce «ha viva la coscienza che tutti i movimen-
profondamente ripensato alla luce dell’unità ti di pensiero moderni portano a una rivalu-
di teoria e pratica). G. si sofferma anche sul tazione trionfale del materialismo storico,
significato di “critica” in riferimento alla cioè al capovolgimento della posizione tradi-
teoria di Marx, chiamandola «Economia cri- zionale del problema filosofico e alla morte
tica» (Q  II , ) e distinguendo tra della filosofia intesa nel modo tradizionale»
«scienza economica e “critica di una scienza (Q , , ). Sta qui, dunque, il nucleo es-
economica”» (Q , , ). senziale del giudizio gramsciano su Croce. Si
FABIO FROSINI tratta del convincimento che G. espone in Q
, . Il marxismo è stato un momento crucia-
V. «filosofia della praxis», «Kant», «Marx»,
le e determinante della cultura moderna, tan-
«marxismo».
to da influenzarne non poche correnti di
pensiero. Ma, come avviene per tutti i gran-
Croce, Benedetto
di fenomeni culturali, esso è stato anche in-
Sul rapporto G.-Croce si è esercitata tegrato e influenzato da altre posizioni. G.
una consistente parte della letteratura criti- assegna a se stesso la prosecuzione del com-
ca, sia quando si è trattato di valutarne gli pito avviato da Labriola: la riconquista del-
aspetti comparativi, testuali e storico-filolo- l’autonomia concettuale e ideale del marxi-
gici, sia quando il discorso si è collocato sul smo, attraverso la critica delle forme di revi-
piano del confronto fra la tradizione marxi- sione del suo corpus teorico. G. parla di una
sta e quella liberale, sia infine per il valore «doppia revisione»: «Da un lato alcuni suoi
che esso ha nel quadro più generale della elementi, esplicitamente o implicitamente,
storia degli intellettuali italiani del secolo sono stati assorbiti da alcune correnti ideali-
XX. Qui non è certo possibile ripercorrere la stiche (Croce, Sorel, Bergson, ecc., i pragma-
complessa trama delle interpretazioni; è suf- tisti ecc.); dall’altra i marxisti “ufficiali”,
ficiente riferirsi al giudizio, ancora oggi del preoccupati di trovare una “filosofia” che
tutto condivisibile, che sul finire degli anni contenesse il marxismo, l’hanno trovata nel-
Sessanta esprimeva Garin, quando scriveva le derivazioni moderne del materialismo filo-
che il dialogo-confronto tra i due pensatori sofico volgare o anche in correnti idealistiche
traduceva, all’altezza dei problemi e dei con- come il Kantismo (Max Adler)» (ivi, -).
testi italiani, «alcuni grandi temi della cultu- Vengono così delineandosi i contenuti del
ra contemporanea». confronto che G. apre con Croce, a iniziare
Quanto G. percepisse (e criticasse) la ri- dalla individuazione di quei tratti del marxi-
levante presenza di Croce nella politica e nel- smo assorbiti e “rivisti”: il convincimento
la cultura italiana lo si può rilevare dal primo che il materialismo storico potesse esser ri-
significativo riferimento al filosofo abruzze- dotto a canone empirico di ricerca storica e
se nel Q , nelle pagine dedicate alla direzio- la questione del valore delle ideologie e della
CROCE , BENEDETTO 

loro identità-distinzione con la filosofia. Sul l’avvio della radicale critica gramsciana ai
valore delle ideologie, ad esempio, G. rileva punti-chiave della filosofia di Croce: anzitut-
alcune contraddizioni in cui cadrebbe Cro- to alla dialettica dei distinti, della quale si ri-
ce. Mentre negli Elementi di politica egli ri- conosce l’«esigenza reale», ma anche la con-
tiene, sbagliando secondo G., che per Marx traddizione rispetto a un’idea canonica di
le superstrutture sono apparenze e illusione, dialettica che, hegelianamente, non può es-
più avanti avrebbe invece sostenuto che le sere che degli opposti, negazione della nega-
ideologie sono «“costruzioni pratiche”, sono zione. La riforma crociana e gentiliana della
strumenti di direzione politica», accogliendo dialettica (e qui G. accosta due posizioni og-
dunque, dal materialismo storico, solo la par- gettivamente e filologicamente inconciliabi-
te «critico-distruttiva». L’apparente conver- li) ha reso Hegel più astratto, privandolo del-
genza tra il giovane Croce, critico delle alci- la parte «più realistica, più storicistica». Il
nesche seduzioni della dea Giustizia e della distacco è ora netto: da un lato la tradizione
dea Umanità, e il marxismo, si dissolve di- e gli eventi da cui nascono Hegel e Marx – la
nanzi all’errata interpretazione del valore Riforma protestante e la Rivoluzione france-
delle ideologie in Marx. Questi afferma con se, cioè la filosofia della storia e l’identifica-
chiarezza che è sul terreno delle superstrut- zione del fare e del pensare –, dall’altro la
ture che gli uomini prendono coscienza dei tradizione di Vico (malgrado la sua «genia-
conflitti sociali e dei propri compiti, dunque lità») e Spaventa, cioè la speculazione astrat-
sul terreno di una teoria critica e alternativa. ta (v. anche Q  II, .X, ).
Ciò che va combattuto sono le ideologie dei Ma la critica alla filosofia di Croce si
gruppi dominanti, gli strumenti del dominio connette costantemente in G. alla critica del
politico. Tutt’altro il percorso di Croce, che suo atteggiamento pratico. Ne sono testimo-
«deve ora fare molti passi a ritroso e dare ap- nianza le note a inizio del Q , quando G. af-
parenza di florida giovinezza a un’altra de- fronta il tema cruciale del ruolo degli intel-
crepita maga sdentata, il liberalismo più o lettuali nella grande crisi europea degli anni
meno deificato» (Q , , -; ma v. anche Venti e Trenta. Nelle analisi crociane dell’i-
Q , ,  e Q , , ). nizio degli anni Trenta G. coglie alcuni ele-
Il confronto, come si vede, si sviluppa su menti di verità e, tuttavia, la critica crociana
un terreno di teoria politica più che di filo- dei fenomeni deteriori, astratti, irrazionali
sofia in senso stretto. Ciò è dimostrato dal non conduce al riconoscimento del ruolo
fatto che il filosofo napoletano rientra tra gli che nel mondo moderno può svolgere non il
autori con cui G. si misura quando deve af- singolo intellettuale (o gruppi di intellettua-
frontare il tema dell’autonomia del fatto po- li), ma la lotta sociale delle masse organizza-
litico. Così, quando egli si sofferma sull’im- te (in Q , ,  G. accomuna nel medesi-
portanza che il machiavellismo ha avuto nel- mo errore di non aver visto la vera direzione
lo sviluppo della scienza politica in Italia, della «corrente storica» Giolitti e Croce).
pone in risalto «la dimostrazione fatta, in L’atteggiamento pratico di Croce può, per
modo compiuto, dal Croce, dell’autonomia G., aiutarci a capire la sua filosofia: «Nel
del momento politico-economico». G. pone, Croce filosofia e “ideologia” finalmente si
sia pure in termini problematici, la questio- identificano, anche la filosofia si mostra
ne – già precedentemente toccata – del de- niente altro che uno “strumento pratico” di
bito contratto da Croce nei confronti del organizzazione e di azione: di organizzazio-
materialismo storico, senza il quale forse egli ne di un partito, anzi di una internazionale
non sarebbe giunto a quella conclusione. Ma di partiti, e di una linea di azione pratica. Il
accanto al riconoscimento vi è anche la criti- discorso di Croce al congresso di filosofia di
ca, giacché questa posizione di Croce mal si Oxford [del , ndr] è in realtà un mani-
concilia con la «sua riduzione del materiali- festo politico, di una unione internazionale
smo storico a un mero canone empirico di dei grandi intellettuali di ogni nazione, spe-
metodologia storica» (Q , , -). Quel cialmente dell’Europa; e non si può negare
che appare importante, in questi passaggi, è che questo possa diventare un partito im-
 CROCE , BENEDETTO

portante che può avere una funzione non respiro sulla storia italiana, sulla rivoluzione
piccola» (Q , , ). Il discorso di Croce passiva, sui nessi rivoluzione-restaurazione:
viene criticato da G. anche in Q , ,  ss., «Il Croce si inserisce nella tradizione cultu-
dove si respinge come ideologica un’inter- rale del nuovo Stato italiano e riporta la cul-
pretazione del materialismo storico come tura nazionale alle origini, ma vivificandola
«“scientismo”» e «“superstizione materiali- [e arricchendola] con tutta la cultura euro-
stica”», ma, più distesamente, in Q  II, .I, pea [...] Stabilire con esattezza il significato
-, dove, però, sembra sfuggire a G. storico e politico dello storicismo crociano
che il discorso di Croce conteneva non solo significa appunto ridurlo alla sua reale por-
una critica del materialismo storico, ma an- tata, spogliandolo della grandezza brillante
che una sferzante polemica contro il mistici- che gli viene attribuita come di manifesta-
smo antistoricistico di Gentile che gli pro- zione di una scienza obbiettiva, di un pen-
curò furibondi attacchi dalla stampa del re- siero sereno e imparziale che si colloca al di
gime fascista. Quella di Croce, dunque, è sopra di tutte le miserie e le contingenze del-
una visione “utopistica” della politica, sia la lotta quotidiana, di una contemplazione
nella sua sfera teorica che in quella pratica, disinteressata dell’eterno divenire della sto-
nel senso che mentre pensa di realizzare una ria umana» (Q , , ).
pura storia e una pura filosofia, compie in- A questo punto si può affrontare la let-
vece un esercizio di ideologia (Q , , - tura delle pagine gramsciane programmati-
). G. dunque denuncia, per così dire, il ca- camente dedicate a Croce. Si conferma pie-
rattere ideologico della filosofia di Croce, namente che l’argomento Croce è uno dei
non senza però far notare una netta diffe- pochi ai quali G. dedica una scrittura e un
renza tra storicismo crociano e attualismo interesse quasi sistematici. Come è noto,
gentiliano, tra una visione della storia come l’intero Q  (oltre  pagine a stampa) ha
storia dello Stato e la storia etico-politica (Q per oggetto la filosofia di Croce. L’articola-
, , ; ma v. anche Q , ,  e Q , , zione del programma di studio del pensiero
) fondata sulla distinzione tra società ci- di Croce era stata anticipata nei Punti per un
vile e società politica, tra egemonia e ditta- saggio su B. Croce, che si trovano in Q , ,
tura, tra un «regime liberale-democratico» e -. In questa sede non è possibile entra-
lo «Stato-governo» fascista (Q , , ). re nel dettaglio di tutte le analisi gramsciane:
Croce è per G. «l’ultimo uomo del Rina- si pensi alle note sulle opere storiche di Cro-
scimento», da considerare non tanto come ce, sulla sua concezione della religione, sul-
filosofo, ma come «moralista e maestro di vi- la sua concezione degli intellettuali, sui suoi
ta, costruttore di principi di condotta» (Q , errori di interpretazione delle dottrine eco-
, ), ma proprio per questo è da combat- nomiche di Marx (come nelle pagine in cui
tere a viso aperto quando la sua filosofia di- si critica il saggio crociano sulla caduta ten-
venta ideologia, nel senso gramsciano di denziale del saggio di profitto: v. Q  II, ,
«tendenza pratico-politica unilaterale» (Q , - e Q  II, ,  ss.) o a quelle in cui
, ). L’esigenza, così, di dar vita a un An- si polemizza con la lettura crociana della
ti-Croce è generata non da una polemica di teoria del valore come paragone ellittico (Q
poco conto o riduttivamente propagandisti-  II, ,  ss.), alle note sulle teorie esteti-
ca, ma nasce da un continuo e serrato con- che di Croce, che si criticano nei presuppo-
fronto critico tra storicismo materialistico e sti idealistici, ma si difendono dalle letture
storicismo speculativo (tra gli altri luoghi in superficiali e giornalistiche (Q , , ),
cui si criticano le tendenze speculative cro- sulle questioni di logica e di grammatica (Q
ciane v. Q , , -). Si legga quella , , -). In sintesi, esse muovono dall’e-
straordinaria ed efficacissima sintesi di un sigenza di capire gli «interessi intellettuali e
gran lavoro analitico e interpretativo che G. morali (e quindi sociali)» di Croce (la sua so-
affida a una breve nota sullo storicismo di stanziale adesione alla «tradizione italiana
Croce. Esso viene posto in relazione con i dei moderati», Q , , -), per passare
passaggi chiave di una riflessione di ampio poi a valutare il suo ruolo non secondario
CROCE , BENEDETTO 

nella costruzione delle tendenze revisionisti- è pratica (l’esperimento, l’industria) per Cro-
che alla Bernstein e alla Sorel. Ancora una ce Storia è ancora un concetto speculativo».
volta G. riesce a cogliere appieno i punti fo- Insomma, e in questo giudizio si riassume la
cali della riflessione teorica con la quale egli valutazione complessiva di G., Croce ha fat-
intende misurarsi. Innanzitutto il tema della to a ritroso il cammino che dalla filosofia spe-
libertà che Croce ora disloca sul piano della culativa aveva condotto alla filosofia della
filosofia, ragionando di identità di storia e praxis. Egli «ha ritradotto in linguaggio spe-
spirito (Q  I, ,  ss.), ora fa regredire a culativo le acquisizioni progressive della filo-
livello di ideologia e di «strumento pratico sofia della praxis e in questa ritraduzione è il
di governo» (Q  I, p. ), ma poi, ancora meglio del suo pensiero» (ivi, ). In defini-
una volta, la ripresa delle critiche alla Storia tiva, lo storicismo di Croce finisce per essere
d’Europa come teoria della rivoluzione pas- una «forma di moderatismo politico», di ciò
siva e alla concezione etico-politica della sto- che in linguaggio moderno si potrebbe defi-
ria, anche se, a proposito di quest’ultimo nire «riformismo» (Q  II, .XIV, ), ma
problema, G. riconosce a Croce di aver sti- anche una «forma, abilmente mascherata, di
molato «l’attenzione allo studio dei fatti di storia a disegno, come tutte le concezioni li-
cultura e di pensiero come elementi di do- berali riformistiche» (Q  II, .XVI, ).
minio politico, alla funzione dei grandi in- Quanto G. fosse convinto della necessa-
tellettuali nella vita degli Stati, al momento ria, dal suo punto di vista, elaborazione di
dell’egemonia e del consenso come forma un Anti-Croce, fondata tuttavia su un serio e
necessaria del blocco storico concreto» (ivi, documentato confronto con le opere del fi-
p. ). Per questo la storia etico-politica è losofo napoletano, è testimoniato dalle con-
uno dei «canoni di interpretazione storica tinue richieste di suoi libri che egli invia alla
da tener sempre presente nell’esame e nel- cognata Tania e ad altri corrispondenti. E
l’approfondimento dello svolgimento stori- proprio in una lettera alla cognata del 
co, se si vuol fare storia integrale e non sto- aprile  (LC -, a Tania; ma v. anche LC
rie parziali od estrinseche» (ivi, p. ; ma -, a Tatiana, ° dicembre  a proposi-
per un’analisi della storia etico-politica a to della polemica Croce-Lunacarskij duran-
partire dai saggi storiografici di Croce v. Q te il Congresso di Oxford, e LC -, a Ta-
 I, ,  ss.). Il momento focale della cri- nia,  aprile , dove si cercano le ragioni
tica teorica e politica di G. del pensiero cro- della grande popolarità di Croce, ma anche
ciano è individuabile nella seconda parte del LC -, a Tania,  maggio , dove si cri-
Q  e specialmente nelle pagine dedicate al- tica il tentativo crociano di «liquidazione
l’identità di storia e filosofia, cioè di qualco- della filosofia della praxis», e ancora LC -
sa che è «immanente nel materialismo stori- , a Tania,  maggio , dove si analizzano
co». Questa identità, tuttavia, è diventata criticamente le opere storiche di Croce, e in-
tutt’altro in Croce, cosicché una proposizio- fine LC -, a Tania,  giugno , in cui si
ne teorica che poteva essere «ricca di conse- discute della religione della libertà), G. sin-
guenze critiche» diventa «mutila se non tetizza in modo esemplare il suo giudizio su
giunge anche alla identità di storia e di poli- questo grande intellettuale, quel medesimo
tica [...] quindi anche alla identità di politi- giudizio che egli, nel frattempo, veniva affi-
ca e di filosofia» (Q  II, , ). dando alle sue note dei Q.
G. spesso si chiede se nella visione filoso- Si può ancora far ricorso, in conclusione,
fica di Croce non siano restate consistenti a un giudizio sul rapporto G.-Croce espres-
tracce di filosofia della praxis (v. Q  I, , so, ormai mezzo secolo fa, da Garin. È in-
-, ma anche Q  II, , -). Egli ne è dubbio, egli osservava, che il dialogo con il fi-
convinto, tanto da affermare che la tesi cro- losofo dell’idealismo storicista caratterizzi
ciana dell’identità di filosofia e storia è un per molti versi l’attività culturale di G.: «In
modo di presentare «lo stesso problema po- Croce G. vede, non solo il grande intellet-
sto dalle glosse al Feuerbach e confermato tuale di tipo erasmiano, ma anche l’espres-
dall’Engels». Solo che, per Engels, «“storia” sione più avanzata della cultura italiana con-
 CRUMIRO

temporanea, quella che ha più presa e mag- che dalla Tunisia si spingeva in Algeria a fa-
giore efficacia “conformatrice”. Il fatto che re delle razzie» (Q , , ). Ma al con-
G. combatta su quella linea, e a volte si ha tempo, si chiede perché questo termine fos-
l’impressione di una sua volontà di opporsi a se entrato nel «vocabolario speciale del sin-
Croce punto per punto, giudizio contro giu- dacalismo» (Q , , ). In Q ,  e in Q
dizio [un Anti-Croce, appunto, ndr], in tutta ,  la definizione di crumiro segue quella
la valutazione della storia italiana, in una cor- di «ascaro», entrata nel lessico parlamentare
rezione costante delle posizioni discusse, per a definire i deputati della maggioranza sem-
uno spostamento sistematico del punto di vi- pre pronti alla defezione perché «senza pro-
sta [...]: tutto questo indica [...] l’attualità di gramma e senza indirizzo». G. precisa che la
una discussione, la sua storicità concreta, parola era legata «alle prime esperienze fat-
una analisi che, appunto perché non “specu- te in Eritrea di truppe indigene mercenarie»
lativa” ma indirizzata all’azione, intendeva (Q , , ). In Q , ,  a queste due
combattere una battaglia reale e opporre a definizioni G. ne aggiunge un’altra, quella di
scelte reali, attuali, scelte che, appunto per «“moretto”», sorta di variante di ascaro,
collocarsi sul medesimo terreno dell’avversa- usata per evidenziare «l’attitudine al servili-
rio, fossero capaci di contrapporglisi effica- smo e la predisposizione a eseguire i più bas-
cemente, ed anche, a volte, perché no? di ac- si servizi, con grande disinvoltura».
cettare e integrare» (Garin , -). VITO SANTORO
BIBLIOGRAFIA: BELLAMY ; FINELLI
V. «colonialismo», «Ordine Nuovo (L’)», «Parla-
; FRANCIONI ; FROSINI ; GALAS- mento», «sindacalismo, sindacati».
SO ; G ARIN ; L EONE D E C ASTRIS
; MARTELLI . cultura
GIUSEPPE CACCIATORE «Cultura» nei Q è non solo un lemma
V. «Bernstein», «caduta tendenziale del saggio di amplissimo, con diramazioni, aggettivazioni,
profitto», «dialettica», «egemonia», «filosofia», specificazioni assai variegate, ma anche un
«filosofia della praxis», «filosofia speculativa», concetto estremamente mobile e, per così di-
«Fortunato», «Gentile», «Hegel», «ideologia»,
re, irrequieto, nel senso che tende a straripa-
«Marx», «materialismo storico», «paragone ellit-
tico», «religione», «revisionismo», «riformismo», re verso ambiti categoriali diversi, che peral-
«società civile», «Sorel», «storia etico-politica», tro, a contatto con esso, acquistano nuova va-
«storicismo», «uomo del Rinascimento», «Vico». lenza (verificheremo gli esempi di «egemo-
nia» e «filosofia»). «Cultura» va concepita in
crumiro primo luogo «come espressione della so-
cietà» (Q , , ), ciò che è ormai una no-
In una “cronaca dell’Ordine Nuovo” zione di senso comune. Non lo era ai tempi
dell’ novembre , non firmata, G. an- di G., il quale nei Q perviene a un tale punto
nuncia l’inizio di una decisiva azione di re- di vista tessendo un reticolato categoriale che
pulisti portata avanti nelle fabbriche dai veste di abiti nuovi la tradizione marxista. Si
commissari di reparto nei confronti dei cru- tratta di una rete di concetti che possiamo at-
miri, cioè di quei «traditori della classe che traversare sia sincronicamente che diacroni-
seminano lo sconforto nella massa» e che camente, tra i quali mettiamo qui in rilievo:
«nei momenti di maggior tensione, cercano egemonia e lotta egemonica (dal Q ), tradu-
di spezzare la compagine operaia». Si tratta cibilità (dal Q ), riforma intellettuale e mo-
di un’opera destinata – negli auspici di G. – rale, nuovo umanesimo e religione laica (en-
a creare «un nuovo costume operaio» (ON trambi fin dal Q ). Mettendo la cultura in
). Della parola “crumiri” G. offre nei Q (questa) rete, possiamo riempire di contenu-
una “nozione enciclopedica”, chiarendone ti specifici, non banali, l’affermazione solo
l’etimologia, «legata all’occupazione, da apparentemente semplice riportata all’inizio.
parte della Francia, della Tunisia, fatta con il La complessità proviene dal termine “espres-
pretesto di respingere la tribù dei Krumiri sione”, tenendo conto che per G. «ogni
CULTURA 

espressione ha una “lingua” storicamente somma organizzata o organizzabile della so-


determinata» (Q , , ). La concezione cietà. Da questo punto di vista è sintomatico
gramsciana della cultura è inseparabile dalla come, sempre nel Q , G. consideri l’ameri-
concezione della lingua e del linguaggio, che canismo, in contrapposizione col «gladiato-
accompagna del resto l’intera filosofia dei Q. rismo gaglioffo» dell’attualismo gentiliano,
A tale proposito occorre tener ben fermo che quale «azione reale, che modifica essenzial-
cultura e linguaggio sono considerati da G. mente la realtà esterna (e quindi anche la cul-
sempre con attenzione a una capillare, irri- tura reale)» (Q , , ), e come proprio con-
ducibile differenziazione di dislivelli e strati- cependo una sfida che si potrebbe definire
ficazioni sociali – locali, regionali, nazionali, epocale nei confronti dello stesso americani-
continentali – portatrici di culture e linguag- smo egli ritenga che «il problema» principa-
gi determinati; solo a partire da questa con- le sia quello «di creare una nuova cultura su
sapevolezza acquista significato l’orizzonte una base sociale nuova» (Q , , ). Ap-
generale cui G. mira, volto all’«unificazione paiono così fissati gli elementi decisivi che as-
culturale del genere umano» (Q , , ). sociano la cultura alla comprensione della
Qui pulsa quella che si potrebbe chiamare categoria più originale e difficile del pensie-
l’accezione forte di cultura nell’intendimento ro politico gramsciano: l’egemonia. G. parla
di G., intesa come «concezione del mondo», di egemonia culturale a proposito, ad esem-
cioè per un verso come «rapporto tra l’uomo pio, della Firenze del Cinquecento, che
e la realtà con la mediazione della tecnolo-
«esercita l’egemonia culturale, perché eserci-
gia» (Q , , ), per l’altro come «“reli-
ta un’egemonia economica» (Q , , ). Si
gione laica”, una filosofia che sia diventata
potrebbe osservare che l’egemonia quale
appunto “cultura”, cioè abbia generato un’e-
«direzione culturale e morale» (Q  I, ,
tica, un modo di vivere, una condotta civile e
) della società e dello Stato riveste sem-
individuale» (Q , , ). Questa duplice
polarità – scientifico-tecnologica ed etico-re- pre e comunque una dimensione culturale.
ligiosa – restituisce l’amplissima gamma di si- Fatto è che G. usa “cultura” sia in senso for-
gnificazioni, di temi e problemi entro i quali te e centrale o generale (e in questo senso
si muove l’uso del concetto di cultura nei Q. egemonia e cultura sono categorie associate)
Fin dal Q , a cui va riconosciuta una fun- che debole e periferico, o specifico ad ambi-
zione fondativa sia della genesi che della ti particolari e circoscritti di discorso, come,
struttura della totalità dei Q, le acquisizioni per l’appunto quando parla di una peculiare
essenziali del nesso cultura-egemonia ap- egemonia culturale. Creare una nuova cultu-
paiono raggiunte, anche se, secondo alcuni ra, cioè una «cultura superiore» che deter-
interpreti, con un certo residuo di economi- mini il superamento del tradizionale «distac-
cismo in tutta la prima fase di stesura (che co- co tra cultura moderna e cultura popolare o
munque non inficia la novità del pensiero). folklore» (Q , , ) e costituisca «la forma
La cultura viene definita un «mondo», una moderna del laicismo tradizionale che è alla
«sfera», un «campo», una «struttura» di atti- base del nuovo tipo di Stato» (Q , , ),
vità compiute dai «ceti» intellettuali, vale a espressione politica di una «nuova società»:
dire da quella «massa sociale che esercita sono queste le determinanti propriamente
funzioni organizzative» – oltre che nel cam- culturali della lotta egemonica.
po della cultura – anche nella «produzione» Con il Q  l’andamento del discorso ac-
e nel «campo amministrativo-politico» (Q , quista un contenuto più marcatamente teo-
, ). La questione organizzativa è centrale, rico e filosofico, che però va inteso in un sen-
sia perché è alla luce di essa che G. distingue so diverso rispetto alla concezione tradizio-
la funzione degli intellettuali da altre funzio- nale della filosofia quale “elaborazione indi-
ni sociali-lavorative o professionali, sia per- viduale” di concetti: prende avvio un pro-
ché a G. (per riprendere di nuovo la citazio- cesso di pensiero che porterà a intendere la
ne iniziale) interessa la cultura quale espres- filosofia dal punto di vista del «filosofo de-
sione pratica, cioè strutturata e articolata, in- mocratico» (Q  II, , ) o «pensatore
 CULTURA

collettivo» (Q , , ), che attua una «lot- teorica della polarità Rinascimento-Rifor-
ta culturale per trasformare la “mentalità” ma, che G. mutua da Croce, ma trasforman-
popolare» (Q  II, , ). G. richiama al- done il senso, egli imposta in maniera più
la necessità di lavorare per «un vasto movi- ricca e penetrante la questione già accenna-
mento culturale che abbracci tutto l’uomo» ta del superamento del distacco tra cultura
(Q , , ), per un «nuovo umanesimo» (Q alta e cultura popolare e formula la prospet-
, , ), ed elabora, a questo fine, la tesi tiva di una «riforma intellettuale e morale»,
della traducibilità reciproca, a «livello inter- la quale diventa un modo nuovo, originalis-
nazionale», di linguaggi e culture, espressio- simo, di pensare alla rivoluzione. I riferi-
ni di «civiltà fondamentalmente simili», che menti del presente a categorie del passato
«credono di essere antagonistiche, diverse, implicano un’attenzione storico-filologica
una superiore all’altra, perché adoperano che consente a G. di riempire di sostanza e
diverse espressioni ideologiche, filosofi- concretezza lo slancio metaforico-immagi-
che», mentre «per lo storico, esse sono in- nativo del pensiero. Il Rinascimento viene
tercambiabili, sono riducibili una all’altra, rievocato come una «grande rivoluzione cul-
sono traducibili scambievolmente» sia pure turale», attraverso la quale «non è stato
in modo non perfetto, non «in tutti i parti- “scoperto” l’uomo, ma è stata iniziata una
colari» (Q , , ). Non si tratta solo di nuova forma di cultura, cioè di sforzo per
una traducibilità inter-nazionale, ma anche creare un nuovo tipo di uomo nelle classi
inter-disciplinare, come tra «filosofia – poli- dominanti» (Q , , ). L’espressione “ri-
tica – economia» (Q , , ): celebre teo- voluzione culturale” compare nei Q un’altra
rizzazione con la quale G. decreta la morte sola volta, là dove G. dichiara che «compito
della filosofia “separata” e la sua risoluzione degli intellettuali è quello di determinare e
in una costellazione culturale che salvaguar- organizzare la rivoluzione culturale, cioè di
dia l’autonomia del filosofare ma ne stabili- adeguare la cultura alla funzione pratica» (Q
sce la connessione strutturale con le due sfe- , , ). Va sottolineato che qualcosa di
re di attività che restituiscono al pensiero la analogo egli dice quando osserva che «il
funzione pubblica e sociale e stabiliscono compito degli intellettuali è quello di deter-
l’interrelazione tra teoria e pratica. È un co- minare e organizzare la riforma morale e in-
rollario di questa posizione il suo ancora- tellettuale, cioè di adeguare la cultura alla
mento alla «storia della cultura, che è più funzione pratica» (Q , , ). La «rifor-
larga della storia della filosofia» (Q , , ): ma morale e intellettuale» appare insomma
più larga, anche perché più duttile e artico- come una rivoluzione culturale: si potrebbe
lata, essendo capace di rappresentare ed osservare ancora che tutto questo ha signifi-
esprimere, con maggiori determinazioni, la cato e valenza sul terreno stabilito dalla ri-
contemporanea, altalenante identità-diffe- voluzione passiva, quale scenario generaliz-
renza tra lingue, civiltà, culture, costellazio- zato e generalizzabile della dinamica sociale
ni nazionali diverse. La traducibilità diventa nei tempi moderni. Si vede così quale peso
così veicolo della determinazione della filo- abbia per G. – il quale si mantiene ben fer-
sofia della prassi quale volano di una “nuo- mo alla consapevolezza del carattere strut-
va cultura”. Con il Q  la teoria della tradu- turale o prioritario delle trasformazioni eco-
cibilità acquista nuovi elementi, ma l’essen- nomiche – la dimensione culturale, attraver-
ziale appare sin da ora fissato. so la quale si gioca la possibilità di non ras-
Con i Q - giunge a maturazione la segnarsi a un’accezione conservativa, in ulti-
concezione-progetto, fissata nel Q , di una ma analisi interclassista e passivizzante della
«nuova cultura integrale, che abbia i carat- rivoluzione passiva medesima. Potremmo
teri di massa della Riforma protestante e del- formulare così il grande interrogativo che
l’illuminismo francese e abbia i caratteri di agita G. nei Q, e che mostra di ingrossarsi
classicità della cultura greca e del Rinasci- nell’evoluzione del suo pensiero in carcere:
mento italiano» (Q  I, , ). Alla luce è possibile una riforma morale e intellettua-
dello studio storico e della trasvalutazione le, cioè una rivoluzione culturale o, in termi-
CULTURA 

ni più pragmatici (nel contesto vissuto da G. di analogo a quanto abbiamo riscontrato per
in carcere), una costituente democratica che la filosofia: la metodologia gramsciana – un
sottragga la rivoluzione passiva alla dittatu- caposaldo della quale è la dinamicità dei
ra del presente o alla mera gestione dell’esi- concetti o la loro mobilitazione, nel duplice
stente? È insomma ancora possibile la lotta senso di renderli mobili e agibili in contesti
egemonica, che è lotta per una nuova cultu- diversi da quelli originari, o ancora la loro
ra, e in questo senso è lotta politica per la traduzione o traducibilità in metafore e in
formazione di un “uomo intero”? L’interro- immagini – fa compiere, o meglio invita a
gativo è drammatico. La genesi dei Q ha a compiere un salto gigantesco sia alla filoso-
che fare con la consapevolezza di una scon- fia, che da affare individuale diventa azione
fitta, la denuncia di un fallimento, l’abban- collettiva o di massa, sia alla religione, che
dono di certe illusioni: «I laici hanno fallito diventa cittadina dell’immanenza, abbando-
nella soddisfazione dei bisogni intellettuali nando perciò misticismi e trascendenze.
del popolo: io credo proprio per non avere Un esempio di ciò che intendiamo per
rappresentato una cultura laica, per non “mobilitazione” dei concetti nella metodo-
aver saputo creare un nuovo umanesimo, logia gramsciana è il modo con cui G. pensa
adatto ai bisogni del mondo moderno, per all’Europa e alla cultura europea, nel conte-
aver rappresentato un mondo astratto, me- sto di un quadro geopolitico e geoculturale
schino, troppo individuale ed egoista». G. che nei Q si presenta fortemente in movi-
annota questo pensiero già nel Q  (Q , , mento, al punto da lumeggiare, nel Q , ,
) e lo riprende, radicalizzando la necessità , il passaggio del testimone dall’Atlantico
di diffusione di una «cultura laica» e di un al Pacifico nella guida marinara del mondo.
«moderno “umanesimo” [...] fino agli strati L’Europa è in transito per almeno due ra-
più rozzi e incolti», nel Q  (Q , , ). gioni. Il mondo non è più di fatto, cioè eco-
L’idea di una cultura laica è centrale nei nomicamente e politicamente, eurocentrico,
Q. Una cultura in senso forte – nel senso anche se l’oggettiva, progressiva «unifica-
cioè che abbiamo ricordato dianzi quando si zione culturale dell’umanità» mostra tuttora
è parlato della reciproca imbricazione dei una connotazione europea. Per altro verso ci
concetti di egemonia e cultura, e poi della sono tutte le condizioni affinché prenda
morte e resurrezione della filosofia nel con- concretamente avvio il processo sociale e
testo di una nuova cultura – è naturaliter lai- politico destinato a determinare politica-
ca. Anche “laico” è un concetto che conosce mente l’unione europea, che per G. rappre-
una sua forza, sì da dispiegare la sua natura senta un fattore decisivo per il superamento
come di un valore capace di tener testa, o far del fattore forse principale della crisi orga-
concorrenza, o sostituirsi, o assorbire (sono nica della società contemporanea: il nazio-
sfumature di un unico processo) la religione. nalismo. È qui evidente la fortissima valenza
Scrive infatti G. nel Q , a proposito della culturale del problema ora sfiorato, espres-
concezione di De Sanctis: «Ma cosa signifi- sione di una produttiva ambivalenza, che ci
ca “cultura” in questo caso? Significa in- riconduce altresì alla ricchissima articolazio-
dubbiamente una coerente, unitaria e di dif- ne storico-metaforica con cui G. guarda al
fusione nazionale “concezione della vita e Rinascimento, quale culla culturale – nel be-
dell’uomo”, una “religione laica”, una filo- ne come nel male – dell’Europa, e del mon-
sofia che sia diventata appunto “cultura”, do, moderni.
cioè abbia generato un’etica, un modo di vi- In conclusione, è opportuno sottolinea-
vere, una condotta civile e individuale» (Q re la contemporanea universalità e fram-
, , -). È questa probabilmente la con- mentarietà del concetto. Vien da pensare al-
cezione più ardita cui sia pervenuto G. nel la nota metafora gramsciana del raggio e dei
tessere quel che abbiamo all’inizio chiamato prismi: «Lo stesso raggio luminoso passa per
un reticolato categoriale, che in questo caso prismi diversi e dà rifrazioni di luce diverse»
investe il senso più pregnante del concetto (Q , , ). La dialettica, o contrappunto,
di cultura. Avviene per la religione qualcosa di identità e differenze, che attraversa l’inte-
 CULTURA ALTA

ro mondo di pensiero di G., rispetto a “cul- mente un compatto blocco nazionale, di cui
tura” è determinante non solo in linea gene- sono gli “ambasciatori” culturali» (Q , ,
rale, ma anche con riferimento alla questio- ). Vi è stata infatti una «massiccia costru-
ne centrale del marxismo di G.: il contrasto zione intellettuale» che spiega la funzione
di classe. Per usare il titolo di un classico del- internazionale della cultura francese nei se-
l’antropologia culturale italiana di ascen- coli XVIII e XIX, che può dirsi «di espansio-
denza gramsciana (Cirese ), esso si pre- ne a carattere imperialistico ed egemonico
senta, dal punto di vista culturale (o sovra- in modo organico» (Q , , ). Essa è
strutturale, per riprendere la terminologia molto diversa da quella italiana, «a caratte-
tradizionale), come dicotomia tra cultura re immigratorio personale e disgregato, che
egemone e culture subalterne, ove va messa non refluisce sulla base nazionale per po-
in evidenza, accanto al carattere fondamen- tenziarla ma invece concorre a rendere im-
talmente oppositivo, la sua storica e com- possibile il costituirsi di una salda base na-
plessa fluidificazione, sì che l’immagine che zionale» (ivi, -).
potrebbe prestarsi a raffigurarla è una spira- G. mette a confronto inoltre le produzio-
le, atta a sottolineare il permanente proces- ni letterarie dei due paesi quando affronta il
so di intersecamento e di differenziazione problema della mancanza di una letteratura
che caratterizza la storia culturale dei rap- popolare in Italia; in riferimento a una nota
porti tra egemoni e subalterni. della “Critica fascista” del , in cui ci si
B IBLIOGRAFIA : C IRESE ; C REHAN chiedeva come mai i quotidiani italiani pub-
; GARIN . blicassero in appendice romanzi francesi del-
l’Ottocento, il pensatore sardo spinge a ri-
GIORGIO BARATTA flettere sulle motivazioni per cui «il pubblico
V. «alta cultura», «americanismo», «concezione italiano legge la letteratura straniera, popola-
del mondo», «cultura popolare», «egemonia», re e non popolare, e non legge invece quella
«Europa», «filosofia», «ideologia», «intellettua-
li», «lingua e linguaggio», «nazionalismo», «rifor-
italiana» (Q , , ). Non si può accusare
ma intellettuale e morale», «Rinascimento», «reli- infatti il popolo italiano di non dimostrare in-
gione», «rivoluzione passiva», «traducibilità». teresse nei confronti della letteratura «in tut-
ti i suoi gradi, dai più infimi (romanzacci
cultura alta: v. alta cultura. d’appendice) ai più elevati» (ivi, ), ove si
pensi che esso ricerca e si concentra sui libri
cultura europea: v. Europa. stranieri, soprattutto francesi, come dimostra
il dato che essi siano quelli più pubblicati dal
“Romanzo mensile” e dalla “Domenica del
cultura francese, cultura italiana
Corriere” (Q , , ), perché «l’elemento
Il confronto operato tra i caratteri del- intellettuale indigeno è più straniero degli
la cultura francese e quelli della cultura ita- stranieri di fronte al popolo-nazione» (Q ,
liana è vasto e articolato nell’ambito della ri- , ). Gli intellettuali italiani infatti «non
flessione carceraria; in primis la funzione escono dal popolo, non ne conoscono i biso-
cosmopolita svolta dagli intellettuali france- gni, le aspirazioni, i sentimenti diffusi, ma so-
si a partire dal Settecento risulta ben diver- no qualcosa di staccato, di campato in aria,
sa da quella esercitata dagli italiani prece- una casta cioè» (Q , , ).
dentemente. In Italia infatti essa è «causa ed Se i volumi della letteratura divulgativa
effetto dello stato di disgregazione in cui ri- francese sono «letti e ricercati» (ibid.), una
mane la penisola dalla caduta dell’Impero diffusione e fortuna popolare è toccata a po-
Romano al » (Q , , ). La Francia chi casi isolati tra gli scrittori italiani, come
invece costituisce per G. un esempio di Carolina Invernizio, Mastriani o Guerrazzi.
«sviluppo armonico di tutte le energie na- La Invernizio ha copiato d’altra parte «mec-
zionali e specialmente delle categorie intel- canicamente» per la sua Firenze l’«ambien-
lettuali» (ibid.), sicché gli intellettuali fran- te romanzesco» della letteratura d’appendi-
cesi «esprimono e rappresentano esplicita- ce francese, dando vita così a «determinate
CULTURA FRANCESE , CULTURA ITALIANA 

tendenze di folclore» (Q , , ). Ma- pariva “romantica” (Gioda o del Romantici-
striani e Guerrazzi rappresentano invece se- smo,  febbraio , in CPC ).
condo G. quel laicismo a cui anche la lette- G. riscontra delle precise motivazioni di
ratura francese dava espressione, laddove in carattere storico e politico per il carattere
Italia i laici avrebbero invece «fallito nella «“popolare-nazionale”» della cultura fran-
soddisfazione dei bisogni intellettuali del cese, storica e non. Negli ultimi centocin-
popolo», forse proprio per «non avere rap- quant’anni in Francia si era dissolta ogni
presentato una cultura laica» (Q , , ). tendenza dinastica a causa del succedersi di
La letteratura cattolica italiana d’altronde «tre dinastie antagoniste tra loro in modo ra-
non ha riscontrato maggiore successo: essa dicale» (Q , , ); si erano inoltre avvi-
non ha utilizzato a dovere le esperienze dei cendati governi repubblicani molto diffe-
missionari nel campo dei romanzi d’avven- renti tra loro. Questo comportava l’impossi-
tura e i grandi risultati della ricerca astrono- bilità di un’«“agiografia” nazionale unili-
mica nel campo della scienza. Essa resta neare»; pertanto il protagonista della storia
quindi «troppo impregnata di apologetica francese è diventato l’«elemento permanen-
gesuitica» (ibid.); il cattolicesimo italiano è te di queste variazioni politiche, il popolo-
infatti, secondo G., «sterile nel campo lette- nazione» (ibid.). Ne è conseguito un «tipo di
rario come negli altri campi della cultura». nazionalismo politico e culturale che sfugge
Pertanto non è possibile un confronto tra gli ai limiti dei partiti propriamente nazionali-
scrittori cattolici italiani e quelli francesi, stici» e un «collegamento stretto tra popolo-
«Bourget, Bazin, Mauriac, Bernanos» (Q , nazione e intellettuali» (ivi, -). In Italia,
, ). Molti romanzi popolari stranieri, so- invece, mancando «l’elemento permanen-
prattutto storici, hanno un’ambientazione te», cioè il popolo-nazione, non poteva es-
italiana, ma l’Italia non può contare in nes- serci unità nazionale. La tendenza dinastica
suna delle tipologie dei romanzi popolari poi «doveva prevalere dato l’apporto che le
(poliziesco, misterioso, d’intrigo ecc.) una dava l’apparato statale», mentre le tendenze
produzione paragonabile a quella francese politiche contrapposte non avevano «un mi-
(ma anche inglese e tedesca) per valore let- nimo comune di obbiettività». Pertanto la
terario o commerciale, per «numero, fecon- storia era «propaganda politica» che doveva
dità e anche dati di piacevolezza letteraria» tendere a «creare l’unità nazionale», per cui
(Q , , ). Il pubblico italiano si è così «la nazione, dall’esterno contro la tradizio-
«appassionato attraverso il romanzo storico- ne, basandosi sulla letteratura, era un voler
popolare francese, alle tradizioni francesi, essere, non un dover essere perché esistono
monarchiche e rivoluzionarie», e quindi a già le condizioni di fatto». In questa situa-
un «passato non suo», adopera nel parlare e zione gli intellettuali italiani diffidavano del
nel pensare metafore e riferimenti francesi e popolo, che per loro era «qualcosa di sco-
risulta in definitiva «culturalmente più fran- nosciuto, una misteriosa idra dalle innume-
cese che italiano» (Q , , ). Paradossal- revoli teste» (ivi, ). In mancanza di una
mente, allora, per adattarsi al gusto popola- letteratura nazionale-popolare, in Italia
re italiano formatosi su romanzi soprattutto mancava anche la critica del pubblico, che in
francesi gli scrittori italiani scelgono i loro Francia invece poteva dirsi «largo ed atten-
argomenti fuori d’Italia (Q , , ). La to a seguire tutte le vicende della letteratu-
lettura dei romanzi d’appendice francesi ra» e poteva così costituire la «vera Borsa dei
aveva influito persino sulla classe politica fa- valori letterari» (Q , , ).
scista: come recitava un articolo del  Assente è poi in Italia una letteratura pro-
pubblicato sull’“Unità”, «i sentimenti diffu- dotta dai funzionari statali militari e civili, re-
si nei romanzi d’appendice del romantici- lativa alla loro attività, che sia scritta per il po-
smo francese del ’» erano gli unici conte- polo, come in Francia e in Inghilterra, e non
nuti ideali della «fantasia squilibrata» e solo per i propri superiori (Q , , ). Per
dell’«irrequietezza psicologica» tipiche del- quanto riguarda invece il rapporto tra mora-
la mentalità fascista, che in questo senso ap- listi francesi e italiani, G. si sofferma su un’in-
 CULTURA MONDIALE

teressante osservazione di Angelo Gatti se- dal prosieguo della nota, quell’egemonia è
condo cui i primi studiano «come “dirigere” destinata a cedere il testimone a un «nuovo
e quindi come “comprendere” per influenza- processo culturale», che straripa sia dalla
re e ottenere un “consenso spontaneo e atti- centralità euro-occidentale, sia dalle forme
vo”», mentre il moralista italiano studiereb- tradizionali di cultura rappresentate dai
be come «“dominare”, come essere più for- «grandi intellettuali» e “filosofi di professio-
te, più abile, più furbo» (Q , , ). Ab- ne”, e pone le basi di una cultura che «tende
bondano così libri come il Galateo, in cui «si a diventare popolare, di massa, con caratte-
bada all’atteggiamento esteriore delle classi re concretamente mondiale». A G. non inte-
alte», ma non c’è alcun libro «come quelli dei ressa una cultura mondiale unificata, che tra-
grandi moralisti francesi (o di ordine subal- scuri le differenze e articolazioni geocultura-
terno come in Gaspare Gozzi), con le loro li. Di Benedetto Croce egli sottolinea la con-
analisi raffinate e capillari» (ivi, ). sapevolezza di essere «un leader della cultu-
Chiara è infine l’immagine delle due cul- ra mondiale e delle responsabilità e dei do-
ture che risulta dal confronto tra l’Accade- veri che essa porta con sé» (LC , a Tania,
mia della Crusca e quella degli Immortali in  aprile ), riconoscendo che il «movi-
Francia: entrambe ovviamente si occupano mento di riforma morale e intellettuale pro-
dello studio della lingua, ma il punto di vista mosso in Italia da Benedetto Croce», fonda-
della prima è quello del «“linguaiolo”, del- to sulla convinzione che «l’uomo moderno
l’uomo che si guarda continuamente la lin- può e deve vivere senza religione [...] rivela-
gua», mentre la seconda considera la lingua ta o positiva o mitologica», sia «il maggiore
come «concezione del mondo», come «base contributo alla cultura mondiale che abbia-
elementare – popolare-nazionale – dell’u- no dato gli intellettuali moderni italiani» (LC
nità della civiltà francese» (Q , , ). -, a Tatiana,  agosto ). Per altro ver-
so G. critica, già in QM, scritto pochi mesi
JOLE SILVIA IMBORNONE prima di venire arrestato, la proiezione eu-
V. «fascismo», «Francia», «intellettuali», «intel- ropea e mondiale del pensiero di Croce, in
lettuali italiani», «letteratura d’appendice», «let- quanto funzionale al rifiuto di ogni attenzio-
teratura poliziesca o gialla», «nazionale-popola-
ne alla problematica sociale e culturale del
re», «popolo-nazione».
Mezzogiorno d’Italia.
cultura mondiale GIORGIO BARATTA
V. «Croce», «cultura», «intellettuali», «intellettua-
«Cultura» e «mondo» sono concetti
li italiani», «mondo», «quistione meridionale».
chiave del pensiero di G., congeniali al suo
peculiare “universalismo”, teso all’«unifica-
cultura popolare
zione culturale del genere umano». L’espres-
sione «cultura mondiale», come tale, si ri- La voce «cultura popolare» compare
trova raramente nei Q e nelle LC. All’inizio per la prima volta in Q , , - ed è usata
di Q , , - il passo più delicato, che come sinonimo di «folklore», che è anche il
parla dell’«egemonia della cultura occiden- titoletto dato alla nota. Si tratta di un passo
tale su tutta la cultura mondiale», e conti- fondamentale e molto citato dei Q, in cui G.
nua: «Ammesso anche che altre culture ab- definisce il folklore una vera e propria «con-
biano avuto importanza e significato nel pro- cezione del mondo», che merita uno studio
cesso di unificazione “gerarchica” della ci- serio e non deve essere considerato come una
viltà mondiale (e certamente ciò è da am- «bizzarria» o un fenomeno «“pittoresco”».
mettere senz’altro), esse hanno avuto valore Dal punto di vista pedagogico, un approccio
universale in quanto sono diventate elemen- scientifico allo studio del folklore sarà anche
ti costitutivi della cultura europea, la sola utile agli insegnanti per avvicinarsi maggior-
storicamente o concretamente universale». mente alla concezione dei propri alunni e fa-
Il passo ha fatto parlare di un pregiudizio vorirne così l’apprendimento. La formazione
“etnocentrico” di G.; come si evince invece delle grandi masse popolari porterà al supe-
CULTURA POPOLARE 

ramento della distanza tra «cultura moder- nonimi. È così che alcune righe dopo, ri-
na» da una parte e «folklore» o «cultura po- guardo alla situazione italiana, G. scrive:
polare» dall’altra. Si vede quindi, già da que- «Gli intellettuali non escono dal popolo,
sto primo passaggio, che l’espressione “cul- non ne conoscono i bisogni, le aspirazioni, i
tura popolare” si contrappone dialettica- sentimenti diffusi, ma sono qualcosa di stac-
mente, oltre che ad “alta cultura” – in senso cato, di campato in aria, una casta cioè. La
verticale, all’interno di una determinata so- quistione deve essere estesa a tutta la cultu-
cietà nazionale –, anche a “cultura moder- ra popolare o nazionale e non al solo ro-
na”, termine che ha una portata più interna- manzo o alla sola letteratura» (ivi, ). Da
zionale e fa riferimento a una data epoca sto- questo passo vediamo allora come “cultura
rica. Altrove, parlando del teatro di Piran- popolare” venga usato anche come sinoni-
dello, G. definirà il folclore come «cultura mo di “cultura nazionale”.
popolare di grado infimo» (Q , , ), fa- Sempre sul tema di una possibile lettera-
cendo così intendere come tra i due termini tura nazionale, che sia espressione di una
non ci sia una perfetta sovrapposizione. «nuova cultura», G. scrive: «La premessa
In Q , ,  G. prende un appunto su della nuova letteratura non può non essere
un articolo di Ettore Fabietti dedicato al fe- storico-politica, popolare: deve tendere a
nomeno delle biblioteche popolari, che egli elaborare ciò che già esiste, polemicamente
definisce «la più cospicua iniziativa per la cul- o in altro modo non importa; ciò che impor-
tura popolare del tempo moderno». L’atten- ta è che essa affondi le sue radici nell’humus
zione di G. cade sulla descrizione del com- della cultura popolare così come è, coi suoi
portamento degli operai rispetto ai libri, che gusti, le sue tendenze ecc., col suo mondo
essi trattano con estrema cura, tanto da esse- morale e intellettuale sia pure arretrato e
re definiti i «migliori “clienti”» delle biblio- convenzionale» (Q , , ). Se la cultura
teche, rispetto ad altre categorie di visitatori. popolare è importante per non perdere di
Da questo e da altri dettagli sembra che G. vista la relazione con il mondo reale, è però
pensi di fermare queste idee per poter poi svi- solo attraverso l’opera degli intellettuali che
luppare uno studio sull’atteggiamento della la cultura può passare da una fase di «elabo-
classe operaia nei confronti della cultura. G. razione critica» e di «processo di sviluppo»
scrive infatti: «La letteratura delle biblioteche (Q , , ).
popolari milanesi dovrà essere studiata per Il concetto di cultura popolare, assieme
avere spunti “reali” sulla cultura popolare» al suo opposto dialettico, quello di alta cul-
(ibid.). Rispetto alla nota precedente vediamo tura, fa parte del grande nodo tematico che
che qui il concetto di cultura popolare non è include sia la riflessione sulla portata filoso-
più solo un sinonimo di folklore, ma denota fica del marxismo, sulla sua natura di filoso-
anche le forme reali, cioè determinate (relati- fia autonoma (filosofia della praxis), sia tut-
ve qui agli operai milanesi), del sapere e non ta la parte delle note carcerarie dedicate al
più solo delle credenze, delle tradizioni, dei nesso Riforma-Rinascimento, termini che,
gusti popolari che si contrappongono a un’i- oltre alle due epoche storiche reali, denota-
dea di cultura moderna. no metaforicamente due diversi atteggia-
La definizione di cultura popolare assu- menti di politica culturale, che per semplifi-
me complessità crescente nel corso della ri- care possiamo definire come sistemi di cul-
flessione carceraria. In Q , , in cui si af- tura “dal basso” e “dall’alto”. «La riforma
fronta un tema ricorrente nei Q, quello del- luterana e il calvinismo crearono una cultu-
la letteratura popolare e del carattere non ra popolare, e solo in periodi successivi una
popolare della letteratura nazionale italiana, cultura superiore», scrive G. in Q , , .
G. delinea una chiave di ricerca destinata a La filosofia della praxis invece, in quanto
rimanere aperta, chiedendosi quale sia la na- sintesi di movimento culturale sia dall’alto
tura del rapporto tra connotazione «nazio- che dal basso, rappresenta la simultaneità
nale» e «popolare», ricordando che in alcu- dello sviluppo di cultura popolare e alta cul-
ne lingue i due aggettivi sono usati come si- tura. La caratteristica di far procedere all’u-
 CUOCO , VINCENZO

nisono il progresso culturale di tutta la so- un mastodonte era proprio di Cuvier, ma


cietà è per G. la qualità distintiva dei gover- può avvenire che con un pezzo di coda di to-
ni espansivi (usato come contrario di repres- po si ricostruisca invece un serpente di ma-
sivi, in Q , , ): «Un sistema di governo re» (LC , a Giulia). G. intende dunque
è espansivo quando facilita e promuove lo mettere soprattutto in guardia sia dal peri-
sviluppo dal basso in alto». Quello che G. ha colo di giungere a conclusioni frettolose sul-
in mente non è un modello di livellamento la base di labili indizi, sia dalla cattiva tra-
culturale verso il basso, non si propone cioè sposizione del metodo delle scienze natura-
di abbassare la qualità del livello culturale- li nel campo delle conoscenza storico-socia-
scientifico di una società: piuttosto egli pro- le operata dal positivismo. Nel Q  G. pre-
pone di mantenere insieme quantità e qua- cisa che, se «il principio di Cuvier, della cor-
lità della cultura, affermando che quanto più relazione tra le singole parti organiche di un
si estende la base di accesso e si eleva il li- corpo», può essere «utile [...] nella sociolo-
vello complessivo, tanto più sarà possibile gia», per la «storia passata, il principio del-
una selezione di «“cime intellettuali”». la correlazione [...] non può sostituire il do-
COSTANZA ORLANDI cumento, cioè non può dare altro che storia
ipotetica, verosimile ma ipotetica». Mentre
V. «alta cultura», «calvinismo», «concezione del
mondo», «cultura», «filosofia della praxis», «let-
«diverso è il caso dell’azione politica e del
teratura popolare», «Lutero», «nazionale-popo- principio di correlazione (come quello d’a-
lare», «popolare», «popolo», «popolo-nazione», nalogia) applicato al prevedibile, alla co-
«Riforma», «Rinascimento», «sport». struzione di ipotesi possibili e di prospetti-
ve. Si è appunto nel campo dell’ipotesi e si
Cuoco, Vincenzo: v. rivoluzione passiva. tratta di vedere quale ipotesi sia più verosi-
mile e più feconda di convinzioni e di edu-
Cuvier, Georges cazione» (Q , , ). Infine, il Testo C di
Q , , notevolmente modificato, afferma:
Una delle prime note dei Q recita: «L’os- «non tutti sono Cuvier e specialmente la
sicino di Cuvier. Osservazione legata alla no- “sociologia” non può essere paragonata alle
ta precedente. Il caso Lumbroso. Da un os- scienze naturali. Le generalizzazioni arbitra-
sicino di topo si ricostruiva talvolta un ser- rie e “bizzarre” vi sono estremamente più
pente di mare» (Q , , ). La «nota pre- possibili (e più dannose per la vita pratica)»
cedente» è intitolata Achille Loria ed è de- (Q , , ). G. qui pensa a Bucharin e al-
dicata alle «“stranezze”» dello studioso pre- la “sociologia marxista” (si noti nel testo
so a esempio di superficialità intellettuale gramsciano “sociologia” tra virgolette), uno
(Q , , ), mentre Alberto Lumbroso è un degli idola polemici dei Q.
“loriano” (v. Q , , ). In una lettera coe-
va ( dicembre ) torna il nome del na- JOSEPH A. BUTTIGIEG
turalista e paleontologo Georges Cuvier: V. «Bucharin», «lorianismo, loriani», «positivi-
«Ricostituire da un ossicino un megaterio o smo», «previsione», «sociologia».
D

D’Annunzio, Gabriele polare in Italia» (ivi, -). In definitiva,


una traduzione nostrana del «Nietzsche-su-
Nella situazione del dopoguerra G. pre-
peruomo», ove però «D’Annunzio ha carat-
sta attenzione critica (v. ad esempio La setti- teri folcloristici spiccati», anche se – ricono-
mana politica,  ottobre , in ON ) a sce G. – egli ha una cultura «non legata im-
D’Annunzio e al movimento fiumano, ten- mediatamente alla mentalità del romanzo di
tando invano anche di incontrare il “poeta- appendice» (Q , , ).
guerriero” nell’aprile , per cercare di im-
pedire l’avvicinamento dei “legionari fiuma- GUIDO LIGUORI
ni” al movimento fascista (Caprioglio ). V. «apoliticismo, apoliticità», «Garibaldi», «intel-
In Q ,  (-), una nota intitolata La lettuali italiani», «letteratura d’appendice», «na-
politica di D’Annunzio («Concetti politici zionalismo», «Pascoli», «piccola borghesia»,
reali neanche uno: frasi ed emozioni, ecc.»: «quistione nazionale», «superuomo».
ivi, ), quello del “vate” viene considerato
«uno dei tanti ripetuti tentativi di letterati Dante
(Pascoli, ma forse bisogna risalire a Garibal- Se la maturazione del pensiero filosofi-
di) per promuovere un nazionalsocialismo co-politico di G. e la messa a punto di una
in Italia (cioè per condurre le grandi masse strumentazione critico-analitica finalizzata
all’“idea” nazionale o nazionalista-imperia- all’esercizio della guida politica passano,
lista)» (ivi, ). Ma, si chiede G., «come si lungo tutto l’arco dei Q, attraverso il con-
spiega la relativa popolarità “politica” di G. fronto e il rovesciamento delle categorie cro-
D’Annunzio?». Con i seguenti motivi: «°) ciane, gli appunti sul canto X dell’Inferno
l’apoliticità fondamentale del popolo italia- contenuti nel Q  costituiscono un’interes-
no (specialmente della piccola borghesia e sante occasione per cimentarsi con la ben
dei piccoli intellettuali) [...] °) il fatto che nota distinzione fra “poesia” e “struttura”,
non era incarnata nel popolo italiano nessu- elaborata da Croce nei volumi laterziani La
na tradizione di partito politico di massa [...] poesia di Dante del  e Poesia e non poesia
°) la situazione del dopoguerra, in cui tali del . Entrambi i saggi fanno parte, insie-
elementi si presentavano moltiplicati, per- me con il Dante, Farinata, Cavalcanti del
ché, dopo quattro anni di guerra, decine di giornalista Vincenzo Morello, detto Rasti-
migliaia di uomini erano diventati moral- gnac (Mondadori, Milano ), di una serie
mente e socialmente “vagabondi”, disanco- di opere richieste alla cognata Tania nella
rati» (Q , , -). E, ancor di più, un lettera del  dicembre  (LC ), il che
motivo «legato a un carattere permanente dimostra che l’intenzione di sottoporre al
del popolo italiano: l’ammirazione ingenua e vaglio l’estetica crociana nasce già con un
fanatica per l’intelligenza come tale, per preciso riferimento applicativo al canto X e
l’uomo intelligente come tale, che corri- che essa è ben formata nella mente di G.
sponde al nazionalismo culturale degli ita- molto prima del , anno a cui si possono
liani, forse unica forma di sciovinismo po- far risalire le prime pagine del Q . Addirit-
 DANTE

tura la richiesta di «una Divina Commedia di , ). Uno dei più squisiti intenti erme-
pochi soldi» compare già nella famosa lette- neutico-letterari dell’opera gramsciana si è
ra dell’autunno  indirizzata alla «Genti- così rapidamente risolto sul piano più con-
lissima signora» Clara Passarge, sua padro- sueto della contesa politica e dell’affilamen-
na di casa a Roma (LC ): un’epistola mai re- to delle armi dialettiche. Tuttavia le note sul
capitata perché sequestrata dalla polizia e al- canto di Farinata e Cavalcanti, vergate dun-
legata agli atti processuali presso il Tribuna- que tra il  e l’estate del , non appaio-
le speciale. no affatto prive d’interesse se contestualizza-
Già il  agosto , ricordando a Ta- te nell’ambito degli studi danteschi fra le due
tiana di fargli tenere il saggio di Morello (nel- guerre e rapportate alla consuetudine di con-
la speranza ch’esso possa informarlo sul più siderare il canto X come il “canto di Farina-
recente dibattito critico), le annuncia di aver ta”, riservando al microepisodio di Caval-
«fatto una piccola scoperta che [...] verreb- cante (vv. -) un ruolo marginale e persi-
be a correggere in parte una tesi troppo as- no d’intralcio per la compattezza “poetica”
soluta di B. Croce sulla Divina Commedia» della rappresentazione dell’«altro magnani-
(LC ); il nucleo di questa intuizione vi è mo»: la parentesi cavalcantiana, anzi, obbli-
già compendiato nel confronto fra l’espres- gherebbe la parabola di Farinata a subire una
sione della dannazione nell’episodio degli declinazione “strutturale”, piegandola alle
eretici e l’estetica classica del dolore, così ragioni “didascaliche” delle delucidazioni
com’è attestata nel ciclo delle pitture pom- sulla preveggenza e l’ignoranza degli eretici.
peiane. È evidente che le osservazioni che G. riesce invece a dimostrare persuasi-
G. si appresta a elaborare trovano il proprio vamente come la scissione fra struttura e
humus nei corsi universitari torinesi di Let- poesia renda inefficace la lettura di questo
teratura italiana e Storia dell’arte, rispettiva- canto ed eluda la necessaria cooperazione
mente tenuti da Umberto Cosmo e Pietro dell’una e dell’altra categoria al pieno di-
Toesca, come confermerà la lettera del  spiegamento del senso. Capovolgendo la ge-
settembre , in cui trasmette alla cognata rarchia tradizionale fra i due personaggi del
lo schema degli appunti stesi, al fine di sot- canto, G. fa di Cavalcante il vero cuore del-
toporli al giudizio di Cosmo (LC ): la let- l’episodio, in quanto nell’ottenebramento
tera è da considerarsi il terminus ante quem del suo intelletto e nella indescrivibilità del
di gran parte delle note sul canto X (Q , - suo dolore risiede la vera natura del con-
), stante l’abitudine, altrove documentata trappasso riservato agli epicurei («Cavalcan-
(v. LC -, a Tania,  febbraio ), di in- te è il punito del girone. Nessuno ha osser-
viare ai propri interlocutori un sommario ra- vato che se non si tien conto del dramma di
zionale solo dopo aver riversato sulle pagine Cavalcante, in quel girone non si vede in at-
dei Q le proprie riflessioni, con tempi e mo- to il tormento del dannato»: Q , , ),
di generalmente discontinui. laddove la presenza di Farinata riveste qua-
I rimanenti appunti (Q , -) sono in- si la funzione di cornice, non certo accesso-
vece da considerarsi successivi e risalenti ria, ma destinata semmai dapprima a far ri-
probabilmente al marzo , quando G. vie- saltare “drammaturgicamente”, con la sua
ne raggiunto dalla risposta di Cosmo (rico- imperturbabilità, la passione dolorosa del
piata in Q , ) e mostra di non aver inten- padre di Guido e poi a dare l’indispensabile
zione di proseguire nello sforzo esegetico giustificazione teorica all’equivoco nel qua-
(come, invece, gli suggeriva il vecchio pro- le era caduto il compagno di pena. Senza
fessore) e di ritenere più funzionale al pro- l’improvvisa sortita di Cavalcante («mio fi-
prio ruolo di rappresentante «di un gruppo glio ov’è? e perché non è teco?», v. ) e il
sociale subalterno» la dimostrazione di saper suo riferimento all’«altezza d’ingegno», in-
«far le fiche» (caso eccellente di metatestua- fatti, non coglieremmo in atto lo stato del-
lità, visto che l’espressione è dantesca, da In- l’eretico dannato, costretto a veder punita la
ferno, XXV, ) al tipo di intellettuale “ruffia- cieca fiducia riposta nel materialismo razio-
no” del potere, incarnato da Morello (Q , nale, attraverso il supplizio di una mente re-
DANTE 

sa capace di leggere il lontano futuro, ma dolore nell’Inferno. Dante, secondo G.,


espropriata delle più comuni facoltà di co- metterebbe in risalto l’inaccettabilità del do-
noscenza del presente o di previsione del fu- lore più grande, quello per la perdita del fi-
turo prossimo. Così l’anima è costretta a vi- glio, proprio troncando di netto il cuore
vere in un «cono d’ombra» (LC , a Tatia- poetico del canto e contrapponendovi l’in-
na,  agosto  e Q , , ), in cui la do- differenza di Farinata («non mutò aspetto, /
lorosa memoria del passato e la chiara pre- né mosse collo, né piegò sua costa; / e sé
veggenza del futuro – ben esemplificate da continuando al primo detto», con quel che
Farinata – sono significativamente compen- segue: vv.  ss.), espressione complementa-
sate da quella ignoranza del presente che, re del materialismo epicureo: quanto cieca-
scolpita nella maschera di Cavalcante, ridu- mente passionale è la condizione del padre
ce lo stato degli eretici a una condizione men di Guido, altrettanto ciecamente impassibi-
che umana. le è quella del suocero di questi. Di qui ha
Culmine tragico di questa cecità intel- origine la sarcastica contestazione della lec-
lettuale è lo sgomento determinato dall’uso tura di Morello che, invece, tentava di rin-
del tempo remoto nella celebre risposta di tracciare le ragioni del distacco di Farinata
Dante («colui ch’attende là, per qui mi me- in presunte intenzioni collocate oltre la
na / forse cui Guido vostro ebbe a disde- «portata della espressione letterale» concre-
gno», vv. -): per G. «su “ebbe” cade tamente realizzata, secondo «la mentalità
l’accento “estetico” e “drammatico” del ver- dell’uomo del popolo», che integra il rac-
so ed [esso] è l’origine del dramma di Ca- conto dato con amplificazioni psicologiche e
valcante, interpretato nelle didascalie di Fa- congetture storiche tutt’altro che essenziali
rinata» (Q , , ), in quanto è la definiti- e ampiamente arbitrarie (Q , , -). Al
va manifestazione d’inferiorità dell’«inge- contrario, restando ancorato al testo, G. sot-
gno» eretico, attestata dall’equivoco lingui- tolinea la necessità “poetica” dell’atteggia-
stico. Avendo creduto che la risposta conte- mento di Farinata degli Uberti e del suo sus-
nesse la notizia della perdita del figlio, Ca- siego esplicativo nei vv. -, l’uno e l’al-
valcante tace e improvvisamente si eclissa al- tro legati all’episodio di Cavalcante come le
la vista del pellegrino. Se si tien conto che, «didascalie» alla scrittura teatrale: se alle
per questioni cronologiche, G. non poteva battute è affidata l’intensità poetica del
conoscere la lucida osservazione di Erich dramma, la didascalia nel teatro moderno ha
Auerbach (Auerbach ), intorno a quel si- «un’importanza essenziale, in quanto limita
lenzio come perfetta espressione dell’atteg- l’arbitrio dell’attore e del direttore», inglo-
giamento eretico – di una mente, cioè, che bando parzialmente la funzione dei monolo-
non credendo all’immortalità dell’anima, ghi in uso nel passato (LC , a Tatiana, 
non solo giunge a negare l’evidenza stessa settembre ). Notò giustamente Cosmo,
del proprio essere anima, ma pure non av- nelle sue considerazioni epistolari spedite da
verte il bisogno di chiedere informazioni cir- Torino il  dicembre  (ma giunte a G.
ca il destino oltremondano del figlio –, risal- circa tre mesi dopo, come testimonierebbe il
ta allora tutta l’acutezza delle note del Q , confronto fra una lettera di Tatiana del 
in riferimento al capovolgimento della «ra- febbraio  e la lettera del  marzo ,
zionalità» in «passione», e in una passione con un ritardo che sarebbe addebitabile a
luttuosa che, come già nell’arte classica (gli Piero Sraffa, incaricato della mediazione
esempi addotti sono quelli dell’iconografia epistolare), che l’interpretazione di G., no-
di Agamennone e di Medea, entrambi ucci- nostante riesca a dimostrare che «anche la
sori dei figli), non può essere rappresentabi- struttura dell’opera ha valore di poesia», è in
le. Vi sarebbe, così, una retorica delle «ri- qualche modo figlia essa stessa della lezione
nunzie descrittive» (come le definiva Luigi crociana, dal momento che non abroga, ma
Russo sul “Leonardo” dell’agosto ) non rifunzionalizza la dicotomia fra poesia e
esclusiva dell’ineffabile paradisiaco, ma ca- struttura: cosa che non è sfuggita alla critica
ratteristica anche dei luoghi dell’estremo gramsciana più avveduta.
 DANTE

È passato inosservato, invece, che, men- Questa intuizione è sviluppata poi in Q


tre nelle LC e nei Q -, successivi al , , , - in margine alla recensione di Are-
i riferimenti a Dante non mancano, ma sono zio a Toffanin  apparsa sulla “Nuova An-
sempre più sporadici e d’interesse margina- tologia” del ° luglio . Partendo dal ro-
le, i Q -, coevi o di poco successivi alle no- vesciamento dell’equazione burckhardtiana
te sul canto X, rivelano una messe di presen- fra Umanesimo e laicità, G. distingue, all’in-
ze dantesche, quasi che le riflessioni esegeti- terno di una nozione più comprensiva di Ri-
che fin qui ricordate e la consuetudine con nascimento (che, sia pure con variabili geo-
la lettura della Commedia (e in parte anche grafiche, interessa l’Europa dalla fine dell’XI
delle opere minori) avessero fatto di Dante al XVI secolo: Q , ), una fase comunale,
un punto d’interrogazione costante per il coincidente in Italia con i secoli XII-XIII e
pensatore sardo. Illuminante è in Q ,  l’ac- connotata da un’istanza rivoluzionaria, bor-
costamento del poeta a Machiavelli, in ghese e antifeudale, da una fase umanistico-
quanto promotore di quella corrente laica latina, caratteristica dei secoli XIV-XV, in cui
della letteratura politica italiana che culmina la reazione alla crisi delle istituzioni comu-
nella visione – propria del Segretario fioren- nali assume una direzione neoaristocratica,
tino, ma ancorata a un «linguaggio medioe- sia nelle forme statuali che nel rapporto fra
vale» – «della Chiesa come problema nazio- intellettuali e masse. I Comuni vengono qui
nale negativo» (ivi, -); in Q , , invece, visti come forza progressiva e costitutiva-
si fa più esplicita l’affermazione di una di- mente «eretica», poiché portatori, sul piano
stanza fra il «“nuovo ghibellinismo”» di politico, di una scompaginazione, insieme,
Dante, utopia di «un vinto della guerra del- dell’unità imperiale e dell’egemonia pontifi-
le classi», e il Principe di Machiavelli, prima cia e, sul piano culturale, dell’indipendenza
formulazione autonoma delle questioni sta- dal classicismo e della promozione letteraria
tuali poste dalla modernità (ivi, -). Il ca- della lingua volgare; al contrario, l’Umanesi-
rattere ancipite della funzione intellettuale mo accompagna la trasformazione dell’alta
rappresentata da Dante si annoda ancora borghesia imprenditoriale in proprietari
una volta a una riflessione di Croce a pro- agrari e l’irrigidimento delle spinte demo-
posito di quella estenuazione dei motivi let- cratiche entro le forme della signoria, attra-
terari che si produce quando si pretenda di verso una cultura educata al rispetto del-
generare, come per «partenogenesi», la poe- l’auctoritas letteraria e religiosa che presenta
sia dalla poesia, senza «l’intervento dell’ele- «una non superficiale affinità con la Scolasti-
mento maschile, di ciò che è reale, passiona- ca». Ora, appare particolarmente interessan-
le, pratico, morale» (B. Croce, Troppa filoso- te notare che G. individua in Guido Caval-
fia, , citato da G. in Q , , ). Qui G. canti l’esponente massimo di quell’intellet-
traduce la questione nei termini classici del tualità comunale “eretica” che aveva posto
materialismo storico: le “superstrutture” ar- l’esigenza dell’abbandono di Virgilio e dei
tistiche, infatti, non possono generarsi da so- «liberali studi», secondo una linea di svilup-
le, se non come forme epigoniche di una cul- po della civiltà che sarà ripresa solo da Ma-
tura conservativa, mentre al contatto con l’e- chiavelli e dalla Riforma; mentre Dante
lemento vivo della “storia” esse producono compare in quella stessa pagina nella con-
quei capolavori dell’arte a cui si consegnano sueta collocazione di uomo della crisi, da un
i nuovi rapporti sociali. La Commedia, a lato fondatore di quel volgare illustre che
questo proposito, assume il carattere straor- diverrà il primo fondamento dell’identità
dinario di opera di transizione, a cavallo fra nazionale italiana (tema sul quale convergo-
«vecchio» e «“nuovo uomo”», sintesi supre- no anche le pagine di Q ,  e più tardi, nel
ma di un sistema culturale appartenente al , anche quelle di Q , ), dall’altro teo-
passato e messo in crisi dall’anarchia comu- rico di una soluzione politicamente autorita-
nale («canto del cigno medioevale») e anti- ria e culturalmente elitaria, per la quale pro-
cipazione di una nuova funzione intellettua- babilmente G. aveva in mente soprattutto la
le di tipo umanistico (ivi, -). Monarchia e il Paradiso. Non può sfuggire, a
DE MAN , HENRI 

questo punto, la suggestione offerta al nostro zioni fra cui, appunto, «quella freudiana del
autore proprio da quel canto X dell’Inferno De Man» (ibid., il Testo A è Q , , ). In
nella cui lettura era allora immerso e, in par- Q , ,  il belga è visto come esaltatore
ticolare, da una possibile interpretazione del della «spontaneità»: attento osservatore dei
celebre v.  («forse cui Guido vostro ebbe a più vari e autentici elementi della psicologia
disdegno»): in Q , , infatti, G. non aveva dell’operaio, egli è incline a esaltarli in quan-
mostrato alcuna incertezza nell’identificare il to tali, contrapponendoli incongruamente a
«cui» con Virgilio (ipotesi oggi molto meno ogni forma di ulteriore acquisizione conosci-
accreditata, rispetto a quella che vuole si ri- tiva ovvero di coscienza di classe. In questo
ferisca a Dio o, soprattutto, a Beatrice), ac- entusiasmo De Man è simile a quegli «ammi-
cogliendo la nota esplicativa che trovava nel- ratori del folklore appunto, che ne sostengo-
la modesta ma praticissima edizione tascabi- no la conservazione, gli “stregonisti” legati al
le hoepliana della Commedia di cui poteva Maeterlinck»: una posizione intimamente re-
disporre (è ancora LC , a Tatiana,  set- trograda e insieme un caso di «teratologia in-
tembre  a testimoniarlo), ma rielaboran- tellettuale» (ibid.). Molto spesso De Man è
do in chiave storico-culturale la spiegazione accostato a Sorel e a Proudhon, sempre per
morale ivi fornita da Raffaello Fornaciari. Il sottolineare come il profilo teorico-politico
disdegno di Guido per Virgilio non sarebbe del belga fosse nettamente più basso. In Q ,
stato quello dell’epicureo strettamente inte- , - si parla di un atteggiamento «pedan-
so per «la ragione naturale soggetta alla fe- tesco», ovvero dell’atteggiamento «“scienti-
de», ma l’espressione di una volontà di «di- fista”» di chi osserva il popolo ma soltanto
scontinuità storica» (Q , , ) rispetto al «per “teorizzarne” i sentimenti, per costruir-
mondo classico, il cui soccorso (morale, po- vi degli schemi pseudo-scientifici». Più volte
litico, stilistico) è invece invocato da Dante. G. analizza e ridimensiona le premesse cul-
B IBLIOGRAFIA : A NGLANI  e , turali e gli strumenti metodologici propri di
-; DEL SASSO ; GARBOLI , -; De Man, con particolare riferimento al suo
MARTINELLI  e . esteriore psicanalismo, curvato in direzione
antimarxista (Q  II, , ).
DANIELE MARIA PEGORARI
In Q , ,  (che riprende il Testo A
V. «borghesia comunale», «Comuni medievali», Q , , ) G. è impegnato, invece, a respin-
«Croce», «dramma», «Machiavelli», «superstrut-
gere l’eventualità di una riduzione della filo-
tura, superstrutture».
sofia della praxis a sociologia (con l’estensio-
ne della legge statistica alla sfera della politi-
De Man, Henri
ca), opponendo a siffatta riduzione la pro-
Il nome del politico e intellettuale belga spettiva di una più proficua «scienza della
ricorre nei Q in contesti concettuali anche politica». Ebbene, in tale particolare ottica
molto diversi, ma immancabilmente in chia- l’operazione culturale attuata da De Man
ve negativa, fino a divenire contrassegno sembra profilarsi come una sorta di occasio-
quasi antonomastico di una posizione teori- ne sprecata: se è vero, infatti, che egli insiste
ca e culturale assolutamente infondata. Se il giustamente per un approccio tutto empirico
suo libro Au-delà du marxisme () era sta- e non statistico ai «sentimenti reali», è anche
to interpretato come un emblematico “ripu- vero, però, che da ultimo anch’egli, a causa
dio” del marxismo, in Q , ,  G. prova del proprio scarso rigore metodologico, «ha
a contestualizzare tale antimarxismo, collo- finito col creare una nuova legge statistica e
candolo all’interno della corrente revisioni- [...] una nuova sociologia astratta» (ivi, ).
stica di coloro che, alla ricerca di un sistema Ancora, in Q , , -, partendo da un ar-
filosofico che in qualche modo “contenesse” ticolo di Arturo Masoero, si ipotizza che
il marxismo, avevano provato a «collegare la De Man deriverebbe molte delle proprie
filosofia della prassi al kantismo o ad altre idee dall’economista americano Thorstein
tendenze filosofiche non positivistiche e ma- Veblen, il quale a sua volta, volendo intro-
terialistiche», in un ampio ventaglio di op- durre l’evoluzionismo nella scienza econo-
 DE MAN , HENRI

mica, aveva mutuato diversi concetti dal po- crede di aver scoperto, ma vi ha lavorato per
sitivismo di Comte e Spencer: ebbene, pro- innovare» (ibid.). Ne consegue che «la “sco-
prio da questa linea teorica sarebbero deri- perta” del De Man è un luogo comune e la
vate, in De Man, le idee grossolane (eppure sua confutazione una rimasticatura poco gu-
decisamente utili in direzione antimarxista, stosa» (ibid.). Quindi, partito dal problema
come aveva ben intuito Croce) di un «“istin- specifico del revisionismo e delle sue diffe-
to creatore”» e di un «animismo operaio» renti strategie, il prolungato confronto di G.
(G. segnala che il belga ne aveva ampiamen- con il belga tendeva a stagliarsi su uno sfon-
te trattato nel suo libro-inchiesta La gioia del do ideale sempre più ampio: lo dimostre-
lavoro). rebbe la presenza del suo nome in una nota
La nota in cui G. affronta in maniera di primaria importanza (Q , , ), in cui
frontale (e globale) il nucleo problematico G. formulava la necessità, per l’intellettuale
connesso all’opera di De Man è Q , , - nuovo, di superare «l’errore dell’intellettua-
, un Testo C dove vengono rielaborati spun- le», che è poi quello di credere «che si pos-
ti precedenti e, soprattutto, si procede a sa sapere senza comprendere e specialmente
confutare quella specifica idea di “supera- senza sentire ed essere appassionato». Eb-
mento del marxismo” che caratterizzava il bene, tipico portatore di siffatto «errore»
pensiero di De Man e che da più parti gli ve- era proprio il «pedante» De Man, il quale
niva accreditata. G. riconosce al belga il me- «“studia” i sentimenti popolari, non “con-
rito di essere portatore, ma solo al livello sente” con essi per guidarli e condurli a una
astratto delle intenzioni, di un’esigenza con- catarsi di civiltà moderna» (ivi, ).
divisibile: quella, cioè, di fondare ogni di- In un’altra serie di occorrenze G. inda-
scorso politico a partire da una ricognizione ga i tratti specifici propri della ricezione ita-
diretta e il più possibile documentata di sen- liana dell’opera di De Man. In Q , , 
timenti, stati d’animo e punti di vista dei la- si afferma che proprio il suo «“conservatori-
voratori, fino a rivendicare una rinnovata smo”» (consistente nella suddetta visione del
centralità ai «così detti “valori psicologici ed dato psicologico popolare come di un dato
etici” del movimento operaio» (ivi, ); a immobile, non modificabile) avrebbe deter-
questo punto, però, avveniva che De Man, minato «il discreto successo del De Man, an-
avendo verificato come la costellazione psi- che in Italia, almeno in certi ambienti (spe-
cologica dei singoli lavoratori nel presente cialmente nell’ambiente crociano-revisioni-
non fosse ancora del tutto allineata con una sta e in quello cattolico)». Ma, in tale pro-
Weltanschauung marxista, ne deduceva arbi- spettiva, il nome di De Man era indissolubil-
trariamente l’insufficienza del marxismo mente legato a quello di Croce, il quale ave-
stesso. Non era così per G., il quale segnala- va patrocinato la traduzione italiana del suo
va con sarcasmo l’infondatezza dei procedi- libro (avvenuta nel , con il titolo Il supe-
menti logici del belga: «Ciò sarebbe come ramento del marxismo) e ne aveva parlato
dire che il porre in luce il fatto che la grande sulla “Critica” in termini assai lusinghieri. In
maggioranza degli uomini è ancora alla fase Q  I, ,  viene proposta un’ipotesi cir-
tolemaica, significhi confutare le dottrine ca la vera natura di tale interesse crociano
copernicane» (ibid.). In altre parole, con la verso il «mediocrissimo» De Man (non a ca-
sua concezione del dato psicologico reale so siamo vicinissimi al passo dell’esplicita di-
come di un dato «eterno» e assolutamente chiarazione della necessità storica di un «An-
non passibile di modificazione, De Man ap- ti-Croce»): questo interesse costituirebbe, in
prodava a una visione politicamente immo- definitiva, una delle prove più decisive per
bilistica: laddove, invece, «compito di ogni dimostrare come, all’interno e della «biogra-
iniziativa storica è di modificare le fasi cul- fia scientifica» (Q  I, , ) e del magiste-
turali precedenti, di rendere omogenea la ro crociano a partire dal dopoguerra fosse as-
cultura a un livello superiore del precedente solutamente preminente il bisogno di argina-
ecc. In realtà la filosofia della prassi ha sem- re e liquidare il materialismo storico: per cui
pre lavorato in quel terreno che il De Man Croce «nella sua lotta ricorre ad alleati para-
DE SANCTIS , FRANCESCO 

dossali, come il mediocrissimo De Man» (Q de a braccetto, con espansione tutta napole-


 I, , ). Non solo. Come è noto, per G. tana, lo guida lui, gli dice: “Vedi, ciò che cre-
l’operatività culturale del filosofo neoideali- devi difficile non lo è, oppure non merita la
sta poteva vantare anche un versante più pena d’esser letto; salta a piè pari queste sie-
propriamente pratico, tanto accentuato da pi, lascia che altre mascelle si facciano san-
costituire una ben precisa azione egemonica: guinare le gengive a rodere quei cardi”» (ivi,
era precisamente qui che la promozione cro- ). Un’ammirazione e una consapevolezza
ciana del libro di De Man, in se stessa asso- cresciute sui banchi dell’università grazie al-
lutamente sospetta, si collocava strategica- l’insegnamento di giovani professori come
mente: in Q  II, ,  si afferma che i Umberto Cosmo. Come G. spiega in un ar-
«giudizi del Croce sul libro del De Man Il su- ticolo del  dicembre , «del suo garzo-
peramento mostrano che nell’atteggiamento nato universitario» ricordava «con più in-
del Croce, nel periodo attuale, l’elemento tensità quei corsi, nei quali l’insegnante gli
“pratico” immediato soverchia la preoccu- fece sentire il lavorio di ricerca attraverso i
pazione e gli interessi teorici e scientifici». secoli per condurre a perfezione il metodo
di ricerca». E tra questi corsi egli elencava
DOMENICO MEZZINA
anche quelli di Filologia, in cui il docente si
V. «Croce», «filosofia della praxis», «Freud», sforzava di far capire agli alunni come si fos-
«marxismo», «passione», «positivismo», se arrivati al metodo storico e come, ad
«Proudhon», «psicoanalisi», «revisionismo»,
esempio, «i criteri e le convinzioni che gui-
«scienza della politica», «sociologia», «Sorel»,
«spontaneità», «teratologia». davano Francesco De Sanctis nello scrivere
la sua storia della letteratura italiana, non
De Sanctis, Francesco fossero che delle verità venutesi affermando
attraverso faticose esperienze e ricerche, che
Per G. Francesco De Sanctis è un pun- liberarono gli spiriti dalle scorie sentimenta-
to di riferimento determinante sin dagli an- li e retoriche che avevano inquinato nel pas-
ni torinesi. Come critico (nella commemora- sato gli studi di letteratura» (L’università po-
zione di Renato Serra sul “Grido del Popo- polare, in CT -). Al metodo desanctisia-
lo”, il  novembre , G. lo definisce «il no e al suo concetto di realismo si ispirano
più grande critico che l’Europa abbia mai d’altronde gran parte delle cronache teatra-
avuto»: La luce che si è spenta, in CT ), ma li gramsciane. Il realismo ha per G., infatti,
soprattutto come esempio di un modo di- come l’aveva per De Sanctis, un’evidente va-
verso, antiaccademico e profondamente lenza politica: è l’espressione del rapporto
umano, di essere intellettuale. Egli ne loda in che deve legare l’arte alla vita e nello stesso
particolare la capacità di «riavvicinare la tempo la conferma che l’arte può cogliere e
poesia alla vita, agli uomini, anche a quelli rappresentare, della realtà, aspetti e conflit-
più semplici» e di portare in questo modo ti che possono aiutare a illuminare le sue di-
una vera e propria rivoluzione nell’asfittico namiche storiche e sociali, offrendo in que-
mondo della cultura accademica: «La poesia sto modo a lettori o spettatori un importan-
era diventata privativa dei professori: Dante te strumento di conoscenza e di riflessione
per esempio era stato o trasumanato oppure su quella stessa realtà. Quel che è certo è che
i suoi libri si presentavano circondati da re- G. sin dal periodo torinese dimostra di pos-
ticolati irti di spine erudite e di sentinelle sedere una conoscenza puntuale della mag-
che urlavano il “chi va là?” a ogni profano gior parte dei saggi critici di De Sanctis, da
che osasse avvicinarsi troppo; così si è for- alcuni dei quali, come le Lezioni dantesche,
mata nei più la convinzione che Dante sia L’Ebreo di Verona, L’uomo del Guicciardini,
come una torre impenetrabile ai non inizia- La Scienza e la Vita, continuerà a ricavare
ti. Il De Sanctis non è di questi: [...] anzi se durante tutto l’arco della sua vita stimoli per
vede una faccia sparuta, se vede un umile ri- lo sviluppo di alcuni importanti filoni della
trarsi indietro quasi spaventato di troppo sua riflessione. Altrettanta dimestichezza
osare, gli si fa da presso, quasi direi lo pren- doveva avere con la Storia della letteratura,
 DE SANCTIS , FRANCESCO

di cui durante la guerra aveva pubblicato mento cui lo costringeva il carcere, G. se-
brani significativi sulle pagine del “Grido guiva con grande interesse, sulle pagine del-
del Popolo” e che non considerava un ma- le riviste letterarie che riceveva e poteva con-
nuale, ma «una storia della civiltà italiana», sultare nella propria cella, il dibattito inne-
come si può ricavare da una lettera a Tania scato da Luigi Russo con i suoi articoli sul
in cui tra i libri che G. suggerisce di inviare “Leonardo” e con la pubblicazione nel 
a Giulia perché possa sviluppare la sua co- del volume Francesco De Sanctis e la cultura
noscenza della cultura italiana vi è proprio napoletana - e le polemiche sul reali-
quella storia straordinaria (LC ,  settem- smo provocate, sempre nel , dagli arti-
bre ). Non stupisce dunque che tra i po- coli di Francesco Perri sulla “Fiera lettera-
chissimi libri di sua proprietà, di cui G. può ria”. Si interrogava sulle insofferenze, che
disporre nel carcere di San Vittore di Mila- serpeggiavano tra gli stessi crociani, nei con-
no e che dichiara di scorrere «continuamen- fronti del formalismo astratto, cercava di ca-
te» e «di studiare», ci siano proprio la Storia pire dove portasse quella volontà di tornare
della letteratura italiana e i Saggi critici di alle opere di De Sanctis, di studiarne gli
Francesco De Sanctis (LC -, a Tania,  aspetti meno noti o trascurati, e guardava
maggio ). con simpatia all’opera di chi aveva voluto
È indubbio che la figura di De Sanctis mettere al centro di questa rinnovata atten-
ha un rilievo esemplare anche nei Q, ma zione il nesso tra la riflessione estetica e l’at-
questa affermazione richiede alcune precisa- tività politica di De Sanctis, come G. capiva
zioni preliminari. Per troppi anni, infatti, doveva aver fatto Luigi Russo nel suo recen-
anche come conseguenza del successo otte- tissimo volume. Ma se i termini e i concetti
nuto negli anni Cinquanta dal volume delle di questa polemica potevano richiamare
note letterarie dei Q nell’edizione tematica quelli dell’impegno desanctisiano, G. sape-
Letteratura e vita nazionale, in cui si tendeva va che in quegli anni per gran parte degli in-
a riconoscere il nucleo più originale del pen- tellettuali italiani il problema rimaneva quel-
siero gramsciano, G. è stato considerato so- lo di confermare la natura fondamentalmen-
prattutto l’erede di Francesco De Sanctis, il te spirituale della letteratura e il carattere
critico che ne aveva ripreso e arricchito la le- preminentemente formale o tutt’al più etico
zione; interpretazione che ha favorito e ali- della funzione critica. Da questo punto di vi-
mentato una lettura del rapporto De Sanc- sta è significativo l’avvertimento introdotto
tis-G. funzionale più alle aspirazioni demo- a commento delle posizioni di Borgese, col-
cratiche della cultura progressista post-resi- pevole di non capire perché De Sanctis chie-
stenziale che alla comprensione del proget- desse alla nostra letteratura, a suo parere già
to politico e culturale di G. Va precisato cioè così ricca di capolavori, di rinnovarsi: «È in-
che l’attenzione che G. dedica negli anni del teressante osservare che il De Sanctis è pro-
carcere alle questioni desanctisiane trova ali- gressista anche oggi nei confronti dei tanti
mento e spiegazione invece in una battaglia Borgesi della critica attuale» (Q , , ).
ben più avanzata e rivoluzionaria: quella po- Messe a confronto con questo dibattito e
litica che G. conduce per l’affermazione di con il suo significato politico, le note gram-
una nuova, superiore forma di civiltà inte- sciane su De Sanctis ne costituiscono una ri-
grale, in grado di unificare tutto il genere sposta, o meglio un’esplicita presa di distan-
umano. Quell’attenzione si colloca inoltre in za, inserite come sono in quella ricostruzio-
un preciso contesto culturale: quello del di- ne della storia degli intellettuali che costitui-
battito che, a partire dal  ma soprattutto sce la struttura portante dei Q e il vero me-
negli anni -, agita le acque della cul- tro di misura per giudicare funzione e valo-
tura italiana in nome della richiesta, interna re delle varie scelte intellettuali.
alla cultura idealistica, di un maggiore reali- Ma G. si preoccupa di prendere le di-
smo, richiesta che tra le sue parole d’ordine stanze anche da chi, tra gli scrittori e i criti-
aveva, e non a caso, la formula gentiliana ci vicini al materialismo storico, credeva di
“Torniamo al De Sanctis”. Pur dall’isola- poter esaurire il problema del rapporto arti-
DE SANCTIS , FRANCESCO 

stico limitandosi a descrivere ciò che un ar- contrasto Riforma-Rinascimento, cioè ap-
tista rappresenta di un determinato ambien- punto il contrasto tra Vita e Scienza che era
te sociale. A questo proposito G. si preoc- nella tradizione italiana come una debolezza
cupa di chiarire che ai fini del materialismo della struttura nazionale-statale» (Q , ,
storico il problema non è quello del giudizio ) e aveva cercato di reagirvi staccandosi
né quello del metodo critico, ma quello del- «dall’idealismo speculativo» e avvicinando-
la «lotta per una nuova cultura», nella piena si «al positivismo e al verismo in letteratura»
consapevolezza che la «critica del costume», (ibid.), con la speranza di unificare intorno a
la «lotta per distruggere certe correnti di questi principi tutta la classe colta italiana.
sentimenti e credenze e punti di vista, per Un intellettuale che aveva il merito, inoltre,
crearne e suscitarne delle altre», è altra cosa di aver posto con il saggio La Scienza e la Vi-
dalla «critica artistica». È in questi termini, ta «la quistione dell’unità di teoria e pratica»
dunque, che G. può ribadire tutto il suo ap- (Q , , ) e di essere stato nello stesso
prezzamento per la critica desanctisiana: tempo un grande intellettuale e un grande
«La critica del De Sanctis è militante, non è uomo politico. Questo riconoscimento non
frigidamente estetica: è propria di un perio- va confuso però con un’acritica identifica-
do di lotta culturale; le analisi del contenu- zione di G. con De Sanctis, né con l’attribu-
to, la critica della “struttura” delle opere, zione al suo metodo storico del valore di un
cioè anche della coerenza logica e storica-at- modello assoluto, come è avvenuto per mol-
tuale delle masse di sentimenti rappresenta- ti aspetti nella fase post-resistenziale. Il rico-
ti sono legate a questa lotta culturale: in ciò noscimento della grandezza e dell’esempla-
mi pare consista la profonda umanità e l’u- rità “nazionale” della figura intellettuale di
manesimo del De Sanctis che lo rende sim- De Sanctis ha i meriti e i limiti del significa-
patico anche oggi; piace sentire in lui il fer- to che G. attribuisce al termine stesso di na-
vore appassionato dell’uomo di parte, che zionale: «Si può [...] dire che un carattere è
ha saldi convincimenti morali e politici e “nazionale” quando è contemporaneo a un
non li nasconde e non tenta neanche di na- livello mondiale (o europeo) determinato di
sconderli» (Q , , ). Anche la citatissima cultura ed ha raggiunto (s’intende) questo li-
affermazione «Il tipo di critica letteraria vello. Era nazionale in questo senso [...] De
propria del materialismo storico è offerto Sanctis nella critica letteraria» (Q , , ).
dal De Sanctis, non dal Croce, o da chiun- Se G. non rinnega la distinzione tra cri-
que altro (meno che mai dal Carducci): lot- tica culturale e critica artistica, di fronte alla
ta per la cultura, cioè, nuovo umanesimo, persistente impopolarità e all’asettico calli-
critica del costume e dei sentimenti, fervore grafismo della letteratura italiana contem-
appassionato, sia pure sotto forma di sarca- poranea comincia a chiedersi se proprio la
smo» (ibid.) trova in quest’ordine di consi- critica culturale non potesse contribuire, in-
derazioni la sua motivazione più profonda. vece, a individuare e valutare su una base
L’esemplarità di De Sanctis è fortemen- meno angusta e astratta il valore di un’ope-
te legata, d’altronde, in questa fase della ri- ra letteraria. «Posto il principio che nell’o-
flessione gramsciana, anche grazie alle sug- pera d’arte sia solamente da ricercare il ca-
gestioni fornitegli dal lavoro di Luigi Russo, rattere artistico, non è per nulla esclusa la ri-
al riconoscimento dell’importanza della sua cerca di quale massa di sentimenti, di quale
lotta «per la creazione, ex nuovo in Italia, di atteggiamento verso la vita circoli nell’opera
una alta cultura nazionale, in opposizione ai d’arte stessa [...] Ciò che si esclude è che
vecchiumi di vario genere, retorica e gesuiti- un’opera sia bella per il suo contenuto mo-
smo» (ibid.). È indubbio dunque che in que- rale e politico e non già per la sua forma in
sti anni De Sanctis impersoni agli occhi di cui il contenuto astratto si è fuso e immede-
G. l’intellettuale che era riuscito a dare alla simato». Capovolgendo il precedente ragio-
cultura italiana un «indirizzo nazionale-po- namento critico G. si chiede se il fallimento
polare», un intellettuale cioè che, pur da po- artistico non possa, paradossalmente, di-
sizioni borghesi, aveva «fortemente sentito il pendere dall’intrusione di «preoccupazioni
 DEBITO PUBBLICO

pratiche esteriori, cioè posticce e insincere», «quale atteggiamento sia oggi corrisponden-
dato che una nuova arte potrà nascere solo te, cioè quali interessi intellettuali e morali
«se il mondo culturale per il quale si lotta è corrispondano oggi a quelli che dominarono
un fatto vivente e necessario». Solo in quel l’attività del De Sanctis e le impressero una
caso «la sua espansività sarà irresistibile» ed determinata direzione» (Q , , ). G.
«esso troverà i suoi artisti. Ma se nonostan- chiarisce così che il vero merito di De Sanc-
te la pressione, questa irresistibilità non si tis ai suoi occhi era quello di aver capito che
vede e non opera, significa che si trattava di «l’avvento di grandi masse operaie per lo svi-
un mondo fittizio e posticcio, elucubrazione luppo della grande industria urbana» (ibid.)
cartacea di mediocri che si lamentano che gli «domandava [...] un nuovo atteggiamento
uomini di maggior statura non siano d’ac- verso le classi popolari, un nuovo concetto di
cordo con loro» (Q , , -). Da De ciò che è “nazionale”, diverso da quello del-
Sanctis dunque G. più che una lezione di la destra storica, più ampio, meno esclusivi-
metodo critico ricava una lezione politica: sta, meno “poliziesco” per così dire» (ivi,
quella di una battaglia politico-culturale che ). E basterebbe il commento che conclu-
mette in discussione lo stesso concetto di de la nota a confermare l’importanza che per
cultura. Non è un caso che l’ultima nota de- G. riveste questa maggiore disponibilità po-
dicata da G. a De Sanctis nei quaderni mi- litica nei confronti delle classi popolari, que-
scellanei ponga esplicitamente la domanda sta forma particolare di andata al popolo: «È
che aleggiava implicita in molte delle note di questo lato dell’attività del De Sanctis che
argomento desanctisiano: «La parola d’or- occorrerebbe lumeggiare» (ibid.). G. chiude
dine di Giovanni Gentile: “Torniamo al De in questo modo i conti con De Sanctis attri-
Sanctis!” cosa significa? e cosa può e do- buendo al rapporto privilegiato che aveva in-
vrebbe significare?». Rievocando il passag- trattenuto con la sua lezione fin dalla giovi-
gio di De Sanctis alla sinistra parlamentare, nezza un valore emblematico per il suo pro-
«il suo timore di una ripresa reazionaria», il getto politico-culturale. Più che come mae-
suo giudizio «“Manca la fibra perché manca stro di critica letteraria De Sanctis assume in-
la fede. E manca la fede perché manca la cul- fatti rilievo nei Q come promotore di quel
tura”», G. sente il dovere di precisare che processo di unificazione nazionale della clas-
“cultura” in questo caso significa «una coe- se intellettuale che era sempre mancato e
rente e unitaria, e di diffusione nazionale, continuava a mancare in Italia.
“concezione della vita e dell’uomo”, cioè BIBLIOGRAFIA: DOMBROSKI ; GER-
una “filosofia” ma diventata appunto “cul- RATANA ; LONGO ; MUSCETTA ;
tura” cioè che ha generato un’etica, un mo- PETRONIO ; STIPCEVIC .
do di vivere, una condotta civile e indivi-
MARINA PALADINI MUSITELLI
duale» (Q , , ). Solo da questo punto
di vista la lezione di De Sanctis poteva con- V. «arte», «Croce», «cultura», «estetica», «intel-
lettuali», «intellettuali italiani», «letteratura arti-
siderarsi, infatti, per G. ancora attuale. stica», «nazionale-popolare», «poesia», «teatro».
Una chiarificazione che diventa ancor
più esplicita e significativa nella trascrizione
debito pubblico
della nota in Q . In essa G. si preoccupa di
chiarire preliminarmente che tornare a De Partendo da un libro dello storico Ber-
Sanctis non «significa “tornare” meccanica- nardino Barbadoro (Barbadoro ), consi-
mente ai concetti che il De Sanctis svolse in- derato «indispensabile per vedere [...] come
torno all’arte e alla letteratura» né «significa la borghesia comunale non riuscì a superare
assumere verso l’arte e la vita un atteggia- la fase economica-corporativa, cioè a creare
mento simile a quello assunto dal De Sanctis uno Stato “col consenso dei governati” e
ai suoi tempi» – per G. gli obiettivi politico- passibile di sviluppo», G. rileva «l’impor-
culturali del liberale rivoluzionario non tanza politica del debito pubblico». Nella
avrebbero mai potuto corrispondere a quelli Firenze della fine del Quattrocento, infatti,
del rivoluzionario comunista –, ma capire la classe dominante, detentrice di ricchezza,
DEMOCRAZIA 

riteneva di riversare, attraverso una politica che gli uomini del Risorgimento, pur non
di prestiti all’erario, sulla massa popolare la riuscendo a compiere l’unità d’Italia come
maggior parte degli oneri fiscali, per poi tro- volevano, non furono dei demagoghi, G. ri-
varsi punita dall’insolvenza del Comune. In- batte che «in realtà [...] gli uomini del Ri-
solvenza che, «coincidendo con la crisi eco- sorgimento furono dei grandissimi demago-
nomica, contribuì ad acuire il male e ad ali- ghi: essi fecero del popolo-nazione uno stru-
mentare il dissesto del paese» (Q , , ). mento, degradandolo, e in ciò consiste la
In Q , , - G. torna a occuparsi massima demagogia, nel senso peggiorativo
del problema del debito pubblico nell’ambi- che la parola ha assunto in bocca dei partiti
to dell’ampia riflessione sugli effetti della di destra» (ivi, ). G. torna sul tema in una
crisi del . Lo spunto è offerto dai di- nota successiva: «demagogia vuol dire pa-
scorsi parlamentari tenuti nel  da Dino recchie cose: nel senso deteriore significa
Grandi, che intendeva porre «la quistione servirsi delle masse popolari, delle loro pas-
italiana come quistione mondiale, da risol- sioni sapientemente eccitate e nutrite, per i
vere insieme alle altre che formano l’espres- propri fini particolari» (Q , , ). L’argo-
sione politica della crisi iniziata nel ». mentazione è la stessa, ma l’aggiunta di «nel
Secondo il ministro, la “questione italiana” senso deteriore» apre a una diversa defini-
consiste nel fatto che «l’incremento demo- zione possibile del lemma. Prosegue infatti
grafico del paese è in contrasto con la po- G.: «se il capo non considera le masse uma-
vertà relativa del paese», cioè consiste «nel- ne come uno strumento servile [...] ma ten-
l’esistenza di un superpopolamento». Oc- de a raggiungere fini politici organici di cui
correrebbe perciò che «all’Italia fosse data queste masse sono il necessario protagonista
la possibilità di espandersi, sia economica- storico», allora «si ha una “demagogia” su-
mente che demograficamente ecc.». G. os- periore». Non è con la presenza del capo da-
serva che i rapporti generali internazionali vanti alla massa che si crea inevitabilmente
sono sfavorevoli all’Italia, ma rileva che «il la demagogia, essa dipende dai fini politici
basso saggio individuale di reddito naziona- sottesi all’azione del capo e dai modi in cui
le» non è solo dovuto alla «povertà “natura- questa si esplica: «il “demagogo” deteriore
le” del paese», ma è imputabile anche a «fat- pone se stesso come insostituibile, crea il de-
tori storico-sociali creati e mantenuti da un serto intorno a sé», mentre «il capo politico
determinato indirizzo politico». La politica dalla grande ambizione [...] tende a suscita-
del debito pubblico condotta dal governo re uno strato intermedio tra sé e la massa, a
italiano è infatti la dimostrazione della vo- suscitare possibili “concorrenti” ed eguali, a
lontà politica di non razionalizzare i rappor- elevare il livello di capacità delle masse, a
ti interni: «Diminuisce il reddito nazionale, creare elementi che possano sostituirlo nella
aumentano i parassiti, il risparmio si restrin- funzione di capo» (ibid.).
ge ed è, anche così ristretto, riversato nel de-
MICHELE FILIPPINI
bito pubblico, cioè fatto causa di nuovo pa-
rassitismo relativo e assoluto». V. «capo», «massa, masse», «popolo-nazione»,
«Risorgimento».
VITO SANTORO
V. «bilancio statale», «borghesia comunale», democrazia
«crisi».
Come nota lo stesso G., «tanti [sono i,
ndr] significati di democrazia» (Q , ,
demagogia
). Nei Q sono molti i riferimenti alla cor-
G. distingue due significati, entrambi rente politico-ideologica che, almeno a parti-
politici, contenuti nell’uso corrente del ter- re da Rousseau e dalla sua «democrazia sov-
mine. La demagogia è il titolo della nota Q , versiva» (Q , , ), si fa strada durante la
, dove G. si preoccupa di precisare come Rivoluzione francese prima e poi nell’Otto-
«bisogna intendersi sulla parola e sul con- cento come ala più avanzata del processo di
cetto di demagogia». Contro chi sostiene insorgenza della borghesia. G. nota anche
 DEMOCRAZIA

che «si può osservare il parallelo svolgersi immediatamente, perché i portatori di essa
della democrazia moderna e di determinate vengono fisicamente soppressi: non c’è svi-
forme di materialismo metafisico e di ideali- luppo normale quindi. Il suffragio universa-
smo. L’uguaglianza è ricercata dal materiali- le e la democrazia coincidono sempre più»
smo francese del secolo XVIII nella riduzione (Q , , ). Vince e si afferma storicamen-
dell’uomo a categoria della storia naturale te – non solo dopo la Comune – la democra-
[...] essenzialmente uguale ai suoi simili» (Q zia parlamentare; ma G. – anche all’altezza
 II, , ). I «democratici» nel Risorgi- dei Q (il Q  è datato - e in esso an-
mento sono gli esponenti di quello che G. cora troviamo affermazioni molto nette) –
chiama il Partito d’Azione, che i «moderati» mostra di non essere tornato indietro dal
vittoriosamente contrastano (Q , , ). considerare la “democrazia consiliare” come
G. è ovviamente avvertito dei diversi una forma di democrazia superiore. In Q ,
svolgimenti che le idee democratiche hanno ,  infatti egli critica il parlamentarismo
avuto, a volte in convergenza, a volte in op- sulla base della mancanza della precondizio-
posizione rispetto alle idee liberali, e delle al- ne di un’effettiva eguaglianza economico-so-
ternative che il lemma racchiude, in primo ciale («è strano che [il regime parlamentari-
luogo quella di una democrazia puramente stico, ndr] non sia criticato perché la razio-
politica vs. una democrazia anche socio-eco- nalità storicistica del consenso numerico è si-
nomica. Egli, proveniente dal marxismo ter- stematicamente falsificata dall’influsso della
zinternazionalista, ritiene con Lenin che ciò ricchezza») e afferma che in un «sistema rap-
che si chiama in genere “democrazia” sia presentativo, anche non parlamentaristico, e
“democrazia borghese”, intendendo con ciò non foggiato secondo i canoni della demo-
la democrazia liberale, parlamentare, delega- crazia formale [...] il consenso non ha nel
ta. Negli anni torinesi G. è critico verso que- momento del voto una fase terminale, tutt’al-
sta democrazia ostile ai «proletari» (Libertà, tro. Il consenso è supposto permanentemen-
 settembre , in CT ; L’apocalisse,  te attivo [...] Le elezioni avvenendo non su
febbraio , in CF ). Ondeggia (ma è il programmi generici e vaghi, ma di lavoro
lemma stesso a prestarsi a significati diversi) concreto immediato, chi consente si impe-
fra il ritenere che gli ideali della democrazia gna a fare qualcosa di più del comune citta-
siano incompatibili col capitalismo (Repub- dino legale, per realizzarli, a essere cioè una
blica e proletariato in Francia,  aprile , avanguardia di lavoro attivo e responsabile»
in CF ) e il pensare che la democrazia si (ivi, -). Palese è l’adesione gramsciana a
identifichi con esso (I giorni,  maggio , questa tipologia di democrazia “alternativa”
in NM ). Diviene nel “biennio rosso” - a quella democratico-parlamentare.
 un esponente di punta della “democra- La democrazia parlamentare che si era
zia consiliare” o “soviettista” europea (ON, affermata negli ultimi decenni dell’Ottocen-
passim, ma anche Costituente e Soviety,  to si era del resto dimostrata ben presto mol-
gennaio , in CF ), ovvero un tipo di de- to al di sotto delle sue stesse promesse, spe-
mocrazia fondata sul controllo stretto dei cie in Italia all’epoca della Sinistra storica e
rappresentanti da parte dei rappresentati e poi del giolittismo. Ma il giudizio critico
sull’omogeneità sociale della rappresentanza gramsciano è più generale: in una lettera al-
politica che, per Marx e per Lenin, aveva la cognata Tania del  maggio  G. ri-
avuto il suo primo esperimento nella Comu- chiama en passant l’esperienza del «disastro
ne di Parigi del , della qual cosa anche i della democrazia politica» fatta nei primi lu-
Q recano traccia: «Nel  Parigi ha fatto un stri del secolo XX da «noi occidentali» (LC
gran passo in avanti perché si ribella all’As- ). Che la «democrazia politica» sia un
semblea nazionale formata dal suffragio uni- «disastro» è del resto ciò che pensa buona
versale, cioè implicitamente Parigi “capisce” parte della cultura nella quale si era formato
che tra progresso e suffragio universale il giovane G. – l’elitismo di Mosca e Pareto
“può” esserci conflitto, ma questa esperien- in primo luogo, ma anche Croce, Prezzolini
za storica, di valore inestimabile, è perduta e tanti altri. Negli scritti del carcere G. mo-
DEMOCRAZIA 

stra di aver fatto tesoro delle critiche fonda- orientamento dell’opinione pubblica è con-
mentali dell’elitismo riguardo ai limiti della seguito – vede già allora il comunista sardo –
democrazia parlamentare, ma di non rinun- tramite i mass media e i “persuasori occulti”,
ciare alla ricerca di un diverso e più soddi- a quel tempo rappresentati dalla radio e dal-
sfacente rapporto tra governati e governan- la stampa popolare (ibid.).
ti, ovvero di una forma più alta e più piena Nella nota intitolata Egemonia e demo-
di democrazia, poiché certo vi sono «forme crazia G. scrive: «Tra i tanti significati di de-
“democratiche” più sostanziali del corrente mocrazia, quello più realistico e concreto mi
“democratismo” formale» (Q , , ). La pare si possa trarre in connessione col con-
qual cosa ha una ricaduta ricca di implica- cetto di egemonia. Nel sistema egemonico,
zioni anche sul piano dell’organizzazione esiste democrazia tra il gruppo dirigente e i
pedagogica: «la tendenza democratica, in- gruppi diretti, nella misura in cui [lo svilup-
trinsecamente, non può solo significare che po dell’economia e quindi] la legislazione
un manovale diventi operaio qualificato, ma [che esprime tale sviluppo] favorisce il pas-
che ogni “cittadino” può diventare “gover- saggio [molecolare] dai gruppi diretti al
nante” e che la società lo pone sia pure gruppo dirigente» (Q , , ). Della de-
“astrattamente” nelle condizioni generali di mocrazia viene quindi data una definizione
poterlo diventare: la “democrazia politica” di “ricambio organico” del gruppo dirigen-
tende a far coincidere governanti e governa- te, al più di proficua attività di “direzione”
ti, assicurando a ogni governato l’apprendi- dei gruppi sociali alleati. Non trova spazio
mento più o meno gratuito della prepara- alcuna definizione formalistico-procedura-
zione “tecnica” generale necessaria. Ma nel- le, ma si conferma l’attenzione per i rappor-
la realtà, il tipo di scuola praticamente im- ti reali fra dirigenti e diretti.
perante, mostra che si tratta di un’illusione In definitiva si può affermare che G. re-
verbale» (Q , , -). Il problema è pro- sta diffidente verso la democrazia liberale e
prio come far diventare concreto (e non so- parlamentare. Il suo maggior apporto a una
lo sul piano scolastico) quell’“astratto” di- rivisitazione democratica dell’ideologia co-
ritto all’autogoverno. munistica nei Q va ricercato in quelle defi-
La democrazia è divenuta il terreno spe- nizioni del concetto di egemonia che metto-
cifico della lotta di classe in Occidente: «La no l’accento sulla ricerca del consenso e sul
struttura massiccia delle democrazie moder-
concetto di società regolata come futuro,
ne, sia come organizzazioni statali che come
possibile superamento della distinzione go-
complesso di associazioni nella vita civile co-
vernati-governanti. Da qui e dalle riflessioni
stituiscono per l’arte politica come le “trin-
– non affidate a documenti scritti, per ovvie
cee” e le fortificazioni permanenti del fronte
ragioni legate alla prigionia – sulla «Costi-
nella guerra di posizione: essi rendono solo
tuente» come fase politica “democratica”
“parziale” l’elemento del movimento che
che avrebbe dovuto far seguito alla caduta
prima era “tutta” la guerra ecc.» (Q , ,
del fascismo nasceranno gli ulteriori svilup-
). «L’esercizio “normale” dell’egemonia
nel terreno divenuto classico del regime par- pi del comunismo italiano che segneranno la
lamentare, è caratterizzato da una combina- specifica identità del PCI soprattutto dopo la
zione della forza e del consenso che si equi- seconda guerra mondiale. Ma G., morto il 
librano» (Q , , ). G. smonta la concezio- aprile , non poté dare il proprio contri-
ne della «sovranità popolare [...] esercitata buto alla nuova fase che pure tanto nutri-
una volta ogni -- anni, [poiché, ndr] basta mento trasse dal suo pensiero.
avere il predominio ideologico (o meglio GUIDO LIGUORI
emotivo) in quel giorno determinato per V. «direzione», «dirigenti-diretti», «egemonia»,
avere una maggioranza che dominerà per - «elezioni», «élite, elitismo», «governati-gover-
- anni, anche se, passata l’emozione, la nanti», «parlamento», «pedagogia», «Risorgi-
massa elettorale si stacca dalla sua espressio- mento», «Rivoluzione francese», «Rousseau»,
ne legale» (Q , , ). Tale artificiale «società regolata», «suffragio universale».
 DESTRA

destra: v. sinistra-destra. destinazione calvinistica», dalla quale «sorge


uno dei maggiori impulsi all’iniziativa prati-
determinismo ca che si sia avuto nella storia mondiale» (Q
 II, , ).
G. affianca, nel suo rifiuto, il determi-
nismo all’«economismo» e al materialismo GIUSEPPE PRESTIPINO
volgare, anch’esso «una forma di ferreo de- V. «economismo», «fatalismo», «materialismo e
terminismo economistico, con l’aggravante materialismo volgare», «meccanicismo», «mercato
che gli effetti ne erano concepiti come rapi- determinato», «teleologia», «volontà collettiva».
dissimi nel tempo e nello spazio: perciò era
un vero e proprio misticismo storico, l’a- dialettica
spettazione di una specie di fulgurazione Una definizione ancora quasi eraclitea
miracolosa» (Q , , ). «Non si tratta di era stata proposta negli anni torinesi: «la
“scoprire” una legge metafisica di “deter- storia è un perpetuo divenire [...], un pro-
minismo”, e neppure di stabilire una legge cesso dialettico indefinito» (Il problema del-
“generale” di causalità. Si tratta di vedere le commissioni interne. Postilla,  agosto
come nello sviluppo generale si costituisco- , in ON ). Si evocava il trapassare del-
no delle forze relativamente “permanenti”» l’eraclitismo nell’hegelismo in un resoconto
(Q , , ). Valido è infatti il compito di delle attività didattiche tra i carcerati: «ab-
«isolare e studiare delle leggi di regolarità biamo dato nel corso allo studio della dia-
necessarie, cioè delle leggi di tendenza», il lettica il posto che meritava. Abbiamo per-
che significa cercare «leggi non in senso na- ciò fatto leva su Empedocle ed Eraclito (di
turalistico o del determinismo speculativo, cui abbiamo i frammenti e di cui Hegel ha
ma in senso “storicistico” in quanto cioè si potuto dire che non vi era parte della sua fi-
verifica il “mercato determinato”» (Q  II, losofia ch’egli non avesse incluso nella sua
, ). «Ma cos’è il “mercato determina- logica)» (LC , G. Berti a G.,  giugno
to” e da che cosa appunto è determinato? ). E si richiamava (genericamente) al-
Sarà determinato dalla struttura fondamen- l’hegelismo la lettera a Tania del  marzo
tale della società in quistione e allora occor- : qui la dialettica è «la forma del pen-
rerà analizzare questa struttura e identifi- siero storicamente concreto» (LC ). Il ri-
carne quegli elementi che, [relativamente] chiamo a Hegel diviene più esplicito nella
costanti, determinano il mercato ecc., e lettera del  maggio : nella filosofia del-
quegli altri “variabili e in isviluppo” che de- la praxis «la legge di causalità delle scienze
terminano le crisi congiunturali fino a quan- naturali è stata depurata del suo meccanici-
do anche gli elementi [relativamente] co- smo e si è sinteticamente identificata col ra-
stanti ne vengono modificati e si ha la crisi gionamento dialettico dell’hegelismo» (LC
organica» (Q , , ). , a Tania,  maggio ).
Ma talvolta il determinismo ha una fun- Ma nei Q la polemica contro il mecca-
zione positiva, se «giustificata dal carattere nicismo si alterna alla critica della dialettica
“subalterno” di determinati strati sociali». crociana e di quella gentiliana, nelle quali si
Quando «non si ha l’iniziativa nella lotta e la compie una «riforma “reazionaria”» di He-
lotta stessa quindi finisce con l’identificarsi gel (Q  II, .X, ). Nelle concezioni tra-
con una serie di sconfitte, il determinismo dizionali, «da un lato si ha l’eccesso di “eco-
meccanico diventa una forza formidabile di nomismo”, dall’altro l’eccesso di “ideologi-
resistenza morale, di coesione, di perseve- smo”; da una parte si sopravalutano le cau-
ranza paziente» (Q , , ), nel senso se meccaniche, dall’altra l’elemento “volon-
che, da parte degli strati subalterni, si è por- tario” e individuale. Il nesso dialettico tra i
tati a ragionare così: «“Io sono sconfitto, ma due ordini di ricerche non viene stabilito
la forza delle cose lavora per me a lungo an- esattamente» (Q , , ). La filosofia del-
dare”» (ibid.). G. inoltre mette l’accento sul la prassi, invece, «supera (e superando, ne
particolare determinismo proprio della «pre- include in sé gli elementi vitali) e l’idealismo
DIALETTICA 

e il materialismo tradizionali» (Q , , ). plicita una regola di reciprocità? Anche l’an-
Marx, infatti, «non adopera mai la formula titesi potrebbe, dopo aver portato a termine
“dialettica materialistica” ma “razionale” in la sua lotta intransigente, persino con intenti
contrapposto a “mistica”» (Q , , ). “distruttivi”, «sviluppare tutta se stessa, fino
Nel ripensare al Risorgimento, in specie alla al punto di riuscire a incorporare una parte»
differenza tra i moderati e il Partito d’Azio- della tesi? (Q , , ) Potrebbe cioè anche
ne, G. accoglie un concetto che ha le sue ori- l’antitesi tentare una propria sintesi, a sua
gini in Hegel: la libertà si fa consapevole di volta alternativa alla sintesi conservatrice? In
sé e insieme del suo opposto o, meglio, si fa altre osservazioni quasi contestuali, la ten-
consapevole di sé in quanto consapevole an- denza a “distruggere” caratterizza soltanto,
che del suo opposto. Nondimeno, poiché G. nell’antitesi, una prima fase più acuta: «la
considera «il concetto di “libertà” identico a passione economica-politica è distruttiva
storia e a processo dialettico, e quindi pre- quando è esteriore, imposta con la forza» (Q
sente sempre in ogni storia» (Q , , ),  II, .X, ); non lo è più «quando il pro-
si pone il problema se in futuro non vi «sarà cesso è normale, non violento, quando tra
l’inizio di una fase storica in cui necessità-li- struttura e superstrutture c’è omogeneità e lo
bertà essendosi compenetrate organicamen- Stato ha superato la sua fase economico-cor-
te, nel tessuto sociale, non ci sarà altra dia- porativa» (ibid.). La volontà “distruttiva” si
lettica che quella ideale» (Q , , ). In- riferisce dunque a una fase (preliminare), più
fatti, se Engels aveva riproposto la (hegelia- visibile nella «guerra manovrata» (a sua vol-
na) dialettica di quantità-qualità, G. tende a ta «imposta con la forza» dall’avversario); la
sostituirla con quella tra necessità e libertà, guerra di posizione consiste invece in un “re-
accogliendo, per designare la società del fu- ciproco assedio” (Q , , ), nel quale la
turo, il concetto marxiano di un “regno del- direzione (del processo storico in quanto an-
la libertà”. G. sostiene che la «dialettica è che azione egemonica) cambia se «è l’ele-
anche una tecnica», come la logica formale, mento rivoluzione o quello restaurazione che
«ma è anche un nuovo pensiero, una nuova prevale» (Q , , ). Le nozioni di passa-
filosofia. Si può staccare il fatto tecnico dal to e presente (o futuro) relativizzano ancor
fatto filosofico?» (Q , , ). In un altro più la tendenza distruttiva insita nell’antitesi:
passo: «il pensare dialetticamente va contro la forza innovatrice «non può non essere in
il volgare senso comune che è dogmatico, un certo senso essa stessa il passato, un ele-
avido di certezze perentorie ed ha la logica mento del passato, ciò che del passato è vivo
formale come espressione» (Q , , ). e in isviluppo, è essa stessa conservazione-in-
La dialettica è «dottrina della conoscenza e novazione, contiene in sé l’intero passato,
sostanza midollare della storiografia e della degno di svolgersi e perpetuarsi» (Q  II,
scienza della politica» (ibid.). Il che non si- .XIV, -). Nel sistema hegeliano la sinte-
gnifica che si possa applicare il metodo dia- si è una ed è l’unica risoluzione necessitata
lettico, in quanto filosofico, a ogni avveni- della contraddizione, i cui momenti sono en-
mento storico (o politico): ciò che «non è trambi conservati sul versante della “tesi”,
stato trasmesso dialetticamente nel processo più che superati. Per G., gli opposti possono
storico, era di per se stesso irrilevante [...] e non risolversi in alcuna sintesi e anzi neutra-
contingente» (Q , , ). lizzarsi «in modo catastrofico, cioè [...] in
Il significato gramsciano della dialettica modo che la continuazione della lotta non
come “nuova filosofia” si fa più chiaro in re- può concludersi che con la distruzione reci-
lazione al concetto di rivoluzione passiva. proca» (Q , , : e qui risuona l’eco del
Questa è, nell’opposizione tra il vecchio e il Manifesto del partito comunista); ma possono
nuovo, una tentata sintesi conservatrice, che dar luogo, a seconda delle condizioni stori-
accoglie «una qualche parte delle esigenze che, a due opposte sintesi: alla sintesi con-
dal basso» per salvare il vecchio (Q  II, servatrice o alla sintesi innovatrice; ed è sin-
.XIV, ). È dunque il tentativo di «incor- tesi positiva proprio quella che si produce a
porare una parte dell’antitesi». Ma è qui im- partire dal negativo.
 DIALETTICA

G. sottopone a vaglio critico la dicoto- do contro l’altro, è in un rapporto di tensio-


mia struttura-sovrastruttura. Dapprima la ne (dialettica) con l’altro. La dialettica dei di-
espone nei termini tradizionali, confrontan- stinti diviene per G., dopo un iniziale rifiuto,
dola con la dialettica crociana, ma poco dopo un’espressione imperfetta per indicare quel-
propone una sua revisione che ravvisa nella la tensione-coesione organica. Egli si do-
superstruttura non un epifenomeno quasi manda: «Ma si può parlare di dialettica dei
obbligato a riflettere passivamente – o distor- distinti? Concetto di blocco storico, cioè di
cere intenzionalmente – la struttura, ma un unità tra la natura e lo spirito, unità di oppo-
opposto dialettico vincolato alla struttura da sti e di distinti» (Q , , ). E precisa: «in-
un rapporto simbiotico di correlazione attiva trodurre nel “blocco storico” una attività
e non necessariamente conflittuale: «Il con- dialettica e un processo di distinzione non si-
cetto del valore concreto (storico) delle su- gnifica negarne l’unità reale» (Q , , ).
perstrutture nella filosofia della praxis deve Il nesso dialettico (ma organico) tra
essere approfondito accostandolo al sorelia- struttura e superstrutture rinvia al (e, in un
no concetto di “blocco storico”. Se gli uomi- certo senso, ricomprende il) ricambio orga-
ni acquistano coscienza della loro posizione nico, sotto forma di attività produttiva, tra la
sociale e dei loro compiti nel terreno delle su- natura e la storia umana. Riguarda pertanto
perstrutture, ciò significa che tra struttura e «l’attività pratica, che è la mediazione dia-
superstruttura esiste un nesso necessario e lettica tra l’uomo e la natura» (Q , , ).
vitale» (Q  II, .XII, ). G. vede nella Scrive poi G.: «Unità negli elementi costitu-
struttura una «“causazione” dialettica, non tivi del marxismo. L’unità è data dallo svi-
meccanica, delle superstrutture» (Q , , luppo dialettico delle contraddizioni tra
). Dal canto suo, «la superstruttura reagi- l’uomo e la materia (natura-forze materiali
sce dialetticamente sulla struttura e la modi- di produzione) [...] Nella filosofia – la pras-
fica» (Q , , ). Dunque, il distacco tra si – cioè rapporto tra la volontà umana (su-
struttura e superstrutture è «posto in senso perstruttura) e la struttura economica. Nel-
dialettico, come tra tesi ed antitesi» (ibid.). la politica – rapporto tra lo Stato e la società
Ma tra le due non vi è lotta: vi è una «reci- civile – cioè intervento dello Stato (volontà
procità che è appunto il processo dialettico centralizzata) per educare l’educatore, l’am-
reale» (Q , , ). Di «reciprocità neces- biente sociale in genere» (Q , , ).
saria tra struttura e superstrutture (recipro- Nel rapporto dialettico tra struttura e su-
cità che è appunto processo dialettico reale)» perstruttura, una categoria cruciale, original-
discorre il Q , , . mente rivisitata da G., è quella di società civi-
Perciò G. non ha difficoltà a recuperare le. Quando G. tematizza una tale «elabora-
dalla terminologia crociana lemmi ricondu- zione superiore della struttura in superstrut-
cibili alla dialettica tra necessità e libertà. Tra tura» (Q  II, , ), delinea una dialettica
i quali il lemma “catarsi”: nelle superstruttu- dei distinti nella quale la superstruttura può
re «il processo catartico coincide con la cate- incorporare una struttura, per così dire, “so-
na di sintesi che sono risultato dello svolgi- vrastrutturalizzata”: ed ecco che la “società
mento dialettico» (Q  II, , ). «Catarsi», economica” (come struttura) si fa Stato o, me-
egli scrive, può «indicare il passaggio dal mo- glio, lo Stato la sussume trasmutandola in un
mento meramente economico (o egoistico- suo momento interno che, come (superstrut-
passionale) al momento etico-politico, cioè turale) “società civile”, si pone in un rappor-
l’elaborazione superiore della struttura in su- to di “identità-distinzione” con lo Stato stes-
perstruttura», e può indicare il «passaggio so. L’identità è «organica» o concretamente
dall’“oggettivo al soggettivo” e dalla “neces- storica, mentre la distinzione è soltanto «me-
sità alla libertà”» (ibid.). Per G. struttura e todica» (Q , , ), ossia è un’astrazione
superstruttura sono, in un significato quasi avente valore euristico e tuttavia con fonda-
crociano, termini distinti, ma non opposti? mento reale: qui forse G. è memore anche
Sono distinti soltanto se la distinzione è con- della definizione crociana della filosofia come
cepita come una modalità dell’opposizione “metodologia della storia”. Sono sintomati-
nella quale ciascun opposto, pur non lottan- che le modifiche che in Q , , -, del mag-
DIALETTICA 

gio  o poco dopo, sono apportate al testo dini di base accettandone le rivendicazioni e
di prima stesura (Q , , ), del novembre facendo di esse parte integrante del nuovo
. Nel Testo A società civile e Stato sono programma di governo e sugli intellettuali
«due tipi di organizzazione sociale», ma nel insistendo sui motivi che più li possono in-
Testo C sono «due grandi “piani” superstrut- teressare. Il rapporto tra queste due azioni è
turali». Nel Testo A la distinzione è tra «or- dialettico: se i contadini si muovono, gli in-
ganizzazioni private della società» e «Stato», tellettuali incominciano a oscillare e reci-
ma nel Testo C è tra «organismi volgarmente procamente se un gruppo di intellettuali si
detti “privati”» e «comando che si esprime pone sulla nuova base, essi finiscono col tra-
nello Stato e nel governo “giuridico”». Nel sportare con sé frazioni di massa sempre più
Testo A lo Stato è, semplicemente, «apparato importanti. Si può dire, data la dispersione e
di coercizione», ma nel Testo C diviene «ap- l’isolamento della popolazione rurale e la
parato di coercizione [...] che assicura “legal- difficoltà quindi di concentrarli in forti or-
mente” la disciplina». G. si interroga: «cosa ganizzazioni, che conviene iniziare il lavoro
significa Stato? Solo l’apparato statale o tutta politico dagli intellettuali, ma in generale è il
la società civile organizzata? O l’unità dialet- rapporto dialettico tra le due azioni che oc-
tica tra il potere governativo e la società civi- corre tener presente» (Q , , ).
le?» (Q , , ). Ma il potere governativo Infine, così come si dà una lotta tra ege-
non è soltanto coercizione. Dovrà esser an-
monie contrapposte, oltre che nella vita so-
che, e forse soprattutto, educatore: «lo Stato
ciale, in quella di ciascun individuo, così si
deve gratuitamente tenere informati i cittadi-
determinano tensioni dialettiche anche nel-
ni di tutta la sua attività, deve cioè educarli:
l’esistenza individuale: «La personalità e la
argomento democratico che si trasforma in
volontà sono prodotti dialettici, di una lotta
giustificazione dell’attività oligarchica. L’ar-
gomento però non è senza pregio: esso può interiore che può e deve essere esteriorizza-
essere “democratico” solo nelle società in cui ta, quando internamente l’antagonista è
la unità storica di società civile e società poli- soffocato per un processo morboso; l’im-
tica è intesa dialetticamente (nella dialettica portante sarebbe che quel “tormentare”
reale e non solo concettuale)» (Q , , ). non sia un astratto tormentare, ma un con-
Un rapporto comparabile con quello creto pungolo della coscienza mosso e vi-
tra Stato e società civile può essere (o dive- brato razionalmente» (LC , a Iulca,  di-
nire) quello tra cultura “alta” e cultura po- cembre ). E «si può trovare una serenità
polare. «Il processo di sviluppo è legato a anche nello scatenarsi delle più assurde con-
una dialettica intellettuali-massa; lo strato traddizioni e sotto la pressione della più im-
degli intellettuali si sviluppa quantitativa- placabile necessità, se si riesce a pensare
mente e qualitativamente, ma ogni sbalzo “storicamente”, dialetticamente, e a identifi-
verso una nuova “ampiezza” e complessità care con sobrietà intellettuale il proprio
dello strato degli intellettuali è legato a un compito o un proprio compito ben definito
movimento analogo della massa di semplici, e limitato» (LC , a Tania,  marzo ).
che si innalza verso livelli superiori di cultu- B IBLIOGRAFIA : B OBBIO a; C RI -
ra» (Q , , ). «Il materialismo storico è STOFOLINI ; D EL N OCE ; F INOC -
il coronamento di tutto questo movimento CHIARO ; MARTELLI , -; PETTER-
di riforma intellettuale e morale, nella sua LINI ; P RESTIPINO ; S HOWSTACK
dialettica cultura popolare-alta cultura» (Q SASSOON .
, , ). G. non ignora la complessità e la GIUSEPPE PRESTIPINO
durata di un tale processo, in specie quando
V. «alta cultura», «blocco storico», «catarsi»,
scrive: «il collegamento delle diverse classi «cultura popolare», «Engels», «Hegel», «li-
rurali che si realizza in un blocco attraverso bertà», «logica», «materialismo storico», «neces-
i diversi ceti intellettuali può essere dissolto sità», «quantità-qualità», «Risorgimento», «rivo-
per addivenire a una nuova formazione [...] luzione passiva», «società civile», «superstruttu-
solo se si fa forza in due direzioni: sui conta- ra, superstrutture», «Stato», «struttura».
 DIALETTO

dialetto un giudizio affini tornano, poco tempo dopo,


in una riflessione sul teatro italiano (Capua-
La lettera del  marzo  alla sorella
na e Pirandello): «La lingua non ha “stori-
Teresina (LC -) è il primo testo del perio-
cità” di massa, non è un fatto nazionale. Liolà
do carcerario contenente, seppur indiretta-
in italiano non vale nulla sebbene Il fu Mattia
mente, delle affermazioni rilevanti sul dialet- Pascal da cui è tratta sia abbastanza interes-
to. G. raccomanda di lasciar parlare in sardo sante». Un autore ha difficoltà a mettersi «al-
suo nipote Franco, di due anni, ricordando l’unisono col pubblico» perché «in Italia ci
che egli stesso avrebbe voluto insegnare (nel sono due lingue: l’italiano e il dialetto regio-
) un canto popolare in sardo al figlio De- nale e nella vita famigliare si adopera il dia-
lio: questo perché «è bene che i bambini im- letto», mentre l’italiano non è che «una lin-
parino più lingue». G. aggiunge infatti che gua parziale» (Q , , ; v. anche Q , , ,
«il sardo non è un dialetto» ma una lingua, sulla possibilità di studiare gli «elementi les-
anche se privo di «una grande letteratura». sicali, morfologici e sintattici di marca sicilia-
Tuttavia, aveva definito il sardo un «dialetto» na [che, ndr] il Pirandello introduce o può
in alcuni testi precarcerari (La Brigata «Sas- introdurre nella lingua italiana letteraria»).
sari»,  aprile , in NM -) e lo indi- Le note di questo periodo contengono
cherà di nuovo come tale in due lettere alla anche altre riflessioni sul dialetto. In esse la
cognata Tania (LC -,  marzo  [] distinzione tra dialetto e lingua è articolata
e LC -,  luglio ). Quanto al criterio con evidente consapevolezza dell’inaccetta-
distintivo, una precisazione è ricavabile dal- bilità, alla luce dei moderni studi linguistici,
la lettera alla cognata Tatiana del  novem- di quella rigidità gerarchico-classificatoria
bre : nella storia della cultura italiana, è che invece sembra comparire, almeno a li-
«dialettale», o «popolare», la lingua che si di- vello espositivo, nella lettera a Teresina. G. è
stingue da quella «dotta [...] degli intellet- attento ai processi storici che ridefiniscono
tuali e delle classi colte» (LC ). lo status e il valore simbolico di un idioma (v.
Nei Q la nozione di dialetto è affrontata anche la lettera citata del  novembre ).
in modo più approfondito, a partire dai pri- «Dal latino volgare si sviluppano i dialetti
mi mesi del . In Q , , - G. scrive che neolatini» e, da uno di questi, emerge il «vol-
in Italia «la lingua del popolo è ancora il dia- gare illustre»: nuova «lingua scritta e non
letto, col sussidio di un gergo italianizzante parlata, dei dotti e non della nazione» (Q ,
che è in gran parte il dialetto tradotto mecca- , -), che per gli intellettuali rappresen-
nicamente. Esiste un forte influsso dei vari terà, più tardi, un elemento fondativo della
dialetti nella lingua scritta, perché anche la civiltà italiana. Ma «il volgare, per gli uma-
classe colta parla la lingua in certi momenti e nisti, era come un dialetto, cioè non aveva
il dialetto nella parlata famigliare, cioè in carattere nazionale» (Q , , ). Nata dia-
quella più viva e più aderente alla realtà im- lettale, quella civiltà si unificò con la «fiori-
mediata. Così la lingua è sempre un po’ fos- tura del  [toscano]», ma «fino a un certo
silizzata e paludata e quando vuol essere fa- punto» (Q , , ). Infatti «la lingua [...]
migliare, si frange in tanti riflessi dialettali». in Italia si alimenta poco, nel suo sviluppo,
Tale giudizio è in sintonia con il ragionamen- dalla lingua popolare che non esiste (eccetto
to svolto nella lettera a Teresina, dove l’italia- in Toscana), mentre esistono i dialetti» (Q ,
no che un bambino poteva imparare in una , ). Sempre in questi anni (-) la
famiglia del tempo, residente in un paese del- distinzione tra lingua e dialetto viene da G.
la Sardegna, è considerato «una lingua pove- problematizzata anche per altra via. La sto-
ra, monca» (LC ,  marzo ). Inoltre, la ria degli idiomi, come prodotti sociali e cul-
valutazione relativamente positiva del dialet- turali collettivi, mostra come non sussistano
to riecheggia quella espressa dal giovane G. legami assoluti, permanentemente necessa-
in qualità di critico teatrale (L’Italia che scri- ri, tra un certo dialetto (o una lingua) e un ti-
ve,  aprile , in CF -; Musco,  marzo po particolare di visione del mondo: nel Cin-
, in CF -); infatti, un ragionamento e quecento un filone culturale «veramente na-
DIO 

zionale-popolare» si espresse «nei dialetti, Si configura, complessivamente, una ri-


ma anche in latino» (Q , , ); a Roma, flessione sulla dialettofonia che integra l’au-
nel - «il dialetto è arma dei liberali, spicio (e la proposta d’intervento a favore)
dopo il  dei clericali» (Q , , ). Nem- dell’unificazione linguistica nazionale con la
meno il rapporto che il dialetto ha con la cul- constatazione dei vantaggi funzionali che, in
tura folklorica (v. Q ,  e Q , ) va inte- certi contesti d’uso, il dialetto era ancor lun-
so meccanicamente: quando si guarda alle gi dal perdere e la lingua dall’assumere. G.
rispettive modificazioni storiche, il «folclo- non asserì la necessità né l’inevitabilità della
re» risulta «più mobile e fluttuante della lin- scomparsa dei dialetti; ciò che egli ritenne
gua e dei dialetti» (Q , , ). inadeguato fu il monolinguismo, il monolin-
Nel quadro costituito da questa prima guismo dialettale in particolare. Questa con-
fase di considerazioni sul dialetto – alcune danna è espressa risolutamente in una nota
delle quali sono riprese, nel , in Q , , Q che spicca per la centralità della sua colloca-
,  e Q ,  – si inserisce la riflessione di zione teorico-argomentativa (nel cuore delle
G. sui limiti della dialettofonia e sul valore riflessioni filosofiche dei Q) e cronologica
progressivo dell’unificazione linguistica (una (): «Chi parla solo il dialetto o compren-
riflessione ricollegabile anch’essa ad alcuni de la lingua nazionale in gradi diversi, parte-
articoli giovanili: v. Analfabetismo,  febbraio cipa necessariamente di una intuizione del
, in CF -; Il socialismo e l’Italia,  set- mondo più o meno ristretta e provinciale,
tembre , in CF -; Contro un pregiudi- fossilizzata, anacronistica in confronto delle
zio,  gennaio , in CF -; La lingua uni- grandi correnti di pensiero che dominano la
ca e l’esperanto,  febbraio , in CF -; storia mondiale. I suoi interessi saranno ri-
Cronache di cultura,  giugno , in ON - stretti, più o meno corporativi o economisti-
). La nota che segna un importante punto di ci, non universali. Se non sempre è possibi-
avvio in tal senso, proviene dal già citato Q  le imparare più lingue straniere per mettersi
(e risale probabilmente agli inizi del ). G. a contatto con vite culturali diverse, occorre
introduce qui (Q , ) un’osservazione sul almeno imparare bene la lingua nazionale.
differente «contenuto storico-sociale» dei Una grande cultura può tradursi nella lingua
dialetti rispetto alla lingua: «tra il dialetto e la di un’altra grande cultura, cioè una grande
lingua nazionale-letteraria qualcosa è mutato: lingua nazionale, storicamente ricca e com-
precisamente l’ambiente culturale, politico- plessa, può tradurre qualsiasi altra grande
morale-sentimentale. La storia delle lingue è cultura, cioè essere una espressione mondia-
storia delle innovazioni linguistiche [...] di le. Ma un dialetto non può fare la stessa co-
un’intera comunità sociale che ha innovato la sa» (Q , , ).
sua cultura, che ha “progredito” storicamen-
ALESSANDRO CARLUCCI
te» (ivi, ). Questa differenziazione si preci-
serà quando G. parlerà di «lingua comune V. «cultura popolare», «folclore, folklore», «lati-
no», «latino e greco», «lingua», «linguaggio»,
nazionale, la cui non esistenza determina at-
«linguistica», «Pirandello», «traduzione».
triti specialmente nelle masse popolari» (Q
, , ). Si arriva così alla prima metà del
Dio
, a quel Q ,  e ,  dove, tuttavia, non
è abbandonata la concezione dei dialetti co- G. affronta l’argomento seguendo un’a-
me prodotti storici non puramente residuali nalisi storica e una riflessione filosofica. L’a-
né assolutamente separati dalla «lingua unita- nalisi storica parte da un articolo di Filippo
ria» in fieri. E infatti G. inserisce, tra i «Foco- Burzio che esamina le diverse tappe della
lai di irradiazione di innovazioni linguistiche «crisi» dell’Occidente e la conseguente gra-
nella tradizione e di un conformismo naziona- duale riduzione di un «“apparato di gover-
le linguistico nelle grandi masse nazionali», no” spirituale» (Q , , ) e quindi del ruo-
anche «i dialetti»: quelli «più localizzati» e lo di Dio. Crisi che annulla la necessità “po-
quelli «che abbracciano complessi regionali polare” di una religione: «Se l’antica religio-
più o meno vasti» (ivi, ). ne sembri esausta, non rimane che ringiova-
 DIO ASCOSO

nirla. Universalità, interiorità, magicità. Se nale che traspare dall’intero problema pare
Dio si cela, resta il demiurgo» (ibid.). La ri- essere: ma dov’è Dio? È scomparso dal mon-
flessione filosofica è più complessa e riguar- do? E la risposta G. la trova nella “Ecclesia-
da la doppia oggettività della conoscenza: stical Review”, secondo la quale nelle scuole
quella del senso comune e quella del mate- statali degli Stati Uniti «non si ode mai una
rialismo storico. La differenza è enorme: «il parola su Dio, sui doveri verso il Creatore e
senso comune afferma l’oggettività del reale neppure sull’esistenza di un’anima immorta-
in quanto questa oggettività è stata creata da le» (Q , , ). E conclude: «Appare quin-
Dio», ma esso «cade nei più grossolani erro- di che il numero dei cattolici [negli Stati Uni-
ri»; per il materialismo storico «ciò che più ti] è solo un numero statistico, da censimen-
importa non è dunque l’oggettività del reale ti [...] Più ipocrisia, insomma» (ivi, ).
come tale ma l’uomo che elabora questi me-
VINCENZO ROBLES
todi» (Q , , ). La conclusione è che
«cercare la realtà fuori dell’uomo appare V. «Chiesa cattolica», «Feuerbach», «islamismo»,
«materialismo storico», «oggettività», «oppio»,
quindi un paradosso, così come per la reli-
«Pascal», «religione», «uomo».
gione è un paradosso [peccato] cercarla fuo-
ri di Dio» (ibid.). I quasi cento riferimenti al
dio ascoso
lemma nei Q approfondiscono tali concetti.
L’obiettività della conoscenza, e quindi della L’espressione figura in alcuni passi nei
«“realtà oggettiva del mondo esterno”» (Q quali G. replica alla critica crociana del ma-
, , ), è di origine religiosa e tutte le re- terialismo storico: «Il Croce è giunto fino ad
ligioni insegnano che Dio ha creato il mondo affermare che la sua ulteriore e recente cri-
prima dell’uomo. Il materialismo storico af- tica della filosofia della praxis è appunto
fida all’uomo la progressiva conoscenza del connessa a questa sua preoccupazione anti-
mondo esterno e il conseguente pieno domi- metafisica e antiteologica, in quanto la filo-
nio. Per spiegare poi l’espressione marxiana sofia della praxis sarebbe teologizzante e il
della religione come «“oppio del popolo”» concetto di “struttura” non sarebbe che la
G., dopo aver ricordato che l’espressione fu ripresentazione ingenua del concetto di un
mutuata da Balzac che parlò del gioco del “dio ascoso”» (Q  I , , ). Oppure:
lotto come «“oppio della miseria”» (Q , , «Gherminella polemica del Croce che “og-
), riprendendo un passo di Pascal, secon- gi” dà un significato [metafisico, trascen-
do il quale non si perde nulla a credere che dente] speculativo ai termini della filosofia
Dio esista (Q , , ) e che vivendo «cri- della praxis, quindi l’“identificazione” del-
stianamente si rischia infinitamente poco», la “struttura” con un “dio ascoso”» (Q  I,
presenta la religione come una scommessa p. ). Oppure: «Il Croce è così immerso
(Q , , ). A proposito del materialismo nel suo metodo e nel suo linguaggio specu-
storico e della tesi di Feuerbach, G. afferma lativo che non può giudicare che secondo
che il concetto di natura umana «cercata in essi; quando egli scrive che nella filosofia
Dio», e di conseguenza il concetto che gli uo- della praxis la struttura è come un dio asco-
mini siano figli di Dio, è «la maggior utopia». so, ciò sarebbe vero se la filosofia della
Ma una tale utopia è stata espressione «di praxis fosse una filosofia speculativa e non
complessi movimenti rivoluzionari», ha tra- uno storicismo assoluto, liberato davvero e
sformato il mondo classico e ha «posto gli non solo a parole, da ogni residuo trascen-
anelli più potenti dello sviluppo storico» (Q dentale e teologico» (LC , a Tania,  mag-
, , ). Il concetto di Dio dallo storicismo gio ). E ancora: «Come sarà da intende-
non è giudicato «mostruoso», ma caduco, re la struttura: come nel fatto economico si
cioè valido storicamente (Q ,  e ). G. potrà distinguere l’“elemento” tecnica,
accenna anche a qualche considerazione sul scienza, lavoro, classe ecc., intesi “storica-
concetto di Dio come viene affrontato nel mente” e non “metafisicamente”. Critica
buddismo (Q , ), nell’islamismo (Q , ), della posizione del Croce per cui, polemica-
nell’induismo (Q , ). Ma la domanda fi- mente, la struttura diventa un “dio ascoso”,
DIREZIONE 

un “noumeno”, in contrapposizione alle del genere però, nota G., non può essere ap-
“apparenze” superstrutturali. “Apparenze” plicato all’Italia post-unitaria, di cui Crispi
in senso metaforico e in senso positivo. Per- fu leader, la quale, priva di autonomia inter-
ché furono “storicamente” chiamate “appa- nazionale, si trovò nelle condizioni in cui «la
renze”: proprio il Croce ha estratto, da que- diplomazia fosse concretamente superiore
sta concezione generale, la sua particolare alla politica creativa, fosse la “sola politica
dottrina dell’errore e della origine pratica creativa”» (ibid.).
dell’errore» (Q , , ).
LELIO LA PORTA
GIUSEPPE PRESTIPINO V. «Crispi», «Croce», «Guicciardini», «Machia-
V. «Croce», «filosofia della praxis», «storicismo velli», «politica».
assoluto», «struttura».
diretti: v. dirigenti-diretti.
diplomazia
direzione
In una nota del Q , criticando Croce e
riferendosi al fatto che non è detto che una G. usa il lemma «direzione» sempre in
lotta politica debba evolvere in direzione di forma aggettivata: essa può essere «chari-
scontri sanguinosi, G. scrive: «La diploma- smatica» (Q , , -) o «castale e sacer-
zia è [...] quella forma di lotta politica inter- dotale» (Q , , ), «intellettuale e mora-
nazionale (e non è detto che non esista una le» (Q , , ) o «culturale e morale» (Q
diplomazia anche per le lotte nazionali fra  I, , ), «consapevole» (Q , , ) o
partiti) che influisce per ottenere vittorie «sociale e statale» (Q , , ). Queste di-
(che non sono sempre di poco momento) verse forme assunte dalla direzione riman-
senza spargimento di sangue, senza guerra» dano tutte al suo carattere politico e identifi-
(Q  II, .V, ). Ciò non vuol dire che po- cano una vera e propria funzione del sistema
litica e diplomazia siano la stessa cosa: nella di potere che si esplica in ambiti diversi. Si
prima gioca un’importanza centrale «l’ele- può quindi dire che al centro dell’interesse
mento volitivo», mentre la seconda «sanzio- di G. stia precisamente la «funzione di dire-
na e tende a conservare le situazioni create zione politica» (Q  II, , ).
dall’urto delle politiche statali; è creativa so- Il significato della direzione politica
lo per metafora o per convenzione filosofica viene precisato in Q , , dove G. esplicita
[...] Perciò il diplomatico, per lo stesso abi- quello che sarà uno snodo centrale della sua
to professionale, è portato allo scetticismo e scienza politica: «il criterio storico-politico
alla grettezza conservatrice» (Q , , -). su cui bisogna fondare le proprie ricerche è
La differenza fra politica e diplomazia è questo: che una classe è dominante in due
esemplificata da Machiavelli e Guicciardini. modi, è cioè “dirigente” e “dominante”. È
Quest’ultimo fu diplomatico di professione dirigente delle classi alleate, è dominante
e, per questo, più scettico, in quanto, essen- delle classi avversarie» (ivi, ). La direzione
do «la diplomazia divenuta necessariamente è quell’attributo specifico della forma di po-
una professione specializzata, ha portato a tere moderna che non si presenta come mec-
questa conseguenza, di poter staccare il di- canicamente forzoso, ma come forma con-
plomatico dalla politica dei governi mutevo- sensuale del potere stesso; per questo secon-
li» (ivi, ). do G. «una classe già prima di andare al po-
G. presenta ulteriori esempi storici a so- tere può essere “dirigente” (e deve esserlo):
stegno della tesi che la diplomazia, come af- quando è al potere diventa dominante ma
fermava Crispi, «è [...] attività subalterna e continua ad essere anche “dirigente”»
subordinata» alla politica in quanto «non (ibid.). L’espressione “direzione politica”
crea nuovi nessi storici, ma lavora a far san- sembra diventare, in questo caso, un sinoni-
zionare quelli che il politico ha creato» (Q , mo di “egemonia”: «ci può e ci deve essere
, ); per questo Talleyrand e Napoleone una “egemonia politica” anche prima della
non possono essere paragonati. Un discorso andata al Governo e non bisogna contare so-
 DIREZIONE

lo sul potere e sulla forza materiale che esso «politica popolare» il suo fulcro; al contra-
dà per esercitare la direzione o egemonia po- rio, questa «non fu fatta neanche dopo il »
litica» (ibid.). L’uso equivalente di entrambe (ibid.). G. conclude con un giudizio severo
le espressioni è presente anche nell’analisi sulla «politica della destra nel », che «ri-
dei partiti, «la funzione egemonica o di dire- tardò l’unificazione della penisola di alcuni
zione politica [...] può essere valutata dallo decenni» (ibid.). Questi giudizi sui moti ri-
svolgersi della vita interna dei partiti stessi» sorgimentali si inseriscono all’interno di un
(Q , , ), o della storia etico-politica, che ragionamento più generale sulle forme mo-
«è una ipostasi arbitraria e meccanica del derne del conflitto che in G. esprime la par-
momento dell’egemonia, della direzione po- ticolarità della direzione politica come ege-
litica, del consenso» (Q  I, , ). La dire- monia: «la quistione diventa ancora più com-
zione politica è quindi per G. quell’«aspetto plessa e difficile nelle guerre di posizione,
del dominio» (Q , , ) che abbraccia la fatte da masse enormi che solo con grandi ri-
sfera del consenso e dell’egemonia. In que- serve di forze morali possono resistere al
sta accezione la direzione deve esercitarsi grande logorio muscolare, nervoso, psichico:
nello Stato – «“Stato” significa specialmen- solo un’abilissima direzione politica, che
te direzione consapevole delle grandi molti- sappia tener conto delle aspirazioni e dei sen-
tudini nazionali» (Q , , ) – e nel par- timenti più profondi delle masse umane, ne
tito – «posto il principio che esistono diretti impedisce la disgregazione e lo sfacelo» (ivi,
e dirigenti, governati e governanti, è vero ). Un’accurata direzione politica è quindi
che i partiti sono finora il modo più adegua- indispensabile nei moderni conflitti che si
to per elaborare i dirigenti e la capacità di di- svolgono come “guerre di posizione”, in
rezione» (Q , , ). quella soglia che G. descrive come il «Pas-
G. sviluppa storicamente il concetto di saggio dalla guerra manovrata (e dall’attacco
direzione politica in Q ,  (un Testo C frut- frontale) alla guerra di posizione anche nel
to dell’accorpamento di alcune note del Q ), campo politico» (Q , , ), in cui «è ne-
analizzandone i nessi con la mera «direzione cessaria una concentrazione inaudita dell’e-
militare». La nota ha per titolo Direzione po- gemonia» (ivi, ).
litico-militare del moto nazionale italiano e si Ma «direzione» non ha sempre avuto
apre con questa precisazione: «per direzione come sua caratteristica principale questo
militare non deve intendersi solo la direzio- timbro vicino a «egemonia»: G. accenna in-
ne militare in senso stretto, tecnico [...] deve fatti ad altri due tipi di direzione che si sono
intendersi invece in senso molto più largo e storicamente realizzati e che sembrano ri-
più aderente alla direzione politica vera e chiamare le diverse forme weberiane di le-
propria» (ivi, ). Questo perché le guerre gittimità del potere. Innanzitutto «la dire-
risorgimentali non potevano essere combat- zione charismatica», che «porta in sé un di-
tute solamente dal punto di vista militare, «il namismo politico vigorosissimo» (Q , ,
problema militare era questo: come riuscire -) e che permette di rispondere in modo
a mobilitare una forza insurrezionale che fos- affermativo alla domanda se «nel passato
se in grado di espellere dalla penisola l’eser- esisteva o no l’uomo-collettivo»: esso «esi-
cito austriaco non solo, ma anche di impedi- steva sotto forma della direzione carismati-
re che esso potesse ritornare con una con- ca» (Q , , ). Vi è poi «un tipo di dire-
troffensiva» (ivi, -). «La direzione mili- zione castale e sacerdotale» che fa riferi-
tare – quindi – era una quistione più vasta mento alla «concezione del centralismo orga-
della direzione dell’esercito e della determi- nico», nel quale «l’elemento costitutivo di
nazione del piano strategico che l’esercito un organismo è posto in un sistema dottri-
doveva eseguire; essa comprendeva in più la nario rigidamente e rigorosamente formula-
mobilitazione politico-insurrezionale di for- to» (Q , , ). Ma entrambe queste forme
ze popolari che fossero insorte alle spalle del di direzione sono destinate a svolgere un
nemico» (ivi, ). La direzione politico-mi- ruolo sempre minore, alla luce del muta-
litare del moto avrebbe dovuto avere nella mento introdotto nelle forme del conflitto.
DIRIGENTI - DIRETTI 

Per la «direzione carismatica» in special mo- dirigenti-diretti


do G. scrive: «se il capo è di origine “chari-
La riflessione di G. sul problema del
smatica”, deve rinnegare la sua origine e la-
vorare a rendere organica la funzione della rapporto tra dirigenti e diretti si articola in
direzione, organica e coi caratteri della per- almeno tre fasi distinte, corrispondenti ad al-
manenza e continuità» (Q , , ). trettante tappe dello sviluppo dell’analisi dei
La direzione diventa un attributo fon- Q su una serie di questioni correlate di ca-
damentale della «classe “per sé”» (Q , , rattere storico-politico. In un primo momen-
) e G. si pone il problema della sua pre- to, nell’ambito di un approfondimento (au-
senza nella politica dei gruppi subalterni in to)critico delle ragioni della sconfitta della
una nota dal titolo Spontaneità e direzione propria parte, oltre che personale, G. con-
consapevole. Posto che «non esiste nella sto- centra la sua attenzione sul problema del Di-
ria la “pura” spontaneità», G. rileva come stacco tra dirigenti e diretti, come recita il ti-
«nel movimento “più spontaneo” gli ele- tolo di Q , . Questo fenomeno «assume
menti di “direzione consapevole” sono sem- aspetti diversi a seconda delle circostanze e
plicemente incontrollabili, non hanno la- delle condizioni generali. Diffidenza recipro-
sciato documento accertabile. Si può dire ca: il dirigente dubita che il “diretto” lo in-
che l’elemento della spontaneità è perciò ca- ganni, esagerando i dati positivi e favorevoli
ratteristico della “storia delle classi subalter- all’azione e perciò nei suoi calcoli deve tener
ne”» (ibid.). «Esiste dunque una “moltepli- conto di questa incognita che complica l’e-
cità” di elementi di “direzione consapevole” quazione. Il “diretto” dubita dell’energia e
in questi movimenti, ma nessuno di essi è dello spirito di risolutezza del dirigente e
predominante» (ibid.), per cui una politica perciò è tratto anche inconsciamente a esa-
per le classi subalterne deve essere in grado gerare i dati positivi e a nascondere o smi-
di far coesistere, secondo G., un certo grado nuire i dati negativi. C’è un inganno recipro-
di spontaneità con elementi di «direzione co, origine di nuove esitazioni, di diffidenze,
consapevole», così da riferirsi a «uomini rea- di quistioni personali ecc. Quando ciò avvie-
li, formatisi in determinati rapporti storici» ne, significa che: ) c’è crisi di comando; )
(ivi, ), e dare allo stesso tempo una «dire- l’organizzazione, il blocco sociale del gruppo
zione non [...] “astratta”». «Questa unità in parola, non ha ancora avuto il tempo di
della “spontaneità” e della “direzione con- saldarsi, creando l’affiatamento reciproco, la
sapevole”, ossia della “disciplina” è appun- reciproca lealtà; ) ma c’è un terzo elemento:
to la azione politica reale delle classi subal- l’incapacità del “diretto” a svolgere il suo
terne, in quanto politica di massa e non sem- compito che significa poi incapacità del “di-
plice avventura di gruppi che si richiamano rigente” a scegliere, a controllare, a dirigere
alla massa». Esempio storico di questa vir- il suo personale» (ivi, ). Gli «esempi pra-
tuosa unità fu «il movimento torinese» del- tici» sono riferiti come in molte altre circo-
l’occupazione delle fabbriche durante il stanze analoghe alle vicende storiche della
“biennio rosso”, nel quale «questo elemen- Rivoluzione francese e, soprattutto, del Ri-
to di “spontaneità” non fu trascurato e tan- sorgimento italiano, ma non è impossibile
to meno disprezzato: fu educato, fu indiriz- cogliere un’eco delle discussioni tenute da
zato, fu purificato da tutto ciò che di estra- G. nello stesso periodo (autunno ) con i
neo poteva inquinarlo, per renderlo omoge- compagni del carcere, in cui denunciava l’in-
neo, ma in modo vivente, storicamente effi- voluzione burocratica della direzione del
ciente, con la teoria moderna» (ibid.). movimento comunista internazionale, a par-
MICHELE FILIPPINI tire dalla sua centrale sovietica.
In una nota coeva (Q , , -) G. in-
V. «capo carismatico», «centralismo», «consen-
so», «dirigenti-diretti», «dominio», «egemonia», serisce peraltro il problema nell’ambito della
«guerra di posizione», «Ordine Nuovo (L’)», «Ri- questione più generale del distacco tra intel-
sorgimento», «spontaneità», «subalterno, subal- lettuali e popolo, che ha caratterizzato e ca-
terni», «Stato». ratterizza innanzitutto la vita politica italiana:
 DIRIGENTI - DIRETTI

«l’elemento popolare “sente”, ma non com- ganizzazione al movimento storico reale ed è


prende né sa; l’elemento intellettuale “sa” ma organico appunto perché tiene conto [...] di
non comprende e specialmente non sente. I qualcosa di relativamente stabile e perma-
due estremi sono dunque la pedanteria e il fi- nente o per lo meno che si muove in una di-
listeismo da una parte e la passione cieca e il rezione facile a prevedersi» e che, da un pun-
settarismo dall’altra [...] L’errore dell’intellet- to di vista generale, «si incarna nello sviluppo
tuale consiste nel credere che si possa sapere organico del gruppo sociale egemone», ma in
senza comprendere e specialmente senza sen- particolare «nei partiti rappresentanti gruppi
tire ed essere appassionato, cioè che l’intel- socialmente subalterni [...] rappresenta la ne-
lettuale possa esser tale se distinto e staccato cessità organica di assicurare l’egemonia non
dal popolo: non si fa storia-politica senza pas- a gruppi privilegiati: ma alle forze sociali pro-
sione, cioè senza essere sentimentalmente gressive» e questo «richiede una organica
uniti al popolo, cioè senza sentire le passioni unità [...] tra strati intellettuali e massa, tra go-
elementari del popolo, comprendendole, vernanti e governati».
cioè spiegandole [e giustificandole] nella de- Nel frattempo si può dire che la rifles-
terminata situazione storica e collegandole sione gramsciana della questione sia passata
dialetticamente alle leggi della storia, cioè a dal momento critico a quello ri-costruttivo,
una superiore concezione del mondo, scien- consistente innanzitutto nell’istituire un nes-
tificamente elaborata, il “sapere”. Se l’intel- so esplicito tra «Egemonia e democrazia. Tra i
lettuale non comprende e non sente, i suoi tanti significati di democrazia, quello più rea-
rapporti col popolo-massa sono o si riducono listico e concreto mi pare si possa trarre in
a puramente burocratici, formali: gli intellet- connessione col concetto di egemonia. Nel si-
tuali diventano una casta o un sacerdozio stema egemonico, esiste democrazia tra il
(centralismo organico): se il rapporto tra in- gruppo dirigente e i gruppi diretti, nella mi-
tellettuali e popolo-massa, tra dirigenti e di- sura in cui [lo sviluppo dell’economia e quin-
retti, tra governanti e governati, è dato da una di] la legislazione [che esprime tale sviluppo]
adesione organica in cui il sentimento passio- favorisce il passaggio [molecolare] dai grup-
ne diventa comprensione e quindi sapere pi diretti al gruppo dirigente» (Q , , ).
(non meccanicamente, ma in modo vivente), Oltre che ai movimenti e alle organizzazioni
allora solo il rapporto è di rappresentanza, e statuali di tipo collettivistico, il ragionamento
avviene lo scambio di elementi individuali tra si può applicare anche alle società capitalisti-
governati e governanti, tra diretti e dirigenti, che avanzate, per le quali, con linguaggio cro-
cioè si realizza la vita d’insieme che sola è la ciano, si può dire che «la combinazione in cui
forza sociale, si crea il “blocco storico”». Nel l’elemento egemonico etico-politico si pre-
Testo C di Q , , , oltre ad alcune va- senta nella vita statale e nazionale è il “pa-
rianti di carattere formale, l’espressione «cen- triottismo” e il “nazionalismo” che è la “reli-
tralismo organico» è preceduta da «così det- gione popolare”, cioè il nesso per cui si veri-
to» poiché, contrariamente a quanto accadu- fica l’unità tra dirigenti e diretti» (Q , ,
to in precedenza, G. non lo identifica più con ). Tale nesso non appare tuttavia mai au-
la concezione bordighiana della direzione del tomatico, ma va costruito in modo attivo da
partito, per la quale preferisce impiegare la parte dei gruppi dirigenti (o che aspirano a
formula «centralismo burocratico», bensì diventare tali), i quali devono istituire con le
con la propria, altrove definita come «centra- masse un rapporto che G. definisce «pedago-
lismo democratico»: come affermato esplici- gico», intendendo con questo termine non
tamente in Q , , -, per quello che solo i «rapporti specificatamente “scolastici”,
Bordiga intendeva come centralismo organi- per i quali le nuove generazioni entrano in
co «il nome più esatto è quello di centralismo contatto con le anziane e ne assorbono le
burocratico: l’organicità non può essere che esperienze e i valori storicamente necessari
del centralismo democratico, il quale appun- “maturando” e sviluppando una propria per-
to è un “centralismo in movimento”, per così sonalità storicamente e culturalmente supe-
dire, cioè una continua adeguazione dell’or- riore. Questo rapporto esiste in tutta la so-
DIRIGENTI - DIRETTI 

cietà nel suo complesso e per ogni individuo me modello di dirigente nella futura società
rispetto ad altri individui, tra ceti intellettua- senza classi e quindi in quello che egli identi-
li e non intellettuali, tra governanti e gover- fica come una sorta di suo precorrimento, il
nati, tra élites e seguaci, tra dirigenti e diretti, partito politico, in cui è già avvenuto «il pas-
tra avanguardie e corpi di esercito. Ogni rap- saggio dal regno della necessità al regno del-
porto di “egemonia” è necessariamente un la libertà» (Q , ,  e passim): «se non c’è
rapporto pedagogico e si verifica non solo differenza di classe la quistione diventa pura-
nell’interno di una nazione, tra le diverse for- mente tecnica – l’orchestra non crede che il
ze che la compongono, ma nell’intero campo direttore sia un padrone oligarchico – di divi-
internazionale e mondiale, tra complessi di sione del lavoro e di educazione» (Q , ,
civiltà nazionali e continentali» (Q  II, , ). Questo modello viene riproposto anco-
-): è qui evidente un riferimento al movi- ra in Q , , -, in contrapposizione al «co-
mento comunista internazionale e alla sua di- mandare proprio del caporalismo. L’attende-
rezione moscovita. re passivamente gli ordini. Nell’obbedienza
Un’ulteriore fase della riflessione di G. c’è un elemento di comando e nel comando
sulla questione tende a problematizzarla nuo- un elemento di obbedienza (autocomando e
vamente: muovendo dal dato di fatto innega- autoobbedienza) [...] Si obbedisce in questo
bile «che esistono dirigenti e diretti, gover- senso, volentieri, cioè liberamente, quando si
nanti e governati. Dato questo fatto sarà da comprende che si tratta di forza maggiore:
vedere come si può dirigere nel modo più ef- ma perché si sia convinti della forza maggio-
ficace (dati certi fini) e come pertanto prepa- re occorre che esista collaborazione effettiva
rare nel modo migliore i dirigenti (e in questo quando la forza maggiore non esiste. Coman-
più precisamente consiste la prima sezione dare per comandare è il caporalismo». Anco-
della scienza e arte politica), e come d’altra ra una volta il modello alternativo era rap-
parte si conoscono le linee di minore resi- presentato dal «comando del direttore d’or-
stenza o razionali per avere l’obbedienza dei chestra: accordo preventivo raggiunto, colla-
diretti o governati. Nel formare i dirigenti è borazione, il comando è una funzione distin-
fondamentale la premessa: si vuole che ci sia- ta, non gerarchicamente imposta».
no sempre governati e governanti oppure si In realtà, come sostiene G. nel seguito
vogliono creare le condizioni in cui la neces- della già citata nota di Q , , , «dato che
sità dell’esistenza di questa divisione spari- anche nello stesso gruppo esiste la divisione
sca? cioè si parte dalla premessa della perpe- tra governanti e governati, occorre fissare al-
tua divisione del genere umano o si crede che cuni principii inderogabili, ed è anzi su que-
essa sia solo un fatto storico, rispondente a sto terreno che avvengono gli “errori” più
certe condizioni? Occorre tener chiaro tutta- gravi, che cioè si manifestano le incapacità
via che la divisione di governati e governanti, più criminali, ma più difficili a raddrizzare.
seppure in ultima analisi risalga a una divisio- Si crede che essendo posto il principio dallo
ne di gruppi sociali, tuttavia esiste, date le co- stesso gruppo, l’obbedienza debba essere
se così come sono, anche nel seno dello stes- automatica, debba avvenire senza bisogno
so gruppo, anche socialmente omogeneo; in di una dimostrazione di “necessità” e razio-
un certo senso si può dire che essa divisione nalità non solo, ma sia indiscutibile (qualcu-
è una creazione della divisione del lavoro, è no pensa e, ciò che è peggio, opera secondo
un fatto tecnico. Su questa coesistenza di mo- questo pensiero, che l’obbedienza “verrà”
tivi speculano coloro che vedono in tutto so- senza essere domandata, senza che la via da
lo “tecnica”, necessità “tecnica” ecc. per non seguire sia indicata). Così è difficile estirpa-
proporsi il problema fondamentale» (Q , , re dai dirigenti il “cadornismo”, cioè la per-
). Queste ultime affermazioni paiono cor- suasione che una cosa sarà fatta perché il di-
reggere alcune note precedenti in cui G. ri- rigente ritiene giusto e razionale che sia fat-
prendeva acriticamente la celebre e suggesti- ta: se non viene fatta, “la colpa” viene river-
va – ma mai approfondita teoricamente – me- sata su chi “avrebbe dovuto” ecc. Così è dif-
tafora marxiana del direttore d’orchestra co- ficile estirpare la abitudine criminale di tra-
 DIRIGENTI - DIRETTI

scurare di evitare i sacrifizi inutili [...] per classe dirigente omogenea la cui irresistibile
cui sempre, dopo ogni rovescio, occorre pri- tendenza a unificarsi abbia determinato la
ma di tutto ricercare le responsabilità dei di- formazione del nuovo Stato nazionale italia-
rigenti [...] Posto il principio che esistono no. Questi nuclei esistevano, indubbiamen-
diretti e dirigenti, governati e governanti, è te, ma la loro tendenza a unirsi era molto
vero che i partiti sono finora il modo più problematica, e ciò che più conta, essi,
adeguato per elaborare i dirigenti e la capa- ognuno nel suo ambito, non erano “dirigen-
cità di direzione». Queste considerazioni in- ti”. Il dirigente presuppone il “diretto”, e
ducono G. ad approfondire ulteriormente chi era diretto da questi nuclei? Questi nu-
l’analisi del partito come «moderno Princi- clei non volevano “dirigere” nessuno, cioè
pe» di Machiavelli, a partire da una nota di non volevano accordare i loro interessi e
poco successiva, Q , , -: «la verità aspirazioni con gli interessi ed aspirazioni di
teorica che ogni classe ha un solo partito è altri gruppi. Volevano “dominare” non “di-
dimostrata, nelle svolte decisive, dal fatto rigere”, e ancora: volevano che dominassero
che aggruppamenti varii, ognuno dei quali si i loro interessi, non le loro persone, cioè vo-
presentava come partito “indipendente”, si levano che una forza nuova, indipendente
riuniscono e bloccano in unità. La moltepli- da ogni compromesso e condizione, divenis-
cità esistente prima era solo di carattere se l’arbitra della Nazione: questa forza fu il
“riformistico”, cioè riguardava questioni Piemonte e quindi la funzione della monar-
parziali, in un certo senso era una divisione chia. Il Piemonte ebbe pertanto una funzio-
del lavoro politico (utile, nei suoi limiti); ma ne che può, per certi aspetti, essere parago-
ogni parte presupponeva l’altra, tanto che nata a quella del partito, cioè del personale
nei momenti decisivi, cioè appunto quando dirigente di un gruppo sociale (e si parlò
le quistioni principali sono state messe in sempre infatti di “partito piemontese”); con
gioco, l’unità si è formata, il blocco si è veri- la determinazione che si trattava di uno Sta-
ficato. Da ciò la conclusione che nella co- to, con un esercito, una diplomazia ecc.
struzione dei partiti, occorre basarsi su un Questo fatto è della massima importanza
carattere “monolitico” e non su quistioni se- per il concetto di “rivoluzione passiva”: che
condarie, quindi attenta osservazione che ci cioè non un gruppo sociale sia il dirigente di
sia omogeneità tra dirigenti e diretti, tra ca- altri gruppi, ma che uno Stato, sia pure limi-
pi e massa. Se nei momenti decisivi, i capi tato come potenza, sia il “dirigente” del
passano al loro “vero partito” le masse ri- gruppo che esso dovrebbe essere dirigente e
mangono in tronco, inerti e senza efficacia». possa porre a disposizione di questo un eser-
Rimane indiscusso in ogni caso il carat- cito e una forza politico-diplomatica [...] È
tere tutt’altro che necessario e meccanico uno dei casi in cui si ha la funzione di “do-
del legame tra dirigenti e diretti, che non è minio” e non di “dirigenza” in questi grup-
assicurato dalla semplice omogeneità di pi: dittatura senza egemonia. L’egemonia
classe ma richiede la volontà fattiva delle éli- sarà di una parte del gruppo sociale sull’in-
te economico-politiche di divenire dirigenti, tiero gruppo, non di questo su altre forze
oltre che dominanti, vale a dire egemoni nel per potenziare il movimento, radicalizzarlo
senso più pieno del termine: lo si compren- ecc. sul modello “giacobino”».
de dalle osservazioni del Q , , -, de- BIBLIOGRAFIA: COSPITO ; DE FELI-
dicate esplicitamente alle vicende risorgi- CE ; MANGONI ; PAGGI ; VACCA
mentali (dalle quali peraltro aveva preso le ; VOZA .
mosse la riflessione gramsciana sull’intera GIUSEPPE COSPITO
questione), ma che possono essere interpre-
V. «Bordiga», «caporalismo», «centralismo»,
tate in senso più generale dal momento che «democrazia», «direzione», «egemonia», «gover-
«la funzione del Piemonte nel Risorgimento nati-governanti», «intellettuali», «intellettuali ita-
italiano è quella di una “classe dirigente”. In liani», «moderno Principe», «Piemonte», «rap-
realtà non si tratta del fatto che in tutto il ter- presentati-rappresentanti», «Risorgimento», «ri-
ritorio della penisola esistessero nuclei di voluzione passiva».
DIRITTO 

diritti e doveri diritto


Per G. «l’ordine sociale» è l’«insieme La riflessione gramsciana sul diritto
dei diritti e doveri» (Q , , -; v. anche Q comprende due aspetti distinti, che conten-
, , : l’insegnamento nella scuola ele- gono però una sostanziale continuità di giu-
mentare di diritti e doveri è l’insegnamento dizio: da una parte vi è l’attenzione all’«ordi-
delle «prime nozioni sullo Stato e la so- namento giuridico» (Q , , ) nel suo si-
cietà»). I due momenti sono reciproci e la lo- gnificato “sociologico”, interrogabile come
ro reciprocità è ciò che costituisce il fonda- «“problema giuridico”» (Q , , ) alla lu-
mento dello Stato moderno come Stato di di- ce della «funzione del diritto nello Stato e
ritto. Tale modello appartiene al progetto nella società» (ibid.); dall’altra una ricostru-
storico della borghesia: «la rivoluzione por- zione storica delle forme che il diritto ha as-
tata dalla classe borghese nella concezione sunto dal Medioevo fino al «“costituzionali-
del diritto e quindi nella funzione dello Sta- smo”» (Q , , ). La ricostruzione storica
to consiste specialmente nella volontà di delle forme del diritto prende avvio già dal Q
conformismo (quindi eticità del diritto e del- , in una lunga nota intitolata Per la forma-
lo Stato)» (Q , , ). Non trova però do- zione delle classi intellettuali italiane nell’alto
vunque una realizzazione adeguata. Così, Medioevo (Q , , -), nella quale G.,
«un’opinione diffusa è questa: che mentre prendendo spunto da un articolo di France-
per i cittadini l’osservanza delle leggi è un sco Brandileone, I “due diritti” e il loro odier-
obbligo giuridico, per lo “Stato” l’osservan- no insegnamento in Italia, ricostruisce la «ca-
za è solo un obbligo morale, cioè un obbligo duta del diritto romano dopo le invasioni
senza sanzioni punitive per l’evasione [...] barbariche» e la «sua riduzione a diritto per-
non si finisce mai di constatare quanta gente sonale e consuetudinario» (ivi, ), conte-
crede di non avere obblighi “giuridici” e di stuale all’«emersione del diritto canonico
godere dell’immunità e dell’impunità. Que- che da diritto particolare, di gruppo, assurge
sto “stato d’animo” è legato a un costume o a diritto statale» (ibid.). Il diritto romano ri-
ha creato un costume? L’una cosa e l’altra so- trova una sua centralità solamente «dopo il
no vere. Cioè lo Stato, in quanto legge scrit- mille» (ivi, ), ma non come fonte primaria
ta permanente, non è stato mai concepito (e dell’ordinamento, «perché il diritto romano
fatto concepire) come un obbligo oggettivo e “puro” non può dare assetto ai nuovi com-
universale. Questo modo di pensare è legato plessi rapporti» (Q , , ), ma piuttosto
alla curiosa concezione del “dovere civico”
come matrice fissa di giurisprudenza, «come
indipendente dai “diritti”, come se esistesse-
codice ossificato e permanente» (Q , ,
ro doveri senza diritti e viceversa: questa
). Il diritto romano viene quindi trasfor-
concezione è legata appunto all’altra della
mato «da un “metodo” a un “codice”»
non obbligatorietà giuridica delle leggi per lo
(ibid.): la «codificazione bizantina del meto-
Stato, cioè per i funzionari e agenti statali i
do romano di risolvere le quistioni di diritto,
quali pare abbiano troppo da fare per obbli-
coincide con l’affiorare di un gruppo sociale
gare gli altri perché rimanga loro tempo di
che vuole una “legislazione” permanente, su-
obbligare se stessi» (Q , , ). Un esem-
periore agli arbitri dei magistrati (movimen-
pio di diritti senza doveri è l’identificazione
di “prerogativa” e “privilegio”: «la preroga- to che culmina nel “costituzionalismo”)»
tiva non può non essere “strettamente” lega- (ibid.). Entra così nelle riflessioni gramsciane
ta alla funzione sociale e all’esplicazione di sul diritto il soggetto storico borghese con le
determinati doveri. Perciò è da vedere se i sue necessità giuridiche, che «solo in un qua-
“privilegi” non sono che “prerogative” de- dro permanente di “concordia discorde”, di
generate, cioè involucri senza contenuto so- lotta entro una cornice legale che fissi i limi-
ciale e funzionale» (Q , , ). ti dell’arbitrio individuale, può sviluppare le
forze implicite nella sua funzione storica»
FABIO FROSINI (ibid.). Questo emergente gruppo sociale ri-
V. «conformismo», «Stato». prende quindi il diritto romano, svuotando-
 DIRITTO NATURALE

lo però di ogni suo principio, ma mantenen- G. ne esplicita chiaramente il motivo: «in


do quella casistica che permette di regolare i questa seconda fase, pur affermando che il
nuovi rapporti di scambio: «attraverso la ca- conformismo deve essere libero e sponta-
sistica dei glossatori e dei post-glossatori si neo, si tratta di ben altro: si tratta di repri-
formano delle giurisprudenze locali, in cui mere e soffocare un diritto nascente e non di
ha ragione il più forte (o il nobile o il bor- conformare» (Q , , ). Il diritto è infat-
ghese) e che è l’“unico diritto” esistente: i ti sempre il frutto di un conflitto e «ha do-
principi del diritto romano vengono dimen- mandato sempre una lotta per affermarsi»
ticati o posposti alla glossa interpretativa che (ibid.).
a sua volta è stata interpretata, con un pro- Il diritto nascente che deve essere soffo-
dotto ultimo in cui di romano non c’era nul- cato è evidentemente quello espresso dalla
la, altro che il principio puro e semplice di classe avversaria, in grado, essa sì, di «assi-
proprietà» (Q , , ). milare tutta la società [...] tanto da concepi-
Il diritto moderno è quindi garante del- re la fine dello Stato e del diritto come di-
la forza di classe che si esprime nel principio ventati inutili per aver esaurito il loro com-
di proprietà, ma è anche, e qui si inizia a sco- pito ed essere stati assorbiti dalla società ci-
prire la seconda faccia della riflessione vile» (Q , , ). Il percorso verso questo
gramsciana, lo strumento con il quale que- esito deve però fare i conti con «l’argomen-
sta classe ricerca la «conformazione» e to [...] più generale della diversa posizione
l’«educazione» (Q , , ) dell’intera so- che hanno avuto le classi subalterne prima
cietà. Per G., infatti, «la rivoluzione portata di diventare dominanti. Certe classi subal-
dalla classe borghese nella concezione del terne devono avere un lungo periodo di in-
diritto e quindi nella funzione dello Stato tervento giuridico rigoroso e poi attenuato,
consiste specialmente nella volontà di a differenza di altre» (Q , , -). Il
conformismo (quindi eticità del diritto e «“problema giuridico”, cioè il problema di
dello Stato)» (Q , , ): «attraverso il “di- assimilare alla frazione più avanzata del rag-
ritto” lo Stato rende “omogeneo” il gruppo gruppamento tutto il raggruppamento» (Q
dominante e tende a creare un conformismo , , ), è il problema con cui G. si con-
sociale che sia utile alla linea di sviluppo del fronta in carcere, proprio «dal punto di vi-
gruppo dirigente» (Q , , ). Il diritto co- sta del centro organizzativo di un raggrup-
sì inteso deve però estendere la sua valenza pamento» (ivi, -). Abbiamo solamente
concettuale, «comprendendovi anche quel- un’indicazione preliminare che G. si sente
le attività che oggi cadono sotto la formula di raccomandare in questo caso, e che ri-
di “indifferente giuridico” e che sono di do- chiama direttamente le prime riflessioni
minio della società civile che opera senza svolte: «la continuità “giuridica” del centro
“sanzioni” e senza “obbligazioni” tassative» organizzativo non deve essere di tipo bizan-
(Q , , ). La funzione del diritto diven- tino-napoleonico, cioè secondo un codice
ta allora quella «di presupporre che tutti i concepito come perpetuo, ma romano-an-
cittadini devono accettare liberamente il glosassone, cioè la cui caratteristica essen-
conformismo segnato dal diritto, in quanto ziale consiste nel metodo, realistico, sempre
tutti possono diventare elementi della classe aderente alla concreta vita in perpetuo svi-
dirigente» (Q , , ). Questa «utopia de- luppo» (ivi, ).
mocratica del secolo XVIII» (ibid.) si infran- MICHELE FILIPPINI
ge quando avviene «un arresto e si ritorn[a,
V. «conformismo», «educazione», «società civi-
ndr] alla concezione dello Stato come pura le», «Stato», «Stato etico».
forza [...] La classe borghese [...] non solo
non si diffonde, ma si disgrega; non solo non
diritto naturale
assimila nuovi elementi, ma disassimila una
parte di se stessa» (Q , , ). L’utopia si ri- Già all’inizio dei Q (, , ) G. lega la
vela come tale nell’incapacità della classe teoria del diritto naturale al cattolicesimo e
borghese di assimilare a sé tutta la società, e ricorda che, per «la dottrina della Chiesa
DISCIPLINA 

Cattolica [...], la proprietà privata, special- disciplina


mente quella “fondiaria”, è un “diritto natu-
Una delle prime, se non la prima occor-
rale”». Poco dopo egli scrive che «gli attua-
li polemisti contro il diritto naturale si guar- renza del lemma “disciplina” negli scritti
dano bene dal ricordare che esso è parte in- gramsciani è rintracciabile in un articolo del
tegrante del cattolicismo e della sua dottri-  gennaio  intitolato Socialismo e cultu-
na» (Q , , ). Nel rispettivo Testo C si ri- ra, pubblicato sul “Grido del Popolo”, nel
badisce che «il concetto di “diritto naturale” quale G. polemizzava contro i sostenitori
[è, ndr] essenziale ed integrante della dot- della cultura come fatto enciclopedico, so-
trina sociale e politica cattolica» (Q , , stenendo che essa «è una cosa ben diversa.
). G. sostiene perfino che l’affermazione È organizzazione, disciplina del proprio io
del diritto naturale da parte di molti teorici interiore, è presa di possesso della propria
e protagonisti della Rivoluzione francese ri- personalità, è conquista di coscienza supe-
vela «lo stretto rapporto che esiste tra la re- riore, per la quale si riesce a comprendere il
ligione cattolica, così come è stata intesa proprio valore storico, la propria funzione
sempre dalle grandi masse e gli “immortali nella vita, i propri diritti e i propri doveri»;
principii dell’” [...] Per ciò si può dire che e, qualche riga dopo, ricordando che per il
concettualmente non i principii della Rivo- socialismo la cultura si fonda sulla critica
luzione francese superano la religione, poi- della società capitalista, la quale critica, a sua
ché appartengono alla sua stessa sfera men- volta, ha origine da una conoscenza assoluta
tale, ma i principii che sono superiori stori- che l’individuo deve possedere delle proprie
camente (in quanto esprimono esigenze capacità, aggiunge: «Conoscere se stessi
nuove e superiori) a quelli della Rivoluzione vuol dire essere se stessi, vuol dire essere pa-
francese, cioè quelli che si fondano sulla droni di se stessi, distinguersi, uscire fuori
realtà effettuale della forza e della lotta» dal caos, essere un elemento di ordine, ma
(ibid.). Questi «principii superiori» sono del proprio ordine e della propria disciplina
evidentemente quelli formulati dalla filoso- ad un ideale» (CT -). Il riferimento alla
fia della prassi. disciplina interiore come fatto obbligatoria-
In un Testo B (Q , , ) G. definisce mente basilare nel processo di costruzione
il ruolo storico del diritto naturale: si tratta della volontà collettiva è riproposto in una
di «un elemento della storia», che «indica un nota carceraria in cui si legge: «La colletti-
“senso comune politico e sociale” e come ta- vità deve essere intesa come prodotto di una
le è un “fermento” di operosità», ossia un’i- elaborazione di volontà e pensiero collettivo
deologia in senso gramsciano. Questa con- raggiunto attraverso lo sforzo individuale
cezione del diritto naturale riappare nel Te- concreto, e non per un processo estraneo ai
sto C già citato (Q , , -), intitolato singoli: quindi obbligo della disciplina inte-
«Diritto naturale» e folclore. Qui G. torna a riore e non solo di quella esterna e meccani-
riconoscere all’ideologia del diritto naturale ca» (Q , , ).
una dimensione laica: «Diventano “diritto Trasferendo il discorso dal terreno etico
naturale”, per contaminazioni le più svaria- a quello più propriamente politico G., nelle
te e bizzarre, anche certi programmi e pro- vesti di compilatore del numero unico della
posizioni affermati dallo “storicismo”. Esi- rivista “La Città Futura”, pubblicato dalla
ste dunque una massa di opinioni “giuridi- Federazione giovanile socialista piemontese
che” popolari, che assumono la forma del l’ febbraio , ricorda che un giovane che
“diritto naturale” e sono il “folclore” giuri- si iscriva al movimento giovanile socialista
dico”» (ivi, ). compie un atto di indipendenza e liberazio-
CARLOS NELSON COUTINHO ne: «Disciplina è rendersi indipendenti e li-
V. «Chiesa cattolica», «filosofia della praxis», beri. Chi non segue una disciplina politica è
«folclore, folklore», «ideologia», «religione», [...] materia allo stato gassoso, o materia brut-
«Rivoluzione francese», «senso comune», «stori- tata da elementi estranei: pertanto inutile e
cismo». dannosa. La disciplina politica fa precipita-
 DISCIPLINA

re queste lordure, e dà allo spirito il suo me- vo giustificando la sua mancata partecipa-
tallo migliore, alla vita uno scopo, senza del zione agli organi centrali del partito come un
quale la vita non varrebbe la pena di essere atto di disciplina con quanto deliberato dal
vissuta» (Disciplina e libertà, in CF ). In un V Congresso dell’Internazionale. «Specioso
altro articolo, intitolato La disciplina, conte- formalismo», definisce G. la disciplina cui si
nuto nello stesso numero unico, G. precisa richiamava Bordiga, il quale dimenticava
meglio cosa intenda con l’espressione “di- che proprio la commissione italiana all’in-
sciplina politica”. La sua argomentazione si terno del V Congresso non aveva posto alcu-
sviluppa a partire dalla comparazione fra di- na questione di disciplina sulla partecipazio-
sciplina borghese e disciplina socialista: la ne di Bordiga agli organi centrali del partito.
prima è «meccanica ed autoritaria», la se- Quindi la giustificazione di Bordiga in realtà
conda è «autonoma e spontanea» (CF -). metteva in ulteriore evidenza «la sua opera
Chi accetta la disciplina socialista vuol dire frazionistica. Egli dimostra con ciò che altre
o che è già socialista oppure che vuole di- concessioni non devono più farsi al suo at-
ventarlo. In un caso come nell’altro non si teggiamento» (Disciplina formale e disciplina
ubbidisce, così come richiesto dalla discipli- rivoluzionaria, in CPC -). Ancora, alla
na borghese, ma si comanda a se stessi, si disciplina e all’unità del partito dell’URSS G.
impone a se stessi una regola di vita alla qua- si richiama nella parte conclusiva della lette-
le non si può mai venir meno. Infatti il ca- ra da lui scritta nell’ottobre del  per con-
rattere delle discipline autonome consiste to dell’Ufficio politico del partito italiano al
nel fatto che esse stesse sono la vita e il pen- Comitato centrale del Partito comunista so-
siero di chi le mette in pratica: «La discipli- vietico: «Solo una ferma unità e una ferma
na che lo stato borghese impone ai cittadini disciplina nel partito che governa lo Stato
fa di questi dei sudditi, che si illudono di in- operaio può assicurare l’egemonia proleta-
fluire sullo svolgersi degli avvenimenti. La ria in regime di Nuova politica economica
disciplina del partito socialista fa del suddi- [...] Ma l’unità e la disciplina in questo caso
to un cittadino: cittadino ora ribelle, perché non possono essere meccaniche e coatte; de-
avendo acquistato coscienza della sua per- vono essere leali e di convinzione e non
sonalità, sente che questa è impastoiata e quelle di un reparto nemico imprigionato o
non può liberamente affermarsi nel mondo» assediato che pensa all’evasione e alla sorti-
(ibid.). Il  marzo  dalle colonne ta di sorpresa» (CPC ).
dell’“Ordine Nuovo”, in un articolo ancora Il tema della disciplina interna del par-
intitolato Disciplina, G. invita la Confedera- tito viene riproposto da G. in una nota dei Q
zione generale del lavoro, o meglio «i socia- in cui si sottolinea come la capacità di dire-
listi che sono alla direzione confederale in zione politica di un partito dipenda «dallo
nome e per conto del Partito socialista», in svolgersi della vita interna» (Q , , ) del
quanto «Stato degli operai in regime bor- partito stesso. Se lo Stato con il suo appara-
ghese», a seguire la disciplina del Partito so- to giuridico rappresenta la forza coercitiva,
cialista. Il movimento sindacale deve essere il partito, in quanto rappresentativo di un’a-
«strettamente disciplinato» e questa disci- desione spontanea a tale apparato conside-
plina sindacale «sottintende programma rato «come tipo di convivenza collettiva a
d’azione, sottintende una concezione gene- cui tutta la massa deve essere educata» (ivi,
rale del momento che si attraversa, sottin- ), deve mostrare di aver assimilato nella
tende una previsione dello svolgersi dei fat- sua vita interna «come principi di condotta
ti» (SF -). morale quelle regole che nello Stato sono
Il tema della disciplina nella vita inter- obbligazioni legali» (ibid.). Essendo, nel
na del PCD’I è il cuore della risposta che G., partito politico, la necessità già divenuta li-
dalle pagine dell’“Unità”, fornisce a Bordi- bertà, «da ciò nasce il grandissimo valore
ga in un articolo del  luglio del  (G. era politico (cioè di direzione politica) della di-
segretario del partito da un anno). Bordiga sciplina interna di un partito, e quindi il va-
aveva scritto una lettera al Comitato esecuti- lore di criterio di tal disciplina per valutare
DISCIPLINA 

la forza di espansività dei diversi partiti» no con tutte le sue forze morali» (ibid.). Per-
(ibid.). D’altronde, ricorda G., uno degli ele- tanto la disciplina non annulla la personalità
menti su cui si fonda un partito politico è, in- e la libertà, le quali si pongono non in rap-
sieme alla fedeltà, la disciplina di «uomini porto alla disciplina bensì in rapporto al po-
comuni, medi» (Q , , ), i quali a loro tere che implica tale disciplina. Secondo G.,
volta, per raggiungere un alto livello di or- se questa origine è democratica, ossia «se
ganizzazione, sono disciplinati da un ele- [...] l’autorità è una funzione tecnica specia-
mento coesivo principale «che centralizza lizzata e non un “arbitrio” o una imposizio-
nel campo nazionale, che fa diventare effi- ne estrinseca ed esteriore» (ivi, ), allora
ciente e potente un insieme di forze che la- la disciplina si pone necessariamente come
sciate a sé conterebbero zero o poco più» un elemento indispensabile della democra-
(ibid.). zia e, quindi, della libertà. G. precisa che
Negli scritti carcerari la disciplina trova «funzione tecnica specializzata sarà da dire
un suo ulteriore ambito di sviluppo in rap- quando l’autorità si esercita in un gruppo
porto con la libertà. Meglio ancora, afferma omogeneo socialmente (o nazionalmente)»
G., «al concetto di libertà si dovrebbe ac- (ibid.); nel caso in cui l’autorità sia esercita-
compagnare quello di responsabilità che ge- ta da un gruppo su un altro, «la disciplina
nera la disciplina» (Q , , ) la quale, in sarà autonoma e libera per il primo, ma non
questa accezione, non va intesa come un per il secondo» (ibid.). Nella parte finale
qualcosa di imposto dall’esterno, come una della nota G. esplica quanto aveva sostenu-
limitazione della libertà. D’altronde la re- to collocandolo fra parentesi, all’inizio della
sponsabilità si contrappone all’arbitrio indi- nota stessa, a proposito della necessità, in
viduale per cui, in questo modo, la libertà è determinate circostanze, «come per esem-
responsabile e universale; si configura «co- pio nel mezzo di un’azione già decisa e ini-
me aspetto individuale di una “libertà” col- ziata» (ivi, ), che una consegna o un or-
lettiva o di gruppo, come espressione indi- dine siano eseguiti in modo meccanico.
viduale di una legge» (ibid.). Questa libertà Quando un’azione è già decisa e iniziata e
collettiva, per la quale la responsabilità che non esiste la possibilità di rimettere in di-
genera la disciplina è fondamentale, richia- scussione la decisione, allora «la disciplina
ma molto da presso il concetto di volontà può anche apparire estrinseca e autoritaria»
collettiva come disciplinata realizzazione (ivi, ); ma in questo caso ci sono ele-
del «rapporto continuato e permanente tra menti che giustificano l’applicazione della
governanti e governati» (Q , , ). In disciplina. Per esemplificare, può essere
questa ottica chi è governato non si limita a molto meno dannosa una decisione parzial-
una pedissequa accettazione ed esecuzione mente sbagliata invece di una disubbidienza
di ordini «(ciò che però sarà pure necessario che, seppure giustificata da ragioni generali,
in determinate occasioni, come per esempio può produrre effetti catastrofici in quanto
nel mezzo di un’azione già decisa e iniziata)» «ai danni parziali dell’indirizzo parzialmen-
(ibid.), ma assimila la direttiva da realizzare te sbagliato si cumulano gli altri danni della
con consapevolezza e lucidità. Così la disci- disubbidienza e del duplicarsi degli indiriz-
plina non si presenta come annullamento zi» (ibid.).
della personalità ma come limitazione del- «Un tipo di disciplina per la formazio-
l’arbitrio e di quell’impulsività che è conse- ne intellettuale» (Q , , ) che potreb-
guenza diretta dell’irresponsabilità, «per be essere attuato in campi molto diversi è
non parlare della fatua vanità di emergere» quello universitario. Citando un testo del
(ibid.). Come esempio G. propone il con- cardinale Newman, ricavato da un articolo
cetto di predestinazione, la quale non an- pubblicato sui numeri  e  di “Gerarchia”
nulla il libero arbitrio nel cattolicesimo in del , G. sottolinea che la disciplina uni-
quanto l’individuo accetta “volente” la vo- versitaria è costituita da un metodo finaliz-
lontà di Dio, alla quale, «è vero, non po- zato alla formazione dell’intelletto, ossia alla
trebbe contrastare, ma a cui collabora o me- costruzione di un sistema nel quale ogni
 DISGREGATO , DISGREGAZIONE

nuova conoscenza viene ricondotta a quelle todisciplinarsi (LC , s.d.) assumendosi la
già possedute per «aggiustarle insieme» (ivi, totale responsabilità delle proprie azioni.
); inoltre la disciplina universitaria con- B IBLIOGRAFIA : B ODEI ; B URGIO
duce all’accettazione e all’uso di certi prin- ; MANACORDA ; NATTA  e ;
cipi «come centro di pensiero» (ibid.). Tut- TORTORELLA .
to ciò, preso nel suo insieme, costituisce la
LELIO LA PORTA
facoltà critica la quale, fortemente innervata
di disciplina, consente di studiare il passato V. «Bordiga», «educazione», «partito», «Partito
comunista», «personalità», «volontà collettiva».
come «elemento del presente e del futuro»
(Q , , ) e non come qualcosa di ozio-
so; proprio la disciplina con cui si affronta lo disgregato, disgregazione
studio del passato consente di pervenire alla «Il Mezzogiorno può essere definito una
conclusione che esso è necessario, è «ele- grande disgregazione sociale»: così si espri-
mento di “uniformità” necessaria» (ibid.). meva nel  il G. di Alcuni temi della qui-
Il tema della disciplina è centrale nelle stione meridionale (in CPC ). Nei Q il ter-
questioni legate all’educazione dei giovani, in mine ha, rare volte, valenza non patologica
particolare quelli cui G. è affettivamente più quando si riferisce al «processo dialettico per
legato. Il  luglio del , scrivendo alla ma- cui la spinta molecolare progressiva porta a
dre, che gli aveva fatto pervenire dal fratello un risultato tendenzialmente catastrofico
Gennaro due foto, G. notava come Mea, os- nell’insieme sociale, risultato da cui partono
sia proprio la figlia di Gennaro, non mo- altre spinte singole progressive in un proces-
strasse un particolare sviluppo intellettuale so di continuo superamento che [...] si di-
per la sua età, mettendo in evidenza una scar- sgrega in un numero molto grande di fasi in-
sa vita interiore e ambizioni finalizzate esclu- termedie» (Q  II, , ). Allora, «una vec-
sivamente a «belle figure apparenti». A G. chia concezione si disgrega e un’altra nasce»,
sembra che ciò sia il frutto di un’educazione ma la vecchia «tenta di mantenersi coerciti-
priva di disciplina e piena di vizi e aggiunge: vamente» (Q , , ; v. anche , , ).
«È vero che anch’io o Nannaro o gli altri, non Ha significato regressivo, invece, nel riferirsi
siamo stati costretti a disciplinarci, ma l’ab- alla «prima borghesia italiana che fu disgre-
biamo fatto da noi stessi» (LC ), il che vuol gatrice dell’unità esistente, senza sapere o
dire attraverso quella disciplina interiore di poter sostituire una nuova» (Q , , ). An-
cui G. scriveva nel  (v. Socialismo e cultu- che il cosmopolitismo della Chiesa era «ele-
ra,  gennaio , in CT -). Ancora: «Io mento di disgregazione» (Q , , ). Atti
ricordo che all’età di Mea sarei morto di ver- «perturbatori e disgregatori» erano nella
gogna se avessi fatto tanti errori di ortografia; «politica del Papa per impedire la formazio-
ti ricordi quanto leggevo fino a tarda ora e a ne di forti Stati in Italia» (Q , , ). Per
quanti sotterfugi ricorrevo per procurarmi contro, «i diversi ordini religiosi rappresen-
dei libri». Invece a G. pare che la nipote ab- tano la reazione della chiesa [...] contro la di-
bia letto soltanto libri di scuola, mentre biso- sgregazione» della stessa (Q , , ). An-
gnerebbe «abituarla a lavorare con disciplina che «le Chiese protestanti tendono a frenare
e restringere un po’ la sua vita “mondana”: il movimento disgregatore nelle loro file» per
meno successi di vanità e più serietà di so- il formarsi di nuove sette (Q , , ). La
stanza» (LC -, alla madre,  luglio ). funzione «cosmopolita dei suoi intellettuali
Anche nei confronti dei figli il richiamo di G. [...] è causa ed effetto dello stato di disgrega-
alla disciplina, intesa come un fatto di auto- zione in cui rimane» l’Italia. Diversa dalla
responsabilità e di educazione del proprio io cultura francese, «quella italiana [...] non re-
interiore, è spesso esplicito. Ad esempio, fluisce sulla base nazionale» (Q , , ).
scrivendo a Giuliano, il quale manifestava Dunque, «una disgregazione degli intellet-
dubbi circa la sua possibilità di pervenire a tuali in combriccole e sette di “spiriti eletti”»
quei risultati, nella scuola e nella vita, che il non aderenti alla «nazione-popolo» (Q , ,
padre attendeva da lui, G. lo invitava ad au- ), perché non toccavano «l’attività prati-
DISGREGATO , DISGREGAZIONE 

ca effettiva, la quale viceversa era disgregata» energie nazionali, che hanno mantenuto a
(Q , , ). Anche l’idealismo crociano lungo la disgregazione territoriale» (Q , ,
«non ha toccato masse notevoli e si è disgre- ). «Gli Stati moderni tendono al massimo
gato alla prima controoffensiva» (Q , , di accentramento, mentre si sviluppano, per
), dopo aver avversato l’espandersi del reazione, le tendenze federative e localisti-
marxismo, che a sua volta era «penetrato nel- che, sì che lo Stato oscilla tra il dispotismo
la concezione del mondo tradizionale, di- centrale e la completa disgregazione» (Q ,
sgregandola» (Q  II, , ). «Croce ritor- , ). In Francia i molti partiti «erano un
ce contro il materialismo storico l’accusa di segno di forza [...] o di disgregazione?». Ma
disgregazione del processo del reale che i quello «francese dal  al : era un mec-
Gentiliani hanno rivolto allo stesso Croce» canismo di selezione di personalità politiche
(Q , ,  e Q  II, .I, ). capaci di dirigere, più che una disgregazio-
L’oppressione straniera, in generale, è ne». «Il fenomeno di disgregazione interna
«inspiegabile senza lo stato di disgregazio- nazionale (cioè di disgregazione dell’egemo-
ne sociale del popolo oppresso» (Q , , nia politica del terzo stato) era molto più
). Il nazionalismo italiano è particolar- avanzato nella Germania del  che nella
mente significativo: invece di «aiutare la di- Francia del » (Q , , -). Fattori di di-
sgregazione dell’Impero austriaco, con la sgregazione per l’Impero britannico: «la po-
sua inerzia ottenne che i reggimenti italiani tenza degli Stati Uniti [...] che esercitano un
fossero uno dei migliori puntelli della rea- influsso su certi dominions, e i movimenti na-
zione austriaca» (Q , ,  e Q , , ). zionali e nazionalistici» (Q , , ). Negli
La destra cercò di «disgregare ideologica- Stati Uniti tra i diversi gruppi nazionali vi è
mente la democrazia» e in effetti il «Partito disgregazione (alla quale cercano sovrappor-
d’azione fu disgregato» (Q , ,  e Q , re una rete di organizzazioni guidate da loro,
, ). Il connubio Cavour-Rattazzi – si Q , , ), mentre gli industriali tendono a
chiede G. – fu «il primo passo della disgre- disgregare i sindacati operai (Q , , ).
gazione democratica?» (Q , , ). Ma il Anche in paesi industriali, per «il disgregarsi
liberalismo riuscì «a creare la forza cattoli- dei partiti medi, gli agrari» hanno «il soprav-
co-liberale e a ottenere che lo stesso Pio IX vento “parlamentare”» (Q , , ).
si ponesse, sia pure per poco, nel terreno del L’uso più originale del termine è nel G.
liberalismo (quanto fu sufficiente per di- che tratta di dirigenti e subalterni o di cul-
sgregare l’apparato politico cattolico e to- tura alta e/o popolare. I subalterni «non
gliergli la fiducia in se stesso)» (Q , , possono unificarsi finché non possono di-
). In seguito fu più difficile «ricostruire ventare “Stato”: la loro storia, pertanto, è in-
l’apparato egemonico del gruppo dominan- trecciata a quella della società civile, è una
te, apparato disgregatosi per le conseguenze funzione “disgregata” e discontinua della
della guerra» (Q , , ). «La classe bor- storia della società civile» (Q , , ; v. an-
ghese è “saturata”: non solo non si diffonde, che Q , ,  e Q , , ). Se una con-
ma si disgrega» (Q , , ). «La vecchia vo- traddizione dell’«intero corpo sociale» si ri-
lontà collettiva si disgrega» (Q , , ); flette negli individui singoli, nei «gruppi su-
per «la disgregazione parlamentare, i parti- balterni, per l’assenza di autonomia nell’ini-
ti» vengono meno al loro compito (Q , , ziativa storica, la disgregazione è più grave»
). «Lo Stato-governo [...] ha infatti ope- (Q , , ). In essi il «senso comune non
rato come un “partito”, si è posto al disopra è una concezione unica» ma «disgregata»
dei partiti [...] per disgregarli» (Q , , (Q , , ; v. anche Q , ,  e Q ,
); anche «i gruppi intellettuali sono di- , ). È un «“pensare” senza averne con-
sgregati» (Q , , ). sapevolezza critica, in modo disgregato e
G. opera distinzioni tra gli Stati europei occasionale» (Q , , ). G. ritiene che
e non solo europei. Come l’Italia, anche la la religione, pur non coincidendo con il sen-
Germania ha dato intellettuali «alla cosmo- so comune, «sia un elemento del disgregato
poli medioevale, depauperando le proprie senso comune» (Q , , ). Ma il feno-
 DISINTERESSE , DISINTERESSATO

meno non è irreversibile: se «ogni cultura cio “scientifico”, libero e non vincolato al
ha il suo momento speculativo o religioso, contingente. Una riflessione teorico-politica
che [...] coincide proprio col momento in generale da affrontare «disinteressatamente,
cui l’egemonia reale si disgrega» (Q , , cioè senza aspettare lo stimolo dell’attua-
; v. anche Q , , ), alcuni strati, la lità» (Per un’associazione di coltura,  di-
cui cultura è «disgregata e ingenua [...] so- cembre , in CF ), della tattica politica
no tuttavia avanzatissimi praticamente, cioè immediata, e protesa invece alla compren-
come funzione economica e politica» (Q , sione di «tutto ciò che interessa o potrà in-
, ). In essi «la disgregazione è più gra- teressare un giorno il movimento proleta-
ve [ma] è più forte la lotta per liberarsi» (Q rio» (ibid.), è appunto il proposito che il
, , ); e poiché il politico realista sa “prigioniero” G. tenterà di realizzare nella
che non è facile rifare l’unità dopo che si è stesura dei Q. In una lettera del  marzo
disgregata (Q , , ), nelle guerre di , consapevole della non breve durata
posizione «solo con un’abilissima direzione della sua condizione carceraria, egli scrive a
politica [...] si impedisce la disgregazione e Tania: «Sono assillato (è questo fenomeno
lo sfacelo» (Q , , ; v. anche Q , , proprio dei carcerati, penso) da questa idea:
 e Q , , ), suscitando «una unità che bisognerebbe far qualcosa “für ewig”
“culturale-sociale” per cui una molteplicità [...] vorrei, secondo un piano prestabilito,
di voleri disgregati, con eterogeneità di fini, occuparmi [...] di qualche soggetto che mi
si saldano insieme per uno stesso fine» (Q assorbisse e centralizzasse la mia vita inte-
 II, , ). riore» (LC -). La lettera prosegue con la
I termini «disgregato» e «disgregazio- individuazione di quattro “soggetti” da stu-
ne» possono essere parzialmente accostati diare: a) una ricerca sullo spirito pubblico
all’uso gramsciano del termine «disorgani- italiano; b) uno studio di linguistica compa-
co». Ma quest’ultimo, nell’ordine sociale o rata; c) uno studio sul teatro di Pirandello; d)
culturale, ha solitamente valore di metafora un saggio sul romanzo d’appendice. Argo-
tratta dalle disfunzioni biologiche, per un menti che, secondo G., devono essere af-
impoverimento nella complessità delle dota- frontati «da un punto di vista “disinteressa-
zioni vitali, mentre la disgregazione allude to”, “für ewig”» appunto (ivi, ). È interes-
quasi a un disfacimento più elementare o al sante rilevare come G. avvicini e, anzi, ren-
ricadere in uno stato di non-vita. Negli ulti- da quasi sinonimi, il concetto del «für ewig»
mi anni della sua reclusione e della sua sof- – ripreso da Goethe – a quello di “disinte-
ferenza, accennando al peggiorare delle pro- ressato”: essi vengono accostati nella comu-
prie condizioni esistenziali, scrive ad esem- ne espressione di una funzione della rifles-
pio: «sento anche un disgregamento delle sione e della scrittura non immediatistica,
forze intellettuali in sé» (LC , a Tania,  bensì “per l’eternità”, di uno studio cioè af-
febbraio ). frontato, sia pur nelle ristrettezze determi-
nate dalla vita carceraria, con la radicalità
GIUSEPPE PRESTIPINO
necessaria per intendere il presente.
V. «disorganico», «intellettuali italiani», «Mezzo-
I due concetti sembrerebbero conver-
giorno», «senso comune», «società civile», «su-
balterno, subalterni».
gere in un’altra lettera a Tania, del  dicem-
bre , laddove G., riflettendo sul volume
crociano Teoria e storia della storiografia, no-
disinteresse, disinteressato
ta che esso «contiene, oltre che una sintesi
In G. il lemma assume, in forma sostan- dell’intero sistema filosofico crociano, an-
tivale o aggettivale, una sua peculiare e com- che una vera e propria revisione dello stesso
plessa significazione: non si tratta della ri- sistema, e può dar luogo a lunghe medita-
vendicazione di un’astratta neutralità o in- zioni» (LC ). In queste «lunghe medita-
differenza alla ricerca né di quel compiaci- zioni» carcerarie si potrebbero rintracciare
mento “disinteressato” che portava secondo le stesse prerogative che sono alla base della
Kant al giudizio di gusto, ma di un approc- ricerca disinteressata e «für ewig» della let-
DISINTERESSE , DISINTERESSATO 

tera del marzo . A questo proposito è Se la questione di un approccio “disin-


emblematica la scelta di una “lunga medita- teressato” alle «quistioni» affrontate dalla
zione” su questo volume di Croce, sia per- riflessione carceraria era già presente in al-
ché il titolo Teoria e storia della storiografia cuni articoli giovanili (Merce,  giugno ,
richiama evidentemente il secondo dei tre in NM ; Letture,  novembre , in CF
argomenti di studio presentati in una lettera -; Individualismo e collettivismo,  marzo
del , «La teoria della storia e della sto- , in CF -), è nell’ambito delle rifles-
riografia» (LC , a Tania,  marzo ), sioni sulla scuola che il lemma assume una
sia per le implicazioni teorico-politiche pre- sua valenza teorica. In un articolo del  G.
senti in questo volume: il concetto di «storia polemizza con una proposta avanzata dal mi-
etico-politica» intesa dal Croce come «“ca- nistro dell’Istruzione Ruffini di impiegare gli
vallo di battaglia” contro il materialismo sto- studenti delle scuole medie nell’industria
rico e i suoi derivati» (Q , , ; v. Q, AC, bellica. Nonostante infatti G. sostenga che in
). È assai importante rilevare che G., in Italia si sia «data troppa importanza alla
una nota intitolata Lo «storicismo» di Croce, scuola del sapere disinteressato, mentre si è
afferma che «stabilire con esattezza il signifi- trascurata la scuola del lavoro» (La scuola al-
cato storico e politico dello storicismo cro- l’officina,  settembre , in CT ), egli ri-
ciano significa» proprio “spogliarlo” di quel- tiene che “innestare” l’istituzione scolastica
la «grandezza brillante» che viene attribuita con l’officina «così come si sta facendo», ri-
a Croce come di una «manifestazione di una calcando in maniera falsata il sistema scola-
scienza obbiettiva, di un pensiero sereno e stico inglese, sia «una delle tante aberrazioni
imparziale che si colloca al di sopra di tutte pedagogiche che hanno impedito sempre al-
le miserie e le contingenze della lotta quoti- la scuola in Italia di essere una cosa seria»,
diana, di una contemplazione disinteressata poiché soltanto facendo sì che «la scuola sia
dell’eterno divenire della storia umana» (Q , veramente scuola, e l’officina non sia un er-
, ). D’altro canto G. si chiede quanto gastolo», si potrà sperare in «una generazio-
«sia l’elemento pratico immediato» a spinge- ne di uomini utili; utili, perché faranno ope-
re Croce alla sua attuale posizione «“liquida- ra proficua nelle arti liberali, e perché daran-
zionista”» nei confronti della filosofia della no all’officina ciò che le manca: la dignità, il
praxis, in altri termini quanto possano aver riconoscimento della sua funzione indispen-
inciso «gli amichevoli avvertimenti di L. Ei- sabile» (ibid.) all’interno del processo pro-
naudi» a proposito dell’atteggiamento cro- duttivo. Dopo pochi mesi G. rivendica la ne-
ciano «di critico “disinteressato” della filo- cessità per il proletariato di «una scuola di-
sofia della praxis» (Q  II, , ). In stret- sinteressata. Una scuola in cui sia data al fan-
ta connessione con l’accezione etica di di- ciullo la possibilità di formarsi, di diventare
sinteresse si presenta un emblematico e non uomo, di acquistare quei criteri generali che
scontato giudizio di G. sul leale e “disinte- servono allo svolgimento del carattere». An-
ressato” contributo di Engels alla pubblica- che attraverso «la scuola professionale [...]
zione delle opere di Marx dopo la sua mor- può farsi scaturire, dal fanciullo, l’uomo»,
te, anche se precisa che «naturalmente non purché essa rappresenti una «cultura educa-
bisogna sottovalutare il contributo di En- tiva e non solo informativa, o non solo prati-
gels, ma non bisogna neanche identificare ca manuale» (Uomini o macchine?,  di-
Engels con Marx [...] Engels ha dato la pro- cembre , in CT ). Non a caso la “que-
va di un disinteresse e di un’assenza di vanità stione scolastica” verrà affrontata ampia-
personale unica nella storia della letteratura: mente nei Q, soprattutto in riferimento alla
non è menomamente da porre in dubbio la formazione della personalità del bambino e
sua assoluta lealtà personale. Ma il fatto è all’interno della riflessione più generale sulla
che Engels non è Marx e che se si vuole co- questione degli intellettuali.
noscere Marx bisogna specialmente cercar- In un Testo A del Q , ripreso con alcu-
lo» nelle opere pubblicate sotto la sua diret- ne varianti in Q , , G. osserva che «la cri-
ta responsabilità (Q , , ). si scolastica che oggi imperversa [...] è in
 DISOCCUPAZIONE

gran parte una complicazione della crisi più provoca conseguenze nefaste come l’«“in-
generale [...] oggi la tendenza è di abolire flazione” di servizi (moltiplicazione del pic-
ogni tipo di scuola “disinteressata” (cioè colo commercio)» (Q , , ). Osser-
non immediatamente interessata) e “forma- vando i comportamenti di Inghilterra e Ger-
tiva” o di lasciarne solo un esemplare ridot- mania di fronte alla crisi del , G. ne ana-
to per una piccola élite di ricchi e di signori- lizza l’approccio alla questione della disoc-
ne che non devono pensare a prepararsi un cupazione: «Si può dire che la disoccupa-
avvenire e di diffondere sempre più le scuo- zione inglese, pur essendo inferiore numeri-
le specializzate professionali in cui il destino camente a quella tedesca, indica che il coef-
dell’allievo e la sua futura attività sono pre- ficiente “crisi organica” è maggiore in In-
determinati». G. propone, quindi, una solu- ghilterra che in Germania, dove invece il
zione a questa crisi nella prospettiva di una coefficiente “crisi ciclica” è più importante.
«scuola unica iniziale di cultura generale, Cioè nell’ipotesi di una ripresa “ciclica” l’as-
umanistica, con giusto contemperamento sorbimento della disoccupazione sarebbe
dello sviluppo della potenza di operare ma- più facile in Germania che in Inghilterra»
nualmente (tecnicamente, industrialmente) (Q , , ). Un’ultima occorrenza del lem-
e della potenza di pensare, di operare intel- ma è in rapporto all’emigrazione come dato
lettualmente» (Q , , ), in cui «lo studio costante della struttura economica italiana:
o la parte maggiore dello studio deve essere «L’emigrazione [...] deve essere considerata
disinteressato, cioè non avere scopi pratici come un fenomeno di disoccupazione asso-
immediati o troppo immediatamente media- luta da una parte e dall’altra come manife-
ti: deve essere formativo, anche se “istrutti- stazione del fatto che il regime economico
vo”, cioè ricco di nozioni concrete» (Q , , interno non assicurava uno standard di vita
). «Da questo tipo di scuola unica [alla che si avvicinasse a quello internazionale
quale potranno accedere anche i figli degli tanto da non far preferire i rischi e i sacrifizi
«operai e contadini», ndr], attraverso l’o- connessi con l’abbandono del proprio paese
rientamento professionale, si passerà a una a lavoratori già occupati» (Q , , ).
delle scuole specializzate professionali (in
LELIO LA PORTA
senso largo) ecc.» (Q , , ). Ma tale so-
luzione, avverte G., «intrinsecamente, non V. «crisi», «emigrazione», «intellettuali».
può solo significare che un manovale diven-
ti operaio qualificato, ma che ogni “cittadi- disorganico
no” può diventare “governante” e che la so- Il lemma denota ovviamente mancanza
cietà lo pone sia pure “astrattamente” nelle di organicità. Associato alla nozione di crisi,
condizioni generali di poterlo diventare» (Q l’aggettivo «organica» vuol significare pro-
, , ). prio “crisi di organicità” ed equivale, ap-
VALERIA LEO punto, a incombente “disorganicità”. La di-
sorganicità può essere talvolta intenzional-
V. «Croce», «Engels», «filosofia della praxis»,
«für ewig», «scuola», «studio». mente provocata dai dominanti nei domina-
ti: in una fase di crisi economica, «il mono-
polio degli organi dell’opinione pubblica»
disoccupazione
può far sì «che una sola forza modelli l’opi-
Particolarmente grave è, secondo G., il nione e quindi la volontà politica nazionale,
problema della disoccupazione intellettuale, disponendo i discordi in un pulviscolo indi-
che da un lato «assume carattere aspro per i viduale e disorganico» (Q , , ). Vice-
più giovani» (Q , , ), dall’altro provo- versa, la disorganicità dei subalterni può fa-
ca «tutta una serie di fenomeni di corruzio- cilitare una violenta «reazione delle classi
ne e di decomposizione politica e morale, dominanti al sovversivismo sporadico e di-
con riflessi economici non trascurabili» (Q , sorganico delle masse popolari» (Q , ,
, ) che intaccano lo stesso apparato sta- ). Il ricorso alla forza può aver luogo an-
tale. Anche la disoccupazione “produttiva” che per una «crisi di egemonia della classe
DITTATURA 

dirigente, che avviene o perché la classe di- (Q , , ). G. polemizza con il concetto
rigente ha fallito in qualche sua grande im- romantico e metafisico dell’innovatore inte-
presa politica per cui ha domandato o im- so come «chi vuol distruggere tutto l’esi-
posto con la forza il consenso delle grandi stente, senza curarsi di ciò che avverrà poi»
masse (come la guerra) o perché vaste mas- (Q , , ): la distruzione è in tal senso
se [...] pongono rivendicazioni che nel loro concepita «meccanicamente» e «non come
complesso disorganico costituiscono una ri- distruzione-ricostruzione» (ibid.). Per altro
voluzione» (Q , , ). verso, è sempre più diffusa e banalizzata l’af-
La disorganicità può designare inoltre fermazione per cui «“non si può distrugge-
un rapporto geopolitico, nel quale il domi- re, senza creare”» (Q , , ): in realtà, di-
nio è esercitato dalla classe egemone di una struggere è tanto difficile quanto creare poi-
regione sui gruppi subalterni di un’altra re- ché «si tratta di distruggere “rapporti” invi-
gione. G. studia «lo stato informe e disorga- sibili, impalpabili, anche se si nascondono
nico in cui le diverse parti d’Italia vennero a nelle cose materiali. È distruttore-creatore
trovarsi dal punto di vista economico» (Q , chi distrugge il vecchio per mettere alla luce,
, ). È questo il tema della «quistione fare affiorare il nuovo che è divenuto “ne-
meridionale». Un riflesso dell’arretratezza cessario” e urge implacabilmente al limitare
(in specie meridionale) è infine in «alcuni della storia» (ibid.). G. ricorda che la «gran-
aspetti deteriori e bizzarri della mentalità di de politica» è connessa «con la lotta per la
un gruppo di intellettuali italiani e quindi distruzione, la difesa, la conservazione di de-
della cultura nazionale (disorganicità, assen- terminate strutture organiche economico-
za di spirito critico sistematico, trascuratez- sociali» (Q , , ).
za nello svolgimento dell’attività scientifica, Secondo G. un centro omogeneo di cul-
assenza di centralizzazione culturale, mol- tura deve svolgere un lavoro educativo su
lezza e indulgenza etica» (Q , p. ). «una determinata base storica», tanto attra-
verso «la distruzione del vecchio» quanto
GIUSEPPE PRESTIPINO con la dimostrazione positiva (Q , , ).
V. «crisi», «crisi organica», «dirigenti-diretti», Egli afferma che «non può esistere distruzio-
«intellettuali italiani», «organico», «quistione me- ne, negazione senza una implicita costruzio-
ridionale», «sovversivismo», «subalterno, subal- ne, affermazione, e non in senso “metafisi-
terni».
co”, ma praticamente, cioè politicamente,
come programma di partito» (Q , , ). In
distruzione-creazione Q , ,  G. scrive che ciò che importa è
G. parla di «distruzione» e «creazione» la confutazione dell’insieme di opinioni che
in riferimento a due temi in particolare: na- sono divenute forza sociale: con ciò non si
scita d’un nuovo mondo storico e di una sarà «“distrutto” l’elemento e la forza socia-
nuova concezione del mondo. In Q , ,  le corrispondente», ma si sarà «contribuito:
G. scrive che entro l’equilibrio storico vi so- ) a mantenere nella propria parte lo spirito
no molteplici tappe nello sviluppo dei rap- di scissione e di distinzione; ) a creare il ter-
porti di forza che conducono alle rotture ri- reno perché la propria parte assorba e vivifi-
voluzionarie: ma se ne mancasse alcuna, vi chi una propria dottrina originale, corri-
sarebbe o «la vittoria della vecchia società spondente alle proprie condizioni di vita».
che si assicura un periodo di “respiro” di- MANUELA AUSILIO
struggendo fisicamente l’élite avversaria [...]
V. «concezione del mondo», «dialettica», «spirito
oppure anche la distruzione reciproca delle di scissione».
forze in conflitto» (ibid.). G. critica le posi-
zioni “bakuniane” dei contadini nullatenen-
dittatura
ti che mitizzano la «“pandistruzione”» crea-
trice (Q , , ) e le tendenze economici- Il lemma compare già nella riflessione
ste per cui «l’intervento della volontà è utile precarceraria e assume un significato di no-
per la distruzione, non per la ricostruzione» tevole importanza dal punto di vista politico
 DITTATURA

soprattutto in rapporto agli eventi che se- , ), G. fa presente che in quel caso uno
guirono la conquista del potere da parte dei Stato si è sostituito «ai gruppi sociali locali
bolscevichi. Commentando sul “Grido del nel dirigere una lotta di rinnovamento»
Popolo” lo scioglimento dell’Assemblea co- (ibid.). Ciò ha determinato, all’interno di tali
stituente deciso dal Comitato centrale ese- gruppi sociali, l’applicazione di una funzione
cutivo dei soviet il  gennaio , G. sotto- di «“dominio”» e non di «direzione» (qui G.
lineava come tale decisione non si configu- scrive «dirigenza»): «dittatura senza egemo-
rasse come «un episodio di violenza giaco- nia» (ibid.). Era mancata la capacità di dire-
bina», in quanto la Costituente rappresenta- zione di un gruppo sociale sulle altre forze
va tendenze ancora poco chiare delle forze potenziali alleate, con le quali si doveva mi-
rivoluzionarie operanti prima dell’Ottobre. rare a potenziare l’intero movimento di rin-
Al contrario, le forze veramente rivoluziona- novamento, radicalizzandolo sulla base del
rie dopo l’Ottobre «stanno elaborando modello giacobino. È impropria, partendo
spontaneamente, liberamente, secondo la da questo esempio storico, secondo G., una
loro natura intrinseca, le forme rappresenta- definizione dello Stato che non tenga conto
tive attraverso le quali la sovranità del prole- della decisiva distinzione «tra società civile e
tariato dovrà esercitarsi». Tali forme erano i società politica, tra dittatura ed egemonia»
soviet, non la Costituente, che si presentava (Q  II, , ), tra dominio e direzione.
con i caratteri di un parlamento «eletto se- Machiavelli per primo aveva compreso
condo i sistemi delle democrazie occidenta- che le questioni della «grande politica», os-
li». Quindi lo scioglimento della Costituen- sia della creazione e del mantenimento di
te poteva essere inteso come atto violento, nuovi Stati, passano attraverso l’analisi del
giacobino, soltanto dalle forze borghesi. In- nesso fra dittatura ed egemonia. Infatti nel
vece «una minoranza che è sicura di diven- Principe affronta il concetto di dittatura,
tare maggioranza assoluta, se non addirittu- «momento dell’autorità e dell’individuo» (Q
ra la totalità dei cittadini, non può essere gia- , , ), mentre nei Discorsi «quello del-
cobina, non può avere come programma la l’egemonia (momento dell’universale e della
dittatura perpetua. Essa esercita provviso- libertà)» (ibid.). Ma anche nel Principe vi so-
riamente la dittatura per permettere alla no accenni all’egemonia «o consenso», in-
maggioranza effettiva di organizzarsi, di ren- sieme alle osservazioni sull’autorità e sulla
dersi cosciente delle intrinseche sue neces- forza, ossia sulla dittatura. Per cui le forme
sità, e di instaurare il suo ordine all’infuori di di Stato ipotizzate da Machiavelli, il princi-
ogni apriorismo, secondo le leggi spontanee pato e la repubblica, non si presentano come
di questa necessità». Per cui, concludeva G., una coppia di opposti quanto piuttosto co-
nonostante le forme esteriori, lo scioglimen- me realizzazioni concrete dei due momenti
to della Costituente andava considerato co- dell’autorità, o individualità, o dittatura, da
me un «episodio di libertà» (Costituente e un lato, e della libertà, o universalità, o ege-
Soviety, in CF -). Dittatura, quindi, come monia, dall’altro. D’altronde, secondo G.,
momento di transizione verso un ordine su- per Machiavelli il principato è «il periodo
periore, un ordine nuovo; a questa dittatura dittatoriale che caratterizza gli inizi di ogni
si contrappone, invece, la “dittatura perpe- nuovo tipo di Stato» (Q , , ). Ma in
tua”, ossia un regime nel quale una mino- ogni tipo di Stato al momento della dittatu-
ranza assume il dominio sulla maggioranza ra è associato quello del funzionamento
esercitandolo anche, e soprattutto, con lo ideologico ed economico; lo Stato, fa pre-
strumento della forza (è per G. il caso delle sente G., va compreso nella sua interezza:
dittature borghesi). «Nella politica l’errore avviene per una ine-
Nei Q il lemma «dittatura» compare in satta comprensione di ciò che è lo Stato (nel
stretta connessione con il concetto di egemo- significato integrale: dittatura + egemonia)»
nia, soprattutto nei luoghi in cui G. definisce (Q , , -). Questa «inesatta compren-
lo Stato. Descrivendo «una funzione tipo sione» ha avuto spazio anche all’interno del
“Piemonte” nelle rivoluzioni passive» (Q , marxismo, specialmente da parte di Trockij
DITTATURA 

e della sua insistenza sul concetto di rivolu- quale i partiti, i sindacati, le associazioni di
zione permanente (ibid.). L’inefficacia del- cultura sono incorporati nell’attività statale,
l’applicazione di questa «cosa astratta, da essendo state abolite legalmente; si tratta
gabinetto scientifico» (Q , , ), si mani- della forma contemporanea, sostiene G.,
festò sia nel  sia in seguito; nel medesi- della dittatura, in cui «l’accentramento lega-
mo errore non incorsero, invece, coloro che le di tutta la vita nazionale nelle mani del
la impiegarono «nella sua forma storica, gruppo dominante diventa “totalitario”» (Q
concreta, vivente, adatta al tempo e al luo- , , ).
go» (ibid.), intuendo che bisognava trasfor- In Q , ,  si incontra una definizio-
marla in «alleanza tra due classi con l’ege- ne ancora più puntuale di dittatura, «cioè un
monia della classe urbana» (ibid.). G. pun- potere non limitato da leggi fisse e scritte».
tualizza ancor di più nel Testo C (v. anche La definizione è usata da G. a proposito del-
per un ulteriore chiarimento Q , , -), le Costituzioni approvate durante la Rivolu-
in cui scrive che proprio lo sviluppo del con- zione francese, la più radicale delle quali,
cetto di egemonia conduce a sostanziali quella del , non fu applicata in attesa del
cambiamenti nell’azione dei partiti politici, superamento della fase dell’emergenza do-
cambiamenti che hanno origine dalla «lotta vuta alla guerra. Ciò avvenne, secondo G.,
contro la teoria della così detta rivoluzione affinché i nemici della rivoluzione non sfrut-
permanente, cui si contrapponeva il concet- tassero la Costituzione in chiave controrivo-
to di dittatura democratico-rivoluzionaria» luzionaria, e per questo fu necessaria la dit-
(Q , , ). tatura. Anche in questo caso, come in quel-
Per tornare allo Stato “integrale”, va lo dello scioglimento della Costituente nel
notato che grazie ad esso G. si sottrae all’al- , si tratta di dittature temporanee e tran-
ternativa fra liberalismo e fascismo, all’alter- sitorie aventi come obiettivo la difesa delle
nativa, cioè, fra Croce e Gentile. A Croce, conquiste rivoluzionarie. In entrambe le cir-
che propone il mantenimento della distin- costanze è il fatto della guerra esterna a de-
zione organica fra società politica e società terminare le scelte dittatoriali.
civile, fra dittatura ed egemonia, affidando A questi esempi di dittatura temporanea
agli intellettuali, ovviamente quelli apparte- esercitata da gruppi progressivi anche se in
nenti al blocco urbano-rurale in grado di minoranza G. fa seguire, nell’ambito della
esercitare la loro «dittatura di ferro» (Q , discussione del concetto di capo carismatico
, ) nel contesto di un regime liberalde- elaborato da Michels, quello della dittatura
mocratico, l’esercizio dell’egemonia e quin- di una sola persona, prendendo spunto dalle
di la ricerca del consenso, G. oppone un net- parole pronunciate da Lassalle agli operai re-
to rifiuto, proprio perché l’ottica crociana nani: «noi dobbiamo [...] di tutte le nostre
non prevede l’utilizzazione, da parte della volontà disperse foggiare un martello e met-
classe che vuol porsi come dirigente sulla so- terlo nelle mani di un uomo la cui intelligen-
cietà, di tutti quegli strumenti che si acquisi- za, il carattere e l’attaccamento ci siano una
scono anche per mezzo di compromessi, che garanzia che colpisca energicamente [...] Era
salvaguardino il potere politico di tale classe il martello del dittatore» (Q , , ). Que-
soprattutto nei momenti di crisi. A Gentile, sta figura, però, non veniva incontro alle esi-
che identifica società politica e società civi- genze di democrazia (neanche «un simulacro
le, nel senso che «egemonia e dittatura sono di democrazia») richieste dalle masse e fu
indistinguibili, la forza è consenso senz’al- soppiantata dal capo carismatico incarnato
tro» (Q , , ), G. fa notare che tale indi- da Jaurès e Bebel. A G. sembra che, in ogni
stinzionismo ha come esito ultimo uno Sta- caso, il più fulgido esempio di capo carisma-
to tutt’altro che “integrale”, il quale abbiso- tico sia Mussolini, che facendo divenire ma-
gna di una ricca articolazione delle sovra- teria storicamente attiva l’assioma «il partito
strutture, e rigetta ogni riduzione di queste sono io» ridusse nella sua persona sia il ruo-
ultime al governo-forza e alla dittatura. lo di «capo universale di un grande partito»
Quello che propone Gentile è uno Stato nel sia quello di «capo unico di un grande Stato»
 DITTATURA

(ivi, -): in questo caso, quindi, capo cari- un minimo di quel contenuto sociale che egli
smatico più dittatore danno vita alla dittatu- avrebbe voluto dare alla sua guerra d’insur-
ra di una sola persona. rezione nazionale. Comunque, per G. Pisa-
Altri esempi di dittature su cui G. si sof- cane sbagliò perché la dittatura militare di
ferma sono quelle militari. Nella situazione Garibaldi «in regime di Repubblica già in-
di un regime parlamentare-borghese, in pre- staurata, con un governo mazziniano in fun-
senza dell’azione di un partito che vuol con- zione», non era né vaga né indeterminata,
quistare il potere senza averne le capacità avendo le caratteristiche di «un governo di
egemoniche (scarse forze intellettuali da atti- salute pubblica, di carattere più strettamen-
vare nella costruzione del consenso), a tale te militare». Al dunque, secondo G., l’avver-
partito si offre come soluzione una dittatura sione era determinata dai pregiudizi ideolo-
militare. Una dittatura di tal genere poggia gici di Pisacane nei confronti della Rivolu-
su un lavoro di costruzione di un partito che zione francese, che non gli consentirono di
abbia come proprio nucleo «cellule attive fra cogliere la specificità della dittatura militare
gli ufficiali dell’esercito» (Q , , ). Poi- di Garibaldi, che aveva gli stessi obiettivi di
ché il discorso gramsciano su questo aspetto difesa delle conquiste repubblicane perse-
della dittatura militare è riferito alla Francia, guiti dai giacobini nel .
G. stesso ne indica come alternativa storica- Oltre alla dittatura militare G. analizza
mente verificata «lo sviluppo del giacobini- la dittatura di un partito avvalendosi dell’e-
smo» che «ha trovato il suo “perfezionamen- sempio fornito dall’Inghilterra. Qui, traen-
to” giuridico-costituzionale nel regime parla- do spunto dalla lettura di un articolo del
mentare» (ibid.), pur tenendo presente che  sul sistema di governo inglese, G. nota
proprio i limiti di classe della politica dei gia- che «non si può parlare di regime parlamen-
cobini scateneranno quelle forze elementari tare», ma di «dittatura di partito» (Q , ,
«che solo una dittatura militare sarebbe riu- ) in quanto il parlamento non esercita al-
scita a contenere» (Q , , ). Un esem- cun tipo di controllo sull’esecutivo e sulla
pio analogo a quello della Francia del  è burocrazia; inoltre non si tratta neanche di
proposto dal dissidio Pisacane-Garibaldi al- una dittatura di partito organica bensì inor-
l’interno del Partito d’Azione agli inizi del ganica in quanto, essendo due i partiti ad
Risorgimento. Già in un Testo A (Q , , ) agire, «il potere oscilla tra partiti estremi»
G. aveva avuto modo di fare riferimento, (ibid.). Ciò determina uno scontro fra il par-
seppure di passaggio, agli «errori militari tito di governo, che fa promesse agli elettori
gravissimi» (definiti «errori politici e militari per accaparrarsene i voti a ogni tornata elet-
irreparabili» nel Testo C in Q , , ) torale, e il partito d’opposizione, che di fat-
commessi da Pisacane «come l’opposizione to persegue lo stesso obiettivo, ma «scredi-
alla dittatura militare di Garibaldi nella Re- tando il governo» (ibid.). Secondo l’autore
pubblica Romana». Articolando compiuta- dell’articolo che G. sta commentando, l’ori-
mente il ragionamento (Q , , -), G. no- gine di tale dittatura di partito va rinvenuta
ta come gli atteggiamenti pratici di Pisacane «nel sistema elettorale senza ballottaggio e
fossero condizionati dal «concetto strategico specialmente senza proporzionale» (ivi, ).
della guerra d’insurrezione nazionale». Que- A questa causa G. ne aggiunge un’altra, os-
sto condizionamento si manifestò pienamen- sia l’esistenza nel governo di un gruppo ri-
te con «l’avversione di Pisacane a Garibaldi stretto che esercita una funzione di dominio
durante la Repubblica Romana». Le ipotesi sull’intero gabinetto con, in più, «una per-
formulate da G. nel tentativo di comprende- sonalità che esercita una funzione bonapar-
re i motivi dell’avversione di Pisacane sono tista» (ibid.); in uno dei sistemi parlamenta-
diverse: sicuramente un’avversione di princi- ri apparentemente più affidabili, come quel-
pio alla dittatura militare, ma anche un’av- lo inglese, si è dunque potenzialmente in
versione nel merito a quella specifica dittatu- presenza di una situazione di dittatura senza
ra militare che, secondo Pisacane, avrebbe egemonia che rappresenta l’anticamera di
avuto vaghi caratteri nazionali ma neanche uno sconfinamento possibile nel bonaparti-
DIVISIONE DEI POTERI 

smo, una delle varianti della dittatura di una nella storia; in questo senso, «è giusta l’af-
sola persona. fermazione dello stesso Croce [...] che la fi-
B IBLIOGRAFIA : B OBBIO ; B UCI - losofia della praxis “è storia fatta o in fieri”»
GLUCKSMANN ; LIGUORI ; PAGGI (Q  II, .XII, ).
.
LUDOVICO DE LUTIIS
LELIO LA PORTA V. «Bucharin», «Croce», «filosofia della praxis»,
V. «bonapartismo», «capo carismatico», «consen- «oggettività», «progresso», «senso comune».
so», «Croce», «direzione», «dominio», «egemo-
nia», «Gentile», «giacobinismo», «grande politi- Divina Commedia: v. Dante.
ca, piccola politica», «partito», «Partito d’Azio-
ne», «Stato», «totalitarismo». divisione dei poteri
divenire Il tema liberale della divisione dei pote-
ri, se si eccettua una fugace menzione in ri-
G. distingue «divenire» da «progresso»: ferimento al mutare del diritto processuale
«Il progresso è una ideologia, il divenire [...] in Q , , , compare una sola volta nei
è un concetto filosofico, da cui può essere as- Q ed è messo in relazione al rapporto fra so-
sente il “progresso”» (Q  II, , ). Pro- cietà civile e società politica: «La divisione
prio nel significato tecnico di divenire stori- dei poteri e tutta la discussione avvenuta per
co, questo concetto si inserisce nelle discus- la sua realizzazione e la dogmatica giuridica
sioni sulla teoria della storia e sul marxismo, nata dal suo avvento, sono il risultato della
portando G. a sottoporre a critica Bucharin, lotta tra [la] società civile e la società politi-
cui «sfuggono i concetti di movimento stori- ca di un determinato periodo storico, con un
co, di divenire e quindi della stessa dialetti- certo equilibrio instabile delle classi» (Q ,
ca» (Q , , -), e Croce, che eccede nel , ). La lotta di cui parla G. è quella che
«fissare dei concetti» nel «perenne fluire de- le classi emergenti combattono contro gli in-
gli avvenimenti», approdando a «una storia tellettuali ancora legati «alle vecchie classi
formale» (Q  II, , ). G. descrive come dominanti», cioè quegli strati intellettuali
un divenire il senso comune, la conoscenza, più direttamente posti al diretto servizio del-
l’oggettività e la realtà stessa; inoltre «anche lo Stato, «specialmente [la, ndr] burocrazia
l’unità di teoria e pratica non è un dato di fat- civile e militare» (ibid.). In questa nota, la di-
to meccanico, ma un divenire storico» (Q , visione dei poteri rappresenta un compro-
, ). L’uso del concetto di divenire con- messo temporaneo fra istanze emergenti e
duce G. a considerare «la “natura umana” strati intellettuali conservativo-burocratici,
[...] il “complesso dei rapporti sociali”» (Q , ma G. prosegue nell’analisi e riconosce
, ) e a individuare nell’«insieme delle l’«importanza essenziale della divisione dei
forze materiali di produzione [...] l’elemento poteri per il liberalismo politico ed econo-
meno variabile nello sviluppo storico», ac- mico», sostenendo che «tutta l’ideologia li-
certabile e misurabile con esattezza matema- berale, con le sue forze e le sue debolezze,
tica; esso «può dar luogo [...] alla ricostru- può essere racchiusa nel principio della di-
zione di un robusto scheletro del divenire visione dei poteri» (ivi, ). Da qui G. for-
storico» (Q , , ). mula un giudizio molto preciso, rilevando
Cogliere la realtà nel suo divenire è qua- quello che secondo lui è il limite costitutivo
lità precipua del politico, per il quale «ogni del liberalismo: si tratta appunto della «bu-
immagine “fissata” a priori è reazionaria: il rocrazia, cioè la cristallizzazione del perso-
politico considera tutto il movimento nel nale dirigente che esercita il potere coerciti-
suo divenire. L’artista deve invece avere im- vo e che a un certo punto diventa casta». Il
magini “fissate” e colate nella loro forma de- liberalismo ha quindi per G. una debolezza
finitiva» (Q , , ). Per G. il marxismo costitutiva, quella di non fare i conti con il
si distingue dalle altre filosofie soprattutto fenomeno burocratico, «onde la rivendica-
nel modo di considerare il proprio posto zione popolare della eleggibilità di tutte le
 DIVULGAZIONE

cariche, rivendicazione che è estremo libera- culturale» (Q , , ), perché si è capaci di
lismo e nel tempo stesso sua dissoluzione» «adattare ogni concetto alle diverse peculia-
(ibid.). rità e tradizioni culturali» (Q , , ).
MICHELE FILIPPINI ROCCO LACORTE
V. «burocrazia», «legislativo-esecutivo», «liberali, V. «giornalismo», «intellettuali», «intellettuali ita-
liberalismo», «parlamento». liani», «lingua», «linguaggio», «traducibilità»,
«traduzione».
divulgazione
domenicani
Il termine rinvia a un aspetto particola-
re del “problema degli intellettuali” e del- Nell’analizzare le correnti e gli orienta-
l’organizzazione della cultura, a sua volta menti del mondo cattolico, G. tiene sempre
aspetto particolare della questione politica presente la complessità e la trasversalità del-
dell’egemonia. Considerando che per G. «in le posizioni; tuttavia tende a considerare nel-
ogni regione, specialmente in Italia, data la la terna concettuale Cattolici integrali, gesui-
ricchissima varietà di tradizioni locali, esisto- ti, modernisti – che titola molti paragrafi e un
no gruppi e gruppetti caratterizzati da moti- quaderno speciale – i domenicani come ap-
vi ideologici e psicologici propri» (Q , , partenenti al primo gruppo: «Gli “integrali”
); «che non esiste nel paese un blocco na- sono forti nel complesso di qualche ordine
zionale intellettuale e morale, né gerarchico religioso rivale dei gesuiti (domenicani, fran-
e tanto meno egualitario»; che «tutta la “clas- cescani)» (Q , , ). L’unica eccezione
se colta”, con la sua attività intellettuale, è espressamente ricordata nei Q riguarda «gli
staccata dal popolo-nazione» (Q , , ); ambienti torinesi dei giovani ecclesiastici, an-
che infine ogni strato sociale e ogni corrente che domenicani, prima della guerra, e le loro
culturale elabora «la sua coscienza e la sua deviazioni che andavano fino ad accogliere
cultura» con metodi e linguaggi diversi (Q , benevolmente le tendenze modernizzanti
,  e Q , , ); la divulgazione assu- dell’islamismo e del buddismo e a concepire
me indispensabile rilievo, rispetto sia all’ele- la religione come un sincretismo mondiale di
vazione culturale della massa popolare (su- tutte le religioni superiori» (ivi, ).
scitare nuove intellettualità, un nuovo pub- I domenicani sono citati prevalente-
blico e diffondere una nuova cultura), sia ri- mente in valutazioni sulle correnti interne
spetto all’elaborazione di un «modo di pen- alla Chiesa cattolica, delle quali G. dà il se-
sare e operare omogeneo» (Q , , ). La di- guente giudizio: «ciò che importa qui nota-
vulgazione si realizza mediante giornali, rivi- re è che sia il modernismo, sia il gesuitismo,
ste e periodici di vario genere, istituzioni e sia l’integralismo hanno significati più vasti
circoli culturali, conferenze, «conversazioni che non siano quelli strettamente religiosi:
e dibattiti a voce che si ripetono infinite vol- sono “partiti” nell’“impero assoluto interna-
te» (Q , , ). Come ogni attività intel- zionale” che è la Chiesa Romana ed essi non
lettuale, essa domanda una propria «“tecni- possono evitare di porre in forma religiosa
ca”», e «se non esiste occorre crearla» (Q , problemi che spesso sono puramente mon-
, ), per cui è necessario «riallacciarsi a dani, di “dominio”» (Q , , ). In que-
esigenze realmente sentite» e adeguarsi «per sto senso, G. cita i domenicani sia ricordan-
la forma dell’esposizione» «alla media dei do il loro scontro in Spagna con i gesuiti, sia
lettori» (Q , , ; Testo C di Q , ). La trattando la figura di Umberto Benigni, per-
divulgazione consiste nel saper tradurre cor- sonaggio di spicco delle gerarchie ecclesia-
rettamente ciò che viene scoperto «dai “crea- stiche durante il papato di Pio X e definito
tori” delle varie scienze, della filosofia, della da G. «il capo degli integrali» (Q , , ).
poesia ecc.» (Q , , ) «nei linguaggi del-
le situazioni concrete particolari» (Q , , LUDOVICO DE LUTIIS
), dunque nel saper «tradurre un mondo V. «Chiesa cattolica», «francescani», «gesuiti, ge-
culturale nel linguaggio di un altro mondo suitismo», «integralisti», «modernismo».
DOMINIO 

dominio novamento», esercitando «la funzione di


“dominio” e non di “dirigenza” in questi
Il lemma «dominio» nei Q occupa un
gruppi: dittatura senza egemonia» (Q , ,
ruolo centrale, in coppia con «direzione».
). Proseguendo la sua riflessione intorno
Esso indica uno dei due modi in cui si eser-
al Risorgimento, e in modo specifico alle sue
cita il potere, prerogativa – nell’ambito dello origini, G. usa il termine «dominio» (ed
«Stato integrale» che caratterizza per G. il «egemonia») riferito al livello della politica
Novecento – dell’apparato coercitivo. Nei internazionale o interstatuale: «C’è un pe-
«due grandi “piani” superstrutturali» di cui riodo di dominio straniero in Italia, per un
parla G., alla società politica o Stato corri- certo tempo dominio diretto, posteriormen-
sponde infatti la funzione di «“dominio di- te di carattere egemonico (o misto, di domi-
retto” o di comando che si esprime nello Sta- nio diretto e di egemonia)» (Q , , ).
to e nel governo “giuridico”» (Q , , -). All’epoca di esplicita dominazione straniera
Nel Testo A (Q , , ) G. era stato anco- in Italia fa seguito un periodo di indeboli-
ra più esplicito, scrivendo che «gli intellet- mento dell’equilibrio Austria-Francia che
tuali hanno la funzione di organizzare l’ege- determina la nascita di una terza potenza, la
monia sociale di un gruppo e il suo dominio Prussia, e fornisce le basi per il moto risor-
statale, cioè il consenso dato dal prestigio gimentale. È da notare, aggiunge G., come
della funzione nel mondo produttivo e l’ap- proprio intorno alla «posizione di intransi-
parato di coercizione per quei gruppi che genza e di lotta contro il dominio straniero»
non “consentono” né attivamente né passi- (Q , , ) si aggreghi un insieme di for-
vamente o per quei momenti di crisi di co- ze progressive, anche meridionali. In questo
mando e di direzione in cui il consenso spon- quadro è interessante il ruolo del papato co-
taneo subisce una crisi» (ibid.). Per G. un me potenza europea in fase di indebolimen-
gruppo sociale può manifestare la sua supre- to a partire dall’età della Controriforma. In-
mazia in due modi: come «dominio» o come fatti, «mentre il Bellarmino elaborava la sua
«direzione intellettuale e morale». Un grup- teoria del domino indiretto della Chiesa, la
po sociale domina i gruppi avversari anche Chiesa, con la sua concreta attività, distrug-
con l’uso della forza, ma «è dirigente dei geva le condizioni di ogni suo dominio, an-
gruppi affini e alleati». Inoltre, ancor prima che indiretto, staccandosi dalle masse popo-
di conquistare il potere, «un gruppo sociale lari» (Q , , ).
può e anzi deve essere dirigente [...]; dopo, Nell’ambito dell’analisi del Risorgi-
quando esercita il potere e anche se lo tiene mento va ricondotto Q , , dedicato al tra-
fortemente in pugno, diventa dominante ma sformismo. Affrontando il tema del passag-
deve continuare ad essere anche “dirigen- gio di singoli rappresentanti politici dell’op-
te”» (Q , , -). La stessa definizione di posizione alla compagine conservatrice-mo-
Stato che troviamo in Q , una delle ultime derata verificatosi negli ultimi decenni del-
e più elaborate dei Q, ripropone la coppia l’Ottocento, G. ricorda come quest’ultima
dominio-consenso come fondamentale per fosse «caratterizzata dall’avversione ad ogni
spiegarne le dinamiche: «Stato è tutto il com- intervento delle masse popolari nella vita
plesso di attività pratiche e teoriche con cui statale, a ogni riforma organica che sosti-
la classe dirigente giustifica e mantiene il suo tuisse un’“egemonia” al crudo “dominio”
dominio non solo ma riesce a ottenere il con- dittatoriale» (ivi, ).
senso attivo dei governati» (Q , , ). A proposito della Germania, in riferi-
La storia del Risorgimento italiano for- mento al processo storico attraverso il quale
nisce l’esempio di come sia tuttavia possibi- la borghesia tedesca prese il potere, G. fa
le esercitare una funzione di dominio senza proprio il punto di vista di Labriola, il qua-
riuscire a esplicare quella di direzione. Si le notava come, pur in presenza di un gran-
tratta della funzione svolta dal Piemonte, os- de sviluppo capitalistico, gli Junker perma-
sia da uno Stato che si è sostituito «ai grup- nessero al potere. Chiosa G.: «il rapporto di
pi sociali locali nel dirigere una lotta di rin- classi creato dallo sviluppo industriale col
 DONNA

raggiungimento del limite dell’egemonia pano non solo i vecchi ma i giovani e i ma-
borghese e il rovesciamento delle posizioni turi e le donne, cosicché esso ha perfino un
delle classi progressive, ha indotto la bor- riflesso nella fanciullezza» (Q , , ).
ghesia a non lottare a fondo contro il vecchio Ma superficialità, vanità e frivolezza so-
regime, ma a lasciarne sussistere una parte no per G. caratteristiche proprie delle donne,
della facciata dietro cui velare il proprio do- almeno storicamente parlando. E tali caratte-
minio reale» (Q , , ). Infine, va ri- ristiche condizionano sia nei ceti più ricchi
cordato che nei Q il lemma “dominio” è usa- che nelle classi lavoratrici la possibilità del
to a volte anche in un significato mutuato reale raggiungimento di una società nuova,
dalla lingua francese, come “ambito” (Q , fondata sul lavoro e liberata da forme di di-
, ; Q , , ; Q , , ). sordine sessuale e di libertinismo: per quan-
to riguarda il ceto capitalista, in particolare
LELIO LA PORTA
americano, «l’uomo-industriale continua a
V. «coercizione», «consenso», «dittatura», «ege- lavorare anche se miliardario», ma sua mo-
monia», «Stato», «trasformismo».
glie e le sue figlie diventano sempre più
«“mammiferi di lusso” [...] Le donne, oziose,
donna viaggiano, attraversano continuamente l’o-
«Le cocottes potenziali non possono ceano» (Q , , ). Per ciò che concerne
comprendere il dramma di Nora Helmar. Lo la classe operaia, G. sostiene che la crisi di li-
possono comprendere, perché lo vivono bertinismo che regolarmente segue le fasi
quotidianamente, le donne del proletariato, storiche di compressione «non tocca altro
le donne che lavorano, quelle che produco- che superficialmente le masse lavoratrici o le
no qualcosa di più che non siano i pezzi d’u- tocca indirettamente perché deprava le loro
manità nuova e i brividi voluttuosi del pia- donne» (Q , , ). Consegue da queste
cere sessuale» (La morale e il costume,  considerazioni, che inscrivono l’intero ragio-
marzo , in CF -). La mancanza di namento sulla condizione delle donne nell’o-
autonomia delle donne nel tempo della so- rizzonte di Americanismo e fordismo, la ne-
cietà di massa e dell’industrializzazione è cessità di un superamento dell’«ideale “este-
presente a G. fin dagli anni Dieci. E fin da tico» della donna che «oscilla tra la conce-
allora l’idea di G. è che il mutamento di tale zione di “fattrice” e di “ninnolo”» (Q , ,
condizione sia legato indissolubilmente al ). «La quistione etico-civile più impor-
sorgere della società nuova, in cui le donne tante legata alla quistione sessuale è quella
siano partecipi pienamente del processo della formazione di una nuova personalità
produttivo, ossia del lavoro industriale. Il femminile: finché la donna non avrà raggiun-
connubio tra lotta di classe ed emancipazio- to non solo una reale indipendenza di fronte
ne femminile era stato anche alla base del all’uomo, ma anche un nuovo modo di con-
supporto offerto da G. alle comuniste orga- cepire se stessa e la sua parte nei rapporti ses-
nizzatrici della prima conferenza femminile suali, la quistione sessuale rimarrà ricca di ca-
nel . Per questa ragione G. imposta fin ratteri morbosi e occorrerà esser cauti in ogni
dall’inizio il problema nei Q mettendo al innovazione legislativa» (ivi, -). L’invito
centro il modo in cui le donne partecipano alla cautela legislativa si colloca in una situa-
al processo produttivo e alla dimensione zione in cui le donne, pur esercitando una
pubblica. La loro «scarsa occupazione [...] certa influenza in alcuni aspetti della diffu-
nei lavori produttivi» è stata uno dei fattori sione culturale popolare, ad esempio l’acqui-
che ha contribuito a rendere «la composi- sto di riviste e giornali per la famiglia, a par-
zione della popolazione italiana “malsana”» tire dal loro interesse per i romanzi d’appen-
(Q , , ), e la loro seppure marginale par- dice (Q , , ), restano tuttavia per G. una
tecipazione alla causa risorgimentale è vista «parte inorganizzabile dell’opinione pubbli-
da G. come un indicatore positivo di pro- ca» (Q , , ). Tale circostanza solleva in
gresso, perché «ogni movimento storico in- G. perplessità rispetto alla legislazione anglo-
novatore è maturo solo in quanto vi parteci- sassone che non solo concede il voto alle don-
DOPOGUERRA 

ne, ma è loro favorevole in «tutta una serie di parole come «forte», «forza»: si tratta però
conflitti “sentimentali” o pseudo sentimenta- di una forza ancestrale, che lambisce l’istin-
li» (Q , , ). La donna nuova, infatti, per tualità animale. Pur rimarcando una diffe-
G. sarà proprio quella che avrà superato tan- renza tra le donne arcaiche della Sardegna
to inutile «romanticismo deteriore» (LC , («brutte e ventrute») e quelle dell’universo
a Tania,  aprile ) in un processo di au- familiare moscovita («intellettuali», «iper-
toeducazione che l’avrà condotta a uno stile sensibili»), G. opera forme di generalizza-
sobrio, come si richiede a un modello pro- zione e tipizzazione universali; scrive così al-
duttivo razionale, e che avrà superato il bi- la cognata Tania: «tu, come tutte le donne in
gottismo di una religiosità superstiziosa che generale, hai molta immaginazione e poca
all’oggi ne fa ancora uno dei soggetti frenan- fantasia e ancora, l’immaginazione in te (co-
ti del processo storico (Q , , ). Per G. me nelle donne in generale) lavora in un so-
la storia delle donne, pur avendo talune spe- lo senso, nel senso che io chiamerei (ti vedo
cificità, non può e non deve essere collocata fare un salto)... protettore degli animali, ve-
al di fuori o in conflitto con la storia della getariano, infermieristico: le donne sono li-
classe lavoratrice, in particolare non può es- riche (per elevarci un po’) ma non sono
sere pensata con obiettivi diversi. «La qui- drammatiche. Immaginano la vita degli altri
stione dell’importanza delle donne nella sto- (anche dei figli) dal solo punto di vista del
ria romana è simile a quella dei gruppi subal- dolore animale, ma non sanno ricreare con
terni, ma fino a un certo punto; il “maschili- la fantasia tutta un’altra vita altrui, nel suo
smo” può solo in un certo senso essere para- complesso, in tutti i suoi aspetti» (LC , 
gonato a un dominio di classe, esso ha quin- aprile ). E a Giulia: «Ho letto con inte-
di più importanza per la storia dei costumi resse le tue osservazioni sullo specchio e su
che per la storia politica e sociale» (Q , , Julik che ama guardarsi, ma il mio interesse
). G. nota a questo proposito anche la fu cagionato da ciò che il tuo ragionamento
contraddizione nel Cinquecento fra «il modo è ingenuamente e candidamente “donne-
di concepire la donna in generale [...] e il mo- sco”. Proprio la quintessenza della femmini-
do di trattar la donna in particolare, cioè la lità. Perché vedere nello specchio solo un
donna del popolo» (Q , , ). Tuttavia, mezzo di narcisismo è solo proprio delle
nonostante le osservazioni contro i luoghi co- donne» (LC ,  novembre ).
muni nei confronti delle donne, che ravvisa
LEA DURANTE
anche nella tradizione letteraria più autore-
vole (Manzoni, ma non, ad esempio, Machia- V. «famiglia», «femminismo», «Giulia», «letteratu-
ra d’appendice», «libertinismo», «quistione ses-
velli), G. non opera una reale cesura rispetto suale», «subalterno, subalterni», «Tatiana».
a tale tradizione.
Il lemma è presente in vario modo nel-
dopoguerra
le LC. Le occorrenze sono qui relative al-
l’ambito biografico e affettivo, ma non man- «Tutto il dopoguerra è crisi, con tenta-
ca una generalizzazione astratta della donna tivi di ovviarla che volta a volta hanno fortu-
e delle donne che fa riferimento con toni ac- na in questo o quel paese, niente altro» (Q
cesamente paternalistici a caratteri tipici, , , -). La lapidarietà di questa defini-
che G. riscontra di volta in volta nelle inter- zione di per sé indica la centralità – nell’a-
locutrici epistolari o in persone nominate nalisi di G., volta a ricostruire i passaggi sa-
nelle lettere. Fragilità di nervi, debolezza nel lienti che hanno portato alla sconfitta stori-
mantenimento dei propositi, mancanza di ca patita dal movimento operaio in Occi-
saldezza della volontà, vanità, superficialità dente – del dopoguerra nel discorso dei Q.
si confermano le caratteristiche che più fre- La crisi data già da prima – «Per alcuni (e
quentemente G. attribuisce alle donne. Ma forse non a torto) la guerra stessa è una ma-
alle donne G. riconosce anche un genere di nifestazione della crisi, anzi la prima mani-
forza, che si incarna soprattutto nella madre festazione; appunto la guerra fu la risposta
Peppina, quasi sempre nominata accanto a politica ed organizzativa dei responsabili»
 DOPOGUERRA

(ivi, ) – e andrà intensificandosi «nel  ni non più imposte dalla disciplina statale,
in modo quasi catastrofico» (Q , , ): ma liberamente, volontariamente scelte a se
G. non potrà vedere come la fine della crisi, stessi» (Q , , ). A ciò si aggiunge pre-
e anche del dopoguerra, in fondo, sarà rag- sto la disillusione di molti che cadono – co-
giunta solo grazie allo scoppio di un’altra e me esemplificato da Alfredo Galletti – «in
più vasta guerra mondiale, ma coglie lucida- uno stato d’animo [...] proprio di chi ha avu-
mente come il processo resti aperto e anzi to “gli ideali infranti”; i suoi scritti sono ri-
vada approfondendosi e incancrenendosi boccanti di recriminazioni, di digrignar di
(come anche l’andata al potere dell’«hitleri- denti in sordina» (Q , , ). Sul piano so-
smo» presto dimostrerà). ciale lo sbandamento è consistente, anche
La crisi messa a fuoco da G. come ele- per l’intrecciarsi del contraccolpo liberato-
mento caratterizzante il periodo che segue la rio e le necessità nuove della ripresa della
Grande guerra è una crisi di egemonia: «Nel produzione che esce dal conflitto moderniz-
periodo del dopoguerra, l’apparato egemo- zata e con nuove esigenze: «Nel dopoguerra
nico si screpola e l’esercizio dell’egemonia si è verificata una crisi dei costumi di esten-
diventa sempre più difficile» (Q , , ) o sione e profondità inaudite, ma si è verifica-
– nel relativo Testo C – «permanentemente ta contro una forma di coercizione che non
difficile e aleatorio» (Q , , ). È «una era stata imposta per creare le abitudini
rottura così grave tra masse popolari e ideo- conformi a una nuova forma di lavoro, ma
logie dominanti [...] quella che si è verifica- per le necessità, già concepite come transi-
ta nel dopoguerra», che difficilmente «può torie, della vita di guerra e di trincea. Que-
essere “guarita” col puro esercizio della for- sta pressione ha represso specialmente gli
za che impedisce a nuove ideologie di im- istinti sessuali, anche normali, in grandi
porsi» (Q , , ). La guerra ha lasciato in masse di giovani e la crisi che si è scatenata
eredità equilibri instabili, destinati ad avere al momento del ritorno della vita normale è
drammatiche conseguenze. Sullo sfondo stata resa ancor più violenta dalla sparizione
della situazione internazionale l’imperiali- di tanti maschi e da uno squilibrio perma-
smo inglese, pur vincitore, e la supremazia nente nel rapporto numerico tra gli indivi-
finanziaria di Londra corrono il rischio di dui dei due sessi. Le istituzioni legate alla vi-
essere definitivamente ridimensionati: G. ta sessuale hanno ricevuto una forte scossa e
annota che la «funzione mondiale di Londra nella quistione sessuale si sono sviluppate
[...] nel dopoguerra» ha «trovato concor- nuove forme di utopia illuministica. La crisi
renti [...] tentativi di New York e di Parigi è stata (ed è ancora) resa più violenta dal fat-
per soppiantare Londra» (Q , , -). An- to che ha toccato tutti gli strati della popo-
che la «quistione italiana» è parte della «qui- lazione ed è entrata in conflitto con le ne-
stione mondiale», che perdura ancora negli cessità dei nuovi metodi di lavoro che intan-
anni Trenta, e che il ministro degli Esteri fa- to si sono venuti imponendo (taylorismo e
scista Dino Grandi abilmente mostra come razionalizzazione in generale). Questi nuovi
sia «da risolversi necessariamente insieme metodi domandano una rigida disciplina de-
alle altre che costituiscono l’espressione po- gli istinti sessuali (del sistema nervoso), cioè
litica della crisi generale del dopoguerra, in- un rafforzamento della “famiglia” in senso
tensificatasi nel  in modo quasi catastro- largo» (Q , , ). La stessa «psicanalisi
fico, e cioè: il problema francese della sicu- (sua enorme diffusione nel dopoguerra)» si
rezza, il problema tedesco della parità di di- spiega «come espressione dell’aumentata
ritti, il problema di un nuovo assetto degli coercizione morale esercitata dall’apparato
Stati danubiani e balcanici» (Q , , ). statale e sociale sui singoli individui e delle
Sul piano interno la situazione è attra- crisi morbose che tale coercizione determi-
versata da fenomeni nuovi: «dopo quattro na» (Q , , ).
anni di guerra, decine di migliaia di uomini Ma attenzione a non spiegare tutto il
erano diventati moralmente e socialmente sommovimento del dopoguerra alla luce di
“vagabondi”, disancorati, avidi di sensazio- un certo «libertinismo», di una rilassatezza
DRAMMA 

dei costumi, che del resto per G. non ha col- spostare gli equilibri, dopo aver opportuna-
pito che molto parzialmente le masse lavo- mente conosciuto e analizzato quelli attuali.
ratrici. Ad esempio nella vecchia Europa è Il dover essere è quindi concretezza, «è la
la mutata composizione di classe a costitui- sola interpretazione realistica e storicistica
re il cancro profondo che impedisce alla cri- della realtà, è sola storia e filosofia in atto,
si di chiudersi: «nel dopoguerra la categoria sola politica». Il realismo gramsciano nasce
degli improduttivi parassitari in senso asso- dalla consapevolezza che la politica è l’atti-
luto e relativo è cresciuta enormemente ed è vità umana centrale, al di fuori della quale
essa che divora il risparmio. Nei paesi euro- non può esistere salvezza o riconciliazione,
pei essa è ancora superiore che in America, nemmeno come superamento della politica
ecc. Le cause della crisi non sono quindi stessa, né tanto meno come esito di una ri-
“morali” (godimenti, ecc.) né politiche, ma voluzione compiuta. Sta proprio nell’affer-
economico-sociali, cioè della stessa natura mazione che la politica è l’unico campo del-
della crisi stessa» (Q , , ). L’egemonia l’agire umano, non esiste alcun oltre, nem-
ha – è non può non avere – anche un preci- meno quello del compimento rivoluziona-
so contenuto economico e la sua crisi è an- rio, e il dover essere non è quindi aspirazio-
che crisi delle sue basi economico-sociali. ne all’oltre, ma mutamento dei rapporti di
Come tutto il dopoguerra dimostrerà. forza esistenti.
GUIDO LIGUORI CLAUDIO BAZZOCCHI
V. «apparato egemonico», «crisi», «crisi d’auto- V. «Guicciardini», «Kant», «Machiavelli», «poli-
rità», «egemonia», «famiglia», «Grande guerra», tica», «scienza della politica».
«hitlerismo», «libertinismo», «Oriente-Occiden-
te», «quistione sessuale», «taylorismo». dramma

dover essere Il dramma appare spesso nei Q nella sua


accezione più tecnica, come un genere della
In Q , , - (è la ripresa di un Te- letteratura teatrale: è la rappresentazione di
sto A: Q , , -) si trova la riflessione sul un conflitto in atto, il cui scioglimento pro-
«dover essere», a partire dal confronto fra voca una catarsi. In Q , , , commen-
Guicciardini e Machiavelli, come era stata tando l’affermazione di Ugo Ojetti, di ma-
proposta da Paolo Treves, il quale aveva trice aristotelica, secondo cui caratteristica
commesso l’errore – secondo G. – di non di- del dramma sarebbe il «progrediente con-
stinguere chiaramente fra politica e diplo- trasto d’anime», G. accenna alla possibilità
mazia. Nella politica la volontà ha infatti di raffigurare artisticamente l’emigrazione
maggior peso che nella diplomazia. La di- italiana in chiave drammatica, come rappre-
plomazia tende a conservare l’equilibrio che sentazione del «contrasto tra italiani immi-
si è venuto a creare a seguito dello scontro grati e le popolazioni dei paesi d’immigra-
fra le politiche di differenti Stati; non è crea- zione». Sull’azione drammatica considerata
tiva, tende alla conservazione dei rapporti di nell’ambito della letteratura teatrale G. ri-
forza esistenti. Il politico – e Machiavelli è torna in altre circostanze, come a proposito
un politico e non un mero scienziato – inve- del teatro di Pirandello. In Q , ,  si
ce vuole creare nuovi rapporti di forza ed è legge che la peculiarità del Pirandello dram-
quindi portato a occuparsi del dover essere, maturgo è quella di «osservare le contraddi-
anche se non in senso moralistico. Ciò vuol zioni nelle personalità degli altri e poi addi-
dire che non nascerà dai propri desideri o rittura di vedere il dramma della vita come il
dalla pura testimonianza morale, ma dalla dramma di queste contraddizioni». La pro-
realtà effettuale intesa come rapporto di for- spettiva gramsciana è però più ampia, esten-
ze non statico, bensì in continuo movimen- dendo il fenomeno del dramma ad altri con-
to. Allora la realtà non sarà qualcosa di im- testi. Anzitutto a quello letterario, ma non
modificabile, ma il campo di forze realmen- propriamente teatrale (la poesia della Com-
te esistenti e operanti, sulle quali far leva per media, ad esempio, è definita in Q , , 
 DUE MONDI

«dramma in atto» (Q , , ) e la vicenda mondi su cui G. si concentra sono invece
di Cavalcante rappresenta, secondo il Q , quello del latino e del neolatino: per il me-
, , «in atto il tormento del dannato»), diolatinista Filippo Ermini tra le due fasi
così come a quello politico (nel machiavel- della storia della lingua non si sarebbe inter-
liano Principe «gli elementi passionali, miti- rotta l’influenza della tradizione classica. Ta-
ci, contenuti nell’intero volumetto, con mos- le continuità per G. non può indicare inve-
sa drammatica di grande effetto, si riassu- ce un comune carattere «popolare-naziona-
mono e diventano vivi nella conclusione, le» delle due lingue: il latino letterario si sa-
nell’invocazione di un principe, “realmente rebbe cristallizzato nel mediolatino dei dot-
esistente”»: Q , , ) e, infine, a quello fi- ti, che aveva come destinatari esclusivi gli in-
losofico. Infatti, con un vocabolo preso in tellettuali della «Cosmopoli medioevale»
prestito dalla teoria del dramma, alla quale (ivi, ) per poi dare vita all’italiano, rivela-
G. ricorrerà direttamente nel definire il tea- tosi nuovamente lingua scritta di una casta.
tro di idee di Ibsen «catarsi “progressiva”» Uno spartiacque tra «due mondi della sto-
(Q , , ), lo svolgimento dialettico e le ria» per G. sarebbe rappresentato poi dal-
sue sintesi vengono indicati in Q  II, ,  l’affermazione del metodo sperimentale nel-
proprio con il sinonimo di «“catarsi”». la scienza, che avrebbe fondato le basi del
pensiero moderno, «il cui coronamento è
YURI BRUNELLO
nella filosofia della praxis», come recita il
V. «catarsi», «Dante», «emigrazione», «Machia-
Testo C in Q , , . G. spiega che il
velli», «Pirandello», «teatro».
pensare dello scienziato-sperimentatore è
«continuamente controllato dalla pratica e
due mondi viceversa, finché si forma l’unità perfetta di
L’espressione ricorre nei Q con accezio- teoria e pratica» (ibid.).
ni ora di tipo geografico, ora storico-cultu- Nelle LC invece G. discute con la co-
rale. In Q ,  G. allude al confronto tra gnata Tania di una presunta estraneità degli
l’Europa e l’America, facilmente minato da ebrei nella società occidentale, che farebbe
luoghi comuni quali quelli contenuti in Fra i pensare a due mondi distinti. La discussione
due mondi (pubblicato da Treves nel ) di prende spunto dalle considerazioni di Tania
Guglielmo Ferrero, definito nel più sarcasti- a seguito della visione della pellicola Due
co Testo C «la bibbia di una serie di banalità Mondi, diretta dal regista tedesco Ewald An-
delle più trite e volgari» (Q , , ). «Re- dré Dupont nel  (LC ,  settembre
pertorio delle banalità più marchiane» sul- ): la locuzione tornerà, con le iniziali
l’americanismo è poi secondo G. un artico- maiuscole, anche quando (LC , a Tania, 
lo del ° aprile  di Étienne Fournol (L’A- febbraio ), citando una lettera di Piero
merica nella letteratura francese del , Sraffa riportata da Tania, G. ironizzerà sul
pubblicato sulla “Nuova Antologia”), che fa sapore garibaldino e «romantico ottocente-
riferimento, tra gli altri, a due libri a dispo- sco» del termine. Egli tenderà a dimostrare
sizione dall’autore durante la detenzione a l’assenza di un antisemitismo diffuso al livel-
Turi, Qui sera le Maître, Europe ou Améri- lo popolare in Italia e sottolineerà come l’i-
que? di Lucien Romier (del ), già citato deologia che presuppone «“due mondi” im-
nell’analisi della «razionalizzazione della penetrabili» (LC , a Tania,  ottobre )
popolazione» in America e dei diversi ele- contribuisca a preparare il terreno a episodi
menti sociali della «“tradizione” europea» violenti, come i pogrom fomentati dai Cen-
in Q , , e Les États-Unis d’aujourd’hui di toneri nella Russia di inizio secolo. G. d’al-
André Siegfried (uscito nel ), indicato tronde discute a monte la stessa possibilità di
come contraddittorio sostenitore del men- circoscrivere due realtà distinte, dinnanzi al-
zognero cliché europeo propagandistico di la potenziale infinità dei mondi individuabi-
un collettivismo americano «voluto dalle li e soprattutto al «processo storico generale
classi elette» (Q , , ) che avrebbe che tende a unificare continuamente tutto il
messo fine alla lotta di classe. In Q ,  i due genere umano» (ibid.). L’articolato dibattito
DUMPING 

epistolare porta G. soprattutto a condanna- pseudonimo di Argiropulo, con cui solita-


re i luoghi comuni che gravano su questi pre- mente firma gli articoli economici rientranti
sunti «due mondi», come su tutte le nazio- nella campagna antiproibizionistica del pe-
nalità e le razze, e postulano l’esistenza di riodico – denuncia le mistificazioni della ve-
«un uomo “in generale” che non credo si rità fabbricate ad arte dalla grande stampa
trovi in nessun museo antropologico o so- nella sua propaganda a sostegno delle misu-
ciologico» (LC , a Tania,  ottobre ). re protezionistiche e delle barriere doganali,
L’appartenenza a una nazione è ritenuta da necessarie all’industria italiana per sostene-
G. il dato di fondo più rilevante: «un ebreo re una guerra economica contro la Germa-
italiano [...] si differenzia molto di più da un nia. In particolare, l’accusa fasulla di dum-
ebreo polacco o galiziano della stessa classe» ping contestata allo Stato tedesco («mai fan-
(LC , a Tatiana,  settembre ), piut- tasia più atrocemente grottesca è stata par-
tosto che da un italiano non ebreo della stes- torita dalla mente umana»: CT -) è lo
sa classe. G., d’altronde, benché di padre di “spauracchio” agitato dai giornali per crea-
origine albanese (come rivela il suo cogno- re un clima di odio politico finalizzato a in-
me), di nonna di ascendenza italo-spagnola e teressi economici, diffondendo, peraltro, l’i-
di madre sarda, afferma che nel suo periodo dea immorale che i comportamenti sleali
torinese non si era «mai accorto di essere di- diano sempre degli ottimi frutti.
laniato tra due mondi» (LC ), a Tania,  Tornando, sia pur brevemente, a riflet-
ottobre ); negando di appartenere a una tere nei Q su questa pratica sleale, G. con-
«razza» specifica, egli conclude: «la mia cul- clude che essa è la dimostrazione di un fat-
tura è italiana fondamentalmente e questo è to: «in certi paesi di capitalismo arretrato e
il mio mondo». di composizione economica in cui si equili-
JOLE SILVIA IMBORNONE brano la grande industria moderna, l’artigia-
V. «americanismo», «ebrei», «individuo», «latino nato, la piccola e media cultura agricola e il
e greco». latifondismo, le masse operaie e contadine
non sono considerate come un “mercato”».
dumping Quest’ultimo è pensato per l’estero, soprat-
tutto per quei paesi «dove sia più possibile
Della pratica del dumping – cioè della la penetrazione politica per la creazione di
vendita di beni o servizi all’estero a prezzi in- colonie e di zone d’influenza». Nel mercato
feriori a quelli di vendita, se non di produ- interno invece le politiche protezionistiche,
zione, dei medesimi sul mercato di origine – accompagnate dai bassi salari, determinano
G. si occupa per la prima volta in due arti- prezzi più alti e bloccati, con l’esclusione
coli, La paura del «dumping» e Il «dumping» delle masse dal consumo e il mancato svi-
germanico (quest’ultimo in risposta polemi- luppo di una «situazione “nazionale-popo-
ca al pamphlet di Camillo Olivetti Politica lare”» (Q , , ).
doganale), pubblicati sulle colonne del “Gri-
do del Popolo” rispettivamente il  e il  VITO SANTORO
maggio . In questi scritti G. – dietro lo V. «protezionismo», «salario».
E

ebrei portavoce della Lega antitedesca, l’avvoca-


to torinese Cesare Foà, G. respingeva con
Numerosi sono gli accenni alla questio-
forza il nazionalismo e la visione della storia
ne ebraica negli scritti di G., sia nei Q che in chiave razziale, chiarendo la posizione
nelle lettere alla cognata Tatiana, benché socialista in materia di antisemitismo: «Noi
non si tratti mai di analisi sistematiche. Gli siamo tutt’altro che antisemiti. Carlo Marx
spunti da cui nascono queste riflessioni so- era semita: molti nostri compagni, e fra essi
no molteplici, tratti ora dalla stampa quoti- alcuni dei più attivi ed intelligenti, sono se-
diana ora da avvenimenti internazionali, ma miti. Ma il socialismo ha superato la que-
la materia di riflessione del pensatore sardo stione delle razze e dei sangui» (Stenterello
rimane la storia d’Italia, in un’epoca che risponde,  marzo , in CF ). Nei Q
precede la svolta antisemita del fascismo l’assenza di riferimenti di rilievo all’antise-
(G. muore un anno prima della promulga- mitismo cattolico appare come una sorta di
zione delle leggi razziali del ). All’Italia corollario implicito alle ampie riflessioni del
egli si riferisce anche quando scrive alla mo- filosofo sulla matrice cosmopolita della tra-
glie o alla cognata, russe di origine ebraica, dizione cattolica italiana. Alcune manifesta-
che del problema avevano indubbiamente zioni eclatanti di pregiudizio antisemita di
una percezione diversa. I soggiorni del diri- tipo religioso sono semplicemente ricon-
gente comunista italiano a Vienna e a Mo- dotte da G., in perfetta sintonia con la let-
sca lo avevano certo messo a contatto con teratura socialista dell’epoca, alle loro radi-
l’antisemitismo dell’Europa centrale e ci socio-economiche: l’ostilità nei confronti
orientale, ma non al punto da modificare il di un ceto commerciale che, in talune re-
suo approccio al problema. In una lettera gioni, è il solo a praticare l’usura. Nel Casa-
del  G. sottolinea le figure antinomiche lese, nella Lomellina e nell’Alessandrino era
che in Sardegna designavano tradizional- diffuso l’antisemitismo perché «gli ebrei so-
mente l’ebreo, ora il giudeu assassino di Cri- no mercanti di terra e appaiono sempre
sto ora il «pietoso Niccodemo» che confor- quando in una famiglia succede una “di-
ta Maria sotto la croce, ma «al contrario dei sgrazia” e occorre vendere o svendere», ma
cosacchi – scrive G. –, i sardi [...] non di- questo tipo di pregiudizio sarebbe esistito
stinguono gli ebrei dagli altri uomini» (LC anche a Napoli – aggiungeva G. – se gli uf-
, a Tania,  ottobre ). È rivisitando la fici popolari di pegno fossero stati gestiti da
storia italiana, anziché riformulando gli ebrei anziché da fedeli di San Gennaro. In
scritti canonici del marxismo classico sulla Georgia la stessa furia popolare si dirigeva
questione ebraica (dal celebre saggio giova- contro gli armeni, una minoranza che in
nile di Marx ai testi posteriori di Kautsky e quella parte dell’Impero zarista svolgeva la
dei socialdemocratici russi), che G. si era stessa funzione degli ebrei in Piemonte o in
forgiato una visione del passato e dell’avve- Europa centrale. Per questo, a suo avviso,
nire degli ebrei. Già nel , in un polemi- gli armeni erano «gli “ebrei” della Georgia»
co articolo dell’“Avanti!” contro uno dei (LC , a Tania,  marzo ).
 EBREI

In sintonia con la visione marxista clas- dogamia ebraica, e i matrimoni con i cristia-
sica della storia, G. vede nell’assimilazione ni erano numerosi non solo fra i ceti popola-
l’inevitabile destino degli ebrei. L’antisemi- ri ma anche tra gli intellettuali e i membri
tismo è ai suoi occhi un pregiudizio antico dell’aristocrazia. Dall’altro gli ebrei italiani
che maschera un arcaismo sociale senza fu- avevano raggiunto posizioni di altissimo li-
turo nel mondo moderno. Nei Q il proble- vello in seno all’apparato statale, al punto
ma dell’assimilazione è affrontato attraverso che ormai nessuno si stupiva di fronte alla
il commento a un saggio del giovane Arnal- nomina di un generale o di un ministro (e
do Momigliano, in realtà una recensione de- perfino di un capo del governo) di ascen-
gli Ebrei a Venezia dello storico americano denza israelitica. «In che cosa un ebreo ita-
Cecil Roth, la cui traduzione italiana era ap- liano (eccettuata una piccola minoranza di
parsa a Roma nel . Momigliano notava rabbini e di vecchie barbe tradizionaliste) si
che il processo di assimilazione degli ebrei differenzia da un altro italiano della stessa
italiani era affatto contemporaneo a quello classe?», si chiedeva G. in forma retorica,
delle diverse popolazioni regionali del pae- dando una risposta ineccepibile sul piano so-
se, dai piemontesi ai siciliani. Vedeva quindi ciologico e culturale: «Si differenzia molto di
l’assimilazione ebraica come parte della for- più da un ebreo polacco o galiziano della
mazione di una coscienza nazionale italiana stessa classe» (ibid.). Se ancora esistevano al-
e non come prodotto dell’integrazione degli cuni tratti distintivi dell’ebraismo, essi non
ebrei in seno a una comunità nazionale pree- andavano ricondotti a una supposta essenza
sistente. Questo fatto, legato al ritardo del- “razziale” ma a un lungo passato di oppres-
l’unificazione nazionale, distingueva l’ebrai- sione e segregazione, perdurato fino al XIX
smo italiano da quello della maggior parte secolo, quando la Rivoluzione francese e poi
dei paesi europei, in cui gli ebrei erano stati le sollevazioni del  avevano generalizzato
accolti, grazie alle leggi di emancipazione, in le leggi emancipatrici. Una volta sfuggito al
seno a nazioni già formate. G. condivideva pregiudizio circostante, l’ebreo aveva rapi-
pienamente questa analisi – del resto coinci- damente abbandonato il giudaismo, passan-
dente con la sua visione del cosmopolitismo do «al deismo puro e semplice o all’ateismo»
come elemento caratterizzante di tutto il (LC , a Tania,  ottobre ). Detto in al-
processo di unificazione nazionale italiana –, tri termini, l’avvento della modernità coinci-
cogliendovi la spiegazione fondamentale deva con l’emancipazione e l’assimilazione;
dell’assenza di un forte antisemitismo nella gli ebrei non erano portatori di una cultura
penisola (almeno comparativamente ad altri propria, suscettibile di adattarsi alle condi-
grandi paesi dell’Europa continentale). Ag- zioni della società moderna, ancor meno di
giungeva che in Italia la coscienza nazionale plasmarla o arricchirla, ma potevano soprav-
era nata dal superamento delle forme speci- vivere soltanto come riflesso dell’arcaismo
fiche in cui si era manifestato il feudalesimo: antisemita. Questa visione dell’ebreo defini-
«il particolarismo municipale e il cosmopo- to esclusivamente attraverso lo sguardo osti-
litismo cattolico». L’affermazione di uno le dell’antisemita prefigura la tesi centrale di
spirito laico e la lotta contro il cattolicesimo un noto saggio sartriano del . In buona
avevano contribuito a nazionalizzare gli sostanza, nonostante l’originalità del suo ap-
ebrei, e ciò significava inevitabilmente il lo- proccio, G. condivideva la tendenza del
ro «disebreizzarsi» (Q , , ). marxismo dei suoi tempi a vedere nell’anti-
All’inizio degli anni Trenta questo pro- semitismo soltanto un residuo oscurantista e
cesso era ormai compiuto. In una lettera a non una faccia della modernità, come il nazi-
Tatiana del  G. scriveva infatti che «in Ita- smo e, a partire dal , il fascismo, avreb-
lia da parecchio non esiste più antisemiti- bero rivelato agli occhi del mondo.
smo» (LC ,  settembre ). Si trattava
a suo avviso di una semplice constatazione ENZO TRAVERSO
facile da comprovare. Da un lato la caduta V. «cosmopolitismo», «due mondi», «fascismo»,
delle mura dei ghetti aveva messo fine all’en- «razzismo».
ECONOMIA 

economia possono staccarsi la politica e l’economia,


anche nelle fasi specializzate di scienza-arte
Nei Q, in una prima fase di lavoro, come
della politica e di scienza-economica. Cioè:
del resto anche negli anni precedenti, la pri-
dopo avere 〈svolto il compito principale〉 nel-
ma preoccupazione di G. riguarda l’econo-
la parte filosofica generale, che è il vero e
mia non in quanto scienza, ma in quanto si- proprio materialismo storico, in cui i concet-
nonimo di struttura economica nel suo rap- ti generali della storia, della politica e dell’e-
porto con le superstrutture, con l’obiettivo di conomia si annodano in unità organica, è uti-
contrastare le interpretazioni economicisti- le, in un saggio popolare, dare le nozioni ge-
che del marxismo, diffuse tanto in ambiente nerali di ogni parte costitutiva in quanto
socialista, negli anni torinesi di G., nelle varie scienza indipendente e distinta. Ciò vorreb-
combinazioni di marxismo e positivismo, be dire che dopo aver studiato la filosofia ge-
quanto in ambiente comunista, negli anni nerale [cioè il nesso organico di storia-politi-
della prigionia di G., nella forma del conden- ca-economica] si studia: come la storia e la
do marxismo sovietico, di cui la Teoria del politica si riflettano nell’economia, come l’e-
materialismo storico di Bucharin offre un conomia e la politica si riflettano nella storia,
esemplare incunabolo. Di fatto, il primo fu- come la storia e l’economia si riflettano nella
gace accenno a una riflessione sulla scienza politica» (Q , , ).
economica in quanto tale compare nei Q so- L’origine leniniana di questo spunto vie-
lamente nell’ottobre , ovvero più di un ne esplicitata nella seconda stesura del testo,
anno e mezzo dopo l’inizio del lavoro. Alla fi- che apertamente si riferisce alla concezione
ne di un impegnativo testo dedicato proprio da Lenin esposta nello scritto Tre fonti e tre
ai Rapporti tra struttura e superstrutture (tito- parti integranti del marxismo (). Qui G.
lo di Q , ), G. osserva che le riflessioni che prende le distanze da questa «concezione
va facendo sul nesso gnoseologico e non me- molto diffusa» (Q , , ) e intende inve-
ramente psicologico, tra economia e ideolo- ce quello tra politica, economia e filosofia co-
gia, spingono a pensare che «l’apporto mas- me un rapporto di traducibilità reciproca,
simo di Iliíc [Lenin, ndr] alla filosofia marxi- dove nessuno dei tre momenti ha una supe-
sta, al materialismo storico, apporto origina- riorità o priorità sugli altri (ma va detto che
le e creatore», non sia da considerarsi come altrove G. attribuisce questo approccio an-
meramente politico. Se è vero che vi è un nes- che al Lenin inventore della teoria-pratica
so organico tra i vari momenti, allora «Iliíc dell’egemonia: Q , ). La riflessione sull’e-
avrebbe fatto progredire il marxismo non so- conomia si annuncia dunque nei Q come
lo nella teoria politica e nella economia, ma un’indagine di tipo “filosofico”, volta cioè a
anche nella filosofia (cioè avendo fatto pro- conferire un’articolazione reale all’idea di un
gredire la dottrina politica avrebbe fatto pro- nuovo e originale marxismo. Questo intrec-
gredire anche la filosofia)» (ivi, -). cio tra considerazione di una “scienza” e fun-
Questo spunto, rivolto prioritariamente zionalità (mediante la traduzione reciproca)
alla filosofia, viene ripreso in forma più di- all’elaborazione del concetto del marxismo
stesa nel testo seguente. Qui, criticando l’im- viene confermato da un testo di poco suc-
postazione che Bucharin ha dato alla que- cessivo, Q ,  (ottobre-novembre ):
stione, G. scrive: «Una trattazione sistemati- «Filosofia-politica-economia. Se si tratta di
ca del materialismo storico non può trascu- elementi costitutivi di una stessa concezione
rare nessuna delle parti costitutive del marxi- del mondo, necessariamente ci deve essere,
smo. Ma in che senso ciò deve essere inteso? nei principii teorici, convertibilità da uno al-
Essa deve trattare tutta la parte generale filo- l’altro, traduzione reciproca nel proprio spe-
sofica e in più deve essere: una teoria della cifico linguaggio di ogni parte costitutiva: un
storia, una teoria della politica, una teoria elemento è implicito nell’altro e tutti insieme
dell’economia [...] Si dirà, ma il materialismo formano un circolo omogeneo» (ivi, ). In-
storico non è specificamente una teoria della fine, nel novembre-dicembre  G. torna
storia? È giusto, ma dalla storia appunto non un’ultima volta su questo circolo di tradu-
 ECONOMIA

zione: «Unità negli elementi costitutivi del grazie alla quale esso «“avanza la pretesa”
marxismo. L’unità è data dallo sviluppo dia- persino di spiegare la “scienza”, cioè di esse-
lettico delle contraddizioni tra l’uomo e la re più scienza della “scienza”» (Q , , ).
materia (natura-forze materiali di produzio- Il marxismo spiega anche la scienza non per
ne). Nell’economia il centro unitario è il va- il proprio grado di scientificità, ma perché sa
lore, ossia il rapporto tra il lavoratore e le intendere correttamente (grazie alla traduci-
forze industriali di produzione (i negatori bilità dei linguaggi) il carattere ideologico,
della teoria del valore cadono nel crasso ma- cioè pratico e politico, di ogni scienza; dove
terialismo volgare ponendo le macchine in appunto «ideologia = ipotesi scientifica di
sé – come capitale costante o tecnico – come carattere educativo energetico, verificata [e
produttrici di valore all’infuori dell’uomo criticata] dallo sviluppo reale della storia,
che le conduce). Nella filosofia – la prassi – cioè fatta diventare scienza (ipotesi reale), si-
cioè rapporto tra la volontà umana (super- stematizzata» (ibid.).
struttura) e la struttura economica. Nella In Q ,  (ottobre ) un rapido rife-
politica – rapporto tra lo Stato e la società ci- rimento a Giovanni Vailati serve a legare la
vile – cioè intervento dello Stato (volontà traducibilità al rapporto tra linguaggi scien-
centralizzata) per educare l’educatore, l’am- tifici. Alcuni mesi dopo (febbraio ) G. af-
biente sociale in genere. (Da approfondire e fronta direttamente il tema: «Teoria dei costi
porre in termini più esatti)» (Q , , ). comparati [e decrescenti]. Da vedere se que-
L’approfondimento qui auspicato non avrà sta teoria, che occupa tanto posto nell’eco-
luogo e il testo rimarrà in stesura unica. Tut- nomia moderna ufficiale con l’altra dell’e-
tavia, come vedremo, pur non tornando sul- quilibrio statico e dinamico, non sia perfet-
l’argomento a questo livello di generalità, tamente aderente [o corrispondente in altro
nelle note sulla scienza economica e sul suo linguaggio] alla teoria marxista del valore [e
rapporto con la politica e con la filosofia, G. della caduta del saggio del profitto], non ne
continuerà a presupporre l’impostazione qui sia cioè l’equivalente scientifico in linguaggio
sommariamente delineata. ufficiale e “puro” (spogliato di ogni energe-
Essa consiste di almeno due elementi tica politica per le classi produttrici subalter-
fondamentali. Anzitutto il fatto, dovuto pre- ne)» (Q , , ). Il riferimento ai due con-
cisamente al suo inquadramento nel concet- cetti di costi comparati e di equilibrio (stati-
to di traducibilità, che il “discorso” scientifi- co e dinamico), che G. riprende probabil-
co non trova la sua giustificazione nei forma- mente da un articolo di Luigi Einaudi, torna
lismi interni o nel metodo utilizzato, ma nel- in un testo del giugno , dove il rapporto
la capacità di tradurre un medesimo rappor- tra formalismo concettuale e prospettiva po-
to fondamentale in vari linguaggi. Così, nel litica dei due approcci contrapposti viene
testo da ultimo citato, il concetto di valore, esplicitato compiutamente: «Dove batte spe-
quello di prassi e quello di politica articola- cialmente l’accento nelle ricerche scientifiche
no o “dicono” diversamente una stessa dell’economia classica e dove invece in quel-
realtà, contribuendo, ciascuno col proprio le dell’economia critica, e per quali ragioni,
linguaggio, a intenderla come insieme di rap- cioè in vista di quali fini pratici da raggiunge-
porti attivi, evitando ogni dualismo metafisi- re, o in vista di quali determinati problemi
co, come quello tra macchina e lavoro, tra teorici e pratici da risolvere?». Mentre l’eco-
struttura e superstruttura, tra Stato e società nomia critica parte dal concetto di «“lavoro
civile (la dialettica a cui qui G. fa riferimen- socialmente necessario”» e giunge a quello
to non è pertanto un metodo, ma lo svolgi- di «valore», perché «praticamente si vuole
mento coerente e organico della traducibilità che il lavoro diventi consapevole [...] del fat-
dei linguaggi). Da ciò segue il secondo ele- to che è specialmente un “insieme” e che co-
mento fondamentale, a cui G. fa cenno in un me “insieme” determina il processo fonda-
testo dello stesso novembre : la «“primi- mentale del movimento economico», «l’eco-
tività” o “irriducibilità” del momento politi- nomia classica» si concentra sulla «teoria dei
co o pratico» come peculiarità del marxismo, costi comparati», sull’«equilibrio economi-
ECONOMIA 

co statico e dinamico», perché le interessa funzione del diritto e dello Stato come agen-
comparare il «lavoro “particolare” cristalliz- te economico, come «condizione prelimina-
zato nelle varie merci» (Q  II, , -). re di ogni attività economica collettiva, [...]
Così, nel momento in cui «il lavoro è diven- elemento del mercato determinato, se non
tato esso stesso gestore dell’economia, an- [...] addirittura lo stesso mercato determina-
ch’esso dovrà, per il suo essere cambiato to, poiché è la stessa espressione politico-giu-
fondamentalmente di posizione, preoccu- ridica del fatto per cui una determinata mer-
parsi delle utilità particolari e delle compa- ce (il lavoro) è preliminarmente deprezzata,
razioni fra queste utilità per trarne iniziative è messa in condizioni di inferiorità competi-
di movimento progressivo» (ivi, ). La su- tiva, paga per tutto il sistema determinato»
periorità della teoria economica marxista (ivi, ). La teoria pura dell’economia non
non sta pertanto nel mero fatto di riflettere può che ignorare questa “premessa”, ed è su
il punto di vista della classe operaia, ma nel- questo punto che il confronto tra economia
la sua capacità di cogliere in ogni momento pura ed economia critica propriamente si
le potenzialità di azione di questa classe co- svolge. Il concetto di mercato determinato,
me classe egemonica. che G. sviluppa a partire dal marzo , rias-
Il legame di questo approccio con la teo- sume a suo avviso l’apporto più fecondo del-
ria della traducibilità è confermato da un te- l’economia classica alla filosofia marxista, in-
sto immediatamente anteriore, Q  II, , in dicando l’insieme delle “premesse” storiche
cui, riprendendo il riferimento a Vailati, G. (politiche e giuridiche in primo luogo) che
ricorda la prefazione di Engels al terzo volu- devono darsi, affinché possa presentarsi un
me del Capitale, in cui si afferma la «possibi- automatismo studiabile con leggi di tipo
lità di giungere, anche partendo dalla conce- scientifico. La riflessione sull’origine della
zione marginalista del valore, alle stesse con- scienza economica in quanto “scienza” (Q 
seguenze (se pure in forma volgare) di quelle II, ; Q  II, ; Q  II, ) è un’indagine sul-
a cui giunse l’economia critica». «L’afferma- la progressiva affermazione di questo auto-
zione di Engels – prosegue – va analizzata in matismo, coincidente con lo «sviluppo della
tutte le sue conseguenze», compresa quella borghesia come classe “concretamente mon-
per la quale l’economia critica si afferma so- diale”» (Q  II, , ) che, con Marx, G. af-
lo se riesce a dimostrare che i «problemi» che ferma inseparabile dal suo risvolto ideologi-
tratta sono gli stessi dell’«economia ortodos- co, ricordando il passo del Capitale in cui si
sa [...] in altro linguaggio» (ivi, -). La su- parla della «“solidità delle credenze popola-
periorità della soluzione “critica” degli stessi ri” come elemento necessario di una deter-
problemi non sta, come si è detto, in un suo minata situazione» (Q , , ). La nozione
interno formalismo, ma nella capacità di pro- di «mercato determinato», insieme a quella
spettare, grazie al fatto di assumere il punto di «homo oeconomicus» (come condensa-
di vista operaio, una soluzione ai problemi zione dei comportamenti interni all’automa-
reali che l’organizzazione capitalistica della tismo del mercato) e a quella di leggi di ten-
produzione e della società ha creato. Il con- denza, è stata una scoperta (dovuta a David
fronto tra linguaggi non è dunque «un sem- Ricardo) «di valore anche gnoseologico»,
plice gioco di “schematismi” generici» (que- che perciò implica «una nuova “immanen-
sta è l’obiezione che G. muove al pragmati- za”, una nuova concezione della “necessità”
smo, cfr. Q , , ), ma un confronto tra e della libertà ecc.» (Q  II, , ; v. anche
“ideologie” contrapposte. LC -, a Tania,  maggio ).
Q  II,  si apre difatti con il rinvio alla Anche la teoria del valore è un apporto
«polemica Einaudi-Spirito sullo Stato» ospi- ricardiano a Marx (Q ,  e Q  II, , ).
tata nel corso del  dalla rivista “Nuovi Questa affermazione, che G. fa quando in-
Studi di Diritto, Economia e Politica”, che, tende difendere Marx dall’osservazione di
ricorda G., «è da connettere con la polemica Croce relativa al “paragone ellittico”, non si
Einaudi-Benini» svoltasi nel  sulla “Rifor- inquadra perfettamente con la lettura della
ma sociale”. In entrambe era in questione la teoria del valore come approccio a partire
 ECONOMIA DIRETTA

dal punto di vista del lavoro. E infatti, già in economia diretta: v. economia programma-
Q , ,  G. nota che la teoria del valore- tica.
lavoro «il valore polemico, pur senza perde-
re la sua obbiettività, lo acquista col Marx» economia programmatica
(la tesi è ribadita nella seconda stesura: Q 
II, .VI, ). Il fatto è che G. a volte identi-
L’espressione «economia programma-
fica, a volte differenzia approccio classico e tica» compare nei Q solo nel febbraio .
neoclassico. Sviluppando la traccia ricardia- Se ne può però ricostruire la storia anterio-
na, egli giunge nel Q  a separare nettamen- re, considerando la serie di espressioni
te le due scuole, in particolare tornando a «economia secondo un piano», «economia
più riprese sulla nozione di «homo oecono- diretta» ed «economia regolata». Il tratto
micus» e sulla differenza tra astrazione de- da tutte condiviso è il fatto di designare dei
terminata e “generizzazione”. In questo mo- fenomeni, anche di opposta matrice politi-
do giunge anche a definirsi la differenza tra ca, convergenti nell’esigenza di superare
“scienza economica” e sua “critica”, che G. l’economia individualistica dinanzi al con-
denomina solitamente “economia critica”. trasto dato dal fatto «che mentre la vita
La seconda non è propriamente una scienza, economica ha come premessa necessaria
che si ha solo una volta che esista una “rego- l’internazionalismo o meglio il cosmopoli-
larità”. Essa «parte dal concetto della stori- tismo, la vita statale si è sempre più svilup-
cità del “mercato determinato” e del suo pata nel senso del “nazionalismo”» (Q , ,
“automatismo” mentre gli economisti puri ). Così, il corporativismo integrale di
concepiscono questi elementi come “eter- Ugo Spirito, con la sua «rivendicazione di
ni”, “naturali”; la critica analizza realistica- una “economia secondo un piano” e non
mente i rapporti delle forze che determina- solo nel terreno nazionale, ma su scala
no il mercato, ne approfondisce le contrad- mondiale, è interessante di per sé [...]; è l’e-
dizioni, valuta le modificabilità connesse al- spressione ancora “utopistica” di condizio-
l’apparire di nuovi elementi e al loro raffor- ni in via di sviluppo che, esse, rivendicano
zarsi e presenta la “caducità” e la “sostitui- l’“economia secondo un piano”» (Q , ,
bilità” della scienza criticata; la studia come ). G. non ritiene ovviamente che il fa-
vita ma anche come morte e trova nel suo in- scismo possa essere gestore di un’economia
timo gli elementi che la dissolveranno e la su- secondo un piano nel senso di un supera-
pereranno immancabilmente, e presenta mento del «classismo» (Q , , ), ma
l’“erede” che sarà presuntivo finché non crede di poter ipotizzare che esso possa es-
avrà dato prove manifeste di vitalità ecc.» (Q sere una «“rivoluzione passiva”», cioè una
, , ). Questo esercizio di critica è pos- trasformazione della «struttura economica
sibile solo, come si è visto, mostrando a ogni “riformisticamente” da individualistica a
passo che i “problemi” reali a cui economia economia secondo un piano (economia di-
ed economia critica rispondono sono gli retta)», con «l’avvento di una “economia
stessi. Ed è proprio questo aspetto che man- media” tra quella individualistica pura e
ca in un testo come il Précis d’économie poli- quella secondo un piano in senso integrale
tique di Lapidus e Ostrovitianov, un manua- [...] Il “corporativismo” potrebbe essere o
le sovietico di economia rispetto a cui G. ma- diventare, sviluppandosi, questa forma
nifesta una profonda insoddisfazione (Q  economica media di carattere “passivo”»
II, ,  e Q , , -). (Q , , ). Questa ipotesi è pienamen-
BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; CALABI te ripresa in sede di scrittura del Q : «l’a-
. mericanismo e il fordismo risultano dalla
FABIO FROSINI necessità immanente di giungere all’orga-
V. «caduta tendenziale del saggio di profitto», nizzazione di un’economia programmatica
«capitalismo», «Engels», «homo oeconomicus», e che i vari problemi esaminati dovrebbero
«leggi di tendenza», «Marx», «mercato determi- essere gli anelli della catena che segnano il
nato», «Ricardo», «struttura», «traducibilità». passaggio appunto dal vecchio individuali-
ECONOMICO - CORPORATIVO 

smo economico all’economia programma- prima alla seconda. Analogamente, in Q ,


tica» (Q , , ). , - si legge che la concezione hegeliana
«dell’associazione non può essere che anco-
FABIO FROSINI
ra vaga e primitiva, tra il politico e l’econo-
V. «americanismo e fordismo», «corporativi- mico, secondo l’esperienza storica del tem-
smo», «fascismo», «individualismo», «liberi-
po, che era molto ristretta e dava un solo
smo», «rivoluzione passiva», «Spirito».
esempio compiuto di organizzazione, quello
“corporativo” (politica innestata nell’econo-
economia regolata: v. economia program-
mia)» (corsivo mio, a evidenziare un’altra
matica.
possibile definizione del concetto).
Il passaggio dalla formulazione implici-
economia secondo un piano: v. economia ta a quella esplicita del lemma avviene nel
programmatica. cruciale Q , , nota intitolata Rapporti tra
struttura e superstrutture, laddove G. esami-
economicismo: v. economismo. na i diversi «momenti o gradi» in cui si arti-
cola il «“rapporto delle forze”», finendo
economico-corporativo per identificarne «tre fondamentali: °) c’è
Sebbene la prima occorrenza sia in Q , un rapporto delle forze sociali strettamente
, il concetto appare implicito sin dal Q , legato alla struttura; [...] °) un momento
in una serie di usi dell’aggettivo «“corpora- successivo è il “rapporto delle forze” politi-
tivo”», posto tra virgolette a indicarne la pe- che, cioè la valutazione del grado di omoge-
culiarità rispetto sia all’accezione corrente, neità e di autocoscienza raggiunto dai vari
sia a quella connessa al dibattito sul corpo- raggruppamenti sociali [...] °) il terzo mo-
rativismo fascista, cui pure nei Q è dedicato mento è quello del “rapporto delle forze mi-
ampio spazio. Così, già in Q , ,  si legge litari” che è quello immediatamente decisi-
che «lo sviluppo degli avvenimenti france- vo volta per volta». Il secondo grado «a sua
si» nel corso della rivoluzione «mostra lo volta può essere scisso in diversi momenti,
sviluppo politico» della borghesia, «che ini- che corrispondono ai diversi gradi della co-
zialmente pone le questioni che solo inte- scienza politica, così come si sono finora
ressano i suoi componenti fisici attuali, i manifestati nella storia. Il primo momento,
suoi interessi “corporativi” immediati (cor- il più elementare, è quello economico pri-
porativi in un senso speciale, di immediati ed mitivo [nel Testo C di Q , , : «eco-
egoistici di un determinato gruppo ristretto nomico-corporativo», ndr]: un commer-
sociale) [corsivo mio, a evidenziare una de- ciante sente di essere solidale con un altro
finizione che finisce per coincidere con ciò commerciante, un fabbricante con un altro
che in seguito G. dirà «economico-corpora- fabbricante ecc., ma il commerciante non si
tivo», ndr] [...] Questa parte avanzata per- sente ancora solidale col fabbricante; si sen-
de a mano a mano i suoi caratteri “corpora- te cioè l’unità omogenea del gruppo profes-
tivi” e diventa classe egemone per l’azione sionale, ma non ancora del raggruppamen-
di due fattori: la resistenza delle vecchie to sociale. Un secondo momento è quello in
classi e l’attività politica dei giacobini». Il cui si raggiunge la coscienza della solidarietà
passo mostra già la fondamentale contrap- d’interessi tra tutti i membri del raggruppa-
posizione tra quella che successivamente mento sociale, ma ancora nel campo pura-
verrà definita «fase economico-corporati- mente economico [...] Un terzo momento è
va» e la fase egemonica nello sviluppo stori- quello in cui si raggiunge la coscienza che i
co di una classe nonché, con significativo proprii interessi “corporativi”, nel loro svi-
spostamento d’accento rispetto agli scritti luppo attuale e avvenire, superano la cer-
precarcerari, la valutazione positiva del mo- chia “corporativa”, di raggruppamento eco-
vimento giacobino come di quella forza ca- nomico cioè, e possono e debbono divenire
pace di imprimere alla borghesia la spinta gli interessi di altri raggruppamenti subor-
necessaria a determinare il passaggio dalla dinati; questa è la fase più schiettamente
 ECONOMICO - CORPORATIVO

“politica” che segna il netto passaggio dalla vento in forme appropriate alla nuova situa-
pura struttura alle superstrutture comples- zione e ci fu poi la dominazione straniera».
se, è la fase in cui le ideologie germinate pre- Nel successivo Q , ,  G. osserva che
cedentemente vengono a contatto ed entra- «si potrebbe trovare nel Machiavelli la con-
no in contrasto fino a che una sola di esse, o ferma di ciò che ho altrove notato, che la
almeno una sola combinazione di esse, ten- borghesia italiana medioevale non seppe
de a prevalere, a imporsi, a diffondersi su uscire dalla fase corporativa per entrare in
tutta l’area, determinando oltre che l’unità quella politica perché non seppe completa-
economica e politica anche l’unità intellet- mente liberarsi dalla concezione medioeva-
tuale e morale, su un piano non corporati- le-cosmopolitica rappresentata dal Papa, dal
vo, ma universale, di egemonia [...] in cui gli clero e anche dagli intellettuali laici (umani-
interessi del gruppo fondamentale preval- sti), cioè non seppe creare uno Stato auto-
gono ma fino a un certo punto, non cioè al- nomo». In questa accezione l’espressione in
meno fino all’egoismo economico-corpora- questione compare come titolo di rubrica a
tivo» (ivi, -). G. pertanto critica il sin- partire da Q ,  (I comuni medioevali come
dacalismo rivoluzionario «in quanto esso si fase economica-corporativa dello sviluppo
riferisce a un raggruppamento subalterno, moderno), in diverse note del Q  e in alcu-
al quale con questa teorica si impedisce di ne della sezione miscellanea del Q , ma in
diventare mai dominante, di uscire dalla fa- particolare nell’elenco di «saggi principali»
se economico-corporativa per elevarsi alla che la precede (ivi, p. ).
fase di egemonia», che invece «presuppone Il prosieguo dell’analisi mostra a G. che
che si tenga conto degli interessi e delle ten- si tratta di un fenomeno di lunga durata del-
denze dei raggruppamenti su cui l’egemo- la storia italiana, tanto che «nel Risorgimen-
nia verrà esercitata, che si formi un certo to si ebbe l’ultimo riflesso della “tendenza
equilibrio, che cioè il raggruppamento ege- storica” della borghesia italiana a mantener-
mone faccia dei sacrifizi di ordine economi- si nei limiti del “corporativismo”: il non aver
co-corporativo» (ivi, -). E ancora, in Q risolto la quistione agraria è la prova di que-
, , : «alla fase corporativa [nel Testo C sto fatto. Rappresentanti di questa tendenza
di Q , , : «economico-corporativa», sono i moderati, sia neoguelfi (in essi – Gio-
ndr], alla fase di egemonia nella società ci- berti – appare il carattere universalistico-pa-
vile (o di lotta per l’egemonia), alla fase sta- pale degli intellettuali italiani che è posto co-
tale corrispondono attività intellettuali de- me premessa del fatto nazionale) sia i ca-
terminate, che non si possono arbitraria- vouriani (o economisti-pratici, ma al modo
mente improvvisare». dell’uomo del Guicciardini, cioè rivolti solo
Nei quaderni successivi il lemma così al loro “particulare”: da ciò il carattere del-
delineato viene ampiamente utilizzato in se- la monarchia italiana). Ma le tracce dell’uni-
de sia di ricostruzione storica, sia di analisi versalismo medioevale sono anche nel Maz-
politica, conoscendo anche varianti termi- zini, e determinano il suo fallimento politi-
nologiche come «fase corporativa-economi- co» (Q , , -). Anzi «si potrebbe già di-
ca» (Q , , -) o «fasi “corporativo-eco- re, così all’ingrosso, che già oggi si verifica
nomiche”» (Q , , ); in altre occorrenze nel mondo moderno un fenomeno simile a
i due termini dell’espressione vengono di- quello del distacco tra “spirituale” e “tem-
sgiunti, come in Q , ,  a proposito del porale” nel Medio Evo: fenomeno molto più
«corporativismo o gretto economismo» dei complesso di quello d’allora, di quanto è di-
partiti, senza che questo comporti un signi- ventata più complessa la vita moderna. I rag-
ficativo scostamento semantico. Per quanto gruppamenti sociali regressivi e conservativi
riguarda il primo ambito di applicazione, lo si riducono sempre più alla loro fase iniziale
ritroviamo a partire da Q , ,  nell’ana- economica-corporativa, mentre i raggrup-
lisi della storia d’Italia dopo il Mille, in cui «i pamenti progressivi e innovatori si trovano
Comuni non seppero uscire dalla fase cor- ancora nella fase iniziale appunto economi-
porativa, l’anarchia feudale ebbe il soprav- ca-corporativa; gli intellettuali tradizionali,
ECONOMICO - CORPORATIVO 

staccandosi dal raggruppamento sociale al il discorso si applica alle altre due fonda-
quale avevano dato finora la forma più alta e mentali realtà su cui si concentra l’analisi
comprensiva e quindi la coscienza più vasta critica dei Q, vale a dire gli Stati Uniti e
e perfetta dello Stato moderno, in realtà l’URSS staliniana. Per quanto riguarda i pri-
compiono un atto di incalcolabile portata mi, G. muove dalla considerazione che
storica: segnano e sanzionano la crisi statale «l’America non ha ancora superato la fase
nella sua forma decisiva». In tale prospetti- economica-corporativa, attraversata dagli
va «è da vedere in quanto l’“attualismo” di Europei nel Medio Evo, cioè non ha ancora
Gentile corrisponde alla fase statale positi- creato una concezione del mondo e un
va, a cui invece fa opposizione il Croce», che gruppo di grandi intellettuali che dirigano il
«vuole mantenere una distinzione tra società popolo nell’ambito della società civile: in
civile e società politica, tra egemonia e ditta- questo senso è vero che l’America è sotto
tura; i grandi intellettuali esercitano l’ege- l’influsso Europeo, della storia europea» (Q
monia, che presuppone una certa collabora- , , ; v. anche Q , ). In Q , , 
zione, cioè un consenso attivo e volontario ipotizza «che la fase economico-corporativa
(libero), cioè un regime liberale-democrati- della storia americana è in crisi e si sta per
co. Il Gentile pone la fase corporativo[-eco- entrare in una nuova fase: ciò apparirà chia-
nomica] come fase etica nell’atto storico: ramente solo se si verifica una crisi dei par-
egemonia e dittatura sono indistinguibili, titi storici (repubblicano e democratico) e la
[...] esiste solo lo Stato e naturalmente lo creazione di qualche potente nuovo partito
Stato-governo, ecc.» (Q , , -). In defi- che organizzi permanentemente la massa
nitiva la sua filosofia è «strettamente legata dell’Uomo Comune. I germi di tale svilup-
al momento economico-corporativo», anzi po esistevano già (partito progressista), ma
«alla fase dell’espressione tecnica diretta di la struttura economico-corporativa ha fino-
questo momento» (Q , , ). La conclu- ra sempre reagito efficacemente contro di
sione è che «tutta la storia dal  in poi è lo essi». In Q , ,  sostiene invece che il
sforzo delle classi tradizionali per non la- «regime presidenziale americano (Stati Uni-
sciar formare una volontà nazionale, ma per ti d’America), con la sua unità tra capo del
mantenere il potere “economico-corporati- governo e capo dello Stato [...] è simile al
vo” in un sistema internazionale di equili- regime delle repubbliche comunali medioe-
brio rimorchiato ecc.» (Q , , ). La que- vali italiane (fase economico-corporativa
stione è a sua volta legata a «quel carattere dello Stato)».
del popolo italiano che si può chiamare Per quanto riguarda l’URSS, G. osserva
“apoliticismo”. Questo carattere, natural- in Q , , : «nei nuovi sviluppi del ma-
mente, è delle masse popolari, cioè delle terialismo storico, l’approfondimento del
classi subalterne. Negli strati superiori e do- concetto di unità della teoria e della pratica
minanti vi corrisponde un modo di pensare non è ancora che ad una fase iniziale: anco-
che si può dire “corporativo”, economico, ra ci sono dei residui di meccanicismo», il
di categoria» (Q , , -). che significa che si trova ancora nella «fase
L’uso del lemma non è tuttavia limitato economico-corporativa, in cui si trasforma il
alla storia politica italiana, ma assume ca- quadro generale della “struttura”» e, come
rattere più generale a partire da Q , , , aggiunge nel Testo C di Q , , , «la
Passato e presente, in cui si legge che, se «le qualità-superstruttura adeguata è in via di
classi dominanti di una nazione non sono sorgere, ma non è ancora organicamente
riuscite a superare la fase economica-corpo- formata». Così si legge infatti in Q , , :
rativa che le porta a sfruttare le masse po- «Fase economica-corporativa dello Stato. Se è
polari fino all’estremo consentito dalle con- vero che nessun tipo di Stato non può non
dizioni di forza, cioè a ridurle solo alla ve- attraversare una fase di primitivismo econo-
getatività biologica, è evidente che non si mico-corporativa, se ne deduce che il conte-
può parlare di potenza dello Stato, ma solo nuto dell’egemonia politica del nuovo grup-
di mascheratura di potenza». In particolare po sociale che ha fondato il nuovo tipo di
 ECONOMISMO

Stato deve essere prevalentemente di ordine vo”». Così, in una serie di note dedicate a I
economico: si tratta di riorganizzare la strut- nipotini di padre Bresciani, G. osserva che
tura e i rapporti reali tra gli uomini e il mon- l’«antidemocrazia negli scrittori bresciane-
do economico o della produzione. Gli ele- schi non ha altro significato che di opposi-
menti di superstruttura non possono che es- zione al movimento popolare-nazionale, cioè
sere scarsi e il loro carattere sarà di previsio- è spirito “economico-corporativo”, “privile-
ne e di lotta, ma con elementi “di piano” an- giato”, di casta e non di classe, di carattere
cora scarsi: il piano culturale sarà soprattut- politico-medioevale e non moderno» (Q ,
to negativo, di critica del passato, tenderà a , ). Il problema è a sua volta legato al-
far dimenticare e a distruggere: la linee del- la questione della lingua, dal momento che
la costruzione saranno ancora “grandi li- «se è vero che ogni linguaggio contiene gli
nee”, abbozzi, che potrebbero (e dovrebbe- elementi di una concezione del mondo e di
ro) essere cambiate in ogni momento, per- una cultura, sarà anche vero che dal lin-
ché siano coerenti con la nuova struttura in guaggio di ognuno si può giudicare la mag-
formazione»: è ciò che accade «quando il giore o minore complessità della sua conce-
processo è normale, non violento, quando zione del mondo. Chi parla solo il dialetto o
tra struttura e superstrutture c’è omogeneità comprende la lingua nazionale in gradi di-
e lo Stato ha superato la sua fase economico- versi, partecipa necessariamente di una in-
corporativa» (Q  II, .X, con innovazione tuizione del mondo più o meno ristretta e
rispetto al Testo A di Q , ). Il concetto vie- provinciale, fossilizzata, anacronistica in
ne ulteriormente sviluppato in Q , , , confronto delle grandi correnti di pensiero
dove a G. preme «mostrare che tra il vecchio che dominano la storia mondiale. I suoi in-
assolutismo rovesciato dai regimi costituzio- teressi saranno ristretti, più o meno corpo-
nali e il nuovo assolutismo c’è differenza es- rativi o economistici, non universali» (Q ,
senziale, per cui non si può parlare di un re- , ).
gresso [...] Teoricamente mi pare si possa BIBLIOGRAFIA: DE GIOVANNI .
spiegare il fenomeno nel concetto di “ege-
monia”, con un ritorno al “corporativismo”, GIUSEPPE COSPITO
ma non nel senso “antico regime”, nel senso V. «americanismo», «brescianesimo», «borghesia
moderno della parola, quando la “corpora- comunale», «Comuni medievali», «concezione
zione” non può avere limiti chiusi ed esclu- del mondo», «corporativismo», «egemonia»,
«etico-politico», «giacobinismo», «Gioberti»,
sivisti, come era nel passato; oggi è corpora- «Mazzini», «nazionale-popolare», «Risorgimen-
tivismo di “funzione sociale”, senza restri- to», «struttura-superstrutture», «URSS».
zione ereditaria o d’altro».
Il lemma viene applicato da G. anche economismo
all’ambito più specificamente culturale, sul
presupposto, esplicitato in Q , , -, La riflessione sull’economismo si svolge
sviluppando uno spunto del Testo A di Q , nei Q quasi subito su un duplice registro: co-
, di un’«analogia e connessione collo svi- me sinonimo di sindacalismo, in riferimento
luppo dello Stato, che dalla fase “economi- al mondo politico francese della fine del se-
co-corporativa” passa alla fase “egemonica” colo XIX, e come tacito riferimento a una se-
(di consenso [attivo]). Si può dire cioè che rie di aporie pratiche presenti nel movimen-
ogni cultura ha il suo momento speculativo to comunista e socialista. Nel Q , dopo aver
o religioso, che coincide col periodo di com- riflettuto sul «giacobinismo a rovescio»,
pleta egemonia del gruppo sociale che espri- cioè meramente verbale, di Charles Maurras
me e forse coincide proprio col momento in e della Action française (Q , ), G. collega
cui l’egemonia reale si disgrega alla base, questa impostazione al «“centralismo orga-
molecolarmente, ma il sistema di pensiero, nico”» bordighiano (Q , ), quindi si sof-
appunto perciò (per reagire alla disgregazio- ferma sulle analogie con il sindacalismo:
ne) si perfeziona dogmaticamente», dive- «Nella concezione di Maurras ci sono molti
nendo «raffinato e altamente “speculati- tratti simili a certe teorie catastrofiche for-
ECONOMISMO 

mali di certo sindacalismo o economismo» pravalutano le cause meccaniche, dall’altra


(Q , , ). Si tratta sempre della «trasposi- l’elemento “volontario” e individuale. Il
zione nel campo politico e parlamentare di nesso dialettico tra i due ordini di ricerche
concezioni nate sul terreno economico e sin- non viene stabilito esattamente» (ivi, ).
dacale», come accade anche per l’«astensio- Ma subito G. individua il rapporto tra que-
nismo politico in generale, non solo parla- sto piano analitico e l’aspetto politico-stra-
mentare» (torna il riferimento tacito a Bor- tegico, recuperando così anche la preceden-
diga). In tutti questi casi il presupposto è che te accezione di economismo: «Naturalmen-
«meccanicamente avverrà il crollo dell’av- te se l’errore è grave nella storiografia, ancor
versario», senza la necessità di un’azione po- più grave diventa nella pubblicistica, quan-
litica organizzata (ibid.): dunque una conce- do si tratta non di ricostruire la storia passa-
zione negativa (sia nel senso morale, sia nel ta ma di costruire quella presente e avveni-
senso logico: privativa) della politica. In re» (ibid.).
Francia, il fenomeno sindacalista è «l’e- Per opporsi a queste due facce della
spressione» del fatto che, con la catastrofe medesima mancanza di dialettica occorre
della Comune e l’eliminazione fisica dei suoi mostrare in concreto come si debba condur-
protagonisti, «Parigi perde la sua unità rivo- re un’analisi dialettica della storia, e quindi
luzionaria»: «l’astensionismo elettorale e l’e- della politica attuale. G. prende le mosse
conomismo puro sono l’apparenza “intran- dall’assunto che «la mediazione dialettica
sigente” di questa abdicazione di Parigi al tra i due principii del materialismo storico
suo ruolo di testa rivoluzionaria della Fran- riportati in principio di questa nota è il con-
cia, sono cioè anch’essi piatto opportuni- cetto di rivoluzione permanente» (ivi, -).
smo, il postumo del salasso del » (Q , I due principii sono quelli contenuti nella
, ). La diffidenza verso la politica “po- Prefazione del ’, l’approccio dialettico alla
liticante” è il risvolto dello stato di prostra- storia e alla politica consiste nello sviluppo
zione politica delle classi subalterne, classi della nozione di “rapporti di forze”. Solo
che il sindacalismo intende rappresentare. dopo aver svolto ampiamente questo con-
Economismo e sindacalismo sono pertanto cetto (G. ricorda più avanti che esso trae ori-
in questo senso coincidenti. gine dalla Miseria della Filosofia: ivi, -),
Il discorso si fa più complesso quando, G. torna a discutere dell’economismo. Que-
riflettendo sui «Rapporti tra struttura e su- sto è ormai una categoria generale, che com-
perstrutture» (titolo di Q , ), G. riformu- prende «tanto il movimento teorico del libe-
la tutta la questione dell’economismo in ri- ro scambio come il sindacalismo teorico».
ferimento al modo di porre tale rapporto. La La notevole diversità di significato di «que-
via da lui imboccata lo conduce a ripensare ste due tendenze» (ivi, ) non sta nella lo-
il nesso di determinazione della struttura ro impostazione teorica, identica, ma nella
sulle superstrutture come mediazione dia- funzione politica che svolgono. Il liberismo
lettica tra momenti o aspetti “permanenti” e è infatti un’ideologia «di un raggruppamen-
momenti o aspetti “occasionali” (la ripresa to dominante», il sindacalismo teorico «di
della terminologia machiavelliana è eviden- un raggruppamento subalterno» (ibid.). La
te). L’economismo ricompare qui allora co- rinuncia a pensare il carattere efficiente del-
me figura di un approccio storiografico: la politica e l’unità di economia e politica, il
«L’errore in cui si cade spesso nella analisi valore dell’organizzazione ecc. significa nel
storica consiste nel non saper trovare il rap- caso del liberismo che esso può al massimo
porto tra il “permanente” e “l’occasionale”, favorire la «rotazione al potere governativo
cadendo così o nell’esposizione di cause re- di una frazione invece che di un’altra del
mote come se fossero quelle immediate, o raggruppamento dominante», e non invece
nell’affermazione che le cause immediate so- la «fondazione e organizzazione di una nuo-
no le sole cause efficienti. Da un lato si ha va società politica e tanto meno di un nuovo
l’eccesso di “economismo”, dall’altro l’ec- tipo di società civile» (ivi, -). Ma, rife-
cesso di “ideologismo”; da una parte si so- rendosi a una classe già al potere, non in-
 ECONOMISMO

fluisce negativamente sulla questione della nell’agire politico il momento dell’efficacia,


sua capacità di essere «dirigente». Al con- cioè della produttività storica di nuovi ordi-
trario, il sindacalismo inibisce qualsiasi ca- namenti, realizzando concretamente quel
pacità «di diventare mai dominante, di usci- passaggio da un modo di produzione a un al-
re dalla fase economico-corporativa per ele- tro, di cui parla Marx nella Prefazione del ’.
varsi alla fase di egemonia politico-intellet- Di conseguenza, solo impostando l’analisi
tuale nella società civile e diventare domi- sul terreno dell’egemonia, cioè della conqui-
nante nella società politica» (ivi, ). «Nel sta di una visione nella quale economia e po-
caso del sindacalismo teorico [...] la indi- litica sono sempre unite, sarà possibile favo-
pendenza e l’autonomia del raggruppamen- rire politicamente l’uscita dei gruppi sociali
to subalterno che si dice di esprimere, è in- subalterni dallo stato di prostrazione e man-
vece sacrificata all’egemonia intellettuale del canza di iniziativa nel quale si trovano di fat-
raggruppamento dominante, poiché il sin- to: quindi «è strano che impostare concreta-
dacalismo teorico è un aspetto del liberismo mente la quistione dell’egemonia sia inter-
economico giustificato con alcune afferma- pretato come fatto che subordina il rag-
zioni del materialismo storico» (ivi, ). gruppamento egemone» (Q , , ). A
Questa incapacità di pensare «la tra- questa altezza, anche il fenomeno Bordiga
sformazione del raggruppamento subordi- rientra nella tipologia generale dell’econo-
nato in dominante» può nascere o dal fatto mismo: «appartengono all’economismo tut-
che non ci si pone «affatto il problema (fa- te le forme di astensionismo elettorale [...]
bianesimo, De Man, parte notevole del la- Non sempre l’economismo è contrario all’a-
burismo)», o perché «lo si pone in forma in- zione [politica] e al partito politico, che vie-
congrua e inefficiente (socialdemocrazia)», ne però considerato come organismo educa-
o perché «si afferma il salto immediato dal tivo di tipo sindacale. La così detta “intran-
regime dei raggruppamenti a quello della sigenza” è una forma di economismo: così la
perfetta eguaglianza (sindacalismo teorico “formula tanto peggio tanto meglio” ecc.»
in senso stretto)» (ibid.). La diversità, data (ibid.).
dal crescente radicalismo politico, non cam- A questo punto G. recupera uno spun-
bia la sostanza del problema, che sta in una to annotato con differente intenzione in Q ,
drammatica incapacità di porre la questione , , relativo al cosiddetto “economismo
della politica nel terreno dell’egemonia. G. storico” patrocinato da Achille Loria. An-
prosegue infatti notando che «è per lo meno che questa dottrina rientra ora nel concetto
strano l’atteggiamento dell’economismo di economismo, anzi «si può dire che il ma-
verso la volontà, l’azione e l’iniziativa politi- terialismo storico che io ritengo più diffuso
ca, come se esse non fossero espressione del- di quanto si creda, è d’interpretazione loria-
l’economia e anzi l’espressione efficiente na e non è l’originale marxista» (Q , ,
dell’economia». Nel Testo C, in modo anco- ). Con la mediazione dell’economismo
ra più forte, scrive: «come se queste non fos- storico loriano può finalmente rientrare nel-
sero una emanazione organica di necessità l’analisi tutto quel materialismo storico che
economiche e anzi la sola espressione effi- riduce «lo svolgimento economico [...] ai
ciente dell’economia» (Q , , ). Que- cangiamenti degli strumenti tecnici» (ibid.),
sto giudizio va letto alla luce della riformu- perdendo di vista la straordinaria ricchezza
lazione, avviata in questo stesso testo, dell’a- che il concetto di “forze produttive” ha in
nalisi storica marxista in termini di “rivolu- Marx, che, ricorda G., «parla sempre di
zione permanente” attraverso il ricorso ai “forze materiali di produzione” in generale
rapporti di forze. Da questa prospettiva, e in queste forze include anche la “forza fisi-
ogni ricorso all’economia come tale è da re- ca” degli uomini» (ibid.) (qui G. sta ripren-
spingere, essendo questa un’astrazione non dendo, senza nominarla apertamente, la
dialettica. Concretamente, l’economia esiste propria critica al concetto di “strumento
nel complesso di rapporti sociali, non sola- tecnico” in Bucharin: v. Q ,  e Q , ). Vi
mente economici, che trovano in ogni caso rientra inoltre quel materialismo che riduce
ECONOMISMO 

il mutamento storico ai «mutamenti di un posizione della filosofia della praxis: quella


qualche fattore importante della produzio- che le “credenze popolari” o le credenze del
ne» (Q , , ), cadendo in una forma di tipo delle credenze popolari hanno la vali-
causalismo infantile, proprio di chi intende dità delle forze materiali» (ibid.). Altrove G.
individuare una causa ultima e definitiva, e si sofferma sulla tesi per cui «in Italia gran
soprattutto immediata, a una trasformazione parte di ciò che si chiama materialismo sto-
complessa e graduale (anche qui il riferi- rico non sia altro che lorianismo» (Q , ,
mento è a Bucharin: Q , , ). Se dunque ) e finisce per ipotizzare che la stessa let-
l’economismo storico di Loria serve a spie- tura crociana del materialismo storico come
gare una certa corrente deteriore del mate- «canone pratico di interpretazione storica»
rialismo storico attuale, per i ragionamenti non sia altro che una lettura di tipo “loriano”
fatti in precedenza vi sarà un risvolto imme- (Q , , , Testo A, e Q  I, , , Te-
diatamente politico di esso, un modo di pen- sto C). Il riferimento a Bordiga viene invece
sare la politica al di qua dell’egemonia. «De- esplicitato in Q , , , dove si ricorda la
generato in economismo storico, il materia- «polemica, prima del , tra Tasca e Ama-
lismo storico perde una gran parte della sua deo [...] Si dice spesso che l’estremismo
espansività culturale tra le persone intelli- “economista” era giustificato dall’opportu-
genti, per quanta ne acquista tra gli intellet- nismo culturalista [...], ma non si potrebbe
tuali pigri, tra quelli che vogliono apparire anche dire [...] che l’opportunismo cultura-
sempre furbissimi», in quanto «la politica e lista era giustificato dall’estremismo econo-
quindi tutta la storia» è ridotta a «un gioco micistico? In realtà né l’uno né l’altro erano
di illusionismi [...] Tutta l’attività culturale è “giustificabili” e sono mai da giustificare. Sa-
ridotta così a “svelare” trucchi» (Q , , ranno da “spiegare” realisticamente come i
). Il presupposto è che la politica in quan- due aspetti della stessa immaturità e dello
to tale sia illusione e trucco. «Perciò occorre stesso primitivismo». Il tema è ripreso in Q
combattere contro l’economismo non solo , , : «Altro elemento da aggiungere al
nella teoria della storiografia, ma anche nel- paragrafo sull’economismo è questo: come
la teoria e nella pratica politica. In questo esemplificazione della così detta intransigen-
campo la reazione deve essere condotta sul za, l’avversione [rigida] di principio al com-
terreno del concetto di egemonia» (ivi, ). promesso con la sua manifestazione subor-
A questo testo, scorporato in seconda dinata della “paura dei pericoli”. L’avversio-
stesura in Q ,  e Q ,  (quest’ultimo de- ne al compromesso è strettamente legata al-
dicato ad Alcuni aspetti teorici e pratici del- l’economismo, in quanto la concezione su
l’economismo), G. consegna l’essenziale del- cui si basa questa avversione non può essere
la riflessione sul tema. I passaggi successivi o che un fatale verificarsi di certe situazioni fa-
riprendono singoli aspetti con maggiore dif- vorevoli senza bisogno di “prepararle” con
fusione, o sviluppano per antitesi la conce- iniziative volontarie e predisposte secondo
zione dialettica. Così, in una variante instau- un piano; c’è inoltre l’elemento di affidarsi
rativa G. fa riferimento a una debolezza lo- ciecamente e scriteriatamente alla virtù delle
gica dell’economismo storico: «essendo o armi». Questa critica ricorda, anche se su
presumendo di essere anche l’“economi- ben altro livello, quella al «pregiudizio “eco-
smo” un canone obbiettivo di interpretazio- nomistico”» di Rosa Luxemburg: «L’ele-
ne (obbiettivo-scientifico)» anche per esso mento economico immediato (crisi ecc.) è
dovrebbe valere lo stesso criterio di «ricerca considerato come l’artiglieria campale nella
nel senso degli interessi immediati» che vie- guerra il cui ufficio era quello di aprire un
ne applicato agli avversari (Q , , ), fi- varco nella difesa nemica, sufficiente perché
nendo così il criterio stesso per autoannul- le proprie truppe vi facessero irruzione e ot-
larsi. La via d’uscita sta appunto in una di- tenessero un successo strategico definitivo o
versa comprensione del concetto di “interes- almeno nella linea necessaria del successo
se” (e dunque di “politica”). Aggiunge infat- definitivo [...] Era una forma di ferreo de-
ti G.: «Si è dimenticato inoltre un’altra pro- terminismo economistico, con l’aggravante
 EDUCAZIONE

che gli effetti ne erano concepiti come rapi- su cui sviluppare le sue argomentazioni. Le
dissimi nel tempo e nello spazio: perciò era LC spesso contengono il primo spunto e la
un vero e proprio misticismo storico, l’a- prima stesura di pensieri che ricompariranno
spettazione di una specie di fulgurazione mi- in forma più distesa e meditata nei Q. In es-
racolosa» (Q , , ). se il ragionamento verte sin dagli inizi sull’u-
L’economismo è ricordato un’ultima tilità o meno della coercizione. Nel  G.
volta in Q , , , dedicato a «Filosofia scrive alla moglie Giulia, parlando dell’edu-
della prassi ed “economismo storico”». Una cazione del figlio Delio, di credere che coi
volta stabilita la radicale diversità, si può tor- bambini «finché la personalità sia giunta a un
nare a individuare una qualche utilità dell’e- certo grado di sviluppo, un po’ di pedanteria
conomismo storico, se si è consapevoli del sia necessaria e indispensabile» (LC -, 
fatto che le “cause” da esso indicate sono, luglio ). Nello stesso anno, scrivendo al
come si stabilisce già in Q , , dell’ordine fratello Carlo dell’educazione della nipote
dell’“occasionale” e non del “permanente”: Mea, G. esprime una concezione della vita e
«Che un gruppo di finanzieri, che hanno in- dell’educazione – in accordo con le marxia-
teressi in un paese determinato possano gui- ne Tesi su Feuerbach – viste come «lotta per
dare la politica di questo paese, attirarvi la adattarci all’ambiente ma anche e special-
guerra o allontanarla da esso, è indubitabile: mente per dominarlo e non lasciarcene
ma l’accertamento di questo atto [...] è l’af- schiacciare»; in conseguenza di ciò, G. pen-
fermazione che “immediatamente”, come sa che, se nel rapporto educativo si rinuncia
“occasione”, i fatti sono stati influenzati da a «intervenire [...] usando dell’autorità che
determinati interessi di gruppo ecc.». Il viene dall’affetto e dalla convivenza famiglia-
“permanente” può invece essere attinto so- re facendo pressione su di lei in modo affet-
lo da una filosofia, cioè da un discorso capa- tuoso ed amorevole ma tuttavia rigido e fer-
ce di mediare dialetticamente la struttura e mo inflessibilmente, avverrà senza alcun
gli eventi mutevoli, il concetto e l’individuo: dubbio che la formazione spirituale [...] sarà
«Si può dire che il fattore economico (inte- il risultato meccanico dell’influsso casuale di
so nel senso immediato e giudaico dell’eco- tutti gli stimoli di quest’ambiente» (LC -,
nomismo storico) non è che uno dei tanti  agosto ).
modi con cui si presenta il più profondo La riflessione in merito alla necessità di
processo storico (fattore di razza, religione far uso della direzione si specifica anche tra-
ecc.) ma è questo più profondo processo che mite la riflessione sul tecnicizzarsi della vita
la filosofia della prassi vuole spiegare ed ap- moderna, attraverso la quale G. stabilisce la
punto perciò è una filosofia, una “antropo- necessaria complementarità nel rapporto
logia”, e non un semplice canone di ricerca educativo tra formazione umanistica e mo-
storica» (ibid.). derna formazione meccanico-matematica di
BIBLIOGRAFIA: HIRSCHFELD ; LO- tipo americano. In una lettera del  aprile
SURDO  e a.  infatti scrive: «il principio del Meccano
è certamente ottimo, per i bambini moderni»
FABIO FROSINI
(LC , a Tania). Se però nella lettera alla
V. «Bordiga», «Bucharin», «catastrofe, catastrofi- moglie del  gennaio  – dove chiedendo
co», «determinismo», «liberismo», «libero scam-
informazioni «sul come Delio interpreta il
bio», «Loria», «Luxemburg», «Prefazione del
’», «sindacalismo teorico».
Meccano» G. è ancora indeciso «se il mecca-
no, togliendo al bambino il suo proprio spi-
rito inventivo» possa limitarne la fantasia,
educazione
come in genere fa la cultura moderna di «ti-
G. inizia a svolgere la sua riflessione in po americano, della quale il meccano [...] è
ordine al problema dell’educazione a partire espressione» (LC ) – si nota ancora una
dai problemi impostati nel Q , ma soprat- certa oscillazione tra due visioni educative
tutto sono le corrispondenze epistolari con i distinte, il macchinismo e il robinsonismo,
familiari a fornirgli il materiale pedagogico questa indecisione viene definitivamente ri-
EDUCAZIONE 

solta già a partire dal , quando in una let- una di queste involuzioni: «si immagina qua-
tera alla moglie scrive che il tipo di bambino si che nel bambino il cervello sia come un go-
che anche lui era stato nella Sardegna di ini- mitolo che il maestro aiuta a sgomitolare. In
zio secolo, tutto fantasia, non può più esser- realtà ogni generazione educa la nuova gene-
ci nella società industrializzata contempora- razione, cioè la forma, e l’educazione è una
nea, nella quale ormai «la radio e l’aeroplano lotta contro gli istinti legati alle funzioni bio-
hanno distrutto per sempre il Robinsoni- logiche elementari, una lotta contro la natu-
smo» (LC , ° luglio , a Giulia). Emer- ra, per dominarla e creare l’uomo “attuale”
ge qui la questione dello spontaneismo, da alla sua epoca» (Q , , ).
G. avversato; l’accettazione dei presupposti Nei Q la questione dell’educazione vie-
dell’attivismo pedagogico, di derivazione ne allargata al tema dell’egemonia e al ruolo
idealistica, fondato sulla rivendicazione del- di mediazione fondamentale svolto dagli in-
lo sviluppo libero e autonomo delle facoltà tellettuali. La questione pedagogico-educa-
del fanciullo, considerato giusto quando si tiva appare sin dal Q  come parte del più va-
rivolge contro il nozionismo e l’autoritari- sto discorso sulla formazione e il ruolo degli
smo, diviene pericoloso quando si traduce intellettuali nella storia italiana del secolo
nell’“idoleggiamento” della spontaneità del XIX. In Q ,  G. distingue i due modi in cui
fanciullo; questa posizione corrisponde alla una classe attua la sua supremazia: come do-
concezione metafisica che G. riscontra nel- minio sui gruppi avversari o come direzione
l’impostazione pedagogica di tutta la fami- intellettuale e morale sui gruppi affini e al-
glia della moglie Giulia, che presuppone leati; in questo quadro, non esistono intel-
«che nel bambino sia in potenza tutto l’uo- lettuali come classe autonoma e indipenden-
mo e che occorra aiutarlo a sviluppare ciò te, ma come ceto che ogni classe fondamen-
che già contiene di latente, senza coercizio- tale elabora in quanto suo strumento speci-
ni» (LC , a Giulia,  dicembre ). fico. Nella storia degli intellettuali italiani
A questo modo di concepire l’educazio- nell’Ottocento G. analizza i motivi della su-
ne G. oppone una concezione dell’uomo co- premazia dei moderati sugli altri gruppi e la
me «formazione storica ottenuta con la coer- loro capacità di direzione delle masse popo-
cizione (intesa non solo nel senso brutale e di lari e conduce il discorso direttamente sulla
violenza esterna)»; diversamente si cadrebbe questione educativa. Come scrive in Q , ,
in una forma di «trascendenza o di imma- ampliando le considerazioni già svolte nella
nenza» (ibid.). In tal modo egli respinge an- nota in prima stesura del Q , la questione
che tutta una tradizione educativa di stampo della scuola, e nel complesso la strategia
illuminista che considera l’insegnamento un educativa, risultarono fondamentali per i
processo teso allo «sgomitolamento» di pre- moderati nel momento di conquistare l’ege-
sunte qualità innate nella coscienza del fan- monia; di qui l’«attività dei moderati per in-
ciullo, come sottolinea in una nota del Q , trodurre il principio pedagogico dell’inse-
dove scrive: «La Svizzera ha dato un grande gnamento reciproco (Confalonieri, Cappo-
contributo alla pedagogia moderna (Pesta- ni, ecc.)». I moderati cioè seppero imporre
lozzi ecc.), per la tradizione ginevrina di nel Risorgimento la propria supremazia an-
Rousseau»; in realtà questa pedagogia è una che sulle funzioni educative, elaborando il
forma confusa di filosofia «connessa 〈a〉 una principio pedagogico fondato sull’idea di la-
serie di regole empiriche». Non si è tenuto sciare libere di svilupparsi le forze psichiche
conto che le idee di Rousseau sono «una rea- del fanciullo (recuperando così gli elementi
zione violenta alla scuola e ai metodi peda- della pedagogia di Rousseau) per contrasta-
gogici dei Gesuiti e in quanto tale rappre- re l’egemonia gesuitica sull’educazione.
sentano un progresso: ma si è poi formata «Nei moderati» in questo modo si afferma-
una specie di chiesa che ha paralizzato gli va «il solo movimento pedagogico concreto
studi pedagogici e ha dato luogo a delle cu- opposto alla scuola “gesuitica”» e «ciò non
riose involuzioni (nelle dottrine di Gentile e poteva non avere efficacia sia tra i laici, ai
del Lombardo-Radice)». La “spontaneità” è quali dava nella scuola una propria persona-
 EDUCAZIONE

lità, sia nel clero liberaleggiante e antigesui- strazione teorica che se non sono dotti la col-
tico (ostilità accanita contro Ferrante Apor- pa è loro» (ivi, ).
ti, ecc.; il ricovero e l’educazione dell’infan- Posto invece che ai fini del corretto
zia abbandonata era un monopolio clericale svolgimento del processo educativo sia «ne-
e queste iniziative spezzavano il monopo- cessario un apparato di cultura, attraverso
lio)» (ivi, ). cui la generazione anziana trasmette alla ge-
A questo punto l’analisi sulla funzione nerazione giovane tutta l’esperienza del pas-
degli intellettuali si intreccia con la polemica sato», la quale permette di acquisire «deter-
di G. verso i contenuti pedagogici dell’ideo- minate inclinazioni e abitudini (anche fisiche
logia liberale: lo spontaneismo e il libertari- e tecniche che si assimilano con la ripetizio-
smo da essa professati vengono giudicati illu- ne)» (ibid.), si fa strada l’esigenza di operare
sori in quanto non esiste alcun rapporto che un processo di conformazione sociale del
non contempli il principio della direzione; processo educativo, esigenza connaturata al-
soprattutto «ogni generazione educa la nuo- la società democratica, in cui si pone il «pro-
va generazione» e ciò indica una permanen- blema di educazione delle masse [...] secon-
za del rapporto educativo, e qualora vi fosse do le esigenze del fine da raggiungere» (Q ,
conflitto o discordia si tratterebbe di «feno- , ). Nella società democratica «la qui-
meni superficiali, inerenti a ogni opera edu- stione della “personalità e libertà” si pone
cativa e di raffrenamento» (Q , , -). In non per il fatto della disciplina, ma per
tal modo G. mette in discussione l’assunto l’“origine del potere che ordina la discipli-
della pedagogia idealista che «l’istruzione na”». Poiché questa origine è «“democrati-
non sia anche educazione»; infatti «perché ca”», cioè «l’autorità è una funzione tecnica
l’istruzione non fosse anche educazione bi- specializzata e non un “arbitrio” o un’impo-
sognerebbe che il discente fosse una mera sizione estrinseca ed esteriore», ecco che la
passività, un “meccanico recipiente” di no- disciplina è «un elemento necessario di ordi-
zioni astratte, ciò che è assurdo e del resto ne democratico, di libertà»; se si intende
viene “astrattamente” negato dai sostenitori quindi «con questa parola un rapporto con-
della pura educatività appunto contro la me- tinuato e permanente tra governanti e go-
ra istruzione meccanicistica». La coscienza vernati che realizza una volontà collettiva» e
individuale della stragrande maggioranza non certo «passivo e supino accoglimento di
dei fanciulli riflette per la maggior parte rap- ordini», essa non annulla «la personalità in
porti civili e culturali «diversi e antagonisti- senso organico, ma solo limita l’arbitrio e
ci con quelli che sono rappresentati dai pro- l’impulsività irresponsabile, per non parlare
grammi scolastici: il “certo” di una cultura della fatua vanità di emergere» (Q , ,
progredita, diventa “vero” nei quadri di una -). In una società siffatta l’elemento
cultura fossilizzata e anacronistica, non c’è coercitivo-educativo come dimensione ineli-
unità tra scuola e vita, e perciò non c’è unità minabile del processo educativo si chiarisce
tra istruzione e educazione» (Q , , -). nel concetto di educazione come lotta con-
In sostanza, l’ideologia liberale (libertaria), tro gli istinti per dominare la natura. Un si-
facendo appello al principio dell’autodidat- mile obiettivo è ciò che deve prefiggersi lo
ticismo, secondo il quale «l’educazione è au- Stato nella sua lotta contro il senso comune
tonomia e non impressione dal di fuori», di diffuso, materiato di elementi premoderni, e
fatto mascherava un’ideologia antistorica re- contro la legittimazione dell’insegnamento
triva, che forma «persone “anacronistiche” religioso per le classi subalterne propria del-
che pensano con modi antiquati e superati e la pedagogia idealista, ma anche di un certo
questi tramandano “vischiosamente”» (Q marxismo meccanicistico. Per quanto ri-
, , -); in base ad essa si sostiene la guarda quest’ultimo, G. rintraccia una simi-
non necessità di organizzare luoghi e modi le visione del processo educativo anche nel-
della diffusione culturale, negando di fatto le posizioni di Labriola, il quale, non avendo
«ai poveri il tempo da dedicare allo studio, ben compreso la sostanza dialettica del rap-
unendo allo scorno la beffa, cioè la dimo- porto educativo impostato da Marx a parti-
EDUCAZIONE 

re dalle Tesi su Feuerbach, può affermare che corporare nel personale governativo, ammi-
per rendere educabile un papuano bisogna nistrativo, dirigente» (ivi, ).
temporaneamente farlo schiavo. Questa po- Alla visione passivizzante del processo
sizione per G. «è da avvicinare anche al mo- educativo, inoltre, si associa – anche se par-
do di pensare del Gentile per ciò che riguar- tendo da una concezione opposta, fondata
da l’insegnamento religioso nelle scuole pri- su un’intuizione anticreazionista del reale –
marie», in quanto si tratta «di un pseudo- la pedagogia idealista, la quale ritiene neces-
storicismo, di un meccanicismo abbastanza sario l’insegnamento della religione in quan-
empirico e molto vicino al più volgare evo- to filosofia buona per l’infanzia dell’uma-
luzionismo» (Q , , ). nità. G. individua in Gentile la più tipica po-
Nella concessione dell’insegnamento sizione dell’intellettuale che, pur aderendo a
della religione nelle scuole G. riscontra l’e- una visione laica della vita, “concede” l’in-
sempio più lampante della capitolazione segnamento religioso al popolo-bambino.
dello Stato moderno nei confronti della G. ha di mira gli esiti della riforma Gentile,
Chiesa; quest’ultima infatti, essendo un’«or- secondo i cui nuovi programmi «l’arte e la
ganizzazione militante», ha mirato ad assi- religione sono assegnate alla sola scuola ele-
curarsi «le leggi dello Stato e il controllo del- mentare, e la filosofia 〈è〉 largamente attri-
l’educazione» (Q , , ) basando la po- buita alle scuole secondarie». In realtà, die-
tenza della sua organizzazione mondiale sul tro la convinzione che l’insegnamento della
fatto che «la maggioranza della popolazione religione nella tenera età sia auspicabile in
non è ancora “moderna”, è ancora tolemai- quanto in linea con lo sviluppo psichico del
ca come concezione del mondo e della scien- bambino, secondo quanto postula l’ideali-
za» (Q , , ). Così di fatto lo Stato ha smo hegeliano, per il quale «la religione è
rinunciato a questa «funzione etica» (Q , una filosofia mitologica e inferiore, corri-
, ) e soprattutto al ruolo di agenzia spondente alla mentalità infantile ancora in-
educativa, ritenendo di dover affidare que- capace di levarsi alla filosofia pura, nella
sto compito proprio alla Chiesa: così essa of- quale poi la religione deve essere risoluta e
fre una stampella di sostegno come ad un assorbita» (Q , , ), si annida un pro-
malato (Q , , ). La dimostrazione pa- getto politico preciso: non solo si tende a
lese di ciò è l’esito delle stipulazioni concor- considerare “infanzia dell’umanità” un inte-
datarie. Non a caso alla Chiesa «viene la- ro gruppo sociale, ma aderendo al realismo
sciata la formazione intellettuale e morale mitologico-cristiano si rinuncia a modificare
dei giovanissimi (scuole elementari e me- il senso comune, lo si assume così com’è,
die)» e agli intellettuali laici «lo sviluppo ul- non elevandolo e facendolo partecipare al
teriore dei giovani nell’Università». Si tratta moto di riforma intellettuale-morale diffusa-
di una divisione dei compiti che corrispon- si agli inizi del Novecento solo tra le classi
de a un’organizzazione della società divisa in dirigenti. G. rimprovera alle filosofie imma-
classi la cui rappresentazione perspicua è il nentistiche di non aver neppure tentato di
contenuto della riforma Gentile. Secondo costruire una concezione che potesse sosti-
questa impostazione «la scuola elementare e tuire la religione nell’educazione infantile.
media è la scuola popolare e della piccola La filosofia della praxis invece, aspirando a
borghesia», i cui strati sociali sono «mono- sostituire l’egemonia cattolica sulle masse,
polizzati educativamente dalla casta, poiché non deve tendere a mantenere i «semplici»
la maggioranza dei loro elementi non giun- nella loro filosofia primitiva; e «se afferma
gono all’Università, cioè non conosceranno l’esigenza del contatto tra intellettuali e sem-
l’educazione moderna nella sua fase supe- plici non è per limitare l’attività scientifica e
riore critico-storica ma solo conosceranno per mantenere una unità al basso livello del-
l’educazione dogmatica». L’università è in- le masse»; al contrario G. pensa a un pro-
fatti la scuola della classe dirigente ed è «il getto educativo capace di condurre i sempli-
meccanismo attraverso il quale avviene la se- ci verso una concezione superiore della vita,
lezione degli individui delle altre classi da in- al fine di «costruire un blocco intellettuale-
 EGEMONIA

morale che renda politicamente possibile un volta che affiora [...] la quistione della lingua,
progresso intellettuale di massa e non solo di significa che si sta imponendo una serie di al-
scarsi gruppi intellettuali» (Q , , -). tri problemi: la formazione e l’allargamento
Ciò potrà avvenire solo se il rapporto dialet- della classe dirigente, la necessità di stabilire
tico intellettuali-masse sarà un rapporto di rapporti più intimi e sicuri tra i gruppi diri-
traduzione delle istanze teoriche di emanci- genti e la massa popolare-nazionale, cioè di
pazione nella prassi politica. riorganizzare l’egemonia culturale». Egemo-
In definitiva la disciplina, la coerenza, la nia culturale che a sua volta non va contrap-
sobrietà intellettuale, virtù che G. apprezza posta a quella politica, come testimonia l’uso
come elementi costitutivi del processo edu- di espressioni quali «egemonia politico-cul-
cativo e che sono smentite dall’“autodidatti- turale», «politico-intellettuale», «intellettua-
smo”, dall’ideologia libertaria, dall’assenza le, morale e politica» e simili, nonché la tesi
di una disciplina critica, egli le vede postu- secondo cui «la filosofia della praxis conce-
late come un’esigenza oggettiva dall’ameri- pisce la realtà dei rapporti umani di cono-
canismo. È quest’ultimo che induce a riflet- scenza come elemento di “egemonia” politi-
tere sul problema della composizione della ca» (Q  II, , ).
dialettica tra disciplina e libertà e sulla coer- Per quanto riguarda il significato da at-
cizione, il principio regolatore verso cui G. tribuire al termine «egemonia», fin dall’ini-
aveva già optato sul piano molecolare dei zio (Q , , ) G. oscilla tra un senso più ri-
rapporti individuali e che può diventare, stretto di «direzione», contrapposto a «do-
nelle forme inedite dell’“autocoercizione”, minio», e uno più ampio comprensivo di en-
il principio regolatore dei rapporti sociali trambi (direzione più dominio). Egli infatti
nel mondo del lavoro. scrive che «una classe è dominante in due
BIBLIOGRAFIA: BROCCOLI ; CAPITA- modi, è cioè “dirigente” e “dominante”. È
NI, VILLA ; FROSINI ; MANACORDA dirigente delle classi alleate, è dominante
; RAGAZZINI ; URBANI . delle classi avversarie. Perciò una classe già
prima di andare al potere può essere “diri-
CHIARA META
gente” (e deve esserlo): quando è al potere
V. «americanismo», «bambino», «Concordato», diventa dominante ma continua ad essere
«egemonia», «formazione dell’uomo», «Genti- anche “dirigente”». L’oscillazione prosegue
le», «intellettuali», «Labriola», «meccano», «pe-
nelle note successive, creando non poche
dagogia», «personalità», «scuola», «senso comu-
ne» «università». difficoltà interpretative, che possono essere
sciolte almeno in parte in riferimento al con-
egemonia testo. In Q , , , ad esempio, si distingue
tra «esercizio “normale” dell’egemonia nel
La prima occorrenza del lemma «ege- terreno divenuto classico del regime parla-
monia» è in Q , , , in cui incontriamo l’e- mentare [...] caratterizzato da una combina-
spressione «“egemonia politica”», espressio- zione della forza e del consenso che si equi-
ne introdotta da G. tra virgolette, a indicare librano» (egemonia come direzione più do-
la sua particolare valenza rispetto all’accezio- minio), e situazioni in cui «l’apparato ege-
ne generica di “preminenza”, “supremazia”, monico si screpola e l’esercizio dell’egemo-
che si ritrova a partire dal prosieguo dello nia diventa sempre più difficile» (egemonia
stesso appunto, finendo per costituire uno vs. dominio). Tali situazioni, qui definite
spettro estremamente ampio di significati in «“crisi del principio di autorità”-“dissoluzio-
un ambito di contesti che va dall’economia ne del regime parlamentare”» e in seguito
alla letteratura, dalla religione all’antropolo- «crisi organica», o esplicitamente «crisi di
gia, dalla psicologia alla linguistica. Si tratta egemonia» (Q , , ), possono essere as-
peraltro di distinzioni, per dirla con termi- similate a quelle in cui lo Stato non si è anco-
nologia gramsciana, «metodiche» e non «or- ra sviluppato in pieno: è il caso degli Stati
ganiche», come appare chiaro fino all’ultima Uniti, in cui (Q , , ) «l’egemonia nasce
occorrenza del termine (Q , , ): «Ogni dalla fabbrica e non ha bisogno di tanti inter-
EGEMONIA 

mediari politici e ideologici», perché «non si ca, è cioè il punto di contatto tra la “società
è verificata ancora (se non sporadicamente, civile” e la “società politica”, tra il consenso
forse) alcuna fioritura “superstrutturale”, e la forza» (ibid.). L’apparente contraddizio-
quindi non è ancora stata posta la quistione ne rispetto alla precedente identificazione
fondamentale dell’egemonia». In Q , ,  tra egemonia e società civile si risolve tenen-
G. dirà che «l’America non ha ancora supe- do presente la polisemia dei due concetti e di
rato la fase economica-corporativa, attraver- quello di Stato: in una serie di note, infatti,
sata dagli Europei nel Medio Evo»; in Q , G. intende «Stato = società politica + società
,  il giudizio verrà esteso a ogni forma civile, cioè egemonia corazzata di coercizio-
statuale nuova: «Se è vero che nessun tipo di ne» (Q , , -). In un altro gruppo di pa-
Stato non può non attraversare una fase di ragrafi dedicati alla critica della storia etico-
primitivismo economico-corporativa, se ne politica di Croce, letta come tentativo di
deduce che il contenuto dell’egemonia poli- “traduzione”, parziale e unilaterale, del con-
tica [...] deve essere prevalentemente di or- cetto di egemonia, G. invece nell’opporsi al-
dine economico». l’eccessiva contrapposizione tra «l’aspetto
Il terreno su cui si svolge la «lotta per l’e- della storia correlativo alla “società civile”,
gemonia» è quello della società civile (Q , all’egemonia», e «l’aspetto della storia corri-
, ). Il rapporto tra egemonia e società ci- spondente all’iniziativa statale-governativa»
vile era già stato tematizzato in Q , , - (Q , , ), insiste sull’egemonia come ele-
, dedicato ai Rapporti tra struttura e super- mento di raccordo tra la società civile e la so-
strutture. G. vi distingue tre momenti: il pri- cietà politica. Il rifiuto della contrapposizio-
mo è «strettamente legato alla struttura»; il ne crociana tra i due aspetti non implica pe-
secondo «è il “rapporto delle forze” politi- raltro l’accettazione della loro identificazio-
che»; il terzo «è quello del “rapporto delle ne bruta proposta da Gentile, per il quale, af-
forze militari”». Il secondo momento attra- ferma G., «egemonia e dittatura sono indi-
versa diverse fasi, culminanti in quella «più stinguibili, la forza è consenso senz’altro:
schiettamente “politica” [...] in cui le ideolo- non si può distinguere la società politica dal-
gie germinate precedentemente vengono a la società civile: esiste solo lo Stato e natural-
contatto ed entrano in contrasto fino a che mente lo Stato-governo» (Q , , ).
una sola di esse, o almeno una sola combina- Tuttavia, nel momento in cui smaschera
zione di esse, tende a prevalere, a imporsi, a la posizione gentiliana come mera ipostatiz-
diffondersi su tutta l’area, determinando ol- zazione del regime totalitario imposto dal
tre che l’unità economica e politica anche l’u- Partito fascista, G. distingue tra situazioni in
nità intellettuale e morale, su un piano non cui «il partito dato è portatore di una nuova
corporativo, ma universale, di egemonia». A cultura e si ha una fase progressiva» da altre
questo punto il gruppo fino ad allora subal- in cui «il partito dato vuole impedire che
terno può uscire «dalla fase economico-cor- un’altra forza, portatrice di una nuova cul-
porativa per elevarsi alla fase di egemonia tura, diventi essa “totalitaria”; e si ha una fa-
politico-intellettuale nella società civile e di- se regressiva e reazionaria oggettivamente»
ventare dominante nella società politica». Il (Q , , ). La differenza fra il totalitari-
tema viene sviluppato particolarmente nel Q smo fascista e quello comunista consiste
: in Q , ,  G. si preoccupa di precisare quindi nel fatto che mentre il primo tende a
il «senso in cui è spesso [corsivo mio, ndr] riassorbire la società civile all’interno dello
adoperata in queste note (cioè nel senso di Stato, riducendo l’egemonia alla forza, nel
egemonia politica e culturale di un gruppo secondo «l’elemento Stato-coercizione si
sociale sull’intera società)»; in Q , ,  vie- può immaginare esaurentesi mano a mano
ne enunciato fin dal titolo il nesso tra Ege- che si affermano elementi sempre più cospi-
monia (società civile) e divisione dei poteri. In cui di società regolata (o Stato etico o società
Q , , , parlando di «ciò che si chiama civile) [...] Nella dottrina dello Stato → so-
“opinione pubblica”», G. dirà che questa «è cietà regolata, da una fase in cui Stato sarà
strettamente connessa con l’egemonia politi- uguale Governo, e Stato si identificherà con
 EGEMONIA

società civile, si dovrà passare a una fase di partito moderato erano definiti «intellettuali
Stato-guardiano notturno, cioè di una orga- organici» o «condensati», «avanguardia»
nizzazione coercitiva che tutelerà lo svilup- della propria classe, il peso degli intellettuali
po degli elementi di società regolata in con- conosce un notevole incremento a partire da
tinuo incremento, e pertanto riducente gra- Q , , di pari passo con l’allargamento del
datamente i suoi interventi autoritari e coat- concetto stesso, fino a comprendere, oltre
tivi», fino a «un’era di libertà organica» (Q agli intellettuali professionali, industriali,
, , -). A partire da Q , ,  G. de- scienziati, ecclesiastici, impiegati e così via, e
scrive la lunga lotta per l’instaurazione di a concludere, nella seconda stesura di Q , ,
questo nuovo modello di organizzazione so- , che «tutti gli uomini sono intellettuali»,
ciale con il concetto di guerra di posizione, anche se «non tutti gli uomini hanno nella so-
che richiede «una concentrazione inaudita cietà la funzione di intellettuali». Fin dal Te-
dell’egemonia». In Q , ,  tale strategia sto A (Q , , ) agli intellettuali è attri-
viene contrapposta a quella trockijsta della buita «una funzione nell’“egemonia” che il
rivoluzione permanente: il «concetto qua- gruppo dominante esercita in tutta la società
rantottesco della guerra di movimento in e nel “dominio” su di essa che si incarna nel-
politica è appunto quello della rivoluzione lo Stato e questa funzione è precisamente
permanente: la guerra di posizione, in poli- “organizzativa” o connettiva». Lo studio del
tica, è il concetto di egemonia». ruolo degli intellettuali quali «funzionari» o,
Quanto ai protagonisti di tale guerra, come G. affermerà nel Testo C (Q , , ),
nella fase iniziale della riflessione carceraria «“commessi” del gruppo dominante per l’e-
l’attenzione appare incentrata sulla classe: in sercizio delle funzioni subalterne dell’ege-
Q , , - leggiamo che «tutto il problema monia sociale e del governo politico» com-
delle varie correnti politiche del Risorgimen- porta l’approfondimento di un altro tema ab-
to [...] si riduce a questo fondamentale: che i bozzato nel Q , quello dei sistemi o apparati
moderati rappresentavano una classe relati- egemonici: innanzitutto le istituzioni scolasti-
vamente omogenea, per cui la direzione subì che nel senso più ampio del termine, dal mo-
oscillazioni relativamente limitate, mentre il mento che (Q  II, , ) «ogni rapporto
Partito d’Azione non si appoggiava specifi- di “egemonia” è necessariamente un rappor-
camente a nessuna classe storica e le oscilla- to pedagogico»; quindi le imprese giornali-
zioni che subivano i suoi organi dirigenti in stiche, le organizzazioni repressive legali e
ultima analisi si componevano secondo gli non, ma anche, come si dice in Q , , ,
interessi dei moderati». Una visione che, nel «una molteplicità di altre iniziative e attività
presupporre un nesso piuttosto meccanico cosidette private», comprese «le opere pie e
tra la struttura e la sovrastruttura, ridurreb- i lasciti di beneficenza» (Q , , ). La
be la lotta per l’egemonia a epifenomeno del- progressiva perdita d’importanza della classe
la lotta di classe sul terreno dei rapporti di rispetto agli intellettuali nell’esercizio dell’e-
produzione. Successivamente G. attenuerà gemonia, da correlare alla sua frequente so-
simili rigidità, scrivendo già in Q , , - stituzione con “gruppo” o “raggruppamento
 che «nello sviluppo di una classe naziona- sociale” (ad esempio nella riscrittura di Q ,
le, accanto al processo della sua formazione  in Q , ), rende possibile un nesso me-
nel terreno economico, occorre tener conto no meccanico tra il piano economico e quel-
del parallelo sviluppo nei terreni ideologico, lo egemonico; è vero infatti, come si legge in
giuridico, religioso, intellettuale, filosofico, Q , , -, che «ogni gruppo sociale, na-
ecc. [...] Ma ogni movimento della “tesi” scendo sulla base originaria di una funzione
porta a movimenti della “antitesi” e [quindi] essenziale nel mondo della produzione eco-
a “sintesi” parziali e provvisorie». nomica, crea insieme, organicamente, un ce-
Nel frattempo G. ha sviluppato un ulte- to o più ceti di intellettuali»; tuttavia, «il rap-
riore agente dell’influenza egemonica, rap- porto tra gli intellettuali e la produzione non
presentato dall’intellettuale: già tangibile fin è immediato, come avviene per i gruppi so-
dalla nota di Q , ,  dove gli esponenti del ciali fondamentali, ma è mediato [...] da due
EGEMONIA 

tipi di organizzazione sociale: a) dalla società aveva fatto ricorso proprio al concetto di
civile [...] b) dallo Stato», oltre che dall’esi- egemonia per combattere «la pretesa (pre-
stenza di «categorie intellettuali preesistenti» sentata come postulato essenziale del mate-
che rappresentano «una continuità storica rialismo storico) di presentare ed esporre
ininterrotta anche dai più complicati muta- ogni fluttuazione della politica e dell’ideolo-
menti delle forme sociali e politiche». gia come una espressione immediata della
Occorre inoltre considerare il progres- struttura». Ne consegue la critica di ogni in-
sivo emergere, a partire da Q , , , del terpretazione economicistica del materiali-
ruolo del partito inteso come «moderno smo storico, che si fa sempre più serrata man
Principe», dal momento che «nella realtà di mano che G. si rende conto di quanto essa sia
qualche Stato il “capo dello Stato” [...] è ap- diffusa e di quale ostacolo rappresenti al rag-
punto il “partito politico”», che ha «“il po- giungimento dell’egemonia ideologica da
tere di fatto”, esercita la funzione egemonica parte della stessa filosofia della prassi. A dif-
e quindi equilibratrice di interessi diversi, ferenza di quanto affermato, ad esempio, in
nella “società civile”». Il partito si presenta Q , , , dove si legge che «il materialismo
come portatore di un modello di democrazia storico non subisce egemonie, incomincia es-
sostanziale altro, anche se non del tutto anti- so stesso ad esercitare una egemonia sul vec-
tetico, rispetto a quella parlamentare forma- chio mondo intellettuale», in Q , , -,
le, come dimostrano una serie di note tarde innovando rispetto al Testo A di Q , , G. ri-
in cui quest’ultima viene rivalutata in con- conosce invece che questo «è la concezione
trapposizione al “parlamentarismo nero”, di un gruppo sociale subalterno, senza ini-
tacito o implicito, rappresentato dal corpo- ziativa storica, che si amplia continuamente,
rativismo fascista ma imputabile anche al re- ma disorganicamente, e senza poter oltre-
gime staliniano («l’autocritica dell’autocriti- passare un certo grado qualitativo che è sem-
ca», la «liquidazione» di Trockij e così via: Q pre al di qua dal possesso dello Stato, dall’e-
,  e Q , ), in cui è chiaro come sia «da sercizio reale dell’egemonia su l’intera so-
escludere accuratamente ogni [anche solo] cietà». Non si tratta quindi per G. di supera-
apparenza di appoggio alle tendenze “asso- re l’orizzonte del marxismo, quanto piutto-
lutiste”» (Q , , ). Questo permette a sto di ritornare alle sue fonti originarie: di qui
G. di istituire, in Q , , , un nesso tra l’attribuzione a Lenin, a partire da Q , ,
«Egemonia e democrazia. Tra i tanti signifi- , della paternità dello stesso concetto di
cati di democrazia, quello più realistico e egemonia, che anzi rappresenta «l’apporto
concreto mi pare si possa trarre in connes- massimo di Iliìc alla filosofia marxista, al ma-
sione col concetto di egemonia. Nel sistema terialismo storico, apporto originale e crea-
egemonico, esiste democrazia tra il gruppo tore». Ed è proprio attraverso Lenin che G.
dirigente e i gruppi diretti» (ibid.): è questa ritorna a Marx: in Q  II, .X, , innovan-
la particolare accezione gramsciana del cen- do rispetto alla prima stesura, scrive infatti
tralismo democratico, che «consiste nella ri- che già in Marx «è contenuto in nuce anche
cerca critica [...] per sceverare l’elemento l’aspetto etico-politico della politica o la teo-
“internazionale” e “unitario” nella realtà na- ria dell’egemonia e del consenso, oltre all’a-
zionale e localistica» (Q , , ). Sul nes- spetto della forza e dell’economia».
so tra elemento nazionale e internazionale BIBLIOGRAFIA: COSPITO ; DE GIO-
G. ritornerà fino a Q , , : «Certo lo VANNI , G ERRATANA , PAGGI ; D ’O RSI
sviluppo è verso l’internazionalismo, ma il ; FRANCIONI .
punto di partenza è “nazionale” [...] Il con- GIUSEPPE COSPITO
cetto di egemonia è quello in cui si annoda-
V. «apparato egemonico», «democrazia», «dire-
no le esigenze di carattere nazionale».
zione», «dominio», «filosofia della praxis»,
La centralità del ruolo del partito nella «guerra di posizione», «intellettuali», «Lenin»,
lotta per l’egemonia rende meno meccanico «Marx», «moderno Principe», «opinione pubbli-
il rapporto tra il piano strutturale e quelli su- ca», «rivoluzione permanente», «società civile»,
perstrutturali; peraltro, fin da Q , ,  G. «Stato».
 EGUAGLIANZA , EGUALITARISMO

eguaglianza, egualitarismo Einaudi, Luigi


G. individua l’origine dell’egualitari- Il giudizio di G. sull’economista libera-
smo proprio del «senso comune» moder- le Luigi Einaudi conosce, dal periodo tori-
no: a) nella concezione cristiana «di dio- nese ai Q, una trasformazione completa: dal-
padre e uomini-figli, quindi uguali» (Q , l’adesione ai principi del liberismo econo-
, ); b) nel principio idealista per cui «la mico, e dall’ammirazione personale, alla du-
filosofia è la scienza democratica per eccel- rissima conclusione (variante instaurativa)
lenza in quanto si riferisce alla facoltà di ra- che «l’Einaudi merita [...] di essere iscritto
gionare comune a tutti» (Q  II, , -); ad honorem nella lista dei Loriani», con l’ag-
c) nell’eguaglianza naturale fra membri giunta: «d’altronde è da notare che l’Einau-
della stessa specie posta dalla biologia. G. di, come organizzatore di movimenti cultu-
rigetta il «sarcasmo» (Q  II, , ) con rali, è responsabile delle “bizzarrie” del Lo-
cui Croce irrideva tali ideali che, per quan- ria» (Q , , , prima metà del ). L’al-
to possano apparire vecchie utopie, assu- lontanamento da Einaudi ha inizio nel ,
mono vita reale se corrispondono ai biso- quando G. pubblica sull’“Ordine Nuovo”
gni storici delle masse. Al sarcasmo scetti- l’importante articolo Einaudi o dell’utopia li-
co che mira a distruggere, insieme alla for- berale ( maggio), dove si avvia una critica
ma utopica, anche il contenuto, G. oppone di liberismo e liberalismo che non verrà più
il «sarcasmo appassionato» di Marx, che abbandonata. L’articolo in questione prende
non annienta il «nucleo vivo delle aspira- spunto dalla recensione che Einaudi dedicò
zioni contenute in quelle credenze», ma ne alla riedizione del  del crociano Materia-
dileggia la forma utopista, per elaborare lismo storico ed economia marxistica (Einau-
una forma in grado di «determinare meglio di ). G. nota che Einaudi nega a Marx
quelle aspirazioni» (Q , , ). G. con- «persino, in polemica con Benedetto Croce,
futa l’idea di una natura umana presuppo- il merito affatto esteriore di aver dato im-
sta al divenire storico, fondamento di tutte pulso alle ricerche economiche nello studio
le utopie egualitarie; non si dà un «“uomo della storia» (ON ). A quella recensione
in generale”» eguale a un altro, ma la na- del  G. fa più volte retrospettivamente
tura umana «muta continuamente col mu- riferimento (Q , , ; Q , , -; Q
tarsi dei rapporti sociali» (Q , , ). L’e-  I, , ; Q  II, , ; Q  II, , ; Q
guaglianza non è un astratto diritto dell’uo- , , ). Questo costante ritorno è indi-
mo, ma è il legame che unisce i membri di ce, evidentemente, del valore periodizzante
una classe sulla base della coscienza della di quel testo agli occhi di G. Egli infatti as-
disuguaglianza con altri gruppi. Il grado di segna ad esso una duplice funzione: da una
consapevolezza di essa attraversa fasi di- parte è rivelatore dell’atteggiamento menta-
stinte «che corrispondono ai diversi mo- le di uno dei leader della scuola del liberi-
menti della coscienza politica collettiva» smo italiano, dell’altra va preso in conside-
(Q , , ). Quest’ultima ha come base razione per comprendere lo sviluppo politi-
una coscienza comune economica che por- co e intellettuale di Croce.
ta a battersi per la riforma della legislazio- A proposito del primo punto, va notato
ne al fine di conseguire l’eguaglianza poli- che «la coerenza della posizione dell’Einau-
tico-giuridica coi gruppi dominanti. D’al- di è mirabile “intellettualmente”: egli com-
tra parte, come osserva G., «non può esi- prende che ogni concessione teorica all’av-
stere eguaglianza politica completa e per- versario, sia pure solo intellettuale, può far
fetta senza eguaglianza economica» (Q , franare tutto il proprio edificio» (Q  II, ,
, ). ). Ma questo appunto è indice della
profonda debolezza della posizione da lui
RENATO CAPUTO rappresentata, incapace di qualsiasi con-
V. «Croce», «Marx», «natura umana», «sarca- fronto reale con i propri avversari politici.
smo», «senso comune», «utopia». Tale debolezza deriva secondo G. dal fatto
EINAUDI , LUIGI 

che l’impostazione liberistica non è più in gerlo neppure a ricercare informazioni un


grado di capire il “mercato determinato” at- po’ più abbondanti ed esatte di quelle di cui
tuale: «Einaudi fa ragionamenti appropriati evidentemente dispone. Si può dire che il
per le crisi di congiuntura, perché vuol ne- Croce non tanto si interessi di combattere la
gare che esista una crisi organica, ma questa filosofia della praxis quanto l’economismo
è “politica immediata”, non analisi scientifi- storico, cioè l’elemento di filosofia della
ca, è “volontà di credere”, “medicina per le praxis che è penetrato nella concezione del
anime” e ancora esercitata in modo puerile mondo tradizionale, disgregandola e perciò
e comico» (Q , , ). Di qui la grande rendendola meno resistente “politicamen-
importanza di Einaudi, non come spiegazio- te”; non tanto si interessi di “convertire” gli
ne possibile della crisi, ma come documento avversari, quanto di rafforzare il suo campo;
dell’atteggiamento politico di un’intera cioè il Croce presenta come “offensiva” una
schiera di economisti e di imprenditori rap- attività che è meramente “difensiva”» (Q 
presentanti della borghesia liberale (Q  II, II, , ). Questo giudizio va letto nel qua-
, , su Agnelli ed Einaudi dinanzi alla dro della complessiva riconsiderazione criti-
crisi). Ciò che mette conto studiare sono in- ca del pensiero di Croce, che, sebbene agli
fatti soprattutto le sue “prediche”, dalle occhi di G. goda di una credibilità scientifi-
quali emerge del resto il fatto che «Einaudi ca molto superiore a Einaudi, finisce an-
e [...] molti suoi soci [...] come propagandi- ch’egli per cadere in un irrigidimento teori-
sti sono dei puri “illuministi”: sarebbe inte- co (il “non fare nessuna concessione”) che è
ressante vedere la raccolta degli scritti di indizio di profonda debolezza.
propaganda economica dell’Einaudi; da es- Sul rapporto Croce-Einaudi G. si pro-
sa apparirebbe che i capitalisti non hanno nuncia di solito in modo netto: è il secondo
mai compreso i loro veri interessi e si sono che dipende intellettualmente dal primo.
sempre comportati antieconomicamente Mentre Croce conosce bene il marxismo, Ei-
ecc.» (Q , , ; il riferimento è a Einaudi naudi ne «parla [...] da orecchiante, per sen-
 o Einaudi ). E più tardi, quando di- tito dire, spesso di terza o quarta mano. Le
versi saggi pubblicati sulla “Riforma socia- sue nozioni principali le ha prese dal Croce
le” tra il  e il  vengono raccolti in vo- (Materialismo storico ed economia marxisti-
lume (Einaudi ), G. annota: «Einaudi ha ca) ma in modo superficiale e anche sgan-
raccolto in volume i saggi pubblicati in que- gherato (in una nota ho messo a confronto
sti anni di crisi. Uno dei motivi su cui l’Ei- un brano del Croce sulla originalità della
naudi ritorna più spesso è questo: che dalla scienza e la ripetizione sguaiata che ne fa
crisi si uscirà quando l’inventività degli uo- l’Einaudi)» (Q , , ). Quest’ultima allu-
mini avrà ripreso un certo slancio. Non pa- sione si riferisce a Q , , , dove G. giu-
re che l’affermazione sia esatta da nessun stappone due passi, di Einaudi e Croce, mo-
punto di vista» (Q , , ). strando come il primo abbia tacitamente e
Il secondo aspetto (i riflessi sull’itinera- malamente («l’enunziazione [...] è molto di-
rio di Croce) appare più sfumato. G. si do- fettosa e piena di curiose improprietà lin-
manda a un certo punto: «Possono avere guistiche») ripreso un argomento del secon-
avuto importanza per il Croce gli amichevo- do. Nel Testo C (Q  II, , ) G. inaspri-
li avvertimenti di L. Einaudi a proposito del sce il giudizio e aggiunge: «Perché l’Einaudi
suo atteggiamento di critico “disinteressa- non ha citato addirittura il Croce? Forse
to” della filosofia della praxis? È la stessa perché il brano del Croce è contenuto in uno
quistione presentata in altra forma: quanto scritto contro il prof. Loria». Il passo è trat-
sia l’elemento pratico immediato che spinge to infatti dal saggio Le teorie storiche del
il Croce alla sua posizione attuale “liquida- prof. Loria (Croce a). Ma G. è convinto,
zionista”. Si può osservare infatti come il più in profondità, che le conoscenze che del
Croce non intenda per nulla entrare in pole- marxismo ha Einaudi gli provengano non
mica coi filosofi della praxis, e come questa solo da una cattiva lettura di Croce, ma da
polemica lo interessi così poco da non spin- Loria, tanto che – dato il prestigio da questi
 ELEZIONI

goduto nella “Riforma sociale” – «si può di- politiche dei partiti, e con i cambiamenti
re [...] che in Italia gran parte di ciò che si che i risultati possono portare nel governo»
chiama materialismo storico non sia altro (Q , , ), consentono di superare la
che lorianismo» (Q , , ), come dimo- concezione assoluta del potere medievale:
stra il modo in cui Einaudi (Einaudi ) ca- autorità e sovranità non sono più privilegi
ricaturizza il concetto di “forze di produzio- di casta, ma sono riposte, almeno formal-
ne” riducendolo allo «strumento tecnico» mente, nel popolo. Tale potenzialità del re-
(Q , , ). gime rappresentativo può divenire effettua-
Dell’incapacità di Einaudi a maneggiare le solo quando è il prodotto della lotta di
i materiali con i quali lavora è indice l’uso «grandi masse della popolazione» (Q , ,
quasi inconsapevole che egli fa della catego- ) e non della meccanica applicazione di
ria di “traducibilità”, riprendendola dalla un sistema conquistato da altri popoli. In
«corrente rappresentata dai pragmatisti ita- quest’ultimo caso i partiti tendono a non es-
liani e da Vilfredo Pareto, tendenza che trovò sere «una frazione organica delle classi po-
una certa espressione nel libretto di Prezzo- polari», ma a costituirsi unicamente in vista
lini: Il linguaggio come causa di errore» (Q , delle elezioni quale «insieme di galoppini e
, ). Einaudi polemizza qui con Ugo Spi- maneggioni elettorali» (Q , , ). G.
rito sul tema dell’intervento dello Stato nella contesta, dunque, «ogni mistica» fiducia
determinazione della situazione economica e nelle doti salvifiche del suffragio universale.
ha, limitatamente, ragione, dato che in Spiri- Ogni svolta storica può essere solo sanzio-
to, «molto spesso, la novità delle idee, dei nata dal passaggio elettorale, essendo in
metodi, dell’impostazione dei problemi, è realtà il prodotto di una lotta condotta dal-
puramente e semplicemente una quistione di la «classe fondamentale» sul piano politico-
terminologia, di parole» (ibid.). Ma quando economico. L’esito delle elezioni dipende
Einaudi trova in un intervento di Rodolfo dallo sviluppo della coscienza storico-poli-
Benini (Benini ) un tentativo di presenta- tica delle masse, per cui esse possono esse-
re «in linguaggio dell’economia liberale un re tanto strumento di emancipazione politi-
fatto economico già presentato nel linguag- ca delle classi popolari quanto «meccani-
gio della filosofia della praxis, pur con tutte smo favorevolissimo alle tendenze reaziona-
le limitazioni e cautele del caso» (Q  II, , rie e clericali» (Q , , ).
: il riferimento è al deprezzamento preli- Pur contestando l’astensionismo, fon-
minare della merce “forza lavoro” dinanzi al dato su una «concezione meccanicamente
capitale), non comprende ciò che ha davanti catastrofica», G. è consapevole che «il par-
(e che egli stesso ha metodologicamente am- lamentarismo e l’elezionismo offrono un ter-
messo), ricadendo nella chiusura scientifica reno propizio» per la demagogia regressiva
da G. anche altrove denunciata. che si serve «delle masse popolari, delle loro
passioni sapientemente eccitate e nutrite,
FABIO FROSINI
per i propri fini particolari» (Q , , ).
V. «crisi», «Croce», «economismo», «liberali-
Tramite il controllo dei mezzi di comunica-
smo», «liberismo», «Loria», «lorianismo, loria-
ni», «Pareto», «Prezzolini», «Spirito».
zione di massa è infatti possibile «suscitare
estemporaneamente scoppi di panico o di
entusiasmo fittizio che permettono il rag-
elezioni
giungimento di scopi determinati nelle ele-
Per G. il progressivo ampliamento del zioni» (Q , , ). G. ne deduce l’intrin-
suffragio oltre la ristretta cerchia dei possi- seca debolezza di una sovranità popolare
denti bianchi e maschi della tradizione libe- esercitata tramite elezioni parlamentari:
rale ha in sé la potenzialità di produrre dei «basta avere il predominio ideologico (o me-
«momenti di vita intensamente collettiva e glio emotivo) in quel giorno determinato per
unitaria nello sviluppo nazionale» di un po- avere una maggioranza che dominerà per -
polo (Q , , ). Le elezioni a suffragio - anni, anche se, passata l’emozione, la
universale, «con gli spostamenti nelle forze massa elettorale si stacca dalla sua espressio-
ELEZIONI 

ne legale» (ibid.). Del resto, la classe domi- razionalità o storicità o funzionalità concre-
nante ricorrerà a ogni trucco che i rapporti ta» (Q , , ). A contestare il meccani-
di forza le consentiranno per addomesticare smo elettivo, pretendendo di divenire «élite
i risultati elettorali. Da questo punto di vista per decreto», sarà solo la boria di chi pre-
particolarmente pernicioso è il sistema uni- tende di «togliere all’uomo “qualunque”
nominale, che restringe e falsifica «le posi- anche quella frazione infinitesima di potere
zioni politiche di massa per l’artificiosa deli- che egli possiede nel decidere sul corso del-
mitazione dei collegi» (Q , , ), con- la vita statale» (ibid.).
sentendo il formarsi di «maggioranze fitti- D’altra parte, pur rigettando le critiche
zie» (Q , , ) e spingendo «i partiti a un reazionarie al sistema parlamentare, G. av-
opportunismo interno peggiore del compro- versa la tendenza a ridurre la politica al par-
messo parlamentare» (Q , , ). lamentarismo, sulla base della concezione
Da parte sua la classe dominante farà di positivista secondo cui «con le costituzioni
tutto per evitare che il governo sia espres- e i parlamenti» si sarebbe inaugurata «un’e-
sione dell’assemblea legislativa, consenten- poca di “evoluzione” “naturale”» e la so-
do all’esecutivo di svincolarsi dal controllo cietà avrebbe «trovato i suoi fondamenti de-
del parlamento, mediante «l’impiego più o finitivi perché razionali» (Q , , ). A
meno esteso dei decreti-legge che tendono a parere di G. la libertà di voto è pesante-
sostituire la legislazione ordinaria» (Q , , mente condizionata da «un centro di forma-
-). Tale tendenza a indebolire gli orga- zione, di irradiazione, di diffusione, di per-
ni rappresentativi produce nel senso comu- suasione» (Q , , ) che elabora in sua
ne «il contrasto tra il Parlamento come si vece la convinzione politica dell’elettore. I
pretendeva fosse e come era realmente, cioè risultati delle elezioni, dunque, non sono al-
poco meno di nulla» (Q , , ). Al con- tro che «la manifestazione terminale di un
tempo si amplia il contrasto fra rappresen- lungo processo in cui l’influsso massimo ap-
tanti e rappresentati, «rafforzando la posi- partiene» alle minoranze politicizzate e in
zione relativa del potere della burocrazia modo particolare alla classe dirigente che,
(civile e militare), dell’alta finanza, della concentrando nelle proprie mani «forze ma-
Chiesa» (Q , , ). In tal modo si affer- teriali sterminate», prevale «nell’indurre la
ma progressivamente nel senso comune la volontà nazionale in un senso piuttosto che
convinzione che le decisioni importanti non in un altro» (ibid.). Per tali motivi G. tende
sono prese dagli «organismi politici deri- a distinguere una «grande politica», volta al-
vanti dal suffragio universale, ma o da orga- la fondazione o alla salvaguardia di compa-
nismi privati (società capitalistiche, Stato gini statuali e modi di produzione, da una
maggiore, ecc.) o da grandi funzionari sco- piccola politica: quella «del giorno per gior-
nosciuti al paese» (Q , , ). Le classi no, politica parlamentare, di corridoio, d’in-
dominanti cercheranno di sfruttare tale di- trigo» (Q , , ), che ha luogo in «una
scredito degli organismi elettivi per propa- struttura già stabilita per le lotte di premi-
gandare l’esigenza di uno Stato-governo for- nenza tra le diverse frazioni di una stessa
te. L’ideologia dominante tenderà a con- classe politica» (ivi, ). Pertanto egli con-
trapporre al metodo meramente quantitati- sidera «un gran passo in avanti» il fatto che
vo che assicura il potere per via elettorale il nel  i parigini si siano ribellati «all’As-
metodo qualitativo, i colpi di mano di mi- semblea Nazionale di Versailles, formata dal
noranze, di «grandi caratteri» che disdegna- suffragio universale», comprendendo «che
no di fondare il proprio potere sulla mag- tra “progresso” e suffragio può esserci con-
gioranza. Tuttavia, come nota G., la quan- flitto» (Q , , ).
tità di voti resta «un semplice valore stru- D’altra parte non si possono identifica-
mentale» che fornisce la misura dell’effica- re parlamentarismo e regime rappresentati-
cia e della «capacità di espansione e di per- vo, dal momento che è possibile, anzi auspi-
suasione delle opinioni di pochi, delle mi- cabile, «una diversa soluzione sia del parla-
noranze attive, delle élites, [...] cioè la loro mentarismo che del regime burocratico, con
 ÉLITE , ELITISMO

un nuovo tipo di regime rappresentativo» senso lato, sia nel campo della produzione,
(Q , , ). La «razionalità storicistica» sia nel campo della cultura, sia nel campo
del sistema elettorale parlamentare, fondato amministrativo-politico» (Q , , ).
sul principio “una testa un voto”, è, infatti, Il nesso problematico che G. vuole af-
«sistematicamente falsificata dall’influsso frontare con il concetto di élite è quello del-
della ricchezza» (Q , , ). Solo supe- la necessità tecnica, per promuovere un’«in-
rando la democrazia meramente formale del novazione [...] di massa» (Q , , ) nel-
sistema liberale sarà possibile operare in di- le condizioni delle moderne forme di orga-
rezione di un consenso «supposto perma- nizzazione politica, di «una élite in cui la
nentemente attivo, fino al punto che i con- concezione implicita nella umana attività sia
senzienti potrebbero essere considerati co- già diventata in una certa misura coscienza
me “funzionari” dello Stato» (ivi, ). Le attuale coerente e sistematica e volontà pre-
elezioni non saranno allora il momento «ter- cisa e decisa» (ibid.). Il riconoscimento di
minale» della costruzione del consenso, ma questa necessità segnala quindi un’assunzio-
«un modo di arruolamento volontario di ne sostanziale del discorso della scienza po-
funzionari statali di un certo tipo, che in un litica italiana (Pareto e Mosca) nel momento
certo senso potrebbe ricollegarsi (in piani in cui questa sottolinea l’importanza dell’or-
diversi) al self-government» (ibid.). Si dovrà ganizzazione e della direzione nella battaglia
mirare a superare, con la tendenziale «eleg- politica. «Autocoscienza critica significa
gibilità di tutte le cariche», la debolezza storicamente e politicamente creazione di
principale del liberalismo: «la burocrazia, una élite di intellettuali: una massa umana
cioè la cristallizzazione del personale diri- non si “distingue” e non diventa indipen-
gente che esercita il potere coercitivo e che dente “per sé” senza organizzarsi (in senso
a un certo punto diventa casta» (Q , , ). lato) e non c’è organizzazione senza intellet-
tuali, cioè senza organizzatori e dirigenti,
RENATO CAPUTO
cioè senza che l’aspetto teorico del nesso
V. «democrazia», «divisione dei poteri», «élite, teoria-pratica si distingua concretamente in
elitismo», «grande politica, piccola politica»,
uno strato di persone “specializzate” nell’e-
«parlamento», «politica», «rappresentati-rappre-
sentanti», «suffragio universale».
laborazione concettuale e filosofica» (ivi,
). “Distinguersi” significa per G. saper
mettere in atto quella «direzione politica»
élite, elitismo
che «diventa un aspetto del dominio», gra-
G. usa a più riprese nei Q il «concetto zie alla quale «l’assorbimento delle élites
di élite del Pareto», mettendolo in connes- delle classi nemiche porta alla decapitazione
sione con «la cosiddetta “classe politica” del di queste e alla loro impotenza» (Q , , ).
Mosca» (Q , , ). Entrambi questi con- È in questo contesto che G. può affermare
cetti esprimono nei due autori una necessità come «il problema dei funzionari coincide
di chiarificazione teorica che anche G. sente in parte col problema degli intellettuali» (Q
di dover affrontare, quella «di interpretare il , , ), segnalando nello Stato l’oriz-
fenomeno storico degli intellettuali e la loro zonte dell’azione politica e individuando
funzione nella vita statale e sociale» (ibid.). «una robusta catena di fortezze e di case-
Il concetto di élite esprime quindi una va- matte» (Q , , ) nelle funzioni direttive
lenza euristica che la scienza politica gram- degli intellettuali intesi appunto come fun-
sciana assume in tutta la sua portata, colle- zionari dello Stato. Anche in questo caso
gandosi immediatamente al «problema degli l’accezione di funzionario è in G. molto am-
intellettuali» (Q , , ) nell’accezione pia: «ogni cittadino è “funzionario” se è at-
ampia che G. riserva a questa categoria: «per tivo nella vita sociale nella direzione traccia-
intellettuali occorre intendere non [solo] ta dallo Stato-governo» (Q , , ).
quei ceti comunemente intesi con questa de- L’uso del concetto di élite, mutuato
nominazione, ma in generale tutta la massa dalla scienza politica italiana, se è coerente
sociale che esercita funzioni organizzative in con questa tradizione per quanto riguarda
ÉLITE , ELITISMO 

il lato descrittivo delle pratiche di potere, se na di uno strato specializzato (l’élite) che
ne distacca invece rispetto al suo uso socio- svolga funzioni direttive per un gruppo so-
logico e alle sue finalità politiche. Per quan- ciale – e la coscienza della sua indispensabi-
to riguarda il primo aspetto G. scrive, criti- lità anche per una politica democratica di
cando Mosca e Pareto, che «non può par- massa – traspare in G., ancora, nella defini-
larsi di élite-aristocrazia-avanguardia come zione della rappresentanza: «i numeri [...]
di una collettività indistinta e caotica; in sono un semplice valore strumentale [...] E
cui, per grazia di un misterioso spirito san- che cosa poi si misura? Si misura proprio
to o di altra misteriosa e metafisica deità l’efficacia e la capacità di espansione e di
ignota, cali la grazia dell’intelligenza, della persuasione delle opinioni di pochi, delle
capacità, dell’educazione, della preparazio- minoranze attive, delle élites, delle avan-
ne tecnica ecc.; eppure questo modo di guardie ecc. ecc., cioè la loro razionalità o
concepire è comune» (Q , , ). Quello storicità o funzionalità concreta. Ciò vuol di-
che G. imputa alla scienza politica italiana re anche che non è vero che il peso delle opi-
è un’insufficienza sociologica di analisi, che nioni dei singoli sia esattamente uguale. Le
diviene incapacità politica di cogliere le tra- idee e le opinioni non “nascono” sponta-
sformazioni in atto. La composizione del- neamente nel cervello di ogni singolo: han-
l’élite non è decifrabile nei termini di un’a- no avuto un centro di irradiazione e di dif-
nalisi “individuale”, ma deve invece essere fusione, un gruppo di uomini o anche un uo-
vista, e siamo al secondo aspetto, «come le- mo singolo che le ha elaborate e le ha pre-
gata da milioni di fili a un dato raggruppa- sentate nella forma politica di attualità» (Q
mento sociale e per il suo tramite a tutta l’u- , , -). Il rapporto tra masse ed élite si
manità» (ibid.). L’élite è quello strato socia- caratterizza per G. come un «rapporto pe-
le tecnico che serve «per dare personalità al- dagogico», che «esiste in tutta la società nel
l’amorfo elemento di massa» (Q , , ); suo complesso» e che si instaura necessaria-
bisogna allora «lavorare a suscitare élites di mente «tra ceti intellettuali e non intellet-
intellettuali di un tipo nuovo che sorgano tuali, tra governanti e governati, tra élites e
direttamente dalla massa pur rimanendo a seguaci, tra dirigenti e diretti» (Q  II, ,
contatto con essa per diventarne le “stec- ): «si tratta, è vero, di lavorare alla ela-
che” del busto» (ibid.). L’uso politico del borazione di una élite, ma questo lavoro non
concetto è in questo caso opposto a quello può essere staccato dal lavoro di educare le
della scuola elitista. grandi masse, anzi le due attività sono in
La particolare declinazione che il con- realtà una sola attività» (Q , , ). Un
cetto di élite assume in G. porta la riflessio- rapporto, quindi, che non prende fattezze
ne sul tema a collegarsi con la teoria del par- paternalistiche, ma che si declina politica-
tito politico come «moderno Principe» (Q , mente nei termini dell’egemonia: «ogni rap-
, ), in una costellazione teorica che non porto di “egemonia” è necessariamente un
vede la contrapposizione diretta tra élite e rapporto pedagogico» (Q  II , , ).
politica di massa: «elaborazione dei concet- Grazie a questo rapporto pedagogico-ege-
ti del partito di massa e del piccolo partito di monico la coercizione stessa che l’élite dovrà
élite e mediazione tra i due. (Mediazione imporre alla massa potrà essere «una coerci-
teorica e pratica: teoricamente può esistere zione di nuovo tipo, in quanto esercitata dal-
un gruppo, relativamente piccolo, ma sem- la élite di una classe sulla propria classe, non
pre notevole, per esempio di qualche mi- p[otrà, ndr] essere che un’autocoercizione,
gliaia di persone, omogeneo socialmente e cioè un’autodisciplina» (Q , , ).
ideologicamente, senza che la sua stessa esi- MICHELE FILIPPINI
stenza dimostri una vasta condizione di co-
V. «classe politica», «coercizione», «democrazia»,
se e di stati d’animo corrispondenti, che non «direzione», «egemonia», «governati-governan-
possono esprimersi solo per cause meccani- ti», «intellettuali», «moderno Principe», «Mo-
che estranee e perciò transitorie?)» (Q , , sca», «partito», «Pareto», «Stato», «trincee, for-
). Questa necessità tipicamente moder- tezze e casematte».
 EMIGRAZIONE

emigrazione candosi dal territorio e sciamando all’este-


ro» (ibid.).
Secondo G., l’emigrazione «segue leg-
gi proprie, di carattere economico», cioè ANTONELLA AGOSTINO
«si avviano correnti migratorie nei vari pae- V. «colonialismo», «cosmopolitismo», «intellet-
si secondo i bisogni di varie specie di mano tuali», «intellettuali italiani».
d’opera o di elementi tecnici dei paesi stes-
si» (Q , , ). Questo si spiega col fatto empirismo
che uno Stato può essere definito “coloniz-
zatore” non perché semplicemente “proli- Al lemma G. dedica una nota: «Nozioni
fico”, ma in quanto capace di investire il enciclopediche. Empirismo. Significato equi-
proprio capitale al di fuori dei suoi confini: voco del termine. Si adopera il termine em-
è il caso delle «emigrazioni tedesca, italia- pirismo, comunemente, nel senso di non-
na, giapponese verso paesi non “colonizza- scientifico. Ma lo si adopera anche nel senso
bili”» (ibid.). Nell’esaminare il fenomeno di non categorico (proprio delle categorie fi-
dal punto di vista italiano, G. individua nel- losofiche) e quindi di “concreto” e reale nel
la Rivoluzione francese una sorta di spar- senso “corposo” della parola. Realtà empiri-
tiacque. Prima di questo evento, cioè prima ca e realtà categorica ecc. Per il Croce, per
che «si costituisse organicamente una clas- esempio le scienze filosofiche sono le sole e
se dirigente nazionale» (Q , , ), si era vere scienze, mentre le scienze fisiche o esat-
assistito all’emigrazione di italiani che, per te sono “empiriche” e astratte, perché per l’i-
le loro capacità tecniche e direttive, anda- dealismo la natura è una astrazione conven-
zionale, di “comodo”, ecc.» (Q , , ). In
vano a costituire, negli Stati europei che li
altri luoghi il lemma viene accostato, nel suo
ospitavano, una sorta di valore aggiunto.
uso politico, all’opportunismo, ad esempio a
Con la «formazione di una borghesia na-
proposito della filosofia politica di Gentile
zionale», invece, e «dopo l’avvento del ca-
(Q , , , Testo A; Q , , , Testo C),
pitalismo» (ibid.), è cominciata l’emigra-
oppure a proposito del metodo con cui alcu-
zione di lavoratori, che con le loro compe-
ni politici affrontano problemi pratici (Q ,
tenze e con la loro manodopera hanno con-
, ); altrove l’empirismo, nella sua estre-
tribuito ad arricchire gli stessi capitalismi
mizzazione, viene paradossalmente accosta-
stranieri. Qui, secondo G., è da individuar-
to all’attualismo, come tendenza a negare
si il deficit della classe dirigente, incapace
qualsiasi nesso tra i problemi attuali e le so-
di fornire al popolo non solo una «discipli-
luzioni ricavate da esperienze passate (Q ,
na nazionale» (ibid.), ma anche una mag-
, ). Un’ulteriore occorrenza del lemma è
giore coesione, facendo sì che tali forze an-
in rapporto all’analisi dei problemi del Ri-
dassero perdute perché completamente in-
sorgimento italiano: criticando una serie di
serite nelle nuove realtà straniere. Un se-
interpretazioni del nostro Risorgimento, ri-
condo aspetto della questione è rappresen-
tenute ideologiche, «cioè che non si rivolge-
tato dalla «funzione cosmopolita degli in-
vano a suscitare forze politiche attuali», G.
tellettuali italiani» (Q , , ), che li ha
nota come ciò non sia altro che «un docu-
portati a emigrare all’estero, laddove lo
mento della primitività dei vecchi partiti po-
stesso fenomeno non si è verificato in dire-
litici, dell’empirismo immediato di ogni azio-
zione opposta. Questo è dovuto al fatto
ne costruttiva (compresa quella dello Stato),
che, secondo G., mentre negli altri paesi
dell’assenza nella vita italiana di ogni movi-
europei si è assistito alla formazione di una
mento “vertebrato” che abbia in sé possibi-
coscienza e di una cultura nazionale, l’Ita-
lità di sviluppo permanente e continuo» (Q
lia invece «come territorio perde la sua fun- , , , Testo A; Q , , , Testo C).
zione di centro internazionale di cultura»,
non si è, per così dire, nazionalizzata, men- LELIO LA PORTA
tre i suoi intellettuali hanno continuato a ri- V. «Croce», «Gentile», «idealismo», «Risorgi-
vestire una «funzione cosmopolita, stac- mento».
ENGELS , FRIEDRICH 

