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Di Roberto Biella
L’allenamento ideomotorio (o
visualizzazione) è una tecnica facente parte del
mental training (o allenamento mentale) di un
atleta, finalizzato all’apprendimento di un gesto
sportivo o al suo perfezionamento. Consiste nel
ripetersi mentalmente il gesto (senza cioè
eseguire realmente il movimento) – in
condizione di rilassamento e di concentrazione
– “percependosi” molto vividamente con
TUTTI i canali sensitivi: visivo interno, uditivo
(ritmico) e soprattutto cinestesico (vedi oltre).
Il principio su cui si basa è quello affermato da
un noto psicologo americano: "La mente non fa
differenza tra una esperienza realmente vissuta
e una immaginata molto vividamente". Tant’è
vero che nel sogno viviamo l’esperienza come reale pur non avendo alcuna stimolazione sensoriale,
cioè non vediamo realmente e non sentiamo con gli altri sensi alcunché eppure crediamo di vivere
realmente quell’esperienza. Il successo che nella nostra cultura ha il cinema e la televisione si basa
ancora su questo principio: ciò che vediamo suscita in noi sentimenti ed emozioni proprio come se
fossimo “in scena” ed è dunque fonte di piacere. Pur sapendo che si tratta di finzione, la nostra
mente si abbandona coscientemente all’illusione di vivere realmente l’esperienza scenica. Anche il
piacere di leggere un libro, pur con il passaggio della codifica dal verbale-scritto all’immaginato, si
basa sullo stesso principio: immaginare molto vividamente una cosa è come viverla realmente.
L’allenamento ideomotorio dunque, con le sue ripetizioni mentali immaginate, è un’esperienza
altrettanto utile che la pratica stessa1 e migliora l’apprendimento e il perfezionamento di un gesto
motorio.
Quando immaginiamo di compiere un certo gesto, inconsciamente i muscoli deputati a quel gesto
aumentano il loro tono muscolare (stato di leggera contrazione a riposo determinato dal sistema
nevoso centrale) dimostrando come ci sia una preattivazione nervosa solo “pensando” al
movimento. Tant’è che negli stati emotivi il tono muscolare generale aumenta (sensazione di
pericolo, paura, lotta, oppure euforia ecc) o diminuisce (sensazione di abbandono, rilassamento,
depressione). L’aumento del tono muscolare ha la funzione di pre-attivare la contrazione per essere
pronti all’azione. La diminuzione del tono muscolare nei momenti di rilassamento svolge il compito
di risparmio energetico e di silenziare le sensazioni provenienti dal corpo per porre maggiore
attenzione agli stimoli esterni o al lavoro mentale (es. nella meditazione contemplativa).
Ma come si realizza l’apprendimento di un gesto complesso? Gli impulsi nervosi che circolano nel
nostro cervello quando viviamo una esperienza motoria (ma non solo motoria) determinano una
sorta di traccia del percorso tra le cellule cerebrali che ne facilitano un successivo passaggio
determinando quello che chiamiamo apprendimento. Il meccanismo è il seguente. Quando un
segnale passa attraverso delle connessioni (sinapsi) tra un particolare gruppo di cellule nervose,
esso lascia in qualche modo una traccia in tali connessioni in modo che il passaggio in tempi
successivi attraverso le stesse sinapsi sia facilitato.
Terminazione sinaptica
1
Ciò non deve essere però travisato: fondamentale è la pratica dell’esercizio; la mancanza di questa rende nulle le
possibilità di miglioramento dell’allenamento ideomotorio che deve essere visto come mezzo integrativo (per il
perfezionamento) e aggiuntivo all’esercizio pratico. Infatti l’allenamento ideomotorio si focalizza soprattutto
sull’aspetto cinestesico (vedi più avanti) che si sviluppa solamente con la pratica. Dunque memorizzare un gesto molto
complesso che non si sa eseguire e ripeterlo mentalmente senza avere fatto nessuna esperienza pratica simile ha
pochissima influenza sull’apprendimento.
