Francesco Vaccarone

opere 1957/2011
1957
Francesco Vaccarone opere

2011
Francesco Vaccarone
Opere 1957/2011

La Spezia, Camec mostra prodotta da: Collaterale

10 dicembre 2011-19 marzo 2012 “Mare Nostrum”
La Spezia Container Terminal

a cura di Con la partecipazione di:

Valerio P. Cremolini Autorità Portuale della Spezia
Comune della Spezia Gruppo Laghezza
coordinamento tecnico-scientifico Massimo Federici, sindaco Oto Melara
Eleonora Acerbi
Con il sostegno di:
grafica, catalogo e allestimento Acquedotti Tirreni
Marco Condotti Creative Workshop A&P
Paolo Asti. presidente Assiligure
layout catalogo Axential
Andrea Bonanni Brotini
CPM Elettronica
squadra allestimenti Camec Delta Progetti
Alessandro Angeli Istituzione per i Servizi Culturali del Comune della Spezia Elsel
Roberto Colombani Cinzia Aloisini, presidente Finchiara
Emiliano Gianardi Marzia Ratti, direttore Flytainer
Frescogel
produzioni grafiche Hesperio
Neon Ares Iris Costruzioni
Jservice
contributi illuminotecnici LuniCoffee
Eghos Motor Center
Nec
contributi video con il patrocinio della Provincia della Spezia Nuova Geicova
di Paolo e Francesca Asti Ricco Alberto
realizzazione Tlpr
Saul Carassale e Sara Bonatti Ringraziamenti:
Marco Simonetti, Giovanni Lorenzo Forcieri, Con il supporto tecnico di:
documentazione fotografica allestimento Alessandro Laghezza, Carlo Alberto Jardella, Luigi Grillo, Arte & Tempo
Enrico Amici Ettore Antonelli, Roberto Zangani, Piero Segnani, Cantine Lunae
Fabio Bordigoni, Donatello Brotini, Marco Luciani, Ecology Group
traduzioni Andrea Armani, Francesco Cicillini, Pier Paolo Romano, Eghos
Susan Charlton Giuseppe Rampini, Adamo Cameli, Davide Mazzola, Emotion Design
Elvino Ricci, Federico Peroni, Andrea Rinaldi, Lino Salis, Eurocolor 2000
crediti fotografici Giancarlo Peroni, Andrea Campi, Massimo Antonini, Grimaldi Impianti
Enrico Amici, Federigo Salvadori, Amedeo Clariond, Raffaele Cristao, Paolo Bosoni, Andrea Manfellotti, Moruzzo Falegnameria
Luca Fregoso Tiziano Di Benedetto, Ivano Cosini, Giacomo Grimaldi, Piaggio VTL
Maurizio Moruzzo, Mirco Incerti, Luca Sanguinetti, Porto Lotti
Sergio Mastropasqua, Claudio Serafini, Giuseppino Argelà, Sanguinetti Industria Grafica
Andrea Mammi. Società Agraria Buranco
8 9
10 11
12 13
14 15
Marenostrum
La Spezia Container Terminal
dicembre 2011 - marzo 2012

evento collaterale
 Il mare come Valore è ciò che accomuna l'opera di Francesco
Vaccarone con il lavoro che ogni giorno compiono centinaia di per-
sone impegnate ad ogni livello in un sistema complesso come La
Spezia Container Terminal.
Ma se un’ azienda è di per sè un sistema complesso, certamente
non lo è da meno un' opera d’arte.
La struttura che la compone, l’analisi cognitiva da cui nasce l’idea
dell’opera, l’appartenenza ad un contesto e ad una socialità, sono
alcuni degli elementi che aggiungono un ulteriore parallelismo tra
ciò che appare più creativo, il lavoro dell’artista e ciò che può ap-
parire meno come un’organizzazione aziendale.
Mare Nostrum di Francesco Vaccarone a La Spezia Container
Terminal è un’altra tappa sul cammino che l’azienda ha intrapreso
per conciliare Arte e Porto, mettendo a disposizione di artisti ed
eventi culturali gli spazi del mondo del lavoro, aprendoli alla co-
munità cittadina, e nutrendo attraverso queste occasioni d'incon-
tro l’identità del porto come luogo di scambio e di cultura.
Marco Simonetti
Amministratore Delegato / Managing director
La Spezia Container Terminal
18
The sea as a “value” is what joins Francis Vaccarone’s work with
the jobs of hundreds of people involved, at very high level, in a com-
plex system like La Spezia Container Terminal.
But if a company is itself a complex system, it is certainly not less
than a “work of art”.
The structure of whom it is made, the cognitive analysis from which
the idea of the work is born, the bond to a context and a social life,
are some of the elements that add a further parallel between
what appears to be more creative, the work of the artist and what
may appear being less like a business organization.
Mare Nostrum of Francesco Vaccarone at La Spezia Container
Terminal is another step on the path that the company has un-
dertaken to reconcile Art and Port, making available space and fa-
cilities to artists and cultural events, allowing them to open to the
local community and through these events nourish the encounter
of the port as a place of trade and culture.
19
 Mare Nostrum: apprendimento di un Valore.
Il mare è punto d’incontro non solo dei traffici di merci e degli uo-
mini che li governano, ma anche tra chi, come l’artista, svolge una
ricerca ed una riflessione sulle tematiche sociali che interessano la
contemporaneità.
L’idea di andare oltre al sostegno della mostra di Francesco
Vaccarone tra le mura del Camec, ospitando l’artista con le sue
opere nella sede di la Spezia Container Terminal, ci offre una di-
mensione che va oltre il senso estetico.
Ospitare e frequentare l’arte non significa avviare un processo di
riflessione, dialogo ed apprendimento che genera valore?
La significativa intuizione è quella di percepire l’arte non come un
fatto elitario, come elemento di lusso riservato a pochi, ma al con-
trario come uno strumento condiviso, efficace per comunicare al-
l’interno dell’Azienda e con il territorio in cui l’Azienda opera.
Generare comunicazione è di per sé socializzante ed utile ad ab-
battere steccati e pregiudizi, proprio come cerca di fare ogni arti-
sta con la propria opera.
Il lavoro che Francesco Vaccarone compie da moltissimi anni vi-
vendo il mare come elemento fisico e metafisico della propria
creatività trova qui una nuova vocazione che rende partecipi gli uo-
mini e le donne dell’azienda di un sentire comune profondo, fatto
di bellezza e sensibilità, cultura ed identità: il Mare Nostrum.
Paolo Asti
Presidente / President Startè
20
The sea is a meeting point not only for traffic of goods and people
who govern them, but even among those who, like the artist, per-
form research and reflection on social issues affecting the con-
temporary world.
The idea of going beyond the support of the exhibition of Francis
Vaccarone within the walls of Camec, hosting the artist with his work
at La Spezia Container Terminal premises, gives us a dimension that
goes beyond the aesthetic sense.
Does hosting and attending art mean starting a process of reflec-
tion, dialogue and learning that creates value?
The important insight is that of perceiving art not as an elitist fact,
as luxury reserved for few, but instead as a shared tool and an ef-
fective way to communicate within the Company and the territory
in which it operates.
Generating communication is naturally sociable and helpful in
breaking down barriers and prejudices, just like every artist tries to
do with his work.
The work that Francesco Vaccarone realizes since many years li-
ving the sea in a physical and metaphysical manner part of his crea-
tivity, finds here a new vocation shared by the men and women of
the company with a common deep feeling, of beauty and sensiti-
vity, culture and identity: the Mare Nostrum.
fotografie Mario Scimone
21
 Cinzia Aloisini
Presidente/President
Istituzione Servizi Culturali
Massimo Federici
Sindaco della Spezia
Mayor of La Spezia
22
La mostra dedicata a Francesco Vaccarone oltre ad essere l’omag-
gio di una città a un suo artista impegnato e di successo è la pro-
posta di un suggestivo percorso dell’arte del nostro tempo, attra-
verso i punti salienti di un’attività incessante ed i rimandi, ricchi e
colti, al contesto contemporaneo che più ha inciso sulla maturazione
della sua espressione artistica.
Nelle sale del CAMeC possiamo ripercorrere un cinquantennio di
intensa attività pittorica, scultorea e grafica dell’autore, dai noti ci-
cli che lo hanno fatto conoscere e premiare in Italia – Gabbiani,
Clochard, Forme, Incontri e molti altri ancora - fino ai lavori che più
di recente sono stati apprezzati in molti luoghi del mondo:
Amsterdam, Bucarest, Cardiff, Helsinkj, Los Angeles, Monaco di
Baviera, Montreal, New York, Stoccolma, Strasburgo, Toronto, Il
Cairo.
Pur operando con brillanti risultati a Genova, a Roma e a Milano,
Vaccarone ha sempre voluto mantenere un profondo attaccamento
verso la sua città, comunicando, come docente in scuole e corsi,
il valore quanto mai essenziale degli strumenti e della materia nella
creatività artistica e, come cittadino consapevole, partecipando
attivamente allo sviluppo della cultura locale, dapprima in seno alla
Commissione Arti Visive del Comune, quindi nelle rassegne Giovani
linguaggi dell’immagine e poi quale fondatore del Centro Studi
Sociali, insieme ad Ettore Alinghieri.
La sua visione dell’arte non solo ha incluso i legami con la poesia
e la letteratura, saldandosi in particolare alle avanguardie speri-
mentali italiane dei primi anni Sessanta, ma ha esplorato da sem-
pre la filosofia e l’estetica, considerandole un tutt’uno con la ricerca
espressiva e le vaste curiosità intellettuali.
Sappiamo che un’esposizione da sola, per quanto accurata, non può
esaurire l’energia spesa da un artista nel corso di un’intera vita, ma
pensiamo che l’articolato e denso allestimento pensato oggi per il
CAMeC, con l’aiuto dello stesso autore, possa offrire una visione “da
dentro” dell’arte di Vaccarone, con uno spaccato ampio e aperto sui
tanti generi e temi da lui toccati, dopo i tanti riconoscimenti che a
lui, come a molti altri grandi talenti italiani, sono giunti “da fuori”.
Nella speranza che tutti i visitatori si lascino sedurre dal fascino
originale di questa esposizione, ringraziamo di cuore tutti coloro
che l’hanno resa possibile, a partire dal fattivo supporto
dell’Associazione STARTE’, al curatore Valerio Cremolini e al con-
tributo di Eleonora Acerbi.
Besides being a homage by a town to one of its busy, successful
artists, the exhibition dedicated to Francesco Vaccarone proposes
a fascinating journey through the art of our times, touching on the
most important points of his ceaseless activity, with a wealth of ref-
erences to the contemporary cultural context which has most in-
fluenced the development of his art.
In the rooms of the CAMeC we can retrace fifty years of Vaccarone’s
intense painting, sculpture and graphic career, from the famous cy-
cles which have made him known and won him acclaim in Italy
(Seagulls, Tramps, Forms, Encounters and many others) to the
works which have been appreciated more recently all over the
world: in Amsterdam, Bucharest, Cardiff, Helsinki, Los Angeles,
Munich, Montreal, New York, Stockholm, Strasbourg, Toronto,
Cairo.
While working with brilliant results in Genoa, Rome and Milan,
Vaccarone has always maintained a deep attachment to his native
town, communicating the essential value of the tools and materi-
als of artistic creativity as a teacher in schools and courses, and ac-
tively participating as a committed citizen in the development of lo-
cal culture, first as a member of the Borough Visual Arts
Commission, then in the Young Languages of the Image exhibitions,
finally as founder of the Social Studies Centre with Ettore Alinghieri.
His vision of art has not only included links to poetry and literature,
particularly allying itself with the Italian experimental avant-garde
movements of the early ‘sixties, but it has also always explored phi-
losophy and aesthetics, considering them inseparable from re-
search into forms of expression and the vast intellectual curiosities.
We know that a single exhibition, however thorough it is, cannot ex-
haustively express an artist’s whole lifetime of energetic activity, but
we believe that the carefully-planned, rich display which has been
conceived for the CAMeC with the help of the artist himself can of-
fer an “inner” view of Vaccarone’s art, with its wide-reaching,
open sample of the many genres and themes he has tackled, af-
ter the manifestations of appreciation which he, like many other
great Italian talents, has received “from outside”.
In the hope that all the visitors will fall under the spell of this charm-
ing and original exhibition, we convey our heartfelt thanks to all
those who have made it possible, starting with the STARTE’
Association, the curator Valerio Cremolini, and the helpful contri-
bution of Eleonora Acerbi.
23
 Francesco Vaccarone
Oltre il Frame, la nostra vita
Francesco Vaccarone
Beyond the frame, our lives
Paolo Asti
Presidente/President
Startè
24
Startè è orgogliosa di essere ancora al fianco di Francesco
Vaccarone, questa volta, dopo tante sedi prestigiose in Europa ed
in America, nella città natale dell’artista.
La mostra offre la grande opportunità di poter fruire, anche grazie
ad un’importante monografia, di oltre cinquanta anni di inces-
sante produzione artistica dell’autore.
L’invito è di andare oltre una semplice lettura dell’opera colta come
un frame, un singolo fotogramma appunto, che vive di luce propria
e trova un proprio codice interpretativo nel grande filone tematico
in cui è collocata, nello spazio tempo in cui opera e tema sono nati,
affinati e sviluppati.
Perché oltre la visione del singolo frame vi è una seconda lettura
dove il frame, diviene scena e poi ancora “film” che, nella sua visione
complessiva, ci permette di entrare nello spaccato della contempo-
raneità di cui Vaccarone ci regala intime e suggestive visioni.
Il visitatore della mostra diviene quindi spettatore partecipe dei mu-
tamenti sociali, del sentire diffuso di ogni tensione, di cui Vaccarone
è stato a sua volta partecipe e capace interprete nella sua perso-
nale cifra linguistica.
Il percorso espositivo cadenzato dalle grandi tematiche dell’autore,
ma soprattutto il linguaggio e la sensibilità di Vaccarone, ci rendono
non solamente fruitori di questo film sulla nostra vita, in quanto con-
temporanei all’autore; ma protagonisti anche noi in quanto parte-
cipi di quel singolo frame che ci conduce dentro l’opera, dentro la
storia artistica di Vaccarone che in qualche modo è la storia di
ognuno di noi.
Per cogliere esempi concreti basta volgerci a tutto il suo grande la-
voro dedicato alla musica.
Vaccarone interpreta il Jazz con sapienti “improvvisazioni croma-
tiche” capaci di ripercorrere ciò che in termini di emozioni ci ren-
dono le improvvisazioni che la musica ci permette di vivere.
Quasi che il pianoforte di Ciacca o il sax di Benny Golson siano una
trasposizione emozionale visiva dell’abbraccio tra le note sulla
scala musicale.
L’ opera quindi diviene tramite di un tridimensionale tra noi e la no-
stra anima, in quanto elemento visivo delle emozioni che la musica
ci trasmette.
Non a caso Vaccarone ha indagato e continua ad indagare il rap-
porto tra arte e psiche fino a fonderlo in una completa essenza
Starte’ is proud to be collaborating once again with Francesco
Vaccarone who, after so many prestigious sites in Europe and
America, is now exhibiting in his native town.
The exhibition offers the great opportunity to enjoy over 50 years
of incessant artistic production, also thanks to an important mono-
graph.
I would invite you to go beyond a simple reading of the work as if
it were a single photographic frame. It has a life of its own and
should be interpreted as part of the larger theme within which it has
been conceived, in the space/time in which the work and theme
were generated, refined and developed. Because beyond the view
of the single frame there is a second reading, where the frame be-
comes a scene and even a film. Viewed as a whole this allows us
to penetrate contemporary reality, of which Vaccarone offers us in-
timate, fascinating glimpses.
The visitor to the exhibition thus becomes a spectator who partic-
ipates in the social changes, in the diffuse sensation of each ten-
sion which Vaccarone has himself participated in and now inter-
prets in his personal language.
As we move along the exhibition itinerary, which shows Vaccarone’s
various large thematic areas, but above all his language and sen-
sitivity, we are not only spectators of this film on our lives, as the
author’s contemporaries, but also the main actors in it since we are
participants in that single frame leading us into the work, into
Vaccarone’s artistic history, which is somehow also the history of
each one of us.
A concrete example of this is easily seen in the whole of his large
project dedicated to music.
Vaccarone interprets jazz with skilful “chromatic improvisations”
which are capable of reproducing the same emotions we can ex-
perience through musical improvisations. It is almost as if Ciacca’s
piano or Benny Golson’s sax were a visual emotional transposition
of the combination of the notes of the musical scale.
The work, as the visual expression of the emotions that music
transmits to us, thus becomes an intermediary of a third dimen-
sion between ourselves and our souls.
It is no coincidence that Vaccarone has investigated and continues
to investigate the relationship between art and the psyche to the
25
 interpretativa nelle opere dedicate alle Forme ed ai Neuroni
Specchio.
Il frame interpretativo va oltre quindi al puro concetto visivo, per rag-
giungere quello percettivo che ha così interessato intellettuali e stu-
diosi fin dal primo novecento in un dibattito che, ancora non inter-
rotto, coinvolge ognuno di noi.
Vaccarone è interprete del ’900 e della contemporaneità anche per
la sua capacità di cogliere le tensioni del pianeta per le violenze che
ha subito dall’uomo ripulite da ogni ambientalismo di maniera e pro-
prio per questo asettiche da ogni partigianeria politica e dunque do-
cumento e testimonianza irrinunciabile di questo frame - film che
dall’uomo passa al pianeta in cui l’uomo stesso vive.
La pittura di Vaccarone non giudica mai, cerca invece di indagare
e capire, consapevole che il giudizio allontana l’artista dalla società
in cui vive, mentre il capire e comprendere lo avvicina fino a ren-
derlo partecipe ed agente di mutamento.
È per questo che l’arte di Francesco Vaccarone è un sentire co-
niugato al quotidiano dove le immagini nascono dal pensiero e di-
vengono opera del film della nostra vita di cui Vaccarone riesce, an-
cora una volta, a farci sentire protagonisti.
La Spezia settembre 2011
26
point of fusing them into a complete interpretative essence in the
works dedicated to the Forms and the Mirror Neurons. The inter-
pretative frame thus goes beyond the pure visual concept to be-
come that perceptive concept which has so greatly interested in-
tellectuals and scholars since the early 20th century, an interest
which has never been interrupted and involves every one of us.
Vaccarone is an interpreter of the 20th century and of contempo-
rary life, also because of his ability to capture the tensions of the
planet caused by human beings’ violations of it. His view is free of
any affected environmentalism and, just for this reason, also of any
political side-taking; hence it constitutes a crucially important doc-
ument and testimony of this frame/film about first human beings,
then the planet they inhabit.
Vaccarone’s painting never judges but tries to investigate and un-
derstand, aware that judgment distances the artist from the soci-
ety he lives in, while understanding brings him closer, making him
indeed a participant and an agent of change.
This is why Francesco Vaccarone’s art reveals a sensitivity solidly
linked to everyday experience, where images are generated by
thought and become a film of our lives; a film of which Vaccarone
once again manages to make us feel protagonists.
La Spezia Sept 2011
27
 Francesco Vaccarone
Alcuni artisti si ispirano ad un solo movimento, altri a molti. Ma ogni
artista impegnato nella creatività procede secondo personale sensi-
biità, manifestando un bisogno di generare idee e immagini che si
ispirino ad una una visione unitaria. L’arte di Francesco Vaccarone ab-
L’ideale reale braccia più stili e modelli dell’arte moderna europea rielaborando que-
sti stili e modelli secondo la sua innata sensibilità. La sua opera, in-
fatti, possiede i caratteri dell’unicità - non solo allusiva per ciò che può
Francesco Vaccarone esprimere, ma singolare per come effettivamente si pone.
Vaccarone è un costruttore di opere che subordina sempre i suoi
mezzi e il suo approccio alla creazione d’immagini. Anche nei suoi
The ideal real momenti più astratti mette il suo virtuosismo tecnico al servizio del-
l’immagine. Benché tanti suoi dipinti e, soprattutto, i disegni sem-
brino nascere spontaneamente dalla sua mano, altrettanto pale-
semente essi incarnano sogni e allucinazioni, fenomeni visivi, la cui
Peter Frank presenza può dipendere dagli impulsi della mente e del corpo del-
senior curator l’artista, ma alla fine li trascendono. Se Vaccarone fosse coreografo,
Riverside Art Museum, Los Angeles le sue danze racconterebbero delle storie, o frammenti di storie, ma
lo farebbero con gesti liricamente astratti. Accadono degli eventi nei
dipinti o nei disegni di Vaccarone, ma spesso quello che stia esat-
tamente succedendo non è evidente, né il come né il perché. C’è
una ricchezza di significati che sottintende gli accadimenti presentati
nelle sue immagini che va oltre, è più grande degli accadimenti
stessi; egli ha fatto uso dell’arte,della sua visione, della sua abilità,
per rendere universale l’esperienza di certi avvenimenti e certe con-
dizioni ma nello stesso tempo per renderla sorprendente e spesso
imprevedibile.
L’arte di Vaccarone si è spesso confrontata con varie tendenze ar-
tistiche: Cubismo, Espressionismo, Futurismo,Surrealismo,
Informale, Nouveau Réalisme, Pop Art e Poesia Visiva. Ma solo al-
l’inizio della sua ricerca quest’approccio così eclettico aveva i se-
gni dell’ emulazione piuttosto che della personale sperimentazione
ed interazione. Tecnicamente e formalmente sicuro fin dall’inizio l’ar-
tista, sempre affidandosi a un segno grafico enfatico e a immagini
scarne, quasi araldiche, non ci ha messo molto tempo a trovare uno
stile che non somigliasse visivamente a nessun altro né tantomeno
che potesse registrare riferimenti automatici.
l lavoro degli anni Sessanta ci rivela oggi il percorso che un giovane
artista di talento ha seguito per raggiungere la maturità. I dipinti e
i disegni dei suoi anni di studio figurativo e di quelli successivi in-
carnano in modo sicuro le sue passioni (ruoli sociali, ingiustizia,
amore e desiderio), con una particolare intensità. Risulta chiara-
mente che egli sapesse non solo dipingere e disegnare, ma anche
28
Some artists are associated with single movements, others with
many. But any artist sufficiently dedicated to art-making operates
according to a personal sensibility, a need to generate ideas and
images that embody a singular vision and a singular touch.
Francesco Vaccarone’s art embraces many of the styles and ideas
of European modern art, but Vaccarone synthesizes these styles
and ideas according to his native sensibility. His oeuvre is quite ev-
idently unique to him – not simply symptomatic of what he can do,
but distinctive because of what he does do.
Vaccarone is a maker of pictures, always subjecting his media and
his approach to the creation of imagery. Even at his most abstract
he puts his virtuosity at the service of the image. Although so many
of his paintings and (especially)drawings appear as if they issued
spontaneously from Vaccarone’s hand, they just as clearly embody
dreams and hallucinations, visual phenomena whose presence may
rely upon but ultimately transcend the impulses of the artist’s own
mind and body. Were Vaccarone a choreographer, his dances
would tell stories – or fragments of stories – but would do so with
the most lyrically abstracted gestures. Things happen in a
Vaccarone painting or drawing, but it’s not often obvious what’s ex-
actly happening, or how, or why. There is an eventfulness to
Vaccarone’s pictures that is bigger than the events themselves; he
has used art – his vision, his skill – to make universal the experi-
ence of events and conditions even as he makes such experience
surprising and often unpredictable.
Vaccarone’s art has always partaken of various tendencies, from
cubism, expressionism, futurism and surrealism to informel, nou-
veau réalisme, pop art and visual poetry. But only in the beginning
of the artist’s career was this eclectic reach a matter of epigonal
emulation rather than experimentation and fusion. Technically and
formally assured from the start, always reliant on an emphatically
drawn line and stark, almost heraldic imagery, Vaccarone did not
take long to find a manner that did not look, much less behave,
quite like anyone else’s.
Vaccarone’s work from the 1960s now reveals to us the path a
gifted young artist took to maturity. His paintings and drawings from
his years in the academy and afterward confidently embody his
passions – about social roles, about injustice, about love and de-
sire – with particular acuity; he clearly knew not simply how to paint
or draw, but when to paint or draw elegantly and when to do so with
a powerful crudeness. His expressionist urges were tempered by
an awareness of the antique classicism promulgated, in particular,
29
 quando farlo in modo elegante e quando con potente aggressività.
I suoi impulsi espressionisti si tempravano con la conoscenza del
classicismo antico, divulgato in particolare dalle precedenti gene-
razioni di modernisti italiani. Ma poi ha scoperto, sia nell’espres-
sionismo nord-europeo sia nell’impeto rabbioso dei pittori informali
che lavoravano in quel tempo in tutto il continente, la licenza di par-
lare brutalmente. Votato alla figura, è riuscito comunque a far pro-
prie le valenze dell’astrazione.
Nel 1966, Vaccarone si permise ulteriori sperimentazioni con le mo-
dalità artistiche allora preminenti, avvicinandosi all’assemblage
neo-dadaista e all’immaginario della pop art. Dopo una breve visita
a questo continente artistico appariscente e ludico ha fatto presto
ritorno ai modi della pittura e del disegno più tradizionali. Ma i ri-
sultati di questa sua deviazione non erano meno potenti nella loro
complessa risposta al mondo contemporaneo di quanto non fossero
state n precedenza le sue tele ed i suoi disegni, e per alcuni versi
erano ancora più eloquenti. Gli assemblages di Vaccarone, impa-
rentati con il collage, sono spesso montati come bassorilievi in un
formato tipo tableau anzi che di tipo oggetto. Sono icone del mondo
materiale, non oggetti votivi. Di conseguenza hanno accresciuto la
sensibilità dell’artista sia verso i suoi materiali sia per quanto ri-
guarda il rapporto che avrebbe da allora in poi costruito tra le sue
forme e le sue strutture materiche. Come era implicito anche nei
suoi primi dipinti, riguardo ai sentimenti espressi dall’opera, la
qualità della superficie non è meno importante della qualità del-
l’immagine stessa.
Inoltre gli assemblages permettevano di far emergere la leggerezza
di Vaccarone, che aveva solo sottilmente temprato la solennità dei
suoi primi lavori con la sua naturale ironia; ora, con queste grotte-
sche satire sul mondo moderno, poteva ridere di gusto. Ma ben pre-
sto Vaccarone si rende conto di ciò che tutti i giovani artisti scoprono
di solito, e cioè che la derisione della propria società contribuisce
ben poco a cambiarla; più efficace è far parlare gli impulsi univer-
sali, i sentimenti e le percezioni che condividiamo come esseri
umani. Vaccarone quindi dopo il 1967, ritornando alla pittura e al
disegno e raffinando la sua padronanza dei mezzi calcografici tra-
dizionali, in particolare dell’incisione all’acquaforte, scopre la sua
vocazione umanitaria. Nel suo lavoro confluiscono tutti gli aspetti
dell’esperienza umana, dal tragico all’estatico, dal lirico al catato-
nico, man mano che raffinava progressivamente il suo vocabola-
rio formale e perfezionava il suo stile maturo.
Già molto abile nel trattare la figura in modo espressionista e nel-
l’usare I materiali in modo informe,Vaccarone è arrivato ad assimilare
30
by earlier generations of Italian modernists. But, then, Vaccarone
found license to speak in a raw voice both in northern European
expressionism and in the angry verve of informel painters working
at the time throughout the continent. Committed to the figure, he
could still comprehend the meanings of abstraction.
In 1966 Vaccarone allowed himself further experimentation with
artistic modalities then prominent, turning to neo-Dada assemblage
and pop art-influenced imagery. He paid a relatively brief visit to this
garish, jocular district of art, and returned soon enough to more tra-
ditional modes of painting and drawing. But the results of his de-
tour were no less powerful in their complex response to the mod-
ern world than had been his earlier canvases and drawings, and
in some ways they were even more articulate. Vaccarone’s as-
semblages, related to collage, tend to be mounted as bas reliefs,
in a tableau rather than object format. They are icons of the ma-
terial world, not votives. As a result, they heightened the artist’s sen-
sitivity to his materials and to the relationship he would fashion from
then on between his forms and his textures. As his earlier paint-
ings implied, the quality of the surface is no less important to the
sentiments expressed by the artwork than is the quality of the im-
agery itself.
The assemblages also allowed Vaccarone’s lightness of spirit to
emerge. He had tempered the basic solemnity of his early work only
slightly with his natural wit; now, in these grotesque satires aimed
at the modern world, he could laugh out loud. But Vaccarone dis-
covered soon enough what young artists tend to find out, that
mockery of their society does little to change that society; they can
be more effective speaking to universal impulses, the feelings and
perceptions we share as humans. After 1967, then, as he returned
to painting and drawing – and refined his mastery of traditional
printmaking media, especially etching – Vaccarone found his voice
as a humanist. All sides of the human experience, from tragic to
ecstatic, from lyric to catatonic, would conflate in his work as he
gradually refined his formal vocabulary into his mature style.
Already adept at the expressionist treatment of the figure and an
informel way with materials, Vaccarone came to incorporate a rel-
atively vivacious, or at least genial, form of surrealism into his pic-
torial approach. Helping to expand and refine his formal vocabu-
lary, this facet – which helped him adopt Miró, Masson, Tanguy, and
other fanciful surrealists as artistic forebears – gave Vaccarone fi-
nal mastery over line, allowing him to focus on what was to become
his mature style. This process of maturity culminated professionally
31