Engels, Friedrich libro sia considerato come risultato di un


perfetto accordo» (Q , , ). La valuta-
Vi è nei Q una rilevante presenza di En-
zione di G. si inserisce in una corrente in-
gels, anche quale autore distinto da Marx.
terpretativa che egli ha presente, ma da cui
Engels era sopravvissuto a Marx di dodici
prende le distanze: G. prosegue infatti la no-
anni, aumentando in quel periodo il proprio ta citando sia il libro di Rodolfo Mondolfo,
prestigio e divenendo punto di riferimento Il materialismo storico in Federico Engels
teorico-politico per tutto il marxismo della (), sia uno sprezzante giudizio di Sorel
Seconda Internazionale (in Italia, soprattut- (v. su entrambi Q, AC, ), per il quale non
to per Antonio Labriola), anche grazie a varrebbe la pena di studiare Engels, vista la
opere che ebbero grande risonanza, come sua presunta «scarsa capacità di pensiero
l’Anti-Dühring. Nei Q i giudizi su Engels so- originale». G. non concorda con tale giudi-
no sempre cauti, anche se non mancano zio, affermando che «non bisogna sottova-
quelli negativi. Già in Q , ,  – parlando, lutare il contributo di Engels».
a proposito di Marx, di un «pensatore non Un giudizio negativo su Engels si trova
sistematico [...] di una personalità nella qua- nel Q : «È certo che in Engels (Antidüh-
le l’attività teorica e l’attività pratica sono in- ring) si ritrovano molti spunti che possono
trecciate indissolubilmente» – G. sottolinea portare alle deviazioni del Saggio» (Q , ,
come «fra le opere dello stesso autore, biso- ). Il Saggio è ovviamente il Manuale po-
gna distinguere quelle che egli ha condotto polare di sociologia di Bucharin, uno dei
a termine e ha pubblicato, da quelle inedite, grandi idola polemici dei Q, e il giudizio
perché‚ non compiute». Rispetto all’opera sembra dunque molto negativo. Subito do-
di Marx, egli specifica, vanno distinte le ope- po però G. aggiunge: «Si dimentica che En-
re che sono state «pubblicate sotto la re- gels, nonostante che vi abbia lavorato a lun-
sponsabilità diretta dell’autore» da quelle go, ha lasciato scarsi materiali sull’opera
che sono state pubblicate «da altri dopo la promessa per dimostrare la dialettica legge
sua morte». G. aggiunge: «Solo in seconda cosmica e si esagera nell’affermare l’identità
linea, nello studio di un pensiero originale e di pensiero tra i due fondatori della filosofia
personale, viene il contributo di altre perso- della praxis» (ibid.). L’«opera promessa» è la
ne alla sua documentazione. Per Marx: En- Dialettica della natura, tentativo incompiuto
gels. Naturalmente non bisogna sottovaluta- di fare del “marxismo” anche una metafisi-
re il contributo di Engels, ma non bisogna ca della realtà naturale. Operazione respinta
neanche identificare Engels con Marx, non dallo storicista G., che però sottolinea so-
bisogna pensare che tutto ciò che Engels at- prattutto – fermo restando che «Engels non
tribuisce a Marx sia autentico in senso asso- è Marx» – come lo stesso Engels non sia an-
luto. È certo che Engels ha dato la prova di dato fino in fondo su questo terreno, non
un disinteresse e di un’assenza di vanità per- dando mai «forma definitiva» ai frammenti
sonale unica nella storia della letteratura: della sua «opera promessa»: Bucharin
non è menomamente da porre in dubbio la avrebbe continuato dunque sulla strada che
sua assoluta lealtà personale. Ma il fatto è Engels stesso aveva esitato a percorrere. In
che Engels non è Marx e che se si vuole co- un Testo B del Q  troviamo un altro passo
noscere Marx bisogna specialmente cercar- critico verso l’Anti-Dühring, ancora una vol-
lo nelle sue opere autentiche, pubblicate ta in relazione al Manuale di Bucharin: «L’o-
sotto la sua diretta [responsabilità, ndr]» rigine di molti spropositi contenuti nel Sag-
(ivi, ). Nel Testo C, G. aggiungerà che gio è da ricercarsi nell’Antidühring e nel ten-
«l’affermazione dell’uno o dell’altro sull’ac- tativo, troppo esteriore e formale, di elabo-
cordo reciproco vale solo per l’argomento rare un sistema di concetti, intorno al nucleo
dato. Anche il fatto che uno ha scritto qual- originario della filosofia della praxis, che
che capitolo per il libro scritto dall’altro [il soddisfacesse il bisogno scolastico di com-
riferimento sembra all’Anti-Dühring, ndr], piutezza» (Q , , ). Qui è evidente la
non è una ragione perentoria perché tutto il presa di distanze di G. da Engels, che rien-
 ENGELS , FRIEDRICH

tra nella diffidenza più generale verso quel non si tratta del fatto della maggiore o mi-
«bisogno scolastico di compiutezza», di siste- nore originalità dell’affermazione di Engels,
maticità, che G. (come emerge anche in Q , ma della sua importanza e del posto che oc-
) non vede in Marx, e che gli è estraneo. cupa nel materialismo storico. Mi pare che
Nonostante questi rilievi critici, vi sono ad essa occorra richiamarsi per intendere ciò
nei Q anche diversi passi in cui G. si rifà a che vuol dire Engels quando scrive che do-
Engels e ne usa molte argomentazioni. In po Marx della vecchia filosofia rimane, tra
primo luogo, G. è debitore a Engels di una l’altro, la logica formale»: Q , , ) – in-
formula destinata a lasciare il segno, quella tende sollevare la questione centrale di una
dell’Anti-Croce. Scrive G.: «bisognerebbe nuova cultura e di un nuovo ceto intellet-
scrivere un nuovo Antidühring, che potreb- tuale diverso e opposto a quelli tradizionali
be essere un Anticroce, poiché in esso po- (Q , , ). Il richiamo alla questione en-
trebbe riassumersi non solo la polemica gelsiana della «tecnica del pensare» torna ri-
contro la filosofia speculativa, ma anche, petutamente collegato all’analisi del Manua-
implicitamente, quella contro il positivismo le di Bucharin perché il pubblico cui questo
e le teorie meccanicistiche, deteriorazione è rivolto, la «nuova classe» che sta cercando
della filosofia della praxis» (Q , , ). Il di formare i suoi propri intellettuali, man-
riferimento all’Anti-Croce viene ripetuto in cando di quel «tirocinio della logica» che gli
un Testo B del Q , da cui ricaviamo anche intellettuali borghesi fanno naturalmente, è
un indiretto apprezzamento per il libro di indifeso di fronte alla rozza retorica oratoria
Engels. Scrive G.: «Un lavoro di tal genere, del Saggio buchariniano.
un Anti-Croce che nell’atmosfera culturale Un secondo tema sul quale G. chiama
moderna potesse avere il significato e l’im- in causa l’Anti-Dühring è quello dell’ogget-
portanza che ha avuto l’Anti-Dühring per la tività del reale. Il brano di Engels citato è
generazione precedente la guerra mondiale, quello per cui «l’unità reale del mondo con-
varrebbe la pena che un intero gruppo di siste nella sua materialità, e questa è dimo-
uomini ci dedicasse dieci anni di attività» (Q strata [...] da uno sviluppo lungo e laborio-
 I, , ). Qui il libro di Engels appare so della filosofia e delle scienze naturali»
un’opera fondamentale per la riaffermazio- (Engels , ). Così scrive G.: «L’appunto
ne del marxismo. che si deve fare al Saggio popolare è di avere
Un primo riferimento positivo all’Anti- presentato la concezione soggettivistica così
Dühring si trova già in Q , , dove fa anche come essa appare dalla critica del senso co-
per la prima volta la sua comparsa il Manua- mune e di avere accolto la concezione della
le di Bucharin. In relazione a quest’ultimo realtà oggettiva del mondo esterno nella sua
G. ricorda «la giustissima osservazione di forma più triviale e acritica» (Q , , ).
Engels che anche i “modi” del pensare sono Più avanti G. si chiede: «Pare che possa esi-
elementi acquisiti e non innati, il cui posses- stere una oggettività extrastorica ed extrau-
so corrisponde a una qualifica professiona- mana? Ma chi giudicherà di tale oggettività?
le» (Q , , ; il rimando è alla Prefazione Chi potrà mettersi da questa specie di “pun-
del  all’Anti-Dühring). Lo stesso passo è to di vista del cosmo in sé” e che cosa signi-
ripreso in Q , , dove si chiarisce che G., ficherà un tal punto di vista?». Negando il
non disponendo dell’originale, cita una pa- dualismo uomo-natura, G. cita positivamen-
rafrasi crociana di Engels (non priva di di- te l’Anti-Dühring: «La formulazione di En-
storsioni). G. – ripetendo più volte nei Q il gels che “l’unità del mondo consiste nella
richiamo all’espressione engelsiana in que- sua materialità dimostrata... dal lungo e la-
stione (oltre che nel rispettivo Testo C, Q , borioso sviluppo della filosofia e delle scien-
, , in Q , ,  e nel relativo Testo C, ze naturali” contiene appunto il germe della
Q , , , in Q , ,  e nel rispettivo Te- concezione giusta, perché si ricorre alla sto-
sto C, Q , , ) e collegandola alla que- ria e all’uomo per dimostrare la realtà og-
stione di cosa nel materialismo storico possa gettiva. Oggettivo significa sempre “umana-
sopravvivere della logica formale («Per me mente oggettivo”» (ibid.). Appoggiandosi a
ENGELS , FRIEDRICH 

Engels, e anche forzandone la lettura, G. si come la proposta di un sistema compiuto. È


attesta su una posizione originale, ma non a questa incongruenza di Engels che G. ri-
isolata nello stesso dibattito epistemologico volge la sua critica ed è forse soprattutto in
contemporaneo. merito a essa che egli avanza la richiesta di
Altro tema presente nell’Anti-Dühring non confondere il pensiero di Marx con
è la dialettica quantità-qualità, su cui G. tor- quello del suo amico e compagno di studi e
na più volte. Scrive ad esempio in Q , , di lotta. Per il resto, negando la negazione
: «Nel Saggio popolare si dice [...] che ogni che di Hegel aveva fatto Dühring, Engels
società è qualcosa di più che la mera somma “riabilitava” il filosofo di Stoccarda: di fat-
dei suoi componenti. L’osservazione avreb- to, di fronte al positivismo, Engels e Marx
be dovuto essere collegata con l’altra di En- concordavano sulla necessità di difendere
gels che la quantità diventa qualità» (ibid.). Hegel da chi voleva trattarlo come un “cane
Anche a proposito di questo punto il refe- morto”. Anche per questo Engels rimane
rente polemico di G. resta soprattutto Bu- per G. uno dei due fondatori della filosofia
charin, il cui pensiero è per l’autore dei Q della praxis, e il fatto che questa espressio-
meccanicistico, non dialettico. Di contro il ne non sia dovuta solo a mera ripetizione di
rimando a Engels ne evidenzia uno dei mo- una formula retorica ormai consolidata nel-
menti di maggiore rivalutazione della dialet- la storia del movimento operaio è dimo-
tica hegeliana. Un ultimo riferimento di G. strato dal ricorso che G. fa agli scritti en-
all’Anti-Dühring è relativo al passaggio «dal gelsiani su alcune questioni cruciali della
regno della necessità al regno della libertà» sua elaborazione, prima fra tutte la batta-
(Engels , ). Anche in questo caso il ri- glia antideterministica, che è uno dei punti
chiamo torna più volte (Q , , - e Q , centrali dei Q.
, , entrambi ripresi in Q , , ; Q Il ricorso a Engels infatti non si limita
, , ; Q , , ), perdipiù collegato all’Anti-Dühring. Di grande rilevanza è an-
alla tesi gramsciana della transitorietà dello che il ripetuto riferimento a due celebri let-
stesso materialismo storico, che «afferma tere del pensatore tedesco, del  e del
teoricamente che ogni “verità” creduta eter-  (v. Q, AC, ), concernenti il rappor-
na e assoluta ha origini pratiche e ha rap- to struttura-sovrastruttura: «l’affermazione
presentato o rappresenta un valore provvi- di Engels che l’economia solo in “ultima
sorio. Ma il difficile è far comprendere “pra- analisi” è la molla della storia (nelle due let-
ticamente” questa interpretazione per ciò tere sulla filosofia della praxis pubblicate
che riguarda il materialismo storico stesso. anche in italiano) da collegare direttamente
Questa interpretazione è adombrata da En- al passo della prefazione della Critica dell’E-
gels dove parla di passaggio dal regno della conomia politica, dove si dice che gli uomini
necessità al regno della libertà» (Q , , diventano consapevoli dei conflitti che si ve-
). Finita la “preistoria dell’umanità” (per rificano nel mondo economico sul terreno
i classici del marxismo, il “regno della ne- delle ideologie» (Q , , ; ma v. anche Q
cessità”), è ipotizzabile una società senza , , , ripreso in Q , , ; Q , ,
contraddizioni, e dunque il venir meno del , ripreso in Q , , ; Q , , ; Q
materialismo storico stesso, che è teoria di , , ). L’antideterminista G. è ovvia-
queste contraddizioni. mente vicino a queste affermazioni engelsia-
Il rapporto di G. con il libro di Engels è ne, nella sua battaglia contro Bucharin come
dunque complesso, apparentemente con- contro tanto marxismo della Seconda Inter-
traddittorio. Ma la contraddizione è forse in- nazionale, per la rivalutazione del momento
sita nello stesso Anti-Dühring, dove da una sovrastrutturale e dunque dell’iniziativa po-
parte si critica l’enciclopedismo di Dühring, litica e dell’ideologia.
dall’altra si finisce per seguirlo sul suo stes- Vi sono anche altri passi nei quali G. ri-
so terreno; da una parte si dice di non voler corre a brani tratti dalle opere engelsiane,
contrapporre sistema a sistema, dall’altra si spesso citati in appoggio al suo ragionare
dà vita a un’opera che venne intesa proprio critico sulle tesi di Bucharin o anche di Cro-
 EPOCA

ce e in merito agli argomenti più disparati: va realtà sociale e politica affermatisi in «Oc-
da cosa significhi “scientifico” (Q , , , cidente» a partire dalla fine dell’Ottocento.
in polemica con Turati) alle questioni ri- B IBLIOGRAFIA : G ERRATANA ; L I -
guardanti l’arte e la letteratura, in particola- GUORI .
re Balzac (Q , , ; Q , , ; Q ,
GUIDO LIGUORI
, ); dal rapporto tra la critica dell’eco-
nomia politica e le teorie economiche “bor- V. «Bucharin», «Croce», «Feuerbach», «guerra di
ghesi” (Q  II, , ) ai caratteri della “ri- movimento», «guerra di posizione», «materiali-
smo storico», «oggettività», «quantità-qualità»,
voluzione italiana” (Q , , ; Q , ,
«struttura», «superstruttura, superstrutture»,
; Q , , ) e così via. G. fa più vol- «tecnica del pensare».
te riferimento a un’altra opera di Engels, Lu-
dovico Feuerbach e il punto d’approdo della epoca
filosofia classica tedesca, richiamato sia in re-
lazione alla proposizione hegeliana «tutto Per G. il «fare epoca» (Q  II, , )
ciò che è razionale è reale» (Q , ,  e è un attributo specifico di un processo stori-
Q , , ), ancora in polemica col Saggio co. Alcuni eventi storici, come la nascita
popolare, sia in merito al rapporto tra teoria dell’«idea di progresso», che «rappresenta
e prassi (Q  II, , ), in polemica con [...] un fatto culturale fondamentale» (ibid.),
Croce, o al problema contiguo rappresenta- fanno epoca nel senso che determinano le
to dalla tesi del movimento operaio come coordinate fondamentali sulle quali poi si
«erede della filosofia classica tedesca» (Q  dispiega la vita e l’azione degli uomini. G.
II, ,  e Q , , ). puntualizza: «è da notare come troppo spes-
Sembra un ricorso a Engels, da parte di so si confonda il “non far epoca” con la scar-
G., molto diffuso, non filtrato da una preoc- sa durata “temporale”», mentre in realtà «si
cupazione generale che sarebbe stata riser- può “durare” a lungo, relativamente, e non
vata a un autore ritenuto “inaffidabile”. En- “fare epoca”» (Q , , ). Alcuni «mo-
gels è per G. uno dei fondatori della filoso- vimenti storico-politici moderni, che non
fia della praxis e uno dei punti di riferimen- sono certo rivoluzioni, ma non sono com-
to nella fondamentale polemica contro Bu- pletamente reazioni», come quelli «del tipo
charin e la sua concezione del marxismo, Dreyfus», durano infatti a lungo ma «non
considerata scolastica e riduttiva. possono “fare epoca”» (Q , , ). Al
Infine, va fatto almeno un cenno al nes- contrario, fa epoca «ogni movimento cultu-
so che è possibile istituire tra l’elaborazione rale che tenda a sostituire il senso comune e
gramsciana sul passaggio dalla «guerra di le vecchie concezioni del mondo in genera-
movimento» alla «guerra di posizione» e le», e in particolare quello che riesce a «su-
l’indicazione engelsiana – contenuta nell’In- scitare élites di intellettuali di un tipo nuovo
troduzione del  a Le lotte di classe in che sorgano direttamente dalla massa pur ri-
Francia di Marx – per cui l’esercito proleta- manendo a contatto con essa per diventarne
rio non doveva più proporsi di «conseguire le “stecche” del busto». G. segnala come
la vittoria con una sola grande battaglia», ma «questa seconda necessità, se soddisfatta, è
«progredire, lentamente, di posizione in po- quella che realmente modifica il “panorama
sizione, con una lotta dura e tenace», poiché ideologico” di un’epoca» (Q , , ).
impossibile era «conquistare la trasforma- Anche l’interesse per il fordismo trova
zione sociale del  con un semplice colpo una sua discriminante nella questione del fa-
di sorpresa» (Engels , ). Parole che re o meno epoca, tanto da comparire nell’e-
sembrano essere lo sfondo, forse anche in lenco dei problemi da affrontare in testa al
parte una fonte di ispirazione, alla riflessio- Q : «quistione se l’americanismo possa co-
ne gramsciana sul cambio di strategia neces- stituire un’“epoca” storica, se cioè possa de-
sario al movimento comunista o quanto me- terminare uno svolgimento graduale del ti-
no indicare una convergenza nel ridefinire il po, altrove esaminato, delle “rivoluzioni
concetto di rivoluzione all’altezza della nuo- passive” proprie del secolo scorso o se inve-
EREDITÀ DEL PASSATO 

ce rappresenti solo l’accumularsi molecola- magine di Erasmo che G. ha è talmente di-


re di elementi destinati a produrre pendente da quella – critica – di Croce e De
un’“esplosione”, cioè un rivolgimento di ti- Ruggiero che quando trova in un articolo su
po francese» (Q , , ). Toffanin (Arezio ) una caratterizzazione
opposta (Erasmo non umanista, al pari di
MICHELE FILIPPINI
Machiavelli, Giansenio, Bruno e altri) la sot-
V. «intellettuali organici», «senso comune», «sto- tolinea con un punto interrogativo.
ria».
FABIO FROSINI
Erasmo da Rotterdam, Desiderio V. «Croce», «Lutero», «modernismo», «Rifor-
ma», «Rinascimento», «uomo del Rinascimento».
Nei Q la figura di Erasmo compare in
relazione a Lutero, seguendo l’opposizione
eredità del passato
dialettica delineata da Croce nella sua Storia
dell’età barocca. In Q , , intitolato Due L’espressione «eredità del passato» ap-
aspetti del marxismo, G. cita due passi da pare nel Q . Secondo G. ogni nuova situa-
questo libro, in cui compare il contrasto zione storica, se anche non può cambiare
Erasmo-Lutero come opposizione Rinasci- completamente il linguaggio, dovrebbe mo-
mento-Riforma: raffinato ma antipopolare il dificarne il contenuto. Tuttavia gli intellet-
primo, popolare ma avversa alla cultura la tuali “cristallizzati”, che concepiscono la
seconda (Croce ,  e ; Q , , ). Cro- propria categoria sociale «come continua-
ce e il suo allievo Guido De Ruggiero (G. zione ininterrotta nella storia [...] e non co-
rinvia a De Ruggiero  e a) ravvisano me espressione di un processo dialettico»
però i germi di futuro, della «filosofia tede- (Q , , ), si ricongiungono, «nella sfe-
sca del -» (Q , , ), proprio nella ra ideologica, a una precedente categoria in-
Riforma, nonostante le apparenze tumul- tellettuale attraverso una stessa nomenclatu-
tuose e rozze. Quando dunque Erasmo scri- ra di concetti» (ivi, ). L’intellighentsia, in
ve ubicumque regnat lutheranismus, ibi lite- questo caso, non è legata al nuovo gruppo
rarum est interitus (ivi, , che cita Croce sociale che «sente almeno di essere scisso e
, ), mostra di non afferrare se non la su- distinto da quello precedente», ma pensa di
perficie del fenomeno. Eppure, come G. no- potersi «riallacciare al passato» (ivi, ).
ta in un testo posteriore, adesso Croce, «di Tuttavia – precisa G. – «non è detto che tut-
fronte alla nuova Riforma intellettuale e mo- ta l’eredità del passato debba essere respin-
rale rappresentata dal materialismo storico, ta» (ibid.): esistono infatti «“valori strumen-
si ritrova nella stessa posizione di Erasmo di tali”» che non si può non accogliere inte-
fronte a Lutero» (Q , ,  e LC , a Ta- gralmente, per poi continuare a raffinarli nel
tiana, ° dicembre ), giudicandolo su- tempo. Chi trova difficoltoso adeguare «l’e-
perficialmente sulla base delle sue manife- spressione letteraria al contenuto concettua-
stazioni più rozze. «Croce rimprovera alla fi- le» è vittima del «dilettantismo filosofico,
losofia della praxis il suo “scientismo”, la sua della mancanza di senso storico nel cogliere
superstizione “materialistica”, un suo pre- i diversi momenti di un processo di sviluppo
sunto ritorno al “medioevo intellettuale”. culturale, cioè di una concezione antidialet-
Sono i rimproveri che Erasmo, nel linguag- tica, dogmatica, prigioniera degli schemi
gio del tempo, muoveva al luteranismo» (Q astratti della logica formale» (ibid.).
 II, .I, ). Questo atteggiamento può Anche nelle LC G. utilizza l’espressione
essere spiegato solo come una forma di av- a proposito della lingua: allorché afferma che
versione politica e di regressione culturale. gli sembra «misticismo di cattiva lega» la
Anche il mancato appoggio di Croce al mo- «quistione» ebraica impostata come «qui-
vimento modernista fa emergere «l’uomo stione della “razza” intesa in altro senso che
del Rinascimento, il tipo di Erasmo, con la non sia quello puramente antropologico»,
stessa mancanza di carattere e di coraggio ci- l’autore dei Q si chiede cosa possa significa-
vile» (Q  II, .IV, ). In definitiva, l’im- re parlare di «“razza”» ebraica, se gli ebrei
 ERESIE , ERETICI

hanno abbandonato fin dai tempi di Cristo la (Q , , -). I moderni ordini religiosi,
loro lingua originaria a favore dell’aramaico poi, seguiti alla Controriforma e alle istitu-
e quindi hanno «perduto la maggior parte zioni di un ordine organizzato dall’alto e
dell’eredità del passato, della primitiva con- «diplomatico» come la Compagnia di Ge-
cezione del mondo» e hanno assorbito inve- sù, sembrano a G. solo articolazioni disci-
ce lingua e cultura di un «popolo conquista- plinari della Chiesa stessa, ovvero, come av-
tore» (LC , a Tatiana,  ottobre ). viene con l’Azione cattolica a partire dall’e-
poca della Restaurazione e dei primi moti
JOLE SILVIA IMBORNONE
risorgimentali, strumenti “politici” della
V. «due mondi», «ebrei», «intellettuali», «intel- Chiesa medesima (Q , , -): sebbene
lettuali italiani», «linguaggio», «Roma».
G. includa in questi il modernismo, che sfo-
cia nella «democrazia cristiana» murriana
eresie, eretici (Q , , ), attraverso però un processo
I movimenti ereticali, che furono tra i che non è così consequenziale e che maga-
fattori principali della disgregazione della ri, in modo diverso da quello immaginato
complessiva “civiltà europeo-cattolica” del da G., avrà conseguenze solo più tardi nel-
Medioevo, si manifestarono per G. come la Chiesa del cosiddetto “popolo di Dio”
«tentativi di riforme puramente spiritualiste del Concilio Vaticano II promosso all’epoca
della religione», tese a divaricare l’unità-di- giovannea.
stinzione insita nel «dualismo natura-spiri- RAFFAELE CAVALLUZZI
to», praticato dalla Chiesa cattolica per te-
V. «Azione cattolica», «Chiesa cattolica», «gesui-
nersi legato il materialismo popolare e, nel- ti, gesuitismo», «Machiavelli», «Medioevo», «Ri-
lo stesso tempo, per operare una costante nascimento».
«selezione aristocratica» dei suoi intellet-
tuali tramite il pensiero platonico e aristote- errore
lico ereditato dalla classicità (Q , , ).
Risulta particolarmente interessante che a Nei Q il termine «errore» compare, ol-
tal proposito G. tracci poi un parallelo e tre che nella sua accezione generica, con il si-
una differenziazione, nei meccanismi di se- gnificato conferitogli da Croce nella sua Lo-
lezione dei quadri dirigenti distinti dalle gica: come atto pratico (economico) che in-
masse dei «“semplici”», tra l’organizzazio- terferisce con il processo teoretico di ricerca
ne religiosa cattolica e il modo di essere del del vero (Q , ,  e Q , , -). G. di-
partito marxista, nel cui ambito la dirigenza scute questa teoria in Q , , -: essa è
intellettuale proviene anch’essa dalla tradi- una derivazione della teoria marxista delle
zione culturale delle classi dominanti. G. ideologie, che però in tale passaggio subisce
avvicina anche, tra Medioevo e Rinascimen- un irrigidimento nella sua dimensione più
to, le eresie agli ordini religiosi, laddove in- immediata e circoscritta. Così, «per il Croce
dividua la «rottura» determinatasi in virtù l’errore ha origine in una “passione” imme-
di esse tra «massa e intellettuali nella chie- diata, cioè di carattere individuale o di grup-
sa», «“rimarginata”», tuttavia, dalla nascita po; ma non può esistere una “passione” di
contemporanea di «movimenti popolari re- portata storica più larga», mentre precisa-
ligiosi riassorbiti dalla chiesa nella forma- mente questo – con la sua teoria dell’ege-
zione degli ordini mendicanti e in una nuo- monia – è ciò che afferma la filosofia della
va unità religiosa» (Q , , ). praxis. Quando si definisce “errore” prati-
Altresì notevole è la comparazione isti- co, cioè ideologico, una posizione, al termi-
tuita da G. tra gandhismo e francescanesi- ne pertanto «non sarà da dare un significato
mo per via della resistenza passiva opposta moralistico o dottrinario-metafisico, ma pu-
agli oppressori, sebbene resti forse sostan- ramente “storico” dialettico, di “ciò che è
zialmente estranea alla sua cultura la spiri- storicamente caduco e degno di cadere”,
tualità evangelica francescana in quanto in- della “non-definitività” della filosofia della
capace di contrapporre la forza all’iniquità “morte-vita”, dell’“essere - non essere”, cioè
ESPERANTO 

del termine dialettico da superare indivi- un meccanico strumento militare che si atti-
dualmente (morale), come gruppo (nell’in- va sotto richiesta delle classi dirigenti: «con
terno suo), come società-storia» (v. anche Q un esercito di mercenari professionisti, la di-
 I, p.  e Q  II, .I, ). Si può dire rezione politica è minima [...] con un eserci-
dunque che l’errore è l’estremità individua- to nazionale di leva il problema muta; nelle
le delle ideologie, e coincide pertanto con guerre di posizione fatte da grandi masse
l’arbitrarietà del linguaggio (Q , ,  e, in che solo con grandi riserve di forze morali
riferimento ai pragmatisti, Q , , ). possono resistere al grande logorio muscola-
Una forma di secondo grado di errore re, nervoso, psichico, solo [con] un’abilissi-
di origine pratica si ha quando un’analisi ma direzione politica, che tenga conto delle
storico-politica si rivela incapace di pensare aspirazioni più profonde delle masse, si im-
l’errore in questa sua dialettica di morte-vi- pedisce la disgregazione e lo sfacelo» (ibid.).
ta. Essa rivela, in chi la fa, scarsa compren- Le classi dirigenti italiane, come dimostra
sione della politica e della funzione delle su- Caporetto, rimangono comunque tuttora le-
perstrutture e del concetto dello Stato (Q , gate a una visione astratta della forza milita-
, -; Q , , -; Q , , -; Q , , re, che non comprende la necessità di una
) e favorisce una strategia politica mecca- direzione politica. G. analizza questo aspet-
nicistica e incapace di pensare la reale soli- to a proposito di Cadorna e del governo ita-
dità dello schieramento avversario. liano: «la colpa non è di Cadorna, ma dei go-
verni che devono essi educare politicamente
FABIO FROSINI
i militari» (Q , , ).
V. «Croce», «ideologia», «linguaggio», «passio-
ne», «pragmatismo», «superstruttura, superstrut- MICHELE FILIPPINI
ture». V. «cadornismo», «Caporetto», «guerra», «guer-
ra di posizione», «Risorgimento».
esecutivo: v. legislativo-esecutivo.
esperanto
esercito
G. critica l’esperanto nei suoi scritti
G. analizza l’esercito nel passaggio dal- giornalistici e in quelli carcerari. Nell’ultimo
la guerra di movimento alla guerra di posi- di una serie di articoli sulla proposta del Par-
zione, prendendo come esempio la disastro- tito socialista italiano di promuovere e di
sa direzione fattane dai moderati nel Risor- adottare l’esperanto (La lingua unica e l’e-
gimento: «quanto più un esercito è numero- speranto,  febbraio , in CF -), G.
so, cioè quanto più profonde masse della po- aveva sostenuto che solo gli uomini d’affari
polazione vi sono incorporate, tanto più cre- e i turisti hanno bisogno di un simile lin-
sce l’importanza della direzione politica su guaggio. È una «preoccupazione cosmopoli-
quella meramente tecnica-militare» (Q , tica, non internazionale» (ivi, ). In più, si
, ). I moderati non tennero in conside- trattava di un tentativo superficiale e arbi-
razione l’importanza della direzione politi- trario di creare una comunicazione interna-
ca: «la combattività dell’esercito piemontese zionale senza che ve ne fossero le condizioni
era altissima al principio della campagna del reali: ne sarebbe derivato un linguaggio che
: i destri credettero che questa combatti- non avrebbe ammesso cambiamenti nel
vità fosse espressione di un puro “spirito mi- tempo e nello spazio.
litare” astratto e si dettero ad intrigare per G., provocatoriamente, paragona l’espe-
restringere le libertà popolari» (ibid.). G. ri- ranto alla proposta di Manzoni per la creazio-
leva come questa mossa fiaccò il morale del- ne di un italiano standard. Sebbene la difesa
l’esercito ed ebbe come conseguenza le suc- manzoniana della lingua “vivente”, influenza-
cessive sconfitte: «a Novara l’esercito non ta dal Romanticismo tedesco, sembri collo-
volle combattere, perciò fu sconfitto» carsi agli antipodi dell’esperanto, G. sostiene
(ibid.). L’esercito, con l’avvento delle grandi che per la maggioranza degli italiani che
masse sulla scena politica, non è più per G. avrebbe dovuto adottare un italiano standard
 ESTEROMANIA

basato sul dialetto fiorentino entrambe le po- a questa concezione, anziché prendere atto
sizioni avevano un effetto simile. Entrambe della propria incapacità di agire nella so-
ignoravano ciò che G. ha definito «scienza del cietà, preferisce «giungere alla conclusione
linguaggio» (v. ad esempio Q , , ) e la della inferiorità di un intero popolo, per cui
tesi di G. I. Ascoli, fatta propria dall’autore non rimane altro che accomodarsi» (ivi,
dei Q, sul fatto che il linguaggio non possa es- ). I fautori dell’esteromania, anche se a
sere imposto artificialmente persino dallo Sta- volte sono sostenitori di «un nazionalismo
to, ma debba essere il risultato dell’attività e dei più spinti», dovrebbero essere – chiosa
dei rapporti tra i parlanti. G. interpretò la icasticamente G. – «segnati dalla polizia tra
questione dell’esperanto come un’indicazione gli elementi capaci di far la spia contro il pro-
di quanto inadeguato fosse il Partito socialista prio paese» (ibid.). Tale «stato d’animo» è
nel trattare i problemi culturali in generale. infatti netta prova, oltre che di stupidità, di
Egli torna su questi argomenti negli «assenza di spirito nazionale-popolare»; non
scritti carcerari (Q ,  e Q , ), esten- si è dinanzi però a una «fatale qualità del-
dendo l’uso del termine e facendone la me- l’uomo italiano», ma a un fenomeno che ha
tafora di una tendenza tipica in particolare un’origine storica precisa nell’ideologia bor-
del positivismo e del naturalismo. Egli scri- ghese, suffragata dai sociologi positivisti, se-
ve: «Per gli esperantisti della filosofia e del- condo cui l’arretratezza del Meridione non
la scienza tutto ciò che non è espresso nel lo- aveva cause storiche, ma era determinata dal
ro linguaggio è delirio, è pregiudizio, è su- fatto che i suoi abitanti erano per natura
perstizione, ecc.» (Q , , ). Ciò crea «poltroni, incapaci, criminali, barbari» (QM
una relazione importante tra la critica gram- ). L’esteromania non è comunque appan-
sciana del positivismo, il problema dell’i- naggio esclusivo di una parte degli intellet-
deologia e del senso comune e la delineazio- tuali italiani, ma si è manifestata – specifica
ne del tema dell’egemonia. G. – «in certe epoche di avvilimento morale,
anche in altri paesi» (Q , , ), ad esem-
PETER IVES
pio in Russia (v. Q , , , Testo A).
V. «cosmopolitismo», «egemonia», «ideologia»,
«lingua», «linguaggio», «senso comune». JOLE SILVIA IMBORNONE
V. «intellettuali», «intellettuali italiani», «nazio-
esteromania nale-popolare», «positivismo», «Prezzolini»,
«quistione meridionale», «Russia».
G. identifica come esteromania la ten-
denza di alcuni intellettuali italiani «del tipo estetica
“moralisti” o moralizzatori» a ritenere che
all’estero si fosse «più onesti, più capaci, più Il lemma chiama in causa la riflessione
intelligenti che in Italia» (Q , , ), ricorrente di G. sulla dottrina o sulla teoria
confondendo un popolo nella sua totalità dell’arte e quindi prevalentemente sul signi-
con i suoi strati corrotti, presenti soprattut- ficato e sul ruolo dell’estetica idealistica di
to nella piccola borghesia a cui pure appar- Croce. In connessione con ciò, tuttavia, esso
tengono gli stessi detrattori. Tale esteroma- riguarda anche una serie di altre questioni,
nia, secondo G., assumeva forme «tediose e attinenti – per usare le parole di G. – ai «cri-
talvolta ripugnanti in tipi invertebrati come teri di critica letteraria» e alle ragioni e alle
il Graziadei» (ibid.); si tratta di una «forma prospettive della «lotta per una nuova cul-
di antiretorica, che era poi una vera e propria tura». Il diffuso confronto con l’estetica cro-
retorica deprimente e da falso furbo, tipo ciana porta spesso l’autore dei Q a polemiz-
Stenterello-Machiavelli» (Q , , ). Essa zare anche aspramente con i vari “ripetito-
alimentava inoltre «pose snobistiche rivol- ri”, inerti e superficiali: ad esempio, egli af-
tanti» (Q , , ): a tal proposito, G. ri- ferma che Giulio Bertoni non ha saputo de-
corda un colloquio del  con Prezzolini, rivare dall’estetica crociana «dei canoni di
che si rammaricava di non aver procurato la ricerca e di costruzione della scienza del lin-
cittadinanza inglese ai suoi figli. Chi aderisce guaggio», ma si è limitato a «parafrasare,
ESTETICA 

esaltare, liricizzare delle impressioni» (Q , “forma” 〈è〉 nell’arte; è la “liricità” della sto-
, ). Ciò in generale serve a G. per deli- ria, la “catarsi” della storia», precisa con for-
neare meglio il terreno del confronto: in Q za che «le cose non sono così semplici nella
,  egli afferma che la «critica artistica» de- storia come nell’arte» (Q  I, , ), dal mo-
ve essere anche, anzi soprattutto, «lotta per mento che, mentre nell’arte la «produzione
una nuova cultura», dal momento che da di “liricità” è individuata perfettamente in un
una nuova cultura può «nascere una nuova mondo culturale personalizzato», nella storia
arte». È proprio sotto questo profilo, secon- invece la produzione di liricità è la metafora
do G., che bisogna collocare e intendere «il del concetto di storia etico-politica che G. cri-
rapporto De Sanctis-Croce e le polemiche tica alla radice come «ipostasi arbitraria e
sul contenuto e sulla forma» (Q , , ). meccanica del momento dell’egemonia»
Quello che va rilevato, a suo avviso, è che «la (ibid.). Ma più avanti, nello stesso Q , G. af-
critica del De Sanctis è militante, non è fri- ferma, in un paragrafo intitolato al problema
gidamente estetica»: cioè è propria di una della «conoscenza filosofica come atto prati-
fase di «lotta culturale», per cui tutto (le co, di volontà», che tale problema si può stu-
analisi del contenuto, la critica della forma diare nei filosofi idealisti in generale e in Cro-
strutturale delle opere, cioè della «coerenza ce in particolare. Se i filosofi idealisti «insi-
logica e storica-attuale delle masse di senti- stono [...] sulla vita intima dell’individuo-uo-
menti rappresentati») è legato a questa lotta mo, sui fatti e sull’attività spirituale», in Cro-
culturale, laddove Croce è riuscito a tenere ce l’«atto pratico» della conoscenza filosofica
distinti e, di fatto, a separare questi diversi è legato alla grande importanza che nel suo si-
aspetti che «nel De Sanctis erano uniti e fu- stema acquista «la teoria dell’arte, l’estetica»
si» (ibid.). La conclusione che G. trae dalle (Q  II, , ). L’individuazione del valore
sue considerazioni è netta: «il tipo di critica pratico dell’estetica crociana è un punto assai
letteraria propria del materialismo storico è importante dell’Anti-Croce gramsciano, an-
offerto dal De Sanctis, non dal Croce o da che se – si potrebbe dire – non adeguata-
chiunque altro (meno che mai dal Carduc- mente sviluppato e perseguito fino in fondo.
ci): lotta per la cultura, cioè, nuovo umane- Tuttavia, non mancano passaggi significativi
simo, critica del costume e dei sentimenti, in questa direzione, tra cui si segnala soprat-
fervore appassionato, sia pure sotto forma di tutto l’intera nota Q , . In essa G. muove
sarcasmo» (ibid.). A ciò si collega l’attenzio- da una premessa di fondo, legata a quella che
ne che G. riserva a una figura (Luigi Russo) egli chiama la «quistione della “natura del-
propria di quella che è stata chiamata la “si- l’uomo”» e la «quistione “cos’è l’indivi-
nistra” crociana: in Russo egli vede, come ri- duo?”», e afferma: «Se non si può pensare
sultato di «un ritorno all’esperienza del De l’individuo fuori della società, e quindi se non
Sanctis dopo il punto di arrivo del crociane- si può pensare nessun individuo che non sia
simo», la presenza di una «preoccupazione storicamente determinato, è evidente che
nazionale-popolare nell’impostazione del ogni individuo e anche l’artista, e ogni sua
problema critico-estetico» (Q , , -). attività, non può essere pensata fuori della
Questa peculiare prospettiva di “ritorno società, di una società determinata» (Q ,
a De Sanctis” e di superamento di una “criti- , ). Dentro questa storicità di fondo,
ca frigidamente estetica” si può ricondurre in ogni «individuo-artista» può essere tale «in
qualche modo (sia pure non senza contraddi- modo più o meno largo e comprensivo, più
zioni) alla volontà di G. di separare e distin- o meno “storico” o “sociale”» (ibid.). A que-
guere ciò che in Croce vuole essere profon- sto punto l’autore dei Q osserva che, se è ve-
damente unito, cioè il piano della storiografia ro che l’estetica di Croce ha finito col deter-
e quello dell’estetica, l’impostazione del pro- minare «molte degenerazioni artistiche»,
blema storiografico e quella del problema non è sempre vero che ciò sia avvenuto con-
estetico. L’autore dei Q, dopo aver sottoli- tro le sue intenzioni e il suo spirito: per mol-
neato che per Croce «il momento etico-poli- te degenerazioni (si pensi, ad esempio, a cer-
tico è nella storia ciò che il momento della to formalismo della “Ronda” e a certo calli-
 ESTINZIONE DELLO STATO

grafismo) ciò può esser vero, ma sicuramen- cezione soreliana del “mito” appare dall’av-
te non è vero per una “degenerazione” fon- versione (che assume la forma passionale di
damentale, quella dell’«“individualismo” una repugnanza etica) per i giacobini che
artistico espressivo antistorico (o antisociale, certamente furono una “incarnazione cate-
o anti-nazionalepopolare)» (ivi, ). È come gorica” del Principe di Machiavelli» (Q ,
se G., mentre fondamentalmente si sottrae a , ). «Anche la guerra in atto è “passio-
ogni tentativo di confutazione “teorica” del- ne” [...]; bisogna dunque spiegare come la
l’estetica crociana in quanto tale, ne inten- “passione” possa diventare “dovere” mora-
desse tuttavia segnalare con forza una conse- le e non dovere di morale politica, ma di eti-
guenza, un carattere “pratico” ad essa inti- ca» (Q , , -).
mamente connaturato, legato alla valenza Infine, sull’etica sessuale: «Ogni crisi
metastorica ed essenzialistica del concetto di coercizione unilaterale nel campo ses-
crociano di “intuizione lirica pura”. suale porta con sé a uno sfrenamento “ro-
mantico”». Pertanto è difficile «ogni tenta-
PASQUALE VOZA
tivo di creare una nuova etica sessuale che
V. «arte», «catarsi», «Croce», «De Sanctis», «for- sia conforme ai nuovi metodi di produzio-
ma-contenuto», «storia etico-politica».
ne e di lavoro. D’altronde è necessario» (Q
, , ; v. anche LC , a Giulia,  giu-
estinzione dello Stato: v. società regolata. gno ).
etica GIUSEPPE PRESTIPINO
V. «etico-politico», «guerra», «Kant», «intellet-
L’etica nuova è nell’etico-politico. Ma tuali italiani», «libertinismo», «Machiavelli»,
un nesso c’è anche con la dimensione mora- «morale».
le: G. traduce la «massima di E. Kant: “Ope-
ra in modo che la tua condotta possa diven- etico-politico
tare una norma per tutti gli uomini, in con-
dizioni simili” [...] Cosa si intende per “con- In un Testo B del Q , intitolato Intro-
dizioni simili”? Le condizioni immediate in duzione allo studio della filosofia, G. scrive:
cui si opera, o le condizioni generali com- «Si può impiegare il termine di “catarsi” per
plesse e organiche, la cui conoscenza richie- indicare il passaggio dal momento mera-
de una ricerca lunga e criticamente elabora- mente economico (o egoistico-passionale) al
ta?» (Q , , ). Ma è questa la raziona- momento etico-politico, cioè l’elaborazione
lità divenuta «una cultura, un “buon senso”, superiore della struttura in superstruttura
una concezione del mondo, con una etica nella coscienza degli uomini» (Q  II, ,
conforme» (Q , , ). Operare questa ). In Q , parlando del «sindacalismo
trasformazione è un compito dei nuovi in- teorico», G. afferma che tale teoria impedi-
tellettuali. La «lotta per una cultura supe- sce a un «gruppo subalterno» di divenire
riore autonoma [...] si manifesta in forma «dominante, di svilupparsi oltre la fase eco-
negativa e polemica con gli a- privativi e gli nomico-corporativa per elevarsi alla fase di
anti- (anticlericalismo, ateismo, ecc.)». Tut- egemonia etico-politica nella società civile e
tavia, si dà «una forma moderna e attuale al- dominante nello Stato» (Q , , ). Nel
l’umanesimo laico tradizionale che deve es- corrispondente Testo A, al posto di «ege-
sere la base etica del nuovo tipo di Stato» monia etico-politica» G. aveva scritto «ege-
(Q , , ). E «“cultura”» in tal caso si- monia politico-intellettuale» (Q , , ).
gnifica una «“concezione della vita e del- Nella stessa nota del Q  aggiunge l’impor-
l’uomo”, cioè una “filosofia” [...] che ha ge- tante precisazione secondo la quale «se l’e-
nerato un’etica» (Q , , ). Tra gli gemonia è etico-politica, non può non esse-
aspetti deteriori di alcuni intellettuali italia- re anche economica» (Q , , ). Nel re-
ni G. indica «mollezza e indulgenza etica» lativo Testo A il termine «egemonia», invece
(Q , p. ). Eticità non è moralismo di «etico-politica», è aggettivato solo come
astratto: «Il carattere “astratto” della con- «politica» (Q , , ).
ETICO - POLITICO 

Il significato del lemma è chiaro: il mo- in politica si chiama dell’“egemonia”, del


mento etico-politico è per G. quello dell’e- consenso, della direzione culturale, per di-
gemonia, connotata soprattutto dalla sua di- stinguerlo dal momento della forza, della co-
mensione culturale. Altresì vediamo dal raf- strizione, dell’intervento legislativo e statale
fronto dei Testi A e dei Testi C sopra richia- o poliziesco» (LC ).
mati che l’espressione «etico-politico» non è Non sorprende che nei Q la riflessione
dall’inizio presente nel lessico gramsciano. È sul tema si faccia particolarmente densa ne-
vero che essa compare già nella prima serie gli Appunti di filosofia di Q  e Q , in una
degli Appunti di filosofia (Q , , ), ma so- serie di note destinate a confluire in Q  I,
lo come rapido promemoria bibliografico re- intitolato Punti di riferimento per un saggio
lativo ad alcuni brevi scritti di Croce del - su B. Croce. Scrive G. in un testo di prima
 dedicati all’argomento (v. Q, AC, ). stesura su B. Croce e la storia etico-politica:
Pian piano però l’espressione emerge nel- «L’avvicinamento delle due espressioni etica
l’ambito della riflessione sul filosofo neoi- e politica è appunto l’espressione esatta del-
dealista. La seconda ricorrenza è infatti in un le esigenze in cui si muove la storiografia del
Testo B del Q : «Per il Gentile la storia è tut- Croce: storia etica è l’aspetto della storia cor-
ta storia dello Stato; per il Croce è invece relativo alla “società civile”, all’egemonia;
“etico-politica”, cioè il Croce vuole mante- storia politica è l’aspetto della storia corri-
nere una distinzione tra società civile e so- spondente all’iniziativa statale-governativa»
cietà politica, tra egemonia e dittatura» (Q , (Q , , ). Sotto la “rubrica” Punti per un
, ). Ancora, essa compare nello stesso Q saggio su Croce, che comprende numerosi
 per specificare il senso della coppia «politi- Testi A, si legge: «Cosa significa storia “eti-
ca e morale (storia etico-politica del Croce)» co-politica”? Storia dell’aspetto “egemonia”
quale equivalente di una lunga serie di cop- nello Stato» (Q , , ). Rimandando al-
pie concettuali o metaforiche: «armi e reli- le voci dedicate a illustrare le novità del con-
gione», «forza e consenso», «coercizione e cetto di Stato (come «Stato integrale») che
persuasione», «Stato e Chiesa», «società po- G. propone, insieme con la teoria degli in-
litica e società civile» (Q , , -). tellettuali a esso correlata, qui va sottolinea-
L’espressione è dunque di origine cro- to che G. nota come Croce, con la sua «sto-
ciana e compare nei Q molto spesso come at- ria etico-politica contrapposta a storia eco-
tributo del sostantivo “storia”: la storia etico- nomico-giuridica» (Q , , ), si pro-
politica è quella che assegna un ruolo da pro- ponga la «liquidazione» del marxismo (ac-
tagonista all’elemento ideale, culturale, eti- cenno già contenuto nella lettera citata). Da
co. Croce la mette a punto – nelle opere sto- qui inizia la “replica” di G., tesa a rivendi-
riografiche degli anni successivi alla Grande care le caratteristiche proprie della filosofia
guerra (soprattutto nella Storia dell’Europa della praxis all’altezza della teoria dell’ege-
nel secolo XIX: Q  I, , -) – anche come monia, che G. fa risalire a Lenin e rispetto
«cavallo di battaglia contro il materialismo alla quale «si può sostenere che la storia in
storico», come lo stesso filosofo neoidealista atto del Croce non è neanche etico-politica,
afferma negli scritti citati del -. Scri- ma storia speculativa» (Q , , ).
ve G., in una lettera a Tania del  maggio In Q  tutti questi riferimenti tornano,
, che Croce «oggi ha dato forma lettera- a volte modificati e sviluppati. Già negli ini-
ria a quella storia che egli chiama etico-poli- ziali Punti di riferimento per un saggio su B.
tica, di cui la Storia d’Europa dovrebbe esse- Croce G. scrive, al punto : «Significato rea-
re e diventare il paradigma. In che consiste le della formula “storia etico-politica”. È
l’innovazione portata dal Croce, ha essa quel una ipostasi arbitraria e meccanica del mo-
significato che egli le attribuisce e special- mento dell’“egemonia”. La filosofia della
mente ha quel valore “liquidatore” che egli praxis non esclude la storia etico-politica.
pretende? Si può dire concretamente che il L’opposizione tra le dottrine storiche crocia-
Croce, nell’attività storico-politica, fa battere ne e la filosofia della praxis è nel carattere
l’accento unicamente su quel momento che speculativo della concezione del Croce» (Q
 EUROPA

 I, p. ). La storia etico-politica crocia- Europa


na, scrive ancora G. al punto  dello stesso
G. aveva la percezione di se stesso come
elenco argomentato, steso a mo’ di prome-
moria, conduce alla categoria della rivolu- di un intellettuale europeo. Egli considerava
zione passiva, in quanto Croce, «per ragioni la conquista di «modi di vivere e di pensare
estrinseche e tendenziose, prescinde dal mo- europei» decisiva per superare la sua condi-
mento della lotta, in cui la struttura viene zione di «“triplice o quadruplice provincia-
elaborata e modificata, e placidamente assu- le”», di «giovane sardo del principio del se-
me come storia il momento dell’espansione colo». Del resto il bisogno di «sprovincializ-
culturale o etico-politico» (ivi, ). Il zarsi anche nei centri urbani più avanzati e
marxismo invece, poiché postula la neces- moderni» rappresentava «una delle neces-
sità di non rimuovere il momento della lot- sità più forti della cultura italiana» nel suo
ta, pur coniugandolo con il momento etico- complesso (Q , , ). L’Europa appari-
politico, assume la «rivoluzione passiva» co- va come un punto di approdo e insieme di
me un pericolo da evitare. mediazione tra, come si dice oggi, il locale e
Per quanto «ipostasi arbitraria», l’eti- il globale. Ciò che è più proprio dell’Euro-
co-politico crociano non è però – per G. – pa, quale valore irrinunciabile, non solo per
«una futilità» (ivi, ). Esso rappresenta se stessa ma per il mondo, è per G. lo «spi-
pur sempre «una reazione all’“economi- rito critico», il quale, accanto allo «spirito
smo” e al meccanicismo fatalistico, sebbene scientifico» e a quello «“industriale”», è uno
si presenti come superamento della filosofia dei «tre piloni» su cui poggia l’«unità del-
della praxis» (ibid.). G. dunque se ne ap- l’Occidente», secondo un articolo di Burzio
propria e lo “traduce” nel proprio sistema in un numero della “Stampa” del  che
teorico, tendente a opporsi al marxismo G. mostra di condividere, con alcune preci-
economicistico non meno che all’«ipostasi» sazioni importanti. Burzio scrive «capitali-
crociana e al carattere «speculativo» della stico» anziché «“industriale”», che G. pre-
sua filosofia (Q  I, , ). Infatti, precisa ferisce per il carattere più universale di que-
G., «si può dire che non solo la filosofia del- sto secondo termine. Egli osserva che, men-
la praxis non esclude la storia etico-politica, tre i «piloni» scientifico e industriale nell’e-
ma che anzi la fase più recente di sviluppo poca contemporanea «sono saldi» – grazie
di essa consista appunto nella rivendicazio- alla modernizzazione-razionalizzazione
ne del momento dell’egemonia come essen- american(ist)a, che ha allargato l’orizzonte
ziale nella sua concezione statale e nella “va- geopolitico e culturale dell’Occidente – «il
lorizzazione” del fatto culturale, dell’atti- primo invece non lo è più, e perciò le élites
vità culturale, di un fronte culturale come spirituali di Occidente soffrono di squilibrio
necessario accanto a quelli meramente eco- e di disarmonia fra la coscienza critica e l’a-
nomici e meramente politici» (ibid.). Gli zione» (Q , , ).
«elementi di storia etico-politica nella filo- La questione critica tocca il ganglio vita-
sofia della praxis» sono esplicitati da G., an- le dell’argomentazione gramsciana sull’Eu-
che se solo in un breve appunto: «concetto ropa e i suoi rapporti sia con l’America (che
di egemonia, rivalutazione del fronte filoso- alla fine dei conti non rappresenta che un
fico, studio sistematico della funzione degli «prolungamento ed intensificazione della ci-
intellettuali nella vita statale e storica, dot- viltà europea») sia con il mondo. G. registra
trina del partito politico come avanguardia un clamoroso declino strutturale del Vecchio
di ogni movimento storico progressivo» (Q Continente il quale – nei confronti di un’A-
 I, , -). merica che, «col peso implacabile della sua
GUIDO LIGUORI produzione economica», lo costringerà o lo
V. «catarsi», «Croce», «economico-corporativo», sta già costringendo «a un rivolgimento della
«egemonia», «etica», «intellettuali», «morale», sua assise economica-sociale» – si agita sen-
«rivoluzione passiva», «Stato», «storia etico-po- za soluzione tra due fuochi (Q , , -).
litica». «In parole povere – scrive G. – l’Europa vor-
EUROPA 

rebbe avere la botte piena e la moglie ubria- tutivi della cultura europea, la sola storica-
ca, tutti i benefizi che il fordismo produce mente o concretamente universale, in quan-
nel potere di concorrenza, pur mantenendo to cioè hanno contribuito al processo del
il suo esercito di parassiti che divorando pensiero europeo e sono state da questo as-
masse ingenti di plusvalore, aggravano i co- similate» (Q , , ). In realtà G. qui con-
sti iniziali e deprimono il potere di concor- stata quanto è vero ancora, sino ad oggi: nul-
renza sul mercato internazionale» (Q , , la più. Il mondo è però in movimento: il se-
). Alla debolezza economica e sociale si guito del passo ora citato chiarisce in modo
associa la povertà di strumenti ideologici, di inequivocabile l’ottica di G. La cultura eu-
armi proprie della lotta egemonica. Il dram- ropea – egli dice – ha conosciuto un «pro-
ma è che «gli intellettuali europei hanno già cesso di unificazione» culminato nell’hegeli-
in parte perduto» la loro funzione critica: smo, il quale ha poi subito una completa
«non rappresentano più l’autocoscienza cul- «decomposizione», che non ammette risa-
turale, l’autocritica della classe dominante; namenti. Sta così nascendo, osserva G., un
sono ridiventati agenti immediati della clas- «nuovo processo culturale di carattere di-
se dominante, oppure se ne sono completa- verso da quelli precedenti, in cui, cioè, si
mente staccati, costituendo una casta a sé, unificano il movimento pratico e il pensiero
senza radici nella vita nazionale popolare»; teorico» (ciò che è impossibile in termini he-
mentre l’esempio di opere come il Babbitt di geliani, e che è stato posto all’ordine del
Sinclair Lewis dimostra che, sia pure em- giorno con le Tesi su Feuerbach di Marx). G.
brionalmente, si sta profilando «una nuova continua: «Ciò che è rilevante è che nasce un
civiltà americana cosciente delle sue forze e nuovo modo di concepire il mondo e l’uo-
delle sue debolezze» (Q , , -). mo, e che tale concezione non è più riserva-
L’approccio di G. all’Europa è spia e te- ta ai grandi intellettuali, ai filosofi di profes-
stimonianza del carattere di transizione che sione, ma tende a diventare popolare, di
manifesta, in senso sia spaziale che tempora- massa, con carattere concretamente mon-
le, il mondo da lui descritto. Nonostante il diale, modificando (sia pure col risultato di
vuoto di coscienza critica, di cui è espressio- combinazioni ibride) il pensiero popolare, la
ne esemplare la sconfitta catastrofica della mummificata cultura popolare» (ivi, -).
«tendenza di sinistra» in Italia ad opera del Il primato dell’Europa, ma non solo,
fascismo, la dimensione culturale, dalla qua- anche di tutto l’Occidente euro-americano è
le è indisgiungibile la capacità egemonica di quindi in bilico. Nel Q  G., che pure riven-
una classe sociale, ma anche di un paese o di dicava l’egemonia mondiale dell’America e
un’area geopolitica, resta una prerogativa dell’americanismo, comincia ad adombrare
peculiare e sotto alcuni riguardi – almeno si- un processo che può portare a un decisivo
no ad ora – ineguagliabile dell’Europa (di passaggio di testimone, nella guida del mon-
qui l’importanza, anche dal punto di vista do, dall’Atlantico e dal Pacifico (Q , ,
della lotta egemonica tra Europa e America, ), ciò che cambierebbe totalmente il ruo-
del corpo a corpo che G. stabilisce con il lo di grandi paesi come la Cina e l’India, og-
pensiero di Croce). Ha radice in questa con- gi in preda al «ristagno della storia» (Q , ,
vinzione uno dei passaggi più controversi ). Sempre nel Q , citando positivamente
dei Q, quello che, assieme ad altri testi, ha un articolo di giornale, G. ricorda che «po-
fatto pensare a un atteggiamento decisa- litica mondiale e politica europea» non sono
mente eurocentrico: «Egemonia della cultu- più «una stessa cosa. Un duello tra Berlino e
ra occidentale su tutta la cultura mondiale. Parigi o tra Parigi e Roma non fa del vinci-
Ammesso anche che altre culture abbiano tore il padrone del mondo. L’Europa ha per-
avuto importanza e significato nel processo duto la sua importanza e la politica mondia-
di unificazione “gerarchica” della civiltà le dipende da Londra, Washington, Mosca,
mondiale (e certamente ciò è da ammettere Tokyo più che dal continente» (Q , , ).
senz’altro), esse hanno avuto valore univer- Con riferimento a un passo sopra citato dal-
sale in quanto sono diventate elementi costi- lo stesso Q, si potrebbe evidenziare «squili-
 EVOLUZIONISMO

brio» e «disarmonia fra la coscienza critica e sto buchariniano, invece, domina la sociolo-
l’azione» a livello planetario (Q , , ). Di gia, ossia «un tentativo di creare un metodo
una tale discrepanza l’Europa è una chiave della scienza storico-politica, in dipendenza
di volta. Ma anche in relazione al Vecchio di un sistema filosofico già elaborato, il po-
Continente il mondo è in movimento: criti- sitivismo evoluzionistico, sul quale la socio-
cando il «mito verbale e retorico» con il qua- logia ha reagito, ma solo parzialmente». In
le Mazzini e Gioberti propugnavano una questo modo la sociologia si è trasformata in
«Cosmopoli europea e mondiale», nella cui una “filosofia di non filosofi” avente come
onda far confluire il «moto nazionale» (Q , obiettivo la descrizione di fatti storici e poli-
, ), G. mostra però, come si evidenzia tici «secondo criteri costruiti sul modello
in numerosi passaggi, di assumere in seria delle scienze naturali. La sociologia è dun-
considerazione l’aspetto razionale e pro- que un tentativo di ricavare “sperimental-
gressivo di una tale espressione. Così come mente” le leggi di evoluzione della società
egli riteneva che il tradizionale «cosmopoli- umana in modo da “prevedere” l’avvenire
tismo» delle classi colte italiane, responsabi- con la stessa certezza con cui si prevede che
le della secolare separazione dal popolo-na- da una ghianda si svilupperà una quercia.
zione, contenesse un elemento dinamico, L’evoluzionismo volgare è alla base della so-
che poteva risultare prezioso per il quadro ciologia che non può conoscere il principio
internazionale e internazionalista della sce- dialettico col passaggio della quantità alla
na mondiale, così egli non dava per persa la qualità, passaggio che turba ogni evoluzione
storicità europea. L’essenziale è ragionare e ogni legge di uniformità intesa in senso
politicamente e culturalmente in termini volgarmente evoluzionistico» (Q , , ;
unitari europei. La prospettiva è indilazio- v. anche Q , , ).
nabile: «Esiste oggi una coscienza culturale Nelle sue ulteriori occorrenze, il lemma
europea ed esiste una serie di manifestazio- è accompagnato il più delle volte dall’agget-
ni di intellettuali e uomini politici che so- tivo “volgare”. Parlando della critica crocia-
stengono la necessità di una unione europea: na al marxismo, G. sottolinea come Croce
si può anche dire che il processo storico ten- tenga presente «la liberazione della filosofia
de a questa unione e che esistono molte for- della praxis da ogni concetto aprioristico
ze materiali che solo in questa unione po- (sia come eredità hegeliana o contagio di
tranno svilupparsi: se fra x anni questa unio- volgare evoluzionismo)» (Q  II , . VIII ,
ne sarà realizzata la parola “nazionalismo” ). Ancora: l’idea di pedagogia di Labrio-
avrà lo stesso valore archeologico che l’at- la è da avvicinare «al modo di pensare del
tuale “municipalismo”» (Q , , ). Gentile per ciò che riguarda l’insegnamento
religioso nelle scuole primarie»: «Pare si
GIORGIO BARATTA tratti di un pseudo-storicismo, di un mecca-
V. «americanismo», «Babbitt», «fordismo», «in- nismo abbastanza empirico e molto vicino al
tellettuali». più volgare evoluzionismo» (Q , , ).
Discutendo una recensione di De Ruggiero
evoluzionismo a un libro di Ciccotti, G. nota come in essa
ci sia, a proposito «dell’identità fondamen-
Discutendo il Saggio popolare di Bucha- tale dello spirito umano», una giustificazio-
rin, G. sottolinea che la filosofia della praxis ne «dell’evoluzionismo volgare e delle leggi
è vera filosofia già in Marx, il quale, pur in- sociologiche astratte» (Q , , ).
teressandosi soprattutto di economia, anda-
va elaborando un punto di vista in cui era LELIO LA PORTA
implicita una concezione del mondo. Nel te- V. «Bucharin», «Croce», «sociologia».
F

famiglia nucleo sociale che supera l’individuo, che im-


pone all’individuo obblighi e responsabilità»,
Nella riflessione gramsciana precarcera-
ha un compito morale che dovrebbe consi-
ria il lemma compare in una recensione al
stere unicamente nella «preparazione uma-
dramma Casa di bambola di Ibsen. Qui G. af- na» e nell’«educazione civile» della prole. Ma
fronta non soltanto la questione del cambia- – continua – la famiglia, nella sua costituzio-
mento della struttura e della funzione sociale ne «attuale», non può adempiere a tale fun-
della famiglia nel corso dei secoli, ma anche la zione poiché «la preoccupazione maggiore
questione relativa al ruolo della donna all’in- dei genitori», in un’epoca in cui la proprietà
terno della dimensione familiare (su cui v. an- privata «è privilegio di pochi», è diventata,
che Q , ,  e il corrispettivo Testo C: Q , necessariamente, quella di assicurare i «mez-
, ). Dopo essersi interrogato sul mancato zi necessari per la tutela» e la sussistenza dei
coinvolgimento del pubblico nell’«atto propri figli. G., dunque, sottolinea come solo
profondamente morale di Nora Helmar», la attraverso «l’abolizione della proprietà priva-
protagonista del dramma ibseniano, «che ab- ta e la sua conversione in proprietà collettiva»
bandona la casa, il marito, i figli per cercare la famiglia potrà essere reintegrata «nella sola
solitariamente se stessa e rintracciare nella sua funzione morale, di preparazione umana,
profondità del proprio io le radici del proprio di educazione civile», liberandosi dal pervasi-
essere morale», G. giunge alla conclusione vo e angoscioso compito «di difesa e di tutela
che sia «avvenuta semplicemente una rivolta biologica e sociale» della prole (La famiglia, 
del nostro costume» borghesemente ipocrita febbraio , in CF -).
nei confronti della «morale più spiritualmen- La riflessione sulla famiglia viene ap-
te umana». Si tratta di una rivolta nei con- profondita in numerose lettere carcerarie re-
fronti della «creatura superiore che la fantasia lative alla questione della personalità della
di Ibsen ha messo al mondo», Nora Helmar, nipote Mea (Edmea). In una lettera alla ma-
e dunque nei confronti di un altro costume, in dre G. scrive: «Mi pare che Mea sia troppo
cui «la famiglia» non è più intesa come un me- puerile per la sua età, anche per la sua età,
ro «istituto economico», ma come un «mon- che non abbia altre ambizioni che quella di
do morale in atto» e «la donna» non è più so- fare belle figure apparenti e che non abbia vi-
lo la madre e la moglie che rinunzia a se stes- ta interiore, che non abbia bisogni sentimen-
sa per dedicarsi alla famiglia, ma «ha una co- tali che non siano piuttosto animaleschi (va-
scienza a sé, [...] ha una personalità umana nità, ecc.). Forse voi l’avete viziata troppo e
tutta sua e una dignità di essere indipenden- non l’avete costretta a disciplinarsi» (LC ,
te» (La morale e il costume,  marzo , in  luglio ). La riflessione permette a G.
CF -). Interessante, a questo proposito, ri- di esprimere la sua opinione sull’imprescin-
sulta un altro scritto giovanile, più tardo, in dibile ruolo della famiglia e poi della scuola
cui il concetto di famiglia viene ripreso e svi- nel processo educativo del bambino. Nono-
luppato in relazione alla sua funzione sociale. stante egli consideri fondamentale che ogni
G. afferma che la famiglia, in quanto «primo fanciullo possegga «qualità solide» come «la
 FAMIGLIA

“forza di volontà”, l’amore per la disciplina e “società civile”, intesa in questo caso da G.
per il lavoro, la costanza nei propositi», G. nel senso hegeliano «di egemonia politica e
dichiara di tener conto, «più che del bambi- culturale di un gruppo sociale sull’intera so-
no, di quelli che lo guidano e che hanno il do- cietà, come contenuto etico dello Stato» (Q
vere di fargli acquistare tali abitudini, senza , , ). Non a caso G. ritiene fondamen-
mortificare la sua spontaneità» (Q , , ). tale che venga distinta «la società civile come
Quest’ultimo concetto viene sviluppato in è intesa dallo Hegel e nel senso in cui è spes-
una più ampia riflessione in cui G. esprime so adoperata in queste note [...] dal senso che
l’impressione che la rinuncia da parte «delle le danno i cattolici, per i quali la società civi-
generazioni anziane [...] ad educare le gene- le è invece la società politica o lo Stato, in
razioni giovani» determini un «clamoroso confronto della società famigliare [...] im-
fallimento» che dalle prime si riproduce «ta- perfetta, perché non ha in sé tutti i mezzi per
le e quale» nelle seconde; da ciò – attraverso il proprio perfezionamento» e della Chiesa
un evidente riferimento alla terza delle Tesi intesa come «Stato universale e soprannatu-
su Feuerbach – la necessità di «educare gli rale». Emerge chiaramente in questa nota
educatori» (LC , a Carlo,  agosto ). quanto l’idea gramsciana di famiglia sia di-
Un’ulteriore elaborazione di tale riflessione, stante dalla concezione cattolica, teorica-
in stretta connessione con il concetto di “sta- mente «medioevale», che considera la «so-
tolatria”, la si trova in un’interessante nota cietà famigliare» istituita «da Dio al fine suo
del Q , in cui G. afferma che quella “clamo- proprio», cioè al solo fine della «procreazio-
rosa” rinuncia della generazione più anziana, ne ed educazione della prole» (ivi, -).
avvenuta, peraltro, solo «in determinate si- Risulta poi fondamentale la questione
tuazioni, sulla base di teorie mal comprese», «della razionalizzazione della produzione e del
sia «in parte anche l’espressione della crisi lavoro» (Q , , ), nonché di tutti que-
dell’istituto famigliare e della nuova situazio- gli elementi di organizzazione legati allo svi-
ne dell’elemento femminile nella società». luppo tayloristico e fordistico dell’industria-
Ciò – continua G. – comporta che «l’educa- lismo. In particolare G. analizza tale questio-
zione dei figli» venga «affidata sempre più al- ne a partire dalla «forte scossa» ricevuta nel
lo Stato o iniziative scolastiche private» e, dopoguerra dalle «istituzioni legate alla vita
dunque, che si determini «un impoverimen- sessuale», a causa di una «crisi dei costumi»
to “sentimentale” per rispetto al passato e che «è stata (ed è ancora) resa più violenta
una meccanizzazione della vita» (Q , , ; dal fatto che ha toccato tutti gli strati della
v. anche Q , , -). Tale processo storico- popolazione ed è entrata in conflitto con le
sociale determina la possibilità che si cada necessità dei nuovi metodi di lavoro che in-
«anche in forme statolatriche», ma «in realtà tanto si sono venuti imponendo (taylorismo
ogni elemento sociale omogeneo è “Stato”, e razionalizzazione generale). Questi nuovi
rappresenta lo Stato, in quanto aderisce al metodi domandano una rigida disciplina de-
suo programma: altrimenti si confonde lo gli istinti sessuali (del sistema nervoso), cioè
Stato con la burocrazia statale. Ogni cittadi- un rafforzamento della “famiglia” in senso
no è “funzionario”» nel momento in cui «è largo (non di questa o quella forma del siste-
attivo nella vita sociale nella direzione trac- ma famigliare), della regolamentazione e sta-
ciata dallo Stato-governo» (ibid.), cioè quan- bilità dei rapporti sessuali» (Q , , -).
do «“operando spontaneamente” la sua ope- In America, continua G., tale razionalizza-
rosità si identifica coi fini dello Stato (cioè zione dei metodi e dell’organizzazione della
del gruppo sociale determinato o società ci- fabbrica necessita di «un nuovo tipo umano»
vile)» (Q , , ). (Q , , ), di un «uomo-lavoratore» che
La riflessione, dunque, sulla «lotta di ge- «non sperperi le sue energie nervose nella ri-
nerazioni» (Q , , ), sull’«iniziativa indi- cerca disordinata ed eccitante del soddisfaci-
viduale» e, di conseguenza, familiare (Q , mento sessuale occasionale», ma che abbia
, -) e sulla formazione del bambino dunque una “stabilità” familiare, «una fissità
appare legata in queste note al concetto di delle unioni sessuali», poiché «l’operaio che
FASCISMO 

va al lavoro dopo una notte di “stravizio” duttivo e deduttivo, l’abilità manuale e la


non è un buon lavoratore» (Q , , ). A fantasia inventiva» (Q , , ).
tale proposito G. avverte che «la apparenza In una lettera alla moglie Giulia della fi-
di “puritanesimo” che ha assunto» l’interes- ne del  G. invece si sofferma sul concetto
se degli industriali «(specialmente Ford)» di «“fantasia concreta”». Si tratta dell’«attitu-
nei confronti della vita sessuale «dei loro di- dine a rivivere la vita degli altri così come è
pendenti e in generale della sistemazione ge- realmente determinata, coi suoi bisogni, le sue
nerale delle loro famiglie [...] non deve trar- esigenze, ecc., non per rappresentarla artisti-
re in errore»; la verità è – continua G. – che camente, ma per comprenderla ed entrare in
solo quando «l’istinto sessuale» verrà contatto intimo» (LC -), dicembre ):
«conformemente regolato, [...] razionalizza- un’attitudine fondamentale per il politico, il
to», allora potrà svilupparsi «il nuovo tipo di quale deve, per poter comprendere appieno
uomo domandato dalla razionalizzazione gli uomini che «si uniscono tra loro in società
della produzione e del lavoro» (Q , , ). e lavorano e lottano e migliorano se stessi»
(LC , a Delio, s.d.), fare ricorso alla “fanta-
VALERIA LEO sia” per poter immergersi nella loro vita, nel-
V. «americanismo e fordismo», «animalità e indu- le loro miserie, nei loro dolori quotidiani e, di
strialismo», «bambino», «donna», «Ibsen», «liber- conseguenza, migliorare le loro condizioni.
tinismo», «lotta di generazioni», «spontaneità»,
«quistione giovanile», «quistione sessuale». ANTONELLA AGOSTINO
V. «immaginazione», «tecnica del pensare».
fantasia
G. indica quelli che sono i criteri meto- fascismo
dologici necessari a esaminare in maniera cri- Il lemma compare in ventuno note dei
tica una “dissertazione”. Innanzitutto, è op- Q e mai nelle LC e, sebbene ricorra con mag-
portuno valutare il rigore e la coerenza con le gior frequenza in forma aggettivata, può ap-
quali l’autore oggetto di studio ha tentato di parire marginale rispetto ai grandi temi filo-
dedurre «tutte le conseguenze dalle premes- sofici, linguistici e storici del corpus carce-
se che ha assunto come punto di partenza (o rario. Eppure ne costituisce la trama con-
di vista): può darsi che manchi il rigore, che nettiva, il problema centrale e più dramma-
manchi la coerenza, che ci siano omissioni tico: «Una domanda non formulata ci ac-
tendenziose, che manchi la “fantasia” scien- compagna, se sappiamo leggere, quaderno
tifica (che cioè non si sappia vedere tutta la per quaderno, pagina per pagina: – come
fecondità del principio assunto ecc.)» (Q , questo è stato possibile; come questo potrà
, ). Quindi si deve procedere al vaglio venir meno?» (Togliatti , ). Oltre alla
delle premesse fondative, che potrebbero es- censura, nell’impostazione metaforica della
sere state soggette a limitazioni e tagli o esse- ricerca pesa la radicalità degli interrogativi.
re storicamente non attendibili; infine si de- G. cerca una risposta «für ewig» alla bru-
ve cercare di capire se tali premesse siano ciante sconfitta del movimento operaio e al
«omogenee tra loro, o se, per incapacità o in- tradimento di settori ampi del socialismo
sufficienza dell’autore (o ignoranza dello sta- italiano a partire da Mussolini. Perciò segue
to storico della quistione) è avvenuta una coerentemente un impianto interpretativo
contaminazione tra premesse o principii secondo cui il fascismo non è rilevante in sé
contraddittori o eterogenei o storicamente ma per sé: «non esiste una essenza del fasci-
non avvicinabili» (ibid.). G. considera infatti smo nel fascismo stesso» (La crisi italiana.
la fantasia come una facoltà strettamente Relazione al CC del - agosto , in CPC
connessa alla «tecnica del pensare», dal mo- ). Il programma della ricerca carceraria
mento che l’uomo ha a propria disposizione tracciato all’inizio del Q  può essere allora
(ma variamente sviluppati e “addestrati”) visto come un’indagine sulle matrici del fa-
sempre gli stessi strumenti mentali, «l’osser- scismo, inteso per un verso come prodotto
vazione, l’esperimento, il ragionamento in- della storia nazionale, del processo di unifi-
 FASCISMO

cazione e della cultura italiana in senso lato, voluzione passiva» (come specificherà dopo
per altro verso come prodotto specifico del- Q , , verso la fine del ) come forma
la Grande guerra e dalle trasformazioni del storica dell’egemonia conservatrice nei pae-
capitalismo. A quest’altezza si pongono i tre si in cui il sistema capitalista era stato intro-
nuclei enunciati da G. a Tania il  marzo dotto sotto la guida della reazione (di qui il
: «° La storia italiana nel secolo XIX, con nesso rivoluzione-restaurazione). Il giudizio
speciale riguardo della formazione e dello contiene in sé il nucleo delle osservazioni sul
sviluppo dei gruppi intellettuali; - ° La teo- Risorgimento e su Machiavelli.
ria della storia e della storiografia; ° L’ame- Il fascismo è immediatamente associato
ricanismo e il fordismo» (LC ). al «nazionalismo integrale» di Maurras (Q ,
Partendo dalla distinzione «metodica»,  e ), e al «particolarismo» italiano, ossia a
non «organica», tra struttura e sovrastruttura, una incapacità di essere «nazionale» (Q , ,
G. decostruisce il fascismo su almeno tre li- -). La pista di ricerca, intimamente com-
velli: come ideologia, che pretende di elimina- parativa, che prosegue in parallelo nei Q , ,
re il conflitto sociale attraverso l’ipostasi della ,  e  e confluirà nei Q  e , riguarda il fal-
nazione; come canone, ossia forma di domi- limento della nazione dei liberali moderati,
nio, per la gestione della compiuta trasforma- segnata dal cosmopolitismo della Chiesa ro-
zione sociale e antropologica della società mana e degli intellettuali, ed espone le con-
contadina-industriale in quella industriale di traddizioni delle correnti (lorianismo, futuri-
massa; come prodotto di un’intera fase storica smo, idealismo gentiliano) su cui il regime
aperta dalla «crisi organica» del capitalismo. pretenderebbe di rifondarla. G. espliciterà in
Al fascismo come ideologia G. ricono- seguito che il fascismo rovescia solo a livello
sce scarso spessore culturale ma proprio per propagandistico la precedente gerarchia tra
questo grandi capacità di assorbire impulsi cosmopolitismo e nazione, in realtà confer-
contraddittori. Le note - del Q  esercita- ma la subalternità culturale ed economica
no gradatamente (quasi a saggiare la censu- del paese (Q , , -).
ra) un «“sarcasmo appassionato”» (Q , , Il nazionalismo emerge come uno dei
) sulle varie matrici intellettuali del regi- principali veicoli della rivoluzione passiva
me, incluso il sovversivismo anarchico, da tra le masse proletarie e gli intellettuali gra-
cui Mussolini proveniva. La critica del sub- zie alla mediazione del socialismo umanita-
strato culturale del fascismo, della letteratu- rio che aveva trasferito il «concetto di “pro-
ra e del senso comune permea così le note su letario” dalle classi [...] alle nazioni» (Q , ,
cattolicesimo, Chiesa e Stato, i nipotini di , Testo B). E aggiunge: «il socialismo pic-
padre Bresciani, Loria, Dante, Croce e gli in- colo borghese alla De Amicis non era un em-
tellettuali, Passato e presente ecc. L’indagi- brione di socialismo nazionale, o nazional-
ne esplode all’inizio del  nel fondamen- socialismo, che ha cercato di farsi strada in
tale Q ,  dove G. traccia i suoi criteri di tanti modi in Italia e che ha trovato nel do-
analisi della cultura nazionale e il lemma «fa- poguerra un terreno propizio?» (Q , ,
scismo» appare per la prima volta. G. ne col- ). Il «socialismo nazionale» riappare a
lega le origini al crollo del blocco giolittiano proposito di Crispi in Q , , , dove
e menziona Mussolini come ostacolo al ten- convergono indicazioni del Q , , -
tativo di Giolitti di assorbire gli effetti del (Testo A), sul «fanatismo ideologico» nazio-
suffragio universale nel ; e riconduce la nale degli intellettuali che surroga l’«adesio-
sconfitta delle “forze progressive” al conflit- ne popolare-nazionale allo Stato».
to tra città e campagna e al suo diverso mo- La causa dell’estraneità popolare alla
dus operandi a Nord e al Sud sin dal Risor- nazione borghese viene rintracciata nella
gimento. L’analisi si dispiega in Q , , do- formazione dello Stato unitario che aveva
ve riprende la distinzione tra classe domi- costretto la Chiesa a scendere sul terreno
nante e classe dirigente, tracciata su “L’Or- della politica e farsi «partito» (note sull’A-
dine Nuovo” nel , e formula la categoria zione cattolica, in Q ,  e , poi confluite
della «rivoluzione senza rivoluzione» o «ri- in Q , ), mentre la borghesia italiana,
FASCISMO 

avendo eluso la riforma agraria, si trovò nel- tuali (Ben. Croce, per es., è una specie di pa-
la «quasi impossibilità di risolvere la qui- pa laico ed è uno strumento efficacissimo di
stione del clericalismo» dei contadini (Q , egemonia anche se volta per volta possa tro-
, ). Le tappe successive della crisi dello varsi in contrasto con questo o quel governo
Stato liberale sono costellate da guerre, co- ecc.)» (LC -).
nati rivoluzionari e da un momento “costi- G. ipotizza un collegamento tra il ruo-
tuente” come le elezioni del , il cui si- lo conservatore degli intellettuali italiani e
gnificato sarebbe sfuggito ai «partiti popola- la tradizione «“economico-corporativa”»
ri» (Q , , , Testo A). Il partito nazio- delle classi dirigenti, che si traduce politi-
nalista è l’unico a cui G. riconosca coerenza camente in una «forma particolare di feu-
tra propaganda e azione (Q , ,  e Q , dalismo anarchico» (Q , , ), con evi-
, ). Esso è il solo a sfuggire alla crisi di dente allusione al fascismo. L’economismo
rappresentanza che travolge lo Stato libera- affliggerebbe anche il «sindacalismo teori-
le a seguito della prima guerra mondiale: «In co [...] al quale con questa teoria si impedi-
ogni paese il processo è diverso, sebbene il sce di diventare mai dominante» (Q , ,
contenuto sia lo stesso. E il contenuto è la ). La cultura sindacale economicista si
crisi di egemonia della classe dirigente» (Q rispecchierebbe nell’«“apoliticismo”» e nel
, , , Testo C). «“settarismo”» dei partiti che non furono
Il fascismo raccoglie le macerie dei mo- una «frazione organica» delle classi popo-
delli sociali ottocenteschi: la Grande guerra lari (Q , , ). Ne emerge un giudizio
aveva sconvolto le gerarchie tra città e cam- spietato sulle ragioni del “tradimento”: la
pagna e mutato i rapporti tra i sessi in «liber- debole coscienza di classe rende opaca alle
tinismo». Ripristinare l’ordine con la mera re- classi popolari la «società civile» e crea la
pressione ostacolerebbe però la formazione base morale per il «trasformismo» tramite
di una cultura nazionale-popolare: «L’inter- la cooptazione dei loro capi nelle vecchie
regno [...] si risolverà necessariamente a fa- classi dirigenti (Q , , -). Mentre nel
vore di una restaurazione del vecchio? Dato socialismo nord-europeo singole persona-
il carattere delle ideologie, ciò è da escludere, lità politiche confluirono individualmente
ma non in senso assoluto». Si creano allora in campo avverso, in Italia «interi gruppi di
condizioni favorevoli per «un’espansione intellettuali [...] passarono all’altra classe»
inaudita del materialismo storico» (Q , , (Q , , ). Al trasformismo contribui-
). G. avvia nei Q ,  e  una rivisitazione sce la «scarsa aderenza delle classi alte al
del marxismo per attrezzarlo al compito. popolo»; G. osserva che «nella lotta delle
La sconfitta viene quindi collegata ad generazioni, i giovani si avvicinano al po-
un’incapacità culturale del positivismo libe- polo; nelle crisi di svolta questi giovani ri-
rale e marxista a cogliere le trasformazioni tornano alla loro classe (così è avvenuto per
del rapporto Stato-società. Nella lettera a i sindacalisti-nazionalisti e per i fascisti»
Tatiana del  settembre , in cui risponde (ibid.; cfr. anche Q ,  su Arturo Labrio-
a sollecitazioni di Sraffa, sostiene appunto la). La cooptazione “trasformista” dei ver-
l’insufficienza del tradizionale «concetto di tici del movimento operaio è quindi la me-
Stato che di solito è inteso come Società po- todica della «rivoluzione passiva» attuata
litica (o dittatura, o apparato coercitivo per dal fascismo.
conformare la massa popolare secondo il ti- Guardando invece al fascismo come ca-
po di produzione e l’economia di un mo- none, G. tenta di costruire una nuova scienza
mento dato) e non come un equilibrio della politica traendo le conseguenze teoriche del
Società politica con la Società civile (o ege- distacco drammatico tra classi e partiti, tra
monia di un gruppo sociale sull’intiera so- “interesse” e “coscienza”. Considera quindi
cietà nazionale esercitata attraverso le orga- il fascismo anche come tecnica di gestione
nizzazioni così dette private, come la chiesa, delle nuove forme del conflitto sociale,
i sindacati, le scuole ecc.) e appunto nella so- espressione di una autonomia della politica
cietà civile specialmente operano gli intellet- dall’economia.
 FASCISMO

Nelle lettere scritte da Vienna all’inizio frontato nei Q a più riprese con l’URSS, ma
del  e nel discorso del  alla Camera il resta la variante «regressiva» di una comune
fascismo era ricondotto alla disgregazione di tendenza «totalitaria», ossia post-liberale in
un articolato «blocco storico» del dominio quanto unificatrice di teoria e prassi (Q ,
borghese operata delle forze sociali mobilita- , ; Q , , ).
te dalla guerra e dall’urbanizzazione: la pic- Il regime personale di Mussolini viene
cola borghesia in alleanza con gli agrari e il studiato con le categorie del cesarismo o bo-
capitale finanziario. Nei Q, sulla scia dello napartismo mutuato da Marx (Q , ). L’a-
scritto sulla QM, si sottolineano maggior- nalisi si estende a fine , quando G. non
mente il ruolo del Mezzogiorno e l’ascesa po- esclude più uno sviluppo «“progressivo”»
litica della piccola borghesia rurale nella cri- del cesarismo (Q , , ). Distingue al-
si del giolittismo, con la «rottura relativa del lora tra «cesarismo moderno» (variante di
blocco rurale meridionale» per il «distacco polizia politica) e «bonapartismo» (variante
dei contadini guidati da una parte degli in- militare) in Q , ,  e Q , , . G.
tellettuali (ufficiali in guerra) dai grandi pro- applicherà il cesarismo moderno alle ditta-
prietari»: per cui «si ha il sardismo, il partito ture europee e all’hitlerismo in Q ,  e Q
riformista siciliano (gruppo Bonomi con  , , dove suggerisce che la Francia era a ri-
deputati siciliani), e il “rinnovamento” nel- schio di un fenomeno analogo. Ritenendo
l’Italia meridionale con tentativi di partiti re- che la dittatura non risolva il problema del-
gionali d’azione». G. si interroga sul fasci- l’egemonia ma lo renda meno visibile, G.
smo come prodotto del protagonismo politi- propone di analizzare il funzionamento del
co di masse prima subalterne, suggerendo nuovo apparato istituzionale del regime con
che il corporativismo generalizzi «un ceto in- la categoria di «parlamentarismo nero» o
tellettuale completamente nuovo», formato «implicito» (Q , ; Q , ; Q , ).
da sindacalisti e politici (Q , ,  e ). Infine, a livello più generale G. guarda
Sostenendone quindi l’autonomia poli- al fascismo come fase storica internazionale.
tica “relativa”, G. respinge il “socialfasci- Il passaggio al nuovo modo di produzione
smo” con cui il Comintern al VI Congresso annunciato dall’americanismo inaugura una
() derubricava il fascismo a strumento fase storica di «crisi organica», dirompente
passivo della grande borghesia e variante di quanto la transizione dal feudalesimo al ca-
destra della socialdemocrazia, secondo una pitalismo, e accelerata dalla prima guerra
lettura simile a quella bordighiana. Apre co- mondiale, entro la quale si aprono spazi per
sì rispetto al leninismo un capitolo nuovo at- l’affermazione della classe progressiva ma si
torno al nesso politica-egemonia. producono al contempo fenomeni «morbo-
Il grado di autonomia del fascismo vie- si», come il distacco tra masse e partiti tradi-
ne sondato nelle forme della coercizione e zionali (Q , ). La crisi dello Stato liberale
del rapporto Stato-partito. Il fascismo risol- è parte di un processo che riclassifica i rap-
ve militarmente una situazione di «equili- porti mondiali: «L’Europa ha perduto la sua
brio statico» tra borghesia e proletariato, in importanza e la politica mondiale dipende
cui le classi dominanti per salvare il loro po- da Londra, Washington, Mosca, Tokyo più
tere residuo cercano un padrone, ossia un che dal continente» (Q , , , Testo B).
leader carismatico (v. Q , , Testo B; Q , Il fascismo risulta una forma autoritaria
, circa nov. ; Q , ; Q , ). Il parti- di governo della transizione a una società in-
to fascista gli appare espressione di «una fa- dustriale di massa, in cui nella lotta tra i
se primitiva dei partiti di massa» e quindi in- «gruppi sociali» vengono meno le mediazioni
capace di svolgere i compiti storici di un precedenti. Il fascismo è espressione della mi-
“moderno Principe”: «Mussolini si serve litarizzazione dello scontro di classe avvenuta
dello Stato per dominare il partito e del par- dal  in avanti (Q , ; Q , ; Q ,  Q ,
tito, solo in parte, nei momenti difficili, per ), ed è un modo di conduzione della «guer-
dominare lo Stato» (Q , , ). In quanto ra di posizione» internazionale contro la clas-
dittatura a partito unico il regime viene con- se operaia dopo la sconfitta della fase rivolu-
FATALISMO 

zionaria che, nella primavera , G. colloca che può durare senza «“fare epoca”» (Q ,
non al - ma al marzo , ossia alla ri- , ) –, all’introduzione del fordismo. Il
volta di Kron&tadt, rivelando così uno sguar- corporativismo allora gli appare una risposta
do pessimista sull’URSS (Q  I, , -). possibile su scala europea alla crisi del libero
Sulle conseguenze della crisi del ’ G. mercato. Il nesso tra corporativismo, fordi-
non può che formulare delle ipotesi. Da un smo e americanismo, enunciato in Q ,  e Q
lato rileva che, unificando la nazione tradi- ,  è ripreso ed esplicitato nell’incipit del Q
zionalmente più cosmopolita, il fascismo , databile all’inizio del . A G. non sfug-
rende impossibile la ricostituzione del vec- ge che la nascita dello Stato imprenditore of-
chio equilibrio europeo e reca in sé i germi fre spazi per la razionalizzazione capitalista
della guerra. Il Concordato, consentendo al (Q , , -) e la creazione di un’«econo-
governo di «utilizzare ai suoi fini l’impor- mia media». Tuttavia, giudicando il «corpo-
tanza della Chiesa nel mondo» paradossal- rativismo integrale» incapace di mediare il
mente sancisce tale rottura (LC , a Carlo, conflitto in fabbrica, egli coglie una possibile
 marzo ). D’altro lato non esclude che dicotomia nell’applicazione del fordismo do-
si raggiunga un nuovo equilibrio basato sul po la vittoria di Hitler (Q , , marzo ,
fordismo e sull’americanismo: «Non sareb- nota su Spirito e Bottai). Non avrà modo di
be il fascismo precisamente la forma di “ri- approfondire questa intuizione.
voluzione passiva” propria del sec. XX come BIBLIOGRAFIA: DE FELICE ; MAN-
il liberalismo lo è stato del secolo XIX?». La GONI  e ; PAGGI  e ; SAPEL-
«rivoluzione passiva» consisterebbe nel gui- LI ; TOGLIATTI .
dare, tramite il corporativismo, «l’avvento
di una “economia media” tra quella indivi- CARLO SPAGNOLO
dualistica pura e quella secondo un piano in- V. «americanismo e fordismo», «bonapartismo»,
tegrale [...] senza cataclismi radicali» (Q , «cesarismo», «Concordato», «corporativismo»,
«crisi», «crisi organica», «dittatura», «economia
, -, marzo  circa).
programmatica», «fordismo», «guerra di posizio-
Più che di un’incertezza interpretativa, ne», «hitlerismo», «rivoluzione passiva», «Spiri-
si tratta qui del rifiuto del “crollo inevitabi- to», «totalitarismo», «trasformismo».
le” e della ricerca di nuovi spazi politici den-
tro le contraddizioni aperte nel regime dalla fatalismo
crisi internazionale. Traspaiono il dissenso
con la “svolta” imposta da Stalin e la consa- L’azione politica di G. e il suo marxismo
pevolezza delle incerte dinamiche dei circui- sono caratterizzati da una profonda avver-
ti finanziari internazionali discusse special- sione per il fatalismo, visione della storia e
mente nel Q . Il punto di arrivo di questa ri- della politica originata dalle concezioni de-
flessione sulla rivoluzione passiva sarà, in terministiche, che ha condizionato e può
una seconda stesura della stessa nota, l’indi- condizionare negativamente l’azione delle
viduazione del fascismo come «rappresen- classi subalterne. Ancora nei Q egli ricorda
tante, oltre che pratico (per l’Italia), ideolo- come nella stessa componente massimalista
gico per l’Europa» della guerra di posizione del PSI, alla quale inizialmente aderiva (par-
(Q  I, , -). tecipando al convegno clandestino di Firen-
All’inizio del , con l’aggravamento ze del ), «dominava una concezione fa-
della crisi internazionale, G. ritorna sulla talistica e meccanica della storia (Firenze
«rivoluzione passiva» per precisare il modo , accusa di bergsonismo)» (Q , , ),
di condurre la «guerra di posizione» sugge- da cui scaturivano accuse a G. di essere in-
rendo una strategia «molecolare» (Q , ; Q fluenzato da Bergson nella sua interpreta-
, ; Q , ; Q , ; Q , ). Dopo poche zione antideterministica e volontaristica del
settimane vede ridursi gli spazi (Q , ). marxismo. Dapprima il fatalismo è affronta-
Nel Q  si affaccia quindi il dubbio che to negli Appunti di filosofia II attraverso un
il fascismo possa offrire una risposta, seppur paragone tra la Riforma e il materialismo
contraddittoria e “transitoria” – nel senso storico: «Il nodo storico-culturale da risol-
 FATALISMO

vere nello studio della Riforma è quello del- Sulla spiegazione storica del fatalismo
la trasformazione della concezione della gra- torna ancora lo stesso Q  (Q , , -).
zia, che “logicamente” dovrebbe portare al G. collega al fatalismo vari approcci alla
massimo di fatalismo e di passività, in una realtà a cui guarda criticamente: esso è col-
pratica reale di intraprendenza e di iniziati- legato allo scetticismo e al relativismo di chi
va [...] vediamo oggi avvenire lo stesso per la giustifica tutte le azioni individuali con
concezione del materialismo storico; mentre l’ambiente sociale («ogni responsabilità in-
da essa, per molti critici, non può derivare dividuale così viene ad essere annegata nel-
“logicamente” che fatalismo e passività, nel- la responsabilità sociale. Se questo fosse ve-
la realtà invece essa dà luogo a una fioritura ro, il mondo e la storia sarebbero immobili
di iniziative e di intraprese che stupiscono sempre»: Q , , ) oppure alle visioni
molti osservatori» (Q , , -). Per G. superficialmente “ottimistiche” (l’ottimi-
«l’elemento “deterministico, fatalistico, smo è «un modo di difendere la propria pi-
meccanicistico”» nel marxismo era «una grizia, le proprie irresponsabilità, la volontà
mera ideologia, una superstruttura transito- di non far nulla. È anche una forma di fata-
ria», spiegabile con il «carattere “subalter- lismo e di meccanicismo»: Q , , ). Il
no” di determinati strati sociali». Infatti, fatalismo predomina anche nell’«attuale ge-
«quando non si ha l’iniziativa nella lotta e la nerazione», che pure dice di aver superato
lotta stessa quindi finisce con l’identificarsi il positivismo da cui traevano origine mec-
con una serie di sconfitte, il determinismo canicismo e fatalismo: «con tutte le profes-
meccanico diventa una forza formidabile di sioni di fede spiritualistiche e volontaristi-
resistenza morale, di coesione, di perseve- che, storicistiche [e dialettiche] ecc., il pen-
ranza paziente. “Io sono sconfitto, ma la for- siero che domina è quello evoluzionistico
za delle cose lavora per me a lungo andare”. volgare, fatalistico, positivistico. Si potreb-
È un “atto di fede” nella razionalità della be porre così la quistione: ogni “ghianda”
storia, che si traduce in un finalismo appas- può pensare di diventar quercia. Se le
sionato, che sostituisce la “predestinazio- ghiande avessero una ideologia, questa sa-
ne”, la “provvidenza” ecc. della religione» rebbe appunto di sentirsi “gravide” di quer-
(Q , , ). In realtà, specifica G., «esi- ce. Ma, nella realtà, il  per mille delle
ste, anche in questo caso, un’attività volitiva, ghiande servono di pasto ai maiali e, al più,
un intervento diretto sulla “forza delle co- contribuiscono a crear salsicciotti e morta-
se”, ma di un carattere meno appariscente, della» (Q , , ).
più velato». In ogni caso, «quando il subal- Ma ovviamente la riflessione (e la batta-
terno diventa dirigente e responsabile, il glia teorica) di G. in merito al fatalismo è so-
meccanicismo appare prima o poi un peri- prattutto relativa al marxismo. Nei «più
colo imminente, avviene una revisione di grandi teorici moderni» della «filosofia della
tutto il modo di pensare»: il subalterno è di- praxis» (in primo luogo Lenin) «il momento
venuto «agente e attivo». Tuttavia, anche dell’“egemonia” o della direzione culturale
prima che ciò avvenga, l’avanguardia di clas- era appunto sistematicamente rivalutato in
se, la «parte», deve «sempre dimostrare la opposizione alle concezioni meccanicistiche
futilità inetta del determinismo meccanico, e fatalistiche dell’economismo» (LC , a
del fatalismo passivo e sicuro di se stesso, Tania,  maggio ). Così il marxismo si
senza aspettare che il subalterno diventi di- sottrae alla critica di Croce, il cui pensiero,
rigente e responsabile. C’è sempre una par- nella sua «fase più recente, deve essere stu-
te del tutto che è “sempre” dirigente e re- diato e meditato con attenzione. Esso rap-
sponsabile e la filosofia della parte precede presenta essenzialmente una reazione
sempre la filosofia del tutto come anticipa- all’“economismo” e al meccanicismo fatali-
zione teorica» (ibid.). Il relativo Testo C, Q stico, sebbene si presenti come superamen-
, , , definisce il fatalismo «un “aro- to della filosofia della praxis» (Q  I, p. ;
ma” ideologico immediato della filosofia v. anche Q  I, , ). Il fatalismo è dun-
della prassi». que un portato dell’«economismo», basato
FEDE 

sulla «convinzione ferrea che esistano per lo cezione crociana. Per Croce, fede è il pen-
sviluppo storico leggi obbiettive dello stesso siero che, dopo esser stato pensato, si fa
carattere delle leggi naturali, con in più la «stabile o statico», cioè da critica diventa
persuasione di un finalismo fatalistico di ca- convinzione e come tale «condiziona la
rattere simile a quello religioso: poiché le nuova azione» (Croce , , , ). Inol-
condizioni favorevoli dovranno fatalmente tre Croce definisce la religione non «nel si-
verificarsi e da esse saranno determinati, in gnificato materiale degli adepti delle varie
modo alquanto misterioso, avvenimenti pa- religioni o ristretto degli avversarî filosofici
lingenetici, risulta l’inutilità non solo, ma il delle religioni, ma [...] in quello di ogni si-
danno di ogni iniziativa volontaria tendente stema mentale, di ogni concezione della
a predisporre queste situazioni secondo un realtà che, tramutata in fede, sia divenuta
piano» (Q , , ). Questo atteggiamen- fondamento di azione e insieme lume di vi-
to – proprio di tanto marxismo riformistico ta morale» (ivi, ). Questa accezione lar-
della Seconda Internazionale – può avere un ga di religione come «filosofia divenuta fe-
risvolto di estremismo velleitario e destinato de, cioè pregiudizio diffuso», è attestata in
alla sconfitta, proprio dell’anarco-sindacali- G. già nel : «in verità, ogni uomo ha
smo e anche di alcune esperienze dei comu- una sua religione, una sua fede che riempie
nisti finite catastroficamente: «Accanto a la sua vita e la rende degna di essere vissu-
queste convinzioni fatalistiche – prosegue ta» (Il Sillabo ed Hegel,  gennaio , in
G. – sta tuttavia la tendenza ad affidarsi “in CT ), e torna nei Q.
seguito” ciecamente e scriteriatamente alla In Q , ,  G. riprende l’accezione
virtù regolatrice delle armi, ciò che però non crociana, mentre in Q  e Q  la ripensa a
è completamente senza una logica e una coe- partire dalla filosofia della praxis. Anzitutto
renza, poiché si pensa che l’intervento della mostrando come essa presupponga l’unità
volontà è utile per la distruzione, non per la di filosofia e politica: «Una concezione del
ricostruzione» (ibid.). mondo non può rivelarsi valida a permeare
Infine, il fatalismo viene anche collega- tutta una società e a diventare “fede” se non
to alla categoria di «rivoluzione passiva», sia quando dimostra di essere capace di sosti-
in Q , ,  che in Q , , . In que- tuire le concezioni e fedi precedenti in tutti
st’ultimo testo G. afferma che l’«argomento i gradi della vita statale» (Q  I, , ). «Il
della “rivoluzione passiva”» per interpreta- problema della religione intesa non nel sen-
re «ogni epoca complessa di rivolgimenti so confessionale ma in quello laico di unità
storici» contiene il «pericolo di disfattismo di fede tra una concezione del mondo e una
storico, cioè di indifferentismo, perché l’im- norma di condotta conforme; ma perché
postazione generale del problema può far chiamare questa unità di fede “religione” e
credere a un fatalismo, ecc.; ma la concezio- non chiamarla “ideologia” o addirittura
ne rimane dialettica, cioè presuppone, anzi “politica”?» (Q , , ). Quindi analiz-
postula come necessaria, un’antitesi vigoro- zando le modalità politiche concrete con le
sa e che metta in campo tutte le sue possibi- quali la filosofia della praxis può “permea-
lità di esplicazione intransigentemente». re” la società diventando fede: attraverso «la
GUIDO LIGUORI ripetizione» degli argomenti, che è «il mez-
V. «Bergson», «determinismo», «economismo», zo didattico più efficace per operare sulla
«egemonia», «filosofia della praxis», «Riforma», mentalità popolare», e insieme lavorando
«riformismo», «rivoluzione passiva», «scettici- incessantemente «per elevare intellettual-
smo», «subalterno, subalterni», «volontarismo». mente sempre più vasti strati popolari, cioè
per dare personalità all’amorfo elemento di
fede massa» (ivi, ).
Nei Q il termine «fede», a parte la sua FABIO FROSINI
accezione generica e quella interna al lessi- V. «concezione del mondo», «Croce», «filosofia
co religioso confessionale, compare in ac- della praxis», «ideologia», «religione».
 FEDERALISMO

federalismo femminismo
L’impegno autonomista, e il conseguen- Dall’inizio del Novecento la parola de-
te sviluppo di una tematica federalista, sono signava prevalentemente il movimento bor-
la prima forma di impegno politico a cui G. ghese anglosassone e non godeva perciò di
si dedica in Sardegna. Con l’arrivo a Torino, una particolare fortuna nell’ambito delle or-
le critiche allo Stato italiano, impostate ini- ganizzazioni femminili comuniste e negli
zialmente sulla contrapposizione isolani- ambienti operai. Rispetto a questa accezio-
continentali, si precisano meglio, nella mili- ne, G. amplia nel Q  una nota del Q  nel-
tanza socialista, come unità di azione di ope- la quale, commentando la recensione di A.
rai e contadini: la parola d’ordine è per G. in De Pietri Tonelli al libro di Anthony M. Lu-
questo periodo «“Repubblica federale degli dovici Woman. A Vindication, del , rile-
operai e contadini”» (L , ai compagni,  va la tendenza sostanzialmente «antifemmi-
settembre ). nista» (Q , , ) e maschilista del libro,
Nei Q la riflessione sul federalismo si fo- affermando che «il femminismo ha cause
calizza su quello di Ferrari e Cattaneo prima più vaste e profonde» (Q , , ) di quel-
dell’Unità ed è incentrata sulla necessità di le individuate dall’autore. Ma esprime an-
leggere in modo approfondito il Risorgimen- che tutta la propria perplessità nei confron-
to italiano, andando oltre «l’agiografia delle ti della legislazione anglosassone così favo-
forze patriottiche» (Q , , ) per afferrare revole alle donne: «si tratta di un tentativo
pienamente la portata di questo evento poli- di regolare la quistione sessuale, di farne
tico. G. insiste su un «criterio metodologi- una cosa seria, ma non pare abbia raggiun-
co»: il «Risorgimento è uno svolgimento sto- to il suo scopo: ha dato luogo a deviazioni
rico complesso e contraddittorio che risulta morbose, “femministiche” in senso deterio-
integrale da tutti i suoi elementi antitetici, dai re» (Q , , ). Commentando l’articolo
suoi protagonisti e dai suoi antagonisti, dalle di Vittorio Cian Femminismo patriottico del
loro lotte, dalle modificazioni reciproche che Risorgimento, del , G. nota: «Tipo reto-
le lotte stesse determinano e anche dalla fun- rico, ma interessante per le indicazioni ob-
zione delle forze passive e latenti» (ibid.). Al- biettive sulla partecipazione delle donne al-
l’interno di questo quadro, il «federalismo di la vita politica nel Risorgimento» (Q , ,
Ferrari-Cattaneo», che è il titolo della nota ), accogliendo l’accezione del termine
qui presa in esame, lungi dall’essere un moto che indica in senso generale l’impegno del-
antipatriottico, non fu altro che «l’imposta- le donne nella sfera pubblica. Da ultimo, e
zione politico-storica delle contraddizioni ancora solo per lo spunto indiretto del com-
esistenti tra il Piemonte e la Lombardia». mento a una recensione, questa volta a pro-
«La Lombardia – prosegue G. – più progre- posito di una traduzione inglese dei Pro-
dita, intellettualmente, politicamente, eco- messi sposi che aveva dato luogo a una cor-
nomicamente, del Piemonte [...] era, forse, rispondenza fra Manzoni e il suo traduttore,
più italiana del Piemonte» e il suo federali- G. scrive: «Nell’articolo della Franzi è da
smo esprimeva proprio questa sua italianità: notare una metafora “femminile” sorpren-
la Lombardia, in questo caso, «rappresenta- dente: “Col sentimento di un uomo che,
va l’Italia meglio del Piemonte». L’interroga- strapazzato e battuto dalla sua sposa per so-
tivo che G. si pone a metà della nota – «per- spetto geloso, si rallegra tutto di quegli sde-
ché accusare il federalismo di aver ritardato il gni e benedice quelle percosse che gli sono
moto nazionale e unitario?» – rispecchia testimonianza di amore, il Manzoni accolse
quell’accortezza metodologica che vuole questa lettera”. Un uomo che si rallegra di
l’indagine di un fenomeno storico integrale essere bastonato dalla moglie è certo una
come la somma di elementi complessi e con- forma originale di femminismo contempo-
traddittori (ibid.). raneo» (Q , , -).
MICHELE FILIPPINI LEA DURANTE
V. «Cattaneo», «Ferrari», «Risorgimento». V. «donna», «famiglia», «quistione sessuale».
FEUERBACH , LUDWIG 

Ferrari, Giuseppe feticismo: v. astrazione.


Se la polarità Cavour-Mazzini è quella
feudalesimo: v. Medioevo.
di cui G. più si vale per mettere a fuoco la
forma del Risorgimento italiano in quanto
“rivoluzione passiva”, ciò non attenua, ma Feuerbach, Ludwig
anzi acuisce in lui il bisogno di una continua A differenza di Engels, che nella Prefa-
analisi differenziata delle voci, delle figure, zione al suo Ludovico Feuerbach e il punto
dei momenti significativi di quella rivolu- d’approdo della filosofia classica tedesca tri-
zione passiva. Giuseppe Ferrari viene in- buta al filosofo di Landshut un importante
nanzitutto definito «l’individualità che più tributo (definendolo «anello intermedio tra
occorre studiare» (Q , , ) per i proble- la filosofia hegeliana e la nostra concezio-
mi militari-insurrezionali inerenti al Risor- ne»: Engels , ), G. si mostra nei suoi
gimento, ma al tempo stesso viene indicato confronti sempre piuttosto freddo: Feuer-
come «in gran parte fuori della realtà con- bach non è un autore con cui egli instauri nei
creta italiana», «troppo francesizzato» Q un qualche dialogo critico e non vi sono,
(ibid.). G. insiste su questo punto, precisan- salvo un caso, riferimenti diretti o indiretti ai
do che Ferrari «non seppe tradurre il “fran- suoi testi. La specificità del materialismo di
cese” in “italiano”» e che perciò «la sua acu- Feuerbach è negata in una nota di prima ste-
tezza stessa diventava un inciampo, creava sura, in cui è ritenuto, tra «i continuatori di
nuove sette e scolette, ma non incideva nel Hegel» che hanno distrutto l’unità dialettica
movimento reale» (ibid.). Ma a G. preme di materialismo e idealismo del maestro, un
anche rilevare che Ferrari «fu lo specialista mero rappresentante del «vecchio materiali-
inascoltato in questioni agrarie del Partito smo» (Q , , ), mentre nella seconda ste-
d’Azione» (ivi, ) e che occorre studiare sura scompare il nome di Feuerbach e si par-
bene «il suo atteggiamento verso il brac- la genericamente di ritorno ai «sistemi ma-
ciantato agricolo, cioè i contadini senza ter- terialistici» (Q , , ). Tra le due versio-
ra, sui quali egli fonda una parte cospicua ni vi è la nota sulla Storia critica del materia-
delle sue ideologie per cui egli è ancora ri- lismo di Lange (prima edizione italiana
cercato e studiato da determinate correnti ), considerato da G. «storico coscienzio-
moderne» (ibid.). Tuttavia il punto fermo so e acuto, che ha del materialismo un con-
consiste pur sempre per G. nel verificare cetto assai preciso, definito e limitato e per-
come il giacobinismo storico (unione della ciò, con grande stupore e quasi sdegno di al-
città e della campagna) si sia «diluito e cuni (come il Plekhanov), non considera
astrattizzato» (Q , , ) in Ferrari: «La materialistici né il materialismo storico e
“legge agraria” da punto programmatico neanche la filosofia di Feuerbach» (Q , ,
concreto e attuale, ben circoscritto nello -, che riprende Q , , ).
spazio e nel tempo, è divenuta una vaga In un successivo schema generale di
ideologia, un principio di filosofia della sto- storia della filosofia, a Feuerbach è ricono-
ria» (ivi, -). Sicché, se si confrontano le sciuto quel ruolo di anello intermedio (di
idee di Ferrari sulla riforma agraria, conce- cui parlava Engels) tra la sintesi dialettica di
pita «come punto d’innesto delle masse Hegel e la filosofia della prassi: «Dalla de-
agricole nella rivoluzione nazionale», con le
composizione dell’hegelismo risulta l’inizio
idee di Carlo Pisacane, si può rilevare, se-
di un nuovo processo culturale, di caratte-
condo G., che Pisacane «si avvicina più al
re diverso da quelli precedenti, in cui, cioè,
Machiavelli», ha un «concetto più limitato e
si unificano il movimento pratico e il pen-
concretamente politico» (ivi, ).
siero teorico [...] nasce un nuovo modo di
PASQUALE VOZA concepire il mondo e l’uomo, e [...] tale
V. «Cavour», «Mazzini», «Partito d’Azione», «Pi- concezione non è più riservata ai grandi in-
sacane», «quistione agraria», «Risorgimento», tellettuali, ai filosofi di professione, ma ten-
«rivoluzione passiva». de a diventare popolare, di massa [...] Che
 FEUERBACH , LUDWIG

tale inizio risulti dal confluire di vari ele- socialiste contro i commercianti torinesi:
menti, apparentemente eterogenei, non «L’anima si conosce attraverso lo stomaco:
maraviglia: Feuerbach, come critico di He- dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. L’eser-
gel, la scuola di Tubinga come affermazio- cente è il padrone dello stomaco: diventerà
ne della critica storica e filosofica della reli- il padrone delle anime, diventerà il guida-
gione ecc. Anzi è da notare che un tale ca- tore delle coscienze italiane» (Propaganda,
povolgimento non poteva non avere con- ° gennaio , in CF -). G. riprende
nessioni con la religione» (Q , , , Te- l’aforisma feuerbachiano, ma non si limita
sto B). Feuerbach è in qualche modo libe- a una facile demolizione del materialismo
rato dall’iniziale iscrizione tra i materialisti volgare, cui esso sembra a prima vista pre-
volgari e compreso in un percorso storico in starsi ampiamente, secondo un’«interpre-
cui svolge un ruolo essenziale a partire dal- tazione gretta e stolta», accolta da Bordiga,
la critica della religione. G., qui in grande per cui «i cibi hanno una immediata in-
sintonia con l’interpretazione engelsiana, fluenza determinatrice sul modo di pensa-
scrive: «la filosofia della praxis, nel suo fon- re [...] Se questa affermazione fosse vera, la
datore, ha rivissuto tutta questa esperienza, storia avrebbe la sua matrice determinante
di hegelismo, feuerbacchismo, materiali- nella cucina e le rivoluzioni coinciderebbe-
smo francese – per ricostruire la sintesi del- ro coi mutamenti radicali dell’alimentazio-
l’unità dialettica: “l’uomo che cammina sul- ne di massa» (Q , , ). Liberata dal
le gambe”» (Q , , , Testo C). Ma si piatto naturalismo, l’affermazione di
tratta di unità dialettica della filosofia della Feuerbach può essere compresa nella cate-
prassi e non di parti integranti – come scri- goria, propria del materialismo storico, di
veva Lenin nel  in un testo (Tre fonti e rapporti sociali storicamente determinati:
tre parti integranti del marxismo) cui G. si «D’altronde è anche vero che “l’uomo è
riferisce in Q  II, ,  e più esplicita- quello che mangia”, in quanto l’alimenta-
mente in Q , . La filosofia della prassi zione è una delle espressioni dei rapporti
per G. non deve assolutamente fondarsi sul sociali nel loro complesso, e ogni raggrup-
materialismo filosofico, feuerbachiano o pamento sociale ha una sua fondamentale
meno che sia: essa «“basta a se stessa”, con- alimentazione, ma allo stesso modo si può
tiene in sé tutti gli elementi fondamentali dire che l’“uomo è il suo appartamento”,
per costruire una totale ed integrale conce- l’“uomo è il suo particolare modo di ripro-
zione del mondo, una totale filosofia e teo- dursi cioè la sua famiglia”, poiché l’alimen-
ria delle scienze naturali, non solo, ma an- tazione, l’abbigliamento, la casa, la ripro-
che per vivificare una integrale organizza- duzione sono elementi della vita sociale in
zione pratica della società, cioè per diven- cui appunto in modo più evidente e più dif-
tare una totale, integrale civiltà». Gli «ele- fuso (cioè con estensione di massa) si ma-
menti di spinozismo, di feuerbachismo, di nifesta il complesso dei rapporti sociali»
hegelismo, di materialismo francese, ecc.» (ivi, ). Riprendendo e ampliando la cri-
fanno parte esclusivamente della ricostru- tica marxiana a Feuerbach, G. abbozza qui
zione della biografia intellettuale di Marx, una teoria della natura umana e dell’unità
ma «non sono per nulla parti essenziali del- del genere umano: «La filosofia non può
la filosofia della praxis né questa si riduce a essere ridotta ad una naturalistica “antro-
quelli» (Q , , -). pologia”, cioè l’unità del genere umano
Solo in una nota G. si rapporta a una non è data dalla natura “biologica” del-
tarda () opera minore di Feuerbach (Il l’uomo; le differenze dell’uomo, che conta-
mistero del sacrificio, o l’uomo è ciò che no nella storia non sono quelle biologiche
mangia), nota nella tradizione socialista, [...] Che la “natura umana” sia il “com-
piuttosto che per il suo contenuto, per il ca- plesso dei rapporti sociali” è la risposta più
rattere di aforisma del titolo, presente an- soddisfacente, perché include l’idea del di-
che in un articolo polemico gramsciano del venire: l’uomo diviene, si muta continua-
 in difesa delle cooperative di consumo mente col mutarsi dei rapporti sociali, e per-
FILOLOGIA E FILOLOGIA VIVENTE 

ché nega l’“uomo in generale”: infatti i rap- che essi dicono. Molti di tali accorgimenti
porti sociali sono espressi da diversi gruppi sono oggetto di riflessione riguardo a una
di uomini che si presuppongono, la cui unità ricostruzione del pensiero di Marx, auspi-
è dialettica, non formale» (ivi, -). cata da G., che sia frutto «di un lavoro mi-
nuzioso e condotto col massimo scrupolo
ANDREA CATONE
di esattezza e di onestà scientifica» (Q , ,
V. «Bordiga», «Engels», «Hegel», «Lenin», ); tra i vari punti elencati ve ne sono al-
«Marx», «materialismo e materialismo volgare»,
cuni squisitamente filologici: «Anche il la-
«uomo».
voro di elaborazione fatto dall’autore del
materiale delle opere poi da lui stampate,
filologia e filologia vivente dovrebbe essere studiato e analizzato: per
G. cita la filologia come oggetto dei lo meno darebbe, questo studio, degli indi-
suoi studi universitari in rarissime occasio- zi per valutare criticamente l’attendibilità
ni, sempre nelle LC e sempre en passant. delle redazioni compilate da altri delle ope-
Tuttavia il lemma viene spesso valorizzato re inedite. Quanto più il materiale prepara-
in contesti concettuali di altro tipo e nei Q torio delle opere edite si allontana dal testo
il metodo filologico è al centro di varie ri- definitivo redatto dallo stesso autore, e tan-
flessioni. Spesso punto di partenza di tali to meno è attendibile la redazione di altro
riflessioni è l’ostilità gramsciana nei con- scrittore di un materiale dello stesso tipo»
fronti di chi “sollecita” i testi, il che per G. (ivi, ).
equivale a «far dire ai testi, per amor di te- Oltre che nel G. fautore del metodo fi-
si, più di quanto i testi realmente dicono. lologico e dell’imparzialità storiografica nel-
Questo errore di metodo filologico si veri- lo studio del passato, il concetto di filologia
fica anche all’infuori della filologia, in tut- ricopre nei Q un significativo ruolo nella de-
te le analisi e gli esami delle manifestazioni finizione di “filologia vivente”. I due ambiti
di vita. Corrisponde, nel diritto penale, a sono peraltro legati e un importante anello
vendere a meno peso e di differente qualità di congiunzione è rappresentato dal retro-
da quelli pattuiti, ma non è ritenuto crimi- terra di ogni riflessione gramsciana sulla
ne, a meno che non sia palese la volontà di teoria della storia, la storicizzazione del con-
ingannare: ma la trascuratezza e l’incompe- cetto di “natura umana”: «La innovazione
tenza non meritano sanzione, almeno una fondamentale introdotta dalla filosofia della
sanzione intellettuale e morale se non giu- praxis nella scienza della politica e della sto-
diziaria?» (Q , , ). Queste considera- ria è la dimostrazione che non esiste una
zioni possono essere accostate ad altre pre- astratta “natura umana” fissa e immutabile
senti nei Q e nelle LC: «È certo d’altronde [...] ma che la natura umana è l’insieme dei
che nel passato si può trovare tutto quello rapporti sociali storicamente determinati,
che si vuole, manipolando le prospettive e cioè un fatto storico accertabile, entro certi
l’ordine delle grandezze e dei valori» (Q , limiti, coi metodi della filologia e della criti-
, -); «Penso che la genialità debba es- ca» (Q , , -). In questa ottica va let-
sere mandata nel “fosso” e debba invece es- ta la polemica con la lettura crociana del
sere applicato il metodo delle esperienze concetto di struttura, concepito “speculati-
più minuziose e dell’autocritica più spas- vamente”, tanto da far parlare Croce di un
sionata o obiettiva» (LC , a G. Berti,  lu- “dio ascoso”; ma tale concetto va piuttosto
glio ). La filologia è dunque per G. uno concepito storicamente, «come un insieme
strumento indispensabile per difendere l’o- di condizioni oggettive che possono e deb-
biettività della ricostruzione del passato e, bono essere studiate coi metodi della “filo-
in particolare, del pensiero di un autore; es- logia” e non della “speculazione”. Come un
sa va accompagnata da una serie di accor- “certo” che sarà anche “vero”, ma che deve
gimenti tecnici che contribuiscono all’uti- essere studiato prima di tutto nella sua “cer-
lizzo di un metodo che permetta (o almeno tezza” per essere studiato come “verità”»
tenti) di far dire ai testi esclusivamente ciò (Q  I, , ).
 FILOLOGIA E FILOLOGIA VIVENTE

G. avverte la necessità di un lavoro sul volume La previsione dei fatti sociali in po-
marxismo che si ispiri a quello fatto da Ernst che righe, facendo dire a G.: «Si ha l’im-
Bernheim per il metodo storico nel suo vo- pressione che il ragionamento del Croce sia
lume sulla storiografia e la teoria della sto- piuttosto da letterato e da costruttore di fra-
ria, un’opera che potrebbe avere la forma di si ad effetto» (Q  II, .VI, ).
«una raccolta di criteri immediati, di caute- Inserito nell’articolata teoria della sto-
le critiche ecc., una filologia della storia e ria e della politica presente nei Q, compare
della politica, come sono concepite dalla fi- dunque il concetto di “filologia vivente”,
losofia della praxis» (Q , , ); essa sa- che si presenta come caratteristica basilare
rebbe anche, in certa misura, una critica a nel processo di influenza reciproca tra la
Bucharin e al suo marxismo in parte positi- massa e i capi politici, appoggiato sull’idea
vistico. Nel medesimo contesto concettuale della sostituzione di un organismo colletti-
si inserisce il confronto tra filologia e stati- vo alla leadership di singoli uomini politici;
stica, che conduce G. alla riflessione sulla concetto difficilmente inquadrabile, che in-
“filologia vivente”; su tale confronto si regi- treccia sfere di riflessione e nozioni teoriche
stra tuttavia una non trascurabile divarica- molto diversificate, la filologia vivente non
zione tra quanto scritto nel novembre  e costituisce il semplice trasferimento della
nel luglio-agosto . Nel  sembra ri- filologia (cioè l’espressione metodologica
scontrabile una componente antiempiristi- dell’importanza dei fatti particolari intesi
ca: «la “filologia” è l’espressione metodolo- come “individualità” definite e precisate)
gica dell’importanza dei fatti particolari in- nel contesto dell’azione politica, ma chiama
tesi come “individualità” definite e precisa- anche in causa una visione ampia della sto-
te. A questo metodo si contrappone quello ria e degli esseri umani: «Con l’estendersi
dei “grandi numeri” o della “statistica”, dei partiti di massa e il loro aderire organi-
preso in prestito dalle scienze naturali o al- camente alla vita più intima (economico-
meno da alcune di esse. Ma non si è osser- produttiva) della massa stessa, il processo
vato abbastanza che la legge dei “grandi nu- di standardizzazione dei sentimenti popola-
meri” può essere applicata alla storia e alla ri da meccanico e casuale (cioè prodotto
politica solo fino a quando le grandi masse dall’esistenza ambiente di condizioni e di
della popolazione rimangono passive [...] o pressioni simili) diventa consapevole e cri-
si suppone che rimangano passive» (Q , , tico. La conoscenza e il giudizio di impor-
-). Nel  G. scrive invece: «Se la filo- tanza di tali sentimenti non avviene più da
logia è l’espressione metodologica dell’im- parte dei capi per intuizione sorretta dalla
portanza che i fatti particolari siano accerta- identificazione di leggi statistiche, cioè per
ti e precisati nella loro inconfondibile “indi- via razionale e intellettuale, troppo spesso
vidualità”, non si può escludere l’utilità pra- fallace, – che il capo traduce in idee-forza,
tica di identificare certe “leggi di tendenza” in parole-forza – ma avviene da parte del-
più generali che corrispondono nella politi- l’organismo collettivo per “compartecipa-
ca alle leggi statistiche o dei grandi numeri zione attiva e consapevole”, per “con-pas-
che hanno servito a far progredire alcune sionalità”, per esperienza dei particolari
scienze naturali» (Q , , ). Tale aper- immediati, per un sistema che si potrebbe
tura alle «leggi di tendenza» è coerente con dire di “filologia vivente”. Così si forma un
l’elaborazione di una teoria della storia al- legame stretto tra grande massa, partito,
ternativa tanto al positivismo, cioè all’iden- gruppo dirigente e tutto il complesso, bene
tità fra scienze naturali e scienze sociali, articolato, si può muovere come un “uomo-
quanto all’idealismo, cioè all’idea crociana collettivo”» (Q , , ).
che la previsione storica sia un non-senso e LUDOVICO DE LUTIIS
abbia il medesimo statuto epistemologico V. «Bucharin», «certo», «dio ascoso», «leggi di
del gioco d’azzardo; non a caso, nello stesso tendenza», «marxismo», «massa, masse», «Parti-
 G. difende Ludovico Limentani dalle to comunista», «storia», «uomo», «uomo colletti-
accuse di Croce, che aveva liquidato il suo vo», «verità», «vero».
FILOSOFIA 

filosofia smo è nel superamento delle vecchie filoso-


fie e anche nel modo di concepire la filoso-
L’attenzione alla filosofia è assai viva in
fia, ed è ciò che bisogna dimostrare e svilup-
G. fin dall’inizio dell’attività giornalistica, in
pare sistematicamente. In sede teorica, il
particolare nel periodo -. In questi
marxismo non si confonde e non si riduce a
anni G. discute le questioni filosofiche essen- nessun’altra filosofia: esso non è solo origi-
zialmente a partire dalla svolta idealistica nale in quanto supera le filosofie preceden-
(identificata con la modernità stessa) impres- ti, ma è originale specialmente in quanto
sa da Hegel a questa disciplina e ripresa in apre una strada completamente nuova, cioè
Italia da Croce e Gentile. Lo stesso Marx rinnova da cima a fondo il modo di conce-
compare come discepolo dell’idealista Hegel pire la filosofia» (Q , , ). Questa riven-
e la sua filosofia come una trasposizione del- dicazione si accompagna al duplice tentati-
l’idealismo in politica di massa. Più in gene- vo, da una parte, di delineare le ragioni del-
rale, l’idealismo viene identificato con la filo- l’autonomia e indipendenza filosofica del
sofia moderna per eccellenza, perché pone marxismo, dall’altra di costruire un concet-
l’accento sull’immanenza assoluta dell’idea al to di filosofia sufficientemente generale da
mondo, affidando di conseguenza all’uomo il abbracciare tanto la filosofia tradizionale
compito di umanizzare la realtà, cioè di ren- quanto il marxismo, articolandoli nella loro
derla più conforme alla ragione universale. differenza. Questo tentativo è corroborato a
Di questa impostazione, il marxismo ripren- sua volta da un’insistita anche se non siste-
de la sostanza, ridefinendo l’idea come ideo- matica riflessione sul concetto di “filosofia
logia e la ragione universale come un proces- scientifica”, con cui G. intende l’aspetto del-
so di universalizzazione storica pratica. la filosofia non riducibile a storia e a storicità
Nei Q questa concezione della filosofia, e assimilabile pertanto, in qualche modo, al
così fortemente delineata e posta al centro metodo. La riflessione a quest’ultimo propo-
della politica, viene ripresa con alcune mo- sito – ciò che G. chiama “traducibilità dei
difiche e innovazioni, che rivoluzionano glo- linguaggi” – mira a rafforzare l’autonomia
balmente il quadro concettuale in cui la filo- teorica del marxismo, rendendolo capace di
sofia è pensabile. Mentre in precedenza G. sostenere la propria autonomia nel rapporto
non era affatto preoccupato di delineare per critico con le filosofie tradizionali.
il marxismo una linea di pensiero indipen- Così, se ad apertura di pagina i Q esibi-
dente, negli scritti del carcere è precisamen- scono (come diretto retaggio degli scritti to-
te questo il suo punto di partenza. Rimane rinesi) un’accezione di filosofia estrema-
costante, d’altra parte, la centralità assegna- mente tradizionale, come sinonimo di con-
ta alla filosofia (ma occorre vedere in che cezione generale della vita e del mondo (Q ,
modo ridefinita) nell’ambito del marxismo e , ; Q , , ; Q , ,  ecc.), compa-
in generale del confronto politico nel mon- re anche immediatamente, attraverso una
do moderno (questo dato emerge anche so- chiara sequenza di testi del Q  (Q , ; Q 
lamente dalla presenza massiccia del lemma, ; Q , ; Q , ), l’esigenza di caratteriz-
che supera le . occorrenze). Mentre in zare l’originalità del marxismo in quanto (e
precedenza G. assumeva senza criticarlo un qui G. riprende con enfasi la posizione di
determinato concetto di filosofia, quello Antonio Labriola) «filosofia indipendente e
idealistico, attento soprattutto al suo “valo- originale» (Q , , ). Questa esigenza si
re d’uso” politico, nei Q il discorso sorge concreta in Q , , significativamente inti-
proprio dalla necessità di delineare la «nuo- tolato L’idealismo attuale e il nesso ideologia-
va filosofia» (Q , , ) di Marx come quel- filosofia, in cui si ha un abbozzo di analisi su
la che mena «al capovolgimento della posi- due piani strettamente connessi: lo statuto
zione tradizionale del problema filosofico e della filosofia e le trasformazioni storiche
alla morte della filosofia intesa nel modo tra- reali introdotte dalla guerra nelle società eu-
dizionale» (Q , , ). Scrive G. a questo ropee. Le posizioni di Gentile e Croce – ri-
proposito che «la parte essenziale del marxi- spettivamente l’identificazione e la distin-
 FILOSOFIA

zione di teoria e pratica – vanno decifrate (Q , ,  e Q , , ) e ribadita in segui-
come reazioni alla necessità di rendere la fi- to (Q , , , dove «la “filosofia dell’epo-
losofia capace di fare nuovamente presa in ca”» è definita la «massa di sentimenti [e di
un mondo entrato in una crisi decisiva (Q , concezioni del mondo]» predominanti «nel-
, : «nel periodo del dopoguerra, l’appa- la moltitudine “silenziosa”»), e che esprime
rato egemonico si screpola e l’esercizio del- l’esigenza di riformulare in termini marxisti
l’egemonia diventa sempre più difficile»). il tema hegeliano del nesso immanente di fi-
Dinnanzi a queste opzioni sta il materiali- losofia e tempo storico; b) ma quel passaggio
smo storico, come forma di pensiero costi- determina anche in modo non riduzionisti-
tutivamente legata a un mondo in cui tutti co il nesso ideologia-filosofia, come presen-
gli elementi entrano in movimento, in quan- te in ogni elaborazione filosofica nella forma
to fa dell’unità di teoria e pratica, di filoso- di critica del senso comune. In entrambi i
fia e ideologia (politica) non un concetto casi, a dominare la ricerca gramsciana è l’e-
metafisico unitario, come accade in Gentile, sigenza di stabilire quale sia il ruolo della fi-
ma l’angolo visuale dal quale «tutti i concet- losofia tecnicamente intesa, nella sua rela-
ti “unitari” staticamente vengono dileggiati zione con il più vasto mondo ideologico, li-
e distrutti» (Q , , ). Non Gentile, ma mitando con forza l’indipendenza della “fi-
Croce è dunque il pensatore borghese con- losofia individuale” ma anche precisandone
sapevole della gravità della situazione attua- la funzione ineludibile.
le: «il Croce, secondo me, ha viva la co- Il primo documento del passaggio a un
scienza che tutti i movimenti di pensiero concetto di filosofia come critica del senso
moderni portano a una rivalutazione trion- comune è Q , ,  (novembre ). Cri-
fale del materialismo storico [...] Egli resiste ticando il Saggio popolare, G. osserva qui che
con tutte le sue forze a questa pressione del- un libro come quello, «destinato a una co-
la realtà storica, con una intelligenza ecce- munità di lettori che non sono intellettuali di
zionale dei pericoli e dei mezzi dialettici di professione, dovrebbe partire dalla analisi e
ovviarli. Perciò lo studio dei suoi scritti dal dalla critica della filosofia del senso comune,
 ad oggi è del maggior valore» (Q , , che è la “filosofia dei non filosofi”, cioè la
). Ma lo stesso Croce, rileva G. più tardi, concezione del mondo assorbita acritica-
non sfugge alla necessità di mescolare filo- mente dai vari ambienti sociali in cui si svi-
sofia e ideologia (Q , , ; Q , , ; Q luppa l’individualità morale dell’uomo me-
 I, , ), segno del fatto che la filosofia dio». E aggiunge, con un’importante gene-
non può più in nessun modo presupporre ralizzazione: «Il senso comune non è una
un ordine dato, ma si deve trasformare in concezione unica, identica nel tempo e nel-
istanza politica di costruzione di esso. lo spazio: esso è il “folclore” della filosofia,
Questo filone di riflessione sulle analo- e come il folclore si presenta in forme innu-
gie e differenze tra marxismo e filosofia tra- merevoli: il suo carattere fondamentale è di
dizionale, che non dimentica mai la propria essere una concezione del mondo disgrega-
ragion d’essere nella crisi di egemonia che ta, incoerente, inconseguente, conforme al
attraversa il mondo contemporaneo, prende carattere delle moltitudini di cui esso è la fi-
le mosse dal peculiare concetto di praxis losofia. Quando nella storia si elabora un
proprio del marxismo (Q , ,  e Q , , gruppo sociale omogeneo, si elabora anche,
) e trova il suo punto di arrivo nella rifor- contro il senso comune, una filosofia “omo-
mulazione del concetto generale di filosofia genea”, cioè sistematica». Con un sensibile
come nesso tra filosofia e senso comune, che scarto, il nesso con il senso comune è gene-
si ha nel Q . Questo passaggio, che non an- ralizzato a ogni impresa filosofica, e l’opposi-
nulla la posizione iniziale ma la rende pen- zione tra pensiero coerente e pensiero di-
sabile in modo più nettamente antispecula- sgregato è sottratta all’astrattezza alla quale
tivo, è dominato da due ordini di ragioni: a) è confinata da Croce e Gentile (su cui v. ri-
esso dà corpo all’idea di una “filosofia del- spettivamente ivi, - e Q , , ; v.
l’epoca”, idea presente fin dall’inizio dei Q anche, sul nesso tra filosofia e senso comune
FILOSOFIA 

in Kant, Q , , ) e resa funzionale a le o di gruppo: è l’insieme di tutte le filoso-


esprimere il processo storico di condensa- fie individuali e di gruppo [+ le opinioni
zione politica di un progetto di egemonia, scientifiche] + la religione + il senso comu-
processo in cui la funzione ideologica della ne. Si può formare una filosofia di tal gene-
filosofia, come elemento volta a volta critico re “artificiosamente”? per opera individuale
e aggregante, diventa decisiva. o di gruppo? La attività critica è la sola pos-
Sulla base di questa generalizzazione, il sibile, specialmente nel senso di porre e ri-
tema è svolto nel programmatico Q , , solvere criticamente determinati problemi
 (febbraio-marzo ): «Religione, sen- filosofici. Ma intanto occorre partire dal
so comune, filosofia. Trovare le connessioni concetto che la nuova filosofia non è nessu-
tra questi tre ordini intellettuali [...] Non esi- na delle filosofie passate ecc.».
ste un solo “senso comune”, ma anche esso Questa impostazione era già stata ab-
è un prodotto e un divenire storico. La filo- bozzata in Q , , scritto nel novembre ,
sofia è la critica della religione e del senso in cui anche compare l’opposizione tra ele-
comune e il loro superamento: in tal senso, mento individuale ed elemento storico della
la filosofia coincide col “buon senso”». Ma filosofia, dove il primo è «un complesso di
questo superamento, che come si è visto astrazioni di origine puramente razionale e
coincide con l’elaborazione storica di un astratto» (ivi, ). La novità di Q ,  sta
«gruppo sociale omogeneo», è struttural- nella compiuta traduzione della nozione di
mente (per la sproporzione tra intervento “filosofia di un’epoca” nei termini della filo-
individuale organizzato e vita multiforme in sofia della praxis: essa è il corrispondente
perenne svolgimento) un fatto che non si ideologico dell’insieme dei rapporti sociali,
può compiere mai del tutto, ed è pertanto rispetto a cui ci si può porre in due maniere
destinato a riaprirsi continuamente. Invece, fondamentali: o tentando di rappresentarne
quando predomina il bisogno di un sistema il senso unitario, come fa la metafisica (an-
concluso (come nell’adozione marxista del- che quella marxista), o dichiarando la falsità
la filosofia materialistica, Q , , , o nel- di ogni rappresentazione del genere, in
l’elaborazione di una scienza economica quanto tradirebbe il carattere essenziale dei
marxista, Q , , -), inevitabilmente si rapporti sociali – la loro indisponibilità a
scade in una posizione speculativa. Scrive G. una regolazione amministrativa – trattando-
in Q , , : «Una delle ragioni, e forse li come un sistema chiuso. Questa seconda
la più importante, della riduzione al mate- opzione, che è la filosofia della praxis, dovrà
rialismo tradizionale del materialismo stori- pertanto porsi come intervento aggregativo
co, è da ricercare in ciò che il materialismo solo in quanto sarà in grado di mantenersi
storico non poteva non rappresentare una sul terreno della “critica”. Il momento di
fase prevalentemente critica della filosofia, centralizzazione e di “individuazione” è in-
mentre si ha sempre “bisogno” di un siste- dispensabile, ma solo in quanto si ponga in
ma compiuto e perfetto. Ma i sistemi com- un rapporto strutturale, interno, con l’ela-
piuti e perfetti sono sempre opera di singoli borazione dell’elemento propriamente “sto-
filosofi, e in essi accanto alla parte storica at- rico”, cioè di massa (ideologico).
tuale, cioè corrispondente alle attuali condi- Quest’ultimo punto è argomentato in Q
zioni di vita, esiste sempre una parte astrat- , , -: «un movimento filosofico è tale
ta, “astorica”, nel senso che è legata alle pre- solo in quanto si applica a svolgere una cul-
cedenti filosofie (pensiero che crea pensiero tura specializzata per un ristretto gruppo di
astrattamente), che è dovuta a necessità este- intellettuali o invece è tale solo in quanto, nel
riori e meccaniche di sistema (armonia in- lavoro di elaborazione di un pensiero supe-
terna e architettura del sistema) e che è do- riore, scientificamente organato, non dimen-
vuta a idiosincrasie personali». E aggiunge, tica mai di rimanere in contatto coi “sempli-
riprendendo in modo nuovo il tema della ci” e anzi trova in questi contatti la sorgente
“filosofia dell’epoca”: «Ma la filosofia di dei problemi da studiare e risolvere? Solo
un’epoca non è nessuna filosofia individua- per questi contatti una filosofia diventa “sto-
 FILOSOFIA CLASSICA TEDESCA

rica”, si depura degli elementi di origine “in- sofia all’azione politica che ne dipende» (Q
dividuale”, si fa “vita”». La filosofia “stori-  II, , ; v. anche Q  II, , -). Ciò
ca” è una funzione capace di contemperare che differenzia la filosofia della praxis da
la funzione individuale e la funzione di mas- qualsiasi altra filosofia non è l’esistenza di
sa, ed è qui la ragione della sua immanenza. questo nesso, ma la sua assunzione a cardine
La filosofia della praxis assume questo equi- teorico, non meramente politico-ideologico,
libramento a essenza del proprio statuto, co- della filosofia stessa: nella filosofia della
me viene dichiarato in Q , , : «Que- praxis il «filosofo, inteso individualmente o
sta filosofia, in quanto “individuale” (e si svi- inteso come intero gruppo sociale, [...] pone
luppa infatti essenzialmente nell’attività di se stesso come elemento della contraddizio-
singoli individui singolarmente dotati) può ne, eleva questo elemento a principio di co-
considerarsi come le “punte” di progresso noscenza e quindi di azione» (Q , , ).
del “senso comune”, per lo meno del senso BIBLIOGRAFIA: FERGNANI  e ;
comune degli strati più colti della società». FROSINI ; PANICHI .
In un Testo B del Q  questa concezione è
FABIO FROSINI
infine proiettata sulla filosofia in generale:
«La storia della filosofia come si intende co- V. «Bucharin», «Croce», «filosofia della praxis»,
munemente, cioè la storia delle filosofie dei «filosofo e filosofo democratico», «Gentile»,
«Hegel», «Kant», «idealismo», «ideologia», «im-
filosofi, è la storia dei tentativi e delle inizia-
manenza», «Labriola», «marxismo», «senso co-
tive ideologiche di una determinata classe di mune», «traducibilità».
persone per mutare, correggere, perfeziona-
re le concezioni del mondo esistenti in ogni filosofia classica tedesca
determinata epoca e per mutare quindi le
conformi e relative norme di condotta, ossia La denominazione «filosofia classica te-
per mutare la attività pratica nel suo com- desca» a intendere il complesso movimento
plesso [...] La filosofia di un’epoca non è la culminante nel sistema hegeliano giunge a
filosofia di uno o altro filosofo, di uno o altro G. dall’opera di Friedrich Engels Ludwig
gruppo di intellettuali, di una o altra grande Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia
partizione delle masse popolari: è una com- classica tedesca, in particolare dalla sua frase
binazione di tutti questi elementi che culmi- conclusiva: «Il movimento operaio tedesco è
na in una determinata direzione, in cui il suo l’erede della filosofia classica tedesca» (En-
culminare diventa norma d’azione collettiva, gels , ). Questo passaggio va letto, nel
cioè diventa “storia” concreta e completa libro di Engels, come la rivendicazione di un
(integrale)» (Q  II, , ; v. anche nella già avviato passaggio di consegne nel ruolo
stessa direzione Q , , ). di guida nella vita nazionale tedesca. «Con la
Come si vede, G. ripensa gradualmente rivoluzione del  la Germania “colta”
il nesso tra filosofia e ideologia come interno dette congedo alla teoria e si pose sul terre-
al concetto di filosofia in generale. Questa, no dell’attività pratica» (ivi, ); avvenne
anche quando si presenta come speculativa una trasformazione della Germania, da pae-
e disinteressata, e fatte salve le espressioni se arretrato nella pratica, ma per ciò centro
meramente individuali, prive di qualsiasi ri- di un eccezionale dispiegamento della filo-
levanza storica, è in effetti sempre un inter- sofia, a paese capace di competere con tutti
vento politico sul panorama ideologico per gli altri «sul mercato mondiale», ma che per
correggerlo e riformarlo. Questo è il signifi- ciò, «nella stessa misura in cui la speculazio-
cato dell’assunzione critica del concetto cro- ne usciva dalla stanza di lavoro del filosofo
ciano di “religione” a indicare la filosofia in ed erigeva il proprio tempio nella Borsa dei
generale (Q  I, , ): questo concetto de- valori, nella stessa misura andava perduto
signa infatti precisamente «il punto di pas- [...] quel grande senso teorico che aveva co-
saggio “logico” di ogni concezione del mon- stituito la gloria della Germania nel periodo
do alla morale che le è conforme, di ogni della sua più profonda decadenza politica: il
“contemplazione” all’“azione”, di ogni filo- senso per l’indagine scientifica pura, indi-
FILOSOFIA CLASSICA TEDESCA 

pendentemente dal fatto se il risultato rag- zione di filosofia e di storia, del fare e del
giunto fosse praticamente utilizzabile oppu- pensare, del “proletariato tedesco come solo
re no, fosse oppure non fosse contrario alle erede della filosofia classica tedesca”». I fat-
ordinanze di polizia» (ibid.). «Non è che nel- ti storici di cui fu partecipe la Germania, e sia
la classe operaia – conclude Engels – che si pure in modo passivo, furono di portata eu-
mantiene intatto il senso teorico tedesco», ropea e mondiale: «Può essere pensato He-
aggiornato ovviamente sugli esiti della filo- gel senza la Rivoluzione Francese e le guerre
sofia classica tedesca, che dopo Marx si è di Napoleone, senza, cioè, le esperienze vita-
trasformata in scienza della storia e in parti- li e immediate di un periodo storico intensis-
colare in «storia della evoluzione del lavoro» simo in cui tutte le concezioni passate furo-
come chiave per «comprendere tutta la sto- no criticate dalla realtà in corso in modo pe-
ria della società». La classe operaia tedesca è rentorio? Cosa di simile potevano dare Vico
per l’appunto il terreno di sviluppo di que- e Spaventa? [...] Anche Spaventa, che parte-
sto approccio alla scienza, che gli operai ri- cipò a fatti storici di portata regionale e pro-
scontrano essere «in accordo con [i propri] vinciale, in confronto a quelli dall’ al 
interessi e [le proprie] aspirazioni» (ivi, ). che sconvolsero tutto il mondo civile d’allo-
In Engels dunque l’espressione indica ra e obbligarono a pensare “mondialmen-
una precisa correlazione tra l’esito del movi- te”? Che misero in movimento la “totalità”
mento “filosofia classica tedesca” e la tra- sociale, tutto il genere umano concepibile,
sformazione della società tedesca in un mo- tutto lo “spirito”?» (ibid.). Dunque G. so-
derno Stato capitalistico. Quell’esito essen- stiene che l’idea stessa dell’identificazione
do la trasformazione della “teoria” da “spe- del fare e del pensare, la nozione di creatività
culazione” in “scienza” (della storia), il suo o “attività” dello spirito come fondamento
portatore reale non è più la borghesia, che della filosofia moderna, sono il prodotto im-
nella speculazione aveva “immaginato” il manente di una dinamica rivoluzionaria che
proprio futuro rivoluzionario, ma il movi- ridefinì dalla radice tutti i rapporti già domi-
mento operaio, che ha interesse a sviluppa- nanti in Europa; che la filosofia classica te-
re teoricamente e praticamente le contrad- desca fu insomma la traduzione in concetti
dizioni di un moderno Stato capitalistico, af- della rivoluzione europea - e che la
finché esse culminino in un rovesciamento tesi engelsiana va vista come la conseguenza
politico. In queste condizioni, la borghesia critica di questo movimento speculativo. Il
non ha più, storicamente, il coraggio di av- tema non riguarda più la sola storia tedesca,
venturarsi in una ricerca scientifica aperta, ma assume la rilevanza che spetta allo snodo
dagli esiti non prevedibili; solo la classe ope- di una dinamica internazionale. Il fatto na-
raia ha l’energia e la prospettiva storica per zionale tedesco è immediatamente converti-
guardare senza preclusioni al futuro. to in relazione tra la Germania e tutti gli altri
Rispetto a questa premessa G., che ave- paesi, nell’individuazione di una specifica
va prima dell’arresto il libro di Engels in tra- “funzione teorica” svolta dalla Germania
duzione italiana (Engels ), opera una di- nella storia del secolo XIX.
versificazione e una serie di integrazioni, del Naturalmente, tutto questo in Engels
resto inevitabili, dato il carattere circostan- non c’era; pertanto questi passaggi hanno bi-
ziato (in senso sia storico sia geografico) del- sogno di essere argomentati. In particolare,
la tesi engelsiana. Il primo rinvio a essa è in la raffigurazione della funzione tedesca come
Q , ,  (novembre ), dove G. svilup- partecipazione teorica a trasformazioni poli-
pa una considerazione sul rapporto tra Ger- tiche, e dunque il suo carattere “passivo”,
mania e Italia: «Quale “movimento” storico può essere compreso correttamente solo alla
reale testimonia la filosofia di Vico? [...] In luce delle nozioni di rivoluzione passiva e di
ciò la differenza essenziale tra Vico e Hegel, traducibilità, che quando G. scrive il testo ci-
tra dio e Napoleone-spirito del mondo, tra la tato non sono ancora state completamente
pura speculazione astratta e la “filosofia del- sviluppate, ma di cui si trovano ampie tracce
la storia” che dovrà portare alla identifica- appunto nei principali passaggi sulla filosofia
 FILOSOFIA CLASSICA TEDESCA

classica tedesca. Indice di questo legame è il sta teoria della storiografia». E poco oltre ag-
fatto che la matrice della rilettura gramscia- giunge: «Come due individui, prodotti dalla
na, e quindi delle novità rispetto all’origina- stessa fondamentale cultura, credono di so-
ria versione engelsiana, è nel paragone, che stenere cose differenti solo perché adopera-
G. trova dapprima nella Sacra famiglia, tra no una terminologia diversa, così nel campo
politica francese e filosofia tedesca. In Q , internazionale, due culture, espressioni di
,  egli nota: «Il linguaggio dei giacobini, due civiltà fondamentalmente simili, credo-
la loro ideologia, rifletteva perfettamente i no di essere antagonistiche, diverse, una su-
bisogni dell’epoca, secondo le tradizioni e la periore all’altra, perché adoperano diverse
cultura francese (cfr. nella Sacra Famiglia l’a- espressioni ideologiche, filosofiche, o perché
nalisi di Marx da cui risulta che la fraseolo- una ha carattere più strettamente pratico,
gia giacobina corrispondeva perfettamente politico (Francia) mentre l’altra ha carattere
ai formulari della filosofia classica tedesca, più filosofico, dottrinario, teorico. In realtà,
alla quale oggi si riconosce maggiore concre- per lo storico, esse sono intercambiabili, so-
tezza e che ha dato origine allo storicismo no riducibili una all’altra, sono traducibili
moderno)». La tesi è ribadita in Q , , , scambievolmente». Alla luce della nozione
dove però la prospettiva è rovesciata, si par- di traducibilità, tra politica e filosofia non vi
te dal primato della politica sulla filosofia: è mai un rapporto univoco, ma sempre reci-
«Altra quistione importante [...] è quella del- proco, ragione per la quale non si può asse-
l’ufficio che hanno creduto di avere gli intel- gnare a una o all’altra né un ruolo originario,
lettuali in questa fermentazione politica co- né uno derivato, ma sempre comunque en-
vata dalla Restaurazione. La filosofia classica trambi, in un’interazione originaria che è poi
tedesca è la filosofia di questa epoca ed è l’unità di teoria e pratica da Marx teorizzata
quella che vivifica i movimenti liberali nazio- e da Engels, secondo G., condensata nella
nali del  fino al . A questo proposito ve- formula sulla filosofia classica tedesca.
dere la riduzione che fa Marx della formula La funzione passiva svolta dalla filoso-
francese “liberté, fraternité, égalité” con i fia classica tedesca non è dunque una fuga
concetti filosofici tedeschi (Sacra famiglia). ideologica dalla politica, ma il modo di arti-
Questa riduzione mi pare teoricamente im- colare, con linguaggio tedesco, uno stesso
portantissima [...] Ciò che è “politica” per la contenuto di trasformazione rivoluzionaria:
classe produttiva diventa “razionalità” per l’ascesa della borghesia a classe dirigente in
la classe intellettuale». Questa oscillazione tutta l’Europa. La filosofia svolge insomma
di giudizio – fermi restando i termini del pa- un ruolo politico, un ruolo che la politica in
ragone – è indicativa del fatto che ci muo- quanto tale, da sola, non riesce a svolgere
viamo a ridosso delle due nozioni di rivolu- (questa necessaria reciprocità di funzioni è
zione passiva e di traducibilità, e che solo presente in tutta la riflessione di G. sul nes-
chiarendo il rapporto tra le due sarà possi- so Riforma-Rinascimento): essa condensa e
bile raggiungere un equilibrio anche nel giu- rende coerente l’amplissimo materiale ideo-
dizio sull’idealismo tedesco. logico che forma il terreno nel quale – e in
Quando G. scrive il passaggio citato del nome del quale – i diversi gruppi sociali si af-
Q , ,  ha già individuato quel punto di frontano, e lo fa a partire, di volta in volta,
equilibrio, come appare già dal di poco pre- dalla prospettiva di uno di questi gruppi, ma
cedente (ottobre ) Q , , -. Qui, nella sua possibile relazione con tutti gli al-
dopo aver ricordato il passaggio della Sacra tri. La filosofia dunque svolge un’imprescin-
famiglia sul rapporto Francia-Germania, G. dibile funzione egemonica, in quanto
ribadisce che quella affermazione è «molto proietta gli interessi di un gruppo sociale
importante per comprendere l’intimo valore verso una sfera di universalità, in modo da
del materialismo storico e per trovare la via assegnargli una funzione quasi “naturale” di
di risoluzione di molte apparenti contraddi- guida dell’intera società (l’egemonia). Nella
zioni dello sviluppo storico e per rispondere fattispecie, dinanzi ai rivolgimenti prodotti
ad alcune superficiali obbiezioni contro que- dal giacobinismo, la filosofia classica tedesca
FILOSOFIA CLASSICA TEDESCA 

non ha riesumato nostalgicamente figure so- ideologie, di cui le filosofie sono i centri di
ciali al tramonto, ma ha costruito l’immagi- coordinamento. La tesi che «tutto è politica»
ne moderna del “borghese” come equiva- si può pertanto convertire in quella secondo
lente tout court di “uomo”. Croce potrà in- cui ogni conoscenza è una forma di azione, e
fatti scrivere una storia etico-politica come viceversa ogni azione produce conoscenza
teoria dell’inevitabile egemonia della bor- in quanto modifica i rapporti ideologici. La
ghesia come «classe non classe» e «ceto ge- costruzione di un’egemonia è pertanto il
nerale» (Croce a, ), che pertanto ha banco di prova di ogni filosofia ed è esatta-
particolarmente «vivo il sentimento del be- mente questo che ha fatto Lenin, teorizzan-
ne pubblico» (ivi, ). do il concetto e costruendo il fatto dell’ege-
La critica di Marx ed Engels consiste, monia. «Si può affermare – conclude G. –
secondo G., non nel dichiarare tutto ciò spe- che la teorizzazione e la realizzazione dell’e-
culazione, abbandonandola a favore della gemonia fatta da Ilici è stata anche un gran-
scienza della storia, ma – e qui l’insistenza di de avvenimento “metafisico”» (ibid.). E in
G. sul passo della Sacra famiglia acquista tut- un testo di poco precedente: «La fondazio-
to il suo significato – nel riattivarne il signi- ne di una classe dirigente (cioè di uno Stato)
ficato politico, mostrando come l’universa- equivale alla creazione di una Weltan-
lità di questi concetti fosse l’universalizza- schauung. L’espressione che il proletariato
zione di precisi interessi di classe. Questa tedesco è l’erede della filosofia classica tede-
riattivazione è precisamente resa possibile sca: come deve essere intesa – non voleva in-
dalla scoperta del principio dell’unità della dicare Marx l’ufficio storico della sua filoso-
teoria e della pratica, che secondo G. è il nu- fia divenuta teoria di una classe che sarebbe
cleo generatore di tutta la filosofia di Marx. diventata Stato? Per Ilici questo è realmente
Questo principio, è ciò che G. sviluppa nei avvenuto in un territorio determinato. Ho
Q sotto il nome di traducibilità dei linguag- accennato altrove all’importanza filosofica
gi, ciò che sottolinea l’eguale centralità dei del concetto e del fatto di egemonia, dovuto
due momenti, nella loro necessaria relazio- a Ilici. L’egemonia realizzata significa la cri-
ne, escludendo la caduta nella valorizzazio- tica reale di una filosofia, la sua reale dialet-
ne unilaterale di uno di essi. La tesi, pertan- tica» (Q , , -).
to, che «tutto è politica, anche la filosofia o La nozione di filosofia classica tedesca è
le filosofie», è la chiave per intendere «la te- a questa altezza (febbraio ) perfettamen-
si del proletariato tedesco erede della filoso- te delineata. In seguito G. vi tornerà per ri-
fia classica tedesca» (Q , , ); ma ciò non badire l’unità di lettura della tesi engelsiana
va inteso come abbandono della filosofia. Al (che in un significativo lapsus in Q ,  vie-
contrario, presuppone averne colto tutta la ne, come si è visto, attribuita a Marx) e della
funzione egemonica, come mostra G. nelle celebre XI Tesi su Feuerbach, in modo da sot-
righe immediatamente precedenti: «Nella trarre entrambe a un’interpretazione in chia-
storia l’“uguaglianza” reale, cioè il grado di ve di mera pratica politica. Si veda in questo
“spiritualità” raggiunto dal processo storico senso Q  II, ,  e soprattutto Q  II, 
della “natura umana”, si identifica nel siste- dove, dopo aver discusso il concetto crocia-
ma di associazioni “private e pubbliche”, no di “religione” come concezione del mon-
esplicite ed implicite, che si annodano nello do con una conforme norma di condotta, G.
“Stato” e nel sistema mondiale politico: si critica l’interpretazione crociana della tesi XI
tratta di “uguaglianze” sentite come tali fra i come «gesto di ripudio di ogni sorta di filo-
membri di una associazione e di “disegua- sofia» (ivi, ), mostrando come, al contra-
glianze” sentite tra le diverse associazioni, rio, quella nozione di “religione” fosse lì già
uguaglianze e disuguaglianze che valgono in presente: «Questa interpretazione delle
quanto se ne abbia coscienza individual- Glosse al Feuerbach come rivendicazione di
mente e come gruppo» (ibid.). Queste forme unità tra teoria e pratica, e quindi come iden-
di eguaglianza e diseguaglianza sono infatti i tificazione della filosofia con ciò che il Croce
rapporti reali di conoscenza presenti nelle chiama ora religione [...] si può ancora giu-
 FILOSOFIA DELLA PRAXIS

stificare con la famosa proposizione che “il recupero della «cultura superiore» del
movimento operaio tedesco è l’erede della marxismo labriolano che G. propone alla fi-
filosofia classica tedesca”, la quale [...] si- ne del , quando, dopo il «periodo ro-
gnificherebbe proprio che l’“erede” conti- mantico della lotta, dello Sturm und Drang
nua il predecessore, ma lo continua “prati- popolare», il marxismo rimaneva ancora
camente” poiché ha dedotto una volontà at- snervato da una populistica ricerca di «armi
tiva, trasformatrice del mondo, dalla mera più immediate» di lotta politica (Q , , )
contemplazione e in questa attività pratica è – armi immediate che il marxismo andava
contenuta anche la “conoscenza” che solo trovando nel senso comune popolare o nel-
anzi nell’attività pratica è “reale conoscen- le filosofie dominanti del positivismo, del
za” e non “scolasticismo”» (ivi, -). Evi- materialismo e dell’idealismo, rimanendo
dentemente, l’unità di “attività pratica” e di così subalterno ai valori imperanti. Inter-
“conoscenza” può essere realizzata solo da pretare il marxismo attraverso Labriola co-
una filosofia, necessariamente di nuovo tipo: me filosofia della praxis, in altre parole, si-
«Se ne deduce anche che il carattere della fi- gnifica restituire a questo una sua propria
losofia della praxis è specialmente quello di dignità filosofica, preservandone la «sostan-
essere una concezione di massa, una cultura za midollare» (Q , , ) da ogni degra-
di massa e di massa che opera unitariamen- do. Una precisa immagine della corruzione
te, cioè che ha norme di condotta non solo del marxismo è data dalla pubblicazione nel
universali in idea, ma “generalizzate” nella  della Teoria del materialismo storico.
realtà sociale» (ivi, ). Manuale popolare di sociologia marxista di
BIBLIOGRAFIA: FROSINI a; KANOUS- Nicholaj Bucharin, «che risente di tutte le
SI ; RACINARO . deficienze della conversazione» (Q , ,
). Il successo editoriale di questo libro,
FABIO FROSINI
ma soprattutto la sua crescente influenza
V. «Engels», «filosofia», «filosofia speculativa», nella Terza Internazionale, avvertono G. del
«Germania», «Hegel», «idealismo», «Lenin»,
pericolo di una riduzione del marxismo a
«Marx», «Riforma», «Rinascimento», «rivoluzio-
ne passiva», «traducibilità».
mera sociologia della storia e della politica
modellata sulle scienze naturali e sul mate-
rialismo volgare. Come programmatica-
filosofia della praxis
mente annunciato dal titolo, il Manuale vo-
Ancora tra virgolette, come da espres- leva essere “popolare”; ma appunto per
sione presa a mutuo, la dicitura «filosofia del- questo la sua volgarizzazione finiva per of-
la praxis» compare per la prima volta in Q , frire una teoria tutt’altro che “superiore”,
 all’interno di una lunga nota su Machia- incapace cioè di sollevare le masse popolari
velli: «Nella sua trattazione, nella sua critica da uno stato di subalternità ideologica.
del presente, [Machiavelli, ndr] ha espresso Bucharin riduce il marxismo a due filo-
dei concetti generali [...] e ha espresso una sofie (positivismo e materialismo) non solo
concezione del mondo originale, che si po- criticamente deboli, ma soprattutto estranee
trebbe anch’essa chiamare “filosofia della al marxismo stesso: «una teoria della storia e
praxis” o “neo-umanesimo” in quanto non della politica concepita come sociologia,
riconosce elementi trascendentali o imma- cioè da costruirsi secondo il metodo delle
nenti[stici, ndr] (in senso metafisico) ma si scienze naturali (sperimentale nel senso
basa tutta sull’azione concreta dell’uomo grettamente positivistico) e una filosofia
che per le sue necessità storiche opera e tra- propriamente detta, che poi sarebbe il ma-
sforma la realtà» (ivi, ). L’origine dell’e- terialismo filosofico o metafisico o meccani-
spressione risale a Discorrendo di socialismo co (volgare)» (Q , , ). Per G. invece
e di filosofia () di Antonio Labriola: «la «il positivismo e le teorie meccanicistiche,
filosofia della praxis [...] è il midollo del ma- [sono una, ndr] deteriorazione della filoso-
terialismo storico». L’uso della formula fia della praxis» (Q , , ) e quest’ulti-
rientra quindi nel quadro generale di quel ma non può essere confusa «col materiali-
FILOSOFIA DELLA PRAXIS 

smo volgare, con la metafisica della “mate- ne la filosofia della praxis intende essere la
ria”» (Q , , ). Per questo è allora «da ricerca di un’ortodossia propria del marxi-
rivalutare la posizione di Antonio Labriola smo: «il concetto di “ortodossia” deve esse-
[...] Il Labriola si distingue [...] con la sua af- re rinnovato e riportato alle sue origini au-
fermazione che il marxismo stesso è una fi- tentiche. L’ortodossia non deve essere ricer-
losofia indipendente e originale» (Q , , cata in questo o quello dei discepoli di
-). Individuando nella filosofia della Marx, in quella o questa tendenza legata a
praxis il “midollo” di una filosofia nuova, correnti estranee al marxismo, ma nel con-
originale e indipendente dalle altre, G. in- cetto che il marxismo basta a se stesso, con-
tendeva innanzitutto scrostare il marxismo tiene in sé tutti gli elementi fondamentali,
da volgarizzazioni positiviste e materialiste: non solo per costruire una totale concezione
«per la filosofia della praxis la “materia” del mondo, una totale filosofia, ma per vivi-
non deve essere intesa né nel significato qua- ficare una totale organizzazione pratica del-
le risulta dalle scienze naturali [...] né nei la società, cioè per diventare una integrale,
suoi significati quali risultano dalle diverse totale civiltà» (Q , , ).
metafisiche materialistiche [...] La materia Stabilito così il materialismo storico co-
non è quindi da considerare come tale, ma me filosofia originale e indipendente, G. si
come socialmente e storicamente organizza- accinge a sviluppare una “totale filosofia”
ta per la produzione e quindi la scienza na- distinta da tendenze estranee al marxismo.
turale come essenzialmente una categoria Innanzitutto, cosa distingue il marxismo in-
storica, un rapporto umano» (Q , , ). teso come filosofia della praxis dal materia-
Sebbene allora la dicitura che comincia lismo filosofico e volgare? Una prima e fon-
ad apparire nella nota su Machiavelli po- damentale differenza consiste, come si è vi-
trebbe essere anche un espediente carcera- sto, nella definizione stessa di “materia”. Se
rio di chi aggira la censura traducendo ter- per il materialismo filosofico la materia è da-
mini sospetti quali “materialismo storico” to ontologico e totalità dell’esistente, per la
nell’apparentemente meno opinabile “filo- filosofia della praxis la materia è «social-
sofia della praxis”, è bene tenere presente mente e storicamente organizzata per la pro-
che la traduzione non è qui priva di risvolti duzione, come rapporto umano» (Q , ,
e conseguenze teoriche. Attraverso il richia- ). È in questo senso che, come annuncia
mo a Labriola, “filosofia della praxis” è non già la nota su Machiavelli, la filosofia della
tanto un sinonimo, quanto una vera e pro- praxis sarebbe un “neo-umanesimo”: con-
pria revisione e interpretazione del materia- traria a determinismi positivistici e fatalismi
lismo storico come filosofia indipendente e materialistici, questa diventa scienza del
originale. Che una revisione del marxismo «rapporto tra la volontà umana (superstrut-
sia, se non necessaria, quanto meno possibi- tura) e la struttura economica» (Q , , )
le, G. non vuole certo escluderlo: «Come fi- e pone «a base della filosofia la “volontà” (in
losofia il materialismo storico afferma teori- ultima analisi l’attività pratica o politica)»
camente che ogni “verità” creduta eterna e (Q , , ). Richiamandosi al Manifesto
assoluta ha origini pratiche e ha rappresen- del partito comunista, G. vede in questa filo-
tato o rappresenta un valore provvisorio. Ma sofia, più che una scienza, una coincidenza
il difficile è far comprendere “praticamen- di «scienza-azione» (Q , , ), teorizza-
te” questa interpretazione per ciò che ri- zione di un rapporto umano che, nel teoriz-
guarda il materialismo storico stesso» (Q , zare, esprime e organizza una volontà di tra-
, ). Ma se la filosofia della praxis vuole sformazione, diviene praxis essa stessa. Con-
essere una revisione, vuole anche distin- traria quindi al materialismo filosofico, la fi-
guersi da simili operazioni compiute sia da losofia della praxis non concepisce la mate-
materialisti volgari di sinistra (Q , ), sia ria come dato, bensì – e qui sta l’ortodossia
dall’idealismo di destra che, con Croce e gramsciana – come produzione storica del
Gentile, annuncia già il “superamento” del rapporto uomo-materia: «Di questa espres-
marxismo. In tal senso, più che una revisio- sione “materialismo storico” si è dato il mag-
 FILOSOFIA DELLA PRAXIS

gior peso al primo membro, mentre dovreb- te dallo stesso errore di Bucharin: che il ma-
be essere dato al secondo: Marx è essenzial- terialismo storico sia un materialismo empiri-
mente uno “storicista”» (Q , , ). co e volgare (Q , , ). Ma da questo errore
Distinta così dal materialismo volgare, Croce finisce per imputare una finale con-
rimane ancora da differenziare la filosofia traddizione al marxismo: se materia, struttu-
della praxis dal suo più raffinato avversario. ra e base sono le uniche determinanti del pro-
Croce sul versante liberale, e Gentile su cesso storico, la politica – ideologia e sopra-
quello fascista, si erano venuti appropriando struttura – diventa «affermazione di un mo-
della stessa terminologia labriolana. Una no- mento della pratica, di uno spirito pratico,
ta su Alcuni problemi per lo studio dello svol- autonomo e indipendente, sebbene legato
gimento della filosofia della praxis, redatta circolarmente all’intera realtà con la media-
tra il  e il  ma che riscrive materiale zione della dialettica dei distinti» (Q , ,
già annotato nel  in Q , , registra il ). Così facendo, Croce liquida la politica
«fatto, molto importante e significativo [...] come momento sovrastrutturale, e quindi
che la combinazione filosofica più rilevante marginale al materialismo storico, in cui le
è avvenuta tra la filosofia della praxis e di- cause strutturali rimangono materiali ed eco-
verse tendenze idealistiche» (Q , , ). nomiche. È qui che l’espressione “filosofia
Tanto è avvenuto perché il marxismo, inve- della praxis” diventa nuovamente, più che
ce, «si trovava a lottare con l’ideologia più mera traduzione, un’interpretazione del ma-
diffusa nelle masse popolari, il trascenden- terialismo storico. Nel momento in cui il rap-
talismo religioso e credeva di superarlo solo porto umano storicamente inteso ha preso il
col più crudo e banale materialismo che era posto della materia, la questione delle ideolo-
anch’esso una stratificazione non indifferen- gie, delle sovrastrutture e della politica non
te del senso comune» (ivi, ). Siamo dac- può più essere semplificata come un sempli-
capo all’antinomia volgarizzazione-cultura ce effetto determinato da elementi struttura-
alta. Il marxismo rimane prigioniero della li. Struttura e superstruttura sono, appunto,
«quistione “terribile” della “realtà oggettiva un rapporto. Così nelle note sulla filosofia di
del mondo esterno” [...] Il pubblico popola- Croce di Q  I «il problema più importante
re non crede neanche che si possa porre un da discutere [...] è questo: se la filosofia della
tale problema, se il mondo esterno esista ob- praxis escluda la storia etico-politica, cioè
biettivamente [...] Il pubblico “crede” che il [...] non dia importanza alla direzione cultu-
mondo esterno sia obbiettivamente reale rale e morale e giudichi realmente come “ap-
[...] questa credenza è diventata un dato fer- parenze” i fatti di superstruttura. Si può dire
reo del “senso comune”» (Q , , -). che non solo la filosofia della praxis non
Per questo «una filosofia della prassi non esclude la storia etico-politica, ma che anzi la
può presentarsi inizialmente che in atteggia- fase più recente di sviluppo di essa consiste
mento polemico, come superamento del appunto nella rivendicazione del momento
modo di pensare preesistente» e «quindi co- dell’egemonia come essenziale nella sua con-
me critica del “senso comune”» (Q , , cezione statale e nella “valorizzazione” del
). E per questo sono «intellettuali “pu- fatto culturale, dell’attività culturale, di un
ri”» quali i neoidealisti Croce e Gentile ad fronte culturale come necessario accanto a
appropriarsi della filosofia della praxis – ri- quelli meramente economici e meramente
producendo così, anche al suo interno, la di- politici» (ivi, ). In una filosofia della
stanza tra intellettuali e masse. praxis «dove tutto è pratica» (Q , , ) l’at-
Ma per quanto sia «molto facile lasciarsi to eminentemente pratico – la politica – non
prendere dalle somiglianze esteriori», la filo- può essere «autonomo», bensì filosofia esso
sofia della praxis non è neoidealismo: «Un stesso – visione del mondo, creazione di «rap-
esempio classico, è quello rappresentato dal- porti umani» (Q  II, , ) tra uomini e uo-
la riduzione crociana della filosofia della mini, tra uomini e cose, rapporto umano essa
praxis a canone empirico di ricerca storica» stessa. Non solo la politica, ma persino il la-
(Q , , ). Anche Croce, in sostanza, par- voro culturale e le ideologie, non esclusa la
FILOSOFIA SPECULATIVA 

stessa «filosofia della praxis [...] una filosofia ,  e «neo-umanesimo», Q , , ) e
che è anche una politica e una politica che è del suo ambiente reale non in quanto dati,
anche una filosofia» (Q , , ), diventa- astrattamente intesi, ma in quanto rapporto
no quindi «il primo momento» in cui gli uo- di reciproca produzione nella storia. Pare
mini prendono coscienza dei conflitti di quindi «che solo la filosofia della prassi ab-
struttura e, con «affermazione volontaria», si bia fatto fare un passo in avanti al pensiero
accingono a trasformarli (Q , , ). [...] evitando ogni tendenza al solipsismo,
Mentre rimprovera a Croce una forma storicizzando il pensiero in quanto lo assume
di «razionalismo antistoricistico» (Q  I, , come concezione del mondo [...] che insegna
; v. anche Q  II, , ) e una “meccani- come non esista una “realtà” per se stante, in
cità” antidialettica, G. vede nella «filosofia sé e per sé, ma in rapporto storico con gli uo-
ultra speculativa» di Gentile una mera «com- mini che la modificano» (Q , , ).
posizione formale e verbale» delle “contrad- Se un passo avanti la filosofia della
dizioni” crociane (Q  I, , ). Anche praxis lo ha fatto, rimane però da fare quel-
Gentile suppone che il marxismo sia un mo- lo più importante: questa filosofia «attraver-
nismo (materialista) che contraddice se stes- sa ancora la sua fase popolaresca [...] è la
so nel porre un pensiero, prodotto da cause concezione di un gruppo sociale subalterno
materiali, ma pur sempre al di fuori di que- [...] sempre al di qua dal possesso dello Sta-
ste. G. risponde nuovamente che il materia- to, dall’esercizio reale dell’egemonia». Il
lismo storico, come filosofia della praxis, non problema di una sua affermazione tanto teo-
è il monismo materialista di Feurbach; ma il rica quanto pratica coincide con la questio-
volontarismo alla base di questa filosofia non ne del superamento dell’antinomia volgariz-
è neppure una forma – «ultra speculativa» – zazione-cultura alta: il passaggio, cioè, da
di spiritualismo o idealismo, in cui l’atto ri- subalternità a egemonia (Q , , -).
mane quello di un pensiero astratto che po- BIBLIOGRAFIA: BARATTA ; CORRADI
ne se stesso come autocoscienza, bensì vo- ; FERGNANI ; FROSINI ; HAUG
lontà di uomini concreti e storicamente de- ; TRONTI .
terminati: «Né il monismo materialista né
ROBERTO DAINOTTO
quello idealista, né “Materia” né “Spirito”
evidentemente, ma “materialismo storico”, V. «Croce», «Gentile», «Labriola», «marxismo»,
cioè attività dell’uomo (storia) [spirito, ndr] «materia», «materialismo e materialismo volga-
re», «materialismo storico», «ortodossia», «spiri-
in concreto, cioè applicata a una certa “ma- to, spiritualismo», «storicismo».
teria” organizzata (forze materiali di produ-
zione), alla “natura” trasformata dall’uomo.
filosofia speculativa
Filosofia dell’atto (praxis), ma non dell’“atto
puro”, ma proprio dell’atto “impuro”, cioè La riflessione sul tema della speculazio-
reale nel senso profano della parola» (Q , , ne si intensifica durante la primavera del
). Ancora una volta, “materia” e “reale”  (v. Q , , -) e soprattutto in Q ,
non sono altro che rapporto – in questo sen- , , dove G. definisce la speculazione
so impuri «nel senso profano della parola». in termini storici e politici, come il corri-
Non esseri per sé dati, ma lavoro – «la cellu- spondente, sul piano dei concetti, della riu-
la “storica” elementare» (Q , , ) – che scita realizzazione di un’egemonia. Per G.
non è relazione tra sostanze (uomo e realtà; «l’elemento “speculazione”» non caratteriz-
pensiero e materia), ma rapporto che pone i za la filosofia in quanto tale, ma piuttosto
suoi stessi termini di relazione. In tale conte- «una fase di un pensiero filosofico in isvi-
sto è l’attualismo “puro” di Gentile a risol- luppo secondo il processo generale di un de-
versi invece in un monismo imperfetto: il terminato periodo storico […] che coincide
pensiero che pone se stesso, solipsisticamen- col periodo di completa egemonia del grup-
te, come realtà. La filosofia della praxis come po sociale che esprime, e forse coincide pro-
filosofia dell’atto “impuro” rimane invece prio col momento in cui l’egemonia reale si
una scienza dell’uomo («antropologia», Q , disgrega ma il sistema di pensiero si perfe-
 FILOSOFO E FILOSOFO DEMOCRATICO

ziona e si raffina come avviene nelle epoche cietà» (Q , , ). Tuttavia tali filosofie non
di decadenza» (ibid.). Tale processo non si furono «l’espressione cosciente di queste con-
limita alle forme di egemonia borghese: «la traddizioni» (ibid.). «Ogni filosofo» tradizio-
critica stessa avrà una sua fase speculativa» nale perciò «è e non può non essere convinto
(ibid.; v. anche Q , , -). di esprimere l’unità dello spirito umano, cioè
G. ritorna continuamente sul tema del- l’unità della storia e della natura» (ibid.). Co-
la speculazione nella sua critica sia di Croce me espressione dell’unità dello spirito umano,
sia di Bucharin (Q  I, pp. - e Q , , sostiene G., la figura del filosofo è stretta-
). La critica storicistica della filosofia mente collegata alla nozione “cattolica” di na-
speculativa diviene centrale per l’elabora- tura umana statica (Q  II, , -).
zione di tre concetti strettamente connessi. Hegel, a parere di G., rappresenta un
Anzitutto l’affermazione per cui «la critica momento di svolta nella storia della filosofia
risolve la speculazione nei suoi termini reali perchè «pur nella forma di “romanzo filoso-
di ideologia» (Q , , ) contribuisce al- fico”, si riesce a comprendere cos’è la realtà,
lo sviluppo di una teoria della traducibilità cioè si ha, in un solo sistema e in un solo fi-
tra diversi linguaggi (Q  I, , ). In se- losofo, quella coscienza delle contraddizioni
condo luogo l’insistenza di G. sull’opposi- che prima era data dall’insieme dei sistemi,
zione tra speculazione e storicismo lo porta dall’insieme dei filosofi, in lotta tra loro, in
a specificare il marxiano «nuovo concetto di contraddizione tra loro» (Q , , ). Tut-
immanenza, che dalla sua forma speculativa tavia l’hegelismo si fermò al momento di
[...] è stato tradotto in forma storicistica» (Q comprensione di tali contraddizioni; non
 II, , ). Infine, G. individua nella filo- progredì fino a porre il filosofo, «individual-
logia un’alternativa alla speculazione (Q  I, mente inteso o inteso come intero gruppo
, ). «La filosofia della prassi, riducendo sociale», come un «elemento della contrad-
la “speculatività” ai suoi limiti giusti [...] ap- dizione» e a elevare «questo elemento a
pare essere la metodologia storica più ade- principio politico e d’azione» (ibid.; nel Te-
rente alla realtà e alla verità» (Q , , ). sto C, Q , , , «principio di conoscen-
PETER THOMAS za e quindi di azione»), come fa invece la fi-
losofia della praxis.
V. «Bucharin», «Croce», «filosofia», «ideologia»,
G. critica la formulazione di Croce
«traducibilità».
«“ogni uomo è un filosofo”» (Q , , )
per la sua natura acritica: anzitutto perché
filosofo e filosofo democratico
essa si focalizza su quegli elementi “filosofi-
L’analisi della figura del «filosofo “pro- ci” già presenti nel senso comune e non po-
fessionale o tradizionale”» (Q  II, , ) è ne la questione del significato storico con-
nei Q strettamente collegata sia alla ridefini- creto di questa concordanza apparente tra fi-
zione gramsciana del concetto di filosofia in losofia e senso comune; in secondo luogo
termini storicistici e realistici, sia alla sua ana- perché, nel suo stesso pensiero, Croce pone
lisi degli intellettuali “tradizionali” e “organi- dei limiti al significato di tale proposizione
ci”. G. eredita e specifica in maniera critica il attraverso una netta separazione tra filosofia
principio crociano «“ogni uomo è un filo- e ideologia. G., al contrario, insiste sul fatto
sofo”» (Q , , ), ma vi aggiunge che che il darsi della relazione tra filosofia e sen-
«ogni filosofo è essenzialmente un uomo po- so comune deve essere studiato criticamente,
litico» (Q , , ), nella misura in cui con- ossia nei termini della diffusione di filosofie
tribuisce all’organizzazione delle relazioni so- particolari per mezzo di progetti egemonici
ciali. Per G. la figura tradizionale del filosofo di determinati gruppi sociali. G. inoltre ride-
come pensatore coerente o “genio” filosofico finisce la distinzione tra filosofia e ideologia
individuale (Q , , ) ha funzionato come in termini politici: «Le ideologie» sono «l’a-
istanza di unificazione spirituale per le filoso- spetto di massa di ogni concezione filosofica,
fie del passato, da intendersi come «l’espres- che nel “filosofo” acquista caratteri di uni-
sione delle contraddizioni intime della so- versalità astratta, fuori del tempo e dello spa-
FILOSOFO E FILOSOFO DEMOCRATICO 

zio, caratteri peculiari di origine letteraria e gemonia», ha una «portata gnoseologica» o


antistorica» (Q  II, , ). Per G. perciò filosofica (Q  II, , -).
«tra i filosofi professionali o “tecnici” e gli al- Nell’autunno del , in un testo dedi-
tri uomini non c’è differenza “qualitativa” cato a una Introduzione allo studio della filo-
ma solo “quantitativa”» (Q  II, , ). sofia (Q  II, ), G. sintetizza le riflessioni
In questa prospettiva, la proposizione sulla figura del filosofo nel mondo moderno
«“ogni uomo è un filosofo”» (Q , , ) nel nuovo concetto di “filosofo democrati-
significa che «partecipa di una concezione co”: «La personalità storica di un filosofo in-
del mondo e quindi contribuisce a mante- dividuale è data anche dal rapporto attivo tra
nerla, a modificarla, cioè a creare delle nuo- lui e l’ambiente culturale che egli vuole mo-
ve concezioni» (Q , , ). G. scrive: «Il fi- dificare, ambiente che reagisce sul filosofo e,
losofo professionale o tecnico non solo “pen- costringendolo a una continua autocritica,
sa” con maggior rigore logico, con maggiore funziona da “maestro”. Così si è avuto che
coerenza, con maggiore spirito di sistema de- una delle maggiori rivendicazioni dei moder-
gli altri uomini, ma conosce tutta la storia del ni ceti intellettuali nel campo politico è stata
pensiero, cioè sa rendersi ragione dello svi- quella delle cosidette “libertà di pensiero e di
luppo che il pensiero ha avuto fino a lui ed è espressione del pensiero (stampa e associa-
in grado di riprendere i problemi dal punto zione)” perché solo dove esiste questa con-
in cui essi si trovano dopo aver subito il mas- dizione politica si realizza il rapporto di mae-
simo di tentativo di soluzione ecc. Hanno nel stro-discepolo nei sensi più generali [...] e in
campo del pensiero la stessa funzione che nei realtà si realizza “storicamente” un nuovo ti-
diversi campi scientifici hanno gli specialisti» po di filosofo che si può chiamare “filosofo
(Q  II, , ). È proprio il confronto con democratico”, cioè del filosofo convinto che
tali specialisti che ha prodotto «la caricatura la sua personalità non si limita al proprio in-
del filosofo» (ibid.), inteso sia nel senso tra- dividuo fisico, ma è un rapporto sociale atti-
dizionale che nell’accezione comune. Tutta- vo di modificazione dell’ambiente culturale»
via G. insiste sul fatto che «non si può pen- (ivi, -). La filosofia della praxis, pertan-
sare nessun uomo che non sia anche filosofo, to, viene considerata la forma filosofica che
che non pensi, appunto perché il pensare è rappresenta lo sviluppo più coerente di que-
proprio dell’uomo come tale» (ivi, ). sta tendenza nel mondo moderno, nella mi-
La definizione estesa di filosofo, come sura in cui è «una concezione di massa, una
colui che ha (o cerca di avere) «una conce- cultura di massa e di massa che opera unita-
zione del mondo criticamente coerente» (Q riamente» (Q  II, , ), che fornisce una
, , ), conduce G. a sostenere che «il forma concreta per «l’attività del filosofo
filosofo reale è e non può non essere altri che “individuale” [...] concepita [...] in funzione
il politico, cioè l’uomo attivo che modifica di tale unità sociale, cioè anch’essa come po-
l’ambiente, inteso per ambiente l’insieme litica, come funzione di direzione politica»
dei rapporti di cui ogni singolo entra a far (ibid.). La figura del filosofo democratico
parte» (Q  II, , ). In questo senso, in rappresenta perciò sul campo di battaglia
accordo con la tesi della traducibilità dei lin- della filosofia un alleato dell’“intellettuale
guaggi, G. afferma che «la [...] “vera” filo- organico” del movimento operaio, ossia del-
sofia» di un uomo politico potrebbe even- l’intellettuale il cui modo di essere non è più
tualmente essere trovata nei suoi scritti poli- «l’“eloquenza” motrice degli affetti», ma il
tici piuttosto che nei suoi scritti «di filoso- fatto di essere un «nuovo intellettuale-co-
fia» (Q , ,  e Q , , ). Così, pro- struttore, organizzatore, “persuasore perma-
prio come vi si afferma che il filosofo è già nentemente”» (Q , , ).
un politico nella misura in cui organizza e PETER THOMAS
trasforma una concezione determinata del V. «Croce», «egemonia», «filosofia», «filosofia
mondo, allo stesso modo nei Q troviamo che della praxis», «Hegel», «ideologia», «intellettuali
il lavoro dell’uomo politico Lenin, e in par- organici», «intellettuali tradizionali», «Lenin»,
ticolare «il principio teorico-pratico dell’e- «senso comune».
 FINI

fini: v. mezzi e fini. samente cosa G. intenda con “indipenden-


te” e altre sue affermazioni nel merito.
fisica e chimica
DEREK BOOTHMAN
La filosofia della praxis considera «le V. «matematica», «materia», «oggettività»,
diverse proprietà fisiche (chimiche, mecca- «scienza».
niche ecc.) della materia [...] solo in quanto
diventano “elemento economico” produtti- fisiocratici
vo», dunque «socialmente e storicamente
A G. non pare corretta la teoria secondo
organizzata per la produzione»; anche le re-
cui i fisiocratici avrebbero rappresentato gli
lative scienze (la fisica, la chimica, la «scien-
interessi agricoli, mentre «gli interessi del ca-
za naturale», le «scienze tecniche») sono
pitalismo urbano» (Q , , -) si sareb-
perciò una «categoria storica, un rapporto
bero affermati solo con l’economia classica; il
umano» (Q , , ), le cui verità non so-
loro linguaggio gli appare troppo legato al
no definitive (Q , , -) ma sempre de-
contesto storico ed espressione del «contra-
stinate a essere riviste e migliorate. Nelle
sto immediato tra città e campagna», ma esso
scienze naturali una teoria è «una ipotesi
lasciò prevedere anche «un allargamento del
scientifica che potrà essere superata, cioè as- capitalismo all’agricoltura» (ivi, ). Le teo-
sorbita in una teoria più vasta e comprensi- rie fisiocratiche costituirono secondo G. una
va»; in parte da tale non definitività deriva la rottura sia con il sistema mercantilistico sia
definizione gramsciana della scienza come con il corporativismo e pertanto i fisiocratici
superstruttura (Q , , ). rappresentarono una «borghesia in una fase
G. segue con interesse gli sviluppi scien- già sviluppata» (Q , , ), ovvero una «so-
tifici e cita l’esperimento di Rutherford, che cietà avvenire ben più complessa di quella
stabilì la struttura dell’atomo: la conclusione contro cui combattono e anche di quella che
tratta dall’esperimento è indiretta, «“si ve- risulta immediatamente dalle loro afferma-
de” nei risultati e non in atto», cioè soltanto zioni» (Q , , ). Senza la scuola fisiocra-
attraverso una “catena” logica. La rivoluzio- tica, che dimostrò l’«importanza economica e
ne nella scienza subatomica dei primi de- sociale del coltivatore diretto» (ivi, ), non
cenni del Novecento costituì la fase iniziale è possibile secondo G. comprendere o con-
di «una nuova epoca scientifica», che può cepire il pensiero dei giacobini francesi (ma
anche produrre paradossi, una «nuova for- anche di Rousseau). Un’attenta riflessione su
ma di “sofistica”», analoga a quelle dell’an- questa connessione politico-economica può
tichità, che hanno svolto il ruolo positivo di convincere d’altronde del fatto che la ten-
«raffinare gli strumenti del pensiero» (Q , denza di Machiavelli a collegare città e cam-
, -). Il compito di spiegare tali feno- pagna avesse un significato militare. Si po-
meni a un pubblico profano è difficile, an- trebbe provare che proprio il linguaggio di
che perché parole esistenti dovettero essere Machiavelli, per quanto essenzialmente poli-
adoperate per «indicare arbitrariamente fat- tico, contenesse soprattutto in Dell’arte della
ti assolutamente diversi» (ivi, ). guerra «il primo germe di una concezione fi-
Nel contrastare l’affermazione per cui siocratica dello Stato» (LC , a Tania, 
«fenomeni infinitamente piccoli [...] non si marzo ), se si dimostrasse la sua tensione
possono considerare esistenti indipendente- a suscitare tra città e campagna legami per cui
mente dal soggetto che li osserva» (Q , , le classi urbane avrebbero dovuto rinunciare
), G. dimostra il suo realismo epistemo- a «certi privilegi feudali-corporativi nei ri-
logico. La sua posizione non è errata, ma spetti della campagna» per «incorporare le
forse è parziale, dal momento che l’atto di classi rurali nello Stato» (Q , , ). Veri-
osservare una particella elementare (ad ficato ciò, si potrebbe ipotizzare che Machia-
esempio per mezzo di un fotone) cambia al- velli sia stato «un precursore dei giacobini
cune sue proprietà fisiche (impeto, direzio- francesi» nel vero senso della parola e non nel
ne): occorrerebbe poter definire più preci- «senso esteriore del Ferrari e magari del Fo-
FOLCLORE , FOLKLORE 

scolo» (LC , a Tania,  marzo ). Seb- che è molto seria e da prendere sul serio» (Q
bene vivesse in un periodo mercantilista, Ma- , , ). Potremmo ritenere le tracce indi-
chiavelli sarebbe andato oltre il mercantili- cate come un primo livello della riflessione sul
smo e in qualche modo avrebbe concepito tema, una sorta di “osservazione empirica”
l’ambiente politico-sociale come lo presup- che sorregge la riflessione più matura.
pone l’economia classica (Q , , ). Nella pagina d’apertura dei Q ( feb-
braio ), Il concetto di folklore appare al n.
JOLE SILVIA IMBORNONE
 degli Argomenti principali, collegato con il
V. «città-campagna», «classe urbana», «giacobi- n. , Il «senso comune». Il nesso è confer-
nismo», «Machiavelli», «Rousseau».
mato nella riformulazione del piano di lavo-
ro – risalente al novembre  (secondo Ger-
folclore, folklore ratana) o a un anno prima (secondo Francio-
Nelle due differenti forme di scrittura, ni) –, dove troviamo Folclore e senso comune
«folclore» e «folklore» sono rintracciabili già (Q , p. ), con la grafia mutata. La grafia
negli scritti precarcerari, ma la loro ricorren- «folklore» è utilizzata per gli anni - e
za è piuttosto scarsa, a differenza di quanto ricompare, quasi di sfuggita, in un Testo B
accade in LC e Q. dell’ottobre  (Q , , ); in questo stes-
In una delle prime lettere alla cognata Ta- so mese si rinviene, per la prima volta, «fol-
nia dal confino (in data  dicembre ), clore» (Q , , , Testo B), grafia poi sta-
parlando dei coatti di Ustica, G. scrive che «si bilmente adottata. Una prima rapida ricogni-
potrebbero fare delle osservazioni di psicolo- zione di folklore o folclore evidenzia come
gia e di folklore di carattere unico» (LC ). nei Q siano diversi i luoghi in cui gli appunti
Lo spunto, in parte sviluppato nella successi- di prima stesura trovino, rivisti e ampliati, mi-
va corrispondenza, si arricchirà con la descri- gliore sistemazione: tra le note di Introduzio-
zione (in una lettera dell’ aprile ) delle ne allo studio della filosofia (Q ); nelle Os-
diverse culture carcerarie (calabresi, napole- servazioni sul «Folclore» (Q ); meno adden-
tane, pugliesi, siciliane), osservate durante il sata, la voce appare anche in Letteratura po-
trasferimento da Ustica a Milano (LC , a Ta- polare (Q ) e in Critica letteraria (Q );
nia). Si coglie già in queste prime pagine car- qualche riferimento nei Q  e . Vi sono
cerarie l’eco, o il prolungamento, delle rifles- inoltre interessanti Testi B (Q , , -,
sioni svolte in Alcuni temi della quistione me- Folklore e Q , , , Folclore), ripresi reda-
ridionale. Più in generale, nelle LC sono nu- zionalmente, nell’ambito dell’edizione tema-
merosi i riferimenti ad aspetti della cultura tica dei Q, nel volume Letteratura e vita na-
sarda: al ricordo di fatti e circostanze si unisce zionale (), a completare le due note origi-
la richiesta di nuove forme espressive e testi narie di Osservazioni sul «Folclore». Nella ri-
del folclore locale: «fanno per qualche festa le flessione gramsciana rimane centrale l’atten-
gare poetiche, scrivimi quali temi vengono zione teorico-filosofica, sebbene negli scritti
cantati [...] Sai che queste cose mi hanno sem- carcerari siano presenti ulteriori aspetti, me-
pre interessato molto» (LC , alla madre,  todologici e tematici (classificazione del fol-
ottobre ). Le lettere ai figli sono ricche di clore, considerazioni su alcuni temi del fol-
storie e racconti che rinviano a motivi della clore giuridico, sui proverbi, di letteratura e
tradizione popolare. Analogamente nel labo- teatro popolari ecc.), che arricchiscono il
ratorio dei Q si rintracciano annotazioni su ventaglio di elementi (norme, tendenze e di-
proverbi e massime (ad esempio Q , , - namiche) utili a definire una strategia politica
 e Q , , -), traduzioni di fiabe e pratica. La riflessione sul folclore giungerà
(Grimm), riferimenti a canti e a forme espres- a risultati tanto avanzati da essere, ancora og-
sive teatrali e della letteratura popolare (Q , gi, terreno di vivace e produttiva discussione
, -). Si tratta di indizi utili ad avvalora- critica. Folclore e senso comune è il nesso che
re l’ipotesi che in G. il folclore non sia un immediatamente s’affaccia nei Q, dove G. os-
aspetto marginale o occasionale, «sciocchez- serva che «ogni strato sociale ha il suo “senso
ze senza cabu né coa» (LC ), ma «una cosa comune”» e «ogni corrente filosofica lascia
 FOLCLORE , FOLKLORE

una sedimentazione di “senso comune”» (Q ticolare visione del mondo e la sua vita di tut-
, , ), non «qualcosa di irrigidito e immo- ti i giorni». Aggiungendo che, alla dimensio-
bile», ma che «si trasforma continuamente ne “cristallizzata” fornita da Gelindo si giu-
[...] Il “senso comune” è il folklore della “fi- stappone Gianduja, «sempre attivo nello spi-
losofia” e sta di mezzo tra il “folklore” vero e rito popolare» (ivi, ) a commentare criti-
proprio (cioè come è inteso) e la filosofia». camente le guerre recenti e quella in corso.
Esso «crea il futuro folklore, cioè una fase più G. scriverà più acutamente in carcere, ana-
o meno irrigidita di un certo tempo e luogo. lizzando i diversi strati sociali popolari, della
(Occorrerebbe fissare bene questi concetti, distinzione tra «quelli fossilizzati che rispec-
ripensandoli a fondo)» (ibid.). Si instaura un chiano condizioni di vita passata e quindi
immediato collegamento tra folclore, senso conservativi e reazionari, e quelli che sono
comune e filosofia, relazione che costituisce il una serie di innovazioni, spesso creative e
primo blocco di quei lemmi (visione e conce- progressive, determinate spontaneamente da
zione del mondo, religione, buon senso, forme e condizioni di vita in processo di svi-
conformismo, tradizione, morale ecc.) che luppo e che sono in contraddizione, o sola-
vengono a formare una “rete concettuale” at- mente diverse, dalla morale degli strati diri-
torno al lemma «ideologia». genti» (Q , , ). In altro momento del-
L’importanza delle osservazioni gram- l’attività politica, nella Presentazione di uno
sciane sta nella diversa prospettiva adottata scrittore proletario, aveva pure scritto che
nel leggere la materia folclorica rispetto agli «esiste una concezione della vita e del mon-
studiosi del suo tempo. Per G. il folclore «è do che noi chiamiamo proletaria, una conce-
stato finora studiato (in realtà finora è stato zione che è propria della classe dei lavorato-
solo raccolto materiale grezzo) come ele- ri» (in “L’Ordine Nuovo”, - dicembre
mento “pittoresco”. Bisognerebbe studiarlo ; l’attribuzione è di Leonetti).
come “concezione del mondo” di determi- Strati sociali differenti, ma non distanti
nati strati della società, che non sono toccati nella visione del mondo. Del resto campa-
dalle correnti moderne di pensiero. Conce- gna e fabbrica si toccano là dove G. – scri-
zione del mondo non solo non elaborata e si- vendo nei Q di «spontaneità e direzione
stemizzata [...], ma molteplice, nel senso che consapevole» – afferma che il primo ele-
è una giustapposizione meccanica di parec- mento è «caratteristico della “storia delle
chie concezioni del mondo, se addirittura classi subalterne” e anzi degli elementi più
non è un museo di frammenti di tutte le con- marginali e periferici di queste classi, che
cezioni del mondo e della vita che si sono non hanno raggiunto la coscienza della clas-
succedute nella storia. Anche il pensiero e la se “per sé” e che perciò non sospettano
scienza moderna danno elementi al folklore» neanche che la loro storia possa avere una
(Q , , ). L’accento è posto su «concezio- qualsiasi importanza e che abbia un qualsia-
ne del mondo e della vita», propria di «de- si valore lasciarne tracce documentarie» (Q
terminati strati della società [...] non toccati , , ). Concezioni del mondo diversifi-
dalle correnti moderne di pensiero». S’intra- cate, quindi, così come «la storia dei gruppi
vede in questa analisi la filigrana di compe- sociali subalterni è necessariamente disgre-
tenze linguistiche, frutto degli studi con Mat- gata ed episodica»; ma in essi vi è «la ten-
teo Bartoli, il metodo storico e la filologia ne- denza all’unificazione sia pure su piani
gli anni di “garzonato universitario”. Risale provvisori», nonostante le classi dominanti
ai primi anni dell’attività giornalistica la la spezzino continuamente (Q , , ).
“cronaca teatrale” La rievocazione di Gelin- Strati sociali «in contrasto colla società uffi-
do ( dicembre , in CT -), in cui G. ciale» (Q , , ).
descrive la maschera di Gelindo come «in- Già Crocioni nel saggio Le superstizio-
carnazione dello spirito popolare piemonte- ni, i pregiudizi e la scuola (in “La Cultura po-
se [...], che si colloca in margine allo svolger- polare”, , ), probabilmente noto a G.,
si degli avvenimenti e li chiosa, li commenta, aveva scritto che «in una medesima società
vi partecipa contrapponendo loro la sua par- si perpetuano due maniere fondamentali di
FOLCLORE , FOLKLORE 

concepire la vita e le sue manifestazioni, esperienze proletkultiste osservate nel perio-


quella del popolo ignorante e quella della do di permanenza in URSS. Tutti motivi che
gente civile». Tesi che riprenderà in Proble- orientano la visione gramsciana sul “folclo-
mi fondamentali del Folklore (Crocioni , re”; c) la necessità per G. che il folclore sia
-), libro che G. inserisce tra i suoi appun- studiato criticamente nella scuola, non per
ti bibliografici (Q , , ) e che conosce per conservarlo ma per superarlo, espungendo-
la recensione di Ciampini (Q , , -). La ne gli aspetti anacronistici (Q , , ; Q ,
collazione del testo gramsciano col volume , ; Q , , ), tema che trova in Cro-
di Crocioni svela inaspettate analogie. Ad cioni istanze analoghe: «Si può, forse, conti-
esempio: a) il disgregarsi e il mutare dei fat- nuare ad ammaestrare gli adolescenti [...],
ti folclorici: G. scrive di quel «lavorio di senza aver prima intimamente compreso la
adattamento» che «si verifica ancora nella mentalità degli scolari, l’ambiente in cui si
musica popolare, per i motivi [musicali] po- vengono formando, le idee che già hanno ac-
polarmente diffusi: quante canzoni d’amore quisite, senza sapere quali debbano essere
non sono diventate politiche, passando per favorite e avviate e sviluppate, quali corrette
due tre elaborazioni?» (Q , , ). Ana- o addirittura combattute e respinte?» (Cro-
logamente Crocioni scrive che il folclore «si cioni , ); «Essere accanto alla civiltà e
logora, s’impoverisce, si attenua, si rinnova, rimanerne fuori, anzi al di sotto. Conversa-
si rafforza, si arricchisce, e va [...] gettando re, convivere con gli uomini del secolo ven-
da sé elementi resi superflui ed inutili, acco- tesimo, e serbare la mentalità di dieci secoli
gliendone altri fatti necessari e preziosi, mo- addietro! Oh! è ben triste!» (ivi, ).
dificando il suo retaggio, scambiandolo da G. si distingue decisamente dagli stu-
luogo a luogo, variando forme ed aspetti, si diosi coevi – paurosi che la modernità di-
evolve nel tempo, come si diversifica nello strugga l’oggetto della loro scienza (Q , ,
spazio; a tal punto che superstizioni nuove ) – là dove il complesso dei fatti folclori-
sopravvengono, mentre la serie pareva con- ci non è colto nel contesto del legame quoti-
chiusa; [...] nuovi proverbi alle norme tradi- diano con la fatica e il lavoro, ma ridotto a
zionali della vita sociale; gli stessi fatti più «pittoresco rappresentante di sentimenti o
cospicui e tremendi che si verificano sotto i costumi curiosi e bizzarri» (Q , , ). Si
nostri occhi, non ostante il clamore delle oppone alla sua riduzione a curiosità, a ma-
gazzette, vengono appresi e spiegati in modi nifestazione spettacolare, “folcloristica” ap-
inaspettati e sorprendenti» (Crocioni , punto, che la politica culturale del fascismo
-); b) l’attenzione al «“folclore moder- impone come strategia del consenso. Il “rit-
no”» come fatto contemporaneo, prodotto mo del pensiero” gramsciano sul folclore
sia da «certe nozioni scientifiche e certe opi- tenta una sorta di definizione, prima segna-
nioni» (Q , , ), sia dall’agire attivo e landolo come «fenomeno complesso che
creativo di determinati strati della popola- non si lascia definire brevemente» (Q , ,
zione, vede un corrispettivo in Crocioni ), poi parlando di «sistema di credenze,
quando questi sostiene che «il folklore stu- superstizioni, opinioni, modi di vedere e di
dia solo le sopravvivenze, gli avanzi di ciò operare che si affacciano in quello che gene-
che fu, e non piuttosto di ciò che è, sia esso ralmente si chiama “folclore”» (Q , , ,
di formazione antica sia di recente, abbia ca- assente in Testo A), passo che si apre con un
rattere tradizionale o aspetto di modernità» riferimento alla «religione popolare». Più in
(Crocioni , ), e dovranno inoltre pro- generale, G. sostiene l’esistenza di una «“re-
seguirsi le indagini «sul folklore cittadino ligione di popolo”» diversa da quella degli
tanto trascurato, quanto è invece indagato il intellettuali (Q , , ); distingue anzi un
campagnolo» (ivi, ). Non va d’altro canto cattolicesimo dei contadini, dei piccolo bor-
dimenticato che G. ben conosce il mondo ghesi e operai di città, delle donne, degli in-
culturale urbano dell’operaio di fabbrica, su tellettuali (Q , , ), ma soprattutto mo-
cui tanto ha scritto nelle pagine dell’“Ordi- stra come esso sia «un elemento del disgre-
ne Nuovo”, così come ha ben presenti le gato senso comune», dove il rapporto reli-
 FORDISMO

gione-senso comune è molto più «intimo» parte progressiva e attiva, sulla funzione
del nesso senso comune-filosofia (Q , , educatrice di una scuola che intrecci con sa-
). La religione attuale, così come quelle pienza pensiero critico e pratiche del fare,
passate, lascia sedimenti nei costumi e con- sul ruolo della politica-filosofia della praxis,
tribuisce alla formazione della «“morale del un pensiero cioè “coerente e sistematico” (Q
popolo”» con «imperativi che sono molto , , ) che, agendo su «società civile» e
più forti, tenaci ed effettuali che non quelli «società politica», favorisce lo sviluppo di
della “morale” ufficiale» (Q , , ). Con- un «nuovo senso comune».
testualmente, G. approfondisce la critica a «Folclore», oltre a comparire in diverse
certa pubblicistica superficiale sul “diritto note di altro argomento, è titolo di due Testi
naturale”. Tra i punti analizzati, G. si soffer- B. Il primo riguarda la ripartizione del can-
ma su quella «massa di opinioni “giuridi- to popolare di Rubieri (Q , , -), in
che” popolari, che assumono la forma del cui G. riconferma la propria lettura di «mo-
“diritto naturale” e sono il “folclore” giuri- do di concepire il mondo e la vita, in con-
dico», cioè «quell’insieme di opinioni e di trasto colla società ufficiale: in ciò e solo in
credenze sui “proprii” diritti che circolano ciò è da ricercare la “collettività” del canto
ininterrottamente nelle masse popolari, che popolare» (ivi, ). Nel secondo, in pole-
si rinnovano di continuo sotto la spinta del- mica con Corso che considera i «fatti folclo-
le condizioni reali di vita e dello spontaneo ristici una “preistoria contemporanea”», G.
confronto tra il modo di essere dei diversi giudica questa definizione «molto relativa e
ceti» (Q , , -): egli mostra l’influenza molto discutibile [...] poiché è difficile fare
della religione su queste correnti. Oltre que- la storia delle influenze che ogni area ha ac-
sti elementi, anche il pensiero e la scienza colto e spesso si paragonano entità eteroge-
moderna con «nozioni scientifiche e certe nee. Il folclore, almeno in parte, è molto più
opinioni, avulse dal loro complesso e più o mobile e fluttuante della lingua e dei dialet-
meno sfigurate, cadono continuamente nel ti» (Q , , ).
dominio popolare e sono “inserite” nel mo- B IBLIOGRAFIA : B ERMANI ; B ONI -
saico della tradizione» (Q , , ). NELLI ; CIRESE ; FRANCESCHINI 
Vi sono tutti gli elementi per giudicare e .
il folclore, come il senso comune, una «con- GIOVANNI MIMMO BONINELLI
cezione del mondo disgregata, incoerente,
V. «concezione del mondo», «disgregato, disgre-
inconseguente» (Q , , ) e, in altri luo-
gazione», «filosofia», «ideologia», «religione»,
ghi, «frammentaria», «meccanica», «degra- «semplici», «senso comune».
data», «stratificata», «occasionale». Aggetti-
vi che qualificano il folclore in modo negati-
fordismo
vo, regressivo, conservatore e passivo. Ma
esso produce spontaneamente anche fram- Negli anni che, dopo l’arresto ( no-
menti positivi, progressivi, innovativi e atti- vembre ), precedono l’inizio della stesu-
vi in quegli strati della popolazione in grado ra dei Q ( febbraio ), G. prende co-
di esprimere propri «intellettuali organici». scienza dell’internazionalizzazione della
Il pensiero gramsciano affida a loro il com- questione meridionale: la questione Nord-
pito, lavorando su questi elementi, di agire Sud acquista carattere mondiale a partire
per trasformare il contesto sociale determi- dalla convinzione che, a fronte di un conglo-
nato («blocco storico», «consenso», «ege- merato dei Sud del mondo che va dal Meri-
monia»), introducendo forme di nuova cul- dione d’Italia sino a paesi come l’India e la
tura e una nuova concezione del mondo. Cina, si erge la modernità innovatrice e ra-
Riforma intellettuale e morale, progresso in- zionalizzatrice degli Stati Uniti. Questa con-
tellettuale di massa non possono avvenire se vinzione si forma nella mente di G. anche at-
non elevando qualità, competenze e saperi traverso l’opportunità avuta in carcere, per
di un mondo subalterno, facendo leva sulla alcuni versi casuale, di ampie letture “ameri-
capacità autonoma e spontanea della sua cane” o che riguardano l’America, tra il 
FORDISMO 

e . Tra esse «i due volumi usciti in fran- che per «fordismo» G. intenda un rapporto
cese [di Ford, ndr]: “La mia vita”, “Oggi e sociale di produzione e di riproduzione cor-
domani”» (LC , a Tania,  marzo ). rispondente a un rapporto materiale di pro-
In un’altra lettera alla cognata Tania, del  duzione, che è il «taylorismo»; entrambi rin-
maggio , G. aveva scritto che «il libro di viano o vengono ricompresi nel modo di
Ford Oggi e domani [...] mi diverte assai, per- produzione che è l’americanismo quale va-
ché Ford, se è un grande industriale, mi pare riante o sviluppo del capitalismo. Rispetto
assai comico come teorizzatore» (LC ). È all’epoca di Marx, si deve osservare (come
un’osservazione significativa, che per un ver- mostra il passo citato) che G. sottolinea co-
so verrà però superata, se è vero che, mentre me ora il rapporto di produzione determini
nella prima comunicazione a Tania del pro- consequenzialmente un modo di riprodu-
getto di scrittura ( marzo ) G. non ave- zione sociale della vita. In termini meno
va fatto alcun cenno al tema «americanismo meccanicistici: la stretta connessione tra mo-
e fordismo», quest’ultimo viene tematizzato do e rapporti di produzione e riproduzione
chiaramente nell’elencazione degli Argomen- è diventato uno dei caratteri salienti del nuo-
ti principali (Q , p. ) e ancor più nella citata vo capitalismo (americo-fordista).
lettera a Tania del  marzo : segno quin- La descrizione del fordismo presuppo-
di che da Ford, e dal nuovo modello indu- ne quella del taylorismo. Quest’ultimo com-
striale che da lui prende il nome, pare di- porta che l’operaio, «appendice della mac-
scendere ormai una problematica anche teo- china» (diceva già Marx) nella grande fab-
rica e ideologica. Per altro verso quell’osser- brica, venga trattato tendenzialmente come
vazione resta fondativa dell’approccio di G. una macchina. Il lavoro vivo viene “scienti-
rispetto al fordismo, inteso quale espressione ficamente” studiato, analizzato, sezionato,
di una filosofia sociale e di vita che resta tut- parcellizzato e in quanto tale controllato e
ta schiacciata sull’enorme produttività delle disciplinato capillarmente al momento della
strutture e che in questo senso, ma solo in sua erogazione, sì da assicurarne la massima
questo senso, è capace di esercitare «egemo- intensità e produttività. È questo il «sistema
nia» sull’intero corpo sociale. Taylor», il quale diventa «sistema Taylor-
Il  ottobre  G. scrive a Tatiana in Ford che crea un nuovo tipo di qualifica e di
modo molto preoccupato della salute psico- mestiere» quando e in quanto viene «ristret-
fisica di Giulia. Parla della difficoltà psicolo- to a determinate fabbriche, e anche macchi-
gica, oltre che sociale, per «noi europei [...] ne o momenti del processo produttivo» (Q
ancora troppo bohémiens», di stare al passo , , ). Fabbriche, macchine e momen-
dei tempi, caratterizzati dal macchinismo ti di un tale “sistema” caratterizzano per
che «ci stritola», intendendo «macchinismo l’appunto un’avanguardia di imprese capaci
in senso generale, come organizzazione di rappresentare il volano dell’intero assetto
scientifica anche del lavoro di concetto» (LC produttivo, le quali applicano rigorosamen-
). In questo contesto G. cita Ford che, co- te e sistematicamente l’organizzazione taylo-
me del resto anche altri «industriali america- ristica del lavoro, associandola a una politi-
ni», «ha un corpo di ispettori che controlla- ca di alti salari funzionale alla costituzione di
no la vita privata dei dipendenti e impongo- un’«organica e bene articolata maestranza di
no loro il regime di vita: controllano anche i fabbrica o una squadra di lavorazione spe-
cibi, il letto, la cubatura delle stanze, le ore di cializzata» (Q , , ). Dato che il taylo-
riposo e anche faccende più intime; chi non rismo garantisce un grande incremento di
si piega, viene licenziato e non ha i  dollari produttività, «l’industria Ford» può attuare
di salario giornaliero minimo» (ivi, -). una politica di salari più alti che nelle altre
In questa rapida descrizione è contenuto un imprese, al fine di rendere accettabile «una
nucleo essenziale del ragionamento che G. discriminazione, una qualifica, nei suoi ope-
conduce nell’insieme delle note sul fordismo rai che le altre industrie ancora non richie-
e che sfoceranno nel celebre Q . Si potreb- dono, un tipo di qualifica di nuovo genere,
be sostenere, con terminologia marxiana, una forma di consumo di forza di lavoro e
 FORDISMO

una quantità di forza consumata nello stesso parte del metodo Ford. A che cosa approda
tempo medio che sono più gravose e più questo processo? Per un verso l’andamento
estenuanti che altrove» (ivi, ). Fatto è del passo fa pensare a un traguardo interno al
però che «il salario non riesce a compensare modo capitalistico di produzione, non quindi
in tutti, a ricostituire nelle condizioni date a rotture rivoluzionarie; per altro verso il pen-
dalla società così com’è» (ibid.) la più inten- siero di G., come si evince dall’insieme dei Q,
sa e gravosa spremitura di forza lavoro in- non lascia dubbi: «un contemperamento del-
dotta dal metodo Taylor-Ford di lavoro. la coazione (autodisciplina) e della persuasio-
Come accade per il taylorismo, il quadro ne» non è compatibile col capitalismo (ivi,
che emerge dall’analisi gramsciana del fordi- ). L’autodisciplina è esito pratico della co-
smo è ricco di ambivalenze e contraddizioni. scienza di classe operaia, è la premessa essen-
Qui l’andamento dialettico è forse ancor più ziale del socialismo, quale sintesi vissuta di
marcato. G. pone alla storicità del fordismo «spontaneità e direzione consapevole» (Q ,
una questione dilemmatica di fondo. Vale la , ). Ma se è così, sorge allora un’altra do-
pena leggere per intero il seguente passo: «Si manda: deve, e come, mutare il metodo Ford
presenta il problema: se il tipo di industria e in se stesso per poter transitare in un modo di
di organizzazione del lavoro e della produzio- produzione diverso e diventare leva produtti-
ne proprio del Ford sia “razionale”, possa e va, se mai è possibile, di un assetto che ha co-
debba cioè generalizzarsi o se invece si tratti me traguardo la «società regolata»? G., come
di un fenomeno morboso da combattere con del resto già Marx, non descrive mai l’«oste-
la forza sindacale e con la legislazione. Se cioè ria dell’avvenire». La transizione è una que-
sia possibile, con la pressione materiale e mo- stione dialettica.
rale della società e dello Stato, condurre gli La parte centrale del Q , da Q ,  a Q
operai come massa a subire tutto il processo , , trascrive e sistema note o passi da Q  e
di trasformazione psicofisica per ottenere che Q  (e Q ). È un’elaborazione complessa e di
il tipo medio dell’operaio Ford diventi il tipo non sempre facile o univoca interpretazione.
medio dell’operaio moderno o se ciò sia im- Il pensiero si è fatto più chiaro e maturo – a
possibile perché porterebbe alla degenerazio- volte meno incisivo – comunque più organi-
ne fisica e al deterioramento della razza, di- co rispetto alla prima stesura. G. si misura
struggendo ogni forza di lavoro. Pare di poter con un processo di sviluppo di portata epo-
rispondere che il metodo Ford è “razionale”, cale, allo stato nascente. Taylorismo, fordi-
cioè deve generalizzarsi, ma che perciò sia ne- smo e americanismo ne sono gli elementi.
cessario un processo lungo, in cui avvenga un Condizioni di partenza, quadro di riferimen-
mutamento delle condizioni sociali e un mu- to, orizzonte futuro sono tutti interni al mo-
tamento dei costumi e delle abitudini indivi- do capitalistico di produzione, che però,
duali, ciò che non può avvenire con la sola marxianamente, è strutturalmente contrad-
“coercizione”, ma solo con un contempera- dittorio, ha nel suo DNA la potenzialità dialet-
mento della coazione (autodisciplina) e della tica del suo superamento. L’analisi del fordi-
persuasione, sotto forma anche di alti salari, smo è quella più immediatamente rilevante
cioè di possibilità di miglior tenore di vita, o dal punto di vista economico e sociale. Sono
forse, più esattamente, di possibilità di realiz- molti i punti di forza che fanno di questo fe-
zare il tenore di vita adeguato ai nuovi modi nomeno una base di rinnovamento e di slan-
di produzione e di lavoro, che domandano un cio (ancor più che di stabilità) del sistema;
particolare dispendio di energie muscolari e compaiono però anche i motivi di debolezza.
nervose» (ivi, -). Il passo è chiaro, non ri- La lotta teorica che G. conduce in questa ana-
chiede particolari commenti, tranne che su un lisi è ardua, perché deve dar conto sia della
punto, delicatissimo: quello ove G. parla di portata rivoluzionaria del fordismo, all’inter-
«coazione» e «autodisciplina», che va affron- no del capitalismo, sia della sua caducità, an-
tato a partire dal lungo processo di muta- ch’essa, ma in un senso diverso, rivoluziona-
mento che dovrebbe consentire la generaliz- ria. È in gioco la formazione di un “uomo
zazione e l’acquisizione di “razionalità” da nuovo”, che oggi è nuovo solo in potenza. Ciò
FORDISMO 

che è veramente nuovo nel “moderno” capi- ti la distruzione del vecchio umanesimo. Il
talismo è l’uccisione del vecchio. «Occorre «cinismo brutale» qualifica ideal-tipi come il
studiare le iniziative “puritane” degli indu- tayloriano «“gorilla ammaestrato”», il quale,
striali americani tipo Ford. È certo che essi ancorché illusorio, esprime «il fine della so-
non si preoccupano dell’“umanità”, della cietà americana» (ivi, -). La questione
“spiritualità” del lavoratore che immediata- del fordismo investe una pluralità di relazio-
mente viene schiantata. Questa “umanità e ni, temporali e spaziali, che investono a loro
spiritualità” [...] era massima nell’artigiano, volta il nesso struttura-sovrastrutture o, in
nel “demiurgo”, quando la personalità del la- termini più gramsciani, produzione, politica
voratore si rifletteva tutta nell’oggetto creato, e cultura. L’interrogativo cui abbiamo accen-
quando era ancora molto forte il legame tra nato (come deve e può mutare) va incanalato
arte e lavoro. Ma appunto contro questo in un contesto complesso, a partire dal rico-
“umanesimo” lotta il nuovo industrialismo» noscimento della sua oggettività.
(Q , , -). Il metodo Ford agisce sul La “modernizzazione” che il fordismo
processo riproduttivo della forza lavoro in- attua viene da lontano, risponde a una ne-
nanzitutto con la politica dell’alto salario, che cessità economica impellente – questione di
però è assai fragile, sia perché la compensa- vita o di morte – per le sorti del moderno ca-
zione che esso promette rispetto al logorio pitalismo: «Tutta l’attività industriale di
psicofisico è troppo debole, e gli operai scap- Henry Ford si può studiare da questo punto
pano, sia perché «è a due tagli», facendo in- di vista: una lotta continua, incessante per
travedere al lavoratore esigenze e libertà che sfuggire alla legge della caduta del saggio del
devono piuttosto venir conculcate (attraver- profitto, mantenendo una posizione di supe-
so il proibizionismo, nonché il freno a ogni riorità sui concorrenti. Il Ford è dovuto usci-
abuso o irregolarità sessuale) per garantire re dal campo strettamente industriale della
«l’efficienza fisica», cioè «muscolare-nervo- produzione per organizzare anche i traspor-
sa» del lavoratore. «I tentativi fatti dal Ford ti e la distribuzione della sua merce» (Q  II,
di intervenire, con un corpo di ispettori, nel- , -). In Q  II, , - questo tema
la vita privata dei suoi dipendenti» rappre- viene affrontato più analiticamente. Econo-
sentano perciò una necessità profonda del si- micamente, si presenta a Ford l’incubo della
stema, fino a proporsi come un modello che congiuntura con «le due crisi della Borsa di
si allarga a «ideologia statale». Una tale poli- New York che hanno posto un freno alla co-
tica però ha il fiato corto, perché ha il solo fi- struzione degli automobili! Tutto l’ottimi-
ne «di conservare, fuori del lavoro, un certo smo della sua visione industriale è stato di-
equilibrio psico-fisico che impedisca il collas- strutto d’un colpo e sarà difficile farlo rina-
so fisiologico del lavoratore, spremuto dal scere» (LC , a Tatiana,  novembre ).
nuovo metodo di produzione». Puritanesimo G. sa però bene che il fordismo ha gambe per
rispetto alle masse operaie e tendenze liberti- camminare anche nel travaglio della crisi. La
ne della borghesia determinano nella società forza del modello che esso esprime non si li-
un «distacco che [...] si andrà sempre più ac- mita alla situazione americana ma straripa
centuando», costituendo «il fatto più notevo- nel mondo. Un’attenzione particolare riserva
le del fenomeno americano» (ivi, -). G. al rapporto del taylorismo e americo-for-
La «razionalizzazione della produzione e dismo con il fascismo (che introduce il siste-
del lavoro» è il frutto del metodo Ford, o Tay- ma Bedaux). Qui basterà accennare a come,
lor-Ford. G. ammonisce a non prendere sot- secondo G., «in Italia abbiamo avuto un ini-
togamba le iniziative “puritane” degli indu- zio di fanfara fordistica (esaltazione della
striali fordisti, congeniali alle «necessità del grande città – la grande Milano ecc.)» (Q ,
nuovo metodo di lavoro» tayloristico. Insie- , ) e all’idealizzazione che il fordismo tra-
me rappresentano un immane «sforzo», «il scina con sé. Significativo è in questo senso il
maggior sforzo collettivo verificatosi finora breve Q , : «Graziadei e il paese di Cucca-
per creare [...] un tipo nuovo di lavoratore e gna. Vedere nel Gog di Papini (intervista con
di uomo». Abbiamo visto come ciò compor- Ford, p. ) le parole attribuite a Ford: “Fab-
 FORMA - CONTENUTO

bricare senza nessun operaio un numero forma-contenuto


sempre più grande di oggetti che non costi-
I due termini e il loro nesso ricorrono in
no quasi nulla”» (Q , , ).
Il punto chiave, che sta a cuore a G., è la varia guisa nella scrittura carceraria di G.,
novità produttiva e riproduttiva innescata dal ma sostanzialmente all’interno di due ambi-
taylorismo-fordismo e congeniale alla “rivo- ti di riflessione: l’uno relativo alla genesi e al-
luzione passiva” americanista, raffrontata al- la struttura dell’opera d’arte e alla teoria
le prospettive rivoluzionarie-socialiste aperte estetica, l’altro relativo alla questione del
dall’Ottobre sovietico. Il fordismo ha di mira rapporto struttura-sovrastruttura e al con-
il raggiungimento di un «equilibrio psico-fisi- cetto di «blocco storico». Per quanto con-
co» del nuovo tipo di lavoratore, l’operaio- cerne il primo ambito, assai rilevante è Q ,
massa, che però, nelle condizioni date del , in cui G., mettendo l’accento sulla neces-
modo capitalistico di produzione, non può sità della «lotta per una nuova cultura», af-
«essere che puramente esteriore e meccani- ferma che tale lotta, se va distinta dalla «cri-
co». G. osserva: l’equilibrio «potrà diventare tica artistica» propriamente detta, tuttavia,
interiore se esso sarà proposto dal lavoratore in un certo senso, si può considerare anche
stesso e non imposto dal di fuori, da una nuo- come una critica artistica, perché «dalla
va forma di società, con mezzi appropriati e nuova cultura» potrà nascere «una nuova ar-
originali» (Q , , ). Nell’ambito dell’e- te»: G. aggiunge che forse, sotto questo pro-
sperimento sovietico, le posizioni più accre- filo, bisogna intendere nella storia italiana
ditate rispetto all’appropriazione socialista «il rapporto De Sanctis-Croce e le polemi-
del modello americo-fordista sono quelle di che sul contenuto e sulla forma». Quel rap-
«Leone Davidovi» (Trockij), le cui «preoccu- porto e quelle polemiche, secondo G., in
pazioni erano giuste, ma le soluzioni pratiche qualche misura alludono al fatto che la «cri-
erano profondamente errate». Secondo G., tica del De Sanctis è militante, non è frigi-
«la tendenza di Leone Davidovi [...] consi- damente estetica: è propria di un periodo di
steva nella “troppo” risoluta (quindi non ra- lotta culturale», mentre in Croce «si sente la
zionalizzata) volontà di dare la supremazia, stessa cultura del De Sanctis, ma nel perio-
nella vita nazionale, all’industria e ai metodi do della sua espansione e del suo trionfo»
industriali, di accelerare, con mezzi coerciti- (ivi, ). È interessante osservare anche co-
vi esteriori, la disciplina e l’ordine nella pro- me, nella ricorrente polemica condotta da
duzione, di adeguare i costumi alle necessità G. nei confronti di Bucharin e del suo Sag-
del lavoro» (ivi, ). Siamo qui alle soglie di gio popolare, egli affermi con nettezza che,
una questione drammatica, mai risolta, che il nella sezione di quello scritto dedicata al-
“socialismo reale” si porterà sino alla tomba, l’arte, l’autore assolutizza e insieme deforma
e cioè alla sua incapacità (soggettiva) o im- l’identificazione crociana di forma e conte-
possibilità (oggettiva) di tradurre la coerci- nuto, senza comprendere che tale identifica-
zione americo-fordista del modo di produr- zione «è affermata dall’estetica idealistica
re, vivere e sentire dell’operaio (rivoluzione (Croce), ma su presupposti idealistici e con
passiva) in autocoercizione o disciplina inte- terminologia idealistica». G. aggiunge che
riore (riforma morale e intellettuale sociali- né «i termini “contenuto” e “forma” hanno
sta, promossa dai lavoratori). [...] il significato che il Saggio suppone» né
BIBLIOGRAFIA: BARATTA  e ; «forma significa tecnica, come il Saggio sup-
BARATTA, CATONE ; BURGIO, SANTUCCI pone, ecc.» (Q , , ). L’autore dei Q
; DE FELICE ; SALVADORI . precisa infine, con una terminologia in buo-
GIORGIO BARATTA na parte idealistico-crociana: «Che forma e
contenuto si identifichino significa solo che
V. «America», «americanismo», «americanismo e
fordismo», «caduta tendenziale del saggio di pro- nell’arte il contenuto non è l’“astratto sog-
fitto», «crisi», «gorilla ammaestrato», «industria- getto”, cioè l’intrigo romanzesco o la parti-
lismo», «rivoluzione passiva», «Stati Uniti», «tay- colare massa di sentimenti generici, ma che
lorismo», «Trockij». contenuto dell’arte è l’arte stessa, una cate-
FORMAZIONE DELL’ UOMO 

goria filosofica, un “momento distinto” del- neanche essa dalla concezione di un “blocco
lo spirito ecc.» (ibid.). storico”, in cui l’organismo è individualizza-
Altrove G. affronta il problema del rap- to e reso concreto dalla forma etico-politica,
porto in Croce tra estetica e storiografia eti- ma non può essere concepito senza il suo con-
co-politica. Egli innanzitutto osserva che la tenuto “materiale” o pratico» (Q , , ).
storia etico-politica è «una ipostasi arbitra-
PASQUALE VOZA
ria e meccanica del momento dell’egemonia,
della direzione politica, del consenso, nella V. «arte», «blocco storico», «Bucharin», «Croce»,
«De Sanctis», «estetica», «storia etico-politica».
vita e nello svolgimento dell’attività dello
Stato e della società civile», e che questa im-
postazione del problema storiografico «ri- formazione dell’uomo
produce la sua impostazione del problema «Formazione» è un termine largamente
estetico»: nel senso che per Croce il mo- presente, sotto molteplici riguardi e diversi
mento etico-politico «è nella storia ciò che il contesti, nel lessico gramsciano. Particolar-
momento della “forma” 〈è〉 nell’arte», vale a mente significativa è la formazione o “elabo-
dire è «la “liricità” della storia, la “catarsi” razione” di un «nuovo tipo umano» (Q , ,
della storia» (Q  I, , ). G. rifiuta criti- ) nella “società di massa”, rispetto alla
camente questa impostazione, affermando quale determinante appare sia la novità epo-
che, mentre nell’arte «la produzione di “liri- cale apportata dall’«americanismo e fordi-
cità” è individuata perfettamente in un mon- smo», sia la critica-trasformazione della for-
do culturale personalizzato, nel quale si può mazione di massa «di marca americana» da
ammettere l’identificazione di contenuto e parte di quei gruppi sociali che «stanno
forma», invece «nella storia e nella produ- creando, per imposizione e con la propria
zione della storia la rappresentazione “indi- sofferenza, le basi materiali di questo nuovo
vidualizzata” degli Stati e delle Nazioni è ordine» (Q , , ). Stante l’importanza
una mera metafora» (ibid.). che riveste per G. la formazione culturale
Per quanto riguarda il secondo ambito, dell’uomo, è una tematica di primo piano
fondamentale risulta Q , , , in cui G., fa- quella concernente «il lavoro educativo-for-
cendo riferimento alla validità, alla realtà, al- mativo che un centro omogeneo di cultura
la storica determinatezza delle ideologie (non svolge» o deve svolgere, «l’elaborazione di
riducibili a mere “apparenze”), facendo rife- una coscienza critica che esso promuove e fa-
rimento, cioè, a un punto essenziale e inno- vorisce», o deve promuovere e favorire, ai fi-
vativo del suo marxismo, propone la catego- ni dell’«elaborazione nazionale unitaria di
ria di «blocco storico», attraverso cui egli rin- una coscienza collettiva omogenea» (Q , ,
nova criticamente la concezione marxiana -; v. il Testo A in Q , , , ove non com-
corrente del rapporto struttura-sovrastruttu- pare il termine «nazionale»). In altri contesti
ra (all’interno della quale la seconda fungeva l’argomento viene sviluppato a partire dal
da mero “riflesso” speculare della prima): nel plesso formazione-istruzione-educazione,
blocco storico – scrive G. – «le forze materiali con riferimento quindi alla questione della
sono il contenuto e le ideologie la forma, di- scuola, che sta molto a cuore a G. fin dagli an-
stinzione di forma e contenuto meramente ni giovanili. Nella citata nota di Q  e Q  ap-
didascalica, perché le forze materiali non sa- pare rilevante l’apertura pluralistica che «la
rebbero concepibili storicamente senza for- diffusione da un centro omogeneo di cultura
ma e le ideologie sarebbe ghiribizzi indivi- di un modo di pensare e operare omogeneo»
duali senza le forze materiali». subisce combinandosi con la necessità di
Infine, nel Q  il pensatore sardo, criti- «adattamento di ogni concetto alle diverse
cando la storia etico-politica di Croce come peculiarità e tradizioni culturali». «Il lavoro
storia “speculativa”, oppone il suo concetto necessario è complesso e deve essere artico-
di blocco storico e ancora una volta si vale lato e graduato». Nulla è scontato, semplice
della coppia lessicale di forma e contenuto: e spontaneo nella formazione. Il lavoro edu-
«La storia etico-politica non può prescindere cativo-formativo «dell’intellettuale di profes-
 FORTEZZE E CASEMATTE

sione» (il quale «ha un suo “tirocinio” e un accanto a quella dell’abruzzese in una posi-
suo “sistema Taylor”») fa o deve fare i conti zione che lascia presumere che per G. i “dio-
con la peculiarità di «ogni strato sociale» cui scuri” del liberalismo meridionale svolgesse-
viene rivolta la formazione, sì che l’elabora- ro altrettante funzioni complementari, indi-
zione di una coscienza collettiva rappresenta spensabili alla creazione di un “mito” dell’u-
un’altalena permanente tra i principi dell’i- nità nazionale e borghese, esattamente come
dentità e della diversità (Q , , -). reciprocamente funzionali sono le due con-
cezioni di “partito” liberale a cui sono di-
GIORGIO BARATTA
stintamente riconducibili Fortunato e Croce
V. «americanismo e fordismo», «educazione», – «il partito come risoluzione pratica di pro-
«intellettuali», «scuola», «taylorismo».
blemi particolari» (Q  I, p. ) e «il parti-
to come tendenza generale ideologica, come
fortezze e casematte: v. trincee, fortezze e forma culturale» (ibid.) – e che avrebbero
casematte. dovuto essere trattate nella parte centrale del
medesimo saggio. Il necessario retroterra
Fortunato, Giustino precarcerario di questo nodo riflessivo è evi-
Ancorché non interessato da una rifles- dentemente in Alcuni temi della quistione
sione sistematica nel piano di lavoro dei Q meridionale, laddove G. mette a tema la dif-
(se non per un vago proposito annunciato in ficoltà della penetrazione del comunismo
Q ,  circa l’opportunità di raccogliere in nelle classi popolari del Sud, a differenza di
uno stesso saggio alcune note sulla «quistio- quanto era avvenuto nelle grandi città indu-
ne meridionale»), il nome di Giustino Fortu- striali del Nord, in virtù della particolare na-
nato compare costantemente associato a tura del ceto intellettuale meridionale.
quello di Benedetto Croce, a costituire una Chiarito che per «intellettuale» occorre
coppia inscindibile di «leader», «ispiratori», intendere non solo il professionista delle let-
«fermenti» (Q  II, , ) «di un movi- tere, ma l’intero corpo sociale estraneo alla
mento culturale, che, in un modo o nell’altro, produzione agricola o industriale e inserito
si contrapponeva al movimento culturale del negli apparati dell’amministrazione, della
Nord (idealismo contro positivismo, classici- scuola, del clero e persino dell’esercito e del
smo o classicità contro futurismo)» (Q , , commercio, G. considera cruciale il ruolo
-) e che infine aveva permeato un intero svolto da questa classe come cuscino inter-
«blocco» intellettuale «panitaliano» capace medio fra una «grande massa contadina
di assorbire ogni giovane movimento «di amorfa e disgregata» e «i grandi proprietari
tendenze liberali e democratiche» che si pro- terrieri», in grado di presentarsi pressoché si-
ponesse «di svecchiare e sprovincializzare la multaneamente come portatore di un’istanza
vita e la cultura nazionale, in tutti i campi, popolare ed emancipatrice, agli occhi dei
nell’arte, nella letteratura, nella politica»: contadini, e come difensore dell’ordine co-
esempi del prestigio e del magistero di Cro- stituito, nei riguardi del «grande proprieta-
ce e Fortunato, anche oltre i confini italiani, rio» e del «governo» (CPC ). Al vertice di
sarebbero stati “La Voce” di Prezzolini, questo “sistema” G. colloca, già, dunque, al-
“l’Unità” di Salvemini, il “Corriere della Se- l’altezza della QM, Fortunato e Croce (e qui
ra” di Albertini e lo stesso liberalismo pie- il nome del parlamentare lucano precede
montese, dalla “Stampa” al «giolittismo», fi- sempre quello del filosofo), la cui influenza
no a raggiungere il «suo maximum», ma an- sulle «iniziative culturali dovute agli intellet-
che l’occasione del suo auspicato supera- tuali medi» (ivi, ), non solo nel Mezzogior-
mento, nella “Rivoluzione liberale” di Go- no ma anche nell’Italia centrale e settentrio-
betti (Q , , -, Testo C, del , di Q nale, ne fa «le due più grandi figure della rea-
, , -). Persino nel Sommario a inizio del zione italiana» (ivi, ) o, ancora, «i reazio-
Q , che riproduce lo schema della “mono- nari più operosi della penisola» (ivi, ). In li-
grafia” da dedicare alla Filosofia di Benedet- nea con questo disegno, i Q attribuiscono al-
to Croce, la figura di Fortunato è richiamata lo strato degli intellettuali del Sud la respon-
FORZA 

sabilità di aver ammortizzato, incanalato e in- del Mezzogiorno come “palla di piombo”
fine spento la vivace reattività che la vasta della modernizzazione e di realizzare un una-
provincia meridionale e contadina aveva ma- nimismo moderato, non distante dalla nozio-
nifestato in tutte le emergenze critiche del ne salveminiana di “unità” e dall’“ossessio-
nostro paese, dagli eventi della Repubblica ne” unitaria di Crispi, collocando la “quistio-
partenopea del  all’inizio dei moti risor- ne meridionale” non come limite, ma come
gimentali nel -, dalla loro ripresa nel ipotesi intorno alla quale elaborare il model-
- ai moti agrari siciliani degli primi lo del nuovo assetto borghese nazionale.
anni Novanta, che solo nel  coinvolsero
DANIELE MARIA PEGORARI
gli operai milanesi, fino all’occupazione del-
le terre meridionali nel , che trovò una V. «blocco storico», «contadini», «Croce», «intel-
lettuali», «intellettuali italiani», «Mezzogiorno»,
sua prosecuzione in quella delle fabbriche di
«Napoli», «Nord-Sud», «quistione meridionale»,
Torino l’anno seguente. In tutti questi casi il «Salvemini».
paradigma per il quale «una città “industria-
le” è sempre più progressiva della campa-
forza
gna» (col corollario che ne estende l’efficacia
al «rapporto storico fra Nord e Sud», da in- Il termine «forza» è usato da G. nei Q
tendersi come «una grande città e una gran- soprattutto in relazione-opposizione a «con-
de campagna») sarebbe felicemente rove- senso», all’interno di un campo semantico
sciato da una storia di rivendicazioni demo- più ampio che descrive una serie di dicoto-
cratiche avviate proprio nella «parte più de- mie: «forza e consenso, coercizione e persua-
bole e periferica» del paese, se non avesse sione, Stato e Chiesa, società politica e so-
operato profondamente, «molecolarmente» cietà civile, politica e morale (storia etico-po-
si potrebbe dire, proprio quel ceto meridio- litica del Croce), diritto e libertà, ordine e di-
nale, intellettuale e intermedio che, premiato sciplina, o, con un giudizio implicito di sa-
dall’amministrazione dello Stato con preben- pore libertario, violenza e frode» (Q , ,
de di vario genere e con un ampio recluta- ). La distinzione tra forza e consenso è per
mento su tutto il territorio nazionale, si è la- G. uno degli elementi centrali della forma
sciato corrompere e incorporare nelle classi moderna di dominio, «è la discussione della
dirigenti, sottraendo al malcontento popola- “filosofia dell’epoca”, del motivo centrale
re la sua naturale sponda organizzativa, ne- della vita degli Stati nel periodo del dopo-
cessaria alla sua trasformazione dal caos «tu- guerra» (Q , , ), è il tema portante del-
multuario» a un maturo movimento politico la «scienza politica» (ibid.). Questa «“doppia
(Q , , - e Q , , -). Sia pure con prospettiva” nell’azione politica e nella vita
l’attenuazione stilistica del doppio avverbio statale» ha in Machiavelli il suo primo e prin-
«passivamente e indirettamente», G. ritiene cipale teorico: «questo elemento è legato alla
Croce e Fortunato non solo vittime del me- doppia natura del Centauro machiavellico»
desimo processo di omologazione intellet- (Q , , ), «il Russo nei Prolegomeni fa del
tuale, ma più precisamente teorici di quel Principe il trattato della dittatura (momento
doppio volto del liberalismo meridionale, di dell’autorità e dell’individuo) e dei Discorsi
cui è plausibile che il filosofo rappresentasse quello dell’egemonia [...] o del consenso ac-
l’interlocuzione borghese, incline alla specu- canto a quello dell’autorità e della forza» (Q
lazione estetica e all’astrazione delle forme , , ), e G. commenta a questo proposi-
storiografiche (Q  II, , ), e Fortunato to: «certo però l’osservazione è giusta»
– non per caso ricordato come appassionato (ibid.). Anche Bodin, altro pilastro dell’arti-
difensore dei “lazzaroni” napoletani dall’ac- colazione teorica degli Stati moderni, tiene a
cusa di inoperosità, attraverso la traduzione battesimo per G. la nascita di questa distin-
delle Lettere da Napoli di Volfango Goethe (Q zione: «per il Bodin non si tratta di fondare
, , ) – svelasse il controcampo prag- lo Stato territoriale e unitario (nazionale), ma
matico e populista e lo facesse da “uomo di di equilibrare le forze sociali in lotta nell’in-
partito” preoccupato di reagire all’immagine terno di questo Stato già forte e radicato: non
 FORZE URBANE

il momento della forza interessa il Bodin, ma smo –) con la persuasione (– salari e altri be-
quello del consenso» (Q , , ). nefizi –)» (Q , , ), o per lo sviluppo di
G. traduce questo nesso forza-consen- «ideologie puritane che danno la forma este-
so, proprio di tutta la «scienza politica», nel riore della persuasione e del consenso all’in-
lessico dell’egemonia, facendo aderire que- trinseco uso della forza» (Q , , ).
st’ultima al secondo polo dell’opposizione e Lo Stato moderno si presenta quindi
riconoscendo come già in Croce fosse «con- per G. come un’istituzione nella quale forza
tenuto in nuce anche l’aspetto etico-politico e consenso «si equilibrano, senza che la for-
della politica o la teoria dell’egemonia e del za soverchi di troppo il consenso, anzi ap-
consenso, oltre all’aspetto della forza e del- paia appoggiata dal consenso della maggio-
l’economia» (Q  II, .X, ). Questa cor- ranza espresso dai così detti organi dell’opi-
rispondenza tra egemonia e consenso si pre- nione pubblica» (Q , , ). «La funzione
cisa meglio in quella di egemonia e direzio- dello Stato», nell’epoca della classe borghe-
ne, contenuta anche nell’analisi delle vicende se al potere, è quindi «trasformata: lo Stato
risorgimentali in rapporto alla strategia dei diventa “educatore”», con il preciso intento
moderati e del Partito d’Azione: «ci può e ci di «assorbire tutta la società, assimilandola
deve essere una “egemonia politica” anche al suo livello culturale ed economico» (Q ,
prima della andata al Governo e non bisogna , ). Ma la natura di classe dello Stato vie-
contare solo sul potere e sulla forza materia- ne a galla nella constatazione di come «av-
le che esso dà per esercitare la direzione o venga un arresto e si ritorni alla concezione
egemonia politica» (Q , , ). Più in gene- dello Stato come pura forza ecc. La classe
rale, quindi, «un gruppo sociale è dominan- borghese è “saturata”» (ibid.). Ritorna quin-
te dei gruppi avversari che tende a “liquida- di il tema del dominio come uso prevalente
re” o a sottomettere anche con la forza ar- della forza, comunque inadatto a governare
mata ed è dirigente dei gruppi affini e allea- le contraddizioni scaturite dalla crisi organi-
ti» (Q , , ). Pur presentandosi in nu- ca delle istituzioni borghesi. G., riconoscen-
merose note in modo molto chiaro, questa do l’imprescindibilità del nesso forza-con-
distinzione tra forza e consenso non coincide senso proprio dell’egemonia, si chiede a
però completamente, almeno non sempre, questo punto in modo quasi retorico: «una
con quella tra forza ed egemonia. Egemonia rottura così grave tra masse popolari e ideo-
ha infatti, in alcune note, un significato più logie dominanti come quella che si è verifi-
ampio, tanto da comprendere al suo interno cata nel dopoguerra, può essere “guarita”
tanto l’elemento della forza quanto quello col puro esercizio della forza che impedisce
del consenso, presentandosi così come una a nuove ideologie di imporsi?» (Q , , ).
strategia integralmente compiuta dell’azione Sull’uso gramsciano del lemma «forza» va
politica: «l’esercizio “normale” dell’egemo- infine sottolineata la presenza di termini co-
nia nel terreno divenuto classico del regime me «idee-forza» o «parole-forza» (Q , ,
parlamentare, è caratterizzato da una combi- ) all’interno dell’analisi delle caratteristi-
nazione della forza e del consenso che si che dei capi carismatici.
equilibrano» (Q , , ). L’egemonia, in MICHELE FILIPPINI
questo caso, non è l’opposto della forza, ma
V. «Bodin», «consenso», «direzione», «dominio»,
del dominio, ovvero di quella forma di go- «egemonia», «Risorgimento».
verno che ha nella forza il suo elemento pre-
valente: «si ha la funzione di “dominio” e forze urbane: v. classe urbana.
non di “dirigenza” [...] dittatura senza ege-
monia» (Q , , ). Va notato come que-
Foscolo, Ugo
sto schema binario di forza e consenso venga
usato da G. anche in altri ambiti, come nel- Il nome del poeta ricorre in una serie di
l’analisi dell’introduzione dei metodi fordisti passi nei quali vengono discusse le differenti
per «razionalizzare la produzione, combi- interpretazioni che nel tempo sono state da-
nando la forza (– distruzione del sindacali- te del Principe di Machiavelli, con particola-
FOSCOLO , UGO 

re riferimento alla cruciale domanda «perché fiorentino mirava, piuttosto, alla concreta
Machiavelli ha scritto Il principe?». Nei vv. azione politica e con il suo libro indicava a un
- del carme Dei sepolcri Foscolo, evo- nuovo soggetto collettivo («il “popolo” e la
cando le «urne de’ forti» raccolte a Santa “nazione” italiana, la democrazia cittadina»:
Croce in Firenze, fa riferimento a Machiavel- Q , , ) la necessità di aderire a una
li, il «quale temprando lo scettro a’ regnato- concezione politica assolutamente realistica.
ri, / l’allor ne sfronda, ed alle genti svela / di Q , , , intitolato emblematicamen-
che lagrime grondi e di che sangue»: versi as- te Ugo Foscolo e la retorica letteraria italiana,
sai conosciuti, nei quali tradizionalmente si può essere considerato il capostipite di una
era scorta una ben precisa e credibile “inter- seconda serie di occorrenze: vi si dice che i
pretazione” foscoliana del pensiero del Se- Sepolcri vanno considerati come la «maggio-
gretario fiorentino e soprattutto del fine in re “fonte”» di una particolare «tradizione
vista del quale quest’ultimo avrebbe compo- culturale» italiana, definita essenzialmente
sto il Principe. Come si afferma in Q , , «retorica», la quale identifica la «“nazio-
, secondo l’esegesi prevalente del testo ne”» con le sue glorie artistiche e letterarie,
foscoliano il poeta qui attribuirebbe a Ma- per cui la coscienza nazionale di un popolo
chiavelli un intento fondamentalmente “mo- dovrebbe idealmente modellarsi intorno ai
ralistico”, e dunque non politico: Machiavel- «monumenti» del passato, piuttosto che in-
li con la sua opera mira principalmente a torno alla sua vivente storia di «popolo». Ma
“educare” il popolo a odiare i tiranni; per cui qui G. sente subito la necessità di effettuare
in Q , ,  Foscolo viene associato a una distinzione, precisando come, a ben
Rousseau e a Mazzini, in quanto latori di una guardare, questa concezione in Foscolo di
comune «interpretazione romantico-liberale fatto detenesse una sua reale portata «politi-
del Machiavelli» (ovvero «interpretazione ca» («ai primi dell’ quando si trattava di
“democratica”»): interpretazione che vor- svegliare delle energie latenti e di entusia-
rebbe che il Principe, opera “obliqua”, con il smare la gioventù»), per poi scadere, ma sol-
pretesto diversivo di ammaestrare i gover- tanto negli epigoni, in una «“deformazione”
nanti, di fatto procedesse a svelare ai sudditi perché è diventato puro motivo decorativo,
la vera natura del potere, sempre fondato, in esteriore», appunto «retorico» (ibid.). Il fat-
definitiva, sulle sofferenze («lagrime») e sui to è che la figura del Foscolo (e in particola-
delitti («sangue»). Secondo G., invece, il si- re i Sepolcri, vera e propria summa della sua
gnificato concettuale dei versi dei Sepolcri ideologia), fuoriuscendo per così dire dal-
andava decifrato in un’altra, differente chia- l’ambito ristretto della comunicazione lette-
ve, come del resto aveva già suggerito Croce raria, ha costituito un saldo punto di riferi-
nel suo libro sulla Storia dell’età barocca in mento ideologico per le successive classi col-
Italia (Q , , ): Machiavelli, animato te italiane: in Q , , - si afferma con
dallo scopo non simulato ma effettivo di decisione che nei Sepolcri «sono contenuti
istruire i governanti, perseguirebbe per ciò tanti spunti della mentalità e dell’ideologia
stesso e nello stesso momento quello di de- dell’intellettuale italiano del secolo XIX-XX».
mistificare la “sacralità” del potere; in altre In Q , , -, abbozzando una «ricer-
parole, «la scienza politica, in quanto scien- ca “molecolare”» volta a «cogliere il proces-
za, è utile sia ai governanti che ai governati so di formazione intellettuale della borghe-
per comprendersi reciprocamente» (ibid.). sia» italiana nel periodo -, G. indivi-
Per il pensatore sardo questa seconda esege- dua proprio in Foscolo e in Manzoni due “ti-
si del carme risultava essere più accettabile di pi” paradigmatici: mentre nell’ideologia
quella «romantico-liberale», sebbene poi, al manzoniana si troveranno istanze già stretta-
di là del riferimento foscoliano, neanche la mente, tecnicamente «borghesi» (come l’e-
visione crociana di un Machiavelli intento a saltazione sincera delle laboriose attività eco-
«scrivere un’opera di “scienza” disinteressa- nomiche), invece nei Sepolcri e nei Discorsi ci-
ta» (Q , , ) convincesse realmente G., vili Foscolo è portatore della suddetta con-
secondo il quale, come è noto, il Segretario cezione essenzialmente «retorica»; qui però
 FOVEL , NINO MASSIMO

G. precisa, nuovamente, come «nel tempo produzione: le esigenze tecniche avrebbero


suo questa retorica avesse un’efficienza pra- finito con il prevalere sugli interessi capitali-
tica attuale e quindi fosse “realistica”» (ivi, stici, cioè sull’alleanza tra imprenditori indu-
). Insomma siamo nell’ambito dello studio striali e piccoli borghesi risparmiatori. L’idea
della «formazione del carattere nazionale del corporativismo sostenuta da Fovel appa-
moderno degli intellettuali italiani», e in Q , riva dunque a G. una «premessa per l’intro-
,  si afferma che in tale prospettiva il mo- duzione in Italia dei sistemi americani più
dello foscoliano ha svolto una funzione di avanzati nel modo di produrre e di lavorare»
grande rilievo, simile per importanza a quel- (ivi, ). I limiti attribuiti a quella idea – in
la esercitata da Gioberti: giacché certe loro particolare la sottovalutazione della funzione
concezioni e certe loro indagini, relative alle di “polizia economica” all’origine del corpo-
più remote origini storiche o ai fondamenti rativismo – non ne inficiavano comunque la
etico-civili di una nazione, secondo G., sinto- rilevanza, che derivava dal fatto che in essa
maticamente alludevano e rinviavano, sem- fosse possibile scorgere il sintomo di proces-
pre (sebbene mai in maniera limpida e riso- si reali se non la diretta ispirazione dei setto-
luta), all’urgente problema reale di un’iden- ri più avanzati del mondo economico: «Sa-
tità nazionale-unitaria assai problematica. rebbe interessante – si chiese a questo pro-
posito G. – sapere se il Fovel scrive “estraen-
DOMENICO MEZZINA do dal suo cervello” oppure se egli ha dietro
V. «Croce», «Dante», «Gioberti», «Machiavelli», di sé (praticamente e non solo “in generale”)
«machiavellismo e antimachiavellismo», «Manzo- determinate forze economiche che lo sorreg-
ni», «nazione», «retorica».
gono e lo spingono» (ibid.).
Fovel, Nino Massimo ALESSIO GAGLIARDI
V. «americanismo», «corporativismo», «fasci-
Sebbene G. considerasse Fovel un «no-
smo».
to avventuriero della politica e dell’econo-
mia» (Q , , ), «legato a piccoli interessi
francescani
loschi» (Q , , ), l’autore dei Q manife-
stò un certo interesse per le sue teorie sul G. si chiede se i francescani possano es-
corporativismo, che gli apparivano uno dei sere considerati espressione di un cattolicesi-
più chiari esempi della tendenza “america- mo integrale; viene inoltre preso in conside-
nizzante” presente nel fascismo. G. non poté razione il rapporto con le scienze sperimen-
accedere direttamente agli scritti di Fovel, tali, che G. evidenzia come valorizzate più
ma ne conobbe il contenuto attraverso una dai francescani neoscolastici dell’Università
recensione. Il corporativismo vi era configu- del Sacro Cuore che dai gesuiti (Q  II, .I,
rato come un’“economia di produttori”, in -). Il giudizio di G. sul francescanesimo
grado di realizzare un’elisione della rendita e va distinto da quello su Francesco d’Assisi,
in cui la corporazione tende ad assumere amato dal suo maestro di università Umberto
un’evidente funzione razionalizzatrice. Ciò Cosmo: sia nei Q che nelle LC viene sottoli-
che a G. sembrava significativo era la «con- neato come già ai tempi della generazione
cezione della corporazione come di un bloc- successiva a Francesco lo spirito del fondato-
co industriale-produttivo autonomo, desti- re fosse lontano e «Boccaccio è lì per mostra-
nato a risolvere in senso moderno e accen- re come l’ordine fosse scaduto nella stima
tuatamente capitalistico il problema di un ul- pubblica; tutti i frati del Boccaccio sono fran-
teriore sviluppo dell’apparato economico cescani» (LC , a Tania,  marzo ). Per
italiano, contro gli elementi semifeudali e pa- quanto riguarda Ottocento e Novecento, il
rassitari della società che prelevano una giansenismo anche francescano viene descrit-
troppo grossa taglia sul plusvalore, contro i to come spina nel fianco del gesuitismo, in
così detti “produttori di risparmio”» (ivi, un’alleanza tra modernisti e integrali «contro
). La corporazione sarebbe dunque stata i gesuiti e il loro strapotere» (Q , , ).
composta da tutti gli elementi efficienti della Forte è l’interesse gramsciano per il rapporto
FRANCIA 

di tali correnti della Chiesa con le masse: da ne dei fenomeni migratori intercontinentali
qui il paragone possibile tra l’Azione cattoli- nostrani), ma la ricerca di condizioni di vita
ca e i terziari francescani, che G. stesso ac- migliori e più agevoli (ivi, ). Anche i feno-
cantona sottolineando che «la creazione dei meni demografici assumono in Francia carat-
terziari è un fatto molto interessante di origi- teristiche di tipo moderno: allungamento del-
ne e tendenza democratico-popolare, che la vita, denatalità, aumento di manodopera
illumina meglio il carattere del francescanesi- straniera immigrata che modifica, come nel-
mo come ritorno tendenziale ai modi di vita e l’America del Nord, la divisione del lavoro
di credenza del cristianesimo primitivo, co- («mestieri qualificati per gli indigeni, oltre al-
munità di fedeli e non del solo clero come es- le funzioni direttive e organizzative, e «me-
so era venuto sempre più diventando» (Q , stieri non qualificati per gli immigrati») (Q ,
, ). L’oscillante giudizio sul francescane- , , Testo A).
simo trova forse nel paragone con altri movi- I giacobini sono riusciti in ciò che il Par-
menti religiosi popolari del Medioevo la ra- tito d’Azione in Italia ha miseramente fallito
gione di una valutazione complessivamente nel corso del Risorgimento: unire la città alla
non positiva: «Nella storia delle eresie me- campagna. Le campagne italiane hanno ade-
dioevali Francesco ha una sua posizione indi- rito alla reazione della monarchia e dell’alto
viduale ben distinta: egli non vuole lottare, clero a causa dell’assenza della questione del-
cioè egli non pensa neppure a una qualsiasi la proprietà della terra nel programma del
lotta, a differenza degli altri innovatori (Val- Partito d’Azione. I giacobini francesi sono
do, ecc. [...])» (Q , , ). riusciti ad avere Parigi e tutte le campagne
dalla loro parte grazie a una robusta legisla-
LUDOVICO DE LUTIIS
zione che colpiva la proprietà e i privilegi feu-
V. «Chiesa cattolica», «eresie, eretici», «gesuiti,
dali. Se così non avessero fatto, avrebbero
gesuitismo», «integralisti», «modernismo».
avuto la Vandea alle porte. Anche per la Fran-
cia la guerra contro la coalizione antifrancese
Francia ha costituito un coagulo di tutte le forze in-
Il lemma fa registrare nei Q ben  ri- terne francesi le quali, accomunate dalla mi-
correnze, un numero estremamente elevato naccia estera, hanno superato divisioni e con-
che fa riflettere e che indica l’importanza che trasti di classe. Questo, afferma G., è però av-
ha per G. il paese transalpino, la sua storia, la venuto solo dopo che le forze rivoluzionarie
sua cultura. Come per Machiavelli, la Francia avevano conquistato saldamente il potere e
funge per G. da modello ideale su cui misu- potevano rivolgere la loro energia all’esterno.
rare il grado di sviluppo della storia italiana. In Italia, l’aver identificato il nemico nell’oc-
Essa rappresenta la situazione nazionale in cupante austriaco è servito a rimuovere il con-
cui la borghesia ha storicamente ottenuto i ri- flitto tra grande proprietà terriera e contadi-
sultati migliori, in termini di progresso mate- ni, a non riconoscere nelle lotte contadine al-
riale e intellettuale di massa. Le condizioni di l’interno dell’Impero austriaco un esempio da
vita nelle campagne francesi non sono para- sostenere. Le forze sabaude hanno preferito
gonabili a quelle in cui versano i contadini ita- mobilitare l’aristocrazia e l’alta borghesia alla
liani: i contadini francesi godono – nota G. – causa antiaustriaca e unitaria, escludendo i
di un consumo calorico pro capite superiore democratici e persino l’aiuto militare delle
di un terzo rispetto a quello degli italiani (Q forze popolari. La parola d’ordine «“indipen-
, , , Testo A) e, in genere, hanno miglio- denza e unità”» era stata in questo modo
ri disponibilità alimentari. Anche i fenomeni svuotata di contenuto politico concreto (Q ,
di bracciantato stagionale sono molto più cir- , , Testo C). Naturalmente questo non
coscritti. La povertà nelle campagne non co- significa identificare nei giacobini francesi
nosce i fenomeni di ribellismo endemico tipi- niente di più che la migliore espressione rivo-
co delle campagne meridionali italiane. Lo luzionaria borghese: G. non manca di sottoli-
stesso fenomeno dell’urbanesimo non ha alla neare che il giacobinismo non ha retto all’im-
base la fuga e l’esodo dalle campagne (origi- patto delle rivendicazioni della classe operaia,
 FRANCIA

dissolvendosi e lasciando spazio alla reazione tra noi? La nostra letteratura è stata anche
e al populismo bonapartista. nei suoi bassifondi troppo accademica e let-
G. si domanda se anche la Francia, come terata? I nostri editori non hanno saputo col-
l’Italia negli anni Trenta, sia attraversata dai tivare una pianta ritenuta troppo spregevo-
rischi di derive autoritarie e dittatoriali. Egli le? I nostri scrittori non hanno fantasia capa-
afferma che il parlamentarismo francese ha ce d’animare le appendici e le dispense? O
conosciuto momenti di indebolimento, ma noi, anche in questo campo, ci siamo con-
conclude che le forze reazionarie non costi- tentati e ci contentiamo di importare quanto
tuiscono un serio pericolo per la democrazia. producono gli altri mercati? Certo non ab-
L’Action française, capeggiata da Maurras, bondiamo come la Francia di “illustri scono-
incarna i valori del conservatorismo clericale sciuti” e una qualche ragione per questa de-
e della restaurazione monarchica, ma costi- ficienza ci deve essere e varrebbe forse la pe-
tuisce un rischio più millantato che concreto na di ricercarla» (Q , , , Testo A). A
per le istituzioni repubblicane. Anche se sot- parere di G., dalla Rivoluzione francese fino
toposte a formidabili spinte conservatrici, a Zola la grande letteratura francese non si è
queste ultime sono in Francia in grado di te- separata dal pubblico ma ha rappresentato
nere, diversamente che in Italia, proprio in un fenomeno di massa, un “andare al popo-
virtù del loro profondo radicamento storico. lo” della letteratura, interrotto forse solo dal-
La borghesia dal  ha imposto alla la reazione simbolista, la quale ha scavato un
nazione il dominio totale; la stessa organiz- fossato tra popolo e scrittori, tra scrittori e vi-
zazione ecclesiastica ne è influenzata, basti ta (Q , , , Testo B).
pensare al gallicanismo e alle lotte molto Anche nella produzione giornalistica il
precoci tra Chiesa e Stato. La funzione in- confronto tra Francia e l’Italia vede il nostro
ternazionale e cosmopolita dell’intellettua- paese arroccato su posizioni astratte e co-
lità francese nella seconda metà del secolo smopolite. Persino durante il Risorgimento
XVIII e in tutto il secolo XIX (laicizzazione, la collaborazione straniera ai nostri giornali
razionalizzazione, modernizzazione della è rimasta sporadica e casuale senza riuscire
cultura) è riscontrabile in ogni processo a diventare “organica” e senza che il contri-
(Kulturkampf) in cui l’elemento laico e civi- buto dei collaboratori stranieri fosse inte-
le lotta per superare la subordinazione alla grato nel nostro “linguaggio nazionale” e
politica laica del clero e della casta militare, nelle correnti ideologiche italiane. Senza
dall’Europa all’America Latina (Q , ,  una collaborazione straniera organica, capa-
e , Testo A). ce d’informare sia sull’Italia che sul paese
Sul piano letterario sono davvero nume- straniero, riviste e giornali non sono riuscite
rosi i luoghi nei Q in cui G. mette a confron- a superare il provincialismo rimanendo su
to il cosmopolitismo degli intellettuali italia- un piano estremamente generico. «Del resto
ni con la coesione nazionale degli intellettua- – afferma G. – una organicità di collabora-
li francesi a ogni livello, persino burocratico. zione internazionale si ebbe forse solo in
Riportando l’opinione di Sorani sulla grande Francia, perché la cultura francese, già pri-
fedeltà del pubblico francese al romanzo ma dell’epoca liberale, aveva esercitato un’e-
d’avventure e d’appendice, si legge: «Quan- gemonia europea; erano quindi relativamen-
to all’Italia credo che ci si potrebbe doman- te “numerosi” gli intellettuali tedeschi, in-
dare perché la letteratura popolare non sia glesi, ecc. che sapevano informare sulla cul-
popolare in Italia», non nel senso della man- tura dei loro paesi impiegando un “linguag-
canza di lettori, ma di scrittori. «Dopo il Ma- gio” francese» (Q , , , Testo B).
striani e l’Invernizio, mi pare che siano ve- ELISABETTA GALLO
nuti a mancare tra noi i romanzieri capaci di V. «Action française», «città-campagna», «cosmo-
conquistare la folla facendo inorridire e la- politismo», «cultura francese, cultura italiana»,
crimare un pubblico di lettori ingenui, fede- «giacobinismo», «intellettuali italiani», «letteratu-
li e insaziabili. Perché questo genere di ro- ra popolare», «Partito d’Azione», «piccola bor-
manzieri non ha continuato (?) ad allignare ghesia», «Risorgimento», «Rivoluzione francese».
FRONTE POLITICO - MILITARE 

Freud, Sigmund fronte ideologico


Sebbene non sia certo che G. abbia let- G. parla di «fronte ideologico» in una so-
to direttamente Freud – in una lettera alla la nota, Q , ,  (ripresa senza varianti di ri-
cognata Tania del  marzo  si limita a lievo nel Testo C: Q , , ), dedicata al
dirsi interessato a ricevere la traduzione Saggio popolare di Bucharin. Criticando la ten-
francese di Introduzione alla psicoanalisi e denza di quest’ultimo a polemizzare contro gli
a dire di aver «letto qualcosa sulla psicana- avversari teoricamente più deboli, meno rile-
lisi» (LC ) – si contano tra LC e Q una vanti, G. chiarisce che sul piano del «fronte
ventina di riferimenti a Freud, al “freudi- ideologico» non vale ciò che è vero per il
smo” e alla psicanalisi. Tali allusioni seguo- «fronte politico-militare». Qui infatti «può
no tre direttrici essenziali: a) una compren- convenire la tattica di sfondare nei punti di
sione genealogica del freudismo a partire minor resistenza», mentre «sul fronte ideolo-
dalla rivoluzione illuministica: G. definisce gico [...] la sconfitta degli ausiliari e dei mino-
Freud «l’ultimo degli Ideologi» nel senso ri seguaci ha importanza infinitamente mino-
degli idéologues settecenteschi (Q , , re: in esso bisogna lottare contro i più emi-
) e ritiene che egli stia rinnovando il mi- nenti e non contro i minori. Altrimenti si
to rousseauiano del buon selvaggio, costi- confonde il giornale col libro, la polemica
tuendo «una nuova forma di disordine in- quotidiana con il lavoro scientifico». Non vi è
tellettuale molto interessante» (LC , a in G. nessuna sottovalutazione di quell’appa-
Giulia,  dicembre ); b) Una valuta- rato ideologico diffuso che nei Q prende in
zione dell’«influenza del Freud sulla lette- esame, insistendo ad esempio sull’importanza
ratura tedesca», definita «incalcolabile» e della stampa più minuta o della letteratura po-
«alla base di una nuova etica rivoluziona- polare, apparato che forma la concezione del
ria(!)» (Q , , ), e sulla costituzione più mondo prevalentemente adattando e ripeten-
generale di una «letteratura [...] “freudia- do le tesi elaborate dai grandi intellettuali. Qui
na” Proust-Svevo-Joyce» (Q , , ); c) in- G. però assume il libro di Bucharin quale mo-
fine G. denuncia la «stroncatura un po’ af- dello del tentativo di elaborare «una scienza
frettata e superficiale di Freud e della psi- nuova», la quale «raggiunge la prova della sua
canalisi» da parte dei crociani, che pure efficienza e vitalità quando dimostra di saper
non esitano a mostrarsi entusiasti delle tesi affrontare i grandi campioni della tendenza
di De Man, affette da uno psicanalismo su- opposta, quando spiega coi propri mezzi le
perficiale impiegato in senso antimarxista quistioni vitali che essi hanno posto, o dimo-
(Q  II, , -). «Il nucleo più sano e
stra perentoriamente che questi problemi so-
immediatamente accettabile del freudismo
no falsi problemi» (ibid.). È stato notato
– nota ancora G. – è l’esigenza dello studio
(Mancina ) come il riferimento al fronte
dei contraccolpi morbosi che ha ogni costru-
ideologico, al pari di quello alla «struttura
zione di “uomo collettivo”, di ogni “confor-
ideologica», indichi la presenza nei Q di una
mismo sociale”, di ogni livello di civiltà, spe-
teoria materialistica dell’ideologia, riferita alle
cialmente in quelle classi che “fanaticamen-
sue «modalità materiali di esistenza» (ivi, ).
te” fanno del nuovo tipo umano da raggiun-
gere una “religione”, una mistica» (Q , , GUIDO LIGUORI
). Freud non costituisce dunque per G. V. «apparato egemonico», «concezione del mon-
– come invece per Bucharin – l’ultima peri- do», «egemonia», «fronte politico-militare»,
pezia del vitalismo borghese, ma una razio- «ideologia», «letteratura popolare», «organizza-
nalità irrinunciabile per evitare che il pro- zione», «struttura ideologica».
getto di emancipazione comunista si tra-
sformi in una forma potenziata di “disagio fronte politico-militare
della civiltà”.
G. parla del «fronte politico-militare»
LIVIO BONI – affrontando il tema, che gli preme mag-
V. «psicanalisi», «quistione sessuale». giormente, del fronte ideologico – in un uni-
 FRONTE UNICO

co Testo A (Q , , ), ripreso senza varia- la necessità di potenziare la prospettiva poli-
zioni di rilievo in Q , , : «Ci si illude tica di questa formula attraverso la creazione
– egli scrive – che esista una qualsiasi somi- di un movimento di classe sotto la direzione
glianza (altro che formale e metaforica) tra del proletariato in Italia, e più in generale del
un fronte ideologico e un fronte politico-mi- movimento comunista internazionale (Paggi
litare». Infatti solo «nella lotta politica e mi- , ). Il fronte unico per G. continuò a
litare può convenire la tattica di sfondare nei costituire la prospettiva politica fondamen-
punti di minore resistenza»: ciò permette di tale – il problema insoluto del movimento
«investire il punto più forte col massimo di operaio – sia durante il soggiorno a Vienna,
forze rese appunto disponibili dall’aver eli- sia dopo il suo ritorno in Italia, cioè negli an-
minato gli ausiliari più deboli ecc.» (ibid.). Al ni in cui era intento a costruire la resistenza
contrario, sul piano della lotta ideologica la della classe operaia al regime fascista.
«sconfitta degli ausiliari e dei minori seguaci Nei Q l’espressione «fronte unico» vie-
ha importanza quasi trascurabile»: in esso ne utilizzata con questo significato in una so-
occorre battere i nemici «più eminenti», gli la nota, che risale alla fine del , intitolata
elaboratori e sostenitori di una concezione Guerra di posizione e guerra manovrata o
del mondo, non i suoi semplici ripetitori. frontale (Q , , -), sebbene G. impieghi
Sembra esservi poi un altro punto di dif- il termine in un senso metaforico generale in
ferenza tra i due fronti: sul piano politico-mi- altri passaggi (ad esempio Q , , ). Nel-
litare, «le vittorie, entro certi limiti, hanno un lo stesso periodo in cui scrisse questa nota G.
valore permanente e universale e il fine stra- era impegnato in accese discussioni con altri
tegico può essere raggiunto in modo decisi- membri del Partito comunista, anch’essi in
vo con effetti generali per tutti» (ibid.); sul prigione, sulla politica cosiddetta del “terzo
piano ideologico evidentemente non è così: periodo” del movimento comunista interna-
la lotta è molto più indecisa e articolata e bi- zionale, con cui l’autore dei Q si trovava in
sogna conquistare una a una le casematte del forte disaccordo. A parere di G. ciò che si
nemico, senza illudersi non solo che basti dovrebbe considerare è se la teoria della
“sfondare” in un punto per avere la vittoria, «permanenza del movimento» (ossia, la teo-
ma anche che tale vittoria ideologica sia per- ria della rivoluzione permanente) di Trockij
manente. Appare evidente come queste bre- non sia «in ultima analisi il riflesso delle con-
vi riflessioni problematizzino tutta la temati- dizioni generali-economiche-culturali-socia-
ca delle “metafore” militari, a cui tanto spes- li di un paese in cui quadri della vita nazio-
so G. ricorre nei Q e a cui egli stesso invita nale sono embrionali e rilasciati e non posso-
implicitamente a guardare con cautela. no diventare “trincea o fortezza”» (Q , ,
GUIDO LIGUORI ). G. oppone alla posizione di Trockij
(«cosmopolita, cioè superficialmente nazio-
V. «fronte ideologico», «guerra», «guerra di mo-
vimento», «guerra di posizione», «metafora».
nale e superficialmente occidentalista o eu-
ropeo») quella di Lenin (Ilici), «profonda-
mente nazionale e profondamente europeo»
fronte unico
(ivi, ). «Mi pare che Ilici aveva compreso
G. venne a conoscenza della tesi del che occorreva un mutamento dalla guerra
«fronte unico», originariamente formulata manovrata, applicata vittoriosamente in
da Lenin e Trockij in seguito al III Congresso Oriente nel , alla guerra di posizione che
della Terza Internazionale, durante la sua era la sola possibile in Occidente» (ibid.). Per
partecipazione al IV Congresso, tenutosi in G. la formula del fronte unico corrisponde-
Unione Sovietica nel -. Durante la va al riconoscimento del bisogno di una tra-
riunione con la delegazione italiana, tenutasi sformazione della strategia del movimento
il  novembre del , G. si mostrò in di- operaio rivoluzionario, dovuta non solo alla
saccordo con Trockij sul significato del fron- differenza nei rapporti tra Stato e società ci-
te unico nel contesto italiano. Già a partire vile in Oriente e in Occidente, ma anche alla
dalla metà del  G. iniziò a discutere del- trasformazione delle relazioni tra Stato e so-
FUNZIONARIO 

cietà civile verificatasi in Unione Sovietica teriore G. specifica la dimensione interna-


dopo la rivoluzione del . Fu in questa oc- zionale del concetto analitico centrale di
casione che «il più grande teorico moderno egemonia e perciò la sua relazione con la po-
della filosofia della praxis [Lenin, ndr], nel litica del fronte unico: «Il concetto di ege-
terreno della lotta e dell’organizzazione poli- monia è quello in cui si annodano le esigen-
tica, con terminologia politica, ha in opposi- ze di carattere nazionale» (ibid.).
zione alle diverse tendenze “economistiche” I Q erano, in parte, un tentativo di svi-
rivalutato il fronte di lotta culturale e co- luppare il lascito di Lenin attraverso un’ana-
struito la dottrina dell’egemonia come com- lisi dettagliata delle relazioni egemoniche
plemento della teoria dello Stato-forza e co- che attraversavano la società civile allo sco-
me forma attuale della dottrina quarantotte- po di porre i fondamenti per una ripresa del
sca della “rivoluzione permanente”» (Q  I, movimento rivoluzionario internazionale. Il
, ; v. anche Q  I, , ). Tuttavia Le- fronte unico di G., perciò, sta a significare
nin «non ebbe il tempo di approfondire la sia una strategia politica dell’organizzazione
sua formula, pur tenendo conto che egli po- politica di massa della classe operaia, sia
teva approfondirla solo teoricamente, men- un’analisi concreta dei rapporti di forza che
tre il compito fondamentale era nazionale, costituivano la base di massa dell’egemonia
cioè domandava una ricognizione del terre- politica borghese e del potere dello Stato.
no e una fissazione degli elementi di trincea
PETER THOMAS
e di fortezza rappresentati dagli elementi di
società civile ecc.» (Q , , ). V. «Lenin», «nazione», «Oriente-Occidente»,
«Stato», «Trockij», «Unione Sovietica».
Sebbene G. non impieghi più il termi-
ne, i Q contengono numerose discussioni su
aspetti considerati essenziali nella prospetti- funzionario
va del fronte unico. L’affermazione del  Per G. «il fatto che nello svolgimento
in Q , , , secondo cui Lenin portò a storico e delle forme economiche e politiche
compimento «la realizzazione dell’egemo- si sia venuto formando il tipo del funziona-
nia», viene approfondita nella nota su Ma- rio tecnico ha una importanza primordiale.
chiavelli (Q , , -) del febbraio , È stata una necessità o una degenerazione,
in cui G. sostiene che secondo la filosofia come sostengono i liberisti?» (Q , , ).
della prassi, in particolare nella precisazione A questa domanda G. fa seguire alcune con-
fattane da Lenin, «la situazione internazio- siderazioni sul funzionario moderno: «ogni
nale debba essere considerata nel suo aspet- forma di società ha avuto il suo problema dei
to nazionale» (ivi, ). «Il rapporto “na- funzionari, il suo modo di impostare e risol-
zionale”», sostiene G., «è il risultato di una vere il problema, un suo sistema di selezio-
combinazione “originale” unica» (ibid.), che ne, un suo “tipo” di funzionario da educare.
perciò richiede di essere studiata nella sua Ricercare lo svolgimento di tutti questi ele-
specificità, a partire da una valutazione del menti è di importanza capitale» (ibid.). In
rapporto di forze sul terreno nazionale. «Ma questo programma di ricerca il corrispon-
la prospettiva è internazionale e non può es- dente Testo C afferma che «il problema dei
sere che tale. Occorre pertanto studiare funzionari coincide in parte col problema
esattamente la combinazione di forze nazio- degli intellettuali» (Q , , ), cioè col
nali che la classe internazionale dovrà diri- problema della creazione di nuovi intellet-
gere e sviluppare secondo la prospettiva e le tuali organici e con quello del rapporto con
direttive internazionali» (ibid.). Perciò in G. gli intellettuali tradizionali. Questo nodo è
la formula del fronte unico sta a indicare così riformulato: «se è vero che ogni nuova
l’ottica internazionale in cui le varie “com- forma sociale e statale ha avuto bisogno di
binazioni” del nazionale e dell’internaziona- un nuovo tipo di funzionario, è vero anche
le dovrebbero essere considerate come che i nuovi gruppi dirigenti non hanno mai
“condensazioni” nazionali di una dinamica potuto prescindere, almeno per un certo
politica internazionale. In uno sviluppo ul- tempo, dalla tradizione e dagli interessi co-
 FÜR EWIG

stituiti, cioè dalle formazioni di funzionari proprio nella concezione dell’«Ewig» (Q , ,
già esistenti e precostituiti al loro avvento» ). Attraverso l’espressione «für ewig», in-
(ibid.). E se «tutti gli uomini sono intellet- fatti, G. sembra connotare autoriflessiva-
tuali» (Q , , ), è anche vero che «ogni mente l’intero progetto dei Q e la funzione
cittadino è “funzionario” se è attivo nella vi- stessa della scrittura, in uno strettissimo in-
ta sociale nella direzione tracciata dallo Sta- treccio tra resistenza e progetto, nel mutato
to-governo, ed è tanto più “funzionario” rapporto col tempo determinato dalla con-
quanto più aderisce al programma statale e dizione carceraria: la scrittura diviene per il
lo elabora intelligentemente» (Q , , ). prigioniero una forma di resistenza in primo
L’estensione dei due concetti rispecchia luogo perché consente di reinserire il tempo
il medesimo movimento teorico, teso a sot- in una dimensione progettuale, in una ten-
tolineare l’«identità-distinzione tra società sione costruttiva.
civile e società politica [...] per cui “ogni in- Non solo, dunque, la necessità, l’assillo
dividuo è funzionario” non in quanto è im- di trovare un soggetto che centralizzi la pro-
piegato stipendiato dallo Stato e sottoposto pria vita interiore come forma di resistenza
al controllo “gerarchico” della burocrazia a quel processo molecolare di autodistruzio-
statale, ma in quanto “operando spontanea- ne che può essere indotto dalla routine car-
mente” la sua operosità si identifica coi fini ceraria. La scrittura diviene anche – appun-
dello Stato» (Q , , ). to «für ewig» – forma di resistenza alla mor-
te, una forma di «immortalità» intesa «in un
MICHELE FILIPPINI
senso realistico e storicistico, cioè come una
V. «burocrazia», «egemonia», «intellettuali», necessaria sopravvivenza delle nostre azioni
«polizia», «Stato», «statolatria», «Weber».
utili e necessarie e come un incorporarsi di
esse, all’infuori della nostra volontà, al pro-
für ewig cesso storico universale» (LC , a Tania, 
L’espressione non compare nei Q, ma luglio ). In questo senso i riferimenti let-
nella lettera alla cognata Tania del  marzo terari, così come l’aggettivo «disinteressato»,
, in cui G. enuncia per la prima volta il che nei passaggi successivi G. usa, a “tradur-
progetto dei Q: «Sono assillato (è questo fe- re” quel “per sempre”, in chiave esplicativa
nomeno proprio dei carcerati, penso) da del suo «für ewig», non valgono a suggerire
questa idea: che bisognerebbe far qualcosa un ripiegamento estetico, e ancor meno un
“für ewig”, secondo una complessa conce- disimpegno, ma al contrario, per G. in car-
zione di Goethe, che ricordo aver tormenta- cere, la forma possibile di una presenza, di
to molto il nostro Pascoli. Insomma, vorrei, un intervento, di una funzione nella storia:
secondo un piano prestabilito, occuparmi un piano di studi come piano d’azione, una
intensamente e sistematicamente di qualche ricerca svincolata da esigenze immediatisti-
soggetto che mi assorbisse e centralizzasse la che come strumento della battaglia egemo-
mia vita interiore» (LC ). Si è molto dibat- nica nella guerra di posizione, un dialogo
tuto sulla “traduzione”, sulla complessità differito, probabilmente consegnato alla po-
del significato “gramsciano” dell’espressio- sterità, in assenza di interlocutori, nell’im-
ne – alla lettera, “per sempre” – anche a par- possibilità di un dialogo immediato (France-
tire dalla relazione con gli autori citati nella se ).
missiva: dal denso riferimento alla concezio- In una lettera del  G. chiarirà che
ne del tempo di Goethe, scrittore ampiamen- «“disinteressata”» – riferito all’attività
te frequentato e tradotto da G. e autore, tra scientifica o artistica – «non vuol dire cam-
l’altro, di una lirica intitolata Für ewig, all’al- pata nelle nuvole», ma «“interessata” nel
lusione, forse meno pregnante, a Pascoli (an- senso non immediato e meccanico della pa-
ch’egli autore di una lirica intitolata Per sem- rola» (LC , a Iulca,  marzo ). Lo
pre, raccolta nei Canti di Castelvecchio), di cui studio disinteressato è per G. anche una dif-
G. rimarcherà nei Q un’«intima contraddi- ficoltà – quella, si potrebbe dire, del “filo-
zione», se non un’interpretazione sbagliata, sofo democratico” privato del suo interlocu-
FUTURISMO 

tore – a lui presente non solo all’inizio della col libro, la polemica quotidiana con il lavo-
scrittura dei Q, ma ancora nel : «Sarà ro scientifico» (Q , , ). Dunque, la ri-
perché tutta la mia formazione intellettuale cerca gramsciana all’altezza dei Q, ormai in-
è stata di ordine polemico; anche il pensare tegralmente collocata sul fronte ideologico, si
“disinteressatamente” mi è difficile, cioè lo dà come progetto e si assegna come funzione
studio per lo studio. Solo qualche volta, ma storica non la polemica, ma il superamento
di rado, mi capita di dimenticarmi in un de- dialettico dei punti più alti della filosofia av-
terminato ordine di riflessioni, e di trovare versaria: una ricerca «für ewig» in quanto si
per dir così, nelle cose in sé l’interesse per assegna una funzione storica progressiva, che
dedicarmi alla loro analisi. Ordinariamente si traduce in primo luogo nella costruzione
mi è necessario pormi da un punto di vista dell’Anti-Croce o, si potrebbe anche dire, nel
dialogico o dialettico, altrimenti non sento ripensare la filosofia della prassi come supe-
nessuno stimolo intellettuale. Come ti ho ramento dell’etico-politico crociano.
detto una volta, non mi piace tirar sassi nel Nell’enunciare il successivo punto del
buio; voglio sentire un interlocutore o un av- programma dei Q – «uno studio di linguisti-
versario in concreto» (LC , a Tatiana,  ca comparata! Niente meno. Ma che cosa po-
dicembre ). trebbe essere più “disinteressato” e für ewig
Dunque, da un lato l’impossibilità di di ciò?» (LC , a Tania,  marzo ) – G.
uno sviluppo dialogico della ricerca, dall’al- sembra dare anche una flessione autoironica
tro la possibilità di uno studio svincolato da all’espressione «für ewig», quasi a difender-
esigenze immediatistiche, conducono a un si da un’ipotetica reazione negativa della de-
mutamento della qualità dialettica dell’inter- stinataria: «Ti farò orripilare, cara Tania,
vento, della scrittura gramsciana. Nell’e- con questa mia lettera!». Ma in realtà, sotto-
nunciare il primo dei quattro temi che costi- linea G., dopo aver enunciato gli altri due
tuiscono il nucleo programmatico dei Q, nuclei del programma (il teatro di Pirandel-
l’autore parla della necessità di «una ricerca lo e i romanzi d’appendice), «a chi bene os-
sulla formazione dello spirito pubblico in servi, tra questi quattro argomenti esiste
Italia nel secolo scorso; in altre parole, una omogeneità: lo spirito popolare creativo,
ricerca sugli intellettuali italiani, le loro ori- nelle sue diverse fasi e gradi di sviluppo, è al-
gini, i loro raggruppamenti secondo le cor- la base di essi in misura uguale» (ivi, -). A
renti della cultura, i loro diversi modi di confermare l’esigenza di centralizzazione e
pensare» e, alludendo al «rapidissimo e su- la tensione sistematica che connotano il pro-
perficialissimo [...] scritto sull’Italia meri- getto dei Q.
dionale e sulla importanza di B. Croce», di- ELEONORA FORENZA
chiara di voler «svolgere ampiamente» il nu-
V. «Croce», «disinteresse, disinteressato», «fron-
cleo della tesi «allora abbozzato, da un pun-
te ideologico», «Goethe», «Pascoli».
to di vista “disinteressato”, “für ewig”» (LC
-, a Tania,  marzo ). Nell’affermare di
futurismo
voler sviluppare la riflessione svolta in Alcu-
ni temi della quistione meridionale () in Il fenomeno si impone all’attenzione e
una ricerca sugli intellettuali italiani, egli enu- alla riflessione di G. in tre momenti distinti.
clea solo il riferimento alla figura di Benedet- Il primo risale al  quando, in un articolo
to Croce. Polemizzando con Bucharin e con intitolato I futuristi, pubblicato sul “Corrie-
la torsione immediatistica del Saggio, che ave- re universitario”, il giovane studente, pieno
va ignorato la differenza tra fronte politico- d’entusiasmo per l’ardimento artistico di
militare e fronte ideologico, che richiede il Palazzeschi, Govoni, Buzzi, sceso in campo
superamento non dei punti più deboli, ma a difendere il futurismo dagli attacchi dei
dei punti più alti della filosofia avversaria, G. “benpensanti”, individua nel procedimento
richiamerà la necessità di «riferirsi solo ai della «scomposizione in piani dell’immagi-
grandi intellettuali avversari e magari ad uno ne», che accomuna gran parte delle avan-
solo di essi» e di non confondere «il giornale guardie artistiche del primo Novecento – da
 FUTURISMO

Picasso a Soffici a Marinetti –, l’elemento Nord», intendendo con esso quella tendenza
qualificante della rivoluzione dell’«arte generale, in cui G. fa rientrare anche feno-
odiernissima» e nel rifiuto delle tecniche tra- meni molto diversi dalla poetica del futuri-
dizionali della rappresentazione artistica al- smo, e non tutti obbligatoriamente setten-
la base delle nuove poetiche la forma d’arte trionali, come il teatro di Pirandello e l’“at-
più adeguata ai fermenti rivoluzionari del tualismo” di Gentile, caratterizzata dall’«op-
presente (CT ,  maggio ). posizione al classicismo tradizionale», da
Il secondo momento risale al dopoguer- quel rifiuto, cioè, della dimensione retorica
ra e a una maggiore consapevolezza dei limi- della nostra cultura e della nostra letteratura
ti di classe del fenomeno, quando, in un arti- che agli occhi di G. costituiva l’elemento
colo sull’“Ordine Nuovo” del  gennaio , qualificante e distintivo dei bisogni e delle
Marinetti rivoluzionario? (SF -), e suc- tendenze culturali legate all’affermazione di
cessivamente in una lettera a Trockij del , una moderna civiltà industriale. Inteso in
Lettera sul futurismo italiano (SF -), G. si questo «senso largo», il futurismo poteva an-
sforza di spiegare, ai militanti italiani nel pri- che, e legittimamente, essere considerato una
mo caso, ai dirigenti sovietici nel secondo, le forma di «romanticismo» contemporaneo:
ragioni della stridente contraddizione tra «La relazione di città e campagna tra Nord e
l’oggettiva capacità, dimostrata in un primo Sud può essere studiata nelle diverse forme
tempo dal futurismo italiano, di soddisfare il di cultura. Benedetto Croce e Giustino For-
bisogno di nuova cultura espresso dalla clas- tunato sono a capo, nell’inizio di questo se-
se operaia e la massiccia adesione di gran colo, di un movimento culturale che si con-
parte dei futuristi alla guerra imperialista e trappone al movimento culturale del Nord
al fascismo. In quella fase, ridimensionando (futurismo). È notevole il fatto che la Sicilia
ruolo e importanza del futurismo italiano, si stacca dal Mezzogiorno per molti rispetti:
G. si preoccupa di tenere distinta la merito- Crispi è l’uomo dell’industria settentrionale;
ria azione di distruzione di «gerarchie spiri- Pirandello nelle linee generali è più vicino al
tuali, pregiudizi, idoli, tradizioni irrigidite» futurismo; Gentile e il suo idealismo attuale
(SF , Marinetti rivoluzionario?,  gennaio sono anch’essi più vicini al movimento futu-
), operata da quel movimento culturale, rista, inteso in senso largo, come opposizione
dai suoi esiti artistici, che ora, offuscati dal al classicismo tradizionale, come forma di un
comportamento inequivocabilmente reazio- “romanticismo” contemporaneo» (Q , ,
nario di gran parte dei suoi alfieri, gli si ri- ). Nello slittamento e ampliamento seman-
velavano assai meno innovativi. Un distin- tico che il termine futurismo subisce nei Q
guo critico inseparabile, dunque, dalle l’autore conserva dunque e valorizza di quel-
profonde riserve morali nei confronti dei l’esperienza, per altri versi così deludente, la
protagonisti di quella stagione letteraria, ri- carica dissacrante della contrapposizione al-
serve che, non a caso, G. ripropone in una la «retorica tradizionale e accademica», che
delle note del Q  paragonando i futuristi, diviene in questo modo il minimo comun de-
con un’immagine singolarmente efficace per nominatore di una più ampia battaglia con-
il suo sarcasmo, a «un gruppo di scolaretti tro quella «tradizione di Roma» cui, a causa
che sono scappati da un collegio di gesuiti, dell’influenza della lezione del Foscolo e del
hanno fatto un po’ di baccano nel bosco vi- Carducci, la cultura e la letteratura italiane ri-
cino e sono stati ricondotti sotto la ferula sultavano ancora pervicacemente e pericolo-
dalla guardia campestre» (Q , , ). samente legate (Q , , ).
Il terzo momento appartiene ormai alla Ma è soprattutto nella fase di elabora-
fase carceraria ed è caratterizzato da un uso zione di quella Storia degli intellettuali ita-
più libero ed estensivo della stessa definizio- liani di cui G. anticipa le linee generali nel-
ne di futurismo. Quando G., nelle note del la prima nota del Q , in una fase di stesura
carcere, parla di futurismo, egli infatti, più delle note del carcere, cioè, situabile nei pri-
che al movimento letterario di Marinetti, in- missimi anni Trenta, che il concetto e la de-
tende alludere al «movimento culturale del finizione di futurismo «intesi in senso lato»
FUTURISMO 

diventano un interessante metro di misura protagonisti e le loro tendenze carnevale-


per valutare caratteri e limiti di classe della sche e pagliaccesche, da piccoli borghesi
cultura e della letteratura italiana. Come te- scettici e aridi» (Q , , ).
stimonia infatti il titolo di uno dei «Saggi Non vi è dubbio, dunque, che in questa
principali» di cui doveva comporsi appunto ultima fase di stesura delle note del carcere,
quella «Storia degli intellettuali italiani», situabile tra il  e il , riflettere sul fu-
«Reazioni all’assenza di un carattere popola- turismo significhi per G. chiudere i conti
re-nazionale della cultura in Italia: i futuri- con un movimento letterario che aveva cer-
sti», il futurismo vi si configura come esem- cato lo spunto per la propria rivoluzione ar-
pio di reazione a quella mancata corrispon- tistica più nei gesti eclatanti e nell’estremi-
denza tra arte e vita, tra arte, aspirazioni e smo delle sfide intellettuali di singoli artisti,
sentimenti del popolo-nazione, che agli oc- che nella vita e nelle aspirazioni dei nuovi
chi di G. costituiva la contraddizione irri- soggetti sociali; e che questo, tra l’altro, si-
solta della cultura italiana e la causa della gnificasse per G. fare i conti con alcuni pre-
sua antica e persistente impopolarità. Ciò giudizi allora molto diffusi nella considera-
favorisce, negli ultimi quaderni miscellanei, zione e nella valutazione della questione let-
la rivalutazione del futurismo, ma appunto teraria: quello, duro a morire anche tra gli
in quella particolare accezione, «nella forma intellettuali e gli scrittori comunisti, che la
più intelligente datagli da Papini e dai grup- nuova letteratura dovesse necessariamente
pi fiorentini di “Lacerba” e “La Voce” col «identificarsi con una scuola artistica di ori-
loro speciale “romanticismo” o Sturm und gine intellettuale, come fu per il futurismo»
Drang popolaresco. Ultima manifestazione (Q , , ), e non invece con i gusti, le
“Strapaese”» (Q , , -), e il ricono- tendenze, le esigenze morali e intellettuali
scimento del ruolo giocato nella meritoria e del popolo-nazione e quello, radicato nella
indispensabile operazione preliminare di mentalità popolare, che «la poesia “diffici-
«distruzione del basso ottecentismo piccolo le” (incomprensibile)» dovesse necessaria-
borghese e filisteo» (Q , , ). E, nello mente «esser bella e l’autore un grande uo-
stesso tempo, rende ancor più lucida la con- mo appunto perché staccato dal popolo e in-
sapevolezza dei limiti del movimento futuri- comprensibile» (Q , , ).
sta, degli ostacoli, cioè, contro cui hanno ur-
tato «sia il futurismo di Marinetti, sia quel- MARINA PALADINI MUSITELLI
lo del “Lacerba” e della “Voce”, sia “Stra- V. «Gentile», «intellettuali», «intellettuali italia-
paese” [...]: l’assenza di carattere dei loro ni», «letteratura artistica», «nazionale-popolare».
G

Gandhi, Mohandas Karamchand: v. pacifi- lermo, e sterilizzò la flotta borbonica» (Q ,


smo. , ). Tali riflessioni portano il pensatore
sardo a distinguere due forme di garibaldi-
Garibaldi, Giuseppe nismo. L’una si configura come una «forma
organica di attività storico-politica», che si
In modo quanto mai tranchant G. defi-
alimenta di una propaganda volta all’esalta-
nisce l’“eroe dei due mondi” un uomo dalle
zione “superomistica” delle «minoranze at-
scarse capacità politiche e dalle opinioni
tive come tali»; l’altra invece, come la prima
non sistematiche (Q , , ), esemplare,
fase di un «periodo organico da preparare e
peraltro, di un carattere tutt’altro che “na-
sviluppare, in cui la partecipazione della col-
zionale”, ma provincialistico-folcloristico,
lettività organica, come blocco sociale, av-
proprio cioè di una «classe priva di caratte-
venga in modo completo» (Q , , -).
ri universali» (Q , , ). Inoltre, nel-
l’ambito dell’analisi del Risorgimento, letto VITO SANTORO
sulla base della categoria della «rivoluzione V. «Cavour», «Mazzini», «Partito d’Azione», «Ri-
passiva» e indagato anche sulla base del rap- sorgimento», «rivoluzione passiva».
porto tra «“personale”» e «“radunata rivo-
luzionaria”» (vale a dire «partiti politici re- genere umano
golari, organici, tradizionali» da un lato e
«ondata popolare-mazziniana-democratica, La creazione di una filosofia come
ondata caotica, disordinata, “estempora- scienza dell’uomo dovrebbe partire da un’a-
nea”» dall’altro: Q , , ), la figura di strazione nella quale si possa contenere tut-
Garibaldi dimostra per G. l’intrinseca inca- to ciò che è umano. Ma il concetto di «uma-
pacità del Partito d’Azione di «imprimere al no» può sussistere in una sua autonomia
moto del Risorgimento un carattere più senza che si presenti come un residuo teolo-
marcatamente popolare e democratico», fa- gico e metafisico? La filosofia non è un’an-
cendosi portavoce delle rivendicazioni delle tropologia, nella quale l’unità del genere
masse popolari, in particolar modo di quel- umano consisterebbe esclusivamente nella
le agrarie (Q , , ). Le cause di ciò an- natura biologica dell’uomo. Neanche il pen-
drebbero rintracciate secondo G. nell’assen- siero in quanto tale può essere indicato co-
za di un blocco sociale omogeneo di riferi- me un fatto unitario. Soltanto affrontando la
mento e nel «rapporto personale di subor- questione della natura umana in quanto
dinazione» stabilito da alcuni leader azioni- complesso dei rapporti sociali, includendo
sti, come appunto Garibaldi, con i «capi dei in essa l’idea del divenire, si può offrire una
moderati» (ibid.). Così l’impresa dei Mille fu risposta soddisfacente: «infatti i rapporti so-
resa possibile solo perché lo stesso «Gari- ciali sono espressi da diversi gruppi di uo-
baldi si innestava nelle forze statali piemon- mini che si presuppongono, la cui unità è
tesi prima e poi che la flotta inglese protesse dialettica, non formale» (Q , , ). Se la
di fatto lo sbarco di Marsala, la presa di Pa- storia è divenire, la natura dell’uomo è la
 GENIO

storia, la quale non parte da un’unità, «ma Q, commentando un articolo di Luigi Cavi-
ha in sé le ragioni di una unità possibile: per- na, si chiede se il «“genio nazionale” consi-
ciò la “natura umana” non può ritrovarsi in steva nel non essere “nazionale”». Interes-
nessun uomo particolare ma in tutta la sto- sante inoltre gli pare lo spunto, offerto da
ria del genere umano (e il fatto che si ado- Cavina stesso, in merito all’esistenza di un
peri la parola “genere”, di carattere natura- «pensiero universale» (ibid.), se ricollegato
listico, ha il suo significato) mentre in ogni alla funzione cosmopolita svolta dall’Italia e
singolo si trovano caratteri messi in rilievo dai suoi intellettuali. Le opere di genio che
dalla contraddizione con quelli di altri» nascono in una nazione non sono automati-
(ibid.). Anche i miglioramenti etici non ri- camente collegate a questa: non deve stupire
guardano i singoli individui, in quanto non pertanto che le invenzioni di «singoli indivi-
si realizzano senza un’attività rivolta all’e- dui geniali» talvolta non trovino «applicazio-
sterno, che modifichi i rapporti esterni sia ri- ne o riconoscimento» (Q , , ) nel pae-
spetto alla natura sia rispetto agli altri uomi- se d’origine dell’inventore. Infatti il pensato-
ni, «fino al rapporto massimo, che abbraccia re sardo precisa che le scoperte possono es-
tutto il genere umano» (Q  II, , ), del sere casuali o ricollegabili a correnti cultura-
quale il singolo entra a far parte in quanto li e scientifiche originarie di altre nazioni.
membro di una società (Q  II, , ). Le Inoltre secondo G. un’invenzione può dirsi
conoscenze dell’uomo pervengono a un li- nazionale e perde pertanto il suo «carattere
vello di oggettività soltanto quando «la co- individuale» solo quando è «sviluppata in
noscenza è reale per tutto il genere umano tutte le sue possibilità dall’organizzazione
storicamente unificato in un sistema cultura- culturale della nazione d’origine» e lo sco-
le unitario» (Q , , ). Ma affinché que- pritore è «strettamente [e necessariamente]
sto avvenga, è necessaria una lotta avente co- collegato a una organizzazione di cultura che
me obiettivo l’abbattimento di tutte le con- ha caratteri nazionali» (ibid.). Un discorso
traddizioni interne alla società umana: «que- non dissimile torna nei Q allorché G. si in-
sta lotta è la stessa lotta per l’unificazione terroga sui criteri secondo cui andrebbe im-
culturale del genere umano» (ibid.). postata una ricerca sugli italiani all’estero,
LELIO LA PORTA mentre a cura del ministero degli Affari este-
ri era in preparazione la voluminosissima
V. «storia», «uomo».
Opera del Genio italiano all’estero: più che li-
mitarsi a un censimento basato sulla nazio-
genio nalità, come sarebbe stata, se completa, un’o-
In una lettera del  G. sottolinea che pera dello «studioso modesto» Leo Benve-
in Italia si sono «formati tutta una serie di nuti, tale indagine secondo l’autore dei Q do-
pregiudizi e di affermazioni gratuite, sulla vrebbe essere di tipo qualitativo e «studiare
saldezza della struttura famigliare, come sul- come le classi dirigenti – politiche e cultura-
la dose di genialità che la provvidenza si sa- li – di una serie di paesi, furono rafforzate da
rebbe degnata di dare al nostro popolo, ecc. elementi italiani i quali contribuirono a
ecc.» (LC , a Tania,  marzo ). Nella crearvi una civiltà nazionale, mentre in Italia
polemica tra Strapaese e Stracittà d’altronde appunto una classe nazionale mancava e non
si era aggiunto un altro luogo comune, se- riusciva a formarsi» (Q , , ).
condo cui nelle città nascono «pochi figlioli Tipico degli scrittori è spesso, secondo
e quasi mai di genio» (parole di Papini, Q , G., vantarsi di rappresentare l’«“anima na-
, ). Ad ogni modo, carattere precipuo del zionale”», con affermazioni tipiche dei me-
«“genio” italiano» dal Quattrocento alla Ri- diocri, ma anche di grandi come Wagner:
voluzione francese per G. sarebbe la sua quest’ultimo infatti «sapeva ciò che faceva
«funzione europea», dato che carattere co- affermando che la sua arte era l’espressione
smopolita avevano «uomini di Stato, capita- del genio tedesco, invitando così tutta una
ni, ammiragli, scienziati, navigatori italiani» razza ad applaudire se stessa nelle sue ope-
(Q , , ). Anche in Q , ,  l’autore dei re» (Q , , -). Al di là della vanagloria di
GENTILE , GIOVANNI 

alcuni letterati, G. afferma che effettivamen- re o drammaturgo». La vita è concepita co-


te ogni nazione ha «il suo poeta o scrittore in me «opera d’arte», ma diventa «opera d’ar-
cui riassume la gloria intellettuale della na- te d’un minchione» (ivi, ). In Q ,  d’al-
zione e della razza» (Q , , ). Interes- tra parte, allorché descrive come e se deter-
sante risulta inoltre tener presente la data in minate «forme di attività» sono rappresen-
cui queste figure sono comparse nella storia tate dai letterati, G. afferma che il lavoro
di ogni nazione, al fine di «fissare il contri- dell’intellettuale, che generalmente «occupa
buto di ogni popolo alla civiltà comune e an- poco spazio», quando appare nelle opere
che la “sua attualità culturale”» (ibid.). A ta- d’arte assume proprio la forma dell’«“eroi-
li «grandi genî nazionali» G. attribuisce smo”» o del «“superumanismo”», con «l’ef-
l’«ufficio» di «insegnare come filosofi quel- fetto comico che gli scrittori mediocri rap-
lo che dobbiamo credere, come poeti quello presentano “genii” della propria taglia e, si
che dobbiamo intuire (sentire), come uomi- sa, se un uomo intelligente può fingersi
ni quello che dobbiamo fare» (Q , , ). sciocco, uno sciocco non può fingersi intel-
Non rientrerebbe in questa definizione ligente» (ivi, ).
Dante, perché distante nel tempo e per il
JOLE SILVIA IMBORNONE
«periodo che esprime», ovvero il passaggio
dal Medioevo all’Età moderna, mentre se- V. «Dante», «Goethe», «intellettuali italiani»,
«Machiavelli», «nazionale-popolare», «nazione»,
condo l’autore dei Q Goethe resta ancora at-
«Strapaese-Stracittà», «superuomo».
tuale, dacché esprime in forma «serena e
classica» la «fiducia nell’attività creatrice
Gentile, Giovanni
dell’uomo» (ibid.). Secondo una teoria ame-
ricana «in ogni grande epoca i grandi uomi- La posizione di G. nei Q e nelle LC nei
ni sono tali nell’attività fondamentale dell’e- confronti dell’idealismo gentiliano è sostan-
poca stessa» (Q , , ); in riferimento a zialmente critica: egli mantiene viva l’idea
tale concezione, G. scrive che in tempi di che, in generale, la filosofia di Gentile è lin-
«avvilimento pubblico» non è possibile al- guisticamente e concettualmente distante
cuna «forma di “grandezza”». Tuttavia ag- dal senso comune. Questa critica ricorre con
giunge che non bisogna escludere che, lad- frequenza nei Q ed è ben sintetizzata dalle
dove «la tradizione ha lasciato un largo stra- seguenti parole di G., secondo le quali la fi-
to di intellettuali» e persiste un «interesse vi- losofia gentiliana «è tutta contraria al senso
vace o prevalente per certe attività», posso- comune, sia che si intenda per esso la filoso-
no svilupparsi «“genii” che non corrispon- fia ingenua del popolo, che aborre da ogni
dono ai tempi in cui vivono concretamente, forma di idealismo soggettivistico, sia che si
ma a quelli in cui vivono “idealmente” e cul- intenda come buon senso, come atteggia-
turalmente» (ivi, ); un esempio in tal sen- mento di sprezzo per le astruserie, le mac-
so potrebbe essere Machiavelli. chinosità, le oscurità di certe espressioni
Per quanto riguarda il genio in senso scientifiche e filosofiche» (Q , , ; G.
“superomistico” come personaggio e figura volge questa obiezione di ordine generale,
letteraria, gustose e icastiche sono le osser- che sviluppa in molti passaggi, sia a Gentile
vazioni di Q  II, , in cui G. ricorda che è sia all’attualismo di alcuni gentiliani). Eppu-
«noto che molti giovanotti vogliono rappre- re la prima citazione di Gentile nei Q, cita-
sentare il genio», ma precisa anche che «per zione che coinvolge, come spesso accade,
rappresentare il genio occorre essere genio»: anche Croce, rappresenta una menzione di
pertanto la «maggior parte di questi genii merito e concerne l’idea di università. Se-
rappresentati sono dei solennissimi imbecil- condo G. le università italiane non sono, co-
li» (ivi, -). L’annotazione nasce da me accade in altri paesi, “regolatrici” della
un’osservazione su Roberto Forges Davan- vita culturale; sostanzialmente esse riman-
zati, che è il «“superuomo” rappresentato gono chiuse in se stesse e non esercitano al-
da un romanziere o drammaturgo minchio- cun influsso sulle dinamiche culturali e so-
ne ed è nello stesso tempo questo romanzie- ciali del paese. G. indica il motivo di questa
 GENTILE , GIOVANNI

mancanza nel rapporto, troppo distante o a l’identità di filosofia e azione, G. non esita a
volte di carattere personale e privato, tra do- definire il pensiero gentiliano una «camuffa-
centi e studenti. Gentile e Croce, invece, tura sofistica della “filosofia politica” più
hanno il merito di aver costituito un centro nota col nome di opportunismo ed empiri-
di riferimento fondamentale per la vita cul- smo» (ibid.). G. infatti, riprendendo ironica-
turale nazionale; «tra l’altro essi lottavano mente la formula gentiliana «della filosofia
anche contro l’insufficienza della vita uni- che non si enunzia in formule, ma si afferma
versitaria e la mediocrità scientifica e peda- nell’azione», prosegue questa obiezione an-
gogica (talvolta anche morale) degli inse- che contrapponendo americanismo, in
gnanti ufficiali» (Q , , ). quanto formula filosofica dell’azione reale, e
Come poco sopra affermato, Gentile è «gladiatorismo gaglioffo che si autoprocla-
spesso citato insieme a Croce (in Q  I, , ma azione e modifica solo il vocabolario non
 G. sostiene che la filosofia crociana non le cose, il gesto esterno non l’uomo interio-
può essere esaminata se non in relazione a re» (Q , , ). Pare chiaro, in virtù anche
quella di Gentile, anche se in molteplici pas- di quanto poco sopra affermato, che in que-
saggi afferma che il pensiero gentiliano si sto passaggio G. stia identificando il «gla-
fonda e si appoggia su quello crociano, seb- diatorismo gaglioffo» (ibid.) con la teoria
bene ne radicalizzi, in maniera negativa, le dell’atto gentiliano. In più passaggi G. d’al-
posizioni: Q , , ): Croce e Gentile fi- tronde caratterizza l’idealismo di Gentile e il
niscono addirittura per costituire due mo- suo linguaggio come opportunismo politico
delli di lettura per individuare la differenza e ideologico (Q , , ). Importante è an-
del rapporto tra città e campagna, tra il Nord che l’obiezione che G. muove all’attualismo
e il Sud dell’Italia. Così se Croce e Giustino gentiliano in ambito pedagogico. Secondo
Fortunato sono a capo del movimento che si G., che pare identificare in maniera non del
contrappone alla corrente culturale del futu- tutto legittima teoria dell’atto puro e spon-
rismo che proviene dal Nord, la Sicilia si di- taneismo comportamentale, l’avanzamento
scosta da questa critica perché con Crispi, degli studi pedagogici sarebbe stato impedi-
Pirandello e con l’attualismo gentiliano è più to dalla formazione «di una specie di chie-
vicina allo stesso movimento futurista: infat- sa», le cui basi teoriche sono rintracciabili
ti, osserva G., «Gentile ed il suo idealismo at- nelle dottrine di Gentile e di Lombardo-Ra-
tuale sono anch’essi più vicini al movimento dice, dottrine che hanno portato a un’invo-
futurista, inteso in senso largo, come opposi- luzione della scienza educativa: «La “spon-
zione al classicismo tradizionale, come forma taneità” è una di queste involuzioni: si im-
di un “romanticismo” contemporaneo» (Q , magina quasi che nel bambino il cervello sia
, ). L’interpretazione gramsciana della di- come un gomitolo che il maestro aiuta a
visione culturale italiana è stabilita in rela- sgomitolare. In realtà ogni generazione edu-
zione alla concezione materialistica della sto- ca la nuova generazione, cioè la forma, e l’e-
ria: mentre nel Sud domina ancora il tipo di ducazione è una lotta contro gli istinti legati
intellettuale “curiale”, «che pone a contatto alle funzioni biologiche elementari, una lot-
la massa contadina con quella dei proprieta- ta contro la natura, per dominarla e creare
ri fondiari e con l’apparato statale» (ibid.), l’uomo “attuale” alla sua epoca» (Q , ,
nel Nord prevale «il tipo del “tecnico” d’of- ). G. invece sottolinea in ambito pedago-
ficina che serve di collegamento tra la massa gico l’importanza della formazione, dell’ac-
operaia e la classe capitalistica» (ibid.). quisizione del linguaggio, del contatto del
G. comunque commenta in numerosi fanciullo sia con la società umana sia con la
passaggi la filosofia di Gentile, verso la qua- societas rerum. Proprio alla luce dell’innega-
le è spesso non solo teoricamente critico, ma bile influenza di tutte queste componenti
della quale diffida anche da un punto di vi- sullo sviluppo cognitivo e culturale del fan-
sta politico: così ad esempio in Q , , , ciullo diviene difficile e problematico argo-
commentando un articolo di Gentile del mentare e ammettere il concetto di “sponta-
 nel quale veniva ribadita con decisione neità” in ambito pedagogico.
GENTILE , GIOVANNI 

Anche in questa critica mossa alla peda- zione o un gruppo sociale che è giunto a un
gogia di stampo gentiliano, che in fondo è grado superiore di civiltà non possa (e quin-
conseguente con l’opinione che egli ha di tut- di debba) “accelerare” il processo di educa-
to l’idealismo di Gentile, G. palesa la sua in- zione dei popoli e dei gruppi sociali più ar-
terpretazione marxista-storicista dell’educa- retrati, universalizzando e traducendo in
zione, che viene letta alla luce della teoria del- modo adeguato la sua nuova esperienza»
la prassi: sono teoria e pratica insieme, for- (ivi, -). L’hegelismo gentiliano allora,
mazione, esperienza, società e storia, a con- per G., si traduce in ambito educativo in un
durre il bambino al primo contatto con il inesorabile determinismo dell’emancipazio-
mondo storico, con l’umano nel suo orizzon- ne socio-politica e storica dell’uomo e delle
te sociale e simbolico e con la sua complessità. società, che rischia di mantenere il popolo in
La spontaneità, invece, altro non fa, uno stato di eterna fanciullezza.
scindendo teoria e prassi, che consegnare Con la stessa modalità argomentativa
l’educazione a una sorta di evoluzionismo G. si oppone pure alla riabilitazione che
teorico e astratto, che diviene una forma di Gentile effettua nei confronti della filosofia
naturalismo (G. riprende la questione del di Gioberti, il quale, nella prospettiva del-
modello pedagogico di Gentile anche in Q , l’hegelismo gentiliano, assume la dignità di
, ). La questione della riforma dell’i- un filone filosofico nazionale. Appoggian-
struzione di Gentile è affrontata da G. anche dosi a due studi su Gioberti, quello del 
nei confronti del problema della decadenza dello scrittore cattolico Palhoriès, dal titolo
dello studio del latino nelle scuole; anche in Gioberti, e quello dell’idealista Ruggero Ri-
questa occasione G. usa termini come naldi, Gioberti e il problema religioso del Ri-
«astrattismo», «antistoricismo», che spesso sorgimento, G. afferma: «sebbene partendo
ricorrono nei confronti della filosofia genti- da punti di vista diversi, giungono a dimo-
liana (Q , , ). strazioni simili: che il Gioberti, cioè, non è
È importante notare come G. ben colga per nulla lo Hegel italiano, ma si mantiene
la connessione tra la riforma dell’istruzione nel campo dell’ortodossia cattolica e del-
operata da Gentile e l’hegelismo dello stes- l’ontologismo. È da tener conto dell’impor-
so: «Così è avvenuto che Gentile, pratica- tanza che ha nel “gentilismo” l’interpreta-
mente più conseguente del Croce, ha rimes- zione idealistica del Gioberti, che in fondo è
so la religione nelle scuole e ha giustificato un episodio di Kulturkampf o un tentativo
questo atto con la concezione hegeliana del- di riforma cattolica» (Q , , ). La riabi-
la religione come fase primitiva della filoso- litazione dell’ontologismo giobertiano volu-
fia» (Q , , ). La giustificazione che por- ta da Gentile, allora, non rappresenta per G.
ta Gentile a introdurre l’insegnamento della null’altro che il tentativo di forte afferma-
religione è inoltre connotata da G. stesso co- zione del cattolicesimo, proprio come lo
me «pseudo-storicismo» e «meccanicismo stesso Gioberti, a suo tempo, aveva difeso la
[...] empirico e molto vicino al più volgare religione dagli attacchi delle filosofie sensi-
evoluzionismo» (Q , , ). Non solo: la ste, psicologiste e illuministe servendosi del-
visione gramsciana non condivide la conce- le dottrine dell’ente e dell’esistente.
zione gentiliana di formazione dell’indivi- Una delle accuse che G. muove costan-
duo, fondata sui momenti della filosofia he- temente alla filosofia gentiliana consiste nel-
geliana. G. utilizza Spaventa contro Gentile l’individuare in essa l’assenza del piano stori-
e scrive: «Si potrebbe ricordare ciò che dice co-culturale; questa assenza, d’altronde, con-
Bertrando Spaventa a proposito di quelli duce Gentile, secondo G., a eternizzare e as-
che vorrebbero tenere sempre gli uomini in solutizzare, insieme alla natura umana, anche
culla (cioè nel momento dell’autorità, che il concetto di senso comune. Infatti, com-
pure educa alla libertà i popoli immaturi) e mentando l’articolo di Gentile dal titolo La
pensano tutta la vita (degli altri) come una concezione umanistica del mondo, pubblicato
culla. Mi pare che storicamente il problema nella “Nuova Antologia” il ° giugno , G.
sia da porre in altro modo: se, cioè, una na- osserva: «Mi pare un altro esempio della roz-
 GENTILE , GIOVANNI

zezza incondita del pensiero gentiliano, deri- quale, invece, costituisce il nucleo centrale
vato “ingenuamente” da alcune affermazioni della filosofia della prassi (Q  II, .X, ).
del Croce sul modo di pensare del popolo È interessante inoltre notare come G. in
come riprova di determinate proposizioni fi- un passaggio dei Q metta in guardia dal mo-
losofiche. La citazione può essere utilizzata nito gentiliano apparso sul primo numero del
per la rubrica del “senso comune” [...] Così “Quadrivio”, secondo il quale si dovrebbe
il Gentile parla di “natura umana” astorica, e tornare a De Sanctis, e si interroga sull’inten-
di “verità del senso comune” come se nel zione e sul senso di tale istanza programmati-
“senso comune” non si potesse trovar tutto e ca. Questo ritorno a De Sanctis non può per
come se esistesse un “solo senso comune” G. significare l’applicazione meccanica di
eterno e immutabile. “Senso comune” si di- quei concetti che egli ha elaborato per l’este-
ce in vari modi; per es. contro le astruserie, le tica e per l’arte. Si tratta piuttosto di recupe-
macchinosità, le oscurità dell’esposizione rare, all’interno della biografia non “rettili-
scientifica e filosofica, cioè come “stile” ecc.» nea” di De Sanctis, la sua esigenza di fondo,
(Q , , ). Alla concezione gentiliana, vale a dire la richiesta di «unificazione della
essenzialistica e astorica, della natura umana “classe colta”, [...] in tal senso lavorò il De
e del senso comune G., assimilando senso Sanctis con la fondazione del “Circolo filolo-
comune e credenze popolari, contrappone gico” che avrebbe dovuto determinare “l’u-
l’idea storico-sociale della validità delle cre- nione di tutti gli uomini colti e intelligenti” di
denze popolari che egli individua in Marx e Napoli, ma domandava specialmente un nuo-
scrive: «Quando Marx accenna alla “validità vo atteggiamento verso le classi popolari, un
delle credenze popolari” fa un riferimento nuovo concetto di ciò che è “nazionale”, di-
storico-culturale per indicare la “saldezza verso da quello della destra storica, più am-
delle convinzioni” e la loro efficacia nel re- pio, meno esclusivista, meno “poliziesco” per
golare la condotta degli uomini, ma implici- così dire» (Q , , ).
tamente afferma la necessità di “nuove cre- Nelle LC G. discute estesamente di
denze popolari”, cioè di un nuovo “senso co- Gentile solo nella lettera del  giugno 
mune” e quindi di una nuova cultura ossia di indirizzata alla cognata Tania: in questa sede
una nuova filosofia» (ibid.). Più in generale, G. sostiene che la rottura tra Croce e Genti-
allora, dal punto di vista propriamente spe- le è stata voluta dall’esigenza di quest’ultimo
culativo, le obiezioni di G. nei confronti del- di rendersi indipendente dalla filosofia cro-
l’idealismo gentiliano tendono a sottolineare ciana: anche in questa occasione G. ritorna
da una parte l’assenza in esso di una dialetti- sui fondamenti teorici della teoria gentiliana
ca storico-processuale capace di rendere dell’educazione, che ora vede in accordo
conto di un reale pluralismo delle forme di con i presupposti filosofici di Croce: «Le re-
organizzazione storico-culturale della storia ligioni nel senso confessionale sono anch’es-
umana, dall’altra, e di conseguenza, la rica- se “religioni” ma “mitologiche”, quindi in
duta della filosofia di Gentile in una conce- un certo senso “inferiori”, primitive, quasi
zione dell’umano extratemporale, immuta- corrispondenti a una fanciullezza storica del
bile ed essenzialistica. genere umano. Le origini di tale dottrina so-
Proprio la reazione alla filosofia di Gen- no già in Hegel e nel Vico e sono patrimonio
tile avrebbe condotto, secondo G., a un mag- comune di tutta la filosofia idealistica italia-
giore realismo la filosofia crociana; Croce, in- na, sia del Croce che del Gentile. Su questa
fatti, avrebbe esperito «un certo fastidio e in- dottrina è fondata la riforma scolastica gen-
sofferenza almeno per le esagerazioni del lin- tiliana per ciò che riguarda l’insegnamento
guaggio speculativo, divenuto gergo e “apri- religioso nelle scuole, che anche il Gentile
ti, sesamo”» (Q  I, , ). Eppure, sia voleva limitato alle sole elementari (fanciul-
Croce sia Gentile, almeno nei confronti del- lezza vera e propria)» (LC ). G. dal carce-
l’hegelismo, ricadono entrambi in un’inter- re chiede continuamente materiale sulla
pretazione troppo astratta di Hegel, ampu- riforma gentiliana dell’educazione; più in
tandone la parte più realistica e storicistica, la generale è possibile affermare che la conce-
GERMANIA 

zione pedagogica di Gentile è sempre criti- Stati italiani a servizio della Francia» nel Set-
cata da G., che in essa intravede gli esiti di tecento «l’Italia, per la sua posizione geogra-
un hegelismo serrato e impenetrabile alle e fica», era «destinata ad assumere la funzione
dalle dinamiche dialettiche della storia e, [di elemento] di equilibrio dinanzi alla cre-
dunque, assimilabile, come già affermato, al- scente potenza dell’Austria» (Q , , ).
l’evoluzionismo e al determinismo. Culturalmente, la geografia è uno dei primi
BIBLIOGRAFIA: ACCAME ; DEL NO- elementi da insegnare alla scuola elementare
CE ; LOSURDO ; TOSEL . (Q , , ), mentre in età adulta il Touring
Club, «una grande associazione di amici del-
GIUSEPPE D’ANNA la geografia e dei viaggi», si occupa del «turi-
V. «attualismo», «Croce», «educazione», «Fortu- smo = geografia + sport» (Q , , ).
nato», «futurismo», «Gioberti», «Hegel», «idea-
lismo», «latino e greco», «materialismo storico», DEREK BOOTHMAN
«Nord-Sud», «pedagogia», «senso comune», «Si- V. «Grecia», «Mezzogiorno», «scuola», «sport»,
cilia, siciliani», «solipsismo», «Spaventa», «uni- «turismo».
versità», «uomo», «Vico».
Germania
geografia
Il richiamo alla Germania nei Q viene
La geografia emerge nel lavoro di G. spesso proposto quale termine di paragone
quando discute l’influenza, pur limitata, eser- per l’Italia e, sotto alcuni aspetti, per l’Inghil-
citata dalla tipologia del terreno sullo svilup- terra. In primo piano sono le analogie con l’I-
po economico-sociale. Un tempo era impor- talia dove, diversamente che in Francia, la
tante la maggiore o minore ricchezza natura- riforma istituzionale dello Stato e l’afferma-
le di una regione, ma ora «la povertà relativa zione politica della borghesia non coincido-
“naturale” [...] ha un’importanza anch’essa no. Il movimento del Quarantotto fallisce
relativa» e al massimo «impedirà certi profit- sia in Italia che in Germania per la scarsa
ti marginali di “posizione” geografica». La concentrazione borghese, mentre le guerre
ricchezza nazionale, d’altra parte, «è condi- fino al  risolvono solo la questione del-
zionata dalla divisione internazionale del la- l’unità nazionale. L’affermazione della bor-
voro e dall’aver saputo scegliere, tra le possi- ghesia avviene in modo “intermedio”: in
bilità che questa divisione offre, la più razio- maniera simile ma in misura ancor più mar-
nale e redditizia» (Q , , ). La «posizio- cata che in Inghilterra, la borghesia tedesca
ne geografica di uno Stato nazionale non pre- ottiene il governo economico-industriale,
cede [...] le innovazioni strutturali» ma le se- mentre le vecchie classi feudali conservano
gue, «pur reagendo su di esse in una certa mi- ampi privilegi corporativi nell’esercito e nel-
sura» (Q , , ). In Italia la «grande ric- l’amministrazione. Viene anche richiamata
chezza naturale» del terreno del Mezzogior- l’osservazione di Labriola (che G. condivi-
no era vanificata perché il Nord «era una de) per cui la borghesia tedesca ha preferito
“piovra” che si arricchiva alle spese del Sud», lasciar sussistere una parte del «vecchio
la causa della cui miseria era da ricercarsi in mondo» dietro cui velare il proprio dominio
tali «condizioni economico-politiche obietti- (Q , , ). Sia la Germania che l’Italia han-
ve» (Q , , -). Il nesso tra geografia e no le loro origini in importanti istituzioni
aspetto politico-militare è dimostrato per G. universali (la Chiesa e il Sacro romano im-
dalla Grecia, il cui territorio «è sparpagliato pero), che hanno depauperato le energie na-
anche nelle isole», per cui «una parte della zionali (Q , , ). Ma la difusione capil-
popolazione più energica e attiva è sempre sul lare della Riforma protestante, il diverso pe-
mare», così rendendo «più facile l’intrigo e il so della Chiesa cattolica e la radicata tradi-
complotto militare» (Q , , ). La posizio- zione imperiale hanno consentito solo in
ne geografica di un paese può influire anche Germania un positivo contributo degli in-
a livello internazionale. G. osserva infatti che tellettuali tradizionali a uno sviluppo capita-
«nei ripetuti progetti o tentativi di federare gli listico notevole. La forte emigrazione tede-
 GESUITI

sca è stata infatti non solo riassorbita ma so- rigidimento dell’organismo cattolico [...] Il
stituita da flussi immigratori. cattolicismo è diventato “gesuitismo”» (Q
In Max Weber si possono trovare molti , , ).
elementi che spiegano come il monopolio È da tenere presente che il sostantivo
politico dei nobili e l’assenza di una tradi- «gesuitismo», l’aggettivo «gesuitico» e l’av-
zione politico-parlamentare prima del  verbio «gesuiticamente», molto frequenti nei
abbiano impedito il radicamento di parla- Q, sono sempre utilizzati per designare qual-
mentarismo e partiti democratici (Q , , cosa di spregevole e mellifluo (v. Q , ,
-). Questo spiegherebbe la forza del ). Da qui le espressioni «gesuitismo lette-
Terzo Reich (Q , , ). rario» (ad esempio Q , , ; Q , , ; Q
, , ): «gesuitico» indica essenzialmente
ELISABETTA GALLO
«un conformismo artificioso, fittizio» (Q ,
V. «borghesia», «Francia», «Inghilterra», «intel- , ), che sterilizza lo spirito popolare con
lettuali», «Italia», «piccola borghesia».
il «paternalismo» verso i semplici (Q , ,
 e Q , , -), usa astuzia, diplomazia,
gesuiti demagogia (Q , , ). Ma significa anche
Le numerose ricorrenze nei Q del lem- morale «“mercantile”» (Q , , ), «bas-
ma «gesuita» e dei suoi derivati ( circa), sezza morale» (Q , , ), ipocrisia (Q , ,
l’intero Q  (-) dedicato ad Azione ), per cui, «nei nostri paesi [...] il cristia-
cattolica-cattolici integrali-gesuiti-modernisti nesimo [...] è diventato gesuitismo, cioè una
e la frequenza delle note sparse lungo tutta grande ipocrisia sociale» (Q , , ). Molte
l’opera carceraria intitolate Cattolici integra- di queste caratteristiche si sono manifestate
li-gesuiti-modernisti fanno capire quanta durante il Risorgimento italiano, quando i ge-
importanza G. assegni alle questioni che qui suiti hanno assunto posizioni «austriacanti»
si prendono in considerazione. Senza dub- (Q , , ), antipatriottiche (Q , , ),
bio i riferimenti ai gesuiti nei Q e le conno- «tendenze reazionarie nell’interpretazione
tazioni ironiche e sarcastiche con cui lo stes- del Risorgimento» (Q , , ).
so G. vi fa cenno rivelano la scarsa simpatia Avendo il compito di essere guardiani
che l’autore nutre per la Compagnia di Ge- dell’ortodossia (Q , , ), i gesuiti se-
sù. Le caratteristiche più frequenti attribui- guono e impongono una disciplina militare e
te al gesuita sono – privilegiando qui i Testi un’obbedienza perinde ac cadaver (Q , ,
A – l’essere «stucchevole» (Q , , ), fau- ). Nella lotta per l’egemonia essi si atte-
tore di «ipocrisia sociale» (Q , , ), «se- stano prevalentemente nel campo intellet-
mifeudale» (Q , , ), «cavilloso» (Q , , tuale, ideologico e culturale, cercando di
), di «forma meschina, ristretta» (Q , , «eliminare i contrasti [...] fra la religione e la
), pieno di «secentismo» (Q , , ), scienza» (Q , , ) e di «assorbire il positi-
apologetico (Q , , ), autoritario (Q , vismo» (Q , , ) senza scadere nel mo-
, ), espressione di «vecchiumi di vario dernismo. Di fatto, nel tradurre «per l’uomo
genere e retorica» (Q , , ), portatore di moderno nella terminologia della filosofia
una «scuola meccanica» (Q , , ), un- moderna» i dogmi della Chiesa (Q  II, ,
tuoso (Q , , ). I gesuiti acquistano ) hanno cercato la forma più efficace per
«strapotere» (Q , , ) facendosi passare combattere la filosofia moderna e il moder-
per coloro che «combattevano Machiavelli nismo. In questo modo essi cercano la «con-
pur applicandone i principii» (Q , , ). quista del mercato culturale da parte del cat-
Essi sono l’espressione di un cristianesimo tolicismo» e la loro «attività è rivolta ad assi-
da Controriforma e «la Controriforma ha curare al Vaticano quel potere indiretto sulla
isterilito questo pullulare di forze popolari: Società e sullo Stato che è l’essenziale fine
la Compagnia di Gesù è l’ultimo grande or- strategico dei gesuiti» (Q , , ), che così
dine religioso, di origine reazionario e auto- diventano difensori dei «diritti della chiesa e
ritario, con carattere repressivo e “diploma- del potere cattolico contro il potere laicale
tico”, che ha segnato, con la sua nascita, l’ir- [...] contro il liberalismo che voleva la sepa-
GIACOBINISMO 

razione della Chiesa dallo Stato» (Q , , mentre il giovane G. era stato un critico se-
). E se anche si presentano come coloro vero del fenomeno giacobino, individuando
che assumono una posizione equilibrata nel- in esso un modo tutto borghese di fare poli-
la lotta contro gli estremismi dei cattolici in- tica. In uno scritto del  luglio , I mas-
tegralisti e dei modernisti, al di là delle appa- simalisti russi, G. affermava perentoriamen-
renze G. nota che «sia il modernismo, sia il te: «in Russia non ci sono giacobini» (CF
gesuitismo, sia l’integralismo hanno signifi- ). Dopo questa avversione iniziale G.
cati più vasti che non siano quelli stretta- cambierà idea. Il punto di svolta sarà dato
mente religiosi: sono “partiti” nell’“impero dalla lettura del saggio Le Bolchévisme et le
assoluto internazionale” che è la Chiesa Ro- Jacobinisme dello storico francese Albert
mana ed essi non possono evitare di porre in Mathiez, che G. fa tradurre e pubblica a
forma religiosa problemi che spesso sono pu- puntate sull’“Ordine Nuovo” nel . Sem-
ramente mondani, di “dominio”» (Q , , bra questo il momento in cui matura un ap-
). Si spiega allora perché i gesuiti si dedi- profondimento storico del fenomeno giaco-
chino all’espansione della Chiesa in regioni bino e insieme di una sua rilettura ideologi-
strategiche come la Cina, il Giappone, gli camente più favorevole. Il saggio di Mathiez
Stati Uniti e l’America del Sud. Rappresen- è tutto basato sull’analogia tra la repubblica
tano, con questo, l’espressione più chiara del giacobina e la rivoluzione bolscevica. È evi-
progetto di neocristianità promosso dalla dente che G. subisce la suggestione dell’in-
Chiesa nel mondo intero in risposta alle pro- terpretazione dello storico francese, nella
poste rivoluzionarie introdotte dalla Rifor- quale giacobinismo e bolscevismo costitui-
ma: «il gesuitismo, col suo culto del papa e scono un unico “mito”. Così nei Q il giaco-
l’organizzazione di un impero assoluto spiri- binismo – trasformato da G. in una catego-
tuale, è la fase più recente del cristianesimo ria storico-interpretativa fondamentale –
cattolico» (Q , , ). presenta uno spessore che travalica quello di
Con le sue contraddizioni, anche nel- un fenomeno storico concreto, anche se egli
l’America del Sud «il gesuitismo [...] serve mette in guardia da una lettura destoricizza-
come mezzo di governo per mantenere al ta, che separi il fenomeno dal tempo e dal
potere le piccole oligarchie tradizionali, che luogo, riducendolo in «formule»: si otter-
perciò non fanno che una lotta blanda e mol- rebbe in quel modo soltanto «uno spettro»,
le» (Q , , ), mentre ha cercato di fare «parole vane e inerti» (Q , , ).
della missione in Paraguay un simbolo del- G. nota come il termine «giacobino»
l’utopia cristiana. In realtà, l’esperienza del- abbia finito per assumere due significati:
lo «Stato gesuitico del Paraguay» è legata «al quello proprio di un determinato partito
vecchio protezionismo [...] Si potrebbe ap- della Rivoluzione francese, con un program-
plicare ad essi il giudizio del Croce sullo Sta- ma determinato e che esplicò la sua azione
to del Paraguay: che si tratti, cioè, di un mo- di partito e di governo con un metodo «ca-
do per un savio sfruttamento capitalistico ratterizzato da una estrema energia»; un al-
nelle nuove condizioni che rendono impos- tro, successivo, per cui si chiamò “giacobi-
sibile (almeno in tutta la sua esplicazione ed no” l’uomo politico energico e risoluto, per-
estensione) la politica economica liberale» ché fanaticamente persuaso delle virtù tau-
(Q , , ). maturgiche delle sue idee, quali che fossero
GIOVANNI SEMERARO (Q , , ). Tentando di stabilire quali
siano stati la natura e il ruolo del Partito d’A-
V. «Chiesa cattolica», «liberali, liberalismo»,
«modernismo», «religione», «Stato».
zione nel Risorgimento italiano, in un raf-
fronto continuo con l’azione – vittoriosa ed
egemone – del partito moderato di ispira-
giacobinismo
zione cavourriana, G. osserva che il Partito
Quella di giacobinismo è una categoria d’Azione mancava della capacità di esercita-
storico-interpretativa di prima grandezza re un’«“attrazione spontanea”» – per far
per il G. dei Q, dove essa ha segno positivo, questo avrebbe dovuto «imprimere al moto
 GIACOBINISMO

Risorgimento un carattere più marcatamen- porre in modo radicale il problema della ri-
te popolare e democratico» (ivi, ). G. af- voluzione contadina e dal fatto di essere en-
ferma che il Partito d’Azione «mancò addi- trambi espressione di una volontà collettiva
rittura di un programma concreto di gover- intesa a fondare un nuovo tipo di Stato.
no»; inoltre confondeva l’unità culturale esi- Questa assunzione positiva del giacobini-
stente nella penisola «con l’unità politica e smo porta G. a glissare sul problema dell’u-
territoriale delle grandi masse popolari che so del terrore, quando non addirittura a le-
erano estranee a quella tradizione» (ivi, gittimarlo: «Il terzo stato sarebbe caduto in
). Sono i ben noti, severi giudizi di G. sul questi “tranelli” successivi senza l’azione
partito mazziniano e sulle fortissime carenze energica dei giacobini, che si oppongono ad
della sua azione politica. G. ritiene che si ogni sosta “intermedia” del processo rivolu-
possa fare un confronto tra i giacobini e il zionario e mandano alla ghigliottina non so-
Partito d’Azione. I giacobini «lottarono stre- lo gli elementi della vecchia società dura a
nuamente per assicurare un legame tra città morire, ma anche i rivoluzionari di ieri, oggi
e campagna e ci riuscirono vittoriosamen- diventati reazionari» (Q , , ).
te». Nella letteratura politica francese la ne- Proseguendo nella sua analisi dell’ope-
cessità di collegare la città (Parigi) con la rato del Partito d’Azione, alla luce del gia-
campagna era sempre stata vivamente senti- cobinismo (o meglio, dell’assenza di giaco-
ta; il Partito d’Azione aveva nella storia del- binismo), G. osserva che «i giacobini con-
la penisola la tradizione a cui ricollegarsi, quistarono con la lotta senza quartiere la lo-
dato che «la storia dei Comuni è ricca di ro funzione di partito dirigente»; essi in
esperienze in proposito». Proprio «il più realtà si “imposero” alla borghesia francese,
classico maestro di arte politica per i gruppi conducendola su una posizione molto più
dirigenti italiani», Machiavelli, «aveva an- avanzata di quella che i nuclei borghesi pri-
ch’egli posto il problema, naturalmente nei mitivamente più forti avrebbero voluto
termini e con le preoccupazioni del tempo “spontaneamente” occupare. Questo tratto,
suo» (ivi, -). caratteristico del giacobinismo (ma prima
Chiedendosi il perché dei falliti tentati- anche di Cromwell e delle “teste rotonde”),
vi di suscitare in Italia una «volontà colletti- consiste nel forzare la situazione creando
va nazionale-popolare», G. ne individua la «fatti compiuti irreparabili, cacciando avan-
ragione nell’affermarsi di una forma di so- ti i borghesi a calci nel sedere, da parte di un
cietà «“economico-corporativa”», cioè «la gruppo di uomini estremamente energici e
peggiore delle forme di società feudale, la risoluti». G. nega anche che i giacobini sia-
forma meno progressiva e più stagnante: no stati «astrattisti»: essi furono invece dei
mancò sempre, e non poteva costituirsi, una «realisti alla Machiavelli», persuasi dell’«as-
forza giacobina efficiente», la forza appunto soluta verità» delle formule sull’uguaglian-
che nelle altre nazioni «ha suscitato e orga- za, la fraternità, la libertà, così come di tale
nizzato la volontà collettiva nazionale-popo- verità erano persuase «le grandi masse po-
lare e ha fondato gli Stati moderni». Ogni polari che i giacobini suscitavano e portava-
formazione di volontà collettiva nazionale- no alla lotta»; il loro linguaggio, la loro ideo-
popolare secondo G. è impossibile se le logia, i loro metodi d’azione «riflettevano
grandi masse dei contadini coltivatori non perfettamente le esigenze dell’epoca» (ivi,
irrompono simultaneamente nella vita poli- -). G. istituisce poi un preciso rapporto
tica: ciò intendeva Machiavelli attraverso la tra il giacobinismo francese e la cultura fisio-
riforma della milizia, ciò fecero i giacobini cratica: l’uno sarebbe «inesplicabile» senza
nella Rivoluzione francese, in questo è da l’altra, «con la sua dimostrazione dell’impor-
identificare un “giacobinismo precoce” di tanza economica del coltivatore diretto», an-
Machiavelli, «il germe (più o meno fecondo) che se non pare giusto affermare che i fisio-
della sua concezione della rivoluzione na- cratici «abbiano rappresentato meri interes-
zionale» (Q , , -). Giacobinismo e si agricoli», dato che essi rappresentano «una
machiavellismo sono uniti dalla capacità di società avvenire ben più complessa di quella
GIACOBINISMO 

contro cui combattono e anche di quella che pero dalla minaccia esterna trarre elementi
risulta immediatamente dalle loro afferma- per una maggiore energia all’interno: essi
zioni» (Q , , -). Inoltre, a chi dal pun- compresero bene che per vincere il nemico
to di vista di uno storicismo moderato ritie- esterno dovevano schiacciare all’interno i
ne «irrazionale» il giacobinismo (visto come suoi alleati e non esitarono a compiere i
«antistoria»), G. oppone la considerazione massacri di settembre». In Italia questo le-
che «né Napoleone né la Restaurazione han- game che esisteva tra l’Austria e una parte
no distrutto i “fatti compiuti” dei giacobini» della borghesia e della nobiltà italiane non
(Q  II, .XIV, ). fu denunziato dal Partito d’Azione o alme-
Occorre comunque avere dei giacobini no non con la dovuta energia (ivi, ). At-
e della loro politica una visione adeguata, tenuando appena la durezza delle sue consi-
comprendendo l’importanza assoluta della derazioni, G. afferma che se in Italia non si
loro politica agraria, senza la quale «Parigi formò un partito giacobino le ragioni sono
avrebbe avuto la Vandea già alle sue porte» «da ricercare nel campo economico, cioè
(Q , , ): i girondini cercarono, senza nella relativa debolezza della borghesia ita-
riuscirvi, «di far leva sul federalismo per liana e nel clima storico diverso dell’Europa
schiacciare Parigi giacobina», mentre per i dopo il » (ivi, ).
giacobini valeva la formula della «“repubbli- Per quanto poi concerne la presenza di
ca una e indivisibile”» e la «politica di ac- «giacobini», o sostenitori del giacobinismo,
centramento burocratico-militare», alle qua- in Italia, G. osserva che «di solito sono trat-
li essi «non potevano rinunziare senza suici- tati assai male» nei libri e negli articoli di-
darsi». La questione agraria ebbe il soprav- vulgativi e se ne sa «assai poco» (Q , ,
vento sulle aspirazioni all’autonomia locale: ). Si tratta comunque di una schiera assai
la Francia rurale «accettò l’egemonia di Pa- sparuta: Pisacane, che fu uno dei pochi che
rigi», cioè comprese che per distruggere de- sentì l’assenza, nel Risorgimento, di un «fer-
finitivamente il vecchio regime «doveva far mento “giacobino”», non fu per parte sua
blocco con gli elementi più avanzati del ter- giacobino «così come era necessario all’Ita-
zo stato, e non con i moderati girondini» lia» (Q , , ); Crispi, come abbiamo vi-
(ibid.). Se è vero che i giacobini «“forzaro- sto, fu «giacobino» solo nel senso di uomo
no” la mano», ciò avvenne sempre «nel sen- politico risoluto: era un «temperamento gia-
so dello sviluppo storico reale»; essi hanno cobino», ma non aveva un programma che si
compiuto un’opera fondamentale, alla qua- potesse paragonare a quello dei giacobini e
le solo la loro appartenenza di classe ha po- neppure «la loro feroce intransigenza». La
sto un limite invalicabile: facendo della bor- debolezza di Crispi, osserva ancora G., fu di
ghesia la classe nazionale dirigente, egemo- essersi legato strettamente al gruppo setten-
ne, essi «crearono la compatta nazione mo- trionale «subendone il ricatto» e di aver si-
derna francese» (ibid.). stematicamente sacrificato il Meridione,
Concludendo il paragone tra i giacobi- «cioè i contadini», di non avere osato, come
ni e il partito mazziniano G. afferma: «Nel i giacobini, posporre agli interessi corporati-
Partito d’Azione non si trova niente che ras- vi del gruppo dirigente quelli della «classe
somigli a questo indirizzo giacobino, a que- futura»; egli è perciò un «termidoriano pre-
sta inflessibile volontà di diventare il partito ventivo» (Q , , -); la sua «“ossessione”
dirigente». La severità del giudizio è atte- giacobina più nobile fu l’unità politico-terri-
nuata dalla considerazione che «certo oc- toriale del paese» (Q , , ). L’unico
corre tener conto delle differenze», trattan- che non solo sentì l’assenza di un giacobini-
dosi in Italia di lottare contro l’«ordine in- smo italiano, ma si manifestò come «un ve-
ternazionale vigente e contro una potenza ro e proprio giacobino, almeno teoricamen-
straniera», l’Austria, che occupava una par- te, e nella situazione data italiana», fu Gio-
te della penisola e controllava il resto. Ma G. berti, il quale, come osserva G., dopo il ,
rincara la dose delle sue critiche al Partito nel Rinnovamento, mostra comprensione
d’Azione, osservando che «i giacobini sep- per le dure necessità storiche che spinsero i
 GIAPPONE

giacobini francesi a dispiegare la loro «sel- appare anche come la prima radice dello Sta-
vaggia energia»; nell’autore del Primato si to moderno laico, indipendente dalla Chiesa,
troverebbe inoltre, sia pure «vagamente», che trova in se stesso «tutti gli elementi della
«il concetto del “popolare-nazionale” giaco- sua personalità storica» (Q , , ).
bino», cioè dell’alleanza tra borghesi-intel- Come molti dei concetti gramsciani, an-
lettuali e popolo (Q , , -). che quello di giacobinismo si rivela metafo-
Riflettendo sul fenomeno giacobino G. ra, immagine (non dell’uomo politico deciso,
si occupa anche delle cause del suo declino: ma della volontà collettiva popolare-nazio-
egli ritiene che i giacobini, con la loro oppo- nale): si connette con l’idea del «principe»,
sizione a riconoscere agli operai il diritto di dato che G. afferma che i giacobini furono
coalizione, spezzarono il «blocco urbano» «“incarnazione categorica”» del principe
di Parigi; così le loro «forze d’assalto», che machiavelliano (Q , , ), il quale a sua
si riunivano nel Comune, «si dispersero, de- volta «rappresenta plasticamente e “antro-
luse, e il Termidoro ebbe il sopravvento» (Q pomorficamente” il simbolo della “volontà
, , ). La centralità della nozione di collettiva”» (ivi, ). Va quindi sottolineata
giacobinismo è resa evidente anche dall’af- questa valenza teorico-politica che il concet-
fermazione che «il moderno Principe deve to di giacobinismo assume nell’elaborazione
avere una parte dedicata al giacobinismo»: e di G. Infine, del giacobinismo l’autore dei Q
questa ripresa del giacobinismo deve avve- fa notare tanto il “limite” di classe quanto al-
nire «nel significato integrale che questa no- cuni aspetti degenerativi, che preludono al
zione ha avuto storicamente e deve avere «bizantinismo francese», che consisterebbe
concettualmente» (Q , , ). Così G. stig- in una particolare caratteristica della tradi-
matizza tanto la «paura del giacobinismo» zione culturale francese, che dopo la rivolu-
(ivi, ) tipica ad esempio del Croce, quan- zione è rapidamente degenerata in «una nuo-
to l’“avversione” presente in Sorel, che as- va Bisanzio culturale», rivelando l’intenzione
sume le forme di una “ripugnanza etica”; un di dare «forma perfetta e stabile alle innova-
atteggiamento che secondo G. deriva da zioni che attua». Gli elementi di tale degene-
Proudhon, che in un suo scritto aveva defi- razione, d’altronde, erano già presenti e atti-
nito i giacobini «i gesuiti della rivoluzione» vi «durante lo svolgersi del grande dramma
(Q , , ). Questo «antigiacobinismo» di rivoluzionario», negli stessi giacobini «che lo
Sorel è da G. definito «settario, meschino, impersonarono con maggior energia e com-
antistorico» (Q , , ). piutezza» (Q  II, , -).
Analizzando le cause della sconfitta gia- BIBLIOGRAFIA: COUTINHO ; GER-
cobina, G. osserva come l’incursione sul ter- VASONI ; M ASTELLONE ; M EDICI
reno delle credenze religiose contribuì a in- ; SALVADORI, TRANFAGLIA .
crinare l’unità del fronte filogiacobino nelle
campagne; analoga debolezza porteranno RITA MEDICI
nel Partito d’Azione le «velleità mazziniane» V. «Action française», «città-campagna», «Cri-
di riforma religiosa. L’esempio della Rivolu- spi», «Gioberti», «Machiavelli», «moderno Prin-
cipe», «nazionale-popolare», «Partito d’Azione»,
zione francese dimostrava che i giacobini,
«Risorgimento», «Rivoluzione francese», «rivolu-
che erano riusciti a schiacciare tutti i partiti zione passiva», «Sorel», «volontà collettiva».
di destra sul terreno della questione agraria,
«furono danneggiati dai tentativi di Robe-
Giappone
spierre di instaurare una riforma religiosa»,
che pure aveva un significato e una concre- Secondo le fonti di G., sono di origine
tezza immediati (Q , , ). L’istituzione cinese sia alcuni aspetti della cultura giap-
del culto dell’Ente supremo è stato un tenta- ponese, compresa la filosofia, sia la religione
tivo «di unificare dittatorialmente gli ele- buddista, la quale manteneva la «lingua ci-
menti costitutivi dello Stato in senso organi- nese per la liturgia» (paragonabile all’uso
co», in una «disperata ricerca» di stringere in del latino o del greco nel cristianesimo); tut-
pugno tutta la vita popolare e nazionale, ma tavia tali forme culturali si adattarono alle
GIOBERTI , VINCENZO 

condizioni nazionali (Q , , ). D’altra Gioberti, Vincenzo


parte la religione indigena, lo shintoismo, di-
La figura di Vincenzo Gioberti, sacerdo-
viso tra lo shinto di Stato e quello delle set-
te e cappellano alla corte dei Savoia, costret-
te, era di un tipo (nazionale – con il culto
to per l’adesione a idee repubblicane e pa-
dell’imperatore – e politeista, come l’indui-
triottiche all’esilio prima a Parigi, poi a
smo indiano) scomparso da tempo in Occi-
Bruxelles, è centrale nella valutazione gram-
dente. Un’eventuale riforma religiosa sareb-
sciana del Risorgimento italiano come rivolu-
be sboccata nella formazione di una co-
zione passiva o come restaurazione progressi-
scienza laica, con conseguenze anche politi-
va: nel senso di uno svolgimento peculiare
che (la democrazia, il parlamentarismo), una
della storia italiana caratterizzato dall’assenza
cui tappa era la trasformazione, già in atto,
di un’iniziativa popolare ampia e forte, a dif-
del culto religioso del Mikado in «solennità
ferenza della Rivoluzione francese, e da un
civile» (Q , , ); l’esito augurato era una
trasformismo delle classi dominanti, capace
riforma intellettuale e morale simile a quella
di accogliere solo qualche esigenza dal basso
operata dalla filosofia classica tedesca (Q ,
per salvare il loro potere e il loro particolare.
, ; v. anche Q , , ). L’emergere del
Il concetto giobertiano di “classicità naziona-
Giappone come nazione moderna era se-
le”, consegnato a opere come Del Primato
gnato dalla sua crescente attività diplomati-
morale e civile degli Italiani e Del Rinnova-
ca, per mezzo di accordi con le grandi po-
mento civile d’Italia (dove è anche una fonte
tenze mondiali che riconoscevano la sua oc-
del nazionale-popolare gramsciano: Q , ,
cupazione di posizioni strategiche in alcune
-), attraverso le quali il sacerdote torine-
isole del Pacifico o dominanti in determina-
se ebbe una larga influenza tra i movimenti
ti paesi, compresi la Corea e la Cina (Q , ,
patriottici, bene esprime per G., con la sua
-). Contemporaneamente, progrediva la
mediazione tra valori del passato ed esigenze
sua industrializzazione che, per via dell’ac-
di unificazione nazionale del presente, il pro-
cumulazione autoctona senza grande neces-
gramma sociale e politico dei moderati italia-
sità di capitali esteri, condusse a un’enorme
ni, ispirato a un progresso storico concepito
espansione alla fine dell’Ottocento (Q , ,
come contemperamento, «dialettica di con-
). Ciò rese il Giappone, assieme agli Sta-
servazione e innovazione» (Q , , ). Che
ti Uniti e alla Gran Bretagna, superiore alla
il grande programma neoguelfo di Gioberti,
Cina «economicamente, culturalmente, su
di sostenere l’idea di una federazione degli
tutta l’area sociale» (Q , , ). La «civiltà
Stati italiani sotto la guida del papa, dovesse
industriale» giapponese si sviluppò dentro
cedere il campo successivamente al realismo
«un involucro feudale-burocratico», con in-
tellettuali simili ai tipi tedeschi o inglesi (Q politico e alla concretezza di Cavour, non di-
, , ). Sullo sfondo di questi avveni- minuisce per nulla la funzione determinante
menti è ipotesi gramsciana che l’asse econo- di Gioberti nel concepimento e nella confi-
mico del mondo si potesse spostare dall’A- gurazione dell’ideologia dominante tra i mo-
tlantico al Pacifico (Q , , ). derati del Risorgimento, quale rinnovamento
Molto nota e toccante, infine, la lettera di un popolo che, escludendo gli estremi del-
alla moglie Giulia in cui G. ricorda l’osses- la nobiltà invecchiata e della plebe infantile e
sione di un giovane operaio per «cosa farà il immatura, potesse trovare solo nel ceto me-
Giappone» quale metafora della sua condi- dio il piano solido e armonico su cui costrui-
zione di detenuto per il quale il mondo de- re la vigoria e la pienezza della nazione. Per
gli affetti familiari più cari sta divenendo Gioberti la dialettica ha una funzione conci-
qualcosa di sconosciuto e inconoscibile (LC liativa, pacificatrice, non distruttiva o negati-
-,  novembre ). va. Essa consiste nel trovare sempre quel me-
dio che evita lo scontro e il configgere degli
DEREK BOOTHMAN opposti, che procura anzi proprio la loro re-
V. «carcere o prigione», «Cina», «Inghilterra», ciproca armonizzazione e compensazione.
«Stati Uniti». Essa conserva e non distrugge, concilia e non
 GIOBERTI , VINCENZO

accresce la discordia. Per questo coincide con suo svolgersi in opposizione e contraddizio-
la religione, e con quella religione per eccel- ne, la dialettica hegeliana infatti, «pur nella
lenza che è il cristianesimo romano, dalla cui sua forma speculativa, non consente tali ad-
millenaria presenza nasce il primato e il de- domesticamenti e costrizioni mutilatrici». Ma
stino civilizzatore degli italiani rispetto alle al- tale dialettica non più hegeliana, proprio per-
tre nazioni. Perché la religione è il legame ché depurata del momento antitetico, è ap-
universale che stringe insieme materia e spiri- punto quanto mai adeguata a esprimere, con
to, terra e cielo, finito e infinito, in una com- Gioberti, il conservatorismo riformistico
presenza di opposti che non esclude nulla ma temperato dei moderati italiani, per i quali si
che abbraccia in una sintesi unitaria l’intera trattava di espellere dalla storia d’Italia, come
molteplicità dell’esistente. irrazionale, ossia come estraneo e contraddit-
Tale concezione della dialettica, che ri- torio con l’opera d’indipendenza e di unifica-
muove il momento della lotta e dell’opposi- zione nazionale da loro intrapresa, qualsiasi
zione per privilegiare il solo momento irenico presenza di movimenti giacobini, visti, con
della conciliazione, ha lo scopo per G. di eli- «timor panico», quale possibile intervento at-
minare dall’ambito della vita storica e sociale tivo delle masse popolari nella vita della na-
l’idea stessa del conflitto. Da questo punto di zione (ivi, ).
vista si può assimilare Gioberti a Proudhon, Gioberti parla della necessità che gli ita-
giacché si «ha nel Proudhon una stessa muti- liani diano luogo a una di «quelle rivoluzioni
lazione dell’hegelismo e della dialettica che intellettive e morali», mosse dalle «idee e da-
nei moderati italiani e pertanto la critica a gli affetti», che, a differenza di quelle fatte
questa concezione politico-storiografica è la «sulla piazza a braccia di popolo», «sole han-
stessa, sempre viva e attuale, contenuta nella no un successo infallibile», perché esito di un
Miseria della filosofia» (Q  I, , ). In que- «graduato, progressivo e lento apparecchio».
st’opera Marx ed Engels imputano infatti al Ma dietro questo appello giobertiano a fare
pensatore francese di concepire la dialettica del «pensiero» e della «pubblica opinione» la
storica non come la compresenza di due po- leva della rivoluzione nazionale, rifacendosi
larità opposte nella vita sociale che si accen- retoricamente al «primato» della tradizione
dono nel conflitto fino a contraddire l’una religiosa e culturale italiana, G. vede operare
l’altra, obbligandosi a generare in tal modo solo la necessità di esorcizzazione e passiviz-
una situazione nuova perché ulteriore a en- zazione delle masse popolari attraverso la
trambe, bensì di concepire il risolversi di una messa in campo di una dialettica e di uno sto-
condizione conflittuale e problematica come ricismo che non costituiscono scienza, non
il decidere di lasciar cadere il lato cattivo e di sono «per nulla una teoria scientifica», bensì
far vivere e conservare, nella continuità, solo sono «ideologia», nel significato più ristretto
quello buono. Per cui la sintesi dialettica, e negativo che G., accanto a quello ben di-
anziché conclusione di un conflitto tra forze versamente positivo da lui coniato, assegna a
oggettive e sociali della storia, dagli esiti im- questo termine, quale espressione teorica di
prevedibili, si riduce a essere l’esito di una interessi di natura pratica, particolare e im-
volontà moralistica di purificazione che, tra- mediata, quale «riflesso di una tendenza pra-
sformando l’antitesi in antidoto, sa fin dall’i- tico-politica, una ideologia nel senso deterio-
nizio che cosa mantenere e che cosa elimi- re» (Q  II, .XIV, ). Lo storicismo dei
nare, mentre per Marx ed Engels è proprio moderati risorgimentali è stato, proprio sul
«il lato cattivo a produrre il movimento che piano del pensiero, intrinsecamente autorita-
fa la storia, determinando la lotta» (Marx rio, e dunque legato a un «elemento passio-
, -). Gioberti dunque, malgrado l’im- nale immediato» (Q  I, , ), perché ha
portanza attribuitagli da Gentile allo scopo di preteso d’imporre al processo storico antici-
valorizzare un filone permanente di filosofia patamente ciò che era da salvare e conserva-
italiana, «non è per nulla lo Hegel italiano» re, lasciando cadere il negativo e l’irrazionale:
(Q , , ). Per la funzione fondamentale e conservando cioè la tesi ed eliminando l’anti-
irrinunciabile attribuita alla negazione, fino al tesi. Mentre per G. «nella storia reale l’anti-
GIOLITTI , GIOVANNI 

tesi tende a distruggere la tesi, la sintesi sarà che Crispi aveva sviluppato. Scrive G. che «al
un superamento, ma senza che si possa a prio- giacobinismo di temperamento del Crispi,
ri stabilire ciò che della tesi sarà “conservato” Giolitti sostituì la solerzia e la continuità bu-
nella sintesi» (ibid.). Questo voler «“mettere rocratica; mantenne il “miraggio della terra”
le brache al mondo”» rivela bene la natura di nella politica coloniale» (Q , , ). La va-
rivoluzione passiva, di corrosione riformisti- lutazione di G. su Giolitti è dura. Nella sua
ca dell’intero Risorgimento, attraverso il fatto pratica politica Giolitti fondava la propria
che appunto l’ideologia dei moderati, legata azione governativa sul trasformismo parla-
alla conservazione dei loro interessi pratici mentare e faceva forte uso della repressione
particolari, non ha mai raggiunto il grado del- statale, particolarmente con i contadini meri-
la filosofia, quale visione del mondo propria dionali. Attraendo la piccola borghesia rurale
di un gruppo sociale capace di guardare ai del Mezzogiorno verso l’amministrazione
suoi interessi più generali e meno immediati pubblica, Giolitti lasciò la classe contadina
e di far accettare egemonicamente le proprie completamente acefala. Secondo G., «biso-
condizioni di esistenza come interesse uni- gnava, per Giolitti, che rappresentava il Nord
versale dei più. Sotto questo rispetto per G. e l’industria del Nord, spezzare la forza retri-
«Croce ripete oggi la funzione del Gioberti» va e asfissiante dei proprietari terrieri, per da-
(Q  II, .XIV, ), perché, espungendo da re alla nuova borghesia più largo spazio nello
opere come la Storia d’Italia e la Storia d’Eu- Stato, e anzi metterla alla direzione dello Sta-
ropa i momenti della lotta, della forza e della to». Comunque, per G., Giolitti non fu un in-
miseria, si è riconnesso alla tradizione mode- novatore, ma «egli “capì” che occorreva con-
rata del Risorgimento e al pensiero reaziona- cedere a tempo per evitare guai peggiori e per
rio della Restaurazione, e perché ha anch’egli controllare lo sviluppo politico del paese e ci
privato la dialettica hegeliana «di ogni vigore riuscì» (Q , , ). La politica di Giolitti im-
e di ogni grandezza, rendendola una questio- plicava un avvicinamento ai riformisti del PSI,
ne scolastica di parole» (ibid.). che prestarono il loro appoggio a molte delle
misure del suo governo. Il predominio dei
ROBERTO FINELLI
massimalisti nel Partito socialista e l’imposi-
V. «Cavour», «Croce», «dialettica», «Gentile», zione del suffragio universale maschile, all’i-
«moderati», «nazionale-popolare», «Piemonte»,
nizio degli anni Dieci, portarono Giolitti al-
«Pisacane», «Proudhon», «Risorgimento», «rivo-
luzione passiva», «trasformismo».
l’avvicinamento ai cattolici, per mezzo del
Patto Gentiloni. Questa manovra di Giolitti
significò uno sforzo per evitare la disintegra-
Giolitti, Giovanni
zione completa del blocco urbano, contrap-
Giovanni Giolitti fu un leader politico di ponendo le masse cattoliche del Nord ai so-
grande rilievo all’epoca della monarchia libe- cialisti e proponendo «un blocco tra l’indu-
rale italiana, ministro e presidente del Consi- stria settentrionale e i rurali della campagna
glio a più riprese, arrivando a segnare un’e- “organica e normale”» (Q , , ).
poca con il proprio nome quando diresse il Giolitti fu allontanato dal governo poco
governo quasi consecutivamente dal  al tempo prima dell’inizio della prima guerra
. Il suo nome è citato da G. frequente- mondiale. G. suggerisce che il limite di Gio-
mente, in tutti i Q, particolarmente nella ru- litti fu proprio la sua difficoltà di compren-
brica Passato e presente. Il programma giolit- sione del significato dell’emergere delle mas-
tiano, secondo G., «tendeva a creare nel Nord se sulla scena politica. Ma egli conduceva
un blocco “urbano” (di industriali e operai) «una grande politica», in quanto si impegna-
che fosse la base di un sistema protezionistico va nella difesa e nella «conservazione di de-
e rafforzasse l’economia e l’egemonia setten- terminate strutture organiche economico-so-
trionale» (Q , , ), per cui «il Mezzo- ciali». La «grande politica» di Giolitti consi-
giorno è mercato di vendita semi-coloniale» steva proprio anche nel «tentare di escludere
(Q , , ). Giolitti significava una correzio- la grande politica dall’ambito interno della vi-
ne di rotta, un aggiornamento della politica ta statale e di ridurre tutto a piccola politica»
 GIORNALISMO

(Q , , ). La sua politica era grande nel- giornalismo


la misura in cui manteneva le masse popolari
Prima di diventare dirigente a tempo
escluse dalla politica, in quanto faceva della
pieno del Partito comunista G. è stato gior-
«piccola politica» il mezzo per svuotare il
nalista militante, lavorando per la stampa so-
parlamento del suo potere reale. Giolitti cer-
cialista, scrivendo per il “Grido del Popolo”
cava di rinforzare il potere esecutivo e la mo-
e l’“Avanti!”, fondando nel  l’“Ordine
narchia, stringendo i vincoli della borghesia
Nuovo” (e poi, nel -, “l’Unità”). Pri-
con lo Stato. Egli «fu antiparlamentarista, e
ma e dopo la sua attività giornalistica G. è
sistematicamente cercò di evitare che il go-
stato un formidabile lettore di giornali e rivi-
verno diventasse di fatto e di diritto un’e-
ste (“La Voce” di Papini e Prezzolini, “L’U-
spressione dell’assemblea nazionale» (Q , ,
nità” di Salvemini, la “Critica” di Croce), fin
). Dopo la guerra (discorso di Dronero), il
dagli anni degli studi in Sardegna, dove ave-
vecchio statista propose la riduzione dei po-
va mosso i primi passi nel mondo del gior-
teri dell’esecutivo (forse solo tatticamente,
nalismo come giovanissimo corrispondente
per «disperdere il partito salandrino»). G.
dell’“Unione sarda”. Il suo interesse per i
commenta: «la caratteristica della politica
giornali e il giornalismo non viene mai me-
giolittiana è di non aver coraggio di se stessa
no, come attesta l’aspra polemica, poco pri-
[...]: i giolittiani vogliono una Costituente
ma dell’arresto, con i giornalisti
senza la Costituente [...] vogliono che il nor-
dell’“Unità”, accusati anche di scarsa pro-
male parlamento funzioni come una Costi-
fessionalità (L - e -). In una lettera
tuente ridotta ai minimi termini, edulcorata,
dal carcere alla cognata Tania G. ricorda: «in
addomesticata» (Q , , ). Una manovra
dieci anni di giornalismo io ho scritto tante
per intimidire gli avversari e manipolare il
righe da poter costituire  o  volumi di
Partito popolare. Giolitti ritornò al governo
 pp.», aggiungendo – troppo severamen-
tra il giugno  e il giugno , quando la
te – che «erano scritti alla giornata e dove-
classe operaia di Torino si confrontava con la
vano, secondo me, morire dopo la giornata»
sconfitta, dovuta alla tattica giolittiana e alla
(LC , a Tatiana,  settembre ).
subalternità del PSI davanti al governo, e con
Nei Q l’interesse per il giornalismo è
la violenza fascista. Giolitti era il protagonista
largamente presente. Fin dal primo elenco
di un’Italia liberale al tramonto.
di temi su cui concentrare lo studio e la ri-
G. considera gli anni che seguono il 
flessione, che apre il Q , si legge al punto 
come un’epoca di rivoluzione passiva in Italia.
«Riviste tipo: teoria, critico-storica, di cultu-
Anche prima dei Q il comunista sardo identi-
ra generale (divulgazione)» (Q , p. ), che
fica in Benedetto Croce il più importante in-
diviene nei «Raggruppamenti di materia» al-
tellettuale di questa epoca: la filosofia di Cro-
l’inizio del Q , al punto , Appunti sul gior-
ce, la sua religione della libertà, la sua riforma
nalismo (Q , p. ). Il Q  (un “quaderno
laica, corrispondevano nella pratica politica
speciale” del ) si intitola Giornalismo.
alla tendenza al trasformismo e al compro-
Esso è composto da nove Testi C, i cui ri-
messo da parte di Giolitti. Lo statista pie-
spettivi Testi A si trovano disseminati in Q ,
montese fu travolto dalla crisi dello Stato li-
Q  e Q ; non tutte le note sulle «riviste ti-
berale e dai processi di emersione della società
po» vi sono però riprese.
di massa; il nuovo liberalismo rivoluzionario
Il giornalismo è visto nei Q, implicita-
di Gobetti era invece espressione del definiti-
mente ed esplicitamente, da prospettive di-
vo affermarsi delle masse sulla scena storica e
verse, spesso intrecciate: come modalità spe-
politica. In questo quadro, non c’era più po-
cifica di attività intellettuale; come attività
sto per il liberalismo espresso da Giolitti.
che fa capo a un importante apparato ege-
MARCOS DEL ROIO monico, decisivo per la creazione del senso
V. «Croce», «Gobetti», «grande politica, piccola comune; come momento dell’azione del par-
politica», «liberalismo», «quistione meridionale», tito rivoluzionario, che vuole creare un nuo-
«trasformismo». vo senso comune (e una nuova egemonia) fa-
GIORNALISMO 

cendo crescere intellettualmente e cultural- È comprensibile come – con tale impo-


mente i ceti subalterni in lotta per cessare di stazione formativa – G. privilegi nel suo di-
essere tali, sul modello – più volte richiama- scorso sul giornalismo integrale le riviste: Ri-
to – dell’azione degli illuministi, che di fatto viste tipo o Riviste tipiche è una rubrica dei Q,
prepararono, con i loro scritti, la Rivoluzione un titolo che G. pone all’inizio di diverse no-
francese. Il giornalismo cui pensa G. è dun- te, nelle quali studia la diversa tipologia dei
que formativo, oltre che informativo, intrin- periodici, ipotizzandone almeno tre tipi di-
secamente politico-educativo, anche quando versi, rivolti a tre pubblici diversi, da quello
apparentemente non si occupa di argomenti più popolare a quello intellettualmente e po-
solitamente ritenuti politici. Egli lo chiama liticamente più raffinato (Q , , ). Un
«“integrale”» in quanto «non solo intende «organismo unitario di cultura», come do-
soddisfare tutti i bisogni (di una certa catego- vrebbe anche essere lo stesso partito rivolu-
ria) del suo pubblico, ma intende di creare e zionario, dovrebbe dar vita all’intera gamma
sviluppare questi bisogni e quindi di suscita- della tipologia individuata, accompagnando-
re, in un certo senso, il suo pubblico e di la con «collezioni librarie», almanacchi, an-
estenderne progressivamente l’area» (Q , , nuari e altro, il tutto volto – nel caso del par-
). G. considera dunque in primo luogo tito rivoluzionario – alla crescita intellettuale,
l’attività giornalistica come giornalismo mili- culturale, politica del pubblico al quale esso
tante, finalizzato a questo ben preciso pro- si rivolge, mirando a «elaborare, far pensare
cesso di crescita politica, indirizzato a «un ag- concretamente, trasformare, omogeneizzare,
gruppamento culturale (in senso lato) più o secondo un processo di sviluppo organico
meno omogeneo, di un certo tipo, di un cer- che conduca dal semplice senso comune al
to livello e specialmente con un certo orien- pensiero coerente e sistematico» (ibid.). In
tamento generale» su cui «si voglia far leva ogni caso G. studia con attenzione come gli
per costruire un edificio culturale completo, organi di stampa a larga diffusione agiscono:
autarchico, cominciando addirittura dalla... avendo il fine di «modificare l’opinione me-
lingua, cioè dal mezzo di espressione e di con- dia di una certa società, criticando, suggeren-
tatto reciproco» (ibid.). È importante notare do, sbeffeggiando, correggendo, svecchian-
che questo processo non è inteso da G. come do, e, in definitiva, introducendo “nuovi luo-
puro indottrinamento: egli infatti specifica ghi comuni”» (Q , , ), essi «debbono
che nel corso della sua attuazione «le pre- porsi nel campo stesso del “senso comune”,
messe necessariamente mutano, perché se è distaccandosene quel tanto che permette il
vero che un certo fine presuppone certe pre- sorriso canzonatorio, ma non di disprezzo o
messe è anche vero che, durante l’elaborazio- di altezzosa superiorità» (ivi, ).
ne reale dell’attività data, le premesse sono Ogni rivista dovrebbe in ogni caso avere
necessariamente mutate e trasformate e la co- «un indirizzo intellettuale molto unitario e
scienza del fine, allargandosi e concretando- non antologico, cioè dovrebbe avere una re-
si, reagisce sulle premesse “conformandole” dazione omogenea e disciplinata; quindi po-
sempre più» (ibid.). In altre parole, è un pro- chi collaboratori “principali” dovrebbero
cesso dialettico, in cui si accompagna la cre- scrivere il corpo essenziale di ogni fascicolo»
scita dei «semplici», senza manovrarli per far- (Q , , ). Un’attività centralizzata e uni-
ne puri esecutori passivi. È per questo che il tariamente orientata, dunque, propria di una
«giornale di Stato» ipotizzato da Napoleone “rivista di tendenza” o addirittura – potrem-
III (Q , , , Testo B) non gli pare esente mo dire – di una “rivista-partito”, che fa pen-
da rischi, anche se G. è disposto a concedere sare alle esperienze della “Critica” crociana,
che in una società in cui «lo Stato è concepi- del resto esplicitamente richiamata, e anche
to come superabile dalla “società regolata”», dell’“Ordine Nuovo” settimanale. Per tali ri-
ovvero in una società socialista che effettiva- viste G. indica una serie di rubriche possibi-
mente lotta per la fine della distinzione tra di- li: «un dizionario enciclopedico politico-
rigenti e diretti, lo strumento-giornale possa scientifico-filosofico» (ivi, ), una «rubri-
avere la stessa utilità della scuola. ca delle biografie» (ivi, ), una delle «auto-
 GIULIA

biografie politico-intellettuali» e poi via via Giulia


rubriche di «spoglio sistematico di giornali e
Pur non essendo un lemma in senso
riviste» (ivi, ), recensioni di libri, biblio-
grafie critiche inerenti alla «concezione del proprio, Giulia, con la sua variante più inti-
mondo» su cui la rivista si basa (ivi, ), sen- ma, Iulca (o anche Julca), è un riferimento
za dimenticare un’attenzione specifica al ter- imprescindibile delle lettere gramsciane, sia
ritorio, alle situazioni regionali (ivi, ). prima che durante il carcere. In entrambi i
G. scende anche nel dettaglio tecnico- casi Giulia-Iulca (Giulia Schucht, la donna
professionale. Ad esempio, con largo antici- russa che G. sposò nel ) compare come
po sui tempi, propugna la necessità di «scuo- destinataria e come argomento con corri-
le di giornalismo» (Q , , ), si sofferma spondenti diversi, soprattutto con la sorella
sull’importanza della cronaca locale come Tania. È qui impossibile riprodurre la va-
analisi socio-politica di alto livello di un de- rietà degli accenti e dei sentimenti di G. che
terminato territorio (Q , , -, Testo B), l’epistolario, dal  al , restituisce. E
analizza criticamente il modo di impostare la tanto meno è possibile ricostruire l’intero
titolazione (Q , , -, Testo B) e la cro- percorso dialogico, diretto e mediato, fra G.
naca giudiziaria (Q , , , Testo B), in- e Giulia. Si può solo dire sinteticamente che
vita a non sottovalutare l’importanza della G. rivela una doppia tensione prevalente nei
«veste esteriore» di quotidiani e periodici (Q confronti di Giulia, sentimentale e pedago-
, , -), si sofferma sulle recensioni (Q gica, e che dal vario intrecciarsi degli ele-
, , , Testo B), sulle corrispondenze este- menti di questa tensione nel tempo, la figu-
re (Q , , -, Testo B), sulle rassegne ra di Giulia nella percezione del carcerato va
stampa (Q , , ), sul giornalismo scien- modificandosi, con una progressiva domi-
tifico (Q , , ). Non dimentica di analiz- nanza dell’elemento pedagogico su quello
zare il rapporto con i lettori anche dal punto sentimentale.
di vista economico, della diffusione e delle La corrispondenza inizia con il corteg-
vendite: «I lettori devono essere considerati giamento, durante il quale Giulia tenta a vol-
da due punti di vista principali: ) come ele- te di arginare l’irruenza sentimentale di G.
menti ideologici, “trasformabili” filosofica- («“troppo presto?” Perché dice che il mio
mente, capaci, duttili, malleabili alla trasfor- amore è qualche cosa fuori di lei, che non la
mazione; ) come elementi “economici”, ca- riguarda? Che pasticci, che imbrogli sono
paci di acquistare le pubblicazioni e di farle questi? Non sono un mistico, né lei è una
acquistare ad altri. I due elementi, nella madonna bizantina»: L ). Anche nei mo-
realtà, non sono sempre distaccabili, in menti di maggiore trasporto, all’interno di
quanto l’elemento ideologico è uno stimolo una vicenda sentimentale complessivamente
all’atto economico dell’acquisto e della dif- molto profonda, G. non rinuncia a stigma-
fusione. Tuttavia, occorre, nel costruire un tizzare i rischi di eccessi di sentimentalismo
piano editoriale, tenere distinti i due aspetti, e di romanticismo “deteriore”, e lo fa spes-
perché i calcoli siano realisti e non secondo i so, in questa fase, usando il modello lettera-
propri desideri» (Q , , -). Infine, G. rio negativo di Matilde Serao. Il carteggio
si propone «una serie di saggi sul giornali- prosegue durante il fidanzamento e gli anni
smo delle più importanti capitali degli Stati di matrimonio in cui G. non era ancora re-
del mondo» (Q , , -), a riprova di co- cluso: Giulia è anche la compagna di partito
me il giornalismo gli appaia un momento con la quale condividere progetti politici.
fondamentale nell’opera sia di conoscenza Questo periodo è segnato da lettere emoti-
che di trasformazione del mondo moderno. vamente molto coinvolgenti, i due coniugi
GUIDO LIGUORI sono distanti e riescono a incontrarsi per pe-
V. «apparato egemonico», «concezione del mon- riodi brevissimi (famosa ed emblematica la
do», «egemonia», «ideologia», «illuminismo», lettera del  aprile  da Vienna: L -).
«intellettuali», «Ordine Nuovo (L’)», «senso co- Giulia è la destinataria di un coacervo di
mune», «società regolata», «sport». sentimenti difficili che G. sperimenta attra-
GIULIA 

verso di lei, una donna di estrazione cittadi- un’assenza, anche epistolare. La lettera a
na e intellettuale, portatrice di un mondo af- Giulia del  febbraio , una lettera lunga,
fettivo molto diverso da quello contadino argomentata e ricca, è fra quelle che con-
delle parenti sarde. Sempre la lotta per la vo- densano il vario susseguirsi dei sentimenti di
lontà contro la casualità, per il controllo G. verso la moglie: dall’amore al rimpianto,
contro il cedimento, anima il rapporto di G. dal bisogno di normalità alla sensazione di
con Giulia, preservandolo in parte nei mo- inadeguatezza, dal pudore della scrittura al-
menti più difficili, quelli della lontananza la necessità di ricostruire, attraverso una
più lunga e definitiva. “verità” a tratti anche mitizzata, le forme di
Se fino all’arresto le lettere a Giulia so- una relazione del tutto nuova e diversa, an-
no animate da progetti per il futuro, da un che perché «la Iulca di oggi [...] è Iulca +
sentimento di amore che G. racconta come Delio + Giuliano [sono i figli della coppia,
una continua scoperta, dal momento dell’ar- ndr], somma in cui il più non indica solo un
resto in poi la corrispondenza muta pro- fatto quantitativo, ma soprattutto una nuo-
gressivamente carattere, facendosi difficile, va persona qualitativa» (LC ).
a tratti impacciata, affaticata. G. si riconosce La mediazione di Tania nel rapporto tra
nei confronti della moglie «libresco», «pe- i coniugi è un dato importante: non si tratta
dante», «inadeguato». «Nella nostra corri- di una mediazione neutra; ripetutamente, nel
spondenza manca appunto una “corrispon- corso degli anni, G. affida a Tania il difficile
denza” effettiva e concreta: non siamo mai rapporto epistolare, non sempre scorrevole,
riusciti a intavolare un “dialogo”: le nostre non sempre “naturale”, con la moglie, della
lettere sono una serie di “monologhi” che quale gli sfugge perfino l’immagine visiva
non sempre riescono ad accordarsi neanche (frequenti sono gli appelli a inviare fotogra-
nelle linee generali» (LC ,  ottobre ). fie e grande l’aspettativa e l’attenzione che G.
Alla difficoltà oggettiva di rendere in modo ha verso le rare immagini che giungono, co-
vivo il sentimento di amore per Giulia, nelle me in LC , a Tania, ° agosto ). La me-
condizioni in cui G. vive, si uniscono pudo- diazione è gestita da Tania con qualche na-
re, sensazione di abbandono, ma soprattut- scondimento. Le lettere sono anche control-
to molti rimpianti, che portano G. a com- late dalla censura, sia sul versante italiano
porre per Giulia lettere spesso brevi, dal re- che su quello sovietico, e nessuna intimità è
gistro disomogeneo, lettere in cui l’inespres- più possibile davvero, negata anche dai ritar-
so ha importanza almeno pari alle parole di e dagli intervalli con cui le lettere di Giu-
scritte. Dalla struggente malinconia dei ri- lia raggiungono G. Col proseguire degli an-
cordi, che occupano quasi interamente lo ni, fragilità e debolezza sono parole che G.
spazio mentale riservato da G. a Giulia («sai usa sempre più spesso per definire sua mo-
che non faccio altro: pensare al passato e glie, preoccupazione e nervosismo i senti-
riandare a tutte le scene e gli episodi più buf- menti che sempre più frequentemente ac-
fi»: LC ,  aprile ), a momenti aspri di compagnano l’amore («Ho l’impressione
critica e di dolore, in alcune lettere il pas- che Giulia non voglia dire, (o non possa dire
saggio è così breve da lasciar trasparire tutta appunto a causa del suo male) qualcosa, che
l’ansia, la scissione emotiva e la “mutazione ci sia in lei un certo ordine di giudizi e di sen-
della personalità” che sono alla base della timenti che si sente raffrenata dall’analizzare
scrittura epistolare familiare di G. Intorno a e dal comunicare [...] Scrive in modo allusi-
Giulia si concentrano una serie di problemi vo, ma genericamente»: LC , a Tania, 
legati anche alla malattia psichica di cui ella giugno ). Un vasto apparato narrativo
soffre, e di cui G. è informato solo parzial- fatto di apologhi e metafore sostituisce nelle
mente; alla lontananza da lei non solo come lettere a Giulia il vuoto di presente, certa-
moglie ma anche come madre dei suoi figli; mente in continuità con un’abitudine e uno
all’incertezza sul ruolo e sulla posizione po- stile che Gramsci aveva sempre manifestato,
litica assunta da Giulia stessa e da tutta la fa- ma anche e sempre più in linea con una cre-
miglia Schucht. Giulia diventa più che mai scente inclinazione paternalistica. La psica-
 GLOTTOLOGIA

nalisi e la pedagogia sono temi ritornanti nel ti ho scritto la volta scorsa, perché, come già
rapsodico carteggio e sono anche fra gli ar- ti ho accennato, lo scrivere mi è difficile sia
gomenti intorno ai quali l’atteggiamento di a te che ai ragazzi» (LC ,  gennaio ).
G. verso Giulia è più aspro, fin quasi a susci- Ma nel , a pochi mesi dalla morte, G.
tare nell’interlocutrice fastidio e rigetto. I trova ancora coraggio e tenerezza per rivol-
due temi, del resto, sono legati dal filo rosso gersi alla sua famiglia: «[per il mio com-
del paternalismo-paternità con cui G. af- pleanno, ndr] voglio proprio essere festeg-
fronta il rapporto col gruppo Iulca + Delio + giato come piace a me: in questo caso voglio
Giuliano, attraverso i nodi di «sgomitola- assolutamente una bella fotografia dei figli
mento» della personalità, coercizione come e tua. Una fotografia fatta bene, da un buon
mezzo per lo sviluppo storico dell’uomo, su- fotografo, e non un giocarello da dilettanti»
peramento della condizione subalterna pro- (LC -,  gennaio ): un ultimo, di-
pria dell’immaturità, anagrafica o di altra na- sperato grido di amore.
tura: nodi argomentati nello stesso modo e
LEA DURANTE
perfino con le stesse parole a proposito della
moglie e dei figli, a proposito, appunto, di V. «bambino», «coercizione», «donna», «fami-
glia», «psicanalisi», «Tatiana».
psicanalisi e di educazione infantile (LC ,
a Giulia,  dicembre ; LC , a Giulia,
 agosto ; LC , a Iulca,  marzo ). glottologia: v. linguistica.
Il cortocircuito affettivo è anche la velatura
che permette a G. di esprimere la sua visione Gobetti, Piero
di Giulia come appartenente alla stessa con- Amico di G. nel periodo torinese, a par-
dizione di infanzia propria dei figli. tire dal gennaio  Piero Gobetti era dive-
Un secondo fondamentale gruppo di nuto collaboratore dell’“Ordine Nuovo”.
sovrapposizione relazionale è quello che Dalla fine del  i contatti personali con G.
possiamo denominare, parafrasando G., erano venuti meno, per il trasferimento del
Giulia + Tatiana. Questo gruppo è caratte- leader comunista in Unione Sovietica. Torna-
rizzato dall’uso continuo del vocativo «ca- to in Italia nel maggio del  a seguito della
ra» e di formule di saluto come «ti abbrac- elezione in Parlamento, G. incontrò Gobetti
cio teneramente». solo una volta, nel novembre di quell’anno a
Le lettere degli ultimi tempi, dell’ulti- Milano, nel corso di un convegno delle op-
mo anno in particolare, sono meno inquisi- posizioni antifasciste. Il  aprile , in oc-
torie e meno stringenti nel giudizio rispetto casione dell’elezione di G. in parlamento,
a quelle del periodo centrale della detenzio- Gobetti pubblicava sulla sua rivista un ritrat-
ne. G. comprende – da tempo intuiva que- to del leader comunista che si concludeva nel
sto aspetto – di dover essere esplicito con modo seguente: «Più che un tattico o un
Giulia nel farla sentire libera dal vincolo co- combattente G. è un profeta. Come si può es-
niugale, e lo fa nel timore di un’ipotetica e serlo oggi: inascoltati se non dal fato. L’elo-
poi mai realizzatasi visita di Giulia in Italia, quenza di G. non rovescerà nessun ministero.
visita tanto desiderata da G. ma alla quale La sua polemica catastrofica, la sua satira di-
nessuno dei due coniugi è preparato. In sperata non attendono consolazioni facili.
questa fase le condizioni individuali di G. e Tutta l’umanità, tutto il presente gli è in so-
di Giulia sono critiche, il livello di incertez- spetto. Chiede la giustizia ad un feroce futu-
za reciproca molto alto. «Io sono un tuo ro vendicatore» (P. Gobetti, Uomini e idee.
amico, essenzialmente, e dopo dieci anni ho Gramsci [], in Gobetti , ).
veramente bisogno di parlare con te da ami- Nel saggio incompiuto del  su Al-
co ad amico, con grande franchezza e spre- cuni temi della quistione meridionale G.
giudicatezza» (LC , a Iulca,  gennaio scrisse a lungo di Gobetti, ricordando che
). La posizione di Giulia cambia anco- l’intellettuale torinese, che non era comuni-
ra, la difficoltà nello scriverle è un’estrema sta e neanche lo sarebbe diventato, grazie al-
forma di autenticità: «Carissima Iulca, non l’esperienza presso l’“Ordine Nuovo” era
GOBETTI , PIERO 

entrato in contatto con un mondo da lui pri- A proposito di uno dei temi centrali di
ma conosciuto soltanto attraverso i libri; da tutta la riflessione carceraria gramsciana, os-
qui «scavò una trincea oltre la quale non ar- sia «una riforma intellettuale e morale che
retrarono quei gruppi di intellettuali più coinvolgesse le masse popolari» (Q , , ),
onesti e sinceri che nel -- sentirono Gobetti compare come animatore di polemi-
che il proletariato come classe dirigente sa- che «sulla necessità di una riforma» (ibid.).
rebbe stato superiore alla borghesia» (CPC G. si sofferma sull’analisi di una tendenza di
). Per questo egli rappresentava un movi- parte della cultura italiana del primo Nove-
mento che non andava combattuto e che cento secondo la quale l’Italia aveva bisogno
avrebbe dato un contributo decisivo alla di- di una riforma religiosa sul tipo di quella pro-
struzione del blocco agrario meridionale da testante. Gobetti, pur non rientrando a pie-
parte del proletariato: «Per la soluzione di no titolo nel novero dei sostenitori di questa
questo compito il proletariato è stato aiuta- tendenza, e pur con alcuni limiti che G. ri-
to da Piero Gobetti e noi pensiamo che gli corda (Q , ,  e Q , , ), conside-
amici del morto continueranno, anche senza rando il Risorgimento non alla stregua di un
la sua guida, l’opera intrapresa che è gigan- movimento popolare ma come «“conquista
tesca e difficile, ma appunto degna di tutti i regia”», avanzava un critica aspra a quella fa-
sacrifici (anche della vita, come è stato nel se della storia del processo di unificazione
caso di Gobetti)» (ivi, ). nazionale proprio in direzione «“della neces-
In Q , ,  G. riassume in pochi ap- sità che in Italia abbia luogo una riforma in-
punti i temi del suo scritto del  sulla tellettuale e morale”» (Q , , ).
questione meridionale e fa presente come G. ricorda altresì Gobetti quale creato-
proprio alcuni dei fatti che lo avevano visto re e animatore della “Rivoluzione liberale”,
protagonista a Torino «colpirono Gobetti e che viene collocata, nell’ambito della cultu-
quindi provocarono atmosfera del libro di ra liberale democratica italiana del tempo,
Dorso». Si sviluppò in Italia un movimento avente come leader Croce, in una posizione
intellettuale di appoggio alle tesi meridiona- del tutto particolare: «Con la “Rivoluzione
liste che ebbe nel suo punto più alto anche il Liberale” di Piero Gobetti avviene una in-
suo punto di dissoluzione: «questo punto è novazione fondamentale: il termine “libera-
da identificare nella particolare presa di po- lismo” viene interpretato nel senso più “fi-
sizione di P. Gobetti e nelle sue iniziative losofico” o più astratto e dal concetto di li-
culturali» (Q , , ). Il libro di Guido bertà nei termini tradizionali della persona-
Dorso cui G. fa riferimento è La rivoluzione lità individuale si passa al concetto di libertà
meridionale, edito a Torino nel  dalla ca- nei termini di personalità collettiva dei
sa editrice di Gobetti. Gobetti e Dorso, pe- grandi gruppi sociali e della gara non più tra
raltro, costituiscono nei Q una coppia in- individui ma tra gruppi» (Q  II, , ).
scindibile di interpreti non tradizionalisti Questo passo dei Q è la riproposizione qua-
del Risorgimento, che G. contrappone so- si letterale di ciò che G. aveva scritto nel 
prattutto a Oriani e Missiroli; infatti G. fa nel saggio sulla questione meridionale a pro-
presente che la debolezza della tendenza in- posito della concezione gobettiana del libe-
terpretativa rappresentata dagli ultimi due ralismo: «i principî del liberalismo vengono
«consiste in ciò che rimase puro fatto intel- in essa [cioè nella concezione di Gobetti,
lettuale, non divenne la premessa a un mo- ndr] proiettati dall’ordine dei fenomeni in-
vimento politico nazionale. Solo con Piero dividuali a quello dei fenomeni di massa. Le
Gobetti ciò stava delineandosi e in una bio- qualità di eccellenza e di prestigio nella vita
grafia del Gobetti bisognerebbe ricordarlo degli individui vengono trasportate nelle
[...] Col Gobetti occorre porre il Dorso» (Q classi, concepite quasi come individualità
, , ). Un ulteriore riferimento alla cop- collettive» (QM ). Di rilievo è anche un
pia Gobetti-Dorso come rappresentativa di Testo C in cui G. ricorda una lettera scritta
una tendenza innovativa nelle interpretazio- da Giuseppe Prezzolini a Gobetti nel 
ni del Risorgimento si trova in Q , , -. (che G. data , facendo propria un’ine-
 GOETHE , JOHANN WOLFGANG VON

satta indicazione contenuta nella raccolta insieme a quello di altri grandi scrittori
prezzoliniana Mi pare..., da lui consultata, ascrivibili, secondo G., al nazionale-popola-
edita a Firenze nel ), intitolata Per una re non deve ingannare. Tra questi e Goethe
società degli Apoti, lettera dalla quale emer- c’è una differenza: «Solo Goethe è sempre
ge la crisi in cui si dibatteva Prezzolini «fino di una certa attualità, perché egli esprime in
a imbrancarsi nella corrente tradizionale e a forma serena e classica ciò che nel Leopardi,
lodare ciò che aveva vituperato» (Q , , per esempio, è ancora torbido romantici-
-; il Testo A in Q , , ). Il com- smo: la fiducia nell’attività creatrice dell’uo-
mento gramsciano non lascia dubbi sulla va- mo, in una natura vista non come nemica e
lutazione dei contenuti della lettera, che vie- antagonista, ma come una forza da conosce-
ne definita «di un gesuitismo sofistico sin- re e dominare, con l’abbandono senza rim-
golare» (ibid.). G., chiudendo la nota, si pianto e disperazione delle “favole antiche”
chiede se, considerate le differenze fra Prez- di cui si conserva il profumo di poesia, che
zolini e Gobetti, quest’ultimo avesse mai ri- le rende ancor più morte come credenze e
sposto alla lettera. La qual cosa in effetti era fedi» (Q , , ). Ne è esempio il Pro-
avvenuta – senza che G. ne fosse a cono- meteo goethiano, «“homo faber”, consape-
scenza, perché all’epoca viveva a Mosca – e vole di se stesso e del significato dell’opera
Gobetti era stato molto duro e polemico nei sua» (Q , , ), paradigma letterario
confronti di Prezzolini, usando toni non dis- dell’antimeccanicismo gramsciano e dell’a-
simili da quelli della nota dei Q. gire potenzialmente rivoluzionario della
soggettività.
LELIO LA PORTA
V. «liberalismo», «Ordine Nuovo (L’)», «Prezzo- YURI BRUNELLO
lini», «quistione meridionale», «riforma intellet- V. «arte», «Benda», «letteratura artistica», «na-
tuale e morale». zionale-popolare».

