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Con quest'ultimo numero dell'anno raggiungiamo la cifra (84) di quelli pubblicati sotto la direzione di Ruggero Chiesa dal 1972

al 1993. È un traguardo che ci


rende orgogliosi, specie se consideriamo che la nostra è stata una navigazione controvento. Sarebbe dovuto essere un numero quasi monografico, come lo
sono stati i due precedenti, incentrati sulla figura di Paganini uno e sulla Spagna l'altro. Questa volta il "fulcro" del discorso era previsto fosse la Vienna
ottocentesca. All'ultimo momento però abbiamo cambiato programmazione per il rinvio dell'importante scoop di Gerhard Penn con interessanti e, soprattutto,
inedite notizie sul primo periodo di Mauro Giuliani a Vienna: pubblicheremo l'articolo a gennaio e quindi i "giulianologi" dovranno rimanere in trepidante attesa
sino ad allora… Si rimane comunque in argomento o, meglio, in famiglia con l'articolo su Emilia Giuliani firmato da Nicoletta Confalone e Grégory Leclair.
Leclair ha il merito di aver riscoperto nuovi e inediti documenti sull'attività musicale di Emilia che aggiungono un ulteriore tassello nella sua biografia.
Segnaliamo qui per inciso che Nicoletta Confalone, proprio grazie alle ricerche su Emilia Giuliani che ha intrapreso da qualche anno (i nostri lettori ne sono a
conoscenza) e che prosegue con grande passione, ha ricevuto la Chitarra d'Oro 2014 per la ricerca musicologica all'ultimo Convegno di Alessandria. Brava
Nicoletta! Rimaniamo in ambito viennese con l'articolo di Stefan Hackl che ci parla della collezione di musica cameristica ottocentesca di Sepp Bacher dove si
trovano numerosi brani interessanti e finora sconosciuti. Tra questi, un paio di composizioni per violoncello e chitarra che Hackl attribuisce a Luigi Rinaldo
Legnani spiegando le ragioni della sua convinzione che, in tutta sincerità, non ci sentiamo di condividere totalmente. Resta il fatto che si tratta di composizioni
che arricchiscono il risicato repertorio per violoncello e chitarra e che quindi meritano tutta la nostra attenzione. Si collega all'argomento la recensione del cd
del duo Vitare (appunto, chitarra e violoncello) che presenta in prima registrazione assoluta i brani in questione. Le recensioni costituiscono una parte
importante della nostra rivista, costano impegno e fatica a chi le firma e a noi piace quando sono direttamente collegate agli articoli che le precedono, come è
già successo nel numero "paganiniano". Si ha così modo di avere una visone a 360° del repertorio in questione, che viene affrontato da diversi punti di vista.
L'articolo di Stanley Yates è dedicato alla figura di Isaac Albéniz e al ruolo della presenza/assenza della chitarra nella sua opera. È un argomento sul quale si è
dibattuto molte volte (e spesso non senza risvolti polemici). Il concetto di fondo è che si usa suonare le trascrizioni per chitarra del grande compositore
catalano – sia quelle storiche dei grandi chitarristi del passato (Tárrega, Llobet, Segovia) che quelle dei virtuosi attualmente più in voga – senza approfondire,
senza molto sapere della figura del compositore e, soprattutto, del suo pensiero a proposito delle trasposizioni delle sue opere dal pianoforte alla chitarra.
Yates riporta interessanti citazioni di Albéniz stesso e dei suoi contemporanei e presenta esempi musicali ben scelti aiutandoci così a chiarire le idee e ad
arrivare quindi a esecuzioni più consapevoli. Commentiamo per ultima l'intervista che apre il numero. Dopo una lunga assenza, torna la rubrica Incontri.
Ospite questa volta è il compositore veneziano Claudio Ambrosini del quale sentivamo parlare sempre più spesso in occasione di prime esecuzioni in teatri
importanti, ma di cui in realtà sapevamo poco. Finché, qualche mese fa, quasi contemporaneamente, sono arrivate in Redazione ben due tesi dedicate alle sue
opere per chitarra. In quella di Errico Pavese era contenuta anche un'intervista ad Ambrosini e abbiamo pensato di cogliere l'occasione per conoscere meglio il
compositore. Abbiamo chiesto quindi a Pavese di ampliare e aggiornare il testo dell'intervista rendendolo adatto per la pubblicazione su "il Fronimo". Leggendo
che le composizioni per chitarra di Ambrosini sono tutte inedite, gli abbiamo chiesto di poter allegare a questo numero della rivista un suo brano. La nostra
proposta è stata accettata ed ecco quindi che vi presentiamo La canzone curva, detta "dell'occhiolino". Tempo fa l'avevamo ascoltata su YouTube senza sapere
niente del suo autore. Ci aveva incuriosito ma ci era difficile "collocarla" e non sapevamo cosa pensarne. La lettura dell'intervista ci ha aiutato a comprendere
il brano, e, d'altro canto, l'ascolto o l'esecuzione del brano, aiutano a capire l'intervista. Buona lettura!

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