una forma surreale particolarmente vitale, per non dire geniale, nel
suo approccio pittorico. Questo elemento, che l’ha aiutato ad ap-
profondire ed a raffinare il suo vocabolario formale e ad adottare
Mirò, Masson, Tanguy ed altri fantasiosi surrealisti come antenati
artistici, ha portato porta l’artista a perfezionare la sua maestria nel-
l’uso della linea, ed a mettere a fuoco quello che sarebbe diven-
tato il suo stile compiuto. Tale processo di maturazione si completa
professionalmente nel 1970 con il trasferimento a Roma nel 1970
iniziando a lavorare come incisore nella stamperia “Il Cigno”.
Mentre lavora come incisore per la maggior parte degli anni
Settanta (nel frattempo faceva la spola tra Roma e Milano),
Vaccarone intrattiene ampie frequentazioni con figure importanti non
solo dell’arte italiana ma anche di quella europea. Durante gli anni
Sessanta, lui, nativo della Spezia aveva partecipato con entusiasmo
a mostre ed a manifestazioni dell’Avanguardia che lo mettono, in
tutta Italia, in stretto contatto con alcuni dei più audaci innovatori
e più influenti teorici del tempo (la sua sperimentazione con l’as-
semblage è stata un diretto risultato di tale contatto). Ma è nel de-
cennio successivo che Vaccarone, la cui visione va rapidamente ma-
turando, inizia ad elaborare la sua poetica geograficamente e
spiritualmente più ampia.
I due cicli più importanti e più duraturi di dipinti realizzati da
Vaccarone durante gli anni Settanta, cioè i “Gabbiani” e i
“Clochards”, esprimono questa ampiezza di significati. Ambedue i
cicli riflettono un approccio semi-astratto che ha radici in un mo-
dernismo sia classico che tardo; l’uno incarna libertà e fiducia in
se stessi, l’altro emarginazione e dipendenza, apparentemente
poli opposti della condizione umana. In questo rapporto però
Vaccarone inserisce la propria vena ironica: il gabbiano che può vo-
lare liberamente sulla terra e sul mare è comunque uno spazzino
che vive più con i rifiuti di altri esseri che non con prede viventi; il
senzatetto, esposto e apparentemente indifeso, invece sopravvive
nelle strade soprattutto grazie alle proprie abilità, e dipende solo sal-
tuariamente dall’assistenza altrui. Il gabbiano può in un certo modo
rappresentare il successo, ma è un successo temporaneo, che in
fin dei conti non è più solido, né certamente più rispettabile, del clo-
chard che rappresenta il fallimento. Non c’è da meravigliarsi che
Vaccarone abbia rappresentato tutte e due le figure simboliche
come icone di un potere quasi equivalente, dinamiche ma sgual-
cite, isolate ma integrali per le loro composizioni, rese contempo-
raneamente in modo ruvido ed elegante, crudo ed eccentrico.
Dagli anni Settanta Vaccarone si affida a tali rappresentazioni
astratte, “emblemi analogici” per dirlo con Enrico Crispolti, nelle quali
32
when he moved to Rome in 1970 and began work as a master
printer in the print studio “Il Cigno.”
Working as a master printer through much of the 1970s, and shut-
tling between Rome and Milan in the process, gave Vaccarone
broad access to leading figures not just in Italian art, but in art
through much of Europe. During the 1960s the La Spezia native
had participated enthusiastically in avant garde exhibitions and
manifestations throughout Italy, placing him in close contact with
some of the period’s most daring innovators and influential theo-
rists. (His experimentation with assemblage was a direct result of
this). But it was in the subsequent decade that Vaccarone, his own
vision rapidly maturing, would begin to participate in a broader ge-
ographical, and spiritual, discourse.
The two most important and enduring series of paintings Vaccarone
realized during the 1970s, the “Gabbiani” and the “Clochards,” re-
flect this breadth of meaning. Both series reliant on a semi-abstract
approach rooted in both classic and late modernism, one embod-
ies freedom and self-reliance while the other embodies destitution
and dependency – seeming polarities in the human condition. But
Vaccarone embeds ironies in this relationship: the seagull, who may
fly unfettered over land and sea alike, is a scavenger, living more
off the discards of other beings than off what it finds live, while the
homeless person, exposed and apparently helpless, survives on the
streets first and foremost through his or her own skills, reliant only
intermittently on the assistance of others. The gabbiano may rep-
resent success of a sort, but it is a temporary success, ultimately
no more substantive – and certainly no more respectable – than
the clochard representing failure. No wonder Vaccarone repre-
sented both symbolic figures as icons of nearly equal power, dy-
namic but crumpled, isolated but integral to their compositions, ren-
dered both coarsely and elegantly, starkly and extravagantly.
Vaccarone has relied since the 1970s on such abstracted repre-
sentations – “analogical emblems,” in Enrico Crispolti’s phrase, in
which stylized shapes embody basic characteristics of otherwise
recognizable (and in these cases effectively symbolic) figures –
through much of his career. Crispolti, writing in 1983, referred to
Vaccarone’s narrative dynamic as an “autonomous theatre of
forms.” By then, the artist had broadened his inferential vocabu-
lary while refining his visual approach, coming to concentrate on
various series of landscapes and seascapes – and, conversely, var-
ious series of figures – all rendered in an increasingly crisp and lu-
cid manner. Here again, Vaccarone allowed his humor to come
forme stilizzate incarnano le caratteristiche fondamentali di figure che
sono riconoscibili (ed in questi casi efficacemente simboliche) an-
che altrove in tutta la sua opera. Nel 1983, Crispolti ha definto la di-
namica narrativa di Vaccarone come “teatro autonomo di forme”.
L’artista aveva ormai ampliato il suo vocabolario inferenziale e nello
stesso tempo raffinato il suo approccio visivo, arrivando a concen-
trarsi su vari cicli di paesaggi e marine, e per converso su vari cicli
di figure, tutti resi in una maniera sempre più incisiva e lucida. Anche
qui Vaccarone lasciava che la sua ironia venisse fuori e persino che
guidasse sottilmente il suo ragionamento formale. I suoi “emblemi
analogici” divenivano sempre più facili da decifrare, specialmente in
quanto il loro simbolismo umanistico cedeva il passo a soggetti più
puramente di osservazione e di edonismo.
Negli anni novanta inoltrati, Vaccarone si è dedicato alla rappresen-
tazione, o se si vuole la “ri-presentazione”, della sua regione nativa,
le Cinqueterre, dove la costa ligure incontra il paesaggio toscano in
una drammatica confusione di rocce e sabbia, montagne e campi,
acqua e cielo. Vaccarone ha cercato di catturare quella confluenza
di ecologie che convergono sulla Spezia ed i posti circostanti, astra-
endola certo emblematicamente, ma anche conferendo a quegli
emblemi una risonanza sensuale. Mentre i gabbiani e i clochards,
malgrado tutte le loro connotazioni formali, avevano bisogno a priori
di essere identificati, le increspature dell’acqua, i dirupi delle pietre,
le spine della vegetazione proiettano le loro identità in modo spoglio,
quasi giocoso, e l’osservatore ne coglie la dimensione pittorica - non
come simboli ma come segnali abbastanza spogli e logici da poter
essere esposti ai lati di una strada. I simboli tuttavia rimangono: le nu-
vole che si librano sopra la distesa del mare ritengono le ali e l’ener-
gia planante dei gabbiani di Vaccarone; e di tanto i tanto una sagoma
tra le rocce suggerisce una figura dormiente, con il suo corpo fran-
tumato ma con il suo spirito assorbito e sostenuto dalla natura.
2011 giugno, con Peter Frank alla Cinque Terre
forth, even subtly to drive his formal reasoning. His “analogical em-
blems” became increasingly easy to decipher, especially as their
humanist symbolism gradually yielded to more purely observational,
even hedonistic subjects.
Well into the ‘90s Vaccarone concentrated on the representation –
or, if you would, the re-representation – of his native region, the
Cinqueterre, where the Ligurian coast meets the Tuscan country-
side in a dramatic tumble of rocks and sand, mountains and fields,
water and sky. Vaccarone sought to capture that confluence of
ecologies converging on La Spezia and environs by abstracting it
emblematically, to be sure, but by investing those emblems with a
sensuous resonance. While the seagulls and street people, for all
their formal inferences, needed a priori to be identified, the water’s
ripples, the stones’ crags, the spikes of vegetation project their iden-
tities starkly, almost comically, and the viewer reads them as pic-
torial – not as symbols, but as signs, signs stark and logical enough
to be posted on the road. Still, the symbols remain: the clouds that
hover over the sea’s expanse retain the wings, and the soaring en-
ergy, of Vaccarone’s seagulls; and, more than occasionally, a shape
among the rocks suggests a sleeping figure, its body somewhat bro-
ken but its spirit absorbed and sustained by nature.
Meanwhile, Vaccarone became more and more interested in work-
ing with the human body itself, returning to his early fascination with
the figure but now subjecting it to the particularities of his mature
abstract style with its cubistic reformations and its gently surreal-
ist playfulness. Furthermore, he was rather less hesitant about al-
lowing the human body to express its appetite; in the same at-
mosphere of sensuous pleasure that radiates unabashedly from his
landscapes, Vaccarone pressed his bodies against one another, em-
bracing rhythmically until the canvases filled with curves and an-
gles. These paintings verged on the entirely non-objective, but
enough human shapes remained, however reduced to ciphers, to
betray thorough surrender to erotic passion. Here Vaccarone did
Matisse’s late cutouts (not to mention Miró’s early surrealist nota-
tions) one better: he was painting thoroughly sexual abstractions,
nearly non-objective compositions suffused with carnal power –
right down to the vivid, earthy tones that often flushed the crush
of bodies and their undulating contours.
These expansive and sensual tropes, embracing nature within us
and around us, maintain in Vaccarone’s oeuvre to this day. Devolved
from the work that gained him respect among his fellow artists, they
have cemented his popularity among the larger viewing public.
33
 Nel tempo diviene sempre più interessato a lavorare con il corpo
umano vero e proprio, tornando alla sua prima passione per la fi-
gura ma assoggettandola ora alle particolarità del suo stile astratto
maturo, con le sue deformazioni cubiste e la sua giocosità dolce-
mente surreale. È inoltre un po’ meno restio a che il corpo umano
esprima i suoi desideri; nella stessa atmosfera del piacere sensuale
che irradia disinvoltamente dai suoi paesaggi, Vaccarone ora preme
i suoi corpi l’uno contro l’altro, in un ritmico abbraccio fino a riem-
pire le tele con curve e angoli. Benché questi dipinti rasentassero
il non-oggettivo assoluto, le sagome umane si imponevano nume-
rose e, sebbene ridotte a segni cifrati, rivelavano una totale cele-
brazione della dimensione erotica. Vaccarone qui si è ispirato alle ul-
time cutouts di Matisse (per non parlare delle prime notazioni surrealiste
di Mirò), ma ci ha conferito un valore aggiunto: dipinge vere e proprie
astrazioni sensuali, composizioni quasi non-oggettive, suffuse di una po-
tenza carnale che traspare anche nelle cromie vivaci e terrene che
spesso colorano il groviglio di corpi e i loro ondulanti contorni.
Queste metafore espansive e sensuali che abbracciano la natura
dentro di noi e intorno a noi perdurano anche oggi nel suo lavoro.
Sviluppatesi dalle opere che gli hanno fatto guadagnare l’ammira-
zione degli altri artisti, hanno consolidato la sua popolarità presso
il grande pubblico. Recentemente tuttavia, senza rinunciare alla
creazione di tali accattivanti “emblemi analogici”, Vaccarone ha in-
trapreso un progetto assai più austero e più intellettuale, seppure
molto più profondo e anche più sensuale. Realizzando il lavoro più
puramente astratto di tutto il suo percorso artistico, Vaccarone si
è rivolto a quello che deve essere il più autonomo teatro delle forme,
la rappresentazione cioè della musica come puro colore e pura
forma. Adottando un vocabolario di forme particolarmente ridotto
(pur sempre definendole con pennellata libera), che si collega di-
rettamente al costruttivismo post-cubista degli anni venti e trenta
(per non parlare della pittura geometrica che lo ha visto interessato
negli anni Cinquanta in Italia), oggi Vaccarone interpreta visivamente
le composizioni classiche e jazzistiche. Si è circondato di musica,
e questa musica esce dai suoi occhi.
Tale impulso rimanda a una delle tendenze più caratteristiche e si-
gnificative del modernismo, e cioè l’aspirazione del Gesamtkunstwerk,
all’“opera d’arte totale” che offusca, anzi quasi cancella, i confini
tra le discipline artistiche (e per estensione della sensazione este-
tica sia dell’artista sia dell’osservatore). Con queste interpretazioni
della musica di Franz Liszt, Peter Ciaikovskij, Sergei Rachmaninov
o Per Antonio Ciacca, tra gli altri giganti della musica classica e in-
terpreti chiave del jazz, Vaccarone abbraccia tutto un altro aspetto
34
But recently, without giving up his production of such endearingly dell’avventura modernista, l’indagine della sinestesia e dell’ek- in the classical repertory, they do not incorporate the extravagant
pleasant “analogical emblems,” Vaccarone has taken up a con- phrasis, aspetto che ha interessato pittori molto diversi tra loro, arabesques and intense coloration we might associate with Liszt
siderably more austere and more intellectual – yet profoundly come Vasily Kandinsky, Frantisek Kupka, Paul Klee, Oskar or Tchaikovsky, but maintain a geometric rectitude, however en-
more spiritual and sensual – project. Creating his most purely ab- Fischinger, Arthur Dove e Mikhailis Ciurlionis. Vaccarone ha svi- livened by rhythmic counterpoint and resonant palette. They reveal
stract work to date, Vaccarone has turned to what must be the most luppato il “suono giallo” di Kandinsky con i propri suoni rossi, verdi an almost defiantly personal side to Vaccarone’s art, one in which
autonomous possible theatre of forms, the representation – as pure e blu, e con le linee e le curve, le sbarre e i semicerchi vivaci che he speaks not to us so much as from himself. In this series,
color and form – of music. Adopting an especially reductive (albeit popolano queste riduttive ma vibranti riconfigurazioni del “suono or- Vaccarone is musing on music, not just portraying it.
still freely brushed) vocabulary of shapes, one that links directly ganizzato” (per utilizzare la definizione di Edgard Varèse della mu- I
back to the post-cubist constructivism of the 1920s and ‘30s (not sica) in immagini organizzate. In this way, Vaccarone has fully embraced a neo-modernist stance,
to mention the geometric painting he saw in Italy as a student in Così, Vaccarone ha abbracciato in pieno una posizione neo-mo- one in which he reaffirms the formal – and, by extension, human
the ‘50s), Vaccarone now optically interprets classical and jazz com- dernista, una posizione dalla quale riafferma gli ideali formali – ideals of the modernist era into which he was born. Those ideals
positions. He has surrounded himself with music, and it is coming – e per estensione umani – dell’era modernista nella quale è nato. have become obscured over the last few decades in the wake of
out of his eyes. Tali ideali si sono oscurati negli ultimi decenni sulla scia dell’inter- post-modernism’s skeptical questioning and often despairing cyn-
rogarsi scettico e del cinismo spesso disperato del post-moderni- icism. But Vaccarone, always motivated by a certain idealism even
This impulse ties Vaccarone in with one of modernism’s most smo. Vaccarone comunque, sempre motivato da un suo idealismo when regarding the world as a site of sensual experience, now per-
characteristic and significant tendencies, the yearning for the anche quando percepisce il mondo come luogo di esperienze sen- sonalizes his ideals by idealizing his personal responses. In find-
Gesamtkunstwerk, the “total work of art” that blurs, if not erases, suali, personalizza oggi i suoi ideali elaborando le sue risposte per- ing himself and his art in music, Francesco Vaccarone has not sim-
the boundaries between artistic disciplines (and, by extension, sonali. Nell’identificare se stesso e la sua arte nella musica, ply advanced his mature style, he has transformed it into a pathway
aesthetic sensation on the part of artist and audience alike). With Francesco Vaccarone non ha semplicemente avanzato il suo stile to his, and our, transcendent selves.
these interpretations of the music of Franz Liszt, Peter Tchaikovsky, maturo, ma l’ha anche trasformato in un percorso verso il suo e il
Sergei Rachmaninoff, or Per Antonio Ciacca – among other giants nostro essere trascendentale. Los Angeles, September 2011
of classical music and vital performers of jazz – Vaccarone em-
braces a whole other aspect of the modernist adventure, the in- Los Angeles, settembre 2011
vestigation into synesthesia and ekphrasis undertaken by painters
as diverse as Vasily Kandinsky, Frantisek Kupka, Paul Klee, Oskar
Fischinger, Arthur Dove and Mikhailis Ciurlionis. Vaccarone has built
upon Kandinsky’s “yellow sound” with his own red and green and
blue sounds – and the animated lines and curves, bars and semi-
circles that populate these reductive but vibrant reconfigurations
of “organized sound” (to use Edgard Varèse’s definition of music)
into organized image.
Are Vaccarone’s musically derived works synesthetic? That is, do
they result from associations Vaccarone’s brain makes uncontrol-
lably between tone, for instance, and color, or shape and sonic at-
tack? Vaccarone does not profess this; he admits more to an
ekphrastic approach, allowing the music to move him consciously
to colors and compositions that seem best to fit the music at hand.
But there is a depth of sensation these paintings and works on pa-
per convey that might persuade us, and the artist himself, other-
wise. These are not pictures that stand in for sounds; they are pic-
tures that grow out of the sounds and into visual space, at least
inferring a more integrated relationship of acoustic and optic ex-
perience. Furthermore, as interpretations of specific pieces, they
are arguable: while interpreting some of the most romantic music
35
36 37
38 39
40 41
 Testimonianza di verità
Questa mostra antologica riepiloga oltre mezzo secolo d’ininterrotta
attività del pittore Francesco Vaccarone (La Spezia, 1940). Decenni
documentati da un’estesa quantità di opere, tra cui ammirevoli di-
pinti su carta degli anni Cinquanta, realizzati durante l’affettuosa e
Testimony to truth costruttiva frequentazione dello studio di Giuseppe Caselli, straor-
dinario pittore dal carattere schivo, capace di affrontare temi diversi
in un esuberante processo creativo, imprimendovi la sua dominante
personalità.
Valerio P. Cremolini
I lavori giovanili di Vaccarone, meritevoli per l’intensità espressiva
della stima dell’anziano maestro spezzino, raccontano attraverso
una ritrattistica molto forte sul piano emotivo anche la pietosa con-
dizione umana di chi vive ai margini dell’esistenza. È una pittura cro-
maticamente incisiva, che penetra nella psicologia di una realtà fe-
rita da profonde tensioni, che richiamano efficacemente l’inesorabile
declino della vita. Vaccarone, non ancora ventenne, manifesta una
naturale predisposizione per la pittura, con la quale misura la pro-
pria sensibilità sociale interpretando con segni risoluti e colori al-
trettanto decisi problematiche situazioni umane. Nel contempo
non trascura di indagare con lo sguardo e con la sua invidiabile
scrittura grafica l’incanto della bellezza, affidata ad una seducente
figurazione, sintesi di pensiero critico e di una lucidità compositiva
che con immediatezza espressiva rivela un rigore operativo non vin-
colato a scelte obbligate.
L’esercizio del disegnare, infatti, non è mai un momento marginale
nel vissuto dell’artista; il disegno, al contrario, lo accompagnerà co-
stantemente, divenendo un supporto indispensabile per comporre
un fitto diario dove riporre la propria esperienza visiva, filtrata non
di rado da un afflato poetico, ed i più intimi sentimenti che da essa
scaturiscono.
Nella specifica realtà spezzina l’esperienza giovanile di Vaccarone
caratterizza una generazione che ricerca la propria identità, non ri-
nunciando a confrontarsi rispettosamente ma senza complessi di
inferiorità con artisti di consolidata reputazione, con i quali si co-
struiscono durature e proficue relazioni.
Gli studiosi individuano negli anni Sessanta un periodo di profonda
trasformazione del tessuto culturale della società italiana, per la dif-
fusa vitalità e per il desiderio di cambiamento che hanno investito
non soltanto l’arte, ma anche la letteratura, la musica, il cinema e
il teatro. In Italia si affaccia in quegli anni il boom economico e sulla
scena internazionale nuovi protagonisti inseguono ambiziose fron-
tiere, offrendo rasserenanti motivi di speranza al mondo intero.
Sono gli anni del boom e del cambiamento. Inoltre, “la guerra euro-
pea stava ormai alle spalle, anche se la nuova frontiera kennediana
42
This anthological exhibition provides an overview of over half a cen-
tury of uninterrupted activity of the painter Francesco Vaccarone (La
Spezia, 1940). These decades are documented by an extensive
body of works, including admirable paintings on paper from the
1950s, made during the affectionate, constructive period he spent
in the studio of Giuseppe Caselli, an extraordinary, reserved, painter
who is capable of tackling varied themes in an exuberant creative
process, impressing on them his dominant personality.
Vaccarone’s early works, which are valuable for their intense ex-
pression of his admiration of his elderly master from La Spezia, also
recount the pitiful human condition of those living on the margins
of existence, using a highly emotional type of portraiture. It is a
chromatically strong type of painting, penetrating the psychology
of an existence scarred by profound tensions which effectively re-
mind us of life’s inexorable decline. Vaccarone, not yet twenty,
shows a natural predisposition for painting; with this he combines
his social sensitivity, interpreting problematic human situations with
resolute lines and equally decisive colours. At the same time he
does not disdain an investigation into the enchantment of beauty,
using his eyes and his enviable graphic writing. He entrusts this in-
vestigation to a seductive figurative style, a synthesis of critical
thought and compositional lucidity which with expressive immedi-
acy reveals an operational rigour unconditioned by any conventions.
The exercise of drawing is never in fact a marginal moment in this
artist’s career. On the contrary, drawing is to accompany him con-
stantly, becoming an indispensable support for the composition of
a dense diary of his visual experience, not infrequently filtered
through a poetic impulse and the most intimate feelings deriving
from this.
In the specific context of La Spezia, Vaccarone’s early experience
is typical of a generation which is seeking its identity; a generation
which is not afraid to compare itself respectfully but without infe-
riority complexes with older reputed artists, setting up lasting,
profitable relations with them. Art experts have identified the
1960s as being a period of deep transformation of the cultural tis-
sue of Italian society, due to the widespread vitality and the desire
for change which affected not only art but also literature, music,
cinema and theatre. In Italy the economic boom was on its way, and
on the international scene new protagonists were pursuing ambi-
tious frontiers, offering the whole world reassuring reasons for
hope.
These were the years of boom and change. Moreover, “the
European war was now behind us, even if the new Kennedy frontier
43
 incespicava nel Vietnam e a Cuba in un sogno di giustizia che sco-
loriva neonato con la morte di Martin Luther King. La provincia ita-
liana girava in Vespa e in Cinquecento, dava vita all’impegno civile
e femminista, cercava di emulare i modelli del mito americano e an-
glosassone, quelli della moda, del rock’n’roll di Presley. Erano gli
anni dei figli dei fiori e della minigonna di Mary Quant, di Andy Warhol
e della Pop Art, della musica nostrana che accanto ad una Cinquetti
o a un più irriverente Celentano metteva in onda le note innovative
e globali dei Beatles, di Hendrix e dei Rolling Stones. Erano anche
gli anni della tecnica e del primo uomo che posava il suo piede sulla
luna”1. Chi poi, come Vaccarone, è impegnato nella ricerca artistica,
può alimentarsi con il succedersi di movimenti che in quel decen-
nio“hanno messo in atto spostamenti all’interno del linguaggio ar-
tistico,”2 componendo una mappa che rappresenta fondamentali li-
nee di tendenza, tuttora richiamate nell’orientare la lettura di opere
per le quali gli stessi autori “rivendicano il carattere della unicità e
del valore irripetibile delle proprie ricerche”3.
Tempo, quindi, di notevole complessità, in cui il proliferare delle ten-
denze è, comunque, ben altra cosa rispetto alla pur combattuta si-
tuazione artistica italiana dell’immediato dopoguerra che, molto
schematicamente, vedeva su versanti opposti realisti e astrattisti,
questi ultimi propugnatori del primato dell’arte, affrancato da con-
dizionamenti ideologici.
Negli anni Sessanta la ricerca artistica contempla sempre più dif-
fusamente, scrive Achille Bonito Oliva, “la caduta della nozione di
poetica, intesa come fedeltà ossessiva a uno stesso materiale o ad
una immagine costante”. S’impongono in tal modo atteggiamenti
che approdano alla caduta di regole, fino ad allora ritenute indero-
gabili, si sperimentano iconografie di successo, che accolgono le
immagini popolari della diffusa cultura consumistica, si teorizza
l’egemonia dei processi mentali su quelli manuali.
Pagine di quel decennio riguardano la contestazione, condivisa da
intellettuali e da artisti, che segna storicamente il 1968. La XXXIV
Biennale di Venezia di quell’anno non è esente da vigorose prote-
ste e accese contestazioni, concretizzate dagli espositori con la co-
pertura delle loro opere, rivolte al muro. Prevale in questo clima
“l’utopia egualitaria, portando il proprio attacco contestatore anche
nei confronti dei premi artistici, determinandone una messa in
mora che è durata per oltre un decennio”4.
Per un giovane pittore, che traguarda il compimento di una perso-
nale linea di ricerca, è inevitabile partecipare al dibattito, piuttosto
accalorato anche alla Spezia, dove sono coinvolti stimati artisti di
precedenti generazioni, le cui testimonianze rappresentano co-
44
was stumbling over Vietnam and Cuba, and a newborn dream of
justice was already fading with the death of Martin Luther King.
Italian young people in the provinces were riding Vespa scooters
and driving Cinquecento cars, throwing themselves into civil and
feminist battles, trying to emulate the models of the American,
Anglo-Saxon myth, its fashions and Presley’s rock’n’roll. They
were the years of flower power and Mary Quant’s miniskirt, of Andy
Warhol and Pop Art, of an Italian music scene which broadcast
Cinquetti or a more irreverent Celentano alongside the innovative,
global notes of the Beatles, Hendrix and the Rolling Stones. They
were the years of technical progress and of the first man to set foot
on the moon” 1. Those who like Vaccarone were involved in artis-
tic experimentation were able to draw inspiration from the suc-
cession of movements which in that decade “brought about shifts
within the language of art” 2. These composed a map of funda-
mental trends which are still referred to in the interpretations of
works for which the authors themselves “claim the uniqueness and
unrepeatable value of their experiments” 3. Times, then, of consid-
erable complexity, in which the proliferation of trends was however
quite different from the albeit embattled Italian art situation of the
immediate post-war years, schematically divided into pro-realistic
and pro-abstract, with the latter advocating the primacy of an art
freed from ideological conditioning
As Achille Bonito Oliva writes, in the ‘sixties artistic research in-
creasingly contemplated “the collapse of the poetic notion in the
sense of obsessive faithfulness to the same material or to a con-
stant image”. Thus approaches were developed which tended to-
wards a demolition of the rules, up to then retained unbreakable.
Iconographies of success were experimented with, capturing the
popular images of the widespread consumerist culture; the hege-
mony of mental processes over manual ones began to be theorised.
Important moments of that decade were dedicated to protest, a
protest shared by intellectuals and artists alike and which culmi-
nated historically in 1968. The XXXIVth Biennale of Venice of that
year also had its share of vigorous, passionate protests, which took
concrete form as the exhibitors covered up their works, turning
them towards the wall. In this climate the “egalitarian utopia”
dominated, “extending its dissenting attack to include art awards
and causing their suspension for over a decade”4.
It was inevitable that a young painter aspiring to the definition of
his own personal style should participate in the debate. This was
fairly heated even in La Spezia, where artists of previous genera-
tions also took part; their contributions were in any case appreci-
munque apprezzati riferimenti formativi. Ho già citato il protagoni-
smo di cui gode alla Spezia Giuseppe Caselli, condiviso con altri
maestri le cui esemplari lezioni sono ben accolte da Vaccarone.
Cresce in lui la confidenza con i dipinti di Agostino Fossati, Gio Batta
Valle, Felice Del Santo, Antonio Discovolo, Luigi Agretti, Eugenio
Brandolisio, Navarrino Navarrini, Ercole S.Aprigliano, Amilcare Bia,
Mario Hunter Podenzana, Maria Questa e con le sculture di Angiolo
Del Santo, Augusto Magli, Enrico Carmassi, Berto Lardera, Rino
Mordacci, manifestando, inoltre, crescente interesse per la lusin-
ghiera stagione del Gruppo dei Sette e dei singoli promotori, cioè
Gino Bellani, Gian Carozzi, Guglielmo Carro, Vincenzo Frunzo, Carlo
Giovannoni, Bruno Guaschino e Giacomo Porzano.
Da molti di loro, in particolare da Caselli e Bellani, l’incitamento è
sincero e paterno e sin dai primi impegni pubblici Vaccarone rac-
coglie incoraggianti commenti. Non è mia intenzione seguire il con-
sistente itinerario espositivo in Italia e all’estero del pittore, ade-
guatamente dettagliato in altra parte del libro, ma amo citare il
favorevole riscontro ottenuto dal giovanissimo artista già nel-
l’esposizione del 1959 dedicata alla Pittura giovanile alla Spezia,
ideata e curata da Attilio Del Santo, titolare della Galleria-Libreria
Adel. Nello spazio di corso Cavour transita la più lodata pittura ita-
liana del Novecento, ma allo stesso tempo Del Santo non ignora
quanto censisce la contemporaneità, pervasa da un’accelerata
produzione di nuove immagini.
Non esita, pertanto, a promuovere ed ospitare ripetutamente dette
rassegne e, appunto nel 1959, diciotto artisti selezionati da Renato
Righetti, Augusto Magli, Maria Questa e Gino Bellani, hanno l’onore
di esporre alla Adel. Con Vaccarone partecipano, tra gli altri, Giorgio
Baffigo, Nando Lazzaris, Gianfranco Martera, Andrea Michi, Romano
Minnai, Franca Molignani e Gabriella Rosa. Ugualmente soddisfa-
cente è l’esito della partecipazione di Vaccarone a diverse mostre,
tra cui quella nel 1966 alla VI Biennale di San Benedetto del
Tronto, dove viene premiato da Remo Brindisi, Raffaele De Grada,
Giorgio Kaisserlian e Domenico Purificato. Già in questa fase la pit-
tura di Vaccarone non è banale. Forma e contenuto si presentano
saldamente alleate nel sostenere temi esistenziali, affrontati anche
con atteggiamento provocante. Le pagine più esasperate e urticanti
degli espressionisti tedeschi della Brücke (Ernst Ludwig Kirchner,
Karl Schmidt-Rottluff, Emil Nolde, Max Pechstein, ecc.) sono un nu-
trimento formativo di quegli anni, “le cui componenti furono all’ini-
zio curiosità e impegno politico, poi sperimentalismo ed evasione,
infine meditazione grafica e pittorica, ricerca di una dimensione, tra-
mite l’opera lucida dell’intelligenza, presente non per uccidere la
fantasia ma per illuminarla di tensioni, accenderla di problematiche,
ated as useful educational reference-points. I have already cited the
eminence accorded in La Spezia to Giuseppe Caselli, and he
shared this with other masters whose exemplary teachings were
willingly absorbed by Vaccarone. He developed familiarity with the
works of the following painters: Agostino Fossati, Gio Batta Valle,
Felice Del Santo, Antonio Discovolo, Luigi Agretti, Eugenio
Brandolisio, Navarrino Navarrini, Ercole S.Aprigliano, Amilcare Bia,
Mario Hunter Podenzana, Maria Questa; and with the sculptures of
Angiolo Del Santo, Augusto Magli, Enrico Carmassi, Berto Lardera,
Rino Mordacci. He showed moreover increasing interest in the gra-
tifying successes of the Gruppo dei Sette (Group of Seven) and its
single promoters: Gino Bellani, Gian Carozzi, Guglielmo Carro,
Vincenzo Frunzo, Carlo Giovannoni, Bruno Guaschino and Giacomo
Porzano. The incitation coming from many of these, particularly
from Caselli and Bellani, was sincere and paternal, and Vaccarone
received encouragement from his very first public commissions. It
is not my intention to peruse the considerably long, rich itinerary
of his exhibitions in Italy and abroad, which is adequately detailed
elsewhere in the book, but I do wish to cite the favourable response
the young artist already obtained the 1959 exhibition dedicated to
young people’s painting in La Spezia, conceived and curated by
Attilio Del Santo, the owner of the Gallery/Bookshop Adel. Some of
the best 20th-century Italian painting passed through that gallery
in corso Cavour, but at the same time Del Santo was fully aware
of what was happening on the contemporary art scene at a time
pervaded with an accelerated production of new images.
Thus he did not hesitate to promote and repeatedly host such col-
lective exhibitions and, precisely in 1959, eighteen artists se-
lected by Renato Righetti, Augusto Magli, Maria Questa and Gino
Bellani had the honour of exhibiting at the Adel. The artists parti-
cipating with Vaccarone included Giorgio Baffigo, Nando Lazzaris,
Gianfranco Martera, Andrea Michi, Romano Minnai, Franca
Molignani and Gabriella Rosa. Vaccarone’s participation in various
other exhibitions was equally satisfying, including the 1966 one at
the VIth Biennale of San Benedetto del Tronto, where Remo Brindisi,
Raffaele De Grada, Giorgio Kaisserlian and Domenico Purificato sin-
gled him out for an award. Already at this stage Vaccarone’s paint-
ing was not banal. The form and content were solidly united in the
expression of existential themes, in which a provocative intent can
also be identified. In those years he drew widely on the most ex-
aggerated, stinging expressions of the German Expressionists of
the Brücke group (Ernst Ludwig Kirchner, Karl Schmidt-Rottluff, Emil
Nolde, Max Pechstein, etc.) “whose components were initially cu-
riosity and political commitment, then experimentalism and
45
 provocarla con le bandiere del sesso o dell’ingiustizia o dell’ipocrisia
o del male inteso leopardianamente come costante del vivere”.5
Gli anni Sessanta registrano la consacrazione della Pop Art, pro-
mossa da celebri artisti americani presenti alla XXXII Biennale di
Venezia del 1964, che provoca un inevitabile contagio ed anche in
Italia “l’epidemia pop si diffuse, come era successo in precedenza
con il neocubismo, il neorealismo, l’informale e succedeva nello
stesso periodo con l’opera-oggetto e l’arte programmata”6. In quel
clima di accesa sperimentazione Vaccarone si muove con propo-
ste degne di attenzione, idonee ad interpretare la complessità e le
ambiguità della contemporaneità. In quella stagione, condivisa
creativamente con il Gruppo “Studio” di Genova, nascono le
Mitofanie, testimonianze estetiche che assecondano una sorta di
giocosità creativa, rivelatrice nel contempo dell’urgenza di liberare
un linguaggio non più convenzionale strutturato su nuovi procedi-
menti compositivi. Quanto mai ironiche, pur nella loro esibita ele-
ganza formale, le Mitofanie sono realizzate con l’apporto di mate-
riali atipici, che motivano una non superficiale curiosità, soddisfatta
da continui dibattiti sugli aspetti interpretativi dell’opera d’arte e sui
contenuti sociali in essa riposti. L’interpretazione è certamente un
indispensabile esercizio di lettura e di accesso alla personalità
dell’artista e quelle immagini, ovviamente non le sole, si estendono
ben oltre la loro specifica dimensione per invadere sia la sfera in-
tima di chi le avvicinava sia il più vasto spazio della vita.
Le analisi teoriche sull’interpretazione dell’opera d’arte sono in que-
gli anni, come oggi, molteplici e argute. L’opera si propone per
Umberto Eco come “opera aperta come proposta di un campo di
possibilità interpretative, come configurazione di stimoli dotati di una
sostanziale indeterminatezza, così che il fruitore sia indotto a una
serie di letture sempre variabili”7.
Pertanto, continua l’autorevolissimo semiologo, “il lettore si eccita
quindi di fronte a una libertà dell’opera, a una sua proliferatività in-
finita, di fronte alla ricchezza delle sue interne aggiunzioni, delle pro-
iezioni inconsce che vi convoglia, dell’invito che la tela gli fa a non
lasciarsi determinare dai nessi causali e dalle tentazioni dell’univoco,
impegnandosi in una transazione ricca di scoperte sempre più im-
prevedibili”8.
Vaccarone dà molta importanza a questo basilare aspetto, molto di-
battuto nell’ambito del Gruppo 63, che anche grazie alla divulga-
zione di Delta, rivista edita nella nostra città dal 1965 al 1968, sce-
glie La Spezia nel giugno 1966 come sede del suo quarto convegno,
per la cui organizzazione Vaccarone si adopera, affiancando Aldo
Rescio, intellettuale di spicco e fondatore della rivista spezzina
46
escapism; finally, graphic and pictorial meditation, the search
through the lucid work of the intelligence for a dimension which is
present not in order to kill off the imagination but to illuminate it
with tensions, to light it up with problems, to provoke it with the
banners of sex or injustice or hypocrisy, or of evil understood in the
Leopardian sense as a constant of existence”.5
The ‘seventies brought the consecration of Pop Art, promoted by
celebrated American artists present at the 1964 XXXIInd Biennale
of Venice. This provoked an inevitable contagion and in Italy too “the
pop epidemic spread as had happened before with Neocubism,
Neorealism, Informal art, and was happening in the same period
with the work-as-object and programmed art”6. In that climate of
fervid experimentation, Vaccarone worked on some noteworthy
projects which well interpreted the complexity and ambiguity of the
contemporary ethos. In that period, which he shared creatively with
the “Studio” group of Genoa, he produced the Mitofanie
(Mythophanies), aesthetic works expressing a kind of creative
playfulness, a playfulness which at the same time however revealed
the urgency of creating an unconventional language structured on
new compositional procedures. The Mythophanies are openly
ironic, despite their declared formal elegance, and are made us-
ing atypical materials which motivate a far from superficial curiosity.
This is satisfied by continual debates on the interpretative aspects
of the work of art and on its social content. Interpretation is cer-
tainly an indispensable exercise for reading and approaching the
artist’s personality, and those images, though they are obviously not
the only ones, extend far beyond their specific dimension to invade
both the intimate sphere of those who approach them and the
vaster space of life. The theoretical analyses of the interpretation
of the work of art were in those years, as they still are, multiple and
keen-witted. For Umberto Eco the work of art is “an open work like
the proposal of a range of interpretative possibilities, like a configu-
ration of stimuli endowed with a substantial indeterminacy, so that
the consumer is induced to a series of ever-variable readings”7.
“Thus”, the authoritative semiologist continues, “the reader is excited
by the freedom of the work, by its infinite proliferativeness, by the
wealth of its internal adjunctions, of the unconscious projections
which are gathered there, by the invitation from the canvas not to let
oneself be determined by causal connections and temptations of un-
ambiguousness, but to accept a transaction which is rich in more and
more unpredictable discoveries”8.
Vaccarone attributes great importance to this basic aspect, which
was much debated in the context of the Gruppo 63, Thanks also
scomparso nel 2005. Proprio Rescio, che nei suoi impegnativi
saggi non lesina critiche all’avanguardia contemporanea, afferma
che l’arte non esclude aprioristicamente nessuno, smentendo per-
tanto l’esistenza di un’arte popolare e dichiarando perentoria-
mente che “l’arte, o è una vuota protuberanza, oppure è molto più
complessa di quanto non appaia. L’arte non è mai qualcosa di così
e così: insomma di bello e pronto all’uso”9.
Vaccarone è convinto di tale assunto nel momento in cui crea le sue
Mitofanie, quando compone elaborati assemblage dall’eco rau-
schemberghiano e, ancora, nel tentativo di smitizzare in un’arguta
prova di Poesia visiva, curiosa combinazione di scrittura e imma-
gini, dal titolo Fatelo da soli, il lavoro esclusivo dell’artista, che nel
suo caso ha già i caratteri di una scelta di vita. Non è poca cosa an-
notare che Fatelo da soli viene accolto a Genova in una rassegna
valorizzata dalla partecipazione, tra gli altri, di Achille Bonito Oliva,
Nanni Balestrini, Jiri Kolar Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti.
In anni successivi le opere di Vaccarone non eludono l’interesse
verso il sociale e la sua pittura si espande su tematiche, alcune dalla
forte incidenza nel nostro presente, che acquisiscono una centra-
lità pittorica sviluppata attraverso sintesi molto comunicative.
L’artista non nasconde il desiderio di contribuire con i suoi lavori a
invocare la costruzione di un futuro meno problematico e nelle sue
forme imbevute di non effimera bellezza si assaporano i piaceri della
vita. Il vasto ciclo espositivo ad oggi collezionato senza alcuna ac-
celerazione e scandito da impronte inconfondibili dà visibilità alla
personalità del pittore, che affiora ripetutamente nell’individua-
zione di temi, che denotano un approccio meditativo, lontano dal-
l’improvvisazione e dall’estrosità.
Già negli anni Settanta Vaccarone approda ad un linguaggio rico-
noscibile, perseguito senza affanno e conquistato aprendo ininter-
rottamente il cuore alle emozioni, rinunciando a farsi sopraffare ma-
linconicamente da tendenze ben definite e modulando a suo
piacimento la relazione fra realtà e immaginazione. A tal proposito,
è quanto mai condivisibile il pensiero conclusivo del magnifico sag-
gio di Dino Carlesi, a corredo della prima monografia dell’artista, la
cui pittura, scrive il poeta e critico d’arte, “attraverso scrupoli for-
mali e preziosità di ricerca, ruota intorno a cardini che hanno una
dimensione di suprema moralità e di agghiacciante eternità”10.
È una pittura dal lindore formale, intessuta di accenti autobiogra-
fici che si misura stabilmente su argomenti forti che lasciano, ap-
punto, presagire la solida spinta riflessiva che regge lo svolgimento
to the wide distribution of Delta, a magazine published in La Spezia
from 1965 to 1968, this group chose La Spezia as the site of its
fourth conference in June 1966. Vaccarone worked on the organ-
ization of this conference with Aldo Rescio, an eminent intellectual
and the founder of that magazine which stopped publication in
2005. It was in fact Rescio, unsparing in his criticism of the con-
temporary avant-garde in his thought-provoking essays, who
claimed that art does not exclude anyone a priori, thus denying the
existence of a popular art and peremptorily declaring that “art is ei-
ther an empty protuberance, or it is more complex than it appears.
Art is never something so-so, some ready-to-use object”9.
Vaccarone was convinced of this principle when he created his
Mythophanies, when he composed elaborate Rauschenberg-like
assemblages, and again when he made an attempt at debunking
in a sharp work of visual poetry, a curious combination of writing
and images, entitled Do it yourselves; this was the work of
Vaccarone alone, and in his case it already bears the marks of a
lifestyle choice. It is no small matter that Do it yourselves was ac-
cepted in Genoa for an exhibition graced by the presence of,
among others, Achille Bonito Oliva, Nanni Balestrini, Jiri Kolar
Eugenio Miccini and Lamberto Pignotti.
In later years Vaccarone’s works have been concerned with social is-
sues, and his painting has expanded into themes (some of which are
strongly rooted in our present) which have become the centre of the
painting and are developed through highly communicative synthe-
ses. The artist does not hide his desire to invoke in his works the con-
struction of a less problematic future, and in his forms imbued with
a non-ephemeral beauty the pleasures of life can be sensed.
Vaccarone’s personality is revealed in the vast series of exhibitions
which he has taken part in up to today, without any inappropriate
haste and always leaving his unmistakable imprint. It repeatedly
emerges in his choice of themes, which denote a meditative approach
which has little to do with improvisation or forced originality.
By the ‘seventies, Vaccarone had already developed a recognisable
language, which he had calmly pursued and achieved by uninter-
ruptedly opening his heart to emotions. He did not allow himself to
be melancholically dominated by established trends, and he freely
adapted the relationship between reality and imagination to suit his
individual needs. In this sense, I more than agree with Dino Carlesi’s
final comment in his magnificent essay accompanying the first
monograph on Vaccarone. His painting, the poet and art critic
writes, “revolves around principles which have a dimension of
47
 formativo e il processo di umanizzazione dell’opera d’arte.
Già Egon Schiele era stato molto esplicito quando nella lettera al col-
lezionista Franz Hauer scriveva nel 1912: “Ora osservo soprattutto
i movimenti corporei dei monti, delle acque, degli alberi, dei fiori.
Tutto mi richiama alla memoria i movimenti analoghi del corpo
umano, i moti analoghi di gioia e di sofferenza delle piante. La sola
pittura non mi basta; so che con i colori è possibile creare qualità
intrinseche”11. Così Vaccarone se da un lato esclude di rincorrere
assillanti sperimentalismi dall’altro ambisce a elevare lo spazio della
tela a luogo privilegiato di sensazioni, anche autobiografiche, rac-
colte con analogo pathos fra linee certe e colori sapientemente in-
tonati, deputati a dotare di fisicità quanto rappresentato. Il quadro
diventa lo speciale raccoglitore dello stupore dell’artista, che ama
a sua volta propagarlo affinché esso susciti nuova meraviglia e un
prezioso dialogo da intrattenere con il silenzioso mormorio appar-
tenente alla varie immagini.
Ma come nascono le immagini? Con brillante prosa è lo stesso
Vaccarone a dichiarare che bisogna “imparare ad ascoltarsi, a
fare in modo che le immagini, che nascono misteriosamente come
dal nulla, talvolta quasi già pronte, a volte come accenni, come sug-
gerimenti che matureranno con il tempo, con il loro tempo, matu-
rino dentro di noi nel loro progressivo farsi”12. Le immagini di
Vaccarone, icone della sua pittura, trovano molto spesso la loro ge-
nesi, come ho accennato in apertura, nell’esercizio del disegno, vero
e proprio dono che l’artista ha esaltato egregiamente quale cardine
della sua ricerca e come eminente espressione artistica dalle lon-
tane radici. Sono numerosi i cicli di opere grafiche da osservare at-
tentamente nella storia del pittore e della sua nutrita produzione.
Richiamo, a mò di esempio, le incisioni a colori della cartella In ar-
ticulo amoris del 1972, dove con non gratuita ironia si confrontano
vari dualismi esistenziali, l’avvincente e fortunata cartella di ac-
queforti-acquetinte Eclisse del 1977, i venticinque disegni del
Progetto Psiche del 2004, le deliziose litografie ispirate alla raccolta
Ossi di seppia di Eugenio Montale. Aggiungo, ancora, che merite-
rebbe accurata analisi la felice inventiva grafica dell’artista, ap-
prezzata in più occasioni in rassegne promosse dal Centro
Internazionale della Grafica di Venezia, diretto da Enzo Di Martino,
proponendosi come un rigoroso spaccato poliedrico di grande in-
teresse.
In Vaccarone il disegno è davvero un dono naturale. Disegnando egli
esalta non soltanto la propria manualità, nel superare le difficoltà
tecniche, ma anche la sapienza della mente e del cuore ed è fe-
lice nel seguire lo sviluppo del suo progetto grafico che corre
48
supreme morality and spine-chilling eternity”10.
It is a formally clean type of painting interwoven with autobio-
graphical hints, stably addressing strong themes which are in fact
predictive of the solid reflective impulse on which the formal pro-
cedure and the process of humanisation of the work of art were to
be based. Egon Schiele had been very explicit when he had writ-
ten in 1912 in his letter to the collector Franz Hauer: “Now I ob-
serve above all the bodily movements of the mountains, the wa-
ters, the trees, the flowers. Everything reminds me of the similar
movements of the human body, the similar movements of joy and
suffering of plants. Painting alone is not enough for me; I know that
with colours it is possible to create intrinsic qualities”11. Thus on the
one hand Vaccarone declines any pursuit of obsessive experi-
mentalisms; on the other he aspires to elevate the space of the can-
vas to a special place of sensations, including autobiographical
ones. These are grouped with similar pathos into strong lines and
aptly shaded colours which convey physicality on the subject rep-
resented. The picture becomes the special container of the stupor
of the artist, who in turn delights in propagating it so that it pro-
duces new wonderment and a precious dialogue with the silent
murmur of the various images.
But how do images come to life? In brilliant prose, Vaccarone him-
self declares that we must “learn to listen to ourselves, to act so
that images (which come to life mysteriously as if out of nothing,
sometimes almost readymade, sometimes only as hints, as sug-
gestions which will mature with time, in their own time) mature in-
side us in their progressive self-creation”12. As I mentioned at the
beginning, Vaccarone’s images, the icons of his painting, are of-
ten generated in the exercise of drawing, a real gift which he has
egregiously fostered as the focal point of his art and as an eminent
artistic expression with roots in the far-off past. There are numer-
ous cycles of graphic work to be carefully observed in Vaccarone’s
history and prolific production. For example I recall the colour
etchings from the 1972 portfolio In articulo amoris, where various
existential dualisms are set against each other with non-gratuitous
irony; the engrossing, effective 1977 portfolio of etchings and
aquatints, Eclipses; the 25 drawings of the 2004 Psyche Project;
the delightful woodcuts inspired by Eugenio Montale’s cycle of po-
ems, Ossi di seppia (Cuttlefish bones). I would add once more that
the artist’s admirable graphic inventiveness deserves careful analy-
sis. It has been appreciated on various occasions in exhibitions pro-
moted by the International Graphic Art Centre of Venice directed by
Enzo Di Martino, where it has been acclaimed as an extremely in-
teresting, rigorous and many-sided achievement of graphic art.
senza intoppi, crescendo con sicurezza e serenità. Si avverte il senso
di tangibile gioia che lo accompagna nel guidare la matita, che fissa
dubbi ed emozioni e si fa testimone della non fragile bellezza che
l’uomo è chiamato a difendere e promuovere instancabilmente.
Essenzialità, eleganza, spinta intuitiva, citazioni colte, intuizioni
compositive sono, infatti, le componenti di un messaggio artistico
di notevole acutezza e di indiscutibile pregnanza, che lega l’uno al-
l’altro i disegni dedicati a celebri figure (Thomas Eliot, Erasmo da
Rotterdam, Sigmund Freud, William Shakespeare, Soren Kirkegaard,
Charles Baudelaire, Paul Verlaine, ecc.). Con tratto deciso Vaccarone
vive e assapora il contenuto dei suoi disegni, incredibilmente com-
piuti, consegnando al nostro intelletto la grandezza di illustri pro-
tagonisti della cultura di ogni tempo, al centro di una riflessione in-
trospettiva e interpretati con segni leggeri, compostezza grafica,
sottigliezze liriche e misteriose armonie Ha ragione Rossana
Bossaglia a definire il disegno “quella che, fra le attività artistiche,
più ci mette in contatto con la mano dell’autore; e non soltanto nel
senso che ne rivela in modo semplice e diretto la perizia profes-
sionale, ma perché traduce il rapporto profondo e immediato tra im-
pulso creativo ed esecuzione”13.
Nella storia dell’arte non mancano contributi alla lettura psicoana-
litica delle immagini ed anche l’estesa letteratura critica dedicata
all’esperienza artistica di Vaccarone offre interessanti spunti in
merito. La sua pittura rielabora la realtà e si affianca certamente al-
l’esplorazione dell’animo umano,
ma non sempre come espressione di quell’inconscio, che tanta
parte ha nella progettualità surrealista e nella concretezza opera-
tiva degli artisti aderenti a quella avanguardia. Nel Manifesto di
André Breton si teorizza, infatti, che “l’inconscio non è soltanto una
dimensione psichica che l’arte esplora più facilmente a causa
della sua familiarità con l’immagine, ma è la dimensione dell’esi-
stenza estetica quindi la dimensione stessa dell’arte”14, concezione
che è piuttosto improbo imparentare “tout court” con l’esistenza non
oscura con cui il pittore spezzino instaura confronti, ponendola al
centro della rappresentazione.
L’attività inconscia non è del tutto preclusa dalla vastità del suo spa-
zio immaginativo, governato più che da impulsi che contraddicono
un preciso assunto stilistico da scrupolosi ragionamenti analitici che
sostengono un procedimento sostanzialmente figurativo, chiara-
mente percepibile nei contenuti raccolti tra squisite e non consuete
essenzialità formali. Inoltre non è possibile ignorare in tale rifles-
sione, l’insanabile opposizione fra l’avida sete di conoscenza del-
l’uomo e il limite entro cui egli è antropologicamente costretto dalla
With Vaccarone, drawing is indeed a natural gift. In drawing he ex-
alts not only his own manual skill in overcoming technical difficul-
ties, but also mental and emotional knowledge; and he is happy to
follow the spontaneous development of his graphic project, which
proceeds unhindered, growing surely and serenely. We perceive the
sense of tangible joy which accompanies him as he guides the pen-
cil, which fixes doubts and emotions and testifies to the unfragile
beauty which man is called on to defend and promote untiringly.
Essentiality, elegance, intuitive impulse, cultured quotations, com-
positional intuitions are in fact the components of an artistic mes-
sage of notable acumen and undeniable pregnancy which links to-
gether the drawings of famous figures (Thomas Eliot, Erasmus of
Rotterdam, Sigmund Freud, William Shakespeare, Soren
Kirkegaard, Charles Baudelaire, Paul Verlaine, etc.). With his deci-
sive line, Vaccarone experiences and enjoys the content of his in-
credibly highly-finished drawings, offering up to our intellectual con-
sideration the greatness of illustrious protagonists from the cultural
world of various eras. These are placed at the centre of an intro-
spective reflection which is interpreted with light strokes, graphic
composure, lyrical subtlety and mysterious harmonies. Rossana
Bossaglia is right when she defines drawing as “the artistic activ-
ity which most places us in contact with the author’s hand; and not
only in the sense that it reveals his professional skill in a simple,
direct way, but also because it translates the deep and immediate
relationship between creative impulse and execution”13.
Art history contains frequent considerations on the psychoanalyt-
ical interpretation of images, and the extensive critical literature
dedicated to Vaccarone’s art also offers some interesting examples
of this. His painting re-interprets reality and certainly offers a kind
of exploration of the human soul, but not always as an expression
of that unconscious which is such an important part of the surre-
alist project and of the concrete operations of the artists belong-
ing to that avant-garde movement. In André Breton’s Manifesto in
fact, he theorises that “the unconscious is not only a psychic di-
mension which art explores more easily due to its familiarity with
the image, but it is the dimension of aesthetic existence, hence the
very dimension of art itself”14, a concept which it would be rather
unjust to apply unreservedly to that unobscure existence which
Vaccarone expresses and places at the centre of the representa-
tion. The activity of the unconscious is not wholly excluded from his
vast imaginative space, which is governed not so much by impulses
which contradict a precise stylistic project, as by scrupulous an-
alytical reasoning. This provides the basis for a substantially
49
 sua finitezza, per cui “ogni traguardo enunciabile della conoscenza
e dell’azione viene continuamente relativizzato come provvisorio e
come una tappa”15.
In tale contesto il processo artistico è finalizzato a creare un’unità
che fa dell’arte “uno dei valori più personali, universali e completi
del vivere”16. Nell’arte è quindi possibile cogliere indispensabili
connotazioni estetiche, ma anche filosofiche, sociologiche, scien-
tifiche e psicoanalitiche. Vi sono affinità tra la psicoanalisi e la pit-
tura di Vaccarone, così aperta a scrutare non superficialmente lo
sconfinato orizzonte umano? Sì, afferma Teresa Lorito, psicoanali-
sta freudiana, soprattutto quando “l’artista mette nel suo lavoro
emozioni, pensieri, sentimenti che una volta espressi producono un
cambiamento in lui e, spesso, una possibilità di pensiero nei frui-
tori dell’opera sua”17.
La ricerca del pittore si configura come un succedersi di estesi pa-
ragrafi, rivolti a temi specifici, adeguatamente scandagliati prima
di essere sviluppati. Vaccarone li affronta sulla tela, piccola o
grande poco importa, con immenso rispetto; in quello spazio ma-
terializza forme e colori (bianchi, neri, grigi, ma anche gialli, rossi,
viola, ecc.) liberando almeno due connotati qualitativi: l’uno riferito
all’unità stilistica, alla capacità manuale, alla ricchezza di mezzi
espressivi, alla coerenza professionale che non ammette superfi-
cialità, né supino abbandono alle mode; l’altro, al progetto etico, per-
ché occuparsi d’arte significa interessarsi all’uomo, all’ambiente,
alle relazioni con gli altri.
Ecco che pensieri ed emozioni si inseguono incessantemente e il
fare dell’artista e lo sguardo attento dei fruitori convergono in
un’imprevista e proficua alleanza che libera fiumi di domande le cui
risposte generano ulteriori domande.
Tantissime sono quelle che riecheggiano continuamente ammirando
l’umanissimo ciclo dei Clochards, creature senza voce, incapaci di
reagire e pertanto rassegnate alla più umiliante emarginazione.
“Scandalo della povertà” potrebbe essere il sottotitolo della se-
quenza di dipinti che denunciano lo stato di degrado fisico e mo-
rale delle frange più deboli della società, delle quali troppo spesso
ci accontentiamo semplicisticamente di commentare le miserie. C’è
tensione etica in abbondanza in questi lavori degli anni Settanta, che
attestano l’inconfondibile pittura di Vaccarone e che numerosi stu-
diosi della sua opera hanno preso in debita considerazione quali
emblemi di una realtà distratta ed egoista, che sollecita atteggia-
menti concretamente solidali.
L’impianto scenico disposto prospetticamente, che accoglie corpi
50
figurative procedure which is clearly perceptible in the content, en-
closed in exquisite and unusual essential forms. Moreover in this
reflection we cannot ignore the irremediable opposition between
Man’s avid thirst for knowledge and the limits within which he is
anthropologically constrained, so that “any expressible achievement
of knowledge and action is continually relativised as transitory and
as a mere stage of an endless process”15.
In this context, the artistic process aims at creating a unity which
makes art “one of the most personal, universal and complete val-
ues of existence”16. In art it is thus possible to perceive indispen-
sable aesthetic, scientific and psychoanalytical connotations. So,
are there affinities between psychoanalysis and Vaccarone’s paint-
ing, which is so open to exploring the boundless human horizon in
a far from superficial way? Yes, says Teresa Lorito, the Freudian
psychoanalyst, above all when “the artist puts into his work emo-
tions, thoughts and feelings which, once expressed, produce both
a change in him and also often a contemplative opportunity for the
viewers of his work”17.
The painter’s artistic investigation can be seen as a succession of
extensive paragraphs on specific themes which are adequately
probed before being developed. Vaccarone tackles them with im-
mense respect on his small or large canvases alike. In that space
he materializes forms and colours (whites, blacks, greys, but also
yellows, reds, purples, etc.), expressing at least two qualitative
characteristics: one related to the stylistic unity, the manual skill, the
wealth of expressive means, the professional coherence which ad-
mits of no superficiality or supine surrender to fashion; the other re-
lated to the ethical project, because working with art means being
concerned about human beings, the environment, interpersonal re-
lations. Thus thoughts and emotions chase one another incessantly,
and the artist’s action and the viewers’ careful scrutiny converge in
an unexpected, profitable alliance which releases floods of questions,
the answers to which generate further questions.
There are indeed many questions continually echoing forth as we
admire the very human cycle of the Tramps, silent creatures who
are unable to react and are hence resigned to the most humiliat-
ing alienation. “Scandal of poverty” might be the subtitle of this se-
quence of paintings denouncing the state of physical and moral
degradation of the weakest fringes of society, whose miseries we
are often content simply to comment on. There is an abundance
of ethical tension in these works from the ‘sixties which show
Vaccarone’s unmistakable style and which numerous experts of his
logori è di notevole impatto visivo e la vicenda drammatica assunta