Goethe, Johann Wolfgang von gorilla ammaestrato


Goethe è uno degli scrittori più amati «Gorilla ammaestrato» è una «frase del
da G., che in una lettera del settembre  Taylor» che G. ha ritrovato in un libro di
confessa la propria ammirazione nei con- Philip da lui citato e che riporta due volte
fronti del poeta, descrivendola come un en- nel Q  (Q , ,  e Q , ,  e ), tra-
tusiasmo tutto rivolto al versante estetico scrivendola poi nel Q  e nel Q . Il senso
dell’arte goethiana (LC , a Iulca,  settem- e il ruolo di questa metafora-immagine è tut-
bre ). A riprova della conoscenza gram- tavia centrale per l’interpretazione del taylo-
sciana dell’opera di Goethe, nei Q si trova- rismo e per la concezione di “americanismo
no diverse citazioni dirette (Q ,  e ; Q e fordismo”. Quella espressione, secondo
, ; Q , ; Q ,  e ). G. considera G., «esprime con cinismo brutale il fine del-
Goethe un classico in grado di riassumere la società americana [...] spezzare il vecchio
«la gloria intellettuale della nazione» (Q , nesso psico-fisico del lavoro professionale
, ). Nei Q Goethe ritorna poi all’in- qualificato che domandava una certa parte-
terno di alcune pagine, ora riepilogative ora cipazione attiva dell’intelligenza, della fanta-
di critica, scritte a proposito di un articolo di sia, dell’iniziativa del lavoratore e ridurre le
Julien Benda, per il quale nazionale «è di- operazioni produttive al solo aspetto fisico
verso da nazionalista. Goethe era “naziona- macchinale» (Q , , ). Le cose non so-
le” tedesco» (Q , , ). E questo perché i no così facili né lineari: gli stessi «industria-
maestri non avrebbero valore per la loro so- li americani – sottolinea G. – hanno capito
miglianza con lo spirito del loro gruppo, ma benissimo [...] che “gorilla ammaestrato” è
il valore di un artista come Goethe consiste- una frase, che l’operaio rimane “purtroppo”
rebbe, secondo Benda, proprio «nella sua uomo e persino che egli, durante il lavoro,
differenza dal gruppo donde è nato» (ivi, pensa di più o per lo meno ha molto mag-
). Il ricorrere nei Q del nome di Goethe giori possibilità di pensare»; conclude G.,
GOVERNATI - GOVERNANTI 

con un’affermazione che ha suscitato e an- «governo col consenso dei governati, ma col
cora suscita controversie interpretative e va- consenso organizzato, non generico e vago
lutative: il fatto che l’operaio «comprende quale si afferma nell’istante delle elezioni: lo
che lo si vuol ridurre a un gorilla ammae- Stato ha e domanda il consenso, ma anche
strato, lo può portare a un corso di pensieri “educa” questo consenso con le associazioni
poco conformisti» (Q , , ). Quale politiche e sindacali, che però sono organi-
iperbole della taylorizzazione del lavoro, smi privati, lasciati all’iniziativa privata della
“gorilla ammaestrato” è così indice di una classe dirigente» (Q , , ). Se nella «fase
contraddizione, perché la disaffezione dal economica-corporativa» tipica della «bor-
lavoro può spingere l’operaio a un atteggia- ghesia comunale» (Q , , ) il rapporto tra
mento tutt’altro che succube e passivo, ben- governanti e governati si incardinava su una
sì critico e anticonformista. Per altro verso fitta rete di interessi privati, dopo «le espe-
G. mette in evidenza un limite concettuale rienze politiche della Rivoluzione francese»
invalicabile di quella espressione, che lo sti- l’avvento del «costituzionalismo» (Q , , )
mola a un chiarimento teorico rilevante: pone le basi per «creare uno Stato “col con-
«Anche l’espressione del Taylor di “gorilla senso dei governati” e passibile di sviluppo»
ammaestrato” è una metafora per indicare (Q , , ). È quindi una nuova forma del-
un limite in una certa direzione: in qualsiasi l’ordine politico e sociale che G. registra, so-
lavoro fisico, anche il più meccanico e de- stenendo come «nello Stato antico e in quel-
gradato, esiste un minimo di qualifica tecni- lo medioevale, l’accentramento sia politico-
ca, cioè un minimo di attività intellettuale territoriale, sia sociale (e l’uno non è poi che
creatrice» (Q , , ). funzione dell’altro) era minimo. Lo Stato era,
in un certo senso, un blocco meccanico di
GIORGIO BARATTA
gruppi sociali e spesso di razze diverse [...]
V. «americanismo e fordismo», «fordismo», «tay-
Lo Stato moderno sostituisce al blocco mec-
lorismo».
canico dei gruppi sociali una loro subordina-
zione all’egemonia attiva del gruppo dirigen-
governati-governanti te e dominante, quindi abolisce alcune auto-
«Primo elemento è che esistono davvero nomie, che però rinascono in altra forma, co-
governati e governanti, dirigenti e diretti. me partiti, sindacati, associazioni di cultura»
Tutta la scienza e l’arte politica si basano su (Q , , ). Questo processo muta il rap-
questo fatto primordiale, irriducibile (in cer- porto tra governanti e governati, legandolo
te condizioni generali)» (Q , , ). Con indissolubilmente al consenso di questi ulti-
queste parole G. apre sotto la rubrica Ma- mi, sia dal lato delle forme organizzate come
chiavelli. Elementi di politica quella che è la i «partiti, sindacati, associazioni di cultura»
nota centrale nei Q per la definizione del rap- (ibid.) che da quello delle manifestazioni più
porto tra governati e governanti. Questa di- “disgregate”: «si dà il nome di “psicologia”
stinzione è posta alla base sia della «scienza» ai fenomeni elementari di massa, non prede-
che dell’«arte politica» e la sua formulazione terminati, non organizzati, non diretti pale-
contiene due affermazioni radicali: essa è ri- semente, i quali manifestano una frattura nel-
conosciuta come un problema politico che l’unità sociale tra governati e governanti. At-
investe da sempre le relazioni tra gli uomini traverso queste “pressioni psicologiche” i go-
(è un «fatto primordiale») ed è al tempo stes- vernati esprimono la loro sfiducia nei diri-
so un elemento imprescindibile per ogni teo- genti e domandano che siano mutate le per-
ria politica che voglia confrontarsi con il pre- sone e gli indirizzi dell’attività finanziaria e
sente (è «irriducibile»). All’interno di queste quindi economica» (Q , , ).
coordinate, G. inizia a registrare i mutamen- Per interpretare questo mutamento po-
ti che questo rapporto ha subito con l’avven- litico del rapporto governanti-governati G.
to dei moderni Stati nazionali, sulla scia del- instaura un corpo a corpo critico con le teo-
la «dottrina di Hegel sui partiti e le associa- rie di Croce sugli intellettuali e sul loro ruo-
zioni come trama “privata” dello Stato»: lo dirigente: «ciò che importa al Croce è che
 GOVERNATI - GOVERNANTI

gli intellettuali non si abbassino al livello teoria gramsciana sia dai teorici della scien-
della massa, ma capiscano che altro è l’ideo- za politica italiana, dell’«elitismo» (Mosca,
logia, strumento pratico per governare, e al- Michels, Pareto), che comunque hanno mol-
tro la filosofia e la religione che non deve es- to contribuito al ragionamento gramsciano,
sere prostituita nella coscienza degli stessi sia dalla posizione di Croce sugli intellettua-
sacerdoti. Gli intellettuali devono essere go- li come ceto dirigente. G. pone invece le ba-
vernanti e non governati, costruttori di ideo- si per una scienza politica realista che parta
logie per governare gli altri» (Q  I, , ). dal fatto della divisione governanti-governa-
G. riconosce in questa presa di posizione ti, ma che si ponga anche il problema del suo
crociana l’assunzione politica «irriducibile» superamento attraverso la costruzione di un
(Q , , ) del compito dirigente delle diverso rapporto tra essi: «se il rapporto tra
classi governanti: «il Croce quindi rappre- intellettuali e popolo-massa, tra dirigenti e
senta la grande politica contro la piccola po- diretti, tra governanti e governati, è dato da
litica, il machiavellismo di Machiavelli con- una adesione organica in cui il sentimento
tro il machiavellismo di Stenterello» (Q  I, passione diventa comprensione e quindi sa-
, ); allo stesso tempo, tuttavia, critica il pere (non meccanicamente, ma in modo vi-
carattere aleatorio che le ideologie assumo- vente), allora solo il rapporto è di rappre-
no nello schema crociano: «le ideologie so- sentanza, e avviene lo scambio di elementi
no per i governati delle mere illusioni, un in- individuali tra governati e governanti, tra di-
ganno subito, mentre sono per i governanti retti e dirigenti, cioè si realizza la vita d’in-
un inganno voluto e consapevole. Per la fi- sieme che sola è la forza sociale, si crea il
losofia della praxis le ideologie sono tutt’al- “blocco storico”» (Q , , ). È questo il
tro che arbitrarie; esse sono fatti storici rea- tipo di rapporto che contraddistingue la
li, che occorre combattere e svelare nella lo- «tendenza democratica», proprio perché il
ro natura di strumenti di dominio non per significato più profondo della «“democrazia
ragioni di moralità ecc. ma proprio per ra- politica”» è quello di «far coincidere gover-
gioni di lotta politica» (Q  II, .XII, ). Il nanti e governati» (Q , , ). A questa for-
terreno di scontro ideologico su cui si com- mulazione così drastica G. aggiunge in se-
batte la lotta egemonica e su cui si ridefini- conda stesura una precisazione di non poco
sce il rapporto tra governanti e governati conto: «far coincidere governanti e governa-
non ha quindi per G. alcuna valenza “mora- ti (nel senso del governo col consenso dei
le”, non partecipa di alcuna mistica del di- governati)» (Q , , -).
svelamento, ma fornisce piuttosto le coordi- Il legame che dovrebbe sussistere tra
nate necessarie per una politica in grado di governanti e governati, che G. descrive co-
«rendere intellettualmente indipendenti i me «pedagogico» (Q  II, , ), «di “ege-
governati dai governanti, per distruggere monia”» (ibid.), non è comunque un legame
un’egemonia e crearne un’altra, come mo- scontato, deve invece essere “messo in for-
mento necessario del rovesciamento della ma” da una specifica «disciplina», intenden-
praxis» (ibid.). Ritorniamo in questo caso al- do «con questa parola un rapporto conti-
la nota che sancisce l’irriducibilità della di- nuato e permanente tra governanti e gover-
stinzione tra governanti e governati, racco- nati che realizza una volontà collettiva».
gliendo quell’avvertenza finale che G. mette Non come «passivo e supino accoglimento
tra parentesi: «(in certe condizioni genera- di ordini, come meccanica esecuzione di una
li)» (Q , , ). consegna [...] ma come una consapevole e
Così G. formula il suo problema: «nel lucida assimilazione della direttiva da realiz-
formare i dirigenti è fondamentale la pre- zare» (Q , , ). Sia in questa nota che
messa: si vuole che ci siano sempre governa- nella precisazione aggiunta in Q ,  si può
ti e governanti oppure si vogliono creare le notare quell’analisi disincantata dei mecca-
condizioni in cui la necessità dell’esistenza nismi sociali che permette a G. di non cul-
di questa divisione sparisca?» (ibid.). Questa larsi in soluzioni astratte e verbali; l’ambiva-
domanda sancisce il punto di distacco della lenza del problema politico della divisione
GRAMMATICA 

governanti-governati rimane invece ben pre- guardo un passo dei Q dove in Hegel viene
sente: «occorre tener chiaro tuttavia che la di- visto l’esempio di una combinazione fra
visione di governati e governanti, seppure in pubblico (Stato) e privato (lavoro e interes-
ultima analisi risalga a una divisione di grup- se), entrambi organici in un’operazione di
pi sociali, tuttavia esiste, date le cose così co- consenso effettivo e forte – cioè egemonico
me sono, anche nel seno dello stesso gruppo, – in quanto fondante un modello “universa-
anche socialmente omogeneo; in un certo le” di direzione. Per G., espressione dell’e-
senso si può dire che essa divisione è una quilibrio hegeliano è un «Governo col con-
creazione della divisione del lavoro, è un fat- senso dei governati, ma col consenso orga-
to tecnico» (Q , , ). È nell’irriducibilità nizzato, non generico e vago quale si affer-
tecnica di questa divisione, nelle condizioni ma nell’istante delle elezioni: lo Stato ha e
dello Stato moderno, che G. coglie le novità domanda il consenso, ma anche “educa”
del presente, ed è nella composizione politi- questo consenso con le associazioni politi-
ca di questa divisione tecnica che trova il si- che e sindacali, che però sono organismi pri-
gnificato della sua scienza politica: «posto il vati» (Q , , ). Il passo non vela un’in-
principio che esistono diretti e dirigenti, go- tenzione critica, in seguito più evidente, ma
vernati e governanti, è vero che i partiti sono è segno di attenzione al nesso fra governo e
finora il modo più adeguato per elaborare i ruolo dello Stato-forma. G. conferma la sua
dirigenti e la capacità di direzione» (ivi, ). scelta teorica anche riferendosi all’Italia, do-
L’analisi della divisione governanti-governati ve «il governo ha [...] operato come un “par-
sfocia così nella teoria gramsciana del partito tito”, si è posto al disopra dei partiti non per
come «moderno Principe» (Q , , ). armonizzarne gli interessi [...] statali nazio-
nali, ma per disgregarli, per staccarli dalle
MICHELE FILIPPINI grandi masse e avere “una forza di senza
V. «Croce», «democrazia», «direzione», «dirigen- partito legati al governo con vincoli pater-
ti-diretti», «egemonia», «élite, elitismo», «grande nalistici di tipo bonapartistico-cesareo”» (Q
politica, piccola politica», «ideologia», «intellet- , , ). Con altro accento, ritorna la com-
tuali», «moderno Principe», «partito», «scienza
plessità del nodo «governo».
della politica», «Stato».
SILVIO SUPPA
governo V. «consenso», «egemonia», «governati, gover-
nanti», «Hegel», «parlamento», «politica», «rivo-
Il termine non va inteso nel senso imme-
luzione passiva», «Stato».
diatamente esecutivo, fatti salvi alcuni riferi-
menti storici o vicende politico-parlamenta-
grammatica
ri. In una più larga impostazione, il governo
è collegato all’egemonia di una forza politica, In anticipo sulle varie “svolte linguisti-
in quanto quest’ultima, solo a condizione che che” nelle scienze sociali e nella filosofia nel
sia già divenuta egemone, potrà poi aspirare Novecento, G. ha sostenuto che la gramma-
all’effettiva direzione dal governo: «Ci può e tica – la struttura fondamentale che rende
ci deve essere – scrive G. – una “egemonia possibile il linguaggio – costituisce un im-
politica” anche prima della andata al Go- portante problema politico e un concetto in-
verno e non bisogna contare solo sul potere separabile dai problemi del potere, della co-
e sulla forza materiale che esso dà per eser- noscenza, della posizione sociale e, in breve,
citare la direzione o egemonia politica. Dal- dell’egemonia. Nei Q egli discute l’impor-
la politica dei moderati appare chiara questa tanza della grammatica nell’educazione (Q
verità» (Q , , ). È lo stesso luogo della , , - e Q , , ), nella sua rela-
tesi della «rivoluzione passiva», che pone in zione con la ragione e la logica (Q , , )
una prima, ma chiara stesura, l’inversione e con la letteratura nazionale e popolare e,
del tempo fra potere governativo ed egemo- più in generale, con la cultura (Q , , ;
nia, per una forza che aspiri al governo oltre Q , , ; Q , , ). Il Q  è esplici-
il livello della decisione. Sintomatico è al ri- tamente dedicato allo studio della gramma-
 GRAMMATICA

tica e può essere interpretato come una vece è accaduto dopo che Saussure ha inau-
grammatica delle relazioni di potere nel- gurato una visione strutturalistica nella lin-
l’ambito dell’egemonia. Ultimo lavoro com- guistica. Nel , anno in cui G. entrò nel-
piuto iniziato in prigione, lungo poche pagi- l’Università di Torino, dove studiò presto
ne, per Lo Piparo (Lo Piparo ) questo linguistica e filologia, Saussure a Ginevra
quaderno dovrebbe essere considerato l’in- completava l’ultimo dei quattro anni di le-
troduzione all’intero programma di ricerca zioni dalle quali scaturì lo strutturalismo, che
di G. in carcere. ha trasformato ampiamente la linguistica e le
G. oppone i suoi argomenti sulla gram- scienze sociali. Questi sviluppi sono stati
matica alla riforma Gentile del  (Q , , spesso classificati come “svolta linguistica”.
) e a Benedetto Croce (Q , , -). I Il professore di linguistica di G., Matteo Bar-
suoi giudizi stigmatizzano anche il pervasivo toli, sperò che G. diventasse il linguista che
approccio positivistico della linguistica sto- avrebbe in seguito confutato con successo i
rica del tempo, in particolare quello della neogrammatici. Nella lettera alla cognata Ta-
scuola neogrammaticale (Junggrammatiker). nia del  marzo  G. lo ha ricordato:
È questo l’ambiente nel quale emerse Ferdi- «Uno dei maggiori “rimorsi” intellettuali
nand de Saussure (è oggetto di dibattito se della mia vita è il dolore profondo che ho
la sua linguistica sincronica o strutturalistica procurato al mio buon professor Bartoli del-
sia una rottura radicale o una continuazione l’Università di Torino il quale era persuaso
dei temi specifici dei neogrammatici, anche essere io l’arcangelo destinato a profligare
se entrambi considerano la linguistica una definitivamente i “neogrammatici”» (LC ).
scienza neutra, oggettiva e distinta dai temi Lo fece Saussure, la cui eredità avrebbe ri-
sociali e politici). Oggi la principale scuola dotto i neogrammatici a un capitolo chiuso
linguistica, la grammatica generativa di della storia della linguistica. Nelle sue lezio-
Noam Chomsky, si presta ugualmente alle ni pubblicate postume (), che costituiro-
critiche gramsciane, in particolare l’idea di no il famoso Corso di linguistica generale,
Chomsky per cui la grammatica e il linguag- egli rigettò gli approcci storici allo studio del
gio siano politicamente neutrali. Gli scritti linguaggio, spiegando al contrario che la lin-
di G. contengono anche critiche implicite guistica come scienza aveva bisogno di esse-
applicabili a diversi approcci postmoderni e re basata sulla nozione del linguaggio che
liberal-individualistici al linguaggio che ne- funziona come un “sistema” nel quale l’e-
gano il contesto sociale e politico nel quale spressione e il significato vengono costituiti
la grammatica è necessariamente immersa. dal modo in cui segni differenti si riferisco-
Nel tardo XIX e all’inizio del XX secolo no gli uni agli altri e si differenziano gli uni
la linguistica europea era dominata da un dagli altri. Come si vedrà in seguito, questo
approccio storico che descriveva i cambia- approccio costituiva in qualche misura il ri-
menti linguistici in termini di differenti fa- torno a una nozione precedente di gramma-
miglie linguistiche. L’approccio più rilevan- tica intesa come struttura sincronica che
te era quello della scuola neogrammaticale, permette al linguaggio di funzionare nei ter-
con base a Lipsia, la quale sosteneva che mini di uno strumento comunicativo. Non
ogni cambiamento linguistico potrebbe es- esiste alcuna prova che G. conoscesse qual-
sere spiegato con le “leggi sonore” interne cosa delle lezioni di Saussure; tuttavia, i suoi
alle strutture di una lingua. Il vocabolario ri- scritti sulla grammatica restano importanti
copriva un ruolo rilevante nel programma di in quanto riprendono molti degli elementi
ricerca di questa scuola e la grammatica del- fondamentali dell’approccio saussuriano e
le lingue era di solito analizzata per le forme anticipano le critiche che sono state al cen-
grammaticali attraverso le quali le leggi so- tro del post-strutturalismo.
nore illustravano il cambiamento linguisti- Prima del Q  G. ha trattato la gram-
co. I grammatici di Lipsia non ritenevano matica come un’astrazione dal linguaggio
che la grammatica rappresentasse la struttu- (Q , , ). Nella sua critica alla riforma
ra della lingua intesa come sistema, come in- Gentile del  egli analizza il vecchio siste-
GRAMMATICA 

ma scolastico disegnato dalle leggi Casati, uno parla “secondo grammatica” senza sa-
sostenendo che la grammatica era utile per perlo» (Q , , ). Ciò che G. definisce in
l’apprendimento meccanico del latino e del maniera interscambiabile grammatica spon-
greco, da ravvivare con lo studio della storia, tanea o immanente è importante perché si ri-
della politica e della cultura di queste civiltà ferisce alla discussione generale sulla sponta-
morte. Non era favorevole alla vecchia scuo- neità, così come appare nelle sue analisi del-
la, ma considerava peggiori le novità appor- l’immanenza (Q , , - e Q , , -
tate da Gentile. G. sostiene che, come nella ). G. critica Alfredo Panzini e Croce per
logica formale, era importante insegnare agli non essere in grado di distinguere tra questo
studenti sia la disciplina (la vera attività fisi- tipo di grammatica e la grammatica normati-
ca di sedere al banco come la disciplina in- va, ma rigetta anche l’idea che la grammatica
tellettuale), sia il metodo dell’astrazione. G. “spontanea” sia davvero tale. Come spiega
afferma anche che le epoche storiche e gli altrove, la “pura” spontaneità non esiste nel-
autori individuali potrebbero essere studiati la storia, ma «nel movimento “più sponta-
attraverso il loro vocabolario e la loro gram- neo” gli elementi di “direzione consapevole”
matica (Q ,  e Q , ). In questo senso, sono semplicemente incontrollabili, non
egli usa “grammatica” come l’astratta serie hanno lasciato documento accertabile» (Q ,
di modelli di un linguaggio dato. In Q  G. , ). Come Saussure, anche G. risale a
fornisce una ricca analisi che aggiunge mol- questo antico termine sviluppato dalla cosid-
to alla sua concezione della grammatica. detta Grammatica di Port Royal del , che
Il Q  inizia con una breve discussione intendeva definire le regole del latino per gli
sull’altra figura significativa con la quale G. studenti francesi. Come Saussure, G. criticò
confronta il proprio uso del concetto di la connessione di Port Royal tra grammatica
grammatica: Benedetto Croce, in particola- normativa e grammatica universale; diversa-
re il suo saggio Questa tavola rotonda è qua- mente da Saussure, invece, la critica di G. era
drata (in Croce ). Il filosofo neoidealista basata fondamentalmente sulla nozione per
distingue la logica dalla grammatica, come cui la grammatica è storia o documento sto-
già si vede dal titolo del saggio. Una frase rico: «essa è la “fotografia” di una fase deter-
può essere grammaticalmente corretta, ma minata di un linguaggio nazionale (colletti-
anche senza senso. Per Croce, lo scopo era vo) [formatosi storicamente e in continuo
chiaramente quello di distinguere la gram- sviluppo], o i tratti fondamentali di una fo-
matica, intesa come mero aspetto tecnico tografia. La questione pratica può essere: a
del linguaggio, dal giudizio logico ed esteti- che fine tale fotografia? Per fare la storia di
co. L’aspetto decisivo del linguaggio sta nel- un aspetto della civiltà o per modificare un
la sua espressività; per questa ragione la lin- aspetto della civiltà?» (Q , , -). In
gua, secondo Croce, viene definita princi- questo modo, G. ha anticipato uno dei pun-
palmente in termini individualistici. G. criti- ti fondamentali che Jacques Derrida ha af-
ca Croce per avere adottato una simile con- frontato nella sua critica a Saussure, inaugu-
cezione ristretta della grammatica intesa co- rando il post-strutturalismo nei tardi anni
me regola della lingua al livello immediato Settanta (Derrida , ).
della frase individuale (v. anche Q , , - Ma G. allarga anche il significato della
) e sostiene che la grammatica è tanto il mo- grammatica normativa sino a includere il
dello di una lingua che la rende comprensi- «controllo reciproco, dall’insegnamento re-
bile quanto il risultato di una storia sociale, ciproco, dalla “censura” reciproca, che si
culturale e politica nella quale i parlanti so- manifestano con le domande, “Cosa hai in-
no immersi: «La grammatica è “storia” o teso, o vuoi dire?”, “Spiegati meglio”, ecc.,
“documento storico”» (Q , , ). con la caricatura e la presa in giro, ecc.; tut-
G. distingue due tipi base di grammati- to questo complesso di azioni e reazioni con-
ca, normativa e spontanea o grammatica im- fluiscono a determinare un conformismo
manente: «C’è quella [grammatica, ndr] grammaticale, cioè a stabilire “norme” o
“immanente” nel linguaggio stesso, per cui giudizi di correttezza o di scorrettezza, ecc.
 GRAMMATICA

Ma questo manifestarsi “spontaneo” di un sere il risultato della scelta politica di una


conformismo grammaticale, è necessaria- grammatica normativa, che G. descrisse per
mente sconnesso, discontinuo, limitato a prima in questa stessa sezione.
strati sociali locali o a centri locali, ecc.» (Q Qui G. analizza gli effetti politici del-
, , ). Come spesso fa con termini che l’“Atto di educazione fascista” del , la
diventano concetti “gramsciani”, dopo aver- riforma scritta da Giovanni Gentile quando
ne allargato il significato tradizionale G. sov- era ministro dell’Educazione. Tra i numero-
verte successivamente il significato origina- si problemi che G. denuncia c’era l’elimina-
rio sottolineandone l’inevitabile natura poli- zione della grammatica dai curricula scola-
tica: «Ma è evidente che uno scrittore di stici, alla quale G. risponde. «Se la gramma-
grammatica normativa non può ignorare la tica è esclusa dalla scuola e non viene “scrit-
storia della lingua di cui vuole proporre una ta”, non perciò può essere esclusa dalla “vi-
“fase esemplare” come la “sola” degna di di- ta” reale, come è stato già detto in altra no-
ventare, “organicamente” e “totalitariamen- ta: si esclude solo l’intervento organizzato
te”, la lingua “comune” di una nazione, in [unitariamente] nell’apprendimento della
lotta e concorrenza con altre “fasi” e tipi o lingua e, in realtà, si esclude dall’apprendi-
schemi che esistono già» (ivi, ). Per que- mento della lingua colta la massa popolare
sto, per G., non esiste un rapporto semplice nazionale, poiché il ceto dirigente più alto,
o stretto tra grammatiche spontanee e nor- che tradizionalmente parla in “lingua”, tra-
mative: queste ultime sono create da una co- smette di generazione in generazione, attra-
dificazione (spesso scritta), standardizzazio- verso un processo lento che incomincia coi
ne e imposizione mediante censure recipro- primi balbettamenti del bambino sotto la
che di grammatiche che sono state in prece- guida dei genitori, e continua nella conver-
denza spontanee. E le grammatiche sponta- sazione (coi suoi “si dice così”, “deve dirsi
nee sono il risultato della frammentazione, così” ecc.) per tutta la vita» (Q , , ).
della sedimentazione, dell’abitudine e dell’i- Con questo G. accusa l’approccio gentiliano
nosservanza di grammatiche normative pre- all’educazione di essere troppo politicizzato
cedenti. In questo modo G. collegò i dibat- ed estremamente reazionario, «una forma di
titi nella linguistica italiana sulla standardiz- “liberalismo” delle più bislacche e strampa-
zazione con la più ampia teoria culturale late» (ivi, ). La discussione di G. sulla
dell’egemonia. Come ha dimostrato in mo- grammatica è qui un esempio della sua ana-
do convincente Lo Piparo, fu l’ambiente lisi generale sul come il fascismo avesse cer-
della linguistica europea, e in particolare cato di sfruttare le differenze e la frammen-
quello delle alternative all’approccio neo- tazione in Italia, in particolare quelle tensio-
grammaticale, che fornì a G. uno stimolo ni tra i contadini meridionali, il proletariato
importante per sviluppare il concetto di ege- settentrionale e la piccola borghesia.
monia. Egemonia veniva intesa come sinoni- Centrale nello sviluppo gramsciano del
mo di concetti come “fascino” e “prestigio” concetto di egemonia, G. non respingeva
per spiegare l’adozione di forme linguistiche semplicemente l’uso del potere da parte di
in gruppi sociali differenti e in comunità di un gruppo, di fascisti o di capitalisti liberali,
parlanti. G. non si oppose alla creazione di in favore di un altro, il proletariato guidato
grammatiche normative; al contrario, scrisse dai comunisti. Egli stava analizzando a fon-
che è razionale «una collaborazione di fatto do il modo in cui differenti modalità di po-
e un accoglimento volenteroso di tutto ciò tere funzionano e conquistano vari gradi di
che possa servire a creare una lingua comu- consenso, spesso con l’uso della coercizione.
ne nazionale, la cui non esistenza determina Per sviluppare la metafora di G. sulla gram-
attriti specialmente nelle masse popolari, in matica, il tipo di grammatica normativa che
cui sono più tenaci di quanto non si creda i raccomandava al Partito comunista non era
particolarismi locali e i fenomeni di psicolo- l’imposizione di una grammatica come l’u-
gia ristretta e provinciale» (ivi, ). Tale nica possibile; piuttosto, G. difendeva la
lingua comune nazionale avrebbe dovuto es- creazione di una grammatica normativa con
GRANDE GUERRA 

le diverse grammatiche spontanee dei dia- del potere» viene costretta dal proletariato a
letti. Egli fu sostenitore della formazione di riconoscere di aver «condotto la nazione, di
una grammatica normativa coscientemente cui si proclamava unica rappresentante, in
comparativa. In questo modo, la grammati- un vicolo cieco, da cui essa nazione non po-
ca normativa e la sua relazione con le gram- trà uscire se non abbandonando al proprio
matiche spontanee superano la linguistica e destino tutti quegli istituti che del presente
diventano metafore dell’organizzazione po- suo tristissimo stato sono direttamente re-
litica. La politica della grammatica diventa sponsabili» (CT -).
grammatica della politica. Il processo di for- Formulata la necessità di due neutra-
mazione di una grammatica progressiva e lità, il primo aspetto della guerra a interes-
normativa si muove insieme alla sua descri- sare G. riguarda le sue ripercussioni sull’u-
zione dello sviluppo della filosofia della nità del paese e soprattutto sull’Italia meri-
praxis, che avviene mediante l’organizzazio- dionale nel quadro della lotta antiprotezio-
ne e il coordinamento degli elementi con- nista portata avanti fin dal  dalla mag-
traddittori e incompleti del “senso comu- gioranza, per così dire, “intransigente” del
ne”. La metafora della grammatica è anche Partito socialista. È il caso dello scritto Il
utile per le esplorazioni gramsciane sul mo- Mezzogiorno e la guerra (° aprile , in CT
do in cui libertà e consenso possono essere -), nel quale viene invocata la necessità
plasmati dall’egemonia borghese al punto di bloccare gli spostamenti di ricchezza pro-
che la maggioranza arriva a introiettare la vocati dal conflitto a danno del Mezzogior-
propria subordinazione. no. Ma è la disfatta di Caporetto a spingere
BIBLIOGRAFIA: DERRIDA ; IVES  G. a una serie ulteriore di riflessioni sulla
e a; LO PIPARO ; SAUSSURE . guerra. Anzitutto egli interviene in difesa
PETER IVES dell’onore dei soldati in rotta, dopo le offe-
se infamanti di viltà rivolte loro da Cador-
V. «egemonia», «immanenza», «lingua», «lin-
na, rievocando, per aggirare la censura, la fi-
guaggio», «spontaneità».
gura – così diversa da quella del capo di sta-
to maggiore italiano – del generale Joubert,
Grande guerra morto in battaglia con i suoi soldati a Novi
È dedicato alla guerra il primo scritto Ligure il  agosto . Il militare francese,
politico di G., Neutralità attiva ed operante, infatti, dinanzi all’avanzare inesorabile del-
pubblicato sul “Grido del Popolo” del  ot- le armate della coalizione europea antirivo-
tobre . Qui il giovane sardo, iscritto alla luzionaria, dapprima mise al sicuro il co-
sezione socialista torinese, critica il perdura- mando, consentendogli così di riorganizzar-
re della linea politica della “neutralità asso- si; quindi, anziché rovesciare «onta ed infa-
luta”, assunta dalla direzione del partito e mia» sulle truppe, preferì morire con esse,
dal gruppo parlamentare in una risoluzione che «cadevano a frotte pel dovere», senza
comune del  luglio. Tale linea era stata, a neppure essere sostenute dalla «fede per l’i-
suo dire, di indubbia efficacia nel «primo deale loro imposto» ([Il generale Joubert], 
momento della crisi», quando soltanto «l’af- novembre , in CF ).
fermazione dogmaticamente intransigente» Quello della rassegnazione passiva dei
costituiva «un baluardo compatto, inespu- soldati di estrazione proletaria alla guerra è
gnabile al primo dilagare delle passioni, de- un tema che G. sviluppa nell’articolo In-
gli interessi particolari». In seguito, il preci- transigenza-tolleranza, intolleranza-transi-
pitare caotico degli eventi rischia di trasfor- genza ( dicembre ), in cui afferma pe-
marla in un atteggiamento di attesa e/o di rentoriamente: «gli uomini sono pronti ad
inerzia rispetto agli sviluppi della guerra. Da operare quando sono convinti che nulla è
qui la necessità di affermare un altro «modo» stato loro nascosto, che nessuna illusione è
di neutralità, quello che egli definisce ap- stata, volontariamente o involontariamente,
punto «“neutralità attiva e operante”». Si creata in loro. Ché se devono sacrificarsi, de-
tratta della fase in cui «la classe detentrice vono sapere prima che può essere necessario
 GRANDE GUERRA

il sacrificio» (CF ). Tuttavia, proprio le vara e la fine ingloriosa della prima guerra
sofferenze patite durante la Grande guerra d’indipendenza italiana; il  ottobre  la
hanno destato le masse dall’indifferenza, im- rotta di Caporetto. Da qui il dirigente sardo
primendo sulla loro soggettività delle tra- ricava un principio generale: «la direzione
sformazioni irreversibili: «Tre anni di guerra militare deve essere sempre subordinata alla
– scrive G. nel novembre  – hanno pro- direzione politica, ossia il piano strategico de-
dotto degli effetti che i propugnatori della ve essere l’espressione militare di una deter-
guerra erano ben lontani dal prevedere. minata politica generale». Non solo. «Quan-
Hanno smosso tutta una quantità di uomini to più un esercito è numeroso, in senso as-
che prima della guerra era lontana dalla lot- soluto, come massa reclutata, o in senso re-
ta politica, era lontana dalla vita sociale» (Di lativo, come proporzioni di uomini reclutati
chi la colpa?,  novembre , in CF ). sulla popolazione totale, tanto più aumenta
G. aggiunge che l’effetto più importante e ir- l’importanza della direzione politica su
reversibile è rappresentato dal fatto di aver quella meramente tecnico-militare» (ivi,
reso «sensibile il mondo»: «noi sentiamo il -). Emblematico, a tal proposito, il
mondo; prima lo pensavamo, solamente. comportamento di Cadorna, definito da G.
Sentivamo il nostro piccolo mondo» e «ci «un burocratico della strategia», che quan-
saldavamo alla collettività più vasta solo con do formula «le sue ipotesi “logiche”» dà
uno sforzo di pensiero, con uno sforzo enor- «torto alla realtà» e si rifiuta di «prenderla in
me di astrazione. Ora la saldatura è diventa- considerazione». Il militare italiano, infatti,
ta più intima» (Letture,  novembre , in non pensò mai alla possibilità di «mutare
CF ). E questo mutamento del “sentire” qualcosa nel governo politico dell’esercito»,
si è accentuato ulteriormente grazie al prin- non si chiese cioè se «l’infiacchimento mo-
cipale evento scatenato dalla Grande guerra, rale delle truppe» non fosse dovuto al co-
vale a dire la Rivoluzione russa: «La guerra mando militare (Q , , ). È questa una
– annota il sardo nel luglio  – è stata la delle cause del cosiddetto «“mistero” mili-
condizione economica, il sistema di vita pra- tare di Caporetto», spiegato da un cronista
tica che ha determinato lo Stato nuovo, che come Missiroli con quelli che il pensatore
ha sostanziato di necessità la dittatura del sardo giudica una serie di luoghi comuni, da
proletariato: la guerra che la Russia arretrata quello che vuole Cadorna «un capo militare
ha dovuto combattere nelle stesse forme degli di secondo grado» a quello della separazio-
Stati capitalistici più progrediti» (Utopia,  ne tra l’esercito e il paese (ivi, ).
luglio , in NM ). Inoltre, come ogni guerra – evento che
Nella riflessione carceraria G. nota co- nell’ottica di G. trasforma i rapporti inter-
me sulla gestione militare della prima guer- nazionali e sancisce la nascita di un nuovo
ra mondiale avesse pesato la mancanza di ordine politico – quella del - ha de-
una linea politica da parte della classe diri- terminato un nuovo quadro di relazioni e
gente italiana, in una replica di quanto era conflitti tra Stati, quale quello sancito dalla
avvenuto durante il Risorgimento. Se sulla nascita della Società delle Nazioni, e una
guerra piemontese contro l’Austria aveva «frattura storica, nel senso che tutta una se-
pesato l’ipoteca negativa di una strategia rie di quistioni che molecolarmente si accu-
volta non tanto a distruggere l’esercito mulavano prima del  hanno appunto fat-
asburgico e a occupare il territorio nemico to “mucchio”, modificando la struttura ge-
quanto a dividere il fronte interno avversa- nerale del processo precedente» (Q , ,
rio e favorire le iniziative dei gruppi liberali ). Ne è un esempio l’importanza assun-
dell’impero, nell’ultimo conflitto Sonnino ta dal «fenomeno sindacale», che, costituito
ripeté lo stesso errore di non volere la di- dalla convergenza di un ampio numero di
struzione dell’impero stesso, opponendo un processi sociali, quali il parlamentarismo,
rifiuto «a ogni politica di nazionalità» (Q , l’organizzazione industriale, la democrazia,
, ). Il  marzo  si ebbe il rifiuto dei il liberalismo, in ultima analisi, «riflette il
piemontesi di combattere la battaglia di No- fatto che una nuova forza sociale si è costi-
GRANDE POLITICA , PICCOLA POLITICA 

tuita, ha un peso non più trascurabile, ecc. valutare che classe o gruppo di classi eserci-
ecc.» (ibid.). ta il dominio o l’egemonia in una concreta si-
tuazione e in che modo lo fa. G. definisce
VITO SANTORO
così questa coppia concettuale: «Grande
V. «Caporetto», «dopoguerra», «esercito», «guer- politica (alta politica)-piccola politica (poli-
ra», «molecolare», «Risorgimento», «trincee, for-
tica del giorno per giorno, politica parla-
tezze, casematte».
mentare, di corridoio, d’intrigo). La grande
politica comprende le quistioni connesse
grande politica, piccola politica con la fondazione di nuovi Stati, con la lotta
La formulazione gramsciana del concet- per la distruzione, la difesa, la conservazio-
to di politica – o, più precisamente, di quel- ne di determinate strutture organiche eco-
lo che egli chiama ripetutamente «scienza nomico-sociali. La piccola politica [com-
della politica», avvalendosi sempre positiva- prende, ndr] le quistioni parziali e quotidia-
mente del termine – è certamente uno dei ne che si pongono nell’interno di una strut-
più importanti contributi teorici presenti nei tura già stabilita per le lotte di preminenza
Q. Si può perfino dire che risiede qui il prin- tra le diverse frazioni di una stessa classe po-
cipale contributo teorico di G. alla filosofia litica» (Q , , -). Se ricordiamo il con-
della praxis, cioè al marxismo. Questa pecu- cetto gramsciano di «catarsi», potremmo di-
liare definizione della politica trova la sua re che solo la grande politica realizza il
espressione più chiara quando G. afferma: «momento catartico», ossia il passaggio dal
«La innovazione fondamentale introdotta particolare all’universale, dal momento eco-
dalla filosofia della praxis nella scienza della nomico-corporativo a quello etico-politico,
politica e della storia è la dimostrazione che dalla necessità alla libertà. Ma non va di-
non esiste una astratta “natura umana” fissa menticato che per G. è «grande politica il
e immutabile [...] ma che la natura umana è tentare di escludere la grande politica dal-
l’insieme dei rapporti sociali storicamente l’ambito interno della vita statale e di ridur-
determinati [...] Pertanto la scienza politica re tutto a piccola politica» (ibid.). In altre
deve essere concepita nel suo contenuto parole: se per le classi subalterne il predo-
concreto (e anche nella sua formulazione lo- minio della piccola politica è sempre indice
gica) come un organismo in sviluppo» (Q , di sconfitta, di subalternità, questo predo-
, -). È nella cornice di questa storiciz- minio può essere – e spesso è effettivamen-
zazione radicale della scienza politica che G. te – la condizione della supremazia delle
ci presenta le molte determinazioni che, a classi dominanti.
suo avviso, costituiscono la sfera della pras- La distinzione tra piccola politica e
si politica (o, nella sua espressione, dell’«ar- grande politica appare per la prima volta nei
te politica»), tra le quali, fra tante altre, si Q in un Testo B, che concerne non la politi-
può ricordare il rapporto tra governanti e ca tout court, ma l’arte. Nel commentario a
governati, tra coercizione e consenso, tra l’e- un autore che G. considera un “nipotino di
conomico-corporativo e l’etico-politico, tra padre Bresciani”, ossia Enrico Corradini, è
struttura e superstruttura, ecc. detto che quest’ultimo «sembra far distinzio-
Secondo G., un posto di rilievo tra que- ne tra “piccola politica” e “grande politica”
ste determinazioni è occupato dalla coppia nelle “tesi” contenute nei lavori d’arte» (Q ,
concettuale grande politica-piccola politica. , ). Qui la piccola politica sembra essere
Si tratta di una coppia che serve non solo a per G. «intrusione di elementi extra-artistici,
definire tratti decisivi del concetto generale siano questi di alto o di basso carattere», «di
di politica, ma che anche appare come mo- oratoria a fini pratici», mentre la grande po-
mento chiave di quello che G. chiama «ana- litica si manifesterebbe quando si fa «“arte”»
lisi delle situazioni» o dei «rapporti di for- vera e propria (ibid.). La coppia grande poli-
za». Il predominio dell’una o dell’altra for- tica-piccola politica si applica anche all’azio-
ma del far politica, cioè della piccola o della ne degli intellettuali. Malgrado critichi con
grande politica, è un elemento decisivo per forza il modo in cui Croce si impegna a evi-
 GRECIA

tare che «gli intellettuali [...] si abbassino al e di fiducia nelle forze popolari-nazionali.
livello della massa», ossia a far sì che restino Finito il periodo della funzione cosmopoli-
«governanti e non governati», G. riconosce ta, rimase quello della “piccola politica” al-
che, malgrado questo atteggiamento retrivo, l’interno, lo sforzo immane per impedire
«Croce [...] rappresenta la grande politica ogni mutamento radicale» (Q , , ). La
contro la piccola politica, il machiavellismo coppia concettuale piccola politica-grande
di Machiavelli contro il machiavellismo di politica appare così non soltanto come un
Stenterello» (Q  I, , ). In altre parole: la contributo essenziale per caratterizzare la
distinzione tra piccola e grande politica non sfera della prassi politica, ma anche come
significa necessariamente una distinzione tra uno strumento per analizzare rapporti di
progresso e reazione. Siamo anche qui da- forza in situazioni concrete.
vanti a una distinzione che deve essere valu-
CARLOS NELSON COUTINHO
tata in ogni situazione concreta. La grande
politica delle classi dirigenti e dei suoi intel- V. «brescianesimo», «catarsi», «Corradini», «Ma-
chiavelli», «politica», «rapporti di forza», «scien-
lettuali non consiste soltanto nel far sì che
za della politica».
tutto diventi piccola politica: in certi contesti
concreti, anche le classi dirigenti sono co-
Grecia
strette a fare (o almeno a cercare di fare)
grande politica propriamente detta. La Grecia che compare nei Q è soprat-
In due brani la distinzione è utilizzata tutto il paese dell’antichità, spesso parago-
per individuare fatti storici concreti. In un nato al presente. I personaggi e i miti della
lungo paragrafo dove analizza il rapporto tra cultura classica, omerici e posteriori, riman-
storia nazionale e storia universale e dove di- gono nell’immaginario collettivo anche per-
scute le idee di Croce G. commenta un libro ché sono «essenzialmente popolari in ogni
di Raffaele Ciasca e lo riassume così: «Men- paese» (Q , , ). La nuova cultura con-
tre dà la prova che esistevano in Italia gli temporanea, ancora da costruire a livello eu-
stessi problemi impellenti che nella Francia ropeo e mondiale «in una unità dialettica»,
dell’antico regime e una forza sociale che in- deve fondere gli elementi popolari con l’Il-
terpretava e rappresentava tali problemi nel- luminismo e, al tempo stesso, con la classi-
lo stesso senso francese, dà anche la prova cità del Rinascimento, ma anche della cultu-
che tali forze erano scarse e i problemi si ra greca antica (Q  I, , ). La cultura
mantenevano al livello della “piccola politi- prodotta dalla filosofia della praxis è asse-
ca”» (Q  II, , , corsivo mio). Forse an- diata da quella tradizionale, «robusta» e
cora più importante è il paragrafo dove G., «più raffinata» nei suoi confronti, situazione
rifacendosi a Machiavelli, si avvale della paragonabile alla cultura del «rozzo vincito-
coppia in questione per analizzare il Rina- re romano» davanti a quella greca (Q , ,
scimento italiano. In effetti G. dice: «A pro- ). Gli «“Epigoni”» che portarono a com-
posito del Rinascimento, di Lorenzo dei Me- pimento l’impresa dei «“Sette a Tebe”» (Q ,
dici ecc., quistione di “grande politica e di , ) stanno metaforicamente per le forze
piccola politica”, politica creativa, e politica progressiste cui tocca completare il lavoro,
di equilibrio, di conservazione, anche se si iniziato dai classici del marxismo, di conqui-
tratta di conservare una situazione miserabi- stare l’avversario. Analogamente alla Roma
le [...] Gli italiani del Rinascimento non so- antica, la cui filosofia consisteva nelle dottri-
no mai stati “volubili”, anzi forse occorre di- ne giuridiche e nella pratica politica, cioè in
stinguere tra la grande politica che gli italia- una traduzione della cultura greca (Q , ,
ni facevano all’“estero”, come forza cosmo- ), le nuove forze del progresso devono
polita (finché la funzione cosmopolita durò) tradurre criticamente la cultura contempora-
e la piccola politica all’interno, la piccola di- nea, ovvero la cultura dell’avversario.
plomazia, l’angustia dei programmi ecc., A parte un riferimento agli accordi sti-
quindi la debolezza di coscienza nazionale pulati durante la Grande guerra, secondo i
che avrebbe domandato una attività audace quali all’Italia spettava «l’intera sovranità
GRUPPO SOCIALE 

del Dodecanneso» (Q , , ), i Q conten- ti sono ancora rimasti alla concezione tole-
gono solo un accenno alla Grecia moderna. maica del mondo, può tuttavia essere la rap-
Visto che il territorio greco è «sparpagliato presentante di una situazione storica molto
in un sistema di isole», la conseguente as- progredita» (Q , , , corsivi miei).
senza da casa per lunghi periodi della popo- In quanto sinonimo di «classe», «grup-
lazione marinaia, con l’aggiunta della passi- po sociale» è spesso articolato in merito al
vità dei contadini, facilita i colpi militari. Ciò problema dell’egemonia e delle sue forme
nonostante, secondo G., «l’esperienza del storiche (Q , , ; Q , , ; Q , ,
governo militare non ha creato una ideolo- ; Q , ,  e passim). Così ad esempio
gia politica e sociale permanente e formal- in Q , , poi Q , : «Umanità “autenti-
mente organica» (Q , , ). ca, fondamentale” può significare concreta-
mente, nel campo artistico, una cosa sola:
DEREK BOOTHMAN
“storicità” cioè carattere “nazionale-popo-
V. «Illuminismo», «Rinascimento», «Roma», lare” dello scrittore [...], purché il gruppo
«traduzione».
sociale che si esprime sia vivo storicamente»
(ivi, -); e, discutendo con Croce in Q ,
greco: v. latino e greco. , poi Q  II, .XII: «La stessa filosofia del-
la praxis è una superstruttura, è il terreno in
gruppo sociale cui determinati gruppi sociali prendono co-
L’espressione «gruppo sociale», del tut- scienza del proprio essere sociale, della pro-
to assente in LC, compare per la prima volta pria forza, dei propri compiti, del proprio
in Q , , , datato da Gerratana al ; divenire» (ivi, ); in Q , ,  (a propo-
nello stesso Q  (, ) si trova la prima oc- sito di Guicciardini): «nella storia moderna
correnza della forma plurale: è una scheda l’“individuo” storico-politico non è l’indivi-
bibliografica di un libro di Carlo Flumiani, duo “biologico” ma il gruppo sociale»; an-
intitolato appunto Gruppi sociali. Fonda- cora, nel celebre passo in cui reimposta ori-
menti di scienza politica. Sembra pertanto le- ginalmente la questione degli intellettuali (Q
cito ipotizzare (ma in mancanza di prove cer- , , -, poi Testo C in Q , , ), G. si
te) che G. abbia desunto l’espressione da domanda: «Gli intellettuali sono un gruppo
quella fonte e abbia preso da allora in poi a sociale autonomo e indipendente, oppure
utilizzarla con regolarità (ben  occorrenze ogni gruppo sociale ha una sua propria ca-
del singolare,  del plurale), sostanzialmen- tegoria specializzata di intellettuali? [...]
te come sinonimo di classe o classi, ma in for- Ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno
ma lessicale meno vistosa e, dunque, meno originario di una funzione essenziale nel
esposta alla censura carceraria (della cui oc- mondo della produzione economica, si crea
chiuta presenza G. aveva avuto riprova pro- insieme, organicamente, un ceto o più ceti di
prio in quell’estate  quando inoltrò, sen- intellettuali che gli danno omogeneità e con-
za esito, un’istanza per poter leggere alcuni sapevolezza della propria funzione non solo
scritti di Trockij). Da notare la coesistenza di nel campo economico, ma anche in quello
«gruppo sociale» e «classe»; ad esempio in Q sociale e politico».
,  (testo di grande rilievo ripreso in Q , Questo stesso nesso fra intellettuali e
), parlando del ritardo nell’adeguare il lin- gruppo sociale è articolato con maggiore
guaggio (cioè la cultura) anche in una «nuo- precisione in Q , , dove G. ricorre per
va situazione storica» dovuta «al mutamento designare la classe e gli intellettuali a due ter-
più radicale», G. scrive: «Il fenomeno è [...] mini diversi, rispettivamente «gruppo socia-
storicamente complesso e complicato per l’e- le» e «categoria»: «ogni gruppo sociale do-
sistenza di diverse culture tipiche nei diversi minante elabora una propria categoria di in-
strati del nuovo gruppo sociale, alcuni dei tellettuali» (ivi, ). Si noti che, a conclu-
quali, nel terreno ideologico, sono ancora sione del saggio sul canto X dell’Inferno, G.
immersi nella cultura di situazioni storiche definisce chiaramente se stesso come rap-
precedenti [...] Una classe, di cui alcuni stra- presentante del gruppo sociale subalterno:
 GUERRA

«dimostrare, in modo drastico e fulminante, nel Vom Kriege, dovuta alla mancanza della
e sia pure demagogico, che i rappresentanti traduzione in italiano (Q , , ); è cer-
di un gruppo sociale subalterno possono far to tuttavia che egli abbia appreso i principi
le fiche, scientificamente e come gusto arti- generali della teoria clausewitziana dall’in-
stico, a ruffiani intellettuali come Rastignac» terpretazione diffusa in ambiente marxista:
(Q , , ; Rastignac era lo pseudonimo di la guerra è il momento di precipitazione di
un dantista, Vincenzo Morello, con cui G. un conflitto tra le classi dirigenti interna-
polemizza). zionali, ma ha anche un risvolto interno in
Infine, per G. i gruppi sociali (= classi) quanto essa è l’espressione armata del con-
manifestano nel tempo della storia una preci- flitto di classe. In questo senso il concetto
sa evoluzione del loro sviluppo, un’evoluzio- di pace non è mai inteso da G. come l’op-
ne che si potrebbe anche definire “dal parti- posto di quello di guerra, ma come una va-
colare all’universale”, cioè da una fase inizia- riabile subordinata a un insieme di fattori
le strettamente economico-corporativa alla politici (la cultura politica di una classe di-
fase della piena consapevolezza di sé e del- rigente) e sociali (il rapporto tra dirigenti e
l’autonomia politica segnata dal momento- diretti). La guerra è considerata da G. nei
partito: «Nel partito politico gli elementi di termini di un’azione militare razionale di-
un gruppo sociale economico superano que- retta a uno scopo politico: la conquista di
sto momento [economico-corporativo, ndr] un territorio, il cambiamento di un ordine
del loro sviluppo storico e diventano agenti politico internazionale, la necessità di neu-
di attività generali, di carattere nazionale e in- tralizzare il conflitto sociale interno con
ternazionale» (Q , , , già Q , , ). strumenti straordinari.
Tuttavia, il partito non s’identifica Il lemma compare soprattutto nell’ana-
senz’altro, quasi ontologicamente, con il lisi storica di due conflitti: i moti politici e
gruppo sociale che lo ha espresso (come ac- militari del Risorgimento e la prima guerra
cadeva nelle teorie sovietiche); al contrario, mondiale. Nell’epoca compresa tra il  e
per G. fra gruppo sociale (= classe) e partito il  il conflitto militare diventa uno dei si-
resta aperta una dialettica assai delicata, e an- stemi di regolazione dei conflitti interstatali,
che assai pericolosa (Q , , poi Q , ): coloniali e sociali. La guerra ha origine nelle
«occorre distinguere: il gruppo sociale; la lotte dei gruppi dominanti in una nazione
massa di partito; la burocrazia e lo stato mag- (Q , , ), ma tende a coinvolgere l’inte-
giore del partito. La burocrazia è la forza ra popolazione. La guerra in sé è il momen-
consuetudinaria e conservatrice più perico- to più acuto della crisi di un assetto sociale
losa; se essa finisce col costituire un corpo so- generale e minaccia la dissoluzione di rap-
lidale, che sta a sé e si sente indipendente dal- porti politici determinati. Il suo scopo non è
la massa, il partito finisce col diventare ana- quello della pura e semplice distruzione de-
cronistico, e nei momenti di crisi acuta viene gli avversari politici o sociali, ma quello di
svuotato del suo contenuto sociale e rimane stabilire un nuovo equilibrio politico: ciò a
come campato in aria» (ivi, ). condizione che esista una classe dirigente
RAUL MORDENTI egemonica capace di utilizzare i risultati del-
la vittoria militare per consolidare tale equi-
V. «burocrazia», «classe, classi», «Dante», «ege-
librio all’interno dei confini nazionali e nel-
monia», «intellettuali», «partito», «Partito comu-
nista».
le relazioni con gli altri Stati. L’assenza di
questa condizione minima di razionalità del-
l’azione militare è per G. il sintomo della
guerra
mancanza della direzione politica della
L’impostazione gramsciana sul tema guerra e quindi della debolezza di un’intera
della guerra risente del motto del generale classe dirigente.
Clausewitz: «la pace è la continuazione del- Sul piano delle analisi storiche, G. so-
la guerra con altri mezzi». G. aveva una co- stiene che i conflitti risorgimentali si mani-
noscenza parziale degli scritti di Clausewitz festavano nell’ambito di un paese agricolo,
GUERRA 

mentre il conflitto del - ha luogo in la crescita dell’opposizione interna alle trup-
un’Italia che ha già conosciuto una rivolu- pe indiane assoldate nelle file del proprio
zione industriale. L’assetto produttivo in- esercito. Gli arditi sono «organizzazioni ar-
fluisce direttamente sull’organizzazione del- mate private, che hanno due compiti: usare
la guerra e sulla composizione sociale degli l’illegalità, mentre lo Stato sembra rimanere
eserciti, ma ha anche un peso decisivo sulla nella legalità, come mezzo di riorganizzare
natura della direzione politica del conflitto. lo Stato stesso» (Q , , ). G. individua
La classe dirigente deve cercare di mantene- due forme di arditismo: coloniale e moder-
re l’equilibrio politico e sociale migliore af- no. Quello coloniale consiste nell’uso di
finché le nuove occasioni di conflitto non strumenti terroristici e di polizia da parte dei
giungano al rovesciamento della sua egemo- colonizzatori contro la resistenza delle po-
nia. Il suo compito consiste dunque anche polazioni colonizzate; l’«arditismo moder-
nel mantenere e incrementare le «condizio- no» nasce invece durante il conflitto del
ni di floridezza», senza trascurare di allarga- -, quando gli eserciti iniziarono a
re questo assetto generale delle relazioni po- usare ristrette pattuglie di arditi capaci di
litiche, sociali ed economiche nelle «zone operare incursioni e sabotaggi dietro le trin-
coloniali» (ivi, ). Gli esiti di tale allarga- cee nemiche.
mento variano in base alla struttura produt- L’uso dell’arditismo non rimane limita-
tiva, commerciale e sociale “esportata” dai to al contesto della guerra militare: queste
paesi colonialisti europei e determina anche pratiche militari di lotta e di boicottaggio
i conflitti con le classi dirigenti locali o con i vengono usate anche nella lotta politica, nel-
paesi coloniali europei che maturano un in- la quale, sottolinea G., è importante non li-
teresse strategico su quelle zone del mondo mitarsi all’applicazione analogica dei meto-
che detengono risorse utili allo sviluppo del- di militari. Coerente con il principio genera-
la produzione nazionale. le secondo cui il conflitto militare è solo una
Il fine strategico della «guerra militare» parte della lotta politica e l’uso dell’illegalità
è la distruzione dell’esercito nemico e l’oc- è contemplato nell’ambito del conflitto so-
cupazione del suo territorio (Q , , ). ciale, G. precisa che la direzione militare del-
La pace è il risultato della vittoria militare. la guerra non deve essere estranea a quella
Rispetto al conflitto armato, la lotta politica politica: «La direzione militare deve essere
è per G. enormemente più complessa, ma sempre subordinata alla direzione politica,
non per questo la seconda esclude il primo. ossia il piano strategico deve essere l’espres-
La guerra è considerata il momento specifi- sione militare di una determinata politica ge-
co di un conflitto più ampio che si manifesta nerale» (Q , , -). Una precisazione
in particolar modo in occasione delle guerre essenziale per comprendere la natura dello
coloniali. In questo caso la vittoria militare sciopero (lo strumento più importante a di-
contro gli eserciti locali spesso non sancisce sposizione delle classi subordinate nella lot-
la definitiva conquista del potere: accade ta sociale che esprime una «guerra di posi-
spesso che la sconfitta di un esercito dia luo- zione» all’interno delle «trincee e casematte»
go a un più ampio movimento armato di re- della società civile), ma anche l’analisi con-
sistenza che continua la lotta sul terreno del- dotta sugli esiti dei moti risorgimentali e
l’opposizione sociale in vista della prepara- quella condotta sulla guerra mondiale.
zione di un nuovo conflitto contro gli occu- Nell’analisi della direzione politica e mi-
panti. È il caso della lotta dell’India contro litare dei moti risorgimentali la pluralità con-
gli inglesi, che conosce tre fasi: la guerra di cettuale del lemma mostra tutte le sue po-
movimento, di posizione e sotterranea. La tenzialità. Tra il  e il , infatti, l’appa-
resistenza passiva di Gandhi è una guerra di rato statale delle maggiori nazioni europee
posizione che diventa talvolta guerra di mo- (Francia e Germania) si sviluppa, la società
vimento e altre volte guerra sotterranea. In civile acquista una maggiore autonomia, le
questi casi lo Stato coloniale può usare me- economie nazionali crescono registrando
todi ispirati all’arditismo per difendersi dal- una maggiore interconnessione, il sistema di
 GUERRA

produzione capitalistico risponde alle esi- ca su quella meramente tecnico-militare» (Q


genze di difesa dello Stato e dell’allargamen- , , -).
to degli imperi coloniali, mentre si registra La conduzione di una guerra impone
l’intensificarsi dell’incessante bellicismo in- dunque una direzione politica che prevede:
traeuropeo (Q , , -). Nell’analisi di a) la direzione dell’esercito; b) la determina-
questa fase G. ragiona partendo dal binomio zione di un piano strategico; c) la mobilita-
guerra militare-direzione politica: tanto l’e- zione politico-insurrezionale delle forze po-
sercito quanto la società civile sono attraver- polari; d) la creazione di un consenso verso
sati dalla dialettica tra dirigenti e diretti. Nel le decisioni della classe dirigente (costituire
 l’aspirazione del Piemonte a guidare la uno Stato nazionale, ad esempio). Queste
formazione di uno Stato italiano si scontrò sono le condizioni che permettono a una
con la mancanza di una classe dirigente; i classe dirigente di maturare la capacità di di-
suoi governanti non volevano dirigere nessu- rigere e non solo quella di dominare. G. ri-
no, ma “dominare”, imporre i propri inte- corda i casi di Napoleone e di Cesare, capi
ressi agli altri staterelli italiani con la forza militari ma soprattutto capi politici. I loro
militare, indipendentemente da ogni com- eserciti ne riconoscevano la personalità, ma
promesso e condizione. Per G. questa deci- anche la funzione di garanzia della demo-
sione unilaterale compromise lo scopo gene- crazia nelle loro file.
rale della lotta antiaustriaca e impedì la cre- Nella direzione politica della guerra mili-
scita di un movimento di volontari negli altri tare rientra un aspetto decisivo: l’esito di una
Stati. Il dispotismo piemontese mancava di guerra dipende dal senso democratico di una
una politica popolare, al punto che i reggi- classe dirigente (e dei suoi generali) e non dal
menti italiani arruolati nell’esercito tedesco suo dispotismo. Una considerazione impor-
furono gli avversari più fieri dell’esercito pie- tante che G. utilizza nel più ampio bilancio su-
montese. La mancanza di direzione politica gli esiti del Risorgimento italiano. A chi so-
nella guerra con l’Austria produsse una scon- stiene che la capacità direttiva politica dipen-
fitta disastrosa. In quel caso il fine strategico de esclusivamente dalle «classi colte» (ivi,
della guerra piemontese non era quello di di- ) G. oppone la necessità di una «politica
struggere l’esercito austriaco e occupare il popolare» (ivi, ): «merito di una classe
territorio del nemico, ma di adottare una po- colta – scrive G. –, perché sua funzione stori-
litica che dividesse il fronte interno austria- ca, è quella di dirigere le masse popolari e svi-
co, promuovendo le iniziative dei settori li- lupparne gli elementi progressivi» (ivi, ). I
berali nell’impero e creando le condizioni af- piemontesi, come i generali italiani nella pri-
finché i partiti italiani si concentrassero poli- ma guerra mondiale, «non seppero guidare il
ticamente e militarmente. popolo, non seppero destarne l’entusiasmo e
G. proietta la mancanza di linea politi- la passione, se si intende demagogia nel suo si-
ca della classe dirigente italiana durante il gnificato primordiale» (ibid.). Le ragioni del-
Risorgimento sulla prima guerra mondiale: le disfatte militari dipendono allora dalla
lo stesso errore fu commesso da Sonnino, mancanza di una direzione politica che con-
che non voleva la distruzione dell’Impero danna le masse al gretto ribellismo e le «classi
asburgico e rifiutò ogni politica che andasse colte» alla demagogia populistica.
in quella direzione. Le conseguenze si vide- La guerra militare rappresenta l’apice
ro sulla tenuta dell’esercito: i piemontesi si della conflittualità e corrisponde al crollo
rifiutarono di combattere nella battaglia di dell’assetto delle relazioni sociali e politiche
Novara; l’esercito italiano andò in rotta do- consolidate. La guerra in G. è l’ultimo atto
po Caporetto. G. ne deduce un principio ge- che sancisce la trasformazione dei rapporti
nerale: «quanto più un esercito è numeroso, internazionali e la creazione di un nuovo or-
in senso assoluto, come massa reclutata, o in dine politico. G. si riferisce a due momenti:
senso relativo, come proporzioni di uomini la caduta di Napoleone e la fine della prima
reclutati sulla popolazione totale, tanto più guerra mondiale. Nel primo caso il risultato
aumenta l’importanza della direzione politi- fu la nascita della Santa alleanza; dalla prima
GUERRA DI MOVIMENTO 

guerra mondiale nacque la Società delle Na- quella metallurgica e meccanica. La guerra
zioni. Due ordini politici destinati a durare permette il frazionamento della popolazione
decenni e nella cui cornice si inserirono le in esercito combattente (i maschi adulti) e in
nuove conflittualità interstatali e nacquero esercito di riserva (gli adolescenti, le donne e
nuovi modelli per il conflitto sociale, come il gli anziani). In tempo di guerra, la fabbrica
sindacalismo, uno degli elementi determi- diventa uno degli agenti utili all’instaurazio-
nanti per avviare una vasta serie di processi ne dello stato di mobilitazione permanente
sociali come il parlamentarismo, l’organiz- tra la popolazione, permette di applicare le
zazione industriale, la democrazia, il libera- sanzioni del codice militare ai soggetti che in
lismo (Q , , ). tempo di pace non rientrano tra i soggetti re-
All’interno di questo schema G. inseri- clutabili, impone la rotazione tra gli uomini
sce un ulteriore elemento: lo Stato che im- al fronte e quelli in fabbrica, permette di pu-
pone, mediante una vittoria militare, la pro- nire i comportamenti devianti (renitenza alla
pria direzione politica è considerato una leva, scioperi, assenteismo) con i codici mili-
«grande potenza». Questo Stato «al mo- tari (Q , , ).
mento della pace è riuscito a conservare un BIBLIOGRAFIA: CICCARELLI ; STRAGÀ
tale rapporto di forze con gli alleati da esse-  e b.
re in grado di far mantenere i patti e le pro-
messe fatte all’inizio della campagna» (Q , ROBERTO CICCARELLI
, ). Il coefficiente della potenza di uno V. «arditi», «Caporetto», «colonialismo», «diri-
Stato si misura sulla capacità di mantenere genti-diretti», «dominio», «esercito», «Grande
guerra», «guerra di movimento», «guerra di posi-
stabili i rapporti di potere tra gli Stati. La pa-
zione», «guerra partigiana», «guerre di indipen-
ce è l’altro aspetto della conquista di questa denza», «pacifismo», «Piemonte», «Risorgimen-
stabilità. to», «sciopero», «trincee, fortezze e casematte».
La guerra moderna è inoltre il risultato
di un disciplinamento di massa della popola- guerra di movimento
zione. Nelle società liberali e poi tayloriste
del XIX e del XX secolo la razionalizzazione La guerra di movimento, o guerra ma-
produttiva della vita delle popolazione è un novrata – metafora di una lotta rivoluziona-
aspetto importante nei rapporti di forza tra ria ottocentesca e inadatta alle società svi-
gli Stati: essa provvede a neutralizzare i rischi luppate dell’Occidente –, è considerata da
di insubordinazione al comando militare, ma G. una forma inadeguata del conflitto poli-
anche a imporre quella direzione politica che tico moderno. Nella sua principale formula-
ha deciso di portare una nazione in guerra. zione, fornita da Lev Davidovic Bron&tein
Tra gli effetti della guerra, in tutte le sue ac- (Trockij), la guerra di movimento è «il rifles-
cezioni di guerra di posizione, di movimento so delle condizioni generali-economiche-
e sommersa, G. contempla anche il cambia- culturali-sociali di un paese in cui i quadri
mento dei costumi e delle abitudini dell’inte- della vita nazionale sono embrionali e rila-
ra popolazione. G. si occupa in particolare sciati e non possono diventare “trincea o
dell’epoca dell’industrialismo, durante la fortezza”» (Q , , ). La permanenza del-
quale la produzione bellica registra trasfor- lo scontro tra le parti sociali a cui allude
mazioni inaudite: dall’uso della cavalleria, re- Trockij nella sua teoria sulla “rivoluzione
taggio della guerra moderna, si passa alla permanente” non può essere spiegata con
guerra di trincea, simbolo della guerra indu- l’idea di guerra di movimento; G. sostiene
striale, mentre la produzione viene riorga- infatti che il conflitto sociale in Occidente
nizzata in base al taylorismo. La razionaliz- non si esprime in una guerra manovrata con-
zazione del nuovo sistema di produzione ca- dotta in campo aperto. L’analogia con le
pitalistico torna utile in tempo di guerra, guerre napoleoniche è inadeguata per com-
quando la popolazione viene messa indiscri- prendere la vera natura del conflitto sociale
minatamente al lavoro nelle industrie chimi- (e militare) contemporaneo. La permanenza
che, del legno, del tessile, senza dimenticare del conflitto politico si esprime infatti attra-
 GUERRA DI MOVIMENTO

verso una contrattazione costante delle po- un elemento primitivo di direzione consape-
sizioni politiche tra i gruppi e le classi, so- vole, di disciplina, è dimostrato indiretta-
prattutto nelle società postbelliche. In poli- mente dal fatto che esistono delle correnti e
tica sussiste la guerra di movimento, o guer- dei gruppi che sostengono la spontaneità co-
ra manovrata, quando si tratta di conquista- me metodo» (Q , , ). Ma la sponta-
re posizioni non decisive e non è possibile neità, aggiunge G., deve essere “educata” e
mobilitare tutte le risorse degli apparati del- resa omogenea alla teoria moderna del
l’egemonia e dello Stato. Quando queste po- “Principe”. Tale opera di educazione non ha
sizioni hanno perduto il loro valore, e solo in G. nulla di coercitivo e di paternalistico:
quelle decisive hanno importanza – afferma nell’ambito di questa teoria il movimento è
G. –, allora si passa alla guerra d’assedio o di l’elemento caratterizzante la costruzione di
posizione (Q , , -). «un elemento di società complesso nel qua-
Per questo errore di valutazione, il giu- le già abbia inizio il concretarsi di una vo-
dizio su Trockij è impietoso: «Bronstein, che lontà collettiva riconosciuta e affermatasi
appare come un “occidentalista” era invece parzialmente nell’azione» (Q , , ). Il
un cosmopolita, cioè superficialmente na- pericolo costante, sottovalutato da Trockij, è
zionale e superficialmente occidentalista o che senza questo telos immanente il movi-
europeo» (Q , , ). In quanto cosmopo- mento non produca nessuna forma di com-
lita, Trockij ha assunto «il punto di vista del- plessità sociale e finisca per disperdersi e
le classi colte europee» (Q , , ); egli snervarsi (ibid.). Avere coscienza delle risor-
ha così confuso l’esigenza dello sviluppo na- se, e dei limiti, del movimento nella «scien-
zionale della Russia bolscevica, la necessità za politica» moderna significa invece pensa-
cioè di creare i presupposti di una guerra re a una «volontà collettiva» che crea ex no-
manovrata tra le classi sociali nella nascente vo «una esperienza storica effettuale e uni-
società socialista, con il miraggio cosmopo- versalmente conosciuta» (ibid.), consapevo-
lita di allargare tale conflitto in maniera in- le della trasformazione dei rapporti di forza
definita. Il punto di vista di Trockij sulla in una società che ha conosciuto l’industria-
guerra di movimento è tipicamente “orien- lizzazione e la lotta di classe, anche se man-
tale” («In Oriente lo Stato era tutto, la so- tiene un rapporto diretto ed essenziale con il
cietà civile era primordiale e gelatinosa»: Q «campo militare» (alla luce del quale si può
, , ). Quello che a Trockij sfugge è che dire che la guerra di movimento ha un esat-
in Occidente esiste un rapporto forte tra lo to corrispettivo nella lotta politica). Nella
Stato e la società civile; lo Stato è una trincea concezione trockijsta della guerra di movi-
avanzata nel corpo di una robusta società ci- mento esiste dunque una sopravvalutazione
vile costituita da una «catena di fortezze e di del concetto di movimento che corrisponde
casematte» (ibid.). Senza dimenticare che la paradossalmente alla sua neutralizzazione.
guerra di movimento era ispirata a un mo- Questo esito deriva anche dall’incompren-
dello “spontaneista” della lotta politica dif- sione del significato storico e concettuale del
fusa nella sinistra comunista tedesca e nel giacobinismo, in particolare da parte di So-
sindacalismo con ascendenze anarchiche rel (ivi, ). Nell’interpretazione di questo
nella Francia dell’epoca, in altre parole Ro- autore, e nell’uso invalso nella tradizione
sa Luxemburg e Georges Sorel (ibid.). che da lui ha preso origine, prevale un’inter-
Tuttavia, G. non intende liquidare l’i- pretazione “astratta” del giacobinismo, limi-
dea di “movimento” nella lotta politica. Il tata agli aspetti fanatici dell’azione politica.
suo ragionamento si concentra sui fonda- La teoria della politica come guerra di mo-
menti e sugli obiettivi di tale movimento, che vimento è ispirata alla medesima astrattezza
non può restare prigioniero dell’“immedia- quando propone una spontaneità senza di-
tismo”, vale a dire di ciò che di arbitrario, di rezione politica e si rifugia nella spiegazione
avventuroso, di artefatto e di non storica- di un movimento politico negando l’esisten-
mente necessario esiste in ogni movimento. za di uno scopo immanente determinato da
«Che in ogni movimento “spontaneo” ci sia una volontà politica specifica.
GUERRA DI MOVIMENTO 

Alla luce di queste considerazioni, G. suna di queste tre prerogative, che per G.
pone le condizioni di una nuova storia della riassumono le caratteristiche di una politica
guerra di movimento. Alla base vi è il con- nazionale moderna. L’inadeguatezza del
cetto di “rivoluzione permanente”, «sorto concetto mazziniano di guerra di movimen-
prima del , come espressione scientifica- to, come del momento “giacobino” della po-
mente elaborata delle esperienze giacobine litica di Gioberti, furono i maggiori respon-
dal  al Termidoro» (Q , , ). Nel pe- sabili della “rivoluzione passiva” che portò
riodo dopo il , con l’espansione colonia- in seguito a un determinato tipo di unifica-
le europea, i parametri generali dell’epoca zione del paese. Lo stesso Crispi, aggiunge
mercantilistica cambiano radicalmente; l’or- G., deve essere considerato un giacobino
ganizzazione politica e sociale degli Stati eu- «nel senso deteriore» del termine (Q  II, ,
ropei diventa più complessa e la «formula ), anche per quel che riguarda la sua po-
quarantottesca» della rivoluzione perma- litica imperialistica. In questo caso il suo gia-
nente viene superata nella scienza politica cobinismo intese condurre una guerra di
dalla formula di «“egemonia civile”» (ibid.). movimento nello scacchiere coloniale africa-
L’inadeguatezza del concetto di guerra di no secondo un determinato piano ignoran-
movimento si rivela solo per gli Stati moder- do di non possedere le premesse capitalisti-
ni e «non per i paesi arretrati e per le colo- che necessarie all’impresa. Crispi scelse allo-
nie, dove vigono ancora le forme che altrove ra di puntare sulla «passionalità popolare
sono superate e divenute anacronistiche» dei rurali ciecamente tesi verso la proprietà
(ivi, ). della terra: si trattò di una necessità di poli-
Anche la storia politica italiana può es- tica interna da risolvere, deviandone la solu-
sere letta a partire dal rapporto tra scienza zione all’infinito» (Q , , ). L’aberra-
politica e campo militare, e in particolare at- zione di tale politica imperialistica viene in
traverso il rapporto tra guerra di movimen- questo modo peggiorata dall’astrattezza del-
to e giacobinismo. G. dimostra che le élite ri- le premesse politiche e da una concezione
sorgimentali hanno pensato la politica di militare difensiva inconciliabile con le prete-
unificazione nazionale in termini di guerra se di una guerra di movimento. Il risultato
di movimento, inadeguata per liberare il dell’avventurismo coloniale di Crispi fu
paese dagli austriaci. Su questo punto si so- quello di deviare risorse essenziali per le po-
no misurati i fallimenti di Mazzini (il cui litiche di unificazione in Italia verso l’Africa,
programma era «troppo “determinato” e andando in questo modo ad annientare le
concreto in senso repubblicano e unitario»: premesse stesse del suo giacobinismo: crea-
Q , , ) e di Gioberti (il cui program- re le condizioni per la realizzazione e la ma-
ma si avvicinava tuttavia «al tipo di giacobi- turazione di uno Stato unitario.
no quale era necessario all’Italia d’allora»: L’astrattezza e la totale incapacità di de-
ivi, ). Entrambi ragionavano a partire da finire i rapporti di forza reali di una teoria
un’idea d’Italia preesistente al suo formarsi. politica intesa come guerra di movimento
Invece ciò che sarebbe stato necessario era: trova un’ulteriore articolazione nell’analisi
«) un forte partito italiano omogeneo e coe- del rapporto fra tecnica militare, lotta politi-
rente; ) che questo partito avesse un pro- ca e guerra. L’idea di G. che il progetto gia-
gramma concreto e specificato; ) che tale cobino di espansione coloniale da parte ita-
programma fosse condiviso dalle grandi liana non avesse le basi capitalistiche per du-
masse popolari (che allora non potevano es- rare deriva dall’analisi di questo rapporto;
sere che agricole) e le avesse educate a in- tuttavia, la «trasformazione dell’arte politi-
sorgere “simultaneamente” su tutto il paese. ca» dopo la prima guerra mondiale non na-
Solo la profondità popolare del movimento sce dalla mera equazione tra la potenza eco-
e la simultaneità potevano rendere possibile nomica di uno Stato e la sua forza militare.
la sconfitta dell’esercito austriaco e dei suoi «Fino alla guerra mondiale la tecnica milita-
ausiliari» (ivi, ). La guerra di movimen- re era una semplice applicazione specializza-
to predicata da Mazzini non rispettava nes- ta della tecnica generale e pertanto la poten-
 GUERRA DI MOVIMENTO

za militare di uno Stato o di un gruppo di ficazione italiana (Q  I, , -). L’obietti-


Stati [...] poteva essere calcolata con esattez- vo polemico è la ricostruzione crociana del-
za quasi matematica sulla base della potenza la storia europea, secondo la quale dopo il
economica [...] Dalla guerra mondiale in poi  le classi dirigenti continentali avrebbe-
questo calcolo non è più possibile, [...] e ciò ro adottato una politica “riformistica” che
costituisce la più formidabile incognita del- dosava elementi di avanzamento economico
l’attuale situazione politico-militare» (Q , e istanze delle vecchie classi feudali tese a
, -). Quella di G. è un’osservazione di evitare la riforma agraria affinché le masse
fondamentale importanza perché cancella popolari non attraversassero nuove fasi “ri-
ogni possibilità di analisi economicistica del- voluzionarie”. In questo caso, l’intervento
la politica e della guerra e propone un’origi- diretto dello Stato negli affari economici sa-
nale interpretazione anche della stessa Russia rebbe da interpretare come una mediazione
post-rivoluzionaria. All’interno della trasfor- necessaria tra interessi confliggenti. Le poli-
mazione della guerra di movimento in guer- tiche economiche liberali costituirebbero al
ra di posizione, infatti, un’analisi economici- contrario un attacco ai privilegi costituiti, la
stica mancherebbe completamente la com- negazione dell’intervento statale in econo-
prensione delle ragioni per cui la rivoluzione mia e una preferenza per l’autonomia della
ha vinto in Russia. Le truppe guidate da società civile nella gestione degli interessi. In
Trockij erano certamente inferiori (militar- realtà, aggiunge G., il «liberismo è una “re-
mente, economicamente) rispetto alle trup- golamentazione” di carattere statale, intro-
pe alleate che dal  al  avevano cerca- dotto e mantenuto per via legislativa e coer-
to di spazzare via il regime bolscevico. Per G. citiva» (Q , , ), è «un programma po-
anche la vittoria militare della rivoluzione era litico, destinato a mutare [...] il personale di-
stata il prodotto di una straordinaria intui- rigente di uno Stato e il programma econo-
zione politica di Lenin: «Ilici era profonda- mico dello Stato stesso, cioè a mutare la di-
mente nazionale e profondamente europeo stribuzione del reddito nazionale» (ibid.).
[...] Aveva compreso che occorreva un mu- La differenza tra liberismo e fascismo viene
tamento dalla guerra manovrata, applicata nuovamente interpretata nei termini del
vittoriosamente in Oriente nel , alla guerra conflitto tra guerra di movimento e guerra di
di posizione che era la sola possibile in Occi- posizione. Anche in questo caso, come per la
dente, dove [...] in breve spazio gli eserciti teoria del partito politico, si tratta di un con-
potevano accumulare sterminate quantità di flitto per l’egemonia, quindi di una lotta fra
munizioni, dove i quadri sociali erano di per le «trincee» e le «casematte» della società ci-
sé ancora capaci di diventare trincee muni- vile per la conquista del potere. Se in prece-
tissime» (Q , , ). Quella del  era sta- denza si attribuiva alla guerra e alla forza
ta una vittoria che aveva saputo interpretare economica dello Stato il ruolo determinante
la trasformazione della guerra all’altezza di per la politica, in quest’ultimo caso lo si at-
una politica moderna, anche se l’intuizione tribuisce all’economia. Così non è, conclude
di Lenin non aveva più avuto seguito. Ad G., perché anche il conflitto sulle politiche
ogni modo, egli aveva dimostrato che la tra- economiche deve essere inteso come lotta
sformazione dell’arte politica non dipendeva per l’egemonia e come costruzione di un
da quelle dell’arte militare. “blocco sociale” (ivi, -).
Altro terreno di analisi sulla guerra di BIBLIOGRAFIA: CICCARELLI ; COO-
movimento è quello delle politiche econo- PER ; GRUPPI ; VACCA .
miche: «La libera concorrenza e il libero ROBERTO CICCARELLI
scambio corrisponderebbero alla guerra di
V. «Engels», «giacobinismo», «Gioberti», «Gran-
movimento», mentre la guerra di posizione, de guerra», «guerra», «guerra di posizione»,
da intendersi nei termini di rivoluzione pas- «guerra partigiana», «liberismo», «libero scam-
siva, è rappresentata dalle politiche corpora- bio», «Luxemburg», «Mazzini», «Risorgimento»,
tive adottate dal fascismo e, in precedenza, «rivoluzione passiva», «Sorel», «trincee, fortezze
dalle classi dirigenti che hanno gestito l’uni- e casematte», «Trockij».
GUERRA DI POSIZIONE 

guerra di posizione esigenze legate al rifornimento delle truppe


al fronte, ma anche per la produzione e la
La ricchezza polisemica del concetto di
mobilitazione politico-ideologica di tali ri-
guerra di posizione è significativa del meto-
sorse. Per questa ragione, per G. la scienza
do gramsciano: essa ha un valore descrittivo politica, come la strategia militare tra il XIX
e gnoseologico e registra la trasformazione e il XX secolo, possono in definitiva essere ri-
dell’arte militare applicandola alla scienza tenute l’espressione di una medesima guer-
politica, divenendo nei Q uno dei principali ra di posizione.
strumenti usati dalla filosofia della praxis Colui che ha meglio inteso la natura po-
per definire le modalità attraverso le quali si litica della moderna guerra di posizione è
affermano la lotta e l’organizzazione delle stato Lenin. Rispetto a Trockij, teorico della
classi e per descrivere le principali strategie guerra di movimento, a parere di G. Lenin
militari adottate dagli eserciti moderni nella «aveva compreso che occorreva un muta-
prima guerra mondiale. Rispetto alla guerra mento dalla guerra manovrata, applicata vit-
di movimento, la guerra di posizione viene toriosamente in Oriente nel , alla guerra di
preparata minuziosamente dagli Stati e dal- posizione che era la sola possibile in Occi-
le classi sociali durante il tempo di pace (Q dente» (Q , , ). Dal punto di vista stret-
 I, , ). Per G. la guerra di posizione tamente militare, l’intuizione di Lenin rac-
non avviene solo in tempo di guerra, tra le coglieva l’elemento empirico del nuovo tipo
trincee costruite nel - sul fronte fran- di guerra: «in breve spazio gli eserciti pote-
co-tedesco o italo-austriaco, ma è l’espres- vano accumulare sterminate quantità di mu-
sione dell’“assedio reciproco” tra le classi nizioni, dove i quadri sociali erano di per sé
che si svolge costantemente in tutte le mo- ancora capaci di diventare trincee munitissi-
derne società capitalistiche (Q , , ). me» (ibid.). Dal punto di vista politico, Le-
L’accumulazione di risorse economi- nin sosteneva che lo scontro militare nelle
che, sociali e politiche necessarie all’espu- trincee alludeva a un modello totalmente di-
gnazione, da parte delle classi subalterne, verso di conflittualità, la lotta per l’egemo-
delle fortezze ideologiche create dalle classi nia. L’apporto teorico di Lenin su questo
dominanti così come la distruzione del punto è fondamentale: la guerra di posizio-
«fronte» creato dalle trincee dell’esercito ne permette infatti la «realizzazione di un
nemico sono le prerogative della politica apparato egemonico, in quanto crea un nuo-
moderna: «La struttura massiccia delle de- vo terreno ideologico, determina una rifor-
mocrazie moderne, sia come organizzazioni ma delle coscienze e dei metodi di conoscen-
statali che come complesso di associazioni za, è un fatto di conoscenza, un fatto filoso-
nella vita civile costituiscono per l’arte poli- fico» (Q  II, , ). Pur non avendo avu-
tica come le “trincee” e le fortificazioni per- to il tempo di approfondire il lavoro sul nuo-
manenti del fronte nella guerra di posizione: vo concetto di guerra di posizione, Lenin ha
essi rendono solo “parziale” l’elemento del compreso il “compito nazionale” della poli-
movimento che prima era “tutta” la guerra» tica, che «domandava una ricognizione del
(Q , , ). Tutti i conflitti politico-milita- terreno e una fissazione degli elementi di
ri avvenuti tra il  e il  hanno risenti- trincea e di fortezza rappresentati dagli ele-
to dell’avvento della nuova guerra di posi- menti di società civile» (Q , , ). Ad av-
zione. Gli eserciti che si sono affrontati in viso di G., è la società civile (parte dello “Sta-
questo settantennio si sono combattuti con to integrale”) a costituire il terreno di scon-
le armi, ma anche con le risorse umane, tec- tro politico-militare nel quale le classi agi-
niche e sociali messe a disposizione dall’al- scono i rispettivi rapporti di forza. L’obietti-
largamento di massa della produzione indu- vo di questo scontro è la costruzione, o la tra-
striale. Rispetto all’epoca moderna dell’arte sformazione, di «un apparato egemonico in
militare, dove pure le masse erano impor- quanto crea un nuovo terreno ideologico,
tanti, la guerra di posizione coinvolge l’inte- determina una riforma delle coscienze e dei
ra popolazione dello Stato-nazione, per le metodi di conoscenza» (Q  II, , ).
 GUERRA DI POSIZIONE

Un elemento determinante della guerra sociale, che avrebbero danneggiato l’egemo-


di posizione è la grande massa degli uomini nia esistente. Il fascismo e la sua economia
che hanno partecipato alle operazioni mili- “corporativistica” sarebbero, a parere di G.,
tari sui vari fronti. Per G. la guerra di posi- una nuova forma di «rivoluzione passiva»
zione richiede enormi sacrifici a masse ster- elaborata dalle classi dirigenti italiane per
minate della popolazione e coinvolge tutti neutralizzare il rischio di una crisi economi-
gli ambiti della vita associata nel rapporto di ca disastrosa e la conseguente precipitazione
forza che ha come protagonisti i «dirigenti» del conflitto sociale (Q , , ). La guer-
e i «diretti». La guerra di posizione è dun- ra di posizione è la forma essenziale in cui si
que il momento più importante dell’ultimo dà la rivoluzione passiva del liberalismo ot-
ciclo della storia politica europea analizzata tocentesco prima e del fascismo novecente-
da G. Dal  al  si è avuta in Europa sco poi. In questo senso, per G. la Rivoluzio-
una guerra di movimento (politica) con la ne francese deve essere intesa come una
Rivoluzione francese e una lunga guerra di guerra di movimento alla quale sarebbe se-
posizione dal  al . Dopo la prima guita la lunga guerra di posizione del libera-
guerra mondiale, la guerra di movimento si lismo. La rivoluzione bolscevica è un’altra
è avuta politicamente dal marzo  al mar- forma di guerra manovrata, a cui è seguita la
zo  (periodo corrispondente alla rivolu- nuova guerra di posizione europea inaugura-
zione bolscevica in Russia e alla guerra civi- ta dall’avvento del fascismo italiano.
le che le ha fatto seguito), a cui è seguita una La nozione di guerra di posizione inte-
guerra di posizione il cui rappresentante, ol- ragisce direttamente con le principali cate-
tre che pratico (per l’Italia), ideologico (per gorie del pensiero politico gramsciano, ca-
l’Europa) è il fascismo (Q  I, , ). Tale ratterizzandone i momenti essenziali e orien-
ricostruzione ha un obiettivo polemico: il tandone l’analisi storica, a partire dal con-
Croce della Storia d’Europa del secolo XIX e cetto di «egemonia», risultato di un’azione
della Storia d’Italia dal  al . L’uso sto- intellettuale, morale e politica dei dirigenti
rico del concetto di guerra di posizione per- sui diretti. Analizzando la vita statale italiana,
mette infatti a G. di individuare il “momen- questa azione rivela tutta la sua complessità
to ideologico” della storia crociana e di trac- e, nel caso storico in questione, il suo sostan-
ciare le caratteristiche essenziali del ciclo ziale fallimento. La classe dirigente italiana è
politico sopra indicato. Per G., la lettura caratterizzata dal trasformismo, cioè «dall’e-
crociana della storia in termini culturali ed laborazione di una sempre più larga classe
etico-politici non coglie l’elemento conflit- dirigente nei quadri fissati dai moderati do-
tuale che ha portato alla formazione dell’or- po il  e la caduta delle utopie neoguelfe e
dine politico europeo. federalistiche, con l’assorbimento graduale,
L’analisi della restaurazione dell’ordine ma continuo e ottenuto con metodi diversi
dopo i moti della Rivoluzione francese e del- nella loro efficacia, degli elementi attivi sor-
l’avventura napoleonica, dopo la rivoluzione ti dai gruppi alleati e anche da quelli avver-
europea del  (che ebbe nella Comune di sari e che parevano irreconciliabilmente ne-
Parigi il momento politico più “visionario”), mici» (Q , , ). In Italia, aggiunge G.,
oppure dopo la fine della prima guerra mon- la direzione politica è diventata un’appen-
diale, che ha portato in Italia all’affermazio- dice del dominio, «in quanto l’assorbimen-
ne del fascismo, permette a G. di identifica- to delle élites dei gruppi nemici porta alla
re una fase ulteriore della guerra di posizio- decapitazione di questi e al loro annichili-
ne, quella economica. La restaurazione ob- mento per un periodo spesso molto lungo»
bediva, a parere di G., alla necessità di gesti- (ibid.). La soluzione italiana nel corso del Ri-
re la trasformazione della struttura economi- sorgimento è stata resa possibile dalla «“ri-
ca in termini riformistici. L’obiettivo politico voluzione senza rivoluzione”», o rivoluzione
della riforma economica in senso liberale era passiva, che ha permesso la formazione di
quello di evitare «cataclismi radicali e di- una classe dirigente e il raggiungimento del-
struttivi in forma sterminatrice» del sistema l’unificazione del paese. Si tratta del proces-
GUERRA PARTIGIANA 

so che porta una serie di gruppi “diretti” a tinentale e ai rapporti internazionali tra gli
diventare “dirigenti”, tramite un processo Stati. Si assiste, contestualmente alla cresci-
“molecolare”, alla base del quale si trova un ta dell’economia capitalistica e alla sua in-
gruppo ad alta «concentrazione organica» dustrializzazione, alla formazione di un
di intellettuali moderati (ivi, -). blocco sociale che rinuncia al “giacobini-
Tale dinamica, analizzata nella storia smo” e adotta definitivamente la strategia
degli intellettuali italiani, viene allargata e della guerra di posizione e della rivoluzione
generalizzata. L’avvento del fascismo in Ita- passiva.
lia è andato costruendo una forma nuova di BIBLIOGRAFIA: CICCARELLI ; COO-
rivoluzione passiva. Il successo di questa lot- PER ; G RUPPI ; S PRIANO ;
ta è stato il risultato di una guerra di posi- TEXIER ; VACCA .
zione condotta per mezzo secolo tra le trin-
ROBERTO CICCARELLI
cee e le casematte della società italiana. Il
consolidamento di questa egemonia ha pro- V. «Croce», «dirigenti-diretti», «egemonia», «En-
mosso la vittoria della rivoluzione passiva gels», «fascismo», «giacobinismo», «guerra»,
«guerra di movimento», «Lenin», «molecolare»,
anche in Germania: G. cita Antonio Labrio-
«politica», «rivoluzione passiva», «scienza della
la quando descrive la guerra di posizione in politica», «società civile», «trincee, fortezze e ca-
corso in questo paese. A dispetto del grande sematte».
sviluppo capitalistico, infatti, l’egemonia
borghese ha convissuto con il vecchio regi- guerra partigiana
me degli Junker, lasciando «sussistere una
parte della facciata dietro cui velare il pro- Per G. la guerra partigiana è una forma
prio dominio reale» (Q , , ). La rivo- di lotta «di minoranze [deboli ma esaspera-
luzione passiva nasce dunque anche dalla te] contro maggioranze bene organizzate»
sconfitta delle politiche napoleoniche, e (Q , , ). Questa forma di guerra «si ri-
quindi della guerra di movimento in Euro- flette nella psicologia dei grandi capi (strate-
pa, dalla sconfitta dello spirito giacobino, ghi) e dei subalterni», risponde alla «tattica
per G. legato all’affermazione della guerra immediata di piccoli gruppi», è «il punto di
di movimento: esso, «audace, temerario, è connessione tra la strategia e la tattica, sia in
certamente legato all’egemonia esercitata politica che nell’arte militare» (Q , , ).
così a lungo dalla Francia in Europa». Le Per G. quella partigiana è una concezione
«guerre di Napoleone, invece, con l’enorme “istintiva” della guerra, che non permette la
distruzione di uomini, [...] hanno indeboli- comprensione del suo reale significato. «Nel-
to non solo l’energia politica militante fran- la politica l’errore avviene per una inesatta
cese, ma anche quella delle altre nazioni, comprensione di ciò che è lo Stato (nel signi-
sebbene intellettualmente siano state così fe- ficato integrale: dittatura + egemonia), nella
conde per la rinnovazione dell’Europa» guerra si ha un errore simile, trasportato nel
(ibid.). Lo stesso processo avviene in Inghil- campo nemico (incomprensione non solo
terra, dove «la rivoluzione borghese si è del proprio Stato, ma anche dello Stato ne-
svolta prima che in Francia», ma dove «ab- mico). L’errore nell’uno e nell’altro caso è le-
biamo un fenomeno simile a quello tedesco gato al particolarismo individuale, di muni-
di fusione tra il vecchio e il nuovo, nono- cipio, di regione, che porta a sottovalutare
stante l’estrema energia dei “giacobini” in- l’avversario e la sua organizzazione di lotta»
glesi, cioè le “teste rotonde” di Cromwell; la (ivi, -). La guerra partigiana, o «guerra
vecchia aristocrazia rimane come ceto go- garibaldina» (che è il suo «aspetto superio-
vernativo, con certi privilegi, diventa an- re»: Q , , ), devono essere inoltre di-
ch’essa il ceto intellettuale della borghesia stinte dall’arditismo, che «presuppone una
inglese» (ivi, -). grande riserva, immobilizzata per varie ra-
In questo modo, lo schema guerra di gioni, ma potenzialmente efficiente, che lo
posizione-guerra di movimento viene appli- sostiene e lo alimenta con apporti individua-
cato all’intera storia culturale e politica con- li» (Q , , ). La guerra partigiana viene
 GUERRE DI INDIPENDENZA

condotta al di fuori degli eserciti regolari. Le zione statale e nella grande proprietà terrie-
minoranze protagoniste non possono essere ra. Inoltre, al contrario di quanto riportato
definite «organizzazioni armate private» co- da una pubblicistica impregnata di brescia-
me gli arditi (Q , , ), poiché la loro at- nesimo – è il caso della Vita di Cavour di
tività si svolge contro un esercito, e quindi Panzini –, le guerre del Risorgimento hanno
contro uno Stato. L’arditismo è, invece, un evidenziato come abbia pesato sul Piemon-
modo illegale di organizzazione del poten- te l’assenza di una tradizione militare. A
ziale militare adottato da uno Stato momen- fronte di «una popolazione adatta alle armi,
taneamente inerte su un campo di battaglia da cui si poteva trarre un buon esercito»,
specifico (ibid.). La guerra partigiana irlan- venne meno «appunto una tradizione, una
dese, o quella dei «“comitagi” balcanici», si continuità nell’aristocrazia, nell’ufficialità
sottrae al campo di battaglia “ufficiale” e superiore» (Q , , ), visto che le qualità
adotta l’iniziativa su terreni diversi e con mo- guerriere di Vittorio Emanuele II risiedeva-
dalità militari estranee alla guerra ufficiale no perlopiù in un «certo coraggio persona-
(ivi, ). le» (ibid.).
ROBERTO CICCARELLI VITO SANTORO
V. «arditi», «esercito», «guerra», «Stato». V. «brescianesimo», «Cavour», «giacobinismo»,
«guerra», «Piemonte», «Risorgimento», «rivolu-
guerre di indipendenza zione passiva».

In Q , ,  G. individua «nella relati- Guicciardini, Francesco


va debolezza della borghesia italiana, e nella
temperatura storica diversa dell’Europa», la La presenza di Guicciardini nelle pagi-
mancata formazione nella penisola di un ne dei Q testimonia, forse ancora più di
partito giacobino. Infatti, «il limite trovato quella di Machiavelli, della necessità per G.
dai giacobini, nella loro politica di forzato ri- di stabilire un forte nesso fra la tradizione
sveglio delle energie popolari francesi da al- politica e civile italiana e la realtà politica a
leare alla borghesia, con la legge Chapelier lui contemporanea. Attento nel fissare i ter-
[...] si presentava nel  come uno “spettro” mini del raffronto fra Guicciardini e il Se-
già minaccioso, sapientemente agitato dal- gretario fiorentino, G. osserva i due «grandi
l’Austria e dai vecchi governi, ma anche da scrittori di politica» (Q , , ) contestua-
Cavour (oltre che dal Papa)» (ibid.). Cavour lizzandoli con scrupolo e facendone dei pa-
stesso, a detta del pensatore sardo, da un la- radigmi teorico-politici. Infatti l’accosta-
to temeva «come il fuoco l’iniziativa garibal- mento, cercato anche nella specificità della
dina prima della spedizione di Quarto per le ricostruzione storica, ripresa nel commento
complicazioni internazionali» che poteva a un articolo di Cavina apparso sulla “Nuo-
creare, dall’altro era «spinto egli stesso dal- va Antologia” (Q , , ), è utile per in-
l’entusiasmo creato dai mille nell’opinione tendere i termini della distanza effettiva-
pubblica europea fino a vedere come fatti- mente percepita da G. fra Machiavelli e
bile una nuova guerra all’Austria» (ivi, ). Guicciardini. Resta interessante che, già dal-
Così in Italia, al contrario di quanto era av- la menzione di quell’episodio, G. associ al
venuto in Francia, la borghesia non poté nome del Segretario fiorentino l’attributo
estendere la sua egemonia su vasti strati del- della «volontà» e a quello di Guicciardini il
la popolazione. Per questa ragione le guerre momento dei «giudizi pratici», intesi come
del , del  e del  risolsero «la qui- giudizi di “equilibrio”. In tal senso, quasi a
stione nazionale e la quistione di classe in un sintetizzare la complessità di due fasi distin-
tipo intermedio» (ivi, ). Mentre la borghe- te della storia nazionale, viene richiamata,
sia otteneva il governo economico-industria- non specularmente, la classificazione dello
le, le vecchie e parassitarie classi feudali con- stesso Cavina tra la fase ideale del “sogno
servarono tutto il loro potere, con ampi pri- nazionale” e quella pragmatica e sostanziale
vilegi di casta nell’esercito, nell’amministra- del “governo”.
GUICCIARDINI , FRANCESCO 

Se entrambi i Fiorentini vengono acco- velli, «uomo appassionato», interpreta il


munati dal tema del cambiamento politico e «“dover essere”» della politica secondo una
dalla promozione dello «sviluppo intellet- torsione realistica e storicistica che può con-
tuale» al centro dello snodo storico-cultura- ferire forma nuova a una realtà in movimen-
le dell’Umanesimo e del superamento della to e in attesa di definizione, all’altezza del
concezione del mondo medievale, Guicciar- momento rinascimentale italiano (ibid.).
dini «segna un passo indietro nella scienza Un’altra accezione di Guicciardini pre-
politica di fronte al Machiavelli» (Q , , sente nei Q consiste nell’adozione del suo
). È lo sguardo alla prospettiva europea, nome in luogo o accanto a “guicciardini-
la capacità di superare i confini nazionali e smo”, che G. distingue decisamente dal
volgere più generosamente allo scenario del- “machiavellismo”, ripensando nello spirito
l’esperienza europea, fuori dai limiti angusti di un comportamento politico all’immagine
da G. attribuiti al cosmopolitismo intellet- dell’«uomo del Guicciardini» cristallizzata
tuale italiano, il fattore che determina la nella descrizione fornita da De Sanctis (Q ,
maggiore pregnanza del Segretario fiorenti- , ). Quest’ultimo, del resto, rivive inte-
no rispetto alla finalità del progetto politico. gralmente nelle pagine dei Q ed è figura co-
Definendo Guicciardini «non [...] pessimi- stantemente presente a G., soprattutto nella
sta, ma scettico e gretto», G. esprime ine- riflessione sulla tradizione civile e culturale
quivocabilmente un giudizio che ancora una italiana. La concezione desanctisiana di Ri-
volta si allinea a quello di De Sanctis e, in al- nascimento e Risorgimento prende forma
cuni passaggi polemici, contrasta con quelli con singolare frequenza quando si adopera-
di Treves e Luzio. Non è sufficiente ricono- no queste due grandi concettualizzazioni
scere all’autore dei Ricordi un efficace «rea- storiche per ricavarne categorie generali in
lismo politico» che favorisce il momento del- grado di riassumere tutta la complessità po-
la decisione e del “governo”; la lettura for- litica del presente. L’immagine pregnante
nita da Treves è per G. meno autentica e cal- dell’uomo guicciardiniano è carica per G. di
zante di quella di De Sanctis perché que- una serie di implicazioni peculiari, tali da di-
st’ultimo visse una fase storica, quella risor- venire, nel tempo, indizi e connotati di una
gimentale, analoga a quella rinascimentale e tipologia di individui emblematici dell’ap-
«partecipò a un momento creativo della sto- proccio alla politica proprio della classe bor-
ria politica» (ivi, ). Pur essendo carica di ghese nazionale. Si pensi, in tal senso, a co-
pathos, la “comprensione” desanctisiana di me G., a proposito della diplomazia italiana,
Machiavelli e Guicciardini nei Q sembra richiami il concetto dell’«“ostinazione”»
ispirata a una volontà di ricostruzione stori- guicciardiniana (Q , , ) e riprenda il
ca e non alla ricerca di un segmento di scien- concetto degli «ostinati» di Guicciardini, ri-
za politica che derivi la propria genesi dalla ferendosi alle convinzioni di «Bronstein»
fucina della tradizione politica cinquecente- (Trockij) circa la «teoria della guerra mano-
sca. De Sanctis riconosce nell’opera di Guic- vrata» (Q , , ).
ciardini – al quale lo lega una “consonanza” L’approfondimento della visione politi-
storica poi resa esplicita dal critico e storico ca guicciardiniana è mediata dal filtro di al-
della letteratura –, il «segno dei tempi» (ivi, cune letture significative. G. si dimostra
), e dispiega la trama di una tradizione ci- particolarmente attento ai Ricordi politici e
vile lontana nei secoli, attraverso il racconto civili, testo ritenuto indispensabile per leg-
delle cause, lo svolgimento degli eventi, il re- gere la sua stessa rubrica Passato e presente;
soconto, molto apprezzato da G., della «sto- i Ricordi trattengono un valore straordina-
ria in atto». Se Treves rinviene in Guicciar- rio perché «ricchissimi di spunti morali sar-
dini e non in Machiavelli il «“vero politico”» castici, ma appropriati» (Q , , ), e for-
(Q , , ), è perché egli compie un erro- se pregni di una carica narrativa, talvolta in-
re di prospettiva nel definire il Segretario timistica, in grado di rappresentare meglio
fiorentino uno «scienziato della politica», le molteplici anime dello storico fiorentino
piuttosto che un «politico in atto»; Machia- – uomo, diplomatico, politico – e di regi-
 GUICCIARDINI , FRANCESCO

strare non solo il livello autobiografico, ma nel suo tempo. G., infatti, torna sulla coppia
anche la portata dell’esperienza “civile e guicciardiniana armi-religione e la adatta al
morale” nel suo valore «universale o nazio- tempo storico in cui egli vive traducendola,
nale» (Q , , ). Ancor più, nelle pagi- con nuove forme, in binomi come quelli di
ne della sua rubrica il dirigente sardo ripro- forza e consenso, politica e morale, Stato e
pone esemplarmente alcune citazioni tratte Chiesa, tutti accomunati dalla volontà di leg-
da Guicciardini per stigmatizzare il rischio gere tramite la categoria dell’egemonia i rap-
di frenare l’azione nel presente, abusando porti fondanti delle dinamiche storiche nella
della cautela intorno all’impiego della storia società civile. Altro aspetto peculiare è dato
passata (Q , , ). Talvolta, invece, nello dal nesso fra l’attenzione al “particulare” e il
stesso messaggio guicciardiniano emerge profilo detestabile dell’“uomo del Guicciar-
l’accostamento fra epoche diverse della sto- dini” e dall’affermazione storica dello Stato
ria: il modello riassume la temperie risorgi- borghese in Italia. Negli intellettuali italiani
mentale, connotata dalla sintesi «“rivoluzio- e, nella fattispecie della vicenda risorgimen-
ni-restaurazioni”», grazie ad alcune figure tale, nei cavouriani, G. riconosce gli inter-
come quella di Cavour, che riesce perfino a preti più fedeli dell’ideale del particulare, co-
diplomatizzare «la rivoluzione dell’uomo loro che traducono nell’azione politica il sen-
del Guicciardini» (Q , , ). so del “cosmopolitismo” italiano e di quella
In ogni caso, G. considera Guicciardini filosofia guicciardiniana che torna ciclica-
uno storico di rilievo assoluto, in grado di
mente in talune fasi della storia nazionale co-
chiarire ancora, in età contemporanea, alcu-
me perdita della forma statuale (Q , , ).
ne modalità topiche dell’atteggiamento poli-
tico italiano; e nonostante la già richiamata LAURA MITAROTONDO
cautela contro l’assolutizzazione degli exem- V. «armi e religione», «De Sanctis», «intellettuali
pla storici, egli attinge proprio da Guicciar- italiani», «Machiavelli», «particulare», «politica»,
dini alcune “formule” utili per leggere lo «Rinascimento», «scienza della politica»,
svolgimento della vita sociale e della politica «Trockij».
H

Hegel, Georg Wilhelm Friedrich Antologia”: «Hegel è così il vero instaurato-


re dell’immanentismo: nella dottrina dell’i-
Contro la riduzione crociana del marxi-
dentità del razionale e del reale è consacrato
smo a mero canone empirico di allargamen-
il concetto del valore unitario del mondo nel
to della ricerca storica G. rivendica, sulla scia suo concreto sviluppo, come nella critica
di Antonio Labriola, il valore della filosofia dell’astratto sollen si esprime tipicamente
della praxis come sistema di pensiero auto- l’antitesi ad ogni negazione di quell’unità e a
nomo, «autosufficiente» e «indipendente da ogni ipostatizzazione dell’ideale in una sfera
ogni altra corrente filosofica» (Q , , ). trascendente a quella della sua realizzazione
Ma se si considerano le correnti teoriche, os- effettiva. E da questo punto di vista, per la
sia gli «elementi “originari”», che hanno co- prima volta, il valore della realtà s’identifica
munque influenzato il marxismo – e che so- assolutamente con quello della sua storia:
no per G. lo spinozismo, l’hegelismo, il ma- nell’immanenza hegeliana è insieme, così, la
terialismo francese e l’economia classica in- fondazione capitale di tutto lo storicismo
glese – certamente «l’hegelismo è il più im- moderno» (Q  II, , ). Anzi, ancor più
portante» (Q , , ). Il valore fondamen- specificamente, in tale prospettiva di valo-
tale della dialettica di Hegel consiste per G. rizzazione della dialettica come strumento
nella capacità di unificare gli opposti, nel fondamentale della modernità G. vede in
«suo tentativo di superare le concezioni tra- Hegel la fonte dell’unità marxiana di teoria e
dizionali di “idealismo” e di “materiali- di prassi, di una filosofia cioè che, come vie-
smo”» (ibid.). Infatti il tentativo hegeliano di ne detto nelle Tesi su Feuerbach, cessa di
superare ogni opposizione tra materia e spi- contemplare il mondo dall’esterno della teo-
rito, finito e infinito, bene e male, essere e ria per rivoluzionarlo e trasformarlo. Ma la
dover essere, ha significato la conquista per posizione di Hegel, osserva G., «mi pare as-
la cultura moderna del più rigoroso imma- sai più importante ancora come “fonte” del
nentismo, con l’esclusione di ogni possibile pensiero espresso nelle Tesi su Feuerbach che
forma di dualismo tra mondo della realtà i filosofi hanno spiegato il mondo e si tratta
concreta e sensibile e mondo della trascen- ora di mutarlo, cioè che la filosofia deve di-
denza delle idee e dello spirito: dualismo in- ventare “politica”, “pratica”, per continuare
vece presente, in vari modi, nelle filosofie e ad essere filosofia: la “fonte” per la teoria
nelle culture precedenti. In questo senso im- dell’unità di teoria e pratica» (Q , , ).
manentismo è sinonimo del più rigoroso sto- Nelle Lezioni di filosofia della storia, os-
ricismo, come disposizione a spiegare il vi- serva G., Hegel è stato capace d’interpreta-
vere e l’agire degli esseri umani attraverso le re l’epoca della storia universale a lui con-
azioni e le relazioni degli stessi, senza riferi- temporanea, l’epoca cioè del crollo dell’an-
mento alcuno a possibili fattori di natura tra- cien régime, come l’azione concorde di due
scendente ed extraumana. Significativamen- popoli, quello tedesco e quello francese, os-
te a tal proposito G. riporta nei Q il seguen- sia come il rivoluzionamento del mondo se-
te passo di Guido Calogero dalla “Nuova condo il principio di libertà, rispettivamen-
 HEGEL , GEORG WILHELM FRIEDRICH

te, dal lato delle visioni teoriche e da quello cietà civile all’economico G. può scrivere
delle istituzioni della prassi sociale e politi- che il modo in cui «la società civile [...] è in-
ca: «sicché – sottolinea G. traducendo il te- tesa dallo Hegel» è anche il «senso in cui è
sto hegeliano –, laddove il nuovo principio spesso adoperata in queste note (cioè nel
in Germania “ha fatto irruzione come spiri- senso di egemonia politica e culturale di un
to e concetto” in Francia invece si è esplica- gruppo sociale sull’intera società, come con-
to “come realtà effettuale”» (ibid.). Del re- tenuto etico dello Stato)» (Q , , ). Né
sto tale implicazione in Hegel tra mondo casualmente si dà in Hegel la coincidenza tra
ideale da un lato e mondo istituzionale dal- funzionari dello Stato etico e intellettuali,
l’altro, ossia tra dimensione teorica e dimen- giacché la burocrazia e i funzionari dello
sione pratica, è confermata per G. dalla dot- Stato, avendo a oggetto precipuo del loro
trina hegeliana dello Stato etico e dalla teo- agire l’interesse generale, trascendono l’eco-
rizzazione, ad essa congiunta, del significato nomico-corporativo e danno vita a un’unifi-
peculiare e originale che Hegel ha assegnato cazione che tende a togliere ogni divisione
al concetto di “società civile”. La teoria del- tra dominanti e dominati. «Nella concezio-
lo Stato in Hegel infatti è parimenti lontana ne non solo della [scienza] politica, ma in
da una concezione premoderna-patrimonia- tutta la concezione della vita culturale e spi-
le, come possesso privato di un principe-pa- rituale, ha avuto enorme importanza la posi-
drone di cui i cittadini sono sudditi-figli, sia zione assegnata da Hegel agli intellettuali,
dalla concezione classicamente liberale e del che deve essere accuratamente studiata. Con
tutto negativa dello Stato come semplice Hegel si incomincia a non pensare più se-
“guardiano notturno” che, senza comparire condo le caste o gli “stati” ma secondo lo
sulla scena, deve solo codificare i termini “Stato”, la cui “aristocrazia” sono appunto
della non invasività reciproca di iniziative e gli intellettuali» (Q , , ).
di azioni che si giocano solo nell’orizzonte di Il marxismo ha continuato, elaboran-
una società civile animata dalla libertà e dal- dola in modo autonomo, questa disposizio-
la concorrenza di forze private. Hegel asse- ne alla compenetrazione di filosofia e storia,
gna invece allo Stato, nota G., in quanto ap- di teoria e di prassi, propria della filosofia di
punto Stato etico, una funzione positiva e at- Hegel: «La filosofia della praxis è stata la tra-
tiva d’intervento in primo luogo educativo e duzione dell’hegelismo in linguaggio storici-
morale e, in tal senso, la società civile, lungi stico» (Q  I, , ). L’ha capovolta, af-
dal ridursi all’ambito solo della produzione francandola dalla forma speculativa e sot-
e dell’economia, è un insieme di funzioni e traendola al primato dell’idea e dello spirito,
di istituzioni di natura essenzialmente ideo- ma ne ha accolto l’istanza fondamentale del-
logico-culturale che hanno il compito di la totale immanenza dell’agire umano nella
produrre una coscienza unitaria di massa. storia e del nesso dialettico di questo agire
«Ogni Stato è etico – scrive G. – in quanto per cui ogni affermazione positiva è sempre
una delle sue funzioni più importanti è quel- l’affermazione su un opposto negativo, per
la di elevare la grande massa della popola- cui si può ben comprendere la tesi di Engels,
zione a un determinato livello culturale e che vede il «“proletariato tedesco come solo
morale, livello (o tipo) che corrisponde alle erede della filosofia classica tedesca”» (Q ,
necessità di sviluppo delle forze produttive , ). Invece, se l’elaborazione dell’hegeli-
e quindi agli interessi delle classi dominan- smo compiuta da Marx ne costituisce un ve-
ti» (Q , , ). Nella sua Filosofia del di- ro superamento perché supera Hegel quan-
ritto Hegel assegna alla società civile molte to a radicalizzazione dell’identificazione e
funzioni di natura non economica ma assi- compenetrazione tra pensare e fare, la rifor-
stenziale e solidaristico-associativa, che han- ma della dialettica hegeliana avanzata da
no lo scopo di favorire un riconoscimento Croce e Gentile genera solo un «hegelismo
tra i cittadini che non passa attraverso il addomesticato» (Q , , ), secondo le
mercato delle merci e lo scambio di denaro, esigenze ideologiche e politiche proprie del-
e appunto per tale non riduzione della so- la tradizione dei moderati italiani. Non è for-
HITLERISMO 

se vero, si domanda G., che «il superamento ta contro il regime borbonico. Citando la
dell’hegelismo fatto da Marx» è lo «sviluppo lettera di Silvio al padre del  luglio  G.
storico più fecondo di questa filosofia, men- conclude: «Egli fu dei pochi (una sessanti-
tre la riforma Croce-Gentile è appunto solo na) che dei più che seicento condannati nel
una “riforma” e non un superamento?» (Q , ’ non volle mai fare domande di grazie al
, ). Se pure c’è un’esigenza legittima, re di Napoli; né si diede alla devozione, an-
sottolinea G., nella necessità da parte di Cro- zi, come scrive spesso, si andò sempre più
ce di concepire una dialettica dei distinti, ol- persuadendo che la filosofia di Hegel era l’u-
tre la dialettica degli opposti, ciò che accade nico sistema e l’unica concezione del mondo
alla riforma crociana della dialettica è alla fi- razionali e degni del pensiero d’allora» (LC
ne di eliminare completamente dalla storia il , a Tania,  gennaio ). G. recupera
momento dell’opposizione e del conflitto e poi, contro Labriola e Gentile, la concezio-
perciò di non valorizzare autenticamente, ne pedagogica di Spaventa: Labriola infatti,
come ha fatto Hegel, il momento del negati- applicando herbartismo e metodo genetico
vo e dell’antitesi rispetto alla tesi. Del resto, evolutivo, ricade pedagogicamente in uno
mentre i riferimenti storici di Hegel sono sta- “pseudo-storicismo”, mettendo tra parente-
ti la Rivoluzione francese e le guerre di Na- si ogni elemento dialettico e progressista.
poleone, ossia eventi «che sconvolsero tutto Secondo G., Labriola – identificando nel
il mondo civile d’allora e obbligarono a pen- processo educativo dei popoli schiavitù e
sare “mondialmente”» (ibid.), il nesso tra coercizione – finisce con l’elidere l’elemento
Hegel e Croce-Gentile è rappresentato dal- dialettico di fondo, immanente alla stessa
l’asse Vico-Spaventa, dove, malgrado la ge- idea di coercizione, il conflitto, grazie al
nialità vichiana nel pensare il mondo attra- quale un popolo meno civile è condotto al-
verso il filtro del cosmopolitismo cattolico, l’autoeducazione. In realtà «lo Spaventa,
l’orizzonte prospettico rimane comunque ar- che si metteva dal punto di vista della bor-
retrato e limitato rispetto al contesto moder- ghesia liberale contro i “sofismi” storicistici
no e mondiale di Hegel. «Vico-B. Spaventa delle classi retrive, esprimeva, in forma sar-
come anello di congiunzione rispettivamen- castica, una concezione ben più progressiva
te per il Croce e il Gentile con l’hegelismo: e dialettica che non il Labriola e il Gentile»
ma non è questo un far arretrare la filosofia (Q , , ).
di Hegel a una fase precedente?» (ibid.). G. menziona spesso anche De Sanctis
(definito da G. «hegeliano» in LC , a Ta-
ROBERTO FINELLI tiana,  febbraio ) e anche in questo ca-
V. «Croce», «dialettica», «filosofia della praxis», so l’hegelismo è rilevato nella teorizzazione
«Gentile», «hegelismo napoletano», «idealismo», della critica letteraria come sintesi unitaria
«immanenza», «intellettuali», «Labriola», di teoria e pratica (Q , , ) e dunque ri-
«marxismo», «materialismo», «società civile», letto secondo la teoria della prassi e la lente
«Stato», «Stato etico», «storicismo», «Spaventa», ermeneutica dello Hegel di Marx. In questa
«Vico».
direzione G. legge anche la discussione De
Sanctis-Croce sul problema estetico del rap-
hegelismo napoletano porto forma-contenuto (Q , , ).
G. menziona i fratelli Spaventa, Silvio e GIUSEPPE D’ANNA
Bertrando, perché in entrambi egli rileva la
V. «Croce», «De Sanctis», «Gentile», «Hegel»,
declinazione della filosofia hegeliana come
«idealismo», «Labriola», «tradizione».
filosofia della prassi mediante l’azione poli-
tica e la teorizzazione del ruolo fondamen-
hitlerismo
tale della soggettività come centro di volontà
e decisione politica. Per quanto concerne In Q , ,  G. riprende (con ogni
Silvio Spaventa, G. mostra di avere inteso probabilità da una fonte indiretta), giudican-
l’esito pratico-teorico del suo hegelismo: la dola superficiale e acritica, una breve cita-
rivendicazione dello Stato nazionale e la lot- zione dal Mein Kampf, dove Hitler conside-
 HOMO OECONOMICUS

ra la fondazione o la distruzione di una reli- si sullo sfondo di una polemica svoltasi tra il
gione un atto incalcolabilmente più rilevante  e il  attorno al carattere astratto e se-
rispetto alla fondazione o alla distruzione di parato dalla “vita”, proprio del metodo di
uno Stato. Secondo il pensatore sardo, «i tre tutta una serie di scienze sociali, tra le quali
elementi: religione (o concezione del mondo l’economia. La polemica vide schierati da
“attiva”), Stato, partito, sono indissolubili e una parte gli attualisti Ugo Spirito, Luigi Vol-
nel processo reale dello sviluppo storico-po- picelli e Giovanni Gentile, dall’altra i libera-
litico si passa dall’uno all’altro necessaria- li Luigi Einaudi, Pasquale Jannaccone (con-
mente». In questo senso, a suo giudizio, l’hi- direttori della “Riforma sociale”) e Benedet-
tlerismo esemplifica perfettamente come to Croce, ed ebbe il suo punto culminante
questo meccanismo di feed-back – ben com- nella pubblicazione e discussione del libro di
preso da Machiavelli, naturalmente «nei mo- Spirito La critica della Economia liberale
di e nel linguaggio del tempo» – possa esse- (Treves, Milano ). A tale discussione fa
re intralciato nel suo sviluppo concreto dal riferimento G. in un testo del marzo  in-
«fanatismo cieco unilaterale di “partito”», in titolato Noterelle di economia. Ugo Spirito e
altre parole, dalla assenza «sia di una conce- C. G. respinge l’accusa, lanciata da Spirito
zione statale sia di una concezione del mon- «all’economia politica tradizionale di essere
do che siano capaci di sviluppo in quanto concepita “naturalisticamente” e “determi-
storicamente necessarie» (ivi, -). nisticamente”». In realtà, come obietta Jan-
Movimento «intellettualmente basso e naccone in una recensione al libro di Spirito,
volgare» (Q , , ), l’hitlerismo, secon- qui ricordata, gli economisti procedono dal
do G., ha mostrato chiaramente come in «“mercato determinato”» (Q , , ).
Germania «sotto l’apparente dominio di un Dunque «l’economia classica è la sola “stori-
gruppo intellettuale serio» covasse un «lo- cista” sotto l’apparenza delle sue astrazioni e
rianismo mostruoso», capace di imporsi e del suo linguaggio matematico, mentre pro-
diffondersi come «concezione e metodo prio lo Spirito dissolve lo storicismo e anne-
scientifico di una nuova “ufficialità”» (Q , ga la realtà economica in un diluvio di paro-
, ). Dinanzi a un fenomeno come que- le e di astrazioni» (ivi, ). L’unica critica le-
sto, manifestazione di una forma di naziona- gittima di una scienza economica è non quel-
lismo in cui la religione della patria si con- la che ne dimostra l’astrattezza, ma quella
trappone a quella “romana” – «termine fi- che dimostra la «“storicità” del “mercato de-
nale del processo storico iniziatosi con Car- terminato”» da cui quella scienza prende le
lo Magno, cioè col primo rinascimento» (Q mosse (Q , , , aprile ), storicità
, , ) – la Chiesa cattolica non può che che necessariamente deve essere connessa
adattarsi con difficoltà, data la sua natura «all’apparire di fattori nuovi» (ibid.). Ag-
cosmopolita e la sua struttura “assolutistica” giunge qui G.: «Mentre gli “economisti” pu-
e “formalistica”. «Il papa – rileva G. – non ri pongono questi elementi come “eterni”,
può “scomunicare” la Germania hitleriana, “naturali”» (ibid.).
deve talvolta appoggiarsi ad essa, e ciò ren- Si ha qui, oltre alla contrapposizione tra
de impossibile ogni politica religiosa rettili- attualisti ed economisti, anche una prima dif-
nea, positiva, di un qualche vigore» (ibid.). ferenziazione tra economia pura ed econo-
VITO SANTORO mia classica, differenziazione che verrà ap-
profondita in seguito, nel corso del . Se
V. «Chiesa cattolica», «dopoguerra», «fascismo»,
infatti in Q  II,  (maggio ) «la scoperta
«lorianismo, loriani», «Machiavelli», «nazionali-
smo», «religione».
del principio logico formale della “legge di
tendenza”», attribuita a Ricardo, porta
senz’altro «a definire scientificamente i con-
homo oeconomicus
cetti fondamentali nell’economia di “homo
I riferimenti alla nozione di «homo oeco- oeconomicus” e di “mercato determinato”»
nomicus» (compresi, con una sola eccezione, (ivi, ); nel successivo Q  II,  (giugno
tra il marzo  e il maggio ) vanno inte- ) «la discussione intorno al concetto di
HOMO OECONOMICUS 

“homo oeconomicus”» (riferimento non a , , dove «a proposito del così detto ho-
Ricardo, ma all’opposizione Spirito-econo- mo oeconomicus, cioè dell’astrazione dei bi-
mia pura) viene vista come «una delle tante sogni dell’uomo», osserva che «una tale
discussioni sulla così detta “natura umana”», astrazione non è per nulla fuori della storia, e
in quanto «ognuno dei disputanti ha una sua quantunque si presenti sotto l’aspetto delle
“fede”, e la sostiene con argomenti di carat- formulazioni matematiche, non è per nulla
tere prevalentemente moralistico» (ivi, ). della stessa natura delle astrazioni matemati-
Si ribadisce qui la necessità di distinguere tra che». Essa è infatti «l’astrazione dei bisogni e
la “scoperta” del «principio logico formale» delle operazioni economiche di una determi-
in quanto tale, a opera di Ricardo, che il nata forma di società, così come l’insieme
marxismo si appropria e, facendone la base delle ipotesi poste dagli economisti nelle loro
di una nuova maniera di pensare l’immanen- elaborazioni scientifiche non è altro che l’in-
za, “sintetizza” in una nuova concezione del sieme delle premesse che sono alla base di
mondo integrale; e l’uso che di tale principio una determinata forma di società». In questo
viene fatto nell’economia pura, e criticato da modo, il formalismo teorico puro viene ri-
parte attualistica. dotto a una “descrizione”, sì accurata e rigo-
Questa serie di riflessioni gramsciane rosa, ma sempre storica e provvisoria, di
– risalenti al secondo semestre del  – «premesse» reali, cioè «del tutto in confron-
mostra di svilupparsi in costante dialogo con to della parte, del tutto che determina, in
la discussione tra Robert Michels e Luigi Ei- quella determinata misura, quell’automati-
naudi intitolata Ancora intorno al modo di smo e insieme di uniformità e regolarità che
scrivere la storia del dogma economico e pub- la scienza economica cerca di descrivere col
blicata sulla “Riforma sociale” nel giugno massimo di esattezza e precisione e comple-
del  (pp. -). Tale discussione, susci- tezza» (Q  II, , ). Si giunge così a dif-
tata dal libro di Michels Introduzione alla ferenziare la nozione di mercato determina-
storia delle dottrine economiche e politiche to: «nell’economia pura è una astrazione ar-
(Zanichelli, Bologna ), verteva attorno bitraria, che ha un valore puramente conven-
alla possibilità (affermata da Einaudi e ne- zionale ai fini di un’analisi pedantesca e sco-
gata da Michels) di scrivere una storia “pu- lastica [...] per l’economia critica sarà invece
ra” dell’economia, indipendente da ogni in- l’insieme delle attività economiche concrete
flusso sociale, ideologico ecc., come storia di una forma sociale determinata, assunte
dei successivi perfezionamenti di un «dog- nelle loro leggi di uniformità, cioè “astratte”,
ma» o «schema logico in base a cui provvi- ma senza che l’astrazione cessi di essere sto-
soriamente e successivamente si ordinarono ricamente determinata» (Q  II, , ).
i concetti usati dagli economisti nei tentativi I fautori dell’economia pura elevano
di costituire una scienza», come scrive Ei- senz’altro il sensismo – la filosofia dell’epo-
naudi nella recensione al libro di Michels, ca della nascita dell’economia politica – a
che diede origine alla discussione (Del modo descrizione dell’uomo in quanto tale. «Del-
di scrivere la storia del dogma economico, in le origini» della scienza economica «essi svi-
“La Riforma sociale”, , pp. -, cita- luppano non il nucleo positivo, ma l’alone fi-
zione a p. ). Ciò spingeva Einaudi ad af- losofico legato al mondo culturale del tem-
fermare che l’economia è «una dottrina po» (Q  II, , ). Pertanto «il postulato
avente la medesima indole delle scienze ma- edonistico non è astratto, ma generico: in-
tematiche e fisiche (affermazione questa, si fatti esso può essere premesso non alla sola
osservi, la quale non ha alcun necessario le- economia, ma a tutta una serie di operazio-
game con l’altra che sia necessario od utile ni umane, che possono chiamarsi “economi-
nel suo studio l’impiego dello strumento che” solo allargando e genericizzando enor-
matematico)» (Ancora intorno al modo di memente la nozione di economia fino a ren-
scrivere, cit., p. ). derla [empiricamente] vuota di significato o
Quest’ultimo passo, citato da G. in Q  a farla coincidere con una categoria filosofi-
II, , , è tenuto presente anche in Q  II, ca, come infatti ha cercato di fare il Croce»
 HOMO OECONOMICUS

(ibid.). G. giunge così a prendere le distanze che si pratica, ma «tutti i tipi di astrazione»
allo stesso tempo dall’economia pura e da (Q , , ), G. ricorda, «per compren-
Croce, pur senza dimenticare le differenze dere quanto sia superficiale e fondata su de-
tra le due impostazioni (Q  II, , ) e il boli basi la mentalità scientifica moderna,
fatto che il “distinto” economico è sorto in [...] la recente polemica sul così detto “ho-
Croce «dalla riflessione sul concetto astratto mo oeconomicus”» (ibid.). La riflessione su
di “homo oeconomicus” proprio dell’eco- questo concetto diventa così occasione per
nomia classica» (allusione a Marx) (Q  II, approfondire la concezione dell’immanenza
, ). e della traducibilità in quanto tratto distinti-
In un appunto molto più tardo (giugno vo della filosofia della praxis.
) dedicato alla distinzione tra il mero pa-
droneggiamento di una «logica formale» e la FABIO FROSINI
«mentalità scientifica» consistente nella ca- V. «caduta tendenziale del saggio di profitto», «ca-
pacità di comprendere e giustificare non so- pitalismo», «economia», «Einaudi», «leggi di ten-
lo «la [...] particolare “astrazione”, il [...] denza», «mercato determinato», «Michels», «na-
particolare metodo astrattivo» della scienza tura umana», «Ricardo», «struttura», «Spirito».
I

Ibsen, Henrik ficato “storico”». L’apprezzamento da parte


di G. per il teatro di Ibsen non può dunque
G. manifesta interesse verso Ibsen già ai
limitarsi a una questione di contenuti. Ecco
tempi delle cronache teatrali pubblicate
che, invece di scadere nell’astratta propa-
sull’“Avanti!”. Fin da allora, il versante del-
ganda progressista, Ibsen è, per G., tra colo-
l’arte ibseniana a cui G. rivolge la propria at-
ro che testimoniano come l’autore debba
tenzione è quello dell’accusa sociale: di qui
«vivere nel mondo reale, con tutte le sue esi-
l’interesse per un componimento come Casa
genze contraddittorie e non esprimere senti-
di bambola. Nei Q più d’una volta G. ritor-
menti assorbiti solo dai libri» (Q , , ).
na su Ibsen e non manca di rilevarne la pre-
sa sul «popolo delle città» (Q , , ), la YURI BRUNELLO
capacità di risuonare profondamente «nella V. «arte», «dramma», «teatro».
psicologia popolare» (ibid.), il che segna un
capovolgimento di prospettiva rispetto alle idealismo
cronache degli anni Dieci: là G. metteva in
evidenza l’incomprensione da parte del Negli scritti giovanili gli episodici ac-
pubblico borghese di Casa di bambola; nei Q cenni all’idealismo, a Hegel in particolare,
si rimarca invece l’accessibilità della dram- sono tutt’altro che critici. Croce e Gentile
maturgia ibseniana, benché ovviamente non sono accomunati perché giustificherebbero
da parte della borghesia, ma dei gruppi so- il «realismo storico» (L’aio senza imbarazzi,
ciali subalterni nell’Italia degli anni Trenta.  maggio , in CT ). Sarebbero «in-
Accessibilità prodotta proprio dalla forza di cancellabili» le impronte di Croce sugli svi-
lavori come Casa di bambola, volti a diffon- luppi del materialismo storico (Il buon dirit-
dere una visione del mondo dialetticamente to,  luglio , in CT ). Egli sarebbe
antitetica alla cultura dominante, dal mo- «convincente» nel dire che la storia è sempre
mento che riescono a esprimere il «dramma contemporanea (La barba e la fascia,  feb-
della parte più progredita intellettualmente braio , in CF ). Il giudizio, in specie su
e moralmente di una società» e «lo sviluppo Croce, cambia radicalmente sin dal  (Al-
storico immanente negli stessi costumi esi- cuni temi della quistione meridionale, in CPC
stenti» (ivi, ). In Q , ,  G. osserva  ss.). E in seguito, negli anni del carcere, i
che criticare la propria concezione del mon- Q vogliono essere anche l’abbozzo di un
do significa «innalzarla fino al punto cui è «Anti-Croce». La filosofia della prassi divie-
giunto il pensiero mondiale più progredito». ne «risultato e coronamento di tutta la storia
Il teatro di Ibsen, per il fatto di situarsi così precedente. Dalla critica dell’hegelismo na-
dinamicamente dentro la storia, viene inclu- scono l’idealismo moderno e la filosofia del-
so, nei Q, tra le manifestazioni di tale pen- la prassi. L’immanentismo hegeliano diven-
siero mondiale in divenire. In Q , ,  ta storicismo; ma è storicismo assoluto solo
si legge: «“contenuto e forma” oltre che un con la filosofia della prassi» (Q , , ).
significato “estetico” hanno anche un signi- Il marxismo sviluppa in modo conseguente
 IDEALISMO

la «concezione “immanentistica” della sto- guentemente storicistico, giudicando anche


ria, – espressa con linguaggio idealistico e se stesso “superabile”, potrebbe essere so-
speculativo dalla filosofia classica tedesca» stituito, nel futuro regno della libertà, da
(LC , a Tania,  maggio ). Con la sua una sorta di idealismo non più “utopico”,
dialettica non mistificata, il marxismo recu- ma divenuto aderente, soltanto allora, al
pera elementi dell’“idealismo tradizionale” nuovo contesto storico-epocale: «Si può
(e del vecchio materialismo): «La funzione e persino giungere ad affermare che mentre
il significato della dialettica possono solo es- tutto il sistema della filosofia della prassi
sere concepiti in tutta la loro fondamenta- può diventare caduco in un mondo unifica-
lità, quando il materialismo storico è conce- to, molte concezioni idealistiche, o almeno
pito come una filosofia integrale originale, alcuni aspetti di esse, che sono utopistiche
che inizia una nuova fase nella storia e nello durante il regno della necessità, potrebbero
sviluppo mondiale del pensiero, in quanto diventare “verità” dopo il passaggio ecc.»
supera (e superando, ne include in sé gli ele- (Q , , ).
menti vitali) e l’idealismo e il materialismo Se la più ardita concessione all’ideali-
tradizionali» (Q , , ). Come l’idealismo smo è il prefigurarne la riattualizzazione nel
diviene un “momento” del marxismo? «La futuro “regno della libertà”, riferendosi in-
filosofia della praxis “assorbe” la concezio- vece al neoidealismo (“idealismo moder-
ne soggettiva della realtà (l’idealismo) nella no”) G. vede specialmente in Croce la capa-
teoria delle superstrutture [...] La teoria del- cità di assimilare, bene o male, per i suoi sco-
le superstrutture è la traduzione in termini pi teorici, storici o politici, alcuni concetti
di storicismo realistico della concezione sog- fondamentali del marxismo (anche sotto
gettiva della realtà» (Q  II, , ). In que- questo profilo strettamente dottrinario egli
sto passo “traduzione” appare come sinoni- sarebbe infatti, secondo G., il più autorevo-
mo di superamento dialettico o di aporia fi- le assertore di una moderna “rivoluzione
losofica portata alla sua risoluzione: «La teo- passiva”). Molti materialisti storici «sono ri-
ria delle superstrutture non è che la soluzio- tornati al materialismo crudo», proprio
ne filosofica e storica dell’idealismo sogget- mentre l’alta cultura idealista «ha cercato di
tivistico» (Q  II, .I, ). incorporare ciò che del marxismo le era in-
Se per il giovane G., nella «lotta fra il dispensabile, anche perché questa filosofia
Sillabo e Hegel, è Hegel che ha vinto, perché moderna, a suo modo, ha cercato di dialet-
Hegel è la vita del pensiero che non conosce tizzare anch’essa materialismo e spirituali-
limiti e pone se stesso come qualcosa di tran- smo, come aveva tentato Hegel e realmente
seunte, di superabile» (Il Sillabo ed Hegel,  fatto Marx» (Q , , ). Il termine “incor-
gennaio , in CT ), nei Q questo con- porare”, che G. adopera di frequente per ca-
cetto è fatto derivare non più da Hegel, ma ratterizzare gli intenti di ogni rivoluzione
dalla filosofia della praxis in quanto «stori- passiva conservatrice-restauratrice, ricorre
cismo assoluto». Il marxismo supera l’idea- anche per indicare l’operazione tentata dal
lismo anche perché prevede il proprio poter neoidealismo italiano nel confrontarsi con il
essere superato: «Come filosofia il materiali- marxismo: «Il vecchio mondo, rendendo
smo storico afferma teoricamente che ogni omaggio al materialismo storico cerca di ri-
“verità” creduta eterna e assoluta ha origini durlo a un corpo di criteri subordinati, di
pratiche e ha rappresentato o rappresenta secondo grado, da incorporare nella sua
un valore provvisorio. Ma il difficile è far teoria generale» (Q , , ). Incorporare
comprendere “praticamente” questa inter- equivale anche a riassorbire: «Si può dire
pretazione per ciò che riguarda il materiali- che una gran parte dell’opera filosofica di B.
smo storico stesso. Questa interpretazione è Croce rappresenta questo tentativo di rias-
adombrata da Engels dove parla di passag- sorbire la filosofia della praxis e incorporar-
gio dal regno della necessità al regno della li- la come ancella alla cultura tradizionale» (Q
bertà» (Q , , ). G., paradossalmente, fa , , ). Il marxismo volgare (Bucharin)
intendere come il marxismo critico e conse- si fa “riassorbire” dal vecchio materialismo,
IDEALISMO 

mentre il neoidealismo incorpora elementi l’uomo del popolo, senza subito sostituirla
del marxismo: «Il laceramento avvenuto per con qualcosa che soddisfi le stesse esigenze
l’hegelismo si è ripetuto per la filosofia della per cui la religione si è formata e ancora per-
praxis, cioè dall’unità dialettica si è ritorna- mane”. C’è qualcosa di vero in questa affer-
ti da una parte al materialismo filosofico, mazione, ma non è essa anche una confes-
mentre l’alta cultura moderna idealistica ha sione dell’impotenza della filosofia idealista
cercato di incorporare ciò che della filosofia a diventare una integrale concezione del
della praxis le era indispensabile per trovare mondo? Così è avvenuto che Gentile, prati-
qualche nuovo elisir» (Q , , ). Si veda camente più conseguente del Croce, ha ri-
infatti la teoria crociana del grado economi- messo la religione nelle scuole e ha giustifi-
co: «il concetto idealistico che la natura non cato questo atto con la concezione hegeliana
è altro che la categoria economica, non po- della religione come fase primitiva della filo-
trebbe, depurato dalle sue superstrutture sofia (Croce del resto avrebbe fatto altret-
speculative, essere ridotto in termini di filo- tanto se il suo progetto scolastico avesse su-
sofia della praxis ed essere dimostrato stori- perato gli scogli della politica parlamenta-
camente legato a questa e uno sviluppo di re)» (Q , , ). Se dunque c’è qualcosa di
questa?» (Q , , ). Anche la teoria cro- vero in tali orientamenti filosofici, il loro
ciana delle ideologie «è di evidente origine grave limite è nel presupporre che la Wel-
marxista» (Q , , ). «Accanto alla dot- tanschauung del popolo (e degli scolari)
trina dell’origine pratica dell’errore è da debba essere “inferiore” rispetto a quella
porre la teoria delle ideologie politiche spie- degli intellettuali.
gate dal Croce nel loro significato di stru- G. avverte il bisogno di fare i conti con
menti pratici d’azione: ma dove trovare il li- Croce più che con Gentile nella nota L’idea-
mite tra ciò che deve essere inteso come lismo attuale e il nesso ideologia-filosofia:
ideologia nel senso stretto crociano e l’ideo- «L’idealismo attuale [Gentile, ndr] fa coinci-
logia nel senso della filosofia della praxis dere ideologia e filosofia (ciò significa in ul-
cioè tutto l’insieme delle soprastrutture? tima analisi l’unità [da esso] postulata fra
Anche in questo caso la filosofia della praxis reale e ideale, tra pratica e teoria ecc.)», ma
ha servito al Croce» per costruire il suo si- opera «una degradazione della filosofia tra-
stema (Q  II, .I, ). L’ideologia, intesa dizionale rispetto all’altezza cui l’aveva por-
come concezione del mondo, è esigenza in- tata il Croce con le sue “distinzioni”. Questa
sopprimibile sia per gli intellettuali sia per il degradazione è visibilissima negli sviluppi
popolo. Ideologia è anche la religione. «Per che l’idealismo attuale mostra nei discepoli
il Croce ogni concezione del mondo, ogni fi- del Gentile» (Q , , ), in specie in Spiri-
losofia, in quanto diventa una norma di vita, to e Volpicelli (tuttavia, in Ugo Spirito «non
una morale, è “religione”. Le religioni nel tutto è da buttar via», specie se si considera
senso confessionale sono anch’esse “religio- che né la sua né la concezione gentiliana del-
ni” ma “mitologiche”, quindi in un certo lo Stato sono state realmente fatte proprie
senso “inferiori”, primitive, quasi corrispon- dallo stesso Stato fascista; «ed è nota l’av-
denti a una fanciullezza storica del genere versione del Gentile al Concordato»: Q ,
umano. Le origini di tale dottrina sono già in , ). Croce si oppone all’attualismo: «La
Hegel e nel Vico e sono patrimonio comune resistenza del Croce a questa tendenza è ve-
di tutta la filosofia idealistica italiana, sia del ramente “eroica”: il Croce, secondo me, ha
Croce che del Gentile» (LC , a Tania,  viva la coscienza che tutti i movimenti di
giugno ). È vero che «le teorie idealisti- pensiero moderni portano a una rivalutazio-
che sono il più grande tentativo di riforma ne trionfale del materialismo storico, cioè al
morale e intellettuale che si sia verificato nel- capovolgimento della posizione tradizionale
la storia per eliminare la religione dal campo del problema filosofico e alla morte della fi-
della civiltà» (Q , , ). E «Croce in losofia intesa nel modo tradizionale. Egli re-
qualche punto ha scritto qualcosa di questo siste con tutte le sue forze a questa pressio-
genere: “Non si può togliere la religione al- ne della realtà storica, con una intelligenza
 IDEALISMO

eccezionale dei pericoli e dei mezzi dialetti- tuale [...] Su questa base di rapporti storici è
ci di ovviarli [...]; la preoccupazione del da spiegare l’idealismo filosofico moderno»
Croce nasce con la guerra mondiale e con la (Q , , ). Il Testo C reca in aggiunta: «è
sua affermazione che essa è la “guerra del proprio dell’intellettuale non ancorato forte-
materialismo storico”» (Q , , ). Talvol- mente a un forte gruppo economico, di pre-
ta l’ambito dell’idealismo si allarga notevol- sentare lo Stato come un assoluto: così è con-
mente, come nella notazione seguente: i cepita come assoluta e preminente la stessa
marxisti “ufficiali” (fatta eccezione per An- funzione degli intellettuali, è razionalizzata
tonio Labriola) ignorano che alcuni elemen- astrattamente la loro esistenza e la loro di-
ti del marxismo, «esplicitamente o implici- gnità storica». E prosegue collegando da un
tamente, sono stati assorbiti da alcune cor- lato il tentativo napoleonico di «stabilire una
renti idealistiche (Croce, Sorel, Bergson egemonia permanente [...] motivo essenzia-
ecc., i pragmatisti ecc.)» (Q , , ). le per comprendere il concetto di “rivolu-
Ed ecco che, dopo avere svelato nel zione passiva”, di “restaurazione-rivoluzio-
nuovo idealismo l’intento di riassorbire ele- ne”», dall’altro «l’importanza del confronto
menti della filosofia della praxis, G. si pro- hegeliano tra i principii dei giacobini e la fi-
pone di mettere a nudo la radice sociale e po- losofia classica tedesca» (Q  II, , ). Al-
litica dell’idealismo in genere e di quello ita- trove G. ribadisce in parentesi: «tutta la filo-
liano in specie nelle sue illusioni di autono- sofia idealista si può facilmente connettere
mia intellettuale e nelle sue collusioni con lo con questa posizione assunta dal complesso
Stato fascista. Se per «le classi produttive sociale degli intellettuali e si può definire l’e-
(borghesia capitalistica e proletariato mo- spressione di questa utopia sociale per cui gli
derno) lo Stato non è concepibile che come intellettuali si credono “indipendenti”, auto-
forma concreta di un determinato mondo nomi, rivestiti di caratteri loro proprii ecc.»
economico, di un determinato sistema di (Q , , ). Par di capire che è in questio-
produzione [...], quando la spinta al pro- ne lo sviluppo capitalisticamente arretrato di
gresso non è strettamente legata a uno svi- alcuni paesi in confronto ad altri: il materia-
luppo economico locale, ma è riflesso dello lismo francese (e l’empirismo inglese) diven-
sviluppo internazionale che manda alla peri- tano idealismo in Germania e in Italia? Ma-
feria le sue correnti ideologiche [nate sulla terialismo e idealismo sono infatti accomu-
base dello sviluppo produttivo dei paesi più nati come specificazione del titolo Appunti
progrediti], allora la classe portatrice delle di filosofia (prima, seconda e terza serie, ri-
nuove idee è la classe degli intellettuali e la spettivamente in Q ,  e ).
concezione dello Stato muta d’aspetto. Lo G. vede nel neoidealismo anche alcune
Stato è concepito come una cosa a sé, come incongruenze strettamente teoriche. Ad
un assoluto razionale. Si può dire questo: es- esempio, Croce non attribuisce alcuna rile-
sendo lo Stato la cornice concreta di un vanza conoscitiva alle scienze naturali, che
mondo produttivo, ed essendo gli intellet- degrada a semplici espedienti tecnici o pra-
tuali l’elemento sociale che si identifica me- tico-economici. Ma quando (non a torto)
glio col personale governativo, è proprio del- propone la «riduzione della filosofia a una
la funzione degli intellettuali porre lo Stato metodologia della storia», ne fa proprio una
come un assoluto: così è concepita come as- “tecnica”, sia pure intesa «in un significato
soluta la loro funzione storica, è razionaliz- superiore, meno estrinseco e materiale della
zata la loro esistenza. Questo motivo è basi- ricerca che culminò nella costruzione della
lare dell’idealismo filosofico ed è legato alla scolastica logica formale» (Q , , ). La
formazione degli Stati moderni in Europa stessa dialettica non è anche una tecnica? In-
come “reazione-superamento nazionale” fatti, precisa G., «ogni ricerca scientifica si
della Rivoluzione francese e del napoleoni- crea un metodo adeguato, una propria logi-
smo [rivoluzione passiva]» (Q , , -). ca [...] La metodologia più generica e uni-
«Ciò che è “politica” per la classe produtti- versale non è altro che la logica formale o
va diventa “razionalità” per la classe intellet- matematica, cioè l’insieme di quei congegni
IDEOLOGIA 

astratti del pensiero che si sono venuti sco- delle idee”. Le idee devono essere scompo-
prendo, depurando, raffinando [...] Questa ste nei loro “elementi” [originari] e questi
metodologia astratta, cioè la logica formale, non potevano essere altro che le “sensazio-
è spregiata dai filosofi idealisti ma erronea- ni”: le idee derivano dalle sensazioni» (Q ,
mente: il suo studio corrisponde allo studio , ). Evidentemente a questa concezione
della grammatica, cioè corrisponde non so- G. oppone la teoria marxista delle ideologie
lo a un approfondimento delle esperienze come forme di organizzazione pratica e po-
passate di metodologia del pensiero (della litica, e come forma di conoscenza.
tecnica del pensiero), a un assorbimento In un altro caso, “idea” viene assunto
della scienza passata, ma è una condizione come polarità del nesso teoria-pratica. G.
per lo sviluppo ulteriore della scienza stes- sottolinea che «le idee sono grandi in quanto
sa» (Q , , ). sono attuabili, cioè in quanto rendono chia-
Vi è però un’incongruenza teorica ben ro un rapporto reale che è immanente nella
più grave: «lo storicismo idealistico crociano situazione e lo rendono chiaro in quanto mo-
rimane ancora nella fase teologico-speculati- strano concretamente il processo di atti at-
va» (Q  I, , ). Lo stesso tentativo di in- traverso cui una volontà collettiva organizza-
corporare il marxismo è, per un suo aspetto ta porta alla luce quel rapporto (lo crea) o
essenziale, anche un travisare e persino un portatolo alla luce lo distrugge, sostituendo-
sovvertire. Per il materialismo storico, «ogni lo» (Q , , ). La capacità di rendere
aggregato sociale, infatti, è qualcosa di più chiaro un rapporto reale sta insomma nella
che la somma dei suoi componenti [...] L’i- sua capacità di mostrare il modo in cui una
dealismo ipostatizza questo “qualcosa”, ne volontà collettiva lo organizza, traducendo la
fa un ente a sé, lo spirito, come la religione storia in politica. Al contrario, «i grandi pro-
ne aveva fatto la divinità» (Q , , ). gettisti parolai sono tali appunto perché del-
B IBLIOGRAFIA : C OUTINHO ; D EL la “grande idea” lanciata non sanno vedere i
NOCE ; FROSINI ; LOSURDO ; vincoli con la realtà concreta, non sanno sta-
MASTROIANNI ; SICHIROLLO ; TER- bilire il processo reale di attuazione» (ibid.).
TULIAN ; TOSEL . Invece, «lo statista di classe intuisce simulta-
neamente l’idea e il processo reale di attua-
GIUSEPPE PRESTIPINO zione: compila il progetto e insieme il “rego-
V. «Bergson», «Croce», «filosofia», «filosofia del- lamento” per l’esecuzione» (ibid.). Questa
la praxis», «Gentile», «Hegel», «ideologia», «in- unità di idea e progetto è appunto «un aspet-
tellettuali», «Labriola», «marxismo», «materiali- to dell’unità di teoria e di pratica» (ibid.).
smo e materialismo volgare», «religione», «rivo-
luzione passiva», «solipsismo», «Sorel», «Spiri- FABIO FROSINI
to», «storicismo». V. «ideologia», «unità di teoria-pratica».

idee ideologia
Il termine «idee» designa genericamen- Se nei Q il lemma «ideologia» compare
te nei Q tutte le concezioni diffuse in una da- in una vasta gamma di significati, esso viene
ta epoca e in un dato ambiente, ivi compre- tuttavia elaborato e usato in modo non epi-
se le teorie più o meno individuali. In acce- sodico da G. soprattutto in un’accezione
zione tecnica il termine compare in riferi- nuova rispetto a quella prevalente in Marx.
mento alla teoria dell’ideologia, in una rapi- G. non conosce L’ideologia tedesca – che vie-
da esposizione della concezione degli idéo- ne pubblicata solo negli anni Venti e Trenta
logues: «“Ideologia” è un aspetto del “sensi- del Novecento –, dove l’ideologia è «co-
smo” ossia del materialismo francese del scienza capovolta» del mondo reale, né uti-
XVIII secolo. Significava “scienza delle idee” lizza la definizione dell’ultimo Engels, che
e, poiché l’analisi era il solo metodo ricono- vede nell’ideologia una «falsa coscienza». In-
sciuto e applicato dalla scienza, “analisi del- terpreta invece un passo della Prefazione del
le idee”, cioè ancora “ricerca della origine ’ al Per la critica dell’economia politica di
 IDEOLOGIA

Marx nel quale si afferma che le «forme ideo- come «costruzioni pratiche» e «strumenti di
logiche» permettono agli uomini di «conce- direzione politica», salvo accusare Marx di
pire» e «combattere» i conflitti economico- dare una lettura riduttiva delle stesse; b) per
sociali: da qui G. deriva – con una lettura for- Marx «le “ideologie” sono tutt’altro che il-
temente innovativa, ma mai in contrasto lusioni e apparenza; sono una realtà oggetti-
esplicito con quella marx-engelsiana – la va ed operante», anche se non sono «la mol-
conferma dell’importanza di tali «forme». la della storia», che anche G. continua
Egli inoltre utilizza la battaglia che l’ultimo marxisticamente a individuare nella sfera
Engels conduce per ripristinare una visione economico-sociale; c) il marxismo è un’i-
dialettica del nesso struttura-sovrastruttura deologia tra le altre, avente lo scopo di “far
al fine di sostenere l’importanza e l’«efficacia prendere coscienza” a una classe, il proleta-
storica» delle «sfere ideologiche». riato: la teoria negativa dell’ideologia che si
Una concezione quanto meno neutra, trova in Marx riguarderebbe unicamente le
non negativa dell’ideologia, si diffonde a ca- teorie avversarie. Se si va a confrontare il
vallo tra Ottocento e Novecento anche in corrispondente Testo C (Q  II, .XII, 
campo marxista e socialista. L’esempio più ss.), la differenza tra il marxismo e le altre
noto è quello del Che fare? di Lenin, che po- ideologie viene ancor meglio individuata
ne l’alternativa: «o ideologia borghese o grazie al fatto che queste sono «inorganiche
ideologia socialista». Formulazioni di que- perché contraddittorie, perché dirette a
sto tipo compaiono già nel giovane G., che conciliare interessi opposti e contradditto-
ad esempio definisce «il presidente Wilson» ri», mentre il marxismo «non tende a risol-
e «i massimalisti russi» come «estremo anel- vere pacificamente le contraddizioni [...] an-
lo logico delle ideologie borghesi e proleta- zi è la stessa teoria di tali contraddizioni».
rie» (Wilson e i massimalisti russi,  marzo L’ideologia non è in sé negativa, ma non
, in CF ). Vi è in questo periodo una tutte le ideologie sono uguali. Esse costitui-
distinzione, destinata a essere riproposta nei scono il terreno comune e necessario della
Q, tra due semantiche del lemma: «le ideo- coscienza e anche della conoscenza, ma la
logie sono risibili quando sono pura chiac- superiorità dell’ideologia marxista è data
chiera, quando sono rivolte a creare confu- dalla consapevolezza del proprio carattere
sione, ad illudere e asservire energie sociali, non assoluto e non eterno: consapevolezza
potenzialmente antagonistiche», ed è contro di parzialità, legata a una classe e a un mo-
queste che per G. si scaglia Marx. Il quale mento storico. Il marxismo è un’ideologia
però, «come rivoluzionario, cioè uomo at- tra le altre, ma a differenza delle altre non
tuale di azione, non può prescindere dalle nega le contraddizioni, anzi le palesa e le
ideologie e dagli schemi pratici, che sono en- analizza. Ha in comune con le altre ideolo-
tità storiche potenziali, in formazione» gie il fatto di rivestire una determinata utilità
(Astrattismo e intransigenza,  maggio , per un gruppo sociale, ma non si spaccia per
in NM ). qualcosa al di sopra o al di là della storia.
Tale concezione dell’ideologia, conqui- Rielaborando un altro testo di questo qua-
stata anche sulla scorta di Antonio Labriola derno (Q , , -), in seconda stesura G.
– del quale aveva pubblicato sul “Grido del scriverà: «La filosofia della praxis non solo
Popolo” il terzo paragrafo del saggio Del pretendeva di spiegare e giustificare tutto il
materialismo storico (in cui si ragiona sul passato, ma di spiegare e giustificare storica-
concetto di “ultima istanza”), intitolandolo mente anche se stessa, cioè era [...] la libera-
Le ideologie nel divenire storico –, serve nei zione totale da ogni “ideologismo” astratto»
Q a G. in primo luogo per respingere un’af- (Q , , ). Quando il marxismo dimen-
fermazione di Croce secondo cui Marx tica la sua specificità – è il caso del Saggio po-
avrebbe ridotto le sovrastrutture e le ideolo- polare di Bucharin – esso finisce col diveni-
gie a illusione e apparenza. Nella nota Q , re «una ideologia nel senso deteriore, cioè
, - G. osserva che: a) Croce trae dal una verità assoluta ed eterna» (Q , , ).
marxismo la sua stessa teoria delle ideologie Tutta la rivalutazione gramsciana delle ideo-
IDEOLOGIA 

logie è anche in opposizione al marxismo tanto la società civile quanto lo Stato “inte-
economicista di Bucharin, contro cui G. ri- grale” (o “allargato”, come si dice usual-
badisce – in una nota significativamente in- mente nell’ambito della critica gramsciana),
titolata Struttura e superstruttura. Economia anche perché – come chiarisce G. in Q  II,
e ideologia – che «la pretesa (presentata co- .IV,  – l’ideologia «dà il cemento più in-
me postulato essenziale del materialismo timo alla società civile e quindi allo Stato».
storico) di presentare ed esporre ogni flut- La classe dominante ha una propria «strut-
tuazione della politica e dell’ideologia come tura ideologica», ovvero «l’organizzazione
una espressione immediata della struttura, materiale intesa a mantenere, a difendere e a
deve essere combattuta teoricamente come sviluppare il “fronte” teorico o ideologico
un infantilismo primitivo» (Q , , ). In- [...] La stampa è la parte più dinamica di
fatti nel «“blocco storico”» – scrive G. – le questa struttura ideologica, ma non la sola:
«forze materiali sono il contenuto e le ideo- tutto ciò che influisce o può influire sull’opi-
logie la forma, distinzione di forma e conte- nione pubblica direttamente o indirettamen-
nuto meramente didascalica, perché le forze te le appartiene: le biblioteche, le scuole, i
materiali non sarebbero concepibili storica- circoli e clubs di vario genere, fino all’archi-
mente senza forma e le ideologie sarebbero tettura, alla disposizione delle vie e ai nomi
ghiribizzi individuali senza le forze materia- di queste» (Q , , -). A questo «com-
li» (Q , , ). plesso formidabile di trincee e fortificazioni
Storicamente, le ideologie sono cosa della classe dominante» la «classe innovatri-
ben diversa a seconda se sono o non sono ce» contrappone lo «spirito di scissione»
«necessarie» e «organiche». E non è que- che, tramite «un complesso lavoro ideologi-
stione che riguardi solo il marxismo. Infatti, co», cerca di dare coscienza storica alla clas-
rileva G., erroneamente «si dà il nome di se antagonista e ai suoi alleati. È grazie all’i-
ideologia sia alla soprastruttura necessaria deologia che un soggetto collettivo diviene
di una determinata struttura, sia alle elucu- cosciente di sé e dunque può contrapporsi
brazioni arbitrarie di determinati individui. all’egemonia avversaria: l’ideologia come
Il senso deteriore della parola è diventato luogo di costituzione della soggettività col-
estensivo e ciò ha modificato e snaturato l’a- lettiva. Se non si capisse poi che questo sog-
nalisi teorica del concetto di ideologia» (Q , getto, divenuto cosciente di sé, deve dotarsi
, ). Occorre distinguere «tra ideologie di un proprio «apparato egemonico» (“ideo-
storicamente organiche, che sono cioè ne- logico”) per combattere la sua lotta nelle
cessarie a una certa struttura, e ideologie ar- concrete “fortezze e casematte” dello Stato
bitrarie, razionalistiche, “volute”». Non si «integrale», si resterebbe fermi a una conce-
tratta solo del marxismo o delle ideologie zione idealistica e insieme razionalistico-illu-
storicamente “progressive”. Perché, aggiun- ministica. Il pensiero invece dà forza e orga-
ge G., «in quanto storicamente necessarie nizza nel momento in cui viene organizzato,
[...] esse “organizzano” le masse umane, for- anche per quel che riguarda le classi subal-
mano il terreno in cui gli uomini si muovo- terne che non sono ma vogliono divenire
no, acquistano coscienza della loro posizio- egemoniche, a partire da quel «centro omo-
ne, lottano ecc.» (ivi, -). geneo di un modo di pensare e di operare»
L’importanza delle ideologie deriva dal (Q , , ) che per G. è il partito politico.
fatto che esse «“organizzano”» le masse: G. Il termine «ideologia» è usato nei primi
riprende più volte una affermazione di Marx Q anche in modo corrente, in contesti occa-
sul fatto che «una persuasione popolare ha sionali, come sistema di idee politiche, ma
spesso la stessa energia di una forza materia- anche nel senso deteriore del termine, in
le» (ibid.). La lotta per l’egemonia è lotta di una vasta gamma di casi (ad esempio: «Il
ideologie: non si tratta di una pura “battaglia Boullier, che si pone da un puro punto di vi-
delle idee”, queste idee hanno una «struttu- sta ideologico, non capisce niente della qui-
ra materiale» (Q , , ), si articolano in stione»: Q , , ). In merito all’ideolo-
“apparati”. L’ideologia sembra non abitare gia come sistema di idee politiche, G. parla
 IDEOLOGIA

di «ideologia mazziniana» (Q , , ); di ha esaurito la sua funzione, il blocco ideolo-


giacobini che «seguivano una certa ideolo- gico tende a sgretolarsi» (Q , , ).
gia» (Q , , ); di romanzi «a caratteri Così G. nei Q arriva a usare il lemma so-
spiccatamente ideologico-politico, di ten- prattutto con il significato di concezione del
denza democratica, legato alle ideologie mondo di un determinato soggetto collettivo
quarantottesche» (Q , , ); di «ideologia o anche individuale. L’ideologia individua un
liberale» (Q , , ). Ma il riferimento può gruppo o strato sociale. Il termine si articola
essere anche politico in senso lato: avremo in una famiglia di lemmi che è anche una “fa-
così l’«ideologia massonica» (Q , , ) e miglia di concetti”: ideologia, filosofia, visio-
l’«ideologia puritana» (Q , , ), l’«ideo- ne o concezione del mondo, religione e fede
logia meridionale» (Q , , ), l’«ideologia (in senso crociano), conformismo, senso co-
patriottica» (Q , , ), ecc. Il lemma è mune, folclore, linguaggio. Tutti questi ter-
usato poi in riferimento a ceti e gruppi so- mini, nessuno dei quali perfettamente coinci-
ciali. In Q , ,  G. afferma che «la elabo- dente con l’altro, sono correlati tra loro, ap-
razione unitaria di una coscienza collettiva paiono contestualmente in più note, a coppie
domanda condizioni e iniziative molteplici. o a gruppi, formano una rete concettuale che
La diffusione da un centro omogeneo di un nel suo insieme disegna la concezione gram-
modo di pensare e di operare omogeneo è la sciana dell’ideologia. Essi differiscono a se-
condizione principale, ma non deve essere e conda del grado di consapevolezza e di fun-
non può essere la sola. Un errore molto dif- zionalità, sono momenti diversi di sviluppo
fuso consiste nel pensare che ogni strato so- di quella concezione del mondo che si mani-
ciale elabori la sua coscienza e la sua cultura festa «implicitamente [...] in tutte le manife-
allo stesso modo, con gli stessi metodi, cioè stazioni di vita individuali e collettive», che
i metodi degli intellettuali di professione». pervade cioè tutto l’essere sociale, dal lin-
Se si legge con attenzione l’intera nota, se ne guaggio all’arte alla cultura in senso antropo-
ricava che: a) G. collega l’ideologia al folclo- logico («tutte le manifestazioni di vita indivi-
re e al senso comune; b) egli auspica una duali e collettive») al sistema filosofico più
«coscienza collettiva» che superi e sostitui- rarefatto e complesso, poiché anch’esso, a
sca l’ideologia dominante e ritiene che per volte «implicitamente», esprime una conce-
far ciò sia necessaria un’azione organizzata zione del mondo che finisce per pesare nella
che sappia dialetticamente tener conto del lotta per l’egemonia e perché nulla sembra
«senso comune» al fine però di superarlo; c) restare escluso da una raffigurazione che ab-
«ogni strato sociale» ha «la sua coscienza e braccia «tutte le manifestazioni di vita indivi-
la sua cultura», cioè la sua ideologia. L’ideo- duali e collettive» (Q , , ).
logia, dunque, non è solo strettamente poli- Tutti gli uomini sono filosofi («ogni uo-
tica: individua un gruppo o strato sociale. mo [...] è un filosofo, partecipa di una con-
Altre tracce di questo modo di intendere il cezione del mondo»: Q , , ), anche per-
lemma (come “ideologia sociale”) sono del ché «nel loro pratico operare» (e anche nel
resto presenti nei primi Q. Accanto alle linguaggio) è contenuta una «concezione del
ideologie in senso deteriore e alle ideologie mondo, una filosofia [...] la storia delle filo-
politiche è fin dall’inizio presente una con- sofie dei filosofi, è la storia dei tentativi e del-
cezione dell’ideologia come sistema di idee le iniziative ideologiche [...] per mutare, cor-
non immediatamente politico, ma visione o reggere, perfezionare le concezioni del mon-
concezione del mondo intesa in senso più do esistenti» (Q  II, , ). La filosofia
largo. Riflettendo sulla religione come sul che potremmo dire “in senso tradizionale” è
romanzo d’appendice, sull’Italia del Sud co- dunque il segmento alto del continuum ideo-
me sull’America meridionale, i Q cercano di logico, equivalente alle concezioni del mon-
mettere a fuoco come si forma un’ideologia do (o concezioni della vita o visioni del mon-
diffusa, non solo “politica”, essenziale per la do). Per G. non esiste uomo che non parte-
conquista e il mantenimento del potere, ri- cipi a una concezione del mondo, «sia pure
tenendo che «quando la classe dominante inconsapevolmente» (Q , , ); il peso
ILLUMINISMO 

dell’inintenzionale dunque appare forte. Va- della grande industria, della grande città ope-
ria il tasso di coscienza e il contributo che si raia, della vita intensa e tumultuosa, doveva
dà all’elaborazione di una concezione del avere nuove forme di arte, di filosofia, di co-
mondo, nella scala che porta dai “semplici” stume, di linguaggio» (SF ). Concezione
agli intellettuali più raffinati. Ma anche co- questa, a suo dire, «nettamente rivoluziona-
storo pensano «consapevolmente e critica- ria, assolutamente marxista» (ibid.). Nei Q in-
mente» a partire dalla concezione del mon- vece G. sconfessa le fughe in avanti, le forme
do in cui sono inseriti, contribuendo ad ar- di rottura proprie dell’avanguardia, rilevan-
ricchirla e modificarla. E infatti nel relativo do come esse abbiano urtato contro l’ostaco-
Testo C (Q , , ) G. fa un’aggiunta fon- lo rappresentato dall’«assenza di carattere
damentale: «Per la propria concezione del dei loro protagonisti» e dalle «loro tendenze
mondo si appartiene sempre a un determi- carnevalesche e pagliaccesche, da piccoli
nato aggruppamento, e precisamente a quel- borghesi scettici e aridi» (Q , , ). Re-
lo di tutti gli elementi sociali che condivido- sta però la concezione baconiana degli «ido-
no uno stesso modo di pensare e di operare. la del tempo» (Q , , ), assimilata a quel-
Si è conformisti di un qualche conformi- la vichiana della “boria” (Q , , : «un
smo». E «quando la concezione del mondo certo numero di idoli e di borie nazionali») e
non è critica e coerente ma occasionale e di- al “feticismo” (Q , , : «una serie di “fe-
sgregata, si appartiene simultaneamente a ticismi”, di idoli, prima fra tutti quello del
una molteplicità di uomini-massa, la propria “popolo” sempre fremente e generoso con-
personalità è composita in modo bizzarro» tro i tiranni e le oppressioni»), e dunque la
(ibid.). In ogni caso, «il conformismo è sem- necessità politica di lottare contro questo an-
pre esistito: si tratta oggi di lotta tra “due tistoricismo che sortisce effetti paralizzanti e
conformismi”, cioè di una lotta di egemo- demoralizzanti sulle forze innovatrici: «uno
nia» (Q , , ). degli idoli più comuni è quello di credere che
BIBLIOGRAFIA: LIGUORI ; MANCINA tutto ciò che esiste è “naturale” esista, non
; RAGAZZINI . può a meno di esistere e che i propri tentati-
GUIDO LIGUORI vi di riforma, per male che vadano, non in-
terromperanno la vita, perché le forze tradi-
V. «apparato egemonico», «concezione del mon-
do», «conformismo», «credenze popolari», «Cro-
zionali continueranno ad operare e appunto
ce», «egemonia», «Engels», «filosofia», «folclore, continueranno la vita» (Q , , ).
folklore», «fronte ideologico», «intellettuali», ANTONELLA AGOSTINO
«Marx», «mito», «religione», «Sorel», «struttura
ideologica», «superstruttura, superstrutture», V. «futurismo».
«utopia».
Ilici: v. Lenin.
idoli
Illuminismo
Nell’articolo Marinetti rivoluzionario?,
pubblicato sull’“Ordine Nuovo” del  gen- G. affronterà in modo diverso e assai
naio , G. aveva notato la profonda con- variegato, nel corso della propria attività in-
sonanza tra gli esponenti del movimento fu- tellettuale e politica, la questione dell’Illu-
turista e il movimento operaio rivoluzionario. minismo come movimento politico-cultura-
Con il movimento marinettiano si era affer- le, insieme storico e ideale, che prepara e, in
mata una prassi letteraria e artistica volta alla ultima analisi, trova compimento nella Rivo-
distruzione dei pregiudizi, delle «tradizioni luzione francese. Occorre distinguere dun-
irrigidite», delle gerarchie spirituali, in altre que un Illuminismo come concetto o ideale
parole, degli “idoli”, che si erano stratificati dello spirito – alla maniera di Croce, dal
nella cultura e nel costume contemporanei, quale G. attingerà notizie e idee – e un Illu-
paralizzandoli. I futuristi, secondo G., aveva- minismo come movimento o realtà storico-
no compreso che la loro epoca, cioè «l’epoca politica concreta. Negli scritti tra il  e il
 ILLUMINISMO

 G. presterà maggiore attenzione all’Illu- coscienza unitaria del proletariato, e critica
minismo movimento e sul fenomeno cultu- vuol dire cultura, e non già evoluzione spon-
rale che ha preparato e consentito il succes- tanea e naturalistica» (ivi, ).
so della rivoluzione del . Nell’articolo G. aveva contestato un’ingenua lettura
Socialismo e cultura ( gennaio ) G. di Rousseau (Il Sillabo ed Hegel,  gennaio
contesta il giudizio di matrice hegeliana che , in CT -) polemizzando con Mario
taccia di «intellettualismo pedantesco ed Missiroli che affermava un anticlericalismo
arido» l’impresa culturale della grande fondato sull’esaltazione del modello germa-
Encyclopédie francese, seguendo la lezione nico, dalla Riforma all’hegelismo quale suo
di De Sanctis (nella Storia della letteratura compimento, il cui destino avrebbe coinvol-
italiana), il quale ritenne l’Illuminismo euro- to prima o poi anche il cattolicesimo. Que-
peo essere «una magnifica rivoluzione esso st’ultimo, secondo l’autore della Monarchia
stesso, per la quale [...] si era formata in tut- socialista, sarebbe stato «matematicamente
ta l’Europa come una coscienza unitaria, destinato a scomparire». Rousseau viene di
una internazionale spirituale borghese sensi- nuovo chiamato in causa (Tre principi, tre or-
bile in ogni sua parte ai dolori e alle disgra- dini,  febbraio ) quale ispiratore dei
zie comuni» (CT -). Sempre da De principi liberali universali dei diritti dell’uo-
Sanctis – e non ancora da Croce – il giovane mo, affermati dalla rivoluzione borghese;
G. ricava l’immagine del movimento illumi- ma, afferma G., «se J. J. Rousseau potesse
nistico come di quel fronte culturale di lotta vedere quale foce hanno avuto le sue predi-
che mise a terra i bastioni dell’ancien régime, cazioni, probabilmente le rinnegherebbe. In
in tutta Europa (non nella sola Francia), questa affermazione paradossale è contenu-
molto prima delle baionette di Napoleone. ta una critica implicita del liberalismo. Ma
Tale modello culturale di lotta è valido, an- essa è paradossale, cioè afferma in modo in-
che oggi, per il socialismo: «In Italia, in giusto una cosa giusta. Universale non vuol
Francia, in Germania si discutevano le stes- dire assoluto. Nella storia niente vi è di as-
se cose, le stesse istituzioni, gli stessi prin- soluto e di rigido. Le affermazioni del libe-
cipî. Ogni nuova commedia di Voltaire, ogni ralismo sono delle idee-limite che, ricono-
nuovo pamphlet era come la scintilla che sciute razionalmente necessarie, sono diven-
passava per i fili già tesi fra Stato e Stato, fra tate idee-forza, si sono realizzate nello stato
regione e regione, e trovava gli stessi con- borghese, hanno servito a suscitare a questo
senzienti e gli stessi oppositori da per tutto e Stato un’antitesi nel proletariato, e si sono
contemporaneamente. Le baionette degli logorate. Universali per la borghesia, non lo
eserciti di Napoleone trovavano la via già sono abbastanza per il proletariato. Per la
spianata da un esercito invisibile di libri, di borghesia erano idee-limiti, per il proleta-
opuscoli, che erano sciamati da Parigi fin riato sono idee-minimi. E infatti il program-
dalla prima metà del secolo XVIII e che ave- ma liberale integrale è diventato il program-
vano preparato uomini e istituzioni alla rin- ma minimo del partito socialista. Il pro-
novazione necessaria. Più tardi, quando i gramma cioè che ci serve a vivere giorno per
fatti di Francia ebbero rinsaldate le coscien- giorno, in attesa che si giudichi giunto l’i-
ze, bastava un moto popolare a Parigi per stante più utile» (CF -). Il socialismo è
suscitarne altri simili a Milano, a Vienna e dunque il momento dell’azione rivoluziona-
nei più piccoli centri. Tutto ciò sembra na- ria, che dovrebbe portare a compimento
turale, spontaneo ai faciloni, e invece sareb- reale, nei fatti, con un’eguaglianza e libertà
be incomprensibile se non si conoscessero i reali per tutti gli uomini, il limite espresso
fattori di cultura che contribuirono a creare dalla borghesia nell’Illuminismo dei diritti
quegli stati d’animo pronti alle esplosioni dell’uomo.
per una causa che si credeva comune. Lo Lo Stato etico dell’Ottocento, sorto
stesso fenomeno si ripete oggi per il sociali- dalla vicenda storica dell’Illuminismo, fun-
smo. È attraverso la critica della civiltà capi- gerebbe così da ideale limite della borghesia
talistica che si è formata o si sta formando la illuminata, che mentre innalza tale «model-
ILLUMINISMO 

lo utopistico» a scopo, ne fa sortire, nella Kant: “Opera in modo che la tua condotta
medesima veste, un effetto conservativo a possa diventare una norma per tutti gli uo-
vantaggio dello Stato borghese reale, con mini, in condizioni simili” è meno semplice
tutti i suoi elementi oppressivi: «è appunto e ovvia di ciò che appare a prima vista. Cosa
questo suo essere un miraggio che lo irrobu- si intende per “condizioni simili”? Le con-
stisce e ne fa una forza di conservazione. dizioni immediate in cui si opera, o le con-
Nella speranza che finalmente esso si realiz- dizioni generali complesse e organiche, la
zi nella sua compiuta perfezione, molti tro- cui conoscenza richiede una ricerca lunga e
vano la forza di non rinnegarlo, e non cerca- criticamente elaborata? [...] La massima
re quindi di sostituirlo» (ivi, ). Osservazio- kantiana può essere considerata un truismo,
ne acutissima che G. non smentirà mai, poiché è difficile trovare uno che non operi
neanche nei Q. Ed è Kant, ancora nel , a credendo di trovarsi nelle condizioni in cui
essere chiamato in causa come ispiratore tutti opererebbero come lui. Chi ruba per
dell’ideale di democrazia “etica” («un modo fame ritiene che chi ha fame ruberebbe, chi
di considerare gli uomini [...] punto di con- ammazza la moglie infedele ritiene che tutti
tatto tra le dottrine morali, quali si sono svi- i mariti traditi dovrebbero ammazzare ecc.
luppate con Emanuele Kant, e la vita politi- Solo i “matti” in senso clinico, operano sen-
ca») che, pur carico di valenze e potenzialità za ritenere di essere nel giusto [...] Si può di-
positive, «è ideologia che non può affermar- re che la massima di Kant è connessa al tem-
si integralmente nella società capitalistica. po, all’illuminismo cosmopolita, e alla conce-
La parte di essa realizzabile è il liberalismo, zione critica dell’autore, cioè è legata alla fi-
per il quale tutti gli uomini possono diven- losofia degli intellettuali come ceto cosmo-
tare autorità, ma volta per volta, con la cir- politico. Pertanto chi opera è il portatore del-
colazione delle minoranze: tutti gli uomini le “condizioni simili”, ossia il creatore di es-
possono essere capitalisti, ma non tutti in- se; cioè egli “deve” operare secondo un “mo-
sieme, bensì una minoranza per volta. La de- dello” che vorrebbe diffuso tra tutti gli uo-
mocrazia integrale sostiene il “tutti nello mini, secondo un tipo di civiltà per l’avvento
stesso tempo” e urta contro le condizioni del quale lavora o per la cui conservazione
ambienti, contro il sistema di produzione; “resiste” contro le forze disgregatrici ecc.»
esplica una funzione morbosa, di confusio- (Q , , -). G. reinterpreta così, o para-
nismo, di scrocco, di predicazione della in- frasa in chiave politica, la dottrina morale
coerenza. È impaludamento, più che effetti- kantiana dell’imperativo categorico – che
vo progresso» (Repubblica e proletariato in nell’originale invece recita: «Opera in modo
Francia,  aprile , in CF -). che la massima della tua volontà possa sem-
Nei Q vi sarà una presa di posizione più pre valere in ogni tempo come principio di
critica nei riguardi dell’Illuminismo come una legislazione universale» (dove non si
movimento, sulla scia delle letture e del giu- parla di “condizioni simili”, bensì di “ogni
dizio storico di Benedetto Croce, e l’atten- tempo”) –, alla luce della propria teoria del-
zione sarà rivolta maggiormente all’Illumini- l’egemonia.
smo come concetto; un ideale accostato qui, In altri luoghi dei Q l’Illuminismo come
come movimento, alla Massoneria, la cui re- concetto è preso in esame sotto una lente
ligione era «il teismo degli illuministi» (Q , molto critica, come equivalente di libertini-
, ). Per quanto riguarda questo Illumini- smo di costumi, e in tale veste svolge una
smo, G. guarderà di nuovo a Kant per defi- funzione disgregatrice delle energie storiche
nire la «filosofia degli intellettuali come ce- e “animali” della classe operaia, che nel far
to cosmopolitico», una filosofia che s’ispira propria l’ideologia libertaria delle classi do-
alla massima universalistica dell’imperativo minanti si voterebbe all’indisciplina e alla
categorico – riformulata da G. in termini crisi morale: «Le crisi di libertinismo sono
nuovi – come principio della prassi trasfor- state numerose: ogni epoca storica ne ha
matrice di quel ceto, utile e funzionale ai una. Per ottenere un nuovo adattamento al
suoi scopi egemonici: «La massima di E. nuovo lavoro, si esercita una pressione su
 ILLUMINISMO

tutta l’area sociale, si sviluppa una ideologia francesi “fraternité, ecc.” al linguaggio della
puritana che dà l’esterna forma di persuasio- filosofia tedesca nella Sacra Famiglia). Rina-
ne e di consenso all’intrinseca coercizione scita-Riforma-Filosofia tedesca-Rivoluzione
brutale. Ottenuto in una certa misura il ri- francese, laicismo [liberalismo], storicismo,
sultato, la pressione si spezza [...] e avviene filosofia moderna, materialismo storico. Il
la crisi di libertinismo (crisi francese dopo la materialismo storico è il coronamento di tut-
morte di Luigi XIV per esempio), che però to questo movimento di riforma intellettuale
non tocca che superficialmente le masse la- e morale, nella sua dialettica cultura popola-
voratrici o le tocca sentimentalmente perché re-alta cultura» (Q , , -). Sotto questa
deprava le loro donne; queste masse hanno prospettiva l’Illuminismo viene saldamente
infatti già acquisito i nuovi sistemi di vita e ancorato al suo esito politico positivo, la ri-
rimangono sottoposte alla pressione per le voluzione del , a cui mancherebbe tutta-
necessità elementari di vita [...] Le istituzio- via uno sviluppo compiuto in termini di cul-
ni legate alla riproduzione sono state scosse: tura superiore e quindi di Weltanschauung
matrimonio, famiglia ecc. ed è nata una nuo- organica del proletariato, che invece il mate-
va forma di “illuminismo” in queste quistio- rialismo storico di Marx ed Engels fornirà:
ni. La crisi è resa più forte dal contrasto tra «Marx nella sua giovinezza ha rivissuto tut-
questo contraccolpo della guerra e le neces- ta questa esperienza: hegeliano, materialista
sità del nuovo metodo di lavoro che si va im- feuerbacchiano, marxista, cioè ha rifatto l’u-
ponendo (taylorismo, razionalizzazione). Il nità distrutta in una nuova costruzione filo-
lavoro domanda una rigida disciplina degli sofica: già nelle tesi su Feuerbach appare
istinti sessuali, cioè un rafforzamento della nettamente questa sua nuova costruzione,
“famiglia” in senso largo (non di questa o questa sua nuova filosofia. Molti materialisti
quella forma storica), della regolamentazio- storici hanno rifatto per Marx ciò che era
ne [e stabilità] dei rapporti sessuali. In que- stato fatto per Hegel, cioè dall’unità dialetti-
sta questione il fattore ideologico più depra- ca sono ritornati al materialismo crudo,
vante è l’illuminismo, la concezione “liber- mentre, come detto, l’alta cultura moderna,
taria” legata alle classi non manualmente idealista volgare, ha cercato di incorporare
produttive». G. ne conclude che l’Illumini- ciò che del marxismo le era indispensabile,
smo è qui «il nemico da combattere [...] e se anche perché questa filosofia moderna, a
non si crea l’autodisciplina, nascerà una suo modo, ha cercato di dialettizzare an-
qualche forma di bonapartismo, o ci sarà ch’essa materialismo e spiritualismo, come
un’invasione straniera, cioè si creerà la con- aveva tentato Hegel e realmente fatto Marx»
dizione di una coazione esterna che faccia (ivi, ).
cessare d’autorità la crisi» (Q , , -). In tale chiave di lettura G. si rende più
Altro aspetto, positivo questa volta, decisamente indipendente dagli schemi sto-
prende nei Q l’Illuminismo come movimen- riografici di Croce nell’istituzione di un nes-
to quando la lettura appare meno condizio- so strettissimo, e di segno storicamente po-
nata da una sua identificazione con il “liber- sitivo, tra Illuminismo (concetto e movi-
tinismo”. Collocato nella genealogia storico- mento) e giacobinismo come filosofia della
culturale del marxismo, come equivalente rivoluzione e dell’egemonia vincente dell’a-
“politico” francese della Riforma protestan- vanguardia popolare-borghese (alleanza fra
te, l’Illuminismo «che precedé e accompa- città e campagne, economia politica popo-
gnò la Rivoluzione dell’» gioca un ruolo lare, maximum ecc.). Gli stessi compiti sto-
storico essenziale di cerniera nei confronti rico-culturali della filosofia della praxis, ov-
della Weltanschauung marxista e materiali- vero dello “storicismo assoluto” di G., sono
sta-storica. Osserva G.: «anch’esso fu una da concepire come una “sintesi più alta” di
riforma intellettuale e morale del popolo Riforma e Illuminismo, adattati al nuovo
francese e anch’esso non fu accompagnato corso della storia contemporanea e fusi con
da una cultura superiore. (Ricordare anche il Rinascimento (figura dell’elaborazione di
qui la riduzione di Marx dei termini politici un’alta cultura). Su questo punto il con-
IMMAGINAZIONE 

fronto critico con Croce si fa più serrato: bi- le dalla visione da lui proposta della Rivolu-
sogna “ritradurre” il linguaggio speculativo zione francese e del giacobinismo, si presen-
dello storicismo crociano nella forma della ta già in quella veste di pensiero critico, non
filosofia della prassi e a tale scopo il model- solo meramente borghese (Weltanschauung
lo è pronto, occorre compiere la traduzione che il marxismo conserva e supera), di cui
dai due linguaggi filosofico-politici. Si trat- darà ampiamente conto, dopo la sua morte,
ta di una pagina assai chiara ed eloquente: la storiografia più accorta del secondo No-
«Occorre rifare per la concezione filosofica vecento e di questo secolo.
del Croce la stessa riduzione che i primi teo- BIBLIOGRAFIA: BERGAMI ; PRESTIPI-
rici della filosofia della praxis hanno fatto NO .
per la concezione hegeliana. È questo il so-
PAOLO QUINTILI
lo modo storicamente fecondo di determi-
nare una ripresa adeguata della filosofia del- V. «Croce», «De Sanctis», «egemonia», «filoso-
la praxis, di sollevare questa concezione che fia della praxis», «giacobinismo», «Kant», «li-
bertinismo», «Marx», «marxismo», «razionali-
si è venuta, per la necessità della vita prati-
smo», «Riforma», «Rivoluzione francese», «sto-
ca immediata, “volgarizzando”, all’altezza ricismo».
che deve raggiungere per la soluzione dei
compiti più complessi che lo svolgimento immaginazione
attuale della lotta propone, cioè alla crea-
zione di una nuova cultura integrale, che G. adopera la parola «immaginazione»
abbia i caratteri di massa della Riforma pro- in più accezioni. Interessanti sono due note
testante e dell’illuminismo francese e abbia sulla letteratura popolare: in Q ,  il pen-
i caratteri di classicità della cultura greca e satore sardo nota che l’immaginazione di Ju-
del Rinascimento italiano, una cultura che les Verne «non è del tutto “arbitraria”» (ivi,
riprendendo le parole del Carducci sintetiz- ), perché le «“possibilità”» a disposizio-
zi Massimiliano Robespierre ed Emanuele ne dei personaggi sono superiori a quelle ef-
Kant, la politica e la filosofia in una unità fettivamente esistenti al tempo dell’autore,
dialettica intrinseca ad un gruppo sociale ma non se ne allontanano eccessivamente,
non solo francese o tedesco, ma europeo e collocandosi comunque nella linea di svi-
mondiale. Bisogna che l’eredità della filoso- luppo delle conquiste scientifiche dell’epo-
fia classica tedesca sia non solo inventariata, ca. In tal modo Verne, che pure sarà supera-
ma fatta ridiventare vita operante, e per ciò to in molti punti dalla scienza stessa, «pos-
fare occorre fare i conti con la filosofia di siede la facoltà di eccitare la fantasia del let-
Croce, cioè per noi italiani essere eredi del- tore già conquistato dall’ideologia dello svi-
la filosofia classica tedesca significa essere luppo fatale del progresso scientifico nel do-
eredi della filosofia crociana, che rappre- minio del controllo delle forze naturali» (Q
senta il momento mondiale odierno della fi- , , ). L’arbitrario dominerebbe inve-
losofia classica tedesca» (Q  I, , -). ce nell’immaginazione di Wells e Poe: se in
In alcuni contesti polemici G. avvicina la Verne esiste secondo G. un’«alleanza del-
nozione dell’Illuminismo come concetto al l’intelletto umano e delle forze materiali»,
concetto di materialismo tout court, antago- che lo rende «più popolare, perché più com-
nisti dello spiritualismo ottocentesco quale prensibile», negli altri due scrittori, anche se
espressione ideologica degli interessi delle i loro romanzi muovono da un punto di par-
classi dominanti (ecclesiastici e capitalisti) e tenza «logico e innestato in una realtà scien-
correlato pratico-morale dell’idealismo spe- tifica concreta» (ibid.), c’è la prevalenza del-
culativo crociano (Q , , : «Il termine l’intelletto umano. L’autore dei Q fa risalire
di “materialismo”»). inoltre l’anti-inglesismo di molti libri di Ver-
G. traccia dunque, dagli scritti giovani- ne «alla formazione della Francia moderna,
li fino ai Q, un quadro complesso e ricco del- come Stato unitario e moderno, cioè alla
la nozione ideal-storica di Illuminismo, la guerra dei cento anni e ai riflessi dell’imma-
quale, se in una certa misura è indissociabi- ginazione popolare della epopea di Giovan-
 IMMANENZA

na D’Arco» (ivi, ). Questa tesi si con- ben lontana dall’immaginare la vita a Usti-
trappone a quella di Adolfo Faggi, che sulle ca, ha secondo G., come le «donne in gene-
colonne del “Marzocco” aveva ricollegato rale», «molta immaginazione» ma «poca
invece – in modo secondo G. anacronistico fantasia», che dinanzi a «cose nuove» per-
e sbagliato – tale carattere anti-inglese alla metta di completare la realtà a partire dagli
rivalità tra Francia e Inghilterra sfociata nel- elementi noti; pertanto la sua immaginazio-
l’episodio di Fashoda. In Q ,  G. eviden- ne – continua l’autore dei Q, sicuro di far
zia come Il Castello d’Otranto di Horace arrabbiare la cognata – «lavora in un solo
Walpole «determinò una corrente d’imma- senso, nel senso che io chiamerei [...] pro-
ginazione che era nell’aria e di cui esso fu la tettore degli animali, vegetariano, infermie-
manifestazione iniziale» (ivi, ); il libro ristico» (LC , a Tania,  aprile ). Le
diede origine infatti al cosiddetto «romanzo donne, «liriche» ma non «drammatiche»,
“frenetico”» o «“nero”» con opere quali immaginano, a parere di G., «la vita degli
quelle di Anne Radcliffe, Clara Reeve, Il fra- altri (anche dei figli) dal solo punto di vista
te di M. G. Lewis ecc. del dolore animale, ma non sanno ricreare
G. parla però di immaginazione anche con la fantasia tutta un’altra vita altrui, nel
in senso più generale e non letterario, in ri- suo complesso, in tutti i suoi aspetti»
ferimento alla vita carceraria. In Q ,  ri- (ibid.). In una lettera a Carlo (LC ,  di-
porta una lunga citazione tratta da Impres- cembre ), tuttavia, afferma di aver cre-
sioni di prigionia di Jacques Rivière, che af- duto Tania «più sobria nell’immaginazio-
ferma che la sua immaginazione, in carcere, ne», ma di essersi reso conto che si è fatta
non gli «presentava più il possibile con «dei romanzi», a causa della sua ingenuità,
quella vivacità che gli conferisce in anticipo in merito alla possibilità che per via ordina-
l’aspetto di realtà» (ivi, ). Anche qualora ria la sua reclusione potesse essere trasfor-
si fosse verificata la possibilità di una fuga, mata in confino.
Rivière afferma che non avrebbe saputo co-
JOLE SILVIA IMBORNONE
gliere l’opportunità, perché gli «sarebbe
V. «carcere», «donna», «letteratura popolare»,
mancato quel non so che, che aiuta a col-
«Ustica».
mare l’intervallo fra ciò che si vede e ciò che
si vuol fare, fra le circostanze e l’atto che ne
rende padroni» (ibid.). Nelle LC, analoga- immanenza
mente, G. lamenta la sua difficoltà nell’a- Per il giovane G. l’immanentismo è an-
doperare la facoltà dell’immaginazione per zitutto una scelta di civiltà. In articoli come
proiettarsi al di fuori delle mura del carce- Il Sillabo ed Hegel, La consolata e i cattolici o
re e «cercare di ricostruire un qualsiasi pa- La storia, tutti del , egli insiste sull’op-
norama di vita», come i naturalisti «da un posizione radicale tra cattolicesimo e civiltà
dente o da un ossicino della coda [...] cer- moderna, collocando in un unico schiera-
cano di ricostruire un animale scomparso» mento il socialismo e il nuovo idealismo cro-
(LC , alla madre,  febbraio ). Nel- ciano e gentiliano, in nome della continuità
le lettere dei suoi cari, a volte ritenute poco tra «idealismo germanico» e «socialismo cri-
frequenti, a volte troppo astratte o distanti tico», che su quello «poggia graniticamen-
dal figurarsi la dura quotidianità del carce- te» (La consolata e i cattolici,  giugno ,
re, G. riscontra d’altronde un altro tipo di in CT ): il socialismo, che è «la religione
mancanza di immaginazione: si rende con- che deve ammazzare il cristianesimo» (Au-
to che i suoi corrispondenti non riescono a dacia e fede,  maggio , in CT ), è «re-
rappresentarsi «esattamente quale possa es- ligione» anch’esso, «perché ha sostituito
sere la vita del carcere e quale importanza nelle coscienze al Dio trascendentale dei cat-
essenziale abbia la corrispondenza, come tolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie
riempia le giornate e dia ancora un certo sa- migliori come unica realtà spirituale. Il no-
pore alla vita» (LC , alla madre,  ago- stro evangelo è la filosofia moderna [...] che
sto ). In particolare, Tatiana Schucht, fa a meno dell’ipotesi di Dio nella visione
IMMANENZA 

dell’universo, quella che solo nella storia po- “teoria” della filosofia della praxis) che giu-
ne le sue fondamenta, nella storia, di cui noi stifichi quel sapere concreto e individuale
siamo le creature per il passato e i creatori come sapere, anzi come unico vero sapere,
per l’avvenire» (ibid.). e al contempo lo ponga al riparo da ogni ri-
Vi è nel giovane G. una “religione” lai- caduta verso la metafisica, cioè verso una
ca dell’immanenza identificata con l’assolu- nuova categorizzazione di tipo filosofico
ta autonomia della storia, intesa come con- tradizionale. Immanenza (non immanenti-
correre conflittuale degli ingegni e delle smo) e praxis «reale nel senso più profano
forze socialmente organizzate. È una reli- e mondano della parola» (Q , , ) si
gione senza garanzie, senza facile teleolo- tengono reciprocamente.
gia, che si ritrova poi nei Q come sfondo ge- Il dipanarsi nei Q di questo progetto è
nerale sul quale disegnare un progetto ine- scandito da due grandi blocchi di testi, risa-
dito di definizione di “ortodossia” del lenti nella loro gran parte rispettivamente a
marxismo da ricavare – come aveva indica- maggio-agosto  e aprile-fine . Il pri-
to Labriola – esclusivamente dal suo inter- mo blocco è quasi tutto interno alla prima
no, senza alcun ricorso a sussidi esteriori. Il serie degli Appunti di filosofia. In Q , ,
marxismo è una filosofia della praxis; la -, intitolato Problemi fondamentali del
praxis è però da intendersi non come cate- marxismo, G. ribadisce che l’essenziale del
goria filosofica, alla stregua di tante altre, marxismo è nel superamento delle vecchie
ma come apertura della filosofia al mondo filosofie e anzi del modo stesso di fare e di
reale, come, di conseguenza, relativizzazio- intendere la filosofia: «Si dovrà riconoscere
ne della stessa filosofia in quanto “sapere”, che di questi elementi “originari” l’hegeli-
con la connessa denuncia della sua natura smo è il più importante relativamente, spe-
ideologica e quindi, in ultima analisi, politi- cialmente per il suo tentativo di superare le
ca. L’immanenza è pertanto nei Q non più concezioni tradizionali di “idealismo” e di
solo una scelta di civiltà: più in profondità, “materialismo”. Quando si dice che Marx
è il tentativo di riscrivere il marxismo come adopera l’espressione “immanenza” in senso
filosofia del tutto originale. Unico prece- metaforico, non si dice nulla: in realtà Marx
dente di Marx è non casualmente Machia- dà al termine “immanenza” un significato
velli, perché «nella sua trattazione, nella sua proprio, egli cioè non è un “panteista” nel
critica del presente, ha espresso dei concet- senso metafisico tradizionale, ma è un
ti generali, che [...] si presentano in forma “marxista” o un “materialista storico” [...]
aforistica e non sistematica, e ha espresso Marx è essenzialmente uno “storicista” ecc.»
una concezione del mondo originale, che si (ivi, ). Hegel è il punto di riferimento
potrebbe anch’essa chiamare “filosofia del- “tradizionale” più importante perché egli ha
la praxis” o “neo-umanesimo” in quanto tentato di superare idealismo e materialismo
non riconosce elementi trascendentali o im- tradizionalmente intesi. L’altezza di questa
manentici (in senso metafisico) ma si basa sintesi è ciò che Marx ripropone in forma
tutta sull’azione concreta dell’uomo che differente: dunque l’immanenza tradiziona-
per le sue necessità storiche opera e trasfor- le, il “panteismo”, viene depurata in Marx
ma la realtà» (Q , , ). «Immanentici» del suo sfondo metafisico e diventa “storici-
indica qui l’immanentismo, la categoria, dif- smo” in un senso nuovo: storicismo come
ferente dalla pratica reale dell’immanenza, «liberazione totale da ogni “ideologismo”,
che coincide con un sapere dell’azione con- [...] reale conquista del mondo storico, cioè
creta, dei bisogni concreti, delle necessità [...] inizio di una nuova civiltà originale» (Q
concrete. La filosofia della praxis sceglie di , , ).
radicarsi nell’immanenza, invece che nel In questo passo Bucharin non viene no-
materialismo (Q , , ), perché solo a minato: che il rinvio all’immanenza nel sen-
partire da qui – una volta depurata della sua so metaforico sia un’allusione alla Teoria del
struttura metafisica – è possibile sviluppare materialismo storico lo ricaviamo però dal
una metodologia (con ciò intendendo la successivo Q , , , intitolato L’immanen-
 IMMANENZA

za e il «Saggio popolare»: «Ciò che si è detto Va precisato che Bucharin non parla
della “teleologia” si può ripetere dell’“im- precisamente di immanenza metaforica a
manenza”», ed è un riferimento a Q , , in- proposito di Marx. Nel paragrafo I. della
titolato La teleologia nel «Saggio popolare». Teoria del materialismo storico, intitolato
Prosegue G. in Q , , : «Nel Saggio po- Dottrina della finalità in generale (teleolo-
polare si nota che Marx adopera l’espressio- gia) e sua critica. Finalità immanente, egli
ne “immanenza”, “immanente”, e si dice che scrive: «Vale la pena far notare che, se qual-
evidentemente quest’uso è “metaforico”. Be- che volta Marx e Engels sembrano fare uso
nissimo. Ma si è così spiegato il significato di concezioni teleologiche, in realtà si tratta
che l’espressione “immanenza” ha metafori- di metafore e di immagini [cela ne constitue
camente in Marx? Perché Marx continua a qu’une métaphore et une façon imagée d’ex-
usare questa espressione? Solo per l’orrore primer la pensée]» (rispettivamente Bucha-
di creare termini nuovi? [...] L’espressione rin ,  e , -). Si è visto sopra che
“immanenza” in Marx ha un preciso signifi- la discussione dell’immanenza nel Saggio
cato e questo occorreva definire: in realtà popolare in Q ,  si riallaccia a quella del-
questa definizione sarebbe stata veramente la teleologia in Q , . Qui G. osserva che
“teoria”. Marx continua la filosofia dell’im- «il Saggio popolare presenta la teleologia
manenza, ma la depura da tutto il suo appa- nelle sue forme più esagerate e infantili e di-
rato metafisico e la conduce nel terreno con- mentica la soluzione datane dal Kant» (ivi,
creto della storia. L’uso è metaforico solo nel ). Il nesso tra finalità e immanenza è pre-
senso che la concezione è stata superata, è sentato da Bucharin in modo negativo, ma
stata sviluppata ecc.». G. non accoglie l’ac- G. lo rovescia in positivo. Solamente assu-
cezione squalificante di “metaforico” (nel mendo problematicamente la nuova acce-
senso di improprio, vago), come compare zione kantiana, secondo cui si può utilizza-
nel testo di Bucharin. Al contrario, per lui re la finalità in modo regolativo, salvaguar-
l’uso metaforico di un termine è il segnale di dando così l’individualità e accidentalità
un’innovazione teorica rispetto a una tradi- empirica dei fatti, è possibile sfuggire al pe-
zione. In Q ,  si precisava che il nesso sto- ricolo di convertire il determinismo storico
rico era con il panteismo, nel Testo C di Q , in una forma obsoleta di finalismo (v. anche
 si aggiunge che «l’uso è metaforico solo Q , , ).
nel senso che la vecchia immanenza [...] è Nell’elaborazione dell’immanenza co-
stata superata, tuttavia è sempre supposta me intreccio di praxis e teleologia G. smen-
come anello nel processo di pensiero da cui tisce il Saggio popolare nei suoi presupposti
è nato il nuovo» (Q , , -). Insomma, e traccia una problematica linea che da Kant
mentre Bucharin, parlando di metafore, in- giunge alla filosofia della praxis. Immanen-
tende banalizzare il nesso con il passato, per za è allora salvaguardia dell’esperienza e uso
G. le cose stanno esattamente all’opposto: la regolativo della ragione: la storia non può
metaforica dell’immanenza indica in Marx che essere studiata da un punto di vista te-
un anello al quale agganciare, innovando, la leologico perché è organizzazione, totalità,
propria originale filosofia. Mentre, pertanto, complesso di rapporti attivi-passivi ecc., e
si è insistito sul materialismo, occorre insi- quindi irriducibile a un aggregato meccani-
stere invece sull’immanenza come punto di co di parti. Lo studio teleologico della storia
ancoraggio della filosofia della praxis nella aiuta a individuare quelle virtualità, quei
tradizione filosofica anteriore (v. Q , , ; principi di organizzazione esistenti o in ger-
Q , , , intitolato «Saggio popolare». La me, sui quali fare leva per ridefinire le basi
metafora e il linguaggio; e soprattutto Q , della società attuale: è un’attitudine non so-
, : «Così è avvenuto per il termine lo teoretica ma pratica, una presa di posizio-
“materialismo”, accettato col contenuto pas- ne politica. Non si può dire però che in que-
sato, e per il termine “immanenza” respinto sto modo si sia tracciata una netta linea di
perché nel passato aveva un determinato demarcazione tra immanenza e immanenti-
contenuto storico-culturale»). smo: la nozione di immanenza è in questi
IMMANENZA 

passaggi ancora debitrice di una concezione “determinato rapporto di forze sociali in


speculativa della ragione, sia pure ridotta una determinata struttura dell’apparato di
entro i termini del suo uso regolativo. Una produzione” garantito da una determinata
definizione radicalmente originale di imma- superstruttura giuridica» (ivi, ). Non
nenza giunge più tardi, nei testi dell’aprile- siamo più dinanzi a un’astrazione ipotetica,
fine . Nel maggio  G. scrive: «la filo- ma a un’astrazione determinata: la sua “ne-
sofia della praxis è uguale a Hegel + Davide cessità”, il suo determinismo, che essa pure
Ricardo» (Q  II, , , Testo B). Il testo è possiede, è tutto risolto nell’attualità di de-
intitolato Immanenza speculativa e imma- terminati rapporti di forze nella struttura. Il
nenza storicistica o realistica: si noti l’equa- concetto di “necessità”, insieme a quello di
zione tra storicismo e realismo, come dire: “legge”, vengono così a ridefinirsi profon-
Hegel, ma solo in quanto sia assimilabile a damente in relazione alla pratica: «Da que-
Machiavelli. ste considerazioni si può trarre argomento
Si giunge a questa svolta in tempi rela- per stabilire ciò che significa “regolarità”,
tivamente rapidi: nel marzo  (Q , , “legge”, “automatismo” nei fatti storici.
-) G. riprende il concetto economico Non si tratta di “scoprire” una legge meta-
di “mercato determinato”, generalizzando- fisica di “determinismo”, e neppure di sta-
lo a indicare la logica dell’organizzazione bilire una legge “generale” di causalità. Si
sociale: «gli economisti classici non si deb- tratta di vedere come nello sviluppo gene-
bono essere preoccupati molto della qui- rale si costituiscono delle forze relativa-
stione “metafisica” del determinismo e tut- mente “permanenti” che operano con una
te le loro deduzioni e calcoli sono basati certa regolarità e un certo automatismo.
sulla premessa del “supposto che” [...] Ma Anche la legge dei grandi numeri, sebbene
cos’è il “mercato determinato” e da che co- sia molto utile come termine di paragone,
sa appunto è determinato? Sarà determina- non può essere assunta come la “legge” dei
to dalla struttura fondamentale della so- fatti sociali. Occorrerà studiare l’imposta-
cietà in quistione e allora occorrerà analiz- zione delle leggi economiche così come fu
zare questa struttura e identificarne quegli fatta da Davide Ricardo (il cosidetto meto-
elementi che, [relativamente] costanti, de- do del “posto che”): in essa certo è da ri-
terminano il mercato ecc., e quegli altri trovare uno dei punti di partenza delle
“variabili e in isviluppo” che determinano esperienze filosofiche di Marx ed Engels
le crisi congiunturali fino a quando anche che portarono allo sviluppo del materiali-
gli elementi [relativamente] costanti ne smo storico» (ivi, -).
vengono modificati e si ha la crisi organi- Nel già citato Q  II,  (maggio ) G.
ca». Il “supposto che” è un “mercato de- afferma dunque che Marx ha «universaliz-
terminato”. L’espressione “supposto che” zato le scoperte di Ricardo estendendole
G. la trae da Gide, Rist , , dove desi- adeguatamente a tutta la storia, quindi rica-
gna il metodo logico dell’astrazione ipote- vandone originalmente una nuova concezio-
tica, proprio di Ricardo. ne del mondo» (ivi, ). «La scoperta del
In Q , , dell’aprile , la “deter- principio logico formale della “legge di ten-
minazione” del mercato si è specificata co- denza”, che porta a definire scientificamen-
me blocco di automatismo delle pratiche te i concetti fondamentali nell’economia di
economiche e “fissazione” di esso da parte “homo oeconomicus” e di “mercato deter-
di una determinata superstruttura: «Con- minato” non è stata una scoperta di valore
cetto e fatto di “mercato determinato”, cioè anche gnoseologico? Non implica appunto
rilevazione che determinate forze sono ap- una nuova “immanenza”, una nuova conce-
parse storicamente, il cui operare si presen- zione della “necessità” e della libertà ecc.?»
ta con un certo “automatismo” che consen- (ibid.). Questo ripensamento di Ricardo è
te una certa misura di “previdibilità” e di testimoniato in due varianti instaurative in
certezza per le iniziative individuali. “Mer- Q , ,  e  (agosto-fine , intito-
cato determinato” pertanto equivale a dire lato Regolarità e necessità, che è Testo C del
 IMMIGRAZIONE

già ricordato Q , ). E si veda anche, rias- immigrazione


suntivamente, la lettera del  maggio  a
Negli Stati Uniti, data l’assenza di intel-
Tatiana (per Sraffa): «Si può dire che Ricar-
lettuali tradizionali, non si pone il problema di
do abbia avuto un significato nella storia
una loro fusione con gli intellettuali organici,
della filosofia oltre che nella scienza econo- ma di fondere «tipi di culture diverse portati
mica [...]? E si può dire che Ricardo abbia dagli immigrati». G. precisa che «gli immi-
contribuito a indirizzare i primi teorici del- grati anglosassoni in America sono anch’essi
la filosofia della praxis al loro superamento un’élite intellettuale, ma specialmente mora-
della filosofia hegeliana e alla costruzione le» (Q , , - e Q , , ). «Per il Grant
del loro nuovo storicismo, depurato di ogni i mediterranei sono una razza inferiore e la lo-
traccia di logica speculativa? [...] Prendo lo ro immigrazione è un pericolo; essa è peggio-
spunto dai due concetti, fondamentali per re di una conquista armata e va trasformando
la scienza economica, di “mercato determi- New York e gran parte degli Stati Uniti in una
nato” e di “legge di tendenza” che mi pare “cloaca gentium”» (Q , , ). G. confron-
siano dovuti al Ricardo e ragiono così: – non ta la «contraddizione che esiste nell’America
è forse da questi due concetti che si è preso del Sud tra il mondo moderno delle grandi
motivo per ridurre la concezione “imma- città commerciali della costa e il primitivismo
nentistica” della storia, – espressa con lin- dell’interno, contraddizione che si prolunga
guaggio idealistico e speculativo dalla filoso- per l’esistenza di grandi masse di aborigeni da
fia classica tedesca, – in una “immanenza” un lato e di immigrati europei dall’altro più
realistica immediatamente storica, in cui la difficilmente assimilabili che nell’America del
legge di causalità delle scienze naturali è sta- Nord» (Q , , ). Nel Congo Belga e nel
ta depurata del suo meccanicismo e si è sin- Katanga la maggior parte dei nostri immigra-
teticamente identificata col ragionamento ti dipende da «Compagnie private in qualità
dialettico dell’hegelismo?» (LC -). La ca- di ingegneri, ragionieri, capomastri, sorve-
rica antispeculativa del materialismo stori- glianti di lavoro» (Q , , ). Da notare la
co, il suo carattere “filologico”, la sua ri- presenza di intellettuali italiani nei paesi slavi
vendicazione dell’individualità, trovano qui e la «loro importanza come fattori della cul-
– nel concetto di determinazione come re- tura locale» (Q , , ). In Francia, «l’e-
golarità pratica – uno statuto solido. Si noti quilibrio tra nascite e morti è faticosamente
infine che G. collega questo concetto di ne- mantenuto coll’immigrazione, che determina
altri gravi problemi morali e politici» (Q ,
cessità-immanenza da una parte al «ragio-
, ). L’intellettuale francese aveva avuto
namento dialettico dell’hegelismo» (ivi,
una funzione cosmopolita, ma «ben diversa
), dall’altra alla tematica marxiana del
da quella italiana, a carattere immigratorio
rapporto tra struttura e superstruttura, tra
personale e disgregato che non refluisce sulla
“premessa” efficiente e “credenze popola- base nazionale» (Q , ,  e Q , , -).
ri” come forze materiali nella generazione In Germania, lo sviluppo industriale fu causa,
del movimento storico (Q , , ). Con dapprima, di una notevole emigrazione; ma in
il nuovo concetto di immanenza il pensiero seguito, i flussi migratori vi si invertirono. «In
di Hegel perde il suo carattere speculativo e Italia il fenomeno fu più elementare e passivo
il concetto di determinazione il suo caratte- e [...] non ebbe un punto di risoluzione, ma
re meccanicistico. continua anche oggi» (Q , , -).
BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; FROSINI
b; NEMETH ; THOMAS . GIUSEPPE PRESTIPINO
V. «America del Sud», «americanismo», «emigra-
FABIO FROSINI zione», «Francia», «Germania», «Stati Uniti».
V. «Bucharin», «filosofia della praxis», «Hegel»,
«Kant», «idealismo», «leggi di tendenza», «Ma- imperativo categorico
chiavelli», «Marx», «materialismo e materialismo
volgare», «mercato determinato», «Ricardo», L’imperativo categorico è il concetto
«storicismo». tramite il quale viene chiarita da Kant la na-
IMPERIALISMO 

tura dell’imperativo etico assoluto («sii one- risente del quadro storico offerto da Marx in
sto») in virtù dell’autonomia della legge mo- Il  brumaio di Luigi Bonaparte. A seguito
rale, distinto da quello ipotetico, che coman- della rottura con l’ancien régime operata dal-
da qualcosa in vista di un fine («se vuoi esse- la Rivoluzione francese, dal punto di vista
re felice, devi fare questo»). Nei Q lo si ritro- giuridico-costituzionale si afferma il «regi-
va in un passo molto noto in cui il “moderno me parlamentare, che realizza, nel periodo
Principe” – il partito – diventa per le co- più ricco di energie “private” nella società,
scienze appunto un imperativo categorico: l’egemonia permanente» della borghesia
«Il moderno Principe, sviluppandosi, scon- sull’insieme sociale nella forma «del gover-
volge tutto il sistema di rapporti intellettuali no col consenso permanentemente organiz-
e morali in quanto il suo svilupparsi significa zato» (Q , , ). Mediante l’incessante
appunto che ogni azione è utile o dannosa, sviluppo economico la classe dominante as-
virtuosa o scellerata [...] Egli prende il posto, sorbe in modo molecolare «gli elementi so-
nelle coscienze, della divinità e dell’imperati- ciali più ricchi di energia e di spirito d’intra-
vo categorico, egli è la base di un laicismo presa» (ivi, ) degli altri gruppi sociali. Da
moderno e di una completa laicizzazione di tale fase liberale, con l’esplodere delle prime
tutta la vita e di tutti i rapporti di costume» crisi di sovrapproduzione, si passa alla fase
(Q , , ). Vari studiosi di indirizzo libe- imperialista, che vede la spartizione del
rale hanno voluto leggere in queste righe la mondo fra le grandi potenze. Sul piano del-
propensione al totalitarismo del pensatore la politica interna tale fase è caratterizzata
sardo e una sostanziale continuità con il leni- dall’affermarsi del modello “bonapartista
nismo, per il quale il partito era costituito da regressivo”, in cui le garanzie costituzionali
un’élite che aveva il compito di organizzare liberali sono progressivamente annullate dal
ed educare le masse. In realtà, non vi è in rafforzarsi degli esecutivi. Questi ultimi go-
questo passo una concezione totalitaria dello vernano mediante «decreti-legge che tendo-
Stato, bensì integrale della politica, come no a sostituire la legislazione ordinaria e la
campo esclusivo dell’agire umano. modificano in certe occasioni, “forzando la
Nel partito gramsciano si è tutti filosofi pazienza” del parlamento fino a giungere a
e intellettuali, in quanto portatori di una un vero e proprio “ricatto della guerra civi-
specifica cultura materiale dal luogo di lavo- le”» (ivi, ).
ro e dal territorio di provenienza («Che tut- In secondo luogo, G. s’interessa a quel
ti i membri di un partito politico debbano modello sviluppato di società imperialista
essere considerati come intellettuali, ecco che era l’impero coloniale inglese, in grado
un’affermazione che può prestarsi allo di elaborare i propri intellettuali organici at-
scherzo e alla caricatura; pure, se si riflette, ti a fornire una «morale civica corrispon-
niente di più esatto»: Q , , ). È quindi dente» (Q , , ) allo sviluppo socio-
il luogo dell’educazione reciproca, finalizza- economico. Nonostante in Inghilterra en-
ta all’ingresso delle masse nello Stato. Impe- trambi i partiti dominanti sostenessero la
rativo categorico non sta quindi a significa- politica imperialista, questa mostrava il pro-
re imposizione di una verità predeterminata prio limite nel nazionalismo della classe di-
da parte del partito, ma dedizione assoluta al rigente inglese, che «ha impedito la fusione
progetto della propria autoeducazione e in una sola classe imperiale unificata dei
della riforma intellettuale e morale. gruppi nazionali che necessariamente si an-
CLAUDIO BAZZOCCHI davano formando in tutte le terre dell’impe-
ro» (Q , , ). D’altra parte, se il supe-
V. «filosofia», «Kant», «moderno Principe»,
«riforma intellettuale e morale», «totalitario». ramento del particolarismo nazionale in no-
me degli interessi transnazionali del capitale
finanziario pare un connotato del più mo-
imperialismo
derno imperialismo, tuttavia i tentativi di
Nei Q è in primo luogo attestabile un salvare l’impero coloniale ponendolo sotto
utilizzo del concetto di «imperialismo» che una direzione condivisa – governando assie-
 IMPERIALISMO

me alle classi dominanti dei paesi abitati pre- piegate in Italia le somme ingenti spese in
valentemente da discendenti di coloni ingle- Africa» (ivi, ). Lo stesso sciovinismo ita-
si – è destina a fallire, in quanto lo sviluppo liano del primo Novecento era privo di reali
di «una reale unità “internazionale”» (Q , basi economiche, «si poneva come una
, -) entra in contrasto con gli interessi astratta rivendicazione imperiale contro tut-
nazionali dei diversi paesi. ti» (Q , , -) ed era d’ostacolo al compi-
In terzo luogo G. amplia l’accezione mento dell’unità del paese, in quanto i suoi
tradizionale del concetto di imperialismo, in esponenti sostenevano l’alleanza con gli im-
una complessa dialettica fra struttura e so- peri centrali. Le sue ragioni erano unicamen-
vrastruttura, nell’analisi di una questione te di carattere ideologico e miravano a «sop-
decisiva dei Q: la storia degli intellettuali ita- primere la francofilia democratica» (ivi, ).
liani. Egli osserva come in Italia, accanto al Ciò consente di capire il motivo per cui a
tradizionale cosmopolitismo degli intellet- propagandare la concezione «nazionalista-
tuali, che ha per secoli ostacolato l’unifica- imperialista» (Q , , ) fra le masse era-
zione nazionale, è «esistito uno sciovinismo no principalmente letterati quali Pascoli o
frenetico, che si collegava alle glorie romane D’Annunzio. Anche la politica «militarista e
e delle repubbliche marinaresche e alle fio- nazionalista» del regime fascista, in quanto
riture individuali di artisti, letterati, scien- trovava la sua giustificazione ideologica nel-
ziati di fama mondiale» (Q , , ). Il va- la mancanza di materie prime, è considerata
gheggiamento di un primato morale e civile da G. non ancora «imperialista, che è grado
fondato sull’essere stata l’Italia il centro di più sviluppato dello stesso processo» (Q ,
irradiazione della cultura latina, umanistica , ). Tanto più che essa appare dettata da
e rinascimentale dimentica la «“funzione co- ragioni di politica interna, ovvero dall’inade-
smopolita degli intellettuali italiani” che è guatezza della classe dominante e dalla cor-
ben altra cosa che non “dominio culturale” ruzione del gruppo dirigente.
di carattere nazionale: è invece proprio te- Infine, l’imperialismo militaristico pro-
stimonianza di assenza del carattere nazio- pagandato dal regime fascista non solo non
nale della cultura» (Q , , ). La stessa ha una giustificazione strutturale, ma è an-
politica coloniale italiana è sorta come sur- che in contrasto con «tutte le tradizioni ita-
rogato alla mancanza di coraggio della clas- liane, romane prima, cattoliche poi» (Q , ,
se dirigente che, incapace di risolvere la que- ), che sono di natura cosmopolitica. L’i-
stione meridionale mediante la riforma agra- deologia imperialista del fascismo ha la sua
ria, prospetta al contadino affamato di terra origine nel preteso primato culturale degli
«il miraggio delle terre coloniali da sfrutta- italiani, che appare a G. anacronistico, dal
re» (Q , , ). Si trattava dunque, a pa- momento che il mondo moderno è «talmen-
rere di G., di «un imperialismo passionale, te unificato nella sua struttura economico-
oratorio» (ibid.), in quanto l’arretrato capi- sociale» (Q , , ) che ogni monopolio
talismo italiano non conosceva ancora la cri- culturale di un paese è destinato a non du-
si di sovrapproduzione dovuta alla progres- rare. Dunque, «nel mondo moderno un im-
siva flessione del tasso di profitto, che aveva perialismo culturale e spirituale è utopistico:
indotto i paesi capitalisti sviluppati ad «am- solo la forza politica, fondata sull’espansio-
pliare l’area di espansione» dei propri inve- ne economica, può essere la base per un’e-
stimenti redditizi dando vita, dopo il , ai spansione culturale» (Q , , ). Così,
«grandi imperi coloniali» (ibid.). Al contra- ad esempio, l’«espansione a carattere impe-
rio l’Italia non solo non disponeva dei capi- rialistico ed egemonico» (Q , , ) della
tali da investire all’estero, ma era costretta a cultura francese è avvenuta in modo organi-
ricorrere a investimenti stranieri per poter co nel corso del XIX secolo grazie allo svi-
sviluppare il proprio sistema produttivo. luppo industriale conseguente alla conqui-
Cosicché l’espansione coloniale italiana «fu sta del potere politico da parte della bor-
avversata dagli stessi capitalisti (settentrio- ghesia. Al contrario la preparazione, talvol-
nali) che più volentieri avrebbero visto im- ta notevole, degli intellettuali italiani non ha
IMPRENDITORE 

potuto essere posta al servizio dell’afferma- pero Romano» (Q , , ). Mentre lo stes-
zione dell’egemonia del paese, in quanto la so personale dirigente diveniva sempre più
situazione d’arretratezza economica e politi- cosmopolita e sempre meno latino, al pari
ca non ha permesso un loro impiego in pa- degli stessi imperatori, si verificò così un
tria. Essi hanno finito per cercare un impie- «distacco non solo sociale ma nazionale, di
go individualmente all’estero contribuendo razza, tra masse notevoli di intellettuali e la
«a rendere impossibile il costituirsi di una classe dominante nell’Impero Romano» (Q
salda base nazionale» (ivi, ). , , ); così la «funzione internazionale»
In realtà, dietro alle «tendenze mono- degli intellettuali italiani è ritenuta «causa
polistiche di carattere nazionalistico e re- ed effetto dello stato di disgregazione in cui
pressivo», che si affermano in epoca fascista rimane la penisola dalla caduta dell’Impero
nella forma del protezionismo culturale, die- romano fino al » (ivi, ).
tro «i piani grandiosi di egemonia, non ci si Roma e il suo impero sono al centro di
accorge di essere oggetto di egemonie stra- una retorica tradizionale che ha provocato
niere; così come, mentre si fanno piani im- una reazione in molteplici forme, dal futuri-
perialistici, in realtà si è oggetto di altri im- smo a quelle testimoniate da H. G. Wells in
perialismi» (Q , , ). Per cui l’esalta- Breve storia del mondo, come la tendenza a
zione da parte degli intellettuali di regime svalutare la grandezza della storia romana,
del primato culturale degli italiani serve so- ma anche a negare che «la storia mondiale
lo a «non sentire il peso dell’egemonia da cui antica si unifichi nell’impero romano»,
si dipende e si è oppressi» (ibid.), ovvero si aprendosi a Cina, India e Mongolia (Q , ,
esalta «il proprio imperialismo per non far ). Elementi ideologici inficiano d’altra
sentire quello a cui si è soggetti di fatto» (Q parte anche l’indagine delle cause della ca-
, , ). duta dell’impero, vista come enigmatica, al-
lorché non ci si sofferma sugli Stati subal-
RENATO CAPUTO terni (che rappresentavano probabilmente
V. «bonapartismo», «colonialismo», «Inghilter- «le forze decisive della storia mondiale», Q
ra», «intellettuali italiani», «nazionalismo», «Pa- , , ) e li si ritiene, in mancanza di testi-
scoli», «quistione meridionale».
monianze storiche, «cose “inconoscibili”»,
piuttosto che «“sconosciuti”».
Impero romano
JOLE SILVIA IMBORNONE
In Q , ,  G. rileva che il rapporto
V. «Cesare», «Inghilterra», «Roma», «Sacro ro-
tra cristianesimo-ellenismo e Impero roma- mano impero».
no, assimilato a quello tra gandhismo e im-
pero inglese, vede «Paesi di antica civiltà, di-
imprenditore
sarmati e tecnicamente (militarmente) infe-
riori», dominati da paesi che possono essere In un’importante nota del Q  G. affer-
detti invece tecnicamente sviluppati (nella ma che «ogni gruppo sociale [...] crea insie-
«tecnica governativa e militare» nel caso dei me, organicamente, un ceto o più ceti di in-
romani), da «pochi uomini ritenuti meno ci- tellettuali che gli danno omogeneità e con-
vili ma materialmente invincibili». La conse- sapevolezza della propria funzione» (Q ,
guente presa di coscienza dell’«impotenza , -) nel campo economico, in quello
materiale di una gran massa contro pochi sociale e politico (v. Testo C: Q , , ).
oppressori» porta all’esaltazione di «valori Pertanto l’imprenditore capitalistico non
puramente spirituali» (ibid.). Schiavi e liber- solo «crea con sé il tecnico dell’industria, lo
ti di origine greca e orientale svolsero d’al- scienziato dell’economia politica, l’organiz-
tronde sempre un ruolo fondamentale nella zatore di una nuova cultura, di un nuovo di-
cultura dell’Impero romano; con la conces- ritto, ecc. ecc.» (ibid.), ma è anche un intel-
sione della cittadinanza ai maestri delle arti lettuale: egli dovrebbe possedere infatti, se-
liberali ad opera di Cesare confluirono poi a condo l’autore dei Q, delle capacità tecniche
Roma i «migliori intellettuali di tutto l’Im- di tipo intellettuale che gli consentano di es-
 INAUDITO

sere un «organizzatore di masse d’uomini», sono fare, fra i tanti, alcuni esempi: nel Q 
«della “fiducia” dei risparmiatori nella sua G., sviluppando una riflessione su quell’a-
azienda», «dei compratori della sua merce, spetto della crisi moderna che, emerso a par-
ecc.», nonché un organizzatore della «so- tire dalla fine della Grande guerra, veniva la-
cietà in generale, in tutto il suo complesso mentato come «“ondata di materialismo”»,
organismo di servizi, fino all’organismo sta- parlava di un «interregno», in cui «il vecchio
tale» (ibid.), affinché si possano creare le muore e il nuovo non può nascere» e in cui
condizioni adeguate all’espansione della sua si verificano «i fenomeni morbosi più sva-
classe, o almeno dovrebbe saper selezionare riati» (Q , , ). Nel prosieguo dell’anali-
i «“commessi”», gli impiegati specializzati si G. arriva ad affermare che, in connessione
che si occupino dei rapporti esterni (ibid.). con ciò, si potevano formare «le condizioni
D’altronde per G. gli intellettuali di tipo ur- più favorevoli per un’espansione inaudita
bano hanno un legame piuttosto stretto con del materialismo storico» (ibid.). Così pure,
l’industria e le sue fortune. Se gli alti intel- riguardo alla centrale, decisiva questione in-
lettuali finiscono per confondersi sempre tellettuale, l’autore dei Q rilevava che «nel
più spesso col «vero e proprio stato maggio- mondo moderno, la categoria degli intellet-
re “organico” dell’alta classe industriale» (Q tuali [...] si è ampliata in misura inaudita»
, , ), in generale gli intellettuali urbani (Q , , ).
«mettono in rapporto, articolandola, la mas- Nell’esame della realtà dell’americani-
sa strumentale con l’imprenditore, elabora- smo e del fordismo il lemma ricorre diffusa-
no l’esecuzione immediata del piano di pro- mente. Anche qui basti qualche esempio: nel
duzione stabilito dello stato maggiore del- Q  G., a proposito della possibile introdu-
l’industria, controllandone le fasi lavorative zione della razionalizzazione fordista in
elementari» (Q , , ). Gli imprenditori realtà diverse da quella americana, osserva-
commerciali e industriali che erano tra le fi- va che essa, senza un «cambiamento di si-
le dei moderati sono d’altra parte un’esem- stema di vita», avrebbe potuto portare a «un
plificazione di quegli intellettuali che si pos- rapido logoramento nervoso» e determinare
sono dire «“condensati” già naturalmente «una crisi di morbosità inaudita» (Q , ,
dall’organicità dei loro rapporti con i grup- ). Ancora: la guerra di posizione, come
pi sociali di cui erano l’espressione» (Q , criterio moderno, novecentesco della scien-
, ), dacché in loro vi è l’identità di rap- za politica e come forma della politica tout
presentato e rappresentante. court, domandava – secondo G. – «enormi
JOLE SILVIA IMBORNONE sacrifizi a masse sterminate di popolazione»
e rendeva necessaria «una concentrazione
V. «industria», «intellettuali», «rappresentanti,
inaudita dell’egemonia» (Q , , ).
rappresentati».
Talvolta può accadere che G. adoperi il
lemma in connessione con la delineazione
inaudito
della radicale novità non di processi con-
Si tratta di un aggettivo che raramente, temporanei, ma di possibili sviluppi futuri:
nella prosa dei Q, oltre che degli scritti pre- in un paragrafo dedicato alla scuola e alla
carcerari, compare come – per così dire – «ricerca del principio educativo» (Q , ,
una vox media, priva di una particolare rile- ) egli, al termine di una lunga e comples-
vanza espressiva: in genere, invece, esso fa sa analisi, affermava che, se si vorrà «creare
corpo, in modo se pur variamente significa- un nuovo strato di intellettuali, fino alle più
tivo, con l’individuazione e la designazione grandi specializzazioni» da parte di «un
della complessità-novità dei fenomeni e dei gruppo sociale», fino a quel momento privo
processi presi in esame. Allora non è un ca- tradizionalmente delle «attitudini confor-
so che esso compaia più frequentemente mi», si dovranno superare «difficoltà inau-
nelle analisi del Novecento, che costituisce il dite» (ivi, ). Il lemma viene anche impie-
terreno di precipitazione storico-teorica e gato per designare le novità e le trasforma-
politica della riflessione gramsciana. Si pos- zioni morfologiche del passato: a proposito
INDIA 

del rivoluzionamento prodotto dalla stampa mi, che ha un suo costo («l’abuso e l’irrego-
in tutto il mondo culturale G. metteva l’ac- larità delle funzioni sessuali è, dopo l’alcoo-
cento, tra l’altro, su «una estensione dell’at- lismo, il nemico più pericoloso delle energie
tività educatrice inaudita» (Q , , ). In- nervose ed [...] il lavoro “ossessionante”
fine, va sottolineata l’unica volta in cui il provoca depravazione alcolica e sessuale»:
lemma è impiegato nelle LC: G. vi fa ricorso Q , , ), è prefigurata come il miglior
per indicare, con fermezza e insieme trepi- antidoto al problema, fatto salvo che, in una
dazione, quella che per lui è l’assoluta singo- prospettiva evoluzionistica, «anche gli istin-
larità della figura di sua madre: «ella si meri- ti che oggi sono da superare come ancora
terebbe ben altro che della pazienza, perché troppo “animaleschi” in realtà sono stati un
ha lavorato per noi tutta la vita, sacrifican- progresso notevole su quelli anteriori, anco-
dosi in modo inaudito» (LC , a Grazietta, ra più primitivi» (Q , , ).
 dicembre ).
LIVIO BONI
PASQUALE VOZA V. «contadini», «famiglia», «fordismo», «Freud»,
V. «crisi», «morboso», «nuovo». «libertinismo», «psicanalisi», «quistione sessua-
le».
incesto
India
Si legge in Alcuni aspetti della quistione
sessuale (Q , , ), in riferimento all’in- L’India per G. è il paese coloniale, la sua
chiesta parlamentare sul Mezzogiorno del lotta per l’indipendenza, ma anche il sistema
, «che in Abruzzo e Basilicata (dove mag- delle caste. Sono individuati tre tipi di lotta
giore è il fanatismo religioso, il patriarcali- del movimento indipendentista: la resisten-
smo e minore l’influsso delle idee cittadine za passiva (Gandhi), la “guerra di posizio-
[...]) si ha l’incesto nel % delle famiglie». ne” (il boicottaggio che, con la raccolta di
Il dato è citato per sfatare la visione idilliaca armi, diventa guerra sotterranea) e la “guer-
per cui «i reati più mostruosi e numerosi» ra di movimento”, compresi gli scioperi (Q
sarebbero frutto della proletarizzazione ur- , , ). Il rapporto gandhismo-impero è
bana, posizione diffusa all’epoca tanto tra gli paragonato a quello tra il cristianesimo pri-
epigoni della scuola sociologica lombrosia- mitivo e l’ellenismo-Impero romano: in cia-
na (Enrico Ferri) che nell’igienismo pro- scun caso il primo membro è disarmato da-
gressista (G. cita altrove Max Nordau). G. vanti alla potenza militare dell’altro, è la po-
non considera dunque né l’incesto né le al- litica del «materasso contro la pallottola» (Q
tre “perversioni” sessuali come derivanti da , , ). L’India, erede di un’antica civiltà,
una degenerazione psico-sociale, ricondu- era caratterizzata da una società complessa e
cendole all’effetto implicito del familismo anche tribale, divisa amministrativamente
patriarcale tradizionale, in cui sono certo tra Stati tributari e grandi province sotto il
meno visibili ma ben più radicate che nella governo più diretto di Londra, che contene-
sessualità urbanizzata. Due fonti di riflessio- vano tre quarti della popolazione; era divisa
ne sul problema sono, a giudicare dalla stes- in  lingue e dialetti e cinque religioni prin-
sa nota, la Città del Sole di Campanella e la cipali, l’analfabetismo e la povertà erano dif-
«letteratura “psicanalitica”» che indaga la fusissimi e molte donne erano ridotte alla
«regolamentazione degli istinti sessuali», schiavitù (Q , , ). La società, rigida-
senza tralasciare «i rapporti tra genitori e fi- mente stratificata, era intorpidita da secoli e,
gli» (ibid.). Al di là della consapevolezza di come in altri grandi paesi agrari, gli intellet-
G. dell’apporto di Freud e della psicanalisi, tuali medi erano molto numerosi (Q , ,
l’incesto sembra dunque connaturato al do- ). Per gli «scopi pratici concreti» (cioè
minio sociale della famiglia semiautarchica e del movimento rivoluzionario) G. vede co-
patriarcale, tradizionalmente fondata sulla me primo passo la conquista molecolare di
piccola proprietà agraria e protetta dall’o- questi intellettuali, analogamente alla politi-
mertà religiosa. L’urbanizzazione dei costu- ca perseguita della Chiesa cattolica (Q , ,
 INDIVIDUALE

). Egli prevede che la «civiltà occidenta- A questa altezza G. individua l’organo
le» (cioè la società industrializzata) «finirà del collettivismo progressivo nel sindacato,
col vincere», con la conseguente accelera- mentre più tardi (Sindacalismo e consigli, 
zione della rottura tra popolo e intellettuali novembre , in ON ) tale ruolo spetterà
e la creazione di nuovi intellettuali «formati- ai Consigli di fabbrica: rimane però invariata
si nella sfera del materialismo storico» (Q , la concezione dell’individualità nuova, de-
, ). Oltre questo stadio, G. osserva che scritta come un «incremento della persona-
l’equilibrio mondiale sarebbe rotto se l’In- lità, la quale riconosce se stessa più in ciò che
dia e la Cina diventassero nazioni moderne ha di comune con gli altri, che nelle peculia-
e irrompessero sulla scena globale, spostan- ri accidentalità differenziatrici» (Spirito asso-
done l’asse nel Pacifico (Q , , ). ciativo,  febbraio , in CF ). G. vede
infatti nel socialismo «un nuovo Rinascimen-
DEREK BOOTHMAN
to, il Rinascimento della [...] plebe» (Il socia-
V. «Cina», «colonialismo», «colonie», «guerra di lismo e l’Italia,  settembre , in CF ):
movimento», «guerra di posizione», «intellettua-
un movimento culturale che ha reso uomini
li», «pacifismo».
le masse degli ultimi e degli esclusi. In accor-
do con l’etica del disinteresse si delinea qui
individuale: v. individuo.
una concezione idealistica del socialismo, co-
me socializzazione dell’autocoscienza e del-
individualismo l’autonomia di giudizio (La grande illusione,
In un articolo del marzo , intitolato  luglio , in CT ; Il privilegio dell’i-
Individualismo e collettivismo, G. definisce gnoranza,  ottobre , in CF -; Per
il primo l’affermazione dei «diritti dell’indi- un’associazione di coltura,  dicembre ,
viduo alla libertà e all’iniziativa» (CF ) da CF -). Non mancano però, a partire dal-
parte della classe borghese in ascesa contro la fine della guerra, spunti in direzione di una
i rapporti feudali. L’individualismo defini- diversa concezione dell’opposizione indivi-
sce dunque un approccio globale alla realtà dualismo-collettivismo. In un articolo del
economica e politica, in cui la dissoluzione novembre , è la guerra che ha posto «in
del «privilegio feudale di casta» è funziona- movimento» le masse uccidendo «l’indivi-
le a rendere «commerciabili gli strumenti di dualismo animalesco, proprio delle popola-
produzione, terre, macchine e mano d’ope- zioni arretrate e senza cultura [...] Gli uomi-
ra» (ibid.), ma al contempo implica «la ridu- ni si sono aggruppati, l’umanità italiana è di-
zione al minimo delle funzioni dello Stato, ventata società, finalmente» (I risultati che at-
un’ampia libertà di riunione, di stampa, di tendiamo,  novembre , in ON ). Il
propaganda, la sicurezza dei cittadini di disciplinamento militare è l’esperienza unita-
fronte ai poteri, la diffusione degli ideali di ria fatta dalle masse dei derelitti, che per ciò
pace e di fraternità internazionale» (ivi, ). stesso ha innescato il «processo di disinte-
Di questo blocco il socialismo è l’erede pro- grazione totale» dei ceti dirigenti italiani
gressivo: il «collettivismo nel proletariato» (ibid.). L’esperienza collettiva della guerra ha
(ivi, ) non è un ritorno indietro, verso una disfatto una forma prepolitica di individuali-
società priva di diritti: «l’individuo-associa- smo, coincidente con il campanilismo esa-
zione», che «si contrappone» all’«indivi- sperato. Il collettivismo coincide qui con la
duo-capitalista» (ibid.), lotta affinché «le li- socializzazione e la società di massa.
bertà, concepite solo per» il primo, vengano La ricerca dei Q procederà combinan-
estese «a tutti» (ivi, ). «Le associazioni do le due accezioni dell’individualismo, po-
proletarie educano gli individui a trovare litico e prepolitico, e di riflesso le due con-
nella solidarietà il maggiore sviluppo del cezioni del collettivismo, rispettivamente
proprio io»: in questo modo all’egoismo mi- come autonomia e come socializzazione-di-
rante al profitto si sostituisce un’etica del di- sciplinamento. Questo secondo aspetto ri-
sinteresse: il lavoro e l’attività diventano fini ceve nei Q il nome di “conformismo”. In Q
in sé, non ricercati in vista di altro (ibid.). ,  (novembre-dicembre ) G. nota che
INDIVIDUALISMO 

la «tendenza al conformismo» è «nel mondo ). Si veda a questo proposito la ricogni-


contemporaneo più estesa e più profonda zione contenuta in Q , , Momenti di vita
che nel passato». Essa è incardinata nelle intensamente collettiva e unitaria nella vita
«grandi fabbriche, taylorizzazione, raziona- del popolo italiano, dove si esemplifica:
lizzazione ecc.». Questo conformismo è di- «guerre, rivoluzioni, plebisciti, elezioni ge-
stinto da quello che, «nel passato», si for- nerali di particolare importanza e significa-
mava come «direzione carismatica [...] L’uo- to» (ivi, ). Come si vede, permane viva
mo-collettivo odierno si forma invece essen- l’esigenza di trovare una forma che sia tota-
zialmente dal basso in alto, sulla base della lizzante estensivamente ma anche intensiva-
posizione occupata dalla collettività nel mente, che cioè obblighi le masse ad assu-
mondo della produzione: l’uomo rappresen- mere il punto di vista della responsabilità.
tativo ha anche oggi una funzione nella for- Ma questo ragionamento passa ora attraver-
mazione dell’uomo-collettivo, ma inferiore so quello sul conformismo. Nel maggio ,
di molto a quella del passato, tanto che esso dopo aver notato che «è da vedere quanto ci
può sparire senza che il cemento collettivo si sia di giusto nella tendenza contro l’indivi-
disfaccia e la costruzione crolli» (ivi, ). La dualismo e quanto di erroneo e pericoloso»
tendenza è a un deperimento dell’individua- (Q , , ), e che l’atteggiamento al pro-
lismo già dentro i rapporti sociali capitalisti- posito dovrà essere «contraddittorio neces-
ci. Il fenomeno delle «folle casuali» (ivi, ) sariamente», G. scrive: «Quistione quindi
va scomparendo, con una netta crescita in da porre storicamente e non astrattamente,
termini di razionalità dell’agire collettivo, e schematicamente» (ibid.). Nei paesi contro-
viene sostituito dall’alternativa tra il fordi- riformati la questione si pone in modo spe-
smo e «un nuovo “conformismo” dal basso» cifico: qui la «coscienza critica non può na-
che consenta «nuove possibilità di autodi- scere senza una rottura del conformismo
sciplina, cioè di libertà anche individuale» cattolico o autoritario e quindi senza un fio-
(ivi, ). rire della individualità [...] Che si lotti per
La riflessione sulla duplice natura del- distruggere un conformismo autoritario, di-
l’individualismo prosegue in Q ,  (mar- venuto retrivo e ingombrante, e attraverso
zo-agosto ). Il fenomeno, afferma G., va una fase di sviluppo di individualità e perso-
tematizzato storicamente, «poiché esistono nalità critica si giunga all’uomo-collettivo è
diverse forme di “individualismo”, più pro- una concezione dialettica difficile da com-
gressive, meno progressive, corrispondenti a prendere per le mentalità schematiche e
diversi tipi di civiltà e di vita culturale» (ivi, astratte» (ivi, -).
). Quello italiano è in realtà «una forma Da questo momento in avanti, per G. il
di “apoliticismo”» (ivi, ), erede moderno problema dell’individualismo consisterà
del cosmopolitismo rinascimentale. Non di nell’analisi di questa specificità italiana, da-
individualismo nel senso di affermazione dei ta dalla compresenza dell’eredità paralizzan-
valori dell’individuo contro lo Stato si tratta, te della Controriforma (che richiede un for-
ma di appartenenza a gruppi regressivi «del te individualismo) e della presenza attuale
tipo “malavita”, [...] cricche, [...] camorre, della produzione socializzata (che rende
[...] mafie, sia popolari, sia legate alle classi anacronistico l’individualismo liberale clas-
alte» (ibid.). Dinnanzi a questa situazione, sico: v. soprattutto Q , , ; Q , ,
ogni tentativo di riforma dall’alto sarà rias- ; Q , , ). La tendenza al conformi-
sorbito dall’influenza dell’ambiente, mentre smo si pone qui in forma originale, una for-
«la nuova costruzione non può che sorgere ma che richiede al “moderno Principe” una
dal basso, in quanto tutto uno strato nazio- lotta al contempo per e contro l’individuali-
nale, il più basso economicamente e cultu- smo. A questo scopo G. individua nel po-
ralmente, partecipi ad un fatto storico radi- tenziamento dello spirito di partito la strada
cale che investa tutta la vita del popolo e da percorrere: «La dimostrazione che lo spi-
ponga ognuno, brutalmente, dinanzi alle rito di partito è l’elemento fondamentale
proprie responsabilità inderogabili» (ivi, dello spirito statale è uno degli assunti più
 INDIVIDUO

cospicui da sostenere e di maggiore impor- tenta di estrarre da questa struttura le pre-


tanza; e viceversa che l’“individualismo” è messe per una nuova affermazione dell’in-
un elemento animalesco, “ammirato dai fo- dividualità, evidentemente in forme com-
restieri” come gli atti degli abitanti di un pletamente nuove rispetto al passato. Per-
giardino zoologico» (Q , , ). tanto, fino al principio del  il problema
dell’individuo è identificato nei Q con quel-
FABIO FROSINI
lo del ruolo che questi ha nel mondo mo-
V. «conformismo», «individuo», «libertà», «par- derno, sia sul terreno economico-sociale sia
tito», «uomo collettivo».
su quello politico-statuale. Da questo pun-
to di vista il marxismo sostiene un’imposta-
individuo zione radicalmente post-individualistica. Si
In relazione al tema dell’individuo e di veda il Q : lo «“storicismo”» (il marxismo)
ciò che gli pertiene (l’individuale) G. deli- non si presenta come opinione da esprime-
nea fin dagli anni torinesi un tracciato che re in «forma apodittica o predicatoria», ma
conduce storicamente dalla sua affermazio- come «“sarcasmo”» polemico e appassiona-
ne borghese contro il sistema feudale (con to (Q , , ), e precisamente in ciò mostra
l’individualismo liberale classico) al suo tra- la propria capacità di essere a contatto con
monto, con l’affermarsi di una rivendica- la vita delle masse, di non scadere
zione e di un oggettivo movimento verso il nell’«“utopia”», che è l’enunciazione delle
collettivismo («l’individuo-associazione» idee «solo individuali o di piccoli gruppi»
contrapposto all’«individuo-capitalista»), (ibid.). G. nota qui che «il “sarcasmo” di-
che i valori individuali non sopprime ma venta il componente di tutte queste esigen-
estende «a tutti» (Individualismo e colletti- ze, che possono apparire come contraditto-
vismo,  marzo , in CF -). Nei Q rie» (ibid.); e più avanti individua nell’inti-
questo tracciato viene mantenuto, e nel suo mità del pensiero marxista con la contrad-
esito collettivistico precisato, con la nozio- dizione il contrassegno del suo rapporto
ne di «conformismo». Quest’ultimo designa reale con la storia: il marxismo è «la co-
la tendenza a rendere omogenee le condotte scienza piena delle contraddizioni in cui lo
e le forme di vita delle grandi masse nelle so- stesso filosofo, individualmente inteso o in-
cietà industrializzate, tendenza che nasce teso come intero gruppo sociale, non solo
dalla struttura e dall’organizzazione mate- comprende le contraddizioni, ma pone se
riale della produzione (serializzata e dispo- stesso come elemento della contraddizione,
sta in grandi complessi industriali) e dell’e- e eleva questo elemento a principio politico
ducazione (organizzata in strutture omoge- e d’azione» (Q , , ; v. anche Q , ,
nee) e che si prolunga nei fenomeni abitual- , sul fatto che «l’accusa contradditoria»
mente descritti come società di massa (Q , lanciata al movimento dell’“Ordine Nuo-
, , ma v. anche Q , , : «La forma- vo”, di essere spontaneista e volontarista, se
zione di massa ha standardizzato gli indivi- «analizzata, mostra la fecondità e la giustez-
dui e come qualifica tecnica e come psicolo- za della direzione impressagli»).
gia, determinando gli stessi fenomeni che in La dichiarazione di storica obsolescen-
tutte le altre masse standardizzate»). L’op- za dell’individuo (e di ciò che è puramente
zione politica sulla quale lavorare è dunque “individuale”) trova la sua formulazione più
per G. la costruzione di un nuovo tipo di radicale in un gruppo di testi databile tra no-
conformismo, che sia all’altezza della nuova vembre  e marzo : «Al concetto di li-
organizzazione sociale, ma ne esalti al con- bertà – scrive G. – si dovrebbe accompa-
tempo gli aspetti di liberazione e autonomia gnare quello di responsabilità che genera la
morale. La riflessione sull’individuo è dun- disciplina e non immediatamente la discipli-
que nei Q costitutivamente duplice: G. rifiu- na, che in questo caso si intende imposta dal
ta l’individualismo politico come espressio- di fuori, come limitazione coatta della li-
ne di resistenza alla nuova struttura confor- bertà. Responsabilità contro arbitrio indivi-
mistica dell’individualità, ma al contempo duale: è sola libertà quella “responsabile”
INDIVIDUO 

cioè “universale”, in quanto si pone come standardizzato e massificato, si instaurano i


aspetto individuale di una “libertà” colletti- rapporti di conoscenza in quanto rapporti di
va o di gruppo, come espressione individua- egemonia politica. Il tema è già presente nel-
le di una legge» (Q , , ). L’identifica- la concezione del partito culminata in Cin-
zione di libertà individuale e collettiva, e di que anni di vita del partito (febbraio ). Il
questa con una legge, suppone evidente- Partito comunista, scrive G., «non solo può
mente che «la collettività deve essere intesa dirsi di massa per l’influenza che esso eser-
come prodotto di una elaborazione di vo- cita sui larghi strati della classe operaia e del-
lontà e pensiero collettivo raggiunto attra- la massa contadina, ma perché ha acquista-
verso lo sforzo individuale concreto, e non to nei singoli elementi che lo compongono
per un processo fatale estraneo ai singoli: una capacità di analisi delle situazioni, di ini-
quindi obbligo della disciplina interiore e ziativa politica e di forza dirigente [...] che
non solo di quella esterna e meccanica» (Q sono la base della sua capacità di direzione
, , ). G. sottolinea, è vero, la necessità collettiva» (CPC , corsivo mio). Il partito è
vitale che la formazione della volontà collet- dunque un “organismo vivente”, in cui la
tiva attraverso il partito politico sia un pro- capacità di iniziativa è diffusa molecolar-
cesso profondamente democratico. In Q , mente e dove pertanto la disciplina non è
,  scrive: «Una coscienza collettiva, e più un fatto esterno e verticale, ma si è fatto
cioè un organismo vivente, non si forma se interno e orizzontale. Il superamento del-
non dopo che la molteplicità si è unificata at- l’individualismo coincide, per esso, con il
traverso l’attrito dei singoli». Quest’ultimo è superamento della concezione burocratica
un testo di molto posteriore (aprile ), della disciplina, ed entrambi questi passaggi
che esplicita e rende problematica una dia- realizzano l’identità di partito e realtà. Que-
lettica individuale-collettivo che alla fine del sta identità, che si realizza sul terreno prati-
 è data per già risolta. Di ciò sono testi- co, fonda la capacità gnoseologica di con-
monianza anche i passaggi sul significato del durre “analisi delle situazioni”, espressione
“moderno Principe” risalenti a questo pe- che può già qui essere intesa come ricostru-
riodo («“principe” potrebbe tradursi in lin- zione degli elementi di un complesso di rap-
gua moderna “partito politico”», Q , , porti di forze, in modo che ne risalti la sin-
; v. anche Q , , ), che si prolungano golarità irriducibile.
in quelli più famosi del gennaio-febbraio Nei Q questa problematica viene svi-
 (v. Q , ,  e soprattutto Q , , : luppata specialmente in Q , , - (no-
«Nel moderno Principe la quistione dell’uo- vembre ), dove la fine del ruolo dell’in-
mo collettivo, cioè del “conformismo socia- dividuo nei processi politici e l’adesione alla
le” [...] quindi quistione della funzione e vita reale dell’organismo collettivo che lo ha
dell’atteggiamento di ogni individuo fisico sostituito danno luogo a un ritorno prepo-
nell’uomo collettivo»). tente dell’individualità: «La “filologia” è l’e-
Esiste però anche un altro modo di por- spressione metodologica dell’importanza
si del rapporto tra individuo e uomo collet- dei fatti particolari intesi come “individua-
tivo, oltre a quello «della funzione e dell’at- lità” definite e precisate [...] Anche in que-
teggiamento» del primo nel secondo. Una sto campo si può vedere lo sconvolgimento
volta che sia storicamente deperita l’indivi- che nell’arte politica porta la sostituzione
dualità, quali saranno le modalità del suo ri- nella funzione direttiva dell’organismo col-
proporsi non contro, ma dentro l’uomo col- lettivo all’individuo singolo, al capo indivi-
lettivo? Quale forma completamente nuova duale: i sentimenti standardizzati delle
assumerà l’individualità, una volta che quel- grandi masse che il “singolo” conosce come
la borghese classica sia stata cancellata dal espressione della legge dei grandi numeri,
diffondersi dell’industrialismo e del confor- cioè razionalmente, intellettualmente, e che
mismo? Questo problema non è più solo egli – se è un grande capo – traduce in idee-
storico-politico, ma epistemologico; ha cioè forza, in parole-forza, dall’organismo collet-
a che fare con il modo in cui, nel mondo tivo sono conosciuti per “compartecipazio-
 INDIVIDUO

ne”, per “con-passionalità” e se l’organismo per intendere questa nuova nozione di indi-
collettivo è innestato vitalmente nelle masse, viduo, che non è più il soggetto conoscente-
conosce per esperienza dei particolari im- agente, ma il rapporto teorico-pratico “indi-
mediati, con un sistema di “filologia” viven- viduale” tra i grandi organismi della società
te, per così dire». La “filologia vivente” re- civile e la società civile stessa. Questa è un
stituisce il momento individuale alla politica «sistema di associazioni “private e pubbli-
come effetto del contatto molecolare tra di- che”, esplicite ed implicite, che si annodano
rezione politica e realtà: l’individuo è qui nello “Stato” e nel sistema mondiale politi-
non il soggetto della conoscenza (che è inve- co» e istituiscono al loro interno «“ugua-
ce l’organismo-collettivo), ma la risultante di glianze”» e al loro esterno «“diseguaglian-
un rapporto interno all’organismo – l’iden- ze”», «uguaglianze e disuguaglianze che val-
tità di libertà e disciplina – che lo rende ca- gono in quanto se ne abbia coscienza indivi-
pace di “identificarsi” con l’esterno, di “es- dualmente e come gruppo» (Q , , ).
sere” tale esterno, senza più necessità di rap- Il delinearsi di una teoria generale del-
portarsi ai sentimenti delle masse mediante l’egemonia (v. Gerratana ) chiarisce gra-
ragionamenti e ipotesi statistiche, tutte dualmente il fatto che quell’idea di partito
egualmente esteriori. G. parla di filologia, come organismo dirigente collettivo, vista
scienza dell’individuale, per sottolineare il nel testo del  e consolidata nei Q, ri-
fatto che la conoscenza per “compartecipa- sponde alla stessa logica in base alla quale è
zione” (v. il «passaggio dal sapere al com- stata secolarmente costruita l’egemonia bor-
prendere al sentire e viceversa» di Q , , ghese. La chiave di questa sta nella sua valo-
), resa possibile dalla generalizzazione rizzazione dell’iniziativa individuale non
della funzione dirigente, va oltre l’immagine contro, ma all’interno degli organismi della
schematizzata della realtà (le leggi statisti- società civile: «L’affermazione che lo Stato si
che) ed esalta invece la sua quasi unicità identifica con gli individui (con gli individui
(«nelle concrete analisi di avvenimenti reali di un gruppo sociale), come elemento di cul-
le forme storiche sono individuate e quasi tura attiva (cioè come movimento per crea-
“uniche”»: Q , , ; v. a questo propo- re una nuova civiltà, un nuovo tipo di uomo
sito già Utopia,  luglio , in NM : e di cittadino) deve servire a determinare la
«ogni fenomeno storico è “individuo”»). Di- volontà di costruire nell’involucro della So-
nanzi a questa nuova forma dell’individua- cietà politica una complessa e bene articola-
lità si profila sempre il rischio di ricadute re- ta società civile, in cui il singolo individuo si
gressive nella demagogia e nel cesarismo; G. governi da sé senza che perciò questo suo
non ritiene però che questi fenomeni possa- autogoverno entri in conflitto con la società
no “fare epoca”: la distinzione di due forme politica, anzi diventandone la normale con-
di demagogia, «deteriore» e «“costituente” tinuazione, il complemento organico» (Q ,
costruttiva» (Q , , , marzo-agosto ), , ). Dentro l’involucro del frasario li-
e di «un cesarismo progressivo e un cesari- berale, G. scorge lo svolgersi di processi ege-
smo regressivo» (Q , , , novembre monici che “conformano” l’individuo, sup-
), è da lui fatta sulla base della premessa ponendone però sempre la “libera” iniziati-
che gli «uomini provvidenziali o carismatici» va, in modo da giungere all’«identificazione
(Q , , ) non possono comunque più organica tra individui (di un determinato
esercitare il potere mediante un semplice gruppo) e Stato, per cui “ogni individuo è
rapporto individuo-massa, «dopo l’espan- funzionario” non in quanto è impiegato sti-
sione del parlamentarismo, del regime asso- pendiato dallo Stato e sottoposto al control-
ciativo sindacale e di partito, del formarsi di lo “gerarchico” della burocrazia statale, ma
vaste burocrazie statali e “private” (politico- in quanto “operando spontaneamente” la
private, di partito e sindacali) e le trasforma- sua operosità si identifica coi fini dello Stato
zioni avvenute nell’organizzazione della po- (cioè del gruppo sociale determinato o so-
lizia in senso largo» (Q , , ). Lo svi- cietà civile)» (Q , , ). Stante questa
luppo della teoria dell’egemonia è la chiave acquisizione, «l’iniziativa individuale non è
INDUSTRIALISMO 

perciò una ipotesi di “buona volontà” ma un viduale, la responsabilità e il giudizio, ma fa


presupposto necessario» (ivi, -). giustizia della “finzione” giuridica consisten-
Il “moderno Principe” dovrà dunque te nel ridurre l’individuo all’individualità e
fare proprio questo “presupposto necessa- quindi nell’“imputargli” astrattamente suc-
rio” (v. in Q , ,  la distinzione tra indi- cessi e fallimenti (G. rivendica infatti la ne-
vidualismo, da respingere, e individualità, da cessità di riformare il concetto di diritto: v. Q
rilanciare). È per ciò che la «“statolatria” [...] , , ; Q , , ; Q , , ; Q , , -
non deve essere abbandonata a sé, non deve, ). La causa del male – cioè della passività ri-
specialmente, diventare fanatismo teorico, spetto al potere dei dominatori – non risiede
ed essere concepita come “perpetua”: deve dunque né nell’individuo né fuori di esso, ma
essere criticata, appunto perché si sviluppi, e in ciò che, unendolo agli altri individui, lo
produca nuove forme di vita statale, in cui l’i- trascende e che proprio trascendendolo gli è
niziativa degli individui e dei gruppi sia “sta- costitutivo.
tale” anche se non dovuta al “governo dei A questa altezza problematica si può
funzionari” (far diventare “spontanea” la vi- porre solamente un «filosofo convinto che la
ta statale)» (Q , , -). Vi è dunque una sua personalità non si limita al proprio indi-
nuova forma di individualità, interna all’af- viduo fisico, ma è un rapporto sociale attivo
fermarsi di una società civile complessa: la di modificazione dell’ambiente culturale»
sintesi di iniziativa individuale privata e ini- (Q  II, , ). Solo questo «“filosofo de-
ziativa collettiva pubblica, che si realizza in mocratico”» (ibid.), consapevole della neces-
ogni individuo attivo, in quanto sia partecipe saria tessitura di momento individuale e mo-
di «un determinato clima etico-politico» (Q mento trans-individuale in ogni pensiero,
 II, , ), cioè di organismi privati che lot- quindi in ogni filosofia (v. la distinzione tra
tano per affermare il diritto di una classe so- parte individuale e parte storica di una filo-
ciale a dirigere la vita dell’intera nazione. La sofia in Q , , ; Q , , ; Q , ,
distinzione tra il “moderno Principe” e gli al- ), quindi anche nella propria, sarà in gra-
tri organismi della società civile andrà dun- do di agire sul senso comune, cioè sulla for-
que cercata altrove, e precisamente nella ma di pensiero individuale meno criticamen-
concezione di questa individualità in cui si te elaborata proprio in senso individuale.
fondono individuale e collettivo, privato e BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; GERRA-
pubblico. Mentre per «tutte le filosofie fino- TANA ; LABICA .
ra esistite» l’uomo è l’«individuo limitato al-
la sua individualità», che è poi lo «spirito» (e FABIO FROSINI
per questo, aggiunge G., tali filosofie «può V. «conformismo», «doveri», «individualismo»,
dirsi che riproducono» la «posizione del cat- «libertà», «moderno Principe», «naturale-artifi-
ciale», «Ordine Nuovo (L’)», «persona», «perso-
tolicismo», Q  II, , ), per la filosofia
nalità», «statolatria», «uomo», «uomo colletti-
della praxis l’uomo va invece inteso «come vo».
un blocco storico di elementi puramente in-
dividuali e soggettivi e di elementi di massa e
industrialismo
oggettivi o materiali coi quali l’individuo è in
rapporto attivo» (Q  II, , ). L’uomo va «L’industrialismo è una continua vittoria
pertanto concepito «come una serie di rap- sull’animalità dell’uomo, un processo ininter-
porti attivi (un processo) in cui se l’indivi- rotto e doloroso di soggiogamento degli istin-
dualità ha la massima importanza, non è però ti a nuove e rigide abitudini di ordine, di esat-
il solo elemento da considerare. L’umanità tezza, di precisione» (Q , , ). Se Taylor
che si riflette in ogni individualità è compo- esprime con cinismo e senza sottintesi lo svi-
sta di diversi elementi: ) l’individuo; ) gli al- luppo massimo della parte macchinale nel-
tri uomini; ) la natura» (Q  II, , ). l’uomo lavoratore (il «gorilla ammaestrato»),
L’individualità è dunque l’effetto di una serie in realtà si tratta della fase più recente di un
di rapporti, di cui l’individualità stessa è so- processo che è iniziato con lo stesso indu-
lo una parte. Ciò non esclude l’attività indi- strialismo. Nell’artigianato l’individualità del
 INGHILTERRA

lavoratore si rifletteva tutta nell’oggetto crea- e Q , , . L’istruzione privata si occu-
to, in cui si manteneva ancora molto forte il pava della formazione «a base umanistica»
legame tra arte e lavoro. Ma è appunto con- dell’uomo politico e del «gentleman», figure
tro questa forma di umanità che lotta il nuo- rappresentative, secondo le sue fonti, della
vo industrialismo, spezzando spietatamente i «vera cultura» e rilevanti per la funzione di-
«residui passivi» che ostacolano la completa rettiva svolta anche nel sistema coloniale (Q
meccanizzazione del lavoro umano e impo- , , -). Soprattutto attraverso il sistema
nendo monogamia e sobrietà dei costumi (Q privato si riproduceva la struttura peculiare
, , ). A chi reputi lecito parlare di indu- della classe dirigente, una «vecchia aristo-
strialismo o capitalismo nel mondo antico G. crazia terriera», unita agli industriali in una
risponde che così non si tiene conto della forma di alleanza tipica di quella che in altri
«nozione esatta di ciò che era la “macchina” paesi «unisce gli intellettuali tradizionali al-
nel mondo classico e quello che è oggi». Nel le nuove classi dominanti» (Q , , ); an-
mondo antico essa facilitava il movimento e il zi l’aristocrazia, rimasta «come ceto gover-
trasporto di corpi pesanti, mentre la macchi- nativo, con certi privilegi, diventa anch’essa
na moderna non solo aiuta il lavoratore ma lo il ceto intellettuale della borghesia inglese»
sostituisce (Q , , ). Nella vecchia Euro- (Q , , ). Comunque, sia il sistema pri-
pa l’industrialismo moderno ha un sorpren- vato sia quello pubblico, ivi comprese le
dente sviluppo economico-corporativo ma nuove università, si orientavano sempre di
procede a tastoni nel campo intellettuale-po- più verso le materie tecnico-scientifiche. Il
litico, egemonizzato ancora dalla vecchia conservatorismo britannico spesso ebbe un
classe terriera. G. ritiene che una società nuo- lato «popolare», mentre – nota G., critico
va debba puntare su un industrialismo piena- del laburismo – «in Inghilterra non esiste
mente realizzato. I progressi che sono però formalmente un partito antagonista agli in-
avvenuti finora per coercizione brutale, cioè dustriali in grande stile»; l’opposizione vie-
per imposizione di una classe su un’altra; do- ne invece dalle «organizzazioni operaie di
vrebbero ora avvenire, in una società nuova, massa», capaci di volta in volta di spezzare
per autodisciplina della classe operaia. Se ciò «l’involucro burocratico» (Q , , ). L’al-
non avviene, se la classe operaia non si fa es- tro aspetto di grande importanza della Gran
sa stessa guida al processo (e se la rivoluzione Bretagna è Londra come centro economico-
non supererà la sua forma “passiva”), lo sboc- finanziario internazionale. Fino all’ascesa,
co sarà una qualche forma di “bonaparti- dopo la Grande guerra, degli Stati Uniti,
smo” oppure «si creerà la condizione di una questo fattore assicurava sia la posizione im-
coazione esterna che faccia cessare d’autorità periale del paese sia, fattore collegato ad es-
la crisi» (Q , , ). sa, la più generale «egemonia economica in-
glese» (Q , ,  e Q , , ).
ELISABETTA GALLO
V. «americanismo e fordismo», «bonapartismo», DEREK BOOTHMAN
«capitalismo», «coercizione», «Europa», «fordi- V. «educazione», «piccola borghesia», «scuola».
smo», «quistione sessuale», «taylorismo».
integralisti
Inghilterra
Per mezzo della rubrica Cattolici inte-
G. riconosce il ruolo svolto in Gran grali, gesuiti, modernisti (le cui annotazioni
Bretagna dalla letteratura (Q , , ) e dal sparse sono poi raccolte organicamente nel
pensiero economico (Q , , ), impor- Testo C: Q , , -) G. tenta di definire
tanti entrambi per la formazione culturale le tre principali correnti (ovvero «le tre ten-
degli intellettuali del paese. Inoltre, negli ac- denze “organiche”») che si contendono l’e-
cenni allo sviluppo delle stratificazioni so- gemonia del mondo cattolico nel Novecento:
ciali nazionali e al ruolo svolto in esso dal- «sia il modernismo, sia il gesuitismo, sia l’in-
l’educazione, G. segue le orme di Engels, tegralismo hanno significati più vasti che non
fatto particolarmente evidente in Q , ,  siano quelli strettamente religiosi: sono “par-
INTELLETTUALI 

titi” nell’“impero assoluto internazionale” una valenza organicamente e conoscitiva-


che è la Chiesa Romana» (Q , , ). Fau- mente “strategica” all’interno della riflessio-
tori di un battagliero, retrogrado fondamen- ne dei Q (anche, e non di rado, delle stesse
talismo che guardava al Sillabo, gli integralisti LC). Se si guarda al testo del , Alcuni te-
o «integrali» nei primi anni del secolo aveva- mi della quistione meridionale, si può rileva-
no fiancheggiato Pio X e l’ordine gesuita nel- re come G., dopo aver definito il Mezzogior-
la lotta senza quartiere contro i modernisti e no d’Italia come «una grande disgregazione
il loro spirito innovatore (ibid.); ben presto, sociale», precisasse che quella formula pote-
però, gli integralisti si erano rivoltati contro va riferirsi, oltre che ai contadini, cioè alla
gli antichi alleati, soprattutto contro la loro «grande massa contadina amorfa e disgrega-
politica moderatamente democratico-popo- ta», anche agli intellettuali della piccola e
lare nel dopoguerra, finalizzata a «creare for- media borghesia rurale: questi ultimi, for-
ti masse di Azione Cattolica» (Q , , ): nendo la massima parte del personale stata-
in questo frangente, erano pertanto emerse le le, esercitavano «la funzione di intermedia-
motivazioni più propriamente politico-socia- zione tra il contadino e l’Amministrazione in
li del movimento, ovvero era giunto a piena generale». Inoltre, al di sopra del «blocco
evidenza il suo ultraconservatorismo, quello agrario», costitutivo della società meridiona-
per cui i cattolici integrali sarebbero «legati le, G. vedeva funzionare un «blocco intellet-
strettamente alle classi più reazionarie e spe- tuale», che sino ad allora sostanzialmente era
cialmente alla nobiltà terriera e ai latifondisti servito a impedire che «le screpolature del
in generale» (Q , , ). Particolarmente blocco agrario divenissero troppo pericolose
numerosi in Italia, Belgio e Francia, dove ave- e determinassero una frana»: esponenti di
vano variamente appoggiato l’Action françai- quel blocco intellettuale erano Giustino For-
se, gli integralisti nei primi tre decenni del se- tunato e Benedetto Croce, i quali proprio per
colo avevano fatto riferimento all’organizza- questo – affermava con nettezza G. – pote-
zione Sodalitium Pianum; loro guida cari- vano essere considerati come «i reazionari
smatica era stato monsignor Umberto Beni- più operosi della penisola» (CPC -). Così
gni, «un uomo di grande capacità teorica e pure va sottolineata l’attenzione che nella fa-
pratica e di una attività incredibile»; gli ordi- se giovanile e precarceraria G. riserva ai pro-
ni religiosi che annoveravano nelle loro fila il blemi connessi con l’organizzazione della
numero maggiore di integralisti erano i fran- cultura, italiana in specie: questo chiama in
cescani e i domenicani, tradizionalmente av- causa, tra l’altro, la peculiarità del suo rap-
versi ai gesuiti. Gli integralisti si erano sempre porto con l’attività di Piero Gobetti, formi-
distinti per l’attivismo settario e cospirativo, dabile, indefesso organizzatore culturale.
da «associazione segreta»; nonostante le mol- La trattazione di respiro sistematico
teplici censure ricevute dalle gerarchie roma- della questione degli intellettuali presente
ne, essi, al contrario dei modernisti, rimane- nel Q  è dichiaratamente suscitata e attra-
vano ancora nel presente in grado di dispie- versata da due interrogativi di fondo, stret-
gare un’attività ideologico-politica tutt’altro tamente connessi tra loro: il primo riguarda
che irrilevante (Q , , ). il problema se gli intellettuali siano un grup-
po sociale autonomo o se invece ogni grup-
DOMENICO MEZZINA
po sociale abbia una sua propria categoria di
V. «Action française», «Azione cattolica», «Chie- intellettuali; il secondo chiama in causa il
sa cattolica», «clero», «domenicani», «francesca-
problema di come individuare e definire «i
ni», «gesuiti, gesuitismo», «modernismo», «papa,
papato».
limiti massimi dell’accezione di “intellettua-
le”» (Q , , ). Per quanto concerne il
primo punto, G. segnala una delle modalità
intellettuali
più importanti che sino ad allora, a suo av-
La crucialità di questo lemma è rilevabi- viso, ha assunto il «processo storico di for-
le senza dubbio già lungo l’arco degli scritti mazione delle diverse categorie intellettuali»
precarcerari di G., ma tende ad assumere e osserva che ogni gruppo sociale, «nascen-
 INTELLETTUALI

do sulla base originaria di una funzione es- “amministratori e divulgatori” della ricchez-
senziale nel mondo della produzione econo- za intellettuale tradizionale». Tale carattere
mica, crea insieme, organicamente, un ceto va cercato invece nel sistema di rapporti in
o più ceti di intellettuali che gli danno omo- cui l’attività intellettuale (o «il raggruppa-
geneità e consapevolezza della propria fun- mento che la impersona») viene a trovarsi
zione nel campo economico», sicché «l’im- «nel complesso generale dei rapporti socia-
prenditore capitalista crea con sé l’economi- li» (ivi, ). Ecco dunque un punto fonda-
sta, lo scienziato dell’economia politica» (ivi, mentale: per G. si tratta di saper guardare al-
-). Per G. si tratta di intellettuali come le funzioni «organizzative» e «connettive»
«categoria organica», di cui lo stesso im- degli intellettuali, vale a dire alle funzioni
prenditore moderno in sostanza fa parte, nel- che essi svolgono, in forme di volta in volta
la misura in cui egli deve avere una sua certa peculiari e storicamente determinate, nei
capacità tecnica, oltre che nel campo econo- processi di produzione dell’egemonia. Ma
mico in senso stretto, anche «in altri campi, ciò non deve far pensare a un rapporto im-
almeno in quelli più vicini alla produzione mediato tra intellettuali e produzione e dun-
economica». Ma ogni gruppo sociale, emer- que a un loro ruolo estrinseco e strumenta-
gendo alla storia dalla struttura economica, le. Il rapporto tra gli intellettuali e la produ-
trova o ha trovato (almeno – precisa G. – nel- zione – afferma G. – «non è immediato, co-
la storia finora svoltasi) delle «categorie in- me avviene per i gruppi sociali fondamenta-
tellettuali preesistenti», le quali si presentano li, ma è mediato ed è mediato da due tipi di
come figure di una continuità storica ininter- organizzazione sociale: a) dalla società civi-
rotta, non messa in discussione nemmeno dai le, cioè dall’insieme di organizzazioni priva-
più complessi mutamenti sociali e politici. te della società, b) dallo Stato» (ibid.). Que-
Dagli ecclesiastici («monopolizzatori per sto modo di impostare la questione non so-
lungo tempo di alcuni servizi essenziali») a lo comporta un’«estensione molto grande
Croce (che si sente «legato ad Aristotele più del concetto di intellettuali», ma anche, e so-
che ad Agnelli») essi, che costituiscono la prattutto, rende possibile giungere a «una
«categoria tradizionale», avvertono «con approssimazione concreta della realtà»
“spirito di corpo”» la continuità della loro (ibid.). Ciò allora significa (detto in termini
condizione e qualifica intellettuale, al punto schematici) che l’intellettuale organico non
da determinare “l’apparenza” reale di sé co- è, semplicemente, l’intellettuale del consen-
me gruppo sociale indipendente, coi suoi so, formula che di per sé sottende ed evoca
propri caratteri, con una certa autonomia dal per contrasto una nozione “statutaria”, rite-
gruppo sociale dominante (ivi, -). nuta più intima, più autentica, dell’intellet-
Questo primo nucleo di riflessione, tut- tuale come naturaliter portatore di verità, di
tavia, può chiarirsi fino in fondo solo in con- “dissenso”, di “critica”. In verità, in G., co-
nessione con la risposta che G. si adopera a me l’ideologia non è una mera apparenza o
fornire al secondo interrogativo: «quali sono un trucco o una falsa coscienza, così l’intel-
i limiti massimi» entro cui si può compren- lettuale organico non è riconducibile, né in
dere, collocare la nozione di intellettuale? negativo né in positivo, alla mera volontà-ca-
Ferma restando l’estrema difficoltà di indi- pacità di produrre consenso, ma prende cor-
viduare un criterio certo ed efficace di defi- po, si significa in una peculiare funzione
nizione, G. in primo luogo mette l’accento connettivo-organizzativa: il consenso non è
su quello che gli pare «l’errore metodico» un effetto aggiuntivo, ma è incorporato, in
più diffuso, vale a dire l’errore di cercare il forme sempre diverse e rinnovantisi, in quel-
carattere dell’attività intellettuale nell’«in- la funzione di fondo.
trinseco» di essa, cioè nella sua “qualità” Riguardo alla distinzione tra intellettua-
specifica, e dunque nelle differenze e nei li come categoria organica di ogni gruppo
gradi diversi di tale qualità, che possono an- sociale e intellettuali come categoria tradi-
dare dai «creatori» delle varie scienze, della zionale, G. pone un nodo decisivo: l’analisi
filosofia, della poesia ecc. fino ai «più umili del partito politico in ordine al problema de-
INTELLETTUALI 

gli intellettuali. Sotto questo profilo, il parti- se», bensì invece per costruire «un blocco
to politico si configura come «il meccanismo intellettuale-morale che renda politicamen-
che nella società civile compie la stessa fun- te possibile un progresso intellettuale di
zione che compie lo Stato in misura maggio- massa e non solo di scarsi gruppi intellettua-
re nella società politica», vale a dire produ- li» (ivi, ).
ce e realizza la «saldatura» tra intellettuali Tornando agli intellettuali come “cate-
organici di un gruppo sociale e intellettuali goria organica”, si deve dire che per G. i gra-
tradizionali. Tale funzione di saldatura è di di tale organicità sono connessi con le va-
connessa con la funzione più generale del rie articolazioni in cui si sviluppano le loro
partito politico, che G. dichiara consistere funzioni connettive e organizzative: funzioni
nell’elevare l’“economico-corporativo” alla che egli vede, nel presente, cioè nella «strut-
sfera dell’“etico-politico”, ovvero nello sta- tura massiccia delle democrazie moderne»
bilire un rapporto di interazione feconda tra (Q , , ), nel «sistema sociale democra-
“spontaneità” e “direzione”. Impostata in tico-burocratico» (Q , , ), intimamen-
questi termini l’analisi del partito, G. guada- te costitutive della trama dei saperi, degli
gna una radicale distanza critica sia dalla no- specialismi, delle competenze, delle istituzio-
zione, propria di Croce, del partito come ni, ma sempre in rapporto alle forme pecu-
“pregiudizio”, tutta interna alla più genera- liari dello Stato integrale e della produzione
le concezione della “politica-passione”, sia dell’egemonia. Quelle funzioni, cioè, non so-
dalla nozione sociologica di Michels. Del re- no riconducibili ad alcun funzionalismo si-
sto, G. avvertiva tutta la complessità innova- stemico, alla weberiana “gabbia d’acciaio”,
tiva, la sfida presente nel suo attribuire alla alla razionalità delle forme, delle “cerchie
questione intellettuale una valenza radical- speciali” e alla connessa professionalizzazio-
mente teorico-politica. Ad esempio, ripro- ne della politica. Nella teoria, nella prospet-
ponendo e riorganizzando queste sue rifles- tiva dell’egemonia, che, certo, espelle da sé la
sioni nel Testo C del primo paragrafo del Q politica come professione, quelle funzioni
, egli precisava che la ricerca annunciata hanno il valore di funzioni dirigenti. La ri-
programmaticamente nel titolo (Appunti e flessione più netta e più limpida al riguardo
note sparse per un gruppo di saggi sulla storia si trova in una pagina del Q , laddove G.,
degli intellettuali) non avrebbe avuto un ca- dopo aver affermato che «nel mondo mo-
rattere sociologico, ma avrebbe dato luogo a derno l’educazione tecnica, strettamente le-
una serie di saggi di storia della cultura ov- gata al lavoro industriale anche il più primi-
vero Kulturgeschichte e insieme di storia del- tivo o squalificato, deve formare la base del
la scienza politica. Per G. si tratta, fino in nuovo tipo di intellettuale», e dopo aver os-
fondo, di «quistione politica degli intellet- servato che l’esperienza dell’“Ordine Nuo-
tuali». L’espressione ricorre nel Q  ed è po- vo” si era fondata proprio su quella base per
sta in connessione con un problema crucia- sviluppare «certe forme di nuovo intellettua-
le: quello dell’approfondimento del nesso lismo», delinea i contorni essenziali di quel-
teoria-pratica all’interno dei più recenti svi- lo che egli chiama il «nuovo intellettuale».
luppi del marxismo. Va anche detto che G. Ebbene, il modo di essere del nuovo intellet-
colloca la filosofia della praxis in posizione tuale – dichiara G. – «non può più consiste-
antitetica rispetto alla cultura e alla visione re nell’eloquenza, motrice esteriore e mo-
cattolica, nel senso che la filosofia della mentanea degli affetti e delle passioni, ma nel
praxis «non tende a mantenere i “semplici” mescolarsi attivamente alla vita pratica, co-
nella loro filosofia primitiva del senso co- me costruttore, organizzatore, “persuasore
mune, ma invece a condurli a una concezio- permanentemente” perché non puro oratore
ne superiore della vita» (Q , , ). L’e- – e tuttavia superiore allo spirito astratto ma-
sigenza del contatto tra intellettuali e sem- tematico» (Q , , ). Si tratta allora di
plici non è concepita per ridurre o limitare giungere dalla condizione particolare della
l’attività scientifico-intellettuale e per man- «tecnica-lavoro» alla condizione più genera-
tenere «una unità al basso livello delle mas- le della «tecnica-scienza» sino «alla conce-
 INTELLETTUALI ITALIANI

zione umanistica storica, senza la quale si ri- sione, cioè senza questa connessione senti-
mane “specialista” e non si diventa “dirigen- mentale tra intellettuali e popolo-nazione»
te” (specialista + politico)» (ibid.). (Q , , ). All’eventuale indetermina-
Questo modo d’essere del nuovo intel- tezza, intrisa di qualche rischio di “sponta-
lettuale non può non costituire per G. il mo- neismo”, del concetto di popolo, G. dunque
do d’essere del rapporto (radicalmente e ori- sostituisce il concetto di popolo-nazione,
ginalmente ripensato all’interno del suo che chiama in causa la peculiarità, la deter-
marxismo) tra intellettuali e movimento minazione storica dell’intreccio e dell’inte-
operaio, tra socialismo e intellettuali. Va te- razione Stato-società civile.
nuto presente un altro punto essenziale: la In tal modo, l’espressione «connessione
«quistione politica degli intellettuali», una sentimentale tra intellettuali e popolo-nazio-
volta posta in connessione con la riformula- ne», al di là di ogni suggestione letteraria o
zione teorica del problema dell’egemonia e populistico-letteraria, assume una grande va-
dello Stato, sollecita G. a una continua, te- lenza teorico-politica: è, e vuole essere, una
nace analisi differenziata, e dunque lo indu- critica in re di Croce e di Weber, della fissa-
ce ad andare al di là della pur fondamentale zione idealistica dell’etico-politico, da un la-
distinzione tra intellettuali organici e intel- to, e dello specialismo della politica, della
lettuali tradizionali e a rivolgere la propria politica come professione, dall’altro. A que-
attenzione al problema della «funzione dei sto ordine di problemi si collega di fatto la
grandi intellettuali nella vita degli Stati» (Q nota del Q , in cui G. affronta in radice lo
 I, p. ). La critica del pensiero di Croce statuto della scienza politica e la pensabilità
si rende assolutamente necessaria perché es- di una sua rifondazione critica. Premesso che
so costituisce il “partito ideologico” della «esistono davvero dirigenti e diretti, gover-
borghesia e rappresenta un impianto ege- nati e governanti», egli invita a interrogarsi:
monico capace di fissare e sublimare teori- «si vuole che ci siano sempre governati e go-
camente una rivoluzione passiva moderna, vernanti oppure si vogliono creare le condi-
facendola valere come un programma di “ri- zioni in cui la necessità dell’esistenza di que-
voluzione-restaurazione”, di ristrutturazio- sta divisione sparisca? cioè si parte dalla pre-
ne dall’alto nelle condizioni storiche mutate messa della perpetua divisione del genere
rispetto all’egemonia moderata risorgimen- umano o si crede che essa sia solo in fatto sto-
tale. G. approfondisce ulteriormente il pro- rico, rispondente a certe condizioni?» (Q ,
blema dell’intellettuale nuovo: se è vero che , ). La «quistione politica degli intellet-
la «quistione egemonica» ha assunto una tuali», così come è delineata da G., contiene
forma radicalmente nuova dopo il declino dentro di sé la spinta «inaudita» di questo in-
dell’«individualismo economico» e dopo la terrogativo concretamente utopico.
penetrazione e diffusione inaudita della po- BIBLIOGRAFIA: BARATTA ; CAPITA-
litica e dello Stato nella trama complessa NI, VILLA ; FROSINI ; GERRATANA
della società di massa, allora l’intellettuale ; PAGGI ; VACCA  e ; VOZA
nuovo ha bisogno di compiere una rivolu- .
zione copernicana, ha bisogno di liberarsi di
quello che G. chiama «l’errore dell’intellet- PASQUALE VOZA
tuale» e che consiste nel «credere che si pos- V. «consenso», «cosmopolitismo», «Croce»,
sa sapere senza comprendere e specialmente «egemonia», «Fortunato», «ideologia», «intellet-
tuali italiani», «intellettuali organici», «intellet-
senza sentire ed essere appassionato», nel
tuali tradizionali», «partito», «popolo-nazione»,
credere, cioè, che «l’intellettuale possa esser «semplici», «Stato».
tale se distinto e staccato dal popolo» (Q ,
, ). È interessante rilevare come nel cor-
intellettuali italiani
rispettivo Testo C del Q  il concetto di «po-
polo» venga sostituito da quello di «popolo- Tra gli argomenti principali di analisi e
nazione». G. in particolare afferma che di riflessione indicati da G. in apertura del
«non si fa politica-storia senza questa pas- primo dei Q figura la «formazione dei grup-
INTELLETTUALI ITALIANI 

pi intellettuali italiani» (Q , p. ). Del resto, mezzo delle Università» (Q , , ). Lo
già nella lettera a Tania del  marzo  G. sviluppo e lo stratificarsi degli «intellettuali
aveva fatto riferimento al proposito di «una italiani cosmopoliti» è legato all’insieme di
ricerca sugli intellettuali italiani, le loro ori- questi fenomeni, che – osserva G. – non si
gini, i loro raggruppamenti secondo le cor- verificano di colpo e simultaneamente, ma
renti della cultura, i loro diversi modi di si inseriscono nello «sviluppo storico gene-
pensare ecc. ecc.» (LC ). Si tratta dunque rale (fusione dei barbari con le popolazioni
di un argomento che ha una valenza strate- locali ecc.)» (ibid.). In connessione con il
gica all’interno di quella che l’autore dei Q carattere cosmopolita o internazionale degli
chiama la «quistione politica degli intellet- intellettuali italiani si verifica l’«“egemonia
tuali» (Q , , ). letteraria” italiana, durata [...] tre secoli, dal
Nell’organica riflessione presente nel XV al XVII, quando è cominciata la reazione
Q  G. a un certo punto definisce con net- antitaliana» (Q , , ). Qui G. precisa
tezza «la formazione degli intellettuali tra- molto significativamente che, a ben guarda-
dizionali» come il «problema storico più in- re, l’espressione “egemonia” è errata, dal
teressante» (Q , , ) e subito dopo pas- momento che «gli intellettuali italiani non
sa a indagare in alcuni snodi essenziali lo esercitarono l’influsso come gruppo nazio-
sviluppo storico degli intellettuali in Euro- nale, ma ogni individuo direttamente e per
pa e fuori d’Europa. Per quanto concerne emigrazione di massa» (ibid.).
l’Italia, egli osserva che «il fatto centrale è Ma la funzione internazionale degli in-
appunto la funzione internazionale o co- tellettuali italiani chiama in causa, secondo
smopolita dei suoi intellettuali che è causa G., un problema più generale, «molto inte-
ed effetto dello stato di disgregazione in cui ressante dal punto di vista del materialismo
rimane la penisola dalla caduta dell’Impero storico», cioè molto rilevante per lo svilup-
romano fino al » (ivi, ). Non a caso po innovativo del marxismo. Si tratta del
nelle LC l’interesse per una «storia degli in- problema connesso con la funzione storica
tellettuali italiani» viene connessa da G. col dei Comuni medievali e della prima borghe-
«desiderio», da una parte, di «approfondi- sia italiana: essa – osserva l’autore dei Q –
re il concetto di Stato» e, dall’altra, di indi- «fu disgregatrice dell’unità esistente» senza
viduare «alcuni aspetti dello sviluppo stori- riuscire nemmeno a porsi il problema di
co del popolo italiano» (LC , a Tatiana,  una nuova unità, dell’unità territoriale, al
luglio ). Tale interesse si sviluppa in una punto che la fioritura borghese-comunale
notevole varietà di direzioni e articolazioni. «non ebbe seguito» e «fu interrotta dalle in-
In un paragrafo, intitolato La quistione del- vasioni straniere» (Q , , ). Da ciò deri-
la lingua e le classi intellettuali italiane, G. vano per G. alcune considerazioni generali
ad esempio propone di studiare i rapporti di ordine storico: a) la borghesia in Europa,
(mancati) tra gli intellettuali e il popolo-na- in quel periodo, si sviluppò meglio con gli
zione dal punto di vista della «funzione avu- Stati assoluti, cioè «con un potere indiretto
ta dagli intellettuali italiani» e da quello del- che non avendo tutto il potere» (ivi, ); b)
la «funzione avuta dagli intellettuali italiani i nuclei borghesi comunali furono in grado
nella Cosmopoli medioevale per il fatto che di «elaborare una propria categoria di intel-
il Papato aveva sede in Italia» (Q , , ). lettuali immediati», ma non seppero «assi-
Ma per la formazione delle classi intellet- milare le categorie tradizionali di intellet-
tuali italiane nell’alto Medioevo G. segnala tuali (specialmente il clero) che invece man-
la necessità di tener conto, oltre che della tennero ed accrebbero il loro carattere co-
lingua, con particolare riferimento alla que- smopolitico» (ibid.): in altre parole, non
stione del mediolatino, anche e specialmen- seppero sviluppare una capacità di egemo-
te del diritto, dalla caduta del diritto roma- nia, laddove i gruppi borghesi non italiani,
no dopo le invasioni barbariche all’«emer- attraverso lo Stato assoluto, esercitarono
sione» del diritto canonico, alla rinascita del questa funzione egemonica poiché «assor-
diritto romano e alla sua espansione «per birono gli stessi intellettuali italiani» (ibid.).
 INTELLETTUALI ITALIANI

In una lettera a Tatiana del  G., invitan- condotta». Tuttavia – conclude G. –, se pu-
do a ripensare il concetto di Stato non come re Croce si può definire una sorta di «papa
mera società politica, ma come «un equili- laico», la maggiore importanza del papa è
brio della Società politica con la Società ci- fuori discussione ed è data dal fatto che egli
vile» e a tener conto del ruolo degli intellet- è a capo di «un apparato direttivo forte-
tuali all’interno di tale equilibrio, accenna- mente centralizzato e disciplinato», e che
va alle ragioni della caduta dei Comuni me- egli «influisce su masse sterminate di popo-
dievali e parlava del «governo di una classe lo» nella fissazione di norme di vita anche
economica» che «non seppe crearsi la pro- le più elementari, mentre la «moralità» di
pria categoria di intellettuali e quindi eser- Croce «è del tipo Rinascimento, non può
citare un’egemonia oltre che una dittatura». diventare popolare» (ivi, -).
Dato il carattere non popolare-nazionale All’interno della crucialità della rifles-
degli intellettuali italiani, bensì «cosmopoli- sione gramsciana sulla storia degli intellet-
ta sul modello della Chiesa», i Comuni fu- tuali italiani vanno rilevati almeno altri tre
rono «uno stato sindacalista» (LC -,  punti significativi. Il primo riguarda il ruo-
settembre ). lo che la musica aveva svolto in Italia all’in-
In stretta connessione con queste con- terno della cultura popolare, sostituendo,
siderazioni fondative G., a proposito del- almeno in qualche misura, quell’«espressio-
l’umanesimo italiano, mette decisamente ne artistica» che in altri paesi era stata data
l’accento sul suo «spirito anazionale e quin- invece dal romanzo popolare (Q , , ).
di regressivo» (Q , , ) e afferma che G. si chiede se l’espansione “popolare” del
esso svolse una funzione di restaurazione, melodramma italiano, basata sul linguaggio
nel senso che, come ogni restaurazione, non «“nazionale”» ma «cosmopolita» pro-
seppe assimilare e sviluppare «i principi prio della musica, non si debba collegare
ideologici» della classe borghese, della con la «deficienza di carattere popolare-na-
«classe vinta», che non era stata capace di zionale degli intellettuali italiani» (ivi, -)
«uscire dai limiti corporativi» e di «crearsi e conclude che, nonostante anche il Sette-
tutte le superstrutture di una società inte- cento italiano, specialmente nella seconda
grale» (ibid.). Senonché – afferma G. – que- metà, sia più nazionale che cosmopolita,
sta elaborazione fu come «“campata in non c’è dubbio che attraverso la musica gli
aria”» e «rimase patrimonio di una casta in- intellettuali italiani continuano la loro «fun-
tellettuale, non ebbe contatti col popolo- zione europea» e cosmopolita (ivi, ). Il
nazione» (ibid.). Così pure, quando G. af- secondo punto concerne i caratteri propri
ferma che Croce è «l’ultimo uomo del Ri- del Risorgimento italiano: secondo G., data
nascimento» e che esprime «rapporti inter- l’angustia e l’insufficienza delle forze eco-
nazionali o cosmopoliti più che rapporti nomico-sociali allora presenti, si era verifi-
puramente nazionali», ciò non vuol dire cata la circostanza per cui «il gruppo porta-
che egli non rappresenti una componente tore delle nuove idee» non fu «il gruppo
nazionale, anche nell’accezione moderna economico, ma il ceto degli intellettuali»,
della parola, bensì che in lui si verifica «an- sicché dunque ad opera di tale ceto intellet-
che nel tempo moderno, e nelle condizioni tuale italiano si formò una concezione
della vita moderna, quella funzione di ele- astratta e separata dello Stato, «come una
mento intellettuale cosmopolita che si è ve- cosa a sé, come un assoluto razionale» (Q 
rificata negli intellettuali italiani dal Medio II, , -). Infine, il terzo punto riguarda
Evo fino alla fine del » (Q , , ). Ed il «“lorianismo”», inteso come uno dei ca-
è proprio questa funzione di elemento in- ratteri degli intellettuali italiani. G. lo pro-
tellettuale cosmopolita dei tempi moderni pone come titolo comprensivo di «alcuni
che risulta simile a quella svolta dal papa, aspetti deteriori e bizzarri della mentalità di
ove soprattutto si consideri non tanto il un gruppo di intellettuali italiani e quindi
Croce filosofo quanto il Croce «moralista e della cultura nazionale»: aspetti che vanno
maestro di vita, costruttore di principi di dalla «disorganicità» all’«assenza di spirito
INTELLETTUALI ORGANICI 

critico sistematico», alla «trascuratezza nel- porti in cui tale attività (o «il raggruppamen-
lo svolgimento dell’attività scientifica», to che la impersona») viene a trovarsi «nel
all’«assenza di centralizzazione culturale», complesso generale dei rapporti sociali» (ivi,
alla «mollezza e indulgenza etica nel campo -). Per G. questo è un punto fondamen-
dell’attività scientifico-culturale ecc.» (Q tale: evitare quell’errore metodico significa
, p. ). saper guardare alle funzioni “organizzative”
e “connettive” degli intellettuali, vale a dire
PASQUALE VOZA
alle funzioni che essi svolgono, in forme di
V. «cosmopolitismo», «Croce», «Dante», «Fosco- volta in volta peculiari e storicamente deter-
lo», «intellettuali», «letteratura popolare», «lin-
minate, nei processi di formazione dell’ege-
gua», «lorianismo, loriani», «Manzoni», «melo-
dramma», «popolo-nazione», «Risorgimento».
monia. Proprio per questo – avverte G. –
non si deve pensare a un rapporto immedia-
to tra intellettuali e produzione e, dunque, a
intellettuali organici
un loro ruolo estrinseco e strumentale. Il
L’ampia trattazione della questione de- rapporto tra gli intellettuali e la produzione
gli intellettuali, presente nel Q , è dichiara- «non è immediato, come avviene per i grup-
tamente suscitata e attraversata da due in- pi sociali fondamentali, ma è mediato ed è
terrogativi di fondo, strettamente intreccia- mediato da due tipi di organizzazione socia-
ti. Il primo concerne il problema se gli intel- le: a) dalla società civile, cioè dall’insieme di
lettuali siano un gruppo sociale autonomo o organizzazioni private della società, b) dallo
se invece ogni gruppo sociale abbia una pro- Stato» (ivi, ). Tale modo di impostare la
pria categoria di intellettuali; il secondo questione comporta un’«estensione molto
chiama in causa un altro problema: come in- grande del concetto di intellettuali» e al
dividuare e definire «i limiti massimi del- tempo stesso rende davvero possibile giun-
l’accezione di “intellettuale”» (Q , , ). gere a «una approssimazione concreta della
In relazione al primo punto, G. segna- realtà» (ibid.).
la una delle forme più importanti che sino Sulla base di queste analisi e considera-
ad allora, a suo avviso, ha assunto «il pro- zioni si può comprendere quanto la nozione
cesso storico di formazione delle categorie di intellettuale organico sia stata, tra le no-
intellettuali», affermando che ogni gruppo zioni gramsciane, quella più soggetta (forse
sociale, «nascendo sulla base originaria di ancor più della nozione di egemonia) a equi-
una funzione essenziale nel mondo della voci interpretativi e a una varietà di sempli-
produzione economica, crea insieme, orga- ficazioni e “riduzioni”. Va detto che in G.,
nicamente, un ceto o più ceti di intellettua- come l’ideologia non è una mera apparenza
li che gli danno omogeneità e consapevo- o una semplice mistificazione, così l’intellet-
lezza della propria funzione nel campo eco- tuale organico non è riconducibile, né in ne-
nomico», sicché «l’imprenditore capitalista gativo né in positivo, alla mera volontà e ca-
crea con sé l’economista, lo scienziato del- pacità di produrre consenso, ma prende cor-
l’economia politica» (ivi, -). Questo nu- po, si significa in una peculiare funzione
cleo di riflessione può chiarirsi fino in fon- connettivo-organizzativa: il consenso non è
do solo in connessione con la risposta che un effetto aggiuntivo, ma è incorporato, in
G. si adopera a fornire al secondo interro- forme sempre diverse e rinnovantisi, in quel-
gativo: «quali sono i limiti massimi dell’ac- la funzione di fondo.
cezione di “intellettuale”?». Ferma restan- Ciò vale non solo quando G. analizza la
do la difficoltà di individuare un criterio natura, i modi di essere degli intellettuali
certo ed efficace di definizione, egli in pri- nella storia preborghese e borghese, ma an-
mo luogo pone l’accento su quello che gli che quando analizza il rapporto tra intellet-
pare «l’errore metodico» più diffuso: vale a tuali e classe operaia, intellettuali e partito,
dire l’errore di cercare il carattere dell’atti- intellettuali e politica (in riferimento gene-
vità intellettuale nella natura, nell’«intrinse- rale ai gruppi sociali antagonistici). Anche in
co» di essa e non invece nel sistema di rap- questo caso non viene delineata un’organi-
 INTELLETTUALI TRADIZIONALI

cità di tipo pedagogico o etico-normativo: il tuali tradizionali e quindi il diverso equili-


che esclude che l’autore dei Q voglia inten- brio degli intellettuali in generale», in rela-
dere l’intellettuale organico come intellet- zione alla «formazione massiccia sulla base
tuale “di partito”. Per quanto riguarda l’a- industriale di tutte le superstrutture mo-
nalisi del partito politico in ordine al pro- derne» (ivi, ).
blema degli intellettuali, G. afferma che il G. argomenta la sua distinzione tra gli
partito si configura come «il meccanismo intellettuali come categoria organica e gli
che nella società civile compie la stessa fun- intellettuali come categoria tradizionale.
zione che compie lo Stato in misura maggio- Egli osserva che ogni gruppo sociale, «na-
re nella società politica», vale a dire ciò si scendo sulla base originaria di una funzione
configura come il meccanismo che riesce a essenziale nel mondo della produzione eco-
determinare la «saldatura» tra intellettuali nomica, crea insieme, organicamente, un
organici e intellettuali tradizionali. Tale fun- ceto o più ceti di intellettuali che gli danno
zione di saldatura è connessa con la funzio- omogeneità e consapevolezza della propria
ne più generale del partito politico, che G. funzione nel campo economico», sicché
dichiara consistere nell’elevare «i membri «l’imprenditore capitalista crea con sé l’e-
“economici” di un gruppo sociale alla qua- conomista, lo scienziato dell’economia poli-
lità di “intellettuali politici”, cioè di organiz- tica» (ivi, -). Ma ogni gruppo sociale,
zatori di tutte le funzioni inerenti all’organi- emergendo alla storia dalla struttura econo-
co sviluppo di una società integrale, civile e mica, trova o ha trovato (almeno nella sto-
politica» (ivi, -). ria finora svoltasi) delle «categorie intellet-
tuali preesistenti», le quali si presentano co-
PASQUALE VOZA
me figure di una continuità storica ininter-
V. «egemonia», «filosofo e filosofo democratico», rotta, non messa in discussione nemmeno
«intellettuali», «intellettuali tradizionali», «Parti-
dai più complessi mutamenti sociali e poli-
to comunista».
tici. Dagli ecclesiastici («monopolizzatori
per lungo tempo di alcuni servizi essenzia-
intellettuali tradizionali
li») a Croce (che si sente «legato ad Aristo-
G. muove innanzitutto da quello che tele più che ad Agnelli», ivi, ), essi, che
considera il punto centrale della questione costituiscono la «categoria tradizionale»
degli intellettuali, vale a dire «la distinzione (ivi, ), avvertono «con “spirito di cor-
tra intellettuali 〈come〉 categoria organica di po”» la continuità della loro condizione e
ogni gruppo sociale e intellettuali come ca- qualifica intellettuale, al punto da determi-
tegoria tradizionale, distinzione da cui sca- nare l’“apparenza” di sé come un gruppo
turisce tutta una serie di problemi e di pos- sociale indipendente, con i suoi propri ca-
sibili ricerche storiche» (Q , , ). Egli ratteri, con una certa autonomia dal gruppo
poi definisce con nettezza «la formazione sociale dominante (ivi, ). È interessante
degli intellettuali tradizionali» come il rilevare come G., in un passaggio sull’inse-
«problema storico più interessante» (ivi, gnamento della filosofia, da intendersi co-
), e subito dopo passa a esaminare in al- me «rivolto non ad informare storicamente
cune sue linee essenziali lo sviluppo storico il discente sullo svolgimento della filosofia
degli intellettuali in Europa e fuori d’Euro- passata, ma a formarlo culturalmente, ad
pa. Vanno segnalate come tra le più signifi- aiutarlo a elaborare criticamente il proprio
cative le considerazioni sull’Italia, per la pensiero per partecipare a una comunità
quale «il fatto centrale è appunto la funzio- ideologica e culturale», affermi che è neces-
ne internazionale o cosmopolita dei suoi in- sario «prendere le mosse dal “senso comu-
tellettuali che è causa ed effetto dello stato ne”, in primo luogo, secondariamente dalla
di disgregazione in cui rimane la penisola religione, e solo in un terzo tempo dai siste-
dalla caduta dell’Impero romano fino al mi filosofici elaborati» da quelli che chiama
» (ivi, ), e sugli Stati Uniti, in cui è i «gruppi intellettuali tradizionali» (Q , ,
da notare invece «l’assenza degli intellet- ). Nel Q  G. osserva che l’«autoposi-
INTERNAZIONALE , INTERNAZIONALISMO 

zione» che gli intellettuali tradizionali ope- dello stato di disgregazione in cui rimane la
rano di sé come autonomi e indipendenti penisola dalla caduta dell’Impero Romano
dal «gruppo sociale dominante», questa lo- al » (Q , , ). Mentre difatti altri
ro «utopia sociale», ha conseguenze di vasta paesi europei «acquistano coscienza nazio-
portata nel campo ideologico e politico: tut- nale e vogliono organizzare una cultura na-
ta la filosofia dell’idealismo, ad esempio, si zionale» sfaldando la cosmopoli premoder-
può facilmente connettere, secondo G., con na, l’Italia «perde la sua funzione di centro
questa posizione, o autoposizione, assunta internazionale di cultura, non si nazionaliz-
dal «complesso sociale degli intellettuali» za per sé, ma i suoi intellettuali continuano
(Q , , ). la funzione cosmopolita, staccandosi dal
Molto importanti, infine, sono le ulte- territorio e sciamando all’estero» (Q , ,
riori considerazioni di G. sulla mancanza, ). Al mancato sviluppo nazionale dal
negli Stati Uniti, di «una vasta sedimenta- punto di vista politico cerca vanamente di
zione di intellettuali tradizionali, come si è supplire lo sciovinismo culturale che esalta
verificata nei paesi di antica civiltà»: tale il ruolo degli intellettuali italiani nel mondo,
mancanza spiega in parte, secondo il pensa- dimenticando che il loro operare non con-
tore sardo, sia «l’esistenza di due soli grandi tribuisce, ma ostacola il sorgere d’una co-
partiti politici, che si potrebbero in realtà fa- scienza nazionale.
cilmente ridurre a uno solo», sia «all’oppo- In paesi in cui non è sviluppata la co-
sto la moltiplicazione illimitata delle sette re- scienza nazionale-popolare, l’internaziona-
ligiose» (ivi, ). lismo tende a diffondersi nella forma di
uno «spirito vasto di fratellanza» (Q , ,
PASQUALE VOZA
), non in grado d’emanciparsi dal «vago
V. «cosmopolitismo», «egemonia», «filosofo e fi- “cosmopolitismo” legato a elementi storici
losofo democratico», «ideologia», «intellettuali»,
ben precisabili: al cosmopolitismo e uni-
«intellettuali italiani», «intellettuali organici»,
«partito», «senso comune», «Stati Uniti».
versalismo medioevale» (Q , , ). Dun-
que, se una concezione internazionalista
non si determina concretizzandosi in un
internazionale, internazionalismo
contesto nazionale, resta astratta. L’inter-
G. distingue il concetto di «internazio- nazionalismo cosmopolita è correlato da
nalismo» tanto da quello di «cosmopoliti- G. al concetto di “sovversivismo” delle
smo», anteriore alla formazione dello Stato classi popolari. Esso è sostanzialmente in-
nazionale, quanto dall’idea di «irradiazione nocuo per il potere costituito in quanto è
internazionale e cosmopolita e di espansio- caratterizzato da un’inadeguata coscienza
ne a carattere imperialistico» (Q , , ) di classe e da una scarsa comprensione del-
delle società a capitalismo avanzato. A suo la natura dello Stato, in assenza delle qua-
parere il perdurare in epoca moderna del li, a parere di G., non si può essere «inter-
«“cosmopolitismo” medioevale legato alla nazionalista, nel senso moderno della pa-
Chiesa e all’Impero» (Q , , ) ostacola rola» (ivi, ). Lo Stato non è compreso
lo sviluppo della coscienza nazionale-popo- nella sua «forma concreta di un mondo
lare e porta un paese a subire «passivamen- produttivo» proprio nei paesi in cui «la
te i rapporti internazionali» (Q , , ). spinta del progresso non è strettamente le-
Non a caso le forze reazionarie hanno sem- gata a un vasto sviluppo economico locale
pre tentato di «impedire la formazione di [...], ma è il riflesso dello sviluppo interna-
una volontà collettiva di questo genere, per zionale che manda alla periferia le sue cor-
mantenere il potere “economico-corporati- renti ideologiche» (Q  II, , -). D’al-
vo” in un sistema internazionale di equili- tra parte lo sviluppo del mercato mondiale
brio passivo» (Q , , ). Nota è la critica ha un fondamento contraddittorio: da un
di G. alla funzione cosmopolita e non na- lato «l’internazionalismo o meglio il co-
zionale-popolare degli intellettuali italiani smopolitismo» (Q , , ) del capitale,
(Q , , ), al contempo «causa ed effetto dall’altro gli Stati nazionali. Le grandi po-
 INTERNAZIONALE , INTERNAZIONALISMO

tenze, proprio in quanto hanno «una poli- (ibid.). Al contrario la missione di civiltà
tica interna che determina quella estera», del popolo italiano «è nella ripresa del co-
serbano una «relativa autonomia interna- smopolitismo romano e medioevale, ma
zionale» (Q , , ). Tuttavia, la loro nella sua forma più moderna e avanzata»
politica di potenza rende problematica per (ibid.). Il permanere del cosmopolitismo
moltissimi Stati «la libertà di fissare la pro- preborghese, a fronte dello sviluppo nazio-
pria linea di condotta» (Q , , ) non so- nale di altri paesi, ha portato i popoli arre-
lo sul piano internazionale, ma anche su trati a divenire l’esercito di riserva di capi-
quello nazionale. Perciò solo un paese do- talismi stranieri. Avendo fornito «mae-
minante a livello internazionale è realmente stranze a tutto il mondo» (ivi, ), tali po-
indipendente, in quanto «determina la vo- poli devono ora «innestarsi nel fronte mo-
lontà altrui e non ne è determinato» (Q , derno di lotta per riorganizzare il mondo»
, ). La vita politica degli Stati subal- (ibid.). È nella tradizione culturale cosmo-
terni, difatti, «è più “storia internazionale” polita di tali popoli cooperare alla ricostru-
che storia “nazionale”» (Q , , ), al zione economica d’un mondo «che ha con-
punto che in essi la diplomazia è «la “sola tribuito a creare con il suo lavoro» (ivi,
politica creativa”» (Q , , ). Così men- ), «non per dominarlo e appropriarsi i
tre le nazioni in cui vi è stato uno sviluppo frutti del lavoro altrui, ma per esistere o svi-
organico delle energie nazionali si proietta- lupparsi» (ivi, ). Perciò i dirigenti pro-
no all’esterno in funzione di egemonia e di gressisti di tali paesi dovranno, per G., in-
dominio, i paesi privi d’un tale sviluppo si dicare al proprio popolo le più avanzate
proiettano all’esterno attraverso un’emigra- forme di governo sviluppate a livello inter-
zione «che non refluisce sulla base naziona- nazionale quale via maestra da seguire per
le per potenziarla» (Q , , ) e concorre conquistare una reale autodeterminazione
a rendere impossibile il costituirsi d’una co- nazionale. Al contrario l’ideologia dei ceti
scienza nazionale. In tal modo gli intellet- dominanti tenderà a giustificare come
tuali «rappresentanti la tecnica e la capacità «“originalità” nazionale» la condizione di
direttiva» vanno ad arricchire nazioni stra- sovranità limitata e di arretratezza «semi-
niere, mentre la forza lavoro nazionale va feudale» (Q , , ) del paese, facendo
«ad aumentare il plusvalore dei capitalismi credere «tecnicamente impossibile» (Q ,
stranieri», in modo che «questi elementi so- , ) ogni rivolgimento strutturale. La
no andati perduti in grandissima parte, in- debolezza della nazione sul piano interna-
corporandosi nelle nazionalità straniere in zionale diviene così strumento di egemonia
funzione subalterna» (Q , , ). L’emi- della classe dominante, funzionale a impe-
grazione della forza lavoro manuale e intel- dire ogni intervento attivo sul piano politi-
lettuale è considerata da G. «una critica rea- co delle forze nazionali-popolari. Non è
le» (Q , , ) alla classe dominante, in- dunque il partito di ispirazione internazio-
capace di adempiere alla propria funzione nalista a subordinare le esigenze nazionali
di direzione nazionale. alla politica sovranazionale, come dà a in-
G. rigetta l’interpretazione meccanici- tendere l’ideologia dominante, ma piutto-
sta del marxismo, secondo la quale dal co- sto «il partito più nazionalistico, che, in
smopolitismo preborghese si potrebbe pas- realtà, più che rappresentare le forze vitali
sare all’internazionalismo solo attraversan- del proprio paese, ne rappresenta la subor-
do la tappa intermedia del nazionalismo. In dinazione e l’asservimento economico alle
presenza di una cultura cosmopolita tale nazioni [...] egemoniche» (ivi, -).
passaggio sarebbe infatti «anacronistico e Se nel mondo contemporaneo «tutta
antistorico» (Q , , ), tanto che G. l’attività economica di un paese può essere
considera il nazionalismo, in un paese come giudicata solo in rapporto al mercato inter-
l’Italia, un’«escrescenza anacronistica» nel- nazionale» (Q , , ) e «la ricchezza na-
la sua storia, «di gente che ha la testa volta zionale è condizionata dalla divisione inter-
all’indietro come i dannati di Dante» nazionale del lavoro», dipenderà comunque
INTERNAZIONALE , INTERNAZIONALISMO 

dalla capacità della classe dirigente nazio- dei capitali ma soprattutto del lavoro uma-
nale saper «selezionare tra le possibilità che no» (Q , , ).
questa divisione offre, la più razionale e red- L’internazionalismo, nella sua forma
ditizia» (Q , , ). In assenza di una di- moderna, è difatti il prodotto dello svilup-
rezione efficace, l’internazionalizzazione po capitalistico che tende a socializzare il la-
dell’economia non potrà sanare una realtà voro, favorendo il riconoscimento recipro-
nazionale basata «sullo sfruttamento di ra- co degli sfruttati nel «“lavoratore colletti-
pina delle classi lavoratrici e produttrici» vo” [...] non solo in ogni singola fabbrica
(ivi, ). Per G. infatti il ruolo subordina- ma in sfere più ampie della divisione del la-
to di uno Stato sullo scacchiere internazio- voro nazionale e internazionale» (Q , ,
nale dipende in primo luogo dal mancato ). Ciò consente ai lavoratori, divenuti
sviluppo dei rapporti di produzione interni «agenti di attività generali, di carattere na-
e solo in seconda istanza dagli effetti per- zionale e internazionale» (Q , , ), di
versi del mercato mondiale. Dunque «la passare da un’organizzazione corporativa a
proiezione nel campo internazionale della una di carattere politico finalizzata a supe-
questione può essere un alibi politico» (ivi, rare la propria condizione di subalternità. A
) per nascondere il deficit di direzione questo scopo è essenziale che tale organiz-
della classe nazionale dominante. Una poli- zazione si fondi su di un centralismo demo-
tica economica che non muova dalla soddi- cratico volto a rinvenire, in modo sperimen-
sfazione dei bisogni nazionali costituisce un tale e critico, «ciò che è uguale nell’appa-
ostacolo alla crescita del paese in quanto è rente disformità e invece distinto e anche
funzionale «a creare l’equilibrio di attività opposto nell’apparente uniformità», ovvero
[...] non di una comunità nazionale» (Q , «a sceverare l’elemento “internazionale” e
, ), ma di un mercato internazionale “unitario” nella realtà nazionale e localisti-
subordinato agli interessi delle potenze do- ca» (Q , , ). Se lo sviluppo storico e
minanti. Tale situazione non fa che accen- la prospettiva dei comunisti sono orientati
tuare la condizione «di arretratezza e di sta- in senso internazionalista, non si deve per-
gnazione» (Q , , ) delle nazioni su- dere di vista che «il punto di partenza è “na-
balterne. Tuttavia, i limiti di una determina- zionale” ed è da questo punto di partenza
ta struttura produttiva, nel caso specifico che occorre prender le mosse» (Q , ,
analizzato da G. quella capitalista, avranno ). Avendo quale fine la direzione politi-
ripercussioni internazionali dal momento ca in frangenti storicamente decisivi per la
che «il mondo è una unità, si voglia o non si propria classe di riferimento, un tale parti-
voglia, e che tutti i paesi, rimanendo in cer- to dovrà avere l’elasticità necessaria ad
te condizioni di struttura, passeranno per adattarsi ai compiti inediti che impone la fa-
certe “crisi”» (Q , , ). Solo superando se sulla base dei «rapporti complessivi di
la contraddizione della società borghese fra forza [...] nel paese determinato o nel cam-
sviluppo delle forze produttive – dovuto al- po internazionale» (Q , , ). La pos-
la progressiva socializzazione del lavoro – e sibilità stessa d’un profondo mutamento
proprietà privata dei mezzi di produzione delle condizioni politiche nazionali è stret-
sarà possibile sanare l’opposizione fra una tamente dipendente dall’«equilibrio delle
vita economica che «ha come premessa ne- forze internazionali» (Q , , ) che, a se-
cessaria l’internazionalismo o meglio il co- conda delle fasi storiche, possono essere di
smopolitismo» e una vita statale che «si è freno o di supporto alle forze progressiste
sempre più sviluppata nel senso del “nazio- nazionali. È dunque indispensabile dispor-
nalismo”» (ivi, ). In caso contrario l’e- re di una «forza permanentemente organiz-
stensione della produzione su scala interna- zata» in grado di «inserirsi efficacemente
zionale sarà progressivamente contrastata nelle congiunture internazionali favorevoli»
dal risorgere del «nazionalismo economi- (Q , , -).
co» e del «“razzismo” che impediscono la In tali frangenti il richiamo a un astrat-
libera circolazione non solo delle merci e to internazionalismo nella lotta al capitali-
 INTERNAZIONALE , INTERNAZIONALISMO

smo, che non tenga conto delle specificità lizzarsi sino a che non si saranno appronta-
nazionali, è aspramente criticato da G., in te «le condizioni di una economia secondo
quanto può divenire un alibi che impedisce un piano mondiale» (ibid.), che consenti-
di sviluppare a proprio vantaggio le con- ranno di superare «le leggi della necessità»
traddizioni presenti nei differenti contesti. (ibid.) caratterizzanti il precedente corso
Tale atteggiamento favorisce in primo luo- storico. Il consolidarsi del processo rivolu-
go l’attendismo, come dimostra la storia dei zionario anche in una sola nazione può
partiti della Seconda Internazionale. Os- contribuire, a parere di G., all’espansione
serva a tal proposito G.: «nessuno credeva della rivoluzione in paesi in cui le forze pro-
di dover incominciare, cioè riteneva che in- gressive sono «scarse e insufficienti di per
cominciando si sarebbe trovato isolato; nel- sé (tuttavia ad altissimo potenziale perché
l’attesa che tutti insieme si muovessero, rappresentano l’avvenire del loro paese)»
nessuno intanto si muoveva e organizzava il (Q  II, , ). D’altra parte, però, se «tra
movimento» (Q , , ). Al contrario, l’elemento nazionale e quello internaziona-
per G., sebbene il successo di una rivolu- le dell’evento, è l’internazionale che ha
zione dipenda dal complesso dei rapporti contato di più» (Q , , ), il nuovo Sta-
fra le classi sociali in una nazione e più in to correrà il rischio d’avere scarsa autono-
generale dai rapporti di forza sul piano in- mia internazionale.
ternazionale, tuttavia «le necessità impel- Tanto dannoso quanto l’astratto inter-
lenti di un paese dato, in circostanze date», nazionalismo è, a parere di G., l’assenza di
possono portarla alla vittoria «anche inter- un centro propulsore in grado di dare un in-
nazionalmente» (Q  II, , ). In secon- dirizzo d’insieme ai partiti nazionali, come
do luogo G. critica l’astratto internaziona- dimostra ancora la storia della Seconda In-
lismo trockijsta quale residuo «del vecchio ternazionale. Poiché fra i partiti che la com-
meccanicismo» (Q , , ), in quanto ponevano non vigeva il centralismo demo-
pretendeva che una rivoluzione affermatasi cratico, l’ascendenza delle componenti più
in un solo paese, se non avesse tentato di avanzate della Seconda Internazionale si ri-
espandersi immediatamente a livello inter- duceva a un «influsso culturale astratto e di
nazionale, si sarebbe votata inevitabilmen- prestigio molto labile», il quale «non tocca-
te a un’involuzione. Al contrario G., richia- va per nulla l’attività effettuale, che vicever-
mandosi a Lenin, ritiene che «la situazione sa era disgregata, localistica, senza indirizzo
internazionale debba essere considerata nel d’insieme» (Q , , ). Le stesse conce-
suo aspetto nazionale» (ivi, ). Il partito zioni del “centralismo organico”, ad esem-
internazionalista dovrà studiare le determi- pio di Bordiga, sorgono a parere di G. dalla
nazioni specifiche e la «combinazione di «critica unilaterale e da intellettuali di quel
forze nazionali» per poterle «dirigere e svi- disordine e di quella dispersione di forze»
luppare secondo la prospettiva e le diretti- (Q , , ). In altri termini i bordighisti
ve internazionali» (ibid.). È dunque essen- contrappongono un unilateralismo eguale e
ziale «depurare l’internazionalismo di ogni contrario a quello della Seconda Internazio-
elemento vago e puramente ideologico (in nale, illudendosi di superare i limiti di un
senso deteriore) per dargli un contenuto di semplice e disorganico coordinamento fra
politica realistica» (ibid.), dal momento che partiti nazionali mediante un’unificazione
le concezioni astrattamente internazionali- imposta burocraticamente dall’alto.
ste sottovalutano il decisivo concetto di
BIBLIOGRAFIA: BURGIO ; LIGUORI
egemonia, «in cui si annodano le esigenze
; L OSURDO ; N AVE ; P ROTO
di carattere nazionale» (ibid.). Sebbene la
.
prospettiva del comunista sia internaziona-
lista, per poter guidare «strati sociali stret- RENATO CAPUTO
tamente nazionali (intellettuali) e anzi spes- V. «centralismo», «cosmopolitismo», «intellet-
so meno ancora che nazionali, particolaristi tuali italiani», «nazionale», «nazionale-popola-
e municipalisti», deve di necessità naziona- re», «nazionalismo», «nazione», «sovversivismo».
INTRANSIGENZA - TOLLERANZA 

intransigenza-tolleranza prensione e identificazione dei momenti


dello sviluppo logico di un fine –, tuttavia è
G. si pone la questione del rapporto fra
l’unica garanzia di “democraticità” non ti-
intransigenza e tolleranza sin dagli anni gio-
rannica e «la disciplina fissata dalla colletti-
vanili. Nell’articolo del  febbraio  La vità stessa ai suoi componenti, anche se tar-
lingua unica e l’esperanto egli sostiene che da ad essere applicata, difficilmente fallisce
l’intransigenza deve attuarsi nel pensiero nella sua effettuazione» (ivi, ). Mediante
prima che nell’azione giacché solo dopo es- l’accordo e la fusione delle volontà i singoli
sersi esercitati «a cogliere tutte le congruen- elementi possono «sintetizzarsi nella com-
ze tra idea e idea, tra pensiero ed azione, plessa verità ed essere l’espressione integra-
possiamo dire [...] di essere veramente re- le della ragione», e affinché ciò avvenga la di-
sponsabili delle nostre opere» (CF ). So- scussione dev’essere «esauriente e sincera»
lo allora è difatti possibile prevedere «le ri- ed «è necessaria la massima tolleranza»
percussioni probabili di ogni nostra opera (ibid.).
nell’ambiente sociale ed economico, e di In tal modo, il momento dell’agire rac-
queste ripercussioni possiamo lodare o bia- chiude il consenso generale ove tutti sono
simare noi stessi» senza permettere che sia- «concordi e solidali, perché nel fluire della
no l’arbitrio e forze estranee alla nostra com- discussione si è venuto formando un tacito
prensione a tirare le somme della nostra at- accordo, e tutti sono diventati responsabili
tività (ibid.). dell’insuccesso» (ibid.). G. conclude che
In un articolo dell’ dicembre , in- «si può essere intransigenti nell’azione solo
titolato Intransigenza-tolleranza, intolleran- se nella discussione si è stati tolleranti» e
za-transigenza, G. indaga le due questioni. «le esperienze singole sono state messe in
L’intransigenza è «il predicato necessario comune» (ibid.). Tuttavia, tale tolleranza
del carattere [...] è l’unica prova che una quale «metodo delle discussioni fra uomini
determinata collettività esiste come organi- che fondamentalmente sono d’accordo, e
smo sociale vivo, ha cioè un fine, una vo- devono trovare le coerenze tra i principî co-
lontà unica, una maturità di pensiero» (CF muni e l’azione che dovranno svolgere in
). Essa difatti «richiede che ogni singola comune» (ivi, ), non è da intendersi vol-
parte sia coerente al tutto», che si abbiano garmente. Secondo G. difatti non deve es-
«principî generali, chiari e distinti» e dun- servi tolleranza alcuna «per l’errore, per lo
que affinché un organismo sociale possa es- sproposito», giacché «libertà di pensiero
ser disciplinato intransigentemente «è ne- non significa libertà di errare e sproposita-
cessario che esso abbia una volontà (un fi- re» (ibid.). Non si può essere tolleranti con
ne) e che il fine sia secondo ragione» (ibid.). colui che è in errore e «sfugge alla discussio-
Inoltre della razionalità di tale fine devono ne, si rifiuta di discutere e di provare, soste-
esser persuasi tutti i componenti dell’orga- nendo che tutti hanno il diritto di pensare
nismo affinché l’osservanza della disciplina come vogliono» (ibid.). In definitiva, l’unica
che si domanda sia il «compimento di un intolleranza da avversare è quella che è il
obbligo liberamente contratto, anzi di un portato «dell’autoritarismo o dell’idolatria
obbligo a fissare il quale lo stesso recalci- [...] perché impedisce che si fissino delle re-
trante ha contribuito» (ibid.). Alla base di gole d’azione obbligatorie moralmente» in
tali riflessioni, secondo G., vi è tuttavia co- quanto tutti hanno liberamente contribuito
me «presupposto naturale e necessario la a fissarle. Tale intolleranza difatti «porta ne-
tolleranza nella discussione che precede la cessariamente alla transigenza, all’incertez-
deliberazione» (ibid.), giacché anche que- za, alla dissoluzione degli organismi sociali»
ste ultime devono esser secondo ragione. (ibid.).
Unica addetta all’interpretazione della ra- Per quel che concerne il concetto di in-
gione è la collettività: sebbene questa im- transigenza, G. lo adopera in altri due inter-
pieghi più tempo a deliberare – per la di- venti antecedenti ai Q: nell’articolo La tatti-
versa competenza dei membri nella com- ca del fallimento ( settembre , in SF
 IRONIA

-) polemizza con il social-riformismo luterana (Q , , ), e i gesuiti che, pur po-
implicito nell’«intransigenza del Partito so- lemizzando con il Rotary Club e il suo prin-
cialista», che si riduce «a niente più di una cipio di tolleranza religiosa, tuttavia furono
menzognera etichetta»; nell’articolo Cinque ad esso favorevoli quando ciò si rivelò utile
anni di vita del partito ( febbraio , in a diffondere la loro posizione nei paesi a
CPC -) G. ritiene prioritario che il Par- maggioranza cattolica, dunque furono a fa-
tito comunista divenga un blocco omogeneo vore di «istituzioni amorfe in cui inserirsi
attraverso l’«intransigenza teorica» e l’«in- per procederne alla conquista» (Q , , ).
flessibilità pratica», poiché diversamente si Federico II di Prussia è ritenuto da G. per un
correrebbe il rischio di mantenere il partito verso ancora legato al Medioevo, per l’altro
stesso in uno stato di deliquescenza e amor- fautore del principio di tolleranza religiosa
fismo politico-sociale. nella lotta contro la Chiesa, servendosi «di
Nei Q l’autore adopera il lemma “in- tre civiltà: ebraica, latina, araba» (Q , ,
transigenza” spesso secondo l’uso corrente. ) e cercando di amalgamarle.
Ad esempio ritiene che la forza urbana set-
MANUELA AUSILIO
tentrionale si sia posta nei diversi periodi del
Risorgimento «in posizione di intransigenza V. «Chiesa cattolica», «economismo», «gesuiti,
gesuitismo», «giacobinismo», «moderno Princi-
e di lotta contro il dominio straniero» (Q ,
pe», «Partito comunista», «Rotary club».
, ), ciò che ha determinato per altro ver-
so un’esaltazione delle forze progressiste
ironia
meridionali di «feroce intransigenza» giaco-
bina (Q , , ). Entro l’analisi del rap- In un paragrafo del Q  intitolato Il sar-
porto fra struttura e sovrastruttura G. inda- casmo come espressione di transizione negli
ga la tendenza e la categoria dell’economici- storicisti G., partendo da un articolo di Bo-
smo, che ha diverse manifestazioni concrete: naventura Tecchi sull’opera Il demiurgo di
il concetto del movimento teorico del “libe- Filippo Burzio, osserva che l’impiego del ter-
ro scambio”, la concezione sindacalista e mine “ironia” è adatto, nel campo della let-
tutte le forme d’astensionismo elettorale. In teratura, a «indicare il distacco dell’artista
particolare, «all’astensionismo è legata la dal contenuto sentimentale della sua creazio-
formula del “tanto peggio, tanto meglio” e ne» (parole nelle quali forse si può cogliere
anche la formula della così detta “intransi- una qualche eco delle teorie estetiche dei ro-
genza” parlamentare di alcune frazioni di mantici tedeschi, tra Schiller e Friedrich Sch-
deputati» (Q , , ). E in Q , ,  legel). G. poi continua precisando che inve-
G. precisa che l’economicismo si esemplifi- ce, «nel caso dell’azione storica [...] l’ele-
ca nelle «teorie così dette dell’intransigen- mento “ironia”» risulterebbe troppo lettera-
za», ovvero «della rigida avversione di prin- rio e indicherebbe una forma non critica di
cipio ai così detti compromessi, che ha come distacco, bensì «connessa piuttosto allo scet-
manifestazione subordinata quella che si ticismo più o meno dilettantesco (dovuto a
può chiamare la “paura dei pericoli”» disillusione, a stanchezza o anche a “supero-
(ibid.); accanto a questa sta per altro verso minismo”)» (Q , , ). Nel caso dell’azio-
«la tendenza ad affidarsi “in seguito” cieca- ne storica – conclude G. – «l’elemento carat-
mente e scriteriatamente alla virtù regolatri- teristico è il “sarcasmo” e in una sua certa
ce delle armi [...] poiché si pensa che l’inter- forma, cioè “appassionato”. In Marx trovia-
vento della volontà è utile per la distruzione, mo l’espressione più alta anche esteticamen-
non per la ricostruzione» (ivi, ). te, del “sarcasmo appassionato”» (ibid.). Ri-
G. impiega il concetto di tolleranza nei guardo al campo della letteratura, è interes-
Q quasi sempre unicamente in merito alla sante quanto G. afferma in una lettera alla
tolleranza religiosa: di questa fu incapace la cognata Tania, laddove, dopo aver osservato
Chiesa cattolica, che non seppe accogliere che Chesterton è autore, piuttosto che di
gli intenti riformatori di Niccolò Cusano, «novelle poliziesche propriamente dette», di
predisponendo così la vittoria della Riforma «una delicatissima caricatura» del racconto
ISLAMISMO 

poliziesco in quanto tale, egli scrive che men- che essere “appassionato”, l’ironia svolge la
tre Conan Doyle era «un mediocre scritto- sua funzione “critica” sul «piano letterario
re», Chesterton era «un grande artista» e che ristretto dell’educazione di piccoli gruppi»
perciò in lui esiste «un distacco stilistico tra (ibid.).
[...] l’intrigo poliziesco e la forma»: distacco
PASQUALE VOZA
che dà vita a «una sottile ironia verso la ma-
teria trattata» e rende «più gustosi i raccon- V. «Manzoni», «sarcasmo», «storicismo».
ti» (LC ,  ottobre ).
A proposito di Manzoni l’autore dei Q islamismo
osserva che l’atteggiamento verso i «“perso- Più volte G. sottolinea l’influenza che
naggi popolareschi”» è connotato da «un la cultura islamica ha avuto sulla civiltà “oc-
paternalismo cattolico» che si traduce in cidentale”, specialmente attraverso la Spa-
«una ironia sottintesa»: si tratta di una «iro- gna e la Sicilia medievali. Premesso che il
nia diffusa», che è indizio di assenza di moderno mondo arabo-musulmano dovrà
profondo, reale amore verso quei personag- prima o poi adeguarsi alla civiltà occidenta-
gi e al tempo stesso serve a “correggere” e a le (intesa soprattutto come industrialismo),
“vivificare” «un esteriore sentimento di G. constata che la tragedia dell’islam è che
astratto dovere dettato dalla morale cattoli- una società «intorpidita da secoli di isola-
ca» (Q , , ). A proposito di Alfredo Pan- mento» deve ora «correre vertiginosamen-
zini e del suo testo La vita di Cavour G., se- te» per modernizzarsi. Il processo è agevo-
gnalando con nettezza il «gesuitismo lettera- lato dall’assenza di una «massiccia organiz-
rio» dello scrittore, mette l’accento sul suo zazione ecclesiastica» come quella cattolica
«puro gioco di parole», che «sotto un’ironia (Q , , -), mentre esistono delle «ten-
di maniera fa credere di contenere chissà denze modernizzanti» simili a quelle pre-
quali profondità» (Q , , ). Altrove G., senti nel cattolicesimo (Q , , ). In Q
in riferimento a un’espressione manzoniana , , - si trova un breve ma incisivo
dei Promessi sposi, segnala un altro tipo di schizzo sia della labile situazione politica
ironia, anch’esso privo di qualunque forza nel Medio Oriente dopo la disfatta dell’Im-
critica, e parla di «un’ironia in “gergo”, da pero ottomano sia di alcuni dei principali
conventicola letteraria» (Q , , ). Infi- dirigenti arabi, i cui eredi saranno per de-
ne, in un Testo C del Q  G. riprende e riar- cenni a venire i regnanti in molti paesi della
ticola il testo del Q  citato all’inizio. Egli af- zona (Arabia Saudita, Libia, Siria, Iraq,
ferma che «nella forma originaria» il sarca- Giordania, Yemen). La legittimità della lea-
smo va considerato come «una espressione dership politica di alcuni di questi dirigenti
che mette in rilievo le contraddizioni di un era stata rivendicata in base alla loro paren-
periodo di transizione» (Q , , ): esso tela con la famiglia del profeta (v. Q ,  e
costituisce un modo d’essere che appartiene Q , ), il che significa, secondo G., che la
allo storicismo in quanto tale, ma soprattut- principale contraddizione nel mondo isla-
to, in termini costitutivamente radicali, allo mico era diventata quella tra il «“sentimen-
“storicismo integrale”, vale a dire al marxi- to nazionale”» da una parte e il «cosmopo-
smo. È in questo ambito che nasce e si forma litismo teocratico», una forma di panislami-
il tentativo, il proposito di «mantenere il con- smo, dall’altra (Q , , ).
tatto con le espressioni subalterne umane G. non dà grande risalto alle differenze,
delle vecchie concezioni» e che nello stesso allora relativamente ininfluenti, tra sciiti e
tempo si rafforza il distacco dalle concezioni sunniti, ma attira l’attenzione sul “puritane-
«dominanti e dirigenti», «in attesa che le simo” talvolta causa di ribellioni che, come
nuove concezioni, con la saldezza acquistata nel caso dei wahhabiti dell’Arabia Saudita,
attraverso lo sviluppo storico, dominino fi- rivendicarono un «ritorno alle “origini”»
no ad acquistare la forza delle “credenze po- (ibid.). Altra tendenza “puritana”, molto di-
polari”» (ibid.). Qui G. torna a precisare versa, è quella dei santi soprattutto maghre-
che, rispetto a questo sarcasmo che non può bini o sufici o dei marabutti, i quali, secon-
 ITALIA

do la fonte fascista citata da G., potrebbero sui caratteri nazionali, e ciò che si vede di so-
rappresentare «l’ostacolo maggiore» oppu- lito sono gli intellettuali e ciò che non si ve-
re «un’ausiliaria preziosa dell’espansione de sono specialmente i contadini che pure
europea» (Q , , ). [...] sono essi proprio la “nazione”» (LC ,
a Tania,  ottobre ).
DEREK BOOTHMAN
V. «Oriente-Occidente». GIOVANNI MIMMO BONINELLI
V. «cattolici», «intellettuali italiani», «italiani»,
Italia «Nord-Sud», «Stato».

