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Iezalel, angelo 13, dei nati fra il 21 e il 25 maggio

Yezalel, o Yezale’el, o Iezalel, è il 13esimo Soffo e quinto raggio angelico nel Coro uraniano degli
Angeli Cherubini, nel quale amministra le energie del Sole. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio
Zodiacale dallo 0 al 5°dei Gemelli ed è l'Angelo Custode dei nati dal 21 al 26 maggio. I sei
Angeli Custodi dei Gemelli, collettivamente, ispirano ai loro nati il bisogno di comunicazione e
facilitano la loro lieta riuscita in questo campo, rendendoli così potenziali seminatori di pace e di
unione; proteggono inoltre tutti coloro che comunicano e si occupano di trasmettere dati
informativi.
Il nome di Yezalel signifca “Dio glorifcato sopra ogni cosa"

Il dono dispensato da Yezalel è la FEDELTA'


Questo Angelo unisce le energie di Urano con quelle del Sole, portando alla coscienza del suo
protetto un messaggio di fedeltà agli altri e la percezione di non essere solo. Tramite l'energia
dell'angelo l'individuo è fortemente spinto a cercare l'unità e l'unione. L'Unità è anche da
intendersi come armonia nella nostra "doppia personalità androgina" (quell'interiorità in cui si
uniscono il nostro maschile e femminile), e anche come armonia raggiungibile in un equilibrato
rapporto di coppia, in cui l'unione "maschile-femminile" viene rappresentata da due persone di
sesso diverso, o comunque assortite in modo di unire le proprie energie complementari. L'angelo
anima dunque il potente desiderio di formare l'Unità con l'altro per raggiungere il più alto
progresso. L'unione crea l'ordine, l'armonia e la bellezza: così, dice Haziel, l'individuo aiutato da
Yezalel agirà per unire ciò che è superiore con ciò che è inferiore, sarà fonte d'amore per tutti
quelli che lo circondano. Potrà essere un grande unifcatore in ogni campo: famiglia, società,
popoli, paesi. Per infusso di quest'Angelo, la persona intensifcherà il suo Amore per la
Saggezza e per tutto ciò che è nobile e grande. La Morale, quella vera, rappresenterà per lui la
regola da seguire, fulgida e splendente. Le circostanze della vita potranno così condurlo, se lo
desidera, scientemente o meno, ad essere anche un modello morale da seguire.
Yezalel secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice yod-zain-lamed del Nome Yezale’el, il concetto: Il mio sguardo mira in
alto, e lo spiega così: tutti sanno, credo, che un maschio è un individuo che dispone di scarsa
energia femminile, e ha bisogno di donne per compensare questa carenza; e una donna è un
individuo che dispone di scarsa energia maschile, e può compensare tale carenza frequentando
maschi; è altrettanto risaputo che in un omosessuale o in una lesbica questi valori appaiono
invece invertiti, e la compensazione può perciò avvenire soltanto grazie a chi appartenga al loro
stesso sesso. Ma pochissimi sono al corrente del fatto che gli Yezale’el non rientrino in nessuna
di queste categorie: il loro principale problema è dato infatti dalla compresenza, in ciascuno di
loro, di caratteristiche psicologiche femminili e maschili, perfettamente equilibrate, che
costituiscono un’identità a sé stante, misteriosamente autosuffciente sul piano sessuale. Non che
la cosa sia problematica di per sé, al contrario: appena trovano il coraggio di riconoscere questa
loro esclusività, gli Yezale’el si accorgono anche dei molti vantaggi che essa comporta, del doppio
punto di vista e soprattutto della doppia energia che dona loro. Ma quel coraggio è molto diffcile
da conquistare. Troppo grande, troppo perfetto è quell’equilibrio, in un mondo che anche nella
sessualità è ovunque squilibrato. E gli Yezale’el ne sono allarmati: si sentono diversi dai loro
coetanei che sognano l’anima gemella, o almeno un buon corpo altrui a cui aderire e adeguarsi.
Neppure durante l’adolescenza gli Yezale’el avvertono bisogni del genere, e temono si tratti di
una loro carenza, non sospettano che sia invece il contrario: che, cioè, essi abbiano già in se
stessi ciò che gli altri stanno cercando intorno. E come potrebbero? Non si parla di loro in
nessun corso di educazione sessuale, non esiste nemmeno il termine nel dizionario, per indicare
la loro natura. Perciò provano a uniformarsi, per non sentirsi esclusi. Fingono firt e passioni, ma
non ne deriva che infelicità; le loro emozioni, così sforzate, si bloccano inevitabilmente, gli amori
che riescono a collezionare sono ansiosi e deludenti; il loro corpo fnisce con l’esprimerne il
disagio con vari disturbi psicosomatici, e anche il loro modo di vestire diventa sgradevole:
artifcioso o sciatto. Non si piacciono, non vogliono piacersi, e si convincono di non poter piacere
agli altri. Oppure (e questo è forse peggio ancora) riescono a fngere a lungo anche dinanzi a se
stessi, fnché al posto del loro io rimane soltanto un ruolo da difendere, e quel ruolo è un
mosaico di pose e compulsioni che somigliano molto a una prigione. Quanto dura questo supplizio?
Fino ai trenta, ai quaranta. Per sempre, a volte: ci sono Yezale’el che nemmeno davanti ai più