dal pittore s’impone con commovente incisività. Le massicce pa-
reti geometriche, parti di un limpido progetto architettonico, allusive
d’invalicabili muraglie, uniformemente coperte da severe tonalità di
colore dominano lo sfondo dei dipinti che mostrano in primo piano
uno o più clochards, strutturati alla guisa di sculture avvolte tra una
selezionata miscela cromatica.
Sono immagini dalla speciale corporeità, non prive di plasticità, in-
serite in un’opprimente spazialità che comunica l’esistenza di un
pietoso disfacimento esistenziale, di cui siamo in parte colpevoli.
Così Vaccarone ci induce “ a ripercorrere a ritroso l’itinerario di
amore e di dolore del nostro vivere, per scoprire i momenti della
crisi, dell’inversione dei valori”18.
La pittura assurge a ragionevole testimonianza civile in quanto pit-
tura e poesia non hanno cittadinanza nell’ambito dell’effimero.
Entrambe, al contrario, continuano a comunicare, attraverso il ri-
chiamo alla solitudine, alla fragilità umana, al rimpianto, al non
amore e alla speranza, messaggi sull’uomo e sulle cose tramite la
magia di parole, segni e colori. Da tempo conservo su un taccuino
la seguente affermazione:”Mi interessa la poesia che parla di
grandi questioni, questioni di vita e di morte, sì, e la questione di
come stare al mondo”. È un pensiero del poeta e scrittore ameri-
cano Raymond Carver, la cui ricerca poetica esplora i disagi della
quotidianità. La sensibilità del pittore deve essere analoga a quella
del poeta, per cui non deve fuggire le responsabilità di quelle che
Carver definisce “grandi questioni”. I poeti “devono cercare di fare
luce”19, così anche i pittori devono rendersi testimoni credibili del
loro essere.
Sull’importante tema della povertà amo riportare la riflessione di
Beppe Ricciardi, persona che ha offerto alla Spezia un tangibile ser-
vizio alla politica e alla cultura, che pongo come un’esortazione da
accogliere dinanzi alle sconsolate “figure senza pace e senza pa-
tria”20 di Vaccarone. “La beatitudine della povertà – asserisce l’in-
tellettuale spezzino - è uno spirito di apertura, di disponibilità, che
non varia con il variare delle condizioni economiche, ma con quella
vera partecipazione alle sofferenze altrui, ai bisogni altrui, che ha,
come unico possibile fondamento, l’amore”21.
Persiste la consapevolezza della sofferenza anche nel ciclo dei
Calvari e delle Crocifissioni, risolte pittoricamente privilegiando
l’essenzialità compositiva dalle evidenti connotazioni astratte.
Talvolta è soltanto il titolo a distinguere questi dipinti, molto affini
sul piano formale e, ovviamente, del contenuto che fanno memoria
work have considered as emblems of a distracted and egoistic re-
ality, an appeal for attitudes of concrete support. The perspectively
arranged setting which contains the worn-out bodies has a notable
visual impact, and the dramatic nature of the scene staged by the
painter is imposed with moving strength. The massy geometric walls,
parts of a limpid architectural project which allude to insurmount-
able barriers, are uniformly covered with severe shades of colour,
and dominate the background of the paintings. We see one or more
tramps in the foreground who are structured like sculptures wrapped
in a coating of selected mixed colours. They are images with a spe-
cial corporeality and certain plasticity; they are inserted into an op-
pressive spatiality which communicates the existence of a pitiful ex-
istential disintegration of which we ourselves are partly guilty. Thus
Vaccarone induces us “to retrace the itinerary of love and pain in
our lives, in order to discover the moments of crisis and of the in-
version of values”18. Painting becomes a reasoned way of witness-
ing the state of civilisation as a whole, since painting and poetry be-
long to no country in the ephemeral context. On the contrary, both
continue to communicate by reminding us of solitude, human
fragility, regret, non-love and hope, messages about mankind and
things which use the magic of words, signs and colours. For some
time now I have kept the following words written in my notebook:
“I’m interested in poetry which speaks of the big issues, life-and-
death issues, certainly, and the issue of how to exist in this world”.
It is a reflection by the American poet and writer Raymond Carver,
whose poetry explores the difficulties of day-to-day life. The painter’s
sensitivity must resemble that of the poet, so he must not flee the
responsibilities of what Carver calls “the big issues”. Poets “must
try to shed light”19, thus painters too must become credible wit-
nesses of their own existence.
On the important theme of poverty I would like to report the
thoughts of Beppe Ricciardi, a person who has made a tangible po-
litical and cultural contribution to La Spezia. I propose his words as
an exhortation to be borne in mind when looking at Vaccarone’s dis-
consolate “restless, nationless figures”.20 “The beatitude of poverty”,
asserts Ricciardi, “is a spirit of openness, readiness, which does not
vary with variations in economic conditions, but does vary with that
true participation in the other people’s suffering, other people’s
needs, whose only possible basis is love”21.
Awareness of suffering persists also in the cycle of the Calvaries and
Crucifixions, solved from the technical point of view by favouring an
essential composition and evident abstract elements.
Sometimes it is only the title which distinguishes these paintings,
which are very similar on the formal level and obviously also as regards
51
 dell’atroce cammino di Gesù Cristo sull’impervio Golgota. La Croce,
pur non espressa nel suo reale profilo, è quanto mai visibile tra la
sofferta trepidazione che irrompe dalla superficie delle tele, coin-
volgendo fisicamente gli astanti. È pertinente assegnare all’arte sa-
cra queste struggenti opere che esplicitano approfondimento sul mi-
stero della morte, riflessione critica, interrogativi interiori,
affermazione di valori, una non vaga spiritualità e la convinzione che
“il Crocifisso non ha mai cessato di parlare all’uomo mediante
l’arte”22. Autentici capolavori appartengono all’arte contemporanea
e lo scrittore Giovanni Testori, autore di pagine avvincenti, sugge-
riva a tal proposito di avvicinare l’imperdibile sensibilità creativa di
Francis Bacon, Max Beckmann, Henri Matisse e Karl Hodicke 23.
Attiene alla sterminata sfera del sacro la grande scultura di oltre
venti tonnellate, costituita da due bassorilievi in marmo bianco di
Carrara, realizzata nel 2006 da Vaccarone per la cittadina parmense
di Noceto. L’umano nel divino, il divino nell’umano è il tema svi-
luppato “tra il nitore di una spazialità occupata dalla sequenza di
forme, modulate con inequivocabile razionalità e disposte libera-
mente in un elegante gioco di intarsi. In quelle forme spoglie, che
nella loro rigorosa essenzialità conquistano la bellezza, si declina
la metafora dell’umanità raccolta intorno all’amata, dolcissima,
meditativa figura di papa Wojtyla, uomo tra gli uomini, testimone
della grandezza di Dio, centro del cosmo e della storia.
Vaccarone ha ripercorso con manifesta sensibilità l’intero vissuto
di Karol Wojtyla ed ha ritenuto di interpretarne la figura fisicamente
prestante e ricca di quel giovanile entusiasmo, che tale è rimasto
in tutta la sua lunga ed operosa missione terrena. La debolezza del
corpo ed i segni del dolore che hanno accompagnato gli ultimi anni
di vita del Papa hanno commosso credenti e non credenti e non
hanno lambito la saggezza della sua parola che, pur incerta, ha toc-
cato i cuori e le menti di donne e uomini di culture diverse.
L’imponente opera, che Vaccarone dichiara essergli stata “ispirata
dalla costanza e dalla dedizione rivolta ininterrottamente da Giovanni
Paolo II al primato dell’essere”, trasmette la ricchezza del superla-
tivo magistero di Giovanni Paolo II e la complessità del suo pensiero
intriso di cultura letteraria, filosofica e teologica, costantemente ri-
velata lungo gli anni di uno straordinario pontificato. Il composto al-
ternarsi di pieni e di vuoti, il soffuso armonizzarsi di luci ed ombre,
generano un tangibile clima di raccoglimento diffuso dai bassori-
lievi, plasmati in una segreta miscela di silenzio e di amore che
tocca alti apici di spiritualità, suscitando il desiderio di non rinun-
ciare al cammino che esclude la separazione fra ragione e fede,
52
content, both recalling Jesus’ agonising walk up the harsh hill of
Golgotha. The Cross, whose actual profile is not expressed, is
nonetheless fully visible in the suffering disquietude which emanates
from the surface of the canvas, physically involving onlookers.
These heartrending works can be pertinently assigned to the realm
of religious art, delving as they do into the mystery of death, criti-
cal reflection, inner doubts, the affirmation of values, a far from
vague spirituality and the conviction that “the Crucifix has never
ceased to speak to mankind through art”22. There are authentic mas-
terpieces of religious art in contemporary art and the thought-pro-
voking writer Giovanni Testori has suggested that we should med-
itate in this sense on the precious creative sensitivity of Francis
Bacon, Max Beckmann, Henri Matisse and Karl Hodicke23.
The large sculpture weighing over 20 tons and consisting of two
low-reliefs in white Carrara marble, made by Vaccarone in 2006
for the town of Noceto near Parma, also belongs to the immense
sphere of religious art. The human in the divine, the divine in the
human is the theme developed, “using a clean spatiality occupied
by a sequence of modular forms, which express unequivocal ra-
tionality while being freely arranged in an elegant inlay type of in-
terplay. In these bare forms which achieve beauty through their rig-
orous essentiality, the metaphor of humanity is expressed through
the beloved, tender, meditative figure of Pope Wojtyla, a man
among men and a witness of the greatness of God “the centre of
the cosmos and history”. Before beginning the work Vaccarone,
with evident sensitivity, studied the whole life of Karol Wojtyla, and
he decided to interpret the figure in his youthful well-built physique
and with that enthusiasm which he retained throughout his long,
hardworking earthly mission. The weakness of his body and the
signs of the pain which accompanied the Pope’s last years moved
believers and non-believers alike and did not detract from the wis-
dom of his words which, though full of doubt, touched the hearts
and minds of men and women of various cultures. The imposing
work which Vaccarone declares was “inspired by the constancy and
dedication uninterruptedly devoted by John Paul II to the primacy
of being” conveys the richness of John Paul II’s superlative teach-
ing and the complexity of his thought; a thought immersed in lit-
erary, philosophical and theological culture which was constantly
revealed throughout the years of an extraordinary pontificate.
The ordered alternation of solid volumes and empty spaces, the suf-
fused harmony of light and shade generate a tangible climate of
meditation; this is diffused by the low-reliefs, modelled with a se-
cret blend of silence and love which reaches high peaks of spiri-
unite nella ricerca della verità. L’arte riesce davvero a far percepire
il mondo del visibile e quello dell’invisibile”24.
Lo sguardo di Vaccarone è tra i più attenti alle questioni sociali e
con la sua pittura è in prima linea, dimostrando in ogni circostanza
“una voglia d’essere impegnato, di amare le vittime (Vietnam,
Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Seveso)”, come scrive Ferruccio
Battolini in una accorta testimonianza.25
La decifrabilità del pittore s’intuisce senza alcuna titubanza di
fronte alla felicissima serie dei Gabbiani, che negli innumerevoli ela-
borati di piccole, medie e grandi dimensioni vantano il requisito del-
l’unicità. Uguali a prima vista, compongono nell’insieme uno spac-
cato nel quale ciascuno gode di una specifica caratterizzazione dalle
assonanze umane. Ed ancora una volta si attiva quel meccanismo
domanda-risposta richiamato in precedenza, motivato dalla non ge-
nericità dei soggetti assunti dal pittore quali simboli basilari della
sua espressività che interpellano sul loro significato ed a ragione
“l’opera è un interrogativo che si allarga a dismisura, che si oppone
al nostro invocar risposte”26. Le diverse interpretazioni arricchiscono
di fatto il valore estetico e, soprattutto, etico degli eleganti e quieti
gabbiani scolpiti da Vaccarone con le modulazioni luminose del co-
lore bianco, che volteggiano nello spazio azzurro e rosato, sempre
meno esteso dell’altro invisibile spazio mentale. Ma, purtroppo, la
loro aerea danza ha una fine annunciata.
Quando Vaccarone assume argomenti che intende esprimere pit-
toricamente ha la necessità di sostarvi anche lungamente e l’arti-
sta non imita se stesso, collezionando album tematici ricchi di ana-
loghe immagini. È una considerazione che mi sorse spontanea
leggendo una dichiarazione molto severa di Renato Guttuso, posta
a conclusione di una sua più ampia riflessione sull’arte contem-
poranea, per il quale “quando un pittore scopre un segno, un ge-
sto, e lo riproduce per anni, fabbrica i falsi di se stesso”27.
Vaccarone, ovviamente, non è un falsificatore come mai lo è stato
Giorgio Morandi, immenso protagonista della pittura italiana, che
non si stancava di dipingere vasi e bottiglie, “oggetti disposti, sca-
lati, variati, permutati” con i quali condusse, con le parole di
Roberto Longhi, “una così poetica ricognizione del mondo di natura
da non trovar pari nel cinquantennio che gli toccò attraversare”28.
Ogni dipinto vanta un proprio assetto compositivo, divenendo par-
tecipe di un più ampio sistema cadenzato da immagini provenienti
quasi sempre dal mondo esterno. La morbidezza del tonalismo, le
appropriate sfumature cromatiche, la tipicità del silenzio non propria-
mente metafisico e la nitidezza formale sono tra le puntuali componenti
tuality. A desire is formed in the viewer not to reject that spiritual
path where there is no separation between reason and faith, which
are united in the search for truth. Art succeeds in making percep-
tible the worlds of both the visible and the invisible”24.
Vaccarone is particularly attentive to social issues, and his paint-
ing is an active contribution in this sense, demonstrating in every
circumstance “a desire for commitment, a love of victims (Vietnam,
Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Seveso)”, as Ferruccio Battolini
writes in a thought-provoking essay.25 The painter’s message can
be unhesitatingly intuited in the fortunate series of the Seagulls,
each of the innumerable small, medium and large works of which
bears the stamp of uniqueness. At first glance they are the same,
but seen together they compose an overall picture in which each
one has a specific characterisation with human assonances. And
once again that question/answer mechanism I referred to earlier
is activated, motivated by the non-generalisability of the subjects
which are used by the painter as basic symbols of his expressive-
ness; they question us about their meaning and, rightly, “the work
is a question which expands out of all proportion, opposing our re-
quest for answers”26. The various interpretations add to the aes-
thetic, and above all ethical, value of the elegant, calm seagulls,
which are sculpted by Vaccarone with luminous modulations of
white as they circle in a blue and pink space which becomes in-
creasingly less vast than the other invisible mental space. But alas
their aerial dance has a predestined end.
When Vaccarone confronts themes he intends to express in paint-
ing he needs to meditate on them at length, but in readdressing
the same theme he does not merely imitate himself, making
themed albums full of similar images. It is a consideration which
came spontaneously to me as I read a very severe declaration by
Renato Guttuso at the end of a long reflection on contemporary art,
where he says “when a painter discovers a sign, a gesture, and re-
produces it for years, he is making fakes of his own self”27.
Vaccarone is obviously no faker; neither was Giorgio Morandi, an
immensely important Italian painter, though he never tired of paint-
ing vases and bottles, “arranged, graduated, varied, swapped
around” objects through which, in the words of Roberto Longhi, he
conducted, “a survey of the world of nature which was so poetic
that he had no equal during the fifty years it was his destiny to live
through”28.
Every painting has its own composition and becomes part of a wider
system punctuated with images, which almost always come from
53
 stilistiche partecipi di una commovente elegia, che attraverso i gab-
biani addita efficacemente al fluire e al termine della vita. Gli oc-
chi e il cuore di Vaccarone sono insistentemente concentrati ad af-
ferrare emozioni ed in ogni suo quadro emergono spaccati della
condizione umana che destano condivisione, provocando a loro volta
ulteriori adesioni emotive. Non siamo dinanzi ad un gioco fra fin-
zione e realtà, poiché è ampiamente partecipe della quotidianità la
concretezza delle argomentazioni postulate dall’attraente e coin-
volgente repertorio, che suscita immediatamente il piacere di es-
serne partecipi. In esso s’impone una figurazione in cui il binomio
segno-colore obbedisce alla solida spinta meditativa del pittore.
Come precedenti antologiche anche questa complessa esposizione
che riunisce il passato e il presente di Vaccarone merita di essere con-
siderata unitariamente, come un lungo e ininterrotto tragitto segnato
da numerosi passaggi, tutti cosparsi di bellezza, fattore ineludibile della
sua espressività pittorica, e di continui rimandi esistenziali dal con-
trastato tenore. Nell’inscindibile iconografia dell’artista si perfeziona
una dichiarazione di poetica affidata visibilmente a clochards e gab-
biani, a meravigliosi paesaggi solari o spietatamente devastati e ad
una nutrita sequenza di forme che da un lato fissano la peculiarità del
suo linguaggio pittorico e dall’altro svelano la propria interiorità che
non esclude smarrimento e speranza.
Lo sconfinato cielo e l’azzurro mare, naturale habitat dei gabbiani,
si ritrovano in magnifiche pagine di pittura, dedicate in tempi diversi
al Golfo dei Poeti, popolato da silenziose vele spiegate, alle Cinque
Terre, con le leggiadre agavi montaliane e gli impervi e lussureg-
gianti vigneti che ne caratterizzano il sensazionale paesaggio, alle
grandiose e solenni Alpi Apuane. Rimane tuttora un documento di
probante valore artistico e sentimentale la cartella di tempere inti-
tolata di proposito Le Cinque Terre29, realizzata nel 1984 con il col-
lega lombardo Lino Marzulli, legatissimo a Riomaggiore e Manarola,
eletti a borghi ideali per godersi una vita ideale. I simboli dell’in-
contaminato territorio, e cioè terra, mare, cielo, rocce, vite, ulivi, li-
moni, sole, stelle e quant’altro di esaltante è partecipe della crea-
zione, rivivono in appaganti moduli espressivi che riassumono sia
il faticoso e secolare lavoro dell’uomo, sia l’ambita tranquillità e i
confidenziali frastuoni delle Cinqueterre. Vaccarone, in particolare,
ligio alla chiarezza comunicativa, avvalendosi di un rigoroso impianto
formale, le rappresenta in uno spazio non uniforme, perché acci-
dentato dall’usura del tempo, affermando la trionfale grandezza
della natura, essa stessa incomparabile opera d’arte.
Talora è abusata l’espressione accreditata a non pochi pittori i cui
paesaggi vengono denominati luoghi dell’anima, definizione che tut-
54
the external world. The softness of the tones, the apt shading of the
colours, the typical, not exactly metaphysical silence, and the
cleanness of forms are some of the stylistic features making up a
moving elegy which effectively alludes, through the seagulls, to the
flow and termination of life. Vaccarone’s eyes and heart are insis-
tently concentrated on grasping emotions, and all his paintings of-
fer views of human life which arouse our sympathy, and in their turn
provoke further types of emotional involvement. We are not look-
ing at an interplay of fiction and reality, since the concreteness of
the themes proposed by the attractive, moving repertoire places it
firmly in the context of everyday life, thus immediately giving the
viewer a sense of pleasure in being part of it. A type of figuration
emerges whose combination of line and colour is dependent on the
painter’s very solid meditative impulse.
Like his previous anthological shows, this complex exhibition unit-
ing Vaccarone’s past and present should be considered in a uni-
tary way, as a long uninterrupted course marked by numerous shifts
of direction; all of them strewn with beauty, a constant of his
painting, and with continual existential references of contrasting im-
port. In the artist’s indivisible iconography we witness the refining
of a poetic declaration; this declaration is visually expressed in the
tramps and the seagulls, in the wondrous, sunny, ruthlessly dev-
astated landscapes, and in a rich sequence of forms which on the
one hand express the particularities of his painting language and
on the other reveal his inner state, which lacks neither helpless-
ness nor hope.
The immense sky and blue sea, the seagulls’ natural habitat, are
seen again in magnificent paintings dedicated at various times to
the Gulf of the Poets, populated by silent billowing sails; to the
Cinque Terre (Five Lands), with the graceful agaves of Montale’s po-
ems and the inaccessible luxuriant vineyards which are typical of
its sensational landscape; to the grandiose, solemn Apuan Alps. The
portfolio of tempera paintings specifically entitled The Cinque
Terre29 remains a document of evident artistic value. It was made
in 1984 with his colleague from Lombardy, Lino Marzulli, who was
extremely attached to Riomaggiore and Manarola (N.B. two of the
Cinque Terre, translator’s note), which he had chosen as ideal vil-
lages for an ideal life. The symbols of this unspoilt area, in other
words earth, sea, rocks, vines, olives, lemons, sun, stars and
whatever other exalting elements of creation, relive in satisfying ex-
pressive modules which convey both Man’s hard, age-old, labour
and the longed-for tranquillity and confidential roar of the
Cinqueterre. Vaccarone in particular, ever concerned with com-
tavia pertiene all’ammirevole corpus di opere di Vaccarone, che su-
blima frequentate e amate località, rese pittoricamente con il sus-
surro dell’anima.
Le vele modellate con il purissimo bianco, analogamente alla ma-
gnifica agave che dialoga a tu per tu con il rovente sole; i limoni e
i fichi d’India, generosamente presenti, che pare esultino per la loro
appartenenza alle abbaglianti Cinqueterre sul cui mare dal profondo
blu s’immergono insenature rocciose dalle tonalità più esclusive; ir-
ripetibili vedute catturate dagli occhi e dal cuore che sanciscono
sentimenti di appartenenza, si affidano alla maestria del pittore af-
finché ne tramandi la superlativa avvenenza.
Così è per le Alpi Apuane, amate da Ettore Cozzani “più di ogni al-
tra montagna perché – affermava l’illustre scrittore concittadino –
le vedo dal mare, perché s’innalzano dal mare, perché dalle loro
vette contemplano immobilmente il mare”30.
Vaccarone le interpreta con profili antropomorfi rivestiti di un bianco
ombrato da macchie scure, generate dall’impatto con la luce, ed
anch’esse diventano partecipi a pieno titolo di un ideale polittico che
spalanca un immenso scenario ambientale e umano ricco di sto-
ria, di lavoro, di amore e di non celata spiritualità. Palpitante luogo
dell’anima, spazio della memoria pervaso di pensieri e di sentimenti.
Denunciano, invece, i pesanti segni causati da disastri ambientali
le testimonianze sulla Valpolcevera, sul territorio versiliese inquinato
dall’incendio alla Farmoplant e sul desolato paesaggio avvolto
dalla nube radioattiva di Chernobyl, elaborate da Vaccarone nei
giorni successivi al verificarsi di tali dannosi eventi. L’abituale chia-
rore tipico della sua pittura, pur sempre fedele all’essenzialità, è em-
blematicamente sostituito da un moderato tonalismo che dà l’im-
mediata sensazione della straziante catastrofe abbattutasi sulla vita.
Quella del pittore, non diversamente dai poeti, è una voce critica,
dalla vasta eco che se da un lato esprime felicità e gioia, dall’altro
non rinuncia ad esprimere giudizi morali, mostrando il proprio dis-
senso verso prospettive che condannano l’uomo e l’ambiente. In so-
stanza, pittura e poesia impongono di prendere posizione e di ri-
fiutare la colpevole neutralità di giudizio.
Pieno di significato è quanto scrive il poeta ligure Giuseppe Conte
per il quale “l’importante è che la poesia (pittura) sia viva, sia ener-
gia, sia shock, non si addormenti nell’accademia, negli orticelli pri-
vati, in una visione troppo domestica, e dunque sedentaria e pigra,
di se stessa”31.
Non è davvero il caso di Vaccarone nella cui pittura si incrociano
frequentemente riferimenti a saperi di diverso ambito (sociologia,
municative clarity, uses a rigorous formal scheme to show them in
a space which is non-uniform, because it is has become ruggedly
eroded with time; thus the triumphal greatness of nature is affirmed,
itself an incomparable work of art. The expression “places of the
soul” which is used to describe the landscapes of many painters,
is sometimes misplaced. The definition is instead pertinent to
Vaccarone’s admirable body of work, which lends a sublime di-
mension to places he has experienced and loved, rendered in
painting with the whisper of the soul. The sails modelled with the
purest white, like the magnificent agave which converses with the
scorching sun; the generously present lemons and prickly pear
seeming to exult in belonging to the dazzling Cinqueterre, in whose
deep blue sea rocky coves with the most exclusive tones are im-
mersed: unrepeatable views captured by the eyes and heart which
convey a sense of belonging. All these have entrusted themselves
to the painter’s skill, to be expressed in their superlative comeliness.
The same goes for the Apuan Alps, beloved of Ettore Cozzani, the
eminent La Spezia writer “more than any other mountains because
I see them from the sea, because they rise from the sea, because
from their peaks they motionlessly contemplate the sea”30.
Vaccarone interprets them with anthropomorphic profiles coated
with a white which is marked with dark patches generated from the
impact with the light. They too become full participants in a con-
ceptual polyptych that spreads before us an immense environmental
and human scenario which is dense in history, hard work, love and
unconcealed spirituality. They are a throbbing place of the soul, a
space of the memory pervaded with thoughts and feelings.
In contrast, denouncing the heavy damage caused by environ-
mental disasters, are Vaccarone’s works on Valpolcevera, on the
Versilia territory polluted by the Farmoplant explosion, and on the
desolate landscape choked by the radioactive cloud of Chernobyl,
which Vaccarone made in the days following these disastrous
events. While his painting here remains faithful to the principle of
essentiality, his typical luminosity is emblematically substituted by
a moderate tonalism which conveys the immediate sensation of the
awful catastrophe which has struck.
The painter’s voice, not unlike that of the poets, is a critical one,
and it has a vast echo. On the one hand it expresses happiness and
joy, on the other it does not flinch from expressing moral judgments,
showing its dissent towards prospects which condemn human be-
ings and the environment.
Painters and poets are substantially obliged to take some kind of
stance and reject guilty neutrality. The Ligurian poet Giuseppe
55
 filosofia, religione, politica, ecc.), che favoriscono la rappresenta-
zione veritiera del quadro dell’esistenza ed hanno notevole impor-
tanza nella lettura delle sue opere e nel processo di identificazione
fra l’autore e lo spettatore. La speciale voce della pittura percepita
da multiformi soggettività non si disperde, poiché “l’opera d’arte è,
in quanto tale, un valore, perciò risponde anche al canone dell’eti-
cità, perché è pur sempre espressione, manifestazione in forma
bella di una realtà dell’uomo”32. Ancor più risoluto è Giulio C. Argan
che considera “l’arte un modo di pensiero che può parere desueto
e perento, ma di cui il mondo non potrà fare ameno finché vorrà
dare un senso alla propria storia”33.
Al versante della riconoscibilità appartiene la copiosa serie di per-
suasivi lavori di Vaccarone raccolti nel titolo Forme, che rivelano nel
loro cadenzato e ininterrotto mutarsi una seducente raffinatezza as-
sicurata dalla probante intesa tra linee e colori, specialmente dalle
minuziose sfumature delle terre e del bianco, talvolta steso con
campiture monocrome. L’artista realizza un duplice processo di-
sgregativo e aggregativo e la visibile modulazione astratta appar-
tenente a questi bellissimi dipinti infonde la sensazione di pacatezza
e lascia trasparire l’innegabile presenza umana. Sarebbe limitativo
ritenere l’intuizione di Vaccarone una mera costruzione mentale, in
quanto le sue Forme, realizzate secondo la sua personale sintassi,
occupano e si agitano liberamente nello spazio reale dove scorre
il tempo, crocevia di esperienze e di eventi raccolti, appunto, tra
l’ideale purezza di molteplici sagome.
Per la loro lettura, inoltre, è pertinente richiamare la poetica della
memoria, che si ritaglia un ruolo particolare quale componente di
vari passaggi di una ricerca esternata con esiti estetici mai banali.
L’attento osservatore coglie, infatti, come le forme pur semplificate
ma non inerti svelino tratti di paesaggi, di piante e fiori, di profili an-
tropomorfi, di sagome di persone oltraggiate, di vigorosi guerrieri,
di variopinti totem, di passionali abbracci, di attesi incontri fra
uomo e donna. Sono temi rapidamente accennati che occupano
ambiti non secondari di un repertorio dall’eloquente totalità, di cui
non sfugge la persistenza della dimensione interiore. È indiscutibile
la spinta innovativa che contraddistingue l’intero percorso creativo
del pittore, emblematicamente identificato nel susseguirsi di forme,
attentamente studiate e ottenute di volta in volta dall’abbinamento
mai casuale di linee orizzontali, verticali ed anche di curve percorse
da luci ed ombre, tutte rispondenti all’obiettivo di comporre equi-
libri mai forzati. Inediti impasti di colori assicurano alle varie com-
posizioni lampi di vero incanto.
È forse superfluo affermare, in quanto già sottolineato da pregevoli
56
Conte writes meaningfully, “the important thing is for poetry (paint-
ing) to be alive, energetic, shocking, for it not to doze in Academe,
in private orchards, in a too domestic, hence sedentary and lazy vi-
sion of itself”31. This is certainly not the case of Vaccarone, whose
painting contains references to various areas of knowledge (soci-
ology, philosophy, religion, politics etc.), which favour the truthful
representation of the picture of existence and are considerably im-
portant in the interpretation of his works and in the process of iden-
tification which takes place between the author and the spectator.
The special voice of painting perceived by many different subjec-
tivities is not dissipated, since “the work of art is a value as such,
thus it also meets the canon of ethicality, because it is always in
any case an expression, a manifestation of some aspect of human
reality, in a beautiful form”32. Giulio C. Argan is even more resolute
when he declares: “art is a way of thinking which may seem old-
fashioned and obsolete, but which the human world will not be able
to do without as long as it wishes to make sense of its history”33.
Among Vaccarone’s hallmark works is the copious efficacious se-
ries entitled Forms. In their cadenced, uninterrupted transforma-
tion these works reveal a seductive refinement, ensured by the con-
vincing combination of lines and colours, especially in the minute
nuances of the earth hues and the white, which is sometimes ap-
plied in monochrome fields The artist uses a double process of dis-
integration/aggregation and the visible abstract modulation in
these fine paintings conveys a sense of peace and offers glimpses
of an undeniable human presence. It would be an oversimplifica-
tion to say that Vaccarone’s intuition is a mere mental construct,
since his Forms, made according to his own personal syntax, oc-
cupy and quiver freely in a real space where time goes by: a cross-
roads of experiences and events which are in fact captured within
the ideal purity of multiple shapes. For their interpretation it is more-
over pertinent to refer to the poetry of the memory, which has
played a particular role as a component of various stages in
Vaccarone’s artistic investigation, expressed with different aesthetic
solutions which are never banal. The attentive observer in fact re-
alises that the simplified but not inert forms reveal pieces of land-
scape, plants and flowers, anthropomorphic profiles, shapes of
abused people, of vigorous warriors, of multicoloured totems, of
passionate embraces, of long-awaited encounters between men
and women. They are swiftly hinted-at themes which occupy non-
secondary parts of a repertoire of eloquent totality, where the per-
sistence of the inner dimension cannot be ignored. The innovatory
impulse which distinguishes the painter’s whole creative develop-
ment is undeniable; it can be emblematically seen in the succes-
contributi critici, come la coerenza sia un fondamento che si pro-
pone senza soluzione di continuità nei vari decenni di professione
di Vaccarone, nel cui lavoro, ha ben rilevato Enrico Crispolti,
“esprime la necessità di superare il volto delle cose, e le mediazioni
percettive connesse, per comprendere le cose stesse più intima-
mente, ma soprattutto, per meglio comprendersi”34. Per compren-
dere e comprendersi è indispensabile, è lo stesso Vaccarone ad as-
serirlo con invidiabile chiarezza, “dialogare con l’immagine che sta
nascendo e questo reciproco guardarsi attiva una concentrazione
che non ti lascia più se non, probabilmente, nel momento del
sonno e al risveglio il tuo pensiero è per il lavoro che stai facendo”35.
L’entusiasmante avventura di Vaccarone, instancabile creatore di
immagini prodotte dal guardare il mondo e dentro se stesso, è il-
luminata anche dal forte interesse rivolto alla musica. Terreno di ar-
monie e disarmonie, la musica, eletta a protagonista di pregevoli
pagine della sua densa antologia pittorica, è sostenuta da precisi
contributi autografi dell’artista, che focalizzano la corrispondenza
esistente fra suoni e colori, formulata nelle teorizzazioni di Vassily
Kandinskij e Piet Mondrian sulla varietà delle sensazioni scaturite
dai colori, la cui percezione è notoriamente prevalente sulla forma.
Gli omaggi a Bach, Beethoven, Mozart, Vivaldi, Liszt, Ravel, Debussy,
Rachmaninov, Tchaikovsky, Piazzolla, non meno di quelli dedicati ai
celebri letterati in precedenza richiamati ed inoltre a Lucrezio,
Leopardi, Montale, Pasolini, Borges, ecc. costituiscono vere e pro-
prie tappe di un esteso viaggio visionario e realistico nel mondo della
letteratura e della musica assiduamente frequentate da Vaccarone.
L’interpretazione, ad esempio, di Syrinx, straordinaria composi-
zione per flauto di Claude Debussy e della Lambada, armonioso
ballo brasiliano, dimostrano la meticolosità dell’approccio dell’ar-
tista verso questi temi, trasferiti su grandi tele con indubbia per-
spicacia e palpabile ritmo, assicurando la scrupolosa attinenza ai
testi musicali. All’evidente dinamismo plastico e all’allusiva atmo-
sfera di ardente sensualità che pervade questa seconda tela si af-
fianca l’altrettanto accurato avvicinamento al rinomato spartito di
Debussy, riesposto da Vaccarone in varie sequenze, in ossequio ai
movimenti della partitura. Tale esame è preliminare in ciascun di-
pinto in cui è affrontato con ineccepibile metodo il binomio pittura-
musica, espresso da segni, colori, pause e forme significanti, de-
tentrici di reali sonorità. Allora, non è esagerato rilevare una
gradevole musicalità visiva.
Sul piano realizzativo è improbabile cogliere in questi lavori una ri-
gida linea compositiva, proprio perché ogni autore suscita precise
reazioni emotive e, non a caso, in quelli dedicati a Rachmaninov
sion of forms which are carefully studied and obtained one by one
by the never random combination of horizontal and vertical lines,
also of curves shot through with light and shade, all contributing
to the creation of balanced, never forced, compositions. Unusual
mixtures of colours add truly enchanting highlights to the various
compositions. It is perhaps superfluous to say, since it has already
been pointed out in important critical essays, that coherence is a fun-
damental, principle running uninterruptedly through all the various
decades of Vaccarone’s work. In his work, as Enrico Crispolti has elo-
quently said, “he expresses the need to go beyond the face of
things and the perceptive mediations connected to them, in order to
understand the things themselves more intimately, but above all to
reach a better understanding of one’s own self”34. To understand and
understand oneself it is indispensable, as Vaccarone himself asserts
with enviable clarity “to communicate with the image which is be-
ing generated, and this mutual observation activates a concentration
which never leaves you except probably at the moment of sleep, and
when you awake your first thought is for the work you are doing”35.
The thrilling adventure of Vaccarone, the untiring creator of images
produced by observing the world and his inner self, is also illumi-
nated by a strong interest in music. Music, the terrain of harmonies
and discords, the protagonist of fine works in the dense anthology
of his painting, is backed up by specific written reflections by
Vaccarone himself; these focus on the correspondence between
sounds and colours, as formulated in Vassily Kandinskij and Piet
Mondrian’s theoretical writings on the variety of sensations pro-
voked by colour, the perception of which is well known to prevail
over the perception of form. The homages to Bach, Beethoven,
Mozart, Vivaldi, Liszt, Ravel, Debussy, Rachmaninoff, Tchaikovsky,
Piazzolla, just like those dedicated to the aforementioned literary
figures as well as to Lucretius, Leopardi, Montale, Pasolini, Borges,
etc. are important stages in a long, visionary and realistic journey
into the world of literature and music which Vaccarone assiduously
cultivates. For example, the interpretation of Syrinx, Claude
Débussy’s extraordinary composition for the flute, and of the
Lambada, the harmonious Brazilian dance, show the meticulous-
ness of the artist’s approach to these themes, which are transferred
onto large canvases with undoubted perspicacity and palpable
rhythm and are scrupulously attentive to the musical texts.
The evident plastic dynamism and allusive atmosphere of ardent
sensuality pervading the latter picture is matched by an equally ac-
curate interpretation of Débussy’s famous piece, re-proposed by
Vaccarone in various sequences which echo the various move-
ments of the score.
57
 (Preludio op.32, n.12) e a Listz (Totentaz) “ho avvertito – dichiara
Vaccarone – una forte prevalenza dell’astrazione e della geome-
trizzazione delle forme e degli spazi e la permanente esigenza di gi-
rare continuamente le opere cambiandone la base in fase di ese-
cuzione”36. Ancora una volta affiora la profondità di un dialogo
reale con le immagini che il pittore spezzino non respinge, bensì ac-
cetta ricavandone utili sollecitazioni. Altri artisti vantano simili rap-
porti con le immagini accolte sulla superficie del quadro. Sandro
Chia, analogamente a Vaccarone, afferma ad esempio che “il qua-
dro diventa un mormorio” e, pertanto, non nasconde il desiderio di
“toccarlo da tutte le parti, talvolta, provando anche a rovesciarlo”37.
L’affascinante avventura creativa di Vaccarone, in alcuni momenti
condivisa con altri colleghi aderenti al Sindacato Pittori della C.G.I.L.,
alla Federazione Nazionale degli Artisti, all’ Associazione Provinciale
Pittori Scultori e Grafici della Spezia, presieduta da Angelo Prini, o
a collettivi, quali Laborinto e Passo Carraio38, offre un’ulteriore
conferma del suo attivismo. Dinamismo che si conferma e si de-
clina in anni più vicini, ad esempio, con l’inesauribile curiosità, an-
che scientifica, nella considerazione tutt’altro che momentanea ri-
volta all’attività cerebrale delle cellule specchio. Queste particolari
cellule “si attivano non solamente quando un individuo compie
un’azione, ma anche quando vede la stessa azione compiuta da un
altro, svolgendo un ruolo molto importante nella comprensione dei
comportamenti altrui”39.
Alcune opere eseguite nel 2007, intitolate Forme specchio, visua-
lizzano attraverso l’esatta elaborazione speculare di immagini du-
plicate il comportamento di questi neuroni, che presiedono al modo
di agire delle persone. Gillo Dorfles, intervenendo con pertinenti va-
lutazioni su un libro di Lucia Pizzo Russo40, nel quale l’autrice ri-
chiama l’efficacia delle cellule specchio nella fruizione dell’opera
d’arte, sostiene, comunque, come “non sia sufficiente rifarsi ad una
componente neurologica per svelare i misteri della creazione e della
fruizione artistica” in quanto “ancora una volta dovremo rifarci alle
antiche categorie del gusto, della sensibilità per le cose dell’arte,
e dunque anche d’una innata empatia verso la stessa”41.
L’artista affronta il non facile tema con una peculiare sintesi sim-
metrica, inquadrata bidimensionalmente, che facilita la compren-
sione del fenomeno e se tra i suoi scopi vi è quello di suscitare
nuovo interesse su tale problematica egli ci riesce pienamente.
Anche queste forme non derogano dai canoni che modulano la ti-
pica espressività della ricerca del pittore, ancora una volta attratto
da aspetti concreti della realtà umana.
58
This careful musical examination precedes each painting, where
the painting/music combination is tackled in a flawlessly method-
ical way, with signs, colours, pauses and significant forms con-
veying a real sonority. Thus it is no exaggeration to talk of a pleas-
urable visual musicality.
On the practical level, no rigid compositional direction is likely to
be found in these works, just because each musician provokes pre-
cise emotional reactions; in fact it is no coincidence that in those
dedicated to Rachmaninoff (Prelude Op.32, No.12) and to Liszt
(Totentanz), as Vaccarone has declared, “I sensed a strong preva-
lence of abstraction and geometrisation of the forms and spaces
and the permanent need to continually turn the works around dur-
ing painting, changing their bases”36. Once again we come across
a deep real dialogue with the images which, rather than dismiss-
ing it, Vaccarone accepts, receiving useful suggestions from it.
Other artists boast of similar relations with images captured from
the surfaces of the picture. Sandro Chia, like Vaccarone, claims for
example that “the picture becomes a murmur” and hence he does
not hide his wish to “touch it everywhere, sometimes even trying
to turn it around37.
Vaccarone’s fascinating creative adventure has at various times
been shared with other colleagues from the Painters’ Trade Union
(a section of the larger C.G.I.L. Trade Union, translator’s note),
from the National Federation of Artists, from the Provincial
Association of Painters, sculptors and Graphic artists of La Spezia,
chaired by Angelo Prini, or from collectives such as the Laborinto
and Passo Carraio38. Offering further confirmation of his activism.
This dynamism is reconfirmed and can be seen in more recent
years for example in his inexhaustible curiosity also for scientific
things, in his far from momentary interest in the cerebral activity
of mirror cells. These particular cells “are activated not only when
an individual performs an action, but also when he/she sees the
same action performed by another person, thus playing a very im-
portant role in the understanding of other people’s behaviour”39.
Some works from 2007, entitled Mirror forms, visualise the be-
haviour of these neurons which govern people’s way of acting, by
means of an exact, mirror-like creation of duplicate images. Gillo
Dorfles, intervening with valuable criticisms in a book40 where the
author Lucia Pizzo Russo recalls the efficacy of mirror cells in the
perception of a work of art, however retains that “it is not enough
to rely on a neurological component in order to unveil the myster-
ies of artistic appreciation”, since “once again we should refer to
Scandagliare la quotidianità, ma anche la memoria, è un esercizio
irrinunciabile, da cui Vaccarone, accreditato “conoscitore del-
l’anima”42, trae l’indispensabile nutrimento del suo fare pittura, nella
quale l’indagine introspettiva si rapporta costantemente con gli in-
numerevoli eventi di diverso segno ricapitolati nell’esistenza. La pit-
tura genera, infatti, comunicazioni, trasmesse dal pittore con la sua
sobria grammatica radicata sul felice connubio “linea-colore”, che
genera una mirabile e sorprendente sequenza di immagini o, me-
glio, di forme, con le quali Vaccarone dialoga e noi con lui.
Sempre più innamorato della sua professione, il pittore persevera
dopo oltre cinque decenni di professione a caratterizzare di fecon-
dità la sua esperienza artistica, rappresentata da dipinti, “che vivono
in un respiro continuo con le creature ed il creato”43 e che com-
pongono “un progetto espressivo che contiene la grazia della poe-
sia”44. Quando Vaccarone avvicina l’opera di un poeta diventa lui
stesso poeta e come nelle dodici tavole dedicate nel 1989 a
L’elogio dell’ombra di Borges, attualmente conservate nella
Biblioteca Nazionale di Firenze, e nelle più recenti tele ispirate dai
Cantos di Erza Pound, “la traduzione dei versi nella iconografia pit-
torica è immediata e totale, nel senso che Francesco accetta
l’evento narrato dai versi, ma lo rende pittoricamente filtrandolo to-
talmente attraverso la propria storia culturale e artistica”45.
Raccontare la pittura e scorrere gli sviluppi dell’espressività di
Francesco Vaccarone significa sostare sulla sua personale rap-
presentazione del mondo, nella quale la visionarietà è certamente
seconda al realismo che attraversa innumerevoli dipinti filtrati fra
ragione e sentimento. Essi indicano i temi prediletti dall’artista ai
quali egli ha ancorato la sua intensa e lucida ricerca, da conside-
rare a tutti gli effetti una ricca, appassionata e coinvolgente testi-
monianza di verità.
2000 giugno La Spezia, Riunione della giuria del Premio del Golfo, da sin.
Vaccarone, Levi, Castagnoli, Pistoletto, Di Pietrantonio, Cremolini, Zacharopulos.
the age-old categories of taste, sensitivity for artistic things, and
hence also to an innate empathy towards these things”41.
Vaccarone tackles this far from easy theme with a particular, two-di-
mensionally framed, symmetrical synthesis which facilitates under-
standing of the phenomenon, and if one of his aims is to arouse new
interest in this problem, he thoroughly succeeds. Again these forms
do not stray from the canons determining the typical expressiveness
of this painter, who is again attracted to concrete aspects of human
reality. Probing the everyday, but also memory, is for Vaccarone a
compulsory exercise from which he, a qualified “expert of the soul”42,
draws the indispensable nourishment for his painting, in which the
introspective investigation is constantly related to the innumerable
events of different kinds taken from real life. The painting in fact gen-
erates communications, transmitted by the painter with his sober
grammar rooted in the effective “line/colour” combination; this gives
rise to an admirable, surprising sequence of images or rather forms
with which both Vaccarone and the viewer too converse.
More and more enamoured of his profession, Vaccarone continues
to add to the fecundity of his art even after over five decades of
work. We see this in paintings “which live in continuous commun-
ion with creatures and the created world”43 and which compose “an
expressive project containing the grace of poetry”44. When he ap-
proaches the work of a poet, he himself becomes a poet, and as
in the 12 panels dedicated in 1989 to In praise of darkness by
Borges, currently in the National Library of Florence, and in the
more recent paintings inspired by Pound’s Cantos, “the translation
of the verses into pictorial iconography is immediate and total, in
the sense that Francesco accepts the event narrated by the poetry
but renders it pictorially by wholly filtering it through his own cul-
tural and artistic history”45.
Recounting Francesco Vaccarone’s painting and tracing the devel-
opments of his expressive character means carefully examining his
personal representation of the world, where the visionary aspect is
certainly secondary to the realism running through the innumerable
paintings filtered through reason and feeling. They indicate the
artist’s favourite themes, themes to which he has anchored his in-
tense, lucid artistic investigation, which deserves to be considered
as a pure, passionate and moving testimony to truth.
59
 1) Testo introduttivo della mostra Costume e società. Gli anni Sessanta.
Riva del Garda (Tn), Museo Civico, 21/05/2005.
2) Loredana Parmesani L’arte del secolo, Skirà, Milano, 2003, p.11.
3) Francesco Vincitorio In formalista o videoartista? in L’Espresso, 7/07/1982, p.118.
4) Pier Luigi Castagnoli, Rinnovamento di un Premio, in Profili della giovane pittura contempora-
nea in Europa-Premio del Golfo La Spezia-Biennale europea arti visive-Edizione 2000, Silvana
Editoriale, Cinisello Balsamo, 2000, p.10.
5) Dino Carlesi, Monografia di Francesco Vaccarone, Macchi Editore, Pisa, 1973.
6) Giorgio Di Genova, 40 anni fa la Pop sbarcava alla Biennale, Terz’occhio, 11/03/2004.
7) Umberto Eco, Opera aperta, Tascabili Bompiani, Milano, 1988, p.154.
8) Umberto Eco, op.cit., p.165.
9) Aldo Rescio, Tra malagrazia e pretestuosismo, in Delta, La Spezia, n.2, 1965, p.26.
10) Dino Carlesi, Al limite della speranza, Collana d’arte Macchi, Giardini Editori e Stampatori,
Pisa, 1973.
11) Sebastiano Grasso, Schiele, innocenza e dannazione, in Corriere della Sera, 4/01/1984.
12) F.Vaccarone, L’avventura della creatività: il dialogo con l’immagine, Relazione al Convegno
Nazionale, L’uomo, i vissuti: dialogo, silenzio, empatia”, Chiavari, Società Economica, 1/10/1999.
13) Rossana Bossaglia, I signori della matita, in Corriere della Sera, 17/04/1994.
14) Giulio C.Argan, L’arte moderna 1770/1970, Sansoni spa, Firenze, 1970, p.438.
15) Karl Rahner, Corso fondamentale sulla fede, Edizioni Paoline, Alba, 1977, p.55.
16) Marco Mori, L’arte e la metafisica, Centro Studi Estetici, Pontremoli, 1984, p.36.
17) Teresa Lorito, Tra arte e psicanalisi, Catalogo della Mostra antologica di F. Vaccarone, Abbazia
di S. Zeno, Pisa, 2008, p.66.
18) Gianluigi Burrafato, L’uomo del mio tempo, presentazione della cartella Adamo ed Eva, 1971.
19) Roberto Mussapi, Tutto coesiste in una vaga oscurità, Avvenire-Agorà, 30/07/2006, p.3 La ci-
tazione completa è la seguente: “La poesia non può evitare l’oscurità e il mistero, non può essere
a priori limpida e comprensibile, ma non si deve cullare nell’oscurità. Anzi, i poeti devono cercare di
fare luce”.
20) Roy Oppenheim, dalla presentazione per la mostra personale di Francesco Vaccarone alla Galleria
Burdeke, Zurigo, 1975.
21) Beppe Ricciardi, De paupertate-Cinque lettere sulla povertà, Clan Lunai Portis, 1998.
22) Padre Adriano Di Bonaventura, Una Croce nell’arte, Catalogo by Electa, Milano, Terza Biennale
d’Arte Sacra, Pescara, 1988, p.11.
23) Giovanni Testori, Cristo nell’arte moderna, in Il Sabato, 1986. Il saggio è stato riproposto dal quo-
tidiano Avvenire il 16 marzo 2008 con il titolo Crocifissioni-L’arte del Novecento sul Golgota.
24) Valerio P.Cremolini, Testo introduttivo del video realizzato da Enrico Colombo per Tele Liguria Sud
nel laboratorio Corsanini, Avenza-Carrara, marzo 2006. Pubblicato parzialmente su Il Secolo XIX e
Avvenire, 2/04/2006.
25) Ferruccio Battolini, Brandelli in cerca di unità, in Eclisse, Edi/Albra editore, Torino, 1977, p.136.
26) Franco Solmi, L’indifferenza minacciata, in Eclisse, Edi/Albra editore, Torino, 1977, p.10.
27) Renato Guttuso, Un grande falso che richiama Arte moderna, in La Repubblica, 9/11/1984.
28) Roberto Longhi, Da Cimabue a Morandi, Meridiani-Mondadori, 1978, p.1101.
29) Valerio P.Cremolini, Il cuore della vita, presentazione della cartella di Lino Marzulli e Francesco
Vaccarone Le Cinque Terre. La cartella, edita in cento esemplari, comprendente due tempere origi-
nali venne esposta e presentata alla Camera di Commercio della Spezia il 7 aprile 1984.
30) Ettore Cozzani, Raccolta di scritti, edita su iniziativa della Cassa di Risparmio della Spezia
dall’Industria Grafica Zappa, Sarzana, 1990, p.160.
60
1) Introductory test for the exhibition Costume e società. Gli anni Sessanta (Custom and society.
The ‘sixties). Riva del Garda (Tn), Civic Museum, 21/05/2005.
2) Loredana Parmesani L’arte del secolo (The art of the century), Skirà, Milan, 2003, p.11.
3) Francesco Vincitorio In formalista o videoartista? (In formalist or videoartist) in L’Espresso maga-
zine, 7/07/1982, p.118.
4) Pier Luigi Castagnoli, Rinnovamento di un Premio (Renewal of an Award), in Profili della giovane
pittura contemporanea in Europa-Premio del Golfo La Spezia-Biennale europea arti visive-Edizione
2000 (Profiles of young contemporary painting in Europe-La Spezia Gulf Award, European Biennale
of Visual Arts-200th Edition) Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2000, p.10.
5) Dino Carlesi, Monografia di Francesco Vaccarone (Monograph on Francesco Vaccarone), Macchi
Editore, Pisa, 1973.
6) Giorgio Di Genova, 40 anni fa la Pop sbarcava alla Biennale (40 years ago Pop landed at the
Biennale), Terz’occhio, 11/03/2004.
7) Umberto Eco, Opera aperta (Open work), Bompiani paperbacks, Milan, 1988, p.154.
8) Umberto Eco, op.cit., p.165.
9) Aldo Rescio, Tra malagrazia and prestestuosismo (Ungraciousness and pretextism)
10) Dino Carlesi, Al limite della speranza (At the confines of hope), Macchi art series, Giardini Editori
e Stampatori, Pisa, 1973.
11) Sebastiano Grasso, Schiele, innocenza e dannazione, (Schiele, innocence and damnation) in the
newspaper Corriere della Sera, 4/01/1984.
12) F.Vaccarone, L’avventura della creatività: il dialogo con l’immagine, (The adventure of creativity:
dialogue with the image), talk given at the National Conference, “L’uomo, i vissuti: dialogo, silenzio,
empatia” (“Man, experiences: dialogue, silence, empathy”, Chiavari, Economics Society, 1/10/1999).
13) Rossana Bossaglia, I signori della matita (The lords of the pencil) in the newspaper Corriere della
Sera, 17/04/1994.
14) Giulio C.Argan, L’arte moderna 1770/1970 (Modern Art 1770/1970), Sansoni spa, Florence,
1970, p.438.
15) Karl Rahner, Corso fondamentale sulla fede (Fundamental course on faith), Edizioni Paoline, Alba,
1977, p.55.
16) Marco Mori, L’arte e la metafisica (Art and Metaphysics), Centro Studi Estetici, Pontremoli, 1984,
p.36.
17) Teresa Lorito, Tra arte e psicanalisi (Art and psychoanalysis), Catalogue of F. Vaccarone’s an-
thological exhibition, Abbey of San Zeno, Pisa, 2008, p.66.
18) Gianluigi Burrafato, L’uomo del mio tempo (The man of my time), presentation of the portfolio
Adam and Eve, 1971.
19) Roberto Mussapi, Tutto coesiste in una vaga oscurità (Everything coexists in a vague obscurity),
Avvenire-Agorà, 30/07/2006, p.3 The complete quotation is as follows: “La poesia non può evitare
l’oscurità e il mistero, non può essere a priori limpida e comprensibile, ma non si deve cullare nel-
l’oscurità. Anzi, i poeti devono cercare di fare luce”. (“Poetry cannot avoid obscurity and mystery,
it cannot be limpid and comprehensible a priori, but it must not wallow in obscurity. Indeed, poets
must try to shed light”).
20) Roy Oppenheim, from the presentation for Francesco Vaccarone’s solo show at the Burdeke
Gallery, Zurich, 1975.
21) Beppe Ricciardi, De paupertate-Cinque lettere sulla povertà (De paupertate-Five letters on po-
verty), Clan Lunai Portis, 1998.
22) Padre Adriano Di Bonaventura, Una Croce nell’arte (A Cross in art), Catalogue by Electa, Milan,
Third Biennale of Religious Art, Pescara, 1988, p.11.
23) Giovanni Testori, Cristo nell’arte moderna (Christ in modern art), in the journal Il Sabato, 1986.
The essay was republished in the newspaper Avvenire on 16 March 2008 with the title Crocifissioni-
L’arte del Novecento sul Golgota. (Crucifixions - 20th-century art on Golgotha).
24) Valerio P.Cremolini, Introductory text for the video made by Enrico Colombo for Tele Liguria Sud
TV network in the Corsanini laboratory, Avenza, Carrara, March 2006. Partly published in the news-
papers Il Secolo XIX and Avvenire, 2/04/2006.
31) Giuseppe Conte, La poesia cerca lo choc non si chiude in Accademia, Il Secolo XIX, Genova,
18/08/2002.
32) Adriano Bausola, in L’uomo di fronte all’arte, Vita e Pensiero, Pubblicazioni dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 1986, p.15.
33) Giulio C. Argan, Occasioni di critica, Editori Riuniti, Roma, 1981, p.86.
34) Enrico Crispolti, Come nuova oggettiva entità, quasi un teatro autonomo di forme, Catalogo mo-
stra personale di F. Vaccarone, Galleria “Menhir”, La Spezia, 1983.
35) F. Vaccarone, op.cit.
36) F. Vaccarone, Suoni e immagini, Intervento al Convegno Psicanalisi e musica, Teatro Verdi, Pisa,
31/01/2009.
37) Sandro Chia, Chia: la mia vita, un’opera aperta, Corriere della Sera, 10/05/1995.
38) La prima mostra del Gruppo Laborinto, costituito da Pietro Bellani, Renzo Borella, Mauro
Fabiani, Sandro Galli, Maurizio Maggiani, Andrea Michi, Sergio Tedoldi e Francesco Vaccarone venne
inaugurata alla Spezia il 9 giugno 1978 nella Galleria “2001” dei fratelli Posselt, mentre nel dicem-
bre 1988 presso l’omonimo spazio di via Manzoni 10 si avvia l’attività espositiva del gruppo Passo
Carraio, che con Francesco Vaccarone, comprende Ferdinando Acerbi, Maurizio Baldi, Cosimo
Cimino, Daniela Cesino, Elisa Corsini, Pietro Bellani, Pino Saturno e Giuliano Tomaino .
39) Antonella Sagone, Uno specchio nella mente, Articolo on line che cita tra le fonti Lacoboni M.,
Molnar-Szakacs I., Gallese V. et Al. Grasping the intention of others with one’s own mirror neuron
system in PLOS Biology 2005.
40) Lucia Pizzo Russo, So quel che senti. Neuroni specchio, arte ed empatia, Edizioni ETS, Pisa, 2009,
p.115.
41) Gillo Dorfles, Assaporare l’arte con anima e neuroni, Corriere della Sera, 17/10/2009.
42) Enzo Carli, Le cose che si vedono derivano da cose che non si vedono, Prefazione alla mono-
grafia curata da Dino Carlesi nella Collana d’arte Macchi, Giardini Editori e Stampatori, Pisa, 1973.
43) Licia Ronzulli, Presentazione della mostra Fragmenta, Parlamento Europeo, Strasburgo, 2010.
44) Enzo Di Martino, Dall’alba al tramonto, in Vaccarone-ambiguità e metafora, Palazzo dei Diamanti,
Ferrara, 1990.
45) Spartaco Gamberini, Francesco a Rapallo, Catalogo della Mostra antologica con omaggio a Ezra
Pound, Antico Castello del mare, Rapallo, 2009.
2011 La Spezia, passeggiata Morin; Paolo Asti, Francesco Vaccarone,
Valerio P. Cremolini
25) Ferruccio Battolini, Brandelli in cerca di unità (Shreds in search of unity), in Eclisse (Eclipse),
Edi/Albra editore, Torino, 1977, p.136.
26) Franco Solmi, L’indifferenza minacciata (Threatened indifference), in Eclisse (Eclipse), Edi/Albra
editore, Torino, 1977, p.10.
27) Renato Guttuso, Un grande falso che si chiama arte moderna (A big fake called modern art), in
the newspaper La Repubblica, 9/11/1984.
28) Roberto Longhi, Da Cimabue a Morandi (From Cimabue to Morandi), Meridiani-Mondadori, 1978,
p.1101.
29) Valerio P.Cremolini, Il cuore della vita (The heart of life, presentation of Lino Marzulli and Francesco
Vaccarone’s portfolio Le Cinque Terre. The portfolio, printed in 100 copies, including two original tem-
pera works, was exhibited and presented at the La Spezia Chamber of Commerce on 7 April 1984.
30) Ettore Cozzani, Collection of writings, published on the initiative of the Cassa di Risparmio della
Spezia bank by Industria Grafica Zappa, Sarzana, 1990, p.160.
31) Giuseppe Conte, La poesia cerca lo choc non si chiude in Accademia (Poetry seeks shock, it does
not shut itself up in Academe), Il Secolo XIX newspaper, Genoa, 18/08/2002.
32) Adriano Bausola, in L’uomo di fronte all’arte (Man and art), Vita e Pensiero (Life and Thought),
Publications of the Università Cattolica del Sacro Cuore, Milan, 1986, p.15.
33) Giulio C.Argan, Occasioni di critica (Opportunities for criticism), Editori Riuniti, Rome, 1981, p.86.
34) Enrico Crispolti, Come nuova oggettiva entità, quasi un teatro autonomo di forme (Like a new
objective entity, almost an autonomous theatre of forms, Catalogue for F. Vaccarone’s solo show,
“Menhir” gallery, La Spezia, 1983.
35) F. Vaccarone, op.cit.
36) F. Vaccarone, Suoni e immagini (Sounds and images), talk given at the conference Psicanalisi
e musica (Psychoanalysis and music), Teatro Verdi, Pisa, 31/01/2009.
37) Sandro Chia, Chia: la mia vita, un’opera aperta (Chia: my life, an open work), in the newspaper
Corriere della Sera, 10/05/1995.
38) The first exhibition of the group Laborinto, consisting of Pietro Bellani, Renzo Borella, Mauro
Fabiani, Sandro Galli, Maurizio Maggiani, Andrea Michi, Sergio Tedoldi and Francesco Vaccarone was
inaugurated in La Spezia on 9 June 1978 at the “2001” gallery of the Posselt brothers, while in Dec.
1988 the Passo Carraio group began exhibiting at the gallery of that same name in via Manzoni 10.
The group included Ferdinando Acerbi, Maurizio Baldi, Cosimo Cimino, Daniela Cesino, Elisa Corsi-
ni, Pietro Bellani, Pino Saturno and Giuliano Tomaino.
39) Antonella Sagone, Uno specchio nella mente (A mirror in the mind), online article which cites
among its sources Lacoboni M., Molnar-Szakacs I., Gallese V. et Al., Grasping the intention of oth-
ers with one’s own mirror neuron system in PLOS Biology 2005.
40) Lucia Pizzo Russo, So quel che senti. Neuroni specchio, arte ed empatia (I know what you’re feel-
ing. Mirror neurons, art and empathy), Edizioni ETS, Pisa, 2009, p.115.
41) Gillo Dorfles, Assaporare l’arte con anima e neuroni (Enjoying art with the soul and neurons),
Corriere della Sera newspaper, 17/10/2009.
42) Enzo Carli, Le cose che si vedono derivano da cose che non si vedono (The things we see de-
rive from things we don’t see), Preface to the monograph edited by Dino Carlesi in the Macchi art
series, Giardini Editori e Stampatori, Pisa, 1973.
43) Licia Ronzulli, Presentation of the exhibition Fragmenta, European parliament, Strasbourg, 2010.
44) Enzo Di Martino, Dall’alba al tramonto (From dawn to dusk), in Vaccarone-ambiguità e meta-
fora (Vaccarone-ambiguity and metaphor), Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1990.
45) Spartaco Gamberini, Francesco a Rapallo (Francesco in Rapallo), Catalogue of the anthological
show with homage to Ezra Pound, Antico Castello del mare (Ancient castle), Rapallo, 2009.
61
 1957
Opere Works