«Italia» ricorre pressoché in ogni pagi- italiani


na dei Q. La voce si trova declinata in base
alla trattazione dei temi: storici, politici, eco- Parlare di «italiani» o di «popolo italia-
nomici, attinenti la religione o la linguistica, no» per G. significa individuare, approfon-
fino ad argomenti più specifici quali città- dire, eventualmente demistificare tutta una
campagna, Nord-Sud, scuola, teatro ecc. Un serie di luoghi comuni, relativi agli ambiti
esempio di declinazione del lemma sta nella più disparati (v. Q , ,  circa il rapporto
prima nota a Per una storia degli intellettua- fra lingua e dialetto oppure Q , , -
li italiani (Q , pp. -), di fine , nel qua- sulla religiosità degli italiani). Ma, a ben
le è ridisegnato il progetto del . Dell’Ita- guardare, ad accomunare molti dei passi in
lia sono messi in luce contrasti e distinzioni, questione è la pressione sensibilmente eser-
luci e ombre: diversi i passi a questo propo- citata su di essi da certe problematiche tipi-
sito negli scritti carcerari. La demagogica camente gramsciane, come quella dell’iden-
espressione «Italia reale e Italia legale» (Q , tità nazionale o quella della coscienza politi-
, ), usata dai clericali «per indicare il ca degli italiani. Punto di partenza per il pre-
disagio politico nazionale» all’indomani del- sente discorso è il riconoscimento della co-
l’unificazione, è interpretata da G. come siddetta funzione cosmopolitica delle classi
malessere che si protrae lungamente e crea colte italiane nel periodo fra il Quattrocen-
un «netto distacco tra lo Stato (legalità for- to e il Sei-Settecento, secoli in cui si era ve-
male) e la società civile (realtà di fatto)» (Q rificata un’ininterrotta emigrazione di artisti
, , ). A G. interessa soprattutto ra- e intellettuali, di tecnici e specialisti vari dal-
gionare sull’Italia reale: «Io sono sempre sta- la nostra penisola verso i centri più vivaci del
to persuaso che esiste una Italia sconosciuta, continente europeo. Ebbene, questo stesso
che non si vede, molto diversa da quella ap- parametro storico-culturale della funzione
parente e visibile [...], il distacco [...] è da cosmopolitica viene da G. decisamente al-
noi più profondo che nelle altre cosiddette largato e applicato all’intero popolo italiano,
nazioni civili» (LC , a Tania,  marzo visto che anche quest’ultimo, in un certo
), proseguendo con osservazioni sulle qual modo, nel suo complesso è stato porta-
caratteristiche della popolazione italiana. tore per lunghi secoli di una funzione inter-
È argomentazione ricorrente fin dagli nazionale-europea. All’origine di questa sor-
scritti giornalistici: «Non si conosce la sto- ta di destino storico collettivo ci sarebbe la
ria del popolo italiano» (Il socialismo e l’I- concreta localizzazione italiana di due gran-
talia,  settembre , in CF ); «noi di istituzioni del passato come l’Impero ro-
manchiamo degli strumenti adatti per co- mano prima e il papato temporalista poi,
noscere l’Italia, così com’è realmente e portatrici entrambe di una vocazione deci-
quindi siamo nella quasi impossibilità di fa- samente universalistica (Q , , -). Ma
re previsioni, di orientarci, di stabilire delle anche in seguito, questa disposizione “co-
linee d’azione che abbiano una certa proba- smopolitica” (e dunque, in un certo senso, a-
bilità di essere esatte» (PLV , ° novem- nazionale) della nostra storia ha trovato
bre ). Nelle LC, sul libro L’Italie qu’on sempre nuove incarnazioni, fino al fenome-
voit et l’Italie qu’on ne voit pas, G. scrive: no moderno dell’emigrazione di massa,
«Questo titolo potrebbe darsi a ogni libro quell’«emigrazione del popolo lavoratore,
ITALIANI 

che è andato ad aumentare il plusvalore dei nismo, infatti, non si basa su di un sentimen-
capitalismi stranieri» (Q , , ). to politico-militare ovvero economico, come
Fra le conseguenze prodotte da queste generalmente avviene per la psicologia nazio-
oggettive condizioni storico-culturali della nalistica di altri paesi, quali la Francia o la
penisola un’attenzione particolare viene ac- Germania (ibid.); quello degli italiani è, piut-
cordata da G. a quell’“apoliticismo” che sa- tosto, un particolare “orgoglio” verso gli in-
rebbe tipico degli italiani. Esso, nel presen- signi risultati culturali costantemente conse-
te, ha diverse manifestazioni. È, in primis, guiti, nei secoli, dai migliori “cervelli” della
perdurante mancanza di un maturo spirito nazione. In Q , ,  viene citato come
nazionale, e in tal senso corrisponde in fon- esempio quel puntiglioso impegno di tanti
do «all’antico “anazionalismo”: si diceva intellettuali nostrani nel rivendicare alla pro-
una volta “Venga Francia, venga Spagna, pria terra la paternità di invenzioni scientifi-
purché se magna”» (Q , , -). Ma che e scoperte geografiche (particolarmente
“apoliticismo”, oggi, è anche (e soprattutto) emblematica, a tal proposito, era l’esistenza
una peculiare, vistosa “indifferenza” rispet- di tutta una letteratura dedita a dimostrare
to alla vita politico-statale nel suo comples- che Colombo fosse di nazionalità italiana).
so, in particolare nelle sue forme più mo- Ma G., da parte sua, non era assolutamente
derne. Tale indifferenza, tradizionalmente, è persuaso della fondatezza di siffatto “orgo-
stata spiegata nei termini di un presunto glio” nazionale: e questo perché, secondo lui,
«“individualismo”» (ivi, ); eppure, alla per quanto geniale, l’opera isolata di un sin-
prova dei fatti, gli italiani non sembrano poi golo intelletto da sola non è sufficiente a ge-
così tanto inclini a quello «“splendido isola- nerare un’autentica “tradizione nazionale” di
mento” del singolo individuo, che conta so- cui poter andare collettivamente fieri: «Si
lo su se stesso per creare la sua vita econo- può parlare di tradizione nazionale quando
mica e morale»; più efficaci, in tale direzio- la genialità individuale è incorporata attiva-
ne, saranno piuttosto i concetti di “settari- mente, cioè politicamente e socialmente, nel-
smo” e di “corporativismo”, per cui, rispet- la nazione da cui l’individuo è uscito [...],
to al popolo italiano, “apoliticismo” «signi- quando essa trasforma il proprio popolo, gli
fica che al partito politico e al sindacato eco- imprime un movimento che appunto forma
nomico “moderni” [...] si “preferiscono” la tradizione» (Q , , -); laddove, al
forme organizzative di altro tipo, e precisa- contrario, il sapere e la tecnica dei tanti ita-
mente del tipo “malavita”, quindi le cricche, liani che erano diventati illustri all’estero si
le camorre, le mafie, sia popolari, sia legate erano semmai “incorporati” nella vivente tra-
alle classi alte» (ibid.). Questo concetto vie- dizione culturale dei paesi che li avevano
ne ripreso e precisato in Q , , -: se ti- ospitati. Del resto, a prescindere da tale ve-
pico delle classi umili è un settarismo fanati- nerazione per le glorie nazionali, risulta an-
co fatto non tanto di rigidi principi ideolo- cora più significativo (e pervasivo) un altro ri-
gici quanto, piuttosto, di «passioni anche flesso di questo orgoglio culturale italiano: si
basse e ignobili» (tanto che esso «finisce col- tratta di quell’«ammirazione ingenua e fana-
l’avvicinarsi al “punto di onore” della mala- tica per l’intelligenza come tale, per l’uomo
vita»: ivi, ), nelle classi alte, al contrario, intelligente come tale, che corrisponde al na-
imperversa «un modo di pensare che si può zionalismo culturale degli italiani, forse uni-
dire “corporativo”, economico, di categoria, ca forma di sciovinismo popolare in Italia»
e che del resto è stato registrato nella no- (Q , , -). Fra l’altro, questo tratto del-
menclatura politica italiana col termine di la mentalità nazionale può spiegare il seguito
“consorteria”» (ibid.). ottenuto, ai tempi dell’avventura fiumana, da
Ma all’incrocio fra atteggiamento apoli- D’Annunzio, «ritenuto popolarmente l’uo-
tico da una parte e tradizione cosmopolitica mo più intelligente d’Italia» (ibid.).
dall’altra si trova, secondo G., un particola- La nota verso cui tutto questo insieme
rissimo, sorprendente sciovinismo “cultura- di rilievi e approfondimenti sembra ideal-
le” degli italiani (Q , , ). Questo sciovi- mente convergere è Q , , - (v. anche
 IULCA O JULCA

il Testo C: Q , , ). Qui G. è impegna- posto: «il cosmopolitismo italiano non può
to a confutare le diverse tesi del nazionali- non diventare internazionalismo. Non il cit-
smo-imperialismo italiano contemporaneo: tadino del mondo, in quanto civis romanus
per G., si tratta di un esito ideologico dav- o cattolico, ma in quanto lavoratore e pro-
vero «anacronistico e antistorico; esso è real- duttore di civiltà. Perciò si può sostenere
mente contro tutte le tradizioni italiane, ro- che la tradizione italiana dialetticamente si
mane prima, cattoliche poi. Le tradizioni so- continua nel popolo lavoratore e nei suoi in-
no cosmopolitiche» (Q , , ). Ora, se tellettuali, non nel cittadino tradizionale e
tale è, di fatto, la tradizione secolare del po- nell’intellettuale tradizionale [...] Collabora-
polo italiano, allorché passiamo invece a re a ricostruire il mondo economicamente in
considerare la storia più recente dell’intera- modo unitario è nella tradizione della storia
zione fra comunità nazionale e realtà mon- italiana e del popolo italiano, non per domi-
diale il dato più concreto che emerge è quel- narlo e appropriarsi i frutti del lavoro altrui,
lo dell’espansione dell’uomo-lavoro, ovvero ma per esistere o svilupparsi» (ibid.).
quello dell’emigrazione di massa di lavora- DOMENICO MEZZINA
tori italiani (fenomeno anch’esso, a suo mo-
V. «apoliticità», «cosmopolitismo», «D’Annun-
do, di stampo “cosmopolitico”, visto che la zio», «emigrazione», «imperialismo», «Impero
manodopera nostrana ha tanto contribuito romano», «individualismo», «intellettuali italia-
alla fioritura capitalistica di altri paesi). Eb- ni», «internazionale, internazionalismo», «Italia»,
bene, in alternativa alle ipotesi imperialisti- «mafia e camorra», «nazionale-popolare», «na-
che di un’improbabile espansione coloniale zionalismo», «papa, papato», «tradizione».
italiana G. auspica, con fermezza, una pro-
spettiva futura di tipo diametralmente op- Iulca o Julca: v. Giulia.
J

jazz È verosimile che G. partecipi qui di un


ritardo comune a moltissimi intellettuali a
Al fenomeno jazzistico G. arriva per far
lui coevi verso una nuova forma d’arte, col-
«passare il tempo» alla cognata Tania (in una
ta quasi esclusivamente nella sua ascen-
lettera che le scrive in data  febbraio )
denza africana, ma va altrettanto sottoli-
raccontandole di una discussione carceraria
neata l’intelligenza con cui egli analizza il
con un tale «evangelista o metodista o pre-
coinvolgimento di masse sempre più gio-
sbiteriano» preoccupato (anzi «indignato»)
vani attraverso il «linguaggio più universa-
per il pericolo «di un innesto dell’idolatria
le oggi esistente» (LC , a Tania,  feb-
asiatica nel ceppo del cristianesimo europeo»
braio ). In questo caso, il rischio è evi-
(LC ). La riflessione gramsciana utilizza
dentemente quello di una semplificazione
qui la tecnica del «sarcasmo appassionato»
dei riferimenti culturali che la musica “as-
per opporre a tale inconsistente pericolo
simila” «a tutto il mondo psichico»: si trat-
quello più tangibile e concreto derivante dal
ta chiaramente di un’appendice della com-
«vero fanatismo» nato in Europa per gli
plessa teoria della personalità che G. svi-
«jazz-bands». Ciò che gli pare gravido di con-
luppa in carcere, una considerazione che
seguenze ideologiche è l’impatto che un fe-
lo porta a osservare quanto anche un
nomeno musicale nascente, fondato «sulla ri-
«evangelista o metodista o presbiteriano»
petizione continuata dei gesti fisici» e «sul rit-
possa inconsapevolmente divenire incapa-
mo sincopato», può avere su «milioni e mi-
ce di rinunciare «al caffè con contorno di
lioni di persone, specialmente giovani» (ivi,
jazz» (ivi, -).
). Il jazz-band, scriveva G. in una prece-
dente lettera a Berti (dell’ agosto ), rap- ALESSANDRO ERRICO
presenterebbe quindi «la prima molecola di V. «ideologia», «linguaggio», «musica», «perso-
una nuova civiltà eurafricana» (LC ). nalità», «sarcasmo appassionato».
K

Kant, Immanuel rale di Kant, che si compendia nell’imperati-


vo categorico («“opera in modo che la tua
A proposito del rapporto tra marxismo
condotta possa diventare una norma per tut-
e morale G., se da un lato vede nel materia-
ti gli uomini, in condizioni simili”», citata in
lismo storico la critica di ogni moralismo e Q , , ), implica invece per G. una fal-
di ogni estrinseca e formale obbligatorietà, sa universalizzazione. Il criterio di legittima-
dall’altro non si perita di attribuire al marxi- zione morale di un comportamento attraver-
smo una profonda destinazione etica: «Il so la sua possibile estensione ad azione pos-
materialismo storico distrugge tutta una se- sibile e propria dell’intero genere umano,
rie di pregiudizi e di convenzionalità, di fal- com’è formulato nella Critica della ragion
si doveri, di ipocrite obbligazioni: ma non pratica di Kant, è del tutto astratto e generi-
perciò giustifica che si cada nello scetticismo co. Talmente formale e vuoto da potersi e
e nel cinismo snobistico» (Q , , ). Ri- doversi invece riempire di qualsiasi uso e
pensando implicitamente alla definizione consuetudine storica particolare, locale e cir-
marxiana del proletariato come classe uni- coscritta a un ambiente dato. «La formula
versale, che deve porre fine, con la sua libe- kantiana, analizzata realisticamente, non su-
razione, alla possibilità stessa della storia co- pera qualsiasi ambiente dato, con tutte le sue
me storia delle lotte di classe, G. infatti asse- superstizioni morali e i suoi costumi barba-
gna al comunismo il fine tendenziale, ma rici; è statica, è una vuota forma che può es-
non perciò meno universale, di unificare sere riempita da qualsiasi contenuto storico
l’intero genere umano. I «principii etici», le attuale e anacronistico» (Q , , ). In ef-
norme che reggono il comportamento dei fetti, in tal modo ciò che viene legittimato co-
membri di un partito come quello comuni- me pregno di un valore morale universale è
sta, non hanno valore solo «in vista della solo una tipologia di comportamento legata
compattezza interna» (ivi, ), ma come ti- e circoscritta a una cultura determinata. Co-
pologie di comportamento che devono al- sicché viene fatto spacciare per morale solo
largarsi dal partito all’intero raggruppamen- ciò che, in modo conformistico, ognuno ri-
to sociale che in esso si riconosce e, di lì, al- tiene che possano e debbano fare, propria-
l’intera umanità. «Tutti questi rapporti dan- mente non tutti gli esseri umani, ma solo la
no carattere [tendenzialmente] universale maggioranza di coloro che appartengono al-
all’etica di gruppo che dev’essere concepita la propria cultura. «Ognuno opera secondo
come capace di diventare norma di condot- la sua cultura, cioè la cultura del suo am-
ta di tutta l’umanità» (ibid.). biente, e “tutti gli uomini” per lui sono il suo
Rispetto all’universalismo comunista, ambiente, quelli che la pensano come lui» (Q
che, muovendo da una classe particolare co- , , ). Non a caso, a conferma di una
me il proletariato della società industriale universalizzazione che non valorizza effetti-
moderna, è in grado di esplicitarne la valen- vamente l’intero genere umano ma solo
za metaforica e universale, ossia la capacità gruppi e culture particolari, proprio la stes-
contenitiva dell’intero genere umano, la mo- sa morale di Kant è l’espressione di valori e
 KANT, IMMANUEL

ideologie determinate nel tempo e nello spa- degli esseri umani. Pur se l’atto arbitrario, la
zio, qual è stata, nel suo caso, la filosofia co- «“gherminella”» di Croce, è consistita poi
smopolitica degli intellettuali dell’Illumini- nell’estendere tale legittimo rilievo critico al-
smo. «Si può dire che la massima di Kant è l’intero materialismo storico, per condannar-
connessa al tempo, all’illuminismo cosmo- lo integralmente: «Il Croce avrebbe quindi
polita, e alla concezione critica dell’autore, commesso un arbitrio curioso: avrebbe ricor-
cioè è legata alla filosofia degli intellettuali so a una “gherminella” polemica, si sarebbe
come ceto cosmopolitico» (ibid.). servito di un elemento critico del materiali-
D’altro canto, a G. non può sfuggire l’e- smo storico per assalire in blocco tutto il ma-
norme importanza nel mondo moderno del- terialismo storico presentandolo come una
la filosofia di Kant come filosofia della “sin- concezione del mondo in arretrato persino su
tesi a priori”, ossia della capacità dell’essere Kant» (ibid.).
umano di essere principio di sintesi e di pro- Oltre a ciò, il kantismo è per G. la fon-
duzione del senso del mondo, secondo quan- te cui ha attinto una delle correnti filosofi-
to sottolinea la citazione di Croce riportata che che a cavallo tra Ottocento e Novecen-
da G. nel Q : «“Perché se è vero che al Kant to hanno sottoposto a un’operazione di re-
giusnaturalista risponde assai bene nel campo visionismo il marxismo, al fine di negarne
dei fatti la rivoluzione francese, è anche vero l’autosufficienza teorica e l’efficacia storica.
che quel Kant appartiene alla filosofia del Accanto alla «doppia combinazione filosofi-
secolo decimottavo, che precesse e informò ca» (Q , , ) messa in atto dal revisio-
quel moto politico; laddove il Kant che apre nismo, cioè sia quella d’ispirazione idealisti-
l’avvenire, il Kant della sintesi a priori, è il ca, di riduzione della praxis al primato del-
primo anello di una nuova filosofia, la quale l’idea o dello spirito, sia quella d’ispirazione
oltrepassa la filosofia che s’incarnò nella ri- materialistica, di riduzione della praxis alla
voluzione francese”» (Q , , ). In tal materia, la terza corrente, per quanto dal
senso – ossia nel senso di una filosofia che «successo limitato e presso solo ristretti
con la dottrina della sintesi a priori ha radi- gruppi intellettuali» (ivi, ), è infatti quel-
calizzato il concetto dell’operare umano, fa- la che propone una combinazione di marxi-
cendo dello stesso conoscere una funzione smo e kantismo. «Da una parte, alcuni suoi
dell’agire e del sintetizzare – lo stesso G. può [scil. della filosofia della praxis, ndr] ele-
esplicitare la parte di verità implicita nella menti, in modo esplicito o implicito, sono
condanna radicale che Croce, dopo una va- stati assorbiti e incorporati da alcune cor-
lorizzazione iniziale, ha avanzato nei con- renti idealistiche (basta citare il Croce, il
fronti del materialismo storico come «“su- Gentile, il Sorel, lo stesso Bergson, [il prag-
perstizione” materialistica» e come «ritorno matismo]; dall’altra i così detti ortodossi [...]
al “medio evo” intellettuale» (Q , , ). A che [...] hanno creduto di essere ortodossi,
muovere dal rilievo univoco accordato alla identificandola fondamentalmente nel ma-
struttura economica e ai suoi automatismi, terialismo tradizionale. Un’altra corrente è
infatti «è certo che nel materialismo storico si ritornata al kantismo (e si può citare, oltre il
è formata una corrente deteriore, che può es- prof. Max Adler viennese, i due professori
sere indicata come corrispondente al cattoli- italiani Alfredo Poggi e Adelchi Baratono)»
cismo popolare in confronto a quello teolo- (ivi, -).
gico e degli intellettuali» (ivi, ). E appunto ROBERTO FINELLI
a tale materialismo volgare, che ha fede negli V. «Bucharin», «Croce», «dover essere», «etica»,
automatismi della storia e nei suoi necessari «filosofia», «filosofia della praxis», «Hegel», «Il-
rovesciamenti rivoluzionari, può ben essere luminismo», «imperativo categorico», «materiali-
applicato l’attributo di “prekantiano” perché smo storico», «noumeno», «oggettività», «revi-
elimina la funzione dell’agire e della prassi sionismo», «teleologismo».
L

Labriola, Antonio capovolgere la nozione del mondo, poggian-


do questo su la ragione”»; e G. rinvia qui a
Antonio Labriola non è una figura
un precedente abbozzo di riflessione sul
quantitativamente dominante nella cultura
rapporto Hegel-Marx (Q , ).
del G. torinese. I riferimenti alla sua opera Più avanti (Q , , ) G. torna su que-
sono rari; tuttavia, sono tutti positivi e si le- sto libro discutendo la questione della di-
gano a posizioni che G. in seguito non rive- scontinuità storica: «confronta con ciò che
drà più: Labriola è per G. l’unico filosofo scrive Antonio Labriola nel frammento Da
marxista italiano che abbia abbracciato que- un secolo all’altro sul significato del nuovo
sta teoria per svilupparla dall’interno e non calendario instaurato dalla Rivoluzione
per neutralizzarla in base a interessi ad essa francese (tra il mondo antico e il mondo cri-
estranei; è inoltre propugnatore di una ver- stiano non c’è stata una così profonda co-
sione non fatalistica del materialismo storico, scienza di distacco: la storia del calendario
che rende possibile pensare con coerenza l’a- accennata dal Labriola dimostra questa as-
zione politica (v. La critica critica,  gennaio senza)». Il riferimento è a due passi, che nel
, in CF  e Achille Loria e il socialismo, testo labriolano si trovano immediatamente
 gennaio , in CF, -; L ; Introdu- dopo e, rispettivamente, poco prima del
zione al primo corso della scuola interna di passo su Hegel e la Convenzione. In sostan-
partito, aprile-maggio , in CPC ). Al za, con una certa continuità G. lavora sul
momento dell’arresto G. aveva con sé a Ro- quarto saggio, estraendone spunti per una
ma i tre saggi di Labriola sul materialismo concezione non lineare del tempo storico e
storico, oltre al cosiddetto quarto saggio, il per un ripensamento problematico della
frammento postumo intitolato Da un secolo nozione di periodizzazione. Proprio in que-
all’altro. Quest’ultimo in particolare, come sto modo viene utilizzato lo spunto prove-
G. ricorda in una lettera del , fa parte di niente dal quarto saggio, quando G. si pro-
un gruppo di libri che aveva «comprato col- nuncia contro la periodizzazione superficia-
l’intenzione di fare determinate ricerche, le e retorica proposta da Vittorio Rossi del
che rientrano perciò in un quadro cultura- rapporto Medioevo-Rinascimento: «ha ra-
le», e che gli «serviranno in avvenire» (LC gione Antonio Labriola nel suo brano Da un
, a Tatiana,  marzo ). E proprio secolo all’altro che solo con la Rivoluzione
questo è l’unico libro di Labriola che G. eb- Francese si sente il distacco dal passato, da
be con sé a Turi. Nei Q non mancano riferi- tutto il passato e questo sentimento ha la
menti – talvolta mediati da Croce – agli altri sua espressione ultima nel tentativo di rin-
saggi, ma gli spunti testuali provengono dal novare il computo degli anni col calendario
frammento postumo. In Q , , , ad repubblicano» (Q , , ). E più avanti
esempio, G. rileva che Labriola scrive: «“Gli G., utilizzando citazioni riportate da Croce,
è proprio quel codino di Hegel che disse co- ricorda con favore «le osservazioni critiche
me quegli uomini (della Convenzione) aves- di Antonio Labriola» (Q , , ) contro
sero pei primi, dopo Anassagora, tentato di la «“storia feticistica”» (Q , , ) e sul-
 LABRIOLA , ANTONIO

l’impossibilità «di una storia generale del questo libro uno spunto relativo al Labriola
Cristianesimo, che al Labriola sembrava in- premarxista, un frammento di conversazio-
consistente come tutte le costruzioni stori- ne in cui il professore di Pedagogia afferma
che che assumono a soggetto enti inesisten- che, per «educare moralmente un papua-
ti» (Q , , ). no», lo farebbe schiavo, «e questa sarebbe la
Ma la presenza di Labriola è legata nei pedagogia del caso, salvo a vedere se pei
Q anche ad altre due fondamentali riprese, suoi nipoti e pronipoti si potrà cominciare
rispettivamente in positivo e in negativo. ad adoperare qualcosa della pedagogia no-
Quando avvia la riflessione sullo statuto del stra» (ivi, ; v. Croce , -). G. giudi-
marxismo G. ricorda a memoria le tesi fon- ca questo «un pseudo-storicismo, [...] un
damentali di Labriola, in particolare nel Di- meccanicismo abbastanza empirico. Si po-
scorrendo di socialismo e di filosofia: «mi pa- trebbe ricordare ciò che dice lo Spaventa a
re da rivalutare la posizione di Antonio La- proposito di quelli che non vogliono mai
briola. Perché? Il marxismo ha subito una che gli uomini escano di culla (cioè dal mo-
doppia revisione, cioè ha dato luogo a una mento dell’autorità, che pure educa alla li-
doppia combinazione», materialistica e bertà i popoli immaturi) e pensano tutta la
idealistica. «Il Labriola si distingue dagli vita (degli altri) come una culla. Mi pare sia
uni e dagli altri con la sua affermazione che storicamente da porre il problema in altro
il marxismo stesso è una filosofia indipen- modo: se cioè, una nazione o un gruppo so-
dente e originale. In questa direzione oc- ciale, che è giunto a un grado superiore di
corre lavorare, continuando e sviluppando civiltà non possa (e quindi debba) “accele-
la posizione del Labriola. Il lavoro è molto rare” l’educazione civile delle nazioni e
complesso e delicato» (Q , , -). E in Q gruppi più arretrati, universalizzando la
, ,  G. abbozza una spiegazione della propria esperienza. Non mi pare insomma
scarsa fortuna di Labriola, che sarebbe le- che il modo di pensare contenuto nella ri-
gata al fatto che solo con la conquista dello sposta del Labriola sia dialettico e progres-
Stato «nasce [concretamente] il problema sivo, ma piuttosto retrivo» (Q , , ).
di una nuova civiltà e quindi la necessità di Questo giudizio, confermato nel Testo C (Q
elaborare le concezioni più generali, le armi , , ), è spiegabile se si tiene conto di un
più raffinate e decisive». La necessità di ri- testo lievemente anteriore (Q , , , Te-
mettere in circolazione Labriola è dunque sto B, novembre ): «È da studiare come
legata al lavoro non più solo critico e pole- il Labriola, partendo da posizioni herbartia-
mico, ma costruttivo, che il movimento ne e antihegeliane sia passato al materiali-
operaio deve realizzare, se intende fondare, smo storico. La dialettica in Antonio La-
con lo Stato, una civiltà integrale. Indican- briola, insomma»; e di un altro testo (Q , ,
do nella praxis il centro della filosofia di , febbraio ), che in seconda stesura
Marx, Labriola ha individuato il punto da (Q , , ) sarà intitolato proprio Antonio
cui occorre partire per un lavoro costrutti- Labriola: «Hegel aveva affermato che la ser-
vo di questo genere. vitù è la culla della libertà. Per Hegel, come
L’altra occorrenza, negativa, di Labrio- per Machiavelli, il “principato nuovo” e la
la, si colloca nel quadro di un abbozzo di ri- connessa servitù sono giustificati solo come
cerca per «costruire un saggio compiuto» su educazione e disciplina dell’uomo non an-
di lui (Q , , , febbraio-marzo ). cora libero. Lo Spaventa (Principi di etica,
Si tratta di un lavoro parzialmente diverso Appendice, Napoli, ) lo interpretava:
dal precedente e che non confligge con es- “Ma la culla non è la vita. Alcuni ci vorreb-
so. Rimettere in circolazione Labriola signi- bero sempre in culla”». Hegel, Machiavelli
fica infatti studiare la sua biografia e il suo e Spaventa rappresentano una borghesia
pensiero, in tutti i suoi aspetti. A questo progressiva, che esprime l’espansività e l’u-
proposito G., che tra la fine del  e i pri- niversalismo di questa classe e per la quale
mi del  infittisce la frequentazione delle lo storicismo è espressione di questa espan-
crociane Conversazioni critiche, trova in sione. La posizione di Labriola è dunque da
LAICISMO 

classificare come retriva, come appunto G. Il frequente richiamo alla categoria de-
si esprime, in quanto rinuncia esplicitamen- gli intellettuali laici riveste nell’economia
te ad assumere questa “missione storica”. dei Q un ruolo significativo soprattutto in
Ciò che occorre fare è dunque capire come, relazione al confronto con gli intellettuali
partendo da quelle posizioni retrive, La- cattolici; secondo G. l’organizzazione di
briola sia giunto a Hegel, alla dialettica, al questi ultimi è superiore, in particolare cir-
marxismo. Non meraviglia che tracce di ca la capacità di influenzare le masse (anche
questa posizione iniziale rimangano in lui: attraverso l’istruzione scolastica), ma ciò
G. ricorda che «questa risposta del Labriola non impedisce una «rottura profonda tra la
è da avvicinare alla intervista da lui data sul- religione e il popolo» (Q , , ). Obietti-
la quistione coloniale (Libia) verso il » vo di G. è proprio la diffusione di una cul-
(Q , , ). Ma ciò non diminuisce l’im- tura laica, che gli intellettuali borghesi, le-
portanza della funzione filosofica di Labrio- gati a valori individualistici e lontani dalle
la rispetto a Marx né quella della sua rifles- esigenze delle masse, non hanno saputo
sione metodologica sul tempo e la storia. So- rappresentare: essi «hanno fallito nella sod-
no, semplicemente, aspetti disparati, di cui disfazione dei bisogni intellettuali del po-
si può anzitutto constatare la convivenza in polo» (ibid.), non hanno «saputo elaborare
Labriola, ma che in una ricerca più ap- un moderno “umanesimo” capace di
profondita andranno spiegati. diffondersi fino agli strati più rozzi e incol-
ti, come era necessario dal punto di vista na-
FABIO FROSINI
zionale» (Q , , ).
V. «Croce», «filosofia della praxis», «Hegel»,
«hegelismo napoletano», «marxismo», «materia- LUDOVICO DE LUTIIS
lismo storico», «Spaventa». V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «clero», «intel-
lettuali», «laicismo».
laici
laicismo
G. usa l’espressione «laici» sia riferen-
dosi agli individui che non appartengono al Il fenomeno del laicismo è considerato
clero sia a gruppi che si contrappongono al da G. essenzialmente in accezione positiva
potere della religione cattolica. Il primo uso e attraverso il confronto con i due principa-
è prevalente e spazia da discorsi interni alla li esponenti dell’idealismo italiano, Gentile
Chiesa – in cui, ad esempio, si segnala la pre- e Croce. La considerazione di G. per cui
senza di laici al fianco dei chierici all’interno non si tratta di contrapporre «cattolicismo e
di una istituzione cattolica – a utilizzi più ge- laicismo», «Chiesa» e «Pensiero», quanto
nerali, ad esempio nell’ambito di alcuni dati piuttosto «Pensiero» e «Religione» (Q ,
statistici. I laici intesi come cattolici non , ), s’inserisce all’interno della critica
chierici rivestono una notevole importanza alla visione gentiliana del problema religio-
nelle considerazioni di G. sull’espansione so, per la quale non vi sarebbe contraddi-
egemonica della Chiesa all’interno dello Sta- zione fra religione e filosofia. Il filosofo at-
to: «La Chiesa, nella sua fase odierna [...] tualista si pronuncia a favore dell’introdu-
non può accontentarsi solo di creare preti; zione della religione nelle scuole elementa-
essa vuole permeare lo Stato (ricordare la ri: secondo G., per un verso si rinuncia così
teoria del governo indiretto elaborata dal a educare il popolo e si cerca solo di mano-
Bellarmino) e per ciò sono necessari i laici, è vrarlo – essendovi di fondo l’idea di una
necessaria una concentrazione di cultura «“religione buona per il popolo”», dove
cattolica rappresentata da laici. Molte per- «popolo = fanciullo» (Q , , ) –, per
sonalità possono diventare ausiliari della l’altro si tratta d’un pensiero confuso giac-
Chiesa più preziosi come professori d’Uni- ché l’esigenza d’una «esposizione “dogma-
versità, come alti funzionari dell’ammini- tica” delle nozioni scientifiche» non signifi-
strazione, ecc., che come cardinali o vesco- ca che il dogma equivalga a quello religioso
vi» (Q , , ). confessionale e che un popolo «debba esse-
 LAICISMO

re ridotto in schiavitù» (ibid.). Croce, al forza organizzata nella società civile, la Chie-
contrario, fu secondo G. il primo a operare sa si è invece assicurata «le leggi dello Stato
un significativo sforzo di costruzione d’un e il controllo dell’educazione» (Q , , ).
nuovo universo ideologico dell’egemonia In Q , ,  G. distingue due ordi-
borghese. Nelle LC G. ne pone in luce il me- ni d’eventi: «) quello reale, effettuale, per
rito d’aver promosso prima d’ogni altro in cui si verificano nella massa popolare dei
Italia un «movimento di riforma morale e movimenti di riforma intellettuale e morale
intellettuale» cui molti intellettuali del tem- [...]; ) i diversi atteggiamenti dei gruppi in-
po parteciparono e il cui punto fondante fu tellettuali verso una necessaria riforma intel-
la consapevolezza «che l’uomo moderno lettuale e morale». In Italia la libertà è dive-
può e deve vivere senza religione e s’inten- nuta religione solo per un piccolo numero di
de senza religione rivelata o positiva o mi- intellettuali, che d’altra parte non hanno sa-
tologica o come altrimenti si vuol dire» (LC puto sostituire alla religione «una nuova mo-
-, a Tatiana,  agosto ). Tale que- ralità laica e umanistica» (Q , , ). Per
stione rimase per G. «il maggiore contribu- le masse invece la libertà si è presentata co-
to alla cultura mondiale che abbiano dato me lega ideologica fra «vecchia religione cat-
gli intellettuali moderni italiani [...] conqui- tolica» e «“patria”», quest’ultimo elemento
sta civile che non deve essere perduta» (ivi, «decisivo dal punto di vista laico», che tut-
). Inoltre per G. la Rivoluzione francese tavia ebbe funzione di mera «“conservazio-
fu uno scisma storicamente più maturo del- ne”» (Q  I, , ). In generale, la co-
la Riforma perché avvenuto «sul terreno del scienza nazionale italiana si costituì, secon-
laicismo» (Q , , ). do G., con il superamento del «particolari-
Per quel che riguarda il contesto italia- smo municipale» e del «cosmopolitismo cat-
no, secondo G. occorre «distinguere crono- tolico» (Q , , ); inoltre lo spirito lai-
logicamente tra varie epoche: quella del Ri- co, la cui nascita deriva proprio dal suddet-
sorgimento (col liberalismo laico da una to superamento del «cosmopolitismo catto-
parte, e il cattolicismo liberale dall’altra), lico», in Italia si presenta «non solo distinto,
quella dal  al , col positivismo e anti- ma in lotta col cattolicismo» (ibid.). G. ritie-
clericalismo massonico e democratico; quel- ne che nel momento in cui nasce lo Stato
la dal  fino alla guerra, col modernismo e borghese si pone la necessità di elaborare
il filosofismo idealistico; quella fino al con- una nuova concezione da cui prende vita «la
cordato, con l’organizzazione politica dei forma moderna del laicismo tradizionale»
cattolici italiani; e quella post-concordata- (Q , , ). Cavour è autore del capolavo-
ria, con una nuova posizione del problema, ro politico del Risorgimento, che pone in lu-
sia per gli intellettuali che per il popolo» (Q ce l’abilità dei liberali italiani nel suscitare la
, , -). Diversamente da paesi come forza cattolico-liberale sganciandola dalle
la Francia o gli Stati Uniti, in Italia «i laici ipoteche della Chiesa; d’altra parte le due
hanno fallito nella soddisfazione dei bisogni forze che si svilupparono – l’una connessa al
intellettuali del popolo» per non aver sapu- papato, l’altra «“laica”, anzi in opposizione
to rappresentare «una cultura laica, per non al papato» (Q , , ) – non ebbero egua-
aver saputo creare un nuovo umanesimo» le peso: la seconda, che confluì nel mazzi-
(Q , , ): hanno mancato al loro compi- nianesimo, non ebbe «la stessa compattezza,
to storico di educatori ed elaboratori della omogeneità, disciplina dell’altra» (ibid.).
coscienza morale del popolo-nazione, non D’altra parte anche l’estraneità irridu-
hanno saputo soddisfare le «esigenze intel- cibile della Chiesa allo Stato impedì il costi-
lettuali» degli strati sociali incolti, essendo tuirsi d’una coscienza nazionale e la matu-
piuttosto legati «a un mondo antiquato, me- razione politica delle masse cattoliche. Il
schino, astratto, troppo individualistico o di mondo cattolico si affacciò alla politica dap-
casta» (Q , , -). E mentre gli «ideali- prima sottobanco, con il Patto Gentiloni,
sti, laicisti, immanentisti» facevano «del poi con la fondazione nel  dell’autono-
Pensiero una pura astrazione» e non una mo Partito popolare, «movimento di totali-
LAO - TSE 

tario ritorno alla posizione politica della da ogni residuo di trascendenza e di assolu-
Chiesa nel Medio Evo» (Q , , ). Que- to» (Q , , ).
sto segna per G. il tramonto dell’egemonia
MANUELA AUSILIO
clericale, poiché la religione «da concezione
totalitaria [...] diventa parziale [...] e deve V. «Chiesa cattolica», «Concordato», «cosmopo-
avere un proprio partito» (Q , , ) e le litismo», «educazione», «laici», «liberalismo»,
«moderno Principe», «nazionale-popolare», «re-
sue espressioni politiche organizzate «di- ligione», «riforma intellettuale e morale», «Risor-
ventano partiti in contrapposto di altri par- gimento».
titi e, di più, partiti in posizione di difesa e
di conservazione» (Q , , ). La Chiesa Lao-Tse
si trova così a vivere «una rottura profonda
tra la religione e il popolo», si trova «in uno Lao-Tse è il vecchio saggio cinese, quasi
stato miserrimo di indifferentismo e di as- contemporaneo di Confucio ma filosofica-
senza di vita spirituale» (Q , , ) e vede mente agli antipodi. Secondo le fonti di G.,
«l’apostasia di intere masse» (Q , , ); Confucio è «nobile, colto, speculativo», un
d’altra parte nelle culture popolari il cattoli- uomo di Stato per il quale la volontà umana
cesimo si è ormai ridotto in gran parte a «su- entra nella «produzione e determinazione
perstizione di contadini, di ammalati, di del fatto politico». Lao-Tse, al contrario, è
vecchi e di donne» (Q , , ). In Q , «popolare, audace, fantasioso», «sconsiglia
,  G. sostiene che «il clericalismo ita- l’attività pubblica» e crede che tutti i fatti,
liano sapeva di non essere l’espressione rea- «senza eccezione, si facciano da sé». Confu-
le della società civile», informe e caotica, e cio richiama i regnanti e il popolo «agli
«non riuscì a darle un’organizzazione nazio- esempi del buon tempo antico», mentre Lao-
nale ed efficiente» (Q , , ) poiché era Tse sogna «lo stato virgineo di natura» (Q ,
politicamente disomogeneo «ed aveva pau- , ). Metaforicamente la figura di Lao-Tse
ra delle stesse masse che dominava» (Q , sta per l’Italia, un «paese giovanissimo e vec-
, ). Negli anni Trenta la Chiesa ricorre chissimo nello stesso tempo», nel quale i rap-
ovunque all’accordo con le dittature reazio- porti tra intellettuali e popolo-nazione sono
narie attraverso il Concordato, che è il «ri- da studiare «sotto l’aspetto della lingua scrit-
conoscimento esplicito di una doppia so- ta dagli intellettuali». Come sede del papato
vranità in uno stesso territorio statale» (Q e anche per l’uso del latino, «legato al co-
, , ) attraverso cui la Chiesa ottiene il smopolitismo cattolico», l’Italia è un paese
«riconoscimento pubblico a una casta di cit- vecchio, diviso linguisticamente in dialetti
tadini dello stesso Stato di determinati pri- neolatini, originari del latino volgare. All’e-
vilegi politici» (ivi, ). Se dunque «nean- poca dei Comuni il «volgare illustre», elabo-
che per i liberali la religione è un affare pri- rato sotto l’egemonia di Firenze, fornì la ba-
vato in senso assoluto» (Q , , ), per se della lingua italiana, la quale rimase una
G. diviene compito prioritario del «moder- lingua scritta e non parlata fino al distacco
no Principe» fornire «la base di un laicismo novecentesco «degli intellettuali laici da
moderno e di una completa laicizzazione di quelli ecclesiastici». L’«“illustre volgare”»,
tutta la vita e di tutti i rapporti di costume» fiorentino di lessico e anche di fonetica ma
e prendere il posto nelle coscienze «della di- latino di sintassi, divenne cristallizzato «allo
vinità o dell’imperativo categorico» (Q , , stesso modo che si era cristallizzato il latino
). Il giudizio di G. è chiaro: «elementi di letterario». Come conseguenza una frattura
teocrazia sussistono in tutti gli stati dove rimase «tra il popolo e gli intellettuali, tra il
non esista netta e radicale separazione tra popolo e la cultura» (Q , , -). Osserva-
chiesa e Stato, ma il clero eserciti funzioni zione collegata a tale argomento è che quan-
pubbliche di qualsiasi genere e l’insegna- do, in un paese arretrato, le forze civili si
mento della religione sia obbligatorio o esi- espandono, «esse non possono creare una
stano concordati» (Q , , ), per cui «la nuova originale letteratura», ma è naturale
concezione del diritto dovrà essere liberata che ci sia un «“calligrafismo”», uno scettici-
 LATINO

smo per «ogni “contenuto” passionale serio ) contro cui hanno lottato, con l’espan-
e profondo»; tale «“calligrafismo” sarà la let- dersi della moderna borghesia, i movimenti
teratura organica» dei «complessi nazionali, decisi a ridurre il distacco tra intellettuali e
che come Lao-Tse, nascono già vecchi di ot- popolo-nazione (v. anche Q , ).
tant’anni» (Q , , ).
ALESSANDRO CARLUCCI
DEREK BOOTHMAN V. «Chiesa cattolica», «cosmopolitismo», «dialet-
V. «Cina», «Comuni medievali», «intellettuali ita- to», «intellettuali italiani», «latino e greco», «lin-
liani», «Italia». guistica», «Rinascimento», «Umanesimo».

latino latino e greco


Le numerose osservazioni di G. sulla lin- G. dà un giudizio negativo sul latino co-
gua latina, negli anni del carcere, ruotano me “lingua dei dotti”, fattore storicamente di
principalmente attorno a due tematiche. Da isolamento degli intellettuali rispetto al po-
una parte, il suo interesse per la storia lingui- polo-nazione. Tuttavia, fin dagli anni -
stica della società italiana, a partire dalla fase  l’invito rivolto ai proletari a non ambire
storica in cui «la lingua scritta (il così detto essi stessi al presuntuoso distacco e all’osten-
medio latino, cioè il latino scritto dal  d.C. tata superiorità dello «studentucolo che sa
al ) si staccò completamente dalla lingua un po’ di latino» (Socialismo e cultura, 
parlata dal popolo, che, cessata la centraliz- gennaio , in CT ) si accompagna a una
zazione romana, si franse in infiniti dialetti» valutazione positiva dello studio scolastico di
(LC , a Tatiana,  novembre ): inte- questa lingua e della lingua greca: uno studio
resse direttamente ed esplicitamente collega- che «abitua lo scolaro, il futuro cittadino», a
to da G. a quello per la storia degli intellet- un modo di pensare «concreto» e «storico»
tuali italiani. Dall’altra, le riflessioni su scuo- (La difesa dello Schultz,  novembre , in
la e educazione. Per la seconda tematica si ri- CF ). Negli anni del carcere G. attribuisce
manda alla voce latino e greco; quanto alla all’insegnamento «delle lingue latina e greca,
prima, sono particolarmente importanti Q , unito allo studio delle letterature e storie po-
 sulla «“cristallizzazione”» del «latino lette- litiche rispettive», la capacità di far acquisire
rario» (e, poi, dello stesso «volgare illustre» «diligenza», «esattezza» e «una intuizione
sviluppatosi con il «fiorire dei Comuni», sot- storicistica del mondo e della vita», così co-
to «l’egemonia intellettuale di Firenze»: «fio- me «nessuna lingua viva» potrebbe fare. Le
rentino di vocabolario e anche di fonetica, ma considerazioni più importanti sono quelle
[...] latino di sintassi») in una “lingua dei dot- del Q  (Q , , -), del , sulla ricer-
ti” (ivi, ); Q , , sulla lotta tra «due con- ca del «principio educativo» per la «scuola
cezioni del mondo» nel Rinascimento: «una media», dove è ripreso un Testo A del no-
borghese-popolare che si esprimeva nel vol- vembre  (Q , , ). Non sfugge a G.
gare e una aristocratico-feudale che si espri- il venir meno di questa efficacia pedagogica,
meva in latino» (ivi, ); Q , ; Q , ; Q con il mutare della società e del ruolo della
,  sul significato politico del «De Vulgari cultura umanistica tradizionale: scrive «Si
Eloquio di Dante». La padronanza del latino, può sostituire» (ivi, ) in prima stesura, in
lingua che il popolo non comprende (v. anche seconda, più chiaramente, «bisognerà sosti-
Q , ; Q , ; LC -, a Teresina,  no- tuire il latino e il greco», ma continua ad am-
vembre ), appare in queste note come un mettere che «non sarà agevole» trovare
fattore di continuità nella formazione di un’alternativa «che dia risultati equivalenti
gruppi colti di laici o di ecclesiastici – la Chie- di educazione e formazione generale della
sa cattolica ha continuato a usare per secoli il personalità» (Q , , ). In particolare, G.
latino (v. anche Q , ) – caratterizzati dal apprezza la comparazione di queste lingue
cosmopolitismo e dal disinteresse per l’arre- con l’italiano e il loro studio diacronico. Ciò
tratezza culturale delle classi subalterne: un emerge anche da alcune osservazioni anno-
«“mandarinismo” latineggiante» (Q , , tate per la prima volta nel maggio  (Q ,
LAVORO 

). In esse G. sottolinea come gli «esercizi mente dal nesso con la classe dominante e
di lingue che si fanno nel ginnasio-liceo» «unita con gli interessi della classe ancora su-
scoraggino l’astrattezza e favoriscano l’at- balterna» (ibid.). Questo passaggio è indice
tenzione per le specificità storiche di un’e- del fatto che la classe subalterna «non è più
spressione, mostrando che nella traduzione subalterna, ossia mostra di tendere a uscire
dal latino, o dal greco, all’italiano «non c’è dalla sua condizione subordinata», in quanto
mai identità nei termini delle lingue poste a è capace di “pensarsi” (v. la «coscienza “teo-
confronto, o almeno che tale identità che pa- retica”» di cui sopra) come istitutrice di una
re esista agli inizi dello studio (rosa italiano nuova organizzazione della produzione, che
= rosa latino) va sempre più complicandosi dalla fabbrica si proietta nella società e dal-
col progredire del “tirocinio”, va cioè allon- l’economia si estende in una forma compiuta
tanandosi dallo schema matematico» (Q , di “cultura” (ibid.).
, ; v. anche Q , , ).
FABIO FROSINI
ALESSANDRO CARLUCCI V. «direzione», «Ordine Nuovo (L’)», «sponta-
V. «educazione», «Gentile», «latino», «logica», neità».
«matematica», «scuola», «traduzione».
lavoro
lavoratore collettivo
Una definizione di lavoro G. la dà per la
L’espressione compare nei Q solamente prima volta in Q , , -. Qui, ragionan-
nel luglio-agosto  (Q , ) in un testo de- do sul Principio educativo nella scuola ele-
dicato all’analisi del movimento consiliare to- mentare e media, egli afferma che «l’educa-
rinese. Di esso G. aveva già individuato (Q , zione elementare si impernia in ultima ana-
) il significato nel fatto di essere stata un’e- lisi nel concetto e nel fatto del lavoro, poiché
sperienza di «unità della “spontaneità” e del- l’ordine sociale (insieme dei diritti e doveri)
la “direzione consapevole”», come elemento è dal lavoro innestato nell’ordine naturale»,
che caratterizza «la azione politica reale del- e il lavoro è definito come «l’attività pratica
le classi subalterne, in quanto politica di mas- dell’uomo». Un’educazione imperniata sul-
sa e non semplice avventura di gruppi che si l’attività pratica, aggiunge, crea una visione
richiamano alla massa» (ivi, ). In quel te- del mondo «liberata da ogni magia e da ogni
sto G. notava anche che il rinvio alla sponta- stregoneria e dà l’appiglio allo sviluppo ul-
neità «dava alla massa una coscienza “teore- teriore in una concezione storica, di movi-
tica”, di creatrice di valori storici ed istituzio- mento, del mondo». Nel Testo C (Q , ,
nali, di fondatrice di Stati» (ibid.). Qui, ana- ) il lavoro viene definito invece come
logamente, parla di «tentativi costituzionali «l’attività teorico-pratica dell’uomo» la qua-
(organici) per uscire dallo stato di disordine le «dà l’appiglio allo sviluppo ulteriore di
e di dispersione delle forze» (Q , , ). In una concezione storica, dialettica, del mon-
questa prospettiva il riferimento all’analisi do, [...] a concepire l’attualità come sintesi
del lavoratore collettivo contenuta nel primo del passato [...] che si proietta nel futuro».
libro del Capitale serve a G. per convalidare Dalla prima alla seconda stesura si riscontra
la corrispondenza dei Consigli con l’analisi uno spostamento di accento dal carattere
«dello sviluppo del sistema di fabbrica» com- pratico del lavoro al suo essere una media-
piuta da Marx: l’affermarsi del lavoro astrat- zione concreta, effettiva, di teoria e pratica.
to, non attribuibile a nessun lavoratore in Un contributo alla comprensione del signi-
particolare, fa sì che «l’insieme della mae- ficato di questo spostamento può venire dal-
stranza della fabbrica debba concepirsi come l’accostamento all’analoga riscrittura di un
un “lavoratore collettivo”» (ivi, ). Su que- altro testo, lievemente anteriore. In Q , ,
sta base il «movimento di fabbrica» mirava a  G. si domanda: «Si intende per scienza
«fare diventare “soggettivo” ciò che è dato l’attività teorica o l’attività pratico-speri-
“oggettivamente”», ovvero a ripensare politi- mentale degli scienziati? Io penso che deve
camente la tecnica produttiva indipendente- essere intesa in questo secondo senso e che
 LAVORO

Engels voglia affermare il caso tipico in cui da se stesso un’intera visione del mondo al-
si stabilisce il processo unitario del reale, ternativa a quella dominante (idea che G.
cioè attraverso l’attività pratica, che è la me- aveva maturato nei tempi dell’“Ordine
diazione dialettica tra l’uomo e la natura, Nuovo”, condensandola nella figura del
cioè la cellula “storica” elementare». E nella “produttore”, e di cui si trova ancora traccia
seconda stesura: «S’intende per scienza l’at- in un rapido appunto non ripreso, Q , );
tività teorica o l’attività pratico-sperimenta- dall’altra, la raffigurazione della “teoria” co-
le degli scienziati? o la sintesi delle due atti- me speculazione e della “pratica” come si-
vità? Si potrebbe dire che in ciò si avrebbe il nonimo di concretezza e ad essa alternativa.
processo unitario tipico del reale, nell’atti- La prima posizione viene a cambiare at-
vità sperimentale dello scienziato che è il traverso l’analisi delle trasformazioni del la-
primo modello di mediazione dialettica tra voro portate dall’affermazione del fordismo,
l’uomo e la natura, la cellula storica elemen- con il controllo della sessualità come parte
tare per cui l’uomo, ponendosi in rapporto del processo di produzione (Q , , ; Q ,
con la natura attraverso la tecnologia, la co- , ; Q , , ) e in generale con l’affer-
nosce e la domina» (Q , , -). Anche mazione della centralità della produzione
qui l’accento si sposta dall’identificazione nella società, secondo una modalità funzio-
della scienza con la pratica alla messa in ri- nale al rafforzamento e all’espansione del ca-
lievo dell’unità sintetica rappresentata dalla pitalismo. L’iniziale concezione della teoria
tecnologia. Il rapporto di questo ragiona- viene invece messa in questione attraverso lo
mento con il problema del lavoro è chiarito sviluppo della nozione di intellettuali. Defi-
nelle righe che immediatamente seguono: nendo questi come «in generale tutta la mas-
«L’“esperienza” scientifica è la prima cellu- sa sociale che esercita funzioni organizzative
la del nuovo processo di lavoro, della nuova in senso lato, sia nel campo della produzio-
forma d’unione attiva tra l’uomo e la natura: ne, sia nel campo della cultura, sia nel cam-
lo scienziato-sperimentatore è un “operaio”, po amministrativo-politico» (Q , , ), G.
un produttore industriale e agricolo, non è imposta un’analisi in cui cultura, organizza-
puro pensiero: è anch’egli, anzi egli è il pri- zione e burocrazia tendenzialmente si unifi-
mo esempio di uomo che il processo storico cano sotto una nozione molto ampia di fun-
ha tolto dalla posizione di camminare sulla zioni connettivo-comunicative. Si chiarisce
testa, per farlo camminare sui piedi» (Q , così gradualmente una nozione di lavoro co-
, ). Che nella seconda stesura diventa: me comprendente tanto il lavoro intellettua-
«L’esperienza scientifica è la prima cellula le quanto il lavoro manuale (Q , , ; Q
del nuovo metodo di produzione, della nuo- , , ; Q , , ; Q , , ; Q , ,
va forma di unione attiva tra l’uomo e la na- ), alla luce della quale lo svuotamento di
tura. Lo scienziato-sperimentatore è [an- contenuti artigianali e “umani” subita dal la-
che] un operaio, non un puro pensatore e il voro di fabbrica cambia di significato: da una
suo pensare è continuamente controllato parte essa non va intesa come una perdita,
dalla pratica e viceversa, finché si forma l’u- ma semmai come una sostituzione di conte-
nità perfetta di teoria e pratica» (Q , , nuti mentali (v. il cenno alla presenza «in
; v. un analogo passo in Q  II, , ). qualsiasi lavoro fisico, anche il più meccani-
L’idea della scienza come lavoro, e di co e degradato», di «un minimo di qualifica
questo come pratica, cede il posto a una tecnica, cioè un minimo di attività intellet-
concezione, assai più complessa, della scien- tuale creatrice», contenuto in Q , , ,
za come tecnologia e del lavoro come siste- non a caso intitolato Gli intellettuali, e il for-
ma di produzione (laddove si precisa che lo te sviluppo di questa tesi in Q , , - e in
scienziato è non solo ma anche un operaio). Q , , ); dall’altra la stessa nostalgia del-
Ciò che muta – e che può essere seguito lun- l’unità immediata di produttore e prodotto
go le analisi contenute nei Q – è da una par- va denunciata come regressiva (si vedano le
te l’idea del lavoro come “mondo” o sfera di note sull’artigianato e su «Strapaese»), in
vita autonoma, capace di costituire a partire quanto volta a soddisfare le esigenze di ri-
LEGGI DI TENDENZA 

stretti ceti sociali parassitari. Ciò che va svi- seologico? Non implica appunto una nuova
luppato è invece un discorso realistico sul la- “immanenza”, una nuova concezione della
voro, in cui la realtà di «chi è costretto a un “necessità” e della libertà ecc.? Questa tra-
lavoro servile, estenuante» (Q  II, , ) duzione mi pare appunto abbia fatto la filo-
venga studiata ed elaborata facendone scatu- sofia della praxis che ha universalizzato le
rire politicamente l’interna dialettica: da una scoperte di Ricardo estendendole adeguata-
parte attività che assorbe i nove decimi del mente a tutta la storia, quindi ricavandone
tempo della grande maggioranza della popo- originalmente una nuova concezione del
lazione, consegnandola a una condizione di mondo» (Q  II, , -). E nella lettera del
prostrazione e frammentazione (Q , , ;  maggio : «Prendo lo spunto dai due
Q  II, .I, ; Q , , ), dall’altra concetti, fondamentali per la scienza econo-
«punto di riferimento» imprescindibile per mica, di “mercato determinato” e di “legge
una riforma produttivistica della società (Q di tendenza” che mi pare siano dovuti al Ri-
, , ) sia a livello nazionale sia nella sua cardo e ragiono così: – non è forse da questi
proiezione internazionale (rispettivamente due concetti che si è preso motivo per ri-
Q , ,  sul “lavoro come insieme” e Q , durre la concezione “immanentistica” della
,  sul nuovo cosmopolitismo dell’«uo- storia, – espressa con linguaggio idealistico e
mo-lavoro»). E questo per la stessa ragione: speculativo dalla filosofia classica tedesca, –
in quanto esperienza che in qualche modo in una “immanenza” realistica immediata-
accomuna i nove decimi della popolazione. mente storica, in cui la legge di causalità del-
Tra i due lati di questa dialettica non vi è nes- le scienze naturali è stata depurata del suo
suno sviluppo automatico o necessario, ma la meccanicismo e si è sinteticamente identifi-
funzione (il lavoro organizzativo in senso la- cata col ragionamento dialettico dell’hegeli-
to) degli intellettuali e del partito politico, smo?» (LC -, a Tania,  maggio ). La
unico luogo in cui può storicamente realiz- legge di tendenza va dunque pensata insie-
zarsi l’unità di teoria e pratica. me al concetto di mercato determinato e si
FABIO FROSINI spiega con esso. L’origine ricardiana di en-
trambe le nozioni risulta da un’originale in-
V. «fordismo», «intellettuale», «Ordine Nuovo
terpretazione che G., a partire dalla Histoi-
(L’)», «scienza», «tecnologia».
re des doctrines économiques depuis le phy-
siocrates jusqu’à nos jours di Charles Gide e
leggi di tendenza
Charles Rist (Gide, Rist ; il capitolo su
Il concetto compare in posizione domi- Ricardo è dovuto a Gide), dà del metodo di
nante in un solo testo del Q  e in una lette- esposizione di Ricardo, in cui l’uso delle for-
ra coeva del maggio . Nel primo G. af- mulazioni di necessità ipotetica, tipico degli
ferma che tale nozione proviene a Marx da economisti (il metodo del “supposto che”),
Ricardo: «In un certo senso mi pare si possa viene portato all’estremo. In quanto “ten-
dire che la filosofia della praxis è uguale a denziale”, la legge non cessa di essere “de-
Hegel + Davide Ricardo. Il problema è da terministica”, dato che la sua affermazione
presentare inizialmente così: i nuovi canoni presuppone il verificarsi di una serie di cir-
metodologici introdotti dal Ricardo nella costanze. La necessità che così ne risulta, no-
scienza economica sono da considerarsi co- ta G., è di carattere “storicistico” e non “na-
me valori meramente strumentali (per inten- turalistico”. Egli infatti prosegue, nel testo
dersi, come un nuovo capitolo della logica del Q  dianzi ricordato: «Sarà da studiare
formale) o hanno avuto un significato di in- tutta una serie di quistioni: ) riassumere i
novazione filosofica? La scoperta del princi- principî scientifici-formali del Ricardo nella
pio logico formale della “legge di tendenza”, loro forma di canoni empirici; ) ricercare
che porta a definire scientificamente i con- l’origine storica di questi principî ricardiani
cetti fondamentali nell’economia di “homo che sono connessi al sorgere della scienza
oeconomicus” e di “mercato determinato” economica stessa, cioè allo sviluppo della
non è stata una scoperta di valore anche gno- borghesia come classe “concretamente mon-
 LEGISLATIVO - ESECUTIVO

diale” e al formarsi quindi di un mercato alcuni elementi isolati per costruire un’ipote-
mondiale già abbastanza “denso” di movi- si logica. Poiché la legge è l’aspetto contrad-
menti complessi perché se ne possano isola- dittorio di un’altra legge, quella del plusva-
re e studiare delle leggi di regolarità necessa- lore relativo che determina l’espansione mo-
rie, cioè delle leggi di tendenza, che sono leg- lecolare del sistema di fabbrica e cioè lo svi-
gi non in senso naturalistico o del determi- luppo stesso del modo di produzione capita-
nismo speculativo, ma in senso “storicisti- listico, non può trattarsi di tali forze contro-
co” in quanto cioè si verifica il “mercato de- peranti come quelle delle ipotesi economi-
terminato”, ossia un ambiente organicamen- che comuni. In questo caso la forza contro-
te vivo e connesso nei suoi movimenti di svi- perante è essa stessa studiata organicamente
luppo» (Q  II, , -, corsivo mio). e dà luogo a una legge altrettanto organica
In diverse altre occorrenze l’espressione che quella della caduta. Il significato di “ten-
“legge tendenziale” compare per definire la denziale” pare dover essere pertanto di ca-
marxiana legge della caduta tendenziale del rattere “storico” reale e non metodologico: il
saggio del profitto. Fin dall’inizio G. preferi- termine appunto serve a indicare questo pro-
sce chiamarla «legge tendenziale della cadu- cesso dialettico per cui la spinta molecolare
ta del saggio del profitto» (Q , ,  e Q , progressiva porta a un risultato tendenzial-
, ), ma giustifica tale scelta solo nel Q , mente catastrofico nell’insieme sociale, risul-
in un testo posteriore a quello su Ricardo so- tato da cui partono altre spinte singole pro-
pra citato: «Inoltre occorrerà forse meglio gressive in un processo di continuo supera-
determinare il significato di legge “tenden- mento che però non può prevedersi infinito,
ziale”: poiché ogni legge in Economia politi- anche se si disgrega in un numero molto
ca non può non essere tendenziale, dato che grande di fasi intermedie di diversa misura e
si ottiene isolando un certo numero di ele- importanza» (Q  II, , -).
menti e trascurando quindi le forze contro-
FABIO FROSINI
peranti, sarà forse da distinguere un grado
maggiore o minore di tendenzialità e mentre V. «caduta tendenziale del saggio di profitto»,
«economia», «homo oeconomicus», «Marx»,
di solito l’aggettivo “tendenziale” si sottin-
«marxismo», «mercato determinato», «Ricardo».
tende come ovvio, si insiste invece su di esso
quando la tendenzialità diventa un carattere
legislativo-esecutivo
organicamente rilevante come in questo caso
in cui la caduta del saggio del profitto è pre- Il problema politico classico della divi-
sentata come l’aspetto contraddittorio di sione dei poteri viene da G. affrontato in
un’altra legge, quella della produzione del una nota dedicata alla differenza di fondo
plusvalore relativo, in cui una tende ad eli- esistente tra il funzionamento di alcuni or-
dere l’altra con la previsione che la caduta gani statali in Italia e nel Regno Unito. Oltre
del saggio del profitto sarà la prevalente» (Q Manica, fa presente G., il parlamentarismo
 II, , ). In questo caso, dunque, si va vive questa alternativa: o è il regime dei par-
oltre la tendenzialità come sinonimo di ne- titi oppure è «ridotto a un corpo legislativo
cessità storicistica: il carattere tendenziale in regime puramente costituzionale» nel
non è dato dal fatto che la necessità presup- quale l’equilibrio dei poteri è spezzato a fa-
pone il verificarsi di certe premesse, ma dal vore o della corona o dell’esecutivo e, per-
fatto che due tendenze si oppongono e si ciò, è «ridotto alla funzione dei Consigli di
contrastano, parzialmente annullandosi. Stato in regime di assolutismo monarchico o
Scrive infatti G. in un testo immediatamente dittatoriale di destra» (Q , , ). D’al-
posteriore: «È da svolgere l’accenno sul si- tronde, ricorda G., alla base dell’ideologia
gnificato che “tendenziale” deve avere, rife- della destra vi è l’idea di un rafforzamento
rito alla legge della caduta del profitto. È evi- dell’esecutivo (Q , , ). Quando scrive
dente che in questo caso la tendenzialità non del Consiglio di Stato, G. pensa evidente-
può riferirsi solo alle forze controperanti nel- mente all’Italia, quella fascista e in genere
la realtà ogni volta che da essa si astraggono quella post-unitaria, nella quale il Senato, in
LENIN 

quanto di nomina regia, cioè «nominato dal estrarre dal marxismo quanto necessario a
potere esecutivo» (Q , , ), svolge una trasformare il mondo, convertendolo da teo-
funzione molto simile a quella del vecchio ria in strategia vittoriosa. Il mutamento più
Consiglio di Stato. importante, in questi anni, è da individuare
Il legislativo, peraltro, non solo elabora non nel rapporto dei rivoluzionari russi con
le leggi, ma mette a disposizione del perso- Marx e il marxismo – sempre tenuto nei ter-
nale statale «(funzionari elettivi e di carrie- mini di un’attiva rielaborazione –, ma in
ra) [...] le forze coercitive legali dello Stato» quello tra bolscevismo (e Lenin come suo
(Q , , ), ossia gli strumenti con cui maggiore ispiratore) e giacobinismo. Se in-
opera l’esecutivo. «Il problema dei funzio- fatti G. esordisce, dopo la Rivoluzione di
nari coincide in parte col problema degli in- febbraio, affermando recisamente che la Ri-
tellettuali», ricorda G. (Q , , ). For- voluzione russa non è giacobina, perché il
me nuove di Stato abbisognano di tipi nuo- giacobinismo è un fenomeno puramente
vi di funzionari anche se, per una fase del lo- borghese e violento (Note sulla rivoluzione
ro sviluppo, non possono fare a meno dei russa,  aprile , in CF -), già dallo
funzionari già esistenti. Il modo migliore per scioglimento della Costituente inizia a mo-
risolvere il problema dei nuovi funzionari è dulare diversamente il proprio giudizio, es-
l’individuazione di un legame più stretto sendo quello scioglimento riflesso di un mo-
«tra il potere legislativo e quello esecutivo do di procedere tipicamente giacobino (la
(per cui i funzionari eletti, oltre che del con- politica del “fatto compiuto”). Egli ribadirà
trollo, si interessino dell’esecuzione degli af- perciò, nel gennaio , che «il giacobini-
fari di Stato)» (ibid.). Si ricordi che quella smo è un fenomeno tutto borghese», ag-
del legame stretto tra esecutivo e legislativo giungendo però: «di minoranze tali anche
era l’indicazione che veniva pure dall’espe- potenzialmente. Una minoranza che è sicura
rienza soviettista. di diventare maggioranza assoluta, se non
LELIO LA PORTA addirittura la totalità dei cittadini, non può
essere giacobina, non può avere come pro-
V. «democrazia», «divisione dei poteri», «gover-
gramma la dittatura perpetua. Essa esercita
no», «parlamento».
provvisoriamente la dittatura per permettere
alla maggioranza effettiva di organizzarsi, di
Lenin, Nikolaj (Vladimir Il’ič Ul’janov, detto)
rendersi cosciente delle intrinseche sue ne-
Nel periodo precedente l’arresto – per- cessità, e di instaurare il suo ordine all’infuo-
lomeno dalla Rivoluzione contro il «Capita- ri di ogni apriorismo, secondo le leggi spon-
le» del dicembre  e in tutto il periodo di tanee di questa necessità» (Costituente e So-
maggiore impegno politico, soprattutto dal viety,  gennaio , in CF -). Questa
trasferimento a Mosca nel maggio  – la fi- progressiva ridefinizione del giacobinismo
gura di Lenin è sempre centrale, anche se G. investe pienamente la figura di Lenin come
non si rapporta ai suoi testi come a fonti in- politico e come teorico della politica, è alla
discutibili. Di fatto, la presenza di Lenin in base della presentazione della “dittatura del
G. è, fino ai Q, quella di un rivoluzionario proletariato” nel già ricordato «Capo» (),
prima ancora che quella di un teorico origi- è insomma il filo conduttore di tutta la me-
nale, da equiparare a Marx, come si venne ditazione su Lenin che si trova nei Q.
definendo lungo il processo di edificazione La forma di approccio dei Q è diversa
del “marxismo-leninismo”, che iniziò già pri- dalla precedente: Lenin infatti, come del re-
ma del  come durissima competizione tra sto tutti i maggiori dirigenti della Terza In-
i capi bolscevichi per la rivendicazione ternazionale e dell’URSS, era un riferimento
dell’“eredità” politica di Lenin (v. Paggi ; troppo attuale e compromettente per essere
Labica ). Dalla Politica delle frasi, del fatto esplicitamente e in modo disteso. An-
maggio  (NM ), a «Capo», del marzo cor più di Marx ed Engels, ancor più del
 (CPC -), torna costantemente l’idea marxismo, quando parla di Lenin (come di
di un politico, di un uomo d’azione capace di Bucharin, Stalin o Trockij) G. non solo uti-
 LENIN

lizza pseudonimi (una prima volta, nell’otto- terialismo storico, apporto originale e crea-
bre , «Iliíc»; quindi, dall’ottobre-novem- tore» (Q , , ). E nel Testo C, in modo
bre dello stesso anno fino al maggio , ancora più impegnativo, G. scrive: «Ilici
«Ilici»; infine «Vilici», progressivamente avrebbe fatto progredire [effettivamente] la
deformando il patronimico, quando non ad- filosofia [come filosofia] in quanto fece pro-
dirittura sostituendolo con la perifrasi «il più gredire la dottrina e la pratica politica. La
grande teorico moderno della filosofia della realizzazione di un apparato egemonico, in
praxis»: Q  I, , ), ma argomenta in mo- quanto crea un nuovo terreno ideologico,
do volutamente sfuggente. Sotto questo vela- determina una riforma delle coscienze e dei
me, tuttavia, il significato appare chiarissimo: metodi di conoscenza, è un fatto di cono-
Lenin è l’unico continuatore di Marx, ma scenza, un fatto filosofico» (Q  II, , ).
non nel senso in cui solitamente questo con- Non solo: di questa implicazione filosofica
cetto è stato affermato nel marxismo-lenini- (accessibile solo grazie alla teoria della tra-
smo, cioè in quanto teorico, ma proprio in ducibilità) Lenin era, secondo G., in qualche
quanto uomo politico e teorico della politica. modo consapevole, se è vero che una sua fra-
Difatti, in Q , ,  G. si esprime contro se relativa alla difficoltà di tradurre dal russo
l’idea delle Tre fonti e tre parti integranti del nelle altre lingue europee – a indicare la dif-
marxismo (), secondo recita il titolo di un ficoltà di trovare la giusta proiezione interna-
celebre opuscolo di Lenin: «Una concezione zionale delle esperienze nazionali – viene da
molto diffusa è che la filosofia della praxis è G. prima segnalata (Q , , ), quindi tra-
una pura filosofia, la scienza della dialettica, scritta con grande evidenza in testa alla se-
e che le altre parti sono l’economia e la poli- zione V del Q , Traducibilità dei linguaggi
tica, per cui si dice che la dottrina è formata scientifici e filosofici (Q , , ). Lo stes-
di tre parti costitutive [...]: la filosofia classi- so fatto, dunque, di essersi proposto il com-
ca tedesca, l’economia classica inglese e l’at- pito di sviluppare «nel terreno della lotta e
tività e scienza politica francese. Questa con- dell’organizzazione politica, con terminolo-
cezione, che è più una generica ricerca delle gia politica, [...] in opposizione alle diverse
fonti storiche che non una classificazione che tendenze “economistiche” [...] il fronte di
nasca dall’intimo della dottrina, non può lotta culturale» (Q  I, , ; v. analoga-
contrapporsi come schema definitivo, a ogni mente Q  I, ,  e LC , a Tatiana, 
altra organizzazione della dottrina che sia più maggio ), implica il riconoscimento del
aderente alla realtà». valore gnoseologico delle ideologie e della
Questa «altra organizzazione» è precisa- funzione politica della “cultura”. «La realiz-
mente la filosofia della praxis, per pensare la zazione di un apparato egemonico» (Q  II,
quale il ruolo di Lenin è però egualmente de- , ), cioè «l’egemonia realizzata significa
cisivo, in quanto ha coniato il concetto e pro- la critica reale di una filosofia, la sua reale dia-
dotto il fatto dell’egemonia. Secondo la filo- lettica» (Q , , ). G. arriva a scrivere che
sofia della praxis, politica, filosofia ed eco- «la teorizzazione e la realizzazione dell’ege-
nomia sono reciprocamente traducibili (Q , monia fatta da Ilici è stata anche un grande
, -) e questo fatto, implicando la possi- avvenimento “metafisico”» (Q , , ).
bilità che la filosofia di un uomo politico sia Di più: secondo G., Lenin si impegna
nella sua politica (ibid.), rende altresì possi- nell’elaborazione dell’egemonia perché que-
bile un’indagine sull’egemonia in quanto fat- sto è il modo per attualizzare la «dottrina
to filosofico. È precisamente in questa luce quarantottesca della “rivoluzione permanen-
che Lenin compare nei Q: il concetto e il fat- te”» (Q  I, , ), per non lasciarla scade-
to dell’egemonia sono il modo in cui egli si re a formula vuota, come accade in Trockij (v.
inserisce creativamente nel marxismo: Q , , ). G. scriveva nel luglio , pre-
«avendo fatto progredire la dottrina politica sentando i bolscevichi al modo dei giacobini
[Lenin, ndr] avrebbe fatto progredire anche del : «I massimalisti [russi, ndr] sono la
la filosofia», e in ciò starebbe «l’apporto continuità della rivoluzione [...] perciò sono
massimo di Iliíc alla filosofia marxista, al ma- la rivoluzione stessa [...] Così la rivoluzione
LEOPARDI , GIACOMO 

non si ferma [...] Divora i suoi uomini, sosti- rentoria affermazione di G. del ° agosto, se-
tuisce un gruppo con un altro più audace e condo cui l’uomo moderno dovrebbe ricrea-
per questa instabilità, per questa sua mai rag- re «l’uomo italiano del Rinascimento, il tipo
giunta perfezione è veramente e solamente ri- moderno di Leonardo da Vinci divenuto uo-
voluzione» (I massimalisti russi, in CF -). mo-massa o uomo collettivo pur mantenendo
Nei Q vi è il riconoscimento del fatto che, la sua forte personalità e originalità indivi-
proprio per mantenere aperta la dinamica duale» (LC , ° agosto ). Se il  agosto
inarrestabile della rivoluzione, occorre ri- – lettera manoscritta conservata presso la
pensarla come costruzione di un apparato Fondazione Istituto Gramsci – Giulia mani-
egemonico, in termini all’apparenza opposti, festa una personale insofferenza per Leonar-
come il passaggio dalla guerra manovrata al- do, il  settembre G. le rimprovera di aver
la guerra di posizione chiaramente indica (v. «avuto occasione di vedere molto poco [di
il già ricordato Q , , ). Leonardo, ndr] come artista e di conoscere
BIBLIOGRAFIA: CARACCIOLO ; CAR- ancor meno come scrittore e come scienziato»
LUCCI ; DAVIDSON ; DE GIOVANNI (LC ); così il  ottobre ella raccoglie il suo
; LABICA ; PAGGI ; TOGLIATTI monito a «vederlo e comprenderlo nella sto-
 e a. ria, nella cultura d’Italia». Il  novembre G.
confessa alla moglie che le sue «tante simpatie
FABIO FROSINI per... Leonardo e per il Rinascimento» deriva-
V. «Bucharin», «egemonia», «filosofia della no forse dall’aver «vissuto più di sensazioni
praxis», «giacobinismo», «quistione nazionale», estetiche che non di obblighi morali» (LC
«Sorel», «Stalin», «tre fonti del marxismo»,
): Leonardo è qui il testimone di un Rina-
«Trockij», «URSS», «traducibilità».
scimento dimidiato tra estetica ed etica nella
sua frattura con il momento della Riforma.
Leonardo da Vinci
MARCO VERSIERO
Il nome compare nei Q un’unica volta,
V. «cosmopolitismo», «Riforma», «Rinascimen-
incidentalmente: «Leonardo sapeva trovare
to», «uomo del Rinascimento».
il numero in tutte le manifestazioni della vita
cosmica, anche quando gli occhi dei profani
Leopardi, Giacomo
non vedevano che arbitrio e disordine» (Q ,
, ); dunque, come esempio dell’atteg- Scrivendo a Tania il  settembre del
giamento che il teorico deve avere nei con-  G. ricordava che i rondisti «hanno “sco-
fronti della realtà, dovendo «“tradurre” in perto” che il Leopardi è il più grande scrit-
linguaggio teorico gli elementi della vita sto- tore italiano e che la prosa del Leopardi dà il
rica, e non viceversa la realtà presentarsi se- migliore modello alla letteratura italiana».
condo lo schema astratto». Più occorrenze si Inoltre l’opera leopardiana è un esempio di
registrano nelle LC: già il  settembre  G. cosa significhi fusione armonica tra la forma
scrive a Tatiana che «gli intellettuali italiani e il contenuto (LC -). La prima occor-
non avevano un carattere popolare-naziona- renza del lemma nei Q è relativa a una rea-
le ma cosmopolita sul modello della Chiesa e zione polemica di G. nei confronti di un ar-
a Leonardo era indifferente vendere al duca ticolo di Filippo Crispolti, che riabilitava la
Valentino i disegni delle fortificazioni di Fi- madre del poeta, Adelaide Antici; a G. sem-
renze» (LC ). Diversamente da Croce, che bra che questa riabilitazione si inserisca in un
in una conferenza del  ne aveva parlato clima generale di revisionismo gesuitico e
come di un “animale apolitico”, G. fa di Leo- reazionario che culmina nel «paragone ripu-
nardo il campione di quella attitudine co- gnante» fra i dolori dell’articolista e quelli
smopolitica responsabile di uno scollamento del giovane Leopardi (Q , , ; a questo
tra intellettuali e masse e perciò del carattere paragone G. accennerà di nuovo in Q , ,
reazionario del Rinascimento italiano. ). Di nuovo in una lettera, scritta alla mo-
Ancora nel  Leonardo è oggetto di glie il  settembre , G. parla di Leopardi,
un dibattito con la moglie, a partire da una pe- nel quale «si trova, in forma estremamente
 LETTERATURA ARTISTICA

drammatica, la crisi di transizione verso potere d’attrazione che altre letterature con-
l’uomo moderno; l’abbandono critico delle temporanee, come quella inglese, esercitava-
vecchie condizioni trascendentali senza che no sul pubblico italiano, grazie a nuove for-
ancora si sia trovato un ubi consistam mora- me di romanzo popolare tra cui il romanzo
le e intellettuale nuovo, che dia la stessa cer- giallo, che andavano conquistando fette sem-
tezza di ciò che si è abbandonato» (LC ). pre più larghe di pubblico, e non solo popo-
In una nota carceraria coeva G. riconosce a lare. Ciò significa che G. non si sente di con-
Goethe «una certa attualità» che, invece, dividere acriticamente il giudizio di valore
non può essere riconosciuta in Leopardi, nel che sta alla base della definizione di lettera-
quale la fiducia nell’uomo e nella sua capa- tura artistica, come prova quel «così detta»
cità di conoscere e di dominare la natura ap- che egli vi aggiunge e che ne ridimensiona la
pare ancora come «torbido romanticismo» portata assertiva, e che non lo considera il so-
(Q , , ). Gli altri riferimenti gram- lo metro di misura per valutare la riuscita ar-
sciani a Leopardi, facendo presente che so- tistica di un’opera letteraria. È indubbio che
lo una volta nei Q è citato uno scritto del re- parte delle sue riserve si possono spiegare
canatese, ossia Il canto notturno di un pasto- con l’adozione di una prospettiva diversa da
re errante dell’Asia, definito «sublime mo- cui guardare alla letteratura: non tanto quel-
nologo» (Q , , ), sono rapsodici: in Q la della critica artistica, quanto quella della
 II, ,  Leopardi è criticato perché per storia della cultura. Su questo piano infatti,
combattere l’idea di progresso ricorre alle come G. si preoccupa di precisare, la que-
eruzioni vulcaniche; in Q , , , a pro- stione del valore non è dirimente e non con-
posito dei caratteri non nazionali-popolari diziona, soprattutto, il successo, che dipende
della letteratura italiana, Leopardi è definito invece da motivazioni essenzialmente cultu-
«il poeta della disperazione portata in certi rali, dalla capacità dell’opera, cioè, di inte-
spiriti dal sensismo settecentesco». ressare il pubblico e di soddisfare le sue esi-
genze morali, politiche e psicologiche. E sot-
LELIO LA PORTA
to questo profilo poco conta che l’elemento
V. «forma-contenuto», «letteratura artistica», interessante vi sia immesso spontaneamente
«nazionale-popolare», «poesia», «Romanticismo
o artificialmente, se non addirittura «dosato
italiano».
industrialmente» (Q , , ).
La questione agli occhi di G. si impone
letteratura artistica
come uno dei nodi irrisolti della storia della
Con questa definizione G. nei Q non si cultura italiana e si lega al problema, molto
limita ad accogliere la distinzione allora cor- dibattuto peraltro anche sulle riviste lettera-
rente tra opere formalmente elaborate, cui la rie di quegli anni, del perché la letteratura ar-
critica e la corporazione degli scrittori rico- tistica in Italia non fosse popolare e del per-
noscevano valore artistico, e forme di produ- ché fosse sempre mancata quella letteratura
zione letteraria che, pur molto diffuse e ap- popolare artistica che esisteva, invece, in al-
prezzate tra le classi popolari, come i roman- tre tradizioni nazionali. G. affronta la que-
zi d’appendice, erano prive di ogni attenzio- stione in Q , , ripreso in Q , , in cui, in
ne per la specifica dimensione estetica. Con risposta all’accusa mossa su “Critica fascista”
la nozione e la definizione di “letteratura ar- a pubblico ed editori di snobbare il «moder-
tistica” G. si propone infatti di mettere pole- no romanzo italiano» a favore di anacroni-
micamente a confronto la produzione lette- stici successi popolari, perdipiù stranieri,
raria italiana, che la casta dei critici e degli chiama in causa le responsabilità degli intel-
scrittori giudicava artistica, da un lato, con la lettuali italiani, pervicacemente sordi ai biso-
grande popolarità di cui godevano alcuni fi- gni culturali della nazione (Q , , ). «La
loni di “letteratura popolare” che, pur privi letteratura [“nazionale”] così detta “artisti-
di specifici meriti artistici, riuscivano però a ca” non è popolare in Italia. Di chi la colpa?
soddisfare i bisogni, i sentimenti e le aspira- Del pubblico che non legge? Della critica
zioni delle classi popolari; dall’altro, con il che non sa presentare ed esaltare al pubbli-
LETTERATURA ARTISTICA 

co i valori letterari? Dei giornali che invece una gerarchia di valore anche tra la produ-
di pubblicare in appendice il “romanzo mo- zione popolare, riconoscendo, ad esempio,
derno italiano” pubblicano il vecchio Conte nell’«atmosfera un po’ caricaturale [...] l’e-
di Montecristo? Ma perché il pubblico non lemento artistico che nobilita la novella po-
legge in Italia mentre legge in altri paesi? Ed liziesca del Chesterton quando, non sempre,
è poi vero che non legga? Non sarebbe più l’espressione è riuscita perfetta» (Q , ,
esatto dire: perché il pubblico italiano legge ) e affermando, come farà in una nota de-
la letteratura straniera popolare e non popo- gli ultimi quaderni miscellanei, che «Che-
lare, e non legge invece quella italiana? [...] sterton, nel romanzo poliziesco, sta a Conan
Cosa significa il fatto che gli italiani leggono Doyle e a Wallace, ecc.» come «Dostojevskij
a preferenza gli scrittori stranieri? [...] che stava a Sue e a Soulié» (Q , , ).
non esiste in Italia un blocco nazionale intel- Commentando un articolo di Aldo So-
lettuale e morale. Gli intellettuali non esco- rani su “Pègaso” dell’agosto , Conan
no dal popolo, non ne conoscono i bisogni, Doyle e la fortuna del romanzo poliziesco, G.
le aspirazioni, i sentimenti diffusi, ma sono in una delle prime note del Q  aveva posto
qualcosa di staccato, di campato in aria, una d’altra parte le premesse per far saltare quel-
casta cioè» (ivi, -). la artificiale separazione tra valori culturali e
Questo non significa però, come trop- valori estetici su cui si fondava sia l’estetica
pe volte in passato si è sostenuto, che a pa- crociana che la tradizione retorico-formale
rere di G. la letteratura popolare non po- della critica italiana. Chiarendo che la lette-
tesse o dovesse ambire a risultati artistici di ratura non artistica era diffusa «per ragioni
qualità. G. sa bene infatti che in teoria nul- pratiche (morali e politiche)», G. infatti
la impedisce «che esista [...] una letteratura avanza un dubbio, dirompente sul piano
popolare artistica», anche se è pienamente della considerazione della funzione della let-
consapevole, a differenza dei critici con- teratura, che riguarda proprio la letteratura
temporanei, che la realizzazione di un simi- artistica, chiedendosi se anch’essa non fosse
le traguardo presuppone un’«identità di in fondo apprezzata per le stesse ragioni:
classe tra “popolo” e scrittori e artisti» che «Ma anche la letteratura artistica non si
in Italia non si era mai realizzata, un’iden- diffonde anch’essa per ragioni pratico-poli-
tità che avrebbe potuto nascere solo se e tiche e morali, e solo mediatamente per ra-
quando, come puntualizza, «i sentimenti gioni artistiche? In realtà si legge un libro
popolari saranno vissuti come propri dagli per impulsi pratici e si rilegge certi libri per
artisti», anche se, come si affretta ad aggiun- ragioni artistiche: l’emozione estetica non è
gere, quando ciò avverrà «tutto sarà cam- mai di prima lettura» (Q , , ). È signi-
biato, cioè si potrà parlare di letteratura po- ficativo che trascrivendo questo passo in Q
polare solo per metafora» (ivi, -). ,  G. modifichi il sintagma “ragioni arti-
Riprendendo alcuni spunti di un artico- stiche” in «ragioni di gusto artistico, di ri-
lo di Pozner pubblicato sul numero della cerca e godimento della bellezza» (ivi, ).
“Cultura” del  dedicato a Dostoevskij, Con queste precisazioni G., infatti, da un la-
riguardanti la possibile derivazione dei ro- to sembra ammettere che la letteratura arti-
manzi di quest’ultimo dalla letteratura d’ap- stica possa e debba essere finalizzata a sod-
pendice di Eugène Sue, G. sembra voler tor- disfare anche il bisogno, peraltro inevitabil-
nare su quella strumentale distinzione tra mente elitario, di emozioni estetiche, dal-
valore artistico e interesse culturale su cui l’altro però lascia intendere che ben altra, e
aveva fondato il ragionamento della nota del ben più importante, è per lui la funzione
Q , chiarendo «come un certo tipo “cultu- della letteratura e che questa è inseparabile
rale” di letteratura (motivi, interessi morali, dalla valenza culturale dell’opera, che non
sensibilità, [ideologia], ecc.) può avere una può che consistere nel dare espressione alla
doppia espressione: quella meccanica (tipo concezione del mondo, alle masse di senti-
Sue) e quella “lirica” (Dostojevskij)» (Q , menti, alle aspirazioni degli uomini di un
, ). Su questa base egli può introdurre determinato tempo storico, rappresentan-
 LETTERATURA D ’ APPENDICE

done gli ideali socialmente rilevanti, ma an- è necessario intervenire («Da molti segni si
che i drammi e i conflitti irrisolti. capisce [...] che il pubblico sta abbando-
nando gli scrittori italiani»), l’intervento non
MARINA PALADINI MUSITELLI può che essere politico, non può che ripro-
V. «bellezza», «concezione del mondo», «intellet- porre in termini virtuosi il tema del rappor-
tuali», «letteratura d’appendice», «letteratura poli- to tra intellettuali e classi subalterne, il “no-
ziesca o gialla», «letteratura popolare», «naziona-
do-egemonia”, in buona sostanza.
le-popolare».
Se si va al Q  – sostanzialmente un
quaderno che riprende, rielabora e “siste-
letteratura d’appendice
ma” note precedenti –, espressamente dedi-
La necessità di riflettere sulla letteratu- cato alla riflessione sulla letteratura popola-
ra d’appendice è presente in G. sin dalla fa- re, si vede che al suo inizio si trovano le stes-
mosa lettera a Tania del  marzo  nella se osservazioni del  di Leo Ferrero così
quale viene abbozzato il programma di ri- rivisitate e chiosate: «L’“ammirazione” del
cerca degli anni a venire: l’ultimo dei quat- Ferrero non è altro che una metafora e un
tro punti da sviluppare sarà costituito, ap- “nome collettivo” per indicare il complesso
punto, da «un saggio sui romanzi di appen- sistema di rapporti, la forma di contatto tra
dice e il gusto popolare in letteratura» (LC una nazione e i suoi scrittori. Oggi questo
). Tra le prime note, originata da alcune os- contatto manca, cioè la letteratura non è na-
servazioni di Leo Ferrero nel “Lavoro” e ri- zionale perché non è popolare [...] Inoltre
portate per estratti nella “Fiera letteraria” non c’è una gerarchia nel mondo letterario,
del  ottobre  («Una letteratura non cioè manca una personalità eminente che
può fiorire che in un clima d’ammirazione e eserciti una egemonia culturale» (Q , ,
l’ammirazione non è come si potrebbe cre- , corsivo mio). Che la riflessione sia di or-
dere, il compenso, ma lo stimolo del lavoro dine squisitamente politico viene chiarito
[...] Il pubblico che ammira, che ammira subito appresso in una celebre nota, sinto-
davvero, di cuore, con gioia, il pubblico che maticamente intitolata Concetto di «naziona-
ha la felicità di ammirare [...] è il più grande le-popolare», in cui il problema della diffu-
animatore di una letteratura. Da molti segni sione nella stampa periodica del romanzo
si capisce ahimè che il pubblico sta abban- d’appendice viene strettamente coniugato al
donando gli scrittori italiani»: Q , , ),
tema dell’egemonia. G. osserva che «se i ro-
questa destinata poi a confluire nel “qua-
manzi di cento anni fa piacciono, significa
derno speciale” Q : «L’ammirazione sa-
che il gusto e l’ideologia del popolo sono
rebbe la forma del contatto tra la nazione e i
proprio quelli di cento anni fa» (Q , ,
suoi scrittori. Oggi manca questo contatto,
cioè la letteratura non è nazionale, perché ); e se i giornali, che «sono organismi po-
non è popolare. Paradosso del tempo attua- litico-finanziari», pubblicano quella lettera-
le. E non c’è gerarchia nella letteratura, cioè tura, questo significa che «il romanzo d’ap-
manca ogni personalità eminente. Quistione pendice è un mezzo per diffondersi tra le
del perché e di come una letteratura sia po- classi popolari [...] ciò che significa succes-
polare. La “bellezza” non basta: ci vuole un so politico e successo finanziario. Perciò il
contenuto “umano e morale” che sia l’e- giornale cerca quel romanzo, quel tipo di ro-
spressione elaborata e compiuta delle aspi- manzo che piace “certamente” al popolo,
razioni del pubblico. Cioè la letteratura de- che assicurerà una clientela “continuativa” e
ve essere insieme elemento attuale di cultu- permanente» (ivi, -). E afferma più in
ra (civiltà) e opera d’arte (di bellezza). Altri- là: «per molti lettori il “romanzo d’appendi-
menti alla letteratura d’arte viene preferita la ce” è come la “letteratura” di classe per le
letteratura d’appendice, che, a modo suo, è persone colte [...] si può affermare che i let-
un elemento di cultura, degradata se si vuo- tori di romanzo d’appendice s’interessano e
le, ma attuale» (ivi, -). Questa prima ri- si appassionano ai loro autori con molta
flessione è una diagnosi e insieme un’ipotesi maggiore sincerità e più vivo interesse uma-
di lavoro: se questo è lo stato delle cose, e se no di quanto nei salotti così detti colti non
LETTERATURA POLIZIESCA O GIALLA 

s’interessassero ai romanzi di D’Annunzio o della nota: la circolazione di libri stranieri,


non s’interessino alle opere di Pirandello» compresi i romanzi d’appendice, ha un’evi-
(ivi, ). Tutto ciò è la premessa per chie- dente valenza culturale e politica: «Questi li-
dersi: «Ma il problema più interessante è bri stranieri, tradotti, sono letti e ricercati e
questo: perché i giornali italiani del , se conoscono spesso grandi successi. Tutto ciò
vogliono diffondersi (o mantenersi) devono significa che tutta la “classe colta”, con la
pubblicare i romanzi d’appendice di un se- sua attività intellettuale, è staccata dal popo-
colo fa (o quelli moderni dello stesso tipo)? lo-nazione, non perché il popolo-nazione
E perché non esiste in Italia una letteratura non abbia dimostrato e non dimostri di in-
“nazionale” del genere, nonostante che essa teressarsi a questa attività in tutti i suoi gra-
debba essere redditizia?» (ivi, -). La ri- di, dai più infimi (romanzacci d’appendice)
sposta è appunto politica: «In Italia il termi- ai più elevati, tanto vero che ricerca i libri
ne “nazionale” ha un significato molto ri- stranieri in proposito, ma perché l’elemento
stretto ideologicamente e in ogni caso non intellettuale indigeno è più straniero degli
coincide con “popolare”, perché in Italia gli stranieri di fronte al popolo-nazione. La qui-
intellettuali sono lontani dal popolo, cioè stione non è nata oggi: essa si è posta fin dal-
dalla “nazione” e sono invece legati a una la fondazione dello Stato italiano, e la sua
tradizione di casta, che non è mai stata rotta esistenza anteriore è un documento per spie-
da un forte movimento politico popolare o gare il ritardo della formazione politico-na-
nazionale dal basso: la tradizione è “libre- zionale unitaria della penisola» (ivi, ).
sca” e astratta e l’intellettuale tipico moder- Tra i compiti che attendono il «moder-
no si sente più legato ad Annibal Caro o Ip- no Principe», la sua «riforma intellettuale e
polito Pindemonte che a un contadino pu- morale», non ultimo è quello di una «lette-
gliese o siciliano [...] La letteratura “nazio- ratura “moderna”» per le «esigenze intellet-
nale” così detta “artistica”, non è popolare tuali e artistiche» del «popolo minuto», ora
in Italia. Di chi la colpa? Del pubblico che affidate anche alla letteratura d’appendice.
non legge? Della critica che non sa presen- Un indicatore e insieme un’ipotesi di lavoro
tare ed esaltare al pubblico i “valori” lette- politico, lo spazio di nuovi interventi che ria-
rari? Dei giornali che invece di pubblicare in prano in modo virtuoso gli spazi in cui, nel
appendice “il romanzo moderno italiano” «loro compito storico di educatori ed elabo-
pubblicano il vecchio Conte di Montecristo? ratori della intellettualità e della coscienza
Ma perché il pubblico non legge in Italia morale del popolo-nazione», «i laici hanno
mentre legge negli altri paesi? Ed è poi vero fallito […] proprio per non aver rappresen-
che in Italia non si legga? Non sarebbe più tato una cultura laica, per non aver saputo
esatto porsi il problema: perché il pubblico elaborare un moderno “umanesimo” capace
italiano legge la letteratura straniera, popo- di diffondersi fino agli strati più rozzi e in-
lare e non popolare, e non legge invece quel- colti [...], per essersi tenuti legati a un mon-
la italiana? [... ] Cosa significa il fatto che il do antiquato, meschino, astratto, troppo in-
popolo italiano legge di preferenza gli scrit- dividualistico o di casta» (ivi, -).
tori stranieri? Significa che esso subisce l’e-
gemonia intellettuale e morale degli intellet- BRUNO BRUNETTI
tuali stranieri, che esso si sente legato più V. «cultura francese, cultura italiana», «intellet-
agli intellettuali stranieri che a quelli “paesa- tuali», «intellettuali italiani», «letteratura popola-
re», «moderno Principe», «nazionale-popolare»,
ni”, cioè che non esiste nel paese un blocco
«popolo-nazione», «riforma intellettuale e mora-
nazionale intellettuale e morale, né gerarchi- le», «Risorgimento», «rivoluzione passiva».
co e tanto meno egualitario» (ivi, -).
Alle spalle della circolazione di lettera-
letteratura poliziesca o gialla
tura “degradata” c’è una storia antica e il suo
ultimo anello sta nel Risorgimento come oc- Le prime osservazioni gramsciane sul
casione mancata, come rivoluzione passiva. romanzo poliziesco si trovano in Q , parte
A questi problemi allude G. nel prosieguo di una riflessione più ampia dedicata alla let-
 LETTERATURA POLIZIESCA O GIALLA

teratura popolare, alle sue valenze politico- della nuova letteratura» (ibid.), il principio
sociali in paesi quali la Francia, l’Inghilterra, di una complessa operazione “politica” che,
gli Stati Uniti. G. constata come in queste se virtuosa, consentirà di «creare un corpo
realtà, nelle diverse varianti, al di là del «va- di letterati che artisticamente stia alla lette-
lore letterario», la «produzione» popolare ratura d’appendice come Dostojevskij stava
sia sostenuta da «un sentimento nazionale» a Sue e a Soulié o come Chesterton, nel ro-
(Q , , ) che sembra mancare in Italia, manzo poliziesco, sta a Conan Doyle e a
dove, appunto, «neanche il romanzo poli- Wallace ecc.» (ivi, -).
ziesco [...] ha dei rappresentanti» (ibid.). È Ma il romanzo poliziesco non è sempli-
una spia significativa dei suoi interessi, l’in- cemente un esempio di letteratura cara a un
dagine sulle cause dello scollamento tra in- pubblico di massa, c’è di più: esso infatti
tellettuali e classi subalterne, leggibili anche esprime latamente una domanda di moder-
nelle domande «perché è diffusa la lettera- nità e insieme un deficit, giacché «Il tipo
tura poliziesca» (Q , , ), perché le è co- moderno del romanzo popolare è quello po-
sì favorevole la «critica del pubblico» (Q , liziesco, “giallo”, e in questo settore si ha ze-
, ) – al di là della (o proprio per la) man- ro» (Q , , ). Si precisa così in G. la
canza di autori italiani. Ma la “popolarità” gamma dei diversi orizzonti su cui si dovrà
di un’opera rimanda sempre a un problema intervenire: momenti più avanzati e situa-
di egemonia, e la fortuna del poliziesco non zioni arretrate, necessità di letture espressi-
fa eccezione: «Non è vero – scrive G. – che ve di un gusto e di esigenze più nuove, per-
non esista in Italia una critica del pubblico ché – per dirla con Chesterton – il romanzo
[...]; esiste, ma di un pubblico al quale piac- poliziesco «è la prima ed unica forma di let-
ciono ancora i romanzi di Dumas o i roman- teratura popolare che esprima, in qualche
zi polizieschi stranieri, o di Carolina Inverni- modo, la poesia della vita moderna» e biso-
zio [...] C’è [...] distacco tra scrittori e pub- gni di evasione segnati da sensibilità più tra-
blico e il pubblico cerca la sua letteratura al- dizionali; insomma: «La premessa della
l’estero, e la sente più sua di quella naziona- nuova letteratura non può non essere stori-
le. Questo è il problema. Perché se è vero co-politica, popolare: deve tendere a elabo-
che ogni secolo o frazione di secolo ha la sua rare ciò che già esiste, polemicamente o in
letteratura non è sempre vero che questa let- altro modo non importa; ciò che importa è
teratura si ritrovi nella stessa comunità na- che essa affondi le sue radici nell’humus del-
zionale: ogni popolo ha la sua letteratura ma la cultura popolare così come è, coi suoi gu-
questa può venirgli da un altro popolo, cioè sti, le sue tendenze ecc., col suo mondo mo-
il popolo in parola può essere subordinato al- rale e intellettuale sia pure arretrato e con-
l’egemonia intellettuale di altri popoli. Que- venzionale» (Q , , ). Il nome di Che-
sto è spesso il paradosso più stridente per sterton ritorna tutte le volte che nei Q ci si
molte tendenze monopolistiche di carattere occupa di romanzo poliziesco. L’autore in-
nazionalistico e repressivo: che, mentre fan- glese è l’esponente più interessante della
no grandi piani di loro egemonie, non si ac- scrittura gialla, “moderno”, “artisticamen-
corgono di essere soggetti ad egemonie stra- te” risolto nella sua identità di cattolico in
niere» (Q , , , corsivo mio). Il successo grado di mettere in mora «il modo di pen-
del romanzo poliziesco va inteso dunque co- sare meccanico dei protestanti» (LC , a
me l’indicatore di una particolare situazione Tania,  ottobre ). Studiare con atten-
“egemonica”, di uno stato delle cose di cui zione Chesterton potrà dunque tornare uti-
ogni riforma futura dovrà tener conto, un le ai fini della auspicata riforma intellettua-
utile strumento per affrontare in termini ef- le e morale.
ficaci la «quistione [...] di una nuova lettera- Non sono questi interessi a muovere Al-
tura in quanto espressione di un rinnova- do Sorani nel suo articolo Conan Doyle e la
mento intellettuale e morale» (Q , , ). fortuna del romanzo poliziesco, pubblicato
La letteratura popolare e i suoi lettori do- nel “Pègaso” dell’agosto : pur trovando
vranno costituire in Italia «la base culturale il saggio «notevole per l’analisi di questo ge-
LETTERATURA POPOLARE 

nere di letteratura e per le diverse specifica- no espressive di questo nodo e l’attenzione


zioni che ha avuto finora», G. rileva come accordata a Chesterton va valutata in questa
«nel parlare del Chesterton e della serie di prospettiva. Le scelte narrative del letterato
novelle del padre Brown il Sorani non tiene inglese consentono tanto di introdurre ele-
conto di due elementi culturali che paiono menti di novità nella cultura “popolare”,
invece essenziali: a) non accenna all’atmo- quanto di sviluppare capacità critiche grazie
sfera caricaturale che si manifesta special- alla forma e allo stile adoperati, strategica-
mente nel volume L’innocenza di padre mente efficaci nel più ampio progetto gram-
Brown e che anzi è l’elemento artistico che sciano di trasformazione politica. Infatti
innalza la novella poliziesca del Chesterton, «Chesterton ha scritto una delicatissima ca-
quando, non sempre, l’espressione è riusci- ricatura delle novelle poliziesche più che
ta perfetta; b) non accenna al fatto che le no- delle novelle poliziesche propriamente det-
velle del padre Brown sono “apologetiche” te [...] Padre Brown è il prete cattolico, che
del cattolicismo e del clero romano, educa- attraverso le raffinate esperienze psicologi-
to a conoscere tutte le pieghe dell’animo che date dalla confessione e dal lavorìo di ca-
umano dall’esercizio della confessione e del- sistica morale dei padri, pur senza trascura-
la funzione di guida spirituale e di interme- re la scienza e l’esperienza, ma basandosi
diario tra l’uomo e la divinità, contro lo specialmente sulla deduzione e sull’intro-
“scientismo” e la psicologia positivistica del spezione, batte Sherlock Holmes in pieno,
protestante Conan Doyle» (Q , , ). lo fa apparire un ragazzetto pretenzioso, ne
Secondo Sorani poi l’«inaudita fortuna del mostra l’angustia e la meschinità. D’altra
romanzo poliziesco in tutti gli ordini della parte Chesterton è grande artista, mentre
società [...] sarebbe una manifestazione di Conan Doyle era un mediocre scrittore, an-
rivolta contro la meccanicità e la standardiz- che se fatto baronetto per meriti letterari;
zazione della vita moderna, un modo di eva- perciò in Chesterton c’è un distacco stilisti-
dere dal tritume quotidiano» (ibid.). L’ipo- co tra il contenuto, l’intrigo poliziesco e la
tesi della pura evasione, secondo G. discuti- forma, quindi una sottile ironia verso la ma-
bile, nulla toglie alla qualità dell’articolo, teria trattata che rende più gustosi i raccon-
«indispensabile per una futura ricerca più ti» (LC , a Tania,  ottobre ).
organica su questo genere di letteratura po- BRUNO BRUNETTI
polare» (ivi, ). In ogni caso il saggio co-
V. «egemonia», «letteratura d’appendice», «lette-
stituisce un invito per riproporre specifiche
ratura popolare», «nazionale-popolare», «rifor-
riflessioni: «Il problema: perché è diffusa la ma intellettuale e morale».
letteratura poliziesca? è un aspetto partico-
lare del problema più generale: perché è dif-
letteratura popolare
fusa la letteratura non-artistica? Per ragioni
pratiche e culturali (politiche e morali), in- «Letteratura popolare» non rientra nel
dubbiamente: e questa risposta generica è la novero dei lemmi, e di conseguenza dei con-
più precisa, nei suoi limiti approssimativi. cetti, espressamente coniati da G., ma non è
Ma anche la letteratura artistica non si neppure una definizione che G. ricava passi-
diffonde anch’essa per ragioni pratiche e vamente dal dibattito contemporaneo acco-
politico-morali e solo mediatamente per ra- gliendola nel suo significato corrente. Il te-
gioni di gusto artistico, di ricerca e godi- ma – già incluso, con l’indicazione «La lette-
mento della bellezza? In realtà si legge un li- ratura popolare dei “romanzi d’appendice”
bro per impulsi pratici (e occorre ricercare e le ragioni della sua persistente fortuna», tra
perché certi impulsi si generalizzino più di gli Argomenti principali dell’elenco redatto
altri) e si rilegge per ragioni artistiche. L’e- in Q , p.  – viene affrontato da G., nei pri-
mozione estetica non è quasi mai di prima mi quaderni miscellanei (Q  e ), in relazio-
lettura» (ibid.). ne a due ordini di problemi. L’uno di natura
Dunque ancora una volta un problema teorica: la «quistione del perché e di come
di egemonia; le ragioni politiche e morali so- una letteratura sia popolare» (Q , , ),
 LETTERATURA POPOLARE

problema che incide, come vedremo, sulla pubblicare romanzi d’appendice ottocente-
stessa definizione di letteratura popolare; schi, e perdipiù stranieri, togliendo spazio al
l’altro di carattere storico-culturale legato moderno romanzo italiano –, spiega che il
all’ambizione di catalogare le diverse tipolo- problema non è quello di lamentare la man-
gie di letteratura gradite al pubblico popo- canza di artisticità o l’anacronismo dei testi
lare in vista di quella ideale ricostruzione pubblicati, confondendo il problema del va-
dello «spirito popolare creativo, nelle sue di- lore artistico con quello del successo, ma di
verse fasi e gradi di sviluppo» che costituisce capire perché i giornali per vendere fossero
uno dei progetti di studio più ambiziosi costretti a pubblicare nelle loro pagine vec-
esposti alla cognata Tatiana nella lettera del chi romanzi d’appendice francesi e, su un al-
 marzo  e di cui, non a caso, doveva far tro piano, perché non esistesse, in Italia, una
parte «Un saggio sui romanzi di appendice e letteratura popolare artistica. Il problema
il gusto popolare in letteratura» (LC -). non potrebbe essere posto più lucidamente
Il problema teorico, che G. imposta in e rimanda alla questione, centrale per G.,
Q , , -, si configura come una risposta dell’incapacità degli intellettuali italiani,
polemica alle preoccupazioni manifestate da tanto laici che cattolici, di rispondere ai bi-
gran parte dei critici e degli scrittori con- sogni intellettuali del popolo. Se i primi non
temporanei per l’“impopolarità” della lette- erano riusciti a dar vita a «un nuovo umane-
ratura nazionale. Chiarendo che il problema simo, adatto ai bisogni del mondo moder-
andava attribuito alla mancanza di «contat- no», i secondi non erano stati capaci di evi-
to tra la nazione e i suoi scrittori», G. pone tare la «meschinità» dell’«apologetica gesui-
appunto la «quistione del perché e di come tica» attingendo a forme di religiosità auten-
una letteratura sia popolare» e chiarisce sen- ticamente vissute (ivi, ). Ciò non significa
za margini di ambiguità che «la “bellezza” che G. non riconoscesse che vi fossero stati
non basta», perché «ci vuole un contenuto alcuni autori italiani che avevano goduto del
“umano e morale” che sia l’espressione ela- favore popolare, come Francesco Domenico
borata e compiuta delle aspirazioni del pub- Guerrazzi, Francesco Mastriani o Carolina
blico» (ivi, ). Se ne può ricavare un’impli- Invernizio, ma si trattava di casi individuali
cita precisazione su ciò che G. intenda per che perdipiù nel caso di Mastriani o della In-
letteratura popolare: non tanto la letteratura vernizio, non a caso definita da G. «onesta
composta dal popolo, sulla base di una con- gallina della letteratura», si collocavano a
cezione prima romantica e poi crociana, o «un livello più basso dei Ponson e dei
quella rivolta alle classi popolari con intenti Montépin». G. non si nascondeva, inoltre,
dichiaratamente pedagogici, ma quella ca- che il livello della produzione letteraria che
pace di soddisfare esigenze e aspirazioni ef- circolava tra le classi popolari più arretrate
fettivamente avvertite dalle classi popolari, della nostra penisola, dai Reali di Francia al
per quanto istintive o elementari esse potes- Guerrin Meschino ai Maggi, era davvero in-
sero essere. Una tipologia di letteratura, che, fimo (ivi, ).
dal punto di vista teorico, nulla impediva A scorrere le note di questa fase di spo-
potesse manifestarsi anche in forme artisti- glio delle riviste che G. riceveva in carcere
che, ma che, in quel caso, come G. si affret- colpisce la sua capacità di sfruttare ogni più
ta a precisare, dato che «i sentimenti popo- piccolo accenno a forme di letteratura rivol-
lari» sarebbero stati «vissuti come propri te alle classi popolari o ad esse gradite (v. Q
dagli artisti», avrebbe potuto definirsi «let- , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q ,
teratura popolare solo per metafora» (Q , ). Ma G. non si limita a raccogliere dati:
, -) e si sarebbe dovuta chiamare inve- tenta di classificare i vari generi di letteratu-
ce – come potremmo aggiungere anticipan- ra popolare in base alla natura dei bisogni
do le considerazioni che G. svilupperà nel che essi riescono a soddisfare. È un tentati-
corso dei Q – letteratura nazionale-popola- vo che egli applica in particolare al romanzo
re. Nella stessa nota G. – polemizzando con d’appendice, di cui distingue, in base ai di-
la denuncia rivolta ai quotidiani italiani di versi motivi che ne giustificano il successo
LETTERATURA POPOLARE 

– ideologico-politici, sentimentali, storici, di “popolare”, “ricercato”» (Q , , ), in al-


puro intrigo –, varie tipologie di genere (Q cune note del Q  egli avanza i primi dubbi
, , -). Su questo piano G. intuisce acu- sull’opportunità di separare nettamente gli
tamente che gran parte del fascino che que- ambiti delle due critiche, sostenendo che se
sti romanzi esercitano dipende dalla loro na- l’elemento «“interessante”» nell’arte va in-
tura di «“eccitanti” psicologici» e che quel- dubbiamente ascritto al piano culturale, nul-
l’eccitamento, più che con gratificazioni di la esclude che esso possa essere considerato
carattere ideologico-politico o sentimentale, una componente essenziale dell’effetto este-
ha a che fare con le straordinarie possibilità tico anche della cosiddetta letteratura artisti-
di cui dispongono i suoi eroi e, più in gene- ca. Di certo per G. è l’elemento interessante
rale, con i meccanismi dell’intrigo stesso, ca- a decretare il successo di un’opera letteraria
pace, di per sé, di soggiogare l’interesse del e da questo punto di vista gli appare privo di
pubblico (v. Q , , -). La sensibilità influenza il fatto che questo fattore possa es-
per questi aspetti strutturali lo porta inoltre sere «ricercato dall’esterno, meccanicamen-
a capire, e molto precocemente rispetto al te, dosato industrialmente come elemento
dibattito di quegli anni, che il vero tipo del certo di “fortuna” immediata» (Q , , ).
moderno romanzo popolare è il romanzo Tutt’al più, agli occhi di G., ciò può spiegare
poliziesco, perdipiù nella variante psicologi- come la «letteratura mercantile» riesca ad ag-
ca realizzata da Chesterton nelle novelle di giudicarsi il favore popolare e, ai nostri oc-
padre Brown. Particolarmente acuta è, sotto chi, perché G. – lungi dallo snobbare la let-
questo profilo, la genealogia del romanzo teratura commerciale – inviti a tenerla in
poliziesco che G. traccia in Q , , -, massima considerazione, avvertendo che il
avanzando l’ipotesi che esso derivi, attraver- successo tributatole dal pubblico popolare è
so la mediazione dei romanzi giudiziari ot- comunque spia della sua capacità di soddi-
tocenteschi – la serie cioè delle “Cause cele- sfare bisogni reali, oltre che un indicatore
bri” –, dallo schema della «lotta tra il popo- prezioso per capire «quale massa di senti-
lo buono e generoso ecc. e le forze misterio- menti [e di concezioni del mondo] predomi-
se della tirannide-gesuiti ecc.» messo in ni nella moltitudine “silenziosa”» (ibid.).
campo dal romanzo d’appendice di tipo de- Così quando, a partire dal Q , ritorna
mocratico. G. vi dimostra infatti come, at- sull’argomento, G. sembra voler sostenere
traverso un processo di “fissazione” struttu- con maggiore consapevolezza e fermezza la
rale «dello schema dell’intrigo», il romanzo tesi secondo la quale a determinare il suc-
poliziesco fosse riuscito a sfruttare il fascino cesso della letteratura, e non solo di quella
della lotta tra oppressore e vendicatore, una popolare, sono prevalentemente ragioni
volta depurata «dall’elemento ideologico pratiche. Da qui lo sforzo di mettere in rela-
piccolo borghese e democratico» e subordi- zione il quadro della letteratura popolare sia
nata alla logica d’ordine dell’ossequio alla con l’evoluzione storica dei bisogni psicolo-
legge (ivi, ). Un’evoluzione che G. ri- gici del pubblico sia con il progressivo arti-
scontra anche nella progressiva modificazio- colarsi e differenziarsi delle esigenze cultu-
ne delle prerogative dell’eroe, nella sostitu- rali degli strati popolari. Sfruttando un’os-
zione cioè della figura del grande delin- servazione freudiana egli dimostra, ad esem-
quente «superiore alla giustizia», caro alla pio, che il fascino di un romanzo quale Il
letteratura del romanticismo, con la figura Conte di Montecristo – già definito «il più
del poliziotto (ibid.). “oppiaceo” dei romanzi popolari» (Q , ,
Se nelle note dei primi quaderni (Q  e ) ) – deriva dalla sua analogia con un sogno
G. sembra preoccupato di tenere distinti va- «ad occhi aperti […] dipendente dal “com-
lore e successo e, di conseguenza, critica ar- plesso di inferiorità” (sociale) che determina
tistica e critica culturale, evitando di valicare lunghe fantasticherie sull’idea di vendetta,
i confini di una critica culturale il cui compi- di punizione dei colpevoli dei mali soppor-
to è appunto quello di capire non «perché un tati, ecc.» (Q , , ). Tende inoltre a leg-
libro è “bello”, ma perché esso è “letto”, è gere il recente e crescente successo dei ro-
 LETTERATURA POPOLARE

manzi polizieschi, interpretato da un critico che porta G. a sottolineare la coincidenza tra


del tempo come una generica «manifesta- la «fioritura dell’opera in musica» e «l’e-
zione di rivolta contro la meccanicità e la spansione europea del romanzo popolare
standardizzazione della vita moderna», che anglo-francese» e a spiegarla con l’afferma-
a G. invece non appariva diversa da quella zione, nella prima metà del secolo XIX, «del-
che aveva sempre contraddistinto la lettera- le forze democratiche popolari-nazionali in
tura popolare (Q , , ), come una rispo- tutta l’Europa» e con l’impossibilità degli in-
sta al «fatto che la razionalizzazione della vi- tellettuali italiani, cosmopoliti prima che na-
ta minaccia di colpire le classi medie e intel- zionali, di interpretare ed esprimere la sen-
lettuali in una misura inaudita» (Q , , sibilità delle classi popolari italiane (v. Q ,
). Da qui, nello stesso tempo, il desiderio , ).
di dimostrare che alla letteratura popolare Sulla letteratura popolare G. continua
non erano preclusi gli esiti artistici, il che ad appuntare pensieri e ipotesi critiche an-
porta G. a sostenere che la letteratura di ti- che negli ultimi quaderni miscellanei (Q ,
po “culturale”, quella cioè ispirata prevalen- Q , Q ), in particolare nel Q , in con-
temente a motivi e interessi pratici, poteva comitanza con l’avvio dei quaderni speciali.
«avere una doppia espressione: quella mec- Tra le osservazioni elaborate in questi anni
canica (tipo Sue) e quella “lirica” (Dostojev- particolare rilievo assumono quelle sul ruo-
skij)» (Q , , ), così come aveva già ipo- lo che la “funzione” pratica dell’arte po-
tizzato l’esistenza nella storia del romanzo trebbe e dovrebbe giocare nella stessa valu-
poliziesco di «un aspetto “meccanico” e un tazione estetica, scaturite dalla riflessione
aspetto “artistico”», attribuendo il primo a sul “razionalismo”, movimento architettoni-
Conan Doyle e il secondo a Poe e Chester- co in cui anche le esigenze estetiche risulta-
ton (Q , , ). vano subordinate alla funzionalità pratica
Ritornando nel Q  sulle ragioni della (Q , ; Q , ; Q , ); quelle sulle origi-
scarsità o addirittura della mancanza nella ni popolaresche di alcuni sofisticati miti del-
cultura italiana di forme di romanzo popo- la letteratura contemporanea, allora di gran-
lare di successo G. non perde l’occasione de successo, come il mito del «“superuomo”
per attaccare la letteratura popolare educa- nietzschiano» (Q ,  e Q , ), di cui G.
tiva: «La “tendenziosità” della letteratura dimostra invece l’ascendenza popolare ri-
popolare [educativa] d’intenzione è così in- trovandone traccia nei romanzi d’appendice
sipida e falsa, risponde così poco agli inte- e nella coeva narrativa ottocentesca e attri-
ressi mentali del popolo che l’impopolarità è buendone il successo alla capacità di soddi-
la sanzione giusta», scrive commentando la sfare bisogni pratici di riscatto e vendetta so-
recensione della Formiggini-Santamaria al ciale molto radicati e diffusi nelle classi po-
libro di Ernestina Brenna La letteratura edu- polari; quelle, infine, sulle supposte propen-
cativa popolare italiana nel secolo XIX (Q , sioni contenutistiche delle classi popolari in
, ). Niente di più logico dunque, per fatto di letteratura. Contro il pregiudizio se-
G., che ad avere fortuna nelle classi popola- condo il quale il popolo aveva «amato sem-
ri fossero quelle opere che si erano proposte pre l’arte più per quello che non è arte che
«in prima linea il successo e secondariamen- per ciò che è essenziale all’arte» G. sostiene
te l’educazione» come «gli illogici, compli- infatti «che il popolo vuole un’arte “stori-
cati, tenebrosi romanzi della Invernizio» o ca”», un’arte cioè «espressa in termini di
«quei drammoni d’arena che strapparono cultura“comprensibili”, cioè universali, o
lacrime e applausi al pubblico domenicale “obbiettivi”, o “storici” o “sociali” che è la
dei teatri secondari (e che sono pur sempre stessa cosa. Non vuole “neolalismi” artistici,
ispirati ad amore della giustizia e al corag- specialmente se il “neolalico” è anche un im-
gio)» (ibid.). Da questo punto di vista parti- becille» (Q , , -), contrapponendo
colarmente interessante è anche un altro in questo modo, e con una consapevolezza
confronto: quello con il successo nazionale e pienamente acquisita anche sul piano criti-
internazionale del melodramma italiano, co-teorico, «“l’individualismo” artistico
LIBERALI , LIBERALISMO 

espressivo antistorico (o antisociale, o anti- suo aspetto universale, derivato principal-


nazionale-popolare)» di matrice crociana al- mente dalla Rivoluzione francese, ma anche
l’auspicata e auspicabile socialità di un’arte nel suo aspetto particolare italiano, quando
finalmente nazionale-popolare (ivi, ). si esprime come forma di rivoluzione passi-
Non tutte queste note verranno ritra- va e si articola con il cattolicesimo. Il libera-
scritte nel Q , quaderno speciale del - lismo si esprime anche come ideologia di
 intitolato Problemi della cultura nazio- gruppi sociali subalterni, quando acquisisce
nale italiana I° Letteratura popolare: non vi il carattere particolare di economicismo o
troveranno posto, ad esempio, le rivoluzio- sindacalismo. In ultimo, il liberalismo passa
narie note sul funzionalismo. Questo non ad assumere una valenza rivoluzionaria in
impedirà però al Q  di esibire, rispetto al- Italia superando l’individualismo e collegan-
l’ampiezza, alla complessità, ma anche alla dosi (con Gobetti) alle dinamiche dei grup-
frammentazione dei temi pure solo sfiorati pi sociali.
nei precedenti quaderni, una coerenza, at- Analizzando il libro dello storico libera-
tuata soprattutto attraverso il montaggio, le Adolfo Omodeo, L’età del Risorgimento,
che si traduce in maggiore aderenza al te- G. fa notare che «dal punto di vista europeo,
ma specifico, e nello stesso tempo in mag- l’età è quella della Rivoluzione Francese e
giore consapevolezza dei suoi inestricabili non del Risorgimento italiano, del liberali-
intrecci con tutte le altre questioni concer- smo come concezione generale della vita e
nenti la cultura italiana. Prese in considera- come nuova forma di civiltà statale e di cul-
zione come un aspetto di quel Nesso di pro- tura, e non solo dell’aspetto “nazionale” del
blemi che ruota intorno all’“impopolarità” liberalismo» (Q , , ). Conclude più
della letteratura nazionale, tanto la mancan- avanti: «Esiste cioè una Età del Risorgimen-
za in Italia «di una letteratura popolare in to nella storia svoltasi nella penisola italiana,
senso stretto (romanzi d’appendice, d’av- non esiste nella storia dell’Europa come tale:
venture, scientifici, polizieschi ecc.)» quan- in questa corrisponde l’Età della Rivoluzio-
to la «“popolarità” persistente di questo ti- ne Francese e del liberalismo» (ivi, ). Co-
po di romanzo tradotto da lingue straniere» sì il liberalismo in Italia può essere inteso so-
(Q , , ) si rivelano infatti convincenti lo nella particolarità del Risorgimento e il
e determinanti conseguenze di quella seco- particolare liberalismo italiano deve essere
lare divisione tra intellettuali e classi popo- inteso come elemento costitutivo di quella
lari che, agli occhi di G., aveva impedito e rivoluzione passiva che è stato il Risorgi-
continuava a impedire la formazione della mento. Per G. «tutta l’ideologia liberale, con
nazione stessa oltre che la nascita di una cul- le sue forze e le sue debolezze, può essere
tura capace di esprimere i bisogni e le aspi- racchiusa nel principio della divisione dei
razioni culturali di tutte le componenti del- poteri» (Q , , ). Dal punto di vista ge-
la società italiana. nerale, tale principio è il risultato del conflit-
BIBLIOGRAFIA: MENETTI ; PALADI- to tra società civile e società politica in un
NI MUSITELLI ; PLATONE ; SANGUI- certo periodo storico. Chiara appare «la fon-
NETI . te della debolezza del liberalismo: è la buro-
crazia, cioè la cristallizzazione del personale
MARINA PALADINI MUSITELLI
dirigente che esercita il potere coercitivo e
V. «brescianesimo», «letteratura artistica», «lette- che a un certo punto diventa casta» (ibid.).
ratura d’appendice», «letteratura poliziesca o Da qui scaturisce «la rivendicazione popola-
gialla», «melodramma», «nazionale-popolare»,
«superuomo».
re della eleggibilità di tutte le cariche», con-
siderata da G. «estremo liberalismo e nel
tempo stesso sua dissoluzione» (ibid.). G. in-
liberali, liberalismo
dica come «dopo il  in tutta l’Europa [...]
Il tema del liberalismo e dei liberali nei la crisi storico-politico-intellettuale è supera-
Q è legato alla questione centrale dell’ege- ta con la netta vittoria del liberalismo» (Q ,
monia borghese. Il liberalismo è visto nel , ). Proseguendo l’analisi sul piano del-
 LIBERALI , LIBERALISMO

la storia italiana, G. nota come questo fatto che egli designò come lo «spirito di scissio-
obbligò i cattolici a creare un proprio parti- ne». In Sorel G. percepisce «un punto fon-
to politico inserito nel contesto vittorioso del damentale e costante, il suo radicale “libe-
liberalismo e dello Stato-nazione. Il sorgere ralismo” (o teoria della spontaneità) che im-
del movimento dei cattolici liberali è stato pedisce ogni conseguenza conservatrice
un’espressione della capacità di attrazione delle sue opinioni» (Q , , ).
del liberalismo moderato in Italia, della sua G. utilizza un’analogia per spiegare la
capacità egemonica, della trasformazione crisi del liberalismo nel dopoguerra. Com-
della tradizione culturale italiana, al punto para la filosofia della praxis (marxismo) alla
che lo stesso papa Pio IX si avvicinò per un Riforma protestante, un movimento di mas-
momento al liberalismo. Consolidata l’ege- sa all’inizio culturalmente grezzo, ma che
monia liberale moderata, «in realtà, il modo culminò nella filosofia classica tedesca.
di essere del partito liberale in Italia dopo il Mentre, dall’altro lato, il liberalismo corri-
 fu quello di presentarsi al paese come sponderebbe al Rinascimento, culturalmen-
un “ordine sparso” di frazioni e di gruppi te splendido, ma ristretto a piccoli gruppi in-
nazionali e regionali. Erano frazioni del libe- tellettuali; esso per avvicinarsi alle masse ha
ralismo politico tanto il cattolicismo liberale bisogno del cattolicismo e «a un certo pun-
dei popolari, come il nazionalismo [...], tan- to ha capitolato di fronte al cattolicesimo, fi-
to le unioni monarchiche come il partito re- no al punto che il solo partito liberale effi-
pubblicano e gran parte del socialismo, tan- ciente era il partito popolare, cioè una nuo-
to i radicali democratici come i conservatori, va forma di cattolicesimo liberale» (Q  II,
tanto Sonnino-Salandra, come Giolitti, Or- .I, ). Non solo, il liberalismo italiano in
lando, Nitti e Co.» (Q  II, , ). Giusti- crisi cercò di venire a patti anche col fasci-
no Fortunato e Benedetto Croce sono stati i smo. Lo stesso Croce considerò il fascismo
più importanti intellettuali liberali dell’Italia un regime di eccezione necessario per il ri-
dell’inizio del secolo XX: infatti «il Croce fu stabilirsi dell’ordine liberale. E G. si chiede-
il teorico di ciò che tutti questi gruppi e va se l’elaborazione teorica e storiografica di
gruppetti, camarille e mafie avevano di co- Croce, particolarmente nella Storia d’Euro-
mune, il capo di un ufficio centrale di pro- pa, «nella sua tendenziosità non abbia un ri-
paganda di cui tutti questi gruppi beneficia- ferimento attuale e immediato, non abbia il
vano e si servivano, il leader nazionale dei fine di creare un movimento ideologico cor-
movimenti di cultura che nascevano per rin- rispondente a quello del tempo trattato dal
novare le vecchie forme politiche» (ibid.). Croce, di restaurazione-rivoluzione» (Q  I,
Una particolare manifestazione del li- , ), «ma nelle condizioni attuali il movi-
beralismo in seno delle classi subalterne G. mento corrispondente a quello del liberali-
la identificò nell’economicismo che per- smo moderato e conservatore non sarebbe
meava il cosiddetto sindacalismo teorico, più precisamente il movimento fascista?»
essendo questo niente più che una manife- (ivi, -).
stazione del liberalismo volgare. Il sindaca- Dalla crisi del liberalismo moderato,
lismo «dava importanza primordiale al rap- dalla sua capitolazione davanti al cattolicesi-
porto fondamentale economico-sociale e mo prima e al fascismo poi, sorge anche una
solo a questo. La concezione liberale volga- nuova corrente che riconosce nella classe
re teneva conto implicito anche di tale rap- operaia un soggetto storico fondamentale
porto (come appare da tanti segni) ma insi- per la trasformazione rivoluzionaria dell’Ita-
steva di più sul rapporto delle forze politi- lia e che avrebbe nella classe contadina me-
che che era un’espressione dell’altro e in ridionale la sua principale forza propulsiva.
realtà lo conteneva» (Q , , ). G. era Scrive G.: «Con la “Rivoluzione liberale” di
molto critico verso il sindacalismo teorico Piero Gobetti avviene una innovazione fon-
in Italia, ma fin dai tempi dei Consigli di damentale: il termine “liberalismo” viene in-
fabbrica rispettava Sorel e dialogava con le terpretato nel senso più “filosofico” o più
sue posizioni teoriche, interessato a quello astratto e dal concetto di libertà nei termini
LIBERISMO 

tradizionali della personalità individuale si zionali nel Risorgimento italiano, fino ad as-
passa al concetto di libertà nei termini di sumere una valenza molto ampia nel senso
personalità collettiva dei grandi gruppi so- di laicismo (Q  I, , ). Talora G. di-
ciali e della gara non più tra individui ma tra stingue il liberalismo politico da quello eco-
gruppi» (Q  II, .I, ). nomico (Q , , ), oltre che, come si è vi-
sto sopra, dal liberismo economico. Esso in-
MARCOS DEL ROIO
dica altresì «l’iniziativa individuale, “priva-
V. «Cavour», «Croce», «divisione dei poteri», ta”» (Q , , ) e «“molecolare”» (Q , ,
«economismo», «Fortunato», «Gobetti», «Ordi-
), «libera iniziativa e [...] individualismo
ne Nuovo (L’)», «Risorgimento», «Rivoluzione
francese», «sindacalismo teorico», «Sorel».
economico» (Q , , ). Anche negli
scritti giovanili il termine “liberismo” signi-
fica prevalentemente libero scambio, in an-
liberismo
titesi al protezionismo, mentre in altri indi-
Tra il  e il  Croce, nel tentativo ca anche “libertà politiche”: «è la formula
di rilanciare la prospettiva ideale e politica che comprende tutta una storia di lotte, di
liberale, separandola dal capitalismo e dal movimenti rivoluzionari per la conquista di
«liberismo economico o sistema economico singole libertà» (Tre principii, tre ordini, 
della libera concorrenza», esplicita la di- febbraio , in CF ). G. affianca anche i
stinzione tra liberismo e liberalismo (Croce due termini di “liberale” e “liberista” per
, ), ignota in altre lingue europee e Stati Uniti e Inghilterra, dove si è affermato
non neutrale nel panorama filosofico-politi- «un ceto capitalista che è la quintessenza
co italiano: ciò facendo, egli apre al proble- del capitalismo», la cui «ideologia politica è
ma del rapporto tra economia e politica, che la democrazia liberale e liberista» (La Lega
è uno dei punti essenziali della riflessione delle Nazioni,  gennaio , in CF ).
dei Q. In essi G. impiega prevalentemente il Sotto l’influenza di Einaudi, il giovane
termine “liberismo” per indicare le dottrine G. appare convinto della necessaria implica-
economiche del libero scambio (Q , , zione tra liberismo economico e liberalismo
), in antitesi con quelle protezionistiche: politico, come attesta anche l’intercambiabi-
in riferimento all’impostazione liberista del- lità dei due termini in alcuni testi o il loro ab-
la “Stampa” e del “Corriere della Sera” (Q binamento. In numerosi scritti tra il  e il
, , ), ai libri «sul protezionismo e li-  sostiene il liberal-liberismo come parte
berismo» (Q , , ), alla divisione degli integrante del programma socialista, come
«industriali liberisti da quelli protezionisti» alleato della battaglia per il riscatto del Mez-
(Q , , ), alla «politica liberista» che de- zogiorno e la modernizzazione economica e
terminerà il ribasso del prezzo del ferro (Q politica di un’Italia in cui la rivoluzione bor-
, , ), al «protezionismo in lotta col li- ghese è rimasta a metà del guado, generan-
berismo» (Q , , ). Altrove impiega l’e- do da un lato protezionismo e parassitismo
spressione crociana «liberismo economi- economico, dall’altro istituzioni politiche
co», sempre in antitesi al protezionismo (Q torbide e corrotte, burocratiche, autoritarie
, , ) o affiancata al «liberismo teori- e accentratrici: «Il partito vuole le libertà
co» (Q , , -) e distinta dal «liberali- politiche, ma siccome la dottrina nostra in-
smo politico» (Q  II, .XII, ), sulla scia segna che la politica è sempre in dipenden-
di quanto Croce, cui la nota è dedicata, ave- za dell’economia, vuole la libertà economica
va scritto in Etica e politica, che G. legge in come garanzia permanente di libertà politi-
carcere nell’edizione del . Il termine “li- ca» (La commissione per il dopoguerra,  lu-
beralismo”, molto più ricorrente nei Q, in- glio , in NM ), chiarendo, con un’im-
dica una «concezione generale della vita e postazione simile a quella del discorso di
[...] nuova forma di civiltà statale e di cul- Marx sul libero scambio del , che «i so-
tura» (Q , , ), un periodo storico cialisti non sono né liberisti né protezioni-
(l’«Età della Rivoluzione Francese e del li- sti», ma «sono oggi libero-scambisti perché
beralismo», ivi, ), con i suoi riflessi na- la loro dottrina riconosce che nello sviluppo
 LIBERISMO

progressivo della società capitalistica il libe- La mancata corrispondenza della teo-


ro scambio è una forza rivoluzionatrice del- ria liberista con la realtà effettuale è un ele-
le forme antiquate di produzione e di scam- mento essenziale della critica sviluppata nei
bio e che determina forme politiche più ido- Q: l’errore liberista è nella «distinzione [...]
nee allo sviluppo della loro potenza» (Sem- tra società politica e società civile, che da di-
plici riflessioni,  novembre , in NM, stinzione metodica viene fatta diventare ed
). All’influenza di Einaudi si deve anche è presentata come distinzione organica. Co-
la mitizzazione dei paesi anglosassoni come sì si afferma che l’attività economica è pro-
modello di società capitalistica dispiegata, pria della società civile e che lo Stato non
dove la piena libertà economica ha generato deve intervenire nella sua regolamentazio-
le libertà politiche. Ad essi G. guarda come ne. Ma siccome nella realtà effettuale so-
se non si fosse passati alla fase dei grandi cietà civile e Stato si identificano, è da fissa-
monopoli, del capitale finanziario e dell’im- re che anche il liberismo è una “regolamen-
perialismo, che pure occupava il dibattito tazione” di carattere statale, introdotto e
teorico-politico del socialismo internaziona- mantenuto per via legislativa e coercitiva: è
le – ma non di quello italiano – prima e du- un fatto di volontà consapevole dei propri
rante la grande guerra, la cui responsabilità fini e non l’espressione spontanea, automa-
è attribuita al nazionalismo protezionistico, tica del fatto economico» (Q , , ). Il
che «accumula odî fra popolo e popolo» (I liberismo non è solo una teoria sbagliata,
socialisti per la libertà doganale,  ottobre ma anche un’ideologia ingannevole (sull’i-
, in CF ), mentre il liberismo, crean- deologia-inganno, subito dai governati e vo-
do «l’interdipendenza economica [...] tra luta consapevolmente dai governanti, v. Q
Stato e Stato», appare «un coefficiente di  II, .XII, ), elaborata da un gruppo
pace» (La grande illusione,  luglio , in consapevole dei propri fini, che spaccia la
CT ), promotore «degli ideali di pace e di regolamentazione del mercato introdotta e
fraternità internazionale» (Individualismo e mantenuta dallo Stato come «espressione
collettivismo,  marzo , in CF ). Nella spontanea, automatica del fatto economi-
polemica contro ogni protezionismo e inter- co» (Q , , ), sulla base dell’iniziativa
vento dello Stato in economia, identificati «lasciata alla società civile e alle diverse for-
come mera resistenza di posizioni arretrate ze che vi pullulano», relegando lo Stato al
al pieno dispiegarsi del capitalismo, il giova- ruolo di veilleur de nuit, «guardiano della
ne G. non coglie gli elementi di novità che si “lealtà del gioco” e delle leggi di esso» (Q
presentano nelle proposte di intervento sta- , , -). Ed è «un programma politico»
tale e di economia di piano. Mentre Lenin volto a modificare i rapporti di forza nella
vede nel capitalismo di Stato e nel modello società a vantaggio di una frazione della
affermatosi con Walter Rathenau in Germa- classe dominante, la quale non compie al-
nia un possibile momento di transizione ver- cuna “rivoluzione” nella struttura economi-
so l’economia socialista, per G. esso trasfor- co-sociale e politica, ma mira solo a modifi-
merebbe «il mondo in un carcere di lavori care l’indirizzo di governo, con una «rota-
forzati» (Rathenau e Loucheur,  giugno zione dei partiti dirigenti al governo» per
, in SF -). Nel maggio , con l’arti- cambiare «la legislazione commerciale e so-
colo su Einaudi o dell’utopia liberale, G. lo indirettamente industriale», al fine di re-
prende le distanze dal liberal-liberismo: es- distribuire a suo favore il «reddito naziona-
so è solo «una utopia astratta e matematica, le» (Q , , ).
che non ha mai avuto, non ha e non avrà mai Questo interesse di parte è – G. qui ri-
riscontro alcuno nella realtà storica», i cui prende e rivisita, come in diverse altre note,
processi sono concepiti «come regolati da la teoria crociana dell’«origine pratica del-
leggi perpetuamente simili, immanenti alla l’errore» (Q , , ) – alla base della di-
realtà dell’economia [...] avulsa dal proces- storsione economicistica del liberismo. Lun-
so storico generale della civiltà» ( maggio gi dall’essere il portatore di libertà politica,
, in ON ). come G. e i giovani socialisti torinesi credet-
LIBERISMO 

tero, il liberismo asserve lo Stato agli inte- , ), con cui condivide l’economicismo,
ressi parziali di una frazione borghese inten- la scissione di economia e politica. Ma men-
ta alla difesa dei suoi privilegi a danno della tre il liberismo è l’ideologia di una classe do-
classe dei salariati: «identificandosi lo Stato minante – e quindi teorizzare la scissione di
con un gruppo sociale, l’intervento statale economia e politica è funzionale al suo do-
[...] è una condizione preliminare di ogni at- minio, «è un’intima necessità della civiltà
tività economica collettiva, è un elemento capitalistica», come G. scriveva nel  (Il
del mercato determinato, se non è addirittu- culto della competenza,  maggio , in
ra lo stesso mercato determinato, poiché è la NM ) – il sindacalismo è l’ideologia e la
stessa espressione politico-giuridica del fat- pratica di un gruppo subalterno che non sa
to per cui una determinata merce (il lavoro) uscire dalla fase di primitivismo, non si po-
è preliminarmente deprezzata, è messa in ne il problema della politica e dell’egemonia
condizioni di inferiorità competitiva, paga (Q , , ), tema questo che G. aveva già
per tutto il sistema determinato» (Q  II, , chiaramente affrontato nella lettera al Co-
). Dal ruolo dello Stato non si può pre- mitato centrale del PCUS del  ottobre 
scindere, esso è l’«elemento che assicura la (CPC -). Il nesso sindacalismo-liberi-
proprietà, cioè il monopolio dei mezzi di smo (accennato in QM del , in CPC )
produzione» (Q , , ), «interviene in «è specialmente evidente in Italia, dove so-
ogni momento nella vita economica, che è no note l’ammirazione per Pareto dei sinda-
un tessuto continuo di passaggi di pro- calisti come Lanzillo e C.» (Q , , ).
prietà» (Q , , ), ma non è il soggetto Di fronte alla grande crisi mondiale che
unico dell’attività economica, come, con er- sconvolge l’Occidente capitalistico il liberi-
rore simmetricamente opposto a quello di smo manifesta una generale debolezza teori-
Einaudi, pensano Gentile e Spirito, che non ca: sia con la rimozione – per il pregiudizio
colgono la «divisione tra società politica e ideologico che ammette solo crisi congiun-
società civile, tra egemonia politica e gover- turali e non organiche – di alcuni problemi
no politico-statale» (ibid.): «lo Stato ut sic che rivelano la strutturalità della crisi, sia con
non produce la situazione economica ma è l’opposizione preconcetta alle alte imposte,
l’espressione della situazione economica, alla politica dei lavori pubblici, alla creazio-
tuttavia si può parlare dello Stato come ne di consorzi industriali, ai sindacati operai
agente economico in quanto appunto lo Sta- (Q , , -). Sulla crisi Einaudi «ristam-
to è sinonimo di tale situazione» (Q  II, pa brani di economisti di un secolo fa e non
.VI, ). Del fatto che economia e politi- si accorge che il “mercato” è cambiato, che i
ca costituiscano un’«unità dialettica» e che “supposto che” non sono più quelli [...] fa
in ciò consista la grande forza teorica del ragionamenti appropriati per le crisi di con-
marxismo G. era decisamente convinto sin giuntura, perché vuol negare che esista una
dal : «La scissione tra politica ed econo- crisi organica» (Q , , -). È sempre
mia [...] non è altro che una astrazione teo- l’“origine pratica dell’errore teorico”.
rica della necessità empirica [...] di scindere Il liberismo – tra i cui precursori fisio-
provvisoriamente l’unità attiva sociale per cratici G. ritiene di poter iscrivere ante lit-
meglio studiarla [...] Ma la società, come teram anche Machiavelli (Q , , - e
l’uomo, è sempre e solo una unità storica e LC -, a Tania,  marzo ) –, caratte-
ideale che si sviluppa negandosi e superan- rizzato dal suo «individualismo economi-
dosi continuamente. Politica ed economia, co», che fu storicamente necessario come
ambiente e organismo sociale sono tutt’uno, «fase dello svolgimento progressivo», ma è
sempre» (L’organizzazione economica ed il divenuto poi «anacronistico e antistorico»
socialismo,  febbraio , in CF ). (Q , , ), in quanto «si manifesta nel-
Questo testo non è rivolto contro il li- l’appropriazione individuale della ricchez-
berismo, da cui G. nel  è ancora influen- za, mentre la produzione della ricchezza si
zato, ma contro l’anarco-sindacalismo che, è andata sempre più socializzando» (Q ,
lungi dall’essere filiazione del marxismo, , ), inficiato dal suo errore di fondo,
«non è che un aspetto del liberismo» (Q , dal rifiuto pregiudiziale di concepire il ruo-
 LIBERO SCAMBIO

lo dello Stato e della politica, dal suo so- corrisponderebbero alla guerra di movimen-
stanziale antistoricismo, non è in grado di to» (Q  I, , -): una fase, tanto in poli-
cogliere le trasformazioni strutturali del ca- tica che in economia, che per G. è ormai de-
pitalismo nella sua fase imperialistica. Gli finitivamente tramontata.
«antiprotezionisti di sinistra» come Salvemi- BIBLIOGRAFIA: LIGUORI ; MACCA-
ni, ritenevano irrealisticamente di poter divi- BELLI ; MICHELINI .
dere «gli industriali liberisti da quelli prote-
ANDREA CATONE
zionisti», i cui interessi però «erano già stret-
tamente connessi attraverso le banche e ten- V. «capitalismo di Stato», «economia», «econo-
mismo», «Gentile», «ideologia», «liberali, libera-
devano sempre più a connettersi attraverso i
lismo», «libero scambio», «protezionismo», «sin-
gruppi finanziari e i cartelli industriali» (Q , dacalismo teorico», «Spirito», «Stato».
, -). Ma ancor più la teoria liberista è
cieca di fronte alle nuove tendenze della
libero scambio
struttura economica mondiale, indicate dal
più avanzato capitalismo statunitense – ame- G. critica radicalmente le «dottrine
ricanismo e fordismo – nel passaggio «dal economiche del libero scambio», intese co-
vecchio individualismo economico all’eco- me teoria liberista: «L’impostazione del mo-
nomia programmatica» (Q , , ), o vimento del libero scambio si basa su un er-
«“economia secondo un piano”», rivendica- rore teorico [...] sulla distinzione cioè tra so-
ta «non solo nel terreno nazionale, ma su cietà politica e società civile, che da distin-
scala mondiale», anche se come «espressio- zione metodica viene fatta diventare ed è
ne ancora “utopistica” di condizioni in via di presentata come distinzione organica» (Q
sviluppo», dal teorico del corporativismo fa- , , -). Nel progetto di dotare il mo-
scista Ugo Spirito, che per G. è, nonostante vimento operaio e comunista di piena auto-
i suoi grandi limiti teorici, ben più attuale e nomia teorica G. fa anche i conti con l’anar-
interessante dei teorici liberisti (Q , , co-sindacalismo (il “sindacalismo teorico”),
). Il «vecchio liberalismo» è in crisi di sottolineando che esso, più che con la filo-
fronte alla nuova situazione economica ca- sofia della praxis, è imparentato con le
ratterizzata dall’ampiezza del mercato mon- «ideologie libero-scambiste» (ivi, ). Nes-
diale e dalla sua complessità, che pone la so che si esprime anche nella vicinanza poli-
«necessità delle grandi organizzazioni indu- tica tra sindacalismo e meridionalismo, che
striali» (Q , , -) e vede la crescente nel libero scambio aveva una sua bandiera
presenza dello Stato. Al pari dell’americani- (Alcuni temi della quistione meridionale,
smo (Q , , ), anche il fascismo, con , in QM ; Q , , , ripreso in Q ,
l’intervento massiccio dello Stato nell’econo- , ). Fino al  G. era stato convinto
mia e il corporativismo, si iscrive nelle rivo- fautore, contro il protezionismo – espressio-
luzioni passive del XX secolo, di cui è il rap- ne di una borghesia arretrata e pilastro del-
presentante pratico in Italia e ideologico in la politica del blocco industriale-agrario gio-
Europa, svolgendo analogo ruolo di ciò che littiano a danno dei contadini meridionali –,
fu nell’Ottocento il «liberalismo moderato e del libero scambio quale «forza rivoluziona-
conservatore», tanto che nei primi anni del trice delle forme antiquate di produzione e
suo sviluppo esso si riannodava «alla tradi- di scambio» (Semplici riflessioni,  novem-
zione della vecchia destra o destra storica» bre , in NM ). Ma anche nei Q ricor-
(Q  I, , ). Questo «moderno capitali- da la campagna antiprotezionistica del -
smo di Stato», che è «un modo per un savio , volta a «formare politicamente i conta-
sfruttamento capitalistico nelle nuove condi- dini», contro il dazio sullo zucchero, «mer-
zioni che rendono impossibile [...] la politica ce popolare legata all’alimentazione dei
economica liberale» (Q , , ), segna an- bambini, degli ammalati, dei vecchi» (Q ,
che il passaggio alla guerra di posizione nel , ). Libero scambio e protezionismo
campo economico internazionale, mentre costituiscono un’unità dialettica espressa
«la libera concorrenza e il libero scambio nella tendenza alla formazione di macrore-
LIBERTÀ 

gioni economiche attraverso cui si articola libero, nonostante i legami di servaggio in


un «mercato mondiale [...] costituito di cui si trova – è invece la negazione di ogni
una serie di mercati non più nazionali ma semplificazione idealistica e liberale dell’uo-
internazionali (interstatali)», con libero mo a ente “semplice”, circoscrivibile e dun-
scambio all’interno e protezionismo all’e- que perfettamente controllabile e dominabi-
sterno (Q , , ). Infine – ma è una sug- le» (Frosini , -).
gestione non supportata da argomentazio- Per G. la religione popolare e le costru-
ni successive – in «campo economico (la li- zioni razionalistiche degli intellettuali con-
bera concorrenza e il libero scambio corri- dividono una base utopistica che si com-
sponderebbero alla guerra di movimento)» prende a partire dall’elemento popolare. In
(Q  I, , -). questo quadro G. valuta dialetticamente la
questione delle utopie e delle religioni. In
ANDREA CATONE
realtà, «nella storia [...] ogni sommovimen-
V. «economia», «guerra di movimento», «liberi- to generale delle moltitudini, in un modo o
smo», «quistione meridionale», «sindacalismo
nell’altro, sotto forme e con ideologie deter-
teorico», «società civile», «società politica».
minate, pone [...] rivendicazioni» politiche
(Q , , ; v. anche Q , , ). I giacobi-
libertà
ni hanno “tradotto” in “politica” il sogno re-
La questione della «libertà» è stretta- ligioso delle masse e il concetto di “diritto
mente intrecciata allo statuto dell’umano e naturale” degli illuministi (a sua volta tradu-
della natura umana, dato che fissare tale zione dell’uguaglianza di tutti gli uomini co-
concetto equivale per G. a chiedersi «cosa me “figli di Dio”). «Il nesso storico Illumi-
l’uomo può diventare», se può «dominare il nismo-Rivoluzione francese assume un ruo-
proprio destino» e «quale importanza ha la lo di importanza decisiva, perché la specifi-
sua volontà e la sua concreta attività nel cità dell’utopia illuministica consiste pro-
creare se stesso e la vita che vive» (Q  II, , prio nel fatto che gli intellettuali occidentali
). Per G. la risposta data da Marx nella per la prima volta si ricongiungono consape-
sesta delle Tesi su Feuerbach per cui «la “na- volmente, per via di complesse mediazioni,
tura umana”» è il «“complesso dei rapporti al “popolo”, e iniziano così a pensarne (cioè
sociali”» è la «più soddisfacente, perché in- a sistematizzarne) l’ideologia più profonda:
clude l’idea del divenire: l’uomo diviene, si la democrazia appunto, l’uguaglianza, la fra-
muta continuamente col mutarsi dei rappor- tellanza, la libertà. Così, tutti questi senti-
ti sociali, e perché nega l’“uomo in genera- menti religiosi ricevono una veste esplicita-
le”» (Q , , ). L’uomo è dunque “storia”, mente politica e giuridica e nasce, da questo
perché trasforma la necessità in libertà. E la connubio, la politica moderna» (Frosini
storia è storia in quanto è lotta per la libertà: , -). In Q , ,  G. annoterà: «Il
«Libertà [...] significa [...] “movimento”, moderno Principe deve avere una parte de-
svolgimento, dialettica [...] La storia è li- dicata al giacobinismo [...] come esempio di
bertà in quanto è lotta tra libertà e autorità, come si forma una concreta e operante vo-
tra rivoluzione e conservazione» (Q  I, , lontà collettiva».
; v. anche LC , a Tania,  maggio ). Lo sviluppo del concetto di libertà e di
Per quanto “taylorizzato” e “subalterno” storicità della libertà comporta la resa dei
possa arrivare a essere, l’uomo non è mai del conti con l’idea crociana di storia. Questa
tutto riducibile a una “cosa”, al volere altrui trascura la Rivoluzione francese, «il momen-
(Q , , ; Q , , ; Q , , ). Que- to della lotta, il momento economico, per es-
sto suo aspetto «detto dai cattolici “libero sere apologetica del momento puro etico-
arbitrio” e da loro pensato come volontà in- politico, come se questo fosse caduto dal
determinata e vuota, viene ridefinito da G. cielo» (LC , a Tania,  maggio ). «Se
come reazione a un rapporto di dominio. tutta la storia è storia della libertà, ossia del-
Ciò che dunque potrebbe sembrare un po- lo spirito che crea se stesso [...] perché la
stulato idealistico – l’uomo resta pur sempre storia europea del secolo XIX sarebbe essa
 LIBERTÀ

sola storia della libertà?» (ivi, ). Croce pio Utopia,  luglio , in NM -). I
confonde «una ideologia politica con una quattro punti in cui è suddiviso Q  II, 
concezione del mondo, dimostrando prati- trattano aspetti centrali della nuova filoso-
camente che la distinzione è impossibile», e fia, interconnessi e sintetizzati nel processo
invero per G. «è solo di grado» (Q  I, , filosofico-ideologico della catarsi. Il punto
, corsivo mio). G. considera la filosofia IV, «Riduzione a “politica” di tutte le filoso-
come il grado più alto dell’ideologia: di qui fie speculative [...] la filosofia della praxis
il suo carattere insieme politico e ideologico. concepisce la realtà dei rapporti umani di
Lo stesso «significato della dialettica» (e del- conoscenza come elemento di “egemonia”
la libertà come concetto dialettico, storico) politica» (ivi, ; su questo punto v. Q ,
può essere compreso «in tutta la sua fonda- , ), teorizza anche il fatto particolare
mentalità, solo se la filosofia della praxis è enunciato nel punto II: «La filosofia della
concepita come una filosofia integrale e ori- praxis “assorbe” la concezione soggettiva
ginale che inizia una nuova fase nella storia» della realtà (l’idealismo) nella teoria delle su-
(Q , , ) che ha sia teorizzato, sia con- perstrutture», che «è la traduzione in termi-
quistato politicamente uno spazio di libertà ni di storicismo realistico della concezione
e di egemonia. Ciò equivale al riscatto del soggettiva della realtà» (Q  II, , ), tra-
momento della lotta reale, espunto da Cro- duzione da cui nasce, sulla base di proble-
ce. In Q , ,  si legge: «Metodo della li- matiche attuali connesse allo sviluppo dei
bertà, ma non inteso in senso “liberale”: la gruppi subalterni, l’immanenza nella sua
nuova costruzione non può che sorgere dal «forma storicistica»: «una nuova concezione
basso» (ibid.), ma a differenza di Croce, del- della “necessità” e della libertà ecc.» (Q  II,
le religioni, delle utopie, non si può dire in , ), una nuova filosofia originatasi dalla
anticipo quale sarà la forma della nuova li- traduzione ed estensione delle scoperte di
bertà (Q  II, ; Q , ; v. anche Q , ). Ricardo dal campo economico «a tutta la
G. intende recuperare alla libertà la sua storia» ad opera di Marx (ibid.). La traduci-
processualità storica, e perciò anche il mo- bilità (Q  II, ), concependo l’impossibilità
mento «della lotta». Egli, usando un termi- di un’attività superstrutturale metapolitica,
ne di Croce, chiamerà questo processo “ca- trascendente la dimensione ideologica – ter-
tarsi”, ma la sua definizione risulterà anti- reno concreto su cui si costituisce la volontà,
crociana, in quanto investirà tutti i momen- la coscienza collettiva politica (v. ad esempio
ti di esso: sicché la catarsi è «il passaggio dal Q  II, .XII) come linguaggio storicamente
momento meramente economico (o egoisti- dato – mette in condizione di concepire la li-
co-passionale) al momento etico-politico, bertà stessa come forma storica determinata
cioè l’elaborazione superiore della struttura e immanente e di criticare le filosofie specu-
in superstruttura nella coscienza degli uomi- lative, il loro concetto di storia e di libertà
ni. Ciò significa anche il passaggio dall’“og- come «semplice unità dell’autocoscienza»,
gettivo al soggettivo” e dalla “necessità alla «Io», «libertà assolutamente indipendente
libertà”». «Il processo catartico coincide [...] fonte di tutte le determinazioni univer-
con la catena di sintesi che sono risultato sali» (Q , , ).
dello svolgimento dialettico» (Q  II, , , Il discorso sull’efficacia delle super-
seconda metà di maggio , corsivo mio), strutture, assorbito dalle filosofie speculati-
perciò comprende anche il “momento” ve ma “tradotto” (le superstrutture non so-
espunto da Croce. Egli si può servire del no più trascendenti, ma immanenti in quan-
«valore strumentale» (Q  I, p. ) di con- to ideologie), permette al contempo la criti-
cetti crociani perché fra l’inizio e la prima- ca (Q  II, ) dell’oggettivismo, del determi-
vera del  ha sviluppato ulteriormente il nismo, del fatalismo, del sociologismo (dif-
concetto di “traducibilità” e ha elaborato il fusi anche presso la Terza Internazionale)
concetto di “immanenza”, in cui si consoli- – concezioni in cui la libertà rimane inspie-
dano criticamente le posizioni in tale dire- gabile, pur esistendo, «anche in questo caso,
zione espresse negli anni torinesi (v. ad esem- un’attività volitiva, un intervento diretto sul-
LIBERTÀ 

la “forza delle cose”, ma di un carattere me- ) reagisce attivamente sulla struttura. Ora
no appariscente» (Q , , ). Criticando la prassi si precisa secondo la dinamica del
«l’idealismo alla rovescia» del Saggio popola- mercato determinato (Q , , ; v. il Te-
re di Bucharin, G. si domanda come dal sto A, Q , , ). Qui «l’automatismo»
«modo di concepire» delle scienze fisiche e non è in contrasto con «la libertà [...] è una
naturali (non “tradotto” bensì applicato in libertà di gruppo, in opposizione all’arbitrio
modo meccanico alla storia) potrebbe «de- individualistico [...] In ogni momento c’è
dursi il superamento, il “rovesciamento del- una scelta libera, che avviene secondo certe
la praxis”», se per tali scienze «l’effetto, linee direttrici identiche per una gran massa
meccanicamente, non può mai superare la di individui o volontà singole, in quanto
causa o il sistema di cause, quindi non può queste sono diventate omogenee in un de-
aversi altro svolgimento che quello piatto e terminato clima etico-politico [...] Gli arbi-
volgare dell’evoluzionismo» (Q , , ). trî individuali sono anzi molteplici, ma la
Se l’economia classica studia le «leggi di ten- parte omogenea predomina e “detta legge”.
denza in quanto espressioni quantitative dei Che se l’arbitrio si generalizza, non è più ar-
fenomeni», la filosofia della praxis con la ca- bitrio ma spostamento della base dell’“auto-
tarsi si occupa del passaggio da queste ulti- matismo”, nuova razionalità» (Q  II , ,
me al momento qualitativo: «nel passaggio -; v. anche Q , , : «Al concetto di
dall’economia alla storia generale il concetto libertà si dovrebbe accompagnare quello di
di quantità è integrato da quello di qualità e responsabilità che genera la disciplina [...]: è
dalla dialettica quantità che diventa qualità sola libertà quella “responsabile” cioè “uni-
[quantità = necessità; qualità = libertà. La versale”, in quanto si pone come aspetto in-
dialettica quantità-qualità è identica a quella dividuale di una “libertà” collettiva o di
necessità-libertà]» (Q  II, , ). La filo- gruppo, come espressione individuale di
sofia della praxis fa della catarsi il suo «il una legge»). Ma se da un lato esiste automa-
punto di partenza», come terreno dove si tismo in questi casi, cioè «quando esiste una
pensano e si fanno la politica e la libertà, do- premessa efficiente e attiva» (Q , , -
ve si elabora criticamente il «senso comune» ), dall’altro si avvia un processo di libera-
popolare sistematizzandolo, dove i gruppi zione quando i gruppi che vivono quei prin-
sociali si trasformano in polo dialettico rea- cipi e pratiche come una imposizione e coer-
le, efficace, combattivo: qui «la struttura da cizione estrinseca lavorano per realizzare lo
forza esteriore che schiaccia l’uomo, lo assi- «spostamento della base dell’“automati-
mila a sé, lo rende passivo, si trasforma in smo”» (Q  II, , ; v. anche Q , ); se
mezzo di libertà, in strumento per creare una alimentano cioè uno «spirito di scissione»,
nuova forma etico-politica, in origine di per la formazione di una nuova volontà col-
nuove iniziative» (Q  II, , ). La realiz- lettiva sulla base di nuove “necessità” o
zazione della libertà è al contempo un mo- “premesse”, le cui teorie e ideologie si pre-
mento del processo conoscitivo e veritativo: sentano all’inizio come critica (anche utopi-
«La realizzazione di un apparato egemonico, stica o razionalistica) delle superstrutture
in quanto crea un nuovo terreno ideologico, della vecchia “premessa”. Per G. la lotta per
determina una riforma delle coscienze e dei la libertà deve coincidere con il “compi-
metodi di conoscenza, è un fatto di cono- mento” di una «riforma intellettuale e mo-
scenza, un fatto filosofico» (Q  II, , ). rale» che educhi e insieme abbia a protago-
A questo punto dei Q l’autore ha ripen- niste le masse popolari (v. Q , , ).
sato le modalità del costituirsi di ciò che in G. giunge dunque a pensare la praxis e
precedenza aveva definito come «rapporto la costituzione della praxis come nesso sto-
tra la volontà umana (superstruttura) e la rico inscindibile di volontà ed economia, di
struttura economica» da cui nasce la «pras- struttura e superstrutture. In questa luce la
si» (Q , , , tra novembre  e febbraio libertà diventa un processo in cui alla vec-
) e perciò la libertà, ovvero il modo in cui chia si sostituisce una nuova dinamica di
la volontà umana o superstruttura (Q , , “determinazione” (v. Q , , : «C’è lot-
 LIBERTINISMO

ta tra due egemonie, sempre. E perché una clusioni contradditorie» (Q , , ; v. an-
trionfa? Per sue doti intrinseche di caratte- che Q ,  e Q , ).
re “logico”?»; Q , , : «Il conformismo BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; FATTO-
è sempre esistito: si tratta oggi di lotta tra RINI ; FROSINI ; MANACORDA .
“due conformismi” cioè di una lotta di ege-
ROCCO LACORTE
monia»). Questa concezione assorbe punti
centrali della riflessione precedente: «Esiste V. «arbitrio», «automatismo», «blocco storico»,
«catarsi», «conformismo», «crisi», «dialettica»,
una crisi [...] nella struttura» in cui affiora-
«giacobinismo», «ideologia», «immanenza», «La-
no «contraddizioni insanabili»; la sua solu- briola», «Machiavelli», «marxismo», «molecola-
zione dipende dallo sviluppo del “momen- re», «natura umana», «necessità», «Prefazione del
to” politico e da come esso elabora il “mo- ’», «previsione», «Riforma», «Rinascimento»,
mento” economico e sociale in quello «mili- «regolarità», «storia», «totalitario», «traducibi-
tare», dando a tutti un qualche equilibrio (Q lità», «uomo», «volontà collettiva».
, , -). Ma si veda anche la domanda
formulata in Q , ,  su «come dalle libertinismo
strutture nasce il movimento storico» (cor-
Nel continuo processo, nella lotta inin-
sivo mio). Lì, come poi in Q  II, , G. ri-
terrotta che l’uomo compie per soggiogare i
chiama «i due punti» (della marxiana Prefa- suoi istinti animaleschi, che è la premessa co-
zione del ’) «tra cui oscilla questo proces- stitutiva di ogni forma di società, l’uomo ve-
so» (ivi, ), e annota che essi delimitano rifica forme di adattamento e di autocoerci-
il «terreno» in cui «deve essere posto il pro- zione sempre più complesse, fino a quelle
blema del formarsi degli aggruppamenti so- più alte che sono proprie della fase dell’in-
ciali e dei partiti politici» (Q , , ; v. an- dustrialismo: «Quando la pressione coerciti-
che Q , , -). Infatti, «l’esistenza del- va viene esercitata su tutto il complesso so-
le condizioni obbiettive, o possibilità o li- ciale (e ciò avviene specialmente dopo la ca-
bertà non è ancora sufficiente: occorre “co- duta della schiavitù e l’avvento del cristiane-
noscerle” e sapersene servire. Volersene ser- simo) si sviluppano ideologie puritane che
vire» (Q  II, , ; v. anche Q , ). Al- danno la forma esteriore della persuasione e
la domanda «Quale il punto di riferimento del consenso all’intrinseco uso della forza:
per il nuovo mondo in gestazione?» G. ri- ma una volta che il risultato è stato raggiun-
sponde: «Il mondo della produzione, il la- to, almeno in una certa misura, la pressione
voro» per creare «un nuovo “conformismo” si spezza [...] e avviene la crisi di libertini-
dal basso [...] nuove possibilità [...] di li- smo» (Q ,  II, -, corsivo mio). Nella
bertà anche individuale» (Q , , ; v. an- continua tensione fra natura e storia, insom-
che Q , , ). Qui i partiti hanno un ruo- ma, si determinano fasi in cui la brutale coer-
lo chiave: sono gli «elaboratori delle nuove cizione degli istinti primitivi presenta anco-
intellettualità integrali e totalitarie, cioè il ra residui meccanici, non si è ancora mutata
crogiolo dell’unificazione di teoria e pratica in “seconda natura”, e quando ciò si verifica
intesa come processo storico reale», che svi- è soprattutto sul terreno sessuale che l’allen-
luppano e diffondono le «concezioni del tamento della pressione agisce in modo pe-
mondo in quanto essenzialmente elaborano ricoloso, determinando forme di “libertari-
l’etica e la politica conforme ad esse, cioè smo” del tutto incompatibili con le abitudi-
funzionano quasi da “sperimentatori” stori- ni necessarie ai nuovi metodi di produzione.
ci di esse concezioni» (Q , , ; v. anche È necessario, dice G., lottare contro la
Q , , -). Senza di ciò gli uomini non concezione illuministica che ha tanto ali-
possono iniziare una lotta per la libertà, di- mentato quel disordine sessuale presente so-
ventare elemento o origine di una dialettica prattutto nelle classi medie e nelle classi me-
reale: «Se manca questo processo di svilup- no legate al lavoro produttivo, ma che può
po da un momento all’altro [...] la situazio- toccare almeno in parte anche i ceti operai,
ne rimane inoperosa, e possono darsi con- depravando le donne. È necessario anche
LIMITE 

che ciascuna classe sia in grado di esprimere contro le esigenze degli operai parigini» (Q
una propria élite capace di esercitare pres- , , ). Così, nell’analizzare la situazio-
sione coercitiva progressiva sull’intero grup- ne italiana, G. osserva che il limite storico
po. Solo in questo modo si evita il rischio del Partito d’Azione si è rivelato nell’inca-
che la crisi di libertinismo si trasformi in fat- pacità di svolgere un’opera adeguatamente
to permanente, a causa della mancanza di incisiva e trasformatrice nel contesto politi-
guide interne alle classi. co del tempo. In effetti tale limite va indivi-
Questa è l’argomentazione del tema duato, secondo G., nel fatto che esso è ri-
proposta da G. nella sua forma più elabora- masto sempre un partito incapace di acqui-
ta in Americanismo e fordismo, al paragrafo sire il consenso di quelle masse contadine
«Animalità» e industrialismo (Q , , - che, se avessero preso parte all’azione risor-
). Nella prima stesura della stessa nota, più gimentale, avrebbero conferito ad essa un
stringata e severa e più legata allo spirito sostanziale contenuto sociale e un adeguato
consiliarista, G. ipotizzava invece il passag- impulso rinnovatore. G. precisa, infatti, che
gio dalla coercizione all’autoeducazione co- il movimento democratico avrebbe realizza-
me dovuto al superamento delle vecchie to tale disegno e tale strategia se fosse stato
classi sociali e quindi al superamento della capace di farsi partito «“giacobino” non so-
costrizione esercitata da una classe sull’altra: lo per la “forma” esterna, di temperamento,
sarà «una coercizione di nuovo tipo, perché, ma specialmente per il contenuto economi-
essendoci una sola classe, sarà autodiscipli- co-sociale» (ivi, ), se avesse saputo, cioè,
na» (Q , , ). far propri gli interessi e le esigenze della
classe contadina attraverso una riforma
LEA DURANTE
agraria volta a spezzare il latifondo e a crea-
V. «americanismo», «animalità e industriali- re un ceto di contadini piccoli proprietari.
smo», «dopoguerra», «fordismo», «natura»,
Il lemma, inoltre, compare in stretta
«quistione sessuale».
connessione non soltanto con l’ambito giuri-
dico, ad esempio in una nota del Q  in cui
limite
G. riporta alcune dichiarazioni interne al di-
«Limite», parola ampiamente utilizzata battito sui «limiti dell’attività dello Stato»,
da G. nel suo significato generico, assume cioè sull’impossibilità dello Stato, in quanto
una sua peculiare accezione lemmatica in Q «società ordinata», di avere limite giuridico
, laddove G., interrogandosi sulla manca- «nei diritti pubblici soggettivi» (Q , , -
ta formazione in Italia di «un partito giaco- ), ma anche con quello economico-indu-
bino», ne trova le ragioni «nella relativa de- striale in Q  II, .VII, laddove G. individua
bolezza della borghesia italiana e nel clima nell’«estensione dei nuovi metodi» di produ-
storico diverso dell’Europa dopo il » (Q zione industriale la causa di «una serie di cri-
, , ). G., rintracciando il limite «di si, ognuna delle quali ripropone gli stessi
classe» dei «giacobini, nella loro politica di problemi [...] e il cui ciclo si può immagina-
forzato risveglio delle energie popolari fran- re ricorrente finché: ) non si sia raggiunto il
cesi da alleare alla borghesia, con la legge limite estremo di resistenza del materiale; )
Chapelier [e la legge sul “maximum”]» (Q , [...] il limite nell’introduzione di nuove mac-
, ), arriva alla conclusione che essi erano chine automatiche, cioè il rapporto ultimo
riusciti a superare tale limite «attraverso un tra uomini e macchine; ) [...] il limite di sa-
processo complesso, teorico-pratico [...], turazione di industrializzazione mondiale»
per cui si riottiene il consenso politico (si (ivi, ; v. anche Q , , ). Il lemma com-
mantiene l’egemonia) allargando e ap- pare anche in stretta connessione con l’am-
profondendo la base economica con lo svi- bito filosofico: in Q ,  G. indica la «futi-
luppo industriale e commerciale» (Q , , lità inetta del determinismo meccanico» al-
), anche se poi – egli precisa – la loro scon- l’interno di una riflessione più ampia sul
fitta come «partito determinato» fu dovuta «passaggio da una concezione meccanicisti-
al fatto che «a un certo punto si urtarono ca a una concezione attivistica» del ruolo so-
 LINGUA

ciale di ciascun individuo. In particolare G. tempo nuovi termini sono introdotti nella
sostiene che nel momento in cui avviene un lingua, i significati delle parole singole ac-
«mutamento nel modo di essere» del “subal- quisiscono nuove connotazioni, spesso me-
terno”, cioè quando egli da «“cosa”» diven- taforiche, grazie anche alle diverse correnti
ta «“persona storica”», si restringono i «li- culturali che, attraverso la loro attività, par-
miti» e il «dominio della “forza delle cose”», tecipano «allo sviluppo generale di una de-
cioè di quell’«“atto di fede” nella razionalità terminata lingua nazionale» (Q , , ).
della storia» da parte di colui che non aven- La lingua non è mai un’entità né omoge-
do «iniziativa nella lotta» ne esce sconfitto e nea né tanto meno statica. Essa viene innova-
anzi finisce con l’identificare la lotta stessa ta in diversi modi, dalla conquista di una na-
con «una serie di sconfitte» (ivi, ). zione da parte di un’altra (innovazione di
massa), dalla scuola, dai mezzi di informazio-
VALERIA LEO
ne, anche dalle riunioni pubbliche (compre-
V. «caduta tendenziale del saggio di profitto», se quelle religiose), nonché dai termini intro-
«determinismo», «giacobinismo», «Partito d’A-
dotti nel corso delle conversazioni «tra i vari
zione», «Stato», «subalterno, subalterni».
strati della popolazione» (Q , , ). In tal
modo la lingua viene forgiata e plasmata, ma
lingua
anche in base ai suoi studi universitari G. di-
Una lingua esiste non solo nell’insieme stingue nell’innovazione di una lingua tra un
del vocabolario, della grammatica ecc. (Q , effetto “molecolare” e un altro “di massa”. In
, ): «ogni lingua è una concezione del un paragrafo chiave per la sua impostazione
mondo integrale, e non solo un vestito che della questione G. constata che i linguaggi
faccia indifferentemente da forma ad ogni «dei mestieri», cioè «delle società particola-
contenuto» (Q , , -). La stessa nozio- ri», innovano «molecolarmente», mentre
ne di lingua è ribadita in un altro paragrafo «una nuova classe che diventa dirigente in-
del Q : la lingua «dovrebbe essere trattata nova come “massa”» (Q , , ).
come una concezione del mondo, come l’e- È sempre il rapporto tra classi e strati
spressione di una concezione del mondo»; il diversi della popolazione che entra nel di-
rapporto tra lingua e concezione del mondo scorso di G. sulla lingua: egli è un sociolin-
è di effetto reciproco, dal momento che l’ap- guista ante litteram, che anticipa di gran lun-
profondimento della conoscenza attraverso ga gli interessi che cominciavano ad affer-
nuove sfumature di significato implica marsi solo negli anni Sessanta del Novecen-
l’«approfondimento della concezione del to. Ha una visione realista della lingua, esen-
mondo» (Q , , ); è l’aspetto della reci- te da qualsiasi forma di populismo, dal mo-
procità che differenzia G. in modo rilevante mento che, analogamente a ciò che è stato
dalla nota ipotesi Sapir-Whorf, per la quale notato sopra, il linguaggio di ogni persona
la lingua dà forma al mondo dei parlanti ma contiene in sé gli «elementi di una concezio-
non viceversa. In un paragrafo che funziona ne del mondo e di una cultura» da cui «si
da “spia” per capire la sua impostazione del- può giudicare la maggiore o minore com-
la questione G. si esprime in termini solo plessità della sua concezione del mondo» (Q
leggermente diversi: le lingue sono un «pro- , , ). Nello stesso capoverso constata
dotto sociale», sono l’«espressione culturale che i soli dialettofoni partecipano a un’in-
di un dato popolo» (Q , , ) e anche al- tuizione del mondo tendenzialmente «ri-
trove nello stesso quaderno emerge una qua- stretta e provinciale, fossilizzata, anacroni-
si equivalenza tra lingua e cultura: «astratte stica, in confronto delle grandi correnti di
dall’opera letteraria» le parole costituiscono pensiero che dominano la storia mondiale».
«elemento di storia della cultura» (Q , , La diade dialettofoni-parlanti della lingua
). È solo nella sua forma esteriore che la nazionale (detta anche “lingua letteraria”)
lingua si modifica relativamente poco, men- rappresenta una delle fonti principali per il
tre il suo «contenuto culturale» cambia più rapporto paradigmatico forze subalterne-
rapidamente (Q , , ): col passare del forze egemoni. Diversamente dai dialetti,
LINGUA 

una grande lingua nazionale è «storicamen- L’accesso alla lingua è da sempre condi-
te ricca e complessa» ed è in grado di tra- zione dell’accesso ai diritti, alla partecipa-
durre un’altra grande cultura, permettendo zione piena alla società, al potere. Ciò emer-
ai parlanti di tale lingua di «mettersi a con- ge chiaramente anche dall’esempio del giu-
tatto con vite culturali diverse», partecipan- ramento di Strasburgo ( d.C.): per il fat-
do così a una vita culturale più completa to di giurare non in una lingua sconosciuta
(ibid.). G. prosegue allargando il discorso come il latino (che avrebbe reso nullo il giu-
dalla lingua come tale alla cultura e alla crea- ramento), ma nelle proprie lingue, i soldati
zione di una nuova cultura, che passa anche degli eredi di Carlo Magno fungono da ga-
attraverso la sua socializzazione negli strati ranti e, per la prima volta, assumono «una
popolari. Il punto di riferimento qui è la fi- funzione politica di primo piano, presentan-
losofia, intesa prevalentemente come filoso- dosi come volontà collettiva» (Q , , ).
fia della praxis (ibid.), il cui linguaggio è di- Sempre in questo contesto viene osservato
verso da quelli precedenti: il «linguaggio si- che «i volgari sono scritti quando il popolo
gnifica anche cultura e filosofia» (Q  II, , riprende importanza» e, viceversa, nel lungo
) e come paragone storico sono citate le periodo che va dal  d.C. circa al fiorire
ricerche sui primi elementi del Rinascimen- dei Comuni e dei volgari – periodo nel qua-
to che, in quanto espressione di ribellione le la cultura era quella dei “dotti”, espressa
«di un movimento generale culturale reli- in latino – il popolo italiano non poteva
gioso» contro gli istituti medievali di Chiesa «partecipare al mondo della cultura» (Q ,
e impero, furono “popolari” e non «di ori- , ).
gine aulica o scolastica» (Q , , ). Fondamentale in tutto il discorso gram-
Per G. «ogni gruppo sociale ha una sua sciano sulla lingua è la questione di come le
“lingua”» che, come visto sopra, può essere classi popolari possano uscire da una visione
anche un dialetto ristretto, ma, «salvo rare angusta del mondo, che le condanna a esse-
eccezioni [...] tra la lingua popolare e quella re subalterne, per poter diventare egemoni.
delle classi colte c’è una continua aderenza e Soltanto una lingua nazionale contiene la ric-
un continuo scambio» (Q , , ). È faci- chezza capace di offrire gli strumenti di ac-
le pensare che questo movimento sia dall’al- cesso ai grandi processi mondiali. E l’«inter-
to verso il basso, e ciò accade nella scuola, vento organizzato» per sviluppare una «lin-
intesa in senso largo, nella società, in fami- gua unitaria» (Q , , ) è uno dei mezzi
glia ecc., in ogni luogo dove vi è un «con- necessari per garantire questa possibilità; un
trollo [linguistico, ndr] reciproco», allo sco- tale intervento, comunque, non dovrebbe es-
po di arrivare ad un «conformismo gram- sere imposto per decreto (come ipotizzato da
maticale» (Q , , ). Ma talvolta, come Manzoni), ma rappresentare (secondo la
nei movimenti religiosi del Medioevo o nel prospettiva delineata da G. I. Ascoli) una
progressivo sviluppo della cultura tedesca «funzione nazionale più profonda e necessa-
dalla rozzezza iniziale della Riforma lutera- ria» (Q , , ). G. prosegue proprio nel-
na verso la filosofia classica tedesca, il movi- l’ultimo dei Q (): «ogni volta che affiora,
mento può essere o dal basso o coinvolgere in un modo o nell’altro, la quistione della lin-
l’intera società. E non è escluso l’uso del dia-
gua», ciò implica una serie di questioni, com-
letto come arma linguistica delle classi colte
prese la «formazione e l’allargamento della
contro quelle popolari: nel movimento ri-
classe dirigente» e la necessità di stabilire
sorgimentale il romanesco, a lungo «schiac-
rapporti più sicuri tra «gruppi dirigenti e la
ciato dal latino», ebbe una fioritura culmi-
massa popolare-nazionale, cioè di riorganiz-
nata «nel periodo liberale di Pio IX», e «nel
zare l’egemonia culturale» (Q , , ).
- il dialetto è arma dei liberali», solo
che, al fine di creare un blocco sociale tra ge- DEREK BOOTHMAN
rarchia ecclesiastica e popolani contro i fau- V. «concezione del mondo», «dialetto», «egemo-
tori dell’unità nazionale, «dopo il  [il dia- nia», «grammatica», «linguaggio», «Manzoni»,
letto è arma, ndr] dei clericali» (Q , , ). «molecolare».
 LINGUAGGIO

linguaggio ria») è l’espressione di un’intera cultura. Al-


tre volte G. ritiene che è il linguaggio stesso
Analogamente al suo maestro universi-
che «significa anche cultura e filosofia» e
tario Matteo Giulio Bartoli, G. normalmen-
che pertanto «il fatto “linguaggio” è in realtà
te distingue tra «lingua» e «linguaggio»,
una molteplicità di fatti più o meno organi-
sebbene talvolta ci sia una sovrapposizione camente coerenti e coordinati» (Q  II, ,
dei due concetti anche nello stesso para- ), dove la parola “cultura” sembra usata
grafo dei Q. I due termini non sono da in un senso ristretto e non per indicare la
confondersi con langage e langue come usa- cultura di una società nella sua interezza. La
ti da Saussure. Solitamente G. usa “linguag- posizione è ribadita ma anche estesa nel Q
gio” per denotare un sottoinsieme del feno- : la filosofia è contenuta nel linguaggio, il
meno più ampio di “lingua”, che come tale quale è, appunto, «un insieme di nozioni e
può indicare il modo di parlare o di espri- di concetti determinati» (Q , , ) e «dal
mersi di un gruppo sociale (v. il «gergo dei linguaggio di ognuno si può giudicare la
mestieri» in Q , ,  o «la parlata della maggiore o minore complessità della sua
città» in Q , , ) e anche, al limite, degli concezione del mondo» (ivi, ). Malgrado
individui singoli. Altre volte può essere il di- la sua natura spesso tecnica, il linguaggio
scorso tecnico di una scienza, cioè i «linguag- cambia col tempo e i termini usati possono
gi scientifici e filosofici» (discussi sotto l’a- acquisire nuovi significati metaforici, diffe-
spetto traduttivo soprattutto in Q , -), e renti dal significato originario di una conce-
anche il linguaggio della politica. Il linguag- zione che viene superata: il linguaggio per-
gio è generalmente perciò di natura settoria- ciò è un fenomeno vivo ma al tempo stesso
le. Altri usi particolari si trovano nel concetto un «museo di fossili della vita e delle civiltà
del linguaggio di un’epoca, ad esempio quel- passate» (Q , , ). Il non riconosci-
lo del Medioevo (Q , ,  e Q  II, .I, mento di tale storicità del linguaggio induce
), nozione diversa perciò dalla lingua “na- nell’errore di provare a costruire un «espe-
turale” (come ad esempio una lingua “nazio- ranto o volapük della filosofia e della scien-
nale”), e in quelli delle arti figurative, artisti- za», nel cui linguaggio una filosofia, ma per
che, musicali ecc. (Q , ,  e Q , , ). estensione anche le forme del pensiero, acri-
In quest’ultimo caso tali linguaggi, meglio di ticamente considerano se stesse le uniche ad
quello della letteratura, trascendono i confini aver ragione e tutte le altre «un delirio» (Q
nazionali, mentre è il linguaggio verbale-let- , , -). Molto simile all’esperanto fi-
terario che meglio caratterizza l’elemento losofico criticato da G. era il tentativo in
«nazionale-popolare-culturale» (Q , , quegli anni dei pragmatisti e di Pareto i qua-
). Nel creare un proprio linguaggio, ogni li, teorizzando il linguaggio «come causa di
corrente culturale innova la lingua nazionale, errore», volevano creare una lingua «“pura”
arricchendola di nuovi termini, dando nuovi o “matematica”», astratta si può dire, per
significati ai termini già usati, creando me- esprimere ciò che consideravano una «nuo-
tafore ecc. (Q , , ). Tra i più importan- va concezione del mondo». Essi provavano
ti concetti del linguaggio è quello del lin- a dare alle parole un «significato o almeno
guaggio teorico: nella vita reale, compito del una sfumatura nuova», malgrado il fatto che
teorico è «“tradurre” in linguaggio teorico gli nell’uso comune, e anche nell’uso speciali-
elementi della vita storica» allo scopo di me- stico, le parole continuassero a «mantenere
glio interpretarla (Q , , ). il vecchio significato» (Q , , -). An-
Un linguaggio, e quello della filosofia che se vi può essere pure il caso in cui un di-
della praxis (un «linguaggio realistico e sto- verso linguaggio non significhi differenze,
ricistico»: Q , , ) è in questo senso un anche importanti, tra scuole scientifiche di-
esempio ricorrente, «contiene gli elementi verse (Q , , ). Tuttavia, espresso in
di una concezione del mondo e di una cul- termini più moderni, il tentativo di creare un
tura» (Q , , ), mentre la più vasta lin- esperanto o un volapük, o linguaggi analo-
gua (spesso definita «nazionale» o «lettera- ghi, anche da parte dei pragmatisti, è para-
LINGUISTICA 

gonabile alla velleità di volere un linguaggio Nel campo delle scienze cosiddette
neutro, come se le teorie non influissero sul- umane, i linguaggi riflettono processi socia-
le conclusioni raggiunte e se esse stesse non li di fondo e perciò G. ipotizza la possibilità
contribuissero a produrre parte integrante di tradurre da un linguaggio a un altro no-
dei “fatti” (come afferma T. S. Kuhn). nostante, superficialmente, essi trattino di
G. teorizza la natura non-fissa, cioè la sfere diverse del sapere (economica, politi-
storicità, dei linguaggi in altri passaggi del Q ca, filosofica) e nonostante i limiti della tra-
. Anche dopo un eventuale rivolgimento duzione da un linguaggio a un altro anche al-
radicale, un linguaggio non è mai trasforma- l’interno della stessa materia (Q , , ). In
to completamente, specialmente nella forma questo ambito, di particolare originalità è il
esteriore, ma i suoi contenuti subiscono mu- parallelo tra il linguaggio del moderatismo
tazioni di natura non sempre palese (Q , , politico crociano («nel linguaggio moderno
, paragrafo intitolato appunto Quistioni questa concezione si chiama riformismo») e
di nomenclatura e contenuto): di nuovo si «il “classicismo nazionale” del Gioberti»,
può avanzare un paragone con l’analisi di che «costituisce il classicismo letterario e ar-
Kuhn dei paradigmi scientifici prima e dopo tistico dell’ultima estetica crociana» (Q  II,
un mutamento radicale (una “rivoluzione .XIV, ): esiste perciò la possibilità di
scientifica”, nella terminologia kuhniana). leggere l’uno nei termini dell’altro e, così fa-
Per G. si tratta di un’innovazione che può cendo, la possibilità della traduzione reci-
essere nella coscienza di ampi strati della po- proca. G. sostiene che le attività fondamen-
polazione e non necessariamente limitata a tali di un’epoca sono convertibili, poiché il
una comunità ristretta di studiosi, anche se linguaggio specifico, proprio di ogni attività,
questo caso è incluso nel suo ragionamento. è implicito anche negli altri linguaggi ad es-
Le sue preoccupazioni sono rivolte special- so contemporanei e tutti insieme formano
mente a quegli strati di popolo che devono un «circolo omogeneo»: G. conclude affer-
ancora fare un salto equivalente a quello da mando che da ciò «conseguono, per lo sto-
una visione “tolemaica” a una visione “co- rico della cultura e delle idee, alcuni criteri
pernicana”, più progredita; i suoi commenti d’indagine e canoni critici di grande signifi-
a riguardo sono metaforici, riferiti agli stadi cato» (Q , , -).
filosofici raggiunti, e solitamente non ai mo- DEREK BOOTHMAN
delli fisici dell’universo (v. in particolare Q
V. «concezione del mondo», «ideologia», «lin-
, ,  e Q , ,  in polemica con Bu-
gua», «linguistica», «scienza», «traducibilità».
charin; Q , ,  su De Man; Q , , 
sul folclore). In questo processo di avanzata
della coscienza non tutto un linguaggio pre- linguistica
cedente va rigettato perché in esso ci posso- La linguistica in G. è divisa in due prin-
no essere anche «dei “valori strumentali” cipali filoni convergenti: la linguistica stori-
che non possono non essere accolti integral- ca, disciplina seguita nei suoi studi universi-
mente» per essere ulteriormente «elaborati tari, e un altro tipo di linguistica, negli anni
e raffinati» (Q ,  ). Attraverso una ta- Trenta non ancora ufficialmente riconosciu-
le valutazione critica dei linguaggi prece- to come disciplina, ma che più in avanti sarà
denti si capisce il ragionamento usato da G. chiamata “sociolinguistica”. Inoltre, a caval-
per dimostrare che «un gruppo sociale può lo delle due sta il suo approccio alla seman-
appropriarsi la scienza di un altro gruppo tica, compresa la filosofia del linguaggio. Per
senza accettarne l’ideologia» (Q , , ). G. i linguisti sono «essenzialmente storici»
Al tempo stesso, egli offre un modello di at- (Q , , ), ma al tempo stesso egli rico-
teggiamento critico da usare nei confronti di nosce che, da quando era studente di filolo-
un linguaggio precedente quando scrive che gia moderna, la linguistica era progredita
«la filosofia della praxis continua la filosofia (forse un riferimento all’approccio struttu-
dell’immanenza, ma la depura di tutto il suo ralista di Saussure, menzionato nell’articolo
apparato metafisico» (Q , , ). discusso, ma non citato esplicitamente da
 LINGUISTICA

G.). In questo paragrafo la lingua è conside- nativa chiusa, «staccata dal popolo» e «sen-
rata un «prodotto sociale», l’«espressione za contatto vivo con una parlata storica»:
culturale di un dato popolo» (Q , , ); una lingua insomma «dei dotti e non della
altrove G. osserva che è una «concezione del nazione» (Q , ,  e Q , , ). G. si
mondo» (Q , ,  e Q , , ) e un riferisce qui all’era medievale, ma le stesse
«fenomeno culturale» (Q , , ), i cui preoccupazioni sono espresse per la situa-
linguaggi sono identificati con la cultura (Q zione moderna: la mancata padronanza del-
 II, , ) e le cui parole costituiscono la lingua rappresenta l’esclusione del popo-
«elemento di storia della cultura» (Q , , lo dal potere.
). La lingua non è «arte» – concezione In polemica con i pragmatisti G. si po-
crociana –, ma il «“materiale” dell’arte» e le ne il problema della terminologia e, in que-
innovazioni linguistiche non sono degli indi- sto ambito, non sono casuali i due riferi-
vidui («come avviene nell’arte»: v. Croce- menti al volume sulla semantica storica di
Vossler), ma «di un’intera comunità» che ha Michel Bréal, manuale studiato all’univer-
«“progredito” storicamente» (Q , , ). Il sità. Il principale esempio che G. prende in
primo concetto (produzione individuale) è considerazione è l’uso della parola “imma-
vicino alla parole saussureana, mentre sotto nenza”, che assume un nuovo significato pe-
l’altro aspetto si è vicini alla langue, anch’es- culiare nella filosofia della praxis, diverso da
sa il prodotto di una comunità; tuttavia, più quello «metafisico-tradizionale» del pensie-
di Saussure G. riconosce la natura eteroge- ro precedente (Q , , ). G. collega
nea delle comunità linguistiche – composte questo fatto al proprio approccio alla lingua
da strati e classi sociali, da gruppi dialettali nel paragrafo successivo, criticando l’assen-
ecc. – e dei popoli che, attraverso la loro in- za di una spiegazione da parte di Bucharin
terazione, innovano la lingua (v. la posizione della continuazione dell’uso, sebbene in
simile sviluppata nei tardi anni Venti, all’in- senso metaforico, del termine “immanenza”
saputa di G., da V. N. Volo&inov, alunno e da parte di Marx: «quando una nuova con-
collaboratore di M. M. Bakhtin). cezione del mondo succede a una preceden-
G. presta molta attenzione al contribu- te, il linguaggio precedente continua ad es-
to delle classi popolari nella formazione del- sere usato, ma appunto viene usato metafo-
le lingue e delle nazioni. Le innovazioni lin- ricamente». E a proposito di “immanenza”
guistiche possono essere singole, attraverso egli osserva che nella filosofia della praxis il
prestiti da una lingua a un’altra o attraverso termine «ha un suo preciso significato, che
i rapporti tra strati diversi della stessa nazio- si nasconde sotto la metafora» (Q , ,
ne, ma sono soprattutto di «un’intera comu- ). Diverso metodologicamente è l’ap-
nità sociale che ha innovato la sua cultura» e proccio dei pragmatisti, che poco prima G.
specialmente di «una nuova classe che di- aveva criticato per il loro «neolalismo», os-
venta dirigente» (ivi, -). Un corollario a sia la tendenza eccessiva a coniare nuove pa-
tale posizione si trova sempre nel Q : i pre- role che dessero nuove sfumature a determi-
gi ma anche i limiti del Rinascimento sono nati concetti. Pensavano così, se non di aver
attribuiti all’elemento popolare-dialettale «originato una nuova concezione del mon-
che, ponendosi contro il cosmopolitismo e do», almeno di «avere innovato una deter-
l’universalismo cattolico, innova la cultura minata scienza» (Q , , ). Anche Pa-
dell’epoca ma, nel processo di unificazione, reto voleva creare «un suo “dizionario”»,
anche «linguisticamente» non riesce a tra- basato su una «lingua “pura” o “matemati-
scendere i propri confini localistici (fiorenti- ca”» (ivi, ), esempio del quale sembra la
ni) e classisti per diventare l’espressione di parola “ofelimità”, usata nel campo dell’e-
una cultura e di una civiltà veramente nazio- donismo economico e menzionata en pas-
nali (Q , , ). Anche il “volgare illu- sant da G. (Q  II, , ). I pragmatisti teo-
stre”, sebbene di lessico e di fonetica fioren- rizzarono «astrattamente sul linguaggio co-
tini, continua a essere di sintassi latina e vie- me causa di errore» (il bersaglio della critica
ne cristallizzato per l’uso di una casta gover- è qui Prezzolini). Forse c’è una parziale con-
LORIA , ACHILLE 

vergenza con loro quando G. osserva che linguaggi per analizzare il sociale, di neces-
una nuova cultura «crea anche parole nuove sità descritto anch’esso linguisticamente.
di zecca», prese in prestito da altre lingue e
DEREK BOOTHMAN
spesso incorporate «senza l’alone estensivo
che avevano nella lingua originale». Tutta- V. «concezione del mondo», «cosmopolitismo»,
«grammatica», «immanenza», «lingua», «lin-
via, al tempo stesso G. controbatte ai prag-
guaggio», «Pareto», «pragmatismo», «Rinasci-
matisti osservando che, per la sua natura, il mento».
linguaggio «assume metaforicamente le pa-
role delle civiltà e culture precedenti», il cui
logica: v. astrazione e tecnica del pensare.
«significato “metaforico” si estende con l’e-
stendersi della nuova cultura», e che anche
Loria, Achille
nel caso delle parole adoperate dai pragma-
tisti con un «significato o almeno una sfu- Achille Loria è considerato da G. un ca-
matura nuova» si trova che le parole tradi- so esemplare di scarso rigore scientifico e di
zionali continuano a essere usate, anche da- un pressappochismo dilettantesco che ha esi-
gli specialisti e dalle classi colte, col «vecchio ti stravaganti e che egli chiama “lorismo” o
significato», malgrado «l’innovazione di “lorianismo”. Già nell’ambito della sua atti-
contenuto» (Q , , -). Secondo G., la vità pubblicistica il pensatore sardo si era oc-
tendenza dei pragmatisti di creare una «lin- cupato di catalogare «le prove della trivialità
gua matematica», astratta (Q , , ), per spirituale del prof. Achille Loria» (I criteri
trattare la realtà sociale è una chimera, e al- della volgarità,  marzo , in CF ), che
trove egli cita con approvazione le parole manifestava un «pensiero volgare» con acco-
che, nel Quattrocento, l’umanista Leon Bat- stamenti quali quello tra Dante e Marx come
tista Alberti utilizzò per descrivere la diffe- autori del loro capolavoro in esilio, parago-
renza tra i matematici e coloro che si occu- nati allo «scoprire d’un tratto che Bertoldo e
pano della sfera del sociale: «Quelli (i mate- Carlo Magno erano simili perché ambedue
matici) col solo ingegno, separata ogni ma- avevano un naso e due gambe» (ivi, -).
teria, misurano le forme delle cose. Noi per- Sulle colonne dell’“Avanti!” Loria con pale-
ché vogliamo le cose essere poste da vedere, se ironia era definito ancora, ad esempio, «lo
per questo useremo più grassa Minerva» (Q scopritore di tutte le scoperte, il teorico di
, , - e Q  I, , ). Il commento tutte le teorie, il palombaro indefesso che
acquisisce spessore dall’essere posto all’ini- dall’oceano pauroso di tutti gli umani miste-
zio del Q , perché è indicativo del suo ap- ri trae le scintillanti e preziose perle della co-
proccio all’oggetto principale del quaderno, noscenza e della saggezza» (Le cause della
Benedetto Croce, nonché di un aspetto im- guerra,  settembre , in NM ).
portante della più generale metodologia Nei Q vengono passati in rassegna i
analitico-linguistica gramsciana. principali documenti delle «“stranezze”»
In un contesto linguistico più ampio, un contenute negli scritti loriani, per dimostrar-
orientamento simile per certi versi a quello ne la continuità nella carriera letteraria di
dei pragmatisti si trovava in quegli anni, sem- Loria, sebbene si riconosca che egli fosse un
pre all’insaputa di G., nel primo Wittgen- «uomo d’un certo ingegno» (Q , , ).
stein (una specie di “atomismo linguistico”), L’articolo Le influenze sociali dell’aviazione
mentre la posizione di Alberti è paragonabi- (Verità e fantasia), ad esempio, è definito
le al secondo Wittgenstein, per il quale, sot- «monumento mostruoso di insulsaggini e
to determinate condizioni, occorre sacrifica- stoltezze» (ivi, ), degno di diventare, per
re l’esigenza del rigore, rappresentata me- «l’amenità del contenuto», un «“libro di te-
taforicamente dalla mancanza dell’«attrito», sto negativo” per una scuola di logica for-
a un ritorno «sul terreno scabro» (Wittgen- male e di buon senso scientifico» (Q , ,
stein , par. ). Come Alberti e Wittgen- ): l’aeroplano è difatti pensato da Loria
stein, nel suo approccio metodologico G. ri- come nuova residenza per gli operai che vo-
conosce i problemi dell’uso della lingua e dei gliono liberarsi dalle coercizioni che implica
 LORIA , ACHILLE

il lavoro in fabbrica (lì vivrebbero cibandosi bre , in NM ) era rappresentato da
di uccelli impaniati con il vischio: l’inverosi- una triade completata dal presidente Wil-
miglianza dell’idea è provata anche dall’in- son. In una siffatta visione la sifilide diventa-
credulità di Giulia in LC , a Giulia,  mag- va pertanto per Loria addirittura la causa
gio ) e per i delinquenti da redimere. della prima guerra mondiale! In Q ,  il
Questo secondo aspetto è connesso a una pensatore sardo racconta invece di un’inter-
stravagante teoria che collega il grado di mo- rogazione di Loria al Senato in data  di-
ralità all’altimetria e secondo cui anche le cembre , con cui, in piena crisi mondia-
prigioni dovevano essere situate sui monti. A le, chiedeva al ministero dell’Interno di vie-
riprova della sistematicità delle elucubrazio- tare gli spettacoli di equilibrismo perché non
ni strampalate di Loria, che non sarebbe avrebbero una funzione educativa e sareb-
pertanto preda di «impulsi di dilettantismo bero – affermava – «troppo frequentemente
improvvisatore» (Q , , ), si ricorda an- occasione di sciagure mortali» (ivi, ), non-
che l’aspetto linguistico di questa teoria, ché improduttivi; abolirli potrebbe secondo
espresso in Perché i veneti non raddoppiano il senatore addirittura essere utile per la cri-
ed i valtellinesi triplano: in questo scritto si si economica. G. chiosa il caso bislacco in tal
afferma che gli abitanti dei luoghi di monta- modo: «Si potrebbe fare dello spirito a buon
gna, moralmente più puri, sarebbero fisica- mercato sugli spettacoli di equilibrismo del
mente più robusti e triplicherebbero le con- Loria stesso, che non gli hanno procurato fi-
sonanti, laddove chi vive in pianura, o peg- nora nessuna sciagura mortale» (ivi, ).
gio ancora sul mare, sarebbe moralmente e Fra i tratti fondamentali della personalità di
fisicamente degenerato e scempierebbe le Loria si riporta anche un certo «opportuni-
consonanti. A Venezia, d’altronde, si parle- smo di bassa estrazione» e la «“leziosità let-
rebbe «“il dolce dialetto della Laguna”», se- teraria”» (Q , , ) notata da Croce, che,
condo l’«immaginifera improntitudine» (LC seppure costituisca secondo G. «un elemen-
, a Giulia,  maggio ) di Loria, sin dai to secondario dello squilibrio loriano» (Q ,
tempi di Giulio Cesare. Nella riflessione dei , ), sarebbe comunque importante per-
Q si fa riferimento inoltre alla correlazione ché si manifesterebbe in modo continuativo
riscontrata da Loria tra «“misticismo” e “si- e perché «l’immagine e l’enfasi letteraria tra-
filide”», laddove per «“misticismo”» si in- scinano meccanicamente il Loria al grotte-
tenderebbero «tutti gli atteggiamenti che sco come nei secentisti e sono origine imme-
non siano “positivistici” o materialistici in diata di alcune “bizzarrie”» (ibid.).
senso volgare» (Q , , ). Tale concomi- Se nel  G. aveva additato la superfi-
tanza è contraddetta da un altro loriano, Do- cialità di Loria nell’accostarsi alle tesi di Le-
menico Giuliotti, che nella prefazione a Pro- nin, confondendo le rivoluzioni politiche
fili di Santi sostiene, anche a guisa di moni- con quelle economiche (L’ultimo tradimen-
to, la connessione invece tra anticristianesi- to,  gennaio , in CF -), nei Q è infine
mo, sifilide e follia, meritandosi l’appellativo rilevato il ruolo svolto da Loria nella divul-
di «anti-Loria perfetto» (Q , , ). “Mi- gazione (nel senso deteriore del termine) del
stici” sono descritti d’altronde in Loria gli marxismo ridotto a economicismo: G. affer-
imperi centrali, contrapposti ai “positivisti” ma infatti che tutto ciò che in Italia passa
Clemenceau e Lloyd George in un articolo «sotto la bandiera di filosofia della praxis
pubblicato su un «giornalettucolo un po’ lo- non è altro che contrabbando di paccottiglia
sco» («“Proda”» o «“Prora”»), che secondo scientifica loriana» (Q  II, , ). Adope-
G. speculava sull’antidisfattismo (Q , , ): rando una terminologia dichiaratamente
già nella rubrica Sotto la Mole G. aveva ri- crociana, il pensatore sardo aggiunge in Q
portato d’altronde l’identificazione loriana ,  che anche il marxismo, cioè «la più
dello spiritualismo con il Kaiser e l’impera- grande eresia sorta nel seno della “religione
tore austriaco, laddove invece «il positivi- della libertà”», una volta ridotto a mero eco-
smo, ossia il materialismo della storia, ossia nomicismo, avrebbe finito per diffondersi
la libertà» (Le cause della guerra,  settem- come «“superstizione”», al pari della reli-
LORIANISMO , LORIANI 

gione ortodossa. G. tuttavia si chiede se que- p. ), della «mancanza di controllo e di


ste «scorie di superstizione non siano facil- critica» (Q , , ), della «mollezza e indul-
mente liquidabili» (ivi, ). Prescindendo genza etica nel campo dell’attività scientifi-
dalle «sfrenatezze fantasmagoriche» tipiche co-culturale» (Q , p. ). Tali intellettua-
di Loria, nel suo nucleo essenziale l’inter- li, con il gusto dell’originalità a tutti i costi
pretazione del materialismo storico di que- dei concetti e/o dell’argomentazione e la
st’ultimo è ritenuta non distante da quella di scarsa scientificità del loro metodo d’indagi-
Croce, che l’avrebbe pure ridotto in qual- ne, si erano andati dedicando all’elaborazio-
che modo a «“economismo” parziale», al- ne di opere di successo, ma di dubbio valo-
lorché l’avrebbe reputato solo un «canone re, poiché bislacche e dilettantesche, a volte
pratico di interpretazione storica», che atti- in contrasto non solo con la logica, ma anche
rerebbe «l’attenzione degli storici sui fatti con la realtà economica, sociale e politica del
economici» (Q , , ). Si deve però paese. Di quest’ultimo aspetto può essere
proprio a Croce il merito di aver attribuito esemplificativo un volume di G. A. Fanelli,
a Loria la responsabilità di aver sostituito in L’Artigianato. Sintesi di un’economia corpo-
modo arbitrario all’espressione di Marx rativa, che predica un ritorno all’artigianato,
“forze materiali di produzione” quella di dichiarando fallimentare la produzione in-
“strumento tecnico”, laddove Marx – come dustriale: la bislacca teoria, che ebbe una
nota Croce nel suo saggio su Loria –, pur so- grande diffusione, dimostrava indifferenza
stenendo l’importanza storica delle inven- nei confronti della vita nazionale ed era inol-
zioni tecniche, non aveva mai ritenuto lo tre in contrasto con la concezione fascista
strumento tecnico la «causa unica e supre- dell’Italia come «“nazione militare”», dato
ma dello svolgimento economico» (Q , , che – osserva G. – il paese non avrebbe cer-
). Alla base dell’interpretazione loriana to potuto competere militarmente con altri
ci sarebbe un errore di metodo, perché non Stati con cannoni costruiti da artigiani o
si distinguerebbe «nell’analisi delle situa- usando come mezzo di locomozione ancora
zioni economiche e delle strutture sociali carri trainati da buoi (Q , , ). Il loria-
ciò che è “relativamente permanente” da nismo sarebbe tipico, in particolare, di una
ciò che è “fluttuazione occasionale”; distin- serie di intellettuali positivisti, convinti di
zione che entro certi limiti corrisponde a aver corretto e superato il marxismo. Sul
quella di Stato e Governo, di strategia e tat- materialismo storico sono commentate da
tica» (Q , , ). L’erronea sostituzione G. in Q ,  alcune «“loriate”» di Roberto
operata da Loria, che attribuisce allo stru- Ardigò (ivi, ), interessanti per seguire la
mento di lavoro anche un’importanza mag- genesi del «“ventraiolismo”», secondo cui
giore rispetto ai rapporti sociali, appartiene l’uomo sarebbe spinto irresistibilmente dal-
anche al Saggio popolare. la fame e da altri “sentimenti” e la concezio-
JOLE SILVIA IMBORNONE ne materialistica della storia andrebbe ri-
condotta alla forza della natura, anziché alla
V. «Bucharin», «Croce», «economismo», «intel-
ragione economica. Lo scritto di Ardigò sa-
lettuali», «lorianismo, loriani», «oppio», «stru-
mento tecnico». rebbe loriano non solo nei contenuti, ma an-
che nel metodo, dato che l’autore, anziché
lorianesimo: v. lorianismo, loriani. documentarsi a fondo, si sarebbe limitato a
leggere sull’argomento «qualche articolo
strafalcionesco di qualche periodichetto»
lorianismo, loriani
(Q , , ). Il proliferare del fenomeno
Con il termine di «lorismo» e poi di «lo- “lorianistico”, analizzato nel contesto italia-
rianismo» G. indica alcuni aspetti della no ma reputato da G. ricorrente a ogni lati-
mentalità di molti intellettuali italiani che, tudine e in ogni epoca storica, costituisce un
come Achille Loria, sono prova della «scar- segnale indiscutibile della fragilità della ci-
sa organizzazione della cultura» nazionale viltà moderna. Di questo ci si sarebbe resi
(Q , , ) e della sua «disorganicità» (Q , conto solo nel , quando l’hitlerismo di-
 LORIANISMO , LORIANI

mostrò che in Germania «covava, sotto l’ap- dei Parti, edificio romano che prendeva il
parente dominio di un gruppo intellettuale nome dalla popolazione asiatica (equivoco
serio, un lorianismo mostruoso che ha rotto ampiamente narrato in Le nuove energie in-
la crosta ufficiale e si è diffuso come conce- tellettuali,  giugno , in NM -); Fi-
zione e metodo scientifico di una “ufficia- lippo Carli, che avrebbe pronosticato un im-
lità”» (Q , , ). A stupire e preoccupa- minente ritorno alla navigazione a vela; Giu-
re G. non è che un Loria pubblichi libri, per- seppe Belluzzo, che avrebbe supposto l’esi-
ché esistono sempre «gli scopritori del moto stenza di grandi ricchezze nascoste nelle
perpetuo e i parroci che stampano conti- montagne; Guglielmo Ferrero, che in La fin
nuazioni della Gerusalemme Liberata» (ivi, des aventures reputava possibile tornare alla
), quanto piuttosto che Loria sia diven- «“guerra dei merletti”» ed esaltava «l’arte
tato un «“maestro”», influente su un vasto militare dei cicisbei» (Q , , ); Angelo
pubblico: ciò attesta anche in tempi norma- Oliviero Olivetti, «sconnesso e pretenzioso
li la debolezza degli «argini critici» frappo- erudito da bazar» (Q , , ). Nell’ambi-
sti al dilagare di fenomeni come il loriani- to della critica letteraria G. ricorda Luigi
smo. A maggior ragione, in «tempi anorma- Valli e la sua «interpretazione “cospiratoria”
li», caratterizzati da «passioni scatenate», è e massonica del Dolce Stil nuovo» (Q , ,
comprensibile che dei Loria, con l’appoggio ) e Giulio Salvadori, che scopre nei Pro-
di «forze interessate», possano «impaludare messi Sposi «il dramma di Enrichetta (Lucia)
per decenni un ambiente di civiltà intellet- oppressa da Condorcet, Donna Giulia e il
tuale ancora debole e gracile» (ibid.). Manzoni stesso (Don Rodrigo, l’Innominato
Alla rubrica dedicata al lorianismo G. ecc.)» (ibid.). Di Paolo Orano sono riporta-
attribuisce una chiara funzione pedagogica: ti invece alcuni aforismi “loriani” su Ibsen
nell’impossibilità di impartire in tempi brevi (Q , ); sul suo Cristo e Quirino si ricorda
un’istruzione adeguata a grandi masse di uo- poi il giudizio di Sorel pubblicato sul “Mou-
mini che, non possedendo un «abito scienti- vement socialiste” dell’aprile , ironico e
fico e critico», immaginano soluzioni facili reticente, a differenza, come in altri casi, del
per ogni problema, il pensatore sardo ritie- parere espresso nelle lettere a Croce. Orano,
ne utile colpire la loro «“fantasia”», illu- insipientemente, lo riporterebbe come se
strando dei «tipi di ilotismo intellettuale» (Q fosse un elogio nell’edizione Campitelli del
, , ). In tal modo si può sviluppare il libro, pubblicata nel  (Q , ). Un epi-
senso del ridicolo e, annientando come con sodio gustoso nel campo della critica musica-
«un opportuno colpo di spillo» in modo le è raccontato in Q , ; secondo quanto at-
pressoché fulmineo «gli effetti dell’oppio in- testa Croce nelle Conversazioni critiche, Enri-
tellettuale» (Q , , ), generare un sen- co Ferri durante una commemorazione di
timento di avversione «“istintiva”» (ivi, Zola a Napoli aveva definito Verdi un «“in-
) nei confronti del «disordine intellet- gegno”», anziché un genio: prova ne sareb-
tuale», che secondo l’autore dei Q inevita- be che «suol tenere in perfetto ordine i con-
bilmente porterebbe anche al «disordine ti dell’azienda domestica!» (ivi, ). Pensa-
morale». Di qui il bisogno invece di «creare va infatti, non intendendosi di musica, ossia
gente sobria, paziente, che non disperi di- «non essendo esposto alle seduzioni della
nanzi ai peggiori orrori e non si esalti a ogni malia di quell’arte» (ibid.), di giudicare
sciocchezza. Pessimismo dell’intelligenza, obiettivamente. Una variante dell’aneddoto
ottimismo della volontà» (Q , , ). vedeva Ferri invece, per gli stessi motivi,
Achille Loria non costituisce per G. un sentirsi in grado di indicare chi fosse il più
«caso teratologico individuale» (Q , , ); grande genio tra Verdi e Wagner. Un caso li-
nella riflessione carceraria sono così rubri- mite e clinico sarebbe poi quello di Arturo
cate molte altre personalità come “loriane”. Lenzi, candidato al quarto collegio di Tori-
Tra di esse si annoverano Tommaso Sillani, no nel maggio-giugno , che avrebbe pro-
che in modo eclatante aveva interpretato co- posto di radere al suolo le ingombranti mon-
me clinica ginecologica ante litteram la casa tagne del paese e poi utilizzarne il materiale
LOTTA DI GENERAZIONI 

per fertilizzare il deserto libico (Q , ); il la “logicità” e il contenuto concreto dei suoi
colonnello del Genio navale ingegnere Bar- studi» (Q , , ) e non di un giudizio
beris propose invece, al Congresso delle complessivo sulla sua opera. «Formidabile
scienze di Perugia dell’ottobre , di colti- poliglotta», egli non sarebbe per G. un glot-
vare ad arachidi . km per garantire al- tologo, dacché la «conoscenza materiale di
l’Italia il quantitativo necessario di oli com- innumerevoli lingue gli prende la mano sul
bustibili, meritando così anch’egli una men- metodo scientifico» (ibid.). Nel campo del-
zione nella nota sul lorianismo in Q , . l’antichistica è connesso al lorianismo anche
Loriano sarebbe anche il discorso di Turati il falso annuncio del ritrovamento dei libri
sulle «“salariate dell’amore”» (Q , , ): perduti di Tito Livio ad opera di un profes-
G. vi aveva già accennato polemicamente sore napoletano, che fu così danneggiato da
sulle pagine dell’“Ordine Nuovo” e lo defi- Ribezzo che gli contendeva una cattedra uni-
nisce nel Testo C della suddetta nota «diso- versitaria (Q , , ). Elementi di loriani-
norevole e abbietto» (Q , , ). smo sarebbero poi rintracciabili negli scritti
Molti altri esempi di lorianismo nella letterari di alcuni sindacalisti italiani grazie
produzione letteraria e scientifica italiana alle lettere di Sorel a Croce: in una di queste
possono essere riscontrati secondo G. negli si ricorda ad esempio che la tesi di laurea di
articoli di riviste come “La Critica”, “l’U- Arturo Labriola farebbe supporre che egli
nità” e “La Voce”. Il “lorismo” come «fatto credeva che il Capitale di Marx fosse ispirato
generale di cultura» si sarebbe inoltre «“tu- alla situazione e alla storia economica fran-
mefatto” nel campo della “sociologia”» (Q cese, anziché a quella inglese (Q , ). Nel
, , ), di cui degno rappresentante è Al- quadro del lorianismo, infine, secondo G.
berto Lumbroso. G. si stupisce del fatto che andrebbe inserito anche Corso Bovio, come
i suoi due volumi Le origini economiche e di- nei quadri di genere fiamminghi è sempre
plomatiche della guerra mondiale e L’impe- collocato un cagnolino, ma il paragone pure
rialismo britannico dagli albori dell’Ottocen- gli sembra troppo lusinghiero: «forse il ca-
to allo scoppio della guerra abbiano trovato gnolino è già un animale troppo grosso: una
accoglienza nella Collezione Gatti; con ana- blatta sarebbe più adeguata a rappresentar-
logo stupore ricorda inoltre il rapporto di lo» (Q , , ).
Luzzatti con il “Corriere della Sera”e quel- BIBLIOGRAFIA: CASANUOVI ; SAN-
lo di Loria, in veste di scrittore apprezzato e TUCCI  e .
per qualche tempo di membro della reda- JOLE SILVIA IMBORNONE
zione, con la “Riforma sociale”di Einaudi,
V. «economismo», «linguistica», «Loria», «mate-
per additare le responsabilità degli intellet-
rialismo storico», «sociologia», «Sorel», «Voce
tuali nell’ossequio generale tributato a tali (La)».
figure, facendo in particolare riferimento,
nel caso di Loria, all’operato di Einaudi, in
lorismo: v. lorianismo, loriani.
quanto «organizzatore di movimenti cultu-
rali» (Q , , ). La sua «“fatica”», senza
lotta di generazioni
dubbio “loriana”, di compilatore della Bi-
bliografia di Achille Loria, pubblicata come G. si occupa del contrasto tra le gene-
supplemento al n.  della “Riforma sociale” razioni soprattutto in tre Testi B del Q 
(settembre-ottobre ), avrebbe non solo (). In Q , ,  la «“crisi di autorità”»,
avvalorato «la “dignità” scientifica del Lo- intesa come incapacità della classe «“domi-
ria», ma anche riportato sullo stesso piano nante”» di essere anche «“dirigente”», è
tutti i suoi scritti, cercando di colpire il gio- spiegata con il fatto che «le grandi masse si
vane ipotetico lettore contemporaneo con la sono staccate dalle ideologie tradizionali,
mole delle sue opere (ibid.). Nell’ambito non credono più a ciò in cui prima credeva-
della linguistica, invece, G. fa il nome di Al- no». A questo – afferma G. – va collegata an-
fredo Trombetti, pur precisando che si trat- che la «“quistione dei giovani” determinata
ta di «un semplice giudizio di squilibrio tra dalla “crisi di autorità” delle vecchie genera-
 LOTTO

zioni dirigenti». In una nota di poco poste- dizio si conferma nei Q. Qui G. chiosa un ar-
riore, intitolata precisamente Lotta di gene- ticolo di Marescalchi dove si afferma: «Nel
razioni, «il fatto che la generazione anziana popolo italiano è sempre vivo il senso del
non riesca a guidare la generazione più gio- tentare la sorte; nelle campagne tutt’oggi
vane» è letto anche in relazione alla «crisi non v’è chi si astenga dalle “pesche” e dalle
dell’istituto famigliare e della nuova situa- tombole» (Q , , ). E, citando Croce,
zione dell’elemento femminile nella società» che riprende dalla Serao: «Il gioco del lotto
(Q , , ). Viene giudicato però soprat- [è, ndr] come “il grande sogno di felicità”
tutto grave che «la generazione anziana ri- che il popolo napoletano “rifà ogni settima-
nunzia al suo compito educativo in determi- na”, vivendo “per sei giorni in una speranza
nate situazioni, sulla base di teorie mal com- crescente, invadente, che si allarga, esce dai
prese o applicate in situazioni diverse da confini della vita reale”» (ivi, ). Il passo
quelle di cui erano l’espressione» (ibid.). Ma rientra nel gruppo di note La religione, il lot-
sempre nel Q  il problema è di nuovo ri- to e l’oppio della miseria («oppio del popolo»
condotto al tema della crisi di egemonia, con in prima stesura), dove è approfondito il
un riferimento alla dinamica politico-cultu- nesso lotto-religione: G. ipotizza che il pos-
rale tra borghesia e classi subalterne, riferita sibile «passaggio dall’espressione “oppio
a un’epoca e a una situazione determinate, della miseria” usata dal Balzac per il lotto,
ma valida anche per altri contesti. Scrive G.: all’espressione “oppio del popolo” per la re-
«nella lotta delle generazioni, i giovani si av- ligione, sia stato aiutato dalla riflessione sul
vicinano al popolo; nelle crisi di svolta que- “pari” di Pascal, che avvicina la religione al
sti giovani ritornano alla loro classe (così è gioco d’azzardo, alle scommesse», e fa nota-
avvenuto per i sindacalisti-nazionalisti e per re che con la vincita «si è stati “eletti”, che si
i fascisti) [...] La borghesia non riesce a edu- è avuta una particolare grazia da un Santo o
care i suoi giovani (lotta di generazione): i dalla Madonna» (ivi,  e ).
giovani si lasciano attrarre culturalmente da- Nei Q il lemma è presente anche con
gli operai e addirittura se ne fanno [o cerca- una valenza metaforica, come quando G.
no di farsene] i capi (“inconscio” desiderio scrive che le assicurazioni sono «organizzate
di realizzare essi l’egemonia della loro pro- come una specie di gioco del lotto: si calcola
pria classe sul popolo), ma nelle crisi stori- che sempre ci sarà guadagno e ingente» (Q
che ritornano all’ovile. Questo fenomeno di , , ), e nell’espressione «lotto clande-
“gruppi” non si sarà certo verificato solo in stino», per indicare il «parlamentarismo
Italia: anche nei paesi dove la situazione è “implicito”» (altrove «“parlamentarismo ne-
analoga, si sono avuti fenomeni analoghi» ro”»), che funziona «come le “borse nere” e
(Q , , -). il “lotto clandestino” dove e quando la bor-
sa ufficiale e il lotto di Stato sono per qual-
GUIDO LIGUORI che ragione tenuti chiusi» (Q , , -).
V. «crisi di autorità», «donna», «egemonia», «fa-
miglia», «quistione giovanile». GIOVANNI MIMMO BONINELLI
V. «Napoli», «parlamentarismo nero», «religione».
lotto
Lukács, György
I giochi d’azzardo sono argomento cri-
tico in diversi articoli giornalistici (I re im- G. parla di Lukács (che scrive «Lukacz»)
mortali,  aprile , in CT -; Lotterie, solo una volta nei Q. Lo fa in un Testo A (Q
 febbraio , in CF -; Il «foot-ball» e lo , , ) ripreso, senza modifiche essenzia-
scopone,  agosto , in NM -), dove il li nella parte che riguarda Lukács, nel ri-
lotto è definito «un bubbone purulento, un spettivo Testo C (Q , , ). G. si riferi-
fomite di corruzione, di immoralità [...] sce al famoso libro Storia e coscienza di clas-
Gioca al lotto chi spera arricchirsi senza la- se, pubblicato nel  e duramente condan-
vorare, senza spendere energie e attività» nato dall’ortodossia sia della Seconda che
(Truffatori,  maggio , in NM ). Il giu- della Terza Internazionale. È quasi certo che
LUXEMBURG , ROSA 

G. non conoscesse direttamente il libro. In ef- dell’età barocca dedicata al contrasto Era-
fetti, nel menzionato Testo A, dice esplicita- smo-Lutero, colto ma pavido e staccato dal
mente che conosce «le sue teorie molto vaga- popolo il primo, capace di suscitare un gran-
mente» e in ambedue le stesure esprime i suoi de movimento di massa, ma diffidente verso
commenti in un modo cautamente dubitati- la cultura il secondo, per cui la Riforma subì
vo: Lukács «può aver torto e può aver ragio- «un ritardo nel suo intrinseco sviluppo, con la
ne». G. probabilmente conosceva il libro so- lenta e più volte interrotta maturazione del
lo attraverso la dura condanna che esso aveva suo germe vitale», e «fu per un paio di seco-
subito dalla parte della Terza Internazionale, li pressoché sterile negli studi, nella critica,
come sembra confermato dal fatto che si rife- nella filosofia» (Croce ,  e ; v. Q , ,
risce al «Prof. Lukacz», esattamente il modo ). Tuttavia, fu da qui che nacque il futu-
ironico con il quale quest’ultimo veniva no- ro, «la filosofia tedesca del -» (ivi,
minato dai suoi accusatori (Q , , ). ; G. rinvia a De Ruggiero a e b, dal
La menzione di Lukács è fatta nel con- quale questo argomento viene svolto).
testo di una discussione sulla nozione di “og- Il ragionamento può essere applicato al
gettività” e in polemica con il Saggio popola- marxismo: eppure Croce, nel cui tipo «l’uo-
re di Bucharin. G. afferma nel menzionato mo del Rinascimento e l’uomo della Riforma
Testo C: «Pare che il Lukacz affermi che si si sono fusi», «non intende più il processo
può parlare di dialettica solo per la storia de- storico per cui dal “medioevale” Lutero si è
gli uomini e non per la natura. Può aver tor- potuti giungere a Hegel e perciò di fronte al-
to e può aver ragione. Se la sua affermazione la nuova Riforma intellettuale e morale rap-
presuppone un dualismo tra la natura e l’uo- presentata dal materialismo storico, si ritro-
mo egli ha torto [...] Ma se la storia umana va nella stessa posizione di Erasmo di fronte
deve concepirsi anche come storia della na- a Lutero» (Q , , ). Si tratta dunque di
tura (anche attraverso la storia della scienza) una sua incoerenza, anzi della regressione a
come la dialettica può essere staccata dalla Erasmo. Nel Testo C questa incoerenza vie-
natura? Forse il Lukacz, per reazione alle ne annotata con nettezza: «La posizione del
teorie barocche del Saggio popolare, è caduto Croce è quella dell’uomo del Rinascimento
nell’errore opposto, in una forma di ideali- verso la Riforma protestante con la differen-
smo» (Q , , ). Quando ammette dun- za che il Croce rivive una posizione che sto-
que che Lukács da un certo punto di vista ricamente si è dimostrata falsa e reazionaria
possa aver ragione, G. lo fa per prendere le e che egli stesso (e i suoi scolari: cfr. il volu-
distanze dalle posizioni di Bucharin. me del De Ruggiero su Rinascimento e Rifor-
ma) ha contribuito a dimostrare falsa e rea-
CARLOS NELSON COUTINHO
zionaria» (Q  II, .I, ).
V. «Bucharin», «dialettica», «marxismo», «mate-
rialismo storico», «natura», «oggettività». FABIO FROSINI
V. «calvinismo», «Croce», «Erasmo», «Riforma»,
Lutero, Martin «Rinascimento», «uomo del Rinascimento».

Nei Q non si trova una discussione ori-


Luxemburg, Rosa
ginale del pensiero e della figura di Lutero,
come invece accade per altri protagonisti Uccisa con Karl Liebknecht il  gennaio
della prima Età moderna; di fatto, i riferi-  dai miliziani dei Freikorps agli ordini del
menti al fondatore del protestantesimo sono governo guidato dal socialdemocratico Fried-
mediati da Croce o dal suo allievo Guido De rich Ebert, la leader del movimento sparta-
Ruggiero. Essi rivestono tuttavia un grande chista, tra i «più grandi dei più grandi santi
interesse perché svolgono una funzione teo- cristiani» (Il partito comunista,  settembre
rica nell’autodefinizione della filosofia della , in ON ), tra i maggiori teorici del-
praxis, in diretta polemica con Croce. In Q l’Internazionale per la teoria dell’imperiali-
, , intitolato Due aspetti del marxismo, G. smo come espressione del capitale finanzia-
utilizza infatti due passi della crociana Storia rio (v. Tasca e il congresso camerale di Torino,
 LUXEMBURG , ROSA

 giugno , in ON ), è apprezzata dal G. diffusi ed efficienti di quanto la Rosa fosse
ordinovista per il modo in cui imposta il rap- portata a credere per un certo suo pregiudi-
porto tra lotta politica e sindacale nel suo Lo zio “economistico” e spontaneista». Il testo
sciopero generale – il partito e i sindacati, della Luxemburg è «uno dei documenti più
scritto a ridosso della Rivoluzione russa del significativi della teorizzazione della guerra
 e pubblicato in Italia nel  (Verso nuo- manovrata applicata all’arte politica», ma
ve istituzioni. Postilla,  agosto , in ON «nella scienza storica l’efficacia dell’elemen-
) e come fautrice della tesi della rivoluzio- to economico immediato è ritenuta molto
ne comunista quale opera delle masse e non più complessa di quella dell’artiglieria pe-
di «un segretario di partito né [di, ndr] un sante nella guerra di manovra»: ci si illude
presidente di repubblica a colpi di decreto» dopo aver aperto un «varco nella difesa ne-
(Cronache dell’«Ordine Nuovo» [XXXIX],  mica» di poter fulmineamente (G. ripete tre
ottobre , in ON ). Il suo L’accumula- volte l’avverbio) mettere i quadri al proprio
zione del capitale, «problema [...] quasi sco- posto e creare «la concentrazione ideologica
nosciuto in Italia», è ritenuto da G. impor- dell’identità di fine da raggiungere. Era una
tante per le discussioni al V Congresso del- forma di ferreo determinismo economistico,
l’Internazionale comunista (v. L  e ,  e con l’aggravante che gli effetti erano conce-
 gennaio ), che ne respinge però l’im- piti come rapidissimi nel tempo e nello spa-
postazione e, nelle tesi sulla bolscevizzazione zio; perciò era un vero e proprio misticismo
del V Plenum di aprile , critica il “luxem- storico, l’aspettazione di una specie di fulgu-
burghismo”, tra l’altro per il modo non bol- razione miracolosa» (ivi, -). G. invece
scevico di trattare la questione della sponta- pensa dialetticamente al rapporto tra spon-
neità, della coscienza e dell’organizzazione taneità e direzione consapevole: nello straor-
della rivoluzione. dinario Q ,  critica i sindacalisti francesi e
Nei Q i riferimenti alla Luxemburg sono difende l’esperienza dell’“Ordine Nuovo”
limitati a due soli testi, Arrêts et progrès du torinese che educava la spontaneità con
marxisme, scritto nel  e inserito in un’an- un’«azione politica reale delle classi subal-
tologia su Marx curata da David Rjazanov, e terne, in quanto politica di massa e non sem-
il già citato Lo sciopero generale. Apparente- plice avventura di gruppi che si richiamano
mente non vi è un nesso tra i due testi, che si alla massa» (ivi, ).
muovono su ordini di questioni diverse: il La questione è strettamente legata al
problema della stasi teorica del marxismo e la problema fondamentale dello sviluppo del-
relazione tra guerra manovrata, rivoluzione la teoria marxista, che il breve e denso arti-
permanente e teoria dello sciopero di massa. colo di Luxemburg del  (Arrêts et pro-
G. paragona la teoria di Trockij alla teoria grès du marxisme) affrontava. Per G. il
della Luxemburg esposta in Lo sciopero ge- marxismo non può essere in opposizione
nerale, che avrebbe «influenzato i sindacali- con i sentimenti “spontanei” («non dovuti a
sti francesi» e che dipendeva «in parte anche un’attività educatrice sistematica da parte di
dalla teoria della spontaneità» (Q , , ). un gruppo dirigente già consapevole»: Q ,
Nel dibattito russo del - la Luxem- , ) delle masse e «deve essere possibile
burg è accostata a Trockij come autrice della una “riduzione” [...] reciproca, un passag-
teoria della rivoluzione permanente. La co- gio dagli uni all’altra e viceversa», elevando
mune matrice è nella valutazione della Rivo- i movimenti “spontanei” a un piano supe-
luzione russa del , che la Luxemburg ve- riore (ivi, ). La critica dell’economicismo
de come rivoluzione simultaneamente an- e del sindacalismo investe così il cuore del
tiassolutistica e anticapitalista. Più rilevante è problema teorico del rapporto tra Riforma e
Q , , dove G., riprendendo le tesi del V Rinascimento, pratica delle masse e teoria
Plenum dell’Internazionale comunista, criti- rivoluzionaria: «si tratta, è vero, di lavorare
ca la Luxemburg per aver trascurato «gli ele- alla elaborazione di una élite, ma questo la-
menti “volontari” e organizzativi che in que- voro non può essere staccato dal lavoro di
gli avvenimenti [, ndr] furono molto più educare le grandi masse, anzi le due attività
LUXEMBURG , ROSA 

sono in realtà una sola attività ed è appunto tica delle iniziative sovietiche del piano (Q ,
ciò che rende difficile il problema (ricorda- ). Arrêts et progrès du marxisme ha il gran-
re l’articolo della Rosa sullo sviluppo scien- de merito di porre il problema – ancora at-
tifico del marxismo e sulle ragioni del suo tualissimo – della stasi dello sviluppo teori-
arresto); si tratta insomma di avere una co del movimento operaio, fornendo però
Riforma e un Rinascimento contempora- una soluzione quasi tautologica («la spiega-
neamente» (Q , , ). La Luxemburg os- zione è un po’ capziosa, in quanto non fa che
servava come per le esigenze pratiche del dare [in gran parte] come spiegazione il fat-
movimento operaio fosse stato sufficiente il to stesso da spiegare astrattizzato»: Q , ,
primo libro del Capitale, che spiega scienti- , ultima nota in ordine di tempo dedica-
ficamente lo sfruttamento del capitalismo e ta all’argomento e l’unica in cui G. prende
postula il suo rovesciamento in socialismo, una distanza critica da Arrêts et progrès du
mentre le analisi del secondo e del terzo li- marxisme). G., che pure in una nota tende a
bro, fondamentali per la comprensione del- trascrivere quasi alla lettera il testo della
l’intero processo capitalistico, erano state Luxemburg («Alla fase economico-corpora-
pressoché ignorate, perché non utilizzabili tiva, alla fase di lotta per l’egemonia nella so-
nella pratica politica quotidiana. cietà civile, alla fase statale corrispondono at-
Arrêts et progrès du marxisme viene usa- tività intellettuali determinate che non si pos-
to da G. per affrontare questioni tra loro sono arbitrariamente improvvisare o anticipa-
strettamente connesse all’interno del suo re. Nella fase della lotta per l’egemonia si svi-
progetto organico di ricerca sul problema di luppa la scienza della politica; nella fase sta-
«come nasce il movimento storico sulla base tale tutte le superstrutture devono svilup-
della struttura» (Q , , ): a) la causa parsi, pena il dissolvimento dello Stato», Q
della scarsa ricezione di Labriola, fonda- , , , corsivo mio), non si limita a una
mentale nel progetto di G. di fare del marxi- giustificazione storica del ritardo del marxi-
smo una filosofia autonoma «indipendente smo, ma pone il problema della necessità
da ogni altra corrente filosofica», va cercata dello sviluppo teorico, improcrastinabile nel
nel fatto che «nel periodo romantico della momento in cui si è entrati nella fase della
lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto costruzione dello Stato operaio: «dal mo-
l’interesse si appunta sulle armi più imme-
mento in cui un gruppo subalterno diventa
diate, sui problemi di tattica, in politica e sui
realmente autonomo ed egemone suscitan-
minori problemi culturali nel campo filoso-
do un nuovo tipo di Stato, nasce concreta-
fico» (Q , , -); b) la subalternità del-
mente l’esigenza di [...] elaborare i concetti
la filosofia della prassi ad altre filosofie, e so-
più universali, le armi ideologiche più raffi-
prattutto al materialismo filosofico, è dovu-
nate e decisive» (Q , , ; v. anche Q ,
ta alla necessità del movimento operaio di
, ). Egli cioè formula il difficile rap-
combattere i residui precapitalistici nelle
porto dialettico di spontaneità e direzione
masse popolari, alleandosi col materialismo
consapevole, Riforma e Rinascimento.
contro l’idealismo, che era invece la filosofia
più avanzata (Q , ); c) il ritardo della teo- ANDREA CATONE
ria in URSS e nel movimento operaio mon- V. «catastrofe, catastrofico», «determinismo»,
diale denunciato da Lif&ic (Boris Souvarine), «economismo», «Riforma», «Rinascimento», «ri-
che «non capisce nulla di tali quistioni» (Q voluzione permanente», «sindacalismo teorico»,
, , ), è “compensato” dall’attività pra- «spontaneità», «Trockij».
M

macchina giunto il limite estremo di resistenza del ma-


teriale»; «il limite nell’introduzione di nuove
Nel Q , ,  G. scrive che anche «l’in-
macchine automatiche, cioè il rapporto ulti-
tellettuale è un “professionista” che ha le sue
mo tra uomini e macchine», nonché la «satu-
“macchine” specializzate e il suo “tiroci-
razione di industrializzazione mondiale» (ivi,
nio”, che ha un suo sistema Taylor». Di con-
). Quindi, la «legge tendenziale della ca-
seguenza, la capacità dell’intellettuale di
duta del profitto» sarebbe la causa «del ritmo
professione consiste nel «combinare abil-
accelerato nel progresso dei metodi di lavoro
mente l’induzione e la deduzione, di genera-
e di produzione e di modificazione del tipo
lizzare, di dedurre, di trasportare da una sfe-
tradizionale dell’operaio (ibid.).
ra a un’altra un criterio di discriminazione,
adattandolo alle nuove condizioni, ecc.»: «è ANTONELLA AGOSTINO
una “specialità”, non è un dato del “senso V. «americanismo», «caduta tendenziale del sag-
comune”» (ibid.). gio di profitto», «fordismo», «intellettuali», «sa-
In Q , ,  il pensatore sardo sottoli- lario», «taylorismo».
nea l’importanza del lavoro «per iscritto, co-
sì come per iscritto devono essere le critiche», Machiavelli, Niccolò
giacché «lo scrivere le note e le critiche è prin-
cipio didattico reso necessario dal bisogno di Se si prendono in considerazione gli
combattere le abitudini alla prolissità, alla de- scritti precarcerari di G., in cui sono pre-
clamazione e al paralogismo create dall’ora- senti cospicui riferimenti a Machiavelli, si
toria», necessarie «per taylorizzare il lavoro potrebbe pervenire alla conclusione di do-
intellettuale» (ibid.). Del tutto diversa è inve- ver parlare di un “antimachiavellismo” di
ce la posizione dell’operaio: l’«industriale si G., nel senso di un rifiuto di quelle forme di
preoccupa della continuità dell’efficienza fisi- machiavellismo aventi come loro obiettivo la
ca del lavoratore, dell’efficienza muscolare- giustificazione della ragion di Stato borghe-
nervosa: è suo interesse costituire una mae- se. L’esempio è fornito dal commento gram-
stranza stabile, un complesso industriale af- sciano dei trattati di pace alla fine del primo
fiatato permanentemente, perché anche il conflitto mondiale: «I signori statisti italiani
complesso umano è una macchina» (Q , , [...] sono realisti, discendono direttamente
). Di questo sistema l’operaio è un’appen- da Machiavelli, hanno esplicitamente rimes-
dice – monopolizzata dalla politica dell’alto so sugli altari la ragione di Stato come crite-
salario – capace di dar vita a «una produzio- rio sovrano di convivenza internazionale
ne relativa e assoluta più grande di quella pre- [...] Questi Machiavelli del realismo capita-
cedente con la stessa forza di lavoro» (Q  II, listico sono essenzialmente giacobini: delle
.VII, ). Nelle sue riflessioni G. arriva a leggi, dei trattati si sono fatti dei feticci»
prevedere uno sviluppo del capitalismo, per (Pietà per i venturi nepoti,  maggio , in
così dire, “a fasi alterne”, e caratterizzato da ON ). Machiavellismo e giacobinismo, nel
crisi cicliche, fintanto che non si fosse «rag- , hanno in comune soltanto tratti negati-
 MACHIAVELLI , NICCOLÒ

vi. Ancora nel  G. è critico nei confron- sti di prima stesura, sono per nulla sostan-
ti di ogni riferimento all’arte della politica ziali. Poi, nel Q  (-), a breve distan-
secondo Machiavelli che si presenti con i ca- za l’una dall’altra, compaiono alcune note
ratteri della genericità e della neutralità: dedicate al rapporto Machiavelli-Marx. Nel-
«Noi comunisti [...] abbiamo dei principî, lo stesso Q  e nel Q  (-) sono rac-
una dottrina, dei fini concreti da realizzare. colte la maggior parte delle prime stesure
È solo in rapporto ai nostri principî, alla no- delle note che costituiranno il Q , intitola-
stra dottrina e ai fini da raggiungere che sta- to Noterelle sulla politica del Machiavelli.
biliamo la nostra linea politica reale. Il no- Inoltre, nelle prime due pagine del Q  (Q ,
stro “Machiavelli” sono le opere di Marx e pp. -) viene indicato Machiavelli come
Lenin» (Noi e la concentrazione repubblica- oggetto di analisi e subito dopo G. specifica:
na,  ottobre , in CPC -). E chiosava «Machiavelli come tecnico della politica e
con la seguente quartina di Giusti (Il Me- come politico integrale o in atto»; e a segui-
mentomo, strofa ): «Dietro l’avello / di Ma- re, nei Raggruppamenti di materia, Machia-
chiavello / giace lo scheletro / di Stenterel- velli compare al secondo posto. Va fatto pre-
lo», ossia – come aveva scritto un decennio sente che soltanto una parte delle note ru-
prima, nel  – «è tutta una caterva di Sten- bricate sotto il titolo Machiavelli compare
terelli quella che circonda la persona di un nel Q ; altre note compaiono nei Q , , ,
solo Machiavello. Stenterelli che urlano, , , . Infine, con il titolo Niccolò Machia-
sbraitano, si lisciano con aria di gravità la velli II c’è un inizio di riscrittura delle note
pancia accademica, esaltano le virtù della sul segretario fiorentino nel brevissimo Q .
stirpe, l’alto sapere degli antenati, ma essi La più significativa della serie di note
stessi non fanno nulla, non lavorano, non so- iniziali del Q  afferma che lo studio del rap-
no produttori di una idea, di un fatto [...] porto Machiavelli-Marx «può dar luogo a
Stenterello è il prototipo della borghesia ita- un duplice lavoro: uno studio sui rapporti
liana» (Stenterello,  marzo , in CF ). reali tra i due in quanto teorici della politica
Alle cause storiche, nonché alle implica- militante, dell’azione, e un libro che traesse
zioni sociologiche, del provincialismo degli dalle dottrine marxiste un sistema ordinato
Stenterelli della borghesia italiana, più che di politica attuale del tipo Principe. L’argo-
all’opera di Machiavelli, G. aveva in effetti mento sarebbe il partito politico, nei suoi
prestato molta attenzione, resistendo a chi lo rapporti con le classi e con lo Stato» (Q , ,
esortava a guardare invece soprattutto al se- ). L’interesse gramsciano per il segretario
gretario fiorentino, poiché dal carcere scris- fiorentino è alimentato dalle interpretazioni
se alla cognata Tatiana, il  febbraio : e dalle polemiche, dalle battaglie politiche e
«quando vidi il Cosmo, l’ultima volta, nel culturali combattute in quel torno d’anni in
maggio  [...], egli ancora insistette per- suo nome in Italia e, istituendo il rapporto
ché io scrivessi uno studio sul Machiavelli e con Marx, primo fra i marxisti, G. si muove
il machiavellismo; era una sua idea fissa, fin nell’ottica di un approfondimento di questo
dal , che io dovessi scrivere uno studio nesso rispetto a Croce, che aveva sostenuto,
sul Machiavelli» (LC ). Vi era in G. un at- nel , in termini che, appunto, abbiso-
teggiamento di scetticismo nei confronti di gnavano di un adeguato approfondimento:
Machiavelli, come sembra confermato dal «Il Marx, come sociologo, non ci ha dato, di
fatto che nella lettera del  marzo  a Ta- certo, definizioni sottilmente elaborate della
nia (LC -), nella quale viene formulato il “socialità” [...] ma egli insegna, pur con le
primo piano generale di lavoro per i Q, Ma- sue proposizioni approssimative nel conte-
chiavelli non compare, così come è assente nuto e paradossali nella forma, a penetrare
dall’elenco di «argomenti principali» che in ciò che è la società nella sua realtà effet-
apre il Q  alla data dell’ febbraio . E tuale. Anzi, per questo rispetto, mi meravi-
nello stesso Q , in cui pure sono poste le ba- glio come nessuno finora abbia pensato a
si per lo sviluppo successivo del concetto di chiamarlo, a titolo di onore, il “Machiavelli
egemonia, i riferimenti a Machiavelli, nei te- del proletariato”» (Croce b, -); così
MACHIAVELLI , NICCOLÒ 

procedendo, commenta G., a Croce sfugge mento necessario dell’opera, anzi come
il fatto per nulla secondario che in Marx «è quell’elemento che riverbera la sua vera lu-
contenuto in nuce anche l’aspetto etico-po- ce su tutta l’opera e ne fa come un “manife-
litico della politica o la teoria dell’egemonia sto politico”» (ibid.). Più specificamente:
e del consenso, oltre all’aspetto della forza e «La conclusione del Principe giustifica tutto
dell’economia» (Q  II, .X, ). In que- il libro anche verso le masse popolari che
st’opera di approfondimento G. si pone due realmente dimenticano i mezzi impiegati per
obiettivi: a) ricercare un’interpretazione raggiungere un fine se questo fine è storica-
marxista delle opere di Machiavelli; b) ri- mente progressivo, cioè risolve i problemi
condurre all’interno del pensiero teorico essenziali dell’epoca e stabilisce un ordine in
della filosofia della praxis alcuni momenti cui sia possibile muoversi, operare, lavorare
dell’opera di Machiavelli in quanto “tradu- tranquillamente» (Q , , ). Giunto al
cibile” nel pensiero marxista. In questo per- nodo cruciale della definizione del principe
corso G. porrà una cura particolare a distin- di Machiavelli «in linguaggio politico mo-
guere Machiavelli dal machiavellismo, in derno» (Q , , ), G. opera delle distin-
analogia con la distinzione in lui costante- zioni: «“principe”potrebbe essere un capo
mente presente fra Marx e il marxismo. di Stato, un capo di governo, ma anche un
Sul piano della traducibilità «in lin- capo politico che vuole conquistare uno Sta-
guaggio politico moderno» (Q , , ) to o fondare un nuovo tipo di Stato; in que-
dell’opera di Machiavelli, G. afferma che es- sto senso “principe” potrebbe tradursi in
sa non si presenta come un’utopia dalla qua- lingua moderna “partito politico”» (ivi,
le emerga «uno Stato già costituito, con tut- ), ossia «un elemento di società comples-
te le sue funzioni e i suoi elementi costituiti» so nel quale già abbia inizio il concretarsi di
(ivi, ). Si tratta di un’opera tutta fondata una volontà collettiva riconosciuta e affer-
sulla critica del presente espressa attraverso matasi parzialmente nell’azione, [...] la pri-
concetti generali in forma non sistematica, ma cellula in cui si riassumono dei germi di
che ha partorito un’originale concezione del volontà collettiva che tendono a divenire
mondo assimilabile alla filosofia della prassi universali e totali» (Q , , ).
«in quanto non riconosce elementi trascen- Il Principe di Machiavelli, inoltre, è
dentali o immanentistici (in senso metafisi- un’opera nella quale il realismo politico tro-
co) ma si basa tutta sull’azione concreta del- va la sua realizzazione nella necessità di uno
l’uomo che per le sue necessità storiche ope- Stato nazionale unitario per raggiungere il
ra e trasforma la realtà» (ibid.). Infatti, ricer- quale si pone il problema dell’educazione
care un elemento utopistico nel Principe del popolo, intendendo con ciò rendere il
vorrebbe dire soffermarsi sul fatto che un popolo «convinto e consapevole che può
principe non esisteva nella realtà italiana del esistere una sola politica, quella realistica»
XVI secolo e Machiavelli traccia un profilo (Q , , ), che ha come obiettivo il rag-
«di come deve essere il Principe per con- giungimento del fine dello Stato unitario per
durre un popolo alla fondazione del nuovo il quale il principe, intorno al quale il popo-
Stato» (Q , , ) e lo fa «con rigore logi- lo deve stringersi e al quale deve obbedire,
co, con distacco scientifico» (ibid.) divenen- impiegherà i mezzi idonei: «La posizione del
do esso stesso popolo, confondendosi con il Machiavelli, in tal senso, sarebbe da avvici-
popolo, quel popolo da lui convinto e del nare a quella dei teorici e dei politici della fi-
quale è diventato «coscienza ed espressione, losofia della prassi, che anche essi hanno
si sente medesimezza» (ibid.). E nel «volu- cercato di costruire e diffondere un “reali-
metto» di Machiavelli tutto il ragionamento smo” popolare, di massa» (ibid.). Quando si
va a confluire nella conclusione che, lungi parla della democrazia di Machiavelli, quin-
dall’essere retorica o addirittura esterna ri- di, bisogna essere molto accorti e collocarla
spetto al contenuto dell’opera, quasi «ap- nel tempo storico in cui visse il fiorentino,
piccicata», è estrinsecazione di passione, af- poiché si tratta del «consenso attivo delle
fetto, febbre, «fanatismo d’azione [...] ele- masse popolari per la monarchia assoluta, in
 MACHIAVELLI , NICCOLÒ

quanto limitatrice e distruttrice dell’anar- fondazione e al consolidamento di un nuovo


chia feudale e signorile e del potere dei pre- potere. In questo modo G., riconsegnando
ti, in quanto fondatrice di grandi Stati terri- Machiavelli al tempo dell’Umanesimo e del
toriali nazionali» (ibid.). Infatti «nell’inter- Rinascimento, lo sottrae a ogni possibile ap-
pretare il Machiavelli si dimentica che la mo- propriazione indebita da parte del pensiero
narchia assoluta era in quei tempi una forma conservatore sostenitore della ragion di Sta-
di reggimento popolare e che essa si appog- to: «Il Machiavelli è rappresentante in Italia
giava sui borghesi contro i nobili e anche della comprensione che il Rinascimento non
contro il clero» (Q , , ). può essere tale senza la fondazione di uno
Proprio la contestualizzazione del pen- Stato nazionale, ma come uomo egli è il teo-
siero di Machiavelli consente a G. di sotto- rico di ciò che avviene fuori d’Italia, non di
porre a critica, pur riconoscendone i meriti, eventi italiani» (Q , , -); e ancora:
la «moderna “machiavellistica” derivata dal «L’Umanesimo fu “politico-etico”, non arti-
Croce» (Q , , ). Machiavelli non può stico, fu la ricerca delle basi di uno “Stato
essere considerato semplicisticamente il po- italiano” che avrebbe dovuto nascere insie-
litico adatto a tutti i tempi, e quindi comun- me e parallelamente alla Francia, alla Spa-
que attuale; egli è «espressione necessaria gna, all’Inghilterra: in questo senso l’Uma-
del suo tempo» (ibid.), segnato dalle lotte in- nesimo e il Rinascimento hanno come espo-
testine a Firenze, da quelle fra gli Stati ita- nente più espressivo il Machiavelli» (Q ,
liani per un equilibrio politico nella peniso- , ). Nonostante questo sforzo di conte-
la e da quelle fra gli Stati italiani per un equi- stualizzare l’opera del segretario fiorentino,
libro europeo, «ossia dalle contraddizioni G. fa presente come, nell’ambito di quelle
tra le necessità di un equilibrio interno ita- tradizioni che hanno generato una quantità
liano e le esigenze degli Stati europei in lot- notevole di intellettuali, possano svilupparsi
ta per l’egemonia» (ibid.). Fortemente at- «“genii” che non corrispondono ai tempi in
tratto dagli esempi della Francia e della Spa- cui vivono concretamente, ma a quelli in cui
gna, che avevano raggiunto l’unità naziona- vivono “idealmente” e culturalmente. Ma-
le, Machiavelli opera un «“paragone ellitti- chiavelli potrebbe essere uno di questi» (Q
co”» e da lì ricava «le regole per uno Stato , , ).
forte in generale e italiano in particolare» Sul terreno storico concreto G. indivi-
(ibid.). Machiavelli, perciò, è uomo del suo dua il tema di fondo e la chiave di lettura
tempo e la sua scienza politica è la filosofia dell’opera di Machiavelli: si tratta del rap-
di quel tempo che ha come obiettivo l’orga- porto tra arte politica, arte del governo e ar-
nizzazione delle monarchie nazionali assolu- te della guerra. Proprio a proposito dell’ar-
te (e in Q , ,  G. individua il «dissidio te della guerra e della necessità delle “armi
tragico della personalità umana machiavelli- proprie”, ossia della milizia nazionale cui fa
ca» lacerata fra la volontà di non staccarsi sovente riferimento il segretario fiorentino,
dalla repubblica e la comprensione che l’u- G. rinviene il «giacobinismo precoce» (Q ,
nica soluzione ai problemi del tempo è la , ) di Machiavelli, ovvero la necessità di
monarchia assoluta), ossia di quella forma «una forza giacobina efficiente», quella stes-
politica in grado di facilitare lo sviluppo del- sa che in altre realtà nazionali è stata la base
le forze produttive borghesi: «In Machiavel- per la fondazione dello Stato moderno, in
li si può scoprire in nuce la separazione dei grado, in un paese come l’Italia in preda al
poteri e il parlamentarismo (il regime rap- parassitismo conseguente allo sfacelo della
presentativo): la sua “ferocia” è rivolta con- borghesia comunale, di fungere da elemen-
tro i residui del mondo feudale, non contro to dirigente del processo di unificazione e
le classi progressive» (Q , , ). Infatti il indipendenza nazionale. In questa prospet-
Valentino in Romagna pone termine all’a- tiva, gruppi tendenzialmente giacobini pote-
narchia feudale appoggiandosi sulle classi vano essere ricercati fra i ceti sociali urbani
dei mercanti e dei contadini, cioè indivi- «convenientemente sviluppati nel campo
duando l’alleanza di classe più idonea alla della produzione industriale» e in possesso
MACHIAVELLISMO E ANTIMACHIAVELLISMO 

di un «determinato livello di cultura storico- politica come nessuno studioso machiavel-


politica» (ibid.). Da questi gruppi avrebbe liano «abbia messo in relazione i libri del
potuto avere inizio la rivoluzione nazionale, Machiavelli con lo sviluppo degli Stati in
cioè la prima fase della formazione della vo- tutta Europa nello stesso periodo storico.
lontà collettiva nazionale-popolare, che «è Deviati dal problema puramente moralistico
impossibile se le grandi masse dei contadini del cosiddetto “machiavellismo” non hanno
coltivatori non irrompono simultaneamente visto che Machiavelli è stato il teorico degli
nella vita politica. Ciò intendeva il Machia- Stati nazionali retti a monarchia assoluta»
velli attraverso la riforma della milizia, ciò (LC , a Tania,  novembre ).
fecero i giacobini nella Rivoluzione francese, La lettura del machiavellismo nei Q si
in questa comprensione è da identificare un dispiega a diversi livelli. Sul versante dell’at-
giacobinismo precoce del Machiavelli, il tualità politica G. riconosce nel machiavelli-
germe (più o meno fecondo) della sua con- smo una sorta di categoria storico-interpre-
cezione della rivoluzione nazionale» (ibid.). tativa con la quale guardare alla «psicologia
Quindi la necessaria saldatura fra città e politica del popolo italiano» (Q , , ) e
campagna, che già costituiva il cuore del svelare un tratto distintivo del «carattere ita-
programma politico di Machiavelli, diventa liano», rappresentato dal «dilettantismo»,
centrale nella lettura che G. dà del fallimen- dalla «mancanza di disciplina intellettuale»
to della creazione di una volontà collettiva (Q , , ). L’accezione del termine, in
nazionale-popolare in Italia, dove mancò, questo senso, assume una consistenza teori-
appunto, «una forza giacobina efficiente». ca negativa che investe alcune figure di in-
BIBLIOGRAFIA: CHEMOTTI ; DON- tellettuali coevi, come Alfredo Panzini, il cui
ZELLI ; MEDICI ; PAGGI a; SAN- esercizio retorico-letterario è esempio di
GUINETI . «un nuovo stenterellismo che si dà l’aria di
machiavellismo» (Q , , ). Si tratta dun-
LELIO LA PORTA que di un comportamento, da intendersi in
V. «arte militare», «consenso», «democrazia», chiave etico-politica, che investe la sfera del
«giacobinismo», «machiavellismo e antimachiavel- “pubblico” e quella degli uomini di cultura,
lismo», «mezzi e fini», «moderno Principe», «mo-
colpevoli di praticare un «machiavellismo
rale», «Rinascimento», «umanesimo assoluto»,
«Umanesimo e nuovo umanesimo», «Valentino». da bassi politicanti» (Q , , ). Rotta
quella logica “necessaria” fra mezzi e fini, G.
legge la deriva della dottrina di Machiavelli
machiavellismo e antimachiavellismo
nell’epoca presente, nella fase in cui «il ma-
Machiavelli è autore fortemente pre- chiavellismo è servito a migliorare la tecnica
sente all’attenzione di G. e i Q sono costel- politica tradizionale dei gruppi dirigenti
lati di riferimenti allo storico, all’uomo poli- conservatori» (Q , , ). Per altro ver-
tico e all’eredità della sua opera. L’intensità so, nei Q il tema del machiavellismo passa
dell’interesse verso il «politico in atto» (Q , necessariamente per il filtro della storia e
, ) è testimoniata dal Q , composto della critica impegnata a fornire sempre
prevalentemente da testi già approntati in nuove interpretazioni sull’eterogenesi dei fi-
prima stesura per i Q ,  e . Contempora- ni dell’opera machiavelliana. Nel Q  viene
neamente, nell’opera gramsciana si attesta il affrontato il livello dell’interpretazione “at-
problema storico-politico della ricezione e tualizzante”, cioè dell’adattamento degli
interpretazione degli scritti machiavelliani. scritti di Machiavelli a differenti temperie
G. coglie l’importanza della divulgazione di storiche. Espressione emblematica di questo
Machiavelli nell’Europa post-tridentina, av- orientamento della critica è rappresentato
vertendo come anomalo l’atteggiamento di dalla lettura foscoliana del Principe. Il diri-
assimilazione-repulsione incontrato dai suoi gente sardo torna in più d’un’occasione sul-
testi e dettato da cautele “moralistiche”. Si- l’interpretazione «“satirica e rivoluziona-
gnificativo è che, nel corso delle sue ricogni- ria”» di Foscolo (Q , , ), contestando
zioni critiche, G. rilevi con singolare lucidità il «giudizio storico-politico» delle opere di
 MACHIAVELLISMO E ANTIMACHIAVELLISMO

Machiavelli, stigmatizzato nei versi dei Se- chiavelliane si lega strettamente alla loro im-
polcri (Q , , ). In tal senso egli non di- mediata traduzione nella realtà politica.
scute la incessante “vitalità” dei contenuti Nel Q  G. legge in parallelo Machia-
machiavelliani, che animano le consuetudini velli e Marx nel tentativo di guardare alla fi-
del lessico e della pratica politica, quanto la losofia della praxis attraverso la storia per
specificità della lettura “romantica”, colpe- individuare le linee di sviluppo di una
vole di decontestualizzare l’opera del fioren- «scienza politica» e fare in modo che il
tino. Tuttavia, pur scettico di fronte alla va- «contenuto pratico e immediato dell’arte
rietà esegetica del Principe, G. distingue fra politica studiato e affermato con obbietti-
un machiavellismo interpretativo, che rag- vità realistica» costituisca il fulcro della
giunge la sua acme con le letture romantico- dottrina machiavelliana, divenendo essenza
liberali (Rousseau, Foscolo, Mazzini), e un di quel machiavellismo riconosciuto da
machiavellismo “pratico”, che si traduce Croce come la «scienza» che «serviva tanto
nella valorizzazione – da parte della dottrina ai reazionari quanto ai democratici» (ibid.).
secentesca della ragion di Stato –, dell’arse- Del resto, è proprio la scoperta crociana
nale di tecniche e precetti prudenziali, indi- dell’autonomia machiavelliana del «mo-
cati da Machiavelli. Nonostante questa du- mento politico-economico» (Q  II, .X,
plice accezione, nella pratica machiavelli- ) a rappresentare un fondamentale pun-
smo e antimachiavellismo finiscono per to di riferimento critico per la lettura del
coincidere, in quanto tutti ricorrono a Ma- machiavellismo dei Q. Nella consonanza
chiavelli, pur non riconoscendolo, «perché della sua visione con quella del filosofo
ciò che Machiavelli scrive “si fa e non si di- idealista – espressione della «grande politi-
ce”» (Q , , ). Traiano Boccalini, fra ca» identificata con il «machiavellismo di
gli scrittori che incuriosiscono maggiormen- Machiavelli» di contro al «machiavellismo
te G., è solo in apparenza antimachiavellico, di Stenterello» (Q  I, , ) –, G. ricono-
e nella realtà propone una satira degli «anti- sce quale elemento costante del machiavel-
machiavellici» (ibid.); i suoi Ragguagli di lismo quella «arbitraria estensione o confu-
Parnaso consentono di riconoscere nell’anti- sione tra la “morale” politica e la “morale”
machiavellismo «la manifestazione teorica privata, cioè tra la politica e l’etica» (Q , ,
di questo principio di arte politica elemen- ). Seguendo Croce, G. si spinge a de-
tare: che certe cose si fanno ma non si dico- nunciare l’ambiguità di senso e la potenzia-
no» (Q , , ). In molti luoghi dei Q si le coincidenza fra machiavellismo e antima-
registra, inoltre, la volontà di addentrarsi chiavellismo, e insieme a sottolineare l’«im-
nella letteratura critica su Machiavelli, con- portanza della quistione del machiavelli-
siderato da G. un nodo teorico decisivo. Il smo nello sviluppo della scienza della poli-
riferimento all’opera di Benoist, ad esempio, tica: in Italia [...], la scienza politica si è svi-
dalla quale viene ripreso il problema del ma- luppata su questo tema» (Q , , ).
chiavellismo nelle sue varie articolazioni, in- Dunque, il machiavellismo come mo-
duce a riflettere sull’importanza storica del- mento in cui si va strutturando una scienza
le «scoperte» machiavelliane, dal momento politica in Italia consente a G. di distinguere
che esse sono «discusse e contraddette an- l’idea di storia nell’ottica crociana dalla tipi-
cora al giorno d’oggi: ciò significa che la ri- cità conflittuale della sua filosofia della
voluzione intellettuale e morale contenuta in praxis. Ed è sempre a Croce che G. risale per
nuce nelle dottrine del Machiavelli non si è individuare, accanto ai «meriti della moder-
ancora realizzata “manifestamente” come na “machiavellistica”» (Q , , ), le
forma “pubblica” della cultura nazionale» «“esagerazioni”» a cui ha dato luogo, causa-
(Q , , ). È evidente come G. tenda a uti- te dalla convinzione che l’opera di Machia-
lizzare il paradigma della rivoluzione, in velli possa trattenere un senso universalmen-
questo e in altri luoghi, quale momento di ri- te valido in ogni epoca. G. non solo rivendi-
schiaramento della coscienza soggettiva e ca la necessità di guardare Machiavelli come
“nazionale”, che nel caso delle dottrine ma- «uomo tutto della sua epoca», ma riconosce
MADRE 

in lui la radice di un pensiero politico rivolto serà «molti dolori e molte sofferenza, è vero,
alla prospettiva delle «monarchie nazionali ma anche qualcosa di allegro e di bello» (LC
assolute» (ibid.). Interessante, in quest’otti- , alla madre,  febbraio ).
ca, è il rinvio a Jean Bodin, considerato un Di particolare interesse una lettera del
antimachiavellico, in quanto politico in una  che coniuga, come spesso avviene in G.
Francia da “pacificare”. Infatti, nei Q non – soprattutto nella corrispondenza con Ta-
esiste un machiavellismo eterno, in quanto i tiana –, aspetti affettivi e familiari con rifles-
politici «esprimono esigenze del tempo loro sioni di carattere teorico. Scrive G.: «Tu non
o di condizioni diverse da quelle che opera- puoi immaginare quante cose io ricordo in
vano sul Machiavelli» (ivi, ). cui tu appari sempre come una forza benefi-
ca e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi
LAURA MITAROTONDO
bene, tutte le quistioni dell’anima e dell’im-
V. «Bodin», «Foscolo», «Machiavelli». mortalità dell’anima e del paradiso e dell’in-
ferno non sono poi in fondo che un modo di
madre vedere questo semplice fatto: che ogni no-
Nei Q non è presente una specifica ri- stra azione si trasmette negli altri secondo il
flessione su questo lemma, mentre esso as- suo valore, di bene e di male, passa di padre
sume rilevanza nelle LC, laddove G. esprime in figlio, da una generazione all’altra in un
il profondo affetto che nutre nei confronti movimento perpetuo» (LC -), alla ma-
della madre a fronte di un rifiuto, più volte dre,  giugno ). G. esplicita chiaramen-
palesato, della figura paterna. Non è un ca- te una connessione, peraltro ampiamente ar-
so, dunque, che le prime due lettere scritte gomentata nei Q, tra l’elemento religioso e il
da G. a pochi giorni dall’arresto siano indi- «senso comune» come «filosofia sponta-
rizzate alla moglie Giulia e alla propria ma- nea», tradotta, in questo caso, nell’immedia-
dre. Il  novembre del  G. scrive: «Ca- tezza del sentimento materno che, continua
rissima mamma, ho pensato molto a te in G., «penso sia il cuore dei propri figli», non-
questi giorni. Ho pensato ai nuovi dolori che ché l’«unico paradiso reale che esista» (ivi,
stavo per darti, alla tua età e dopo tutte le ). Emerge, dunque, in questo passo una
sofferenze che hai passato. Occorre che tu lettura gramsciana degli elementi più utopi-
sia forte, nonostante tutto, come sono forte ci della religione, immortalità dell’anima,
io e che mi perdoni con tutta la tenerezza del paradiso e inferno, «in un senso realistico e
tuo immenso amore e della tua bontà. Sa- storicistico, cioè come una necessaria so-
perti forte e paziente nella sofferenza sarà un pravvivenza delle nostre azioni utili e neces-
motivo di forza anche per me» (LC -). La sarie e come un incorporarsi di esse, all’in-
costante e, allo stesso tempo, lacerante cor- fuori della nostra volontà, al processo stori-
rispondenza epistolare con la madre sarà co universale ecc.», come scrive a Tatiana
sempre caratterizzata dalla componente dei (LC -,  luglio ).
ricordi. Da un lato il ricordo degli eroici G. resterà fortemente legato alla pro-
sforzi materni, delle sue «mani sempre af- pria madre per tutta la vita e, ignaro della
faccendate» per alleviare «le pene» dei figli sua morte (avvenuta nel ), tenutagli na-
«e per trarre una qualche utilità da ogni co- scosta dai parenti nell’intento di preservarlo
sa» (LC , alla madre,  febbraio ), del da un così grande dolore in un momento in
suo essersi sacrificata per i figli «in modo cui il suo equilibrio psico-fisico non lo
inaudito» (LC , a Grazietta,  dicembre avrebbe probabilmente retto, continuerà a
), di quanto fosse donna e madre «esem- scriverle fino al . A tale proposito parti-
plare» nell’aver dimostrato ai figli quanto colare attenzione merita una lettera, intrisa
valesse «la pertinacia per superare difficoltà di rabbia e di dolore, alla moglie Julca (Giu-
che sembravano insuperabili anche a uomi- lia): «Tu hai creduto che io non sentissi, fin
ni di grande fibra» (LC , a Grazietta,  ot- dal ’, che la mia povera mamma era mor-
tobre ) e, dall’altro, il ricordo dei fatti e ta? Il più forte dolore l’ho sentito allora e ve-
delle scene della fanciullezza in cui G. ravvi- ramente in modo violento, sebbene fossi in
 MAFIA E CAMORRA

grave stato di prostrazione fisica. Come po- sua scienza» (Q , , ). In Q , ,  G. ri-
tevo immaginare che mia madre, viva, non corda inoltre il probabile sostegno della ca-
mi scrivesse o facesse scrivere, e che da casa morra universitaria napoletana al professor
non mi accennassero più a lei? Penso come Francesco Ribezzo, inserito tra i loriani di
la falsa pietà non sia altro che stoltezza e nel- ignoranza manifesta. In Q , ,  poi si
le condizioni in cui si trova un carcerato di- ricordano l’omertà e il «“punto di onore”
venti una vera e propria crudeltà perché de- della malavita», a cui è accostato il settari-
termina uno stato d’animo di diffidenza, di smo e «“apoliticismo”» delle classi subalter-
sospetto morboso che ti si nasconda chissà ne (ibid.). Il corrispondente tipico «“indivi-
che cosa,... mah!» (LC -, ). dualismo”» italiano implicava d’altra parte
per G. che si preferissero al «partito politico
VALERIA LEO
e al sindacato economico “moderni”» forme
V. «famiglia», «Giulia», «padre», «religione», organizzative di tipo malavitoso come «le
«Tatiana». cricche, le camorre, le mafie, sia popolari, sia
legate alla classi alte» (Q , , ). Quando
mafia e camorra invece in Q , , - G. descrive l’«“este-
G. ebbe contatti diretti con arrestati sici- romania”» per cui si idealizzano i paesi stra-
liani per mafia nei giorni trascorsi a Palermo nieri identificando l’intera Italia con i suoi
prima e dopo il confino a Ustica (dicembre strati corrotti, indica tra questi parte della
 e gennaio ), che gli permisero di ve- piccola borghesia, molto diffusa nei paesi
rificare le ipotesi formulate sulla base di una agricoli poveri e «arretrati civilmente», e de-
conoscenza solo intellettuale (LC , a Tania, finisce mafia e camorra come «una simile
 febbraio  e , a Tania,  aprile ). forma di malavita che vive parassitariamente
Durante una traversata per Napoli con «cri- sui grandi proprietari e sul contadiname».
minali comuni» assisté inoltre a una «scena di JOLE SILVIA IMBORNONE
iniziazione alla camorra» (ibid.). Nell’ambito
V. «apoliticismo, apoliticità», «esteromania», «lo-
dei Q, invece, G. ricorda un discorso di Vit- rianismo, loriani», «Sicilia, siciliani», «Ustica».
torio Emanuele Orlando in vista delle elezio-
ni amministrative palermitane del : ai fa-
malattia
scisti che lo avevano accusato di appoggiare
la lista di opposizione per interessi mafiosi Nei Q più di una nota evidenzia il rap-
avrebbe replicato di potersi quasi fieramente porto intercorrente tra medicina e religione;
dire il primo mafioso, se per mafia si inten- in Q ,  G. sottolinea il prestigio sociale
desse «l’aiuto di amico ad amico», «l’affetto della figura dei medici in senso lato, cioè di
portato fino al parossismo» e similari (Q, AC, coloro i quali «“lottano” o appaiono lottare
). Per G. si trattò di un vero elogio indi- contro la morte e le malattie» (ivi, ), se-
retto della mafia, «presentata nel suo aspetto condi per l’importanza che la società attri-
sicilianista di ogni virtù e generosità popola- buisce loro solo ai ministri di culto, ma spes-
na» (Q , , ). In LC  d’altronde il pen- so legati a questi ultimi. Certe funzioni am-
satore sardo si sofferma sul peculiare «senti- ministrative negli ospedali infatti erano svol-
mento di solidarietà» che legherebbe i sicilia- te da religiosi, osserva G.; inoltre spesso per
ni di ogni strato sociale, fino a spingere persi- «esorcismi, assistenze varie» ecc. «dove ap-
no scienziati di grande valore a correre «sui pare il medico appare il prete» (ibid.). D’al-
margini del Codice Penale» (LC , a Tania, tronde «l’idea del miracolo» connette stret-
 febbraio ). tamente figure religiose e guarigione dalla
D’altra parte «camorra» ricorre per la malattia: così, con un’affermazione molto
prima volta nei Q a proposito dell’ambiente netta, G. scrive in Q ,  che «dal punto di
accademico: essa potrebbe sporadicamente vista della credenza religiosa [...] il cattolici-
invalidare il costume «benefico» per cui smo si è ridotto in gran parte a una supersti-
ogni professore si accaparrerebbe gli allievi zione di contadini, di ammalati, di vecchi e
che possano portare «contributi “seri” alla di donne» (ivi, ). Un altro tipo di con-
MALATTIA 

nessione tra malattia e fede compare invece ti gli articoli di medicina e si procurano trat-
in una “perla” gentiliana che così suona: tati e opere divulgative popolari, per poi con-
«L’uomo sano crede in Dio e nella libertà del vincersi di avere « o  malattie almeno»
suo spirito», che mette di fronte a due (ibid.), cominciando a percepirne i sintomi,
«“sensi comuni”, quello dell’uomo sano e tanto da prendere i medicinali rifiutati dai
quello dell’uomo malato» (Q , , ). G. compagni di cella, nella certezza di avere tut-
si interroga sull’ambito di questa sanità con- te le patologie possibili. Tra gli esiti «pittore-
nessa alla fede, chiedendosi se sia fisica o schi e maravigliosi» di queste «fissazioni» G.
piuttosto mentale, laddove “sano” vorrebbe cita il caso di un politico che si era procac-
dire «non pazzo» (ibid.). ciato un trattato di ostetricia perché, avendo
Nelle LC qualunque ritardo nella corri- dovuto in un’emergenza assistere una parto-
spondenza desta allarme sulla salute di G., riente, voleva documentarsi, ormai «osses-
sebbene egli precisi a Tania che, nel caso sia sionato dal senso di responsabilità sentito al-
così malato da non poter scrivere, pensa pos- lora» (ibid.). D’altra parte molti carcerati fin-
sa essere autorizzato l’invio di un telegram- gevano di stare male per avere «cibi speciali»
ma ai familiari (LC ,  maggio ). A es- (LC , a Tatiana,  settembre ), sicché
sere facilmente preda dell’ansia in assenza di c’era diffidenza reciproca tra i medici, ormai
lettere (assenza spiegabile in realtà con il prevenuti, e i carcerati, ormai abituati allo
mancato ricevimento delle stesse) è soprat- scetticismo del personale sanitario durante le
tutto la madre, che G. tenta pertanto spesso visite anche dinanzi a vere malattie.
di rassicurare; v. ad esempio LC  (a Tania, G. è spesso molto dettagliato nell’ag-
 marzo ): «La mia povera mamma è [...] giornare soprattutto Tania sulle sue condi-
disperata, perché da due mesi non riceve mie zioni di salute, ma si proponeva anche di
lettere». Alla mamma scrive lo stesso giorno: non trasformare le sue lettere in «bollettini
«non devi sempre pensare alle ipotesi peg- medici (!) pieni di strafalcioni e di corbelle-
giori [...] Tu capisci che se stessi male, se mi rie» (LC , a Tania,  ottobre ). La sua
sentissi indisposto, in qualsiasi maniera o malattia non poteva che peggiorare nel car-
grado, ti avvertirei subito, perché penso che cere di Turi, in cui il servizio di sorveglianza
non avvertendoti farei ancora peggio e la no- rendeva impossibile dormire: G. così, «am-
tizia improvvisa di una mia malattia divente- malato di nervi e di ipertensione sangui-
rebbe ancor più allarmante per te» (LC ). gna», si sente a ogni ora come «dentro a una
In una lettera del  settembre  G. cerca campana che suoni a martello», sicché le sue
inoltre di spingere la madre piuttosto a pen- giornate sono un susseguirsi di «sussulti e di
sare a se stessa, a non stancarsi e a seguire più convulsioni», che alla vita rendono «preferi-
assiduamente i consigli dei medici (LC ; v. bile il suicidio» (LC , istanza di trasferi-
anche LC , alla madre,  dicembre ). mento a Novelli, direttore generale delle ca-
In una lettera a Tania, invece, in agitazione se di correzione e di pena, Roma, scritta a
per i suoi problemi intestinali, l’autore dei Q Turi il  novembre ).
racconta l’ipocondria di cui possono diven- A proposito dei disturbi di Giulia G.
tare vittima i carcerati, ma da cui è fortuna- scrive invece che soffre di «“problemi inso-
tamente immune: «Meno male che io ancora lubili”, irreali, combatte contro fantasmi su-
non mi sono lasciato conquistare dalla men- scitati dalla sua fantasia disordinata e feb-
talità carceraria, altrimenti non mi sarei più brile». Pertanto sente il bisogno di appog-
levato dal letto e mi sarei persuaso di avere giarsi a un’«autorità esterna, ad uno strego-
realmente tutti i malanni da te enumerati» ne o a un medico psicanalitico» (LC , a Ta-
(LC ,  marzo ). Se Tania avesse co- nia,  febbraio ), laddove secondo G.
municato i suoi timori ad altri carcerati, essi per «questo ordine di malattie psichiche» si
avrebbero potuto suicidarsi per «paura delle può e «quindi si deve essere “medici di se
malattie e delle sofferenze, per misteriosi ma- stessi”» (LC , a Tania,  marzo ). A
lanni non riconosciuti dalla proterva cattiva Giulia egli dice infatti che la cura psicanali-
volontà dei sanitari». Essi infatti leggono tut- tica, se «il medico curante non riesce in po-
 MALE MINORE

co tempo a vincere la resistenza del sogget- storicamente regressivo, movimento di cui


to e a strapparlo con la sua autorità alla de- una forza audacemente efficiente guida lo
pressione», può «aggravare le malattie ner- svolgimento, mentre le forze antagonistiche
vose invece di guarirle, suggerendo all’am- (o meglio i capi di esse) sono decise a capi-
malato motivi di nuove inquietudini» (LC tolare progressivamente, a piccole tappe e
-,  luglio ). G. allora dice di crede- non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben al-
re più nel medico curante che nello psicana- tro significato, per l’effetto psicologico con-
lista e ricorda che il «prestigio scientifico» densato, e potrebbe far nascere una forza
del vecchio Lombroso era tale che, solo per concorrente attiva a quella che passivamen-
essere stati visitati da lui, molti pazienti mi- te si adatta alla “fatalità”, o rafforzarla se già
glioravano (LC , a Tatiana,  marzo ); esiste)» (ibid.). Si parla dunque di capitola-
postula tuttavia l’ipotesi che «la psicanalisi zione di alcune componenti del movimento
sia più concreta della vecchia psichiatria o operaio, che avviene scivolosamente e in ma-
almeno costringa i medici a studiare più niera non chiara; G. la giudica in modo par-
concretamente i singoli ammalati, cioè a ve- ticolarmente negativo poiché tale forma evi-
dere l’ammalato e non la “malattia”» (ibid.). terebbe la positiva reazione – che si avrebbe
invece in caso di capitolazione «di un solo
JOLE SILVIA IMBORNONE colpo» – da parte delle forze antagonistiche
V. «carcere o prigione», «Chiesa cattolica», che vogliono continuare la lotta.
«Gentile», «Giulia», «madre», «morte», «psica-
nalisi», «religione». GUIDO LIGUORI
V. «riformismo».
male minore
Manzoni, Alessandro
Il «concetto di male minore» viene di-
scusso in un breve Testo A (Q , , ), ri- In una prima serie di occorrenze viene
preso in Q , , . La variazione nel tito- delineata la fisionomia intellettuale e ideolo-
lo (la prima nota è intitolata Argomenti di gico-politica di Manzoni. In Q , , , par-
cultura. Il male minore, la seconda Il male lando del cattolico reazionario Filippo Cri-
minore o il meno peggio) indica un leggero spolti, si afferma che Manzoni al contrario
allargamento dell’argomentazione in secon- «era un liberale e un democratico del cattoli-
da stesura, sia con l’utilizzo di un altro bre- cesimo (sebbene di tipo aristocratico)», in
vissimo Testo A sulla «politica del meno ogni caso assolutamente estraneo a tentazioni
peggio» (Q , , ) sia grazie a qualche reazionarie-temporalistiche. In Q , , -,
scarna aggiunta di non grande rilievo. Dopo invece, abbozzando una «ricerca “molecola-
aver esordito con una equivalenza tra «il ma- re”» volta a «cogliere il processo di forma-
le minore», «il meno peggio» e «l’altra for- zione intellettuale della borghesia» italiana
mula scriteriata del “tanto peggio tanto me- nel periodo -, G. individua in Fo-
glio”», ricordando anche «il detto popolare scolo e in Manzoni due “tipi” paradigmati-
che “peggio non è mai morto”» (Q , , ci: se Foscolo è portatore di una concezione
), G. sottolinea – con una critica implici- essenzialmente «retorica», al contrario nella
ta – la relatività del concetto: «Un male è posizione culturale del lombardo «troviamo
sempre minore di uno susseguente maggio- spunti nuovi, più strettamente borghesi
re e un pericolo è sempre minore di un altro (tecnicamente borghesi)», soprattutto nei
susseguente possibile maggiore. Ogni male passi in cui egli «esalta il commercio e de-
diventa minore in confronto di un altro che prime la poesia (la retorica)», ovvero mostra
si prospetta maggiore e così all’infinito» di preferire un laborioso, “borghese” attivi-
(ibid.). La riflessione prosegue lasciando in- smo economico rispetto alla «tradizionale
travedere il senso del ragionamento: «La megalomania» degli intellettuali, che di-
formula del male minore, del meno peggio, sprezzano tutto quanto non sia riducibile al-
non è altro dunque che la forma che assume l’ambito ristretto del loro specialismo. In Q
il processo di adattamento a un movimento , , , infine, si ricorda che in materia
MANZONI , ALESSANDRO 

filosofica il giovane Manzoni, influenzato da tori di estrazione popolare, ha decisamente


Cabanis, aderì al sensismo (ossia al «mate- influenzato la stessa ricezione dell’opera:
rialismo francese del XVIII secolo»): una con- «Certo questo atteggiamento del Manzoni è
cezione che, essendo in fondo compatibile sentito dal popolo e perciò i Promessi Sposi
con la fede religiosa, egli non abbandonò non sono mai stati popolari: sentimental-
neanche al tempo della sua “conversione”, mente il popolo sentiva il Manzoni lontano
per poi accantonarla soltanto in seguito, nel da sé e il suo libro come un libro di devo-
momento in cui venne in contatto con la fi- zione non come un’epopea popolare»
losofia di Rosmini. (ibid.). Fondamentale è poi il passo in cui,
Ma nei Q il nome di Manzoni è inscin- prendendo le mosse da un articolo di Adolfo
dibilmente legato al problema, cruciale, del- Faggi, viene istituito un illuminante «con-
la mancanza di un carattere nazionale-popo- fronto tra la concezione del mondo del Tol-
lare nella tradizione letteraria italiana. Già in stoi e quella del Manzoni» (si tratta del Te-
Q , ,  si parla di una continuità cultura- sto C Q , , -). La concezione esteti-
le-nazionale negativa che, da Manzoni a Ver- ca propria dello scrittore russo, tutta model-
ga, è contrassegnata dalla visibile assenza, an- lata intorno a istanze eminentemente reli-
che in chi scrive della vita del popolo, di quel giose (per cui l’arte avrebbe l’«iscopo di
provvido «“contatto” sentimentale e ideolo- chiarire agli uomini i loro rapporti con Dio»:
gico» con le moltitudini nazionali (Q , , ivi, ), si riflette coerentemente nella sua
). L’accostamento fra Verga e Manzoni, narrativa, in primis per quanto concerne la
nel segno di una comune esemplarità, viene caratterizzazione sociale dei suoi personag-
riproposto in Q , , , dove lo stesso con- gi: «nel Tolstoi è caratteristico appunto che
cetto è esposto in modo più articolato: per la saggezza ingenua ed istintiva del popolo,
uno scrittore, determinante non è la sempli- enunciata anche con una parola casuale, fac-
ce scelta di raffigurare un certo “ambiente so- cia la luce e determini una crisi nell’uomo
ciale”, bensì l’«atteggiamento» che verso di colto. Ciò appunto è il tratto più rilevante
esso si dimostra; ebbene, nei Promessi sposi, della religione del Tolstoi che intende l’E-
nonostante l’ampio protagonismo narrativo vangelo “democraticamente”, cioè secondo
che viene concesso a personaggi popolari, il suo spirito originario e originale» (ivi,
domina il «paternalismo cattolico»: «una iro- ). Al contrario il paternalismo “aristo-
nia sottintesa, indizio di assenza di profondo cratico” manzoniano, assolutamente non ri-
istintivo amore verso quei personaggi, è un conducibile a una prospettiva nazionale-po-
atteggiamento dettato da un esteriore senti- polare, tradisce un tenace classismo di fon-
mento di astratto dovere dettato dalla mora- do, nel momento in cui prevede che siano
le cattolica, corretto appunto e vivificato dal- uomini come fra’ Cristoforo o Borromeo,
l’ironia diffusa» – il corsivo è gramsciano. “spiriti superiori” (e soprattutto regolar-
Cattolicesimo, paternalismo, ironia: so- mente appartenenti alle classi alte), a guida-
no queste le coordinate essenziali dell’atteg- re i personaggi popolari verso eventuali for-
giamento ideologico-letterario manzoniano me di riscatto, illuminandone la coscienza
verso gli “umili”. In Q , ,  si afferma travagliata ovvero aiutandoli materialmente.
che se nei Promessi sposi gli umili sono spes- Il fatto è che il suddetto «distacco sentimen-
so presentati «come “macchiette” popolari, tale» (Q , , ) fa sì che «nei Promessi
con bonarietà ironica», ciò non deve sor- Sposi non c’è popolano che non sia “preso in
prendere, poiché è pienamente in linea con giro” e canzonato: da don Abbondio a fra
la concezione cattolica tradizionale, abbrac- Galdino, al sarto, a Gervasio, ad Agnese, a
ciata dallo scrittore: «il Manzoni è troppo Perpetua, a Renzo, alla stessa Lucia: essi so-
cattolico per pensare che la voce del popolo no rappresentati come gente meschina, an-
sia voce di Dio: tra il popolo e Dio c’è la gusta, senza vita interiore», la quale invece è
chiesa, e Dio non s’incarna nel popolo, ma appannaggio dei soli “signori”, da Borro-
nella chiesa». Si tratta, del resto, di una po- meo all’Innominato allo stesso don Rodrigo
sizione ideologica che, ben avvertita dai let- (Q , , ).
 MARX , KARL

In un’altra serie di occorrenze, invece, Per quanto riguarda invece l’apporto di


la figura di Manzoni viene inquadrata all’in- Manzoni alla “quistione della lingua”, è da
terno di un contesto problematico più spe- vedere Q , , -: davanti al problema
cifico, quello relativo al quesito «se sia esi- della mancanza in Italia di «una lingua “vi-
stito un romanticismo italiano» (Q , , va” unitaria, cioè diffusa ugualmente in tutti
). In tale direzione, il passo decisivo è Q gli strati sociali e gruppi regionali del paese»,
, , -: intanto vi si premette che il Manzoni attraverso i suoi saggi di teoria lin-
termine “romanticismo” sarà da intendersi guistica, ma poi soprattutto attraverso le re-
non come circoscritta scuola o corrente let- lazioni ministeriali scritte in vecchiaia, aveva
teraria, bensì nel significato più ampio di proposto di ritornare all’antica «egemonia
istanza democratica a «uno speciale rappor- fiorentina», che gli sembrava la più ricca di
to o legame tra gli intellettuali e il popolo, la elementi “universali”, restaurandola di fatto
nazione», visto che storicamente il romanti- con «mezzi statali» ovvero tramite iniziative
cismo è stato l’«aspetto sentimentale-lettera- dall’alto (progetti e norme scolastiche), in
rio» che accompagnò «tutto quel movimen- questo contrastato vigorosamente da Ascoli,
to europeo che prese nome dalla Rivoluzio- il quale, «più storicista, non crede alle ege-
ne francese». Ma, tornando al caso italiano, monie [culturali] per decreto, non sorrette
la diagnosi di G. non lascia adito a dubbi: cioè da una funzione nazionale più profonda
«Ebbene, in questo preciso senso, il roman- e necessaria» (ivi, ).
ticismo non è esistito in Italia» (ivi, ).
DOMENICO MEZZINA
Particolarmente significativo, a tal pro-
posito, è il rapporto di Manzoni con il fran- V. «buon senso», «cattolici», «cristianesimo»,
cese Thierry, rappresentante, secondo G., «Foscolo», «intellettuali italiani», «ironia», «lin-
gua», «molecolare», «nazionale-popolare», «Ro-
di una storiografia politica tanto vivace da
manticismo italiano», «senso comune», «Tolstoj»,
potersi considerare «uno degli aspetti più «umili», «Verga».
importanti di questo aspetto del romantici-
smo di cui si vuole parlare», in quanto inte-
Marx, Karl
ressata al problema della tradizione e della
coscienza nazionale (ibid.). Come si precisa Negli scritti giovanili di G. (-) i
in Q , , , Manzoni in una prima fa- riferimenti a Marx, soprattutto al filosofo,
se, mosso dai suoi interessi storiografici (e, sono tutti caratterizzati da un approccio
insieme, dall’urgente ricerca di forme lette- estremamente spregiudicato: che egli, scrive
rarie in grado di dare voce alle classi subal- G. nell’ottobre , «abbia introdotto nelle
terne, quelle che “non hanno storia”), si era sue opere elementi positivistici non meravi-
interessato (e aveva, per un certo tempo, glia e si spiega: Marx non era un filosofo di
anche aderito) alla teoria di Thierry, secon- professione, e qualche volta dormicchiava
do la quale il moderno conflitto fra classi anch’egli. Il certo è che l’essenziale della sua
sociali contrapposte storicamente risalireb- dottrina è in dipendenza dell’idealismo filo-
be, in ciascuna nazione, a un antico contra- sofico» (Misteri della cultura e della poesia, 
sto “razziale” fra conquistatori e conquista- ottobre , in NM -). E, nel dicembre
ti – ad esempio, in Francia, tra franco-ger- , salutando la «rivoluzione contro il “Ca-
manici invasori e popolazioni autoctone pitale”», G. scrive, in modo ancora più ri-
gallo-romane (per tale rapporto Manzoni- duttivo, che i bolscevichi «vivono il pensiero
Thierry v. anche Q , , , in cui parreb- marxista, quello che non muore mai, che è la
be che G. faccia risalire a tale teoria storio- continuazione del pensiero idealistico italia-
grafica la stessa coppia manzoniana longo- no e tedesco, e che in Marx si era contami-
bardi-italici, ovvero oppressori-oppressi). nato di incrostazioni positivistiche e natura-
In ogni caso, questa feconda prospettiva, listiche» (CF ). L’essenziale del pensiero di
genuinamente “romantica” (nel senso sud- Marx starebbe dunque nell’idealismo, cioè
detto), fu in seguito decisamente tralasciata nel principio dell’autocoscienza. Non a caso,
dal milanese. il rinvio marxiano più congeniale è in tutto
MARX , KARL 

questo periodo il richiamo, contenuto nella questioni di teoria (in quegli anni era in cor-
Sacra famiglia, all’«uomo individuale real- so la lotta nel gruppo dirigente russo per de-
mente esistente», da far valere contro tutte le finire l’ortodossia del “marxismo-lenini-
astrazioni (La critica critica,  gennaio , smo”), ma non si riduce a questo. Testimo-
in CF ): per Marx «l’autocoscienza» dei ne ne è non solo la ricaduta nelle analisi con-
giovani hegeliani, per G. «il determinismo» crete (il saggio sulla QM sarebbe impensabi-
di un Claudio Treves, cioè del socialismo po- le con lo strumentario analitico del giovane
sitivistico (ivi, -). «Nella storia – scrive G. G.), ma anche e principalmente, dopo l’ar-
nel settembre  – i fenomeni sono astra- resto, quel vero e proprio “ritorno a Marx”
zioni intellettuali, e l’unica realtà viva e soli- che sono i Q. Qui infatti i riferimenti a Marx
da è l’individuo» (Le ipotesi e gli individui,  non solamente ricorrono continuamente,
settembre , in CT ), ma l’individuo ma – e questo è ciò che maggiormente con-
“realmente esistente” è in questo periodo let- ta – sono strutturati secondo un progetto
to come “autocoscienza”. (delineato con chiarezza nei primi testi degli
Nel periodo di maggiore impegno poli- Appunti di filosofia contenuti in Q ) di ri-
tico, e in coincidenza con il soggiorno mo- presa delle questioni fondamentali del
scovita e poi viennese, quando G. ebbe mo- marxismo, che sia capace di scavare al di sot-
do non solo di conoscere personalmente i to delle aporie in cui esso è precipitato. G.
maggiori esponenti dell’Internazionale, ma esige un’indagine approfondita del pensiero
anche di mettersi al corrente dello stato de- di Marx nel suo farsi, un’indagine filologica-
gli studi su Marx ed Engels (erano anni in mente rigorosa e capace però anche di sce-
cui David Rjazanov andava progettando la verare «gli elementi divenuti stabili e per-
prima grande edizione critica delle loro ope- manenti, cioè che sono stati realmente as-
re, la cosiddetta MEGA), il suo atteggiamento sunti dall’autore come pensiero proprio, di-
muta radicalmente, facendosi estremamente verso e superiore al “materiale” precedente-
attento alla questione della “teoria” marxi- mente studiato e per il quale egli può aver
sta. Al principio del , trovandosi a Vien- avuto, in certi momenti, simpatia [...] La ri-
na (L -,  gennaio ), G. inizia a pro- cerca del leit-motiv, del ritmo del pensiero,
gettare una scuola di partito e un corso di più importante delle singole citazioni stac-
formazione per corrispondenza. Invia inol- cate» (Q , , ). Questo approccio a Marx
tre ai compagni in Italia una prima lista di te- deve tenere in conto il suo essere «un pen-
sti che a suo avviso andrebbero tradotti in satore non sistematico, [...] una personalità
italiano: tra gli altri, scritti di Lenin (Marx e nella quale l’attività teorica e l’attività prati-
la sua dottrina), Korsch (L’essenza del marxi- ca sono intrecciate indissolubilmente, [...]
smo) e Bucharin (Teoria del materialismo un intelletto pertanto in continua creazione
storico), oltre a nuove edizioni, filologica- e in perpetuo movimento» (ibid.). L’indagi-
mente rigorose, di alcuni scritti (noti e meno ne storico-critica è, come si vede, funziona-
noti) di Marx ed Engels: il Manifesto del par- le a qualcos’altro, l’approccio è solo secon-
tito comunista con le note di Rjazanov, dariamente storiografico: l’interesse di G. è
un’antologia russa di testi sul materialismo teorico e sorge dalla necessità di riattivare al-
storico, gli engelsiani Anti-Dühring e L’evo- cuni nuclei problematici del pensiero di
luzione del socialismo dall’utopia alla scienza, Marx, che sono stati elaborati a un livello di
gli scritti storici più importanti di Marx, co- complessità che è immediatamente andato
me «Il  brumaio, la guerra civile in Francia perduto dopo di lui (v. Q , ). In effetti, la
ecc.» (ibid.). Di questi ultimi occorreva far caratterizzazione di Marx come pensatore
«rivedere e correggere le traduzioni esisten- politico è diametralmente opposta a quella
ti che sono orribili» (ibid.). avviata da Engels (che nel discorso funebre
Questo innegabile mutamento di ap- istituì la celebre comparazione tra il suo ce-
proccio è dovuto in buona parte alla neces- lebre e Darwin) e posta al centro di tutto il
sità di posizionarsi all’interno di un’Interna- marxismo della Seconda Internazionale. In-
zionale comunista fortemente legata alle fine, il riferimento al carattere non sistema-
 MARX , KARL

tico del pensiero di Marx è un chiaro ridi- ne di Marx (nell’introduzione alla Critica
mensionamento del Capitale, comunemente dell’economia politica, brano famoso sul ma-
inteso come culmine della sua elaborazione, terialismo storico) che “gli uomini diventa-
e perdipiù preso in blocco, laddove il conte- no consapevoli (di questo conflitto) nel ter-
nuto del secondo e del terzo libro va consi- reno ideologico” delle forme giuridiche, po-
derato secondo G. «non definitivo, per lo litiche, religiose, artistiche o filosofiche. Ma
meno in quella data forma; esso deve essere questa consapevolezza è solo limitata al con-
ritenuto materiale ancora in elaborazione, flitto tra le forze materiali di produzione e i
ancora provvisorio» (ibid.). rapporti di produzione – come material-
Il progetto di rilettura di Marx qui mente dice il testo marxista – o si riferisce a
schizzato da G. trova dunque nell’intreccio ogni consapevolezza, cioè a ogni conoscen-
di politica e filosofia il suo filo conduttore: za? Questo è il problema: che può essere ri-
di questo intreccio la non sistematicità è solto con tutto l’insieme della dottrina filo-
una conseguenza inevitabile: «Dato [...] il sofica del valore delle superstrutture ideolo-
carattere eminentemente pratico-critico del giche». La sottolineatura del valore delle su-
Marx» (Q , , ), i suoi testi andranno perstrutture, che riprende polemicamente
letti come delle elaborazioni teoriche, solo la critica di Croce a Marx, viene qui svolta
in quanto siano però anche sempre visti co- in una direzione “materialmente” non pre-
me degli interventi nelle diverse, specifiche sente nel testo di Marx, e cioè attribuendo
congiunture. La chiave di volta di questo alle ideologie una funzione gnoseologica che
peculiare intreccio tra filosofia e politica G. in Marx è riservata alla critica scientifica. In
la individua nelle Tesi su Feuerbach, un sin- Q , ,  G. scrive infatti: «la tesi di Marx
golare testo giovanile () di Marx, pub- – che gli uomini acquistano coscienza dei
blicato solo nel  da Engels in appendice conflitti fondamentali nel terreno delle ideo-
al suo Ludwig Feuerbach e il punto d’appro- logie – ha un valore organico, è una tesi gno-
do della filosofia classica tedesca (Engels seologica e non psicologica o morale» (v. an-
). Qui, scrive G. in Q , , , «già [...] che Q  II, , -, e il relativo Testo A,
appare nettamente questa sua nuova co- Q , , -, in seconda stesura scorporato
struzione, questa sua nuova filosofia» (è si- a testo indipendente).
gnificativo che G., poco dopo aver intro- Questa interpretazione è resa possibile
dotto la distinzione tra opere licenziate dal- dal fatto che G. sta leggendo la Prefazione
l’autore e opere postume, individui il noc- sulla base delle Tesi su Feuerbach, il concet-
ciolo della nuova filosofia di Marx in un te- to di ideologia sulla base della riformula-
sto appartenente a questa seconda catego- zione della questione della verità in termini
ria). G. traduce a Turi le Tesi su Feuerbach, di praxis. Quella verità da Marx ridefinita
insieme ad altri testi di Marx (la Prefazione come «realtà e [...] potere» del pensiero che
al Per la critica dell’economia politica, il pri- si può dimostrare solo nell’«attività prati-
mo capitolo del Manifesto, Lavoro salariato ca» (tesi ) è il sostrato di una concezione
e capitale ecc.), che trova riprodotti in una efficace delle ideologie, come altrettante
piccola antologia pubblicata nel  (Marx differenti modalità di questa “dimostrazio-
) e che sono al centro, insieme a pochi ne”, in cui conoscenza e prassi politica so-
altri testi citati a memoria (soprattutto la Sa- no la stessa cosa. Questa lettura è confer-
cra famiglia e la Miseria della filosofia) della mata dall’attacco di Q ,  dove G., dopo
sua interpretazione. aver ricordato quelli che egli definisce i due
Questa interpretazione è, contro le let- «principii» della Prefazione relativi alle cri-
ture al suo tempo prevalenti, tutta svolta a si storiche – «°) il principio che “nessuna
partire dal concetto di praxis delle Tesi su società si pone dei compiti per la cui solu-
Feuerbach. Già in Q , , - si legge: «Per zione non esistano già le condizioni neces-
la quistione della “obbiettività” della cono- sarie e sufficienti” [o esse non siano in cor-
scenza secondo il materialismo storico, il so di sviluppo e di apparizione], e °) che
punto di partenza deve essere l’affermazio- “nessuna società cade se prima non ha svol-
MARX , KARL 

to tutte le forme di vita che sono implicite che il primo capitolo, Borghesi e proletari,
nei suoi rapporti”» (ivi, ) – aggiunge che viene da G. tradotto col titolo di Teoria del-
nel corso delle crisi storiche si fronteggiano la Storia).
forze sociali «che “cercano” dimostrare In un contesto solo apparentemente
(coi fatti in ultima analisi, cioè col proprio slegato da quello finora schizzato G. espri-
trionfo, ma immediatamente con la polemi- me in altri luoghi, e in modo insistito, la pro-
ca ideologica, religiosa, filosofica, politica, pria diffidenza verso quelle che chiama “me-
giuridica ecc.) che “esistono già le condizio- tafore” utilizzate da Marx: il paragone tra
ni necessarie e sufficienti perché determina- economia politica e anatomia, l’affermazio-
ti compiti possano e quindi debbano essere ne, che «non si può giudicare un’epoca da
risolti storicamente”» (ivi, -). Come si ciò che essa dice di sé» (entrambe presenti
vede, il passo della Prefazione viene riscritto nella Prefazione del ’), e la stessa espressio-
mescolando il suo lessico “ideologico” con ne “materialismo storico” (v. Q , ; Q ,
quello “veritativo” delle Tesi su Feuerbach ; Q , ; Q , ; Q , ; Q  II, .XII;
(«dimostrare»). Secondo G., questa impo- Q , ). Scrive G. a proposito: «La metafo-
stazione è testimoniata non solamente nella ra [dell’economia come anatomia della so-
Prefazione del ’, ma soprattutto nella Mi- cietà civile, ndr] era giustificata anche dalla
seria della filosofia, che «può essere consi- sua “popolarità”, cioè dal fatto che offriva
derata in parte come l’applicazione e lo anche a un pubblico non intellettualmente
svolgimento delle Tesi su Feuerbach mentre raffinato, uno schema di facile comprensio-
la Santa Famiglia è una fase intermedia an- ne (di questo fatto non si tiene quasi mai il
cora indistinta, come si vede dai brani rife- conto debito: che la filosofia della prassi,
rentisi a Proudhon e specialmente al mate- proponendosi di riformare intellettualmen-
rialismo francese» (ivi, ). G. pensa in te e moralmente strati sociali culturalmente
particolare a quel passo della Miseria «do- arretrati, ricorre a metafore talvolta “grosso-
ve si dice che fase importante nello svilup- lane e violente” nella loro popolarità)» (Q ,
po di un raggruppamento sociale nato sul , ). Egli propone pertanto una riattiva-
terreno dell’industria è quella in cui i sin- zione dell’origine storica di quelle espressio-
goli membri di una organizzazione econo- ni, in modo da «precisare il limite della me-
mico-corporativa non lottano solo più per i tafora stessa, cioè [...] impedire che essa si
loro interessi economici corporativi, ma per materializzi e si meccanicizzi» (ibid.). Anche
lo sviluppo dell’organizzazione presa a sé, qui dunque, come nel caso della Prefazione
come tale» (ivi, ). Qui egli evidentemen- del ’, l’intento di G. è di restituire ai testi
te trova la base per sviluppare la sua teoria di Marx la loro natura di interventi nelle
dei “rapporti di forze”, e quindi almeno il congiunture specifiche, la loro natura fon-
rinvio alla necessità di sviluppare una teoria damentalmente politica. Allo stesso intento
dell’egemonia. Insomma, se la Prefazione obbedisce anche tutta la riflessione sulla no-
del ’ era letta – con una qualche ragione – zione di “critica dell’economia politica”, svi-
come il testo fondamentale del materiali- luppata con ampiezza nel corso del Q . Ta-
smo storico, l’interpretazione che G. ne le nozione infatti non è affatto sinonimo di
propone è essenzialmente differente. Egli scienza, ma è il nome che prende teorica-
scrive infatti che «la mediazione dialettica mente l’analisi dei «rapporti delle forze che
tra i due principii del materialismo storico» determinano il mercato» e la valutazione
enunciati nella Prefazione, e riportati sopra, delle «modificabilità connesse all’apparire
«è il concetto di rivoluzione permanente» di nuovi elementi e al loro rafforzarsi»: in
(ivi, -), cioè la rilettura della “necessità una parola, la presentazione di un «“erede”
storica” come un condizionamento nascen- che sarà presuntivo finché non avrà dato
te da rapporti di forze politici, dunque alla prove manifeste di vitalità ecc.» (Q , ,
luce dell’impostazione trovata nella Miseria ). Anche qui il testo di Marx viene ri-
della filosofia e nelle Tesi su Feuerbach, ol- portato alla sua originaria natura di inter-
tre che ovviamente nel Manifesto (si ricordi vento politico, dato che la nozione di “criti-
 MARXISMO

ca” è incomprensibile se staccata dal nesso marxismo


con il progetto politico di cui è espressione.
A ventisette anni, il  maggio , G.
Il nesso organico fra teoria e pratica in
pubblica un articolo non firmato sul “Grido
Marx è espresso anche in una serie di testi in
del Popolo” intitolato Il nostro Marx, nel
cui G. si sofferma sul concetto di “saldezza
quale scrive che «marxisti, marxisticamente»
delle credenze popolari”. Nel Q  egli ricor-
sono aggettivo e avverbio abusati o logori e
da un passo del primo libro del Capitale in
che «Carlo Marx è per noi maestro di vita spi-
cui Marx fa ricorso a questa espressione:
rituale e morale» (NM ). Nei Q sarà meno
«egli dice presso a poco “quando questo
“idealista”, ma dall’insegnamento del marxi-
modo di concepire avrà la forza delle cre-
smo apprenderà soprattutto, ancora, il pro-
denze popolari” ecc.» (Q , , ). E altro-
getto di una «riforma intellettuale e morale».
ve: «Quando Marx accenna alla “validità
Tuttavia, insisterà sull’autosufficienza teorica
delle credenze popolari” fa un riferimento
e filosofica del marxismo: Labriola, «affer-
storico-culturale per indicare la “saldezza
mando che la filosofia del marxismo è conte-
delle convinzioni” e la loro efficacia nel re-
nuta nel marxismo stesso, è il solo che abbia
golare la condotta degli uomini, ma implici-
cercato di dare una base scientifica al mate-
tamente afferma la necessità di “nuove cre-
rialismo storico» (Q , , ); nondimeno, il
denze popolari”, cioè di un nuovo “senso
materialismo storico «supera (e superando,
comune” e quindi di una nuova cultura os-
ne include in sé gli elementi vitali) e l’ideali-
sia di una nuova filosofia» (Q , , ). È
smo e il materialismo tradizionali» (Q , ,
anche questo un modo per caratterizzare in-
). G. si domanda pertanto: «il superamen-
tegralmente la personalità di Marx come
to dell’hegelismo fatto da Marx non è lo svi-
“pratico-critica”, dato che l’analisi, da lui
luppo storico più fecondo di questa filosofia,
condotta, della struttura fenomenica del
mentre la riforma di Croce-Gentile è appun-
mondo capitalistico nel Capitale (l’enorme
to solo una “riforma” e non un superamen-
ammasso di merci, con la connessa ideologia
to?» (Q , , ). I due aspetti, l’eredità e
dell’uguaglianza), è politicamente determi-
l’autonomia, sono inscindibili: perciò «la
nata dall’esigenza di rinnovare questo “sen-
parte essenziale del marxismo è nel supera-
so comune”. In definitiva, tutta questa lettu-
mento delle vecchie filosofie e anche nel mo-
ra era contenuta in nuce in uno straordina-
do di concepire la filosofia, ed è ciò che biso-
rio passo del Q  in cui, discutendo della dif-
gna dimostrare e sviluppare sistematicamen-
ferenza tra ironia e sarcasmo, G. nota che in
te. In sede teorica, il marxismo non si confon-
Marx il sarcasmo «appassionato» è «una
de e non si riduce a nessun’altra filosofia» (Q
espressione transitoria, che cerca di porre il
, , ). G. non esclude che si possa ado-
distacco dalle vecchie concezioni in attesa
perare il termine “ortodossia” in un signifi-
che le nuove concezioni, con la loro saldez-
cato positivo: «L’ortodossia non deve essere
za acquistata attraverso lo sviluppo storico,
ricercata in questo o quello dei discepoli di
dominino fino ad acquistare la forza delle
Marx, in quella o questa tendenza legata a
“convinzioni popolari”. Queste nuove con-
correnti estranee al marxismo, ma nel con-
cezioni esistono già in chi adopera il “sarca-
cetto che il marxismo basta a se stesso, con-
smo”, ma nella fase ancora “polemica”» (Q
tiene in sé tutti gli elementi fondamentali,
, , ).
non solo per costruire una totale concezione
B IBLIOGRAFIA : C ACCIATORE ; D E
del mondo, una totale filosofia, ma per vivifi-
GIOVANNI ; FROSINI ; GERRATANA
care una totale organizzazione pratica della
a.
società, cioè per diventare una integrale, to-
FABIO FROSINI tale civiltà. Questo concetto così rinnovato di
V. «Croce», «Engels», «filosofia della praxis», ortodossia, serve a precisare meglio l’attribu-
«Gentile», «Hegel», «Labriola», «Lenin», to di “rivoluzionaria” attribuito a una conce-
«marxismo», «materialismo storico», «Prefazione zione del mondo, a una teoria» (Q , , ).
del ’», «sarcasmo». Come controprova G. adduce il fallimento
MARXISMO 

dei tentativi di prendere a prestito elementi Lo studio delle “revisioni” è necessario


di altri sistemi filosofici per dare al marxismo ai marxisti anche perché possano superare
quei fondamenti teorici dei quali sarebbe in una loro attuale fase immatura, nella quale
difetto: «collegare il marxismo col kantismo «una nuova cultura in incubazione» non rie-
ha quindi in ultima analisi portato alla con- sce ancora a dare chiari segnali di vitalità.
clusione opportunistica espressa da Otto Gli intellettuali delle classi dominanti o diri-
Bauer nel suo recente volumetto Socialismo e genti sono stati spesso estranei ai bisogni e
Religione che il marxismo può essere “soste- alle aspirazioni delle classi popolari. «Qual-
nuto” o “integrato” da una qualsiasi filosofia, cosa di simile avviene anche per il marxi-
quindi anche dalla cosiddetta “filosofia pe- smo: non crea un’alta cultura perché i gran-
renne della religione”» (Q , , ). di intellettuali che si formano sul suo terre-
G. evidenzia, viceversa, l’influenza eser- no non sono selezionati dalle classi popola-
citata dal marxismo su altri indirizzi filosofi- ri, ma dalle classi tradizionali, alle quali ri-
ci, in specie di impronta idealistica, i quali tornano nelle “svolte” storiche o se riman-
hanno tentato, con varia efficacia, una loro gono con esse [le classi popolari, ndr], è per
“revisione” dell’impianto marxista origina- impedirne lo sviluppo autonomo. L’afferma-
rio: «Il marxismo ha subito una doppia revi- zione che il marxismo è una filosofia nuova,
sione, cioè ha dato luogo a una doppia com- indipendente, è l’affermazione della indi-
binazione. Da un lato alcuni suoi elementi, pendenza e originalità di una nuova cultura
esplicitamente o implicitamente, sono stati in incubazione, che si svilupperà con lo svi-
assorbiti da alcune correnti idealistiche (Cro- lupparsi delle relazioni sociali. Ciò che esiste
ce, Sorel, Bergson ecc., i pragmatisti ecc.); è “combinazione” di vecchio e nuovo, equi-
dall’altra i marxisti “ufficiali”, preoccupati di librio momentaneo corrispondente all’equi-
trovare una “filosofia” che contenesse il librio dei rapporti sociali. Solo quando si
marxismo, l’hanno trovata nelle derivazioni crea uno Stato, è veramente necessario crea-
moderne del materialismo filosofico volgare re un’alta cultura. In ogni modo l’atteggia-
o anche in correnti idealistiche come il Kan- mento deve essere sempre critico e mai dog-
tismo (Max Adler)» (Q , , -). Lo studio matico, dev’essere un atteggiamento in cer-
di tali “revisioni” è utile e necessario anche ai to senso romantico, ma di un romanticismo
fini della rielaborazione marxista aggiornata che consapevolmente ricerca la sua serena
e di una sua «ritraduzione» di quelle filosofie classicità» (ivi, ). La filosofia marxista
idealistiche o neoidealistiche: «Per gli ideali- può progredire anche per l’apporto di per-
sti: vedere quali elementi del marxismo sono sonalità non filosofiche per professione:
stati assorbiti “esplicitamente”, cioè confes- «Da questo punto di vista Iliíc [Lenin, ndr]
satamente. Per esempio, il materialismo sto- avrebbe fatto progredire il marxismo non
rico come canone empirico di ricerca storica solo nella teoria politica e nella economia,
del Croce, che ha introdotto questo suo con- ma anche nella filosofia (cioè avendo fatto
cetto nella cultura moderna, anche fra i cat- progredire la dottrina politica avrebbe fatto
tolici (cfr. Olgiati) in Italia e all’estero, il valo- progredire anche la filosofia)» (Q , , ).
re delle ideologie ecc.; ma la parte più diffici- In positivo, G. propone di definire il
le e delicata è la ricerca degli assorbimenti marxismo come teoria dell’unità articolata
“impliciti”, non confessati, avvenuti perché di economia, filosofia e politica: «Unità ne-
appunto il marxismo è stato un momento del- gli elementi costitutivi del marxismo. L’unità
la cultura, una atmosfera diffusa, che ha mo- è data dallo sviluppo dialettico delle con-
dificato i vecchi modi di pensare per azioni e traddizioni tra l’uomo e la materia (natura-
reazioni non apparenti o non immediate [...] forze materiali di produzione). Nell’econo-
Un altro aspetto della quistione è l’insegna- mia il centro unitario è il valore, ossia il rap-
mento pratico che il marxismo ha dato agli porto tra il lavoratore e le forze industriali di
stessi partiti che lo combattono per principio, produzione (i negatori della teoria del valo-
così come i gesuiti combattevano Machiavel- re cadono nel crasso materialismo volgare
li pur applicandone i principii» (ivi, ). ponendo le macchine in sé – come capitale
 MASSA , MASSE

costante o tecnico – come produttrici di va- nione pubblica, che garantisce l’adesione
lore all’infuori dell’uomo che le conduce). «spontanea e libera» (Q , , ) degli in-
Nella filosofia – la prassi – cioè rapporto tra dividui alle norme necessarie alla salvaguar-
la volontà umana (superstruttura) e la strut- dia dell’insieme sociale. La forma rappre-
tura economica. Nella politica – rapporto sentativa dello Stato moderno diviene con-
tra lo Stato e la società civile – cioè inter- creta nei partiti politici, «trama “privata”»
vento dello Stato (volontà centralizzata) per mediante cui “educare” le masse alla vita
educare l’educatore, l’ambiente sociale in statale, per governare «col consenso dei go-
genere. (Da approfondire e porre in termini vernati, ma col consenso organizzato, non
più esatti)» (Q , , ). Ai «termini più generico e vago quale si afferma nell’istante
esatti» si avvicina forse Q  II, .VI, , do- delle elezioni» (Q , , ).
ve si polemizza con Croce: «il fatto determi- L’analisi del ruolo delle masse nella mo-
nato della scienza economica moderna non dernità è determinante nella riflessione di G.
può essere», ritiene G., una categoria sepa- su partiti politici e intellettuali. Lo sviluppo
rata da altre (categorie di) attività “spiritua- storico, accentuando la specializzazione del-
li”, ma è (filosoficamente) riconducibile le mansioni, tende a incrementare il divario
proprio all’unità dialettica «tra l’uomo e la fra dirigenti e masse. Nella «fase primitiva
materia (natura-forze materiali di produzio- dei partiti» prevale il leader carismatico; si
ne)» sottolineata nel brano sopra riportato tratta di una fase «in cui la dottrina si pre-
del Q . E la dialettica economica tra il lavo- senta alle masse come qualcosa di nebuloso
ro umano e le forze materiali si inquadra, per e incoerente, che ha bisogno di un papa in-
G., in quella più generale filosofica tra la su- fallibile per essere interpretata e adattata al-
perstruttura e la struttura. le circostanze» (Q , , ). In tal modo si
palesa una contraddizione fra gli scopi de-
GIUSEPPE PRESTIPINO mocratici dei partiti – imposti dal crescente
V. «Croce», «filosofia della praxis», «Gentile», ruolo delle masse nella vita politica – e le lo-
«Hegel», «idealismo», «Kant», «Labriola», «Le- ro strutture oligarchiche. Tuttavia, in un
nin», «Marx», «materialismo e materialismo vol- partito in cui non vi è differenza di classe fra
gare», «materialismo storico», «ortodossia»,
dirigenti e masse la contraddizione tende
«praxis», «revisionismo», «riforma intellettuale e
morale», «Stato», «struttura», «superstruttura,
per G. a venir meno: «la quistione diventa
superstrutture», «teoria del valore». puramente tecnica – l’orchestra non crede
che il direttore sia un padrone oligarchico –
massa, masse di divisione del lavoro e di educazione» (ivi,
). La disciplina di partito trova la sua giu-
A partire dalla Rivoluzione francese le stificazione nel fatto che l’adesione dei
«masse» irrompono prepotentemente nella membri alle regole interne è spontanea, di
«vita politica e statale» (Q , , ). Tale ri- modo che «la necessità è già diventata li-
volgimento epocale rende possibile «una bertà» (Q , , ).
riforma intellettuale e morale» in cui il «ra- Onde evitare lo scollamento degli intel-
zionalismo settecentesco» diviene «pensiero lettuali dalle masse, che renderebbe i mili-
politico concreto» (Q , , ), capace di tanti di un partito mero “accessorio” subor-
mobilitare le masse. Sebbene la «“classe po- dinato ai dirigenti, è indispensabile la for-
litica” conservatrice-moderata» si caratte- mazione di “intellettuali organici”. Per G.
rizzi per la sua «avversione a ogni interven- tali intellettuali non hanno valore di per sé,
to delle masse popolari nella vita statale» (Q non devono perpetuare il loro ruolo diretti-
, , ), da quel momento le classi domi- vo, ma divenire «funzioni specializzate» di
nanti devono tener conto del protagonismo organismi di massa «complessi e regolari»
delle masse: anche in fasi di restaurazione, (Q , , ). Essi compongono con la clas-
esercizio della forza e consenso richiedono se di riferimento un blocco socio-culturale,
un equilibrio. Crescente importanza assu- elaborando e sistematizzando le problemati-
mono gli istituti destinati a formare l’opi- che «che quelle masse ponevano con la loro
MASSA , MASSE 

attività pratica» (Q , , ), rendendo la di massa e realizzare un «progresso intellet-
massa sociale omogenea e compatta. Attra- tuale di massa» (Q , , ). Solo median-
verso la formazione degli elementi più avan- te lo sviluppo «di un pensiero superiore al
zati della classe all’interno del partito e, più senso comune» esistente e «scientificamente
in generale, delle masse, si mira ad «assimila- coerente», che al contempo non perda il
re alla frazione più avanzata del raggruppa- contatto con i bisogni delle masse, «una fi-
mento [gli intellettuali, ndr] tutto il raggrup- losofia diventa “storica”, si depura dagli ele-
pamento» (Q , , ). A tale scopo occor- menti intellettualistici di natura individuale
re costituire uno strato dirigente in grado di e si fa “vita”» (Q , , ).
svolgere la funzione di termine medio fra in- Il ruolo delle masse è infine analizzato
tellettuali e militanti, per «impedire ai capi di da G. in relazione alle crisi sistemiche. Poi-
deviare nei momenti di crisi radicale e per ché le classi sociali si omogeneizzano nei
elevare sempre più la massa» (Q , , ). partiti, in cui si formano i quadri di Stato e
Lo stesso sviluppo storico del marxi- società civile, senza una costante attività teo-
smo è analizzato da G. in riferimento al rap- rica al loro interno i partiti si sfibrano, inde-
porto fra intellettuali e masse. A suo avviso bolendo la «vita politica». In tali frangenti,
il marxismo, originariamente, si proponeva le masse tendono a emanciparsi dall’ideolo-
di sostituirsi alla più avanzata cultura del gia dominante e la classe al potere perde il
tempo per formare un nucleo di intellettua- consenso su cui basava il suo ruolo direttivo.
li organici dotati di un’autonoma visione del Si inaugura così una crisi d’egemonia della
mondo; in seguito ha prevalso la necessità classe dirigente che, però, in quanto ancora
“pratica” della sua diffusione fra le masse. dominante, resiste coercitivamente a ogni
La conseguente popolarizzazione del marxi- tentativo di ricambio. La semplice restaura-
smo, utile alla formazione d’un nuovo senso zione dell’ordine precedente non è più pos-
comune, è inadeguata per l’altrettanto deci- sibile: la crisi rischia di divenire strutturale
sivo fine di conquistare al partito gli intellet- poiché, come nota G., «il vecchio muore e il
tuali tradizionali. D’altra parte per G. oc- nuovo non può nascere» (Q , , ). Con-
corre superare la distinzione propria degli seguenze negative ha in tali fasi l’astratto ri-
intellettuali tradizionali tra filosofia, mono- pudio da parte dei dirigenti della sponta-
polio di pochi addetti ai lavori, e ideologia neità dei movimenti di massa e ogni rinunzia
quale strumento pratico di governo di mas- «a dar loro una direzione consapevole, ad
se considerate eternamente fanciulle. Nella elevarli ad un piano superiore inserendoli
prospettiva della filosofia della praxis è più nella politica» (Q , , ). Nei momenti di
significativo che «una massa di uomini sia crisi, ai movimenti di massa si accompagna-
condotta a pensare coerentemente e in mo- no i tentativi dei settori reazionari delle clas-
do unitario il reale presente» che non «il ri- si dominanti di dare alla crisi stessa uno
trovamento da parte di un “genio” filosofi- sbocco autoritario. Lo stato d’agitazione
co di una nuova verità che rimane patrimo- delle masse e l’indebolimento dei partiti
nio di piccoli gruppi intellettuali» (Q , , spinge lo «Stato-governo» a rafforzare il
). È con la progressiva penetrazione del proprio potere particolare sull’insieme so-
marxismo nelle masse attraverso l’opera del ciale cooptando-corrompendo i pochi qua-
«moderno Principe» che G. ritiene possibi- dri dei partiti e favorendo in tal modo il di-
le operare una profonda «riforma intellet- stacco delle masse dagli organismi elettivi.
tuale e morale» della modernità che compia L’esecutivo si dota d’una massa di manovra
«su scala nazionale ciò che il liberalismo non «di senza partito legati al governo con vin-
è riuscito a compiere che per ristretti ceti coli paternalistici di tipo bonapartistico-ce-
della popolazione» (Q  II, .I, ). Si sareo» (Q , , ). I dirigenti proletari che
tratta di fondere teoria filosofica e pratica rinunziano al compito storico di dare uno
politica per dar vita a una visione del mon- sbocco rivoluzionario alla crisi, nel momen-
do non più monopolio di ceti intellettuali, to in cui hanno la possibilità di egemonizza-
ma volta a fondare un nuovo senso comune re larghe masse, rischiano d’essere spazzati
 MASSONERIA

via dalla reazione della minoranza avversa. l’Y.M.C.A., l’Europa ha la Massoneria e i


In tal caso, «tutto l’apparecchio si sfascia e Gesuiti» (Q , , ). La massoneria è
se ne forma uno nuovo, in cui le vecchie considerata una delle «associazioni politiche
moltitudini non contano nulla e non posso- e culturali» (Q , , ). Di derivazione il-
no più muoversi e operare. Ciò che si chia- luministica (Q , , ), ha come caratteri
mava “massa” è stata polverizzata in tanti fondamentali «la democrazia piccolo-bor-
atomi senza volontà e orientamento e una ghese, il laicismo, l’anticlericalismo ecc.» (Q
nuova “massa” si forma, anche se di volume , , ). È una forza a cui G. non guarda
inferiore alla prima, ma più compatta e resi- con simpatia: parla infatti di «banalità mas-
stente, che ha la funzione di impedire che la soniche» (Q , , ), di «carattere settario e
primitiva massa si riformi e diventi efficien- massonico, non di grande partito di gover-
te» (Q , , ). no» (ivi, ), di «apparato simbolico e comi-
co della massoneria» (Q , , ), di «anti-
RENATO CAPUTO clericalismo volgare-massonico» (Q  II,
V. «crisi», «filosofia della praxis», «ideologia», .I, ), accusando Croce di comportarsi
«intellettuali organici», «moderno Principe», «come gli anticlericali massonici e razionali-
«opinione pubblica», «partito», «riforma intellet- sti volgari» (ivi, ).
tuale e morale», «Rivoluzione francese», «senso
comune». GUIDO LIGUORI
V. «America del Sud», «americanismo», «laici-
massoneria smo», «Rotary Club».
Nel suo unico intervento parlamentare
( maggio ), sulla «legge sulle associa- matematica
zioni segrete», G. affermava che, «data la G. considera la matematica come la
debolezza iniziale della borghesia capitalisti- scienza strumentale per eccellenza. Essa è da
ca italiana, la massoneria è stata l’unico par- considerarsi una scienza esatta – ma si sa ora
tito reale ed efficiente che la classe borghese che è incompleta (Gödel) – e occupa un ruo-
ha avuto per lungo tempo» (CPC ). Nei Q lo essenziale in altre scienze («L’economia
molte sono le occorrenze del lemma «mas- classica è la sola “storicista” sotto l’apparen-
soneria» e dei suoi derivati, soprattutto in za delle sue astrazioni e del suo linguaggio
relazione al Rotary o all’interesse polemico matematico»: Q , , ). Secondo G.,
della “Civiltà Cattolica”. Vi si trovano osser- certe grandezze nel campo economico, come
vazioni sulla massoneria in diverse epoche: «l’insieme delle forze materiali di produzio-
ad esempio nell’Ottocento, quando «in un ne», possono essere accertate e misurate
certo periodo, tutte le forze della democra- «con esattezza matematica» (Q , , ; v.
zia si allearono e la Massoneria divenne il anche Q  II, ,  per le altre grandezze
perno di questa alleanza: è questo un perio- economiche cui fa cenno). Sraffa, che aveva
do ben determinato nella storia della Mas- dimostrato l’impossibilità storico-logica di
soneria che finì con lo svilupparsi delle for- un tale calcolo, consigliò a Togliatti – al mo-
ze operaie» (Q , , ). Ma anche il suo mento della pubblicazione dei Q – l’esclu-
articolarsi in aree geografiche differenti: ad sione del citato Q  II,  dall’edizione tema-
esempio in America del Sud, dove «la mas- tica (v. Badaloni ). Convincente invece è
soneria e la Chiesa positivistica sono le ideo- l’analisi dei dati statistici, ad esempio sulle
logie e le religioni laiche della piccola bor- differenze tra le nazioni o tra le classi sociali
ghesia urbana» (Q , , ). In America e (Q , , -; Q , , -; Q , , -).
massoneria G. riporta notizia sulla lotta fra G. nota che «la matematica superiore si
tendenze massoniche di diversi paesi (Q , è unificata» con la logica formale «sotto
, ). Nel Q  G. scrive: «Rotary Club e molti aspetti» (Q  II, , ), senza però
Massoneria (il Rotary è una massoneria sen- essere convinto della tendenza di Russell e
za i piccoli borghesi e senza la mentalità pic- altri a elevare la logica formale allo statuto di
colo borghese). L’America ha il Rotary e «“sola filosofia” reale» (Q , , ). D’al-
MATERIA 

tra parte G. paragona la matematica alla mente comodo per ragioni pedagogiche, è
grammatica di una lingua, anche se la sua anche “ipostasi” quella del materialismo
precisione contrasta con la flessibilità delle volgare che “divinizza” la materia» (Q , ,
lingue. La matematica, a suo parere, è basa- ). La stessa religione, dunque, ipostatizza
ta essenzialmente su «un’infinita serie di lo spirito. Invece, qual è il monismo valido?
uguaglianze ( = )», nella quale il membro «Né il monismo materialista né quello idea-
destro e quello sinistro di un’equazione so- lista, né “Materia” né “Spirito”», ma soltan-
no uguali, ma «possono essere combinate in to quello riferibile all’attività studiata dal
modi infiniti»; concezione diversissima da «“materialismo storico”, cioè attività del-
quella della lingua, nella cui “serie” non c’è l’uomo (storia) in concreto, cioè applicata a
«mai identità nei termini delle lingue poste a una certa “materia” organizzata (forze ma-
confronto» (Q , , ). È perciò tenden- teriali di produzione), alla “natura” trasfor-
zialmente ostile al tentativo dei pragmatisti mata dall’uomo. Filosofia dell’atto (praxis),
o di Pareto di creare una «lingua “pura” o ma non dell’“atto puro”, ma proprio del-
“matematica”» (Q , , ) e decisamen- l’atto “impuro”, cioè reale nel senso profa-
te contrario all’idea che possa esserci un no della parola» (Q , , ).
rapporto biunivoco tra parola e concetto. Peraltro, materia (per la filosofia della
DEREK BOOTHMAN praxis) non significa struttura: «Si confonde
struttura con “struttura materiale” in gene-
V. «fisica e chimica», «logica», «scienza».
re e “strumento tecnico” con ogni strumen-
to materiale [...] Ci sono delle superstruttu-
materia re che hanno una “struttura materiale”: ma
G. cita da un numero della “Fiera lette- il loro carattere rimane quello di superstrut-
raria”: «Il nostro arrosto strapaesano si pre- ture: il loro sviluppo non è “immanente”
senta con questi caratteri: avversione decisa nella loro particolare “struttura materiale”
a tutte quelle forme di civiltà che non si con- ma nella “struttura materiale” della società
facciano alla nostra [...]; infine, esaltazione [...] Logicamente e anche cronologicamen-
delle caratteristiche nostrane, in ogni cam- te si ha: struttura sociale-superstruttura-
po e attività della vita, e cioè: fondamento struttura materiale della superstruttura».
cattolico, senso religioso del mondo, sem- L’arte, ad esempio, è “materiata” per gli ele-
plicità e sobrietà fondamentali, aderenza al- menti sui quali agiscono le sue tecniche, pur
la realtà, dominio della fantasia, equilibrio essendo superstruttura in quanto arte (Q ,
fra spirito e materia» (Q , , ). Ma i cat- , -). Soprattutto – ma non soltanto –
tolici vedono rigido dualismo, non equili- dai sedicenti marxisti che confondono strut-
brio, fra spirito e materia e, per contro, ve- tura con materia, «le soprastrutture sono
dono identità tra la materia come concepita considerate come mere e labili “apparenze”.
dai materialisti e lo spirito concepito dagli Anche in questo “giudizio” è da vedere più
idealisti. Infatti, in una nota intitolata Idea- un riflesso delle discussioni nate sul terreno
lismo-positivismo [“Obbiettività” della cono- delle scienze naturali (della zoologia e della
scenza] G., laddove scrive che secondo i cat- classificazione delle specie, della scoperta
tolici «tutta la teoria idealista riposa sulla che l’“anatomia” deve essere posta alla base
negazione dell’obbiettività di ogni nostra delle classificazioni) che un derivato coe-
conoscenza e sul monismo idealista dello rente del materialismo metafisico, per il
“Spirito”», aggiunge in parentesi che i cat- quale i fatti spirituali sono una mera appa-
tolici considerano quel concetto di spirito renza, irreale, illusoria, dei fatti corporali»
«equivalente, in quanto monismo, a quello (Q , , ). G. si discosta fermamente,
positivista della “Materia”» (Q , , ). E, pertanto, anche dai classici che avevano
in fondo, essi non hanno torto, perché «se è considerato le scienze naturali un modello
“ipostasi” quella della religione e dell’idea- per la scienza storica o per la critica dell’e-
lismo, cioè astrazione arbitraria non proce- conomia politica. Nella nota dal titolo Unità
dimento di distinzione analitica pratica- negli elementi costitutivi del marxismo G.
 MATERIALISMO E MATERIALISMO VOLGARE

scrive che l’«unità è data dallo sviluppo dia- materialismo e materialismo volgare
lettico delle contraddizioni tra l’uomo e la
Il titolo Appunti di filosofia. Materialismo
materia (natura-forze materiali di produzio-
ne)» (Q , , ). e idealismo, seguito dalle indicazioni prima,
Vero è che «anche il materialismo stori- seconda e terza serie, figura all’inizio di tre
co tende a diventare una ideologia nel senso blocchi monografici di testi, contenuti rispet-
deteriore, cioè una verità assoluta ed eterna. tivamente nel Q , nel Q  e nel Q . Un’ana-
Ciò avviene specialmente quando, come nel logia speculare G. sembra scorgere tra la con-
Saggio popolare, esso è confuso col materia- cezione materialistica del “caso” e quella idea-
lismo volgare, con la metafisica della “mate- listico-spiritualistica della “provvidenza”: «è
ria” che non può non essere eterna e assolu- da vedere il concetto filosofico di “caso” e di
ta. Bisognerà, su questa traccia, elaborare “legge”, il concetto di una “razionalità” o di
l’affermazione di Engels sul passaggio dalla una “provvidenza” per cui si finisce nel teleo-
necessità alla libertà: evidentemente questo logismo trascendentale se non trascendente e
passaggio avviene negli uomini, non nella il concetto di “caso”, come nel materialismo
natura (sebbene avrà delle conseguenze sul- metafisico “che il mondo a caso pone”» (Q ,
l’intuizione della natura, sulle opinioni , ). Anche lo «scetticismo è collegato col
scientifiche), per cui solo per metafora si materialismo volgare e col positivismo» (Q ,
può parlare di storia naturale dell’umanità e , ). Non pare che si addica a G. la quali-
paragonare i fatti umani ai fatti naturali» (Q fica di materialista (almeno senza ulteriori
, , ). L’oggetto del materialismo stori- specificazioni), qualifica più o meno adatta,
co, G. ribadisce, non è quello delle scienze invece, per la maggior parte dei marxisti.
naturali: «Cosa intende per “materia” il Sag- Chiarisce G., proponendo una sua interpre-
gio popolare? In un saggio popolare» sareb- tazione della cultura filosofica e della teoria
be necessario «evitare le cause di errore da- marxiane: è utile «ricercare e approfondire
te dalle accezioni popolari e volgari delle pa- gli elementi della cultura filosofica di Marx,
role. È evidente che per il materialismo sto- ma tenendo presente che parte essenziale del
rico, la “materia” non deve essere intesa né materialismo storico non è né lo spinozismo,
nel suo significato quale risulta dalle scienze né lo hegelismo né il materialismo francese»
naturali [...] né nel suo significato quale ri- (Q , , ). Lo stesso Marx aveva spiegato
sulta dalle diverse metafisiche materialisti- e distinto la genesi e il contenuto effettivo del
che. Le proprietà fisiche (chimiche, mecca- suo pensiero: «Nel brano sul “materialismo
niche ecc.) della materia sono considerate, francese nel secolo XVIII” (Sacra Famiglia) è
certamente, ma solo in quanto diventano abbastanza bene e chiaramente accennata la
“elemento economico” della produzione. genesi della filosofia della praxis: essa è il
La materia non è quindi considerata come “materialismo” perfezionato dal lavoro della
tale, ma come socialmente e storicamente stessa filosofia speculativa e fusosi con l’uma-
organizzata per la produzione, come rappor- nismo. È vero che con questi perfezionamen-
to umano. Il materialismo storico non studia ti del vecchio materialismo rimane solo il rea-
una macchina per stabilirne la struttura fisi- lismo filosofico» (Q  II, , ). Nel Q  il
co-chimico-meccanica dei suoi componenti distacco di Marx dalla sua formazione cultu-
naturali» (Q , , -). Nel rifacimento di rale è accentuato: «gli elementi di spinozi-
questa nota (Q , , ) G. inserisce in pa- smo, di feuerbachismo, di hegelismo, di ma-
rentesi: non si può assolutizzare la materia terialismo francese, ecc., non sono per nulla
«a meno che non si ricaschi in una conce- parti essenziali della filosofia della praxis» (Q
zione del noumeno kantiano». , , ). Sulla nuova teoria elaborata da
GIUSEPPE PRESTIPINO Marx: «Di questa espressione “materialismo
V. «arte», «materialismo e materialismo volgare»,
storico” si è dato il maggior peso al primo
«materialismo storico», «religione», «scienza», membro, mentre dovrebbe essere dato al se-
«spirito, spiritualismo», «struttura», «superstrut- condo: Marx è essenzialmente uno “storici-
tura, superstrutture». sta” ecc. » (Q , , ).
MATERIALISMO E MATERIALISMO VOLGARE 

G. riprende altre volte il discorso sulle sidera la possibilità di errore, ma assume


origini settecentesche del termine e sui suoi ogni atto politico come determinato dalla
significati più recenti: «Il termine di “mate- struttura, immediatamente, cioè come rifles-
rialismo” occorre in certi periodi della storia so di una reale e permanente (nel senso di
della cultura» e lo si deve intendere «non nel acquisita) modificazione della struttura» (Q
significato tecnico filosofico stretto, ma nel , , ). E ancora: «nei nuovi sviluppi del
significato che prese dalle polemiche cultu- materialismo storico, l’approfondimento del
rali dell’Enciclopedia. Si chiamò materiali- concetto di unità della teoria e della pratica
smo ogni modo di pensare che escludesse la non è ancora che ad una fase iniziale: anco-
trascendenza religiosa e quindi in realtà tut- ra ci sono dei residui di meccanicismo» (Q
to il panteismo e l’immanentismo e infine, , , ). G. usa più volte l’espressione
più modernamente, ogni forma di realismo «materialismo meccanico» (Q , , ),
politico. Nelle polemiche anche odierne dei considerandola come intercambiabile con
cattolici si trova spesso usata la parola in altre espressioni; ad esempio: «materialismo
questo senso: è materialismo ogni modo di filosofico o metafisico o meccanico (volga-
pensare che non sia “spiritualismo” in senso re)» (Q , , ). Il bersaglio polemico
stretto, cioè spiritualismo religioso: quindi principale è pur sempre Bucharin. «Sul “Sag-
tutto lo hegelismo e in generale la filosofia gio popolare”. Il modo con cui è posto il pro-
classica tedesca, oltre all’enciclopedismo e blema della “realtà oggettiva del mondo
illuminismo francese. Così, nella vita socia- esterno” è superficiale ed estraneo al mate-
le, si chiama “materialismo” tutto ciò che rialismo storico. L’autore non conosce la tra-
tende a trovare in questa terra, e non in pa- dizione cattolica e non sa che proprio la reli-
radiso, il fine della vita» (Q , , ). Si ri- gione sostiene strenuamente questa tesi con-
ferisce particolarmente all’Ottocento la suc- tro l’idealismo, cioè la religione cattolica sa-
cessiva stesura dello stesso passo, in Q : «Il rebbe in questo caso “materialista”» (Q ,
termine di “materialismo” nel primo cin- , ). Sempre su Bucharin e sui suoi pari:
quantennio del secolo XIX occorre intender- non pochi «marxisti “ufficiali”, preoccupati
lo non solo nel significato tecnico filosofico di trovare una “filosofia” che contenesse il
stretto, ma nel significato più estensivo che marxismo, l’hanno trovata nelle derivazioni
venne assumendo polemicamente nelle di- moderne del materialismo filosofico volgare
scussioni sorte in Europa col sorgere e lo svi- [...] il marxismo si è confuso con una forma
lupparsi vittorioso della cultura moderna» di cultura un po’ superiore alla mentalità po-
(Q , , ). polare, ma inadeguata per combattere le al-
G., più che il materialismo francese, de- tre ideologie delle classi colte» (Q , , -).
plora il materialismo volgare nella versione Il Saggio popolare fa capire che «la teoria del
positivistica, ma soprattutto nella versione materialismo storico sarebbe il materialismo
sociologizzante e deterministica del marxi- filosofico» (Q , , ); infatti, «nel Saggio
smo (Bucharin). Anche il materialismo sto- popolare la filosofia della praxis non è una fi-
rico, nel Saggio popolare, «è confuso col ma- losofia autonoma e originale, ma la “socio-
terialismo volgare, con la metafisica della logia” del materialismo metafisico» (Q , ,
“materia” che non può non essere eterna e ). Per reazione al materialismo buchari-
assoluta» (Q , , ). La nota è riportata niano possono aver luogo sconfinamenti
in Q , ,  con qualche variante: «Per- idealistici: «Penso che il Lukacz [Lukács,
ciò avviene anche che la stessa filosofia del- ndr], scontento delle teorie del Saggio popo-
la prassi tende a diventare una ideologia nel lare, sia caduto nell’errore opposto: ogni
senso deteriore, cioè un sistema dogmatico conversione e identificazione del materiali-
di verità assolute ed eterne», con quel che smo storico nel materialismo volgare non
segue. La stessa struttura vi è considerata si- può che determinare l’errore opposto, la
nonimo di materia. Perciò in G. il materiali- conversione del materialismo storico nell’i-
smo è talvolta assimilato al meccanicismo: dealismo o addirittura nella religione» (Q ,
«il materialismo storico meccanico non con- , ; e v. Q , , ).
 MATERIALISMO E MATERIALISMO VOLGARE

In Italia il materialismo storico si pre- una fase di rivolgimenti sociali e dalla ganga
senta sotto l’aspetto di “economismo stori- popolare si selezionava il metallo di una
co” in Loria. «Si può dire anzi che in Italia nuova classe, si è avuta una fioritura di “ma-
gran parte di ciò che si chiama materialismo terialismo”; viceversa le classi tradizionali si
storico non sia altro che lorianismo» (Q , , aggrappavano allo spiritualismo. Hegel, a
). G. considera l’economismo storico una cavallo della Rivoluzione francese e della Re-
dottrina per cui lo sviluppo economico viene staurazione, ha dialettizzato i due momenti
ridotto al subentrare di nuovi strumenti tec- della vita filosofica, materialismo e spiritua-
nici o ai «mutamenti di un qualche fattore lismo. I continuatori di Hegel hanno di-
importante della produzione, dovuto all’in- strutto quest’unità, e si è ritornati al vecchio
troduzione di un nuovo combustibile» (Q , materialismo con Feuerbach e allo spiritua-
, ). Nell’ipotizzare che la luce del sole si lismo della destra hegeliana. Marx nella sua
dovrebbe porre alla base del materialismo giovinezza ha rivissuto tutta questa espe-
storico, «Ardigò non [ne, ndr] conosceva rienza». Nel manoscritto il nome di Feuer-
neanche gli elementi primi» (Q , , ). Al- bach è cancellato. La stessa nota prosegue
tre rozzezze ricorrono in diversi contesti: mettendo in risalto, invece, l’aspetto dete-
«tendenze che oggi si direbbero materialisti- riore del materialismo popolare, nella reli-
che (volgari)» attribuiscono speciale impor- gione e nel senso comune. «La religione po-
tanza all’«angolo facciale e ai segni specifici polare è crassamente materialista e la reli-
della delinquenza» (Q , , ). Forse G. gione ufficiale cerca di non allontanarsene
pensa qui a Cesare Lombroso. I cattolici non troppo, per non staccarsi dalle masse» (Q ,
sono da meno: «Villa Beatrice può chiamarsi , ). In Q , ,  è chiamato in causa
il romanzo della filosofia neoscolastica di pa- persino san Tommaso: «È interessante la
dre Gemelli, il romanzo del “materialismo” breve recensione della “Civiltà Cattolica”
cattolico, un romanzo della “psicologia spe- del  settembre , perché mostra come la
rimentale” tanto cara ai neoscolastici e ai ge- filosofia di S. Tommaso possa allearsi al ma-
suiti?» (Q , , ). Ma il più rispettabile terialismo volgare». Di regola, il materiali-
e, diciamo così, il padre nobile di simili enun- smo popolare è segno di ingenua arretratez-
ciati è Feuerbach: «Materialismo e materiali- za culturale: «Nel senso comune predomi-
smo storico. L’affermazione di Feuerbach: nano gli elementi “realistici, materialistici”,
“L’uomo è quello che mangia”, può essere, ciò che non è in contraddizione con l’ele-
presa in sé, interpretata variamente. Inter- mento religioso, tutt’altro; ma questi ele-
pretazione gretta e stolta: cioè l’uomo è vol- menti sono “acritici”, “superstiziosi”» (Q ,
ta per volta quello che mangia materialmen- , ). Il giudizio sul “crasso” materiali-
te, cioè i cibi hanno una immediata influen- smo si fa più articolato e insieme più severo
za determinatrice sul modo di pensare. Ri- in Q , dove è preceduto dalla frase: «“Po-
cordare l’affermazione di Amadeo [Bordiga, liticamente” la concezione materialistica è
ndr] che se si sapesse ciò che un uomo ha vicina al popolo, al senso comune; essa è
mangiato prima di un discorso, per esempio, strettamente legata a molte credenze e pre-
si sarebbe in grado di interpretare meglio il giudizii, a quasi tutte le superstizioni popo-
discorso stesso» (Q , , ). lari (stregonerie, spiriti, ecc.)» (Q , , ).
Prima di insistere sulla cultura popola- Un materialismo ipostatizzante la mate-
re, nella sua concordia discorde con la reli- ria caratterizza il senso comune popolare
gione, G. attribuisce valore positivo a certo tollerato dalla religione cattolica, che pure
materialismo spontaneo in un contesto sto- essa stessa ipostatizza lo spirito: «se è “ipo-
rico di movimenti sociali emancipativi e non stasi” quella della religione e dell’idealismo,
nega drasticamente alcuni elementi di conti- cioè astrazione arbitraria non procedimento
nuità persino con Hegel e con Marx: «Nella di distinzione analitica praticamente como-
storia della cultura, che è più larga della sto- do per ragioni pedagogiche, è anche “ipo-
ria della filosofia, ogni volta che la cultura stasi” quella del materialismo volgare che
popolare è affiorata, perché si attraversava “divinizza” la materia» (Q , , ). G.
MATERIALISMO STORICO 

propone frequentemente un accostamento ne «filosofia della praxis», da lui preferita


tra materialismo e oggettivismo. L’intesa tra anche alla luce di una tradizione italiana che
religione e cultura popolare si basa infatti, ha in Antonio Labriola il maggiore rappre-
soprattutto, sulla credenza in una realtà og- sentante. Labriola, «affermando che la filo-
gettiva separata dalla storia umana e cono- sofia del marxismo è contenuta nel marxi-
scibile come tale: «Il concetto di oggettivo smo stesso, è il solo che abbia cercato di da-
della filosofia materialistica volgare pare che re una base scientifica al materialismo stori-
voglia intendere una oggettività superiore co» (Q , , ). Ma la cultura tradizionale,
all’uomo, che potrebbe essere conosciuta pur avvalendosi a suo modo di esso, «cerca
anche all’infuori dell’uomo: si tratta quindi di ridurlo a un corpo di criteri subordinati,
di una forma banale di misticismo e di me- di secondo grado, da incorporare nella sua
tafisicheria» (Q , , ). G. critica seve- teoria generale, idealistica o materialistica»,
ramente la «concezione di una “oggettività” laddove esso «è così robusto, che il vecchio
esteriore [e meccanica], che corrisponde a mondo vi ricorre» (Q , , -), Testo A,
una specie di “punto di vista del cosmo in maggio-agosto ; i passi qui citati pro-
sé”, che è poi quello del materialismo filoso- vengono in genere da Testi A, salvo diversa
fico, del positivismo e di certo scientismo. indicazione). Vi ricorre a tal punto che an-
Ma che cos’è questo punto di vista, se non che Croce, in certa misura, è debitore del
un residuo del concetto di dio, appunto nel- materialismo storico o almeno crede di aver-
la sua concezione mistica di un “dio igno- ne operato il superamento quando lo giudi-
to”?» (Q , , ). Sappiamo che Croce ca un canone empirico utile per la ricerca
aveva deriso il concetto marxista di struttu- storica, concetto condiviso anche da cattoli-
ra come quello di un “Dio ascoso”. E G. am- ci come Olgiati o da altri in Italia e all’este-
mette che non pochi marxisti cadono in ro. Altro debito crociano è nella sua versio-
quell’errore. Il ° dicembre  scrive infat- ne del concetto di ideologia. Ma, secondo
ti a Tatiana: «Che molti così detti teorici del G., a quei debiti si aggiungono assorbimen-
materialismo storico siano caduti in una po- ti «“impliciti”», non confessati (Q , , ).
sizione filosofica simile a quella del teologi- Ciò vale anche per l’interpretazione propo-
smo medioevale e abbiano fatto della “strut- sta da Gentile: «Si fa (di solito) una confu-
tura economica” una specie di “dio ignoto” sione [...] tra le correnti filosofiche e i gran-
è forse dimostrabile; ma cosa significhereb- di filosofi che Marx ha studiato e le origini o
be? Sarebbe come se si volesse giudicare la le parti costitutive del materialismo storico,
religione del papa e dei gesuiti e si parlasse e si cade nell’errore di ridurre la filosofia che
delle superstizioni dei contadini bergama- sarebbe alla base del materialismo storico a
schi» (LC ). questo o quel sistema» (Q , , ).
BIBLIOGRAFIA: MATTEUCCI ; SABET- Negli articoli precedenti il  il G. del-
TI ; ZANARDO . la «rivoluzione contro “Il Capitale”» aveva
additato «elementi positivistici» (CF , 
GIUSEPPE PRESTIPINO dicembre ), e Misteri della cultura e della
V. «Bordiga», «Bucharin», «caso», «cultura po- poesia,  ottobre , in NM ) in un Marx
polare», «Feuerbach», «filosofia della praxis», più politico che filosofo, il meglio del quale
«idealismo», «Loria», «Marx», «marxismo»,
sarebbe nell’aver continuato l’idealismo (CF
«materia», «materialismo storico», «oggettività»,
«senso comune», «spiritualismo», «struttura». ). Nei Q si trovano ben diversi giudizi, con
qualche traccia delle idee giovanili. Il marxi-
smo «supera (e superando, ne include in sé
materialismo storico
gli elementi vitali) e l’idealismo e il materiali-
L’espressione ricorre  volte nei Q, smo tradizionali» (Q , , ). «Il materiali-
anche dopo il  (ma in questo caso attra- smo storico è il coronamento di tutto questo
verso l’espressione puntata «m.s.»). È poco movimento di riforma intellettuale e morale,
probabile che G. voglia soltanto eludere la nella sua dialettica cultura popolare-alta cul-
censura quando ricorre invece all’espressio- tura. Corrisponde alla Riforma + Rivoluzio-
 MATERIALISMO STORICO

ne francese, universalità + politica; attraver- e occulta l’essenza viva della cosa, e non di-
sa ancora la fase popolare, è diventato anche viene quindi più perspicua dello scheletro
“pregiudizio” e “superstizione”. Il materiali- da cui si son levati sangue e carne» (Hegel
smo storico, così com’è, è l’aspetto popolare , I, -). Altro equivoco: «Spesso si com-
dello storicismo moderno» (Q , , ). E batte l’economismo storico credendo di
come la Riforma luterana può apparire un combattere il materialismo storico» (Q , ,
passo indietro rispetto al Rinascimento, pri- ). È invece rilevante l’affermazione di
ma di dare i suoi frutti nell’idealismo tede- Engels secondo la quale l’economia è in ul-
sco, così il marxismo è erede di questa stessa tima analisi l’agente principale della storia.
cultura alta, ma attraversa ancora una fase G. riconsidera, proprio muovendo da quel-
“luterana”, soprattutto nella ricezione pro- lo spunto engelsiano, anche il rapporto tra la
pria di alcuni strati popolari e nelle divulga- struttura e le superstrutture. «La pretesa
zioni “dotte”, ma infarcite di determinismo e (presentata come postulato essenziale del
di meccanicismo, qual è quella del Manuale materialismo storico) di presentare ed
di Bucharin, dove il materialismo storico è esporre ogni fluttuazione della politica e
identificato con la ricerca della causa ultima dell’ideologia come una espressione imme-
o unica, problema eliminato invece dalla dia- diata della struttura, deve essere combattu-
lettica di Marx (Q , , ). «Sotto alcuni ta teoricamente come un infantilismo primi-
punti di vista si dovrebbe fare, di alcune ten- tivo, o praticamente deve essere combattuta
denze del materialismo storico [in Testo C, Q con la testimonianza autentica del Marx,
, , , «filosofia della praxis», ndr] la scrittore di opere politiche e storiche con-
stessa critica che lo storicismo ha fatto del crete» (Q , , , Testo B). Anche Croce
vecchio metodo storico e della vecchia filo- sostiene che in Marx le superstrutture sono
logia, che avevano portato a nuove forme in- apparenze e che, come nel dualismo teologi-
genue di dogmatismo e sostituivano l’inter- co, vi sarebbe separazione rigida tra struttu-
pretazione con la descrizione esteriore, più o ra e superstrutture: «non pensa che questo
meno accurata dei fenomeni» (Q , , ). distacco è posto in senso dialettico, come tra
Eppure, la sua stessa iniziale povertà potrà tesi ed antitesi e che pertanto ogni accusa di
contribuire al suo rilancio su basi più elabo- dualismo teologico è vacua e superficiale?
rate (Q , , -, Testo B). Mentre altre Forse che la struttura è concepita come
concezioni declineranno e il cattolicismo di- qualcosa di immobile, o non è essa stessa la
venterà ancor più gesuitismo (forse per lo realtà in movimento: cosa vuol dire M. nelle
scetticismo pervasivo del pensiero laico ma Tesi su Feuerbach quando parla di “educa-
conservatore), avrà condizioni più favorevo- zione dell’educatore” se non che la super-
li una ripresa del marxismo ad alto livello. struttura reagisce dialetticamente sulla
Non più nuovo idealismo, postula ora struttura e la modifica, cioè non afferma in
G., ma storicismo: dell’«espressione “mate- termini “realistici” una negazione della ne-
rialismo storico” si è dato il maggior peso al gazione? non afferma l’unità del processo
primo membro, mentre dovrebbe essere da- del reale?» (Q , , ).
to al secondo: Marx è essenzialmente uno Da Bucharin il marxismo è trattato alla
“storicista”» (Q , , ). G. definisce il suo stregua di un’«Ideologia, mentre il Materia-
uno «storicismo assoluto»: «Il riferimento lismo storico [nel Testo C, Q , , , «fi-
alle scienze naturali nel materialismo storico losofia della prassi», ndr] ne rappresenta un
e il parlare di “anatomia” della società era netto superamento e storicamente si con-
solo una metafora [...] Nella storia degli uo- trapponga appunto all’Ideologia» (Q , ,
mini [...] non si può pensare un individuo ). Ma in altri passi G. si discosta dalla de-
“scuoiato” come il vero “individuo”, ma finizione negativa dell’ideologia (giudicata
neanche l’individuo “disossato” e senza da Marx ed Engels “falsa coscienza” o “co-
scheletro» (Q  I, , ). L’interazione tra scienza capovolta” della realtà effettuale,
scheletro e carne o sangue era già in Hegel: per far valere l’interesse della classe domi-
l’intelletto astratto (illuministico) «trascura nante) e sviluppa invece il concetto leninia-
MATERIALISMO STORICO 

no di un’ideologia positiva, in specie nella praxis non può essere schematizzata; essa è
coscienza del proprio interesse raggiunta la storia stessa nella sua infinita varietà e
dalla classe operaia, con l’ausilio della sua molteplicità il cui studio può dar luogo alla
“avanguardia”, e quindi nella sua nuova nascita della “filologia”» (Q , , ).
concezione del mondo (sociale). G. si avva- Ma il precedente storico del materiali-
le di qualche affermazione marxiana che smo storico è nell’hegelismo, pur con i suoi
sembrerebbe smentire la teoria della “falsa limiti idealistici: «È certo che la concezione
coscienza”: «Per la quistione della “obbiet- soggettivistica è propria della filosofia mo-
tività” della conoscenza secondo il materia- derna nella sua forma compiuta e avanzata,
lismo storico, il punto di partenza deve esse- se da essa e come superamento di essa è na-
re l’affermazione di Marx [...] che “gli uo- to il materialismo storico, che nella teoria
mini diventano consapevoli (di questo con- delle superstrutture pone in linguaggio rea-
flitto) nel terreno ideologico”» (Q , , - listico e storicistico ciò che la filosofia tradi-
). Sulla cosiddetta “obiettività” del cono- zionale esprimeva in forma speculativa» (Q
scere G. si allontana anche da Lenin. Si av- , , : in questo Testo C, «materialismo
vicina al pragmatismo, come è stato ipotiz- storico» resta, come era in Testo A). E anco-
zato? E a un kantismo depurato dalla “cosa ra: «In un certo senso, adunque, il materia-
in sé” e recepito nel suo far coincidere l’og- lismo storico è una riforma e uno sviluppo
gettività del conoscere con la sua universa- dello hegelismo, è la filosofia liberata da
lità, ossia con il suo tendere a una (progres- ogni elemento ideologico unilaterale e fana-
siva) convergenza, negli stessi enunciati, tra tico, è la coscienza piena delle contraddizio-
tutti i soggetti umani? G. chiarisce: la scien- ni in cui lo stesso filosofo [...] non solo com-
za studia «ciò che è comune a tutti gli uomi- prende le contraddizioni, ma pone se stesso
ni, ciò che tutti gli uomini possono vedere e come elemento della contraddizione» (Q ,
sentire nello stesso modo, purché essi ab- , ). Che esso concepisca se stesso come
biano osservato le condizioni scientifiche di una fase transitoria del pensiero filosofico
accertamento. In quanto si stabilisce questa dovrebbe apparire dall’affermazione di En-
oggettività, la si afferma: si afferma l’essere gels che lo sviluppo storico sarà caratteriz-
in sé, l’essere permanente, l’essere comune a zato a un certo punto dal passaggio dal re-
tutti gli uomini, l’essere indipendente da gno della necessità al regno della libertà
ogni punto di vista che sia meramente parti- (ibid.). Per il marxismo, dunque, nessuna
colare» (Q , , -). Inoltre G. scrive: verità è eterna e assoluta perché ogni teoria
«Tuttavia, nei nuovi sviluppi del materiali- si origina dalla pratica e quindi ha valore
smo storico [nel Testo C, Q , , , «fi- provvisorio (Q , , ). Nel definirlo “sto-
losofia della praxis», ndr] l’approfondimen- ricismo assoluto”, G. vuole dire che il
to del concetto di unità della teoria e della marxismo storicizza se stesso prevedendo,
pratica non è ancora che ad una fase inizia- per il futuro, il proprio possibile supera-
le: ancora ci sono dei residui di meccanici- mento-inveramento.
smo» (Q , , ). Quell’unità è implici- «Una trattazione sistematica del mate-
ta nei progressi delle scienze naturali mo- rialismo storico» comprende «la parte gene-
derne, nelle quali si afferma il metodo «che rale filosofica» e le tre teorie «della storia,
separa veramente due mondi della storia e della politica e dell’economia» (Q , , ).
inizia la dissoluzione della teologia e della Il suo orientamento fondamentale può esse-
metafisica e la nascita del pensiero moderno, re compendiato dai due princìpi che Marx
la cui ultima e perfezionata espressione filo- enuncia nella Prefazione al Per la critica del-
sofica è il materialismo storico» (Q , , l’economia politica e che G. riporta a memo-
); in esso l’esperienza, non assimilabile a ria, dandone una sua versione: «°) la “so-
quella delle scienze dette sperimentali, «è la cietà” non si pone problemi per la cui solu-
storia stessa, lo studio dei fatti particolari, la zione non si siano già realizzate le condizioni
“filologia”» (Q , , ). Nel Testo C: «L’e- [...] necessarie e sufficienti; °) nessuna for-
sperienza su cui si basa la filosofia della ma di società sparisce prima di aver esaurito
 MATHIEZ , ALBERT

tutte le sue possibilità di sviluppo» (Q , , si può parlare di “sperimentale” nella sto-
). La parte generale del marxismo contie- ria» (Q , , -). G. riconsidera l’engel-
ne l’applicazione della dialettica anche alla siana (e, prima ancora, hegeliana) “legge”
natura, oltre che alla storia umana, posto che dialettica secondo la quale l’accumulo di ac-
questione centrale del marxismo sia «il pro- crescimenti quantitativi conduce a un “sal-
blema dell’unità tra la società e la “natura”» to” qualitativo. In Engels quella legge vale
(ibid.). G. prende lo spunto dal Lukács di sia per la storia umana sia per i processi fi-
Storia e coscienza di classe, opera della quale sico-naturali, mentre G. chiama in causa,
ha soltanto notizia. Lukács «credo affermi anche per questo problema, la differenza
che si può parlare di dialettica solo per la sto- tra le scienze naturali e quelle storico-filo-
ria degli uomini e non per la natura [...] Se la sofiche. Che la quantità diventi qualità è
sua affermazione presuppone un dualismo «un aspetto caratteristico del materialismo
tra l’uomo e la natura egli ha torto perché ca- storico. Se ogni aggregato sociale, infatti, è
de in una concezione della natura propria qualcosa di più che la somma dei suoi com-
della religione e anche propria dell’ideali- ponenti, ciò significa che la legge che spie-
smo, che realmente non riesce a unificare e ga gli aggregati sociali non è una “legge fisi-
mettere in rapporto l’uomo e la natura altro ca”, intesa nel senso stretto della parola:
che verbalmente. Ma se la storia umana è an- nella fisica non si esce dal dominio della
che storia della natura, attraverso la storia quantità altro che per metafora. Nel mate-
della scienza, come la dialettica può essere rialismo storico la qualità è però stretta-
staccata dalla natura? Penso che il Lukacz, mente connessa alla quantità e anzi in que-
scontento delle teorie del Saggio popolare, sia sta connessione è la sua parte originale e fe-
caduto nell’errore opposto: ogni conversio- conda» (Q , , ). La teoria marxista,
ne e identificazione del materialismo storico pertanto, è detta «“materialismo storico”,
nel materialismo volgare non può che deter- cioè attività dell’uomo (storia) in concreto,
minare l’errore opposto, la conversione del cioè applicata a una certa “materia” orga-
materialismo storico nell’idealismo o addirit- nizzata (forze materiali di produzione), alla
tura nella religione» (Q , , ). “natura” trasformata dall’uomo. Filosofia
Anche chi fa della scienza naturale una dell’atto (praxis), ma non dell’“atto puro”,
concezione del mondo tenta di avvalorare la ma proprio dell’atto “impuro”, cioè reale
tesi che il marxismo abbia bisogno di altri nel senso profano della parola» (Q , , ;
sostegni (Q , , ). Per esso, invece, la con “atto puro” G. allude alla filosofia di
“materia” è elemento della società, non del- Giovanni Gentile).
la natura: «Le proprietà fisiche [...] della BIBLIOGRAFIA: FROSINI ; FROSINI,
materia sono considerate, certamente, ma LIGUORI ; HAUG ; PAGGI a;
solo in quanto diventano “elemento econo- ZANGHERI .
mico” della produzione. La materia non è
quindi considerata come tale, ma come so- GIUSEPPE PRESTIPINO
cialmente e storicamente organizzata per la V. «Croce», «dialettica», «Engels», «filosofia del-
produzione, come rapporto umano. Il mate- la praxis», «Gentile», «Hegel», «idealismo»,
rialismo storico non studia una macchina «ideologia», «Labriola», «Lukács», «Marx»,
per stabilirne la struttura fisico-chimico- «marxismo», «materialismo e materialismo volga-
re», «quantità-qualità», «riforma intellettuale e
meccanica [...], ma in quanto è oggetto di
morale», «scienza», «storicismo», «struttura»,
produzione e di proprietà, in quanto in es- «superstruttura, superstrutture».
sa è cristallizzato un rapporto sociale e que-
sto corrisponde a un determinato periodo
Mathiez, Albert
storico. L’insieme delle forze materiali di
produzione è l’elemento meno variabile nel- Per quanto riguarda la letteratura sto-
lo sviluppo storico, è quello [...] che può riografica sulla Rivoluzione francese G. uti-
dar luogo pertanto a una scienza sperimen- lizza particolarmente il testo di Mathiez La
tale della storia, nel senso ben preciso in cui Révolution française (in un primo tempo i
MAZZINI , GIUSEPPE 

primi due volumi, in seguito anche il terzo, e gli intellettuali, G. osserva che mentre Gio-
ordinato nel giugno ). Egli se ne vale an- berti offriva agli intellettuali una filosofia
che per ricavarne spunti utili alla trattazione che «sembrava nazionale e originale» (Q ,
di questioni generali, di ordine teorico-poli- , ), Mazzini dava solo «degli aforismi e
tico. Nel Q , ad esempio, in un paragrafo degli accenni filosofici che a molti intellet-
dedicato ai rapporti «tra struttura e super- tuali, specialmente meridionali, dovevano
strutture» (Q , , ), pone la questione se sembrare vuote chiacchiere» (ibid.; nel cor-
«i fatti storici fondamentali sono determina- rispettivo Testo C, con un maggiore intento
ti dal malessere o dal benessere economico» di esplicitazione, G. parla di «affermazioni
(ivi, ). Egli tende a escludere «ogni rispo- nebulose» invece che di «aforismi»). Più
sta tassativa in questo senso», sottolineando avanti, dopo aver osservato che nel Risorgi-
l’opportunità di cercare, attraverso adegua- mento si era avuto l’ultimo riflesso della co-
te approssimazioni, una risposta non sul pia- stitutiva «“tendenza storica”» della borghe-
no economico immediato, bensì su un piano sia italiana a «mantenersi nei limiti del “cor-
«politico e intellettuale» (ibid.). Inoltre, nel porativismo”» (Q , , ), della qual cosa
Q  G., dopo aver osservato che Mathiez, costituiva una prova rilevante, a suo avviso,
opponendosi alla «storia volgare tradiziona- la mancata risoluzione della questione agra-
le», aveva affermato che non si poteva dire ria, G. afferma, a proposito del «carattere
che nel  «la catastrofe dello Stato asso- universalistico-papale degli intellettuali ita-
luto» fosse dovuta a «una crisi di immiseri- liani» posto a premessa dell’idea nazionale
mento», giungeva alla conclusione secondo dai neoguelfi, e da Gioberti in particolare,
cui la questione particolare del malessere o che tracce ideologiche dell’universalismo
benessere economico come causa o meno di medievale sono presenti anche in Mazzini e
«nuove realtà storiche» andava considerata addirittura determinano il suo fallimento
un aspetto parziale della questione, più am- politico: dal momento che, se al neoguelfi-
pia e complessa, dei «rapporti di forza nei smo subentrò efficacemente nell’ambito dei
loro vari gradi» (Q , , -): egli segna- moderati il cavourismo, l’universalismo
lava, anche in tal modo, la necessità di supe- mazziniano nel Partito d’Azione «non fu
rare criticamente ogni riduzione economici- praticamente superato da nessuna formazio-
stica del marxismo. ne politica organica e invece rimase un fer-
PASQUALE VOZA mento di settarismo ideologico e quindi di
dissoluzione» (ivi, ).
V. «economismo», «giacobinismo», «rapporti di
Altrove G. tende a riconoscere al maz-
forza», «Rivoluzione francese», «superstruttura,
superstrutture». zinianesimo la funzione storica di sbocco en-
tro il quale, attraverso «varie linee spezzate
Maurras, Charles: v. Action française. di sviluppo» (Q , , ), finisce per con-
fluire quella parte «“laica”», che, cresciuta
nel Settecento in opposizione al papato, ave-
Mazzini, Giuseppe
va cercato di rivendicare un ruolo «di pri-
Nella riflessione di G. la figura di Maz- mato italiano e di missione italiana nel mon-
zini costituisce un livello di argomentazione do» (ibid.), indipendentemente, appunto,
e di verifica tra i più rilevanti della sua inter- dalla Chiesa di Roma. In una lettera del 
pretazione complessiva del Risorgimento indirizzata a Sismondi, Mazzini aveva parla-
italiano come una «rivoluzione passiva», di to del suo «spiritualismo» («lo spiritualismo
un processo, cioè, connotato dall’assenza di applicato alla società, ecco il nostro simbo-
una rivoluzione economica e dalla conse- lo») e G. molto acutamente individua nel
guente, “patologica” presenza di una “rivo- fervore della predicazione la qualità più inti-
luzione nelle superstrutture”, in particolare ma della funzione intellettuale secondo
di un primato astrattamente culturale dell’i- Mazzini, la forma esaustiva della mediazione
dea-nazione. Già in un breve paragrafo del tra Dio e popolo esercitata dalla casta delle
Q , a proposito del rapporto tra i moderati “intelligences”, dalla gioventù colta, dagli
 MAZZINI , GIUSEPPE

apostoli della religione del progresso, votati fosse stato Mazzini), l’equilibrio risultante
alla «missione dell’Italia rinata in una nuova dal confluire delle due attività sarebbe stato
Cosmopoli europea e mondiale» (Q , , diverso, più favorevole al mazzinianismo», e
). Altrove G. osserva che «tutta l’opero- la formazione dello Stato unitario avrebbe
sità di Mazzini è stata concretamente rias- poggiato «su basi meno arretrate e più mo-
sunta nella continua e permanente predica- derne» (ibid.).
zione dell’unità» (Q , , ). In connessione con tutto ciò, G. ricava
Gli stessi concreti contenuti economi- alcune considerazioni generali di carattere
co-sociali dei “programmi” mazziniani deli- teorico-politico: «Si può applicare al con-
neati prima e dopo il , proprio perché si cetto di rivoluzione passiva (e si può docu-
riducevano sostanzialmente a una serie di mentare nel Risorgimento italiano) il criterio
parziali e frammentari provvedimenti “rifor- interpretativo delle modificazioni molecola-
matori”, potevano far parte del bagaglio ri che in realtà modificano progressivamen-
ideologico di quel Partito d’Azione che, se- te la composizione precedente delle forze e
condo G., era stato «il prototipo di tutti i quindi diventano matrice di nuove modifi-
partiti italiani di “massa”, che non erano in cazioni» (ibid.). Tutta la vicenda del Risorgi-
realtà tali (cioè non contenevano blocchi mento italiano è esemplare in questo senso:
omogenei sociali), ma attendamenti zingare- si pensi soprattutto – osserva G. – alla di-
schi e nomadi della politica» (Q , , - sgregazione e all’incorporazione progressiva
). I dissidi e i conflitti interni del Partito del Partito d’Azione e della corrente demo-
d’Azione, «gli odii tremendi che Mazzini su- cratica entro le maglie del blocco moderato
scitò contro la sua persona e la sua attività da nella stagione post-quarantottesca, con la
parte dei più gagliardi uomini d’azione (Ga- conseguenza, da un lato, della liquidazione
ribaldi, Felice Orsini, ecc.)», erano ricon- del neoguelfismo, dall’altro, dell’impoveri-
dotti da G. alla mancanza di una ferma e mento del movimento mazziniano. Tale pro-
concreta direzione politica: le «polemiche cesso per G. costituisce la «fase originaria»
interne furono in gran parte tanto astratte di quel fenomeno che più tardi verrà chia-
quanto lo era la predicazione del Mazzini» mato trasformismo e la cui importanza, a
(Q , , ). suo avviso, non era stata ancora messa nella
Ma è attraverso la formula, l’immagine dovuta luce come «forma di sviluppo stori-
condensata della «lotta Cavour-Mazzini» (Q co» (ibid.), come forma capace di caratteriz-
, , ) che G. elabora le linee essenziali zare «tutta la vita statale italiana dal  in
della sua analisi complessiva del Risorgi- poi» (Q , , ): come «processo orga-
mento e insieme alcuni principi più generali nico» che, anche dopo il , «continua,
«di scienza e di arte politica». G. si chiede se molecolarmente» (LC , a Tania,  giugno
«nella lotta Cavour-Mazzini», nella quale ). Collocato all’interno di questo «nesso
Cavour si può considerare l’esponente della
di problemi», si può allora cogliere in tutta
rivoluzione passiva-guerra di posizione e
la complessità delle sue implicazioni e arti-
Mazzini invece l’esponente dell’iniziativa
colazioni critiche il pur perentorio giudizio
popolare-guerra manovrata, non fossero
su Mazzini, con cui G. conclude una sua no-
«indispensabili ambedue nella stessa precisa
ta: «Nell’espressione sia pure da sergente
misura» (ibid.). Egli risponde che in verità,
maggiore, di Vittorio Emanuele II: “Il Parti-
mentre Cavour era consapevole del suo
to d’Azione noi l’abbiamo in tasca” c’è più
compito in quanto comprendeva il compito
senso storico-politico che in tutto Mazzini»
di Mazzini, quest’ultimo non era consape-
(Q , , ).
vole del suo compito e di quello di Cavour:
il che vuol dire (contro il senso comune idea- PASQUALE VOZA
listico-crociano della storia che non si fa con V. «Cavour», «Garibaldi», «Gioberti», «intellet-
i se) che, se Mazzini avesse avuto tale consa- tuali italiani», «moderati», «Partito d’Azione»,
pevolezza, cioè «fosse stato un politico rea- «Pisacane», «Risorgimento», «rivoluzione passi-
lista e non un apostolo illuminato (cioè non va», «trasformismo».
MECCANICISMO 

meccanicismo ni appare da un’analisi dello sviluppo della


religione cristiana, che in un certo periodo
«Meccanicismo», termine correlato a
storico e in condizioni storiche determinate
«fatalismo» (Q , , ), «esteriore» (Q ,
è stata e continua ad essere una “necessità”,
, ) e «artificiale» (Q , , ), serve a G.
una forma necessaria della volontà delle mas-
da polo negativo per la rivendicazione del- se popolari» (Q , , ). Ancor più del
l’indipendenza della filosofia della prassi dal cattolicesimo, riprendendo gli spunti webe-
«materialismo filosofico o metafisico o mec- riani, è il «calvinismo, con la sua concezione
canico» (Q , , ). Questo materialismo ferrea della predestinazione e della grazia,
da rifiutare concepisce infatti «l’unità di teo- che determina una vasta espansione di spiri-
ria e pratica» come «un dato di fatto mecca- to di iniziativa (o diventa la forma di questo
nico» e non come «un divenire storico» (Q , movimento)» (ibid.). Un altro esempio di
, ). Tale unità non deve invece essere questa particolare eterogenesi dei fini, per la
presupposta ma costruita politicamente: la quale un comportamento meccanico realizza
«quistione [deve, ndr] essere impostata sto- invece un ambito di libertà, è segnalato da G.
ricamente, e cioè come un aspetto della qui- a proposito della rivoluzione taylorista:
stione politica degli intellettuali» (ibid.). L’u- «quando il processo di adattamento è avve-
nità non meccanica di teoria e pratica è quin- nuto, in realtà si verifica che il cervello del-
di da guadagnare lungo un processo storico l’operaio, invece di mummificarsi, ha rag-
che coinvolge la crescita politica dei gruppi giunto uno stato di completa libertà. Il gesto
sociali subalterni: «si può vedere come sia av- fisico è diventato completamente meccanico,
venuto il passaggio da una concezione mec- la memoria del mestiere, ridotto a gesti sem-
canicistica e puramente esteriore a una con- plici ripetuti con ritmo intenso, si è “annida-
cezione attivistica, che si avvicina di più [...] ta” nei fasci muscolari e nervosi e ha lasciato
a una giusta comprensione dell’unità di teo- il cervello libero per altre occupazioni» (Q ,
ria e pratica» (Q , , ). , -). Ancora, a proposito del sistema
G. delinea quindi una corrispondenza educativo: «la lingua latina e greca si impara-
tra la condizione di subalterno e la meccani- va secondo grammatica, meccanicamente;
cità della concezione che gli è “spontanea- ma c’è molta ingiustizia e improprietà nel-
mente” propria. Lo stesso folclore è definito l’accusa di meccanicità e di aridità [...] Si stu-
come «giustapposizione meccanica di parec- dia per abituare i fanciulli a studiare in un de-
chie concezioni del mondo, [...] un museo di terminato modo, ad analizzare un corpo sto-
frammenti di tutte le concezioni del mondo rico che si può trattare come un cadavere che
e della vita che si sono succedute nella storia» continuamente si ricompone in vita, per abi-
(Q , , ). La condizione subalterna, con il tuarli a ragionare, ad astrarre schematica-
meccanicismo che la contraddistingue, è lo mente pur essendo capaci dall’astrazione a
specchio della passività delle «masse popola- ricalarsi nella vita reale immediata» (Q , ,
ri», che impedisce loro di pensarsi come par- -). La stessa filosofia della prassi ha avu-
te attiva nella storia: «essendo molto diffusa to nel suo sviluppo storico una fase di questo
una concezione deterministica e meccanica tipo: «si può osservare come l’elemento de-
della storia (concezione che è del senso co- terministico, fatalistico, meccanicistico sia
mune ed è legata alla passività delle grandi stato un “aroma” ideologico immediato del-
masse popolari) ogni singolo, vedendo che, la filosofia della prassi, una forma di religio-
nonostante il suo non intervento, qualcosa ne e di eccitante (ma al modo degli stupefa-
tuttavia avviene, è portato a pensare che ap- centi), resa necessaria e giustificata storica-
punto al disopra dei singoli esiste una entità mente dal carattere “subalterno” di determi-
fantasmagorica, l’astrazione dell’organismo nati strati sociali» (Q , , -).
collettivo» (Q , , ). G. fa alcuni esem- In queste formulazioni entra quindi in
pi della necessità storica di queste concezio- gioco una possibile funzione non completa-
ni meccanicistiche: «che la concezione mec- mente negativa del meccanicismo: «quando
canicistica sia stata una religione di subalter- non si ha l’iniziativa nella lotta e la lotta stes-
 MECCANO

sa finisce quindi con l’identificarsi con una nomico-produttiva) della massa stessa, [che,
serie di sconfitte, il determinismo meccani- ndr] il processo di standardizzazione dei
co diventa una forza formidabile di resisten- sentimenti popolari da meccanico e casuale
za morale, di coesione, di perseveranza pa- (cioè prodotto dall’esistenza ambiente di
ziente e ostinata. “Io sono sconfitto momen- condizioni e di pressioni simili) diventa con-
taneamente, ma la forza delle cose lavora per sapevole e critico» (Q , , ). Questo
me a lungo andare ecc.”» (ibid.). A questo passaggio non è certo, a sua volta, meccani-
stadio della storia delle classi subalterne, «la co, ma politico, proprio perché, scrive G. ri-
volontà reale si traveste in un atto di fede, in vedendo in parte la propria posizione prece-
una certa razionalità della storia, in una for- dente, il subalterno non era «mai stato mera
ma empirica e primitiva di finalismo appas- “resistenza”, mera “cosa”, mera “irrespon-
sionato che appare come un sostituto della sabilità” [...] il fatalismo non [è, ndr] che un
predestinazione, della provvidenza» (ibid.). rivestimento da deboli di una volontà attiva
Il meccanicismo serve in questi casi non a e reale» (Q , , ).
sostituire una volontà specifica, ma a soste- Il meccanicismo e il fatalismo, una vol-
nerne e rafforzarne una che è comunque ta superati come necessario «“aroma” ideo-
presente, senza riuscire però a formularsi logico» della fase subalterna, diventano «a
coerentemente: «occorre insistere sul fatto un certo punto un pericolo imminente»
che anche in tal caso esiste realmente una (ibid.). Nel funzionamento del partito «il
forte attività volitiva, un intervento diretto centralismo organico, col comando capora-
sulla “forza delle cose” ma appunto in una lesco e “astrattamente” concepito, è legato a
forma implicita, velata, che si vergogna di se una concezione meccanica della storia e del
stessa e pertanto la coscienza è contraddit- movimento» (Q , , ): «ecco perché oc-
toria, manca di unità critica» (ibid.). È su corre sempre dimostrare la futilità del deter-
questa base che G. afferma che «non esiste minismo meccanico, che, spiegabile come fi-
nella storia la “pura” spontaneità: essa coin- losofia ingenua della massa e in quanto solo
ciderebbe con la “pura” meccanicità. Nel tale elemento intrinseco di forza, quando
movimento “più spontaneo” gli elementi di viene assunto a filosofia riflessa e coerente
“direzione consapevole” sono semplice- da parte degli intellettuali, diventa causa di
mente incontrollabili, non hanno lasciato passività, di imbecille autosufficienza» (Q
documento accertabile» (Q , , ). , , -).
La svolta storica che permette di «spez-
MICHELE FILIPPINI
zare la legge statistica meccanicamente inte-
sa, cioè prodotta dall’accozzo casuale di in- V. «determinismo», «fatalismo», «massa, masse»,
«materialismo e materialismo volgare», «partito»,
finiti atti arbitrari individuali», inizia quan- «subalterno, subalterni».
do la «consapevolezza umana si sostituisce
alla “spontaneità” naturalistica», nel «sosti-
meccano
tuirsi, nella funzione direttiva, di organismi
collettivi (i partiti) ai singoli individui, ai ca- In alcune LC, in riferimento in partico-
pi individuali» (Q , , ). Il partito di- lare al figlio Delio, la considerazione del va-
venta lo strumento attraverso il quale far ve- lore o disvalore del gioco del meccano im-
nire alla luce e rendere operante la «direzio- pegna G. in una problematica tutt’altro che
ne consapevole» di un gruppo sociale: «il su- secondaria. Avvicinandosi il giorno nel qua-
balterno era ieri una cosa, oggi non è più una le compirà quattro anni ( agosto ), G.
cosa ma una persona storica, un protagoni- scrive a Tania di ritenere che Delio sia «già
sta, se ieri era irresponsabile perché “resi- abbastanza grande per fargli un regalo se-
stente” a una volontà estranea, oggi sente di rio» (LC ,  aprile ). La scelta è orien-
essere responsabile perché non più resisten- tata dal fatto che «il principio del Meccano
te ma agente» (Q , , ). È quindi «con è certamente ottimo, per i bambini moder-
l’estendersi dei partiti di massa e il loro ade- ni» (ivi, ). Il  gennaio , scrivendo al-
rire organicamente alla vita più intima (eco- la moglie, emergono però dubbi che stimo-
MEDIOEVO 

lano G. a un’importante riflessione genera- gnori feudali (Q , , ). Per «clero» in
le: «Devi informarmi sul come Delio inter- questo caso G. intende una «classe-ordine
preta il Meccano. Questo mi interessa mol- feudale», distinta dalla religione come prin-
to, perché non ho mai saputo decidere, se il cipio; la Chiesa come «comunità dei fedeli»,
Meccano, togliendo al bambino il suo pro- d’altronde, «conservò e sviluppò determina-
prio spirito inventivo, sia il giocattolo mo- ti principi politico-morali in opposizione al-
derno che più si può raccomandare. Cosa ne la chiesa come organizzazione clericale» (ivi,
pensi tu e cosa ne pensa tuo padre? In gene- -). G. si sofferma quindi sui movimenti
rale io penso che la cultura moderna (tipo religiosi popolari del Medioevo, come il
americano), della quale il meccano è l’e- francescanesimo, considerati un esempio
spressione, renda l’uomo un po’ secco, mac- dell’«impotenza politica» di grandi masse di
chinale, burocratico, e crei una mentalità fronte a «oppressori poco numerosi», ma
astratta (in un senso diverso da quello che «agguerriti e centralizzati»: tale impotenza
per “astratto” s’intendeva nel secolo scor- ha come esito l’esaltazione dei valori spiri-
so). C’è stata l’astrattezza determinata da tuali, come nel rapporto tra cristianesimo-
una intossicazione metafisica, e c’è l’astrat- ellenismo e Impero romano o in quello tra
tezza determinata da una intossicazione ma- gandhismo e Impero britannico (Q , ,
tematica» (LC ). Scrivendo alla moglie sei ). Nota G.: «gli “umiliati e offesi” si trin-
mesi dopo, a proposito della necessità di cerano nel pacifismo evangelico primitivo,
educare il bambino secondo il modello del nella nuda “esposizione” della loro “natura
“costruttore”, il dubbio si radicalizza: «Ti ri- umana” misconosciuta e calpestata nono-
cordi come a Roma Delio credesse che io stante le affermazioni di fraternità in dio pa-
potevo accomodare tutte le cose rotte? Cer- dre e di uguaglianza ecc.» (ivi, -). In una
to adesso se ne è dimenticato. E lui, ha la posizione a sé stante è collocato Francesco
tendenza ad aggiustare? Questa, secondo d’Assisi, che «non pensa neppure a una
me, sarebbe un indizio... di costruttività, di qualsiasi lotta, a differenza degli altri inno-
carattere positivo, più che il gioco del mec- vatori (Valdo ecc. [e gli stessi francescani])»
cano», la cui invenzione, comunque, «indi- (ivi, ). I movimenti ereticali del Medioe-
ca come il bambino si intellettualizzi rapida- vo sono definiti invece da G. una «reazione
mente» (LC , ° luglio ). L’interesse di simultanea al politicantismo della chiesa e
G. per il modo di rapportarsi dei bambini alla filosofia scolastica che ne fu una espres-
moderni al gioco del meccano ritorna in due sione»; essi furono «una rottura tra massa e
lettere alla madre del  marzo e del  aprile intellettuali nella chiesa “rimarginata” dalla
 a proposito del figlio della sorella Tere- nascita di movimenti popolari religiosi rias-
sina, Franco (nato qualche mese dopo De- sorbiti dalla chiesa nella formazione degli
lio), e di quelli che G. chiama scherzosa- ordini mendicanti e in una nuova unità reli-
mente i «suoi lavori d’ingegneria col mecca- giosa» (Q , , ).
no» (LC ,  aprile ). L’elemento religioso ricorre spesso nelle
GIORGIO BARATTA riflessioni gramsciane sul Medioevo e sul
feudalesimo: G. riscontra ad esempio «tutti
V. «americanismo», «bambino», «educazione».
o quasi gli elementi fondamentali, negativi e
positivi, per spiegare storicamente il feudali-
Medioevo
smo» in un brano di Luigi Salvatorelli su Be-
Nel Medioevo – annota G. – il regime nedetto da Norcia, in cui lo storico afferma
feudale comprendeva sia l’aristocrazia, che che una comunità, «per giunta una comunità
deteneva il «monopolio della capacità tecni- religiosa, guidata dallo spirito benedettino,
ca militare» (Q , , ) e, perdendolo, die- era un padrone assai più umano del proprie-
de inizio alla crisi del «feudalismo», sia il cle- tario singolo, col suo egoismo personale, il
ro, che «esercitava la proprietà feudale della suo orgoglio di casta, le tradizioni di abusi se-
terra come i nobili» (Q , , ) e “taglieg- colari» (Q , , -). Così il «prestigio del
giava” i contadini allo stesso modo dei si- monastero» proteggeva in qualche modo «i
 MEDIOEVO

coloni contro la rapacità del fisco e le incur- vale e cattolico», che aveva «la sua sede in
sioni delle bande armate legali ed illegali», Italia» e si è conservato per l’«assenza di una
costituendosi come nuovo nucleo sociale ba- “storia politica e nazionale” italiana» (Q ,
sato sul «nuovo principio cristiano», lontano , ), si ricollega il cosiddetto «“interna-
dalle città in decadenza e dal «decrepito zionalismo”» del popolo italiano; d’altronde
mondo che si ostinava a chiamarsi dal gran non solo l’unità «politica, territoriale, nazio-
nome di Roma» (ivi, ). Salvatorelli vede nale ha una scarsa tradizione» in Italia, ma lo
pertanto in Benedetto l’autore di una rifor- stesso nome “Italia” durante il Medioevo
ma sociale, oltre che di un’opera di cultura, aveva perso terreno di fronte a quello di
entrambe non premeditate. G. cita anche Fi- “Longobardia”.
lippo Ermini, il quale riteneva che, allorché Lo Stato antico e quello medievale pos-
le case benedettine diventarono «asilo del sa- sono essere considerati secondo G. come
pere», fu ricomposto in unità «l’orbis latinus, una «“federazione” di classi» (Q , , ),
spezzato dalla ferocia degli invasori»: ebbe un «blocco meccanico di gruppi sociali e
inizio così, con l’«opera dell’ingegno e della spesso di razze diverse» (Q , , ), in
mano» dei benedettini, «la mirabile civiltà cui «i gruppi subalterni avevano una vita
del Medio Evo» (ibid.). Attorno alle sedi ve- propria, a sé», e istituzioni proprie, talvolta
scovili, invece, scelte tenendo presente la anche con funzione statale. Nel mondo me-
«funzione organizzatrice e centralizzatrice» dievale però esclusi da «ogni vita propria
che il luogo avrebbe dovuto avere, si svilup- collettiva organizzata» (ibid.) erano proleta-
pano servizi vari («vettovagliamento, difesa ri, servi della gleba e coloni, allo stesso mo-
militare ecc.») che determinano «un rag- do degli schiavi e dei proletari non schiavi
gruppamento di elementi laici intorno a del mondo classico. G. però, che mette in
quelli religiosi» (Q , , ) e quindi l’origi- guardia nella stessa nota dai «pericoli insiti
ne “religiosa” di una serie di città medievali. nel metodo dell’analogia storica come crite-
Commentando un articolo di Vittorio rio d’interpretazione» (ivi, -), opera
Rossi, G. afferma che la reazione contro il dei distinguo: precisa così che il «tentativo
regime feudale cominciò già dopo il Mille; dei Ciompi non produsse certo l’impressio-
nei due-tre secoli successivi si «trasforma ne che avrebbe prodotto un tentativo simi-
profondamente l’assetto economico, politi- le degli schiavi antichi» (ivi, ). Inoltre
co e culturale della società» (Q , , ). Si nel Medioevo, contrariamente che nel mon-
ravvivano infatti le attività agricole, indu- do classico, era «possibile un’alleanza tra
striali, commerciali, nasce la «borghesia, proletari e popolo e ancor di più, l’appog-
nuova classe dirigente» (ibid.), comincia gio dei proletari alla dittatura di un princi-
l’età dei Comuni, che però non seppero su- pe» (ibid.). Legata al Medioevo, ma anche al
perare la fase «economico-corporativa» per di fuori di esso, è reputata la figura di Fede-
entrare in quella «politica», perché la bor- rico II: egli era infatti «un uomo del suo tem-
ghesia italiana medievale non seppe «com- po», ma «la sua lotta contro la Chiesa, la sua
pletamente liberarsi dalla concezione me- tolleranza religiosa, l’essersi servito di tre ci-
dioevale-cosmopolitica rappresentata dal viltà: ebraica, latina, araba, e aver cercato di
Papa, dal clero e anche dagli intellettuali lai- amalgamarle lo pone fuori del Medio Evo»
ci (umanisti)» (Q , , ). Essa in altre pa- (Q , , ). Non univoco è stato il giudizio
role «non seppe creare uno Stato autonomo, su Savonarola: G. ricorda che è stato de-
ma rimase nella cornice medioevale feudale scritto come un «“uomo del Medio Evo”»,
e cosmopolita» (ibid.). Il cosmopolitismo ma anche che i sostenitori di tale definizione
medievale si sviluppa e radica in Italia in non hanno tenuto in sufficiente considera-
connessione alla tradizione dell’Impero ro- zione la «sua lotta col potere ecclesiastico»,
mano e della Chiesa; gli intellettuali italiani che «in fondo tendeva a rendere Firenze in-
continueranno secondo G. a svolgere una dipendente dal sistema feudale chiesastico»
funzione cosmopolita almeno fino alla fine (Q , , -). Medievale è ritenuta infine
del Settecento. All’«universalismo medioe- dal pensatore sardo la cultura delle «masse
MELODRAMMA 

popolari» (Q , , ): pertanto la filosofia schino, spregevole nella loro vita e nella lo-
della praxis si era prefissata il compito di ro educazione per entrare in una sfera più
educarle. eletta, di alti sentimenti e di nobili passioni»
e dato che quei comportamenti vi assumono
JOLE SILVIA IMBORNONE
perlopiù «forme ingenue e commoventi». Si
V. «borghesia comunale», «Chiesa cattolica», tratta di notazioni che non si limitano a se-
«clero», «Comuni medievali», «Dante», «eresie», gnalare il fascino che sulla mentalità popola-
«filosofia della praxis», «Impero romano», «intel-
re esercitano gli intrighi a forti tinte delle vi-
lettuali», «intellettuali italiani», «Italia», «pacifi-
smo», «religione», «Savonarola». cende musicate dal melodramma italiano,
ma colgono l’effetto ben più sottile, potrem-
melodramma mo dire subliminale, che l’abbinamento di
versi e musica produce sulla mente degli
L’attenzione per il melodramma e le spettatori, formando «come delle matrici in
acute riflessioni che G. ne ricava si sviluppa- cui il pensiero prende una forma nel suo
no nei Q in relazione a tre ordini di conside- fluire» (Q , , ).
razioni diverse, anche se complementari. Le Di atteggiamenti o toni «melodramma-
prime, contenute in una nota del Q  che tici», ma «sinceri, non di posa» G. parla, ne-
porta come titolo Nozioni enciclopediche. gli stessi mesi, anche in una lettera alla co-
La concezione melodrammatica della vita, gnata Tania del  aprile , in occasione
ruotano intorno alla constatazione che la della morte di Giacomo Bernolfo, operaio
«degenerazione “libresca” della vita», lungi torinese che negli anni dell’“Ordine Nuovo”
dall’essere prerogativa «di alcuni strati dete- gli era stato scorta fidata e preziosa, di cui ri-
riori dell’intelligenza», si può trovare anche corda con commozione come sapesse «a me-
nelle classi popolari, anche se in esse quel moria una grande quantità di versi, ma tutti
«senso libresco e non nativo della vita» più di quella letteratura romantica deteriore che
che dai libri deriva «da altri strumenti di dif- piace tanto al popolo (sul tipo dei libretti
fusione della cultura e delle idee». Sfruttan- d’opera, che sono scritti per lo più in uno sti-
do con buona probabilità impressioni e ri- le barocco curiosissimo e con sdolcinature
cordi personali, quando giovane liceale a patetiche disgustanti, ma che pure piacciono
Cagliari frequentava il teatro lirico e si ap- in modo sorprendente)» (LC -). D’al-
passionava al doppio spettacolo che esso of- tronde, già nel  G. aveva attribuito pro-
friva, quello del dramma rappresentato e prio all’ineliminabile tono melodrammatico
quello delle colorite reazioni ad esso del incorporato nel linguaggio la responsabilità
pubblico popolare – reazioni peraltro che di quel ritegno che in carcere gli rendeva co-
egli non disdegnava di condividere –, G. sì difficile scrivere a Giulia. «Cara – le scrive
analizza l’influenza del melodramma sul gu- il  febbraio –, è proprio vero ciò che scrivi:
sto e la mentalità delle classi popolari cer- anch’io vorrei scriverti tante cose, ma non
cando di capire e illustrare i processi attra- riesco a vincermi, a superare una specie di ri-
verso cui essa si esercita. È alla «musica ver- tegno. Credo che dipenda dalla nostra for-
diana, o meglio» al «libretto» e all’«intreccio mazione mentale moderna, che non ha an-
dei drammi musicati dal Verdi» che vanno cora trovato dei mezzi di espressione ade-
imputati infatti, a parere di G., «tutta una guati e propri. Io sono sempre un po’ scetti-
serie di atteggiamenti “artificiosi” di vita po- co e scanzonato e mi pare che se esprimessi
polare, di modi di pensare, di uno “stile”», tutto ciò che vorrei, non potrei superare un
anche se egli ammette che parlare di artifi- certo convenzionalismo e un certo melo-
ciosità per il comportamento «melodram- drammaticismo che è quasi incorporato nel
matico» delle classi popolari non è molto ap- linguaggio tradizionale» (LC ). Su questo
propriato dato «che si tratta non di uno argomento G. torna anche in alcune note del
snob dilettantesco, ma di qualcosa profon- Q , e proprio per ribadire il carattere pro-
damente sentita e vissuta», «un modo di eva- vinciale, folcloristico, anacronistico del «lin-
dere da ciò che essi ritengono basso, me- guaggio melodrammatico» (Q , , ),
 MERCANTILISMO

ma anche per confermare che in fatto di let- re capacità comunicativa dei linguaggi non
teratura e di scrittura il vero «gusto naziona- verbali, meno vincolati a un contenuto
le» è proprio il «melodramma», quella pro- espressivo storicamente determinato e a
pensione, cioè, a «“montare sui trampoli”, esperienze limitate da confini nazionali, dal-
mettersi a festa, “fingere” uno stile ridon- l’altro con la capacità di quei linguaggi di
dante» che nel popolo, che «non è letterato, parlare simultaneamente a pubblici diversi e
e di letteratura conosce solo il libretto del- di permettere la coesistenza di gradi diversi
l’opera ottocentesca», deriva dall’ammira- di comprensione. Mentre «l’espressione
zione per quelle forme di istrionica teatralità “verbale” ha un carattere strettamente na-
che caratterizzano il linguaggio del melo- zionale-popolare-culturale» – spiega con
dramma (Q , , -). grande lucidità G. – «una statua di Miche-
Il secondo ordine di considerazioni è langelo, un brano musicale di Verdi, un bal-
inquadrabile nel più generale interesse per letto russo, un quadro di Raffaello ecc. può
la questione della mancata popolarità della essere capito quasi immediatamente da
letteratura italiana, espressione e dimostra- qualsiasi cittadino del mondo, anche non co-
zione dell’estraneità degli intellettuali italia- smopolita, anche se non ha superato l’angu-
ni alla concezione del mondo, alle aspirazio- sta cerchia di una provincia del suo paese».
ni e ai sentimenti del popolo-nazione e ri- Ciò non significa, però, che egli non sia con-
guardano il tentativo di mettere a confronto, sapevole del fatto che «l’emozione artistica
all’interno del progetto della storia degli in- del giapponese o del lappone dinanzi a un
tellettuali italiani, questo dato con la grande quadro di Raffaello o ad un brano musicale di
popolarità goduta invece, anche presso i ce- Verdi non sarà della stessa intensità e calore
ti popolari, dal melodramma italiano. Da dell’emozione artistica di un italiano medio e
questo punto di vista, il melodramma si con- tanto meno di un italiano colto». In questo
figura agli occhi di G. come l’equivalente di modo G. dimostra di aver capito perfetta-
«quella espressione artistica che in altri pae- mente che «al di sotto dell’espressione di ca-
si è data dal romanzo popolare», anche in rattere “cosmopolita” del linguaggio musica-
considerazione del fatto che entrambe que- le, pittorico, ecc.» «c’è una più profonda so-
ste manifestazioni artistiche, tanto il melo- stanza culturale più ristretta, più “naziona-
dramma, cioè, quanto l’epica popolare, na- le-popolare”» e che «i gradi di questo “lin-
scono e si sviluppano in quella fase di «“de- guaggio” sono diversi», ma soprattutto di-
mocrazia” artistica» situabile tra Settecento mostra di aver intuito quale ruolo questi lin-
e Ottocento, favorita dall’«espansione delle guaggi erano destinati a svolgere nella so-
forze democratiche popolari-nazionali in cietà delle masse: «Per una politica di cultu-
tutta l’Europa». E non è un caso, a parere di ra – scrive G. a conclusione della nota – que-
G., che la fioritura del melodramma si fosse ste osservazioni sono indispensabili, per una
avuta proprio in Italia, là dove gli intellet- politica di cultura delle masse popolari sono
tuali, cioè, avevano sempre esercitato una fondamentali» (Q , , -).
funzione cosmopolita, e proprio nel mo- MARINA PALADINI MUSITELLI
mento in cui anche in Italia stava avvenendo
V. «cosmopolitismo», «intellettuali italiani»,
«una stretta nazionalizzazione degli intellet- «musica», «nazionale-popolare», «Verdi».
tuali indigeni» (Q , , ).
Il terzo tipo di considerazioni, sorpren-
mercantilismo
dentemente moderno, consiste in una rifles-
sione sulle straordinarie potenzialità comu- In una nota dedicata agli studi su Ma-
nicative dei linguaggi non verbali in rappor- chiavelli “economista” G. fa presente che il
to a quelli verbali e in un’analisi delle cause pensiero economico del tempo in cui visse il
di quelle non comuni potenzialità. G. cioè segretario fiorentino fu contraddistinto dal-
intuisce che il grande successo tributato un la discussione sul mercantilismo, che deve
tempo al melodramma e ora al cinemato- essere definito come una politica economica
grafo ha a che fare da un lato con la maggio- «in quanto non può presupporre “un mer-
MERCATO DETERMINATO 

cato determinato” e l’esistenza di un prefor- vo a stabilire poi quali variazioni può appor-
mato “automatismo economico”, i cui ele- tare a questa costante l’uno o l’altro elemen-
menti si formano storicamente solo a un cer- to della realtà, che non è mai “pura”» (ivi,
to grado di sviluppo del mercato mondiale» ). Qui – una polemica con Antonio Gra-
(Q , , ). Per questo motivo nell’epo- ziadei – G. non indica la propria fonte, che
ca di Machiavelli non esiste fusione tra pen- viene però esplicitata in Q ,  (marzo )
siero economico e pensiero politico, ossia in uno scritto dell’economista liberale Pa-
non è ancora realizzata l’idea di Stato. Se si squale Jannaccone (Jannaccone ), in cui,
dimostrasse, continua G., che Machiavelli in polemica con la critica di Ugo Spirito al
auspicava il legame fra città e campagna nel metodo “astratto” dell’economia liberale,
tentativo di inglobare le classi rurali nello l’autore faceva notare che secondo tale me-
Stato privandole dei loro privilegi, «si dimo- todo «le due espressioni di libera concor-
strerà anche che il Machiavelli implicita- renza e monopolio non sono che due for-
mente ha superato in idea la fase mercantili- mule per denotare sinteticamente il concor-
sta e ha già degli accenni di carattere “fisio- so di un certo numero di condizioni, la cui
cratico”, cioè egli pensa a un ambiente poli- presenza rende determinato il mercato,
tico-sociale che è quello presupposto dall’e- mentre la mancanza di una sola lo rende in-
conomia classica» (ivi, ). Questa rifles- determinato» (ivi, ). G. evidentemente
sione è ripresa in maniera quasi letterale in riprende da Jannaccone l’idea che la scien-
Q , , : «Vedere se il Machiavelli che za economica consiste nel costruire un mo-
viveva nel periodo mercantilista abbia poli- dello puro e pertanto mai “reale”, che si
ticamente preceduto i tempi e anticipato complica poi secondo le concrete determi-
qualche esigenza che ha poi trovato espres- nazioni del “mercato” storicamente dato. In
sione nei fisiocratici». Esiste, secondo G., Q , , però, il concetto ha già subito un
un’età del mercantilismo e delle monarchie arricchimento che lo rende irriducibile alla
assolute che però, a causa della presenza definizione originaria. Qui infatti G. osser-
straniera, ha scarsi effetti in Italia (Q , , va che tutte le «deduzioni e calcoli» degli
); si chiede G.: «in Italia c’è stata un’età economisti classici «sono basati sulla pre-
del mercantilismo come fenomeno naziona- messa del “supposto che”. Cos’è questo
le? Il mercantilismo avrebbe, se organica- “supposto che”? Lo Jannacone, recensendo
mente sviluppato, rese ancora più profonde nella “Riforma Sociale” il libro dello Spirito,
e forse definitive le divisioni in Stati regio- definisce il “supposto che” come un “mer-
nali; lo Stato informe e disorganico in cui le cato determinato” e questo è giusto secondo
diverse parti d’Italia vennero a trovarsi dal il linguaggio degli economisti classici. Ma
punto di vista economico, la non formazio- cos’è il “mercato determinato” e da che co-
ne di forti interessi costituiti intorno a un sa appunto è determinato? Sarà determinato
forte sistema mercantilistico-statale, permi- dalla struttura fondamentale della società in
sero o resero più facile l’unificazione dell’età quistione e allora occorrerà analizzare que-
del Risorgimento» (Q , , ). sta struttura e identificarne quegli elementi
LELIO LA PORTA che, [relativamente] costanti, determinano il
mercato ecc., e quegli altri “variabili e in isvi-
V. «città-campagna», «Machiavelli», «Risorgi-
mento».
luppo” che determinano le crisi congiuntu-
rali fino a quando anche gli elementi [relati-
vamente] costanti ne vengono modificati e si
mercato determinato
ha la crisi organica» (ivi, -). Il concetto
L’espressione «mercato determinato» di “determinazione” ha cambiato di signifi-
compare per la prima volta in Q , , del cato: non più fissazione di variabili scientifi-
febbraio , come concetto fondamentale che assunte in via teorica, ma reale condi-
della «scienza economica»: questa «parte zionamento, che la struttura fondamentale
dall’ipotesi di un mercato determinato, o di della società esercita sulla forma del merca-
pura concorrenza o di puro monopolio, sal- to. La nozione di «supposto che», qui ag-
 MERCATO DETERMINATO

giunta, viene pienamente coinvolta in questa addirittura lo stesso mercato determinato,


ridefinizione. Tale espressione G. la trova poiché è la stessa espressione politico-giuri-
nella Histoire des doctrines économiques de- dica del fatto per cui una determinata mer-
puis le physiocrates jusqu’à nos jours di Char- ce (il lavoro) è preliminarmente deprezzata,
les Gide e Charles Rist (Gide, Rist ), im- è messa in condizioni di inferiorità compe-
piegata per definire il metodo astrattivo di titiva, paga per tutto il sistema determina-
Ricardo e dei marxisti. Ma G. ne fa qualco- to» (Q  II, , -).
sa di più, in tal modo anche sconvolgendo la La “determinazione” superstrutturale
definizione che trae da Jannaccone. Qualifi- del mercato va intesa ovviamente alla luce
cando la determinazione come combinazio- della teoria gramsciana dello Stato; pertan-
ne di elementi variabili e costanti, riconduce to, questo si identifica con un gruppo socia-
la validità degli schemi formali alla realtà dei le in quanto esso è capace di esercitare un’e-
modi in cui si ricombinano costantemente gemonia. In tale senso preciso si può allora
gli intrecci di rapporti di forze (quest’ultimo dire che l’intervento statale è il mercato de-
concetto era stato da lui definito in Q , ). terminato, in quanto per “intervento stata-
Giungiamo così a Q , , del mese le” s’intende uno spettro di attività che ec-
successivo (aprile ), in cui la “determi- cedono largamente la regolazione giuridica
nazione” del mercato si è già specificata co- della proprietà e del lavoro teorizzata da Ei-
me blocco di automatismo delle pratiche naudi, o anche quella che agli occhi dell’e-
economiche e “fissazione” di esso da parte conomista liberale è un’indebita perturba-
di una determinata “superstruttura”. Il zione statale della concorrenza. Lo spettro
mercato determinato è la «rilevazione che delle attività statali che s’identificano col
determinate forze sono apparse storica- mercato determinato eccedono tutto ciò,
mente, il cui operare si presenta con un cer- perché sono concretamente il modo in cui la
to “automatismo” che consente una certa società viene organizzata, affinché la subor-
misura di “previdibilità” e di certezza per le dinazione di una classe (il deprezzamento
iniziative individuali. “Mercato determina- preliminare della merce “lavoro”) venga po-
to” pertanto equivale a dire “determinato sta alla base della “regolarità”.
rapporto di forze sociali in una determina- Lo spunto relativo a Ricardo (presente
ta struttura dell’apparato di produzione” nel citato Q , ) viene sviluppato in Q 
garantito da una determinata superstruttu- II,  (maggio ): Marx, scrive G., ha «uni-
ra giuridica» (ivi, ). Due mesi piú tardi versalizzato le scoperte di Ricardo esten-
(giugno ) G. riprenderà questa idea in dendole adeguatamente a tutta la storia,
riferimento alle due discussioni tra Luigi quindi ricavandone originalmente una nuo-
Einaudi e Rodolfo Benini e tra lo stesso Ei- va concezione del mondo [...] La scoperta
naudi e Ugo Spirito, svoltesi rispettivamen- del principio logico formale della “legge di
te nel  e nel  nella “Riforma sociale” tendenza”, che porta a definire scientifica-
e nei “Nuovi Studi di Diritto, Economia e mente i concetti fondamentali nell’econo-
Politica”. In entrambe in gioco è il rappor- mia di “homo oeconomicus” e di “mercato
to tra lo Stato (la politica) e l’economia, e determinato” non è stata una scoperta di va-
G. osserva che gli aspetti dell’attività stata- lore anche gnoseologico? Non implica ap-
le enfatizzati da Einaudi («intervento go- punto una nuova “immanenza”, una nuova
vernativo») e da Spirito («l’individuo si concezione della “necessità” e della libertà
identifica con lo Stato») sono in realtà mo- ecc.? Questa traduzione mi pare appunto
di imprecisi di rinviare alla reale identità abbia fatto la filosofia della praxis che ha
(né istituzionale, né speculativa) tra Stato e universalizzato le scoperte di Ricardo esten-
società civile, «per cui, identificandosi lo dendole adeguatamente a tutta la storia,
Stato con un gruppo sociale, l’intervento quindi ricavandone originalmente una nuo-
statale [...] è una condizione preliminare di va concezione del mondo» (ivi, ; stesso
ogni attività economica collettiva, è un ele- argomento nella lettera alla cognata Tania
mento del mercato determinato, se non è del  maggio , in LC -). In Q , ,
METAFISICA 

-, Testo C di Q , , scritto tra l’ago- minato, indipendente dagli altri concetti e
sto e la fine del , la nozione di mercato fatti pertinenti alle altre scienze: il fatto de-
determinato viene ulteriormente affinata, terminato della scienza economica moderna
senza novità sostanziali, mentre in Q  II, , non può essere che quello di merce, di pro-
 e in Q  II, ,  (entrambi giugno- duzione e distribuzione di merci e non un
agosto ) essa viene utilizzata per diffe- concetto filosofico come vorrebbe il Croce»
renziare l’economia critica dall’economia (Q  II, .VI, ).
pura, facendo leva sul diverso statuto della
LELIO LA PORTA
“determinazione” presente e operante nel-
l’una e nell’altra, che dà luogo da una parte V. «Croce», «Einaudi», «mercato determinato»,
«Spirito».
al generico «“postulato edonistico”», dal-
l’altra al sempre circostanziato «“mercato
determinato”» (Q  II, , ). metafisica

FABIO FROSINI Per G. metafisica è ogni forma di pen-


siero che presenta le proprie categorie come
V. «caduta tendenziale del saggio di profitto», «ca-
pitalismo di Stato», «economia», «homo oecono-
aventi una validità universale e «fuori del
micus», «leggi di tendenza», «Ricardo», «Stato». tempo e dello spazio» (Q , , ). G.
specifica tale critica ponendo il concetto di
merce metafisica in stretta relazione con quello di
teologia (Q , , ), speculazione (ibid.),
In una nota in cui affronta il nesso fra le trascendenza (Q , , ), antistoricismo
economie nazionali e l’economia internazio- (Q , , ) e dogmatismo (ibid.). G. in-
nale G. fa presente che «tutto il complesso dividua dei residui di metafisica non solo
economico nazionale si proietta nell’ecce- nell’idealismo di Croce, ma anche nel mate-
dente che viene esportato in cambio di una rialismo volgare rappresentato dalla conce-
corrispondente importazione, e se nel com- zione della filosofia marxista di Bucharin.
plesso economico nazionale una qualsiasi L’autore dei Q prende seriamente «la critica
merce o servizio costa troppo [...] questa del Croce ai residui di teologia e di metafisi-
perdita si riflette nell’eccedente esportato» ca» (Q , , ), ma non ne considera va-
(Q , , ) nei termini di un regalo fatto lida la parte rivolta alla concezione marxia-
all’estero e di perdita secca nei confronti na della struttura: anzitutto Marx non con-
dell’estero. Ricordando una polemica fra Ei- cepisce la struttura economica della società
naudi e Spirito sullo Stato, G. nota come in metafisicamente bensì storicamente (Q  I,
realtà i due fossero d’accordo, pur non in , ); inoltre, lo stesso pensiero di Croce,
modo esplicito, sul fatto che lo Stato si iden- per via della sua natura speculativa, contie-
tifica con un gruppo sociale al punto che il ne residui di metafisica (ivi, ). Da una
suo intervento «è una condizione prelimina- parte G. oppone all’interpretazione crocia-
re di ogni attività economica collettiva, è un na di Marx il concetto di «mercato determi-
elemento del mercato determinato, se non è nato» (Q , ,  e Q  II, , ), dal-
addirittura lo stesso mercato determinato, l’altra insiste sul fatto che la filosofia della
poiché è la stessa espressione politico-giuri- prassi è «lo “storicismo” assoluto» (Q , ,
dica del fatto per cui una determinata mer- ), che storicizza anche le categorie del
ce (il lavoro) è preliminarmente deprezzata, pensiero per mezzo del concetto dinamico
è messa in condizioni di inferiorità competi- di praxis.
tiva, paga per tutto il sistema determinato» La critica buchariniana della metafisica
(Q  II, , ). G. ricorda inoltre, in ter- è secondo G. di natura metafisica: Bucharin
mini strettamente marxiani e in polemica non comprende «il concetto di movimento
con Croce, che il problema fondamentale storico, del divenire e quindi della dialettica»
della scienza economica è costituito (Q , , ). Incapace di cogliere la filo-
dall’«identificazione di quello che deve es- sofia come storicità, cade nel «dogmatismo»,
sere il concetto e il fatto storicamente deter- quindi nella «metafisica» (ibid.). Il suo tenta-
 METAFORA

tivo di fondare una filosofia marxista sulla diare contro quali correnti storiografiche la
«metafisica della “materia” che non può non filosofia della praxis ha reagito nel momento
essere eterna e assoluta» (Q , ,  e Q , della sua fondazione e quali erano le opinio-
, ) ha come complemento un «“anti- ni più diffuse in quel tempo anche riguardo
storicismo”» metodico che giudica tutto il alle altre scienze. Le stesse immagini e me-
passato secondo la “verità” del presente, di- tafore cui ricorrono spesso i fondatori della
venendo così «nient’altro che un residuo me- filosofia della praxis danno indizi in propo-
tafisico» (Q , , ). A tali residui G. op- sito: l’affermazione che l’economia è per la
pone la filosofia della praxis come nuova for- società ciò che l’anatomia è nelle scienze bio-
ma di filosofia che può essere afferrata solo logiche; ed è da ricordare la lotta che nelle
nella sua identità con la politica come orga- scienze naturali è avvenuta per scacciare dal
nizzazione delle relazioni sociali. terreno scientifico principi di classificazione
basati su elementi esteriori e labili» (ivi,
PETER THOMAS
). G. fa notare che il significato della con-
V. «Bucharin», «Croce», «filosofia della praxis», cezione marx-engelsiana della struttura eco-
«filosofia speculativa», «materialismo e materiali-
nomica e delle sovrastrutture ideologiche
smo volgare», «mercato determinato», «neces-
sità», «storicismo», «struttura», «teologia».
deriva dal loro uso di una metafora, quella
del ruolo dell’anatomia in biologia, dove l’a-
natomia della «società civile» dovrebbe es-
metafora
sere individuata nell’«economia politica»
Sebbene esistano solo quattro Testi C (Q, A, ). Molti, tra cui Croce, ma anche
nei quali G. discute approfonditamente il marxisti e non marxisti, avevano accettato
concetto (Q  II, .XII, ; Q , , ; l’idea che per Marx ed Engels l’economia è
Q , , ; Q , , -), «metafora» è assolutamente determinante. Nell’ambito
un termine importante nell’economia dei Q: del generale attacco al riduzionismo e all’e-
in queste pagine infatti G. analizza la me- conomicismo G. conduce l’analisi specifica
tafora marxiana della struttura e della sovra- dei concetti marxiani evidenziando l’impor-
struttura così come la nozione di immanen- tanza metaforica del riferimento all’anato-
za in relazione al materialismo storico. In mia: collocandolo in questo contesto storico,
più, questi passaggi forniscono un contribu- G. sostiene che l’uso marxiano della metafo-
to significativo circa l’approccio di G. al lin- ra biologica non è forse appropriato, poiché
guaggio, che egli definisce «un continuo essa rafforza ulteriormente il determinismo
processo di metafore, e la storia della se- economico. G. non sta rigettando il primato
mantica è un aspetto della storia della cultu- dell’anatomia in biologia, porta alle sue con-
ra» (Q , , ). Ciò spiega forse l’uso fre- seguenze ultime la metafora, e così facendo
quente della parola «metafora» nei suoi mina alle basi la metafora stessa e insiste su
scritti carcerari, sebbene spesso nel signifi- una lettura più complessa delle sovrastruttu-
cato ordinario e comune. re, integralmente collegate alla base materia-
In Q  II, .XII G. critica il modo in cui le della società. Lo fa sostenendo che «nel
Croce concettualizza la relazione di Marx corpo umano non si può certo dire che la
struttura-sovrastruttura: «Per la filosofia pelle (e anche il tipo di bellezza fisica stori-
della praxis le ideologie sono tutt’altro che camente prevalente) siano mere illusioni e
arbitrarie; esse sono fatti storici reali, che oc- che lo scheletro e l’anatomia siano la sola
corre combattere e svelare nella loro natura realtà, tuttavia per molto tempo si è detto
di strumenti di dominio [...] per rendere in- qualcosa di simile. Mettendo in valore l’ana-
tellettualmente indipendenti i governati dai tomia e la funzione dello scheletro nessuno
governanti, per distruggere un’egemonia e ha voluto affermare che l’uomo (e tanto me-
crearne un’altra» (ivi, ). G. evidenzia che no la donna) possano vivere senza di essa.
la formulazione di Marx ed Engels è una me- Continuando nella metafora si può dire che
tafora e ha bisogno di essere intesa critica- non è lo scheletro (in senso stretto) che fa in-
mente e storicamente: «Bisognerebbe stu- namorare di una donna, ma che tuttavia si
METAFORA 

comprende quanto lo scheletro contribuisca sia un ulteriore esempio di come Bucharin


alla grazia dei movimenti ecc. ecc.» (Q  II, presenti una versione statica e meccanicisti-
.XII, ). G. elabora su questo punto una ca del marxismo tale da evitare confronti ser-
critica della nozione per cui le sovrastruttu- rati con Hegel e Kant. È in questo contesto
re sarebbero mere apparenze. Ancora una che egli scrive: «Ma la quistione dei rapporti
volta, egli usa la metafora dell’amore umano tra il linguaggio e le metafore non è sempli-
quando scrive del «giovanotto “satanico”» ce, tutt’altro. Il linguaggio, intanto, è sempre
che giudicò una bella donna solo nei termini metaforico. Se forse non si può dire esatta-
della sua anatomia e l’avrebbe ridotta a «un mente che ogni discorso è metaforico per ri-
puro sacco di putredine, l’avrebbe immagi- spetto alla cosa od oggetto materiale e sensi-
nata già morta e sotterrata, con le “occhiaie bile indicati (o al concetto astratto) per non
fetenti e vuote”» (Q , , ). Qui G. de- allargare troppo il concetto di metafora, si
finisce questa posizione, metaforicamente, può però dire che il linguaggio attuale è me-
come è quella di un adolescente e sostiene taforico per rispetto ai significati e al conte-
che come «un “disinganno”, un pseudopes- nuto ideologico che le parole hanno avuto
simismo ecc. che scompare di colpo quando nei precedenti periodi di civilità» (Q , ,
si è “conquistato” lo Stato e le superstruttu- ). Così facendo G., come fanno l’ultimo
re sono quelle del proprio mondo intellet- Wittgenstein e Saussure, rigetta esplicita-
tuale e morale» (ibid.). mente la nozione per cui il linguaggio impli-
In questo breve studio sull’«origine lin- ca una nomenclatura (fatta di parole per co-
guistico-culturale di una metafora» G. nota se). Diversamente da entrambi, egli sostiene
come lo studio delle metafore possa «aiutare che le parole si riferiscono metaforicamente
a comprendere meglio il concetto stesso [l’e- ai loro significati nei luoghi precedenti della
conomia, ndr] in quanto esso viene riportato storia. Ecco l’esempio di G.: «Quando io
al mondo culturale, storicamente determina- adopero la parola disastro nessuno può in-
to, in cui è sorto, così come è utile per preci- colparmi di credenze astrologiche e quando
sare il limite della metafora stessa, cioè ad im- dicco “per Bacco” nessuno può credere che
pedire che essa si materializzi e si meccani- io sia un adoratore della divinità pagana, tut-
cizzi» (ivi, ). Qui G. usa ed estende la no- tavia quelle espressioni sono una prova che
zione di metafora, attirando l’attenzione su la civiltà moderna è uno sviluppo anche del
quanto cruciale essa sia nella costruzione dei paganesimo e dell’astrologia» (Q , , ).
concetti e nella comprensione, come anche Qui, in accordo con Saussure, il principale
nel limitarla per non ostacolare la compren- assunto di G. è considerare in primo luogo il
sione e il significato. Questa è la dinamica linguaggio come struttura sincronica; i par-
centrale che G. usa, e chiarisce, anche nelle lanti non hanno bisogno di conoscere l’eti-
sue critiche alla Teoria del materialismo stori- mologia (ciò che qui G. spiega come metafo-
co di Bucharin (). Nel divulgare la teoria ra rispetto ai significati precedenti) di una
marxiana, Bucharin è preoccupato che il parola – la base della linguistica diacronica o
marxismo inteso come filosofia «immanen- storica –, affinché il linguaggio funzioni; essi
te» venga equivocato nei termini del concet- hanno soltanto bisogno di capire come la
to religioso per cui Dio è immanente nel parola funzioni in un sistema sincronico di
mondo materiale o temporale, attribuendo al differenze. Diversamente dalla posizione di
marxismo l’idea che nel mondo materiale Saussure, secondo la quale la struttura sin-
esista un’essenza idealistica. Per questo Bu- cronica è il centro della linguistica come
charin sostiene che l’uso marxiano del con- scienza, G. si concentra sul residuo storico
cetto di “immanente” sia puramente metafo- del linguaggio, «il linguaggio è insieme una
rico. G. considera questa tesi di Bucharin cosa vivente ed un museo di fossili della vita
una risposta superficiale che non spiega per- e delle civilità passate» (ibid.). Non solo,
ché Marx ed Engels usino i termini “imma- dunque, l’analisi gramsciana sulla metafora
nente” e “immanenza”, derivati da Kant e da rivela la sua concezione del linguaggio, ma
Hegel, senza sostituirli. Egli teme che questo fornisce anche un esempio fondamentale del
 METODICO

suo metodo di analisi politica e ideologica e genti e della «“politica” immediata». Infatti,
il processo attraverso cui il senso comune si se «nella storia reale il processo dialettico si
trasforma nella filosofia della praxis. sminuzza in momenti parziali innumerevoli;
l’errore è di elevare a momento metodico ciò
PETER IVES
che è pura immediatezza, elevando appunto
V. «Bucharin», «Croce», «determinismo», «eco- l’ideologia a filosofia» (Q  I, , -). È im-
nomismo», «fronte politico-militare», «ideolo- possibile capire se qui la critica di G. (a pri-
gia», «immanenza», «filosofia della praxis», «lin-
ma vista analoga a quella di Lukács) si riferi-
guaggio», «senso comune», «struttura», «super-
struttura, superstrutture». sca indirettamente anche a talune tendenze
staliniane. Potrebbe riferirsi, piuttosto, alla
metodico confusione crociana tra il concetto filosofico
di libertà e l’ideologia liberale ottocentesca
L’uso forse gramscianamente più em- (v. LC , a Tania,  maggio ). Altro er-
blematico del termine «metodico» si ritrova rore è quello (visibile soprattutto nello stesso
là dove esso è contrapposto a «organico». Croce) secondo il quale le distinzioni meto-
Un esempio particolarmente significativo e dico-filosofiche riguarderebbero soltanto le
originale di tale contrapposizione è dato dal “forme dello spirito” e quindi, di fatto, sol-
rapporto, qual è concepito da G., tra Stato tanto le diverse attitudini degli intellettuali:
in senso stretto e società civile come mo- «L’errore metodico più diffuso mi pare quel-
menti dello «Stato integrale»: «si specula lo di aver cercato questo criterio di distinzio-
[...] sulla distinzione tra società politica e so- ne nell’intrinseco delle attività intellettuali e
cietà civile e si afferma che l’attività econo- non invece nell’insieme del sistema di rap-
mica è propria della società civile e la società porti in cui esse (e quindi i gruppi che le im-
politica non deve intervenire nella sua rego- personano) vengono a trovarsi nel complesso
lamentazione. Ma in realtà questa distinzio- generale dei rapporti sociali» (Q , , ; v.
ne è puramente metodica, non organica e anche il testo di prima stesura in Q , , ).
nella concreta vita storica società politica e “Metodico” può infine denotare uno specifi-
società civile sono una stessa cosa» (Q , , co intento programmatico (attinente in parti-
). Giova confrontare questo passo con al- colare alla chiarezza dell’esposizione), di-
tri nei quali si ritrova la stessa differenza tra chiarato esplicitamente dal filosofo. Ad
ciò che è metodico e ciò che è organico. esempio: «Elementi della relativa popolarità
“Metodologia” può essere associato a del Croce: a) elemento stilistico-letterario
“teoria”, a sua volta osservabile in quelle sue [mancanza di pedanteria e di astruseria], b)
tendenze che sono o appaiono più distaccate elemento filosofico-metodico (unità di filoso-
dall’immediatezza pratica e/o temporale: fia e senso comune)» (Q  I, p. ).
«Ma che cosa potrebbe essere più “disinte- In alcuni passi «metodo» è sinonimo di
ressato” e für ewig»?, chiede G., e risponde: «tecnica del pensare» scientifico o critico e
«si tratterebbe, naturalmente, di trattare solo l’idea di progresso è giudicata inseparabile
la parte metodologica e puramente teorica dal metodo e dalla tecnica così intesi: «può
dell’argomento» (LC , a Tania,  marzo esistere un artista che non conosce nulla del-
). Un intento teorico “disinteressato” do- l’elaborazione tecnica precedente, non si
vrebbe essere pur sempre storicistico e può dire lo stesso nella sfera della scienza e
tutt’altro che metafisico. Se vi è un “metodo” del pensiero, in cui esiste progresso e deve
metafisico qual è il suo tratto caratteristico esistere progresso metodico e di tecnica pro-
più saliente? «In realtà l’“antistoricismo” in prio come nelle scienze sperimentali. La qui-
senso metodico è nient’altro che un residuo stione che sorge sarà del posto che questa
metafisico» (Q , , ). Uno degli errori, tecnica deve occupare nel quadro della
si potrebbe dire, di «origine pratica» deriva scienza del pensiero: se si prende l’esempio
dal non (voler) vedere che le differenziazioni della dialettica, l’importanza di questo posto
metodico-filosofiche si danno su un piano di- apparirà subito. La dialettica è anche una
verso da quello degli episodi storici contin- tecnica ed è proprio come tale che trova dif-
MEZZADRIA 

ficoltà presso molti filosofi ad essere accet- ). Così si combina secondo G. la storicità
tata; ma è anche un nuovo pensiero, una in ultima analisi delle categorie logiche con
nuova filosofia. Si può staccare il fatto tecni- la loro relativa stabilità e indipendenza dai
co dal fatto filosofico?» (Q , , ). L’e- contenuti ideologici mediante esse esprimi-
spressione «critica metodologica», invece, bili (per cui è possibile «scindere la nozione
designa genericamente un’indagine che pre- obbiettiva dal sistema di ipotesi, con un pro-
corra la problematica marxista: «Vorrei sa- cesso di astrazione che è insito nella stessa
pere se esiste una qualche pubblicazione metodologia scientifica e appropriarsi l’una
[...] sulle innovazioni che Ricardo ha intro- respingendo l’altro»: Q , , ). Esatta-
dotto nella critica metodologica» (LC , a mente come la grammatica, la logica forma-
Tania,  maggio ). le è una metodologia, cioè un insieme «di
L’aggettivo ha un suo significato diverso quei congegni astratti del pensiero che si so-
quando G. invoca un’ordinata e intelligente no venuti scoprendo, depurando, raffinan-
disciplina educativa o pedagogica in ambito do attraverso la storia della filosofia e della
scolastico. «Poiché intendi studiare, posso cultura» (Q , , ). Ma «ogni ricerca
intendere parecchie cose: che vuoi ap- scientifica si crea un metodo adeguato, una
profondire un qualche tema specializzato o propria logica» (ibid.), la cui universalità
che vuoi acquistare l’“abito scientifico”, cioè non sta nella sua formale purezza, ma nella
studiare per impadronirti della metodologia capacità di produrre conoscenze. Erra dun-
generale e della scienza epistemologica (sen- que chi oppone la metodologia al pensiero
ti che parole pedanti)» (LC , a Iulca,  no- concreto, come se la lingua esistesse «nel vo-
vembre ). Ancora sui ragazzi da istruire e cabolario e nelle grammatiche» (Q , , ),
educare: «in famiglia e a scuola, si trascura di come sembra pensare il neopositivista Ma-
abituarli al lavoro metodico e disciplinato, rio Govi (Q , , ). Ma erra anche l’i-
pensando che con l’“intelligenza” supere- dealismo crociano, che proprio riducendo la
ranno tutte le difficoltà ecc.» (LC , a Car- filosofia a metodologia della storia ne pone
lo,  dicembre ). E, in generale, sulla for- sì in rilievo il carattere «tecnico» o «meto-
mazione culturale: «un autodidatta intelli- dologico», ma poi eleva questa metodologia
gente ma senza disciplina e metodo» (LC , a «“speculazione”», facendone il tutto della
a Tania,  febbraio ) ha minori capacità filosofia (Q , , - e Q , , ). La
nel suo applicarsi a diversi compiti profes- rilevanza di questa problematica risulta evi-
sionali, sociali, politici ecc. «La “ripetizione” dente per una filosofia il cui «riferimento»
paziente e sistematica è il principio metodico sono non «gli intellettuali» ma «le masse po-
fondamentale. Ma la ripetizione non mecca- polari incolte»: per esse va posto il problema
nica, materiale» (Q , , ). della «conquista della logica formale, della
più elementare grammatica del pensiero e
GIUSEPPE PRESTIPINO
della lingua» (Q , , ), ma anche, più
V. «Croce», «dialettica», «organico», «società ci- ambiziosamente, della «dialettica», cioè del-
vile», «società politica», «tecnica del pensare».
la «forma del pensiero storicamente concre-
to» (LC , a Tania,  marzo ).
metodologia
FABIO FROSINI
La riflessione di G. sulla metodologia,
V. «Croce», «dialettica», «grammatica», «positi-
cioè sugli aspetti formali del pensiero, pren- vismo», «tecnica del pensare».
de avvio insieme a quella sulla «tecnica del
pensare», con la quale parzialmente coinci-
mezzadria
de. Lo spunto iniziale è dato da un passo
dell’Anti-Dühring di Engels, in cui si affer- In Q , ,  G. definisce la mezza-
ma che «l’arte di operare coi concetti [...] è dria come «un contratto di partecipazione o
un lavoro tecnico del pensiero, che ha una di semplice affitto con pagamento in natura,
lunga storia, né più né meno della ricerca fissato nella metà, o anche più, del raccolto,
sperimentale delle scienze naturali» (Q , , oltre le prestazioni speciali o “angherie”». È
 MEZZI E FINI

quest’ultimo un termine che risale al periodo portamenti individuali (Q , , , ma v.
feudale; da esso – precisa G. – è derivato poi anche LC , a Carlo,  dicembre ; LC
“vessazione”, «ancora impiegato in Sicilia per , a Iulca,  novembre ; LC , a De-
indicare certe prestazioni obbligatorie alle lio, s.d.) e collettivi (Q , ), economico (Q
quali è tenuto il lavoratore agricolo nei suoi , ) e politico-culturale (Q , ), nella
rapporti contrattuali col proprietario o gabel- «convinzione ogni giorno più radicata che
lotto o subaffittuario da cui ha ottenuto una non meno delle iniziative conta [...] che mez-
terra a così detta mezzadria» (ibid.). Questo zi e fini coincidano perfettamente [...] e che
contratto vessatorio tra il proprietario terrie- si può parlare di volere un fine solo quando
ro e il bracciante era particolarmente diffuso si sanno predisporre con esattezza, cura, me-
non tanto nel Mezzogiorno d’Italia quanto ticolosità, i mezzi adeguati, sufficienti e ne-
nelle valli padane. Qui, infatti, la sovrappo- cessari» (Q , , ). La questione è tema-
polazione non era riuscita a trovare uno sboc- tizzata nelle riflessioni sul “moderno Princi-
co nell’emigrazione, come accadeva invece al pe”: dalla constatazione che «le masse popo-
Sud. Inoltre, i proprietari terrieri padani ave- lari [...] dimenticano i mezzi impiegati per
vano messo in atto una politica mirante a non raggiungere un fine se questo fine è storica-
«consolidare in un’unica classe di braccianti e mente progressivo» (Q , , ) non segue
di mezzadri la popolazione lavoratrice» (Q , che “il fine giustifica i mezzi”, ma la necessità
, ). Per perseguire questo fine essi ave- «che per raggiungere questo altissimo fine
vano alternato «alla mezzadria la conduzione siano impiegati i soli mezzi che sono idonei.
ad economia» (ibid.): così facendo, si deter- Si può quindi dire che il Machiavelli si sia
minava una «selezione di mezzadri privilegia- proposto di educare il popolo», mostrando
ti», destinati a essere i loro alleati (ibid.). G. «che può esistere una sola politica, quella rea-
individua in Napoli la città in cui «la maggior listica, per raggiungere il fine voluto e che
parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno pertanto occorre [...] obbedire proprio a quel
(nobili e no) spendono la rendita agraria» e principe che tali metodi impiega per raggiun-
fanno sì che intorno a poche migliaia di fami- gere il fine». Ciò permette di avvicinare Ma-
glie si concentri tutta la vita della città, «con chiavelli a Marx e Lenin, che «hanno cercato
le sue industrie partigianesche, coi suoi me- di costruire e diffondere un “realismo” po-
stieri ambulanti, con lo sminuzzamento inau- polare, di massa e hanno dovuto lottare con-
dito dell’offerta immediata di merci e servizi tro una forma di “gesuitismo” adeguato ai
agli sfaccendati che circolano nelle strade» tempi diversi» (Q , , ). Non esiste
(Q , , ). Ciò perché la media e la pic- quindi contrasto tra «Morale e politica», ma
cola proprietà terriera non sono, secondo G., «l’unico giudizio possibile è quello “politi-
nelle mani dei coltivatori, bensì in quelle di co”: [...] un conflitto è “immorale” in quanto
borghesi a cui la terra è concessa «a mezza- allontana dal fine o non crea condizioni che
dria primitiva (cioè in affitto con correspon- approssimano al fine (cioè non crea mezzi più
sione in natura e servizi) o in enfiteusi» (ivi, conformi al raggiungimento del fine) [...] Co-
). Ne deriva un vero e proprio «sfrutta- sì non si può giudicare l’uomo politico dal fat-
mento usuraio dei contadini tenuti al margi- to che [...] opera equamente, ma dal fatto che
ne della denutrizione» (ibid.). ottiene o no dei risultati positivi o evita un
ANTONELLA AGOSTINO male» (Q , , -).
V. «Mezzogiorno», «Napoli», «quistione agraria». GIUSEPPE COSPITO
V. «Lenin», «Machiavelli», «Marx», «moderno
mezzi e fini Principe», «morale», «realismo».