Cellula nervosa
Pertanto, quando nel cervello prende il via un certo programma d'azione (o anche un pensiero) esso
lascia una traccia nelle sinapsi utilizzate e ciò rende più facile il richiamo dello stesso programma (o
pensiero) in un momento successivo. Questa traccia nelle connessioni tra cellule nervose sembra
essere influenzata dalla quantità di passaggi dello stimolo nervoso che determina lo sviluppo
(trofismo) dei neuroni dei dendriti, degli assoni e delle sinapsi utilizzati. Quindi questo fa
comprendere la funzione dell'esercizio e della ripetizione nell'apprendimento in genere. Quelli che
inizialmente erano sentieri, con l’esercizio diventano delle autostrade.
Perciò se ci ripetiamo mentalmente delle azioni (visualizzazione) è come se le facessimo veramente
e quindi è come se ci allenassimo. Per cui possiamo aumentare notevolmente il carico di esercizio
per l'apprendimento di un gesto, visualizzando mentalmente le azioni che dobbiamo fare nel
compierlo.
Ma ci sono delle condizioni affinché l'allenamento ideomotorio sia veramente efficace e
produttivo:
1. bisogna sapersi concentrare
2. bisogna avere una certa esperienza motoria realmente vissuta (anche di diverso genere
rispetto al gesto da apprendere ma che abbia un carattere di similitudine - es. bracciata
nel nuoto azione del braccio nella schiacciata di pallavolo)
3. la visualizzazione deve essere molto vivida cioè ricchissima di sensazioni non solo
visive ma anche muscolo-articolari, uditive, tattili, organiche (interiorizzazione).
4. Ci deve essere ripetizione.
Infatti la capacità di “lavorare con le immagini della mente” richiede una certa capacità di saper
dirigere l’attenzione e non farla fuggire in pensieri secondari e non necessari. Inoltre non si può
imparare una cosa se non si ha fatto mai movimento giacché la visualizzazione sarebbe molto
povera di sensazioni specifiche (scarsa sensibilizzazione) e quindi l'allenamento ideomotorio non
funzionerebbe. Inoltre la visualizzazione deve essere molto ricca di particolari (interiorizzazione)
altrimenti sarebbe troppo superficiale e non innescherebbe quei passaggi neuronali necessari a
determinare l'apprendimento. La ripetizione ha parimenti importanza: non si può visualizzare una
certa cosa una volta ogni tanto e pretendere di imparare! I sentieri neuronali si allargano man mano
che si continuano a calpestarli.
La visualizzazione non è la ripetizione di parole o frasi, ma è l’utilizzo di rappresentazioni mentali;
non deve essere rapida e superficiale. La sua efficacia è potente solo se è molto vivida.
L’evoluzione dell’uomo dal regno animale è dovuta proprio a questa capacità della razza umana di
lavorare con le immagini2. Capacità determinata dallo sviluppo del sistema nervoso centrale, e in
particolare della corteccia cerebrale frontale, la dove ha sede l’attività immaginativa. Le capacità
2
Qui al termine “immagine” si da un significato ampio e non solo in senso “visivo”. Si può infatti avere un ”immagine”
di un suono o di una qualsiasi altra sensazione intesa come rappresentazione mentale della sensazione stessa senza che
nulla giunga hai nostri organi di senso.
intellettive dell’uomo hanno determinato la possibilità di modificare l’ambiente in cui vive anziché
subirlo, costruendo attrezzi e oggetti. Tale possibilità si deve al fatto che l’uomo costruisce nella
propria mente prima che materialmente. È la facoltà di anticipare le azioni e dunque di
programmare che determina le facoltà operatorie mentali che sottendono la capacità di progettare
prima ancora che costruire oggetti. Tutto ciò è permesso anche dalla grande sensibilità e operatività
della mano, che si è liberata dal dover essere una “zampa” necessaria per appendersi, quando
l’ambiente è mutato da foresta a savana costringendo i nostri progenitori primati a scendere dagli
alberi e a conquistare la stazione eretta e il cammino. La grande possibilità manipolativa della mano
ha permesso ai nostri progenitori di costruire con le mani e nel contempo a sviluppare le nostre
facoltà intellettive, determinando appunto la capacità di immaginare azioni prima di compierle
secondo uno schema di pensiero ipotetico-deduttivo (“Se faccio così forse posso ottenere questo
risultato”) che caratterizza le azioni di causa-effetto e obiettivo-mezzo per ottenerlo.