62
1965 63
 Federica Ester al Suprema Ritratto di Marina Nudino
olio su carta intelata, cm.24x18 olio su carta, cm. 24x18 olio su cartone, cm. 34x23,5 olio su cartoncino intelato, cm. 24x18
1957 1958 1957 1957

64 65
 alto
Elisa Milena Nudino Ritratto Nudo
olio su faesite, cm. 24x18 olio su cartoncino intelato, cm. 18x24 olio su carta intelata, cm. 13x19,3 tecnica mista su carta intelata, cm. 24x18 olio su tavoletta, cm. 24x18
1958 1958 1957 1958 1957-1958

66 67
 alto
Tina al casino Gloria Giovanna sul divano rosso
olio su compensato, cm. 35x50 olio su carta intelata, cm. 18x24 olio su tela, cm. 30x40
1958 1958 1959

68 69
 destra
Venezia Incontro
olio su cartone telato, cm. 30x40 olio su compensato, cm. 50x35
1958 1958

70 71
 sinistra
Nudo Autoritratto nello studio di via Torino
olio su tela, cm. 100x70 olio su tela, cm. 100x70
1959 1959

72 73
 Siena Cantiere
olio su cartone telato, cm. 50x70 olio su tela, cm. 45x55,5
1959 1960

74 75
 Eros e Thanatos Ritratto di Eligio Patrone
olio su tela, cm. 30x40 olio su tela, cm. 70x50
1960 1960

76 77
 Giuliana
olio su carta incollata su tavola, cm. 24x18
1960

destra
Maria Anita Margot
olio su carta incollato su tavoletta, cm. 18x24 olio su tela, cm. 40x30
1960 1960

78 79
 destra
Giovanna Autoritratto
olio su compensato, cm. 31x50 olio su tela, cm. 100x70
1961 1962

80 81
 Gabriella Fine di una storia
olio su tela, cm. 100x70 olio su tavola, cm. 121x128
1962 1962

82 83
 A Sironi
olio su faesite, cm. 70x50
1963

destra
Esplosione
olio su tela, cm. 10x80
1963

84 85
 Industria del sesso Discussione su l’aborto
olio su tela, cm. 90x80 olio su tela, cm. 70x100
1964 1965

86 87
 Inizio di sciopero Corteo
olio su faesite, cm. 35x50 olio su tela, cm. 120x100
1961 1965

88 89
 Fatelo da soli Per Pegli
collage su cartone, cm. 39x29,7 tecnica mista su faesite, cm. 128,5x120,5
1965 1965

90 91
 Topless
olio su tela, cm. 100x70
1964

92 93
 Disegni al
Suprema
1957/1958

94 95
 Da Shanghai al Suprema
Accademia di Belle Arti
Nel 1955 abitavo con la mia famiglia in via Biassa, angolo Corso Cavour.
Ero nato nel 1940 proprio pochi metri più avanti, in casa, con la levatrice,
nel palazzo che fa angolo con Via Rattazzi.
Da ragazzo giocavo con i miei coetanei nella zona tra la scalinata Guidoni
ed il palazzo “Casa mia” in via XX Settembre. Questo era il punto di incon-
tro: da lì partivamo quasi ogni giorno per scorrazzare in pattini o in bicicletta
per la città, soprattutto ai giardini, in viale Mazzini.
Spesso con Andrea Michi, Giuseppe Melley, Giovanni Gandino andavamo in
pattini a Portovenere, a Lerici. Qualche volta abbiamo fatto anche il
Buonviaggio: itinerari oggi impensabili con quel mezzo di locomozione ma al-
lora facilmente praticabili con un traffico stradale pressoché inesistente.
Studiavo al ginnasio ed avevo preso a disegnare incessantemente, anche a
scuola, durante le lezioni, tra la riprovazione degli insegnanti e l’interesse di-
vertito dei miei compagni cui schizzavo spesso ritratti.
Il mio nonno materno, Natale Bellotti, guardava incuriosito questi miei di-
segni, i pastelli, i miei primi dipinti e mi suggerì di farli vedere al suo amico
pittore Giuseppe Caselli.
“Andiamo domani verso la mezza al bar Tripoli e lo troviamo sicuramente,
così te lo faccio conoscere”. Pino, come tutti lo chiamavano, era lì al bar Tripoli
seduto ad un tavolo a leggere il giornale con la sigaretta spenta tra le labbra:
la teneva un po’ penzolante, come incollata al labbro inferiore. Non l’ho mai
vista accesa. Aveva un’aria pensosa e un po’ burbera, un cappello panama che
toglieva soltanto per andare a dormire. Aveva passato da poco i sessant’anni.
Quando mio nonno gli ha parlato di questa mia inclinazione, il pittore mi
ha squadrato, ha sorriso e gli si sono illuminati gli occhi.
96
Nel tempo lo avrei visto sempre sorridere quando si parlava d’arte e quando
incontrava pittori giovani. Mi ha osservato ancora e ci ha detto con tono in-
vitante: “Perché non venite nel mio studio? Ci sto andando, aspetto un cliente”.
Il suo studio era a due passi, in Via Prione, vicino alla casa musicale Biso e
ad un gran negozio di colori e cornici Cattoni dove Caselli, prima della guerra,
s’incontrava almeno una volta al mese con Lorenzo Viani che veniva dalla
Versilia per comprare tele e colori e per incorniciare i suoi lavori.
Quella prima visita allo studio di Caselli fu per me un’esperienza tanto spae-
sante quanto coinvolgente.
Entriamo nel portoncino davanti ad una grande bancarella, posta tra le due
ali della scalinata Quintino Sella, da cui proviene un forte e piacevole pro-
fumo di noccioline americane tostate lì per lì, sempre affollata di clienti, so-
prattutto ragazzi e marinai in divisa. A destra, subito dopo l’entrata, c’è la pic-
cola officina di un fabbro toscano, Bracàli, già avanti con gli anni e molto
paziente.
In seguito, prima di salire da Caselli, passavo sempre a salutare Bracàli, gli
chiedevo del suo lavoro e lui mi raccontava volentieri volta per volta i segreti
del mestiere tra metalli incandescenti e l’odore acre della limatura di ferro.
Questo vecchietto, ricurvo e malfermo, piegava a fuoco e saldava anche grosse
barre ed aveva sempre un’aria serena, affettuosa, disponibile.
Dopo l’officina del fabbro un lungo corridoio porta ad un altro portoncino.
Caselli ci fa strada, lo apre e ci dice: “benvenuti a Shanghai”.
Così si chiama ancora questa piccola città dentro alla città che la maggioranza
degli spezzini non conosce.
Tra piccoli orti, baracche, stradine, conigli in gabbiette, decine di gatti liberi,
panni stesi e odori di soffritti e di cantine arriviamo alla scaletta che porta allo
studio di Pino.
È una grande stanza in cui dal pavimento, sfondandolo, è entrato un fico.
97
 Marta al Suprema
pastello su carta, cm. 52,5x42
1957
Gilda al Sprema
carboncino e pastello su carta, cm. 41x31 destra
1957 Particolare

98 99
 Nello studio c’è un altro pittore più anziano, Gavarini, che sta preparando i
fondi di una decina di cartoni appesi alle pareti.
Caselli li riempirà e venderà in giornata: mi spiega che quello è il suo lavoro
di routine, per campare. Lo sbriga di solito in meno di un paio d’ore per avere
poi la libertà di creare quello che vuole. Su una parete è appeso un grande di-
pinto aggressivo ed affascinante, di ispirazione espressionista, che ricorda
l’esperienza della sua prigionia a Mathausen nella prima guerra mondiale.
Su un’altra parete disegni, studi, appunti ed un ritratto del padre, storico ap-
prezzato, che ha intitolato “Il viandante”.
Potevo fargli mille domande sull’arte, sui suoi dipinti, sul mestiere di pittore,
invece gli chiedo “Come ha fatto il fico ad arrivare nello studio?”
Quell’intrusione dall’esterno mi colpisce più di ogni altra cosa.
Pino mi risponde che la pianta si era insinuata tra una finestrina della can-
tina sottostante ed il canniccio del pavimento pericolante qualche anno ad-
dietro e che gli fa buona compagnia.

Arriva il cliente. Nando Fregoso, detto “Il Porchetto”, mercante storico di

Caselli con cui ha sempre avuto alterne vicende di odio ed amore e che, come
dirà Gino Patroni, ha inumidito Spezia con migliaia di marine del Maestro.
Assistiamo alla trattativa seduti su un vecchio divano sfondato: il Porchetto
sceglie due tele e una decina di lavori su carta da un voluminoso pacco siste-
mato su un tavolo.
Contratta rapidamente il prezzo. Conoscendo le debolezze del Maestro lo paga
con numerose banconote di piccolo taglio arrotolate e tenute con un elastico.
Pino infila soddisfatto il rotolo nella tasca della giacca.
Congedato il Porchetto, si rivolge a me e mi chiede di mostrargli qualche mio
lavoro. Non ne ho con me. Non voglio perdere l’occasione: “Tornerò domani
con i quadri, Maestro” . “Visto che stai a due passi possiamo andare a casa tua
anche subito. Qui per oggi ho finito.” Sono emozionato e un po’ sorpreso.
Ritorniamo da Shanghai in via Prione.
100 101
 Marta al Suprema
tecnica mista su carta, cm. 42x53,5
1957
Tina al casino Suprema La Brindisina con Caselli al Suprema Mafalda al Minestrone
pagina precedente tecnica mista su carta, cm. 41,3x50,3 carboncio e acquarello su carta, cm 70,5x59 carboncino e pastello su carta, cm. 72,3x59
Particolare 1957 1958 1958

102 103
 Nel portone pochi metri più avanti c’è, in cappa nera, il giornalaio storico,
Collet; lì sopra abita la Carlotta, maga-guaritrice di ogni male fisico e spiri-
tuale che purifica i clienti pazienti con una purga preventiva chiamata
“Pagliano”; dopo la Pubblica Assistenza c’è un negozio di coltelli dall’aria un
po’ mitteleuropea condotto da Corticelli padre e figlio, anche loro in cappa nera
e subito, a destra, via Biassa, il primo laboratorio di luci al neon della città:
Neon Ares di Arena. Con una grande insegna al neon accesa giorno e notte,
naturalmente. Dopo pochi minuti siamo a casa mia. Davanti, da lì a poco,
avrebbero costruito il grande palazzo dell’Ina, dimezzando piazza Beverini.
Dipingevo in una stanza dove dormivo, studiavo e ricevevo gli amici.
Tenevo le finestre sempre aperte, anche d’inverno, per fare circolare l’aria in-
trisa di odori dei colori ad olio e dell’essenza di trementina. Tiro fuori pacchi
di disegni, grandi e piccoli, tele e cartoni dipinti. Caselli osserva attentamente
in silenzio. Quasi per scusarmi dei limiti e degli errori che mi pare di cogliere
in questi miei lavori ne commento le manchevolezze tecniche e formali.
Caselli ad un certo punto mi interrompe e mi dice: “Sei un pittore, degli er-
rori non ti preoccupare. Anzi, ti parrà strano, ma è sugli errori che bisogna
insistere. Lì c’è la nostra personalità. Lavora tanto, il miglior maestro per un
artista è guardare molto e lavorare tanto.”
Queste parole che lì per lì non avevo compreso appieno mi sono rimaste scol-
pite nella mente e soltanto più avanti negli anni avrei colto il senso profondo
e un po’ freudiano di questo suo messaggio. Lo stesso Picasso, sugli “errori” e sul
loro significato esprime un pensiero simile.
Pino prosegue: “Ti tornerà molto utile disegnare di più dal vero.
Comincia a disegnare tutto quello che vedi, portati dietro dei taccuini. Poi avrai
bisogno di studiare la figura, il nudo, e tra un po’ di tempo vedremo come fare.
Per padroneggiare meglio il colore fai così: prendi un pezzetto di carta colo-
104
rata, questa carta verde per esempio, e mettitelo in tasca. Poi cerca di capire
con quale giallo e quale blu, impastandoli, puoi arrivare a realizzare questo
verde: farai decine, anche centinaia di prove prima di raggiungere il risultato.
Una volta raggiunto, quel verde sarà tuo per sempre”.
Usciamo di casa che erano quasi le due, riaccompagniamo Caselli al Bar
Tripoli che è un po’ il suo quartier generale, dove pranza con un panino.
“Tornerò presto, continua a lavorare. Vieni a trovarmi allo studio quando vuoi.
Passa prima qui dal Bar, a fine mattinata o nel tardo pomeriggio e aspettami”.
Non vedo l’ora di raccontare ad Andrea Michi, con cui ho in comune anche
la passione dei pattini (e con cui avrei diviso due studi), questa straordinaria,
breve, semplice ma intensa esperienza. Anche lui vuol conoscere il Maestro.
Il bar Tripoli diventerà il luogo di incontro. Nasceva una bella amicizia de-
stinata a durare negli anni, impegnativa per contenuti di pensiero e per i rei-
terati anarchismi, talora un po’ imbarazzanti, che il Maestro manifestava an-
che in pubblico, ma sempre fresca, leale e affettuosa, anche un po’ esclusiva, e
di questo Andrea ed io andavamo molto orgogliosi.
Nell’autunno del ’57, una domenica, Caselli ci invita per il giorno dopo ad
andare con lui a disegnare in casino. “Portate carta da pacchi e carta gialla
da macellaio, carbonella e un po’ di tempera bianca. Se volete anche qualche
colore. Se vedemo al bar Tripoli ai nève, a piemo ‘n cafè e poi andemo.”
“Maestro- gli dico - volentieri, ma non abbiamo ancora l’età per entrare in
casino, ci manca un anno sia a me che ad Andrea”.
“Non vi preoccupate, sono amico della “zia” (così si chiamava la tenutaria).
Al lunedì mattina non c’è lavoro, diamo un compenso ad una delle ragazze e
la facciamo posare in una stanzetta. Tranquilli - aggiunge - non succede niente.
In questa città non c’è l’Accademia delle Belle Arti, quindi non ci sono mo-
delle di professione. Quando i pittori hanno bisogno di lavorare con le modelle
le cercano spesso in casino”.
105
 Ginetta al Suprema Giusy Stefania al Suprema Wanda al casino Minestrone
carboncino e acquarello su carta, cm. 63x55 tecnica mista su carta, cm. 31,7x20,5 carboncino ed acquarello su carta, cm. 76x62 matita e pastello su carta, cm. 75x60
1958 1958 1958 1958

106 107
 Avevamo diciassette anni ed il pensiero di entrare nel favoleggiato luogo di pia-
cere “Il Suprema”, di avere a disposizione una modella, di essere seguiti da un
maestro come Pino nei nostri abbozzi ci eccitava non poco.

Alle nove del mattino del lunedì - Caselli era sempre molto puntuale negli ap-
puntamenti - ci vediamo al bar Tripoli. Dopo il caffè ci avviamo verso via del
Poggio, un altro regno dei gatti, e raggiungiamo il portone del Suprema.
La “zia”, già informata dal Maestro, ci fa entrare senza formalità, non ci
chiede i documenti e ci indica una stanzetta in cui c’è Marta ad aspettarci
nuda sul divano che è rosso amaranto, naturalmente.

Questo è il colore dominante al Suprema. Alle pareti dipinti di buona fattura:

uno, splendido, di Del Santo, raffigurante un nudo di donna in piedi appog-
giata ad una consolle, che rivedrò negli anni settanta in casa di un politico ro-
mano e più recentemente in una rispettabile casa della nostra città.
La stanza con Marta pare tratta da un racconto di Maupassant.
Sua figlia, una bimba di pochi mesi, dorme in una culla vicino a lei. “Parlate
a voce bassa - ci raccomanda - se si sveglia mi devo occupare di lei e non posso
posare per voi”.

Caselli disegna con una rapidità impressionante, studia la modella in tutte le

prospettive, intanto guarda quanto Andrea ed io andiamo facendo senza mai
mettere un segno di correzione sui nostri lavori ma suggerendoci via via come
affrontare quel nudo.
Seguirono nel corso dell’anno altre “sedute” sotto la preziosa guida di Pino, fino
a quando, nell’autunno del 1958, la senatrice Merlin fece chiudere quella che
per noi, partendo da Shanghai e salendo da via del Prione, era divenuta
un’Accademia di Belle Arti.
Wanda al Suprema con Caselli Nadia al Suprema con Caselli
carboncno su carta, cm. 42,5x42 carboncino e pastello su carta,cm. 54,6x49
1957 1957

108 109
 Mafalda al Suprema
tempera su carta, cm. 32x20,5
1958
Tilde al Suprema
tecnica mista su carta, cm. 31,5x20,4 destra
1958 Particolare

110 111
 1966
Opere Works

112
1969 113
 A Grimau Partenza dell'Apollo XI
olio su tela, cm. 160x135 olio su tela, cm. 100x80
1964 1969

114 115
 Il seme, op. 32 Plurimitofania
tecnica mista su tavola, cm. 90x70 tecnica mista, cm. 80x70x48
1966 1966

116 117
 Mitofania 1 Mitofania 2
tenica mista, cm.119x60 tecnica mista, cm. 82x80
1966 1966

118 119
 Mitofania 3
tecnica mista, cm. 100x70
1966

120 121
 1970
Opere Works

122
2011 123
 destra
Ermafrodito inquinato Adamo 1971
olio su tela, cm. 120x80 olio su tela, cm. 120x80
1970 1986

124 125
 Sulla spiaggia Gabbiano ferito
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 100x100
1972 1973

126 127
 Gabbiano sulla spiaggia Gabbiano che spicca il volo
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 107x107
1973 1973

128 129
 Vol de nuit
olio su tela, cm. 100x100
1972-1973

Volo di gabbiani all’alba

olio su tela, cm 100x100
1973

Passeggiando alla diga Giochi di gabbiani alla diga

olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 100x120
1974 1974

130 131
 A Kafka, Clochard Clochard 2
olio su tela, cm. 70x100 olio su tela, cm. 100x100
1975 1975

132 133
 Clochard
olio su tela, cm. 100x100
1975

destra
Clochard Ermafrodito
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 160x130
1975 1975

134 135
 Fiore ferito Giocoliere
olio su tela, cm. 100x100 olio au tela, cm. 160x130
1975 1975

136 137
 Clochards Monumento
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 100x100
1976 1976

138 139
 Calvario 2
olio su tela, cm. 100x100
1977

sinistra
Schizofrenico e totem Calvario
olio su tela, cm. 160x135 olio su tela, cm. 107x107
1976 1977

140 141
 Forme Corpo
olio su tela, cm. 135x160 olio su tela, cm. 135x160
1977 1977

142 143
 Letto matrimoniale Incontro Colloquio
olio su tela, cm. 150x130 olio su tela, cm. 160x135 olio su tela, cm. 100x100
1977 1977 1977

144 145
 Monumento Clochard
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 135x160
1977 1977

146 147
 Ragazza sdraiata Letto matrimoniale
olio su tela, cm. 60x80 olio su tela, cm. 80x60
1978 1978

148 149
 Pieghe della pelle Letto matrimoniale
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 160x130
1979 1979-1989

150 151
 Letto matrimoniale Forme
olio su tela, cm. 160x135 olio su tela, cm. 100x100
1978-1988 1982

152 153
 destra
Forme A Costantin Brancusi
olio su tela, cm. 100x100 olio su tela, cm. 180x130
1983 1981

154 155
 Opposti 2
olio su tela, cm. 96x135
1985

156 157
 pagina succesiva
Opposti 1 Opposti 3 Forme
olio su tela, cm. 60x80 olio su tela, cm. 96x135 olio su tela, cm. 130x160
1985 1985 1986

158 159
160 161
 pagina successiva
Forma che muta Forme, Chernobyl (Omaggio a G.D.Friedrich)
olio su tela, cm. 108x108 olio su tela, cm.160x130 olio su tela, cm. 16x130
1986 1986 1986

162 163
164 165
 Forme, il dritto e l rovescio 2 Forme, il dritto e il rovescio
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
1986 1986

166 167
 sinistra
Forme, il dritto e il rovescio 3 Forme, il dritto e il rovescio 1
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
1986 1986

168 169
 destra
Vele, giro di boa Vele
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 160x130
1986 1986

170 171
 sinistra
Letto matrimoniale Forme
olio su tela cm. 120x100 olio su tela, cm. 100x120
1986 1990

172 173
 Crepuscolo nube Farmoplant Crepuscolo
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
1988 1988

174 175
 L'anima, il vento
olio su tela, cm. 130x180
1988

176 177
 Lambada
olio su tela, cm. 200x540
1990

178 179
 Syrinx
olio su tela, cm. 200x900
1990

180 181
 Apuane Neve sull’Etna
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 197x107
1991 1991

182 183
 destra
Discoteca Manarola, tralci di vigna
olio su tela cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
1996 1995

184 185
 Sarno, fiume di fango Mare Nostrum
olio su tela, cm. 50x60 olio su tela, cm. 107x107
1998 2000

186 187
 Fiori e frutta sul letto Fiori e frutta sul letto
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2001 2001

188 189
 Rosa di dicembre Nell'aranceto
olio su tela, cm. 50x50 olio su tela, cm. 169x90
2000-2001 2001

190 191
 48 Coriandoli Cinque terre, ciàn
olio su tela, cm. 107x197 olio su tela, cm. 107x107
2002 2002

192 193
 Bagdad 1 Bagdad 2
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2003 2003

194 195
 I cacciatori di farfalle Letto
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2002 2003

196 197
 Per Coral di Astor Piazzolla Quater
olio su tela, cm. 100x120 olio su tela, cm. 107x107
2003 2003

198 199
 Ciàn alle Cinque terre Abbraccio
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2004 2004

200 201
 sinistra
1986 Agave (a Eugenio Montale) Agave all’alba (a Eugenio Montale)
olio su tela, cm. 160x130 olio su tela, cm. 107x107
1986-2004 2004

202 203
 Incendio alle Cinque Terre
olio su tela, cm. 130x160
2004

204 205
 Agave e cactus alla Cinque Terre L’orto dei limoni, (a E. Montale)
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 100x100
2005 2004

206 207
 Raggio di sole Alle Nere, Cinqueterre
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2004 2005

208 209
 Forme specchio 1 Forme specchio 2
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2007 2007

210 211
 Forme specchio 3 Per Liszt, Totentanz
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2008 2009

212 213
 Tango clandestino Discoteca
olio su tela, cm. 100x120 olio su tela, cm. 100x120
2008 2010

214 215
 Mare Nostrum, tramonto Per il Bolero di Ravel
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2010 2010

216 217
 A Luciano Berio, sequenza 1 Per W. A. Mozart, concerto in la maggiore Per W. A. Mozart, concerto in la maggiore
olio su tela, cm. 100x120 olio su tela, cm 107x107 olio su tela, cm 107x107
2011 2010 2010

218 219
 Discoteca
olio su tela, cm. 100x120
2011

220 221
 Forme - Fragmenta 1 Forme- fragmenta 2
olio su tela, cm. 100x120 olio su tela, cm. 100x120
2011 2011

222 223
 Per Sergei Rachmaninov Per il Requiem di Mozart
olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 107x107
2011 2011

224 225
 Per toccata e fuga in re minore di Bach
olio su tela, cm. 100x120
2011

226 227
 Jazz at
Lincoln Center
New York
for
Antonio Ciacca
2010.10
228 229
 Nico’s Song Chipewa Flat 5 Flat 9 I remember Clifford (Benny Golson)
olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40
Lincoln Center

Lincoln Center
New York

New York
Jazz at

Jazz at
230 231
 Lagos Blues Nicoletta Prince of Newark Reflections in D in A sentimental Mood
olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40
Lincoln Center

Lincoln Center
New York

New York
Jazz at

Jazz at
232 233
 Riverdale Rush Life Squazin Without a song
olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40 olio su tela, cm. 50x40
Lincoln Center

Lincoln Center
New York

New York
Jazz at

Jazz at
234 235
 Sculture

236 237
 L’idea plastica e
Nella produzione di Francesco Vaccarone, anche in quella bidi-
mensionale, il valore plastico assume un’importanza cardinale, ne
rappresenta il sottinteso concettuale, oltreché operativo. Ne è in-
dice la sua spiccata predilezione per le tecniche incisorie, non a
l’idea dipinta caso territorio sovente esplorato dagli scultori, in cui lo scavo e l’in-
taglio, il calcolato quanto insidioso approccio alla matrice, e la col-
laborazione con la morsura mettono in atto un sapiente intervento
The sculpted idea and plastico, ancorché sottaciuto nell’esito su carta. Ma ne è la più pa-
tente espressione il ciclo delle Forme, realizzato dagli anni Ottanta
e mai abbandonato, in cui l’operazione disegnativa e quella scul-
torea trovano il punto di osmosi e perfetta sovrapposizione ideativa
the painted idea e progettuale, oltreché lirica. Forme che abitano carte e tele spo-
sando la stesura pittorica o emergono in minimo rilievo nel legno
grezzo ritagliato del 1988, nei più recenti legni vestiti di lacca bianca
o nera, nel marmo bianco statuario delle grandi opere pubbliche,
Eleonora Acerbi o in quello nero impiegato in opere dalle dimensioni ridotte, ma an-
che nei bronzi, nei vetri, nelle ceramiche a ingobbio.
In generale, nell’opera di Vaccarone, e diremmo anche nella sua
persona, trovano una pacifica e fruttuosa convivenza il rigore for-
male e la ‘passione’, la partecipazione emotiva, che nel corso del
tempo ha toccato e continua ad investire la sfera del sociale e quella
dell’intimo sentire. Tale connubio si manifesta nella scelta e stesura
raffinata di una tinteggiatura ‘emotiva’ e nella concomitante e in-
scindibile attenzione alla tettonica dell’insieme, alla dislocazione an-
che simbolica degli elementi costitutivi.
A questo proposito, e a puntualissima dimostrazione del processo
plastico di Vaccarone anche nel pronunciamento pittorico, para-
digmatico è il ciclo dei Clochards. L’artista incontra i senzatetto a
Parigi e a Londra nel 1957, soprattutto nei métro, e li ritrova nel
1972 in un programma televisivo, uno dei primi reportage dedicati
a questa realtà sociale. Ne rimane profondamente impressionato,
cerca e trova nel suo lavoro le modalità per affrontarne la rappre-
sentazione. Non sappiamo se abbia ricordato Henry Matisse,
quando, ormai pressoché inabile, dipinse ‘con le forbici’ Jazz,
estremo ed altissimo esito della sua produzione, o a Hans Arp, che
tagliava e faceva cadere pezzi di carta colorata, affidando al caso
la loro composizione. Comunque, i clochards di Vaccarone nascono
così: egli intaglia nella carta sagome umane, le accartoccia e le af-
fastella; rivede le persone rannicchiate e piegate nella loro condi-
zione senza difesa e le traspone nella superficie bidimensionale del
dipinto, in primo piano, mentre sul fondo spesso campeggiano in
contrasto nude geometrie, simbolo del sistema apparentemente so-
lido e razionale che le circonda e le ingloba.
E’ dalla carta piegata, dunque, e toccata dal taglio grafico, istan-
taneo e istintivo, che nascono le prime effimere sculture.
238
In Francesco Vaccarone’s works, also in his two-dimensional ones,
the sculpture value is of cardinal importance; it constitutes their
conceptual, as well as their operational, basis. A demonstration of
this is his marked attraction to cutting techniques which, not co-
incidentally, are often the terrain of sculptors. Carving and en-
graving, the calculated, insidious approach to the matrix, and the
collaboration with etching produce what is actually a sculpture re-
sult, although it is merely implied in the paper works. A more ev-
ident expression of this can be seen the cycle of the Forms, cre-
ated in the ‘80s and never actually abandoned. Here the outcomes
of the drawing and sculpting operations osmose and perfectly over-
lap from the conceptual, concrete, as well as lyrical points of view.
Forms which inhabit paper and canvas, blending into the texture
of the paint or emerging in very slight relief in the 1988 carved
rough wood, in the more recent panels coated with white or black
lacquer, in the statuary white marble of the large public works, or
in that black he uses in smaller works, and equally in the bronzes,
glass pieces, and engobe ceramics.
Generally in Vaccarone’s works, and we might say also in his per-
son, formal rigour and “passion” coexist pacifically and fruitfully, to-
gether with emotional participation. The latter has at times touched
on the spheres of social protest and intimate inner feeling, and still
continues to invest in them.
This combination of attitudes can be seen in the choice and refined
application of an “emotional” type of colouring and in the con-
comitant, inseparable attention to the tectonics of the form as a
whole; to the dislocation, be it only symbolic, of the constituent el-
ements.
A good example of this, and an extremely enlightening demon-
stration of Vaccarone’s use of the sculpture process also in his
paintings, is the cycle of the Tramps. The artist encountered home-
less people in Paris and London in 1957, above all in the under-
ground, and he found them again in 1972 in a TV programme, one
of the first reports on this specific social reality. He was deeply af-
fected by this reality, and he sought out and found a way of rep-
resenting it in his work. We do not know whether he had in mind
Henri Matisse’s painting Jazz, one of his last, great, works, created
“with scissors” when he was practically disabled; or Hans Arp, who
cut out pieces of coloured paper and simply let them fall, leaving
their composition to chance.
In any case, this was how Vaccarone’s Tramps came into being. He
cut human shapes into the paper, then crumpled and trussed
them up; he recalled these people huddled and bent in their de-
fenceless condition and transposed them onto the two-dimensional
surface of the painting, in the foreground, while the contrasting
239
 Si tratta, in effetti, di progetti, di matrici ideative di opere altre, pre-
valentemente pittoriche, oltremodo importanti, perché pregni del-
l’idea del lavoro compiuto.
I primissimi lavori plastici risalgono alla fine del decennio Ottanta
e toccano il legno e il vetro.
I legni si danno quali efficacissime dimostrazioni del processo in-
conscio, mentale, simbolico, infine rappresentativo della «dialettica
della destrutturazione e ristrutturazione»1 della forma: il sottile fo-
glio di legno grezzo subisce un chirurgico intaglio che simula la pie-
gatura e ripiegatura di un docile e muto foglio di carta; ne sortisce
la forma elementare e fortemente allusiva che qui e altrove sostiene
la narrazione dell’autore.
La produzione vetraria si svolge a Murano, a stretto contatto con i
maestri artigiani, e prosegue nel decennio Novanta. Incontra un im-
portante riconoscimento nell’attribuzione del Premio “Murano”
1987 (l’opera Il Calvario è conservata presso il Museo del Vetro del-
l’isola lagunare). E anche nel materiale siliceo, per il quale
Vaccarone predilige cromie calde, si ‘disvelano’ le forme, appena
sbozzate e astraenti.
Alla già citata, virtuosissima oltreché originale, sperimentazione delle
tecniche incisorie e all’impiego del vetro, si affianca, dagli anni
Novanta al 2005, il personale approccio alla ceramica a ingobbio,
che diventa il supporto agevole per il segno fluido, icastico, sorgivo
e privo di ripensamenti tipico dell’artista.
Nel 1990 prende avvio l’attività plastica a destinazione pubblica, con
il primo dei numerosi lavori in bronzo realizzati con il supporto della
fonderia dell’Arsenale Militare della Spezia. È destinato al Liceo
Scientifico “Antonio Pacinotti”, fisico inventore della dinamo. Esso
rivela ben chiaramente uno dei suoi stilemi prediletti: la definizione
della forma in un gioco plastico -e percettivo- di pieni e vuoti, po-
sitivo e negativo.
Ancora nel ‘90 un incarico di natura speciale e specifica, conno-
tato dall’icasticità dell’emblema: la scultura-’logo’ posta sulla fac-
ciata del palazzo ospitante la Fondazione Bandera per l’Arte, a Busto
Arsizio. La scelta del materiale, l’acciaio cromato, guarda alla vo-
cazione industriale del territorio e il motivo adottato, la ruota den-
tata, trova una traslitterazione in ambito creativo, a rappresentare
il lavoro dell’arte.
Al 1994 risale il Monumento alla Resistenza collocato nel giardino
della scuola spezzina intitolata al generale partigiano Mario Fontana.
Anche in questo caso l’autore concepisce una forma-simbolo, af-
fidata al bronzo, costituita da tre elementi distinti, alludenti alle forze
propulsive della società italiana figlia della Liberazione: cattolica, li-
berale, comunista.
Nel 1996 viene incaricato di concepire una scultura da assegnare
240
background often consisted of bare geometrical forms, symbols of
the apparently solid and rational system which surrounds and en-
closes them.
The first sculptures date to the end of the ‘eighties and were done
with wood and glass. The works in wood are extremely effective
demonstrations of the unconscious, mental symbolic process,
which in the final analysis is representative of the “dialectics of the
destructuring and restructuring”1 of the form. The thin sheet of
rough wood undergoes a surgical incision, which simulates the fold-
ing and refolding of a docile, mute sheet of paper; out of this comes
the elementary and strongly allusive form which embodies the au-
thor’s narration, here and elsewhere.
The glass works were created in Murano in close contact with the
master craftsmen, and they continued into the ‘nineties. In 1987
he received the prestigious “Murano” Award (the work Calvary is
in the Glass Museum of that island in the Venetian lagoon). And in
the vitreous material too, for which Vaccarone tends to choose
warm colours, sketchy, abstract forms are revealed.
Alongside the above-mentioned virtuoso and original experimen-
tation with etching techniques and his use of glass came his very
personal experiments from the ‘nineties to 2005 with engobe ce-
ramics, which became a convenient support for the artist’s fluid,
icastic, fresh style free of corrections.
In 1990 he began his public sculptures, with the first of the nu-
merous bronze works created with the support of the foundry of the
La Spezia navy arsenal. It was made for the Scientific Grammar
School named after Antonio Pacinotti, the physicist who invented
the dynamo. It clearly reveals one of Vaccarone’s favourite stylis-
tic features: definition of the form in a sculpture/perceptive inter-
play of filled and empty spaces, of positives and negatives.
Again in the ‘nineties, he received a special and specific commis-
sion, characterised by the vividness of the emblem: the
“logo”/sculpture to be put on the façade of the building hosting the
Bandera Art Foundation in Busto Arsizio. The choice of the mate-
rial, chrome-plated steel, reflects the industrial vocation of this ter-
ritory; and the motif adopted, a cog-wheel, can be translated in the
creative world as a representation of artistic work.
The Monument to the Resistance, located in the garden of the La
Spezia school named after the partisan general Mario Fontana, was
made in 1994. In this case too the artist conceives a bronze
form/symbol consisting of three distinct elements, which allude to
the three propelling forces of Italian society after the Liberation:
Catholicism, Liberalism, Communism.
In 1996 Vaccarone was commissioned to create a sculpture to be
assigned to the winner of the “Portovenere Donna” award, an award
alla vincitrice del Premio “Portovenere Donna”, tuttora vigente, ri-
volto al riconoscimento di una figura femminile d’eccellenza in di-
versi ambiti professionali. Particolarmente onorato del compito
(vanta soddisfatto la singolarissima tessera emessa a suo nome
dall’UDI, Unione Donne Italiane!), Vaccarone ripensa il simulacro
della Nike di Samotracia e il suo significato simbolico, realizzando
una figura che echeggi la «donna apripista, una donna che deve
indossare una maschera, come dobbiamo fare tutti noi, per appa-
rire; una maschera che dura da secoli».
Del 1998 la medaglia in bronzo commissionata dal Premio “Lerici
Pea” e destinata ai vincitori delle edizioni da quell’anno in avanti.
In questo lavoro trova anticipazione la speciale, spesso empatica
consonanza con altri aspetti e linguaggi della creatività, qui la
poesia (si pensi al ciclo, recente, dedicato a Ezra Pound), altrove la
musica. Un frammento di testo da Percy Bysshe Shelley (riso di luna
in fuggitiva onda) fa da contrappunto alla rappresentazione appena
sbozzata di Lerici e il suo mare.
Ancora un tributo ad un episodio storico, nel 1999, sempre alla
Spezia: dal blocco di marmo nero del Belgio, una stereometria es-
senziale che scompone e disassa un profilo circolare; commemora
la cattura e l’uccisione di un gruppo di partigiani in bicicletta da
parte dei nazistifasciti. Del 2000 l’effigie di Virginia Oldoini, contessa
di Castiglione, bellissima protagonista dell’occulta diplomazia
franco-italiana durante la reggenza di Napoleone III. Per l’esecuzione
di questo lavoro, collocato in una piazza della Spezia, città natale
del padre della nobildonna, nei pressi del palazzo dove abitò,
Francesco Vaccarone ha voluto coinvolgere una giovane artista,
Cristina Formicola, emersa da una selezione, che ha collaborato alla
realizzazione. Un ritratto che riprende un celeberrimo scatto foto-
grafico eseguito da Pierre-Louis Pierson, insieme a molti altri, se-
condo le precise indicazioni dettate con cura e sorprendente in-
venzione performing dalla dama stessa.
Dal 2004, in concomitanza con la mostra personale presso la
Rocca dei Sanvitale, instaura un importante rapporto con la città di
Noceto, dove porta in quell’anno un marmo bianco di Carrara de-
dicato alla Pace. L’immagine simbolo depositata nella tradizione, la
colomba, diventa qui un richiamo lontano nell’esito formale ma sal-
damente legato alla coscienza storica e civile che da sempre ac-
compagna l’autore: l’idea plastica è generata dall’incastro di volumi
netti e astraenti, di ascendenza geometrica, mentre il contenuto di
messaggio, e ben ancorato al presente, si dà nelle definizione del-
l’ala, monca di una porzione, memento dei drammi dell’oggi.
Nel 2006, anno in cui un’ampia antologica lo rappresenta alla Galleria
San Ludovico a Parma, ancora a Noceto si cimenta nuovamente con
la rinnovata interpretazione del monumento e con un tema alto e
which is still held and which is given to women who have shown
particular excellence in various professional environments. He was
particularly honoured by the task, being the proud bearer of a very
singular membership card issued in his name by the Union of Italian
Women, UD. He decided to re-interpret the effigy of the Nike of
Samothrace and its symbolic meaning, making a figure which
would recall the “trailblazing woman, the woman who, like all of us,
must wear a mask in order to appear; a centuries-old mask”.
In 1998 he made the bronze medal commissioned by the “Lerici
PeA” Award, to be given to winners of the editions from that year
on. In this work, we have a foretaste of Vaccarone’s special, em-
pathic relationship with other creative aspects and languages:
sometimes poetry (think of the recent cycle dedicated to Ezra
Pound); sometimes music. A fragment of a poem by Shelley ( laugh-
ter of the moon in a fugitive wave) is matched with a barely hinted-
at view of Lerici and its sea.
Another tribute to an historical episode, in 1999, again in La
Spezia: from a block of Belgium black marble, he creates an es-
sential stereometry which decomposes and tilts a circular profile.
This work commemorates the capture and killing of a group of par-
tisans on bicycles by the Nazi-Fascists.
The effigy of Virginia Oldoini, countess of Castiglione, a beauty who
played an important role in the occult French/Italian diplomacy dur-
ing Napoleon IIIrd’s reign, dates to 2000. Francesco Vaccarone de-
cided to involve a young artist, Cristina Formicola, chosen by for-
mal selection, in the making of this work. It stands in a square in
La Spezia, the birthplace of the noblewoman’s father, near the
palazzo where she lived. It is a portrait based on a very famous pho-
tograph taken by Pierre-Louis Pierson with many others, which fol-
lowed the precise indications carefully dictated with a surprising
“performing” inventiveness by the lady herself.
On the occasion of the solo show at the Rocca (Fortress) of
Sanvitale in 2004, he began an important relationship with the town
of Noceto, where in that same year he took a work in Carrara white
marble dedicated to Peace. The traditional symbolic image of the
dove is here distantly alluded to in the form, but it is a real solid
presence in the historical and civil conscience which constantly ac-
companies the artist. The sculpture idea is generated by the in-
terweaving of clear and abstract volumes of geometric origin,
while the content of the message, firmly anchored in the present,
is expressed by the definition of the truncated wing, a memento of
the dramatic situations of today.
In 2006, the year in which the Galleria San Ludovico in Parma or-
ganised a large anthological show of his works, Vaccarone again
worked for Noceto, creating a monument with a high, delicate
241
 impegnativo: papa Giovanni Paolo II, commemorato a un anno dalla
sua scomparsa. L’umano nel divino, il divino nell’umano è il titolo
scelto dall’autore. E’ il frutto di una riflessione laica intorno al ponte-
fice e all’uomo, il suo apostolato, la sua vita, il suo pensiero. Cospicue
le dimensioni delle due lastre in marmo, distanziate e aggirabili.
Nell’elemento sinistro l’immagine del papa seduto emerge da un
fondo di forme astratte. Il netto profilo ricorda il ritratti atemporali della
medaglistica. Nell’elemento destro tornano le forme, qui isolate e di-
sposte a riempimento della superficie, esaltate dalla purezza del ta-
glio netto della pietra, lacerti dell’umanità e della storia.
L’insieme plastico, definito appropriatamente da Vilma Torselli2 ‘pra-
ticabile’, scomposto e privo di basamento, rifugge l’impatto magni-
loquente e invita a un’osservazione da più punti di vista, compreso il
retro, che reca incisi il testo de La sorgente, lirica di Karol Wojtyła tratta
da Trittico romano, meditazioni in forma di poesia (2003) e un brano
del discorso ai giovani tenuto nel 2000 a Tor Vergata.
Nel 2008, ancora a Noceto, interpreta il tema de Le missioni di pace
nel mondo con un Obelisco marmoreo. Il recupero di questa antica
forma monumentale (non ignorata dall’arte contemporanea: si
pensi ad esempio alle numerose versioni realizzate da Arnaldo
Pomodoro), guarda esplicitamente alla funzione ‘benefica’ delle ori-
gini egizie, in cui è simbolo di Ra, il dio-sole, e fonte di energia po-
sitiva. Il volume è costituito da un fitto insieme di forme antropo-
morfe, che si toccano e si congiungono: unione che allude alla
ricerca di pace.
Nello stesso anno realizza altri cinque marmi, esposti, insieme a
quello destinato a Noceto, in occasione della XIII Biennale di
Scultura di Carrara presso il Laboratorio Corsanini: altri due
Obelischi, in cui l’autore si confronta con il volume oblungo della
pietra e, guardando alle sue forme, lavora intorno agli effetti del po-
sitivo-negativo e alla difformità di risalto percettivo; due Abbracci,
in cui l’essenziale definizione delle sagome congiunte scaturisce dal
taglio netto di un unico blocco e dallo sfalsamento dei piani;
Origine, complesso plastico più articolato, che rappresenta il pri-
mordio della vita nello schiudersi di un uovo archetipico.
Dal 2008 ad oggi Francesco Vaccarone ha ripreso inoltre ad im-
piegare il legno, sagomato da Sergio Mastropasqua, in una cospi-
cua serie di sculture dal formato maneggevole. La materia costi-
tutiva è in realtà occultata dalla laccatura monocroma,
prevalentemente bianca, in qualche caso nera, che suggerisce la
politura della pietra. Questa produzione risponde alla volontà di tra-
sporre motivi e composizioni già espressi in pittura nella dimensione
plastica, ossia ne costituisce la traduzione in un altro medium, con
la conseguente ricerca di esiti formali differenti: aboliti la definizione
cromatica e il ductus, tanto curati e accurati nei dipinti, qui le forme
242
theme: Pope John Paul II, commemorated a year after his death. si danno nella loro purezza disegnativa, oltreché plastica. Questi ul- with a consequent striving for different formal outcomes. The
The title chosen by the author was The human in the divine, the di- timi lavori ci fanno concludere tornando a bomba: in Francesco careful and precise chromatic definition and ductus of his paint-
vine in the human, and it is the fruit of a layman’s reflection on the Vaccarone pittura e scultura sono sorelle e figlie della stessa ma- ings are now abolished; here the forms offer themselves as pure
pope and the man, on his apostolate, his life, his thought. The two trice concettuale, com’è naturale che sia. draughtsmanship and sculpting. So, going back to what I said at
marble slabs are of imposing size, placed apart in a way they can the beginning, in Francesco Vaccarone’s works, painting and
be walked around and between. In the left element, the image of Settembre 2011 sculpture are the sisters and daughters of the same conceptual ma-
the seated pope emerges from a background of abstract shapes. trix, as is natural.
The clean profile recalls the timeless medal portraits. In the right
element, the forms return; here they are isolated and arranged to Sept 2011
fill the surface, exalted by the purity of the clean cutting of the stone,
fragments of humanity and history.
The sculpture as a whole, aptly defined by Vilma Torselli2 as ”prac- 1) Nell’ambito del Convegno dal titolo Trascrivere l’inconscio – Psicoanalisi e Arte (Pisa, 3 giugno 1) During the conference entitled Transcribing the Unconscious – Psychoanalysis and Art (Pisa, 3
2006), Francesco Vaccarone ha illustrato il suo processo creativo in un intervento, Occultare e di- June 2006), Francesco Vaccarone explained his creative process in a talk, Concealing and Revealing
ticable”, is fragmented and baseless. It waives any magniloquent svelare l’immagine, nel quale si sofferma anche sulla genesi delle Forme. A questo proposito pre- the Image, in which he also spoke about the genesis of the Forms. In this regard he specified: “This
interpretations and invites the viewer to observe it from various cisa: «Questo tema della “forma” che diventa “sagoma” è presente in gran parte dei miei lavori; la theme of the “form” which becomes “shape” is present in most of my works; the dialectics of de-
dialettica della destrutturazione e della ristrutturazione ha accompagnato gran parte delle mie im- structuring and restructuring have accompanied most of my images, concealing and revealing, as
viewpoints, including the back, where the text of Karol Wojtyla’s magini, occultando e disvelando, credo, mie personali cadute e rinnovamenti nel processo delle con- I believe, my personal declines and revivals in the process of contradiction which marks all of our
poem The source, from Roman Triptych, meditations in the form of traddizioni che segna la vita di ciascuno di noi». lives”.
Pubblicato in: http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo9.htm il 27/06/2006 Published on: http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo9.htm, 27/06/2006
poetry (2003) is carved, together with a passage from his speech
to the young people of Tor Vergata in 2000. 2) Cfr. Vilma Torselli, Francesco Vaccarone. L’umano nel divino, il divino nell’umano. 2) Cf. Vilma Torselli, Francesco Vaccarone. L’umano nel divino, il divino nell’umano (The human in
Pubblicato in: http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo73.html il 02/08/2011 the divine, the divine in the human).
In 2008, again in Noceto, he interpreted the theme of The missions Published on: http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo73.html, 02/08/2011
of peace in the world with a marble Obelisk. The revisitation of this
ancient form of monument (which is not ignored by contemporary
art: see for example the numerous versions by Arnaldo Pomodoro),
explicitly emphasises the original “beneficial” function it had in
Egypt as a symbol of Ra the sun god and a source of positive en-
ergy. Its volume consists of a dense assembly of anthropomorphic
forms which touch one another and join in a union which alludes
to the quest for peace.
In that same year he made another 5 marble sculptures which were
exhibited with the one for Noceto at the XIIIth Sculpture Biennale of
Carrara in the Corsanini laboratory. Another two Obelisks, in which
the artist pits himself against the oblong form of the stone and, bas-
ing himself on his forms, works on positive and negative effects and
on the diversity of the perceptive emphasis. Two Embraces, in which
the essential definition of the joined shapes results from the clean
cut of a single block and from the biases of the planes; Origins, a
more complexly-structured sculpture which represents the in-
fancy of life in the hatching of an archetypical egg.
Since 2008, Francesco Vaccarone has also begun again to use
wood, carved by Sergio Mastropasqua, in a remarkable series of
sculptures with a manageable format. The basic material is actu-
ally hidden by the monochrome, mainly white but sometimes black
lacquering, which reminds one of the polishing of stone.
These works spring from Vaccarone’s desire to transpose into
sculpture motifs and compositions which he has already expressed Abbraccio
in painting, in other words to translate them into another medium, marmo
2008
243
 Abbraccio Incontro
legno legno
2008 2009