La «conformità dei mezzi adoperati al fi-


Mezzogiorno
ne proposto» è per G. necessaria non solo a
un movimento (Q , , ) o a un «“capo in Nella QM G. descrive e analizza il Mez-
politica”» (Q , , ), ma in ambito mili- zogiorno nei termini di «una grande disgre-
tare (Q , ), letterario (Q , ), dei com- gazione sociale», in cui «i contadini, che co-
MEZZOGIORNO 

stituiscono la grande maggioranza della sua rimento dell’economia e dell’agricoltura


popolazione, non hanno nessuna coesione meridionale» (Q , , -). La mancata
tra loro». Infatti, secondo il pensatore sardo, comprensione di tale rapporto aveva deter-
«la società meridionale è un grande blocco minato la nascita di un pregiudizio antime-
agrario costituito di tre strati sociali: la gran- ridionale nella classe operaia del Nord: il
de massa contadina amorfa e disgregata, gli Mezzogiorno come “palla di piombo” per
intellettuali della piccola e media borghesia l’Italia. Espressione quest’ultima già usata
rurale, i grandi proprietari terrieri e i grandi nella QM – «il Mezzogiorno è la palla di
intellettuali. I contadini meridionali sono in piombo che impedisce più rapidi progressi
perpetuo fermento, ma come massa essi so- allo sviluppo civile dell’Italia» (QM ) –,
no incapaci di dare una espressione centra- dove G. aveva anche denunciato la nascita di
lizzata alle loro aspirazioni e ai loro bisogni. un altro pregiudizio di senso opposto nel
Lo strato medio degli intellettuali riceve dal- contadino meridionale, quello che lo porta-
la base contadina le impulsioni per la sua at- va a considerare il Nord d’Italia stesso come
tività politica e ideologica. I grandi proprie- «un solo blocco di nemici di classe» (Cinque
tari nel campo politico e i grandi intellettua- anni..., cit. in CPC ). Allora – si legge in Q
li nel campo ideologico centralizzano e do- , ,  – «il popolano dell’Alta Italia
minano, in ultima analisi, tutto questo com- pensava invece che se il Mezzogiorno non
plesso di manifestazioni» (QM ). progrediva dopo essere stato liberato dalle
Sulla base di tale analisi G. individua nel pastoie che allo sviluppo moderno oppone-
Mezzogiorno la massima contraddizione del- va il regime borbonico, ciò significava che le
lo sviluppo capitalistico italiano, che in quan- cause della miseria non erano esterne, da ri-
to tale costituisce il nuovo centro di prospet- cercarsi nelle condizioni economico-politi-
tiva per la formazione di un blocco storico al- che obiettive, ma interne, innate nella popo-
ternativo, capace di affidare la direzione del- lazione meridionale, tanto più che era radi-
lo Stato al proletariato urbano del Nord e al- cata la persuasione della grande ricchezza
le masse contadine del Sud. Nella QM il co- naturale del terreno: non rimaneva che una
munista sardo individua nei contadini meri- spiegazione, l’incapacità organica degli uo-
dionali, «dopo il proletariato industriale e mini, la loro barbarie, la loro inferiorità bio-
agricolo dell’Italia del nord, l’elemento so- logica». Al rafforzamento di questi precon-
ciale più rivoluzionario della società italiana» cetti, peraltro diffusi da tempo – un esempio
(Cinque anni di vita del partito,  febbraio è il «lazzaronismo napoletano» –, hanno
, in CPC ). G. dapprima elegge «l’o- contribuito in misura sensibile i «sociologhi
peraio rivoluzionario di Torino e Milano» a del positivismo», che hanno provveduto a
«protagonista della questione meridionale» fornire loro un alone di pseudo-scientificità,
(QM ), quindi affronta in concreto la que- tanto da generare «una polemica Nord-Sud
stione dell’egemonia del proletariato, vale a sulle razze e sulla superiorità e inferiorità del
dire individua i modi in cui si possa realizza- Nord e del Sud» (ibid.).
re una solida «alleanza politica tra operai del Secondo G., per conquistare le masse
Nord e contadini del Sud per rovesciare la contadine meridionali alla prospettiva rivo-
borghesia dal potere di Stato» (ibid.). luzionaria è necessario superare la loro tra-
Per ottenere questo risultato è fonda- dizionale disgregazione ed eliminare la loro
mentale per G. far comprendere alle masse soggezione ai proprietari terrieri stabilita at-
popolari del Nord che l’Unità d’Italia «non traverso la mediazione degli intellettuali, tra
era avvenuta su una base di uguaglianza, ma cui gli avvocati, i “paglietta”. Non a caso, il
come egemonia del Nord sul Mezzogiorno comunista sardo in Q , ,  sottolinea:
nel rapporto territoriale di città-campagna, «nel Mezzogiorno predomina ancora il tipo
cioè che il Nord concretamente era una del “paglietta”, che pone a contatto la mas-
“piovra” che si arricchiva alle spese del Sud sa contadina con quella dei proprietari e con
e che il [suo] incremento economico-indu- l’apparato statale; nel Nord domina il tipo
striale era in rapporto diretto con l’impove- del “tecnico” d’officina che serve di collega-
 MICHELS , ROBERT

mento tra la massa operaia e gli imprendito- ne italiana» (QM ). In particolare, Fortu-
ri: il collegamento con lo Stato era funzione nato, pur valorizzando il Meridione, aveva
delle organizzazioni sindacali e dei partiti impedito che «l’impostazione dei problemi
politici, diretti da un ceto intellettuale com- meridionali [...] soverchiasse certi limiti
pletamente nuovo». E, a proposito dell’«ab- [...], diventasse rivoluzionaria» (ivi, ).
bondanza dei paglietta nell’Italia Meridio- Croce, dal canto suo, aveva «distaccato gli
nale», G. ricorda in Q , ,  «l’aneddoto intellettuali radicali del Mezzogiorno dalle
di Innocenzo XI che domandò al marchese masse contadine, facendoli partecipare alla
di Carpio di fornirgli  maiali e ne ebbe cultura nazionale ed europea, e attraverso
la risposta che non era in grado di compia- questa cultura» li aveva fatti «assorbire dal-
cerlo, ma che se a Sua Santità fosse accadu- la borghesia nazionale e quindi dal blocco
to di aver bisogno di  avvocati, era agrario» (ivi, ). Così i due «reazionari più
sempre al fatto di servirlo». operosi della penisola» (ivi, ) erano per G.
Prima dell’avvento del fascismo la poli- i veri e propri artefici della conservazione,
tica giolittiana – a detta di G. –, puntando una cui diretta conseguenza era quel blocco
sulla creazione di un blocco urbano del agrario che fungeva «da intermediario e da
Nord, aveva ridotto il Mezzogiorno «a un sorvegliante del capitalismo settentrionale e
mercato di vendita semicoloniale, a una fon- delle grandi banche» (ivi, ).
te di risparmio e di imposte». Un mercato
ANTONELLA AGOSTINO
“disciplinato” dall’attuazione di «misure
poliziesche di repressione spietata di ogni V. «blocco agrario», «città-campagna», «Croce»,
«Fortunato», «Giolitti», «Nord-Sud», «quistione
movimento di massa con gli eccidi periodici
meridionale».
di contadini», nonché dall’attuazione di
«misure poliziesche-politiche». Queste con-
Michels, Robert
sistevano, secondo G., in «favori personali al
ceto degli “intellettuali” o paglietta, sotto for- Robert Michels è un autore più volte
ma di impieghi nelle pubbliche amministra- presente nei Q, anche se spesso è solo il pre-
zioni, di permessi di saccheggio impunito testo dal quale G. muove per le sue riflessio-
delle amministrazioni locali, di una legisla- ni sul partito politico e sul capo carismatico.
zione ecclesiastica applicata meno rigida- In Q , , in particolare, una lunga nota che
mente che altrove», in maniera tale da lascia- analizza l’articolo Les Partis politiques e la
re al clero «la disponibilità di patrimoni no- contrainte sociale, questi due temi si intrec-
tevoli ecc., cioè incorporamento a “titolo ciano e vengono a confronto con le teorie di
personale” degli elementi più attivi meridio- Michels espresse nel volume Les partis poli-
nali nel personale dirigente statale, con parti- tiques: essai sur les tendances oligarchiques
colari privilegi “giudiziari”, burocratici ecc.» des démocraties, che G. aveva in carcere nel-
(Q , , -). Così il ceto che avrebbe l’edizione francese del  e che aveva più
potuto farsi interprete del malcontento e del volte richiesto alla cognata Tania nell’am-
disagio sociale, magari organizzandolo in pliata versione italiana del , senza però
una «forma politica normale», era diventato riceverla (v. LC , a Tania,  marzo ;
«uno strumento della politica settentrionale, LC , a Tatiana,  agosto ; LC , a
un suo accessorio di polizia privata». In Tatiana,  novembre ). Il giudizio di G.
realtà – aggiunge G. – a questa «forma di sull’opera è tagliente: «La classificazione dei
corruzione» avevano aderito «sia pure pas- partiti del Michels è molto superficiale e
sivamente e indirettamente uomini come il sommaria, per caratteri esterni e generici»
Croce e il Fortunato per la concezione feti- (Q , , ). Ma l’importanza dell’argo-
cistica dell’“unità”» (ivi, ). Osservazione mento lo fa a lungo disquisire con «la classi-
questa già proposta in QM, dove G. aveva ficazione» di Michels, riconoscendogli im-
definito le due personalità «le chiavi di vol- plicitamente di essere uno dei pochi studio-
ta del sistema meridionale e, in un certo sen- si, insieme al Weber del “capo carismatico”,
so, [...] le due più grandi figure della reazio- che affrontano questo argomento centrale
MISSIROLI , MARIO 

nella politica moderna. I rilievi fatti in Les state un’iniziativa dal basso, ma è anche ve-
Partis politiques «sono interessanti come ro che le alte classi lombarde mancarono di
raccolta di materiale grezzo e di osservazio- organizzare le forze popolari, preferendo
ni empiriche e disparate», anche se «gli er- un’alleanza con la Francia (Q , , ), le-
rori di fatto non sono pochi» (ivi, ). Il gittimando nel  i fedeli servizi resi al-
principale limite di Michels è per G. la «pu- l’Austria e minacciando persino dopo l’U-
ra descrittività e classificazione esterna [ca- nità «“di far da sé”» ricostituendo l’antico
ratteristica, ndr] della vecchia sociologia po- ducato di Milano (Q , , ). Questo
sitivistica» (ivi, ), che costruisce l’oggetto però non significa che G. non riconosca Mi-
di indagine attraverso una serie di «genera- lano come “avanguardia” italiana sul piano
lizzazioni tautologiche» (Q , , ) che della razionalizzazione, della modernizza-
non spiegano il fatto sociale. Michels «non zione e della cultura tecnica. Tutte le città
ha nessuna metodologia intrinseca ai fatti, del Nord possono vantare, ad esempio sul
nessun punto di vista critico che non sia un piano demografico, fenomeni di denatalità
amabile scetticismo da salotto o da caffè rea- tipici delle grandi capitali nord-europee;
zionario che ha sostituito la sbarazzineria al- inoltre Milano, diversamente da Torino e Fi-
trettanto superficiale del sindacalismo rivo- renze, dimostra una notevole capacità orga-
luzionario e del sorellismo» (Q , , ). La nizzativa nel campo della pubblicistica tec-
critica a Michels è in qualche modo specula- nico-industriale e della cultura operaia (v. le
re a quella rivolta a Sorel: entrambi non ar- biblioteche popolari milanesi o la nascita
rivano a uno studio teorico sistematico del della Fiera del libro).
partito nella moderna politica di massa.
ELISABETTA GALLO
MICHELE FILIPPINI V. «cento città», «fordismo», «Risorgimento»,
V. «élite, elitismo», «partito», «sociologia», «So- «Strapaese-Stracittà».
rel», «Weber».
Missiroli, Mario
Milano
Nel corso della riflessione carceraria G.
Come le «“cento città”» (Q , , ) ita- polemizza spesso con Mario Missiroli, che
liane, Milano è caratterizzata da una moder- definisce in modo tranchant un intellettuale
nizzazione più millantata che di sostanza, in privo di spunti originali, una semplice «car-
quanto la presenza di classi assolutamente ta asciugante di alcuni elementi culturali
parassitarie (amministratori statali, redditieri, francesi» (Q , , ); «uno scrittore bril-
intellettuali e clero) è ben lontana dall’essere lante», interessato soltanto al «gioco mo-
estirpata. Malgrado la loro presenza sia al mentaneo di alcuni concetti astratti» e at-
Nord meno rilevante che al Sud, l’egemonia tento a «cadere sempre in piedi con una
è ben lontana dall’appartenere alla fabbrica. nuova coccarda in petto. (Missiroli il misi-
«In Italia abbiamo avuto un inizio di fanfara rizzi)» (Q , , ). Tuttavia in Q , , ,
fordistica»: l’esaltazione della grande città – commentando un suo articolo su Clemen-
la grande Milano –, simbolo del capitalismo ceau, apparso sulla “Nuova Antologia” del
trionfante, con «piani urbanistici grandiosi».  dicembre , gli riconosce «la capacità
In realtà, soprattutto con il fascismo, si è tor- di grande giornalista nel sapere impostare
nati all’esaltazione del «ruralismo», alla «de- un articolo brillante valendosi di alcune idee
pressione delle città: esaltazione dell’artigia- fondamentali e organizzandovi intorno una
nato e del patriarcalismo, accenni di “pro- serie di fatti intelligentemente scelti».
prietà del mestiere” e di lotta contro la “li- Gli studi storici di Missiroli vengono
bertà industriale” [...] in ogni caso non “men- rubricati dal pensatore sardo – nell’ambito
talità” americanistica» (Q , , ). della catalogazione della letteratura sul Ri-
Anche rispetto alla storia risorgimenta- sorgimento proposta in Q , ,  – come
le G. si esprime in termini piuttosto critici: è esemplari di quella linea interpretativa che
vero che le Cinque giornate del  sono mira a spiegare gli sviluppi della moderna
 MISTERO DI NAPOLI

storia nazionale, nonché i limiti e le debo- sumere «in proprio il programma democra-
lezze dell’organismo statale italiano, con la tico che pure giungeva al popolo attraverso
mancanza della Riforma protestante. Peral- le traduzioni dal francese», e quindi di at-
tro – precisa G. –, al contrario di Gobetti, tuare quella riforma agraria fortemente sen-
«la posizione del Missiroli sulla quistione tita dalla classe contadina. Motivi che, se-
del “protestantesimo in Italia” è una dedu- condo G., sono invece da ricondurre a inte-
zione meccanica dalle idee critiche del Re- ressi economici piuttosto che ideali: coloro
nan e del Sorel sulla formazione e le neces- che guidarono i moti unitari combatterono
sità della cultura francese» (Q , , ). «più per impedire che il popolo intervenisse
Posizione questa che ignora il fatto che «la nella lotta e la facesse diventare sociale (nel
filosofia della praxis, col suo vasto movi- senso di una riforma agraria) che non contro
mento di massa, ha rappresentato e rappre- i nemici dell’unità» (ivi, -). Inoltre, in Q
senta un processo storico simile alla Rifor- , .IV G. sottolinea come valgano per Mis-
ma», in una prospettiva contraria a quella siroli i rilievi da lui posti a proposito della di-
del liberalismo, il quale «riproduce un Rina- versità dei giudizi pronunciati da Croce ri-
scimento angustamente ristretto a pochi spettivamente sul cattolicesimo liberale e sul
gruppi intellettuali e che a un certo punto ha modernismo. Il filosofo aveva stimato il pri-
capitolato di fronte al cattolicesimo, fino al mo – rispecchiandosi in esso le scelte stori-
punto che il solo partito liberale efficiente che dell’élite borghese risorgimentale – ben
era il partito popolare, cioè una nuova for- più del secondo, che aveva la sua base socia-
ma di cattolicismo liberale» (Q  II, .I, le nelle masse contadine e che non si mo-
). In particolare, sono due i temi princi- strava estraneo agli ideali e alle problemati-
pali che G. individua nell’opera dell’autore che del socialismo. La stessa osservazione si
di libri come La monarchia socialista o Una può fare per Missiroli, «anch’egli antimo-
battaglia perduta o L’Italia d’oggi. Innanzi- dernista e antipopolare: se il popolo non può
tutto l’idea del Risorgimento come “conqui- giungere alla concezione della libertà politi-
sta regia”, opera di un’“eroica” minoranza, ca e all’idea nazionale se non dopo aver at-
capace di maturare in sé gli ideali di indi- traversato una riforma religiosa, cioè dopo
pendenza, libertà e unità nazionali e di af- aver conquistato la nozione di libertà nella
fermarli, nonostante l’indifferenza delle religione, non si capisce perché Missiroli e i
masse popolari. Da qui, in secondo luogo, liberali del “Resto del Carlino” siano stati
l’incapacità dei moti risorgimentali di risol- così ferocemente antimodernisti: o si capisce
vere il problema del rapporto tra Stato e anche troppo; perché modernismo significa-
Chiesa. Non poteva essere altrimenti: un po- va politicamente democrazia cristiana, que-
polo che nel corso della sua storia millenaria sta era particolarmente forte nell’Emilia-Ro-
non aveva mai goduto della libertà religiosa magna e in tutta la valle padana e il Missiro-
non poteva avere il sia pur minimo sentore li coi suoi liberali lottavano per l’Agraria»
di quella politica. (ivi, ).
G. osserva che Missiroli «non compren- VITO SANTORO
de che la “riforma” intellettuale e morale
V. «Croce», «modernismo», «Oriani», «Rifor-
(cioè “religiosa”) di portata popolare nel
ma», «riforma intellettuale e morale», «Risorgi-
mondo moderno c’è stata in due tempi: nel mento», «Sorel».
primo tempo con la diffusione dei principi
della Rivoluzione francese, nel secondo tem- mistero di Napoli: v. Napoli.
po con la diffusione di una serie di concetti
ricavati dalla filosofia della prassi e spesso
mito
contaminati con la filosofia dell’illuminismo
e poi dell’evoluzionismo scientifista» (Q , I primi accenni al «mito» in relazione
, ). Inoltre, a suo dire, lo studioso non all’azione politica compaiono nei Q legati al-
individua i motivi che impedirono all’avan- la situazione francese: «Gli illuministi ave-
guardia del movimento risorgimentale di as- vano creato il mito del selvaggio o che so io,
MITO 

Maurras crea il mito del passato monarchi- di crearlo [il mito, ndr], lo aveva dissipato,
co francese; solo che questo mito è stato dandone la spiegazione dottrinale». Ma «le
“storia” e le deformazioni intellettualistiche osservazioni fatte al Sorel si possono ritorce-
di esso possono essere troppo facilmente re contro il Croce stesso: la passione teoriz-
corrette» (Q , , ); i «monarchici france- zata non è anch’essa sorpassata? La passione
si [...] creano o vogliono creare il mito del- di cui si dà una spiegazione dottrinale, non è
l’ancien régime» (Q , , ); «dopo il  anch’essa “dissipata”?» (Q  II, .V, ).
il mito nazionalistico del pericolo prussiano Ritorta contro il filosofo neoidealista la criti-
ha assorbito tutta o quasi l’attenzione dei ca da questi avanzata a Sorel, G. aggiunge
propagandisti di destra e ha creato l’atmo- poco più avanti: «Né si dica che la “passio-
sfera di politica estera che soffoca la Fran- ne” del Croce sia cosa diversa dal “mito” so-
cia» (Q , , ). Tra i miti della sinistra reliano, che la passione significhi la catego-
francese nell’Ottocento, «il mito del suffra- ria, il momento spirituale della pratica, men-
gio universale» (Q , , : è un Testo C tre il mito sia una determinata passione che
e la frase manca nel relativo Testo A). Anche come storicamente determinata può essere
nella storia italiana agiscono vari richiami sorpassata» (ivi, -). E aggiunge, con un
“mitici”: la stessa «Francia rappresentò un passo non presente nel Testo A, che l’impo-
mito per la democrazia italiana» (Q , , stazione di Croce era «intellettualistica e il-
). È soprattutto la debolezza della com- luministica» e il mito soreliano, non essendo
pagine nazionale che porta a privilegiare l’i- una «cosa di carta, una costruzione arbitra-
dea di «un’unità nazionale, almeno di fatto, ria» del suo intelletto, non poteva essere
in tutto il periodo da Roma ad oggi» (Q , «dissipato da qualche paginetta dottrinale,
, ), vissuto come un «mito di fatalità conosciuta da ristretti gruppi di intellettua-
storica» (ivi, ). Di questa tendenza, uno li» (ivi, ). G., dopo altre brevi osserva-
dei responsabili è stato Oriani (Q , , zioni su Croce, inizia a parlare più diretta-
), in cui «si ha il più popolare di questi mente del mito di Sorel: «in realtà non è
schemi mitologici [...] Vi troviamo la Fede- neanche vero che il Sorel abbia solo teoriz-
razione, l’Unità, la Rivoluzione, l’Italia ecc. zato e spiegato dottrinalmente un determi-
ecc.» (ibid.). Anche Mazzini e Gioberti han- nato mito: la teoria dei miti è per il Sorel il
no cercato «di creare il mito di una missione principio scientifico della scienza politica, è
dell’Italia rinata in una nuova Cosmopoli la “passione” del Croce studiata in modo più
europea e mondiale», pur trattandosi di «un concreto, è ciò che il Croce chiama “religio-
mito puramente verbale e cartaceo, retorico, ne” cioè una concezione del mondo con
fondato sul passato e non sulle condizioni un’etica conforme, è un tentativo di ridurre
del presente» (Q , , ). a linguaggio scientifico la concezione delle
Tralasciando gli usi secondari del lem- ideologie della filosofia della praxis vista at-
ma e di alcuni derivati – G. usa l’attributo traverso appunto il revisionismo crociano»
«mitologiche» in relazione a «religioni», ad (ibid.). Il mito soreliano è dunque collegato
esempio in Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; da G. a quella famiglia di lemmi e concetti
Q  II, .I – e una lunga riflessione sul mito che definiscono la sua idea dell’idelogia co-
di Prometeo in Q , , il lemma «mito» as- me concezione del mondo, è l’insieme di cre-
sume importanza in due contesti principali: denze nelle quali si forma la soggettività col-
la discussione della teoria del mito di Sorel lettiva, base dell’azione politica. Prosegue
in relazione al concetto crociano di «passio- G.: «In questo studio del mito come sostan-
ne» e il tema del «moderno Principe», ovve- za dell’azione politica, il Sorel ha anche stu-
ro del partito rivoluzionario. La prima com- diato diffusamente il mito determinato che
pare in Q , , ma conviene considerare il re- era alla base di una certa realtà sociale e ne
lativo Testo C, che la riscrive senza alterarla era la molla di progresso. La sua trattazione
nella sostanza. G. inizia con il replicare a una ha perciò due aspetti: uno propriamente teo-
critica avanzata da Croce a Sorel, che – pa- rico, di scienza politica e un aspetto politico
role di Croce citate nei Q – «nell’atto stesso immediato, programmatico. È possibile,
 MODERATI

sebbene sia molto discutibile, che l’aspetto spinto Sorel ogni processo d’istituzionalizza-
politico e programmatico del sorelismo sia zione dell’azione politica, egli si preclude
stato sorpassato e dissipato; oggi si può dire ogni strada che non sia quella dell’«impulso
che esso è stato superato nel senso che è sta- dell’irrazionale, dell’“arbitrario” (nel senso
to integrato e depurato di tutti gli elementi bergsoniano di “impulso vitale”), ossia della
intellettualistici e letterari, ma anche oggi oc- spontaneità» (ivi, ). Oltre a ricordare uno
corre riconoscere che il Sorel aveva lavorato dei massimi ispiratori di Sorel (Bergson), G.
sulla realtà effettuale e che tale realtà non è prende qui decisamente le distanze dal pen-
stata sorpassata e dissipata» (ivi, -). La satore francese, al quale pure deve tanto la
concezione soreliana del mito dello sciopero sua formazione, ma che gli appare decisa-
generale non va confusa con lo studio che mente da superare, sia perché una volontà
Sorel ha fatto dell’elemento “passionale” collettiva pensata come vuole Sorel si disper-
che sta alla base dell’azione politica: se il pri- derà appena finita la «distruzione», sia per-
mo aspetto è ormai superato, non appare a ché G. è ormai giunto da tempo (sulla scorta
G. storicamente superata quella esigenza di di Lenin) alla convinzione che solo un «pro-
rivoluzione che esprimeva. gramma di partito» (ibid.) può fornire quel-
Il mito soreliano entra anche nella rifles- la pars construens necessaria all’azione politi-
sione gramsciana sul «moderno Principe», ca rivoluzionaria.
già nel Testo A di Q , , -, ma qui la trat-
GUIDO LIGUORI
tiamo a partire dal relativo Testo C, ampliato
rispetto alla prima stesura. G. vi scrive che «il V. «concezione del mondo», «Croce», «ideolo-
gia», «Machiavelli», «moderno Principe», «pas-
Principe del Machiavelli potrebbe essere stu-
sione», «sciopero», «Sorel», «spirito di scissio-
diato come una esemplificazione storica del ne», «volontà collettiva».
“mito” sorelliano» (Q , , ), poiché il suo
«carattere fondamentale» è «di non essere
moderati
una trattazione sistematica ma un libro “vi-
vente”, in cui l’ideologia politica e la scienza Nella riflessione storico-politica di G.
politica si fondono nella forma drammatica sul Risorgimento la formazione e lo sviluppo
del “mito”» (ibid.). Il mito soreliano e il Prin- dell’egemonia dei moderati ha un rilievo cen-
cipe machiavelliano vengono definiti come trale. Già nel Q  G. si chiede perché i de-
«una ideologia politica che si presenta non mocratici, ovvero il Partito d’Azione, non
come fredda utopia né come dottrinario ra- avessero posto «in tutta la sua vastità il pro-
ziocinio, ma come una creazione di fantasia blema agrario» (Q , , ). Egli osserva che
concreta che opera su un popolo disperso e era naturale che non lo avessero posto i mo-
polverizzato per suscitarne e organizzarne la derati, dal momento che «l’impostazione da-
volontà collettiva» (ivi, ). Ma perché So- ta dai moderati al problema nazionale do-
rel, pur individuandone alcuni presupposti, mandava un blocco di tutte le forze di destra,
non è «giunto alla comprensione del partito comprese le classi dei grandi proprietari ter-
politico» (ibid.)? G. scrive: «per il Sorel il rieri» (ibid.). Per quanto riguarda la manca-
“mito” non trovava la sua espressione mag- ta impostazione della questione agraria, da
giore nel sindacato, come organizzazione di parte degli intellettuali e degli organi diri-
una volontà collettiva, ma nell’azione pratica genti del Partito d’Azione, essa – afferma G.
del sindacato e di una volontà collettiva già nel paragrafo successivo – andava ricondot-
operante, azione pratica, la cui realizzazione ta a un carattere costitutivo, fondamentale
massima avrebbe dovuto essere lo sciopero del Risorgimento italiano: al fatto, cioè, che
generale, cioè un’“attività passiva” per così «i moderati rappresentavano una classe rela-
dire, di carattere cioè negativo e preliminare tivamente omogenea, per cui la direzione
(il carattere positivo è dato solo dall’accordo subì oscillazioni relativamente limitate, men-
raggiunto nelle volontà associate) di una atti- tre il Partito d’Azione non si appoggiava spe-
vità che non prevede una propria fase “atti- cificamente a nessuna classe storica» (Q , ,
va e costruttiva”» (ivi, -). Avendo re- -). Ciò fece sì che le oscillazioni interne al
MODERATI 

Partito d’Azione in ultima analisi si compo- ); poi conclude icasticamente: «Nell’e-
nessero «secondo gli interessi dei moderati», spressione sia pure da sergente maggiore, di
per cui di fatto «il Partito d’Azione fu guida- Vittorio Emanuele II: “Il Partito d’Azione
to dai moderati». Anzi per G. i moderati con- noi l’abbiamo in tasca” c’è più senso storico-
tinuarono a dirigere il Partito d’Azione an- politico che in tutto Mazzini» (ibid.).
che dopo l’Unità: il cosiddetto trasformismo Nel già citato Q ,  G. esamina anche
fu propriamente «l’espressione politica di in quali forme i moderati riuscirono a stabi-
questa azione di direzione» (ibid.). Tali con- lire «l’apparato della loro direzione politi-
siderazioni si legano strettamente per G. a ca». Egli mette l’accento soprattutto sui ca-
«un criterio storico-politico» generale, sul ratteri di condensazione e concentrazione
quale, a suo avviso, è necessario fondare «le organica dei moderati, i quali, essendo
proprie ricerche»: si tratta del criterio secon- «un’avanguardia reale, organica delle classi
do cui «una classe è dominante in due modi, alte perché essi stessi appartenevano econo-
è cioè “dirigente” e “dominante”. È dirigen- micamente alle classi alte», esercitavano
te delle classi alleate, è dominante delle clas- «una potente attrazione, in modo “sponta-
neo”, su tutta la massa d’intellettuali esisten-
si avversarie. Perciò una classe già prima di
ti nel paese allo stato “diffuso”, “molecola-
andare al potere può essere “dirigente” (e
re”» (ivi, -). Nello stesso tempo egli osser-
deve esserlo): quando è al potere diventa do-
va come il Partito d’Azione non poteva eser-
minante ma continua ad essere anche “diri- citare il potere di attrazione dei moderati,
gente”» (ivi, ). non era in grado di costituirsi come «una for-
Dopo aver precisato ulteriormente gli za autonoma» né di imprimere al moto del
aspetti di siffatto criterio storico-politico Risorgimento «un carattere più marcatamen-
(«Ci può e ci deve essere una “egemonia po- te popolare e democratico»: vale a dire, non
litica” anche prima della andata al Governo era in grado di contrapporre all’attrazione
e non bisogna contare solo sul potere e sulla “spontanea” esercitata dai moderati «un’at-
forza materiale che esso dà per esercitare la trazione “organizzata”, secondo un piano»
direzione o egemonia politica»), G. giunge (ivi, ). Così, per quanto concerne quella
alla conclusione secondo cui dalla «politica che chiama «l’assenza disastrosa», nel Risor-
dei moderati appare chiara questa verità». gimento italiano, di una «direzione politico-
Proprio «la soluzione di questo problema» militare», G. afferma che tale assenza si può
ha reso possibile il «Risorgimento nelle for- notare specialmente nel Partito d’Azione,
me e nei limiti in cui esso si è effettuato di ri- per «congenita incapacità», ma anche «nel
voluzione senza rivoluzione [o di rivoluzio- partito piemontese-moderato sia prima che
ne passiva secondo l’espressione di V. Cuo- dopo il  non certo per incapacità ma per
co]» (ibid.). Le ricorrenti considerazioni di “maltusianesimo economico-politico”, cioè
G. sul ruolo e sui caratteri dell’egemonia dei perché non si volle neanche accennare alla
moderati all’interno del processo risorgi- possibilità di una riforma agraria e perché
mentale si connettono anche con la più ge- non si voleva la convocazione di una assem-
nerale riflessione sul problema della costitu- blea nazionale costituente, ma si tendeva so-
zione politica della soggettività, racchiusa lo a che la monarchia piemontese, senza con-
nell’interrogativo su «come nasce il movi- dizioni o limitazioni di origine popolare, si
mento storico sulla base della struttura» (Q estendesse a tutta Italia, con la pura sanzione
, , ). Il pensatore sardo si chiede chi, di plebisciti regionali» (Q , , ).
tra il Partito d’Azione e il partito moderato, G. dunque mette a fuoco forme e limiti
abbia rappresentato «le effettive “forze sog- del Risorgimento italiano e li identifica come
gettive” del Risorgimento» e risponde con un tratto profondo, essenziale della storia
nettezza: «Certo il Partito moderato, [...] italiana: in un Testo C del Q  egli si propo-
perché ebbe consapevolezza del compito an- ne di indagare le origini nazionali dello sto-
che del Partito d’Azione: per questa consa- ricismo crociano e, in tale prospettiva, lo de-
pevolezza la sua “soggettività” era di una linea come una forma di moderatismo poli-
qualità superiore e più decisiva» (Q , , tico, che «pone come solo metodo d’azione
 MODERNISMO

politica quello in cui il progresso, lo svolgi- mento cattolico-liberale del Novecento. Co-
mento storico, risulta dalla dialettica di con- me quello fu «l’attrazione spontanea dei
servazione e di innovazione» (Q  II, .XIV, moderati», così il modernismo fu «l’attra-
). Per questa via egli istituisce un nesso zione spontanea esercitata dal movimento
Gioberti-Croce che è variamente ricorrente operaio moderno» (ibid. e Q , , ).
nei Q e che qui trova una sua particolare for- Pur considerato «la seconda ondata di cat-
mulazione, in riferimento alla nozione di tolicismo liberale», il modernismo – osserva
classicismo: «Il contemperamento di conser- G. – ottenne dei risultati maggiori perché fu
vazione e di innovazione costituisce appun- «molto più esteso e di carattere più popola-
to il “classicismo nazionale” del Gioberti, re» (Q  II, .IV, ). Questo giudizio è la
così come costituisce il classicismo letterario conseguenza dell’interessante legame che
e artistico dell’ultima estetica crociana» G. evidenzia tra il modernismo politico e la
(ibid.). La specificità della rivoluzione passi-
nascita del bracciantato e della democrazia
va del Risorgimento italiano sta per G. nel-
rurale cattolica (Q ,  e Q  II, .IV). Ap-
l’angustia e nell’insufficienza delle forze del
pare evidente che l’attenzione di G. è rivol-
blocco economico-sociale moderato, che
rendono possibile la circostanza per cui «il ta al movimento della Democrazia cristiana
gruppo portatore delle nuove idee non è il di Romolo Murri e alla sua diffusione tra i
gruppo economico, ma il ceto degli intellet- circoli cattolici che passavano dall’intransi-
tuali» (Q  II, , ) e per cui, ad opera di gentismo di marca paganuzziana all’atten-
tale ceto, si forma un’astratta e separata con- zione verso la realtà sociale, soprattutto del
cezione dello Stato «come una cosa a sé, co- mondo agricolo. Il modernismo, comun-
me un assoluto razionale» (ivi, -). La que, non viene compreso nel solo aspetto
condensazione-coincidenza di “rappresen- sociale e politico né viene chiuso in un solo
tante” e di “rappresentato”, verificatasi nel- e breve periodo storico della Chiesa, ma è
l’ambito degli intellettuali moderati e del lo- colto in una dimensione di incessante fer-
ro ruolo egemonico, in connessione con la mento che continuava a operare all’interno
marcata assenza di solidi, coesi e avanzati della Chiesa, la cui «forza coesiva» risultava
gruppi economici, connotava intimamente così «minore di ciò che si pensa» (Q , , 
per G. i caratteri costitutivi (forme e limiti) e Q , , ). G. coglie perfettamente la
di quella peculiare egemonia che fu propria complessità e la molteplicità del fenomeno
dei moderati. modernista e ne offre un’analisi puntuale (Q
PASQUALE VOZA , ). Ritiene quindi che quel fenomeno
abbia contribuito a dare una svolta alla sto-
V. «Cavour», «dirigenti-diretti», «egemonia»,
«Garibaldi», «Gioberti», «Mazzini», «Partito
ria della Chiesa e, soprattutto, a ridimensio-
d’Azione», «Piemonte», «quistione agraria», «Ri- nare il ruolo dei gesuiti. Altrettanto interes-
sorgimento», «rivoluzione passiva», «trasformi- sante il confronto analogico tra la nascita
smo». della Compagnia di Gesù, in pieno clima
controriformista, e il diffondersi del moder-
modernismo nismo: la Compagnia di Gesù rese la Chiesa
compatta fino al punto che «il cattolicismo
Il lemma si trova sempre collegato al te- è diventato gesuitismo», invece «il moderni-
ma dei gesuiti, all’analisi storica del Risorgi- smo non ha creato “ordini religiosi” ma un
mento e all’analisi degli scritti e delle scelte partito politico, la democrazia cristiana» (Q
di Benedetto Croce. Non si tratta di un lem- , , ). In definitiva il modernismo ha
ma molto frequente, ma strettamente utile
eroso «la massiccia struttura pratico-ideolo-
per la comprensione del ruolo esercitato da
gica della Chiesa» (Q  I, , ).
parte di una militanza minoritaria all’inter-
no della Chiesa cattolica e, quindi, della sto- VINCENZO ROBLES
ria d’Italia e del papato. G. ritiene che il mo- V. «Azione cattolica», «Chiesa cattolica», «gesui-
dernismo, come «tendenza riformatrice del- ti, gesuitismo», «Partito popolare», «quistione
la religione» (Q , , ), sia stato il movi- vaticana».
MODERNO 

moderno , ). Un riflesso dell’arretratezza (in spe-


cie meridionale) o della modernizzazione in-
Il «moderno» ha per G. radici nell’età
compiuta è nel carattere di alcuni gruppi o
dei Comuni e abbraccia finanche la società
di alcune figure intellettuali, che si differen-
futura: il «moderno Principe» sarebbe infat-
ziano a seconda che si guardi ai grandi intel-
ti «formazione di una volontà collettiva na- lettuali detti da G. “tradizionali”, o ai “pa-
zionale popolare» e di una «riforma intellet- glietta”, al clero minuto locale ecc. G. si ri-
tuale e morale» (Q , , ). Ancora sul fu- ferisce, sia per il Meridione sia per il Setten-
turo: «L’uomo moderno dovrebbe essere trione, ad «alcuni aspetti deteriori e bizzarri
una sintesi di [...] caratteri nazionali: l’inge- della mentalità di un gruppo di intellettuali
gnere americano, il filosofo tedesco, il politi- italiani e quindi della cultura nazionale (di-
co francese, ricreando, per dir così, l’uomo sorganicità, assenza di spirito critico siste-
italiano del Rinascimento, il tipo moderno di matico, trascuratezza nello svolgimento del-
Leonardo da Vinci divenuto uomo-massa o l’attività scientifica, assenza di centralizza-
uomo collettivo pur mantenendo la sua forte zione culturale, mollezza e indulgenza etica
personalità e originalità individuale» (LC , nel campo dell’attività scientifico-culturale
a Iulca, ° agosto ). Invece, sulle contra- ecc.» (Q , p. ). Altro confronto è tra gli
state radici: lo Stato medievale «non cono- Stati Uniti, dove è più funzionale e moderna
sceva la centralizzazione moderna» (Q , , la composizione sociale, e l’«esercito di pa-
); «il Mezzogiorno non progrediva dopo rassiti» che perdura in Europa: «Per dirla in
essere stato liberato dagli impacci che allo parole povere, l’Europa vorrebbe avere la
sviluppo moderno opponeva il borbonismo» botte piena e la moglie ubriaca, tutti i bene-
(Q , , ). E il clericalismo soffocante: fizi che il fordismo produce nel potere di
«Nel Leopardi si trova [...] la crisi di transi- concorrenza, pur mantenendo il suo eserci-
zione verso l’uomo moderno; l’abbandono to di parassiti che divorando masse ingenti
critico delle vecchie concezioni trascenden- di plusvalore, aggravano i costi iniziali e de-
tali senza che ancora si sia trovato un ubi primono il potere di concorrenza sul merca-
consistam morale e intellettuale nuovo» (LC to internazionale» (Q , , ). Ancor più
, a Iulca,  settembre ). arretrata è la situazione italiana, nella quale
La modernizzazione implica, in taluni è irrisolto «il problema di un ulteriore svi-
casi, un rapporto geopolitico, nel quale il luppo dell’apparato economico [...], contro
dominio è esercitato dalla classe egemone di gli elementi semifeudali e parassitari della
una regione più sviluppata in senso capitali- società che prelevano una troppo grossa ta-
stico sui gruppi subalterni di un’altra regio- glia sul plusvalore, contro i così detti “pro-
ne meno sviluppata (o ancora semifeudale). duttori di risparmio”. La produzione del ri-
È questo il tema della “quistione meridiona- sparmio dovrebbe diventare una funzione
le”, ovvero delle tesi che G. presenta al suo interna (a miglior mercato) dello stesso bloc-
partito per sollecitarne una svolta nella com- co produttivo, attraverso uno sviluppo della
prensione della situazione italiana e nell’o- produzione a costi decrescenti che permet-
rientamento strategico (alleanza tra operai ta, oltre a una maggior massa di plusvalore,
del Nord e contadini del Sud ecc.). In car- più alti salari, con la conseguenza di un mer-
cere G. studia ancora e più particolarmente cato interno più capace, di un certo rispar-
«lo stato informe e disorganico in cui le di- mio operaio e di più alti profitti. Si dovreb-
verse parti d’Italia vennero a trovarsi dal be avere così un ritmo più accelerato di ac-
punto di vista economico» e giudica che «la cumulazione di capitali nel seno stesso del-
non formazione di forti interessi costituiti l’azienda e non attraverso l’intermediario
intorno a un forte sistema mercantilistico- dei “produttori di risparmio” che in realtà
statale, permisero o resero più facile l’unifi- sono divoratori di plusvalore» (Q , , ).
cazione dell’età del Risorgimento» per ini- Le origini più promettenti della moder-
ziativa del Piemonte e della sua monarchia, nità possono essere ricercate, secondo G., in
alleata con le forze moderate del Nord (Q , Lutero e nella Riforma protestante, che «so-
 MODERNO PRINCIPE

no stati l’inizio di tutta la filosofia e la civiltà , ), dittatura moderna (fascismo, Q ,
moderna» (LC , a Tatiana, ° dicembre , ). E inoltre: modo, epoca, età, pensie-
). Nondimeno, «l’uomo moderno può e ro, società, Stato, diritto, vita, tempi (ad
deve vivere senza religione e s’intende senza esempio in Q ), proletariato, sindacalismo,
religione rivelata» (LC -, a Tatiana,  partiti, politico, economia, nazioni, storia,
agosto ). Interpretando o correggendo il crisi, mentalità, teoria, romanzo, spirito,
Croce politico: «Religione della libertà si- ideologie, filosofia, scuola, classe, città, cit-
gnifica semplicemente fede nella civiltà mo- tadino, Europa, Italia, idealismo, borghesia,
derna, che non ha bisogno di trascendenze e americano, sviluppo, intellettuale, condizio-
rivelazioni» (LC , a Tania,  giugno ). ni, libertà, cesarismo, democrazia, idee, pe-
E in polemica con il Croce filosofo: «il fatto dagogia, uomo, umanesimo, folclore.
determinato della scienza economica mo-
GIUSEPPE PRESTIPINO
derna non può essere» un luogo concettua-
le separato da altre attività spirituali, come V. «americanismo e fordismo», «educazione»,
«intellettuali italiani», «meccano», «Medioevo»,
vorrebbe Croce (Q  II, .VI, ), ma è uno
«quistione meridionale», «Riforma».
degli «elementi costitutivi» dell’unità dialet-
tica «tra l’uomo e la materia (natura-forze
moderno Principe
materiali di produzione)» (Q , , ).
Nella modernità pienamente sviluppata Il Principe di Machiavelli non è, per G.,
non mancano aspetti problematici, in specie soltanto il trattato fondativo della scienza
sul terreno del rapporto tra generazioni e della politica; in esso, certamente, è presen-
della pedagogia: «non riesco a vincermi, a su- te l’originale separazione della politica dalla
perare una specie di ritegno. Credo che di- religione e dalla morale e l’individuazione
penda dalla nostra formazione mentale mo- delle leggi universali e generali dell’opera di
derna, che non ha ancora trovato dei mezzi quanti, fra i grandi della storia, hanno fatto
di espressione adeguati» (LC , a Giulia,  politica; ma oltre a questo il Principe, sotto-
febbraio ). «Con la vita moderna e la re- linea G., è un testo politico da leggersi nel-
lativa libertà delle ragazze, la quistione è an- l’ambito del contesto storico in cui è stato
cora aggravata. Io ho l’impressione che le ge- prodotto; da una simile lettura emerge l’o-
nerazioni anziane hanno rinunziato a educa- biettivo concreto di Machiavelli, ossia il sog-
re le generazioni giovani e che queste com- getto politico a cui si rivolge, «la classe rivo-
mettono lo stesso errore» (LC , a Carlo,  luzionaria del tempo, il “popolo” e la “na-
agosto ). Sui problemi pedagogici: «tra zione” italiana, la democrazia cittadina che
un bambino allevato in un villaggio sardo e esprime dal suo seno i Savonarola e i Pier
un bambino allevato in una grande città mo- Soderini e non i Castruccio e i Valentino» (Q
derna [...] c’è la differenza di due generazio- , , -). Machiavelli, fa presente G., ha
ni almeno» (LC , a Julca,  luglio ). «in vista “chi non sa”» (ivi, ), ossia il suo
Ma il nuovo non sempre è migliore: valga l’e- discorso è indirizzato non ai politici, che nel
sempio del meccano, giocattolo moderno, e corso del tempo hanno sempre applicato le
della «cultura moderna (tipo americano)» cose da lui esposte, pur nascondendosi pre-
(LC , a Giulia,  gennaio ). ventivamente dietro un “antimachiavelli-
L’aggettivo “moderno/a” ricorre  smo” di maniera, ma a chi deve «riconosce-
volte nei Q, corrispondentemente alla re necessari determinati mezzi, anche se pro-
straordinaria importanza del tema nella pri dei tiranni, perché vuole determinati fi-
mente di G.: storicismo moderno (cioè idea- ni» (ibid.). Quindi “chi non sa” è la classe ri-
lismo, Q , , ), movimento operaio mo- voluzionaria del XVI secolo che Machiavelli,
derno (Q , , ), civiltà moderna indu- a parere di G., vuole persuadere affinché si
striale (ibid.), correnti moderne di pensiero convinca della necessità «di avere un “capo”
(Q , , ), scienza moderna e cultura mo- che sappia ciò che vuole e come ottenere ciò
derna (ibid.), mondo moderno (Q , ,  e che vuole, e di accettarlo con entusiasmo an-
passim), moderna guerra di posizione (Q , che se le sue azioni possono essere o parere
MODERNO PRINCIPE 

in contrasto con l’ideologia diffusa del tem- parte della massa più povera e arretrata, di-
po, la religione» (ivi, ). Un capo, un prin- ventano quasi un mito religioso. È questa
cipe che, nelle condizioni della modernità, una forza che non bisogna distruggere» (L
dovrà interessarsi sia della costruzione di un ). Il contenuto di questa lettera lascia in-
progetto politico moderno rivoluzionario tendere perché G. rinvenga il carattere fon-
sia della realizzazione di tale progetto attra- damentale del libro di Machiavelli nel non
verso la prassi rivoluzionaria, l’azione. In essere «una trattazione sistematica ma un li-
questo senso questo soggetto politico non bro “vivente”» (Q , , ) in cui ideologia
può essere altro che il «“partito politico”» politica e scienza politica si saldano «nella
(Q , , ), «la prima cellula in cui si rias- forma drammatica del “mito”» (ibid.). G., a
sumono dei germi di volontà collettiva che differenza di Sorel, intuisce che in Machia-
tendono a divenire universali e totali» (Q , velli, soprattutto nel mito-principe da lui
, ), una volontà collettiva che va intesa creato, è presente una passione, anzi un ap-
come «coscienza operosa della necessità sto- passionamento («Machiavelli [...] è un uo-
rica, come protagonista di un reale ed effet- mo appassionato, un politico in atto», scrive
tuale dramma storico» (ivi, ). Ancora più in Q , , ) che, lungi dal privare di con-
chiaramente: «il protagonista di questo tenuti scientifici la trattazione, la potenzia, la
“nuovo principe” non dovrebbe essere il rende, appunto, “vivente”. Per cui, secondo
partito in astratto, una classe in astratto, uno G., non è affatto improbabile che alcune
Stato in astratto, ma un determinato partito volte, per operare sulla fantasia popolare nel
storico, che opera in un ambiente storico tentativo di elevarla al di sopra del senso co-
preciso, con una determinata tradizione, in mune, bisognerà ricorrere a miti, metafore
una combinazione di forze sociali caratteri- («la filosofia della prassi, proponendosi di
stica e bene individuata» (Q , , ). riformare intellettualmente e moralmente
Quindi «moderno Principe» come par- strati sociali culturalmente arretrati, ricorre
tito politico, come organismo, non come a metafore talvolta “grossolane e violente“
«eroe personale» (Q , , ), anche se nella loro popolarità»: Q , , ) che sia-
sulla figura del capo come passaggio fonda- no allo stesso livello di quelle usate da Ma-
mentale della costruzione del progetto del chiavelli nel Principe e che, se a lui servivano
“moderno Principe” aveva ragionato G. già per educare la classe rivoluzionaria del suo
nel , quando ricorda che il legame fra il tempo, serviranno, per analogia, a chi nella
Partito comunista russo e il proletariato rus- modernità vorrà impostare una politica ri-
so e, quindi, l’intera nazione russa, era stato voluzionaria. La novità della scienza politica
reso possibile dal ruolo che nel partito ave- del segretario fiorentino sta nel fatto che, a
va il suo capo, cioè Lenin, al punto che im- differenza di tutte le costruzioni utopiche
maginare l’uno senza l’altro «non è possibi- precedenti, incarnò l’elemento dottrinale in
le» («Capo», marzo , in CPC ). La fi- un condottiero «che rappresenta plastica-
gura di Lenin, quindi del capo come passag- mente e “antropomorficamente” il simbolo
gio fondamentale della costruzione del pro- della “volontà collettiva”» (Q , , ). Ta-
getto del «moderno Principe», viene da G. le volontà collettiva, che si forma in vista del
evocata nella forma di un mito in cui si in- raggiungimento di un fine politico, è rap-
carnerebbero le aspirazioni rivoluzionarie presentata «come qualità, tratti caratteristi-
delle masse contadine povere, oppresse, sto- ci, doveri, necessità di una concreta persona,
ricamente e culturalmente arretrate, in una ciò che fa operare la fantasia artistica di chi
lettera del  da Vienna, nella quale viene si vuol convincere e dà una più concreta for-
descritto il funerale, in un villaggio italiano, ma alle passioni politiche» (ibid.). Il mito-
di un contadino tre giorni dopo la morte di principe si rivela in tutta la sua dimensione
Lenin ( gennaio ): «è morto un sala- drammatica nella chiusa del libro, laddove
riato agricolo, comunista [...] si è fatto sep- Machiavelli «dopo aver rappresentato il
pellire vestito di rosso con sul petto scritto: condottiero ideale [...] invoca il condottiero
Viva Lenin [...] Questi nomi, in una grande reale che storicamente lo impersoni» (ibid.).
 MODERNO PRINCIPE

Una parte consistente dell’azione politi- sappia ricostruire storicamente la nascita


ca in senso rivoluzionario di cui il “moderno della volontà collettiva e un apparato orga-
Principe” dovrà essere protagonista ha co- nizzativo che sappia dare a tale volontà le
me obiettivo «una riforma intellettuale e forme più adatte per affrontare e portare a
morale» (ivi, ) nel perseguimento della soluzione quel dramma storico che «il pri-
quale esso potrà porsi come un soggetto mo giacobino italiano» (LC , a Tatiana, 
pressoché assoluto: «Il moderno Principe, settembre ), cioè Machiavelli, aveva in-
sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di dividuato nella mancanza di uno Stato inte-
rapporti intellettuali e morali in quanto il grale, capace di costituire un esercito al fine
suo svilupparsi significa appunto che ogni di «organizzare l’egemonia della città sulla
atto viene concepito utile o dannoso, come campagna» (ibid.). In altri termini, Machia-
virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come velli aveva intuito che senza l’irruzione del-
punto di riferimento il moderno Principe le masse contadine nella vita politica, attra-
stesso e serve a incrementare il suo potere o verso la riforma della milizia, non si sareb-
a contrastarlo» (ivi, ). Tenendo presente be formata alcuna volontà collettiva nazio-
il contesto storico all’interno del quale G. nale-popolare; da questa intuizione, che co-
elabora la teoria del “moderno Principe” stituì la base da cui presero le mosse i gia-
non può sfuggire che il suo presentarsi come cobini francesi, deve partire il “moderno
una potenza assoluta, che «prende il posto, Principe”. Ma questa intuizione di Machia-
nelle coscienze, della divinità o dell’impera- velli deve essere letta insieme alle altre due
tivo categorico» (ibid.), vada posto in rela- che costituiscono il fondamento politico
zione alla forza totalitaria dominante (il fa- dell’attività del “moderno Principe”. La
scismo) e alla sua ideologia, alle quali va op- prima è nella dialettica autorità-consenso,
posto, sul versante della futura costruzione in quanto nel Principe non mancano «ac-
del socialismo, uno strumento portatore an- cenni al momento dell’egemonia o del con-
ch’esso di certezze. Ma G. è consapevole che senso accanto a quelli dell’autorità o della
una riforma intellettuale e morale non è pos- forza» (Q , , ) che sono l’esplicitazio-
sibile «senza una precedente riforma econo- ne della doppia natura del centauro ma-
mica e un mutamento nella posizione socia- chiavellico, «ferina ed umana, della forza e
le e nel mondo economico» (ibid.) degli stra- del consenso, dell’autorità e dell’egemonia,
ti depressi della società, proprio perché «il della violenza e della civiltà, del momento
programma di riforma economica è [...] il individuale e di quello universale [...] del-
modo concreto con cui si presenta ogni l’agitazione e della propaganda, della tatti-
riforma intellettuale e morale» (ibid.). Pro- ca e della strategia ecc.» (Q , , ). La
prio in quanto protagonista di un così com- seconda intuizione è relativa al Machiavelli
plesso sconvolgimento dei processi storici, “democratico”, ossia al teorico che indivi-
che partendo dalla struttura va a coinvolge- dua il soggetto politico al quale l’azione del
re la sovrastruttura, il “moderno Principe” principe è rivolta. G. non nasconde affatto
«diventa la base di un laicismo moderno e di la possibilità che l’insegnamento del Princi-
una completa laicizzazione di tutta la vita e pe, come già scritto, si rivolga ai detentori
di tutti i rapporti di costume» (ibid.). del potere ma, al tempo stesso, fa presente
Per porsi come «il banditore e l’orga- che fra le parti in lotta, ossia chi governa e
nizzatore di una riforma intellettuale e mo- chi è governato, a giovarsi di quelle indica-
rale» (ivi, ), per abbandonare il terreno zioni sarà soprattutto chi è governato, in
astratto all’interno del quale Sorel mante- quanto lì «è ritenuta esistere la forza pro-
neva il mito – proprio perché provava gressiva della storia» (Q , , ). Quin-
un’avversione, che in forma passionale di- di l’azione del “moderno Principe” (che in
ventava «una repugnanza etica» (ivi, ), Q , ,  G. definisce anche «“Nuovo
per i giacobini – «il moderno Principe deve Principe”») ha come risultato di «spezzare
avere una parte dedicata al giacobinismo» l’unità basata sull’ideologia tradizionale,
(ibid.), ossia un apparato concettuale che senza la cui rottura la forza nuova non po-
MOLECOLARE 

trebbe acquistare coscienza della propria coinvolte tutte le forze sociali, politiche e
personalità indipendente» (Q , , ). militari in gioco (Q , , -).
Nulla spartisce questo moderno o nuo- B IBLIOGRAFIA : D E G IOVANNI ;
vo Principe con quello di cui discetta Musso- MASSARI ; NATTA ; PAGGI ; SAN-
lini nel suo Preludio al Principe del . Qui GUINETI .
vi è solo cinismo politico, non realismo, solo
LELIO LA PORTA
politica nel senso di esercizio della forza nel
momento in cui si era venuta determinando V. «capo», «crisi organica», «giacobinismo», «lai-
una palese rottura, quale quella successiva al- cismo», «Lenin», «Machiavelli», «metafora»,
«mezzi e fini», «mito», «partito», «Partito comu-
la prima guerra mondiale, fra masse e ideolo-
nista», «riforma economica», «riforma intellet-
gia dominante (Q , , ). In quel momen- tuale e morale», «Sorel», «volontà collettiva».
to storico la classe dominante, avendo per-
duto il consenso, aveva perduto la propria ca- molecolare
pacità dirigente, rimanendo soltanto domi-
nante e abbisognando, perciò, di una forza Il concetto di «molecolare» connota il
coercitiva che le consentisse di mantenere ta- processo riflessivo e autoriflessivo delle LC e
le dominio: il fascismo, nelle forme del cesa- dei Q: è una metafora del metodo gramscia-
rismo “regressivo”, gliela fornì. no, della traducibilità tra il metodo della co-
Due sono i peculiari caratteri costituti- noscenza e il metodo della trasformazione.
vi del “moderno Principe” che ancora van- G. rappresenta il processo di conoscenza-
no sottolineati e messi in evidenza. Il “mo- trasformazione nella sua assoluta storicità:
derno Principe” ha una proiezione statuale. «molecolare» sta a indicare la qualità stori-
Non potendo ammettere «nessuna divisione co-materiale del processo dialettico e la qua-
dei suoi poteri politici [...] è in embrione lità storica della materia, anch’essa conse-
una struttura statale» (Q , , ). Ciò che gnata alla sua assoluta storicità e sottratta a
contraddistingue l’attività del “moderno ogni forma di determinismo (biologistico o
Principe” è la sua volontà di «fondare un causalistico). È la storia come processo or-
nuovo tipo di Stato» in quanto si costituisce ganico, producentesi molecolarmente, che
per questo fine (Q , , ). Proprio da G. reputa non indagabile attraverso causali-
ciò deriva la sua seconda caratteristica, cioè smi “semplificatori” che occultano la com-
la totalitarietà, che non riguarda soltanto i plessità e la materialità della trasformazione.
partiti di governo (Q , , ). Il “moder- Il molecolare, dunque, come più piccola
no Principe” è la componente già dirigente unità del processo, che sembra in grado di
dell’intera area subalterna in quanto «una comprendere oggetto e soggetto in uno «sto-
parte della massa anche subalterna è sempre ricismo assoluto», diviene metafora di un
dirigente e responsabile» (Q , , ) e, in metodo storico di conoscenza e di una teo-
questa maniera, esso è la prefigurazione del ria della trasformazione, individuale e col-
nuovo ordine sociale: «la filosofia della par- lettiva, che, lontana da ogni “riformismo”
te precede sempre la filosofia del tutto non così come da ogni determinismo catastrofi-
solo come anticipazione teorica, ma come sta, si interroga sui processi di formazione
necessità attuale» (ibid.). Ciò significa che il della personalità, di costruzione della vo-
“moderno Principe”, ossia il partito rivolu- lontà collettiva e del consenso, di produzio-
zionario, è in potenza lo Stato delle classi su- ne di soggettività e di accumulazione di con-
balterne, il luogo nel quale la volontà collet- traddizioni, sulla costituzione materiale del-
tiva si fa coerente ponendo la questione fon- l’antitesi: è nella tensione tra il capitalismo
damentale di un nuovo ordine politico. come continua crisi e l’antitesi come conti-
Questa, per G., è la totalitarietà del “mo- nua critica che si può produrre molecolar-
derno Principe”, il quale si colloca all’inter- mente una trasformazione che divenga da
no della crisi organica della società borghe- quantitativa qualitativa. Non a caso «mole-
se sfociata nel fascismo e pone all’ordine del colare» compare nei Q con e senza virgolet-
giorno un conflitto decisivo nel quale sono te. Non solo una metafora, dunque.
 MOLECOLARE

La domanda «come nasce il movimen- la propria “resistenza molecolare”, nella sua


to storico sulla base della struttura» (Q , vita da detenuto. Già nel  affiora nel pri-
, ) apre il campo al problema moleco- gioniero la «paura di essere soverchiato dal-
lare, vale a dire processuale, storico-mate- la routine carceraria»; G. osserva le «defor-
riale, della costituzione politica della sogget- mazioni psichiche» subite dagli altri detenu-
tività: un terreno di ricerca collocato su un ti: anch’essi hanno «pensato [...] di non la-
piano di radicale immanenza, ossia posto in sciarsi soverchiare e invece, senza accorger-
chiave antisoggettivistica e antideterministi- sene neppure, tanto il processo è lento e mo-
ca. Risulta evidente la portata «gnoseologica lecolare, si trovano oggi cambiati e non lo
e politica» (Voza , ) del concetto di mo- sanno, non possono giudicarlo, perché essi
lecolare se si declina il problema politico sono completamente cambiati. Certo io resi-
della costituzione della soggettività nel pro- sterò» (LC -, a Giulia,  novembre ).
cesso, individuale e collettivo, di «compren- Egli racconta la tensione molecolare tra l’e-
sione critica di se stessi» (Q , , ) come sposizione dell’elemento corporeo-senziente
progressiva acquisizione di autocoscienza. e la resistenza, o tensione costruttiva, dell’e-
La comprensione critica è conoscenza che lemento cosciente volontario, che osserva ma
trasforma, efficace storicamente, material- è esposto a un processo di trasformazione
mente, molecolarmente. Molecolare è la cri- molecolare che può condurre fino alla perdi-
tica come processo immanente, metamorfo- ta della consapevolezza.
si (e retroazione reciproca) del senziente e È un nodo che tornerà più drammatica-
del cosciente, del volontario e dell’involon- mente, con meno certezze sulle proprie capa-
tario, dell’oggetto e del soggetto. cità di resistenza, nel  e nei Q, nelle Note
Il concetto di molecolare è dunque a car- autobiografiche, e nelle LC. G. si racconta at-
dine della connessione fra gli elementi per traverso la storia del gruppo di naufraghi che,
una teoria materialistica della personalità e il dopo aver subito «un processo di trasforma-
problema della costituzione del soggetto po- zione “molecolare” per quanto rapido, nel
litico. In primo luogo, nelle forme di una ra- quale le persone di prima non sono più le per-
dicale sottrazione del materiale-corporeo alla sone di poi», diventano cannibali: «un simile
metastoricità della natura. G. connette di- mutamento sta avvenendo in me (cannibali-
mensione storica e organica della materia, smo a parte). Il più grave è che in questi casi
parla esplicitamente, contro ogni rigida ap- la personalità si sdoppia: una parte osserva il
plicazione delle «scienze naturali e sperimen- processo, l’altra parte lo subisce; ma la parte
tali» ai «fatti psichici», di «memoria della ma- osservatrice (finché questa parte esiste signi-
teria organica»: «io credo che si attribuisca al- fica che c’è un autocontrollo e la possibilità di
l’atavismo e alla “mneme” moltissimo che è riprendersi) sente la precarietà della propria
meramente storico» (LC , a Tania,  mar- posizione, cioè prevede che giungerà un pun-
zo ). È il nesso corpo-mente nella sua sto- to in cui la sua funzione sparirà, cioè non ci
ricità e, dunque, nelle sue possibilità di tra- sarà più autocontrollo, ma l’intera persona-
sformazione, che il molecolare condensa, di- lità sarà inghiottita da un nuovo “individuo”
venendo appunto concetto fondativo per una con impulsi, iniziative, modi di pensare di-
teoria materialistica della formazione della versi da quelli precedenti. Ebbene, io mi tro-
personalità, per una concezione radicalmente vo in questa situazione. Non so cosa potrà ri-
immanente del processo di soggettivazione. manere di me dopo la fine del processo di
Nella riflessione gramsciana la forma- mutazione che sento in via di sviluppo» (LC
zione dell’«individuale non è il residuale di , a Tania,  marzo ). Dunque, il pro-
una analisi sociale» (Ragazzini , ): è un cesso molecolare di trasformazione della per-
nodo, quello delle trasformazioni molecolari sonalità è materiale-morale insieme: «la no-
della personalità, che G. sviluppa, in primo zione di trasformazione o mutamento “mole-
luogo, autoriflessivamente, a partire dall’os- colare” non è che una metafora materialistica
servazione della propria «esistenza moleco- di un processo morale» (Gerratana , ).
lare» (LC , a Tatiana,  dicembre ) e del- Nelle Note autobiografiche G. parla delle «ca-
MOLECOLARE 

tastrofi del carattere», ossia di quel «muta- mente presente» nei confronti di «tutte le
mento progressivo della personalità morale molecole che compongono l’uomo intero»
che a un certo punto da quantitativo diventa (Debenedetti , ). L’autobiografia, allo-
qualitativo» (Q , , ). E, aggiunge, «que- ra, come documento del carattere molecola-
sto fatto da individuale può essere considera- re del processo storico: «documento del co-
to collettivo» (ivi, ). me si è preparato il mutamento “molecolar-
Attraverso la polarità molecolare-cata- mente”, finché è esploso nel mutamento» (Q
strofico G. elabora la sua teoria della trasfor- , , ). Il processo di comprensione cri-
mazione, relativa sia alla personalità che alla tica di se stessi è dunque costruzione mole-
società, alludendo al carattere storico-pro- colare del processo storico e comprensione
cessuale del passaggio dalla quantità alla della propria funzione in tale processo. Il
qualità. Catastrofico può essere anche l’esito processo storico-dialettico si costruisce attra-
di un processo di coercizione volto alla for- verso i processi dialettici intrapsichici, come
mazione di un nuovo tipo umano: quando «lotta di “egemonie”» nella «coscienza con-
«la coercizione statale sugli individui aumen- traddittoria» dell’«uomo attivo di massa» (Q
ta, aumenta la pressione e il controllo di una , , ), e si comprende solo attraverso la
parte sul tutto e del tutto su ogni suo com- conoscenza «della vita di Pietro, di Paolo, di
ponente molecolare [...] per molti la quistio- Giovanni, di singole persone reali, senza ca-
ne non si risolve che in modo catastrofico, pire i quali non si può neanche capire ciò che
poiché determina scatenamenti morbosi di è universalizzato e generalizzato» (LC , a
passionalità repressa» (LC , a Tania,  Giulia,  novembre ). È il metodo filo-
marzo ). È quanto può avvenire, ad logico appreso durante il “garzonato univer-
esempio, nel conflitto tra animalità e indu- sitario” alla scuola di Bartoli che G. traspone
strialismo nella costruzione di un nuovo tipo dalla comprensione dei processi storici di
umano adatto alla fabbrica fordista. G., cioè, trasformazione linguistica (sul cui carattere
«ancorando su basi materialiste la scomposi- molecolare si sofferma a più riprese nei Q) a
zione della personalità psichica, alla quale quelli storici tout court: una “filologia viven-
era pervenuta l’indagine psicoanalitica, [...] te”, fatta di “sentire” e “comprendere”. È la
teorizza esplicitamente la centralità delle isti- possibilità di sentire e, dunque, di compren-
tuzioni sociali [...] nel processo di formazio- dere che G. sente impedita dalla condizione
ne del “soggetto”» (Cavallaro , ). carceraria: «mi manca proprio la sensazione
Anche l’iter educativo deve concorrere molecolare: come potrei, anche sommaria-
al processo “unidirezionale” di sviluppo di mente, percepire la vita del tutto comples-
un nuovo tipo umano: G. ricorda così a Giu- so?» (ibid.).
lia di «essere un elemento dello Stato e di G. si prefigge, allora, di indagare i pro-
avere il dovere, come tale, di rappresentare cessi di «formazione di una volontà colletti-
ed esercitare il potere di coercizione, in de- va», di «studiare in concreto la formazione di
terminate sfere, per modificare molecolar- un movimento storico collettivo, analizzan-
mente la società e specialmente per rendere dolo in tutte le sue fasi molecolari», a partire
la generazione nascente preparata alla nuo- dalla specificità dei processi di formazione
va vita [...] e lo sforzo molecolare non può del consenso, di trasformazione del senso co-
teoricamente essere distinto dallo sforzo mune nelle società contemporanee. «È il
concentrato e universalizzato» (LC -, a problema che modernamente si esprime in
Giulia,  luglio ). termini di partito» come forma di organizza-
Viene posto dunque il problema politi- zione e costruzione della volontà collettiva:
co dell’autobiografia come tensione fra co- «si tratta di un processo molecolare, minu-
struzione cosciente ed esposizione del sen- tissimo, di analisi estrema, capillare, la cui
ziente, come processo di autoeducazione che documentazione è costituita da una quantità
coniuga formazione molecolare della perso- sterminata di libri, di opuscoli, di articoli di
nalità e responsabilità morale: come senso di rivista e di giornale, di conversazioni e dibat-
responsabilità di una «coscienza continua- titi [...] che nel loro insieme gigantesco rap-
 MOLECOLARE

presentano questo lavorio da cui nasce una Egli pensa alla rivoluzione in Occidente co-
volontà collettiva» (Q , , -). Al con- me a una “rivoluzione molecolare” (guerra di
tempo, il processo di organizzazione della posizione) sulla base di una lettura del capi-
volontà collettiva è modificato, accelerato talismo come «“continua crisi”» (Q , , )
dalla forma-partito stessa, oltre che dai pro- e del carattere complesso della società civile
cessi di massificazione: «dopo la formazione contemporanea negli Stati più avanzati; pen-
del regime dei partiti, fase storica legata alla sa alla costruzione della soggettività, delle
standardizzazione di grandi masse della po- forme complesse dell’egemonia e del consen-
polazione (comunicazioni, giornali, grandi so, appunto, come continua critica. Si tratta,
città ecc.) i processi molecolari avvengono cioè, di costruire molecolarmente un’«anti-
più rapidamente che nel passato». E, nota rivoluzione passiva» (Buci-Glucksmann, cit.
G., «ciò che importa è la critica» (ivi, ), in Liguori , ), l’antitesi a quella rivolu-
la capacità messa in atto dai rappresentanti zione a sua volta molecolare che, in ultima
della nuova fase storica di disgregare la vo- analisi, è la storia capitalistica delle società
lontà collettiva precedente. Se l’inveramen- moderne. Di qui l’analisi delle peculiari e
to storico della filosofia della prassi si tradu- complesse forme dell’egemonia messe in
ce anche nella formazione di un nuovo sen- campo sotto forma di «rivoluzione passiva»,
so comune, in una riforma intellettuale e intesa come criterio interpretativo traducibi-
morale, è evidente che «il processo attuale di le in diverse determinazioni storiche: «si può
formazione molecolare di una nuova civiltà applicare al concetto di rivoluzione passiva (e
possa essere paragonato al movimento della si può documentare nel Risorgimento italia-
Riforma» (Q , , ). no) il criterio interpretativo delle modifica-
G., ancora, articola lungo la polarità mo- zioni molecolari che in realtà modificano pro-
lecolare-catastrofico la storicità dei processi gressivamente la composizione precedente
di trasformazione, respingendo ogni accezio- delle forze e quindi diventano matrice di nuo-
ne deterministica della catastrofe. Egli inter- ve modificazioni» (Q , , ). Un criterio
preta storicamente, nel prodursi di contra- che G. applica, in primo luogo, alla storia del
stanti processi molecolari, la relazione fra la Risorgimento italiano e pone in relazione di-
legge «del plusvalore relativo che determina namica con quella guerra di posizione inter-
l’espansione molecolare del sistema di fab- pretata dal cavourrismo, con l’«egemonia in-
brica e cioè lo sviluppo stesso del modo di tellettuale, morale e politica» (Q , , )
produzione capitalistico» e la legge sulla ca- portata avanti dai moderati: «i moderati eser-
duta tendenziale del saggio di profitto come citavano una potente attrazione, in modo
«aspetto contraddittorio» della prima. Egli “spontaneo”, su tutta la massa d’intellettuali
dunque storicizza, cioè traduce nella sua mo- d’ogni grado esistenti nella penisola allo sta-
lecolarità, la tendenza catastrofica, il passag- to “diffuso”, “molecolare”» (ivi, ), attra-
gio dalla quantità alla qualità: «il significato di verso «forme e con mezzi che si possono chia-
“tendenziale” pare dover essere pertanto di mare “liberali”, cioè attraverso l’iniziativa in-
carattere “storico” reale e non metodologico: dividuale, “molecolare”, “privata”» (ivi,
il termine appunto serve a indicare questo ). È allora alla luce di questa consapevo-
processo dialettico per cui la spinta moleco- lezza egemonica messa in campo dai modera-
lare progressiva porta a un risultato tenden- ti che G. definisce «il così detto “trasformi-
zialmente catastrofico nell’insieme sociale, ri- smo”» come «l’espressione parlamentare del
sultato da cui partono altre spinte singole fatto che il Partito d’Azione viene incorpora-
progressive in un processo di continuo supe- to molecolarmente dai moderati» (Q , ,
ramento che però non può prevedersi infini- ). G. si chiede se anche la forma contem-
to, anche se si disgrega in un numero molto poranea dello sviluppo capitalistico, cioè
grande di fasi intermedie di diversa misura e quel processo di ristrutturazione e supera-
importanza» (Q , , ). «Niente di auto- mento capitalistico della crisi che è l’america-
matico e tanto meno di imminente», dirà G. nismo, non sia leggibile, cioè traducibile, nei
a proposito della fine del capitalismo (ibid.). termini di una rivoluzione passiva: «quistione
MOLTITUDINE , MOLTITUDINI 

se l’americanismo possa costituire un’“epo- moltitudine, moltitudini


ca” storica, se cioè possa determinare uno
Nei Q il lemma ricorre principalmente
svolgimento graduale del tipo, altrove esami-
in relazione al nesso politico filosofia-senso
nato, delle “rivoluzioni passive” proprie del
comune, in chiave non sociologica ma poli-
secolo scorso o se invece rappresenti solo
l’accumularsi molecolare di elementi destina- tica, cioè “antipassiva”: «l’azione politica
ti a produrre un’“esplosione”, cioè un rivol- tende appunto a far uscire le moltitudini
gimento di tipo francese» (Q , , ). dalla passività, cioè a distruggere la legge dei
È però soprattutto sulle forme antipassi- grandi numeri; come allora questa può esse-
ve della rivoluzione molecolare nelle società re ritenuta una legge sociologica?» (Q , ,
contemporanee che G. si interroga; è il nodo ). Dunque non come oggetto sociologi-
delle forme dell’egemonia, della costruzione co, ma in relazione al problema politico del-
del consenso, del rapporto fra dirigenti e di- la costituzione della soggettività.
retti, ed è anche il tema del rapporto tra ege- Per G. la filosofia della prassi non può
monia e democrazia, ossia della «dinamica che porsi in primo luogo come critica del
espansiva della cittadinanza» (Burgio , «senso comune, che spontaneamente è la fi-
): «tra i tanti significati di democrazia, quel- losofia delle moltitudini che si tratta di ren-
lo più realistico e concreto mi pare si possa dere omogenee ideologicamente» (Q , ,
trarre in connessione col concetto di egemo- -); come critica, cioè, della «“filosofia
nia. Nel sistema egemonico, esiste democra- dell’epoca”», della «massa di sentimenti [e di
zia tra il gruppo dirigente e i gruppi diretti, concezioni del mondo]» predominante «nel-
nella misura in cui [lo sviluppo dell’econo- la moltitudine “silenziosa”» e attestata, ad
mia e quindi] la legislazione [che esprime ta- esempio, nella letteratura commerciale (Q ,
le sviluppo] favorisce il passaggio [molecola- , ). G. stabilisce un’analogia e una con-
re] dai gruppi diretti al gruppo dirigente» (Q nessione tra il carattere disgregato del senso
, , ). Ed è il tema dell’egemonia che si comune delle moltitudini e quello della co-
traduce nel mondo moderno anche nel rap- scienza dell’uomo attivo di massa. Il senso
porto tra partito e Stato integrale, ossia dello comune è infatti, storicamente, «una conce-
Stato che si fa concezione del mondo: «Lo zione (anche nei singoli cervelli) disgregata,
sviluppo del partito in Stato reagisce sul par- incoerente, inconseguente, conforme alla po-
tito e ne domanda una continua riorganizza- sizione sociale e culturale delle moltitudini di
zione e sviluppo, così come lo sviluppo del cui esso è la filosofia» (Q , , ). La filo-
partito e dello Stato in concezione del mon- sofia della prassi deve concepirsi allora come
do, cioè in trasformazione totale e molecola- sviluppo, omogeneizzazione della «coscienza
re (individuale) dei modi di pensare e opera- contraddittoria» dell’«uomo attivo di massa»
re, reagisce sullo Stato e sul partito, costrin- che «opera praticamente, ma non ha una
gendoli a riorganizzarsi continuamente e po- chiara coscienza teorica di questo suo opera-
nendo loro dei problemi nuovi e originali da re», come «progressiva autocoscienza» di
risolvere» (Q , , ). «essere parte di una determinata forza ege-
BIBLIOGRAFIA: CAVALLARO ; DEBE- monica», come «comprensione critica di se
NEDETTI  e ; GERRATANA ; RA- stessi» (Q , , ). La filosofia della pras-
GAZZINI ; VOZA . si, dunque, deve essere comprensione critica
della filosofia delle moltitudini per divenire
ELEONORA FORENZA nuovo senso comune di massa, e non può es-
V. «americanismo», «autobiografia», «cannibali- sere «in opposizione con i sentimenti “spon-
smo», «catastrofe, catastrofico», «cesarismo», tanei” delle masse», poiché proprio il radica-
«democrazia», «dialettica», «dirigenti-diretti»,
mento e la connessione di una concezione del
«egemonia», «individuo», «intellettuali», «lin-
guaggio», «moderati», «naufrago», «partito», mondo con l’elemento spontaneo delle mol-
«persona», «personalità», «quantità-qualità», titudini indicano la non arbitrarietà e la ra-
«Risorgimento», «rivoluzione passiva», «Stato», zionalità storica di una «politica di massa» (Q
«trasformismo», «volontà collettiva». , , ). Come la spontaneità, anche la dif-
 MOLTITUDINE , MOLTITUDINI

fusività di una concezione del mondo tra le della produzione» (Q , , -). Se nella
moltitudini indica razionalità e necessità sto- contemporaneità la formazione delle volontà
rica: occorre, dunque, pensare alla filosofia collettive è un processo che va dal basso ver-
della prassi come a «una filosofia che avendo so l’alto, è, appunto, impensabile un’opposi-
già una diffusione, o diffusività, perché con- zione, o una differenza qualitativa, tra filoso-
nessa alla vita pratica e implicita in essa, di- fia della prassi e filosofia delle moltitudini: la
venti un rinnovato senso comune» (Q , , prima è potenzialmente egemonica (storica-
). A tal proposito G. polemizza, nella no- mente razionale) in quanto sviluppo critico
ta Il numero e la qualità nei regimi rappresen- dell’autocoscienza teorica di una funzione
tativi, con le critiche di matrice oligarchica al produttiva.
parlamentarismo: il voto (il numero) misura Se la politica intesa come fuoriuscita
la «razionalità o storicità o funzionalità con- delle moltitudini dalla passività implica l’im-
creta» delle opinioni delle «minoranze atti- possibilità di estendere la legge statistica alla
ve»; se, però, nei regimi a «democrazia for- scienza politica, «un altro elemento che nel-
male», «la razionalità storicistica del consen- l’arte politica porta allo sconvolgimento dei
so numerico è sistematicamente falsificata vecchi schemi naturalistici è il sostituirsi, nel-
dall’influsso della ricchezza», in «altri regi- la funzione direttiva, di organismi collettivi (i
mi» – nella democrazia consiliare – il «con- partiti) ai singoli individui, ai capi individua-
senso è supposto permanentemente attivo» e li (o carismatici, come dice il Michels)» (Q ,
le elezioni sono assimilabili a forme di «self- , ). G. si riferisce qui al ruolo svolto dai
government», in cui il voto di «moltitudini» partiti di massa, in grado di rendere consa-
composte non da «cittadini amorfi», ma da pevoli e critici i processi di «standardizzazio-
«elementi produttivi» assume importanza ne dei sentimenti popolari» avvenuti su base
ancor più notevole (Q , , -). economica: «La conoscenza e il giudizio di
G. sviluppa la riflessione sulle moltitu- importanza di tali sentimenti non avviene
dini in polemica con la sociologia positivista più da parte dei capi per intuizione sorretta
e in un costruttivo confronto con l’elitismo dalla identificazione di leggi statistiche, cioè
italiano, articolando il nodo politico della per via razionale e intellettuale [...] ma av-
formazione delle volontà collettive con quel- viene da parte dell’organismo collettivo per
lo dei processi di standardizzazione nelle so- “compartecipazione attiva e consapevole”,
cietà contemporanee. Nella nota L’uomo-in- per “con-passionalità”, per esperienza dei
dividuo e l’uomo-massa G. riflette sui carat- particolari immediati, per un sistema che si
teri di individualismo «esasperato» che si potrebbe dire di “filologia vivente”. Così si
possono riscontrare in quelle «folle casuali, forma un legame stretto tra grande massa,
raccoltesi come “una moltitudine durante partito, gruppo dirigente e tutto il comples-
un acquazzone sotto una tettoia”». Tuttavia so, bene articolato, si può muovere come un
G. critica come «pseudo-scientifica» e «lega- “uomo-collettivo”» (ibid.).
ta alla sociologia positivistica» un’interpreta- È dunque il nodo della formazione del-
zione della «“psicologia delle folle”», cioè la volontà collettiva nelle società contempo-
delle «moltitudini casuali», in termini pura- ranee – nella connessione fra produzione di
mente regressivi. La «quantità» può anche, un nuovo conformismo e di un nuovo senso
nella costruzione delle decisioni collettive, comune, processi di standardizzazione su ba-
diventare «qualità». Se nel passato, come so- se economica e ruolo dei partiti – che induce
stenuto da Michels, la volontà collettiva si G. ad articolare il nesso spontaneità-direzio-
formava a seguito di una direzione carisma- ne consapevole non solo nei termini di una
tica, nella contemporaneità la tendenza al connessione sentimentale fra intellettuali e
conformismo è connessa ai processi di stan- popolo-nazione, cioè come comprensione
dardizzazione su base economica: «l’uomo- critica dei sentimenti delle moltitudini (si po-
collettivo odierno si forma invece essenzial- trebbe dire, il divenire popolo-nazione delle
mente dal basso in alto, sulla base della posi- moltitudini), ma anche come funzione dello
zione occupata dalla collettività nel mondo Stato: «“Stato” significa specialmente dire-
MONDO 

zione consapevole delle grandi moltitudini poca moderna» è in Q , , , dove essa
nazionali; è quindi necessario un “contatto” viene vista dipendere dal fatto che la classe
sentimentale e ideologico con tali moltitudi- al potere «non godrebbe di nessun prestigio
ni e, in una certa misura, simpatia e com- intellettuale e morale, cioè sarebbe incapace
prensione dei loro bisogni e delle loro esi- di esercitare un’egemonia» (ibid.). Già nelle
genze» (Q , , ); connessione sentimen- prime pagine del Q  vengono affrontati al-
tale con «le idee di uguaglianza, di fraternità, cuni nodi cruciali della storia francese, uno
di libertà» presenti «in ogni sommovimento degli oggetti privilegiati della riflessione sto-
radicale delle moltitudini» (Q , , ). rico-teorica degli anni del carcere. G. inizia
Il nesso tra formazione della volontà trattando del «partito monarchico francese»
collettiva e processo di standardizzazione a cavallo fra Ottocento e Novecento (v. ad
nella contemporaneità sembra potersi tra- esempio Q , ,  e Q , , -) e indaga le
durre, allora, nel tema della trasformazione forze tradizionaliste dell’Action française (Q
delle moltitudini in masse (pur nelle oscilla- , , ). Vi sono poi riferimenti all’epo-
zioni e sovrapposizioni fra i due lemmi, sem- ca della Rivoluzione francese (Q , , )
bra potersi individuare una distinzione pre- e, indietro nel tempo, a prima dell’anno Mil-
valente) come progressiva consapevolizza- le, alla ricerca delle differenze significative e
zione. Un processo dal basso verso l’alto, ne- cariche di conseguenze tra storia francese e
cessitante la direzione consapevole delle mi- storia italiana (Q , , ). Un altro ogget-
noranze organizzate: «Non si capisce che in to di ricerca privilegiato nei Q è infatti la sto-
ogni situazione politica la parte attiva è sem- ria d’Italia, dove la monarchia dello Stato
pre una minoranza, e che se questa, quando unitario viene definita «una “monarchia bu-
è seguita dalle moltitudini, non organizza rocratica” e il re il primo dei funzionari, nel
stabilmente questo seguito, e viene dispersa, senso che la burocrazia era la sola forza
per un’occasione qualsiasi propizia alla mi- “unitaria” del paese, permanentemente
noranza avversa, tutto l’apparecchio si sfa- “unitaria”» (Q , , ). Incrociamo il
scia e se ne forma uno nuovo, in cui le vec- ruolo della monarchia soprattutto durante
chie moltitudini non contano nulla e non la ricognizione gramsciana sul Risorgimento
possono più muoversi e operare. Ciò che si (v. ad esempio Q , , ); ma l’analisi di G.
chiamava “massa” è stata polverizzata in tan- ha anche una dimensione spaziale, poiché
ti atomi senza volontà e orientamento e una egli si pone il problema della differenza «tra
nuova “massa” si forma, anche se di volume le concezioni monarchiche militanti proprie
inferiore alla prima, ma più compatta e resi- dell’Italia meridionale e di quella settentrio-
stente, che ha la funzione di impedire che la nale» (Q , , ). Vi sono poi i numerosi
primitiva massa si riformi e diventi efficien- riferimenti al ruolo che la nascita delle mo-
te» (Q , , ). narchie assolute ha nel pensiero di Machia-
velli, «figura di transizione tra lo Stato cor-
ELEONORA FORENZA porativo repubblicano e lo Stato monarchi-
V. «conformismo», «disgregato, disgregazione», co assoluto» (Q , , ; ma le citazioni po-
«élite, elitismo», «filosofia», «individualismo», trebbero essere molte). Anche il pensiero di
«massa, masse», «Michels», «popolo-nazione», Bodin è indagato in riferimento alla monar-
«senso comune», «spontaneità», «Stato», «volontà chia assoluta (Q , , ).
collettiva».
GUIDO LIGUORI
monarchia V. «Action française», «Bodin», «Machiavelli»,
«Risorgimento», «Rivoluzione francese».
Manca nei Q una riflessione specifica
sulla monarchia come istituzione, ma mol-
mondo
tissimi sono i riferimenti a concreti momen-
ti storici, politici e anche teorici in cui com- «Fino a poco tempo fa non esisteva il
pare un’istituzione monarchica. Un accenno “mondo” e non esisteva una politica mon-
alla «funzione delle monarchie anche nell’e- diale» (Q , , ). «L’Europa ha perduto
 MONDOLFO , RODOLFO

la sua importanza e la politica mondiale di- Mondolfo, Rodolfo


pende da Londra, Washington, Mosca,
Il giudizio di G. su Mondolfo non è po-
Tokyo più che dal continente» (Q , , ):
sitivo. Il filosofo di Senigallia, che aveva in-
queste due affermazioni, insieme (la secon-
segnato presso l’Università di Torino tra il
da ricalcata da un articolo nella “Rivista d’I-
 e il , era inviso al giovane rivoluzio-
talia”), danno il quadro della novità con la
nario sardo fin dagli anni Dieci sia per la sua
quale G. parla del «mondo», definito più
formazione positivistica sia per il giudizio ne-
volte nelle LC, come già negli scritti giovani-
gativo dato sulla Rivoluzione russa (da un
li, «grande e terribile» (LC , a Tania, 
punto di vista di marxismo “ortodosso” e de-
febbraio ; e anche «mondo [...] grande e
terministico), che G. stigmatizza e irride
terribile e complicato»: LC , a Giulia,  («Mondolfo boccia, boccia, boccia») in un
maggio ). Il mondo di G. è in evoluzio- articolo del  maggio  (Rodolfo Mon-
ne: non è più eurocentrico perché gli Stati dolfo: «Leninismo e marxismo», in ON ).
Uniti d’America ne sono diventati il centro Nei Q si insiste nel distinguere Mondolfo da
motore, ma già si lumeggia la possibilità di Antonio Labriola, «di cui i libri di Rodolfo
un passaggio del testimone dall’Atlantico al Mondolfo non paiono (almeno per quanto si
Pacifico. «Funzione dell’Atlantico nella ci- ricorda) un coerente svolgimento. Pare che il
viltà e nell’economia moderna. Si sposterà Mondolfo non abbia mai abbandonato com-
questo asse nel Pacifico? Le masse più gran- pletamente il fondamentale punto di vista
di di popolazione del mondo sono nel Paci- del positivismo di alunno di Roberto Ardigò.
fico: se la Cina e l’India diventassero nazio- Il libro del discepolo del Mondolfo, il Diam-
ni moderne con grandi masse di produzione brini Palazzi (presentato da una prefazione
industriale, il loro distacco dalla dipendenza del Mondolfo) sulla Filosofia di Antonio La-
europea romperebbe appunto l’equilibrio briola è un documento della povertà di con-
attuale» (Q , , ). cetti e di direttive dell’insegnamento univer-
Sin qui abbiamo riportato l’accezione sitario del Mondolfo stesso» (Q , , -).
geopolitica di mondo. G. ne parla in rela- G. tuttavia non nega del tutto a Mon-
zione alla «conquista del mondo storico», dolfo il riconoscimento di essere studioso se-
posta sempre in connessione col «mondo fi- rio. Ad esempio si chiede «che valore [abbia,
sico», le cui suddivisioni geografiche non ndr] il libro di Rodolfo Mondolfo sul Mate-
hanno nulla di naturale, essendo espressio- rialismo Storico di Federico Engels edito dal
ne «delle classi colte europee, che attraverso Formiggini nel » (Q , , ). G. re-
la loro egemonia mondiale le hanno fatte ac- spinge l’ipotesi avanzata da Sorel, per il qua-
cettare a tutto il mondo» (Q , , ). Di le Engels non sarebbe meritevole di studio
«mondo» G. parla molto e nelle combina- per la sua «scarsa capacità di pensiero origi-
zioni più diverse (mondo produttivo, mon- nale», propugna la necessità di uno studio
do culturale, mondo antico e moderno, dell’effettivo rapporto tra i «due amici» (an-
mondo terreno ecc.). Epistemologicamente che per ridimensionare una parte dell’inter-
gli sta a cuore la questione dell’oggettività pretazione engelsiana del pensiero di Marx),
del mondo fisico. Fondamentale è il tema ma, osserva, «una ricerca sistematica di que-
della concezione del mondo, in relazione al sto genere (eccetto il libro del Mondolfo) nel
concetto di “ideologia” e, più in generale, di mondo della cultura non è mai stata fatta, an-
“cultura”. In una famosa lettera al figlio De- zi le esposizioni del secondo [Engels, ndr], al-
lio G. parla di storia in relazione agli «uomi- cune relativamente sistematiche, sono ormai
ni, quanti più uomini è possibile, tutti gli uo- assunte in primo piano, come fonte autentica
mini del mondo in quanto si uniscono tra lo- e anzi sola fonte autentica. Perciò il volume
ro in società e lavorano e lottano e migliora- del Mondolfo pare molto utile, almeno per la
no se stessi» (LC , s.d.). direttiva che traccia» (ibid.).
GIORGIO BARATTA GUIDO LIGUORI
V. «America», «Cina», «concezione del mondo», V. «Engels», «Labriola», «Marx», «positivismo»,
«cultura», «ideologia», «India», «Stati Uniti». «Sorel».
MORALE 

morale intellettuali, che provocò tutta una serie di


fenomeni di corruzione e di decomposizione
Come aggettivo, «morale» è spesso af-
politica e morale, con riflessi economici non
fiancato a «intellettuale» (o «culturale») per
trascurabili» (Q , , ). Scrive a Carlo:
qualificare il sostantivo «riforma» («riforma
«oggi c’è una crisi morale molto grave, ma ce
intellettuale e morale»). Come sostantivo,
ne sono state nel passato di molto più gravi»
«morale» si apparenta a (o si distingue da) (LC ,  dicembre ). Anche la guerra
«etica». Anche la morale, come l’etica, con- è un episodio della crisi: in «ogni periodo di
cerne la politica. La morale si distingue dalla guerra lo Stato ha bisogno della massima pa-
politica o vi è “implicata”? In Machiavelli si ce e unità morale e civile» (Q , , ). Tra
dovrebbe studiare «l’affermazione che la po- Clausewitz e (contro) Croce: «La guerra è un
litica è un’attività indipendente e autonoma momento della vita politica, è la continua-
che ha suoi principi e sue leggi diversi da quel- zione, in altre forme, di una determinata po-
li della morale e della religione in generale» litica: bisogna dunque spiegare come la “pas-
(Q , , ). «L’arte, la morale, la filosofia sione” possa diventare “dovere” morale, di
“servono” alla politica, cioè si “implicano” morale politica» (Q , , , Testo A). Nel
nella politica, possono ridursi ad un momen- Testo C (Q , , ): «Anche la guerra in at-
to di essa e non viceversa: la politica distrug- to è “passione”, la più intensa e febbrile»; il
ge l’arte, la filosofia, la morale: si può affer- resto è invariato.
mare, secondo questi schemi, la priorità del Vi sono patologie sociali: «La lotta, di cui
fatto politico-economico, cioè la “struttura” si sono soffocate le espressioni esterne nor-
come punto di riferimento e di “causazione” mali, si attacca come una cancrena dissolven-
dialettica, non meccanica, delle superstruttu- te alla struttura della vecchia classe, debili-
re. G. rielabora il concetto crociano di impli- tandola e imputridendola: assume forme
cazione nella «così detta dialettica dei distin- morbose, di misticismo, di sensualismo, di in-
ti; c’è una esigenza reale [...], ma c’è anche differenza morale» (Q , , ). E forme di
una contraddizione in termini» (Q , , ). salute o di crisi si osservano nella psicologia
In Q , , - G. scrive del tecnico d’of- individuale. Nello scrivere i propri pensieri
ficina settentrionale: «l’attuale corporativi- «ciò che è scritto, acquista un valore “mora-
smo, con la sua conseguenza della diffusione le” e pratico che trascende di molto il solo fat-
su scala nazionale di questo tipo sociale [...], to di essere scritto» (LC , a Tania,  feb-
è in un certo senso uno strumento di unità braio ). In chi scrive opere letterarie «la
morale e politica» (ibid.). Nord e Sud corri- “bellezza” non basta: ci vuole un contenuto
spondono, all’incirca, a città e campagna: “umano e morale” che sia l’espressione ela-
«Lo sviluppo del giacobinismo (di contenu- borata e compiuta delle aspirazioni del pub-
to) ha trovato la sua perfezione formale nel blico» (Q , , ). G. vede in Tatiana, inve-
regime parlamentare, che realizza nel perio- ce, «puro estetismo morale» (LC , a Tania,
do più ricco di energie “private” nella società  gennaio ). «La mancanza di sobrietà e
l’egemonia della classe urbana su tutta la po- di ordine intellettuale porta anche al disordi-
polazione, nella forma hegeliana di governo ne morale. La quistione sessuale porta, con le
col consenso permanentemente organizzato sue fantasticherie, molti disordini» (Q , ,
[...], perché consenso “volontario”» (Q , , ). Perché Giulia vinca i suoi disturbi può
). Invece, che cosa poté accadere «in que- giovare «una pressione morale» dall’esterno
sta nostra società europea, la quale traversa (LC , a Tatiana,  novembre ).
ora uno di quei momenti più acuti e più tur- Per G. «il legame religioso, rilassato in
binosi di crisi morale e spirituale che prepa- tempi normali, diventa più vigoroso e assor-
rano le grandi rinnovazioni» (Q , , )? bente in epoche di grande crisi politico-mo-
In alcune regioni gli elementi intellettuali ri- rale, quando l’avvenire appare pieno di nubi
masero «informi, cioè non modificati per tempestose» (Q , , ). Si noti l’acume di
nulla dall’industrialismo e dalla sua civiltà; si queste e altre previsioni in G.: la tendenza al-
produsse una formidabile disoccupazione di la bassa natalità potrebbe «essere causa d’i-
 MORBOSO

nerzia e di regresso morale ed economico. Ma esistita altra universalità che questa oggetti-
[...] vi saranno domani popoli che cresceran- va necessità» (Q , , ).
no celermente mentre altri diminuiranno» (Q A proposito di marxismo e morale, lo
, , ). In paesi cattolici, la «morale di po- storicismo marxista non cade «nello scettici-
polo è il costume ed è strettamente legata, co- smo e nel relativismo morale e ideologico»
me la superstizione, alle sue credenze reali re- (Q , , ): «la tesi di Marx – che gli uo-
ligiose: esistono degli imperativi, che sono mini acquistano coscienza dei conflitti fon-
molto più forti e tenaci che non quelli della damentali nel terreno delle ideologie – ha un
morale kantiana» (Q , , ). Tuttavia la valore organico, è una tesi gnoseologica e
Chiesa deve ricorrere al braccio secolare: non psicologica o morale» (Q , , ).
«Per la chiesa la credenza in dio dovrebbe es- Perciò la «base scientifica di una morale del
sere [...] la base incrollabile della vita morale, materialismo storico è da cercare, mi pare,
ma pare che la chiesa non si fidi troppo di nell’affermazione che “la società non si po-
questa incrollabilità e della saldezza di questa ne compiti per la soluzione dei quali non esi-
consolazione rasserenante, perché spinge i fe- stano già le condizioni di risoluzione”. Esi-
deli a creare istituzioni umane che con mezzi stendo le condizioni, la soluzione dei com-
umani vengano in soccorso degli afflitti e im- piti diviene “dovere”, la “volontà” diviene li-
pediscano loro di dubitare e di scuotersi nel- bera. La morale diventerebbe una ricerca
la loro fede» (LC , a Iulca,  dicembre ). delle condizioni necessarie per la libertà del
Per contro, con implicito riferimento a We- volere in un certo senso, verso un certo fine
ber: si potrebbe fare il confronto tra «la con- e la dimostrazione che queste condizioni esi-
cezione [attivistica] della grazia dei prote- stono» (Q , , ). E tutta la storia umana è
stanti che ha suscitato e ha dato la forma mo- lotta per la libertà: «Croce, in contraddizio-
rale allo spirito d’intrapresa e la concezione ne con se stesso, confonde “libertà” come
passiva e lazzaronesca della grazia [propria]
principio filosofico o concetto speculativo e
del popolo cattolico» (Q , , ).
libertà come ideologia ossia strumento pra-
Le credenze popolari (dove è in ritardo
tico di governo, elemento di unità morale
lo spirito d’intrapresa) ci dicono del folklo-
egemonica. Se tutta la storia è storia della li-
re anche nei giovani e ai fini della loro for-
bertà, ossia dello spirito che crea se stesso (e
mazione: «Conoscere il folklore significa per
in questo linguaggio libertà è uguale a spiri-
l’insegnante conoscere quali altre concezio-
ni lavorano alla formazione intellettuale e to, spirito è uguale a storia e storia è uguale
morale delle generazioni giovani» (Q , , a libertà), perché la storia europea del seco-
). Non si perda l’occasione se i «“giovani” lo XIX sarebbe essa sola storia della libertà?»
(o una parte cospicua di essi) della classe di- (LC , a Tania,  maggio ).
rigente (intesa nel senso più largo, non solo GIUSEPPE PRESTIPINO
economico, ma politico-morale) si ribellano V. «Chiesa cattolica», «crisi», «etica», «folclore,
e passano alla classe progressiva» (Q , , folklore», «guerra», «libertà», «Machiavelli»,
). In un ordine nuovo, i dirigenti scelti co- «marxismo», «politica», «religione», «riforma in-
me élite, nella loro spontanea adesione a re- tellettuale e morale», «Weber».
gole di «convivenza collettiva a cui tutta la
massa deve essere educata, devono mostra- morboso
re nella loro vita particolare interna di aver
assimilato come principii di condotta mora- L’aggettivo, l’avverbio connesso e, tal-
le quelle regole che nello Stato sono obbli- volta, anche il sostantivo («morbosità») si
gazioni legali» (Q , , ). Per G., che for- collocano con una loro propria peculiarità al-
se pensa a Kant, «non solo è “oggettivo” e l’interno dello spessore analitico della scrittu-
necessario un certo attrezzo, ma anche un ra di G., della sua attitudine allo scavo e alla
certo modo di comportarsi, una certa edu- penetrazione molecolarmente conoscitiva dei
cazione, una certa civiltà; in questa oggetti- fenomeni e dei processi storici, sociali, cultu-
vità e necessità storica si può porre l’univer- rali, psicologici, inerenti soprattutto (ma non
salità del principio morale, anzi non è mai esclusivamente) al terreno della modernità.
MORBOSO 

Tra i passaggi più significativi si può citare fine, è assai interessante rilevare come il lem-
quello in cui G., facendo riferimento all’a- ma circoli nel tessuto della scrittura epistola-
spetto della crisi moderna che dopo la Gran- re del carcere in forme assai varie e articola-
de guerra veniva vissuto come «“ondata di te, ma che in gran parte tendono a essere ri-
materialismo”» e si collegava con una vera e condotte da G. al tema complesso della per-
propria «“crisi di autorità”», scrive che «la sonalità, propria e altrui. In una lettera a Ta-
crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio nia del , parlando della sua vita carcera-
muore e il nuovo non può nascere», e poi ag- ria e dei possibili mutamenti prodottisi in
giunge: «in questo interregno si verificano i lui, G. dichiara di aver acquistato forse «un
fenomeni morbosi più svariati» (Q , , ). po’ di sensibilità nervosa e morbosa» (LC
Un ambito molto coinvolto dal lemma è ,  settembre ): si tenga presente che
quello della personalità: in un paragrafo de- in un’altra lettera, sia pure in una forma con-
dicato alla «quistione sessuale» G. rivolge la cisa e “sdrammatizzante”, scriveva di sé:
sua attenzione a quella che chiama «la salva- «Forse dovrei dire che “ero” un sardo senza
guardia della personalità femminile» e osser- complicazioni, perché forse ora non lo sono
va che, finché la donna non avrà raggiunto più» (LC , a Tania,  maggio ). Assai
un’indipendenza di fronte all’uomo, la que- rilevante è il passo di una lettera a Giulia in
stione sessuale «sarà ricca di caratteri mor- cui G., con accenti di affettuosa “pedago-
bosi» (Q , , ). Va anche rilevato che il gia”, scriveva che la personalità e la volontà
lemma chiama in causa (o per contrasto evo- sono «prodotti dialettici» di una lotta inte-
ca) in G. la nozione di razionale e di razio- riore che può e deve essere «esteriorizzata»,
nalizzazione e si connette spesso con la que- quando «internamente l’antagonista è soffo-
stione del conformismo, delle forme moder- cato per un processo morboso» (LC ,  di-
ne della coercizione e repressione sociale. cembre ). In un’altra lettera a Giulia G.,
L’autore dei Q, ad esempio, si chiede se il ti- con tonalità più intime, la invitava a non ave-
po di industria e di organizzazione del lavo- re perplessità sul suo viaggio in Italia, a de-
ro e della produzione proprio del fordismo cidere di intraprenderlo come una «cosa
sia razionale e possa e debba generalizzarsi o pratica, spoglia di ogni morbosità sentimen-
se invece si tratti di «un fenomeno morboso tale» (LC ,  gennaio ).
da combattere con la forza sindacale e con la Assai ricco di spunti analitici è il passo
legislazione» (Q , , ). In connessione della lettera a Tania del  in cui l’autore
con ciò, altrove egli avverte che l’introduzio- dei Q, muovendo dall’intento di precisare e
ne della razionalizzazione industriale, realiz- di chiarire una sua precedente affermazione
zata senza «un cambiamento di sistema di vi- a proposito della psicanalisi, metteva l’ac-
ta», può portare a «un rapido logoramento cento sulle «devastazioni» determinate in
nervoso» e può determinare «una crisi di molte coscienze dalla «contraddizione tra
morbosità inaudita» (Q , , ). Talvolta il ciò che appare doveroso in modo categorico
lemma è adoperato per designare forme e e le tendenze reali fondate sulla sedimenta-
aspetti dei fenomeni religiosi: G., citando zione di vecchie abitudini e vecchi modi di
Bonghi, parla ad esempio di «superstizione pensare» (LC ,  marzo ); per poi ag-
religiosa in forme morbose» (Q , , ) a giungere che, se molti tendono a superare
proposito della società francese di Luigi XV tale contraddizione con «lo scetticismo vol-
oppure, riflettendo sulla «letteratura utopi- gare» e se altri si attengono esteriormente al-
stica», osserva che le «impressioni profon- la «lettera delle leggi», per molti altri invece
de», suscitate per lungo tempo dai grandi di- la questione non si risolve che in «modo ca-
sastri delle carestie e delle pestilenze, accan- tastrofico», poiché determina «scatenamen-
to ai fenomeni di «morbosità religiosa, cioè ti morbosi di passionalità repressa» (ivi, ).
di passività rassegnata», finivano col destare
«sentimenti critici “elementari”», che poi PASQUALE VOZA
trovavano la loro espressione in qualche for- V. «donna», «nuovo», «personalità», «psicanali-
ma di letteratura utopistica (Q , , ). In- si», «quistione sessuale», «reale-razionale».
 MORTE

morte cui disgregazione comporta la morte totale»


(Q , , ).
«Io non avrei mai creduto che tanta gen-
te avesse una così grande paura della morte» JOLE SILVIA IMBORNONE
(LC ,  maggio ): queste parole G. V. «carcere o prigione», «determinismo», «reli-
scrive a Giulia, ricordando la crisi che vedeva gione», «Ustica».
sopraggiungere negli altri carcerati non appe-
na realizzata la «morsa» che li stringeva. As- mosca cocchiera
sennata gli sembrava la massima italiana per
cui «uno diventa vecchio quando incomincia La metafora della mosca cocchiera viene
a pensare alla morte» (ibid.), a cui fa riferi- usata per la prima volta da G. nell’articolo del
 marzo  sull’“Ordine Nuovo” intitolato
mento anche in Q , , . Dall’abbattimento
Contro il pessimismo (CPC  ss.) – analisi dei
e abbrutimento del carcere G. si salva osser-
fatti e delle conseguenze della scissione con-
vandolo negli altri; pertanto egli afferma di
sumatasi nel  al Congresso di Livorno –
non essere «né scoraggiato, né depresso»: «Il
per marcare sarcasticamente la differenza tra
mio stato d’animo è tale che se anche fossi
il PCD’I e quel Partito socialista che, a suo di-
condannato a morte, continuerei a essere
re, ritiene di organizzare e guidare le masse
tranquillo e anche la sera prima dell’esecuzio-
proletarie, mentre è spinto dal loro movi-
ne magari studierei una lezione di lingua ci-
mento spontaneo: proprio come quegli inset-
nese» (LC , a Carlo,  dicembre ). Ac-
ti che vogliono far da guida ad animali ben
cennando ancora alla massima succitata, G. più grandi di loro; proprio come la mosca che
scrive di non sentirsi vecchio e di non aver nella favola di Fedro intima alla mula di an-
perduto «il gusto della vita» (LC , alla ma- dare più velocemente, minacciandola di pun-
dre,  dicembre ), contrapponendo la gerle il collo con il suo stiletto.
saggezza dell’esperienza maturata al decadi- G. nei Q designa come “mosche coc-
mento fisico. Eppure il pensiero della morte chiere” quei gruppi intellettuali che presun-
era stato vivo nella mente di G. allorché nel tuosamente (e pateticamente) prescindono
novembre  a Ustica gli fu comunicata l’as- dalla «volontà collettiva», non tentano mini-
segnazione alla Somalia, dove non pensava di mamente di «crearla, suscitarla, estenderla,
arrivare vivo o di sopravvivere a lungo (LC rafforzarla, organizzarla», riducendosi così al
, a Giulia,  gennaio ). La condanna al misero ruolo di profeti disarmati, veri e pro-
carcere fu percepita d’altronde dall’autore pri “fuochi fatui”. È questa, ad esempio, la
dei Q come una «condanna a morire in pri- sorte che tocca al «legislatore individuale»
gione» (LC , a Tania,  novembre ). – da intendersi nel senso più esteso del ter-
Convinto di morire G. fu poi in un mine, vale a dire come colui che intende «mo-
«punto critico» della sua malattia nel : dificare la realtà secondo certe linee diretti-
negli sproloqui notturni parlava dell’immor- ve» – se questi nelle sue iniziative si muove in
talità dell’anima in senso «realistico e stori- modo arbitrario, dimenticando il fatto che
cistico» come «una necessaria sopravviven- ogni suo atto «opera come una forza a sé nel-
za delle nostre azioni utili [...] e un incorpo- la cerchia sociale determinata, provocando
rarsi di esse [...] al processo storico univer- azioni e reazioni che sono intrinseche a que-
sale» (LC -, a Tania,  luglio ) e ten- sta cerchia oltre che all’atto in sé». Infatti, so-
tava di dimostrare l’«inutilità della religio- lo in senso per così dire “astratto”, per pura
ne», temendo di essere costretto a parteci- comodità di linguaggio, il legislatore può es-
pare a cerimonie che gli «ripugnavano» (ivi, sere considerato un individuo, visto che egli
). Nei Q si ricorda d’altra parte il testa- è espressione di una collettività disposta a
mento del Jean Barois di Roger Martin du realizzare la sua volontà, che è tale solo per-
Gard, in cui affermava di non credere ché la collettività stessa è disposta a «darle ef-
nell’«anima sostanziale e immortale», ma fettualità». Avrebbe così ragione l’economi-
nel determinismo universale, per cui anche sta Mauro Fasiani, la cui lettura ha suggerito
l’uomo è solo un «agglomerato di atomi la a G. queste riflessioni, a definire il legislatore
MUSICA 

un «essere un po’ mitico» nel suo studio di Mosca, Gaetano


teoria finanziaria (Q , , -). Analoga-
Gaetano Mosca è citato ripetutamente
mente, secondo il pensatore sardo, non sono
nei Q, in relazione specialmente al suo con-
altro che mosche cocchiere quegli intellettua-
cetto di «classe politica». Per G. la classe poli-
li chiusi nella loro autoreferenzialità: ad essi tica moschiana «è da avvicinare al concetto di
addebita la mancanza in Italia di una produ- élite del Pareto», entrambi tentativi «di inter-
zione letteraria capace di aderire ai «bisogni pretare il fenomeno storico degli intellettuali e
più profondi ed elementari» del tempo pre- la loro funzione nella vita statale e sociale» (Q
sente, cioè alla «vita popolare-nazionale» (Q , , ). Dietro alla valenza euristica del con-
, , ). E ancora, «una storia di concetti, cetto di classe politica G. precisa anche la po-
e in ultima analisi una storia degli intellettua- sizione intellettuale dalla quale Mosca trae le
li, [...] una storia di mosche cocchiere» è sue generalizzazioni, il suo essere portavoce di
quella tracciata da Croce. Quest’ultimo – si un preciso strato sociale, quello del personale
legge nei Q – in più di una circostanza ha so- burocratico e della media e piccola borghesia
stenuto di «aver fatto ogni sforzo per espun- rurale: «Un riflesso di questo gruppo si vede
gere dal suo pensiero ogni traccia residua di nell’attività ideologica degli intellettuali con-
trascendenza, di teologia, di metafisica, fino a servatori, di destra. Il libro di Gaetano Mosca
rifiutare in filosofia ogni idea di “sistema” e Teorica dei governi e governo parlamentare [...]
di “problema fondamentale”». Non solo: il è esemplare per questo rispetto» (Q , ,
filosofo napoletano si è sempre dichiarato ). Questi intellettuali producono una let-
«“dialettico”», ma, da sempre «ossessionato teratura che è «conseguenza della caduta del-
dal materialismo storico», ha commesso il la Destra storica, dell’avvento al potere della
grave errore di non considerare il fatto che così detta Sinistra e delle innovazioni “di fat-
«realtà in movimento e concetto della realtà, to” introdotte nel regime costituzionale per
se logicamente possono essere distinti, stori- avviarlo a una forma di regime parlamentare»
camente devono essere concepiti come unità (Q , , ). «Nel  il Mosca aveva muta-
inseparabile» (Q  II, , -). to punto di vista e prospettive, il suo materia-
Non è un caso poi, che la metafora del- le era sorpassato, tuttavia egli ristampò il libro
la mosca cocchiera ricorra nelle pagine dei per vanità letteraria» (ivi, ). È questo un ti-
Q dedicate all’analisi del famoso discorso di pico esempio, per G., «dell’incoscienza e del
Treves, cosiddetto dell’“espiazione”, «fon- dilettantismo politico dei liberali nel primo e
damentale – scrive G. – per capire la confu- secondo dopoguerra» (ivi, ). Un altro se-
sione politica e il dilettantismo polemico dei gno di questo dilettantismo è la considerazio-
leaders» durante quello che sarà ribattezza- ne che questi hanno del materialismo storico:
to il “biennio rosso”. Qui è riferita ai «pic- «il Mosca inconsapevolmente riflette le di-
coli borghesi», che avevano retto “paterna- scussioni suscitate dal materialismo storico,
listicamente” il Partito socialista, nascon- ma le riflette come il provinciale che “sente
nell’aria” le discussioni che avvengono nella
dendosi dietro «l’idea della psicosi di guer-
capitale [...] appartiene a quella parte di uni-
ra» e dietro il fatto che «un paese civile non
versitari che [...] non ritengono o non ritene-
può “permettere” che si verifichino certe
vano degne “del metodo” le dottrine del ma-
scene selvagge»: nient’altro che pure e sem-
terialismo storico» (Q , , ).
plici «mascherature di altri motivi più
profondi», in particolar modo «la nessuna MICHELE FILIPPINI
unione con la classe rappresentata, la nessu- V. «classe politica», «élite, elitismo», «intellettua-
na comprensione dei suoi bisogni fonda- li», «Pareto».
mentali, delle sue aspirazioni, delle sue ener-
gie latenti» (Q , , -). musica
VITO SANTORO La musica per G. è il linguaggio «più
V. «Croce», «intellettuali italiani», «nazionale-po- universale oggi esistente» perché in grado di
polare». comunicare «immagini e impressioni totali»
 MUSICA

(LC , a Tania,  febbraio ) di un’in- po (Q , , ). Il carattere cosmopolita
tera civiltà. La genesi di questo linguaggio è della musica non esaurisce però la questio-
fondamentalmente «cosmopolita» (Q , , ne: al di sotto di esso «c’è una più profonda
), in quanto la produzione di una lingua sostanza culturale, più ristretta, più “nazio-
“non verbale” è prerogativa di un’«élite in- nale-popolare”» (Q , , ), che ne de-
ternazionale» (Q , , ): il popolo ovvia- termina il maggiore successo rispetto alla
mente non partecipa direttamente a questo letteratura e a tutti gli altri linguaggi (verba-
processo, ma può comunque arrivare «ab- li e non verbali). In questo senso, dirimente
bastanza rapidamente (e come collettività, è la riflessione che G. conduce nei Q sul me-
non come singoli)» (ibid.) alla sua compren- lodramma come straordinario strumento di
sione. L’universalità della musica è quindi diffusione culturale, da lui considerato «il
direttamente proporzionale alla sua conna- più pestifero» proprio perché «le parole
turata capacità d’interazione con «tutto il musicate si ricordano di più e formano come
mondo psichico» (LC , a Tania,  feb- delle matrici in cui il pensiero prende una
braio ): G. qui ragiona da critico delle forma nel suo fluire» (Q , , ).
idee nell’ottica di una «politica di cultura
delle masse popolari» (Q , , ) per le ALESSANDRO ERRICO
quali, inevitabilmente, il «“gusto” puramen- V. «cosmopolitismo», «cultura», «jazz», «linguag-
te estetico» viene «in senso cronologico» do- gio», «melodramma», «Verdi».
N

Napoli vita pratica di una parte imponente della


città, con le sue industrie artigianesche», i
I riferimenti a Napoli sono scarsi negli
mestieri ambulanti, «con lo sminuzzamento
scritti precarcerari, legati essenzialmente al-
inaudito dell’offerta immediata di merci e
la cronaca o alla contingenza politica. Non servizi agli sfaccendati che circolano nelle
è peraltro marginale notare la scarsa fre- strade. Un’altra parte importante della città
quentazione gramsciana della città parteno- si organizza intorno al transito e al com-
pea: in questo periodo vi si reca per il con- mercio all’ingrosso». L’industria produttiva
gresso della federazione del partito (settem- è relativamente piccola: le «statistiche uffi-
bre ) e in occasione dello scioglimento ciali» annoverano Napoli «quarta città in-
del Comitato d’intesa bordighiano (agosto dustriale d’Italia, dopo Milano, Torino e
). Neppure in Alcuni temi della quistio- Genova [...] Questa struttura economico-
ne meridionale () si trovano indicazioni sociale [...] spiega molta parte della storia di
esplicite a città del Mezzogiorno, sebbene Napoli città, così piena di apparenti con-
ne risulti evidente l’implicazione. Al contra- traddizioni e di spinosi problemi politici»
rio, negli scritti del carcere Napoli è pre- (Q , , ).
sente con riflessioni di grande spessore: nei Più macroscopicamente che in altre
Q affiora fin dalle prime pagine (Q , , ). città italiane, Napoli presenta una caratteri-
È nel contesto dei rapporti tra popolazione stica peculiare. G. concorda con Goethe nel
urbana e rurale e il ruolo della città “indu- demolire la leggenda del “lazzaronismo” na-
striale”, «sempre più progressiva della cam- poletano, rilevando che i suoi abitanti «sono
pagna che ne dipende», che si trova il primo molto attivi e industriosi». Va solo compre-
richiamo al capoluogo campano. «La più so quale direzione prenda la loro industrio-
grande città italiana, Napoli, non è una città sità: «essa non è produttiva e non è rivolta a
industriale. Tuttavia anche in queste città soddisfare i bisogni e le esigenze di classi
esistono nuclei di popolazione tipicamente produttive» (ibid.). È il cosiddetto “mistero
urbana [...] Essi sono sommersi, premuti, di Napoli”, che incuriosisce il vate tedesco e
schiacciati dall’altra parte che è rurale, di ti- che G. commenta in una delle prime note di
po rurale, ed è la grandissima maggioranza. Americanismo e fordismo (Q ), ampliando
Le città del “silenzio”. In questo tipo di progressivamente il discorso dalla città al
città esiste una unità “urbana” ideologica rapporto tra Nord e Sud, dall’Italia al mon-
contro la “campagna”» (ivi, -). È un pro- do. È significativo che il “mistero” venga te-
blema presente negli anni del Risorgimento matizzato «nel cuore della sua analisi dell’a-
che G. si propone di approfondire. Uno mericanismo» (v. Baratta ). Il “ritmo del
schizzo della struttura socio-economica del- pensiero” gramsciano si dipana in più dire-
la città compare nell’accenno al predominio zioni, raggruppabili lungo tre assi:
della rendita agraria costituita da «(nobili e . Alla scoperta dei caratteri della popo-
no) [...], con le loro corti di servi e di lacchè lazione napoletana. A G., «che del Mezzo-
immediati», attorno ai quali «si organizza la giorno fisicamente [conosce, ndr] solo la
 NAPOLI

Sardegna» (LC , a Tania,  aprile ), le serva come nel Mezzogiorno prevalga l’esi-
prime vere scoperte sono offerte dai confi- stenza di «grandi accumulazioni culturali e
nati di Ustica e dall’«accademia di scherma di intelligenza in singoli individui o in ri-
del coltello» organizzata da alcuni carcerati stretti gruppi di grandi intellettuali, mentre
meridionali che, incontrati in una sosta du- non esiste una organizzazione della cultura
rante il trasferimento da Ustica a Milano, gli media» (QM ): questo limite pesa non po-
rivelano «un mondo sotterraneo, complica- co sul quadro politico e culturale del capo-
tissimo, con una vita propria di sentimenti, luogo campano. Numerosi sono gli intellet-
di punti di vista, di punto d’onore» (ivi, ). tuali che popolano Q e LC e che rinviano
All’opposto della città «ricca di uomini dal- immediatamente a Napoli; alcuni di loro so-
la facile favella e di avvocati» (Croce ), in no collegati con momenti alti della riflessio-
G. prendono forma concreta gli uomini che ne carceraria. È il caso di Croce, di De Sanc-
danno vita al mistero di Napoli, con senti- tis e di Bertrando Spaventa; ma offrono al-
menti e modi di vita propri. I cenni all’«“im- trettante opportunità gli scritti di Pisacane,
praticabilità” delle strade popolari di Napo- che «era riuscito a impadronirsi di una serie
li», perché dalle finestre cadono vasi di fiori di concetti politico-militari posti in circola-
«ad ammaccare i cappelli duri e le pagliette zione dalle esperienze guerresche della ri-
signorili» ed episodi analoghi, sono inter- voluzione francese e di Napoleone» (Q ,
pretati come la caratteristica di un mondo , ) e soprattutto quelli di Cuoco (Q ,
che esprime «senso del distacco, della diffe- , -), dai quali prende corpo l’elabora-
renziazione di un ambiente primitivo “ri- zione gramsciana del concetto di “rivolu-
scaldato”, che crede prossima l’impunità e si zione passiva”. Per fornire uno «schizzo
rivela apertamente», mentre in circostanze della tradizione intellettuale del Mezzogior-
“normali” «è sornionamente adulatore e no (specialmente nel pensiero politico e fi-
servile» (Q , , -). Per questa realtà non losofico) in contrapposizione col resto d’I-
esistono “strade aperte”, come già ricordava talia, specialmente la Toscana», G. si rifà
in uno scritto precarcerario del  ottobre all’“epigramma” del carciofo proposto da
 (L’«intellighenzia» russa, in NM -). Ardengo Soffici: l’ortaggio toscano via via
Il «“grande sogno di felicità”» che anima il più gustoso nel suo interno è contrapposto
popolo partenopeo e che potrebbe realiz- al carciofo napoletano, saporito nelle foglie
zarsi con la vincita al «gioco del lotto» (Q , più esterne, ma disgustoso al centro (Q  II,
, ) – spesso attribuita alla grazia di un , ). La metafora per dire dell’«opposi-
santo o della Madonna – è letto da G. come zione tra la cultura scientifica e sperimenta-
«concezione passiva e lazzaronesca della le dei toscani e la cultura speculativa dei na-
grazia propria del popolino cattolico» (ivi, poletani».
); concezione che trova nello sciogli- . Il Risorgimento napoletano. È ripre-
mento del sangue di san Gennaro ulteriore so il tema del contraddittorio rapporto
conferma. Questi modi di pensare sono città-campagna – nel periodo pre e post-
«utili per il popolino napoletano, non per gli unitario – e approfonditi gli elementi che
intellettuali» (Q , ,  e Q , , -). caratterizzano le “cento città” o “città del
Vi è, infine, un «carattere permanente del silenzio”, a partire dalla sconfitta della Re-
popolo italiano»: «l’ammirazione ingenua e pubblica partenopea del , causata dal-
fanatica per l’intelligenza come tale [...] l’incapacità nel gestire questo rapporto (Q
Questo sentimento è diversamente forte nel- , , -). Infine, va aggiunto che anche
le varie parti d’Italia [...], e così a Napoli, do- la cronaca non sfugge al vaglio della curio-
ve è anche di carattere più spontaneo e po- sità di G.: gli esempi sono la crisi della poe-
polare in quanto i napoletani credono di es- sia dialettale e la fortuna delle canzoni di
sere più intelligenti di tutti come massa e sin- Piedigrotta. In disaccordo con Tilgher, per
goli individui» (Q , , -). il quale la crisi è dovuta all’essiccamento di
. Il ruolo degli intellettuali. Già nello «realismo e sentimentalismo», G. ritiene
scritto sulla «quistione meridionale» G. os- che «l’epoca moderna non è espansiva, è re-
NATURA 

pressiva. Non si ride più di cuore», che Pie- ad uso sociale non si può dire che abbia
digrotta «è stata essicata» dall’ufficialità e avuto un significativo effetto sulla consape-
dalle rigidità imposte dal fascismo (Q , , volezza e le relazioni umane: «l’“origina-
, Testo B). Le pagine su Napoli offrono lità”» di una scoperta, difatti, «consiste tan-
suggestive comparazioni con la realtà con- to nello “scoprire” quanto nell’“approfon-
temporanea: una “spia del mistero del mon- dire” e nello “sviluppare” e nel “socializza-
do” globalizzato. re”, cioè nel trasformare in elemento di ci-
viltà universale» (Q , , ; v. anche Q ,
GIOVANNI MIMMO BONINELLI
,  e Q , -, -). Tale idea di na-
V. «cento città», «città-campagna», «Croce», «De tura come insieme di attività umane, sociali
Sanctis», «lotto», «Mezzogiorno», «Nord-Sud»,
e produttive storicamente determinate è ri-
«quistione meridionale», «san Gennaro», «Spa-
venta».
tenuta da G. l’«innovazione fondamentale
introdotta dalla filosofia della praxis nella
scienza della politica e della storia», giacché
natura
dimostra «che non esiste una astratta “na-
G. utilizza il termine «natura» soprat- tura umana” fissa e immutabile (concetto
tutto nella sua declinazione di «naturale»; che deriva certo dal pensiero religioso e dal-
in particolare oppone un’idea di natura la trascendenza)» (Q , , -). Allo stes-
umana d’ascendenza marxiana all’accezio- so modo, anche pensatori come Spirito e
ne di «diritto naturale» adoperata dal mon- Volpicelli hanno secondo G. una «conce-
do cattolico o a quella di «“giusto e norma- zione della “natura umana” identica e sen-
le”» che, in realtà, è tale solo secondo «la za sviluppo», che considera gli esseri umani
nostra attuale coscienza storica» (Q , , come meramente «uguali nel regno dello
). Con Marx, G. sostiene che la natura Spirito» (Q , , ).
umana non è «alcunché di fisso, immutabi- Tuttavia G. non ritiene, deterministica-
le e oggettivo», ma che è «l’insieme dei rap- mente, che la natura umana renda l’uomo in
porti sociali che determina una coscienza grado di operare spontaneamente per il be-
storicamente definita» e che «questa co- ne collettivo, che egli possa fare a meno d’o-
scienza solo può indicare ciò che è “natura- gni tipo di autorità. Vi sono alcuni passaggi
le” o “contro natura”» (ibid.). La natura nelle LC che contengono indicazioni in me-
umana non è dunque «qualcosa di omoge- rito all’educazione dei bambini, in cui G. si
neo per tutti gli uomini in tutti i tempi» (ivi, oppone alla visione spontaneista e metafisi-
): essa muta in quanto «l’insieme dei ca della natura umana come «sgomitola-
rapporti sociali è contraddittorio in ogni mento di un filo preesistente» (LC , a
momento ed è in continuo svolgimento» Giulia,  dicembre ), sostenuta dalla
(ivi, -) e con lei mutano le idee che con- moglie, secondo la quale il «bambino» sia
solidano la maniera in cui l’essere umano si «in potenza tutto l’uomo» e occorre solo
comporta, giacché esse sono parte della co- «aiutarlo a sviluppare ciò che già contiene di
scienza storicamente determinata dell’uo- latente, senza coercizioni, lasciando fare alle
mo. Citando Engels, G. sostiene ancora che forze spontanee della natura e che so io».
«gli “strumenti intellettuali” [...] non sono Egli risponde: «io invece penso che l’uomo
innati nell’uomo, ma sono acquisiti, si sono è tutta una formazione storica, ottenuta con
sviluppati e si sviluppano storicamente» (Q la coercizione [...] e solo questo penso: ché
, , ). G. ritiene dunque gli uomini altrimenti si cadrebbe in una forma di tra-
eguali nella loro adattabilità sociale: riferen- scendenza o di immanenza» (ibid.). Sempre
dosi ad alcune grandi scoperte avvenute in merito a tale questione nelle LC (LC ,
nella storia, egli sottolinea come l’esistenza a Tania,  aprile ; LC , alla madre, 
sia inseparabile dal pensiero. L’elettricità, settembre ; LC , a Teresina,  maggio
ad esempio, è sempre esistita ed è stata os- ), ma anche in un certo numero di osser-
servata nella sua forma naturale, ma prima vazioni dei Q, il pensatore sardo si riferisce
che fosse realmente compresa e impiegata al bisogno del «vigile ma non appariscente
 NATURA UMANA

controllo del maestro» (Q , , ) e so- sull’operato di Lenin durante la Rivoluzione
stiene che l’abitudine allo studio non è qual- d’Ottobre: abolire la coercizione sarebbe
cosa da cui un bambino possa trarre piacere stato «assurdo», quel che sta succedendo in
spontaneo, ma che «è un abito acquisito con Russia è il «chiamare all’esercizio della so-
lo sforzo, la noia e anche la sofferenza» (Q vranità statale tutti gli uomini» (L’ultimo tra-
, , ). Occorre far acquisire al bambino dimento,  gennaio , in CF ). In un ar-
determinate abitudini di diligenza, compo- ticolo del maggio  egli sostiene ancora
stezza fisica e concentrazione psichica che che «lo Stato è la società stessa in quanto
non si possono avere «senza una ripetizione concreto atto di volontà superiore all’arbi-
meccanica di atti disciplinati e metodici» trio individuale, alla fazione, al disordine, al-
(ivi, ). In tal senso «l’educazione è una l’indisciplina individuale» (Il bordello bol-
lotta contro gli istinti legati alle funzioni bio- scevico, ON ).
logiche elementari, una lotta contro la natu-
MANUELA AUSILIO
ra, per dominarla e creare l’uomo “attuale”
alla sua epoca» (Q , , ). V. «bambino», «Croce», «diritto naturale», «edu-
cazione», «Engels», «Marx», «naturale-artificia-
G. polemizza inoltre con le posizioni li-
le», «uomo».
bertarie dello scrittore tedesco Hans Frank,
secondo il quale «l’esame personale si oppo-
natura umana: v. uomo.
ne al principio d’autorità [...], che non è che
coercizione, compressione, deformazione
[...] arbitraria della natura umana» (Q , , naturale-artificiale
). Un tale modo d’intendere la positività «Cosa significa dire che una certa azio-
è ritenuto da G. «residuo dello spontanei- ne, un certo modo di vivere, un certo atteg-
smo, del razionalismo astratto che si basa su giamento o costume sono “naturali” o che
un concetto della “natura umana” astratta- essi invece sono “contro natura”? Ognuno,
mente ottimistico e facilone» (Q , , ). nel suo intimo, crede di sapere esattamente
Anche in merito all’“animalità” dell’uomo cosa ciò significhi, ma se si domanda una ri-
G. sostiene una posizione di pessimismo an- sposta esplicita e motivata si vede che la co-
tropologico: in Animalità e industrialismo sa non è poi così facile» (Q , , ). G.
giudica positivamente la «lotta contro l’ele- infatti non ritiene la spontaneità, la natura-
mento “animalità” dell’uomo, un processo lità un valore in sé; tuttavia considera l’esal-
ininterrotto, spesso doloroso e sanguinoso, tazione romantica per la naturalezza giusti-
di soggiogamento degli istinti (naturali, cioè ficata «storicamente in quanto nacque in
animaleschi e primitivi)» (Q , , ). opposizione con un certo conformismo es-
Che G. ritenga inevitabile un elemento senzialmente “gesuitico”: cioè un conformi-
di coercizione della natura umana che altri- smo artificioso» (Q , , ). G. critica
menti, come tale, darebbe vita a esempi di l’opinione comune secondo cui «tutto ciò
immoralità, lo si può cogliere infine nel ruo- che esiste è “naturale” esista» (Q , , ):
lo che egli attribuisce allo Stato. Certamen- in realtà «niente di ciò che è, è naturale (nel
te G. crede necessaria, in ultima analisi, l’a- senso bislacco della parola) ma esiste per-
bolizione dello Stato come dominio di una ché ci sono certe condizioni» (ibid.). Perciò
classe sull’altra, ribadendo che è necessario G. rigetta la «teoria fatalistica di quei grup-
un «sistema di principii che affermano come pi che condividono la concezione della “na-
fine dello Stato la sua propria fine, [...] cioè turalità” secondo la “natura” dei bruti» (Q
il riassorbimento della società politica nella , , ), per cui l’ambiente sociale sa-
società civile» (Q , , ). Ma d’altra par- rebbe la causa dell’agire umano. In tal mo-
te ritiene essenziale per l’esistenza della so- do, infatti, si occulta la responsabilità per-
cietà umana la coercizione esercitata dallo sonale dietro l’«astratta e irreperibile re-
Stato, soprattutto nella fase iniziale di edifi- sponsabilità sociale» (ibid.). Egualmente G.
cazione del socialismo. In tale direzione van- rifiuta ogni tentativo di naturalizzare la si-
no difatti le considerazioni dei suoi articoli tuazione di arretratezza di un paese: «la po-
NATURALE - ARTIFICIALE 

vertà relativa “naturale” dei singoli paesi “scoperta” in riferimento a forze naturali
nella civiltà moderna (e in tempi normali) preesistenti l’attività umana o se piuttosto
ha una importanza anch’essa relativa» (Q occorra considerarle «“creazioni” che sono
, , ). È la forma stessa di sovrappro- strettamente legate agli interessi della so-
duzione che assume la crisi economica nel- cietà» (ibid.). A suo avviso una forza natu-
le società capitaliste a mostrare come il pro- rale, ad esempio l’elettricità, «è storicamen-
blema non sia «di ricchezza “naturale” [...], te attiva, ma non come mera forza naturale
ma di organizzazione sociale» (ivi, ). Il [...], ma come un elemento di produzione
problema è che con il termine “naturale” si dominato dall’uomo» (ibid.). Come forza
intende generalmente qualcosa di eterno, in naturale, pur esistendo prima di divenire
quanto «i modi di vita appaiono a chi li vi- una forza produttiva per l’uomo, «non ope-
ve come assoluti, “come naturali”» (Q , rava nella storia, ed era un argomento di
, ). Si tratta in realtà di una “seconda ipotesi nella storia naturale (e prima era il
natura”, dell’insieme dei costumi che in una “nulla” storico, perché nessuno se ne occu-
determinata epoca divengono patrimonio pava e anzi tutti la ignoravano)» (ivi, -).
comune. In quest’ottica l’intera storia dello Allo stesso modo, secondo G., «l’unità del
sviluppo tecnico e industriale è interpretabi- genere umano non è data dalla natura “bio-
le come una lotta contro la natura immedia- logica” dell’uomo; le differenze dell’uomo
ta dell’uomo, «un processo ininterrotto, che contano nella storia non sono quelle
spesso doloroso e sanguinoso, di soggioga- biologiche» (Q , , ). La natura del-
mento degli istinti (naturali, cioè animale- l’uomo non è la stessa nelle differenti epo-
schi e primitivi)» (Q , , ). L’attività che storiche e «non può ritrovarsi in nessun
industriale richiede, infatti, «un processo di uomo particolare ma in tutta la storia del ge-
adattamento psico-fisico a determinate con- nere umano» (ivi, ). Dal momento che
dizioni di lavoro, di nutrizione, di abitazio- «l’uomo diviene, si muta continuamente col
ne, di costumi ecc. che non è qualcosa di in- mutarsi dei rapporti sociali» (ibid.), non si
nato, di “naturale”» (Q , , ). Tale svi- può parlare di una natura umana in genera-
luppo della società passa attraverso il rego- le; essa non è altro che «l’insieme dei rap-
lamento o piuttosto la repressione degli porti sociali che determina una coscienza
istinti sessuali “naturali”. Le contraddizioni storicamente definita» (Q , , ), che è
che tale processo, imposto dall’esterno, han- la sola a stabilire cosa sia da considerarsi
no prodotto lo fa spesso considerare “inna- “naturale”. Occorre dunque far emergere la
turale”, determinando di conseguenza l’ap- storicità degli assetti sociali, per far inten-
pello a tornare alla natura. G. considera la dere che la loro razionalità, che li fa appari-
stessa psicoanalisi «un modo di criticare la re “naturali”, si fonda su condizioni deter-
regolamentazione degli istinti sessuali in for- minate, al mutare delle quali «non sono più
ma talvolta “illuministica”, con la creazione giustificati, ma “irrazionali”» (Q , ,
di un nuovo mito del “selvaggio” sulla base ). Tanto più che il marxismo sorge dalla
sessuale» (ivi, ). storicizzazione del modo di produzione ca-
A suo parere, dunque, la natura non è pitalistico e dei suoi automatismi, e con ciò
un che di «fisso, immutabile e oggettivo» (Q si definisce come una critica dell’economia
, , ). Di contro al materialismo vol- politica, che invece li concepisce «come
gare, G. considera la “materia” «socialmen- “eterni”, “naturali”» (Q , , ).
te e storicamente organizzata per la produ- Più in generale G. avversa la concezio-
zione e quindi la scienza naturale come es- ne secondo la quale vi sarebbero leggi og-
senzialmente una categoria storica» (Q , gettive, pensate in analogia alle leggi natu-
, ). Perciò si chiede se la riduzione rali, alla base dello sviluppo storico. Essa si
crociana della natura a categoria economica fonda su «un finalismo fatalistico di carat-
non potrebbe essere ridotta «in termini di tere simile a quello religioso», per cui sa-
filosofia della praxis» (ivi, ). G. si do- rebbe inutile e persino dannosa «ogni ini-
manda, inoltre, se sia possibile parlare di ziativa volontaria» (Q , , ). Perciò, a
 NATURALISMO

suo parere, non si può fondare una forma- to “ideologico”, “astratto”, “convenziona-
zione politica «per “cooptazione” intorno a le”, ecc., di ciò che ancora non è stato effet-
un “portatore infallibile della verità”, [...] tuato e anzi molto più» (ibid.).
che ha trovato le leggi naturali infallibili
RENATO CAPUTO
dell’evoluzione storica» (Q , , ), poi-
ché tale organizzazione sarebbe retta da V. «natura», «oggettività», «uomo».
«un sistema dottrinario rigidamente e rigo-
rosamente formulato, [...] qualcosa di arti- naturalismo
ficiale» (Q , , ). Egualmente G. avver- «Naturalismo» ha nei Q due diverse ac-
sa le concezioni politiche non realistiche, cezioni. Da un lato il termine, abbinato a
prive di «“sperimentalità”»: a suo avviso la «materialismo», è usato per indicare vecchie
«volontà collettiva» non si forma né spon- e nuove forme di «immanenza», di «reazio-
taneamente né meccanicamente, poiché ne al trascendente cattolico» come «lo spiri-
non è «un dato di fatto naturalistico» (Q , tismo e la magia» rinascimentali (Q , ,
, ). ); dall’altro esso indica prevalentemente
Se G. ha un atteggiamento critico nei l’omonima corrente letteraria francese as-
confronti di ciò che è presentato come “na- surta a simbolo del progressivo avvicina-
turale”, utilizza il termine opposto, “artifi- mento al reale avviato già con il Rinascimen-
ciale”, in un’accezione negativa in riferi- to (Q , , ), oltre che della rivoluziona-
mento alla sfera individuale, mentre in rela- ria rottura ottocentesca con la concezione
zione a fenomeni di massa esso assume la aristocratica della letteratura. Per queste sue
valenza di «acquisito attraverso lo svolgi- prerogative il «naturalismo francese moder-
mento storico» (Q , , ). Sarebbe, no» costituisce per G. il metro di misura
dunque, errato considerarlo negativamente, con cui valutare l’atteggiamento dei veristi
poiché è penetrato «anche nella coscienza italiani e denunciarne i limiti. Di fronte
comune con l’espressione di “seconda na- all’«atteggiamento di fredda impassibilità
tura”» (ibid.). Spesso, infatti, «i termini “ar- scientifica e fotografica» con cui in Italia si
tificiale” e “convenzionale” indicano fatti era tradotta, «più razionalmente che dallo
“storici”, prodotti dallo sviluppo della ci- Zola» (Q , , ), la pretesa naturalistica
viltà e non già costruzioni razionalistica- dell’obiettività sperimentale, G. non esclu-
mente arbitrarie o individualmente artifi- de che esso possa derivare dai fondamenti
ciose» (Q , , ). Così, ad esempio, le stessi della poetica naturalista: commentan-
«nozioni di “Oriente” e “Occidente”» non do la recensione di Giulio Marzot al ro-
«cessano di essere “oggettivamente reali” manzo di Lina Pietravalle, Le catene, egli si
seppure all’analisi si dimostrano niente al- chiede infatti «se il naturalismo francese
tro che una “costruzione” convenzionale non contenesse in germe la posizione ideo-
cioè “storico-culturale”» (ibid.). Il termine logica che poi ha grande sviluppo nel natu-
“artificiale” è, invece, generalmente usato ralismo o realismo provinciale italiano e
da intellettuali conservatori per criticare, in specialmente nel Verga: il popolo della cam-
nome di un metodo che si vuole ispirato al- pagna è visto con “distacco” come “natura”
le scienze naturali, non solo le rivoluzioni, estrinseca allo scrittore, come spettacolo
ma lo stesso concetto di eguaglianza, consi- naturale» (Q , , ). Non ha dubbi, però,
derati artifici contrari alla natura. Tali posi- nell’attribuirne la responsabilità alle costi-
zioni sottintendono, a parere di G., un con- tutive carenze della cultura e della lettera-
cetto di ciò che sarebbe naturale «veramen- tura italiane, al fatto cioè, come sente il bi-
te convenzionale e artificiale perché la sogno di puntualizzare a conclusione della
realtà lo ha distrutto» (Q , , ). In tal nota stessa, che «in Italia il motivo “natura-
modo si finisce per considerare naturali e le- listico” si innestò in una posizione ideologi-
gittime le sole azioni storiche che tendono ca preesistente, come si vede nei Promessi
«a restaurare ciò che è stato, come se ciò che Sposi del Manzoni, in cui esiste lo stesso “di-
è stato ed è stato distrutto non sia altrettan- stacco” dagli elementi popolari, distacco
NAUFRAGO 

appena velato da un benevolo sorriso ironi- to numero diviene davvero cannibale. Ma


co e caricaturale» (ibid.). in realtà si tratta delle stesse persone?». È,
infatti, occorso nel frattempo «un processo
MARINA PALADINI MUSITELLI
di trasformazione “molecolare” per quanto
V. «Manzoni», «Verga», «verismo». rapido, nel quale le persone di prima non
sono più le persone di poi» (LC -, a Ta-
naufrago nia,  marzo ).
Quello del naufrago che diventa antro- La drammaticità del racconto, determi-
pofago è un racconto connotato da profon- nata dalla genesi autobiografica – «un simi-
de radici autobiografiche e da dense impli- le mutamento sta avvenendo in me (canni-
cazioni filosofiche. Esso compare nella let- balismo a parte)» (ivi, ) –, qualifica, non
tera alla cognata Tania del  marzo , inficia, la portata teorica della riflessione a
non compresa nella prima edizione einau- esso sottesa. Irrompe, cioè, a questo punto
diana delle Lettere del . L’apologo, for- della riflessione carceraria il «problema fi-
mulato inizialmente nel corso di un collo- losofico della “persona”» (Gerratana b,
quio con la stessa Tania, si colloca nel con- ) nelle forme di una teoria materialistica
testo di un radicale aggravarsi delle condi- dei processi di formazione e trasformazione
zioni di salute del prigioniero (gravissima della personalità. G. legge in chiave mole-
sarà proprio la crisi del giorno seguente, il colare il rapporto tra l’elemento corporeo-
 marzo ). Il racconto è da leggersi allo- senziente e l’elemento volontario nella co-
ra come un saggio di letteratura morale, stituzione della personalità, consegnando
cioè connotato da una tensione costruttiva anche il nesso corpo-mente alla sua stori-
e sviluppato da G. all’insegna di una vo- cità, cioè alla sua possibilità di trasforma-
lontà di «comprensione critica» di se stes- zione, contro ogni rischio di interpretazio-
so: vale a dire che G., pur nella drammati- ne soggettivistica o deterministica del pro-
cità del contesto – il rischio di un potere so- blema della persona: «il mutamento “mole-
verchiante della «routine carceraria» (LC colare”» è, infatti, anche «metafora mate-
, a Giulia,  novembre ) e della ma- rialistica di un processo morale» (ivi, ).
lattia –, non vive il racconto come deposito Vi è una tensione fra l’esposizione dell’ele-
immediatamente autobiografico, ma nella mento corporeo-senziente al processo di
tensione storico-politica verso la costruzio- trasformazione e la resistenza costruttiva
ne dell’autobiografia. G. costruisce dun- dell’elemento cosciente-volontario che os-
que, per certi versi, un’autonarrazione at- serva il processo, ma è inevitabilmente sog-
traverso il paragone con la storia di un getto al processo stesso di trasformazione
gruppo di naufraghi: «Prima del naufragio, molecolare-morale: «il più grave è che in
come è naturale, nessuno dei futuri naufra- questi casi la personalità si sdoppia: una
ghi pensava di diventare... naufrago e quin- parte osserva il processo, l’altra parte lo su-
di tanto meno pensava di essere condotto a bisce; ma la parte osservatrice (finché que-
commettere gli atti che dei naufraghi, in sta parte esiste significa che c’è un autocon-
certe condizioni, possono commettere, per trollo e la possibilità di riprendersi) sente la
esempio, l’atto di diventare... antropofaghi. precarietà della propria posizione, cioè pre-
Ognuno di costoro, se interrogato a freddo vede che giungerà un punto in cui la sua
cosa avrebbe fatto nell’alternativa di mori- funzione sparirà, cioè non ci sarà più auto-
re o di diventare cannibale, avrebbe rispo- controllo, ma l’intera personalità sarà in-
sto, con la massima buona fede, che, data ghiottita da un nuovo “individuo” [...] Eb-
l’alternativa, avrebbe scelto certamente di bene, io mi trovo in questa situazione. Non
morire. Avviene il naufragio, il rifugio nella so cosa potrà rimanere di me dopo la fine
scialuppa ecc. Dopo qualche giorno, essen- del processo di mutazione che sento in via
do mancati i viveri, l’idea del cannibalismo di sviluppo» (LC , a Tania,  marzo ).
si presenta in una luce diversa, finché a un La metafora del molecolare rimanda cioè al
certo punto, di quelle persone date, un cer- nesso corpo-mente (per dirla con G., il
 NAZIONALE

«nesso psico-fisico») e diventa il fulcro di G. riprende qui il tema della formazio-


una teoria radicalmente immanentistica dei ne di una nuova personalità attraverso l’e-
processi di soggettivazione. sempio del cannibalismo: dopo aver subito
Il nodo teorico e il racconto vengono «un processo “invisibile” [e molecolare]»
sviluppati nei Q all’interno delle Note auto- che ha distrutto le «forze fisiche e morali»,
biografiche. Dunque, anche nei Q questa ri- ossia apportato notevoli «modificazioni nel
flessione, pur generalizzata, si qualifica at- suo io», la stessa persona dinanzi al bivio tra
traverso la nominazione della sua radice au- diventare cannibale e ammazzarsi non ra-
tobiografica, cioè materiale ed esperienziale: gionerebbe più come se fosse nel pieno del-
«come ho cominciato a giudicare con mag- le sue forze e, dunque, diventerebbe canni-
giore indulgenza le catastrofi del carattere. bale. Qui il «dramma»: «Tizio prevede il
Per esperienza del processo attraverso cui processo di disfacimento, cioè prevede che
tali catastrofi avvengono». Qui G. distingue diventerà... cannibale, e pensa: se ciò av-
tra chi repentinamente viene meno ai suoi verrà, a un certo punto [del processo] mi
principi e, dunque, non merita nessuna in- ammazzo. Ma questo “punto” quale sarà?».
dulgenza e chi subisce dei «mutamenti “mo- Egli, cioè, si è trovato «in pieno processo di
lecolari”»: «il movimento “molecolare” è il trasformazione oltre quel punto in cui le sue
più pericoloso, ché, mentre dimostra nel forze ancora erano capaci di reagire» (ivi,
soggetto la volontà di resistere, “fa intrave- -): il punto in cui, nel corso del proces-
dere” (a chi riflette) un mutamento progres- so molecolare di trasformazione, il muta-
sivo della personalità morale che a un certo mento diviene da quantitativo qualitativo e
punto da quantitativo diventa qualitativo: si determina la “catastrofe del carattere”;
cioè non si tratta più in verità, della stessa un punto non predeterminabile e indivi-
persona, ma di due» (Q , , ). duabile, forse, proprio come il momento in
All’impostazione materialistica-mole- cui la coscienza cessa di essere presente a se
colare del nodo dei processi di trasforma- stessa e consapevole del processo. E dun-
zione della “personalità morale” si connette que, proprio per l’assenza di coscienza non
qui la tematizzazione antimoralistica e poli- si può tracciare «una netta linea di demar-
tica del tema della responsabilità personale. cazione temporale tra le “due persone”»
G. rivendica esplicitamente un punto di vi- (Cavallaro , ). Tale processo «da indi-
sta «antimoralistico»: contro la «concezione viduale può essere considerato collettivo»
falsamente eroica, retorica, fraseologica [...] (Q , , ). Riferendosi al regime fascista,
ogni sforzo di lotta è poco» (ivi, ). Egli G. afferma che il processo «nel presente ha
racconta questo concetto attraverso un’altra assunto una sua forma speciale e... volonta-
figurazione; quella del capitano che, ancora ria»: ossia, «l’evento viene preparato siste-
in caso di naufragio, non può che abbando- maticamente», cioè «“in massa”» – pur nel-
nare la nave per ultimo a garanzia di aver fat- le «“attenzioni” ai singoli» – con un «ele-
to di tutto per evitare il naufragio e salvare mento “terroristico” [...] materiale e anche
cose e persone: «solo il principio, divenuto morale». Di qui la responsabilità di chi non
“assoluto”, che il capitano, in caso di nau- ha impedito che «certe prove fossero passa-
fragio, abbandona per ultimo la nave e anzi te» (ibid.): che il prigioniero fosse esposto al
muore con essa, dà questa garanzia, senza rischio di naufragio.
cui la vita collettiva è impossibile». Di qui la
necessità politica, «non morale», di sanzio- ELEONORA FORENZA
nare anche i mutamenti molecolari della V. «autobiografia», «cannibalismo», «catastrofe,
personalità: G., infatti considera «“moral- catastrofico», «individuo», «molecolare», «per-
mente” più giustificabile chi si modifica sona», «personalità», «quantità-qualità».
“molecolarmente” (per forza maggiore, s’in-
tende)» rispetto a chi «si modifica d’un trat- nazionale: v. nazionale-popolare.
to, sebbene di solito si ragioni diversamen-
te» (ivi, ). nazionale-internazionale: v. nazione.
NAZIONALE - POPOLARE 

nazionale-popolare go l’intero arco del suo lavoro carcerario ri-


flette sul punto, proponendo frequentemen-
Le prime occorrenze del lemma nei Q
te nei Q esemplificazioni dell’estraneità de-
nascono come diretta espansione aggettiva-
gli intellettuali alla realtà del popolo, anche
le dell’espressione «popolo-nazione». L’ab- rispetto ad autori correntemente considera-
binamento dei due aggettivi rappresenta ti invece interpreti di essa. Ma se nella lista
un’«antitesi strategica nella battaglia contro degli argomenti principali compilata all’ini-
la perversione storica dei concetti di “nazio- zio del Q  G. non nomina direttamente il
ne” e di “popolo”» (Sanguineti , XXIII), problema del nazionale-popolare, nella
cioè contro i miti retorici che essi, presi sin- riformulazione delle priorità che egli com-
golarmente, rappresentano. «Osservare il pie nel Q , al momento di iniziare a stende-
fatto che in molte lingue “nazionale” e “po- re i “quaderni speciali”, la questione ha rag-
polare” sono quasi sinonimi (in russo, in te- giunto una tale autonomia concettuale dal-
desco “volkisch” ha quasi un significato [an- l’iniziale legame col tema del brescianesimo
cora] più intimo, di razza, nelle lingue slave da rendere necessaria una sua nominazione
in genere; in francese ha il significato stesso, esplicita nel nuovo elenco: «Reazione all’as-
ma già più elaborato politicamente, legato senza di un carattere popolare-nazionale
cioè al concetto di “sovranità”; sovranità na- della cultura in Italia: i futuristi» (Q , p. ).
zionale e sovranità popolare hanno valore Al di là del ragionamento gramsciano sul fu-
uguale o l’hanno avuto)» (Q , , ). «In turismo, due dati sono importanti da consi-
Italia il termine “nazionale” ha un significa- derare: la stretta connessione dell’argomen-
to molto ristretto ideologicamente e in ogni to al cosmopolitismo, nominato immediata-
caso non coincide con “popolare”, perché in mente prima, e l’utilizzo dell’espressione ag-
Italia gli intellettuali sono lontani dal popo- gettivale doppia nell’ordine che G. mostra
lo, cioè dalla “nazione” e sono invece legati di preferire spesso negli usi letterari del lem-
a una tradizione di casta, che non è mai sta- ma. Tuttavia, nel Q , un “quaderno spe-
ta rotta da un forte movimento politico po- ciale” sulla letteratura popolare, G. sceglie
polare o nazionale dal basso» (Q , , ). di proporre una definizione compiuta del
“Popolare-nazionale” è quindi il carattere “concetto di nazionale-popolare” (Q , ,
mancato e mancante alla cultura e alla lette- ), canonizzando l’ordine invertito dei
ratura italiane a causa del distacco tra gli in- due termini.
tellettuali tradizionali e le masse popolari È una sofferta e poco fruttuosa ricerca
che ha contraddistinto la storia dell’Italia. quella che G. tenta, lungo l’arco di una plu-
La letteratura italiana è per G. largamente risecolare tradizione letteraria nazionale, di
frutto di una sostanziale incapacità degli in- elementi, di autori, di movimenti letterari
tellettuali di farsi portatori delle istanze po- che si possano almeno in parte confrontare
polari e di una loro estraneità ad esse: se in con quelli francesi, i quali rappresentano un
altre nazioni, come la Francia, infatti, la let- vero e proprio punto di riferimento per que-
teratura ha saputo esprimere un alto grado sto aspetto del ragionamento. Ma nazionale-
di identificazione nazionale, patrimonio di popolare è un lemma destinato fino alla fine
tutti gli strati della popolazione, ciò è stato a esprimere una mancanza, un’assenza. Il di-
dovuto essenzialmente alla capacità di intel- stacco fra scrittori e popolo inizia con la let-
lettuali e popolo di sentirsi partecipi di un teratura medesima e la attraversa in alcuni
processo comune, entro il quale era stato dei suoi momenti più importanti. Il Cinque-
possibile maturare contemporaneamente cento appare segnato da un «doppio filone
tanto lo spirito nazionale quanto l’apparte- [...]: uno veramente nazionale-popolare (nei
nenza di classe. dialetti, ma anche in latino) legato alla no-
Il tema della diffusione della letteratura vellistica precedente, espressione della bor-
popolare e d’appendice straniera in Italia e ghesia, e l’altro aulico, cortigiano, anaziona-
della mancanza di una letteratura popolare le, che però è portato sugli scudi dai retori»
italiana affligge particolarmente G., che lun- (Q , , ). Riprendendo un discorso di
 NAZIONALE - POPOLARE

Angelo Gatti, G. nota che in Italia fiorisco- di tendenze moralistiche di tipo Tolstoi e an-
no libri come il Galateo, mentre mancano che di tipo Shaw. Per me si tratta di una ri-
opere di moralisti del tipo di quelli francesi, cerca di storia della cultura, non di critica ar-
perché mentre l’intellettuale «italiano studia tistica, altro che indirettamente (dimostrare
come “dominare”, come essere più forte, che non io domando un contenuto morale
più abile, più furbo; il francese come “diri- “estrinseco”, ma gli autori esaminati intro-
gere” e quindi come “comprendere”, per in- ducono un contenuto morale estrinseco,
fluenzare e ottenere un “consenso sponta- cioè fanno della propaganda e non dell’ar-
neo e attivo”» (Q , , ). Anche le ac- te): fissare non perché un libro è “bello”, ma
cademie rispondono alla stessa logica casta- perché esso è “letto”, è “popolare”, “ricer-
le; vi è in Italia una «disgregazione degli in- cato”» (Q , , ).
tellettuali in combriccole» (Q , , ) La mancanza di una letteratura naziona-
che è in fondo causa e conseguenza insieme le-popolare italiana induce la circostanza che
della disgregazione della «vita popolare-na- in Italia il popolo «subisce l’egemonia intel-
zionale» (ibid.). Gli stessi scrittori, del resto, lettuale e morale degli intellettuali stranieri,
sono tutti di provenienza non popolare, e che esso si sente legato più agli intellettuali
quando occasionalmente il ceto popolare ne stranieri che a quelli “paesani”, cioè che non
esprime qualcuno, questi viene particolar- esiste nel paese un blocco nazionale intellet-
mente apprezzato per la sua capacità di sol- tuale e morale, né gerarchico e tantomeno
levarsi e separarsi dal popolo. egualitario [...] La questione deve essere
Nell’argomentazione gramsciana dei estesa a tutta la cultura nazionale-popolare e
fatti letterari è sempre presente come ele- non ristretta alla sola letteratura narrativa: le
mento di complicazione l’idealismo. Le an- stesse cose si devono dire del teatro, della let-
tinomie tra «spiriti eletti» e «nazione» (Q , teratura scientifica in generale (scienze della
, ), tra «letteratura artistica» e «lette- natura, storia ecc.)» (Q , , ). E natural-
ratura popolare», tra «bello» e «interessan- mente anche della lingua, che se in Francia
te» (Q , , ), ne risultano spesso con- esprime una vera e propria «concezione del
trassegnate, talora con accenti affannosi. In mondo, come base elementare – popolare –
realtà G. sia sul versante della ricerca stori- nazionale dell’unità della civiltà» (Q , ,
ca nel passato sia su quello dell’auspicio per ), in Italia è stata impostata come “que-
il futuro non pensa a una letteratura nazio- stione” in termini unitari allo stesso modo
nale-popolare che si configuri come volga- della questione territoriale, e perfino un au-
rizzamento pedagogico o come rinunzia alla tore come Alessandro Manzoni è caduto nel-
dimensione alta della cultura (come invece è l’errore di non considerare che tale imposta-
apparso per i lunghi decenni in cui l’espres- zione non dal basso avrebbe fatto della lin-
sione gramsciana è stata conosciuta e diffu- gua nazionale un fatto “esterno” al popolo-
sa nella nota versione errata di “nazional-po- nazione (Q , , ). La lingua, tuttavia, ha
polare”, mai usata da G.), e lo dimostra pro- una posizione molto particolare rispetto al
ponendo i classici greci e Shakespeare come nazionale-popolare, perché l’espressione
esempi di autori nazionali-popolari; ma al verbale, in confronto ai linguaggi (tecniche)
tempo stesso non riesce a stabilire margini delle arti diverse dalla letteratura, come la
certi, che impediscano al piano estetico, a musica o la pittura, «ha un carattere stretta-
quello storico-critico e a quello politico di mente nazionale-popolare-culturale» (Q ,
sovrapporre le rispettive categorie, analiti- , ). G. riprende l’argomento in più no-
che o definitorie che siano. Non è un caso te sparse per diversi quaderni, principalmen-
che egli si ponga in allarme fin dall’inizio, e te Q  e Q , e perciò attribuisce ad esso
che lo faccia usando la prima persona, con- uno statuto speciale rispetto alla definizione
sapevole dei rischi che un simile campo d’in- identitaria di una civiltà, la riconosce come
dagine avrebbe comportato per un intellet- un vero e proprio ordine di grandezza cultu-
tuale della sua formazione: «Nella mia trat- rale, al di sotto del quale non si dà realmen-
tazione dovrò evitare di apparire impeciato te “traducibilità” reciproca con altre culture.
NAZIONALE - POPOLARE 

La qualità potenziale riconosciuta alla innovazione, come «“classicità nazionale”»


cultura, di formare e di esprimere la matu- (Q , , ); naturalmente a tutto svantag-
rità di una nazione, il suo grado di progres- gio di ogni possibilità di saldatura tra il mo-
so, pone al centro il problema del Risorgi- vimento dei contadini e delle masse (che
mento, del ruolo degli intellettuali in quella esprimevano un mazzinianesimo fideistico)
stagione, e l’incompiutezza, perfino, del e le élite dirigenti, che invece andavano se-
processo rispetto alle sue potenzialità. L’i- parandosi sempre più dal popolo via via che
deale unitario si era andato costruendo reto- lo unificavano territorialmente attraverso le
ricamente, «sebbene occorra osservare che annessioni al Piemonte. La cultura cattolica,
nel tempo suo questa retorica avesse un’effi- d’altro canto, di cui Gioberti era espressio-
cienza pratica attuale e quindi fosse “reali- ne, nonostante la diffusione così vasta nei
stica”» (Q , , ). I Sepolcri di Ugo Fosco- ceti popolari, non era mai stata portatrice di
lo erano stati «la maggiore “fonte” della tra- reali elementi unificanti nazionali-popolari,
dizione culturale retorica che vede nei mo- e semmai, addirittura, nel Risorgimento ave-
numenti un motivo di esaltazione delle glo- va avuto un ruolo antinazionale-popolare.
rie nazionali. La “nazione” non è il popolo, Di una «“chiesa nazionale”» italiana, infatti,
o il passato che continua nel “popolo”, ma è non si può parlare, per G., ma di «cosmo-
invece l’insieme delle cose materiali che ri- politismo religioso [...] Distacco tra scienza
cordano il passato» (Q , , ). Intesa in e vita, tra religione e vita popolare, tra filo-
questo modo, la costruzione della nazione sofia e religione; i drammi individuali di
riproduceva e raggrumava i limiti che ne Giordano Bruno ecc. sono del pensiero eu-
avevano tardato fino ad allora la realizzazio- ropeo e non italiano» (Q , , ).
ne rispetto alle altre dell’Europa e si fonda- Sebbene G. lavori alla ricerca di nomi
va sull’inveramento di una «“biografia” na- che nella sua contemporaneità abbiano
zionale» (Q , , ) che faceva da secoli espresso o tentato di esprimere il senso na-
coincidere il desiderio di uno Stato italiano zionale-popolare in letteratura, o la preoc-
con la sua esistenza, nella mediazione degli cupazione verso questo limite della cultura
intellettuali. Se Gioberti e Mazzini rappre- italiana che ormai iniziava ad apparire evi-
sentavano i due poli della visione dell’unità dente, a suo avviso, anche alla critica tradi-
d’Italia, Gioberti senza dubbio offriva agli zionale (Q , , ), egli tuttavia propone
intellettuali una filosofia più concretamente solo spunti molto parziali, anche in ragione
nazionale e capace di dare dignità nuova, an- della propria sostanziale misconoscenza della
che sul piano dei rapporti internazionali, al letteratura contemporanea, ammessa aperta-
pensiero italiano (Q , , ). Egli, inol- mente in una lettera. Al di là del magistero
tre, sentiva, se pur vagamente, il concetto di Francesco De Sanctis, più remoto, ma
del «“popolare-nazionale” giacobino, del- denso di intenzioni nazionali-popolari (Q ,
l’egemonia politica, cioè dell’alleanza tra ,  e Q , , ) e perciò caro a G., egli
borghesi-intellettuali [ingegno] e il popolo riconosce in Giuseppe Cesare Abba un au-
[...] Nel Rinnovamento (Parte II, capitolo tore nazionale-popolare, almeno nel senso
“Degli scrittori”) scrive: “...Una letteratura che la sua scrittura di guerra, come quella
non può essere nazionale se non è popolare; del vociano Giani Stuparich (Q , ), rap-
perché, se bene sia di pochi il crearla, uni- presenta il senso di una vicenda di massa,
versale dee esserne l’uso e il godimento”» mostra come la guerra sia stata per gli italia-
(Q , , -). Dunque, se pure è vero che ni un momento di intensa vita collettiva. E
i partiti durante il Risorgimento non hanno proprio questo tipo di situazioni, come le
avuto una reale funzione unificante del po- guerre, appunto, o le elezioni, sono, ad avvi-
polo-nazione (Q , , ), il partito mo- so di G., quelle in cui è possibile assistere al-
derato, grazie a Gioberti, è riuscito a pro- la germinazione di una coscienza nazionale-
porre e a rendere egemonica la sua soluzio- popolare, se l’atteggiamento tenuto dagli in-
ne formale al problema nazionale-popolare tellettuali, però, crea le condizioni favorevo-
come contemperamento di conservazione e li a ciò (Q , , ). La storia si fa con i se.
 NAZIONALISMO

Sono gli intellettuali, insomma, a mancare in se inteso in senso storico e concreto e non
Italia, anche nella contemporaneità, di quel come assoluto astratto. Nella storia dell’Ita-
senso autocritico che invece nell’America lia non è si lavorato da parte degli intellet-
fordista permette la creazione e il successo tuali per superare la separatezza tra i “mi-
di personaggi come Babbitt (Q , , ). gliori” e il popolo, anzi si è favorita una vi-
Sono gli intellettuali, insomma, a non com- sione nella quale l’eroe, il volontario della
prendere la necessità di mutarsi da “tradi- patria, fossero esaltati (Q , , ). «Un
zionali” in “organici”, a non voler mettere in deserto con un gruppo di alte palme è sem-
discussione la loro relazione “benevola” e pre un deserto; anzi è proprio del deserto
paternalistica, manzonianamente, nei con- avere delle piccole oasi con gruppi di alte
fronti degli «“umili”» (Q , , ). È que- palme» (Q , , ). Il progressivo supera-
sto anche l’atteggiamento di Croce che, mas- mento dell’influenza leninista si dispiega in
simo esponente dell’intellettualità tradizio- G. pienamente nella nozione di volontà col-
nale, di provenienza nazionale ma di respiro lettiva nazionale-popolare intesa come ne-
cosmopolita, mostra un atteggiamento di ta- cessità di irruzione simultanea delle diverse
le genere nei confronti del senso comune, in componenti della società, urbana e contadi-
rapporto alla filosofia. Ma «questo atteggia- na, nella vita politica (Q , , ), e si di-
mento del Croce verso il senso comune non spiega anche in certe formulazioni non dog-
ha portato ad una concezione della cultura matiche del concetto di “spirito statale”, vi-
feconda dal punto di vista nazionale-popo- sto come legame fra le generazioni, come so-
lare, cioè ad una concezione più concreta- lidarietà con gli uomini vecchissimi e con i
mente storicistica della filosofia, ciò che del bambini (Q , , ).
resto può avvenire solo nella filosofia della «Il moderno Principe deve e non può
praxis» (Q , , ). Croce, infatti, si com- non essere il banditore e l’organizzatore di
porta verso la filosofia della praxis come una riforma intellettuale e morale, ciò che
l’uomo del Rinascimento nei confronti della poi significa creare il terreno per un ulterio-
Riforma protestante, cioè non raccoglie pa- re sviluppo della volontà collettiva naziona-
riteticamente le spinte riformatrici e rivolu- le-popolare verso il compimento di una for-
zionarie che provengono dal basso, ma vuo- ma superiore e totale di civiltà moderna» (Q
le riassorbirle paternalisticamente allo sco- , , ).
po di relegarle in uno spazio di immobilismo B IBLIOGRAFIA : A SOR R OSA ; D U -
subalterno e non conflittuale (Q  II, .I, RANTE ; GUGLIELMI ; LEONE DE CA-
; v. anche Q , , ). Riforma e Rina- STRIS ; LUPERINI ; LUPORINI ;
scimento, bassa cultura e alta cultura, devo- PALADINI MUSITELLI ; PETRONIO ;
no per G. essere in una relazione di scambio, SANGUINETI ; SAPEGNO .
di organica reciproca necessità.
La questione, si vede bene, è tutta poli- LEA DURANTE
tica, è appunto la «quistione politica degli V. «brescianesimo», «cosmopolitismo», «Croce»,
intellettuali» (Q , , ). Il più profondo «cultura», «cultura popolare», «De Sanctis»,
significato del nazionale-popolare, infatti, va «Gioberti», «intellettuali», «letteratura artistica»,
«letteratura d’appendice», «lingua», «Machiavel-
cercato nelle note in cui G. lo identifica con
li», «Manzoni», «moderno Principe», «popolo»,
il problema della coscienza dello Stato, a «Risorgimento», «senso comune».
proposito soprattutto del Principe e di Ma-
chiavelli. «Nessuna azione di massa è possi-
nazionalismo
bile se la massa stessa non è convinta dei fi-
ni che vuole raggiungere e dei metodi da ap- Sin dagli anni giovanili la questione del
plicare», aveva già scritto G. in Alcuni temi nazionalismo si configura in G. in stretta
della quistione meridionale (QM ). La vo- connessione con quella dell’internazionali-
lontà collettiva è dunque un elemento im- smo e costituisce uno dei temi fondamenta-
prescindibile per un processo così comples- li di tutta l’evoluzione del suo pensiero. Per
so come quello della formazione dello Stato, un verso, difatti, già in alcuni articoli del
NAZIONALISMO 

 G. sottolinea la vocazione internaziona- classe operaia dei paesi capitalisti una pre-
lista immanente al modo di produzione ca- cisa funzione nazionale. G. per un verso
pitalista e il ruolo dell’economia borghese evidenzia negli scritti di questi anni la col-
nel superamento delle divisioni nazionali e locazione subordinata dell’Italia nell’ambi-
dei contrasti politico-militari fra i vari Stati. to della divisione internazionale del lavoro,
In tal senso il giovane G. è polemico verso per l’altro comprende che tale condizione è
ogni forma di nazionalismo, inteso come fe- comune al complesso delle nazioni sotto il
nomeno politico-ideologico proprio di pic- dominio dell’imperialismo: la lotta per l’in-
cole borghesie deboli, retrive e reazionarie. dipendenza nazionale da parte di tutti i po-
In questi anni G. mostra simpatia verso la poli oppressi diviene momento della lotta
cultura liberale – della quale dal  in poi di classe del proletariato mondiale. Anzi,
denuncerà l’astrattezza –, ma è altrettanto solo la lotta di classe è in grado di conferi-
influenzato dalla vicenda della Rivoluzione re un contenuto concreto alla stessa lotta
d’Ottobre e dalla lettura di alcuni scritti di nazionale. Come già indicava Lenin negli
Lenin sulla necessità di far emergere dalle scritti del -, il processo di transizio-
molteplici culture gli elementi democratici, ne dal capitalismo al comunismo, per quan-
universalistici e potenzialmente socialisti. to in parte già in atto, si rivela a G. più com-
Solo così, secondo G., sarebbe divenuto plesso del previsto: i dirompenti conflitti
possibile trascendere la contraddizione fra nazionali che prendono vita nei paesi colo-
cosmopolitismo dell’economia e nazionali- niali soggetti al dominio delle potenze im-
smo della politica, che nei Q verrà indivi- perialiste mostrano come la crisi generale
duata come una delle cause fondamentali del capitalismo, lungi dal comportare un ra-
della crisi organica del mondo capitalistico. pido dissolvimento di tutti gli Stati naziona-
In un articolo del maggio  pubblicato li e di ogni divisione nazionale in una supe-
sull’“Ordine Nuovo” G. rimarca tuttavia riore unità mondiale, impongono il rafforza-
che sino a quel momento l’unità del mondo mento, insieme politico e militare, dello Sta-
si era realizzata mediante la guerra – unica to sovietico e il suo inserimento come nuova
forma in cui poteva realizzarsi in regime di potenza mondiale nel sistema egemonico fra
proprietà privata e nazionale –, ovvero at- gli Stati. D’altra parte G. – che nei Q si mo-
traverso la creazione di una gerarchia mon- strerà critico acerrimo di ogni concezione
diale del capitale e la concentrazione della utopista e sostenitore d’una «politica reali-
proprietà privata in trust di banchieri, ar- stica», al fine di «depurare l’internazionali-
matori e industriali. Emerge ora una perce- smo di ogni elemento vago e puramente
zione più matura del ruolo nodale degli Sta- ideologico (in senso deteriore)» (Q , ,
ti nazionali, la consapevolezza che la forma- ) – ritiene che neppure dopo la vittoria
zione di un’economia mondiale rafforza e della rivoluzione internazionale si potrà
non diminuisce la loro funzione nella con- prevedere l’estinzione degli Stati nazionali:
correnza internazionale e che vi è una forte difatti, se per un verso senz’altro «il comu-
contraddizione fra realtà dell’imperialismo nismo sarà solo quando e in quanto sarà in-
e tutta la tradizione liberale che è formal- ternazionale», per l’altro lo Stato rimane la
mente contro lo Stato e fa della concorren- «“forma” concreta della società umana»,
za la «nemica più acerrima dello Stato» (Lo per il proletariato la sua forma “di difesa e
Stato e il socialismo,  giugno- luglio , di offesa”. In tal senso nel sistema politico
in ON ). Non a caso G. ricorderà in Q , del comunismo internazionale lo Stato so-
,  che solo nel dopoguerra si sviluppa cialista deve esser «disposto e organizzato
in Italia «un accentuato spirito di nazionali- in modo da essere capace di ingranarsi con
smo economico» per cui «ogni nazione vuo- gli altri Stati socialisti» (Lo Stato e il socia-
le produrre tutto e vuole vendere senza lismo, cit., ON ).
comprare». La riflessione sul tema del nazionali-
Tuttavia, sembra esser proprio la crisi smo nei Q si svolge su un doppio piano,
del capitalismo mondiale ad assegnare alla teorico e politico. Nel fondamentale Q , ,
 NAZIONALISMO

 G. distingue nettamente «nazionale» stituire un blocco di forze nazionali, il «po-


da «nazionalista», giacché si può essere par- polo-nazione», che desse vita a una «vo-
ticolari senza predicare il particolarismo e lontà collettiva nazionale-popolare»: que-
«qui è l’equivoco del nazionalismo, che in sta avrebbe rappresentato «un tipo di na-
base a questo equivoco pretende spesso di zionalismo politico e culturale che sfugge ai
essere il vero universalista, il vero pacifista» limiti dei partiti propriamente nazionalisti-
(ibid.). Se difatti è vero che un’idea non è ci» (Q , , ) e che al contrario impre-
efficace se non è espressa artisticamente gna tutta la cultura e crea «una dipendenza
ovvero particolarmente come singoli, tutta- e un collegamento stretto tra popolo-nazio-
via «la nazionalità è una particolarità pri- ne e intellettuali» (ivi, ). Vi sono difatti
maria» giacché il particolarizzarsi fra i pro- paesi in cui «esiste nazionalismo, ma non
pri connazionali è una «seconda “partico- una situazione “nazionale-popolare”, dove
larità”» che «non è il prolungamento della cioè le grandi masse popolari sono consi-
prima» (ivi, ). Ma i nazionalisti non vo- derate come il bestiame» (Q , , ). Nel
gliono ciò in quanto venerano maestri il cui caso contrario il nazionalismo o «“patriot-
valore «consiste nella loro somiglianza con tismo”» è combinazione dell’«elemento
lo spirito del loro gruppo»; ed è per questo egemonico etico-politico» con la vita stata-
che «tanti scrittori moderni ci tengono tan- le e nazionale ed è una vera e propria «“re-
to all’“anima nazionale” che dicono di rap- ligione popolare”» (Q , , ) giacché
presentare»: «è utile, per chi non ha perso- presenta l’unità fra dirigenti e diretti.
nalità, decretare che l’essenziale è di essere Per quel che concerne il contesto ita-
nazionali» (ibid.). In definitiva «in questo liano, nella nota intitolata Il nazionalismo
modo si costituisce una gerarchia e una or- italiano (Q , , ) G. osserva che «in Ita-
ganizzazione di fatto» (ibid.) e sul piano lia, accanto al cosmopolitismo e apatriotti-
politico «questa tendenza alla distinzione smo più superficiale è sempre esistito uno
nazionale ha fatto sì che la guerra» sia «di- sciovinismo frenetico, che si collegava alle
ventata una guerra di anime nazionali, con glorie romane e delle repubbliche marinare-
i suoi caratteri di profondità passionale e di sche e alle fioriture individuali di artisti, let-
ferocia» (ivi, ). La riflessione sul nazio- terati, scienziati di fama mondiale» (ibid.).
nalismo si connette inoltre a quella sulle Pare difatti un carattere permanente del
nuove prospettive aperte dai tentativi di popolo italiano «l’ammirazione ingenua e
edificazione del “socialismo in un solo pae- fanatica per l’intelligenza come tale» e il
se” (Q , , ). Tramontata difatti l’i- corrispondente nazionalismo culturale da
potesi di una rapida estensione e accelera- una parte e il «più o meno ingenuo, più o
zione del processo rivoluzionario su scala meno fanatico» sciovinismo popolare dal-
mondiale sotto la spinta propulsiva della l’altra (Q , , -). Ma il vero «sostrato
Rivoluzione d’Ottobre e degli stessi pro- del nazionalismo popolare» (Q , , )
cessi di internazionalizzazione dell’econo- italiano è da rinvenire, secondo G., nella
mia capitalista, il movimento comunista in- tradizione culturale dell’Umanesimo e del
ternazionale si avviava ad affrontare una fa- Rinascimento, che si è tuttavia dimostrata
se di lunga e difficile “guerra di posizione”, fragile fondamento del Risorgimento com-
dagli esiti sino ad allora imprevedibili. Di- portando un «nazionalismo da intellettua-
nanzi a un tale inedito quadro mondiale, li» (Q , , ) incapace d’«accentrare
segnato da imponenti processi di riorganiz- intorno alla borghesia gli strati più attivi e
zazione socio-politica, il terreno nazionale intelligenti della popolazione» (Q , ,
pareva divenire decisivo ancor più che in ). È mancato in Italia un sentimento con-
passato per l’affermarsi egemonico del pro- sapevole «dell’elemento politico-militare e
letariato, di cui il movimento comunista politico-economico» (ibid.; v. anche Q ,
avrebbe dovuto rappresentare l’avanguar- , ), di cui è emblematica la figura di
dia politica. Per raggiungere tale obiettivo D’Annunzio: l’«“apoliticità” fondamenta-
sarebbe stato necessario, secondo G., co- le, nel senso che da lui ci si poteva aspetta-
NAZIONE 

re tutti i fini immaginabili, dal più sinistro l’altro a ricostruirne se possibile un «“pri-
al più destro» (Q , , ). Lo sciovini- mato civile” o egemonia politico-intellet-
smo delle masse ha inoltre rivelato sin da tuale» (Q , , ).
subito una peculiarità: essere «accompa-
MANUELA AUSILIO
gnato da una xenofobia popolaresca» (Q ,
, ), un «nazionalismo “di razza”» (Q , V. «cosmopolitismo», «D’Annunzio», «economia
, ). Se poi le prime forme di nazionali- politica», «egemonia», «guerra», «internazionali-
smo», «liberalismo», «lotta di classe», «naziona-
smo in Italia annoveravano molti liberali e
le-popolare», «patria», «popolo-nazione», «scio-
massoni, in seguito, secondo G., un picco- vinismo», «Stato», «universale».
lo gruppo di intellettuali saccheggiò «le
ideologie e i modi di ragionare secchi, im- nazione
periosi, pieni di mutria e di suffisance di
Carlo Maurras» (Q , , ; corsivo mio) e La riflessione sulla nazione – sulla sua
del suo «nazionalismo integrale» (Q , , struttura e sulla sua funzione – si intreccia
). Anche la politica estera dei nazionali- in G., fin dagli scritti torinesi, da un lato
sti, d’altra parte, «non aveva fini precisi: si con l’analisi dello schieramento di forze
poneva come una astratta rivendicazione della borghesia in Italia e comparativamen-
imperiale contro tutti» (Q , , ). È dun- te in altri paesi, dall’altro con la logica di
que evidente che le tendenze nazionaliste, potenza internazionale propria degli Stati,
secondo G., per quanto basilari, non devo- con i relativi riflessi interni ed esterni (im-
no ritenersi un dato storicamente intra- perialismo e guerra). La nazione non è però
scendibile (v. Q , , ): per un verso è mai intesa da G. come un organismo solo
la stessa natura cosmopolita dei processi politico (e meno che mai “spirituale”, se-
economici a essere strutturalmente con- condo l’accezione liberale): alla base di
traddittoria rispetto alla dimensione statale, queste analisi vi è infatti l’esplorazione del-
che «si è sempre più sviluppata nel senso l’intreccio contraddittorio, ma funzionale,
del “nazionalismo”, “del bastare a se stes- tra la moderna forma di organismo politico,
si”» (Q , , ), per l’altro la stessa sfera lo Stato-nazione, un organismo stabile ed
politica rivela decise tendenze alla forma- esclusivo, e la prospettiva mobile e inclusi-
zione quanto meno di un’unione europea. va – al limite “mondiale” – del mercato ca-
Esiste difatti «una coscienza culturale euro- pitalistico. Queste analisi di volta in volta
pea» ed «esistono molte forze materiali che politiche ed economiche si indirizzano a lo-
solo in questa unione potranno svilupparsi: ro volta a un fuoco unitario, che è la strate-
se fra x anni questa unione sarà realizzata la gia della rivoluzione italiana, la valutazione
parola “nazionalismo” avrà lo stesso valore cioè del modo in cui l’azione politica orga-
archeologico che l’attuale “municipali- nizzata della classe operaia possa interveni-
smo”» (Q , , ). G. giunge d’altra par- re nella storia d’Italia come fattore risoluti-
te finanche a recuperare il valore positivo vo dell’insieme delle sue contraddizioni e
della tradizione cosmopolita italiana: «il na- del loro condensarsi nella sistemazione au-
zionalismo di marca francese è una escre- toritaria del fascismo.
scenza anacronistica nella storia italiana» Questo schema vale per tutti gli scritti
(Q , , ), qualcosa «di artificioso e di di G. fino ai Q: nel tempo variano l’ap-
non lungo respiro» (ivi, ); si tratterà profondimento analitico e gli elementi del
piuttosto di recuperare il «cosmopolitismo problema, che però rimane lo stesso. Così,
romano e medioevale, ma nella sua forma nell’agosto  G. scrive che la «colletti-
più moderna e avanzata» (ivi, ), quella vità» è rappresentata dalla «nazione per i
dell’internazionalismo. Di qui l’interesse proprietari» e dalla «classe per i proletari»
dell’Italia per un verso a «inserirsi nel fron- (Operai e contadini, in ON ), indicando in
te moderno di lotta per riorganizzare il questa alternativa la rispettiva funzionalità
mondo anche non italiano, che ha contri- politica di tali forme, sulla base della collo-
buito a creare col suo lavoro» (ibid.), per cazione sociale delle diverse forze. Nelle Te-
 NAZIONE

si di Lione (gennaio ) si legge: «Come luppo armonico di tutte le energie nazionali
non controlla [...] tutta la economia così la e specialmente delle categorie intellettuali»
classe industriale non riesce a organizzare da (Q , , ); per cui «quando nel  un
sola la società intiera e lo Stato. La costru- nuovo raggruppamento sociale affiora poli-
zione di uno Stato nazionale non le è resa ticamente alla storia, esso è completamente
possibile che dallo sfruttamento di fattori di attrezzato per tutte le sue funzioni sociali e
politica internazionale (cosiddetto Risorgi- perciò lotta per il dominio totale della na-
mento). Per il rafforzamento di esso e per la zione, senza venire a compromessi essenzia-
sua difesa è necessario il compromesso con li con le vecchie classi, anzi subordinando-
le classi sulle quali la industria esercita una sele» (ibid.). Non casualmente, G. prosegue
egemonia limitata, particolarmente gli agra- analizzando il caso della Russia-URSS: «In
ri e la piccola borghesia. Di qui una eteroge- Russia [...] nel periodo storico più moderno
neità e una debolezza di tutta la struttura so- [...] una élite di gente tra la più attiva, intra-
ciale e dello Stato che ne è la espressione» prendente e disciplinata emigra all’estero,
(CPC ). Un giudizio sul Risorgimento co- assimila la cultura dei paesi più progrediti
me riflesso “diplomatico” di una dinamica dell’occidente, senza perciò perdere i carat-
internazionale si svolge qui nella ricondu- teri più essenziali della propria nazionalità,
zione della fragilità dell’organizzazione na- senza cioè rompere i legami sentimentali e
zionale dello Stato italiano al carattere com- storici del proprio popolo e fatto così il suo
promissorio e parziale dell’egemonia indu- garzonato intellettuale, rientra nel paese, co-
striale-borghese, con un chiaro rinvio al non stringendo il popolo a un forzato risveglio»
risolto rapporto Nord-Sud e città-campa- (ibid.). Il bolscevismo viene cioè visto come
gna. Nel testo citato del  G. oppone la la riuscita formazione di un movimento di
nazione alla classe; nei Q, alla luce degli svi- “popolo-nazione”, analogamente all’opera
luppi della teoria dell’egemonia, egli distin- della borghesia nella storia francese.
gue con la stessa funzione la “nazione” dal La nazione svolge sempre una funzione
“popolo-nazione” («nazione-popolo e na- egemonica, da una parte (all’interno) nei
zione-retorica si potrebbero dire le due ten- rapporti tra le classi sociali, dall’altro (all’e-
denze»: Q , , ). Il carattere costitutiva- sterno) nelle relazioni tra gli Stati. Nelle Te-
mente ambivalente della nazione viene così si di Lione le ragioni della debolezza del ca-
consapevolmente assunto e fatto proprio pitalismo italiano vengono individuate nel
dalla prospettiva comunista. Anche il popo- fatto che «le sue possibilità di sviluppo sono
lo-nazione indica infatti un progetto politi- limitate e per la situazione geografica e per
co, una proiezione ideologica e non un’en- la mancanza di materie prime» (CPC ).
tità sociologicamente constatabile (come è la La fragilità del compromesso borghese è
classe). A differenza della classe, il popolo- una conseguenza di questi dati strutturali.
nazione, assunto quale base per la politica Nei Q invece il modo specifico in cui si in-
del proletariato, non ha infatti un’identità tegrano e si organizzano le due facce della
sociale precisa: designa la costruzione di nazione (nazionale e internazionale) è de-
un’egemonia e lascia perciò aperta la que- terminato fondamentalmente dall’interno,
stione relativa al suo grado di “totalitarietà”. cioè dal grado di universalizzazione degli
Nell’analisi storica dei Q i due estremi interessi della classe dominante, e quindi di
– nazione e popolo-nazione – vengono fissa- reale integrazione della popolazione nella
ti nel Risorgimento italiano e nella Rivolu- nazione. Riflettendo sulla nozione pascolia-
zione francese, più in generale nella storia na e poi nazionalistica dell’Italia “nazione
dell’Italia e della Francia, caratterizzate ri- proletaria”, G. osserva che «la povertà di un
spettivamente dalla «funzione internaziona- paese è relativa ed è l’“industria” dell’uomo
le o cosmopolita» degli «intellettuali che è – classe dirigente – che riesce a dare a una
causa ed effetto dello stato di disgregazione nazione una posizione nel mondo e nella di-
in cui rimane la penisola dalla caduta del- visione internazionale del lavoro; l’emigra-
l’Impero romano fino al » e dallo «svi- zione è una conseguenza della incapacità
NAZIONE 

della classe dirigente a dar lavoro alla popo- terno funziona come agente di potenze stra-
lazione e non della povertà nazionale» (Q , niere; e d’altra parte anche «la proiezione
, ). In un testo posteriore si legge: «Tut- nel campo internazionale della quistione»
ta l’attività economica di un paese può esse- della povertà nazionale può essere «un mez-
re giudicata solo in rapporto al mercato in- zo per crearsi un alibi di fronte alle grandi
ternazionale, “esiste” ed è da valutarsi in masse del paese» e non affrontare la que-
quanto è inserita in una unità internazionale stione “nazionale” reale, consistente nel
[...] Tutto il complesso economico nazionale «mutamento» dei «rapporti interni» domi-
si proietta nell’eccedente che viene esporta- nati dal parassitismo di interi strati sociali (Q
to in cambio di una corrispondente impor- , , -). In questi casi abbiamo una de-
tazione, e se nel complesso economico na- bolezza internazionale, che viene utilizzata
zionale una qualsiasi merce o servizio costa come elemento di egemonia interna da una
troppo, è prodotta in modo antieconomico, borghesia poco lungimirante e ambiziosa:
questa perdita si riflette nell’eccedente «quanto più la vita economica immediata di
esportato, diventa [...] una perdita secca del una nazione è subordinata ai rapporti inter-
paese, nei confronti con l’estero, nella valu- nazionali, tanto più un determinato partito
tazione della sua statura relativa e assoluta rappresenta questa situazione e la sfrutta per
nel mondo economico internazionale» (Q , impedire il sopravvento dei partiti avversa-
, ). E si conclude che in questo caso «le ri» (Q , , ; v. anche Q , , : «la per-
classi che all’interno si giovano esse di tali sa- sonalità nazionale [...] è un’astrazione fuori
crifizi, non sono la “nazione” ma rappresen- del nesso internazionale [...] La personalità
tano uno sfruttamento esercitato da “stra- nazionale esprime un “distinto” del com-
nieri” sulle forze realmente nazionali ecc.» plesso internazionale, pertanto è legata ai
(ivi, -). E in modo più generale: «I rap- rapporti internazionali»).
porti internazionali precedono o seguono i In questa dinamica la formazione dei
rapporti sociali fondamentali? Seguono in- ceti intellettuali è decisiva. G. ha anche qui
dubbiamente. Ogni innovazione organica in mente l’opposizione Italia-Francia: «Il
nella struttura modifica organicamente i rap- protagonista della storia francese è [...] il po-
porti assoluti e relativi nel campo internazio- polo-nazione; quindi un tipo di nazionali-
nale attraverso le sue espressioni tecnico-mi- smo politico e culturale che sfugge ai limiti
litari. Anche la posizione geografica di uno dei partiti propriamente nazionalistici e che
Stato nazionale non precede ma segue le in- impregna tutta la cultura, quindi una dipen-
novazioni strutturali, pur reagendo su di es- denza e un collegamento stretto tra popolo-
se in una certa misura» (Q , , ). nazione e intellettuali» (Q , , ; v. anche
Il rapporto tra momento internazionale Q , , ). Questa «massiccia costituzione
e nazionale è decisivo per comprendere il ti- intellettuale spiega la funzione intellettuale
po di egemonia all’opera nei diversi contesti, della Francia nella seconda metà del secolo
sia sul terreno della divisione internazionale XVIII e in tutto il secolo XIX, funzione inter-
del lavoro sia su quello dei rapporti di forze nazionale e cosmopolita di irradiazione e di
politici e militari. In Q ,  G. schizza del espansione a carattere imperialistico organi-
resto uno schema di rapporti di forza che so- co» (Q , , ). In effetti «la forza espan-
no da vedere al contempo come nazionali e siva, l’influsso storico di una nazione non
come internazionali: «bisogna tener presen- può essere misurato dall’intervento indivi-
te che a questi rapporti interni di uno Stato- duale di singoli, ma dal fatto che questi sin-
nazione si intrecciano i rapporti internazio- goli esprimono consapevolmente e organi-
nali, creando a loro volta combinazioni ori- camente un blocco sociale nazionale» (Q ,
ginali e storicamente concrete» (ivi, ). Il , ; v. anche Q , , ). «Se così non
carattere originale delle combinazioni sta in è, si deve parlare solo di fenomeni di una
ciò, che non sempre ciò che si presenta co- certa portata culturale appartenenti a feno-
me “nazionale” lo è effettivamente. Come si meni storici più complessi: come avvenne in
è visto in Q , , il brutale sfruttamento in- Italia per tanti secoli, di essere l’origine “ter-
 NAZIONE

ritoriale” di elementi dirigenti cosmopoliti e sta assenza di “autonomia internazionale” è


di continuare in parte ad esserlo per il fatto la ragione che spiega molta storia italiana e
che l’alta gerarchia cattolica è in gran parte non solo delle classi borghesi. Si spiega an-
italiana. Storicamente questa funzione inter- che così il perché di molte vittorie diploma-
nazionale è stata la causa di debolezza na- tiche italiane, nonostante la debolezza relati-
zionale e statale» (Q , , ). A questa de- va politica-militare: non è la diplomazia ita-
bolezza la cultura italiana ha saputo rispon- liana che vince come tale, ma si tratta di abi-
dere solo coltivando «il preconcetto che l’I- lità nel saper trarre partito dall’equilibrio
talia sia sempre stata una nazione» (Q , , delle forze internazionali: è un’abilità subal-
), «ma [...] soffocata da forze estranee» terna, tuttavia fruttuosa» (ivi, -; v. anche
(Q , , ). Questo approccio antistorico Q , , ). Rovesciare questa logica diplo-
è, nel migliore dei casi, espressione di «ideo- matica subalterna si sarebbe potuto, solo co-
logie» che «hanno avuto un ufficio notevole stituendo su basi diverse l’egemonia nazio-
come terreno di organizzazione politica e nale. Su questo punto G. è netto dall’inizio
culturale» (ibid.), ma che, proprio perché dei Q: data la diversa collocazione sociale
non colgono i reali termini del problema, so- delle forze urbane del Nord e del Sud, una
no destinate a convertirsi in un nazionalismo solida unità nazionale si sarebbe potuta crea-
fatto solo di libri (Q , , ) e parole: un’u- re solamente grazie a un «collegamento tra
nità nazionale consistente «nell’unità della forze urbane del Nord e del Sud» (Q , , )
lingua» e non anche in quella «morale» (Q , che aiutasse le seconde a emanciparsi dall’in-
, ), nella continuità del ceto intellettua- flusso rurale. Invece si procedette dall’alto,
le, non del popolo-nazione. Perfino un’ope- in modo “diplomatico”, e prevalse il partito
ra di «ispirazione “politica”» come i Sepolcri dei moderati; «che poi questo partito rap-
«vede nei monumenti un motivo di esalta- presentasse la nazione, anche solo nel senso
zione delle glorie nazionali», dunque identi- della più vasta estensione della comunità di
fica la nazione con «l’insieme delle cose ma- interessi della borghesia con altre classi, è
teriali che ricordano il passato» e non con «il un’altra quistione» (Q , , ).
popolo» (Q , , ). Dinanzi a ciò, il movimento comunista
Il Risorgimento prende radice in questa deve porsi come capace di risolvere insieme
condizione di prostrazione dovuta al domi- i problemi nazionali e internazionali dell’Ita-
nio dei rapporti internazionali e può essere lia, rappresentando la più vasta comunità di
compreso solamente analizzando dinamica- interessi nella popolazione e, fondando in
mente il nesso tra «elementi [...] negativi modo solido l’egemonia interna, emancipare
[(passivi)] e positivi [(attivi)], nazionali e in- l’Italia dalla condizione di cronica debolezza
ternazionali» (Q , , ). Occorre afferra- internazionale. Già nel  G. scrive: «Oggi
re tutta la differenza, su questo terreno, tra la classe “nazionale” è il proletariato, è la
Francia e Italia: «La Francia da molti secoli moltitudine degli operai e contadini dei la-
era una nazione egemonica: la sua autonomia voratori italiani, che non possono permette-
internazionale era molto ampia. Per l’Italia re il disgregamento della nazione, perché la
niente di simile: essa non aveva nessuna au- unità dello Stato è la forma dell’organismo di
tonomia internazionale» (Q , , ). Di qui produzione e di scambio costruito dal lavoro
la necessità «che la diplomazia fosse concre- italiano» (La settimana politica,  ottobre
tamente superiore alla politica creativa, fosse , in ON ). E nei Q, tornando sul tema
la “sola politica creativa”. Il problema non (e arricchendolo): «L’espansione moderna è
era di suscitare una nazione che avesse il pri- di origine capitalistico-finanziaria. L’elemen-
mato in Europa e nel mondo, o uno Stato to “uomo”, nel presente italiano, o è uomo-
unitario che strappasse alla Francia l’iniziati- capitale o è uomo-lavoro. L’espansione ita-
va civile, ma di rappezzare uno Stato unita- liana è dell’uomo-lavoro, non dell’uomo-ca-
rio purchessia. I grandi programmi di Gio- pitale [...] Il cosmopolitismo italiano non
berti e di Mazzini dovevano cedere al reali- può non diventare internazionalismo. Non il
smo politico e all’empirismo di Cavour. Que- cittadino del mondo, in quanto civis roma-
NECESSITÀ 

nus o cattolico, ma in quanto lavoratore e rico (Libero pensiero e pensiero libero,  giu-
produttore di civiltà. Perciò si può sostenere gno , in NM ); il «determinismo eco-
che la tradizione italiana dialetticamente si nomico», passando per l’«autocoscienza sto-
continua nel popolo lavoratore e nei suoi in- rica della classe lavoratrice», diventa «norma
tellettuali, non nel cittadino tradizionale e d’azione», la necessità diventa «consapevo-
nell’intellettuale tradizionale. Il popolo ita- lezza» (Stato e sovranità, - febbraio ,
liano è quello che “nazionalmente” è più in- NM ), lo spirito universale si attua pro-
teressato all’internazionalismo [...] Collabo- gressivamente nell’individuo (ivi, ) ecc.
rare a ricostruire il mondo economicamente Questa stessa accezione viene ripresa nei Q
in modo unitario è nella tradizione della sto- e progressivamente ripensata alla luce della
ria italiana e del popolo italiano, non per do- filosofia della praxis. Il momento in cui G.
minarlo e appropriarsi i frutti del lavoro al- avvia una riflessione esplicita su cosa sia la
trui, ma per esistere o svilupparsi [...] La mis- “necessità” è Q , , -, dove viene ri-
sione di civiltà del popolo italiano è nella ri- presa la celebre frase engelsiana sul «salto
presa del cosmopolitismo romano e medioe- dell’umanità dal regno della necessità al re-
vale, ma nella sua forma più moderna e avan- gno della libertà» (Engels , ), subito
zata. Sia pure nazione proletaria; proletaria dopo (Q , , ) proiettata a definire la na-
come nazione perché è stata l’esercito di ri- tura stessa del materialismo storico, filosofia
serva di capitalismi stranieri [...] Appunto del tempo della necessità, destinata a scom-
perciò deve innestarsi nel fronte moderno di parire insieme alle contraddizioni di cui è la
lotta per riorganizzare il mondo anche non teoria. Più tardi G. torna su questo modulo
italiano, che ha contribuito a creare con il paragonando Marx a Lenin in analogia al
suo lavoro» (Q , , -). rapporto tra Cristo e san Paolo: «Fare un pa-
Questa conversione neocosmopolitica rallelo tra Marx e Ilici per giungere a una ge-
della «nazione proletaria» poggia tutta, si rarchia è stolto e ozioso: esprimono due fa-
badi, sulla premessa che l’espansione sia og- si: scienza-azione, che 〈sono〉 omogenee ed
gi economica e non più culturale. Sull’ege- eterogenee nello stesso tempo» (Q , , ).
monia culturale aveva poggiato il bisecolare La forma di esistenza attuale del mate-
primato francese, ma essa è impossibile in rialismo storico è dunque l’azione, l’organiz-
un «mondo [...] unificato nella sua struttura zazione capace di realizzare quel passaggio
economico-sociale» (Q , , ). Questa dalla necessità alla libertà. E ciò è possibile
già reale unità economica è la premessa di solo a condizione di costruire una volontà
un neocosmopolitismo d’iniziativa italiana collettiva, nella quale l’identificazione di li-
che, forte della tradizione della «nazione bertà e necessità sia già iniziata, sia già una
proletaria», converta quell’unità economica forma di azione. Il «nuovo Principe» dovrà
in una nuova forma politica sovranazionale. pertanto definire «la “volontà collettiva” e la
BIBLIOGRAFIA: CAVALLUZZI ; CILI- volontà politica in generale nel senso moder-
BERTO ; DURANTE ; IZZO ; SUP- no, la volontà come coscienza operosa della
PA ; VACCA . necessità storica, come protagonista di un
reale e immediato dramma storico» (Q , ,
FABIO FROSINI ). Sorge dunque il problema politico im-
V. «cosmopolitismo», «Francia», «fronte unico», pellente di determinare cosa sia quella “ne-
«internazionale, internazionalismo», «nazionale- cessità storica”, con la quale la volontà poli-
popolare», «nazionalismo», «Nord-Sud», «popo-
tica, per essere efficace, si deve identificare.
lo-nazione», «quistione nazionale», «rapporti di
forza», «Risorgimento».
Siamo all’inizio del : tutto il primo se-
mestre di quell’anno è dominato da una se-
rie di testi nei quali G. rivoluziona comple-
necessità
tamente il significato di tale concetto, por-
Il concetto compare nel pensiero di G. tandolo a identificarsi con quelli di «regola-
anzitutto nell’accezione idealistica hegeliana rità» e di «automatismo» e riunendo tutti
(e crociana): libertà è condizionamento sto- sotto un’idea di nuova immanenza, non spe-
 NECESSITÀ

culativa e non metafisica ma storicistica e za di una premessa efficiente, che sia diven-
realistica. Il primo spunto è Q , , che tata operosa come una “credenza popolare”
però è ancora rubricato sotto Scienza econo- nella coscienza collettiva. Nella premessa so-
mica (è il titolo del testo, steso infatti nella no contenute le condizioni materiali suffi-
sezione miscellanea del quaderno). Solo do- cienti per la realizzazione dell’impulso di vo-
po, presumibilmente poco dopo, G. fissa in lontà collettiva» (Q , , ). Questo con-
Appunti di filosofia III un rinvio a quel testo, cetto di necessità è dunque secondo G. frut-
sotto il titolo Introduzione allo studio della fi- to della traduzione in termini filosofici del-
losofia. Sul concetto di regolarità e di legge nei l’elaborazione economica di Ricardo: «La
fatti storici (Q , , ). E infatti già in Q scoperta del principio logico formale della
, ,  G. aveva scritto: «Bisogna per- “legge di tendenza”, che porta a definire
suadersi che non solo è “oggettivo” e neces- scientificamente i concetti fondamentali nel-
sario un certo attrezzo, ma anche un certo l’economia di “homo oeconomicus” e di
modo di comportarsi, una certa educazione, “mercato determinato” non è stata una sco-
una certa civiltà; in questa oggettività e ne- perta di valore anche gnoseologico? Non im-
cessità storica si può porre l’universalità del plica appunto una nuova “immanenza”, una
principio morale, anzi non è mai esistita al- nuova concezione della “necessità” e della li-
tra universalità che questa oggettiva neces- bertà ecc.? Questa traduzione mi pare ap-
sità, spiegata con ideologie trascendenti e punto abbia fatto la filosofia della praxis che
presentata nel modo più efficace volta per ha universalizzato le scoperte di Ricardo
volta perché si ottenesse lo scopo». estendendole adeguatamente a tutta la storia,
L’universalità, la necessità, l’obiettività quindi ricavandone originalmente una nuova
si costituiscono storicamente, in modo im- concezione del mondo» (Q  II, , ).
manente, in un insieme enorme di azioni in- Come ridefinire su questa base la no-
dividuali che, per quanto ciascuna di esse zione di libertà-necessità? In un Testo B del
possa essere “arbitraria”, non si oppone al- Q  G. scrive: la «volontà razionale, non ar-
l’automatismo ma è anzi dalla sua pressione bitraria» è quella «che si realizza in quanto
e coercizione extralegale costantemente rias- corrisponde a necessità obbiettive storiche,
sorbito (si dovrà vedere in che modo questa cioè in quanto è la stessa storia universale nel
pressione sociale si eserciti): «In ogni mo- momento della sua attuazione progressiva»
mento c’è una scelta libera, che avviene se- (Q , , ). Ma la nozione di “storia uni-
condo certe linee direttrici identiche per una versale” deve a questo punto aver assunto
gran massa di individui o volontà singole, in un diverso significato: da una prospettiva di
quanto queste sono diventate omogenee in immanenza realistica, essa non potrà essere
un determinato clima etico-politico. Né è da da nessuno “anticipata”, ma potrà delinear-
dire che tutti operano in modo uguale: gli ar- si solo negli effetti, di volta in volta “regola-
bitrî individuali sono anzi molteplici, ma la rizzati” e resi “necessitanti” (e cogenti) del-
parte omogenea predomina e “detta legge”» la totalità degli arbitri individuali. Questa
(Q  II, , ). La mancanza di qualsiasi considerazione giunge in modo chiaro in Q
fondazione trascendente, o legittimazione ,  e Q , , nel contesto di una discus-
trascendentale, o di qualsiasi corrispondenza sione su che cosa possa essere una “lettera-
a un “principio” storico-universale, non ren- tura secondo un piano” come forma di “ra-
de meno efficace questa costruzione di uni- zionalismo” nel contesto della letteratura
versalità: semplicemente, consente di pen- popolare: «qual è il “vero conformismo”,
sarla senza cadere nella metafisica. cioè qual è la condotta “razionale” più utile,
Vi è necessità quando vi è sufficiente ge- più libera in quanto ubbidisce alla “neces-
neralizzazione di un automatismo, ciò che, sità”? Cioè quale è la “necessità”? Ognuno
come detto, comprende anche la sua “orga- è portato a far di sé l’archetipo della “mo-
nizzazione” (v. Q , ,  sulla nozione di da”, della “socialità” e a porsi come “esem-
«“indifferente giuridico”»): «Nel senso sto- plare”. Pertanto la socialità, il conformismo,
rico-concreto: la necessità è data dall’esisten- è il risultato di una lotta culturale (e non so-
NESSO DI PROBLEMI 

lo culturale), è un dato “oggettivo” o uni- litica e lotta militare, come se le crisi econo-
versale, così come non può non essere og- miche fossero l’«artiglieria campale» che
gettiva e universale la “necessità” su cui si aveva la funzione «di aprire il varco nella di-
innalza l’edificio della libertà. Libertà e ar- fesa nemica dopo aver scompaginato e fatto
bitrio, ecc.» (Q , , ). La libertà che si perdere la fiducia in sé e nelle sue forze e nel
oppone all’arbitrio è tale perché non può es- suo avvenire al nemico stesso» (Q , , ).
sere pianificata arbitrariamente. Prevedibile Invece la lotta politica è «enormemente più
è solo la lotta, ciò che non esime dall’impe- complessa» della guerra: «Nella guerra mili-
gno di organizzarne le fasi, perché solo così tare, raggiunto il fine strategico, distruzione
una forza sociale è in grado di sottrarre l’ini- dell’esercito nemico e occupazione del suo
ziativa alla sua avversaria. Pertanto «la qui- territorio, si ha la pace»; nella lotta politica il
stione non verte sulla coercizione, ma sul processo di lotta è assimilabile «in un certo
fatto se si tratta di razionalismo autentico, di senso [...] alle guerre coloniali o alle vecchie
reale funzionalità, o di atto d’arbitrio» (Q , guerre di conquista, quando cioè l’esercito
, ). Tutta la questione si concentra per- vittorioso occupa o si propone di occupare
tanto attorno al tipo di organizzazione, alla stabilmente tutto o una parte del territorio
forma politica che la “necessità” prende nel conquistato» (Q , , ). Il nemico non è
partito politico, alla sua natura più o meno dunque un negativo assoluto: non va annien-
democratica e infine alla possibilità di orga- tato ma indebolito (colpendo i suoi alleati in-
nizzare un conformismo che sia realmente di terni: Q , , ), va disgregato al suo inter-
nuovo tipo, a cominciare dal modo in cui no (colpendolo nella sua egemonia naziona-
viene costruito: «Si pone il problema se sia le: Q , , ). Come in guerra, anche in po-
possibile creare un “conformismo”, un uo- litica la vittoria non è l’annientamento dell’e-
mo collettivo senza scatenare una certa mi- sercito nemico, ma la sua polverizzazione ot-
sura di fanatismo [...] criticamente [...], co- tenuta con «lo scioglimento del [suo, ndr] le-
me coscienza di necessità liberamente accet- game come massa organica» (Q , , ). G.
tata perché “praticamente” riconosciuta ta- giudica debole un’alleanza tra forze diverse,
le, per un calcolo di mezzi e fini da adegua- accomunate solo da uno stesso nemico (Q ,
re, ecc.» (Q , , ). , ), e soprattutto condanna (come «ma-
chiavellismo di Stenterello») la posizione di
FABIO FROSINI chi lotta contro i nemici dei nostri nemici,
V. «automatismo», «Engels», «filosofia della cioè contro «coloro che pretendono di com-
praxis», «immanenza», «leggi di tendenza», «li- battere» il comune nemico «per succedergli»
bertà», «materialismo storico», «mercato detemi- e dunque insidiare la nostra presunta eredità
nato», «oggettività», «previsione», «regolarità», (Q , , -).
«Ricardo», «universale», «volontà collettiva».
FABIO FROSINI
nemico V. «guerra», «guerra di movimento», «guerra di
posizione».
Il concetto militare di «nemico» è utiliz-
zato nei Q – come avviene per altre categorie
neoidealismo: v. Croce.
militari e per lo stesso concetto di «guerra» –
in un costante paragone con la politica, che
nesso di problemi
ne misura la validità e i limiti. Così la tattica
della guerra «di piccoli gruppi», di cui è L’espressione è usata come titolo di Q
esempio la «“guerra di partigiani” o “guerra , , a indicare una «quistione di metodo»
garibaldina”» propria del Risorgimento ita- che G. pone per affrontare il nodo, antico e
liano, è indice di scarsa comprensione del attuale, dell’«elaborazione di una nazione
«nemico» e della sua potenza (Q , , -). italiana di tipo moderno»: la necessità della
A ciò è assimilabile la tesi che l’economia «coscienza dell’unità organica» dei proble-
operi immediatamente sull’ideologia, che mi connessi alla formazione dell’«unità cul-
presuppone un paragone diretto tra lotta po- turale italiana». In realtà – nota polemica-
 NIPOTINI DI PADRE BRESCIANI

mente G. – «non è mai esistita una coscien- quanto già affermato in QM. La differenza
za, tra le classi intellettuali e dirigenti, che tra Nord e Sud era data soprattutto dalla
esista un nesso tra questi problemi, nesso di composizione sociale: le masse contadine
coordinazione e subordinazione»: se ne è del Sud dovevano mantenere economica-
prodotta una trattazione episodica, disorga- mente col loro lavoro una quantità troppo
nica, dettata dalle polemiche contingenti, grande di popolazione passiva di redditieri.
dunque «astrattamente culturale, intellet- Con l’unificazione nazionale la struttura ar-
tualistica, senza prospettiva storica esatta». retrata meridionale fu sfruttata, resa perma-
È invece solo dalla connessione organica, da nente, accentuata perfino, per drenare il ri-
una trattazione «rigorosamente critica e sparmio delle sue classi parassitarie verso il
consequenziaria», che può derivare «la trac- Nord. Nell’economia agricola del Sud il
cia più utile per ricostruire i caratteri fonda- protezionismo agrario della sinistra storica
mentali della vita culturale italiana, e delle non giovò che ai grandi proprietari meridio-
esigenze che da essi sono indicate e propo- nali e allo stesso Nord, grande produttore di
ste per la soluzione» (ivi, -). Una que- cereali. Le altre colture meridionali, rivolte
stione di metodo posta per affrontare criti- soprattutto al mercato estero, furono grave-
camente nodi centrali della storia della cul- mente danneggiate dal protezionismo, con-
tura diviene dunque anche, immediatamen- cepito soprattutto per incrementare la pro-
te, elemento di polemica contro la «timidez- duzione industriale del Nord (Q , , -
za di molti intellettuali italiani» e contro , Testo B).
«l’influsso di concetti estetici di origine cro- La politica perseguita dal Partito libe-
ciana», che, nella distinzione tra storia della rale fino a Giolitti e poi dal fascismo è stata
cultura e storia dell’arte, mal pongono il no- quella di creare nel Nord un blocco urbano
do della connessione fra una lotta «per rifor- (capitalisti-operai) che fosse la base dello
mare la cultura» e la creazione di «una nuo- Stato protezionista, per rafforzare l’indu-
va arte» (ivi, -). stria settentrionale di cui il Mezzogiorno è
L’espressione ricorre anche in altri luo- stato mercato di vendita. L’aspetto partico-
ghi, sempre a marcare l’esigenza di rigore lare che assume l’Italia centrale è quello di
analitico e connessione organica in relazione una via di mezzo tra Nord e Sud. Il Mezzo-
alla trattazione critica dei problemi: nella ne- giorno doveva essere tenuto sotto scacco dal
cessità che le ricerche dell’economia critica Nord in un tipico rapporto semicoloniale
comprendano anche «nessi di problemi» po- con due sistemi: a) il controllo poliziesco
sti dall’economia classica, ad esempio nello (repressione implacabile di ogni movimento
studio della dinamica della «formazione del di massa, stragi periodiche di contadini), av-
“lavoro socialmente necessario”» (Q  II, , versando ogni diffusione del socialismo; b) il
); nel rapporto fra «guerra manovrata» e sostegno politico agli intellettuali del Sud
«guerra di posizione» (Q , , -); nella (burocrati, ecclesiastici, intellettuali tradi-
distinzione crociana fra intellettuale e politi- zionali), in quanto espressione della grande
co (Q , , -). proprietà terriera, attraverso favori persona-
ELEONORA FORENZA li e varie forme di privilegio. Ogni manife-
V. «Croce», «intellettuali italiani», «Italia», «or-
stazione intellettuale che potesse esprimere
ganico». o organizzare il malcontento delle campa-
gne del Sud doveva essere stroncata all’ori-
nipotini di padre Bresciani: v. brescianesimo. gine. Il malcontento delle campagne non
poteva così assumere un aspetto politico or-
ganizzato e le sue manifestazioni, esprimen-
Nord-Sud
dosi solo in modo caotico e tumultuario, fu-
Nord e Sud costituiscono una coppia di rono declassate a problema di ordine pub-
lemmi quasi sempre citati contestualmente blico da affrontare con la polizia.
nei Q. La riflessione è innanzitutto di tipo G. trova ovvio che Giolitti si sia sem-
storico e fin dal Q  segue sostanzialmente pre opposto a ogni diffusione del sociali-
NORD - SUD 

smo nel Mezzogiorno: il protezionismo riffaria con la Francia e il protezionismo


operaio incoraggiato dallo statista piemon- doganale. Egli non esitò a gettare tutto il
tese (riformismo, cooperative, lavori pub- Mezzogiorno in una crisi commerciale pau-
blici) nel Nord ha apportato solo un par- rosa pur di rafforzare l’industria, che dove-
ziale vantaggio alla classe operaia, presup- va dare al paese una vera indipendenza e al-
ponendo il sacrificio di altri gruppi operai e largare la classe dominante. Il governo dei
dei contadini. Coerentemente furono prese moderati dal  al  aveva solo creato
misure politiche volte a promuovere nel le condizioni esterne dello sviluppo econo-
Sud favori clientelari alla piccola borghesia mico settentrionale (sistemazione dell’ap-
(impieghi pubblici, permesso di saccheggio parato statale, strade, ferrovie, telegrafi) e
delle pubbliche amministrazioni, legislazio- sanato le finanze oberate dai debiti del Ri-
ne ecclesiastica meno rigida che nel Nord sorgimento. Crispi fu il vero uomo della
ecc.), cioè incorporando a «“titolo perso- nuova borghesia (Q , , ). La tenace lot-
nale”» gli elementi più attivi meridionali ta di Crispi contro ogni forma di separati-
nelle classi dirigenti con particolari privile- smo tra Nord e Sud, una vera e propria “os-
gi «giudiziari», impiegatizi ecc., in modo sessione unitaria”, non ha in realtà niente di
che lo strato che avrebbe potuto organizza- progressista pur ammantandosi di passione
re il malcontento meridionale diventò inve- antiborbonica. Anche la sua politica d’e-
ce uno strumento della politica settentrio- spansione coloniale è legata alla medesima
nale (Q , , ; questa e le note seguenti ossessione unitaria: il contadino meridiona-
del Q  sono riprese in Q ). le voleva la terra e Crispi, non potendoglie-
Nel Risorgimento si verifica già em- la dare in Italia, prospettò il miraggio delle
brionalmente il rapporto storico tra Nord e terre coloniali da sfruttare. L’imperialismo
Sud come un rapporto simile a quello di di Crispi fu senza base economica, avversa-
una grande città e una grande campagna, in- to dagli stessi capitalisti, ma nel Mezzogior-
nanzitutto nelle diverse forme di cultura e no Crispi fu popolare per il miraggio della
in un diverso tipo di intellettuale: il tipo del terra (ibid.). Crispi ha dato una forte im-
“curiale” (e del “paglietta”), che pone a pronta agli intellettuali siciliani grazie al
contatto la massa contadina con quella dei suo fanatismo unitario (il che non ha impe-
proprietari fondiari e con l’apparato statale dito che i latifondisti siciliani minacciassero
nel Mezzogiorno (dove al termine “classe a più riprese la separazione, per tutelare i
media” viene dato il significato di “intellet- loro interessi compromessi dall’agitazione
tuale”); il tipo del “tecnico” d’officina che dei contadini). Ma i movimenti di carattere
serve di collegamento tra la massa operaia e regionalistico e autonomista non vanno in-
la classe capitalistica, il quale, assieme al terpretati, a parere di G., nella maniera uni-
sindacalista o al dirigente politico come col- voca di Crispi: la propaganda separatista e
legamento tra massa operaia e Stato (inglo- filoborbonica svolta dal “Mattino” di Na-
bato dalle corporazioni al tempo del fasci- poli, ad esempio, perseguiva gli interessi
smo), rappresenta l’intellettuale nel Nord delle classi possidenti, ma il movimento au-
(ibid.). tonomista della Sardegna aveva un diverso
La politica del Partito liberale a partire significato.
dall’unità nazionale subì con la sinistra sto- Eppure la miseria del Mezzogiorno
rica addirittura una radicalizzazione: Ca- continuava a essere inspiegabile storicamen-
vour aveva avvertito – ricorda G. – di non te per le masse popolari del Nord: queste
trattare il Mezzogiorno con gli stati d’asse- non capivano che l’Unità non era stata crea-
dio, mentre Crispi vi ricorre per combatte- ta su una base di eguaglianza, ma come ege-
re il movimento dei Fasci in Sicilia. Crispi si monia del Nord sul Sud nel rapporto terri-
legò ai latifondisti siciliani per paura delle toriale città-campagna, cioè che il Nord era
rivendicazioni contadine, nel momento in una “piovra” che si arricchiva a spese del
cui la sua politica tendeva a rafforzare l’in- Sud e il suo incremento industriale era di-
dustrialismo settentrionale con la guerra ta- pendente dall’impoverimento dell’agricol-
 NORD - SUD

tura meridionale. Le masse del Nord invece bertà di espansione per il futuro (Q , ,
pensavano che se il Mezzogiorno non pro- ). Per accorciare la distanza tra Nord e
grediva dopo essere stato liberato dagli im- Sud bisognava che Giolitti, rappresentante
pacci che allo sviluppo moderno opponeva dell’industria del Nord, desse alla nuova
il borbonismo ciò significava che le cause borghesia più spazio nella direzione dello
della miseria non erano esterne ma interne. Stato, al posto dei rappresentanti delle clas-
Essendo inoltre radicata la persuasione del- si possidenti meridionali. Per G. Giolitti fu
la grande ricchezza naturale del terreno, non un grande conservatore e un abile reaziona-
rimaneva che una spiegazione: l’incapacità rio che impedì la formazione di un’Italia de-
organica dei meridionali, la loro inferiorità mocratica, consolidò la monarchia e la legò
biologica. Queste opinioni già diffuse (il alla borghesia attraverso il rafforzato potere
“lazzaronismo” napoletano era una leggen- esecutivo, il quale permetteva di porre al
da di vecchia data) furono consolidate e teo- servizio degli industriali tutte le forze eco-
rizzate dai sociologi del positivismo (Ni- nomiche del paese. Con la politica di Gio-
ceforo, Ferri, Orano ecc.), assumendo la for- litti si approfondì la distanza tra Nord e
za delle verità scientifiche. Si ebbe così una Sud: fu egli il vero creatore della struttura
polemica Nord-Sud sulle razze e sulla supe- contemporanea dello Stato italiano, che il
riorità e inferiorità del Settentrione e del fascismo non ha fatto che continuare (Q ,
Mezzogiorno. Intanto rimase nel Nord la , , Testo B). Il movimento culturale
credenza della “palla di piombo” che il Mez- crociano dell’«unitarismo ossessionato»
zogiorno rappresenterebbe per l’Italia, la giunge fino a Gobetti e trova in lui il suo
persuasione dei più grandi progressi che la punto d’approdo e l’origine della sua disso-
civiltà moderna industriale del Nord avreb- luzione. Gobetti afferma infatti che le di-
be fatto senza questa palla di piombo. Nei verse classi rurali e i ceti intellettuali posso-
principi del secolo c’è una forte reazione no addivenire a una nuova formazione solo
meridionale anche su questo terreno, come accettando le rivendicazioni contadine e fa-
le campagne di Salvemini culminate nella cendo di esse parte integrante del nuovo
fondazione dell’“Unità”, ma condotte già programma di governo (Q , , ).
dalla “Voce” (ivi, ). Ma il programma di Giolitti trovò stori-
In questa situazione viene a rafforzarsi camente e politicamente un ostacolo soprat-
il blocco intellettuale che fa capo a Bene- tutto in due fattori: a) l’affermarsi degli in-
detto Croce e Giustino Fortunato, già indi- transigenti nel Partito socialista con Musso-
cati da G. in QM come «i reazionari più lini e il loro civettare con i meridionalisti; b)
operosi della penisola» (ivi, ). La dittatu- l’introduzione del suffragio universale che
ra di ferro di questo tipo di intellettuali e di allargava in modo impressionante la base
alcuni gruppi urbani ha rafforzato il mito parlamentare nel Mezzogiorno e rendeva
della “fatalità storica” dell’unificazione ita- difficile la corruzione individuale. Giolitti
liana, più forte di ogni manchevolezza poli- allora al blocco urbano operai-imprenditori
tica e inettitudine militare. Il periodo libe- sostituì, con il Patto Gentiloni, il blocco tra
rale, culminante nell’età giolittiana, viene gli industriali settentrionali e i rurali della
da Croce “santificato” untuosamente e con- campagna «organica e normale» (forze elet-
trapposto ai velleitari e goffi tentativi del torali cattoliche specie nel Nord e nel Cen-
partito democratico. Il modo di rappresen- tro). L’allargamento del suffragio aveva su-
tare gli avvenimenti storici in tale interpre- scitato già nel  i primi accenni di quel fe-
tazione ideologica si potrebbe chiamare nomeno che avrà la massima espressione nel
“storia feticista”. Giolitti fu per G. invece in -: il distacco dei contadini, guidati
perfetta continuità con Crispi, sostituendo da una parte degli intellettuali (ex ufficiali),
alla violenza la solerzia burocratica, mante- dai grandi proprietari, cioè la rottura relati-
nendo il “miraggio della terra” nella politi- va del blocco rurale meridionale. Si ha così
ca coloniale, sorreggendo questa politica il “sardismo”, il partito riformista siciliano e
con la promessa di creare le condizioni di li- il “rinnovamento” dell’Italia meridionale
NORD - SUD 

con tentativi di partiti regionali d’azione. In ca dirigente in modo concreto e non pura-
questi movimenti l’importanza della massa mente teorico e astratto, suggerendo loro le
contadina è inversamente proporzionale al- soluzioni da dare al problema regionale fon-
la pressione esercitata ideologicamente dai damentale: il problema agrario. Era natura-
grandi proprietari, che hanno in Sicilia un le che si trovassero opposizioni nel Sud; il
massimo di organizzazione e hanno invece compito più grave spettava però alle forze
un’importanza relativamente piccola in Sar- urbane del Nord, che non solo dovevano
degna. Altrettanto graduata è l’indipenden- convincere i loro «“fratelli”» del Sud, ma
za relativa dei rispettivi intellettuali (Q , , dovevano incominciare col convincere se
-). stesse di questa complessità di sistema poli-
La forza rurale, benché organizzata in tico (Q , , -).
movimento autonomista o regionalistico, G. esamina quindi le ragioni socio-eco-
non espresse a parere di G. una capacità d’i- nomiche della sudditanza del Sud verso
niziativa rivoluzionaria di portata naziona- Nord, ma anche il ruolo che gli intellettuali
le. Gli intellettuali rurali, di tipo tradiziona- hanno svolto per perpetuare tale sudditan-
le, non erano organici ai contadini; ma an- za, per giustificare storicamente l’impossibi-
che gli intellettuali di tipo urbano erano lità di rinnovamento sociale, impedendo
troppo legati agli interessi degli imprendi- persino al malcontento di diventare coscien-
tori per organizzare la rivoluzione su scala te di se stesso. Benedetto Croce e Giustino
nazionale. G. si appresta a dimostrare stori- Fortunato sono stati a capo di un movimen-
camente quanto affermato analizzando non to culturale (idealista, classicista e legato al-
solo i moti risorgimentali del -, del la cultura universale) che si contrapponeva
, del , del -, ma anche quel- al Nord (positivista e futurista). Gli scritti
li post-unitari. Dal  al  l’iniziativa precarcerari di G. sono ricchi di osservazio-
parte dal Sud ripercuotendosi al Nord; sol- ni socio-economiche e strutturali sul rap-
tanto quando nel - si inizia dal porto tra Nord e Sud. Nei Q l’analisi del
Nord arrivando al Sud in un sincronismo in ruolo degli intellettuali in relazione a questo
senso inverso si realizza un successo defini- rapporto si fa estremamente analitico; G. os-
tivo. Gli scioperi del  in Sicilia e in Lu- serva persino come la Sicilia si stacchi intel-
nigiana hanno avuto il loro contraccolpo a lettualmente dal resto del Mezzogiorno ac-
Milano nel , così come quelli del  costandosi con Pirandello e Gentile al futu-
nel Mezzogiorno (ivi, ) lo hanno avuto rismo; quella stessa Sicilia che tanta classe
nelle fabbriche di Torino. Tutto questo di- dirigente aveva fornito allo Stato unitario e
mostra come nei periodi di “crisi organica” dove il potere dei possidenti era più vessa-
sia la parte più debole, la campagna del torio (Q , , ).
Sud, a reagire per prima senza riuscire però Per estensione, tutto il ragionamento
a durare nel tempo e ad affermarsi, spesso gramsciano sul Sud d’Italia e sui suoi rap-
imbrigliata nell’“ossessione unitaria” e ab- porti col Settentrione potrebbe essere valido
bandonata da un Nord chiuso nei suoi pre- – e da alcuni autori, in primo luogo Edward
giudizi. Era la forza urbana del Nord a do- Said, è stato proprio letto in tale direzione –
versi porre il problema di organizzare in- anche per l’attuale rapporto tra il Nord e il
torno a sé le forze urbane nazionali, specie Sud del mondo, tra i quali vige un rapporto
del Sud. Nella soluzione di questo proble- di subordinazione per molti versi non dissi-
ma, irto di contraddizioni, è per G. la solu- mile da quello che intercorreva, secondo G.,
zione del problema nazionale. Porre l’Au- tra il Nord e il Mezzogiorno d’Italia. G. si
stria come comune nemico non esauriva la aspetta dal Sud del mondo o dalle colonie,
“questione nazionale” e non ne costituiva, enormi serbatoi di disgregazione sociale, fe-
per G., nemmeno l’aspetto fondamentale. nomeni più simili al ribellismo che alla rivo-
Le forze urbane del Nord dovevano aiutare luzione organizzata, che avrebbe bisogno di
quelle del Sud a rendersi autonome, ad ac- intellettuali organici; questi però non posso-
quistare coscienza della loro funzione stori- no definirsi tali senza una risposta struttura-
 NOUMENO

le ai problemi socio-economici del Sud. mente” e nello stesso tempo porre a base
D’altro canto, le forze progressiste del Nord della filosofia la “volontà” (in ultima analisi
non possono astenersi dal comprendere e l’attività pratica o politica)». G. fa riferi-
organizzare contestualmente il rinnovamen- mento alla politica, la quale non scopre, ma
to sociale nel Mezzogiorno. inventa, perché «è la stessa storia universale
BIBLIOGRAFIA: BISCIONE ; MONTA- nel momento della sua attuazione progressi-
NARI ; VILLARI . va», cioè è l’assunzione dei vincoli e delle
possibilità che stanno nei rapporti sociali in
ELISABETTA GALLO
quanto elementi che esprimono forze stori-
V. «città-campagna», «colonialismo», «colonie», camente date e sempre in tensione (ibid.).
«contadini», «Crispi», «Croce», «Giolitti», «in-
tellettuali», «intellettuali italiani», «Pirandello», CLAUDIO BAZZOCCHI
«protezionismo», «quistione meridionale», «Ri- V. «filosofia della praxis», «Kant».
sorgimento», «Salvemini», «Sardegna, sardi».
nuovo
noumeno
G., al di là degli usi correnti che del-
Per Kant l’oggetto della conoscenza
l’aggettivo fa nella sua scrittura, non di rado
umana scientificamente valida è il solo feno-
gli conferisce una valenza peculiare e com-
meno, cioè l’insieme dei dati sensibili unifi-
plessa. Per cogliere tale valenza è opportuno
cati dalle categorie poste dall’intelletto. Tale
tener presente, come riferimento generale, il
restringimento della conoscenza al fenome-
passo dei Q in cui, partendo dall’immagine
no non escluderebbe però il riferimento alla
dello «stesso raggio luminoso» che «passa
“cosa in sé”. Al di là del fenomeno vi è in-
fatti l’ente pensato – «noumeno» appunto –, per prismi diversi e dà rifrazioni di luce di-
origine del conoscere, di cui non è però pos- verse» e osservando che «se si vuole la stes-
sibile dare concetto positivo. G. utilizza il sa rifrazione occorre tutta una serie di retti-
termine come sinonimo di «dio ascoso» o ficazioni dei singoli prismi», G. giunge a de-
«dio ignoto», nell’accezione critica crociana lineare la qualità più propria ed essenziale
(Q , ,  e Q  II, , ). In quest’ulti- «del critico delle idee e dello storico dello
ma nota (ivi, ) si fa significativamente ri- sviluppo sociale»: cioè una “metodologia”
ferimento alla Sacra famiglia e alla sua cifra generale, consistente nel «trovare la reale
antispeculativa: nel testo marxiano sta scrit- identità sotto l’apparente differenziazione e
to infatti, afferma G., che la realtà si esauri- contraddizione» e nel «trovare la sostanzia-
sce tutta nei fenomeni, ma «la dimostrazio- le diversità sotto l’apparente identità» (Q ,
ne non è agevole». Infatti, se è vero che noi , -). Ora, specialmente l’interazione, la
conosciamo nelle cose i nostri bisogni, inte- “fusione”, la “lotta” tra il vecchio e il nuovo
ressi e, quindi, noi stessi, è però difficile di cui non di rado G. parla si collocano al-
sfuggire alla sensazione che vi sia qualcosa di l’interno di questa metodologia generale di
sconosciuto, anche se non un vero e proprio conoscenza critica, attenta alla molecolarità
noumeno. La soluzione viene trovata nel te- dei processi storici; si pensi a quel luogo dei
sto il cui titolo è la risposta al problema: La Q in cui G., riflettendo su un aspetto della
conoscenza filosofica come atto pratico, di vo- crisi moderna, affiorato a partire dalla fine
lontà (Q  II, , ). La praxis è il luogo della Grande guerra, e generalmente indica-
nel quale risolvere il dualismo fra ciò che ap- to allora come «“ondata di materialismo”»,
pare e la concretezza delle cose stesse, come fa riferimento a una sorta di «interregno», in
vediamo anche in Q , , , in cui si so- cui «il vecchio muore e il nuovo non può na-
stiene che «per sfuggire al solipsismo e nel- scere» (Q , , ).
lo stesso tempo alle concezioni meccanicisti- In un altro luogo G. parla di «fusione
che che sono implicite nella concezione del tra il vecchio e il nuovo» per designare nel-
pensiero come attività ricettiva e ordinatri- l’Ottocento la presenza in Inghilterra di un
ce, occorre porre la quistione “storicistica- fenomeno analogo a quello avutosi in Ger-
NUOVO 

mania: la vecchia aristocrazia rimane «come ve concezioni del mondo», osserva che que-
ceto governativo, con certi privilegi», e di- sto processo di diffusione è nello stesso tem-
venta anch’essa «il ceto intellettuale della po un processo «di sostituzione del vecchio
borghesia inglese» (Q , , ). Anche a pro- e molto spesso di combinazione tra il nuovo
posito del cosiddetto conflitto tra Stato e e il vecchio» (Q , , -), e poi precisa
Chiesa, definito da G., con una voluta iunc- che la ricerca a tale riguardo chiama in cau-
tura ossimorica, come «categoria eterna sto- sa specialmente le masse popolari, giacché
rica» e da lui inteso come simbolo del con- in esse il processo di diffusione delle nuove
flitto storicamente ricorrente «tra ogni siste- concezioni del mondo non si verifica mai in
ma di idee cristallizzate, che rappresentano modo netto e secco, ma in forme complesse
una fase passata della storia, e le necessità e molecolarmente complicate: esse – scrive
pratiche attuali», egli ritiene di dover chia- G. – «più difficilmente mutano di concezio-
mare in causa la lotta «tra il pensato e il nuo- ne» e, in ogni caso, non le mutano mai «ac-
vo pensiero, tra il vecchio che non vuol mo- cettandole nella forma “pura”, per dir così,
rire e il nuovo che vuol vivere, ecc.» (Q , ma solo e sempre come combinazione più o
, ). meno eteroclita e bizzarra» (ivi, ).
Molto rilevante, infine, è anche il passo
in cui G., interrogandosi su «perché e come PASQUALE VOZA
si diffondono, diventando popolari, le nuo- V. «crisi», «molecolare».
O

oggettività plica questo metodo e questi organi sempre


più perfetti a stabilire ciò che di necessario
L’oggettività del reale è presentata (o
esiste nelle sensazioni da ciò che è arbitrario
messa in dubbio) da G. specialmente in rela-
e transitorio. Si stabilisce così ciò che è co-
zione alla scienza, al senso comune e alla re- mune a tutti gli uomini, ciò che tutti gli uo-
ligione: «La scienza sperimentale è il terreno mini possono vedere e sentire nello stesso
in cui una tale oggettivazione ha raggiunto il modo, purché essi abbiano osservato le con-
massimo di realtà; è l’elemento culturale che dizioni scientifiche di accertamento. In
ha più contribuito a unificare l’umanità, è la quanto si stabilisce questa oggettività, la si
soggettività più oggettivata e universalizzata afferma: si afferma l’essere in sé, l’essere per-
concretamente». Per contro, il «concetto di manente, l’essere comune a tutti gli uomini,
oggettivo della filosofia materialistica volgare l’essere indipendente da ogni punto di vista
pare che voglia intendere una oggettività su- che sia meramente particolare» (Q , , -
periore all’uomo, che potrebbe essere cono- ). Dunque, la sola oggettività ammissibile
sciuta anche all’infuori dell’uomo: si tratta secondo G. è l’inter-soggettività, ossia il ten-
quindi di una forma banale di misticismo e di dere verso idee condivisibili da sempre più
metafisicheria. Quando si dice che una certa numerosi esseri umani e, al limite, da tutti. Il
cosa esisterebbe anche se non esistesse l’uo- brano continua criticando in modo più di-
mo, o si fa una metafora o si cade appunto retto i punti di vista della religione e del sen-
nel misticismo. Noi conosciamo i fenomeni so comune: «Il senso comune afferma l’og-
in rapporto all’uomo e siccome l’uomo è un gettività del reale in quanto questa oggetti-
divenire, anche la conoscenza è un divenire, vità è stata creata da Dio, è quindi un’e-
pertanto anche l’oggettività è un divenire» spressione della concezione del mondo reli-
(Q , , ; Testo C: Q , , , dove giosa: d’altronde nel descrivere questa og-
«filosofia materialistica volgare» è sostituito gettività cade nei più grossolani errori [...]
con «materialismo metafisico»). Ed è erro- Ma tutto ciò che la scienza afferma è “og-
nea la «concezione di una “oggettività” este- gettivamente vero”? In modo definitivo?
riore [e meccanica], che corrisponde a una Non si tratta invece di una lotta per la cono-
specie di “punto di vista del cosmo in sé”, scenza dell’oggettività del reale, per una ret-
che è poi quello del materialismo filosofico, tificazione sempre più perfetta dei metodi
del positivismo e di certo scientismo. Ma che d’indagine e degli organi di osservazione, e
cos’è questo punto di vista, se non un residuo degli strumenti logici di selezione e di di-
del concetto di dio, appunto nella sua con- scriminazione? Se è così, ciò che più impor-
cezione mistica di un “dio ignoto”?» (Q , ta non è dunque l’oggettività del reale come
, ). tale ma l’uomo che elabora questi metodi,
Invece, il «lavoro scientifico ha due questi strumenti materiali che rettificano gli
aspetti: uno che instancabilmente rettifica il organi sensori, questi strumenti logici di di-
metodo della conoscenza, e rettifica o raffor- scriminazione, cioè la cultura, cioè la conce-
za gli organi delle sensazioni e l’altro che ap- zione del mondo, cioè il rapporto tra l’uomo
 OGGETTIVITÀ

e la realtà. Cercare la realtà fuori dell’uomo in sé” e del “noumeno” kantiano. Pare diffi-
appare quindi un paradosso, così come per cile escludere che la “cosa in sé” sia una de-
la religione è un paradosso [peccato] cer- rivazione dell’“oggettività esterna del reale”
carla fuori di Dio [...] Senza l’attività del- [e del così detto realismo greco-cristiano
l’uomo, creatrice di tutti i valori anche scien- (Aristotele-S. Tomaso)] e ciò si vede anche
tifici, cosa sarebbe l’“oggettività”? Un caos, dal fatto che tutta una tendenza del materia-
cioè niente, il vuoto, se pure così si può di- lismo volgare e del positivismo ha dato luo-
re, perché realmente se si immagina che non go alla scuola neokantiana o neo-critica» (Q
esista l’uomo, non si può immaginare la lin-  II, , ). Prendendo ancor più le di-
gua e il pensiero. Per il materialismo storico stanze da Kant, G. dice che non può «esi-
non si può staccare il pensare dall’essere, stere una oggettività extrastorica ed extrau-
l’uomo dalla natura, l’attività (storia) dalla mana» (Q , , ; v. anche Q , , ).
materia, il soggetto dall’oggetto» (ivi, ). Sull’attività umana, anche la filosofia dialet-
Ma non separare la materia o la natura tico-idealistica si oppone alla visione religio-
dall’uomo equivale ad affermare il carattere sa, come dal canto loro alcuni artisti: Piran-
pratico della scienza: «Engels afferma, su dello «ha cercato di introdurre nella cultura
per giù, che l’oggettività del mondo fisico è popolare la “dialettica” della filosofia mo-
dimostrata dalle ricerche successive degli derna, in opposizione al modo aristotelico-
scienziati [...] Si intende per scienza l’attività cattolico di concepire l’“oggettività del rea-
teorica o l’attività pratico-sperimentale degli le”» (Q , , ).
scienziati? Io penso che deve essere intesa in L’oggettività del reale può essere postu-
questo secondo senso e che Engels voglia af- lata anche per convenzione, se praticamente
fermare il caso tipico in cui si stabilisce il e storicamente utile: valga «l’esempio dei
processo unitario del reale, cioè attraverso concetti “Oriente” e “Occidente” che non
l’attività pratica, che è la mediazione dialet- cessano di essere “oggettivamente reali”
tica tra l’uomo e la natura, cioè la cellula seppure all’analisi si dimostrano nient’altro
“storica” elementare» (Q , , ). La filo- che una “costruzione convenzionale” ossia
sofia della praxis è perciò un nuovo umane- “storica” (spesso i termini “artificiale” e
simo: «Cosa significa “oggettivo”? Non si- “convenzionale” indicano fatti “storici”,
gnificherà “umanamente oggettivo” e non prodotti dello sviluppo della civiltà e non
sarà perciò anche umanamente “soggetti- costruzioni razionalisticamente arbitrarie o
vo”? L’oggettivo sarebbe allora l’universale individualmente arbitrarie) [...] Tuttavia
soggettivo, cioè: il soggetto conosce oggetti- questi riferimenti sono reali, corrispondono
vamente in quanto la conoscenza è reale per a fatti reali, permettono di viaggiare per ter-
tutto il genere umano storicamente unificato ra e per mare e di giungere proprio dove si
in un sistema culturale unitario. La lotta per era stabilito di giungere, di prevedere il fu-
l’oggettività sarebbe quindi la lotta per l’u- turo, di “oggettivare la realtà”, di compren-
nificazione culturale del genere umano; il dere la “oggettività reale del mondo ester-
processo di questa unificazione sarebbe il no”. Razionale e reale si identificano. Mi pa-
processo di oggettivazione del soggetto» (Q re che senza aver capito questo rapporto
, , ). E «in questa oggettività e ne- non si può capire il materialismo storico, la
cessità storica si può porre l’universalità del sua posizione filosofica in confronto dell’i-
principio morale, anzi non è mai esistita al- dealismo e del materialismo tradizionali» (Q
tra universalità che questa oggettiva neces- , , ). In quest’ultimo testo pare di po-
sità», liberata dalle «ideologie trascendenti e ter intravvedere un’eco sia dei crociani
presentata nel modo più efficace volta per “pseudo-concetti” sia del pragmatismo.
volta perché si ottenesse lo scopo» (Q , , GIUSEPPE PRESTIPINO
). Qui troviamo un’eco di Kant, criticato V. «Kant», «materialismo e materialismo volga-
invece in Q  sulla “cosa in sé”: «La qui- re», «materialismo storico», «noumeno», «Piran-
stione della “oggettività esterna del reale” in dello», «religione», «scienza», «senso comune»,
quanto è connessa col concetto della “cosa «vero».
OPPIO 

oggettività del reale: v. oggettività. nazionale, disponendo i discordi in un pul-


viscolo individuale e disorganico» (ibid.).
opinione pubblica
LELIO LA PORTA
Il  gennaio  la stampa italiana re- V. «apparato egemonico», «consenso», «egemo-
se pubblico il discorso del presidente statu- nia», «società civile», «società politica», «Stato».
nitense Wilson con cui si formulava un pro-
gramma in quattordici punti che rendesse oppio
possibile un accordo fra le grandi potenze
G. usa il lemma nella critica a costumi e
per porre fine alla guerra. Commentando
credenze illusori e, dunque, passivizzanti,
gli articoli dei giornali torinesi, G. puntua-
articolando il riferimento marxiano alla reli-
lizza che si trattava «dell’opinione pubblica
gione come «“oppio del popolo”» formula-
borghese [...] E l’opinione pubblica del
to nella Critica della filosofia del diritto di
proletariato, che esiste, che ha massime e
Hegel. Introduzione, del . Nelle note in-
principii generali, non può esprimersi attra-
titolate La religione, il lotto e l’oppio della
verso gli organi naturali: i comizi e le mani-
miseria G. formula un’articolata ipotesi filo-
festazioni liberamente fatte all’aria aperta»
logica: l’«espressione “oppio della miseria”
(L’opinione pubblica, in CF -). Ancora il usata dal Balzac per il lotto» potrebbe esse-
rapporto fra la stampa e l’opinione pubbli- re fonte dell’espressione di Marx «“oppio
ca è al centro dell’attenzione di G. in una del popolo” per la religione»; tale passaggio
nota carceraria in cui si ricorda come alcu- sarebbe «stato aiutato dalla riflessione sul
ne volte proprio i giornali, in specie quelli “pari” di Pascal, che avvicina la religione al
indipendenti, sono usati da forze «occulte o gioco d’azzardo» (Q , , ). G. estende
“irresponsabili”» (Q , , ) per creare l’uso del lemma, definendo anche la «lette-
«movimenti occasionali di opinione pubbli- ratura commerciale» come «“oppio”»,
ca, da mantenere accesi fino al raggiungi- «“stupefacente” popolare» (Q , , ) e ri-
mento di determinati scopi e da lasciare poi flettendo sulla «“letteratura popolare come
illanguidire e morire» (ibid.). L’opinione oppio del popolo”» (Q , , ): come la
pubblica è «il punto di contatto fra la “so- religione, la «letteratura non-artistica»,
cietà civile” e la “società politica”, tra il con- d’avventura e d’evasione (non, dunque, la
senso e la forza» (Q , , ) e per questo letteratura tout court) ha da sempre una
è legata a doppia mandata con l’egemonia funzione di «stupefacente contro la banalità
politica (Q , , ). Infatti quando lo quotidiana» per quel popolo «la cui attività
Stato vuol iniziare un’azione poco popolare è sempre stata taylorizzata»; nella moder-
deve dapprima creare un’adeguata opinio- nità si assiste alla «razionalizzazione coerci-
ne pubblica, ossia organizzare e centralizza- tiva» anche delle «classi medie e intellettua-
re elementi della società civile. È vero che li», ossessionate dalla «precarietà», dalla
l’opinione pubblica è sempre esistita, ma «troppa avventurosità della vita quotidia-
come l’intendiamo oggi, precisa G., nasce na» (ivi, -). L’effetto stupefacente e pas-
«alla vigilia della caduta degli Stati assoluti, sivizzante di «una nuova specie di oppio» è
cioè nel periodo di lotta della nuova classe derivante anche da interpretazioni supersti-
borghese per l’egemonia politica e per la ziose e fideistiche del progresso scientifico:
conquista del potere» (Q , , ). Ele- ad esempio, la fede nella «forza taumaturgi-
mento essenziale è il controllo dell’opinione ca dell’uomo» e dello sviluppo delle mac-
pubblica finalizzato al monopolio degli or- chine (Q , , -). Riprendendo, in
gani della stessa in quanto, essendo essa le- chiave antiloriana, la polemica di Croce con
gata alla volontà politica pubblica, potreb- l’economista Graziadei, G. si chiede se la
be da questa discordare; per cui si scatena legge marxiana della caduta tendenziale del
la lotta per controllare giornali, partiti, par- saggio di profitto si possa considerare rea-
lamento «in modo che una sola forza mo- zione legittima a quell’«oppio» costituito
delli l’opinione e quindi la volontà politica dal «“culto della scienza”» e dalla «“reli-
 OPPOSIZIONE

gione del progresso”» positivistici e in che oratoria


misura tale legge non sia stata anche ogget-
Per G. l’oratoria è una modalità dema-
to di quella stessa «“oppiomania”» che ne
gogica, dunque antidemocratica, di comuni-
ha «impedito una analisi più accurata» (Q
cazione politica: «demagogia vuol dire [...]
, , ), trasformando «arbitrariamente servirsi delle masse popolari, delle loro pas-
una tesi scientifica» in un «mito popolare» sioni sapientemente eccitate e nutrite [...] Il
che, come gli stupefacenti, produce tempo- “demagogo” deteriore [...] vuole entrare in
ranea esaltazione e permanente debilitazio- rapporto con le masse direttamente (plebisci-
ne (Q  II, , ). to, ecc., grande oratoria, colpi di scena, appa-
ELEONORA FORENZA rato coreografico fantasmagorico [...])» (Q ,
, ). Sulla scorta delle tesi – conosciute in-
V. «caduta tendenziale del saggio di profitto»,
«letteratura popolare», «religione», «utopia».
direttamente – di Thomas B. Macaulay sugli
oratori attici, G. torna a più riprese (Q , ,
; Q , , ; Q , , ; Q , , ; Q
opposizione
, , ) sul rapporto tra oralità e scrittura,
G. critica l’atteggiamento di quei parti- raffrontandolo soprattutto ai problemi peda-
ti che non ambiscono a diventare forze di gogici che pone la creazione di «una nuova
governo preferendo stare sempre all’oppo- cultura su una base sociale nuova, che non ha
sizione. Egli si chiede cosa significhi «pro- tradizioni come la vecchia classe degli intel-
porsi di stare sempre all’opposizione» e ri- lettuali» (Q , , ). La «labilità della ba-
sponde che ciò non può che preparare «i se culturale di alcuni gruppi sociali come gli
peggiori disastri»: mentre la posizione del- operai di città» (ivi, ) non può essere af-
l’opposizione (anche se è necessario distin- frontata esaltando lo strumento retorico del
guere tra le forze oppositrici in base alla lo- convincimento immediato, che favorisce gli
ro natura) è comoda per gli oppositori, essa «errori di logica formale» (ivi, ) e forme
non lo è certo per chi sta al governo, che do- superficiali di aggregazione. «Anche oggi la
vrà prima o poi «porsi il problema di spez- comunicazione parlata è un mezzo di diffu-
zare e spazzare l’opposizione» (Q , , ). sione ideologica che ha una rapidità, un’area
Un ruolo particolare di opposizione è svol- d’azione e una simultaneità emotiva enorme-
mente più vaste della comunicazione scritta
to dai partiti del parlamento inglese, che si
(il teatro, il cinematografo e la radio, con la
oppongono per «contendersi il corpo elet-
diffusione di altoparlanti nelle piazze, batto-
torale alla prossima elezione» (Q , , ):
no tutte le forme di comunicazione scritta,
le forze di governo facendo promesse, quel-
dal libro, alla rivista, al giornale, al giornale
le di opposizione screditando lo stesso. In murale) ma in superficie, non in profondità»
Italia, prendendo in considerazione il pe- (ibid.). Ciò che occorre sviluppare sono in-
riodo cha va dal  al , si nota un tra- vece quei «modi del pensare» che sono «ele-
sformismo molecolare grazie al quale «le menti acquisiti e non innati» (ivi, ) e che
singole personalità politiche elaborate dai soli possono garantire la solidità del legame
partiti democratici d’opposizione si incor- politico così costituito. Per questo motivo
porano singolarmente nella “classe politi- tanto più grave è il fatto che non solo il Sag-
ca” conservatrice-moderata» dando vita a gio popolare «risente [...] di tutte le deficien-
una compagine dominante avversa a ogni ze della conversazione, della faciloneria ar-
tentativo di riforma organica suggerito dal gomentativa dell’oratoria» (ivi, ), ma che
basso che abbia come obiettivo la sostitu- l’autore ricordi «nella prefazione [...] quasi a
zione di «un’“egemonia” al crudo “domi- titolo di onore, l’origine “parlata” della sua
nio” dittatoriale» (Q, , ). opera» (Q , , ).
LELIO LA PORTA FABIO FROSINI
V. «elezioni», «governo», «parlamento», «trasfor- V. «astrazione», «Bucharin», «scuola», «tecnica
mismo». del pensare».
ORDINE NUOVO ( L’) 

Ordine Nuovo (L’) nuove tematiche legate al fordismo e al tay-


lorismo, specificando che non si trattava di
All’“Ordine Nuovo”, rivista settimana-
riprenderne tout court i principi, ma di “tra-
le uscita dal ° maggio  al  dicembre
durli” secondo un punto di vista operaio.
 (nel - fu quotidiano e organo
Nel secondo Testo C (Q , , ) G. spie-
del PCD’I, più tardi tornò periodico), è abbi- ga la necessità di separare la tecnica orga-
nato un periodo preciso dell’esperienza po- nizzativa del taylorismo-fordismo dal suo
litica gramsciana nella Torino del “biennio uso di classe (tesi propria anche del gruppo
rosso” -. È la rivista che, diretta da dirigente bolscevico): «proprio gli operai
G., accompagna le lotte operaie e, in stretto sono stati i portatori delle nuove e più mo-
rapporto con esse, teorizza una “democrazia derne esigenze industriali e a modo loro le
proletaria” imperniata sul ruolo dei Consigli affermarono strenuamente; si può dire an-
di fabbrica. Questi ultimi – nella teorizza- che che qualche industriale capì questo mo-
zione di G. – sono anche traduzione italiana vimento e cercò di accaparrarselo [...] così
dei soviet russi, ma con una propria specifi- è da spiegare il tentativo fatto da Agnelli di
ca connotazione incentrata sull’autogoverno assorbire l’“Ordine Nuovo” e la sua scuola
dei produttori. Senza rinnegare l’esperienza nel complesso FIAT, e di istituire così una
teorico-pratica dell’“Ordine Nuovo”, G. scuola di operai e di tecnici specializzati per
fornisce nei Q un sintetico giudizio, che non un rivolgimento industriale e del lavoro con
può non essere anche parzialmente autocri- sistemi “razionalizzati”».
tico, sul “bienno rosso”, che in seguito alle Tra il testo del Q , del -, e
carenze di direzione politica dovute soprat- quelli del Q , del , si trovano due Te-
tutto alla maggioranza massimalista del PSI sti B. Il primo, del , rivendica al «movi-
cederà il passo alla reazione fascista: «Lo mento torinese» il pregio di non aver «tra-
“spontaneo” – scrive G. – era la prova più scurato e tanto meno disprezzato» la spon-
schiacciante dell’inettitudine del partito, taneità delle masse, ma di aver cercato di
perché dimostrava la scissione tra i pro- educare tale spontaneità (Q , , ). Nel
grammi sonori e i fatti miserabili. Ma intan- secondo, del , G. si sofferma sugli «av-
to i fatti “spontanei” avvenivano (-), venimenti successivi alla guerra» e sul mo-
ledevano interessi, disturbavano posizioni vimento operaio torinese guidato dal «mo-
acquisite, suscitavano odi terribili anche in vimento per valorizzare la fabbrica» (Q ,
gente pacifica, facevano uscire dalla passi- , ) e accosta la parcellizzazione delle
vità strati sociali stagnanti nella putredine: mansioni della grande fabbrica alla descri-
creavano, appunto per la loro spontaneità e zione della crescente divisione del lavoro
per il fatto che erano sconfessati, il “panico” nel processo produttivo fatta da Marx nel
generico, la “grande paura” che non poteva- Capitale: «Che una sempre più perfetta di-
no non concentrare le forze repressive spie- visione del lavoro riduca oggettivamente la
tate nel soffocarli» (Q , , ). posizione del lavoratore nella fabbrica a
Nei Q il primo cenno all’esperienza del movimenti di dettaglio sempre più “analiti-
“biennio rosso” è in Q , , , dove vengo- ci”, in modo che al singolo sfugge la com-
no ricordati i «tentativi di Agnelli verso plessità dell’opera comune, e nella sua co-
l’“Ordine Nuovo” che sosteneva un suo scienza stessa il proprio contributo si de-
“americanismo”». Questo Testo A viene ri- prezzi fino a sembrare sostituibile facilmen-
preso in due note di seconda stesura nel Q te in ogni istante; che nello stesso tempo il
. La prima contiene un’aggiunta estrema- lavoro concertato e bene ordinato dia una
mente significativa: «Tentativi di Agnelli di maggiore produttività “sociale” e che l’in-
assorbire il gruppo dell’“Ordine Nuovo” sieme della maestranza della fabbrica deb-
che sosteneva una sua forma di “americani- ba concepirsi come un “lavoratore colletti-
smo” accetta alle masse operaie» (Q , , vo” sono i presupposti del movimento di
). G. accenna alla riflessione e all’azio- fabbrica che tende a fare diventare “sogget-
ne dell’ordinovismo in relazione alle allora tivo” ciò che è dato “oggettivamente”», ov-
 ORGANICO

vero a utilizzare consapevolmente i pro- Un altro punto peculiare dell’esperien-


gressi tecnici per affermarsi come nuova za dell’“Ordine Nuovo” ripreso nei Q è
classe dominante. Scrive infatti G.: «Cosa quello che concerne la necessità di afferma-
poi vuol dire in questo caso oggettivo? Per re un nuovo tipo di intellettuale. Non più «il
il lavoratore singolo “oggettivo” è l’incon- tipo tradizionale e volgarizzato dell’intellet-
trarsi delle esigenze dello sviluppo tecnico tuale [...] dato dal letterato, dal filosofo, dal-
con gli interessi della classe dominante. Ma l’artista [...] Nel mondo moderno l’educa-
questo incontro, questa unità fra sviluppo zione tecnica, strettamente legata al lavoro
tecnico e gli interessi della classe dominante industriale anche il più primitivo o squalifi-
è solo una fase storica dello sviluppo indu- cato, deve formare la base del nuovo tipo di
striale, deve essere concepito come transito- intellettuale. Su questa base ha lavorato
rio. Il nesso può sciogliersi; l’esigenza tecni- l’“Ordine Nuovo” settimanale per sviluppa-
ca può essere pensata concretamente sepa- re certe forme di nuovo intellettualismo e
rata dagli interessi della classe dominante, per determinarne i nuovi concetti, e questa
non solo ma unita con gli interessi della clas- non è stata una delle minori ragioni del suo
se ancora subalterna» (ivi, ). I processi successo, perché una tale impostazione cor-
oggettivi di sviluppo della produzione capi- rispondeva ad aspirazioni latenti e era
talistica producono la possibilità stessa di conforme allo sviluppo delle forme reali di
passare a una nuova «fase storica», in cui il vita» (Q , , ; Testo A: Q , , ). Il
«“lavoratore collettivo”» (l’espressione è di «nuovo intellettuale», per G., deve «mesco-
Marx), superando la sua condizione di su- larsi attivamente alla vita pratica, come co-
balternità, divenga soggetto insieme econo- struttore, organizzatore, “persuasore per-
mico e politico di un nuovo ordine. Conclu- manente” perché non puro oratore – e tut-
de G.: «Che una tale “scissione” e nuova sin- tavia superiore allo spirito astratto matema-
tesi sia storicamente matura è dimostrato pe- tico; dalla tecnica-lavoro giunge alla tecnica-
rentoriamente dal fatto stesso che un tale scienza e alla concezione umanistica storica,
processo è compreso dalla classe subalterna, senza la quale si rimane “specialista” e non
che appunto per ciò non è più subalterna, si diventa “dirigente” (specialista + politi-
ossia mostra di tendere a uscire dalla sua co)» (ibid.). Anche qui la proposta dell’“Or-
condizione subordinata. Il “lavoratore col- dine Nuovo” affondava le proprie radici di-
lettivo” comprende di essere tale e non solo rettamente nel lavoro industriale, era imper-
in ogni singola fabbrica ma in sfere più am- niata sul superamento della separatezza del-
pie della divisione del lavoro nazionale e in- le funzioni intellettuali e politiche rispetto a
ternazionale e questa coscienza acquistata dà quelle della produzione.
una manifestazione esterna, politica, appun-
GUIDO LIGUORI
to negli organismi che rappresentano la fab-
brica come produttrice di oggetti reali e non V. «americanismo e fordismo», «brescianesimo»,
«crumiri», «intellettuali», «intellettuali organici»,
di profitto» (ibid.). È in questo voler fonda-
«lavoratore collettivo», «parlamento», «Marx»,
re un “nuovo ordine” politico direttamente «rivoluzione», «spontaneismo», «taylorismo».
sul “lavoratore collettivo” che risiede la pe-
culiarità del “consiliarismo” gramsciano e
organico
dello stesso “ordinovismo”. Un’ipotesi che
politicamente non si era dimostrata matura e L’aggettivo «organico» è frequente a
che era stata accantonata, ma che G. difende partire dalle opere giovanili, nelle quali de-
appassionatamente. Al di là di ciò resta il signa un complesso unitario e vitale con una
consiliarismo gramsciano come proposta di metafora tratta, appunto, dal mondo della
tendenziale superamento della divisione tra vita, sotto l’influenza (forse) di un vitalismo
economia e politica, tra bourgeois e citoyen, di estrazione bergsoniana-soreliana. Nella
come ipotesi di un nuovo tipo di democrazia voce «metodico» è chiarito che l’uso gram-
e di Stato alternativi alla democrazia e allo sciano, non più frequente ma di certo più
Stato borghesi. forte e originale del termine, è nei passi nei
ORGANISMO 

quali è contrapposto a «organico» e che un filo conduttore unitario: «Nel novembre del
esempio tipico di tale contrapposizione è nel  mi lasciai persuadere da Giuseppe Prez-
rapporto tra Stato in senso stretto e società zolini a lasciar pubblicare dalla sua casa edi-
civile come momenti, secondo G., costituti- trice una raccolta di articoli che in realtà era-
vi dello «Stato integrale». Egli critica, cioè, no stati scritti su un piano organico» (LC
ogni distinzione rigida «tra società politica e , a Tatiana,  settembre ). Di «rifles-
società civile, che da distinzione metodica sione più metodica e sistematica» si dice an-
viene fatta diventare ed è presentata come che in Q  II, .VIII, .
distinzione organica» (Q , , ). La cop-
GIUSEPPE PRESTIPINO
pia concettuale si ritrova in Q , , : «si
specula incoscientemente (per un errore V. «metodico», «rivoluzione passiva», «società ci-
vile», «società politica».
teorico di cui non è difficile identificare il so-
fisma) sulla distinzione tra società politica e
società civile e si afferma che l’attività eco- organismo
nomica è propria della società civile e la so- «Organismo» designa nei Q in modo
cietà politica non deve intervenire nella sua molto preciso tutte le forme nelle quali si
regolamentazione. Ma in realtà questa di- condensa una certa attività storica, teorica o
stinzione è puramente metodica, non orga- pratica, fino al punto da diventare autono-
nica e nella concreta vita storica società po- ma e capace di esprimere una volontà unita-
litica e società civile sono una stessa cosa» ria, in quanto dotata di una determinata or-
(ibid.). Processi organici possono caratteriz- ganizzazione centralizzata. Un organismo è
zare un periodo storico strutturale o super- dunque un insieme di attività politiche or-
strutturale. Il trasformismo è una risorsa ganizzate: lo Stato (Q  II, .I, ), la na-
della «rivoluzione passiva»: «non si trattava zione moderna (Q , , ), una certa or-
di un fenomeno isolato; era un processo or- ganizzazione sociale (Q , , ), even-
ganico che sostituiva, nella formazione della tualmente il Commonwealth (Q , , ), e
classe dirigente, ciò che in Francia era avve- poi il partito politico (Q , , ), la Chiesa
nuto nella Rivoluzione e con Napoleone, e cattolica (Q , ,  e Q , , ), la Ca-
in Inghilterra con Cromwell» (LC , a Ta- mera del lavoro (Q , , ), l’esercito (Q ,
nia,  giugno ). Qui «sostituiva» non si- , ), ma anche la scienza politica (Q , ,
gnifica «era l’equivalente di», ma piuttosto ) o una classe sociale (Q , , ). Per G.
«suppliva» all’assenza o alla debolezza di organismi possono essere tanto quelli priva-
una fase rivoluzionaria della borghesia ita- ti quanto quelli pubblici, entrambi in vario
liana. Talvolta «organico» è sinonimo di «si- modo facenti parte dello Stato in senso inte-
stematico», in specie quando caratterizza la grale. Il suo interesse si rivolge però partico-
trattazione teorico-filosofica degli avveni- larmente agli organismi privati della società
menti storici in quanto differisca da una me- civile, e tra questi al partito politico (v. Q ,
ra esposizione storiografica non sorretta da , ). Infatti il problema del Partito socia-
metodologia storica. In Q , , - G. for- lista fu il fatto che esso «concretamente»
se si riferisce agli opuscoli storici di Marx, non arrivò a essere un «organismo indipen-
tornando sulla «metodologia storica marxi- dente, ma solo [...] elemento costitutivo di
sta [...] Si potrà vedere quante cautele reali un organismo più complesso [...] discentra-
Marx introduca nelle sue ricerche concrete, to, senza volontà unitaria» (Q , , ).
cautele che non potevano trovar posto nelle D’altra parte l’indipendenza non si stabili-
opere generali [...] in una esposizione meto- sce per decreto: che un organismo – unità di
dica sistematica [...], in cui oltre al metodo una molteplicità – si “unisca” per virtù di
filologico ed erudito [...] dovrebbe essere «un sistema dottrinario rigidamente e rigo-
esplicitamente trattata la concezione marxi- rosamente formulato» (Q , , ) viene teo-
sta della storia». Il termine «organico» è si- rizzato dal «centralismo organico», che «im-
nonimo di «sistematico» anche quando ca- magina di poter fabbricare un organismo
ratterizza un complesso di scritti legati da un una volta per sempre, già perfetto obbietti-
 ORGANIZZAZIONE

vamente» (ibid.). Invece «una coscienza col- no una rivoluzione» (Q , , ). In pre-
lettiva, e cioè un organismo vivente, non si senza di una certa attività delle vaste masse,
forma se non dopo che la molteplicità si è la loro disorganizzazione facilita il ricorso
unificata attraverso l’attrito dei singoli: né si dei dominanti a regimi repressivi e/o ne è
può dire che il “silenzio” non sia moltepli- derivata. Il ricorso dei dominanti alla forza
cità» (Q , , ). Infatti «un organismo può accompagnarsi, specie sul terreno geo-
collettivo è costituito di singoli individui, i politico, a un’organizzazione del consenso al
quali formano l’organismo in quanto si sono quale possono piegarsi i dominati, ad esem-
dati e accettano attivamente una gerarchia e pio per la mediazione di un ceto intellettua-
una direzione determinata» (ivi, -). le che assuma il compito di far convergere
l’interesse dalla classe egemone di una re-
FABIO FROSINI
gione più sviluppata in senso capitalistico e
V. «centralismo», «Chiesa cattolica», «organico», quello dei proprietari terrieri che spadro-
«partito», «Partito socialista», «Stato», «volontà
neggiano sui gruppi subalterni di un’altra
collettiva».
regione meno sviluppata (o ancora semifeu-
dale). È questo il tema della “quistione me-
organizzazione
ridionale”. La modernità giunta al suo pieno
È, come «organico» (e «disorganico»), compimento o, potremmo dire, la moder-
una metafora adoperata da G. per indicare nità futura è quella prefigurata dal – o “per-
interdipendenza tra le parti o funzionalità di sonificata” nel – nuovo partito come orga-
ciascuna parte in un tutto, appunto, orga- nizzazione che fa nascere un nuovo Stato o
nizzato. L’incapacità di darsi un’organizza- si identifica con esso: «Il moderno Principe
zione può verificarsi o perché un soggetto è deve e non può non essere il banditore e l’or-
ancora politicamente immaturo o perché i ganizzatore di una riforma intellettuale e
gruppi ad esso avversi lo rigettano in uno morale» (Q , , ). Anche il partito nuo-
stato di crisi organizzativa: in una fase di cri- vo, come il sindacato, è una delle «organiz-
si, «il monopolio degli organi dell’opinione zazioni private» (Q , , ) o «così dette
pubblica: giornali, partiti, parlamento» può private» (LC , a Tatiana,  settembre ),
fare in modo «che una sola forza modelli l’o- ma differisce dai club, organizzazioni non ri-
pinione e quindi la volontà politica naziona- gide (Q , , ) della Francia rivoluziona-
le, disponendo i discordi in un pulviscolo in- ria, cioè dal giacobinismo che raggiunge «la
dividuale e disorganico» (Q , , ). E, vi- sua perfezione formale nel regime parla-
ceversa, un’organizzazione assente o imma- mentare, che realizza [...] l’egemonia della
tura dei subalterni può, in origine, facilitare classe urbana su tutta la popolazione [...] col
il ricorso alla forza oppressiva «come reazio- consenso permanentemente organizzato»
ne delle classi dominanti al sovversivismo (Q , , ).
sporadico e disorganico delle masse popola- Ma G. scruta anche i primordi di un’or-
ri» (Q , , ). Il ricorso alla forza può aver ganizzazione moderna. Nel Medioevo italia-
luogo per risposta all’acutizzarsi di una crisi no si «dava un solo esempio compiuto di or-
economica, ma anche per una «crisi di ege- ganizzazione, quello “corporativo” (politica
monia della classe dirigente, che avviene o innestata nell’economia)» (Q , , ). Nel-
perché la classe dirigente ha fallito in qual- la prima modernità «la forza urbana setten-
che sua grande impresa politica per cui ha trionale [...] incomincia con l’avere i proble-
domandato o imposto con la forza il con- mi “propri”, di organizzazione», e soltanto
senso delle grandi masse (come la guerra) o dopo aver «raggiunto un certo grado di
perché vaste masse (specialmente di conta- unità e di combattività, [...] esercita una fun-
dini e di piccoli borghesi intellettuali)», ben- zione direttiva “indiretta”» (Q , , ), an-
ché ancora non politicamente organizzate, che perché può facilitarla «la dispersione e
sono passate «dalla passività politica a una l’isolamento della popolazione rurale» (Q ,
certa attività e pongono rivendicazioni che , ). Un centro «per l’organizzazione e la
nel loro complesso disorganico costituisco- “condensazione” del gruppo intellettuale
ORIANI , ALFREDO 

dirigente della borghesia italiana del Risor- lontà collettiva, ma nell’azione pratica del
gimento è quello costituito dal Vieusseux in sindacato e di una volontà collettiva» (Q ,
Firenze» (Q , , ). Giova infatti studia- , ).
re «l’organizzazione materiale intesa a man- La voce ricorre infine con una ricca ag-
tenere, a difendere e a sviluppare il “fronte” gettivazione, a indicare l’attenzione di G. al
teorico o ideologico» (Q , , ), perché il carattere attivo e costruttivo di tutti i feno-
rapporto delle forze politiche dipende dal meni sociali: «organizzazione scientifica an-
«grado di omogeneità, di autocoscienza e di che del lavoro» (LC , a Tatiana,  otto-
organizzazione raggiunto dai vari gruppi so- bre ), organizzazione borghese, produt-
ciali» (Q , , ). tiva, industriale, di azienda o aziendale, fi-
Nel Novecento si affaccia la politica nanziaria, bancaria, sindacale, organizzazio-
“totalitaria”: un partito si adopera perché gli ne di mestiere, di soccorso, di interessi, pri-
altri cittadini attivi «trovino in questo solo vata, professionale, sociale, corporativa me-
partito tutte le soddisfazioni che prima tro- dievale, economico-corporativa, di classe,
vavano in una molteplicità di organizzazio- operaia, del lavoro, di lotta, di massa, fem-
ni» e per «distruggere tutte le altre organiz- minile, organizzazione della scuola, della
zazioni o a incorporarle in un sistema di cui cultura, di egemonia culturale, del consen-
il partito sia il solo regolatore. Ciò avviene: so, degli intellettuali, ideologica, scientifica,
) quando il partito dato è portatore di una giornalistica, religiosa, del papato, cattolica,
nuova cultura e si ha una fase progressiva; ) ecclesiastica, clericale, chiesastica, territo-
quando il partito dato vuole impedire che riale, nazionale, internazionale, mondiale,
un’altra forza, portatrice di una nuova cul- statale, giuridica, amministrativa, coercitiva,
tura, diventi essa “totalitaria”; e si ha una fa- ufficiale, militare, militante, della guerra, or-
se regressiva» (Q , , ). «Lo sviluppo ganizzazione permanente, organizzazione
del partito in Stato reagisce sul partito e ne politica, del partito.
domanda una continua riorganizzazione e
GIUSEPPE PRESTIPINO
sviluppo, così come lo sviluppo del partito e
dello Stato in concezione del mondo, cioè in V. «disorganico», «fronte ideologico», «moder-
no», «moderno Principe», «organico», «polizia»,
trasformazione totale e molecolare (indivi-
«Sorel».
duale) dei modi di pensare e operare, reagi-
sce sullo Stato e sul partito, costringendoli a
Oriani, Alfredo
riorganizzarsi continuamente» (Q , ,
). In entrambi i “partiti-Stato” la polizia Alfredo Oriani viene definito da G. «il
in senso stretto «è il nucleo centrale e for- rappresentante più onesto e appassionato
malmente responsabile, della “polizia”, che per grandezza nazionale-popolare italiana
è una ben più vasta organizzazione» (Q , fra gli intellettuali italiani della vecchia ge-
, ). Statolatria e “mitologia” del capo nerazione» (Q , , ), privo però di uno
carismatico si ritrovano nell’uno e (per una spessore critico-ricostruttivo a causa di una
fase prevista come transitoria) anche nell’al- posizione «astratta e retorica e annegata nel
tro “totalitarismo”. Mussolini e anche Cro- suo “titanismo” di genio incompreso» (Q ,
ce si richiamano al Sorel del mito-azione; G., , ). Da qui la sua sostanziale sfortuna
che ha recepito e rielaborato alcuni concetti presso i contemporanei, solo in parte risar-
soreliani (lo spirito di scissione, il blocco sto- cita da una rivalutazione postuma che appa-
rico, l’etica in quanto specifica aspirazione re al pensatore sardo «più un’imbalsamazio-
umana) studia «come il Sorel, dalla conce- ne funeraria che un’esaltazione di nuova vi-
zione dell’ideologia-mito non sia giunto alla ta del suo pensiero» (Q , , ).
comprensione del partito politico, ma si sia Nel corso della riflessione carceraria G.
arrestato alla concezione del sindacato pro- si sofferma a lungo su un’opera di Oriani, La
fessionale. È vero che per il Sorel il “mito” lotta politica in Italia (), da lui ritenuta
non trovava la sua espressione maggiore nel esemplare di quella letteratura critica sul Ri-
sindacato, come organizzazione di una vo- sorgimento incapace di assecondare precise
 ORIENTE - OCCIDENTE

finalità educative, dato il suo carattere «spic- ne concettuale fra le due aree del mondo si
catamente letterario e ideologico» (Q  II, gioca per G. intorno al diverso peso specifi-
, ). Si tratta di una «storia feticistica», co dello Stato, verso o senza la società civile,
incentrata com’è su «“personaggi” astratti e e di quest’ultima come luogo di volontà e
mitologici», quali «la Federazione, l’Unità, la mediazioni decisive o di concezioni del
Rivoluzione, l’Italia» (Q , , ). L’intel- mondo talvolta persino più influenti della
lettuale faentino si basa su un canone di ri- stessa politica e dello Stato-apparato; ecco il
cerca che vede la chiave interpretativa di un fondamento dell’analisi differenziata, stru-
avvenimento del passato nei fatti ad esso mento essenziale dei compiti euristici della
successivi. Così facendo – si legge in Q , , politica («accurata ricognizione di carattere
- – «tutto il processo storico è un “do- nazionale»), che passano anche per il rap-
cumento” storico di se stesso, viene mecca- porto Est-Ovest.
nizzato ed esteriorizzato e ridotto, in fondo, La correlazione Oriente-Occidente
a una legge deterministica di “rettilineità” e propone, inoltre, due elementi di fondo: in
di “unilinearità”». In questo modo il pro- primo luogo vi è l’ampia veduta storico-po-
blema della formazione dello Stato moderno litica di G., su cui si basa il suo schema di in-
italiano nel secolo XIX viene mutato in quel- terpretazione analitica di specifiche organiz-
lo di «vedere questo “Stato”, come unità o zazioni sociali, proiettato su scala mondiale;
come nazione o genericamente come Italia, è la stessa logica in cui avviene il raffronto
in tutta la storia precedente, come il pollo fra Europa e America, al centro dello studio
nell’uovo fecondato» (ibid.). su americanismo e fordismo. In secondo
luogo, proprio grazie al rapporto fra civiltà
VITO SANTORO occidentale e orientale emerge una sensibi-
V. «Gobetti», «Missiroli», «Risorgimento». lità oggettivamente cosmopolitica in G., di
contro al suo ricorrente giudizio sul cosmo-
Oriente-Occidente politismo degli italiani, segno di disorienta-
mento politico e di scarsa attenzione al ruo-
Nei Q la prima, celeberrima differenza lo dello Stato. Probabilmente, il cosmopoli-
fra Est e Ovest avverte che «in Oriente lo tismo “nascosto” nell’analisi gramsciana dei
Stato era tutto, la società civile era primor- caratteri storico-civili di Oriente e Occiden-
diale e gelatinosa; nell’Occidente tra Stato e te, e anche altrove, esprime un indirizzo an-
società civile c’era un giusto rapporto e nel tispeculativo o, meglio, di recupero consa-
tremolio dello Stato si scorgeva subito una pevole della natura politica di ciò che diffe-
robusta struttura della società civile. Lo Sta- renzia le singole civiltà, le loro forme di po-
to era solo una trincea avanzata, dietro cui tere e di conflitto. Questa precisazione gio-
stava una robusta catena di fortezze e di ca- va a cogliere le molteplici letture interne al
sematte; più o meno, da Stato a Stato, si ca- rapporto che G. pone fra Est e Ovest, peral-
pisce, ma questo appunto domandava tro fatto di simboli variegati, difficilmente
un’accurata ricognizione di carattere nazio- riducibili a unità.
nale» (Q , , ). È un passo molto com- Innanzitutto, in chiave rigorosamente
plesso, che rinvia al tema degli intellettuali, storica, le due parti del mondo vengono ri-
alle strategie rivoluzionarie di Trockij e Le- condotte a un’identica fonte, da tempo in-
nin, alla simbologia militare di “guerra di definito entrata a far parte della memoria
posizione” e “guerra manovrata”, come re- storica delle aree chiamate ordinariamente
cita il titolo della nota. In un unico nodo, Oriente e Occidente. La loro comune ascen-
molto articolato, G. espone alcune forme denza è nella città di Atene, modello di mas-
storico-politiche per specificare la natura sima raffinatezza e, insieme, di “archeolo-
del rapporto fra Oriente e Occidente, so- gia” intellettuale di ogni sistema perfeziona-
prattutto intorno alle strategie di lotta poli- to di potere. Ma da questo coincidente esor-
tica, che però segnano anche indelebili con- dio si dipartono le storie-nozioni di Oriente
fini di civiltà. È evidente che la demarcazio- e Occidente; il primo vira verso Bisanzio e la
ORIENTE - OCCIDENTE 

Russia, il secondo verso Roma e l’Europa: Scendendo più nelle articolazioni di


«Atene e Roma hanno la loro continuazione Oriente e Occidente, G. assume, del primo,
nelle chiese ortodossa e cattolica: anche qui il fattore religioso, proprio per misurarne la
è da sostenere che Roma fu continuata dalla tendenza a frenare la modernizzazione:
Francia più che dall’Italia e Atene-Bisanzio «Perché l’Islam non potrebbe fare ciò che
dalla Russia zarista. Civiltà occidentale e ha fatto il cristianesimo?», egli si chiede
orientale. Ciò fino alla Rivoluzione francese avendo accennato alla capacità di adatta-
e forse alla guerra del » (Q , , ). mento della religione cristiano-cattolica a
Va sottolineato il principio assolutamente una società di tipo più avanzato: «Se si am-
sovrastrutturale lungo il quale interviene la mette che la civiltà moderna nella sua mani-
prima scansione fra le due diverse civiltà, ad festazione industriale economico-politica fi-
onta della loro comune matrice greco-anti- nirà col trionfare in Oriente (e tutto prova
ca. E va pure notata la duplice articolazione che ciò avviene e che anzi queste discussio-
del problema: se Atene rappresenta l’arché, ni sull’Islam avvengono perché c’è una crisi
la civiltà romana si sdoppia fra Roma stessa determinata appunto da questa diffusione di
e Bisanzio, cioè fra i due snodi da cui si ge- elementi moderni) perché non bisogna con-
nerano altrettante storie. Da una parte i ca- cludere che necessariamente l’Islam si evol-
ratteri occidentali portano alla curiosa suc- verà? Potrà rimanere tal quale? No: già non
cessione, tutt’altro che immotivata, fra Ro- è più quello di prima della guerra. Potrà ca-
ma e Francia; dall’altra lo statuto filosofico dere d’un colpo? Assurdo. Potrà essere so-
di Atene si traduce nella differenza religiosa stituito da una religione cristiana? Assurdo
e nell’autonomizzazione di Bisanzio che, a pensarlo per le grandi masse» (Q , , ).
sua volta, trasmette alla Russia zarista il mes- L’attenzione di G. era stata sollevata da
saggio della vita come disciplina e religione, un intervento dell’orientalista Michelangelo
quasi servitù. I due grandi paradigmi di ci- Guidi, prefazione a un articolo, nel testo
viltà, pur in una modalità molto sintetica, giudicato «mediocre», di un diplomatico af-
dove l’essenza politica assorbe in sé tutto il gano sull’Oriente. Indipendentemente dal-
“racconto” storico, forniscono ormai la bus- l’occasione di questa nota, per G. il mondo
sola di un ragionamento capace di perforare islamico è in ritardo rispetto all’Occidente;
la barriera del tempo. Qui il discorso gram- di quest’ultimo, infatti, non possiede ancora
sciano, squisitamente politico, ricorda mol- il moderno sistema produttivo-industriale,
to quella distinzione, anch’essa tutta politi- con il quale, invece, la religione cattolica ha
ca, di Machiavelli, ancora fra Occidente e trovato un buon equilibrio, grazie all’incre-
Oriente, attraverso i modelli di sovranità del mento, nel cattolicesimo dei paesi industria-
«re di Francia» e del «Turco», suo inverso (Il lizzati, della componente gesuitica, divenuta
Principe, cap. ): l’uno si regge su una mi- matrice di «una grande ipocrisia sociale»
scela fra vigore dell’ordine istituzionale e (ibid.). Nel processo di secolarizzazione, or-
precario consenso dei sudditi; l’altro è anche mai consumato all’ombra della trasforma-
sovrano, ma nell’inversa combinazione fra zione industriale, risiede la causa di quella
ordine personalizzato e obbedienza di tipo sorta di vantaggio dell’Occidente nei con-
religioso. E non è certo un caso che tanto il fronti dell’Oriente islamico, anche se le mo-
Segretario fiorentino, quanto il dirigente co- tivazioni tipiche dell’educazione storico-
munista abbiano escluso l’Italia dalla tipiz- materialistica di G. lo spingono a ritenere
zazione di contributi di civiltà propriamen- possibile che l’islam guadagni rapidamente
te occidentale. Il termine del , soglia la strada della modernizzazione, una volta
estrema della periodizzazione gramsciana raggiunto dall’industria.
dei due modelli rappresentati, si spiega per Attento alle radici religiose della civiltà
la forza distruttiva della guerra e per il suo orientale, G. indubbiamente identifica Oc-
significato di confine, come soglia dell’esau- cidente e industria, Occidente e innovazio-
rimento di ogni possibile solidarietà fra ra- ne. Ecco l’eredità della rivoluzione indu-
gione e dominio, fra cultura e potenza. striale, fattore essenziale, cioè discriminan-
 ORIENTE - OCCIDENTE

te in ultima istanza, della peculiarità del- gnificato geografico, se il senso socio-poli-


l’Ovest, e strumento simbolico per la sua tico della stessa storia non fosse influenza-
interpretazione differenziale nel confronto to da «costruzioni convenzionali e storiche
fra civiltà. Anche se sono da tratteggiare ul- non dell’uomo in generale, ma delle classi
teriori elementi di questa ricognizione colte europee, che attraverso la loro ege-
gramsciana, già si comprende perché il no- monia mondiale le hanno fatte accettare a
stro autore sottolinei il valore sovrastruttu- tutto il mondo» (Q , , ). Il discorso
rale di una differenza che, a suo giudizio, passa per le egemonie culturali, crocevia
non potrà mai essere ridotta a un riferi- della riflessione dei Q, e accenna anche a
mento meramente geografico-territoriale. una critica dell’europeismo, nomotetico
In un passo delle pagine carcerarie, rubri- spartiacque fra Est e Ovest.
cato nel tema Oggettività del reale e redatto Nella complessa ricostruzione dell’i-
nel contesto della critica al celebre saggio dentità dell’Occidente ritorna il filtro della
“sociologico” di Bucharin (ricorrente nei fenomenologia sovrastrutturale delle civiltà,
Q), G. intende infrangere ogni inclinazione irrinunciabile per la scienza politica di G. In
positivistica nella ricognizione storico-poli- questo senso, non è facile ricomporre nelle
tica e decide di utilizzare il senso non geo- note del carcere una nozione lineare di Oc-
grafico delle nozioni, pur dedotte dal lin- cidente, che invece si può ricavare da cita-
guaggio della geografia, per lui inattendibi- zioni di lavori altrui, di interventi giornali-
le come specchio della natura: «Per inten- stici, di contributi dedotti da indizi e indi-
dere esattamente i significati che può avere rette notizie culturali. Alcune riflessioni del
questo concetto [“oggettività del reale”, nostro autore, infatti, derivano da suggestio-
ndr] mi pare opportuno svolgere l’esempio ni della “battaglia delle idee”, segno eviden-
dei concetti “Oriente” e “Occidente” che te della sua apertura a chiarimenti di molte-
non cessano di essere “oggettivamente rea- plice provenienza. È il caso dell’attenzione
li” seppure all’analisi si dimostrano nient’al- da G. dedicata a un articolo di Filippo Bur-
tro che una “costruzione convenzionale” zio, giornalista antifascista della “Stampa”,
ossia “storica” (spesso i termini “artificiale” forse disatteso dal dirigente sardo nella sua
e “convenzionale” indicano fatti “storici”, conclusione finale, con la “teoria dell’uomo-
prodotti dello sviluppo della civiltà e non demiurgo”, ma minutamente percorso nella
costruzioni razionalisticamente arbitrarie o ricostruzione dei caratteri dell’Occidente,
individualmente arbitrarie)» (Q , , , intorno a due epoche. Nella prima, l’effetto
Testo A, ripreso più estesamente in Q , , ordinamentale delle religioni è infranto dal-
). La compresenza, nei due riferimenti la Riforma e dal suo strascico di guerre; nel-
geografici, del valore di “oggettività” e di la seconda, la riconquista dell’ordine «pog-
“convenzionalità” rende più chiaro che essi gia – scrive G., a metà fra parafrasi di Burzio
corrispondono a modi di denominare, in e osservazione personale – su tre piloni: lo
gergo quasi “cartografico”, mondi storica- spirito critico, lo spirito scientifico, lo spiri-
mente differenti, realtà umane che non coin- to capitalistico (forse sarebbe meglio dire
cidono, al punto da poter rappresentare “industriale”)» (Q , , ).
mondi civili reciprocamente estranei e lon- La constatazione che solo la scienza e
tani: ecco, dunque, i due emisferi dietro la l’economia del capitalismo mantengono la
secca giustapposizione concettuale fra loro attualità, di contro alla crisi della co-
Oriente e Occidente. Questi due luoghi, scienza critica europea, è riassunta nel Q 
presi in senso semplicemente territoriale, come segno di una scissione fra pensiero e
non sarebbero mai “oggettivi” se – avverte azione in seno agli intellettuali occidentali.
G. – si immaginasse un mondo senza uma- Non è chiaro quanto sia di G. e quanto di
nità, in cui «ogni punto della terra è Est e Burzio in questa interessante considerazio-
Ovest nello stesso tempo» (ibid.). Ma nean- ne; resta il fatto che il termine “crisi”, ben
che l’elemento umano della storia bastereb- evidenziato sul terreno degli intellettuali, si
be a spiegare la distinzione oltre il suo si- profila come condizione possibile, quasi
ORIGINALE 

“normale”, dell’Occidente e, soprattutto, do pensare a ciò che potrà essere “l’avveni-


dell’Occidente nella modernità. Non in ana- re dello spirito” (problema che non si pone
loghi termini si era espresso G. a proposito quando la storia è stagnante) e facendo
dell’Oriente. La crisi non è altro che il ri- quindi vedere lo spirito come una entità mi-
flesso di un insieme di contraddizioni, in steriosa» (ibid.).
grado di tipizzare alcune componenti pro- Al centro del ragionamento si colloca,
prie della civiltà occidentale. Conviene ri- dunque, la connotazione industriale dello
chiamare almeno due di tali componenti, studio e dell’applicazione delle scienze o, in
che nel discorso gramsciano sembrano di breve, il peso dell’industrialismo, e perciò
particolare forza espressiva e, insieme, sim- del modello occidentale di civiltà, quale cau-
boli del loro stesso “universo”: la prima vie- sa profonda della relegazione dello spirito
ne suggerita al nostro autore da uno scritto nell’oscura sfera del mistero; ciò equivale a
di Bergson (L’énergie spirituelle), in cui que- dire che in Occidente il problema della pro-
sti si chiede, secondo la parafrasi degli ap- duzione e dell’acquisizione materiale è di-
punti carcerari, «che cosa sarebbe avvenuto ventato un materialismo oggettivo, in grado
se l’umanità avesse rivolto il proprio interes- di sottrarre la spiritualità al controllo ordi-
se e la propria indagine ai problemi della vi- nario della coscienza soggettiva. Parlare, poi,
ta interiore anziché a quelli del mondo ma- di accelerazione dell’esercizio del pensiero,
teriale. Il regno del mistero sarebbe stato la ma solo nella sua proiezione in un generico
materia e non più lo spirito, egli [Bergson, «avvenire», sembra un’abbreviata ma acco-
ndr] dice» (Q , , ). Indipendentemen- rata allusione di G. alla difficoltà del pensie-
te dal merito del problema, peraltro ricava- ro medesimo, in un clima di materializzazio-
to da una lettura non di prima mano, meri- ne della scienza, di evitare la sua alienazione
tano interesse due punti di questo para- nella prospettiva di un’attesa inerte e quasi
grafo, rubricato appunto Oriente-Occidente. smarrita nelle fasi di turbolenza della storia.
Il primo consiste nella significativa “corre- Insomma, crescita d’interesse intorno alla
zione” lessicale operata da G., quando af- “materia” e riduzione di incidenza dei pro-
ferma che «in realtà “umanità” significa Oc- blemi dello spirito si propongono, sia pure
cidente, perché l’Oriente si è proprio ferma- in un linguaggio per impressioni e molto el-
to alla fase dell’indagine rivolta solo al mon- littico, come i due corollari della centralità
do interiore» (ibid.). La sovrapposizione dell’industria, connotato dell’Occidente e
della coscienza occidentale all’idea di uma- della sua modernizzazione integrale.
nità in generale è un ulteriore segno della BIBLIOGRAFIA: COUTINHO ; SALVA-
percezione, in G., di una valenza egemonica DORI .
delle definizioni più consolidate e della ca-
pacità dell’Occidente di occupare ormai tut- SILVIO SUPPA
to lo spazio delle forme di organizzazione e V. «americanismo», «cosmopolitismo», «crisi»,
di civiltà e di sfuggire alla regola della relati- «Europa», «Francia», «geografia», «guerra di
movimento», «guerra di posizione», «industriali-
vizzazione geografica, cui dovrebbe rispon-
smo», «intellettuali», «islam», «Machiavelli»,
dere. La ragione di questa irrefrenabile dila- «oggettività», «società civile, «Stato».
tazione di senso dell’idea dell’Ovest è data
dalla riformulazione del rapporto fra spirito
originale
e materia, che G. capovolge rispetto a Berg-
son e chiarisce quando, in chiave manifesta- Nei Q l’accezione più ovvia del termi-
mente retorica, si chiede «se non è proprio ne «originale» viene introdotta all’interno
lo studio della materia – e cioè il grande svi- di una nuova accezione, che non l’annulla
luppo delle scienze intese come teoria e co- ma la ridefinisce. Se l’originale è l’unico che
me applicazione industriale – che ha fatto si oppone alla copia seriale, tale significato,
nascere il punto di vista che lo spirito sia un osserva G., va visto sorgere storicamente
“mistero”, in quanto ha impresso al pensie- come «significato romantico [...] in opposi-
ro un ritmo accelerato di movimento, facen- zione con un certo conformismo essenzial-
 ORTODOSSIA

mente “gesuitico”: cioè un conformismo ar- verso da quello corrente, derivato dal lessi-
tificioso, fittizio, creato superficialmente co della storia delle religioni. Scrive G. in-
per gli interessi di un piccolo gruppo o cric- fatti che «il concetto di “ortodossia” deve
ca, non di una avanguardia» (Q , , ). essere rinnovato e riportato alle sue origini
Ma oltre a questo significato negativo va ri- autentiche. L’ortodossia non deve essere ri-
cercata un’originalità positiva, affinché «la cercata in questo o quello dei discepoli di
propria parte assorba e vivifichi una propria Marx, in quella o questa tendenza legata a
dottrina originale, corrispondente alle pro- correnti estranee al marxismo, ma nel con-
prie condizioni di vita» (Q , , ). Va cetto che il marxismo basta a se stesso, con-
riconosciuto che «c’è conformismo “razio- tiene in sé tutti gli elementi fondamentali,
nale” cioè rispondente [...] al minimo sfor- non solo per costruire una totale concezione
zo per ottenere un risultato utile e la disci- del mondo, una totale filosofia, ma per vivi-
plina di tale conformismo è [...] da fare di- ficare una totale organizzazione pratica del-
ventare “spontaneità” o “sincerità”» (Q , la società, cioè per diventare una integrale,
, -). Per questa ragione, «che una totale civiltà» (Q , , ). Mentre di orto-
massa di uomini sia condotta a pensare coe- dossia si è sempre discusso sulla base della
rentemente e in modo unitario il reale pre- pretesa “fedeltà” dei seguaci di una dottrina
sente è fatto “filosofico” ben più importan- alla sua lettera, al suo spirito o all’intenzione
te e “originale” che non sia il ritrovamento del suo iniziatore, occorre spostare la di-
da parte di un “genio” filosofico di una nuo- scussione dalle persone alla teoria stessa e
va verità che rimane patrimonio di piccoli valutare gli interpreti sulla base della loro
gruppi intellettuali» (Q , , ), in quan- capacità di individuare l’elemento di indi-
to è solo quello che modifica la realtà, che pendenza e autonoma vitalità della dottrina.
fa epoca. Originale come opposto a seriale G. riallaccia infatti esplicitamente il rin-
va quindi visto come, più in profondità, novamento del concetto di ortodossia alla
espressione di una certa forma di vita, che necessità di contrastare la tendenza, manife-
tende a trovare in se stessa la propria ragion stata da Bucharin nel Saggio popolare, a ca-
d’essere. In questo senso G. parla di origi- dere «nel dogmatismo» proprio per non
nale come ciò che sorge dall’interno, che aver «posto la quistione della “teoria”» (Q ,
non è determinato dall’esterno (Q , ,  e , ); e nel Testo C ricorda che Croce ten-
Q , , ); come sinonimo di “indipen- ta «di riassorbire la filosofia della praxis e in-
dente” in riferimento al marxismo (Q , , corporarla come ancella alla cultura tradi-
; Q , , ; Q , , ; Q , , ; Q zionale» (Q , , ). Affermare l’orto-
, , ) e alla “civiltà” di cui esso è inizia- dossia marxista non significa dunque altro
tore (Q , , ). Qui l’originalità, cioè che affermare il carattere originale e indi-
l’assoluta inconfondibilità rispetto a qual- pendente del marxismo, e ciò in senso teori-
siasi altra filosofia e forma di vita, non è un co e pratico: il suo carattere «rivoluziona-
tratto ricercato, ma espressione della sua rio» in quanto è «elemento di separazione
indipendenza storica, della sua capacità di completa in due campi, in quanto è vertice
proporsi come civiltà “integrale”. inaccessibile agli avversari» (Q , , ).
FABIO FROSINI FABIO FROSINI
V. «conformismo», «necessità». V. «Bucharin», «marxismo».

ortodossia ottimismo
G. assegna un significato particolare al Scrivendo della crisi dell’Occidente e
termine di «ortodossia» in due note (Q ,  polemizzando con quanti vorrebbero attri-
e Q , ), rispettivamente Testo A e Testo buirla alla crisi dello storicismo e della co-
C, intitolate Il concetto di «ortodossia». La scienza critica, G. si chiede se piuttosto
virgolettatura del termine indica chiaramen- «questa crisi non è [...] legata alla caduta del
te la volontà di assegnargli un significato di- mito del progresso indefinito e all’ottimismo
OTTIMISMO 

che ne dipendeva» (Q , , ); è lo stesso così come è, se si vuole trasformarlo. Pessi-
ottimismo del secolo XIX che, insieme pro- mismo dell’intelligenza, ottimismo della vo-
prio alla religione del progresso, si presenta- lontà». Ancora a proposito del nesso ottimi-
va come una forma di oppio (Q , , ). smo-pessimismo G. nota che il primo si pre-
Anche il sindacalismo cade vittima di questo senta spesso sotto le forme del fatalismo e
mito: di fatto, in tutta una serie di trattazio- che a tale atteggiamento si reagisce a partire
ni «che si dicono connesse alla filosofia del- dall’intelligenza: «Il solo entusiasmo giusti-
la prassi» è presente molto più il liberalismo ficabile è quello che accompagna la volontà
che il sindacalismo, «che dava importanza intelligente, l’operosità intelligente, la ric-
primordiale al rapporto fondamentale eco- chezza inventiva in iniziative concrete che
nomico-sociale e solo a questo» (Q , , modificano la realtà esistente» (Q , ,
). Le ulteriori occorrenze del lemma so- ). D’altronde, di fronte al disordine in-
no sempre in relazione con la nozione di tellettuale e morale «bisogna creare uomini
«pessimismo». Lo scetticismo di Guicciar- sobri, pazienti, che non disperino dinanzi ai
dini non è un pessimismo dell’intelligenza peggiori orrori e non si esaltino a ogni scioc-
che, invece, «può essere unito a un ottimi- chezza. Pessimismo dell’intelligenza, ottimi-
smo della volontà nei politici realistici attivi» smo della volontà» (Q , , -).
(Q , , ). In Q , ,  G., affermando
che non bisogna sognare a occhi aperti e fan- LELIO LA PORTA
tasticare, ricorda che «occorre invece vio- V. «Guicciardini», «pessimismo», «progresso»,
lentemente attirare l’attenzione nel presente «volontà».
P

pacifismo coerenza dei suoi punti di vista» favorisca ta-


li letture, il suo sindacalismo per G. non può
Il termine «pacifismo» ricorre quattro
esser considerato «un indistinto “associazio-
volte nei Q, mentre tre volte s’incontra il
nismo” di “tutti” gli elementi sociali» (Q ,
lemma «pacifista». Solo tre di queste ricor-
, ), avendo un chiaro fondamento di
renze meritano interesse. Nella prima G. cri-
classe. Egualmente «la sua “violenza” non è
tica il particolarismo nazionalista che pre-
la violenza di “chiunque” ma di un [solo]
tende essere «il vero universalista, il vero pa-
“elemento” che il pacifismo democratico
cifista», in base a una malintesa massima di
tendeva a corrompere» (ibid.): il proletario.
André Gide per cui «si serve meglio l’inte-
resse generale quanto più si è particolari» (Q RENATO CAPUTO
, , ). A parere di G. tale posizione V. «Sorel».
confonde l’«essere particolari» con il «predi-
care il particolarismo», ovvero il concetto padre
universale di “nazionale” con il particolari-
smo nazionalista (ibid.). Il secondo testo è Il lemma «padre» compare nelle lette-
connesso alla concezione di Gandhi della re precarcerarie e carcerarie e nei Q con
«“non resistenza e non cooperazione”». due significazioni diverse. Il termine, infat-
Nell’opposizione al colonialismo di «paesi di ti, assume una precipua valenza autobiogra-
antica civiltà, disarmati e tecnicamente (mi- fica sin dalle lettere giovanili spedite da G.
litarmente) inferiori, dominati da paesi tec- ai suoi familiari durante il triennio degli stu-
nicamente sviluppati [...] sebbene come nu- di liceali a Cagliari e gli anni del suo “gar-
mero di abitanti trascurabili» (Q , , ), zonato universitario” a Torino. Questo den-
rivive l’atteggiamento del cristianesimo di so blocco di lettere, in cui emergono i con-
fronte all’Impero romano. La non violenza troversi rapporti tra G. e suo padre France-
di una massa portatrice di un principio spi- sco, appare caratterizzato da uno stile epi-
rituale superiore di fronte a una minoranza stolare aspro, rapsodico, animato da una
che la opprime «porta all’esaltazione dei va- sorta di scatti nevrotici. La corrispondenza
lori puramente spirituali ecc., alla passività, col padre si snoda attraverso la meticolosa
alla non resistenza [...] che però di fatto è descrizione di dettagli realistici, di esigenze
una resistenza diluita e penosa, il materasso pratiche, di vicende quotidiane: la pigione
contro la pallottola» (ibid.). Simile è l’atteg- da pagare per una stanza poco confortevo-
giamento del francescanesimo, che esalta la le, i miseri pasti, l’incubo dell’«abito che
«nuda “esposizione”» della «“natura uma- luccica da ogni parte», le quotidiane di-
na”» degli oppressi, «misconosciuta e calpe- scussioni con un sistema burocratico che
stata» (ivi, -). Nel terzo caso il lemma necessita le firme dei suoi genitori su prati-
“pacifismo” ricorre in una nota in cui G. che che quasi sempre – come testimoniano
contesta le interpretazioni conservatrici del i numerosi solleciti di G. – resteranno ine-
pensiero di Sorel. Sebbene Sorel per l’«in- vase (L -, al padre,  febbraio ). Pro-
 PAPA LAICO

tagonista di queste lettere è la protesta del vente e non solo un fatto del passato» (LC
giovane Nino (Antonio) e in esse è ravvisa- -,  febbraio ).
bile un bersaglio costante: la noncuranza, Nei Q il termine assume una sua valen-
l’indifferenza e l’«imperturbabilità mao- za teorica in stretta connessione con il «mo-
mettana» del padre Francesco, definito ad- tivo del parricidio» e con «la sua apologia»
dirittura «padrone» (L , al padre,  no- (Q , , ). Interessante, a questo proposi-
vembre ). Da più parti è stato posto il to, è una nota del Q  in cui G., riflettendo
problema delle cause di tale sentimento di su una tesi molto in voga presso i romanzie-
avversione. Probabilmente – è stato osser- ri tedeschi a lui contemporanei, ossia «l’e-
vato – G. non perdonò a suo padre l’umi- mancipazione dei figli dalla tutela paterna»,
liazione di saperlo condannato e imprigio- riconosce quanto «l’influenza del Freud sul-
nato, nel , per peculato e concussione. la letteratura tedesca» sia stata «incalcolabi-
O forse preferì credere per tutta la vita che le», poiché essa – sostiene ancora G. – es-
la causa della propria deformità fisica fosse sendo «alla base di una nuova etica rivolu-
dovuta alla «trascuratezza» e all’«apatia» zionaria [...] ha dato un aspetto nuovo all’e-
del padre, colpevole di non averlo voluto terno conflitto tra padri e figli» (ivi, -).
curare dopo una caduta di cui G. era stato In altri luoghi dei Q il lemma è adoperato,
vittima a pochi mesi dalla nascita (LC , a sia nella forma sostantivale sia in quella ag-
Tania,  aprile ). gettivale, nella sua specificità di espressione
La densa implicazione autobiografica del principio d’autorità: per designare, ad
del lemma si esplica anche nelle affettuose e, esempio, lo Stato, quando «era concepito
allo stesso tempo, rigorose lettere indirizza- come qualcosa di astratto dalla collettività
te ai figli Delio e Giuliano. G. spesso si in- dei cittadini, come un padre eterno che
terroga drammaticamente sul suo ruolo di avrebbe pensato a tutto, provveduto a tut-
padre, assente fisicamente dalla vita dei suoi to» (Q , , ); oppure per specificare «l’e-
due bambini, come testimonia una bellissi- spressione di “umili”» che nell’utilizzo del-
ma lettera indirizzata alla moglie Giulia, in l’intellettuale italiano – osserva G. – «indica
cui G. scrive: «Penso che la nostra più gran- un rapporto di protezione paterna e padre-
de disgrazia è stata quella di essere stati in- ternale, [...] il rapporto come tra due razze,
sieme troppo poco, e sempre in condizioni una ritenuta superiore e l’altra inferiore» (Q
generali anormali, staccate dalla vita reale e , ,  e Q , , ).
concreta di tutti i giorni. Dobbiamo ora, nel- VALERIA LEO
le condizioni di forza maggiore in cui ci tro-
V. «carcere o prigione», «Freud», «madre», «na-
viamo, rimediare a queste manchevolezze zionale-popolare».
del passato, in modo da mantenere alla no-
stra unione tutta la sua saldezza morale e sal-
papa laico: v. Croce.
vare dalla crisi ciò che di bello c’è pure sta-
to nel nostro passato e che vive nei bambini
papa, papato
nostri [...] Io voglio aiutarti, nelle mie con-
dizioni, a superare la tua attuale depressio- Nella maggior parte dei casi G. usa il
ne, ma bisogna anche che tu un po’ mi aiuti termine «papato» come sinonimo di Chiesa,
e mi insegni il modo migliore di aiutarti effi- presentata come «l’elemento popolare-na-
cacemente, indirizzando la tua volontà, zionale più valido ed esteso» (Q , , ), e
strappando tutte le ragnatele di false rap- in relazione a quella «ricerca sulla formazio-
presentazioni del passato che possono in- ne dello spirito pubblico in Italia nel secolo
cepparla, aiutandomi a conoscere sempre scorso; in altre parole, una ricerca sugli in-
meglio i due bambini e a partecipare alla lo- tellettuali italiani, le loro origini, i loro rag-
ro vita, alla loro formazione, alla affermazio- gruppamenti secondo le correnti della cul-
ne della loro personalità, in modo che la mia tura» (LC -, a Tania,  marzo ) che
“paternità” diventi più concreta e sia sem- costituisce uno dei principali obiettivi della
pre attuale e così diventi una paternità vi- ricerca carceraria. Un tale obiettivo obbliga-
PARAGONE ELLITTICO 

va a svolgere un’attenta analisi sul ruolo del- fluisce su masse sterminate di popolo nella
la Chiesa e del papa nella millenaria storia fissazione di norme di vita che si riferiscono
d’Italia e d’Europa. G., fin dall’inizio dei Q, alle cose anche più elementari» (Q , , ).
caratterizza tale ruolo definendo il papato
VINCENZO ROBLES
«centro internazionale per eccellenza» (Q ,
, ). La conseguenza di tale cosmopoliti- V. «Chiesa cattolica», «clero», «cosmopolitismo»,
«Croce», «intellettuali italiani», «quistione vati-
smo non poteva non interessare i caratteri
cana», «religione», «Risorgimento».
della storia nazionale, per cui G. parla del-
l’Italia come di una «cosmopoli» e degli in-
Papini, Giovanni: v. Voce (La).
tellettuali italiani quali promotori di una co-
scienza più universale che nazionale. Infatti,
«la borghesia italiana medioevale [...] non paragone ellittico
seppe completamente liberarsi dalla conce- L’espressione ha origine nell’interpreta-
zione medioevale-cosmopolitica rappresen- zione che Croce dà della teoria del valore di
tata dal Papa, dal clero e anche dagli intel- Marx. Quest’ultima sarebbe un «paragone
lettuali laici (umanisti), cioè non seppe crea- ellittico» tra la società capitalistica e un’ipo-
re uno Stato autonomo» (Q , , ). E an- tetica «società lavoratrice» formata da lavo-
cora: in Italia, agli Stati nazionali di Spagna, ratori proprietari dei mezzi di produzione,
Francia, Inghilterra, Portogallo «ha corri- in cui l’unica fonte del valore sarebbe il la-
sposto l’organizzazione del Papato come voro e in cui sarebbe valida la legge del va-
Stato assoluto – iniziato da Alessandro VI – lore. Solo grazie all’assunzione di tale «pre-
organizzazione che ha disgregato il resto d'I- messa tipica» il profitto (la parte di valore
talia» (Q , , ). derivante dal capitale e assente nella “so-
Su tali presupposti G. riscrive la storia cietà lavoratrice”) può essere spiegato come
d’Italia e, in particolare, la storia risorgi- «plusvalore». La teoria del valore, pur aven-
mentale. Per G. l’origine del nostro Risorgi- do una sua validità in quanto descrizione di
mento, a differenza di quanto suggeriva un «fatto che vive tra gli altri fatti», non è «la
Omodeo, non poteva essere studiata fuori teoria del valore», ma «un’altra cosa» (Croce
da un contesto internazionale e in quel con- , - nota, -, -). Questa lettura
testo il ruolo del papato risulta centrale (Q crociana, da subito presente alla mente di G.
, , ). Il Risorgimento fu possibile sia (viene ricordata in Q , , ), è criticata in Q
perché le potenze europee non «potevano ,  (novembre ), con l’obiezione che la
permettere uno Stato unificato italiano sot- teoria del valore è già presente in Ricardo,
to la supremazia del Papa» (Q , , ) sia che nel formularla non aveva nessuna fina-
perché «il Risorgimento era in funzione di lità rivoluzionaria, e che, in generale, «tutto
un indebolimento del Papato» e come po- il linguaggio è una serie di “paragoni ellitti-
tenza europea e come potenza italiana (Q , ci” e che la storia è un paragone implicito tra
, ; v. anche Q ,  e Q , ). Ma una il passato e il presente (l’attualità storica)»
funzione politica non può esercitarsi senza (ivi, ). Il primo argomento torna in Q 
un’egemonia sul popolo e il papa aveva sa- II,  e in Q  II, , in quest’ultimo con lo
puto ottenerla. G., nel chiedersi chi fra il pa- sviluppo di uno spunto già presente in Q ,
pa, Croce e Gentile, rappresentasse meglio  e ripreso nel relativo Testo C, Q  II,
la società contemporanea scrive: «Secondo .VI. Esso consiste nell’accettare, della criti-
me la importanza maggiore l’ha il papa, poi ca di Croce, l’osservazione che la teoria del
Croce, terzo Gentile» e aggiunge: «Il papa e valore è «“qualcosa d’altro”» (Q  II, ,
il Croce sono sullo stesso piano teorico (cioè ), cioè la formulazione dell’«ipotesi eco-
il Croce è una specie di papa laico) ma la nomica pura», per ottenere la quale occorre
maggior importanza del papa è data dall’es- «prescindere» dalla «situazione di forza rap-
sere egli a capo di un apparato direttivo for- presentata dagli Stati e dal monopolio lega-
temente centralizzato e disciplinato, ciò che le della proprietà [...] Non si trattava dun-
non si può dire del Croce; inoltre il papa in- que per nulla di un paragone ellittico, fatto
 PARASSITISMO

in vista di una futura forma sociale diversa cito riferimento al Goethe di Viaggio in Ita-
da quella studiata, ma di una teoria risultan- lia: ivi, ), luoghi in cui varrebbe, a suo
te dalla riduzione della società economica al- dire, il proverbio popolare che recita:
la pura “economicità” cioè al massimo di de- «quando un cavallo caca, cento passeri fan-
terminazione del “libero gioco delle forze no il loro desinare» (ivi, ). Qui, infatti, il
economiche”» (Q  II, .VI, ). sistema delle rendite della proprietà terriera
meridionale, attraverso la mezzadria primi-
FABIO FROSINI
tiva, aveva dato luogo a un modo di accu-
V. «Croce», «economia», «linguaggio». mulazione di capitale dei più mostruosi e
malsani, sia perché basato sullo sfruttamen-
parassitismo to usuraio della miseria agraria sia perché
Negli scritti giovanili di G. – si pensi costosissimo, a causa delle ingenti somme
agli articoli Indifferenti, pubblicato sull’uni- necessarie a tutelare l’elevato livello di vita
co numero della “Città futura” ( febbraio delle famiglie dei signori che vivevano pa-
, in CF -) e Il popolo delle scimmie ( rassitariamente della rendita dei latifondi,
gennaio , in SF -) – il termine “paras- impedendo l’accumulazione del risparmio e
sitismo” rinvia a una dimensione esistenzia- la possibilità di qualsivoglia investimento
le negativa, in quanto sinonimo di “indiffe- produttivo della rendita agraria.
renza”, “abulia”, “vigliaccheria”, “non vi- Sulla scia delle analisi di Renato Spa-
ta”, “peso morto della storia”, proprio della venta, G. individua poi nell’amministrazione
piccola borghesia, in quanto tale da respin- dello Stato «un’altra sorgente di parassitismo
gere senza alcun indugio («Odio gli indiffe- assoluto» (ibid.), espressione quest’ultima ri-
renti. Credo come Federico Hebbel che “vi- presa appunto dall’economista, il quale ave-
vere vuol dire essere partigiani”» è il celebre va calcolato che in Italia un decimo della po-
incipit dello scritto del ). polazione ( milioni di abitanti) viveva a ca-
Nella riflessione carceraria, invece, «pa- rico del bilancio statale (anche se va precisa-
rassitismo» designa la condizione di quanti to come il pensatore sardo riferisca qui in
consumano senza produrre, cioè di quanti modo alquanto approssimativo i dati ripor-
non scambiano «lavoro con lavoro, ma lavo- tati nel libro di Spaventa Burocrazia, ordina-
ro altrui con “ozio” proprio (e ozio nel sen- menti amministrativi e Fascismo, pubblicato
so deteriore)» (Q  II, , ). La prolifera- nel  da Treves, cui aveva già fatto cenno
zione di classi sociali prive di una funzione in Q , , ). Si tratta – avverte G. – di uo-
produttiva – sottolinea G. – caratterizza la mini ancora nel pieno delle forze fisiche e in-
composizione demografica degli Stati euro- tellettuali, che, trascorsi venticinque anni di
pei a causa della ricchezza e della comples- servizio statale, non svolgono più alcuna atti-
sità della loro storia passata, che ha lasciato vità produttiva, ma «vivacchiano con le pen-
moltissime sedimentazioni passive attraver- sioni più o meno grandi, mentre un operaio
so i fenomeni di saturazione e fossilizzazio- può godere un’assicurazione solo dopo i ses-
ne del personale statale e degli intellettuali, santacinque anni e per il contadino non esi-
del clero e della proprietà terriera. A tal pro- ste limite di età al lavoro» (Q , , -).
posito, il pensatore sardo sottolinea il fatto Tale “parassitismo assoluto” – ricorda
che quanto più è antica la storia di un paese l’autore dei Q – non è un fenomeno solo ita-
tanto più estese e dannose sono queste «se- liano, ma più in generale europeo, e diffuso
dimentazioni di masse fannullone e inutili, persino in India e in Cina. In America, inve-
che vivono del “patrimonio” degli “avi”, di ce, l’assenza di queste sedimentazioni ha fa-
questi pensionati della storia economica» (Q vorito una base sana all’industria e al com-
, , ). È quanto avvenuto, ad esempio, mercio, consentendo la riduzione delle fasi
nell’Italia delle “cento città” e, in particola- intermedie tra la produzione e la commer-
re, nella Napoli dalla industriosità “non cializzazione dei beni. Precondizioni queste
produttiva” (è «il così detto “mistero di Na- che hanno facilitato la razionalizzazione del-
poli”», su cui G. si sofferma, facendo espli- la produzione e del lavoro, con la combina-
PARLAMENTARISMO NERO 

zione della coazione sociale (distruzione del (), la Sociologia di Pareto, conservando-
sindacalismo operaio) e del consenso (alti ne alcune impressioni sulle quali ragionerà
salari, benefici sociali, propaganda ideologi- nei Q. Un altro indizio che rivela la cono-
ca e politica). Anche nella cosiddetta “so- scenza gramsciana di Pareto è un riferimen-
cietà industriale” si sono formate però am- to al concetto di élite: «il concetto di “classe
pie sacche di parassitismo a causa di due politica” del Mosca è da avvicinare al con-
processi paralleli, l’uno rappresentato dai cetto di élite del Pareto, che è un altro ten-
progressi della scienza e della tecnica in am- tativo di interpretare il fenomeno storico de-
bito lavorativo, l’altro dalla presenza massic- gli intellettuali e la loro funzione nella vita
cia di azionisti speculatori, capaci di benefi- statale e sociale» (Q , , ).
ciare di quote considerevoli di profitto, al- La parte più consistente dei riferimenti
trimenti destinate agli imprenditori e ai la- a Pareto nei Q è però quella che riguarda il
voratori. Fatto quest’ultimo che ha reso le tema del «linguaggio come causa di errore»
imprese «oggettivamente» malsane, perché (Q , , ) e che vede il sociologo italiano
costrette a subire le tensioni, anche emotive, accomunato a Prezzolini e ai pragmatisti. La
del mercato borsistico, che hanno conferito critica di G. si appunta sulla considerazione
alle manovre speculative il crisma della «ne- schematica e non storica del linguaggio, per
cessità tecnica»; una necessità persino «più cui Pareto, credendo «di aver originato una
importante del lavoro degli ingegneri e degli nuova concezione del mondo [...] crea un
operai» (Q  II, , ). Proprio per tale ra- suo “dizionario” che contiene in nuce la ten-
gione, il pensatore sardo attribuisce a questo denza a creare una lingua matematica, cioè
parassitismo la qualifica di «“necessario”», completamente astratta» (ibid.). L’errore ri-
in quanto figlio degenere di un sistema (e – levato da G. in questo tentativo è simmetrico
ammonisce G. – «il sistema che crea tali ne- a quello di chi vuole costruire dal nulla «lin-
cessità è condannato in se stesso») mosso da gue fisse o universali». Per G., invece, «il lin-
una classe dirigente il cui solo ideale – «im- guaggio si trasforma col trasformarsi di tutta
possibile e malsano» – è quello di «creare le la civiltà» (ibid.) ed è una parte costitutiva
condizioni in cui i suoi eredi possano vivere dell’elaborazione di una nuova cultura.
senza lavorare, di rendita» (Q  II, , ).
MICHELE FILIPPINI
VITO SANTORO V. «classe politica», «élite, elitismo», «esperanto»,
V. «americanismo», «bilancio statale», «mezza- «lingua», «linguaggio», «Mosca», «pragmati-
dria», «Napoli», «proprietà», «rendita». smo», «Prezzolini», «sociologia».

Pareto, Vilfredo parlamentarismo: v. parlamento.


L’interesse di G. per le teorie del socio-
parlamentarismo nero
logo italiano Vilfredo Pareto è presente sin
dai primi anni torinesi. Riferendosi a quella Il «parlamentarismo nero», «tacito» o
che è la più famosa distinzione elaborata nel «implicito» è lo scontro fra interessi con-
paretiano Trattato di sociologia generale, G. trapposti che si manifesta in forme, appun-
nota all’inizio di un suo articolo nella rubri- to, implicite, lì dove il parlamento non è più
ca Sotto la mole: «I sociologi vi dividono gli il luogo dello scontro fra partiti politici, in
avvenimenti in due grandi categorie: avveni- quanto essi sono stati vietati dalla dittatura
menti logici, avvenimenti non logici» (La te- di un partito unico. In una situazione del ge-
gola,  febbraio , in CF ). Il tema verrà nere è evidente, secondo G., che il modo di
richiamato più tardi in Q , ,  a propo- esplicitarsi del parlamentarismo non sia più
sito dell’azione del legislatore: «Su questo nelle forme tradizionali. Ciò significa che il
argomento è da vedere ciò che dice il Pare- parlamentarismo agisce ancora ma in forme
to sulle azioni logiche e non logiche nella sua nuove, perché «non si può abolire una “pu-
Sociologia». È quindi probabile che G. abbia ra” forma, come è il parlamentarismo, senza
letto, poco dopo la sua prima pubblicazione abolire radicalmente il suo contenuto, l’in-
 PARLAMENTO

dividualismo, e questo nel suo preciso signi- ). Fascismo e stalinismo sono risposte
ficato di “appropriazione individuale”» (Q diverse, seppure entrambe totalitarie, alla
, , ). Nei termini necessariamente modernizzazione capitalistica in aree che
criptici che G. è costretto a usare nella scrit- non appartengono al cuore dello sviluppo
tura carceraria è abbastanza chiaro che il ri- del capitalismo. In questa ottica sono pro-
ferimento sia proprio all’Italia dominata dal gressive, corrispondenti, cioè, alla «neces-
fascismo, nella quale, a condizioni di strut- sità immanente di giungere all’organizzazio-
tura di classe immutate, il parlamentarismo ne di un’economia programmatica» (Q , ,
liberale viene sostituito dal parlamentarismo ) che vada oltre il capitalismo dell’«“ap-
nero, che concede all’«appropriazione indi- propriazione individuale”» (Q , , ),
viduale» di soddisfare tutte le sue esigenze tipica della situazione del parlamentarismo
funzionando «come le “borse nere” e il “lot- nero. Dire questo significa aderire a una di
to clandestino” dove e quando la borsa uffi- tali soluzioni, in specie, dal punto di vista di
ciale e il lotto di Stato sono per qualche ra- G., a quella staliniana? «Trattando l’argo-
gione tenuti chiusi» (ivi, ). Lo sguardo di mento è da escludere accuratamente ogni
G. è anche retrospettivo, nel senso che il [anche solo] apparenza di appoggio alle ten-
parlamentarismo nero non può essere ascrit- denze “assolutiste” e ciò si può ottenere in-
to soltanto a situazioni di dittatura di un par- sistendo sul carattere “transitorio” (nel sen-
tito unico; infatti anche nell’Italia giolittiana so che non fa epoca, non nel senso di “poca
l’autentico modo di manifestarsi del parla- durata”) del fenomeno» (Q , , ).
mentarismo era in forme “tacite”, poiché lo Quando la legalità parlamentare non
scontro parlamentare era, di fatto, una lotta trova risposta alle domande che le vengono
sotterranea fra interessi in una realtà parla- poste da più parti sociali, quando si verifica
mentare totalmente dominata dalla figura di il «risveglio di forze sociali latenti e sonnec-
Giolitti. Scrive G.: «Giolitti fu antiparla- chianti» (ibid.), la soluzione più immediata
mentarista, e sistematicamente cercò di evi- sembra essere il ricorso a regimi assolutisti;
tare che il governo diventasse di fatto e di di- in questo caso l’abolizione del terreno lega-
ritto un’espressione dell’assemblea naziona- le è sintomo dell’impossibilità di ricomposi-
le [...]; così si spiega che Giolitti fosse l’uo- zione dei conflitti: «per esempio, la liquida-
mo della “crisi extraparlamentare”. Che il zione di Leone Davidovi non è un episodio
contrasto tra il Parlamento come si preten- della liquidazione “anche” del parlamento
deva fosse e come era realmente, cioè poco “nero” che sussisteva dopo l’abolizione del
meno di nulla, abbia screditato il parlamen- parlamento “legale”? [...] Quando una lot-
tarismo, era inevitabile avvenisse: ma è la ta può comporsi legalmente, essa non è cer-
lotta contro il parlamentarismo da parte di to pericolosa: diventa tale appunto quando
Giolitti e non l’essere egli parlamentarista, l’equilibrio legale è riconosciuto impossibi-
che ha screditato il parlamentarismo» (Q , le» (ibid.).
, ). LELIO LA PORTA
Parlando del cesarismo e delle diverse
V. «cesarismo», «Giolitti», «parlamento», «Sta-
forme di regimi totalitari, G. scrive: «Teori-
lin», «Trockij».
camente l’importante è dimostrare che tra il
vecchio [...] e il nuovo assolutismo c’è diffe-
parlamento
renza essenziale, per cui non si può parlare
di un regresso; non solo, ma di dimostrare Il termine rinvia a un’estesa rete di con-
che tale “parlamentarismo nero” è in fun- cetti, dai quali non traspare in modo esplici-
zione di necessità storiche attuali, è “un pro- to quello di rappresentanza parlamentare.
gresso”, nel suo genere; che il ritorno al G. non si colloca, cioè, fra gli scrittori classi-
“parlamentarismo” tradizionale sarebbe un ci della democrazia di tipo camerale; egli,
regresso antistorico, poiché anche dove que- dopo la sconfitta dell’esperienza consiliare,
sto “funziona” pubblicamente, il parlamen- conserva l’idea di libertà nella sfera della co-
tarismo effettivo è quello “nero”» (Q , , scienza individuale, ma non accede agli isti-
PARLAMENTO 

tuti della tradizione borghese. L’impostazio- le che, per G., inclina sempre più allo smar-
ne gramsciana, infatti, risponde all’esigenza rimento della normale funzione dell’ordine
di un vaglio critico delle tecniche partitico- super partes. Il tema, insomma, rinvia anco-
rappresentative, intorno a due metri fonda- ra al primato espresso in forma di egemo-
mentali. Il primo è nella misura di una con- nia. Scrive il nostro autore, infatti, senza in-
sistente dose di arcanum nella dinamica par- fingimenti lessicali: «L’esercizio “normale”
lamentare, la quale sottrae, così, al cittadino dell’egemonia nel terreno divenuto classico
il suo ruolo critico e la possibilità di una pro- del regime parlamentare, è caratterizzato da
duttiva riflessione. Lungo questo profilo, in una combinazione della forza e del consen-
G. affiora – anche se in modo incompleto – so che si equilibrano, senza che la forza so-
l’importanza di un giudizio politico non verchi di troppo il consenso, anzi appaia ap-
contaminato, in seno alla coscienza colletti- poggiata dal consenso della maggioranza
va e a quella del singolo. Proprio la valuta- espresso dai così detti organi dell’opinione
zione è impedita da uno scambio ad arte fra pubblica (i quali perciò, in certe situazioni,
l’essenza della vita parlamentare e la sua ap- vengono moltiplicati artificiosamente)» (Q
parenza resa all’opinione pubblica e alla cro- , , ). La riduzione dell’opinione a tec-
naca liberale sulle istituzioni: «Trattando di nica comunicativa, compresa la manipola-
una determinata attività parlamentare – G. zione editoriale-giornalistica, ci consente
allude a riviste e giornali – bisogna tener pre- senz’altro di riconoscere a G. il contributo
senti alcuni criteri di ricerca e di giudizio: a una lunga stagione di interpretazioni criti-
quando un deputato di un partito di massa che del concetto complessivo di opinione
parla in parlamento, ci possono essere tre pubblica, sotto il profilo sia dell’influenza-
versioni del suo discorso: ° la versione degli bilità di chi si informa, sia della vastità in-
atti parlamentari, che di solito è riveduta e tellettuale delle frontiere dell’egemonia po-
corretta e spesso edulcorata post festum; ° litica. Inoltre, il medesimo ragionamento
la versione dell’organo ufficiale del partito al fornisce una spiegazione del mutamento
quale il deputato appartiene: essa è combi- istituzionale che interviene in una condizio-
nata dal deputato d’accordo col corrispon- ne di consolidamento “giacobino” dell’ege-
dente del giornale in modo da non urtare monia, quando la solidità del sistema parla-
certe suscettibilità della maggioranza uffi- mentare sembra quasi favorire l’abbandono
ciale del partito e non creare ostacoli pre- della forma di democrazia classica a favore
maturi a determinate combinazioni in corso; dell’adozione di una democrazia “tecnica”,
° la versione dei giornali di altri partiti o dei e perciò intrinsecamente contraddittoria.
così detti organi della pubblica opinione Questa situazione è bene indicata proprio
(giornali a grande diffusione), che è fatta dal attraverso la sua fenomenologia parlamen-
deputato d’accordo coi rispettivi corrispon- tare, quando avviene «il distacco reale più o
denti in modo da favorire determinate com- meno grande tra i regolamenti e le leggi fon-
binazioni in corso» (Q , , ). damentali, con l’uso più o meno grande di
Il secondo metro di verifica rimanda al decreti legge che si sovrappongono alla le-
significato del parlamento in un quadro di gislazione ordinaria e la modificano in certe
conflitto fra le classi e i ceti, e punta a rico- occasioni, forzando la “pazienza” del parla-
struire un ruolo molto realistico del parla- mento. A questo processo contribuiscono i
mento, per G. mai estraneo agli equilibri so- teorici-filosofi, i pubblicisti, i partiti politici
ciali storicamente determinati e anzi parte ecc. per la parte formale e i movimenti di
integrante di “giochi” e dialettiche funzio- massa per la parte sostanziale» (ivi, -). È
nali alla direzione politica. Una vera e pro- del tutto evidente che G. si riferisce a una
pria scansione storica consente di descrive- democrazia già sostanzialmente “post-libe-
re puntualmente il secondo profilo del par- rale”, quando le grandi organizzazioni di
lamento, quello di un organo in cui far pe- massa sono esposte, anche inconsapevol-
sare gli elementi “di fatto” su quelli “di di- mente, a spingere verso un sistema politico
ritto”, in una logica del sistema istituziona- caratterizzato dalla sostituzione delle forme
 PARTICULARE

della libertà con le tecniche di dominanza, possegga tutta la spiegazione dei nuovi pro-
se non di autentico dominio. cessi di concentrazione del potere e, di fron-
Nella scrittura dei Q, modalità peculia- te alla già avvenuta perdita di consistenza
re di un simile discorso è l’interpretazione parlamentare dei grandi partiti nazionali,
storica, accanto a quella politica; a diversi li- destituiti ormai di riferimento nel paese, egli
velli è possibile averne riscontro. L’immedia- si chiede in senso manifestamente retorico:
to dopoguerra è già terreno di conferma del- «Questo fatto è puramente parlamentare, o
l’ulteriore perdita di pregnanza del parla- è il riflesso parlamentare di radicali muta-
mento, quando “si sgretolano” le egemonie zioni avvenute nella società stessa, nella fun-
costituite, o in via di costituzione, e ad esse si zione che i gruppi sociali hanno nella vita
sostituisce la crisi dei parlamenti: «Natural- produttiva ecc.?» (Q , , ). L’argo-
mente – sostiene G. – del fenomeno si de- mento, rubricato sotto uno dei tanti para-
scrivono solo le manifestazioni centrali, nel grafi Machiavelli, rinvia alla dura critica po-
terreno parlamentare e governativo, e si spie- litica delle ragioni di indebolimento del par-
gano col fallimento del “principio” parla- lamento, per G. innervata anche nel cre-
mentare, del “principio” democratico ecc., scente sindacalismo e nella sua oggettiva
non però del principio d’autorità» (ivi, ). contraddizione con un sistema di rappre-
Subentrano, a tale stadio della dimensione sentanza di tipo parlamentare; non vi sono
parlamentare, «corruzione e dissoluzione giudizi circa il male o il bene di questa mo-
morale» (ibid.), sino alla scomposizione dei dificazione, almeno nel passo ora menziona-
partiti in correnti e in segmentazioni interne to, ma resta evidente la ricerca di un para-
dotate solo di ottica autoreferenziale. digma di partecipazione politica differente
Un altro esempio di analisi critica del- dal labirinto del vecchio parlamentarismo
l’istituto parlamentare è dato dal caso di tutto camerale.
Giolitti e dalla sua figura, differente rispetto
SILVIO SUPPA
alla tradizione dei partiti dell’Italia unitaria.
Il ministro di Mondovì – del quale, com’è V. «democrazia», «egemonia», «Giolitti», «opi-
nione pubblica», «Ordine Nuovo (L’)», «parla-
noto, G. nega la qualità di innovatore – ha
mentarismo nero».
tentato l’avvio di una fase nuova del paese
attraverso la prassi delle «crisi extraparla-
particulare
mentari»: «Che Giolitti abbia screditato il
parlamentarismo – afferma G. – è vero, ma L’adozione del termine guicciardiniano
non proprio nel senso che sostengono molti testimonia la necessità di richiamarsi, attra-
critici: Giolitti fu antiparlamentarista, e si- verso il lessico umanistico-rinascimentale
stematicamente cercò di evitare che il gover- filtrato dalla lezione desanctisiana, alla ge-
no diventasse di fatto e di diritto un’espres- nesi dello spirito borghese in Italia. L’atten-
sione dell’assemblea nazionale [...], ma è la zione alla specificità dell’interesse dell’indi-
lotta contro il parlamentarismo da parte di viduo nella società del XVI secolo, in un cli-
Giolitti e non l’essere egli parlamentarista, ma ancora condizionato dalla presenza del-
che ha screditato il parlamentarismo» (Q , la Chiesa, che G. riconosce nelle forme del
, ). “neoguelfismo” (Q , , ), rivela il giudi-
Un ultimo aspetto di rilievo sul parla- zio negativo sul paradigma “decadente” del-
mento, in una cospicua quantità di rifer- la soggettività, rappresentato dall’“uomo
menti minori o connessi a questioni di altra del Guicciardini”. Nei Q il “particulare” ri-
natura, è nelle annotazioni critiche su un in- vive come “moderno guicciardinismo” e as-
tervento di Panunzio negli anni maturi del sume la consistenza di una categoria trasver-
fascismo (su “Gerarchia”, aprile ), a pro- sale che riflette una molteplicità storica di
posito della crisi complessiva del parlamen- atteggiamenti spesso collegati al “corporati-
tarismo. G. rigetta l’argomentazione forma- vismo” degli intellettuali italiani, espressio-
listica dell’articolo da lui citato e annotato, ne di una borghesia incapace di guardare al-
contestando che il fenomeno parlamentare la specificità della politica nazionale e con-
PARTITO 

notata dalla funzione cosmopolita e dall’a- che però rinascono in altra forma, come par-
desione all’universalismo medievale. Tutta- titi» (Q , , ). Già «la dottrina di He-
via, rispetto all’etimologia originaria G. evi- gel» era arrivata sul punto di teorizzare uno
denzia il nuovo senso del termine, che non Stato moderno dei partiti quando li descri-
rinvia più al «mero interesse individuale», veva «come trama “privata” dello Stato» (Q
ma al «gruppo sociale» in quanto nuovo , , ). Il partito si configura quindi, all’i-
soggetto storico-politico (Q , , ). E se nizio dei Q, come il medium moderno attra-
nella contemporaneità il culto del particula- verso il quale viene esercitata, da una parte,
re, equiparato al «gesuitismo» (Q , , ), l’azione autonoma delle classi, dall’altra, l’e-
simboleggia la mediocrità del ceto politico gemonia della classe dirigente attraverso lo
che tende a salvaguardare le «piccole ambi- Stato: «Governo col consenso dei governati,
zioni», ignorando il «bene collettivo» (Q , ma col consenso organizzato, non generico e
, ), storicamente G. dilata il modello vago quale si afferma nell’istante delle ele-
dell’uomo guicciardiniano fino a compren- zioni: lo Stato ha e domanda il consenso, ma
dere Cavour in un disegno ispirato dal par- anche “educa” questo consenso» (ibid.).
ticulare. Il riferimento a Cavour, oltretutto, Nella politica moderna, nota G., la fun-
nasce dall’interesse verso il nodo problema- zione direttiva passa dai singoli individui
tico del Risorgimento quale “rivoluzione agli organismi collettivi: «Con l’estendersi
passiva”, divenuto oggetto di controverse dei partiti di massa e il loro aderire organi-
interpretazioni, incapaci di spiegare l’in- camente alla vita più intima (economico-
compiutezza del movimento politico nazio- produttiva) della massa stessa, il processo di
nale. Per altro verso, G. svela nell’estetismo standardizzazione dei sentimenti popolari
deteriore di Giovanni Ansaldo l’ennesimo da meccanico e casuale [...] diventa consa-
indizio dell’attenzione fascista al «proprio pevole e critico» (Q , , ). Questo è un
particulare», inteso come disciplina leziosa, passaggio qualitativo di grande importanza:
«esteriorità da sepolcro imbiancato» (Q , dal metodo intuitivo del capo che interpreta
, ). i bisogni e le aspirazioni delle masse si passa
LAURA MITAROTONDO a una «compartecipazione attiva e consape-
vole», a una «con-passionalità» che G. sin-
V. «Cavour», «Guicciardini», «Risorgimento»,
tetizza nell’espressione «filologia vivente»
«rivoluzione passiva».
(ibid.). Allo stesso modo, da una standardiz-
zazione casuale si passa a una organizzata, in
partito
cui grazie a «comunicazioni, giornali, gran-
La riflessione gramsciana sul partito si di città [...] i processi molecolari avvengono
dà su una pluralità di versanti. In primo luo- più rapidamente che nel passato» (Q , ,
go, nei termini più generali possibili, la for- ). La stessa nozione di partito subisce in
ma partito nasce come frutto dell’affermarsi questo caso una sfumatura, andando a com-
dello Stato moderno, in seguito alla neces- prendere sia le organizzazioni strutturate di
sità di abolire alcune «autonomie delle clas- massa che, ad esempio, i giornali: «In Italia,
si subalterne» (Q , , ) per far spazio al per l’assenza di partiti organizzati e centra-
nuovo soggetto politico-statale. La politica lizzati, non si può prescindere dai giornali:
moderna «abolisce lo Stato federazione di sono i giornali, raggruppati a serie, che co-
classi, ma certe forme di vita interna delle stituiscono i veri partiti» (Q , , ). Da-
classi subalterne rinascono come partito, ta questa «molteplicità di società particolari,
sindacato, associazione di cultura» (ibid.). di carattere duplice, naturale e contrattuale
Nella seconda stesura del testo G. sarà an- o volontario, una o più prevalgono relativa-
cora più esplicito, affermando che «lo Stato mente o assolutamente, costituendo l’appa-
moderno sostituisce al blocco meccanico dei rato egemonico di un gruppo sociale sul re-
gruppi sociali una loro subordinazione all’e- sto della popolazione» (Q , , ). In
gemonia attiva del gruppo dirigente e domi- questo contesto «nessuno è disorganizzato e
nante, quindi abolisce alcune autonomie, senza partito, purché si intendano organiz-
 PARTITO

zazione e partito in senso largo e non forma- ra una teoria del partito come tappa fonda-
le» (ibid.). mentale del più generale “rapporto di for-
Se tale sviluppo della funzione di massa ze”. Sotto questa formula G. affronta una
dei partiti moderni non si è svolto compiu- trattazione sistematica dei rapporti fra strut-
tamente nel Risorgimento italiano, la causa tura e sovrastruttura, a partire dai due prin-
principale è per G. «da ricercare nella deli- cipi dell’Introduzione a Per la critica dell’e-
quescenza delle classi economiche, nella ge- conomia politica (Q , ). Il secondo mo-
latinosa struttura economica e sociale del mento di questo rapporto, che G. descrive
paese» (Q , , -); subito di seguito come «rapporto delle forze politiche, cioè la
però aggiunge: «ma questa spiegazione è al- valutazione del grado di omogeneità, di au-
quanto fatalistica: infatti se è vero che i par- tocoscienza e di organizzazione raggiunto
titi non sono che la nomenclatura delle clas- dai vari gruppi sociali» (Q , , ), ha va-
si, è anche vero che i partiti non sono solo ri gradi di sviluppo, il più alto dei quali rap-
una espressione meccanica e passiva delle presenta «la fase più schiettamente politi-
classi stesse, ma reagiscono energicamente ca». È una fase in cui «le ideologie germina-
su di esse per svilupparle, assodarle, univer- te precedentemente diventano “partito”,
salizzarle» (ivi, ). In Italia è mancata que- vengono a confronto ed entrano in lotta fino
sta funzione «organica» dei partiti, sostitui- a che una sola di esse o almeno una sola
ti in questo da una burocrazia «specialmen- combinazione di esse, tende a prevalere, a
te “monarchica”» (Q , , ), che non imporsi, a diffondersi su tutta l’area sociale
permetteva lo sviluppo della funzione diri- [...] ponendo tutte le quistioni intorno a cui
gente, e da uno «Stato-Governo», che ha ferve la lotta non sul piano corporativo ma
sempre «operato come un “partito”, si è po- su un piano “universale” e creando così l’e-
sto al disopra dei partiti non per armoniz- gemonia di un gruppo sociale fondamentale
zarne gli interessi e l’attività nei quadri per- su una serie di gruppi subordinati» (ivi,
manenti della vita e degli interessi statali na- ). Il partito è quindi, soprattutto, l’orga-
zionali, ma per disgregarli, per staccarli dal- nizzatore della fase egemonica nei rapporti
le grandi masse e avere “una forza di senza di forza; G. si chiede di conseguenza: «Cosa
partito legati al governo con vincoli paterna- diventa il partito politico in ordine al pro-
listici di tipo bonapartistico-cesareo”» (Q , blema degli intellettuali?» (Q , , ). E
, ). Questa è per G. la situazione italia- risponde: «mi pare possa dirsi appunto il
na, per cui «non può esserci elaborazione di meccanismo che nella società civile compie
dirigenti dove manca l’attività teorica, dottri- la stessa funzione che compie lo Stato in mi-
naria dei partiti, dove non sono sistematica- sura maggiore nella società politica, cioè
mente ricercate e studiate le ragioni di essere procura la saldatura tra intellettuali organici
e di sviluppo della classe rappresentata» di un gruppo sociale e intellettuali tradizio-
(ibid.). Questa debolezza dei partiti italiani nali» (ivi, -).
ritorna anche nell’analisi del presunto «“apo- Il paragone funzionale tra partito e Sta-
liticismo”» delle classi subalterne, che «cor- to ritorna anche nella nozione di «“spirito
risponde allo spirito di consorteria nelle clas- statale”», la quale «presuppone che ogni at-
si dominanti», per cui, non trovando dei par- to sia il momento di un processo complesso,
titi organici, si «finisce coll’avvicinarsi al che è già iniziato e che continuerà» (Q , ,
“punto di onore” della malavita e all’omertà ). Un concetto che esprime quindi la
della mafia e della camorra» (Q , , ). «coscienza della “durata”» (ibid.) di un pro-
Tutti segnali di una fase «in cui i bisogni più cesso che ha il suo nucleo nel rapporto fra
immediati economici non possono trovare intellettuali organici e intellettuali tradizio-
soddisfazione regolare permanentemente» nali: «La dimostrazione che lo spirito di par-
(Q , , ), ovvero una compiuta struttu- tito è l’elemento fondamentale dello spirito
razione in un partito politico. statale è uno degli assunti più cospicui da so-
Dentro al quadro appena descritto, che stenere e di maggiore importanza» (ivi, ).
è principalmente storico-politico, G. elabo- Da questa omologia fra partito e Stato na-
PARTITO 

scerà in seguito (raccolta in Q ) la rifles- creazione di «un nuovo livello di civiltà» (Q
sione sul partito come «moderno Principe» , , ). Ma questa funzione è progressiva
(Q , , ), nella quale l’intuizione ma- o regressiva? «Il partito dato esercita la sua
chiavelliana verrà riportata al presente, insi- funzione di polizia per conservare un ordine
stendo sulla necessità di considerare «non il esteriore, estrinseco, pastoia delle forze vive
partito come categoria sociologica, ma il della storia, o la esercita nel senso che tende
partito che vuole fondare lo Stato». Seguen- a portare il popolo a un nuovo livello di ci-
do il materialismo machiavelliano, G. scri- viltà di cui l’ordine politico e legale è un’e-
verà anche che «il protagonista di questo spressione programmatica?» (Q , , ).
“nuovo principe” non dovrebbe essere il La discriminante è data dalle forze sociali di
partito in astratto, una classe in astratto, uno riferimento. Una diversità che si riscontra
Stato in astratto, ma un determinato partito anche nel modo di funzionare dei partiti po-
storico, che opera in un ambiente storico litici: «il funzionamento del Partito dato for-
preciso, con una determinata tradizione, in nisce criteri discriminanti: quando il partito
una combinazione di forze sociali caratteri- è progressivo esso funziona “democratica-
stica e bene individuata» (Q , , ). mente” (nel senso di un centralismo demo-
In un contesto in cui, in relazione al cratico), quando il partito è regressivo esso
problema degli intellettuali, «i partiti posso- funziona “burocraticamente” (nel senso di
no essere considerati come scuole della vita un centralismo burocratico)» (ivi, ).
statale» (Q , , ), diventa importante, Al centro del ragionamento gramsciano
per G., sottolineare come «tutti i membri di c’è, come abbiamo visto, l’imprescindibilità
un partito politico debbano essere conside- del partito politico nella moderna politica di
rati come intellettuali» (Q , , ). Que- massa. Questa è per G. una conquista ne-
sta affermazione, «che può prestarsi allo cessaria della “scienza politica”, un elemen-
scherzo» (ibid.), è invece calzante quando to da acquisire in maniera permanente, che
non si dia una definizione troppo ristretta di ad esempio non è stato colto da Sorel, non
intellettuale. L’uomo di partito, superata la avendo fatto il percorso «dalla concezione
fase economico-corporativa, è infatti pronto del “mito” [...] alla concezione del partito
per la «funzione che è direttiva e organizza- politico», dallo «sciopero generale, cioè una
tiva, cioè educativa, cioè intellettuale» (Q , “attività passiva”», al partito politico, cioè
, ). Situato all’interno del partito, que- una «fase “attiva o costruttiva”» (Q , ,
st’uomo è già di per sé un intellettuale: «Nel ). Nemmeno Croce ha colto la novità es-
partito politico gli elementi di un gruppo so- senziale del partito nella politica di massa:
ciale economico superano questo momento rimanendo legato alla sua visione della poli-
del loro sviluppo storico e diventano agenti tica come passione ha ridotto «i partiti ai
di attività generali» (ibid.). Quello che nello “singoli” capi-partito che per la loro “pas-
Stato è ancora «forza coercitiva e punitiva», sione” si costruiscono lo strumento adatto
nel partito è già «spontaneo aderire di una di trionfo» (Q , , ). Da questi confron-
élite a tale regolamentazione, considerata ti con le teorie di Sorel e Croce, seguendo
come tipo di convivenza collettiva a cui tut- anche i primi studi sociologici sull’argomen-
ta la massa deve essere educata [...] Nei par- to (Weber e Michels soprattutto), G. inizia a
titi la necessità è già diventata libertà, e da descrivere alcuni tratti della politica moder-
ciò nasce il grandissimo valore politico (cioè na in riferimento al partito: uno di questi è
di direzione politica) della disciplina interna la professionalizzazione della politica e il
di un partito» (Q , , -). A questo pun- ruolo dei capi. G. nota la «complessità pro-
to, non a caso parlando di libertà, G. inseri- gressiva del mestiere politico per cui i capi
sce il tema della disciplina di partito. Ogni dei partiti diventano sempre più dei profes-
partito esercita necessariamente una funzio- sionisti» (Q , , ), facendone derivare
ne coercitiva, in primo luogo nella creazione una prima classificazione delle funzioni se-
di quel «“conformismo sociale”» necessario condo un «teorema delle proporzioni defi-
a forgiare l’«uomo collettivo», in vista della nite» (Q , , ).
 PARTITO COMUNISTA

Perché esista un partito «è necessario mocratici: se non c’è differenza di classe la


che confluiscano tre elementi fondamentali quistione diventa puramente tecnica – l’or-
(cioè tre gruppi di elementi). ) Un elemen- chestra non crede che il direttore sia un pa-
to diffuso, di uomini comuni, medi, la cui drone oligarchico – di divisione del lavoro e
partecipazione è offerta dalla disciplina e di educazione» (Q , , ). Troviamo qui
dalla fedeltà, non dallo spirito creativo ed al- una metafora, quella del direttore d’orche-
tamente organizzativo [...] ) L’elemento stra, che ricorda il metodo per la sintesi po-
coesivo principale, che centralizza nel cam- litica che G. chiama della «“filologia viven-
po nazionale, che fa diventare efficiente e te”. Così si forma un legame stretto tra gran-
potente un insieme di forze che lasciate a sé de massa, partito, gruppo dirigente e tutto il
conterebbero zero o poco più [...] ) Un ele- complesso, bene articolato, si può muovere
mento medio, che articoli il primo col terzo come un “uomo-collettivo”» (Q , , ).
elemento, che li metta a contatto, non solo Più avanti, in una nota sul feticismo degli or-
“fisico” ma morale e intellettuale» (Q , , ganismi collettivi, il tema ritornerà con una
-). La proporzione alla base di questi forza espressiva ancora maggiore: «Una co-
strati è data dalla contingenza politica, ma il scienza collettiva, e cioè un organismo vi-
secondo di questi, quello che svolge la fun- vente, non si forma se non dopo che la mol-
zione cardine del partito politico moderno, teplicità si è unificata attraverso l’attrito dei
ovvero la coordinazione e la centralizzazio- singoli: né si può dire che il “silenzio” non
ne delle «volontà collettive» (Q , , ), sia molteplicità. Un’orchestra che fa le pro-
è così importante che diventa il metro di pa- ve, ogni strumento per conto suo, dà l’im-
ragone per la forza stessa del partito: «Si po- pressione della più orribile cacofonia; eppu-
trebbe servirsi metaforicamente di questa re queste prove sono la condizione perché
legge per far capire come un “movimento” l’orchestra viva come un solo “strumento”»
diventa partito, cioè forza politica efficiente, (Q , , ).
nella misura in cui possiede “dirigenti” di BIBLIOGRAFIA: DE GIOVANNI ; MAS-
vario grado e nella misura in cui questi diri- SARI ; MASTELLONE, SOLA .
genti sono “capaci”» (Q , , ). «Si par-
la di capitani senza esercito, ma in realtà è MICHELE FILIPPINI
più facile formare un esercito che formare V. «burocrazia», «centralismo», «Croce», «ege-
dei capitani» (Q , , -). E ancora: monia», «giornalismo», «Michels», «moderno
Principe», «necessità», «rapporti di forza»,
«esistendo necessariamente il secondo ele-
«scienza della politica», «Sorel», «Stato», «vo-
mento, la cui nascita è legata all’esistenza lontà collettiva», «Weber».
delle condizioni materiali oggettive [...] sia
pure allo stato disperso e vagante, non pos-
Partito comunista
sono non formarsi gli altri due» (ivi, ).
Un secondo tratto caratteristico della Le parole «Partito comunista» non si
politica moderna di massa è la tendenza alla trovano nei Q, e nelle LC compaiono solo in
burocratizzazione. Frutto acerbo della spe- una missiva del  novembre  alla cogna-
cializzazione, come aveva già notato Weber, ta Tania in cui G. accenna a ipotesi di «revi-
è infatti la crescita degli apparati burocrati- sione del processo» che aveva portato in car-
ci, nello Stato come nei partiti. La burocra- cere lui e altri dirigenti del Partito comuni-
zia «è la forza consuetudinaria più pericolo- sta d’Italia (LC ). Non sorprende questa
sa: se essa si organizza come corpo a sé, so- assenza: la condizione di prigioniero, i cui
lidale e indipendente, il partito finisce con scritti venivano letti dal nemico che lo tene-
l’anacronizzarsi» (Q , , ). Un pericolo va in carcere, induceva G. a prudenze e tra-
che però si presenta, per G., solamente se vestimenti linguistici. Se però i Q sono una
«nell’organizzazione c’è scissione di classe», riflessione anche e soprattutto sull’azione
ovvero se i dirigenti non godono della fidu- politica svolta e da svolgere, anche la rifles-
cia dei diretti e se ne distaccano: «ciò è av- sione sul Partito comunista è presente nelle
venuto nei sindacati e nei partiti socialde- pagine gramsciane e carsicamente riaffiora
PARTITO COMUNISTA 

in luoghi diversi, non solo in quelli a cui ge- dighista, in una nota del Q : «Si può avvi-
neralmente si fa riferimento, le note dedica- cinare la forma mentale di don Ferrante a
te al «moderno Principe», espressione che quella che è contenuta nelle così dette “tesi”
di Partito comunista viene non a torto con- di Roma (ricordare la discussione sul “colpo
siderata metafora. di Stato” ecc.). Era proprio come il negare la
La concezione del partito rivoluziona- “peste” e il “contagio” da parte di don Fer-
rio viene formandosi in G. attraverso un lun- rante e così morirne “stoicamente” (se pure
go processo di lotta e riflessione, che prece- non è da usare un altro avverbio più appro-
de anche la fondazione del PCD’I e affonda le priato)» (Q , , ). Contro Bordiga,
radici nella crisi del PSI e nell’esperienza dunque, e contro le tesi di Roma del II Con-
dell’“Ordine Nuovo”. Nei Q sono indicati gresso, le tesi del Congresso di Lione del 
positivamente i momenti di «unità della (il III del PCD’I, guidato da una maggioranza
“spontaneità” e della “direzione consapevo- gramsciana), messe a punto da G. e Togliat-
le”, ossia della “disciplina”» come modello ti, criticavano la definizione del partito avan-
di «azione politica reale delle classi subalter- zata dall’«estrema sinistra» come un «“orga-
ne, in quanto politica di massa e non sem- no” della classe operaia [...] Il partito deve
plice avventura di gruppi che si richiamano invece essere definito [...] una “parte” della
alla massa» (Q , , ). È contro il sempre classe operaia», poiché suo compito è «gui-
ricorrente pericolo del sostituirsi dei gruppi dare in ogni momento la classe sforzandosi
dirigenti alle masse e delle istanze dirigenti di restare in contatto con essa attraverso
al partito tutto, è contro lo spezzarsi di una qualsiasi mutamento di situazione oggetti-
dialettica reale tra masse e partito e tra cor- va» (CPC ). Contro il formalismo dottri-
po del partito e suoi organismi dirigenti, che nario («bizantinismo»), contro la presunzio-
G. negli anni Venti si oppone a Bordiga: «il ne di poter guidare le masse solo alla luce di
Comitato centrale, anzi, il Comitato esecuti- una teoria così concepita, G. avanza la ne-
vo – scrive nel  criticando la direzione cessità che il Partito comunista sia una par-
bordighista – era tutto il partito, invece di te delle masse stesse, accompagnandone an-
rappresentarlo e dirigerlo. Se questa conce- che i momenti di contraddizione e di ripie-
zione venisse permanentemente applicata, il gamento.
partito perderebbe i suoi caratteri distintivi Anche sulla concezione della vita inter-
politici e diventerebbe, nel migliore dei casi, na del Partito comunista G. si oppone a Bor-
un esercito (e un esercito di tipo borghese), diga. Il comunista sardo mutua dal lenini-
perderebbe cioè la sua forza di attrazione, si smo – oltre all’idea che il partito sia necessa-
staccherebbe dalle masse» (Introduzione al rio per il superamento della dimensione eco-
primo corso della scuola interna di partito, in nomico-corporativa (Q , , ) – sia la
CPC -). concezione del partito inevitabilmente avan-
Del resto, il II Congresso del PCD’I (Ro- guardia («Una parte della massa anche su-
ma, ), guidato da Bordiga, è oggetto del- balterna è sempre dirigente e responsabile e
l’unico accenno esplicito, e fortemente criti- la filosofia della parte precede sempre la fi-
co, che G. riserva al suo partito nei Q. In una losofia del tutto non solo come anticipazio-
nota intitolata Passato e presente. Contro il bi- ne teorica, ma come necessità attuale»: Q ,
zantinismo G. scrive: «Si può chiamare bi- , ), sia la concezione del partito fonda-
zantinismo o scolasticismo la tendenza dege- ta sulla disciplina («Nei partiti la necessità è
nerativa a trattare le quistioni così dette teo- già diventata libertà, e da ciò nasce il gran-
riche come se avessero un valore di per se dissimo valore politico [...] della disciplina
stesse, indipendentemente da ogni pratica interna di un partito»: Q , , ), secondo
determinata. Un esempio tipico di bizantini- le regole del «centralismo democratico»
smo sono le così dette tesi di Roma, in cui al- («ogni membro del partito, qualsiasi posi-
le quistioni viene applicato il metodo mate- zione o carica occupi, è sempre un membro
matico come nella economia pura» (Q , , del partito ed è subordinato alla sua direzio-
-). E ancora sulla stessa piattaforma bor- ne»: Q , , ). Ma l’interpretazione gram-
 PARTITO D ’ AZIONE

sciana del centralismo vuole quest’ultimo di società complesso nel quale già abbia ini-
davvero «democratico» (e «organico»), non zio il concretarsi di una volontà collettiva ri-
«burocratico», ovvero «puro esecutore» (Q conosciuta e affermatasi parzialmente nell’a-
, , ). L’«organicità» è data dal fatto zione. Questo organismo è già dato dallo svi-
che si tratta di «un “centralismo in movi- luppo storico ed è il partito politico, la prima
mento” per così dire, cioè una continua ade- cellula in cui si riassumono dei germi di vo-
guazione dell’organizzazione al movimento lontà collettiva che tendono a divenire uni-
storico reale [...] il centralismo democratico versali e totali» (Q , , ), cioè a creare
è una formula elastica, che si presta a molte «un nuovo tipo di Stato» (Q , , ). Per
“incarnazioni”; essa vive in quanto è inter- fare ciò il partito rivoluzionario deve farsi «il
pretata continuamente e continuamente banditore e l’organizzatore di una riforma in-
adattata alle necessità» (Q , , -). tellettuale e morale, ciò che poi significa
Nessuna cristallizzazione burocratica, nes- creare il terreno per un ulteriore sviluppo
suna disciplina “militare”: G. scrive che «la della volontà collettiva nazionale popolare
burocrazia è la forza consuetudinaria e con- verso il compimento di una forma superiore
servatrice più pericolosa; se essa finisce col e totale di civiltà moderna» (Q , , ). Sa-
costituire un corpo solidale, che sta a sé e si pendo che, realizzando il suo programma,
sente indipendente dalla massa, il partito fi- esso realizza anche la propria fine: «poiché
nisce col diventare anacronistico, e nei mo- ogni partito non è che una nomenclatura di
menti di crisi acuta viene svuotato del suo classe, è evidente che per il partito che si pro-
contenuto sociale e rimane come campato in pone di annullare la divisione in classi, la sua
aria» (Q , , ). perfezione e compiutezza consiste nel non
Ovviamente il dato di partenza è reali- esistere più perché non esistono classi e quin-
stico, viene dalla durezza della lotta politica di loro espressioni» (Q , , -). Se il
di quegli anni di clandestinità e di prigionia. Partito comunista, in contingenze storiche
Non solo per questo G. afferma che in un sfavorevoli a cui si può resistere solo con
partito «è necessario che confluiscano tre mezzi fideistici, può apparire «una divinità»,
elementi fondamentali», cioè «) Un ele- esso in realtà lavora a «una completa laiciz-
mento diffuso, di uomini comuni, medi, la zazione di tutta la vita» (Q , , ).
cui partecipazione è offerta dalla disciplina
GUIDO LIGUORI
e dalla fedeltà [...] ) L’elemento coesivo
principale [...] ) Un elemento medio, che V. «Bordiga», «centralismo», «disciplina»,, «in-
tellettuali organici», «moderno Principe», «parti-
articoli il primo col terzo elemento [...] Si
to», «riforma intellettuale e morale», «storia di
parla di capitani senza esercito, ma in realtà partito», «volontà collettiva».
è più facile formare un esercito che formare
dei capitani» (Q , , -). Se questo è
Partito d’Azione
vero, è anche vero che quando G. afferma
che «tutti i membri di un partito politico Nella riflessione storico-politica di G.
debbano essere considerati come intellet- sul Risorgimento l’analisi del ruolo e della
tuali» (Q , , ) sostiene anche il carat- funzione del Partito d’Azione, in rapporto
tere attivo che deve avere la militanza politi- alla formazione e allo sviluppo dell’egemo-
ca in primo luogo nel Partito comunista, che nia dei moderati, ha un rilievo notevole. Già
in quanto educatore («la funzione» di un nel Q  egli si chiede perché il Partito d’A-
partito è «direttiva e organizzativa, cioè edu- zione non avesse posto «in tutta la sua va-
cativa, cioè intellettuale»: Q , , ) svol- stità il problema agrario» (Q , , ). Fer-
ge continuamente un lavoro di educazione mo restando che era naturale che non lo
in primo luogo verso i propri iscritti. avessero posto i moderati («l’impostazione
In Q  sono raggruppate le osservazio- data dai moderati al problema nazionale
ni sul «moderno Principe», che non può più domandava un blocco di tutte le forze di de-
essere «una persona reale, un individuo con- stra, comprese le classi dei grandi proprie-
creto», ma solo «un organismo; un elemento tari terrieri»), ebbene «la non impostazione
PARTITO D ’ AZIONE 

della quistione agraria» (ivi, -) da parte composti di «volontari», in un certo senso
degli intellettuali e degli organi dirigenti del «di declassés, e mai o quasi mai di “blocchi
Partito d’Azione andava ricondotta a un ca- omogenei sociali”». Un’eccezione è stata
rattere costitutivo, fondamentale del Risor- rappresentata dalla cosiddetta destra storica
gimento italiano: al fatto che «i moderati cavouriana: di qui la sua «superiorità organi-
rappresentavano una classe relativamente ca e permanente sul Partito d’Azione mazzi-
omogenea, per cui la direzione subì oscilla- niano e garibaldino», che – afferma G. – «è
zioni relativamente limitate, mentre il Parti- stato il prototipo di tutti i partiti italiani di
to d’Azione non si appoggiava specificamen- “massa”, che non erano in realtà tali (cioè
te a nessuna classe storica» (Q , , -). non contenevano blocchi omogenei sociali)
Ciò fece sì che le «oscillazioni» interne al ma attendamenti zingareschi e nomadi della
Partito d’Azione in ultima analisi si compo- politica» (Q , , -).
nessero «secondo gli interessi dei moderati», Tuttavia le ricorrenti considerazioni
per cui di fatto «il Partito d’Azione fu gui- gramsciane sul ruolo e sulla funzione del
dato dai moderati». Anzi per G. i moderati Partito d’Azione si connettono con la più
continuarono a dirigere il Partito d’Azione generale riflessione sulla costituzione politi-
anche dopo l’Unità: il cosiddetto trasformi- ca della soggettività, racchiusa dal pensato-
smo fu propriamente «l’espressione politica re sardo nell’interrogativo su «come nasce il
di questa azione di direzione» (ivi, ). movimento storico sulla base della struttu-
Mancò in sostanza al Partito d’Azione ra» (Q , , ). G. si chiede chi, tra il
quel “potere di attrazione” esercitato invece Partito d’Azione e il partito moderato, abbia
dai moderati. G. osserva a tal proposito che, rappresentato «le effettive “forze soggetti-
affinché esso diventasse una forza autonoma ve” del Risorgimento» e risponde ancora
e riuscisse perlomeno a «imprimere al moto una volta con nettezza: «Certo il Partito mo-
del Risorgimento un carattere più marcata- derato, [...] perché ebbe consapevolezza del
mente popolare democratico» avrebbe do- compito anche del Partito d’Azione: per
vuto contrapporre «all’azione “empirica” dei questa consapevolezza la sua “soggettività”
moderati (che era empirica solo per modo di era di una qualità superiore e più decisiva»
dire)» un programma organico di governo, (Q , , ); e poi conclude icasticamen-
capace di abbracciare «le rivendicazioni es- te: «Nell’espressione sia pure da sergente
senziali delle masse popolari, in primo luo- maggiore, di Vittorio Emanuele II: “Il Parti-
go dei contadini»: in sostanza, «all’attrazio- to d’Azione noi l’abbiamo in tasca” c’è più
ne “spontanea” esercitata dai moderati» es- senso storico-politico che in tutto Mazzini»
so avrebbe dovuto contrapporre «un’attra- (ibid.).
zione “organizzata”, secondo un piano» (ivi, Nel Q  G. torna sulla «mancanza di
). Entro questo contesto generale di con- una ferma direzione politica» come tratto
siderazioni e notazioni critiche, che chiama- costitutivo del Partito d’Azione e poi sog-
no in causa la sostanza profonda della “rivo- giunge che le «polemiche interne furono in
luzione passiva” del Risorgimento, G. giun- gran parte tanto astratte quanto lo era la pre-
ge a formulare un giudizio netto, perentorio: dicazione del Mazzini» (Q , , ). Ri-
«Il Partito d’Azione segue la tradizione “re- spetto a tale astrattezza G. mostra, in un
torica” della letteratura italiana. Confonde confronto tutto scandito per differentiam,
l’unità culturale con l’unità politica e terri- come invece i giacobini «lottarono strenua-
toriale» (ivi, ). Più avanti, G. scrive altret- mente per assicurare un legame tra città e
tanto nettamente che «il Partito d’Azione fu campagna e ci riuscirono vittoriosamente»,
disgregato e la democrazia borghese non anche se poi – egli precisa – la loro sconfitta
riuscì ad avere mai una base nazionale» (Q come «partito determinato» fu dovuta al fat-
, , ). to che «a un certo punto si urtarono contro
Tutto ciò viene collocato da G. anche al- le esigenze degli operai parigini» (ibid.). È
l’interno di un’analisi dei partiti politici ita- evidente, secondo G., che per contrapporsi
liani, secondo la quale essi sono stati sempre in modo efficace ai moderati il Partito d’A-
 PARTITO POPOLARE

zione avrebbe dovuto «legarsi alle masse ru- per difendersi, e arretrare il meno possibile»
rali, specialmente meridionali, essere “gia- (Q , , -).
cobino” non solo per la “forma” esterna, di L’Azione cattolica e il cattolicesimo li-
temperamento, ma specialmente per il con- berale furono espressioni di questa necessità.
tenuto economico-sociale» (ivi, ). Ma, Il movimento cattolico liberale fu espressio-
oltre a rivelarsi incapace di un’elaborazione ne anche della capacità del liberalismo mo-
politica della «quistione agraria», il Partito derato di allargare la propria influenza. L’op-
d’Azione si mostrava anche «paralizzato, posizione della Chiesa allo Stato italiano fu
nella sua azione verso i contadini, dalle vel- indebolita con l’apparizione del cattolicesi-
leità mazziniane di [una] riforma religiosa», mo liberale, che diede origine a «quel pro-
la quale non solo non interessava affatto le cesso molecolare che trasformerà il mondo
grandi masse rurali, ma al contrario rischia- cattolico fino alla fondazione del Partito Po-
va di renderle disponibili o sensibili a «una polare» (Q , , ). G. vede nel cattolice-
sobillazione contro i nuovi eretici», contro simo liberale un esempio della forza del li-
siffatti riformatori religiosi (Q , , ). beralismo moderato del Risorgimento, della
sua capacità di «attrazione spontanea» (Q
PASQUALE VOZA
, , ). Il cattolicesimo liberale si espri-
V. «Mazzini», «moderati», «Pisacane», «riforma me come forza particolarmente dopo l’in-
agraria», «Risorgimento», «rivoluzione passiva»,
staurazione del suffragio universale maschi-
«trasformismo».
le e dopo il Patto Gentiloni. La crisi del li-
beralismo laico nel dopoguerra portò que-
Partito popolare
st’ultimo alla capitolazione di fronte al nuo-
Fondato nel  da don Sturzo, nello vo cattolicesimo liberale espresso dal Parti-
stesso anno della fondazione dell’“Ordine to popolare. G. criticò l’incomprensione dei
Nuovo” e dei Fasci di combattimento, per liberali nei confronti della Riforma prote-
G. il Partito popolare fa parte della nebulo- stante e dei grandi movimenti di massa in ge-
sa del liberalismo ma, allo stesso tempo, è vi- nerale. Con il pieno ingresso delle masse nel-
sto come un momento della forza politico- la vita politica, questa incomprensione ebbe
culturale del cattolicesimo e della Chiesa. Di come conseguenza che «il solo partito libe-
esso si parla nei Q in varie note sparse, in ri- rale efficiente era il partito popolare, cioè un
flessioni associate ad altri temi, come la Chie- nuova forma di cattolicismo liberale» (Q 
sa, l’Azione cattolica, il neoguelfismo e il li- II, .I, ).
beralismo. G. pone le origini della corrente Il significato storico del Partito popola-
politico-culturale cattolica che si espresse nel re non può comunque essere compreso sen-
Partito popolare negli avvenimenti rivolu- za il suo rapporto con l’Azione cattolica. Es-
zionari del - sotto forma di neoguel- sa creò la Confederazione del lavoro come
fismo. Egli afferma che «si può istituire un istanza dipendente e vincolata alla gerarchia,
parallelo tra: neoguelfi e il Partito popolare, ma il Partito popolare, a sua volta, sorse co-
nuovo tentativo di creare una democrazia me un’istanza apparentemente autonoma
cattolica, fallito allo stesso modo e per ragio- dalla Chiesa cattolica e dall’Azione cattolica,
ni simili» (Q , , ). Il neoguelfismo fu seppure non lo fosse in realtà. Ne deriva l’im-
sconfitto al pari dei reazionari moderati e portanza di osservare come i documenti ela-
della sinistra borghese del Partito d’Azione, borati nei congressi dell’Azione cattolica si
ma per G. la sconfitta «più grave è quella dei ripercuotessero sui comportamenti politico-
neoguelfi, che muoiono come democrazia parlamentari dei popolari. Nell’accezione di
cattolica e si riorganizzano come elementi G., «oltre che alle altre ragioni, la costituzio-
sociali borghesi della campagna e della città ne del Partito Popolare fu consigliata da ciò
insieme ai reazionari costituendo la nuova che si riteneva inevitabile nel dopo guerra
forza di destra liberale conservatrice» (ibid.). una avanzata democratica, alla quale occor-
D’altro canto, «dopo il  il cattolicismo e reva dare un organo e un freno, senza mette-
la Chiesa “devono” avere un proprio partito re in rischio la struttura autoritaria dell’A-
PASCOLI , GIOVANNI 

zione Cattolica che ufficialmente è diretta schio, peraltro minimo, fa presente G. inter-
personalmente dal Papa e dai Vescovi» (Q prete di Pascal, di andare incontro a qualche
, , ). La Chiesa, che tanto si oppose al piacere torbido, guadagnando, in compen-
cattolicesimo liberale, al fine di frenare l’a- so, «l’infinito, la gioia eterna» (ibid.). La fi-
vanzata della democrazia o del socialismo, nezza pascaliana sta, secondo G., proprio
cercava di usare il cattolicesimo liberale per nell’aver dato dignità all’argomento della
partecipare alla vita politica dello Stato na- scommessa sottraendolo a quel risaputo
zionale. La debolezza essenziale del Partito modo di pensare popolare in base al quale
popolare era il suo vincolo con il papato, una non si perde nulla a credere in Dio poiché
forza non nazionale. G. afferma che «occor- «se non c’è, pazienza; ma se c’è, quanto ti
re ricordare l’atteggiamento dei cattolici in sarà utile aver creduto?» (ibid.). In sostanza,
politica, il non expedit e il fatto che nel do- «pare che tutta la concezione del “pari” [...]
poguerra il Partito Popolare era un partito sia più vicina alla morale gesuitica, che a
che ubbidiva a interessi anazionali, una for- quella giansenistica, sia troppo “mercanti-
ma paradossale di ultramontanismo poiché il le”» (Q , , ). G. riprende un altro Te-
Papato era in Italia e non poteva apparire po- sto A (Q , , -) in Q , , , intitola-
liticamente come appariva in Francia e in to Il naso di Cleopatra, in cui si legge: «Cer-
Germania, cioè nettamente fuori dello Sta- care il senso esatto che Pascal dava a questa
to» (Q , , -). sua espressione divenuta tanto famosa [...] e
il suo legame con le opinioni generali dello
MARCOS DEL ROIO
scrittore. (Frivolità della storia degli uomini;
V. «Azione cattolica», «cattolici», «Chiesa cattoli- pessimismo giansenistico)».
ca», «liberali».
LELIO LA PORTA
Partito socialista: v. socialisti. V. «cristianesimo».

Pascal, Blaise Pascoli, Giovanni


Nel Q  compaiono tre note (, , Le tesi politiche di Giovanni Pascoli,
) che costituiscono il Testo A di Q , , esposte nel discorso tenuto nel teatro di Bar-
intitolato La religione, il lotto e l’oppio della ga il  novembre , dal titolo La grande
miseria. Qui G. riflette sul passaggio dall’e- proletaria si è mossa (che notevole rilievo eb-
spressione «“oppio della miseria” usata dal be sulla pubblica opinione al tempo della
Balzac per il lotto, all’espressione “oppio guerra libica), vengono poste da G. nei Q in
del popolo” per la religione» (ivi, ), fa- relazione con la dottrina nazionalista, incen-
cendo presente come tale passaggio fosse trata sul concetto di nazione proletaria, pro-
stato «aiutato dalla riflessione sul “pari” di pugnata da Enrico Corradini e da altri pen-
Pascal che avvicina la religione al gioco d’az- satori di origine sindacalista. A supporto di
zardo, alle scommesse» (ibid.). Nei suoi Pen- ciò, il dirigente sardo cita stralci di lettere
sieri il filosofo francese, ricorda G., dopo scritte da Pascoli ai primi del Novecento in
aver fatto presente che solo gli atei mostra- cui il poeta chiariva la natura, per così dire,
no indifferenza verso la religione, sottolinea utopica, interclassista e patriottica del suo
che gli uomini la temono al punto che cer- socialismo e sottolineava il fatto di sentirsi
cano di convincersi della sua importanza af- «socialista, profondamente socialista, ma so-
fermando che non è contraria alla ragione. cialista dell’umanità, non d’una classe» (Q ,
Inoltre, dove non arriva la ragione giunge , ). In particolare, G. riferisce di una
certamente la fede e, anche se essa non as- missiva indirizzata da Pascoli a Mercatelli,
solvesse al suo compito, «secondo il calcolo dove l’autore di Myricae scriveva che, a suo
delle probabilità, c’è vantaggio a scommet- dire, quel “carattere eroico”, proprio delle
tere che la religione è vera, e a regolare la nuove generazioni, si andava indirizzando
propria vita come se essa fosse vera» (ivi, verso il socialismo, secondo un processo
). Chi vive cristianamente corre il ri- analogo a quello che aveva portato le vec-
 PASSATO E PRESENTE

chie generazioni ad abbracciare la questione sponde. Cosa significa ciò? Che noi dob-
nazionale. Da qui l’idea di trasferire il con- biamo aver coscienza esatta di questa criti-
cetto di proletariato dalle classi alle nazioni, ca reale e darle un’espressione non solo teo-
e quindi di concepire la lotta non tra le clas- rica, ma politica. Cioè dobbiamo essere più
si di una stessa nazione, bensì tra nazioni ric- aderenti al presente, che noi stessi abbiamo
che e nazioni proletarie. Si perseguiva così la contribuito a creare, avendo coscienza del
formazione di un socialismo nazionale, che passato e del suo continuarsi (e rivivere)».
nelle intenzioni del poeta doveva essere so- In Q , ,  (aprile-maggio ): «Pas-
stenuto anche dalle élite dirigenti, di cui sato e presente. Estrarre da questa rubrica
avrebbe dovuto far parte il “letterato chieri- una serie di note che siano del tipo dei Ri-
co”, fautore di una concezione pedagogica cordi politici e civili del Guicciardini (tutte
della poesia e dell’arte. Inoltre, secondo il le proporzioni rispettate). I “Ricordi” sono
pensatore sardo, il desiderio di Pascoli di es- tali in quanto riassumono non tanto avveni-
sere «poeta epico e aedo popolare» contra- menti autobiografici in senso stretto [...],
stava con un’indole come la sua, «piuttosto quanto “esperienze” civili e morali [...]
“intimista”», con la conseguenza di un vero strettamente connesse alla propria vita e ai
e proprio «dissidio artistico, che si manifesta suoi avvenimenti, considerate nel loro valo-
nello sforzo, nell’anfanamento, nella retori- re universale o nazionale. Per molti rispetti,
ca, nella bruttezza di molti componimenti, una tal forma di scrittura può essere più uti-
in una falsa ingenuità che diventa vera pue- le che le autobiografie in senso stretto, spe-
rilità» (Q , , ). cialmente se essa si riferisce a processi vita-
ANTONELLA AGOSTINO li che sono caratterizzati dal continuo tenta-
tivo di superare un modo di vivere e di pen-
V. «Corradini», «nazionalismo».
sare arretrato come quello che era proprio
di un sardo del principio del secolo per ap-
passato e presente propriarsi un modo di vivere e di pensare
Ricorrente quasi esclusivamente nei non più regionale e da “villaggio”, ma na-
quaderni miscellanei (conta un’occorrenza, zionale, e tanto più nazionale (anzi naziona-
come rinvio, rispettivamente nel Q  e nel le appunto perciò) in quanto cercava di in-
Q ), l’espressione «passato e presente» serirsi in modi di vivere e di pensare euro-
compare per la prima volta in Q , ,  (è pei, o almeno il modo nazionale confronta-
l’unica occorrenza nel primo quaderno). Il va coi modi europei, le necessità culturali
suo uso è continuo e abbastanza regolare italiane confrontava con le necessità cultu-
dal maggio  al marzo , senza però rali e le correnti europee». Il riferimento ai
che, come detto, ciò dia luogo a un quader- Ricordi è ribadito in Q , ,  (marzo
no speciale. Assente come tema dal primo ), dove si precisa che «l’importante è di
programma di lavoro (Q , p. ), Passato e dar loro la stessa essenzialità e pedagogica
presente viene inserito in forma subordina- universalità e chiarezza, ciò che a dire il ve-
ta nei «Raggruppamenti di materia» del Q ro non è poco, anzi è il tutto, sia stilistica-
: «°. Miscellanea di note varie di erudizio- mente, sia teoricamente, cioè come ricerca
ne (Passato e presente)» (Q , p. ). G. dà di verità».
solo in tre occasioni concrete indicazioni sul Nell’arco disegnato dai due riferimenti
significato da lui assegnato a questa espres- estremi emerge una tensione tra due modi
sione, e cioè nella prima e nell’ultima oc- di intendere la categoria in questione. Da
correnza, e in una assai tarda. In Q , , : una parte essa viene introdotta nei Q come
«Passato e presente. Come il presente sia riflessione sul modo in cui si attua negli in-
una critica del passato, oltre che [e perché] dividui la contemporaneità al presente, as-
un suo “superamento”. Ma il passato è per- sunto che ciò non è un fatto automatico e
ciò da gettar via? È da gettar via ciò che il che, come si afferma nel testo del Q , oc-
presente ha criticato “intrinsecamente” e corre una critica politica, cioè una critica
quella parte di noi stessi che a ciò corri- reale, pratica, di massa, per liberarsi del pe-
PASSATO E PRESENTE 

so del passato, senza che ciò dia luogo a sissima: è la ricostruzione di un passaggio
margini di ambigue e morbose reviviscenze storico totale a partire da una prospettiva
di elementi non sufficientemente ripensati particolare, proprio in quanto essa meglio
nella loro necessità, e quindi nella loro tran- di qualsiasi altra riflette in sé, a sua volta,
sitorietà. All’altro estremo troviamo, sul mo- quella totalità. Così impostata, l’indagine
dello dei Ricordi, un distillato di massime tende quasi insensibilmente a trasformarsi
scaturenti dall’individualità concreta dello in una raccolta universale di frammenti e re-
scrivente, nel presupposto che tali massime perti di un’età, di lampi ritenuti capaci di il-
possiedano valore universale di “ricerca di luminare la dinamica progressiva della crisi.
verità”, e che la specola autobiografica ab- Da una parte, infatti, quasi tutte le altre ru-
bia, in questo caso, il valore e la funzione di briche possono entrare dentro Passato e pre-
accesso a conoscenze valide anche in altre sente, dato che qualsiasi fenomeno può ave-
circostanze e per altri individui. Da una par- re rilevanza dal punto di vista del rapporto
te si prende in esame il modo in cui la storia, tra esperienza individuale e crisi storica: co-
nella sua dialettica sempre in atto di lotta tra sì il fordismo (Q , ), così la letteratura
passato e futuro, entri a far parte dell’espe- popolare (Q , ), così lo Stato (Q , )
rienza dei singoli, rivoluzionandola, e come ecc. Dall’altra, G. riesce con difficoltà a
questi debbano, di converso, lavorare affin- tracciare i confini della ricerca, che infatti
ché ciò sia un’effettiva crescita; dall’altra si non giunge mai a costituirsi esplicitamente
prende in esame la rielaborazione indivi- come tale e che all’altezza del secondo som-
duale delle disparate esperienze di una vita, mario del Q  (marzo-aprile ) gli sembra
per quanto essa possieda di universalità e ormai far parte di una Miscellanea di note
quindi di valore pedagogico. varie di erudizione (Q , p. ). E infatti il
Se si considera il concreto dipanarsi dei contenuto della rubrica si va via via avvici-
testi raccolti sotto la rubrica Passato e pre- nando a quello di Nozioni enciclopediche e
sente si può effettivamente constatare la argomenti di cultura (terzo punto nei «Rag-
prevalenza della prima accezione, almeno gruppamenti di materia»).
fino al Q , e un graduale emergere della se- L’altra tendenza segna un netto restrin-
conda a partire da Q , cioè dalla primave- gimento della prospettiva. Il punto di svolta
ra del . In una prima fase G. raccoglie può essere individuato in Q , , , il te-
temi all’apparenza disparati, come il tratta- sto sul «“concio della” storia» in cui G. spo-
mento degli ufficiali in congedo (Q , , sta in avanti l’obiettivo, fino a investire la
), la crisi di autorità (Q , , ), il siste- propria esperienza carceraria, nel suo dupli-
ma elettorale e la dittatura bonapartista (Q ce valore personale e politico, e trova una
, , -), le vicissitudini della filosofia di forte concentrazione in un gruppo compat-
Gentile nell’Italia fascista e così via. Il filo to di testi (dal  al ) del Q , tutti del mar-
rosso che tutti li collega è la crisi del dopo- zo , in cui l’osservatorio dal quale rende-
guerra e i vari modi di reagire ad essa. Pun- re significativi i fatti della storia è quello del-
to di riferimento privilegiato è l’esperienza la prigione e il nuovo rapporto tra “legge”
dell’“Ordine Nuovo”, che viene evidente- scritta e “regola” concreta in Italia (Q , 
mente assunto come caso concreto in cui e ) e in URSS (Q , ) viene letto alla luce
l’adeguamento politico delle vite individua- della necessità di sopprimere «ogni distin-
li alla “storia” è stato assunto consapevol- zione tra il dirigere e l’organizzare» (Q , ,
mente e affrontato politicamente (v. Q , ; ). Queste preoccupazioni estreme (sono,
Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q questi, tra gli ultimi testi dei Q) affidano al-
, ; Q , ; Q ,  ecc.). L’esperienza col- la “forma ricordo” il compito di trasmettere
lettiva dell’“Ordine Nuovo” diventa l’os- un’intera esperienza storica e spostano in
servatorio dal quale decodificare i segnali avanti il riferimento temporale: verso i nuo-
complessi e all’apparenza disomogenei del vi regimi non parlamentari, in cui la distin-
mondo storico locale, nazionale, internazio- zione tra governo e amministrazione sembra
nale. La ricerca così prospettata è ambizio- svanire e in cui quindi l’elemento “uomo”
 PASSIONE

diventa decisivo («la scelta» degli uomini e stenendo la necessità di intendere l’errore-
«il controllo delle loro azioni», ibid.). passione nei suoi diversi gradi (dall’errore im-
mediato a quello filosofico, di vasti gruppi) in
FABIO FROSINI
senso storico e dialettico (Q , , -).
V. «concio della storia», «Guicciardini», «Ordine
Nuovo (L’)», «storia». ELEONORA FORENZA
V. «Croce», «errore», «intellettuali», «Machiavel-
passione li», «mito», «politica», «popolo-nazione», «Sorel».