La persona si mette in contatto con la realtà (compreso il proprio corpo) mediante gli organi di
senso (sensori) e i nervi che portano tale sensibilità. Questi, unitamente ai centri nervosi superiori
(corteccia cerebrale) che ricevono le informazioni, vengono detti “canali percettivi” (o anche
analizzatori). I canali percettivi sono i seguenti:
Visivo
Uditivo
Olfattivo
Gustativo
Tattile
Vestibolare (o labirintico)
Muscolo-articolare
Dolorifico
Piacere-benessere
Organico-viscerale
Al fine del controllo del movimento il canale olfattivo e gustativo non sono molto importanti (nel
cane invece il primo lo è molto). Lo sono molto invece gli altri con una predominanza del visivo
(essendo il senso più sviluppato nell’uomo, nella talpa no di certo). La vista infatti ci guida per
darci dei riferimenti spaziali quando ci muoviamo. Anche il canale uditivo nel dirigere il
movimento ha una certa importanza, non solo perché in alcuni gesti i segnali acustici determinano
un “via” (es. 100 mt di corsa) o un orientamento, ma perché possono determinare una struttura
ritmica che guida lo schema d’azione. Basti pensare al terzo tempo di pallacanestro o alla struttura
ritmica di una rincorsa con salto determinata dal rumore degli appoggi e del pallone sul suolo (vedi
dispensa Apprendimento Motorio).
Il canale vestibolare o labirintico (senso dell’equilibrio) deriva dalle informazioni che giungono
dal vestibolo o labirinto posto nell’orecchio interno che ci fornisce sensazioni relative alla posizione
della testa (e quindi di tutto il corpo) rispetto alla verticale gravitazionale (sensore statico) e alla
variazione di velocità (accelerazione – sensore dinamico). Sono le sensazioni responsabili della
“caduta nel vuoto” delle montagne russe e del mal di mare dovuto al rollio della nave (specie
quando il mare è mosso).
Dal canale muscolo-articolare invece ci giungono le percezioni della posizione degli arti e della
colonna vertebrale e anche della forza muscolare che applichiamo a queste parti del corpo. I
recettori di tali informazioni sono nelle articolazioni, nei legamenti e nei tendini (questi ultimi si
interpongono come misuratori di tensione tra l’organo motore generatore di forza che è il muscolo e
l’osso che è la leva)3.
L’insieme delle informazioni che ci giungono dai canali tattile, vestibolare e muscolo-articolare
quando ci muoviamo determina il cosiddetto senso cinestesico o cenestesi.
Il canale dolorifico è un canale privilegiato che ci mette in guardia contro i danni che sta subendo il
nostro corpo. La soglia del dolore (cioè il livello al quale iniziamo a percepire la sensazione di
dolore a seconda del danno che stiamo subendo) è variabile da individuo a individuo (ci sono
persone molto più sensibili di altre) ma può anche essere influenzato dallo stato emotivo. In certe
condizioni (euforia, spavento, collera ad esempio) sentiamo meno dolore, in altre percepiamo molto
più sensibilmente una sia pur piccola botta. E’ il caso ad esempio del pugile (o del combattente) che
nella furia della lotta non sente il dolore dei colpi e le ferite. Lo stato di forte esaltazione
(caricamento) in questo caso aiuta ad affrontare una situazione fisicamente dolorosa. La soglia del
dolore è influenzata dunque dalla secrezione di alcuni ormoni e dal sistema nervoso. Esempio
l’adrenalina ha una funzione antidolorifica come anche le endorfine (ormoni del piacere). La
sensibilità dolorifica è somatotopica cioè localizzata.
Esiste in contrapposizione al precedente canale anche il canale del piacere-benessere responsabile
delle sensazioni generali dello star bene (sensazioni di potenza, eccitazione, di felicità, di
godimento, di pace, di appagamento). Anche in questo caso in queste condizioni il nostro sistema
nervoso produce ormoni specifici del piacere come ad esempio le endorfine. Tale sensibilità non è
somatotopica ma diffusa a tutto il corpo.