244 245
 Bacio Bikini per Pound
legno legno
2010 2010

246 247
 Calvario Discoteca
legno legno
2009 2009

248 249
 Fandango Forme
legno corian
2009 2011

250 251
 destra
Forme Incontro
legno legno
2008 2009

252 253
 Letto matrimoniale Maternità
legno legno
2009 2010

254 255
 Nozze Personaggio
legno legno
2011 2009

256 257
 Rosa di dicembre
legno
2008

258 259
 Opere
pubbliche

260 261
 sopra
Per i Martiri del Nazismo La ruota creativa Medaglia per il Lerici Pea
marmo, La Spezia acciaio, Busto Arsizio Bronzo
1999 1990 1988

262 263
 sinistra
Obelisco (particolare) Per la Pace
marmo, Noceto marmo, Noceto
2008 2004

264 265
 Per Papa Giovanni Paolo II A Pacinotti
marmo, Noceto bronzo, La Spezia
2005 1990

266 267
 sinistra
A Virginia Oldoini Alla Resistenza
bronzo, La Spezia bronzo, La Spezia
2001 1995

268 269
 Opere nel
Comune di
Castelnuovo
Magra

270 271
 Eccidio alle Fosse Ardeatine Per le Fosse Ardeatine
olio su tela, cm. 70x50 olio su tela, cm. 70x100
1971 1971

272 273
 Strage dell’Italicus Vida, Pensamiento, Esperanza, Chile
olio su tela, cm. 70x100 olio su tela, cm. 100x100
1971 1973

274 275
 Calvario, carne di ebreo Piazza della Loggia, Brescia
olio su tela, cm 70x50 olio su tela, cm. 100x100
1974 1974

276 277
 South Africa
olio su tela, cm. 85x100
1978

278 279
 Collezione
Camera di
Commercio
della Spezia

280 281
 A Pasolini Volo di gabbiani all’alba Forme
olio su tela, cm. 160x135 olio su tela, cm. 107x107 olio su tela, cm. 130x160
1975-1976 1973 1987

282 283
 Collezione
Prefettura
della Spezia

284 285
 Vele, giro di boa
olio su tela, cm. 108x108
1987

286 287
 Antologia
critica
Critical
anthology
1957/2011
288 289
 L’IMMAGINE DELL’UOMO
Renato Righetti
…Francesco Vaccarone lavora sul filo della pittura concettuale. Non di-
pinge soltanto per dipingere ma per affermare delle idee.
Così, non è il paesaggio che lo attrae, ma l’uomo, l’uomo preso nel giro
dei suoi interessi, dei suoi problemi, de suoi sogni, dei suoi affanni.
La sua pittura è inquieta e carica di tentazioni, muove ad una ricerca del-
l’immagine dell’uomo rispecchiata nel fremito delle sue vicende, recu-
perata cioè in una dimensione che non trascende i suoi impegni sociali…
La Spezia 4 gennaio 1965
Dalla presentazione di Renato Righetti per la mostra “Artisti del Golfo della Spe-
zia” Bartolozzi, M.Discovolo, Igne, Reggio e Vaccarone alla Galleria d’Arte Totti,
Milano, febbraio-marzo 1965
1958 La Spezia “Mostra dei giovani artisti” alla galleria
Adel premiato da Augusto Magli, Gino Bellani e Attilio Del Santo
290
THE IMAGE OF MAN
Renato Righetti
…Francesco Vaccarone works along conceptual art lines. He doesn’t
paint for the mere sake of painting but in order to affirm ideas.
So it is not the landscape which attracts him, but human beings, observed
as they attend to their interests, problems, dreams, worries.
His painting is uneasy and loaded with temptations; it seeks out an image of
Man reflected in his day-to-day business, i.e. an image drawn from a di-
mension which does not transcend social awareness…
La Spezia 4 Jan 1965
(From Renato Righetti’s presentation for the exhibition “Artisti del Golfo della
Spezia”, Artists of the Gulf of La Spezia, Bartolozzi, M.Discovolo, Igne, Reggio and
Vaccarone at the Galleria d’Arte Totti, Milan, Feb-March 1965)
1968 Castelnuovo Magra, da s. D. Carlesi, M. Soldati,
M. Giacomelli, F. Vaccarone, B. Pruno, in p.p. T. Zancanaro
PROPOSTA PER UNA FIGURAZIONE VERAMENTE NUOVA
Edoardo Sanguineti
…negli esempi della dissacrazione parodica della iconografia tradizionale
è chiaro che, contemplandoli, il pensiero vada subito a quella che è l’ar-
chetipo di tutti questi esempi: La Gioconda di Duchamp.
Utilizzo la notazione di un amico, che è critico cinematografico, per far os-
servare che quel tipo di dissacrazione, scelto per la Gioconda con i baffi,
e che è apparentemente gratuito, è in realtà un vero esercizio critico.
Io francamente non ho documenti, e non so se esistano prove d’una con-
sapevolezza da parte di Duchamp di esercitare un’azione critica, ma sta
di fatto che effettivamente ciò che è messo in causa, attraverso questa
operazione, è l’omosessualità leonardesca.
Ho voluto richiamare questa interpretazione che mi sembra correttamente
obiettiva perché sarebbe pericoloso, a mio parere, guardare questi
esempi di dissacrazione e di parodia attraverso la citazione di elementi
d’iconografia tradizionale trasposti e sbeffeggiati, come esempi in cui lo
shok viene tradotto gratuitamente, aribitrariamente. Voglio dire che la
quantità reale di critica che viene documentata nell’operazione è vera-
mente il criterio di valore su cui conviene appoggiarsi in casi di questo
genere.
Buona parte degli esempi del “Gruppo studio di Genova” (Paola
Campanella, Olga Casa, Maurizio Guala, Luigi Tola, Francesco Vaccarone,
Rodolfo Vitone, Daniela Zampini, Guido Ziveri ndr), come si può ben con-
statare, sono del tipo di dissacrazione ironica degli elementi dell’icono-
grafia tradizionale, cioè sulla linea dell’archetipo Gioconda per intenderci.
Su questo versante, l’elemento discriminante tra gratuità, facilità ed
esperienza, voglio dire, è la quantità di critica obiettiva, e non mi interessa
la consapevolezza dell’artista, dell’iconografia di tipo tradizionale.
Finalmente come tendenza finale, in questo tipo di ricerche, al limite, sta
il tentativo di ricostruire una rappresentazione della realtà secondo un
nuovo sistema di classificazione…
…e finalmente il passaggio da una pittura, in cui l’elemento tipico sta
nella materia e nel trattamento della materia, e qui veramente ho l’im-
pressione che si stia producendo, si può produrre, e poi la storia può be-
nissimo rifiutare questa occasione, una certa possibilità davvero di salto
storico, preparato da molto tempo, nella storia della pittura occidentale.
Genova febbraio 1966
(Stralci dalla presentazione a catalogo per la mostra del “Gruppo studio di
Genova” alla Galleria Numero di Fiammetta Vigo, Roma, maggio 1966)
PROPOSAL FOR A REALLY NEW KIND OF FIGURATION
Edoardo Sanguineti
...as we contemplate the examples of parodic debunking of traditional
iconography, our thoughts of course immediately turn to the archetype
of these examples: Duchamp’s Mona Lisa.
I use the observation of a film critic friend to point out that while the type
of debunking operation chosen for the Mona Lisa with moustache is ap-
parently gratuitous, it is actually a thoroughgoing exercise in criticism.
Frankly I have no documentation for this, and I do not know whether there
is any evidence of Duchamp’s being aware of exercising a critical action, but
the fact remains that what is actually implicated in this operation is
Leonardo’s homosexuality.
I have mentioned this interpretation which seems to me correctly objective,
because in my opinion it would be dangerous to look at these examples of
debunking and parody by quoting transposed, mocked elements of tradi-
tional iconography, such as examples where shock is translated gratuitously
and arbitrarily. I mean that the actual amount of criticism which is docu-
mented in the operation is the real criterion of value on which we should base
ourselves in cases of this kind.A great deal of the examples from the “Gruppo
Studio di Genova” (Genoa Study Group; Paola Campanella, Olga Casa,
Maurizio Guala, Luigi Tola, Francesco Vaccarone, Rodolfo Vitone, Daniela
Zampini, Guido Ziveri, editor’s note.) as can easily be seen, are of the type
which uses the ironic debunking of elements of traditional iconography, i.e.
along the lines of the Mona Lisa archetype.
In this sense I wish to say that the element which discriminates between
gratuitousness, facileness and experience is the amount of objective crit-
icism, and I am not interested in the artist’s awareness of traditional
iconography.
Finally, the final tendency of this type of experimentation may rather be
the attempt to reconstruct a representation of reality according to a new
system of classification…
... and finally the transition from a type of painting in which the typical
element is the material and the treatment of the material; and here I re-
ally have the impression that we are producing, we can produce (then
of course history might well reject this opportunity) a certain real possi-
bility of a long-prepared historical leap forward in the history of western
painting.
Genoa Feb 1966
(Extracts from the presentation of the catalogue for the exhibition of the Gruppo
Studio di Genova [Genoa Study Group] at the Galleria Numero of Fiammetta Vigo,
Rome, May 1966)
291
 LE TUE ESPERIENZE UMANE, IL TUO SEGNO
Ennio Calabria
…In passato mi ha colpito sapere che Picasso disegnava tutti i giorni le
esperienze che quotidianamente viveva.
Così, se la sera aveva incontrato una donna, ne nascevano immediata-
mente segni e forme.
Al contrario, quasi tutti i pittori, per quanto ne so, è come se non vedes-
sero le persone e le cose che incontrano e, giunti nei loro studi, dipingono
storiche e lontane battaglie.
Ora, queste tue tavole sull’amore, Francesco, mi sorprendono proprio per
questo rapporto diretto, e nello stesso tempo ricco di implicazioni, in cui
si esprimono i tuoi pensieri, le tue esperienze umane, il tuo segno.
Segno che si fa blocco di marmo nel quale il suo guizzare si raggela nella
tavola sul matrimonio; oppure nell’altra tavola dell’amore di gruppo, che è
l’altra faccia di quella del matrimonio, il segno si deconcentra, si moltiplica,
si spezza nel gioco confuso dei protagonisti alla ricerca di un rapporto im-
possibile che separa invece di unire.
Molto bella la tavola della cacciata dal paradiso terrestre: da un lato il ser-
pente incorporato ed insieme pilastro di una struttura composta da forme
geometriche pure, dall’altro i due attori, Adamo ed Eva, ridotti alle loro
forme essenziali.
Le maschere ritornano anche nella tavola dei due amanti che si scam-
biano falsi messaggi e falsi modelli di sé stessi, modelli falsi che i due
amanti vorrebbero cancellare nell’altra tavola dove attraverso l’amore cer-
cano sé stessi, ed il segno che definisce ciascuna delle due figure si inarca
su sé stesso e l’apparente amplesso si sfalda in due figure chiuse e se-
parate come monadi.
Infine mi è restata viva nella mente la tavola molto bella di pinocchio che
guarda e vuole toccare con un naso conico, costruito cioè da una figura
geometrica pura, un corpo femminile anch’esso inscatolato in un altro
corpo geometrico
Solo che in questa tavola il serpente non regge come nella cacciata dal
paradiso terrestre la struttura geometrica che per te rappresenta l’astratta
razionalità dei dogmi e delle idee precostituite, ma vi poggia sopra con
l’umiltà del gatto. In questo credo che tu abbia intuito qualcosa di più mo-
derno, una società razionale e fredda che imprigiona gli uomini e da cui
anche i demoni sono emarginati perché prodotti pur sempre da una fan-
tasia troppo umana.
Roma, 25 novembre 1972
(Dalla presentazione alla cartella con 10 incisioni all’acquaforte “In Articulo
Amoris”, EDI/CIGNO Editore, Roma 1972)
292
YOUR HUMAN EXPERIENCES, YOUR SIGN 4 TESTIMONIANZE DI MAESTRI DI FRANCESCO VACCARONE TRIBUTES BY 4 OF FRANCESCO VACCARONE’S TEACHERS
Ennio Calabria (GIANNETTO FESCHI, VITTORIO TAVERNARI, ANTOINETTE (GIANNETTO FESCHI, VITTORIO TAVERNARI, ANTOINETTE RAPHAEL
RAPHAEL MAFAI E TONO ZANCANARO) PER LA CARTELLA CON 10 MAFAI AND TONO ZANCANARO) FOR THE PORTFOLIO WITH 10
…In the past I was impressed to know that that Picasso drew his daily ACQUAFORTI “IN ARTICULO AMORIS”, EDI/CIGNO EDITORE, ROMA ETCHINGS “IN ARTICULO AMORIS”, PUBLISHED BY EDI/CIGNO, ROME
experiences each single day. So if he had met a woman in the evening, 1972 1972
the signs and shapes of her were immediately brought to life. In contrast, Giannetto Fieschi Giannetto Fieschi
as far as I know almost all painters seem not to see the people and things
they meet and when they get to their studios they paint historical, far- ...l’impegno giovanile mi pare tanto generoso quanto è portato a scan- …youthful commitment seems to me to be generous, tending to probe
off battles. dagliare pazzamente nel futuro, a tentare di prepararlo a proprio vantaggio; the future hecticly, trying to prepare it to one’s own advantage; while I
Now these plates of yours about love, Francesco, surprise me for the very mentre vedo la sollecitudine esistenziale degli anziani meno furibonda o see the existential solicitude of the elderly as less frenzied or spasmodic,
directness of the relationship in which your thoughts, your human ex- spasmodica, anzi meno utilitaristica, il futuro personale loro trovandosi or- indeed less utilitarian, since their personal future is now half-spent…
periences, your sign are expressed, while it remains at the same time mai dimezzato… So, if it had been my choice, I would have let Pinocchio be, not rooting
pregnant with implications. E così, se avessi avuto la scelta io, avrei rispettato Pinocchio più che al- him out of his fecund myth, not probing inside him with the reckless im-
A sign which becomes a block of marble, where its darting is frozen to still- tro non disturbandolo affatto dal suo mito fecondo, non rimestandovi den- pertinence of wanting to dissolve stones, persuaded that they are im-
ness in the plate on marriage. Or in the other plate about group love, the tro con l’avventata impertinenza di voler sciogliere le pietre, persuaso che mobile, even tragic things in their vital heaviness.
opposite face to the one on marriage, the sign deconcentrates, multiplies si tratta di cose immobili, addirittura luttuose nella loro pesantezza vitale. In these etchings of yours, especially in this Pinocchio, I find it amusing
and breaks up in the confused interplay of the protagonists as they seek Di queste tue incisioni trovo divertente, soprattutto in questo tuo Pinocchio, to see different types of line composing a graceful, cheeky dialectic, as
for an impossible relationship, which separates instead of uniting. guardare linee di natura diversa comporre una dialettica garbata, birichina, if it were a rather ironic chat about hugely important topics which are
The plate of the banishment from the earthly paradise is very fine; on the one quasi fosse un ciacolare alquanto pungente su argomenti spropositati, side-stepped just because of their hugeness…
hand, the serpent incorporated into a structure of pure geometric shapes and elusi appunto perché sproporzionatamente troppo grossi…
at the same time acting as its supporting pillar; on the other hand, the two Genoa 20 Nov 1972
main characters, Adam and Eve, reduced to their essential shapes. Genova 20 novembre 1972
Next to them, substituting suitcases, are the masks they will take with
them to the land of human beings, so they can deceive each another. The
masks return in the plate of the two lovers exchanging false messages
and false models of themselves; false models which the two lovers would
like to erase in the other plate where they search for themselves through 1971 con Marino Marini alla Stamperia d'Arte “Il Cigno” di Roma 1971 con Giuseppe Caselli alla galleria “Minotauro” della Spezia
love, where the mark defining each of the two figures arches over onto
itself and the apparent coupling breaks up into two figures which are
closed off and separate like monads.
Finally I still have clearly in my mind the very fine plate of Pinocchio look-
ing at a female body and wanting to touch it with his conical nose, i.e. a
nose constructed from a pure geometrical figure, the female figure also
being packed into another geometrical body.
While the warmth of childhood memories persists, here too we have the
bitterness of an impossible dialogue between two protagonists separated
by the cold and abstract rationality of the geometrical figures. In this plate
however, unlike the one with the banishment from the earthly paradise,
the serpent is not supporting the geometrical structure which for you rep-
resents the abstract rationality of dogmas and conventions, but is lying
on top of it with the humility of a cat.
In this I believe you have intuited something more modern: a rational, cold
society which imprisons human beings and from which even demons are
alienated because even they are the products of a too human imagina-
tion.
Rome, 25 Nov 1972
(From the presentation of the portfolio with 10 etchings “In Articulo Amoris”, pub-
lished by EDI/CIGNO, Rome 1972)
293
 Vittorio Tavernari
... ed a proposito delle tue incisioni all’acquaforte e all’acquatinta che ho
visto a Roma, alla stamperia “Il Cigno” mentre le stavi controllando, e parlo
di queste tue dieci storie d’amore, a me sembra che tu abbia chiarito
molto, proprio attraverso la grafica, il tuo lavoro d’artista di questi ultimi
tempi.
Hai fatto bene ad impegnarti a fondo in questo tema che ti ha dato an-
che la possibilità di chiarirti formalmente; infatti ho notato con il segno
pulito, semplice, lineare, una forte espressività.
Quindi ti sei liberato da tanta materia che poteva sfuggire al tuo controllo.
Ho avuto proprio l’impressione che con queste incisioni delle storie
d’amore tu abbia posto delle solide basi per continuare più sicuro nel tuo
operare…
Varese 24 novembre 1972
1972 con il sen. Bertone e Orfeo Tamburi alla Stamperia d'Arte “Il Cigno” di Roma
sotto
1972 con Alberto Moravia e Sergio Pellegrinotti alla Stamperia d'Arte
“Il Cigno” di Roma
294
Vittorio Tavernari
… and about your mezzotint and acquatint etchings which I saw in Rome
at the “Il Cigno” press while you were checking them (I’m talking about
these ten love stories), it seems to me that you have got your ideas about
your artistic work a lot straighter lately, through this very use of graph-
ics.
You did well to explore this theme in depth; it has also given you the
chance to clarify your ideas about form. In fact I have noticed a strong
expressiveness in your clean, simple linear mark.
So, you have got rid of a lot of stuff which could have got out of control.
I have really had the impression that with these etchings of love stories
you have laid a solid basis for going on with your work more confidently…
Varese 24 Nov 1972
1972 con Remo Brindisi all'inaugurazione della personale galleria “Minotauro”
della Spezia
sotto
1972 Inaugurazione all’inaugurazione della personale galleria “Minotauro”
della Spezia. Da sin. Aprigliano, Caselli con la moglie, Vaccarone e Bellani.
Antoinette Raphael Mafai Antoinette Raphael Mafai
…ho visto con molto interesse le tue recenti incisioni dedicate all’amore …i have been very interested to see your recent etchings dedicated to
ed i numerosi disegni preparatori che da tempo sei andato eseguendo. love, and the numerous preparatory sketches which you have been
Ritengo che le tue qualità migliori consistano proprio nel rigore della ri- making for some time now.
cerca della purezza del segno sempre più libero e forte e nella personale I believe your best qualities in fact lie in a rigorous attempt to achieve the
invenzione che ha la capacità di rinnovarsi continuamente in una singo- purity of an increasingly freer, stronger mark, and in a personal inven-
lare esuberanza di temi e di immagini… tiveness which is able to renew itself continually with a singular exuber-
ance of themes and images…
Roma 6 novembre 1972
Rome 6 Nov 1972
1972 con Ercole Salvatore Aprigliano all'inaugurazione della personale 1973 in studio con Ennio Calabria
galleria “Minotauro” della Spezia
295
 Tono Zancanaro
…ho visto in stamperia al Cigno di Roma le tue 10 recenti incisioni de-
dicate all’amore. Avrei voluto scrivere di più su queste tue tavole, ed avrei
avuto davvero piacere di farlo se ne avessi avuto il tempo: tra pochi giorni
si apre la mia antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara con circa sei-
cento opere e tu comprenderai come mi impegni attualmente questa mo-
stra.
Avremo presto occasione di parlare insieme di queste tue incisioni al-
l’acquaforte e all’acquatinta e potrò esprimerti più compiutamente il mio
pensiero.
Per ora voglio dirti che queste tue tavole sono veramente belle e ricche
di poesia, non solo perché nascono da una fervida e autentica fantasia
che si innesta nella realtà di problematiche così attuali (già una prova di
fondo, secondo me, della loro validità) ma anche perché alla qualità del
loro linguaggio se ne aggiunge un’altra altrettanto preziosa che tu pos-
siedi: che oltre ad essere un artista serio ed impegnato sei un capace in-
cisore e sai fondere compiutamente le tue conoscenze ed invenzioni tec-
niche della calcografia con le intuizioni inquietanti della tua poetica…
Padova 7 dicembre 1972
1974 con la moglie Gabriella, Antonello Pischedda e Paolo Poli
nel suo studio alla Spezia
296
Tono Zancanaro
...I have seen your 10 recent etchings on love at the “Il Cigno” press in
Rome. I would have liked to write more about these plates, and I would
have been really pleased to do so if I had had time. In a few days my an-
thological show opens at the Palazzo dei Diamanti in Ferrara with about
600 works, so you will understand how busy I am with this show right
now.
We will soon get a chance to talk about these mezzotint and acquaint
etchings and I will be able to give you a more precise idea of what I think
about them.
For the moment I just want to say that these plates are really fine and
full of poetry, not only because they come from a fervid, authentic imag-
ination grafted onto the reality of modern-day problems (which in my opin-
ion is already fundamental proof of their validity), but also because
added to the quality of their language is another equally precious qual-
ity you have: besides being a serious, socially-aware artist, you are a skil-
ful etcher and know how to blend your knowledge and the technical in-
ventions of etching effectively with the disquieting intuitions of your
poetics...
Padua 7 Dec 1972
1975 con Enzo Carli e Mario Tozzi a Parigi nello studio del Maestro
LE COSE CHE SI VEDONO DERIVANO DA COSE CHE NON SI VEDONO
Enzo Carli
Rare volte come quando mi avvicino alla pittura di Francesco Vaccarone
mi avviene di sentirmi affiorare alla memoria con maggiore insistenza il
detto di San Paolo: “Le cose che si vedono derivano da cose che non si
vedono”.
Con questo non voglio dire né che all’arte di Vaccarone difetti lo stimo-
lante contatto con il mondo delle apparenze sensibili, né che le forme da
lui create non abbiano piena validità ed autonomia sul piano della più pura
considerazione visiva (ché comunque la si interpreti nelle sue premesse
di contenuto, quella di Vaccarone, nella pregnante ricchezza della sua ma-
teria cromatica come nella incisiva chiarezza delle invenzioni formali e
compositive, si fa apprezzare innanzitutto come autentica, e bella, pittura),
bensì sottolineare la profonda interiorità del suo operare, il suo carattere
fortemente speculativo che procede da un’appassionata, anzi, tormen-
tata partecipazione ai più intimi e drammatici problemi dell’esistenza nel
quadro di una visione universale dei destini dell’uomo e della società.
Pittura “impegnata” nel senso più nobile ed alto questa, che si fa denuncia,
giudizio, ma anche speranza, per cui ogni forma, ogni movenza sintattica
si presenta, più ancora che astratto simbolo, come emblema bruciante
di una realtà spirituale che accende e condiziona la fantasia indirizzan-
dola verso inediti orizzonti espressivi.
Non si nega che taluni vocaboli del suo linguaggio Vaccarone, nel corso
della sua ancor breve ma intensa vicenda, li abbia mutuati dai massimi
artisti del nostro secolo - quali Ensor o Soutine o Picasso o Bacon -: ma
tali suggestioni, che assumono un valore di verifica dell’attualità storica
di un ben determinato e rigoroso processo figurativo, vengono iscritte in
un contesto la cui potenzialità drammatica è assolutamente propria del
nostro artista, e pertanto inconfondibile.
Ne sia esempio la sua concezione dello spazio, da dirsi del tutto nuova:
una spazialità che definirei “in tensione” e che mentre sembra voler di-
latare espandendosi oltre i limiti del quadro, è tale da sostenere, senza
disperderli, sparsi reperti di un mondo in frantumi, schegge di pietre ro-
teanti, vacue maschere di una commedia bruscamente interrotta, mi-
steriosi agglomerati di oggetti, oppure il pesante volo di un gabbiano mo-
rente cui ormai più non consente la luminosa vastità degli azzurri cieli.
Ma con l’accenno ad una siffatta tematica non intendo anticipare quello
che con sensibilità e penetrazione è riuscito a “rivelare”, nelle pagine che
seguono, Dino Carlesi.
Solo un poeta, un conoscitore dell’anima come lui – che per di più è fi-
nissimo critico d’arte – poteva infatti farsi testimone e solidale del ge-
neroso travaglio di un pittore così assetato di verità e di amore.
Siena 12 ottobre 1973
(Dalla prefazione alla monografia Dino Carlesi – Francesco Vaccarone, nella
Collana d’arte Macchi, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 1973)
SEEN THINGS DERIVE FROM UNSEEN THINGS
Enzo Carli
Rarely as when I approach Francesco Vaccarone’s painting do the fol-
lowing words of St. Paul spring so insistently to mind: “seen things de-
rive from unseen things”.
By this I do not mean that Vaccarone’s art lacks the stimulating contact
with the world of sensitive appearances, or that the forms created by him
do not have full validity and autonomy on the purest visual level. However
one interprets its content, one appreciates Vaccarone’s painting, with its
pregnant richness of colour and the incisive clarity of its formal and com-
positional inventions, above all as authentic and fine.
Rather, I mean to underline the deep interiority of his work, its strongly
speculative character which proceeds from an impassioned, nay tor-
mented, participation in the most intimate and dramatic problems of ex-
istence, within a universal vision of the destinies of Man and society.
This is “socially-aware” painting in its noblest and highest sense, which
denounces and judges but also expresses hope; so that every form, every
syntactical passage becomes an abstract symbol, a burning emblem of
a spiritual reality which illuminates and conditions the imagination, push-
ing it towards hitherto unexplored expressive horizons.
During his so far brief but intense career, Vaccarone has undeniably bor-
rowed some of the vocabulary of his language from the greatest artists
of our century, such as Ensor or Soutine or Picasso or Bacon; but these
allusions, which he uses to verify the historical up-to-dateness of a well-
defined, rigorous figurative process, are inscribed in a context whose dra-
matic potential is absolutely unique to our artist, hence unmistakable.
Let his wholly new conception of space serve as an example. It is a spa-
tiality which I would define as being “in tension”. While seeming to di-
late and expand beyond the confines of the picture, it supports the sparse
remains of a shattered world without dispersing them: spinning splinters
of stone, vacuous masks of a brusquely-interrupted play; mysterious ag-
glomerations of objects; or the heavy flight of a dying seagull, no longer
allowed to enjoy the luminous vastness of blue skies.
But in briefly mentioning these themes I do not wish to anticipate what
Dino Carlesi “reveals” in the following pages with such sensitivity and pen-
etration.
Only a poet like him, an expert of the soul as well as a refined art critic,
could in fact have presented and supported the generous labour of a
painter so thirsty for truth and love.
Siena 12 Oct 1973
(From the preface to the monograph by Dino Carlesi on Francesco Vaccarone,
in the Macchi art series, Giardini Editori e Stampatori, Pisa, 1973)
297
 AL LIMITE DELLA SPERANZA
Dino Carlesi
…Quando leggiamo i primi fogli di Vaccarone legati agli anni dal ’58 al
’62 non si può fare a meno di notare che sui suoi vent’anni gravava già
allora la temperie di una filosofia della vita esplodente e rancorosa, pro-
tesa a rovesciare entro breve tempo i simboli del perbenismo nostrano,
in pittura e nella vita, con un preannunciato “Maggio francese” dallo spi-
rito ancora di là da venire ma già scandito per lacerazioni e sovvertimenti...
…Ma quei primi fogli non erano aerei solo per immediatezza: arsero in
loro i primi amori artistici, le reminiscenze avvertite come consonanze ine-
vitabili e l’eclettismo, vissuto non come scuola ma come ricerca e sim-
patia culturale…
…Tutta questa prima produzione pittorica e grafica è un documento fon-
damentale per capire il mondo di Vaccarone: oli, incisioni, inchiostri, graf-
fiti, monotipi, acquetinte, sono tutti lì, leggendoli in successione, a di-
mostrare un avvio sconcertante per interessi e impegni e variazioni…
…Il cammino era tracciato.Si arricchirà nel frattempo di pensiero critico,
di illuminazioni avanguardistiche legate alle prime esperienze del “Gruppo
‘63”, approfondirà problemi di linguaggio con ricerca lunga e accanita, i
moduli stilistici si affineranno in rapporto all’indagine della sua concezione
del mondo, perché raramente assistiamo ad un così stretto connubio tra
visione e commento, tra credenza e narrazione…
…Il suo spazio, come quello dei suoi gabbiani, è appena sufficiente per
vivere la tremenda contraddizione della nostra epoca: tra la favola e la lo-
gica inquinata dai sensi non sapere più se soggiacere alla finzione o ri-
cuperare l’evento illuminante. Questa pittura, attraverso scrupoli formali
e preziosità di ricerca, ruota intorno a cardini che hanno una dimensione
di suprema moralità e di agghiacciante eternità.
Lucca, settembre 1973
(Stralci dal testo della monografia Dino Carlesi – Francesco Vaccarone, nella
Collana d’arte Macchi, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 1973)
298
AT THE CONFINES OF HOPE
Dino Carlesi
…When we read Vaccarone’s early works from the years 1958-62, we
cannot help noting that in his twenties he was already labouring under
an explosive, rancorous life philosophy which in a very short time was to
lead him to shake off the symbols of our bourgeois respectability both
in painting and in life, with a prophetic “French May”, whose spirit was
yet to come but was already being expressed through lacerations and
subversions.
…But those first works were ethereal not only for their immediacy.
Burning in them were the first artistic passions, the reminiscences per-
ceived as inevitable consonances, and the eclecticism experienced not
as a school but as an attractive cultural approach to be explored...
…All of these early paintings and drawings are a fundamental document
for understanding Vaccarone’s world: oils, etchings, ink drawings, graf-
fiti, monotypes, aquatints; they are all there, and reading them one af-
ter the other they demonstrate a beginning whose wealth of interests,
depth of commitment and variety is disconcerting.
…The path was already marked out. Meanwhile it grew richer, with the
critical concepts and avant-garde discoveries linked to the first experi-
ences of the “Gruppo ‘63”. With a long, relentless exploration, it probed
the problems of language; the stylistic models became more refined with
the development of his world view. Rarely do we come across such a
close relationship between vision and comment, belief and narration...
…His space, like that of his seagulls, is just sufficient for living the
tremendous contradiction of our age, in which we are jostled between
fairy-tales and logic contaminated by the senses, no longer knowing
whether to yield to fiction or to return to the original rational idea. Pivotal
to this painting, with its scrupulous attention to form and its meticulous
research, is a dimension of supreme morality and chilling eternity.
Lucca, Sept 1973
(Extracts from the text of the monograph by Dino Carlesi on Francesco Vaccarone,
in the Macchi art series, Giardini Editori e Stampatori, Pisa, 1973)
1975 personale alla “Menghelli” di Firenze con Venturoli e Paloscia
QUELLO SPIRITO TRAGICO
Virgilio Guidi
Io mi trovo d’accordo con quello che Enzo Carli e Dino Carlesi scrivono
sull’opera di Francesco Vaccarone perché, l’uno e l’altro, hanno portato
l’uomo Vaccarone sul proscenio, a scena aperta sul mondo.
Senonché qualche cosa devo dire non su Vaccarone ma sul tempo ge-
nerale nel quale Vaccarone è immerso, con la totalità del suo esistere.
Ho sempre affermato che si arriva al giudizio dell’opera d’arte attraverso
l’uomo e non il contrario e che, per giudicare un’opera d’arte è neces-
sario misurare subito, senza arzigogolamenti intellettuali, quale e quanto
uomo in essa cade.
Ma ciò che ho da dire e che non contraddice quel che è stato detto di lui
e che non ha in sé alcuna riserva è che se il fenomeno Vaccarone è quello
che è, potrebbe acquistare potenza se accordasse quelle infinite condi-
zioni interiori per via di un principio che Goethe definiva “forza di natura”.
Voglio dire che quello spirito tragico che è nella sua opera talvolta si af-
fievolisce deliberatamente, fino a toccare i margini di una condizione ro-
mantica come distolta dall’universale per cui la tragedia diventa dramma.
Nel mezzo dell’imbroglio, anche esso universale, egli è un personaggio,
ma lo è ancora di più quando la sua azione è più decisa e l’opera nasce
così come opera di natura.
Queste riflessioni vanno oltre e non diminuiscono affatto le personali ra-
gioni che muovono Vaccarone alla sua arte né diminuiscono alcuna delle
sue opere...
Venezia 4 ottobre 1975
(Dalla prefazione di Virgilio Guidi per una cartella di acqueforti di F.V. con poe-
sie di Mario Stefani)
1976 1° maggio inaugurazione mostra personale alla galleria 1977 Antibes marzo,da sin. Franco Gentilini, Dor De La Souchere, Paolo Boni, Luciana Gentilini e FV
“Cristiano Banti” a Santa Croce sull'Arno nello studio di D D L S, Direttore del Museo Picasso
THAT TRAGIC SPIRIT
Virgilio Guidi
I find myself agreeing with what Enzo Carli and Dino Carlesi write about
Francesco Vaccarone’s work, because both have depicted Vaccarone as
a man looking out on the world from an open forestage.
But I must say something, not about Vaccarone, but about the general
era he is immersed in with the whole of his being.
I have always claimed that we reach a judgment on a work of art through
the man and not the opposite, and that to judge a work of art it is nec-
essary immediately to measure what kind of man and how much of man
is expressed in it, leaving aside all intellectual quibbling.
But what I want to say, which does not contradict what has been said
about him and which contains no reservations, is that although the
Vaccarone phenomenon is what it is, it could however be more power-
ful if it reconciled those infinite interior conditions by means of a princi-
ple which Goethe called “force of nature”.
What I mean is that that tragic spirit which is in his work sometimes de-
liberately weakens, bordering on a Romantic condition of apartness
from the universal so that tragedy becomes drama.
In the midst of the dupery, which is also universal, he is a personage, but
the more decisive his action is the more personage he becomes, and the
work is thus generated as a work of nature.
These reflections go beyond the personal reasons which impel Vaccarone
to create his art and do not in any way diminish them, nor do they in any
way diminish any of his works...
Venice 4 Oct 1975
(From Virgilio Guidi’s preface to a portfolio of etchings by F.V. with poems by Mario
Stefani)
299
 I CLOCHARDS CON QUESTE FIGURE SENZA PACE E SENZA PATRIA,
NON SONO DISSIMILI AL MINOTAURO CATTURATO NEL LABIRINTO
Roy Oppenheim
Vaccarone è figlio di un’epoca che è caratterizzata da continui e pro-
gressivi sconvolgimenti.La perdita di sicurezza, di fiducia per l’esistenza
umana, sono infatti il terreno sul quale nascono le immagini di questo ar-
tista, che molto si apparentano alla poetica di Kafka ed alla filosofia del-
l’esistenza di Jean Paul Sartre.Le rappresentazioni umane di Francesco
Vaccarone mostrano la fragilità della nostra esistenza: in maniera ma-
scherata, talvolta come ectoplasmi, si ergono personaggi sconvolti e di-
strutti in un mondo non meno distruttivo...
...Egli porta con sé, accanto alla “terribilità” dei manieristi il fascino della
decadenza. I Clochards, con queste figure senza pace e senza patria, non
sono dissimili dal Minotauro catturato nel labirinto.Sono gli Outlaws che
non osano integrarsi nella società borghese al prezzo della loro libertà...
…Anche le figure degli uccelli morenti appartengono a questo gruppo di
rappresentazioni metaforiche nelle quali, a differenza dei parenti espres-
sionisti come Ensor e Bacon, si esprime tutta l’italianità di Vaccarone.
“L’essere buttato fuori” dell’uomo, l’estraneamento, non perviene ad
un’immagine terrificante; nel profondo sembra che vita e morte, che pes-
simismo ed ottimismo si armonizzino tuttavia di nuovo...
…Le metafore di Vaccarone sono presenti in modo profondo anche
nelle figure non concrete in cui sa comunque infondere tratti animistici:
non è interessato alle cose senza vita della natura ma alle espressioni del-
l’uomo. Forse è qui la ragione per cui la sua poetica ci tocca e ci coin-
volge immediatamente ed in modo diretto.
Zurigo, 1975
(Stralci dalla presentazione di Roy Oppenheim per i cataloghi delle mostre per-
sonali di Francesco Vaccarone nel 1975 alla Galleria Burdeke di Zurigo ed alla
7 Galerie di Baden. Traduzione di Mony Lindfors)
1977 Ernesto Treccani. alla personale di Francesco Vaccarone alla
“Nuova Sfera” di Milano
300
WITH THESE RESTLESS, NATIONLESS FIGURES, THE TRAMPS ARE
NOT UNLIKE THE MINOTAUR CAPTURED IN THE LABYRINTH
Roy Oppenheim
Vaccarone is the son of an age characterised by continuous, progressive
upheavals. The loss of security, of faith in human existence, are in fact the
terrain which generates this artist’s images, which have strong connec-
tions with Kafka’s poetics and Jean Paul Sartre’s existential philosophy.
Francesco Vaccarone’s human representations show the fragility of our ex-
istence; in a masked manner, anguished, destroyed characters, sometimes
resembling ectoplasms, loom out of a no less destructive world.
...He is fascinated by the “terribleness” of the Mannerists, and also by deca-
dence. The “Tramps”, with these restless, nationless figures, are not un-
like the Minotaur captured in the labyrinth. They’re the Outlaws, who do not
dare to integrate with bourgeois society and give up their freedom…
…The figures of the dying birds also belong to this group of metaphor-
ical representations in which, in contrast to related expressionists such
as Ensor and Bacon, Vaccarone’s Italian-ness is expressed to the full.
Man’s “being expelled”, alienation, is not in the end expressed in a ter-
rifying image; deep down it seems that life and death, pessimism and op-
timism harmonise again after all...
…Vaccarone’s metaphors are deeply present also in the non-concrete
figures, which however he manages to infuse with animistic traits. He is
not interested in the lifeless things of nature but in the expressions of hu-
man beings. Perhaps this is why his poetics move and involve us im-
mediately and directly.
Zurich, 1975
(Extracts from Roy Oppenheim’s presentation of the catalogues of Francesco
Vaccarone’s solo shows in 1975 at the Burdeke Gallery of Zurich and the 7
Galerie of Baden)
1977 con Franco Solmi nello studio alla Spezia,1977
FRAMMENTI DI FORME
Renato Guttuso
…Ciò che più mi interessa è l’uso dei frammenti di forme che nel loro
singolare ordinarsi (quasi di collage) suggeriscono un’immagine surreale,
che tuttavia non appartiene all’usuale magazzino surrealista ma si ordi-
nano, o sono pronti per essere ordinati, come pezzi di una composizione
a venire. Voglio dire che c’è già nel loro ordine sparso il nucleo dell’im-
magine.
In questo gioco si ricompongono magicamente le premesse di una visione
cosmica nella quale si affaccia, mi sembra sempre più spesso, la presenza
degli oggetti e della figura umana.
Perciò si assiste,nella tua pittura e nei tuoi disegni ad un doppio fenomeno
che avviene contemporaneamente sullo stesso foglio o tela: le forme si
sparpagliano e si riaggregano.
Si veda la serie dei “Gabbiani” ed i colloqui che riesci a stabilire tra le tue
figure, la tua sparsa mineralogia che si riorganizza in paesaggio.
Tutto ciò è realizzato da te, a quel che mi pare di capire dalle foto e da-
gli originali che conosco,con una materia raffinata, elaborata, preziosa,
con trasparenze misteriose, con un’architettura delle contrapposizioni
spesso assai efficaci tra chiari luminosi e nero.
A volte la tua immagine è sorprendente e allucinata, a volte drammatica
e catastrofica.
In questi contrasti è la tua strada, sulla quale ti auguro di procedere, ap-
profondendo verso nuovi, sorprendenti risultati.
Roma, dicembre 1975
(Stralcio dalla presentazione di Renato Guttuso per i cataloghi delle mostre per-
sonali di Francesco Vaccarone alla Galleria Menghelli di Firenze ed alla Galleria
Gottardo di Padova nel 1976)
1977 con Giorgio Amendola e Flavio Bertone alla galleria “La Barcaccia” di Roma
per l'inaugurazione della mostra di Germaine Le Cocque
FRAGMENTS OF FORMS
Renato Guttuso
…What most interests me is the use of fragments of forms, which in their
singular, almost collage-like arrangement suggest a surreal image, not
however a stock surrealist one; they are arranged, or are ready to be
arranged, like pieces of a composition still to come.
I mean that the nucleus of the image is already present in their random
order.In this game, hints of a cosmic vision are magically recomposed.
Objects and the human figure seem to me to crop up more and more of-
ten in this vision.
So in your painting and drawings we witness a double phenomenon which
occurs simultaneously on the same sheet or canvas: the forms scatter,
then recompose. We see this for example in the series of the “Seagulls”,
and in the dialogue you manage to set up between your figures, in the
sparse mineralogy which reorganises into a landscape.
From what I understand, all this is created by you from the photos and
originals I know using a refined, carefully-worked, precious material with
mysterious transparencies, and with an architecture of often very effec-
tive contrapositions of luminous light shades and black.
Sometimes your image is surprising and crazed, sometimes it is dramatic
and catastrophic. Your way lies in these contrasts, and I sincerely hope
you will continue along it to achieve new, surprising results.
Rome, Dec 1975
(Extract from the presentation by Renato Guttuso for the catalogues of Francesco
Vaccarone’s solo shows at the Galleria Menghelli of Florence and the Galleria
Gottardo of Padua in 1976)
1978 27 ottobre, con Giannetto Fieschi e Bianca Ferro all'inaugurazione
della sua mostra personale alla galleria “Ferro” di Genova
301
 UN CUMULO DI COSE RESIDUE
Luigi Carluccio
…La pittura di Vaccarone poggia su una scabra visione della realtà. Anche
la materia è scabra, per una volontà polemica che muove dal rifiuto di ogni
squisitezza materica che non sia commisurata alle intenzioni poetiche.
Intenzioni dure e quasi sempre risolte per suggerimenti frantumati, zolle
di terra, tentativi di volo. Nei dipinti i personaggi hanno un nome: Carla
Fracci, la Spogliarellista, il Clochard.
Anche le situazioni hanno un’identità: Gabbiano morente, Colloquio,
Danza, ma Vaccarone li definisce sempre come un groviglio di relitti, un
cumulo di cose residue, di spoglie attratte l’una verso l’altra da una per-
sistente carica magnetica, secondo una logica implicita nella loro strut-
tura originale che adesso ci viene presentata rovesciata come un guanto.
Mondo di marionette fissato in un momento ancora incerto tra l’inerzia
finale e l’attimo prima che abbia inizio l’azione e, sul piano della poesia,
tra la caduta di ogni certezza terrena ed il simbolo di un’eternità che può
raggiungere, ad intervalli che non conosciamo, nuovi modi e modelli di
identificazione col reale.
Torino, novembre 1975
(Stralcio dalla monografia Franco Solmi- Francesco Vaccarone, Eclisse Edi/Albra
Editore,Torino,1977)
1976 con Armando Pizzinato e Dino Carlesi
a Venezia nello studio del Maestro
302
A HEAP OF RESIDUAL THINGS
Luigi Carluccio
...Vaccarone’s painting is based on a harsh vision of reality. Even the ma-
terial is harsh, due to his provocative rejection of any preciosity of ma-
terial which does not match his poetic intentions: tough intentions,
nearly always resolved through fragments of things, clods of earth, at-
tempts at flight.
In the paintings the characters have names: Carla Fracci, The striptease
artist, The tramp. The situations have an identity too: Dying seagull,
Conversation, Dance; but Vaccarone always defines them as a tangle of
wreckage, a heap of residual things, of remains attracted to one another
by a persistent magnetic charge, following a logic implicit in their origi-
nal structure, which is completely upset in the works.
A world of marionettes fixed in a still uncertain moment somewhere be-
tween the final inertia and the second before the beginning of the action;
and, on a poetic level, between the collapse of all earthly certainties and
the symbol of an eternity which may achieve new ways and models of
identification with reality, at intervals unknown to us.
Turin, Nov 1975
(Extract from Franco Solmi’s monograph on Francesco Vaccarone, Eclisse
Edi/Albra Editore, Turin, 1977)
1981 “Occasioni da Michelangelo” a cura di Pier Carlo Santini a Marina di Massa:
da sin. Guadagnucci, Santini, Barberi, Gilardi, Gorgieri, Vaccarone, Corchia, Pucciarelli
e Mattioli
SCANDAGLIA IL PRESENTE E PREFIGURA IL FUTURO
Pier Carlo Santini
...Ma egli rifugge, per solito, dalle immagini troppo scopertamente ete-
rogenee e combinatorie, limitandosi ad alterazioni morfologiche. Con que-
ste egli propone una “realtà” conturbante, lacerata, al limite della disin-
tegrazione: o peggio, dello snaturamento e della corruzione. Il senso e la
direzione della denuncia non si possono disconoscere proprio in quanto
nelle immagini è implicito il richiamo a situazioni che sotto i nostri occhi,
per nostra colpa diretta o indiretta, si consumano e si deteriorano.
Vittime del nostro egocentrismo, possiamo non prendere o non avere
piena coscienza delle contraddizioni sociali, dei processi di decadimento
dell’ambiente fisico, delle crisi che compromettono l’efficienza delle
strutture umane.
Ebbene, Vaccarone ci invita ad un esame di coscienza, scandagliando il
presente e prefigurando il futuro. Gli esseri che si sfogliano privi di con-
sistenza e di peso, smembrati, dilaniati da tabe mortifera; i lacerti che va-
gano in uno spazio senza misura e senza tempo, poveri brandelli preda
di turbini invisibili; i clochards disumanati, soverchiati dalle mura mute ed
agghiaccianti della metropoli; gli albatros, i gabbiani vanamente ribelli alla
morte che li insidia, li prostra e li precipita tra i blocchi gelidi delle sco-
gliere o nell’erba di prati senza confini: questi sono i temi salienti di una
visione che solo ogni tanto si apre al soffio rigeneratore della speranza.
Perché questa visione sia immediata e quasi pungente Vaccarone la man-
tiene immune da abbellimenti, conservandola sobria, anepisodica, scarna
anche dal punto di vista materico…
Lucca, 1975
(Stralcio dalla presentazione di Pier Carlo Santini per il catalogo della mostra per-
sonale di Francesco Vaccarone alla Galleria Menghelli di Firenze nel 1976)
1981 Oratorio in Selàa,Tellaro da sin.Graziano Dagna, Andrea Michi,
Francesco Musante, Giuseppe Saturno, Giuliano Tomaino, Francesco Vaccarone
PROBING THE PRESENT AND FORETELLING THE FUTURE
Pier Carlo Santini
...But he usually shrinks from too evidently heterogeneous and combi-
natorial images, limiting himself to morphological alterations. With these
he proposes a disturbing, ruptured “reality” bordering on disintegration
or, worse than that, on deformation and corruption. The sense and the
direction of denunciation cannot be ignored, because there is explicit ref-
erence in the images to situations which, by our own direct or indirect
fault, are rotting and deteriorating under our very eyes. Victims of our ego-
centrism, we may not be or may refuse to be fully aware of the social con-
tradictions, the decay of our physical environment, the crises which are
compromising the efficiency of human structures.
Well, Vaccarone invites us to examine our consciences, probing the pres-
ent and foretelling the future.
The peeling beings, lacking all consistency and weight, dismembered,
racked by mortal plague; the shreds of flesh which wander in a meas-
ureless, timeless space, poor slivers prey to invisible whirlwinds; the de-
humanised tramps overwhelmed by the mute, dreadful walls of the me-
tropolis; the albatrosses, the seagulls vainly rebelling against the death
which stalks them, prostrates them and hurls them onto the icy blocks
of the cliffs or into the grass of the boundless meadows. These are the
main themes of a vision which only sometimes admits a regenerating
breath of hope.
To make this vision immediate and almost painful, Vaccarone keeps it im-
mune from embellishments; it is sober, anepisodic, bare also from the
point of view of the material...
Lucca, 1975
(Extract from Pier Carlo Santini’s presentation of the catalogue of Francesco
Vaccarone’s solo exhibition at the Galleria Menghelli of Firenze in 1976)
1983 con Giancarlo Fusco, La Spezia
303
 PALCOSCENICI ARTIFICIALI
Raffaele Monti
...Vaccarone ha elaborato una sua tecnica algida che sembra estollere
soggetti della loro stessa presenza fisica e fingerli in una materia fossile,
come d’una pietra nella quale ancora si leggono o si avvertono i micror-
ganismi marini dei millenni passati.Una pietra organica, infatti, per cui è
quasi coincidente od immediato il senso dell’alterazione, della corruzione
avvenuta, della mutazione.
In questa materia d’archeologia naturale si ritagliano le figure spesso ri-
dotte a cadenza ritmica misurata dentro spazi accuratamente artificiali,
a volte riprese e contrappuntate da tesissimi graffiti che guardano all’“an-
tico” attraverso classicismi e parnassismi postcubisti.
Questo senso consapevole, a tratti addirittura ironico, a tratti inquietante
e quasi oppressivo dell’“artificiale” è a nostro avviso la sigla di maggiore
evidenza nel linguaggio di Vaccarone...
…In questi palcoscenici artificiali privati dello spazio atmosferico e ghiac-
ciati in alcune strutture indicative colte da punti di vista o alzati o molto
abbassati, questi automi (ed è il caso dei recenti guerrieri) hanno un ri-
salto monumentale che suscita una gamma sentimentale dal patetico al
grottesco; sono i resti ormai inconsapevoli e museificati di un’umanità de-
perita sino a divenire l’orma memoriale di se stessa e delle proprie spa-
ventevoli manie...
Pisa, Istituto di Storia dell’Arte, giugno 1975
(Stralci dalla presentazione di Raffaele Monti per la mostra personale di
Francesco Vaccarone al Centro Culturale Art Gallery Club, agosto 1975)
304
ARTIFICIAL STAGES
Raffaele Monti
...Vaccarone has worked out a unique, chilling technique which seems
to lift the subjects out of their own physical presence and remake them
in a fossil material, like a stone on which the marine microorganisms of
past millennia can still be read or made out. An organic stone, in fact, so
that the sense of its alteration, corruption, mutation is almost coincidental
or immediate.
In this natural archaeological material the figures are traced. They are of-
ten reduced to a rhythmic cadence measured within meticulously artifi-
cial spaces; they are sometimes reflected and counterpointed by taut
graffiti lent an antique flavour by post-cubic classicisms and parnassisms.
This deliberate, sometimes ironic, sometimes disquieting and almost op-
pressive sense of the “artificial” is in our opinion the most evident trait
of Vaccarone’s language... On these artificial stages deprived of atmos-
pheric space and frozen into some indicative structures which are seen
from either raised or extremely lowered viewpoints, these robots (see the
recent warriors) have a monumental impact which provokes a range of
reactions, from the pathetic to the grotesque. They are the hapless, mu-
seified remains of a humanity which has decayed to the point of becoming
the memorial footprint of itself and its own terrifying manias...
Pisa, Istituto di Storia dell’Arte (Institute of Art History), June 1975
(Extract from Raffaele Monti’s presentation for Francesco Vaccarone’s solo ex-
hibition of at the Centro Culturale Art Gallery Club, August 1975)
1985 con Riccardo Licata al
Centro Internazionale della
Grafica, Venezia
sinistra
1984 con Pino Settanni,
Sergio Pellegrinotti e Renato
Guttuso alla libreria Croce di
Roma
1984 con Arnoldo Ciarocchi,
Giuseppe Santomaso
Palazzo del Capitano del
Popolo, Reggio Emilia
FIGURE RINCHIUSE IN UNA GELIDA PIETRIFICAZIONE
Paolo Levi
...Ultimamente la sua pittura si è fatta materia sottile, fragile e la super-
ficie ruvida come un graffito, le figure simbolo si sono rinchiuse in una
gelida pietrificazione da cui paiono non dover più uscire.
La composizione ha sempre una inconfondibile sigla personale ed ogni
millimetro di colore una propria giustificazione grammaticale.
La violenza, in tutte le sue forme, sia morali che fisiche, è il tema domi-
nante nella pittura di Vaccarone…
...Più volte Vaccarone, in tutti questi anni di serio impegno nella pittura,
ha avuto la tentazione di distruggere ciò che era nato nel suo cavalletto,
ma sempre, la reazione che ne seguiva, era quella di lavorare sempre di
più.
In lui convivono due anime: una ligure, dalla grande forza di volontà che
si impone di non cedere alla delusione, di essere sempre il capofila di
un’ipotetica cordata, l’altra, quella dell’uomo del sud (il padre è siciliano,
la bisnonna spagnola, con tutte le contraddizioni fatte di rivolta e di me-
ditazione, gioia fantasiosa e amarezza nella contemplazione). Una con-
templazione interiore, rivolta a momenti sociali in cui clochards, donne og-
getto, stazioni di metrò, si fondono costantemente con il dato esistenziale.
La nostra capacità di lettura deve andare oltre la superficie del dipinto.
Artista poco accomodante Vaccarone non aiuta ad integrare, a ricucire
queste parti di figure lacerate, disintegrate.
Forse i titoli dei dipinti sono l’unico aiuto che ci dà l’artista per superare
la prima parte del muro. Il resto dell’operazione spetta al visitatore…
Torino, agosto 1975
(Stralcio dalla presentazione di Paolo Levi per la mostra personale di Francesco
Vaccarone alla Galleria Viotti, Torino ottobre 1975)
1985 con Vittorio Tavernari e Carlo Ludovico Ragghianti a Firenze
FIGURES TRAPPED IN AN ICY PETRIFICATION
Paolo Levi
...Lately his painting has become thin, fragile material with a rough sur-
face like a graffito; the symbolic figures have been trapped in an icy pet-
rification from which it seems they will never escape.The composition al-
ways has an unmistakable personal style and each millimetre of colour
has its own grammatical justification. Violence, in all its moral and phys-
ical forms, is the dominant theme in Vacarone’s painting...
Many a time in all these years of serious commitment to painting,
Vaccarone has had the temptation to destroy what came from his easel;
but the reaction which has always followed this has been to work even
harder. Two souls live in him: a Ligurian soul with a huge strength of will
which allows no yielding to disappointment, and which impels him to be
the front man in any hypothetical climbing team; and another soul of man
of the south (his father is Sicilian, his great-grandmother Spanish), with
all its relative contradictions of revolt and meditation, imaginative joy and
bitterness in contemplation. This inner contemplation is concentrated on
social situations in which tramps, women as sex objects, underground
stations constantly blend with the existential factor. Our ability to read the
paintings must go beyond their surface.
Vaccarone is an unobliging artist who gives us no help in putting back
together and repairing these parts of torn, disintegrated figures. Perhaps
the titles of the paintings are the only aid he gives us in getting over the
first bit of the interpretative wall. The rest of the operation is up to the
viewer...
Turin, August 1975
(Extract from Paolo Levi’s presentation of Francesco Vaccarone’s solo show at
the Galleria Viotti, Turin, Oct 1975)
1985 Raffaele Monti alla mostra di Francesco Vaccarone all'Art Gallery Club
di Marina di Carrara
305
 IL RISCATTO DELLA RAGIONE HE RESTORATION OF REASON IMMAGINI DI UN ROMANZO IMAGES OF A NOVEL
Armando Pizzinato Armando Pizzinato Mary Lou Barron Mary Lou Barron