Per G. il «sentimento-passione» è il
passività
«nesso» che rende «organico» e «vivente» il
rapporto tra governanti e governati: «non si La passività appare propria delle classi
fa politica-storia senza questa passione, cioè subalterne e in particolare degli «strati socia-
senza questa connessione sentimentale tra li stagnanti nella putredine» (Q , , ), ma
intellettuali e popolo-nazione», senza che gli anche dei ceti tradizionalmente conservatori
intellettuali siano appassionati, sentano le (contadini e piccoli borghesi: Q , ), dei
passioni popolari, e dunque, sappiano com- popoli arretrati o privi di iniziativa storica
prenderle e spiegarle storicamente, «colle- (come quello italiano nel Risorgimento: Q ,
gandole dialetticamente alle leggi della sto- ). Altre volte viene imposta dall’alto a fini
ria» (Q , , ). di conservazione: la «passività sociale» crea-
G. si interroga sul nesso tra la passione, ta dall’americanismo (Q , , ), quella in-
necessaria per «indurre all’azione “a tutti i tellettuale prodotta nei discenti dalla riforma
costi”» (Q , , ), e la formazione della Gentile (ivi, ) o quella «rassegnata» pro-
volontà collettiva e politica, che «deve avere posta dalla religione (Q , , ). Si può
qualche altra molla oltre la passione, una mol- manifestare in fenomeni paradossali quali
la di carattere anch’essa permanente, ordina- l’arditismo, che non è «un segno della com-
ta, disciplinata» (Q  II, .V, ). Egli svi- battività generale della massa militare», ben-
luppa dunque una «critica della concezione sì «della sua relativa demoralizzazione» (Q ,
crociana del momento politico come mo- , ) e, più in generale, tutte le forme di
mento della “passione”» proprio in quanto volontariato che hanno caratterizzato la sto-
tale concezione non riesce a spiegare l’esi- ria d’Italia, dalle camicie rosse di Garibaldi a
stenza di una «“passione” permanente e si- quelle nere di Mussolini (Q , , ). La
stematica» e, dunque, “nega” i «“partiti poli- passività va combattuta dalla classe progres-
tici”», «manifestazione concreta» e «prova siva perché costituisce terreno per lo svilup-
della contraddizione intima del concetto “po- po di moti di tipo vandeano (Q , , ) o bo-
litica-passione”» (Q  I, , ). All’idea cro- napartistico (Q , ). «L’azione politica ten-
ciana di scienza politica, una «intellettualisti- de appunto a far uscire le grandi moltitudini
ca e illuministica Medicina delle passioni» (Q dalla passività» (Q , , ): è questa la «fun-
 II, .V, ), G. contrappone un “mito”: il zione storica» di «una classe colta» (Q , ,
Principe, un libro non di «“scienza”, accade- ) in quanto portatrice di una concezione,
micamente inteso, ma di “passione politica la filosofia della prassi, che anziché a «fatali-
immediata”, un “manifesto” di partito, che si smo e passività», «dà luogo a una fioritura di
fonda su una concezione “scientifica” dell’ar- iniziative e di intraprese che stupiscono mol-
te politica» (Q , , ). Ed è alla luce di ti osservatori» (Q , , ). Ma per questo
una riformulata unità-distinzione fra politica occorre proporre alle masse obiettivi concre-
ed economia che G., diversamente da Croce, ti, «immediati e mediati», e non astrattamen-
definisce la «“passione politica”» come «im- te intellettualistici come il «movimento» fine
pulso immediato all’azione che nasce sul ter- a se stesso di Bernstein (Q , ) o la «rivolu-
reno “permanente e organico” della vita eco- zione permanente» di Trockij, «forma mo-
nomica, ma lo supera» (Q , , ). G. po- derna del vecchio meccanicismo» (Q , ,
lemizza con Croce anche sul nesso tra passio- ), che peraltro coincide con il fatalismo
ne immediata e origine pratica dell’errore, so- tipico del senso comune popolare (Q , ,
PATRIA 

) e conduce alla stessa passività del suo critica le affermazioni sfiduciate di Cirillo
opposto speculare, il volontarismo idealisti- Monzani a Silvio Spaventa (lettera in “Ras-
co (Q , ). segna nazionale”, ) per cui si parlerebbe
molto «di patria, di libertà, ma pochi hanno
GIUSEPPE COSPITO
in cuore la patria» (Q , , ), mentre gli
V. «filosofia della praxis», «rivoluzione passiva», «apostoli» utopisti sarebbero «troppo dan-
«senso comune», «volontarismo».
nosi alla nostra disgraziata patria» (ivi,
). In realtà, rileva G., «il nostro Risorgi-
patria mento – inteso come risveglio politico – co-
G. individua fra il  e il  il «pe- mincia quando l’amor di patria cessa di es-
riodo di incubazione» in cui sorge e si svi- sere una vaga aspirazione sentimentale o un
luppa «il fatto e il concetto di nazione e di pa- motivo letterario e diventa pensiero consa-
tria che diventa l’elemento ordinatore – in- pevole, passione che tende a tradursi in
tellettualmente e moralmente – delle grandi realtà mediante un’azione che si svolge con
masse popolari in concorrenza vittoriosa continuità e non s’arresta dinanzi ai più du-
con la Chiesa e la religione cattolica» (Q , ri sacrifizi» (Q , , ).
, ). In Italia tuttavia il concetto di «pa- Riflettendo sulla problematica dell’uni-
tria», secondo G., è stato frequentemente ficazione nazionale italiana, per un verso G.
adoperato per nascondere «le cause di ma- rifiuta un esame che parta dal presupposto
lessere generale che esistevano» (Q , , «di carattere sentimentale e pratico imme-
), di cui si davano invece spiegazioni re- diato» (Q , , ) che la nazione italiana sia
strittive, individuali o patologiche. I liberali sempre stata una nazione negli attuali qua-
se ne sono avvalsi in contrapposizione al so- dri geografici. Tuttavia egli ritiene che tale
cialismo e al marxismo: ne è un esempio la ricerca abbia valore se realizzata secondo
presa di posizione del liberale Suardi, che l’aspetto politico-attuale, ovvero «per spie-
nella seconda metà dell’Ottocento auspica gare certi sviluppi storici legati alla vita mo-
l’accordo con i cattolici per le elezioni poli- derna» (ibid.). Riportando una citazione di
tiche in quanto ritiene che il non expedit Machiavelli tratta da un articolo di Luigi
emanato da Pio IX nel  sia «di grave dan- Cavina, G. ne esamina le questione posta:
no alla patria, lasciando libero il passo al so- come mai nell’unificazione nazionale italia-
cialismo» (Q , , ). Nel tentativo di con- na si siano verificate vicende dagli esiti ben
trapporsi al materialismo storico, rileva G., differenti rispetto a quelli di Francia e Spa-
spesso lo si è confuso con l’economismo sto- gna. In particolare in Francia «il sentimen-
rico: la politica sarebbe una passione, «la Pa- to nazionale, organizzato intorno al concet-
tria è una passione» (Q , , ) – si af- to di patria, è altrettanto forte, e in certi ca-
ferma in un articolo anonimo dell’“Avenir” si è indubbiamente più forte, del sentimen-
(Parigi, ) –, mentre per i marxisti queste to religioso-cattolico» (Q , , ), «è sta-
avrebbero solo funzione apparente poiché le ta creata la teoria di contrapporre la “reli-
cause reali sarebbero d’origine economico- gione della patria” a quella “romana”» (Q
materiale. Tuttavia, risponde G., per un ver- , , ) e «la solidarietà nazionale,
so non si sta comprendendo come tali “pas- espressa nel concetto di patria, diventa as-
sioni” siano in realtà esse stesse «fatti eco- sorbente [...] e allora la “Marsigliese” è più
nomici» (ibid.), per l’altro non si è intesa si- forte dei Salmi penitenziali» (Q , , ).
no in fondo la tesi di Marx per cui gli uomi- Non così in Italia, dove anzitutto vi fu una
ni acquisiscono coscienza dei conflitti fon- Chiesa che «non fu mai tanto forte da pote-
damentali sul terreno delle ideologie: tesi re occupare essa tutta la penisola, né mai
avente valore gnoseologico e non psicologi- tanto debole da dover permettere che un al-
co o morale. tro l’occupasse» (Q , , ); inoltre in Ita-
G. denuncia l’atteggiamento disfattista lia vi fu quel particolare «sistema dell’equi-
dei moderati italiani sul periodo democrati- librio delle potenze italiane» in cui è da rin-
co della rivoluzione italiana del -, venirsi «la ragione storica e nazionale della
 PEDAGOGIA

mancata unione della patria» (ibid.). La tentativi da parte dei bianchi di isolare e de-
concezione italiana di patria, difatti, pare primere i neri (ibid.).
derivare «da un effettivo pensiero universa-
MANUELA AUSILIO
le» (ibid.), quello cosmopolita, dispiegatosi
nel periodo dell’Impero romano e durante V. «Chiesa cattolica», «cosmopolitismo», «inter-
nazionale, internazionalismo», «marxismo», «na-
il Medioevo e rispondente dunque a un ge-
zionale-popolare», «nazione», «popolo», «razzi-
nio nazionale avente a sua peculiarità il non smo», «Risorgimento», «Stato».
esser nazionale: cosicché l’Italia «subì pas-
sivamente i rapporti internazionali; cioè
pedagogia
nello sviluppo della sua storia i rapporti in-
ternazionali prevalsero sui rapporti nazio- Dalle riflessioni sulla pedagogia sparse
nali» (ivi, ). In tal senso secondo G. an- nei Q e nelle LC emergono due tendenze ap-
che la mancanza di una letteratura popola- parentemente in contrasto, descritte dallo
re-nazionale in Italia sarebbe stata dovuta stesso G.: «rimango incerto tra le due con-
all’assenza di preoccupazione per i bisogni cezioni del mondo e dell’educazione: se es-
popolari in generale, col che si lasciò aper- sere roussoiano e lasciar fare la natura che
to il mercato letterario alle influenze dei non sbaglia mai ed è fondamentalmente
gruppi intellettuali di altri paesi che, già buona o se essere volontarista e sforzare la
«“popolari-nazionali” in patria» (Q , , natura introducendo nell’evoluzione la ma-
), lo divenivano anche in Italia, giacché no esperta dell’uomo e il principio d’auto-
esigenze e bisogni erano analoghi. Infine, rità. Finora l’incertezza non è finita e nel ca-
come si legge nella considerazione di Re- po mi tenzonano le due ideologie» (LC ,
naud Przezdziecki in Ambasciatori veneti in a Tania,  aprile ). Esaminate nel loro
Polonia () riportata da G., anche la fi- insieme, si può osservare però che le diverse
gura del «diplomatico senza patria» in Ita- e contrapposte considerazioni di G. sulla
lia pare prendere vita proprio dalla «man- pedagogia vengono affrontate dialettica-
canza di una unità patria» che «creava tra mente, come quando tratta dei rapporti atti-
gli italiani uno stato di spirito indipendente, vi tra «“spontaneità”» e «“direzione consa-
per cui ciascuno che fosse fornito di capa- pevole”» (Q , , ), tra individuo e so-
cità politiche e diplomatiche, le considerava cietà, tra formazione materiale e intellettua-
come un talento personale» (Q , , ). le (Q , , ). In effetti G. riconosce le
Sono documentati nei Q anche tentati- novità introdotte dalla «pedagogia moder-
vi di Pascoli e Corradini di trasporre il con- na: la scuola attiva ossia la collaborazione
cetto di “proletario” dalla classe alla nazio- amichevole tra maestro e alunno; la scuola
ne. In una lettera di Pascoli del , ripor- all’aperto; la necessità di lasciar libero, sotto
tata da G., si legge che l’aspirazione all’e- il vigile ma non appariscente controllo del
spansione coloniale non sarebbe in con- maestro, lo sviluppo delle facoltà spontanee
traddizione con il socialismo, giacché egli si dello scolaro» (Q , , ). Nei confronti
proporrebbe al contrario di «introdurre il dei metodi dei gesuiti – osserva più volte – la
pensiero della patria e della nazione e della corrente che parte da Rousseau è stata una
razza nel cieco e gelido socialismo di Marx» reazione e ha rappresentato un certo pro-
(Q , , ). Infine, in rapporto al formar- gresso, ma nulla più. Ristretta nei limiti del-
si negli Stati Uniti di una nuova intellettua- le ideologie libertarie, la sua «forma confusa
lità nera G. si chiede se un sentimento e una di filosofia» ha dato luogo a delle «curiose
cultura nazionale africani avrebbero mai involuzioni (nelle dottrine di Gentile e del
potuto sostituire quelli di «razza disprezza- Lombardo-Radice). La “spontaneità” è una
ta, innalzando il continente africano alla di queste involuzioni: si immagina quasi che
funzione di patria comune di tutti i negri» nel bambino il cervello sia come un gomito-
(Q , , ). Egli vede nei «negri d’Ameri- lo che il maestro aiuta a sgomitolare» (ivi,
ca» uno «spirito di razza e nazionale più ne- ; v. anche LC -, a Giulia,  dicembre
gativo che positivo», prodotto anch’esso dei ). G. invece è convinto che la formazio-
PEDAGOGIA 

ne della personalità avvenga nel processo na dello studio» e a «rendere facile ciò che
storico, sul terreno della disputa egemonica, non può esserlo senza essere snaturato» (Q
sia frutto di una lotta contro gli “istinti”, , , -). Per gli svantaggi che ha, il gio-
contro “la natura” e diretta a superare la vi- vane proveniente dalle classi subalterne do-
sione magica e le arretratezze per creare vrà perciò «faticare per imparare a costrin-
l’uomo “attuale” rispetto alla sua epoca. gere se stesso a privazioni [...] cioè a sotto-
Perciò afferma che «l’uomo è tutta una for- stare a un tirocinio psico-fisico» (ivi, ).
mazione storica ottenuta con la coercizione» Così la pedagogia pensata per la formazione
(ivi, ) e che «tutta la nostra vita [è, ndr] delle masse si sintonizza con quella che G.
una lotta per adattarci all’ambiente ma an- sostiene anche per i bambini: «Io penso che
che e specialmente per dominarlo e non la- sia bene trattare i bambini come esseri già
sciarcene schiacciare» (LC , a Carlo,  ragionevoli e coi quali si parla seriamente
agosto ). Un rapporto storico, scientifi- anche delle cose più serie; ciò fa in loro una
co e dialettico, dove individuo e ambiente si impressione molto profonda, rafforza il ca-
modificano reciprocamente, essendo ciascu- rattere, ma specialmente evita che la forma-
no «scolaro» e «maestro» allo stesso tempo zione del bambino sia lasciata al caso delle
(Q  II, , ). impressioni dell’ambiente e alla meccanicità
Ma come pone la disciplina quale con- degli incontri fortuiti» (LC , a Tatiana, 
trappeso della spontaneità, anche quando dicembre ). Non stupisce perciò che G.
mette in risalto la necessità della coercizio- sia inflessibile nei confronti della pedagogia
ne, così G. si mostra sempre attento a com- permissiva e frivola adottata dai familiari
battere l’autoritarismo e l’arbitrarietà. Per verso la nipote Edmea: «Se voi rinunziate ad
questo considera meccaniche e retrive le po- intervenire ed a guidarla, usando dell’auto-
sizioni di Labriola, che per educare un pa- rità che viene dall’affetto e dalla convivenza
puano afferma che «provvisoriamente lo famigliare facendo pressione su di lei, in mo-
[farebbe, ndr] schiavo; e questa sarebbe la do affettuoso ed amorevole ma tuttavia rigi-
pedagogia del caso, salvo a vedere se pei suoi do e fermo inflessibilmente, avverrà senza
nipoti e pronipoti si potrà cominciare ad alcun dubbio che la formazione spirituale di
adoperare qualcosa della pedagogia nostra» Mea sarà il risultato meccanico dell’influsso
(Q , , ). Simile a questo metodo è per casuale di tutti gli stimoli di quest’ambiente»
G. «quello “pedagogico-religioso” del Gen- (LC , a Carlo,  agosto ). La vera au-
tile che non è altro che una derivazione del torità, mai separata dall’affetto, è strumento
concetto che la “religione è buona per il po- pedagogico necessario per costruire il carat-
polo” (popolo = fanciullo = fase primitiva tere solido dei ragazzi e far loro acquistare
del pensiero cui corrisponde la religione «determinate abitudini di ordine, di discipli-
ecc.) cioè la rinunzia (tendenziosa) a educa- na, di lavoro» (ibid.). Come la disciplina,
re il popolo» (ivi, ). Inoltre, questa men- «un certo dogmatismo è praticamente im-
talità che porta a tenere gli uomini «sempre prescindibile» nei primi anni della scuola
in culla» (Q , , ) non differisce dalla unitaria (Q , , ), che «dovrebbe essere
vecchia pedagogia paternalista dell’intellet- organizzata come collegio, con vita collettiva
tuale italiano, tronfio della sua superiorità diuturna e notturna, liberata dalle attuali
verso gli «“umili”» (Q , , ). La filoso- forme di disciplina ipocrita e meccanica, e lo
fia della praxis, invece, non deve mantenere studio dovrebbe essere fatto collettivamen-
i «semplici» nella loro filosofia primitiva; te, con l’assistenza dei maestri e dei migliori
per questo G. traccia un corso pedagogico allievi» (Q , , ). Nell’ultima fase della
capace di condurli verso una concezione su- scuola unitaria i metodi pedagogici devono
periore della vita e che renda «possibile un orientare a «creare i valori fondamentali
progresso intellettuale di massa e non solo di dell’“umanesimo”», l’autodisciplina intellet-
scarsi gruppi di intellettuali» (Q , , ). tuale e l’autonomia morale» (ibid.), caratteri
Tuttavia l’accesso di larghe masse alla scuo- predominanti negli anni degli studi universi-
la non deve portare a «rallentare la discipli- tari e dello sviluppo delle capacità ammini-
 PEDANTERIA

strativo-produttive. Qui la capacità creativa pedanteria


– intesa come acquisizione di un metodo au-
È soprattutto nei giudizi letterari che la
tonomo di studiare e di agire – diventa «il co-
riflessione carceraria gramsciana si serve del
ronamento della scuola attiva», di modo che
concetto di pedanteria. Esso ricorre per la
dalla disciplina e da un certo «“conformi-
prima volta in Q , , , in una rubrica sul
smo”» scaturiscano personalità libere e so-
brescianesimo, laddove G. commenta un ar-
cialmente responsabili (ivi, ).
ticolo di Edoardo Fenu sull’arte cattolica, in
A somiglianza del discorso che dispiega
cui si rimprovera a quasi tutti gli scrittori
sulla politica e lo Stato, dove gli elementi
cattolici il tono apologetico. Secondo Fenu,
coercitivi dovrebbero essere progressiva-
«un cattolico, per il solo fatto di essere tale,
mente assorbiti nella società regolata (Q ,
è già investito di quello spirito semplice e
, ), G. sostiene che il rigore pedagogico
profondo che, trasfondendosi nelle pagine
non è fine a se stesso perché dovrebbe esse-
di un racconto o di una poesia, farà della sua
re «riassorbito e disciolto [...] nel ciclo inte-
[...] un’arte schietta, serena, nient’affatto
ro del corso scolastico» (Q , , ), orien-
pedante» (ibid.). Nonostante le «contraddi-
tato a far emergere progressivamente l’auto-
zioni e improprietà» presenti nella riflessio-
determinazione e la creazione dell’educan-
ne, G. ne condivide la conclusione: la steri-
do. Forgiato in questo processo, questi non
lità della religione nell’arte, ridotta a spunto
avrà difficoltà a capire e impegnarsi per co-
e a propaganda; disseccato il «sentimento
struire una nuova concezione dell’egemo-
religioso schietto» (ivi, ), essa non è che
nia, intesa da G. anche come rapporto pe-
«ingenua effusione di fede» (Testo C: Q ,
dagogico: «Questo problema può e deve es-
, ). Ancora a proposito dei nipotini di
sere avvicinato all’impostazione moderna
padre Bresciani, in Q , , , l’accusa di
della dottrina e della pratica pedagogica, se-
pedanteria, associata a quella di provinciali-
condo cui il rapporto tra maestro e scolaro è
smo, concerne il modo in cui Forzano si è
un rapporto attivo, di relazioni reciproche e
esercitato su argomenti storici come gli epi-
pertanto ogni maestro è sempre scolaro e
sodi della Rivoluzione francese, allorché G.
ogni scolaro maestro. Ma il rapporto peda-
ricorda come alcune tipologie del romanzo
gogico non può essere limitato ai rapporti
popolare abbiano dei corrispettivi nel teatro
specificatamente “scolastici”, per i quali le
e nel cinema.
nuove generazioni entrano in contatto con le
Fondamentale e celebre è di contro il ri-
anziane e ne assorbono le esperienze e i va-
conoscimento del carattere non pedantesco
lori storicamente necessari “maturando” e
del Principe di Machiavelli: l’opera, anziché
sviluppando una propria personalità stori-
camente e culturalmente superiore. Questo presentarsi sotto forma di catalogazione di
rapporto esiste in tutta la società nel suo «principii e di criterii di un metodo d’azio-
complesso e per ogni individuo rispetto ad ne», risulta libro “vivente”, in cui l’ideologia
altri individui, tra ceti intellettuali e non in- politica assume un’immagine plastica e uma-
tellettuali, tra governanti e governati, tra éli- na e la volontà collettiva è incarnata da un
tes e seguaci, tra dirigenti e diretti, tra avan- «“condottiero”», da una «personalità con-
guardie e corpi di esercito. Ogni rapporto di creta», di cui si elencano «“doti e doveri”»
egemonia è necessariamente un rapporto (Q , , ), «qualità, tratti caratteristici, do-
pedagogico e si verifica non solo nell’inter- veri, necessità» (Testo C: Q , , ). Allo
no di una nazione, tra le diverse forze che la stesso modo, i punti concreti della riforma
compongono, ma nell’intero campo interna- intellettuale e morale, che il “moderno Prin-
zionale e mondiale, tra complessi di civiltà cipe” non potrà non promuovere, dovrebbe-
nazionali e continentali» (Q  II, , ). ro, «“drammaticamente”, risultare dal di-
scorso, non essere una fredda e pedantesca
GIOVANNI SEMERARO esposizione di raziocini» (ivi, ).
V. «educazione», «formazione dell’uomo», «Gio- Nell’ambito della linguistica, invece,
litti», «personalità», «scuola», «università». costituisce un ritorno a una «vecchissima
PEDANTERIA 

concezione retorica e pedantesca» la teoria occuparsi di analizzare ciò che gli uomini
di Giulio Bertoni, che era stata – in modo pensano di loro stessi e degli altri, ma non
stupefacente per G. – accolta positivamen- deve accettare in modo supino e fatalista
te da Sapegno: la sua «“sottile analisi discri- «come eterno questo modo di pensare»
minativa delle voci poetiche da quelle stru- (ibid.). In un’essenziale nota sul rapporto tra
mentali”» infatti non sarebbe altro che una sapere, comprendere e sentire (Q , ), G.
distinzione delle parole in «poetiche e non nota inoltre che De Man nel Superamento
poetiche o antipoetiche» (Q , , ). Sa- del marxismo si limiterebbe a studiare i sen-
pegno riscontra nella linguistica di Bertoni timenti popolari, senza “con-sentire” con
un evidente nucleo crociano: ciò dovrebbe essi per condurli «a una catarsi di civiltà
implicare la necessità di correggere anche moderna» (ivi, ). Già nel citato Q , 
Croce, se egli «si riconosce nel Bertoni», ma d’altronde si specifica che egli, con atteggia-
secondo G. don Benedetto è stato piuttosto mento “scientifista”, non sarebbe interessa-
«solo molto indulgente col Bertoni, per non to a comprendere disinteressatamente il po-
aver approfondito la quistione e per ragioni polo, ma solo a «“teorizzarne” i sentimenti»
“didattiche”» (ivi, ). A Croce d’altronde (ivi, ). In questo caso risulta pedantesco
viene attribuita come merito proprio la in lui il riflesso di un’esigenza comunque
«mancanza di pedanteria e di astruseria», reale e viva, quella di far sì che i sentimenti
elemento stilistico-letterario che avrebbe popolari siano «conosciuti, non ritenuti
concorso alla sua «relativa popolarità» (Q  qualcosa di trascurabile e di inerte nel movi-
I, p. ). G. riconosce che Croce ha scritto mento storico» (Q , , ). La nozione di
«centinaia e centinaia di brevi saggi (recen- pedanteria è d’altra parte fondamentale nel-
sioni, postille) nei quali il suo pensiero idea- l’analisi della necessità di passare dal sapere
listico circola intimamente, senza pedante- al comprendere e sentire e viceversa. Ad
rie scolastiche» (Q  I, , ) e in cui la sua estremi opposti si situano due atteggiamen-
filosofia si presenta immediatamente e vie- ti differenti, ovvero la passione cieca di chi
ne «assorbita come buon senso e senso co- solo «“sente”» (l’elemento popolare) e la
mune», come G. scrive nelle LC (LC , a «pedanteria e il filisteismo» degli intellet-
Tania,  aprile ), allorché ancora una tuali, che ritengono (erroneamente) che si
volta si interroga sulle ragioni della fortuna possa «sapere senza comprendere e special-
riscontrata dall’opera di Croce anche al di mente senza sentire ed essere appassionato
fuori della cerchia accademica, inconsueta (non solo del sapere in sé, ma per l’oggetto
per un filosofo in vita. del sapere)» e che pensano così che l’intel-
La pedanteria è poi annoverata tra le lettuale possa «essere tale (e non un puro pe-
critiche a De Man in un articolato confron- dante)» se distinto e staccato dal popolo-na-
to tra Sorel e De Man stesso: in Q , ,  zione (Q , , ): questo ne farebbe «una
G. afferma infatti che egli rimarrebbe un casta», nell’ambito del «così detto centrali-
«esemplare pedantesco della burocrazia la- smo organico» (ibid.).
burista belga». Tutto in De Man sarebbe in- La pedanteria aleggia infine nelle LC
fatti pedantesco, persino l’entusiasmo: egli come temuto rischio stilistico nella corri-
riterrebbe di aver fatto scoperte grandiose, spondenza con Giulia. Ancorato a ricordi
ma, incorrendo in un tipico caso del positi- che invecchiano, mentre smarrisce «molta
vismo, ripeterebbe come formula e legge capacità d’immaginazione» (LC ,  di-
scientifica la semplice descrizione di fatti cembre ), G. in carcere si sente «anacro-
empirici. De Man inoltre avrebbe la «prete- nistico» (ibid.) e costretto a darsi arie da «pe-
sa pedantesca di porre in luce e in primo pia- dagogo pedante» (LC , a Tania,  dicem-
no i così detti “valori psicologici ed etici” del bre ), pur di continuare a scrivere a mo-
movimento operaio» (Q , , ), ma pre- glie e cognata. L’autore dei Q indica tra le
tenderebbe di trarne «una confutazione pe- cause di un tono pedante che egli stesso ri-
rentoria e radicale della filosofia della pras- conosce come involontariamente comico an-
si». Per G. infatti essa deve indubbiamente che l’astrattezza di alcune lettere di Giulia,
 PERSONA

che mancherebbero di spunti concreti, come già Q , , ). In seguito, si chiarisce che il
se anche la sua esistenza si fosse arrestata, concetto di persona acquista rilievo in rela-
anacronisticamente, «ai margini del flusso di zione a un concetto di uomo diverso da
vita» (LC , a Iulca,  dicembre ). G., quello della tradizione cattolica, che «con-
affamato di notizie sui suoi figli, ribalterà an- cepisce l’uomo come individuo ben defini-
zi l’accusa di pedanteria rivolta a se stesso to e limitato». G. distingue l’«individua-
sulla consorte, allorché quest’ultima gli ri- lità», intesa come insieme oggettivo «dei
sponderà che «Fare un rapporto [...] sulla vi- rapporti di cui ogni singolo entra a far par-
ta dei ragazzi è disfare la loro vita» (LC , te», dalla «personalità», intesa come co-
a Iulca,  novembre ). Egli però è ben scienza di questi rapporti (Q  II, , ) e
consapevole che la sua «mania della concre- che è quello per cui un individuo è una per-
tezza» (LC , a Iulca, dicembre ) e il sona. «Ognuno cambia se stesso [...] nella
suo bisogno di cercare di «estrarre tutte le misura in cui cambia [...] tutto il complesso
indicazioni e significazioni possibili» (LC di rapporti di cui egli è il centro di annoda-
, a Iulca,  gennaio ) dalle lettere di mento». Anche con la natura l’uomo non
Giulia siano strettamente legati alla sua con- entra in rapporto «semplicemente [...] per
dizione di recluso e alla sua «“carcerite”» il fatto di essere egli stesso natura, ma atti-
(ibid.); G. si rende conto inoltre che il carat- vamente, per mezzo del lavoro e della tec-
tere «professorale» (LC , a Iulca,  no- nica» (ibid.). Dunque non bastano le «con-
vembre ) della propria scrittura, che ave- dizioni obiettive», ma «occorre “conoscer-
va assunto «uno stile di circostanza», era so- le” e sapersene servire. Volersene servire».
prattutto determinato da «dieci anni di mol- Lo sviluppo della personalità dipende dal
teplici censure» e dai grotteschi interrogato- conferimento di «un indirizzo determinato
ri su semplici racconti di vita quotidiana e concreto (“razionale”) al proprio impulso
scambiati per messaggi in codice (ibid.). Ad vitale o volontà», dall’identificare «i mezzi
ogni modo, anche se questo suo atteggia- che rendono tale volontà concreta e deter-
mento può risultare pedante, egli precisa che minata e non arbitraria» e dal contribuire «a
esso non ha niente a che vedere con la «vec- modificare l’insieme delle condizioni con-
chia tradizionale pedanteria» che, d’altron- crete che realizzano questa volontà nella mi-
de, egli si sentirebbe ormai di «difendere sura dei propri limiti di potenza e nella for-
aspramente contro certa faciloneria superfi- ma più fruttuosa» (Q  II, , ). Inoltre,
ciale e bohéme che ha procurato tanti guai e «la personalità nazionale (come la persona-
ancora ne procura e ne procurerà» (LC , lità individuale) è una mera astrazione se
a Iulca,  gennaio ). considerata fuori dal nesso internazionale
(o sociale)» di dominio e/o egemonia (Q ,
JOLE SILVIA IMBORNONE
, ). È «illusione ed errore», allora, pen-
V. «brescianesimo», «carcere o prigione», «Cro- sare che «il “miglioramento” etico sia pura-
ce», «De Man», «immaginazione», «intellettua-
li», «Machiavelli», «moderno Principe».
mente individuale» (Q  II, , ). G. ri-
tiene necessario considerare sia la socialità
sia la singolarità della persona. In Q ,  si
persona
legge: «Conformismo significa poi niente al-
Il termine può riferirsi tanto alla perso- tro che “socialità” [...] Ciò non toglie la pos-
na individuale quanto alla persona colletti- sibilità di formarsi una personalità e di esse-
va. Elementi di riflessione emergono all’ini- re originali, ma rende più difficile la cosa»
zio dei Q in connessione con la tematica (ivi, ); e in Q , , , su «Individuali-
dello «spirito di scissione», cioè dello svi- smo e individualità (coscienza della respon-
luppo di una «coscienza della propria per- sabilità individuale) o personalità», scrive: si
sonalità storica» da parte dei subalterni (Q lotta «per distruggere un conformismo au-
,  e Q , , ma anche Q , , ). Ciò toritario [...] e attraverso una fase di svilup-
implica che la ricerca di G. si sviluppa nel po di individualità e personalità critica» si
quadro della riflessione sull’egemonia (v. giunge all’«uomo-collettivo».
PERSONA 

La problematica della persona singola una data persona si dissolva pur sopravvi-
irrompe nel marzo : la crisi fisica che col- vendole l’individuo. Ma ciò equivale a dire
pisce G. e le sofferenze che ne seguono di- che a una persona ne subentra un’altra (Q ,
ventano spunto per considerazioni che su- , ) e che l’individuo non è mai “puro”
perano l’ambito personale e assumono for- individuo.
ma teorica generale (Q ,  e LC -, a Ta- G. giunge a valutare con una certa in-
nia,  marzo ). G. distingue ora in modo dulgenza il mutamento progressivo della
più netto individuo e persona. Lo stesso in- persona singola per effetto della sofferenza
dividuo può “ospitare” più d’una persona in fisica, ma questo non esclude la sanzione
seguito a «catastrofi del carattere» che origi- perché senza di essa non si può «distingue-
nano da cambiamenti «repentini» o «“mole- re la necessità e la non necessità, la forza
colari”». Qui entra in gioco la problematica maggiore e la vigliaccheria» (ibid.). Nella
morale: «È strano», scrive G., «che di solito «società moderna» si creano contesti – che
si sia meno indulgenti coi mutamenti “mole- G. illustra mediante la metafora del naufra-
colari” che con quelli repentini. Ora il mo- gio (il capitano deve «abbandonare la nave
vimento “molecolare” è il più pericoloso, naufragata [...] per ultimo»?) – in cui perso-
ché, mentre dimostra nel soggetto la volontà na vuol dire, più che nel passato, essere re-
di resistere, “fa intravedere” (a chi riflette) sponsabile dei propri atti e delle conseguen-
un mutamento progressivo della personalità ze che essi producono sulle altre persone. I
morale che a un certo punto da quantitativo principi scelti divengono (o devono diveni-
diventa qualitativo: cioè non si tratta più in re) un «“assoluto”», «“credenze” forti come
verità, della stessa persona, ma di due» (Q , i fatti materiali», e sono essi a informare il
, ). Con il concetto di mutamento mo- tacito patto per cui è possibile la «vita col-
lecolare G. rinvia alla “storicità” della dina- lettiva». Senza questa responsabilità o «ga-
mica morale, che non ha nulla di trascen- ranzia [...] nessuno prenderebbe impegni e
dente o spiritualistico, né di semplicemente opererebbe abbandonando ad altri la pro-
naturale, anche se non è concepibile come pria sicurezza personale». In questi casi la
indipendente dalla natura e dalla società. sanzione dell’atto “irresponsabile” (il capi-
Contrariamente a una visione moralistica tano che non abbandona la nave per ultimo)
astratta, l’individuo condiziona la soggetti- «è un fatto politico, non morale, dipende
vità intesa come unità morale della persona, non da un giudizio morale, ma da uno di
la quale sceglie consapevolmente determi- “necessità” per l’avvenire, nel senso che se
nati principi come fini che sono i principi e così non si facesse, danni maggiori potreb-
i fini storici con cui si costituisce. L’unità bero venire: in politica è giusta una “ingiu-
morale degli atti che si informano a dati stizia” piccola per evitarne una più grande
principi fa di un individuo una persona, una ecc.» (ivi, -).
soggettività “autonoma”, in quanto la rende G. ammette la possibilità del cambia-
capace di reagire ai condizionamenti dell’in- mento della personalità morale anche nella
dividuo, di resistere e, al limite, di non soc- stessa persona, come illustra l’apologo del
combere nella lotta con l’individuo. L’unità cannibalismo. Se una persona, «al livello at-
morale non è presupposta ma costruita e tuale della civiltà» in cui il principio del can-
mantenuta in vita dal singolo che partecipa nibalismo ripugna assolutamente, «dopo
a una data realtà di convivenza etica: non aver subito un processo molecolare in cui le
può essere disgiunta dal contesto sempre sue forze fisiche e morali sono andate di-
determinato in cui la volontà si applica alle strutte», si trovasse a dover scegliere fra
«cose» (Q , ). I suoi stessi principi rien- «“essere cannibale o ammazzarsi” [...] egli
trano sempre in un dato quadro ideologico diventerebbe cannibale senza pensare per
legato a una «necessità storica» (Q , ), a nulla ad ammazzarsi» (ivi, -). Il caso
un «mercato determinato» (Q  II, ). Tutto delle trasformazioni molecolari – quando le
questo significa storicità della persona, del- forze di una persona si dissolvono lenta-
l’ente morale, quindi anche possibilità che mente e giungono «oltre quel punto in cui
 PERSONALITÀ

[...] ancora erano capaci di reagire» che se- se stessi”. Se infatti «l’individuo non entra in
gna il momento, quasi inindividuabile, del rapporti con gli altri uomini per giustappo-
suo dissolversi – mette in luce il carattere pe- sizione, ma organicamente, cioè in quanto
rituro, ma anche “processuale”, la storicità o entra a far parte di organismi dai più sem-
“terrestrità” della soggettività morale. Non plici ai più complessi», e se «questi rapporti
si tratta dunque di riprendere il concetto non sono meccanici», allora «si può dire che
«eroico», “cadornistico”, di persona, per cui ognuno cambia se stesso, si modifica, nella
ci si sacrifica anche quando non è necessario misura in cui cambia e modifica tutto il com-
(v. Q , , ), perché il “cadornismo” im- plesso di rapporti di cui egli è il centro di an-
pedisce di prendersi genuinamente cura del- nodamento» (ivi, -). Questo perché il
le persone, di far operare la responsabilità singolo è sempre un blocco storico «di ele-
quando è veramente necessario. «Questo menti puramente individuali e soggettivi e di
fatto – conclude G. – è da studiare nelle sue elementi di massa e oggettivi o materiali coi
manifestazioni odierne. Non che il fatto non quali l’individuo è in rapporto attivo». Per-
si sia verificato nel passato, ma è certo che ciò trasformare il mondo esterno significa
nel presente ha assunto una sua forma spe- «potenziare se stesso, sviluppare se stesso».
ciale e... volontaria. Cioè oggi si conta che Il «“miglioramento” etico» non è un fatto
esso avvenga e l’evento viene preparato si- puramente individuale: «la sintesi degli ele-
stematicamente [...] Oggi si è infiltrato un menti costitutivi dell’individualità è “indivi-
elemento “terroristico” che non esisteva nel duale”, ma essa non si realizza e sviluppa
passato, di terrorismo materiale e anche mo- senza un’attività verso l’esterno, modificatri-
rale, che non è sprezzabile. Ciò aggrava la re- ce dei rapporti esterni, da quelli verso la na-
sponsabilità di coloro che, potendo, non tura a quelli verso gli altri uomini in vari gra-
hanno, per imperizia, negligenza, o anche di» (Q  II, , ).
volontà perversa, impedito che certe prove Ciò avviene in quanto la singola co-
fossero passate» (ibid.). scienza non è l’animatrice demiurgica di
una materia inerte: «per la propria conce-
ROCCO LACORTE zione del mondo si appartiene sempre a un
V. «autobiografia», «cadornismo», «cannibali- determinato aggruppamento», si è sempre
smo», «conformismo», «coscienza», «egemonia», «conformisti di un qualche conformismo, si
«individuo», «molecolare», «soggettivo, soggetti-
è sempre uomini-massa o uomini-colletti-
vismo, soggettività», «spirito di scissione», «vo-
lontà collettiva», «uomo». vi». Il punto discriminante è che «quando la
concezione del mondo non è critica e coe-
rente ma occasionale e disgregata si appar-
personalità
tiene simultaneamente a una molteplicità di
Tratto caratteristico dell’antropologia uomini-massa» (Q , , ). «L’uomo at-
gramsciana è quello di essere fondata su una tivo di massa» infatti opera praticamente,
visione storicizzata dell’essere umano, sem- «ma non ha una chiara coscienza teorica di
pre espressione dell’insieme delle relazioni questo suo operare che pure è un conosce-
sociali. In Q  II, , intitolato emblematica- re il mondo in quanto lo trasforma»; la sua
mente Che cosa è l’uomo?, G. scrive: posto coscienza teorica anzi può essere «storica-
che «l’uomo è un processo e precisamente mente in contrasto col suo operare». Addi-
[...] il processo dei suoi atti», e che «occor- rittura si può quasi dire che egli ha «due co-
re concepire l’uomo come una serie di rap- scienze teoriche (o una coscienza contrad-
porti attivi [...] in cui se l’individualità ha la dittoria), una implicita nel suo operare e che
massima importanza, non è però il solo ele- realmente lo unisce a tutti i suoi collabora-
mento da considerare» (ivi, -), farsi una tori nella trasformazione pratica della realtà
personalità significa acquistare coscienza di e una superficialmente esplicita o verbale
tali rapporti e modificarla attraverso la loro che ha ereditato dal passato e ha accolto
modificazione. Occorre capire entro quali senza critica». Questa concezione «verba-
limiti gli individui possono essere “fabbri di le» però non è senza conseguenze: «essa
PERSONALITÀ 

riannoda a un gruppo sociale determinato» processo dei suoi atti» (Q  II, , ); non
e inoltre influisce nell’indirizzo della vo- si può infatti partire da un concetto di uomo
lontà al punto che «la contraddittorietà del- come essere definito e limitato e aggregarlo
la coscienza» può portare alla paralisi del- o giustapporlo ad altri uomini, o alla storia o
l’azione, producendo uno stato di «passi- all’economia, senza riprodurre una schema-
vità morale e politica». Ecco che allora la tizzazione di comodo in base alla quale tut-
comprensione critica di se stessi «avviene to sia già compreso nell’uomo.
[...] attraverso una lotta di “egemonie” po- Attraverso questa visione relazionale
litiche, di direzioni contrastanti, prima nel delle dinamiche della personalità G. ripudia
campo dell’etica, poi della politica, per tutta una tradizione, il determinismo marxi-
giungere a una elaborazione superiore della sta, di stampo positivista, alla Bucharin, de-
propria concezione del reale» (ivi, ). So- rivato dalla Seconda Internazionale, teso a
lo così potrà emergere una personalità con- privilegiare in modo del tutto meccanicista
sapevole, in grado di «criticare la propria il primato della collettività sui singoli indi-
concezione del mondo», di «renderla unita- vidui, considerati la risultante addizionale
ria e coerente e innalzarla fino al punto cui di una semplice somma aritmetica; per G.
è giunto il pensiero mondiale più progredi- l’individuale non è il residuale di un’analisi
to»; ma appunto «l’inizio dell’elaborazione sociale. In Q , , , Quantità e qualità,
critica» non è un atto solitario della co- G. afferma che «ogni società è qualcosa di
scienza, quanto piuttosto «la coscienza di più della mera somma dei suoi componenti
quello che è realmente, cioè un “conosci te individuali»; individuo e società dunque
stesso” come prodotto del processo storico non vanno assunti come totalità, ma inda-
finora svoltosi che ha lasciato in te stesso gati geneticamente, in quanto aggregati
un’infinità di tracce accolte senza beneficio complessi e relazionali: non si passa dall’u-
d’inventario» (ivi, ). Occorre quindi no all’altro senza un insieme conflittuale di
partire dall’inventario del materiale folclo- connessioni e di relazioni. Nei Q questo
rico e delle sedimentazioni della propria passaggio è descritto con il concetto di
personalità, in quanto la filosofia non è più “molecolare”: in particolare nel Q  il fe-
concepita «[solamente] come elaborazione nomeno viene descritto con un paragone tra
“individuale” di concetti sistematicamente il mutamento molecolare del carattere di
coerenti», ma soprattutto «come lotta cul- una persona e la situazione di un gruppo di
turale per trasformare la “mentalità” popo- antropofagi. Nella pagina dei Q si nota co-
lare» (Q  II, , ). me «di solito si sia meno indulgenti coi mu-
L’intento gramsciano è antisostanziali- tamenti “molecolari” [del carattere, ndr]
stico e polemico contro tutte quelle visioni che con quelli repentini. Ora il movimento
che, prescindendo dall’analisi dei rapporti “molecolare” è il più pericoloso, ché, men-
strutturali, ipotizzano l’astratto uomo in sé; tre dimostra nel soggetto la volontà di resi-
nel trasformare la domanda «che cosa è l’uo- stere, “fa intravedere” (a chi riflette) un mu-
mo» nell’altra «che cosa l’uomo può diventa- tamento progressivo della personalità mo-
re?» (Q  II, , -, corsivo mio), c’è si- rale che a un certo punto da quantitativo di-
curamente uno spunto antikantiano, che ri- viene qualitativo: cioè che non si tratta più
fiuta l’idea di una natura umana originaria, in verità della stessa persona, ma di due» (Q
in quanto essa risulta sempre dalla dinamica , , ). Un esempio di mutamento mo-
dell’evoluzione storica della società; la natu- lecolare della persona è offerto dall’ipotesi
ralità di cui l’uomo dispone è inglobata nel- del cannibalismo a cui può arrivare chi in al-
la storicità e nella socialità delle sue azioni ed ternativa ha la sicurezza di morire. Nella let-
è in funzione di esse; «l’uomo» – scrive G. – tera alla cognata Tania del  marzo  al-
è «l’insieme dei rapporti sociali», non è l’in- l’ipotesi del cannibalismo si somma il riferi-
dividuo «psicologicamente e speculativa- mento alla propria condizione biografica,
mente» inteso (Q  II, , ). Che cosa sia che preannuncia un possibile cedimento
l’uomo non interessa. L’uomo per G. è «il morale. G. si chiede se – prima e dopo il ce-
 PESSIMISMO

dimento – si possa parlare delle stesse per- cosa di profondamente interno all’opera di
sone. La domanda suona retorica in quanto Pascal, la ricerca del significato dell’espres-
tra i due momenti è avvenuto un processo sione «il naso di Cleopatra» da lui usata nei
di trasformazione molecolare nel quale «le Pensieri (Q , , ).
persone di prima non sono più le persone di
LELIO LA PORTA
poi e non si può dire, altro che dal punto di
vista dello stato civile e della legge [...] che V. «Guicciardini», «Machiavelli», «ottimismo»,
«Pascal».
si tratti delle stesse persone» (LC ). Quel-
la di G. è una concezione antimoralistica,
che sfugge alle suggestioni del formalismo piccola borghesia
kantiano e difende su base materialistica il La piccola borghesia è assimilata alla
principio dell’unità e della responsabilità borghesia urbana e rurale e proprio da que-
della persona. st’ultima trae in parte la sua origine (Q , ,
CHIARA META ). Essa è identificata nei Q come nucleo
fondante del consenso al regime fascista, che
V. «bambino», «blocco storico», «catastrofe, ca-
tastrofico», «conformismo», «folclore», «indivi-
si manifesta nell’esaltazione dello Stato e
duo», «molecolare». nell’avversione di facciata alle forme capita-
listiche. In realtà la piccola borghesia è la ti-
pessimismo pica produttrice del risparmio, destinato al
capitalismo finanziario sotto forma di obbli-
Affrontando il rapporto Guicciardini- gazioni, ottenuto con il livello di vita troppo
Machiavelli, G. sottolinea il pessimismo del basso dei lavoratori industriali e agricoli (Q
primo, che rappresenta, nella scienza politi- , , ).
ca, il ritorno a un pensiero politico esclusi- Culturalmente essa è spesso esclusa da-
vamente italiano a fronte della visione euro- gli studi accademici ed è quindi destinata a
pea del segretario fiorentino (Q , , ). Il non accedere a un sapere storico-critico, ma
lemma compare ancora in rapporto allo solo a una cultura di tipo dogmatico nella
scetticismo di Guicciardini (ivi, ), o, con scuola elementare e media (Q , , ). Al-
significato differente, in relazione alla ripre- cuni generi della letteratura popolare, come
sa del motto già presente negli anni giovani- la biografia romanzata e lo stesso mito del
li: occorre «violentemente attirare l’atten- “superuomo”, si rivolgono soprattutto alla
zione nel presente così come è, se si vuole frustrata piccola borghesia rurale e urbana,
trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, che crede essere diventata «“classe dirigen-
ottimismo della volontà» (Q , , ). Il te”» (Q , , ).
pessimismo infatti si presenta spesso sotto In paesi come la Germania o l’Inghil-
forma di fatalismo, di volontà di nulla fare, terra la piccola borghesia ha contribuito al
poggiando «sui fattori estranei alla propria mantenimento del potere politico nelle tra-
volontà ed operosità» per pervenire così a dizionali classi di possidenti, diventati i
un’entusiastica ma esteriore adorazione di maggiori intellettuali nella società indu-
feticci. A tale atteggiamento si reagisce a striale (Q , , ). Anche il partito mo-
partire dall’intelligenza: «Il solo entusiasmo narchico francese si è fondato sui residui
giustificabile è quello che accompagna la vo- ancora tenaci della vecchia nobiltà terriera
lontà intelligente, l’operosità intelligente, la e su una parte della piccola borghesia (Q ,
ricchezza inventiva in iniziative concrete che , ); eppure essa è talvolta da G. giudi-
modificano la realtà esistente» (Q , , - cata capace di iniziative di tipo progressivo,
). Occorre per G. «creare uomini sobri, pa- come appare sia nella letteratura francese,
zienti, che non disperino dinanzi ai peggiori dove è assimilata a volte al proletariato del-
orrori e non si esaltino a ogni sciocchezza. l’industria nascente (Q , , ), che nella
Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo del- storia d’Italia, dove la Rivoluzione francese
la volontà» (Q , , -). Appartiene al ha creato dalle sue file un certo numero di
«pessimismo giansenistico», e quindi a qual- ufficiali tra i quali la formula «“repubblica
PIRANDELLO , LUIGI 

una e indivisibile”» acquista una certa po- zione eminente dei rapporti internazionali»
polarità (Q , , ). (Q , , ). Ciò gli consentirà di affronta-
re con assoluta originalità (con il criterio che
ELISABETTA GALLO
distingue una cattiva politica, perché non
V. «borghesia», «borghesia rurale», «città-campa- «conforme al fine», considerato il carattere
gna», «classe, classi», «classe media», «fascismo»,
meramente strumentale che deve avere l’e-
«superuomo».
sercito: Q , , ) il rapporto fra “dire-
zione politica” e “direzione militare” a cau-
piccola politica: v. grande politica, piccola sa della presunta disgregazione intervenuta
politica. a causa della “nazionalizzazione” portata
nell’esercito da parte dei democratici e, al-
Piemonte trove, di affrontare un preciso giudizio cri-
La valutazione del ruolo del Piemonte tico sulla classe dirigente piemontese e, più
nel Risorgimento è tra le più significative oc- in generale, risorgimentale, quando separa
casioni di verifica del carattere organico nettamente la categoria di “dirigenza” (assai
che, nei Q, unisce sempre ricostruzione sto- vicina alla gramsciana “egemonia”) da quel-
rica e filosofia della politica. Infatti la storia la di “dominio”, giacché i gruppi dirigenti
dello Stato sabaudo è collocata nel contesto «non volevano “dirigere” nessuno, cioè non
della sua plurisecolare posizione di equili- volevano accordare i loro interessi e aspira-
brio fra le grandi potenze europee, che gli fa zioni con gli interessi e aspirazioni di altri
accumulare un rilevante capitale di credibi- gruppi» (Q , , ); o, più avanti, di scri-
lità politica e diplomatica nelle vicende ita- vere che l’«importante è di approfondire il
liane, ma anche – nell’ambito sia di un’im- significato che ha una funzione tipo “Pie-
preparazione militare (l’assenza, salvo qual- monte” nelle rivoluzioni passive, cioè il fat-
che eccezione, di una tradizione di capi mi- to che uno Stato si sostituisce ai gruppi so-
litari e la mancanza di fabbriche d’armi), sia ciali locali nel dirigere una lotta di rinnova-
della scelta della destra «reazionaria» pie- mento. È uno dei casi in cui si ha la funzio-
montese (Solaro della Margarita) di un at- ne di “dominio” e non di “dirigenza” in
teggiamento più “austriacante” che favore- questi gruppi: dittatura senza egemonia.
vole all’insurrezione popolare – gli fa adot- L’egemonia sarà di una parte del gruppo so-
tare un comportamento decisamente con- ciale sull’intiero gruppo, non di questo su
traddittorio all’appuntamento con il conflit- altre forze per potenziare il movimento, ra-
to risorgimentale. G., nel dopo-, distin- dicalizzarlo ecc. sul modello “giacobino”»
gue peraltro da una siffatta politica «ambi- (ivi, -).
gua, incerta, timida» (Q , , ) la posi- RAFFAELE CAVALLUZZI
zione «di centro» di Gioberti e quella della
V. «Cavour», «direzione», «dominio», «giacobi-
destra cavouriana come più efficaci in senso
nismo», «Gioberti», «Risorgimento», «guerre di
«politico-militare» e nell’accorta valutazio- indipendenza», «rivoluzione passiva».
ne del contributo degli intellettuali (Q , ,
) e soprattutto delle forze internazionali in
Pirandello, Luigi
campo. Sicché, a tal proposito, quel che più
vale è forse il «criterio metodologico» adot- L’analisi della produzione pirandellia-
tato da G., secondo cui il «Risorgimento è na, sistematica nell’attività del G. critico di
uno svolgimento storico complesso e con- teatro, appare con frequenza anche nei Q.
traddittorio che risulta integrale da tutti i Essa è annunciata fin dalla fase di progetta-
suoi elementi antitetici, dai suoi protagoni- zione dell’opera; in una lettera del  marzo
sti e dai suoi antagonisti, dalle loro lotte,  G. rivela alla cognata Tatiana: «vorrei,
dalle modificazioni reciproche che le lotte secondo un piano prestabilito, occuparmi
stesse determinano e anche dalla funzione intensamente e sistematicamente di qualche
delle forze passive e latenti come le grandi soggetto che mi assorbisse e centralizzasse la
masse agricole, oltre, naturalmente, la fun- mia vita interiore. Ho pensato a quattro sog-
 PIRANDELLO , LUIGI

getti finora»; tra questi c’è appunto «uno mondo, che all’ingrosso può essere identifi-
studio sul teatro di Pirandello e sulla tra- cata con quella soggettivistica» (Q , ,
sformazione del gusto teatrale italiano che il -). Una visione del mondo – di cui i Q
Pirandello ha rappresentato e ha contribui- denunciano in alcuni momenti la caduta nel
to a determinare» (LC -). solipsismo (Q , , ) – che entra in un
I Q, anche se l’impresa verrà svolta non conflitto radicale e distruttivo, anche e so-
nei termini di uno studio e sarà lasciata in- prattutto sul piano delle forme, con quella
compiuta, in parte confermano tale dichiara- dominante nell’ambito del teatro italiano
zione di intenti. La riflessione su Pirandello dei primi decenni del Novecento, portando
è presente a più riprese e converge princi- alla dissoluzione il «vecchio teatro tradizio-
palmente intorno al carattere storico-cultu- nale, convenzionale, di mentalità cattolica o
rale dell’arte pirandelliana: l’accento cade sul positivistica, imputridito nella muffa della
clima ideologico in cui tale produzione este- vita regionale o di ambienti borghesi piatti e
tica si inserisce, sull’atteggiamento che in- abbiettamente banali» (Q , , ) e
contra e provoca nei fruitori ai quali essa si «confluendo col futurismo migliore nel la-
rivolge, sull’attività intellettuale e morale a voro di distruzione del basso ottocentismo
cui dà vita. Il che pone in secondo piano la piccolo borghese e filisteo» (ivi, ).
dimensione più propriamente artistica della Di qui la scomposizione e la frammen-
drammaturgia pirandelliana. Della dramma- tazione del personaggio, così come questo è
turgia soprattutto, per il fatto che G. consi- inteso dalla tradizione drammaturgica bor-
dera il teatro «il terreno più proprio del Pi- ghese, vale a dire un tutto compatto, coe-
randello, l’espressione più compiuta della rente, verisimile: «il Pirandello è criticamen-
sua personalità poetico-culturale» (Q , , te un “paesano” siciliano che ha acquisito
) e di conseguenza, nell’occuparsi del- certi caratteri nazionali e certi caratteri eu-
l’intellettuale siciliano, è sulla scrittura per il ropei, ma che sente in se stesso questi tre ele-
teatro che egli concentra quasi interamente il menti di civiltà come giustapposti e con-
proprio interesse. La coppia di aggettivi tradditori. Da questa esperienza gli è venu-
«poetico-culturale» non deve ingannare: per to l’atteggiamento di osservare le contraddi-
G. poesia e cultura non sempre vengono a zioni nelle personalità degli altri e poi addi-
coincidere in Pirandello. Il più delle volte G. rittura di vedere il dramma della vita come il
mette in rapporto queste due componenti, dramma di queste contraddizioni» (Q , ,
facendo però attenzione a differenziare l’una ). A compromettere l’arte di Pirandello
dall’altra ed evidenziando come l’«elemento è la sua natura di «romanticismo» novecen-
culturale, da tenersi subordinato e da esami- tesco, che poggia, sì, su «una concezione
nare in sede culturale [...] non sempre si sia della vita e dell’uomo», ma «“individuale”,
trasfigurato artisticamente» (Q , , ). incapace di diffusione nazionale-popolare»
In Q , ,  si legge: «L’importanza del Pi- (Q , , ). Assai spesso, rispetto alle cri-
randello mi pare di carattere intellettuale e tiche teatrali, nei Q la posizione che G. as-
morale, cioè culturale, più che artistica». sume verso Pirandello non muta: ne vengo-
Ma quando, secondo G., la dimensione no sviluppati, al contrario, spunti e sugge-
storico-culturale delle opere pirandelliane stioni. Basta osservare la recensione al Pia-
acquista valore artistico? I Q trattano del- cere dell’onestà del novembre , in cui si
l’arte di Pirandello, individuando in essa pi- parla, a proposito dei personaggi della pièce,
ste ermeneutiche distinte, anche sul piano di «scomposizione e di dissoluzione psicolo-
della qualità estetica. C’è, anzitutto, il Piran- gica» (CF ), oppure la cronaca, del feb-
dello del soggettivismo disgregante. G. os- braio , del Giuoco delle parti messo in
serva che, se è vero che non si può attribui- scena al teatro Carignano di Torino, che ri-
re a Pirandello una concezione del mondo porta la seguente notazione: «Luigi Piran-
coerente, è certo però «che nel Pirandello ci dello inizia la presentazione della “moglie”
sono dei punti di vista che possono riallac- come personificante la visione che della fisi-
ciarsi genericamente a una concezione del ca della vita hanno gli scultori e i pittori del
PISACANE , CARLO 

futurismo post-cubistico: l’inferiorità spiri- senza di «un “meccanismo” per elevare la vi-
tuale è una scomposizione di volumi e di pia- ta dal livello provinciale a quello nazionale
ni che si continuano nello spazio, non una li- europeo collettivamente e quindi le “sorti-
mitazione rigidamente definita in linee e su- te”, i “raids” individuali in questo senso as-
perfici» (NM ). sumono forme caricaturali, meschine, “tea-
Ma non c’è solo il Pirandello che, come trali”, ridicole, ecc. ecc.» (Q , , ).
scrive G. recensendo Il piacere dell’onestà, C’è, infine, il Pirandello, secondo quan-
per distruggere dà origine con le sue com- to si legge in Q , , -, «che riesce a
medie a «tante bombe a mano che scoppia- concepire la vita paesana in termini “dialet-
no nei cervelli degli spettatori e producono tali”, folcloristici», ma d’un folclorismo «ri-
crolli di banalità, rovine di sentimenti, di masto “pagano”». Ed è qui che G. incontra
pensiero [...] che però non possono iniziare «la poesia», i valori estetici. Dove, si chiede
una nuova tradizione» ( novembre , in G., Pirandello «è realmente poeta, dove il
CF ). C’è anche il Pirandello – in parte suo atteggiamento critico è diventato conte-
complementare e in parte alternativo, sul nuto-forma d’arte e non è “polemica intel-
piano esegetico, al precedente – umoristico lettuale”, logicismo sia pure non da filosofo,
e grottesco. G. rileva, infatti, la possibilità di ma da “moralista” in senso superiore? A me
valutare lo scrittore agrigentino, conferendo pare che Pirandello sia artista proprio quan-
alla demolizione dell’«ottocentismo filisteo» do è “dialettale” e Liolà mi pare il suo capo-
un significato diverso da quello del soggetti- lavoro» (ivi, ). Quel Liolà che in una cri-
vismo sterile e riconducendola all’interno tica pubblicata il  aprile  G. definiva «il
della griglia ermeneutica dell’umorismo. Si prodotto migliore dell’energia letteraria di
tratta di un’ipotesi di lettura, non di un da- Luigi Pirandello» (CF ) e descriveva co-
to acquisito. Eppure G. la avanza, benché me «una efflorescenza di paganesimo natu-
come una possibilità ancora tutta da verifi- ralistico, per il quale la vita, tutta la vita è
care: «sarebbe da vedere se nell’arte del Pi- bella, il lavoro è un’opera lieta, e la fecondità
randello non predomini l’umorismo, cioè irresistibile prorompe da tutta la materia or-
l’autore non si diverta a far nascere certi ganica» (ivi, ).
dubbi “filosofici” in cervelli non filosofici e YURI BRUNELLO
meschini per “sfottere” il soggettivismo e il
V. «dialetto», «futurismo», «letteratura artistica»,
solipsismo filosofico» (Q , , ).
«nazionale-popolare», «poesia», «teatro».
Già ai tempi della sua cronaca di Pensa-
ci, Giacomino!, una delle opere in dialetto di
Pisacane, Carlo
Pirandello, G. tenta un bilancio della dram-
maturgia pirandelliana secondo la prospetti- Dopo sparsi spunti nei Q precedenti,
va grottesca: «È questa del resto la caratteri- l’interesse di G. per Pisacane (avvicinato, più
stica dell’arte di Luigi Pirandello, che coglie che ai rivoluzionari francesi o ai moderni sin-
della vita la smorfia più che il sorriso, il ridi- dacalisti rivoluzionari soreliani, ai rivoluzio-
colo più che il comico» ( marzo , in CF nari russi e considerato in Q , ,  quasi
). È su questa linea che i Q evocano un’in- un precursore di Bakunin) si concentra in
terpretazione dei componimenti pirandel- primis in Q , , nell’ambito delle conside-
liani, in particolare proprio quelli dialettali razioni relative a una recensione di Omodeo
degli anni Dieci, fondata non più su una vi- della monografia su Pisacane di Nello Ros-
sione del mondo «individuale», quanto selli. Facendo riferimento all’articolo di
piuttosto sulla critica di tale concezione sog- Omodeo, G. individua in Pisacane una
gettivista, relativista, solipsista e refrattaria a «“tendenza generale” più definita che in
una «diffusione nazionale-popolare», così Mazzini (e in realtà più nazionale che in Maz-
come incapace di «iniziare una nuova tradi- zini)» (ivi, ) e il carattere riduttivamente
zione»; è rielaborando tali spunti che i Q «militare» (e non, come in Garibaldi e, in
avanzano l’ipotesi di un Pirandello critico modo diverso, in Gioberti, «politico-milita-
nel denunciare, mediante l’umorismo, l’as- re») di una strategia che pur tuttavia ha il me-
 PLUSVALORE

rito di ritenere preminente l’aspetto sociale per approvare la teoria marxiana sul plusva-
della rivoluzione (ivi, ). In Q ,  G., a lore da lavoro».
parte l’addebito degli «errori politici e mili- In Q , , , del , l’accento batte
tari irreparabili, come l’opposizione alla dit- sull’«esercito di parassiti» che perdura in
tatura militare di Garibaldi nella Repubblica Europa, a paragone della più moderna strut-
Romana», valuta con attenzione gli scritti di tura sociale degli Stati Uniti: «l’Europa vor-
Pisacane, che gli consentono una decisa cri- rebbe [...] tutti i benefizi che il fordismo
tica alla «tradizione retorica della letteratura produce nel potere di concorrenza, pur
italiana» donde deriverebbe l’ottica del Par- mantenendo il suo esercito di parassiti che,
tito d’Azione subalterna ai moderati e la di- divorando masse ingenti di plusvalore, ag-
stanza fatale, come fattore di una vera e pro- gravano i costi iniziali e deprimono il potere
pria rivoluzione passiva, di tale movimento di concorrenza sul mercato internazionale».
da quello definito dai giacobini francesi, che L’argomento è ripreso per lamentare la an-
invece «lottarono strenuamente per assicura- cor più arretrata situazione italiana, ossia
re un legame tra città e campagna e ci riusci- «gli elementi semifeudali e parassitari della
rono vittoriosamente» (ivi, ). Per G. an- società che prelevano una troppo grossa ta-
che Pisacane ebbe in Machiavelli «il più clas- glia sul plusvalore, contro [...] uno sviluppo
sico maestro di arte politica», almeno per della produzione a costi decrescenti che per-
quel che concerne il suo «punto di vista mi- metta, oltre a una maggior massa di plusva-
litare» (che, tecnicamente, egli come teorico lore, più alti salari [...] Si dovrebbe avere co-
militare del mazzinianesimo accompagnò sì un ritmo più accelerato di accumulazione
con la sua «esperienza viva»), e le indicazio- di capitali nel seno stesso dell’azienda e non
ni sulla necessità di «creare una milizia na- attraverso l’intermediario dei “produttori di
zionale capace di eliminare le compagnie di risparmio” che in realtà sono divoratori di
ventura». È da questo punto di vista, infatti, plusvalore» (Q , , ).
che si può essere pronti, per G., a «soddisfa- Un riferimento indiretto è in Q , ,
re le rivendicazioni popolari (dopo averle su- : «Nell’economia il centro unitario è il va-
scitate con la propaganda)», talché Pisacane, lore, ossia il rapporto tra il lavoratore e le
anche attraverso il suo tragico fallimento in- forze industriali di produzione (i negatori
surrezionale, «comprese che senza una poli- della teoria del valore cadono nel crasso ma-
tica democratica non si possono avere eser- terialismo volgare ponendo le macchine in
citi nazionali a coscrizione obbligatoria» (ivi, sé – come capitale costante o tecnico – come
-). produttrici di valore all’infuori dell’uomo
che le conduce)».
RAFFAELE CAVALLUZZI
V. «Gioberti», «Machiavelli», «Mazzini», «Parti- GIUSEPPE PRESTIPINO
to d’Azione». V. «alti salari», «economia», «fordismo», «mate-
rialismo e materialismo volgare».
plusvalore
plutocrazia
Per Marx, valore e plusvalore sono dati
e determinati dal tempo di lavoro necessa- Scrivendo sulle conseguenze della crisi
rio, non dal contenzioso tra capitalisti e ope- economica avviata dal crollo di Wall Street,
rai per la distribuzione del surplus, come so- G. nota come sia lo Stato ad accollarsi l’one-
sterrà Sraffa, il grande economista amico di re di rassicurare i risparmiatori trasforman-
G. In uno scritto giovanile di G. (Una forma dosi in una holding «che concentra il rispar-
di plusvalore,  marzo , in CT -) non mio da porre a disposizione dell’industria e
è posto in primo piano il plusvalore come dell’attività privata» (Q , , ); in que-
pluslavoro di un salariato. Vi si accenna, in- sto modo, però, avviene che «teoricamente
fatti, al «plusvalore da migliorie apportate a lo Stato pare avere la sua base politico-socia-
un locale dall’inquilino» e, a commento, si le nella “piccola gente” [...] ma in realtà la
aggiunge che quel caso offre uno «spunto sua struttura rimane plutocratica» (ivi, )
POESIA 

poiché non può rompere i suoi legami con il fronto critico, tuttavia, costitutivamente
grande capitale finanziario. G. si chiede se parziale e irrisolto, per certi versi accostabi-
possa esistere uno Stato «che si basi politica- le a quello esercitato dalla cosiddetta “sini-
mente sulla plutocrazia e sulla piccola gente stra” crociana. Si deve aggiungere, in verità,
nello stesso tempo» (ibid.). La risposta è po- al tempo stesso, che questa tensione della ri-
sitiva: si tratta della Francia, «dove [...] non flessione gramsciana, irta di difficoltà e tal-
si comprenderebbe il dominio del capitale fi- volta di contraddizioni, cede il passo di fat-
nanziario senza la base politica di una demo- to, il più delle volte, a una sorta di sottrazio-
crazia di redditieri piccolo-borghesi e conta- ne, da parte di G., alla “logica” profonda
dini» (ibid.). In una nota del Q  viene pro- della milizia estetica di Croce.
posta come esempio di nuovo la Francia, do- Nel lungo paragrafo sugli intellettuali
ve, dopo la rivoluzione del , i partiti so- del Q  G., dopo aver messo l’accento sulla
no divenuti anacronistici in quanto i loro di- necessità di operare, per quanto riguarda il
rigenti, utilizzando una terminologia ormai mondo moderno, «una estensione molto
vieta, hanno mantenuto «la vecchia base pur grande del concetto di intellettuali» (se si
facendo compromessi con forze affatto di- vuole giungere a «una approssimazione con-
verse e spesso contrarie e asservendosi alla creta della realtà»), afferma che da un pun-
plutocrazia» (Q , , ). Si tratta di un Te- to di vista «intrinseco» l’attività intellettuale
sto A; nel corrispondente Testo C (Q , ), può essere distinta in vari gradi, i quali nei
il lemma “plutocrazia” non compare e G. in- momenti di «estrema opposizione» danno
siste sulla comparazione della situazione di luogo a una vera e propria differenza quali-
crisi dei partiti francesi con quella in corso tativa: «nel più alto gradino troviamo i
nella Germania hitleriana. “creatori” delle varie scienze, della filosofia,
G. definisce i movimenti di opinione della poesia ecc.; nel più basso i più umili
occasionali che servono alle forze politiche “amministratori e divulgatori” della ricchez-
“irresponsabili” che fingono «di lottare con- za intellettuale tradizionale» (Q , , ).
tro la plutocrazia» mentre in realtà sono L’autore dei Q precisa che nell’insieme tutte
«pronte a servire i gruppi plutocratici o d’al- le parti elencate «si sentono solidali».
tra natura» (Q , , ) autentiche “com- I creatori della poesia, insieme agli altri,
pagnie di ventura” ideologiche. In questa ot- costituiscono la «categoria tradizionale» de-
tica non vanno sottovalutati alcuni episodi gli intellettuali, i quali avvertono «con spiri-
oscuri, se non addirittura loschi, di rapporti to di corpo» la continuità della loro condi-
fra i riformisti italiani e la plutocrazia (Q , zione e qualifica intellettuale, al punto da de-
, ). terminare «l’apparenza» reale di sé come
LELIO LA PORTA gruppo sociale indipendente, con suoi pro-
pri caratteri, con una certa autonomia dal
V. «capitalismo di Stato».
gruppo sociale dominante (ivi, ). In qual-
che connessione con questo piano generale
poesia
di riflessione si possono collocare molti
Si potrebbe dire, in prima approssima- spunti di G. sulla questione poesia. Muoven-
zione, che l’interesse ricorrente di G. per la do da un passo del Croce di Cultura e vita
questione-poesia da un lato si collochi, o morale, in cui si affermava che «poesia non
tenda a collocarsi, all’interno della più gene- genera poesia» e che la partenogenesi non
rale «quistione politica degli intellettuali», può aver luogo, ma che è necessario «l’inter-
dall’altro dia vita, pur intrecciandosi in qual- vento dell’elemento maschile, di ciò che è
che modo col primo aspetto, a un fitto tes- reale, passionale, pratico, morale», egli os-
suto di riflessioni teorico-metodologiche serva che quelle affermazioni possono essere
che, lontane dalle sirene delle cosiddette fatte proprie dal marxismo o materialismo
estetiche marxiste, sono volte a ingaggiare storico e possono essere estese dalla poesia e
un qualche confronto critico con gli assunti dalla letteratura alle ideologie e alle super-
dell’estetica idealistico-crociana: un con- strutture: le quali tutte sono generate, dun-
 POLEMICA

que, non per partenogenesi, ma «per l’inter- ca che avesse un’attitudine puramente de-
vento dell’elemento “maschile” – la storia – struens, «permanentemente negativa», fatta
l’attività rivoluzionaria che crea il “nuovo tutta di notazioni tendenti a dimostrare che
uomo”, cioè nuovi rapporti sociali» (Q , , «si tratta di “non poesia” e non di “poesia”»,
). Particolarmente interessanti sono le ul- diventerebbe – afferma G. – «stucchevole e
teriori osservazioni: per via del cambiamen- rivoltante». In sostanza, l’attività critica, nel
to prodotto dalla storia, accade che il vecchio campo letterario, dovrebbe avere sempre un
uomo diventi anch’esso “nuovo” e che, in aspetto positivo, nel senso che dovrebbe
questo processo, prima che il nuovo uomo, mettere in rilievo un valore positivo, nella
«creato positivamente», possa dare poesia, si singola opera presa in esame o, meglio, in
produca una sorta di canto del cigno del gruppi di opere messe in serie sulla base di
«vecchio uomo rinnovato positivamente». quel valore.
Spesso – conclude G. – questo canto del ci- G. non chiarisce che cosa debba inten-
gno risulta di grande, «mirabile» splendore dersi per «valore positivo», laddove la criti-
per via dell’interazione e dell’intreccio di ca letteraria, legata al marxismo “ufficiale”
vecchio e nuovo e del conseguente, incom- italiano degli anni Cinquanta, ritradusse de-
parabile arroventarsi delle passioni: «Non è cisamente questo punto gramsciano all’in-
forse la Divina Commedia un po’ il canto del terno dei parametri della cosiddetta “critica
cigno medioevale, che pure anticipa i nuovi ideologica”, volta a distinguere, sul terreno
tempi e la nuova storia?» (ivi, ). delle opere letterarie, tra “progresso” e “rea-
Proprio il poema dantesco e la lettura zione”. Infine, va rilevato anche che, per
operatane da Croce costituiscono il terreno quanto riguarda il teatro di Pirandello, l’au-
su cui si produce a più riprese il cimento teo- tore dei Q si colloca in un’ottica valutativa e,
rico-metodologico di G. A proposito del in alcuni momenti, persino un tantino “giu-
canto X dell’Inferno egli affronta quella che diziaria”. G. afferma decisamente che il tea-
chiama la «quistione su “struttura e poesia” tro pirandelliano è strettamente legato non
[...] secondo B. Croce e L. Russo» (Q , , solo «ai valori artistico-letterari “scritti”»,
). Alla fine di un’analisi assai lucida e per- ma anche «alla personalità fisica dello scrit-
suasiva, ricca di citazioni, da De Sanctis a tore», cioè alla sua presenza di capocomico
Bernard Shaw a Isidoro del Lungo, G. giun- e regista (Q , , ). Una volta morto lo
ge a “correggere” il giudizio crociano sulla scrittore, allora del suo teatro non resterà
Divina commedia come «romanzo teologi- che «un “canovaccio” generico», in un cer-
co» (da cui germinano di volta in volta sin- to senso accostabile – secondo G. – «agli
gole gemme poetiche) e ad affermare che nel scenari del teatro goldoniano», a «dei “pre-
canto la parte strutturale o “didascalica” testi” teatrali», non alla «“poesia” eterna»
«non è solo struttura [...], è anche poesia, è (ibid.): al contrario di quello che accade per
un elemento necessario del dramma che si è una tragedia di Shakespeare, che, pur po-
svolto» (ivi, ). tendo diventare anch’essa «pretesto» per
Questa trattazione critica del nodo cro- spettacoli teatrali «diversamente originali»,
ciano struttura-poesia è funzionale in G. al- è tuttavia «poesia e arte anche fuori del tea-
la definizione di una questione più generale, tro e dello spettacolo» (ivi, ).
relativa a quella che egli chiama «l’attività PASQUALE VOZA
critica normale». Quest’ultima, dal momen-
V. «Croce», «Dante», «estetica», «intellettuali
to che sarebbe assurdo pretendere «che ogni
tradizionali», «Pirandello».
anno o anche ogni dieci anni, la letteratura
di un paese produca un Promessi Sposi o un
polemica
Sepolcri ecc.», non può che avere «un carat-
tere prevalentemente “culturale”» e non In una nota del Q  G. si chiede a chi
può che essere «una critica di “tendenza”», giovino le polemiche, in specie quelle perso-
a meno di «diventare un continuo massa- nali, e risponde: «A quelli che vogliono ri-
cro» (Q , , ). Infatti un’attività criti- durre le quistioni di principio e generali a
POLITICA 

schermaglie e bizze particolari, a casi di am- sta contrassegnato dalla pregnanza storica e
bizione individuale, a trastulli letterari e ar- teorica di un’idea della politica in chiave di
tistici (quando sono letterari e artistici)» (Q analisi e di interpretazione del mondo mo-
, , ). A subire di solito gli effetti nega- derno e contemporaneo. In questo quadro,
tivi delle polemiche è il pubblico, che da es- il lemma è elemento di rinvio a qualsiasi al-
se ricava un profondo senso di disorienta- tra questione G. affronti, dalla letteratura al-
mento. Infatti il pubblico, che dovrebbe es- la filosofia al costume ecc. Con assoluta
sere parte in causa nelle polemiche, viene ri- chiarezza, infatti, più volte egli afferma che
dotto a semplice spettatore «di una lotta di la stessa letteratura e le arti in genere rien-
gladiatori» dalla quale «si aspetta i “bei col- trano sicuramente nella dimensione della
pi”, in sé e per sé» (ibid.). In sostanza l’og- politica, sebbene a quest’ultima non siano
getto stesso della polemica è degradato a del tutto riducibili. Per altro verso, anche il
«gioco “sportivo”» (ibid.). Soprattutto nelle complesso nodo degli intellettuali si integra
polemiche personali, affinché non siano ri- in un’area triangolare, della quale gli altri
dotte appunto a un gioco che genera estra- due vertici sono l’egemonia e, appunto, la
neità e non partecipazione, «bisogna [...] ot- politica. Pertanto l’argomento verrà esami-
tenere che il pubblico senta che “de te fabu- nato nella sua “parte aurea”, per così dire,
la narratur”» (ibid.). evitando i possibili sconfinamenti in temi e
Prendendo spunto da un articolo di problemi comunque dotati di una loro auto-
Volpicelli, in cui Papini veniva attaccato co- nomia, anche se relativa, considerando l’as-
me rappresentante di certo ondivagismo ti- se generale delle note gramsciane.
pico di alcuni intellettuali dell’epoca e, di «Politica» è una categoria-sintesi, dota-
conseguenza, si escludeva la possibilità che ta di contenuti e componenti differenti, le
potesse avere in qualche modo «conquista- quali non sono altro che il segno dell’impo-
to un posticino nella storia della letteratura stazione volta a volta diversa che G. forni-
dentro il capitolo “i polemisti”» (sono pa- sce al suo discorso e delle possibilità di si-
role di Volpicelli riportate in Q , , ), gnificati attribuibili al termine, soprattutto
G. propone Papini quale esempio di «pole- alla luce di un complessivo e dichiarato in-
mista “puro”, [...] boxeur di professione tendimento critico. Critica è, infatti, la rico-
delle parole qualsiasi» (ibid.), che si defini- struzione di una nozione teorica della poli-
sce “polemista cattolico” senza far intende- tica, nei Q adottata addirittura in una fili-
re se a lui «interessi più il sostantivo o l’ag- grana paideutica, nella quale l’esigenza co-
gettivo» (ibid.). «Il polemista è polemista di noscitiva si sposa con quella dell’insegna-
una concezione del mondo» (ibid.), anche mento morale del senso dell’azione, o pro-
se dovesse trattarsi della concezione del dotta, o subita, nella dialettica dei soggetti
mondo di Pulcinella, ma questo non è il ca- sociali del conflitto. In questa luce, il primo
so di Papini, il cui funambolico verbalismo problema è proprio l’identificazione del
conduce il lettore alla conclusione che il suo concetto di politica, cui soccorre – necessa-
«cattolicismo [...] è un vestito da clown, riamente – il patrimonio machiavelliano che
non la “pelle” formata dal suo sangue “rin- circola in tutte le note del carcere. Scrive
novato”» (ibid.). G.: «Si suole troppo considerare Machia-
LELIO LA PORTA velli come il “politico in generale” buono
V. «concezione del mondo», «Papini».
per tutti i tempi: ecco già un errore di poli-
tica»; viceversa, Machiavelli «va legato al
suo tempo» (Q , , -). L’affermazione,
politica
ripresa più diffusamente in Q , , , po-
Il termine ricorre con estrema frequen- ne la necessità di una storicizzazione del
za nei Q, anche perché, per il carattere del- giudizio politico, quasi a revocare la possi-
l’intera scrittura, la politica è elemento cir- bilità che esso conduca a un pensiero al di
colare, discorso unitario che, pur nella sua là del tempo. Per la verità, rimanendo nel
variegata tipologia di temi e di interessi, re- cuore del rapporto Machiavelli-politica e
 POLITICA

senza percorrere in questa voce tutte le sfu- nella più celebrata delle opere del Segreta-
mature dei toni gramsciani sul Segretario rio fiorentino. Insomma, alla ricerca di una
fiorentino, nei Q vi sono importanti varian- nozione della scienza politica la cui novità è
ti sulla storicizzazione della politica, tali da nel suo coniugarsi con il conflitto, tanto in
introdurre una certa discontinuità teorica, Machiavelli quanto in Marx, è possibile ri-
forse dipendente dall’intreccio degli inten- scontrare una sede non relativizzabile di ta-
dimenti dello stesso G. Egli, in altro luogo le scienza, contrariamente ai già accennati
delle note, evidenzia importanti valori al di richiami alla storicità dell’esperienza di Ma-
là della storia, nell’impianto di Machiavelli, chiavelli, che di tanto in tanto ricorrono nel-
decisivi per costituire i caratteri strutturali le note carcerarie. Per la verità, l’accezione
della politica, a partire dal principio della di politica cui G. appare più incline è pro-
sua autonomia. Da qui si deduce che «per- prio quella più prossima alla teoria dell’a-
tanto la scienza politica deve essere conce- zione e della pratica, come si può facilmen-
pita nel suo contenuto concreto [...] come te dedurre dalla sua emblematica correla-
un organismo storicamente in isviluppo. zione fra passato e presente. Il rapporto fra
Nel Machiavelli sono da vedere due ele- questi due termini della storia è assai ricor-
menti fondamentali: ) l’affermazione che la rente nelle pagine gramsciane, al punto da
politica è un’attività indipendente e auto- meritare un’analisi dedicata, soprattutto
noma che ha suoi principi e sue leggi diver- per la varietà delle forme di vita e di pensie-
si da quelli della morale e della religione in ro in cui quel rapporto si ripropone; ma,
generale [...] ) contenuto pratico e imme- non senza qualche eco delle pagine giovani-
diato dell’arte politica studiato e affermato li fra volontà ed educazione morale, in ordi-
con obbiettività realistica, in dipendenza ne al senso della politica negli anni della ma-
della prima affermazione» (Q , , ). Qui turità emerge una netta ispirazione al con-
traspare, in G., un importante contrasto fra cetto di critica. Anche questo è un indizio
impostazione storicistica, e quindi relativiz- interessante per dedurre l’ansioso tentativo,
zante, del discorso machiavelliano e indivi- in G., di ricavare dall’intera rappresentazio-
duazione nel medesimo discorso di un rile- ne della storia informata dalla lotta, un li-
vante aspetto teorico, sulla fondazione del- vello di teoria, quasi una “legge” della sto-
l’autonomia della politica rispetto ad altri ria stessa, di timbro decisamente politico.
momenti del giudizio pratico e morale (eti- Così egli si esprime: «Passato e presente.
ca, religione ecc.). È la nuova lettura di Come il presente sia una critica del passato,
Marx, dopo quella degli anni giovanili, a of- oltre che [e perché] un suo “superamento”.
frire un’interessante compensazione fra sto- Ma il passato è perciò da gettar via? È da
ria e teoria, nel nesso – assai suggestivo – fra gettar via ciò che il presente ha criticato “in-
Marx e Machiavelli, al fondo del quale vi è trinsecamente” [...] Cosa significa ciò? Che
l’essenza della politica, reimpostata nell’ac- noi dobbiamo aver coscienza esatta di que-
cezione attiva e “militante”. Ed ecco la sin- sta critica reale e darle un’espressione non
tesi testuale, che poi introduce la metafora solo teorica, ma politica. Cioè dobbiamo es-
del “Principe”, connessa alla teoria del par- sere più aderenti al presente, che noi stessi
tito: «Questo argomento [Marx e Machia- abbiamo contribuito a creare, avendo co-
velli, ndr] può dar luogo a un duplice lavo- scienza del passato e del suo continuarsi (e
ro: uno studio sui rapporti reali tra i due in rivivere)» (Q , , ). Il passo indica il ca-
quanto teorici della politica militante, del- rattere non astratto dell’iniziativa politica,
l’azione, e un libro che traesse dalle dottri- anche nelle sue varianti analitico-conosciti-
ne marxiste un sistema ordinato di politica ve, laddove proprio la teoria, da sola, ri-
attuale del tipo Principe» (Q , , ). schierebbe di scivolare nell’astrazione orfa-
Se la possibilità di una ridefinizione na di quell’“effettuale” machiavelliano che
della politica come scienza del conflitto ri- indica appunto l’inerenza al presente della
posa in Marx, la forma argomentata o para- politica. Di quest’ultima si danno ora due
digmatica del legame fra pensiero e azione è componenti essenziali: la prima è la criti-
POLITICA 

cità, sintesi della percezione di una distanza tica, la quale, già duplicata nella sua dimen-
fra essere e dover essere – per richiamare la sione nazionale e internazionale, si propone
tensione spirituale di G. sin dai suoi scritti all’attenzione di G. nell’esplicita formula di
della gioventù; la seconda è la forza di un’al- «geopolitica». La provenienza non italiana
tra sintesi, fra il presente, o tempo del cam- del termine è ben nota al nostro autore, che
biamento, e il passato, oggetto del cambia- la deriva dagli studi, precedenti la Grande
mento, tuttavia non destinato a estinguersi, guerra, del sociologo svedese Rudolf Kjel-
in quanto depositato nella coscienza del lén, menzionato nelle note carcerarie. Ma
mutamento politico e nel suo valore di pre- ciò che conta è la netta percezione del si-
messa del presente («coscienza del passato gnificato non solamente scientifico del ter-
e del suo continuarsi»). Ecco delinearsi la mine, divenuto una nuova dimensione sia
definizione della politica anche nella sua della politica, sia – soprattutto – dell’infini-
struttura logica, che è segnata dalla finaliz- ta possibilità di amplificazione dei soggetti
zazione al conflitto, inteso come un consa- che ad essa si affacciano, e della conseguen-
pevole susseguirsi di soglie di civiltà. E tale te perdita di centralità dell’Europa. La geo-
struttura logica non prevede l’annullamen- politica, a partire da un determinato terri-
to del passato, ma la sua conservazione nel torio, studia la «massa di uomini viventi in
luogo della coscienza e nella sintesi della società in quel territorio (geopolitica e de-
storia. Fra politica e storia vi è dunque uno mopolitica)» (Q , , ), e quindi fonde il
scarto, relativo proprio alla differenza dei parametro dello spazio con quello dell’or-
movimenti dei due generi, l’uno atto al rin- ganizzazione e delle forme di vita associati-
novamento critico, incluso nel conflitto, va espresse nell’autonomia degli individui
l’altro alla memoria e al suo recupero di che le praticano. In sostanza, la fusione fra
eternità. Siamo a una definizione comples- geografia e politica è un altro fattore di mol-
sa, rispondente all’esigenza di identificare tiplicazione dei soggetti potenzialmente, o
la politica nella sua originalità e nella sua già in atto, in grado di una più ampia e com-
portata di arte della congiunzione dinamica plessa soggettività storica e sociale. Lo stes-
fra passato e presente. Su una simile defini- so ordine di idee si pone nel disegnare l’o-
zione, indubbiamente disposta a frammenti rizzonte allargato della politica mondiale
e quasi nascosta nelle righe delle note, altre dove, mentre crescono i grandi soggetti
due considerazioni sono possibili: la prima è espressi dagli Stati nazionali, si verifica un
che solo la qualità disorganica della scrittu- riequilibrio fra l’intero continente europeo
ra carceraria ha impedito a G. di condurre e i nuovi paesi attraverso i quali passa la vo-
sino in fondo il suo disegno di disvelamento lontà delle nuove popolazioni: «L’Europa
della politica, di contro ai mille artifici che ha perduto la sua importanza – rileva G. – e
– da Machiavelli in poi – hanno contribuito la politica mondiale dipende da Londra,
a perpetuarne l’arcanum. La seconda consi- Washington, Mosca, Tokyo più che dal con-
derazione è che la formulazione di un mo- tinente» (Q , , ). Sono le pagine di
dello ideale e pratico della politica, quasi la “miscellanea” nell’edizione Gerratana dei
sua specificità oltre la corrosione del tempo, Q; qui ricorrono frequenti quadri di descri-
sembra perfettamente in linea con quella ap- zione e di analisi dei processi storici di for-
passionata ricerca di eterno – «für ewig» – mazione delle grandi potenze mondiali, via
di cui G. parla nella celeberrima lettera a via intervenuti soprattutto all’indomani del-
Tania. In questo senso, la politica sembra la prima guerra mondiale, a sanzionare, con
essere il parto di una connotazione teorica e la fine dei combattimenti, un lento ma ine-
di valore, sia pure da adattare ai diversi con- sorabile cambiamento del peso specifico
testi, piuttosto che il frutto mutevole e in- del Vecchio Continente.
certo di un ragionamento da diversificare Un secondo ordine di riflessione sulla
secondo le epoche e i popoli. politica, di genere ora più teorico, ora più
L’ampiezza del problema si riflette an- polemico, conduce a interventi di precisa-
che nel cambiamento dei confini della poli- zione o di contestazione di un ampio arco di
 POLITICA

interessi e competenze. Un primo campo come sostanza concreta di “intuizione” po-


insiste sull’importanza dell’identificazione litica (tuttavia perché in lui diventino so-
logica del passaggio dall’economia, o con- stanza vivente di “intuizione” occorrerà ap-
cordanza di interessi immediati di un grup- prenderli anche “librescamente”)» (Q , ,
po, alla politica, o visione di un assetto del- ). Ecco un’esposizione più articolata di
lo Stato e degli equilibri fra le classi. G. af- un assunto spesso ripetuto nelle note sul va-
ferma che la politica corrisponde alla «fase lore passionale della politica, sull’impossi-
in cui le ideologie germinate precedente- bilità di «fare storia-politica senza passione,
mente vengono a contatto ed entrano in cioè senza sentire ed essere appassionato»
contrasto fino a che una sola di esse, o al- (Q , , ). Il tono duramente polemico
meno una sola combinazione di esse, tende contro l’economicismo banale rivendica al-
a prevalere, [...] a diffondersi su tutta l’area, la politica il rango di attenzione a un mon-
determinando oltre che l’unità economica e do collettivo, a uno scenario storico irridu-
politica anche l’unità intellettuale e morale, cibile all’inespressiva immediatezza dello
su un piano non corporativo, ma universa- scambio e delle condizioni materiali. La
le, di egemonia di un raggruppamento so- stessa interpretazione “ortodossa” del
ciale fondamentale su i raggruppamenti su- marxismo è oggetto di ripulsa, a fronte di
bordinati» (Q , , -). L’argomento, ri- un battesimo della politica impossibile sen-
preso più volte nei Q in altra stesura e sotto za la forza di “perforare” l’insidia dell’eco-
varie angolazioni, tocca temi vasti, come nomia e della passivizzazione, del danaro e
quello degli intellettuali e dell’egemonia. del sapere sostanzialmente positivistico che
Qui interessa sottolineare il confine che G. ne discende sul piano intellettuale. Il moni-
delinea fra i due generi di “politica” ed “eco- to gramsciano è senza ripensamenti e senza
nomia”. Solo al primo compete l’aspirazio- indulgenza: «Nel marxismo puro – egli qua-
ne a una veduta universale e di confronto fra si grida –, gli uomini presi in massa non ob-
concezioni del mondo, laddove il secondo bediscono alle passioni, ma alle necessità
sembra concludersi nell’area teorica dell’in- economiche. La politica è una passione. La
teresse e dell’esistenza immediata, separata Patria è una passione. Queste due idee esi-
da ogni vincolo di autoidentificazione che genti non godono nella storia che una fun-
non sia la tautologica sfera dell’interesse. In zione di apparenza perché in realtà la vita
questo senso, si intravede una funzione mo- dei popoli, nel corso dei secoli, si spiega con
rale della politica, come teatro di quell’atti- un gioco cangiante e sempre rinnovato di
vità di pensiero capace di procedere oltre la cause di ordine materiale. L’economia è tut-
soglia del sé e di misurarsi con un pubblico to. Molti filosofi ed economisti “borghesi”
rinvenibile tanto nella coscienza soggettiva, hanno ripreso questo ritornello» (Q , ,
quanto nello spazio oggettivo del conflitto. ); e il testo viene ripreso in Q , senza so-
In questo stesso orientamento rientra anche stanziali revisioni, e sempre contro il “do-
la categoria del “grande politico”, per G. minio delle cifre”.
esito di una sorta di contemporaneo statuto Infine, tralasciando i molti richiami a
dell’eroe del pensiero e della pratica. Mani- Gentile e Croce, è interessante la fermezza
festamente informata al nesso machiavellia- di G. nel respingere ogni indirizzo politico
no fra “sapere” e decidere nel concreto, la di stampo positivistico. Il rigetto del positi-
morale della politica è condensata nella sin- vismo si esprime in direzioni differenti e toc-
tesi fra la conoscenza, in quanto studio, e ca Scipio Sighele, Guglielmo Ferrero e, in
l’esperienza, in quanto fuoriuscita dalla se- genere, tutta la sociologia lombrosiana, a
paratezza della soddisfazione solo intellet- giudizio del nostro autore ossessionata dal
tuale: «Il grande politico – afferma G. – [...] paradigma del “delinquente”, cui viene
non può che essere “coltissimo”, cioè deve comparata anche l’esperienza politica e la
“conoscere” il massimo di elementi della vi- duplicità fra morale individuale e morale
ta attuale; conoscerli non “librescamente”, pubblica (Q , , ). E sempre contro
come “erudizione” ma in modo “vivente”, l’impostazione sociologica è da ricordare la
POLITICA INTERNA 

fondamentale critica al Manuale popolare di autonomia e unità. La Conferenza imperiale


sociologia marxista di Bucharin, più volte ri- del  ha valorizzato l’autonomia politica
preso nel testo. dei Dominions, precisando che la politica
BIBLIOGRAFIA: COUTINHO . estera e la difesa militare erano appannaggio
del governo di Londra.
SILVIO SUPPA
V. «Bucharin», «Croce», «economia», «egemo- ROBERTO CICCARELLI
nia», «Gentile», «geopolitica», «grande politica, V. «imperialismo», «nazionalismo», «politica in-
piccola politica», «intellettuali», «Machiavelli», ternazionale».
«Marx», «partito», «passione», «scienza della po-
litica», «sociologia». politica interna

politica estera La politica interna è l’espressione di


una volontà politica nazionale da parte di
La politica estera è per G. espressione un’«intera classe» (Q , , ). Essa «det-
della «linea di uno Stato egemonico (cioè di ta le decisioni» in un determinato paese (Q
una grande potenza)», che «non oscilla per- , , ) e intrattiene con la politica estera
ché esso stesso determina la volontà altrui, e un «rapporto organico», anche se talvolta
non ne è determinato», poiché «si fonda su non influisce direttamente su di essa, come
ciò che vi è di permanente e non di casuale nel caso di Napoleone III, il quale aveva due
e immediato nelle altrui volontà» (Q , , politiche, reazionaria all’interno e liberale
). Una politica estera indica il supera- all’estero (Q , , ).
mento del nazionalismo, ma anche di quei La politica interna di un paese diventa
particolarismi regionali che hanno impedito estera per il paese che subisce un’iniziativa
a Lorenzo de’ Medici di realizzare l’unità na- di ordine economico, politico e militare.
zionale italiana. In Francia l’unità nazionale Strumento essenziale per definire una poli-
ha permesso alla dinastia dei Carolingi «di tica interna è l’opinione pubblica. Per G. «la
appellarsi al popolo nella loro politica este- lotta per il monopolio degli organi dell’opi-
ra» (Q , , ). nione pubblica: giornali, partiti, parlamen-
Sono due le tipologie di politica estera to» è un problema di politica interna (Q ,
analizzate da G.: quella nazionalistica e , ). L’obiettivo di chi possiede le leve
quella imperiale. La prima è l’espressione di della politica interna è modellare «l’opinio-
«una oligarchia parassitaria e privilegiata» e ne e quindi la volontà politica nazionale, di-
di una «politica interna di corruzione e di sponendo i discordi in un pulviscolo indivi-
deperimento delle forze nazionali»; la se- duale e disorganico» (ibid.).
conda distingue le ragioni dell’autonomia G. distingue la politica interna italiana
delle singole parti soggette all’autorità di da quella tedesca. In Italia, «gli affari reali
una «grande potenza» dalle ragioni dell’u- sono nelle mani dei funzionari specializzati,
nità politica (Q , , ). Una politica na- uomini indubbiamente di valore e di capa-
zionalistica come quella italiana è il sintomo cità dal punto di vista tecnico-professionale
di un «cosmopolitismo e apatriottismo» che burocratico, ma senza legami continuati con
si collegano a uno «sciovinismo frenetico» l’“opinione pubblica”, cioè con la vita na-
basato sulle «glorie romane e delle repub- zionale» (Q , , ). In Germania, inve-
bliche marinaresche» (Q , , ). Una po- ce, «dietro la burocrazia c’erano gli Junker,
litica imperiale come quella britannica ricer- una classe sociale sia pure mummificata e
ca un «equilibrio tra esigenze di autonomia mutilata, mentre in Italia una forza di tal ge-
dei Dominions e esigenze di unità imperia- nere non esisteva: la burocrazia italiana può
le» (Q , , ). Nella politica estera impe- essere paragonata alla burocrazia papale, o
riale britannica uguaglianza di status non si- meglio ancora, alla burocrazia cinese dei
gnifica uguaglianza di funzioni: nel Com- mandarini» (ibid.). Per questa ragione, a dif-
monwealth britannico, infatti, la politica ferenza di quella tedesca, «la monarchia ita-
estera ha scoperto la difficile dialettica tra liana è stata essenzialmente una “monarchia
 POLITICA INTERNAZIONALE

burocratica” e il re il primo dei funzionari, ro i così detti “fattori imponderabili”, cioè


nel senso che la burocrazia era la sola forza le reazioni immediate, di sorpresa, da parte,
“unitaria” del paese, permanentemente in un momento dato, delle forze tradizio-
“unitaria”» (ibid.). nalmente inerti e passive. Tra gli elementi
della preparazione di una favorevole con-
ROBERTO CICCARELLI
giuntura strategica sono da porre [...] l’or-
V. «burocrazia», «opinione pubblica», «politica ganizzazione di un ceto militare accanto al-
estera».
l’organismo tecnico dell’esercito nazionale»
(Q , , ).
politica internazionale Attore principale della politica interna-
Per G. la politica internazionale è «la zionale, intesa come “grande politica”, è la
grande politica per le quistioni che riguar- «grande potenza», il cui compito è di «at-
dano la statura relativa dei singoli Stati nei tendere sistematicamente e pazientemente a
confronti reciproci» (Q , , ). La politi- formare, sviluppare, rendere sempre più
ca internazionale è una «quistione» della omogenea, compatta, consapevole di se
«grande politica» essendo connessa con la stessa questa forza» (Q , , ). Uno Sta-
«fondazione di nuovi Stati, con la lotta per to raggiunge il rango di grande potenza
la distruzione, la difesa, la conservazione di quando interpreta le relazioni internaziona-
determinate strutture organiche economico- li come momenti di un rapporto di forza.
sociali» (Q , , ). Segue la definizione di una gerarchia di po-
La visione gramsciana della politica in- tenza tra gli Stati, basata sull’estensione del
ternazionale è di tipo strategico, impronta- territorio, sulla forza economica e su quella
ta alla dialettica struttura-sovrastruttura e militare. Per G. la posizione egemonica in
ispirata a un’idea sistemica delle relazioni vetta alla gerarchia di potenza viene rag-
internazionali. Elementi centrali della poli- giunta da uno Stato quando mantiene «la
tica internazionale di G. sono i rapporti di tranquillità interna», cioè la capacità del
forza, distinti in tre gradi. Il terzo di essi, gruppo dominante di governare i conflitti
che rappresenta il vero campo di applica- con i subordinati (Q ,  ). Strumento
zione della politica internazionale, è «la fa- di governo della gerarchia di potenza è la di-
se più schiettamente “politica” che segna il plomazia, «quella forma di lotta politica in-
netto passaggio dalla pura struttura alle su- ternazionale che influisce per ottenere vit-
perstrutture complesse» (Q , , ). Nel- torie senza spargimento di sangue, senza
la politica internazionale questi momenti si guerra» (Q  II, .V, ).
complicano tra loro, orizzontalmente e ver- La guerra è il momento decisivo per ve-
ticalmente, cioè per attività economica rificare il ruolo di grande potenza di uno
(orizzontale) e per territorio (verticalmen- Stato in una gerarchia mondiale. «È grande
te), combinandosi e scindendosi variamen- potenza quello Stato che – entrato in un si-
te, e ognuna di queste combinazioni può es- stema di alleanze per una guerra – (e oggi
sere rappresentata da una propria espres- ogni guerra presuppone dei sistemi di forze
sione organizzata, economica e politica. In antagonistiche) al momento della pace è
questo duplice movimento G. vede l’intrec- riuscito a conservare un tale rapporto di
ciarsi della “scienza politica” e della “scien- forze con gli alleati da essere in grado di far
za militare”. Momento centrale della politi- mantenere i patti e le promesse fatte all’ini-
ca internazionale è l’analisi della «congiun- zio della campagna. Ma uno Stato che per
tura strategica» in un «teatro della lotta» nel entrare in guerra ha bisogno di grossi pre-
quale maturano i rapporti di forza tra gli stiti, ha bisogno continuo di armi e muni-
Stati: «Il grado di preparazione strategica zioni per i suoi soldati, [...] è considerato
può dare la vittoria a forze “apparentemen- grande potenza solo nelle carte diplomati-
te” (cioè quantitativamente) inferiori a che» (Q , , -). Una grande potenza
quelle dell’avversario. Si può dire che la detta i tempi delle combinazioni interne al-
preparazione strategica tende a ridurre a ze- la gerarchia dei rapporti di forza; essa si
POLIZIA 

muove nel «teatro della lotta» e governa cui G. non sofferma l’attenzione ma che pu-
una «congiuntura strategica». Il suo obietti- re non dimentica (non solo perché ne è di-
vo è istituire una linea politica egemonica rettamente vittima): è accaduto – egli affer-
fondata «su ciò che vi è di permanente e ma – che «dopo il , dopo l’espansione del
non di casuale e immediato e nei propri in- parlamentarismo, del regime associativo sin-
teressi e in quelli delle altre forze che con- dacale e di partito, del formarsi di vaste bu-
corrono in modo decisivo a formare un si- rocrazie statali e “private”», ovvero con la
stema e un equilibrio» (ivi, ). nascita della società di massa, delle sue isti-
G. descrive il sistema delle relazioni in- tuzioni, della sua forma politica “democrati-
ternazionali attraverso due movimenti: or- ca”, vi siano state anche delle «trasforma-
ganico, e relativamente permanente, e con- zioni avvenute nell’organizzazione della po-
giunturale (Q , , ). I movimenti or- lizia in senso largo». La polizia cioè non è
ganici investono i grandi raggruppamenti stata più solo quel «servizio statale destina-
degli Stati e dei gruppi sociali che domina- to alla repressione della delinquenza», ma
no la vita di uno Stato. Nei movimenti con- sempre più è divenuta un «insieme di forze
giunturali, definiti da G. anche «occasiona- organizzate dallo Stato e dai privati per tu-
li», avviene la costituzione delle forze anta- telare il dominio [politico ed economico,]
gonistiche che testimoniano l’esistenza del- della classe dirigente. In questo senso, interi
le condizioni necessarie per la trasformazio- partiti “politici” e altre organizzazioni eco-
ne del rapporto di forza vigente. In un’otti- nomiche o di altro genere devono essere
ca sistemica, G. valuta i movimenti occasio- considerati organismi di polizia politica di
nali come disordini necessari perché, a dif- carattere “repressivo” e “investigativo”» (Q
ferenza di quelli organici, esprimono il de- , , ; senza significative varianti il Te-
clino del “dover essere” storico imposto sto C: Q , , ).
dalla grande potenza. La distinzione tra i In un Testo B del Q  (esplicitamente
movimenti organici e i movimenti occasio- intitolato Partiti politici e funzioni di poli-
nali è applicabile a ogni situazione del siste- zia) G. approfondisce il ruolo dei partiti in
ma delle relazioni internazionali. Per G. la relazione a questa funzione di polizia inte-
politica deve cogliere sempre il nesso dia- sa in senso largo: «È difficile escludere che
lettico tra i due movimenti, anche se è sem- qualsiasi partito politico (dei gruppi domi-
pre in agguato l’errore di natura “economi- nanti, ma anche di gruppi subalterni) non
cistica”, o “volontaristico”, che spiega la adempia anche una funzione di polizia,
trasformazione del sistema internazionale cioè di tutela di un certo ordine politico e
nei termini di una fluttuazione finanziaria, legale» (Q , , ). Tale funzione può
oppure con la volontà di potenza unilatera- essere però «progressiva e regressiva: è
le da parte di una grande potenza. progressiva quando essa tende a tenere nel-
l’orbita della legalità le forze reazionarie
ROBERTO CICCARELLI
spodestate e a sollevare al livello della nuo-
V. «grande politica, piccola politica», «guerra»,
va legalità le masse arretrate. È regressiva
«internazionale, internazionalismo», «politica
estera», «politica interna», «rapporti di forza».
quando tende a comprimere le forze vive
della storia e a mantenere una legalità sor-
passata, antistorica, divenuta estrinseca»
polizia
(ivi, ).
Vi è in G. un allargamento del concetto Il brano citato sembra riferirsi ai due re-
di polizia che è da collegare a quell’allarga- gimi che G. ha di fronte, quello fascista e
mento del concetto di Stato col quale l’auto- quello sovietico, esercitanti funzione di po-
re descrive i mutamenti morfologici della lizia l’uno in senso regressivo-reazionario e
politica tra la fine dell’Ottocento e i primi l’altro in senso progressivo-rivoluzionario.
decenni del Novecento. La polizia, infatti, G. aggiunge che «quando il partito è pro-
non viene solo considerata nei Q come ovvia gressivo esso funziona “democraticamente”
parte degli apparati repressivi dello Stato, su (nel senso di un centralismo democratico)»,
 POPOLARE

mentre «quando il partito è regressivo esso più “polizia politica”, appunto, ma polizia
funziona “burocraticamente” (nel senso di tout court, ovvero massa attivamente parte-
un centralismo burocratico). Il Partito in cipe, su cui si fonda la coesione sociale e la
questo secondo caso è puro esecutore, non compagine statuale. Che non si regge – vie-
deliberante: esso allora è tecnicamente un ne riaffermato – tanto sulle funzioni repres-
organo di polizia e il suo nome di Partito po- sive ma, anche quando si parla di polizia, su
litico è una pura metafora di carattere mito- quelle egemoniche, che portano tendenzial-
logico» (ibid.). Si potrebbe leggere in questa mente tutti a concorrere a difendere la
alternativa tra centralismo democratico e realtà data, almeno nei periodi storici non
burocratico – e nella terminologia usata – il rivoluzionari. Del resto, scrive G. già nel Q
riferimento a diverse modalità di funziona- , «ogni cittadino» attivo è un «“funziona-
mento di una società socialista, e dunque rio”» statale se «aderisce» ed «elabora» il
una critica a quelle prevalse in Unione So- programma dello Stato (Q , , ). Un
vietica a partire dalla fine degli anni Venti, funzionario statale che all’occorrenza ha an-
alle quali si dà oggi il nome di stalinismo. Ma che funzioni di polizia.
è probabile che G. si riferisca all’alternativa
GUIDO LIGUORI
tra diverse modalità repressive in senso lato,
regressiva e progressiva, fascista e sovietica, V. «centralismo», «corporativismo», «funziona-
rio», «partito», «società civile», «società politi-
il che spiegherebbe meglio l’uso di un ag-
ca», «Stato».
gettivo come «regressivo».
I due testi citati, del Q  e del Q , so-
popolare
no databili al -. A un periodo leg-
germente posteriore dovrebbe appartenere L’aggettivo «popolare» nei Q indica ciò
anche Q , , -, ultimo paragrafo di Q che attiene o è diffuso tra il popolo, inteso
, aggiunto in seguito (v. Q, AC, ). In es- come l’insieme delle classi subalterne. Solo
so infatti G. si chiede: «“Cosa è la polizia?” in alcuni casi, però, il termine equivale a
(a questa domanda si è accennato in altre «proletario» (Q , , ) o si riferisce espli-
note, trattando della reale funzione dei par- citamente ai ceti che compongono il prole-
titi politici). Si sente spesso dire, come se si tariato (Q , , ). Nella gran parte dei casi
trattasse di una critica demolitrice della po- l’aggettivo sembra implicare un concetto di
lizia, che il  % dei reati [...] rimarrebbe- popolo come l’insieme degli individui che
ro impuniti se la polizia non avesse a sua di- compongono una compagine sociale. È il
sposizione i confidenti ecc. Ma in realtà, concetto ottocentesco di «popolo-nazione»
questa specie di critica è inetta. Cosa è la che G. tiene idealmente presente e che gli
polizia? Certo essa non è solo quella tale or- permette da un lato di prefigurare la trasfor-
ganizzazione ufficiale, giuridicamente rico- mazione di «popolare» in «nazionale-popo-
nosciuta e abilitata alla funzione pubblica lare», dall’altro di denunciare la «demago-
della pubblica sicurezza che di solito si in- gia» delle classi dirigenti risorgimentali, col-
tende. Questo organismo è il nucleo centra- pevoli di aver degradato il popolo a mero
le e formalmente responsabile, della “poli- strumento del proprio progetto politico (Q
zia”, che è una ben più vasta organizzazio- , , ) e di aver impedito alle classi po-
ne, alla quale, direttamente o indirettamen- polari di divenire protagoniste della storia
te, con legami più o meno precisi e deter- nazionale, come di fatto era avvenuto in al-
minati, permanenti o occasionali, ecc., par- tre parti d’Europa (Q , , ).
tecipa una gran parte della popolazione di Osservando che nella lingua italiana
uno Stato. L’analisi di questi rapporti serve «popolare» e «nazionale» non sono sinoni-
a comprendere cosa sia lo “Stato” ben più mi, come accade in altre lingue europe (Q ,
di molte dissertazioni filosofico-giuridi- , ), G. stesso ne delimita l’ambito se-
che». Qui dunque non sono solo i partiti, mantico chiarendo che il termine definisce i
ma «una gran parte della popolazione» a es- ceti colpevolmente tenuti ai margini della vi-
sere considerata polizia in senso largo. Non ta politica e culturale e indica, potremmo ag-
POPOLO 

giungere, più che lo «spirito di scissione», lo della storia, dall’altro esso non è da conside-
stato di isolamento e di arretratezza cultura- rare, come vorrebbero Croce o Labriola (Q
le in cui si trovano le classi popolari. , ,  e Q , , ), uno stato “fanciul-
Non è un caso, d’altronde, che l’agget- lo” dell’umanità, al quale proporre una pe-
tivo, soprattutto unito a sostantivi come cul- dagogia paternalistica, tesa al mantenimento
tura, letteratura, religione, filosofia, ideolo- della sua condizione di inferiorità.
gia, più che a sottolineare la diversità e l’au- Il popolo non è storicamente identifica-
tonomia della cultura popolare serva a de- bile con lo stesso o gli stessi gruppi sociali,
notare la sua sostanziale elementarietà o ar- né lo è geograficamente: è importante pen-
retratezza, di cui è testimone l’accostamento sare sempre al popolo in rapporto alla pic-
che G. suggerisce tra cultura popolare e cola borghesia, almeno fino alla rivoluzione
folklore o tra filosofia popolare e senso co- industriale, poi in rapporto al proletariato, e
mune basato sulla constatazione che quelle anche in rapporto agli intellettuali, o addi-
varianti popolari, non «elaborate» né «siste- rittura all’aristocrazia in nazioni come la
matizzate», sono «una giustapposizione Francia, dove il popolo ha assunto un ruolo
meccanica di parecchie concezioni del mon- storico ben preciso grazie alla sua matura-
do» (Q , , ). zione, insieme ad altre classi, al livello di po-
polo-nazione.
MARINA PALADINI MUSITELLI G. esamina la nozione anche rispetto a
V. «cultura popolare», «folclore, folklore», «na- realtà geo-storiche come l’America e l’Asia
zionale-popolare», «popolo», «popolo-nazione», (Q , , -), mostrando le enormi diffe-
«senso comune», «spirito di scissione».
renze con l’Italia. Il popolo non può espri-
mere una sua propria concezione del mon-
popolare-nazionale: v. nazionale-popolare. do, non è una “collettività omogenea”, e
questo è l’elemento peculiare che lo distin-
popolo gue: la sua cultura, il suo «senso comune»
«I politici d’avventura domandano con sono composti da una molteplicità di conce-
cipiglio di chi la sa lunga: “Il popolo! Ma co- zioni del mondo che si giustappongono e
s’è questo popolo? Ma chi lo conosce? Ma che derivano da una serie di elementi etero-
chi l’ha mai definito?”» (Q , , ). Gli in- genei della religione, della scienza, della fi-
tellettuali si comportano nello stesso modo, losofia rielaborati in forma di folclore (Q ,
perpetuando un distacco dai ceti subalterni ,  e Q , , ). Non si tratta di una cul-
che ha origini antiche, che si può far risalire tura di per sé alternativa alla cultura del do-
a quel momento della storia della cultura in minio, ma solo di una potenzialità di alter-
cui la scelta del ritorno al latino come lingua nativa, che resta allo stato di mero «sovver-
di comunicazione religiosa, agli albori dello sivismo» se non si eleva grazie alla relazione
sviluppo del volgare, segna nel senso del do- con la cultura alta (Q , , ), passando dal
minio il rapporto fra gli strati della società, a livello della «spontaneità» a quello della «di-
partire dalla negazione del linguaggio, del rezione consapevole» (Q , , ). «L’erro-
sapere, della conoscenza da parte di uno sul- re dell’intellettuale consiste nel credere che
l’altro. Non è un caso che in Italia sia la let- si possa sapere senza comprendere e special-
teratura il terreno su cui è possibile misura- mente senza sentire ed essere appassionato
re particolarmente la distanza fra classi alte [...] non si fa storia-politica senza passione,
e classi basse, se perfino autori come Man- cioè senza essere sentimentalmente uniti al
zoni sono stati capaci di esprimere verso il popolo» (Q , , ).
popolo «condiscendente benevolenza, non LEA DURANTE
medesimezza umana» (Q , , ). V. «alta cultura», «classe», «cultura popolare»,
D’altro canto non è facile per G. defini- «folclore, folklore», «intellettuali», «Manzoni»,
re cosa sia «popolo»: da un lato è proprio la «nazionale-popolare», «nazione», «passione»,
sua indeterminatezza a impedirgli di diven- «popolo-nazione», «semplici», «senso comune»,
tare classe e di agire visibilmente sulla scena «sovversivismo», «umili».
 POPOLO - NAZIONE

popolo-nazione degli intellettuali italiani, tanto laici quanto


cattolici, dal popolo-nazione è tale da far af-
«Popolo-nazione» è «l’elemento per-
fermare a G. che «l’elemento indigeno è più
manente» mancato alla storia dell’Italia uni-
straniero degli stranieri di fronte al popolo-
ta e protagonista invece della storia france-
nazione» (Q , , ).
se, che ha consentito a quest’ultima di supe-
rare «le variazioni politiche» e di sviluppare LEA DURANTE
forme di «nazionalismo politico e culturale V. «classe, classi», «egemonia», «intellettuali»,
che sfugge ai limiti dei partiti propriamente «intellettuali italiani», «letteratura d’appendice»,
nazionalistici e che impregna tutta la cultu- «nazionale-popolare», «nazione», «passione»,
ra» (Q , , -). «Gli uomini del Risorgi- «popolo», «riforma intellettuale e morale», «Ri-
mento fecero del popolo-nazione uno stru- sorgimento», «società civile».
mento, degradandolo» (Q , , ). Lo re-
sero strumentale, cioè, a quel sentimento na- populismo
zionale retorico e antistorico che gli intellet- Connesso con il gran tema gramsciano
tuali erano andati costruendo da lungo tem- del «nazionale-popolare», nelle sue diverse
po, basato sulla mistificazione secondo cui occorrenze il termine «populismo» assume
la nazione italiana era sempre esistita in po- una connotazione prevalentemente negati-
tenza e si trattava solo di realizzarla. La non va. In Q , , -, a proposito di un arti-
raggiunta maturità in Italia del popolo-na- colo di Cajumi su Giovanni Cena, G. parla
zione, nel senso in cui esisteva in altri paesi di «andata al popolo» come di una «parola
europei, e la sua ulteriore mortificazione da d’ordine», spesso fine a se stessa, propria de-
parte soprattutto dei partiti di destra, è con- gli scrittori «populisti» contemporanei, qui
siderata da G. un fatto intrinsecamente con- decisamente contrapposti agli scrittori fran-
nesso alla debolezza delle istanze più demo- cesi dell’Ottocento, visto che «nel passato
cratiche che agivano nel confronto politico tra popolo e scrittori in Francia non ci fu mai
risorgimentale e al definitivo prevalere di scissione dopo la Rivoluzione francese e fino
quelle liberali e conservatrici. a Zola», per cui soltanto «la reazione simbo-
Per G. «l’errore dell’intellettuale consi- lista scavò un fosso tra popolo e scrittori, tra
ste 〈nel credere〉 che si possa sapere senza scrittori e vita» (ivi, ). Del resto, davanti
comprendere e specialmente senza sentire alla proposta di Cajumi di scorgere in Cena
ed essere appassionato [...] cioè che l’intel- un vero «studioso di cose sociali», e dunque
lettuale possa essere tale (e non un puro pe- un autentico rappresentante della suddetta
dante) se distinto e staccato dal popolo-na- «andata al popolo», G. da parte sua oppone
zione [...] non si fa politica-storia senza que- un netto rifiuto, ridimensionando alquanto
sta passione, cioè senza questa connessione la portata oggettiva dell’ideologia di questo
sentimentale tra intellettuali e popolo-nazio- scrittore: «nello scritto Che fare? il Cena vo-
ne» (Q , , ). leva fondere i nazionalisti coi filosocialisti
Il popolo-nazione – che intreccia e tra- come lui; ma in fondo tutto questo sociali-
valica le nozioni di classe e di società civile –, smo piccolo borghese alla De Amicis non
inteso come fondamentale elemento di un era un embrione di socialismo nazionale, o
processo storico sano, è dunque anche il pro- nazionalsocialismo, che ha cercato di farsi
tagonista della riforma intellettuale e morale strada in tanti modi in Italia e che ha trova-
nella sua versione più autentica, e in definiti- to nel dopoguerra un terreno propizio?»
va dell’autoeducazione auspicata da G. La (ivi, -). Ebbene, questa vistosa cautela di
classe colta, però, è stata storicamente inca- G. nell’accreditare a un determinato autore
pace di stabilire un nesso organico con il po- un interesse e una materia autenticamente
polo-nazione, e questo ha comportato il veri- “sociali” e “popolari” non è certo casuale.
ficarsi di un’egemonia culturale dei libri stra- In Q , , , parlando di Controrifor-
nieri, soprattutto attraverso la diffusione di ma e utopie, G. ipotizza che «dalle Utopie
massa del romanzo d’appendice. La distanza sarebbe nata anche la moda di esaltare i po-
POPULISMO 

poli primitivi, selvaggi (il buon selvaggio) fra l’altro intorno alla fondamentale distin-
presunti essere più vicini alla natura», per zione metodologica secondo cui per uno
poi notare come «ciò si ripeterebbe nell’e- scrittore determinante non è la semplice
saltazione del “contadino”, idealizzato, da scelta di raffigurare un certo ambiente so-
parte dei movimenti populisti». In Q , , ciale, bensì l’“atteggiamento” che verso tale
, invece, G. discutendo di un articolo di ambiente egli dimostra. Una volta fissato l’i-
Alberto Consiglio pubblicato sulla “Nuova deale di una scrittura capace di collegarsi or-
Antologia” il ° aprile  e intitolato Popu- ganicamente con il “popolo-nazione”, senza
lismo e nuove tendenze della letteratura fran- dubbio G. identifica la principale antitesi di
cese, affermava in maniera assai significativa tale ideale nel brescianesimo, ovvero in una
che «una lista delle tendenze “populiste” e produzione letteraria caratterizzata dal pre-
una analisi di ciascuna di esse sarebbe inte- giudizio antipopolare; eppure, anche verso
ressante: si potrebbe “scoprire” una di quel- l’opposta e simmetrica deriva del “populi-
le che Vico chiama “astuzie della natura”, smo” egli è assai critico.
cioè come un impulso sociale, tendente a un Insomma, per conseguire un vero con-
fine, realizzi il suo contrario»: insomma, an- tatto con il popolo-nazione non è sufficien-
cora una volta G. sembra essere piuttosto te rappresentare un certo milieu sociale (op-
diffidente verso il populismo intellettuale e pure riprodurne meccanicamente tutti i sen-
letterario, quello per cui si chiede agli auto- timenti e tutte le istanze): ciò che invece pre-
ri di mettere la propria penna al servizio del tendevano di fare la maggior parte degli
popolo, senza però che vi sia alle spalle scrittori italiani che narravano degli “umili”,
un’impostazione ideologica più organica. i quali scrittori, peraltro, nelle loro rappre-
Assai importante è Q , , , laddo- sentazioni erano non a caso inclini a omette-
ve il vocabolo sembra impiegato in senso de- re proprio quell’aspetto del mondo popola-
notativo e dunque non negativo: «il De re che secondo G. è invece centrale e impre-
Sanctis, nell’ultima fase della sua vita e della scindibile, ovvero la sfera del lavoro. Indica-
sua attività, rivolse la sua attenzione al ro- tivo, a tal proposito, Q , , , laddove G.
manzo “naturalista” o “verista” e questa for- si chiede «per quali forme di attività hanno
ma di romanzo, nell’Europa occidentale, fu “simpatia” i letterati italiani? Perché l’atti-
l’espressione “intellettualistica” del movi- vità economica, il lavoro come produzione
mento più generale di “andare al popolo”, individuale e di gruppo non li interessa?»: in
di un populismo di alcuni gruppi intellet- particolare si segnala come «la vita dei con-
tuali sullo scorcio del secolo scorso, dopo il tadini occupa un maggior spazio nella lette-
tramonto della democrazia quarantottesca e ratura, ma anche qui non come lavoro e fa-
l’avvento di grandi masse operaie per lo svi- tica, ma dei contadini come “folclore”, co-
luppo della grande industria urbana». me pittoreschi rappresentanti di costumi e
Il riferimento a tali tarde letture de- sentimenti curiosi e bizzarri».
sanctisiane torna proprio in Q , , , ov- Non mancano, del resto, nei Q numero-
vero in un contesto in cui si cerca di defini- si esempi concreti atti a illuminare la suddet-
re il proprium della posizione ideologico-cul- ta incongruenza fra oggetto e atteggiamento:
turale del critico irpino: «ecco perché ad un ed ecco Verga, che in Q , ,  è visto come
certo punto [De Sanctis, ndr] si stacca dal- rappresentante di punta del verismo. Ebbe-
l’idealismo speculativo e si avvicina al positi- ne, tipica di questo movimento (e «special-
vismo e al verismo (simpatie per Zola [...])». mente nel Verga») è stata proprio la «posi-
Il fatto è che, come è noto, per G. De Sanc- zione ideologica» per cui «il popolo della
tis rappresentava l’intellettuale che meglio campagna è visto con “distacco”, come “na-
di ogni altro aveva provato a imprimere un tura” estrinseca allo scrittore, come spetta-
indirizzo “nazionale-popolare” alla cultura colo» (e nel corrispondente Testo C, Q , ,
italiana, ovviamente entro i limiti possibili , significativamente si parla di «“natura”
nel suo tempo: una categoria ermeneutica, estrinseca sentimentalmente allo scrittore»,
quella di “nazionale-popolare”, incardinata corsivo mio). Ecco Manzoni, nei cui Promes-
 POSITIVISMO

si sposi, nonostante l’ampio protagonismo aveva segnalato criticamente l’«ideologia»


narrativo che viene concesso a personaggi del Mezzogiorno quale «palla di piombo che
popolari, domina il «paternalismo cattoli- impedisce i più rapidi progressi allo svilup-
co»: «una ironia sottintesa, indizio di assen- po civile dell’Italia» e inoltre aveva indicato
za di profondo istintivo amore verso quei nel Partito socialista uno dei veicoli di que-
personaggi, è un atteggiamento dettato da un sta ideologia, affermando che esso aveva da-
esteriore sentimento di astratto dovere det- to «il suo crisma a tutta la letteratura “meri-
tato dalla morale cattolica, corretto appunto dionalista” della cricca di scrittori della co-
e vivificato dall’ironia diffusa» (Q , , ). siddetta scuola positiva, come i Ferri, i Ser-
In Q , , , invece, dopo avere pas- gi, i Niceforo, gli Orano e i minori seguaci»,
sato in rassegna gli esempi di G. C. Abba, e infine concludendo che «ancora una volta
Verga, Jahier, G. cita il caso, a suo modo em- la “scienza” era rivolta a schiacciare i miseri
blematico, degli autori riconducibili al mo- e gli sfruttati», ma che in questo caso «si am-
vimento di Strapaese: «tutta la letteratura di mantava dei colori socialisti, pretendeva es-
Strapaese dovrebbe essere “nazionale-po- sere la scienza del proletariato» (CPC ).
polare” come programma, ma lo è appunto Ma, al di là dei «sociologhi del positivi-
per programma, ciò che la ha resa una ma- smo», G. intende mettere al centro della sua
nifestazione deteriore della cultura». Sulla attenzione e della sua riflessione la questio-
stessa linea si pone Q , , , laddove G. ne del «positivismo filosofico» (espressione
tratta del futurismo italiano (movimento al presente in Q , , ). Sotto questo profi-
quale, come è noto, nei Q vengono accorda- lo, è significativo quanto l’autore dei Q af-
ti confini assai larghi), i cui rappresentanti, ferma a proposito di De Man, visto come
con il loro «“romanticismo” o Sturm und «un esemplare pedantesco della burocrazia
drang popolaresco» di fatto erano ritornati laburista belga», che «crede di aver fatto
a proporre alcune ricerche potenzialmente delle scoperte grandiose, perché ripete co-
feconde in senso nazionale-popolare; senon- me formula scientifica la descrizione dei fat-
ché, da Marinetti a Papini, a conti fatti que- ti empirici»: egli – afferma con nettezza G. –
ste stesse proposte erano state gravemente è «un caso tipico di positivismo che raddop-
inficiate da una tipica «assenza di carattere e pia il fatto, descrivendolo e formulandolo
di fermezza dei loro inscenatori», ovvero sinteticamente e poi fa della formulazione
dalla loro «tendenza carnevalesca e pagliac- del fatto la legge del fatto» (Q , , ).
cesca» propria di «piccoli borghesi intellet- Il pensatore sardo inoltre collega lo
tuali, aridi e scettici». scetticismo «col materialismo volgare e col
positivismo» e parla dell’«impotenza» della
DOMENICO MEZZINA
filosofia positivista a «spiegare il mondo» (Q
V. «contadini», «De Sanctis», «folclore, folklore», , , ). Assai rilevante è quanto G. afferma
«futurismo», «Manzoni», «nazionale-popolare»,
in Q , ,  a proposito del manuale di
«popolo-nazione», «Strapaese-Stracittà», «umi-
li», «Verga», «verismo».
Bucharin sul materialismo storico (La teoria
del materialismo storico. Manuale popolare di
sociologia), che costituisce oggetto ricorren-
positivismo
te di critica netta e dettagliata nel corso dei
G. nel Q  fa innanzitutto riferimento ai Q. Il pensatore sardo osserva che il modo in
«sociologhi del positivismo», i quali erano cui è posto da Bucharin il concetto di una
andati consolidando e addirittura teorizzan- realtà oggettiva del mondo esterno è «su-
do le «opinioni già diffuse» a proposito del- perficiale ed estraneo al materialismo stori-
la “miseria” del Mezzogiorno, attribuita, in- co» e precisa ironicamente che proprio la re-
vece che a cause di ordine storico-sociale e ligione cattolica sosteneva con decisione,
politico, a fattori quali «l’incapacità organi- contro l’idealismo, la tesi della «“realtà” in-
ca degli uomini, la loro barbarie, la loro in- dipendente dall’uomo pensante» (ibid.): a
feriorità biologica» (Q , , ). Già in Al- ben guardare – egli afferma – la Chiesa, at-
cuni temi della quistione meridionale egli traverso i gesuiti e in particolare i neoscola-
POTERE 

stici, «ha cercato di assorbire il positivismo» scientismo)» (Q , , ), hanno creduto
per sostenere con più forza la sua tesi. Così di fondare una “filosofia” marxista, identifi-
pure, in un brevissimo paragrafo del Q , G., candola sostanzialmente «nel materialismo
propugnando l’opportunità di scrivere «un tradizionale» (ivi, ).
nuovo Antidühring» che ora si configure-
rebbe come «un Anti-Croce», spiega che in PASQUALE VOZA
tale opera si potrebbe riassumere «non solo V. «Bucharin», «Croce», «De Man», «De Sanc-
la polemica contro la filosofia speculativa, tis», «Engels», «materialismo e materialismo vol-
gare», «quistione meridionale», «scetticismo»,
ma anche, implicitamente, quella contro il
«sociologia».
positivismo e le teorie meccanicistiche», che
costituiscono una vera e propria «deteriora-
zione» del marxismo (Q , , ). potere
In questo ambito di riflessione il distac- Sono numerosi i passi dei Q in cui G.
co di De Sanctis dall’«idealismo speculati- usa espressioni come «presa del potere» (Q
vo» e il suo avvicinamento «al positivismo e , , ), «andata al potere» (Q , , ),
al verismo in letteratura (simpatie per Zo- «conquista del potere» (Q , , ) o «lotta
la)» sono visti da G. come un tentativo di per il potere» (Q , , ), tutte in riferi-
reazione a quel contrasto tra “vita” e “scien- mento all’ascesa della borghesia come classe
za” (ovvero, sempre con linguaggio desanc- dirigente negli Stati europei o per descrive-
tisiano, tra “ideale” e “reale”), che nella tra- re la conquista dei moderati dell’Unità d’I-
dizione italiana costituiva «una debolezza talia nel Risorgimento. Seguendo questo uso
della struttura nazionale-popolare» (Q , , comune del termine G. precisa le condizio-
). Va rilevato inoltre che, in riferimento ni dell’«esercizio del potere governativo» (Q
alle discussioni su storia e antistoria solleva- , , ): «una classe già prima di andare
te dall’opuscolo di Adriano Tilgher (intito- al potere può essere “dirigente” (e deve es-
lato appunto Storia e Antistoria), nonché serlo): quando è al potere diventa dominan-
dalla relazione di Croce al Congresso filoso- te ma continua ad essere anche “dirigente”»
fico di Oxford, G. osserva che tali discus- (Q , , ). La conquista del potere si con-
sioni non sono altro che «la ripresentazione figura quindi come il passaggio da una fun-
nei termini della cultura moderna della di- zione dirigente a una anche dominante, ov-
scussione avvenuta alla fine del secolo scor- vero come il momento della coercizione da
so nei termini del naturalismo e positivi- parte di una «forza politica efficiente dal
smo» intorno al problema «se la storia e la punto di vista dell’esercizio del potere go-
natura procedano per “salti” o solo per evo- vernativo» (Q , , ). È secondo questo
luzione graduale e progressiva» (Q , , schema che G. rileva che «conquista del po-
-: v. il corrispettivo Testo C in Q  II, tere e affermazione di un nuovo mondo pro-
, ). Infine G., nella sua critica ricor- duttivo sono inscindibili» (Q , , ). G.
rente del Manuale di Bucharin, tende non di recepisce anche, almeno in parte, la conce-
rado a ribadire, in forme variamente artico- zione weberiana del potere quando, com-
late, l’accostamento al positivismo. Ad mentando un passo di Economia e società ri-
esempio, in Q , ,  egli afferma che lo portato in un articolo di Michels, ricorda co-
stesso concetto di scienza, quale risulta dal me il partito politico sia «una associazione
testo di Bucharin, va distrutto criticamente: spontanea di propaganda e d’agitazione, che
giacché esso «è preso di sana pianta dalle tende al potere per procurare così ai suoi
scienze naturali, come se queste fossero la aderenti attivi (militanti) possibilità morali e
sola scienza, o la scienza per eccellenza, co- materiali per realizzare fini oggettivi o van-
sì come è stato fissato dal positivismo». Al- taggi personali» (Q , , ).
trove G. fa riferimento ai marxisti cosiddet-
ti «ortodossi» che, legati essenzialmente al- MICHELE FILIPPINI
la «particolare corrente di cultura dell’ulti- V. «coercizione», «direzione», «dominio», «parti-
mo quarto del secolo scorso (positivismo, to», «Weber».
 PRAGMATISMO

pragmatismo G. trova un alleato contro lo strapotere del-


la cultura ufficiale di stampo positivista. Di
Il pragmatismo è un interesse costante
questa antica battaglia giovanile si trovano
nella riflessione gramsciana già negli scritti
tracce in Q , , nota intitolata Bergson, il
giovanili. Per quanto attiene al giudizio di
materialismo positivistico, il pragmatismo,
G. verso il pragmatismo italiano, nel caso di dove G. fa alcuni estratti da un articolo del
Papini e Prezzolini interviene una vera e filosofo Balbino Giuliano.
propria virata: da dissacratori e iconoclasti Nei Q il discorso intorno al pragmati-
interpreti della cultura, alleati comuni nella smo acquista però un tono e un senso del tut-
battaglia contro il positivismo, essi diventa- to diversi rispetto a quelli di semplice testi-
no nelle note carcerarie tra gli interpreti più monianza o di ricordo di simpatie nutrite in
retrivi della cultura italiana. In particolare gioventù. In Q ,  (poi Q , ) G. – pren-
Papini, presente nei Q nella ricorrente ru- dendo spunto da una polemica di Papini,
brica I nipotini di padre Bresciani, diviene che aveva contrapposto Stracittà, simbolo
l’emblema del filisteismo cattolico: G. lo della dissoluzione dei valori, a «strapaese
chiama «il “pio autore” della “Civiltà Cat- dove sono custodite [...] le doti classiche
tolica”» (Q , , ) e «cattolico e anticro- degli italiani» e dove si esprime il «fonda-
ciano» (Q , , ). Anche Prezzolini – mento cattolico, [il, ndr] senso religioso del
presente nella stessa rubrica – è visto come mondo» – la definisce nient’altro che «la
l’espressione di una cultura non nazionale- spuma saponacea della polemica tra conser-
popolare e di un’involuzione conservatrice vatorismo parassitario e le tendenze innova-
e reazionaria propria di alcuni letterati ita- trici della società italiana» (Q , , ).
liani che pure, all’inizio del Novecento, ave- L’infecondità teorica e il parassitismo poli-
vano criticato il provincialismo italiano. G. tico degli intellettuali europei, in particola-
infatti afferma che il movimento della “Vo- re italiani, incapaci di misurarsi con le nuo-
ce” di Prezzolini «continuava, con più ma- ve forze storiche ed economiche apparse
turità, il “Leonardo”, e si distinse poi da sulla scena mondiale, sono emblematica-
“Lacerba” di Papini e dall’“Unità” di Sal- mente documentati in due articoli che G. ri-
vemini, ma più da “Lacerba” che porta come testimonianza. Il primo (Q , )
dall’“Unità”» (Q , , ). è un articolo di Francesco Meriano, di cui
Del versante logico del pragmatismo G. parla in relazione all’antitesi tra Stracittà
italiano G. conosce Vailati: nei Q il riferi- e Strapaese in campo filosofico: l’opposizio-
mento agli scritti di Vailati torna più volte, ne «tra il volontarismo il pragmatismo l’atti-
in merito alla questione della traducibilità vismo identificabile nella Stracittà e l’illumi-
dei linguaggi scientifici. Per quanto riguar- nismo il razionalismo lo storicismo identifi-
da invece il pragmatismo americano, non è cabile nello strapaese». Nel secondo, in Q
certo se G. abbia letto approfonditamente , , riferendosi a un articolo di Mino Mac-
James prima del periodo carcerario. Biso- cari, G. sottolinea come Strapaese divenga il
gna ricordare che l’opera più significativa simbolo di una cultura la cui difesa vuole
del filosofo americano, I principi di psicolo- «impedire che i contatti nocivi, confonden-
gia, fu tradotta e pubblicata già nel  e dosi con quelli che possono essere benefici,
successivamente nel , così come tante corrompano l’integrità della natura e del ca-
altre traduzioni di opere di James e altri rattere proprii alla civiltà italiana, quintes-
pragmatisti venivano, in quegli anni, pub- senziata nei secoli, ed oggi anelante ad una
blicate sulle colonne del “Leonardo” e suc- sintesi unificatrice»; e G. aggiunge «già quin-
cessivamente della “Voce”. G. cita i Princi- tessenziata ma non “sintetizzata” e “unifica-
pi in una lettera alla cognata Tania del  ta”» (ivi, ).
marzo , dove li definisce «il miglior ma- Il problema è quindi la sintesi tra “mo-
nuale di psicologia» (LC ). Si può dire dernità” e “modernismo”, a fronte di una
pertanto che negli articoli giovanili il prag- modernizzazione, quella portata avanti dal-
matismo è una suggestione positiva: in esso l’industria americana, avvenuta senza la me-
PRAGMATISMO 

diazione della modernità (europea); que- correnti che hanno tentato combinazioni
stione questa che G. inizia ad affrontare at- della filosofia della praxis con tendenze
traverso due interrogativi che si pone a par- idealistiche sono in grandissima parte 〈di〉
tire dal Q . Nel primo egli si chiede: «si po- intellettuali “puri”, mentre quella che ha co-
trebbe dire del pragmatismo americano (Ja- stituito l’ortodossia era di personalità intel-
mes), ciò che Engels ha detto dell’agnostici- lettuali più spiccatamente dedite all’attività
smo inglese?», aggiungendo: «mi pare nella pratica e quindi più legate (con legami più o
prefazione inglese al Passaggio dall’Utopia meno estrinseci) alle grandi masse popolari»
alla Scienza» (Q , , , Testo B). In quel- (ivi, ).
l’opera Engels definisce l’agnosticismo in- Nell’ambito degli intellettuali «puri»
glese come «un materialismo che si vergo- che hanno «spezzato» l’unità propria del
gna» (Q, AC, -). Il secondo è intitolato materialismo storico fra teoria e prassi oc-
non casualmente La filosofia americana. G. corre per G. fare delle distinzioni: ci sono
fa riferimento a un articolo di Bruno Revel, stati movimenti che hanno compiuto una
Cronaca di filosofia, di cui una parte era de- revisione idealistica guidata da un progetto
dicata al libro di Josiah Royce Lineamenti di intenzionale ben preciso; essi hanno, «come
psicologia, che G. cita come fonte da studia- elaboratori delle più estese ideologie delle
re «nel quadro della concezione americana classi dominanti», utilizzato «il realismo
della vita», allo scopo di capire se e quanta storicista della teoria nuova» per irrobusti-
influenza ha avuto su di essa l’hegelismo, re «le loro concezioni e moderare il sover-
espressione della filosofia moderna. Qui G. chio filosofismo speculativo»; un esempio,
pone un quesito fondamentale per lo svilup- aggiunge G., «è quello rappresentato dalla
po successivo del problema: «può il pensie- riduzione crociana della filosofia della
ro moderno diffondersi in America, supe- praxis a canone empirico di ricerca storica»
rando l’empirismo-pragmatismo, senza una (ivi, ). Ma mentre «l’assorbimento espli-
fase hegeliana?» (Q , , , Testo B). In- cito» non è difficile da rintracciare, «quan-
trecciando la risposta a questa domanda con tunque anche esso debba essere analizzato
il discorso che G. fa a proposito dei tentati- criticamente», «delicata» è la questione re-
vi di «revisione della filosofia della praxis» lativa agli «assorbimenti “impliciti”, non
avvenuti nel Novecento – di cui il pragmati- confessati, avvenuti appunto perché la filo-
smo è un rappresentante esemplare – arri- sofia della praxis è stata un momento della
viamo a comprendere il nodo teorico del suo cultura moderna, un’atmosfera diffusa, che
ragionamento. ha modificato i vecchi modi di pensare per
La filosofia della praxis, afferma G. in azioni e reazioni non apparenti e non im-
Q , , - (poi Q , , -), «è stato un mediate». Per questa ragione, prosegue G.,
momento della cultura moderna: in una cer- «lo studio più importante pare debba esse-
ta misura ne ha determinato e fecondato al- re quello della filosofia bergsoniana e il
cune correnti»; essa, prosegue, «ha subito pragmatismo [per vedere in quanto certe lo-
una doppia revisione, cioè ha dato luogo a ro posizioni sarebbero inconcepibili senza
una doppia combinazione. Da un lato alcu- l’anello storico della filosofia della praxis]»
ni suoi elementi, esplicitamente o implicita- (ibid.). Si possono così comprendere meglio
mente, sono stati assorbiti da alcune corren- i due quesiti iniziali del Q : se infatti in Q
ti idealistiche (Croce, Sorel, Bergson ecc., i , ,  G. definisce la filosofia della
pragmatisti ecc.); dall’altra i marxisti “uffi- praxis «una filosofia che è anche una politi-
ciali”, preoccupati di trovare una “filosofia” ca e una politica che è anche una filosofia»,
che contenesse il marxismo, l’hanno trovata in quanto è l’espressione dello «storicismo
nelle derivazioni moderne del materialismo moderno» – quando anche nella sua forma
filosofico volgare» (Q , , ). In Q ,  G. «popolare» (ivi, ), che contiene però in
fa un’ulteriore osservazione estremamente sé «un principio di superamento di questo
interessante per il tema che stiamo trattan- storicismo», mentre il pragmatismo non è
do: «Si può osservare, in generale, che le stato contagiato dal “germe” della filosofia
 PRAGMATISMO

moderna, è evidente che il pragmatismo ame- che il filosofo tipo italiano o tedesco è più
ricano è un materialismo inconsapevole (che “pratico” del pragmatista che giudica dalla
si vergogna), una forma di empirismo, espres- realtà immediata, spesso volgare, mentre
sione di un legame rozzo e immediato fra teo- l’altro ha un fine più alto, pone il bersaglio
ria e pratica. più alto e quindi tende a elevare il livello cul-
Nonostante questa constatazione, G. ri- turale esistente (quando tende, si capisce)».
fiuta un giudizio liquidatorio sul pragmati- Per questa ragione, mentre «Hegel può es-
smo, inteso come semplice filosofia imme- sere concepito come il precursore teorico
diata dell’esperienza, poiché esso va analiz- delle rivoluzioni liberali dell’Ottocento, i
zato criticamente, contestualmente alla pragmatisti, tutt’al più, hanno giovato a
struttura politica e sociale da cui emerge. In creare il movimento del Rotary club o a giu-
Q , , - G. scrive: «Il “pragmatismo” stificare tutti i movimenti conservatori e re-
(di James, ecc.) non pare possa essere criti- trivi (a giustificarli di fatto e non solo per di-
cato se non si tiene conto del quadro storico storsione polemica come è avvenuto per He-
anglosassone in cui è nato e si è diffuso. Se è gel e lo Stato prussiano)» (ivi, ).
vero che ogni filosofia è una “politica” e che In realtà, per comprendere a fondo la
ogni filosofo è essenzialmente un uomo po- funzione storica e politica del pragmatismo
litico, ciò tanto più si può dire per il prag- americano occorre superare la posizione di
matista che costruisce la filosofia “utilitaria- arretramento ideologico tipica dell’intellet-
mente” in senso immediato» (ivi, ). Il tuale europeo, che emette sentenze contro lo
pragmatismo è per G. l’espressione della stile di vita “americano”, così come bisogna
cultura anglosassone, e poi soprattutto della evitare di lanciare proclami contro il dilaga-
mentalità americana, in cui è evidente la re dell’«uomo-massa» (Q , , -) nel
mancanza di separazione tra religione e vita mondo contemporaneo, a seguito dei pro-
culturale: nei «paesi anglosassoni», scrive cessi di ristrutturazione industriale, legati al-
G., «la religione è molto aderente alla vita la razionalizzazione produttiva, da parte del-
culturale di ogni giorno e non è centralizza- l’industria americana (fordismo). Il fatto che
ta burocraticamente e dogmatizzata intellet- la cultura europea non sia più in grado di
tualmente» (ibid.). In ogni caso, prosegue il svolgere una funzione pienamente egemoni-
testo, il pragmatismo evade dalla sfera reli- ca motiva per G. le posizioni anti-industria-
giosa positiva e «tende a creare una morale liste tipiche dell’intellettuale piccolo borghe-
laica (di tipo non francese) [...] a creare una se europeo. In Q ,  egli riporta la posizio-
“filosofia popolare” superiore al senso co- ne espressa da Pirandello sulla «civiltà ame-
mune», che è «un partito ideologico [imme- ricana ed europea», apparsa in un’intervista
diato] più che un sistema di filosofia» (ibid.). del  aprile , nella quale l’autore sicilia-
Emblematica di questo sistema di vita è la fi- no aveva affermato con allarme: «L’america-
losofia di James, di cui G. riporta una frase nismo ci sommerge». All’interrogativo pi-
contenuta in Le varie forme della coscienza randelliano se l’America abbia una cultura
religiosa. Studio sulla natura umana: «il me- G. risponde che «il problema non è se in
todo migliore per discutere i punti diversi di America esista una nuova civiltà, una nuova
qualche teoria è di cominciare dal mettere in cultura», poiché «in America non si fa che ri-
sodo quale differenza pratica risulterebbe masticare la vecchia cultura europea», men-
dal fatto che l’una o l’altra delle due alterna- tre il problema è semmai capire «se l’Ameri-
tive fosse la vera» (ibid.). Da questa impo- ca, col peso implacabile della sua produzio-
stazione si vede per G. «quale sia l’imme- ne economica (e cioè indirettamente) co-
diatezza del politicismo filosofico pragmati- stringerà o sta costringendo l’Europa a un ri-
sta»: mentre infatti il filosofo «individuale ti- volgimento della sua assise economico-socia-
po italiano o tedesco, è legato alla “pratica” le troppo antiquata, che sarebbe avvenuto lo
mediatamente (e spesso la mediazione è una stesso, ma con ritmo lento e che immediata-
catena di molti anelli), il pragmatismo vi si mente si presenta invece come un contrac-
vuole legare subito e in realtà appare così colpo della “prepotenza” americana, se cioè
PREFAZIONE DEL ’ 

si sta verificando una trasformazione delle Prefazione del ’


basi materiali della civiltà europea, ciò che a
La Prefazione a Per la critica dell’econo-
lungo andare (e non molto lungo, perché nel
mia politica, pubblicato da Marx nel  co-
periodo attuale tutto è più rapido che nei pe-
me primo saggio di un più ampio lavoro teo-
riodi passati) porterà a un travolgimento del-
rico, riveste nella storia del marxismo un’im-
la forma di civiltà esistente e alla forzata na-
portanza straordinaria. Infatti questo breve
scita di una nuova civiltà» (ivi, -). Quin-
testo, esemplare per la sua brillantezza lette-
di per G. «ciò che oggi viene chiamato “ame-
raria e la capacità di sintetizzare un intero
ricanismo” è in gran parte la critica preven-
percorso di ricerca e di vita, fu assunto nella
tiva dei vecchi strati che dal possibile nuovo
Seconda Internazionale come modello del-
ordine saranno appunto schiacciati e che so-
l’interpretazione materialistica della storia e
no già preda di un’ondata di panico sociale,
i vari passaggi argomentativi e le immagini in
di dissoluzione, di disperazione, è un tentati-
esso presenti come altrettanti nuclei teorici
vo di reazione incosciente di chi è impotente
attorno ai quali sviluppare il marxismo. In
a ricostruire e fa leva sugli aspetti negativi del
questo quadro, una lettura originale è quel-
rivolgimento» (ivi, ).
la di Antonio Labriola (In memoria del Ma-
L’altro luogo dei Q fondamentale nello
nifesto dei comunisti, in Labriola , -),
sviluppo del ragionamento di G. è Q , 
che valorizza la Prefazione, ma anche la sto-
(Testo C: Q , ), soprattutto per compren-
ricizza, mostrando come essa cada in un mo-
dere come la questione dell’americanismo si
mento di forte ripiegamento del movimento
leghi al pragmatismo, che essendo espressio-
rivoluzionario. G., che negli scritti prece-
ne dell’assorbimento non critico ed elabora-
denti il carcere ricorre di rado a Labriola,
to della filosofia della praxis, quindi movi-
trova in lui un antidoto all’irrigidimento del
mento di «revisione idealistico implicito», è
marxismo nel materialismo storico. Dopo
la sovrastruttura stessa dell’americanismo: in
aver pubblicato ( gennaio ) sul “Grido
esso «l’ideologia nasce dalla fabbrica» (ivi,
del Popolo” il terzo paragrafo del saggio di
). In questo nuovo tipo di società, «che non
Labriola Del materialismo storico, con il ti-
ha bisogno di tanti intermediari politici e
tolo redazionale Le ideologie nel divenire
ideologici» e dove la «tradizione» europea,
storico, G. scrive ( gennaio), parlando a
intesa come «sedimentazioni vischiose delle
nome della nuova generazione socialista:
fasi storiche passate», non pesa come una
«Credono, pertanto, che i canoni del mate-
«cappa di piombo», «la “struttura” domina
rialismo storico valgano solo post factum,
più immediatamente le soprastrutture e que-
per studiare e comprendere gli avvenimenti
ste sono razionalizzate (semplificate e dimi-
del passato, e non debbano diventare ipote-
nuite di numero)» (ivi, ), per cui, secondo
ca sul presente e sul futuro» (CF ). Più tar-
una variante presente nel Q , «l’assenza
di, nel , in una situazione assai diversa
della fase europea che anche nel campo eco-
(era nato il PCD’I e G. era diventato un poli-
nomico è segnata dalla Rivoluzione francese,
tico di spicco dell’Internazionale comuni-
ha lasciato le masse popolari americane allo
sta), G. utilizza la Prefazione nella prima di-
stato grezzo» (Q , , ).
spensa della Scuola interna di partito (v. RQ
CHIARA META -), omettendo però il seguente passag-
V. «americanismo», «americanismo e fordismo», gio, decisivo dal punto di vista della codifi-
«brescianesimo», «Engels», «Europa», «filosofia cazione del materialismo storico: «Una for-
della praxis», «fordismo», «Papini», «Prezzoli- mazione sociale non perisce prima che non
ni», «psicologia», «tecnica del pensare», «tradu- siano sviluppate tutte le forze produttive per
cibilità», «Voce (La)». le quali essa è ancora sufficiente, e nuovi, più
alti rapporti di produzione non ne abbiano
prassi: v. filosofia della praxis. preso il posto, prima che le condizioni ma-
teriali di esistenza di questi ultimi siano sta-
pratica: v. unità di teoria-pratica. te covate nel seno stesso della vecchia so-
 PREFAZIONE DEL ’

cietà. Perciò l’umanità si pone sempre solo è a volte mantenuta anche dopo la rettifica
quei compiti che essa può risolvere; {se si os- del testo, come in Q , , , mentre in Q
serva con più accuratezza, si troverà sempre , ,  il passo è citato correttamente.
che il compito stesso sorge solo dove le con- Le peculiarità qui ricordate concorro-
dizioni materiali della sua risoluzione esisto- no nel porre in evidenza una certa libertà di
no già o almeno sono nel processo del loro approccio al testo, libertà che si conferma in
divenire}» (QT ). Il passo è stato qui ri- sede di intepretazione: per G. queste due
prodotto secondo la traduzione che G. del- proposizioni non solamente sono due prin-
la Prefazione fa in carcere e che si basa su cipi, anzi, sono «i due principii del materia-
un’antologia (Marx , -) contenente lismo storico», ma esse vanno mediate dia-
anche altri testi da G. parimenti tradotti: le letticamente: «la mediazione dialettica tra i
Tesi su Feuerbach, Lavoro salariato e capita- due principii del materialismo storico ripor-
le, il primo capitolo del Manifesto del parti- tati in principio di questa nota è il concetto
to comunista ecc. In quell’antologia, la Pre- di rivoluzione permanente» (Q , , -,
fazione porta il titolo redazionale Il materia- ottobre ). Il punto di partenza è la deli-
lismo storico, titolo mantenuto da G. nella neazione di una storia che procede per tap-
sua traduzione. Si può dunque dire, in sin- pe inaggirabili, scandite dallo sviluppo del-
tesi, che nei Q la rilettura della Prefazione del le forze produttive; il punto di arrivo è una
’ assume un duplice valore: da una parte ri- concezione della storia come identica a po-
prende il confronto critico con il materiali- litica (questo vuole dire “rivoluzione per-
smo storico, che alla stregua di un filo rosso manente”) e l’avvio di una riscrittura critica
attraversa, come si è rapidamente mostrato, del materialismo storico, nella quale l’eco-
tutti gli anni precedenti; dall’altra, però, per nomia perde il ruolo di istanza separata e
la prima volta diventa il laboratorio di un perciò determinante rispetto al resto della
confronto con quello che era considerato società e viene inglobata nel concetto di
l’architrave del materialismo storico medesi- «rapporti di forze».
mo, un confronto che è ora finalmente te- Questo passaggio, avviato in Q , , è
stuale e approfondito. compiuto nel già ricordato Testo C, Q , ,
Il passo della Prefazione sopra riportato scritto nel . Allo stesso  è databile Q
era stato da G. omesso, come si è detto, nel- , , , in cui G. giunge a questa con-
la dispensa per la Scuola interna di partito. clusione: «Il concetto di rivoluzione passiva
Nei Q invece G. lo cita più volte, dapprima deve essere dedotto rigorosamente dai due
a memoria, quindi sulla base della propria principii fondamentali di scienza politica: )
traduzione. Il primo rinvio è in Q , , : che nessuna formazione sociale scompare fi-
«°) il principio che “nessuna società si pone no a quando le forze produttive che si sono
dei compiti per la cui soluzione non esistano sviluppate in essa trovano ancora posto per
già le condizioni necessarie e sufficienti” [o un loro ulteriore movimento progressivo; )
esse non siano in corso di sviluppo e di ap- che la società non si pone compiti per la cui
parizione], e °) che “nessuna società cade se soluzione non siano già state covate le con-
prima non ha svolto tutte le forme di vita che dizioni necessarie ecc. S’intende che questi
sono implicite nei suoi rapporti”». Il testo è principii devono prima essere svolti critica-
anche ricordato in altri luoghi (Q , , ; Q mente in tutta la loro portata e depurati da
, , ; Q , , ; Q  II, , ). Co- ogni residuo di meccanicismo e fatalismo.
me si vede, oltre alla sostituzione di «forze Così devono essere riportati alla descrizione
produttive» con «forme di vita» (ovvero, ne- dei tre momenti fondamentali in cui può di-
gli altri testi, «possibilità di sviluppo» e stinguersi una “situazione” o un equilibrio
«contenuto potenziale»), che in seguito di forze, col massimo di valorizzazione del
verrà rettificata (Q , , , dove accanto secondo momento, o equilibrio delle forze
alla ripetizione della parafrasi è poi trascrit- politiche e specialmente del terzo momento
ta la traduzione letterale), vi è anche l’inver- o equilibrio politico-militare». Qui il testo
sione dei due «principi». Questa inversione di Marx è diventato di «scienza politica» e i
PREFAZIONE DEL ’ 

due principi vanno assunti solo dopo essere Questo spostamento non perde di vista
stati «depurati», cioè «riportati» alla nozio- la questione della verità, ma la riformula in
ne di rapporti di forze. Il senso del testo è termini di praxis, sulla base delle Tesi su
stato completamente ribaltato e può aver Feuerbach. Quella verità da Marx ridefinita
luogo uno svolgimento che dalla Prefazione come «realtà e [...] potere» del pensiero che
conduce alla teoria della rivoluzione passi- si può dimostrare solo nell’«attività pratica»
va, cioè alla negazione del determinismo (tesi ) è il sostrato di una concezione effica-
economico. ce delle ideologie come altrettante differen-
Ma il confronto, qui descritto, di G. con ti modalità di questa “dimostrazione”, in cui
il materialismo storico non è una ricerca iso- conoscenza e prassi politica sono la stessa
lata. Entro il progetto di una filosofia della cosa. Questa lettura è confermata dall’attac-
praxis, esso si accompagna a tutta una serie co di Q , , dove G., dopo aver ricordato i
di osservazioni relative ad altri aspetti della due principi del materialismo storico, ag-
Prefazione, l’insieme delle quali costituisce giunge che nel corso delle crisi storiche si
un’unitaria interpretazione. Queste osserva- fronteggiano forze sociali «che “cercano” di
zioni possono essere raggruppate sotto due dimostrare (coi fatti in ultima analisi, cioè
rubriche: il significato e la funzione delle col proprio trionfo, ma immediatamente
ideologie e lo statuto metaforico degli argo- con la polemica ideologica, religiosa, filoso-
menti usati da Marx. Per quanto riguarda il fica, politica, giuridica ecc.) che “esistono
primo punto, basterà rinviare al passo se- già le condizioni necessarie e sufficienti per-
guente: «Per la quistione della “obbietti- ché determinati compiti possano e quindi
vità” della conoscenza secondo il materiali- debbano essere risolti storicamente”» (ivi,
smo storico, il punto di partenza deve esse- -). Come si vede, il passo della Prefazio-
re l’affermazione di Marx (nell’introduzione ne viene riscritto mescolando il suo lessico
alla Critica dell’economia politica, brano fa- “ideologico” con quello “veritativo” delle
moso sul materialismo storico) che “gli uo- Tesi su Feuerbach («dimostrare»). L’esito di
mini diventano consapevoli (di questo con- questo spostamento rispetto alla lettera del
flitto) nel terreno ideologico” delle forme testo è una nuova concezione dell’ideologia,
giuridiche, politiche, religiose, artistiche o svolta non più come alternativa alla teoria
filosofiche. Ma questa consapevolezza è so- della verità, ma come sua parte integrante. I
lo limitata al conflitto tra le forze materiali di due principi fondamentali del materialismo
produzione e i rapporti di produzione – co- storico, quelli che il marxismo della Secon-
me materialmente dice il testo marxista – o da Internazionale aveva letto in chiave evo-
si riferisce a ogni consapevolezza, cioè a ogni luzionistica, separando e subordinando la
conoscenza? Questo è il problema: che può volontà-politica alla storia-economia, ven-
essere risolto con tutto l’insieme della dot- gono interpretati a ritroso, grazie alle Tesi su
trina filosofica del valore delle superstruttu- Feuerbach, come attualizzazione del concet-
re ideologiche» (Q , , -). G. dichiara to di “rivoluzione in permanenza”.
di discostarsi dalla lettera del testo: se infat- Con questa interpretazione concorda
ti si attribuisce alle ideologie una funzione anche l’altro filone della rilettura della Pre-
gnoseologica, che in Marx è riservata alla cri- fazione, quello attento allo statuto delle me-
tica scientifica (Q , , : «la tesi di Marx tafore in essa presenti. Già in Q , , -
– che gli uomini acquistano coscienza dei G. osserva: «La espressione di Marx nella
conflitti fondamentali nel terreno delle ideo- prefazione alla Critica dell’Economia politi-
logie – ha un valore organico, è una tesi gno- ca (del ) “così come non si giudica ciò
seologica e non psicologica o morale»), la di- che un individuo è da ciò che egli sembra a
stinzione tra scienza e ideologia diventa pro- se stesso” può essere riallacciata al rivolgi-
blematica e il punto di osservazione da cui si mento avvenuto nella procedura penale e al-
opera la distinzione tra base reale e sovra- le discussioni teoriche in proposito, allora
struttura finirà per collocarsi all’interno del- relativamente recenti». L’annotazione torna
la seconda. piú volte in seguito. In Q , ,  viene
 PREFAZIONE DEL ’

accostata all’altra immagine, parimenti pre- ricordato il passo della Prefazione di deriva-
sente nella Prefazione, dell’economia come zione giudiziaria: «Bisognerebbe studiare
anatomia della società civile. G. nota che la contro quali correnti storiografiche la filoso-
conoscenza dell’«origine della metafora usa- fia della praxis ha reagito nel momento del-
ta per indicare un concetto nuovamente sco- la sua fondazione e quali erano le opinioni
perto, aiuta a comprendere meglio il concet- più diffuse in quel tempo anche riguardo al-
to stesso, che viene riportato al mondo cul- le altre scienze. Le stesse immagini e me-
turale e storicamente determinato in cui è tafore cui ricorrono spesso i fondatori della
sorto». Nel testo precedente, dedicato alla filosofia della praxis danno indizi in propo-
Storia del materialismo di Friedrich Albert sito»). Il contenuto positivo della metafora
Lange, G. aveva osservato: «Si potrà così ve- non eccede invece il richiamo alla necessità
dere come la terminologia ha la sua impor- di «approfondire le ricerche metodologiche
tanza nel determinare errori e deviazioni, e filosofiche» (Q , , , ripreso senza
quando si dimentichi che la terminologia è variazioni in Q  I, , ).
convenzionale e che occorre sempre risalire Riflettendo sulle due metafore, anato-
alle fonti culturali per identificarne il valore mica e giudiziaria, presenti nella Prefazione,
esatto, poiché sotto una stessa formula con- G. riconduce la stessa dicotomia base-sovra-
venzionale possono annidarsi contenuti dif- struttura a un’espressione metaforica, la cui
ferenti» (Q , , ). E proprio Quistioni funzione è polemica. Il carattere «grossola-
di terminologia si intitola Q , , in cui no e violento» di queste metafore non è un
dunque viene già implicitamente espresso modo per ridurne il significato, ma per re-
un giudizio preciso sul valore di posizione stituirle alla funzione politica e anche “sar-
originario di entrambe le affermazioni. Nel castica” (“storicistica”, di “transizione”: Q
caso della metafora anatomica, quel valore , , ) che era loro propria. L’errore sta in-
di posizione sta nel legame con il linguaggio vece nel bloccarle a una letteralità che non
delle scienze naturali ai tempi di Marx, con possiedono, traendo da esse una teoria della
la loro funzione culturalmente progressiva e verità che separa nettamente la scienza dalla
con l’idea democratica di “verità” ad esse le- politica, la storia dai rapporti di forze.
gata (e conseguentemente con la potenza La riattivazione delle metafore non può
polemica che essa portava con sé), come vie- andare oltre questo livello, critico-negativo,
ne esplicitato nella seconda stesura, Q , , che consiste nel limitare la portata teorica di
, Storia della terminologia e delle me- una determinata espressione, riattivando
tafore, dove G. precisa che «la metafora contenuti e intenti di un determinato “lin-
[dell’economia come anatomia della società guaggio” (in questo caso, il marxismo) che
civile, ndr] era giustificata anche dalla sua sono andati perduti. Ma questa sintesi artifi-
“popolarità”, cioè dal fatto che offriva anche ciale di espressione e significato è resa pos-
a un pubblico non intellettualmente raffina- sibile dalla concezione pratico-politica del
to, uno schema di facile comprensione (di pensiero e dunque del linguaggio. Questa
questo fatto non si tiene quasi mai il conto pars destruens è condizionata da una pars
debito: che la filosofia della prassi, propo- construens, che è la messa in luce del valore
nendosi di riformare intellettualmente e mo- pratico-politico – e dunque veritativo – dei
ralmente strati sociali culturalmente arretra- diversi linguaggi, ovvero ideologie: la teoria
ti, ricorre a metafore talvolta “grossolane e della traducibilità dei linguaggi. Infatti nel
violente” nella loro popolarità)»; pertanto testo che segue (Q , , Quistioni di termi-
occorre sempre «precisare il limite della me- nologia), intitolato Traducibilità [reciproca]
tafora stessa» per «impedire che essa si ma- delle culture nazionali, G. torna su un tema
terializzi e si meccanicizzi» (ibid.), ponendo già toccato nel Q , proseguendo la medita-
esclusivamente l’accento su qualcosa che era zione sul modo nel quale le lingue-ideologie
presente nell’immagine iniziale solo come nazionali francese e tedesca hanno “incor-
accessorio polemico (la storiografia spiritua- porato” gli interessi delle rispettive borghe-
listica: Q  II, .XII, , in cui viene anche sie, indirizzandole, per vie diverse e anzi op-
PREVISIONE 

poste, verso un comune obiettivo “rivolu- conflitti superiori al mondo economico im-
zionario” (Q , , -). mediato», G. sostiene che essi sono «con-
BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; GERRA- nessi al “prestigio” di classe (interessi eco-
TANA a; PAGGI b. nomici avvenire)» (ivi, ). G. non usa vir-
golette nella maggioranza degli altri usi ma,
FABIO FROSINI
tenendo conto della tesi di Lo Piparo, è chia-
V. «filosofia della praxis», «ideologia», «Marx», ro che egli utilizza “prestigio” nei contesti in
«rapporti di forze», «rivoluzione passiva», «sar- cui combatte l’economicismo (Q , ) o
casmo», «struttura», «traducibilità».
quando analizza l’interazione tra fattori eco-
nomici e ideologici.
presente: v. passato e presente.
PETER IVES
prestigio V. «economismo», «egemonia», «linguaggio»,
«rapporti di forza».
L’uso frequente del termine negli scrit-
ti carcerari di G. non sembra in sé rilevante
prevedibilità: v. previsione.
o particolarmente significativo. Egli lo usa
per indicare nella mentalità popolare in-
previsione
fluenza o stima e non lo relaziona mai all’e-
gemonia o alle sue discussioni sul linguag- Nella prima fase dei Q si presenta una
gio, nonostante sia stato sostenuto che il distinzione tra previsione come conoscenza
concetto linguistico di «prestigio» e il ter- del futuro e la conoscenza del presente. In-
mine collegato di «fascino» vigenti nella lin- torno alla metà del  G. medita sul signi-
guistica del XIX secolo e sviluppati analitica- ficato della figura di Cavalcanti nel canto X
mente dal professore di linguistica di Barto- dell’Inferno di Dante (Q , -, -).
li, a sua volta maestro di G., siano impor- Questi «vede nel passato e vede nell’avveni-
tanti nella formazione del pensiero gram- re, ma non vede nel presente, in una zona
sciano e alla base del suo concetto di «ege- determinata del passato e dell’avvenire in
monia» (Lo Piparo ). Secondo tale tesi, cui è compreso il presente» (Q , , ). G.
G. tradusse il concetto di Bartoli di presti- richiama un articolo del , Il cieco Tiresia
gio in quello di egemonia, sostituendo il pri- (in cui aveva riflettuto sul significato da at-
mo con quest’ultimo dopo «un lungo e tor- tribuire alla storia di una ragazzina che ave-
tuoso processo di pensiero» che è impossi- va “previsto” la fine della prima guerra mon-
bile spiegare (ivi, -). La maggior parte diale prima di diventare cieca) per notare
degli studiosi accetta la tesi per cui la for- che «nella tradizione letteraria e nel folclore,
mazione linguistica di G. sia importante per il dono della previsione è sempre connesso
il suo progetto di ricerca in carcere. con l’infermità attuale del veggente, che
Bartoli aveva usato i concetti linguistici mentre vede il futuro non vede l’immediato
di «prestigio» e «fascino» per combattere il presente perché cieco» (Q , , ). In una
positivismo dei neogrammatici e per eviden- fase molto più avanzata dei Q (-) G.
ziare che la trasformazione del linguaggio è tornerà sul tema del tormento causato nel
collegata alla cultura e alla politica, un pun- mondo moderno dalla «non “prevedibilità
to che G. certamente condivide. Bartoli ha del domani”» (Q , , ), attribuendo ta-
usato tali concetti per esaminare il modo in le ansia alla crescente «precarietà della pro-
cui le forme linguistiche sono state adottate pria vita quotidiana» (ibid.) e alla dissolu-
e adattate da altri linguaggi e altri dialetti. Le zione dei fondamenti sociali delle forme tra-
sue analisi includono anche una tesi fonda- dizionali di aspettativa (Q , , ).
mentale ripresa da G. in carcere: l’adozione Nel criticare la rappresentazione cro-
era apparentemente spontanea e basata sul ciana della teoria del valore di Marx come
concetto di “consenso dei parlanti”. «paragone ellittico», G. sostiene che il con-
Nella sua analisi sui “rapporti di forza” cetto crociano, una volta applicato nel cam-
(Q , , -), discutendo il «quadro di po della storia, non farebbe che implicare
 PREVISIONE

una distinzione dogmatica tra passato e fu- problema pratico della prevedibilità degli ac-
turo e renderebbe impensabile lo sviluppo cadimenti storici» (Q , , ) presuppo-
storico: «la storia è un paragone implicito ne «criteri costruiti sul modello delle scienze
tra il passato e il presente [...] E perché l’el- naturali» (Q , , ), che tuttavia, come
lissi è illecita se il paragone avviene con un’i- G. sosterrà in seguito, non comprendono la
potesi avvenire, mentre sarebbe lecita se il natura sperimentale della pratica scientifica
paragone è fatto con un fatto passato?» (Q moderna (Q , , ). Di fronte alla conce-
 II, .VI, ; v. anche Q , , ). È pro- zione buchariniana del marxismo come so-
prio il concetto crociano di previsione, nei ciologia, G. obietta che «la sociologia è [...]
fatti, a sottendere un paragone ellittico che un tentativo di ricavare “sperimentalmente”
rende eterno un concetto particolare del le leggi di evoluzione della società umana in
presente, ridotto alle sue determinanti stori- modo da “prevedere” l’avvenire con la stes-
che: una concezione conservatrice in cui «la sa certezza con cui si prevede che da una
previsione non è altro che uno speciale giu- ghianda si svilupperà una quercia» (Q , ,
dizio sull’attualità» (Q  II, .VI, ; v. an- ). G. chiarisce ulteriormente le ragioni
che Q , , ). storiche e politiche per cui una tale relazione
G. riconosce le conseguenze politiche con il tempo storico potrebbe diffondersi nel
della posizione di Croce nella «sua avversio- movimento operaio e la necessità di superar-
ne dei “partiti politici” e [nel, ndr] suo modo la: «È necessario impostare esattamente il
di porre la quistione della “prevedibilità” dei problema della prevedibilità degli accadi-
fatti sociali» (Q , , ): «se i fatti sociali so- menti storici per essere in grado di criticare
no imprevedibili e lo stesso concetto di pre- esaurientemente la concezione del causali-
visione è un puro suono, l’irrazionale non smo meccanico, per svuotarla di ogni presti-
può non dominare e ogni organizzazione di gio scientifico e ridurla a puro mito che fu
uomini è antistoria, è un “pregiudizio”» forse utile nel passato, in un periodo arretra-
(ibid.). In questo caso «l’opportunismo» di to di sviluppo di certi gruppi sociali subal-
un presente che ratifica se stesso diventa «la terni» (Q , , ).
sola linea politica possibile» (ibid.). G. mette È nella critica dell’economia politica
in relazione questa dimensione della conce- che G. trova le linee generali per la nozione
zione crociana di tempo storico con il suo at- di previsione razionale, fondata sul principio
teggiamento speculativo e con la nozione di della sperimentazione scientifica come una
“storia a disegno”, che presuppone una com- relazione attiva di conoscenza. Le riflessioni
prensione meramente formale della dialetti- sul significato filosofico di Ricardo nel  e
ca, concepita come il processo predetermi- la delineazione di una nozione non metafisi-
nato – «“preveduto” come ripetentesi mec- ca di immanenza svolgono un ruolo partico-
canicamente all’infinito» (Q , , ) – che larmente importante nello sviluppo della no-
smaschera una tesi che si mantiene intatta nel zione di “prevedibilità”, «concetto di rego-
momento della sua negazione, allo scopo di larità e di necessità nello sviluppo storico»:
riapparire come la “verità” della sintesi. Per la «necessità» intesa «nel senso “storico-con-
G. pertanto «la posizione del Croce è come creto”» e non «speculativo-astratto», come
quella di Proudhon criticata nella Miseria la presenza di «una premessa efficiente e at-
della filosofia», ossia, un «hegelismo addo- tiva», che diventa «operosa» in un calcolo
mesticato» (ibid.). cosciente dei mezzi e dei fini (Q , , ).
Nella concezione buchariniana della In questo contesto diviene centrale il «con-
scienza, dall’altra parte, G. individua una no- cetto e fatto di “mercato determinato”,
zione di previsione ugualmente astratta, per- cioè» la «rilevazione scientifica del fatto che
ché fondata sulla «ricerca delle cause essen- determinate forze decisive e permanenti so-
ziali, anzi della “causa prima”, della “causa no apparse storicamente, forze il cui opera-
delle cause”» allo scopo di garantire predi- re si presenta con un certo “automatismo”
zioni che riguardano gli sviluppi futuri. Un che consente una certa misura di “prevedi-
tale tentativo «di risolvere perentoriamente il bilità” e di certezza per il futuro delle inizia-
PREZZOLINI , GIUSEPPE 

tive individuali che a tali forze consentono Prezzolini, Giuseppe


dopo averle intuite o rilevate scientifica-
Giuseppe Prezzolini compare spesso
mente. “Mercato determinato” equivale
nelle note carcerarie, alcune volte semplice-
pertanto a dire “determinato rapporto di
mente attraverso la citazione da un suo lavo-
forze sociali in una determinata struttura
ro (ad esempio in Q , , -). G. inizial-
dell’apparato di produzione”, rapporto ga-
mente lo considera in quanto promotore di
rantito (cioè reso permanente) da una deter-
una delle riviste-tipo italiane, cioè la “Voce”
minata superstruttura politica, morale, giu-
(Q , , ). A proposto della rivista prezzoli-
ridica» (ibid.). niana G. fa presente che il suo ideatore do-
Ma è soprattutto nella relazione tra pre- vrebbe ricordare che non soltanto essa influì
visione e programma politico che G. indivi- su molti elementi socialisti e fu «un elemento
dua un nuovo concetto di previsione razio- di revisionismo», ma anche che molti vociani,
nale. In relazione al concetto di scienza, egli a partire da Prezzolini stesso, collaborarono
sostiene che «in realtà si può prevedere «al primo “Popolo d’Italia”» (Q , , ). No-
“scientificamente” solo la lotta, ma non i nostante questo G. riconosce alla “Voce” una
momenti concreti di essa, che non possono predisposizione, seppur caotica, a lavorare
non essere risultati di forze contrastanti in «per una riforma intellettuale e morale nel
continuo movimento, non riducibili mai a periodo prima della guerra» (Q , , ).
quantità fisse, perché in esse la quantità di- Molto dura nei confronti di Prezzolini è
venta continuamente qualità. Realmente si la posizione gramsciana a proposito dell’ap-
“prevede” nella misura in cui si opera, in cui poggio dato all’atteggiamento «equivoco del
si applica uno sforzo volontario e quindi si Croce verso il modernismo» (Q  II, .IV,
contribuisce concretamente a creare il risul- ), nei confronti del quale Prezzolini si
tato “preveduto”» (Q , , ). Poco do- comportò da «chierichetto» (ivi, ), così co-
po, nel , G. chiarisce questa prospettiva me G. si mostra critico rispetto all’interpreta-
in termini politici e dialettici, sostenendo zione tendenziosa che Prezzolini dà di quel-
che «prevedere significa solo veder bene il l’ampio, seppur «complesso e multilaterale»
presente e il passato in quanto movimento: movimento che tentò di imporre la «quistione
veder bene, cioè identificare con esattezza meridionale» all’attenzione degli italiani, mo-
gli elementi fondamentali e permanenti del vimento del quale Prezzolini stesso fu «una ti-
processo» (Q , , ). Previsione e pre- pica incarnazione» (Q , , ).
vedibilità sono qui integrate nella nozione di Nel Q  dapprima G. giudica Prezzoli-
programma, come organizzazione attiva di ni come facente parte di quella generazione
relazioni date, allo scopo di «far trionfare» di intellettuali che, nonostante abbiano falli-
una previsione particolare, che come pro- to, non possono essere minimamente para-
spettiva-guida «è appunto un elemento di gonati a quelli attuali che sono «asini brutti
tale trionfo» (ibid.). Contro Bernstein, per anche da piccoletti» (Q , , ). Subito
G. «la prospettiva dei fini concreti» (Q , , dopo, però, G. si scaglia contro l’esteroma-
) non solo è fondamentale per guidare nia di Prezzolini, il quale, pur di non perve-
un movimento alla formazione di una vo- nire alla conclusione della sua inettitudine,
lontà collettiva, ma ha anche la funzione di oppure del suo «gesuitismo sofistico singola-
integrare la previsione del futuro nel pre- re» (Q , , ), giunge a proclamare l’in-
sente nella forma concreta di direzione, os- feriorità di un intero popolo: «Questi uomi-
sia nella forma storico-sperimentale di un ni, anche se talvolta mostrano un nazionali-
progetto egemonico che cerca di costruire il smo dei più spinti, dovrebbero essere segna-
futuro sulla base dei dati del presente. ti dalla polizia tra gli elementi capaci di far la
spia contro il proprio paese» (Q , , ).
PETER THOMAS
V. «Bucharin», «Croce», «Dante», «mercato de- LELIO LA PORTA
terminato», «paragone ellittico», «rapporti di for- V. «Croce», «Gobetti», «modernismo», «quistio-
za», «Ricardo», «sociologia», «storicismo». ne meridionale», «Voce (La)».
 PRIGIONE

prigione: v. carcere o prigione. to il materialismo storico è una risposta» al-


la «discussione tra riformisti e rivoluzionari
profitto: v. caduta tendenziale del saggio di sul concetto e il fatto dello svolgimento sto-
profitto. rico o del progresso» (Q , , ).
LUDOVICO DE LUTIIS
progresso
V. «Croce», «divenire», «positivismo».
G. parla di progresso chiedendosi se
determinati fenomeni siano compatibili con proibizionismo
esso (ad esempio l’islam) o se determinati fe-
G. vede nel proibizionismo statuniten-
nomeni vadano valutati come un progresso
se degli anni Venti e Trenta qualcosa di più
(ad esempio la «belletristica storica»: Q , ,
profondo della semplice fonte della «delin-
). In tutti i casi sembrano essere validi i
quenza organizzata» (diversa dai fenomeni
seguenti criteri: «Giudicare gli avvenimenti
del banditismo di epoche precedenti: Q ,
nel quadro storico del paese stesso [...] La
, ) e del «romanticismo» legato ai con-
posizione di un paese deve essere misurata
trabbandieri e rafforzato dai metodi brutali
dai progressi o regressi verificatisi in quel
e dalla corruzione della polizia (Q , ,
paese stesso e non può essere meccanica-
). È dell’opinione che «la razionalizza-
mente paragonata alla posizione di altri pae- zione del lavoro e il proibizionismo sono in-
si nello stesso momento. Il paragone tra Sta- dubbiamente connessi» (Q , , ), anzi
to e Stato ha importanza, perché [...] un pae- che il proibizionismo era all’epoca una delle
se può progredire, ma se in altri il progresso condizioni necessarie «per sviluppare il
è stato maggiore o minore, la posizione rela- nuovo tipo di lavoratore conforme a un’in-
tiva muta» (Q , , ). Inoltre una con- dustria fordizzata», a cui gli operai non si
quista progressiva (ad esempio il suffragio opposero (Q , , ). Più volte G. collega
universale) può entrare in conflitto con il il discorso sul proibizionismo alla creazione
progresso stesso. di una nuova etica sessuale, vedendo in en-
Al contrario di Croce, G. sostiene che trambi un modo per conformare i lavorato-
nella «sfera della scienza e del pensiero [...] ri ai «nuovi metodi di produzione» (Q , ,
esiste progresso e deve esistere progresso  e Q , , ). Gli alti salari dovevano
metodico e di tecnica proprio come nelle essere spesi bene per mantenere e per accre-
scienze sperimentali» (Q , , ). Ma G. scere l’«efficienza muscolare-nervosa» del
critica anche ripetutamente l’ideologia del lavoratore, contro la quale l’alcool veniva
progresso delle correnti positivistiche: «Il considerato un pericolo.
progresso scientifico ha fatto nascere la cre- Il proibizionismo colpiva comunque in
denza e l’aspettazione di un nuovo tipo di misura disuguale le diverse classi sociali. Le
Messia, che realizzerà in questa terra il pae- masse lavoratrici non avevano né il tempo da
se di Cuccagna» (Q , , ). G. distingue dedicare alla ricerca dell’alcool né i soldi a
inoltre progresso da divenire: «Il progresso sufficienza per comprare ciò che era diven-
è una ideologia, il divenire è una concezione tato una merce di lusso. Le classi superiori
filosofica. Il “progresso” dipende da una de- potevano, invece, aggirare il divieto sul con-
terminata mentalità, a costituire la quale en- sumo alcoolico o pagando il costo di un be-
trano certi elementi culturali storicamente ne fuorilegge oppure recandosi all’estero,
determinati [...] Nell’idea di progresso è sot- soprattutto in Europa. I due modi differen-
tintesa la possibilità di una misurazione ti di affrontare il problema potrebbero, se-
quantitativa e qualitativa: più e meglio. Si condo G., condurre a una spaccatura tra le
suppone quindi una misura “fissa” o fissabi- classi, «tra la moralità-costume dei lavorato-
le, ma questa misura è data dal passato, da ri e quella di altri strati della popolazione»,
una certa fase del passato, o da certi aspetti e rendere più difficile la «coercizione sulle
misurabili» (Q  II, , ). La rilevanza del masse lavoratrici per conformarle ai bisogni
concetto di progresso infine è tale che «tut- della nuova industria». Tale divisione avreb-
PROPRIETÀ 

be condotto anche a una «frattura psicolo- ca e sociale arretrata del paese quanto l’inca-
gica» e a un’accelerazione della cristallizza- pacità dei governi di armonizzare gli interes-
zione delle classi sociali, trasformandole in si nazionali. Sostenere dunque una qualche
caste «come è avvenuta in Europa» (Q , , continuità e unità nella storia della cultura
 e ). nazionale italiana è solo un’affermazione re-
torica di «mera propaganda suggestiva», «un
DEREK BOOTHMAN
atto pratico, che tende a creare artificialmen-
V. «alti salari», «americanismo», «americanismo e te ciò che non esiste» (Q , , ).
fordismo», «fordismo», «libertinismo».
MANUELA AUSILIO
proletariato: v. classe operaia. V. «educazione», «ideologia», «letteratura», «na-
zionale-popolare», «partito».
propaganda
proprietà
G. intende positivamente la propagan-
da come compito di ogni associazione che La proprietà, nell’accezione marxiana
vuole procurare «ai suoi aderenti attivi (mi- che ne dà G., è l’espressione di un rapporto
litanti) possibilità morali e materiali per rea- sociale, sempre relativo, a sua volta, a un
lizzare fini oggettivi o vantaggi personali o preciso periodo storico (Q , , ), e in
ancora le due cose insieme» (Q , , ). In quanto tale oggetto di «divisione e di lotta»
un determinato sistema di produzione l’ori- (Q , , ). Invece in tutto il mondo occi-
gine unitaria della classe dominante risiede, dentale, osserva G., «la concezione di Dio è
secondo G., nella coincidenza inscindibile strettamente connessa con la concezione di
di «conquista del potere e affermazione di proprietà e di proprietario» (Q , , ).
un nuovo mondo produttivo», e la «propa- G. dedica numerose osservazioni alla gran-
ganda per l’una è anche propaganda per l’al- de proprietà terriera, che, pressoché intera-
tra» (Q , , ). mente nelle mani dell’aristocrazia, del clero
In Q , ,  il termine viene con- e del ceto piccolo borghese, ha determinato
trapposto a quello di “arte” e diviene sino- la creazione di «classi numerose senza una
nimo di “contenuto morale estrinseco”. A funzione nel mondo della produzione, cioè
proposito della letteratura di propaganda G. classi assolutamente parassitarie» (Q , ,
parla delle restaurazioni universalmente re- ). Tali classi ricavano dalla cessione delle
pressive della letteratura cattolica “alla pa- proprie terre ai contadini coltivatori, o «a
dre Bresciani” definendole «“milizia”, pro- mezzadria primitiva (cioè affitto in natura) o
paganda, agitazione, non più ingenua effu- in enfiteusi» (ivi, ; all’enfiteusi è dedicato
sione di sentimenti» (Q , , ): la libertà Q , ), utili che, oltre che al loro sostenta-
creatrice è sparita e «tutto è “propaganda”, mento, avrebbero potuto essere destinati
è polemica, è negazione» (Q , , ). In Q anche al risparmio. A Napoli (ma questa si-
, ,  la letteratura francese della Restau- tuazione, ricorda G., è comune a tutta una
razione è detta «di propaganda» e «più de- serie di città medie e piccole non solo del
magogica» di quella della classe rivoluziona- Mezzogiorno ma anche dell’Italia centrale e
ria, che al contrario lottava per dotarsi di di quella settentrionale) intorno a queste fa-
una cultura consapevole e responsabile. miglie di proprietari si è costituita la parte
G. infine ritiene che la storia italiana sia più cospicua della città, con attività artigia-
stata un «voler essere, non un dover essere» nali e commerciali, a scapito dell’industria
(Q , , ), visibile nella mancanza di produttiva.
obiettività nella propaganda delle tendenze Non si tratta però di un fatto solo italia-
politiche del XIX secolo. La debolezza dei no, ma più in generale europeo, cosa che ha
partiti politici italiani dal Risorgimento in determinato il ritardo del Vecchio Conti-
poi è consistita in «uno squilibrio tra l’agita- nente nei confronti del Nuovo, dove l’assen-
zione e la propaganda» (Q , , ), la cui za di «queste sedimentazioni vischiosamen-
causa primaria fu tanto la struttura economi- te parassitarie lasciate dalle fasi storiche pas-
 PROSTITUZIONE

sate» ha offerto «una base sana all’industria superiori femminili (ivi, -), incapaci di
e specialmente al commercio» (Q , , ). rivedere in profondità il proprio ruolo nel-
Da qui, secondo G., la necessità di una rifor- l’economia sessuale. Anche in questo caso la
ma agraria, fondata sull’«abolizione della prostituzione – sebbene “allargata” – sembra
rendita terriera come rendita di una classe legata alla difficoltà e all’esigenza, da parte
non lavoratrice e incorporazione di essa nel- femminile, di riconfigurare la propria posi-
l’organismo produttivo, come risparmio col- zione nei rapporti sessuali.
lettivo da dedicare alla ricostruzione e a ul-
LIVIO BONI
teriori progressi» (Q , , ).
V. «femminismo», «quistione sessuale».
VITO SANTORO
V. «parassitismo», «riforma agraria». protezionismo: v. liberismo.

prostituzione Proudhon, Pierre-Joseph


È nel quadro della «quistione sessuale» Di Proudhon G. sottolinea dapprima
che il problema della prostituzione si pone – sulla scorta di un saggio di Sorel – l’ideolo-
nei Q. Nell’appunto più organico sull’argo- gia della certezza del diritto come strumento
mento (Q , ) G. osserva come «ogni crisi di emancipazione del popolo (Q , , ). Se
di coercizione unilaterale nel campo sessua- questa insistenza, come afferma Sorel, deriva
le porta con sé uno sfrenamento “romanti- a Proudhon dalla sua vicinanza sentimentale
co” che può essere aggravato dall’abolizione al mondo contadino, accanto alla sua inutilità
della prostituzione legale ed organizzata». dal punto di vista della moderna classe ope-
Che cosa significhi in questo caso «unilatera- raia industriale, vi è da sottolineare l’«orien-
le» lo si evince dal capoverso precedente, in tamento psicologico» che la motiva: questo
cui si insiste sulla necessità della «formazio- «“confondersi” coi sentimenti popolari che
ne di una nuova personalità femminile», non concretamente pullulano dalla situazione
solo come conquista di un’«indipendenza ri- reale fatta al popolo dalla disposizione del
spetto all’uomo», ma anche come «un nuovo mondo economico, [...] “calarsi” in essi per
modo di concepire se stessa e la sua parte nei comprenderli ed esprimerli in forma giuridi-
rapporti sessuali». Prima di aver realizzato ca, razionale; questa o quella interpretazione,
una tale rivoluzione «la quistione sessuale ri- o anche l’insieme di esse possono essere erra-
marrà ricca di caratteri morbosi e occorrerà te, o cervellotiche o addirittura ridicole, ma
esser cauti in ogni innovazione legislativa» l’atteggiamento generale è il più produttivo di
(ivi, -). G. considera dunque la prosti- conseguenze buone» (ivi, ). Questa valu-
tuzione “legale” non solo e non tanto come tazione positiva di Proudhon viene sottintesa
un effetto della “repressione degli istinti ses- nel modo in cui G. riprende il paragone del-
suali” connaturata a ogni forma di organiz- la Sacra famiglia tra «il linguaggio politico
zazione sociale, quanto il sintomo di un’eco- francese, adoperato da Proudhon», e quello
nomia sessuale alla cui determinazione le «della filosofia classica tedesca»: essi sono
donne non prendono parte, limitandosi a in- «traducibili» (Q , , ; v. anche Q , ,
carnare una serie di funzioni attribuite loro  e Q , , ), esprimono cioè una stes-
dal “maschilismo”. Al problema etico-giuri- sa ideologia rivoluzionaria, formulata sulla
dico della prostituzione legale si aggiunge base del contesto nazionale.
poi, sempre nel Q , la questione della «pro- L’elaborazione della teoria della “rivolu-
stituzione reale» e della «mentalità di prosti- zione passiva” fa intervenire però un’altra
tuzione» (Q , , ). Queste ultime sono valutazione di Proudhon, proprio a partire
stigmatizzate da G. come faglie all’interno da questo parallelo con la Germania. Ri-
del puritanesimo statunitense e sintomo di prendendo la critica contenuta nella Miseria
uno scollamento tra l’etica delle classi diri- della filosofia – testo che significativamente
genti maschili e una sorta di autonomizza- marca il rovesciamento della valutazione
zione reattiva dell’etica sessuale delle classi marxiana del socialista francese – alla «muti-
PROVINCIA , PROVINCIALISMO 

lazione dell’hegelismo e della dialettica» per- esempio ironizza sull’uso che ne fa Franz
petrata da Proudhon (Q  I, , ), a parti- Weiss: sembra quasi che «abbia uno stock
re da Q , ,  e Q , ,  G. inaugu- di proverbi e modi di dire da mettere in cir-
ra il paragone di Proudhon con Croce e con colazione [...]: quando vuol scrivere un ar-
Gioberti, che si intensifica e approfondisce ticolo, non gli importa il contenuto dell’ar-
sempre di più in seguito: si vedano Q , , ticolo, ma la razione di proverbi da esitare.
-; Q , ,  (dove La miseria della fi- Lo svolgimento letterario è dettato non dal-
losofia viene definita «l’Anti-Proudhon»); Q la necessità intima della dimostrazione, ma
, , - e soprattutto Q , , , dove dal bisogno di collocare le preziose gemme
si registra la genesi tanto della rivoluzione della sapienza dei popoli» (Q , , -).
passiva quanto della guerra manovrata «do- Nelle LC i riferimenti proverbiali sono usa-
po la Rivoluzione francese», e sulla base del ti sia come esemplificazione di un ragiona-
«binomio Proudhon-Gioberti» ci si chiede mento (LC , a Tania,  ottobre ) o co-
se esista «una identità assoluta tra guerra di me rimbrotto (LC , a Tatiana,  ottobre
posizione e rivoluzione passiva». ; LC , a Tania,  dicembre ), sia
in forma didascalica o di stimolo, soprattut-
FABIO FROSINI to nei confronti di moglie e figli (LC , a
V. «Croce», «Gioberti», «guerra di posizione», Julca,  novembre ; LC , a Julik, s.d.,
«rivoluzione passiva», «Sorel», «traducibilità». ma ).
proverbi GIOVANNI MIMMO BONINELLI
V. «cultura popolare».
Non è irrilevante la presenza di prover-
bi, modi di dire, aforismi, adagi ecc. nell’o-
provincia, provincialismo
pera gramsciana. La formula proverbiale era
pratica usuale in casa G.; è presente in nu- La concezione gramsciana della provin-
merosi articoli giornalistici; ritorna frequen- cia si costituisce all’incrocio di due diverse
te negli scritti carcerari, con un registro di- problematiche: quella linguistico-grammati-
dascalico nelle LC, mentre è materia di ap- cale, con il suo prolungamento letterario e
profondimento storico-critico nei Q. In car- culturale, e quella storico-politica. Dalla lin-
cere l’attenzione al proverbio si caratterizza: guistica G. trae l’impostazione spazio-tem-
a) per l’accentuazione dell’elemento sprovin- porale del rapporto metropoli-provincia,
cializzante, del resto già presente negli arti- per cui il nesso tra centro e periferia confi-
coli: cresce in questo caso l’attenzione per lo- gura due diversi ordini di temporalità: pre-
cuzioni provenienti da paesi europei ed ex- sente e passato (Q , , ), ovvero tempo
traeuropei (Q , , ; Q , , ; Q , , unitario nazionale, in quanto tale traducibi-
); b) per un maggiore interesse all’analisi le nella temporalità continentale e mondiale,
storico-critica e ai suoi sviluppi semantici: contro la pluralità dei tempi disgregati della
«Cosa significa questo proverbio e quale si- provincia (Q , , ). Il provincialismo è
gnificato ha assunto?» (Q , , ); c) per il in Italia infatti il «residuo del passato di di-
suo utilizzo come appunto esemplificativo, sgregazione politica e morale» (Q  II, .IV,
spesso posto tra parentesi (Q , , -) o co- ) e non testimonianza di un organico e
me promemoria di una riflessione da svilup- moderno ruolo di direzione e orientamento
pare (Q , , ; Q , , -; Q , , della città sulla campagna, come accade nel-
) o come suo punto di approdo (Q , , la storia francese (Q , ,  e Q , , -).
; Q , , ; Q , , ). In alcuni pas- Non solo: la stessa «satira e la caricatura del
si il proverbio è osservato con grande acume, provinciale [...] non è altro che un riflesso
divenendo sia titolo di paragrafo sia argo- del fatto che non esiste ancora una unità na-
mento centrale della nota (Q , , ; Q , zionale-culturale nel popolo italiano, che il
, -; Q , , -; Q , , ). “provincialismo” e particolarismo è ancora
G. segue con curiosità l’utilizzo della radicato nel costume e nei modi di pensare
materia proverbiale negli scritti di altri. Ad e di agire; non solo, ma che non esiste un
 PSICANALISI

“meccanismo” per elevare la vita dal livello sonalità femminile”, avvento della cui diffi-
provinciale a quello nazionale europeo col- coltà Giulia diventa il caso privilegiato. «La
lettivamente» (Q , , ). mia impressione centrale è questa», scrive a
Per superare il provincialismo non ba- Tania il  febbraio : «che il sintomo più
sta introdurre una mentalità «critica» (Q , grave delle condizioni di squilibrio psichico
, ): occorre lavorare «per la divulga- di Giulia non siano i fatti, molto vaghi, ai
zione in uno strato intermedio di quella stes- quali si riferisce e che sarebbero la ragione
sa cultura» (Q , , ), unica garanzia di so- per la cura psicanalitica, quanto il fatto che
lidità reale. Di qui l’importanza dei giornali, ella sia ricorsa a questa cura ed abbia fidu-
delle riviste (Q , ,  e Q , , ), della cia in essa. Non ho certo vaste e precise co-
scuola (Q , , -), come organismi in noscenze sulla psicanalisi, ma da quel poco
grado di svolgere adeguatamente questa che ho studiato mi pare di poter conclude-
funzione di unificazione capillare. In man- re almeno su alcuni punti che possono esse-
canza di ciò, la provincia eserciterà in Italia re ritenuti saldamente acquisiti della teoria
la funzione svolta nel passato: non «una fun- psicanalitica, dopo averla sfrondata di tutti
zione progressiva [...] nel rinfrescare l’am- gli aspetti fantasmagorici e stregoneschi. Il
biente chiuso e corrotto dei centri di vita na- punto più importante mi pare questo: che la
zionale», ma, essendo «la provincia [...] in cura psicanalitica possa essere giovevole so-
realtà (come dirigenti) molto più corrotta lo per quella parte di elementi sociali che la
del centro», il principio di «una nuova cor- letteratura romantica chiamava “umiliati e
ruzione» (Q , , ). offesi” e che sono molto più numerosi di
quanto non appaiano tradizionalmente»
FABIO FROSINI
(LC ). G. non esita infatti a fare da inter-
V. «cento città», «città-campagna», «nazionale-
mediario tra Giulia e il suo analista: «tu
popolare».
stessa hai ricordato come spesso io mi rife-
rissi ad alcuni principi della psicanalisi per-
psicanalisi ché tu ti sforzassi di sgomitolare la tua vera
Quel che più interessa G. – che proba- personalità. Io ero convinto che tu soffrissi
bilmente non ha una conoscenza diretta di di ciò che gli psicanalisti credo chiamino
Freud (v. LC -, a Tatiana,  aprile ) – “complesso d’inferiorità”» (LC ,  ago-
sono gli effetti perturbanti della psicanalisi sto ).
sull’ideologia. Si tratta infatti più dell’ap- L’espressione «complesso d’inferiorità»
prezzamento degli effetti del “freudismo” compare più volte nelle LC, testimoniando
sulla cultura (filosofia materialistica, neo- dell’influenza della psicologia individuale di
rousseauismo, letteratura) che di un con- Alfred Adler, di cui è fatta menzione nei Q,
fronto esplicito con la teoria freudiana. seppur confuso con l’altro austromarxista
Quanto meno nei Q, poiché è nelle LC che Max Adler (Q , , ). La scuola di Adler,
vanno cercati gli elementi di un rapporto di disconosciuta da Freud nel , faceva del
G. con la psicanalisi (fino al  G. scrive sentimento d’inferiorità un complesso orga-
tanto «psicoanalisi» che «psicanalisi», finen- nico tra la frustazione sociale (di classe) e in-
do poi per abbandonare la prima lezione e dividuale (inferiorità fisiologica), spiegando
optando per la seconda, più colloquiale). così l’origine della nevrosi e abbracciando il
Il diverso trattamento del tema tra i Q progressismo del movimento socialdemocra-
e le LC non si deve esclusivamente alla “di- tico austriaco. È probabile che G. ne abbia
visione del lavoro” tra i due registri della avvertito più di un’eco durante la sua per-
scrittura carceraria, ma anche al fatto non manenza a Vienna tra il  e il , ma ad
trascurabile che la moglie, Giulia Schucht, Adler fa spesso allusione anche Trockij, nel-
che vive in URSS, inizia nel  una terapia la propria autobiografia (La mia vita), che G.
psicanalitica. Il tema dominante del con- ben conosceva. Il motivo del complesso d’in-
fronto con la psicanalisi diventa allora la feriorità compare anche nei Q, in una nota
questione dell’avvento di una “nuova per- importante sulla letteratura d’appendice co-
PSICOLOGIA 

me «fantasticheria» destinata ad appagare la venire, G. si mostra cosciente che la soffe-


frustrazione sociale (Q , , ). renza individuale non può che crescere nel-
Ad ogni modo, gli elementi di analisi la misura in cui cresca l’autocoscienza delle
della nevrosi di Giulia schizzati nelle LC so- masse e che il problema del rapporto tra per-
no inseparabili dall’analisi gramsciana della sonalità individuale e ideale non riguarda
questione femminile più in generale tratteg- più solo le élites. Il tema ritorna più volte
giati nei Q, pur complicandosi nel momento nella “diagnosi” gramsciana del malessere di
in cui entrano a far parte della relazione stes- Giulia: «C’è sempre un fondo “ginevrino”
sa di G. con Giulia – sempre mediata da Ta- nel tuo animo e questo fondo è la causa di
nia –, conferendo al suo rapporto con la psi- una parte cospicua del tuo disagio psichico,
canalisi un tratto vissuto e soggettivo in e quindi anche dei tuoi dolori fisici. C’è
qualche modo irriducibile al puro giudizio qualcosa di contraddittorio nel tuo intimo,
intellettuale: si veda la lettera a Tania del  una lacerazione, che non riesci a rimargina-
marzo  («Voglio precisare meglio una re, tra teoria e pratica, tra cosciente ed istin-
mia affermazione a proposito della psicana- tivo» (LC ,  novembre ). Non man-
lisi»: LC ) e quella dell’ aprile  a ca a G. che la terminologia concettuale ana-
Giulia, fino alla lettera del  luglio dello litica (conflitto tra Io e Superio, ad esempio),
stesso anno, in cui G. si congratula con Giu- nel suo improvvisarsi «“critico” letterario e
lia per il suo progressivo emanciparsi dall’a- psicanalitico» (LC , a Giulia,  novembre
nalisi: «Sono anche contento che tu non ab- ) con la moglie lontana – sofferente d’e-
bia più la fissazione della cura psicanalitica, pilessia isterica – e più volte rinviata al pro-
che per quel poco che posso giudicare allo prio “ginevrismo”: alla tendenza cioè, di ma-
stato delle mie conoscenze mi pare troppo trice rousseauiana, a credere nella bontà de-
imbevuta di ciarlataneria e tale, se il medico gli istinti naturali poi compromessi dall’edu-
curante non riesce in poco tempo a vincere cazione (LC -, a Julca,  luglio ).
la resistenza del soggetto e a strapparlo con Quanto all’aggettivo «inconscio» o «inco-
la sua autorità alla depressione – da aggra- sciente», compare una dozzina di volte nelle
vare le malattie nervose invece di guarirle, LC (una sola volta il termine, pseudo-freu-
suggerendo all’ammalato motivi di nuove diano, «subcosciente»).
inquietudini e di raddoppiato marasma psi- Al di là della complessità filologica del-
chico» (v. anche l’appunto preparatorio per la ricostruzione di un rapporto tanto ogget-
una lettera a Giulia in Q, AC, -). tivamente frammentario quanto intimamen-
Se dunque il giudizio di G. sulla psi- te trasferenziale come quello di G. verso la
coanalisi resta inseparabile da quello sulla psicoanalisi, le sue intuizioni e aperture a
condizione di Giulia e da una diagnosi più Freud costituiscono un’eccezione di tutto ri-
generale della posizione femminile rispetto lievo tanto nel panorama del pensiero
all’ideale rivoluzionario, il dato saliente sem- marxista europeo che in quello della cultura
bra essere che – malgrado la sua conoscenza italiana tra le due guerre mondiali.
indiretta, l’implicazione della moglie e la
LIVIO BONI
propria cultura essenzialmente pragmatisti-
V. «conformismo», «educazione», «femmini-
ca in materia di psicologia – G. riesca a co-
smo», «Freud», «ideologia», «personalità», «qui-
gliere come «il nucleo più sano ed immedia- stione sessuale».
tamente accettabile del freudismo è l’esigen-
za dello studio dei contraccolpi morbosi che
psicologia
ha ogni costruzione di “uomo collettivo”, di
ogni “conformismo sociale”, di ogni livello «Io sono un sardo senza complicazioni
di civiltà, specialmente in quelle classi che psicologiche e mi costa una certa fatica com-
“fanaticamente” fanno del nuovo tipo uma- prendere le complicazioni degli altri. Forse
no da raggiungere una religione, una misti- dovrei dire che “ero”» (LC ): così scrive
ca» (Q , , ). Lungi dall’idea che la ne- G. alla cognata Tania il  maggio , rias-
vrosi scomparirà nella società comunista a sumendo la propria estraneità alla raziona-
 PSICOLOGIA

lità “psicologica” e al tempo stesso svelando proprio alla cultura italiana, così come a cer-
come uno dei moventi della stesura delle LC te concezioni “utopiche” sovietiche: v. le let-
stia proprio nell’introduzione di una tale tere a Giulia del  dicembre  e del  lu-
“complicazione”. Non si tratta certo di ri- glio ); b) il giudizio essenzialmente posi-
durre il testo gramsciano a romanzo psico- tivo sul dispositivo di produzione taylorista,
logico-epistolare, ma al contrario di ricono- in quanto quest’ultimo permette una mec-
scere il lavoro conscio e organizzato di resi- canizzazione psichica dell’atto di produzio-
stenza a ogni soluzione intimista e introspet- ne in grado di abbassare il dispendio di ri-
tiva. La scrittura carceraria di G. è sempre sorse fisiche e nervose dell’operaio (da cui
oggettivante e – come è stato notato – mai l’assenza in G. di ogni problematica dell’a-
nelle LC l’autore parla di sé senza mettersi in lienazione). Questo punto di vista si trova
rapporto dialettico al mondo esterno (appli- sintetizzato in Americanismo e fordismo nel-
cazione della logica “molecolare”). Ma ciò la celebre critica del “gorilla ammaestrato”:
non toglie che, in particolare nel rapporto «Quando il processo di adattamento è avve-
con la moglie Giulia (Iulca), una serie di nuto, si verifica in realtà che il cervello del-
“complicazioni” finiscano per giocare un l’operaio, invece di mummificarsi, ha rag-
ruolo decisivo, per quanto sotterraneo. In giunto uno stato di completa libertà. Si è
particolare verso il , quando Giulia co- completamente meccanizzato solo il gesto
mincia ad avvalersi della cura psicanalitica fisico; la memoria del mestiere, ridotto a ge-
per trattare un grave esaurimento accompa- sti semplici ripetuti con ritmo intenso, si è
gnato da crisi di epilessia. Un’analisi minu- “annidata” nei fasci muscolari e nervosi che
ziosa delle LC in questo senso è in sé delica- ha lasciato il cervello libero e sgombro per
ta, e impossibile in questa sede, e ci si dovrà altre occupazioni [...] Gli industriali ameri-
dunque limitare a tenere presente una tale cani hanno capito benissimo questa dialetti-
immanenza del problema della psicologia al- ca insita nei nuovi metodi industriali. Essi
l’epistolario gramsciano nel momento in cui hanno capito che “gorilla ammaestrato” è
ci si accinge a sintetizzarne le posizioni teori- una frase, che l’operaio rimane “purtroppo”
che più generali, espresse soprattutto nei Q. uomo, e persino che egli, durante il lavoro,
Da quest’ultimo punto di vista è indub- pensa di più, o per lo meno ha molte mag-
bio che il riferimento essenziale di G. in ma- giori possibilità di pensare, almeno quando
teria siano in Principi di psicologia di Wil- ha superato la crisi di adattamento» (Q ,
liam James – «il migliore manuale di psico- , -).
logia» (LC , a Tania,  marzo ) – che La logica è ancora quella della psicolo-
G. leggeva nella traduzione italiana del . gia pragmatista di James, ma applicata all’a-
In particolare G. accoglie implicitamente la nalisi del vissuto operaio nel sistema di pro-
nozione di “abitudine” (habit), intesa da Ja- duzione fordista, senz’altro il contributo
mes come capacità di trasformare tutta una maggiore di G. alla “psicologia collettiva”,
serie di azioni volontarie in azioni automati- forse non immune da un’influenza di Pavlov,
che e pressoché istintive, costituendo così di cui G. ha avvertito più di un’eco nel suo
una “seconda natura” la cui estensione è periodo moscovita. Inoltre, fin dal piano di
funzionale al risparmio di energie psichiche lavoro del Q  G. enuncia la necessità di
e nervose “volontarie”. Le tesi del filosofo e analizzare il fordismo rispetto alla «quistio-
psicologo americano sono riprese quasi alla ne sessuale» e alla «psicanalisi [...] come
lettera in numerosi passaggi, tanto nei Q che espressione dell’aumentata coercizione mo-
nelle LC, in particolare in due direzioni: a) rale esercitata dall’apparato sui singoli indi-
la necessità di educare fin dall’infanzia, dif- vidui e delle crisi morbose che tale coerci-
fidando di ogni concezione pedagogica zione determina» (Q , , ).
spontaneista e “rousseauiana”, sfruttando la A questo approccio pragmatista sui ge-
plasticità della personalità che tende poi a neris si aggiunge poi, negli anni Trenta,
ridursi progressivamente (G. si mostra un’intensificarsi della riflessione sulla dialet-
quindi assai critico con il culto del bambino tica tra individualità e conformismo. Que-
PUBBLICO 

st’ultimo termine ha statuto pressoché di (Q , , ). La riflessione teorica finisce
concetto in G., ed è significativo che la sua così per collimare con l’esperienza della ma-
prima ricorrenza significativa nei Q, databi- lattia di Giulia, consegnata alle LC, definita
le verso la fine del , si presenti nel qua- appunto come una «lacerazione [...] tra teo-
dro di un’opposizione recisa alla “psicologia ria e pratica, tra cosciente ed istintivo» (LC
delle folle”, ancora in auge all’epoca: «Si di- , a Giulia,  novembre ), introdu-
ce che “gli scienziati occidentali ritengono cendo quindi una complicazione importan-
che la psiche delle masse non sia altro che il te nell’idea gramsciana di una “catarsi” ca-
risorgere degli antichi istinti dell’orda pri- pace di produrre l’uomo nuovo (si noti co-
mordiale e pertanto un regresso a stadi cul- me il termine “catarsi” coappartenga alla
turali da tempo superati”; ciò è da riferirsi storia della psicanalisi, in cui il “metodo ca-
alla così detta “psicologia delle folle” cioè tartico” costituisce la prima tecnica di cura;
delle moltitudini casuali e l’affermazione è è del resto significativo che sia ancora una
pseudo-scientifica, è legata alla sociologia «catarsi» reciproca che G. propone a Giulia
positivistica» (Q , , ). Il riferimento è alla fine del loro dialogo sul «malessere psi-
principalmente alla scuola francese di Ga- chico» di quest’ultima: cfr. LC , a Giulia,
briel Tarde e Gustave Le Bon (quest’ultimo  agosto ).
ammirato da Mussolini, col quale ebbe una Per quanto riguarda la psichiatria lom-
breve corrispondenza, v. Q, AC, ). Così brosiana, essa rinvia per G. alla critica della
continua la nota sopracitata intitolata L’uo- sociologia progressista, o del positivismo
mo-individuo e l’uomo-massa: «Sul “confor- più in generale, e non alla psicologia, men-
mismo” sociale occorre notare che la qui- tre la “psicologia sperimentale” di Agostino
stione non è nuova e che l’allarme lanciato Gemelli è subordinata alla funzione ideolo-
da certi intellettuali è solamente comico» (Q gica della filosofia neoscolastica che la so-
, , ). G. rifiuta di dibattere con la psy- stiene.
chologie des foules d’inizio secolo, le cui con-
LIVIO BONI
seguenze fascistizzanti gli appaiono irrecu-
perabili. Preferisce dunque imprimere V. «catarsi», «conformismo», «educazione»,
«Freud», «gorilla ammaestrato», «individuo»,
un’inflessione positiva alla nozione di
«molecolare», «personalità», «pragmatismo»,
conformismo (Q , ), abbandonandola «psicanalisi», «quistione sessuale», «taylorismo».
tuttavia nel , al momento della redazio-
ne di Americanismo e fordismo.
pubblico
La questione del rapporto individuo-
massa diviene ormai indissociabile non solo Polemizzando con Ungaretti, che in un
da quella della produzione taylorista, ma an- articolo del  lasciava chiaramente inten-
che della «regolamentazione del fatto ses- dere come il pubblico fosse a suo modo di
suale» o dalla «formazione di una nuova vedere da ritenersi superfluo, G. ricordava
personalità femminile» (Q , , ), e l’ul- come proprio questo tipo di intellettuali
tima nota esplicitamente consacrata al tema chiedano «una protezione contro le tradu-
del rapporto individuale-collettivo dal pun- zioni da lingue straniere e quando vendono
to di vista psicologico sembra ormai rie- mille copie di un libro fanno suonare le cam-
cheggiare più la concezione freudiana del pane del loro paese» (Q , , ). A coloro
Disagio della civiltà che non sostenere un che, quindi, vorrebbero far credere che la
puro costruttivismo dialettico: «Il nucleo mancanza di pubblico per le opere italiane
più sano ed immediatamente accettabile del derivi da scarsa predisposizione del pubbli-
freudismo è l’esigenza dello studio dei con- co stesso per queste opere, G. fa notare che
traccolpi morbosi che ha ogni costruzione di la letteratura non può fondarsi soltanto sul-
“uomo collettivo”, di ogni “conformismo la bellezza, ma ad essa serve «un determina-
sociale”, di ogni livello di civiltà che “fanati- to contenuto intellettuale e morale che sia
camente” fanno del nuovo tipo sociale da l’espressione elaborata e compiuta delle
raggiungere una “religione”, una mistica» aspirazioni più profonde di un determinato
 PUBBLICO

pubblico» (Q , , ). D’altronde è un del fatto che non è il pubblico italiano che
falso problema chiedersi perché il pubblico non legge, bensì «che in Italia c’è distacco
italiano non legga, oppure perché legga ope- tra pubblico e scrittori e il pubblico cerca la
re di scrittori stranieri; la risposta sta nel fat- “sua” letteratura all’estero, perché la sente
to che il pubblico italiano «subisce l’egemo- più “sua” di quella così detta nazionale»
nia intellettuale e morale degli intellettuali (ibid.). Non dissimile nei contenuti la pole-
stranieri» (Q , , ). Inoltre in Italia, mica di G. contro l’“industria” del teatro (il
contrariamente a quanto ritenuto da alcuni, teatro ridotto a trust) risalente al . Le esi-
come Ojetti, esiste una “critica del pubbli- genze dell’industria portavano gli impresari
co”; essa «ha una sua organizzazione, che è a fornire spettacoli di scarso livello a dispet-
rappresentata dagli editori, dai direttori di to del fatto che «c’è un gran pubblico che
quotidiani e periodici popolari; si manifesta vuole andare a teatro» (L’industria teatrale,
nella scelta delle appendici; si manifesta nel- in CF ).
la traduzione di libri stranieri e non solo at-
tuali, ma vecchi, molto vecchi; si manifesta LELIO LA PORTA
nei repertori delle compagnie teatrali ecc.» V. «intellettuali italiani», «letteratura popolare»,
(Q , , ). Ciò testimonia, secondo G., «teatro».
Q

quantità-qualità determinismo speculativo, ma in senso “sto-


ricistico” in quanto cioè si verifica il “mer-
G. recepisce la dialettica quantità-qua-
cato determinato”, ossia un ambiente orga-
lità da Hegel e da Engels, tuttavia ripropo-
nicamente vivo e connesso nei suoi movi-
nendola in modo diverso e con alcune limi- menti di sviluppo. (L’economia studia que-
tazioni. Gli sembra infatti di dover distin- ste leggi di tendenza in quanto espressioni
guere la storia umana dall’evoluzione degli quantitative dei fenomeni; nel passaggio dal-
altri esseri viventi, nei quali quella dialettica l’economia alla storia generale il concetto di
non avrebbe riscontri: «per l’uomo, nella sua quantità è integrato da quello di qualità e
evoluzione, si sono concentrate molte condi- dalla dialettica quantità che diventa qualità
zioni favorevoli nel senso di aiutarlo a diven- [quantità = necessità; qualità = libertà. La
tare ciò che era anche prima che si svilup- dialettica quantità-qualità è identica a quel-
passero la volontà definita verso un fine e la necessità-libertà])» (Q  II, , ).
l’intelligenza sufficiente per organizzare i In un passo piuttosto elaborato G. rifiu-
mezzi necessari per raggiungere il fine stesso. ta ogni concezione dicotomica dei due con-
La quantità diventa qualità per l’uomo e non cetti, quasi che la loro fosse una contrappo-
per gli altri esseri viventi, a quanto pare» (LC sizione tra entità esterne l’una all’altra. Il pas-
, a Delio, s.d.). Perciò G. rifiuta, in quan- saggio è sempre da una data quantità-qualità
to naturalistico e quindi riduzionistico, ogni a una diversa quantità-qualità. Anzi, nel tito-
approccio sociologico all’economia e, in ge- lo del passo seguente è forse implicita l’iden-
nerale, alla storia umana: «La sociologia è tificazione dei due termini: «II. Quantità è
dunque un tentativo di ricavare “sperimen- qualità. Poiché non può esistere quantità
talmente” le leggi di evoluzione della società senza qualità e qualità senza quantità (eco-
umana in modo da “prevedere” l’avvenire nomia senza cultura, attività pratica senza in-
con la stessa certezza con cui si prevede che telligenza e viceversa) ogni contrapposizione
da una ghianda si svilupperà una quercia. dei due termini è un non senso razionalmen-
L’evoluzionismo volgare è alla base della so- te. E infatti, quando si contrappone la qua-
ciologia che non può conoscere il principio lità alla quantità con tutte le variazioni me-
dialettico col passaggio della quantità alla lense alla Guglielmo Ferrero e Co., in realtà
qualità, passaggio che turba ogni evoluzione si contrappone una certa qualità ad altra qua-
e ogni legge di uniformità intesa in senso vol- lità, una certa quantità ad altra quantità, cioè
garmente evoluzionistico» (Q , , ). si fa una certa politica e non si fa un’affer-
Per lo studio dei processi economici e so- mazione filosofica. Se il nesso quantità-qua-
prattutto dei processi storici nel loro intrec- lità è inscindibile si pone la quistione: ove sia
cio, l’indagine quantitativa mira a cogliere i più utile applicare la propria forza di volere:
passaggi qualitativi e a inverare la dialettica a sviluppare la quantità o la qualità? quale
quantità-qualità in quella necessità-libertà. dei due aspetti è più controllabile? quale più
Le leggi economiche di tendenza, infatti, facilmente misurabile? su quale si possono
«sono leggi non in senso naturalistico o del fare previsioni, costruire piani di lavoro? La
 QUARANTOTTO

risposta non pare dubbia: sull’aspetto quan- le società moderne)» (Q , , -). Se in
titativo. Affermare pertanto che si vuole la- una nota riportata prima si accenna a identi-
vorare sulla quantità, che si vuole sviluppare ficare quantità e qualità, in un altro contesto
l’aspetto “corposo” del reale non significa nel quale è riproposto il problema della
che si voglia trascurare la “qualità”, ma si- scuola e degli studi G. stabilisce nel passag-
gnifica invece che si vuole porre il problema gio dal quantitativo al qualitativo una mino-
qualitativo nel modo più concreto e realisti- re discontinuità rispetto a quella suggerita
co, cioè si vuole sviluppare la qualità nel so- dal concetto di un “salto” (che pure era pre-
lo modo in cui tale sviluppo è controllabile e sente nella formula “salto di qualità”, fami-
misurabile. La quistione è connessa all’altra liare alla tradizione marxista): «tra liceo e
espressa nel proverbio: “Primum vivere, università c’è un salto, una vera soluzione di
deinde philosophari”. In realtà non è possi- continuità, non un passaggio normale dalla
bile staccare il vivere dal filosofare; tuttavia il quantità (età) alla qualità (maturità intellet-
proverbio ha un significato pratico: vivere si- tuale e morale). Dall’insegnamento quasi pu-
gnifica occuparsi specialmente dell’attività ramente ricettivo si passa alla scuola creativa;
pratica economica, filosofare occuparsi di at- dalla scuola con disciplina dello studio im-
tività intellettuali, di otium litteratum. Tutta- posta e controllata dal di fuori si passa alla
via c’è chi “vive” solamente, chi è costretto a scuola in cui l’autodisciplina [intellettuale] e
un lavoro servile, estenuante ecc., senza di l’autonomia morale è teoricamente illimita-
cui alcuni non potrebbero avere la possibilità ta» (Q , , ).
di essere esonerati dall’attività economica GIUSEPPE PRESTIPINO
per filosofare. Sostenere la “qualità” contro
V. «libertà», «necessità».
la quantità significa proprio solo questo:
mantenere intatte determinate condizioni di
vita sociale in cui alcuni sono pura quantità, Quarantotto
altri qualità. E come è piacevole ritenersi rap- G. indaga sul «nesso [o nodo, ndr] sto-
presentanti patentati della qualità, della bel- rico -» (Q , ,  e Q , , ), il
lezza, del pensiero ecc. Non c’è signora del rapporto tra rivoluzione e controrivoluzione.
bel mondo che non creda di adempiere a ta- Il Quarantotto fu il «periodo democratico
le funzione di conservare sulla terra la qualità della rivoluzione italiana» (Q , , ), uno
e la bellezza!» (Q  II, , -). dei «momenti di vita intensamente collettiva
I due termini si ritrovano nelle riflessio- e unitaria nello sviluppo nazionale del popo-
ni sulla cultura e sulla scuola: «Così è nella lo italiano» (Q , , -). Ma «un profon-
preparazione degli intellettuali e nelle scuole do movimento popolare, un intervento di
dedicate a questa preparazione: scuole e isti- masse plebee» fu piuttosto raro, salvo ecce-
tuti di alta cultura sono assimilabili [...] (An- zioni, come a Livorno (Q , , ), e anzi
che in questo campo la quantità non può spesso i contadini – croati, lombardo-veneti –
scindersi dalla qualità. Alla più raffinata spe- combatterono contro i liberali (Q  I, ,
cializzazione tecnico-culturale non può non ). Il movimento del Quarantotto è carat-
corrispondere la maggiore estensione possi- terizzato piuttosto da «spontaneità» (Q , ,
bile della diffusione dell’istruzione primaria ) e «violenza disordinata», come nell’A-
e la maggiore sollecitudine per favorire i gra- vellinese (Q , , ). L’«ondata popolare-
di intermedi al più gran numero. Natural- mazziniana-democratica» fu «caotica, disor-
mente questa necessità di creare la più larga dinata, “estemporanea”», anche se generosa
base possibile per la selezione e l’elaborazio- e capace di ottenere a Venezia e Roma «al se-
ne delle più alte qualifiche intellettuali – di guito di capi improvvisati o quasi [...] suc-
dare cioè all’alta cultura e alla tecnica supe- cessi indubbiamente maggiori di quelli otte-
riore una struttura democratica – non è sen- nuti dai moderati» (Q , , ) e dall’eser-
za inconvenienti: si crea così la possibilità di cito regolare piemontese. La disfatta di No-
vaste crisi di disoccupazione degli strati me- vara fu determinata dalla «crisi politica» del-
di intellettuali, come avviene di fatto in tutte lo Stato sabaudo, che fece mancare «un indi-
QUISTIONE DEI GIOVANI 

rizzo unitario politico ben stabilito e risolu- re, la riforma agraria, è una delle cause, se-
to» (Q , , ). «Il moto del  fallì per gli condo G., dell’incompiutezza del processo
intrighi furbescamente meschini dei destri, di unificazione politica ed economica nazio-
che furono i moderati del periodo successi- nale (Q , , ). La questione agraria non si
vo» (Q , , ). Ma non si trattò solo di esaurisce tuttavia nel problema politico-so-
intrighi e pochezza politica. Come e ben più ciale del regime fondiario e della riforma
che per il giacobinismo borghese nel  e agraria, ma ha una dimensione tecnica e una
, «la rivoluzione aveva trovato i limiti più valenza politica più generale all’interno della
larghi di classe» (Q , , ): il governo divisione internazionale del lavoro. Dal car-
piemontese, ossessionato come gli altri vec- cere G. delinea quindi un ampio progetto di
chi governi e il papa dallo «“spettro”» del ricerca e di studio per individuare nuovi col-
comunismo (Q , , ), la cui «filosofia del- legamenti tra città e campagna (tra Nord e
la praxis» venne «elaborata proprio alla vigi- Sud), governare l’emigrazione rurale, indivi-
lia del » (Q , , ), preferì «la sconfitta duare aziende e imprese agricole, conoscere
a una insurrezione generale italiana» (Q , i contadini sotto l’aspetto della mentalità,
, ). Col  si esce dal periodo rivolu- della religione, dell’alimentazione, dell’eco-
zione-restaurazione aperto nel  e si nomia, della proprietà e dei contratti agrari,
preannuncia quel cambio di fase, più evi- per riorganizzare l’apparato produttivo e ra-
dente dopo il  (sconfitta della Comune di zionalizzarlo integralmente: «bisognerebbe
Parigi e stabilizzazione della borghesia fran- perciò promuovere una riforma agraria (con
cese), che vede il «passaggio della lotta poli- l’abolizione della rendita terriera come ren-
tica da “guerra manovrata” a “guerra di po- dita di una classe non lavoratrice e incorpo-
sizione”», che Mazzini e i mazziniani non razione di essa nell’organismo produttivo,
seppero comprendere (Q , , ). come risparmio collettivo da dedicare alla ri-
costruzione e a ulteriori progressi) e una
ANDREA CATONE
riforma industriale, per ricondurre tutti i
V. «Cavour», «guerra di movimento», «Mazzini», redditi a necessità funzionali tecnico-indu-
«Piemonte», «Risorgimento». striali e non più a conseguenze giuridiche del
puro diritto di proprietà» (Q , , ).
quistione agraria
EMANUELE BERNARDI
Il concetto di «quistione agraria» in G.
V. «contadini», «quistione meridionale», «qui-
è articolato in «quistione contadina», «qui- stione vaticana», «Risorgimento».
stione meridionale» e «quistione vaticana»,
come risulta sia da QM sia dai Q. Lungo que-
quistione dei giovani
ste linee, G. adatta le tesi leniniste sulla que-
stione agraria alle differenze territoriali e so- G. – scrivendo alla moglie Giulia il 
ciali proprie delle campagne italiane ed gennaio  a proposito del figlio maggiore
esprime la necessità di un ampliamento del- Giuliano – mostra di condividere almeno
la missione rivoluzionaria del partito verso una tesi di Cesare Lombroso, relativa a due
altre aree politiche portatrici di consenso diverse fasi dell’essere giovani: «Il Lombro-
nelle campagne, come i cattolici del Partito so distingue nella sua vita giovanile l’epoca
popolare guidati da Miglioli, il Partito dei in cui si accorse del suo esistere come perso-
contadini radicato in Piemonte, le formazio- na fisica e quella in cui si accorse della sua
ni combattentistiche, il Partito sardo d’Azio- persona psichica (a  anni) e mi pare che la
ne. In quest’ottica G. promuove nel  la distinzione sia giusta e che abbia la sua im-
formazione di un’Associazione di piccoli col- portanza» (LC ). In una lettera al fratello
tivatori diretti, ottenendo il placet dell’Inter- Carlo egli si era posto tre anni prima (la let-
nazionale contadina a Mosca (Krestintern). tera è del  agosto ), sotto il profilo edu-
L’incapacità delle classi dirigenti del Ri- cativo e guardando alla formazione del ca-
sorgimento di avvicinarsi alle masse contadi- rattere o della disciplina fisico-psichica, il
ne con una radicale redistribuzione delle ter- problema di una cesura tra due età giovani-
 QUISTIONE DEI GIOVANI

li, «prima e dopo la pubertà», scrivendo: considera particolarmente importanti, tra le


«Prima della pubertà la personalità del ra- «molte “quistioni” dei giovani», queste due:
gazzo non si è ancora formata ed è più faci- «°) La generazione “anziana” compie sem-
le guidare la sua vita e fargli acquistare de- pre l’educazione dei “giovani”; ci sarà con-
terminate abitudini di ordine, di disciplina, flitto, discordia ecc. ma si tratta di fenomeni
di lavoro: dopo la pubertà la personalità si superficiali, inerenti a ogni opera educativa
forma in modo impetuoso e ogni intervento e di raffrenamento, almeno che non si tratti
estraneo diventa odioso, tirannico, insop- di interferenze di classe, cioè i “giovani” (o
portabile» (LC ). È nel primo periodo, una parte cospicua di essi) della classe diri-
per G., che l’educatore deve intervenire, al gente (intesa nel senso più largo, non solo
contrario di quanto di solito avviene: «Per- economico, ma politico-morale) si ribellano
ché non occuparsi del ragazzo nel primo pe- e passano alla classe progressiva che è di-
riodo, invece? Sembra poco, ma l’abitudine ventata storicamente capace di prendere il
di star seduti a tavolino - ore al giorno è potere: ma in questo caso si tratta di “giova-
una cosa importante, che si può far acqui- ni” che dalla direzione degli “anziani” di
stare con le buone fino ai  anni, ma in se- una classe passano alla direzione degli “an-
guito non si può più. Per le donne mi pare ziani” di un’altra classe: in ogni caso rimane
sia lo stesso, e forse peggio, perché la pu- la subordinazione reale dei “giovani” agli
bertà è una crisi molto più grave e comples- “anziani” come generazione, pur con le dif-
sa che negli uomini: con la vita moderna e la ferenze di temperamento e di vivacità su ri-
relativa libertà delle ragazze, la quistione è cordate; °) Quando il fenomeno assume un
ancora aggravata» (ivi, ). Sulle maggiori carattere cosiddetto “nazionale”, cioè non
difficoltà create dall’organizzazione scolasti- appare apertamente l’interferenza di classe,
ca per le ragazze egli nota inoltre: «oggi nel allora la quistione si complica e diventa cao-
nostro paese all’attività femminile sono fatte tica. I “giovani” sono in istato di ribellione
condizioni molto sfavorevoli fin dalle prime permanente, perché persistono le cause
scuole, come per esempio l’esclusione delle profonde di essa, senza che ne sia permessa
giovinette da molte borse di studio ecc. per l’analisi, la critica e il superamento (non con-
cui è necessario nella concorrenza che le cettuale e astratto, ma storico e reale); gli
donne abbiano qualità superiori a quelle do- “anziani” dominano di fatto, ma... “après
mandate ai maschi e una maggior dose di te- moi le déluge”, non riescono a educare i gio-
nacia e di perseveranza» (LC , a Teresina, vani, a prepararli alla successione. Perché?
 maggio ). Ciò significa che esistono tutte le condizioni
Non si possono ignorare, d’altra parte, perché gli “anziani” di un’altra classe debba-
i mutamenti dei modelli (o delle mode) che no dirigere questi giovani, senza che possa-
intervengono per un certo spirito di imita- no farlo». In questo brano, dove i termini
zione caratteristico in una cospicua parte del “giovani” e “anziani” ricorrono quasi sem-
mondo giovanile: «Ora è impossibile imma- pre virgolettati, la «quistione dei giovani» è
ginare che la ripetizione continuata dei gesti dunque riportata al tema del rapporto tra le
fisici che i negri fanno intorno ai loro feticci classi e all’efficacia della trasmissione del
danzando, che l’avere sempre nelle orecchie consenso. Allo stesso passo e, più ancora, ad
il ritmo sincopato degli jazz-bands, riman- alcune considerazioni proprio sulla crisi di
gano senza risultati ideologici». E G. osser- consenso, che si acutizza quando «il vecchio
va al riguardo: «Si tratta di un fenomeno muore e il nuovo non può nascere», fa espli-
enormemente diffuso, che tocca milioni e cito riferimento G. laddove (Q , , ) ac-
milioni di persone, specialmente giovani» cenna ancora alla «così detta “quistione dei
(LC , a Tania,  febbraio ). Si pone giovani” determinata dalla “crisi di auto-
così, implicitamente, il tema di una «qui- rità” delle vecchie generazioni dirigenti e dal
stione giovanile» e nei Q il tema viene af- meccanico impedimento posto a chi potreb-
frontato esplicitamente. In Q , , -, be dirigere di svolgere la sua missione»
sotto il titolo La quistione dei giovani, G. (“meccanico” significa qui “coercitivo”); ma
QUISTIONE MERIDIONALE 

«una rottura così grave tra masse popolari e zio inculcatogli dalla propaganda borghese
ideologie dominanti come quella che si è ve- che il Mezzogiorno sia una palla di piombo
rificata nel dopoguerra, può essere “guari- che si oppone ai più grandi sviluppi dell’e-
ta” col puro esercizio della forza che impe- conomia nazionale, e distrugga nel contadi-
disce a nuove ideologie di imporsi?». no meridionale il pregiudizio ancora più pe-
ricoloso per cui egli vede nel nord d’Italia un
GIUSEPPE PRESTIPINO
solo blocco di nemici di classe» (Cinque anni
V. «classe, classi», «consenso», «educazione», di vita del partito, - gennaio , in CPC
«femminismo», «ideologia», «jazz», «scuola».
, corsivo mio).
La rottura del blocco storico tradizio-
quistione meridionale nale, infatti, e la costruzione di un nuovo
Dopo le primissime formulazioni del blocco sociale anticapitalista, costituito da-
problema, che già a partire dal  introdu- gli operai e dai contadini, è per G. in Alcuni
cevano elementi nuovi sulla base salvemi- temi della quistione meridionale la strada da
niana della riflessione, G. delinea fin dal seguire per affrontare la questione meridio-
 i tratti di una «quistione meridionale» nale saldandone la qualità nazionale e quel-
come specifica determinazione del capitali- la di classe: il duplice, ambizioso obiettivo
smo e si esprime in direzione di una propo- che G. pone ai compagni di partito poco pri-
sta che vede come perno per la «soluzione ma della sua carcerazione è quello di supe-
del problema agricolo» l’azione degli «ope- rare la forma dell’unità nazionale di stampo
rai urbani dell’Italia settentrionale» (Operai risorgimentale, basata sull’annessione delle
e contadini,  gennaio , in ON ). In regioni del Sud, per sviluppare un reale sen-
questa fase è ancora forte l’influenza dell’e- so della nazione, attraverso il protagonismo
sperienza bolscevica, che spinge G. a soste- delle masse contadine meridionali nel pro-
nere che «i problemi attuali della economia cesso storico attuale («dopo gli operai, i con-
industriale e agricola possono essere risolti tadini sono la parte più rivoluzionaria della
solo fuori del Parlamento, contro il Parla- società italiana»), e contemporaneamente
mento, dallo Stato operaio» (ivi, ). Nel gi- quello di costruire «un’alleanza politica tra
ro di pochi anni, però, la questione va preci- operai del Nord e contadini del Sud per ro-
sandosi in G. nelle sue coordinate più com- vesciare la borghesia dal potere di Stato»
piutamente politiche e più fortemente anco- (QM ). Se finora il grande pensiero libe-
rate alla realtà italiana. Alla proposta di chia- rale di cui Giustino Fortunato e Benedetto
mare “l’Unità” il giornale del partito, G. ac- Croce erano i più ascoltati esponenti sul
compagna la considerazione della necessità fronte del pensiero meridionalista, ma che
di «dare importanza specialmente alla que- annoverava anche altri nomi di primo piano,
stione meridionale, cioè alla questione in cui come quello di Gaetano Salvemini, aveva
il problema dei rapporti tra operai e conta- permesso ai governi di Crispi e Giolitti una
dini si pone non soltanto come un problema politica di continua depredazione e margi-
di rapporto di classe, ma anche e special- nalizzazione delle masse meridionali, attua-
mente come un problema territoriale, cioè ta attraverso capziose proposte di divisione
come uno degli aspetti della questione na- della terra che non risolvevano le più ampie
zionale» (L ). Il III Congresso del Partito questioni poste dal Mezzogiorno, ma isola-
comunista d’Italia si occupa largamente di vano quest’ultimo sempre più come una
questione meridionale come dell’aspetto «grande campagna» di fronte alla «grande
principale, insieme alla questione vaticana, città» che è il Nord, adesso per G. è tempo
della più vasta questione agraria, che è poi il che «l’operaio rivoluzionario di Torino e di
modo di analizzare lo specifico caso storico Milano diventi il protagonista della quistio-
della formazione e della composizione dello ne meridionale» (ibid.), e non più i grandi
Stato italiano. Il partito deve muoversi su intellettuali liberali. «Il Mezzogiorno può
due fronti: è necessario infatti che esso «di- essere definito una grande disgregazione so-
strugga nell’operaio industriale, il pregiudi- ciale; [...] La società meridionale è un gran-
 QUISTIONE NAZIONALE

de blocco agrario costituito di tre strati so- fronterà sul versante politico non meno che
ciali: la grande massa contadina amorfa e di- su quello culturale, all’interno della «qui-
sgregata, gli intellettuali della piccola e me- stione politica degli intellettuali». Ma di par-
dia borghesia rurale, i grandi proprietari ter- ticolare interesse è la successione degli argo-
rieri e i grandi intellettuali» (ivi, ). Pro- menti nell’indice. Dopo la questione meri-
prio l’ultimo strato è quello che caratterizza dionale troviamo infatti: «) Osservazioni
e domina «tutto questo complesso di mani- sulla popolazione italiana: sua composizio-
festazioni» della vita sociale, attraverso la ne, funzione dell’emigrazione. ) America-
mediazione che a vario livello garantiscono nismo e fordismo» (Q , p. ). Se in Q , in-
gli intellettuali, della cui casta fa parte anche fatti, G. riprende in alcuni casi anche te-
il clero. Spezzare il legame tra la massa con- stualmente la riflessione di QM, il nesso con
tadina e il ceto dominante è fondamentale, «Americanismo e fordismo» è divenuto pro-
«perché questo mostruoso blocco agrario grammatico e prevalente, e ciò spinge la
[...] nel suo complesso funziona da interme- prospettiva complessiva della ricerca in una
diario e da sorvegliante del capitalismo set- direzione diversa, più analitica, di lungo pe-
tentrionale e delle grandi banche» (ivi, ): riodo e più vasta. Non è un caso che la ri-
ciò permette di conservare lo statu quo sia presa C dei Testi A relativi al problema, se in
meridionale che settentrionale, perciò rap- parte compare nel Q  come contributo al-
presenta un elemento regressivo di dimen- la definizione storica del Risorgimento, rela-
sione nazionale. G. rivendica l’intuizione tivamente al ruolo passivo e subalterno del-
della formazione di un blocco alternativo al le masse meridionali, appare in forma so-
blocco agrario come un fatto che i comuni- stanziale nel Q , funzionale alla polarizza-
sti torinesi avevano già in animo nel , zione di due opposti modelli: quello meri-
quando proposero a Gaetano Salvemini di dionale italiano, caratterizzato da una com-
candidarsi in un collegio torinese per rap- posizione demografica patologica, tale per
presentare in parlamento i contadini del cui la popolazione produttiva è rappresenta-
Sud: tuttavia, si trattava allora di uno stadio ta da una parte minoritaria del complesso
ancora non maturo dell’elaborazione del demografico, con la conseguenza di feno-
nuovo blocco, uno stadio nel quale si ritene- meni morbosi sul piano dell’economia, e
va ancora possibile considerare gli intellet- quella americana, demograficamente sana e
tuali democratici meridionali come interlo- perciò avviata alla razionalizzazione della
cutori del movimento rivoluzionario. Il con- produzione e dei processi economici.
senso che i contadini avevano tributato a
LEA DURANTE
Salvemini in Puglia alle elezioni del  ave-
va indotto a ritenere l’intellettuale molfette- V. «americanismo», «blocco storico», «contadi-
ni», «Croce», «emigrazione», «fordismo», «For-
se il deputato più degno di essere proposto,
tunato», «intellettuali», «Mezzogiorno», «qui-
ma naturalmente, nel , G. riconosce i li- stione agraria», «Risorgimento», «Salvemini».
miti di questa operazione. Seppure la que-
stione meridionale viene trattata da G. come
quistione nazionale
un fatto omogeneo, egli non manca tuttavia
di rimarcare le differenze fra la composizio- Nell’articolo Neutralità attiva ed operan-
ne sociale e la posizione relativa delle diver- te, un contributo al dibattito sull’intervento
se regioni di fronte al problema della mo- nella Grande guerra apparso sul “Grido del
dernizzazione. La Sardegna è diversa dalla Popolo” del  ottobre , un giovanissimo
Puglia, quindi, e la Sicilia presenta a sua vol- G. innesta nel marxismo tradizionale il con-
ta specifiche caratteristiche. cetto di nazione e la questione nazionale, co-
Proprio in apertura dei Q, nell’indice me problemi intrinseci ai partiti e ai movi-
degli argomenti principali, G. nomina «la menti della classe operaia. «Il Partito sociali-
“quistione meridionale” e la questione delle sta – scrive il pensatore sardo – a cui noi dia-
isole». Le virgolette chiariscono che si tratta mo la nostra attività è anche italiano, cioè è
di un tema ormai canonizzato e che G. lo af- quella sezione dell’Internazionale socialista
QUISTIONE NAZIONALE 

che si è assunto il compito di conquistare al- mulate da Lenin, tra l’altro, in Sul diritto di
l’Internazionale la nazione italiana. Questo autodecisione delle nazioni, dove, partendo
suo compito immediato, sempre attuale gli dalla concreta situazione della Russia zari-
conferisce dei caratteri speciali, nazionali, sta, egli ravvisava nelle lotte di liberazione e
che lo costringono ad assumere nella vita ita- di indipendenza delle piccole nazioni una
liana una sua funzione specifica, una sua re- formidabile arma contro l’imperialismo.
sponsabilità». Dunque, ben prima dell’inter- Non a caso, in Q , ,  il comunista sar-
nazionalismo, il compito preponderante e do, ragionando sulle categorie di “guerra di
necessario del partito consiste nel dare vita a posizione” e di “egemonia”, scrive: «mi pa-
una lotta nazionale «diuturna» contro lo Sta- re che Ilici aveva compreso che occorreva un
to borghese, finalizzata alla creazione di que- mutamento della guerra manovrata applica-
gli organi capaci di superarlo e assorbirlo. «E ta vittoriosamente in Oriente nel , alla
nello svolgimento di questa funzione» il par- guerra di posizione che era la sola possibile
tito deve agire in piena autonomia, «non di- in Occidente [...] Questo mi pare significa-
pendendo dall’Internazionale se non per il fi- re la formula del “fronte unico” [...] Solo
ne supremo da raggiungere e per il carattere che Ilici non ebbe il tempo di approfondire
che questa lotta deve sempre presentare di la sua formula, pur tenendo conto che egli
lotta di classe» (CT -). È un concetto riba- poteva approfondirla solo teoricamente,
dito da G. in numerosi scritti, tra cui quello mentre il compito fondamentale era nazio-
intitolato L’unità nazionale – nell’“Ordine nale, cioè domandava una ricognizione del
Nuovo” del  ottobre  – dove appunto terreno e una fissazione degli elementi di so-
«la classe “nazionale”» viene individuata nel cietà civile». G. si mostra inoltre particolar-
proletariato, cioè nella «moltitudine degli mente attento alle proposte glottopolitiche
operai e contadini, dei lavoratori italiani, che di Lenin: ne sono esempio l’articolo Vec-
non possono permettere il disgregamento chiume imbellettato, apparso sull’“Unità”
della nazione, perché la unità dello Stato è la del  settembre , dove richiama il «pro-
forma dell’organismo di produzione e di getto di modificazione del programma»,
scambio costruito dal lavoro italiano, è il pa- presentato da Lenin alla «Conferenza pan-
trimonio di ricchezza sociale che i proletari russa del partito bolscevico tenuta verso la
vogliono portare nell’Internazionale comu- fine dell’aprile », citando, tra le propo-
nista» (ON ). E in QM G. finisce col re- ste di quest’ultimo, «la soppressione della
spingere tanto il positivismo dei socialisti lingua di Stato» (CPC ), o la pubblicazio-
quanto il meridionalismo di Salvemini: en- ne sull’“Ordine Nuovo” del  maggio 
trambi appaiono ai suoi occhi accomunati degli interventi di Lenin all’VIII congresso
dalla tendenza a una naturalizzazione delle del Partito comunista russo (marzo ), in-
differenze sociali e di classe, finendo per di- centrati sul tema della questione nazionale,
videre l’Italia «in nordici e sudici» (CPC ) con particolare attenzione per i passaggi re-
e rendere impossibile l’unità del blocco so- lativi alla “politica delle nazionalità”, tra cui
ciale popolare e l’unità della nazione, vale a quello in cui veniva condannato l’uso esclu-
dire la saldatura tra operai e contadini, Nord sivo del russo nell’insegnamento scolastico.
e Sud. Parimenti G. rifiuta il falso interna- Nella nota di Q , ,  G. richiama la
zionalismo dell’Intesa, vera e propria forma posizione di Lenin circa la possibilità «che le
di imperialismo dipinto da interventismo de- quistioni nazionali abbiano una soluzione
mocratico, e si mostra consapevole della cen- pacifica anche in regime borghese: esempio
tralità della questione nazionale, sia in rela- classico la separazione pacifica della Norve-
zione alle colonie (di cui appoggia le aspira- gia dalla Svezia». Quest’ultimo esempio
zioni all’indipendenza) sia in rapporto al- compare in due scritti del comunista russo
l’Europa (Viltà e leggerezza,  ottobre , in contenenti osservazioni sulle lingue: si tratta
ON -). di Sul diritto di autodecisione delle nazioni,
Vi è un’indubbia consonanza tra questo dove una sezione si intitola proprio La sepa-
aspetto del pensiero di G. e le proposte for- razione della Norvegia dalla Svezia, e Sulla
 QUISTIONE POLITICA DEGLI INTELLETTUALI

questione della politica nazionale. Se nel pri- to d’Azione – scrive il dirigente sardo – era
mo testo le proposte linguistiche di Lenin imbevuto della tradizione retorica della let-
non costituiscono un tema centrale, nel se- teratura italiana: confondeva l’unità cultura-
condo sono esplicitamente espresse: «Lo le esistente nella penisola – limitata però a
Stato democratico deve riconoscere incon- uno strato molto sottile della popolazione e
dizionatamente la completa libertà delle di- inquinata dal cosmopolitismo vaticano –
verse lingue e abolire qualsiasi privilegio per con l’unità politica e territoriale delle grandi
una di queste lingue [...] Gli operai di tutte masse popolari che erano estranee a quella
le nazioni hanno una sola linea politica per tradizione culturale e se ne infischiavano da-
la scuola: libertà per la lingua materna, scuo- to che ne conoscessero l’esistenza stessa»
la democratica e laica» (Lenin , -). (ibid.). È questa una delle cause che impedi-
Del resto, proprio affrontando il pro- rono alla borghesia italiana risorgimentale di
blema della “quistione nazionale” da una estendere la sua egemonia su vasti strati del-
prospettiva linguistica G. nota che «in Italia la popolazione. Così le guerre d’indipen-
il termine “nazionale” ha un significato mol- denza del , del  e del  risolsero
to ristretto ideologicamente e in ogni caso «la quistione nazionale e la quistione di clas-
non coincide con “popolare”, perché in Ita- se in un tipo intermedio» (Q , , ). Men-
lia gli intellettuali sono lontani dal popolo, tre la borghesia otteneva il governo econo-
cioè dalla “nazione” e sono invece legati a mico-industriale, le vecchie e parassitarie
una tradizione di casta, che non è mai stata classi feudali conservarono tutto il loro po-
rotta da un forte movimento politico popo- tere, con ampi privilegi di casta nell’esercito,
lare o nazionale dal basso» (Q , , ). E nell’amministrazione statale e nella grande
appunto il fatto che tale questione sia stata proprietà terriera.
elaborata invece in una chiave squisitamen-
VITO SANTORO
te retorica segna la debolezza del movimen-
to risorgimentale: «il termine corrente “na- V. «giacobinismo», «Gioberti», «guerre d’indi-
pendenza», «Lenin», «lingua», «Mazzini», «na-
zionale” è in Italia legato a questa tradizione zionale-popolare», «nazione», «Risorgimento».
intellettuale e libresca, quindi la facilità
sciocca e in fondo pericolosa di chiamare
quistione politica degli intellettuali: v. intel-
“antinazionale” chiunque non abbia questa
lettuali.
concezione archeologica e tarmata degli in-
teressi del paese» (ibid.). In questo senso
Gioberti e Mazzini rappresentano due modi quistione sessuale
antitetici di porre la questione nazionale da La questione è abbordata da G. da un
parte degli intellettuali: «Gioberti offriva punto di vista complesso e articolato nella
agli intellettuali una filosofia che appariva nota Q , , -, intitolata Alcuni aspetti
come originale e nel tempo stesso nazionale, della quistione sessuale, i cui spunti sono ri-
tale da porre l’Italia almeno allo stesso livel- presi in altre note, essenzialmente nello stes-
lo delle nazioni più progredite e dare una so Q  su Americanismo e fordismo. La que-
nuova dignità al pensiero italiano. Mazzini stione è presentata immediatamente come
invece offriva solo delle affermazioni nebu- un’«ossessione» pericolosa per l’impatto
lose e degli accenni filosofici che a molti in- che essa ha avuto, attraverso la tradizione
tellettuali, specialmente napoletani, doveva- utopistica (G. menziona La città del Sole di
no apparire come vuote chiacchiere» (Q , Campanella, ma pensa probabilmente a
, -). Fourier e alla pedagogia sovietica di stampo
Da ciò deriverebbe, secondo G., la par- ingenuamente rousseauiano), sui «progres-
ticolare natura del Partito d’Azione, vale a sisti», i quali commettono l’errore di natura-
dire quella di essere «un organismo di agita- lizzare la sessualità, mentre nulla è più «in-
zione e propaganda al servizio dei modera- naturale» che il «regolamento degli istinti
ti», del tutto privo di un «programma con- sessuali». Ne è prova l’influenza della «lette-
creto di governo» (Q , , ). «Il Parti- ratura “psicoanalitica”» (che non è altro che
QUISTIONE SESSUALE 

«un modo di criticare la regolamentazione nemmeno a separarle radicalmente. L’irri-


degli istinti sessuali in forma talvolta “illu- ducibilità della questione sessuale alla «fun-
ministica”, con la creazione di un nuovo mi- zione economica della riproduzione» sem-
to del “selvaggio” su base sessuale» (Q , , bra a G. in qualche modo strutturale, sia pu-
), di cui G. si mostra consapevole in di- re esasperata dallo sviluppo economico: «I
versi frammenti dei Q. In Q ,  e Q ,  progressi dell’igiene, che hanno elevato la
la regolazione e la «repressione» degli istin- media della vita umana, pongono sempre
ti sessuali è compresa come luogo cruciale di più la quistione sessuale come un aspetto
una «coercizione» più generale, che accom- fondamentale e a sé stante della quistione
pagna ogni momento dell’evoluzione delle economica, aspetto tale da porre talora pro-
società umane (fin dal «passaggio dal noma- blemi complessi del tipo “superstruttura”»
dismo alla vita stanziale ed agricola») e di cui (ivi, , corsivo mio). È senz’altro nel rico-
l’organizzazione fordista della produzione noscimento di una tale autonomia della que-
non è che la tappa più evoluta. stione sessuale rispetto all’economia di
Il «puritanesimo», lungi dal dover esser (ri)produzione che va cercata la singolarità
considerato una «manifestazione d’ipocri- dell’approccio gramsciano rispetto all’orto-
sia», va dunque compreso nella sua «portata dossia marxista e la ragione della sua in-
obiettiva», quella di voler costituire – attra- fluenza attuale nel campo dei Women Studies
verso il ricorso esemplare all’etica delle e del femminismo post-marxista. Tutta la
«classi superiori» puritano-industriali – «un seconda parte della nota sembra infatti
tipo superiore» di lavoratore monogamo, che tracciare le grandi linee di un’antropologia
«non sperperi le sue energie nervose nella ri- politica del problema, ben al di là della pu-
cerca disordinata ed eccitante del soddisfaci- ra constatazione dell’affermazione del pa-
mento sessuale occasionale» (ivi, ). In tal triarcato come struttura trans-storica esa-
modo l’etica sessuale taylorista ribadirà il sperata dal capitalismo (v. Engels ). Im-
modello contadino della stabilità delle unio- migrazione, afflusso nelle metropoli e ri-
ni sessuali, apportandovi tuttavia un’esigen- proposizione continua del problema dell’e-
za supplementare di interiorizzazione mora- gemonia, mutamento dei rapporti “moleco-
le della «famiglia in senso largo», poiché già lari” tra genitori e figli, «Tutti questi ele-
in corso di atomizzazione (Q , , ), di menti complicano e rendono difficilissima
«una nuova forma di unione sessuale di cui ogni regolamentazione del fatto sessuale e
la monogamia e la stabilità relativa paiono ogni tentativo di creare una nuova etica ses-
dover essere il tratto caratteristico e fonda- suale che sia conforme ai nuovi metodi di
mentale» (Q , , ). Alle classi dirigenti produzione e di lavoro» (Q , , ). Ma,
è dunque affidato il compito di produrre un aggiunge G., «la quistione etico-civile più
modello di coercizione sessuale, e le crisi di importante legata alla quistione sessuale è
«libertinismo», ricorrenti nella storia, rap- quella della formazione di una nuova per-
presentano «il fattore ideologico più depra- sonalità femminile: finché la donna non
vante e “regressivo”», testimoniando della avrà raggiunto non solo una reale indipen-
cesura tra l’etica delle classi superiori e quel- denza di fronte all’uomo, ma anche un nuo-
la delle classi lavoratrici. A quest’ultimo oc- vo modo di concepire se stessa e la sua par-
corre per G. contrapporre «una coercizione te nei rapporti sessuali, la quistione sessua-
di nuovo tipo, in quanto esercitata dalla élite le rimarrà ricca di caratteri morbosi» (ivi,
di una classe sulla propria classe» e che «non -). L’analisi della questione sessuale si
può essere che un’autocoercizione, cioè confonde allora politicamente con quella
un’autodisciplina» (Q , , ). della questione femminile, differenziandosi
Tornando a Q , , che si è detto costi- dalla posizione marxiana – hegelianamente
tuire il palinsesto gramsciano della questio- umanistica – per la quale «il rapporto del-
ne sessuale, nulla autorizza a ridurre que- l’uomo con la donna è la forma più natura-
st’ultima a quella delle condizioni di produ- le del rapporto dell’uomo con l’uomo» (v.
zione (come in Engels), ma nulla autorizza Marx , Terzo manoscritto, IV).
 QUISTIONE VATICANA

La necessità di costituire una nuova verno, di questo regime, sarebbe stato di li-
soggettività femminile acquista inoltre una quidare completamente la questione roma-
dimensione meno astratta e più intima nelle na garantendo piena libertà alla Chiesa» (To-
LC, pur essendovi in qualche modo deses- gliatti , ).
sualizzata, a vantaggio di un’analisi psicolo- Qualche anno più tardi G. ribadisce
gica e morale (v. ad esempio la lettera del  sull’“Ordine Nuovo” che è necessaria la ri-
febbraio  a Tania e quella dell’ aprile cerca di un rapporto pacifico con la Chiesa
 a Giulia). Quanto alla posizione dottri- cattolica: poiché «in Italia, a Roma, c’è il Va-
naria della Chiesa sul rapporto tra sessualità ticano, c’è il Papa: lo Stato liberale ha dovu-
e procreazione, un accenno erudito, ma tut- to trovare un sistema di equilibrio con la po-
to sommato estemporaneo, si trova in Q , tenza spirituale della Chiesa» e «lo Stato
, in cui pure G. insiste sulla necessità di operaio dovrà anch’esso trovare un sistema
un’«educazione sessuale». di equilibrio» (Cronache dell’“Ordine Nuo-
vo”,  marzo , in ON ). Nel  le
LIVIO BONI tesi di Lione indicano anche i piani su cui ri-
V. «donna», «femminismo», «Freud», «libertini- cercare tale rapporto. Il primo è quello in-
smo», «psicanalisi», «taylorismo». ternazionale: «è evidente che il proletariato
dovrà risolvere in gran parte con mezzi pro-
quistione vaticana pri il problema del papato, ma è ugualmen-
Della esistenza, complessità e impor- te evidente che non vi arriverà da solo, sen-
tanza della «quistione vaticana» G. è consa- za il concorso efficace del proletariato inter-
pevole dai primissimi anni giovanili fino alla nazionale». Il secondo piano è quello politi-
maturità, come documentato in non pochi co: «per distruggere la influenza dell’orga-
scritti giornalistici, interventi negli organi nizzazione cattolica sulle masse rurali [oc-
ufficiali di partito e, soprattutto, nei Q (par- corre, ndr] rompere l’alleanza dei contadini
ticolarmente Q , , - e Q , , - con le forze reazionarie [...] anche in altri
, che contiene un’analisi critica della politi- paesi dell’Europa» (CPC ).
ca concordataria). Del Vaticano G. descrive La ricerca gramsciana di un “sistema di
equilibrio” con la Chiesa non può essere
e mette a fuoco, nel , la natura, quale
dunque interpretata come un eventuale ten-
struttura organizzativa e sistema di potere
tativo di stipulare un qualche rapporto di
della Chiesa cattolica: «Il Vaticano è senza
vertice con la gerarchia e con l’istituzione ec-
dubbio la più vasta e potente organizzazio-
clesiastica (v. QM  e TL -). G. è mol-
ne privata che sia mai esistita. Ha per certi
to chiaro in merito: «La realizzazione della
aspetti, il carattere di uno Stato, ed è rico-
alleanza tra operai e contadini per la lotta
nosciuto come tale da un certo numero di
contro il capitalismo suppone la distruzione
governi [...] Esso rimane una delle forze po-
della influenza del Vaticano [quale forza po-
litiche più efficienti della storia moderna
litica controrivoluzionaria, alleata dello Sta-
[...] L’organizzazione del Vaticano riflette il
to borghese, ndr] sui contadini» (ivi, ).
suo carattere internazionale. Essa costitui-
Quindi nessuna ricerca di rapporti con i ver-
sce la base del potere del papato in Italia»: Il
tici istituzionali ecclesiastici. Smentisce una
Vaticano, in CPC ). Una realtà con cui non
tale lettura, del resto, anche la presa di posi-
si poteva non fare i conti. Stando a una te-
zione inequivocabile e radicale di G. in me-
stimonianza di Togliatti, già negli anni del
rito al Concordato del .
“garzonato universitario” G. «diceva che il
giorno in cui si fosse formato un governo so- TOMMASO LA ROCCA
cialista, in cui fosse sorto un regime sociali- V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «Concordato»,
sta, uno dei principali compiti di questo go- «papa, papato», «quistione agraria», «religione».
R

rapporti di forza può non occuparsi del “dover essere”, certo


non inteso in senso moralistico» (ibid., cor-
Il concetto di «rapporti di forza», seb-
sivo mio). Non si tratta dunque di rifiutare a
bene non compaia esplicitamente molte vol- priori il momento teleologico nell’azione
te nei Q, è centrale nel pensiero di G. Una politica, ma di «vedere se il “dover essere” è
buona parte dei più discussi concetti pre- un atto arbitrario o necessario, è volontà
senti nei Q hanno un legame organico con concreta, o velleità, desiderio, amore con le
«rapporti di forza». In effetti, non si posso- nuvole» (ivi, ).
no capire adeguatamente la lotta egemonica, Dopo aver affermato che «il politico in
la costituzione della società civile e i suoi le- atto è un creatore, un suscitatore», G. chiari-
gami con lo Stato stricto sensu, e nemmeno sce che esso non «crea dal nulla, né si muove
la formazione di una coscienza critica della nel vuoto torbido dei suoi desideri e sogni»,
realtà, senza il richiamo al concetto in que- ma si fonda – e qui riprende una nota espres-
stione. Esso si presenta, esplicitamente o im- sione di Machiavelli – sulla «realtà effettua-
plicitamente, nelle varie concrete «analisi le». Ma è nella definizione di cosa sia questa
delle situazioni» attuate da G. dai tempi del- realtà effettuale, ossia nell’esplicitare la sua
la sua giovinezza fino ai Q. Qui il termine è ontologia dell’essere sociale, che G. rivela
utilizzato soprattutto nel fondamentale Q , tutta l’importanza del concetto che stiamo
, intitolato Analisi delle situazioni: rappor- analizzando. Egli si chiede: la «realtà effet-
ti di forza. Ma, al di là di queste utilizzazioni tuale [...] è forse qualcosa di statico e immo-
concrete, il concetto occupa un ruolo deter- bile o non piuttosto un rapporto di forze in
minante in quella che si potrebbe chiamare continuo movimento e mutamento di equili-
l’ontologia sociale di G. brio?» (ibid.). Qui dunque i rapporti di for-
In Q , , che riprende Q , , G. in- za sono elevati a una determinazione fonda-
fatti cerca di definire l’essenza della prassi mentale della stessa realtà effettuale, cioè a
politica. Sulla base della sua peculiare lettu- un momento causale della sua dinamica on-
ra di Machiavelli egli afferma: «Il troppo (e tologica dialetticamente contraddittoria. La
quindi superficiale e meccanico) realismo posizione teleologica, il “dover essere”, se si
politico porta spesso ad affermare che l’uo- basa su una giusta analisi della causalità po-
mo di Stato deve operare solo nell’ambito sta da questi rapporti di forza, può così inci-
della “realtà effettuale”, non interessarsi del dere su di essi e cambiarli. E quindi, proprio
“dover essere”, ma solo dell’“essere”» (Q , perché chi parla di rapporti di forza parla
, ). Come si sa, l’espressione “machia- anche e allo stesso tempo di una realtà stori-
vellismo” è stata spesso legata a questo rea- ca e mutevole, G. può concludere: «Il “do-
lismo politico superficiale; G. invece affer- ver essere” è quindi concretezza, anzi è la so-
ma chiaramente: «Machiavelli non è un me- la interpretazione realistica e storicistica del-
ro scienziato; egli è un uomo di parte, di pas- la realtà, è solo storia in atto e filosofia in at-
sioni poderose, un politico in atto, che vuo- to, sola politica». Dunque, G. sa – e lo dice
le creare nuovi rapporti di forza e perciò non in Q , , , su cui torneremo – che «l’os-
 RAPPORTI DI FORZA

servazione più importante da fare a proposi- pii di metodologia storica» (Q , , ).
to di ogni analisi concreta dei rapporti di Secondo G., in effetti, per attuare una giusta
forza è questa: che tali analisi non possono e analisi delle situazioni «occorre muoversi
non debbono essere fine a se stesse (a meno nell’ambito di due principii: ) quello che
che non si scriva un capitolo di storia del nessuna società si pone dei compiti per la cui
passato) ma acquistano un significato solo se soluzione non esistano già le condizioni ne-
servono a giustificare una attività pratica, cessarie e sufficienti o esse non siano alme-
una iniziativa di volontà». no in via di apparizione e di sviluppo; ) e
La più sistematica utilizzazione del con- quello che nessuna società si dissolve e può
cetto di rapporti di forza è quello che possia- essere sostituita se prima non ha svolto tutte
mo leggere in Q , , -, un Testo C che le forme di vita che sono implicite nei suoi
riprende – con alterazioni e integrazioni – rapporti» (ibid.; ma v. anche, con una for-
due Testi A, Q ,  e Q , . G. si propo- mulazione un po’ diversa, Q  II, , ).
ne di sviluppare uno dei suoi principali con- In altre parole, occorre tener in conto, nel-
tributi a quello che chiama più volte «la l’analisi dei rapporti di forza e delle situa-
scienza della politica della filosofia della zioni, tanto il momento soggettivo (i compi-
prassi», ossia la sua proposta di «analisi del- ti posti, il “dover essere”) quanto quello og-
le situazioni». Anche qui possiamo vedere gettivo (l’“essere”, lo svolgimento cioè delle
un punto di contatto tra G. e Lenin, il qua- forme di vita occorrenti perché i compiti di-
le, come si sa, affermava che «l’analisi con- vengano realistici).
creta di situazioni concrete» è niente di me- Non è altresì casuale che G. rimandi su-
no che l’«essenza del marxismo». Ribaden- bito a un’altra questione decisiva della sua
do la centralità che il concetto di rapporti di “scienza della politica”, ossia la necessità di
forza ha nel suo pensiero, G. comincia que- «distinguere i movimenti organici (relativa-
sto paragrafo affermando che «è il problema mente permanenti) dai movimenti che si
dei rapporti tra struttura e superstrutture possono chiamare di congiuntura (e si pre-
che bisogna impostare esattamente e risol- sentano come occasionali, immediati, quasi
vere per giungere a una giusta analisi delle accidentali). I fenomeni di congiuntura sono
forze che operano nella storia di un deter- certo dipendenti anch’essi da movimenti or-
minato periodo e determinare il loro rap- ganici, ma il loro significato non è di vasta
porto». In effetti, questo che G. definisce portata storica: essi danno luogo a una criti-
come problema ha un posto ontologico e ca politica spicciola, del giorno per giorno,
metodologico decisivo nella sua concezione che investe i piccoli gruppi dirigenti e le per-
del materialismo storico. Lo conferma la sua sonalità responsabili immediatamente del
nota definizione di “catarsi”; in effetti, indi- potere. I fenomeni organici danno luogo al-
viduando nella catarsi «il passaggio dal mo- la critica storico-sociale» (Q , , ). La
mento meramente economico (o egoistico- distinzione tra fenomeni di congiuntura e
passionale) al momento etico-politico, cioè organici è così articolata con l’altra distin-
l’elaborazione superiore della struttura in su- zione fondamentale della scienza della poli-
perstruttura nella coscienza degli uomini», G. tica gramsciana, quella tra piccola e grande
ricorda che questa elaborazione è «il punto politica. La confusione tra questi due livelli
di partenza per tutta la filosofia della praxis» della realtà politico-sociale ha gravi implica-
(Q  II, , , corsivo mio). Altresì, il rap- zioni: «L’errore in cui si cade spesso nelle
porto organico tra questi due paragrafi è di- analisi storico-politiche consiste nel non sa-
mostrato dal fatto che in entrambi compaio- per trovare il giusto rapporto tra ciò che è
no quelli che per G. sono due canoni meto- organico e ciò che è occasionale: si riesce co-
dologici basilari del marxismo, estratti dalla sì o ad esporre come immediatamente ope-
sua specifica lettura della Prefazione del ’ ranti cause che invece sono operanti media-
di Marx a Per la critica dell’economia politi- tamente, o ad affermare che le cause imme-
ca, da cui – scrive G. – «si può giungere allo diate sono le sole cause efficienti; nell’un ca-
svolgimento di tutta una serie di altri princi- so si ha l’eccesso di “economismo” o di dot-
RAPPORTI DI FORZA 

trinarismo pedantesco, dall’altro l’eccesso uomini prendono coscienza di questo con-


di “ideologismo”, nell’un caso si sopravalu- flitto [economico] e lo portano alla risolu-
tano le cause meccaniche; nell’altro si esalta zione»), G. aggiunge specificazioni – «que-
l’elemento volontaristico e individuale». E sto momento può essere a sua volta analiz-
G. conclude: «Se l’errore è grave nella sto- zato e distinto in vari gradi, che corrispon-
riografia, ancor più grave diventa nell’arte dono ai diversi momenti della coscienza po-
politica, quando si tratta non di ricostruire litica collettiva, così come si sono manifesta-
la storia passata ma di costruire quella pre- ti finora nella storia» – che formano il suo
sente e avvenire» (Q , , -). peculiare contributo alla scienza della poli-
Dopo aver presentato esempi storici di tica propria della filosofia della prassi, ossia
errori di questo tipo, G. ci propone positi- del materialismo storico.
vamente i criteri a partire dai quali analizza- Il primo grado di questo secondo mo-
re le situazioni sulla base del concetto di rap- mento dei rapporti di forza «è quello econo-
porti di forza. Questa analisi, secondo lui, mico corporativo: un commerciante sente di
deve procedere in tre momenti organica- dover essere solidale con un altro commer-
mente articolati. Il primo è quello del «rap- ciante, un fabbricante con un altro fabbri-
porto di forze sociali strettamente legato al- cante, ecc., ma il commerciante non si sente
la struttura, obbiettivo, indipendente dalla ancora solidale col fabbricante». Il secondo
volontà degli uomini, che può essere misu- grado, che ancora non trascende pienamen-
rato coi sistemi delle scienze esatte o fisiche» te il livello economico-corporativo, «è quel-
(Q , , ). G. rimanda qui di nuovo al- lo in cui si raggiunge la coscienza della soli-
la citata Prefazione di Marx, dove si parla di darietà di interessi fra tutti i membri del
«cambiamenti materiali» che «possono esse- gruppo sociale, ma ancora nel campo mera-
re esaminati con l’esattezza propria delle mente economico. Già in questo momento
scienze naturali». Sulla base di questo primo si pone la quistione dello Stato, ma solo nel
momento oggettivo dei rapporti di forza terreno di raggiungere una eguaglianza poli-
(dove «si hanno i raggruppamenti sociali, tico-giuridica coi gruppi dominanti» (ivi,
ognuno dei quali rappresenta una funzione ). Solo nel terzo grado interno al «rap-
e ha una posizione data nella produzione porto delle forze politiche» si può parlare
stessa» e che, d’altronde, «è quello che è, propriamente di una coscienza etico-politi-
una realtà ribelle: nessuno può modificare il ca di classe. Siamo qui davanti al momento
numero delle aziende e dei suoi addetti, il nel quale si pone la questione dell’egemonia:
numero delle città con la data popolazione «Questa è la fase più schiettamente politica,
urbana»: Q , , ), si può «studiare se che segna il netto passaggio dalla struttura
nella società esistono le condizioni necessa- alla sfera delle superstrutture complesse,
rie e sufficienti per una sua trasformazione, [dove si pongono, ndr] tutte le quistioni in-
[ciò che] permette di controllare il grado di torno a cui ferve la lotta non sul piano cor-
realismo e di attuabilità delle diverse ideolo- porativo ma su un piano “universale” e
gie che sono nate nel suo stesso terreno, nel creando così l’egemonia di un gruppo socia-
terreno delle contraddizioni che esso ha ge- le fondamentale su una serie di gruppi su-
nerato durante il suo sviluppo» (ibid.). Si bordinati» (ibid.). Qui si pone un nuovo e
tratta dunque della base causale oggettiva più organico rapporto con lo Stato, che è
sulla quale impostare con realismo ogni pro- certo uno Stato di classe, ma con le caratte-
posta soggettiva di intervento teleologico. Il ristiche proprie della specifica visione gram-
secondo e successivo momento è quello «del sciana dello «Stato integrale», risultante di
rapporto delle forze politiche, cioè la valuta- un dinamico rapporto di forze tra la classe
zione del grado di omogeneità, di autoco- dominante e le classi subalterne: «Lo Stato è
scienza e di organizzazione raggiunto dai va- concepito sì come organismo proprio di un
ri gruppi sociali» (ibid.). Sebbene anche qui gruppo, destinato a creare le condizioni fa-
prenda le mosse dalla Prefazione di Marx vorevoli alla massima espressione del gruppo
(che parla delle «forme ideologiche in cui gli stesso, ma questo sviluppo e questa espan-
 RAPPRESENTATI - RAPPRESENTANTI

sione sono concepiti e presentati come la sta, G. sa che «la rottura dell’equilibrio delle
forza motrice di una espansione universale» forze non avvenne per cause meccaniche im-
(ibid.). Proprio qui risiede la capacità della mediate [...], ma avvenne nel quadro di con-
classe dominante di non essere solo domi- flitti superiori al mondo economico imme-
nante, ma di diventare anche dirigente. E G. diato» (ibid.). Dunque «l’elemento decisivo
prosegue: «Il gruppo dominante viene coor- di ogni situazione è la forza permanentemen-
dinato concretamente con gli interessi gene- te organizzata e predisposta di lunga mano
rali dei gruppi subordinati e la vita statale che si può fare avanzare quando si giudica
viene concepita come un continuo formarsi e che una situazione è favorevole [...]; perciò il
superarsi di equilibri instabili (nell’ambito compito essenziale è quello di attendere si-
della legge) tra gli interessi del gruppo fonda- stematicamente e pazientemente a formare,
mentale e quelli dei gruppi subordinati, equi- sviluppare, rendere sempre più omogenea,
libri in cui gli interessi del gruppo domi- compatta, consapevole di se stessa questa
nante prevalgono ma fino a un certo punto, forza» (ivi, ). Il momento predominante
non cioè fino al gretto interesse economico- della dinamica dei rapporti di forza si trova
corporativo» (ibid., corsivo mio). Si vede così a livello politico e ideologico, sebbene
qui il ruolo decisivo che la nozione di rap- sulla base delle determinazioni economiche.
porti di forza ha nella definizione gramscia- Nella conclusione del paragrafo, infine,
na di Stato. G. ricorda la sua adesione all’undicesima del-
G. parla anche di un terzo momento, le marxiane Tesi su Feuerbach, ossia all’ineli-
«quello del rapporto delle forze militari, im- minabile articolazione fra teoria e prassi:
mediatamente decisivo volta per volta» (ivi, «Ma l’osservazione più importante da fare a
). Qui si devono distinguere due gradi, proposito di ogni analisi concreta dei rap-
«quello militare in senso stretto o tecnico porti di forza è questa: che tali analisi non
militare e il grado che si può chiamare poli- possono e non debbono essere fine a se stes-
tico militare», gradi che «nello sviluppo del- se (a meno che non si scriva un capitolo di
la storia si sono presentati in una grande va- storia del passato) ma acquistano un signifi-
rietà di combinazioni» (ivi, -). Sebbene cato solo se servono a giustificare una attività
G. menzioni il passaggio di questi rapporti pratica, una iniziativa di volontà». Dunque
economici «a rapporti politici di forza per non si tratta solo di analizzare le situazioni,
culminare nel rapporto militare» (ivi, ), ma anche di trasformarle.
facendo sorgere la supposizione dell’univer- B IBLIOGRAFIA : B URGIO , -;
salità e necessità di questo terzo momento, BUZZI , -; MANCINA a; SHOW-
l’esempio dato rimanda al «rapporto di op- STACK SASSOON , -.
pressione militare di uno Stato su una na-
zione che cerca di raggiungere la sua indi- CARLOS NELSON COUTINHO
pendenza statale» (ivi, ). G. non allude V. «catarsi», «egemonia», «grande politica, picco-
alla possibilità di applicare questo terzo mo- la politica», «Machiavelli», «machiavellismo e an-
timachiavellismo», «scienza della politica», «so-
mento ai rapporti tra le classi sociali.
cietà civile», «Stato», «struttura», «superstruttu-
In seguito, sempre come contributo me- ra, superstrutture».
todologico all’analisi dei rapporti di forza, G.
ribadisce una posizione già affermata in testi
rappresentati-rappresentanti
precarcerari e in altri brani dei Q (in partico-
lare Q , ), per cui «si può escludere che, Il problema del legame tra rappresenta-
di per se stesse, le crisi economiche imme- ti e rappresentanti viene tematizzato per la
diate producano eventi fondamentali; solo prima volta da G. nel contesto della rifles-
possono creare un terreno più favorevole al- sione sulla formazione dello Stato nazionale
la diffusione di certi modi di pensare, di im- italiano. A tale proposito fin dal Q , , in-
postare e risolvere le quistioni che coinvolgo- titolato Direzione politica di classe prima e
no tutto l’ulteriore sviluppo della vita statale» dopo l’andata al governo e dedicato tra l’al-
(ivi, ). Contro l’economicismo meccanici- tro a impostare il grande tema dell’egemo-
RAPPRESENTATI - RAPPRESENTANTI 

nia, sembrano delinearsi due modelli distin- rappresentanti e rappresentati è costituito


ti di rappresentanza: uno per così dire “au- dai giacobini francesi, che «conquistarono
tomatico”, tipico dei gruppi dominanti, in con la lotta la loro funzione di partito diri-
cui i rappresentanti sono espressione orga- gente; essi si imposero alla borghesia france-
nica delle classi da essi rappresentate, l’altro, se, conducendola su una posizione molto
tutto da costruire, da parte delle avanguar- più avanzata di quella che la borghesia
die delle classi subalterne, allo scopo di far avrebbe voluto “spontaneamente” e anche
superare loro quella che in seguito G. defi- molto più avanzata di quella che le premes-
nirà «fase economico-corporativa» ed ele- se storiche dovevano consentire [...] Questo
varle a portatrici degli interessi generali e tratto, caratteristico del giacobinismo e
quindi al ruolo di dirigenti prima ancora che quindi di tutta la Rivoluzione Francese, del
dominanti. Infatti, le vicende risorgimentali forzare la situazione (apparentemente) e del
dimostrano che «i moderati rappresentava- creare fatti compiuti irreparabili, cacciando
no una classe relativamente omogenea» (ivi, avanti la classe borghese a calci nel sedere,
-) e questo spiega la coerenza e l’efficacia da parte di un gruppo di uomini estrema-
della loro linea politica, a differenza di quel- mente energici e risoluti, può essere “sche-
la ondivaga e inconcludente dei mazziniani. matizzato” così: il terzo stato era il meno
G. si domanda quindi: «in quali forme i mo- omogeneo degli stati; la borghesia ne costi-
derati riuscirono a stabilire l’apparato della tuiva la parte più avanzata culturalmente ed
loro direzione politica? In forme che si pos- economicamente; lo sviluppo degli avveni-
sono chiamare “liberali” cioè attraverso l’i- menti francesi mostra lo sviluppo politico di
niziativa individuale, “privata” (non per un questa parte, che inizialmente pone le que-
programma “ufficiale” di partito, secondo stioni che solo interessano i suoi componen-
un piano elaborato e costituito precedente- ti fisici attuali, i suoi interessi “corporativi
mente all’azione pratica e organizzativa). immediati” [...] Questa parte avanzata per-
Ciò era “normale”, data la struttura e la fun- de a mano a mano i suoi caratteri “corpora-
zione delle classi rappresentate dai modera- tivi” e diventa classe egemone per l’azione di
ti, delle quali i moderati erano il ceto diri- due fattori: la resistenza delle vecchie classi
gente, gli “intellettuali” in senso organico e l’attività politica dei giacobini», che «rap-
[...], “condensati” già naturalmente dall’or- presentano il solo partito della rivoluzione,
ganicità dei loro rapporti con le classi di cui in quanto essi non solo vedono gli interessi
erano l’espressione (per tutta una serie di es- immediati delle persone fisiche attuali che
si si realizzava l’identità di rappresentato e costituiscono la borghesia francese, ma ve-
rappresentante, di espresso e di espressivo, dono gli interessi anche di domani e non di
cioè gli intellettuali moderati erano una quelle sole determinate persone fisiche, ma
avanguardia reale, organica delle classi alte degli altri strati sociali del terzo stato che do-
perché essi stessi appartenevano economica- mani diventeranno borghesi» (ivi, -; il Te-
mente alle classi alte: erano intellettuali e or- sto C, Q , , presenta numerose varianti,
ganizzatori politici e insieme capi di azienda, ma perlopiù di carattere formale, a parte la
grandi proprietari-amministratori terrieri, sistematica sostituzione del termine «classe»
imprenditori commerciali e industriali, con «gruppo sociale» e simili).
ecc.). Data questa “condensazione” o con- La mancanza di atteggiamento “giaco-
centrazione organica, i moderati esercitava- bino” da parte dei leader e dei movimenti
no una potente attrazione, in modo “spon- politici risorgimentali che avrebbero dovuto
taneo”, su tutta la massa d’intellettuali d’o- in qualche modo farsi portavoce delle classi
gni grado esistenti nella penisola» (ivi, -). popolari ha pesato negativamente anche sul-
«Per il Partito d’Azione il problema si le sorti successive dello Stato nazionale, nel
poneva in altro modo e diversi sistemi avreb- quale da un lato i partiti hanno manifestato
bero dovuto essere applicati». Nella stessa «uno squilibrio tra l’agitazione e la propa-
nota, un modello in positivo di capacità di ganda, e che in altri termini si chiama man-
stabilire attivamente un legame organico tra canza di principii, opportunismo, mancanza
 RAPPRESENTATI - RAPPRESENTANTI

di continuità organica, squilibrio tra tattica delle truppe di uno o vari partiti in un parti-
e strategia ecc.», dall’altro «lo Stato-Gover- to che meglio riassume gli interessi generali
no ha una certa responsabilità in questo sta- [...] Quando la crisi non trova questa solu-
to di cose [...]: il governo ha infatti operato zione organica, ma quella dell’uomo provvi-
come un “partito”, si è posto al disopra dei denziale [nel Testo C, ibid.: «del capo cari-
partiti non per armonizzarne gli interessi e smatico», ndr], significa che esiste un equi-
l’attività nei quadri permanenti della vita e librio statico [nel Testo C, ivi, : «i cui fat-
degli interessi statali nazionali, ma per di- tori possono essere disparati, ma in cui pre-
sgregarli, per staccarli dalle grandi masse e vale l’immaturità delle forze progressive»,
avere “una forza di senza partito legati al go- ndr], che nessuna classe, né la conservatrice
verno con vincoli paternalistici di tipo bo- né la progressiva hanno la forza di vincere,
napartistico-cesareo”: così occorre analizza- ma anche la classe conservatrice ha bisogno
re le così dette dittature di Depretis, Crispi, di un padrone [nel Testo C è aggiunto il ri-
Giolitti e il fenomeno parlamentare del tra- mando esplicito alla classica analisi marxia-
sformismo. Le classi esprimono i partiti, i na del  brumaio di Luigi Bonaparte, ndr]».
partiti elaborano gli uomini di Stato e di go- Il successivo approfondimento della
verno, i dirigenti della società civile e della questione conferma peraltro come tra i par-
società politica. Ci deve essere un certo rap- titi, siano essi rappresentanti delle classi do-
porto utile e fruttuoso in queste manifesta- minanti oppure portatori delle istanze dei
zioni e in queste funzioni. Non può esserci gruppi subalterni, si possano riconoscere
elaborazione di dirigenti dove manca l’atti- una serie di problematiche comuni rispetto
vità teorica, dottrinaria dei partiti, dove non alla questione della rappresentanza, tra cui
sono sistematicamente ricercate e studiate le «quella della loro “tempestività”, o “tempi-
ragioni di essere e di sviluppo della classe smo”, ossia del come essi reagiscono contro
rappresentata» (Q , , ). lo spirito di “consuetudine” e le tendenze a
Il nesso tra il mancato legame tra rap- diventare anacronistici e mummificati. Pra-
presentanti e rappresentati e il fenomeno del ticamente i partiti nascono [come organiz-
cesarismo o bonapartismo è analizzato det- zazione] dopo avvenimenti storici impor-
tagliatamente in Q , , : «a un certo pun- tanti per i gruppi sociali rappresentati: ma
to dello sviluppo storico, le classi si staccano essi non sanno sempre adattarsi alle nuove
dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tra- epoche o fasi storiche, non sanno sviluppar-
dizionali in quella data forma organizzativa, si secondo che si sviluppano i rapporti com-
con quei determinati uomini che li costitui- plessivi di forza [e quindi i rapporti relativi]
scono o li dirigono, non rappresentano più nel paese determinato o nel campo interna-
la loro classe o frazione di classe. È questa la zionale [...] Avvengono così le crisi dei par-
crisi più delicata e pericolosa, perché offre il titi, che, qualche volta d’un tratto, perdono
campo agli uomini provvidenziali o carisma- la loro base sociale storica e si trovano cam-
tici. Come si forma questa situazione di con- pati in aria» (Q , , ). Del resto, come
trasto tra rappresentati e rappresentanti G. ribadisce in Q , , , «la numerazio-
[...]? In ogni paese il processo è diverso, seb- ne dei “voti” è la manifestazione terminale
bene il contenuto sia lo stesso [nel Testo C di un lungo processo in cui l’influsso massi-
di Q , , , da connettere con le note mo appartiene proprio a quelli che “dedica-
sulle situazioni e i rapporti di forza, molto no allo Stato e alla Nazione le loro migliori
più ampio, si legge tra l’altro: «E il contenu- forze” (quando lo sono). Se questi presunti
to è la crisi di egemonia della classe dirigen- ottimati, nonostante le forze materiali ster-
te [...] Si parla di “crisi di autorità” e ciò ap- minate che possiedono, non hanno il con-
punto è la crisi di egemonia, o crisi dello Sta- senso delle maggioranze, saranno da giudi-
to nel suo complesso», ndr]. La crisi è peri- care inetti e non rappresentanti gli interessi
colosa quando essa si diffonde in tutti i par- “nazionali”, che non possono non essere
titi, in tutte le classi, quando cioè non avvie- prevalenti nell’indurre le volontà in un sen-
ne, in forma acceleratissima, il passaggio so piuttosto che in un altro». Ai politici che
RAPPRESENTATI - RAPPRESENTANTI 

si fanno portavoce di interessi nazionali e privilegiati: ma alle forze sociali progressive,


popolari vengono contrapposti, in Q , , organicamente progressive in confronto di
, quelli che rappresentano «la loro clas- altre forze alleate ma composte e oscillanti
se in senso angusto e meschino». Parallela- tra il vecchio e il nuovo». Ciò non avviene in
mente il discorso si allarga e insieme si ap- quello che G. definisce «centralismo buro-
profondisce nell’analisi delle vicende nove- cratico», dovuto spesso a «deficienza d’ini-
centesche del movimento operaio e delle ziativa, cioè per la primitività politica, delle
motivazioni della sua sconfitta in Occiden- forze periferiche, anche quando esse sono
te, e in particolare in Italia, e della sua im- omogenee con il gruppo territoriale egemo-
passe a Oriente, indicando tra le principali ne. Specialmente negli organismi territoriali
proprio il distacco tra rappresentanti e rap- [internazionali] il formarsi di tali situazioni
presentati, tra le cui cause vi sono, come si è estremamente dannoso e pericoloso». Ol-
legge in Q , , -, «la confusione poli- tre a proseguire idealmente la battaglia poli-
tica e il dilettantismo polemico dei leaders, tica degli anni immediatamente precedenti
[...] la nessuna unione con la classe rappre- la carcerazione contro la concezione bordi-
sentata, la nessuna comprensione dei suoi ghiana del partito, queste pagine sembrano
bisogni fondamentali, delle sue aspirazioni, riferirsi implicitamente anche all’involuzio-
delle sue energie latenti: partito paternalisti- ne in atto all’interno del partito bolscevico
co, di piccoli borghesi che fanno le mosche che preluderà a quello che verrà detto stali-
cocchiere». Il distacco dalla classe spiega nismo. Del resto, come G. scrive in Q , ,
anche la mancanza di «difesa» dal nascente -, con notevoli innovazioni rispetto alla
movimento fascista, «perché non si vive la prima stesura di Q , , , «nei regimi che
lotta reale ma solo la lotta come “principio si pongono come totalitari [nel Testo A:
libresco”». E ancora: «un documento ecce- «dittatoriali», a indicare il riferimento piut-
zionale di questo distacco tra rappresentati tosto al fascismo, ndr], la funzione tradizio-
e rappresentanti è costituito dal così detto nale dell’istituto della corona è in realtà as-
patto di alleanza tra Confederazione e Par- sunta dal partito determinato, che anzi è to-
tito, che può essere paragonato a un Con- talitario appunto perché assolve a tale fun-
cordato fra Stato e Chiesa. Il partito, che è zione. Sebbene ogni partito sia espressione
in embrione una struttura statale, non può di un gruppo sociale, e di un solo gruppo so-
ammettere nessuna divisione dei suoi pote- ciale, tuttavia determinati partiti appunto
ri politici, non può ammettere che una par- rappresentano un solo gruppo sociale, in
te dei suoi membri si pongano come aventi certe condizioni date, in quanto esercitano
eguaglianza di diritto, come alleati del “tut- una funzione di equilibrio e di arbitrato tra
to” [...] L’ammissione di una tale situazione gli interessi del proprio gruppo e gli altri
implica la subordinazione di fatto e di dirit- gruppi, e procurano che lo sviluppo del
to dello Stato e del Partito alla cosidetta gruppo rappresentato avvenga col consenso
“maggioranza” dei rappresentati, in realtà a e con l’aiuto dei gruppi alleati, se non addi-
un gruppo che si pone come antistato e an- rittura dei gruppi decisamente avversari». Il
tipartito e che finisce con l’esercitare indi- «partito totalitario», quindi, «cercherà con
rettamente il potere [...] La quistione deve vari modi di dare l’impressione che la fun-
essere impostata così: ogni membro del par- zione “di forza imparziale” è attiva ed effi-
tito, qualsiasi posizione o carica occupi, è cace». E ancora, in Q , , , riferito espli-
sempre un membro del partito ed è subor- citamente al regime mussoliniano ma certo
dinato alla sua direzione». applicabile anche a quello staliniano: «È
In Q , , - la questione è collega- strano come la identità “Stato-classe” non
ta direttamente al tema del «centralismo de- essendo di facile comprensione avvenga che
mocratico», in quanto «nei partiti rappre- un governo (Stato) possa fare rifluire sulla
sentanti gruppi socialmente subalterni l’ele- classe rappresentata come un merito e una
mento di stabilità rappresenta la necessità or- ragione di prestigio l’aver finalmente fatto
ganica di assicurare l’egemonia non a gruppi ciò che da più di cinquanta anni doveva es-
 RAZIONALE

sere fatto e quindi dovrebbe essere un de- razionale: v. reale-razionale.


merito e una ragione di infamia».
Infine, in Q , , - la stessa distin- razionalismo
zione tra rappresentanti e rappresentati pare
G. fa riferimento a varie concezioni del
acquistare una funzione «metodica» e non
razionalismo: quello romantico, secondo il
«organica»: «Poiché tutti sono “uomini poli-
quale l’innovatore è colui che distrugge l’esi-
tici” tutti sono anche “legislatori”. Ma oc-
stente senza interrogarsi intorno a ciò che av-
correrà fare delle distinzioni [...] Ogni uomo,
verrà dopo; quello illuministico, secondo il
in quanto è attivo, cioè vivente contribuisce
quale «tutto ciò che esiste è una “trappola”
a modificare l’ambiente sociale in cui si svi-
dei forti contro i deboli, dei furbi contro i po-
luppa (a modificarne determinati caratteri o
veri di spirito» (Q , , ). Altra è la po-
a conservarne altri), cioè tende a stabilire
sizione della filosofia della prassi, secondo la
“norme”, regole di vita e di condotta. La cer-
quale «ogni cosa che esiste è “razionale”, cioè
chia di attività sarà maggiore o minore, la ha avuto o ha una funzione utile» (ibid.), an-
consapevolezza [della propria azione e dei fi- che se l’ha poi perduta: «una verità che si di-
ni] sarà maggiore o minore; inoltre, il potere mentica è questa: che ciò che esiste ha avuto
rappresentativo sarà maggiore o minore, e la sua ragione d’esistere, è servito, è stato ra-
sarà più o meno attuato dai “rappresentati” zionale, ha “facilitato” lo sviluppo storico e la
nella sua espressione sistematica normativa vita» (ivi, -). Una terza forma di raziona-
[...] In generale si può dire che tra la comu- lismo è quella antistoricistica, di cui sono dif-
ne degli uomini e altri uomini più specifica- fusori i sostenitori della rivoluzione passiva,
tamente legislatori la distinzione è data dal per i quali nel processo dialettico la tesi è
fatto che questo secondo gruppo non solo conservata dall’antitesi per non portare a
elabora direttive che dovrebbero diventare esaurimento il processo stesso. Scrive G.: «Si
norma di condotta per gli altri, ma nello stes- tratta di uno dei tanti modi di “mettere le
so tempo elabora gli strumenti attraverso i brache al mondo”, di una delle tante forme
quali le direttive stesse saranno “imposte” e di razionalismo antistoricistico» (Q  I, ,
se ne verificherà l’esecuzione [...] Il massimo ). Nella fase di costruzione di un partito è
di capacità del legislatore si può desumere importante tenere presenti le utopie che, pre-
dal fatto che alla perfetta elaborazione delle sentandosi nella forma di razionalismo astrat-
direttive corrisponde una perfetta predispo- to, «hanno la stessa importanza delle vecchie
sizione degli organismi di esecuzione e di ve- concezioni del mondo storicamente elabora-
rifica e una perfetta preparazione del con- te per accumulazione di esperienze successi-
senso “spontaneo” delle masse che devono ve» (Q , , ). Analizzando le correnti
“vivere” quelle direttive, modificando le che agirono all’interno del Risorgimento ita-
proprie abitudini, la propria volontà, le pro- liano, inoltre, G. nota come sia possibile ope-
prie convinzioni conformemente a queste di- rare una loro valutazione in controtendenza
rettive e ai fini che esse si propongono di rag- rispetto alla tradizione: «le correnti italiane
giungere. Se ognuno è legislatore nel senso che vengono “bollate” di razionalismo fran-
più largo del concetto, ognuno continua ad cese e di illuminismo astratto sono invece le
essere legislatore anche se accetta direttive di più aderenti alla realtà italiana» rispetto alle
altri, ed eseguendole controlla che anche gli correnti superficialmente “giacobine” (Q 
altri le eseguano, avendole comprese nel lo- II, , ). G. si interessa infine anche del ra-
ro spirito, le divulga, quasi facendone dei re- zionalismo architettonico, al quale attribui-
golamenti di applicazione particolare a zone sce il significato di “moderno” in quanto in
di vita ristretta e individuata». grado «di esprimere il bello secondo il gusto
di un certo tempo» (Q , , ).
GIUSEPPE COSPITO
V. «bonapartismo», «centralismo», «dirigenti-di- LELIO LA PORTA
retti», «egemonia», «elezioni», «giacobinismo», V. «architettura», «Illuminismo», «reale-raziona-
«Partito d’Azione», «Risorgimento». le», «utopia».
REALE - RAZIONALE 

razzismo reale-razionale
G. indaga il fenomeno del razzismo Per Hegel, ciò che è razionale è reale. È
principalmente in riferimento alla cultura vera anche l’identità reciproca, ma per il fi-
italiana. In Q , ,  egli pone la domanda losofo idealista il punto di partenza (e di ar-
se esista «un “razzismo” in Italia» e osserva: rivo) è il razionale. Per Marx, pensatore ma-
i tentativi di darvi risposta sono stati «tutti di terialista, ciò che è reale ha una propria in-
carattere letterario e astratto». G. confronta trinseca razionalità, ovvero una sua logica di
Italia e Germania e rileva analogie «estrinse- sviluppo paragonabile, ancorché non assi-
che»: «tardo raggiungimento dell’unità na- milabile, a quella delle leggi naturali. Infatti
zionale», «universalismo medioevale» e do- il reale, innanzi tutto lo sviluppo delle forze
minio delle «classi proprietarie della campa- produttive, si produce necessariamente e
gna» (ivi, -). produce, in conseguenza, i mutamenti dei
G. indaga inoltre la figura del superuo- rapporti di produzione (dell’“essere socia-
mo di Nietzsche e vi individua «tendenze le”), a loro volta trasposti nelle manifesta-
razziste» (Q , , ). In Q , , - zioni della sovrastruttura ideologica (della
esamina la Vita di Gobineau di Lorenzo Gi- “coscienza”). Per G., teorico non idealista
gli – ove la questione è divenuta «ideologia né materialista («Ma se è “ipostasi” quella
politica militante ed efficiente». Dal rappor- della religione e dell’idealismo [...] è anche
to fra tendenze storiografiche della Francia “ipostasi” quella del materialismo volgare
della Restaurazione e impostazione della che “divinizza” la materia ecc.»: Q , , ),
storia francese come lotta fra aristocrazia ciò che è presupposto come razionale può di-
germanica e popolo d’origine gallo-romana ventare reale, non si realizza necessariamen-
evince due tendenze: «) quella della filoso- te. Può diventarlo se, in una oggettività data
fia della prassi, che dallo studio dei due stra- o in date condizioni che non siano di impe-
ti della popolazione francese come strati di dimento, interviene una consapevolmente
origine nazionale diversa passò allo studio orientata volontà soggettiva e collettiva. Sol-
della funzione economico-sociale degli stra- tanto se si realizza nella pratica può trovare
ti medesimi; ) quella del razzismo e della conferma ogni, supposta, razionalità.
superiorità della razza germanica», che di- In un passo, a dir vero un po’ contorto
venne poi «elemento della cultura tedesca» e insolitamente trasandato nella forma, del
(ibid.). Ciò tuttavia in Italia «non poteva at- Q  G. sembra voglia interpretare come
tecchire perché la feudalità d’origine germa- “legge di tendenza” storica quell’affermazio-
nica fu distrutta dalle Rivoluzioni comunali» ne di Hegel, per deplorare invece l’interpre-
(ibid.). G. ne conclude che «il tedesco sente tazione “antistorica” propostane da Croce:
più la razza che l’Italiano», per il quale il raz- «Per comprendere meglio la teoria crociana
zismo tende a identificarsi con «il ritorno esposta nella relazione al Congresso di
storico al romanesimo, poco sentito oltre la Oxford su “Storia e Antistoria” (e che in al-
letteratura», mediante un’«esaltazione gene- tro punto è stata riavvicinata alla discussione
rica della stirpe» (Q , , ). Tra i fautori svolta dalla generazione passata sul punto
del razzismo in Italia ricorda Suckert e Foà della possibilità dei “salti” nella storia e nel-
(ivi, ). Richiama infine i rapporti interna- la natura) occorre studiare lo studio del Cro-
zionali dopo il  come sfavorevoli all’Ita- ce Interpretazione storica delle proposizioni
lia, soprattutto per «il nazionalismo econo- filosofiche nel quale oltre l’argomento da cui
mico ed il “razzismo” che impediscono la li- deriva il titolo, di per sé molto interessante e
bera circolazione non solo delle merci e dei che non è dal Croce osservato nella sua po-
capitali ma soprattutto del lavoro umano» lemica ultima contro la filosofia della praxis,
(Q , , ). è contenuta una interpretazione restrittiva e
capziosa della proposizione hegeliana: “ciò
MANUELA AUSILIO che è reale è razionale e ciò che è razionale è
V. «nazionalismo». reale”, appunto nel senso dell’antistoria» (Q
 REALE - RAZIONALE

 II, .IX, ). Ancora a difesa di Hegel, o te, una «lotta» e un’«azione pratica» per tra-
per mitigarne l’assolutismo panlogistico, G. durre in realtà una presupposta razionalità:
scrive sull’hegeliana identità tra filosofia e «L’atteggiamento pratico del Croce è un ele-
storia della filosofia: «Che i sistemi filosofici mento per l’analisi e la critica del suo atteg-
passati siano stati superati non esclude che giamento filosofico: [ne] è anzi l’elemento
essi siano stati validi storicamente e abbiano fondamentale: nel Croce filosofia e “ideolo-
svolto una funzione necessaria: la loro cadu- gia” finalmente si identificano, anche la filo-
cità è da considerare dal punto di vista del- sofia si mostra niente altro che uno “stru-
l’intero svolgimento storico e della dialettica mento pratico” di organizzazione e di azio-
reale; che essi fossero degni di cadere non è ne: di organizzazione di un partito, anzi di
un giudizio morale o di igiene del pensiero, una internazionale di partiti, e di una linea di
emesso da un punto di vista “obbiettivo”, azione pratica» (Q , , ). Più in genera-
ma un giudizio dialettico-storico. Si può le, l’azione pensata risponde a questa regola:
confrontare la presentazione fatta da Engels «Tutto l’edifizio deve essere costruito secon-
della proposizione hegeliana che “tutto ciò do principii razionalistici, cioè funzionali, in
che è razionale è reale e il reale è razionale”, quanto si hanno determinate premesse e si
proposizione che sarà valida anche per il vuole raggiungere determinate conseguenze.
passato. Nel Saggio [G. si riferisce qui al Ma- È evidente che durante l’elaborazione le stes-
nuale di Bucharin, ndr] si giudica il passato se premesse vengono a mutare, perché se è
come “irrazionale” e “mostruoso” e la storia vero che un fine presuppone certe premesse
della filosofia diventa un trattato storico di è anche vero che oltre un certo limite il fine
teratologia, perché si parte da un punto di vi- stesso reagisce sulle premesse, mutandole.
sta metafisico. (E invece nel Manifesto è con- L’esistenza oggettiva delle premesse permet-
tenuto il più alto elogio del mondo moritu- te di pensare a certi fini, cioè le premesse da-
ro). Se questo modo di giudicare il passato è te sono tali solo dei fini, solo in quanto... pen-
un errore teorico, è una deviazione dalla fi- sabili. Ma se questi fini cominciano a realiz-
losofia della praxis, potrà avere un qualun- zarsi, per il fatto di realizzarsi, di diventare
que significato educativo, sarà ispiratore di effettuali, mutano necessariamente le pre-
energie? Non pare, perché la questione si ri- messe iniziali, che non sono più... iniziali e
durrebbe a presumere di essere qualcosa so- quindi mutano anche i fini pensabili, ecc. È
lo perché si è nati nel tempo presente, inve- questo un nesso al quale si pensa ben rara-
ce che in uno dei secoli passati. Ma in ogni mente e che pure è chiaro e lampante. La sua
tempo c’è stato un passato e una contempo- applicazione la vediamo nelle imprese “se-
raneità e l’essere “contemporaneo” è un ti- condo un piano”, che non sono puri mecca-
tolo buono solo per le barzellette. (Si rac- nismi appunto perché si basano su questo
conta l’aneddoto di un borghesuccio france- modo di pensare, in cui entra più libertà e
se che nel suo biglietto da visita aveva fatto spirito d’iniziativa di quanto sogliono am-
stampare appunto “contemporaneo”: crede- mettere, per il ruolo di maschera da comme-
va di non essere nulla e un giorno scoperse dia dell’arte che recitano, i rappresentanti
di essere qualcosa invece, proprio un “con- della “libertà” e dell’“iniziativa”» (Q , ,
temporaneo”)» (Q , , ). , Testo A). In questo passo potremmo
In un passo precedente G. aveva espo- ravvisare una dialettica detta del “presuppo-
sto in modo più diretto il proprio pensiero sto-posto”. Nel corrispondente Testo C, del
sull’argomento: «Solo la lotta, col suo esito, Q , si accorcia il primo nesso premesse-fi-
e neanche col suo esito immediato, ma con ni, si accentua il sarcasmo verso i profeti del-
quello che si manifesta in una permanente la libertà o della libera iniziativa e si precisa,
vittoria, dirà ciò che è razionale o irraziona- con l’esempio dell’analfabetismo, il carattere
le, ciò che è “degno” di vincere perché con- provvisorio di ogni realizzazione di fini ra-
tinua, a suo modo, e supera il passato». Il zionali: «Ma se i fini cominciano progressi-
passo continua affermando che anche la filo- vamente a realizzarsi, per il fatto di tale rea-
sofia crociana è, sebbene inconsapevolmen- lizzazione, dell’effettualità raggiunta, muta-
REALISMO STORICO E POLITICO 

no necessariamente le premesse iniziali, che nuava a credere nell’esistenza oggettiva del


intanto non sono più... iniziali e quindi mu- «mondo» e della verità, e anzi ne aveva tro-
tano anche i fini pensabili e così via. A que- vato conferma proprio nelle scienze positi-
sto nesso si pensa ben raramente, quantun- ve, valorizzate contro la «nuova metafisica
que sia di evidenza immediata. La sua mani- dell’assoluto» (ivi, ). Nel Testo C si preci-
festazione la vediamo nelle imprese “secon- sa tuttavia l’incostanza delle opinioni, su ta-
do un piano” [...] in cui la parte della libertà le argomento, di Missiroli, che in risposta a
e dello spirito d’iniziativa (spirito di “combi- un referendum del “Saggiatore” aveva pre-
nazioni”) è molto più grande di quanto non visto invece che la diffusione generale delle
vogliano ammettere, per il ruolo di masche- scienze sperimentali sarebbe stata «in con-
re da commedia dell’arte che è loro proprio, trasto con le correnti religiose» (Q  I, .I,
i rappresentanti ufficiali della “libertà” e ). Connessa alla concezione dell’«ogget-
dell’“iniziativa” astrattamente concepite (o tività esterna del reale» e del realismo greco-
troppo “concretamente” concepite). Questo cristiano, così come si era sviluppato per la
nesso è dunque vero, tuttavia è anche vero linea che da Aristotele conduce a Tommaso
che le “premesse” iniziali si ripresentano d’Aquino, sarebbe d’altronde secondo G. il
continuamente sia pure in altre condizioni. concetto del noumeno kantiano e della
Che una “leva scolastica” impari l’alfabeto «“cosa in sé”». Che quest’ultima idea derivi
non significa che l’analfabetismo scompaia dai primi troverebbe una conferma, secon-
di colpo e per sempre; ogni anno ci sarà una do il pensatore sardo, nel fatto che «tutta
nuova “leva” a cui insegnare l’alfabeto. Tut- una tendenza del materialismo volgare e del
tavia è evidente che quanto più l’analfabeti- positivismo ha dato luogo alla scuola neo-
smo diventa raro negli adulti, tanto meno kantiana o neo-critica» (Q  II, , ).
difficoltà si presenteranno per popolare le
JOLE SILVIA IMBORNONE
scuole elementari fino al %: ci saranno
sempre “analfabeti” ma essi tenderanno a V. «Aristotele», «Kant», «noumeno», «oggetti-
scomparire fino al limite normale dei fan- vità».
ciulli di - anni» (Q , , ).
realismo storico e politico
GIUSEPPE PRESTIPINO
L’espressione «realismo storico e politi-
V. «Bucharin», «Croce», «Engels», «Hegel»,
«mezzi e fini», «razionalismo». co» non compare testualmente nei Q, ma il
concetto è presente in una serie di note in cui
il termine «realismo», eventualmente accom-
realismo greco-cristiano
pagnato dagli aggettivi «storico» (più spesso
G. fa riferimento nei Q al cosiddetto «storicistico») o «politico», va inteso in un
«realismo greco-cristiano» nell’ambito delle senso specifico, distinto sia da quello lettera-
sue riflessioni sull’«“obiettività del reale”» rio, sinonimo di naturalismo o verismo (ad
(Q , , ), concezione talmente radicata esempio Q , , a proposito di Verga), sia da
nella mentalità popolare grazie alle religioni quello – peraltro certamente più affine, come
che può essere sradicata solo «da un princi- vedremo più avanti – gnoseologico (come in
pio che si presenti come “dogmatico”, ma Q , , : «realismo greco-cristiano»), sia
abbia in sé la possibilità di storicizzarsi» ancora dall’atteggiamento psicologico (ad
(ibid.), ovvero dalla scienza. In un articolo esempio LC , a Tania,  gennaio : «la
sul rapporto tra religione e filosofia, tra cat- mia volontà trae alimento proprio dal reali-
tolicesimo e scienza sperimentale, pubblica- smo con cui analizzo gli elementi della mia
to da Mario Missiroli nel  sull’“Italia let- esistenza e resistenza»), e impiegato sia come
teraria” e citato da G., in particolare si af- criterio di giudizio storico-politico sia come
ferma che «la comune opinione segue anco- strumento di analisi teorica. Nella prima fun-
ra quel dualismo, che è proprio del realismo zione, a parte un accenno alla distanza delle
greco-cristiano». Secondo Missiroli, infatti, istituzioni pubbliche dal «realismo vivente
«l’umanità» era rimasta aristotelica e conti- della vita nazionale» all’epoca del trasformi-
 REALISMO STORICO E POLITICO

smo (Q , , ) e al governo Boselli del se del grado di sviluppo delle forze materia-
 come esempio «di retorica parolaia e li di produzione avvengono i diversi rag-
non di realismo politico» (Q , , ), lo gruppamenti sociali, ognuno di essi rappre-
troviamo applicato all’analisi del Risorgi- sentando una funzione e una posizione nel-
mento, in cui «i grandi programmi di Gio- la produzione stessa. Questo schieramento
berti e di Mazzini dovevano cedere al reali- fondamentale dà la possibilità di studiare se
smo politico e all’empirismo di Cavour» (Q nella società esistono le condizioni sufficien-
, , ). Lo spunto viene sviluppato in una ti e necessarie per una sua trasformazione;
nota appositamente dedicata al Risorgimen- dà la possibilità di controllare il grado di rea-
to. Il realismo di Cavour: «Il peso relativa- lismo e di attuabilità delle diverse ideologie
mente preponderante che i fattori interna- che sono nate nel suo stesso terreno» (Q ,
zionali ebbero nello sviluppo del Risorgi- , ). Successivamente però G. si rende
mento risulta dal particolare realismo del Ca- conto dei rischi di un’applicazione troppo
vour, che consisteva nel valutare in una mi- rigida di questo schema, anche per «la diffi-
sura che sembrava mostruosa al Partito d’A- coltà di identificare, volta per volta, statica-
zione l’attività diplomatica» (Q , , -). mente (come immagine fotografica istanta-
In ogni caso, quello del «“realismo di Ca- nea) la struttura; la politica, di fatto, è volta
vour” è un argomento ancora da trattare, a volta il riflesso delle tendenze di sviluppo
senza pregiudizi e senza retorica» (ivi, ), della struttura, tendenze che non è detto ne-
anche perché, come G. aveva fatto notare fin cessariamente debbano inverarsi» (Q , ,
dall’inizio, «nell’attuale storiografia del Ri- ). Dimenticando questo dato essenziale,
sorgimento, che è tendenziosissima a modo «il “troppo” realismo politico [nel Testo C
suo, si dà come “acuto realismo politico” tut- di Q , , : «superficiale e meccanico»,
to ciò che coincide col programma piemon- ndr] ha portato spesso all’affermazione che
tese dei moderati: è un giudizio del senno di il politico deve operare solo nella “realtà ef-
poi abbastanza ingenuo e poco acuto» (Q , fettuale”, non interessarsi del “dover esse-
, ). In effetti, mentre su Mazzini G. ri- re”, ma solo dell’“essere”», in altri termini
mane costantemente critico (ancora in Q , «a trovare nel Guicciardini e non nel Ma-
, - scrive che le sue dottrine «non par- chiavelli il “vero politico”». In realtà, a dif-
lavano che di “missioni”, di “ideali” e di al- ferenza del «mero scienziato», il politico
tre consimili nebulosità vaghe e astrattezze «non può non occuparsi del “dover essere”
sentimentalistiche»), nel corso della sua ri- [inteso non moralisticamente]. La quistione
flessione riconosce che «Gioberti sentì l’as- è più complessa: si tratta di vedere se il “do-
senza in Italia di un centro popolare di mo- ver essere” sia un atto arbitrario o un fatto
vimento nazionale rivoluzionario come fu necessario, sia volontà concreta, o velleità,
Parigi per la Francia e questa comprensione desiderio, amore con le nuvole. Il politico in
mostra il [suo, ndr] realismo politico». Inol- atto è un creatore; ma non crea dal nulla,
tre «è da notare come il Gioberti, sia nel Pri- non trae dal suo cervello le sue creazioni. Si
mato che nel Rinnovamento si mostri uno fonda sulla realtà effettuale; ma cos’è questa
stratega del movimento nazionale e non sola- realtà effettuale? È forse qualcosa di statico
mente un tattico. Il suo realismo lo porta ai e immobile, o non piuttosto una realtà in
compromessi, ma sempre nella cerchia del movimento, un rapporto di forze in conti-
piano strategico generale» (Q , , -). nuo mutamento di equilibrio? Applicare la
L’approfondimento teorico del concet- volontà a creare un nuovo equilibrio delle
to è legato all’analisi dei Rapporti tra struttu- forze, realmente esistenti e operanti, fon-
ra e superstrutture: G. muove dalla constata- dandosi sulla forza in movimento progressi-
zione che «c’è un rapporto delle forze socia- vo per farla trionfare è sempre muoversi nel
li strettamente legato alla struttura; questo è terreno della realtà effettuale ma per domi-
un rapporto obbiettivo, è un dato “naturali- narla e superarla. Il “dover essere” entra in
stico” che può essere misurato coi sistemi campo, non come astratto e formale pensie-
delle scienze esatte o matematiche. Sulla ba- ro, ma come interpretazione realistica e sola
REFERENDUM 

storicistica della realtà» (Q , , ). «Si classi dominanti, come leaders dei gruppi
può quindi dire che il Machiavelli si sia pro- intellettuali dei loro paesi, non potevano
posto di educare il popolo», nel senso di non servirsi almeno di alcuni elementi della
«renderlo convinto e consapevole che può filosofia della praxis, per irrobustire le loro
esistere una sola politica, quella realistica, concezioni e moderare il soverchio filosofi-
per raggiungere il fine voluto [...] La posi- smo speculativo col realismo storicista della
zione del Machiavelli, in tal senso, sarebbe teoria nuova».
da avvicinare a quella dei teorici e dei politi-
ci della filosofia della prassi, che anche essi GIUSEPPE COSPITO
hanno cercato di costruire e diffondere un V. «filosofia della praxis», «Machiavelli», «mate-
“realismo” popolare, di massa» (Q , , rialismo e materialismo volgare», «materialismo
storico», «realismo greco-cristiano», «struttura»,
-). Un riferimento implicito a Machia-
«superstruttura, superstrutture».
velli si ha ancora nell’espressione «realismo
effettuale» (Q , , ).
realtà del mondo esterno: v. noumeno.
La centralità del concetto di realismo è
tale da connotare lo stesso marxismo, chia-
rendo il senso in cui può legittimamente de- referendum
finirsi “materialismo storico”: «Il termine di Soltanto una volta incontriamo nei Q il
“materialismo” occorre in certi periodi della lemma «referendum», a conclusione di una
storia della cultura [nel Testo C del Q , , nota dedicata a I costumi e le leggi. È opinio-
: «nel primo cinquantennio del secolo ne diffusa, scrive G., che la legge sanzioni i
XIX», ndr] intenderlo non nel significato tec- costumi; ciò contraddice con «la storia reale
nico filosofico stretto, ma nel significato [Te- dello sviluppo del diritto» (Q , , ), che
sto C: «più estensivo», ndr] che prese dalle è essa stessa «lotta per la creazione di un nuo-
polemiche culturali dell’Enciclopedia [Te- vo costume» (ibid.). Si ritiene che il diritto sia
sto C: «col sorgere e lo svilupparsi vittorioso espressione della società tutta; tuttavia, ri-
della cultura moderna», ndr]. Si chiamò ma- batte G., «il diritto non esprime tutta la so-
terialismo ogni modo di pensare che esclu- cietà [...] ma la classe dirigente» (ibid.), la
desse la trascendenza religiosa e quindi in quale impone a tutta la società quelle regole
realtà tutto il panteismo e l’immanentismo e di condotta che sono funzionali ai suoi inte-
infine più modernamente, ogni forma di rea- ressi. Al fondo del concetto di diritto, secon-
lismo politico» (Q , , ). In senso ana- do G., c’è la pretesa che tutti i cittadini ac-
logo si parla, in Q  I, , , di «realismo cettino il conformismo “segnato” dal diritto
storico contro le astrazioni speculative»; in stesso nella prospettiva di poter diventare
Q  II, ,  si dice che tra i «concetti da «elementi della classe dirigente» (ibid.). In
approfondire è anche quella di: empirismo- chiusura della nota G., accennando alle
realismo [storicistico]-speculazione filosofi- «correnti intellettuali» che postulano un «ca-
ca»; nel Q  II, , , con riferimento alla rattere educativo, creativo, formativo del di-
Sacra famiglia, G. scrive che la «filosofia del- ritto», sia pure in quanto «residuo dello
la praxis [...] è il “materialismo” perfeziona- spontaneismo, del razionalismo astratto»,
to dal lavoro della stessa filosofia speculati- aggiunge: «Un altro problema si pone per
va e fusosi con l’umanismo. È vero che con queste correnti: quale deve essere l’organo
questi perfezionamenti del vecchio materia- legislativo “in senso lato”, cioè la necessità di
lismo rimane solo il realismo filosofico», a portare le discussioni legislative in tutti gli
conferma di quanto accennato sopra sull’af- organismi di massa: una trasformazione or-
finità tra l’accezione gnoseologica e quella ganica del concetto di “referendum”, pur
storico-politica del concetto. Infine, in Q , mantenendo al governo la funzione di ultima
, , a proposito dell’influenza del marxi- istanza legislativa» (ivi, ).
smo anche sui suoi più fieri avversari, si os-
serva come «gli intellettuali “puri”, come LELIO LA PORTA
elaboratori delle più estese ideologie delle V. «diritto», «legislativo-esecutivo».
 REGOLARITÀ

regolarità relativismo
Nei Q la nozione di regolarità, insieme In due occorrenze il lemma «relativi-
a quella di automatismo, entra a far parte di smo» viene usato, seppure senza un riferi-
un complesso ragionamento volto a definire mento esplicito alla teoria della relatività, in-
in termini di immanenza realistica la neces- sieme a Einstein. La prima volta G., discu-
sità storica e la stessa razionalità. Questo ra- tendo il Saggio popolare di Bucharin, si chie-
gionamento inizia in Q ,  e si definisce in de cosa accadrebbe se all’insegnamento ossi-
Q  II, ; Q  II, ; Q  II, ; Q , . Par- ficato secondo il quale esistono soltanto pe-
ticolarmente interessante è quest’ultimo te- rentorie certezze si sostituisse un metodo
sto, intitolato Regolarità e necessità: «Come dialettico che, in quanto tale, è antidogmati-
è sorto, nel fondatore della filosofia della co: se «le scienze naturali e fisiche fossero in-
prassi, il concetto di regolarità e di necessità segnate sulla base del relativismo di Einstein
[...] i ragazzi non capirebbero nulla di nulla»
nello sviluppo storico?» (ivi, ). Dall’ela-
(Q , , -). La seconda volta G. cita il
borazione economica di Ricardo, che con i
relativismo di Einstein polemizzando con
concetti di legge di tendenza e mercato de-
certo giornalismo che spesso, per motivi di
terminato ha consentito di pensare insieme
mero opportunismo, trasforma grandi prin-
la necessità delle leggi storiche e il loro ca- cipi in cose da niente (Q , , ).
rattere ipotetico, cioè il fatto che si verifica- Nelle altre occorrenze il lemma è usato
no solo sulla base di una serie di premesse, in coppia con “scetticismo”, come avviene
date dal grado complessivo di generalizza- in Q , ,  dove, affrontando il tema
zione di una serie di pratiche economiche, della storicità della filosofia, G. sostiene che
sociali e politiche. «Da queste considerazio- si tratta di «operazione mentale un po’ ar-
ni occorre prendere le mosse per stabilire dua e difficile» in quanto si corre il rischio di
ciò che significa “regolarità”, “legge”, “au- cadere «nello scetticismo e nel relativismo
tomatismo” nei fatti storici. Non si tratta di morale e ideologico».
“scoprire” una legge metafisica di “determi- Prendendo in esame la questione dell’u-
nismo” e neppure di stabilire una legge “ge- niversalità dei principi morali, posta nei ter-
nerale” di causalità. Si tratta di rilevare co- mini di «oggettiva necessità della tecnica civi-
me nello svolgimento storico si costituiscano le» (Q , , ), G. nota come tale conce-
delle forze relativamente “permanenti”, che zione conduca a «una forma di relativismo e
operano con una certa regolarità e automa- quindi di scetticismo morale» (ibid.). D’al-
tismo». Su questa stessa base va anche ride- tronde ogni imperativo categorico che si pro-
finito il concetto di razionalità: «Appare che ponga con il crisma dell’oggettività, si tratti
il concetto di “necessità” storica è stretta- della religione oppure degli imperativi kan-
mente connesso a quello di “regolarità” e di tiani, può cadere nell’accusa di relativismo. Il
“razionalità” [...] Esiste necessità quando problema non è tanto quello di ripararsi dal
esiste una premessa efficiente e attiva, la cui pericolo del relativismo e dello scetticismo,
consapevolezza negli uomini sia diventata quanto quello di chiedersi quale possa essere
operosa ponendo dei fini concreti alla co- la durata di concezioni morali siffatte o, inve-
scienza collettiva, e costituendo un com- ce, stante la loro mutevolezza, se non sia il ca-
so di dar luogo «alla formulazione della teo-
plesso di convinzioni e di credenze potente-
ria della doppia verità» (ivi, ).
mente agente come le “credenze popolari”
[...] Solo per questa via si può giungere a una LELIO LA PORTA
concezione storicistica (e non speculativa- V. «agnosticismo», «etica», «imperativo categori-
astratta) della “razionalità” nella storia (e co», «morale», «scetticismo».
quindi dell’“irrazionalità”)» (ivi, -).
religione
FABIO FROSINI
V. «automatismo», «causalità», «determinismo», Alla religione G. dedica molti articoli
«necessità». giornalistici, alcune parti, brevi ma significa-
RELIGIONE 

tive, delle relazioni e degli interventi politi- ), caratterizzata come filosofia morale,
ci, numerose note dei Q e alcuni brani delle «riforma intellettuale e morale». Religione
LC. Questi scritti costituiscono una quota che si presenta il più delle volte sotto forma
non piccola della sua produzione scritta e ri- di mito, cioè come forma inferiore, imper-
velano una ricchezza insospettata di temi, fetta o per lo meno a-razionale, non logica o
una molteplicità di piani di analisi (ideologi- pre-logica di conoscenza della realtà. Spesso
co, storico, sociale, politico ed epistemologi- trattasi di un mito concepito come strumen-
co) e una varietà sorprendente di categorie to ideologico di controllo sociale. Definizio-
critiche del fenomeno religioso. Accanto al- ne, questa, mutuata criticamente da Bene-
le tradizionali categorie della critica marxi- detto Croce (Q  I, ,  e Q  I, , ),
sta della religione (alienazione, oppio del fatta propria parzialmente da G. nel periodo
popolo, modello epistemologico negativo giovanile, respinta successivamente nei Q,
del mondo capitalistico), in essi acquistano non tanto perché teoricamente non valida,
un ruolo primario altre categorie, di caratte- ma per le sue conseguenze pratiche negati-
re prevalentemente politico, quali egemo- ve. Di questa concezione mitologica della re-
nia, blocco storico, riforma intellettuale e ligione, tesa a dare maggiore valore e presti-
morale, rivoluzione passiva, Chiesa come in- gio alla tradizione, G. critica il rischio di in-
tellettuale, religione e Chiesa come modelli durre a un atteggiamento non critico, non
epistemologici positivi del marxismo e del combattivo, non militante, ma di accettazio-
comunismo. Tutte queste categorie, però, ne e di assuefazione passiva e, insieme, di
assunte isolatamente rischiano di condurre a giustificazione della realtà. È questo il rim-
letture e interpretazioni riduttive e a una provero specifico di G. a Croce, appunto
comprensione limitata e ristretta del discor- quello di aver giustificato la religione stessa
so religioso in G. Una chiave di lettura uni- e la concessione dell’insegnamento religioso
taria del pensiero gramsciano in merito può nelle scuole statali, proprio in base alla sua
essere indicata, più che in una super-catego- concezione della «religione come forma di
ria, in un contesto teorico entro il quale le conoscenza popolare» (Q  I, , - e Q
molteplici e diverse categorie menzionate ,, ). . La “religione come senso comu-
possano trovare la loro fusione o perlomeno ne”, che è la definizione propriamente di G.
una stretta connessione. Questo luogo è la Questi definisce il senso comune all’interno
dottrina del senso comune con i suoi rap- di un discorso complessivo sulla cultura po-
porti con la religione, la filosofia e la politi- polare, di cui egli individua e analizza tre
ca. Credo sia questa la chiave di lettura più settori principali: il linguaggio, il senso co-
adeguata per impostare il discorso propria- mune, il folclore (Q , , -; Q , ,
mente gramsciano sulla religione. -; Q , -, -). Per senso comune
Le definizioni di religione che si incon- egli intende la «filosofia spontanea», cioè la
trano nell’opera di G. sono tre: . La religio- concezione del mondo e della vita tipica del-
ne “confessionale” (Q , , ), mutuata dal le masse popolari, e aggiunge: «gli elementi
Manuale di storia delle religioni di Turchi principali del senso comune sono forniti dal-
(), dove la religione viene caratterizzata le religioni e quindi il rapporto tra senso co-
secondo i seguenti elementi: a) credenza in mune e religione è molto più stretto che tra
una o più divinità personali trascendenti; b) senso comune e sistemi filosofici degli intel-
sentimento di dipendenza totale dell’uomo lettuali» (Q , , -). Quando si parla di
dalla divinità; c) rapporto tra gli uomini e gli religione in G. occorre perciò tener presen-
dei espresso in riti e atti di culto. La religio- te questa sostanziale, seppure non totale,
ne che corrisponde pienamente a questi tre coincidenza di senso comune e religione e ri-
requisiti è il cristianesimo. . La religione tenere valido anche per la religione quanto
“laica”, intesa come «unità di fede tra una egli dice e scrive del senso comune e del suo
concezione del mondo e una norma di con- rapporto con la filosofia e la politica.
dotta conforme», che G. chiama anche Per G. senso comune e filosofia sono en-
«ideologia», addirittura «politica» (Q , , trambi valori omogenei, tutti e due concezio-
 RELIGIONE

ni del mondo: inferiore, disorganizzata, in- co deve condurre a un superamento del pri-
coerente, quella del senso comune; coerente, mo stadio (primitivo, rozzo, incoerente) del
organizzata, razionale l’altra. Tra le due c’è senso comune per portarlo a uno stadio di
differenza solo quantitativa, di grado di coe- pensiero superiore e coerente, a cui G. dà il
renza e logicità interna, non una differenza nome di «rinnovato senso comune» (Q , ,
qualitativa. La filosofia è solo un grado supe- ), che equivale a filosofia della praxis, il
riore di conoscenza rispetto al senso comune, cui compito precipuo è rendere critica una
non una forma di sapere di natura superiore, cultura esistente, non negarla e sopprimerla
perché diversa. Secondo G., la filosofia, ov- del tutto. Importante notare che in questo
viamente la sua filosofia della prassi, è la metodo di lavoro si produce un movimento
«concezione di quello che è (esiste) realmen- circolare che, partendo dal senso comune
te, cioè un “conosci te stesso” come prodot- (sapere disgregato, stratificato, metafisico),
to del processo storico che ha lasciato in te approda, attraverso l’intervento critico della
stesso un’infinità di tracce accolte senza be- filosofia, a un rinnovato senso comune (sape-
neficio d’inventario». Allora «occorre fare re coerente, integrato, storicizzato). Processo
inizialmente un tale inventario» (Q , , circolare che G. vede operante, come in so-
), cioè enumerare, rilevare, classificare vrimpressione al livello culturale appena ac-
queste tracce storiche. G. aggiunge che oc- cennato, anche a livello pratico nel rapporto
corre farlo con ordine e metodo. L’ordine è tra massa e politica e massa popolare. La
indicato secondo questa sequenza: «prende- massa (in analogia col discorso sul senso co-
re le mosse dal “senso comune”, in primo mune) è un soggetto sociale disgregato, stra-
luogo, secondariamente dalla religione, e so- tificato, disorganizzato, passivo, un soggetto
lo in un terzo tempo dai sistemi filosofici ela- inconsapevole, che «sente solamente» ma
borati dai gruppi intellettuali tradizionali» «non comprende» e «non sa», non ha co-
(Q , , ); il metodo è quello del proce- scienza di sé. Questo compito di coscientiz-
dimento critico-dialettico: «una filosofia del- zazione delle masse, di metterle, al tempo
la prassi non può che presentarsi inizialmen- stesso, in guardia contro i rischi e di organiz-
te in atteggiamento polemico e critico, come zarle per raggiungere i propri obiettivi, spet-
superamento del modo di pensare preceden- ta alla politica, che così attua la filosofia del-
te e del concreto pensiero esistente (e mondo la praxis (pensiero che si fa azione); il risulta-
culturale esistente). Quindi innanzitutto co- to di questo processo è una massa resa co-
me critica del senso comune (dopo essersi sciente, consapevole, «che sa e che compren-
basata sul senso comune...)» (Q , , ). de», che diventa così soggetto attivo della
Trattasi, quindi, di un’opera di contrapposi- propria storia. Il soggetto storico concreto
zione della filosofia al senso comune (e di che compie questa operazione cultural-poli-
conseguenza alla religione, che è gran parte tica è l’“intellettuale collettivo” prefigurato
del senso comune), ma di tipo dialettico, nel da G. nel partito del movimento operaio.
senso che la filosofia della prassi ha il compi- Quindi anche tra politica e senso comune, se-
to di promuovere, nei confronti del senso co- condo G., non c’è opposizione, ma rapporto
mune, un’indagine intesa a) a evidenziarne i dialettico: la politica necessita della massa,
caratteri negativi (disgregazione, stratifica- analogamente alla filosofia che necessita del
zione, concezione metafisica, oggettivante e senso comune quale materiale da elaborare, e
dualistica della realtà, acriticità, passività) e la massa necessita della politica, analogamen-
quelli positivi (strati progressivi, filoni dialet- te al senso comune che necessita della filoso-
tici, contrapposizione della cultura popolare fia per maturare, svilupparsi e diventare esso
alla cultura ufficiale); b) a negarne e se possi- stesso soggetto politico cosciente e attivo.
bile trasformarne i caratteri negativi; c) a sa- Discende, e non solo implicitamente, da
perne riconoscere, valorizzare e far maturare questo rapporto tra filosofia e senso comune
quelli positivi (che G. sinteticamente chiama anche l’impostazione gramsciana del rap-
«buon senso» o «nucleo sano» del senso co- porto tra filosofia e religione e tra politica e
mune). Questo procedimento di lavoro criti- religione. Avendo G. affermato che «gli ele-
RELIGIONE 

menti principali del senso comune sono for- pio Rispondiamo a Crispolti,  giugno ,
niti dalle religioni» (Q , , ), allora, in in CF -; Audacia e fede,  maggio , in
forza del principio “ciò che è vero per il tut- CT -; La Consolata e i cattolici,  giugno
to deve valere anche per ogni sua parte”, sa- , ivi, -; La storia,  agosto , ivi,
remmo legittimati a trasferire pacificamente -; Q  II, .I, ; Q  II, , -; Q ,
anche alla religione quanto detto a proposi- , ; Q , , -; Q , , ; Q , ,
to del senso comune e del suo rapporto con ; Q , , -; Q , , -); dall’altra
la filosofia. A maggior ragione, poi, se G. ag- egli lascia intravedere che questa inconcilia-
giunge anche che «il rapporto tra senso co- bilità ideologica non è poi così rigorosa e ir-
mune e religione è molto più intimo» di riducibile, riconoscendo espressamente an-
quanto non si creda (ivi, -). Ma trattasi che alcuni elementi positivi nella religione,
non solamente di una semplice e legittima quali, ad esempio, lo spirito d’intraprenden-
deduzione, poiché negli scritti di G. c’è an- za del calvinismo, ma anche il fatalismo come
che un discorso esplicito: «Ogni religione fattore di rivoluzione passiva (Q , , -
[...] è [...] una molteplicità di religioni [...] e -) e il fideismo religioso quale elemen-
c’è un cattolicismo dei contadini, un cattoli- to di razionalizzazione in determinate con-
cismo dei piccoli borghesi e operai di città, tingenze storiche. Di entrambi giunge addi-
un cattolicismo delle donne e un cattolici- rittura a ammettere l’utilità e la necessità qua-
smo degli intellettuali anch’esso variegato e li stimolanti ideologici positivi per la stessa fi-
sconnesso» (ivi, ), nei cui confronti la fi- losofia della prassi, almeno nella sua fase ini-
losofia deve operare la medesima critica e il ziale (Q , , -). Così pure a livello sto-
medesimo superamento dialettico, precisati rico-culturale: se da una parte G. accentua la
a proposito del rapporto tra filosofia e senso distanza incolmabile tra cristianesimo e so-
comune in generale: «la filosofia è la critica cialismo, dall’altra non disconosce il ruolo
ed il superamento della religione» (Q , , positivo, a tratti rivoluzionari, del cristianesi-
). Questo procedimento dialettico con- mo delle origini, dei movimenti ereticali me-
trassegna anche l’intera impostazione della dievali, del cristianesimo riformato moderno
“questione religiosa” gramsciana in genera- e del cattolicesimo progressivo contempora-
le, e della “questione cattolica” in particola- neo: «La filosofia della prassi è concepita co-
re, sia nei termini dottrinali che in quelli sto- me una filosofia integrale e originale che ini-
rico-culturali e, infine, specificamente socio- zia una nuova fase nella storia e nello svilup-
politici: contrassegna anche il rapporto tra po mondiale [...] in quanto supera (e supe-
marxismo e religione, tra movimento-parti- rando ne include in sé gli elementi vitali) [...]
to-Stato socialista e religione e mondo socia- le tradizionali espressioni delle vecchie so-
le, politico e istituzionale cattolico. cietà»(Q , , ). Ancora: «La filosofia
A livello teorico-filosofico, già negli della praxis presuppone tutto questo passato
scritti degli anni torinesi, ma soprattutto nei culturale, la Rinascita e la Riforma, la filoso-
Q, da una parte G. parla di intransigenza fia tedesca e la rivoluzione francese, il calvi-
ideologica, di antitesi e inconciliabilità tra fi- nismo e l’economia classica inglese, il libera-
losofia della prassi e religione, a motivo della lismo laico e lo storicismo che è alla base di
contrapposizione tra la concezione religiosa, tutta la concezione moderna della vita» (Q ,
che è metafisica, oggettivante, trascendente, , ). Tutti questi momenti e aspetti del cri-
creazionistica e dualizzante (separazione dio- stianesimo, passato, recente e contempora-
mondo, anima-corpo, materia-spirito, uomo- neo, G. li definisce espressamente manifesta-
natura) ed eteronoma in morale, e la conce- zioni di senso comune: «nel senso comune in-
zione umanistico-storicistica della filosofia fluiscono non solo le forme più rozze e meno
della prassi, che è immanente, dialettico-uni- elaborate di questi varii cattolicismi, attual-
ficante a tutti i livelli (di pensiero-essere, sog- mente esistenti; hanno influito e sono com-
getto-oggetto, struttura-sovrastruttura, so- ponenti dell’attuale senso comune le religio-
cietà civile-società politica, intellettuali-mas- ni precedenti e le forme precedenti dell’at-
se) ed è autonoma in campo etico (v. ad esem- tuale cattolicismo, i movimenti ereticali po-
 RESTAURAZIONE

polari, le superstizioni scientifiche legate alle poleoniche e la forma politica con cui, in as-
religioni passate» (Q , , ). senza di una rivoluzione sociale, le classi bor-
Infine, dal punto di vista socio-politico, ghesi europee giungono al potere. «Espres-
se si tiene conto dell’equazione che G. ope- sione metaforica» (Q , , ), la Restau-
ra tra filosofia e politica e dell’individuazio- razione non indica il ritorno completo al-
ne della sede della politica nel movimento l’ancien régime, ma una «nuova sistemazio-
socialista e nell’“intellettuale collettivo-par- ne di forze» (ibid.), in base alla quale, di
tito”, in quanto «crogiolo dell’unificazione fronte all’indebolimento irreversibile delle
di teoria e pratica intesa come processo sto- vecchie classi feudali e alla passività di quel-
rico reale» (Q , , ), allora si potranno le popolari, le nuove classi medie, «senza
ricavare da G. anche delle indicazioni ri- rotture clamorose, senza l’apparato terrori-
guardanti il rapporto tra politica e senso co- stico francese» (Q , , ), costruiscono il
mune-religione, tra movimento-partito-Sta- nuovo Stato. Gli effetti di questo processo
to operaio e popolo credente e proprie or- sono duplici. Da un lato la necessità di con-
ganizzazioni (Chiese, movimenti e partiti trollare non solo le classi feudali indebolite,
confessionali). Si tratta di un rapporto che ma anche i rischi di «sovversivismo sporadi-
non potrà che essere dialettico: il movimen- co, elementare, disorganico delle masse po-
to-partito-Stato operaio non elimina la reli- polari» (Q  II, .XIV, ) inducono le re-
gione e le Chiese – in quanto espressioni del staurazioni ad accogliere «una qualche par-
senso comune e luoghi della sua manifesta- te delle esigenze dal basso» (ibid.), confer-
zione –, non rompe con esse, ma le supera mandosi in qualche modo anche come «re-
criticamente e progressivamente fino a sosti- staurazioni progressive» o «rivoluzioni pas-
tuirle con una concezione superiore della vi- sive» (ibid.). Di qui il significato «fonda-
ta e del mondo e con un’organizzazione so- mentalmente “liberale”» (Q , , ) e il
ciale e politica diversa. Questa è la posizio- respiro europeo che in G. la Restaurazione
ne di G. nei Q, ma essa è già chiara fin dal viene ad assumere. Dall’altro lato le vecchie
periodo giovanile: «I socialisti marxisti non classi feudali, private ormai della loro capa-
sono religiosi; credono che la religione sia cità di dominio, per non essere del tutto li-
una forma transitoria della cultura umana quidate diventano «governative», cioè com-
che sarà superata da una forma superiore di ponenti subalterne del nuovo blocco di po-
cultura, quella filosofica [...], sarà sostituita tere, portatrici di valori non più prevalenti,
[dalla concezione, ndr] fondata sul materia- «caste» con propri «caratteri culturali e psi-
lismo storico [...] Ma pur non essendo reli- cologici, non più con funzioni economiche
giosi, i socialisti marxisti non sono neppure prevalenti» (Q  II, , ). Allo stesso mo-
antireligiosi; lo Stato operaio non persegui- do il legittimismo cattolico, perso il sostegno
terà la religione; lo Stato operaio domanderà delle classi feudali, vede ridursi il proprio
ai proletari cristiani la lealtà che ogni Stato ruolo a strumento di parte, di conservazione
domanda ai suoi cittadini» (Socialisti e cri- e difesa di prerogative ormai contrapposte a
stiani,  agosto , in ON ). quelle proprie delle emergenti classi medie.
BIBLIOGRAFIA: LA ROCCA  e ; In Italia, anzi, proprio le componenti più
PORTELLI . reazionarie, quelle dei «sanfedisti piemonte-
TOMMASO LA ROCCA si» (Q , , ), per la loro opposizione a
un’egemonia austriaca che impedisce il
V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «folclore, folk-
completo dispiegamento della funzione po-
lore», «ideologia», «morale», «semplici», «senso
comune», «Sorel».
litica del papato finiranno per svolgere una
funzione embrionalmente nazionale, ponen-
do le premesse del successivo movimento
Restaurazione
neoguelfo. Si comprende allora come pro-
Nel lessico politico gramsciano il termi- prio la Restaurazione possa essere l’incuna-
ne «Restaurazione» indica il modello di svi- bolo dello storicismo europeo. Per contrap-
luppo degli Stati nazionali dopo le guerre na- porsi «alle ideologie settecentesche, astratti-
REVISIONISMO 

ste e utopistiche, che continuano a vivere co- offre un esempio di questo attuale stato di
me filosofia, etica e politica proletaria» (Q cose, così la polemica sul Risorgimento e ul-
, , ) e per assimilare il ceto degli intel- timamente sul Concordato)» (ibid.).
lettuali piccolo borghesi, finalmente recisi In generale dunque si ha retorica in
dal loro legame con le masse popolari, di- quanto non si ha popolo-nazione (per cui si
venta infatti necessario alla borghesia vin- può dire che c’è opposizione di «nazione-
cente elaborare una concezione storicistica, popolo e nazione-retorica»: ibid.), ma si
come filosofia politica, che esalti il dispiega- può avere anche retorica dell’antiretorica,
mento della storia nel senso affermato dai come nella concezione «pessimistico-pette-
nuovi soggetti sociali e releghi nel passato gola sugli “Italiani” in blocco, tutti senza
astratto e antistorico sia le ideologie aristo- carattere, [...] concezione stolta e banal-
cratiche che quelle rivoluzionarie piccolo mente disfattista, forma di antiretorica, che
borghesi. era poi una vera e propria retorica depri-
mente e da falso furbo, tipo Stenterello-Ma-
LUIGI MASELLA
chiavelli» (Q , , ).
V. «classe media», «liberali, liberalismo», «rivolu-
zione passiva». FABIO FROSINI
V. «cosmopolitismo», «intellettuali italiani», «Ita-
retorica lia», «oratoria», «popolo-nazione», «Roma».

Nei Q di retorica si parla in due acce-


revisionismo
zioni principali: come arte del porgere il di-
scorso, e dunque come tecnica facente par- Il lemma è utilizzato soprattutto in rife-
te dell’oratoria, e come caratteristica (nega- rimento a Bernstein e a Croce. Per quanto ri-
tiva e da criticare) della tradizione culturale guarda il primo, G. nota come la sua affer-
italiana. Nella prima accezione la discussio- mazione che il movimento è tutto e il fine è
ne di G. confluisce in quella relativa all’ora- nulla, nel momento in cui prende in consi-
toria, cui si rinvia. Della seconda accezione, derazione le forze umane come un elemento
quantitativamente preponderante, G. co- passivo e inconsapevole nello sviluppo di un
struisce in testi sparsi una genealogia: nel Ri- movimento, trasformando quindi il movi-
nascimento, nel fatto «che gli umanisti ab- mento stesso da svolgimento e sviluppo in
biano auspicato il dominio culturale d’Italia un’espressione volgare di evoluzionismo na-
sul mondo», si rintraccia «l’inizio della “re- turalistico, ripudi proprio quel revisionismo
torica” come forma nazionale» (Q , , ), idealistico che «avrebbe dovuto portarlo in-
di quella forma opposta e sollevata al di so- vece a valutare l’intervento degli uomini [...]
pra del contenuto che ha condotto ad affer- come decisivo nello svolgimento storico» (Q
mare la «continuità ed unità» della «storia , , ). G. definisce Croce «leader intel-
della cultura nazionale» (Q , , ) facen- lettuale delle correnti revisionistiche della fi-
dola poggiare solo sulla continuità cosmo- ne del secolo XIX» (Q  I, , ). Questo re-
politica del ceto degli intellettuali. Questa visionismo si manifesta nel fatto che Croce
tendenza retorica si concretizza nell’«ideo- «vuole giungere alla liquidazione del mate-
logia legata alla tradizione di Roma» (Q , , rialismo storico, ma vuole che questo svolgi-
), contro la quale si sono avute in Italia va- mento avvenga in modo da identificarsi con
rie reazioni. Una di queste è «il futurismo» un movimento culturale europeo» (Q  I, ,
(ibid.), ma in generale «il preconcetto che ). Questa liquidazione si incentra in
l’Italia sia sempre stata una nazione compli- quattro tesi: la riduzione del materialismo
ca tutta la storia» (Q , , ). Aggiunge G.: storico a «semplice canone di interpretazio-
«Mi pareva che attualmente ci fosse qualche ne», la riduzione della teoria del valore-la-
condizione per superare questo stato di co- voro a un «paragone ellittico tra due tipi di
se, ma essa non è stata sfruttata a dovere e la società», la confutazione della «legge circa la
retorica ha ripreso il sopravvento (l’atteggia- caduta del saggio di profitto» e la riduzione
mento incerto nell’interpretare Caporetto della concezione marxista dell’economia a
 RICARDO , DAVID

una sociologia economica, sopra la quale oc- concetto di necessità, che è alla base del-
corre sviluppare una “economia filosofica” l’immanenza secondo la filosofia della
(Q  II, .VIII, -). praxis (v. Q  II, , ; Q  II, , ; Q ,
C’è, inoltre, il revisionismo che, dalla , -; LC -, a Tania,  maggio ).
letteratura o dalle colonne di riviste molto La conoscenza che G. ha di Ricardo è
seguite, come “La Voce”, si trasferisce sul indiretta (ancora alla fine del  annota:
terreno della politica: «Se Prezzolini avesse «bisognerebbe studiare bene la teoria di Ri-
coraggio civile potrebbe ricordare che la sua cardo», Q  II, .VI, ). Sua fonte princi-
Voce ha certamente molto influito su alcuni pale è il manuale di Gide e Rist (Gide, Rist
elementi socialisti ed è stata un elemento di ), anche se G. ha sicuramente attinto an-
revisionismo» (Q , , -). che alle Teorie sul plusvalore di Marx (Marx
-), che aveva prima dell’arresto (LC
LELIO LA PORTA
, a Tania,  marzo  e Q, AC, ). G.
V. «Bernstein», «Croce», «evoluzionismo», inoltre sapeva che Sraffa stava lavorando al-
«ideologia», «marxismo», «Prezzolini», «religio-
l’edizione critica degli scritti di Ricardo (v.
ne», «socialisti», «Sorel», «Voce (La)».
LC , a Tania,  settembre ).
Ricardo, David FABIO FROSINI
I primi riferimenti a Ricardo nei Q ri- V. «automatismo», «caduta tendenziale del saggio
di profitto», «economia», «filosofia della praxis»,
guardano la sua teoria del valore: rispon- «homo oeconomicus», «immanenza», «leggi di
dendo all’obiezione crociana a Marx («para- tendenza», «mercato determinato», «regolarità».
gone ellittico»), G. osserva che l’enunciazio-
ne della teoria del valore da parte di Ricardo Riforma
«non sollevò nessuno scandalo al suo tem-
po» (Q , , ). Questa osservazione tor- La rivendicazione della necessità di una
na in vari testi (Q  I, ,  e Q  II, , Riforma protestante in Italia era stata for-
). Qui però, e nel relativo Testo C (Q  mulata negli anni Venti dal movimento dei
II, .VI), è accompagnata dall’osservazione neoprotestanti, un gruppo di intellettuali
che Ricardo, nella sua teoria «sullo Stato co- raccolto attorno alla rivista “Conscientia” e
me agente economico, come la forza che tu- alla casa editrice Bilychnis e legato alla go-
tela il diritto di proprietà, cioè il monopolio bettiana “Rivoluzione liberale”. Questo mo-
dei mezzi di produzione» (ivi, ), ha in- vimento è ben presente a G. già prima del-
trodotto un elemento politico che impedisce l’arresto: egli infatti nel settembre  for-
il dispiegarsi del «massimo di determinazio- mula contro di esso una documentata pole-
ne del “libero gioco delle forze economi- mica (v. L’espiazione del Partito socialista, in
che”» (ibid.). Marx avrebbe invece scientifi- CPC -) e lo ricorda poi nei Q in un testo
camente fatto astrazione «da questa situa- del giugno-luglio : «Le osservazioni
zione di forza rappresentata dagli Stati e dal sparsamente fatte sulla diversa portata stori-
monopolio legale della proprietà» (ibid.), e ca della Riforma protestante e del Rinasci-
qui sarebbe l’aspetto “scandaloso” della sua mento italiano, della Rivoluzione francese e
impostazione. Questa allusione alla teoria ri- del Risorgimento (la Riforma sta al Rinasci-
cardiana dei costi comparati nel commercio mento come la Rivoluzione francese al Ri-
internazionale (nel Testo A G. scrive: «dico sorgimento) possono essere raccolte in un
apposta “Stati”», Q , , ) viene ripresa saggio unico con un titolo che potrebbe es-
e sviluppata in Q , , -, dove l’intrec- sere anche “Riforma e Rinascimento” e che
cio tra politica ed economia riceve il nome di potrebbe prendere lo spunto dalle pubbli-
«mercato determinato», concetto che ver- cazioni avvenute dal  al  intorno appun-
rebbe da Ricardo sviluppato in dipendenza to a questo argomento: “della necessità che
del metodo del «posto che». Questo nell’a- in Italia abbia luogo una riforma intellettua-
prile ; nel maggio G. aggiunge che Ri- le e morale” legata alla critica del Risorgi-
cardo in questo modo formula un nuovo mento come “conquista regia” e non movi-
RIFORMA 

mento popolare per opera di Gobetti, Mis- politica; attraversa ancora la fase popolare, è
siroli e Dorso» (Q , , -). Come si vede, diventato anche “pregiudizio” e “supersti-
il tema è immediatamente trasposto in una zione”» (ivi, ). Il marxismo è pertanto
problematica nuova: Riforma e Rinascimen- una riproposizione nel mondo contempora-
to sono due modelli storico-politici alterna- neo di quel moto popolare di massa con-
tivi, che possono essere ulteriormente para- densatosi già nella Riforma e nella Rivolu-
gonati (Rivoluzione francese-Risorgimento), zione francese, e in quanto tale ha bisogno di
a costruire una tipologia di forme storiche individuare una propria modalità di recupe-
del rapporto tra masse e politica. ro della dimensione propriamente teorica,
La caratterizzazione della Riforma pro- che lo risollevi dall’inevitabile scadimento di
testante in termini non confessionali, ten- tipo superstizioso. Il marxismo deve insom-
denzialmente metaforici, viene da G. condi- ma sviluppare una propria “filosofia”, come
visa con Gobetti e Croce, che avevano fatto fece il mondo tedesco con il movimento cul-
notare come non si trattasse di rilanciare il minato in Hegel.
protestantesimo, ma di essere eredi di ciò Questa impostazione del problema sarà
che il protestantesimo aveva significato per nell’essenziale mantenuta da G. Nel Testo C
la cultura moderna, in termini etico-politici di Q , , risalente al , l’argomento viene
e intellettuali. In questo senso è molto im- ripreso, con lievi modifiche che sottolineano
portante Q , , -, in cui G. riprende un ancor più l’importanza del momento filoso-
passo della crociana Storia dell’età barocca in fico (ad esempio «universalità + politica» è
Italia (Croce , -), un testo pubblicato sostituito da «è una filosofia che è anche una
con il titolo Controriforma per la prima vol- politica e una politica che è anche una filo-
ta nel  (Croce , -) come inter- sofia», Q , , ). Questa maggiore enfa-
vento nel dibattito suscitato dai neoprote- si – comprensibile alla luce dell’elaborazio-
stanti. Croce oppone Riforma e Rinascimen- ne della filosofia della praxis e della teoria
to come modalità alternative di porre in re- dell’egemonia – è anche presente in un Te-
lazione gli intellettuali e il popolo: aristocra- sto B dell’aprile-maggio , dove si legge
tico e antipopolare il Rinascimento, e perciò che la filosofia della praxis è la «creazione di
incapace di penetrare «fino al popolo»; ca- una nuova cultura integrale, che abbia i ca-
pace di trasformarsi invece in «collettiva ratteri di massa della Riforma protestante e
persuasione e fede» la Riforma, ma perciò dell’illuminismo francese e abbia i caratteri
incapace di produrre da subito una cultura di classicità della cultura greca e del Rina-
superiore. Questa si ebbe solo più tardi, con scimento italiano, una cultura che ripren-
la filosofia classica tedesca, che rappresenta dendo le parole del Carducci sintetizzi Mas-
perciò nella prospettiva di Croce la sintesi similiano Robespierre ed Emanuele Kant, la
delle due opposte istanze, la conciliazione politica e la filosofia in una unità dialettica
dei «termini ideali e fondamentali, di terra e intrinseca ad un gruppo sociale non solo
cielo, uomo e Dio, individuo e universo, spi- francese o tedesco, ma europeo e mondiale»
rito profano e spirito religioso» (Croce , (Q  I, , ). Qui, come si vede, il Rina-
), che nella loro «varia lotta» e nel loro «va- scimento è stato pienamente recuperato co-
rio armonizzarsi» (ivi, ) rappresentano la me momento imprescindibile nella costru-
struttura dialettica della modernità. zione di una nuova cultura.
In Q ,  G. riprende, come si è detto, G. ritorna varie volte sulle posizioni dei
questi passaggi, citandoli estesamente e neoprotestanti e su altre, a queste assimila-
traendone uno spunto fondamentale per bili: in diversi testi (tra cui Q , , ; Q ,
pensare lo statuto e la funzione del marxi- , ; Q , , ; Q , , ; Q  II, ,
smo. Questo è infatti «il coronamento di tut- ; Q , , -) vengono ricordati an-
to questo movimento di riforma intellettua- che Alfredo Oriani, il ceco Tomá& G. Ma-
le e morale, nella sua dialettica cultura po- saryk (Masaryk  e ), e quindi Georges
polare-alta cultura. Corrisponde alla Rifor- Sorel, Ernest Renan, Pierre-Joseph
ma + Rivoluzione francese, universalità + Proudhon. Nell’ultimo testo citato, in parti-
 RIFORMA

colare, G. osserva che «in una trattazione ressante registrare e analizzare almeno come
del problema religioso in Italia occorre di- sintomi indiretti: lo stesso pensiero politico
stinguere in primo luogo tra due ordini fon- del Machiavelli è una reazione al Rinasci-
damentali di fatti: ) quello reale, effettuale, mento» (Q , , ). Qui la Riforma è
per cui si verificano nella massa popolare dei equiparata – in quanto “reazione” al Rina-
movimenti di riforma intellettuale e morale, scimento – a tutta una serie di fenomeni che
sia come passaggio dal cattolicismo ortodos- esprimono il distacco del popolo dalle clas-
so e gesuitico a forme religiose più liberali, si dirigenti e dagli intellettuali e che rivendi-
sia come evasione dal campo confessionale cano un nuovo principio di organizzazione,
per una moderna concezione del mondo; ) democratico e nazionale. Da questo punto
i diversi atteggiamenti dei gruppi intellet- di vista Savonarola e Machiavelli sono schie-
tuali verso una necessaria riforma intellet- rati dalla stessa parte: con il popolo. Come
tuale e morale» (ivi, ). È qui enunciato nota G. in Q , , , «il portatore storico
(siamo nel gennaio ) un criterio effetti- della Riforma è il popolo tedesco, non gli in-
vamente applicato nel corso della ricerca, tellettuali».
nella quale le due indagini corrono paralle- Questa linea di ricerca è approfondita
le, certo non senza intrecci, soprattutto con- negli appunti che G. prende sulla base del li-
centrati nella caratterizzazione del marxi- bro di Giuseppe Toffanin Che cosa fu l’uma-
smo come riforma dei tempi moderni. Si ve- nesimo (Toffanin ), conosciuto dappri-
da in questo senso Q  II, .I, : «Si par- ma indirettamente, sulla base dell’articolo di
la spesso che in certi paesi il non esserci sta- Luigi Arezio Rinascimento, Umanesimo e
ta la riforma religiosa è causa di regresso in spirito moderno (Arezio ; v. Q , , otto-
tutti i campi della vita civile e non si osserva bre ), quindi ricevuto, letto e brevemen-
che appunto la diffusione della filosofia del- te commentato (Q , , inizio ). «Il Tof-
la praxis è la grande riforma dei tempi mo- fanin nega che l’Umanesimo si trasfonda vi-
derni, è una riforma intellettuale e morale tale nella Riforma, perché questa, col suo di-
che compie su scala nazionale ciò che il li- stacco dalla romanità, con la rivincita ribel-
beralismo non è riuscito a compiere che per le dei volgari, e con tante altre cose rinnova
ristretti ceti della popolazione». i palpiti della cultura comunale, fremente
Il primo filone di indagine, più propria- eresia, contro la quale l’umanesimo era sor-
mente storico, è per forza di cose sommario to» (Q , , ). Ma, osserva G. contro Tof-
e affidato a occasionali letture. Così in Q , fanin, «la quistione di ciò che fu l’umanesi-
 (novembre-dicembre ) G. prende le mo non può essere risolta che in un quadro
mosse dall’articolo di Vittorio Rossi Il Rina- più comprensivo della storia degli intellet-
scimento (Rossi ), per osservare a un cer- tuali italiani e della loro funzione in Europa»
to punto che «il Rossi [...] non sa valutare il (Q , , ).
fatto che» nel Rinascimento «esistevano due In questo modo si definisce gradual-
correnti: una progressiva e una regressiva e mente una discriminante storica relativa alla
che quest’ultima trionfò in ultima analisi, costituzione storico-politica della borghesia
dopo che il fenomeno generale raggiunse il in Italia. Per lo studio di questo processo
suo massimo splendore nel Cinquecento «molecolare» di formazione e successiva di-
(non come fatto nazionale e politico, però, sgregazione e dissolvimento (Q , , ) G.
come fatto culturale prevalentemente se non utilizza come modello un libro che ha con sé
esclusivamente), come fenomeno di una ari- fin dal periodo trascorso nel carcere milane-
stocrazia staccata dal popolo-nazione, men- se di San Vittore (febbraio -maggio ,
tre nel popolo si preparava la reazione a que- v. LC , a Berti,  agosto , e LC , a
sto splendido parassitismo nella riforma Tania,  aprile ): Origines de l’esprit
protestante, nel Savonarolismo coi suoi bourgeois en France, vol. I , L’Église et la
“bruciamenti delle vanità”, nel banditismo Bourgeosie di Bernhard Groethuysen
popolare come quello di re Marcone in Ca- (Groethuysen ). «Bisognerebbe poter fa-
labria e in altri movimenti che sarebbe inte- re», scrive G. in Q , , , «per compren-
RIFORMA 

dere esattamente il grado di sviluppo rag- trovano un’eco indiretta già in Q , , : «A
giunto dalle forze nazionali in Italia nel pe- proposito della dottrina della grazia e della
riodo che va dal nascere dei Comuni al so- sua conversione in motivo di energia indu-
pravvento del dominio straniero, una ricer- striale, [...] cfr in Kurt Kaser, Riforma e Con-
ca del tipo di quella del Groethuysen». Qui troriforma, a proposito della dottrina della
un’analisi “molecolare” di testimonianze grazia nel calvinismo, e il libro del Philip do-
ideologiche disparate («le raccolte di predi- ve sono citati documenti attuali di questa
che e di libri di devozione usciti prima del conversione. In questi fatti è contenuta la
») serviva a «ricostruire i punti di vista, documentazione del processo dissolutivo
le credenze, gli atteggiamenti della nuova della religiosità americana: il calvinismo di-
classe dirigente in formazione» (LC , a venta una religione laica, quella del Rotary
Berti,  agosto ), evidenziando quello Club». Nelle fonti qui ricordate G. trova
che G. chiama la «massiccia costituzione in- una spiegazione weberiana della conversio-
tellettuale» della borghesia francese nel cor- ne del fatalismo in attivismo, che adopera
so del Settecento (Q , , ). per studiare la forma di vita americana, con
Francia e Italia fungono da modelli al- la sua peculiare identificazione di religiosità
ternativi, culminanti rispettivamente nella ed etica degli affari.
rivoluzione del  e nel Risorgimento anti- Più tardi G. legge l’opera di Weber nel-
popolare, e contemporaneamente si defini- la sua prima traduzione italiana, uscita a
sce l’immagine di un «Rinascimento sponta- puntate nei “Nuovi Studi di Diritto, Econo-
neo italiano», popolare, comunale, volgare, mia e Politica” tra l’agosto  e l’ottobre
appartenente alla categoria storico-politica , e immediatamente (Q ,  e Q , ,
di «Riforma» e soffocato dalla corrente rea- novembre ) applica lo schema proposto
zionaria appoggiata dall’Umanesimo (Q , da Weber all’interpretazione dell’Unione
, , settembre -gennaio ). Anche Sovietica: «Che il processo attuale di forma-
dentro l’Umanesimo però si distinguono zione molecolare di una nuova civiltà possa
due correnti contrapposte, una delle quali essere paragonato al movimento della Rifor-
appartiene alla «Riforma»: «L’Umanesimo ma può essere mostrato anche con lo studio
fu “politico-etico”, non artistico, fu la ricer- di aspetti parziali dei due fenomeni. Il nodo
ca delle basi di uno “Stato italiano” che storico-culturale da risolvere nello studio
avrebbe dovuto nascere insieme e parallela- della Riforma è quello della trasformazione
mente alla Francia, alla Spagna, all’Inghil- della concezione della grazia, che “logica-
terra: in questo senso l’Umanesimo e il Ri- mente” dovrebbe portare al massimo di fa-
nascimento hanno come esponente più talismo e di passività, in una pratica reale di
espressivo il Machiavelli» (ibid.). intraprendenza e di iniziativa su scala mon-
Il secondo filone di indagine, propria- diale che ne fu [invece] la conseguenza dia-
mente teorico, si intreccia con le riflessioni lettica e che formò l’ideologia del capitali-
sulla riforma intellettuale e morale e si rias- smo nascente. Ma noi vediamo oggi avveni-
sume nell’esigenza di commisurare la realtà re lo stesso per la concezione del materiali-
del comunismo contemporaneo al modello smo storico; mentre da essa, per molti criti-
storico-politico della Riforma, e viceversa, ci, non può derivare “logicamente” che fata-
di articolare questo modello in modo da lismo e passività, nella realtà invece essa dà
rendere visibili e interpretabili le prospetti- luogo a una fioritura di iniziative e di intra-
ve di sviluppo del movimento comunista. Su prese che stupiscono molti osservatori» (Q ,
questo terreno la nozione di Riforma si dif- , -). Ma, sottolinea G. al contempo, «si
ferenzia nelle varianti calvinista e luterana, tratta, è vero, di lavorare alla elaborazione di
di cui G. trovava ampia discussione sia nei una élite, ma questo lavoro non può essere
neoprotestanti sia in diversi interventi di staccato dal lavoro di educare le grandi mas-
Croce. Queste discussioni, suscitate dalla se, anzi le due attività sono in realtà una sola
pubblicazione dell’Etica protestante e lo spi- attività ed è appunto ciò che rende difficile il
rito del capitalismo di Max Weber (), problema [...]; si tratta insomma di avere
 RIFORMA ECONOMICA

una Riforma e un Rinascimento contempo- nel Testo A la «riforma intellettuale e mora-


raneamente» (Q , , ). E pochi mesi do- le è sempre legata ad un programma di rifor-
po: «Ogni movimento intellettuale diventa o ma economica» (cioè è legata come per un
ridiventa nazionale se si è verificata una “an- dato di fatto storicamente accertato), nel Te-
data al popolo”, se si è avuta una fase “Rifor- sto C «non può non essere legata», cioè per
ma” e non solo una fase “Rinascimento” e se un imperativo che anticipa in concreto il
le fasi “Riforma-Rinascimento” si susseguo- concetto espresso poco dopo: «il moderno
no organicamente e non coincidono con fasi Principe [...] prende il posto, nelle coscien-
storiche distinte» (Q , , , aprile ). ze, della divinità e dell’imperativo categori-
Da una parte l’impatto diretto di Weber co». Nel Testo A: «Può esserci riforma cul-
induce G. ad affidare alla paradossale dia- turale, e cioè elevamento culturale degli ele-
lettica calvinistica della “grazia” il risollevar- menti depressi della società, senza una pre-
si del marxismo, ormai diventato Stato, a cedente riforma economica e un mutamento
un’organica fase di sviluppo “rinascimenta- nel tenore economico di vita? Perciò la rifor-
le”, rovesciando il fatalismo in attivismo (in ma intellettuale e morale è sempre legata ad
questa direzione va tutta la sua lettura delle un programma di riforma economica, anzi il
vicende relative al primo piano quinquenna- programma di riforma economica è il modo
le), dall’altra egli non manca di sottolineare concreto con cui si presenta ogni riforma in-
che nell’“andata al popolo” non si può mai tellettuale e morale. Il moderno Principe,
rinunciare a sviluppare allo stesso tempo e sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di
con lo stesso impegno anche le armi teoriche rapporti intellettuali e morali in quanto il
più raffinate. Il “meccanicismo” è infatti nel suo svilupparsi significa appunto che ogni
Q  definito «una religione di subalterni»: il azione è utile o dannosa, virtuosa o scellera-
fatalismo aiuta il subalterno a resistere nei ta, in quanto ha come punto concreto di ri-
momenti di sconfitta, «ma anche ieri era egli ferimento il moderno Principe [...] Egli
mai stato mera “resistenza”, mera “cosa”, prende il posto, nelle coscienze, della divi-
mera “irresponsabilità”? Certamente no, ed nità e dell’imperativo categorico, egli è la ba-
è anzi da porre in rilievo come il fatalismo se di un laicismo moderno e di una comple-
non sia che un rivestimento da deboli di una ta laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rap-
volontà attiva e reale [...] Una parte della porti di costume» (Q , , ). Nel Testo C:
massa anche subalterna è sempre dirigente e «Può esserci riforma culturale e cioè eleva-
responsabile e la filosofia della parte prece- mento civile degli strati depressi della so-
de sempre la filosofia del tutto non solo co- cietà, senza una precedente riforma econo-
me anticipazione teorica, ma come necessità mica e un mutamento nella posizione socia-
attuale» (Q , , -). le e nel mondo economico? Perciò una rifor-
B IBLIOGRAFIA : C HEMOTTI ; C ILI - ma intellettuale e morale non può non esse-
BERTO ; FROSINI a e ; ROLFINI re legata a un programma di riforma econo-
; TOSEL . mica, anzi il programma di riforma econo-
mica è appunto il modo concreto con cui si
FABIO FROSINI presenta ogni riforma intellettuale e morale»
V. «calvinismo», «popolo», «riforma intellettuale (Q , , ); e segue come nel Testo A.
e morale», «Rinascimento», «umanesimo assolu-
to», «Umanesimo e nuovo umanesimo», «URSS», GIUSEPPE PRESTIPINO
«Weber». V. «moderno Principe», «riforma intellettuale e
morale».
riforma economica
riforma intellettuale e morale
Di tale riforma G. tratta ben poco, ben-
ché la consideri concreta e necessaria ai fini Questa espressione giunge a G. da una
della «riforma intellettuale e morale». I fini genealogia intellettuale complessa, rapida-
sono in un «elevamento culturale» (Testo A), mente ricostruita in Q , , . Qui G.
che diviene «elevamento civile» nel Testo C; commenta un testo di Sorel (pubblicato nel-
RIFORMA INTELLETTUALE E MORALE 

la “Critica” nel ) «che avrebbe dovuto profondo rivolgimento della «realtà dei rap-
servire di introduzione alla versione italiana porti umani di conoscenza come elemento»
del libro di Renan La riforma intellettuale e di costruzione di una «“egemonia” politica»
morale che doveva tradurre Missiroli e pub- (Q  II, , ); implica cioè una completa
blicare Laterza» nel . Analoghi cenni al- trasformazione della cultura, delle sue mo-
l’origine di questa espressione vengono fatti dalità di produzione e diffusione. Donde
da G. anche altrove (Q , , -; Q , , l’importanza dell’osservazione di Sorel, che
; Q , , ), e il significato che a pri- invita l’intellettuale a dirigere il suo sguardo
ma vista emerge dall’insieme delle occorren- a ciò che è realmente popolare, per coglier-
ze è la rivendicazione della necessità di una vi i segnali del sorgere potenziale di una
moderna riforma religiosa protestante come nuova civiltà, senza lasciarsi spaventare dal-
antidoto alla scarsa compattezza nazionale e la sua evidente arretratezza rispetto alla raf-
popolare. Nella sua formulazione letterale, finata cultura dei ceti dirigenti (in Q , ,
questa tesi è per G. una brillante esercita-  G. ricorda il paragone soreliano tra il
zione letteraria, mentre l’unico che a suo pa- socialismo e il cristianesimo primitivo), ma
rere abbia saputo coglierne l’aspetto politi- anche assumendo piena consapevolezza del-
camente vivo e attuale è stato Sorel. Ripren- la sfasatura esistente tra la funzione real-
dendo in seconda stesura un complesso te- mente svolta dai gruppi sociali subalterni e
sto sulla storia del marxismo (Q , ) G. vi la cultura alla quale partecipano, dunque
integra un riferimento da lui in precedenza della necessità di uno specifico lavoro per
già fatto (v. Q ,  e Q  II, .XIII), ma sen- riorganizzare il rapporto tra le due sfere.
za nesso con il tema della riforma intellet- Oltre alla sua significazione riferita al
tuale e morale: «Sorel [...] ha affermato (in gruppo di intellettuali sopra ricordati (per
una lettera al Missiroli) che spesso grandi cui si rinvia alla voce Riforma), il concetto va
movimenti storici 〈non〉 sono rappresentati pertanto articolato secondo due direttrici
da una cultura moderna» (Q , , ). differenti, corrispondenti al modo in cui G.
Questa ripresa giunge al termine (siamo nel affronta il tema della filosofia della praxis nel
) di una prolungata riflessione, in cui il suo rapporto con «tutte le filosofie finora esi-
concetto di riforma intellettuale e morale si stite» (Q  II, , ): da una parte, il veri-
è sempre più caratterizzato – alla luce e in ficarsi storico di riforme intellettuali e mora-
collegamento con la filosofia della praxis – li, sempre parziali, dall’altra la riforma intel-
in modo originale rispetto all’accezione tra- lettuale e morale proposta dalla filosofia del-
dizionale. la praxis, che da tutte differisce in quanto ca-
Questa originalità consiste nella dimen- pace di sintetizzare organicamente (Q , ,
sione reale, sociale, «totalitaria» (Q , , ) ) la diffusione estensiva e l’approfondi-
della riforma, da intendersi come capacità di mento critico, il momento «Riforma» e il
coinvolgere attivamente la totalità della po- momento «Rinascimento» (Q , -). Sul
polazione, rendendola protagonista di un primo versante, riforme intellettuali e mora-
grande rivolgimento totale dei rapporti di li sono state la Riforma protestante e «l’illu-
forze. Parlando di coinvolgimento attivo si minismo “politico” francese» (Q , , ; v.
fa riferimento a un aspetto legato alla totali- anche il più ricco Testo C, Q , , ), ma
tarietà della riforma, cioè al fatto che essa anche l’idealismo moderno: «le teorie ideali-
non può accettare alcun limite di tipo tradi- stiche sono il più grande tentativo di riforma
zionale, come è quello dato dalla divisione morale e intellettuale che si sia verificato nel-
della società in ceti dirigenti e ceti subalter- la storia per eliminare la religione dal campo
ni, tra intellettuali e popolo, ma mette in della civiltà» (Q , , ), e precisamente
questione tutte queste barriere, e non lo fa di ciò è erede la filosofia della praxis: dell’i-
solo in sede teorica (limitando la sua appli- dea «che l’uomo moderno può e deve vivere
cazione pratica a ristretti ceti dirigenti), ma senza religione» (LC -, a Tatiana,  ago-
lo fa praticamente, per l’universalità della sto ). G. individua però subito il limite di
popolazione. Essa pertanto coincide con un questo movimento nella «contraddizione
 RIFORMISMO

creata dagli intellettuali che [...] sono giunti ne è sostituita con «riforma intellettuale e
all’ateismo e a “vivere senza religione” attra- morale»). Questa idea dell’“adeguamento”
verso la scienza o la filosofia, ma sostengono è il passaggio decisivo verso una riformula-
che la religione è necessaria per la organiz- zione originale. Essa è infatti subito seguita
zazione sociale» (Q , , ). Già nel Q  (gennaio-febbraio ) dal famoso testo sul
questa critica è formulata con chiarezza: «moderno Principe» (Q , , ), in cui G.
«Riforma luterana – calvinismo inglese – in fissa tutti i punti essenziali del problema:
Francia razionalismo settecentesco e pensie- «la quistione di una riforma intellettuale e
ro politico concreto (azione di massa). In Ita- morale, cioè la quistione religiosa o di una
lia non c’è mai stata una riforma intellettua- concezione del mondo», è parte essenziale
le e morale che coinvolgesse le masse popo- del «moderno Principe», in quanto solo
lari. Rinascimento, filosofia francese del , riorganizzando la disgregata filosofia del
filosofia tedesca dell’ sono riforme che senso comune in una concezione coerente
toccano solo le classi alte e spesso solo gli in- sarà possibile unificare realmente la volontà
tellettuali: l’idealismo moderno, nella forma dispersa delle masse (la «riforma intellet-
crociana, è una riforma indubbiamente, ed tuale e morale [...] è il terreno per un ulte-
ha avuto una certa efficacia, ma non ha toc- riore sviluppo della volontà collettiva na-
cato masse notevoli e si è disgregato alla pri- zionale popolare nel terreno di una forma
ma controoffensiva. Il materialismo storico compiuta e totale di civiltà moderna»). Ma
perciò avrà o potrà avere questa funzione l’aspetto culturale e quello economico della
non solo totalitaria come concezione del riforma non possono che essere identici: «il
mondo, ma totalitaria in quanto investirà programma di riforma economica è il modo
tutta la società fin dalle sue più profonde ra- concreto con cui si presenta ogni riforma
dici» (Q , , ). La critica a Croce è ap- intellettuale e morale», in quanto la cultura,
profondita in Q , , : «di fronte alla nuo- come detto, è l’egemonia in quanto orga-
va Riforma intellettuale e morale rappresen- nizzazione dei «rapporti umani di cono-
tata dal materialismo storico, si ritrova nella scenza» (Q  II, , ).
stessa posizione di Erasmo di fronte a Lute-
FABIO FROSINI
ro». Croce è dunque un filosofo costretto
sulla difensiva, e questo giudizio prelude di- V. «Croce», «egemonia», «filosofia della praxis»,
rettamente all’annunzio di un «Anticroce» in «marxismo», «materialismo storico», «Missiroli»,
«moderno Principe», «Riforma», «riforma eco-
Q , , . nomica», «Sorel».
Come si vede, il carattere totalitario del
materialismo storico sta in ciò, che esso, co-
riformismo
me detto, infrange qualsiasi barriera, anzi-
tutto quella che pone come alternative la In Q , ,  G. ricorda un discorso
diffusione di massa e la profondità critica, parlamentare di Turati del , nel quale
sottoponendo tutti questi limiti apparente- erano utilizzati dati economici desunti dalle
mente inaggirabili a una critica che potrà es- opere dell’ingegner Angelo Omodeo, entra-
sere efficace (si noti: «avrà o potrà avere») in to «nel circolo di Turati»; ciò rappresenta
quanto sappia farsi critica pratica di massa. per G. «un episodio piuttosto oscuro, per
In effetti, G. utilizza “riforma intellettuale e non dire losco», che, insieme al fatto che la
morale”, “rivoluzione culturale” e “rivolu- “Critica sociale” risultava amministrata dal-
zione popolare” (Q , , ) come sino- la Banca commerciale, testimonierebbe del-
nimi, a intendere il rivolgimento del rap- l’esistenza di rapporti «dei riformisti con la
porto tra funzione sociale e cultura: «com- plutocrazia». Anche Treves, altro rappre-
pito degli intellettuali è quello di determi- sentante del riformismo socialista, diventa
nare e organizzare la rivoluzione culturale, bersaglio della critica di G. in quanto proto-
cioè di adeguare la cultura alla funzione tipo del leader e polemista dilettante (Q ,
pratica», scrive in Q , ,  (novembre , ). Nel  G. lo aveva definito un op-
; nel Testo C, Q , , , l’espressio- portunista (Per un rinnovamento del Partito
RINASCIMENTO 

socialista,  maggio , in ON ) poiché, “pregiudizio” e “superstizione”. Il materia-


parlando alla Camera, aveva di fatto avverti- lismo storico, così com’è, è l’aspetto popola-
to i liberali che una rivoluzione non ci sa- re dello storicismo moderno» (ivi, ); in
rebbe stata. G. torna sull’episodio nei Q: altre parole, il marxismo, al presente, «non
«C’era una certa grandezza sacerdotale in crea un’alta cultura» (ivi, ). Antitesi del
questo discorso, uno stridore di maledizioni marxismo, per il momento, è il liberalismo,
che dovevano impietrire di spavento e inve- che con la sua ricerca di una rinascita filoso-
ce furono una grande consolazione, perché fica dell’idealismo «riproduce un Rinasci-
indicava che il becchino non era ancora mento angustamente ristretto a pochi grup-
pronto e Lazzaro poteva risorgere» (Q , , pi intellettuali» (Q  II, .I, ). Quello
). In un’ottica filosofica di stampo cro- che emerge quindi da queste prime riflessio-
ciano il riformismo indica non più l’evolver- ni sul Rinascimento (continuate in Q , ; Q
si del processo dialettico “rivoluzione-re- , ; Q  II , ) è l’analogia marxismo-
staurazione”, ma il momento nel quale «so- Riforma: movimento attualmente popolare,
lo il secondo termine è valido»: «si potrebbe eretico e riformatore, il marxismo abbisogna
dire che un simile atteggiamento riformisti- adesso di una sua traduzione in una cultura
co è un’“astuzia della Provvidenza” per de- superiore – di un suo Rinascimento filosofi-
terminare una maturazione più rapida delle co che dia al popolo riformato una cultura
forze interne tenute imbrigliate dalla pratica non più subalterna. Più che oggetto empiri-
riformistica» (Q  II, .XVI, ): è la con- co di analisi storica (alla Croce), il Rinasci-
clusione di un’interpretazione astratta del mento diventa quindi categoria teorica fun-
processo dialettico, poiché «nella storia rea- zionale alla scommessa gramsciana di poter
le l’antitesi tende a distruggere la tesi» (Q  creare, attraverso un ritorno alla filosofia
I, , ) e, per evitare che quest’ultima in- della praxis di Labriola, un marxismo inteso
terpretazione della dialettica potesse sortire come «filosofia indipendente e originale»
esiti pericolosi, «la composizione fu trovata (Q , , -) che sia sintesi e superamento
nella concezione “rivoluzione-restaurazio- non solo di materialismo (volgare) e di idea-
ne” ossia in un conservatorismo riformistico lismo (cultura alta), ma anche di Riforma
temperato» (ibid.). (popolare) e di Rinascimento (intellettuale):
LELIO LA PORTA «È questo il solo modo storicamente fecon-
do di determinare una ripresa adeguata del-
V. «Croce», «dialettica», «male minore», «rivolu-
la filosofia della praxis, di sollevare questa
zione passiva», «socialisti».
concezione che si è venuta, per la necessità
della vita pratica immediata, “volgarizzan-
Rinascimento
do”, all’altezza che deve raggiungere per la
In una nota su Due aspetti del marxismo soluzione dei compiti più complessi che lo
(Q , ), la cui stesura risale al maggio , svolgimento attuale della lotta propone, cioè
G. riprende dalla Storia dell’età barocca in alla creazione di una nuova cultura integra-
Italia di Croce l’opposizione Riforma-Rina- le, che abbia i caratteri di massa della Rifor-
scimento per notare come questa antitesi «si ma protestante [...] e abbia i caratteri [...]
può osservare in tutte le culture moderne» del Rinascimento italiano» (Q  I, , ).
(ivi, ), marxismo compreso. La Riforma L’antitesi crociana Riforma-Rinasci-
era creazione di «un movimento popolare- mento si sdoppia presto in una nuova anti-
nazionale» (Q , , ) che, rimanendo ta- tesi tra due periodi storici, nonché categorie
le, «non fu accompagnato da una cultura su- teoriche, del Rinascimento. Per G. sono da
periore»; il Rinascimento, al contrario, am- distinguere due fasi del Rinascimento: «) la
biva appunto a una cultura alta, rimasta rottura con la civiltà medioevale, il cui do-
però aristocratica, incapace di penetrare fi- cumento più importante fu l’apparizione dei
no al popolo (Q , , ). Simile quindi a volgari; ) l’elaborazione di un “volgare illu-
una nuova riforma, il marxismo «attraversa stre”, cioè il fatto che si raggiunse una certa
ancora la fase popolare, è diventato anche centralizzazione fra i gruppi intellettuali,
 RINASCIMENTO

cioè, meglio, tra i letterati di professione» (Q che non “dominio culturale” di carattere na-
, , ). La frattura tra movimento popo- zionale: è invece proprio testimonianza di
lare e momento aristocratico è quindi inter- assenza del carattere nazionale della cultu-
na al Rinascimento stesso. Cronologicamen- ra» (Q , , ). Se G. rimane legato a
te, G. ne retrodata la sua prima fase al pe- Burckhardt nella sua periodizzazione di un
riodo immediatamente «dopo il Mille» (Q Rinascimento, che comincerebbe dopo il
, , ), quando «gli intellettuali italiani Mille, e nella concezione del Rinascimento
del periodo più rigoglioso dei Comuni, come origine della modernità, per quanto ri-
“rompono” col latino e giustificano il volga- guarda le sue ripercussioni in Italia se ne di-
re, esaltandolo contro il “mandarinismo” la- stanzia De Sanctis, per il quale «il Rinasci-
tineggiante» (Q , , ). Dante introduce mento fu il punto di partenza di un regres-
quindi, attraverso una nuova lingua popola- so» (Q , , ). Costruendo così su una
re, una vera e propria “nuova civiltà”, che ri- serie di analogie sempre crescenti, il falli-
torna peraltro, anche all’interno della cultu- mento rinascimentale, l’origine cioè di
ra latina, nell’opera di Cusano (Q , , ). un’intellettualità cosmopolita, clerico-latina
Se quindi l’Italia non aveva avuto una vera e e aristocratica, entra in relazione con la ri-
propria Riforma, aveva almeno avuto, in cerca sul Risorgimento come rivoluzione fal-
questo primo Rinascimento, una riforma del lita avviata in Q .
pensiero in senso moderno: il secondo Rina- La prima fase di riflessioni gramsciane
scimento prima, e la Controriforma in se- sul Rinascimento (dal  al ) si cristal-
guito, ne avrebbero segnato la fine (Q , , lizza nella lunga nota sull’argomento in Q ,
 e Q , , -). . Occasionata dalla lettura di un articolo
Se i frutti positivi del primo Rinasci- di Vittorio Rossi sulla “Nuova Antologia”, la
mento sono raccolti esclusivamente fuori nota insiste non solo sulla tesi dei due Rina-
dall’Italia (Q , , ), dove la Riforma scimenti, ma sulla fondamentale contraddit-
prima e la Rivoluzione francese in seguito torietà del periodo già annunciata in Q , .
continuano l’opera di creazione di una nuo- Nel primo periodo dopo il Mille il Rinasci-
va cultura popolare-borghese, nella peniso- mento non è da intendersi come mera rina-
la l’opera riformatrice del Dante volgare, di scita all’antichità – dove l’antico è tutt’al più
Cusano e dello stesso Machiavelli (Q , , mera «vernice letteraria» (Q , , ) – ma
-) è bruscamente interrotta da un falli- come, burckhardtianamente, creazione di
mento. Un primo indice di tale fallimento una “nuova civiltà” in senso moderno: rea-
coincide con il mancato sviluppo di una lin- zione al preesistente regime feudale e for-
gua volgare (ritorno al latino), e quindi di marsi di una nuova visione del mondo pro-
una Chiesa e di una cultura nazionale. Men- pria dell’emergente borghesia. Nel seguente
tre altrove il Rinascimento inizia una fase di periodo «si forma uno strato di intellettuali
nazionalizzazione della cultura e della reli- che sente e rivive l’antichità e che si allonta-
gione che porterà all’istituzione dello Stato na sempre più dalla vita popolare, perché la
moderno, in Italia lo stesso periodo segna borghesia [in Italia] decade o si degrada fi-
«la fase culminante moderna della “funzio- no a tutto il Settecento» (ivi, ). Come in-
ne internazionale degli intellettuali italia- sieme di questi due momenti storicamente
ni”» (Q , , ): «in Italia non esisteva distinti, il Rinascimento è quindi una crisi o
“chiesa nazionale”, ma cosmopolitismo reli- conflitto tra due concezioni del mondo, una
gioso, perché gli intellettuali italiani 〈erano〉 popolare-borghese, «che si esprimeva nel
collegati a tutta la cristianità immediatamen- volgare», e una aristocratico-intellettuale,
te come dirigenti anazionali» (Q , , ). che «si richiamava all’antichità romana»
Qui, allora, «la nuova civiltà non è “nazio- (ivi, ) nel sogno papale di una ricostru-
nale”, ma di classe» (Q , , -): il Rina- zione del Sacro romano impero. Quindi, nel
scimento italiano vede lo stabilirsi di un’in- Rinascimento «esistevano due correnti: una
tellettualità cosmopolita, laddove cosmopo- progressiva e una regressiva e [...] quest’ul-
litismo è da intendersi come «ben altra cosa tima trionfò in ultima analisi» (ivi, ) per
RINASCIMENTO 

l’incapacità della borghesia italiana «di usci- gine di un tale conflitto. Legato ancora a
re dal terreno grettamente corporativo e di schemi evoluzionistici, Q ,  aveva posto
crearsi una propria civiltà statale integrale» esattamente il binomio Riforma-Rinasci-
(ivi, ). Simboli di queste contraddizioni mento all’origine di una problematica mo-
sono Petrarca e Lorenzo il Magnifico: il pri- dernità di cui il materialismo storico ambiva
mo «è un poeta della borghesia come scrit- a essere la finale risoluzione: «Rinascita-
tore in volgare, ma è già un intellettuale del- Riforma – Filosofia tedesca – Rivoluzione
la reazione antiborghese (signorie, papato) francese – laicismo [liberalismo] – storici-
come scrittore in latino, come “oratore”, co- smo – filosofia moderna – materialismo sto-
me personaggio politico» (ivi, ); il secon- rico. Il materialismo storico è il coronamen-
do «può essere assunto come “modello” del- to di tutto questo movimento di riforma in-
la incapacità borghese di quell’epoca a for- tellettuale e morale, nella sua dialettica cul-
marsi in classe indipendente e autonoma per tura popolare-alta cultura. Corrisponde alla
l’incapacità di subordinare gli interessi per- Riforma + Rivoluzione francese, universalità
sonali e immediati a programmi di vasta por- + politica; attraversa ancora la fase popola-
tata» (Q , , ). È questa distinzione tra re» (Q , , -). Ma se il materialismo sto-
i due Rinascimenti che porta G. nuovamen- rico si trova adesso in questa fase popolare,
te a privilegiare la portata storica della Rifor- analoga alla fase del “primo” Rinascimento,
ma: è questa che, al di fuori dell’Italia, ri- l’antitesi crociana diventa limitante: non si
prende lezioni e fermenti del primo Rinasci- tratta infatti di superare il Rinascimento ari-
mento popolare e volgare, «soffocati o ad- stocratico in una Riforma popolare, ma, al
domesticati dalla Chiesa» (Q , , ), e li contrario, di sviluppare una fase già popola-
porta al finale compimento della modernità re del materialismo storico in una filosofia
statale. Oltre che due Rinascimenti cronolo- alta – senza però incorrere nell’errore del Ri-
gicamente distinti, G. può quindi differen- nascimento storico, che aveva invece com-
ziare due Rinascimenti su una base geopoli- pletato il suo sviluppo in una seconda fase
tica – un Rinascimento italiano, cioè, culmi- “alta” caratterizzata però dal «distacco degli
nante nella Controriforma, e un Rinasci- intellettuali dalle masse che andavano nazio-
mento europeo, che riforma le classi intel- nalizzandosi» e quindi da «un’interruzione
lettuali in visione della creazione dello Stato della formazione politico-nazionale italiana,
moderno: «Il Rinascimento può essere con- per ritornare alla posizione (in altra forma)
siderato come l’espressione culturale di un del cosmopolitismo imperiale e medioevale»
processo storico nel quale si costituisce in (Q , , ). Nel conseguente tentativo di
Italia una nuova classe intellettuale di porta- teorizzare e discutere il futuro del materiali-
ta europea, classe che si divise in due rami: smo storico come nuovo (e diverso) Rinasci-
uno esercitò in Italia una funzione cosmo- mento, nel corso del  e dell’anno se-
politica, collegata al papato e di carattere guente G. abbandona l’antitesi Riforma-Ri-
reazionario, l’altro si formò all’estero, coi nascimento e si concentra invece sulla dia-
fuorusciti politici e religiosi, ed esercitò una lettica (o contraddizione) interna a quest’ul-
funzione [cosmopolita] progressiva nei di- timo termine. L’antitesi tra Rinascimento
versi paesi in cui si stabilì o partecipò all’or- progressivo e Rinascimento reazionario si
ganizzazione degli Stati moderni come ele- coagula allora intorno alla nuova coppia Ri-
mento tecnico nella milizia, nella politica, nascimento-Umanesimo. Già in Q ,  (sia-
nell’ingegneria ecc.» (Q , , ). mo nel ) l’Umanesimo appare come de-
È chiaro che la riflessione gramsciana riva reazionaria del primo Rinascimento: se
non vuole qui essere tanto storica quanto at- il ruolo della cultura di un nuovo gruppo so-
tuale: l’interesse per il Rinascimento, in altre ciale (la borghesia del primo Rinascimento
parole, coincide con l’interesse per il pre- come il proletariato di G.) è quello «di rior-
sente conflitto tra cultura popolare e cultu- ganizzare la struttura e i rapporti reali tra gli
ra alta. Tutt’al più il Rinascimento come ca- uomini e il mondo economico o della pro-
tegoria storica rimane funzionale come ori- duzione», la cultura espressa dall’Umanesi-
 RISORGIMENTO

mo abdica appunto a questo compito, «anzi mo, non astrattamente inteso, ma storica-
la cultura [...] è proprio di carattere antieco- mente determinato: «Cosa significa che il
nomico (dell’economia capitalistica nascen- Rinascimento abbia scoperto “l’uomo”, ab-
te), non è indirizzata a dare l’egemonia alla bia fatto dell’uomo il centro dell’universo
nuova classe». È per questo che l’Umanesi- ecc. ecc.? Forse che prima del Rinascimen-
mo, come il secondo Rinascimento da que- to l’“uomo” non era il centro dell’universo
sto informato, «sono reazionari perché se- ecc.? Si potrà dire che il Rinascimento ha
gnano la sconfitta della nuova classe, la ne- creato una nuova cultura o civiltà in opposi-
gazione del mondo economico che le è pro- zione a quelle precedenti o che sviluppano
prio» (Q , , -). Mutatis mutandis, se quelle precedenti, ma occorre “limitare” os-
a una cultura alta il materialismo storico de- sia “precisare” in che questa cultura consi-
ve adesso aspirare, questa aspirazione non sta ecc. Davvero che prima del Rinascimen-
può coincidere con il ritorno alle «antichità» to l’“uomo” era nulla ed è diventato tutto?
(idealismo, positivismo, materialismo volga- o si è sviluppato un processo di formazione
re), ma con la creazione di una nuova cultu- culturale in cui l’uomo tende a diventare
ra capace di riorganizzare i rapporti reali e tutto? Pare si debba dire che prima del Ri-
di egemonizzare esattamente quella classe nascimento il trascendente formasse la base
“popolare” da cui oggi, popolarmente, si della cultura medioevale, ma quelli che rap-
sviluppa la nuova cultura marxista. presentavano questa cultura erano forse
La nuova riflessione prosegue perciò “nulla” oppure quella cultura non era il mo-
attraverso una serie di differenziazioni tra do di essere “tutto” per loro? Se il Rinasci-
Umanesimo (regressivo e reazionario) e Ri- mento è una grande rivoluzione culturale,
nascimento (potenzialmente progressivo non è perché dal “nulla” tutti gli uomini ab-
nella sua prima fase). L’Umanesimo (così co- biano cominciato a pensare di essere “tut-
me l’idealismo e il materialismo per la nuo- to”, ma perché questo modo di pensare si è
va filosofia della praxis) costituisce solo diffuso, è diventato un fermento universale
«l’involucro culturale in cui si sviluppa la ecc. Non è stato “scoperto” l’uomo, ma è
nuova concezione della vita e del mondo». Il stata iniziata una nuova forma di cultura,
Rinascimento, almeno in potentia, rimane cioè di sforzo per creare un nuovo tipo di
invece un «movimento originale che l’“uo- uomo nelle classi dominanti» (Q , , ).
mo nuovo” realizza come tale, e che è nuo- È lo stesso sforzo, in sostanza, di cui neces-
vo e originale nonostante l’involucro umani- sita adesso la filosofia della praxis, non me-
stico, esemplato sul mondo antico» (Q , ra ripetizione di Rinascimento e Umanesi-
, ). La necessità di distinguere fra i due mo, bensì, auspicabilmente, «“neo-umane-
termini ritorna con forza in Q : «Scrive lo simo”» (Q , , ).
Janner, che il Walser non riesce a distingue- BIBLIOGRAFIA: CILIBERTO  e ;
re l’Umanesimo dal Rinascimento, e che se CHEMOTTI ; FROSINI a.
forse senza l’Umanesimo non ci sarebbe sta-
ROBERTO DAINOTTO
to il Rinascimento, questo però supera per
importanza e per le conseguenze l’Umanesi- V. «alta cultura», «Controriforma», «Croce», «fi-
losofia della praxis», «intellettuali», «Labriola»,
mo. Anche questa distinzione deve essere
«latino», «marxismo», «Riforma», «semplici»,
più sottile e profonda: pare più giusta l’opi- «Umanesimo e nuovo umanesimo».
nione che il Rinascimento è un movimento
di grande portata, che si inizia dopo il Mil-
Risorgimento
le, di cui l’Umanesimo e il Rinascimento (in
senso stretto) sono due momenti conclusi- Il Risorgimento è uno di quei nodi sto-
vi» (Q , , ). E nello stesso quaderno G. rici la cui analisi e messa a fuoco sollecitano
sottolinea come il Rinascimento sia stato e alimentano in G. lo sviluppo di peculiari e
non tanto una scoperta o riscoperta dell’uo- cruciali questioni teoriche e politiche. In un
mo o dell’umanesimo, quanto lo sforzo di paragrafo del Q , intitolato Direzione politi-
creare una nuova cultura per un nuovo uo- ca di classe prima e dopo l’andata del gover-
RISORGIMENTO 

no, egli indica il «criterio storico politico» su delle classi alte perché essi stessi appartene-
cui è necessario fondare le ricerche per in- vano economicamente alle classi alte», eser-
dagare e comprendere il problema del Ri- citavano «una potente attrazione, in modo
sorgimento: «Il criterio storico politico [...] “spontaneo”, su tutta la massa d’intellettuali
è questo: che una classe è dominante in due esistenti nel paese allo stato “diffuso”, “mo-
modi, è cioè “dirigente” e “dominante”. È lecolare”» (Q , , ). Nello stesso tempo,
dirigente delle classi alleate, è dominante egli fa osservare come il Partito d’Azione non
delle classi avversarie. Perciò una classe già poteva esercitare questo potere di attrazione,
prima di andare al potere può essere “diri- non era in grado di costituirsi come «una for-
gente” (e deve esserlo): quando è al potere za autonoma» né di imprimere al moto del
diventa dominante ma continua ad essere Risorgimento «un carattere più marcatamen-
anche “dirigente”» (Q , , ). Dopo aver te popolare e democratico» (ibid.): non era in
precisato ulteriormente gli aspetti e i signifi- grado cioè di contrapporre all’attrazione
cati di siffatto criterio storico-politico («Ci “spontanea” esercitata dai moderati «un’at-
può e ci deve essere una “egemonia politica” trazione “organizzata”, secondo un piano»
anche prima della andata al Governo e non (ibid.). Sicché il confronto che G. effettua tra
bisogna contare solo sul potere e sulla forza giacobini e Partito d’Azione è tutto scandito
materiale che esso dà per esercitare la dire- per differentiam: i giacobini «lottarono stre-
zione o egemonia politica»), G. perviene a nuamente per assicurare il legame tra città e
una prima conclusione: «Dalla politica dei campagna» e furono sconfitti «perché dovet-
moderati appare chiara questa verità ed è la tero soffocare le velleità di classe degli ope-
soluzione di questo problema che ha reso rai» (ivi, ), il Partito d’Azione seguiva «la
possibile il Risorgimento nelle forme e nei li- tradizione “retorica” della letteratura italia-
miti in cui esso si è effettuato di rivoluzione na» e confondeva «l’unità culturale con l’u-
senza rivoluzione [o di rivoluzione passiva nità politica e territoriale» (ibid.). Le ragioni
secondo l’espressione di V. Cuoco]» (ibid.). per cui non sorse in Italia un partito giacobi-
L’espressione “rivoluzione passiva” viene no sono da ricercare, per G., a due livelli:
qui adoperata quasi di passaggio per indica- «nel campo economico», vale a dire nella
re le forme e i limiti del Risorgimento, la cui «relativa debolezza della borghesia italiana»,
fisionomia complessiva, contrassegnata for- e insieme «nella temperatura storica diversa
temente dalla politica dei moderati, viene se- dell’Europa» (ivi, ).
gnalata invece da G. come elemento di inve- È in connessione con tali considerazio-
ramento del criterio storico-politico, della ni che G. segnala come uno degli elementi
verità secondo cui «ci può e ci deve essere di fondo del processo risorgimentale il man-
una “egemonia politica” anche prima della cato inserimento e coinvolgimento delle
andata al governo» e secondo cui, più in ge- masse contadine, soprattutto meridionali.
nerale, «una classe è dominante in due mo- Se Giuseppe Ferrari si può considerare «lo
di, è cioè “dirigente” e “dominante”». specialista inascoltato in questioni agrarie
A tal riguardo si pone un interrogativo: del Partito d’Azione» (Q , , ), G. tut-
in quale rapporto si collocano l’accertata esi- tavia afferma decisamente che in lui la
stenza nel Risorgimento di un’egemonia po- «“legge agraria” da punto programmatico
litica precedente la conquista del potere go- concreto e attuale, ben circoscritto nello
vernativo e le forme e i limiti di una rivolu- spazio e nel tempo, è divenuta una vaga
zione senza rivoluzione o rivoluzione passi- ideologia, un principio di filosofia della sto-
va? Nel testo in questione, il pensatore sardo ria» (Q , , -).
esamina diffusamente in quali forme i mode- Per delineare ulteriormente forme e li-
rati riuscirono a stabilire «l’apparato della lo- miti del Risorgimento, pur all’interno di
ro direzione politica». Egli innanzitutto met- quella capacità, che egli attribuisce ai mode-
te l’accento sui caratteri di condensazione e rati, di aver svolto una piena funzione ege-
concentrazione organica dei moderati, i qua- monica, “dirigente” e “dominante” insieme,
li, essendo «un’avanguardia reale, organica G. accosta il concetto di Quinet, “rivoluzio-
 RISORGIMENTO

ne-restaurazione”, a quello di Cuoco, “rivo- co la natura specifica del Risorgimento ita-


luzione passiva”. Entrambi i concetti hanno liano: da un lato la spinta al «rinnovamento
la comune valenza di efficaci chiavi inter- rivoluzionario» può essere causata dalle ne-
pretative della storia italiana: valgono cioè a cessità impellenti di un paese dato in circo-
esprimere «il fatto storico dell’assenza di ini- stanze date, e allora si ha «l’esplosione rivo-
ziativa popolare nello svolgimento della sto- luzionaria del Francia, vittoriosa anche in-
ria italiana, e il fatto che il “progresso” si ve- ternazionalmente»; dall’altro la spinta al
rificherebbe come reazione delle classi do- «rinnovamento» (qui G. non aggiunge l’ag-
minanti al sovversivismo sporadico e disor- gettivo «rivoluzionario») può essere data
ganico delle masse popolari, quindi “restau- invece «dalla combinazione di forze pro-
razioni progressive” o “rivoluzioni-restaura- gressive scarse e insufficienti di per sé (tut-
zioni” o anche “rivoluzioni passive”» (Q , tavia ad altissimo potenziale perché rappre-
, ). In sostanza, le forme e i limiti del Ri- sentano l’avvenire del loro paese) con una
sorgimento costituiscono e segnalano un situazione internazionale favorevole alla lo-
tratto profondo della storia italiana: non a ro espansione e vittoria» (Q  II, , ). A
caso, nella seconda stesura, in cui confluisce questo punto viene citato da G. il libro di
questa nota, G. si propone di indagare le ori- Raffaele Ciasca L’origine del “Programma
gini “nazionali” dello storicismo crociano e, per l’opinione nazionale italiana” del -
in tale prospettiva, lo delinea come una for- , in quanto esso, mentre dava la prova che
ma di moderatismo politico (che pone «co- in Italia esistevano gli stessi problemi im-
me solo metodo d’azione politica quello in pellenti della Francia dell’antico regime e
cui il progresso, lo svolgimento storico, ri- che era presente una forza sociale capace di
sulta dalla dialettica di conservazione e in- interpretare e rappresentare tali problemi
novazione»: Q  II, .XIV, ); per questa «nello stesso senso francese», dimostrava al
via, G. istituisce come tratto di fondo della tempo stesso che questa forza o questa serie
storia italiana tra Ottocento e Novecento frammentata di forze era scarsa e insuffi-
quel nesso Gioberti-Croce che è variamente ciente e che «i problemi si mantenevano al
ricorrente nei Q e che qui trova una sua par- livello della “piccola politica”» (ibid.).
ticolare formulazione in riferimento alla no- La specificità della rivoluzione passiva
zione di classicismo: «Il contemperamento del Risorgimento italiano è dunque qui: nel-
di conservazione e di innovazione costitui- l’angustia e nell’insufficienza delle forze, che
sce appunto il “classicismo nazionale” del rende possibile la circostanza per cui «il
Gioberti, così come costituisce il classicismo gruppo portatore delle nuove idee non è il
letterario e artistico dell’ultima estetica cro- gruppo economico, ma il ceto degli intellet-
ciana» (ibid.). tuali» (Q  II, , ) e per cui, ad opera di
Va tenuto presente altresì che il con- tale ceto, si forma una astratta e separata
cetto di rivoluzione passiva, secondo G., concezione dello Stato, «come una cosa a sé,
non è circoscrivibile solo al Risorgimento e come un assoluto razionale» (ivi, -). Se
alla storia italiana, ma è estensibile alla sto- il presentare lo Stato «come un assoluto ra-
ria europea dell’Ottocento: «Vincenzo zionale» è proprio dell’intellettuale «non an-
Cuoco ha chiamato rivoluzione passiva corato fortemente a un forte gruppo econo-
quella avutasi in Italia per contraccolpo del- mico», ciò nel Risorgimento italiano ha avu-
le guerre napoleoniche. Il concetto di rivo- to una propria peculiarità, data l’assenza
luzione passiva mi pare esatto non solo per marcata di solidi, coesi e avanzati gruppi
l’Italia, ma anche per gli altri paesi che am- economici e dato che, rispetto al blocco eco-
modernarono lo Stato attraverso una serie nomico-sociale moderato, la condensazione
di riforme o di guerre nazionali, senza pas- e la coincidenza di “rappresentante” e di
sare per la rivoluzione politica di tipo radi- “rappresentato”, verificatasi nell’ambito de-
cale-giacobino» (Q , , ). È in questo gli intellettuali moderati e del loro ruolo ege-
quadro che G. istituisce un confronto stori- monico, era un connotato pur sempre inter-
co-teorico tra Francia e Italia e mette a fuo- no a quell’assenza di fondo.
RISORGIMENTO 

È interessante osservare che il concetto sono stati «indispensabili [...] nella stessa
di rivoluzione passiva, nato come rielabora- precisa misura». Anzi, se Mazzini non fosse
zione radicale dell’espressione di Cuoco, si stato un «apostolo illuminato» e avesse avu-
propone sempre in G., anche quando risul- to consapevolezza politica del suo compito
ta riferito al Risorgimento italiano, come un (laddove Cavour aveva consapevolezza del
concetto valido a connotare e interpretare il suo compito e anche di quello di Mazzini), il
modo di formazione degli Stati moderni nel- processo di formazione dello Stato unitario
l’Ottocento europeo e continentale. È da si sarebbe realizzato su basi meno arretrate
questa più ampia valenza europea che di- e più moderne, nella misura in cui «l’equili-
scende l’efficacia di tale concetto nel mette- brio risultante dal confluire delle due attività
re a fuoco di volta in volta il problema del sarebbe stato diverso, più favorevole al maz-
Risorgimento e nel produrre una continua zinianesimo» (ibid.). In virtù di questo giu-
tensione sul piano conoscitivo, una tensione dizio “dinamico”, G. allora afferma la possi-
suscitatrice di nessi e di collegamenti in sin- bilità di trarre «qualche principio generale
goli passaggi analitici o in veloci, concise no- di scienza e di arte politica»: «Si può appli-
tazioni: «la filosofia tedesca ha influito in care al concetto di rivoluzione passiva (e si
Italia nel periodo del Risorgimento, col può documentare nel Risorgimento italiano)
“moderatismo” liberale (nel senso più stret- il criterio interpretativo delle modificazioni
to di “libertà nazionale”), sebbene nel De molecolari che in realtà modificano progres-
Sanctis si senta l’insofferenza di questa posi- sivamente la composizione precedente delle
zione “intellettualistica” come appare dal forze e quindi diventano matrice di nuove
suo passaggio alla “Sinistra” e da alcuni modificazioni» (ibid.). Il concetto interpre-
scritti» (Q , , ). In un brevissimo pa- tativo delle modificazioni molecolari, appli-
ragrafo del Q , intitolato Risorgimento, G. cabile al concetto di rivoluzione passiva,
afferma che «la vita degli Stati italiani fino al consente a G. di leggere in profondità i pro-
 e cioè la “storia italiana” è più “storia cessi di disgregazione e sfaldamento del
internazionale” che storia “nazionale”» (Q mazzinianesimo e del Partito d’Azione dopo
, , ): ebbene questo può essere consi- il  e il loro progressivo assorbimento en-
derato, in un certo senso, come un riferi- tro le maglie del blocco moderato e di co-
mento ellittico alla rivoluzione passiva risor- gliere, in relazione a ciò, la genesi del tra-
gimentale, proprio per la sottolineatura del sformismo, quel fenomeno complesso che
carattere asimmetrico del nesso nazionale- – secondo l’autore dei Q – è andato caratte-
internazionale che contrassegna nell’Otto- rizzando «tutta la vita statale italiana dal 
cento la storia italiana prima dell’Unità. G. in poi» (Q , , ).
tiene a precisare che il giudizio al Risorgi- Un potere di disgregazione delle tesi
mento italiano e sulla storia europea del pri- avversarie e di imposizione propagandisti-
mo Ottocento in termini di rivoluzione pas- co-culturale della propria visione del Risor-
siva ha da intendersi non come un giudizio gimento fu efficacemente esercitato dai mo-
statico e descrittivo, bensì dinamico («È un derati – secondo G. – nel corso della fase
giudizio “dinamico” che occorre dare sulle post-unitaria: «I moderati non riconoscono
“Restaurazioni” che sarebbero una “astuzia sistematicamente una forza collettiva agen-
della provvidenza” in senso vichiano»: Q , te e operante nel Risorgimento all’infuori
, ). Sotto questo profilo, allora, la stes- della dinastia e dei moderati» (Q , ,
sa dialettica Cavour-Mazzini (e più in gene- ). A ciò, a «questa propaganda, che at-
rale moderati-democratici), all’interno della traverso la scuola, divenne insegnamento
quale Cavour si può considerare l’esponen- ufficiale», il Partito d’Azione non seppe op-
te della «rivoluzione passiva-guerra di posi- porre nulla di efficace, se non «lamentazio-
zione» e Mazzini dell’«iniziativa popolare- ni o sfoghi così puerilmente settari e parti-
guerra manovrata», va ripensata, nel senso giani che non potevano convincere i giova-
che si deve riflettere sul fatto che entrambi ni colti e lasciavano indifferenti i popolani,
 RITMO DEL PENSIERO

cioè erano senza efficacia sulle nuove gene- negli anni giovanili con «“eroico furore”»,
razioni». In tal modo – conclude G. – il Par- G. afferma la particolare validità della sua
tito d’Azione «fu disgregato» e «la demo- avvertenza per un pensatore che «manca
crazia borghese non seppe mai crearsi una dello spirito di sistema», per una «persona-
base popolare» (ibid.). lità nella quale l’attività teorica e quella pra-
B IBLIOGRAFIA : B UCI -G LUCKSMANN tica sono indissolubilmente intrecciate, di
; MANGONI ; VOZA  e . un intelletto in continua creazione e in per-
petuo movimento, che sente vigorosamente
PASQUALE VOZA l’autocritica nel modo più spietato e conse-
V. «Cavour», «giacobini», «Gioberti», «Mazzi- guente» (Q , , ). Il lemma e la nota
ni», «moderati», «nazione», «Partito d’Azione», appaiono cioè connotati da una valenza as-
«Piemonte», «quistione agraria», «rivoluzione
sieme riflessiva e autoriflessiva: il racconto
passiva», «tradizione», «trasformismo».
del processo autocritico e dialettico della co-
struzione di sé appare indissolubilmente
ritmo del pensiero
connesso al carattere processuale e dialetti-
L’espressione compare in Q ,  e, con co di fondazione e sviluppo (rifondazione)
la significativa integrazione «in isviluppo», della filosofia della prassi, così come il pecu-
nella riscrittura di Q , , intitolata Quistio- liare rapporto teoria-movimento è, al con-
ni di metodo, in cui G. si interroga circa lo tempo, elemento storico-biografico e nodo
studio di «una concezione del mondo che teorico-politico, questione di metodo per la
dal suo fondatore non è stata mai esposta si- stessa filosofia della prassi.
stematicamente». Occorre, in tal caso, «pre-
liminarmente un lavoro filologico» che re- ELEONORA FORENZA
stituisca «il processo di sviluppo intellettua- V. «autobiografia», «filosofia», «filosofia della
le del pensatore». L’attenzione allo svolgi- praxis», «Marx», «tecnico del pensare».
mento processuale del pensiero consente di
individuare gli elementi «“permanenti”» ri- rivoluzionario
spetto ai singoli scritti e l’originalità rispetto
«al “materiale” precedentemente studiato»: G. tiene molto alla specificità del termi-
dunque, la «ricerca del leit-motiv, del ritmo ne «rivoluzionario», tanto da criticare chi ne
del pensiero in isviluppo, deve essere più fa un uso spregiudicato: «“rivoluzionario”
importante delle singole affermazioni casua- mi pare possa intendersi essere ormai un
li e degli aforismi staccati» (ivi, -). complimento, come una volta “gentiluo-
Attraverso tale questione di metodo G. mo”, o “grande galantuomo”, “vero galan-
sembra fornire elementi per una «filologia tuomo” ecc. E anche questo è brescianesi-
vivente», sollecitare, implicitamente, que- mo» (Q , , ), cioè faciloneria, sciatte-
stioni di metodo per una lettura anche dei Q ria. Il termine prende questa accezione ge-
come un tentativo dall’esito non sistematico nerale soprattutto nella critica risorgimenta-
di fondazione: come opera connotata da una le, all’interno della «quistione della “popo-
costante tensione costruttiva, progettuale e larità” del Risorgimento che sarebbe stata
al contempo aperta, antidogmatica. La nota, raggiunta con la guerra del - e coi ri-
contenente prima riflessioni metodologiche volgimenti successivi, onde l’impiego infla-
di carattere generale, poi notazioni esplicita- zionistico dei termini di rivoluzione e rivo-
mente riferite al «fondatore della filosofia luzionario» (Q , , ).
della praxis», risulta densa di riferimenti an- «Rivoluzionario» significa invece per
che di carattere autobiografico – come han- G. una cosa ben precisa: «i concetti di rivo-
no notato anche Garin (Garin ,  ss.) e luzionario e di internazionalista, nel senso
Gerratana (Gerratana , -) –, ancor più moderno della parola, sono correlativi al
insistiti, significativamente, nel Testo C. In- concetto preciso di Stato e di classe: scarsa
fatti, dopo aver rilevato come, in generale, comprensione dello Stato significa scarsa
sia processuale l’acquisizione di un «equili- coscienza di classe» (Q , , ). Rivolu-
brio critico» rispetto a una teoria studiata zionario è colui che, grazie alla coscienza di
RIVOLUZIONE 

classe, riesce a comprendere il ruolo storico Lo sviluppo del concetto di rivoluzione


dello Stato e a individuare le strategie per in G. si snoda a partire, da un lato, dalla
sovvertirne il dominio. Precisando il signifi- consapevolezza dell’importanza della pro-
cato del termine «ortodossia», che significa duzione capitalistica e della grande indu-
intendere la filosofia della praxis come «in- stria per la società moderna, da cui deriva la
tegrale concezione del mondo» che «basta a centralità del ruolo della classe operaia nel-
se stessa», G. rileva come «questo concetto la rivoluzione, dall’altro, dalla sottolineatu-
così rinnovato di ortodossia, serve a precisa- ra della soggettività operaia quale molla
re meglio l’attributo di “rivoluzionario” che della rivoluzione che abbia come obiettivo
si suole con tanta facilità applicare a diverse la trasformazione del salariato in produtto-
concezioni del mondo, teorie, filosofie» (Q re. All’origine G. pone la Prefazione di
, , ). La filosofia della praxis è rivo- Marx al Per la critica dell’economia politica,
luzionaria proprio perché soddisfa questa in cui la rivoluzione sociale trova la sua mo-
condizione: «una teoria è appunto “rivolu- tivazione nella contraddizione tra le forze
zionaria” nella misura in cui è elemento di materiali sviluppatesi e i rapporti di produ-
separazione e distinzione consapevole in zione esistenti (Q , , ). In un artico-
due campi, in quanto è un vertice inaccessi- lo del dicembre  intitolato Il rivoluzio-
bile al campo avversario» (ibid.). nario qualificato (ON -) G. fa presente
MICHELE FILIPPINI ai rivoluzionari che ad essi si impone di «co-
noscere la “macchina della rivoluzione”
V. «brescianesimo», «classe, classi», «filosofia
della praxis», «internazionale, internazionali- [...] il processo di sviluppo della rivoluzio-
smo», «ortodossia», «rivoluzione», «Stato». ne», ricordando che, sulla base dell’indica-
zione della Terza Internazionale, «“fare” la
rivoluzione rivoluzione significa “dare” il potere ai So-
viet», ossia, nella situazione dell’Italia, com-
La prima definizione pregnante che G. prendere «che la “macchina” della rivolu-
offre di «rivoluzione» si trova in un articolo zione è il sistema dei Consigli». E ancora nel
del settembre del  intitolato Lo sviluppo , in un articolo apparso sull’“Unità”
della rivoluzione, nel quale si legge che «la ri- con il titolo Ancora delle capacità organiche
voluzione non è un atto taumaturgico, è un della classe operaia, G. proponeva l’espe-
processo dialettico di sviluppo storico» (ON rienza dell’occupazione delle fabbriche
). Questa definizione richiama quanto già quale riprova per le masse lavoratrici italia-
scritto nell’articolo del dicembre del  La ne della possibilità di una rivoluzione «in
rivoluzione contro il «Capitale» (CF -). un paese occidentale, in un paese indu-
Qui la rivoluzione, quella dei bolscevichi, «è strialmente più progredito della Russia, con
materiata di ideologie più che di fatti» al una classe operaia meglio organizzata, tec-
punto che Il Capitale di Marx, in Russia, più nicamente più istruita, industrialmente più
che dei proletari sembrava essere il libro dei omogenea e coesa» (CPC ). Nei Q, pro-
borghesi, i quali auspicavano la formazione seguendo nella sua riproposizione del mo-
di una borghesia che desse avvio al capitali- vimento dei Consigli quale embrione possi-
smo. Ma «i fatti hanno superato le ideolo- bile della rivoluzione italiana e difendendo-
gie»: l’opera dei bolscevichi ha dimostrato lo dall’accusa di spontaneismo e volontari-
che i canoni del materialismo storico posso- smo, G. faceva presente come proprio la ri-
no essere messi in discussione ma non fino al nuncia a dare una direzione consapevole a
punto di rinnegare «il pensiero immanente, tali movimenti per elevarli a un livello su-
vivificatore» di Marx. Non tanto, quindi, i periore avesse comportato spesso conse-
fatti economici sono fattori di storia, ma guenze serie e gravi, quali il rafforzamento
l’uomo e la società dell’uomo, concetto al della destra reazionaria. E aggiungeva l’e-
quale G. farà nuovamente esplicito riferi- sempio del movimento dei Vespri siciliani e
mento nella lettera dal carcere al figlio Delio di altri ancora, frequentemente «regressivi»
(LC -, s.d.). (Q , , ).
 RIVOLUZIONE FRANCESE

Negli scritti carcerari G., come è noto, e morale di Machiavelli è posta in termini di
ripensa il concetto di rivoluzione dopo la domanda, lasciando intendere che esiste un
sconfitta storica subita dal movimento ope- suo uso politico riconducibile alla necessità,
raio negli anni Venti e alla luce della cre- da parte dei governanti, di mantenere il loro
scente consapevolezza delle differenze tra distacco dai governati, allo scopo di sottoli-
Oriente e Occidente, rimeditando tutta l’e- neare l’esistenza di due culture e, quindi, la
sperienza precedente pur senza rinnegarla. non utilizzabilità, da parte dei governati,
È evidente che, vista la condizione partico- delle indicazioni machiavelliane proprio
lare in cui G. si trova, rinchiuso nel carcere perché eccessivamente rivoluzionarie (Q ,
fascista, i riferimenti espliciti alla rivoluzio- , ).
ne, in specie in rapporto alla definizione da- Può accadere che alcune volte i gruppi
tane nel , non sono possibili. In tale ri- sociali si allontanino dai loro partiti tradi-
pensamento, spesso indiretto, il lemma non zionali dando luogo a una crisi nella quale
compare e la riflessione è affidata a concetti possono inserirsi «uomini provvidenziali o
come «guerra di posizione», «trincee, for- carismatici». Sebbene questo processo di
tezze e casematte» e così via. Nei Q il lemma contrasto fra rappresentati e rappresentanti
«rivoluzione» è usato nella maggior parte si manifesti in modi diversi al passare da un
dei casi come sostantivo accompagnato da paese a un altro, il contenuto però è lo stes-
un aggettivo («Rivoluzione francese», «rivo- so e si chiama crisi di egemonia della classe
luzione permanente», «rivoluzione passi- dirigente le cause della quale sono di due ti-
va») o nella coppia «rivoluzione-restaura- pi: il fallimento della classe dirigente deriva
zione». Per questo, ad esempio, la Rivolu- dal fatto che essa ha imposto «con la forza il
zione russa compare soltanto due volte e fra consenso delle grandi masse (come la guer-
le pieghe del discorso: affrontando il rap- ra)» (Q , , ); può accadere, però, che
porto fra la politica mondiale e quella euro- grandi masse, passando dalla passività poli-
pea, G. fa presente come, fra gli eventi che tica «a una certa attività», pongano all’ordi-
determinarono la collocazione degli Stati ne del giorno delle rivendicazioni «che nel
Uniti al centro della finanza mondiale, insie- loro complesso disorganico costituiscono
me alla prima guerra mondiale, dovessero una rivoluzione» (ibid.). A questa nota sem-
porsi «i profondi turbamenti della produ- bra collegarsi una relativa al problema stori-
zione europea (la rivoluzione russa)» (Q , co della mancata rivoluzione italiana, che
, ). Inoltre, fra le cause che hanno de- consisterebbe nel fatto che, fin dall’epoca
terminato la crisi degli intellettuali francesi, dei Comuni, «la borghesia italiana non sep-
oltre a un malessere esistenziale delle «gio- pe unificare intorno a sé il popolo» (Q , ,
vani generazioni letterarie francesi», vanno ). Questo suo “egoismo” si manifestò
poste sia la guerra sia la Rivoluzione russa (Q pienamente durante il Risorgimento, in
, , ). Comunque si evince come la cop- quanto «impedì una rivoluzione rapida e vi-
pia guerra-rivoluzione mantenga un solido gorosa come quella francese» (ibid.) e tale
valore epistemologico. atteggiamento ebbe serie conseguenze an-
In una nota di prima stesura intitolata che sulla storia delle classi subalterne.
Machiavelli e Marx G., affrontando il pen-
LELIO LA PORTA
siero del Segretario fiorentino e interrogan-
dosi sul fatto che le sue “scoperte” sono an- V. «guerra», «guerra di posizione», «Machiavelli»,
«Oriente-Occidente», «Ordine Nuovo (L’)», «Ri-
cora argomento di discussione e vengono
voluzione francese», «rivoluzione passiva», «trin-
ancora contraddette, ne conclude «che la ri- cee, fortezze e casematte».
voluzione intellettuale e morale contenuta in
nuce nelle dottrine del Machiavelli non si è
Rivoluzione francese
ancora realizzata “manifestamente” come
forma “pubblica” della cultura nazionale» G. giovane studente liceale aveva avuto
(Q , , ). Nel Testo C, però, l’argomen- modo di scrivere della Rivoluzione francese
tazione relativa alla rivoluzione intellettuale nei termini seguenti: «La Rivoluzione fran-
RIVOLUZIONE FRANCESE 

cese ha abbattuto molti privilegi, ha solle- senso tradizionale, di immediati ed egoisti-


vato molti oppressi; ma non ha fatto che so- ci in senso gretto di una determinata cate-
stituire una classe ad un’altra nel dominio. goria» (Q , , ), proponendosi, quin-
Però ha lasciato un grande ammaestramen- di, come «riformatori moderati, che fanno
to: che i privilegi e le differenze sociali, es- la voce grossa ma in realtà domandano ben
sendo prodotto della società e non della na- poco» (ibid.). In seguito, osserva G., va for-
tura, possono essere sorpassate» (Oppressi mandosi un gruppo che «tende a concepire
ed oppressori, novembre , in SP ). La ri- la borghesia come il gruppo egemone di tut-
voluzione del  è poi presente anche ne- te le forze popolari» (ivi, ), un gruppo
gli scritti giovanili, con numerosi riferimen- che trova nella resistenza delle vecchie for-
ti sia al giacobinismo (v. ad esempio la ri- ze sociali e nella minaccia internazionale gli
flessione sulla storiografia della rivoluzione elementi di aggregazione. Questo gruppo, i
in La fortuna di Robespierre,  marzo , in giacobini, mostrò risolutezza in quanto
CF  ss.) sia all’Illuminismo (ad esempio comprese che il processo di trasformazione
in Socialismo e cultura,  gennaio , in della società francese trovava un ostacolo
CT  ss.). nelle vecchie forze sociali; per questo man-
Nei Q il processo storico della Rivolu- darono «alla ghigliottina non solo gli ele-
zione francese ha, secondo G., una durata menti della vecchia società dura a morire
di quasi un secolo, dal  al , ossia dal- ma anche i rivoluzionari di ieri, oggi diven-
la convocazione degli Stati generali all’espe- tati reazionari» (ibid.). In virtù di ciò il vero
rienza della Comune di Parigi: «solo nel partito della rivoluzione furono i giacobini,
-, col tentativo comunalistico si esau- che non si limitarono a rappresentare gli in-
riscono storicamente tutti i germi nati nel teressi della borghesia, ma «rappresentava-
 cioè non solo la nuova classe che lotta no il movimento rivoluzionario nel suo in-
per il potere sconfigge i rappresentanti del- sieme, come sviluppo storico integrale»
la vecchia società che non vuole confessarsi (ibid.). In questa consapevolezza della
decisamente superata, ma sconfigge anche i realtà storica da parte di chi diresse il movi-
gruppi nuovissimi che sostengono già supe- mento rivoluzionario va rinvenuta, secondo
rata la nuova struttura sorta dal rivolgimen- G., la concretezza della politica giacobina
to iniziatosi nel  e dimostra così di esse- che, tenendo fermi i principi di base della
re vitale e in confronto al vecchio e in con- rivoluzione, ossia la libertà, l’uguaglianza e
fronto al nuovissimo». Inoltre, proprio con la fraternità, operò nella direzione di pro-
la Comune parigina perde efficacia la stra- porre una soluzione ai problemi dell’epoca,
tegia della “rivoluzione permanente” e vie- quali la prevenzione dei fenomeni controri-
ne avviata la discussione intorno a quelli che voluzionari e l’allargamento dei quadri bor-
furono gli eventi che caratterizzarono la Ri- ghesi. Ma tali obiettivi non furono mai di-
voluzione francese: «per alcuni [...] la rivo- sgiunti dalla necessità di essere gruppo diri-
luzione è compiuta a Valmy [...] per altri la gente, che si esplicitò nell’elaborazione di
Rivoluzione continua fino al Termidoro [...] una riforma agraria che garantì alla Parigi
per altri la storia della Rivoluzione continua giacobina l’egemonia sulla Francia. Proprio
fino al , ,  e persino fino alla il rafforzamento dell’egemonia attraverso
guerra mondiale del ». Secondo G., sol- l’acquisizione di un sempre maggiore con-
tanto con la Terza Repubblica le contraddi- senso consentì ai giacobini di organizzare
zioni sociali esplose con la rivoluzione tro- un governo borghese, «cioè fecero della
varono una relativa composizione «dopo  borghesia la classe dominante, ma fecero di
anni di rivolgimenti a ondate sempre più più, crearono lo Stato borghese, fecero del-
lunghe: -------» la borghesia la classe nazionale dirigente,
(Q , , -). Inizialmente il processo è egemone, cioè dettero allo Stato nuovo una
diretto dai rappresentanti del Terzo Stato, base permanente, crearono la compatta na-
che ponevano esclusivamente la soluzione zione moderna francese» (ivi, ). Secon-
di problemi corporativi, «corporativi, nel do G., la dimostrazione della contraddizio-
 RIVOLUZIONE PASSIVA

ne presente nella prassi giacobina, e quindi filosofia kantiana e quella dell’idealismo te-
in quella che solitamente viene indicata co- desco, e concludeva: «Dalla Sacra Famiglia si
me la fase democratica della Rivoluzione vede come questo nesso posto da Hegel tra
francese, è proprio nell’esito drammatico di l’attività politica francese e quella filosofica
quell’esperienza che, nonostante tutto, non tedesca sia stato fatto proprio dai teorici del-
seppe sottrarsi al terreno tipico degli inte- la filosofia della praxis» (LC ).
ressi borghesi e fallì: «e il Termidoro ebbe il
LELIO LA PORTA
sopravvento. La rivoluzione aveva trovato i
limiti più larghi di classe» (ivi, ). V. «filosofia classica tedesca», «giacobinismo»,
«Hegel», «Illuminismo», «Kant».
Sul terreno specifico dell’unità dialetti-
ca di filosofia e politica G. ricorre spesso nei
Q all’equivalenza fra il linguaggio politico rivoluzione passiva
francese e il linguaggio della filosofia classi- Nella dinamica della riflessione gram-
ca tedesca; tale equivalenza «è stata espressa sciana il concetto di rivoluzione passiva ri-
“poeticamente” dal Carducci nell’espressio- vela una sua peculiare, complessa articola-
ne: “decapitaro, Emmanuel Kant, Iddio zione: dalla funzione di avvertimento, nutri-
– Massimiliano Robespierre, il re”» (Q , , to di energia morale, in Cuoco (da cui G.
). Facendo riferimento a un passo della primamente prende le mosse, ma anche le
marx-engelsiana Sacra famiglia in cui si af- distanze) a “programma” politico del bloc-
ferma la dipendenza del pensiero astratto co moderato risorgimentale, a criterio di in-
della filosofia classica tedesca dal principio terpretazione («in assenza di altri elementi
politico francese dell’eguaglianza, G. ripro- attivi in modo dominante»: Q , , ) dei
pone la relazione in diversi luoghi dei Q: processi di formazione degli Stati moderni
«nella Sacra Famiglia [...] la fraseologia gia- (Europa-Italia), infine a forma storico-teori-
cobina corrispondeva perfettamente ai for- ca del presente e ad asse portante di una
mulari della filosofia classica tedesca» (Q , “scienza della politica”. Non si tratta di un
, ); scrivendo della filosofia classica te- articolarsi, di uno snodarsi puramente tem-
desca come quella dell’epoca della Restau- porale o logico-concettuale, ma di elementi
razione e dei movimenti liberali da essa vivi- e momenti tensivi spesso intrecciati, anche
ficati, G. prosegue nel modo seguente: «A quando ciò non appaia esplicitamente (di
questo proposito vedere la riduzione che fa questo intreccio la trama dei rapporti fra i
Marx della formula francese “liberté, frater- testi di prima e seconda stesura può costi-
nité, égalité” con i concetti filosofici tede- tuire non di rado un momento di verifica e
schi (Sacra Famiglia)» (Q , , ). Inoltre, di conferma).
ponendo quali riforme intellettuali e morali È in Q , , che compare per la prima
allo stesso livello la Riforma luterana e la Ri- volta il lemma, laddove G., dopo aver espo-
voluzione francese G. scrive: «Ricordare an- sto e illustrato il «criterio storico-politico»
che qui la riduzione di Marx dei termini po- secondo cui «ci può e ci deve essere una
litici francesi “fraternité ecc.” al linguaggio “egemonia politica” anche prima della an-
della filosofia tedesca nella Sacra Famiglia»; e data al Governo», e secondo cui, più in ge-
continua: « Rinascita-Riforma – Filosofia te- nerale, «una classe è dominante in due mo-
desca – Rivoluzione francese – laicismo [li- di, e cioè “dirigente” e “dominante”» (Q ,
beralismo] – storicismo – filosofia moderna – , ), ebbene giunge a una prima, signifi-
materialismo storico. Il materialismo storico cativa conclusione: «Dalla politica dei mo-
è il coronamento di tutto questo movimento derati appare chiara questa verità ed è la so-
di riforma intellettuale e morale [...] Corri- luzione di questo problema che ha reso pos-
sponde alla Riforma + Rivoluzione francese, sibile il Risorgimento nelle forme e nei limi-
universalità + politica» (Q , , -). In una ti in cui esso si è effettuato di rivoluzione
lettera a Tania del  maggio  G. faceva senza rivoluzione [o di rivoluzione passiva
presente come lo stesso Hegel avesse già sta- secondo l’espressione di V. Cuoco]» (ibid.).
bilito un nesso fra la Rivoluzione francese, la È interessante rilevare come G. avvicini la
RIVOLUZIONE PASSIVA 

formula di Quinet, «rivoluzione-restaura- zione degli Stati moderni nell’Europa con-


zione» (Q , , ), a quella di Cuoco, rivo- tinentale: modo che egli, con un’efficace
luzione passiva: esse vengono accostate nel- espressione, definisce come «“reazione-su-
la comune valenza di efficaci chiavi inter- peramento nazionale” della Rivoluzione
pretative della storia italiana. Entrambe le francese che con Napoleone tendeva a sta-
formule, cioè, valgono a esprimere il fatto bilire una egemonia permanente» (ibid.).
storico dell’«assenza di iniziativa popolare Nel testo di prima stesura (all’altezza del
nello svolgimento della storia italiana» e il -) G. sempre a proposito della for-
fatto conseguente che il “progresso” si veri- mazione degli Stati moderni in Europa ave-
fica come «reazione delle classi dominanti al va scritto: «“reazione-superamento nazio-
sovversivismo sporadico e disorganico delle nale” della Rivoluzione francese e del napo-
masse popolari con “restaurazioni” che ac- leonismo» e aveva aggiunto in epoca poste-
colgano una qualche parte delle esigenze po- riore, a margine, «rivoluzione passiva», in-
polari» (ibid.). I due concetti convergono tendendo designare così l’intero processo
nel delineare quelli che G. chiama forme e li- europeo (Q , , ).
miti del Risorgimento italiano, pur all’inter- Nel brevissimo paragrafo (una sorta di
no – abbiamo visto – della capacità che G. appunto) del Q  intitolato Risorgimento
attribuisce ai moderati di aver svolto una lo- G. afferma che «la vita degli Stati italiani fi-
ro funzione di egemonia, una funzione «di- no al  e cioè la “storia italiana” è più
rigente» e «dominante» insieme. “storia internazionale” che “storia nazio-
La specificità della rivoluzione passiva nale”» (Q , , ): in questo modo egli
del Risorgimento italiano risiede nell’angu- intende sottolineare il carattere “patologi-
stia e nell’insufficienza delle «forze progres- co” e “asimmetrico” del nesso intercorren-
sive», che rendono possibile la circostanza te tra il piano nazionale e quello interna-
per cui «il gruppo portatore delle nuove zionale, che contraddistingue la storia ita-
idee non è il gruppo economico, ma il ceto liana preunitaria dell’Ottocento. Si diceva
degli intellettuali» (Q  II, , ) e per del carattere complesso, dinamico e artico-
cui, ad opera di tale ceto, si forma una par- lato del concetto in questione: in particola-
ticolare concezione dello Stato, non come re, il Q  (quaderno miscellaneo, a cui G.
«forma concreta di un determinato mondo lavorò tra il febbraio e l’agosto del )
economico, di un determinato sistema di contiene una serie di note, nelle quali è pos-
produzione» (ibid.), bensì come di «una co- sibile cogliere – come è stato osservato – il
sa a sé», come di «un assoluto razionale» processo in atto di una sua dilatazione sto-
(ivi, ). Questo insieme di forme e limiti rica, teorica e politica. Infatti, G. si doman-
del Risorgimento, pur tenacemente indaga- da se il concetto di rivoluzione passiva ri-
to, non costituisce tuttavia il proprium del- cavato da Cuoco e attribuito al primo pe-
l’interesse conoscitivo di G. In una nota del riodo del Risorgimento italiano possa esse-
Q , infatti, egli, con uno dei passaggi re- re messo in rapporto col concetto di «guer-
pentini e quasi impercettibili tipici del rit- ra di posizione» in confronto alla «guerra
mo del suo pensiero, mette subito l’accento manovrata» o «guerra di movimento». In
sulla circostanza più generale, europea pri- connessione con ciò, e attraverso una serie
ma che italiana, per cui attraverso la pre- di considerazioni, G. afferma la possibilità
sentazione dello Stato come un assoluto vie- di ricavare «qualche principio generale di
ne a essere concepita «come assoluta e pre- scienza e di arte politica» (Q , , ),
minente la stessa funzione degli intellettua- per cui, a suo avviso, si può applicare al
li», viene a essere «razionalizzata astratta- concetto di rivoluzione passiva e si può al-
mente la loro esistenza e la loro dignità sto- tresì documentare all’interno del Risorgi-
rica» (ibid.). G. aggiunge che tale circostan- mento italiano «il criterio interpretativo
za è fondamentale per comprendere stori- delle modificazioni molecolari che in realtà
camente l’idealismo filosofico moderno ed modificano progressivamente la composi-
è intimamente connessa al modo di forma- zione precedente delle forze e quindi di-
 RIVOLUZIONE PASSIVA

ventano matrice di nuove modificazioni» menta l’anti-Croce, cioè la lotta critica con-
(ibid.). Dunque il concetto interpretativo tro il teorico moderno della rivoluzione pas-
delle modificazioni di carattere molecolare siva: il confronto serrato e sistematico con
viene applicato da G. al concetto di rivolu- l’etico-politico di Croce, con il “partito ideo-
zione passiva: in questo modo, esso vale a logico” della borghesia, con un impianto
leggere in profondità i processi di disgrega- egemonico capace di sublimare teoricamen-
zione e sfaldamento del mazzinianesimo e te la rivoluzione passiva, facendola valere co-
del Partito d’Azione dopo il  e il loro me un “programma”, nelle condizioni stori-
progressivo assorbimento entro le maglie che mutate rispetto all’egemonia moderata
del blocco moderato, e insieme vale a co- risorgimentale.
gliere la genesi del trasformismo, di quel fe- Nel cuore del rapporto tra passato e
nomeno complesso che è andato caratteriz- presente, che in G. è conoscitivamente e po-
zando «tutta la vita statale dal  in poi» liticamente intenso e peculiarmente proble-
(Q , , ). matico, il concetto di rivoluzione passiva, a
D’altro canto, G. avverte sempre più ben guardare, comporta sempre, per impli-
fortemente la necessità di depurare da ogni cito o per esplicito, un nesso e un collega-
possibile «residuo di meccanicismo e fatali- mento tenace con le questioni del presente,
smo» (Q , , ) il concetto di rivoluzio- con la crisi moderna, intesa come crisi orga-
ne passiva: esso deve essere dedotto in modo nica, e con le risposte in atto. Di qui deriva
rigoroso – afferma G. – da due principi fon- quella sua continua articolazione dinamica
damentali di scienza politica delineati da di cui si è detto; di qui deriva, ad esempio, il
Marx: «) nessuna formazione sociale scom- processo di definizione del nesso guerra di
pare fino a quando le forze produttive che si posizione-rivoluzione passiva. Tale nesso è
sono sviluppate in essa trovano ancora posto fissato in riferimento al periodo del dopo-
per un loro ulteriore movimento progressi- guerra. Se il passaggio dalla guerra mano-
vo; ) [...] la società non si pone compiti per vrata o guerra di movimento e dall’attacco
la cui soluzione non siano già state covate le frontale alla guerra di posizione nel campo
condizioni necessarie ecc. S’intende che que- politico è definito «la quistione di teoria po-
sti principii devono prima essere svolti criti- litica la più importante, posta nel periodo
camente in tutta la loro portata e depurati da del dopo guerra e la più difficile ad essere ri-
ogni residuo di meccanicismo e fatalismo» solta giustamente» (Q , , ), viene poi
(ibid.). Contro ogni «pericolo di disfattismo precisato che nell’epoca attuale alla guerra
storico, cioè di indifferentismo» (Q , , di movimento avutasi politicamente dal
), la teoria della rivoluzione passiva può marzo  al marzo  ha fatto seguito una
essere utile per uno sviluppo originale e crea- guerra di posizione «il cui rappresentante,
tivo della filosofia della praxis solo se la si as- oltre che pratico (per l’Italia), ideologico per
sume non certo come un programma (come l’Europa» (Q  I, , ) è il fascismo, da G.
avvenne nell’ambito della formazione e del- indicato come espressione della rivoluzione
l’esercizio dell’egemonia moderata, cattoli- passiva.
co-liberale, del Risorgimento), ma come cri- Già nel periodo successivo al  – os-
terio d’interpretazione che trova la sua vali- serva G. – tutti gli elementi che rendevano
dità in assenza dell’attività determinante di possibile e appropriato il concetto politico
altri elementi o fattori: “movimento” di tipo della “rivoluzione permanente” mutano
giacobino-quarantottesco ovvero presenza, profondamente e quella formula viene a es-
visibilità di un’«antitesi vigorosa» (ibid.). È sere elaborata e superata, all’interno della
assai importante rilevare che G. associa alla scienza politica, nella formula di «egemonia
sua teoria la necessità di lottare contro il civile» (Q , , ; v. anche Q , , ).
«morfinismo politico» di Croce e del suo sto- Dunque, le due nozioni (rivoluzione passi-
ricismo (ibid.). Si può dire che in G. proprio va, guerra di posizione) sono profondamen-
il valore gnoseologico e politico del concetto te intrecciate, ma non si equivalgono. L’una
di rivoluzione passiva rende possibile e ali- definisce la morfologia nuova dei processi
RIVOLUZIONE PASSIVA 

sociali e politici del presente dopo il - vero nel tempo delle rivoluzioni passive, la
, dopo quella che si può considerare, ad concezione che G. a un certo punto elabora
avviso di G., l’ultima guerra di movimento, dello «Stato integrale», in connessione con i
vale a dire la Rivoluzione d’ottobre: si tratta processi inauditi di diffusione dell’egemo-
di processi molecolari di trasformazione, di nia, non comporta l’abbandono o l’attenua-
crisi-ristrutturazione, di “continua crisi” ca- zione della concezione generale dello Stato
pitalistica. L’altra definisce – come è stato «secondo la funzione produttiva delle classi
osservato – le forme dello scontro di classe sociali» (Q  II, , ), bensì allude alla
così come esse si sviluppano dentro, e in complessificazione radicale che andava as-
rapporto a, questi processi. L’una e l’altra sumendo il rapporto tra politica ed econo-
nozione, il loro nesso e la loro dinamica in- mia, all’intensificazione molecolare, in Occi-
terna sollecitano G. a una continua ridefini- dente, di un moderno primato della politica,
zione dei nodi cruciali della sua riflessione, inteso come potere di produzione e di gover-
soprattutto in relazione alla novità della no di processi di passivizzazione, standar-
«quistione egemonica» (cioè dei processi di dizzazione e frantumazione. Non c’è dub-
formazione e di produzione dell’egemonia) bio che l’alveo teorico della rivoluzione pas-
intervenuta dopo il declino dell’«individua- siva in G. non è altra cosa dall’alveo genera-
lismo economico», in relazione alle forme le del “suo” marxismo, che vuole costituirsi
nuove del rapporto tra politica ed economia come una risposta alternativa sia al grandio-
e alla penetrazione e diffusione inaudita del- so «morfinismo» che connota la concezione
la politica e dello Stato nella trama comples- dell’etico-politico in Croce, sapientemente
sa della società di massa. nutrita di «hegelismo addomesticato» (Q ,
A ben guardare, la forma storico-teori- , ), sia di fatto anche alla lettura e alla
ca della rivoluzione passiva, con la connessa “fissazione” teorica in chiave sistemica, ope-
questione dell’egemonia, rappresenta in G. rata da Weber, della fase della riorganizza-
la critica radicale e organica del “catastrofi- zione e della ristrutturazione del capitali-
smo” e delle teorie del crollo circolanti in smo. Non a caso, dunque, G. stesso intende
tanta parte della “tradizione” marxista con- richiamare l’attenzione sulla tensione teori-
temporanea, e al tempo stesso sollecita in lui co-politica legata al “movimento” del con-
l’approfondimento continuo del tema cetto di rivoluzione passiva all’interno della
marxiano “classico” del rapporto Stato-so- sua riflessione, quando da un lato segnala
cietà civile. Dal momento che «non si può l’«utilità» e il «pericolo» di tale argomento,
scegliere la forma di guerra che si vuole» (Q dall’altro afferma che «la concezione rimane
, , ), e dal momento che almeno per dialettica, cioè presuppone, anzi postula co-
quel che concerne gli Stati più avanzati si de- me necessaria, un’antitesi vigorosa e che
ve dire che «la “società civile” è diventata metta in campo tutte le sue possibilità di
una struttura molto complessa e resistente esplicazione intransigentemente» (Q , ,
alle “irruzioni” catastrofiche dell’elemento ). In quella formulazione espressiva
economico immediato (crisi, depressioni («presuppone, anzi postula») c’è come la
ecc.)» (ivi, ) e che «le superstrutture del- spia di tutta la drammaticità del “che fare?”
la società civile sono come il sistema delle gramsciano. L’utilità dell’argomento “rivo-
trincee nella guerra moderna» (ibid.), allora luzione passiva” sta allora nella pensabilità
diventa necessario che la funzione strategica di una “rivoluzione attiva” ovvero di
venga assunta appunto dalla guerra di posi- un’“antirivoluzione passiva” (come è stato
zione e che dunque si sviluppi la capacità e detto). Si colloca qui la crucialità dell’inter-
la volontà politica di «studiare con “profon- rogativo e del problema gramsciano: «come
dità” quali sono gli elementi della società ci- nasce il movimento storico sulla base della
vile che corrispondono a sistemi di difesa struttura» (Q , , ). Tale interrogativo,
nella guerra di posizione» (ivi, ). Ora, urgente proprio nel cuore della rivoluzione
nei moderni «tempi di socializzazioni», ov- passiva, anche se non trova risposte com-
 RIVOLUZIONE PERMANENTE

piute, chiama in causa l’esigenza di elabora- porti organizzativi interni e internazionali


re una teoria della soggettività politica, del- dello Stato diventano più complessi e mas-
la costituzione politica dei soggetti, che in sicci. Nella «scienza politica», la formula
G. – come è stato osservato – non sono mai quarantottesca della rivoluzione permanen-
già dati, ma si formano e si definiscono pro- te viene elaborata, e superata, dalla formula
cessualmente attraverso l’azione o la prassi dell’«egemonia civile». Avviene nell’arte po-
politica. litica ciò che avviene nell’arte militare: la
BIBLIOGRAFIA: DE FELICE ; MAN- guerra di movimento diventa sempre più
GONI ; TEXIER ; VACCA ; VOZA guerra di posizione. Uno Stato vince una
. guerra quando la prepara in tempo di pace.
PASQUALE VOZA G. sancisce l’incompatibilità tra l’idea di ri-
voluzione permanente e le moderne demo-
V. «crisi organica», «Croce», «egemonia», «etico-
politico», «fascismo», «guerra di movimento», crazie di massa, «sia come organizzazioni
«guerra di posizione», «intellettuali», «passato e statali che come complesso di associazioni
presente», «Risorgimento», «società civile», «Sta- nella vita civile» che «costituiscono per l’ar-
to», «storicismo», «trasformismo». te politica come le “trincee” e le fortifica-
zioni permanenti del fronte nella guerra di
rivoluzione permanente posizione: essi rendono solo “parziale” l’e-
lemento del movimento che prima era “tut-
Il concetto, creato da Marx ed Engels
ta” la guerra» (ibid.).
(Q, AC, -) per esprimere l’idea di non
G. spiega la rivoluzione permanente co-
arrestare il processo rivoluzionario degli an-
me l’antefatto politico dell’istituzione di un
ni intorno al  al raggiungimento delle
regime parlamentare fondato sull’egemonia
conquiste democratico-borghesi, ma di
politica della classe borghese urbanizzata in
portarlo avanti fino alla vittoria delle forze
proletarie, venne ripreso e attualizzato da Francia. Questo concetto implica uno sche-
Trockij. G. a sua volta lo trasforma nella ca- ma storico che vede, all’inizio, un movimen-
tegoria ermeneutica di un determinato tem- to rivoluzionario delle strutture statali e di
po storico (per poi polemizzare con Trockij quelle economiche agito dalle forze sociali
per la sua “inattualità”). Il concetto di rivo- emergenti e, al termine, un’istituzionalizza-
luzione permanente, per G., era nato «come zione del movimento in una forma storica
espressione scientificamente elaborata delle concreta: lo Stato costituzionale e il mercato
esperienze giacobine dal  al Termido- capitalistico. All’inizio, dunque, c’è la «fase
ro» (Q , , ) e si era affermato in un pe- attiva della Rivoluzione francese» che «ha
riodo storico caratterizzato dalla mancanza trovato il suo “perfezionamento” giuridico-
di «grandi partiti politici di massa» e di costituzionale nel regime parlamentare, che
«grandi sindacati economici» e da una so- realizza, nel periodo più ricco di energie
cietà ancora «allo stato di fluidità sotto mol- “private” nella società, l’egemonia perma-
ti aspetti: maggiore arretratezza della cam- nente della classe urbana su tutta la popola-
pagna e monopolio quasi completo dell’ef- zione, nella forma hegeliana del governo col
ficienza politico-statale in poche città o ad- consenso permanentemente organizzato
dirittura in una sola (Parigi per la Francia) (ma l’organizzazione del consenso è lasciata
apparato statale relativamente poco svilup- all’iniziativa privata, è quindi di carattere
pato e maggiore autonomia della società ci- morale o etico, perché consenso “volonta-
vile dall’attività statale, determinato sistema riamente” dato in un modo o nell’altro)» (Q
delle forze militari e dell’armamento nazio- , , ). Il movimento propriamente
nale, maggiore autonomia delle economie «politico» agisce su una «base economica»,
nazionali dai rapporti economici del merca- allargandola a livello industriale e commer-
to mondiale» (ibid.). Nel periodo dopo il ciale, raggiunge le «classi inferiori», le quali
, con l’espansione coloniale europea, innalzano a «classi dirigenti» «gli elementi
tutti questi elementi mutano, mentre i rap- sociali più ricchi di energia e di spirito d’in-
RIVOLUZIONE PERMANENTE 

trapresa». La rivoluzione permanente facili- rono lo Stato borghese, fecero della borghe-
ta l’emancipazione di classe e promuove l’in- sia la classe nazionale dirigente, egemone,
trapresa economica e la promozione sociale: cioè dettero allo Stato nuovo una base per-
«la società intera è in continuo processo di manente, crearono la compatta nazione mo-
formazione e di dissoluzione seguita da for- derna francese» (ibid.).
mazioni più complesse e ricche di possibi- La politica giacobina ispirata all’ideale
lità; ciò dura, in linea generale, fino all’epo- della rivoluzione permanente resta, per G.,
ca dell’imperialismo e culmina nella guerra sul terreno della borghesia, come hanno di-
mondiale» (ibid.). mostrato gli avvenimenti che segnarono la
Alla luce del concetto politico di rivo- fine del partito giacobino, di formazione
luzione permanente G. ricostruisce la storia troppo determinata e irrigidita, e la morte di
del XIX secolo francese, segnato da un ini- Robespierre. I giacobini «non vollero rico-
ziale giacobinismo. Le sue principali carat- noscere agli operai il diritto di coalizione
teristiche sono: a) la persuasione dell’asso- [...] Spezzarono così il blocco urbano di Pa-
luta verità delle formule sull’uguaglianza, la rigi: le loro forze d’assalto, che si raggrup-
fraternità, la libertà; b) il coinvolgimento pavano nel comune, si dispersero, deluse, e
delle grandi masse popolari nella lotta poli- il Termidoro ebbe il sopravvento. La rivolu-
tica e sociale per la generalizzazione di que- zione aveva trovato i limiti più larghi di clas-
ste formule; c) la diffusione di queste cate- se; la politica delle alleanze e della rivoluzio-
gorie nella tradizione culturale francese e il ne permanente aveva finito col porre qui-
loro travaso nella cultura filosofica tedesca, stioni nuove che allora non potevano essere
come prova «l’analisi che del linguaggio gia- risolte, aveva scatenato forze elementari che
cobino si ha nella Sacra Famiglia di Marx e solo una dittatura militare sarebbe riuscita a
l’ammissione di Hegel che pone come pa- contenere» (ivi, ).
ralleli e reciprocamente traducibili il lin- G. inserisce in questo processo l’elabo-
guaggio giuridico-politico dei giacobini e i razione del sistema elettorale basato su for-
concetti della filosofia classica tedesca» che me diverse di suffragio, scrutinio di lista o
ha «originato lo storicismo moderno» (Q , circoscrizioni uninominali, sistema propor-
, -). zionale o individuale, con le varie combina-
A parere di G., la rivoluzione perma- zioni che ne risultano: sistema delle due Ca-
nente è stata l’obiettivo della politica giaco- mere o di una sola Camera elettiva, con vari
bina, che ha voluto «annientare le forze av- modi di elezione per ognuna (Camera vita-
versarie o almeno ridurle all’impotenza per lizia ed ereditaria, Senato a termine, ma con
rendere impossibile una controrivoluzione elezione dei senatori diversa da quella dei
[...] allargare i quadri della borghesia come deputati); l’affermazione delle libertà nel
tale e [...] porla a capo di tutte le forze na- campo sindacale, ma non in quello politico.
zionali, identificando gli interessi e le esi- Dopo la rapida successione di regimi parla-
genze comuni a tutte le forze nazionali e mentari, dalla “dittatura democratica” post-
mettere in moto queste forze e condurle alla rivoluzionaria all’impero al cesarismo de-
lotta ottenendo due risultati: a) di opporre mocratico, per finire con il regime parla-
un bersaglio più largo ai colpi degli avversa- mentare, G. descrive anche il ruolo della
ri, cioè di creare un rapporto politico-mili- magistratura, che «può essere un potere in-
tare favorevole alla rivoluzione; b) di toglie- dipendente o solo un ordine, controllato e
re agli avversari ogni zona di passività in cui diretto dalle circolari ministeriali, diverse
fosse possibile arruolare eserciti vandeani. attribuzioni del capo del governo e dello
Senza la politica agraria dei giacobini Parigi Stato, diverso equilibrio interno degli orga-
avrebbe avuto la Vandea già alle sue porte» nismi territoriali (centralismo o decentra-
(ivi, ). Con la rivoluzione permanente i mento, maggiori o minori poteri dei prefet-
giacobini non solo «organizzarono un go- ti, dei Consigli provinciali, dei Comuni,
verno borghese, cioè fecero della borghesia ecc.), diverso equilibrio tra le forze armate
la classe dominante, ma fecero di più, crea- di leva e quelle professionali (polizia, gen-
 RIVOLUZIONE PERMANENTE

darmeria), con la dipendenza di questi cor- dovuto invece configurarsi come una guerra
pi professionali dall’uno o dall’altro organo di posizione. Per G. Lenin, che era un poli-
statale (dalla magistratura, dal ministero tico profondamente nazionale, e dunque eu-
dell’interno o dallo Stato maggiore)» (Q , ropeo, lo aveva capito: la rivoluzione avreb-
, ). In questo tumultuoso secolo si as- be dovuto fare i conti con una società civile
siste infine anche alla nascita dell’«opinione già formata, avere contatti con partiti politi-
pubblica»: «A questo processo contribui- ci, sindacati, per costruire un’egemonia civi-
scono i teorici-filosofi, i pubblicisti, i partiti le. Con la sua formula della rivoluzione per-
politici ecc. per lo sviluppo della parte for- manente, invece, Trockij ha dimostrato di
male e i movimenti o le pressioni di massa ignorare la complessità politica di questa
per la parte sostanziale, con azioni e reazio- realtà, confinandosi in un orizzonte stretta-
ni reciproche, con iniziative “preventive” mente «cosmopolitico», «cioè superficial-
prima che un fenomeno si manifesti perico- mente nazionale e superficialmente occiden-
losamente e con repressioni quando le pre- talista» (Q , , ).
venzioni sono mancate o sono state tardive L’esito della rivoluzione permanente sa-
e inefficaci» (ivi, ). rebbe quindi quello di portare un intero si-
Nel XIX secolo la Francia è un paese sul- stema politico a un equilibrio catastrofico,
l’orlo della guerra civile, usata come stru- da cui emergerebbe solo l’ipotesi semplifi-
mento di ricatto politico da parte delle clas- catrice del cesarismo, che peraltro non risol-
si emergenti contro il regime parlamentare. ve i veri problemi dell’instabilità politica. G.
Emerge la necessità di allontanare questo segnala all’attenzione della “scienza politi-
pericolo, che porta l’intero sistema politico ca” l’esistenza di altri processi di consolida-
a un “equilibrio catastrofico”, rivelando una mento e di strutturazione del sistema politi-
fase di debolezza politica da parte della for- co, iniziati dal  e rafforzatisi a seguito de-
za sociale dominante, e non già per una de- gli eventi europei del , che non possono
ficienza organica insuperabile: «Ciò si è ve- essere compresi con le vecchie categorie
rificato nel caso di Napoleone III. La forza “giacobine”. A differenza della rivoluzione
dominante in Francia dal  al  si era permanente – qui da considerare sia come
scissa politicamente (faziosamente) in quat- oggetto storico della politica sia come meto-
tro frazioni: quella legittimista, quella orlea- dologia di indagine storica della stessa – si è
nista, quella bonapartista, quella giacobino- assistito a una progressiva “tecnicizzazione”
repubblicana [...] Napoleone III rappre- della politica, che va oltre lo schema storio-
sentò (a suo modo, secondo la statura del- grafico: slancio rivoluzionario di una parte
l’uomo, che non era grande) queste possibi- politica-equilibrio catastrofico tra le parti
lità latenti e immanenti» (Q , , ). politiche in conflitto. Dal  in poi, infatti,
L’opzione “cesaristica” nasce per neutraliz- è avvenuta «l’espansione del parlamentari-
zare le conseguenze politiche di questa crisi smo, del regime associativo sindacale e di
istituzionale, che ha pesanti conseguenze partito, del formarsi di vaste burocrazie sta-
anche dal punto di vista economico e mora- tali e “private” (politico-private, di partito e
le, connotando il concetto di rivoluzione sindacali) e le trasformazioni avvenute nel-
permanente in maniera negativa. l’organizzazione della polizia in senso largo,
Il concetto di rivoluzione permanente, cioè non solo del servizio statale destinato
e il suo modello storiografico, vengono ri- alla repressione della delinquenza, ma del-
presi da Trockij per spiegare la natura e il de- l’insieme di forze organizzate dallo Stato e
stino della rivoluzione sovietica. È nota l’av- dai privati per tutelare il dominio [politico
versione di G. per tale uso. Se inizialmente ed economico] della classe dirigente» (Q ,
questa rivoluzione si era configurata effetti- , ). Tale sviluppo ha generato un siste-
vamente come permanente, come guerra di ma politico capace di trovare, o di imporre,
movimento, si trattava solo dell’episodio una mediazione tra i rapporti di forza esi-
preliminare al vero e proprio radicamento stenti; controllare i disordini, ma anche ela-
della sua esperienza politica, che avrebbe borare politiche di consenso mirate a preve-
ROBINSONATE 

nirli, istituendo una base sociale per il pote- «la Rivoluzione continua fino al Termidoro,
re dei dominanti. anzi essi parlano di più rivoluzioni [...] Per
Ciò che Trockij (Bronstein, nel linguag- altri la storia della Rivoluzione continua fino
gio dei Q) ignora con la sua idea di rivolu- al , ,  e persino fino alla guerra
zione permanente è che tanto la Russia quan- mondiale del » (Q , , ). Per G. si
to la Francia, sia pure in maniera incommen- tratta di cogliere il nesso dialettico tra «mo-
surabile, mostrano tracce di strutturazione vimenti» e fatti organici da un lato, movi-
del sistema politico. Il suo non è solo un er- menti e fatti di «congiuntura» o occasionali
rore di previsione, ma soprattutto di coeren- dall’altro (ivi, ). Tale nesso dialettico de-
za storica dell’analisi politica: «Bronstein ve essere applicato a tutte le situazioni, non
nelle sue memorie ricorda che gli fu detto solo a quelle in cui si verifica uno svolgi-
che la sua teoria si era dimostrata buona do- mento regressivo o di crisi acuta, ma anche
po... quindici anni e risponde all’epigramma a quelle in cui si verifica uno svolgimento
con un altro epigramma. In realtà la sua teo- progressivo, o di prosperità, e a quelle in cui
ria, come tale, non era buona né quindici an- si verifica una stagnazione delle forze pro-
ni prima né quindici anni dopo: come avvie- duttive. Da questo punto di vista, un errore
ne agli ostinati, di cui parla il Guicciardini, storiografico diventa ancora più grave
egli indovinò all’ingrosso, cioè ebbe ragione nell’“arte politica”, quando non si tratta di
nella previsione pratica più generale; come a ricostruire la storia passata ma di costruire
dire che si predice che una bambina di quat- quella presente e a venire.
tro anni diventerà madre e quando lo diven- Per G. solo nel -, con il tentati-
ta a venti anni si dice “l’avevo indovinato”, vo della Comune di Parigi, «si esauriscono
non ricordando però che quando aveva quat- storicamente tutti i germi nati nel  cioè
tro anni si voleva stuprare la bambina sicuri non solo la nuova classe che lotta per il po-
che sarebbe diventata madre» (Q , , ). tere sconfigge i rappresentanti della vec-
Ciò che la Francia ha ottenuto con almeno chia società che non vuole riconoscere di
sessant’anni di guerra manovrata, fra le trin- essere superata, ma sconfigge anche i grup-
cee e le casematte di un sistema politico fine- pi nuovissimi che sostengono già superata
mente strutturato dal  attorno a un’idea la nuova struttura sorta dal rivolgimento
di egemonia, la Russia non avrebbe certa- iniziatosi nel  e dimostra così di essere
mente potuto fare in pochi anni di travol- vitale e in confronto al vecchio e in con-
gente “rivoluzione permanente”. Per G., fronto al nuovissimo. Inoltre, col -,
dunque, nella politica moderna non si tratta perde efficacia l’insieme di principii di stra-
di annientare i nemici, praticando politiche tegia e tattica politica nati praticamente nel
terroristiche sui civili come sulle classi diri-  e sviluppati ideologicamente intorno al
genti che si vuole destituire. Il realismo ma- » (ivi, -).
chiavelliano di Lenin, al quale G. si ispira, B IBLIOGRAFIA : B UCI -G LUCKSMANN
esclude questa ipotesi giacobina. ; PAGGI .
La critica del concetto di rivoluzione ROBERTO CICCARELLI
permanente indica l’esistenza di un anacro-
V. «bonapartismo», «cesarismo», «cosmopoliti-
nismo teorico che ha un corrispettivo nel-
smo», «giacobinismo», «guerra di movimento»,
l’imprecisione dell’analisi storica. «Gli stori- «guerra di posizione», «Lenin», «Trockij».
ci – scrive G. – non sono per nulla concordi
(ed è impossibile che lo siano) nel fissare i li- rivoluzione-restaurazione: v. rivoluzione
miti di quel gruppo di avvenimenti che co- passiva.
stituisce la rivoluzione francese. Per alcuni
(per es. il Salvemini) la rivoluzione è com-
robinsonate
piuta a Valmy: la Francia ha creato un nuovo
Stato e ha saputo organizzare la forza politi- Non sono molti i luoghi dei Q in cui G.
co-militare che ne afferma e ne difende la so- fa ricorso al lemma, che trova origine nel
vranità territoriale». Per altri, come Mathiez, modo in cui Marx descrive criticamente il
 ROMA

modo di procedere degli economisti, ini- de dell’antica Roma: è «un pregiudizio ret-
ziando l’esposizione dal «singolo ed isolato torico (d’origine letteraria) che la nazione
pescatore e cacciatore». Contestando la tra- italiana sia sempre esistita da Roma antica
sposizione dell’«elemento causale preso dal- ad oggi» (Q , , ); b) il nucleo duro del-
le scienze naturali per spiegare la storia» l’eredità di Roma è nel cosmopolitismo; con
operata da Bucharin (Q , , ), G. criti- Cesare e Augusto inizia il «processo di “sna-
ca anche l’affermazione fatta dal teorico bol- zionalizzazione” di Roma e della penisola e
scevico, secondo cui la teoria atomica avreb- del suo diventare un “terreno cosmopoliti-
be contribuito in modo decisivo a distrug- co”» (Q , , ; v. anche Q , , ); per
gere l’individualismo. G. prosegue notando questo, lo sbocco nazionalistico-imperiali-
come, se la teoria atomica moderna non va stico è anacronistico e antistorico, contrario
intesa come un qualcosa di definitivo, trat- a «tutte le tradizioni italiane, romane prima,
tandosi di ipotesi scientifica e in quanto tale cattoliche poi», che «sono cosmopolitiche».
superabile, non sia possibile che essa possa G. propone il superamento dialettico del
aver posto termine «alla quistione dell’indi- vecchio cosmopolitismo in uno moderno
vidualismo e delle robinsonate». E aggiun- «tale da assicurare le condizioni migliori di
ge: «A parte il fatto che le robinsonate pos- sviluppo all’uomo-lavoro italiano, in qual-
sono essere talvolta schemi pratici costruiti siasi parte del mondo egli si trovi. Non il cit-
per indicare una tendenza o per una dimo- tadino del mondo in quanto civis romanus o
strazione per assurdo», cui anche Marx ha in quanto cattolico, ma in quanto produtto-
fatto ricorso (Q , , : è il Testo C del- re di civiltà» (Q , , ); c) attento alla
la nota citata in precedenza). funzione dei miti storici per la formazione
Anche in un Testo B, Q  II, , , G. della coscienza popolare-nazionale (Q ,
rivaluta parzialmente il ricorso alle «robin- , ), G. distingue la posizione progres-
sonate». A proposito della «quistione della siva di Machiavelli, volta non a restaurare il
così detta “realtà del mondo esterno”» egli passato, ma a fondare un nuovo ordine (Q
afferma che «il punto di vista del solipsismo , , ), da quella regressiva della tradi-
può essere utile didascalicamente, le robin- zione letterario-retorica, che usa il mito del-
sonate filosofiche possono essere altrettanto la grandezza passata per coprire l’assenza di
utili praticamente, se impiegate con discre- legami organici tra intellettuali e popolo e la
zione e con garbo, delle robinsonate econo- fragilità della costruzione nazionale (Q , ,
miche». -).
LELIO LA PORTA ANDREA CATONE
V. «Bucharin», «individualismo», «Marx». V. «Cesare», «eredità del passato», «Impero ro-
mano», «Machiavelli», «Manzoni», «Mazzini»,
Roma «nazionale-popolare», «Risorgimento», «tradi-
zione».
La retorica fascista fondava sul mito
della continuità con l’antica Roma la legitti- Romanticismo italiano
mazione del nazionalismo e dell’imperiali-
smo militaristico. G. si chiede se il moto po- In una prima serie di occorrenze il que-
litico che portò all’unificazione nazionale sito “se sia esistito un Romanticismo italia-
debba necessariamente sboccare in essi (Q no” è inteso da G. nella sua natura oggetti-
, , ). Il mito di Roma era già stato ela- va di tema o argomento di pubblica discus-
borato nel Risorgimento da intellettuali che, sione, storicamente dibattuto dagli intellet-
come Mazzini o Manzoni, «si preoccupava- tuali italiani a partire dal Risorgimento (Q
no della continuità della tradizione italiana , , -, ma soprattutto Q , , 
dall’antica Roma in poi per costituire la e il Testo C Q , , -). In Q , , 
nuova coscienza nazionale» (Q , , ). G. si parla di un «blocco» di argomenti, in sen-
indaga su più aspetti della questione: a) in so lato storico-letterari: la non popolarità
che misura la nazione italiana può dirsi ere- della letteratura italiana in Italia; la «non-
ROMANTICISMO ITALIANO 

esistenza» in Italia di una letteratura popo- costituita da un’identità nazionale-unitaria


lare in senso stretto: romanzi d’appendice, ancora assai problematica fino a quella del
d’avventure, scientifici, polizieschi ecc. (v. collegamento fra classe dirigente, intellet-
Q , , ); consistenza o meno di un tea- tuali, popolo-nazione.
tro nazionale; e, appunto, il quesito «se sia In un’altra serie di occorrenze, invece, il
esistito un romanticismo italiano» (Q , , medesimo quesito “se sia esistito un Ro-
). Ma in Q , , - questo stesso manticismo italiano” viene affrontato in mo-
blocco organico viene presentato, invece, do diretto da G., che prova a dare una sua
come semplice sottoinsieme di un più am- risposta. In tale direzione, il passo decisivo è
pio «nesso di problemi», a sua volta com- Q , , -: subito si premette che nel
prensivo anche, e soprattutto, di una fitta discorso il termine «Romanticismo» andrà
serie di «interpretazioni» concernenti il inteso non come circoscritta scuola o cor-
complessivo svolgimento storico-politico rente letteraria, bensì nel significato più am-
nazionale (con tematiche quali la mancata pio di istanza di «uno speciale rapporto o le-
riforma religiosa in Italia, l’impopolarità del game tra gli intellettuali e il popolo, la na-
Risorgimento, l’apoliticismo del popolo ita- zione»: storicamente, infatti, il Romantici-
liano ecc.). smo è l’«aspetto sentimentale-letterario»
Ma qual è, dunque, il nesso che di fatto che accompagnò «tutto quel movimento eu-
unisce questa congerie di problemi, appa- ropeo che prese nome dalla Rivoluzione
rentemente disomogenei? G. precisa che si francese». Tornando al caso italiano, la dia-
tratta, nel complesso, di «polemiche sorte gnosi di G. non lascia adito a dubbi: «Ebbe-
nel periodo di formazione della nazione ita- ne, in questo preciso senso, il romanticismo
liana e della lotta per l’unità politica e terri- non è esistito in Italia, e nel miglior caso le
toriale e che hanno continuato e continuano sue manifestazioni sono state minime» (ivi,
ad ossessionare almeno una parte degli in- ). In altre parole, il Romanticismo, in ta-
tellettuali italiani» (ivi, ). Insomma, nei le accezione, sarebbe essenzialmente un ri-
passi in questione a G. non sembra interes- flesso letterario della «democrazia», a sua
sare tanto il merito di ciascuna di queste po- volta concepita come «una unità [fra gruppi
lemiche, quanto, piuttosto, il significato spe- sociali] non servile, dovuta all’obbedienza
cifico (e sintomatico) che ha assunto in se passiva, ma un’unità attiva, vivente»; ebbe-
stesso il loro periodico, “ossessivo” ritorno ne, di nuovo, tale unità vivente «è appunto
(il quale, del resto, costituisce un fenomeno mancata in Italia, è mancata almeno nella
tipicamente italiano). Tanto più che, come misura sufficiente a farla diventare un fatto
G. sottolinea, «non è mai esistita una co- storico, e perciò si capisce il significato del-
scienza, tra le classi intellettuali e dirigenti, la domanda: “è esistito un romanticismo ita-
che esista un nesso tra questi problemi, nes- liano”?» (ibid.), laddove G., circolarmente,
so di coordinazione e di subordinazione», conclude il suo ragionamento tornando pro-
per cui, inevitabilmente, «la trattazione ne è prio al quesito iniziale, che adesso, però, è
stata perciò fatta in forma astrattamente cul- visto in una nuova, più chiara luce.
turale, intellettualistica, senza prospettiva Pur essendo impegnato in un ragiona-
storica esatta e pertanto senza che se ne pro- mento di ordine generale, G. qui non rinun-
spettasse una soluzione politico-sociale con- cia a fare degli esempi ben circoscritti, a par-
creta e coerente» (ibid.). Eppure non si trat- tire da quello di Manzoni. Ancora in Q , 
tava certo di problemi di poco conto: anzi, a G. accenna al rapporto di Manzoni con il
ben guardare, ciascuna di quelle questioni e francese Thierry, rappresentante, a suo giu-
di quelle discussioni, di fatto, alludeva e rin- dizio, di una storiografia politica tanto viva-
viava, sempre (sebbene mai in maniera lim- ce da potersi considerare «uno degli aspetti
pida e risoluta), a quelli che erano i dati più più importanti di questo aspetto del roman-
concreti della vita politica e culturale della ticismo di cui si vuole parlare» (ivi, ).
nazione e, in particolare, a talune sue con- Manzoni infatti, in una prima fase, mosso
traddizioni decisamente irrisolte: da quella dai suoi interessi storiografici (e, insieme,
 ROMANZO D ’ APPENDICE

dall’urgente ricerca di forme letterarie in ne teorica né la letteratura (almeno nel loro


grado di dare voce alle classi subalterne, mainstream riconosciuto) erano riuscite a
quelle che “non hanno storia”), si era inte- porsi su di un piano autenticamente roman-
ressato (e aveva, per un certo tempo, anche tico-democratico.
condiviso) alla teoria di Thierry, secondo la Ma l’etichetta di Romanticismo G. la at-
quale il moderno conflitto fra classi sociali tribuisce anche al futurismo italiano (movi-
contrapposte risalirebbe storicamente, in mento al quale, come è noto, nei Q vengono
ciascuna nazione, a un antico contrasto “raz- accordati confini assai larghi), i cui rappre-
ziale” fra conquistatori e conquistati – ad sentanti, con il loro «“romanticismo” o
esempio, in Francia, tra franco-germanici in- Sturm und drang popolaresco», di fatto era-
vasori e popolazioni autoctone gallo-romane no ritornati a proporre alcune ricerche po-
(per tale rapporto Manzoni-Thierry v. anche tenzialmente feconde in senso nazionale-po-
Q , , , in cui parrebbe che G. faccia ri- polare: senonché, da Marinetti a Papini, a
salire a tale teoria storiografica la stessa cop- conti fatti queste stesse proposte erano state
pia manzoniana longobardi-italici, ovvero gravemente inficiate da una tipica «assenza
oppressori-oppressi). Eppure, questa fecon- di carattere e di fermezza dei loro inscena-
da prospettiva, genuinamente “romantica” tori», ovvero dalla loro «tendenza carneva-
(nel senso suddetto), fu in seguito tralascia- lesca e pagliaccesca» (Q , , ).
ta dal milanese, il quale nei Promessi sposi
DOMENICO MEZZINA
avrebbe declinato il proprio atteggiamento
“democratico” verso gli “umili” nei termini V. «futurismo», «Gioberti», «Leopardi», «lettera-
tura popolare», «Manzoni», «nazionale-popola-
ben riconoscibili del “paternalismo cattoli-
re», «nazione», «nesso di problemi», «popolo-na-
co”, termini assolutamente non riconducibi- zione», «Risorgimento».
li a una prospettiva nazionale-popolare.
In Q , , - ricorre fuggevol-
romanzo d’appendice: v. letteratura d’ap-
mente anche il nome di Gioberti, l’intellet-
pendice.
tuale piemontese che, secondo G., era stato
un saldo punto di riferimento ideologico per
Rotary Club
i moderati del nostro Risorgimento. A chia-
rire il senso di questa menzione può essere Il Rotary Club nasce negli Stati Uniti ad
Q , ,  (ma v. anche Q , , ), dove opera degli industriali che premevano per
si precisa che, se in Italia lo studio di quel l’adozione di sistemi antisindacali. È, secon-
nesso di problemi di cui si diceva in prece- do G., «un sansimonismo di destra moder-
denza non era mai stato impostato dagli in- no» (Q , , ). I Rotary Club costituiscono
tellettuali in maniera davvero limpida e op- una specie di religione laica, non universale
portuna, una delle ragioni era da trovarsi ma propria «di un’aristocrazia eletta» (Q ,
«nel pregiudizio rettorico (d’origine lettera- , -): la dottrina della grazia del calvini-
ria) che la nazione italiana sia sempre esisti- smo si scioglie e viene convertita «in motivo
ta da Roma antica ad oggi» (ibid.): ebbene, di energia industriale». Nel codice morale
in questo senso era emblematico proprio il dei rotariani c’è l’obbligo di «servire al pros-
caso di Gioberti, il quale, fautore anch’egli simo», inteso come modo di conciliare l’in-
di tale «pregiudizio rettorico», nella sua per- teresse generale e l’interesse proprio, anche
sonale ricerca delle presunte, remote origini attraverso il tentativo di risolvere i «proble-
della nazione italiana si era spinto tanto in- mi economici e industriali comuni» con il su-
dietro da risalire addirittura a «popolazioni peramento del «“capitalismo di rapina”» (Q
“preromane”» come i pelasgi; e qui G. com- , , ). Come altre organizzazioni portatri-
mentava: «in realtà niente che fosse in rap- ci di ideologie, dal paese di origine esso si
porto col vivente popolo attuale che invece diffonde altrove, compresa l’Italia degli anni
interessava il Thierry e la storiografia politi- Venti, dove peraltro il Rotary era bersaglio di
ca affine» (Q , , ). In definitiva in Ita- attacchi in particolare da parte dei gesuiti,
lia, nel cuore dell’Ottocento, né la riflessio- sospettosi che fosse non solo «strumento del-
RUSSIA 

l’americanismo», e «quindi di una mentalità No. I più responsabili sono gli aristocratici e
anticattolica», ma anche vicino al protestan- la grande borghesia che hanno civettato con
tesimo e alla massoneria, malgrado, diversa- Voltaire» (ibid.).
mente dalla massoneria, rimanesse legale. I In molti punti dei Q si ribadisce l’idea
rotariani si autodefinivano «rappresentanti – molto feconda sul piano metodologico –
di affari e di professionisti» (ivi, ) e, per che i grandi pensatori della politica abbiano
G., rientrano «nella categoria sociale degli legami storici e teorici con gli esponenti del-
“intellettuali”» con la funzione di «mediare l’economia politica. Aveva intuito, ad esem-
gli estremi [...] di escogitare compromessi e pio, che «le teorie economiche del Machia-
vie d’uscita tra le soluzioni estreme» (Q , , velli [...] non potevano uscire dai quadri del
). La sua conclusione, nel Q , è che «il mercantilismo» (Q , , ). Subito dopo
Rotary è una massoneria senza i piccoli bor- questa osservazione G. si chiede: «Anche
ghesi e senza la mentalità piccolo borghese» Rousseau sarebbe stato possibile senza la
e che i suoi tentativi di mediare erano come cultura fisiocratica?». Infine, G. si distacca
quelli di Agnelli, il quale, attraverso «una sua dall’interpretazione, considerata «romanti-
forma di “americanismo” accetta alle masse co-liberale», di Machiavelli fornita da Rous-
operaie», provava ad assorbire il gruppo or- seau, secondo la quale l’autore del Principe
dinovista (Q , , ). Parte integrante del- sarebbe un «gran repubblicano [...] costret-
l’americanismo fu il suo aspetto ideologico, to dai tempi [...] a “déguiser son amour
con l’apporto cospicuo fornito appunto dal pour la liberté” e a fingere di dare lezioni ai
Rotary (Q , , ). re per darne “des grandes aux peuples”» (Q
, , ).
DEREK BOOTHMAN
V. «americanismo», «gesuiti», «intellettuali». CARLOS NELSON COUTINHO
V. «educazione», «Gentile», «giacobinismo», «Il-
Rousseau, Jean-Jacques luminismo», «Machiavelli», «pedagogia».