duri insegnamenti del loro destino si accorgono di quanto sarebbe semplice e ovvio trasformare
ogni cosa. Basterebbe accettarsi. E non è affatto diffcile. In pratica, non occorre altro che
domandare al proprio cuore, riguardo a una qualsiasi cosa, «Mi piace questo?» e aspettare che
la risposta prenda forma, senza ricorrere a frasi prese in prestito da altri. Quell’attesa è
splendida. In essa gli Yezale’el cominciano a percepire davvero, nel loro corpo, le loro due anime,
e nella loro mente una vastità in grado di accoglierle entrambe. E poi ancora: «Mi piace
quest’altra cosa? E quest’altra?» e di risposta in risposta il mondo comincia ad apparire loro
completamente nuovo. La prigione di prima si dissolve, pian piano, e quel che segue è quasi
travolgente. Le vecchie preoccupazioni del sesso e dei sentimenti rimangono indietro, situazioni
che fno ad allora apparivano disastrose tornano alla mente soltanto come ricordi remoti,
superati: lontanissima da quelli, comincia a manifestarsi invece un’incontenibile energia, una
voglia di nuovi obiettivi, alti, ambiziosi, soprattutto nella professione. Gli Yezale’el scoprono allora
di avere grandi e molteplici talenti, in particolare creativi e fnanziari, e in più un gran desiderio
di mostrarsi, o di mostrare le loro opere o di aiutare altri a mostrarsi. Hanno anche la sorte dalla
loro parte: come per tutti coloro che si trovano in una fase di crescita, ha inizio anche per loro
il «Chiedete e vi sarà dato» di cui parlano le Scritture. Desiderano (imparano a desiderare!) e
ogni loro autentico desiderio si materializza tanto puntualmente, da spingerli spesso a qualche
forma di curiosità esoterica – per cercare di capire come una simile magia sia diventata tutt’a
un tratto possibile. Diventano così imprenditori, artisti, terapeuti, organizzatori: ma per loro
l’importante, ripeto, è che li si veda; hanno qualcosa da comunicare, sentono di aver compiuto
scoperte che anche per gli altri saranno preziose e cercano di esprimerle con tutto il proprio
essere. Ed è una missione, davvero: esplorare direzioni nuove dell’evoluzione umana, grazie a un
diverso modo di intendere il principio femminile e maschile. Conoscere amare gli altri (e di
conseguenza se stessi) al di là dell’impulso sessuale: ed è forse poco? Le turbe, gli equivoci, le
lotte di potere che derivano dal sesso non sono forse tra le principali cause di diseguaglianza, di
insincerità e di dolore nell’umanità? Pochissimi Yezale’el, certo, arrivano a comprendere appieno
questo loro compito, ma molti lo sforano in vario modo – e sforarlo è già suffciente, spesso, per
destare in loro enormi energie. Così fu per Richard Wagner, per esempio, con la sua epica della
purezza; o per la regina Vittoria, che impose a un’intera epoca un’avversione molto yezalieliana
per la sessualità; o per Bob Dylan, che viceversa si trovò perfettamente a suo agio in una
generazione ansiosa di liberarsi dai tabù sessuali, cioè di togliere alla sessualità il suo valore
determinante nei rapporti sociali e nella morale. Ed era Yezale’el anche Arthur Conan Doyle,
l’autore di Sherlock Holmes, il castissimo detective altrettanto abile nello smascherare che nel
mascherarsi: yezalieliano dunque anche lui, con quella sua capacità di straniare sia gli altri sia
se stesso dagli abiti, dai ruoli che bisogna imporsi in società. Non è detto, d’altronde, che agli
Yezale’el sia precluso l’amore-passione: lo trovano, puntualmente, quando hanno cominciato a
scoprirsi, ed è una magnifca unione di anime – meglio se con un altro Yezale’el ridestato o con i
Miyhe’el del 18-22 novembre, la cui sensibilità è del tutto affne alla loro.
Qualità di Yezalel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yezalel sono fedeltà coniugale, lealtà, rettitudine, amicizia, buona
memoria, volontà ferma, immaginazione, unità e senso dell'unione. L’Angelo dell’Abisso a lui
contrario si chiama Atriel e rappresenta le diffcoltà coniugali: ispira lontananza fra le persone,
inganno, incoerenza, disarmonia, incomprensioni, contrapposizioni, divorzi, rotture delle amicizie e
dei rapporti societari.
Meditazione associata al Nome: il Paradiso in terra
La meditazione associata a Yezalel si chiama "il Paradiso in terra": un concetto da riferire,
secondo la kabbalah, a una condizione di pace individuale e globale, e da estendere al concetto
stesso di "Messia". Vanno visualizzati, cioè, un Messia universale e un Messia "personale", che
scaturisce in noi dalla guarigione interiore, un Sè superiore che ci può dare pace, sicurezza e
guida. Tale risultato si ottiene, come sempre, esclusivamente tramite il nostro comportamento,
che deve essere retto e teso a conquistare l'unione con gli altri e con l'organismo più grande di
cui siamo parte. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della
radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a
lungo dal suo signifcato, pronuncia questa intenzione: accendo la luce del mesia dentro me
stesso, dentro dgli altri e in tutto il poianeta. Per l'energia di questo Nome il concetto del
"paradiso in terra" diventa concepibile e realizzabile.