Ho davanti alcuni quadri recenti di Francesco Vaccarone; tento di spie- In front of me I have some recent pictures by Francesco Vaccarone; I’m ...In questa sua prima mostra personale negli Stati Uniti sono esposte nu- ...On display in this his first solo show in the United States are numer-
garmeli. Al posto delle immagini dipinte mi vengono queste parole, que- trying to explain them to myself. Instead of painted images, these words, merose incisioni realizzate dopo il 1972 con molti studi grafici e nuovi ous etchings made after 1972, with many preparatory sketches and new
ste immagini scritte these written images come to me. The translation of painted themes into squisiti disegni. exquisite drawings.
La traduzione in parole dei temi dipinti non spiega meglio quel che le im- words does not explain any better what the images suggest; painting, like Nel ciclo di acqueforti dedicate all’amore riaffiorano tutti i grandi temi del- In the cycle of mezzotints dedicated to love, all the great themes of ex-
magini suggeriscono, la pittura come la poesia è intraducibile. poetry, is untranslatable. l’esistenza per simboli ora ironici, ora crudeli dove il tema amoroso è pen- istence are addressed through symbols which are sometimes ironic
Tornando ai quadri, ancora una volta colpisce questo divario tra le donne Going back to the pictures, I’m once again struck by the difference be- sato dal mondo di una metafisica galassia all’inquietudine della civiltà in- and sometimes cruel, and where the theme of love is explored, passing
e gli uomini dipinti dal mio gio- tween the men and women painted dustriale. from the world of a metaphysical galaxy to the anguish of the industrial
vane, colto amico. Le donne belle. by my young, cultured friend. The Incisore e disegnatore di grande esperienza ci conduce attraverso le im- civilisation. A highly-experienced etcher and draughtsman, he leads us
Erette, fiere e avanzanti; gli uomini women beautiful, erect, proud and magini in un romanzo esistenziale ricco di suggestioni e di stimoli visivi through the images of a rich existential novel full of stimuli and visual and
sempre più piccoli e sempre più, advancing; the men smaller and e concettuali. conceptual allusions.
come nella kafkiana metamorfosi, smaller and more and more often I suoi personaggi sono spesso racchiusi in spazi geometrici che metafo- His characters are often enclosed in geometrical spaces; these are
trasformati in insetti brulicanti. transformed into swarming insects, rizzano l’imprigionamento in schemi e categorie mentali che solo l’amore metaphors of imprisonment in mental schemes and categories which only
Giunti qui si potrebbe tentare, fra le as in the Kafkian metamorphosis. riesce a rompere, liberandoli dai condizionamenti culturali e sociali che love succeeds in breaking, freeing them from the cultural and social con-
possibili, una interpretazione “psi- At this point we might attempt, as sono le prigioni del nostro vivere... ditioning which forms the prison of our existence...
coanalitica” dell’opera di Vaccarone; one possibility, a “psychoanalytical”
ma a me importa invece capire interpretation of Vaccarone’s work; Los Angeles, 1976 Los Angeles, 1976
come, più propriamente, si risolva but for me it is more important to
a mezzo del linguaggio della pit- understand more specifically how (Stralci dalla presentazione di Mary Lou Barron per la mostra personale di (Extracts from Mary Lou Barron’s presentation of Francesco Vaccarone’s solo
tura. it is resolved through the language Francesco Vaccarone all’Università di Los Angeles, 1976 – Traduzione di show at the University of Los Angeles, 1976)
Analizzando gli scarni, essenziali of painting. Analysing the spare, Barbara Hauser)
elementi del suo mondo pittorico – essential elements of his painted
semplici, nude quinte, puri piani world (simple, bare walls, pure hor-
orizzontali e verticali – scopri che la izontal and vertical planes), you
suggestione della sua pittura deriva discover that the impact of his
soprattutto dalla misura, dal rap- painting derives above all from the
porto geometrico delle forme contrapposte, più efficaci quanto più risolte sense of proportion, from the geometrical relationship between the over-
e raggiunte attraverso una rigorosa sintesi. lapping shapes, whose effectiveness increases the more they are resolved
Questo a me pare il principale merito di Vaccarone pittore. Egli, sapien- and achieved through a rigorous synthesis.
temente utilizzando modi, insieme surrealisti e metafisici, sa offrirci im- This seems to me the main merit of Vaccarone the painter. Skilfully us-
magini decantate di dèi caduti che, solo riscattandosi con la ragione, di- ing combined surreal and metaphysical modes, he succeeds in offering
venteranno forse, finalmente uomini... us decanted images of fallen gods who, only if they redeem themselves 1986 con Con Mario Soldati al castello di Lerici per l'inaugurazione 1985 settembre, intervento al Covegno “Estetica” all’Università Cattolica: da destra
through reason, will perhaps finally become men... della mostra antologica Rettore Adriano Bausola e Maria Luisa Gatti Perrer
Venezia, giugno 1976
Venice, June 1976
(Stralcio dalla presentazione di Armando Pizzinato per la mostra antologica di
Francesco Vaccarone alla Galleria Civica di Monza, settembre 1976) (Extract from Armando Pizzinato’s presentation for Francesco Vaccarone’s an-
thological exhibition at the Galleria Civica of Monza, Sept 1976)