Il canale organico-viscerale è responsabile delle sensazioni che ci derivano dai visceri (soprattutto
addominali e toracici) ma anche da sensazioni più generali quali dispnea (mancanza d’aria), nausea,
vomito, capogiri, stanchezza o debolezza generale. Anche per questo canale esiste la funzione
inibitrice di alcuni ormoni come l’adrenalina e noradrenalina che secrete mediante uno stato
nervoso-mentale di lotta-tenacia-esaltazione possono ridurre le sensazioni di fatica organica negli
sport di resistenza dove anche l’aspetto mentale (visualizzazione della vittoria, del primato,
dell’impresa, del superamento di se stessi, del raggiungimento di una meta, ecc) determina la
vincita della volontà sulle sensazioni organiche negative che indurrebbero l’atleta a fermarsi.
Ciascuno di noi ha dei canali preferenziali cioè canali percettivi la cui sensibilità è più sviluppata
rispetto alla media della popolazione; ciò determina il fenotipo che siamo: visio o uditivo o
cinestesico principalmente. Ad esempio un musicista avrà il canale uditivo molto più sensibile
rispetto ad un ginnasta che invece avrà il canale muscolo articolare molto sviluppato. Un atleta
praticante sport di resistenza, come ad esempio la corsa prolungata, avrà, oltre ad una elevata
sensibilità muscolo-articolare delle gambe (che controllano la spinta e quindi la velocità della
corsa), anche una elevata sensibilità organico-viscerale che gli fa comprendere di non superare la
soglia limite di fatica che gli produce un certo ritmo dell’andatura oltre alla quale, in base alla
distanza da percorrere, non potrebbe portare a termine la sua prestazione.
La nostra preferenzialità nella predominanza di uno o più canali percettivi rispetto ad altri è dovuta
in parte da fattori genetico-ereditari dei nostri genitori (organi più sensibili e/o più sviluppati) ma
anche in parte da fattori educativi determinati dalle stimolazioni ambientali avute durante la nostra
3
All’interno del muscolo ci sono altri tipi di sensori della forza (fusi neuromuscolari) detti propiocettori ma la
sensibilità di essi non arriva a livello cosciente. Le informazioni inviate da questi sensori giungono al cervelletto e
regolano in modo automatico la postura, l’equilibrio e il tono muscolare.
crescita. Tale preferenzialità determina il nostro modo di recepire le situazioni, di pensare e di agire.
Una persona che ha più sviluppato il canale visivo (fenotipo visio) sarà più attenta agli aspetti di
colore e forma di qualsiasi cosa gli si presenti mentre un fenotipo uditivo porrà maggiore attenzione
ai suoni e alle parole (evocando queste dei suoni). Ad esempio in una lezione di matematica il
fenotipo visio ricorderà più facilmente i grafici e le formule scritte, il fenotipo uditivo ricorderà più
facilmente il discorso verbale, mentre il fenotipo cinestesico ricorderà più facilmente i gesti di
scrittura dell’insegnante. Nello studio il fenotipo visio comprenderà meglio utilizzando disegni,
quello uditivo leggendo a voce alta e quello cinestesico utilizzando degli oggetti dinamicamente
(demo) o scrivendo appunti e/o schemi.
In una lezione di educazione fisica il fenotipo visio coglierà immediatamente gli aspetti estetici e/o
spaziali di un gesto da apprendere, il fenotipo uditivo quelli uditivo-ritmici, mentre quello
cinestesico le sensazioni che provengono dal corpo (tattili, muscolo-articolari e di equilibrio).
Quindi il nostro modo di pensare è fortemente influenzato dal fenotipo che siamo. Il fenotipo visio
ragionerà soprattutto per immagini, il fenotipo uditivo per parole mentre il fenotipo cinestesico per
azioni, gesti, movimenti dinamici di immagini.
Foto 3
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Nella rincorsa le sensazioni cinestesiche fondamentali, oltre quelle tattili pressorie delle piante dei piedi, sono anche
quelle derivanti dalla forza di spinta delle gambe, dall’estensione delle stesse nella corsa balzata (a livello delle anche –
foto 4, particolare D) e dall’inclinazione del corpo verso l’interno (derivanti dal vestibolo) – foto 5, particolare E - e dal
maggior attrito della parte sinistra della pianta dei piedi nella curva della fase finale della rincorsa (foto 5, particolare F).
Foto 4
Foto 5