Esortazione angelica
Yezalel esorta a creare la realtà che ci circonda: effondi sulla terra la pace e l'unione che
provengono dalla tua interiorità, come rifesso e intuizione della Bellezza divina.
Giorni e orari di Yezalel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yezalel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le
sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal
calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 21 gennaio, 2 aprile, 15-16 giugno,
30 agosto, 10 novembre. Inoltre egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le
energie dalle h.04.00 alle 04.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in
questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono
invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yezalel è il versetto:Jubilate Deo omnis terra:
erumpite, exultate et psallite (Sal. 98,4 - Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con
canti di gioia).

Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori


A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire
associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi;
questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano
dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-zain-lamedrisponde alla
confgurazione: "la Ruota della Fortuna - il Carro - l'Appeso", da cui la rifessione interiore
suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che
ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto
ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? Chiede il Carro(azione nel mondo): dove vado, e
da dove vengo? qual è il mio veicolo (per esempio: una dottrina mistica, la matematica, il mio
corpo ecc...)? qual è la mia azione nel mondo? Chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se
stessi) che cosa devo sacrifcare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa
devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?

CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA


Rimando infne al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano infuenze ai nati fra il 21 e il
26 maggio. L'angelo Yezalel appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo
Raziel; questa decade in particolare (21-26 maggio) è sotto l'infuenza del dolce Arcangelo
Haniel. Il segno dei Gemelli nel suo complesso cade invece sotto l'infuenza dell'Arcangelo
Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a
consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yezalel. Infatti anche le energie di questi
Arcangeli sono al loro fanco. Infne bisogna ricordare che una specifca infuenza sulla persona
è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono in primis (per me!)le
vittime della strage di Capaci: Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, con gli agenti Rocco Di
Cillo, Antonio Mortinari e Vito Schifani; inoltre Eros Rubbiani, impiegato; Gianluca Congiusta,
commerciante; Alberto Brasili, attivista politico.

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