306 307
 UNE NOUVELLE DIMENSION CORPORELLE
Madaleine Guignard
…Se noi non avessimo bisogno di mettere in atto meccanismi di difesa
gli uni verso gli altri, se fossimo meno invischiati in convenzioni banali,
meno ritirati in qualche spiaggia segreta, non avremmo bisogno di im-
maginare qualche procedimento capace di aprirci una via per poter in-
contrare i nostri simili.
Da cui il mio invito ad entrare nell’esperienza vissuta dal pittore italiano
Francesco Vaccarone.
La sua opera non è il riflesso di una sfilata di figuranti che permettano
all’artista di esprimere la sua sete di comunicazione, e, a questo scopo,
di far loro deporre la maschera; ma, deporre la propria maschera non è
cosa semplice e noi assistiamo nella sua pittura a scene autentica-
mente drammatiche dove ogni tentativo di incontro si ferma quasi sem-
pre davanti ad un muro.
La messa in scena dei suoi psicodrammi obbedisce alla ricerca di una
nuova dimensione del corpo e quindi di un nuovo spazio in cui muoversi.
I corpi sono reiventati in una geometria d’urto in cui i loro accordi mec-
canici non tendono che alla ricerca di un accordo mentale.
I movimenti sono statici ma non fissi e sono destinati ad aiutare l’uomo
a superare il suo destino di uomo solo, mascherato, l’uno di fronte al-
l’altro...
Clermont Ferrand, 1976
(Stralcio dalla presentazione di Madaleine Guignard per la mostra personale di
Francesco Vaccarone all’Universitè de Clermont Ferrand, 1976, Traduzione di
Monique Oustrieres)
1987 con Fabio Carapezza ed Enrico Crispolti,
Castello di Lerici
308
A NEW CORPORAL DIMENSION
Madaleine Guignard
...If we did not need to activate defence mechanisms towards one an-
other, if we were less bogged down in banal conventions, less withdrawn
onto some secret beach of our own, we would not need to invent strate-
gies for approaching our fellow human beings.
This is why I invite you to share the experience of the Italian painter
Francesco Vaccarone. His work is not the reflection of a parade of extras
which enables the artist to express his thirst for communication and
makes them drop their masks for this purpose. But, dropping one’s mask
is no simple thing, and in his painting we witness authentically dramatic
scenes where any attempt at a human approach almost always finds it-
self up against a brick wall.
The staging of his psychodramas is dictated by his search for a new di-
mension of the body and hence for a new space to move in. The bodies
are reinvented in a colliding geometry, in which their mechanical fitting
together is actually a striving for mental harmony.
The movements are static but not fixed, and are destined to help human
beings escape their destiny as lone, masked beings …
Clermont Ferrand, 1976
(Extract from Madeleine Giugnard’s presentation for Francesco Vaccarone’s
solo show at the University of Clermont Ferrand, 1976)
1989 con Mino Maccari e Lilian Cappellini
TOTEMS DELLA FANTASIA
Enzo Di Martino
…Amanti in scatola, giocose e sapide visioni allusive, ironiche immagini
di sessualità biblica, improbabili saltimbanchi innamorati, delicati perso-
naggi di un fantasioso mondo multicolore.
Questi fogli di Vaccarone – ora esposti alla galleria dell’Incisione Venezia
Viva – sembrano appunti di un viaggio fantastico ed irreale che riescono
a trasmettere inquietanti messaggi di riferimento quotidiano, capaci di una
sottile forza di coinvolgimento personale.
Una simbologia a volte evidente e talora più velatamente allusiva, fatta di
fiori e serpenti, di falli solari (o soli fallici) e di finestre ricavate nel ventre
dei personaggi conferisce a questi ultimi una connotazione magica ed em-
blematica.
Codesti totems della fantasia – realizzati peraltro con una pertinente sa-
pienza d’impiego del linguaggio incisorio – contengono nello stesso
tempo elementi immutabili di sacralità e dirompenti scintille di libera-
zione…
Venezia, 1976
(Stralcio da un articolo di Enzo di Martino sull’antologica grafica di Francesco
Vaccarone alla Galleria dell’Incisione Venezia Viva, marzo 1976)
1988 con Pergolesi e Musante con le loro opere al “39ème Salon de la
Jeune Peinture-Grand Palais”, Parigi
TOTEMS OF THE IMAGINATION
Enzo Di Martino
...Lovers in boxes, playful and witty allusive visions, ironic images of bib-
lical sexuality, improbable acrobats in love, delicate characters of an imag-
inary multicolour world.
These plates by Vaccarone, now on show at the etching gallery Venezia
Viva, seem to be notes from an imaginary, unreal journey; they commu-
nicate disquieting messages on everyday matters, and subtly force the
viewer into personal involvement.
A symbology which is sometimes evident and sometimes more covertly
allusive, consisting of flowers and snakes, sunny or just phallic phalluses,
and windows carved into the characters’ bellies, confer on these char-
acters a magical, emblematic significance.
These totems of the imagination, created moreover with a pertinent, skil-
ful use of the language of etching, at the same time contain immutable
elements of sacredness and explosive sparks of release...
Venice, 1976
(Extract from an article by Enzo di Martino on Francesco Vaccarone’s graphic an-
thology at the Galleria dell’Incisione [Etching Gallery] Venezia Viva, March 1976)
1990 Capodanno a Venezia da Enzo di 1990 con Adriano Barabino al Palazzo
Martino con Philips Raylands, la moglie e dei Diamanti di Ferrara
delle amiche all’inaugurazione dell’antologica.
309
 L’INDIFFERENZA MINACCIATA
Franco Solmi
…L’arte, o il linguaggio dell’arte, unifica i contrari mantenendoli separati
o in conflitto. L’odierna pittura di Vaccarone obbedisce a questa sempli-
cissima e in attingibile regola, inquinandosi per liberarsi nell’astrazione
metafisica, astraendosi per potersi calare nel gioco esistenziale. Al di fuori
di tutto ciò, lo creda o meno Vaccarone, è il groviglio dell’agire, nostro e
degli altri, nei confronti del quale l’arte si pone come luogo di un’ango-
sciante indifferenza, di una irredimibile asocialità.
L’artista resta solo con i suoi relitti, con i suoi piagati clochards, con i suoi
cieli impercorribili e le sue terre impraticabili ove egli si muove con la pe-
santezza dell’albatros che non può staccarsi dal suolo ma vive per la me-
moria del volo, senza poter coltivare gli stupidi eroismi del gabbiano di
Livingstone. Si potrebbe ora dire come queste “vicende immobili” si
svolgano nell’acida plasticità dei colori che tagliano gli spazi delle ultime
immagini di Vaccarone.
I veleni si sono fatti pesanti cromie, dotate a volte di quella assurda tra-
sparenza che troviamo nei metalli più spessi. Il sapore di pietra, mutuato
da radici mediterranee, trapassa nelle gelide tonalità del vetrocemento…
…L’opera è un interrogativo che si allarga a dismisura, che si oppone al
nostro invocare risposte. Vaccarone o lo sa o lo sente, e agisce di con-
seguenza attraverso un’operazione di sfrondamento che riduce all’es-
senziale la complessità degli apporti che si accumulano attraverso una
vigile attenzione alle cose della cultura. È un’operazione che la critica non
può compiere, l’abbiamo detto, senza impoverire se stessa, ma l’artista
può ben operare questa reductio ad unum; ed è esattamente quel che
Vaccarone ha fatto rinunciando progressivamente alle serenità chiariste
dei primi anni, alle illusioni populistiche via via risorgenti, ai rifugi di una
simbologia intellettualistica mutuata dalle oscurità kafkiane o dalle opa-
che chiarezze del surrealismo storico.
Oggi egli si trova ad agire praticamente allo scoperto, alle prese con l’in-
differenza che gli monta dentro invischiata nei gorghi rabbiosi dell’impulso
esistenziale.
La ragion geometrica sembra prendere il sopravvento, ombra metafisica
che si proietta a raggelare generosità d’impulsi e perversione d’ironia…
…Egli è già avviato a procedere più per immagini che per figure, ad ac-
cettare come vera l’impronta del falso e viceversa, a perdere illusioni per
acquistare speranze altrettanto illusorie.
Non è questa, solitaria sorte dell’artista, si intende, ma proprio perciò
Vaccarone, con le sue indifferenze e i suoi silenzi s’apparenta ancor più
agli “altri da sé” in una disperante testimonianza del non-essere, o del-
l’essere come artifizio a cui, corrisponde l’arte-fatto del creatore di mo-
derni simulacri per il teatro dell’oggi…
Galleria d’Arte Moderna, Bologna, maggio 1977
(Stralci dal testo di Franco Solmi per la monografia Francesco Vaccarone -
Eclisse, Edi/Albra editore Torino 1977)
310
THREATENED INDIFFERENCE
Franco Solmi
...Art, or the language of art, unifies opposites, keeping them separate
or in conflict.
Vaccarone’s painting today obeys this very simple, inflexible rule: he con-
taminates himself in order to release himself into metaphysical abstraction;
he abstracts himself in order to participate in the existential game. Outside
all this, whether Vaccarone believes it or not, is the intricate tangle of our
own and other people’s actions, in the face of which art presents itself as
a place of anguishing indifference, unredeemable antisocialness.
The artist remains alone with his wrecks, his sore-ridden tramps, his un-
crossable skies and impassable lands, where he moves with the heavi-
ness of the albatross which cannot lift itself off the ground but lives for
the memory of flight, without being able to cultivate the stupid heroisms
of Livingstone’s seagull.
We might now say that these “immobile situations” occur in the acid plas-
ticity of the colours which cut through the spaces of Vaccarone’s most
recent images.
Poisons have become heavy colours which sometimes have that absurd trans-
parency we find in the thicker metals. The flavour of stone, taken from his
Mediterranean roots, passes into the frosty tones of concrete-framed glass...
... The work is a question which spreads out of all proportion and opposes
our demand for answers. Vaccarone either knows it or feels it, and acts
accordingly, performing a pruning operation and reducing to the essen-
tial the complex references which accumulate through his cultural alert-
ness. This is an operation which criticism cannot embark on without im-
poverishing itself, as we have said before; but the artist is in a convenient
position to perform this reductio ad unum. And it is exactly what
Vaccarone has done, gradually leaving behind him the chiarista seren-
ity of his early years, the populist illusions which from time to time re-
emerge, the refuges of a cerebral symbology influenced by Kafkian ob-
scurities or by the opaque clarities of historical surrealism.
Today he finds himself acting practically in the open, struggling with a
sense of indifference and caught up in the raging eddies of the existen-
tial impulse. Geometric rationality seems to take over, the metaphysical
shadow which is projected to freeze any generosity of impulses and any
perversion of irony... He has already begun to proceed more by images
than by figures, to accept the imprint of the false as true and viceversa,
to shed illusions and acquire equally illusory hopes.
This is not the solitary destiny of the artist, of course, but just because
of this Vaccarone, with his indifferences and his silences, moves even
closer to the concept of “otherness” in a desperate presentation of non-
being, or of being as artifice, which corresponds to the art(e)-fact of the
creator of modern effigies for today’s theatre...
Galleria d’Arte Moderna (Modern Art Gallery), Bologna, May 1977
(Extracts from Franco Solmi’s text for the monograph Francesco Vaccarone -
Eclipse, Edi/Albra editore, Turin 1977)
TABLEAUX D’HISTOIRE
Enzo Carli
Sono trascorsi tre anni da quando, per la prima volta, mi è occorso di scri-
vere su Francesco Vaccarone e se oggi ritorno ad occuparmi di lui non
è tanto per registrare quelle svolte e quei cambiamenti di rotta che così
frequentemente ci accade di osservare nel percorso di giovani artisti,
quanto per render testimonianza di un lavoro svoltosi esclusivamente in
profondità, di se stesso nutrendosi e fortificandosi sì da affrontare vitto-
riosamente, e senza deflettere dalle proprie premesse linguistiche, con
straordinaria fedeltà e coerenza, ulteriori impatti con la realtà: sia che nuovi
motivi di essa siano maturati per lenta germinazione nella coscienza del-
l’artista, sia che questa ne sia stata improvvisamente, e quasi brutalmente,
aggredita dall’esterno, sollecitando una partecipazione immediata e com-
mossa ad alcuni tra i più drammatici e terribili eventi verificatisi in que-
sti ultimi tempi.
Sotto questo aspetto quadri recenti come quelli dedicati alla strage di
Brescia, ai fucilati di Spagna ed alla venefica nube di Seveso non solo ap-
paiono ispirati dalla medesima pietas con la quale il pittore aveva espresso
la degradazione umana dei suoi “clochards” e la lenta agonia dei suoi gab-
biani, ma prendono forma dalla stessa matrice da cui sviluppano temi di
carattere del tutto diverso, se non opposto, come gli omaggi a Carla Fracci,
le Maternità, i ritratti di Gabriella; e questo senza che venga meno l’iden-
tificazione di quel particolare e ben determinato soggetto e si smorzi o si
disperda il timbro emotivo che promana, come un messaggio quando in-
sinuante e suadente e quando bruscamente perentorio, di denuncia o pro-
testa, della sua realizzazione pittorica.
Ciò si deve, a mio avviso, al fatto che ogni aspetto, ogni suggerimento del
mondo esterno, filtrato, trasfigurato dalla sensibilità dell’artista, viene a
far parte della sua storia più intima, si fa immagine di un travaglio inte-
riore che dopo aver attinto dal profondo i vocaboli di un lessico formale
tutto suo, inconfondibile ed eccezionalmente ricco di possibilità espres-
sive, lo modella e lo adatta alle più varie circostanze ed occasioni rap-
presentative.
Della disponibilità e duttilità di questo lessico fa fede il suo rispondere a
sollecitazioni estreme quali la miseria dei “clochards” ed il vittorioso
avanzare di quelle che Armando Pizzinato ha felicemente battezzato
“grandi Samotracie”.
Ed a questo punto torna opportuno rilevare come pur nel rigore quasi
ascetico delle sue scelte, in questi ultimi tre anni di intensa attività e di
strenua ricerca Vaccarone abbia rinvigorito e potenziato la carica espres-
sionistica palese o latente, si può dire, di ogni sua creazione, dalle dense
composizioni su tela agli incisivi e spogli disegni di puro carattere lineare,
mediante l’uso non saprei dire se più razionale o più “ispirato”, comun-
que più traente e più efficace, del proprio repertorio formale, essenzial-
mente riconducibile a due elementi chiave: cioè, da una parte il lacerto,
il brandello, il residuo di una sostanza inconoscibile nonostante la precisa
qualificazione cromatica e materia della sua superficie, ma sempre fra-
gile, privo di spessore come un involucro o una maschera di qualcosa che
TABLEAUX D’HISTOIRE
Enzo Carli
Three years have gone by since I first needed to write about Francesco
Vaccarone, and I am returning to him again today not so much to record
those shifts and changes of direction which can so frequently be observed
in young artists’ careers, as to testify to an artistic programme which has
been carried out exclusively in depth. It has drawn nourishment and
strength from itself, with the result that it has victoriously confronted any
further impacts with reality with extraordinary faithfulness and coherence,
without ever straying from the principles of Vaccarone’s individual lan-
guage. Sometimes new motives for this vision of reality have slowly ger-
minated and ripened in the artist’s conscience; at other times it has been
suddenly, almost brutally attacked from the outside, provoking an im-
mediate, heartfelt participation in some of the most dramatic and terri-
ble events which have occurred in the last few years.
In this sense, recent pictures such as those dedicated to the massacre
of Brescia, the men shot to death in Spain, and the poisonous cloud of
Seveso, not only appear to be inspired by the same sense of pity with
which the painter had expressed human degradation in his “tramps”, and
the slow agony of his seagulls, but seem to grow out of the same ma-
trix from which themes of wholly different if not completely opposite types
are developed, such as the homages to Carla Fracci, the Motherhoods,
the portraits of Gabriella. And this happens without sacrificing the iden-
tification of the particular, well-defined subject, and without any dimming
or dispersion of the emotional tone, which emanates from his painting
as a message of denunciation and protest, sometimes insinuating and
persuasive, sometimes brusquely peremptory.
This is due in my view to the fact that every aspect, every impulse from
the outer world is filtered and transfigured by Vaccarone’s sensitivity; they
become an integral part of his most intimate history, an image of an in-
ner conflict which draws vocabulary from the deep pool of his own very
personal, unmistakable, exceptionally rich, formal language, then moulds
and adapts it to the most varied circumstances and opportunities of rep-
resentation.
A demonstration of the openness and flexibility of this language can be
found in his response to extreme stimuli such as the poverty of the tramps
and the victorious advance of what Pizzinato has aptly called the “great
Samothracian figureheads”.
And at this point it may be useful to point out how in these last three years
of intense activity and strenuous experimentation Vaccarone has en-
livened and potentiated the declared or latent “expressionism” of all of
his creations, from the dense compositions on canvas to the incisive, bare
drawings with their pure linearity. For this he has used his own formal
repertoire, I would not know if in a more rational or a more “inspired” way,
in any case in a more efficient way. This repertoire can essentially be
summed up in two key elements. On the one hand the shred, the frag-
ment, the residue of a substance which is unrecognisable despite the pre-
cise chromatic and material definition of its surface, which is however al-
311
 è stato violentato, compresso, frantumato e che nell’asprezza dei suoi ta-
gli e delle sue spezzature, talvolta anche nella corrosione dei suoi profili,
reca il ricordo della violenza subita e si fa simbolo e figura della preca-
rietà del vivente, e dall’altra il blocco pietrigno o marmoreo geometrica-
mente squadrato, dalle ampie facce levigatissime e prospetticamente
orientate come quinte di un ossessionante, prevaricante scenario che op-
pone la sua dura impassibilità al dramma che tra esse si consuma.
Dal contrasto tra queste, più che immagini, entità esistenziali tradotte in
immagine e la cui portata allusiva appare evidente e senza equivoci na-
scono alcuni tra i più impegnati quadri di Vaccarone, veri e propri “tableaux
d’histoire” destinati a restare tra le più significative e veritiere testimo-
nianze – forse anche oscuramente profetiche o ammonitrici – della crisi
che mira a sconvolgere la cosiddetta civiltà dei nostri giorni.
Ma anche quando la profondità spaziale, definita e commisurata da
quelle massicce strutture, da quelle nude muraglie incombenti di cui si
è detto viene a mancare, o meglio, viene surrogata da un mondo uniforme,
il sentimento di questa crisi, di questa perdita d’identità che minaccia
l’uomo di oggi, non è meno acuta ed assillante.
Gli sparti lacerti si riaggregano nel disperato tentativo di recuperare la loro
integrità, di reimmetersi in un ciclo vitale che può identificarsi in un ge-
sto, in una movenza di danza: ma la veemenza degli impulsi che li cala-
mitano vicendevolmente fino a compenetrarli non basta se alla ricostru-
zione della figura deve talvolta intervenire, soccorevole e leggera, la
mano dell’artista che quegli agglomerati di toppe policrome e maculate
di lame taglienti circuisce e prosegue con sottili tracciati lineari sviluppatisi
contro lo scuro dei fondi e intesi, più che a completare realisticamente
l’immagine, a suggerirne ulteriori ipotesi e soluzioni compositive nel-
l’ambito di una diversa spazialità.
Questi labili segni che vagano liberamente, senza disperdervisi, nelle di-
latate e cupe stesure che premono ed imprigionano le forme, oltre ad es-
sere finissime invenzioni di stile che miracolosamente riescono ad ac-
cordare il loro squisito carattere grafico con la densità del tessuto pittorico
(si ricordi a questo proposito che Vaccarone è anche un eccellente,
espertissimo acquafortista), hanno, pur se meditati e calcolati, tutta la gra-
zia e il palpito della spontaneità, la sorgiva purezza di un estro improv-
viso della fantasia, di un gesto nascente come quello del bambino che col
gesso o col carbone traccia sul muro delle figure cui attribuisce signifi-
cati solo da lui conosciuti.
Anche per Vaccarone questi segni hanno certamente un significato che
va oltre la cosa da essi eventualmente rappresentata, e quanto meno, nel
districarsi dal coacervo di una materia franta e tormentata, si assimilano
al libero volo di un uccello che spicca dal folto di un bosco. Sono tenui
melodie che si levano a confortare il buio della notte che ci assedia.
Siena, 1977
(Testo di Enzo Carli per il catalogo della mostra personale di Francesco Vaccarone
alla Galleria Nuova Sfera di Milano, 1977)
312
ways fragile and lacking in consistency like a husk or a mask of some- UN GELIDO GIOCO DI QUINTE TEATRALI A COLD-BLOODED JUGGLING OF STAGE SETS
thing which has been abused, compressed, shattered. In the harshness Carlo Munari Carlo Munari
of its cuts and splits, sometimes also in the corrosion of its profiles, this
surface seems to evoke some inflicted violence and offers itself up as a ...Questi “paesaggi” trasformati in un gelido gioco di quinte teatrali en- ...These “landscapes” are transformed into a cold-blooded juggling of
symbol and figure of the precariousness of life. On the other hand, tro le quali si accampa l’oggetto che fu uomo, ora dell’uomo recando la- stage sets harbouring the object which used to be Man, an object which
there is the geometric stone or marble block with its spacious, smooth bili, remote sembianze ed ora invece ridotto a simulacro informe, tradotti sometimes shows some faint, remote resemblances to Man and is other
faces arranged perspectively like the stage sets of an obsessive, domi- mediante un’economia cromatica deliberatamente “povera” – fasce times reduced to a formless effigy. As I was saying, these landscapes are
nating scene which counteracts the drama being acted out in them with d’ocra e di bruni sensibilizzate dallo spettrale lividore di sfondi sui quali translated through a deliberately “poor” colour scheme (bands of ochre
its tough impassiveness. uno squarcio d’azzurro si staglia in qualche caso come miraggio di una and brown sensitised by the spectral leadenness of backgrounds through
Some of Vaccarone’s most important works of socio-political comment salvazione troppo lontana – questi paesaggi, dicevo, si prospettano allo which a patch of blue sometimes shines like the mirage of an alas too
have been generated from the contrast between these clear and un- sguardo dell’osservatore a guisa di apparizioni per certi versi allucinanti. distant salvation), striking viewers as apparitions which are in a certain
equivocal images, or rather these existential entities translated into im- Sono essi i frammenti di una vita saccheggiata e offesa, sono i cimiteri sense hallucinatory.
ages: thoroughgoing “tableaux d’histoire” which are destined to remain che giacciono all’ombra del cosmo ipertecnologico, glorioso e spoc- They are fragments of a looted, abused life; they are cemeteries lying in
as some of the most meaningful and truthful (perhaps also obscurely chioso nella sua maschera di acciaio, di cristallo e di neon ma in realtà the shade of the hypertechnological cosmos, the glorious, self-important
prophetic or cautionary) testimonies of the crisis threatening to overturn depositario di depauperamento e di morte... cosmos with its steel, glass, neon mask which is actually the bearer of
modern so-called “civilisation”. impoverishment and death...
But even when spatial depth, which is defined by and commensurate with Milano, 1977
those massy structures and bare looming walls we have mentioned, is Milan, 1977
lacking or rather is substituted by a uniform world, the feeling of this cri- (Stralcio dalla monografia Franco Solmi - Francesco Vaccarone, Eclisse, testo di
sis, of this loss of identity which threatens modern Man, is no less acute Carlo Munari in occasione della mostra personale dell’artista alla Galleria Nuova (Extract from Franco Solmi’s monograph on Francesco Vaccarone, Eclisse, text
and insistent. The sparse shreds reaccumulate in a desperate attempt to Sfera, 1977) by Carlo Munari for the artist’s solo show at the Galleria Nuova Sfera)
recover their wholeness, to again be part of a vital cycle which can be iden-
tified in a gesture, a dance movement; but the vehemence of the impulses
which clamp them together to the point of interpenetration is evidently not
enough, since the supportive, light hand of the artist sometimes needs to
intervene in the reconstruction of the figure. He encircles and continues
those agglomerations of multicoloured, dappled patches of sharp blades
with fine lines traced across the dark background; lines which serve not
so much to complete the image realistically as to suggest further com-
positional hypotheses and solutions within a different type of spatiality.
Besides being refined stylistic inventions which miraculously succeed in
harmonising their exquisite graphic nature with the density of the paint
texture (Vaccarone, it should be remembered is also an excellent, expert
etcher), these faint signs, which wander freely but are not dispersed in
the dilated, gloomy planes of colour pressing on and imprisoning the 1992 con Enzo Di Martino all’inaugurazione dell’antologica 1995 con Salvatore Fiume, Lungomare, La Spezia
forms, have all the grace and vitality of spontaneity, the welling purity of al Museo di Santa Apollonia, Venezia
a sudden whim of fancy, of a budding gesture like that of a child who
traces figures on the wall with chalk or charcoal that only he knows the
meaning of.
For Vaccarone too these signs certainly have a meaning beyond anything
actually represented by them, and they in some way recall the free flight
of a bird rising out of the thick undergrowth of a wood as they extricate
themselves from the mass of shattered, tormented material. They are soft
melodies soaring into the darkness of the night which assails us, providing
solace.
Siena, 1977
(Enzo Carli’s text for the catalogue of Francesco Vaccarone’s solo show at the
Galleria Nuova Sfera di Milano, 1977)
313
 L’ANIMAZIONE FANTASTICA DELLO SPAZIO
Raffaele De Grada
…alla Spezia, parecchi anni fa, Vaccarone fu uno dei primi autori della
“sprovincializzazione” di quella città.
Combattivo e colto, Vaccarone ha sempre preso la posizione della sua
poesia spontanea, ma regolata secondo i temi culturali che si sono via
via posti.
In questa piccola ma intensa mostra alla galleria milanese Nuova Sfera
ci troviamo di fronte all’animazione fantastica dello spazio attraverso fi-
gure inventate in una visione assai poetica del reale immaginario.
Vaccarone vede lo spazio popolato da macchie fantomatiche, su fondi in-
tensi, in una sua originale impostazione del rapporto tra l’interno e
l’esterno.
Queste immagini vivono prima nella sua coscienza che nella materia pit-
torica, molto fine, con cui esse sono esternate...
Milano, 1977
(Da una recensione di Raffaele De Grada nel quotidiano Il Giorno sulla mostra
personale di Francesco Vaccarone alla Galleria Nuova Sfera di Milano, 1977)
1998 primavera, con il prof. Giorgio Cozzani nella sua casa-museo
314
THE IMAGINARY ANIMATION OF SPACE
Raffaele De Grada
…Many years ago in La Spezia, Vaccarone was one of the first “de-
provincialisers” of that town. A fighting and cultured spirit, he has always
adopted the approach of spontaneous poetry, which he however regu-
lates according to the cultural themes which arise at the various times.
In this small but intense exhibition at the Milanese gallery Nuova Sfera,
we are looking at the imaginary animation of space with figures invented
through a distinctly poetic vision of imagined reality. Vaccarone sees space
as being populated by mysterious patches on intense backgrounds,
proposing his original presentation of the relationship between inner and
outer reality.
These images live first in his conscience and only then in the very refined
painted material with which they are expressed...
Milan, 1977
(From a review by Raffaele De Grada of Francesco Vaccarone’s solo show at the
Galleria Nuova Sfera of Milan in the newspaper Il Giorno, 1977)
2001 giugno, con Lawrence Ferlinghetti, La Spezia Palazzo Comunale
IL DESIDERIO DEL GRIGIO
Marilena Pasquali
Francesco Vaccarone ha una storia intessuta di esperienze culturali, di im-
magini della memoria, di figure spezzate nella propria umanità e ricom-
poste come strutture dell’esistente.
I racconti tesissimi dei clochards, i voli frantumati dei gabbiani, le solitu-
dini delle pietre come masse immote e vibranti contro uno spigolo di strade,
compongono un percorso artistico e culturale segnato da brividi e da se-
duzioni di timbro e matrice sempre diversi, spesso opposti, che si pongono
come segno di una voluta disponibilità ad ogni valenza espressiva e che
si riunificano nella caparbia determinazione di scavare più a fondo nel-
l’essenza stessa della struttura, di usare tutto, di sperimentare ogni sen-
tiero per giungere a definizioni sempre rinnovantisi dell’immagine.
Ma tutto ciò è stato osservato e descritto da altri prima e meglio di me:
basta citare, e mi pare doveroso, una riflessione di Franco Solmi in oc-
casione della recente monografia del pittore: “L’artista resta solo con i suoi
relitti, con i suoi piagati clochards, con i suoi cieli impercorribili e le sue
terre impraticabili dove egli si muove con la pesantezza dell’albatros che
non può staccarsi dal suolo ma vive per la memoria del volo”.
Io voglio piuttosto parlare dell’ultimo lavoro di Vaccarone, delle sue “de-
finizioni” – sempre instabili, sempre messe immediatamente in discus-
sione – più recenti.
Forse tante cose vi sono semplificate, le seduzioni del sapere e del con-
tingente sono state filtrate ed addomesticate. Resta, ed è il segno del rie-
mergere del filo conduttore della sua ricerca, l’essenzialità di una strut-
tura di segno, forma e colore ora portata alla superficie con maggiore
consapevolezza.
Nascosta la figura umana sotto “bende multicolori”, vere campiture cro-
matiche che si fanno vita, ne resta solo una parvenza, la memoria osses-
siva sfattasi e nel contempo ricostruitasi in “oggetti” nutriti di silenzio.
Il linguaggio espressivo si fa più sicuro, trova se stesso nel rapporto diretto
con la forma, rinunciando ad allettamenti e lusinghe antropomorfiche.
E l’uomo c’è di più, vi si scopre più immediato in una essenza ed esistenza
insieme, ridotta a paradigmi essenziali e perciò stesso più efficaci.
L’artista d’altronde non indulge alla tentazione opposta della rarefazione
assoluta, non ricerca forme e strutture fini a se stesse. Mantenendo in-
tatta la propria “voglia” di vita, di esperienza sempre rinnovantesi, pare
tradurre per immagini una rapinosa dichiarazione poetica di André Breton:
“Tutti possiamo passare in quel cruento corridoio dove sono appesi i no-
stri peccati, quadri deliziosi in cui però predomina il grigio”.
Unica notazione da aggiungere e che se pur vi è il sospetto, a volte il de-
siderio del grigio, la pittura di Vaccarone mantiene intatta la contraddito-
ria speranza di una vita in cui i peccati, desideri, fantasmi, paure siano
pieni di “colore”, di luce, di sogni increduli ma irrinunciabili.
Bologna settembre 1978
(presentazione a catalogo per la mostra personale alla Galleria d’Arte Menhir
della Spezia, marzo 1979)
THE DESIRE FOR GREY
Marilena Pasquali
The tension-filled stories of the tramps, the shattered flights of the
seagulls, the solitudes of the stones like immobile, vibrant masses leant
against a street corner: these have been the elements of an artistic and
cultural development marked by the thrills and seductions of constantly-
changing, often opposite, stamps and origins, which present themselves
as signs of a readiness to accept any kind of expressive valency, and
which are joined in the stubborn determination to dig deeper and deeper
into the very essence of structure, to use everything, to experiment with
every direction in order to achieve new definitions of the image.
But all this has been observed and described better by others before me.
I feel it is only right to cite a reflection of Franco Solmi’s in his recent
monograph on Vaccarone: “The artist remains alone with his sore-ridden
tramps, his uncrossable skies and impassable lands, where he moves
with the heaviness of the albatross which cannot lift itself off the ground
but lives for the memory of flight”.
I would rather talk about Vaccarone’s latest works, his most recent “de-
finitions”, which are always unstable, always immediately self-questioned.
Perhaps much is simplified in them, the seductions of knowledge and su-
perfluous detail have been filtered and toned down. What remains, and
it is the sign of the re-emergence of the constant theme of his art, is the
essentiality of a structure of sign, form and colour, which is now emerg-
ing with greater confidence.
The human figure is hidden under “multicoloured bandages”, actual fields
of colour which come alive; only a semblance of it remains, the obses-
sive memory which has disintegrated and at the same time reconstituted
itself into “objects” fed on silence.
The expressive language becomes surer, defining itself clearly in the di-
rect relationship with form, renouncing the lure and illusion of anthro-
pomorphism. And human beings are even more present, acquiring im-
mediacy through a combined essence and existence which has been
reduced to paradigms consisting of the bare essentials, and just for this
reason are more effective.
Neither does the artist indulge in the opposite temptation of absolute rar-
efaction; he does not seek forms and structures for their own sake.
Retaining his “desire” for life, for ever new experiences, he seems to
translate into images a forceful poetic declaration by André Breton: “We
can all pass along that bloody corridor where our sins hang, delicious pic-
tures where grey is however the dominant hue”.
My only comment is that even if there is a hint of grey, sometimes a de-
sire for grey, in Vaccarone’s painting, it does however maintain intact the
contradictory hope for a life in which sins, desires, ghosts and fears are
full of “colour”, of light, of incredulous but vitally-important dreams.
Bologna Sept 1978
(Catalogue presentation of the solo show at the Galleria d’Arte Menhir della
Spezia, March 1979)
315
 OGGETTI NUTRITI DI SILENZIO
Helge Lehtovaara
…in 25 anni di lavoro impegnato e rigoroso presenta una caratteristica
centrale: il progressivo orientamento dei suoi interessi, a partire dalla de-
scrizione narrativa dello spazio e dei suoi contenuti psicologici, verso la
costruzione di un’autentica sintassi dello spazio e delle sue valenze cul-
turali, attraverso la scansione dei volumi, delle linee di forza, dei colori.
In questa esposizione finlandese sono esposte opere recenti, eseguite ne-
gli ultimi otto anni.
Sono opere che appartengono ad un periodo di crescente sintesi ed in
cui le seduzioni del contingente sono progressivamente filtrate e domi-
nate. Rimane, e questo è il segno in cui riappare il filo conduttore della
sua ricerca, l’essenzialità di una struttura segnica, della forma e del co-
lore, espressa con straordinaria conoscenza tecnica.
Della figura umana non resta che l’apparenza, la memoria ossessiva delle
forme si è progressivamente trasformata in “oggetti” nutriti di silenzio.
(v.M.Pasquali ndr)
Ciononostante avverti la presenza dell’uomo che è ancora più presente,
nella sua essenza e nella sua esistenza, ridotta a metafore essenziali di
straordinaria efficacia…
Helsinki University, 1981
(Stralci dal testo di Helge Lehtovaara per le mostre personali di Francesco
Vaccarone promosse dalla Society of Graphic Arts a Turku e ad Helsinki, 1981,
Traduzione di Mony Lindfors)
2002 agosto, Francesco Vaccarone
premia Rita Levi Montalcini
al Premio Portovenere Donna
2004 con Zermani, Fecci e Barocelli alla pesentazione dell'antologica alla Rocca dei
Sanvitale a Noceto
316
OBJECTS FED ON SILENCE
Helge Lehtovaara
... in 25 years of hard, rigorous work he presents a central trait: the grad-
ual orientation of his interests from the narrative description of space and
its psychological contents towards the construction of an authentic syn-
tax of space and its cultural significance, through the organisation of vol-
umes, force lines, colours.
This Finnish exhibition shows some recent works done in the last 8 years.
They are works which belong to a period of increasing synthesis, in which
the seductions of superfluous detail are progressively filtered and toned
down. What remains, and this is the style in which the presiding theme
of his art now reappears, is a basic structure of lines, form and colour,
expressed with extraordinary technical skill.
Only a semblance of the human figure remains and the obsessive mem-
ory of forms has gradually been transformed into “objects” fed on silence
(editor’s note: see M.Pasquali). Nevertheless you sense the presence of
human beings, who are even more present in this essence/ existence
which has been reduced to extraordinarily effective basic metaphors...
Helsinki University, 1981
(Extracts from Helge Lehtovaara’s text for Francesco Vaccarone’s solo shows pro-
moted by the Society of Graphic Arts at Turku and Helsinki, 1981)
2008 ritratto alla Mostra Abbazia di San
Zeno,Pisa (Foto Bertoli)
COME NUOVA OGGETTIVA ENTITÀ,
QUASI UN TEATRO AUTONOMO DI FORME
Enrico Crispolti
Vaccarone lavora sull’analogia emblematica.Costruisce strutture emble-
matiche di valore analogico.
La pittura di Vaccarone realizza una forte mediazione psicologica. E
quelle strutture emblematiche sono, infatti, una sorta di “tests” capaci di
reattività psichica.
La sua dunque non è una pittura ottica. La mediazione visivo – percettiva non
lo interessa. Non racconta, non riporta, non descrive, ma propone, incontra.
La sua è una pittura che si oggettiva nella costruzione di strutture formali
che si offrono ad un duplice riscontro.
Del pittore stesso, rispetto alla loro aggiunta oggettivazione (ed al percorso
di lavoro per raggiungerla), e dello spettatore, del lettore, rispetto a quella
medesima oggettività nella quale il pittore si riconosce liberato. Ma anche
dietro alla quale in certo modo si cela.
Certo queste strutture formali hanno anche a volte una specifica movenza
analogica, un tempo anzi piuttosto scoperta, come nel riferimento a sa-
gome di corpi umani (all’inizio degli anni Settanta), o poi a microscopie di
pieghe della pelle (all’inizio degli anni Ottanta).
Ma il discorso in realtà è infine puramente di connotazione di virtualità
analogiche immaginative della presenza formale, della costruzione formale
presente. E direi presente come nuova oggettiva entità, quasi un teatro,
autonomo, di forme. Le quali tuttavia attraverso l’implicito analogismo si
sottraggono ad un destino di pura entità plastico – formale, di forma pura
insomma. E l’analogismo di cui sono virtualmente ricche queste entità di
strutture formali è di riferimento psichico, tutto interiore.
Lo si coglie bene, a monte della pittura di Vaccarone, nelle sue ‘gouaches’,
di una eccezionale qualità d’ascolto introspettivo, dove ogni segno, ogni
notazione di materia, ogni determinazione formale, hanno valenza klee-
ianamente psichica.
Ma l’incontro è certamente più accentuato nella pittura, attraverso un’og-
gettivazione più forte, che porta al di là di un circolo privato, quasi intimo,
del rapporto con il foglio. E nella pittura si oggettiva maggiormente quel-
l’attenzione al comportamento lavorando, per la quale il dipinto di Vaccarone
diviene “autotest” psichico, non soltanto come esito di struttura formale, ma
nel processo di oggettivazione stesso.
Ed in questo senso mi sembra significativo che nel suo lavoro si registri, dalla
prima metà circa degli anni Settanta, un progressivo enunciarsi più pre-
sentativo, proprio in un senso emblematico totale (attore, protagonista, al
di là direi della scena raccontata) della struttura formale.
In fondo il lavoro di Vaccarone esprime la necessità di superare il volto
delle cose, e le mediazioni percettive connesse, per comprendere le cose
stesse più intimamente,ma soprattutto, per meglio comprendersi.
Roma, gennaio 1983
(Presentazione a catalogo di Enrico Crispolti per la mostra personale di Francesco
Vaccarone alla Galleria Menhir, La Spezia, marzo 1983)
LIKE A NEW OBJECTIVE ENTITY,
ALMOST AN AUTONOMOUS THEATRE OF FORMS
Enrico Crispolti
Vaccarone works on emblematic analogy. He constructs emblematic
structures with an analogical meaning. His painting creates a strong psy-
chological mediation. And those emblematic structures are in fact tests
of a sort, capable of psychic reactivity.
So, his is not an optical type of painting.Visual/perceptive mediation does not
interest him. He does not narrate, report, or describe; he proposes, confronts.
His is a type of painting which objectifies itself in the construction of formal
structures which invite a double way of viewing them.
First, from the painter’s viewpoint, as regards their added objectification (and
the work process required for achieving it); secondly from the viewer’s, the
reader’s, viewpoint, as regards that same objectivity into which the painter
recognises himself to be released, but behind which in a certain sense he hides.
These formal structures certainly also sometimes have a specific analog-
ical meaning, which used indeed to be a fairly open one, such as the ref-
erence to human body shapes (at the beginning of the ‘sixties) or to mi-
croscopic images of creases in the skin (at the beginning of the ‘eighties).
But in the end the discourse is purely one of connotation of imaginary
analogical virtualities of the formal presence, of the present formal con-
struction. “Present” as a new objective entity, almost an autonomous the-
atre of forms, forms which through the implicit analogies however be-
come more than pure plastic/formal entities, pure forms.
And the analogies richly embedded in these entities of formal structure
wholly regard the psyche, the inner self. This can clearly be seen in
Vaccarone’s latest paintings, in his “gouaches” which have an exceptional
quality of introspective exploration, where every sign, every mark of ma-
terial, every formal definition bears a psychic, Klee-like message.
But the combination is certainly more accentuated in the painting, through
a stronger objectification which takes us beyond a private, almost intimate
relationship with the work sheet. And in the paintings, that attention to be-
haviour increases in objectivity as Vaccarone proceeds with the work, so
that the painting becomes a psychic “selftesting”, not only in its outcome
as a formal structure, but also in the very process of objectification.
And in this sense its seems to me significant that from about halfway
through the ‘seventies on we see in his work a progressive, more pre-
sentational expression, in the total emblematic sense of the formal
structure (which becomes the actor and protagonist, I would say, even
beyond the confines of the actual scene narrated).
Fundamentally then, Vaccarone’s work expresses the need to go beyond
the face of things and the perceptive mediations connected to them, in
order to understand the things themselves more intimately, but above all
to reach a better understanding of oneself.
Rome, Jan 1983
(Enrico Crispolti’s catalogue presentation for Francesco Vaccarone’s solo show
at the Galleria Menhir, La Spezia, March 1983)
317
 SPAZIO E PLASTICITÀ
Henrj Paul Aletrino
Al mio primo incontro con l’opera di Francesco Vaccarone mi è sorto spon-
taneo il riferimento alla tendenza costruttivista fiorita in Italia nel 1925,
poco conosciuta a livello internazionale, sebbene fosse in stretta relazione
in Francia con il “Cercle Carrè” e con “Abstraction-Création”.
Dall’Italia del nord pervennero, tra i contributi di maggior rilievo, quelli di
Magnelli, Soldati e Reggiani. Benché di breve durata (fino al 1940), que-
sta linea dell’astrazione costruttivista, si è posta l’obiettivo specifico di met-
tere in evidenza la superficie piana non soltanto come tale, ma, in un
paese di antica tradizione plastica, come illusione di profondità: da qui
l’esigenza di utilizzare le qualità figurali delle forme.
Ciò non conduce a rendere piana la superficie ma alla definizione dei piani
attraverso la superficie e nella superficie stessa.
Il mio primo impatto con l’opera di Francesco Vaccarone è stato ancora
più coinvolgente di quanto già mi facesse prevedere la conoscenza del
suo lavoro attraverso le pubblicazioni.
Analizzando la sua lunga e complessa ricerca si comprende il peso di que-
sta sua permanente esigenza di ridare vita ad una continuità poetica e
ad una visione del mondo storicamente interrotta appunto intorno al 1940.
Se i costruttivisti di prima della guerra cercavano soprattutto le relazioni
formali delle linee dritte, Vaccarone cerca queste relazioni preferibil-
mente in raffigurazioni libere ed antropomorfe realizzate, per mezzo di
questa sua spiccata predilezione per la libera plasticità, con un forte ed
originale senso dello spazio.
Ciò che in un primo momento può sembrare un insieme di elementi di
forma piatta e scalare dal profilo marcato, è in realtà una complessa com-
posizione di natura spaziale.
Una composizione che sembra sia stata prima pensata e composta con
sottili e modellate matrici metalliche o carte piegate, per essere poi tra-
dotte in quadro “tradizionale”.
Il tutto tra uno sfondo ed un primo piano appena accennati, mentre ri-
saltano, assai marcate, le ombre determinate dal sovrapporsi degli strati.
Fonti, sensibilità e pensiero, ispirazione ed opere, tutto, nell’opera di
Francesco Vaccarone ci indica che gli aspetti teorici e formali del co-
struttivismo italiano si presentano tra gli interessi costanti di questa sua
poetica solitaria ed inquietante, che rivitalizza con forza la continuità in-
terrotta di uno dei momenti più alti dell’arte italiana di questo secolo.
Amsterdam 1984
(Testo di Henrj Paul Aletrino per le mostre personali di Francesco Vaccarone agli
Istituti Italiani di Cultura di Amsterdam (1984) e Monaco di Baviera (1985),
Traduzione di Ursula Rinke)
318
SPACE AND PLASTICITY
Henrj Paul Aletrino
At my first meeting with Francesco Vaccarone’s work I was immediately
reminded of the Constructivist movement which flourished in Italy in
1925, and which is little known at an international level, even though it
was closely related to the French “Cercle Carré” and “Abstraction-
Création” movements.
Among its main contributors from Northern Italy were Magnelli, Soldati
and Reggiani. Although of brief duration (up to 1940), this line of con-
structivist abstraction had the specific aim of emphasising the flat sur-
face, not just for its own sake but, in this country of sculptural tradition,
as an illusion of depth; hence the use of figural qualities for forms. This
does not lead to the flattening of the surface but rather to the definition
of planes through the surface and in the surface itself.
My first impact with Francesco Vaccarone’s work was even stronger than
I had been led to expect from my knowledge of it through the publica-
tions. Analysing his long, complex career, we can understand the im-
portance of his permanent need to revive a poetic continuity and a
world view which was in fact historically interrupted precisely round about
1940.
While pre-war Constructivists sought above all the formal relationships
of straight lines, Vaccarone seeks these relationships in free, anthropo-
morphous figurations realised using his markedly favoured free plastic-
ity, with its strong and original sense of space.
What at first may seem an assembly of flat, graduated elements with a
marked profile, is actually a complex composition of a spatial nature, a
composition which seems first to have been conceived and composed
with thin, moulded metal matrices or folded paper, and then translated
into a “traditional” picture.
Everything is placed between a barely hinted-at background and fore-
ground, with the shadows made by the overlapping of the layers stand-
ing out quite markedly.
Sources, sensitivity and thought, inspiration and works: everything in
Francesco Vaccarone’s work reminds us that the theoretical and formal
aspects of Italian Constructivism are constantly present in his solitary, dis-
quieting poetics, which energetically revitalise the interrupted continuity
of one of the highest moments of Italian art in this century.
Amsterdam 1984
(Henrj Paul Aletrino’s text for Francesco Vaccarone’s solo shows at the Italian
Institutes of Culture in Amsterdam (1984) and Munich (1985)
UN’ESTETICA DELL’ANALOGIA
Grigore Arbore Popescu
...nel suo universo plastico si è mantenuta permanentemente la predi-
sposizione a sottrarre il segno pittorico alla sfera dell’ambiguità, per
farlo vivere nella più ampia dimensione dell’intuizione. Il fenomeno nar-
rativo, sotterraneo, presente fino alla prima metà degli anni ’70 non è più
rintracciabile nelle opere recenti.
L’artista sembra aver fatta propria l’idea che l’immagine formalizzata non
ha una ‘storia’ ma è il riflesso dello stato di emotività dinanzi ad un og-
getto la cui complessità può essere suggerita dai flussi e riflussi di luce
e da poche linee di forza…
…Vaccarone si è servito, fino a tempi assai recenti, della analogia come
di un mezzo ideale di comunicazione sensoria. Stilisticamente la sua pit-
tura ha avuto, negli anni ’70, punti di contatto con l’espressionismo en-
soriano e con la retorica secessionista della luce. Ma le suggestioni sono
state filtrate dall’artista e sono state iscritte in un contesto che implica l’as-
senza del riferimento diretto.
Questo suo modo di procedere ha condotto, negli anni ’70, alla pro-
gressiva elaborazione di una serie di lavori astrattizzanti in cui viene ac-
curatamente eliminato ogni dettaglio che possa essere illustrativo a van-
taggio di un linguaggio a carattere emblematico.
Costruendo le immagini in piani Vaccarone ha suggerito volumi carichi di
una sensuale ed umana energia.
I cicli “Fiori feriti”, “Guerrieri”, “Incontri”, “Clochards”, ci rivelano un arti-
sta consapevole che l’astrazione è tanto più intensa modalità espressiva
quanto più è emanazione del reale...
…L’umanità fantastica e suggestiva che si esprime nelle sue opere è
estranea alla spettacolare discorsività, piatta ed insipida, a cui siamo abi-
tuati con un astrattismo che mima la profondità spirituale. L’arte di
Vaccarone è un’arte di densità di esperienze tradotte in controllate esplo-
sioni cromatiche, un’arte che ha la forza evocatrice della memoria che non
ossifica le immagini in schemi evocativi ma le mantiene in uno stato di
sogno poetico, sogno da cui paiono destarsi ogni volta che lo sguardo na-
viga tra esse.
Bucarest, 1985
(Stralci dal testo di Grigore Arbore Popescu per la mostra antologica di Francesco
Vaccarone al Museo Nazionale di Bucarest, 1985. Traduzione di Paola Polito)
THE AESTHETICS OF ANALOGY
Gregory Arbore Popescu
... in his plastic universe he has permanently retained his tendency to ex-
tract the painting sign from the sphere of ambiguity and make it live in
the broader dimension of intuition. The phenomenon of underground nar-
rative, present up to the mid-‘seventies, can no longer be traced in his
recent works.
The artist seems to have espoused the idea that the formalised image
has no “story”, but is the reflection of the emotional state experienced
when looking at an object whose complexity may be suggested by the
fluxes and refluxes of light and by a few lines of force.
... until quite recently, Vaccarone used analogy as the conceptual means
for sensory communication. Stylistically, his painting in the ‘seventies had
points of contact with Ensor’s Expressionism and with the Secessionist
rhetoric regarding light. But these influences have been filtered by the
artist and incorporated into a context which implies the absence of any
direct reference.
This way of proceeding led him in the ‘seventies to the progressive craft-
ing of a series of abstract-type works in which any detail which might be
illustrative was eliminated in favour of an emblematic kind of language.
Constructing the images in planes, Vaccarone suggested volumes loaded
with a sensual, human energy.
The cycles “Wounded flowers”, “Warriors”, “Encounters”, “Tramps”, re-
veal an artist who is fully aware that the more abstraction emanates re-
ality, the more intensely expressive it is.
...The imaginary, fascinating humanity which is expressed in his works
is alien to that spectacular, flat and insipid discursiveness to which we
have been accustomed with a form of abstraction which mimics spiri-
tual depth. Vaccarone’s art is an art of the density of experiences, trans-
lated into controlled explosions of colour; it is an art with the evocative
strength of memory, which does not ossify images into evocative
schemes, but keeps them in a state of poetic dreaming from which they
seem to awake every time inquiring eyes wander over them.
Bucharest, 1985
(Extracts from Grigore Arbore Popescu’s text for Francesco Vaccarone’s antho-
logical show at the National Museum of Bucharest, 1985)
319
 SAGOME SEMOVENTI IN INESAURIBILI PRESENTAZIONI
Carlo Ludovico Ragghianti
Una decina d’anni fa mi parve giusto quel che scrisse Pier Carlo Santini
di Francesco Vaccarone, e cioè che egli stava uscendo da un periodo di
esuberanze e di partecipazioni provate da slanci e trazioni alle cui origini
erano con pari urgenza la natura come esercizio immediato e passionale,
e la cultura come impegno di presenza collaborante, dovere anche se per
disegni eteronomi.
In seguito questi contenuti, sorretti da un inizio formativo di vocazione
astratta indipendente e fortemente soggettiva che non si è mai opacato,
non hanno cessato l’impulso, ma mutato e se si vuole maturato il modo
di personificarsi in un’esperienza certa di se stessa, posseduta con un si-
gnificato proprio, nel senso che né la natura né la vita pratica sono ob-
bligate soggezioni, si esercitano nella loro pienezza fraterna e sociale come
liberazioni o contributi alla coscienza.
A me pare che, ad un punto cruciale del suo percorso, il Vaccarone ha
affrontato la crisi interiore di trovarsi in possesso di un pathos veemente
ma difforme, e ha trovato una sintesi nella memoria decantata delle cose,
delle tante cose di natura vissute e trasformate da emozioni in emersioni
chiare, e di unificare questa memoria fattasi contemplazione lucida in una
forma continua che della visione composta faceva un’animazione vivente
e partecipabile, non chiusa od ermetica.
C’è una serie di opere dopo il 1975 nelle quali è quasi fisica per inten-
sità l’impressione che si tratti di frammenti di un grande naufragio del
mondo, che da una inanime passività acquistano una forma connessa,
architettonica, si ricompongono persino in figure intelligibili come colte tra
gestazioni e saturazioni, in cui la precarietà o incertezza è sottolineata da
incidenti, da divaricazioni, da sovrapposizioni, da plicature slittanti, da
scontri e incontri improvvisi, sagome semoventi in inesauribili presenta-
zioni.
Venendo alle opere più recenti, la norma stessa costruttiva guadagnata
dalla condotta plastica ha con interna esigenza di coerente spoglio esal-
tato il potere delle forme più autonome e sempre più solidali con la pura
espressione, senza evasioni o residui.
Più disciplinato, depurato, rigoroso il processo distinto dello stile, e più
esplicita e irrecusabile la verità evidente e ormai stabile della comunica-
zione di un mondo che diventa umano e umanamente condivisibile solo
in quanto un atto di vocazione è intervenuto, suscitando dalla potenziale
e sempre imminente caocità del reale fuor di misura con l’uomo, un com-
plesso di forme nascenti che ne rivelano nel modo di divenire la comune
origine e destinazione.
Università Internazionale dell’Arte, Firenze, maggio 1986
(Dalla prefazione di Carlo Ludovico Ragghianti per il catalogo della mostra an-
tologica di Francesco Vaccarone al Castello Monumentale di Lerici, settembre
1986, Biennale Editrice La Spezia)
320
SELF-PROPELLED SHAPES IN INEXHAUSTIBLE PRESENTATIONS
Carlo Ludovico Ragghianti
About 10 years ago what Pier Carlo Santini wrote about Francesco
Vaccarone seemed to me right: that he was emerging from a period of ex-
cesses and involvements marked by impulses and drives which had been
generated with equal urgency both by an instinctive, impassioned con-
templation of nature, and by a sense of cultural commitment, nay duty,
which demanded collaboration, albeit for heteronomous purposes.
Afterwards this type of content, resulting from an initial vocation for inde-
pendent, strongly subjective abstraction which has never dulled, continued
to attract him. It did however change and, we might say, mature its way of
personifying itself in an experience which is sure of itself and possesses its
own meaning, in the sense that neither nature nor practical life are com-
pulsory subjections but are exercised in their full fraternal and social sense
as liberations of the conscience or contributions to it.
It seems to me that at a crucial stage in his career, Vaccarone faced the
inner crisis of finding himself possessed of a vehement but multiform sense
of pathos. He found a synthesis in the decanted memory of things, of the
many things of nature experienced and transformed by emotions into clear
expressions. He succeeded in unifying this memory, which had become lu-
cid contemplation, into a continuous form which created a lively, partici-
pable animation of the composed vision, rather than a closed, hermetic one.
There is a series of works after 1975 in which we have the almost phys-
ical impression, so intense is it, that we are looking at fragments of a huge
shipwreck of the world, and that these fragments escape their inanimate
passivity and acquire a connected, architectural form, even recomposing
into intelligible figures which are captured as if they were in the process
of being gestated and saturated. Precariousness and/or uncertainty are un-
derlined by accidents, widenings of gaps, overlappings, folds, sudden
clashes and meetings, self-propelling shapes in inexhaustible presentations.
Coming to the more recent works, the criterion of construction deriving
from the sculptural process itself has, because of an inner need for co-
herent stripping down, heightened the power of the more autonomous
and more and more socially-supportive forms using pure expression,
without any evasions or residues.
The distinct process of the style is more disciplined, purified, rigorous;
the evident, now stable communication of the world is more explicit and
irrefutable. It is a world which becomes human and humanly acceptable
only because an act of vocation has intervened, conjuring a complex of
budding forms out of the potential and always imminent chaos of a re-
ality which is too huge for Man to deal with; in their development, these
forms reveal their common origin and destination.
Università Internazionale dell’Arte (International University of Art)
Florence, May 1986
(From Carlo Ludovico Ragghianti’s preface to the catalogue of Francesco
Vaccarone’s anthological show at the Monumental Castle of Lerici, Sept 1986,
Biennale Editrice La Spezia)
NEL TEMPO, OLTRE IL TEMPO
Michèle Lavallée
Quando quattro anni fa conobbi Francesco Vaccarone e le sue opere mi
colpirono diverse contraddizioni. La prima impressione che si aveva del-
l’uomo e del suo tempo era un senso di leggerezza, di ironia, di essere
“oltre il tempo” mentre nel corso della discussione sembrava invece che
le sue preoccupazioni intellettuali e pittoriche fossero saldamente anco-
rate alla realtà ed alla terra, la sua terra…
La seconda, di tipo più tecnico, era che quel pittore di cui avevo apprez-
zato immediatamente il modo di utilizzare lo spazio e le grandi macchie
di colore, mi sembrava un ottimo disegnatore; ne ebbi la dimostrazione
personalmente: un tratto veloce ed elegante, al limite della sofisticazione,
non intuibile ad una prima rapida lettura delle sue opere.
Con il tempo ed una conoscenza più approfondita del lavoro di Francesco
Vaccarone ho potuto capire queste mie prime impressioni contradditto-
rie e scoprirne altre…
La pittura di Francesco Vaccarone emana un senso di pienezza dovuto in parte
ad un’economia di mezzi che si è andata precisando negli ultimi tre anni.
La gamma dei colori è ridotta: vi predominano i bianchi più o meno “spez-
zati”, i marroni ed i blu; di rado una spruzzata o una zona di rosso, verde,
giallo, viene a turbare la tela e ad intensificare i rapporti tra le masse blu
e bianche…
Pienezza, serenità e un senso di ampiezza che maschera i limiti del te-
laio …forse perché la pittura è prima nella testa, come dice Vaccarone.
Questa serenità è ingannatoria. Le preoccupazioni metafisiche dell’arti-
sta sono prepotentemente presenti nelle sue opere; emergono tra l’altro
in alcuni titoli: clochards, uccelli morenti, paesaggi tormentati, incontri, nei
suoi omaggi a Pirandello, Pasolini, Ferreri, Kafka …problematiche per-
sonali (“corpo”, “letto matrimoniale”) e universali (“Chernobyl”). Qui ci ac-
costiamo a quella che sembra una incoerenza di Vaccarone: la realtà to-
tale in cui si ancorano le sue pitture con il loro formalismo astratto, sempre
più astratto…in cui il “gabbiano morente” è il doppione del “Clochard”,
uno nella luce, l’altro sottoterra…
...Queste forme caratteristiche di Vaccarone, che si chiamino “corpo”,
“gabbiano”, “personaggio” o semplicemente “forme”, portano in sé ten-
sioni e contraddizioni dell’artista: forme più spesso bianche, lisce, che
riempiono lo spazio armoniosamente, sono contemporaneamente tagliate,
crepate, straziate, rigate, bucate ed i corpi degli “incontri” o quelli dei “letti
matrimoniali” non sono meno lacerati…
Cosa nasconde il sorriso di Francesco Vaccarone? Non sarà forse attirato
dal deserto, il “deserto” come simbolo mortifero dei tempi moderni, fino
al suo termine apocalittico (Gilles Lipotevski)? Eppure ricordo quella pi-
ramide di colori vivaci sulla tela intitolata “Resurrezione”…
Francesco è preso nel flusso delle interazioni in cui scorrono l’orrore del
mondo e la felicità del vivere e dipingere.
Musei di Strasburgo, 1989
IN TIME, BEYOND TIME
Michèle Lavallée
When I got to know Francesco Vaccarone and his works four years ago,
I was struck by various contradictions. My first impression of the man and
his work was a sense of lightness, irony, of a “beyond time” quality, but
in the course of the conversation it seemed instead that his intellectual
and artistic concerns were solidly anchored to reality and the land, his
land...
My second, more technical, impression was that that painter, whose way
of using space and large spalshes of colour I had immediately appreciated,
was also an excellent draughtsman. I personally saw a demonstration of
this: a swift, elegant stroke bordering on sophistication, not discernable from
a first cursory reading of his works. In time and with a deeper knowledge
of Francesco Vaccarone’s work, I was able to understand these first con-
tradictory impressions of mine and to discover others...
Francesco Vaccarone’s painting style exudes a sense of fullness, partly
due to his economy of means, which has become more and more pre-
cise in the last three years. The range of colours has been reduced: it is
dominated by flecked whites, browns and blue; a splash of red, green,
yellow, sometimes but rarely disturbs the canvas and intensifies the re-
lationships between the blue and white masses... Fullness, serenity and
a sense of spaciousness which masks the confines of the frame ...per-
haps because painting starts in your head, as Vaccarone says.
This serenity is deceptive. The artist’s metaphysical preoccupations are
overpoweringly present in his works. They even emerge in some titles:
tramps, dying birds, tormented landscapes, encounters; also in his
homages to Pirandello, Pasolini, Ferreri, Kafka ...personal problems
(“body”, “double bed”) and universal problems (“Chernobyl”).
We are getting now to what seems to be an incoherence in Vaccarone:
the overall reality in which his paintings are anchored, with their in-
creasingly abstract formalism...in which the “dying seagull” is a dupli-
cate of the “tramp”, one in the light, the other underground...
...These typical forms used by Vaccarone, whether they are called
“body”, “seagull”, “character” or simply “forms”, contain the artist’s ten-
sions and contradictions. The forms which are often white, smooth, and
which harmoniously fill space are at the same time cut, cracked, torn,
scratched, full of holes, and the bodies of the “encounters” or those of
the “double beds” are just as ravaged...
What does Francesco Vaccarone’s smile conceal? May he not perhaps
be attracted to the desert, the “desert” as a deadly symbol of modern
times, all the way to its apocalyptic end (Gilles Lipotevsky)? Yet I well re-
member that pyramid of bright colours on the painting entitled
“Resurrection”...
Francesco Vaccarone is caught up in the flow of interactions between the
horrors of this world and the joy of life and painting.
Museums of Strasbourg, 1989
321
 (Prefazione al catalogo-libro per la mostra antologica di Francesco Vaccarone
al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1990, al Palabandera di Busto Arsizio 1991,
al Museo di Santa Apollonia di Venezia 1992, al centro Salvador Allende della
Spezia 1993 coedizione Edicigno Roma e Museo delle Arti Palazzo Bandera Busto
Arsizio 1990, Traduzione di Monique Oustrieres)
322
(Preface to the catalogue/book for Francesco Vaccarone’s anthological show at
the Palazzo dei Diamanti of Ferrara in 1990, at the Palabandera of Busto Arsizio
1991, at the Museo di Santa Apollonia of Venice 1992, at the Salvador Allende
centre of La Spezia 1993, copublished by Edicigno Roma and Museo delle Arti
Palazzo Bandera, Busto Arsizio 1990)
sinistra alto
2010 Sarzana, Benny Golson scrive nel retro del dipinto dedicato da Vaccarone
a Clifford
sinistra basso
2010 Antonio Tajani Vice Pres Parlamento Europeo, Fancesco Vaccarone e l’On. Licia
Ronzulli all’innaugurazione della personale all’Europarlamento
2010 maggio, con Paolo Asti e Benny Golson per un concerto di Golson a Sarzana
VACCARONE: AMBIGUITÀ E METAFORA
Enzo Di Martino
L’ambiguità della metafora chiarisce immediatamente i confini entro i quali
si manifesta, in trent’anni di ricerca, il continente immaginativo di
Francesco Vaccarone. I due termini definiscono peraltro due aspetti fon-
damentali del suo lavoro: il primo la deliberata volontà di provocare il ma-
linteso ed il fraintendimento, il secondo una necessità “narrativa” che non