G. parla poco nei Q di Rousseau, ma Russia


sempre con accento positivo. Delle teorie
pedagogiche del ginevrino G. sottolinea la Dopo essersi a lungo occupato negli
differenza rispetto ai pretesi discepoli (Pe- scritti precarcerari della Rivoluzione russa,
stalozzi, Gentile, Lombardo-Radice ecc.), «rivoluzione contro Il Capitale», G. nei Q ri-
nei quali vede dello “spontaneismo”. Già in torna rapidamente sull’inapplicabilità di
Q  G. scrive: «Non si è tenuto conto che le schemi storici prefissati e validi in ogni si-
idee di Rousseau sono una reazione violenta tuazione: «Sembra che Marx abbia creduto,
alla scuola e ai metodi pedagogici dei Ge- come Hegel, che i diversi momenti dell’evo-
suiti e in quanto tale rappresentano un pro- luzione si manifestino in paesi diversi, cia-
gresso» (Q , , ). E in Q , , : scuno dei quali è specialmente adatto a cia-
«Nella posizione del Gentile [...] c’è tutto il scuno di quei momenti [...] Egli non ha mai
reazionarismo della vecchia concezione libe- fatta un’esposizione esplicita della sua dot-
rale, c’è un “lasciar fare, lasciar passare” che trina; così molti marxisti sono persuasi che
non è giustificato, come era nel Rousseau tutte le fasi dell’evoluzione capitalista devo-
[...], dall’opposizione alla paralisi della no prodursi nella stessa forma presso tutti i
scuola gesuitica». G. distingue tra la posi- popoli moderni. Questi marxisti sono trop-
zione democratica di Rousseau (che non esi- po poco hegeliani» (Q , , , Testo A).
ta a definire «democrazia sovversiva»: Q , La crisi organica apertasi con la guerra spie-
,  e il Testo C del -, Q , , ga le ragioni per cui proprio nella Russia za-
) e il liberalismo, ad esempio quello di rista e contadina si sia prodotta quella crepa
Voltaire: «Chi è responsabile [secondo i ge- che ha consentito di saltare la fase della “ri-
suiti, ndr] dell’“apostasia” del popolo fran- voluzione borghese”, senza che per questo
cese? Solo gli intellettuali democratico-rivo- la rivoluzione bolscevica si collocasse al di
luzionari che si richiamavano al Rousseau? fuori della teoria marxista.
 RUSSIA

La domanda che nei Q trova maggiore l’assenza di una grande riforma religiosa (Q
approfondimento è piuttosto in che misura la , , ) e un’economia basata sull’agricol-
rivoluzione in Russia sia da considerarsi “na- tura primitiva (Q , , ). Ma nei Q la
zionale” oppure “importata” dal cuore del- Russia viene riconosciuta come determi-
l’Europa; in altre parole, la questione del rap- nante potenza europea; e se le forze nazio-
porto tra Oriente e Occidente. G. risponde a nali russe sono passive, per questa stessa
questa domanda su un doppio versante: da passività assimilano le influenze straniere e
una parte egli sostiene che i “traghettatori” anche gli stessi stranieri, “russificandoli”. È
dello Stato russo verso la modernità, da Pie- vero che l’organizzazione politica e com-
tro il Grande a Lenin, non sono russi di estra- merciale russa fu creata dai normanni, quel-
zione occidentale o “stranieri in patria”; dal- la religiosa dai greci bizantini e, più tardi,
l’altra si sforza di dimostrare come la Russia tedeschi e francesi diedero uno scheletro re-
sia Europa e non Asia, proseguendo una ri- sistente alla gelatinosa società russa. Ma
flessione iniziata già nel  (La Russia e «nel periodo storico più moderno avviene il
l’Europa, ° novembre , in ON  ss.), os- fenomeno inverso: una élite di gente tra la
servando come le sorti dell’Europa non fos- più attiva, intraprendente e disciplinata» (Q
sero state determinate solo dal sea power del- , , ), ovvero il gruppo dirigente bol-
l’Inghilterra, ma anche dall’immenso peso scevico, emigra all’estero, assimila la cultu-
politico, economico e militare del “gigante”
ra dei paesi più progrediti dell’Occidente,
russo. La Russia, spiega G., fu determinante
senza perciò perdere i caratteri essenziali
per le vittorie inglesi e per le stesse sorti eu-
della propria nazionalità, senza cioè rompe-
ropee dal XVII al XX secolo, ma è con la rivo-
re i legami sentimentali e storici col proprio
luzione bolscevica che l’influenza della Rus-
sia sull’Europa è destinata ad accrescersi. popolo; fatto così il proprio “garzonato in-
Nei Q il discorso è quasi altrettanto tellettuale” rientra nel paese, costringendo
esplicito: G. afferma che la Russia «difese il popolo a un forzato risveglio. Tale élite ha
l’Europa occidentale dalle invasioni tartari- un carattere nazionale-popolare: non può
che, fu un antemurale tra la civiltà europea essere riassimilata dalla passività russa per-
e il nomadismo asiatico [...] Con la sua ster- ché essa stessa è un’energica reazione russa
minata popolazione composta di tante na- alla passività storica nazionale. Con la rivo-
zionalità, era sempre possibile alla Russia luzione l’unità nazionale è rafforzata; la
organizzare eserciti imponenti di truppe as- compagine statale è intatta, smentendo il
solutamente inattaccabili dalla propaganda presunto amorfismo russo, «per eccellenza
liberale da gettare contro i popoli europei»; femmineo e dissolvitore», e la presunta in-
ma – conclude G. – «molti non riescono a capacità russa di organizzare lo Stato o ad-
calcolare quale mutamento storico sia avve- dirittura di concepirlo, se non grazie a stra-
nuto in Europa nel  e quale libertà ab- nieri o sovrani di origine straniera (Q , ,
biano conquistato i popoli occidentali» (Q ). Anche l’industrializzazione (forzata),
, , -). Numerose sono nei Q le cita- di marca staliniana, viene da G. giudicata
zioni bibliografiche (ad esempio quella di positivamente come processo di moderniz-
Tommasini, Q , , ) in cui la Russia vie- zazione del paese (ibid.).
ne riconosciuta come determinante potenza G. non manca di discutere (Q , , -
europea, mentre vengono apertamente con- ) la questione dell’“eurasiatismo” russo, in
futate le opinioni di studiosi che, per G., base a cui la Russia sarebbe più asiatica che
sottovalutano il ruolo storico e culturale occidentale: essa non è stata impugnata solo
della Russia (Q , , ; Q , , ; Q , dagli intellettuali liberali e conservatori, ma
, -). L’attenzione che G. pone al pro- anche dagli intellettuali emigrati raccolti a
blema denota quanto si tratti di questione partire dal  intorno al giornale “Naka-
dirimente. Molti sono i caratteri dello Stato nune”. Secondo questi intellettuali la Russia
russo comuni alle grandi realtà orientali (Ci- avrebbe dovuto innanzitutto mettersi alla te-
na e India): la debolezza politica dovuta al- sta dell’Asia nella lotta contro il predominio
RUSSIA 

europeo. In secondo luogo il bolscevismo pica del carattere popolare russo; essa è il
sarebbe stato un avvenimento decisivo per cristianesimo dell’anima eurasiatica. La cri-
la storia della Russia: avrebbe “attivato” il tica tout court dell’eurasiatismo sembra sot-
popolo russo e giovato all’autorità e all’in- tendere non solo la condanna di qualsiasi
fluenza mondiale della Russia con la nuova deriva autoritaria della rivoluzione, ma an-
ideologia che aveva diffuso. Questi “eura- che una visione tradizionale dei rapporti tra
siatici” non sono per G. bolscevichi ma ne- Oriente e Occidente. L’utilizzo di tali cate-
mici della democrazia e del parlamentari- gorie, più storico-politiche che geografiche,
smo occidentale. Essi si atteggiano spesso a risulta meno fecondo di quello maturato
fascisti russi, propugnatori di uno Stato for- nell’analisi della dicotomia Nord-Sud, ri-
te in cui la disciplina, l’autorità, la gerarchia proposta come chiave di lettura dei fenome-
abbiano a dominare sulla massa. Sono parti- ni della globalizzazione attuale.
giani di una dittatura e salutano positiva-
mente l’ordine statale vigente nella Russia ELISABETTA GALLO
dei soviet, per quanto essi vagheggino di so- V. «Cina», «Europa», «India», «intellettuali»,
stituire l’ideologia nazionale a quella prole- «nazionale-popolare», «Oriente-Occidente»,
taria. L’ortodossia è per loro l’espressione ti- «storicismo», «URSS».
S

Sacro romano impero no impero (Primo Reich) e l’età moderna,


che da Federico il Grande arriva al  (Se-
Se già in Italia Cesare, dando la cittadi-
condo Reich): essa rende facilmente com-
nanza non solo ai medici, ma anche ai mae-
prensibile il concetto di Terzo Reich.
stri delle altre arti liberali, favorì a Roma la
nascita di una «categoria di intellettuali “im- JOLE SILVIA IMBORNONE
periali”» (Q , , ) e quindi cosmopoliti, V. «Cesare», «Germania», «Impero romano»,
mentre la città diventò il centro della co- «Medioevo», «Roma».
smopoli dell’impero e poi sede dell’istitu-
zione universale del papato, G. ricorda che saggio del profitto: v. caduta tendenziale del
anche la Germania è stata la «sede di una saggio di profitto.
istituzione e di una ideologia universalistica
supernazionale (Sacro Romano Impero del- Saggio popolare: v. Bucharin.
la Nazione tedesca)» (Q , , ). Si diede
così una «certa quantità di personale alla co- salario
smopoli medioevale» (ibid.), impoverendo
le energie nazionali e «suscitando lotte che Nell’analizzare la grande crisi degli an-
distoglievano dai problemi di organizzazio- ni Trenta, G. respinge le riflessioni di Jan-
ne nazionale e mantenevano la disgregazio- naccone (che, vedendo nel crack di Wall
ne territoriale del Medio Evo» (Q , , ). Street la rottura dell’equilibrio dinamico tra
Il Sacro romano impero è d’altronde espres- consumo e risparmio, chiedeva politiche de-
sione di una «tendenza politica» originata flazionistiche di bassi salari: Q , ) e di
dall’Impero romano: in Q ,  G. rammen- Giovanni Agnelli (il quale al contrario, leg-
ta che esso fu coinvolto nella svalutazione gendo la crisi in chiave di sottoconsumo e
della storia romana, annoverata da H. G. disoccupazione tecnologica, auspicava in-
Wells tra le reazioni alla tradizione di Roma. terventi di riduzione d’orario e di aumenti
Un tentativo di tornare in Italia al Sacro ro- dei salari). L’innalzamento o l’abbassamen-
mano impero (al potere papale sulle co- to dei salari non può rappresentare, per il
scienze) per G. fu invece il richiamo all’anti- pensatore sardo, un rimedio alla crisi, dal
chità romana, espresso in primis dalla rina- momento che «la “società industriale”» non
scita del latino letterario, e il «trionfo della è formata «solo di “lavoratori” e di “im-
romanità» (Q , , ), che caratterizzaro- prenditori”, ma di “azionisti” vaganti (spe-
no il Rinascimento: per l’autore dei Q si culatori)», vale a dire da soggetti privi di una
trattò di un recupero puramente strumenta- funzione produttiva (Q  II, , ). Nu-
le, in un’ottica politica che si rivelò «una far- merose pagine G. dedica poi all’analisi del-
sa dopo la tragedia» (ibid.). In Germania in- la politica di alti salari portata avanti dal tay-
vece G. rileva una «continuità ininterrotta lorismo. Infatti, in Q ,  egli osserva che
(non interrotta da invasioni straniere per- il processo di razionalizzazione dei sistemi
manenti)» (Q , , ) tra il Sacro roma- di produzione e di lavoro si era innestato in
 SALVEMINI , GAETANO

America grazie all’assenza di sedimentazio- zogiorno. Questi avvenimenti erano anche


ni di carattere storico, per poi rafforzarsi at- inseriti nel contesto di un movimento cultu-
traverso l’applicazione di strumenti di coa- rale e politico di reazione contro la conce-
zione sociale da un lato e di consenso dal- zione del Mezzogiorno come «“palla di
l’altro. Tra questi strumenti vanno annove- piombo” per l’Italia» (Q , , ), che si
rati, accanto ai benefici sociali e alla propa- espresse anche nella “Voce” e nell’“Unità”,
ganda ideologica e politica, gli alti salari. riviste che ruotavano intorno a Salvemini e
Tuttavia il pensatore sardo avverte il carat- alla sua impostazione liberaldemocratica
tere transitorio della politica degli alti sala- della questione meridionale. Il giovane G.
ri, essendo questa destinata a venire meno ne era stato attento lettore e ne subì profon-
con la fine del monopolio tecnico-industria- damente l’influenza.
le da parte di alcune aziende, sia negli Stati Salvemini è citato nei Q anche come
Uniti che all’estero. Inoltre, nonostante tale storico. G. valuta la sua Rivoluzione france-
sistema, persisteva alla Ford una grande in- se come «una reazione concreta» contro
stabilità della manodopera, fenomeno ri- quello che egli chiama «storia feticistica»,
conducibile al fatto che l’organizzazione che rende «protagonisti della storia “perso-
taylorista richiedeva un tipo di qualifica che naggi” astratti e mitologici» (Q , , ).
comportava livelli di sfruttamento della for- G. osserva che Salvemini al contrario finiva
za lavoro molto maggiori, che neanche gli con l’esagerare la particolarità degli avveni-
alti salari erano in grado di compensare. Da menti storici, come quando «non vuol sa-
qui G. sottolinea che il sistema taylorista è pere di “guelfi” e “ghibellini”, uno partito
“razionale” solo se accompagnato da un della nobiltà e dell’Impero e l’altro del po-
profondo mutamento delle condizioni so- polo e del Papato, perché egli dice di cono-
ciali, dei costumi e degli stili di vita per com- scerli solo come “partiti locali”, combatten-
pensare il forte dispendio di energie musco- ti per ragioni affatto locali, che non coinci-
lari e nervose che un simile modo di lavora- devano con quelle del Papato e dell’Impe-
re comporta. ro» (ivi, ).
VITO SANTORO MARCOS DEL ROIO
V. «alti salari», «americanismo», «consumo», V. «Giolitti», «quistione meridionale», «Rivolu-
«parassitismo». zione francese».

Salvemini, Gaetano san Gennaro


Salvemini esercitò un’importante in- Nei Q la voce ricorre in due sole note
fluenza teorica e politica su G., specie negli dove è citato il medesimo aneddoto, tratto
anni della formazione del pensatore sardo. dalle Memorie di Henry W. Steed. G. lo
Meridionalista, campione della lotta al siste- menziona a memoria con qualche impreci-
ma di potere violento e corrotto di Giolitti sione: è il dialogo tra un nobile italiano e un
nel Mezzogiorno, già uscito dal PSI nel , prelato di curia (e non tra un protestante e
nel  Salvemini ricevette l’offerta di can- un cardinale, come afferma l’apparato criti-
didarsi a deputato da parte dei «futuri re- co dei Q) e concerne il controllo “politico”
dattori dell’“Ordine Nuovo”», perché i con- che l’ambiente ecclesiale esercita sulla mas-
tadini del Sud potessero avere un loro rap- sa dei “semplici”. La prima nota ha al centro
presentante in parlamento con l’aiuto della Tommaso Gallarati Scotti (Q , , ; Testo
classe operaia del Nord (QM -). Vi sono C: Q , , -). Nel Testo C vi è un ac-
nei Q diversi passaggi che si riferiscono al- cenno al miracolo del «sangue di S. Genna-
l’appoggio dato dal “Corriere della Sera” a ro (a Napoli esistono, pare, altri tre o quat-
Salvemini in relazione all’opposizione a Gio- tro sangui che bollono “miracolosamente”,
litti, appoggio che significava la possibilità di ma che non sono “sfruttati” per non scredi-
una diversa alleanza di una parte degli indu- tare quello popolarissimo di S. Gennaro)»
striali del Nord con il blocco rurale del Mez- (ibid.); sono prodigi «utili per il popolino
SARCASMO 

napoletano, non per gli intellettuali», dirà all’ironia romantica, a quella divertita supe-
G. in Q , , . In Un’introduzione allo riorità con cui gli scrittori del primo Otto-
studio della filosofia vi è infatti il secondo ri- cento osservavano e giudicavano la materia
ferimento (ibid.): G. cita ancora l’aneddoto rappresentata. Obiettando a Tecchi che «nel
per sottolineare il proliferare, in epoca con- caso dell’azione storica, l’elemento “ironia”
troriformista, di nuovi ordini ecclesiastici sarebbe appunto troppo letterario [...] e in-
«di scarsissimo significato “religioso” e di dicherebbe una forma di distacco connessa
grande significato “disciplinare” sulla massa piuttosto allo scetticismo più o meno dilet-
dei “semplici”, [...] strumenti di “resistenza tantesco (dovuto a disillusione, a stanchezza
passiva” di conservazione delle posizioni ac- o anche a “superominismo”)», G. sottolinea
quisite, non forze rinnovatrici in isviluppo», come, «invece, in questo caso (cioè dell’a-
veri e propri «ordini politici». È il senso del- zione storica) l’elemento caratteristico è il
la risposta che il prelato fornisce, nell’aned- “sarcasmo” e in una sua certa forma, cioè
doto, a chi gli chiede se lui sia cristiano: “appassionato”» (Q , , ). Al centro di
«Noi siamo prelati», risponde, «cioè “politi- questa riflessione, come G. chiarirà lucida-
ci” della religione cattolica». Nella lettera al- mente nella trascrizione e nell’accorpamen-
la cognata Tania del  marzo  G. scrive to delle due note in questione in uno degli
di «fedeli di San Gennaro» (LC ) per in- ultimi quaderni speciali, c’è quello che egli
dicare i napoletani. Il santo patrono diviene definisce «il nodo delle quistioni che sorgo-
qui logo soprannaturale della città, emblema no a proposito dello storicismo» (Q , ,
civico dei suoi caratteri peculiari. ): il fatto cioè che «si possa essere critici
e uomini d’azione nello stesso tempo, in mo-
GIOVANNI MIMMO BONINELLI
do non solo che l’uno aspetto non indeboli-
V. «Chiesa cattolica», «cultura popolare», «Na- sca l’altro, ma anzi lo convalidi» (Q , , ).
poli». L’atteggiamento in grado di risolvere
questo nodo per G. non poteva essere certo
sarcasmo quello teorizzato da Tilgher nel suo opusco-
Il sarcasmo è per G. il particolare atteg- lo Storia e antistoria, dato che in esso, come
giamento, di critica sferzante ma costruttiva, G. chiarisce appunto in Q , , egli scinde
che contraddistingue l’azione politica di chi «molto superficialmente e meccanicamente
agisce, con obiettivi e finalità rivoluzionarie, [...] i due termini della personalità umana
in periodi di transizione: un atteggiamento (dato che non esiste e non è mai esistito 〈un〉
di distacco-comprensione particolarmente uomo tutto critico e uno tutto passionale)»,
adatto a condividere speranze e sentimenti quando, invece, si sarebbe dovuto «cercare
delle classi popolari senza rinunciare a de- di determinare come in diversi periodi stori-
mistificarne le illusioni. È un argomento che ci i due termini si combinano sia nei singoli,
G. affronta e sviluppa in due note successi- sia per strati sociali (aspetto della quistione
ve del Q , raccogliendo ed elaborando uno della funzione sociale degli intellettuali) fa-
spunto di Filippo Burzio ricavato da un ar- cendo prevalere (apparentemente) un aspet-
ticolo di Bonaventura Tecchi, Il demiurgo di to o l’altro (si parla di epoche di critica, di
Burzio, apparso sull’“Italia letteraria” del  epoche di azione, ecc.)»; ma non poteva es-
ottobre . Si tratta della convinzione che sere, neppure, quello prospettato da Croce
il demiurgo, per poter esercitare la sua fun- in Elementi di politica o in Etica e politica,
zione di guida nei confronti delle masse, basato sulla coincidenza assoluta tra politica
debba mantenere un certo distacco rispetto e passione. Alle posizioni crociane G. obiet-
alle passioni che spingono gli uomini all’a- ta, infatti, che «se l’atto concreto politico,
zione, mantenersi, cioè, «sopra alle passioni come dice il Croce, si attua nella persona del
e ai sentimenti, pur provandoli con non mi- capo politico, è da osservare che la caratteri-
nore intensità». Un atteggiamento di distac- stica del capo come tale non è certo la pas-
co e di superiorità rispetto alle passioni po- sionalità, ma il calcolo freddo, preciso, ob-
polari, questo, che Tecchi aveva paragonato biettivamente quasi impersonale, delle forze
 SARDEGNA , SARDI

in lotta e dei loro rapporti» (ivi, ). La mente capito, il risultato cui Marx mirava
possibilità di essere contemporaneamente era proprio quello di dare a certe aspirazio-
critici e uomini d’azione non poteva che di- ni una forma nuova, di rinnovare profonda-
scendere, per G., dalla capacità di condivi- mente il contenuto di quelle aspirazioni.
dere sentimenti e passioni delle classi popo- In questo ragionamento vediamo dun-
lari senza rinunciare però a prenderne le di- que profilarsi il riconoscimento di un atteg-
stanze, a giudicarle e a criticarle. giamento critico di validità generale, la cui
Da questo punto di vista Q ,  assume natura dissacrante e polemica risulta parti-
un valore metodico esemplare: qui, infatti, colarmente funzionale alle fasi storiche rivo-
G. eleva il sarcasmo, con esplicito riferimen- luzionarie, quando alle forze progressive
to a quello marxiano – definito «l’espressio- spetta il compito di favorire, nel vivo di una
ne più alta, anche esteticamente del “sarca- appassionata battaglia culturale, quella rot-
smo appassionato”» –, a strumento privile- tura con le vecchie concezioni della vita sen-
giato, tanto sul piano dell’atteggiamento cri- za la quale gli elementi della nuova visione
tico che su quello dell’espressione stilistica, del mondo generati dallo sviluppo storico
di una battaglia culturale il cui obiettivo è non riuscirebbero mai ad acquisire saldezza,
quello di favorire «il distacco dalle vecchie maturità e coerenza. Atteggiamento – come
G. sente il dovere di precisare – da non
concezioni in attesa che le nuove concezio-
confondere, ma anzi da tenere nettamente
ni, con la loro saldezza acquistata attraverso
distinto dal «sarcasmo di “destra”, che rara-
lo sviluppo storico, dominino fino ad acqui-
mente è appassionato, ma è sempre “negati-
stare la forza delle “convinzioni popolari”»
vo”, puramente distruttivo, non solo della
(ivi, ). Riferendosi in particolare alle otto-
“forma” contingente, ma del contenuto
centesche “illusioni” popolari (credenza “umano” di quei sentimenti» (ivi, -). Non
nella giustizia, nell’uguaglianza, nella frater- è un caso, dunque, che G. chiami in causa il
nità), cioè negli elementi della “religione sarcasmo anche a proposito di Francesco De
dell’umanità” e alla necessità di demistifi- Sanctis, per meglio definire natura e caratte-
carne l’impianto idealistico, G. ricorda co- re della sua battaglia culturale, di quel suo
me nei loro confronti «Marx si esprime con appassionato e appassionante atteggiamen-
“sarcasmo” appassionatamente “positivo”, to critico, felicemente classificato come
cioè si capisce che egli non vuol dileggiare il «nuovo umanesimo, critica del costume e
sentimento più intimo di quelle “illusioni” dei sentimenti, fervore appassionato, sia pu-
ma la loro forma contingente legata ad un re sotto forma di sarcasmo», e che proprio
determinato mondo “perituro”, il loro puz- in quell’atteggiamento di fervore venato di
zo di cadavere, per così dire, che trapela dal sarcasmo egli individui una delle caratteri-
belletto» (ivi, ). Agli occhi di G., Marx era stiche qualificanti e distintive del «tipo di
riuscito infatti, in particolare nella Sacra fa- critica letteraria» più confacente al materia-
miglia, a preservare dalla sarcastica demoli- lismo storico, più adatto, cioè, a sostenerne
zione cui aveva sottoposto i processi di su- i processi di lucida e impietosa demistifica-
blimazione con cui la “critica critica” aveva zione critica (Q , , ).
idealizzato e neutralizzato le aspirazioni del-
MARINA PALADINI MUSITELLI
le classi popolari, un nucleo “umano” au-
V. «Croce», «De Sanctis», «ironia», «Marx».
tentico di sentimenti, comportamenti, con-
cezioni della vita, proprio delle classi popo-
lari. Il fatto che Marx si fosse limitato a col- Sardegna, sardi
pire la forma contingente in cui quelle aspi- In una prima serie di occorrenze, il
razioni avevano trovato espressione e soddi- contesto concettuale è quello, cruciale, del-
sfazione non significava però, per G., che la «quistione meridionale», intesa come ele-
egli intendesse accettare e avallare l’istintiva mento caratterizzante di un processo di
elementarità di quel nucleo di aspirazioni unificazione nazionale come quello italia-
umane. Come G. dimostra di aver perfetta- no, di fatto impostato su forme di sfrutta-
SARDEGNA , SARDI 

mento semicoloniale del Nord sul Sud, per luppo della modernità industriale nel Nord;
cui, nel nostro Mezzogiorno, totalmente su- e dato che per i cittadini settentrionali que-
balterno agli interessi dello sviluppo econo- sta “miseria” risultava essere inspiegabile
mico settentrionale, era stato necessario storicamente, ecco che se ne scorgevano le
mantenere sostanzialmente intatto il blocco cause in certi caratteri congeniti della pre-
storico conservatore tra contadini, intellet- sunta “indole” meridionale: l’incapacità or-
tuali piccolo borghesi e proprietari terrieri, ganizzativa, la refrattarietà rispetto a qual-
cui corrispondeva una società connotata da siasi cultura del lavoro e, al limite, una glo-
gravissime sperequazioni sociali, in un qua- bale inferiorità biologica. Particolarmente
dro economico assai arretrato. Si tratta di insidiosi, secondo G., erano proprio gli esiti
una tematica già ampiamente impostata nel più propriamente razzistici di questa ideolo-
saggio del  sulla questione meridionale, gia antimeridionale, e l’esempio più chiaro
del quale nei Q vengono ripresi alcuni era rappresentato proprio dal caso della Sar-
spunti. La crucialità storico-politica di tale degna: se già in un articolo del  maggio
“quistione” spingeva G. a effettuare un’a- , intitolato Gli scopritori, G. denunciava
nalisi differenziale delle diverse macroaree l’atteggiamento palesemente razzistico di
in cui il Sud Italia risulta tradizionalmente tanti intellettuali continentali, nei cui reso-
suddiviso: Mezzogiorno continentale, Sici- conti di viaggio «i sardi passano per lo più
lia, Sardegna. per incivili, barbari, sanguinari», nei Q, in-
Certo, anche a proposito della Sarde- vece, egli riporta la vicenda di Giulio Bechi,
gna si poteva parlare di «una grande disgre- un ufficiale che nel  era stato mandato
gazione sociale; i contadini, che costituisco- nel Nuorese per sconfiggere il banditismo e
no la grande maggioranza della sua popola- che aveva perseguito il suo fine «con misure
zione, non hanno nessuna coesione tra loro» da stato d’assedio, illegali», ossia trattando
(QM ), anzi, la maggiore arretratezza eco- gli autoctoni «come negri, arrestando in
nomica dell’isola finiva per accentuare i pro- massa vecchi e bambini» (Q , , ).
blemi tipici delle società meridionali (ad Come si dice in QM , solo con la pri-
esempio, G. fa riferimento al banditismo ma guerra mondiale si era avuto un conside-
sardo: LC , a Carlo,  ottobre ); ep- revole (sebbene parziale) mutamento nel-
pure la storia dell’isola, almeno a partire dal- l’assetto, apparentemente immobile, del
l’Ottocento, risultava essere segnata, vice- blocco storico agrario del Sud, laddove il
versa, proprio da una marcata vivacità e conflitto aveva offerto ai contadini inedite
reattività politica, fatta sia di iniziative dal possibilità di contatto con altre classi: i ri-
basso che di proteste messe in atto dagli in- sultati si erano concretizzati nel dopoguerra,
tellettuali, episodi il più delle volte estempo- quando si forma nel Meridione il «movi-
ranei e dunque non risolutivi, ma in ogni ca- mento degli ex combattenti nel quale i con-
so assai interessanti: emblematica la seduta tadini-soldati e gli intellettuali-ufficiali for-
del Congresso sardo, tenuta nel  sotto la mavano un blocco più unito tra di loro e in
presidenza di un certo generale Rugiu, du- una certa misura antagonistico coi grandi
rante la quale era stato calcolato «quante proprietari» (ibid.). Tutto ciò produsse, ol-
centinaia di milioni siano stati estorti alla tre che le occupazioni di terre del , an-
Sardegna nei primi  anni di Stato unitario, che tutta una fioritura di movimenti a base
a favore del continente» (Q , , ). regionalistica, variamente venati da istanze
Ora, in vista della conservazione del autonomiste; esperienze nel complesso poli-
suddetto rapporto Nord-Sud, un fattore de- ticamente limitate, poiché sospese fra parti-
cisivo, di ordine ideologico-culturale, era colarismo regionale e rivendicazioni demo-
rappresentato dal pregiudizio antimeridio- cratiche assai moderate: e tuttavia, in un sif-
nale radicato fra le masse popolari del Nord fatto contesto, «la sola regione dove il movi-
(QM ), per cui la miseria del Mezzogior- mento degli ex combattenti assunse un pro-
no rappresenterebbe una «palla di piombo» filo più preciso e riuscì a crearsi una struttu-
per l’Italia tutta e, in particolare, per lo svi- ra sociale più solida è la Sardegna» (ivi, );
 SAVONAROLA , GIROLAMO

in particolare, il cosiddetto “sardismo” si in- una certa fatica comprendere le complica-


carnò nella Giovane Sardegna, da cui sareb- zioni degli altri», anche se poi precisa subi-
be poi nato il Partito sardo d’Azione. Ebbe- to che «forse dovrei dire che “ero” un sar-
ne, se la Sardegna faceva eccezione, questo do senza complicazioni, perché forse ora
avveniva per motivazioni assolutamente non lo sono più; una certa dose di compli-
profonde, le stesse, del resto, capaci di spie- cazioni deve avere turbato anche la mia psi-
gare la particolare effervescenza politico-so- cologia». In LC  (a Giulia,  gennaio
ciale di cui si diceva sopra: premesso che ), invece, G. ammette la propria invete-
nelle società meridionali l’impatto sociale rata «difficoltà grande, molto grande a este-
delle iniziative popolari è inversamente pro- riorizzare i sentimenti» e ricorda che «nella
porzionale alla forza politica dei latifondisti, letteratura italiana hanno scritto che se la
avviene che «in Sardegna la classe dei gran- Sardegna è un’isola, ogni sardo è un’isola
di proprietari terrieri è tenuissima, non svol- nell’isola». Ma in realtà, a parte questi epi-
ge nessuna funzione e non ha le antichissime sodi di maggiore apertura autobiografica,
tradizioni culturali, intellettuali e governati- discutendo del problema ebraico G. torna a
ve del Mezzogiorno continentale» (ibid.). proclamarsi avverso all’ideologia per cui
In una seconda serie di occorrenze, il ri- l’individuo va giudicato secondo la sua ap-
ferimento alla Sardegna diventa invece rife- partenenza nazionale o regionale, intesa qui
rimento alla propria terra natale, ovvero, più come stereotipo culturale-letterario o, peg-
in generale, adesione diretta alla vita quoti- gio, come “razza”. G. afferma: «Io stesso
diana, a una realtà concreta e familiare fatta non ho nessuna razza: mio padre è di origi-
di piccole cose: e non sorprende che questo ne albanese recente [...]; mia nonna era una
avvenga soprattutto nelle lettere, dato che Gonzalez e discendeva da qualche famiglia
alcuni dei suoi corrispondenti risiedevano in italo-spagnola dell’Italia meridionale [...];
Sardegna, per cui il ricorso a luoghi, tradi- mia madre è sarda per il padre e per la ma-
zioni, vocaboli sardi rappresentava un sicu- dre e la Sardegna fu unita al Piemonte solo
ro punto di incontro fra mittente e destina- nel  dopo essere stata un feudo perso-
tario; si ricordi, almeno, LC , a Delio,  nale e un patrimonio dei principi piemonte-
ottobre , dove G. racconta la storiella si [...] Tuttavia la mia cultura è italiana fon-
«della volpe e del polledrino», sospesa fra i damentalmente e questo è il mio mondo»
toni della favola e il quadretto realistico di (LC , a Tania,  ottobre ).
vita primitiva. In ogni caso, G. continua a
DOMENICO MEZZINA
scrutare con obiettività di studioso il feno-
meno-Sardegna, come dimostrano le nume- V. «blocco agrario», «contadini», «folclore, folklo-
re», «Grande guerra», «intellettuali italiani»,
rose richieste di libri dedicati alla regione:
«Mezzogiorno», «nazione», «Nord-Sud», «qui-
approfondisce la storia sarda; chiede che gli stione meridionale», «razzismo», «Risorgimento».
si forniscano precisi ragguagli circa le vicen-
de politiche locali; si informa circa l’evolu-
Savonarola, Girolamo
zione del costume sociale, con particolare
attenzione al folclore e alla sua conservazio- Nella lettura critica del Rinascimento
ne (LC , alla madre,  ottobre ). dello storico della letteratura Vittorio Rossi
Molto interessanti, poi, sono quei pas- G., di contro alla concezione «retorica» e
si in cui G. accoglie l’idea suggestiva di un’i- ideologicamente unitaria della prospettiva
dentità sarda come di un tratto caratteriale- dello studioso, rileva la mancata valutazione
esistenziale irriducibile e particolarissimo, che nel Rinascimento esistevano «due cor-
passi in cui inevitabilmente affiora in più renti»: l’una, la «regressiva», che trionfò at-
chiara evidenza l’impronta dell’uomo reale. traverso l’«aristocrazia staccata dal popolo-
In LC  (a Tania,  maggio ), parlan- nazione», l’altra, la progressiva, che reagì al-
do di delicatissime incomprensioni tra fa- lo «splendido parassitismo» della cultura e
miliari, G. afferma: «Ma io sono un sardo dell’arte rinascimentale con la Riforma pro-
senza complicazioni psicologiche e mi costa testante e, tra l’altro, per la situazione italia-
SCHIAVITÙ 

na, con Savonarola e i «bruciamenti delle va- scettico non dovrebbe fare altro che vivere
nità» (Q , , ). Savonarola, in questo come un vegetale, senza intrigarsi negli affa-
contesto, non appare, per G., uomo del Me- ri della vita comune» (Q , , ). Difatti
dioevo, bensì esponente della «classe rivolu- questi si smentisce ogni volta che rappre-
zionaria» che si oppose al blocco sociale ari- senta «una determinata opinione» (ibid.): in
stocratico rappresentato da Lorenzo il Ma- sostanza «lo scettico, filosofando per negare
gnifico e dalla sua politica autocratica (Q , la filosofia, in realtà la esalta e la afferma» (Q
, ). Tuttavia Savonarola e gli esponenti , , ). Quel che lo scettico sostiene è in
del partito popolare mancavano, per G., di definitiva una mera opinione, che «può
realismo nella loro azione politica: il “dover trionfare solo convincendo la comunità che
essere” (l’etica politica) savonaroliano risultò le altre sono anche peggiori, in quanto sono
«astratto e fumoso» rispetto al “dover esse- inutili» (Q , , -). Secondo G., l’atteg-
re” di Machiavelli (Q , , , e poi Q , , giamento scettico conduce in generale alla
), il quale – ancorché a sua volta sconfit- «grettezza conservatrice» (Q , , ), giac-
to – seppe interpretare la dinamica storica ché negando l’esistente per intero e non cri-
degli eventi senza moralismi e tuttavia colti- ticando nulla di determinato, finisce per ac-
vando un progetto di trasformazione pro- cettare l’intero mondo così com’è. In questa
gressiva della realtà politica contemporanea direzione va l’«amabile scetticismo da salot-
intorno al ruolo di un possibile “capo” – il to o da caffè reazionario» (Q , , ). Lo
principe –, dotato nella misura giusta delle scetticismo tende a «togliere ai fatti econo-
capacità del centauro, la ragione e la neces- mici ogni valore di sviluppo e di progresso»
saria violenza. La lezione di Machiavelli, ri- (Q , , ). Il marxismo invece, pur sotto-
spetto a Savonarola rappresentante della de- lineando il carattere individuale della realtà
mocrazia cittadina, è portata così per G. a e criticando i falsi universali della specula-
individuare i mezzi per raggiungere finalità zione, non cade nello scetticismo perché in-
di interesse generale: a educare “chi non sa” tegra criticamente in sé le posizioni degli av-
– Savonarola e gli altri –, piuttosto che all’o- versari: «D’altronde non bisogna pensare
dio per i tiranni, al calcolo e alla spietatezza che la forma di pensiero “antiesperantisti-
che, insieme al consenso, avrebbero potuto co” significhi scetticismo o agnosticismo o
assicurare a uomini come il Valentino il suc- ecclettismo. È certo che ogni forma di pen-
cesso nella costruzione di uno Stato italiano siero deve ritenere se stessa come “esatta” e
moderno (Q , , -). È significativo pe- “vera” e combattere le altre forme di pen-
raltro che, se è vero che Machiavelli conside- siero; ma ciò “criticamente”. Dunque la qui-
rava un velleitario profeta disarmato Savona- stione è sulle dosi di “criticismo” e di “stori-
rola, e in ciò trovava la causa della sua scon- cismo” che sono contenute in ogni forma di
fitta, egli riconosceva anche la sua credibilità pensiero. La filosofia della prassi, riducendo
nella predicazione religiosa, cui corrisponde- la “speculatività” ai suoi limiti giusti (negan-
va una esemplare analogia di vita. G. invece do cioè che la “speculatività” come l’inten-
resta fermo nel considerare la religione – ma dono anche gli storicisti dell’idealismo sia il
non la dimensione religiosa – come ideologia carattere essenziale della filosofia) appare
diffusa nel suo tempo (e altresì nel tempo essere la metodologia storica più aderente
machiavelliano). alla realtà e alla verità» (Q , , , va-
riante instaurativa su Q , ).
RAFFAELE CAVALLUZZI
V. «dover essere», «Machiavelli», «Medioevo», MANUELA AUSILIO
«Rinascimento», «Valentino». V. «agnosticismo», «critica, critico».

scetticismo schiavitù
Secondo G. già il «senso comune» po- Riferendosi a un articolo della “Civiltà
trebbe rivolgere allo scettico l’obiezione se- cattolica” del febbraio , G. annota le si-
condo cui «per essere coerente a se stesso, lo tuazioni di schiavitù presenti «in parecchi
 SCIENZA

paesi (Abissinia, Nepal, Tibet, Heggiaz, esistono diverse tipologie scientifiche e di-
ecc.)»: esse vanno dalla costrizione delle verse concezioni dei fattori salienti «della
donne al lavoro forzato per gli indigeni nel- scienza (nel senso di scienza naturale)» (Q
le colonie fino «alle forme di schiavitù o ser- , , ). Un approccio pone l’enfasi sulle
vitù della gleba determinate in molti paesi «leggi di somiglianza (regolarità), di coesi-
dai debiti e dall’usura (in America il peonag- stenza (coordinazione), di successione (cau-
gio; America centrale e meridionale; in In- salità)», mentre altri studiosi definiscono la
dia). (Questo fatto avveniva, e forse avverrà scienza «come la descrizione più economica
ancora, anche per gli emigranti italiani nel- della realtà» (ibid.). In tutte le scienze, co-
l’America Meridionale...)» (Q , , -). munque, le regolarità devono essere presen-
Il lemma torna, in accezione molto più ti per dare «origine appunto alla ricerca
generale, in un’osservazione su un modo er- scientifica», mentre i diversi tipi di regola-
rato di concepire la dialettica denunciato da rità possono creare «diversi tipi di “scien-
Bertrando Spaventa, di cui G. ricorda l’os- ze”» (Q  II, , ). Inoltre, in chiave chia-
servazione «su quelli che vorrebbero, con la ramente antipositivistica, si nega recisamen-
scusa che il momento dell’autorità è impre- te che «per essere “scienza” una ricerca deb-
scindibile e necessario, conservare l’uomo ba aggrupparsi con altre ricerche in un tipo
sempre in “culla” e in schiavitù» (Q  I, , e che tale “tipo” sia la “scienza”» (ibid.). In-
). In una nota dedicata a Labriola G. tor- fatti, altrove G. distingue chiaramente tra le
na su questo nesso tra mancanza di dialettica diverse scienze: quelle «naturali» (Q , ,
e giustificazione della schiavitù. Labriola ), le «così dette scienze esatte o mate-
aveva infatti affermato che per educare mo- matiche» (Q , , ), quelle «storiche o
ralmente i papuani era necessario provviso- umanistiche» (Q , , ) e, in ancora un
riamente farli schiavi. Questa risposta non altro gruppo, quella economica, probabil-
pare a G. né dialettica né progressiva, ma mente «una scienza sui generis, anzi unica
meccanica e retriva: «può darsi benissimo nel suo genere» (Q , , ).
che sia “necessario ridurre i papuani alla In un Testo B del Q  G. osserva che
schiavitù” per educarli, ma non è necessario l’aggettivo “scientifico” significa «“razio-
meno che qualcuno affermi che ciò non è ne- nale” e più precisamente “razionalmente
cessario che contingentemente, perché esi- conforme al fine” da raggiungere, cioè di
stono determinate condizioni, che cioè que- produrre il massimo col minimo sforzo» (Q
sta è una necessità storica e non assoluta: è , , ). L’autore del libro a cui G. qui si
necessario anzi che ci sia una lotta in propo- riferisce aveva notato come l’aggettivo
sito, e questa lotta è proprio la condizione “scientifico” spesso si trovi in espressioni
per cui i nipoti o pronipoti del papuano sa- come “organizzazione scientifica del lavo-
ranno liberati dalla schiavitù e saranno edu- ro”, ma forse stranamente né l’aggettivo
cati con la Pedagogia moderna. Che ci sia chi “scientifico” né il sostantivo “scienza” so-
affermi recisamente che la schiavitù dei pa- no nel quaderno su Americanismo e fordi-
puani non è che una necessità del momento smo (vi si trovano invece concetti come “ra-
e si ribelli contro tale necessità è anch’esso zionalizzazione”). Da parte sua G. com-
un fatto filosofico-storico» (Q , , ). menta che il significato dell’aggettivo
LELIO LA PORTA “scientifico” può essere ridotto a «“confor-
me al fine” in quanto tale “conformità” sia
V. «colonialismo», «colonie», «dialettica», «edu-
razionalmente (metodicamente) ricercata
cazione», «emigrazione», «hegelismo napoleta-
no», «Labriola», «Spaventa».
dopo un’analisi minutissima di tutti gli ele-
menti» (ibid.).
Bucharin, preso a esempio di un’inter-
scienza
pretazione volgare-positivista del marxismo,
La discussione più esplicita delle scien- era colpevole, secondo G., di appiattire tut-
ze naturali da parte di G. si trova in Q , - te le scienze sul modello delle scienze esatte
. Egli parte dal riconoscimento del fatto che e naturali (Q , , ). Per G., d’altra par-
SCIENZA 

te, mentre si devono cercare e riconoscere cialmente nella forma e nella metodologia
leggi, linee regolari ecc. nelle scienze umani- che la scienza economica ricevette da Davi-
stiche come nelle altre scienze, le prime non de Ricardo» (Q , , ).
hanno natura predittiva per quel che con- Emerge da quanto sopra detto che le
cerne accadimenti storici; dall’analisi di una scoperte della scienza e i concetti elaborati
realtà storica «si può prevedere “scientifica- dalla scienza possano portare con sé, come
mente” solo la lotta», non il suo esito, sog- nel caso delle leggi di tendenza («leggi di re-
getto a forze non «riducibili a quantità fisse» golarità necessarie»), «leggi non in senso
(Q , , ). naturalistico o del determinismo speculati-
La scienza economica secondo G. è ca- vo ma in senso “storicistico”», anche con un
ratterizzata tra l’altro da leggi di tendenza, «significato di innovazione filosofica» (Q 
innovazione che egli attribuisce (provocan- II, , ), posizione nettamente contraria a
do sorpresa nell’amico Sraffa, che pensava quella sostenuta da Croce, per il quale le
fosse una delle caratteristiche dell’“econo- scienze cosiddette naturali non hanno valo-
mia volgare”), a Ricardo. A parere di Sraf- re a livello filosofico. La scienza deve sele-
fa, «l’unico elemento di cultura» da trova- zionare le sensazioni non transitorie ma
re in Ricardo «è derivato delle scienze na- «durature», cioè effetti ed eventi capaci di
turali» (v. la lettera di Sraffa a Tania del  essere riprodotti. Il suo compito è quello di
giugno , in LST , in parte ricopiata da rettificare «il modo di conoscenza» e «gli
Tania nella lettera a G. del  luglio , in organi delle sensazioni» e, inoltre, di elabo-
LGT -; v. anche la lettera di G. a Ta- rare «principi nuovi e complessi di induzio-
nia del  maggio , in LC -). Per G., ne e deduzione» (Q , , -). Ciò vale
«la scoperta del principio logico formale per l’esperimento di Rutherford sulla sco-
della “legge di tendenza”» porta a «defini- perta del nucleo atomico, ed è dalle osser-
re scientificamente i concetti fondamentali vazioni fatte in tali esperienze che si deve ri-
nell’economia di “homo oeconomicus” e salire, per il mezzo indiretto di una “catena”
di “mercato determinato”» e, al tempo logica, al risultato (ivi, ). Non mancava-
stesso, rappresenta «una scoperta di valore no paradossi nella nuova fisica, che indica-
gnoseologico», la quale implica «una nuo- vano a G. come si trattasse «di una fase
va “immanenza”, una nuova concezione transitoria e iniziale di una nuova epoca
della “necessità” e della libertà ecc.» (Q  scientifica», la quale aveva prodotto sia
II, , ). «una grande crisi intellettuale e morale» sia
A livello scientifico, il «concetto e fatto «una nuova forma di “sofistica”», simile ai
di “mercato determinato”» (qui definito da sofismi dell’antichità (Achille e la tartaruga
G. come il «determinato rapporto di forze ecc.): egli conclude che i nuovi sofismi, co-
sociali in una determinata struttura dell’ap- me quelli antichi, servono ad aprire una fa-
parato di produzione») rivela la presenza di se di sviluppo della filosofia e della logica
determinate forze «apparse storicamente, nonché a «raffinare gli strumenti del pen-
forze il cui operare si presenta con un certo siero» (ivi, -).
“automatismo” che consente una certa mi- Nella scienza si stabilisce ciò che è «co-
sura di “prevedibilità”». Tale posizione è mune a tutti», e oggettivo è ciò che «è indi-
consona con l’affermazione gramsciana per pendente da ogni punto di vista che sia me-
cui la scienza economica è «una scienza sui ramente particolare o di gruppo» (ivi, ).
generis» (il già citato Q , , ), né natu- Ciò nonostante, nello schema analitico
ralistica (tanto meno deterministica), né gramsciano anche la scienza è «una super-
umanistica; sembra che G. ipotizzi l’influen- struttura, una ideologia», come è anche di-
za esercitata dall’approccio ricardiano alla mostrato dal fatto che ha subito periodi di
scienza economica sulle posizioni filosofiche eclisse ad opera della religione: essa non si
di Marx: non «una derivazione dalle scienze presenta mai come «nuda nozione obbietti-
naturali», ma «una elaborazione di concetti va», ma è «sempre vestita da una ideologia»
nati nel terreno dell’economia politica, spe- (Q , , ). G. aggiunge, come parte del-
 SCIENZA

la propria concezione generale della scien- to adducendo che «se le verità scientifiche
za, che essa è costituita dall’«unione del fat- fossero definitive, la scienza avrebbe cessato
to obbiettivo con un’ipotesi o un sistema di esistere come tale, come ricerca, come
d’ipotesi che superano il mero fatto obbiet- nuovi esperimenti», e sarebbe rimasto solo il
tivo» e, come tale, ha sempre un contenuto compito della «divulgazione del già scoper-
ideologico, anche se «è relativamente facile to» (Q , , ); e afferma che «la scienza
distinguere la nozione obbiettiva dal siste- non pone nessuna forma di “inconoscibile”
ma d’ipotesi, con un processo di astrazione metafisico, ma riduce ciò che l’uomo non
che è insito nella stessa metodologia scienti- conosce a un’empirica “non conoscenza”
fica» (ibid.). Questo è il motivo per cui un che non esclude la conoscibilità, ma la con-
gruppo sociale può «appropriarsi la scienza diziona allo sviluppo degli elementi fisici
di un altro gruppo senza accettarne l’ideo- strumentali e allo sviluppo della intelligenza
logia» o, detto altrimenti, il proletariato può storica dei singoli scienziati». La sua conclu-
appropriarsi dei risultati raggiunti della bor- sione è che ciò che interessa la scienza è non
ghesia senza accettare l’ideologia di tale tanto «l’oggettività del reale, ma l’uomo che
classe (ibid.). elabora i suoi metodi di ricerca», che raffina
In merito al tema dello sviluppo delle i suoi strumenti materiali e logici, ossia la
scienze, G. nota come non si possa dire che cultura, «cioè il rapporto tra l’uomo e la
una teoria è stabilita una volta per sempre: realtà, con la mediazione della tecnologia»
ad esempio la teoria atomistica, allora di re- (ivi, -).
cente formulazione, secondo G. potrebbe La questione dell’oggettività scientifica
essere «superata», cioè «assorbita in una è trattata in un’altro momento della polemi-
teoria più vasta e comprensiva» (Q , , ca antibuchariniana. La realtà oggettiva vie-
). Corollario diretto di tale posizione è la ne dimostrata, ricorrendo alla storia umana,
libertà di ricerca, rivendicata come fattore dal «lungo e laborioso sviluppo della filoso-
essenziale: «pare necessario che il lavorio di fia e della scienza» nella formulazione en-
ricerca di nuove verità e di migliori, più coe- gelsiana. Oggettivo, nelle parole di G., si-
renti e chiare formulazioni delle verità stes- gnifica «“umanamente oggettivo”, ciò che
se sia lasciato all’iniziativa libera dei singoli può corrispondere esattamente a “storica-
scienziati, anche se essi continuamente ri- mente soggettivo”, cioè oggettivo significhe-
pongono in discussione gli stessi principi rebbe “universale soggettivo”». L’oggetti-
che paiono i più essenziali» (Q , , ). vità viene raggiunta dunque nel processo di
La scienza progredisce per mezzo non solo unificazione storica del genere umano «in
del miglioramento degli strumenti tecnici o un sistema culturale unitario» con, tenden-
del metodo sperimentale (la cui affermazio- zialmente, «la sparizione delle contraddizio-
ne «separa veramente due mondi della sto- ni interne che dilaniano la società umana»,
ria»: Q , , ) ma, palesemente, per lo contraddizioni che danno origine alle «ideo-
sviluppo delle teorie, le quali a loro volta so- logie non universali» che sono rese caduche
no influenzate «dalla storia umana» (Q , , «dall’origine pratica della loro sostanza». La
, con riferimento specifico alla teoria mo- lotta per l’oggettività, conclude G., coincide
derna dell’atomo). La tesi dell’influenza in con la «lotta per l’unificazione culturale del
senso largo della società sul progresso teori- genere umano», il terreno la cui massima
co venne sostenuta con forza ed efficacia estensione finora è stata offerta dalla «scien-
dalla delegazione sovietica al Congresso di za sperimentale» (Q , , -). Uno degli
storia della scienza e della tecnologia svolto- assi portanti della metodologia scientifica è
si a Londra nel ; G. afferma che la scien- l’astrazione, ma segno della debolezza della
za naturale è «una categoria storica» (Q , mentalità scientifica è che non solo come
, ; nei Q si fa cenno esplicito al con- «fenomeno di cultura popolare», ma nem-
gresso – Q , ,  –, ma sembra proba- meno nella cultura dello stesso ceto degli
bile che G. abbia letto solo il contributo bu- scienziati era diffusa come forma mentis la
chariniano). G. continua lo stesso argomen- capacità di fare astrazioni scientifiche al di
SCIENZA 

fuori di un determinato campo di interesse Un parallelo interessante tra le scienze


(Q , , -). naturali e quelle umanistiche è tracciato da G.
Altro aspetto che emerge dai Q è il mo- nel commentare l’opinione di Croce secondo
do in cui si sviluppano le scienze, in parti- cui la filosofia della praxis avrebbe operato
colare le scienze umane. Nella critica al ma- nella sua mentalità «come un corpo cataliti-
nuale sovietico di economia politica di La- co» (metafora attribuita per un lapsus gram-
pidus e Ostrovitianov, accusato di essere sciano alla fisica anziché alla chimica), le cui
dogmatico, G. nota tra l’altro come gli au- tracce non si vedono nel prodotto finale: essa
tori facciano credere che i risultati raggiun- sarebbe servita, secondo Croce, solo per di-
ti dalla loro scuola sono accettati da tutti, struggere pregiudizi ecc. G. ritiene invece che
mentre occorrerebbe spiegare perché la lo- la concezione di Croce nasconda elementi
ro posizione è superiore a quella di altre della filosofia della praxis e, come tale, sia un
scuole (Q  II, , ). L’economia «criti- esempio della traduzione tra paradigmi scien-
ca» era per G. ancora nel «periodo di lotta tifici: la filosofia del Croce è «in una misura
e di polemica per affermarsi e trionfare», notevolissima una ritraduzione in linguaggio
cioè nella situazione di paradigmi rivali, in speculativo dello storicismo realistico della fi-
conflitto tra loro, e non già, con parole tipi- losofia della praxis» (Q  I, , -).
camente gramsciane, una scienza «nel pe- La scienza è essenziale per capire la
riodo classico della sua espansione organi- realtà, ma le cosiddette “idee scientifiche”
ca» (ibid.), come nell’astronomia fu la fase (se intese in modo acritico) possono avere ri-
successiva alla rivoluzione copernicana, te- percussioni negative a livello ideologico.
ma che ricorre nei Q spesso in senso me- Pertanto, G. ribadisce la necessità di conte-
taforico. G. generalizza questa sua posizio- stualizzare la scienza, allo scopo di promuo-
ne quando scrive che una «scienza nuova vere il principio «pedagogico-didattico del-
raggiunge la prova della sua efficienza e vi- la “storia della scienza e della tecnica come
talità feconda quando mostra di saper af- base dell’educazione formativa-storica nella
frontare i grandi campioni delle tendenze nuova scuola”» (Q , , ). La conoscen-
opposte, quando risolve coi propri mezzi le za della scienza, in tutte le sue forme a tutti
quistioni vitali che essi hanno posto o di- i livelli, e la comprensione delle leggi della
mostra perentoriamente che tali quistioni natura sono sia condizioni necessarie perché
sono falsi problemi» (Q , , ). Episte- il popolo possa «partecipare attivamente al-
mologicamente la posizione di G. è di avan- la vita della natura per trasformarla e socia-
guardia per il suo tempo e può essere profi- lizzarla sempre più profondamente ed este-
cuamente confrontata con quella sviluppa- samente», sia qualcosa di oggettivo «a cui
ta a partire dagli anni Sessanta da T. S. occorre adattarsi per dominarle» (Q , ,
Kuhn. Una cosa è la scienza e un’altra è la -). Le scienze naturali e umanistiche de-
sua immagine, immagine che deve essere vono convergere nel «modo di essere del
smitizzata; per questo G. nota che bisogna nuovo intellettuale» il quale, come «persua-
combattere l’idea che la scienza sia una nuo- sore permanentemente», dalla «tecnica-la-
va forma di stregoneria, attraverso la quale voro giunge alla tecnica-scienza e alla con-
può essere realizzato un nuovo «paese di cezione umanistica storica» affinché non ri-
Cuccagna». Strumento essenziale in questo manga solo «specialista» ma diventi «“diri-
processo di smitizzazione è la «migliore co- gente” (specialista + politico)» (Q , , ).
noscenza delle nozioni scientifiche essen- B IBLIOGRAFIA : A LOISI  e ;
ziali», attraverso la sua divulgazione «per BOOTHMAN ; ROSSI ; TAGLIAGAMBE
opera di scienziati e di studiosi seri» (Q , .
, -); altrove viene riconosciuta l’uti- DEREK BOOTHMAN
lità di eventuali rubriche scientifiche per- V. «Croce», «fisica e chimica», «ideologia», «logi-
ché, anche se riviste specializzate erano ca», «matematica», «oggettività del reale», «pre-
sempre esistite, «mancavano le riviste di di- visione», «specialista + politico», «tecnica», «tra-
vulgazione» (Q , , ). duzione».
 SCIENZA DELLA POLITICA

scienza della politica mento «della scienza e dell’arte politica è


che esistono davvero governanti e governa-
Tra i marxisti del suo tempo G. fu pro-
ti» (Q , , ). Questo «primo elemento»
babilmente l’unico a utilizzare in modo po-
ha nei Q la stessa funzione metodologica che
sitivo l’espressione «scienza politica» o
ha la merce nell’esposizione dialettica pre-
«scienza della politica». Mentre il termine sente nel Capitale di Marx: si tratta cioè di
«sociologia» appare sempre nei Q con con- una figura astratta (di una “cellula”) che
notati fortemente negativi (è nota l’avversio- contiene potenzialmente tutte le determina-
ne di G. per la “sociologia marxista” propo- zioni più concrete della totalità. Il concetto
sta da Bucharin e le sue critiche al formali- più concreto della teoria politica di G., quel-
smo e all’empirismo della sociologia “bor- lo cioè di «Stato integrale» (società politica
ghese”), l’espressione «scienza politica» ha + società civile, coercizione + consenso, dit-
invece nei suoi appunti un’indiscutibile ac- tatura + egemonia ecc.), ha tutte le sue de-
cezione positiva. Non è difficile notare come terminazioni – tra altre: come si governa,
uno degli obiettivi dei Q, forse il più impe- perché si ubbidisce ecc. – già contenute in
gnativo, sia appunto l’elaborazione di una questo primo elemento astratto, nel rappor-
scienza della politica adeguata alla filosofia to cioè tra governanti e governati. E così co-
della praxis, cioè al marxismo. me Marx aveva fatto nei confronti della for-
Quali che siano i motivi che hanno spin- ma-merce, G. mostra la storicità di questo
to G. a valutare positivamente la scienza del- primo elemento: anche il rapporto tra go-
la politica, il fatto è che la sua opera – seb- vernanti-governati ha una genesi (nella so-
bene affronti variegati argomenti, oggi clas- cietà di classe) e dunque una possibilità di
sificabili dal punto di vista accademico come superamento (nella «società regolata» senza
filosofici, antropologici, sociologici, estetici classi, cioè nel comunismo). Se si vuole insi-
ecc. – può essere sostanzialmente considera- stere nel paragone con Marx, si può dire che
ta una riflessione sull’azione e sulle istituzio- i Q contengono allo stesso tempo i Grun-
ni politiche (egemonia, volontà collettiva, drisse (i “quaderni miscellanei”) e i primi ab-
Stato, società civile, partiti ecc.). In effetti, bozzi del Capitale (i “quaderni speciali”).
G. esamina tutte le sfere dell’essere sociale Nei Q G. impiega il concetto di politica
prendendo le mosse dal loro rapporto con la in due accezioni principali, che si potrebbe-
politica. Del resto, è proprio la riflessione ro chiamare “ampia” e “ristretta”. Nella sua
sulla scienza politica che smentisce nel mo- accezione ampia, «politica» è identificata
do più chiaro una delle più diffuse letture con libertà, con universalità o, più precisa-
dell’opera gramsciana, ossia quella che fa di mente, con tutte le forme di prassi che supe-
G. un pensatore frammentario, il cui lavoro rano la semplice ricezione passiva o la mani-
teorico mancherebbe (sia per autonoma de- polazione dei dati immediati della realtà (ri-
cisione metodologica sia per la coercizione cezione e manipolazione che contrassegna-
delle condizioni oggettive in cui ha lavorato) no gran parte della prassi tecnico-economi-
di un’impalcatura sistematica. Non credo ca e della prassi quotidiana in generale), ri-
che sia così: mi sembra che i “quaderni spe- volgendosi invece consapevolmente verso la
ciali” siano tentativi (non sempre riusciti, è totalità dei rapporti soggettivi e oggettivi. Si
vero) di passare dal metodo d’indagine, pro- può capire meglio questa impostazione se si
prio dei “quaderni miscellanei”, a quello osserva che, in tale accezione ampia, politi-
dell’esposizione, tramite la creazione di una ca in G. è sinonimo di «catarsi», cioè del pas-
démarche che va dialetticamente, come nel saggio dalla particolarità all’universalità, dal
Capitale, dall’astratto al concreto. Sono mol- determinismo alla libertà (Q  II, , ). In
ti i nodi espositivi (in questo senso marxia- effetti, è ontologicamente giusto dire, come
no) presenti nei Q. fa ripetutamente G., che “tutto è politica”,
Ne vorrei dare qui un solo esempio, rac- ossia che tutte le forme di prassi comportano
colto appunto dalla riflessione gramsciana questa potenzialità del momento catartico,
sulla politica. G. afferma che il primo ele- la potenzialità cioè di un passaggio dalla sfe-
SCIENZA DELLA POLITICA 

ra della manipolazione immediata – dalla ri- elemento è che esistono davvero governati e
cezione passiva della realtà – alla dimensio- governanti, dirigenti e diretti. Tutta la scien-
ne della totalità, del cambiamento attivo del za e l’arte politica si basano su questo fatto
mondo sociale. In altre parole: di un passag- primordiale, irriducibile (in certe condizio-
gio dalla coscienza “egoistico-passionale” ni generali)» (Q , , ). Ma così come per
(meramente particolare) alla coscienza “eti- Marx nei confronti del capitale, anche per
co-politica” o universale (alla coscienza del- G. non siamo qui davanti a un fatto “natu-
la nostra partecipazione nel genere umano). rale”, “eterno”: «La innovazione fondamen-
G. presenta nei Q molti esempi di questo tale introdotta dalla filosofia della praxis
momento catartico in parecchie sfere del- nella scienza della politica e della storia è la
l’essere sociale, dal terreno delle ideologie dimostrazione che non esiste una astratta
(passaggio del senso comune eteroclito al “natura umana” fissa e immutabile [...] ma
buon senso critico e a una concezione del che la natura umana è l’insieme dei rappor-
mondo organica, come nella “filosofia siste- ti sociali storicamente determinati, cioè un
matica dei filosofi”) a quello dell’arte e del- fatto storico accertabile, entro certi limiti,
la letteratura (elaborazione estetica di una coi metodi della filologia e della critica. Per-
prospettiva nazionale-popolare, veramente tanto la scienza politica deve essere concepi-
universale-concreta e non più astrattamente ta nel suo contenuto concreto (e anche nel-
cosmopolita ecc.). la sua formulazione logica) come un organi-
Oltre questa accezione ampia, G. ci smo in sviluppo» (Q , , -). Questa vi-
presenta nei Q un concetto ristretto di poli- sione storicistica lo porta a dialettizzare il
tica, appunto quello che è proprio della suo primo elemento (che rimane nonostante
scienza della politica, il quale coinvolge l’in- ciò il punto di partenza della sua stessa co-
sieme delle pratiche e delle oggettivazioni struzione della scienza politica) e, di conse-
direttamente connesse ai rapporti di potere guenza, a formulare queste domande, d’im-
tra governanti e governati. Ebbene, se nella portanza metodologica cruciale: «Si vuole
sua accezione ampia, cioè quella di catarsi, la che ci siano sempre governati e governanti
politica è vista da G. come un momento ine- oppure si vogliono creare le condizioni in
liminabile e costitutivo della stessa struttura cui la necessità dell’esistenza di questa divi-
ontologica dell’essere sociale, in questa se- sione sparisca? cioè si parte dalla premessa
conda accezione la politica gli appare invece della perpetua divisione del genere umano o
come qualcosa di storicamente transeunte: si crede che essa sia solo un fatto storico, ri-
G. non è un “politologo” (e tanto meno un spondente a certe condizioni?» (Q , ,
“politologo” con deviazioni politicistiche), ). Poiché G. adotta senz’altro la seconda
ma un critico della politica, e questo nello alternativa posta dalle due domande, diven-
stesso senso in cui Marx non è un “econo- ta evidente che per lui il primo elemento del-
mista” (e ancor meno un “economicista”), la politica (come per Marx la “cellula” co-
ma – secondo le sue proprie parole – un cri- stituita dalla merce e dalla sua forma valore)
tico dell’economia politica, nella misura in non è un fatto naturale ed eterno, ma un
cui mette i fatti economici in rapporto, da processo storico.
una parte, con la totalità sociale, e, dall’altra, La storicità della politica, concepita co-
con il divenire storico. me un “organismo in sviluppo”, non si rife-
G., sulle orme di Marx, assume una po- risce dunque soltanto alle sue categorie
sizione simile nei confronti della scienza po- strutturali-immanenti: è la stessa sfera poli-
litica. Se Marx riconosce i concetti di merce tica (nel suo senso ristretto, cioè come rap-
e di valore elaborati dall’economia politica porto tra governanti e governati) che ha se-
che lo ha preceduto come i punti di parten- condo G. un carattere storico. Questa sfera
za della sua propria riflessione, anche G. sa ha una genesi storica, giacché esiste politica
che nella sfera della prassi e delle istituzioni solo quando ci sono governanti e governati,
politiche – secondo la lezione di teorici che dirigenti e diretti, e questa divisione non ri-
vanno da Machiavelli a Mosca – il «primo sulta dalla “natura umana”, ma da rapporti
 SCIOPERO

sociali storico-concreti (ossia, in ultima ana- sciopero


lisi, dice G., essa risale «a una divisione di
A parte qualche occorrenza determina-
gruppi sociali», ossia, alla divisione della so-
ta dal ricordo di fatti storici, e a parte l’indi-
cietà in classi, ibid.). Per G. questa divisione
cazione per cui – nel linguaggio metaforico
né sempre ci fu né sempre ci sarà, giacché
potrà sparire nella «società regolata» (co- di tipo politico-militare usato da G. (e da tan-
munista), nella quale sarà superata la divi- ti altri, dopo la Grande guerra e durante la
sione della società in classi antagonistiche. sua continuazione sotto forma di “guerra di
In effetti, in questa società regolata G. sup- classe”) – «il boicottaggio è guerra di posi-
pone che «l’elemento Stato-coercizione [e, zione, gli scioperi sono guerra di movimen-
si potrebbe dire, anche la divisione tra go- to» (Q , , ), la presenza del lemma nei
vernanti e governati, ndr] si può immagina- Q può essere distinta sostanzialmente secon-
re esaurentesi mano a mano che si afferma- do due accezioni: lo «sciopero militare» e lo
no elementi sempre più cospicui di società «sciopero generale». Riguardo alla prima, G.
regolata (o Stato-etico o società civile)» (Q , respinge la tesi, a quel tempo prevalente, per
, ). cui la disfatta di Caporetto sarebbe stata un
Il preteso “politicismo” che alcuni in- puro infortunio militare e sembra ritenere in-
terpreti attribuiscono a G. non trova dun- vece che si fosse trattato di uno «sciopero mi-
que riscontro nel testo dei Q. Intesa nel suo litare» (Q , ,  e Q , , ). In tal caso
senso ampio, come catarsi, la politica è una vi sarebbe stata una responsabilità politica,
determinazione ineliminabile della prassi poiché «la responsabilità sarebbe sempre dei
umana e, di conseguenza, quando G. dice e governanti, e della loro incapacità a prevede-
ribadisce che “tutto è politica”, non fa vio- re che determinati fatti avrebbero potuto
lenza al reale, ma anzi indica un aspetto es- portare allo sciopero militare e quindi a
senziale dell’essere sociale, ossia il momento provvedere a tempo, con misure adeguate
dell’articolazione tra soggettività e oggetti- (sacrifici di classe) a impedire una tale possi-
vità, tra libertà e causalità, tra particolarità e bile emergenza» (ivi, -).
universalità. E quando la politica è compre- Lo sciopero generale è riallacciato da
sa nel suo senso ristretto, cioè come rappor- G. alle concezioni proprie di Sorel, cioè del
to di potere tra governanti e governati, che è «sindacalismo» o «economismo» (Q , ,
quello proprio della scienza politica anche ; Q , ,  e relativo Testo C: Q , ,
del suo tempo, G. mostra ciò come qualco- ), e di Rosa Luxemburg (Q , , ). A
sa che sarà dialetticamente superato, cioè queste concezioni – definite «teoria della
aufheben (conservata, eliminata e innalzata a spontaneità» (ibid.) e anche «teorie cata-
livello superiore) nella società regolata, nel strofiche formali di certo sindacalismo o
comunismo. Per questo possiamo dire che economismo» (Q , , ) – viene collegata
G. non è uno “scienziato politico”, un poli- anche «la teoria di Bronstein», ovvero
tologo, ma – nel senso prettamente marxia- Trockij, quella della rivoluzione permanente
no dell’espressione – un critico non solo del- (Q , , ). Lo sciopero generale sorelia-
la politica come rapporto tra governanti e no, in cui si incarna la sua peculiare «conce-
governati, bensì anche della scienza politica zione dell’ideologia-mito», è esplicitamente
così come è stata costruita nella modernità. criticato da G. come «un’“attività passiva”
B IBLIOGRAFIA : C OSPITO ; C OU - per così dire, di carattere cioè negativo e
TINHO ; FROSINI ; LIGUORI ; preliminare [...] di una attività che non pre-
PAGGI b; VACCA ; VOZA . vede una propria fase “attiva e costruttiva”»
(Q , , -).
CARLOS NELSON COUTINHO
V. «Bucharin», «catarsi», «economico-corporati- GUIDO LIGUORI
vo», «egemonia», «etico-politico», «filosofia del- V. «Caporetto», «Grande guerra», «guerra di mo-
la praxis», «governati-governanti», «grande poli- vimento», «Luxemburg», «mito», «sindacalismo,
tica, piccola politica», «politica», «società regola- sindacati», «sindacalismo teorico», «spontanei-
ta», «sociologia», «Stato». smo», «Sorel», «Trockij».
SCUOLA 

Scolastica scuola
In Q , , -, discutendo Rossi , Il tema della scuola nei Q inizia a essere
G. elenca, criticandoli, quelli che dovrebbe- affrontato nel -, nelle sezioni miscel-
ro essere considerati i fenomeni culturali al- lanee dei Q ,  e , poi con minore intensità
la base del Rinascimento: fra essi «la Scola- nelle sezioni miscellanee dei Q  e , ma so-
stica, che “viene nuovamente pensando e si- prattutto viene riattivato nel , nel Q 
stemando entro alle forme della filosofia an- sugli intellettuali. Tra i Testi A e i Testi C di
tica” [...] “le verità intuite dal Cristianesi- Q  non vi sono variazioni significative e il
mo”». È la stessa Scolastica che, in un altro discorso organico sulla scuola viene proprio
luogo, G. non esita a definire, al contrario di sviluppato in Q . G. imposta la questione
molti, affine all’Umanesimo, «per il comune scolastica non in modo astratto, come tema-
impulso antidemocratico e antieretico» (Q , tica pedagogica a se stante, ma nell’analisi
, ). dello «Stato integrale» e della mediazione
Il ritorno al tomismo puro auspicato svolta da una pluralità di agenzie educative,
da Gemelli (Q , , ) va collegato alla di cui la scuola è solo una parte, in quanto
riscoperta della logica formale scolastica la «la coscienza del fanciullo non è alcunché di
quale, in chiave antigentiliana, «può esse- individuale e tanto meno di individuato»,
re idonea a criticare i banali sofismi dell’i- ma è «il riflesso della frazione di società ci-
dealismo attuale che pretende essere la vile cui il fanciullo partecipa, dei rapporti
perfezione della dialettica. E infatti, per- sociali quali si annodano nella famiglia, nel
ché la dialettica “formale” dovrebbe esse- vicinato, nel villaggio ecc.» (Q , , ). A
re superiore alla logica “formale”? Non si partire da questa visione della scuola come
tratta che di strumenti logici e un buon agenzia educativa complessa, materiata da
vecchio arnese può essere superiore a uno una molteplicità di strutture sociali stratifi-
scadente arnese più moderno; un buon ve- catesi nel tempo, G. ha di mira soprattutto
liero è superiore a una sconquassata nave» la necessità di criticare la tendenza alla diva-
(Q , , ). L’unità della teoria e della ricazione rigida degli insegnamenti umani-
pratica va ricercata nella storia delle idee stico e tecnico-scientifico, frutto sia della di-
in quanto «ogni filosofia si è preoccupata latazione delle «funzioni intellettuali», sia
di questo problema. Affermazione di S. della moltiplicazione delle loro «specializza-
Tomaso e della scolastica: “Intellectus spe- zioni»: «Si può osservare in generale che nel-
culativus extensione fit practicus”, la teo- la civiltà moderna tutte le attività pratiche
ria per semplice estensione si fa pratica, sono diventate così complesse e le scienze si
cioè affermazione della necessaria connes- sono talmente intrecciate alla vita che ogni
sione tra l’ordine delle idee e quello dell’a- attività pratica tende a creare una scuola per
zione» (Q , , ). Un’ultima occor- i propri dirigenti e specialisti e quindi a crea-
renza del lemma è in Q , , , dove si re un gruppo di intellettuali specialisti di
ricorda come «già nel Medio Evo con la grado più elevato, che insegnino in queste
scolastica, si critichi implicitamente la tra- scuole». Alla scuola tradizionale di cultura
dizione della pedagogia fondata sull’orato- umanistica, che era rivolta a «sviluppare in
ria e si cerchi di dare alla facoltà mnemo- ogni individuo umano la cultura generale
nica uno scheletro più saldo e permanen- ancora indifferenziata, la potenza fonda-
te»; in quest’ottica va sottolineata l’impor- mentale di pensare e di sapersi dirigere nel-
tanza che la Scolastica dà alla logica for- la vita», si è andato affiancando «un sistema
male «contro la “faciloneria” dimostrativa di scuole particolari di vario grado» che si ri-
dei vecchi metodi di cultura». volgono a diverse branche professionali
sempre più specializzate. Per G. «la crisi
LELIO LA PORTA scolastica che oggi imperversa» è connessa
V. «dialettica», «Rinascimento», «Umanesimo e al fatto che «questo processo di differenzia-
nuovo umanesimo». zione e particolarizzazione avviene caotica-
 SCUOLA

mente [...] senza un piano bene studiato» (Q cosicché il bersaglio polemico del Q  è
, , -). proprio quel tipo di istruzione che tende a
G. sin dagli scritti giovanili avversa la sganciare il nesso formazione-educazione.
tendenza alla specializzazione rigida, intesa In tal modo egli ha due obiettivi: misurarsi
come separazione delle funzioni intellettua- con il progetto di riforma gentiliano, di cui
li, interpretandola come scissione delle fun- è severamente critico, ed elaborare un pro-
zioni dell’uomo, le quali devono essere svi- getto alternativo di riforma della scuola. La
luppate in modo armonico. Egli affronta i riforma Gentile ha introdotto una frattura
problemi dell’educazione, della scuola e deleteria «tra la scuola elementare e media
della cultura popolare, impostando una cri- da una parte e quella superiore dall’altra».
tica severa al sapere diffuso in modo “enci- Nella vecchia scuola il fatto positivo era che
clopedico” nelle università popolari e soste- nelle elementari due fattori «si prestavano
nendo la necessità di preservare e rafforza- all’educazione e alla formazione dei bambi-
re la scuola classica, ove classicità significa ni: le prime nozioni di scienze naturali e le
richiamo alla formazione di tutta l’umanità. nozioni di diritti e doveri del cittadino. Le
Bisogna combattere la concezione aristo- nozioni scientifiche dovevano servire a in-
cratica che considera il patrimonio lettera- trodurre il bambino nella “societas rerum”,
rio-umanistico ambito riservato a ristrette i diritti e doveri nella vita statale e nella so-
élite, secondo una visione astratta e snobi- cietà civile». Ciò accadeva perché le nozioni
stica nei confronti dell’attività pratica, che scientifiche «entravano in lotta con la con-
vede la formazione disgiunta in un ambito cezione magica del mondo e della natura
teorico, volto alla formazione della futura che il bambino assorbe dall’ambiente im-
classe dirigente, e un ambito tecnico-pro- pregnato di folclore, come le nozioni di di-
fessionale, riservato alle classi sociali subal- ritti e doveri entrano in lotta con le tenden-
terne. G. sottolinea come lo Stato non abbia ze alla barbarie individualistica e localistica,
fatto nulla «per dare al proletariato la pos- che è anch’essa un aspetto del folclore». La
sibilità di migliorarsi, di elevarsi» o anche scuola ha infatti il compito di lottare contro
solo di procurarsi quella cultura professio- il folclore e contro tutte le sedimentazioni
nale «da cui scaturiscono le forze animatri- tradizionali proprie del senso comune di-
ci delle industrie, dei commerci e dell’agri- sgregato, per diffondere una concezione più
coltura» (La scuola del lavoro,  luglio , moderna, «i cui elementi primitivi e fonda-
in CT ). All’epoca dell’“Ordine Nuovo”, mentali sono dati dall’apprendimento del-
la rivendicazione della necessità dell’unifi- l’esistenza delle leggi della natura come
cazione teorico-pratica dell’insegnamento qualcosa di oggettivo e di ribelle a cui oc-
si approfondisce. L’esigenza di ripensare gli corre adattarsi per dominarle e delle leggi
strumenti educativi attraverso l’elaborazio- civili e statali che sono un prodotto di un’at-
ne di un nuovo modello di scuola unitaria è tività umana» (Q , , ). Si crea così un
individuata come esigenza connessa alle equilibrio tra ordine sociale e ordine natu-
nuove problematiche emerse dalla ristrut- rale a partire dall’attività teorico-pratica
turazione dell’economia italiana, avviata dell’uomo; solo in questo modo è possibile
verso una fase di accelerazione dell’indu- diffondere «i primi elementi di una intui-
strializzazione e bisognosa pertanto di nuo- zione del mondo, liberata da ogni magia e
ve figure professionali. stregoneria», che dà «l’appiglio allo svilup-
Se è vero che sin dai tempi dei Consigli po ulteriore di una concezione storica, dia-
G. è alla ricerca di un nuovo modo di porre lettica, del mondo» (ivi, ). «I nuovi pro-
il rapporto tra intellettuali e masse operaie, grammi» che la riforma Gentile intende
questo tema riceve un arricchimento teorico perseguire, invece, quanto «più affermano e
solo nei Q. Il compito fondamentale che G. teorizzano l’attività del discente, e la sua col-
assegna alla scuola è quello di promuovere laborazione operosa col lavoro del docen-
un modello educativo atto a sviluppare e al- te», sulla scorta dell’attivismo pedagogico di
largare le capacità di comprensione umana, derivazione idealistica, «tanto più sono di-
SCUOLA 

sposti come se il discente fosse una mera di società liberale, legato a una visione elita-
passività» (ivi, ), come se la reale «par- ria della politica, incapace di cogliere la no-
tecipazione attiva dell’allievo alla scuola» vità di fondo della società moderna: l’irru-
fosse un fatto legato all’applicazione di me- zione delle masse nella vita politica. Questo
re formule pedagogiche, mentre essa si rea- dato impone un ripensamento strutturale
lizza solo se «la scuola è legata alla vita». In- delle modalità di istruzione e di trasmissio-
fatti, argomenta G., l’efficacia educativa ne dei saperi, il quale lungi dal configurarsi
della vecchia scuola media italiana organiz- come un ulteriore aumento di specialismi
zata secondo la legge Casati risiedeva nel disciplinari (che non fanno altro che ripete-
fatto che «il suo organamento e i suoi pro- re nella pedagogia la divisione cristallizzata
grammi erano l’espressione di un modo tra- della società in classi) sia in grado di pro-
dizionale di vita intellettuale e morale, di un muovere una riforma organica capace di in-
clima culturale diffuso in tutta la società ita- terpretare a fondo ciò di cui una moderna
liana per antichissima tradizione». In quella società fondata sulla democrazia ha biso-
scuola «lo studio grammaticale delle lingue gno, ovvero la dilatazione della funzione
latina e greca, unito allo studio delle lettera- dell’intellettualità.
ture e storie politiche rispettive, era un prin- È questa la contraddizione che G.
cipio educativo in quanto l’ideale umanisti- esplora lungo tutto il Q , mettendo in evi-
co, che si impersona in Atene e Roma, era denza come essa, temporaneamente risolta
diffuso in tutta la società, era un elemento dalla legge Casati tramite la creazione di
essenziale della vita e della cultura naziona- scuole tecniche, sia esplosa nuovamente nel
le. Anche la meccanicità dello studio gram- Novecento. «La divisione fondamentale
maticale era avviata dalla prospettiva cultu- della scuola in classica e professionale era
rale»; le singole nozioni non venivano ap- uno schema razionale: la scuola professio-
prese «per uno scopo immediato pratico- nale per le classi strumentali, quella classica
professionale: esso appariva disinteressato, per le classi dominanti e per gli intellettua-
perché l’interesse era lo sviluppo interiore li»; ma oggi, osserva ancora G., la tendenza
della personalità» (ivi, -). è di abolire ogni tipo di scuola disinteressa-
Il latino, ad esempio, si studia per abi- ta e «formativa» o di lasciarne solo «un
tuare i fanciulli «a studiare in un determina- esemplare ridotto per una piccola élite di si-
to modo, ad analizzare un corpo storico che gnori e di donne che non devono pensare a
si può trattare come un cadavere che conti- prepararsi un avvenire professionale»,
nuamente si ricompone in vita, per abituar- diffondendo sempre più scuole professio-
li a ragionare, ad astrarre», ma anche a esse- nali specializzate in cui «il destino dell’allie-
re capaci di «ricalarsi nella vita reale imme- vo e la sua futura attività sono predetermi-
diata» (ivi, ). «Nella scuola attuale», ca- nate» (Q , , ). La paradossalità di que-
ratterizzata appunto dalla progressiva diva- sta situazione si evidenzia nel fatto che men-
ricazione e specializzazione della formazio- tre tale dicotomia viene spacciata per un at-
ne, si vede come, a fronte di una mutata fun- to democratico, «essa non solo è destinata a
zione della cultura, «la scuola sia entrata in perpetuare le differenze sociali, ma a cri-
crisi e sia entrato in crisi lo studio del latino stallizzarle in forme cinesi» (Q , , ).
e del greco». Il punto è che «bisognerà so- Viceversa, la scuola formativa, il liceo, non
stituire il latino e il greco come fulcro della prevede alcun nesso con il momento del la-
scuola formativa», ma non sarà agevole di- voro, poiché il modello idealistico, di cui ta-
sporre «la nuova materia o la nuova serie di le scuola è impregnata, contrappone l’atto
materie in un ordine didattico che dia risul- creativo dello spirito alla meccanica ap-
tati equivalenti di educazione e formazione prensione di nozioni, finalizzate all’applica-
generale della personalità», che deve rima- zione immediata. G. respinge entrambi i
nere l’obiettivo permanente dell’educazione modelli educativi perché entrambi astratti e
umana. Per questa ragione G. critica la incapaci di essere realmente formativi, per
riforma Gentile, espressione di un modello un uomo che voglia capire il suo mondo, in-
 SCUOLA

tervenendo in esso in collaborazione con al- mare dinamico»; nella fase creativa, «sul
tri individui, nella direzione di un muta- fondamento raggiunto di collettivizzazione
mento della realtà. La scuola deve costitui- del tipo sociale», si tende a espandere la
re un nesso organico di cultura e lavoro, e personalità, divenuta autonoma e responsa-
G. rifiuta sia la scuola immediatamente pro- bile, «ma con una coscienza morale e socia-
fessionale sia l’accostamento meccanico di le solida e omogenea».
lavoro manuale e intellettuale (v. Q , , Lo studio e l’apprendimento dei meto-
). Egli è convinto che l’attuale crisi del- di creativi nella scienza e nella vita quindi –
l’organizzazione scolastica potrà avere solu- G. definisce tutta la scuola unitaria “scuola
zione se si riuscirà a creare una scuola uni- attiva”, sebbene occorra porre dei limiti al-
ca «iniziale di cultura generale, umanistica, le ideologie libertarie in questo campo e ri-
formativa, che contemperi giustamente lo vendicare con una certa energia il dovere
sviluppo della capacità di lavorare manual- delle generazioni adulte, cioè dello Stato, di
mente (tecnicamente, industrialmente) e lo “conformare” le nuove generazioni – deve
sviluppo delle capacità del lavoro intellet- cominciare in questa ultima fase della scuo-
tuale»; solo dopo si dovrà passare «a una la e «non essere più un monopolio dell’Uni-
delle scuole specializzate o al lavoro pro- versità o essere lasciato al caso della vita
duttivo» (Q , , ). Infatti la scuola uni- pratica» (ivi, ). Così concepita la scuola
taria o di «formazione umanistica (inteso unitaria potrà significare l’inizio di nuovi
questo termine di umanismo in senso largo rapporti «tra lavoro intellettuale e lavoro in-
e non solo nel senso tradizionale)» dovreb- dustriale non solo nella scuola, ma in tutta
be proporsi di immettere nell’attività socia- la vita sociale», in modo tale che il principio
le i giovani solo «dopo averli portati a un unitario si rifletterà «in tutti gli organismi di
certo grado di maturità e capacità alla crea- cultura, trasformandoli e dando loro un
zione intellettuale e pratica e di autonomia nuovo contenuto» (ivi, ). Nella prospet-
nell’orientamento e nell’iniziativa» (ivi, tiva della formazione di un «un nuovo tipo
). Ma il problema fondamentale si pone di uomo» che «la razionalizzazione della
per quella fase «dell’attuale carriera scola- produzione e del lavoro» odierna rende ne-
stica che oggi è rappresentata dal liceo e che cessaria (Q , , ), da un lato G. ribadi-
non si differenzia per nulla, come tipo d’in- sce la sua opzione per una concezione uma-
segnamento, dalle classi precedenti, altro nistica, dall’altra sottolinea anche le esigen-
che per la supposizione astratta di una mag- ze pratico-organizzative di una cultura che
giore maturità intellettuale e morale dell’al- sia proletaria per il ruolo autonomo e re-
lievo conforme all’età maggiore e all’espe- sponsabile che il proletariato vi esercita; per
rienza precedentemente accumulata»; è co- questa ragione in essa la scuola deve punta-
me se tra liceo e università e «cioè tra la re allo sviluppo completo delle facoltà men-
scuola vera e propria e la vita» ci fosse un tali. Nei Q questo concetto è definito attra-
salto e non «un passaggio razionale dalla verso il tema della «taylorizzazione del la-
quantità (età) alla qualità (maturità intellet- voro intellettuale» (Q , , ) come ele-
tuale e morale)». Dall’insegnamento quasi mento connesso sia al momento dell’elabo-
«puramente dogmatico», quando la memo- razione teorica sia alle esigenze pratiche
ria ha una grande parte, si passa alla fase della produzione, a seguito dell’introduzio-
creativa o di lavoro autonomo e indipen- ne di nuovi metodi lavorativi in fabbrica.
dente» (ivi, ) in cui far sorgere l’autodi- Dal momento che anche «lo studio è un me-
sciplina intellettuale e l’autonomia morale stiere, e molto faticoso, con un suo speciale
dell’individuo, che solo possono emergere tirocinio, oltre che intellettuale, anche mu-
dopo un lungo lavoro fatto anche di accu- scolare-nervoso» (Q , , ), esiste una
mulazione di nozioni e concetti. Mentre complessità dell’elemento teorico, nel suo
nella prima fase si tende a disciplinare, nesso inscindibile con la pratica, nell’ambi-
quindi anche a livellare, a ottenere una cer- to del processo di “razionalizzazione”. Pro-
ta specie di «conformismo che si può chia- prio da tale constatazione G. ricava ancora
SEMPLICI 

di più l’esigenza di una scuola unitaria. È diaria”, è un “diritto naturale”, che non si
necessario insomma far proprie una serie di può violare neanche con forti imposte [...];
abitudini che ridefiniscano il complessivo ° I poveri devono contentarsi della loro
«nesso psicofisico» e rendano capaci di la- sorte, poiché le distinzioni di classe e la di-
vorare intellettualmente, in modo tale da li- stribuzione della ricchezza sono disposizio-
berare le energie mentali dalla necessità di ni di dio, e sarebbe empio cercare di elimi-
adattarsi continuamente alle esigenze prati- narle; ° L’elemosina è un dovere cristiano e
che. Da questo punto di vista il lavoro in- implica l’esistenza della povertà; ° La qui-
tellettuale presenta gli stessi ostacoli di stione sociale è anzitutto morale e religiosa,
quello dell’operaio in fabbrica: in entrambi non economica, e dev’essere risolta con la
i casi il processo “razionalistico” non deve carità cristiana e con i dettami della mora-
condurre a un estraniamento psicofisico, lità e il giudizio della religione» (Q , , ).
ma a un adattamento attivo e creativo alle Tali dottrine rafforzano la condizione su-
nuove esigenze. bordinata dei semplici e rafforzano il pove-
BIBLIOGRAFIA: CAPITANI, VILLA ; ro nella convinzione che la propria posizio-
FROSINI ; MANACORDA ; RAGAZZINI ne sociale sia naturale o prodotto della vo-
; URBANI . lontà di Dio. Vi sono secondo G. due diver-
se forme di religione (cattolica): una “reli-
CHIARA META
gione del popolo”, per i semplici e le perso-
V. «americanismo», «educazione», «folclore, ne comuni, e una “religione degli intellet-
folkore», «formazione dell’uomo», «Gentile»,
tuali”, per le persone colte. In questo duali-
«intellettuali», «pedagogia», «personalità», «sen-
so comune», «Stato», «taylorismo», «università».
smo, ai semplici si chiede di “credere” sen-
za neanche rinunciare in toto alle antiche
superstizioni pagane o ad adattamenti e de-
semplici
viazioni rispetto alla dottrina ufficiale della
L’analisi di G. sui «semplici» nei Q rien- Chiesa. Tuttavia, dagli intellettuali cattolici
tra nella sua più ampia analisi della religio- si pretende obbedienza verso «encicliche,
ne, del senso comune, della filosofia e dei su- controencicliche, brevi, lettere apostoliche
balterni. G. usa il termine «semplici» in pri- ecc.» (Q , , ). Ciò permette alla Chiesa
mo luogo riferendosi alla visione paternali- di «mantenersi legata al popolo e nello stes-
stica della Chiesa verso la gente comune e i so tempo permettere una certa selezione
contadini, «anime semplici e sincere», a aristocratica (platonismo e aristotelismo
fronte della superiore considerazione che la nella religione cattolica)» (Q , , ). La
Chiesa ha degli intellettuali (Q , , -). religione del popolo contiene dunque ele-
Nei Q G. analizza criticamente il modo in menti di cristianità e un miscuglio di ele-
cui tale visione dei semplici concorra alla menti folclorici (v. Q , , -), come la
formazione di un senso comune che raffor- superstizione, la stregoneria e il misticismo,
za la loro posizione sociale subordinata. Nel che vengono assorbiti nel senso comune e
Q  G. mette in chiaro come il compito del- sono parte importante della visione del
la filosofia della praxis sia anche operare mondo delle masse.
perché i semplici e i subalterni si emancipi- Per G. il materialismo religioso domi-
no dalla propria condizione di partenza. na il senso comune in forma di predestina-
Nella prima nota dei Q G. mostra co- zione, provvidenza, spiritualismo e super-
me la condizione di povertà e subalternità stizione, al punto che le masse credono
delle masse sia un aspetto della visione del spesso che le forze soprannaturali o esterne
mondo della Chiesa, visto che l’esistenza determinino le condizioni delle loro esi-
della povertà è necessaria «perché Gesù stenze (v. Q , ; Q , ; Q , ). Ciò pre-
Cristo non abbia ad aver torto». La dottri- senta un doppio problema. A causa della
na della Chiesa rafforza questa visione nel- povertà e dell’impossibilità di accedere alle
l’enciclica nella quale si sostiene che «° La istituzioni politiche, le masse si rivolgono
proprietà privata, specialmente quella “fon- spesso alla superstizione, alla fede e alla
 SEMPLICI

Chiesa, mancando ogni altra e più terrena diare e risolvere» (ivi, ). Questo movi-
speranza. Ma la Chiesa rafforza tale condi- mento filosofico e culturale richiede di arti-
zione, poiché elogia la lealtà dei semplici e colare e disseminare una nuova concezione
la condizione degli umili e scoraggia la loro della filosofia e della cultura che ha un fon-
partecipazione politica. G. ammira l’abilità damento critico e crea una base nazionale-
del cattolicesimo nel tenere insieme quelle popolare che unifica il popolo in una co-
che di fatto sono due religioni, ma fa nota- mune concezione della vita, tale da include-
re che «la chiesa romana è stata sempre la re la partecipazione politica attiva di ogni
più tenace nella lotta per impedire che “uf- gruppo. È questo che costituisce essenzial-
ficialmente” si formino due religioni, quel- mente il fondamento di una forma radicale
la degli “intellettuali” e quella delle “anime di democrazia nella quale le masse ricopra-
semplici”» (Q , , ). Tuttavia, per ra- no un ruolo predominante nella direzione
gioni pratiche e politiche, la rottura «non della loro vita politica.
può essere sanata innalzando i “semplici” al A causa della natura acritica del senso
livello degli intellettuali (la chiesa non si comune, G. spiega che è necessario per i
propone neppure questo compito, ideal- gruppi dei semplici e dei subalterni svilup-
mente ed economicamente impari alle sue pare un «nuovo senso comune» (Q , ,
forze attuali)»; dunque si esercita «una di- ) o un «rinnovato senso comune» (Q ,
sciplina di ferro sugli intellettuali perché , ), che contenga fondamenti filosofici
non oltrepassino certi limiti nella distinzio- critici e riflessivi tali da trascendere il pater-
ne e non la rendano catastrofica e irrepara- nalismo della religione e delle ideologie do-
bile» (ivi, -). Sebbene la Chiesa man- minanti e la passività da esse indotta. G. af-
tenga così l’unità dei credenti tutti, gli in- ferma che la filosofia della praxis, in quanto
tellettuali non sono organicamente allineati filosofia completa e autonoma, fornisce la
alle masse e non le guidano secondo i loro base di un nuovo senso comune. Nella vi-
interessi o le elevano a una più alta com- sione di G., la filosofia della praxis contiene
prensione intellettuale. Senza una direzione una superiore concezione del mondo rispet-
pratica e una leadership, i semplici sono in- to al senso comune, alla religione e alle ideo-
clini a ricorrere alla religione e al senso co- logie concorrenti, poiché rafforza la rifles-
mune per cercare di comprendere e miglio- sione critica e aderisce alla comprensione
rare le proprie condizioni. pratica dell’esistenza umana. Per i gruppi
G. considera subalterna la condizione dei semplici e dei subalterni, lo sviluppo di
dei semplici, nel senso che ai semplici man- un nuovo senso comune basato sull’auto-
ca il potere di determinare le circostanze comprensione critica è cruciale nella lotta
delle proprie esistenze. Ciò è parzialmente per trasformare le proprie condizioni socia-
dovuto alla natura acritica del senso comu- li e le proprie vite. Nella visione di G., la fi-
ne. La critica gramsciana del senso comune losofia della praxis fornisce il fondamento
illustra il cuore radicalmente democratico e per un nuovo modo di pensare e di concepi-
critico della sua analisi sui semplici, poiché re la vita che favorisce lo sviluppo di una cul-
mira a potenziare le loro capacità intellet- tura politica che incorpori la partecipazione
tuali e, dunque, l’efficacia della loro attività dei semplici e stabilisca la direzione e l’orga-
politica. G. vuole che i gruppi subalterni ca- nizzazione della loro attività. La filosofia
piscano che le loro condizioni non sono na- della praxis fornisce i mezzi attraverso i qua-
turali e che la preghiera, la teoria della pre- li i semplici possono iniziare a comprendere
destinazione e la superstizione non trasfor- la propria posizione sociale per trasformar-
meranno le loro esistenze. La condizione la, contro il paternalismo del cattolicesimo e
dei semplici può essere realmente elevata la passività del senso comune: «La posizione
solo da un movimento filosofico e culturale della filosofia della praxis è antitetica a que-
capace di mantenere il contatto di intellet- sta cattolica: la filosofia della praxis non ten-
tuali e semplici e che «anzi in questo con- de a mantenere i “semplici” nella loro filo-
tatto trova la sorgente dei problemi da stu- sofia primitiva del senso comune, ma invece
SENSO COMUNE 

a condurli a una concezione superiore della gruppo sociale stesso. In quanto passivo, il
vita» (ivi, ). senso comune fa segnare ritardi e anche mo-
menti elementari di elaborazione. Ma il fat-
MARCUS GREEN
to che «ogni strato sociale [abbia, ndr] il suo
V. «cattolici», «Chiesa cattolica», «concezione del “senso comune”» esclude che esso sia defi-
mondo», «filosofia della praxis», «folclore, folk- nibile solo come livello qualitativamente in-
lore», «religione», «senso comune», «subalterno,
subalterni».
fimo di una concezione del mondo. Si tratta
in generale dell’ideologia più diffusa e spes-
so implicita di un gruppo sociale, di livello
senso comune
minimo. Perciò esso si relaziona dialettica-
L’espressione «senso comune» compa- mente con la filosofia, cioè col segmento al-
re sia nella lista di argomenti principali che to dell’ideologia, proprio dei gruppi diri-
apre il Q  sia nell’elenco che si trova all’i- genti dei diversi gruppi sociali. Parimenti,
nizio del Q , in entrambi i casi collegata a anche una forza politica che si colloca dalla
«folclore». Fin da Q ,  G. mostra di rite- parte dei subalterni deve instaurare con es-
nere che esistono più “sensi comuni”, di- so un rapporto dialettico, perché venga tra-
stinguibili per connotazione sociale e area sformato e si trasformi, fino a giungere a un
geografica. Ma egli usa l’espressione anche nuovo senso comune, necessario nell’ambi-
con una connotazione non positiva: scrive to della lotta per l’egemonia.
infatti che «ogni strato sociale ha il suo Nella nota Q , , , dedicata all’esa-
“senso comune” che è in fondo la concezio- me del nesso spontaneità-direzione con ri-
ne della vita e la morale più diffusa [...] Il ferimento esplicito all’azione del gruppo
senso comune non è qualcosa di irrigidito e dell’“Ordine Nuovo”, G. recupera l’impor-
immobile, ma si trasforma continuamente, tanza dell’elemento della spontaneità popo-
arricchendosi di nozioni scientifiche e opi- lare, sia pure come elemento da educare.
nioni filosofiche entrate nel costume. Il Egli scrive (ivi, ) che nell’“Ordine Nuo-
“senso comune” è il folklore della “filoso- vo” «questo elemento di “spontaneità” non
fia” e sta di mezzo tra il “folklore” vero e fu trascurato e tanto meno disprezzato: fu
proprio (cioè come è inteso) e la filosofia, la educato, fu indirizzato, fu purificato da tut-
scienza, l’economia degli scienziati. Il “sen- to ciò che di estraneo poteva inquinarlo, per
so comune” crea il futuro folklore, cioè una renderlo omogeneo, ma in modo vivente,
fase più o meno irrigidita di un certo tempo storicamente efficiente, con la teoria mo-
e luogo» (ivi, ). Da questo brano si evince derna», ovvero col marxismo. In questo am-
che: a) «ogni strato sociale ha il suo senso bito, il senso comune è messo in relazione
comune», e pertanto in una società ne con- con «i sentimenti “spontanei” delle masse»,
vivono diversi; b) il senso comune è defini- formatisi appunto «attraverso l’esperienza
bile come «la concezione della vita e la mo- quotidiana illuminata dal “senso comu-
rale più diffusa» in un determinato strato ne”». Ma soprattutto è affermata una diffe-
sociale; c) il senso comune deriva dalla sedi- renza «quantitativa» e non «qualitativa» tra
mentazione lasciata dalle correnti filosofi- filosofia e senso comune, poiché G. ricorda
che precedenti (è «il folklore della filoso- che «Kant ci teneva a che le sue teorie filo-
fia»); d) il senso comune si modifica inces- sofiche fossero d’accordo col senso comu-
santemente (dunque si susseguono nel tem- ne; la stessa posizione si verifica nel Croce»
po diversi sensi comuni). (ivi, ).
Il senso comune appare una variante Non va però dimenticato che il senso
del concetto di ideologia, gramscianamente comune appare a G. con precisi punti de-
intesa come concezione del mondo. Esso è boli, anche di tipo logico: le «storture» del
la concezione del mondo di uno strato so- suo «modo di pensare» vanno corrette, an-
ciale, spesso caratterizzato come momento che perché legate alla formazione «oratoria
di ricezione passiva rispetto all’elaborazione e declamatoria» di una «filosofia dell’uo-
attiva del gruppo dirigente-intellettuale del mo della strada» (Q , , ). Ancora più
 SENSO COMUNE

negativo è il giudizio sul senso comune in gionamento, a partire dal riconoscimento


relazione alla tematica dell’«esistenza ob- che «ciò che si è detto finora non significa
biettiva della realtà» (Q , , -), che è che nel senso comune non ci siano delle ve-
per G. «la quistione più importante ri- rità. Significa che il senso comune è un con-
guardo alla scienza», ma che per il senso cetto equivoco, contraddittorio, multifor-
comune «non esiste neppure». Tali certez- me, e che riferirsi al senso comune come ri-
ze provengono al senso comune «essen- prova di verità è un non senso. Si potrà di-
zialmente dalla religione [...] dal cristiane- re con esattezza che una certa verità è di-
simo» (ivi, ). Il senso comune è qui per ventata di senso comune per indicare che
G. una visione del mondo arretrata sia per- essa si è diffusa [...] perché il senso comune
ché condizionata dall’ideologia religiosa, è grettamente misoneista e conservatore ed
che nega l’immanenza, sia perché non re- essere riusciti a farci penetrare una verità
cepisce le novità della scienza: una visione nuova è prova che tale verità ha una bella
del mondo premoderna. Spesso G. conno- forza di espansività e di evidenza» (Q , ,
ta il senso comune anche con un carattere -). G. sostiene che anche nel senso
di conservatorismo: esso «è portato a cre- comune, essendovi di tutto, vi sono ele-
dere che ciò che oggi esiste sia sempre esi- menti di verità. È sicuramente importante
stito» (Q , , ). Nei Q le valutazioni e registrare che una tesi sia divenuta senso
le annotazioni soprattutto negative su que- comune, soprattutto da parte di chi vuole
sta categoria – spesso aggettivata come creare un nuovo senso comune, anche se il
«volgare» – sembrano nettamente prevale- senso comune è legato a un’immagine di
re su quelle positive. ideologia misoneista, avversa pregiudizial-
G. critica Croce, che «civetta conti- mente alle novità, dunque conservatrice.
nuamente col “senso comune” e col “buon Nel Q  G. conduce, anche sul terreno
senso” popolare» (Q , , ). Nel Q  la ri- della valutazione del senso comune, un con-
flessione sul senso comune conosce la mas- fronto molto aspro con Bucharin. Già aveva
sima espansione, prendendo spunto pro- accusato il Saggio popolare – a proposito del-
prio dal raffronto sia con le tesi di Bucharin la dialettica – di aver «realmente capitolato
che con quelle di Croce e Gentile. In Q , dinanzi al senso comune e al pensiero volga-
, -, ad esempio, leggiamo che «il re» (Q , , ); ora aggiunge che «un la-
Croce sembra spesso compiacersi perché voro come il Saggio popolare, destinato a una
determinate proposizioni filosofiche sono comunità di lettori che non sono intellettua-
condivise dal senso comune, ma che cosa li di professione, dovrebbe partire dalla ana-
può ciò significare in concreto? Perché sia lisi e dalla critica della filosofia del senso co-
vero che “ogni uomo è un filosofo” non è mune, che è la “filosofia dei non filosofi”,
necessario ricorrere, in questo senso, al sen- cioè la concezione del mondo assorbita acri-
so comune. Il senso comune è un aggregato ticamente dai vari ambienti sociali in cui si
incomposto di concezioni filosofiche e vi si sviluppa l’individualità morale dell’uomo
può trovare tutto ciò che si vuole». E anco- medio. Il senso comune non è una conce-
ra, poco più avanti: «Gentile parla di “na- zione unica, identica nel tempo e nello spa-
tura umana” astorica, e di “verità del senso zio: esso è il “folclore” della filosofia, e come
comune” come se nel “senso comune” non il folclore si presenta in forme innumerevo-
si potesse trovar tutto e come se esistesse un li: il suo carattere fondamentale è di essere
“solo senso comune” eterno e immutabile» una concezione del mondo disgregata, in-
(Q , , ). Sembra a G. che Croce e coerente, inconseguente, conforme al carat-
Gentile si riallaccino tatticamente e stru- tere delle moltitudini di cui esso è la filoso-
mentalmente al senso comune, perché vo- fia» (Q , , ). G. ribadisce in primo
gliono che i subalterni continuino a essere luogo la propria definizione del senso co-
tali. Nella riscrittura dell’ultima nota citata mune, «filosofia» (sia pure «dei non filoso-
G. aggiunge una considerazione che rap- fi»), «concezione del mondo», «“folclore”
presenta un bilancio equilibrato del suo ra- della filosofia»: ennesima conferma di quel-
SICILIA , SICILIANI 

la famiglia concettuale in cui si articola il sa e non solo di scarsi gruppi intellettuali»


concetto gramsciano di ideologia. Ma G. ag- (ivi, -).
gettiva «senso comune» e gli anelli della ca- B IBLIOGRAFIA : C ARPINETI ; L A
tena concettuale di riferimento che più gli ROCCA ; LIGUORI ; LUPORINI .
sono prossimi ancora una volta in modo
GUIDO LIGUORI
estremamente critico: concezione «assorbita
acriticamente», sincretica, «incoerente», V. «buon senso», «coerenza, coerente», «conce-
zione del mondo», «filosofia», «folclore, folklo-
«incongruente». Proseguendo nella nota, G.
re», «ideologia», «Manzoni», «semplici», «So-
aggiunge che «quando nella storia si elabora rel».
un gruppo sociale omogeneo, si elabora an-
che, contro il senso comune, una filosofia
Sicilia, siciliani
“omogenea”, cioè sistematica».
La posta in gioco è la concezione del Nel rapporto tra Nord e Sud la Sicilia si
mondo dei subalterni, che deve essere tra- colloca in una posizione particolare, dacché
sformata o sostituita per lanciare la sfida «si stacca dal Mezzogiorno per molti rispet-
egemonica. Anche Marx, che ha accennato ti» (Q , , ). Infatti Pirandello è avvicina-
alla «validità delle credenze popolari» – so- to da G. al futurismo, a cui pure sono rite-
stiene G. –, implicitamente afferma la ne- nuti vicini, se lo si intende in un’accezione
cessità di «nuove credenze popolari», cioè più ampia come «opposizione al classicismo
di un nuovo senso comune e quindi di una tradizionale», Gentile e l’idealismo, mentre
nuova cultura ossia di una nuova filosofia Crispi è definito da G. «l’uomo dell’indu-
(Q , , ). L’ideologia è una forza ma- stria settentrionale» (ibid.). Crispi accusò av-
teriale, in determinate situazioni; si tratta di ventatamente i Fasci siciliani di essersi ven-
produrre «una nuova filosofia» che, scon- duti agli inglesi, ma effettivamente una
figgendo il senso comune esistente, divenga preoccupazione in tal senso ossessionava «il
ideologia di massa: un nuovo senso comu- gruppo dirigente nazionale più responsabile
ne. Se chiara è l’indicazione dell’obiettivo – e sensibile» (Q , , ), tanto che i sici-
superare il senso comune –, non bisogna di- liani furono molto presenti nei ministeri dal
 in poi, a causa di «una politica di ricat-
menticare che «la concezione del mondo
to dei partiti dell’isola, che sottomano hanno
diffusa in un’epoca storica nella massa po-
mantenuto uno spirito “separatista” a favo-
polare» non può essere qualcosa di total-
re dell’Inghilterra» (ibid.). La popolarità di
mente negativo: «si tratta [...] di elaborare
Crispi nella regione ha favorito la diffusione
una filosofia che avendo già una diffusione,
tra gli intellettuali siciliani di una forma di
o diffusività, perché connessa alla vita pra- «esasperazione unitaria» (Q , , ), che ha
tica e implicita in essa, diventi un rinnovato determinato «una permanente atmosfera di
senso comune con la coerenza e il nerbo sospetto contro tutto ciò che può arieggiare
delle filosofie individuali: ciò non può av- a separatismo» (Q , , ). Tuttavia il «fa-
venire se non è sempre sentita l’esigenza del natismo “unitario”» non impedì ai latifondi-
contatto culturale coi “semplici”» (Q , , sti siciliani di minacciare nel  la separa-
-). Torna l’affermazione dell’esigenza zione della regione, episodio che trova per
del rapporto con i «semplici», il program- G. una chiave di interpretazione nelle cam-
ma politico-filosofico che dall’“Ordine pagne portate avanti dal “Mattino” in due
Nuovo” va fino ai Q: «La posizione della fi- tappe, dal  al , che per il pensatore
losofia della praxis è antitetica a [quella, sardo non possono essere considerate sem-
ndr] cattolica», poiché «non tende a man- plicisticamente «non legate a correnti di opi-
tenere i “semplici” nella loro filosofia pri- nione pubblica e a stati d’animo rimasti sot-
mitiva del senso comune, ma invece a con- terranei [...] per l’atmosfera di intimidazione
durli a una concezione superiore della vi- formata dall’“unitarismo ossessionato”»
ta». Lo scopo è «costruire un blocco intel- (ibid.). Il giornale sosteneva la tesi secondo
lettuale morale che renda politicamente cui il Mezzogiorno era entrato a far parte
possibile un progresso intellettuale di mas- dello Stato unitario sulla base contrattuale
 SINDACALISMO , SINDACATI

dello Statuto albertino, ma poteva uscirne se grandi masse di braccianti agricoli e di con-
tale base fosse risultata modificata. tadini senza terra» (Q , , ).
La rivoluzione siciliana del  fu in-
terpretata da Croce come un moto di tipo JOLE SILVIA IMBORNONE
separatista e l’esistenza o meno di un sepa- V. «cento città», «Crispi», «Croce», «Mezzogior-
ratismo siciliano fu al centro di una polemi- no», «Nord-Sud», «Pirandello», «Risorgimento»,
«Verga».
ca accesa, che secondo G. dimostra la persi-
stenza degli interessi in gioco. Secondo Lui-
gi Natoli, l’accusa di separatismo sfruttereb- sindacalismo, sindacati
be l’argomento dell’approvazione del pro- In numerosi articoli apparsi sull’“Ordi-
gramma federalista da parte di «taluni uo- ne Nuovo” G. insiste sulla natura non co-
mini insigni dell’Isola» e delle sue «rappre- munista ma “concorrentista” del sindacato,
sentanze» (Q , , ). Per l’autore dei Q ciò che gli impedisce di essere «strumento di
resta comunque il fatto che non può non rinnovazione radicale della società: esso può
avere significato che tale programma abbia offrire al proletariato dei provetti burocrati,
trovato i maggiori sostenitori proprio in Si- degli esperti tecnici in quistioni industriali
cilia. La polemica nella sua asprezza prova d’indole generale, non può essere la base del
inoltre per G. proprio ciò che essa vorrebbe potere proletario» (Sindacati e consigli,  ot-
negare, cioè il fatto che «lo strato sociale tobre , in ON ). Concetto questo ul-
unitario in Sicilia è molto sottile» ed esso
teriormente precisato in uno scritto del 
«padroneggia a stento forze latenti “demo-
ottobre , dove si riconosce ai sindacati il
niache” che potrebbero anche essere sepa-
merito di aver rappresentato la prima forma
ratiste se questa soluzione, in determinate
organica della lotta di classe, dal momento
occasioni, si presentasse come utile per cer-
che essi sono nati col fine ultimo di soppri-
ti interessi» (Q , , ). Il moto del 
mere il profitto individuale. Tuttavia, l’inat-
e «certe manifestazioni del dopoguerra», a
tuabilità immediata del loro scopo li ha con-
cui Natoli non fa riferimento, rivelano «l’e-
sistenza di correnti sotterranee, che mostra- dotti a basare la propria azione sul migliora-
no un certo distacco tra le masse popolari e mento delle condizioni di vita del proleta-
lo Stato unitario, su cui speculavano certi riato, richiedendo salari più alti, orari di la-
gruppi dirigenti» (ibid.). In Q ,  G. pure voro ridotti e un corpo di legislazione socia-
precisa che gli intellettuali siciliani possono le. Si sono ottenuti buoni risultati, ma al
essere divisi in due classi, quella dei «crispi- prezzo di conservare il «principio della pro-
ni-unitaristi», tra cui può essere annoverato prietà privata» e «l’ordine della produzione
anche Verga, e quella dei «separatisti ten- capitalista». Oltre a quello di selezionare
denziali» (ivi, ). una classe dirigente sindacale sulla base di
Oggetto di discussione è anche il con- criteri di competenza meramente giuridica,
tributo della Sicilia alla storia unitaria del burocratica o demagogica. Tale classe diri-
Risorgimento: Vittorio Emanuele Orlando, gente col tempo ha acquisito i connotati di
rappresentante del «“sicilianismo”», con- «una vera e propria casta di funzionari e
cordava con Michele Amari nell’«affermare giornalisti sindacali, con una psicologia di
che la Sicilia è stata un momento della storia corpo assolutamente in contrasto con la psi-
universale» e che «il popolo siciliano ha avu- cologia degli operai, la quale ha finito con
to una fase creatrice di Stato» (Q , , ); l’assumere in confronto alla massa operaia la
Croce, invece, citato da Francesco Brandi- stessa posizione della burocrazia governati-
leone, affermava che «quella storia nella sua va in confronto dello Stato parlamentare» (I
sostanza non è nostra o nostra è soltanto per sindacati e la dittatura, in ON -).
piccola parte secondaria» (ibid.). In Sicilia, Visti in questi termini, i sindacati si pre-
come in Puglia, regioni in cui c’è il latifondo sentano come una componente della società
estensivo, G. ricorda inoltre, a proposito del capitalistica. Ne consegue che l’instaurazio-
cosiddetto problema delle “cento città”, ne di una dittatura del proletariato deve pas-
l’«agglomerazione in borgate contadine di sare per una primaria azione pedagogica del
SINDACALISMO , SINDACATI 

partito nei confronti delle masse operaie. zia economica” ha avuto finora il soprav-
Quindi, una volta che queste abbiano impa- vento sull’elemento positivo dell’esigenza di
rato a organizzare la propria «potenza di una nuova politica economica che rinnovi,
classe», i sindacati d’industria dovranno ammodernandola, la struttura economico-
«iniziare un ordine nuovo di produzione, in sociale della nazione pur nei quadri del vec-
cui l’impresa sia basata non sulla volontà di chio industrialismo» (Q , , ).
lucro del proprietario, ma sull’interesse soli- Quindi il sindacalismo conferma anche
dale della comunità sociale che per ogni nei Q i suoi limiti politici strutturali: anche
branca industriale esce dall’indistinto gene- come corporativismo esso non può emanci-
rico e si concreta nel sindacato operaio cor- parsi dalla struttura sociale “classista” della
rispondente» (ivi, ). Nei Q ritorna la ri- quale è espressione. In Q , ,  G. si in-
flessione su questi nodi non sciolti nel do- terroga sulle difficoltà incontrate da teorici
poguerra e G. osserva che concretamente il del corporativismo come Bottai e Spirito
Partito socialista non esisteva «come organi- nell’inquadrare il sindacato nello Stato cor-
smo indipendente, ma solo come elemento porativo. Se il primo ritiene il sindacato stes-
costitutivo di un organismo più complesso so «un’istituzione necessaria che non può
che aveva tutti i caratteri di un partito del la- essere assorbita dalla corporazione, ma non
voro, discentrato, senza volontà unitaria» riesce a definire cosa debba essere e quale
(Q , , ). funzione debba avere», il secondo sostiene
Ma nei Q lo scenario è anche nuovo. Le che esso «deve essere assorbito nella corpo-
due principali novità registrate da G. sono la razione», ma non chiarisce «quali compiti
«liquidazione dei sindacati liberi» e la «loro nuovi e quali nuove forme debbano risulta-
sostituzione con un sistema di isolate (fra lo- re» in questo assorbimento. G. mette l’ac-
ro) organizzazioni di azienda» negli Stati cento sul dissenso nei confronti di Bottai da
Uniti (Q , , ), come nuova frontiera parte di Spirito, il quale auspica una sorta di
avanzata del sindacalismo nel cuore mon- «corporativismo integrale», grazie al quale
diale dell’industrialismo; dall’altra parte, «il classismo sarà superato sul serio e con es-
con l’avvento del fascismo, la costruzione so il principio dell’arbitraria concorrenza
del sistema corporativo. A questo proposito (liberalismo) e della materialistica lotta (so-
G. annota: «Ormai le corporazioni esistono, cialismo)» (ivi, -).
esse creano le condizioni in cui le innovazio- G. considera le riflessioni di Spirito il
ni industriali possono essere introdotte su frutto di una «non molto brillante e fecon-
larga scala, perché gli operai né possono op- da utopia libresca» (ivi, ), in palese con-
porsi a ciò, né possono lottare per essere es- trasto con i processi di razionalizzazione
si stessi i portatori di questo rivolgimento. del lavoro che regolano l’attività delle gran-
La quistione è essenziale, è l’hic Rhodus del- di industrie. Così in un contesto in cui le
la situazione italiana: dunque le corporazio- vecchie qualifiche di mestiere sono andate
ni diventeranno la forma di questo rivolgi- perdendo di importanza «la soluzione rap-
mento per una di quelle “astuzie della prov- presentata dai delegati di reparto eletti dal-
videnza” che fa sì che gli uomini senza vo- le squadre di lavorazione, per cui nel com-
lerlo ubbidiscano agli imperativi della storia. plesso rappresentativo tutti i mestieri han-
Il punto essenziale è qui: può ciò avvenire? no un rilievo, pare sia finora la migliore tro-
Si è portati necessariamente a negarlo. La vata. È possibile infatti riunire i delegati
condizione suddetta è una delle condizioni, per mestiere nelle quistioni tecniche e l’in-
non la sola condizione e neanche la più im- sieme dei delegati sulle quistioni produtti-
portante; è solo la più importante delle con- ve» (ivi, -).
dizioni immediate. L’americanizzazione ri- In definitiva, il fenomeno sindacale è
chiede un ambiente dato, una data confor- strettamente legato alla crisi di egemonia del
mazione sociale e un certo tipo di Stato» mondo liberale apertasi con la guerra del
(ibid.). E nel Testo C: «Per ora, si è portati a . La crisi del parlamentarismo va vista co-
dubitarne. L’elemento negativo della “poli- me «il riflesso parlamentare di radicali muta-
 SINDACALISMO TEORICO

zioni avvenute nella società stessa, nella fun- calismo rivoluzionario – per cui la politica
zione che i gruppi sociali hanno nella vita rivoluzionaria va condotta fuori degli orga-
produttiva», per cui «pare che [...] l’origine nismi e delle istituzioni statali – viene conte-
del decadimento dei regimi parlamentari» stato da G. già nel periodo torinese, con le
vada cercata «nella società civile e certo in stesse argomentazioni che torneranno poi
questa via non si può fare a meno di studiare nei Q: perché scinde artificialmente la poli-
il fenomeno sindacale; ma ancora, non il fe- tica dall’economia (L’organizzazione econo-
nomeno sindacale inteso nel suo senso ele- mica ed il socialismo,  febbraio , in CF
mentare di associazionismo di tutti i gruppi  ss.). Il suo errore sta nell’assumere come
sociali e per qualsiasi fine, ma quello tipico eterne le condizioni del salariato e di cadere,
per eccellenza, cioè degli elementi sociali di a causa del rifiuto della politica organizzata,
nuova formazione, che precedentemente in uno spontaneismo che riflette uno spirito
non avevano “voce in capitolo” e che per il giacobino astratto (La conquista dello Stato,
solo fatto di unirsi modificano la struttura  luglio , in ON ; sulla spontaneità
politica della società» (Q , , -). «Tut- come ideologia dell’anarchismo v. anche Di-
ti riconoscono che la guerra del ’- rap- scorso agli anarchici, - aprile , ivi, ).
presenta una frattura storica, nel senso che Nei Q il sindacalismo teorico è giudica-
tutta una serie di quistioni che molecolar- to una forma di catastrofismo (Q , , ),
mente si accumulavano prima del  hanno sintomo di uno stato di prostrazione politi-
appunto fatto “mucchio”, modificando la ca delle masse operaie (Q , , ). Esso è
struttura generale del processo precedente: l’altra faccia del liberismo economico e poli-
basta pensare all’importanza che ha assunto tico, con cui condivide la separazione di eco-
il fenomeno sindacale, termine generale in nomia e politica, ma con funzione politica
cui si assommano diversi problemi e proces- opposta, dato che, volendo essere l’ideolo-
si di sviluppo di diversa importanza e signifi- gia di un gruppo subalterno, ne perpetua la
cato (parlamentarismo, organizzazione indu- subalternità (Q , , ). Nonostante le ap-
striale, democrazia, liberalismo, ecc.), ma parenze, si può dire che il sindacalismo «è
che obiettivamente riflette il fatto che una un aspetto del liberismo economico giustifi-
nuova forza sociale si è costituita, ha un peso cato con alcune affermazioni del materiali-
non più trascurabile, ecc. ecc.» (Q , , smo storico» (ivi, ). Il sindacalismo teori-
). Tuttavia, il fenomeno sindacale non ne co «afferma il salto immediato dal regime
indica la soluzione: contribuisce potente- dei raggruppamenti a quello della perfetta
mente a far scoppiare delle contraddizioni, eguaglianza» (ibid.): è dunque sinonimo di
che possono essere adeguatamente affronta- incapacità di porre la questione dell’egemo-
te da organismi come i partiti in quanto nia. Per questa ragione, G. arriva a definire
«scuole della vita statale» (Q , , ). la posizione di Leon Battista Alberti, carat-
terizzata dalla stessa incapacità, «un sinda-
VITO SANTORO calismo teorico medioevale. È federalista
V. «americanismo e fordismo», «corporativi- senza centro federale. Per le quistioni intel-
smo», «partito», «sciopero», «sindacalismo teori- lettuali si affida alla Chiesa, che è il centro fe-
co», «Spirito».
derale di fatto per la sua egemonia intellet-
tuale e anche politica» (Q , , ).
sindacalismo teorico
FABIO FROSINI
Con queste espressione G. si riferisce al
V. «anarchia», «economismo», «liberismo»,
sindacalismo rivoluzionario, diffuso tra Ot- «sciopero», «sindacalismo, sindacati», «Sorel».
tocento e Novecento soprattutto in Francia
e in Italia. L’aggettivo «teorico» sta a diffe-
sinistra-destra
renziare questa corrente dal più generale fat-
to dell’organizzazione sindacale, che pure ha Gauche (sinistra) è parola dapprima ri-
modalità e forme ideologiche variabili nel ferita a un’ala degli schieramenti parlamen-
tempo. Il principio fondamentale del sinda- tari in Francia a partire da quella grande ri-
SINISTRA - DESTRA 

voluzione e dagli sviluppi del giacobinismo, Mordini e Crispi non vollero dimettersi, co-
che G. rivaluta nei Q. L’autore non ricorre a me molti dei loro compagni, per le cose di
espressioni ironiche o aspre quando accen- Sicilia [...] Ne’ programmi di quel tempo
na alla sinistra francese o a quella tedesca non più traccia di odio napoleonico, di agi-
che, partendo dalla “sinistra hegeliana”, ar- tazioni di piazza, di insurrezioni» (Q , ,
riva alle vicende della più forte socialdemo- ). Dal canto suo, il «Nittismo aveva due
crazia europea. «In Germania il movimento aspetti: plutocratico, legato all’industria
del  fallisce per la scarsa concentrazione protetta e di sinistra» (Q , , ). Il gio-
borghese (la parola d’ordine di tipo giacobi- vane G. aveva definito «finanziere F. S. Nit-
no fu data dall’estrema sinistra democratica: ti» (Il regime dei pascià,  luglio , in NM
“rivoluzione in permanenza”) e perché la ) e «Nitti parolaio» (La censura,  no-
quistione del rinnovamento statale è intrec- vembre , ivi, ) e aveva scritto: «L’on
ciata con la quistione nazionale» (Q , , Nitti promuove l’accordo tra le banche»
). G. nota per inciso che in Germania i (Prete Pero,  luglio , ivi, ). Nei Q G.
«socialdemocratici hanno un giornale umo- scrive che alcuni politici di sinistra divideva-
ristico: “Lachen links” (risa a sinistra)» (Q , no «gli industriali liberisti da quelli prote-
, ). Invece in Italia si formavano «parti- zionisti ecc., invitando a scegliere tra queste
ti di sinistra, così detti socialistici, ma in due categorie. Ma si potevano esse dividere,
realtà puramente democratici» (Q , , ). oppure i loro interessi non erano già stretta-
E G. fa notare che, in Italia, «ai moderati ap- mente connessi attraverso le banche e ten-
partenevano le maggiori personalità della devano sempre più a connettersi attraverso i
cultura, mentre la sinistra non brillava (sal- gruppi finanziari e i cartelli industriali? Oc-
vo poche eccezioni) per troppa serietà intel- correva quindi, se si voleva creare una forza
lettuale, specialmente nel campo degli studi politica “liberista” efficiente, non proporsi
storici e della pubblicistica di medio grado» fini irraggiungibili, quali questo di dividere
(Q , , ). Accennando a Ferri e a Lom- il campo industriale e dare a una parte di es-
broso, G. sprezza la tendenza «della socio- so l’egemonia sulle masse popolari (special-
logia di sinistra in Italia a occuparsi della cri- mente sui contadini), ma tendere a creare un
minalità» (Q , , ). blocco fra le classi popolari, con l’egemonia
Nel Risorgimento operano «alcune for- di quella più avanzata storicamente» (Q ,
mazioni fondamentali: i reazionari modera- , -). La più avanzata è, ovviamente, la
ti, municipalisti –, i neoguelfi – democrazia classe operaia.
cattolica –, e il partito d’azione – democra- La diagnosi di G. sul rapporto tra de-
zia liberale di sinistra borghese nazionale –. stra e sinistra nell’Italia post-unitaria contie-
Le tre forze sono in lotta fra loro e tutte e tre ne persino le parole «marasma» e «catastro-
sono successivamente sconfitte» (Q , , fe», scagionando invece il «regime parla-
). La politica italiana, negli anni Settanta, mentare» in quanto tale, che anzi palesa ai
«piega a sinistra, ossia verso il liberalismo, cittadini i mali altrimenti occultati o insi-
popolarismo, falsa democrazia» (Q , , nuati nel (così da G. designato altrove) «par-
). Con Depretis al governo vanno «le si- lamentarismo nero», ossia la lotta tra fazioni
nistre, il cui avvento aveva suscitato nel po- all’interno di un partito totalitario. Di de-
polo un ribollimento di speranze e di aspet- magogia parlano i «partiti di destra, in pole-
tazioni che dovevano essere deluse» (Q , , mica coi partiti di sinistra, sebbene siano i
, del ). Dopo «l’odio suscitato nel partiti di destra ad aver sempre esercitato la
popolo dal fiscalismo [...] della destra con peggiore demagogia» (Q , , ). «I libri
uomini e frasi di sinistra», scrive G., Crispi dei “destri” dipingono la corruzione politi-
«fu il vero uomo della nuova borghesia» (Q ca e morale nel periodo della sinistra [...]
, , ). Il giovane G. aveva annotato la fra- Risulta che non c’è stato nessun cambia-
se di Crispi: «La monarchia ci unisce» (Tra- mento essenziale nel passaggio dalla Destra
dizione monarchica,  marzo , in ON alla Sinistra: il marasma in cui si trova il pae-
). «L’antica Sinistra morì il giorno che se non è dovuto al regime parlamentare (che
 SITUAZIONE

forse rende solo pubblico ciò che prima ri- attuazione integrale della propria personalità
maneva nascosto o quasi) ma alla debolezza umana concessa a tutti i cittadini», in modo
generale della classe dirigente, e alla grande che vi sia «il massimo della libertà col mini-
miseria del paese [...] a sinistra il paese mi- mo della costrizione» (Tre principi, tre ordi-
sero, arretrato, ignorante, esprime sia pure ni,  febbraio , in CF ). Non è lo “Sta-
in forma sporadica una serie di tendenze to professionale” dei sindacalisti, né lo Stato
sovversive anarcoidi» (Q , , ). «La de- monopolista di produzione e distribuzione
bolezza teorica, la nessuna stratificazione e che vagheggiano i riformisti, ma «organizza-
continuità storica della tendenza di sinistra, zione della libertà di tutti e per tutti» (L’or-
sono state una delle cause della catastrofe» ganizzazione economica e il socialismo,  feb-
(Q , , ). Idealità intellettualistiche e braio , in CF ), «uno sviluppo infini-
sovversivismi sterili procedono insieme. «La to in regime di libertà organizzata e control-
parola “ideale” è complementare a quella di lata dalla maggioranza dei cittadini, o dal
“sovversivo”: è la formula utile per fare del- proletariato» (Utopia,  luglio , in NM
le frasi ai piccoli intellettuali che formavano ), senza «dilatazione dei poteri e dell’in-
l’organizzazione di sinistra» (Q , , ). Il tervenzionismo statale» (Il nostro Marx, 
«“sovversivismo” di questi strati ha due fac- settembre , in NM ). Rigettato il pre-
ce: verso sinistra e verso destra, ma il volto cedente antistatalismo, G. sostiene la neces-
sinistro è un mezzo di ricatto: essi vanno sità di «uno Stato tipicamente proletario»
sempre a destra nei momenti decisivi e il lo- (La taglia della storia,  giugno , in ON
ro “coraggio” disperato preferisce sempre ) che, a differenza dello Stato borghese,
avere i carabinieri come alleati» (Q , , «domanda la partecipazione attiva e perma-
). Il disprezzo di G. si manifesta anche in nente dei compagni alla vita delle sue istitu-
altre notazioni forse eccessive. Ad esempio: zioni» (Lo Stato e il socialismo,  giugno e 
«Si è saputo che in qualche posto, circa un luglio , in ON ). Più tardi G. usa piut-
decimo degli iscritti ai partiti di sinistra raci- tosto la parola “comunismo”, pensato in ter-
molavano una parte dei mezzi per vivere dal- mini di universalismo: «una società comuni-
le questure, che davano pochi soldi agli stica» è creazione di organismi capaci di
informatori data l’abbondanza di essi» (Q «dare una forma a tutta la umanità» (L’e-
, , ). Vicine al sovversivismo sono sempio della Russia,  gennaio , in ON
«piccole minoranze non organizzate politi- ). Nel - torna in diversi testi il ter-
camente alla periferia sinistra, nel proleta- mine “socialismo”, come nuova società da
riato» (Q , , ). In un altro passo, rife- costruire (Introduzione al primo corso della
rendosi a talune tendenze dei primi anni po- scuola interna di partito, in CPC ; TL ;
stbellici (e forse, indirettamente, anche a Cinque anni di vita del partito, in CPC ;
D’Annunzio), G. accenna ai «molti intellet- QM ; lettera del  ottobre  al Comi-
tuali irrequieti e quindi “volontari” per ogni tato centrale sovietico, in CPC ).
iniziativa anche la più bizzarra che sia vaga- Nei Q «socialismo», con il relativo ag-
mente sovversiva (a destra o a sinistra)» (Q gettivo, si riferisce pressoché esclusivamen-
, , ). te al movimento politico o a una corrente
GIUSEPPE PRESTIPINO ideologica, salvo che in Q , ,  (statiz-
zazioni e imprese pubbliche sono, per Sait-
V. «giacobinismo», «Risorgimento», «sovversivi-
smo». zew, non una «forma di socialismo, ma [...]
parte integrante del capitalismo»). È però
situazione: v. rapporti di forza. tracciata nei Q la concezione di una società
socialista come processo di transizione – in
una complessa dialettica di Stato e società
socialismo
civile – da una fase iniziale economico-cor-
Tra il  e il  G. usa il termine «so- porativa, in cui gli elementi di piano sono
cialismo» per designare la «città futura», ancora scarsi (Q , , ), a quella in cui
concepita inizialmente come «possibilità di l’iniziativa economico-politica sarà «netta-
SOCIALISMO 

mente passata dalla parte delle forze che ten- Ferrero, Loria, Orano, Mussolini (Introdu-
dono alla costruzione secondo un piano, di zione al primo corso della scuola interna di
pacifica e solidale divisione del lavoro» (Q partito, in CPC -). Nel PSI «da una parte vi
, , ), processo che «durerà probabil- era un gruppo di intellettuali che non rap-
mente dei secoli, cioè fino alla sparizione presentavano più della tendenza a una rifor-
della Società politica e all’avvento della So- ma democratica dello Stato: il loro marxi-
cietà regolata» (Q , , ). Lo Stato, «con- smo non andava oltre il proposito di susci-
dizione preliminare di ogni attività econo- tare e organizzare le forze del proletariato
mica collettiva» (Q  II, , ), è «lo stru- per farle servire alla instaurazione della de-
mento per adeguare la società civile alla mocrazia (Turati, Bissolati, ecc.). Dall’altra
struttura economica» (Q  II, , ), a pat- parte vi era un gruppo più direttamente col-
to che a dirigerlo siano i rappresentanti del legato con il movimento proletario, rappre-
proletariato, che devono operare per lo svi- sentante una tendenza operaia, ma sfornito
luppo di «nuove forme di vita statale, in cui di qualsiasi adeguata coscienza teorica (Laz-
l’iniziativa degli individui e dei gruppi sia zari)» (TL -). Il socialismo italiano fu
“statale” anche se non dovuta al “governo corporativo e protezionista a danno del
dei funzionari” (far diventare “spontanea” Mezzogiorno, divenendo lo strumento della
la vita statale)» (Q , , -), sì che lo politica giolittiana (QM ). Teoricamente
«Stato-coercizione si può immaginare esau- e politicamente fu subalterno al liberalismo
rentesi mano a mano che si affermano ele- di Croce, che con la sua attività scientifica lo
menti sempre più cospicui di società regola- trasformò in riformismo (Q  II, .IV, )
ta» (Q , , ). Ma per questo sono neces- e in una frazione del liberalismo (Q  II, ,
sarie al contempo – ed è il difficile a farsi – sia ). Esso fu uno dei principali fattori del
l’elaborazione di una cultura alta e di grup- trasformismo, fornendo i quadri intellettua-
pi dirigenti adeguati all’immane compito li alla classe dominante, con l’aggravante, a
della transizione socialista, sia l’educazione differenza di altri paesi, che il passaggio di
e la partecipazione attiva delle grandi masse campo non si limitò a «singole personalità
al «processo molecolare di affermazione di politiche», ma interessò «interi gruppi di in-
una nuova civiltà», un Rinascimento e una tellettuali». Trasformismo comune ad altri
Riforma insieme (Q , , -). socialismi in condizioni analoghe – per ri-
Al centro della riflessione dei Q è il tardo nello sviluppo capitalistico – a quelle
«movimento operaio e socialista» (Q , , dell’Italia, quali «i socialismi nazionali dei
 e Q , , ), italiano in particolare (v. paesi slavi (o socialrivoluzionari o narodniki
segnalazioni e schede bibliografiche su au- ecc.)» (Q , , ). Tra il  e il  «una
tori come Luigi Luzzatti, Q , , , o su per- massa di intellettuali passa nei partiti di sini-
sonaggi ambigui come Francesco Ciccotti, stra, così detti socialistici, ma in realtà pura-
apologeta del «prampolinismo», Q , , mente democratici», e dal  in poi si ha il
-), su cui il giudizio complessivo di G. è, «trasformismo di interi gruppi di estrema
come già negli anni precarcerari, pesante- che passano al campo moderato», con la
mente critico. Il socialismo italiano aveva «formazione del Partito nazionalista coi
trasformato la dottrina di Marx in quella gruppi ex-sindacalisti e anarchici» (Q , ,
dell’«inerzia del proletariato» e ridotto la -).
prassi politica alla «piccola schermaglia Questo passaggio di campo dal sociali-
riformista» (La critica critica, ° gennaio , smo al nazionalismo e poi al fascismo collo-
in CF ). Per decenni è stato dominato dal ca l’Italia tra i paesi in cui «ha trovato nel do-
«nullismo opportunista e riformista» (Lo poguerra un terreno propizio» (Q , , )
Stato italiano,  febbraio , in ON ), il «nazionalsocialismo», che mira con D’An-
trascurando, salvo Antonio Labriola, l’atti- nunzio a «condurre le grandi masse
vità teorica, sì che il marxismo in Italia «servì all’“idea” nazionale o nazionalista-imperia-
da prezzemolo a tutte le più indigeste salse» lista» e ha tra i suoi precursori forse anche
di «avventurieri della penna» quali Ferri, Garibaldi (Q , , ), il «socialismo pic-
 SOCIALISTI

colo borghese alla De Amicis», scrittori mi- te molto influito su alcuni elementi socialisti
nori come Giovanni Cena (Q , , ), Cri- ed è stata un elemento di revisionismo» (Q
spi, che creò «le prime cellule di un sociali- , , -). Il revisionismo è fenomeno sem-
smo nazionale che doveva svilupparsi più pre più ricorrente tra le file dei militanti so-
tardi impetuosamente» (Q , , ). Tra i cialisti, capace di influenzarne mentalità e
suoi principali ideologi è Giovanni Pascoli, impianto organizzativo. La questione ri-
che creò il «concetto di nazione proletaria, e guarda direttamente il tema del partito: pur
[...] altri concetti poi svolti da Enrico Cor- respingendo l’impianto di Michels circa le
radini e dai nazionalisti di origine sindacali- moderne tendenze al frazionismo – altra fac-
sta», facendosi «banditore di un socialismo cia del primato di leader e politici di profes-
nazionale» (Q , , ) teso a porre le mas- sione (Q , , ) –, G. colloca nella ten-
se, che si affacciano sulla scena politica e si denza revisionistica soprattutto quel cedi-
rivolgono agli ideali socialisti, sotto l’egemo- mento teorico che taglia alla base il valore al-
nia dei gruppi nazionalisti, colonialisti e im- ternativo dell’impegno socialista. Egli avver-
perialisti, fornendo un apporto essenziale al te: «I partiti socialisti, grazie ai numerosi po-
fascismo, alla cui testa si posero diversi qua- sti retribuiti e onorifici di cui dispongono,
dri provenienti dalle file del sindacalismo e offrono agli operai [...] una possibilità di far
del socialismo. Del resto, il socialismo italia- carriera, ciò che esercita su di essi una forza
no si era ampiamente affidato a un perso- di attrazione considerevole» (ibid.). La me-
naggio come Achille Loria, la cui nefasta in- desima suggestione tocca gli intellettuali,
fluenza G. vede anche nella voce Fascismo esposti anche al disorientamento teorico
redatta da Mussolini per l’Enciclopedia ita- nella battaglia ideale. È il caso dell’opera di
liana (Q , , ). De Man, che ha contribuito alle «deviazio-
ni» e alle «reazioni contraddittorie del mo-
ANDREA CATONE
vimento operaio e socialista negli anni re-
V. «Corradini», «Croce», «Labriola», «Pascoli», centi» (Q , , ), soprattutto per la sua
«riformismo», «socialisti», «società politica»,
posizione contraria al marxismo teorico e al-
«società regolata», «Stato», «trasformismo».
la concezione materialistica della storia. Ma
anche altri aspetti del pensiero socialista so-
socialisti
no rifiutati in quanto varianti della cultura
Il termine «socialista» presenta solo  borghese: è il caso di «tutto questo sociali-
ricorrenze nei Q, che si aggiungono alle  di smo piccolo borghese alla De Amicis», su
«Partito socialista». Ecco i sintomi di una cui G. si interroga, ma in chiave retorica, e
considerazione parziale del tema da parte di alla fine opina, forse un po’ allusivamente, se
G. Egli, più in generale, classifica i socialisti esso non sia un «socialismo nazionale o na-
come antecedente o variante borghese, sia zionalsocialismo», fenomeno tipico di
pure di apprezzabile impegno ideale, del un’ottica solo nazionale del conflitto di clas-
principio della rivoluzione. È comunque se, dopo la Grande guerra (Q , , ). Pu-
evidente nella sua visione l’assenza di conti- re il giornalismo, cui il nostro autore è at-
nuità tra il filone del socialismo nazionale e tentissimo fin da giovane, autorizza un mo-
la formazione di forze autenticamente rivo- mento di critica ai socialisti italiani: essi, co-
luzionarie. Innanzitutto, la cultura socialista sì come i cattolici, riflettono «le condizioni
è accusata di scarsa autonomia, soprattutto culturali della provincia (villaggio e piccola
per la mancata rottura fra la lunga tradizio- città)», con il conseguente localismo di cor-
ne borghese e il profilo di un coerente parti- to respiro (Q , , ). Ma già agli esordi
to di trasformazione. “La Voce” – luogo di il socialismo nazionale si propone con un se-
rilevante cimento fra cultura borghese e so- gno sostanzialmente di protesta giovanile e
cialista – a G. appare responsabile dello negativa, che per G. vuol dire inadeguatez-
smarrimento di idee e fini: «Se Prezzolini za alla lotta. Nel Q , una lunga pagina di
– egli scrive – avesse coraggio civile potreb- Guglielmo Ferrero, ripresa dagli Elementi di
be ricordare che la sua “Voce” ha certamen- scienza politica di Mosca, attira l’attenzione
SOCIETÀ CIVILE 

del detenuto, il quale ne fa minuta annota- G. invece denomina «società politica». Re-
zione, soprattutto intorno al fatto che «la sta l’avvertenza costituita dall’avverbio
più superficiale osservazione vi mostra subi- «spesso», che sta chiaramente a indicare co-
to che in Italia non esistono quasi in nessun me G. utilizzi l’espressione «società civile»
posto le condizioni economiche e sociali per anche in altri sensi.
la formazione di un vero e grande partito so- A un anno dall’inizio della stesura dei Q
cialista» (Q , , ). L’argomento muove si assiste in essi all’irruzione della politica,
dall’eterno problema del trasformismo, sia grazie a due lunghe note sulla questione de-
pure un po’ filtrato dal positivismo che ser- gli intellettuali: Q ,  e Q , . Nei primi
peggia in Ferrero, ma assume una consisten- mesi del , in altre parole, fa la sua com-
za tutta politica nella denuncia dell’inutilità parsa il concetto di egemonia: la nozione di
del riformismo – ancora De Man – e della società civile è la risultante dell’indagine sul-
tendenza dei partiti a diventare “di centro”, l’egemonia e questa è legata a doppio filo al-
dopo aver nutrito una funzione di rottura, la questione degli intellettuali. Siamo all’in-
appena menzionata in un’immagine origina- terno di quello che G. definisce lo «Stato in-
ria ormai sbiadita. Il Partito socialista non fa tegrale», insieme di società civile e società
eccezione a questa tendenza, che, sotto la ru- politica, del quale proprio in Q ,  vengo-
brica Machiavelli, nei Q pone la rilevanza no esplicitate due funzioni caratterizzanti:
della tematica del «centro» (Q , , -). «Una classe è dominante in due modi, è cioè
“dirigente” e “dominante”. È dirigente del-
SILVIO SUPPA
le classi alleate, è dominante delle classi av-
V. «De Man», «intellettuali», «Michels», «revi- versarie. Perciò una classe già prima di an-
sionismo», «riformismo», «socialismo», «trasfor-
dare al potere può essere “dirigente” (e de-
mismo».
ve esserlo); quando è al potere diventa do-
minante ma continua ad essere anche diri-
società civile
gente [...] Ci può e ci deve essere una “ege-
Scrive G. nel paragrafo intitolato No- monia politica” anche prima dell’andata al
zioni enciclopediche. La società civile: «Oc- Governo e non bisogna contare solo sul po-
corre distinguere la società civile come è in- tere e sulla forza materiale che esso dà per
tesa dallo Hegel e nel senso in cui è spesso esercitare la direzione o egemonia politica»
adoperata in queste note (cioè nel senso di (ivi, ). Questo testo è ripreso in seconda
egemonia politica e culturale di un gruppo stesura nel Q , con una serie di variazioni
sociale sull’intera società, come contenuto interessanti anche dal punto di vista del les-
etico dello Stato) dal senso che le danno i sico: «la supremazia di un gruppo sociale si
cattolici, per i quali la società civile è invece manifesta in due modi, come “dominio” e
la società politica o lo Stato, in confronto come “direzione intellettuale e morale”. Un
della società famigliare e della Chiesa» (Q , gruppo sociale è dominante dei gruppi av-
, ). Vi è qui sia la definizione di una versari che tende a “liquidare” o a sottomet-
particolare accezione dell’espressione in tere con la forza armata ed è dirigente dei
questione, sia l’affermazione secondo la gruppi affini e alleati. Un gruppo sociale
quale spesso in tal senso l’espressione viene può e anzi deve essere dirigente già prima di
usata nei Q. Parlando di società civile, G. conquistare il potere governativo [...] dopo,
intende dunque spesso l’espressione nel quando esercita il potere e anche se lo tiene
senso di Hegel, ossia come «egemonia poli- fortemente in pugno, diventa dominante ma
tica e culturale di un gruppo sociale sull’in- deve continuare ad essere anche dirigente
tera società, come contenuto etico dello Sta- [...] ci può e ci deve essere una attività ege-
to». Parleremo dunque del senso specifica- monica anche prima dell’andata al potere»
mente gramsciano di «società civile», sa- (Q , , -). Sempre al livello del Q  so-
pendo che il significato è opposto rispetto a no individuabili gli elementi decisivi della
quello dei cattolici, per i quali tale espres- concezione gramsciana dello Stato, lì dove
sione designa lo Stato in senso stretto, che sono affrontati i rapporti tra Stato e mondo
 SOCIETÀ CIVILE

economico: «Per le classi produttive (bor- concetto di società civile, il cui contenuto è
ghesia capitalistica e proletariato moderno) la vita economica, a prima vista si è non po-
lo Stato non è concepibile che come forma co distanti dal concetto precedentemente af-
concreta di un determinato mondo econo- frontato. Certamente si tratta, come nell’at-
mico, di un determinato sistema di produ- tività di conquista dell’egemonia, di trasfor-
zione [...] quando la spinta al progresso non mare l’uomo, di adattarlo, ma in questo ca-
è strettamente legata a uno sviluppo econo- so il livello della realtà sociale che permette
mico locale [...] allora la classe portatrice di acquisire il consenso delle classi alleate
delle nuove idee è la classe degli intellettua- non è più quello politico e culturale, ma
li e la concezione dello Stato muta d’aspet- quello economico, in cui la funzione egemo-
to. Lo Stato è concepito come una cosa a sé, nica apparentemente non ricopre un ruolo
come un assoluto razionale» (Q , , -). originario, in quanto lo strumento determi-
A partire da questa definizione dello Stato nante della trasformazione è la coercizione
nella sua relazione con il mondo economico statale della legislazione e del diritto, anche
è possibile introdurre la seconda accezione se entreranno in azione pure altri strumenti
del concetto di società civile, in cui compa- più “positivi”, come la scuola o altre istitu-
re il concetto di «homo oeconomicus», cioè zioni culturali.
i differenti aspetti della vita economica. Qui incrociamo il tema dell’«economi-
Si legge in Q  II, , intitolato Noterel- smo», come problema dei rapporti fra la so-
le di economia: «L’“homo oeconomicus” è cietà civile in senso gramsciano e la società
l’astrazione dell’attività economica di una civile-homo oeconomicus. La società civile
determinata forma di società, cioè di una de- in senso gramsciano è la sfera dell’attività
terminata struttura economica. Ogni forma politica per eccellenza, in quanto luogo in
sociale ha il suo “homo oeconomicus”, cioè cui compaiono sulla scena le organizzazioni
una sua attività economica [...] tra la strut- cosiddette private (sindacati, partiti, orga-
tura economica e lo Stato con la sua legisla- nizzazioni di ogni tipo) che hanno come lo-
zione e la sua coercizione sta la società civi- ro obiettivo la trasformazione del modo di
le, e questa deve essere radicalmente tra- pensare degli uomini. Per quel che concerne
sformata in concreto e non solo sulla carta la società politica in senso stretto, che predi-
della legge e dei libri degli scienziati; lo Sta- spone gli interventi coercitivi della legge e
to è lo strumento per adeguare la società ci- del diritto, è anch’essa un’istanza della tra-
vile alla struttura economica [...] Aspettare sformazione sociale. L’economismo non
che per via di propaganda e di persuasione, prende in alcuna considerazione questa
la società civile si adegui alla nuova struttu- doppia forma dell’attività umana e concede
ra, che il vecchio “homo oeconomicus” spa- all’economia in quanto tale e senza interven-
risca senza essere seppellito con tutti gli to della coscienza, dell’organizzazione e
onori che merita, è una nuova forma di re- dunque di tutto ciò che il marxismo defini-
torica economica, una nuova forma di mo- sce «superstruttura», il potere di determina-
ralismo economico vacuo e inconcludente» re la società umana. Si consideri Q , , in
(ivi, -). Si è qui in presenza di una nuo- cui G. scrive: «la fase più schiettamente po-
va definizione di società civile, che chiame- litica, che segna il netto passaggio dalla
remo “società civile-homo oeconomicus”. struttura alla sfera delle superstrutture com-
Già in Q , ,  G. sviluppa l’idea che plesse, è la fase in cui le ideologie [...] di-
l’uomo debba essere trasformato, egli dice ventano “partito” [...] determinando oltre
«meccanizzato», affinché possa essere adat- che l’unicità dei fini economici e politici, an-
tato alle nuove condizioni di lavoro e di pro- che l’unità intellettuale e morale, ponendo
duzione dell’industrialismo. Se la seconda tutte le quistioni [...] su un piano universale
accezione del concetto di società civile è as- e creando così l’egemonia di un gruppo so-
sente dal Q , lo schema di pensiero che sarà ciale fondamentale su una serie di gruppi su-
utilizzato per produrla vi compare già in em- bordinati» (ivi, ). È il punto più alto cui
brione. Con questo secondo significato del possa giungere la lotta per la conquista del-
SOCIETÀ CIVILE 

l’egemonia, cioè una delle sfere di cui vanno so» è riferita al «libero scambio»): «Nel pri-
pensati i rapporti con l’altra sfera, quella mo caso si specula incoscientemente (per un
della dittatura sulla società civile-homo oe- errore teorico di cui non è difficile identifi-
conomicus. In questa stessa nota c’è una ra- care il sofisma) sulla distinzione tra società
pida allusione al liberalismo e al sindacali- politica e società civile e si afferma che l’at-
smo teorico, ma è nella nota seguente, Alcu- tività economica è propria della società civi-
ni aspetti teorici e pratici dell’economismo, le e la società politica non deve intervenire
che si incontrano gli elementi necessari al- nella sua regolamentazione. Ma in realtà
l’interpretazione dell’economicismo: «È per questa distinzione è puramente metodica,
lo meno strano l’atteggiamento dell’econo- non organica e nella concreta vita storica so-
mismo verso le espressioni di volontà, di cietà politica e società civile sono una stessa
azione e di iniziativa politica e intellettuale, cosa. D’altronde anche il liberismo deve es-
come se queste non fossero una emanazione sere introdotto per legge, per intervento
organica di necessità economiche e anzi la cioè del potere politico [...] Diverso è il ca-
sola espressione efficiente dell’economia» so del sindacalismo teorico, in quanto esso si
(Q , , ). Si noti: non esistono altre riferisce a un raggruppamento subalterno, al
emanazioni efficienti dell’economia. G. insi- quale con questa teoria si impedisce di di-
ste a più riprese su questo. ventare mai dominante, di uscire dalla fase
Ecco ora il passaggio che pone non po- economico-corporativa per elevarsi alla fase
chi problemi interpretativi. Lo citerò dap- di egemonia politico-intellettuale nella so-
prima nella versione del Testo C e subito do- cietà civile e diventare dominante nella so-
po fornirò le varianti che si trovano nella pri- cietà politica» (Q , , ). Qual è l’errore
ma stesura: «L’impostazione del movimento teorico qui denunciato? A tal proposito il te-
del libero scambio si basa su un errore teo- sto è chiaro: la distinzione «tra società poli-
rico di cui non è difficile identificare l’origi- tica e società civile [...] da distinzione meto-
ne pratica: sulla distinzione cioè tra società dica viene fatta diventare ed è presentata
politica e società civile, che da distinzione come distinzione organica» (Q , , ).
metodica viene fatta diventare ed è presen- Ma la questione filologica che si pone è la se-
tata come distinzione organica. Così si affer- guente: che senso assume l’espressione «so-
ma che l’attività economica è propria della cietà civile» in questa prima proposizione?
società civile e che lo Stato non deve inter- Un senso propriamente gramsciano, l’«ege-
venire nella sua regolamentazione. Ma sic- monia politica e culturale di un gruppo so-
come nella realtà effettuale società civile e ciale sull’intera società, come contenuto eti-
Stato si identificano, è da fissare che anche il co dello Stato» (Q , , ). G. non si di-
liberismo è una regolamentazione di carat- lunga sul modo di stabilire una distinzione
tere statale, introdotto e mantenuto per via metodica senza confonderla con una distin-
legislativa e coercitiva: è un fatto di volontà zione organica; si accontenta di precisare le
consapevole dei propri fini e non l’espres- tesi che derivano dalla confusione da lui ap-
sione spontanea, automatica del fatto eco- pena denunciata: «si afferma che l’attività
nomico. Pertanto il liberismo è un program- economica è propria della società civile e
ma politico, destinato a mutare, in quanto che lo Stato non deve intervenire nella sua
trionfa [...] la distribuzione del reddito na- regolamentazione» (Q , , ). Se la se-
zionale. Diverso è il caso del sindacalismo conda parte del periodo non pone problemi,
teorico, in quanto si riferisce a un gruppo poiché espone una tesi arcinota del liberi-
subalterno, al quale con questa teoria si im- smo, ben altra cosa va detta per la prima par-
pedisce di diventare mai dominante, di svi- te, che rimanda alla seconda accezione di so-
lupparsi oltre la fase economico-corporativa cietà civile.
per elevarsi alla fase di egemonia etico-poli- In opposizione al liberismo e al suo eco-
tica nella società civile e dominante nello nomicismo radicale, G. si schiera con quan-
Stato» (ivi, -). Recitava invece il Testo ti sottolineano la necessità del molteplice in-
A (dove l’espressione iniziale «nel primo ca- tervento statale. Allo stesso tempo, egli met-
 SOCIETÀ COMUNISTA

te in evidenza la falsità radicale della tesi li- mezzo delle sovrastrutture («rovesciamento
berista: «anche il liberismo deve essere in- della praxis»), e da quello di «blocco stori-
trodotto per legge, per intervento cioè del co», che è il quadro teorico generale entro il
potere politico». Ma la critica gramsciana quale agiscono tutti i concetti. Da qui deri-
non si ferma qui, in quanto va ancora scon- va la preminenza della politica, dunque la
fitto un altro puntello della teoria liberista: fondazione di nuovi Stati, la rivoluzione.
l’idea di un’esistenza autonoma dell’econo- Nonostante il posto che occupano nei Q, va
mia. In verità è impossibile separare la vita però detto, correndo il rischio del parados-
economica e le sue strutture dalla coercizio- so, che i concetti di «egemonia», «guerra di
ne giuridica dello Stato e dei rapporti di for- posizione» e «rivoluzione passiva» sono
za che caratterizzano un «mercato determi- concetti subordinati. Sottolineare che la fine
nato». «Nella concreta vita storica, società dello Stato politico è una proposizione es-
civile e società politica sono una stessa cosa» senziale del marxismo spinge a pensare il
o «si identificano», come dice la seconda ruolo giocato dall’egemonia e dalla guerra di
stesura del testo. Quando infine si passa a posizione nel percorso che conduce alla
prendere in considerazione il sindacalismo conclusione ultima: lo Stato «guardiano not-
teorico, si ritrova una perfetta chiarezza in- turno», che assicura la transizione alla «so-
tellettuale, in quanto non vi sono difficoltà cietà regolata».
nell’identificazione dell’origine pratica del- BIBLIOGRAFIA: AUCIELLO ; BOBBIO
l’errore: lo scopo è far sì che la classe subal- b; BUCI-GLUCKSMANN ; BUTTIGIEG
terna resti tale; dall’altra parte, le difficoltà ; FRANCIONI ; LIGUORI ; TEXIER
filologiche svaniscono: è evidente che il ri-  e .
mando è alla società civile in senso gram-
sciano, quando il nostro autore indica in co- JACQUES TEXIER
sa consista l’ostacolo che si erge davanti al V. «blocco storico», «dialettica», «economismo»,
gruppo subalterno per impedirgli «di uscire «egemonia», «intellettuali», «società politica»,
dalla fase economico-corporativa per elevar- «società regolata», «superstruttura, superstruttu-
si alla fase di egemonia politica-intellettuale re», «Stato», «Stato guardiano notturno».
nella società civile».
In conclusione va indicata un’altra ac- società comunista: v. società regolata.
cezione dell’espressione società civile in G.
Egli scrive: «“ogni individuo è funzionario” società politica
[...] in quanto “operando spontaneamente”
Con «società politica» G. intende lo
la sua operosità si identifica coi fini dello
Stato (cioè del gruppo sociale determinato o Stato così come veniva inteso tradizional-
società civile)» (Q , , ). Subito dopo mente: «società politica [...] nel linguaggio
G. parla di un’azione «interessata nel senso comune è la forma di vita statale a cui si dà
più elevato, dell’interesse statale o del grup- il nome di Stato e che volgarmente è intesa
po che costituisce la società civile» (ivi, come tutto lo Stato» (Q , , ). Poiché
). Questo uso, in cui il «gruppo sociale egli reagisce a tale visione ristretta e non ade-
fondamentale» è definito «società civile», è guata alla realtà sociale e politica che pren-
meritevole di una certa attenzione. Se si trat- de piede soprattutto dopo il , caratteriz-
ta di individuare l’essenza stessa della dot- zata in modo crescente dallo Stato «integra-
trina da cui G. prende ispirazione, potrem- le», G. tende a considerare la società politi-
mo rinviare a un famoso paragrafo consa- ca solo come una parte dello Stato allargato:
crato agli «elementi costitutivi del marxi- lo Stato si presenta cioè in «due forme», egli
smo», di cui ci si sforza di cogliere l’«unità» dice, «come società civile e come società po-
profonda: Q , , . Se si dovessero indi- litica, come “autogoverno” e come “gover-
care due concetti fondamentali della stessa, no dei funzionari”» (ibid.). Questo «gover-
cominceremmo da quello di «praxis», con la no dei funzionari», lo Stato strettamente in-
sua funzione essenziale consistente nel pen- teso, comprende l’apparato governativo e
sare la trasformazione della struttura per quello coercitivo, come appare chiaro nella
SOCIETÀ REGOLATA 

celebre definizione: «Stato = società politica ordinatosi, nei secoli delle persecuzioni e
+ società civile, cioè egemonia corazzata di delle tolleranze, come società a sé, diversa
coercizione» (Q , , -). Altre afferma- dalla società politica, esso dié luogo a un jus
zioni dei Q confermano questa lettura: vi è sacrum nuovo»: Q , , ) e del Medioevo
«identità-distinzione tra società civile e so- («Per il diritto canonico invece la riduzione
cietà politica» (Q , , ); «si tratta del- a diritto personale non avvenne, essendo il
la assenza di una chiara enunciazione del diritto di una società diversa e distinta dalla
concetto di Stato, e della distinzione in esso società politica, l’appartenenza alla quale
tra società civile e società politica, tra ditta- non era basata sulla nazionalità»: ivi, ).
tura ed egemonia, ecc.» (Q  II, , ). «Si Altre volte «società politica» sembra identi-
possono, per ora, fissare due grandi “piani” ficarsi con Stato tout court: «Nel primo caso
superstrutturali, quello che si può chiamare si specula incoscientemente [...] sulla distin-
della “società civile”, cioè dell’insieme di or- zione tra società politica e società civile e si
ganismi volgarmente detti “privati” e quello afferma che l’attività economica è propria
della “società politica o Stato”» (Q , , della società civile e la società politica non
). La nota Q , ,  è intitolata Società deve intervenire nella sua regolamentazione.
civile e società politica e recita: «Distacco Ma in realtà questa distinzione è puramente
della società civile da quella politica: si è po- metodica, non organica e nella concreta vita
sto un nuovo problema di egemonia, cioè la storica società politica e società civile sono
base storica dello Stato si è spostata. Si ha una stessa cosa» (Q , , ).
una forma estrema di società politica: o per GUIDO LIGUORI
lottare contro il nuovo e conservare il tra-
V. «società civile», «società regolata», «Stato».
ballante rinsaldandolo coercitivamente, o
come espressione del nuovo per spezzare le
resistenze che incontra nello svilupparsi società regolata
ecc.». La crisi di egemonia come distacco Nei Q «società regolata» equivale a “so-
della società civile dalla sua espressione sta- cietà comunista”, come è presente in buona
tuale, che non ha quindi più la sua base sto- parte della tradizione marxista: si tratta del-
rica. Ancora, la tematica marxista dell’estin- la formazione sociale che dovrebbe fare se-
zione dello Stato (con l’affermazione di guito alla “società socialista” (la “società di
quella che G. chiama «società regolata») è transizione”) e che sarebbe contrassegnata
vista nei termini della «sparizione della So- dall’estinzione dello Stato. L’espressione
cietà politica» e dell’«avvento della Società «società regolata» compare quasi solo nel Q
regolata» (Q , , ): gli elementi coerciti- , in pochi Testi B. Il tema dell’estinzione
vi scemano e si allargano il consenso e l’au- dello Stato è presente in poche altre note
togoverno. nelle quali l’espressione non appare, come
Non mancano, come spesso avviene nei ad esempio Q , , , dove G., rifletten-
Q, alcune indecisioni semantiche. Ad esem- do probabilmente sulla società sovietica, l’u-
pio in Q , ,  si legge che «il partito po- nica società socialista al tempo esistente,
litico, per tutti i gruppi, è appunto il mecca- scrive: «Su questa realtà che è in continuo
nismo che nella società civile compie la stes- movimento, non si può creare un diritto co-
sa funzione che compie lo Stato in misura stituzionale, del tipo tradizionale, ma solo
più vasta e più sinteticamente, nella società un sistema di principii che affermano come
politica». Qui è «società politica» che sem- fine dello Stato la sua propria fine, il suo
bra comprendere al proprio interno lo Sta- proprio sparire, cioè il riassorbimento della
to, essere quindi realtà più vasta, come se lo società politica nella società civile» (ibid.).
Stato non esaurisse tutto lo spazio del poli- La nota Q , , , intitolata Stato e so-
tico, o meglio della società politica. cietà regolata, è la prima in cui G. usa l’e-
Il termine è anche usato per designare spressione «società regolata», a partire dalla
le realtà statuali (o politiche) premoderne, critica della corrente dei “gentiliani di sini-
dell’antichità («Comparso il Cristianesimo e stra” Spirito e Volpicelli, nel cui pensiero «è
 SOCIOLOGIA

da notare, come spunto critico iniziale, la presupposto che tutti gli uomini sono real-
confusione tra il concetto di Stato-classe e il mente uguali e quindi ugualmente ragione-
concetto di società regolata». Precisa G.: voli e morali)» (ibid.).
«Finché esiste lo Stato-classe non può esi- La società regolata è dunque Stato sen-
stere la società regolata, altro che per me- za Stato: se – come si dice nella stessa nota –
tafora», aggiungendo che anche «gli utopi- lo Stato è «società politica + società civile»
sti, in quanto esprimevano una critica della (Stato «integrale»), la società regolata è
società esistente al loro tempo, comprende- quella «società civile-politica» in cui lo Sta-
vano benissimo che lo Stato-classe non po- to tradizionalmente inteso, lo Stato come
teva essere la società regolata, tanto vero che apparato repressivo (concezione contro cui
nei tipi di società rappresentati dalle diverse tante volte G. polemizza), deperisce. Lo
utopie, s’introduce l’uguaglianza economica stesso G. scrive più avanti: «Nella dottrina
come base necessaria della riforma proget- dello Stato → società regolata, da una fase in
tata: ora in questo gli utopisti non erano uto- cui Stato sarà uguale Governo, e Stato si
pisti, ma concreti scienziati della politica e identificherà con società civile, si dovrà pas-
critici congruenti. Il carattere utopistico di sare a una fase di Stato-guardiano notturno,
alcuni di essi era dato dal fatto che riteneva- cioè di una organizzazione coercitiva che tu-
no si potesse introdurre la uguaglianza eco- telerà lo sviluppo degli elementi di società
nomica con leggi arbitrarie, con un atto di regolata in continuo incremento, e pertanto
volontà, ecc. Rimane però esatto il concetto riducente gradatamente i suoi interventi au-
[...] che non può esistere eguaglianza politi- toritari e coattivi» (ibid.). L’espandersi degli
ca completa e perfetta senza eguaglianza elementi di autogoverno, nell’ambito della
economica» (ibid.). G. nuovamente torna a società socialista, porterà secondo G. a una
polemizzare con Spirito e Volpicelli in Q , graduale riduzione degli elementi di statua-
, , sempre a proposito della confusione lità propriamente detta: diminuisce il biso-
di Stato e società regolata. gno di momenti repressivi e coercitivi. Una
Il tema della società regolata come su- radicalizzazione di questa visione si trova nel
peramento dello Stato torna in Q , , , Q , dove G. scrive che «Marx inizia intel-
di nuovo in una riflessione che riguarda so- lettualmente un’età storica che durerà pro-
prattutto la “società di transizione”: «in babilmente dei secoli, cioè fino alla sparizio-
questa società il partito dominante non si ne della Società politica e all’avvento della
confonde organicamente col governo, ma è Società regolata» (Q , , ). Coerente-
strumento per il passaggio dalla società civi- mente con una certa tradizione marxista, la
le-politica alla “società regolata”, in quanto società senza classi, la società comunista,
assorbe in sé ambedue, per superarle (non sembra essere anche immaginata come una
per perpetuarne la contraddizione), ecc.». società senza politica.
Anche in Q , ,  la concezione marxista GUIDO LIGUORI
dello Stato diviene la «dottrina dello Stato
V. «socialismo», «società civile», «Stato», «Stato
che concepisca questo come possibile ten-
etico».
denzialmente di esaurimento e di risoluzio-
ne della società regolata». G. aggiunge: «L’e-
sociologia
lemento Stato-coercizione si può immagina-
re esaurentesi mano a mano che si afferma- Negli scritti gramsciani la sociologia è
no elementi sempre più cospicui di società analizzata su due livelli: quello della critica
regolata (o Stato etico o società civile). Le alla sociologia positivista e quello della criti-
espressioni di Stato etico o di società civile ca alla sociologia marxista per come è pre-
verrebbero a significare che quest’“immagi- sentata dal Saggio popolare di Bucharin.
ne” di Stato senza Stato era presente ai mag- Questi due piani del discorso, il primo già
giori scienziati della politica e del diritto in presente negli scritti giovanili, il secondo so-
quanto si ponevano nel terreno della pura lo negli scritti degli anni Trenta, trovano uno
scienza (= pura utopia, in quanto basata sul sbocco comune in quei passi dei Q nei qua-
SOCIOLOGIA 

li viene messo a tema l’oggetto del conten- «ideologia» borghese per cui «il Mezzogior-
dere, ovvero la possibilità di costruire una no è la palla di piombo che impedisce più ra-
sociologia marxista, che G. declina come fi- pidi progressi allo sviluppo civile dell’Ita-
lologia: «se la filologia è l’espressione meto- lia», responsabili quindi di aver dato «cri-
dologica dell’importanza che i fatti partico- sma a tutta la letteratura “meridionalista”
lari siano accertati e precisati nella loro in- della cricca di scrittori della cosiddetta scuo-
confondibile “individualità”, non si può la positiva» (QM ), altre volte il giudizio
escludere l’utilità pratica di identificare cer- sui singoli sociologi è improntato al rispetto
te “leggi di tendenza” più generali che cor- del loro lavoro scientifico, come nel caso di
rispondono nella politica alle leggi statisti- Michels: «io penso che se si indicesse un re-
che o dei grandi numeri che hanno servito a ferendum, nella Torino studiosa, per sce-
far progredire alcune scienze naturali» (Q gliere tra il Cian, italianissimo, e Michels, te-
, , ). Il particolare rapporto di G. con desco, al capintesta del nazionalismo nostra-
la sociologia sta tutto dentro il paradosso di no toccherebbe far fagotto dal nostro Ate-
una critica al suo carattere astratto e sche- neo, con soddisfazione grande degli studen-
matico, che va insieme al riconoscimento del ti» (Il capintesta,  gennaio , in CT ).
suo carattere normativo e predittivo, spe- G. metterà a frutto questo bagaglio di
cialmente nelle condizioni complesse degli frequentazioni giovanili nei Q, cercando di
ordinamenti sociali occidentali. spiegare «la fortuna della sociologia» e il suo
L’attenzione di G. per la sociologia po- rapporto con la «scienza politica» (Q , ,
sitivista e per i suoi protagonisti emerge già ), ma anche inasprendo la critica al suo
negli scritti giovanili, a dimostrazione di un carattere «ingenuo» (Q , , ), «mecca-
interesse, spesso critico, nei confronti di una nic[o, ndr]» (Q  I, , ), «descrittiv[o,
disciplina che, nei primi anni del movimen- ndr]» (Q , , ), «astratt[o, ndr]» e «clas-
to operaio, rappresentava l’ossatura teorica sificatorio» (Q , , ), a quello che chiama
del movimento stesso: «c’è stato una volta ripetutamente lo «schematismo sociologi-
un periodo di esaltazione, un periodo in cui co» (Q , , ) della «vecchia sociologia
la fede politica e la fede sociale sembrava do- positivistica» (ivi, ). Sotto questo aspetto,
vessero di necessità accordarsi con una de- il «sociologismo» (Q  II, , ) diventa un
terminata fede scientifica. Erano i giorni av- attributo generale delle spiegazioni sempli-
venturati in cui dell’una e dell’altra fede era- cistiche dei fenomeni sociali, si stacca in
no sacerdoti Cesare Lombroso ed i suoi ri- qualche modo dal riferimento diretto alla
petitori, in cui Enrico Ferri era un grande fi- sociologia e diventa il polo negativo del cor-
losofo e grande capo rivoluzionario [...] Il retto modo di intendere le dinamiche della
socialismo italiano, nella mente dei suoi teo- società, opponendosi quindi a un’altra serie
rici, nella mente dei capi e degli ispiratori, di lemmi che G. usa invece per descrivere la
aveva la triste sorte di essere avvicinato al realtà sociale: «storic[o, ndr]» (Q , , ),
più arido, secco, sterile, sconsolatamente «organico» (Q , , ) ecc. Quando il di-
sterile, pensiero del secolo XIX, al positivi- scorso ritorna invece sul tema delle leggi so-
smo» (Bergsoniano!,  gennaio , in SF - ciologiche e su come queste interpretano la
). Ma il dibattito sulle origini sociologiche realtà, l’atteggiamento di G. si fa interessato,
(positivistiche) del socialismo italiano è solo come nella nota dedicata all’Ossicino di Cu-
una parte dell’interesse di G. per la sociolo- vier. Scrive G.: «il principio di Cuvier, della
gia. Troviamo infatti negli stessi anni riferi- correlazione tra le singole parti organiche di
menti a Herbert Spencer (Il nostro Marx,  un corpo, per cui da una particella di esso
maggio , in NM ), Robert Michels (Il ca- (purché integra in sé) si può ricostruire l’in-
pintesta,  gennaio , in CT ) e Vilfre- tero corpo [...] È da esaminare se il princi-
do Pareto (La tegola,  febbraio , in CF pio della correlazione sia utile, esatto e fe-
). Se a volte, come in QM, «i Ferri, i Sergi, condo nella sociologia, oltre la metafora. Pa-
i Niceforo, gli Orano» sono additati come i re da rispondere nettamente di sì» (ibid.). A
responsabili della propagazione di quella questa fondamentale acquisizione G. ag-
 SOCIOLOGIA

giunge poi una precauzione: «occorre in- scienza politica significa scienza dello Stato
tendersi: per la storia passata, il principio e Stato è tutto il complesso di attività prati-
della correlazione (come quello dell’analo- che e teoriche con cui la classe dirigente giu-
gia) non può sostituire il documento, cioè stifica e mantiene il suo dominio non solo
non può dare altro che storia ipotetica, ve- ma riesce a ottenere il consenso attivo dei
rosimile ma ipotetica. Ma diverso è il caso governati, è evidente che tutte le quistioni
dell’azione politica e del principio di corre- essenziali della sociologia non sono altro che
lazione (come quello d’analogia) applicato le quistioni della scienza politica» (ibid.). G.
al prevedibile, alla costruzione di ipotesi arriva quindi a porre il “problema sociolo-
possibili e di prospettive. Si è appunto nel gia” come un problema di “riformulazione”
campo dell’ipotesi e si tratta di vedere qua- delle tematiche della scienza politica, depo-
le ipotesi sia più verosimile e più feconda di tenziate e neutralizzate nel loro carattere ri-
convinzioni e di educazione» (ibid.). Il prin- voluzionario. La metodologia neutralizzante
cipio di correlazione organica è quindi un consiste nel far ricorso alla «legge dei “gran-
principio utile per l’azione politica, da ap- di numeri”», che «può essere applicata alla
plicare al prevedibile per la «costruzione di storia e alla politica solo fino a quando le
ipotesi possibili»: in altre parole, è un prin- grandi masse della popolazione rimangono
cipio utile alla scienza politica. La metafora passive» (Q , , ). La sociologia è allora
organicista, nata con Spencer e che trova la scienza politica della passivizzazione delle
terreno fertile nella sociologia francese, po- grandi masse, un dispositivo da criticare nel-
ne quindi degli interrogativi alla scienza po- le sue forme disciplinanti, ma al tempo stes-
litica gramsciana: «infatti si presenta la qui- so da analizzare come la nuova forma che ha
stione di che cosa è la “sociologia”? Non è assunto la scienza politica nell’epoca con-
essa un tentativo di una cosiddetta scienza temporanea: «ciò che di realmente impor-
esatta (cioè positivista) dei fatti sociali, cioè tante è nella sociologia non è altro che la
della politica e della storia? cioè un embrio- scienza politica» (Q , , ).
ne di filosofia? La sociologia non ha cercato Come è possibile, dato questo scenario,
di fare qualcosa di simile alla filosofia della pensare una sociologia marxista? La risposta
praxis?» (Q , , ). a questa domanda passa in G. per la critica al
Per spiegare il rapporto tra la scienza tentativo, intrapreso su questa strada, del
politica e la sociologia G. dedica al tema Saggio popolare di Bucharin. Il Saggio, con la
un’intera nota dal titolo Machiavelli. Socio- sua messa a tema del problema della sociolo-
logia e scienza politica. Il punto di partenza è gia marxista, è criticato ferocemente nei Q,
la constatazione che «la fortuna della socio- ma aveva avuto una positiva ricezione da
logia è in relazione con la decadenza del parte di G. negli anni precedenti l’arresto.
concetto di scienza politica e di arte politica Nel , in una lettera che G. scrive da Mo-
verificatasi nel secolo XIX (con più esattezza sca a “La voce della gioventù”, il materiali-
nella seconda metà, con la fortuna delle dot- smo storico viene definito, sulla scorta ap-
trine evoluzionistiche e positivistiche)» (Q punto del Saggio, come «filosofia della classe
, , ). Questo passaggio di testimone operaia [e] sociologia della classe operaia»
derivò dalla «persuasione che con le costitu- (Che fare?, ° novembre , in SS ). Una
zioni e i parlamenti si fosse iniziata un’epo- formulazione similare, il materialismo stori-
ca di “evoluzione” “naturale”, che la società co come «filosofia, sociologia e dottrina del-
avesse trovato i suoi fondamenti definitivi la classe operaia», si ritrova all’interno della
perché razionali ecc. ecc. Ecco che la società prima dispensa per la Scuola interna di par-
può essere studiata col metodo delle scienze tito che G. redige nel , testo composto da
naturali» (ibid.). Questo nuovo approccio osservazioni gramsciane e sue traduzioni del
portò a un «impoverimento del concetto di Saggio popolare (RQ  ss.). Già quindi negli
Stato», per cui «“politica” divenne sinoni- anni che precedono l’esperienza del carcere
mo di politica parlamentare o di cricche per- G. riflette sul materialismo storico come so-
sonali» (ibid.). In realtà, continua G., «se ciologia della classe operaia, proprio sulla
SOCIOLOGIA 

scorta del libro di Bucharin, considerato al- come «ritenere che la filosofia della praxis
meno fino al  una buona introduzione al- non sia una struttura di pensiero completa-
la sociologia marxista. Così G. lo descrive mente autonoma e indipendente, in antago-
nell’articolo di presentazione della Scuola di nismo con tutte le filosofie e le religioni tra-
partito (° aprile ): «nella prima parte dizionali, significa in realtà non aver taglia-
[del corso, ndr], che ricalcherà o addirittura to i legami col vecchio mondo, se non addi-
darà la traduzione del libro del compagno rittura aver capitolato. La filosofia della
Bukharin sulla teoria del materialismo stori- praxis non ha bisogno di sostegni eteroge-
co, i compagni troveranno una trattazione nei, essa stessa è così robusta e feconda di
completa dell’argomento» (CPC ). nuove verità che il vecchio mondo vi ricor-
Fino al  il testo buchariniano gode re per fornire il suo arsenale di armi più mo-
di buona stima da parte di G. È invece da derne ed efficaci» (Q , , ).
quella data, e precisamente dalle note dei Q La critica del Saggio popolare si salda a
,  e , che confluiranno nei Testi C del Q  quella della sociologia positivista in Q , ,
(soprattutto in Q ,  e , ), che inizia la la nota nella quale G. ripercorre la genesi
critica radicale al Saggio popolare, che consi- del pensiero sociologico alla luce della sua
ste sostanzialmente nell’accusa di ridurre «la capacità egemonica, chiedendosi, come ab-
filosofia della praxis non [a, ndr] una filoso- biamo già visto: «la sociologia non ha cerca-
fia autonoma e originale, ma [alla, ndr] “so- to di fare qualcosa di simile alla filosofia del-
ciologia” del materialismo metafisico» (Q la praxis?» (ivi, ). Per G. «la sociologia
, , ). L’autonomia della filosofia del- è stata un tentativo di creare un metodo del-
la praxis da qualsiasi forma di metafisica è il la scienza storico-politica, in dipendenza di
refrain della critica gramsciana: «nel Saggio un sistema filosofico già elaborato, il positi-
popolare non è neanche giustificata coeren- vismo evoluzionistico, sul quale la sociolo-
temente la premessa implicita nell’esposi- gia ha reagito, ma solo parzialmente. La so-
zione ed esplicitamente accennata in qual- ciologia è quindi diventata una tendenza a
che posto, casualmente, che la vera filosofia sé, è diventata la filosofia dei non filosofi, un
è il materialismo filosofico e che la filosofia tentativo di descrivere e classificare schema-
della praxis è una pura “sociologia”. Cosa ticamente fatti storici e politici, secondo cri-
significa realmente questa affermazione? Se teri costruiti sul modello delle scienze natu-
essa fosse vera la teoria della filosofia della rali» (ibid.). Il peccato originale di questa
praxis sarebbe il materialismo filosofico» sociologia è quello di «presuppo[rre, ndr]
(Q , , ). La riduzione della filosofia una filosofia, una concezione del mondo, di
della praxis a una sociologia così intesa, cui è un frammento subordinato» (ibid.).
«cioè una “casistica” di problemi concepiti Ma, avverte G., bisogna distinguere tra que-
e risolti dogmaticamente, quando non em- sta dipendenza e «la particolare “logica” in-
piricamente» (Q , , ), basata terna delle diverse sociologie, logica per cui
sull’«evoluzionismo volgare [...] che non esse acquistano una meccanica coerenza»
può conoscere il principio dialettico col (ibid.). Infatti, «ciò non vuol dire natural-
passaggio dalla quantità alla qualità» (Q , mente che la ricerca delle “leggi” di unifor-
, ), non permette a Bucharin di «sfug- mità non sia cosa utile e interessante e che
gire al dogmatismo, quindi alla metafisica: un trattato di osservazioni immediate di ar-
tutto il suo libro anzi è viziato di dogmati- te politica non abbia la sua ragion d’essere;
smo e di metafisica e ciò è chiaro dall’inizio, ma occorre dire pane al pane e presentare i
dall’impostazione del problema cioè della trattati di tal genere per quello che sono»
possibilità di costruire una “sociologia” del (ivi, -).
marxismo: sociologia significa appunto, in C’è un ultimo limite della sociologia
questo caso, metafisica» (Q , , ). È marxista per come impostata da Bucharin,
l’abdicazione di Bucharin a pensare la filo- comune a un altro tentativo in questo senso
sofia della praxis come autonoma e con un fatto da Henri De Man: la concezione stati-
profilo egemonico che G. critica, ribadendo ca dell’analisi sociologica che impone a en-
 SOGGETTIVO , SOGGETTIVISMO , SOGGETTIVITÀ

trambi gli autori di partire dal dato imma- come «forza naturale delle cose» e come «la
nentistico, il «senso comune», acquisendolo virtù stessa dell’individuo» la cui «potenza
come orizzonte dato e non modificabile, ha radice nella stessa volontà dell’uomo» (Q
mentre una sociologia della filosofia della , , ).
praxis avrebbe dovuto, per G., porsi il pro- G. affronta, poi, con ammirevole curio-
blema di come criticarlo e svilupparlo. Que- sità intellettuale, le questioni concettuali re-
sto limite è evidente soprattutto nei lavori di lative ai «grandi problemi dell’esistenza sog-
De Man, che «tuttavia [...] ha un merito in- gettiva dell’universo». Qui l’interesse è rivol-
cidentale: dimostra la necessità di studiare to ai dibattiti sulla nuova scienza e alle que-
ed elaborare gli elementi della psicologia po- stioni relative alla conoscenza e all’esperien-
polare, storicamente e non sociologicamen- za dei fenomeni «infinitamente piccoli». G.
te, attivamente (cioè per trasformarli, edu- contesta alcune teorie secondo le quali que-
candoli, in una mentalità moderna) e non sta conoscenza sarebbe legata, vista l’impos-
descrittivamente come egli fa» (Q , , ). sibilità di una descrizione esatta, alla sogget-
B IBLIOGRAFIA : G ALLINO ; PACI tività dello sperimentatore. Se ciò fosse vero,
; PIZZORNO ; RAZETO MIGLIARO, «essi non sarebbero “osservati” ma “creati”
MISURACA ; TUCCARI . e cadrebbero nello stesso dominio dell’intui-
zione personale; non i fenomeni ma queste
MICHELE FILIPPINI
intuizioni sarebbero allora oggetto della
V. «Bucharin», «Cuvier», «De Man», «filosofia scienza, come le “opere d’arte”» (Q , ,
della praxis», «Michels», «Pareto», «positivi-
-). Il tema è ripreso con più ampia ar-
smo», «scienza», «scienza della politica», «senso
comune», «Weber».
gomentazione anche in Q , , -, dove
la relazione tra «personalità soggettiva» del
ricercatore e l’atto dell’«oggettivare» è ana-
soggettivo, soggettivismo, soggettività
lizzato nel contesto del più vasto problema
Di «soggettivo» e «oggettivo» G. parla della necessaria dialettica tra la capacità del-
in ambiti diversi e convergenti: filosofico, l’esperienza sensibile dello scienziato, ma an-
politico, storico e letterario. Così, ad esem- che dell’artigiano e del lavoratore, e l’inter-
pio, in una delle note dedicate alla cultura vento dello strumento scientifico o della
italiana si definisce il sentimento nazionale macchina. Queste osservazioni fanno da pre-
come «puramente soggettivo», come qual- ludio all’analisi del problema della «realtà
cosa, cioè, non immediatamente riferibile a oggettiva» (Q , , -). Che significa, si
realtà e a «fattori oggettivi». Si tratta, per- chiede G., oggettivo? «Non significherà
ciò, di un «sentimento da intellettuali». La “umanamente oggettivo” e non sarà perciò
lingua, invece, è per G. un «elemento og- anche umanamente soggettivo? L’oggettivo
gettivo», mentre deboli e disgregati appaio- sarebbe allora l’universale soggettivo» (ivi,
no i ceti intellettuali, i partiti e la stessa Chie- ). Qui G., in poche efficaci battute, ela-
sa (Q , , ). Come si vede, la dimensio- bora un’autonoma teoria epistemologica ed
ne del soggettivo ha qui una latitudine mol- etico-politica del marxismo critico, nel sen-
to ampia, comprensiva di molteplici artico- so di una conoscenza oggettiva di una realtà
lazioni semantiche. In altri luoghi – non a che «vale per tutto il genere umano storica-
caso dedicati a riflessioni aventi come tema mente unificato in un sistema culturale uni-
il concetto di “necessità storica”, considera- tario». La lotta politica, per G., si qualifica
to tanto nel senso speculativo-astratto quan- anche e soprattutto come «processo di og-
to in quello storico-concreto o, ancora il gettivazione del soggetto che diventa sempre
problema della razionalità storica e la que- più universale concreto, storicamente con-
stione del passaggio dal regno della neces- creto» (ibid.). Grazie alla critica al materiali-
sità a quello della libertà (v. ad esempio Q , smo volgare e all’idealismo astratto (si ricor-
, -, ma anche Q , , ) – G. usa di che anche l’idea crociana della storia eti-
la dicotomia obbiettivo-soggettivo in riferi- co-politica finiva, per G., per soggiacere a
mento all’idea machiavelliana di fortuna: una concezione «soggettiva-speculativa»: Q
SOGGETTIVO , SOGGETTIVISMO , SOGGETTIVITÀ 

 I, , ), l’alleanza tra marxismo critico e momento, dice G., che potrebbe definirsi
scienza sperimentale crea il terreno di una della «catarsi», della modificazione della
possibile unificazione dell’umanità, quello struttura che non è più «forza esteriore che
di una «soggettività più oggettivata e univer- schiaccia l’uomo, lo assimila a sé, lo rende
salizzata concretamente» (Q , , ). passivo», ma diventa «mezzo di libertà»,
Sul rapporto tra soggettivo e oggettivo «strumento per creare una nuova forma eti-
G. riflette specialmente a partire dalla realtà co-politica, in [...] origine di nuove iniziati-
storica concreta dei rapporti di produzione, ve». Questo «momento catartico» è ciò che
del lavoro di fabbrica e del lavoratore col- sin dall’inizio caratterizza la filosofia della
lettivo. «Che una sempre più perfetta divi- praxis.
sione del lavoro riduca oggettivamente la La critica al materialismo mistico e vol-
posizione del lavoratore della fabbrica a mo- gare e all’idealismo speculativo e astratto co-
vimenti di dettaglio sempre più “analitici”, stituisce la cifra dell’analisi gramsciana della
in modo che al singolo sfugge la complessità soggettività. Non si risolve il problema del
dell’opera comune, e nella sua coscienza soggettivismo con facili battute di sapore
stessa il proprio contributo si deprezzi fino positivistico sul pensiero che crea le cose né,
a sembrare sostituibile facilmente in ogni all’opposto, con assolutismi metafisici e mi-
istante; che nello stesso tempo il lavoro con- sticheggianti. La filosofia della prassi fa pro-
certato e bene ordinato dia una maggiore pria la «concezione soggettiva della realtà» e
produttività “sociale” e che l’insieme della la trasfonde, modificandola, nella teoria del-
maestranza della fabbrica debba concepirsi le superstrutture, la quale è «la traduzione in
come un “lavoratore collettivo” sono i pre- termini di storicismo realistico della conce-
supposti del movimento di fabbrica che ten- zione soggettiva della realtà» (ibid.). Vi è una
de a fare diventare “soggettivo” ciò che è da- dimensione realistica del soggettivismo (ad
to “oggettivamente”» (Q , , -). esempio quella della filosofia classica tede-
Il problema del rapporto tra soggettivo sca) che va presa sul serio. «Occorre dimo-
e oggettivo costituisce, come già si è visto, strare che la concezione “soggettivistica”
uno dei passaggi cruciali del ragionamento trova la sua interpretazione “storica” e non
che G. fa in ordine ai rapporti tra la filosofia speculativa [(e il suo superamento)] nella
della praxis e la scienza moderna. Tuttavia, concezione delle superstrutture; essa ha ser-
l’autonomia teorica e l’autosufficienza del vito per superare la trascendenza da una
marxismo vanno difese, per G., anche ri- parte e il “senso comune” dall’altra, ma nel-
spetto a un’idea neutra e onnicomprensiva la sua forma speculativa è un mero romanzo
di scienza. La stessa concezione dell’oggetti- filosofico» (Q , , -). In uno dei pa-
vità del reale può assumere, per G., i carat- ragrafi dedicati alla «così detta realtà del
teri di un’ideologia. Anche la scienza non mondo esterno» (Q , , -) G. critica
può essere separata dalla vita, dai bisogni e le forme ingenue e volgari di confutazione
dall’attività pratica dell’uomo: «Per la filo- delle concezioni soggettivistiche, le quali,
sofia della praxis l’essere non può essere di- paradossalmente, finiscono per somigliare
sgiunto dal pensare, l’uomo dalla natura, alle visioni religiose del mondo oggettivo co-
l’attività dalla materia, il soggetto dall’ogget- me creazione che si offre all’uomo già bella
to; se si fa questo distacco si cade in una del- e compiuta (la questione viene ripresa quan-
le tante forme di religione o nell’astrazione do G. discute in una breve nota la concezio-
senza senso» (Q , , ). Si ricordi poi ne «soggettiva» di Berkeley: Q , , ).
che per G. il passaggio dall’oggettivo al sog- La concezione soggettivistica, per G., è
gettivo o, che è lo stesso, dalla necessità alla «propria della filosofia moderna nella sua
libertà è quello che segna la transizione dal forma più compiuta ed avanzata» e non a ca-
momento meramente economico a quello so da essa nasce il materialismo storico, che
etico-politico, cioè «l’elaborazione superio- pone «in linguaggio realistico e storicistico
re della struttura in superstruttura nella co- ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in
scienza degli uomini» (Q  II, , ). È il forma speculativa» (Q , , ).
 SOLIPSISMO , SOLIPSISTICO

Il concetto è sostanzialmente ripreso e valere la propria volontà nei casi in cui egli
meglio argomentato nel quaderno dedicato aveva ragione. «Ciò significava giustamente
alla filosofia di Croce. Qui la filosofia della che il così detto rispetto della personalità al-
praxis non solo viene connessa alla «conce- trui talvolta diventa una forma di “esteti-
zione immanentistica della realtà» (in cui il smo” per così dire, cioè l’“altro” diventa un
concetto di struttura non viene più concepi- “oggetto” talvolta, proprio in quanto si cre-
to «speculativamente» fino a diventare un de che più si abbia rispetto per la sua sog-
«dio ascoso», ma storicamente, come l’insie- gettività». È la saggezza, più che l’astratta
me dei rapporti sociali), ma anche alla con- speculazione, a farci capire meglio il mondo,
cezione «soggettiva» di essa, proprio perché un mondo «grande e terribile e complicato»
«la capovolge, spiegandola come fatto stori- (LC ).
co, come «“soggettività storica di un gruppo
GIUSEPPE CACCIATORE
sociale”» (Q  I, , ; ma v. anche Q  II,
, ). Anche la teoria paretiana della di- V. «catarsi», «Croce», «filosofia della praxis»,
stinzione tra azioni logiche e non logiche, se- «idealismo», «immanenza», «libertà», «materiali-
smo e materialismo volgare», «necessità», «ogget-
condo la quale sono logiche quelle azioni
tività», «Pareto», «Pirandello», «Risorgimento»,
nelle quali la concordanza tra mezzo e fine «solipsismo, solipsistico», «struttura».
avviene non solo in conformità al «giudizio
del soggetto agente (fine soggettivo), ma an- solipsismo, solipsistico
che secondo il giudizio dell’osservatore (fine
oggettivo)», si colloca su un «terreno forma- Il rapporto necessario tra idealismo e
le e schematico» (Q , , ). solipsismo viene formulato in Bucharin
Vi sono poi alcuni ambiti disciplinari b, -, un testo che G. legge in carcere.
particolari in cui G. utilizza i concetti di Dinanzi a questa tesi la posizione di G. ap-
soggettivo e di soggettività. Così, a proposi- pare assai più sfumata: il solipsismo è un esi-
to di Pirandello, G. avanza la tesi interpre- to possibile della «concezione soggettivisti-
tativa secondo la quale l’umorismo piran- ca della realtà» (Q , , ). L’esempio è
delliano nasconde il divertito intento del- dato dal rapporto tra Croce e Gentile: tutta
l’autore «a far nascere certi dubbi “filosofi- una serie di concetti, che in Croce rimango-
ci” in cervelli non filosofici e meschini per no aporetici – la politica-passione, il partito
“sfottere” il soggettivismo e il solipsismo fi- politico, la burocrazia permanente e orga-
losofico» (Q , , ). In un altro conte- nizzata –, trovano composizione solo nell’at-
sto, quello del Risorgimento, G. esprime il tualismo: «infatti solo in una filosofia ultra
convincimento che la superiorità del parti- speculativa come quella attualistica, queste
to moderato sul Partito d’Azione è costitui- contraddizioni e insufficienze della filosofia
ta dal fatto che il primo riuscì, più del se- crociana trovano una composizione formale
condo, a rappresentare le «forze soggettive e verbale, ma nello stesso tempo l’attualismo
del Risorgimento». Il partito moderato riu- mostra in modo più evidente il carattere po-
scì a avere consapevolezza anche del com- co concreto della filosofia, del Croce, così
pito del Partito d’Azione; «per questa con- come il “solipsismo” documenta l’intima
sapevolezza la sua “soggettività” era di una debolezza della concezione soggettiva-spe-
qualità superiore e più decisiva» (Q , , culativa della realtà» (Q  I, , ). Questa
). Sulla debolezza di «elementi oggetti- debolezza consiste in ciò, che l’esigenza di
vi nazionali» nel Risorgimento e su alcuni pensare la realtà in modo unitario spinge a
fenomeni di «soggettivismo arbitrario» v. Q ignorare i contrasti che ne fanno parte, ri-
, , . ducendola al solo aspetto formale o (che è lo
Infine, alcuni profondi spunti di rifles- stesso) alla prospettiva del filosofo indivi-
sione personale e filosofica sul tema della duale. Così, la creatività del pensiero, affer-
soggettività si trovano in una lettera a Giulia mata dalla filosofia classica tedesca, può
del  maggio . G. ricorda come talvolta spingere verso un ripiegamento solipsistico:
Giulia lo avesse rimproverato di non far pre- «Cosa significa “creativo”? Significherà che
SOREL , GEORGES 

il mondo esterno è creato dal pensiero? Ma per Sorel lo si può leggere sull’“Ordine
da qual pensiero e di chi? Si può cadere nel Nuovo” dell’ ottobre , dove viene fat-
solipsismo e infatti ogni forma di idealismo ta una netta distinzione fra il «sindacalismo
cade nel solipsismo necessariamente. Per teorico» e i seguaci italiani di Sorel da un la-
sfuggire al solipsismo [...] occorre porre la to, e il pensatore francese, «amico disinte-
quistione “storicisticamente” e nello stesso ressato del proletariato» e ammiratore del-
tempo porre a base della filosofia la “vo- la Rivoluzione russa e del sistema dei soviet
lontà” (in ultima analisi l’attività pratica o nato da essa (Cronache dell’“Ordine Nuo-
politica), ma una volontà razionale, non ar- vo”, in ON -), dall’altro. Che Sorel non
bitraria, che si realizza in quanto corrispon- fosse «in alcun modo responsabile della
de a necessità obbiettive storiche [...]; se grettezza e della rozzezza spirituale dei suoi
questa volontà è rappresentata inizialmente ammiratori italiani» è ribadito ancora nel
da un singolo individuo, la sua razionalità è settembre  (Il Partito comunista, in ON
documentata da ciò che essa viene accolta ). L’ammirazione per Sorel (e per uno dei
dal gran numero, e accolta permanentemen- suoi “maestri”, Bergson) è proclamata da
te, cioè diventa una cultura, un “buon sen- G. ancora il  gennaio , nel celebre arti-
so”, una concezione del mondo con una eti- colo Bergsoniano!, all’immediata vigilia del-
ca conforme alla sua struttura» (Q , , la scissione di Livorno, in polemica con la
, Testo B). cultura positivistica dei socialisti riformisti
(SF -).
FABIO FROSINI
Nonostante, all’altezza dei Q, G. veda,
V. «attualismo», «concezione del mondo», «crea- con i pregi, tutti i molti limiti e difetti di So-
tività, creativo», «Croce», «Gentile», «ideali-
rel – di un suo scritto postumo (Sorel era
smo», «soggettivo, soggettivismo, soggettività»,
«volontà». morto nel ) scrive: «Il saggio riassume
tutti i pregi e tutti i difetti del Sorel: è tor-
tuoso, saltellante, incoerente, superficiale,
soprastruttura o sovrastruttura: v. super-
profondo ecc.: ma dà o suggerisce punti di
struttura, superstrutture.
vista originali, trova nessi impensati, obbli-
ga a pensare e ad approfondire» (Q , ,
Sorel, Georges
) –, egli continua a ritenere l’intellettuale
Le occorrenze del nome del celebre in- francese un autore di primo piano, con cui è
tellettuale francese nei Q sono molte, in necessario fare i conti («obbliga a pensare e
parte frammentate in una miriade di anno- ad approfondire»). Le opinioni di Sorel su
tazioni e promemoria sulla fitta trama di in- molti temi presenti nella riflessione dei Q so-
tellettuali e politici che a Sorel in vario mo- no sempre da G. considerate con rispetto,
do vengono accostati o che ricorrono nei benché non manchino le critiche e benché
suoi giudizi, da Arturo Labriola a Mario certo G. abbia presente il fatto che il padre
Missiroli, da Rodolfo Mondolfo a Robert del sindacalismo rivoluzionario fosse ormai
Michels, da Proudhon a Bernstein, da De da tempo divenuto punto di riferimento del-
Man a Clemenceau, dal sindacalismo italia- la pubblicistica fascista e di destra, da cui
no alla cultura francese, oltre naturalmente tuttavia G. lo “difende”, affermando che «il
a Croce, il cui carteggio con Sorel viene ri- suo radicale “liberalismo” (o teoria della
petutamente citato. Sorel era stato uno dei spontaneità) [...] impedisce ogni conseguen-
principali autori del giovane G., uno dei za conservatrice delle sue opinioni» (Q ,
punti di riferimenti nella sua maturazione , : si tratta di un Testo B databile al
di un pensiero rivoluzionario lontano dal- -).
l’evoluzionismo, dal determinismo e dal Sorel aveva tra l’altro nutrito l’antigia-
riformismo della Seconda Internazionale, cobinismo del giovane G., e l’autore dei Q
uno degli ispiratori teorici del movimento – passato fin dall’inizio degli anni Venti a
dei Consigli di fabbrica. Il documento più una riconsiderazione positiva del movimen-
rilevante dell’ammirazione del giovane G. to giacobino – da una parte ora ritiene che
 SOREL , GEORGES

«il punto oscuro nel Sorel» sia proprio «il il «mito» lo avrebbe «dissipato, dandone la
suo antigiacobinismo e il suo economismo spiegazione dottrinale», G. nota come ciò
puro; e questo [...] è il solo elemento della valga anche per la «passione» posta da Cro-
sua dottrina che può essere distorto e dar ce a base dell’agire politico («la “passione”
luogo a interpretazioni conservatrici» (ivi, di cui si dà una spiegazione dottrinale, non
-), dall’altra cerca di spiegare tale anti- è anch’essa “dissipata”?»), aggiungendo più
giacobinismo storicizzandolo nel contesto avanti: «la teoria dei miti è per il Sorel il
della storia della Francia rivoluzionaria e po- principio scientifico della scienza politica, è
st-rivoluzionaria («il curioso antigiacobini- la “passione” del Croce studiata in modo
smo del Sorel, settario, meschino, antistori- più concreto, è ciò che il Croce chiama “re-
co è un portato del salasso popolare del  ligione” cioè una concezione del mondo con
[che, ndr] distrusse il cordone ombelicale un’etica conforme, è un tentativo di ridurre
tra il nuovo popolo e la tradizione del »: Q a linguaggio scientifico la concezione delle
, , ) e ricercandone l’origine culturale ideologie della filosofia della praxis vista at-
(«L’atteggiamento di Sorel contro i giacobi- traverso appunto il revisionismo crociano»
ni è preso da Proudhon»: Q , , ). (Q  II, .V, -; nel rispettivo Testo A, Q
La presenza di Sorel diviene rilevante a , , -, troviamo lo stesso svolgimento
partire dal Q . In una delle prime note del- della riflessione, ma meno ricco; vi manca
la Prima serie degli Appunti di filosofia G. tra l’altro il riferimento alla religione come
afferma che «il marxismo ha subito una concezione del mondo e legame sociale). Il
doppia revisione»: da una parte «alcuni suoi mito soreliano, che dall’autore francese è de-
elementi, esplicitamente o implicitamente, finito in primo luogo come insieme di im-
sono stati assorbiti da alcune correnti idea- magini che gli uomini producono per ali-
listiche (Croce, Sorel, Bergson ecc., i prag- mentare la loro capacità di lotta (Q, AC,
matisti ecc.); dall’altra i marxisti “ufficiali”, ), è da G. accostato all’ideologia, ridefi-
preoccupati di trovare una “filosofia” che nita come concezione del mondo e insieme
contenesse il marxismo, l’hanno trovata nel- di credenze su cui si fonda la soggettività
le derivazioni moderne del materialismo fi- collettiva e la stessa azione politica – che è
losofico volgare» (Q , , -). Sorel è dun- anche un tratto di grande modernità dei Q,
que associato a Croce e a Bergson, a quella all’altezza dell’azione politica quale si espli-
reazione antipositivistica di inizio Novecen- ca nella società di massa a partire dalla fine
to che anche del pensiero di Marx si era nu- dell’Ottocento: compito di una forza politi-
trita, sia pure proclamando la necessità del- ca rivoluzionaria è evidentemente saper tra-
la sua “revisione”: dunque al “revisioni- durre gli impulsi anche non razionali delle
smo” Bernstein-Sorel-Croce (su cui v. LC masse in obiettivi possibili, incanalando la
, a Tania,  aprile ). G. afferma che ribellione in un progetto, senza ignorare ta-
andrebbe visto, a proposito degli «ideali- le moderna dimensione della politica. La ri-
sti», «quali elementi del marxismo sono sta- valutazione di questo lato “sovrastruttura-
ti assorbiti “esplicitamente”», come pure le”, connesso alla sua base materiale, viene
andrebbero individuati gli «assorbimenti anche espressa da G. attraverso il concetto
“impliciti”, non confessati, avvenuti perché di «blocco storico», attribuito allo stesso
appunto il marxismo è stato un momento Sorel («Ricordare il concetto di Sorel del
della cultura, una atmosfera diffusa, che ha “blocco storico”. Se gli uomini prendono
modificato i vecchi modi di pensare per coscienza del loro compito nel terreno delle
azioni e reazioni non apparenti o non im- superstrutture, ciò significa che tra struttura
mediate». E aggiunge: «Lo studio del Sorel e superstrutture c’è un nesso necessario e vi-
può dare molti indizi a questo proposito» tale»: Q , , ). L’espressione «blocco
(Q , , ). storico» in realtà non è presente in Sorel, o
L’accostamento Croce-Sorel è però rile- è presente in forma molto labile (Q, AC,
vante anche per altri aspetti. A proposito di ), ma resta importantissima nell’ambito
una critica di Croce a Sorel, che teorizzando dei Q, ed è dunque rilevante e significativo
SOREL , GEORGES 

che, mettendola in campo, G. tiri in ballo il Anche per questo aspetto non è dunque
pensatore francese. incongruo che il mito entri nella riflessione
G. chiarisce poi ulteriormente il senso gramsciana sul «moderno Principe», il Par-
del suo riferimento, scrivendo che il mito tito comunista, per il quale l’autore dei Q ha
aveva in Sorel «due aspetti: uno propria- profuso nei cinque anni precedenti l’arresto
mente teorico, di scienza politica e un tutte le sue energie. G. scrive che «il Princi-
aspetto politico immediato, programmati- pe del Machiavelli potrebbe essere studiato
co. È possibile, sebbene sia molto discuti- come una esemplificazione storica del “mi-
bile, che l’aspetto politico e programmatico to” sorelliano» (Q , , ), poiché il suo
del sorelismo sia stato sorpassato e dissipa- «carattere fondamentale» è «di non essere
to; oggi si può dire che esso è stato supera- una trattazione sistematica ma un libro “vi-
to nel senso che è stato integrato e depura- vente”, in cui l’ideologia politica e la scienza
to di tutti gli elementi intellettualistici e let- politica si fondono nella forma drammatica
terari, ma anche oggi occorre riconoscere del “mito”» (ibid.). Il mito soreliano e il
che il Sorel aveva lavorato sulla realtà effet- Principe machiavelliano sono visti come
tuale e che tale realtà non è stata sorpassata «una ideologia politica che si presenta non
e dissipata» (Q  II, .V, -). Resta dun- come fredda utopia né come dottrinario ra-
que valida la lezione di Sorel sul piano del- ziocinio, ma come una creazione di fantasia
la «scienza politica»: occorre tener presen- concreta che opera su un popolo disperso e
te la capacità di “sentire” delle masse e l’im- polverizzato per suscitarne e organizzarne la
portanza del governo anche degli aspetti volontà collettiva» (ivi, ). Ciò che aveva
preintenzionali e non razionali, per fortifi- impedito a Sorel, teorico del sindacalismo,
carne le capacità di resistenza e di mobilita- di giungere «alla comprensione del partito
zione. Ma resta in qualche modo valido politico» (ibid.) è stato per G. il fatto che
(“superato” hegelianamente) anche il mito «per il Sorel il “mito” non trovava la sua
politico di cui aveva parlato Sorel, come ne- espressione maggiore nel sindacato, come
cessità-volontà di puntare sull’autogoverno organizzazione di una volontà collettiva, ma
dei produttori, grazie al «soreliano “spirito nell’azione pratica del sindacato e di una vo-
di scissione”» (Q , , ), ovvero «il pro- lontà collettiva già operante, azione pratica,
gressivo acquisto» da parte delle classi su- la cui realizzazione massima avrebbe dovuto
balterne «della coscienza della propria per- essere lo sciopero generale, cioè un’“attività
sonalità storica» (Q , , ). La necessità passiva” per così dire, di carattere cioè ne-
di fondare l’azione politica rivoluzionaria gativo e preliminare (il carattere positivo è
sulla realtà sociale, sul sentire spontaneo dato solo dall’accordo raggiunto nelle vo-
delle masse, di partire dalla situazione dei lontà associate) di una attività che non pre-
subalterni per farne crescere le potenzialità vede una propria fase “attiva e costruttiva”»
di comprensione e di autogoverno: sono (ivi, -). Sorel cioè, rifiutando la necessa-
tutti elementi soreliani che restano validi, ria, faticosa costruzione di una volontà col-
ma che sono stati separati dagli «elementi lettiva (credendola presupposta), non pote-
intellettualistici e letterari» che costituiva- va che finire con il confidare nell’«impulso
no uno dei limiti di Sorel. Il movimento co- dell’irrazionale, dell’“arbitrario” (nel senso
munista a cui G. ha aderito sempre più con- bergsoniano di “impulso vitale”)», ovvero
sapevolmente, e sempre più emancipando- nella «spontaneità» (ivi, ). G. prende
si dagli influssi soreliani (che comunque dunque le distanze da Sorel e dal suo spon-
mai erano stati assoluti e predominanti), taneismo, sia perché una volontà collettiva
specie dopo la sconfitta dell’esperienza pensata come vuole Sorel si disperderà ap-
consiliarista, non è per G. il rinnegamento pena finita la «distruzione», sia perché è or-
della fase precedente, ma la riformulazione mai giunto da tempo (sulla scorta di Lenin)
concreta, non velleitaria e portata a coeren- alla convinzione che solo un «programma di
za, anche degli aspetti positivi presenti nel partito» (ibid.) possa fornire quella pars con-
pensiero di Sorel. struens necessaria all’azione politica rivolu-
 SOVVERSIVISMO

zionaria e alla formazione di una volontà «Una concezione della filosofia della praxis
collettiva dei subalterni. Fermo restando come riforma popolare moderna [...] è stata
che tale forma della politica rivoluzionaria forse intravista da Giorgio Sorel, un po’ (o
non può per G. rinnegare la sostanza del- molto) dispersamente, intellettualisticamen-
l’insegnamento soreliano: il fine dell’autogo- te, per una specie di furore giansenistico con-
verno e dell’autodeterminazione delle mas- tro le brutture del parlamentarismo e dei
se, di cui non vanno mai dimenticati i biso- partiti politici. Sorel ha preso da Renan il
gni e le potenzialità emancipatrici. concetto della necessità di una riforma intel-
G. rifiuta dunque lo spontaneismo sore- lettuale e morale», ma non ha saputo vedere
liano, che viene fatto risalire a Proudhon: che «la filosofia della praxis è il coronamen-
sempre prendendo spunto dall’articolo po- to di tutto questo movimento di riforma in-
stumo di Sorel cui si è già fatto cenno (Q , tellettuale e morale, dialettizzato nel contra-
,  ss.) G. evidenzia l’importanza asse- sto tra cultura popolare e alta cultura. Corri-
gnata da Sorel a Proudhon anche per quel sponde al nesso Riforma protestante + Rivo-
che riguarda il dopoguerra (gli anni del con- luzione francese: è una filosofia che è anche
siliarismo, con un richiamo esplicito al «mo- una politica» (ivi, ).
vimento delle commissioni interne»: ivi, ) BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; CAVAL-
e la concezione del marxismo. «Per il Sorel è LARI ; G ERVASONI ; PAGGI ;
“proudhoniano” ciò che è “spontanea” crea- POZZI .
zione del popolo, è “marxista ortodosso” ciò
che è burocratico, perché egli ha dinanzi GUIDO LIGUORI
sempre, ossessionante, l’esempio della Ger- V. «Bergson», «blocco storico», «Croce», «filoso-
mania da una parte e del giacobinismo lette- fia della praxis», «ideologia», «Lenin», «Missiro-
rario dall’altra, il fenomeno del centralismo- li», «mito», «moderno Principe», «Partito comu-
nista», «Proudhon», «religione», «revisionismo»,
burocrazia» (ivi, ). Aggiunge G.: «Per il
«riforma intellettuale e morale», «sciopero», «sin-
Sorel, come appare da questo saggio, ciò che dacalismo teorico», «spirito di scissione», «spon-
conta in Proudhon, è l’orientamento psico- taneismo», «spontaneità», «volontà collettiva».
logico [che, ndr] consiste nel “confondersi”
coi sentimenti popolari che concretamente sovversivismo
pullulano dalla situazione reale fatta al po-
polo dalla disposizione del mondo economi- Mentre il G. precarcerario aveva usato
co, nel “calarsi” in essi per comprenderli ed il concetto di «sovversivismo» soprattutto in
esprimerli in forma giuridica, razionale» relazione alle classi dirigenti italiane e ai loro
(ibid.). L’attenzione per i sentimenti popola- limiti, e dunque anche in relazione all’anali-
ri, per la “spontaneità” creatrice del popolo: si del fascismo (v. ad esempio Sovversivismo
ecco il “sorelismo” del giovane G., che non reazionario,  giugno , in SF -), il G.
viene ripudiato ma superato, inserito nella del carcere concentra l’analisi sul sovversivi-
nuova visione “leninista” dell’emancipazio- smo delle classi subalterne – sempre però in
ne delle classi subalterne. L’elemento della collegamento con quello “dall’alto” – che a
spontaneità – ritiene G. – va dunque educa- volte connota anche, contestualmente, come
to e portato a nuove capacità egemoniche “anarcoide”. G. mette a tema il concetto in
mediante una «riforma intellettuale e mora- una corposa nota del Q , inserendola nella
le». Anche a proposito di questo tema fon- rubrica Passato e presente. Quello di “sov-
damentale è decisivo il ruolo di Sorel come versivo” è un «concetto prettamente italia-
tramite dell’idea proveniente da Proudhon no» (Q , , ), che fa riferimento alla sto-
(Q , , -) e da Joseph-Ernest Renan, ria politica del nostro paese e agli effetti che
che nel  aveva pubblicato un libro intito- questa ha avuto sulle forme di ribellione del-
lato appunto La Réforme intellectuelle et mo- le classi subalterne. È «una posizione nega-
rale (libro che doveva essere tradotto da Mis- tiva e non positiva di classe: il “popolo” sen-
siroli e pubblicato da Laterza nel  con te che ha dei nemici e li individua solo em-
prefazione di Sorel: ivi, ). Scrive G.: piricamente nei così detti signori». Si tratta,
SOVVERSIVISMO 

nel caso, di un «“odio generico”», «di tipo classi subalterne che non hanno ancora rag-
“semifeudale”», che porta il contadino a giunto la «coscienza esatta della propria
odiare «il “funzionario” non lo Stato, che personalità storica»; sovversivo è anche un
non capisce» (Q , , ). Questo sovversi- altro strato sociale, molto particolare e peri-
vismo non è ancora, per G., un «documen- coloso, che G. descrive con accuratezza, i
to di coscienza di classe: ne è appena il pri- cosiddetti «morti di fame»: «esistono due
mo barlume, è solo, appunto, la posizione strati distinti di “morti di fame”: uno è quel-
negativa e polemica elementare». Quello lo dei “giornalieri agricoli”, l’altro quello
che manca è la «coscienza esatta della pro- dei piccoli intellettuali» (Q , , ). Men-
pria personalità storica»: con il sovversivi- tre i primi «non hanno come caratteristica
smo «non si ha neanche coscienza della per- fondamentale la loro situazione economica,
sonalità storica e dei limiti precisi del pro- ma la loro condizione intellettuale-morale»,
prio avversario» (Q , , -). ovvero sono «ubbriaconi, incapaci di labo-
Per delineare lo sfondo sul quale si in- riosità continuata e senza spirito di rispar-
serisce questo concetto bisogna andare a mio» e per questo molto simili a un Lum-
una nota di poco successiva, nella quale G., penproletariat, i secondi sono «piccolo bor-
trattando «dell’assenza di iniziativa popola- ghes[i, ndr] originat[i, ndr] dalla borghesia
re nello svolgimento della storia italiana», rurale» (ibid.). Questo secondo strato è il
segnala come «il “progresso” si verifiche- frutto dello spezzettarsi della proprietà fon-
rebbe come reazione delle classi dominanti diaria fino alla sua completa liquidazione:
al sovversivismo sporadico e disorganico un fenomeno che lascia «elementi della clas-
delle masse popolari con “restaurazioni” se [che, ndr] non vogliono lavorare manual-
che accolgono una qualche parte delle esi- mente» e che volendo mantenere il prestigio
genze popolari, quindi “restaurazioni pro- di classe senza la corrispettiva funzione eco-
gressive” o “rivoluzioni-restaurazioni” o an- nomica formano «uno strato famelico di
che “rivoluzioni passive”» (Q , , ). La aspiranti a piccoli impieghi municipali, di
“rivoluzione passiva” è la risposta delle clas- scrivani, di commissionari, ecc. ecc.». Uno
si dominanti italiane al sovversivismo spora- strato che è un costante «elemento pertur-
dico delle masse popolari, ma è anche a sua batore nella vita delle campagne, sempre
volta, come abbiamo intravisto, la causa de- avido di cambiamenti (elezioni ecc.) e [che,
gli stessi atteggiamenti sovversivi. La man- ndr] dà il “sovversivo” locale». Un elemen-
canza di referenti intellettuali, di partiti to, vista la sua consistenza numerica, che
strutturati, di una vita politica che sappia in- «ha una certa importanza: esso si allea spe-
canalare le esigenze delle masse subalterne, cialmente alla borghesia rurale contro i con-
costringe la rivendicazione nella forma ar- tadini, organizzando ai suoi servizi anche i
caica del sovversivismo: «Non esiste un “giornalieri morti di fame”». La pericolosità
“partito economico”, ma dei gruppi di ideo- di questo genere di sovversivi, si può dire,
logi declassés di tutte le classi: galli che an- sta nella loro disperazione, ovvero nella loro
nunziano un sole che mai non sorgerà» (Q , disponibilità ad allearsi con chiunque sia in
, ). Il fenomeno del sovversivismo è grado di garantire loro anche una piccola ri-
quindi sia causa che prodotto della situazio- compensa, che sia economica o semplice-
ne politica italiana; è un sintomo, come ri- mente di prestigio. G. è drastico nel giudizio
badisce G. nell’elenco dei temi più impor- sulla loro funzione politica: «Il “sovversivi-
tanti da affrontare all’inizio del Q  sulla smo” di questi strati ha due facce: verso si-
Letteratura popolare, di quell’«apoliticismo nistra e verso destra, ma il volto sinistro è un
del popolo italiano che viene espresso con le mezzo di ricatto: essi vanno sempre a destra
frasi di “ribellismo”, di “sovversivismo”, di nei momenti decisivi e il loro “coraggio” di-
“antistatalismo” primitivo ed elementare» sperato preferisce sempre avere i carabinie-
(Q , , -). ri come alleati» (Q , , -). A conclusio-
Torniamo a Q , . L’accusa di sovver- ne della nota, aggiunto in un’epoca poste-
sivismo non è mossa da G. solamente alle riore, troviamo il riferimento al collegamen-
 SPAGNA

to fra il «sovversivismo popolare» e quello «riserva permanente dell’“ordine”». Alle


«dall’alto»: non essendo in Italia «mai esisti- forze armate è affidato l’equilibrio tra le clas-
to un “dominio della legge”, ma solo una po- si alte urbane e la borghesia rurale, media e
litica di arbitrii e di cricca personale o di piccola, in un tipico rapporto città-campa-
gruppo», il sovversivismo delle classi diri- gna. La borghesia rurale vive sulla miseria
genti è «correlativo» a quello dei subalterni. cronica e sul lavoro prolungato del contadi-
E quale esempio migliore del “sovversivo” no, gli impedisce di migliorare la propria esi-
Mussolini per esprimere praticamente que- stenza e si sente minacciata da ogni minimo
sta relazione (Sovversivismo reazionario,  accenno di organizzazione dei lavoratori nel-
giugno , in SF -)? le campagne. La borghesia rurale è però
estremamente disomogenea anche nella sua
MICHELE FILIPPINI
dispersione territoriale, politicamente “vo-
V. «apoliticismo, apoliticità», «fascismo», «rivo- lubile” e ideologicamente “eccentrica”. Ina-
luzione passiva», «spontaneismo», «subalterno,
datta a esercitare in prima persona un ruolo
subalterni».
dirigente, essa impedisce che il potere venga
stabilmente assunto dalle forze urbane, viste
Spagna
come fonte di potenziale pericolo. La forza
G. tratta del paese iberico nei Q sotto della campagna “detta” la soluzione alle
diversi aspetti, innanzitutto da un punto di classi alte urbane, anche se a queste non con-
vista storico. Malgrado Machiavelli vedesse verrebbe immediatamente. «Ciò che è note-
nella Spagna la realizzazione di quello Stato vole», afferma G., «è che in questi paesi l’e-
unitario monarchico assente in Italia (Q , sperienza del governo militare non crea una
, ; Q , , ; Q , , ), la potenza spa- ideologia politica e sociale permanente, co-
gnola sarà superata in Europa dall’Inghil- me avviene invece nei paesi “cesaristi” [...]
terra (Q , , ). Il suo immenso impero Le radici sono le stesse: equilibrio delle clas-
coloniale passerà agli Stati Uniti (ivi, -) si urbane in lotta, che impedisce la “demo-
e persino l’influenza culturale ispanica sul- crazia” normale, il governo parlamentare,
l’America Latina tenderà a essere sostituita ma diversa è l’influenza della campagna in
da quella francese prima e anglosassone poi questo equilibrio. In Ispagna la campagna,
(Q , , -). Da un punto di vista cultura- passiva completamente, permette ai genera-
le, G. osserva come lo studio dell’influenza li della nobiltà terriera di servirsi politica-
araba in Spagna consentirebbe una defini- mente dell’esercito per ristabilire l’ordine,
zione più esatta del suo ruolo in Europa nel cioè il sopravvento delle classi alte, dando
Medioevo (Q , , ; v. Q , , ; Q , una coloratura speciale al governo militare
, ; Q , , ), anche se Controrifor- di transizione» (ivi, ). Tali osservazioni
ma e militarismo fanno della Spagna e del- scaturiscono probabilmente dalla constata-
l’influenza ispanica in America Latina una zione dell’instabilità politica della Spagna
realtà conservatrice e arretrata, in cui gran- tra gli anni Venti e Trenta dove, a sette anni
dissima è la distanza tra intellettuali e popo- dal colpo di Stato del , perpetrato dal ge-
lo (Q , , ). nerale Miguel Primo de Rivera con l’appog-
Il più lungo e argomentato riferimento gio del sovrano Alfonso XIII, le proteste po-
alla Spagna nei Q spiega in che senso essa sia, polari portarono al ritorno della democrazia
assieme alla Grecia, un esempio di società in e nelle elezioni del  i partiti democratici
cui l’«influenza dell’elemento militare nella e repubblicani ottennero un grande succes-
politica non ha solo significato influenza e so che portò il re a lasciare il paese e alla for-
peso dell’elemento tecnico militare, ma in- mazione della repubblica. Sarebbe interes-
fluenza e peso dello strato sociale da cui l’e- sante sapere quanto G. in carcere potesse
lemento tecnico militare (ufficiali subalterni avere cognizione di questi eventi.
specialmente) trae specialmente origine» (Q La fragilità o meno del parlamentari-
, , ): non per l’identificazione dell’eser- smo in Europa è un tema ricorrente nell’a-
cito con lo Stato, ma per il suo costituire una nalisi dei Q. Fascismo e democrazia non as-
SPAVENTA , BERTRANDO 

sumono ovunque le stesse forme, che vanno diera e rivendicazione, importandola mec-
«individuate storicamente». Categorie come canicamente e sovrapponendola a un «con-
quella di “cesarismo”, o modelli come quel- tenuto nazionale refrattario». La rivendica-
lo spagnolo, non sono schemi sociologici ma zione della Carta spagnola nasce invece per
«criteri pratici di interpretazione storica e G. nell’Italia meridionale ed è ripresa in al-
politica che [...] devono incorporarsi in una tre parti d’Italia per la funzione che ebbero
concreta analisi», sottraendosi all’approssi- i profughi napoletani nel resto d’Italia dopo
mazione schematica (ibid.). Il fenomeno la caduta della Repubblica partenopea. Ma,
spagnolo ha, per G., caratteri propri, pecu- si chiede G., «le necessità politico-sociali
liari e poco investigati, determinati dalla dell’Italia meridionale erano davvero molto
speciale situazione delle masse contadine e diverse da quelle della Spagna?». Ciò indu-
dalla funzione che hanno avuto gli intellet- ce a «credere che la rivendicazione napole-
tuali prima della caduta della monarchia. tana fosse più “storicistica” di quanto paia»
L’intellettualità è in Spagna una realtà viva- (Q , , -, Testo B). L’analisi fatta dal
ce e dinamica, probabilmente tutta da cono- Marx della Carta spagnola dimostra chiara-
scere al di là dei pregiudizi. «Sulla funzione mente, per G., quanto quella Carta fosse l’e-
che hanno avuto gli intellettuali in Ispagna spressione esatta di necessità storiche della
prima della caduta della monarchia», affer- società spagnola e non un’applicazione mec-
ma G., «deve esistere una larga letteratura in canica dei principi della Rivoluzione france-
Ispagna, attualmente, poiché la repubblica se (ibid.).
si presenta come una repubblica di intellet-
ELISABETTA GALLO
tuali. Il fenomeno spagnolo ha caratteri pro-
pri, peculiari, determinati dalla speciale si- V. «cesarismo», «città-campagna», «intellettuali»,
«Nord-Sud», «Risorgimento», «Stati Uniti»,
tuazione delle masse contadine in Ispagna.
«storicismo».
Pure è da riavvicinare alla funzione dell’“in-
tellighenzia” russa, alla funzione degli intel-
Spaventa, Bertrando
lettuali italiani nel Risorgimento, degli intel-
lettuali tedeschi sotto il dominio francese e Di Bertrando Spaventa, massimo espo-
agli enciclopedisti del Settecento. Ma in nente di quell’idealismo d’orientamento he-
Ispagna la funzione degli intellettuali nella geliano che a Napoli e nel Mezzogiorno di-
politica ha un suo carattere inconfondibile e venne il pensiero dominante nell’Italia post-
può valere la pena di essere studiata» (Q , unitaria, fuoriuscito a Torino dal regno bor-
, , Testo B). bonico dopo la rivoluzione del  e poi
La questione resta invece oggetto di protagonista del rinnovamento della vita
pregiudizi, tipici della demagogia reaziona- culturale e filosofica napoletana, G. dà nei Q
ria, come si evince dal giudizio superficiale un giudizio ambivalente. Da un lato valoriz-
di Luigi Cadorna sulla Costituzione spagno- za nella sua opera la possibile identificazio-
la del , in base al quale essa fu modellata ne di filosofia e politica, la tesi cioè che dal-
sul figurino francese del , infliggendo al la filosofia possa nascere una pratica di
paese «un travestimento cattiva copia di una profondo rinnovamento civile e politico, vi-
cattiva copia. La resistenza indomita oppo- sto che «la filosofia deve diventare “politi-
sta ai francesi dal  al  da tutte, o qua- ca”, “pratica”, per continuare ad essere filo-
si, le classi della nazione, guidate dal clero, sofia» (Q , , ). Inoltre Spaventa af-
anch’esso ridestato, segnò una pagina glo- fermava la necessità di un’educazione radi-
riosa. Ferdinando VII e le Cortes del  si calmente laica e liberale e in tal modo «si
incaricarono di annullarne i risultati» (ri- metteva» per G. «dal punto di vista della
portato in Q , , ). Questo atteggiamen- borghesia liberale contro i “sofismi” storici-
to storicamente superficiale si riscontra nel stici delle classi retrive» ed «esprimeva, in
giudizio egualmente liquidatorio sui liberali forma sarcastica, una concezione ben più
italiani che, nel  e dopo, avrebbero scel- progressiva e dialettica che non il Labriola e
to la Costituzione spagnola come loro ban- il Gentile» (Q , , ). A tal proposito G.
 SPECIALISMO

ricorda la «polemica tra B. Spaventa e il pa- dimensione pratica e dimensione teorica


dre Taparelli della “Civiltà Cattolica” sui dell’universale, che giungerà, col marxismo,
rapporti tra Stato e Chiesa», che è «da con- a fare del proletariato tedesco il solo e vero
frontare con la raccolta degli scritti dello erede della filosofia classica tedesca. Croce e
Spaventa fatta da G. Gentile: La politica dei Gentile, col riferirsi rispettivamente a Vico e
Gesuiti nel secolo XVI e nel XIX» (Q , , a Spaventa quali termini di mediazione tra la
). Ma da un altro lato G. vede tutti i li- filosofia hegeliana e la loro riforma della dia-
miti speculativi e astratti del tentativo di lettica, «hanno reso più “astratto” lo Hegel»
Spaventa di costruire la coscienza nazionale e, di contro al vero superamento che ne ha
dell’Italia post-unitaria per mezzo della filo- compiuto Marx, lo hanno fatto regredire a
sofia, se per filosofia s’intende prevalente- una fase precedente dello svolgimento stori-
mente, come torna ad accadere allo stesso co. «Vico-B. Spaventa come anello di con-
Spaventa, più una capacità solo teorica di giunzione rispettivamente per il Croce e il
pensare valori e dimensioni universali, con- Gentile con l’hegelismo: ma non è questo un
sumata nella cerchia limitata dei filosofi e far arretrare la filosofia di Hegel a una fase
degli intellettuali, che non una capacità di precedente?» (Q , , ).
mettere in pratica l’universale, attraverso
ROBERTO FINELLI
quell’atto peculiare di intensificazione e al-
largamento della storia che per G. consiste V. «Chiesa cattolica», «Hegel», «hegelismo napo-
letano», «idealismo».
nell’allargamento dell’azione storica all’in-
tervento attivo delle grandi masse popolari.
In questo senso anche Spaventa partecipa specialismo
organicamente del «panico sociale dei neo- G. analizza lo specialismo dei «filosofi
guelfi-moderati» di fronte alla «prima mi- professionali e sistematici» (Q , , ) in
naccia seria di una rivoluzione italiana relazione all’uso che generalmente si fa del
profondamente popolare, cioè radicalmente termine per gli specialisti nei campi scientifi-
nazionale» (Q  I, , ). Per cui non può, ci. Se infatti «si può immaginare un entomo-
anch’egli, non consentire a una visione mu- logo specialista, senza che tutti gli altri uo-
tilata della dialettica, nella quale si presup- mini siano “entomologhi” empirici, uno spe-
pone in anticipo, al fine di evitare ogni estre- cialista della trigonometria, senza che la mag-
mizzazione e ogni radicalizzazione giacobi- gior parte degli altri uomini si occupino di
na, che «la tesi debba essere “conservata” trigonometria ecc. [...] non si può pensare
dall’antitesi per non distruggere il processo nessun uomo che non sia anche filosofo, che
stesso» (ivi, ). Ma appunto per G. que- non pensi, appunto perché il pensare è pro-
sto è il modo intellettualistico e astratto, non prio dell’uomo come tale» (Q  II, , -).
pratico e calato «interamente nell’atto stori- Il filosofo è quindi certamente uno speciali-
co reale», di concepire la dialettica: «un tal sta, ma lo è in modo particolare. Se infatti è
modo di concepire la dialettica è proprio de- vero che «“pensa” con maggior rigore logi-
gli intellettuali, i quali concepiscono se stes- co, con maggiore coerenza, con maggiore
si come gli arbitri e i mediatori delle lotte po- spirito di sistema degli altri uomini» (ivi,
litiche reali, quelli che impersonano la “ca- ), è anche vero che «tutti gli uomini sono
tarsi” dal momento economico al momento “filosofi”» in virtù di una «“filosofia sponta-
etico-politico, cioè la sintesi del processo nea”, propria di “tutto il mondo”, e cioè del-
dialettico stesso, sintesi che essi “manipola- la filosofia che è contenuta: ) nel linguaggio
no” speculativamente nel loro cervello do- stesso [...] ) nel senso comune e buon sen-
sandone gli elementi “arbitrariamente” so; ) nella religione popolare» (Q , , ).
(cioè passionalmente)» (ivi, ). Da questo Per G. occorre quindi «distruggere il pre-
punto di vista il modo di leggere la dialetti- giudizio molto diffuso che la filosofia sia un
ca da parte di Spaventa fa arretrare la dialet- alcunché di molto difficile per il fatto che es-
tica di Hegel e la sua tesi fondamentale del- sa è l’attività intellettuale propria di una de-
l’identificazione tra storia e filosofia, cioè tra terminata categoria» (ibid.). Questo pregiu-
SPECIALISTA + POLITICO 

dizio, con l’assimilazione tout court del filo- gare al nuovo intellettuale è individuato nel-
sofo allo specialista nel campo scientifico, l’esperienza dell’“Ordine Nuovo” settima-
«ha determinato la caricatura del filosofo» nale, che nel pieno dell’occupazione delle
(Q , , ). Da ricordare la famosa en- fabbriche aveva permesso di aggiungere al
diadi «specialista + politico», che compare sostantivo “giornalismo” l’aggettivo “politi-
una sola volta nei Q, in un Testo C del : co”; una specializzazione, il giornalismo, di-
Q , , . venuta politica nel fuoco dell’esperienza di-
retta della fabbrica: «gli articoli dell’“Ordine
MICHELE FILIPPINI
Nuovo” non erano fredde architetture intel-
V. «filosofo», «specialista + politico», «tecnica del lettuali, ma sgorgavano dalla discussione no-
pensare».
stra con gli operai migliori, elaboravano sen-
timenti, volontà, passioni reali della classe
specialista + politico operaia torinese, che erano state da noi sag-
L’espressione compare in questa formu- giate e provocate» (Il programma dell’“Ordi-
lazione solo in un Testo C del , Q ,  ne Nuovo”,  agosto , in ON ); erano
(Testo A Q , ). Qui G., nella nota intito- la presa d’atto di una realtà costituita da una
lata Il nuovo intellettuale, individua le diver- serie di processi aventi come fine la libera-
sità intercorrenti fra l’intellettuale tradizio- zione della classe operaia. L’“Ordine Nuo-
nale e quello del mondo moderno: il primo vo” era stato la palestra nella quale avevano
incarnato dal giornalista “volgare” quale saggiato le loro forze i futuri “specialisti +
sintesi di letterato, filosofo e artista, il se- politici”; infatti, «su questa base ha lavorato
condo, ossia «il nuovo intellettuale» che co- l’“Ordine Nuovo” settimanale per sviluppa-
stituisce la base del «nuovo intellettuali- re certe forme di nuovo intellettualismo e
smo», che deve avere come elemento costi- per determinarne i nuovi concetti, e questa
tutivo l’educazione tecnica «implicitamente non è stata una delle minori ragioni del suo
legata al lavoro industriale anche più primi- successo, perché una tale impostazione cor-
tivo (manovale)» (ivi, ). I caratteri di que- rispondeva ad aspirazioni latenti e era
sto nuovo intellettuale G. li aveva peraltro conforme allo sviluppo delle forme reali di
già tratteggiati nello scritto sulla questione vita» (Q , , , Testo C).
meridionale (): «L’industria ha introdot- Nella nota di seconda stesura il nuovo
to un nuovo tipo di intellettuale; l’organiz- intellettuale è «costruttore, organizzatore,
zatore tecnico, lo specialista della scienza “persuasore permanentemente”» in quanto
applicata. Nelle società, dove le forze eco- riesce a «mescolarsi attivamente alla vita
nomiche si sono sviluppate in senso capita- pratica» (ibid.), si propone come «agente di
listico [...] è questo [...] tipo di intellettuale attività generali» (Q , , ), pur non di-
che ha prevalso, con tutte le sue caratteristi- menticando mai il suo compito di portatore
che di ordine e disciplina intellettuale» (QM di conoscenze specifiche, di sapere reale. In
). Nella nota carceraria G. sottolinea co- sostanza, rispetto alla prima stesura G. insi-
me vi sia una differenza notevole fra l’intel- ste molto sull’aspetto della praxis, dell’azio-
lettuale che ritiene l’eloquenza «motrice de- ne che comporta il mescolarsi con la vita
gli affetti» (il «tipo corrente di intellettuale», pratica proprio nel senso delle marxiane Te-
ossia l’avvocato, l’impiegato) e il «nuovo in- si su Feuerbach. Quindi l’espressione “spe-
tellettuale-costruttore, organizzatore, “per- cialista + politico” ha un significato ambi-
suasore permanentemente” e pure superio- valente: da un lato si tratta dell’intellettuale
re allo spirito astratto matematico: dalla tec- che, grazie alla capacità di inquadrare in
nica-lavoro giunge alla tecnica-scienza e alla una generale attività teorica e pratica le sue
concezione “umanistico-storica”, senza la conoscenze specifiche, va al di là della divi-
quale si rimane “specialista” e non si diven- sione intellettuale e manuale del lavoro; dal-
ta “dirigente” (specialista della politica)» l’altro si tratta del politico-dirigente capace
(ibid.). Interessante è notare che il passaggio di integrare la propria conoscenza specializ-
storico-autobiografico dall’intellettuale vol- zata con l’attività teorico-pratica generale
 SPIRITO , SPIRITUALISMO

«senza la quale si rimane “specialista” e non impegnare a fondo, il distinguere fra ciò che
si diventa “dirigente” (specialista + politi- deve fare un intellettuale e ciò che il politico
co)» (Q , , ). (come se l’intellettuale non fosse anche un
L’espressione ha poi un terzo significa- politico e non solo un politico dell’... intel-
to, che si potrebbe definire prospettico: in- lettualità) e in fondo tutta la concezione sto-
dica quel processo attraverso il quale i pro- rica crociana è all’origine di questa diffusio-
duttori, separando la scienza dal capitale, si ne» (Q , , ).
riappropriano delle forze produttive nel-
LELIO LA PORTA
l’ottica di una trasformazione socialista che
si andrebbe a concretizzare, a livello stori- V. «intellettuali», «intellettuali organici», «intel-
lettuali tradizionali», «Ordine Nuovo (L’)», «par-
co, in un ribaltamento dei rapporti fra go-
tito», «società regolata», «Stato».
vernanti e governati e, perciò, nella concre-
tizzazione della «società regolata» in cui l’e-
spirito, spiritualismo
sistenza di governati e governanti non ha
più necessità di essere. Il nuovo intellettua- La parola «spirito» ricorre con frequen-
le deve sottoporsi a un lungo periodo di za come sinonimo di adesione cosciente a un
preparazione nel corso del quale dovrà su- gruppo o a una collettività (spirito «di scis-
perare l’anacronismo tipico del dirigente sione», spirito «di corpo» ecc.) o come qua-
politico tradizionale, «preparato solo per le lità individuale (spirito «di iniziativa», spiri-
attività giuridico-formali»; infatti «il diri- to «di sistema» ecc.). Ma se vogliamo limi-
gente deve avere quel minimo di coltura ge- tarci al significato più rilevante, religioso,
nerale tecnica che gli permetta, se non di teologico o teologizzante, sono particolar-
“creare” autonomamente la soluzione giu- mente interessanti i riferimenti da un lato al-
sta, di saper giudicare fra le soluzioni pro- la Chiesa, alla sua vocazione a farsi «guida
spettate dagli esperti e scegliere quindi spirituale» (Q , , ) e soprattutto alla sua
quella giusta dal punto di vista “sintetico” concezione dello spirito o dello spirituali-
della tecnica politica» (Q , , ). Il sog- smo, dall’altro alla filosofia idealistica e al
getto che consente la realizzazione di questa suo tentativo di mondanizzare la divinità. Si
sintesi è quello che nella società civile riesce notino i punti esclamativi di G. nella cita-
a compiere la funzione che nella società po- zione da Antonio Bruers: «Nel “Lavoro fa-
litica è assolta dallo Stato, la funzione di sal- scista” del  agosto  egli dà per proba-
dare gli intellettuali del gruppo dominante bile l’affermarsi in Italia di una filosofia, “la
con quelli tradizionali elaborando «i proprii quale, pur non rinunciando a nessuno dei
componenti»; si tratta del partito politico, valori concreti dell’idealismo, è in grado di
che trasforma i propri militanti da elementi comprendere, nella sua pienezza filosofica e
sociali «economici» in «intellettuali politici sociale, l’esigenza religiosa. Questa filosofia
qualificati, dirigenti, organizzatori di tutte è lo spiritualismo, dottrina sintetica (!), la
le attività e le funzioni inerenti all’organico quale non esclude l’immanenza, ma conferi-
sviluppo di una società integrale, civile e sce il primato logico (!) alla trascendenza”»
politica» (ivi, ). (Q , , ). E infatti Giovanni Gentile «di-
Lo specialista + politico, ossia «il nuovo ce: “L’uomo sano crede in Dio e nella libertà
intellettuale qualificato», sostiene G., opera del suo spirito”, cosa per cui già ci trovia-
esattamente nella direzione inversa rispetto mo», commenta G., «di fronte a due “sensi
a quel senso di rassegnazione e di ineluttabi- comuni”, quello dell’uomo sano e quello
lità delle cose diffuso dall’atteggiamento di dell’uomo malato» (Q , , ). Un altro
rifiuto dell’impegno tipico dell’intellettuale accostamento tra l’idealismo e la religione
crociano, che è abilitato a fare soltanto l’in- spiega che nella parola “spirito” si insinua
tellettuale, mentre il politico, sempre secon- anche un’ipostasi tipicamente metafisica; in-
do Croce, deve fare soltanto il politico; pro- fatti, poiché «ogni aggregato sociale [...] è
prio questo distinzionismo determina l’ac- qualcosa di più che la somma dei suoi com-
cettazione dello status quo: «Il non volersi ponenti», G. osserva: «L’idealismo ipostatiz-
SPIRITO , SPIRITUALISMO 

za questo “qualcosa”, ne fa un ente a sé, lo “spirito” nella filosofia crociana: introdurre


spirito, come la religione ne aveva fatto la di- nel “blocco storico” una attività dialettica e
vinità» (Q , , ). L’ipostasi è anche una un processo di distinzione non significa ne-
metafora. garne l’unità reale» (Q , , ). Nella specie,
Ma non si creda che soltanto l’idealismo si potrebbe tradurre spirito in superstruttu-
impieghi il termine «spirito» in senso me- ra e natura vs. struttura: «Concetto di “bloc-
taforico: anche il significato propriamente co storico”, cioè unità tra la natura e lo spiri-
religioso potrebbe contenere una metafora to (struttura e superstruttura) unità dei con-
implicita. «Pare dunque che la chiesa stessa trari e dei distinti» (Q , , ). Gli ultimi
implicitamente intenda che dio non è altro due passi rinviano palesemente alla conce-
che una metafora per indicare l’insieme degli zione gramsciana della dialettica tra contra-
uomini organizzati per il mutuo aiuto [...] la ri-distinti, che nel blocco storico sono orga-
chiesa, organismo spiritualista per eccellen- nicamente (ossia nella realtà storica concre-
za, ricorre ai mezzi umani per tener desta la ta) uniti o fusi, laddove la loro distinzione è
fede» (LC -, a Iulca,  dicembre ). Più (epistemologicamente) una distinzione me-
in generale, G. pone il problema «se la con- todica, ossia funzionale soltanto concettual-
cezione di “spirito” della filosofia speculati- mente e quindi astrattamente.
va non sia una trasformazione aggiornata del Lo spirito è da G. storicamente conce-
vecchio concetto di “natura umana” proprio pito anche in relazione all’asserita divisione
sia della trascendenza che del materialismo dei compiti tra religione e politica o Stato.
volgare, se cioè nella concezione dello “spiri- La vicenda ha inizio «al principio del secolo
to” non ci sia altro che il vecchio “Spirito XII colla vittoria del Papato. Fu proclamata
santo” speculativizzato. Si potrebbe allora la primazia dello spirituale (sole-luna) e la
dire che l’idealismo è intrinsecamente teolo- Chiesa riacquistò la libertà della sua azione
gico» (Q  II, , ). L’accostamento dell’i- legislativa ecc. ecc. Questa concezione teo-
dealismo al materialismo volgare è più espli- cratica fu combattuta teoricamente e prati-
cito quando G. critica Bucharin: «Se “ideali- camente, ma tuttavia essa, nella sua forma
smo” è scienza delle categorie a priori dello genuina o attenuata, rimase dominatrice per
spirito, cioè è una forma di astrazione anti- secoli e secoli. Così si ebbero due tribunali,
storicistica, questo saggio popolare è ideali- il sacramentale e il non sacramentale, e così
smo alla rovescia nel senso che alle categorie i due diritti furono accoppiati, utrumque ius,
dello spirito sostituisce delle categorie empi- ecc. » (Q , , ). Se la teocrazia fu com-
riche altrettanto a priori e astratte» (Q , , battuta o attenuata, tuttora «anche la Chie-
). Anche la Chiesa, dal suo opposto pun- sa sostiene che non c’è confusione di sovra-
to di vista, accomuna (riduce) idealismo a nità, ma perché sostiene che nello “spiritua-
materialismo, ma in quanto due concezioni le” allo Stato non compete sovranità e se lo
che, essenzialmente, non sono spiritualismo. Stato se l’arroga, commette usurpazione.
Specialmente nella lotta contro ogni ideali- Anche la Chiesa sostiene inoltre che non ci
smo filosofico dai cattolici si trova «spesso può essere duplice sovranità nello stesso or-
usata la parola in questo senso: è materiali- dine di fini, ma appunto perché sostiene la
smo ogni modo di pensare che non sia “spi- distinzione dei fini e si dichiara unica sovra-
ritualismo” in senso stretto, cioè spirituali- na nel terreno dello spirituale» (Q , , ).
smo religioso: quindi tutto lo hegelismo e in Divisione di fini o anche di poteri? Nel Con-
generale la filosofia classica tedesca, oltre al- cordato «l’art. ° dice testualmente: “L’Ita-
l’enciclopedismo e illuminismo francese» (Q lia, ai sensi dell’art.  del Trattato, assicura al-
, , ). Tuttavia, anche la gramsciana la Chiesa Cattolica il libero esercizio del po-
«filosofia della praxis» potrebbe confrontar- tere spirituale, ecc.”. Perché si parla di pote-
si con il valore metaforico della parola e per- re, che ha un preciso significato giuridico, e
sino tradurlo in un proprio concetto chiave: non, per esempio, di “attività” o altro termi-
«Concetto di blocco storico; nel materiali- ne meno facilmente interpretabile in senso
smo storico è l’equivalente filosofico dello politico? Sarebbe utile fare una ricerca, an-
 SPIRITO , UGO

che di nomenclatura, negli altri concordati del corporativismo uno statuto argomentati-
stipulati dalla Chiesa e nella letteratura di er- vo di natura essenzialmente speculativo-filo-
meneutica dei concordati dovuta ad agenti sofica, volto a unificare astrattamente e re-
del Vaticano» (Q , , ). toricamente assai più ambiti e definizioni
Infine, G. ritrova una problematica concettuali, trame fatte solo di idee e di pa-
analoga nelle scelte culturali in quanto so- role, che non i problemi della storia e della
ciali, ma con una polarizzazione forse più ac- società assunti nella loro reale concretezza e
centuata che nei rapporti tra politica e reli- nella loro determinatezza storica. «Il torto
gione: «nella storia della cultura, che è mol- scientifico dello Spirito è quello di non esa-
to più larga della storia della filosofia, ogni minare in concreto questi problemi, ma nel
volta che la cultura popolare è affiorata, per- presentare le questioni nel loro aspetto for-
ché si attraversava una fase di rivolgimenti e male e apodittico, senza le necessarie distin-
dalla ganga popolare si selezionava il metal- zioni e le indispensabili fasi di transizione»
lo di una nuova classe, si è avuta una fioritu- (Q , , ). Da questo punto di vista Spi-
ra di “materialismo”, viceversa nello stesso rito è per G. fedele discepolo di Gentile: «La
momento le classi tradizionali si aggrappa- filosofia gentiliana è, nel mondo contempo-
vano allo spiritualismo. Hegel, a cavallo del- raneo, quella che più fa quistioni di “paro-
la Rivoluzione francese e della Restaurazio- le”, di “terminologia”, che dà per “creazio-
ne, ha dialettizzato i due momenti della vita ne” nuova ogni mutamento grammaticale
del pensiero, materialismo e spiritualismo, dell’espressione» (Q , , ). Così il trat-
ma la sintesi fu “un uomo che cammina sul- to dominante delle «nuove enunciazioni di
la testa”» (Q , , ). In altri termini, già “economia speculativa” del gruppo Spirito e
nella dialettica di Hegel primeggia quella C.» è «il verbalismo» (Q  II, , ), ossia
sintesi conservatrice che caratterizzerà mag- l’attitudine a risolvere le questioni lavoran-
giormente il neoidealismo crociano. È parte do solo sulle definizioni astratte dei concet-
della storia culturale in genere un’altra sepa- ti e sulla loro possibile conciliazione in ter-
razione: quella tra la “superstiziosa” religio- mini discorsivi e di parole. Ad esempio Spi-
ne popolare, circolante anche in una specifi- rito non tiene conto della distinzione che ca-
ca letteratura deteriore (come nel «brescia- ratterizza la storia moderna tra economia,
nesimo»), e la religione dotta. «Questa poca società civile e Stato politico, né distingue,
fortuna della letteratura popolare cattolica nella sovrastruttura, tra egemonia e dominio
indica come ci sia ormai una rottura profon- politico, come peraltro Gentile con la sua
da tra la religione e il popolo, che si trova in teoria dello Stato come totalità non ha di-
uno stato miserrimo di indifferentismo e di stinto tra fase economico-corporativa e fase
assenza di vita spirituale: la religione è solo etica dell’azione storica: «il concetto di cit-
una superstizione, ma non è stata sostituita tadino-funzionario dello Stato [proprio]
da una nuova moralità laica e umanistica» dello Spirito discende direttamente dalla
(Q , , ), ovvero che sia frutto di quella mancata divisione tra società politica e so-
che G. auspica, con insistenza, come “rifor- cietà civile, tra egemonia politica e governo
ma intellettuale e morale”. politico-statale, in realtà quindi dalla anti-
storicità o astoricità della concezione dello
GIUSEPPE PRESTIPINO Stato che è implicita nella concezione dello
V. «blocco storico», «brescianesimo», «cultura Spirito» (Q , , ).
popolare», «dialettica», «idealismo», «materiali- Spirito valorizza la corporazione come
smo volgare», «metodico», «riforma intellettuale
l’istituzione fondamentale della nuova eco-
e morale», «struttura», «superstruttura, super-
strutture».
nomia regolata, in cui viene superata ogni
distinzione e opposizione di classe come
ogni sindacalismo: «il sindacalismo è espres-
Spirito, Ugo
sione del classismo; col sindacato di Stato le
Nelle osservazioni critiche che nei Q classi sono messe allo stesso livello e avvia-
dedica a Ugo Spirito G. assegna al teorico te a una più spirituale collaborazione ma
SPIRITO DI SCISSIONE 

soltanto con la corporazione il classismo scono il pensiero. Tuttavia il paragone di


sarà superato sul serio e con esso il princi- questo gruppo a quello dei Bauer satireg-
pio dell’arbitraria concorrenza (liberali- giato nella Sacra Famiglia è il più calzante e
smo) e della materialistica lotta (sociali- letterariamente più fecondo di svolgimenti»
smo)» (Q , , -). A questo riguardo, (Q , , -).
G. osserva che altro è muovere dalla «lotta
ROBERTO FINELLI
per la distribuzione del reddito», altro muo-
vere «dal punto di vista della produzione» V. «corporativismo», «fascismo», «Gentile»,
«Volpicelli».
(ivi, ), ossia che una cosa è considerare
la composizione e la collaborazione delle
tecniche che devono concorrere organica- spirito di scissione
mente alla produzione e un’altra cosa con- Lo «spirito di scissione», espressione
siderare le diversità e gli antagonismi degli che G. riprende da Sorel, designa il «pro-
interessi che attraversano il mondo sociale. gressivo acquisto della coscienza della pro-
Per cui anche qui a un’astrazione dalle dif- pria personalità storica» (Q , , ), ossia
ferenze e dalle distinzioni reali corrisponde il processo necessario allo sviluppo delle
una soluzione del pari astratta e intellettua- «forze innovatrici da gruppi subalterni a
listica: «Finora lo Spirito non si è mai inte- gruppi dirigenti e dominanti», dotate di
ressato delle quistioni di fabbrica e di azien- «autonomia integrale» e unificate in uno
da: eppure non è possibile parlare con com- Stato (Q , , ). Espressione di bisogni
petenza dei sindacati e dei problemi che es- che nascono sul terreno della lotta egemo-
si rappresentano, senza occuparsi della fab- nica, lo spirito di scissione è ciò che si può
brica o dell’azienda amministrativa, delle contrapporre alle «trincee» e «fortificazio-
sue esigenze tecniche, dei rapporti reali che ni» rappresentate dall’ideologia della classe
vi si annodano e dei diversi atteggiamenti dominante, cioè dall’«organizzazione mate-
vitali che gli addetti vi assumono. Per l’as- riale intesa a mantenere, a difendere e a svi-
senza di questi interessi vivi, tutta la costi- luppare il “fronte” teorico o ideologico» (Q
tuzione dello Spirito è puramente intellet- , , ).
tualistica e, se attuata, darebbe luogo sola- La questione dello spirito di scissione si
mente a schemi burocratici senza impulso e pone particolarmente nell’epoca dei «gran-
senza possibilità di sviluppo» (ivi, ). di partiti politici di massa» e dei «grandi sin-
Non che la problematica di Spirito non dacati economici», là dove predomina la
esprima esigenze all’altezza dello spirito dei «struttura massiccia delle democrazie mo-
tempi, che riflettono trasformazioni e ten- derne»: elementi «permanenti del fronte
denze di sviluppo, come la necessità di nella guerra di posizione» (Q , , ). Il
un’economia regolata che superi l’econo- suo grado di realizzazione si evince sia dal
mia liberale: «La rivendicazione di una grado di «distacco» delle forze innovatrici
“economia secondo un piano” e non solo dalle forze dirigenti e dominanti sia dalla ca-
sul terreno nazionale, ma su scala mondiale, pacità delle prime di unificare attorno a sé
è interessante di per sé» (Q , , ). Ma altri gruppi (Q , , ) mediante «un
è una rivendicazione appunto solo utopica, complesso lavoro ideologico» (Q , , ).
risolta nell’indistinzione-confusione tra Con esso si mira, insieme, a spezzare l’«unità
“società regolata”, sinonimo per G. di so- basata sull’ideologia tradizionale», con la
cietà comunista, e Stato: a conferma, ap- critica al vecchio «complesso ideologico»
punto, di quanto nell’attualismo di Gentile (Q , , ). Elaborazione del senso di in-
e di Spirito i distinti vengano superati e sin- dipendenza e di distinzione (Q , , ),
tetizzati in un modo solo verbale: «Gentile lo spirito di scissione coincide con un mo-
col suo seguito di Volpicelli, Spirito, ecc. mento necessario dello sviluppo di una «co-
[...] si può dire che ha instaurato un vero e scienza di classe» (Q , , ) e di una «ca-
proprio “secentismo” letterario, poiché nel- tarsi» (Q  II, , ) e implica pertanto un
la filosofia le arguzie e le frasi fatte sostitui- momento di riflessione propriamente teori-
 SPIRITO POPOLARE CREATIVO

ca. Infine, lo spirito di scissione costituirà Nell’opera carceraria G. conduce una


un’istanza che lo storico dovrà far valere per strenua battaglia per demolire lo «spirito»
ricostruire la vita dei gruppi subalterni (Q della «filosofia speculativa», mostrandone il
, , ). carattere intrinsecamente «teologico» (Q 
II, , ). Per altro verso, in modo sobrio
ROCCO LACORTE
egli ripropone, separatamente, sia la creati-
V. «catarsi», «fronte ideologico», «guerra di posi- vità delle masse (Q , , ), e specifica-
zione», «ideologia», «Sorel», «subalterno, subal-
tamente del lavoro operaio, per quanto
terni».
«meccanico e degradato» possa essere (Q ,
, ), sia lo «spirito popolare» che sta «al-
spirito popolare creativo la base della nazione» (Q , , ). In ge-
«Spirito popolare creativo» è espressio- nerale, tuttavia, il ruolo del «popolo» si ridi-
ne che compare una sola volta in tutta l’ope- mensiona, mentre emerge con forza la dina-
ra gramsciana, nella lettera a Tania del  mica relazionale della «società civile».
marzo . A distanza di alcuni mesi dal-
GIORGIO BARATTA
l’arresto, G. rivendica per sé la necessità di
fare qualcosa «für ewig», lumeggiando quat- V. «cultura», «cultura popolare», «idealismo»,
«intellettuali», «letteratura popolare», «naziona-
tro argomenti di studio, dalla «formazione
le-popolare», «popolare», «popolo», «Romanti-
dello spirito pubblico», e quindi degli intel- cismo italiano».
lettuali italiani, nel secolo XIX alla «linguisti-
ca comparata», al «teatro di Pirandello», al- spontaneismo
l’analisi del «gusto popolare in letteratura»,
concludendo: «Tra questi quattro argomen- Per «spontaneismo» si intende una
ti esiste omogeneità: lo spirito popolare concezione teorica, un’ideologia che valo-
creativo, nelle sue diverse fasi e gradi di svi- rizza l’azione spontanea individuale o collet-
luppo, è alla base di essi in misura uguale» tiva, la capacità soggettiva di trasformare la
(LC ). L’osmosi con il «popolo» rappre- realtà senza mediazione della teoria. La pri-
senta un atto di sovversione nei confronti ma guerra mondiale e la Rivoluzione russa
dello «spirito creativo», cavallo di battaglia marcano la crisi dello spontaneismo tipico
della tradizione idealistica; nel contempo ri- dell’anarchismo e dell’anarco-sindacalismo
schia di risvegliare un’attitudine protoro- e anche del meccanicismo proprio di una
mantica, lontana dalla concezione di G., il certa variante del socialismo, nella quale
quale, per questo motivo probabilmente, rientra il socialismo italiano del tempo. Il
quando due anni e mezzo più tardi otterrà il movimento dei Consigli di fabbrica nel
permesso di stendere i Q, deciderà di non “biennio rosso” (-) era stato uno
usarla. Resta tuttavia l’energia che essa spri- sforzo teorico-pratico per uscire da questa
giona e anche la sorpresa di scoprire che lo crisi per mezzo della creazione di una dire-
«spirito popolare» sta alla base dello «spiri- zione cosciente. È innegabile che, in quel
to pubblico», cioè della vita intellettuale del- contesto, G. subì l’influenza delle formula-
la nazione. Tracce di una tale modalità di zioni di Sorel e Rosa Luxemburg, oltre che
pensiero si possono facilmente ritrovare nel- quelle della Rivoluzione russa.
la produzione giovanile di G., che fin dal Nei Q G. riprese l’interlocuzione criti-
 aveva usato concetti come «sempre at- ca con lo spontaneismo e con il meccanici-
tivo nello spirito popolare» (La rievocazione smo, visti come opposti complementari. Lo
di Gelindo,  dicembre , in CT ) e in- spontaneismo (e il meccanicismo) sono
sistito sulla «fantasia creatrice» del popolo (I connessi all’economicismo e al sindacali-
re immortali,  aprile , in CT ) e ave- smo come manifestazione di un’ideologia
va parlato poi della «capacità illimitata di che preserva la subalternità. Vi è anche una
iniziativa e di creazione delle masse lavora- relazione con il «volontarismo» e di questo,
trici» (Ancora delle capacità organiche della a sua volta, con la nozione di «guerra ma-
classe operaia, ° ottobre , in CPC ). novrata» in epoca di «rivoluzione passiva».
SPONTANEITÀ 

G. pensa che lo spontaneismo sia una mani- vimento grazie al “mito” dello sciopero ge-
festazione di stagnazione del marxismo. nerale. La prospettiva soreliana negava l’or-
Appoggiandosi agli autori che critica e con dine esistente, ma non concepiva la neces-
i quali dialoga, ossia Rosa Luxemburg e So- sità di un programma articolato nel partito,
rel, il comunista sardo cerca di spiegare il valutato come intrinsecamente reazionario.
fenomeno: «Nel campo filosofico mi pare Lo spontaneismo di Sorel si manifestava nel
che la ragione storica sia da ricercare nel fat- momento in cui «la soluzione era abbando-
to che il marxismo ha dovuto allearsi con nata all’impulso dell’irrazionale, dell’“arbi-
tendenze estranee per combattere i residui trario” (nel senso bergsoniano di “impulso
del mondo precapitalistico nelle masse po- vitale”) ossia della “spontaneità”» (ivi, ).
polari, specialmente nel terreno religioso» La critica di G. allo spontaneismo di Sorel (e
(Q , , ). Nel Q  G. torna ad affronta- all’anarchismo) lo porta a osservare come, in
re più in profondità il tema dello spontanei- questa concezione, «si suppone dietro la
smo e di alcune categorie correlate. È pos- spontaneità un puro meccanicismo, dietro la
sibile che egli stia, in questo caso, traccian- libertà (arbitrio-slancio vitale) un massimo
do un’analogia con la linea politica che di determinismo, dietro l’idealismo un ma-
l’URSS e l’Internazionale comunista hanno terialismo assoluto» (ivi, -).
seguito a partire dal , secondo cui la cri-
MARCOS DEL ROIO
si economica capitalista di quegli anni
avrebbe potuto generare una radicalizzazio- V. «anarchismo», «economismo», «Luxemburg»,
«meccanicismo», «rivoluzione passiva», «sciope-
ne rivoluzionaria tale da giustificare una tat-
ro», «sindacalismo teorico», «Sorel», «sponta-
tica politica equivalente alla guerra mano- neità», «volontarismo».
vrata. G. valutava che la posizione di Rosa
Luxemburg in relazione alla Rivoluzione
spontaneità
russa del  peccasse di economicismo, in
quanto vedeva nella crisi economica la prin- G. intende per «spontaneità» il mo-
cipale spiegazione dell’esplosione rivolu- mento embrionale o primitivo della coscien-
zionaria e nell’azione spontanea delle masse za politica, contenente o meno un elemento
la forza principale della rivoluzione. G. cri- immediato creativo e antagonista. A tratti la
tica la formulazione della Luxemburg, che spontaneità appare contrapposta al «confor-
«trascurò gli elementi “volontari” e orga- mismo» ed esprime una carenza di direzio-
nizzativi che in quegli avvenimenti furono ne politica, situazione propria delle classi su-
molto più diffusi ed efficienti di quanto la balterne nel processo di crescita della loro
Rosa fosse portata a credere per un certo coscienza storico-politica. Può anche essere
suo pregiudizio “economistico” e sponta- vista come una caratteristica naturalistica,
neista» (Q , , ). Nella continuazione derivata da un’elaborazione teorica rozza
G. collega tale concezione a quella di guer- (nel qual caso è «spontaneismo»), o anche
ra manovrata: tutto sommato, questa «era una forma di adesione che non si distacca
una forma di ferreo determinismo economi- dalla coercizione. In Q , , affrontando al-
stico, con l’aggravante che gli effetti erano cuni temi relativi al movimento operaio ita-
concepiti come rapidissimi nel tempo e nel- liano del dopoguerra, G. critica la «conce-
lo spazio; perciò era vero e proprio mistici- zione fatalistica e meccanica della storia»
smo storico, l’aspettazione di una specie di propria dei socialisti, affermando che essa
fulgurazione miracolosa» (ivi, ). non era immune da «atteggiamenti di un vo-
In Q ,  G. apre un dialogo critico con lontarismo sguaiato e triviale», pur preten-
Sorel, notando come l’intellettuale francese dendo di essere critica della spontaneità,
non accettasse la mediazione del partito po- considerata «cosa inferiore». Nel frattempo,
litico nell’azione rivoluzionaria. Sorel era ri- nota G., con gli avvenimenti del “biennio
masto entro i limiti della concezione del sin- rosso” del - vi era stato lo sbocciare
dacato professionale come organizzazione di importanti avvenimenti spontanei che
di una volontà collettiva già agente e in mo- «creavano, appunto per la loro spontaneità
 SPONTANEITÀ

e per il fatto che erano sconfessati, il “pani- gia vivente», che interpreta e altera in ogni
co” generico, la “grande paura” che non po- istante la spontaneità naturalistica. In que-
tevano non concentrare le forze repressive sto passaggio, il centro della questione è
spietate nel soffocarli» (ivi, ). In questa nell’azione cosciente che agisce sulla spon-
stessa nota, come esempio di azione sponta- taneità e non nella creatività spontanea del-
nea e carenza di direzione politica, G. si sof- le classi subalterne. Intendere la sponta-
ferma sui rapporti tra Partito socialista e sin- neità come sinonimo di sincerità e in oppo-
dacato nel dopoguerra. sizione a conformismo è un’altra possibile
La spontaneità, come scrive G. in Q , approssimazione al concetto. In questo ca-
, è un fenomeno multilaterale di difficile so, che G. discute in Q , , il conformismo
comprensione e definizione, anche perché si si avvicina all’idea di meccanicità (meccani-
trova sempre in opposizione alla meccani- cismo), ma da un punto di vista individuale,
cità. La difficoltà nella comprensione dell’a- così come anche la sincerità appare un’e-
zione spontanea si trova precisamente nel spressione individuale. Spontaneità, intesa
fatto di non esistere allo stato puro, alla stes- come sincerità, è contrapposta a conformi-
sa maniera che non esiste azione o movi- smo, inteso in senso positivo come socialità.
mento puramente meccanico. La mediazio- L’originalità individuale non è difficile da
ne tra spontaneità e meccanicità si trova nel- raggiungere, così come l’adeguamento alla
la direzione cosciente del movimento e del- socialità esistente in quanto misura raziona-
l’azione politica. La direzione cosciente è le in relazione a fini determinati. Ancora una
sempre presente, anche se in modo imper- volta la difficoltà consiste nella possibile me-
cettibile, essendo quasi impossibile che sia diazione tra spontaneità individuale, intesa
individuata e comprovata. Tenendo conto di come creatività, e conformismo sociale, in-
queste caratteristiche, dice G., «si può dire teso come necessità. Si incontra di nuovo
che l’elemento della spontaneità è perciò ca- qui il problema della direzione consapevole,
ratteristico della “storia delle classi subalter- ora sotto la forma di disciplina; ma «battere
ne” e anzi degli elementi più marginali e pe- l’accento sulla disciplina, sulla socialità, e
riferici di queste classi, che non hanno rag- tuttavia pretendere sincerità, spontaneità,
giunto la coscienza della classe “per sé”» originalità, personalità: ecco ciò che è vera-
(ivi, )? Gli elementi caratteristici della di- mente difficile e arduo», principalmente
rezione cosciente esistono e sono molteplici, considerando che la «socialità, il conformi-
senza che si abbia, però, il loro prevalere e smo, è il risultato di una lotta culturale (e non
senza che si superi il «senso comune» dello solo culturale)» (ivi, ). Qui la spontaneità
strato sociale in questione. Così, la sponta- è disciplinata da un’azione cosciente che mi-
neità delle classi subalterne contempera an- ra a creare un nuovo conformismo (una nuo-
che elementi dispersi di direzione cosciente, va egemonia).
incapaci di condurre all’unificazione e indi- Nel Q , dove G. concentra le sue os-
care il cammino del superamento della si- servazioni sul Risorgimento, egli tratta del-
tuazione di subalternità, permanendo in l’incidenza della direzione politica sui grup-
questa condizione. pi subalterni, riferendosi alla direzione mo-
Nella misura in cui la direzione co- rale e intellettuale esercitata dai moderati sul
sciente si rafforza, il significato proprio del- Partito d’Azione e sui suoi dirigenti e intel-
l’azione spontanea si chiarisce. Quando G., lettuali. L’adesione spontanea degli intellet-
in Q , , , critica l’uso del metodo na-
tuali al moderatismo è designata come tra-
turalista nelle scienze umane, alla maniera
sformismo e questo accade per il potere di
di certa sociologia generale basata sulla
attrazione del gruppo in ascesa.
compilazione di dati statistici, lo fa con-
trapponendo ad esso la filologia come stu- MARCOS DEL ROIO
dio della particolarità. Ragionando in tal V. «conformismo», «direzione», «filologia viven-
maniera si arrischia a dire che la direzione te», «meccanicità», «Ordine Nuovo (L’)», «senso
politica cosciente e collettiva è una «filolo- comune», «Sorel», «subalterno, subalterni».
SPORT 

sport dicembre ). Il quotidiano sportivo mila-


nese è presente pure nei Q, fin da Q , in una
L’interesse per lo sport è moderatamen-
nota nella quale ci si interroga sui giornali ita-
te presente in G. già negli anni torinesi. Lo
liani e sui loro lettori: in carcere a Milano «un
scritto più importante in questo ambito è un
certo numero, anche di politici, leggeva piut-
Sotto la Mole dell’agosto  (NM -), de- tosto la “Gazzetta dello Sport”; tra  in-
dicato a due tra i passatempi preferiti dagli quisiti, si vendevano al massimo  copie del
italiani, Il foot-ball e lo scopone. Le simpatie “Sole”; più letti la “Gazzetta dello Sport”, la
gramsciane vanno allo sport proveniente “Domenica del Corriere”, il “Corriere dei
dall’Inghilterra, elevato a metafora della so- Piccoli”» (Q , , ). La stessa osserva-
cietà liberale, «individualistica» (il che suo- zione sarà ripetuta in Q , , , con una
na strano per un gioco di squadra come po- significativa variante: «la maggioranza dei
chi), in cui «si esercita l’iniziativa», ma «de- detenuti, anche politici, leggeva “La Gaz-
finita dalla legge», dove è il “merito” a de- zetta dello Sport”». L’attenzione al giornali-
terminare le gerarchie. Questo giovane G., il smo comprende il giornalismo sportivo: in
cui ribellismo ha ancora una forte curvatura Q , ,  G. ipotizza l’«esame di tutta la
liberale, in reazione all’asfissiante blocco di stampa periodica, di ogni specie», anche
interessi che il protezionismo e lo Stato gio- «quella sportiva» (ripreso in Q , , ,
littiano tutelavano a scapito del Mezzogior- senza variazioni di rilievo). In una nota sul-
no, vedeva nella liberale Inghilterra un mo- la Storia del giornalismo italiano, ragionan-
dello più avanzato di società e nel calcio l’e- do sui supplementi giornalistici, si ricorda
saltazione un po’ vitalistica di forze che non accanto a quelli letterari, economici e agri-
cercano di vincere con l’imbroglio e la cor- coli il «supplemento sportivo» (Q , , ).
ruzione, metodi tipici (non solo per G.) del E richiamando l’attenzione sulla funzione di
sistema di potere giolittiano, simboleggiato partito esercitata da alcuni organi di stam-
dallo scopone, caratterizzato da trucchi, im- pa, G. non solo ricorda il “Times” e il “Cor-
brogli e violenze (più tardi, nel confino di riere della Sera”, ma invita a non dimentica-
Ustica, grazie all’influenza di Bordiga, G. re «perfino [la, ndr] stampa sportiva» (Q ,
riabiliterà lo “scopone scientifico”, che gio- , ).
cherà con l’amico-avversario: LC , a Julca, Questa attenzione per la stampa sporti-
 gennaio ). Negli scritti precarcerari va si spiega come capacità di indagare e ri-
due altri riferimenti allo sport, entrambi del costruire il concreto mondo ideologico e
: un criptico accenno al ciclista Girar- culturale in cui ogni essere umano è immer-
dengo in un articolo del  maggio (Fascismo so. In una nota intitolata Gli intellettuali.
giornalistico, in SF ) e un riferimento, il  Organizzazione della vita culturale G. passa
settembre, al Gran premio automobilistico senza soluzione di continuità dalla Società
d’Italia, che aveva visto la sconfitta della italiana per il progresso della scienza al Tou-
FIAT, letta come segno di decadenza dell’in- ring Club e quindi alla «connessione del tu-
dustria torinese (La sconfitta della FIAT, in SF rismo con le società sportive, con l’alpini-
-): due esempi non solo di una generica smo, canottaggio, ecc., escursionismo in ge-
attenzione ai fatti della cronaca sportiva (che nere» (Q , , ). È per questa concezio-
pure c’è), ma anche della capacità gramscia- ne “larga” della cultura che nel Q , dedi-
na di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda cato ai Problemi della cultura nazionale ita-
delle grandi passioni popolari. liana, egli prenderà in esame il romanzo po-
Nel primo periodo dopo l’arresto sap- liziesco e il romanzo d’appendice, discuten-
piamo che G. non disdegnava la stampa do le spiegazioni del loro successo da più
sportiva: «Ho letto sempre, o quasi, riviste parti avanzate in termini di tentativi di eva-
illustrate e giornali sportivi» (LC , a Tatia- sione dall’organizzazione sociale esistente,
na,  dicembre ); «Non mi è stato possi- ipotizzando che queste possano valere «an-
bile avere qualcosa da leggere, neanche la che a spiegare il tifo sportivo», ma aggiun-
“Gazzetta dello Sport”» (LC , a Tania,  gendo subito dopo: «ciò spiega troppo e
 SRAFFA , PIERO

quindi nulla» (Q , , ). Di tifo G. par- luzione-restaurazione» (Q  II, .XVI, ).
la anche nell’ambito di una nota sull’«apoli- Il che riporta a un’immagine pugilistica di
ticismo del popolo italiano». Riflettendo su G., sempre sulla dialettica (e sul riformi-
campanilismo e localismo, annota che, ve- smo): «Nella storia reale l’antitesi tende a di-
nuta a mancare l’attività dei partiti popolari, struggere la tesi, la sintesi sarà un supera-
«i campanilismi sono rinati, per esempio at- mento, ma senza che si possa a priori stabi-
traverso lo sport e le gare sportive, in forme lire ciò che della tesi sarà conservato nella
spesso selvagge e sanguinose. Accanto al tifo sintesi, senza che si possa a priori misurare i
sportivo, c’è il “tifo campanilistico” sporti- colpi come in un ring convenzionalmente re-
vo» (Q , , ). Vi è una contrapposizio- golato» (Q  I, , ). Lo sport, dunque, va
ne implicita tra vita politica e tifo sportivo, anche bene per fornire immagini e metafore
anche se a ben vedere si distingue fra tifo («piace poter prendere per il bavero un uo-
sportivo e «“tifo campanilistico”». La scarsa mo come Rostignac e servirsene da palla per
considerazione che G. ha del tifoso (preferi- un gioco solitario del calcio»: Q , , ;
sce il “praticante”, chi partecipa in prima «Papini è il polemista puro, il boxer di pro-
persona e non passivamente) trova applica- fessione della parola qualsiasi»: Q , , ;
zione anche nel discorso sulla concezione «È un principio etico universalmente rico-
della politica e della democrazia: «L’interes- nosciuto che non si danno colpi proibiti ai
se del pubblico viene sviato: da parte in cau- caduti pena la squalifica»: LC , a Tatiana,
sa, il pubblico diventa mero spettatore di  gennaio ). Ma nella realtà politico-so-
una lotta di gladiatori, che si aspetta i bei ciale G. trova illusorio volerne mutuare re-
colpi, in sé e per sé: la politica, la letteratu- gole e metodi, non accetta che «la politica, la
ra, la scienza vengono degradate a gioco letteratura, la scienza» vengano «degradate
sportivo» (Q , , ). Poiché lo sport non a gioco sportivo» (Q , , ).
aveva suscitato (né poteva farlo) quel con- Infine, la palla come gioco puro pensa-
cetto di gioco leale ingenuamente auspicato to (invano) per il piccolo figlio lontano. Nel
nell’articolo del , e «una mentalità spor-  aveva scritto a Tania: «Ho fabbricato in
tiva [aveva, ndr] fatto della libertà un pallo- questi giorni una palla di cartapesta, che sta
ne con cui giocare a football» (Q  II, , finendo di asciugare; penso che sarà impos-
), G. – combattente sconfitto, anche se sibile di inviartela per Delio; d’altronde non
non pentito – si sentiva anch’egli «una pal- sono ancora riuscito a pensare al modo di
la di football che dei piedi anonimi possono verniciarla e senza vernice si disfarrebbe fa-
lanciare da una parte all’altra d’Italia», ag- cilmente per l’umidità» (LC ,  marzo
giungendo ingiustamente, rivolto alla co- ).
gnata: «non ti preoccupi di dare, al caso, il
GUIDO LIGUORI
tuo colpo di piede alla palla» (LC , a Ta-
nia,  settembre ). V. «apoliticismo, apoliticità», «cultura popolare»,
«dialettica», «giornalismo», «ideologia», «lettera-
Non è solo un dato di biografia: G. è
tura popolare», «liberalismo», «liberismo», «sto-
teoricamente consapevole dei limiti di una ria a disegno», «Tatiana».
visione della storia come sport. Polemizzan-
do contro il riformismo di Croce, che pre-
Sraffa, Piero
tende di stabilire a priori quali debbano es-
sere i limiti della dialettica politico-sociale G. conobbe Piero Sraffa a Torino nel
(le “regole del gioco”), scrive: «concepire lo , presentatogli dallo storico della lettera-
svolgimento storico come un gioco sportivo tura italiana Umberto Cosmo (LC , a Ta-
col suo arbitro e le sue norme prestabilite da tiana,  febbraio ). Simpatizzante socia-
rispettare lealmente, è una forma di storia a lista e poi comunista, Sraffa, pur non parte-
disegno [...] è un’ideologia che tende a sner- cipando apertamente alla vita politica, fre-
vare l’antitesi, a spezzettarla in una lunga se- quentò l’ambiente dell’“Ordine Nuovo”
rie di momenti, cioè a ridurre la dialettica a collaborando con il periodico. Nel  G.
un processo di evoluzione riformistica rivo- lo definisce «un vecchio abbonato e amico
STALIN 

dell’“Ordine Nuovo”» (Problemi di oggi e di Stalin (Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto)


domani, - aprile , in CPC ), pubbli-
Nella lettera del  gennaio  G. scri-
cando e commentando criticamente una sua
ve di non conoscere «i termini esatti della di-
lettera sulle prospettive del PCD’I. Ci sono te-
scussione» nel partito russo, né gli articoli di
stimonianze epistolari di una qualche fre-
Trockij e Stalin, il cui attacco, però, gli sem-
quentazione dei due nel periodo trascorso
bra «assai irresponsabile e pericoloso» (L
da G. a Roma (Sraffa , XXI-XXII), ma il
); «nella topografia delle frazioni e delle
ruolo di Sraffa nella vita di G. diventa deci-
tendenze» Stalin occupa «una posizione di
sivo dopo l’arresto. Subito messosi in con-
destra» (L , lettera del  febbraio ).
tatto con lui da Ustica (LC ,  dicembre
Nell’unica nota dei Q (Q , ) in cui si par-
; LC ,  dicembre ; LC -,  di- la esplicitamente di Stalin («Giuseppe Bessa-
cembre ; LC -,  gennaio ), G. ot- rione»), G. prende spunto da un testo del
tiene un immediato aiuto con l’apertura di  (Intervista con la prima delegazione ope-
un conto illimitato presso una libreria di Mi- raia americana), organizzato per domande e
lano (LC , a Tania,  dicembre ; LC risposte – al pari del «semplice e chiaro»
-, a Tania,  gennaio  [in realtà ]). opuscolo (sull’incontro di Stalin all’univer-
Sraffa diventa così, attraverso Tania Schu- sità comunista Sverdlov nel ) che G. di-
cht, il principale tramite di comunicazione fese dall’accusa di mentalità dogmatica e ca-
di G. con il PCD’I. Così, il  maggio , per techistica (Stupidaggini,  settembre , in
fugare qualsiasi dubbio in proposito, G. CPC ) – che affronta, tra l’altro, l’apporto
prega Tania di scrivere a Piero della «do- di Lenin allo sviluppo del marxismo, con la
manda di grazia inviata da Federico Confa- teoria dell’egemonia del proletariato in ogni
lonieri all’Imperatore d’Austria [...] come rivoluzione nazionale-popolare. G. si chiede
dello scritto di un uomo ridotto al massimo come Marx, ma soprattutto Lenin (il «più re-
grado di avvilimento e di abbiezione» (LC cente grande teorico») considerino la situa-
-). zione internazionale nel suo aspetto naziona-
Sraffa è anche per G. fonte costante di le, punto sul quale è il dissidio fondamentale
confronto teorico: sempre attraverso Tania fra Trockij e Stalin, che G., criticando espli-
lo sollecita a scrivere un prospetto della pro- citamente «la teoria generale della rivoluzio-
pria ricerca sugli intellettuali (LC -,  set- ne permanente», difende dalle accuse di na-
tembre ), gli chiede lumi sul sistema di zionalismo, «inette se si riferiscono al nucleo
traslitterazione russo-italiano (LC ,  gen- della quistione». Questa va affrontata dialet-
naio ), interviene nella discussione sui ticamente, senza contrapporre come antiteti-
«due mondi» (LC ,  febbraio ), sti- ci nazionale e internazionale: «il punto di
mola una discussione delle più recenti ope- partenza è “nazionale” ed è da questo punto
re storiche di Croce (LST , ). G. a sua di partenza che occorre prender le mosse.
volta gli chiede notizie su Machiavelli eco- Ma la prospettiva è internazionale e non può
nomista (LC ,  marzo  e Q , , essere che tale. Occorre pertanto studiare
) e su Ricardo filosofo (LC -,  mag- esattamente la combinazione di forze nazio-
gio ). Dall’inizio del  G., che lo ave- nali che la classe internazionale dovrà dirige-
va sempre chiamato «Piero» e poi «avvoca- re e sviluppare secondo la prospettiva e le di-
to Piero», passa prudenzialmente a chia- rettive internazionali».
marlo «l’avvocato». Il ruolo di Sraffa infatti Centrale, in proposito, è il concetto di
fu anche di tramite delle pratiche burocrati- egemonia, incompreso dalle opposizioni
che relative alla revisione del processo e, ri- russe, come G. sottolineava già nella lettera
spetto al PCD’I, dei tentativi di liberazione in- al Comitato centrale del PCUS del  ottobre
trapresi dall’URSS verso l’Italia.  (L  ss.).
FABIO FROSINI ANDREA CATONE
V. «due mondi», «Ordine Nuovo (L’)», «Ricar- V. «egemonia», «Lenin», «quistione nazionale»,
do», «Tatiana». «Trockij», «URSS».
 STATI UNITI

Stati Uniti organizzazioni industriali e sindacati –, inve-


ce, i tentativi di diffondere i valori dominan-
In una lunga nota preliminare (Q , )
ti nord-americani, compresi quelli sindacali,
G. ricostruisce la formazione degli Stati Uni-
riscossero un certo successo in America La-
ti, iniziando con l’indipendenza (), per
tina (Q , , ); per quanto riguarda i sin-
riassumere poi le fasi dell’acquisto di nuovi dacati, G. considera il sindacato americano
territori e dell’espansione (per accordi o per «più l’espressione corporativa della pro-
conquista) durante l’Ottocento. I principali prietà dei mestieri qualificati che altro» (Q
problemi venutisi a creare in seguito furono , , ).
la regolamentazione dell’immigrazione, Sotto un altro aspetto, il fatto che negli
l’«egemonia sul Mar Caraibico e sulle Antil- Stati Uniti «i partiti politici efficienti sono
le», il «dominio sull’America Centrale» e due o tre» (il terzo, oltre a quelli più noti, era
l’«espansione nell’Estremo Oriente» (facen- il «progressive party») è coniugato alla fram-
do uso, ad esempio, di isole e di luoghi mili- mentazione dei cristiani protestanti tra di-
tarmente strategici, nonché di accordi di- verse sette mentre, secondo G., in paesi co-
plomatici con la Cina e il Giappone). me la Francia è vero l’inverso e a molti par-
Gli Stati Uniti emersero sul palcosceni- titi corrisponde una sostanziale unità reli-
co mondiale dopo la Grande guerra come giosa (Q , , ; Q , , ; Q , ,
paese creditore, anche nei rispetti delle altre ). Lo stimolo per lo sviluppo, inizial-
nazioni vincitrici, ed economicamente creb- mente religioso, degli Stati Uniti fu fornito
bero a un ritmo impressionante, fino al crol- dai protagonisti sconfitti «delle lotte religio-
lo economico del  (menzionato più vol- se e politiche inglesi» del Seicento, che tra-
te nei Q); G. osserva che gli Stati Uniti spes- piantarono nel suolo americano la loro
so provavano ad abbinare il problema dei «energia morale e volitiva, un certo grado di
debiti ai propri interessi politico-strategici civiltà, una certa fase dell’evoluzione storica
(Q , , ). Come conseguenza naturale europea». Le forze sociali implicite in questi
della sua nuova collocazione, il paese era fenomeni, non frenate dalle reliquie «dei
pronto per sostituire la Gran Bretagna come passati regimi» caratteristiche dell’Europa,
principale potenza economica mondiale (Q furono in grado di svilupparsi a un ritmo in-
, , ). Inoltre, contro un’«eventuale comparabile rispetto all’Europa (Q , ,
guerra del Pacifico» gli Stati Uniti provaro- ; v. anche Q , , ). Anzi, secondo
no ad assicurarsi l’approvvigionamento spe- un’opinione riportata senza commento in
cialmente petrolifero attraverso lo sfrutta- una delle prime note sugli Stati Uniti, «in as-
mento razionale delle proprie risorse (Q , senza di un partito medio e di una stampa di
, ), mentre, in altre sfere, salvaguarda- tale partito» il clero di tutte le Chiese in cer-
vano gli investimenti esteri attraverso l’ac- te occasioni aveva «funzionato da pubblica
quisto di obbligazioni (Q , , ). Non pri- opinione» (Q , , ). Tale aspetto venne
vi di interesse strategico erano i prestiti con- evidenziato dalle elezioni presidenziali del
cessi dalla banca d’affari Morgan nel  al- , quando – secondo un articolo pubbli-
l’Italia (più un prestito minore alla FIAT), per cato dalla “Civiltà cattolica” – le Chiese pro-
un totale di  milioni di dollari; a tali pre- testanti si schierarono contro Al Smith, cat-
stiti, per motivi ovvi, si fa cenno solo en pas- tolico e candidato perdente del Partito de-
sant, senza approfondire la questione (Q , mocratico, allora sostenuto dalla maggio-
,  e Q , , ). La politica dell’imme- ranza dei cattolici (Q , , ). Senza la se-
diato dopoguerra di Woodrow Wilson ven- dimentazione storica delle vecchie società,
ne giudicata fallimentare e in seguito all’ele- la società statunitense risultò strutturalmen-
zione nel  del presidente Harding gli Sta- te molto diversa da quelle europee; in parti-
ti Uniti si ritirarono parzialmente in una po- colare G. nota la relativa assenza degli intel-
litica semi-isolazionista e non aderirono alla lettuali tradizionali, tipici delle società con
Società delle Nazioni (Q , ,  ss.). A li- storia plurisecolare; in compenso ci fu negli
vello della società civile – Chiese, banche, Stati Uniti la «formazione massiccia sulla ba-
STATISTICA 

se industriale di tutte le superstrutture mo- ciclopedia francese nel » (Q , , ). È
derne». G. comunque presta attenzione ai comunque comprensibile che l’attesa «fiori-
ceti intellettuali e nota la crescita tra loro di tura artistica», caratteristica della «fase eti-
un «numero sorprendente di intellettuali co-politica» che trascende quella economi-
negri», interrogandosi sulla possibilità che ca-corporativa, potesse venire solo in segui-
una loro avanguardia possa esercitare un’in- to al lavoro di costruzione della struttura,
fluenza sui paesi africani, a tal punto che l’A- come di fatto accadde anche in casi analoghi
frica, anche attraverso l’inglese come lingua in Europa (Q , , ; v. anche Q , ,
franca, diventi «patria comune di tutti i ne- ). In questa evoluzione verso una fase
gri» (Q , , -). etico-politica, G. sembra piuttosto scettico
Sulla questione degli intellettuali statu- circa le possibilità che i pragmatisti (James,
nitensi G. torna più volte, senza però riusci- Dewey ecc.) possano fornire una filosofia
re a inserirne i vari tipi in un’analisi com- adeguata perché, diversamente dalla più
plessiva. In questo suo interesse la letteratu- mediata filosofia europea, quella americana
ra occupa un posto non secondario: G. com- era caratterizzata dall’«immediatezza del
menta ripetutamente il romanzo di Sinclair politicismo filosofico pragmatista» (Q , ,
Lewis Babbitt, ma osserva che i prodotti let- ). Rispetto a un altro filosofo, l’hegeliano
terari-popolari tipici degli Stati Uniti sono il Josiah Royce, G. si chiede, vista la storia in-
romanzo d’avventura e quello dei pionieri. tellettuale nord-americana, se «il pensiero
Anche la produzione cinematografica, già in moderno» (cioè la filosofia della praxis) può
grande sviluppo negli Stati Uniti, corrispon- «diffondersi in America, superando l’empi-
de a determinati tipi di romanzo popolare rismo-pragmatismo, senza una fase hegelia-
(Q , , ). Il cinema diviene un modo di na» (Q , , ).
comunicazione – un linguaggio – universale
DEREK BOOTHMAN
(Q , ,  e Q , , ), uno dei nuovi
mezzi che, come G. osserva in generale, V. «americanismo», «Babbitt», «cinema», «fordi-
smo», «intellettuali», «letteratura popolare»,
«battono tutte le forme di comunicazione
«Rotary Club».
scritta [...] ma in superficie, non in profon-
dità» (Q , , ), e diventa uno dei foco-
statistica
lai di innovazione linguistica (Q , , ).
Gli elementi della «nuova cultura» diffusisi Nei primi quaderni, in note quasi sem-
«sotto l’etichetta americana» sono comun- pre di stesura unica, G. cita dati statistici a
que «appena i primi tentativi a tastoni» (Q scopo eminentemente pratico. Spesso ripor-
, , ). Non casuale, quindi, è la scelta ta le cifre ufficiali, con un minimo di com-
del prigioniero di tradurre il numero specia- mento personale, al fine di costruire un qua-
le della rivista “Die literarische Welt” sulle dro della situazione economico-sociale e
nuove tendenze della letteratura statuniten- culturale d’Italia, dall’Unità fino agli anni
se che, soprattutto dopo la Grande guerra, Venti. A titolo d’esempio, i dati macroeco-
diventano il modo in cui la società nord- nomici (bilanci, indebitamenti statali ecc.),
americana comincia a riflettere su se stessa. nazionali e di altri paesi, sono confrontati (Q
Fino a quel momento, secondo G., mancava , ,  e -) per meglio capire lo sposta-
in gran parte un ceto intellettuale nord-ame- mento dei rapporti di forza statali in seguito
ricano capace di dirigere il popolo: a suo av- alla Grande guerra (Q , , - e Q , ,
viso l’America era rimasta alla «fase econo- ). Essenziali per lo sviluppo economico e
mica-corporativa» (Q , , ). Altrove, civile nazionale sono le finanze dell’indu-
però, egli mostra un cauto ottimismo e defi- stria; in questo ambito G. diffida della veri-
nisce «osservazione acuta» e da sviluppare il dicità delle cifre ufficiali e si chiede se gli uti-
giudizio dello studioso letterario G. A. Bor- li da destinare agli investimenti necessari sia-
gese secondo la quale il ceto intellettuale sta- no sufficienti (Q , , ).
tunitense, sebbene minuscolo, occupava Altrettanto importante è il tema delle
una «posizione storica come quella dell’En- modalità di possesso, affitto e utilizzo dei
 STATO

terreni agricoli: le statistiche al riguardo di- do economico, di un determinato sistema di


mostravano l’aumento dei braccianti a sca- produzione, non è detto che il rapporto di
pito del contadini, fossero essi proprietari mezzo e fine sia facilmente determinabile e
in proprio oppure lavoratori, compresi i assuma l’aspetto di uno schema semplice e
mezzadri (Q , , ), sotto forme di con- ovvio a prima evidenza» (ivi, -). Ciò ad
tratto (Q , , ), a volte in via di estin- esempio avviene in una situazione storica ar-
zione (v. Q  II, .IV, ). Legato a questo retrata, con una borghesia debole, allorché
aspetto è lo spopolamento delle campagne; le «nuove idee» sono portate avanti soprat-
infatti i cinquant’anni fino al censimento tutto dal «ceto degli intellettuali», fatto dal
del  videro un raddoppio della popola- quale anche nasce l’assolutizzazione del
zione dei centri urbani con più di . concetto di Stato propria della tradizione
abitanti (Q , , ; v. anche Q , , ). Le idealistica, in particolare italiana (ivi, -),
modifiche succedutesi nelle campagne ave- mentre G. riconosce a Hegel il merito di
vano rilevanza palese per l’atteggiamento aver colto al suo nascere il nesso nuovo che
da adottare nei confronti dei lavoratori ru- lega intellettuali e Stato moderno (Q , ,
rali cattolici (Q , , ). G. segnala anche ), nesso destinato ad allargarsi man ma-
l’andamento dei tassi di nascita e di morta- no che avanza l’allargamento delle funzioni
lità (Q , , -), buon indice dei fattori statuali.
alimentari, socio-sanitari e igienici delle Lo Stato è, come si legge in Q , , ,
classi popolari. D’altra parte, sotto l’aspetto uno dei «due grandi “piani” superstruttura-
culturale G. più volte si interroga sul tipo, li», essendo l’altro la «società civile» (che G.
sulla quantità e sulla qualità delle letture po- intende come «insieme di organismi volgar-
polari (Q , , ; Q , , ; Q , , - mente detti “privati”», preposti «alla fun-
; Q , , ). zione di “egemonia”»). Nelle società occi-
dentali G. vede questi due piani dialettica-
DEREK BOOTHMAN
mente uniti nel concetto di «Stato integra-
V. «contadini», «economia», «filologia e filologia le», che costituisce lo specifico contributo
vivente».
gramsciano alla teoria dello Stato. La critica,
a partire da Buci-Glucksmann , usa an-
Stato che l’espressione “Stato allargato”, inten-
Partendo dalla tradizione marxista, su- dendo il nuovo protagonismo dello Stato re-
perate da tempo alcune ambiguità giovanili gistrato nel Novecento, in contesti politici
dovute all’influenza di Gentile, G. afferma diversi, tanto in campo economico che nel-
che «lo Stato ut sic non produce la situazio- l’organizzazione della società che nella crea-
ne economica ma è l’espressione della situa- zione del consenso. L’espressione è deduci-
zione economica», anche se – aggiunge – «si bile da Q , , , dove G. parla di «Stato
può parlare dello Stato come agente econo- in senso organico e più largo (Stato propria-
mico in quanto appunto lo Stato è sinonimo mente detto e società civile)». Il concetto di
di tale situazione» (Q  II, .VI, ). G. ac- Stato integrale indica il rapporto di unità-di-
coglie dunque «la concezione dello Stato se- stinzione che G. coglie tra Stato e società ci-
condo la funzione produttiva delle classi so- vile, per esprimere il quale egli parla di Sta-
ciali» (Q  II, , ) propria del marxismo, to «nel significato integrale» (Q , , -),
ma ne rifiuta un’applicazione scolastica. Es- o anche, con accento leggermente diverso,
sa «non può essere applicata meccanica- di «uno Stato (integrale, e non [...] un go-
mente all’interpretazione della storia italia- verno tecnicamente inteso)» (Q , , ).
na ed europea dalla Rivoluzione francese fi- L’impostazione dialettica di G. ha alle spalle
no a tutto il secolo XIX. Sebbene sia certo la convinzione per cui la «distinzione tra so-
che per le classi produttive fondamentali cietà politica e società civile [...] è puramen-
(borghesia capitalistica e proletariato mo- te metodica, non organica e nella concreta
derno) lo Stato non sia concepibile che co- vita storica società politica e società civile so-
me forma concreta di un determinato mon- no una stessa cosa» (Q , , ). La consa-
STATO 

pevolezza della non separazione “ontologi- «organizzazioni così dette private»: «così
ca” tra i diversi livelli della realtà storico-so- dette», dunque che private propriamente
ciale (economia, politica, cultura) non di- non sono. La nota Q , , intitolata Hegel e
venta però mancanza di distinzione: espres- l’associazionismo, è la prima in cui si trova
sioni nelle quali società civile e società poli- una concezione dello Stato comprendente
tica «sono una stessa cosa», «si identificano» anche gli “organismi” della società civile:
(Q , , ), o per cui «la società civile [...] «La dottrina di Hegel sui partiti e le associa-
è anch’essa “Stato”, anzi è lo Stato stesso» zioni come trama “privata” dello Stato [...]
(Q , , ) enfatizzano con una forzatura Governo col consenso dei governati, ma col
espressiva la novità rappresentata dallo Sta- consenso organizzato, non generico e vago
to nel significato integrale. Del resto, se vi quale si afferma nell’istante delle elezioni: lo
fosse identificazione, non si capirebbe la Stato ha e domanda il consenso, ma anche
presa di distanze da Gentile, per cui «la sto- “educa” questo consenso con le associazio-
ria è tutta storia dello Stato», mentre per ni politiche e sindacali, che però sono orga-
Croce è «“etico-politica”, cioè il Croce vuo- nismi privati, lasciati all’iniziativa privata
le mantenere una distinzione tra società civi- della classe dirigente» (Q , , ). Partiti e
le e società politica. [Per Gentile, ndr] ege- associazioni costituiscono i momenti trami-
monia e dittatura sono indistinguibili, la for- te i quali si costruisce il consenso. Lo Stato è
za è consenso senz’altro: non si può distin- il soggetto dell’iniziativa politico-culturale,
guere la società politica dalla società civile: pur agendo per mezzo sia di canali esplicita-
esiste solo lo Stato» (Q , , ). Entrambe mente pubblici, sia di canali formalmente
le posizioni sono diverse da quella di G., che privati. È nel Q  (datato - e compo-
valorizza il momento etico-politico di Croce sto per lo più di Testi B) che si trovano alcu-
(l’egemonia), il momento della società civile, ne delle principali definizioni di Stato inte-
ma ne fa una parte dello Stato integrale. grale, ad esempio quella per cui «nella no-
Il nuovo concetto trova una chiara for- zione generale di Stato entrano elementi che
mulazione in una lettera del  settembre sono da riportare alla nozione di società ci-
: «Lo studio che ho fatto sugli intellet- vile (nel senso, si potrebbe dire, che Stato =
tuali [...] porta anche a certe determinazioni società politica + società civile, cioè egemo-
del concetto di Stato che di solito è inteso nia corazzata di coercizione)» (Q , , -
come Società politica (o dittatura, o appara- ). La nota Q , ,  s’intitola «Concetto
to coercitivo per conformare la massa popo- di Stato [...] per Stato deve intendersi oltre
lare secondo il tipo di produzione e l’econo- all’apparato governativo anche l’apparato
mia di un momento dato) e non come un “privato” di egemonia o società civile». E
equilibrio della Società politica con la So- ancora: «Nella politica l’errore avviene per
cietà civile (o egemonia di un gruppo socia- una inesatta comprensione di ciò che è lo
le sull’intiera società nazionale esercitata at- Stato (nel significato integrale: dittatura +
traverso le organizzazioni così dette private, egemonia)» (Q , , -).
come la chiesa, i sindacati, le scuole ecc.) e Anche la distinzione Oriente-Occiden-
appunto nella società civile specialmente te che troviamo in Q , ,  si fonda pro-
operano gli intellettuali» (LC -, a Tatia- prio sul nuovo concetto di Stato: poiché «in
na). L’attenzione di G. si appunta soprattut- Oriente lo Stato era tutto, la società civile
to – e usa un’espressione che rimanda alla era primordiale e gelatinosa; nell’Occidente
materialità dei processi – sull’«apparato ege- tra Stato e società civile c’era un giusto rap-
monico» (Q , , ), che si aggiunge porto e nel tremolio dello Stato si scorgeva
all’«apparato coercitivo», tipico dello Stato subito una robusta struttura della società ci-
«in senso stretto», su cui si era indirizzata vile» (ibid.). Questo passaggio dall’Oriente
l’attenzione di Marx e di Lenin, coerente- all’Occidente è collocato da G. a partire dal
mente con il contesto in cui operarono. La  (Q , , ), anche se altrove egli sem-
società civile è intesa nella lettera in senso bra retrodatare il discorso: «Ma è esistito
peculiarmente gramsciano, come insieme di mai Stato senza “egemonia”?», si chiede ad
 STATO

esempio in Q , , . E in Q , ,  ri- luogo (di lotta egemonica) e processo (di
chiama la formula di Guicciardini per cui unificazione delle classi dirigenti). Non va
«per la vita di uno Stato due cose sono asso- cioè dimenticato che, essendo lo Stato inte-
lutamente necessarie: le armi e la religione», grale attraversato dalla lotta di egemonia, la
per tradurre la diade in «forza e consenso, classe subalterna lotta per mantenere la pro-
coercizione e persuasione, Stato e Chiesa, pria autonomia e a volte per costruire una
società politica e società civile», aggiungen- propria egemonia, alternativa a quella domi-
do che nel Rinascimento «la Chiesa era la nante, contendendo alla classe al potere le
Società civile, l’apparato di egemonia del «trincee» e «casematte» dalle quali si propa-
gruppo dirigente». gano ideologia e senso comune.
Allo Stato che «educa al consenso» G. L’allargamento del concetto di Stato av-
allude a proposito della creazione di un’«opi- viene anche in direzione della comprensione
nione pubblica»: «Lo Stato quando vuole del nuovo rapporto tra politica ed economia.
iniziare un’azione poco popolare crea pre- A partire dalla consapevolezza della non se-
ventivamente l’opinione pubblica adeguata, paratezza delle due realtà, G. coglie il nuovo
cioè organizza e centralizza certi elementi ruolo che il politico ha acquisito nel Nove-
della società civile» (Q , , ). L’azione cento in relazione alla produzione economi-
dello Stato, portata a un livello più elevato, ca e si sofferma sul fenomeno nuovo del «ca-
meno episodico e di ritorno immediato, fa pitalismo di Stato». Va anche detto che G.
parlare di Stato «educatore» (Q , ,  e Q usa pure, più raramente, uno schema triadi-
, , ) e di Stato «etico»: «ogni Stato è co, composto da economia, società civile e
etico in quanto una delle sue funzioni più Stato, ad esempio dove leggiamo che «il rap-
importanti è quella di elevare la grande mas- porto tra gli intellettuali e la produzione [...]
sa della popolazione a un determinato livel- è mediato da due tipi di organizzazione so-
lo culturale e morale, livello (o tipo) che cor- ciale: a) dalla società civile, cioè dall’insieme
risponde alle necessità di sviluppo delle for- di organizzazioni private della società, b) dal-
ze produttive e quindi agli interessi delle lo Stato» (Q , , ). Qui la produzione
classi dominanti» (Q , , ). Lo Stato viene nettamente distinta sia dalla società ci-
che agisce per creare consenso non lascia al- vile (in senso gramsciano), sia dallo Stato,
la società civile molta “spontaneità”: «Per il termine usato in questo caso in senso tradi-
fatto che si opera essenzialmente sulle forze zionale, cioè non “allargato”, non compren-
economiche [...] non deve trarsi la conse- dente quegli organismi che nel corrispon-
guenza che i fatti di soprastruttura siano ab- dente Testo C (Q , , ) G. definisce co-
bandonati a se stessi, al loro sviluppo spon- me «volgarmente detti “privati”». Ancora in
taneo, a una germinazione casuale e spora- Q  II, , - G. torna a esprimere lo stes-
dica. Lo Stato è una “razionalizzazione” an- so schema triadico; compare qui anche un
che in questo campo, è uno strumento di ac- «mondo economico» che tracima rispetto al-
celerazione e taylorizzazione, opera secondo la «struttura economica» vera e propria.
un piano, preme, incita, sollecita ecc.» (Q , È difficile sopravvalutare l’importanza
, ): scuole, giornali, Chiese, partiti, sin- che G. attribuisce al piano dello Stato in re-
dacati, toponomastica, nulla sembra lasciato lazione all’affermazione e al mantenimento
al caso per diffondere un senso comune che di una nuova egemonia di classe. Troviamo
confermi l’ordine sociale vigente. Lo Stato – nel Q  alcune sottolineature che vanno in
scrive ancora G. – «è tutto il complesso di questa direzione: Q , ,  («dal momento
attività pratiche e teoriche con cui la classe che esiste un nuovo tipo di Stato, nasce
dirigente giustifica e mantiene il suo domi- [concretamente] il problema di una nuova
nio non solo ma riesce a ottenere il consen- civiltà»); Q , ,  («scarsa comprensione
so attivo dei governati» (Q , , ). Ma i dello Stato significa scarsa coscienza di clas-
processi non sono univoci, lo Stato costitui- se»); Q , ,  («La unificazione storica
sce anche il terreno dello scontro di classe, è delle classi dirigenti è nello Stato e la loro
insieme strumento (di una classe), ma anche storia è essenzialmente la storia degli Stati e
STATO ETICO 

dei gruppi di Stati»). Una classe sembra a G. le e formalmente responsabile, della “poli-
matura per proporre se stessa come egemo- zia”, che è una ben più vasta organizzazione,
ne solo quando sa «unificarsi nello Stato» alla quale, direttamente o indirettamente,
(ivi, ). con legami più o meno precisi e determina-
L’interesse gramsciano per lo Stato si ti, permanenti o occasionali, ecc., partecipa
manifesta sotto diverse forme. Nel Q  si tro- una gran parte della popolazione di uno Sta-
va anche un rapido schizzo di storia dello to. L’analisi di questi rapporti serve a com-
Stato: non solo la distinzione tra quello anti- prendere cosa sia lo “Stato” ben più di mol-
co-medievale e quello moderno («Lo Stato te dissertazioni filosofico-giuridiche» (Q ,
moderno abolisce molte autonomie delle , -). Lo Stato borghese, che aveva ini-
classi subalterne [...] ma certe forme di vita ziato il suo allargamento con una prospetti-
interna delle classi subalterne rinascono co- va di respiro democratico (Q , , ), sem-
me partito, sindacato, associazione di cultu- bra tornare indietro. G. cerca di spiegarsi
ra»: Q , , ), ma anche l’affermazione «come avvenga un arresto e si ritorni alla
per cui «la dittatura moderna abolisce anche concezione dello Stato come pura forza
queste forme di autonomia di classe e si sfor- ecc.»: la classe borghese, ormai «saturata»,
za di incorporarle nell’attività statale: cioè non solo «non assimila nuovi elementi, ma
l’accentramento di tutta la vita nazionale disassimila una parte di se stessa». La spe-
nelle mani della classe dominante diventa ranza va riposta in una diversa classe, «che
frenetico e assorbente» (ibid.). Nel Testo C ponga se stessa come passibile di assimilare
(Q , , ) leggiamo: «l’accentramento tutta la società» (ibid.), rendendo utopisti-
legale di tutta la vita nazionale nelle mani del camente superfluo lo Stato come qualcosa
gruppo dominante diventa “totalitario”». Il di separato.
riferimento è al fascismo e forse all’Unione Un’ultima annotazione riguarda il carat-
Sovietica, ricordando che nei Q “totalitario” tere laico che lo Stato dovrebbe avere per G.
sembra avere valenza neutra, in assonanza Egli critica ripetutamente e radicalmente i re-
del resto con l’uso del tempo. La riflessione gimi concordatari come una «capitolazione»,
carceraria di G. sullo Stato ha dunque tra i poiché «nel concordato si realizza di fatto
suoi oggetti privilegiati – sarebbe strano il un’interferenza di sovranità in un solo terri-
contrario – anche lo Stato totalitario, che va torio statale [...] il concordato intacca essen-
affermandosi in diverse forme, e tale rifles- zialmente il carattere di autonomia della so-
sione si fonde con la concezione larga dello vranità dello Stato moderno» (Q , , -).
Stato, che ne indica la pervasività inaudita ti- BIBLIOGRAFIA: BUCI-GLUCKSMANN ;
pica del Novecento. In Q , ,  si legge: BUTTIGIEG ; COUTINHO ; FRANCIO-
«ogni elemento sociale omogeneo è “Stato”, NI ; LIGUORI ; LOSURDO .
rappresenta lo Stato, in quanto aderisce al
GUIDO LIGUORI
suo programma: altrimenti si confonde lo
Stato con la burocrazia statale. Ogni cittadi- V. «capitalismo di Stato», «Concordato», «dialet-
tica», «egemonia», «Oriente-Occidente», «so-
no è “funzionario” se è attivo nella vita so-
cietà civile», «società politica», «società regola-
ciale nella direzione tracciata dallo Stato-go- ta», «Stato etico», «statolatria», «superstruttura,
verno, ed è tanto più “funzionario” quanto superstrutture», «totalitario».
più aderisce al programma statale e lo ela-
bora intelligentemente». Si può accostare a Stato allargato: v. Stato.
questo allargamento del concetto di funzio-
nario statale l’ultima nota del Q , aggiunta
Stato etico
in realtà molto più tardi, nel -: «Co-
sa è la polizia? Certo essa non è solo quella L’espressione è ripetutamente usata nei
tale organizzazione ufficiale, giuridicamente Q in opposizione a Stato «guardiano nottur-
riconosciuta e abilitata alla funzione pubbli- no» e accostata a «Stato intervenzionista» (Q
ca della pubblica sicurezza che di solito si in- , , ). G. sottolinea le differenze tra «il
tende. Questo organismo è il nucleo centra- concetto di Stato etico», «di origine filosofi-
 STATO GUARDIANO NOTTURNO

ca e intellettuale (propria degli intellettuali: ta infatti di espressioni che indicano «lo Sta-
Hegel)» e riferito «all’attività, autonoma, to le cui funzioni sono limitate alla sicurezza
educativa e morale dello Stato laico», da una pubblica e al rispetto delle leggi, mentre lo
parte, e «il concetto di Stato intervenzioni- sviluppo civile è lasciato alle forze private,
sta», «di origine economica», connesso sia della società civile» (Q , , ). È, insom-
«alle correnti protezionistiche o di naziona- ma, lo “Stato minimo” liberale, garante del-
lismo economico» sia alla politica «di Bi- la “libertà negativa”: «Naturalmente i libe-
smarck e Disraeli» in favore delle classi lavo- rali sono per lo Stato veilleur de nuit in mag-
ratrici, dall’altra (Q , , , Testo C di Q giore o minore misura» (ivi, ). All’oppo-
, ), aggiungendo che vi sono anche quelli sto si situa «lo “Stato etico” o lo “Stato in-
che si professano «liberali nel campo econo- tervenzionista” in generale» (ivi, ), ante-
mico e intervenzionisti in quello culturale» signano o metafora del gramsciano «Stato
(Q , , ). In un Testo B del Q  G. equi- integrale». G. annota nel relativo Testo C:
para lo Stato etico alla «società regolata» e «Non si insiste sul fatto che in questa forma
alla «società civile», affermando che «l’ele- di regime (che poi non è mai esistito altro
mento Stato-coercizione si può immaginare che, come ipotesi-limite, sulla carta) la dire-
esaurentesi mano a mano che si affermano zione dello sviluppo storico appartiene alle
elementi sempre più cospicui di società re- forze private, alla società civile, che è an-
golata (o Stato etico o società civile)» (Q , ch’essa “Stato”, anzi è lo Stato stesso» (Q ,
, ). Qui Stato etico sta a indicare lo Sta- , ). Lo Stato puro garante del rispetto
to-egemonia come opposto (logicamente, della legge, dunque, è un’«ipotesi-limite», lo
ma copresente temporalmente) allo Stato- Stato integrale, definito come «società poli-
coercizione. Il prevalere graduale degli ele- tica + società civile» (Q , , , nota che
menti di Stato etico, fino all’auspicata scom- s’intitola Stato gendarme-guardiano nottur-
parsa degli elementi coercitivi, rappresenta – no, ecc.), sembra essere la forma sempre esi-
nella peculiare traduzione gramsciana del stita – sia pure in nuce – dello Stato nella mo-
concetto di società regolata – la fine o estin- dernità. In questo stesso Q ,  G. aggiunge
zione dello Stato, ovvero lo «Stato senza Sta- che nella società regolata, nella società co-
to» (ibid.). In qualche misura «ogni Stato è munista, vi sarà «una fase di Stato-guardiano
etico in quanto una delle sue funzioni più notturno», cioè «una organizzazione coerci-
importanti è quella di elevare la grande mas- tiva che tutelerà lo sviluppo degli elementi di
sa della popolazione a un determinato livel- società regolata in continuo incremento, e
lo culturale e morale, livello (o tipo) che cor- pertanto riducente gradatamente i suoi in-
risponde alle necessità di sviluppo delle for- terventi autoritari e coattivi» (ivi, ).
ze produttive e quindi agli interessi delle
GUIDO LIGUORI
classi dominanti» (Q , , ). L’espres-
sione sta dunque a significare l’attività non V. «società regolata», «Stato», «Stato etico».
puramente repressiva svolta dallo Stato per
assicurare le condizioni della produzione. Stato integrale: v. Stato.

GUIDO LIGUORI statolatria


V. «società civile», «società regolata», «Stato».
La riflessione gramsciana sulla «stato-
latria» sembra connessa alla riflessione sul-
Stato guardiano notturno
l’edificazione del socialismo in Unione So-
L’espressione «Stato “guardiano nottur- vietica, argomento necessariamente trattato
no” (veilleur de nuit)» (da G. cautamente at- in maniera allusiva, non esplicita, a volte
tribuita a Lassalle) e i suoi equivalenti – «Sta- oscura. Già in Q , parlando di rapporti tra
to carabiniere», «Stato poliziotto» – si trova- generazioni e di funzioni educative («L’edu-
no in pochissime note dei Q, ma sembrano cazione dei figli è affidata sempre più allo
avere un preciso ruolo come bersaglio pole- Stato o a iniziative scolastiche private [...] la
mico nel ragionare di G. sullo Stato. Si trat- generazione anziana rinunzia al suo compi-
STORIA 

to educativo in determinate situazioni, sulla mente creare prima dell’ascesa alla vita sta-
base di teorie mal comprese»: Q , , ), tale indipendente» (ibid.). Il paradosso del-
G. afferma: «Si cade anche in forme stato- la Rivoluzione d’ottobre è di aver vinto in
latriche: in realtà ogni elemento sociale Oriente, dove la società civile non solo è
omogeneo è “Stato”, rappresenta lo Stato, «primordiale e gelatinosa» (Q , , ), ma
in quanto aderisce al suo programma: altri- – dice G. enfatizzando – sembra addirittura
menti si confonde lo Stato con la burocrazia mancare del tutto. Da qui la statolatria, un
statale. Ogni cittadino è “funzionario” se è atteggiamento fideistico di identificazione
attivo nella vita sociale nella direzione trac- con lo Stato, leva per colmare il ritardo do-
ciata dallo Stato-governo, ed è tanto più vuto al fatto che la rivoluzione non è stata
“funzionario” quanto più aderisce al pro- preceduta da alcun “illuminismo”, da alcu-
gramma statale e lo elabora intelligente- na azione di costruzione egemonica. Ma se
mente» (ibid.). La lotta teorica intrapresa da G. comprende l’origine della statolatria e ve-
G. contro una concezione ristretta dello de bene – in un’altra nota dello stesso Q  –
Stato lo porta a cercare di spiegare le “for- come «gli elementi di superstruttura non
me statolatriche” ridimensionandole all’in- possono che essere scarsi» in una fase di
terno della concezione dello «Stato integra- «primitivismo economico-corporativa», do-
le»: tutti i cittadini che si riconoscono nello ve gli elementi culturali saranno soprattutto
Stato e nel suo programma politico sono «di critica del passato» (Q , , ), non
quasi dei “funzionari”. Il tema torna in Q , per questo chiude gli occhi sui pericoli di
, , dove G. scrive: «“ogni individuo è una situazione siffatta e sollecita una consa-
funzionario” non in quanto è impiegato sti- pevole azione in controtendenza: «Tuttavia
pendiato dallo Stato e sottoposto al con- – egli osserva poco prima – questa tale “sta-
trollo “gerarchico” della burocrazia statale, tolatria” non deve essere abbandonata a sé,
ma in quanto “operando spontaneamente” non deve, specialmente, diventare fanatismo
la sua operosità si identifica coi fini dello teorico, ed essere concepita come “perpe-
Stato (cioè del gruppo sociale determinato tua”: deve essere criticata, appunto perché si
o società civile)». sviluppi, e produca nuove forme di vita sta-
Nel Q  – datato -: una delle fa- tale, in cui l’iniziativa degli individui e dei
si più acute di dissenso di G. rispetto alla po- gruppi sia “statale” anche se non dovuta al
litica dell’URSS – la nota  si intitola: No- “governo dei funzionari”» (Q , , ).
zioni enciclopediche e argomenti di cultura. G. avverte il pericolo di degenerazione del-
Statolatria. Vi leggiamo: «Si dà il nome di la situazione in cui il regime sovietico si tro-
statolatria a un determinato atteggiamento va. La statolatria, comprensibile dal punto
verso il “governo dei funzionari” o società di vista storico, cioè nelle condizioni in cui
politica», ma non va dimenticato che «l’ana- la Rivoluzione russa ha avuto luogo, non va
lisi non sarebbe esatta se non si tenesse con- né teorizzata né accettata, vanno anzi messe
to delle due forme in cui lo Stato si presenta in moto controspinte che portino presto a
nel linguaggio e nella cultura delle epoche poterne fare a meno.
determinate, cioè come società civile e come GUIDO LIGUORI
società politica» (ivi, ). Poche righe più
V. «autogoverno», «funzionario», «società civi-
avanti G. aggiunge: «Per alcuni gruppi so- le», «Stato», «URSS».
ciali, che prima della ascesa alla vita statale
autonoma non hanno avuto un lungo perio-
storia
do di sviluppo culturale e morale proprio e
indipendente [...] un periodo di statolatria è La riflessione sulla storia, intesa sia co-
necessario e anzi opportuno: questa “stato- me res gestae sia come historia rerum gesta-
latria” non è altro che la forma normale di rum, è abbondantemente presente in tutta la
“vita statale”, di iniziazione, almeno, alla vi- produzione di G., ma con particolare fre-
ta statale autonoma e alla creazione di una quenza nel periodo - e nei Q. Per
“società civile” che non fu possibile storica- quanto attiene alla prima accezione, dappri-
 STORIA

ma G. intende la storia, al modo di Croce, storico ricostruisce la lotta delle classi come
come sinonimo di «libertà e verità» (Le astu- uno scontro, in cui ciascuna “parte” esprime
zie della Storia,  aprile , in NM -; v. tutto il proprio “finalismo”, senza che lo
anche, ad esempio, Il Sillabo ed Hegel,  scontro stesso si possa intendere alla luce di
gennaio , in CT -). A questa caratte- una legge generale che non sia l’enunciazio-
rizzazione ne aggiunge però subito una non ne stessa della necessità della lotta. I sociali-
interamente deducibile da Croce: l’identità sti «credono, pertanto, che i canoni del ma-
di storia e lotta di classe. Dalla «serie inin- terialismo storico valgano solo post factum,
terrotta di strappi operati sulle altre forze per studiare e comprendere gli avvenimenti
attive e passive della società» del  (Neu- del passato, e non debbano diventare ipote-
tralità attiva ed operante,  ottobre , in ca sul presente e sul futuro» (La critica criti-
CT -) alla «storia dialetticamente necessa- ca,  gennaio , ivi, ). La concezione
ria» del  (Astrattismo e intransigenza,  della storia come, rispettivamente, lotta
maggio , in NM -) e oltre, la caratte- sempre aperta verso il futuro e ricostruzione
rizzazione è chiara: G. assume crocianamen- individuale di questa lotta, come è stata qui
te, è vero, che «solo la forza (sia meccanica rapidamente schizzata, trova negli scritti to-
che morale) è l’arbitra suprema dei contra- rinesi una fondazione idealistica. L’obiettivo
sti» (Fiorisce l’illusione,  giugno , ivi, dei socialisti è l’eliminazione della passività
), ma a questa concezione realistica ag- e della fatalità, che rendono la storia un pro-
giunge una versione non teleologica della cesso esterno alle volontà dei singoli. Il rias-
dialettica, per cui «la storia [...] non mostra sorbimento della legge generale dentro il
che la “sintesi”, “ciò che sarà”, sia stato già fatto individuale si risolve pertanto, alla luce
fissato anteriormente per contratto» (L’in- dell’identità di storia e spirito, in modo neoi-
transigenza di classe e la storia italiana,  dealistico nell’identificazione di volontà e
maggio , ivi, ), e quindi il futuro che si realtà «nell’atto storico» (ibid.).
afferma «non è fissabile a priori perché la Ciò che nei Q c’è di realmente nuovo è,
storia non è un calcolo matematico» (ivi, ), per esplicita ammissione di G., «il concetto
«non esiste in essa [...] una numerazione di unità di teoria e pratica, di filosofia e po-
progressiva di quantità uguali [...]: la quan- litica» (Q  I, , ). È su questa base – la
tità (struttura economica) vi diventa qualità filosofia della praxis – che anche la nozione
poiché diventa strumento di azione in mano di storia riceve una fondazione nuova. A
agli uomini» (Utopia,  luglio , ivi, - questo proposito G. ipotizza che, con la fis-
; v. anche Le vie della divina provvidenza,  sazione del concetto di «struttura economi-
ottobre , ivi,  e La critica critica,  ca», cioè dell’«insieme delle forze materiali
gennaio , in CF ). di produzione» come «l’elemento meno va-
In corrispondenza con questa riformu- riabile nello sviluppo storico», che pertanto
lazione della dialettica come metodo di lot- «volta per volta può essere misurato con
ta politica in un teatro di forze in perma- esattezza matematica», si possa costruire
nente lotta e reciproca trasformazione, la «una scienza sperimentale della storia, nel
nozione di storiografia si definisce dapprima senso ben preciso in cui si può parlare di
in G. come critica di ogni concezione inge- “sperimentale” nella storia» (Q , , ).
nuamente teleologica (Le nuove energie in- Tale scienza della storia consisterebbe nello
tellettuali,  giugno , in NM -) e come «stabilire con una certa precisione quando»
recupero di una più profonda concezione lo «sviluppo da quantitativo diventa qualita-
della finalità. Le possibilità e tendenze fina- tivo» (ibid.): è il momento in cui la storia-
listiche presenti nel fenomeno storico vanno passato ridiventa politica-presente e la lotta
ritrovate non più come una legge generale delle classi, provvisoriamente fissatasi nella
alla quale quell’individuale sia esteriormen- prevalenza di una, si riapre a nuovi esiti. La
te assoggettato, ma come un equivalente del- base di questo ragionamento – che riprende
la sua stessa individualità (Modello e realtà, la teoria dei passaggi d’epoca presente nella
 febbraio , in CF ). Il materialismo marxiana Prefazione del ’ a Per la critica
STORIA 

dell’economia politica – è che storia e politi- se di ciò che si è affermato come esito «per-
ca sono identiche. Questa identità – sul cui manente» della lotta: «Solo la lotta, col suo
significato G. torna a riflettere più volte nei esito, e neanche col suo esito immediato, ma
Q (Q , , ; Q , , ; Q , , ; Q , con quello che si manifesta in una perma-
, ; Q , , ; Q , , -) – non è nente vittoria, dirà ciò che è razionale o irra-
in realtà presente nella Prefazione di Marx; zionale, ciò che è “degno” di vincere perché
G. la ricava infatti dal modo in cui legge quel continua, a suo modo, e supera il passato»
testo, mettendolo in relazione con le Tesi su (Q , , ). La pubblicistica è invece mol-
Feuerbach. Egli può così affermare che «l’in- to più esposta al rischio di scambiare ciò che
sieme delle forze materiali di produzione è è permanente per occasionale e viceversa (Q
nello stesso tempo “tutta la storia passata , , -), e, in quanto sia legata a un’atti-
cristallizzata” e la base della storia presente vità politica, i suoi «errori» possono dar luo-
e avvenire, è un documento e una forza atti- go a «catastrofi, i cui danni “secchi” non po-
va attuale» (Q , , ); può affermare cioè tranno mai più essere risarciti» (Q , , ).
che il “passato” è al contempo, e inscindibil- L’identità di storia e politica va dunque
mente, “base reale” (nel senso di Marx) e teorizzata con molte cautele, dato il rischio
potenza agente nel presente, “politica”. di scadere nella propaganda. Del resto il ri-
Nei Q è forte la polemica contro la sto- schio opposto, di sequestrare la storiografia
ria «ipotetica» o «sociologica» o «feticisti- a un ruolo contemplativo, è fortemente sen-
ca» (Q , , ; Q , , ; Q , , ; Q , tito da G., soprattutto dinanzi al tema, che
, ), cioè contro gli approcci che sacri- percorre tutti i Q e che assume sempre mag-
ficano l’individualità dell’evento a leggi ge- giore ampiezza di significato, di «storia e an-
nerali o a ipotesi arbitrarie; i documenti so- tistoria». L’espressione entra nei Q come ri-
no una base imprescindibile (Q , ,  e Q chiamo al titolo di un opuscolo di Adriano
, , ). Ma la storia passata non può nean- Tilgher (Tilgher ) citato in Q , ,  e in-
che diventare un’ipoteca sul presente: infat- dica dapprima il carattere aporetico del rap-
ti quando G. scrive che «il presente contie- porto tra la riflessione e l’azione. Secondo
ne tutto il passato e del passato si realizza nel G. separare questi due aspetti, e quindi pre-
presente ciò che è “essenziale” senza residuo sentare ogni azione innovatrice come irra-
di un “inconoscibile” che sarebbe la vera zionalismo antistoricistico, deriva dal fatto
“essenza”» (Q , , , febbraio ), sot- di scindere (come fa Tilgher) «molto mecca-
tolinea, è vero, il carattere incontrovertibile nicamente i due aspetti di ogni personalità
della storia nel suo esito attuale, ma non umana (dato che non esiste e non è mai esi-
esclude il fatto che quel “documento” è sta- stito un uomo tutto critico e uno tutto pas-
to scritto nelle cose dalla penna delle classi sionale)» (ibid.). Nello stesso testo G. osser-
vittoriose (Q , , : «La unificazione sto- va che invece chi studia «con una certa
rica delle classi dirigenti è nello Stato e la lo- profondità [...] le contraddizioni psicologi-
ro storia è essenzialmente la storia degli Sta- che che nascono sul terreno dello storici-
ti e dei gruppi di Stati [...] Per le classi su- smo, come concezione generale della vita e
balterne l’unificazione non avviene: la loro dell’azione», è Filippo Burzio (ibid.); e nel
storia è [...] una frazione disgregata» della testo seguente abbozza, a partire da Burzio,
società civile). L’atteggiamento di G. è co- una risposta dialettica alla difficoltà segnala-
munque molto cauto: egli nota che occorre ta da Tilgher, con la presentazione del «sar-
non solo identificare, ma anche distinguere casmo come espressione di transizione negli
la storiografia dalla politica in atto (Q , , storicisti» (Q , , ).
), come anche la storiografia dalla pub- Rimane però il fatto che questa aporia
blicistica (Q , , ). Nella storiografia, non è solamente indice di un’insufficiente
«data la sua larga prospettiva verso il passa- forza di pensiero o di una carente compren-
to e dato che i risultati stessi delle iniziative sione della reale dialettica della storia; essa
sono un documento della vitalità storica» (Q è sempre, al contempo, una presa di posi-
, , ), si può trarre un bilancio sulla ba- zione politica, come accade con Croce: «Il
 STORIA

[suo, ndr] discorso [...] al Congresso di fi- Il riferimento al piano quinquennale è an-
losofia di Oxford è in realtà un manifesto che qui evidente: «Quale il punto di riferi-
politico [...] Oggi si verifica nel mondo mo- mento per il nuovo mondo in gestazione? Il
derno un fenomeno simile a quello del di- mondo della produzione, il lavoro [...] il
stacco tra “spirituale” e “temporale” nel massimo rendimento dell’apparato produt-
Medio Evo [...] I raggruppamenti sociali re- tivo» (ivi, ).
gressivi, e conservativi, si riducono sempre La crescente importanza, agli occhi di
più alla loro fase iniziale economica-corpo- G., della crociana storia etico-politica come
rativa, mentre i raggruppamenti progressivi, strumento di lotta contro il materialismo
e innovatori si trovano ancora nella fase ini- storico (Q  I, , ) sposta con sé anche il
ziale appunto economica-corporativa; gli fronte di lotta contro le unilaterali concezio-
intellettuali tradizionali, staccandosi dal ni di storia e antistoria. Nel corso del , in
raggruppamento sociale al quale avevano risposta alla pretesa crociana di presentare
dato finora la forma più alta e comprensiva la storia etico-politica come storia integrale,
[...] compiono un atto di incalcolabile por- sequestrando così definitivamente la storia
tata storica: segnano e sanzionano la crisi da qualsiasi politica che non fosse quella li-
statale nella sua forma decisiva» (Q , , berale, G. riconosce esplicitamente l’insuffi-
-). Il testo a cui G. fa qui allusione – An- cienza di presentare la storia passata come
tistoricismo – è una dura requisitoria contro “documento”. In Q , , - aveva scrit-
un “irrazionalismo” da Croce presentato to: «in ogni attimo della storia in fieri c’è lot-
come un mostro bicefalo: futurista-anarchi- ta tra razionale e irrazionale, inteso per irra-
co e assolutista-autoritario, iperstoricista e zionale ciò che non trionferà in ultima anali-
antistoricista (Croce , -). Croce non fa si, non diventerà mai storia effettuale, ma
«esempi» (ivi, ), ma nei due fenomeni non che in realtà è razionale anch’esso perché è
è difficile riconoscere il fascismo e il comu- necessariamente legato al razionale, ne è un
nismo. Del secondo si dice infatti che, «ri- momento imprescindibile» (corsivo mio). La
spetto alla vita sociale, [...] pone il suo idea- storia come lotta è qui ancora dominata dal-
le in ordinamenti che sopprimano l’iniziati- la prospettiva dei vincitori; essi stanno dalla
va personale, e con ciò la concorrenza, la ga- parte della totalità, che ingloba la prospetti-
ra, la lotta» (ivi, ), e che è una razionalisti- va dei vinti. L’affermazione di una forza è la
ca e astratta «imposizione dall’alto del ritmo rivelazione dell’insufficienza dell’avversaria.
della vita», una «regola che, invece di essere Invece in Q , ,  (febbraio ) lo stori-
creata dall’uomo come suo strumento, deb- cismo di chi polemizza contro l’antistorici-
ba essa creare l’uomo» (ivi, ). L’allusione smo (cioè il privilegiare sempre la continuità
al primo piano quinquennale (avviato nel storica contro la discontinuità) viene pole-
), con la sua enfasi sul dominio della po- micamente equiparato all’antigiacobinismo,
litica sulla storia, è evidente. Q ,  è del no- in una dura requisitoria contro lo «storici-
vembre-dicembre , esattamente il giro smo dei moderati», ridotto a mera «tenden-
di settimane in cui G. scrive in Q , , - za pratico-politica o ideologia». Il ripensa-
sulla «lotta tra “due conformismi”» e sulla mento prosegue in Q , ,  (febbraio-
«crisi della società civile» che attraversa il marzo ) e in Q , ,  (aprile ),
mondo attuale, crisi in cui «i vecchi dirigen- ma è in Q ,  (giugno-luglio ) che tro-
ti intellettuali e morali della società» si ridu- va un primo punto di arrivo. Polemizzando
cono a predicare a vuoto, «gridano alla mor- con la storiografia risorgimentale dominan-
te di ogni civiltà» e «si costituiscono in te (e indirettamente con Croce) G. osserva:
gruppo di resistenza appartato dal processo «Il canone di ricerca che [...] tutto il proces-
storico reale», mentre «i rappresentanti del so storico è un “documento” storico di se
nuovo ordine in gestazione [...] per odio stesso, viene meccanizzato ed esteriorizzato
“razionalistico” al vecchio, diffondono uto- e ridotto, in fondo, a una legge deterministi-
pie e piani cervellotici» («odio razionalisti- ca di “rettilineità” e di “unilinearità”» (ivi,
co» sembra un’allusione ad Antistoricismo). -). Si chiarisce qui che l’assunzione del
STORIA A DISEGNO 

passato come documento e base del presen- sciogliersi in uno storicismo esangue e un
te è cosa ben diversa dalla proiezione retro- antistoricismo fanatico.
spettiva della vittoria presente di una classe Nel febbraio  G. torna sulla doman-
nella sua passata necessità. La politicizzazio- da «Come studiare la storia?» e risponde al-
ne della storiografia è testimoniata anche dal largando la prospettiva: «In realtà ci ha fino-
testo successivo (Q , , , luglio ), in ra interessato la storia europea e abbiamo
cui essa è equiparata alla previsione strategi- chiamato “storia mondiale” quella europea
ca: «se scrivere storia significa fare storia con le sue dipendenze non europee. Perché
presente, è grande libro di storia quello che la storia ci interessa per ragioni “politiche”
nel presente crea forze in isviluppo più con- non oggettive sia pure nel senso di scientifi-
sapevoli di se stesse e quindi più concreta- che» (Q , , ). L’esistenza dell’URSS po-
mente attive e fattive». trebbe cambiare le cose, creare un interesse
Parallelamente, la riflessione su storia e concreto allo studio delle «quistioni orienta-
antistoria arriva a coincidere con quella sul li» in senso non eurocentrico; ma – conclude
«punto di passaggio “logico” di ogni conce- G. – «devo dire la verità: tanta gente non co-
zione del mondo alla morale che le è confor- nosce la storia d’Italia anche in quanto essa
me» (Q  II, , ), cioè col tema della re- spiega il presente», la vittoria della borghe-
ligione o (che è lo stesso) della storicità del- sia, «che mi pare necessario far conoscere
la filosofia. «Che i tanti mascherotti nietz- questa prima di ogni altra» (ibid.). La rifles-
schiani rivoltati verbalmente contro tutto sione storiografica sul Risorgimento assume
l’esistente [...] abbiano finito [...] col toglie- valenza pienamente politico-strategica: essa
re serietà a certi atteggiamenti, può essere accompagna politicamente l’“entrata nella
ammesso, ma non bisogna, nei propri giudi- storia” delle masse dei subalterni, degli
zi, lasciarsi guidare dai mascherotti» (ibid.), sconfitti di ieri.
come invece fa, e pour cause, Croce quando BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; BURGIO
polemizza con l’antistoricismo. .
Infine, a contrassegnare questo nuovo
FABIO FROSINI
concetto di storia-politica G. conia l’espres-
sione «storia integrale», come opposta e su- V. «Croce», «dialettica», «Prefazione del ’», «re-
ligione», «sarcasmo», «storia a disegno», «storia
periore alla «storia etico-politica» (Q  I, p.
etico-politica», «storicismo», «unità di teoria e
). È degno di nota che tale espressione pratica», «URSS».
venga introdotta nella seconda stesura di te-
sti che si riferiscono al momento “politico”
storia a disegno
della storia passata: alla prospettiva dei su-
balterni, di chi nella storia non ha imposto la G. utilizza l’espressione «storia a dise-
propria “necessità” (Q , , ), e al sar- gno» per caratterizzare il liberalismo di Cro-
casmo come espressione letteraria delle ce. Implicitamente la locuzione intende ri-
«“contraddizioni” dello storicismo» (Q , torcere contro Croce la critica che questi
, ). In entrambi i casi, storia integrale in- muove a quelli che considera residui metafi-
dica il recupero pieno della politica nella sici nel pensiero di Marx. Per G. infatti il si-
prospettiva storica. Il recupero del punto di stema crociano resta essenzialmente specu-
vista dei subalterni è un’operazione storio- lativo e continua a porsi all’interno della
grafica e quindi politica, significa mostrare problematica teologica e metafisica (Q ,
la contingenza di quella necessità allora im- , -). Nella primavera-estate , ap-
postasi e prolungatasi fino al presente. La profondendo queste critiche, G. definisce
necessità-razionalità di una forza non è in- quella di Croce «una forma, abilmente ma-
somma mai definitivamente dimostrata: la scherata, di storia a disegno, come tutte le
vittoria è sempre provvisoria, perché l’in- concezioni liberali riformistiche» (Q  II,
treccio di storia e antistoria, che quando si .XVI, ). Per G. nell’interpretazione cro-
realizza trasforma una filosofia in “realtà” ciana della dialettica si nasconde un deter-
operante, può in ogni momento tornare a minismo metafisico; ciò diventa evidente
 STORIA DI PARTITO

nella storiografia di Croce e nel suo tratta- la cornice del quadro e comprendere in es-
mento della dialettica della lotta politica. G. so molti più elementi. Si tratterà innanzitut-
sostiene che «se si può affermare, generica- to di «fare la storia di una determinata mas-
mente, che la sintesi conserva ciò che è vita- sa di uomini che avrà seguito i promotori»
le ancora della tesi, superata dall’antitesi, (ibid.) sorreggendoli con la fiducia, la lealtà,
non si può affermare, senza arbitrio, ciò che la disciplina oppure criticandoli con reali-
sarà conservato, ciò che a priori si ritiene vi- smo, cioè non seguendone alcune iniziative.
tale, senza cadere nell’ideologismo, senza Questa massa non sarà costituita esclusiva-
cadere nella concezione di una storia a dise- mente dagli iscritti al partito che ne seguo-
gno» (ibid.). La storiografia di Croce pre- no le attività tipiche (dai congressi alle vo-
suppone implicitamente che ciò che rimarrà tazioni); servirà tener presente il gruppo so-
vitale a seguito di ogni conflitto politico è «la ciale di cui il partito è espressione: «la sto-
forma liberale dello Stato, la forma cioè che ria di un partito [...] non potrà non essere la
garantisce a ogni forza politica di muoversi storia di un determinato gruppo sociale»
e di lottare liberamente» (ibid.). «Concepire (ibid.). E per gruppo sociale deve intender-
lo svolgimento storico come un gioco spor- si la complessa articolazione dell’insieme
tivo col suo arbitro e le sue norme prestabi- sociale e statale cui il gruppo appartiene;
lite da rispettare lealmente, è una forma di per questo «scrivere la storia di un partito
storia a disegno» (ivi, ). La storiografia significa niente altro che scrivere la storia
di Croce è perciò una legittimazione metafi- generale di un paese da un punto di vista
sica del presente, in quanto riduce la «dia- monografico, per porne in risalto un aspet-
lettica a un processo di evoluzione riformi- to caratteristico» (ibid.). Un partito, quindi,
stica “rivoluzione-restaurazione”, in cui so- avrà pesato nella storia del suo paese in rap-
lo il secondo termine è valido» (ibid.). Con porto all’attività svolta in quel paese. Se ne
«storia a disegno» G. combina le dimensio- conclude «che dal modo di scrivere la storia
ni politica e filosofica della sua critica dello di un partito risulta quale concetto si abbia
storicismo speculativo di Croce e al contem- di ciò che è un partito o debba essere»
po fornisce i criteri per la critica di tutte le (ibid.). Il compito dello storico, quindi, al
forme di pensiero sedicenti “laiche”, ma in contrario di quello del settario, sarà sottoli-
cui «si tratta [...] del “concetto” di storia e neare quanto quel partito avrà contribuito a
non della storia» (Q , , ). creare un evento e a impedire che altri si
compissero.
PETER THOMAS
V. «Croce», «storia», «storia etico-politica», «sto- LELIO LA PORTA
ricismo». V. «intellettuali», «moderno Principe», «partito»,
«Partito comunista».
storia di partito
storia etico-politica
In un Testo C del Q  (Testo A: Q , ,
-) G. si chiede quali siano i problemi da In un breve paragrafo del Q  è possibi-
affrontare nella stesura della storia di un le registrare il primo approccio di G. alla
partito. Non si tratterà di narrare semplice- concezione crociana della storia etico-politi-
mente la vita interna di quel partito, ossia ca, che costituirà un costante, fondamentale
come esso nasca, quali siano stati i primi terreno di confronto critico con l’intero si-
gruppi a costituirlo, attraverso quali pole- stema di Croce e con la sua efficacia egemo-
miche ideologiche si sia formato il suo pro- nica. Qui G. si attiene a una precisa, ancor-
gramma politico e la sua concezione del ché sintetica, descrizione degli aspetti essen-
mondo. Se si facesse questo, infatti, si cor- ziali di quella concezione: egli osserva che
rerebbe il serio rischio di scrivere la «storia l’avvicinamento delle due espressioni (etica
di ristretti gruppi intellettuali» o addirittu- e politica) è «l’espressione esatta delle esi-
ra la «biografia politica di una singola indi- genze in cui si muove la storiografia del Cro-
vidualità» (Q , , ). Bisogna allargare ce», nel senso che la storia etica costituisce
STORIA ETICO - POLITICA 

«l’aspetto della storia correlativo alla “so- co-politica o storia speculativa?) cenni im-
cietà civile”, all’egemonia», mentre la storia portanti di quella critica sistematica, organi-
politica costituisce «l’aspetto della storia cor- ca e capillare del sistema crociano piena-
rispondente all’iniziativa statale-governati- mente presente del Q . G. vi afferma deci-
va» (Q , , ). Quando c’è contrasto – con- samente che, a ben guardare, la storia a cui
tinua G. – tra «egemonia» e «governo-stata- in concreto dà vita Croce non è neanche
le», allora si verifica una «crisi della società». propriamente storia etico-politica, bensì
Avendo presente un passo del volume cro- «storia speculativa», un ritorno, «sia pure in
ciano Cultura e vita morale, il pensatore sar- forme letterarie rese più accorte e meno in-
do osserva che Croce giunge ad affermare genue dallo sviluppo dell’attività critica, a
che «il vero “Stato”, cioè la forza direttiva forme già verificatesi nel passato e cadute in
dell’impulso storico occorre talvolta cercar- discredito come vuote e retoriche» (Q , ,
lo non là dove si crederebbe, nello Stato giu- ). Nel Q  il pensatore sardo torna sulla
ridicamente inteso, ma spesso nelle forze Storia d’Europa di Croce, «vista come “rivo-
“private” e talvolta nei cosiddetti “rivolu- luzione passiva”» (Q  I, p. ), e torna a
zionari”» (ibid.). chiedersi se si può fare una storia d’Europa
Ma nel Q , dopo aver definito Croce dell’Ottocento «senza trattare organicamen-
«leader delle tendenze revisionistiche», te della Rivoluzione francese e delle guerre
«ispiratore del Bernstein e del Sorel» (Q , napoleoniche», come pure se si può fare una
, ), G. dichiara necessaria la critica storia d’Italia «nel tempo moderno senza la
dell’opera crociana La storia d’Europa in lotta del Risorgimento». Egli osserva che in
quanto «paradigma per la cultura mondiale entrambi i casi Croce, «per ragioni estrinse-
di storia etico-politica» (Q , , ). A tal che e tendenziose [...] prescinde dal mo-
fine, egli segnala subito quella che chiama mento della lotta», in cui la cosiddetta strut-
«la “gherminella” fondamentale del Cro- tura «viene elaborata e modificata», e «pla-
ce», consistente nel fatto che il filosofo cidamente assume come storia il momento
abruzzese inizia la sua storia dopo la cadu- dell’espansione culturale o etico-politico»
ta di Napoleone: ma – si chiede G. – può (ibid.). Qui si delineano alcuni momenti es-
esistere un secolo XIX senza la Rivoluzione senziali di quel programma teorico-politico
francese e le guerre napoleoniche? Alla lu- di critica organica del sistema egemonico
ce di ciò, l’autore dei Q giunge ad afferma- crociano a cui G. dà il nome di “Anti-Cro-
re con decisione che il libro di Croce si può ce”. Poco più avanti, nello stesso Q , G.
considerare un vero e proprio «“trattato di pone quello che a lui appare il problema de-
rivoluzioni passive” [...], che non possono cisivo: se il marxismo, «la filosofia della
giustificarsi e comprendersi senza la rivolu- praxis», escluda la storia etico-politica, se
zione francese, che è stata un evento euro- cioè «non riconosca la realtà di un momen-
peo e mondiale» (ibid.). Subito dopo, in to dell’egemonia», e dunque, in sostanza,
questo medesimo paragrafo fatto più di «non dia importanza alla direzione cultura-
spunti che di approfondimenti, G. si chiede le e morale e giudichi realmente come “ap-
se questo tipo di trattazione della storia eu- parenze” i fatti di superstruttura» (Q  I, ,
ropea dell’Ottocento, in cui si celebrano i ). L’autore dei Q afferma che non solo il
fasti della “religione della libertà”, non ab- marxismo non esclude la storia etico-politi-
bia un riferimento attuale, se cioè un «nuo- ca, ma che anzi, nella fase «più recente del
vo “liberalismo”», nelle condizioni attuali, suo sviluppo», è esso a rivendicare il «mo-
non sarebbe poi precisamente il «“fasci- mento dell’egemonia come essenziale nella
smo”» (ivi, -), e se il fascismo non co- sua concezione statale e nella “valorizzazio-
stituisca una forma di rivoluzione passiva, ne” del fatto culturale, dell’attività cultura-
propria del Novecento, così come il libera- le, di un fronte culturale come necessario ac-
lismo lo è stato dell’Ottocento. canto a quelli meramente economici e mera-
In Q ,  si possono cogliere (sin dal mente politici» (ibid.). Il che vuol dire che la
titolo, Punti per un saggio su Croce. Storia eti- filosofia della praxis, se pure critica ferma-
 STORICISMO

mente come indebita, astratta e arbitraria la «storia “speculativa” o “filosofia”» e che


riduzione della storia a sola storia etico-po- proprio in questo suo carattere consiste «la
litica, tuttavia non la esclude affatto, sicché sua opposizione al materialismo storico»
l’opposizione tra la filosofia della praxis e il (LC ,  maggio ).
crocianesimo è da ricercare «nel carattere
PASQUALE VOZA
speculativo» (ibid.) di quest’ultimo. In altre
parole, la storia etico-politica, crocianamen- V. «catarsi», «Croce», «economismo», «etico-po-
litico», «rivoluzione passiva», «storia», «storia a
te intesa, è storia dei valori dominanti, è sto-
disegno», «storicismo».
ria della funzione di ricomposizione eserci-
tata dalle classi dirigenti, concepita come
una costante nel tempo, è individuazione dei storicismo
momenti “catartici”, egemonici, assunti di È senza dubbio da annoverare tra le pa-
per sé, “liberati” dalla storia. G. disvela cri- role chiave del lessico politico e filosofico di
ticamente gli assi portanti di questo ideali- G. Una delle prime riflessioni sullo storici-
smo, indicandone il carattere di moderna, smo presenti nei Q è affidata a una nota del
organica teoria della rivoluzione passiva e primo di essi (Q , , -). Qui G., interve-
proponendo invece la conoscenza storica nendo su un articolo di Filippo Burzio, met-
come conoscenza critica dei processi di for- te in significativa connessione storicismo e
mazione dell’egemonia, sulla base di uno crisi dell’Occidente e sostiene la necessità di
“storicismo assoluto” implicante la duplice tenere distinte, tanto sul piano dell’analisi
lotta contro lo storicismo “speculativo” e storica quanto su quello della chiarificazio-
contro ogni forma di economicismo («lo sto- ne logica dei termini, l’idea di Occidente e
ricismo idealistico crociano rimane ancora quella di cristianità. Ciò che appare in crisi
nella fase teologico-speculativa»: Q  I, , nel cuore del Novecento è quella «nuova
). G., richiamando implicitamente la ri- unità» dell’Occidente costituita dai tre pila-
duzione crociana del marxismo a mero eco- stri dello spirito critico, di quello scientifico
nomicismo e a mero canone empirico di in- e di quello capitalistico (o meglio, come di-
terpretazione storiografica, afferma con in- ce G., «industriale»). Tuttavia, ciò che si mo-
tonazione sarcastica che per il marxismo, in- stra particolarmente in crisi è lo spirito criti-
vece, è proprio la concezione crociana della co. È in questo contesto che, significativa-
storia etico-politica, «in quanto indipenden- mente, G. parla di crisi dello storicismo co-
te da ogni concezione realistica», che «può me spia più evidente della crescente opposi-
essere assunta come un “canone empirico” zione tra «sentimento, passione e coscienza
di ricerca storica da tener sempre presente», critica».
se si intende fare «storia integrale e non sto- Lo storicismo, dunque, costituisce, nel-
ria parziale ed estrinseca (storia delle forze l’articolata struttura della riflessione critica
economiche come tali ecc.)» (Q  I, , ). gramsciana, uno dei percorsi cruciali lungo i
Fondamentale, infine, è la lettera alla quali si svolge il complesso e accidentato iti-
cognata Tania in cui G. spiega con lucida nerario della genesi e del consolidamento
tensione “pedagogica”, il suo “Anti-Cro- della cultura moderna. È in questo contesto,
ce”, da un lato ribadendo alla cognata che allora, che può essere interpretato il chiaro
tutto il lavoro storiografico di Croce negli nesso che G. istituisce tra due dei momenti
ultimi vent’anni è stato rivolto a «elaborare fondativi di essa: il marxismo e lo storici-
una teoria della storia come storia etico-po- smo. Il convincimento che debba esser ri-
litica in contrapposizione alla storia econo- preso il programma di Labriola volto a rico-
mico-giuridica che rappresentava la teoria struire il carattere indipendente e originale
derivata dal materialismo storico dopo il della filosofia del marxismo (Q , , ) non
processo revisionistico che esso aveva subi- esclude che si studi con serietà la storia stes-
to per opera del Croce stesso», dall’altro af- sa del marxismo, la storia delle contamina-
fermando che, a ben guardare, quella di zioni e assimilazioni che esso ha subito nel
Croce, piuttosto che storia etico-politica, è contatto con le fondamentali eredità della
STORICISMO 

storia della cultura moderna: Riforma e Ri- in questa fase della storia europea si articola
voluzione francese, laicismo e, appunto, sto- secondo due linee: «nella realtà effettuale e
ricismo e filosofia tedesca e materialismo ideologicamente», come conservazione di
storico (ivi, ). L’argomentazione storica e ciò che ha prodotto il programma politico
interpretativa – che si colloca nel cuore stes- ed economico della borghesia, e come ideo-
so dell’intero discorso gramsciano sulla mo- logia antirivoluzionaria e antidemocratica.
dernità – è resa più esplicita nel Q , dove Si tratta, insomma, di quella versione dello
anzi lo storicismo è posto come «base di tut- storicismo che è nettamente agli antipodi
ta la concezione moderna della vita». Ma, della considerazione critica e antidogmatica
proprio per la sua capacità di misurarsi cri- della storia alla quale si ispira lo storicismo
ticamente col mondo moderno, la filosofia gramsciano e che nasce proprio dalla pole-
della praxis rappresenta il punto a partire mica contro l’idea di una storia giustificatri-
dal quale lo stesso storicismo può essere cri- ce degli eventi e mera registratrice dei fatti.
ticato e inverato: «La filosofia della praxis è La rivendicazione da parte di G. di uno
il coronamento di tutto questo movimento storicismo critico e antidogmatico ha come
di riforma intellettuale e morale, dialettizza- obiettivo polemico gli schematismi del mec-
to nel contrasto tra cultura popolare e alta canicismo e dell’economicismo. Ma tale ri-
cultura. Corrisponde al nesso Riforma pro- vendicazione si volge, specularmente, anche
testante più Rivoluzione francese: è una filo- alla critica nei confronti sia delle forme di
sofia che è anche una politica e una politica storicismo retrivo e conservatore (come si è
che è anche una filosofia [...] La filosofia visto innanzi) sia delle trasfigurazioni ideali-
della praxis è diventata anch’essa “pregiudi- stiche e speculative di esso. È su quest’ulti-
zio” e “superstizione”; così come è, è l’a- mo aspetto che interviene la severa analisi
spetto popolare dello storicismo moderno, critica della filosofia di Croce. Già in una no-
ma contiene in sé un principio di supera- ta su Teologia-metafisica-speculazione, che
mento di questo storicismo» (Q , , -). precede Punti per un saggio su B. Croce, G.
G., tuttavia, è ben consapevole che, ac- insiste sulla contraddittorietà di una posizio-
canto alle forme per così dire progressiste e ne che, pur muovendo dalla critica alla me-
avanzate dello storicismo sul piano del me- tafisica e alla filosofia della storia, finisce per
todo storico come su quello politico-filoso- ricercare alla fine la fondazione di una filo-
fico e critico, esiste una dimensione peculia- sofia speculativa, di una filosofia dello spiri-
re di esso che è stata storiograficamente to come unica e integrale realtà. Una tale fi-
identificata con alcuni esiti politici e concet- losofia non è da considerare, obietta G., co-
tuali della Restaurazione (ivi, ). G. ade- me un semplice residuo metafisico, ma come
risce a quelle interpretazioni della Restaura- vanificazione di ogni affermazione di storici-
zione che ne fanno il «periodo di elabora- smo, giacché «si tratta di “storicismo” spe-
zione di tutte le dottrine storicistiche mo- culativo, del “concetto” di storia e non del-
derne, compresa la filosofia della praxis che la storia» (Q , , ). Di un’incolmabile
ne è il coronamento e che del resto fu elabo- distanza tra la filosofia speculativa (hegelia-
rata proprio alla vigilia del » (ibid.). Nel na) e il nuovo storicismo della filosofia della
giudizio di G. le teorie storicistiche nate in praxis G. parla anche nelle LC, a proposito
questa fase della storia dell’Occidente euro- del contributo dato da Ricardo, con la sua
peo si oppongono alle «ideologie settecente- idea di «mercato determinato», a una con-
sche, astrattiste e utopistiche». In questa ac- cezione realmente immanentistica della sto-
cezione (talvolta erroneamente attribuita ria e dell’economia politica (LC -, a Ta-
per estensione allo storicismo in generale) la nia,  maggio ). Tuttavia l’appello alla
visione storicistica della realtà e della politi- scrittura di un «Anti-Croce» (con funzione
ca si è contraddistinta come volontà di con- analoga all’Antidühring) non è interpretabi-
servazione del passato e come critica di ogni le solo come un dispositivo di critica radica-
programma di trasformazione rivoluziona- le allo storicismo idealisticamente declinato,
ria (Q , , -). Lo storicismo elaborato proprio perché nell’«Anti-Croce» – sottoli-
 STORICISMO

nea G. – «potrebbe riassumersi non solo la Appare così del tutto evidente come sia
polemica contro la filosofia speculativa, ma una particolare interpretazione dello stori-
anche, implicitamente, quella contro il posi- cismo in chiave storico-materialistica e
tivismo e le teorie meccanicistiche, deterio- marxiana a determinare la distanza di G. da
razione della filosofia della praxis» (Q , , una formulazione (innanzitutto quella cro-
, unico luogo dei Q dove G. usa la grafia ciana) dello storicismo come ideologia mo-
«Anticroce»). derata e nazionale, sulla linea Cuoco-Gio-
Per capire, allora, i passaggi essenziali berti, cioè del liberalismo risorgimentale e
della teoria gramsciana della storia bisogna della sua rivoluzione passiva. Questa inter-
muovere dalla cruciale relazione oppositiva pretazione si può vedere espressa in uno dei
– che peraltro G. non a caso pone in eviden- passaggi conclusivi del paragrafo dedicato
za nelle note dedicate all’Introduzione allo alle Origini “nazionali” dello storicismo cro-
studio della filosofia – tra lo speculativo e lo ciano: «Stabilire con esattezza il significato
storicistico. Questo vale, ad esempio, nella storico e politico dello storicismo crociano
determinazione del concetto di «necessità significa appunto ridurlo alla sua reale por-
storica», a proposito del quale va sottolinea- tata di ideologia politica immediata, spo-
ta la distanza che corre tra la necessità in sen- gliandolo della grandezza brillante che gli
so speculativo-astratto e quella in senso «sto- viene attribuita come di manifestazione di
ricistico-concreto». Qui la «necessità è data una scienza obbiettiva, di un pensiero sere-
dall’esistenza di una premessa efficiente, che no e imparziale che si colloca al di sopra di
sia diventata operosa come una “credenza tutte le miserie e le contingenze della lotta
popolare” nella coscienza collettiva. Nella quotidiana, di una disinteressata contem-
premessa sono contenute le condizioni mate- plazione dell’eterno divenire della storia
riali sufficienti per la realizzazione dell’im- umana» (Q  II, .XIV, ). Ciò che sem-
pulso di volontà collettiva» (Q , , ). bra di estremo interesse in questi passaggi
Ritorna al centro della riflessione gramsciana della critica gramsciana dello storicismo
– costituendone forse uno dei principali mo- moderato e speculativo non è tanto il giudi-
tivi conduttori – la ricerca di un difficile pun- zio negativo sulla visione crociana della dia-
to di equilibrio tra le uniformità strutturali e lettica storica quanto, piuttosto, l’interpre-
le leggi tendenziali del processo storico, da tazione di esso e della sua dialettica conser-
un lato, e il ruolo ineliminabile della volontà vazione-innovazione come ciò che nel lin-
individuale e delle sue figure collettive e po- guaggio moderno – l’espressione è di G. – si
polari, dall’altro. Vi è poi un altro concetto chiama riformismo. Il mero contempera-
da ridurre da speculativo a storicistico ed è mento di conservazione-innovazione non
quello di «razionalità nella storia», che per può considerarsi come un «vero storici-
G. risente in modo determinante dei tentati- smo», né essere considerato come una «teo-
vi idealistici (l’esempio calzante qui addotto ria scientifica», trattandosi di una «tenden-
è l’interpretazione crociana della provviden- za pratico-politica». Il giudizio sul carattere
za di Vico) di secolarizzazione della religio- di conservazione del passato o l’individua-
ne. Dunque dal giudizio critico sulla “qua- zione in esso dei tratti di innovazione non
lità” dello storicismo di Croce derivano, evi- possono essere affidati al “cattivo” storici-
dentemente, non soltanto buona parte della smo delle aprioristiche teorie di filosofi e
presa di distanza dalla filosofia dello spirito, ideologi (ivi, -). Si tratta qui, come sem-
ma anche alcune delle specifiche connota- bra evidente, della critica politica allo stori-
zioni del diverso storicismo gramsciano. In cismo moderato (di storicismo moderato G.
effetti al fondo di tutta la critica gramsciana parla a proposito delle posizioni di Giober-
dello storicismo di Croce vi è una radicale ti: Q , , ), antirivoluzionario, allo sto-
differenza (che è poi quella che condusse ricismo incapace di considerare i processi
Marx alla critica della filosofia hegeliana) sul del mondo storico fuori di un ordinato e ri-
come pensare il rapporto tra il concetto e la gido schema lineare-evolutivo, allo storici-
realtà (Q  II, , ). smo che considera antistorica l’evenienza di
STORICISMO 

salti e rotture in un’astratta sequenza dei fat- transitoria del pensiero filosofico, oltre che
ti preordinata dalla ragione assoluta o dallo implicitamente da tutto il suo sistema., ap-
spirito del mondo. Ci sono anche forme di pare esplicitamente dalla nota tesi [di En-
«pseudo-storicismo» e di «meccanicismo gels, ndr] che lo sviluppo storico sarà carat-
abbastanza empirico» che G. intravede in terizzato a un certo punto dal passaggio dal
alcuni tratti dell’evoluzionismo e dello stes- regno della necessità al regno della libertà»
so socialismo secondinternazionalista, in- (ivi, , corsivo mio).
fluenzato da una visione ottimistico-proces- È proprio la ritrovata originalità e forza
suale della storia (Q , , ; Testo A: Q , teorica della concezione materialistica della
, -). Anche in queste pagine è possi- storia che conferisce allo storicismo di G.
bile scorgere – al di là dell’immediato riferi- quella duplice funzione a un tempo storio-
mento a un lemma determinato – il senso grafica e filosofica. Una visione non rigida-
preciso dello storicismo antifinalistico e cri- mente schematica della storicità – ciò che
tico di G., pur collocato all’interno del mai sta alla base della filosofia della prassi – e la
rinnegato obiettivo della realizzazione della consapevolezza del carattere molteplice e
società comunista: «La storia non si rico- variegato dell’esperienza del mondo umano
struisce con calcoli matematici e d’altronde costituiscono i punti chiave di un’idea di
nessuna forza innovatrice si realizza imme- storia che è per un verso «filologia come me-
diatamente, ma appunto è sempre raziona- todo dell’erudizione nell’accertamento dei
lità e irrazionalità, arbitrio e necessità, è “vi- fatti» e per l’altro «filosofia intesa come me-
ta”, cioè, con tutte le debolezze e le forze todologia generale della storia» (Q , ,
della vita, con le sue contraddizioni e le sue ). Insomma, il marxismo criticamente
antitesi» (Q  II, .XIV, ). rivisitato da G. – una volta che si sia libera-
Si può dunque con buone ragioni filo- to da ogni incrostazione di naturalismo so-
logiche e teorico-interpretative sostenere ciologico – «si realizza nello studio concre-
che il generale impianto storicistico della fi- to della storia passata e nell’attività attuale
losofia e della cultura politica di G. sorregge di creazione di nuova storia» (Q , , ).
per buona parte i contenuti di una visione Non deve allora stupire che alla fine di que-
critica e antidogmatica dello stesso marxi- sto lungo percorso di studio, di analisi, di
smo, ma anche, come si è visto, di una con- polemica contro i modi falsi e fuorvianti di
cezione etica che non sfocia nel relativismo affermare e giustificare una presunta orto-
scettico: «Se la filosofia della prassi afferma dossia del marxismo, G. possa conclusiva-
teoricamente che ogni “verità” creduta eter- mente definire la filosofia della prassi come
na e assoluta ha avuto origini pratiche e ha «storicismo assoluto», dove l’assolutezza
rappresentato un valore “provvisorio” (sto- non è certo determinata dalle astratte cate-
ricità di ogni concezione del mondo e della gorie dello spirito o dalle movenze dialetti-
vita), è molto difficile far comprendere “pra- che dell’idea, ma viene a configurarsi piut-
ticamente” che una tale interpretazione è va- tosto come «la mondanizzazione e terre-
lida per la stessa filosofia della prassi, senza strità assoluta del pensiero, un umanesimo
scuotere quei convincimenti che sono ne- assoluto della storia. In questa linea è da sca-
cessari per l’azione. Questa è, d’altronde, vare il filone della nuova concezione del
una difficoltà che si presenta per ogni filo- mondo» (Q , , ). È indubbiamente
sofia storicistica: di essa abusano i polemisti manifestazione di un pensiero forte e salda-
a buon mercato [...] per dedurre che lo sto- mente vincolato alla prospettiva rivoluzio-
ricismo condurrebbe allo scetticismo mora- naria del socialismo l’affermazione, più vol-
le» (Q , , ). Sono queste le pagine in te ribadita, che la filosofia della prassi rap-
cui G. elabora il tema – peraltro fondamen- presenta la fase riassuntiva e conclusiva del-
tale per capire senso e limiti del suo storici- la storia moderna. Dalla crisi dell’hegelismo
smo – della storicità della filosofia della pras- si sprigiona, secondo l’analisi di G., un pro-
si. «Che la filosofia della prassi concepisca se cesso culturale dai caratteri radicalmente di-
stessa storicisticamente, come cioè una fase versi rispetto a tutti quelli che l’hanno pre-
 STORICISMO ASSOLUTO

ceduto, primo fra tutti il segno di radicale so, istanze e motivazioni assai concrete, le
cambiamento connesso all’unificazione tra quali, al contrario, andavano senza dubbio
movimento pratico e pensiero teorico. Sul indagate. È soprattutto al movimento di
piano filosofico anche la filosofia della pras- Strapaese che G. accorda un’attenzione
si, come il neoidealismo, rappresentano il ri- tutt’altro che occasionale, dato che alcune
sultato della critica all’hegelismo (Q , , tensioni in esso fermentate gli appaiono de-
-); sul piano della politica e dell’ideolo- gne di interesse; per quanto riguarda invece
gia si assiste alla nascita di una nuova con- gli effettivi approdi culturali cui il movi-
cezione del mondo, non più «riservata ai mento da ultimo perviene, il giudizio del
grandi intellettuali, ai filosofi di professio- pensatore sardo rimarrà sempre decisamen-
ne», e che tende perciò a «diventare popo- te negativo. In tal senso, una prima, incisiva
lare, di massa, con carattere concretamente affermazione è presente in Q , , , dove
mondiale» (ivi, ). Il marxismo ripensato si parla di un articolo di Adriano Tilgher a
e riformulato da G. pone a se stesso certa- proposito della profonda crisi attraversata
mente un compito ambizioso, quando pre- dalla poesia dialettale napoletana e, dun-
tende di «spiegare e giustificare tutto il pas- que, dalle canzoni di Piedigrotta: ebbene,
sato», ma può farlo senza trasformarsi in G. riconduce un siffatto fenomeno di decli-
principio dogmatico e assoluto proprio per- no proprio a quella tendenza, tipica del mo-
ché è disposto a «spiegare e giustificare sto- vimento in questione, a rendere sistemati-
ricamente» anche se stesso. Era, scrive G., il camente stereotipate le varie forme della
«massimo “storicismo”, la liberazione tota- cultura popolare, per cui si legge che «la
le da ogni “ideologismo” astratto, la reale teorizzazione di Strapaese ha ucciso stra-
conquista del mondo storico, l’inizio di una paese (in realtà si voleva fissare un figurino
nuova civiltà» (Q , , ). tendenzioso di strapaese assai ammuffito e
BIBLIOGRAFIA: ALTHUSSER ; BADA- scimunito)».
LONI  e ; MORERA ; PRASSI . In più luoghi dei Q l’autore raccoglie
documenti di vario tipo (prevalentemente si
GIUSEPPE CACCIATORE
tratta di dichiarazioni programmatiche), at-
V. «Croce», «filosofia della praxis», «Gioberti», ti a rivelare nel loro insieme la complessiva
«Hegel», «Labriola», «marxismo», «materiali-
ideologia degli strapaesani, riunendoli poi
smo storico», «mercato determinato», «Ricardo»,
«rivoluzione passiva», «storia», «storia a dise-
nel Testo C, Q , , -, dove peraltro
gno», «storia etico-politica». ciascuno di tali documenti viene postillato
con un commento fra parentesi, a sua volta
storicismo assoluto: v. storicismo. quasi sempre connotato dai toni ben ricono-
scibili del sarcasmo. Se a proposito di una ti-
rata contro la città firmata da Papini G. si li-
Strapaese-Stracittà
mita a parlare di «sciocchezze “assolute”»,
In Q , ,  G. prende in esame la chiosando invece una seconda, vibrata pro-
polemica culturale-letteraria fra Strapaese e fessione di fede strapaesana egli critica in
Stracittà, con riferimento, in particolare, al- maniera più globale e più frontale il sistema
lo scontro a distanza intervenuto fra Bon- teorico proprio del movimento, mostrando-
tempelli da una parte e dall’altra Malaparte ne tutta l’inconsistenza storica («Da notare:
e «la banda dell’“Italiano”»: dopo aver bre- come sarebbe esistita l’Italia odierna, la na-
vemente accennato alle rispettive posizioni, zione italiana, senza il formarsi e lo svilup-
G. sembra in verità liquidare l’intera pole- parsi delle città e senza l’influsso cittadino
mica, allorché la dice caratterizzata da «me- unificatore?») e aggiungendo poi, a scopo
schinità da una parte e dall’altra»; ma a ben chiarificatore: «“Strapaesanismo” nel passa-
guardare, se i contenuti espliciti di questa to avrebbe significato municipalismo – co-
querelle in se stessi non gli sembravano cer- me significò – disgregazione popolare e do-
to di grande momento, egli tuttavia intuiva minio straniero. E il cattolicismo stesso si sa-
che all’origine di essa ci fossero, in ogni ca- rebbe sviluppato se il Papa, invece di risie-
STRAPAESE - STRACITTÀ 

dere a Roma, avesse avuto la residenza a Sca- grande tema gramsciano, quello del caratte-
ricalasino?» (ivi, ). re non nazionale-popolare della nostra let-
Ancora più inattendibile, nello stesso teratura, e ciò avviene peraltro in un passo
paragrafo, gli sembra la visione di Francesco in cui si tende ad applicare concretamente la
Meriano, che nell’«Assalto» di Bologna pro- fondamentale distinzione metodologica se-
pone di considerare l’identità culturale del- condo cui per uno scrittore determinante
la provincia italiana come incardinata nien- non è la semplice scelta di raffigurare un
te di meno che sugli alti principi dell’Illumi- certo ambiente sociale, bensì l’“atteggia-
nismo, del razionalismo, dello storicismo: e mento” che verso tale ambiente dimostra.
qui G., dopo aver agevolmente irriso l’as- Qui, dopo aver passato in rassegna gli esem-
sunto di Meriano (secondo il quale addirit- pi di Abba, Verga, Jahier, si cita appunto il
tura «gli immortali principii si sarebbero ri- caso, a suo modo emblematico, degli autori
fugiati in strapaese»), reputa ormai necessa- di ispirazione strapaesana: «tutta la lettera-
rio ritornare a fare riferimento alla questio- tura di Strapaese dovrebbe essere “naziona-
ne iniziale e generale, ovvero provare a sve- le-popolare” come programma, ma lo è ap-
lare quale sia, in definitiva, il contenuto rea- punto per programma, ciò che la ha resa una
le che si è espresso implicitamente (e sinto- manifestazione deteriore della cultura»; ti-
maticamente) tramite la rumorosa quanto pico il caso di Longanesi, il quale «deve an-
sterile querelle Strapaese-Stracittà: «in ogni che aver scritto un libriccino per le reclute,
caso è da notare come la polemica “lettera- ciò che dimostra come le scarse tendenze
ria” tra Strapaese e Stracittà non sia stata al- nazionali-popolari nascano forse più che al-
tro che la spuma saponacea della polemica tro da preoccupazioni militari» (ibid.). Sul-
tra conservatorismo parassitario e le tenden- la stessa linea si pone Q , , , laddove
ze innovatrici della società italiana» (ibid.). G. vede Strapaese come la più recente ma-
Un’affermazione, quest’ultima, che può nifestazione del futurismo italiano (movi-
rivelare la portata effettiva che l’intera tema- mento al quale, come è noto, nei Q vengono
tica Strapaese-Stracittà detiene nei Q, so- accordati dei confini assai larghi), i cui rap-
prattutto allorché proviamo a dimensionar- presentanti, con il loro «“romanticismo” o
la sullo sfondo del cruciale Testo C, Q , , Sturm und drang popolaresco», di fatto era-
, quello in cui si parla della «fanfara for- no ritornati a proporre alcune ricerche po-
distica» che in Italia ha trovato espressione tenzialmente feconde in senso nazionale-
proprio nell’«esaltazione della grande città» popolare; sennonché, da Marinetti a Papini
e nei «piani regolatori per la grande Mila- fino, appunto, a Strapaese, a conti fatti que-
no», cui è poi seguita, per reazione, la «con- ste stesse proposte erano state gravemente
versione al ruralismo e all’illuministica de- inficiate da una tipica «assenza di carattere
pressione della città, l’esaltazione dell’arti- e di fermezza dei loro inscenatori» ovvero
gianato e del patriarcalismo idillico»: anche dalla loro «tendenza carnevalesca e pagliac-
in questo caso, del resto, dietro le immedia- cesca» propria di «piccoli borghesi intellet-
te diatribe ideologiche era rintracciabile, se- tuali, aridi e scettici».
condo G., un più vasto, profondo conflitto Ebbene, a incarnare siffatta «tendenza
fra due grandi schieramenti sociali-culturali carnevalesca» per G. è, fra gli altri, proprio
contrapposti, ovvero da un lato «la parte Mino Maccari (Q , , ): per cui, dopo
conservatrice, la parte che rappresenta la aver trascritto alcuni versi tratti dal suo Tra-
vecchia cultura europea con tutti i suoi stra- stullo di Strapaese, vera e propria apoteosi
scichi parassitarii» (ibid.; e si noti il ritorna- del provincialismo programmatico strapae-
re di questo fondamentale aggettivo, «paras- sano, che si chiude non a caso con il peren-
sitario», già presente in Q , , ), dal- torio invito rivolto all’uomo italiano: «Bada
l’altra i sostenitori di una rapida innovazio- a mangiar pane e cipolle / E terrai a dovere
ne modernizzante. la pancia», l’autore dei Q, senza fare ulterio-
In Q , ,  il movimento di Stra- ri commenti, riporta la seguente notizia bio-
paese viene citato, invece, in rapporto a un grafica, rivelando così per contrasto tutta
 STRUMENTO TECNICO

l’incoerenza di questo intellettuale: «Il Mac- nel Saggio popolare e sostanzialmente estranei
cari, però, è andato a fare il redattore capo al pensiero “dialettico” di Marx.
della “Stampa” di Torino e a mangiar pane e
JOLE SILVIA IMBORNONE
cipolle nel centro più stracittadino e indu-
striale d’Italia». V. «Bucharin», «Croce», «Einaudi», «Loria»,
«Marx», «struttura», «superstruttura, superstrut-
DOMENICO MEZZINA ture».
V. «americanismo», «città-campagna», «folclore,
folklore», «fordismo», «futurismo», «nazionale- struttura
popolare», «nazione», «parassitismo», «Romanti-
cismo italiano», «sarcasmo». Nella tradizione marxista il termine
«struttura» (Bau) indica, all’interno di una
strumento tecnico metafora di origine architettonica, la base
economica di ogni organizzazione sociale,
Croce, scrive G., rilevò che fu Achille politica e ideologica (sovrastruttura), da
Loria il primo a sostituire alle espressioni identificarsi nel piano della produzione. Tra
marxiane «forze materiali di produzione» e i testi fondanti è un passo della Prefazione
«complesso dei rapporti sociali» quella di del ’ al Per la critica dell’economia politica
«strumento tecnico», in modo arbitrario op- in cui, nella traduzione eseguitane da G. nel
pure per «vanità puerile di scoperte origina- Q , si legge che «nella produzione sociale
li» (Q , , ). L’autore dei Q osserva che della loro vita gli uomini contraggono rap-
Marx in Per la critica dell’economia politica porti determinati, necessari, indipendenti
intendeva sì affermare che – come sottolinea- dalla loro volontà, rapporti di produzione
va Croce – «lo svolgimento economico è de- che corrispondono a un determinato grado
terminato da condizioni materiali», ma non di sviluppo delle loro forze materiali di pro-
ridurre queste ultime solo al cambiamento duzione. L’insieme di questi rapporti di pro-
nel tempo degli strumenti tecnici a disposi- duzione forma la struttura economica della
zione; egli inoltre non aveva ritenuto in nes- società, la base reale, sulla quale si innalza
suno scritto lo strumento tecnico la «causa una superstruttura giuridica e politica e alla
unica e suprema dello svolgimento economi- quale corrispondono determinate forme so-
co» e anzi non era andato affatto alla ricerca ciali di coscienza» (QT ). Sulla scorta di
delle cause ultime della vita economica (Le questo e di altri passi marxiani di tenore ana-
teorie storiche del prof. Loria, in Croce , , logo si era formata la lettura economicistica,
trascritto in Q , , ). L’equivoco (che deterministica e meccanicistica del materia-
G. reputa una «deviazione infantile della fi- lismo storico largamente dominante nella
losofia della praxis», provocata dalla «con- Seconda e nella Terza Internazionale, che
vinzione barocca che quanto più si ricorre a nei Q è impersonata, al di là dei suoi stessi
oggetti “materiali” tanto più si è ortodossi», demeriti, da Bucharin e dal suo Saggio popo-
ivi, ) appare sia in Einaudi sia, soprattut- lare. Nel corso della riflessione carceraria G.
to, nel Saggio popolare di Bucharin, allorché ritornerà più volte su quelli che definisce i
si sostiene che i progressi della scienza deri- «due principii» della Prefazione («una for-
vino dallo sviluppo degli strumenti scientifi- mazione sociale non perisce prima che non
ci. Anche in Bucharin opera infatti la confu- siano sviluppate tutte le forze produttive per
sione, lamentata già in Q , , dello stru- le quali essa è ancora sufficiente» e «l’uma-
mento tecnico con ogni strumento materiale, nità si pone sempre solo quei compiti che es-
sicché esso assume un significato così generi- sa può risolvere», ivi, ), allontanandosi
co da indicare «ogni arnese e utensile, fino progressivamente dalla loro interpretazione
agli strumenti che adoperano gli scienziati vulgata e utilizzandoli addirittura per com-
nel loro esperimento e... gli strumenti musi- batterla, non senza prima averli «svolti criti-
cali» (Q , , ). Concetti generali come camente in tutta la loro portata e depurati da
«struttura», «superstruttura» e appunto ogni residuo di meccanicismo e fatalismo»
«strumento tecnico» sono infatti molto vaghi (Q , , ).
STRUTTURA 

Una prima strategia per raggiungere so”, un “noumeno”, in contrapposizione al-


questo obiettivo consiste nel mettere in di- le “apparenze” superstrutturali», G. si chie-
scussione l’equiparazione tra struttura ed de «come sarà da intendere la struttura: co-
economia, parlando di «struttura economi- me nel fatto economico si potrà distinguere
co-politica» (Q , , ), «economico-cultu- l’“elemento” tecnica, scienza, lavoro, classe
rale» (Q , , ), sociale e così via, a indi- ecc., intesi “storicamente” e non “metafisi-
care come il fondamento di una società sia camente”». Nell’ampia rielaborazione di
insieme qualcosa di più e di meno rispetto questo passo in Q  I, ,  si legge che «se
al modo e ai rapporti di produzione. Inol- il concetto di struttura viene concepito “spe-
tre, come G. scrive in Q , , , «nello stu- culativamente”, certo esso diventa un “dio
dio di una struttura occorre distinguere ciò ascoso”; ma appunto esso non deve essere
che è permanente da ciò che è occasionale» concepito speculativamente, ma storica-
e, nella seconda stesura di Q , , : «i mente, come l’insieme dei rapporti sociali in
movimenti organici (relativamente perma- cui gli uomini reali si muovono e operano,
nenti) da i movimenti che si possono chia- come un insieme di condizioni oggettive che
mare di congiuntura (e si presentano come possono e debbono essere studiate coi me-
occasionali, immediati, quasi accidentali)». todi della “filologia” e non della “specula-
Con riferimento al primo aspetto esiste zione”. Come un “certo” che sarà anche
quindi «un rapporto delle forze sociali “vero”, ma che deve essere studiato prima di
strettamente legato alla struttura; questo è tutto nella sua “certezza” per essere studia-
un rapporto obbiettivo, è un dato “natura- to come “verità”».
listico” che può essere misurato coi sistemi In conclusione, come G. scrive in Q ,
delle scienze esatte o matematiche [nel Te- , , è vero che «l’insieme delle forze ma-
sto C, ivi, : «fisiche», ndr]. Sulla base del teriali di produzione è l’elemento meno va-
grado di sviluppo delle forze materiali di riabile nello sviluppo storico, è quello che
produzione avvengono i diversi raggruppa- volta per volta può essere accertato e misu-
menti sociali, ognuno di essi rappresentan- rato con esattezza matematica, che può dar
do una funzione e una posizione nella pro- luogo pertanto a osservazioni e a criteri di
duzione stessa» (Q , , ). carattere sperimentale e quindi alla ricostru-
Tuttavia, già in Q , ,  G. sottolinea zione di un robusto scheletro del divenire
«la difficoltà di identificare volta per volta, storico. La variabilità dell’insieme delle for-
staticamente (come immagine fotografica ze materiali di produzione è anch’essa misu-
istantanea), la struttura», per cui «una fase rabile e si può stabilire con una certa preci-
strutturale può essere concretamente studia- sione quando il suo sviluppo da quantitativo
ta e analizzata solo dopo che essa ha supera- diventa qualitativo [...] Ma il concetto di at-
to tutto il suo processo di sviluppo, non du- tività di queste forze non può essere confu-
rante il processo stesso, altro che per ipote- so e neppure paragonato all’attività nel sen-
si». L’argomentazione viene ulteriormente so fisico o metafisico [...] ma come un ele-
rafforzata in Q  II, , : «è passato reale mento di produzione dominato dall’uomo e
la struttura appunto, perché essa è la testi- incorporato nell’insieme delle forze materia-
monianza, il “documento” incontrovertibile li di produzione». «Il problema cruciale del
di ciò che è stato fatto e continua a sussiste- materialismo storico» (Q , , ) non ap-
re come condizione del presente e dell’avve- pare quindi tanto quello dell’identificazione
nire. Si potrà osservare che nell’esame della e descrizione minuziosa della base economi-
“struttura” i singoli critici possono sbagliare, ca della società, bensì quello dei rapporti tra
affermando vitale ciò che è morto, o non è questa e il sistema delle sovrastrutture; di
germe di nuova vita da sviluppare, ma il me- conseguenza, tra i rilievi critici rivolti a Bu-
todo stesso non può essere confutato peren- charin vi è quello di non aver «trattato il
toriamente». Ancora in Q , , , critican- punto fondamentale: come dalle strutture
do la «posizione del Croce per cui, polemi- nasce il movimento storico? Eppure questo
camente, la struttura diventa un “dio asco- è il punto cruciale di tutta la quistione del
 STRUTTURA

materialismo storico» (Q , , ), intorno lo studio dei diversi “gradi” o “momenti”
alla quale ruotano buona parte delle note delle situazioni militari o politiche non si è
delle tre serie degli Appunti di Filosofia. Ma- soliti fare le doverose distinzioni tra: “causa
terialismo e idealismo (in Q ,  e ). efficiente”, che prepara l’evento storico o
Nei Q l’autore, che ancora nel  ave- politico di diverso grado o significato (o
va usato il manuale buchariniano come ma- estensione) e la “causa determinante” che
teriale didattico per la Scuola di partito, immediatamente produce l’evento ed è la ri-
prende le mosse dall’impostazione corrente sultante generale e concreta della causa effi-
nel marxismo-leninismo, che traspare ad ciente, la “precipitazione” concreta degli ele-
esempio dall’identificazione di «un relativo menti realmente attivi e necessari della causa
sincronismo» nei moti del Risorgimento ita- efficiente per produrre la determinazione.
liano che «mostra l’esistenza di una struttura Causa efficiente e causa sufficiente, cioè “to-
economico-politica omogenea» (Q , , ), talmente” sufficiente, o almeno sufficiente
o ancora dall’affermazione secondo cui «tra nella direttrice necessaria per produrre l’e-
struttura e superstrutture c’è un nesso neces- vento. Naturalmente queste distinzioni pos-
sario e vitale, così come nel corpo umano tra sono avere diversi momenti o gradi: cioè oc-
la pelle e lo scheletro», e che «il paragone del corre studiare se ogni momento è efficiente
corpo umano può servire per rendere popo- [(sufficiente)] e determinante per il passag-
lari questi concetti, come metafora appro- gio da uno sviluppo all’altro o se può essere
priata» (Q , , ). Ben presto si rende tut- distrutto dall’antagonista prima della sua
tavia conto che, in simili descrizioni, «l’erro- “produttività”».
re in cui si cade spesso nella analisi storica In precedenza G. aveva proposto di im-
consiste nel non saper trovare il rapporto tra piegare «il termine di “catarsi” per indicare
il “permanente” e “l’occasionale”, cadendo il passaggio dal momento meramente eco-
così o nell’esposizione di cause remote come nomico (o egoistico-passionale) al momento
se fossero quelle immediate, o nell’afferma- etico-politico, cioè l’elaborazione superiore
zione che le cause immediate sono le sole della struttura in superstruttura nella co-
cause efficienti. Da un lato si ha l’eccesso di scienza degli uomini. Ciò significa anche il
“economismo”, dall’altro l’eccesso di “ideo- passaggio dall’“oggettivo al soggettivo” e
logismo”; da una parte si sopravalutano le dalla “necessità alla libertà”. La struttura da
cause meccaniche, dall’altra l’elemento “vo- forza esteriore che schiaccia l’uomo, lo assi-
lontario” e individuale» (Q , , ). Resta mila a sé, lo rende passivo, si trasforma in
il fatto che, in questa fase, G. condivide an- mezzo di libertà, in strumento per creare
cora «l’affermazione di Engels che l’econo- una nuova forma etico-politica, in origine di
mia è “in ultima analisi” la molla della storia» nuove iniziative» (Q  II, , ). Al con-
(ibid.; nel Testo C di Q , , : «solo “in trario «l’insistere sull’elemento “pratico”
ultima analisi”»), e quindi vuole tenere ben del nesso teoria-pratica, dopo aver scisso,
ferma «la priorità del fatto politico-economi- separato e non solo distinto i due elementi
co, cioè la “struttura” come punto di riferi- (operazione appunto meramente meccanica
mento e di “causazione” dialettica, non mec- e convenzionale) significa che si attraversa
canica, delle superstrutture» (Q , , ). una fase storica relativamente primitiva, una
Successivamente preferirà abbandonare il fase ancora economico-corporativa, in cui si
concetto, di per sé deterministico, di causa- trasforma quantitativamente il quadro gene-
zione, parlando ad esempio, nella seconda rale della “struttura” e la qualità-superstrut-
stesura del testo appena citato (Q  II, .VI, tura adeguata è in via di sorgere, ma non è
), della «struttura come punto di riferi- ancora organicamente formata» (Q , ,
mento e di impulso dialettico per le super- -): è il caso, per ragioni diverse eppure in
strutture». Ritornerà sulla questione in un parte convergenti, da un lato degli Stati Uni-
appunto molto tardo, tra gli ultimi in assolu- ti (v. le note su Americanismo e fordismo, in
to dei Q (Q , , -, steso probabilmen- parte raccolte in seconda stesura nel Q ),
te nel giugno del ), rilevando come, «nel- dall’altro dell’URSS staliniana, di cui si può
STRUTTURA 

trovare una critica implicita in molti appun- lane e violente», delle quali «la filosofia del-
ti dei Q. la prassi si è servita a fini esclusivamente di-
Del resto, negata ogni meccanicità all’a- dattici nei confronti delle classi popolari
zione della struttura sulla sovrastruttura e ignoranti»: tutto ciò «è utile per precisare il
anzi verificato che se nel «“blocco storico” limite della metafora stessa, cioè ad impedi-
[...] le forze materiali sono il contenuto e le re che essa si materializzi e si meccanicizzi»
ideologie la forma», la distinzione è «mera- (Q , , -).
mente didascalica, perché le forze materiali Queste considerazioni preludono al
non sarebbero concepibili storicamente sen- progressivo abbandono di tale metafora, che
za forma e le ideologie sarebbero ghiribizzi è completamente assente nei testi di nuova
individuali senza le forze materiali» (Q , , stesura dei Q ,  e , anche se per un cer-
), per cui «il ragionamento si basa sulla to periodo G. continua a utilizzarla, in sen-
reciprocità necessaria tra struttura e super- so debole e/o polemico, contro i suoi inter-
strutture (reciprocità che è appunto il pro- locutori ideali, a partire da Croce (Q ) e
cesso dialettico reale)» (Q , , -); la Bucharin (Q ). L’immagine ritorna inoltre
stessa impostazione del problema nei termi- nei corrispondenti Testi C degli Appunti dei
ni “architettonici” di struttura e superstrut- Q ,  e  citati in precedenza, in cui G. in-
tura è destinata a cadere. È per questo che troduce solitamente poche ma significative
ben presto G. giungerà al definitivo supera- varianti, a partire da Q , , che riprende il
mento dell’impostazione precedente: «Qui- Testo A di Q , , Rapporti tra struttura e su-
stioni di terminologia. Il concetto di struttu- perstrutture, mutandone il titolo in Analisi
ra e superstruttura, per cui si dice che l’“ana- delle situazioni: rapporti di forza. A questo ri-
tomia” della società è costituita dalla sua guardo, con particolare riferimento al «rap-
“economia”, non sarà legato alle discussioni porto effettivo delle forze sociali nel mo-
sorte per la classificazione delle specie ani- mento politico-militare», G. sostiene in un
mali, classificazione entrata nella sua fase altro testo che «uno studio serio di questi ar-
“scientifica” quando appunto si prese a ba- gomenti, fatto con prospettiva storica e con
se l’anatomia e non caratteri secondari e ac- metodi critici, può essere uno dei mezzi più
cidentali? L’origine della metafora usata per efficaci per combattere l’astrattismo mecca-
indicare un concetto nuovamente scoperto, nicistico e il fatalismo deterministico» (Q ,
aiuta a comprendere meglio il concetto stes- , ). La stessa distinzione «tra condizio-
so, che viene riportato al mondo culturale e ni oggettive e condizioni soggettive dell’e-
storicamente determinato in cui è sorto» (Q vento storico», che è una delle nuove for-
, , ). Subito prima G. aveva notato mulazioni assunte dalla dialettica struttura-
«come la terminologia ha la sua importanza superstruttura (insieme a quelle tra quantità
nel determinare errori e deviazioni, quando e qualità, contenuto e forma, necessità e li-
si dimentichi che la terminologia è conven- bertà), è lecita solo a scopo «didascalico:
zionale e che occorre sempre risalire alle pertanto è nella misura delle forze soggetti-
fonti culturali per identificarne il valore ve e della loro intensità che può vertere di-
esatto, poiché sotto una stessa formula con- scussione, e quindi nel rapporto dialettico
venzionale possono annidarsi contenuti dif- tra le forze soggettive contrastanti. Occorre
ferenti» (Q , , ). Nella seconda ste- evitare che la quistione sia posta in termini
sura di Q ,  la metafora dell’economia “intellettualistici” e non storico-politici» (Q
come anatomia della società, che in Q ,  , , ). È quello che fa l’«economismo
era stata definita «appropriata» (mentre nel storico», che ritiene che «“immediatamen-
Testo C di Q  II, .XII,  si sostiene che te”, come “occasione”, i fatti sono stati in-
«nel corpo umano non si può certo dire che fluenzati da determinati interessi di gruppo
la pelle [...] sia mera illusione e che lo sche- ecc. [...] Si può dire che il fattore economi-
letro e l’anatomia siano la sola realtà, tutta- co (inteso nel senso immediato e giudaico
via per molto tempo si è detto qualcosa di si- dell’economismo storico) non è che uno dei
mile»), verrà classificata tra quelle, «grosso- tanti modi con cui si presenta il più profon-
 STRUTTURA IDEOLOGICA

do processo storico (fattore di razza, religio- bile di trincee e fortificazioni della classe do-
ne ecc.) ma è questo più profondo processo minante?». La risposta fornisce ulteriori ele-
che la filosofia della prassi vuole spiegare ed menti per comprendere l’importanza da G.
appunto perciò è una filosofia, una “antro- assegnata a questa ricognizione del “campo
pologia”, e non un semplice canone di ricer- ideologico”: «Lo spirito di scissione, cioè il
ca storica» (Q , , ). progressivo acquisto della coscienza della
BIBLIOGRAFIA: COSPITO a; FROSINI propria personalità storica [...] tutto ciò do-
, -. manda un complesso lavoro ideologico, la
prima condizione del quale è l’esatta cono-
GIUSEPPE COSPITO scenza del campo da svuotare del suo ele-
V. «blocco storico», «Bucharin», «catarsi», «Cro- mento di massa umana» (ibid.).
ce», «determinismo», «economia», «economi-
smo», «egemonia», «Engels», «libertà», «Marx», GUIDO LIGUORI
«materialismo storico», «meccanicismo», «neces- V. «apparato egemonico», «concezione del mon-
sità», «Prefazione del ’», «rapporti di forza», do», «egemonia», «fronte ideologico», «ideolo-
«superstruttura, superstrutture». gia», «letteratura popolare», «trincee, fortezze e
casematte».
struttura ideologica
In Q , ,  G. afferma la necessità di studio
«uno studio di come è organizzata di fatto la Il giorno in cui fu arrestato G. aveva in ta-
struttura ideologica di una classe dominan- sca un biglietto per la redazione dell’“Unità”
te: cioè l’organizzazione materiale intesa a nel quale affermava «la necessità di abituar-
mantenere, a difendere e a sviluppare il si a pensare e a studiare anche nelle condi-
“fronte” teorico o ideologico», da effettuar- zioni più difficili» (Santucci , ). Non a
si realisticamente su scala locale. Tale studio caso sin dai primi giorni di detenzione il pro-
dovrebbe riguardare in primo luogo la stam- blema dello studio si presenta in G. come
pa e l’editoria: «case editrici [...], giornali una sorta di sistema di autodifesa contro il
politici, riviste di ogni genere, scientifiche, pericolo di apatia e di «abbrutimento intel-
letterarie, filologiche, di divulgazione ecc., lettuale che specialmente» lo preoccupa e a
periodici vari fino ai bollettini parrocchiali». cui, a suo avviso, sospinge la dimensione
La stampa è però solo «la parte più dinami- coatta (LC , a Sraffa,  dicembre ). A
ca di questa struttura ideologica, ma non la distanza di un mese, in realtà, G. pensa già
sola: tutto ciò che influisce o può influire di volersi dedicare «a uno studio determina-
sull’opinione pubblica direttamente o indi- to e sistematico» (LC , a Tania,  dicem-
rettamente le appartiene: le biblioteche, le bre ). Non è un caso che nelle lettere
scuole, i circoli e clubs di vario genere, fino scritte nei mesi successivi all’arresto vi siano
all’architettura, alla disposizione delle vie e insistenti richieste di libri con l’intento di ri-
ai nomi di queste» (ivi, ). L’esempio è costruire «una piccola bibliotechina» (LC
quello della Chiesa e degli sforzi che fa «per , a Giulia,  gennaio ) per poter «leg-
sviluppare continuamente la sua particolare gere e studiare» (LC , a Tania,  gennaio
sezione di questa struttura materiale dell’i-  [in realtà ]; LC , a Giulia,  gen-
deologia». L’ideologia ha dunque una naio ) poiché, confessa alla cognata Ta-
«struttura materiale», il che inibisce la pos- nia, «sono assillato [...] da questa idea: che
sibilità di una sua concezione idealistica e li- bisognerebbe far qualcosa “für ewig”. In-
berale, per cui le idee si affermerebbero so- somma, vorrei, secondo un piano prestabili-
lo per la loro forza intrinseca. to, occuparmi intensamente e sistematica-
Tale struttura ideologica è traducibile mente di qualche soggetto che mi assorbisse
nelle «trincee», «casematte» e «fortificazio- e che centralizzasse la mia vita interiore. Ho
ni» di cui parla G. Egli infatti aggiunge: «Co- pensato a quattro soggetti finora [...] e cioè:
sa si può contrapporre, da parte di una clas- I° una ricerca sulla formazione dello spirito
se innovatrice, a questo complesso formida- pubblico in Italia nel secolo scorso; [...] °
STUDIO DELLE FONTI 

uno studio di linguistica comparata! [...] ° diare»: «mi pare – scrive G. al figlio Iulik –
uno studio sul teatro di Pirandello [...] ° un che se tu stesso riconosci di avere delle diffi-
saggio sui romanzi di appendice e il gusto coltà, queste non devono essere molto gran-
popolare in letteratura» (LC -, a Tania,  di e potrai superarle con la diligenza e la buo-
marzo del ). In realtà la stesura di que- na volontà. Il tempo assegnato allo studio è
sto piano di studio, cioè delle tantissime no- sufficiente per te? [...] Quando giochi pensi
te che percorrono i Q, inizierà dopo due an- a ciò che hai studiato o quando studi pensi al
ni (LC , a Tania,  gennaio ; LC , gioco?» (LC ,  gennaio ); e ancora a
a Tania,  febbraio ), poiché, come testi- Delio: «ho ricevuto la tua lettera, ma non mi
monia lo stesso G. in una lettera a Tania del scrivi come va la tua salute, se ti senti forte,
, «non posso prendere appunti, cioè in se puoi studiare bene, se ti stanchi facilmen-
realtà non posso studiare ordinatamente e te» (LC , ).
con profitto», perché non ha ottenuto il per- Tali preoccupazioni sono legate in G.
messo dell’«uso permanente della penna» non soltanto al problema dello «sviluppo
(LC ,  aprile ), neppure «sotto la sor- della personalità» (LC , a Giulia,  otto-
veglianza domandata dal capo [Mussolini, bre ) dei figli, Delio e Giuliano, ma anche
ndr], dato che passo per un terribile indivi- a quello della nipote Edmea (LC , a Carlo,
duo, capace di mettere il fuoco ai quattro  dicembre ; LC , a Teresina,  aprile
angoli del paese o giù di lì» (LC , a Tere- ) e più in generale alla questione del pe-
sina,  febbraio ). culiare rapporto del bambino-allievo con la
Emblematica risulta essere una lettera in scuola e con lo studio. In una nota del Q 
cui G. scrive al fratello Carlo di chiedere al (poi ripresa e ampliata in Q , ) G. riflet-
ministero che gli venga «concesso di poter tendo sul «principio educativo nella scuola
avere carta e inchiostro» per potersi dedica- elementare e media» sostiene che «se si vo-
re «a qualche lavoro di carattere letterario e gliono allevare degli studiosi [...] di cui ogni
allo studio delle lingue» (LC ,  agosto civiltà ha bisogno» è necessario abituare i
). Il  agosto  la madre di G., Pep- fanciulli a «contrarre certe abitudini di dili-
pina Marcias, si rivolgerà a Mussolini per genza, di esattezza, di compostezza fisica, di
chiedere che il figlio abbia una cella da solo concentrazione psichica in determinati og-
e che gli «si conceda [...] il necessario per po- getti». In questo periodo, infatti, «lo studio o
ter scrivere e dedicarsi a qualche studio» (in la parte maggiore dello studio deve essere di-
Pistillo , ). Il permesso di scrivere in sinteressato, cioè non avere scopi pratici im-
cella arriverà per G. in un momento in cui le mediati o troppo immediatamente mediati,
sue sofferenze psicologiche saranno aggrava- deve essere formativo [...], cioè ricco di no-
te dalle sempre più laceranti condizioni del zioni concrete» (Q , , -; v. anche LC ,
suo organismo. L’ febbraio  (Q , p. ), a Delio, s.d.), deve abituare «a ragionare, ad
dunque, segna la data d’inizio non tanto del- astrarre schematicamente pur essendo capa-
la stesura regolare delle note, che si concre- ci dall’astrazione a ricalarsi nella vita reale
tizzerà qualche mese dopo, quanto della ri- immediata, per vedere in ogni fatto o dato ciò
presa di quel programma di studio delineato che ha di generale e ciò che di particolare, il
nella già citata lettera alla cognata Tania del concetto e l’individuo» (Q , , ).
 marzo . L’insistenza di G. sulla neces- VALERIA LEO
sità per l’individuo di leggere e studiare ci
V. «bambino», «carcere o prigione», «disinteres-
viene testimoniata soprattutto dalle LC:
se, disinteressato», «educazione», «für ewig»,
«ognuno deve, sempre, studiare e migliorare «individuo», «scuola».
se stesso teoricamente e professionalmente,
come esplicatore di una attività produttiva»
studio delle fonti
(LC , a Tania,  febbraio ). Non a caso
spesso G. vorrà essere informato, a volte in Lo studio delle fonti di un’opera non
maniera ossessiva, da Delio e da Giuliano sul- spiega l’opera stessa: «Questo errore ha tut-
le eventuali difficoltà che trovano «nello stu- ta una storia, specialmente nella critica let-
 SUBALTERNO , SUBALTERNI

teraria, ed è noto che il lavoro di ridurre subalterno, subalterni


grandi opere poetiche alle loro fonti era di-
Nei suoi scritti precarcerari, nelle sue
ventato, in un certo tempo, la fatica massima
lettere e in numerose occasioni nei Q G. usa
di molti insigni eruditi» (Q , , , allu-
le parole «subalterno», «subalterne», «su-
sione al metodo storico). Questo criterio è
balterni», «subalternità» nel loro senso più
particolarmente valido nel caso dello studio
ovvio oppure in un modo metaforico relati-
di Marx (a cui si riferisce il passo citato), da- vamente chiaro (sebbene non sempre con-
to che la distinzione tra «gli elementi dive- venzionale). Questi casi meritano attenzio-
nuti stabili e permanenti, cioè che sono sta- ne perché possono chiarire alcuni concetti
ti realmente assunti dall’autore come pen- gramsciani, ampliando la nostra compren-
siero proprio, diverso e superiore al “mate- sione del suo stile di pensiero, ma sono di
riale” precedentemente studiato» (Q , , scarsa importanza rispetto all’emergere e al-
), e questi materiali stessi è fondamentale la graduale elaborazione dei lineamenti fon-
per impostare correttamente la questione damentali di una teoria originale sui diversi
della sua nuova “filosofia”. Plechanov, nota aspetti delle relazioni politiche e culturali
G., «ricade nel materialismo volgare» dopo tra le classi dominanti e i gruppi sociali su-
aver malamente posto «il problema delle ori- balterni. Gli elementi essenziali di questa
gini del pensiero del Marx senza aver saputo teoria sono esposti, anche se sommariamen-
impostare il problema; lo studio della cultu- te e in maniera non sistematica, in uno dei
ra filosofica di Marx (o delle “fonti” della sua più tardi e più brevi “quaderni speciali” sot-
filosofia) è certamente necessario, ma come to il titolo generale Ai margini della storia
premessa allo studio, ben più importante, (Storia dei gruppi sociali subalterni) (Q , -
della sua propria filosofia, che non si esauri- , -).
sce nelle “fonti” o nella “cultura” personale Nel Q  G. riproduce, con qualche
[...] Questo lavoro mostra il metodo positivi- ampliamento, tredici note dal Q  e dal Q ,
stico classico seguito dal Plekhanov e la sua tutte composte nel , e una nota dal Q 
scarsa capacità speculativa» (Q , , ). La scritta nel . È l’unico quaderno speciale
stessa insoddisfazione G. manifesta per l’im- su un tema che non appare tra gli argomen-
postazione in termini di “tre fonti” del ti principali nella prima pagina del Q  op-
marxismo: questa «è più una generica ricer- pure nei saggi principali e nei raggruppa-
ca delle fonti storiche che non una classifi- menti di materia elencati nel Q . Siccome
cazione che nasca dall’intimo della dottrina» l’ultimo di questi tre elenchi fu scritto nella
(Q , , ). primavera del , sembra che G. abbia ri-
Ma lo studio delle fonti è imprescindi- conosciuto piuttosto tardi nel corso del suo
bile non solo per ricostruire il processo di lavoro l’importanza dello studio delle carat-
formazione di un pensiero, ma anche per teristiche specifiche della subalternità nel-
identificare il valore concettuale esatto di l’ordine sociale e politico. Molte altre note,
una determinata terminologia, afferrabile oltre a quelle raccolte nel Q , sono rile-
solo risalendo alle sue «fonti culturali» (Q , vanti per il pensiero gramsciano sui gruppi
, ), per identificare contenuti diffe- sociali subalterni (o «classi», come li chiama
renti sotto una stessa formula, ma anche nei primi Q), incluse quelle che si occupano
eventualmente uno stesso contenuto sotto di questioni molto vicine, quali il distacco
formule diverse (come nel caso del paragone degli intellettuali italiani dal popolo, la
hegeliano Francia-Germania e del nesso teo- riforma dell’educazione, il senso comune, il
ria-pratica espresso nelle Tesi su Feuerbach: folclore e le rappresentazioni degli «umili»
ivi, ). nelle opere letterarie.
È inutile provare a formulare una defi-
FABIO FROSINI nizione precisa di «subalterno» o di gruppo
V. «Marx», «marxismo», «materialismo e mate- subalterno-classe sociale subalterna in G.,
rialismo volgare», «metafora», «traducibilità». dato che, a suo avviso, non costituiscono
SUBALTERNO , SUBALTERNI 

una singola – e meno che mai omogenea – provvisori, ma questa tendenza è continua-
entità. Non è casuale che egli designi sempre mente spezzata dall’iniziativa dei gruppi
al plurale queste categorie. La categoria di dominanti [...] I gruppi subalterni subisco-
gruppi subalterni-classi sociali subalterne no sempre l’iniziativa dei gruppi dominan-
comprende molte altre componenti della so- ti, anche quando si ribellano e insorgono»
cietà, oltre alla «classe operaia» o al «prole- (Q , , ).
tariato». G. non usa «subalterno» o «subal- L’espressione esteriore del malcontento
terni» come semplice sostituto di «proleta- dei subalterni rispetto alle condizioni mise-
riato», per aggirare la censura carceraria o rabili della loro esistenza prende spesso la
per altre ragioni. È possibile, tuttavia, che il forma di una ribellione spontanea. La spon-
mutamento da «classi» a «gruppi» nei Testi taneità in sé non è solo inefficace, ma anche
C del Q  rifletta un atteggiamento di cre- controproducente. G. spiega gli effetti nega-
scente prudenza a causa dell’apparato di tivi dei «movimenti così detti spontanei» in
sorveglianza in atto durante la permanenza una nota sulla Spontaneità e direzione consa-
detentiva a Formia. pevole (non inclusa in Q ): «Avviene quasi
L’elemento distintivo dei subalterni e sempre che a un movimento “spontaneo”
dei gruppi subalterni è la loro disgregazio- delle classi subalterne si accompagna un
ne. Questi gruppi (o classi) sociali non sono movimento reazionario della destra della
solo molteplici, ma sono anche divisi e piut- classe dominante, per motivi concomitanti:
tosto differenti gli uni dagli altri. Sebbene una crisi economica, per esempio, determi-
alcuni di essi possano aver raggiunto un li- na malcontento nelle classi subalterne e mo-
vello significativo di organizzazione, altri vimenti spontanei di massa da una parte, e
mancano di coesione, mentre negli stessi dall’altra determina complotti dei gruppi
gruppi esistono vari livelli di subalternità e reazionari che approfittano dell’indeboli-
di marginalità. G. fa notare che un esame mento obbiettivo del governo per tentare
delle rivoluzioni del passato potrebbe rive- dei colpi di Stato» (Q , , ). Ciò non si-
lare che «le classi subalterne erano parec- gnifica, tuttavia, che i sentimenti spontanei
chie, e gerarchizzate dalla posizione econo- delle classi subalterne dovrebbero essere
mica e dall’omogeneità» (Q , , ). La ignorati, e nemmeno ripudiati; G. sostiene
disgregazione degli strati subalterni della so- piuttosto che la spontaneità deve essere in-
cietà era stata una preoccupazione per G. canalata e integrata in una direzione consa-
sin da quando faceva il giornalista e il leader pevole. Questo è il compito del partito poli-
politico. In Alcuni temi della quistione meri- tico che lotta per l’egemonia a favore dei su-
dionale () egli definisce il Mezzogiorno balterni. G. ricorda come «questo elemento
come «una grande disgregazione sociale», di “spontaneità” non fu trascurato e tanto
con una «grande massa contadina amorfa e meno disprezzato» dal gruppo dell’“Ordine
disgregata» (QM ). La mancanza di coe- Nuovo”; al contrario, «fu educato, fu indi-
sione e di organizzazione rende i subalterni rizzato, fu purificato da tutto ciò che di
politicamente impotenti; «incapaci di dare estraneo poteva inquinarlo, per renderlo
una espressione centralizzata alle loro aspi- omogeneo, ma in modo vivente, storicamen-
razioni e ai loro bisogni» (ibid.), le loro ri- te efficiente, con la teoria moderna [il marxi-
bellioni sono destinate a fallire. Qui G. non smo, ndr]». Questa unità di «spontaneità e
usa il termine «subalterno» o «subalterni», direzione consapevole», continua G., «è ap-
ma anticipa le osservazioni contenute nella punto l’azione politica reale delle classi su-
nota Criteri metodologici (originalmente in- balterne, in quanto politica di massa e non
titolata Storia della classe dominante e storia semplice avventura di gruppi che si richia-
delle classi subalterne) in Q : «La storia dei mano alla massa» (Q , , ).
gruppi sociali subalterni è necessariamente Il problema principale per G. – non so-
disgregata ed episodica. È indubbio che lo nelle sue note sui subalterni, ma anche in
nell’attività storica di questi gruppi c’è la innumerevoli altre pagine dei Q, incluse
tendenza all’unificazione sia pure su piani molte di quelle dedicate alle riflessioni sulla
 SUBALTERNO , SUBALTERNI

filosofia, il «moderno Principe» e gli intel- te?». La sua risposta è la seguente: «Lo spi-
lettuali – è come mettere fine alla subalter- rito di scissione, cioè il progressivo acquisto
nità, vale a dire alla subordinazione della della coscienza della propria personalità
maggioranza alla minoranza. Ciò non può storica, spirito di scissione che deve tendere
essere evidentemente raggiunto finché «i ad allargarsi dalla classe protagonista alle
gruppi subalterni subiscono [...] l’iniziativa classi alleate potenziali: tutto ciò domanda
dei gruppi dominanti». La condizione di su- un complesso lavoro ideologico» (Q , ,
balternità può essere superata solo attraver- ). La classe innovatrice e protagonista al-
so la conquista dell’autonomia e ciò per G. la quale G. si riferisce in questo passaggio è
può avvenire solo attraverso un lungo pro- la classe operaia industriale organizzata, un
cesso e una lotta complessa. Affinché una gruppo subalterno che è emerso nelle più
lotta contro la struttura del potere esistente avanzate strutture della produzione capita-
abbia esito positivo è necessario in primo listica. Come Marx ed Engels hanno segna-
luogo comprendere ciò che la rende flessibi- lato nel Manifesto del partito comunista, uno
le e duratura. Le classi dominanti negli Sta- degli effetti involontari della modernizza-
ti moderni non hanno il potere unicamente, zione industriale e della competizione capi-
e nemmeno sostanzialmente sono tali, per- talistica è il rafforzamento dei legami tra i la-
ché controllano gli apparati coercitivi del voratori. La migliore associazione di lavora-
governo. G. lo spiega in uno dei più citati tori organizzati, o partito, quella che ha rag-
passaggi dei Q: lo Stato moderno è sostenu- giunto il più alto livello di autonomia dai
to da una «robusta catena di fortezze e case- gruppi sociali dominanti, è quella meglio
matte» (Q , , ), cioè la società civile. La posizionata per assumere il ruolo di guida
classe dirigente non ha – e di certo non vuo- nella lotta dei subalterni per l’egemonia. È
le mostrare di avere – il controllo assoluto ed precisamente questo il tipo di partito che G.
esclusivo della società civile; se lo facesse, cercò di costruire prima con il suo lavoro nel
non sarebbe capace di dimostrare che gode gruppo dell’“Ordine Nuovo” poi come lea-
del consenso liberamente accordato dal po- der del PCD’I. La sua convinzione per cui il
polo. Ciò che essa realmente possiede è un primo livello necessario nella lotta contro la
formidabile apparato composto da disposi- subordinazione sia «il progressivo acquisto
tivi istituzionali e culturali che le permetto- della coscienza della propria personalità»
no di diffondere direttamente e indiretta- (ibid.) ha motivato gran parte della sua atti-
mente la sua concezione del mondo, di in- vità politica.
culcare i suoi valori e di plasmare l’opinione È una convinzione che egli aveva arti-
pubblica. G. la definisce «struttura ideolo- colato con grande chiarezza già in un artico-
gica di una classe dominante: cioè l’organiz- lo del . Alcune delle frasi qui usate sono
zazione materiale intesa a mantenere, a di- quasi identiche a quelle che troviamo nei Q.
fendere, e a sviluppare il “fronte” teorico o La cultura socialista, scriveva G. nell’artico-
ideologico» (Q , , ). lo Socialismo e cultura, «è presa di possesso
Per essere efficace, allora, la lotta con- della propria personalità, è conquista di co-
tro la configurazione del potere che rafforza scienza superiore, per la quale si riesce a
la subalternità deve essere diretta contro comprendere il proprio valore storico, la
questo fronte ideologico – quindi la strate- propria funzione nella vita, i propri doveri.
gia adeguata non è un attacco frontale con- Ma tutto ciò non può avvenire per evoluzio-
tro la sede del potere (il cui crollo non pro- ne spontanea» ( gennaio , in CT ).
voca da solo un cambiamento sostanziale), Con un’interpretazione vichiana della storia
ma una «guerra di posizione» sul terreno G. spiega come, attraverso la crescita gra-
della società civile. Alla luce di questo, G. duale della coscienza del proprio valore, gli
pone la seguente domanda: «Cosa si può esseri umani abbiano conquistato la propria
contrapporre, da parte di una classe innova- indipendenza dalle leggi e dalle gerarchie
trice, a questo complesso formidabile di sociali imposte dalle minoranze. Tale svilup-
trincee e fortificazioni della classe dominan- po della coscienza non è determinato da una
SUBALTERNO , SUBALTERNI 

“legge psicologica”, ma è il frutto di una ri- in maniera soddisfacente le aspirazioni delle


flessione sulle condizioni storiche e sul mo- masse popolari e, in modo particolare, dei
do di trasformarle. contadini; d) lungi dall’assumere un ruolo di
Nel Q  G. propone lo studio delle direzione, gli «organi dirigenti [del Partito
«forze innovatrici italiane che guidarono il d’Azione, ndr] in ultima analisi si compone-
Risorgimento nazionale» per capire il pro- vano secondo gli interessi dei moderati»
cesso attraverso il quale le «forze innovatri- (ibid.) – un altro modo per dire che al Parti-
ci», che erano inizialmente «gruppi subal- to d’Azione mancava «lo spirito di scissio-
terni», sono riuscite a diventare «gruppi di- ne» e, per questo aspetto, assomigliava ai
rigenti e dominanti» (Q , , ). G. è par- gruppi subalterni che «subiscono [...] l’ini-
ticolarmente interessato alle «fasi attraverso ziativa dei gruppi dominanti».
cui esse [le forze innovatrici, ndr] hanno ac- Il programma di ricerca sulla storia del-
quistato l’autonomia nei confronti dei nemi- le classi subalterne del Q  non è limitato
ci da abbattere e l’adesione dei gruppi che le allo studio di quei gruppi che sono emersi
hanno aiutate attivamente o passivamente, dalla subalternità e sono diventati egemoni-
in quanto tutto questo processo era necessa- ci; G. è anche interessato alla storia delle
rio storicamente perché si unificassero in lotte subalterne dall’antichità al presente.
Stato» (ibid.). Le note copiose che G. ha de- La storia è tuttavia scritta dal punto di vista
dicato al Risorgimento nelle altre parti dei Q dei vincitori e raramente registra informa-
costituiscono, infatti, lo schema di questo zioni attendibili sull’argomento – la storia
progetto storiografico. Una di queste note è dei gruppi sociali subalterni, si potrebbe di-
particolarmente pertinente. Essa appare re, è una forma subalterna di storiografia.
molto presto nel Q  ed è intitolata Direzio- Per questo motivo, scrive G., «ogni traccia
ne politica di classe prima e dopo l’andata al di iniziativa autonoma da parte dei gruppi
governo (Q , ); essa è anche il punto di subalterni dovrebbe [...] essere di valore
partenza dell’elaborazione distintamente inestimabile per lo storico integrale» (Q ,
gramsciana del concetto di egemonia. Per- , ).
ché, egli si domanda, i moderati erano in una Il Q  contiene tre note che si occupa-
posizione che ha permesso loro di accedere no di questo aspetto della storia dei gruppi
al potere dopo il Risorgimento, e quali sono subalterni: uno su David Lazzaretti; un altro
state le cause del fallimento del Partito d’A- sullo «sviluppo dei gruppi sociali subalterni
zione? Egli giunge a quattro conclusioni, nel Medio Evo e a Roma» (Q , , -)
utili per identificare il nucleo della strategia che tra l’altro riguarda la crescita delle clas-
politico-culturale che il suo partito avrebbe si popolari nei Comuni medievali, sulla qua-
dovuto adottare per poter guidare con suc- le G. ha scritto anche altrove nei Q; un ter-
cesso tutti i gruppi sociali subalterni nella zo sulle utopie e sui romanzi filosofici, che
lotta per l’egemonia: a) i moderati erano le- per G. riflettono indirettamente e inconsa-
gati organicamente alla classe che rappre- pevolmente «le aspirazioni più elementari e
sentavano ed erano la sua avanguardia intel- profonde dei gruppi sociali subalterni, an-
lettuale; b) ancor prima di acquisire il pote- che dei più bassi» (Q , , ). La nota su
re di governo i moderati raggiunsero l’«ege- Lazzaretti, che apre questo “quaderno spe-
monia politica» ponendosi come leader del- ciale”, mette in risalto più direttamente una
le classi alleate, attraendo altri intellettuali delle tesi centrali di G.: la cultura dominan-
da strati diversi nei campi dell’educazione e te marginalizza i gruppi sociali subalterni
dell’amministrazione – ottenendo questi ri- cancellando il significato politico e storico
sultati sul terreno della società civile; c) il del loro pensiero e delle loro azioni: «questo
Partito d’Azione fallì nella costruzione di le- era il costume culturale del tempo: invece di
gami organici con i gruppi sociali che si rite- studiare le origini di un avvenimento collet-
neva rappresentasse e, nei fatti, «non si ap- tivo, e le ragioni del suo diffondersi, del suo
poggiava specificamente a nessuna classe essere collettivo, si isolava il protagonista e
storica» (ivi, ), né fu in grado di articolare ci si limitava a farne la biografia patologica,
 SUD

troppo spesso prendendo le mosse da moti- manifestazione terminale» (ibid.). Se l’élite


vi non accertati o interpretabili in modo di- che ha dato vita a tale processo non rag-
verso: per una élite sociale, gli elementi dei giunge la maggioranza mostra tutta la sua
gruppi subalterni hanno sempre alcunché di inettitudine e comincia a ritenere che «è cer-
barbarico e di patologico» (Q , , ). to miglior cosa diventare élite per decreto»
Così si nasconde la profondità del generale (ibid.), manifestando di voler «togliere al-
malessere sociale, economico e politico di l’uomo “qualunque” anche quella frazione
cui le ribellioni e le rivolte dei gruppi subal- infinitesima di potere che egli possiede nel
terni sono un’espressione e si consegnano gli decidere sul corso della vita statale» (ibid.).
stessi subalterni alla periferia della cultura e A conferma di ciò G. scrive che «il pro-
della politica, classificandoli come bizzarri, gramma di Giolitti fu “turbato” da due fat-
squilibrati, atipici, mere curiosità. Si ritrova tori: ) l’affermarsi degli intransigenti nel
qui una delle più significative intuizioni di partito socialista [...]; ) l’introduzione del
G.: una delle maggiori difficoltà dei gruppi suffragio universale che allargò in modo
sociali subalterni nella sfida contro l’egemo- inaudito la base parlamentare del Mezzo-
nia dominante è trovare una strada oltre le giorno e rese difficile la corruzione indivi-
barriere che non permettono loro di essere duale» (Q , , -). Inoltre, in conse-
ascoltati. guenza dell’allargamento del suffragio nel
BIBLIOGRAFIA: ARNOLD ; BUTTI- , si manifestava un fenomeno che avrà
GIEG ; GREEN . massima espansione nel -, «la rottu-
ra relativa del blocco rurale meridionale e il
JOSEPH A. BUTTIGIEG distacco dei contadini [...] dai grandi pro-
V. «classe operaia», «cultura», «cultura popola- prietari» (Q , , ).
re», «direzione», «egemonia», «fronte ideologi-
co», «ideologia», «Ordine Nuovo (L’)», «quistio- LELIO LA PORTA
ne meridionale», «Risorgimento», «semplici», V. «blocco storico», «élite, elitismo», «Giolitti»,
«senso comune», «Sorel». «quistione meridionale».

Sud: v. Nord-Sud. superstruttura, superstrutture

suffragio universale Con il termine «superstruttura» (rara-


mente «soprastruttura») G. traduce il tede-
Il suffragio universale, considerato con sco Überbau, solitamente reso in italiano con
non particolare simpatia né da una parte del «sovrastruttura» o «soprastruttura», nel-
movimento socialista né dagli “elitisti”, è l’ambito della celebre metafora architettoni-
parzialmente rivalutato da G., sia pure a ca impiegata da Marx nella Prefazione del ’
partire dall’argomento per cui non è vero al Per la critica dell’economia politica laddo-
che in un sistema elettivo il “numero” costi- ve parla della «struttura economica della so-
tuisca la legge suprema, come non è vero che cietà, ossia la base reale sulla quale si eleva
«il peso dell’opinione di ogni elettore sia una sovrastruttura giuridica e politica e alla
“esattamente” uguale» (Q , , ); infat- quale corrispondono determinate forme so-
ti «i numeri [...] sono un semplice valore ciali della coscienza. Il modo di produzione
strumentale, che danno una misura e un rap- della vita materiale condiziona, in generale,
porto e niente di più. E che cosa poi si mi- il processo sociale, politico e spirituale della
sura? Si misura proprio l’efficacia e la capa- vita. Non è la coscienza degli uomini che de-
cità di espansione e di persuasione delle opi- termina il loro essere, ma è, al contrario, il
nioni di pochi, delle minoranze attive, delle loro essere sociale che determina la loro co-
élites, delle avanguardie ecc. ecc. cioè la lo- scienza [...] Con il cambiamento della base
ro razionalità o storicità o funzionalità con- economica si sconvolge più o meno rapida-
creta» (ivi, ). Tali opinioni sono state mente tutta la gigantesca sovrastruttura.
presentate con un lungo lavoro preparatorio Quando si studiano simili sconvolgimenti, è
che ha nella «numerazione dei “voti” [...] la indispensabile distinguere sempre fra lo
SUPERSTRUTTURA , SUPERSTRUTTURE 

sconvolgimento materiale delle condizioni mente a partire dal , da quando fu fatto
economiche della produzione, che può esse- alla scienza un posto a parte nell’apprezza-
re constatato con la precisione delle scienze mento generale» (Q , , ).
naturali, e le forme giuridiche, politiche, re- G. inoltre distingue tra «certi periodi
ligiose, artistiche o filosofiche, in una parola [in cui] le quistioni pratiche assorbono tut-
le forme ideologiche che permettono agli te le intelligenze per la loro risoluzione (in
uomini di concepire questo conflitto e di un certo senso, tutte le forze umane vengo-
combatterlo» (Marx , -). Rispetto a no concentrate nel lavoro strutturale e non
una tradizione interpretativa largamente ancora si può parlare di superstrutture)» (Q
consolidata sull’argomento, l’innovazione di , , ) – è il caso dell’America e più in ge-
G. non consiste tanto, come pure è stato so- nerale di ogni «nuovo tipo di società in cui
stenuto, nell’accrescere il peso della sovra- la “struttura” domina più immediatamente
struttura rispetto alla struttura nella deter- le soprastrutture e queste sono razionalizza-
minazione degli eventi storici, correndo co- te (semplificate e diminuite di numero) [...],
sì il rischio di ricadere in posizioni idealisti- non si è verificata ancora (se non sporadica-
che, come egli stesso rimprovera all’austro- mente, forse) alcuna fioritura “superstruttu-
marxista Max Adler (Q , , ) e al «prof. rale”, quindi non è ancora stata posta la qui-
Lukacz» (Q , , : «ogni conversione e stione fondamentale dell’egemonia» (Q ,
identificazione del materialismo storico nel , ) – da altri contesti e situazioni in cui le
materialismo volgare non può che determi- superstrutture assumono un peso decisa-
nare l’errore opposto»), quanto piuttosto mente maggiore per cui, dopo aver intro-
nel mettere in discussione l’impostazione dotto i concetti di guerra di posizione e di
stessa della questione. movimento, G. osserverà che in Occidente
Dapprima G. introduce differenze e «le superstrutture della società civile sono
gradazioni all’interno della superstruttura come il sistema delle trincee nella guerra
(oltre che della struttura), peraltro già im- moderna» (Q , , ). Altrove G. parla di
plicite nel fatto di usare il termine preferi- «struttura materiale dell’ideologia» (Q , ,
bilmente al plurale, laddove ad esempio so- ) e invita a non confonderla con la strut-
stiene che «riduzione all’economia e alla po- tura tout court: infatti, considerando “ogget-
litica significa appunto riduzione delle su- ti” come biblioteche, laboratori scientifici e
perstrutture più elevate a quelle più aderen- strumenti musicali, osserva come questi «so-
ti alla struttura, cioè possibilità [e necessità] no struttura e sono superstruttura [...] Ci so-
di formazione di una nuova cultura» (Q , no delle superstrutture che hanno una
, ); ancora più esplicito in Q , , : “struttura materiale”: ma il loro carattere ri-
«l’attività politica è appunto il primo mo- mane quello di superstrutture: il loro svilup-
mento o primo grado delle superstrutture, è po non è “immanente” nella loro particola-
il momento in cui tutte le superstrutture so- re “struttura materiale” ma nella struttura
no ancora nella fase immediata di mera af- materiale della società [...] Logicamente e
fermazione volontaria, indistinta ed elemen- anche cronologicamente si ha: struttura so-
tare». In precedenza G. aveva affermato che ciale – superstruttura – struttura materiale
«nella fase della lotta per l’egemonia si svi- della superstruttura» (Q , , -). Nella
luppa la scienza della politica; nella fase sta- seconda stesura del testo, tuttavia, non solo
tale tutte le superstrutture devono svilup- attribuisce l’impostazione del problema in
parsi, pena il dissolvimento dello Stato» (Q questi termini a Bucharin, ma nota – auto-
, , ). All’estremo opposto di questa criticamente – come «questo modo di porre
gradazione troviamo la scienza, che «è an- la quistione rende inutilmente complicate le
ch’essa una superstruttura. Ma nello studio cose [...] è una deviazione infantile della fi-
delle superstrutture la scienza occupa un losofia della praxis, determinata dalla con-
posto a sé, per il fatto che la sua reazione sul- vinzione barocca che quanto più si ricorre a
la struttura ha un carattere di maggiore oggetti “materiali” tanto più si è ortodossi»
estensione e continuità di sviluppo, special- (Q , , -).
 SUPERSTRUTTURA , SUPERSTRUTTURE

In ogni caso, fin da Q , , - G. ne- In base a tali presupposti si comprende
ga l’interpretazione crociana secondo cui come in Q , , -, Struttura e superstrut-
«per Marx le “superstrutture” sono appa- tura, si dica che «la pretesa (presentata come
renza e illusione»; esse al contrario «sono postulato essenziale del materialismo stori-
una realtà oggettiva ed operante, ma non so- co) di presentare ed esporre ogni fluttuazio-
no la molla della storia, ecco tutto. Non so- ne della politica e dell’ideologia come una
no le ideologie che creano la realtà sociale, espressione immediata della struttura, deve
ma è la realtà sociale, nella sua struttura essere combattuta teoricamente come un in-
produttiva, che crea le ideologie. Come fantilismo primitivo, o praticamente deve
Marx potrebbe aver pensato che le super- essere combattuta con la testimonianza au-
strutture sono apparenza ed illusione? An- tentica del Marx, scrittore di opere politiche
che le sue dottrine sono una superstruttura. e storiche concrete», dal  Brumaio agli
Marx afferma esplicitamente che gli uomini scritti sulla Quistione orientale, da Rivolu-
prendono coscienza dei loro compiti nel ter- zione e controrivoluzione in Germania alla
reno ideologico, delle superstrutture, il che Guerra civile in Francia, la cui analisi per-
non è piccola affermazione di “realtà”: la sua metterà «di fissar meglio la metodologia sto-
teoria vuole appunto anch’essa “far prende- rica marxista, integrando, illuminando e in-
re coscienza” dei propri compiti, della pro- terpretando le affermazioni teoriche sparse
pria forza, del proprio divenire a un deter- in tutte le opere. Si potrà vedere quante cau-
minato gruppo sociale. Ma egli distrugge le tele reali Marx introduce nelle sue ricerche
“ideologie” dei gruppi sociali avversi, che concrete, cautele che non potevano trovar
appunto sono strumenti pratici di dominio posto nelle opere generali», come la già cita-
politico sulla restante società: egli dimostra ta Prefazione del ’. Invece «il materialismo
come esse siano prive di senso, perché in storico meccanico», le cui posizioni nei Q
contraddizione con la realtà effettuale». sono esemplificate dal manuale di Bucharin
Inoltre «un elemento di errore nella consi- e che vengono oggettivamente a coincidere
derazione del valore delle ideologie mi pare con l’interpretazione crociana di Marx, «as-
sia dovuto al fatto (fatto che d’altronde non sume ogni atto politico come determinato
è casuale) che si dà il nome di ideologia sia dalla struttura, immediatamente, cioè come
alla soprastruttura necessaria di una deter- riflesso di una reale e permanente (nel senso
minata struttura, sia alle elucubrazioni arbi- di acquisita) modificazione della struttura»
trarie di determinati individui. Il senso dete- e non «considera abbastanza che molti atti
riore della parola è diventato estensivo e ciò politici sono dovuti a necessità interne di ca-
ha modificato e snaturato l’analisi teorica del rattere organizzativo», di cui non è possibi-
concetto di ideologia» (Q , , ). Tale di- le «trovare la spiegazione immediata, prima-
stinzione è invece adottata da G. laddove ad ria, nella struttura».
esempio scrive che sta nascendo una «nuova Successivamente G., anche sulla base di
civiltà americana cosciente delle sue forze e alcune letture sugli ultimi sviluppi della ri-
delle sue debolezze: gli intellettuali si stac- flessione teorica nell’Unione Sovietica, si
cano dalla classe dominante per unirsi a lei spingerà ad affermare di non credere «che
più intimamente, per essere una vera super- siano molti a sostenere che mutatasi una
struttura, e non solo un elemento inorgani- struttura, tutti gli elementi della corrispon-
co e indistinto della struttura-corporazione» dente soprastruttura debbano necessaria-
(Q , , ); oppure usa l’espressione po- mente cadere» (Q  II, .XII, ). In altri
lemicamente, sostenendo che nel materiali- termini, «si può dire che non solo la filosofia
smo storico «l’elemento “deterministico, fa- della praxis non esclude la storia etico-poli-
talistico, meccanicistico” era una mera ideo- tica, ma che anzi la fase più recente di svi-
logia, una superstruttura transitoria imme- luppo di essa consiste appunto nella rivendi-
diatamente, resa necessaria e giustificata dal cazione del momento dell’egemonia come
carattere “subalterno” di determinati strati essenziale nella sua concezione statale e nel-
sociali» (Q , , ). la “valorizzazione” del fatto culturale, del-
SUPERSTRUTTURA , SUPERSTRUTTURE 

l’attività culturale, di un fronte culturale co- re non generano superstrutture altro che
me necessario accanto a quelli meramente come eredità di inerzia e di passività: esse so-
economici e meramente politici» (Q  I, , no generate, non per “partenogenesi” ma per
), con evidente riferimento alle posizioni l’intervento dell’elemento “maschile” – la
dell’ultimo Lenin. Ne consegue che, «per il storia – l’attività rivoluzionaria che crea il
fatto che si opera essenzialmente sulle forze “nuovo uomo”, cioè nuovi rapporti sociali»
economiche, che si riorganizza e si sviluppa (Q , , ). Questo spiega tra l’altro il fat-
l’apparato di produzione economica, che si to che «due strutture fondamentalmente si-
innova la struttura, non deve trarsi la conse- mili hanno superstrutture “equivalenti” e
guenza che i fatti di soprastruttura siano ab- reciprocamente traducibili, qualunque sia il
bandonati a se stessi, al loro sviluppo spon- linguaggio particolare nazionale» (Q , ,
taneo, a una germinazione casuale e sporadi- ). Tuttavia «cosa vuol dire M[arx, ndr]
ca» (Q , , ). Pertanto, «applicare la vo- nelle Tesi su Feuerbach quando parla di “edu-
lontà a creare un nuovo equilibrio delle for- cazione dell’educatore” se non che la super-
ze realmente esistenti e operanti, fondando- struttura reagisce dialetticamente sulla strut-
si sulla forza in movimento progressivo per tura e la modifica, cioè non afferma in termi-
farla trionfare è sempre muoversi nel terreno ni “realistici” una negazione della negazio-
della realtà effettuale ma per dominarla e su- ne? non afferma l’unità del processo del rea-
perarla» (Q , , ). le?» (Q , , ). Ne segue che, se «ogni in-
Un campo esemplare di indagine sulla novazione organica nella struttura modifica
questione è rappresentato dal tema degli in- organicamente» le superstrutture corri-
tellettuali, affrontato in Q , , -: da spondenti, queste in una certa misura «rea-
una parte, infatti, «ogni gruppo sociale, na- giscono sulla struttura, la politica sull’eco-
scendo sulla base originaria di una funzione nomia» (Q , , ). La conclusione di que-
essenziale nel mondo della produzione eco- sto discorso è che «il concetto del valore
nomica, crea insieme, organicamente, un ce- concreto (storico) delle superstrutture nella
to o più ceti di intellettuali che gli danno filosofia della praxis deve essere approfon-
omogeneità e consapevolezza della propria dito accostandolo al soreliano concetto di
funzione nel campo economico»; dall’altra “blocco storico”» (Q  II, .XII, ). Ne
«ogni gruppo sociale, emergendo alla storia segue il rifiuto di una serie di immagini del-
dalla struttura economica, trova o ha trova- la tradizione marxiana e marxista, cui pure
to, almeno nella storia fino ad ora svoltasi, inizialmente G. aveva fatto ricorso, a partire
categorie sociali preesistenti e che appariva- da quella dell’economia come anatomia o
no anzi come rappresentanti una continuità scheletro della società, di cui le superstrut-
storica ininterrotta anche dai più complicati ture rappresenterebbero la pelle (del resto
mutamenti delle forme sociali e politiche». «non è lo scheletro (in senso stretto) che fa
Perciò «il rapporto tra gli intellettuali e la innamorare di una donna»), che vanno ri-
produzione non è immediato, come avviene condotte al momento storico in cui sono na-
per i gruppi sociali fondamentali, ma è me- te: «bisognerebbe studiare contro quali cor-
diato da due tipi di organizzazione sociale: renti storiografiche la filosofia della praxis
a) dalla società civile, cioè dell’insieme di or- ha reagito nel momento della sua fondazio-
ganizzazioni private della società; b) dallo ne e quali erano le opinioni più diffuse in
Stato». Nel Testo C di Q , ,  G. ag- quel tempo anche riguardo alle altre scien-
giunge, dopo «mediato»: «dal complesso ze», con particolare riferimento a quelle na-
delle superstrutture, di cui appunto gli in- turali (ivi, ). Ancora più esplicito Q , ,
tellettuali sono i “funzionari”», per cui si po- -, sviluppando spunti contenuti in note
trebbe fissare «una gradazione delle funzio- del Q  sul «fatto che le soprastrutture sono
ni e delle soprastrutture dal basso in alto considerate come mere e labili “apparenze”.
(dalla base strutturale in su)». Anche in questo “giudizio” è da vedere più
Resta il fatto che anche per G. «le ideo- un riflesso delle discussioni nate sul terreno
logie non creano ideologie, le superstruttu- delle scienze naturali (della zoologia e della
 SUPERUOMO

classificazione delle specie, della scoperta seguente: «pare si possa affermare che mol-
che l’“anatomia” deve essere posta alla base ta sedicente “superumanità” nicciana ha so-
delle classificazioni) che un derivato coeren- lo come origine e come modello dottrinale
te del materialismo metafisico, per il quale i non Zarathustra ma Il conte di Montecristo
fatti spirituali sono una mera apparenza, ir- di A. Dumas» (ibid.). Ad esempio il Vautrin
reale, illusoria, dei fatti corporali». di Balzac è un tipo di superuomo che ha
Lungi dal rappresentare il semplice ro- «molto di [...] nicciano in senso popolare-
vesciamento (“rimettere sui piedi”) della po- sco». Il vero tipo del superuomo è dunque
sizione idealistica, «la filosofia della praxis Montecristo, che diventa un modello di giu-
“assorbe” la concezione soggettiva della stiziere per coloro i quali, utilizzando alcuni
realtà (l’idealismo) nella teoria delle super- motti ricavati popolarescamente dal supe-
strutture, l’assorbe e lo spiega storicamente, ruomo, affermano che «è meglio vivere un
cioè lo “supera”, lo riduce a un suo “mo- giorno da leone che cento anni da pecora»
mento”. La teoria delle superstrutture è la (ivi, ). E mentre «per il “superuomo”
traduzione in termini di storicismo realistico del Nietzsche, oltre all’influsso romantico
della concezione soggettiva della realtà» (Q francese (e in generale del culto di Napo-
 II, , ). Quindi «non è esatto che nel- leone) sono da vedere le tendenze razziste
la filosofia della praxis l’“idea” hegeliana sia che hanno culminato nel Gobineau e quin-
stata sostituita con il “concetto” di struttu- di nel Chamberlain e nel pangermanesimo
ra, come afferma il Croce. L’“idea” hegelia- [...] forse il “superuomo” popolaresco du-
na è risolta tanto nella struttura che nelle so- masiano è da ritenersi proprio una reazione
prastrutture e tutto il modo di concepire la “democratica” alla concezione d’origine
filosofia è stato “storicizzato”, cioè si è ini- feudale del razzismo» (ivi, -). G. insiste
ziato il nascere di un nuovo modo di filoso- molto sugli aspetti antropologici del supe-
fare più concreto e storico di quello prece- ruomo: «Nel carattere popolaresco del “su-
dente» (Q , , ). Ne deriva un sostan- peruomo” sono contenuti molti elementi
ziale abbandono, nei testi di nuova stesura teatrali, esteriori, da “primadonna” più che
successivi, della metafora architettonica e da superuomo; molto formalismo “soggetti-
dei due termini ad essa correlati. vo e oggettivo”, ambizioni fanciullesche di
BIBLIOGRAFIA: COSPITO a; TEXIER essere il “primo della classe”, ma special-
. mente di essere ritenuto e proclamato tale»
(ivi, ).
GIUSEPPE COSPITO
V. «blocco storico», «Bucharin», «Croce», «de- LELIO LA PORTA
terminismo», «egemonia», «idealismo», «ideolo- V. «letteratura d’appendice», «letteratura popola-
gie», «intellettuali», «Marx», «materialismo stori- re».
co», «Prefazione del ’», «società civile», «Stato»,
«struttura». supremazia

superuomo L’uso del termine «supremazia» presen-


ta nei Q un andamento largamente sovrap-
Tutte le riflessioni, in massima parte in ponibile a quello di «egemonia». G. infatti
Testi A, dedicate da G. al lemma vengono lo utilizza innanzitutto nell’accezione gene-
raccolte nella nota Q ,  intitolata Origine rica di predominio, soprattutto in riferimen-
popolaresca del “superuomo”. Inizialmente to ai rapporti di forza internazionali: si veda
G. si interroga intorno all’originalità del ad esempio Q , ,  sulla «supremazia de-
concetto nietzscheano di superuomo, chie- gli Stati Uniti» a partire dal primo dopo-
dendosi se cioè sia «il prodotto di una ela- guerra, tenendo presente che la nota si apre
borazione di pensiero da porsi nella sfera con alcune considerazioni sull’«Egemonia
della “alta cultura”» (ivi, ) oppure se le politica dell’Europa prima della guerra mon-
sue origini siano da ricercare nella letteratu- diale» (ivi, ). Altre volte G. sembra alter-
ra d’appendice. La prima conclusione è la nare i due termini al solo scopo di evitare ri-
SUPREMAZIA 

petizioni, come in Q , , , dove scrive stesso gruppo inglese» (Q , , ). Una
che durante il Risorgimento la posizione dei conferma in tal senso si ricava dal confronto
cattolici neoguelfi «sosteneva la supremazia tra Q , , , in cui si legge che «la su-
politico-religiosa del Papa prima di tutto in premazia di un gruppo sociale si manifesta
Italia e quindi era avversaria subdola dell’e- in due modi, come “dominio” e come “dire-
gemonia austriaca in Italia». In una serie di zione intellettuale e morale”. Un gruppo so-
passi si parla di supremazia in un senso mol- ciale è dominante dei gruppi avversari [...]
to vicino, se non identico, a quello tipica- ed è dirigente dei gruppi affini e alleati», con
mente gramsciano, politico, di egemonia: ad la prima stesura, in Q , , che apre la ri-
esempio a proposito dell’Inghilterra, in cui flessione carceraria sul problema dell’ege-
«troviamo conservata la posizione di quasi monia: «una classe è dominante in due mo-
monopolio della vecchia classe terriera, che di, è cioè “dirigente” e “dominante”. È diri-
perde la sua supremazia economica, ma con- gente delle classi alleate, è dominante delle
serva a lungo la sua supremazia politico-in- classi avversarie» (ivi, ).
tellettuale», o della Germania, in cui «i la-
tifondisti Junker alleati alla piccola borghe- GIUSEPPE COSPITO
sia hanno mantenuto una supremazia politi- V. «direzione», «dirigenti-diretti», «dominio»,
co-intellettuale ben maggiore di quella dello «egemonia».
T

Tania gnato detenuto, mentre l’intera famiglia


Schucht era residente a Mosca, è il ganglio
«Tania è proprio una bravissima ragaz-
fondamentale dell’intero percorso di scrit-
za. Perciò io le ho dato parecchi tormenti»
tura delle lettere gramsciane.
(LC , a Julca,  aprile ). Fin da subi- Al di là del profilo che di Tania si può
to G. riconosce la natura del suo rapporto ricostruire attraverso le sue lettere e la sua
con Tatiana Schucht (-), sorella di vita – il profilo di una ragazza tendente al-
sua moglie Giulia e destinataria della mag- l’autoisolamento e votata a una forma di
gior parte delle lettere che escono dalla pri- amore disinteressato per il prossimo –, il ri-
gione e dovranno poi essere trasmesse an- tratto di Tania che emerge dalle lettere
che ad altre persone, prime fra tutte la stes- gramsciane risente della generale concezio-
sa Giulia e Piero Sraffa. A dispetto del pas- ne che G. ha delle donne e anche della so-
sato prossimo con cui G. descrive la situa- vrapposizione che coinvolge le figure di Ta-
zione, i tormenti emotivi e materiali che in- nia e di Giulia nella sua mente di detenuto.
fliggerà a Tania sono, nel , appena all’i- «Carissima Tania, scrivi tu a Giulia per me.
nizio. Come Giulia, anche Tania non può Eppoi: le mandi ancora queste mie lettere?
essere considerata una voce in senso pro- Esse sono scritte non solo per te: né io rie-
prio, ma è evidente che molte delle più cita- sco sempre a pensare a te come distaccata
te e famose espressioni delle LC sono con- da Giulia. Come potrei altrimenti essere co-
tenute in pagine che iniziano con «Cara Ta- sì insistente nel darti tanti fastidi? Che sa-
nia», dal celeberrimo «für ewig» (LC ,  rebbero fastidi, poi, se in te non ci fosse
marzo ) alla altrettanto nota metafora qualcosa di Giulia e io non pensassi a te in
del naufragio e del cannibalismo (LC ,  una con Giulia. Vedi? È una specie di pi-
marzo ). Tania, insomma, da un punto randellismo epistolare» (LC -,  agosto
di vista epistolografico, è un “tu” comples- ). Qui e in altri punti G. dichiara aper-
so, che riveste cioè le più svariate funzioni: tamente l’esistenza di anditi di identifica-
dal mantenimento del legame affettivo e zione fra le due donne, che sono poi tra le
informativo con l’esterno al soddisfacimen- più intime ragioni della devozione di Tania
to di alcune necessità assistenziali di base, a G., tra le più impronunciabili cause della
sanitarie e di approvvigionamento librario sua difficoltà a costruirsi una vita propria.
in particolare; dall’interlocuzione intellet- Anche nelle formule di saluto e nell’uso dei
tuale e teorica al sostegno psicologico; dalla vocativi G. utilizza le stesse espressioni per
mediazione politica alla custodia del lascito Giulia e per Tania.
epistolare in costruzione; dalla possibilità Sebbene G. riconosca a Tania sollecitu-
per G. di esprimere la propria dimensione dine e impegno nel rispondere alle sue ri-
sentimentale alla possibilità di manifestare chieste, non esita tuttavia a rivolgersi a lei in
una vocazione pedagogico-paternalistica modo sempre più pressante, grazie anche al
(Natoli ). La giovane biologa sovietica, riserbo che Tania mostra nel non sottolinea-
insomma, rimasta in Italia per assistere il co- re mai lo sforzo che tale sollecitudine le ri-
 TATIANA

chiede. All’abnegazione della cognata G. ri- ancora, l’immaginazione in te (come nelle


sponde costantemente con forme di autori- donne in generale) lavora in un solo senso,
tarismo, paternalismo e innalzamento dell’a- nel senso che io chiamerei (ti vedo fare un
spettativa di assistenza, ma soprattutto ri- salto)... protettore degli animali, vegetaria-
sponde rivolgendole l’imperativo di esegui- no, infermieristico: le donne sono liriche
re unicamente i mandati che le affida, senza (per elevarci un po’) ma non sono dramma-
prendere nessuna iniziativa personale. Le tiche. Immaginano la vita degli altri (anche
iniziative personali assunte in alcuni casi da dei figli) dal solo punto di vista del dolore
Tania sono continuamente oggetto di rim- animale, ma non sanno ricreare con la fanta-
provero («Mi hai messo in un imbarazzo se- sia tutta un’altra vita altrui, nel suo com-
rio, più serio di ciò che tu puoi pensare nel plesso, in tutti i suoi aspetti» (LC ,  apri-
tuo, dirò così, dilettantismo irresponsabile»: le ). È evidente, a partire da questa ge-
LC , a Tania,  settembre ) e perfino neralizzazione-astrazione, che G. non consi-
dileggio da parte di G. («Il tuo atteggiamen- dera mai il rapporto con Tania su un piano
to verso la vita di tutti questi anni, aspra e paritetico, anche se questo elemento non gli
dura, è l’atteggiamento che si può ricavare impedisce di nutrire il più sincero e profon-
dalla lettura della Biblioteca rosa di Mada- do affetto verso di lei. Come Giulia, ma an-
me de Ségur»: LC , a Tatiana,  ottobre che più di Giulia, Tania appartiene insomma
). In particolare, i due fatti che destano per G. alla parte del genere umano che più
reazioni irose da parte di G. sono la presen- richiede di essere educata, formata, che de-
tazione dell’istanza di scarcerazione presen- ve rendersi particolarmente permeabile alla
tata per lui da Tania e il nascondimento di al- riforma intellettuale e morale.
cuni aspetti della malattia di Giulia. LEA DURANTE
G. ha molto bisogno di Tania e le è mol-
V. «donna», «Giulia».
to legato affettivamente, ma nello stesso
tempo il suo rapporto con lei è sostanzial-
mente funzionale. Nelle stesse lettere in cui Tatiana: v. Tania.
le raccomanda di curarsi, di essere attenta
alla sua salute e di non stancarsi, la sottopo- taylorismo
ne a richieste materiali e a stress emotivo Espressioni connesse con le rivoluzio-
fortissimo, né insiste a sufficienza per con- narie innovazioni introdotte nell’organizza-
vincerla realmente a tornare a Mosca dalla zione capitalistica del lavoro grazie all’ap-
sua famiglia. Le si rivolge spesso con apolo- plicazione dei principi elaborati da F. W.
ghi, come è nel suo stile, ma gli apologhi Taylor non sono frequenti nei Q. Tuttavia, i
non sono una forma di intimità e confiden- luoghi in cui si parla di Taylor, «metodo
za, anzi hanno sempre una torsione peda- Taylor», «sistema Taylor», «taylorismo»
gogica, servono sempre a veicolare rimpro- ecc., di natura assai diversa tra loro, sono
veri in forma indiretta, da un lato allegge- quasi sempre di notevole rilevanza. Nell’ac-
rendo la personalizzazione dello “sbaglio” cingerci a ricostruire il pensiero di G. ri-
di volta in volta commesso da Tania, ma dal- spetto al taylorismo occorre sottolineare
l’altro distanziando sul piano dell’evidenza che, al pari di lemmi apparentati, come «for-
oggettiva la relazione empatica fra le loro dismo» e «americanismo», esso è oggetto di
due specifiche persone, col risultato di ren- analisi e di considerazioni complesse e va-
dere alla fine più pungenti quei rimproveri riegate, anche contraddittorie, piuttosto che
spesso ingiusti o eccessivi, o poco nutriti di di giudizi di valore. La prima ricorrenza si ha
gratitudine. Fra l’uomo-intellettuale e la nel Q , là dove G. riconosce che «anche l’in-
donna-bambina la disparità è incolmabile, e tellettuale è un “professionista” che ha le sue
Tania si rende involontariamente complice “macchine” specializzate e il suo “tiroci-
della sua costruzione. nio”, che ha un suo sistema Taylor» (Q , ,
«Tu, come tutte le donne in generale, ). Non è di poco conto il fatto che di tay-
hai molta immaginazione e poca fantasia e lorismo si parli per la prima volta in relazio-
TAYLORISMO 

ne non agli operai della Ford, ma ai nuovi in- cializzate; ha un suo “tirocinio” e un suo “si-
tellettuali, cioè (anche se non lo si dice espli- stema Taylor”» (Q , , ).
citamente) agli intellettuali “organici” pro- I termini generali del problema si ritro-
dotti e formati attraverso lo sviluppo della vano già nel Capitale e, con più radicalità,
produzione capitalistica. La nota ove com- nei Grundrisse, quando Marx parla di gene-
pare il passo citato è di fondamentale im- ral intellect e descrive l’operaio nella moder-
portanza per la filosofia dei Q. È in essa in- na grande fabbrica come un’«appendice
fatti che G. stabilisce la sua originale nozio- della macchina» (un “gorilla ammaestrato”
ne di intellettuali, intesi come «tutta la mas- ante litteram). Il macchinismo è effetto del-
sa sociale che esercita funzioni organizzative l’intellettualizzazione crescente del sistema
in senso lato, sia nel campo della produzio- industriale, nel quale la scienza diventa la
ne, sia nel campo della cultura, sia nel cam- principale forza produttiva. G. presenta una
po amministrativo-politico», e affronta la situazione nella quale il ruolo del general in-
complessità di tale funzione organizzativa, tellect (anche se egli non lo chiama così)
che ha una valenza «educativo-formativa», compie un salto quantitativo e qualitativo, se
riconducendola alla peculiare dialettica è vero che «nel mondo moderno, la catego-
(senza sintesi) di identità e diversità, totalità ria degli intellettuali, così intesa, si è amplia-
e parzialità, creatività e ripetizione «sistema- ta in misura inaudita» (Q , , ). Il gene-
tica» (ivi, -). La “taylorizzazione” del la- ral intellect, che in Marx appariva una forza
voro intellettuale, qui in gioco, comporta anonima, acquista, per così dire, nomi e co-
un’applicazione assai peculiare del principio gnomi, tantissimi nomi e cognomi, perché,
base del «sistema Taylor», che è «l’organiz- riprendendo quanto aveva già sostenuto in
zazione scientifica» della progettazione co- Alcuni temi della quistione meridionale, del
me dell’esecuzione del lavoro, ma insieme , G. scrive che anche gli intellettuali so-
anche la divaricazione, tendenzialmente ra- no diventati una «formazione di massa», la
dicale, tra i due ambiti: ciò che ha la sua mas- quale ha «standardizzato gli individui e co-
sima espressione nella catena di montaggio, me qualifica tecnica e come psicologia»
immortalata da Chaplin in Modern Times, le (ibid.; «come qualifica individuale e come
cui riprese sono contemporanee alla stesura psicologia» nel corrispettivo Testo C in Q ,
del Q , ove G., come già nel Q , ricorda , ). La categoria degli intellettuali subi-
«la frase del Taylor sul “gorilla ammaestra- sce un’enorme stratificazione di classe: essa
to”» (Q , , ). Il punto è che per l’in- va infatti, nel paragone militare che G. usa,
tellettuale “professionista” di cui, come ab- dagli «ufficiali subalterni» allo «stato mag-
biamo visto, G. parla nel Q  e poi nel Q , giore “organico” dell’alta classe industriale»
progettazione ed esecuzione possono essere (Q , , ).
nettamente separate, ma possono anche con- Quando G. descrive la taylorizzazione
vivere nella stessa persona o gruppo sociale. del lavoro sia operaio che intellettuale tema-
La trascrizione del passo citato del Q  nel Q tizza un duplice processo, che nella sua unità
 rende il pensiero di G. a tale proposito più appare diviso e contraddittorio. Per un verso
preciso e pregnante. Per chiarire che cosa si verifica, come abbiamo visto, una “stan-
egli intenda per “professionista”, aggiunge dardizzazione” dei comportamenti e delle
tra parentesi il termine inglese skilled. L’e- mansioni, ciò che comporta, si direbbe oggi,
spressione «“sistema Taylor”» viene ora vir- dequalificazione, ossia, nel linguaggio di G.,
golettata e soprattutto compare in posizione quel processo che interessa in modo spicca-
strategica un termine che mostra come G. to gli operai delle fabbriche fordiste ma an-
stia delineando i tratti essenziali di quella che che, più in generale, «esprime con cinismo
oggi si suole chiamare “società della cono- brutale il fine della società americana: svilup-
scenza”. L’intero passo, nella versione del Te- pare nel lavoratore al massimo grado gli at-
sto C del Q , suona così: «L’intellettuale è teggiamenti macchinali ed automatici, spez-
un “professionista” (skilled), che conosce il zare il vecchio nesso psico-fisico del lavoro
funzionamento di proprie “macchine” spe- professionale qualificato che domandava
 TAYLORISMO

una certa partecipazione attiva dell’intelli- solo sono pochi, ma sono ancora in diveni-
genza, della fantasia, dell’iniziativa del lavo- re» (Q , , ). G. si riferisce alla diffi-
ratore e ridurre le operazioni al solo aspetto coltà, ben nota alle fabbriche fordiste, di as-
fisico macchinale» (Q , , ). Standar- sicurarsi una maestranza che accetti il con-
dizzazione significa anche meccanizzazione sumo spietato di forza-lavoro imposto dal
(e in alcuni casi proletarizzazione) di antiche taylorismo e constata come molti operai, pur
«professioni che sono ritenute tra le più “in- di non adeguarsi a certi ritmi, «rinunzino al-
tellettuali” [...] i compositori a mano, i lyno- l’alto salario di certe aziende per salari mi-
tipisti, gli stenografi, i dattilografi», ciò che nori di altre». Aggiunge G. di rendersi ben
stimola G. a descrivere in modo esemplare la conto dello sforzo ideologico compiuto da-
nuova qualità del lavoro meccanizzato e reso gli «industriali americani, primo Ford», per
automatico dei tipografi (ivi, ). Per altro dimostrare «che si tratta di una nuova forma
verso la taylorizzazione, quale intellettualiz- di rapporti» e ricavare così dal taylorismo,
zazione sia del sistema produttivo che della «oltre all’effetto economico degli alti salari,
vita sociale, comporta una centralità della co- anche degli effetti di egemonia spirituale», e
noscenza nel sistema, a livelli precedente- conclude: «ciò è normale» (ivi, ). G. è, co-
mente sconosciuti. Il sistema Taylor è carat- me sappiamo, molto sensibile alla questione
terizzato dall’analisi e organizzazione scienti- egemonica. A questo punto infatti affiora il
fica della progettazione e dell’esecuzione del suo punto di vista critico a proposito del tay-
processo lavorativo. La distanza tra operai e lorismo e del suo uso capitalistico. Egli ri-
intellettuali sta nel fatto che queste due fasi sponde positivamente al quesito se si debba
sono divaricate in modo pieno e incontro- ritenere che la razionalizzazione taylorista-
vertibile per gli operai, mentre per gli intel- fordista sia destinata ad affermarsi e a gene-
lettuali la divaricazione delle due fasi è inevi- ralizzarsi, ma a questa previsione fattuale si
tabilmente (si vorrebbe dire, per definizione) collega una considerazione che oppone poli-
meno radicale e le differenziazioni al loro in- ticamente la sua analisi a quella degli indu-
terno risultano ancor più marcate. L’intellet- striali americani e dei loro teorici, a partire
tuale professionista o skilled conosce il fun- da Taylor. La divaricazione tra progettazio-
zionamento delle macchine che determinano ne ed esecuzione del lavoro inerisce non so-
la sua “specialità”, in modo diretto e finan- lo al programma “scientifico”, ma anche al-
che personale; l’operaio, invece, più è un la posizione etico-politica di Taylor che, per
«operaio taylorizzato», corrispettivo dell’«al- dirla con G., si fonda su un certo modo di ri-
to capitalismo» (Q , , ), più appare spondere alla domanda «che cos’è l’uo-
espropriato di qualsiasi forma di conoscenza mo?». Si tratta di una filosofia pessimistica
del processo produttivo. Lo sviluppo e l’e- del lavoro umano materiale (la stessa che
stensione del taylorismo-fordismo hanno, da Marx denunciava in Smith), in base alla qua-
questo punto di vista, inferto un colpo fatale le il lavoro manuale appare fondamental-
all’orgoglio produttivo degli operai specializ- mente pena e sacrificio; proprio per questo
zati protagonisti del movimento consiliare al- esso può venir trattato, teoricamente e pra-
l’epoca dell’“Ordine Nuovo”. Quella cate- ticamente, come attività meramente esecuti-
goria permane, ma tende a formare un’“ari- va. Ha qui radice la genesi di quella che G.
stocrazia operaia” e non può più quindi rive- chiama, con riferimento a Taylor, che l’ha
stire il ruolo di avanguardia dell’autonomia e esplicitamente formulata, la metafora del
della democrazia proletaria. gorilla ammaestrato. L’espressione compare
C’è un aspetto che complica la questio- sia nel Testo A (Q , , ) sia nel Testo C
ne e la arricchisce. La prima ricorrenza nei (Q , , ), senza varianti, tra parentesi.
Q a proposito di taylorizzazione del lavoro G. scrive: «Non esiste lavoro puramente fi-
operaio chiarisce che «la nuova tecnica ba- sico e [...] anche l’espressione del Taylor di
sata sulla razionalizzazione e il taylorismo ha “gorilla ammaestrato” [in corsivo solo nel
creato una nuova e originale qualifica psico- Testo C, ndr] è una metafora per indicare un
tecnica e che gli operai di tale qualifica non limite in una certa direzione: in qualsiasi la-
TAYLORISMO 

voro fisico, anche il più meccanico e degra- tuiscono che il “gorilla ammaestrato” rima-
dato, esiste un minimo di qualifica tecnica, ne pur sempre uomo e pensa di più o per lo
cioè un minimo di attività intellettuale crea- meno ha molta maggior possibilità di pensa-
trice». È una tesi della massima importanza, re, almeno quando ha superato la crisi di
che si ritrova, nella ricordata polemica con adattamento. Non solo pensa, ma l’assenza
Smith, in pagine mirabili dei Grundrisse. È di soddisfazione immediata dal lavoro, l’es-
una questione di confini – tra intellettuali e sere stato come lavoratore ridotto a gorilla
masse, tra filosofia e senso comune, tra men- ammaestrato, lo può portare a un corso di
te e corpo – non rigidi e univoci, bensì fles- pensieri poco conformista» (Q , , ).
sibili e dinamici, che rendono la divisione Preso nella sua generalità, il taylorismo
sociale del lavoro qualcosa che non attiene esiste già prima di Taylor. Da questo punto di
alla natura bensì alla storia del genere uma- vista si può dire che «c’è sempre stata una
no. Quel «minimo», di cui qui parla G., è gran parte di umanità la cui attività è stata
passibile di sviluppo, anche rivoluzionario, sempre taylorizzata e ferreamente disciplina-
come quello che comporterebbe – in una so- ta e che essa ha cercato di evadere dai limiti
cietà più regolata, tale da compiere «la crea- angusti dell’organizzazione esistente che la
zione di un nuovo nesso psico-fisico di un ti- schiacciava, con la fantasia e col sogno». G.
po differente da quelli precedenti e indub- aggiunge: «La più grande avventura, la più
biamente di un tipo superiore» (Q , , grande “utopia” che l’umanità ha creato col-
) – un processo che nelle condizioni da- lettivamente, la religione, non è un modo di
te, di capitalismo e americanismo, appare evadere dal “mondo terreno”?» (Q , ,
come un vero e proprio ossimoro: «un pro- ). Non solo al passato: il taylorismo si ri-
gresso intellettuale di massa e non solo di volge anche al futuro, evidenziando il suo ca-
scarsi gruppi di intellettuali» (Q , , ). rattere ambivalente e contraddittorio. Le ul-
Fuori parentesi, rispetto al passo citato time ricorrenze compaiono nel Q , intito-
dei Q  e , viene enunciata un’altra tesi, lato Note sullo studio della grammatica. Con
che regge le fila di quella esposta all’interno riferimento alla scuola e all’apprendimento,
della parentesi. Si tratta del fatto che la «ca- si manifestano con maggiore chiarezza pro-
ratteristica essenziale» che distingue l’atti- blemi e potenzialità. Rapportato ai prece-
vità degli intellettuali da quella «degli altri denti modi di come «si apprende la “tecnica
raggruppamenti sociali», in particolare degli industriale”», quello «artigiano» e quello
operai, va ritrovata non «nell’intrinseco del- delle «scuole professionali», «con le combi-
l’attività», bensì «nel sistema di rapporti in nazioni di vari modi» il «sistema Taylor-
cui essa (o il raggruppamento che la imper- Ford» appare più moderno, nel senso che
sona) si viene a trovare». Intellettuale o ope- «crea un nuovo tipo di qualifica e di mestie-
raio, insomma, si diventa, non si nasce. In al- re» (Q , , ). Più significativa è la ricor-
tri termini: «L’operaio non è specificamente renza di Q , , , ove si mette in rappor-
caratterizzato dal lavoro manuale o stru- to il sistema Taylor – quale meccanismo atto
mentale [...] ma da questo lavoro in deter- a «creare un conformismo linguistico nazio-
minate condizioni e in determinati rapporti nale unitario» – con l’insopprimibile «auto-
sociali» (Q , , ). Taylor e gli industria- didattismo» che, sulla base di questo «sche-
li americani ragionano tutto all’incontrario, letro più robusto e omogeneo all’organismo
ma in ultima analisi essi si accorgono, se- linguistico nazionale di cui ogni individuo è
condo G., del carattere illusorio della loro il riflesso e l’interprete», può ora realizzare
pretesa di riduzione del lavoro operaio a su «un piano più alto l’“individualismo”
“naturalità” coltivabile o “animalità” am- espressivo». Si vede qui chiaramente come le
maestrabile. Per ricordare il titolo di una ce- acquisizioni del taylorismo possano e debba-
lebre commedia di Brecht, G. ritiene che no diventare leva di quel “nuovo umanesi-
Taylor e gli industriali, in fondo, sanno bene mo” che prospetta e auspica G., ma che si
che «un uomo è un uomo»: «Gli industriali scontra con la storicità data nella quale pro-
americani hanno ben capito questo. Essi in- spera, nella dimensione del capitalismo-ame-
 TEATRO

ricanismo-fordismo, il sistema Taylor. Nuo- vii ai drammaturghi e alla drammaturgia: ri-


vo umanesimo significa, dal punto di vista mandi tali da abbracciare, oltre ai tragici gre-
del sistema scolastico e della formazione del- ci, a Plauto e a Terenzio, tutti i secoli in cui è
l’uomo, il contemperamento equilibrato tra nata e si è sviluppata la civiltà teatrale mo-
standardizzazione e specializzazione da una derna. Sono menzionati autori del Cinque-
parte – i due poli complementari tra i quali si cento come Ruzante, Bibbiena, l’anonimo
muove la dinamica del taylorismo –, educa- compositore della Venexiana, nonché Ma-
zione e formazione disinteressata dall’altra: chiavelli e Ariosto. Non mancano richiami a
due grandi eredità positive, queste ultime, esperienze di matrice secentesca come l’O-
della tradizione umanistica, le quali devono tello di Shakespeare e le commedie di Moliè-
e possono rivivere attraverso il compiuto svi- re, così come al Settecento di Gozzi, di Me-
luppo dell’“uomo attivo di massa”. Sono fi- tastasio, di Alfieri e del dramma lacrimoso.
niti i tempi dell’umanesimo a tutto tondo, Evocando i testi goldoniani, G. li riconduce
fautore di universalità e creatività, ma non è alla «tradizione letteraria italiana» (Q , ,
un male: quell’umanesimo era inevitabil- ), ma considera eventi di carattere lettera-
mente destinato a pochi. Nell’epoca della ci- rio anche componimenti teatrali di suoi con-
viltà di massa, universalità e creatività sono temporanei come Shaw o di autori del XIX se-
concepibili solo in una tensione dialettica colo, nei Q più volte tirati in ballo, come Gia-
con la parzialità e la standardizzazione: una cometti e Ibsen. Ed ecco che La morte civile
tensione che può rappresentare una antitesi, viene definita un’«opera letteraria» (Q , ,
come nelle condizioni del sistema sociale do- ) e la scrittura per la scena di Ibsen è giu-
minante, ma può diventare, attraverso un dicata «di grande valore letterario» (Q , ,
processo di trasformazione, un rapporto di ). Un simile rilievo conferito alla lettera-
complementarità e integrazione. rietà della drammaturgia si deve al fatto che,
Per poter realizzare «un progresso intel- come ai tempi, negli anni Dieci, delle critiche
lettuale di massa» e trasformare la società di pubblicate sull’“Avanti!”, G. ritiene fonda-
massa in una società della conoscenza, il «ti- mentale operare una distinzione netta tra
rocinio» e il «sistema Taylor» dell’intellet- scrittura drammatica e spettacolo; due realtà
tuale «professionista» sono uno strumento che i Q leggono, sì, come complementari, ma
prezioso e indispensabile. «La capacità del- delle quali è posta in risalto anche la forte au-
l’intellettuale di professione di combinare tonomia reciproca. Una pièce, benché scritta
abilmente l’induzione e la deduzione, di ge- per il teatro, può avere una sua esistenza e
neralizzare senza cadere nel vuoto formali- una sua qualità estetica e non intrattenere
smo, di trasportare da una sfera a un’altra di contatti stretti con la scena. Scrive G: «La
giudizio certi criteri di discriminazione, adat- tragedia “stampata” in libro, e letta indivi-
tandoli alle nuove condizioni, ecc., è una dualmente, ha una sua vita artistica indipen-
“specialità”, una “qualifica”, non è un dato dente, che può astrarre dalla recitazione tea-
del volgare “senso comune”» (Q , , ). trale: è poesia e arte anche fuori del teatro e
BIBLIOGRAFIA: BARATTA ; BARATTA, dello spettacolo» (Q , , ). Ma è con-
CATONE ; BURGIO ; TRENTIN . templata nei Q anche la situazione opposta.
GIORGIO BARATTA L’esempio cade sulla produzione pirandellia-
na. G. scrive: «Morto Pirandello (cioè, se Pi-
V. «America», «americanismo», «americanismo e
randello oltre che come scrittore, non opera
fordismo», «fordismo», «intellettuali», «Ordine
Nuovo (L’)».
come capo-comico e come regista) cosa ri-
marrà del teatro di Pirandello? Un “cano-
vaccio” generico, che in un certo senso può
teatro
avvicinarsi agli scenari del teatro pregoldo-
Nei Q il teatro si configura come un lin- niano: dei “pretesti” teatrali, non della “poe-
guaggio storicamente determinato, dai tratti sia” eterna» (ivi, ).
peculiari e indipendenti rispetto a quelli di Pirandello – si legge nello stesso brano
altri codici estetici. G. effettua numerosi rin- qualche riga prima – deve integrare «la “ste-
TEATRO 

sura letteraria” con la sua opera di capoco- materiale della produzione spettacolare che
mico e di regista. Il dramma del Pirandello G. non manca di registrare prontamente,
acquista tutta la sua espressività solo in adeguandovi la propria visione del teatro e
quanto la “recitazione” sarà diretta dal Pi- dimostrando così di essere perfettamente al
randello capo-comico, cioè in quanto Piran- corrente del vivace dibattito circa la moder-
dello avrà suscitato negli attori dati una de- nizzazione della scena all’ordine del giorno
terminata espressione teatrale e in quanto sulle riviste teatrali italiane del tempo. Tra i
Pirandello regista avrà creato un determina- più autorevoli e combattivi assertori della
to rapporto estetico tra il complesso umano primazia del regista nello spettacolo di tea-
che reciterà e l’apparato materiale della sce- tro c’è proprio quel Silvio d’Amico, fonda-
na (luce, colori, messinscena in senso lar- tore nel  dell’Accademia d’arte dram-
go)» (ibid.). Di qui la necessità di associare i matica di Roma e critico drammatico, che
grandi drammaturghi della storia del teatro G. cita in Q , , -. Non è perciò un
alla dimensione soprattutto letteraria: il co- caso che i Q rivelino un’attenzione alla regia
pione è drammaturgia, è letteratura. Perché che manca alle critiche teatrali, centrate tut-
si possa parlare di teatro è opportuno che la te su una dialettica tra copione e scena co-
parola si contamini con altri codici linguisti- struita sulla polarità – nella quale non rien-
ci. Risulta perciò decisivo l’intrecciarsi di tra il regista – drammaturgo-attore o dram-
questa con la recitazione e con i sistemi maturgo-capocomico (il che all’inizio del se-
espressivi non verbali presupposti dall’even- colo scorso è pressoché la stessa cosa, es-
to spettacolare (l’illuminazione, le scenogra- sendo il più delle volte il capocomico, che
fie, le musiche ecc.). Si spiega così l’impor- scrittura gli interpreti e gestisce la compa-
tanza, per G., dell’attore a teatro e delle po- gnia, un attore). Anche perché negli anni
tenzialità della sua grammatica extraverbale Dieci del Novecento in Italia, dal punto di
(gestuale, prossemica, timbrica e così via). vista dell’organizzazione materiale del tea-
G. all’interazione di linguaggi differenti at- tro, è ancora prevalente la struttura della
tribuisce, fin dai tempi delle sue cronache compagnia capocomicale, mentre il regista,
teatrali, una delle specificità del teatro. Per contrariamente alla situazione estera, appa-
tale motivo nei Q si ritorna varie volte sull’i- re come una figura quanto meno anomala.
dea che il copione possa essere ridotto anche Nelle critiche teatrali G. arriva ad avvertire
a semplice «pretesto all’interpretazione» (Q un cambiamento all’interno della scena ita-
, , ). L’autore, osserva G. in Q , , liana sul piano delle forze produttive e dei
, «interviene nella rappresentazione tea- rapporti di produzione e a biasimare – lo si
trale con le parole e con le didascalie che li- riscontra, ad esempio, in una cronaca del lu-
mitano l’arbitrio dell’attore e del régisseur, glio , dedicata all’attrice Emma Grama-
ma realmente nella rappresentazione l’ele- tica – la condizione di un teatro che, «come
mento letterario diventa occasione a nuove organizzazione pratica di uomini e di stru-
creazioni artistiche, che da complementari e menti di lavoro, non è sfuggito dalle spire
critico-interpretative stanno diventando del maelström capitalistico» (ON ). Si sta
sempre più importanti: l’interpretazione trasformando, insomma, il modo di fare
dell’autore singolo e il complesso scenico spettacolo: il percorso, secondo G., è indi-
creato dal régisseur». rizzato dall’impianto ancora feudale – retto
Quest’ultima notazione acquisisce un da rapporti che ripropongono quelli esi-
particolare significato, poiché rivela quanto stenti nell’arte medievale tra il maestro e i
acuta sia l’attenzione di G. verso la storicità suoi discepoli – a un teatro nelle mani di im-
del linguaggio della scena. Si afferma, infat- presari associati in un trust, in cui il capoco-
ti, sempre più in Italia al principio degli an- mico ha la funzione di mediare tra gli im-
ni Trenta, cioè proprio nel periodo di stesu- prenditori e i salariati del teatro, vale a dire
ra del Q , la figura del regista a scapito del gli attori (ivi, -). In questi decenni di
capocomico di ottocentesca memoria. Si transizione tra la condizione “medievale” e
tratta di un cambiamento nella struttura quella “capitalistica” dell’organizzazione
 TECNICA

teatrale la lingua italiana non trova vocabo- causa della modifica in senso sfavorevole
li adatti a indicare l’avvento della figura del della composizione organica del capitale (Q
metteur en scène, metamorfosi novecentesca  II, , ). La tecnica svolge una funzio-
del capocomico, tanto che lo stesso G. in Q ne cruciale anche ad altri livelli. L’“Ordine
, ,  impiega il lemma francese régis- Nuovo” aveva sostenuto che l’educazione
seur, finché opta per “regista” nella nota  tecnica è essenziale come «base del nuovo ti-
del Q , databile al , che è peraltro l’an- po di intellettuale» per produrre il «“diri-
no in cui il linguista Bruno Migliorini avalla gente” (specialista + politico)» (Q , , ).
tale neologismo, trasposizione italiana di ré- La nuova filosofia, che insieme è anche «po-
gisseur, con un articolo pubblicato dalla ri- litica attuale», strettamente legata all’«atti-
vista “Scenario”. Da notare peraltro che il Q vità preponderante delle classi popolari, il
, , , che contiene la parola “regista”, lavoro», è necessariamente connessa alla
è la rielaborazione di una precedente osser- scienza; tale concezione «connette l’uomo
vazione (Q , , ), nella quale si fa riferi- alla natura per mezzo della tecnica» e man-
mento all’«interpretazione degli attori», ma tiene la superiorità dell’uomo «nel lavoro
non si menziona ancora il regista. Nei Q, in- creativo, quindi esalta lo spirito e la storia»
fine, c’è anche spazio per un breve para- (Q  II, .I, -). Ed è da intendere in
grafo (Q , , ) in cui è esplicitamente ci- questi vari aspetti il senso della domanda:
tato il pioniere inglese della regia intesa co- «si può staccare il fatto tecnico dal fatto fi-
me arte d’avanguardia, cioè Gordon Craig. losofico?» (Q , , ).
YURI BRUNELLO DEREK BOOTHMAN
V. «De Sanctis», «letteratura artistica», «Piran- V. «fisica e chimica», «Ordine Nuovo (L’)»,
dello». «scienza», «tecnica del pensare».

tecnica tecnica del pensare


«Tecnica» è nei Q spesso intesa nel sen- È il titolo di tre note dei Q, due Testi A
so di tecnologia, è riferita alle tecniche agri- (Q ,  e Q , ) e un Testo C (Q , ). Il
cola, militare, industriale, attraversando tema si collega alla questione del nesso filo-
quest’ultima – basata sulla razionalizzazione sofia-senso comune, che rinvia alla riflessio-
e sul taylorismo – un periodo di forte svi- ne sulla necessità di superare lo storico disli-
luppo (v. Q , , ). Lo «strumento tec- vello culturale che segna la storia della ci-
nico» non va confuso né con le forze né con viltà moderna, e quindi al rapporto filosofia-
i rapporti di produzione (Q , , ). La senso comune. Discutendo di questo tema
tecnica è «il mezzo di mediazione tra l’uomo G. polemizza con Croce, con il pragmatismo
e la realtà» (Q , , ) e di fatto l’uomo e con Bucharin. Di quest’ultimo si critica la
«non entra in rapporto con la natura sem- pretesa di voler assumere le forme della “fi-
plicemente, per il fatto di essere egli stesso losofia spontanea” della massa senza criti-
natura, ma attivamente, per mezzo del lavo- carla ed elaborarla in una concezione supe-
ro e della tecnica» (Q  II, , ). Seguen- riore del mondo. Proprio perché «ogni atto
do Marx, G. individua la tecnica come fon- storico non può non essere compiuto
te del plusvalore relativo, osservando però dall’“uomo collettivo”», in quanto presup-
che esiste un «limite nella produzione di pone «il raggiungimento di una unità “cul-
sempre più plusvalore relativo», rappresen- turale-sociale” per cui una molteplicità di
tato dalla «resistenza elastica della materia» voleri disgregati, con eterogeneità di fini, si
(Q  II, , -), oggi interpretabile anche saldano insieme per uno stesso fine, sulla ba-
come limite imposto dall’ambiente. Il pro- se di una (uguale) e comune concezione del
gresso tecnico dà origine all’aumento della mondo (generale e particolare, transitoria-
produttività del lavoro in un’impresa singo- mente operante)», per G. risulta di fonda-
la, che poi è socializzata, producendo così la mentale importanza lo studio e l’analisi
caduta tendenziale del saggio di profitto, a «della quistione linguistica generale, cioè
TECNICA DEL PENSARE 

del raggiungimento collettivo di uno stesso li» (ivi, ). Croce per G. non ha compre-
“clima” culturale» (Q  II, , ). so il senso del passo citato: non si tratta di
Nei Q la questione della lingua si lega al capire la «maggiore o minore originalità o
tema della “traducibilità dei linguaggi”. Ri- peregrinità del concetto», bensì di afferrare
portando un passo della Sacra famiglia di la «sua importanza e [il, ndr] posto che de-
Marx in merito alla capacità della filosofia ve occupare in un sistema di filosofia della
della praxis di tradurre il «linguaggio politi- praxis» (ibid.). È a questo aspetto che biso-
co francese [...] nel linguaggio della filosofia gna rifarsi «per intendere ciò che vuol dire
classica tedesca» (Q , , ), G. pole- Engels quando scrive che, dopo le innova-
mizza contro le concezioni “neopositivisti- zioni portate dalla filosofia della praxis, del-
che” alla Vailati. In riferimento a questa pos- la vecchia filosofia rimane, tra l’altro, la logi-
sibilità propria del materialismo storico egli ca formale» (ibid.). Infatti l’«esigenza meto-
si oppone alle posizioni di «alcuni pragmati- dica» che muove l’affermazione di Engels
sti italiani» come Prezzolini e Vailati, che non può essere scambiata con quanto
fanno «dell’impostazione dei problemi [...] espresso dal «crocismo», che riduce la filo-
semplicemente una quistione verbale, di ter- sofia a una «metodologia della storia» astrat-
minologia» (ivi, ), mentre per la filosofia ta, poiché l’osservazione viene riferita non
della praxis la traduzione è sempre un pro- agli «intellettuali e [alle, ndr] classi colte»,
cesso inseparabile dalla storia materiale, da- ma alle «masse popolari incolte», per le qua-
gli avvenimenti culturali che hanno prodot- li soprattutto «è necessaria ancora la con-
to i significati della lingua. quista della logica formale, della più ele-
Anche Bucharin, osserva G., è incorso mentare grammatica del pensiero e della lin-
in una visione astratta e antistorica della gua». È vero che, prosegue G., ci si potrà in-
realtà, derivante da una lettura “positivisti- terrogare se la dialettica, che «è un nuovo
ca” della scienza, che consiste nel credere modo di pensare, una nuova filosofia», è an-
che «i progressi delle scienze sono dipen- che perciò «una nuova tecnica» (ivi, );
denti, come l’effetto dalla causa, dallo svi- resta il fatto che per la filosofia della prassi,
luppo degli strumenti scientifici»; in tal mo- a differenza della teoria dei distinti crociana,
do è come se fosse intervenuto un sovverti- le “questioni tecniche” possono essere isola-
mento di ruoli: «la funzione storica dello te solo a «fini pratici didascalici». Solo in
strumento di produzione e di lavoro [...] vie- questa accezione «la tecnica del pensiero,
ne sostituita all’insieme dei rapporti sociali elaborata come tale [...] darà criteri di giu-
di produzione» (Q , , ). In realtà, dizio e di controllo e correggerà le storture
prosegue G., «i principali “strumenti” del del modo di pensare del senso comune»
progresso scientifico sono di ordine intellet- (ibid.). In ragione di questo fatto, osserva
tuale (e anche politico), metodologico, e giu- ancora G., «occorre esser cauti perché l’im-
stamente l’Engels ha scritto» – qui G. allude magine di “strumento” tecnico può trarre in
all’Antidühring, già citato in Q , , - – errore» (ivi, ). Fra «tecnica» e «pensiero
«che gli “strumenti intellettuali” non sono in atto», infatti, «esistono più identità che
nati dal nulla, non sono innati nell’uomo, ma non esistano nelle scienze sperimentali tra
sono acquisiti storicamente» (Q , , ). “strumenti materiali” e scienza propriamen-
Così nella nota intitolata La tecnica del pen- te detta» (ibid.). L’errore e il fraintendimen-
sare (Q , , ) G. fa riferimento a un to derivano dalla pretesa di voler ridurre a
passo della prefazione dell’Antidühring, ri- oggetto (strumento) quello che invece rap-
portato da Croce in Materialismo storico ed presenta il prerequisito fondamentale alla
economia marxistica, dove si sostiene «che possibilità di operare con i concetti, ovvero
“l’arte di operare coi concetti” non è alcun- il pensiero, che proprio in virtù del suo es-
ché di innato o di dato nella coscienza co- sere un prodotto dell’evoluzione storica “so-
mune, ma è un lavoro tecnico del pensiero, vraindividuale” non può essere manipolato
che ha una lunga storia, né più né meno del- arbitrariamente dalla volontà del singolo
la ricerca sperimentale delle scienze natura- parlante – come sostiene ad esempio Prez-
 TECNICHE MILITARI

zolini – pena la caduta in una visione soli- ricamente le parole delle civiltà e delle cultu-
psistica e scettica del linguaggio stesso. Sen- re precedenti» (Q , , ).
nonché, sempre in Q , , G. ritiene im-
CHIARA META
portante connettere la posizione della filo-
sofia della prassi sulla struttura “storica” dei V. «Croce», «dialettica», «Engels», «filosofia»,
«filosofia della praxis», «lingua», «linguaggio»,
segni linguistici con la questione «sollevata
«logica», «pragmatismo», «Prezzolini», «senso
dai pragmatisti, Sul linguaggio come causa di comune», «traducibilità».
errore: Prezzolini, Pareto, ecc.» (ibid.). Egli
ritiene sia da approfondire la tematica – pre-
tecniche militari
sente nello scritto di Prezzolini, ma sostenu-
ta dal filone logico-linguistico del pragmati- Scrive G.: «la tecnica militare in alcuni
smo italiano, ad esempio Vailati – sullo «stu- suoi aspetti tende a rendersi indipendente
dio della tecnica del pensiero come prope- dal complesso della tecnica generale e a di-
deutica», alludendo alla convinzione prag- ventare un’attività a parte, autonoma» (Q ,
matista di poter dirimere le cause degli «er- , ). Fino alla prima guerra mondiale la
rori» e dei «fraintendimenti linguistici» con tecnica militare era stata una semplice appli-
un processo di “purificazione” linguistica cazione specializzata della tecnica generale:
(ibid.). Dal non avere un concetto «critico e la potenza militare di uno Stato, o di un grup-
storicista del fenomeno linguistico, derivano po di Stati, poteva essere calcolata con esat-
molti errori», come l’idea che esistano lin- tezza quasi matematica sulla base della po-
gue fisse e universali. tenza economica (industriale, agricola, finan-
A proposito di tale questione, in Q  II, ziaria, tecnico-culturale). Dalla guerra del
 G. si propone di rivedere «le pubblica- - in poi, questo calcolo non è stato più
zioni dei pragmatisti», in particolare gli possibile, in quanto la potenza economica di
«Scritti di G. Vailati (Firenze, ), tra i qua- uno Stato non esaurisce le possibilità di ap-
li lo studio sul linguaggio come ostacolo alla plicazione della tecnica militare su un teatro
eliminazione di contrasti illusori». In questo di guerra. Ciò deriva dalla produzione di ar-
caso – argomenta – «come in generale nei mi di sterminio di massa e dal loro uso terro-
confronti di qualsiasi altro tentativo di siste- ristico durante la guerra di trincea, che ha
mazione organica della filosofia [...] la con- permesso, ad esempio, allo Stato di Andorra
cezione del linguaggio [...] non [è, ndr] ac- di produrre «mezzi bellici in gas e bacteri da
cettabile»; se infatti si può affermare «che sterminare l’intera Francia» (ibid.). Questa
“linguaggio” è essenzialmente un nome col- trasformazione della tecnica militare, intesa
lettivo», ciò non presuppone «una cosa “uni- come produzione di armi, è stata uno degli
ca” né nel tempo né nello spazio» (ivi, ). elementi che hanno agito silenziosamente
La lingua è inseparabile dalla cultura e dalla nella trasformazione dell’“arte politica” nel
filosofia, «sia pure nel grado di senso comu- XX secolo. Per G. essa è la prova del passag-
ne», pertanto «il fatto “linguaggio” è in gio, anche in politica, «dalla guerra di movi-
realtà una molteplicità di fatti più o meno or- mento alla guerra di posizione, o di assedio.
ganicamente coerenti e coordinati» (ibid.). E ciò costituisce la più formidabile incognita
Sono «i significati e il contenuto ideologico dell’attuale situazione politico-militare»
che le parole hanno avuto nei precedenti pe- (ibid.). G. usa l’espressione «tecniche milita-
riodi di civiltà» che determinano, attraverso ri» nel senso di “tattica di guerra”. Commen-
stratificazioni successive, le mutazioni se- tando un articolo del maresciallo Caviglia
mantiche di determinati gruppi di parole. sulle battaglie del Piave osserva: «Un’azione
Non è possibile sottrarre al linguaggio i suoi strategica ai fini non territoriali ma decisivi
significati storici ed estensivi, perché esso «si ed organici può essere svolta in due momen-
trasforma col trasformarsi di tutta la civiltà, ti: con la rottura del fronte avversario e con
per l’affiorare di nuove classi alla coltura, per una successiva manovra, operazioni assegna-
l’egemonia esercitata da una lingua naziona- te a truppe distinte. La massima, applicata al-
le sulle altre ecc.», cosicché «assume metafo- l’arte politica, deve essere adattata alle diver-
TEOLOGIA 

se condizioni; ma rimane il punto che tra il vinzioni e di credenze potentemente agente


punto di partenza e l’obbiettivo occorre una come le “credenze popolari”, [...] solo per
gradazione organica, cioè una serie di ob- questa via si può giungere a una concezione
biettivi parziali» (Q , , ). storicistica (e non speculativa-astratta) della
“razionalità” nella storia (e quindi dell’“ir-
ROBERTO CICCARELLI
razionalità”)» (Q , , -).
V. «Grande guerra», «guerra», «guerra di movi-
mento», «guerra di posizione», «trincee, fortezze GIUSEPPE PRESTIPINO
e casematte». V. «caso», «Bucharin», «determinismo», «filoso-
fia», «Kant», «necessità», «storicismo».
teleologia
teologia
L’errore del teleologismo è, per G., sim-
metrico a quello del determinismo, con il Nei Q «teologia» viene associata a «me-
quale spesso convive. In Bucharin si perce- tafisica», «trascendenza», e indica il mondo
pisce un’eco e insieme un fraintendimento premoderno: solo con l’affermarsi del meto-
di Kant. La teleologia assume nel Saggio le do sperimentale «inizia il processo di dissolu-
«forme più esagerate e infantili e dimentica zione della teologia e della metafisica, e di svi-
la soluzione datane dal Kant»; molte «solu- luppo del pensiero moderno, il cui corona-
zioni sono “teleologiche” nel Saggio incon- mento è nella filosofia della praxis» (Q , ,
sapevolmente»: uno dei capitoli «sembra ). Nonostante ciò, il mondo non si è libe-
concepito secondo la teleologia kantiana» rato totalmente della teologia, perché persi-
(Q , , ). Vi si parla anche di «missione stono teorie che rieditano la sua modalità sot-
storica», e l’espressione ha «una radice te- to altre spoglie. La «speculazione» ha intro-
leologica». In molti casi ha un sapore equi- dotto una trascendenza di nuovo tipo (Q ,
voco e mistico, «ma in altri ha un significato , -). La filosofia di Croce ne è esempio,
che, dopo le limitazioni di Kant, può essere benché egli dica di aver «cercato di espunge-
difeso dal materialismo storico» (Q , , re dalla sua filosofia ogni traccia e residuo di
, Testo A). Nel Testo C (Q , , ) il trascendenza e di teologia e quindi di metafi-
concetto resta fin qui invariato. Tuttavia, sica, intesa nel senso tradizionale» (Q  I, ,
nello stesso Q  si trova anche un paragrafo, ). Se positiva è stata «la sua lotta contro la
più complesso, sulla storia della filosofia: trascendenza e la teologia», la sua filosofia ri-
«Nella quistione della teleologia appare an- mane «“speculativa” e in ciò non è solo una
cora più vistosamente il difetto del Saggio traccia di trascendenza e di teologia, ma è tut-
nel presentare le dottrine filosofiche passate ta la trascendenza e la teologia, appena libe-
su uno stesso piano di trivialità e banalità rate dalla più grossolana scorza mitologica»
[...] È facile parere di aver superato una po- (ibid.). Croce è giunto ad affermare che la sua
sizione abbassandola, ma si tratta di pura il- critica alla filosofia della praxis è connessa a
lusione verbale» (Q , , ). questa «preoccupazione antimetafisica e an-
Altri concetti filosofici (razionalità) o titeologica, in quanto la filosofia della praxis
scientifici (caso e legge) o metafisico-religio- sarebbe teologizzante e il concetto di “strut-
si (provvidenza) possono sconfinare nel «te- tura” non sarebbe che la ripresentazione in-
leologismo trascendentale se non trascen- genua del concetto di un “dio ascoso”»
dente». Anche il concetto di necessità stori- (ibid.). In realtà essa «deriva certamente dal-
ca, connesso a quello di regolarità e di ra- la concezione immanentistica», ma «liberata
zionalità, può essere inteso «nel senso “spe- da ogni residuo di trascendenza e di teolo-
culativo-astratto” e nel senso “storico-con- gia», mentre «lo storicismo idealistico crocia-
creto”. Esiste necessità quando esiste una no rimane ancora nella fase teologico-specu-
premessa efficiente e attiva, la cui consape- lativa» (ivi, ). G. accosta la teologia a una
volezza negli uomini sia diventata operosa certa concezione dell’economia, chiedendosi
ponendo dei fini concreti alla coscienza col- «se l’economia pura sia una scienza [...] An-
lettiva e costituendo un complesso di con- che la teologia parte da una certa serie di ipo-
 TEORIA - PRATICA

tesi e quindi costruisce su di esse tutto un un’espressione della «reazione degli intellet-
massiccio edifizio dottrinale saldamente coe- tuali di provincia» ai processi di razionaliz-
rente e rigorosamente dedotto. Ma la teologia zazione americanista (Q , , ). Un «ca-
è perciò una scienza?» (Q  II, , ). so» di «teratologia intellettuale» è ravvisato
da G. anche nel metodo adialettico utilizza-
GIOVANNI SEMERARO
to da Henri De Man, che rischia di cadere
V. «Croce», «filosofia della praxis», «immanen- nello stesso errore di chi «avendo descritto
za», «metafisica».
il folklore [...] credesse di aver “superato” la
scienza moderna e prendesse come “scienza
teoria-pratica: v. unità di teoria-pratica. moderna” gli articolucci dei giornali scienti-
fici per il popolo» (Q , , -).
teratologia
ELEONORA FORENZA
I riferimenti alla teratologia, intesa come
V. «Bucharin», «De Man», «Engels», «folclore,
scienza del mostruoso, nell’ambito dei Q so- folklore», «lorianismo, loriani», «positivismo»,
no finalizzati alla polemica contro aspetti de- «senso comune».
teriori di gruppi intellettuali o alla critica di er-
rori teorici. È il caso dell’«errore di antistori- tipo sociale
cismo» e del «residuo di metafisica» rilevati
da G. nel metodo di giudizio sulle concezio- Il lemma appartiene al vocabolario del-
ni filosofiche passate presente nel Saggio bu- le scienze sociali e G. è uno dei pochi marxi-
chariniano. Qui «la storia della filosofia di- sti che utilizza questo lessico in un confron-
venta un trattato storico di teratologia»: il to teorico-politico fecondo. L’espressione ri-
passato filosofico non viene giudicato a par- torna più volte a identificare il «tipo del “tec-
tire dalla sua funzione e validità storica, ma nico” d’officina» (Q , , ), i «“tipi” di ur-
considerato «“irrazionale”» e «“mostruo- bano e di rurale» (ivi, ) o anche il «tipo
so”» sulla base di un «pensiero dogmatico», freudiano» (Q , , ). Ma la curvatura di si-
supposto «valido in tutti i tempi». G. con- gnificato che questa espressione prende nei
trappone questo «antistoricismo metodico» Q è più evidente quando viene usata nella
– che egli definisce una «deviazione della fi- sua forma originale di “tipo sociale”, indi-
losofia della praxis» – al metodo «dialettico- cando sempre uno spostamento “egemoni-
storico», anche attraverso espliciti riferimen- co” da un tipo a un altro. Il lemma viene usa-
ti alla lettura engelsiana di Hegel e al Mani- to in questo senso nell’analisi del Babbitt
festo (Q , , ). americano: «l’industriale moderno è il mo-
In un’accezione più lata e metaforica G. dello da raggiungere, il tipo sociale a cui
utilizza l’aggettivo «teratologico» polemiz- conformarsi, mentre per il Babbitt europeo il
zando contro l’adialetticità e la presunzione modello e il tipo sono dati dal canonico del-
di scientificità tipiche di certo positivismo e la cattedrale, dal nobilastro di provincia, dal
di certo scientismo. Proprio in ambito posi- capo sezione del Ministero» (Q , , ). La
tivista, peraltro, l’attenzione alla genesi del stessa funzione ha nell’analisi del passaggio
mostruoso incominciava ad avere pretesa di dal borghese “comunale” a quello “naziona-
scientificità. G. considera dunque il terato- le”, quando G. segnala come «il Cortegiano
logico come un tratto del lorianismo: «Loria di B. Castiglione indica già il prevalere di un
non è un caso teratologico individuale», ma altro tipo sociale, come modello, che non sia
esempio di quegli «intellettuali positivisti il borghese delle Repubbliche comunali» (Q
che si occuparono della quistione operaia» , , ). Stessa cosa nel passaggio dalla let-
credendo di «rivedere e superare la filosofia teratura «cavalleresca» a quella «politica
della prassi» (Q , , ); «teratologica» è “romanzata”», che «indica quindi il passag-
anche l’estrema reazione corporativa pre- gio dall’esaltazione di un tipo sociale feudale
sente nella riflessione di G. A. Fanelli, di cui all’esaltazione delle masse popolari generica-
G. discute il volume L’Artigianato. Sintesi di mente, con tutti i suoi bisogni elementari
un’economia corporativa (). Fanelli è (nutrirsi, vestirsi, ripararsi, riprodursi) ai
TITOLI DI STATO 

quali si cerca di dare razionalmente una sod- Restaurazione e il liberalismo, inteso come
disfazione» (Q , , ). Il tipo sociale, in- processo di stabilizzazione e conservazione,
fine, assume le forme della classe quando si come forma di “reazione” al repubblicane-
presta come base per lo sviluppo di intellet- simo rivoluzionario e, come G. scriverà suc-
tuali organici: «si può osservare che gli intel- cessivamente, come anima della «rivoluzio-
lettuali “organici” che ogni nuova classe crea ne passiva» (Q , , ). Anche in questo
con se stessa ed elabora nel suo sviluppo pro- caso le categorie adottate intorno alla so-
gressivo, sono per lo più “specializzazioni” cietà civile nei Q sono inquadrate nello spi-
di aspetti parziali dell’attività primitiva del ti- rito di un’alternativa all’epoca liberale, e so-
po sociale nuovo che la nuova classe ha mes- prattutto la cultura delle libertà appare co-
so in luce» (Q , , ). munque subordinata rispetto al momento
della lotta di classe.
MICHELE FILIPPINI
V. «Babbitt», «classe, classi», «intellettuali», «so- LAURA MITAROTONDO
ciologia». V. «democrazia», «liberali, liberalismo», «suffra-
gio universale».
tirannia della maggioranza
titoli di Stato
Nell’opera di G. non mancano riferi-
menti alla categoria di «maggioranza», deci- Nell’ambito dell’ampia riflessione sulle
samente consueta nel lessico del pensiero po- fortune delle teorie corporativiste, G. nota
litico liberale. Tuttavia, soprattutto in merito che l’intensificazione dell’emissione e della
al delicato problema del rapporto fra libertà vendita dei titoli di Stato costituisce l’azione
e democrazia, dal quale trae origine la defi- principale con cui il governo italiano intende
nizione di «tirannia della maggioranza», in fronteggiare gli effetti della depressione eco-
G. non si profila alcun rinvio alle considera- nomica e della caduta del mercato azionario,
zioni politiche di autori come Tocqueville o iniziati con la crisi del . Con l’acquisto di
John Stuart Mill. L’assenza di una saldatura questi prodotti finanziari, che garantiscono
con la tradizione liberale e di tipo parlamen- limitati ma sicuri guadagni, la massa dei pic-
tare, tuttavia, non va intesa come volontà di coli e medi risparmiatori rafforza la sua tra-
prosciugare di senso la cultura del XIX seco- dizionale diffidenza nei confronti del sistema
lo, quanto piuttosto come l’adozione di un capitalistico privato, riponendo invece fidu-
sostanziale paradigma della “crisi” che muo- cia nello Stato, che diviene così soggetto atti-
ve dalla fondamentale cesura storica della Ri- vo dell’economia del paese. Attraverso i tito-
voluzione francese. Nel lessico gramsciano, li si forma una vera e propria “holding stata-
dunque, insiste una lettura del processo sto- le”, che investe a medio e/o lungo termine il
rico dal netto orientamento antiliberale, in- risparmio nell’attività privata e nell’indu-
decifrabile senza il ricorso alla rottura epi- stria. Tuttavia, secondo G., per «necessità
stemologica della rivoluzione. In questa lu- economiche imprescindibili» lo Stato non
ce, la locuzione «tirannia della maggioran- dovrebbe limitarsi a esercitare semplicemen-
za», ancorché ricorra solo una volta, denun- te il ruolo dell’investitore e neppure quello
cia la forte diffidenza di G. nel familiarizza- del puro controllore, ma dovrebbe interveni-
re con il termine in un’accezione di garan- re attivamente nei confronti dell’apparato
zia. L’indirizzo è talmente accentuato che il produttivo, riorganizzandolo e moderniz-
concetto, anziché rivolgersi a una proble- zandolo «parallelamente all’aumento della
matica di misura della «maggioranza», vie- popolazione e dei bisogni collettivi» (Q ,
ne schiacciato tutto sulla cultura reaziona- , ). È questa per il pensatore sardo la
ria, fino al punto del rigetto teorico della dimostrazione che in Italia l’indirizzo corpo-
«maggioranza» per come G. l’aveva letta rativo non è nato per assecondare i rivolgi-
nell’individualismo nietzschiano (Q , , menti delle condizioni tecniche dell’indu-
). La prospettiva gramsciana intende evi- stria e neppure le istanze di una nuova poli-
dentemente stabilire una continuità fra la tica economica, ma per rispondere alle «esi-
 TOLLERANZA

genze di una polizia economica» (Q , , un confronto fra Tolstoj e Manzoni da un ar-
). In realtà, l’idea di uno Stato corporati- ticolo di Adolfo Faggi pubblicato sul “Mar-
vo che ha il suo blocco economico-sociale di zocco” dell’ novembre . In Tolstoj, se-
riferimento nella «plutocrazia» e al contem- condo Faggi, i personaggi del popolo, come
po nella «piccola gente» è possibile, ad esem- Platone Karatajev in Guerra e pace, grazie al-
pio, in Francia, dove esiste una «piccola e la loro «sapienza ingenua e istintiva», riesco-
media proprietà coltivatrice», la quale af- no a fare luce e a determinare una crisi mo-
fianca un ceto di «redditieri piccolo-borghe- rale «nella coscienza dell’uomo colto», anche
si» (Q , , ). Non è invece possibile in attraverso una parola pronunciata casual-
una realtà come quella italiana, dove i rispar- mente (ivi, ). Nei Promessi sposi invece,
miatori sono del tutto separati dal mondo secondo G., l’importanza che assume la frase
della produzione e del lavoro. Ne deriva un di Lucia nel turbare l’Innominato «è di ca-
costo sociale particolarmente elevato del ri- rattere non illuminante e folgorante come ha
sparmio, risultato pressoché esclusivo dello l’apporto del popolo, sorgente di vita morale
sfruttamento parassitario del lavoro, specie e religiosa, nel Tolstoi, ma meccanico e di ca-
quello agricolo. rattere “sillogistico”» (Q , , ). Infatti
«che Dio s’incarni nel popolo può crederlo il
VITO SANTORO
Tolstoi, non il Manzoni», perché per lo scrit-
V. «capitalismo di Stato», «corporativismo», «cri-
tore milanese tra «il popolo e Dio c’è la chie-
si», «plutocrazia».
sa» e Dio non può che incarnarsi in quest’ul-
tima (Q , , ). D’altronde il romanzie-
tolleranza: v. intransigenza-tolleranza. re russo intende, secondo G., «l’Evangelo
“democraticamente”, cioè secondo il suo spi-
Tolstoj, Lev Nikolaevič rito originario e originale» (Q , , ),
La figura di Tolstoj è adoperata nella ri- laddove il cristianesimo manzoniano ha inve-
flessione carceraria innanzitutto per eviden- ce «subíto la Controriforma» e oscilla tra «un
ziare per differentiam l’incapacità o la man- aristocraticismo giansenistico e un paternali-
cata volontà degli scrittori italiani di rivivere smo popolaresco gesuitico» (ibid.); il caratte-
i sentimenti delle classi sociali inferiori. In re aristocratico del cattolicesimo manzonia-
una nota sul brescianesimo del Q  G. cita la no si evidenzia nel «“compatimento” scher-
recensione di Fernando Palazzi a I giorni del zoso verso le figure di uomini del popolo» (Q
sole e del grano di Alfredo Panzini pubblica- , , ), assente invece in Tolstoj.
ta sull’“Italia che scrive” del giugno , in Arbitraria è reputata invece dal pensa-
cui Palazzi evidenzia, tra le altre cose, l’at- tore sardo l’affermazione di Faggi secondo
teggiamento di disgusto che si cela nella de- cui i Promessi sposi corrispondono perfetta-
scrizione che Panzini compie della vita fru- mente alla concezione che dell’arte religiosa
gale dei contadini. Anche quando Panzini emerge nello studio critico di Tolstoj su
confessa che gli viene da piangere – scrive Shakespeare, Shakespeare, eine kritische
Palazzi – «quel pianto non sgorga dai suoi Studie («L’arte in generale e in particolare
occhi, come da quelli di Leone Tolstoi, per l’arte drammatica fu sempre religiosa»: Q ,
le miserie che sono sotto i suoi occhi, per la , ). Se Manzoni per G. aderisce a un
bellezza intravista di certi umili atteggia- cristianesimo aristocratico, in tale scritto
menti, per la simpatia viva verso gli umili e Tolstoj prende le mosse da un articolo di Er-
gli afflitti che pur non mancano tra i coltiva- nest Crosby in cui si dimostra che «non c’è
tori rudi dei campi» (Q , , ). Panzini in tutta l’opera dello Shakespeare quasi al-
d’altronde per G. è solo «il tipo o la ma- cuna parola di simpatia per il popolo e le
schera di un’epoca» (Q , , ). masse lavoratrici» (Q , , ). In un tea-
Anche in Q ,  il nome di Tolstoj ri- tro «essenzialmente aristocratico» i rappre-
torna allorché G. evidenzia il Carattere popo- sentanti della borghesia o del popolo sono
lare-nazionale negativo della letteratura italia- presentati in modo sprezzante o risibile; Tol-
na. In questo caso vengono tratti spunti per stoj però vuole «demolire lo Shakespeare
TOTALITARIO 

partendo dal punto di vista della propria per intero «interessante in mancanza di altre
ideologia cristiana» (ibid.). G. precisa allora informazioni» (ivi, ). La concezione
di proporsi, nelle note dei Q, di tenersi lon- gandhiana di «non resistenza e non coope-
tano da ogni «tendenziosità moralistica tipo razione» (Q , , ) e la «teoria della non
Tolstoi» (ivi, ): la sua, pur non essendo resistenza al male» di Tolstoj (Q , , )
– parimenti – critica artistica, è «una ricerca secondo il pensatore sardo sono entrambe
di storia della cultura» che non domanda «teorizzazioni ingenue e a tinta religiosa del-
agli autori «un contenuto morale “estrinse- la “rivoluzione passiva”» (ibid.); attraverso
co”», ma esamina autori che «introducono Tolstoj, anche Gandhi «si riallaccia al cri-
un contenuto morale estrinseco, cioè fanno stianesimo primitivo, rivive in tutta l’India
della propaganda e non dell’arte» (Q , , una forma di cristianesimo primitivo che il
). Il successo di romanzieri russi come mondo cattolico e protestante non riesce
Tolstoj e Dostoevskij è in ogni caso motiva- neppure a capire» (Q , , ) e anzi, re-
to da G. con la preferenza accordata dalle troattivamente, la diffusione del gandhismo,
classi sociali popolari, che già solitamente che, al contrario del tolstoismo nella Russia
tendono al “contenutismo”, al «contenuto zarista, si trasformò in una «“credenza po-
popolare [...] espresso da grandi artisti» (Q polare”» (ibid.), illuminerebbe le origini del
, , ). cristianesimo e le motivazioni del suo svi-
Ben oltre questa osservazione il pensa- luppo nell’Impero romano.
tore sardo va nelle LC, allorché scrive un Più volte nella riflessione carceraria si fa
netto elogio dello scrittore di Guerra e pace inoltre riferimento a un brano dell’Adole-
in una lettera al figlio Delio dal tono voluta- scenza dei Racconti autobiografici di Tolstoj,
mente e intensamente “pedagogico”: «allo- ritenuto «molto interessante letterariamen-
ra non bisogna dimenticare che Tolstoi è sta- te» (Q , , ), in cui lo scrittore russo ri-
to uno scrittore “mondiale”, uno dei pochi corda di essersi tanto infervorato per la con-
scrittori di ogni paese che ha raggiunto la cezione soggettivistica della realtà, interpre-
maggiore perfezione nell’arte e ha suscitato tata in senso «immediato e materiale»
e suscita torrenti di emozione da per tutto, (ibid.), da essersi ritrovato in uno «stato vi-
anche in traduzioni pessime, anche in uomi- cino alla follia»: immaginava che fuori di sé
ni e donne che sono abbrutiti dalla fatica e «nessuno e nulla esistesse in tutto il mondo,
hanno una cultura elementare: Tolstoi è sta- che gli oggetti non fossero oggetti, ma im-
to davvero un portatore di civiltà e di bel- magini, le quali mi apparivano solo quando
lezza e nel mondo contemporaneo ancora vi fissavo l’attenzione, e che appena cessavo
nessuno lo ha eguagliato: per trovargli com- di pensarci quelle immagini subito svanisse-
pagnia occorre pensare a Omero, a Eschilo, ro». Allora si voltava di colpo «dalla parte
a Dante, a Shakespeare, a Goethe, a Cer- opposta, sperando di sorprendere il vuoto
vantes e altri pochissimi» (LC , estate (le néant) là dov’io non ero» (citato in Q ,
). Shakespeare, Goethe e Dante sono ci- , -). G. aveva chiesto i due volumi dei
tati con Tolstoj anche in una lettera prece- Racconti autobiografici a Tatiana in una let-
dente alla moglie Giulia, in cui però G. pre- tera del  settembre  (LC ).
cisa: «Posso ammirare esteticamente Guerra
JOLE SILVIA IMBORNONE
e Pace di Tolstoi e non condividere la so-
stanza ideologica del libro; se i due fatti V. «Controriforma», «dramma», «Manzoni»,
coincidessero Tolstoi sarebbe il mio vade- «nazionale-popolare», «pacificismo», «rivoluzio-
ne passiva», «soggettivo, soggettivismo, soggetti-
mecum, “le livre de chevet”. Così si può di- vità».
re per Shakespeare, per Goethe e anche per
Dante» (LC ,  settembre ).
totalitario
In Q ,  G. ricorda invece un articolo
di Romain Rolland sui rapporti tra Gandhi e I diversi passi dei Q in cui ricorre il lem-
Tolstoj, pubblicato sul numero unico tol- ma «totalitario» possono essere analizzati
stoiano dell’“Europeo” nel , ritenuto secondo tre direttrici: a) la crisi delle conce-
 TOTALITARIO

zioni “totalitarie” antecedenti la Rivoluzio- nale, solo conquistando la piena autonomia


ne francese; b) gli aspetti progressivi dei si- pratica sulla base di una concezione del
stemi totalitari moderni; c) i limiti del totali- mondo totalizzante. Del resto, a parere di G.
tarismo. A parere di G. «nel movimento sto- ogni individuo moderno fa riferimento a
rico non si torna mai indietro e non esistono uno o più partiti intesi in senso lato, ovvero
restaurazioni “in toto”» (Q , , ), ov- alla concezione del mondo di una o più clas-
vero non si può ricondurre l’intero progres- si sociali. Perciò egli ritiene indispensabile
so storico nei quadri dell’ancien régime. Di «una politica totalitaria» volta: «) a ottene-
ciò fecero esperienza i legittimisti dopo la re che i membri di un determinato partito
sconfitta di Napoleone, al punto da dover ri- trovino in questo solo partito tutte le soddi-
nunciare a «posizioni integrali e totalitarie sfazioni che prima trovavano in una molte-
nel campo della cultura e della politica» (Q plicità di organizzazioni», ovvero a rompere
, , ), trasformandosi in un partito fra ogni legame con organismi culturali estra-
gli altri. Lo stesso può dirsi per la Chiesa ro- nei; «) a distruggere tutte le altre organiz-
mana che, con il sorgere dell’associazioni- zazioni o a incorporarle in un sistema di cui
smo cattolico, «da concezione totalitaria il partito sia il solo regolatore» (Q , , ).
(nel duplice senso: che era una totale conce- G. ne deduce la necessità del «carattere
zione del mondo di una società nel suo tota- “monolitico”» (Q , , ) del partito ri-
le), diventa parziale (anche nel duplice sen- voluzionario, poiché solo omogeneizzando
so) e deve avere un proprio partito» (Q , , un gruppo sociale su basi ideologiche tota-
). Il cattolicesimo da potenza ideologica lizzanti è possibile rendere “razionale” il
totalitaria diveniva «forza subalterna», do- “reale”. Tale organizzazione dovrà dunque
vendosi misurare sul terreno imposto dagli avere una conformazione «non solo totalita-
avversari: «l’organizzazione politica di mas- ria come concezione del mondo, ma totali-
sa» (ivi, ). Con lo sviluppo del modo di taria in quanto investirà tutta la società fin
produzione capitalistico i partiti politici di- dalle sue più profonde radici» (Q , , ).
vengono, infatti, «gli elaboratori della nuova Per G. infatti «solo un sistema di ideologie
intellettualità integrale e totalitaria e l’intel- totalitario» è in grado di riflettere le con-
lettuale tradizionale della fase precedente traddizioni della struttura economica, po-
(clero, filosofi professionali ecc.) sparisce nendo le basi «per il rovesciamento della
necessariamente, a meno che non si assimili praxis» (Q , , ) al fine di realizzare
dopo [un] processo lungo e difficile» (Q , una «riforma intellettuale e morale».
, ). Dunque, nel mondo moderno i Poiché nello Stato moderno le diverse
partiti sono «il crogiolo dell’unificazione di classi sociali sono sottoposte all’egemonia
teoria e pratica» in quanto elaborano teori- attiva del gruppo dirigente e dominante, le
camente e sperimentano praticamente l’eti- concezioni del mondo che non trovano spa-
ca e la politica corrispondenti alle nuove zio a questo livello si sviluppano negli orga-
«concezioni del mondo» (Q , , ). ni della società civile (partiti, sindacati e as-
L’essenza totalitaria o meno di una con- sociazioni). «Le dittature contemporanee
cezione del mondo o di un atteggiamento aboliscono legalmente anche queste nuove
pratico costituisce, a parere di G., un signi- forme di autonomia e si sforzano di incor-
ficativo discrimine per una formazione poli- porarle nell’attività statale: l’accentramento
tica. Una concezione teorica e pratica par- legale di tutta la vita nazionale nelle mani del
ziale presuppone infatti «un moto principa- gruppo dominante diventa “totalitario”» (Q
le in cui innestarsi per riformare certi pre- , , ). Per G. tale sistema totalizzante si
sunti o veri mali» (Q , , ), non ponen- afferma seguendo due opposte direttive: a)
do in discussione l’esistente in quanto tale. mediante un partito che sia «portatore di
Al contrario si può risalire alle cause reali di una nuova cultura» in grado di inaugurare
una particolare conformazione storica, si un’epoca progressiva; b) mediante un parti-
possono porre le premesse necessarie a una to che sia capace di impedire all’organizza-
sua radicale trasformazione in senso razio- zione portatrice della nuova concezione del
TRADIZIONE 

mondo di divenire «totalitaria», aprendo menti individualistici e asociali. Se fino a


una «fase regressiva e reazionaria» (Q , , questo punto la prima stesura della nota (Q
). Nei regimi totalitari la funzione prece- , , -) coincide sostanzialmente con il
dentemente svolta dal monarca «di imper- Testo C sopra citato, la conclusione eviden-
sonare la sovranità sia nel senso statale che zia una significativa divergenza fra le due
in quello della direzione politico-culturale stesure. Ciò può esser dovuto o a un muta-
(cioè di essere arbitra nelle lotte interne dei mento della concezione di G. o all’esigenza
ceti dominanti, la classe egemone e i suoi al- di ordine pratico di non contrastare aperta-
leati) sta passando ai grandi partiti di tipo mente la linea politica dominante in Unione
“totalitario”» (Q , , ). Essi tenderanno Sovietica. Nel Testo C (Q , , ) G. af-
a legittimarsi sul fondamento del «concetto ferma che in tal caso sarà necessario l’inter-
astratto di “Stato”» poiché, pur essendo vento dell’avanguardia del partito per im-
espressioni di una classe particolare dovran- porre alla propria classe di riferimento la
no cercare di conciliare i propri interessi con nuova disciplina, la quale sarà da intendere
quelli delle classi alleate conquistando un come autodisciplina essendo un’imposizio-
qualche consenso anche nelle classi avverse, ne della parte più avanzata dello stesso rag-
dando «l’impressione che la funzione “di gruppamento sociale. Nel Testo A, più pro-
forza imparziale” è attiva ed efficace» (Q , blematicamente, G. evidenzia la necessità da
, ). parte della classe di autoimporsi la nuova di-
Le osservazioni di G. sui limiti del tota- sciplina, con l’aggiunta che se ciò non do-
litarismo si possono ricondurre a due pro- vesse avvenire «nascerà una qualche forma
blematiche principali: i rischi dovuti a un’im- di bonapartismo, o ci sarà un’invasione stra-
mediata identificazione di «Stato» in senso niera, cioè si creerà la condizione di una coa-
stretto e «società civile» e i pericoli di una zione esterna che faccia cessare d’autorità la
deriva “bonapartista” nel momento in cui la crisi» (Q , , ).
nuova compagine statale non sarà in grado RENATO CAPUTO
di rendere senso comune la propria conce-
V. «bonapartismo», «concezione del mondo»,
zione del diritto. Per quanto riguarda il pri-
«partito», «società civile», «Stato», «URSS».
mo rischio, G. osserva che il «partito unico
e totalitario di Governo» non ha più funzio-
tradizione
ni politiche in senso stretto, ma «tecniche di
propaganda, di polizia, di influsso morale e Lo storicismo di G. non è certo culto
culturale» (Q , , ), necessarie alla lot- del passato, ma un rifar presente il passato
ta per l’egemonia su altre classi sociali che per poter costruire l’avvenire: «lo “spirito
non dispongono di organizzazioni legali. statale” presuppone la “continuità” sia ver-
Tuttavia, le problematiche squisitamente so il passato, ossia verso la tradizione, sia
politiche, dovendosi rivestire di forme cul- verso l’avvenire, cioè presuppone [...] un
turali, «diventano irrisolvibili» dal punto di processo complesso, che è già iniziato e che
vista politico. Per quel che concerne il se- continuerà» (Q , , ). «Il presente ope-
condo rischio, G. osserva che in uno Stato roso non può non continuare, sviluppando-
socialista «le nuove abitudini e attitudini lo, il passato, non può non innestarsi nella
psicofisiche connesse ai nuovi metodi di “tradizione” [...] È passato reale la struttu-
produzione e di lavoro devono essere acqui- ra appunto, perché essa è la testimonianza,
state per via di persuasione reciproca o di il “documento” incontrovertibile di ciò che
convinzione» individuale, giacché viene me- è stato fatto e continua a sussistere come
no «la pressione coercitiva di una classe su- condizione del presente e dell’avvenire [...]
periore» (Q , , ). In tal caso vi è il ri- Ogni gruppo sociale ha una “tradizione”,
schio di un’«ipocrisia sociale totalitaria», ov- un “passato” e pone questo come il solo e
vero si corre il pericolo che «le nuove neces- totale passato» (Q  II, , ). In questi
sità» siano accolte teoricamente, mentre nel- passi il ricorrente verbo “continuare” recu-
la pratica continuano a dominare atteggia- pera, della hegeliana Aufhebung (il “supera-
 TRADIZIONE

re conservando”), il significato di “conser- mercio a una reale attività subalterna della


vare”, ma è sussunto in un più marcato “su- produzione» (ivi, ). Nondimeno, nuoce al-
perare”, verbo molto frequente in altri pas- la classe operaia nord-americana la mancan-
si (qui, si deve continuare il passato svilup- za della tradizione organizzativa e combatti-
pandolo). «La tradizione italiana perciò pre- va che è presente invece in Europa (come G.
senta diversi filoni: quello della resistenza osserva altrove) e nuoce l’assenza di una
accanita, quello della lotta, quello dell’acco- «continuità dei gruppi intellettuali, cioè del-
modantismo e dello spirito di combinazione l’esistenza di una forte tradizione culturale,
(che è la tradizione ufficiale). Ogni gruppo ciò che appunto è mancato in America» (Q
può richiamarsi a uno di questi filoni tradi- , , ). Anche qui ricorre il concetto di
zionali [...]; può anche sostenere di iniziare una continuità da superare.
una nuova tradizione, di cui nel passato si Nel resto d’Europa è viva la tradizione
trovano solo elementi molecolari, non già nazionale; invece in Italia «l’unità politica,
organizzati, e mettere in valore questi ele- territoriale, nazionale ha una scarsa tradizio-
menti» (Q , , ). Ben altro è il nesso tra ne (o forse nessuna tradizione), perché pri-
nuova organizzazione e tradizione: «Perché ma del  l’Italia non è mai stata un corpo
il “Pensiero” sia una forza (e solo come tale unito» (Q , , ). Infatti, «negli italiani la
potrà farsi una tradizione) deve creare una tradizione dell’universalità romana e me-
organizzazione» (Q , , ), in altri ter- dioevale impedì lo sviluppo delle forze na-
mini un partito. E «il protagonista di questo zionali (borghesi) oltre il campo puramente
“nuovo principe” non dovrebbe essere il economico-municipale, cioè le “forze” na-
partito in astratto, una classe in astratto, uno zionali non divennero “forza” nazionale che
Stato in astratto, ma un determinato partito dopo la Rivoluzione francese e la nuova po-
storico, che opera in un ambiente storico sizione che il papato ebbe ad occupare in
preciso, con una determinata tradizione, in Europa, posizione irrimediabilmente subor-
una combinazione di forze sociali caratteri- dinata, perché limitata e contesa nel campo
stica e bene individuata» (Q , , ). spirituale dal laicismo trionfante» (Q , ,
Per tali compiti l’Italia è meno predi- -). La «cultura “italiana” è la continua-
sposta: essa aggrava una caratteristica che ha zione del cosmopolitismo medioevale legato
in comune con il resto dell’Europa, la cui tra- alla tradizione dell’Impero e alla Chiesa,
dizione è «caratterizzata dall’esistenza di concepiti universali con sede “geografica”
queste classi, create da questi elementi socia- in Italia» (Q  II, , ). Il mito di Roma e
li: l’amministrazione statale, il clero e gli in- degli antichi si ritrova nel Risorgimento: i Se-
tellettuali, la proprietà terriera, il commercio. polcri sono «la maggiore “fonte” della tradi-
Questi elementi, quanto più vecchia è la sto- zione culturale retorica che vede nei monu-
ria di un paese, tanto più hanno lasciato du- menti un motivo di esaltazione delle glorie
rante i secoli delle sedimentazioni di gente nazionali» (Q , , ). G. cita anche Giu-
fannullona, che vive della “pensione” lascia- sti, Carducci e, per reazione, l’antiretorica
ta dagli “avi”» (Q , , ). Per tali motivi gli futurista (Q , , ), apprezzando quel
Stati Uniti, paese nel quale il capitalismo è Croce che «si inserisce nella tradizione cul-
molto meno attardato da ceti parassitari, può turale del nuovo Stato italiano e riporta la
giovarsi di non avere tradizione: «L’America cultura nazionale alle origini, ma vivifican-
senza “tradizione”, ma anche senza questa dola [e arricchendola] con tutta la cultura
cappa di piombo: questa una delle ragioni europea e depurandola da tutte le scorie ma-
della formidabile accumulazione di capitali, gniloquenti e bizzarre del Risorgimento» (Q
nonostante i salari relativamente migliori di , , ). «Tra Croce-Gentile ed Hegel si è
quelli europei. La non esistenza di queste se- formato un anello tradizione Vico-Spaven-
dimentazioni vischiose delle fasi storiche pas- ta-(Gioberti)» (Q  II, .X, ); tuttavia,
sate ha permesso una base sana all’industria Croce contribuisce suo malgrado a un
e specialmente al commercio e permette sem- «rafforzamento del fascismo», il quale vuole
pre più la riduzione dei trasporti e del com- «riannodarsi alla tradizione della vecchia
TRADUCIBILITÀ 

destra o destra storica» (Q  I, , ). E in anche Q , , ); al rapporto tra individui
Italia la «tendenza dinastica» prevale per geniali e il formarsi di una tradizione nazio-
l’apporto dell’apparato statale, specie nel nale (Q , , ); alla «tradizione degli uo-
Nord, e di alcune tradizioni letterarie (Q , mini di governo» (Q , , ); al sovversivi-
,  e Q , , ). Nel Sud la situazione è smo italiano radicato nelle tradizioni popo-
diversa: ad esempio, «occorre tener conto lari (Q , , ); infine, alle particolari tra-
della differenza storico-sociale-culturale dei dizioni nazionali e alla loro incidenza per la
grandi proprietari siciliani da quelli sardi: i traducibilità delle diverse culture (Q , ,
siciliani hanno una grande tradizione e sono  e Q , , ).
fortemente uniti. In Sardegna niente di ciò»
GIUSEPPE PRESTIPINO
(Q , , ).
Ha forse assolto un compito di unifica- V. «americanismo», «Croce», «eredità del passa-
zione nazionale la lingua? «Il fiorire dei Co- to», «Europa», «hegelismo napoletano», «orga-
nizzazione», «passato e presente», «Risorgimen-
muni dà sviluppo ai volgari e l’egemonia in- to», «Roma», «Stati Uniti», «storicismo».
tellettuale di Firenze dà una unità al volgare,
cioè crea un volgare illustre. Ma cos’è questo
traducibilità
volgare illustre? È il fiorentino elaborato da-
gli intellettuali della vecchia tradizione: è il Il sostantivo «traducibilità», e gli agget-
fiorentino di vocabolario e anche di fonetica, tivi «traducibile», «traducibili», compaiono
ma è un latino di sintassi» (Q , , ). Vi poco più di venti volte nei Q, eppure G. de-
sono tradizioni diverse e alcune sono delete- dica una sezione a parte del monografico Q
rie perché “castali” e antipopolari. Proprio  all’argomento della Traducibilità dei lin-
gli intellettuali sono stati di ostacolo all’unità guaggi scientifici e filosofici, chiara testimo-
nazionale italiana: «gli intellettuali sono lon- nianza dell’importanza strategica che il con-
tani dal popolo, cioè dalla “nazione” e sono cetto occupa nel suo discorso complessivo.
legati a una tradizione di casta, che non è mai Il concetto è intimamente legato a quello di
stata rotta da un forte movimento politico «traduzione», ma i due aspetti, la possibilità
popolare o nazionale, tradizione “libresca” e teorica di tradurre qualcosa e l’attività prati-
astratta» (ibid.; v. anche Q , , ). «Del ca del tradurre, sono discussi separatamen-
resto, anche nel Risorgimento, Mazzini-Gio- te. La traducibilità coinvolge due processi
berti cercano di innestare il moto nazionale interconnessi: quello tra le lingue naturali e
nella tradizione cosmopolita, di creare il mi- le culture nazionali (v. il parallelo tra la ci-
to di una missione dell’Italia rinata in una viltà greca e quella latina: Q , ) e quello
nuova Cosmopoli europea e mondiale [...] tra i sopraccitati «linguaggi scientifici e filo-
Perciò si può sostenere che la tradizione ita- sofici». Trattando prima delle lingue natura-
liana dialetticamente si continua nel popolo li, in base alla sua formazione linguistica G.
lavoratore e nei suoi intellettuali, non nel cit- constata che né le lingue naturali né le sin-
tadino tradizionale e nell’intellettuale tradi- gole parole sono esattamente traducibili,
zionale. Il popolo italiano è quello che “na- perché l’identità di una parola («rosa italia-
zionalmente” è più interessato all’interna- no = rosa latino»: Q , , ), che pure
zionalismo. Non solo l’operaio ma il conta- sembra esserci all’inizio dell’apprendimento
dino e specialmente il contadino meridiona- di una lingua, nasconde diversità di conno-
le» (Q , , ). In altri passi G. accenna tazioni; non è valido uno «schema matema-
al folclore, in quanto anche certe scienze tico» di equivalenze perché nella lingua so-
«cadono nel dominio popolare e sono “ar- no «il giudizio storico e di gusto, le sfuma-
rangiate” nel mosaico della tradizione» (Q , ture, l’espressività “unica e individualizza-
, ); accenna alla «tradizione della social- ta”» che prevalgono. Sebbene G. affermi
democrazia russa» (Q , , ); alla tenden- che «una grande lingua nazionale, storica-
za (che dovrebbe essere parzialmente con- mente ricca e complessa, può tradurre qual-
trastata) di abolire la «cultura generale basa- siasi altra lingua» (Q , , ), talvolta egli
ta sulla tradizione classica» (Q , , ; v. sembra quasi negare tale possibilità (se non
 TRADUCIBILITÀ

ricorrendo all’uso di parafrasi). Emblemati- sempre necessarie – di concetti utili ma di


co è il caso delle parole legate «alla tradizio- ben altra provenienza. Egli scrive esplicita-
ne letteraria-nazionale di una continuità es- mente che le note sulla traducibilità dei lin-
senziale della storia» (Q , , ): la serie guaggi scientifici e filosofici «devono essere
formata da parole come «Rinascimento, Ri- raccolte appunto nella rubrica generale sui
sorgimento, Riscossa» è «difficile e talvolta rapporti delle filosofie speculative e la filo-
impossibile di tradurre nelle lingua stranie- sofia della praxis» (Q  II, , ). Il punto
re» (ibid.). In termini attuali, sono parole di riferimento privilegiato ma non affatto
culture-bound, cioè difficili da usare facendo unico è Croce (ma G. tratta anche di teorici
astrazione dal loro contesto culturale. di altro orientamento, come Machiavelli,
Le lingue naturali, come espressioni di Vincenzo Cuoco ecc.). La traduzione di ter-
culture nazionali, sono caratterizzate da lin- mini e concetti provenienti dai loro paradig-
guaggi di tradizioni intellettuali diverse, le mi non vuol dire la loro semplice incorpora-
cui condizioni di traducibilità sono oggetto zione in quello della filosofia della praxis,
del secondo filone d’indagine di G. Lo ma necessita della loro reinterpretazione e
spunto immediato per le sue riflessioni è of- trasformazione attraverso la critica al para-
ferto dal commento di Lenin al IV Congres- digma considerato e ai singoli termini ogget-
so dell’Internazionale comunista (v. Cinque to dell’eventuale traduzione: qui si notano
anni della rivoluzione russa, in Lenin , somiglianze con l’approccio di Kuhn (Kuhn
-), dove i bolscevichi russi non avevano ) alla traducibilità dei paradigmi scienti-
«saputo “tradurre” nelle lingue europee» la fici, ma anche differenze per quanto riguar-
propria lingua, cioè il proprio discorso po- da la commensurabilità o meno dei paradig-
litico (Q , , ). Tale valutazione rie- mi stessi.
cheggia un altro commento che G. fa a pro- Unificando gli argomenti della traduci-
posito di Giuseppe Ferrari, l’esponente del bilità tra lingue nazionali o tra linguaggi
risorgimentale Partito d’Azione, che «non scientifici e filosofici (cioè discorsi paradig-
seppe tradurre il “francese” in “italiano”», matici: il termine “paradigma” è utilizzato da
cioè un’esperienza nazionale in un’altra (Q G. per descrivere la storiografia crociana) e
, , , riscritto nel Q , , ). Esem- quello relativo ai loro collegamenti con la ba-
pi di questo tipo rappresentano il passaggio se sociale, G. tenta la dimostrazione di ciò
che consente a G. di raggiungere le posizio- che Marx aveva affermato nella Sacra fami-
ni sviluppate nel Q ; qui egli fornisce le ba- glia, cioè che «il linguaggio politico francese
si teoriche della sua argomentazione, addu- del Proudhon corrisponda e possa tradursi
cendo come esempio di una fase intermedia nel linguaggio della filosofia classica tedesca»
le traduzioni dei linguaggi specialistici di di- (Q , , ); altrove, al posto di Proudhon,
verse scuole scientifiche. Nella fattispecie si si trova «la politica pratica» di Robespierre o
tratta del matematico e filosofo pragmatista il linguaggio «politico» o «politico-giuridi-
Giovanni Vailati, che era in grado, secondo co» francese (rispettivamente Q , ,  e
Luigi Einaudi, di «tradurre una qualunque Q , , ); egli osserva che Hegel pose
teoria dal linguaggio geometrico in quello «come paralleli e reciprocamente traducibili
algebrico» o da «quello edonista in quello il linguaggio giuridico-politico dei giacobini
della morale kantiana» (Q , , ). Al- e i concetti della filosofia» (Q , , ; v.
trove G. si chiede analogamente se «il lin- anche Q , ,  per il caso della Francia).
guaggio essenzialmente politico del Ma- G. arriva alla conclusione che i differenti lin-
chiavelli può tradursi in termini economici guaggi, caratteristici di diverse nazioni aven-
e a quale sistema economico può ridursi» ti un simile stadio di sviluppo – quello della
(Q , , ). filosofia di Kant e Hegel nella Germania,
G. estende l’argomento, cruciale per lo della politica nella Francia e dell’economia
sviluppo creativo del marxismo, della tradu- classica nella Gran Bretagna – sono, con le
cibilità nel campo della filosofia della praxis dovute cautele, traducibili reciprocamente.
– con le modifiche semantiche che sono Sempre nel Q  G. definisce le tre attività
TRADUZIONE 

«gli elementi costitutivi di una stessa conce- primitiva di tradurre la corrispondenza


zione del mondo» (Q , , ); perciò, commerciale» o il «tipo di prosa giornalisti-
nei loro principi teorici c’è «convertibilità ca», ma deve anche sviluppare quella di tra-
da una all’altra» e ogni elemento costitutivo durre «qualsiasi autore, sia letterato, o poli-
«è implicito nell’altro» e, con riferimento tico, o storico, o filosofo, dalle origini ad og-
esplicito ai paragrafi sulla traducibilità, tut- gi», e quindi deve sapersi orientare tra «i lin-
ti insieme «formano un circolo omogeneo» guaggi specializzati e scientifici» e i «signifi-
(ibid.). cati delle parole tecniche» anche secondo le
Nel teorizzare le traducibilità tra lingue modifiche temporali. Quest’ultimo aspetto
naturali, G. innanzitutto àncora il linguag- era ben conosciuto da G. per lo studio uni-
gio alla realtà sociale, andando così oltre di- versitario compiuto su libri come Essai de sé-
versi teorici moderni della traduzione che mantique: science des significations del lin-
tendono a trascurare questo collegamento. guista francese Michel Bréal, nel quale sono
Il suo approccio gli consente di trascendere «storicamente e criticamente» ricostruite le
il dibattito sulla traduzione tra i fautori del- modifiche semantiche avvenute nel corso
la “naturalizzazione” e dell’“alienazione” del tempo (Q , ,  e Q , , ), fat-
linguistica, cioè dell’uso dei soli termini o tore essenziale per comprendere e tradurre
concetti aderenti alla lingua e cultura d’arri- determinati testi. Mentre molte grandi auto-
vo o dell’incorporazione nel testo tradotto rità traduttive (per tutte l’esponente del ro-
di elementi “estranei”, cioè dei termini del- manticismo tedesco Friedrich Schleierma-
la lingua di partenza. Per G. «solo nella filo- cher) si limitano alla mera constatazione che
sofia della prassi», la quale prova a spiegare la separazione o vicinanza temporale e spa-
le altre filosofie e a ridurle a un suo momen- ziale tra due lingue determina quanto gli ele-
to, «la “traduzione” è organica e profonda», menti costitutivi di esse (lessicali e, più im-
mentre in altre filosofie può essere spesso portante, sintattici) siano diversi o simili
«un gioco di “schematismi” generici» (Q , (Schleiermacher , -), G. offre una
, ). Tuttavia, come osserva nel para- spiegazione che tiene più conto delle cultu-
grafo successivo, a proposito di tali questio- re e delle caratteristiche strutturali delle so-
ni verbali e del «“gergo” personale o di cietà stesse interessate dalla traduzione (è il
gruppo», la differenza tra i diversi linguaggi tema della «traducibilità»). Così facendo
può essere significativa e siffatte questioni egli stabilisce un asse portante, essenziale al-
terminologiche possono rappresentare «il l’approccio realista-materialista alla tradu-
primo grado del più vasto e profondo pro- zione stessa. È quanto si nota anche negli
blema» sollevato nella Sacra famiglia, cioè esercizi di traduzione presenti nei QT. Nel
quello della traducibilità dei linguaggi carat- dilemma perenne di avvicinare il lettore allo
teristici delle culture nazionali (Q , , scrittore o viceversa (Schleiermacher ,
). Perché tali culture e i loro linguaggi ), G. sceglie di avvicinare i Grimm ai loro
siano traducibili reciprocamente occorre l’e- potenziali lettori e trasferisce il mondo degli
sistenza di basi sociali (in senso marxiano) autori direttamente in quello dei bambini
simili tra di loro, o attuali o in una fase ante- sardi, allo scopo di rendere le fiabe tedesche
riore della cultura traducente. simili a quelle della natia Sardegna. Lucia
DEREK BOOTHMAN Borghese ha notato non solo l’“addomesti-
camento”, ma anche la laicizzazione del te-
V. «lingua», «linguaggio», «scienza», «traduzio-
ne».
sto tradotto. G. toglie tutti (o quasi) i riferi-
menti alla divinità, cambia i nomi di alcuni
animali in quelli più familiari ai suoi giovani
traduzione
(auspicati) lettori e introduce elementi lessi-
In una lettera a Giulia del  settembre cali tipici dell’Italia meridionale e della Sar-
 (LC -) G. definisce i compiti del tra- degna (Borghese , -). L’originale di
duttore in questo modo: la traduttrice qua- un testo non scientifico, perciò, può e spes-
lificata deve avere la «capacità elementare e so deve essere cambiato per renderlo idoneo
 TRADUZIONE

al pubblico dei lettori: in termini ben noti, vi Compito del traduttore, sempre secon-
è la doppia azione di tradurre e insieme tra- do la citata lettera alla moglie Giulia, è sape-
dire il testo di partenza. re tradurre non solo letteralmente, ma saper
La stessa metodologia di avvicinamento tradurre «i termini, anche concettuali, di
delle culture si trova nelle parole che aprono una determinata cultura nazionale nei ter-
la sezione del Q  intitolata Traducibilità dei mini di un’altra cultura nazionale» (LC -
linguaggi scientifici e filosofici (Q , p. ). ,  settembre ); in questo senso G. fa un
Tali parole sono un riferimento all’osserva- passo in avanti rispetto al quesito posto dai
zione critica di Lenin («non abbiamo saputo teorici del Romanticismo tedesco, se sceglie-
“tradurre” nelle lingue europee la nostra lin- re l’avvicinamento della cultura di arrivo a
gua»: Q , , ), fatta al IV Congresso quella di partenza o viceversa. Davanti a due
dell’Internazionale comunista. Qui si ricono- culture, lo scopo di G. come teorico della
sce un’altra doppia operazione del tradurre: traduzione è «far conoscere l’una all’altra
sia un’azione linguistica eseguita dai singoli servendosi del linguaggio storicamente de-
individui sia un’altra azione, di natura collet- terminato di quella civiltà alla quale fornisce
tiva e sociale. Con le parole testuali di Lenin il materiale d’informazione» (ivi, ). Così
(Lenin , -) a proposito di una risolu- facendo, si attua una dialettica tra due cul-
zione al III Congresso: «nessuno straniero ture e due società al fine di modificare sia
potrà leggerla» neanche in traduzione, anche l’una sia l’altra. Vi è qui forse un’eco dell’in-
se «tradotta ottimamente in tutte le lingue» segnamento di Benvenuto Terracini, di po-
(aspetto “individuale”). Ma vi era anche un chi anni più anziano di G. ma già docente a
altro, fondamentale aspetto: la risoluzione Torino quando questi era studente: l’atto di
non poteva raggiungere il suo scopo perché tradurre non è mai neutro. In ogni caso, G.
non riconosceva le specificità delle condizio- ha sempre «una concezione politica del tra-
ni esistenti in altri paesi (aspetto “collettivo- durre» (Borghese , ).
sociale”). In altre parole, anche se il singolo L’atto del tradurre è concepito dal pen-
traduttore avesse potuto tradurre, per quan- satore sardo anche in diversi altri modi, uno
to bene, le parole della risoluzione e, ceteris dei quali si riferisce al nesso teoria-pratica,
paribus, tale risoluzione potesse essere com- che occupa un posto rilevante nelle rifles-
presa da un pubblico straniero, lo stesso sioni carcerarie: infatti, con diverse prepo-
pubblico non avrebbe trovato convincente la sizioni, le due parole si trovano l’una ac-
risoluzione stessa «perché [era, ndr] troppo canto all’altra circa quaranta volte nei Q. Il
permeata di spirito russo». Dietro le parole passaggio dalla teoria all’azione richiede
denotative di un discorso sta l’aspetto con- una qualche forma di traduzione, per un
notativo, quello che fa entrare in gioco l’ele- verso rispetto alla descrizione e teorizzazio-
mento sociale. Si coglie anche qui il nesso ne del passaggio linguistico, e per un altro
concetto-cultura-lingua: un concetto nato in verso non linguistico: infatti G. osserva, a
una determinata società (detta “di parten- proposito dei pragmatisti, che vale l’idea
za”) può essere tradotto nella lingua di un’al- astratta per loro «solo in quanto si può tra-
tra società (“di arrivo”), ma se tale concetto durre in azione» (Q , , ). In questo
non trova riscontro nella cultura di quest’ul- contesto è pertinente citare un paragrafo
tima non si può parlare di una traduzione del Q  nel quale è usato il termine «tradur-
riuscita. Qui G. dimostra un altro aspetto re» in questo stesso senso, alquanto metafo-
originale del suo approccio alla traduzione: rico (indicato da G. con l’uso delle virgolet-
l’unico arbitro in grado di decidere circa il te), come mediazione non tra lingue né tra
successo o meno di una traduzione è una co- culture, ma tra teoria e «vita storica», que-
munità o, più precisamente nel suo discorso, st’ultimo termine un sinonimo quasi esatto
le classi e le forze sociali popolari della so- di “pratica”. Di fatto, compito del teorico è
cietà di arrivo (aspetto sociale, nuovamente): «rintracciare la riprova della sua teoria,
in fin dei conti sono esse che decidono sulla “tradurre” in linguaggio teorico gli elemen-
bontà di una traduzione. ti della vita storica, e non viceversa la realtà
TRADUZIONE 

presentarsi secondo lo schema astratto» (Q Proprio all’inizio del Q  si legge l’afferma-


, , ). zione che nella rivista crociana “La Critica”
Visto il legame strettissimo in G. tra lin- spesso «si traducono in linguaggio “specula-
gua e cultura, un concetto molto importante tivo” alcuni punti della teologia cattolica (la
per lui è la traduzione interculturale, l’atto di grazia ecc.)» (Q  I, p. ). E sempre nella
rendere una cultura e i suoi termini concet- prima parte del Q  questo stesso tipo di
tuali comprensibili, e perciò accessibili, a traduzione interparadigmatica viene effet-
un’altra cultura. In questa operazione spesso tuato dalla filosofia della praxis, definita «la
la traduzione si sovrappone alla nozione di traduzione dell’hegelismo in linguaggio sto-
«traducibilità», ad esempio nella discussione ricistico». Più specificamente, la traduzione
del parallelo tra la Grecia antica e la civiltà ro- cui maggiormente si occupa G. è quella dei
mana: «Si può dire (in un certo senso) per i concetti di Croce nel linguaggio della filoso-
Romani e i Greci ciò che Hegel dice a propo- fia della praxis. D’altra parte, la filosofia cro-
sito della politica francese e della filosofia te- ciana è la «ritraduzione in linguaggio specu-
desca», cioè che le due culture sono recipro- lativo dello storicismo realistico della filoso-
camente traducibili (Q , , ). Nello stes- fia della praxis» (Q  I, , ) e, «in que-
so paragrafo G. commenta anche la traduzio- sta ritraduzione» delle «acquisizioni pro-
ne (senza usare la specifica parola) effettuata gressive della filosofia della praxis», si trova
dei concetti civici e politici romani e greci nel «il meglio del suo pensiero» (Q  II, , ).
periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento, La traduzione, pertanto, può effettuarsi non
che poi, in opposizione alla «concezione reli- in una direzione sola, ma in un viavai tra pa-
gioso-medievale», fornirono «l’involucro cul- radigmi diversi e rivali.
turale in cui si sviluppa la nuova concezione Per G., dunque, si tratta non soltanto
della vita e del mondo» (ibid.). della traduzione tra lingue naturali, ma an-
Il discorso sulla traduzione, culturale e che di quella tra i paradigmi e i loro lin-
di altri tipi, raggiunge il suo apice nei Q  e guaggi, una posizione molto avanzata che è
. Nel primo, ad esempio, si pone il proble- teorizzata, come già osservato, nel Q . I Q
ma della traduzione «in termini “popolari”» abbondano di esempi di traduzione inter-
di una fede (Q  I, , ), tema che viene ri- paradigmatica, il più ovvio dei quali è quel-
proposto diverse volte nei Q sotto la forma lo relativo a Croce e, in particolare, al con-
dell’esigenza, attraverso una letteratura di- cetto di «storia etico-politica», che viene
vulgativa, di tradurre in termini accessibili sottoposto a critica da G. ed epurato dal suo
alle classi popolari le nozioni della filosofia contenuto filosofico idealistico, per render-
della praxis. Talvolta una siffatta traduzione lo un «valore strumentale», un «“canone
è di qualità discutibile (v. la critica al ma- empirico” di ricerca storica», affinché il
nuale di economia di Lapidus e Ostrovitia- concetto potesse essere incorporato nel
nov: Q  II, .II, ), ma ciò nulla toglie al proprio paradigma come parte integrante
principio che anche una «corrente deterio- della teoria dell’egemonia, «complemento
re» della filosofia della praxis (che com- della teoria dello Stato-forza» (Q  I, ,
prende una «letteratura mediocre» e tradu- ). G. non è acritico verso Croce, tutt’al-
zioni di qualità inferiore), che sta a quella di tro. Nella sua teoria della storia etico-politi-
Marx come il cattolicesimo popolare al con- ca il filosofo neoidealista «prescinde dal
fronto di quello «teologico», può servire a momento della lotta» e «assume placida-
determinate esigenze che non sono mediocri mente come storia il momento dell’espan-
(Q  II, .II, ): non va dimenticato, co- sione culturale o etico-politico», il che si-
me paragone storico, che «dalla primitiva gnifica per G. che il libro crociano sulla Sto-
rozzezza intellettuale dell’uomo della Rifor- ria d’Europa non è che «un frammento»,
ma è tuttavia scaturita la filosofia classica te- «l’aspetto “passivo” della grande rivoluzio-
desca» (Q  II, .I, ). ne» iniziatosi nel , ma che diventò una
Altro argomento che compare regolar- «restaurazione-rivoluzione» (Q  I, , ).
mente nei Q è la traduzione tra paradigmi. Senza un tale tipo di critica, invece di arric-
 TRASFORMISMO

chire e rinnovare il marxismo attraverso la non esistano» e «differenze anche dove pare
traduzione il risultato sarebbe semplicemen- che ci siano solo somiglianze» (Q , , ).
te un marxismo eclettico. Questa posizione è generalizzata per i lin-
Oltre alla traduzione gramsciana del guaggi scientifici: è «da vedere» se le fasi di
paradigma crociano, altri esempi della tra- diverse civiltà sono «momenti di sviluppo
duzione nel linguaggio della filosofia della una dall’altra e quindi si integrano a vicen-
praxis dei concetti altrui sono le traduzioni da» (Q , , ); se le strutture sono «fon-
effettuate dei concetti di Machiavelli, Ricar- damentalmente simili», le superstrutture
do, Gobetti, Cuoco ecc. Rispetto a Machia- poi sono equivalenti (Q , , ): come
velli, le traduzioni più note (che hanno an- conseguenza, tali superstrutture sono reci-
che la natura di un’analogia) sono quelle procamente traducibili qualunque sia il lin-
della metafora del centauro, metà bestia e guaggio particolare nazionale. L’argomento
metà uomo, tradotta come la diade forza- è continuato in Q , , sopra citato, nel qua-
consenso che caratterizza l’egemonia, e, na- le G. discute della convertibilità e della tra-
turalmente, il principe come partito politico ducibilità reciproca delle tre attività super-
(Q , , ). Forse più controverse e me- strutturali (filosofia, politica ed economia),
no indagate sono le scoperte di David Ricar- cioè «gli elementi costitutivi necessari di una
do, tradotte ed estese dalla filosofia della stessa concezione del mondo» (ivi, ).
praxis per ricavarne «originalmente una Come in altri campi, G. anticipa il lavo-
nuova concezione del mondo» (Q  II, , ro altrui: nel ritenere che, per la sua natura,
). Ancora altri esempi di traduzioni so- la traduzione deve tenere conto dei fattori
no quelle effettuate sul discorso del liberali- sociali e che la decisione se accettare o me-
smo gobettiano e l’interpretazione, non sen- no l’adeguatezza di una traduzione spetta a
za difficoltà ed esitazioni, della «rivoluzione una comunità sociale, egli anticipa di oltre
passiva» di Vincenzo Cuoco come equiva- tre decenni ciò che emergerà come la disci-
lente traduttivo del concetto di rivoluzione- plina della sociolinguistica. Altrettanto fa
restaurazione in Edgar Quinet. per altri aspetti della traduzione: nel porre
Di grande interesse pratico e teorico so- l’enfasi sulla traduzione come atto culturale
no le affermazioni per cui, nel circolo filoso- e non solo, e nemmeno prevalentemente,
fia-politica-economia, esiste la «traduzione linguistico, egli anticipa la cosiddetta “svol-
reciproca nel proprio specifico linguaggio di ta culturale” fra i traduttologi negli anni Ot-
ogni elemento costitutivo» (Q , , ) e tanta. Infine, come si vede dagli esercizi con-
che lo «storicismo realistico» traduce la tenuti nei QT, nonché nelle note sulla tra-
«concezione soggettiva della realtà» come ducibilità del Q , la scelta dei testi tradotti
«teoria delle superstrutture» (Q  II , , e quindi anche la traduzione stessa sono
). Forse non argomentata pienamente è sempre attività militanti che mirano a modi-
la posizione che, mentre in altre filosofie la ficare la cultura e l’assetto politico-sociale
traduzione è spesso un gioco di «schemati- delle nazioni impegnate nel dialogo.
smi generici», «solo nella filosofia della BIBLIOGRAFIA: BOOTHMAN ; BOR-
praxis la “traduzione” è organica e profon- GHESE ; COSPITO .
da» (Q , , ), brano nel quale, di nuo- DEREK BOOTHMAN
vo, la parola “traduzione” è messa tra virgo-
V. «Croce», «filosofia della praxis», «moderno
lette per indicare che la tipologia considera- Principe», «rivoluzione passiva», «traducibilità».
ta è quella tra linguaggi filosofici e non tra
lingue naturali. Entrambe le tipologie di tra-
trasformismo
duzione, sia tra i linguaggi scientifici e filo-
sofici dei paradigmi sia tra le lingue natura- La sinistra storica, o «nuova Sinistra» (Q
li, sono culturali. G. scrive che occorre sa- , , ), nel parlamento italiano post-unita-
pere «tradurre un mondo culturale nel lin- rio ebbe la sua incubazione nella crisi del
guaggio di un altro mondo culturale», tro- Partito d’Azione seguita ad Aspromonte
vando «le somiglianze anche dove esse pare () e maturata dopo Mentana () con la
TRASFORMISMO 

fine della carriera politica di Urbano Rattaz- l’autore dei Q – a quella del Partito d’Azio-
zi, fino al “discorso di Stradella” di Depretis ne: «l’interesse sindacale era molto superfi-
e al formale inizio dell’età detta del «trasfor- ciale e di origine polemica, non sistematico,
mismo». Alla genesi, appunto parlamentare, non organico e conseguente, non di ricerca
di questo processo alludeva Francesco De di omogeneità sociale, ma paternalistico e
Sanctis registrando la scomposizione dello formalistico».
schema risorgimentale che aveva visto con- È nel Q , comunque, che G. comincia
trapporsi i moderati ai democratici, in una ad affrontare il problema di fondo nella par-
lettera a Giuseppe Civinini messa a fuoco da te relativa al carattere e agli effetti molecola-
G. in Q , , , mentre si apprestava (in di- ri del trasformismo italiano ed è poi nella se-
verse occasioni) a individuare il carattere quenza tra i Q  e , e soprattutto nel Q ,
strutturale delle “consorterie” che avevano che si riscontra la più precisa radiografia
dominato il quadro politico dell’Italia post- della «rivoluzione passiva», all’interno della
unitaria. Il trasformismo è comunque l’occa- quale agisce la politica del trasformismo. Ma
sione per G. per stringere il suo punto di vi- già appunto nel Q  G. rileva: «Si può ap-
sta teorico ancor più che storico su una con- plicare al concetto di rivoluzione passiva (e
dizione della sinistra che andava al di là del- si può documentare nel Risorgimento italia-
le vicende del secolo XIX e giungeva a carat- no) il criterio interpretativo delle modifica-
terizzare il suo tempo politico, considerando zioni molecolari che in realtà modificano
la parabola di alcuni aspetti dello stesso mo- progressivamente la composizione prece-
vimento socialista fino all’avvento del nazio- dente delle forze e quindi diventano matrice
nalismo e del fascismo allorché egli accenna di nuove modificazioni. Così nel Risorgi-
al nuovo trasformismo dopo quello classico mento italiano si è visto come il passaggio al
(Q , , , poi Q , , ). Cavourrismo [dopo il ] di sempre nuovi
Testimonia ancora questa forte contem- elementi del Partito d’Azione ha modificato
poraneizzazione dell’analisi fenomenologica progressivamente la composizione delle for-
l’accenno gramsciano allo schema costituito ze moderate, liquidando il neoguelfismo da
dal pensiero di quello che può considerarsi una parte e dall’altra impoverendo il movi-
l’equivalente, per lo Stato nella società di mento mazziniano (a questo processo ap-
massa, di ciò che fu nel Rinascimento Nic- partengono anche le oscillazioni di Garibal-
colò Machiavelli per lo Stato borghese: Max di ecc.). Questo elemento pertanto è la fase
Weber. Al Weber del dopo-, del Parla- originaria di quel fenomeno che è stato chia-
mento e governo nel nuovo ordinamento del- mato più tardi «trasformismo» e la cui im-
la Germania. Critica politica della burocrazia portanza non è stata, pare, finora, messa nel-
e della vita dei partiti (Q , , ), infatti, la luce dovuta come forma di sviluppo stori-
G. si riferisce richiamando, nell’individua- co» (Q , , ). E appunto nel Q  G.
zione dell’«equilibrio tra agitazione e propa- darà ulteriori, illuminanti precisazioni: «I
ganda» in cui era consistita la tradizionale moderati continuarono a dirigere il Partito
debolezza dei partiti politici italiani, e in d’Azione anche dopo il  e il  e il co-
particolare del Partito d’Azione, la costante sì detto «trasformismo» non è stato che l’e-
condizione “gelatinosa” della realtà politica spressione parlamentare di questa azione
del nostro paese, simile – nei tempi lunghi – egemonica intellettuale, morale e politica. Si
a quella del dopoguerra tedesco. Dall’altro può anzi dire che tutta la vita statale italiana
lato, un dettaglio non insignificante a pro- dal  in poi è caratterizzata dal trasformi-
posito della contemporaneizzazione del tar- smo, cioè dall’elaborazione di una sempre
lo del trasformismo nella democrazia parla- più larga classe dirigente nei quadri fissati
mentare è relativo a un rapido riferimento in dai moderati dopo il  e la caduta delle
una nota (Q , , ) a Gottlieb-Amadeo utopie neoguelfe e federalistiche, con l’as-
Bordiga per il carattere «zingaresco e noma- sorbimento graduale, ma continuo e ottenu-
de», nel quadro politico italiano degli anni to con metodi diversi nella loro efficacia, de-
Venti, della sua posizione, simile – sostiene gli elementi attivi sorti dai gruppi alleati e
 TRE FONTI DEL MARXISMO

anche da quelli avversari e che parevano ir- storia della filosofia», oltre che in quella eco-
reconciliabilmente nemici. In questo senso nomica; «si può dire che Ricardo abbia con-
la direzione politica è diventata un aspetto tribuito a indirizzare» Marx ed Engels «al lo-
della funzione di dominio, in quanto l’assor- ro superamento della filosofia hegeliana e al-
bimento delle élites dei gruppi nemici porta la costruzione del loro nuovo storicismo, de-
alla decapitazione di questi e al loro anni- purato di ogni traccia di logica speculativa?
chilimento per un periodo spesso molto lun- A me pare che si potrebbe». E qui G. indica
go. Dalla politica dei moderati appare chia- nel «mercato determinato» e nella «legge di
ro che ci può e ci deve essere una attività tendenza», attribuiti (in modo forse «un po’
egemonica anche prima dell’andata al pote- torbido») a Ricardo, i concetti influenti per il
re e che non bisogna contare solo su una for- superamento della filosofia classica tedesca
za materiale che il potere dà per esercitare (detta così da Engels) «in una “immanenza”
una direzione efficace: appunto la brillante realistica immediatamente storica», pur non
soluzione di questi problemi ha reso possi- dimentica della dialettica hegeliana. D’al-
bile il Risorgimento nelle forme e nei limiti tronde, G. nota come lo stesso Hegel abbia
in cui esso si è effettuato, senza “Terrore”, «visto questi nessi [...] Così, nelle Lezioni di
come “rivoluzione senza rivoluzione” ossia storia della filosofia, egli ha trovato un nesso
come “rivoluzione passiva” per impiegare tra la Rivoluzione francese e la filosofia di
un’espressione del Cuoco in un senso un po’ Kant, di Fichte e di Schelling», nesso fatto
diverso da quello che il Cuoco vuole dire» proprio nella Sacra famiglia da Marx. E G.
(Q , , ). torna a sottolineare come nell’«ulteriore svi-
luppo della nuova teoria abbia contribuito
RAFFAELE CAVALLUZZI
l’economia classica inglese», in specie da Ri-
V. «moderati», «Partito d’Azione», «Risorgimen-
cardo. Ma se discutibili sono le fonti, restano
to», «rivoluzione passiva», «Weber».
per G. tre caratteri inseparabili del marxi-
smo: filosofia, economia e politica.
tre fonti del marxismo
GIUSEPPE PRESTIPINO
Il concetto è ripreso da Engels con alcu-
V. «dialettica», «Engels», «filosofia della praxis»,
ne riserve e con una specificazione, nel Q 
«Hegel», «immanenza», «leggi di tendenza»,
e in una lettera del . Le riserve sono in Q «Marx», «mercato determinato», «Ricardo»,
, , : «Una concezione molto diffusa è «storicismo».
che la filosofia della praxis è una pura filoso-
fia, la scienza della dialettica, e che le altre trincee, fortezze e casematte
parti sono l’economia e la politica, per cui si
dice che la dottrina è formata di tre parti co- Con tali lemmi (o con l’analogo «forti-
stitutive, che sono nello stesso tempo il coro- ficazioni») G. indica gli apparati ideologici e
namento e il superamento» dei maggiori li- i rapporti sociali che costituiscono il terreno
velli che avevano raggiunto «la filosofia clas- di scontro politico-militare sul quale agisco-
sica tedesca, l’economia classica inglese e no le classi nella «guerra di posizione». In
l’attività e scienza politica francese». Questa Occidente lo Stato è «una trincea avanzata»
generica ricerca delle fonti «non può con- dietro cui vi è la società civile, ovvero «una
trapporsi [...] a ogni altra organizzazione del- robusta catena di fortezze e di casematte»
la dottrina che sia più aderente alla realtà». (Q , , ), tra cui le «grandi organizza-
Le riserve sono attenuate in Q , , : zioni popolari di tipo moderno, che rappre-
«uno studio accurato della cultura filosofica sentano come le “trincee” e le fortificazioni
del Marx [...] è certo necessario, ma come permanenti della guerra di posizione» (Q ,
premessa allo studio, ben più importante, , ). Dunque «le superstrutture della so-
della sua propria e “originale” filosofia, che cietà civile sono come il sistema delle trincee
non può esaurirsi in alcune “fonti”». Una nella guerra moderna» (Q , , ). Ri-
specificazione è in LC - (a Tania,  mag- spetto all’Oriente, nel quale «lo Stato era
gio ): Ricardo ha «un significato nella tutto, la società civile era primordiale e gela-
TROCKIJ 

tinosa» (Q , , ), la politica in Occiden- novembre , in CPC -; Relazione al
te «diventa sempre più guerra di posizione e Comitato centrale,  febbraio , in CPC
si può dire che uno Stato vince una guerra in -), fino alla più complessa lettera del 
quanto la prepara minutamente e tecnica- ottobre  al Comitato centrale del PCUS
mente nel tempo di pace. La struttura mas- che, pur riconoscendo Trockij tra «i nostri
siccia delle democrazie moderne, sia come maestri», ne condanna però nettamente la
organizzazioni statali che come complesso posizione politica (CPC -).
di associazioni nella vita civile costituiscono Nei Q il nome di Trockij (indicato ora
per l’arte politica come le “trincee” e le for- come «Leone Davidovi», ora come «Bron-
tificazioni permanenti del fronte nella guer- stein»), di cui G. chiede con insistenza nel
ra di posizione: essi rendono solo “parziale”  alcuni testi (Vers le capitalisme ou vers le
l’elemento del movimento che prima era socialisme; La Révolution défigurée; La mia
“tutta” la guerra» (Q , , -). Tale guer- vita. Tentativo di autobiografia: v. LC , a
ra di posizione richiede «una ricognizione Carlo,  agosto ; LC , a Tania, ° di-
del terreno e una fissazione degli elementi di cembre ; LC , a Mussolini, ottobre
trincea e di fortezza rappresentati dagli ele- ), è legato principalmente alla critica del-
menti di società civile» (Q , , ) e fissa la formula della “rivoluzione permanente”
«un apparato egemonico in quanto crea un che, elaborata da Trockij e Parvus (M. H.
nuovo terreno ideologico, determina una Helphand) nel corso della Rivoluzione rus-
riforma delle coscienze e dei metodi di co- sa del , viene posta, in opposizione a
noscenza» (Q  II, , ). quella di Stalin e Bucharin del “socialismo in
un solo paese”, al centro dello scontro nel
ROBERTO CICCARELLI
Partito comunista russo nell’autunno-inver-
V. «apparato egemonico», «egemonia», «guerra no -. Con evidenti riferimenti te-
di posizione», «ideologia», «Oriente-Occidente»,
stuali al dibattito di questi anni, in cui Bu-
«società civile», «Stato».
charin criticava Trockij per il «modo razio-
nalistico-formale, letterario, di trattare le
Trockij (Lev Davidovič Bronštein, detto)
questioni», contrapponendogli il «vivo me-
In diversi articoli tra il  e il  todo dialettico» del bolscevismo (v. Sulla teo-
sull’“Ordine nuovo” e l’“Avanti!” Trockij è ria della rivoluzione permanente, in Procacci
associato a Lenin quale maggiore interprete , ), G. afferma che la rivoluzione per-
della Rivoluzione russa e del marxismo. Agli manente «si manifestò inerte e inefficace nel
inizi del , quando è in corso la lotta nel  e in seguito: era una cosa astratta, da ga-
partito russo tra l’opposizione trockista e la binetto scientifico [...] senza il contenuto
maggioranza di Stalin, G. chiede alla moglie politico adeguato, [...] secondo un’etichetta
Giulia informazioni dirette (L ) e traccia intellettualistica» (Q , , ). La nota è ri-
un profilo positivo di Trockij, collocandolo presa pressoché identica nel ben più tardo
«in tutta la storia del movimento rivoluzio- Testo C (Q , , ). Il nucleo di fondo
nario russo [...] politicamente più a sinistra della critica di G. alla rivoluzione perma-
dei bolscevichi». Nel , a differenza di es- nente è nel suo non essere aderente alla
si, che pensavano a una dittatura politica del «realtà effettuale» dei processi storici: essa è
proletariato quale «involucro allo sviluppo solo «una previsione generica presentata co-
del capitalismo», Trockij è fautore di «una me dogma [...] che si distrugge da sé, per il
rivoluzione socialista e operaia», concezione fatto che non si manifesta effettualmente»
cui, nel novembre , pervennero «Lenin e (Q , , ). Ritorna qui la contrapposi-
la maggioranza del partito» (L ). Nella zione che il giovane G. istituiva tra l’«illu-
successiva ondata di lotte interne al partito sionismo frasaiolo» di Trockij, che tentenna-
russo, però, tra la fine del  e il , la po- va sulla pace immediata con la Germania a
sizione di G. è di forte critica (v. Come non Brest Litovsk, senza saper cogliere «la so-
si deve scrivere la storia della rivoluzione bol- stanza degli eventi storici», e il realismo po-
scevica. A proposito del  di Leo Trotzki,  litico di Lenin (La politica delle frasi,  mag-
 TROCKIJ

gio , in NM ). Nei Q si allude alla teo- . La critica di economicismo e sindaca-
ria della rivoluzione permanente, che viene lismo corporativo, «che ha impedito finora al
associata, talora in modo problematico e du- proletariato occidentale di organizzarsi in
bitativo, a posizioni e concezioni politiche classe dirigente» e di porsi come egemone,
che – benché su piani concettuali diversi – già formulata nella lettera del  ottobre 
egli critica decisamente: al Comitato centrale del PCUS (CPC ), è
. Guerra manovrata, applicata in una sviluppata ulteriormente nei Q: la «lotta
fase storica in cui essa è ormai superata dal- contro la teoria della così detta rivoluzione
la guerra di posizione: Trockij, «in un modo permanente, cui si contrapponeva il concet-
o nell’altro, può ritenersi il teorico politico to di dittatura democratico-rivoluzionaria»,
dell’attacco frontale in un periodo in cui es- è un momento della lotta contro l’“econo-
so è solo causa di disfatta» (Q , , ). Ri- mismo” che va condotta «sviluppando il
voluzione permanente e guerra di movimen- concetto di egemonia» (Q , , -). G.
to sono il riflesso della situazione russa, po- paragona, in una nota di Testo B che non
vera di «società civile», per cui Trockij, che sarà più ripresa, la teoria di Trockij a quella
la proporrebbe universalmente, non coglie «di certi sindacalisti francesi sullo sciopero
le specificità dell’Occidente con una seria ri- generale e alla teoria di Rosa» Luxemburg
cognizione nazionale, è «cosmopolita, cioè (Q , , ), il cui opuscolo, Massenstreik,
superficialmente nazionale e superficial- Partei und Gewerkschaften, teorizzerebbe in
mente occidentalista o europeo», e la sua modo un po’ affrettato e superficiale l’espe-
teoria è profondamente errata, «non era rienza storica della Rivoluzione russa del
buona né quindici anni prima né quindici , trascurando, per «pregiudizio “econo-
anni dopo» (Q , , -). In una nota più mistico” e spontaneista», il peso dell’orga-
tarda G. mitiga il giudizio, riconoscendo a nizzazione consapevole (Q , , ), limi-
Trockij «un tentativo di iniziare una revisio- te quest’ultimo che difficilmente può essere
ne dei metodi tattici», quando pose, al IV ascritto al “napoleonistico” organizzatore
Congresso dell’Internazionale comunista dell’Armata rossa.
(), la questione della differenza tra Trockij rappresentava una frazione or-
Oriente e Occidente, esposta però «solo in ganizzata all’interno del partito-Stato del-
forma letteraria brillante, ma senza indica- l’ URSS , una sorta di inaccettabile “parla-
zioni di carattere pratico» (Q , , , Te- mento nero”: «la liquidazione di Leone Da-
sto C, con variante instaurativa rispetto al vidovi non è un episodio della liquidazione
Testo A, Q , , ). “anche” del parlamento “nero” che sussi-
. Attendismo. La teoria della rivoluzio- steva dopo l’abolizione del parlamento “le-
ne permanente, intesa qui da G. come rivo- gale”?» (Q , , ). Egli è anche atten-
luzione simultanea nei principali paesi capi- to al nuovo proveniente dall’americanismo,
talistici, induce «alla passività e all’inerzia», con i connessi mutamenti del modo di vive-
come accadde prima della Rivoluzione rus- re e concepire la vita, e dalla razionalizza-
sa, quando, «nell’attesa che tutti insieme si zione del lavoro, di cui G. condivide il
muovessero, nessuno intanto si muoveva e «principio della coercizione, diretta e indi-
organizzava il movimento». Il risvolto «for- retta», ma non la militarizzazione, soluzio-
se peggiore» di questo attendismo è «una ne pratica (sostenuta da Trockij al III Con-
forma di “napoleonismo” anacronistico e gresso dei sindacati di Russia) profonda-
antinaturale (poiché non tutte le fasi stori- mente sbagliata che sbocca «necessaria-
che si ripetono nella stessa forma)» (Q , , mente in una forma di bonapartismo, quin-
), con la pretesa di esportare manu mili- di la necessità inesorabile di stroncarla» (Q
tari, nella fase in cui si è costituita l’URSS, la , , ). G. annota inoltre uno «stupe-
rivoluzione in altri paesi, senza prepararla facente» accenno di Trockij a un presunto
attraverso un duro lavoro di analisi concreta «dilettantismo» di Labriola, giudizio in-
delle specificità nazionali e di lotta politica spiegabile se non come «riflesso inconsape-
articolata nella guerra di posizione. vole della pedanteria pseudoscientifica del
TURISMO 

gruppo intellettuale tedesco che ebbe tanta attribuito la decisione turca di non interve-
influenza in Russia» (Q , , ); anche se nire contro la decisione di cedere «Mossul
va precisato che il giudizio complessivo di all’Irak (cioè agli inglesi)» (Q , , -). G.
Trockij è elogiativo (Trockij , -). polemizza con coloro che non vedevano la
Infine, un riferimento di G. all’articolo novità delle riforme modernizzanti introdot-
di Trockij contro la tesi di Masaryk sulla te nella Turchia da Kemal Pascià, cioè
Russia come bisognosa di una Riforma – te- Atatürk (Q , , ), e osserva che il paese
ma su cui G. lavora a lungo nei Q – potreb- aveva adottato anche alcune parti dei codici
be essere la spia di un’ulteriore presa di di- legali occidentali («come espressione della
stanza da Trockij, ma rimane solo un accen- civiltà europea e non del cristianesimo come
no non elaborato (Q , , ). tale»: Q  II, .V, ), nonché abolito al-
cuni aspetti delle pratiche islamiche, giudi-
ANDREA CATONE cati antiquati e in alcuni casi lesivi della per-
V. «americanismo», «bonapartismo», «guerra sona della donna (LC -, a Tania,  mag-
manovrata», «Labriola», «Lenin», «Luxem- gio ).
burg», «Oriente-Occidente», «parlamentarismo
nero», «Riforma», «rivoluzione permanente», DEREK BOOTHMAN
«Stalin», «URSS». V. «Grande guerra», «India», «Inghilterra»,
«Oriente-Occidente».
Turchia
Durante il periodo medievale e quello turismo
dell’Impero ottomano, la minaccia rappre- Un rapido ma significativo cenno al tu-
sentata dalla Turchia, assieme a una parte rismo viene fatto da G. in Q , , come par-
del mondo musulmano, teneva unita l’Euro- te della ricerca sulla funzione degli intellet-
pa, ma solo a causa del fattore «tecnico-mi- tuali nell’organizzazione della vita naziona-
litare», non politico (Q , , ). L’influen- le. Dopo aver discusso della «Società Italia-
za turca continuava a espandersi in alcune na per il progresso della Scienza», che «rag-
zone anche fino alla seconda metà dell’Ot- gruppa tutti gli “amici della scienza”, chieri-
tocento: lo Yemen venne sottoposto al do- ci e laici, per così dire, specialisti e “dilet-
minio turco solo nel , quando il resto tanti”», e aver notato che «essa dà il tipo
dell’impero era già in declino (Q , , ). embrionale di quell’organismo che ho ab-
Storicamente la «Quistione orientale», cioè bozzato in altre note, nel quale dovrebbe
«la forma politico-diplomatica della lotta tra confluire e rinsaldarsi il lavoro delle Acca-
Russia e Inghilterra», coinvolse la Turchia demie e delle Università con le necessità di
come «nodo strategico» in quanto il paese cultura scientifica delle masse nazionali-po-
minacciava l’accesso inglese all’India attra- polari, riunendo la teoria e la pratica, il la-
verso il Mediterraneo orientale e l’Egitto (Q voro intellettuale e quello industriale che
, , ). Le mosse della politica inglese potrebbe trovare la sua radice nella Scuola
nei confronti dei dirigenti arabi durante la unica» (ivi, -), G. scrive: «Lo stesso po-
Grande guerra (Q , , ) sono da inter- trebbe dirsi del Touring Club, che è essen-
pretare come tentativo di distruggere ciò zialmente una grande associazione di amici
che rimase dell’Impero ottomano e il suc- della geografia e dei viaggi, in quanto si in-
cessivo tentativo allo smembramento della corporano in determinate attività sportive
Turchia, il nocciolo duro sopravvissuto, fi- (turismo = geografia + sport), cioè la forma
gurava anche nei piani dei vincitori della più popolare e dilettantesca dell’amore per
guerra. L’Italia, cui era stata promessa parte la geografia e per le scienze che vi si connet-
del bottino, cioè la regione mediterranea nel tono (geologia, mineralogia, botanica, spe-
Sud-Ovest del paese, era rimasta invece sen- leologia, cristallografia ecc.). Perché dunque
za nulla malgrado la sua minaccia di un in- il Touring Club non dovrebbe organicamen-
tervento militare, al quale «ingenuamente», te connettersi con gli Istituti di geografia e
secondo G., alcuni giornali inglesi avevano con le Società geografiche? C’è il problema
 TURISMO

internazionale: il Touring ha un quadro es- tersi con tutte le attività pratiche, se le escur-
senzialmente nazionale, mentre le Società sioni nazionali e internazionali si collegasse-
geografiche si occupano di tutto il mondo ro con periodi di ferie (premio) per il lavoro
geografico. Connessione del turismo con le industriale e agricolo» (ivi, ).
società sportive, con l’alpinismo, canottag-
FABIO FROSINI
gio ecc., escursionismo in genere: connes-
sione con le arti figurative e con la storia del- V. «apparato egemonico», «intellettuali», «scuo-
l’arte in generale. In realtà potrebbe connet- la», «sport».
U

ultima istanza: v. struttura. smo assoluto solo con la filosofia della pras-
si, storicismo assoluto o umanesimo assolu-
umanesimo assoluto to» (Q , , -). E G. differenzia qui ta-
le atteggiamento dall’ateismo, che «è una
L’espressione compare due volte nei Q, forma puramente negativa e infeconda, a
a caratterizzare la più essenziale natura della meno che non sia concepito come un perio-
nuova filosofia di Marx. La prima occorren- do di pura polemica letterario-popolare»
za è in Q , , , una variante sostitutiva (ibid.). L’umanesimo assoluto non è insom-
sul Testo A: «Marx è essenzialmente uno ma una polemica, una negazione, che da ciò
“storicista” ecc.» (Q , , ), che diventa trae la sua giustificazione, ma il ritrovamen-
nel Testo C: «La filosofia della praxis è lo to positivo nella “terra” di tutte le fonti – fi-
“storicismo” assoluto, la mondanizzazione e nite e relative – necessarie a soddisfare la do-
terrestrità assoluta del pensiero, un umane- manda di senso.
simo assoluto della storia». Questa variante
rinvia non solo allo storicismo, ma a un’idea FABIO FROSINI
di mondanità e terrestrità che ricorda il mo- V. «ateismo», «immanenza», «Machiavelli», «sto-
do in cui G. traduce l’espressione «die Dies- ricismo», «Umanesimo e nuovo umanesimo»,
seitigkeit seines Denkens» (“l’immanenza «uomo».
del suo pensiero”), con cui Marx indica nel-
le Tesi su Feuerbach il nuovo modo di inten- Umanesimo e nuovo umanesimo
dere il concetto di verità: «il carattere terre- Nel paragrafo del Q  intitolato Arte e
no del suo pensiero» (QT ). Questa scel- lotta per una nuova civiltà G. scrive: «Un de-
ta corrisponde alla volontà di individuare un terminato momento storico-sociale non è
nuovo concetto di immanenza, non metafi- mai omogeneo, anzi è ricco di contraddizio-
sico (v. Q , ,  sulla filosofia della praxis ni» (Q , , ). Questa affermazione può
di Machiavelli, che «si basa tutta sull’azione rappresentare più di una chiave di volta per
concreta dell’uomo che per le sue necessità far luce sulla complessa valutazione gram-
storiche opera e trasforma la realtà»). La sciana del concetto di Umanesimo. Il giudi-
«terrestrità [...] del pensiero» è dunque zio di G. muove da una serie di considera-
quella di chi non critica i miti trascendenti zioni di carattere storico, politico e talvolta
per porre al loro posto un mito immanente più strettamente culturale. Sono molti i luo-
(l’uomo), ma in modo conseguente (“assolu- ghi dei Q nei quali è possibile trovare af-
to”) pone al centro della storia l’uomo con- fiancati i termini di Umanesimo e Rinasci-
creto, finito, radicato in un orizzonte terre- mento: l’accostamento risponde all’esigenza
stre, protagonista di un agire «reale nel sen- di definire due concetti che cronologica-
so più profano e mondano della parola» (Q mente si dispongono lungo un asse conse-
, , ). Questa lettura è confermata dal- quenziale e che trattengono spunti di conti-
la seconda occorrenza: «L’immanentismo nuità concettuale. G. a proposito del «dop-
hegeliano diventa storicismo; ma è storici- pio aspetto dell’Umanesimo e del Rinasci-
 UMANESIMO E NUOVO UMANESIMO

mento» risolve la contrapposizione fra i mancato processo avrebbe originato l’inca-


molteplici sensi di quelle che vengono inter- pacità da parte della cultura di muovere idee
pretate come categorie storiche riconoscen- e concetti nel senso del rinnovamento socia-
do che essi «furono essenzialmente reazio- le e politico, di seguire un movimento “pro-
nari dal punto di vista nazionale-popolare e gressivo” della storia e dare vita a quello che
progressivi come espressione dello sviluppo G. definisce “nuovo umanesimo”. A tal pro-
culturale dei gruppi intellettuali italiani e eu- posito egli scrive: «I laici hanno fallito nella
ropei» (Q , , ). L’interesse nei con- soddisfazione dei bisogni intellettuali del po-
fronti dell’Umanesimo, dunque, quale fase polo; io credo proprio per non aver rappre-
storica della cultura civile italiana è quasi sentato una cultura laica, per non aver sapu-
sempre collegato al Rinascimento, visto co- to creare un nuovo umanesimo, adatto ai bi-
me momento che porta a uno stadio di com- sogni del mondo moderno, per aver rappre-
piuta maturazione i fermenti culturali tratte- sentato un mondo astratto, meschino, trop-
nuti nell’elaborazione retorico-teorica ini- po individuale ed egoista» (Q , , ). Il
ziata nel secolo precedente. La tradizione nuovo umanesimo, di cui G. lamenta l’assen-
umanistica, infatti, costituisce nella riflessio- za, rappresenterebbe un processo mancato
ne gramsciana un livello intermedio impor- all’Italia, per indicare la via del laicismo, per
tante per l’approdo a Machiavelli, snodo soddisfare i bisogni del mondo moderno.
concettuale decisivo e fulcro del pensiero Storicamente, per il contributo alla cul-
politico cinquecentesco. Più generalmente, tura civile della nazione l’Umanesimo viene
il pensatore sardo espone una nutrita serie descritto da G. come un periodo connotato
di considerazioni sugli studi più recenti di peculiarmente dall’individualismo, secondo
cultura umanistica, facendo esplicita richie- un’accezione che evidenzia una scarsa atten-
sta di nuovi titoli e letture critiche sull’argo- zione ai mutamenti politici decisivi interve-
mento: la sua intenzione precipua è rivolta nuti all’altezza del XV secolo. Se nelle pagine
alla comprensione del processo di costitu- dei Q lo scrupolo della ricostruzione storica
zione, o negazione, di un’identità nazionale. risulta sempre centrale, sia rispetto alla que-
La ricerca compiuta nel bacino storico stione della genesi dell’Umanesimo sia sul
quattro-cinquecentesco intende riconoscere versante della periodizzazione (Q , , ),
i momenti salienti attraverso i quali si sareb- è ancora la spinta di De Sanctis a determina-
be potuto realizzare un superamento del re una torsione degli studi gramsciani dal-
frammentarismo nel Medioevo italiano e l’ambito della storia civile a quello della filo-
procedere alla costituzione di un’unità cultu- sofia della praxis. In particolar modo nel Q
rale del paese, realizzata intorno alla nascen- , riferendosi anche all’Umanesimo, G. con-
te borghesia. Pur apprezzando il valore del- trappone i canoni interpretativi della storia
l’unità culturale e la positività del legame ri- assunti da molti critici e filologi, e basati sul-
stabilito con il patrimonio degli auctores, G. la sostituzione dell’«interpretazione con la
denuncia la debolezza di quella unità, non in descrizione esteriore», al metodo del mate-
grado di favorire una trasformazione della rialismo storico, ispirato all’«analisi del con-
popolazione nel senso di una più marcata tenuto» e rappresentato dall’esperienza di
soggettività sociale, tale da determinare per- De Sanctis, imbevuta di «umanità e umane-
sino nel Risorgimento i termini di un proces- simo». Lo storico della letteratura, per G.,
so politico attivo (Q , , -). Nel Q , in- era consapevolmente impegnato nella for-
fatti, G. individua con straordinaria lungimi- mazione di «una alta cultura nazionale» e
ranza i limiti della cultura umanistica; nono- l’impostazione del suo modo di intendere la
stante il recupero di un’autentica “teologia critica letteraria, il senso verace della sua cri-
laica”, mutuata dal mondo classico e posta a tica estetica, che si faceva «lotta per la cultu-
fondamento della civitas moderna, l’Umane- ra, cioè, nuovo umanesimo» (Q , , ), ap-
simo avrebbe fallito al momento della costi- pariva chiara espressione di opposizione alla
tuzione di un’identità civile e non religiosa critica-retorica umanistica di umore filologi-
della nazione. Nel corso dei secoli questo co. Nella lettura gramsciana l’Umanesimo ha
UMANESIMO E NUOVO UMANESIMO 

avuto il merito di indicare un percorso di co- luzione francese, quale unico avvenimento
stituzione di un’autonomia morale, attraver- storico che produsse il decisivo «distacco
so l’istanza paideutica sottesa alla metodolo- dal passato» (ibid.).
gia di studio e di indagine storica del passato Rossi, del resto, considerato un raffina-
promossa dai cultori delle humanae litterae; to interprete della cultura umanistica, resta
tuttavia, nella dinamica del processo storico un bersaglio polemico per il pensatore sar-
esso non ha assunto forme nuove, in grado di do, che vede in lui il prototipo dello studio-
promuovere la maturazione di un carattere so attento a cogliere solo l’aspetto positivo-
intellettuale, di proporre un dialogo con le progressivo dell’Umanesimo, attraverso la
classi popolari e di affrontare il problema ricostruzione del percorso – mediato dall’e-
della mancanza di unità nel paese. sperienza petrarchesca e dagli incunaboli
Pur passando spesso attraverso il filtro della cultura preumanistica padovana –, di
della ricognizione bibliografica, che deriva compiuta affermazione della tradizione de-
dal commento ai testi di critici della lettera- gli studia humanitatis. Se Rossi coglie legitti-
tura, il nodo che torna in termini problema- mamente nella svolta culturale segnata dal-
tici nel discorso gramsciano su Umanesimo l’Umanesimo l’inizio di un processo di uni-
e Rinascimento è sempre collegato all’intima ficazione culturale dell’Europa, G., pur ap-
contraddizione esistente fra la problematiz- provando la progettualità insita nell’opera
zazione di una funzione storicamente pro- di «nazionalizzazione dell’Umanesimo», ga-
gressiva di questi due momenti storici, sotto rantita dal respiro universale della cultura e
il profilo culturale, e il ruolo degli intellet- dal ripristino di uno strumento di comuni-
tuali, non determinante ai fini della costitu- cazione come il latino, pone il problema
zione di un’identità moderna del paese e di dell’«assenza del carattere nazionale della
una sua unificazione. Rispetto alle letture cultura» (ivi, ). Evidentemente, anche in
apologetiche dell’Umanesimo, G. polemiz- questo caso, responsabili del mancato tra-
za con Vittorio Rossi, autore dell’articolo Il guardo dell’unità sono gli intellettuali, iscrit-
Rinascimento, apparso sulla “Nuova Anto- ti da G. nel disegno della loro funzione co-
logia” nel , il quale individua nell’Uma- smopolita e nell’incapacità di ovviare all’a-
nesimo un movimento culturale animato da strattezza del progetto politico umanistico.
un progetto educativo integrale, talmente Tornando sul problema della lingua –
dirompente da rappresentare il compimen- questione alla quale G. si dimostra partico-
to di una grande rivoluzione (Q , , -). larmente sensibile – e sulla diglossia partico-
Secondo G. la «concezione retorica del Ri- larmente evidente nel Quattrocento, l’auto-
nascimento», che costituisce il limite della re dei Q ha l’occasione di dimostrare l’in-
lettura di Rossi, non rende manifesta la com- sufficienza della “classe” intellettuale nazio-
presenza di due distinte correnti, l’una «pro- nale nel riconoscere nella lingua volgare un
gressiva», l’altra «regressiva» nel passaggio fattore di conquista dell’unità del paese. Gli
dalla fase medievale a quella umanistico-ri- intellettuali, assecondando la supremazia
nascimentale. Se la prima fase porterebbe al- del latino e insieme la sua potenzialità di dia-
la considerazione dell’Umanesimo come logo extranazionale, avrebbero espresso un
tappa dello sviluppo spirituale italiano, la fa- atteggiamento regressivo e anazionale di ti-
se regressiva, rispetto alla quale la stessa po conservativo, ispirato a un intento re-
opera di Machiavelli, per G., rappresente- staurativo. L’Umanesimo, affermando la for-
rebbe una reazione, nel suo richiamo alla za del latino, avrebbe svelato il suo volto più
«necessità politica e nazionale di riavvici- autentico, quello del «compromesso cultu-
narsi al popolo» (ivi, ), negherebbe l’ac- rale» e non della rivoluzione (Q , , ).
costamento alla categoria della rivoluzione. La visione gramsciana, al momento del-
Ricordando il “maestro” Labriola del brano l’attribuzione di un’identità peculiare del-
Da un secolo all’altro, e tornando su un con- l’Umanesimo, risente della specificità di un
cetto già largamente attestato nella scrittura punto di vista che cambia in ragione dell’in-
dei Q, G. ribadisce la singolarità della Rivo- quadramento del problema nei termini del-
 UMANESIMO E NUOVO UMANESIMO

la funzione “storico-civile” degli intellettua- Se questo nuovo umanesimo, tuttavia,


li. Per questo motivo è senz’altro possibile resta una chimera nel lessico gramsciano
comprendere, come accade nel Q , la vi- della storia contemporanea, è perché lo stes-
cenda storica dell’Umanesimo nel più vasto so Umanesimo quattrocentesco non pro-
capitolo della storia degli intellettuali italia- mosse mai una “riscossa” morale e civile,
ni. Pur restando fondamentale la ricerca di tanto da apparire invece come il fenomeno
una precisa definizione in termini storico- responsabile del «distacco degli intellettuali
politici del periodo prerinascimentale, se- dalle masse» e, quindi, dell’«interruzione
condo tutte le modulazioni e variazioni con- della formazione politico-nazionale italia-
cettuali che ne contraddistinguono lo svi- na» (Q , , ). A questa valutazione
luppo – e in questa fase è frequente il ricor- non è certamente estraneo il giudizio di De
so ad alcune letture critiche (Toffanin, Ros- Sanctis sulla tradizione umanistica, letta co-
si, Ruggiero, Arezio, Rossi) –, G. non rinne- me anticamera di quel Rinascimento in chia-
ga la “percezione” della funzione individua- ve decadente, ovvero come «punto di par-
lista degli intellettuali-umanisti, il loro culto tenza di un regresso» (Q , , ). G. at-
dell’antico, il ritorno al latino, strumento tinge a tutta la pregnanza dell’analisi storica
che produce un sensibile allontanamento sottesa alle considerazioni del critico lettera-
«della cultura dal popolo» (Q , , ). rio, al quale oppone Burckhardt e la sua in-
L’Umanesimo, nel suo complesso, storica- terpretazione apologetica dello spirito “co-
mente rappresenta per G. un fenomeno rea- struttivo” del Rinascimento. Il punto di vista
zionario, al di là del risveglio della cultura, di De Sanctis è tanto più prezioso per G. in
perché coincide con una più generale re- quanto gli fornisce un’occasione di riflessio-
gressione delle sfere economica e politica ne sulla storia moderna: se fra XV e XVI se-
della società e con il ripristino della lingua colo in molti paesi europei si avvia il proces-
latina che toglie nerbo al volgare, lingua del so di costituzione di uno Stato-nazione, in
“riscatto” della borghesia. Non esiste, per- Italia l’Umanesimo, soffocato nella sua vo-
tanto, risarcimento effettivo della tradizione cazione culturale quasi unilaterale, frena l’i-
umanistica nella lettura gramsciana; nei Q, niziativa della composizione di un tessuto
infatti, l’intero Quattrocento viene stigma- identitario dello Stato.
tizzato e definito «una Controriforma in an- Umanesimo e Rinascimento, considera-
ticipo» (ivi, ). Pur scandagliando accura- ti quali momenti dello sviluppo “progressi-
tamente il terreno irrorato dalla novità stori- vo” della storia italiana dopo l’anno Mille,
ca prodotta dal recupero delle forme e dei hanno recato un contributo positivo solo per
generi della letteratura antica, G. non trala- le classi colte; nella visione gramsciana, que-
scia di indagare la fase della cultura umani- sti due momenti storici restano sterile espres-
stica in rapporto alla storia degli intellettua- sione letteraria e quasi parte inattiva di un
li; pressato dall’esigenza di rinvenire anche processo di respiro europeo culminato fuori
gli elementi «pratici» distintivi dell’epoca, dall’Italia nella costituzione degli Stati nazio-
quelli più legati alla «riforma pedagogica» nali (Q , , ). Solo Machiavelli, nell’eco
quattrocentesca (Q , , ), G. rimpro- desanctisiana, diviene espressione compiuta
vera all’Umanesimo di aver quasi negato la delle potenzialità del Rinascimento. Imbevu-
storia, nel registrare la sconfitta della classe to di una tradizione critica che coniuga sto-
borghese e nel rifiutare la realtà economica ria, letteratura, filosofia della prassi, G. inau-
propria di quella classe (Q , , ). gura la categoria del nuovo umanesimo qua-
Ancora forte del sostegno dell’insegna- le punto di coagulo, nello scenario culturale
mento labrioliano, quando si riferisce all’u- italiano, fra patrimonio dei saperi e torsione
nico Umanesimo possibile nella realtà stori- civile dei concetti. Nella visione gramsciana,
ca in cui vive G. auspica la nascita di «un dunque, l’Umanesimo appare come fase sto-
nuovo ordine intellettuale e morale» che rica compiuta che ha favorito lo sviluppo di
ispiri una cultura laica moderna quale «base una classe colta di intellettuali, ispirati dalla
etica del nuovo tipo di Stato» (Q , , ). riscoperta della classicità e dalla maturazione
UNIFICAZIONE CULTURALE 

di una soggettività etica “autoreferenziale”, zione di «semplici». La nozione comprende


garantita da una comunicazione culturale la gente comune, i contadini, gli artigiani, i
nuova, di tipo “universale”. Il nuovo umane- servi, gli abitanti dei villaggi, le classi subal-
simo, invece, non deve risolversi in un pro- terne (Q , , -). In Q , ,  G.
cesso storicamente così definito e G. doman- scrive: «Questa espressione “gli umili” è ca-
da alla coscienza soggettiva degli intellettua- ratteristica per comprendere l’atteggiamento
li-chierici di lavorare nella proiezione di un tradizionale degli intellettuali italiani verso il
universalismo pregno della nozione del cam- popolo e quindi il significato della letteratu-
biamento nella storia e della coscienza del ra per gli “umili”».
ruolo di mediazione da svolgere nel corso di G. è particolarmente interessato al mo-
questo processo. Il Segretario fiorentino re- do in cui Manzoni crea il ritratto degli umi-
sta l’espressione più alta dell’esperienza li nei Promessi sposi (Q , ). Aveva scritto
umanistica, poiché è in grado di recuperare in Q : «L’atteggiamento del Manzoni verso
il valore educativo e innovativo della societas, i suoi popolani è l’atteggiamento della Chie-
animata dal protagonismo dei soggetti e sor- sa Cattolica verso il popolo: di condiscen-
retta dall’autorevolezza della tradizione clas- dente benevolenza, non di medesimezza
sica, anche quando questa interpreta la poli- umana» (Q , , ). G. fa notare che nel
tica assecondando una visione utopistica. capolavoro manzoniano «non c’è popolano
L’Umanesimo, dunque, può essere ac- che non sia “preso in giro” e canzonato [...]
colto solo come fase “preparatoria” alla cre- essi sono rappresentati come gente meschi-
scita di Machiavelli, che attraverso i suoi na, angusta, senza vita interiore. Vita inte-
scritti inaugura una nuova concezione del riore hanno solo i signori» (Q , , ).
mondo, un “neo-umanesimo”, concreta tra- Rappresentare il popolo come insieme di
duzione della filosofia della praxis gramscia- «umili» e i nobili come uomini illuminati è
na, basata «tutta sull’azione concreta del- sintomatico del tradizionale carattere non
l’uomo che per le sue necessità storiche ope- nazionale-popolare degli intellettuali italia-
ra e trasforma la realtà» (Q , , ). Ma- ni, che tendono a rapportarsi al popolo in
chiavelli incarnerebbe il punto d’approdo di maniera sprezzante e paternalistica. «Nel-
quella concezione immanentistica della l’intellettuale italiano l’espressione di “umi-
realtà, di quell’atteggiamento rivolto a pro- li” indica un rapporto di protezione paterna
durre gli eventi nel movimento della storia, e padreternale, il sentimento “sufficiente” di
di quella “devozione” verso la «pura storia o una propria indiscussa superiorità, il rap-
storicità», o «puro umanesimo» (Q  II, , porto come tra due razze, una ritenuta su-
), altrove definita emblematicamente «la periore e l’altra inferiore, il rapporto come
mondanizzazione e terrestrità assoluta del tra adulto e bambino nella vecchia pedago-
pensiero, un umanesimo assoluto della sto- gia o peggio ancora un rapporto da “società
ria» (Q , , ). protettrice degli animali”, o da esercito del-
BIBLIOGRAFIA: CILIBERTO  e ; la salute anglosassone verso i cannibali della
CHEMOTTI ; PAGGI a. Papuasia» (Q , , ). È in questo senso
che G. è interessato alle modalità con cui le
LAURA MITAROTONDO rappresentazioni letterarie degli «umili»
V. «cosmopolitismo», «intellettuali italiani», rafforzano la condizione della subalternità.
«Machiavelli», «Rinascimento», «umanesimo as-
soluto». MARCUS GREEN
V. «intellettuali italiani», «Manzoni», «nazionale-
umili popolare», «semplici», «subalterni».

L’espressione «umili» nei Q collega le


unificazione culturale
analisi di G. sugli intellettuali a quelle sul ca-
rattere non nazionale-popolare della lettera- L’espressione rinvia a un processo che
tura italiana, a Manzoni, alle rappresentazio- «ogni atto storico» suppone, in quanto que-
ni dei gruppi subalterni; essa è simile alla no- st’ultimo non può che essere compiuto dal-
 UNITÀ DI TEORIA - PRATICA

l’«uomo collettivo». Ora, poiché «la cultura, losofia e politica non era chiaro in me ed io
nei suoi vari gradi, unifica una maggiore o mi- ero tendenzialmente piuttosto crociano» (Q
nore quantità di individui in strati numerosi»,  I, , ). Già da questo passo emerge il
che sono «più o meno a contatto espressivo, modo in cui G. prende le distanze da Croce:
che si capiscono tra loro in gradi diversi ecc.», se il nesso teoria-pratica equivale a quello fi-
il processo di unificazione culturale coincide losofia-politica, l’intera questione da catego-
con un momento necessario dell’elaborazio- riale diventa politica e storica: è il problema
ne di una volontà collettiva, «per cui una mol- del rapporto tra filosofia tedesca e politica
teplicità di voleri disgregati, con eterogeneità francese, con la connessa questione dell’im-
di fini, si saldano insieme per uno stesso fine, portanza teorica, per la filosofia della praxis,
sulla base di una (uguale) e comune conce- della “traducibilità dei linguaggi”.
zione del mondo» (Q  II, , ). La valo- Ma il problema dell’unità di teoria e
rizzazione del «fronte di lotta culturale», cioè pratica è anche al centro della relazione te-
dell’egemonia, rientra in questo progetto (Q nuta da Bucharin al II Congresso internazio-
 II, , ), in cui un ruolo di «primo pia- nale di storia della scienza e della tecnologia
no» assume la «questione del linguaggio e dell’estate  (v. Bucharin b). G. riceve
delle lingue». Per G. linguaggio e lingua con- il testo il  agosto dello stesso anno (LC ,
tano anzitutto per la loro origine ed efficacia a Tania,  agosto ) e inizia a discuterlo
pratica, per il loro carattere ideologico e per nel novembre dello stesso anno (Q , ,
la loro funzione organizzativa. È qui il discri- ). Al mese successivo è databile il luogo
mine fra l’approccio di G. e quello dei fauto- in cui prende avvio la riflessione sull’unità di
ri delle lingue fisse e universali, che prescin- teoria e pratica (Q , , , intitolato
dono dalle differenze culturali e storico-so- Unità della teoria e della pratica). Si può
ciali. Per G. costituzione di una cultura e di quindi ipotizzare che, disponendosi a discu-
una lingua sono inscindibili (Q  II,  e Q , tere il tema, G. avesse presente sia il proprio
; ma v. già Q ,  e Q , ). Con questa con- crocianesimo giovanile sia l’intervento, at-
cezione fa tutt’uno, infine, la questione del- tualissimo, dell’autore del Saggio popolare,
l’oggettività del reale, che presuppone «una capofila della delegazione sovietica al Con-
lotta per l’oggettività (per liberarsi dalle ideo- gresso londinese.
logie parziali e fallaci) e questa lotta è la stes- Il tema viene svolto nei Q in pochi testi
sa lotta per l’unificazione culturale del gene- (Q , , ; Q  II, , -; Q , , ;
re umano»: «la conoscenza è reale per tutto il Q , , ), tra i quali spiccano per im-
genere umano storicamente unificato in un si- portanza il citato Q , ,  e il Testo C Q
stema culturale unitario». Così si supera , , -. Qui, e nelle varianti delle due
«ogni punto di vista che sia meramente parti- stesure, si trova l’essenziale della riflessione
colare o di gruppo» e si costruisce un’omo- gramsciana al riguardo. La questione è im-
geneità di approccio conoscitivo alla realtà postata inizialmente come rapporto storico
per cui si può affermare qualcosa come «og- tra «coscienza teorica» e «operare» pratico.
gettivo» (Q , , ). Il «lavoratore medio» (nel Testo C «l’uomo
attivo di massa») potrà così avere «due co-
ROCCO LACORTE
scienze teoriche, una implicita nel suo ope-
V. «cultura», «egemonia», «lingua», «linguag- rare e che realmente lo unisce a tutti i suoi
gio», «oggettività», «uomo collettivo», «volontà
collaboratori nella trasformazione pratica
collettiva».
del mondo, e una “esplicita”, superficiale,
che ha ereditato dal passato» (Q , , ).
unità di teoria-pratica
Il rapporto tra i due momenti è pertanto un
Sul tema dell’unità di teoria e pratica di- problema politico (nel Testo C si precisa che
sponiamo di un pronunciamento autobio- l’unificazione di teoria e pratica si ha «prima
grafico. In un testo della primavera , ri- nel campo dell’etica, poi della politica»: Q
ferendosi al , G. osserva: «in quel tempo , , ), e dunque è una «quistione di
il concetto di unità di teoria e pratica, di fi- “egemonia”» (Q , , ).
UNITÀ DI TEORIA - PRATICA 

La “storicizzazione” del nesso teoria- un divenire storico, che ha la sua fase ele-
pratica (contro Croce) significa per G. ri- mentare e primitiva nel senso di “distinzio-
condurlo alla nozione di egemonia: solo ne”, di “distacco”, di “indipendenza”. Ecco
questa dà la giusta prospettiva per intende- perché altrove ho osservato che lo sviluppo
re in modo non speculativo questo rappor- del concetto-fatto di egemonia ha rappre-
to, per comprendere cioè tanto il fatto che sentato un grande progresso “filosofico” ol-
unità di teoria e pratica formalmente vi è tre che politico-pratico». E nel Testo C ag-
sempre (come l’unità dello “spirito uma- giunge: «perché necessariamente coinvolge
no”), quanto che per la filosofia della praxis e suppone una unità intellettuale e una etica
ciò che importa è che questa unità si produ- conforme a una concezione del reale che ha
ca materialmente, cioè politicamente. Que- superato il senso comune ed è diventata, sia
sta distinzione viene formulata con chiarez- pure entro limiti ancora ristretti, critica» (Q
za in Q , , : «Teoria e pratica. Poiché , , -). Nel passaggio dalla prima alla
ogni azione è il risultato di volontà diverse, seconda stesura si precisa il fatto che il con-
con diverso grado di intensità, di consape- cetto-fatto di egemonia è già, in se stesso, il
volezza, di omogeneità con l’intiero com- segnale di ciò, che un’unità materiale di teo-
plesso di volontà collettiva, è chiaro che an- ria e pratica si è formata, che cioè le richie-
che la teoria corrispondente e implicita sarà ste di razionalizzazione della pratica e di rea-
una combinazione di credenze e punti di vi- lizzazione della teoria hanno almeno in par-
sta altrettanto scompaginati ed eterogenei. te iniziato a trovare una rispondenza.
Tuttavia vi è adesione completa della teoria Questa impostazione differisce sia da
alla pratica, in questi limiti e in questi termi- quella di Croce, come si è già visto, sia da
ni [...] L’identificazione di teoria e pratica è quella di Bucharin. Quest’ultimo nella rela-
un atto critico, per cui la pratica viene di- zione del  parla di unificazione di teoria
mostrata razionale e necessaria o la teoria e pratica come equivalente alla creazione di
realistica e razionale. Ecco perché il proble- una società pianificata, in cui «la precono-
ma dell’identità di teoria e pratica si pone scenza teorica della necessità può divenire
specialmente in certi momenti storici così immediatamente norma d’azione» (Bucharin
detti di transizione, cioè di più rapido movi- b, ). Egli suppone cioè una “neces-
mento trasformativo, quando realmente le sità” storica conoscibile separatamente dal-
forze pratiche scatenate domandano di esse- le dinamiche politiche, da istituire a norma
re giustificate per essere più efficienti ed di condotta di massa. Per lui insomma il rap-
espansive, o si moltiplicano i programmi porto tra teoria e pratica è equivalente a
teorici che domandano di essere anch’essi quello tra scienza pura e scienza applicata,
giustificati realisticamente in quanto dimo- come nota G. in Q , ,  (v. Bucharin
strano di essere assimilabili dai movimenti b, ).
pratici che solo così diventano più pratici e Formulare il tema dell’unità di teoria e
reali» (ibid.). pratica ha dunque il significato di un inter-
Dunque la questione dell’unità di teoria vento ideologico preciso nel contesto con-
e pratica non va solo storicizzata nel suo temporaneo, nella lotta che comunismo e li-
contenuto, ma nella stessa dinamica del suo beralismo hanno ingaggiato per l’egemonia
emergere e imporsi come questione da risol- (il caso del fascismo è per G. da questo pun-
vere. Anche in quanto tipica delle fasi di to di vista secondario; «l’idealismo attuale»
transizione, essa rientra nel più ampio con- infatti proprio su questo tema registra il suo
cetto di egemonia, la cui elaborazione da punto più debole, perché «fa coincidere»
parte del movimento comunista è imposta immediatamente «ideologia e filosofia (ciò
dalla necessità di affrontare teoricamente e significa in ultima analisi l’unità [da esso]
praticamente il passaggio dalla “vecchia” al- postulata fra reale e ideale, tra pratica e teo-
la “nuova” organizzazione sociale. Osserva ria ecc.), cioè è una degradazione della filo-
G. in Q , ,  che «l’unità di teoria e sofia tradizionale rispetto all’altezza cui l’a-
pratica non è un dato di fatto meccanico, ma veva portata il Croce con le sue “distinzio-
 UNIVERSALE

ni”», Q , , ). Questo risvolto politico è nità economica e politica anche l’unità intel-
ancora visibile in Q , , : «Nei nuovi lettuale e morale, su un piano non corpora-
sviluppi del materialismo storico, l’ap- tivo, ma universale» (Q , , -). Parlan-
profondimento del concetto di unità della do di etica e politica, G. enuncia la tesi se-
teoria e della pratica non è ancora che ad condo la quale non può esistere associazio-
una fase iniziale: ancora ci sono dei residui ne che non sia sostenuta da determinati
di meccanicismo. Si parla ancora di teoria principi etici di carattere universale (Q , ,
come “complemento” della pratica, quasi ). Di universale G. parla quando analizza
come accessorio ecc. Penso che anche in il concetto di «scientifico» e di metodo del-
questo caso la quistione debba essere impo- la ricerca scientifica, che non esiste in gene-
stata storicamente, e cioè come un aspetto rale, ma solo in rapporto alla propria logica.
della quistione degli intellettuali. L’autoco- Per G. la metodologia più universale non è
scienza storicamente significa creazione di altro che la logica formale o matematica (Q
una avanguardia di intellettuali: una “mas- , , -). Di universale G. discute filoso-
sa” non si “distingue” e non diventa “indi- ficamente quando tematizza il problema del
pendente” senza organizzarsi e non c’è or- nesso libertà-disciplina, osservando che alla
ganizzazione senza intellettuali, cioè senza libertà, più che la disciplina, deve accompa-
organizzatori e dirigenti». Qui G. sta allu- gnarsi la responsabilità. «Responsabilità
dendo a Mirskij , -, cioè a una fonte contro arbitrio individuale: è sola libertà
importante, ai suoi occhi, per intendere gli quella “responsabile” cioè “universale”, in
sviluppi teorici attuali in Unione Sovietica. quanto si pone come aspetto individuale di
Le critiche da G. qui espresse si rivolgono una “libertà” collettiva o di gruppo, come
precisamente alla ancora carente compren- espressione individuale di una legge» (Q ,
sione del concetto di unità di teoria e prati- , ). Infine, di universale si parla anche là
ca, e hanno quindi un inevitabile risvolto an- dove G. affronta il tema della «realtà ogget-
che in riferimento alle sorti attuali del con- tiva», definendo l’oggettivo come «universa-
cetto-fatto di egemonia. le soggettivo», cioè un tipo di conoscenza
che è oggettiva perché reale e vale per tutto
FABIO FROSINI
il genere umano storicamente unificato in
V. «Bucharin», «Croce», «filosofia della praxis», un sistema culturale unitario. In questo sen-
«solipsismo», «traducibilità».
so la lotta per l’oggettività è null’altro che
processo di oggettivazione del soggetto,
universale «che diventa sempre più universale concre-
Sono molti i luoghi in cui G. utilizza to» (Q , , -).
l’aggettivo «universale», in accezioni molto GIUSEPPE CACCIATORE
diverse: storico, politico, letterario, filosofi-
V. «Benda», «disciplina», «etica», «intellettuali»,
co ecc. (ad esempio Q , ; Q , ; Q , ;
«libertà», «nazionalismo», «oggettività», «scien-
Q , ; Q , ; Q , ; Q , ; Q , ). za», «struttura», «superstruttura, superstrutture».
Ci soffermeremo sui significati filosofici che
ha per G. l’universale, senza trascurare l’am-
università
bito politico e quello storico. Il concetto è
discusso nelle note dedicate a Benda, di cui In genere G. è alquanto critico verso
G. riprende la critica all’errata relazione tra l’organizzazione e il funzionamento dell’u-
universalismo e nazionalismo di una cultura, niversità italiana, in quegli anni ancora un’i-
imputandogli però di non aver esaminato la stituzione d’élite. Il lavoro delle università,
questione degli intellettuali dal punto di vi- accanto a quello delle accademie, svolgeva
sta della situazione di classe (Q , , ). comunque un ruolo rilevante nell’organizza-
«Universale» è poi usato da G. quando ana- zione della vita culturale come continuazio-
lizza, nelle note su struttura e superstruttu- ne del processo iniziato a scuola, in prospet-
re, l’affermarsi di una fase in cui un’ideolo- tiva la «scuola unica» gramsciana del futuro,
gia si impone, «determinando oltre che l’u- che avrebbe obbedito alla necessità di riuni-
UOMO 

re «la teoria e la pratica, il lavoro intellet- termine «neo-umanismo» non trova riscon-
tuale e quello industriale» (Q , , ). I tro letterale nei testi di Marx, ma senz’altro
corsi universitari talvolta erano troppo cir- restituisce il senso di un preciso passaggio
coscritti mentre, per farsi una cultura, sono della Sacra famiglia, in cui si afferma che la
necessarie metodologie e visioni ben più metafisica «soccomberà definitivamente di-
ampie. Infatti G. si chiede: all’università «si nanzi al materialismo, ora completato dal la-
deve studiare o studiare per saper studiare?» voro della stessa speculazione e coincidente
(Q , , ), e cita con approvazione l’o- con l’umanismo. Come Feuerbach nel campo
biettivo dell’università delineato dal cardi- teorico, il socialismo e il comunismo francesi
nale inglese J. H. Newman: «la formazione e inglesi hanno rappresentato nel campo
dell’intelletto, cioè un abito di ordine e di si- pratico il materialismo coincidente con l’u-
stema, l’abito di riportare ogni conoscenza manismo» (Marx, Engels , -). In un
nuova a quelle che possediamo, e di aggiu- altro passo dei Q questa affermazione è ri-
starle insieme» (Q , , ). Nella realtà, cordata verbatim (Q  II, , ), e si può in
a volte succedeva che il professore universi- effetti dire che tutta la riflessione sull’uomo
tario non conosceva l’alunno (Q , , ); è – quando in modo più teoricamente con-
d’altra parte, si stringevano rapporti stretti trollato, quando in forma quasi tecnica e
tra i professori e gli studenti più assidui e do- corsiva – una costante ripresa di questo
tati per la ricerca, così da consentire a un do- spunto fondamentale proveniente dalla Sa-
cente di creare la propria “scuola”, in base a cra famiglia, isolato dal resto del libro, che
«determinati punti di vista (chiamati “teo- infatti viene da G. considerato nel suo insie-
rie”) su determinate parti della sua scienza» me «una fase intermedia ancora indistinta»
(Q , , ). (Q , , ) nel processo di elaborazione
Oltre alle università statali, già esisteva della filosofia di Marx.
l’Università Cattolica milanese – il probabi- Il contenuto del concetto di umanismo
le precursore, secondo G., di altri atenei si- è perfettamente esplicitato quando nel testo
mili – che preparava delle «cellule cattoli- citato sopra G. lo equipara a non trascen-
che» da immettere «nel personale dirigente denza. L’umanismo, e in generale il ricorso
laico», ceto formato invece alle statali. Para- all’uso del concetto di uomo, viene infatti da
dossalmente, ma solo in apparenza e solo en- G. fatto sempre per affermare un’idea di im-
tro certi limiti, il sistema cattolico è giudica- manenza, per criticare qualsiasi metafisica
to più democratico, a causa della sua «ela- (ivi compresa quella religiosa o laica
borazione e selezione dal basso» (Q , , dell’“Uomo” o dell’“Umanità”) e per incen-
- e ). Altro tipo di università era trare la riflessione teorica nella concretezza
rappresentato dai movimenti «degni di inte- dei rapporti specificamente dati di volta in
resse» delle università popolari, che rispon- volta, negli “uomini” dunque (al plurale)
devano a una «necessità popolare», ma che concretamente esistenti nelle circostanze
troppo spesso degeneravano in «forme pa- determinate. Fin dal , quando al “fatale
ternalistiche» (Q , , ). procedere delle cose”, a cui si affidano le
DEREK BOOTHMAN estenuate astrazioni di Claudio Treves (pa-
V. «educazione», «scuola».
ragonato al Bruno Bauer della Sacra fami-
glia), G. oppone l’«uomo individuale real-
mente esistente» (La critica critica,  gen-
uomo
naio , in CF ), si può dire che questa
In un testo del settembre , prenden- idea è completamente formata e attiva negli
do spunto da un passo di Gioberti, G. nota: argomenti utilizzati da G. (v. in questa dire-
«Ricordare che nella Sacra Famiglia [...] l’e- zione Dove va il Partito socialista?,  luglio
spressione “umanismo” è impiegata nello , in ON ).
stesso senso del Gioberti – non trascenden- Nei Q questo complesso intreccio tra ri-
za – e che “neo-umanismo” voleva chiamare vendicazione dell’individualità concreta e
l’autore la sua filosofia» (Q , , ). Il attribuzione a essa di una capacità “creatri-
 UOMO

ce di valori” rimane intatto. Si veda Q , , nel chiacchiericcio, nell’astrazione senza


 in riferimento al movimento torinese senso» (Q , , ). Ecco perché ciò che
(«una coscienza “teoretica”, di creatrice di più interessa al materialismo storico «non è
valori storici ed istituzionali, di fondatrice di [...] l’oggettività del reale come tale ma
Stati») e Q , ,  a proposito dell’«atti- l’uomo che elabora questi metodi, questi
vità dell’uomo» come «creatrice di tutti i va- strumenti materiali che rettificano gli orga-
lori anche scientifici» e dunque determinan- ni sensori, questi strumenti logici di discri-
te la stessa «oggettività»; o Q , ,  sul- minazione, cioè la cultura, cioè la concezio-
l’attribuzione di «un minimo di qualifica ne del mondo, cioè il rapporto tra l’uomo e
tecnica, cioè un minimo di attività intellet- la realtà. Cercare la realtà fuori dell’uomo
tuale creatrice» a «qualsiasi lavoro fisico, an- appare quindi un paradosso, così come per
che il più meccanico e degradato» ecc. Que- la religione è un paradosso [peccato] cer-
sta riflessione viene sviluppata in Q , ,  carla fuori di Dio» (ibid.; v. ulteriori affer-
e Q , , , con le analisi della meccaniz- mazioni in questo senso in Q , ,  e Q
zazione tayloristica del gesto lavorativo, che , , -).
«non ammazza spiritualmente l’uomo» per- Questa impostazione in termini di “crea-
ché «ogni uomo, all’infuori della sua profes- tività” viene però precisata già in Q , ,
sione, esplica una qualche attività intellet- dove G. tenta per la prima volta un’impe-
tuale, è un filosofo, partecipa di una conce- gnativa definizione di cosa precisamente
zione del mondo». debba intendersi per “uomo”. Qui l’atten-
A fronte di un’innegabile stabilità con- zione non è più diretta alla riconduzione al-
cettuale su questo tema lungo l’intero arco l’uomo di tutti i valori da parte del materia-
temporale dal  al  si possono però lismo storico, ma all’uomo stesso in quanto
isolare alcuni focolai nei quali la riflessione oggetto del materialismo storico: «L’“uomo
sul concetto di uomo subisce un’intensifi- in generale” viene negato e tutti i concetti
cazione apportando, se non innovazioni so- “unitari” staticamente vengono dileggiati e
stanziali, alcune sfumature nuove, coinci- distrutti, in quanto espressione del concet-
denti con una rilettura di Marx, in partico- to di “uomo in generale” o di “natura uma-
lare delle Tesi su Feuerbach, da G. anche na” immanente in ogni uomo» (Q , , ).
tradotte nel Q . Il primo di questi è il grup- L’uomo che è fonte di tutti i valori non ri-
po di testi Q , , Q , , Q ,  e Q , . flette dunque astrattamente o genericamen-
Qui l’attenzione si concentra inizialmente te la “natura umana”, ma è un individuo
sul concetto di praxis, sull’attività, come concreto, attivo solo in quanto è condizio-
tratto che qualifica il rapporto – e dunque nato e determinato dalle condizioni che lo
l’unità attiva – tra uomo e natura (Q , , rendono “umano”. È la religione, in quanto
in polemica con Lukács). L’uomo, in quan- «la più “mastodontica” utopia, cioè la più
to ente pratico attivo, è il cardine al quale “mastodontica” metafisica apparsa nella
riferire tutti i valori e i parametri, sia etici storia», che «afferma [...] che l’uomo ha la
sia gnoseologici (Q , , sul significato dei stessa “natura”, che esiste l’uomo in gene-
concetti di Est e Ovest, da riferire agli uo- rale, creato simile a Dio e perciò fratello de-
mini che li creano per orientarsi ecc.): «Sen- gli altri uomini, uguale agli altri uomini, li-
za l’attività dell’uomo, creatrice di tutti i va- bero fra gli altri uomini, e che tale egli si può
lori anche scientifici, cosa sarebbe l’“ogget- concepire specchiandosi in Dio, “autoco-
tività”? Un caos, cioè niente, il vuoto, se pu- scienza” dell’umanità» (ivi, ). Il materia-
re così si può dire, perché realmente se si lismo storico, al contrario, in quanto «è la
immagina che non esista l’uomo, non si può coscienza piena delle contraddizioni in cui
immaginare la lingua e il pensiero. Per il lo stesso filosofo, individualmente inteso o
materialismo storico non si può staccare il inteso come intero gruppo sociale, non solo
pensare dall’essere, l’uomo dalla natura, comprende le contraddizioni, ma pone se
l’attività (storia) dalla materia, il soggetto stesso come elemento della contraddizione,
dall’oggetto: se si fa questo distacco si cade e eleva questo elemento a principio politico
UOMO 

e d’azione, [...] non può evadere dal terre- particolare relazione con il concetto di dive-
no attuale delle contraddizioni, non può af- nire: «La quistione è sempre la stessa: cos’è
fermare, più che genericamente, un mondo l’uomo? cos’è la natura umana? Se si defini-
senza contraddizioni, senza creare imme- sce l’uomo come individuo, psicologica-
diatamente una utopia» (ivi, -). Dun- mente e speculativamente, questi problemi
que, non può neanche prescindere dal fatto del progresso e del divenire sono insolubili
che l’uomo esiste solo nelle forme sue diffe- o rimangono di mera parola» (Q  II, ,
renziate: dalle culture nazionali (Q , , , ). Al contrario, «l’uomo è da concepire
dove quella nazionale viene definita «parti- come un blocco storico di elementi pura-
colarità primaria»), dalle stratificazioni in- mente individuali e soggettivi e di elementi
terne a ogni cultura (senso comune-filoso- di massa e oggettivi o materiali coi quali l’in-
fia), dal potere (alto-basso, v. Q , , : dividuo è in rapporto attivo [...] Perciò si
«L’uomo è aristocratico in quanto è servo può dire che l’uomo è essenzialmente “poli-
della gleba ecc.»). Questo rinvio alla con- tico”, poiché l’attività per trasformare e di-
cretezza, come tratto che condiziona l’uo- rigere coscientemente gli altri uomini realiz-
mo, torna in Q , , -, in cui l’uomo vie- za la sua “umanità”, la sua “natura umana”»
ne definito in stretta relazione con i rappor- (ivi, ). E in Q  II,  «che cosa è l’uomo»
ti sociali. Siamo qui nel secondo focolaio di viene definita «la domanda prima e princi-
riflessione, che comprende anche Q ,  e pale della filosofia», e la risposta da dare ad
Q , , nonché Q , . Qui il centro del- essa il principale momento di discontinuità
l’analisi è proprio nel concetto di natura tra «tutte le filosofie finora esistite» (ivi,
umana, ciò che sposta l’attenzione verso la ) e la filosofia della prassi. Mentre le pri-
domanda “che cosa è l’uomo”. Una volta ri- me, riproducendo la posizione cattolica,
fiutato qualsiasi approccio che pretenda di «concepiscono l’uomo come individuo limi-
prendere le mosse «da un concetto inizial- tato alla sua individualità e lo spirito come
mente “unitario”, da un’astrazione in cui si tale individualità» («dal punto di vista “filo-
possa contenere tutto l’“umano”» (Q , , sofico” ciò che non soddisfa nel cattolicismo
), perché l’“umano” non è – né logica- è il fatto che esso, nonostante tutto, pone la
mente né storicamente – un punto di par- causa del male nell’uomo stesso individuo,
tenza ma un punto di arrivo, l’unica rispo- cioè concepisce l’uomo come individuo ben
sta soddisfacente è nel definire la natura definito e limitato»: ivi, -), la filosofia
umana come «il “complesso dei rapporti so- della praxis riforma il concetto dell’uomo,
ciali” [...] perché include l’idea del diveni- ponendo l’esigenza di «concepire l’uomo
re: l’uomo diviene, si muta continuamente come una serie di rapporti attivi (un proces-
col mutarsi dei rapporti sociali, e perché ne- so) in cui se l’individualità ha la massima im-
ga l’“uomo in generale”: infatti i rapporti portanza, non è però il solo elemento da
sociali sono espressi da diversi gruppi di uo- considerare. L’umanità che si riflette in ogni
mini che si presuppongono, la cui unità è individualità è composta di diversi elementi:
dialettica, non formale» (ivi, ). ) l’individuo; ) gli altri uomini; ) la natu-
Da una parte, allora, le filosofie ideali- ra» (ivi, ).
stiche, con il concetto di “spirito”, anticipa- Uno stimolo diretto a questa riflessio-
no utopisticamente l’unificazione dell’uma- ne sul rapporto tra natura umana e diveni-
no, dall’altra la stessa nozione di natura re proviene da un gruppo di altri testi, di
umana, in quanto identificata con un dive- poco precedenti (Q  II, , ,  e ), nei
nire dialettico (contraddittorio), perde il quali G. riflette sul concetto di «astrazio-
proprio significato tradizionale e deve esse- ne» proprio della scienza economica, ten-
re ridefinita in relazione al divenire (Q , , tando di differenziarlo da quello di «gene-
 sui nuovi significati da attribuire alle rizzazione»: infatti l’«homo oeconomicus»,
espressioni «naturale», «contro natura» e mentre nel caso dell’economia pura di Pan-
«artificiale»). Ne segue un’accresciuta ur- taleoni sarebbe proprio una generizzazione
genza della riflessione sulla natura umana, in indebita di una figura economica determi-
 UOMO

nata, fino a farla coincidere con «l’uomo ne» (Q , , ), segna la fine delle aggre-
della biologia» (Q  II, , ), nell’eco- gazioni carismatiche ed estemporanee, po-
nomia classica di Ricardo e nella critica di nendo le basi per un tipo nuovo di libertà.
Marx è un’astrazione storicamente deter- Coerentemente con questa posizione, G.
minata, grazie alla quale diventa possibile assume in seguito che «nel moderno Prin-
una ricostruzione scientifica delle “regola- cipe» sia da porre anche «la quistione del-
rità” tipiche dell’economia capitalistica. l’uomo collettivo, cioè del “conformismo
Questa astrazione di una reale attività eco- sociale” ossia del fine di creare un nuovo li-
nomica è al contempo stabile in quanto ca- vello di civiltà, educando una “classe politi-
tegoria (tanto da diventare il cardine di una ca” che già in idea incarni questo livello:
scienza che formula “automatismi” e leggi, quindi quistione della funzione e dell’atteg-
anche se “di tendenza”) e mobile in quan- giamento di ogni individuo fisico nell’uomo
to fissazione solo provvisoria della rete dei collettivo; quistione anche di ciò che è la
rapporti sociali in movimento: essa racco- “natura” del diritto secondo una nuova
glie insomma l’esigenza di riformare il con- concezione dello Stato, realistica e positi-
cetto dell’uomo, senza però cadere nell’im- va» (Q , , , febbraio ). Ma poco
possibilità di fissare dei criteri per delimi- dopo (maggio ) si domanda: «è da ve-
tare di volta in volta quale sia l’individua- dere quanto ci sia di giusto nella tendenza
lità storicamente data. contro l’individualismo e quanto di erroneo
A queste considerazioni sul concetto di e pericoloso» (Q , , ), distinguendo la
uomo si registra un’unica aggiunta posterio- liberazione dell’individualità – coincidente
re, in Q , , dove, riflettendo sulla «muta- con la riforma intellettuale e morale – dalla
zione molecolare», cioè sulle trasformazioni lotta contro l’individualismo, da limitare a
del carattere per via di mutamenti insensibi- quello economico: «L’uomo-collettivo o
li e non grazie a un unico trapasso catastro- conformismo imposto e l’uomo-collettivo o
fico, G. nota che «il movimento “molecola- conformismo proposto (ma si può chiama-
re” è il più pericoloso, ché, mentre dimostra re più conformismo allora?) Coscienza cri-
nel soggetto la volontà di resistere, “fa intra- tica non può nascere senza una rottura del
vedere” (a chi riflette) un mutamento pro- conformismo cattolico o autoritario e quin-
gressivo della personalità morale che a un di senza un fiorire della individualità [...]
certo punto da quantitativo diventa qualita- Lotta contro l’individualismo è contro [...]
tivo: cioè non si tratta più in verità, della l’individualismo economico in un periodo
stessa persona, ma di due» (ivi, ). Un in cui esso è diventato anacronistico e anti-
unico soggetto, o individuo, ospita due storico (non dimenticare però che esso è
“persone”: con questa distinzione tra uomo stato necessario storicamente e fu una fase
e persona G. torna a porre il problema di dello svolgimento progressivo)» (ivi, -
una nuova morale, che aveva già formulato ). E giunge infine (settembre-novembre
in precedenza tematizzando i concetti di ) a precisare la figura nuova dell’uomo-
«natura», «contro natura» e «artificiale». La collettivo, nella prospettiva della “partico-
riflessione su questo soggetto, qui come lì, larità primaria” italiana, come opposizione
rimane aperta. tra uomo-lavoro e uomo-capitale: «L’ele-
A questa riflessione aperta si collega mento “uomo”, nel presente italiano, o è
l’ultimo focolaio di riflessione, relativo al uomo-capitale o è uomo-lavoro. L’espan-
nesso tra uomo-individuo, uomo-massa e sione italiana è dell’uomo-lavoro non del-
uomo-collettivo. Dapprima G. oppone re- l’uomo-capitale [...] Non il cittadino del
cisamente il terzo ai primi due: se quelli in- mondo, in quanto civis romanus o cattoli-
fatti si equivalgono, come le due facce del- co, ma in quanto lavoratore e produttore di
la stessa disgregazione sociale, l’uomo-col- civiltà [...] Collaborare a ricostruire il mon-
lettivo, sorgendo «essenzialmente dal basso do economicamente in modo unitario è nel-
in alto, sulla base della posizione occupata la tradizione della storia italiana e del po-
dalla collettività nel mondo della produzio- polo italiano, non per dominarlo e appro-
UOMO COLLETTIVO 

priarsi i frutti del lavoro altrui, ma per esi- più (e anche di diverso) della somma dei
stere o svilupparsi» (Q , , ). suoi componenti [...] non può essere una
BIBLIOGRAFIA: BADALONI ; BARAT- legge fisica» a spiegare lo svolgersi delle so-
TA ; CRISTOFOLINI ; FATTORINI ; cietà perché in essa «non si esce mai dalla
MANACORDA ; RAGAZZINI . sfera della quantità». La traduzione fatta
dalla filosofia della praxis è l’interpretazione
FABIO FROSINI
teorico-pratica più concreta di questo
V. «immanenza», «individualismo», «individuo», «qualcosa di più», la «qualità», che quindi si
«molecolare», «morale», «natura umana», «ogget-
distanzia sia da Bucharin e dal «materiali-
tività», «persona», «riforma intellettuale e mora-
le», «uomo collettivo», «uomo massa», «utopia».
smo volgare, che “divinizza” una materia
ipostatica», sia dall’idealismo, che «ne fa un
ente a sé, lo “spirito”, come la religione ne
uomo collettivo
aveva fatto la divinità» (ivi, -).
Nei Q il concetto di «uomo collettivo» Per la costruzione dell’uomo collettivo
designa «il raggiungimento di un’unità “cul- G. sottolinea «l’importanza della quistione
turale-sociale”» tale che «una molteplicità linguistica generale, cioè del raggiungimento
di voleri disgregati, con eterogeneità di fini, collettivo di uno stesso “clima” culturale» (Q
si saldano insieme per uno stesso fine, sulla  II, , ): si muove «dalla [...] lingua,
base di una (uguale) e comune concezione cioè dal mezzo di espressione e di contatto
del mondo (generale e particolare, transito- reciproco», tenendo presente che «se è vero
riamente operante – per via emozionale – o che un certo fine presuppone certe premes-
permanente, per cui la base intellettuale è se è anche vero che, durante l’elaborazione
così radicata, assimilata, vissuta, che può di- reale dell’attività data, le premesse sono ne-
ventare passione)» (Q  II, , ). Si trat- cessariamente mutate e trasformate e la co-
ta non di «folle casuali», ma di un’unità di scienza del fine, allargandosi e concretando-
uomini «legati da vincoli di responsabilità» si, reagisce sulle premesse “conformandole”
reciproca (Q , , ). sempre più. L’esistenza oggettiva delle pre-
«La spiegazione teorico-pratica più messe permette di pensare a certi fini [...] Ma
concreta» della genesi dell’uomo collettivo se i fini cominciano progressivamente a rea-
«si ha nel I volume della Critica dell’Econo- lizzarsi [...] mutano necessariamente le pre-
mia politica, dove si dimostra che nel sistema messe iniziali, che intanto non sono più... ini-
di fabbrica, esiste una quota di produzione ziali e quindi mutano anche i fini pensabili e
che non può essere attribuita a nessun lavo- così via» (Q , , -). È un processo im-
ratore singolo ma all’insieme delle mae- plicante più «fasi molecolari» scandite da un
stranze, all’uomo collettivo. Qualcosa di si- gigantesco lavorio culturale, pedagogico, po-
mile avviene per l’intera società che è basata litico (Q , , ). G. evidenzia il ruolo dei
sulla divisione del lavoro e delle funzioni e partiti nel passaggio dalla fase economico-
pertanto vale più della somma dei suoi com- corporativa a quella etico-politica, la «catar-
ponenti» (Q , , ). Per G. il passaggio si», in quanto elaboratori e «“sperimentato-
dall’individuo all’uomo collettivo va conce- ri”» dell’etica e della politica conforme alle
pito secondo la «legge hegeliana della quan- concezioni di una data massa e in quanto «se-
tità che diventa qualità», che la filosofia del- lezionano individualmente la massa operante
la praxis ha «“concretato”» o «tradotto» nel [...] sia nel campo pratico che in quello teo-
suo linguaggio dell’«immanenza». Se nella rico congiuntamente» al fine di realizzare
fisica è un «agente esterno» a determinare il un’«unificazione di teoria e pratica» (Q , ,
fatto «meccanico» del passaggio dell’acqua ; v. anche Q , ; Q , ,  e ), l’«indi-
a ghiaccio o a vapore, «nell’uomo chi sarà viduo-elemento storico-[culturale] completo
[...]? Nella fabbrica è la divisione del lavoro determinato» (Q , , ). Per un’«innova-
ecc., condizioni create dall’uomo stesso. zione [...] di massa» ci vuole insieme «una
Nella società l’insieme delle forze produtti- élite in cui la concezione implicita nella uma-
ve». Se «ogni aggregato sociale è qualcosa di na attività sia già diventata in una certa mi-
 UOMO DEL RINASCIMENTO

sura coscienza attuale coerente e sistematica il loro aderire organicamente alla vita più in-
e volontà precisa e decisa» (Q , , ; v. tima (economico-produttiva) della massa
anche Q  II, , ; Q , , -; Q , , stessa, il processo di standardizzazione dei
-). Si intende così il legame fra uomo sentimenti popolari da meccanico e casuale
collettivo e «“conformismo razionale” cioè [...] diventa consapevole e critico [...] Così si
rispondente alla necessità, al minimo sforzo forma un legame stretto tra grande massa,
per ottenere un risultato utile», dove partito, gruppo dirigente e tutto il comples-
“conformismo” significa «niente altro che so, bene articolato, si può muovere come un
“socialità”», e domandarsi «qual è il “vero “uomo-collettivo”» (Q , , ).
conformismo” equivale a domandarsi “qua- Nel passato «si otteneva una volontà col-
le è la “necessità”». «Ognuno è portato a far lettiva sotto l’impulso [...] di un uomo rap-
di sé l’archetipo della “moda”, della “socia- presentativo; ma questa [...] era dovuta a fat-
lità”»: «pertanto la socialità, il conformismo, tori estrinseci e si componeva e scomponeva
è il risultato di una lotta culturale (e non so- continuamente»; nel mondo «odierno si for-
lo culturale), è un dato “oggettivo” o univer- ma invece essenzialmente dal basso in alto,
sale, così come [...] la “necessità” su cui si in- sulla base della posizione occupata dalla col-
nalza l’edificio della libertà» (Q , , - lettività nel mondo della produzione». «L’uo-
). Il «conformismo è sempre esistito», ma mo rappresentativo» può ora «sparire» senza
«si tratta oggi» di una «lotta di egemonia» tra che la costruzione collettiva crolli. Di tutto ciò
«“due conformismi”» o uomini collettivi, devono diventare consapevoli «i rappresen-
«di una crisi della società civile». Ai «vecchi tanti del nuovo ordine», perché con la nuova
dirigenti intellettuali e morali della società», situazione è possibile realizzare una nuova li-
alle loro «“prediche” [...] estranee alla bertà creando sulle «nuove basi» un «nuovo
realtà» deve sostituirsi il «nuovo mondo in “conformismo” dal basso» (Q , , -). A
gestazione», per la cui edificazione il riferi- un «uomo-collettivo o conformismo impo-
mento è il «mondo della produzione» e il «la- sto» se ne sostituirà uno «proposto» (Q , ,
voro» (Q , , -). ). Si dovrà elaborare una «tecnica civile»
La questione dell’uomo collettivo è le- per cui si rileva «che non solo è “oggettivo” e
gata a quella del «moderno Principe», alla necessario un certo attrezzo, ma anche un cer-
questione del «fine di creare un nuovo livel- to modo di comportarsi, una certa educazio-
lo di civiltà, educando una “classe politica” ne, un certo modo di convivenza ecc.», «una
che già in idea incarni questo livello: quindi nuova forma di obbligatorietà» o «conformi-
quistione della funzione e dell’atteggiamen- smo» da giustificare consapevolmente (Q ,
to di ogni individuo fisico nell’uomo collet- , -). Rispetto al passato ora uomo col-
tivo; quistione anche di ciò che è la “natura” lettivo significa reale possibilità di lavorare a
del diritto secondo una nuova concezione una riforma intellettuale e morale, per una
dello Stato, realistica e positiva» (Q , , «uguaglianza reale» (Q , , ).
). Tale la problematica dell’uomo colletti-
vo odierno, la cui «base economica» è costi- ROCCO LACORTE
tuita da «grandi fabbriche, taylorizzazione, V. «blocco storico», «catarsi», «conformismo»,
razionalizzazione ecc.», ove la «tendenza al «individualismo», «individuo», «mercato determi-
nato», «moderno Principe», «molecolare», «natu-
conformismo» è «più estesa e più profonda
ra umana», «persona», «unificazione culturale»,
che nel passato: 〈la〉 standardizzazione del «uomo», «uomo massa», «volontà collettiva».
modo di pensare e di operare assume esten-
sioni nazionali o addirittura continentali» (Q
uomo del Rinascimento
, , ), a cui si lega lo «sconvolgimento»
nell’«arte politica» di «uno dei vecchi sche- L’immagine ricorre otto volte nei Q e
mi naturalistici», cioè «il sostituirsi, nella assume un significato definito nel tempo e
funzione direttiva, di organismi collettivi (i uno di ordine più generale, categoriale, uni-
partiti) ai singoli individui, ai capi individua- versale, che si può applicare al presente: fon-
li [...] Con l’estendersi dei partiti di massa e damentale è la complessa interazione di que-
URSS ( UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE ) 

sti due significati, che si connette con l’ana- le «l’uomo-collettivo [...] si forma invece es-
lisi gramsciana della «quistione politica de- senzialmente dal basso in alto, sulla base del-
gli intellettuali». La cifra di questo «uomo la posizione occupata dalla collettività nel
del Rinascimento» è di segno negativo, poi- mondo della produzione». G. sottolinea co-
ché la sua specificità si costituisce a partire me «la base economica dell’uomo-colletti-
da un’opposizione dialettica, nella quale il vo» siano oggi «grandi fabbriche, taylorizza-
termine del Rinascimento resta sintomo di zione, razionalizzazione ecc.».
una concezione della società di tipo anazio- Nella nota l’espressione «uomo-massa»
nale, cosmopolita, regressiva. G. pone in ricorre solo nel titolo e, in tutti i Q, compa-
Erasmo la quintessenza di questo tipo uma- re un’altra sola volta, nel fondamentale Q ,
no, dell’intellettuale di impronta umanistica , , ove G. osserva che «si è conformisti
incapace di cogliere la novità dell’uomo del- di un qualche conformismo, si è sempre uo-
la Riforma, Lutero, iniziatore di un proces- mini-massa o uomini-collettivi», e continua:
so culminato nella filosofia hegeliana. «La quistione è questa: di che tipo storico è
L’esempio del passato è per G. un pre- il conformismo, l’uomo-massa di cui si fa
cedente necessario per soffermarsi su Croce, parte?». Si tratta di una domanda cruciale,
incarnazione moderna dell’uomo del Rina- perché prefigura la possibilità del passaggio
scimento: la sua polemica verso il materiali- da una concezione del mondo «occasionale
smo storico, descritto come «concezione del e disgregata», per la quale «si appartiene si-
mondo in arretrato persino su Kant» (Q , , multaneamente a una molteplicità di uomi-
), la «mancanza di coraggio civile» (Q , ni-massa», a «una filosofia avvenire quale
, ) fanno di lui il «papa laico» (Q , , sarà propria del genere umano unificato
) segnalato nei Q. Croce, intellettuale co- mondialmente». Anche nella citata nota del
smopolita, grande teorico della «rivoluzione Q  G. osserva che «il conformismo è sem-
passiva» del presente, in cui esercita un ruo- pre esistito: si tratta oggi di lotta tra “due
lo egemone, manca soprattutto nel cogliere conformismi” cioè di una lotta di egemonia,
la novità storica della filosofia della praxis, di una crisi della società civile». La situazio-
processo generoso di inclusione delle masse, ne è drammatica e dilemmatica. Si va da una
simile alla riforma protestante. Unico ri- realtà di massa amorfa e incoerente, descri-
scontro positivo dell’espressione è nel Q , vibile con la metafora di «una moltitudine
 dove, citando Russo, G. valorizza la let- durante un acquazzone sotto una tettoia»,
tura della virtù rinascimentale nel segno del- che può preannunciare un «disastro degli
l’uomo Machiavelli (ivi, ). individui», a una individualità-socialità ma-
tura, ricca del «contemperamento armonio-
LAURA MITAROTONDO so di tutte le facoltà intellettuali e pratiche»,
V. «cosmopolitismo», «Croce», «Erasmo», «filo- come quella che viene simbolizzata dal «tipo
sofia della praxis», «intellettuali tradizionali», moderno di Leonardo da Vinci divenuto uo-
«Lutero», «Machiavelli», «Riforma», «Rinasci- mo-massa o uomo collettivo pur mantenen-
mento».
do la sua forte personalità e originalità indi-
viduale» (LC , a Giulia, ° ottobre ).
uomo massa
GIORGIO BARATTA
La nota Q , , - (Testo B) è intito-
V. «concezione del mondo», «conformismo»,
lata L’uomo-individuo e l’uomo-massa. L’ar- «Leonardo», «moltitudine, moltitudini».
gomentazione concerne la transizione da
una società nella quale «la standardizzazio-
URSS (Unione delle repubbliche socialiste
ne del modo di pensare e di operare» degli
sovietiche)
individui avveniva «sotto forma della dire-
zione carismatica, [...] cioè si otteneva una Argomento tra i più controversi è la va-
volontà collettiva sotto l’impulso e la sugge- lutazione dei processi in corso nell’URSS sta-
stione immediata di un “eroe”, di un uomo liniana contenuta nei Q, quando dopo il 
rappresentativo», a quella odierna nella qua- – con l’abbandono della NEP, il varo del pri-
 URSS ( UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE )

mo piano quinquennale, l’industrializzazione bre  al Comitato centrale del PCUS. L’a-
accelerata, la collettivizzazione delle campa- desione alla «storia attuale, concreta, viven-
gne con il forte intervento dall’alto del PCUS e te, adatta al tempo e al luogo, come scatu-
dello Stato, l’emarginazione di alcuni tra i riente da tutti i pori della determinata so-
principali dirigenti della Rivoluzione d’otto- cietà che occorreva trasformare [...], secon-
bre e dell’Internazionale comunista (sconfit- do i nuovi rapporti storici» (Q , , ) è
ta nel - dell’opposizione “di sini- alla base – dal Q  () al ben più tardo Q
stra”, nel - di quella “di destra”) – si  (-) – dell’insistita critica alla stra-
delinea un tipo di Stato, di società, di dire- tegia proposta da Trockij della “rivoluzione
zione politica relativamente nuovo rispetto al permanente” («formula politico-storica»
primo decennio rivoluzionario. Di fronte ai cui, in altri contesti, quali la storia francese
tumultuosi processi in corso in URSS, senza dal  al , G. assegna il ruolo di «me-
che nulla si sia ancora definitivamente con- diazione dialettica»: Q , , ). Essa, «ri-
solidato (per cui non si può guardare ad essa presa, sistematizzata, elaborata, intellettua-
con gli occhi di chi, decenni dopo, ha di fron- lizzata dal gruppo Parvus-Bronstein, si ma-
te un altro oggetto ben più definito), G. può nifestò inerte e inefficace nel  e in segui-
disporre in carcere di poche informazioni, to: era una cosa astratta, da gabinetto scien-
spesso sommarie e di seconda o terza mano. tifico» (Q , , ), mentre «la corrente che
Del G. che osserva con attenzione critica, ma la avversò [...] la applicò di fatto [...], secon-
anche con partecipazione sentimentale e do i nuovi rapporti storici, e non secondo
passione politica – non si può «sapere senza un’etichetta letteraria e intellettualistica» (Q
comprendere e specialmente senza sentire ed , , ). Nella nota in cui viene esplici-
essere appassionato» (Q , , ) –, occor- tamente citato «il dissidio fondamentale»
rerebbe saper cogliere il «ritmo del pensiero fra Trockij e Stalin, G. affronta dialettica-
in isviluppo» (Q , , -), evitando l’«er- mente la questione del rapporto nazionale-
rore di metodo filologico» di «“sollecitare i internazionale, ovvero del rapporto tra rivo-
testi”» per far dire loro più di quanto real- luzione socialista in Russia e rivoluzione in
mente dicono (Q , , ). Occidente, criticando l’ineffettualità storica
Il Leitmotiv di G., sin dai primi scritti della rivoluzione permanente e difendendo
del , rispetto ai processi innescati dalla Stalin dalle accuse di nazionalismo, «se si ri-
Rivoluzione russa è nella scelta di radicarli feriscono al nucleo della quistione». Per G.
nel concreto della storia, nella «realtà effet- non vi è alternativa secca tra sviluppo del so-
tuale», che G. concepisce non come «qual- cialismo in un solo paese e sviluppo della ri-
cosa di statico e immobile», quanto «piutto- voluzione mondiale, ma stretta interrelazio-
sto un rapporto di forze in continuo movi- ne e combinazione di forze: «certo lo svi-
mento e mutamento di equilibrio», su cui il luppo è verso l’internazionalismo, ma il pun-
«politico in atto» (e non il «diplomatico» né to di partenza è “nazionale” ed è da questo
il mero «scienziato della politica») opera, al punto di partenza che occorre prender le
fine di superarla in «un nuovo equilibrio» mosse», per cui la scelta della maggioranza
progressivo (Q , , ). Nella valutazio- del PCUS è corretta, «ma la prospettiva è in-
ne del paese dei soviet, G. è affatto alieno ternazionale e non può essere che tale. Oc-
dall’applicare un modello astratto di sociali- corre pertanto studiare esattamente la com-
smo; alla storia, all’inaudita contraddizione binazione di forze nazionali che la classe in-
che essa riserva al proletariato al potere nel- ternazionale dovrà dirigere e sviluppare se-
la fase della NEP – «non si è mai visto nella condo la prospettiva e le direttive interna-
storia che una classe dominante, nel suo zionali. La classe dirigente è tale solo se in-
complesso, stesse in condizioni di vita infe- terpreterà esattamente questa combinazio-
riori a determinati elementi e strati della ne, di cui essa stessa è componente e in
classe dominata e soggetta» (Sulla situazione quanto tale appunto può dare al movimento
nel partito bolscevico, ottobre , in CPC un certo indirizzo in certe prospettive» (Q
) – G. si richiama nella lettera del  otto- , , -).
URSS ( UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE ) 

Questo approccio dialettico caratteriz- ma e Rinascimento: «Se si dovesse fare uno


za la riflessione in progress sull’ URSS . G. studio su l’Unione, il primo capitolo, o ad-
comprende storicamente e sostiene politica- dirittura la prima sezione del libro, dovreb-
mente la svolta del “socialismo in un solo be proprio sviluppare il materiale raccolto
paese”, ma la concepisce sempre nel quadro sotto questa rubrica “Riforma e Rinasci-
dell’internazionalismo: sconfitta la rivolu- mento”» (Q , , ). I due momenti della
zione in Occidente, il consolidamento del- storia moderna, letti da G. inizialmente in
l’URSS equivale alla costruzione di una casa- opposizione – popolare-progressivo l’uno,
matta nella lunga guerra di posizione che si elitario-restauratore l’altro –, sono pensati,
svolge a livello mondiale. Il successo di que- nell’elaborazione più alta, come interrelati
sta costruzione non è scontato e non è ac- ed entrambi concorrenti alla costituzione
quisito una volta per tutte. La transizione so- della nuova società: lo sviluppo teorico al-
cialista è un processo complesso, che si fon- l’altezza delle sfide poste dalla costruzione
da sulla capacità della classe dirigente di sa- del socialismo è una prassi non meno indi-
per interpretare il suo ruolo, che, nella si- spensabile di quanto lo sia la partecipazione
tuazione storica data dell’arretratezza russa, costruttiva delle masse alla realizzazione del
con scarsi elementi di «società civile» (Q , piano quinquennale. La difficoltà – e l’arte –
, ), consiste nell’avviare “dall’alto” il della politica è nel saper costruire le moda-
processo di trasformazione economico-socia- lità della loro connessione.
le, ricorrendo anche al disciplinamento e alla A ciò si può ricondurre la critica di G.
coercizione statale: «lo Stato è lo strumento alla debolezza dell’elaborazione teorica in
per adeguare la società civile alla struttura URSS, sia in filosofia sia nella teoria economi-
economica, ma occorre che lo Stato “voglia” ca. Il Saggio popolare di sociologia di Bucha-
far ciò, che cioè a guidare lo Stato siano i rap- rin (del ) – testo fondamentale dell’In-
presentanti del mutamento avvenuto nella ternazionale comunista, usato anche da G.
struttura economica» (Q  II, , -). «Il nel  per la Scuola di partito (v. Introdu-
principio della coercizione, diretta e indiret- zione al primo corso della scuola interna di
ta, nell’ordinamento della produzione e del partito, aprile-maggio , in CPC ), è de-
lavoro è giusto», ma è sbagliato il modello mi- molito in modo sistematico nella seconda se-
litare. La critica di metodo è rivolta a Trockij, zione del Q , sin dal «modo di pensare [...]
ma potrebbe valere anche per la maggioran- addirittura più criticabile e superficiale» di
za: bisogna guardarsi dalla tendenza ad «ac- quello di Loria (Q , , ). Invece di por-
celerare, con mezzi coercitivi esteriori, la di- re la filosofia della praxis come filosofia au-
sciplina e l’ordine nella produzione», ciò che tonoma e originale, la rende subalterna al
sbocca «necessariamente in una forma di bo- materialismo metafisico, al positivismo, al-
napartismo» (Q , , ), che – ma è solo l’evoluzionismo; privo dei «concetti di mo-
la «storia concreta» e non «uno schema so- vimento storico, di divenire e quindi della
ciologico» a poterlo dire – può essere pro- stessa dialettica [...] cade in pieno nel dog-
gressivo, se «aiuta la forza progressiva a trion- matismo e quindi in una forma, sia pure in-
fare sia pure con certi compromessi», o re- genua, di metafisica» (Q , , ), anzi di
gressivo (Q , , ). «vecchia metafisica», nel tentativo di «ri-
La transizione richiede l’educazione durre tutto a una causa, la causa ultima, la
delle masse perché siano protagoniste del causa finale [...] una delle manifestazioni
«processo molecolare di affermazione di della “ricerca di dio”» (Q , , ), con un
una nuova civiltà»: «si tratta, è vero, di lavo- «antistoricismo metodico» che trasforma la
rare alla elaborazione di una élite, ma questo storia della filosofia in «un trattato storico di
lavoro non può essere staccato dal lavoro di teratologia» (Q , , ). La critica rima-
educare le grandi masse, anzi le due attività ne sostanzialmente invariata anche rispetto
sono in realtà una sola attività ed è appunto alla relazione presentata da Bucharin al
ciò che rende difficile il problema» (Q , , Congresso degli scienziati di Londra nell’e-
-). Si tratta del nesso dialettico di Rifor- state del , pervenutagli subito in carcere
 URSS ( UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE )

(LC , a Tania,  agosto ). Ma qui menti “di piano” ancora scarsi» (Q , ,
l’affondo di G. è contro la tendenza preva- ), ed è lontana la prospettiva di «una
lente nella cultura sovietica, ereditata da economia secondo un piano mondiale», per
Engels e ripresa da Lenin, alla partizione del arrivare alla quale «è necessario attraversare
marxismo in materialismo dialettico e mate- fasi molteplici», consci di quelle «leggi del-
rialismo storico (v. Q , , ). Anche il la necessità» imposte dalla fase storica, che
manuale economico di ispirazione buchari- non è quella della vittoria mondiale del so-
niana di Lapidus e Ostrovitjanov (Précis d’é- cialismo, quando l’iniziativa economico-po-
conomie politique, ) è sottoposto alla litica sarà «nettamente passata dalla parte
medesima critica di dogmatismo e inade- delle forze che tendono alla costruzione se-
guatezza alla sfida teorica posta da una strut- condo un piano, di pacifica e solidale divi-
tura in cui «il lavoro è diventato esso stesso sione del lavoro» (Q , , ). L’econo-
gestore dell’economia» (Q  II, , ). Ca- mia pianificata implica un coinvolgimento
ratterizzato da una «forma di pensare ossifi- attivo delle masse e, in quanto tale, «è desti-
cata», non si confronta con la teoria econo- nata a spezzare la legge statistica [...] mec-
mica classica e neoclassica (Q , , ), «è canicamente intesa, cioè prodotta dall’ac-
“dogmatico”», si presenta come se fosse – e cozzo casuale di infiniti atti arbitrari indivi-
non è assolutamente il caso – l’espressione duali», «sebbene dovrà basarsi sulla statisti-
di una scienza «già entrata nel periodo clas- ca, il che però non significa lo stesso: in
sico della sua espansione organica» (Q  II, realtà la consapevolezza umana si sostituisce
, ). Si disinteressa antiscientificamente alla “spontaneità” naturalistica» (Q , ,
del «costo comparato». Ma anche l’econo- -). La realizzazione del piano suscita
mia socialista dovrà «preoccuparsi delle uti- «una fioritura di iniziative e di intraprese
lità particolari e delle comparazioni fra que- che stupiscono molti osservatori» (Q , ,
ste utilità per trarne iniziative di movimento ), ad onta delle critiche disfattiste e su-
progressivo», scorto da G. nel rilancio del- perficiali, «da “burocratico”» di Boris Sou-
l’emulazione socialista, le «“gare”» degli varine (Q , , -) o di Guido De Rug-
udarniki (lavoratori d’assalto), che sono «un giero nella sua recensione del  al libro
modo di “comparare” i costi e di insistere L’expérience du Bolchévisme di Arthur Fei-
per ridurli continuamente, identificando e ler (Q  II, , -). L’attenzione alla fio-
anche suscitando le condizioni oggettive e ritura di iniziative dal basso, le “gare”, l’e-
soggettive in cui ciò è possibile» (Q  II, , mulazione socialista, rendono difficilmente
). G., il cui pensiero dialettico è struttu- iscrivibili i processi in corso in URSS nella ca-
ralmente estraneo a ogni approccio unilate- tegoria di «rivoluzione passiva».
rale, rileva il grande ritardo teorico del ma- Il divario sottolineato da G. tra ritardo
nuale e, contemporaneamente, lo sviluppo di elaborazione teorica alta e movimento
progressivo del movimento reale, che pone progressivo delle masse potrà essere prima o
e affronta nella pratica sociale i problemi po- poi superato, troverà la «forma teorica» ade-
sti dalla nuova società in gestazione. guata: «lavorando praticamente a fare storia,
Medesimo approccio ha G. verso la si fa anche filosofia “implicita”, che sarà
teoria e pratica del piano, cui si mostra for- “esplicita” in quanto dei filosofi la elabore-
temente interessato (v. le richieste di diversi ranno coerentemente» (ivi, ). In questo
libri sull’argomento, LC , a Mussolini, senso G. si interessa alle lotte teoriche tra
settembre ), comunicando di aver letto “meccanicisti” e “dialettici”, di cui appren-
approfonditamente l’estratto dell’“Econo- de qualche notizia nel  (LC , a Tania,
mist” sul primo piano quinquennale (LC  aprile  e LC , a Giulia,  aprile
, a Tania,  giugno ), un pedagogico ), e saluta con favore la notizia della
riferimento al quale è nella novella per il fi- sconfitta dei “meccanicisti”, che ricava mar-
glio Delio (LC , a Giulia, ° giugno ). ginalmente da un articolo di D. S. Mirskij
L’URSS si trova ancora in «una fase di primi- dell’ottobre  (che però si riferisce princi-
tivismo economico-corporativa [...] con ele- palmente alla successiva messa fuori gioco
USTICA 

dei “dialettici”): «Si può vedere come sia av- coattivi. Né ciò può far pensare a un nuovo
venuto il passaggio da una concezione mec- “liberalismo”, sebbene sia per essere l’inizio
canicistica e puramente esteriore a una con- di un’era di libertà organica» (Q , , ).
cezione attivistica, che si avvicina di più, co- BIBLIOGRAFIA: COSPITO ; FROSINI
me si è osservato, a una giusta comprensio- ; GRIGOR’EVA ; VACCA .
ne dell’unità di teoria e pratica, sebbene non
ANDREA CATONE
ne abbia ancora attinto tutto il significato
sintetico» (Q , , ). Nella fase di avvio V. «Bucharin», «compromesso», «economico-
(la fase «economico-corporativa») della so- corporativo», «egemonia», «Lenin», «Partito co-
munista», «Riforma», «rivoluzione permanente»,
cietà di transizione, in cui si presenta il com-
«Russia», «società regolata», «Stalin», «Stato»,
pito di organizzare nuovi rapporti di produ- «statolatria», «Trockij».
zione fondati sulla proprietà collettiva, lo
Stato è «condizione preliminare di ogni atti- Ustica
vità economica collettiva» (Q  II, , ),
per cui «un periodo di statolatria è necessa- Il confino a Ustica (dal  dicembre 
rio e anzi opportuno: questa “statolatria” al  gennaio ) è per G. un’esperienza
non è altro che la forma normale di “vita sta- relativamente positiva, per l’amenità dei
tale”, di iniziazione almeno alla vita statale paesaggi, foriera di spunti interessanti, e per
autonoma e alla creazione di una “società ci- la possibilità di girare respirando la salubre
vile” che non fu possibile storicamente crea- aria del mare. Il viaggio per raggiungere l’i-
re prima dell’ascesa alla vita statale indipen- sola è poco «confortevole», ma «ricco di
dente». Tuttavia, il ruolo dello Stato non motivi diversi, da quelli shakespeariani a
può, per una sorta di «fanatismo teorico», quelli farseschi» (LC , a Tania,  dicembre
essere assolutizzato né concepito come per- ). Anche il viaggio da Ustica a Milano,
petuo, ma criticato «perché si sviluppi, e con transito in varie carceri, è «istruttivo»,
produca nuove forme di vita statale, in cui come «una lunghissima cinematografia»
l’iniziativa degli individui e dei gruppi sia (LC , a Tania e Giulia,  febbraio ). A
“statale” anche se non dovuta al “governo Ustica su . abitanti (. in LC , a Ta-
dei funzionari” (far diventare “spontanea” la nia,  dicembre  e in LC , a Sraffa, 
vita statale)» (Q , , ). È il grande te- dicembre ) circa  sono «coatti co-
ma leniniano (Stato e rivoluzione) dell’estin- muni» ovvero «criminali parecchie volte re-
zione dello Stato: «Su questa realtà che è in cidivi» (LC , a Tania,  dicembre ). La
continuo movimento, non si può creare un loro non-vita e non-ancora-morte ricorda a
diritto costituzionale, del tipo tradizionale, G. la novella di Kipling Una strana cavalca-
ma solo un sistema di principii che afferma- ta. I confinati vivono dell’assegno governati-
no come fine dello Stato la sua propria fine, vo, che chiamano «mazzetta» (LC , a Ta-
il suo proprio sparire, cioè il riassorbimento nia,  dicembre ) e spendono per il vi-
della società politica nella società civile» (Q no (i magri pasti portano infatti all’«alcoli-
, , ). G. sembra qui riprendere i temi smo più depravato in brevissimo tempo») e
di E. B. Pa&ukanis (La teoria generale del di- giocando a carte, diventando facili vittime
ritto e il marxismo, ; v. anche Q , , ). dell’usura. La loro vita è «primitiva ed ele-
Tra le due fasi, iniziale, economico-corpora- mentare»: in loro le «passioni raggiungono,
tiva, e finale, fondata sull’autogoverno dei con rapidità spaventosa, i culmini della paz-
cittadini nella «società regolata», la forma zia», ma anche tra gli intellettuali passano
statale più adeguata è quella – di origine li- «raffiche improvvise di follia assurda» (LC
berale, ma dialetticamente mutata di segno – , a Tania,  gennaio ). G. si ritrova in-
dello Stato-veilleur de nuit, «cioè di una or- vece con confinati politici che rappresenta-
ganizzazione coercitiva che tutelerà lo svi- no «tutta la gamma dei partiti e della prepa-
luppo degli elementi di società regolata in razione culturale» (LC , a Sraffa,  di-
continuo incremento, e pertanto riducente cembre ) e con cui organizza corsi di
gradatamente i suoi interventi autoritari e cultura generale che potessero salvare dai
 UTOPIA

grandissimi «pericoli di demoralizzazione» quanto tipo di scrittura, genere letterario, e


(LC , a Sraffa,  gennaio ). La psicolo- in questo modo viene progressivamente
gia dominante dell’isola appare quella che messo in luce il suo contenuto politico e l’u-
ha per base «l’economia del soldo», che «co- topia viene gradualmente restituita alla sto-
nosce solo l’addizione e la sottrazione delle ria, in quanto se ne chiarisce il carattere di
singole unità» (LC , a Tania,  aprile ideologia dei gruppi sociali subalterni. Le
). La popolazione indigena siciliana ri- due accezioni sono evidentemente intreccia-
sulta molto ospitale e cortese. Nel tempo G. te, in quanto l’utopia come genere letterario,
si renderà conto in definitiva che il confino modalità di pensiero isolata e impotente, fa
a Ustica era «ancora una specie di paradiso però emergere alcune rivendicazioni
della libertà personale in confronto alla con- profonde e altrimenti non documentabili
dizione di carcerato» (LC , alla madre,  dei gruppi che vivono, come scrive G. inti-
dicembre ). tolando il Q , «ai margini della storia».
L’utopia acquista pertanto nei Q un du-
JOLE SILVIA IMBORNONE
plice valore: in quanto espressione degli in-
V. «carcere o prigione», «Sraffa». tellettuali va denunciata e combattuta; in
quanto espressione del «senso comune» di
utopia massa va riformata, criticata costruttivamen-
Negli scritti torinesi, in particolare fino te e sostituita con un approccio realistico e
al , «utopia» indica un piano cervelloti- laicistico (nel senso machiavelliano) al mon-
co ordito freddamente, a tavolino, nella con- do e alla storia. La prima comparsa del ter-
vinzione che gli eventi politici possano esse- mine condensa non casualmente questi due
re arbitrariamente predeterminati (“La Città momenti. Discutendo del «sarcasmo» in
futura”,  febbraio , in CF ; Tre princi- Marx come espressione stilistica di un atteg-
pii, tre ordini,  febbraio , ivi, -; Teo- giamento teorico-politico, G. nota che esso
ria e pratica. Ancora intorno all’esperanto,  serve a «porre il distacco dalle vecchie con-
gennaio , ivi, -; La lingua unica e l’e- cezioni in attesa che le nuove concezioni,
speranto,  febbraio , ivi, ; Libero con la loro saldezza acquistata attraverso lo
pensiero e pensiero libero,  giugno , in sviluppo storico, dominino fino ad acquista-
NM ; Per conoscere la rivoluzione russa,  re la forza delle “convinzioni popolari”.
giugno , ivi,  e -; La commissione Queste nuove concezioni esistono già in chi
per il dopoguerra,  luglio , ivi, ; Uto- adopera il “sarcasmo”, ma nella fase ancora
pia,  luglio , ivi, ; in quest’ultimo “polemica”; se fossero espresse “senza sar-
passo G. scrive: «L’utopia consiste [...] nel casmo” sarebbero una “utopia” perché solo
non riuscire a concepire la storia come libe- individuali o di piccoli gruppi» (Q , , ).
ro sviluppo, nel vedere il futuro come una Questo giudizio viene mantenuto in tutti i
solidità già sagomata, nel credere ai piani Q: G. insiste a più riprese sulla «necessità di
prestabiliti»). Essa coincide in questo perio- “nuove credenze popolari”, cioè di un nuo-
do con il giacobinismo, assunto come quin- vo “senso comune” e quindi di una nuova
tessenza della politica borghese. L’arricchi- cultura ossia di una nuova filosofia» (Q ,
mento che il concetto di utopia conosce fin , ) come passaggio ineludibile della
dall’inizio dei Q, oltre al fatto di essere sgan- riforma intellettuale e morale, cioè della co-
ciato da quello di giacobinismo (che riceve struzione di una nuova egemonia. Dall’altra
già prima del  un’accezione positiva, in parte, non cessa di tornare sulla distinzione
forte prossimità al marxismo), consiste in tra ideologia come insieme di «elucubrazio-
due passaggi: essa anzitutto, sviluppando ni arbitrarie di determinati individui» e
l’accezione precedente, viene qualificata co- ideologia come «soprastruttura necessaria
me ideologia tendenzialmente individuale, e di una determinata struttura», con la preci-
pertanto arbitraria; in secondo luogo, in mo- sazione che solo la seconda accezione deli-
do solo apparentemente contraddittorio, es- mita il terreno in cui si formano le volontà
sa viene contestualizzata storicamente in collettive (Q , , -).
UTOPIA 

L’avvio dell’indagine sull’utopia come ramente individuale. Anzi, di esse si valoriz-


genere letterario, come espressione attraver- za la capacità di essere compromesso tra
so gli intellettuali di istanze diffuse, si ha in vecchio e nuovo (rivelatore il termine «re-
un gruppo di testi del Q  (, , , ), in- staurazione», da riferire a tutta la riflessione
titolati, tranne l’ultimo, Utopie e romanzi fi- sulla «rivoluzione passiva»), anzi elemento
losofici. Qui G. si propone di analizzare le di modernizzazione dei rapporti sociali.
«utopie e romanzi filosofici e loro rapporti Più tardi, nell’autunno del , G. tor-
con lo sviluppo della critica politica, ma spe- na sull’argomento, concentrando l’attenzio-
cialmente con le aspirazioni più elementari e ne sullo sviluppo del “genere” utopistico
profonde delle moltitudini». E precisa: «stu- dalla Controriforma all’Illuminismo: «Con-
diare se c’è un ritmo nell’apparizione di que- troriforma e utopie: desiderio di ricostruire
sti prodotti letterari: coincidono con deter- la civiltà europea secondo un piano raziona-
minati periodi, con i sintomi di profonde le. Altra origine e forse la più frequente: mo-
mutazioni storiche?» (Q , , ). L’ipotesi do di esporre un pensiero eterodosso, non
è che utopie e romanzi filosofici esprimano conformista e ciò specialmente prima della
non solamente il primitivo sorgere di un Rivoluzione francese» (Q , , -). L’u-
progetto politico alternativo a quello aristo- topia come stimolo al rinnovamento della
cratico, ma anche – «inconsapevolmente» e società si sdoppia, qui, realmente in due fi-
«sia pure attraverso il cervello di intellettua- loni; e mentre il primo prosegue la lettura in
li dominati da altre preoccupazioni», come chiave “restaurazione” (combinazione di
si precisa nel Testo C, Q , ,  – rifletta- vecchio e nuovo), il secondo riprende la do-
no le esigenze più elementari dei gruppi so- manda inizialmente posta in Q , ,  cir-
ciali subalterni. Nel citato Testo C, in cui ca il nesso con le aspirazioni popolari, rifor-
confluiscono i testi del Q  dedicati all’uto- mulandola grazie al collegamento con gli
pia (e significativamente intitolato Fonti in- sviluppi settecenteschi del genere utopisti-
dirette), il carattere problematico del rap- co. «Dalle Utopie – prosegue Gramsci – sa-
porto tra alto e basso, tra intellettuali e aspi- rebbe nata [...] la moda di esaltare i popoli
razioni delle moltitudini, emerge in un’altra primitivi, selvaggi (il buon selvaggio), pre-
variante instaurativa: «Le Utopie sono do- sunti più vicini alla natura. (Ciò si ripetereb-
vute a singoli intellettuali, che formalmente be nell’esaltazione del “contadino”, idealiz-
si riattaccano al razionalismo socratico della zato, da parte dei movimenti populisti). Tut-
Repubblica di Platone e che sostanzialmente ta questa letteratura ha avuto non piccola
riflettono, molto deformate, le condizioni di importanza nella storia della diffusione del-
instabilità e di ribellione latente delle grandi le opinioni politico-sociali fra determinate
masse popolari dell’epoca; sono, in fondo, masse e quindi nella storia della cultura»,
manifesti politici di intellettuali, che voglio- perché «indica [...] il passaggio dall’esalta-
no raggiungere l’ottimo Stato» (ivi, ). zione di un tipo sociale feudale all’esaltazio-
Questo punto è peraltro già accennato in Q ne delle masse popolari, genericamente, con
, , : «Bisogna [...] vedere se queste ini- tutti i loro bisogni elementari (nutrirsi, ve-
ziative [le utopie letterarie, ndr] non siano stirsi, ripararsi, riprodursi) ai quali si cerca
l’unica forma in cui la “modernità” poteva di dare razionalmente una soddisfazione»
vivere nell’ambiente della Controriforma: la (Q , , ). Lo snodo dell’Illuminismo è
Controriforma, come tutte le Restaurazioni, dunque quello che permette a G. di dare un
non poté non essere che un compromesso e senso alla sua stessa domanda iniziale: il nes-
una combinazione sostanziale, se non for- so fra intellettuali e popolo. Il genere utopi-
male, tra il vecchio e il nuovo». stico entra così in un rapporto di comunica-
Il significato delle utopie come espres- zione storicamente specifico con il patrimo-
sione di un’organizzazione sociale alternati- nio ideologico delle classi subalterne quan-
va va dunque molto attenuata, anche se non do gli intellettuali – per la prima volta nella
siamo più in presenza della precedente li- storia – si rivolgono al “popolo” non più co-
quidazione dell’utopia come ghiribizzo me- me a qualcosa di «estraneo», di cui occorre
 UTOPIA

«diffidare» e avere «paura» (Q , , ). Per ne queste rivendicazioni» (Q , , ).
questa ragione gli illuministi sono ricettivi Stando a questo testo, il comune carattere
nei confronti dei miti popolari, di quella mi- utopistico della religione popolare e delle
tologia che esprime le pulsioni più imme- costruzioni razionalistiche degli intellettuali
diate ma anche più profonde delle masse de- è spiegabile non partendo dagli intellettuali,
gli esclusi dalla storia. ma dalla religione popolare: il «concetto
Grazie a questo recupero dell’eredità il- della “natura umana” astrattamente ottimi-
luministica, G. inizia a riflettere sui modi nei stico e facilone» proprio dell’utopia demo-
quali si è storicamente verificata la traduzio- cratica, utopia che è però oggi «implicita»
ne dell’utopia in politica, cioè l’espressione nel «diritto moderno» (Q , , ), è di de-
in linguaggio politico – da parte di movi- rivazione religiosa. Ma lo sono anche «le
menti intellettuali o di partiti politici, come concezioni di “spirito” delle filosofie tradi-
i giacobini – delle aspirazioni più profonde zionali, come quella della “natura umana”
di libertà, giustizia ed eguaglianza delle mas- trovata nella biologia» (Q , , ). In tutti
se ai margini della storia. In questa luce ac- questi casi a una realtà contraddittoria e di-
quisiscono un significato politico (e dunque visa si sostituisce una rappresentazione unifi-
filosofico) tanto il “diritto naturale” quanto cata e armonica. Si istituisce così una grande
la storia delle eresie religiose (v. ad esempio opposizione tra la filosofia della praxis da
Q , , su Davide Lazzaretti), o la stessa di- una parte e dall’altra tutto il complesso del-
mensione religiosa della politica giacobina le filosofie, delle religioni ecc., raccolte sot-
(in Q , ). to il nome di “utopia”: «Il filosofo attuale
Tuttavia, una volta conseguito questo [qui s’intende il filosofo della praxis, ndr]
risultato, grazie al quale la religione appare non può evadere dal terreno attuale delle
in tutta la sua carica politica, diventa altret- contraddizioni, non può affermare, più che
tanto importante, per G., istituire una diffe- genericamente, un mondo senza contraddi-
renziazione netta tra le implicazioni politi- zioni, senza creare immediatamente una
che della religione e delle utopie razionali- utopia» (Q , , -).
stiche degli intellettuali, da una parte, e la fi- La filosofia possiede sì una carica poli-
losofia della praxis, dall’altra. La religione tica, che tuttavia è inscindibile da una fun-
infatti rimane un’evasione dalle contraddi- zione di occultamento, di evasione e di rin-
zioni attuali, un «oppio del popolo» (v. Q , vio della prassi, fin quando si resti sul terre-
, ). Essa anzi «è la più “mastodontica” no dell’utopia, cioè del rapporto con la reli-
utopia, cioè la più “mastodontica” metafisi- gione, ovvero fin quando si accetti la figura
ca apparsa nella storia, essa è il tentativo più del filosofo come filosofo solo «individuale»
grandioso di conciliare in forma mitologica (Q  II, , ) e della filosofia come filo-
le contraddizioni storiche: essa afferma, è sofia solo «individuale» (Q , , ), in-
vero, che l’uomo ha la stessa “natura”, che vece di sviluppare la figura del «“filosofo de-
esiste l’uomo in generale, creato simile a Dio mocratico”, cioè del filosofo convinto che la
e perciò fratello degli altri uomini, uguale sua personalità non si limita al proprio indi-
agli altri uomini, libero fra gli altri uomini, e viduo fisico, ma è un rapporto sociale attivo
che tale egli si può concepire specchiandosi di modificazione dell’ambiente culturale».
in Dio, “autocoscienza” dell’umanità, ma af- G. prosegue: «Quando il “pensatore” si ac-
ferma anche che tutto ciò non è di questo contenta del pensiero proprio, “soggettiva-
mondo, ma di un altro. Ma intanto le idee di mente” libero, cioè astrattamente libero, dà
uguaglianza, di libertà, di fraternità fermen- oggi luogo alla beffa: l’unità di scienza e vita
tano in mezzo agli uomini, agli uomini che è appunto una unità attiva, in cui solo si rea-
non sono uguali, né fratelli di altri uomini, lizza la libertà di pensiero, è un rapporto
né si vedono liberi fra di essi. E avviene nel- maestro-scolaro, filosofo-ambiente cultura-
la storia, che ogni sommovimento generale le in cui operare, da cui trarre i problemi ne-
delle moltitudini, in un modo o nell’altro, cessari da impostare e risolvere, cioè è il rap-
sotto forme e con ideologie determinate, po- porto filosofia-storia» (Q  II, , ).
UTOPIA 

In questa chiave vanno lette le riflessio- Hegel occupa un posto a sé, perché ha
ni sul rapporto tra il pensiero di Benedetto accolto nella filosofia l’unità di teoria e pra-
Croce e l’utopia che si trovano in Q , , tica: il suo è il maggiore tentativo di unire
: «Che la dialettica hegeliana sia stata un idealismo e materialismo compiuto dall’in-
[nel manoscritto una variante interlineare: terno della filosofia tradizionale, e pertanto
«l’ultimo», ndr] riflesso di questi grandi no- il suo paragone tra francesi (politica) e tede-
di storici e che la dialettica, da espressione schi (teoria) è «il riferimento letterale del
delle contraddizioni sociali debba diventa- Marx, dove nella Sacra Famiglia accenna a
re, con la sparizione di queste contraddi- Proudhon contro il Bauer». Non solo: esso
zioni, una pura dialettica concettuale, sa- è «assai più importante ancora come “fonte”
rebbe alla base delle ultime filosofie a base del pensiero espresso nelle Tesi su Feuerba-
utopistica come quella del Croce». Dunque ch che i filosofi hanno spiegato il mondo e si
la filosofia distorce e vanifica (a ragion ve- tratta ora di mutarlo, cioè che la filosofia de-
duta, cioè con finalità politiche precise) la ve diventare “politica”, “pratica”, per conti-
spinta verso la trasformazione del mondo, nuare ad essere filosofia: la “fonte” per la
che pure contiene in quanto utopia, nel teoria dell’unità di teoria e di pratica» (Q ,
momento in cui rifiuta la dialettica (o me- , ). Ma tutto questo avviene in Hegel
glio la “riforma” nella logica dei distinti), in modo speculativo (v. Q , , ) e per-
come fa Croce. Hegel, al contrario, è il luo- tanto è alla radice della teoria e della pratica
go in cui la filosofia si è maggiormente ac- della “rivoluzione passiva”. La filosofia del-
costata alla traduzione dell’utopia in politi- la praxis potrà essere all’altezza della sua
ca, perché ha accolto nella dialettica la po- eredità se riuscirà a comprendere se stessa e
litica, cioè la Rivoluzione francese, in cui il proprio avversario, cioè le ragioni storiche
quella traduzione aveva avuto realmente della rivoluzione passiva come intervento
luogo. Si veda su ciò già Q , , : «He- politico nel campo delle credenze popolari,
gel rappresenta, nella storia del pensiero fi-
per accoglierne – e al contempo neutraliz-
losofico, un posto a sé, perché, nel suo si-
zarne – le istanze “progressive”.
stema, in un modo o nell’altro, pur nella
BIBLIOGRAFIA: FROSINI ; KANOUSSI
forma di “romanzo filosofico”, si riesce a
; MEDICI ; SICHIROLLO .
comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in
un solo sistema e in un solo filosofo, quella FABIO FROSINI
coscienza delle contraddizioni che prima V. «Controriforma», «Croce», «filosofia», «filoso-
era data dall’insieme dei sistemi, dall’insie- fia della praxis», «Hegel», «ideologia», «Illumini-
me dei filosofi in polemica tra loro, in con- smo», «oppio», «razionalismo», «religione», «sar-
traddizione tra loro». casmo», «senso comune», «volontà collettiva».
V

Valentino, Cesare Borgia, detto il scenario che riecheggia la storia del Rina-
scimento, in cui ricorre l’esempio della Ro-
Le occorrenze relative al Valentino
magna, luogo cardine di un delicato ingra-
muovono dalle considerazioni sulla novità
naggio politico, G. coglie il quid novi della
politica di Machiavelli e toccano due temi
figura di un governante manifestatosi come
di fondo. Il primo insiste sulla figura del
il Valentino nella forma dell’innovazione
Principe, responsabile della «fine dell’anar-
massima, perché “senza storia” e, dunque,
chia feudale» (Q , , ) e dunque espres-
senza tradizione. In questo carattere si pro-
sione del processo di costituzione di una
pone l’hic et nunc della politica come arte
struttura statale “moderna” – in cui si pro-
militare (Q , , ).
duca l’ordine politico –, affidata al control-
lo di un monarca, custode del territorio LAURA MITAROTONDO
(ibid.). Quest’ultimo assume il connotato V. «Machiavelli», «Rinascimento», «uomo del Ri-
militare del «capo dello Stato», impegnato nascimento».
a reclutare «tra il popolo i buoni soldati» (Q
, , ), per fronteggiare il problema, av- valore, teoria del: v. economia.
vertito da Machiavelli, dell’assenza di una
milizia nazionale. Allo stesso tempo, Cesare velleitarismo
Borgia – indicato con il suo nome quando
G. non parla dell’uomo di governo – incar- G. usa l’appellativo «velleitario» per de-
na la quintessenza dell’individualismo an- scrivere l’atteggiamento dello scrittore Al-
tropocentrico del Rinascimento (Q , , fredo Oriani, esaltato dal fascismo come
); la sua azione politica, intesa a garanti- precursore: un «tratto mi pare fondamenta-
re la coesione del territorio riducendo i par- le del carattere di Oriani, che era un vellei-
ticolarismi, si esprime tramite la «popola- tario, sempre scontento di tutti perché nes-
rità» (Q , , ). Questa è per G. una do- suno riconosceva il suo genio e che, in fon-
te politicamente necessaria a sanare la grave do, rinunziava a combattere per imporsi,
cesura fra aristocrazia e popolo-nazione, in- cioè aveva egli stesso una ben strana stima di
tervenuta nella fase «regressiva» del Rina- sé» (Q , , ). Le caratteristiche di Oria-
scimento (ibid.). Il secondo tema è inerente ni definiscono il concetto più generale di
alla valutazione storico-politica del concet- velleitarismo: «mancava di volontà, di atti-
to di Rinascimento nel nesso con l’opera tudini pratiche, e voleva influire sulla vita
machiavelliana. Definita la contingenza del- politica e morale della nazione [...] voleva
la scrittura del Principe, risposta alla crisi esser riconosciuto “genio”, “capo”, “mae-
politica italiana, causata dal retaggio feuda- stro”, per diritto divino da lui affermato pe-
le e dall’antagonismo fra gli Stati della peni- rentoriamente» (Q , , ). Questa attitu-
sola, G. sottolinea la scelta del Valentino, fi- dine a contestare platealmente le ingiustizie
gura in grado di produrre un legame con le senza la volontà concreta di affrontarle, sen-
«classi produttive» (Q , , ). Nello za accettare l’impegno che ne consegue, è da
 VERDI , GIUSEPPE

G. fortemente stigmatizzata. La filosofia lare-nazionale degli intellettuali italiani»


della praxis deve invece agire in maniera del (ibid.). Ma la riflessione gramsciana su que-
tutto diversa: quando arriva al «punto in cui sti problemi contiene un’ulteriore articola-
essa si attualizza, vive storicamente, cioè so- zione: ad esempio, se è vero che mentre
cialmente e non più solo nei cervelli indivi- Dante «può essere capito e rivissuto solo da
duali, cessa dall’essere “arbitraria” e diven- un italiano colto», invece «una statua di Mi-
ta necessaria-razionale-reale [...] Contro il chelangelo, un brano musicale di Verdi, un
titanismo di maniera, il velleitarismo, l’a- balletto russo, un quadro di Raffaello, ecc.
strattismo occorre avvertire la necessità di possono [...] essere capiti quasi immediata-
essere “sobri” nelle parole e negli atteggia- mente da qualsiasi cittadino del mondo, an-
menti esteriori, appunto perché ci sia più che di spiriti non cosmopolitici, anche se
forza nel carattere e nella volontà concreta» non ha superato l’angustia cerchia di una
(Q  II, , -). Anche nelle LC G. farà provincia del suo paese», è pure vero, tutta-
riferimento a questo termine: «in verità via, che al di sotto del carattere cosmopoliti-
niente mi irrita più del “velleitarismo” che co del linguaggio musicale (e anche figurati-
soppianta la volontà concreta [...] Ho cono- vo) va tenuta presente una varietà di gradi,
sciuto, specialmente all’Università, parecchi dal grado «provinciale-dialettale-folcloristi-
tipi di velleitari e ne ho seguito il processo co» a quello di una «determinata “civiltà”»
tragicomico di esistenza» (LC , a Tania,  e, in relazione al mondo moderno, a quello
marzo ). di «una determinata “corrente culturale-po-
MICHELE FILIPPINI litica”» (Q , , ).
L’espansione europea del melodramma
V. «Oriani».
italiano per G. si collega in parte anche con
i caratteri storico-culturali dei testi dei li-
Verdi, Giuseppe bretti, la cui trama – egli dice – non è mai
G. si propone di delineare e trattare la «nazionale», ma «europea» in due sensi: l’u-
questione complessa della «fortuna popola- no legato al nodo stesso, all’«intrigo» del
re» di Verdi. Tale fortuna costituisce una dramma, che, derivando da leggende o da
delle espressioni più significative, se non romanzi popolari, si svolge in tutti i paesi
proprio la più rilevante, di un fenomeno sto- d’Europa, l’altro legato al fatto che le pas-
rico-culturale individuato e messo a fuoco sioni e i sentimenti delle opere riflettono una
dall’autore dei Q e consistente nel ruolo che sensibilità più propriamente europea, di or-
la musica in Italia aveva svolto all’interno dine settecentesco e romantico, non coinci-
della cultura popolare, sostituendo, almeno dente con «elementi cospicui della sensibi-
in certa misura, quell’«espressione artistica» lità popolare di tutti i paesi» (Q , , ).
che in altri paesi era data invece dal roman- Qui l’autore dei Q istituisce un riferimento
zo popolare e determinando la circostanza alla popolarità di Shakespeare e dei tragici
per la quale i «geni musicali» avevano avuto greci, i cui personaggi, in quanto connotati
la «popolarità» mancata agli autori letterari da passioni “elementari”, risultano sostan-
(Q , , ). Facendo riferimento alla co- zialmente popolari in tutti i paesi e perciò,
mune origine settecentesca del romanzo e per questa via, costituiscono un modello di
del melodramma e alla loro comune fioritu- letteratura nazionale-popolare. Sulla base di
ra nella prima metà dell’Ottocento, e dun- una serie assai ricca di considerazioni, G. af-
que alla loro coincidenza con «la manifesta- ferma che il rapporto tra il melodramma ita-
zione e l’espansione delle forze democrati- liano e la letteratura popolare anglo-france-
che popolari-nazionali in tutta l’Europa», se (rapporto che, a suo avviso, era di ordine
G. si interrogava sulle ragioni dell’espansio- «storico-popolare», cioè storico-sociale, e
ne europea del melodramma italiano e, sot- non di ordine «artistico-critico», cioè esteti-
tolineando la natura «cosmopolita» del lin- co-idealistico) non risulta sfavorevole al me-
guaggio musicale, indicava tali ragioni nella lodramma italiano. Se Verdi, come artista,
più generale «deficienza di carattere popo- non va in alcun modo messo a confronto con
VERGA , GIOVANNI 

una figura come quella di Eugène Sue, la sua lare nella tradizione letteraria italiana. In Q
fortuna popolare invece può essere accosta- , ,  Verga è visto come rappresentante
ta soltanto a quella dello scrittore francese: di punta del verismo (per la precisione, G.
G. tiene ferma questa distinzione nel mo- parla di «naturalismo o realismo provinciale
mento stesso in cui accenna agli «estetizzan- italiano»): ebbene, tipica di questo movi-
ti (wagneriani) aristocratici della musica» mento (e «specialmente nel Verga») è stata
(ibid.), per i quali Verdi occupava nella sto- proprio la «posizione ideologica» per cui «il
ria della musica lo stesso posto che Sue oc- popolo della campagna è visto con “distac-
cupava nella storia della letteratura. Defi- co”, come “natura” estrinseca allo scrittore,
cienza di carattere popolare-nazionale degli come spettacolo» (nel corrispondente Testo
intellettuali italiani e, al tempo stesso, popo- C, Q , , , significativamente si parla
larità del genio musicale di Verdi: è questo il di «“natura” estrinseca sentimentalmente al-
nesso di problemi che G. interroga critica- lo scrittore», corsivo mio). Ora, questa vi-
mente lungo il corso dei Q. sione non derivava certo dalla particolare
formula stilistico-letteraria adottata, bensì
PASQUALE VOZA
da un determinato, endemico carattere del-
V. «letteratura popolare», «melodramma», «mu- la cultura nazionale, per cui l’antiaristocrati-
sica», «nazionale-popolare», «Romanticismo ita-
ca poetica del naturalismo francese, dalla
liano».
quale il verismo italiano dipendeva, una vol-
ta trapiantata nel particolare contesto italia-
Verga, Giovanni
no, «si innestò in una posizione ideologica
In Q , ,  si affronta il tema dell’o- preesistente» (il cui antesignano viene indi-
rientamento politico di Verga: concordando cato chiaramente nel Manzoni dei Promessi
con un giudizio espresso da Giuseppe Bot- sposi), già segnata a suo modo da un marca-
tai, G. afferma che «nonostante qualche ap- to «“distacco” dagli elementi popolari» (Q
parenza superficiale, il Verga non fu mai né , , ; v. anche Q , , ).
socialista né democratico, ma “crispino”». L’accostamento fra Verga e Manzoni,
In realtà in questo passo l’orientamento po- nel segno di una comune esemplarità, viene
litico di Verga è considerato come semplice riproposto in Q , , . In realtà, in questa
elemento della sua più ampia identità di in- nota i due scrittori sembrerebbero essere
tellettuale siciliano, con tutto l’insieme di tendenzialmente contrapposti, in quanto es-
determinazioni culturali specifiche che ogni si avevano raffigurato il medesimo ambiente
appartenenza regionale comporta: se, infat- sociale, ma dimostrando un “atteggiamento”
ti, «in Sicilia gli intellettuali si dividono in antitetico: se l’atteggiamento di Manzoni
due classi generali: crispini-unitaristi e sepa- (che è poi «il più diffuso nella letteratura che
ratisti-democratici», ebbene, il catanese è da rappresenta “personaggi popolareschi”») è
ascriversi senza dubbio al campo dei crispi- quello del «paternalismo cattolico» («una
ni-unitaristi, come dimostrava, fra l’altro, la ironia sottintesa, indizio di assenza di profon-
sua recisa avversione verso ogni forma di au- do istintivo amore verso quei personaggi, è
tonomismo isolano; a proposito di tale av- un atteggiamento dettato da un esteriore
versione G. riporta l’episodio esemplare del sentimento di astratto dovere dettato dalla
netto rifiuto opposto dall’anziano scrittore, morale cattolica, corretto appunto e vivifi-
nel , alla proposta di collaborare al pro- cato dall’ironia diffusa»), nel siciliano, vice-
getto di un giornale autonomista, la “Sicilia versa, abbiamo «un atteggiamento di fredda
nuova” (ibid.; in Q , ,  viene ribadito impassibilità scientifica e fotografica, detta-
en passant che in Verga il «sentimento uni- ta dai canoni del verismo applicato più ra-
tario era molto forte»). zionalmente che dallo Zola» (ibid.). Ma no-
Nelle occorrenze successive il riferi- nostante questa distinzione (e nonostante a
mento, invece, è al Verga scrittore, mentre il entrambi gli scrittori venga accreditato dal
contesto concettuale è quello, cruciale, del- pensatore sardo un «carattere superiore» ri-
la mancanza di un carattere nazionale-popo- spetto ai più pedestri rappresentanti del bre-
 VERISMO

scianesimo, ovvero del «“verismo” in senso con parziale eccezione anche in questo caso
gretto»: Q , , ), tuttavia anche in que- per Verga, appare ora infatti a G. il fatto che
sto passo sembra in fondo essere conferma- «per gli intellettuali della tendenza verista la
ta quella continuità culturale-nazionale ne- preoccupazione assillante non fu (come in
gativa già individuata in Q , , , contras- Francia) di stabilire un contatto con le mas-
segnata dalla visibile mancanza, anche in chi se popolari già “nazionalizzate” in senso
scrive della vita popolare, del provvido unitario, ma di dare gli elementi da cui ap-
«“contatto” sentimentale e ideologico» con pariva che l’Italia reale non era ancora uni-
il popolo-nazione. ficata» (Q , , ).
DOMENICO MEZZINA MARINA PALADINI MUSITELLI
V. «brescianesimo», «Manzoni», «nazionale-po- V. «naturalismo», «nazionale-popolare», «Ver-
polare», «popolo», «semplici», «Sicilia, siciliani», ga».
«verismo».
verità
verismo
La verità nasce per G. sul terreno della
Le osservazioni che G. dedica nei Q al storia e della pratica: di qui la «storicità di
verismo sono parte integrante della riflessio- ogni concezione del mondo e della vita» (Q
ne sulle carenze degli scrittori italiani, inca- , , ). Ogni verità è espressione di rap-
paci di rappresentare la realtà delle classi porti sociali storicamente determinati: ciò
popolari, di comprenderne le dinamiche che non vuole solo dire “riflettere” o “ri-
storiche, ma soprattutto di condividerne specchiare” passivamente, bensì attivamen-
sentimenti e aspirazioni. Il giudizio sostan- te «reagire sulla società, determinare certi
zialmente negativo che G. esprime sulla cor- effetti, positivi e negativi [...] non essere
rente letteraria italiana presuppone da un la- “elucubrazione” individuale, ma “fatto sto-
to il costante confronto con il naturalismo rico”» (Q , , ). L’essere storica è il li-
francese, dall’altro l’identificazione del fe- mite di ogni verità. Tuttavia, poiché la verità
nomeno italiano con quel «“trito verismo è espressione di dati rapporti sociali, di «for-
provinciale”» (Q , , ) che ne costitui- ze relativamente “permanenti”, che operano
sce l’aspetto preponderante, ma più rozzo. con una certa regolarità e automatismo» (Q
Se il verismo vanta agli occhi di G. «qualche , , ), sarebbe erroneo «dedurre che lo
merito culturale come parziale reazione alle storicismo conduce necessariamente allo
sdolcinatezze e ai languori romantici di ma- scetticismo morale e alla depravazione», pur
niera tradizionali», esso ha la colpa di limi- rimanendo la «difficoltà» di presentarla alle
tare – rispetto alle «correnti realistiche degli masse «senza scuotere quei convincimenti
altri paesi» «eccetto, in parte, il Verga» – la che sono necessari per l’azione» (Q , ,
rappresentazione della realtà «alla “bestia- ). Ogni verità è legata alla costruzione di
lità” della “natura umana” (al “verismo” in- determinati rapporti egemonici e mostra la
teso in senso gretto)» (Q , , ). Se a sua forza e realtà «immediatamente», sul
Verga, che G. si preoccupa di distinguere piano della lotta politica, del «congiuntura-
dalle forme correnti di verismo, non posso- le», in quanto ideologia vera che sposta «il
no essere attribuite simili colpe, gli nuoce preesistente schieramento delle forze socia-
comunque, agli occhi di G., l’«atteggiamen- li» (Q , , ). Pertanto, nel loro intrec-
to di fredda impassibilità scientifica e foto- cio con l’egemonia, verità e vero sono inter-
grafica, dettata dai canoni del verismo ap- pretati come «praxis» (Q , , ), con
plicato più razionalmente che dallo Zola» cui coincidono: «la proposizione del Vico
(Q , , ). Le riserve sul verismo si arric- “verum ipsum factum”» va «messa in rela-
chiscono nel Q , un quaderno speciale, di zione colla concezione propria della filoso-
un’ulteriore notazione che le riassume e le fia della prassi» (Q , , ); «contro il
connette al grande tema della letteratura na- volgare senso comune che è dogmatico, avi-
zionale-popolare. Il vero limite del verismo, do di certezze perentorie ed ha la logica for-
VICO , GIAMBATTISTA 

male come espressione» (Q , , ), ogni valere la sua effettualità in quanto è o diven-
affermazione filosofica vera va pensata «dia- ta ideologia, cioè «ipotesi scientifica di ca-
letticamente», ossia come «espressione ne- rattere educativo energetico», la quale è, ap-
cessaria e inscindibile di una determinata punto, «verificata [e criticata] dallo sviluppo
azione storica, di una determinata praxis, reale della storia» (Q , , ). Di qui il nes-
ma superata e “vanificata” in un periodo so con il concetto di “previsione”, di “lotta
successivo, senza però cadere nello scettici- egemonica”, che è, insieme, lotta per «l’uni-
smo e nel relativismo morale e ideologico» ficazione culturale del genere umano» e
(Q , , ). «lotta per l’oggettività (per liberarsi dalle
ideologie parziali e fallaci)» (Q , , ).
ROCCO LACORTE
V. «egemonia», «filosofia della praxis», «ideolo- ROCCO LACORTE
gia», «senso comune», «vero», «Vico». V. «catarsi», «filosofia», «ideologia», «oggetti-
vità», «regolarità», «unificazione culturale», «ve-
vero rità», «Vico».

In G. una definizione di «vero» si può Vico, Giambattista


trarre da diversi passi dei Q in cui il termine
è legato ai concetti di filosofia e di ideologia. La figura di Vico compare in Q , , 
In Q  II, ,  si legge che la filosofia è nel contesto di una riflessione sulle origini
«lotta culturale per trasformare la “menta- del neoidealismo italiano: «quantunque la
lità” popolare e diffondere le innovazioni fi- sua genialità consista [...] nell’aver concepi-
losofiche che si dimostreranno “storicamen- to il vasto mondo da un angoletto morto del-
te vere” nella misura in cui diventeranno la storia, aiutato dalla concezione unitaria e
concretamente cioè storicamente e social- cosmopolita del cattolicismo», la sua espe-
mente universali». Tutto ciò importa la “tra- rienza storica non può essere paragonata a
duzione” della filosofia in ideologia (Q  II, quella di Hegel, che fu testimone di fatti sto-
,  e Q  I, , ), ovvero in «“politi- rici che «sconvolsero tutto il mondo civile
ca”» (Q , , ), nonché il concetto di d’allora e obbligarono a pensare “mondial-
catarsi (Q  I, ,  e Q  II, , ). Per- mente”». È per questa ragione che Croce e
ciò per un verso, da un punto di vista anali- Gentile, riallacciandosi all’hegelismo me-
tico o didascalico, il vero è elemento super- diante l’«anello di congiunzione» Vico-Spa-
strutturale, linguaggio teorico o dell’ideolo- venta, ne tagliano «via la parte più realistica,
gia; tuttavia, le superstrutture reagiscono più storicistica». La genialità di Vico è co-
sulla struttura e la modificano: ciò significa munque testimoniata dal fatto di aver elabo-
«unità del processo reale» (Q , , ), cioè rato le nozioni di “verum ipsum factum” e di
che esse sono «realtà [...] oggettiva ed ope- “provvidenza”. A proposito della prima
rante [...] momento necessario del rovescia- scrive G.: «proposizione del Vico “verum
mento della praxis» (Q  II, .XII, ). Ciò ipsum factum”, che il Croce svolge nel sen-
riguarda anche il vero, il quale conserva la so idealistico che il conoscere sia un fare e
sua autonomia come linguaggio teorico poi- che si conosce ciò che si fa (cfr il libro del
ché è in quanto tale che rende «la pratica più Croce su Vico e altri scritti polemici del Cro-
omogenea, coerente, efficiente [...] poten- ce), da cui (nelle sue origini hegeliane e non
ziandola al massimo» (Q , , ), e a ren- nella derivazione crociana) certamente di-
dere «superiore (sviluppare) la vita stessa» pende il concetto del materialismo storico»
(e perciò anche la struttura o una sua parte). (Q , , ). A proposito della provvi-
Tuttavia, per ciò stesso, esso è al contempo denza G. nota invece che «occorrerà [...] ve-
«“attività politica”» (Q , , ) e non si dere l’opera del Croce su G. B. Vico, in cui
esaurisce né nell’ambito della teoria né «me- il concetto di “provvidenza” è [...] “specu-
ramente nella sua coerenza logica e formale» lativizzato”, dando inizio così all’interpreta-
(Q , , ). Come predicato logico o ele- zione idealistica della filosofia del Vico» (Q
mento logico-formale, il vero acquista e fa , , ). Entrambe le nozioni sono state
 VISIONE DEL MONDO

dunque interpretate in senso idealistico da ria della cultura e storia dell’arte. Per G.
Croce e dai crociani (Luigi Russo), e così re- «l’arte è sempre legata a una determinata
se speculative, ma in realtà, una volta riatti- cultura o civiltà»: pertanto solo lottando per
vati i loro significati originari, mostrano un un rinnovamento della cultura e per la crea-
profilo filosofico irriducibile a quella storia zione di un nuovo uomo è possibile rinno-
e possono essere tradotte criticamente nel vare l’arte dall’interno. La lotta vociana a fa-
linguaggio della filosofia della praxis. Tutto vore di «una nuova cultura, un nuovo modo
ciò a condizione, come si è visto, di colloca- di vivere», pertanto, non poteva «creare ar-
re Vico nel contesto nazionale-internaziona- tisti, ut sic», ma «indirettamente promuove-
le che gli appartiene. va anche la formazione di temperamenti ar-
tistici originali, poiché nella vita c’è anche
FABIO FROSINI
l’arte» (Q , , ). Al movimento cultura-
V. «Croce», «Gentile», «Hegel», «Machiavelli», le G. riconosce così, comunque, la funzione
«vero».
di aver suscitato correnti artistiche, aiutando
molti artisti a «ritrovare se stessi» e gene-
visione del mondo: v. concezione del mondo. rando in loro un maggiore bisogno di «inte-
riorità e di espressione sincera di essa» (Q ,
Voce (La) , ). Tuttavia «dal movimento non fu
Nella riflessione carceraria G. si soffer- espresso nessun grande artista» (ibid.), poi-
ma sull’attività e la funzione culturale della ché i dibattiti della rivista si sarebbero atte-
rivista fiorentina confrontandone program- stati a livelli mediocri e provinciali, senza
ma e risultati effettivi, segue le linee dei rap- riuscire a produrre un cambiamento di idee,
porti degli scrittori vociani con la storia del- ma solo «sufficienza e mutria» (Q , , ).
la critica, analizza le loro opere con giudizi D’altronde già nelle primissime pagine dei
variegati, ricorda gli argomenti affrontati Q (Q , , ) compare un epigrammatico giu-
sulle pagine del giornale. È in Q , ,  che dizio («La vecchia generazione degli intel-
emerge il quadro più completo dei proposi- lettuali ha fallito», pur avendo avuto una
ti del gruppo vociano: secondo G., “La Vo- giovinezza: si fanno i nomi espliciti di Papi-
ce” ha portato avanti una lotta per una nuo- ni, Prezzolini e Soffici), che le note successi-
va cultura, che si può porre in relazione con ve in merito non faranno che motivare. G.
gli obiettivi della critica militante desancti- precisa infatti che anche “La Voce” fu intac-
siana. Tuttavia i vociani si pongono su un li- cata da quel «fenomeno generale di deterio-
vello inevitabilmente subalterno (ibid.): se ramento culturale» (Q , , ) che fu il
De Sanctis si proponeva la creazione di «lorianesimo» (ivi, ; nel Testo A, in Q ,
un’«alta cultura nazionale», “La Voce” ha , , «Lorismo»), connesso alla «scarsa or-
cercato di divulgare quella stessa cultura «in ganizzazione della cultura». Il movimento
uno strato intermedio» (ibid.). Nel Testo C vociano si presenta agli occhi di G. a tratti
si aggiunge che gli intellettuali che facevano come confuso e caotico: nella prima delle ru-
capo alla rivista vollero «democratizzare» briche dedicate alle «riviste tipo» si eviden-
quanto era stato «aristocratico» in De Sanc- zia la necessità per la tipologia storiografica
tis e Croce, sicché, se il compito desanctisia- (in Q , , , aggiungendo alla “Voce” e
no fu «formare uno Stato Maggiore cultura- all’“Unità” di Salvemini il “Leonardo” di
le» (Q , , ), “La Voce” invece cercò di Luigi Russo, si parlerà di tipo «critico-stori-
«estendere agli ufficiali subalterni lo stesso co-bibliografico») di mantenere «una forte
tono di civiltà» (ibid.). organizzazione interna redazionale» (Q , ,
In Q , ,  G. afferma che talune ), ovvero di dotarsi di un «indirizzo intel-
fondamentali «quistioni» che rimandano al lettuale molto unitario e non antologico» (Q
carattere non nazionale-popolare della lette- , , ). Le riviste che invece si rivolgano
ratura italiana sono state spesso mal poste a a tutti e a nessuno perdono, secondo G., la
causa dell’influsso di alcuni concetti della loro utilità: priva proprio dell’indispensabi-
critica crociana, come la distinzione tra sto- le «movimento disciplinato di base» (Q ,
VOCE ( LA ) 

, ), “La Voce” finì per scindersi in “La- Croce inoltre affiancò alle preoccupazioni di
cerba”, “La Voce” e l’“Unità”, «con la ten- «leader mondiale» (Q  II, .IV, ) l’inte-
denza in ognuna a scindersi all’infinito», se- resse per la sprovincializzazione della cultu-
guendo i «movimenti incomposti» (ibid.) ra italiana, diffondendo quello che sarà uno
che si determinavano all’interno degli strati dei principi base del programma vociano, la
di lettori. necessità di una molteplicità di contatti con
Il gruppo della “Voce” già prima del il panorama internazionale. Ambiguo si ri-
 cercava, con «concordia discorde» (Q velò nel tempo però nei suoi confronti l’at-
, , ), di elaborare una coscienza na- teggiamento di Papini, che inizialmente unì
zionale-popolare moderna; tuttavia i nodi Croce in un «binomio odioso» (Q , ,
problematici che mostravano come la lette- ) con la città di Roma, oggetto degli stra-
ratura italiana non fosse nazionale-popola- li di futuristi e vociani fino al . G. men-
re (assenza di un teatro italiano, di una let- ziona l’articolo «gesuitico e cristianuccio»
teratura italiana popolare in Italia, di ro- (ibid.) intitolato Il Croce e la Croce, che regi-
manzi d’appendice e per l’infanzia ecc.) fu- stra l’untuosità della chiusura in contrappo-
rono fronteggiati in modo insufficiente e sizione con i «lazzi stereotipati e meccanici»
impreciso anche dai migliori esponenti del (Q , , ) dell’avvio. Si evidenzia allora
futurismo della “Voce” e di “Lacerba”, fau- l’ipocrisia di Papini, descritta come «repu-
tori di uno “Sturm und Drang popolaresco” gnante» (ivi, ), aggettivo riservato anche
(Q , , ). In tali scrittori G. ravvisa alla retorica di Kobilek. Giornale di battaglia
un’assenza di carattere e una deleteria ten- di Ardengo Soffici, che in Q , ,  G. aveva
denza a manifestazioni «carnevalesche e pa- descritto come «un cafone senza ingenuità e
gliaccesche, da piccoli borghesi scettici e spontaneità». Parole elogiative spettano di
aridi» (ibid.). La letteratura regionale as- contro al Guerra del ’ (Dal taccuino di un
sunse infatti connotazioni folcloristiche e il volontario) di Giani Stuparich, riportato co-
popolo regionale fu osservato con lo spirito me esempio dei risultati raggiunti dai vocia-
“impartecipativo” e cosmopolita del «turi- ni nell’ambito della letteratura di guerra. Per
sta in cerca di sensazioni forti e originali per quanto riguarda Prezzolini, invece, la fase
la loro crudezza» (ibid.). Gli intellettuali vo- della sua produzione originaria terminereb-
ciani, pur avendo modificato il rituale, sa- be secondo G. con la pubblicazione del Co-
rebbero restati infatti «“sacerdoti dell’ar- dice della Vita italiana nel : dopo tale da-
te”, in regime di concordato e di monopo- ta, egli avrebbe cominciato a lodare ciò che
lio» (Q , , ). aveva sempre avversato, sostituendo ai pro-
È sottolineato spesso l’influsso crociano positi di rinnovamento della cultura italiana
sull’attività culturale vociana: don Benedet- quelli di conservazione di «un patrimonio
to, al pari di Giustino Fortunato, secondo ideale», espressi nella lettera del  a Go-
G. avrebbe ispirato dal  al  (e in se- betti Per una società degli Apoti, citata da G.
guito – egli osserva in Q  II, ,  – «co- in Q ,  (poi in Q , ).
me risoluzione») ogni rivista – attraverso an- G. accenna a vari argomenti al centro
che la partecipazione diretta con la pubbli- dei dibattiti vociani: ricorda le campagne
cazione di propri scritti – e ogni movimento meridionaliste di Salvemini, citando il nu-
giovanile che si proponesse di svecchiare la mero monografico sulla questione meridio-
cultura italiana e «la vita dei partiti borghe- nale del , contenente, tra gli altri, anche
si» (ibid.). “La Voce” ospitò anche un’inter- un articolo di Gennaro Avolio sul clero, e fa
vista crociana rilasciata a Giovanni Castella- riferimento ai due numeri sull’irredentismo
no nel , che secondo G. segna il limite del . Una nota di biasimo G. riserva poi
della prima fase dell’attività del Croce come all’antiprotezionismo di sinistra proprio di
leader delle correnti revisionistiche di fine alcuni sindacalisti e di esponenti della “Vo-
Ottocento (v. Q  I, , ): la rivista fio- ce” e dell’“Unità”, mentre auspica che una
rentina infatti influenzò il socialismo come sezione filosofica di una rivista del tipo me-
«elemento di revisionismo» (Q , , ). dio corrispondente alla “Voce” e al “Leo-
 VOLONTÀ

nardo”, come all’“Ordine Nuovo”, accolga l’agire, costituita in modo tale che solo l’ef-
una «trattazione analitica e sistematica della ficacia può essere la riprova della concre-
concezione filosofica di Antonio Labriola» tezza della volontà operante.
(Q , , ). La riflessione di G. – qui rapidamente
riassunta – prende inizio in due testi auto-
JOLE SILVIA IMBORNONE
biografici del Q , in cui si rievocano breve-
V. «arte», «Croce», «De Sanctis», «futurismo», mente le vicende legate alla stagione torine-
«intellettuali italiani», «Labriola», «nazionale-po-
se. Nel PSI, osserva G., «dominava una con-
polare», «quistione meridionale», «revisioni-
smo», «Salvemini».
cezione fatalistica e meccanica della storia
[...] e però si verificavano atteggiamenti di
un volontarismo formalistico sguaiato e tri-
volontà
viale» (Q , , ). Al contrario, «il movi-
L’affermazione, risalente al giugno , mento torinese» dei Consigli di fabbrica (e
che «la volontà è chiara e concreta, o non è» dell’“Ordine Nuovo”), «accusato contem-
(La collaborazione col senso morale,  giu- poraneamente di essere “spontaneista” e
gno , in NM ), rinvia all’identificazio- “volontarista” o bergsoniano (!)», si muove-
ne di volontà e azione presente nella crocia- va nella giusta direzione: «L’accusa contrad-
na Filosofia della pratica. Tuttavia già in ditoria, analizzata, mostra la fecondità e la
questi anni G., pur opponendo volontà ad giustezza della direzione impressagli»: l’uni-
arbitrio, unisce sistematicamente – in modo ficazione di una «spontaneità» assai varia
non riducibile a Croce – volontà a organiz- («uomini reali, formatisi in determinati rap-
zazione e disciplina (v. ad esempio Tre prin- porti storici, con determinati sentimenti,
cipii, tre ordini,  febbraio , in CF ; Di- modi di vedere, frammenti di concezioni del
sciplina e libertà,  febbraio , ivi, ; Ca- mondo ecc., che risultavano dalle combina-
rattere,  settembre , ivi, ; Kerenski- zioni “spontanee” di un dato ambiente di
Cernof,  settembre , ivi, -; L’orga- produzione materiale, con il “casuale” ag-
nizzazione economica ed il socialismo,  feb- glomerarsi in esso di elementi sociali dispa-
braio , ivi, ; La tua eredità, ° maggio rati») e di un’unitaria «direzione consapevo-
, ivi, ; Il nostro Marx,  maggio , le». «Questa unità della “spontaneità” e del-
in NM -; Utopia,  luglio , ivi, -). la “direzione consapevole”, ossia della “di-
Interviene in questo modo una dimensione sciplina” è appunto la azione politica reale
politica, come sinonimo di collettività del- delle classi subalterne, in quanto politica di
l’agire, che, unita all’identificazione di vo- massa e non semplice avventura di gruppi
lontà e azione, contrassegna in modo carat- che si richiamano alla massa» (Q , , ).
teristico il concetto di volontà che si riscon- Per “volontà” G. intende dunque, in
tra anche nei Q. Qui infatti le occorrenze modo ellittico, la volontà politica unitaria e
del lemma si raggruppano attorno a due perciò concreta, che si esercita nella “politi-
fuochi problematici: la concretezza della ca di massa”. Quando tale termine indica
volontà e il suo carattere collettivo. Questi l’arbitrio, cioè la volontà formalmente libe-
due nuclei, con tutti i materiali di riflessio- ra, che si definisce proprio in quanto si se-
ne che ad essi si connettono, convergono para dall’agire collettivo, G. precisa di vol-
gradualmente fino a fondersi nell’identifi- ta in volta che si tratta di volontà utopistica
cazione della concretezza della volontà con (Q , ,  e Q , , ), di velleitarismo
il suo stesso carattere collettivo organizzato, e astrattismo (Q , , ), di una rinun-
dunque nell’unificazione delle nozioni di cia all’azione (Q , ,  e Q , , -),
concretezza e organizzazione. Concreto è di atto di volontà arbitrario (Q  II, .XIV,
l’atto di volontà che è (e si pensa come) in- ). Questa opposizione trova una formu-
serito in un’organizzazione dei rapporti del- lazione riassuntiva e retrospettiva in Q , ,
le forze sociali, che rende possibile la sua ef- -, dove, prendendo le mosse dalla do-
ficacia. Volontà ed efficacia si uniscono co- manda «chi è il legislatore?», e ampliando
me due polarità di una stessa dinamica del- di molto tale concetto a comprendere, oltre
VOLONTÀ 

a quello strettamente inteso, «ogni altra at- La fusione delle due problematiche – del-
tività “individuale” che cerchi, in sfere più la concretezza e del carattere collettivo della
o meno larghe di vita sociale, di modificare volontà – è nel Q  già acquisita. Ad essa G.
la realtà secondo certe linee direttive» (ivi, giunge attraverso la riflessione sul significa-
), G. nota «) che il legislatore indivi- to dell’affermazione, contenuta nella Prefa-
duale [...] non può mai svolgere azioni “ar- zione del ’, «che “la società non si pone
bitrarie”, antistoriche, perché il suo atto d’i- compiti per la soluzione dei quali non esi-
niziativa, una volta avvenuto, opera come stano già le condizioni di risoluzione”» (Q ,
una forza a sé nella cerchia sociale determi- , ). In questo e in una serie di testi suc-
nata, provocando azioni e reazioni che sono cessivi G. trae diverse conseguenze dal pas-
intrinseche a questa cerchia oltre che all’at- so di Marx. Anzitutto, che «una morale del
to in sé; ) che ogni atto legislativo, o di vo- materialismo storico» non può che poggiare
lontà direttiva e normativa, deve anche e sull’analisi del rapporto tra volontà e condi-
specialmente essere valutato obbiettiva- zioni: «esistendo le condizioni, la soluzione
mente, per le conseguenze effettuali che po- dei compiti diviene “dovere”, la “volontà”
trà avere; ) che ogni legislatore non può es- diviene libera» (ibid.). La libertà coincide
sere che astrattamente e per comodità di con la necessità, e la volontà è espressione di
linguaggio considerato come individuo, questa coincidenza, nel senso che è la riso-
perché in realtà esprime una determinata luzione proprio di quei “compiti” storica-
volontà collettiva disposta a rendere effet- mente posti, e per essere tale si identifica
tuale la sua “volontà”, che è volontà solo con essi, ne diviene l’espressione necessaria:
perché la collettività è disposta a darle ef- «la volontà politica in generale nel senso mo-
fettualità; ) che pertanto ogni individuo derno, la volontà come coscienza operosa
che prescinda da una volontà collettiva e della necessità storica» (Q , , ).
non cerchi di crearla, suscitarla, estenderla, Ma la necessità storica non è un dato di
rafforzarla, organizzarla, è semplicemente fatto statico: «il politico in atto [...] si fonda
una mosca cocchiera, un “profeta disarma- sulla realtà effettuale; ma cos’è questa realtà
to”, un fuoco fatuo» (ibid.). Se si tiene con- effettuale? È forse qualcosa di statico e im-
to delle conclusioni alle quali G. è nel frat- mobile, o non piuttosto una realtà in movi-
tempo giunto sul concetto di filosofia (in- mento, un rapporto di forze in continuo mu-
tervento ideologico per modificare il senso tamento di equilibrio?» (Q , , ). La
comune di un’epoca), non sarà difficile in- fondazione della volontà morale (del “dove-
travedere nel “legislatore” qui delineato lo re”) coincide pertanto con le analisi dei rap-
stesso “filosofo”, cioè in ultima analisi l’uo- porti di forze, condotte sempre per «giusti-
mo politico. G. scrive infatti che per inten- ficare il lavoro pratico, [...] per sceverare i
dere in modo concreto, storicistico, il con- punti su cui applicare la forza della volontà»
cetto di filosofia, occorre ripensare «la co- (Q , , ). Questo testo è dell’aprile
noscenza filosofica come atto pratico, di vo- . Poco prima, in febbraio, G. aveva iden-
lontà» (titolo di Q  II, , ) e «porre a tificato la riflessione sulla «proposizione che
base della filosofia la “volontà” (in ultima “la società non si pone problemi per la cui
analisi l’attività pratica o politica), ma una soluzione non esistano già le premesse ma-
volontà razionale, non arbitraria, che si rea- teriali”» con quella sulla «formazione di una
lizza in quanto corrisponde a necessità ob- volontà collettiva» (Q , , ). Da questo
biettive storiche, cioè in quanto è la stessa punto in avanti, il tema della volontà con-
storia universale nel momento della sua at- creta, e quindi lo stesso tema morale, diven-
tuazione progressiva» (Q , , ). Que- ta nei Q il tema della volontà collettiva, di
ste considerazioni vanno lette alla luce del- una volontà cioè da intendersi «come pro-
l’adozione del concetto crociano di religio- dotto di una elaborazione di volontà e pen-
ne come unità di concezione del mondo ed siero collettivo raggiunto attraverso lo sfor-
etica che ne consegue, cioè unità di teoria e zo individuale concreto, e non per un pro-
pratica (Q  II, , -). cesso fatale estraneo ai singoli: quindi obbli-
 VOLONTÀ COLLETTIVA

go della disciplina interiore e non solo di smo storico, che chiamerà più tardi filosofia
quella esterna e meccanica» (Q , , ). della praxis. Come conseguenza di tale con-
quista teorica, G. sarà in grado di trattare il
FABIO FROSINI
concetto di volontà collettiva – che rimane
V. «arbitrio», «disciplina», «Ordine Nuovo (L’)», centrale nelle sue riflessioni – a un diverso li-
«Prefazione del ’», «volontà collettiva», «volon-
vello di concretezza. Ora il momento teleo-
tarismo».
logico dell’azione umana appare organica-
mente articolato con il momento causale-ge-
volontà collettiva netico. La volontà collettiva continua ad
Fin dagli anni giovanili G. sottolineò il avere un ruolo importante nella costruzione
ruolo centrale della volontà nella costruzio- dell’ordine sociale, ma non più come pla-
ne di un ordine sociale e politico. In un ce- smatrice della realtà, bensì come un mo-
lebre articolo scritto nel dicembre , do- mento decisivo che si articola con le deter-
po aver definito la Rivoluzione sovietica co- minazioni che provengono dalla realtà og-
me una «rivoluzione contro il Capitale», af- gettiva, in particolare dai rapporti sociali di
fermando che i bolscevichi avrebbero supe- produzione.
rato le «incrostazioni positivistiche e natura- Nei Q il concetto di volontà collettiva
listiche» che sarebbero state presenti nello (spesso riqualificata come «volontà colletti-
stesso Marx, G. scrive: i massimi fattori di va nazionale-popolare») trova il suo più
storia non sono «i fatti economici, bruti, ma esteso trattamento nel lungo Q ,  (un Te-
l’uomo, ma le società degli uomini, degli uo- sto C che riprende, senza alterazioni sostan-
mini che si accostano fra di loro, sviluppano tive, Q , ). G., analizzandovi il ruolo del
attraverso questi contatti (civiltà) una vo- «moderno Principe» (cioè del partito politi-
lontà sociale, collettiva, e comprendono i co rivoluzionario) nella costruzione della vo-
fatti economici, e li giudicano, e li adeguano lontà collettiva nazionale-popolare, ossia di
alla loro volontà, finché questa diventa la una nuova egemonia, sottolinea – come non
motrice dell’economia, la plasmatrice della aveva fatto in gioventù – la doppia determi-
realtà oggettiva, che vive e si muove, e ac- nazione della volontà. Da una parte, egli ri-
quista carattere di materia tellurica in ebul- badisce il ruolo attivo della volontà, allonta-
lizione, che può essere incanalata dove alla nandosi così da chi, in un certo senso sulle
volontà piace, come alla volontà piace» (CF orme di Hegel, intende la volontà collettiva
). Questa idea di una «volontà sociale, come qualcosa che si impone oggettivamen-
collettiva», che risulta dai contatti tra gli uo- te, “spontaneamente”. Mi sembra risieda
mini e che ha un ruolo determinante nella proprio qui il nocciolo della sua critica a So-
creazione della realtà sociale, sebbene sia di- rel e alla sua concezione del “mito”. In ef-
rettamente influenzata dal neoidealismo di fetti, dice G., «è vero che per il Sorel il “mi-
Croce e soprattutto di Gentile, somiglia to” non trovava la sua espressione maggiore
molto al contrattualismo rousseauiano. È nel sindacato, come organizzazione di una
vero però che con tale posizione volontari- volontà collettiva, ma nell’azione pratica del
stica G. reagiva alle «incrostazioni positivi- sindacato e di una volontà collettiva già ope-
stiche e naturalistiche» che contrassegnava- rante, azione pratica, la cui realizzazione
no non il pensiero di Marx, come egli allora massima avrebbe dovuto essere lo sciopero
supponeva, ma certamente il marxismo del- generale, cioè un’“attività passiva” per così
la Seconda Internazionale. dire, di carattere cioè negativo e preliminare
Se G. si fosse conservato fedele a questa [...] di una attività che non prevede una pro-
“onnipotenza” della volontà, non sarebbe pria fase “attiva e costruttiva” [...] La solu-
andato oltre il neoidealismo debitore non zione era abbandonata all’impulso dell’irra-
tanto della dialettica oggettiva di Hegel, ma zionale, dell’“arbitrario” (nel senso bergso-
di quella soggettiva di Fichte. Nel suo pen- niano di “impulso vitale”) ossia della “spon-
siero maturo, cioè nei Q, il pensatore sardo taneità” [...] In questo caso si vede che si
completa la sua assimilazione del materiali- suppone dietro la spontaneità un puro mec-
VOLONTÀ COLLETTIVA 

canicismo, dietro la libertà (arbitrio slancio ferma sulla questione «cosa è la filosofia».
vitale) un massimo di determinismo, dietro Dice G.: «Per sfuggire al solipsismo e nello
l’idealismo un materialismo assoluto» (Q , stesso tempo alle concezioni meccanicisti-
, -, corsivo mio). Il ruolo del “moderno che che sono implicite nella concezione del
Principe” è invece quello di costruire in mo- pensiero come attività ricettiva e ordinatri-
do attivo una nuova volontà collettiva; in ce, occorre porre la quistione “storicistica-
conseguenza, G. critica non solo Sorel, ma mente” e nello stesso tempo porre a base
tutti quelli che non vedono «che una volontà della filosofia la “volontà” (in ultima analisi
collettiva sia da creare ex novo, original- l’attività pratica o politica), ma una volontà
mente e da indirizzare verso mete concrete razionale, non arbitraria, che si realizza in
sì e razionali, ma di una concretezza e razio- quanto corrisponde a necessità obbiettive sto-
nalità non ancora verificate e criticate da una riche, cioè in quanto è la stessa storia uni-
esperienza storica effettuale e universalmen- versale nel momento della sua attuazione
te conosciuta» (ivi, ). Dall’altra parte, già progressiva; se questa volontà è rappresen-
in questo brano G. avverte che le mete de- tata inizialmente da un singolo individuo, la
vono essere concrete e razionali, devono sua razionalità è documentata da ciò che es-
cioè essere teleologicamente progettate a sa viene accolta dal gran numero, e accolta
partire dalle e tenendo conto delle condizio- permanentemente, cioè diventa una cultura,
ni causali poste oggettivamente dalla realtà un “buon senso”, una concezione del mon-
storica. È ciò che mi sembra risultare dal se- do, con una etica conforme alla sua struttu-
guente brano: «Il moderno Principe deve ra» (Q , , , corsivo mio). G. propone
avere una parte dedicata al giacobinismo (nel qui una concezione della volontà, altresì
significato integrale che questa nozione ha identificata in ultima analisi con la prassi po-
avuto storicamente e deve avere concettual- litica, capace di superare sia l’idealismo soli-
mente), come esemplificazione di come si sia psistico sia il volgare materialismo meccani-
formata in concreto e abbia operato una vo- cistico, i quali vedono soltanto, rispettiva-
lontà collettiva che almeno per alcuni aspetti mente, la determinazione soggettiva o quella
fu creazione ex novo, originale. E occorre oggettiva della volontà.
che sia definita la volontà collettiva e la vo- È da segnalare che, nella cornice co-
lontà politica in generale nel senso moder- mune data da questa articolazione dialettica
no, la volontà come coscienza operosa della di teleologia e causalità, G. concepisce di-
necessità storica, come protagonista di un verse manifestazioni storiche della volontà
reale ed effettuale dramma storico» (ivi, , collettiva. Quella sulla quale G. più insiste è
corsivi miei). Dunque solo «per alcuni la manifestazione della volontà collettiva
aspetti» la volontà collettiva è «creazione ex come elemento della democrazia. Parlando
novo», giacché essa è anche, e allo stesso della differenziazione tra l’evoluzione stori-
tempo, «coscienza operosa della necessità ca dell’Italia e della Francia in Q , ,
storica». Abbiamo qui l’articolazione dialet- quando per la prima volta usa l’espressione
tica fra teleologia e causalità, fra i momenti “volontà collettiva” nei Q, il pensatore sar-
soggettivi e oggettivi della praxis umana, do osserva: «L’origine della differenziazione
della quale la volontà è momento inelimina- storica tra Italia e Francia si può trovare te-
bile. La volontà collettiva che diventa «pro- stimoniata nel giuramento di Strasburgo
tagonista di un reale e effettuale dramma (verso l’), cioè nel fatto che il popolo par-
storico» – ossia, che diventa un momento tecipa attivamente alla storia (il popolo
ontologicamente costitutivo della realtà so- esercito) diventando il garante dell’osser-
ciale – è quella contrassegnata da questa vanza dei trattati tra i discendenti di Carlo
doppia determinazione. Magno; il popolo-esercito garantisce “giu-
Questa concezione della volontà, ades- rando in volgare”, cioè introduce nella sto-
so formulata a un livello più prettamente fi- ria nazionale la sua lingua, assumendo una
losofico, appare in un modo ancora più chia- funzione politica di primo piano, presentan-
ro in un altro contesto, nel quale G. si sof- dosi come volontà collettiva, come elemento
 VOLONTARI

di una democrazia nazionale» (ivi, , cor- specialmente essere valutato obbiettivamen-
sivo mio). Il lato negativo di questo rappor- te, per le conseguenze effettuali che potrà
to tra volontà collettiva e democrazia è che, avere», G. conclude: «) che ogni legislatore
secondo G., l’assenza di una tale volontà non può essere che astrattamente e per co-
porta a un dispotismo burocratico. Con modità di linguaggio considerato come indi-
«l’assenza di una democrazia reale, di una viduo, perché in realtà esprime una deter-
reale volontà collettiva nazionale e quindi, minata volontà collettiva disposta a rendere
in questa passività dei singoli, [si manifesta, effettuale la sua “volontà”, che è volontà so-
ndr] la necessità di un dispotismo più o me- lo perché la collettività è disposta a darle ef-
no larvato della burocrazia. La collettività fettualità; ) che pertanto ogni individuo che
deve essere intesa come prodotto di una ela- prescinda da una volontà collettiva e non
borazione di volontà e pensiero collettivo cerchi di crearla, suscitarla, estenderla,
raggiunto attraverso lo sforzo individuale rafforzarla, organizzarla, è semplicemente
concreto, e non per un processo fatale estra- una mosca cocchiera, un “profeta disarma-
neo ai singoli: quindi obbligo della discipli- to”, un fuoco fatuo» (ivi, ).
na interiore e non solo di quella esterna e Infine, il concetto di volontà collettiva è
meccanica» (Q , , -). Ma la formazio- in G. strettamente legato a quello di «rifor-
ne di una volontà collettiva può anche ave- ma intellettuale e morale», ossia alla que-
re origine dall’azione di un capo carismati- stione dell’egemonia. In effetti, un impor-
co; in questo caso, però, tale volontà collet- tante compito del «moderno Principe» è ap-
tiva – se si può affermare la sua esistenza – punto quello di «essere il banditore di una
è fragile. Criticando la teoria del capo cari- riforma intellettuale e morale, che è il terre-
smatico in Weber e soprattutto in Michels no per un ulteriore sviluppo della volontà
G. scrive: «Ma nel passato esisteva o no collettiva nazionale popolare nel terreno di
l’uomo collettivo? Esisteva sotto forma del- una forma compiuta e totale di civiltà mo-
la direzione carismatica, per dirla con Mi- derna. Realmente il moderno Principe do-
chels: cioè si otteneva una volontà collettiva vrebbe limitarsi a questi due punti fonda-
sotto l’impulso e la suggestione immediata mentali: formazione di una volontà colletti-
di un “eroe”, di un uomo rappresentativo; va nazionale popolare di cui il moderno
ma questa volontà collettiva era dovuta a fat- Principe è appunto espressione attiva e ope-
tori estrinseci e si componeva e scomponeva rante, e riforma intellettuale e morale» (Q ,
continuamente» (Q , , , corsivo mio). , ).
La volontà collettiva in G. appare anche BIBLIOGRAFIA: COUTINHO ; GOL-
identificata con il tradizionale concetto di DING ; MEDICI .
sovranità o, più precisamente, è posta come
CARLOS NELSON COUTINHO
base dell’azione del legislatore. In effetti, in
Q , , dopo aver affermato «) che il legi- V. «capo carismatico», «democrazia», «Michels»,
«moderno Principe», «Partito comunista»,
slatore individuale (e legislatore individuale
«riforma intellettuale e morale», «società civile»,
deve intendersi non solo nel caso ristretto «Sorel», «Stato», «Weber».
dell’attività parlamentare statale, ma anche
in ogni altra attività “individuale” che cer-
volontari
chi, in sfere più o meno larghe di vita socia-
le, di modificare la realtà secondo certe linee Nella storia e nella realtà italiane è op-
direttive) non può mai svolgere azioni “ar- portuno valutare in modo a se stante le atti-
bitrarie”, antistoriche, perché il suo atto d’i- vità e le imprese delle organizzazioni di vo-
niziativa, una volta avvenuto, opera come lontari; e «per volontari non si deve inten-
una forza a sé nella cerchia sociale determi- dere l’élite quando essa è espressione orga-
nata, provocando azioni e reazioni che sono nica della massa sociale, ma del volontario
intrinseche a questa cerchia oltre che all’at- staccato dalla massa per spinta individuale
to in sé; ) che ogni atto legislativo, o di vo- arbitraria e in contrasto spesso con la massa
lontà direttiva e normativa, deve anche e o indifferente per essa» (Q , , ). In re-
VOLPICELLI , ARNALDO 

lazione alla storia d’Italia, aggiunge G., que- so come forma organica di attività storico-
sta diversificazione è fondamentale almeno politica e si esalta con frasi che non sono al-
per tre motivi: a) le caratteristiche specifiche tro che una trasposizione del linguaggio del
di passività nelle grandi masse rendono faci- superuomo individuo a un insieme di “su-
le il reclutamento di volontari; b) la costitu- peruomini” (esaltazione delle minoranze at-
zione sociale italiana, in cui è presente una tive come tali, ecc.)». Questo tipo di volon-
notevole quantità di borghesi di varia estra- tarismo è simile alle avanguardie senza eser-
zione sociale, li rende pronti a prestarsi vo- citi, agli arditi senza fanteria o artiglieria, al-
lontariamente a qualsiasi iniziativa, sia essa le élite intellettuali senza massa. Altra cosa
di destra o di sinistra; c) la stessa composi- «è il volontarismo o garibaldinismo conce-
zione del proletariato italiano, i «“morti di pito come momento iniziale di un periodo
fame”», li espone al rischio del volontariato. organico da preparare e sviluppare, in cui la
Da qui derivano l’arditismo da un lato e il partecipazione della collettività organica,
garibaldinismo dall’altro. Ulteriore esem- come blocco sociale, avvenga in modo com-
pio, i partiti politici italiani che «sono sem- pleto». In questo caso le avanguardie e gli
pre stati di “volontari”, in un certo senso di arditi appaiono «come funzioni specializza-
spostati, e mai o quasi mai di blocchi sociali te di organismi complessi e regolari» e gli in-
omogenei» (ivi, ). È esatto dire, perciò, tellettuali «si sentono legati organicamente a
che l’affermazione dell’Italia moderna ha una massa nazionale-popolare» (Q , ,
avuto nel volontariato un volano, ma non va -). La retorica di un’Italia esistente da
dimenticato che esso «è stato un surrogato tempo immemore è un esempio di volonta-
dell’intervento popolare, e in questo senso è rismo, nel quale un gruppo intellettuale è le-
una soluzione di compromesso con la passi- gato a gruppi sociali che si alimentano «con
vità delle masse nazionali. Volontariato-pas- questo mito di fatalità storica», con questa
sività, vanno insieme più di quanto si creda» «storia feticistica» (Q , , ). G. indica-
(Q , , ). Ma il Piemonte nel -, va in Machiavelli la soluzione per questo ti-
pur di non dover ricambiare in qualche mo- po di volontarismo: «Nessuno ha pensato
do l’aiuto, rinunciò ai volontari mostrando che appunto il problema posto dal Machia-
la sua «scarsissima efficienza» (Q , , ) velli col proclamare la necessità di sostituire
come elemento dirigente e dimostrando che milizie nazionali ai mercenari avventizi e in-
per costruire storia duratura «occorrono le fidi, non è risolto finché anche il “volontari-
più vaste e numerose energie nazionali-po- smo” non sarà superato dal fatto “popolare-
polari» (Q , , ). Soltanto il supera- nazionale” di massa, poiché il volontarismo
mento del volontariato, che è «soluzione in- è soluzione intermedia, equivoca, altrettan-
termedia, equivoca, altrettanto pericolosa to pericolosa che il mercenarismo» (ibid.).
che il mercenarismo» (Q , , ), può ga- Pertanto «occorre distinguere e valutare di-
rantire un’adesione organica delle masse po- versamente le imprese e le organizzazioni di
polari-nazionali allo Stato. volontari, dalle imprese e dalle organizza-
zioni di blocchi sociali omogenei», poiché
LELIO LA PORTA «per volontari non si deve intendere l’élite
V. «arditi», «Garibaldi», «nazionale-popolare», quando essa è espressione organica della
«passività», «Piemonte», «Risorgimento», «vo- massa sociale» (Q , , ).
lontarismo».
MARCOS DEL ROIO
volontarismo V. «arditi», «Machiavelli», «volontari».

G. parla di volontarismo in senso a un


Volpicelli, Arnaldo
tempo militare e socio-politico (rapporto tra
dirigenti e diretti, tra intellettuali e masse Con spirito polemico tanto acuto quan-
popolari), con una connotazione prevalen- to feroce, G. definisce il giurista e filosofo
temente negativa. Egli distingue «il volonta- del diritto Arnaldo Volpicelli e il filosofo
rismo o garibaldinismo che teorizza se stes- Ugo Spirito, uniti negli anni Trenta in un ve-
 VOLPICELLI , ARNALDO

ro e proprio sodalizio teorico, i «Bouvard e Stato: si tratta di una teoria basata su una
Pécuchet della filosofia, della politica, del- meccanica («puramente razionalistica»)
l’economia, del diritto e della scienza, ecc. concatenazione di concetti che non rielabo-
ecc.» (Q , , ). I due filosofi ricordereb- ra gli elementi della realtà storica in atto e
bero cioè i protagonisti dell’omonimo ro- che confonde lo Stato con la «società rego-
manzo di Flaubert, emblemi della medio- lata». Il superamento dell’antitesi di indivi-
crità e dell’assenza di originalità di pensiero. duo e Stato, fino alla loro identificazione, è
G. vede nella teoria filosofica di Volpicelli e inoltre considerata dai due non un obiettivo
di Spirito la più vistosa manifestazione del- da realizzare, ma una realtà già esistente:
l’involuzione dell’idealismo; essa, infatti, «fa «esistente ma non riconosciuta da altri che
coincidere verbalmente ideologia e filoso- da loro, depositari della “vera verità”, men-
fia» (e quindi reale e ideale, teoria e pratica), tre gli altri (specialmente gli economisti e in
e ciò «rappresenta una degradazione della generale gli scienziati di scienze sociali) non
filosofia tradizionale rispetto all’altezza cui capiscono nulla, sono nell’“errore”, ecc.»
l’aveva portata il Croce con la cosiddetta (Q , , ). I motivi della larga diffusione
dialettica dei “distinti”» (Q  II, , ). Ciò di questo errore non sono chiariti da Spirito
che ne deriva è «un insieme di schemi ver- e Volpicelli, mentre «appare qua e là un bar-
bali astratti, sorretti da una fraseologia te- lume dei mezzi con cui i due ritengono che
diosa e pappagallesca» (ibid.); tanto più ap- la verità dovrà essere diffusa e diventare au-
prezzabile, quindi, risulta per G. l’opposi- tocoscienza: è la polizia» (ibid.).
zione verso questa tendenza espressa da
Croce. Il vizio filosofico dell’idealismo di ALESSIO GAGLIARDI
Volpicelli e Spirito si esprime principalmen- V. «corporativismo», «fascismo», «idealismo»,
te nella teoria dell’identità di individuo e «Spirito».
W

Weber, Max tica sostituiva la gerarchia intellettuale e


politica» (Q , , ): «È opinione di Max
L’interesse di G. si posa soprattutto su
Weber [...] che una gran parte delle diffi-
due temi trattati da Weber (oltre a «“capo
coltà attraversate dallo Stato tedesco nel
charismatico”»: Q , ). Il primo è il richia-
dopoguerra sono dovute all’assenza di una
mo al «calvinismo, con la sua concezione fer-
tradizione politico-parlamentare e di vita
rea della predestinazione e della grazia, che
di partito prima del » (Q , , ). In
determina una vasta espansione di spirito e
Germania, «dietro la burocrazia c’erano gli
di iniziativa» (Q , , ). Questa «posi-
Junker», una classe sociale, «sia pure mum-
zione del calvinismo» è una cartina di torna-
mificata e mutilata» (Q , , ), con
sole, «ancora più espressiva e significativa»,
una storia e un radicamento economico: es-
per l’espansività del nuovo modello produt-
sa «ha un quasi monopolio delle funzioni
tivo e di vita “americano”, in contrapposi-
direttive-organizzative nella società politi-
zione alla staticità europea con il suo «cri-
ca, ma ha nello stesso tempo una base eco-
stianesimo gesuitizzato, divenuto un puro
nomica propria e non dipende esclusiva-
narcotico per le masse popolari» (ibid.). Nel-
mente dalla liberalità del gruppo economi-
le riflessioni gramsciane sul «nuovo tipo
co dominante» (Q , , -). In Italia, in-
umano» (Q , , ) che si sta forgiando in
vece, «una forza di tal genere non esisteva:
America risuonano le considerazioni webe-
la burocrazia italiana può essere paragona-
riane dell’Etica protestante, letta in carcere
ta alla burocrazia papale, o meglio ancora,
tra l’agosto  e l’ottobre .
alla burocrazia cinese dei mandarini» (Q
Il secondo tema è quello del ruolo
, , ).
svolto dalla burocrazia nell’impedire «l’ela-
borazione di un personale politico borghe- MICHELE FILIPPINI
se vasto e sperimentato» (Q , , ). In V. «burocrazia», «calvinismo», «capo carismati-
Italia e in Germania «la gerarchia burocra- co», «élite, elitismo», «trasformismo».
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