possiede alcunché di letterario.
Tali ambivalenze rispondono ad un “progetto” che all’artista appare
l’unico possibile per stabilire un contatto con l’esterno, con un sistema
di segnali, però, fuori di ogni schema conosciuto e prestabilito che egli
stesso propone senza alternative, si potrebbe dire autoritariamente.
È l’affermazione della “sua” verità esistenziale che egli mette in gioco, rin-
viando sempre ed unicamente alla sola intensità dell’opera, che diviene
allora l’unica possibilità di incontro con il riguardante e negando così ogni
spiegazione interpretativa dei sommovimenti emotivi che la precedono.
L’opera è la “sua” verità anche quando contraddice la figura e la natura
dalle quali proviene e delle quali restituisce simulacri ambigui e metafo-
rici.
Queste connotazioni fondamentali dell’opera di Francesco Vaccarone
erano già state notate, con grande acutezza ed anticipo, da Franco Solmi
nel 1977, quando scriveva che “la contraddizione e l’ambiguità, sempre
presenti, pongono il problema di un punto di convergenza sospeso tra due
dimensioni (altrettanto necessarie) dell’essere e dell’operare: il punto ove
metafisica e quotidiano vengono a coincidere in una sostanziale so-
spensione del giudizio”.
A partire dalle “vele”, dai “gabbiani”, dalle “agavi” dei primi anni Settanta,
Vaccarone mette in atto una strategia espressiva che non è più conciliante
con la “rappresentazione” e tende anzi alla costruzione di un ordine “al-
tro” all’interno del quale vengono unificati “i contrari mantenendoli separati
e in conflitto”.
È per tale via che l’artista spezzino giunge a quella che alcuni hanno de-
finito “astrazione metafisica” e che a me piace chiamare “interrogazione
metafisica”, proprio perché l’opera di Vaccarone pone domande senza ri-
sposte nello stesso momento in cui propone un incontro che è in sostanza
di ascolto silenzioso.
È persino stupefacente notare a questo proposito come tutti i critici che
si sono occupati del lavoro di Francesco Vaccarone e che pure hanno còlto
varchi fondamentali della sua opera non abbiano citato (facendo al con-
trario altri nomi) Max Ernst, che appare invece il vero grande riferimento
storico della sua proposizione immaginativa.
L’atmosfera di surrealtà “naturalistica” che pervade tutto il lavoro di
Vaccarone appare infatti simile al processo di distanziamento della na-
tura che mette in atto il grande artista tedesco, quantomeno in alcuni suoi
dipinti “zoomorfici” degli anni Trenta. Con Max Ernst, peraltro, Vaccarone
ha altre “assonanze” non secondarie, quale ad esempio il gusto di un im-
pianto scenografico teatrale si potrebbe dire, dell’immagine, vòlto a met-
tere in moto un procedimento di distanziamento e di “irresponsabilità” nei
VACCARONE: AMBIGUITY AND METAPHOR
Enzo Di Martino
The ambiguity of the metaphor immediately clarifies the boundaries of
the imaginative continent which Francesco Vaccarone has created over
30 years. The two terms indeed define two fundamental aspects of his
work: first, his deliberate wish to provoke misunderstanding and mis-
construction; secondly, a “narrative” need which has nothing literary about
it. These ambivalences fit into a “project” which seems to the artist the
only possible way of establishing a contact with the outside world, but
using a system of signals which belongs to no known, set scheme, and
which he proposes without alternatives, in an almost authoritarian way.
It is the affirmation of “his own” existential truth which he presents, en-
trusting this affirmation always and solely to the intensity of the work,
which thus becomes the only possibility of contacting viewers and de-
nies them any interpretative explanation of the emotional upheavals
which precede it. The work is “his own” truth even when it contradicts
the figure and the nature from which it originates and whose ambigu-
ous, metaphorical effigies it depicts.
These fundamental features of Francesco Vaccarone’s work had al-
ready been noted by Franco Solmi in 1977 with great acuity and fore-
sight, when he wrote that “contradiction and ambiguity, always present,
pose the problem of a point of convergence which is suspended between
two, equally necessary, dimensions of being and working: the point
where metaphysics and daily reality coincide in a substantial suspension
of judgment”.
Starting from the “sails”, the “seagulls”, the “agaves” of the early ‘sev-
enties, Vaccarone applies an expressive strategy which no longer yields
to “representation” and tends rather to the construction of an “other” or-
der inside which “opposites” are unified “keeping them separate and in
conflict”.
And it is in this way that the La Spezia artist achieves what some have
defined as “metaphysical abstraction” and which I prefer to call “meta-
physical interrogation”, because Vaccarone’s work in fact asks questions
without giving answers, and at the same time proposes an encounter
which substantially consists of silent listening.
It is amazing to note in this regard that none of the critics who have writ-
ten about Francesco Vaccarone’s work, and who have even identified fun-
damental stages in his work, have cited Max Ernst, who seems to be the
real main historical reference for his imagery, although they do mention
other names.
The “naturalistic” atmosphere of surreality which pervades the whole of
Vaccarone’s work in fact resembles the process of distancing from na-
ture exercised by this great German artist, at least in some of his
“zoomorphic” pictures of the ‘thirties. Vaccarone has other, not second-
ary, “assonances” with Max Ernst, such as the taste for a kind of theatrical
staging of the image leading to the distancing and “irresponsibility” of the
figural “performance”.
The risk which the artist takes is in fact substantially a linguistic one, in-
323
 confronti della “rappresentazione” figurale.
Il rischio che l’artista assume è, infatti, sostanzialmente linguistico, in-
differente (asociale perfino) verso le cose ed i fatti, le figure e la natura,
teso com’è a mettere in crisi un ordine espressivo ed a ricrearne un al-
tro a sua immagine e somiglianza.
Vaccarone assume tale rischio affrontando lo spazio dell’opera come luogo
di avvenimenti catastrofici ed irrimediabili all’interno del quale ricompone
con il “suo” ordine i frammenti dell’esistenza quotidiana ai quali conferi-
sce dunque valenze prima insospettabili e forse inesistenti.
Naturalmente Vaccarone è un pittore ed in quanto tale si serve di tutti i
“trucchi del mestiere” adottando ogni sollecitazione (le pieghe del corpo
e quelle di un lenzuolo sgualcito, le forme di un uccello e quelle di un fiore)
che alchemicamente trasforma in eventi visivi autosufficienti.
La materializzazione avviene essenzialmente per mezzo della luce (la cla-
morosa conferma del suo essere pittore) in un processo che, pur ser-
vendosi dei travestimenti metaforici, tende in realtà alla sola affermazione
di un linguaggio che pretende di rappresentare il mondo, quello che non
si vede.
In questo senso, per citare ancora Solmi, “la vicenda delle immagini con-
tinua nelle immagini, lasciando inesorabilmente ai margini l’uomo di cui
si avverte soltanto l’inattuale attualità, al punto che laddove la sua figura
ricompare come simbolo improbabile e incredulo s’allenta la tensione del
quadro, ormai ricettacolo di simboli che aggiungono mistero a mistero”.
Per tale via Vaccarone conferma la terribile “inutilità” dell’arte e dunque
il suo grande ruolo nella vita dell’uomo poiché è solo in tale maniera che
egli “vede” la irriducibile distanza della realtà dalla immaginazione fan-
tastica.
La sensazione di spaesamento e perfino di stordimento che i dipinti di
Vaccarone determinano proviene proprio dal loro inquietante silenzio ri-
spetto ai quesiti che ci
poniamo ogni giorno giacché essi non hanno nulla a che fare con que-
sti ed assumono anzi “quella dimensione altamente sospetta che è pro-
prio dell’arte”.
Tale osservazione è tanto più vera nell’arte contemporanea che non ha
più a che fare con “la bellezza”, l’eccentricità e con la meraviglia, né si
assume più il compito di raccontare nessuna storia, né di celebrare al-
cun avvenimento.
Si potrebbe perfino dire che oggi l’arte si propone come momento di an-
gosciante indifferenza e come gesto di irredimibile asocialità.
Ma il suo valore sta proprio nella sua “ambiguità amorale” che le consente
nello stesso tempo di “decorare” una parete o di mettere in crisi una co-
scienza.
In tale prospettiva Vaccarone è un tipico artista del suo tempo, ripiegato
su se stesso alla ricerca del solo linguaggio in grado di provocare stupore
e clamore ed a volte persino lo scandalo.
All’attualità ed all’economicità di ogni giorno egli oppone l’atemporalità
e l’inutilità delle forme, in una sorta di “testamento” spirituale che ha va-
lore per il dopo, in grado di durare nel tempo. Da questo punto di vista
non ha neppure molto senso interrogarsi sui significati immediati di tali
324
different (even antisocial) towards things and facts, figures and nature, forme perché esse sono indifferenti a tale ruolo, pretendono di rappre- announced, scenario.The message of Vaccarone’s work is thus in the im-
since he is intent on disarranging one expressive order and recreating sentare solo se stesse, reclamano il solo diritto all’apparizione ed alla con- balance between the predictable directions of the language which is func-
another in his own image. Vaccarone takes this risk by interpreting the templazione. tional to everyday practicality, and the unpredictable and antifunctional
space of the work as a place of catastrophic and irremediable events in- E tuttavia il gioco si svolge in diretta correlazione con la storia e la me- expressiveness of the imaginary, in an event which is always surprising
side which he can recompose the fragments of day-to-day existence with moria di cui anzi le immagini di Vaccarone risultano cariche. Il problema, (the appearance of the invisible form) and which in any case bears the
“his own” order, thus conferring on them unexpected and maybe inex- semmai, è la negatività di tale relazione in un processo che tende a sman- stigmata of poetry. His is an expressive project which, just because it pos-
istent meanings. tellare uno scenario di avvenimenti per proporne un altro semplicemente sesses the “grace” of poetry, is able to explore the territories of misun-
Of course Vaccarone is a painter and as such he uses all the “tricks of annunciato. derstanding and misconception and settle there, wholly uncaring about
the trade”, exploiting every stimulus (the creases of the body and of a La testimonianza dell’opera di Vaccarone sta dunque proprio nel dise- being explained and accepted.
crumpled sheet, the shapes of a bird and those of a flower) and trans- quilibrio che determina tra le prevedibili traiettorie del linguaggio funzio- This brings to mind some extraordinary lines by Pier Paolo Pasolini, to
forming it into a self-sufficient visual event. The materialisation essen- nale alla praticità del quotidiano e l’imprevedibile ed antifunzionale whom Vaccarone in fact specifically dedicated a fine piece of work in
tially comes about through light (the clamorous confirmation that he is espressività dell’immaginario. In un accadimento sempre sorprendente 1976: “it is not in not communicating death: but in not being understood”.
a painter), in a process which, though employing metaphorical dis- – l’apparizione della forma invisibile – che possiede in ogni caso le stim-
guises, actually tends solely to the affirmation of a language which pur- mate della poesia. Venice, Nov 1989
ports to represent the world, the one we don’t see. Si tratta di un progetto espressivo che, proprio perché possiede la “gra-
In this sense, to quote Solmi again, “the vicissitudes of the images con- zia” della poesia, può aggirarsi ed affermarsi sui terreni del malinteso e (Enzo Di Martino’s text for the catalogue/book for Francesco Vaccarone’s itiner-
tinue in the images, inexorably leaving Man on the edge; we avert only del fraintendimento, incurante della sua esplicazione e della sua accet- ant anthological show at Palazzo dei Diamanti of Ferrara in 1990, at the
his out-of-date present to the point that, when his figure appears as an tazione. Palabandera of Busto Arsizio 1991, at the Museo di Santa Apollonia of Venice
in 1992, at the Salvador Allende centre of La Spezia in 1993, copublished by
improbable and incredulous symbol, the tension of the picture slackens, Vengono allora in mente alcuni straordinari versi di Pier Paolo Pasolini –
Edicigno Roma and Museo delle Arti (Arts Museum) Palazzo Bandera Busto
and it becomes no more than a receptacle of symbols adding mystery al quale non a caso Vaccarone ha dedicato nel 1976 una bellissima pa- Arsizio,1990)
upon mystery”. In this way Vaccarone confirms the terrible “uselessness” gina del suo lavoro – che dicono: “non è nel non comunicare la morte:
of art and hence its great role in Man’s life, because it is only in this way ma nel non essere compresi”.
that he “sees” the invincible distance between reality and the imaginary.
The sensation of disorientation and even stunnedness which Vaccarone’s Venezia, novembre 1989
paintings provoke comes precisely from their disquieting silence con-
cerning the questions we ask ourselves each day, since they have noth- (Testo di Enzo Di Martino per il catalogo-libro per la mostra antologica itinerante
ing to do with these and indeed acquire “that highly suspicious dimen- di Francesco Vaccarone al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1990, al
sion which belongs to art”. This observation is even truer of contemporary Palabandera di Busto Arsizio 1991, al Museo di Santa Apollonia di Venezia 1992,
al centro Salvador Allende della Spezia 1993, coedizione Edicigno Roma e Museo
art, which is no longer involved in “beauty”, eccentricity and wonderment,
delle Arti Palazzo Bandera Busto Arsizio 1990)
nor does it any longer perform the task of telling any kind of story or cel-
ebrating any event. We might even say that nowadays art proposes it-
self as an experience of anguishing indifference and as a gesture of unre-
deemable antisocialness.
But its value lies in its very “amoral ambiguity”, which allows it to “dec-
orate” a wall or shake up a conscience at the same time.
In this sense Vaccarone is a typical artist of his time, closed in on him-
self in the search only for a language which is able to provoke stupor and
clamour and at times even scandal. He opposes the timelessness and
uselessness of forms to the everyday preoccupation with current affairs
and economics, writing a kind of spiritual “will” which is valid for the fu-
ture, which will endure in time. From this point of view, there is not even
very much sense in wondering about the immediate meanings of those
forms, because they are indifferent to such a role; they wish to represent
only themselves, they only claim the right to appear and to be contem-
plated.
Nevertheless, the game unfolds in direct correlation with history and
memory, and indeed Vaccarone’s images are loaded with these. The prob-
lem is rather the negativity of this relationship in a process which tends
to dismantle a scenario of events in order to propose another, simply pre-
325
 UN OMAGGIO ALLA POESIA CUBANA
Elio Menzione
Il lungo ed originale percorso artistico di Francesco Vaccarone e la plura-
lità delle sue seducenti esperienze creative sono mirabilmente documen-
tati in questa preziosa mostra che abbiamo l’onore di ospitare nell’ambito
della VI settimana della Cultura Italiana a Cuba.
Artista in possesso di una formazione completa, con una intensa attività
espositiva in musei, università e gallerie pubbliche e private, presente in
importanti rassegne di carattere europeo ed internazionale, Vaccarone è
inoltre incisore, scultore, ceramista, autore di scritti teorici intorno al lin-
guaggio creativo ed ha dedicato i suoi interessi di pittore anche alla mu-
sica ed alla poesia.
Questa esposizione ci conduce attraverso un percorso di immagini colte,
raffinate ed eloquenti, con una sezione speciale rivolta verso il magico sen-
timento della parola poetica, un profondo e sentito omaggio dedicato a
scrittori cubani di fama internazionale: Nicolas Guillen, Eliseo Diego, Juan
Marinello, Cintio Vitier, Manuel Navarro Luna, Mirta Aguirre ed altri.
Vaccarone sceglie qui il linguaggio universale della poesia per accostarsi
alla cultura cubana divenendo, grazie alla sua eccezionale sensibilità di
artista, una fonte vitale di ispirazione, con risultanti sorprendenti per fre-
schezza ed originalità creativa.
Desidero quindi esprimere la più sincera e cordiale gratitudine al Maestro
Francesco Vaccarone per questo suggestivo incontro tra la pittura italiana
e la poesia cubana, che rappresenta uno straordinario esempio riguardo ai
risultati che si possono raggiungere attraverso il dialogo ed il confronto at-
tento tra diverse culture: principio sul quale si sono sempre fondate le re-
lazioni tra i nostri due Paesi e che costituiscono la premessa fondamentale
per la reciproca comprensione e la pacifica convivenza tra i popoli.
La Habana 26 ottobre 2001
(Dalla presentazione a catalogo di Elio Menzione, Ambasciatore d’Italia a Cuba,
per la mostra di Francesco Vaccarone alla Basilica di San Francisco, La Habana
Novembre 2001)
326
A HOMAGE TO CUBAN POETRY
Elio Menzione
Francesco Vaccarone’s long, original artistic career and the plurality of
his seductive creative experiences are admirably documented in this pre-
cious exhibition which we have the honour of hosting during the 6th Italian
Culture week in Cuba. Vaccarone is a highly-skilled artist who has ex-
hibited in many museums, universities and public and private galleries,
and has participated in important European and international art events.
Moreover, he is an etcher, sculptor, potter and author of theoretical arti-
cles about creative language, and has also dedicated some of his paint-
ing to music and poetry.
This exhibition takes us through a series of cultured, refined and eloquent
images, with a special section on the magical sentiment of poetry, a
deeply-felt homage dedicated to Cuban writers of international fame:
Nicolas Guillen, Eliseo Diego, Juan Marinello, Cintio Vitier, Manuel Navarro
Luna, Mirta Aguirre and others. Here, Vaccarone chooses the universal
language of poetry to interpret Cuban culture, which thanks to his ex-
ceptional sensitivity becomes a vital source of inspiration, with surpris-
ing results of freshness and creative originality.
I thus wish to express our most sincere and cordial thanks to Maestro
Francesco Vaccarone for this fascinating encounter between Italian
painting and Cuban poetry, an extraordinary example of what can be
achieved through a sensitive dialogue between different cultures. This is
a principle on which the relations between our two countries have always
been based, and which is the fundamental premise for mutual under-
standing and peace among populations.
Havana 26 Oct 2001
(From the catalogue presentation of Elio Menzione, Italian Ambassador in Cuba,
for Francesco Vaccarone’s show at the Basilica di San Francisco, Havana, Nov
2001)
VACCARONE IN POLONIA
Luca Daniele Biolato
L’opera di Francesco Vaccarone è già nota al pubblico polacco. Una sua
prima mostra antologica è stata promossa dall’Istituto Italiano di Cultura
di Cracovia nel 1996 con carattere itinerante in diverse sedi espositive
della Polonia.
Nel 2000 una rassegna molto selezionata che documentava il suo lavoro
di incisore è stata ospitata, con la collaborazione dello stesso Istituto, tra
le manifestazioni della Triennale Internazionale d’Arte Grafica di Cracovia,
considerata uno degli appuntamenti più prestigiosi del mondo per i lin-
guaggi grafici.
Quindi nel marzo di quest’anno, una preziosa raccolta di opere che
Vaccarone ha dedicato alla poesia polacca ed italiana del ‘900 ha regi-
strato particolari interessi e consensi presso il pubblico e la critica a
Cracovia.
Oggi, in questa mostra a Varsavia, documentiamo la pluralità di queste
seducenti esperienze creative firmate dal Maestro italiano il cui lavoro è
da molti anni – come testimonia la sua intensa attività espositiva i Musei,
Università, Gallerie pubbliche e private in Europa e negli U.S.A. – al cen-
tro degli interessi della critica d’arte contemporanea più attenta.
Lasciamo quindi alle numerose ed illuminanti testimonianze di questa
pubblicazione il compito di condurci nel percorso delle immagini colte, raf-
finate ed eloquenti di questo artista così partecipe della vita e delle
emozioni che già nel 1977 il famoso storico dell’arte italiano Enzo Carli
definiva “ tableaux d’histoire destinati a restare tra le più veritiere e si-
gnificative testimonianze, anche oscuramente profetiche ed ammonitrici
della crisi che mira a sconvolgere la cosiddetta civiltà dei nostri giorni”.
Con l’auspicio che anche l’impegno artistico, di cui in questa mostra ab-
biamo una così significativa presenza “diventi sempre di più – come ebbe
ad esprimersi S.S. Giovanni Paolo II al Nostro nel 1996 in occasione della
sua mostra a Cracovia – un modo per consolidare il dialogo e la colla-
borazione tra i popoli a favore di una cultura di pace”, anche noi espri-
miamo l’augurio ce i rapporti d’arte e di cultura tra i nostri Paesi, di cui
sono così ricche le tradizioni, si sviluppino sempre più intensamente e pro-
ficuamente così da incidere positivamente nella vasta gamma delle re-
lazioni economiche e sociali esistenti.
Varsavia 16 settembre 2001
(Dalla presentazione a catalogo di Luca Daniele Biolato, Ambasciatore d’Italia in
Polonia, in occasione della mostra antologica di Francesco Vaccarone all’Istituto
Italiano di Cultura di Varsavia)
VACCARONE IN POLAND
Luca Daniele Biolato
Francesco Vaccarone’s work is already known to the Polish public. A first
anthological exhibition of his was promoted by the Italian Institute of
Culture in Cracow in 1996; it was an itinerant exhibition held at various
sites in Poland. In 2000, selected works documenting his activity as
etcher were hosted, with the collaboration of the same Institute, within
the International Triennial of Graphic Art of Cracow, considered one of the
most prestigious graphics shows in the world.
So, in March of this year a precious group of works which Vaccarone has
dedicated to 20th-century Polish and Italian poetry attracted the partic-
ular interest and appreciation of the public and critics in Cracow. Today,
in this show in Warsaw, we document the plurality of these seductive cre-
ations by the Italian master, whose work has for many years received im-
portant consideration from the most prestigious contemporary art crit-
ics, as demonstrated by his many exhibitions in museums, universities,
public and private galleries in Europe and the USA.
We thus leave the task of guiding us through the cultured, refined and
eloquent images of this artist who is so deeply immersed in life and emo-
tions to the numerous, insightful essays in this publication. As early as
1977 Enzo Carli, the famous Italian art critic, offered this definition of the
works: “tableaux d’histoire which are destined to remain as some of the
most meaningful and truthful (also obscurely prophetic and cautionary)
testimonies of the crisis threatening to overturn modern so-called “civ-
ilization”.
In the hope that art, so significantly represented in this exhibition, “is in-
creasingly exploited to consolidate the dialogue and collaboration between
peoples in favour of a culture of peace” (as His Holiness John Paul II de-
clared in 1996 on the occasion of Vaccarone’s show in Cracow) we too
express our wish that the artistic and cultural relations between our coun-
tries (which both have particularly rich traditions in these areas) can be
developed more and more intensely and profitably so as to positively in-
fluence the vast range of existing economic and social relations.
Warsaw 16 Sept 2001
(From the catalogue presentation of Luca Daniele Biolato, Italian Ambassador in
Poland, on the occasion of Francesco Vaccarone’s anthological show at the Italian
Institute of Culture of Warsaw)
327
 FRANCESCO VACCARONE.
L’UMANO NEL DIVINO, IL DIVINO NELL’UMANO.
Vilma Torselli
Una grande opera marmorea site specific che coinvolge il contesto e l'os-
servatore per una più estesa esperienza estetica ed emotiva. Il monu-
mento, struttura tipica dell’urbanistica occidentale la cui evoluzione va in
parallelo con quella dell’estetica e della storiografia, costituisce da sem-
pre il modo attraverso il quale l’uomo celebra il ricordo che venga iden-
tificato come meritevole di essere tramandato in quanto eredità di im-
portanza storica, collettiva e identitaria: non a caso il termine “ricordo”,
dall’etimo latino cor- cordis, porta nella sua radice il significato emozio-
nale che si attribuisce ad accadimenti di determinante importanza psi-
cologica ed empatica che, in qualche modo, colpiscono “al cuore”.
“…il concetto di monumento non è temporale. Appartiene alla coscienza
dell’uomo... “scrive Massimiliano Fuksas (“Beni culturali
e città”), una atemporalità che tuttavia si accompagna
ad un continuo aggiornamento del significato del ter-
mine, che oggi non designa più un simbolo statico, ce-
lebrativo e definitivo, un emblema da osservare da lon-
tano, sia in senso fisico che mentale, bensì una struttura
a misura d’uomo, in grado di interagire sia con l’osser-
vatore che con il contesto, vicina a quella che oggi si
chiama “installazione permanente”.
Nuova forma espressiva dell’arte moderna, un po’ scul-
tura, un po’ urban design, un po’ Public Art, un po’ Land
Art, essa è mezzo per riqualificare il territorio e conno-
tare l’intorno spazio-temporale nel quale si colloca ope-
rando una sintesi della realtà fenomenica e psicologica,
naturale ed antropica per una comprensione integrata
dell'uomo e dell'ambiente in cui vive.
Questa la chiave di lettura di una delle più suggestive opere di Francesco
Vaccarone, voluta nel 2006 dal Comune di Noceto in memoria di papa
Giovanni Paolo II, un grande racconto marmoreo site specific, due bas-
sorilievi en plein air di imponenti dimensioni, collocati in un parco pub-
blico e posizionati a pianta triangolare in modo informale ma non casuale,
con un ampio passaggio tra l’uno e l’altro che realizza l’idea di una
estrema permeabilità spaziale. Monumento ‘praticabile’ o installazione
permanente, quest’opera afferma in modo perentorio la volontà e la
possibilità che l'arte si integri con la vita quotidiana, esito di una ricerca
che fa discendere “dalla specificità dei luoghi la sua ragione d’essere,
frutto di pratiche artistiche obbedienti a nuove istanze di socialità e di re-
lazionalità volte a riqualificare la vita collettiva “(Alessandro Tempi, Un di-
scorso interrotto). Un modo moderno di pensare un rapporto antico,
quello fra arte e società, che getta un ponte tra due domini da sempre
l’uno alla ricerca dell’altro, l’arte ed il mondo che la circonda.
328
FRANCESCO VACCARONE.
THE HUMAN IN THE DIVINE, THE DIVINE IN THE HUMAN
Vilma Torselli
A large site-specific marble work which involves the context and the viewer
in a more aesthetic and emotional experience.
Monuments, typical western urban structures whose evolution runs paral-
lel to aesthetic and historiographic evolution, have always been the means
through which mankind has celebrated the memory of what is considered
to be worthy of being passed down through the generations as an impor-
tant legacy of history, community and identity. It is no coincidence that the
root of the Italian word ricordo (“memory”), from the Latin cor-cordis
(“heart”), contains the emotional meaning that is attributed to events of a
decisively psychological and empathic importance, which in some way
strike “to the heart”.
“...the concept of monument is not temporal. It belongs
to the conscience of Man…” writes Massimiliano Fuksas
(in “Beni culturali di città”[“Urban cultural heritage”]). It
is a timelessness which is nonetheless accompanied by
a continuous updating of the meaning of the term; to-
day it no longer indicates a static, celebratory and defin-
ing symbol, an emblem to be observed from afar in both
the mental and physical senses, but rather a man-
friendly structure able to interact with both the viewer and
the context, similar to what we call today “permanent in-
stallation”.
A new expressive form of modern art, partly sculpture,
partly urban design, partly Public Art, it is a means for im-
proving the territory and defining the spatial/temporal sur-
roundings in which it is located; it performs a synthesis
of the phenomenal and psychological, natural and an-
thropic realities to achieve an integrated understanding of Man and the en-
vironment he inhabits.
This is the interpretive key for one of Francesco Vaccarone’s most fascinating
works, commissioned in 2006 by the Borough of Noceto in memory of Pope
John Paul II: a large site-specific marble tribute, with two considerable-sized
low reliefs en plein air located in a public park and positioned on a triangu-
lar ground plan in an informal but not casual way, with a wide gap between
them to express the idea of extreme spatial permeability.
A “practicable” monument or permanent installation, this work perempto-
rily affirms the desire and the possibility that art should integrate with daily
life. It is the result of a research whose “raison d’ tre is based on the speci-
ficities of places: it is the fruit of artistic practices which obey the new needs
of sociality and relationism in order to regenerate community life” (Alessandro
Tempi, “Un discorso interotto” [“An interrupted discourse”]).
A modern way of conceiving that age-old relationship between art and so-
ciety; a bridge between two dominions, art and the surrounding world, which
have always sought to connect.
Valerio P. Cremolini
La città di Noceto (Parma), ad un anno dalla scomparsa di Giovanni Paolo
II, dedica all’indimenticabile pontefice una grande scultura di oltre venti
tonnellate, composta da due bassorilievi in marmo bianco di Carrara, rea-
lizzata dall’artista Francesco Vaccarone con la qualificata collaborazione
delle maestranze del Laboratorio “Corsanini” di Carrara. È un’opera di no-
tevoli dimensioni (ogni parte misura m.2.50 di base per 2,20 d’altezza),
particolarmente impegnativa per il tema L’umano nel divino, il divino nel-
l’umano che l’artista spezzino, non contraddicendo la sua consolidata
espressività, ha mirabilmente elaborato tra il nitore di una spazialità oc-
cupata dalla sequenza di forme, modulate sia con inequivocabile razio-
nalità sia disposte liberamente in un elegante gioco di intarsi.
In quelle forme spoglie, che nella loro rigorosa essenzialità conquistano
la bellezza, si declina la metafora dell’umanità raccolta intorno all’amata,
dolcissima, meditativa figura di
papa Wojtyla, uomo tra gli uomini,
testimone della grandezza di Dio
«centro del cosmo e della storia».
Prima di iniziare l’opera Vaccarone,
con manifesta sensibilità, ha riper-
corso l’intero vissuto di Karol
Wojtyla ed ha ritenuto di interpre-
tarne la figura fisicamente pre-
stante e ricca di quel giovanile en-
tusiasmo, che tale è rimasto in
tutta la sua lunga ed operosa mis-
sione terrena. La debolezza del
corpo ed i segni del dolore che
hanno accompagnato gli ultimi
anni di vita del papa hanno com-
mosso credenti e non credenti e non hanno lambito la saggezza della sua
parola che pur incerta ha toccato i cuori e le menti di donne e uomini di
culture diverse.
L’imponente opera, che Vaccarone dichiara essergli stata «ispirata dalla
costanza e dalla dedizione rivolta ininterrottamente da Giovanni Paolo II
al primato dell’essere», trasmette la ricchezza del superlativo magistero
di Giovanni Paolo II e la complessità del suo pensiero intriso di cultura let-
teraria, filosofica e teologica, costantemente rivelata lungo gli anni di uno
straordinario pontificato.
Il composto alternarsi di pieni e di vuoti, il soffuso armonizzarsi di luci ed
ombre, generano un tangibile clima di raccoglimento diffuso dai basso-
rilievi, plasmati in una segreta miscela di silenzio e di amore che tocca
alti apici di spiritualità, suscitando il desiderio di non rinunciare ad un cam-
mino che esclude la separazione fra ragione e fede, unite nella ricerca
della verità.
L’arte riesce a far percepire il mondo del visibile e quello dell’invisibile e
Francesco Vaccarone nella magnifica scultura di Noceto fa sua l’esorta-
zione che il papa polacco rivolse nella sua Lettera agli artisti del 1999,
Valerio P. Cremolini
Just a year after the death of John Paul II, the town of Noceto (Parma) has
dedicated to this unforgettable pope a large sculpture weighing over 20 tons
and consisting of two low-reliefs in Carrara white marble by the artist
Francesco Vaccarone, with the expert collaboration of the master stonework-
ers of the “Corsanini” Laboratory of Carrara. It is a sizeable work (each part
measures 2.50 metres at the base by 2.20 metres in height), with a par-
ticularly challenging theme, The human in the divine, the divine in the hu-
man; a theme which the La Spezia artist has admirably interpreted using a
clean spatiality occupied by a sequence of modular forms, which express
unequivocal rationality while being freely arranged with an elegant inlay-
type interplay.
In these bare forms which achieve beauty through their rigorous essential-
ity, the metaphor of humanity is expressed through the beloved, tender, med-
itative figure of Pope Wojtyla, a man
among men and a witness of the
greatness of God “the centre of the
cosmos and history”. Before begin-
ning the work Vaccarone, with evi-
dent sensitivity, studied the whole
life of Karol Wojtyla, and he decided
to interpret the figure in his youthful
well-built physique and with that
enthusiasm which he retained
throughout his long, hardworking
earthly mission. The weakness of
his body and the signs of the pain
which accompanied the Pope’s last
years moved believers and non-be-
lievers alike and did not detract from
the wisdom of his words which, though full of doubt, touched the hearts and
minds of men and women of various cultures.
The imposing work which Vaccarone declares was “inspired by the constancy
and dedication uninterruptedly devoted by John Paul II to the primacy of be-
ing” conveys the richness of John Paul II’s superlative teaching and the com-
plexity of his thought; a thought immersed in literary, philosophical and the-
ological culture which was constantly revealed throughout the years of an
extraordinary pontificate.
The ordered alternation of filled and empty spaces, the suffused harmony
of light and shade generate a tangible climate of meditation; this is diffused
by the low-reliefs, modelled with a secret blend of silence and love which
reaches high peaks of spirituality. A desire is formed in the viewer not to re-
ject that spiritual path where there is no separation between reason and faith,
which are instead united in the search for truth.
Art succeeds in making the worlds of both the visible and the invisible per-
ceptible, and Francesco Vaccarone in his magnificent sculpture in Noceto
obeys the exhortation that the Polish pope addressed to artists in his 1999
“Letter to artists”, which invites them to consider the “religious universe as
329
 invitati a considerare «l’universo religioso fonte di ispirazione, di libera-
zione, di catarsi» e di arricchimento della loro esperienza «sempre alla ri-
cerca del senso più recondito delle cose».
Amante della poesia, che papa Wojtyla definiva «una gran signora», i bas-
sorilievi portano incisa sul retro La sorgente, una lirica tratta dalla non fa-
cile raccolta Trittico romano, ed un pensiero rivolto nell’agosto 2000 ai
giovani a Tor Vergata: «Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri
esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro.
Difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno,vi sforzerete
con ogni energia di rendere la terra più abitabile per tutti».
La solenne inaugurazione del monumento, contestuale all’apertura di una
nuova strada intitolata a Giovanni Paolo II, è avvenuta domenica 2 aprile
2006 alle ore 12.30, presenti le massime autorità civile e religiose, ed è
stata preceduta dalla celebrazione della S.Messa nella chiesa parrocchiale
di S.Martino, presieduta da monsignor Francesco Gioia, arcivescovo
emerito di Camerino-San Severino Marche, Presidente “Peregrinatio ad
Petri Sedem” della Curia romana e Delegato pontificio della Basilica di
S.Antonio in Padova.
Pubblicato il 02/08/2011
330
a source of inspiration, release, catharsis” and as an enrichment of their ex-
perience “always searching for the innermost meaning of things”.
Pope Wojtyla was a lover of poetry, which he defined as “a great lady”, and
carved on the back of the low-reliefs is his poem “The source” taken from
the rather difficult collection “Roman triptych”. There are also some words
which he addressed to the young people of Tor Vergata in August 2000:“You
will not resign yourselves to a world in which other human beings are dy-
ing of hunger, or are illiterate or jobless.You will defend life in every moment
of its earthly development, you will make every effort to make the earth eas-
ier for everyone to live on”.
The solemn inauguration of the monument, which coincides with the open-
ing of a new street named after John Paul II, took place on Sunday 2 April
at 12.30 p.m.The main civic and religious authorities were present, and the
ceremony was preceded by the celebration of mass in the parish church of
San Martino, presided over by Monsignor Francesco Gioia, the emeritus arch-
bishop of Camerino/San Severino in the Marches region, President of the
“Peregrinatio ad Petri Sedem” of the Roman Curia, and Pontifical Delegate
of the Basilica of Sant’Antonio in Padua.
Published 02/08/2011
LE OMBRE DEL LABIRINTO
Francesco Barocelli
…questo modello ripetuto nelle geometrie delle superfici sembra aver la-
sciato un segno non trascurabile nella cifra di stile di Vaccarone, nella for-
mula ripetuta a sottosquadro delle sue sagome, che potremmo chiamare
un “décalage monochrome” o “polychrome”.
Vaccarone ha sempre teso poggiare il piede sul terreno fermo della cul-
tura, che per lui è innanzitutto Logos. Lo interessano le indagini intorno
all’anima: la psicologia. Psicologia e arte. Questo il binomio fin dai primi
passi quando si consacrava alla linea, al segno, per tradurre i paesaggi
dell’entroterra tirreno. E sulle linee sintetiche del disegno maturava una
sorprendente produzione grafica basata sul primato della linea.
La riflessione su questi labirinti riporta d’attualità l’“eternel retour” di cui
si compone il percorso della ricerca ed obbliga un po’ tutti, l’artista in-
nanzitutto e poi il pubblico, il suo pubblico in particolare, e i critici, a fare
i conti con le vie incerte e mai lastricate in forma definitiva dell’ispirazione.
Le ombre sono le tracce che la mente lascia nel “labirinto del pensiero”:
quella materia cerebrale che Vaccarone ama sondare, saggiare, perfo-
rare (si veda il suo “Passeggiando alla diga”). È il guizzo della surrealtà,
ciò che sta oltre la comune percezione del reale, nell’ancestrale ritaglio
delle forme, linee allusive di sagome complesse…
…Il problema dello spazio nel punto minimo dove nidificano le ombre è
ciò che interessa al Pittore, conteso tra “atopia” e “topos”.Le ombre come
tracce in negativo della proiezione atmosferica sono gli indizi che, insieme
ai profili delle “sagome”, consentono di leggere l’apparenza (ciò che ci
si presenta sul piano fenomenico della realtà).
È da tempo che Vaccarone analizza gli “spessori minimi”, quelli che sta-
biliscono una costante nella sottilissima possibilità che le sagome hanno
di sovrapporsi. Tutto nasce da questo microcosmico effetto di distanza,
di spazio, di micrometrica intercapedine che governa i piani di cui si com-
pongono le figure. È lì che si stabilisce l’ombra, l’inizio di un ritmo e di
una vitalità interiore, come in Severini o nella ritmica distanza delle linee
di De Chirico o in certa rara metafisica di Morandi. Nel percorso di
Vaccarone che ha un’ampia educazione al pensiero si addensa un sot-
terraneo universo di linee, di simboli, di labirinti mentali dove è legittimo
pensare si incontrino diverse direttrici del Novecento...
...sono almeno tre i motivi che stabiliscono l’originalità del contributo di
Vaccarone nella parte più matura del suo percorso di ricerca. La singo-
larità dell’ermeneusi (ed è questione tecnica), la scelta dell’ordine pitto-
rico come ordine della mente, la pittura come dialettica tra riflessione e
creazione e perciò come liberazione…
…Vaccarone è un abile artefice di idee pittoriche, iconiche e a-iconiche.
Ma la fantasia delle forme non può esercitarsi senza avere radici forti nella
realtà. E la realtà ha una dimensione mentale nella quale si sfiora il me-
tafisico dell’arte: dal reale a quanto vi sta sopra. (voglio solo aggiungere
che la figura del “clochard” variamente investigata in varie epoche della
sua produzione è una delle poche nelle quali vi sia l’immissione di uno
spunto realistico certo). Per il resto l’operazione che si compie sul visi-
THE SHADOWS OF THE LABYRINTH
Francesco Barocelli
...this model repeated in the geometries of the surfaces seems to have
left a considerable mark on Vaccarone’s style in the repeated formula of
oblique cuts he uses in his shapes, which we might call a “monochrome
or polychrome décalage”.
Vaccarone has always kept his feet on the firm ground of culture, which
for him is above all Logos. He is interested in investigations of the soul:
psychology, psychology and art. It is this combined concept which he has
followed since his very first work when he devoted himself to the line, the
mark, translating the landscapes of the Tyrrhenian mainland. And using
the synthetic lines of drawing he developed a surprising graphic pro-
duction based on the primacy of the line.
Reflection on these labyrinths brings us once more to the “éternel retour”
which informs the artistic quest and obliges everybody, particularly the
artist but also the public (his public in particular), as well as the critics,
to come to terms with the uncertain, eternally unmade, roads of inspi-
ration.
Shadows are the traces which the mind leaves in the “labyrinth of
thought”, that cerebral mater which Vaccarone loves to probe, test, and
perforate (see his “Walking at the dam”). It is the flicker of surreality, what
lies beyond the common perception of reality, in the ancestral cutting of
forms, allusive lines of complex shapes...
...The problem of space in that minimal niche where shadows nest is
what interests the Painter, who is attracted to atopia and topos at the
same time. Shadows as negative traces of atmospheric projection, and
the profiles of the “shapes”, are the clues by which we can read ap-
pearances (or what is presented to us on the phenomenal plane of re-
ality).
For some time Vaccarone has been analysing “minimum thicknesses”,
those which establish a constant in the very meagre possibility the
shapes have of overlapping. Everything derives from this microcosmic ef-
fect of distance, space, micrometric cavity, which governs the planes
composing the figures. It is there that shadows form, the beginning of an
interior rhythm and vitality, as in Severini or in the rhythmic distance of
De Chirico’s lines, or in certain of Morandi’s rare metaphysical expres-
sions. In the Vaccarone’s artistic quest with its longstanding habit of
thought, a massy subterranean universe of lines, symbols and mental
labyrinths is formed, a universe where we might well say that various
guidelines of 20th-century art can be found together...
...there are at least three reasons for claiming the originality of
Vaccarone’s contribution in the latest part of his artistic career: the sin-
gularity of the hermeneusis (a technical matter); the choice of the pic-
torial order as mental order; painting as a dialogue between reflection and
creation and therefore as release...
... Vaccarone is a skilful shaper of pictorial, iconic and a-iconic ideas. But
the imagining of forms cannot take place without its being strongly
rooted in reality. And reality has a mental dimension in which the meta-
331
 bile reale è astraente, quella “astrazione – costruzione che già Henrj Paul
Aletrino indicava come uno dei luoghi critici per comprendere le coordi-
nate di latitudine e di longitudine di questo autore…
Parma, Università, 2004/ 2006
(Stralci da due ampi saggi scritti da Francesco Barocelli, uno per la monogra-
fia edita nel 2004 in occasione della mostra antologia di Francesco Vaccarone
alla Rocca dei Sanvitale di Noceto e l’altro per il catalogo della mostra perso-
nale curata dal Comune di Parma alla Galleria San Ludovico nel 2006)
332
physical dimension of art can be glimpsed: from reality to what lies above
it. (I wish only to add that the figure of the “tramp” which he has explored
at various stages in his career is one of the few in which we have the in-
troduction of a clear reference to reality). Otherwise the operation car-
ried out on visible reality is an abstracting one, that “abstraction/con-
struction” which Henrj Paul Aletrino has indicated as one of the critical
tools for understanding the coordinates of this author’s latitude and lon-
gitude...
Parma, University, 2004/ 2006
(Extracts from two long essays by Francesco Barocelli, one for the monograph
published in 2004 for Francesco Vaccarone’s anthological show at the Rocca
(Fortress) dei Sanvitale of Noceto, and the other for the catalogue of the solo show
curated by the Borough of Parma at the Galleria San Ludovico in 2006)
OCCULTARE E DISVELARE CON L’IMMAGINE
Francesco Vaccarone
Il contributo che mi propongo di dare a questo incontro non può che es-
sere del tutto soggettivo scaturendo soltanto da riflessioni sulla mia per-
sonale esperienza creativa e non disponendo di strumenti né sul piano
psicoanalitico né su quello della neurofisiologia.
Proverò a raccontarvi brevemente ciò che mi pare che accada al mio la-
voro a cui mi dedico ormai da cinquant’anni ed a cui ogni volta, nel mo-
mento in cui mi accingo ad individuarne ed a valutarne gli esiti, mi ritrovo
a dare una lettura spesso diversa.
Ho intitolato questo mio intervento “Occultare e disvelare con l’im-
magine” perché questo dialettico alternarsi, che nel mio percorso crea-
tivo non è mai intenzionale, riappare nel momento in cui guardando le mie
opere( siano disegni o dipinti, o sculture o acqueforti) emerge in modo
nuovo ciò che a me stesso ho occultato e disvelato: come una forma di
inconsapevole autoanalisi che varia costantemente nel tempo con il mu-
tare del mio comportamento percettivo.
A questo scopo mostrerò più avanti alcune immagini tentando una mia
lettura.
Devo dire che ripercorrendo le mie stagioni creative ho imparato a rico-
noscere due piani: uno determinato da un nucleo soggettivo che tende co-
stantemente ad imporsi e l’altro che è conseguente all’estendersi ed al mo-
dificarsi di simboli e metafore che sono in stretta relazione con i fenomeni
culturali e sociali delle mie esperienze.
Mentre nell’ambito in cui si esprime il nucleo soggettivo sono prevalenti
sia l’intuizione che l’elaborazione per immagini, nell’altro piano è pre-
ponderante un’elaborazione per concetti.
Nel mio lavoro, che scaturisce da una vocazione non scelta, ho avvertito
fin dall’adolescenza un’istintiva energia che richiedeva di dar vita ad im-
magini e la costante che ho sempre rilevato, allora come oggi, è, fin dal-
l’inizio di ogni avventura creativa,l’imporsi di un forte distacco dalla re-
altà. Cerco di spiegarmi meglio.
La creatività, per potersi esprimere, abbisogna di strumenti tecnici che
non sono mai neutri, sono il linguaggio.
Sia che ti appresti a realizzare un disegno, un’acquaforte, un dipinto, hai
di fronte uno spazio in cui ti esprimerai non per concetti ma per linee, se-
gni, forme, colori.
Pensi, in sostanza, per immagini.
Lo spazio che tu hai scelto, piccolo o grande che sia, è destinato a dive-
nire la metafora del tuo spazio poetico, fisico, storico, metafisico, fantastico.
Lì si rivelerà progressivamente nel suo farsi il sé mentale e corporeo di
chi crea l’immagine, il suo essere nel mondo.
Ed avverti che tra te e ciò che stai creando sta nascendo un colloquio,
un’intensa reciprocità: tu guardi l’immagine, l’immagine guarda te.
Questo rapporto può durare a lungo o può interrompersi repentina-
mente.
A me è stato necessario molto tempo, molti anni perché questa relazione
divenisse “controllabile”.
CONCEALING AND REVEALING WITH THE IMAGE
Francesco Vaccarone
The contribution I wish to make to this meeting can only be a wholly sub-
jective one, since it derives exclusively from reflections on my personal
creative experience, unequipped as I am with any specific psychoana-
lytical or neurophysiological tools.
I will try briefly to recount what I feel happens in my work, which I have
now been doing for fifty years, and whose results I often find myself in-
terpreting in different ways when I try to identify and evaluate them. I have
entitled my talk “Concealing and revealing with the image” because
this dialectic alteration, which is never intentional in my painting, reap-
pears at the moment in which, as I look at my works (be they paintings
or drawings, sculptures or etchings), what I have concealed and revealed
to myself emerges in a new way. Like a form of unconscious self-analy-
sis which varies constantly over time with the changes in my perceptive
behavior.
To this end I will later on be showing some images, attempting a read-
ing of them.
I must say that as I retrace the stages in my art I have learnt to recog-
nise two levels; one is determined by a subjective nucleus, and this tends
constantly to impose itself on the second one, which is a consequence
of the extension and modification of symbols and metaphors which are
closely related to the cultural and social phenomena I have experienced.
While in the context where the subjective nucleus expresses itself intu-
ition and development through images prevail, on the other level a con-
ceptual kind of development dominates.
In my work, which is the fruit of a vocation which has not been a con-
scious choice, since adolescence I have felt an instinctive energy which
has required me to create images, and the constant which I have always
noted, both then and now, is the impulse towards a strong detachment
from reality, right from the beginning of any creative enterprise. I’ll try to
explain this better.
In order to express itself creativity needs technical tools which are never
neutral; they are the language.
Regardless of whether you are about to make a drawing, an etching, or
a painting, you have in front of you a space in which to express yourself
not with concepts but with lines, marks, forms, colours.
In short, you think through images.
The space you have chosen, be it small or large, is destined to become
the metaphor of your poetic, physical, historical, metaphysical, imagi-
native, space.
In this the mental and bodily self of the person creating the image, his/her
way of being in the world, will progressively reveal itself as the creation
progresses.
And you notice that a dialogue, an intense reciprocity, has been set up
between yourself and what you are creating: you are looking at the im-
age, the image is looking at you.
This relationship may last for a long time or it may suddenly be interrupted.
333
 Devi imparare ad ascoltarti, a fare in modo che le tue immagini, che na-
scono misteriosamente come dal nulla, talvolta quasi già “pronte”, a volte
come accenni, come suggerimenti che matureranno con il tempo - con
il loro tempo - maturino dentro di te nel loro progressivo farsi.
Si toglie così mano a mano il velo a ciò che si era manifestato in modo
nascosto, misterioso, occulto appunto.
Questa maturazione avviene anch’essa per il tramite di prefigurazioni tec-
niche delle successive fasi di ciò che stai creando, non per un percorso
razionale ma intuitivo.
Questo “colloquio” che produce, ogni volta, inizialmente una sorta di di-
stacco tra te e la realtà, tra te e ciò che è stato fonte di ispirazione, ri-
stabilisce, in corso d’opera, un ritorno, una sorta di identificazione tra te
e ciò che si rivela di quella realtà grazie all’immagine che stai creando.
Il rapporto con quella realtà è mutato, è divenuto più articolato, più ricco.
In questo “Omaggio a Dante” del 1965 (olio su faesite, 1965, cm.130x120),
che nasceva dal clima generato in quegli anni dalla rappresentazione di
un dramma dal titolo “Il Vicario” del tedesco Rolf Hochhuth nel dar vita
ad un’analogia tra Papa Pacelli e Celestino V punito da Dante tra gli
ignavi(che fece per viltà il gran rifiuto) e pungolato da vespe per la legge
del contrappasso, collocavo in alto a sinistra il collage di una fotografia
tristemente nota che riprende una fila di ebrei che procedono ignari verso
una camera a gas.
I corpi nudi nell’Antinferno dantesco con la carica di orpelli simboli del po-
tere, la tiara, la decorazione da legionario romano del re Vittorio Emanuele
erano responsabili in questo dipinto di non aver ostacolato il disegno na-
zista in cui povere persone ignare venivano usate come mezzi da usare
e non come fini a cui tendere.
Questo tema del corpo altrui usato e calpestato ritornerà spesso nel mio
334
In my case, it took a long time, many years, for this relationship to be-
come “controllable”.
You have to learn to listen to yourself, to act so that your images, which
are generated mysteriously as if from nothing, sometimes almost ready-
made, sometimes just hints or suggestions which mature with time, with
their time, mature inside you, as they gradually take shape.
Thus as you go along the veil is lifted from what had manifested itself in
a hidden, mysterious, occult way.
This “dialogue” which each time initially produces a kind of detachment
between yourself and reality, between you and the source of inspiration,
during the work re-establishes a return, a sort of identification between
yourself and what is revealed of that reality thanks to the image that you
are creating.
The relationship with that reality has changed, has become more artic-
ulate, richer.
This 1965 “Homage to Dante” (oil on hardboard, 1965, 1.30 x 120 cm)
was created before the atmosphere generated in those years by the per-
formance of the play entitled “The Vicar” by the German playwright Ralf
Hochhuth, where an analogy was made between Pope Pacelli and Pope
Celestine V. This pope was punished by Dante in the circle of the sloth-
ful (“who out of cowardice made the great refusal”) and was stung by
wasps according to the law of retaliation. At the top right of this work I
placed the collage of a sadly well-known photo showing a queue of Jews
advancing unawares towards the gas chambers.
The naked bodies in Dante’s ante-hell loaded down with the trappings
of power, the tiara, Victor Emanuel’s decoration as a Roman legionary,
were responsible in this painting for not having blocked the Nazi plan,
where poor hapless people were used as a means to an end and not as
lavoro e progressivamente nel tempo i simboli lasceranno spazio alle me-
tafore.
Questo dipinto del 1986, “Forme” (olio su tela,1986,cm.160x130),
quindi di oltre 20 anni dopo, nacque sfogliando una rivista del tempo,
Panorama, in cui appariva una fotografia a tutta pagina dedicata ad un
concorso di bellezza di Miss Italia.
Questa immagine mi rimandò a quella degli ebrei che stanno entrando
ignari nella camera a gas: anche qui i corpi mi apparivano povere cose
da consumare. In quel periodo, avendo un secondo studio a Milano, fre-
quentavo il mondo delle modelle di alta moda e conoscevo da vicino la
loro cultura interamente impegnata a piacere agli altri più che a se
stesse, causa spesso di forti disturbi della personalità e di anoressie.
Questo dipinto fu esposto per la prima volta in una mia mostra antolo-
gica al castello di Lerici e mi accadde una cosa curiosa: pur non essen-
doci cenno né nel catalogo curato da Carlo Ludovico Ragghianti né in al-
cun articolo sulla mostra circa la sua origine “ispirativa”, mi arrivarono
cinque cartoline di due diverse tipologie raffiguranti nudi di donna in “bat-
teria” che conservo ancora e che vi mostro (Due cartoline postali del 1986)
in cui i visitatori (una di loro spagnola e da me completamente scono-
sciuta) mi scrivevano pensieri diversi che facevano riferimento al dipinto
“Forme”.
In quella della visitatrice spagnola stava scritto: “Questa deve essere
consegnata a Francesco Vaccarone: Caro Francesco, ho trovato una fe-
dele “riproduzione” di una delle tue “FORME”.Complimenti,Baci a tutti dalla
meravigliosa Minorca, Alda.”
L’occulto, l’immagine assolutamente priva di simboli immediatamente leg-
gibili o di analogie descrittive, era divenuto leggibile.
In questo caso come in molti altri, se non fossi sospettoso verso ogni de-
finizione o schema, mi verrebbe da pensare ad un comune sentire che
può riconoscersi anche in procedimenti immaginativi che appartengono
molto più all’astrazione che non ad un linguaggio più esplicitamente rap-
presentativo.
Questo tema della “forma” che diventa “sagoma” è presente in gran
parte dei miei lavori; la dialettica della destrutturazione e della ristruttura-
zione ha accompagnato gran parte delle mie immagini, occultando e di-
svelando credo mie personali cadute e rinnovamenti nel processo delle
contraddizioni che segna la vita di ciascuno di noi.
ends to be achieved.
This theme of the body of others being used and abused will return of-
ten in my work and in time the symbols will gradually give way to
metaphors.
This painting, “Forms” (oil on canvas 1986, 160 cm x 130 cm), from
1986 so about 20 years later, was the result of my leafing through a mag-
azine of that time, Panorama, which showed a full-page photo dedicated
to a beauty contest, Miss Italy.
This image reminded me of the one of the hapless Jews entering the gas
chambers. Here too the bodies appeared to me poor things to be con-
sumed. In that period, since I had a second studio in Milan, I got to know
models and the high fashion world, and got close look at their culture,
which was wholly taken up with pleasing others more than oneself, and
was often a cause of serious personality disorders and anorexia.
The painting was exhibited for the first time in an anthological show at
the castle of Lerici, and a strange thing happened to me. While there was
no mention either in the catalogue edited by Carlo Ludovico Ragghianti
or in any article on the exhibition of its “inspirational” origin, five postcards
of two different types arrived for me. They showed female nudes in “bat-
teries”; I still have them and I’ll show them to you (Two postcards from
1986). On them the visitors (one of them Spanish and completely un-
known to me) wrote different thoughts about the painting “Forms”.
On the one from the Spanish visitor she wrote: “This must be delivered
to Francesco Vaccarone: Dear Francesco, I have found a faithful “repro-
duction” of one of your “FORMS”. Congratulations. Hugs and kisses to
everyone from marvellous Minorca, Alda”.
The occult, the image absolutely lacking immediately legible symbols or
descriptive analogies, had become legible.
In this case as in many others, if I were not suspicious of any definition
or scheme, I would be tempted to think of a common shared feeling which
can be recognised also in imaginative processes belonging much more
to abstraction than to a more explicitly representative language.
This theme of the “form” which becomes “outline” is present in most of
my works. The dialectic of de-structuring and re-structuring has ac-
companied most of my images, concealing and revealing, I believe, my
personal declines and renewals in that process of contradictions which
mark the lives of each one of us.
335
 Tra i temi preceduti da impulsi, emozioni fornitimi dall’esperienza, hanno
avuto importanza nel mio lavoro quelli legati al mare, al mio paesaggio
dove è cresciuta e si è maturata la mia percezione dello spazio.
Il dipinto che ora vi mostro, “Gabbiano morente sulla spiaggia” (olio su
tela, 1973, cm. 100x100), è degli inizi degli anni ‘70.Trovai sulla spiag-
gia, a Monterosso nelle Cinqueterre, al tramonto di una giornata d’ago-
sto, un giovane gabbiano morente, impigliato in fili di njlon e tutto sporco
di catrame.Lo liberai dai fili, lo pulii e guardai come se la cavava. Dopo
pochi passi incerti, ancora malfermo si voltò a guardarmi e tentò il volo,
che gli riuscì.
Soltanto molto tempo dopo ho compreso che la struttura di questa im-
magine era simile a quella di miei calvari e crocifissioni ed avevo così ope-
rato un’inconsapevole analogia tra la violenza alla natura e la violenza al-
l’uomo in cui la natura(in questo caso il gabbiano) viveva dopo il calvario
la liberazione attraverso la resurrezione.
La linea dell’orizzonte, archetipo naturalmente onnipresente nella mia con-
cezione dello spazio formatasi nel mare, è costantemente sezione aurea
delle opere dedicate al mio golfo dove sia nel notturno che nel tramonto
del 2005, “Notturno nel Golfo dei Poeti” (olio su tela, 2004, cm.
107x107) e “Tramonto nel Golfo dei Poeti” (olio su tela, 2004, cm.
107x107), mi sono accorto che i contorni delle forme umane di miei “an-
tichi” incontri del 1973 “Incontro” (olio su tela, 1973, cm. 100x100),
vanno a definire le tracce che l’uomo lascia sul mare solcandolo. Sono
tracce antropomorfiche e metaforiche nel senso che possiamo attribuire
alla traccia che lascia ogni nostro comportamento nel nostro vivere nel
mondo.
Tracce, forme, brandelli di forme che ritrovo in un altro mio ciclo di lavori
degli anni ‘70 che sono i “clochards”.
Raccontarne rapidamente la genesi può essere utile per osservare come
anche nella creatività si presentino “ritorni” di emozioni e di esiti formali.
Da ragazzo, avevo poco più di 17 anni, a Londra ed a Parigi, è proprio nelle
metrò che, per la prima volta, ho visto i barboni, i clochards.
Per me che venivo da una piccola provincia, dove i poveri erano allora in
qualche modo adottati dalla comunità, incontrare tanti giovani e meno gio-
vani che vivevano ai margini della società trovando riparo nelle metrò fu
un’esperienza forte. Realizzai sia a Londra che a Parigi molti disegni sul
mondo dei clochard, disegni che conservo ancora, datati appunto 1957
e di cui vi mostro ora due soggetti, due disegni sul tema dei Clochard,
1957, cm. 28x20.
Molti anni dopo, nel 1972, vidi alla televisione un servizio molto toccante
sul fenomeno dei clochard in Europa che stava assumendo proporzioni
considerevoli.
Ritornai con la memoria alle forti emozioni delle mie lontane esperienze.
Ripresi in mano la cartella con quei disegni e realizzai nuovi disegni, boz-
zetti, acqueforti e dipinti su questi temi dove in uno scenario apparente-
mente razionale fatto di muri e corridoi vivono queste forme fisicamente
e mentalmente destrutturate.
All’inizio erano ispirate a forme greche cadute, poi, mano a mano che la-
voravo su questo tema, a brandelli di forme umane che tentano di riag-
336
Of the themes preceded by impulses, by emotions supplied to me by ex- gregarsi, di ristrutturarsi: “Clochard” (olio su tela, 1975,cm.70x50). structure themselves: “Tramp” (oil on canvas, 1975, 20 cm x 50 cm).
perience, those linked to the sea, to my own landscape, where my per- Ogni dipinto è un’autobiografia anche se mascherata. E questo cicli di di- Each painting is an autobiography, albeit a masked one. And I have un-
ception of space developed and matured, have had particular importance pinti ha segnato per me, l’ho compreso col tempo, la metafora di un’iden- derstood with time that this cycle of paintings represents for me the
in my work. tificazione mentale con il personaggio del clochard di cui ho sempre av- metaphor of a mental identification with the tramp character. While feel-
The painting I am now going to show you, “Dying seagull on the vertito, accanto alla disperazione ed alla reale emarginazione, il fascino ing their desperation and real alienation, I have always felt a fascination
beach” (oil on canvas, 1973, 100 cm x 100 cm), is from the beginning di una scelta di vita anarchica che rifiuta non di rado deliberatamente la for their choice of an anarchic life ; not infrequently it is a rejection of the
of the ‘seventies. On the beach at Monterosso in the Cinqueterre, at sun- tecnica dei rapporti umani, sociali, culturali della nostra civiltà che si nu- technique of the human, social, cultural relations of our civilisation,
set on an August day, I found a young dying seagull entangled in nylon tre appunto di aggressività e di reciproche emarginazioni. which in fact feeds on aggression and reciprocal alienation.
threads and covered with tar. I freed it from the threads, cleaned it and Di pochi anni dopo, fine anni ’70 inizi anni ’80, i “Letti matrimoniali”, From just a few years later (end of the ‘seventies and beginning of the
then watched how it fared. After a few uncertain steps, still wobbly it 1977, (olio su tela,cm.130x160), simboli di una dimensione in cui le fi- ‘eighties) come the “Double beds” (oil on canvas, 130 cm x 160 cm),
turned to look at me then made an attempt to fly, and succeeded. gure sono compresse, in cui i corpi e le loro emozioni possono dram- symbols of a dimension in which the figures are compressed, the bod-
Only a long time afterwards did I understand that the structure of this im- maticamente usurarsi fino a rendere questo spazio così arido ed ibernato ies and their emotions dramatically worn out, rendering this space so arid
age was similar to the one of my calvaries and crucifixions, and that I had da divenire memoria di un rapporto che sempre più spesso appare esi- and hibernated that it becomes just a memory of a relationship which
thus created an unwitting analogy between violence to nature and vio- stere soltanto nella sua apparenza convenzionale. more and more often seems to exist only for the appearances of con-
lence to Man, in which nature (in this case the seagull), after its calvary, I tagli, le ferite dei clochards, andavano ad abitare i letti matrimoniali. Una vention. The tramps’ cuts and wounds are transferred to the double beds:
experienced liberation through resurrection. lettura tutta maschile di questo spazio esistenziale come mi sono accorto a specifically male reading of this existential space, as I realised some
The line of the horizon, an archetype which is naturally omnipresent in alcuni anni dopo, rendendomi conto che questi letti avevano la forma di years later, noting that these beds were shaped like phalluses cut off at
my conception of the space which forms in the sea, is constantly the falli recisi nella parte alta, nascosta, mascherata, occultata dalla parvenza the top, the top part being hidden, masked and obscured by the hint of
golden section of the works dedicated to my gulf where, in both the noc- dei guanciali. cushions.
turne and in the 2005 sunset, “Nocturne in the Gulf of the Poets” (oil
on canvas, 2004, 107 cm x 107 cm) and “Sunset in the Gulf of the Pisa 3 giugno 2006 Pisa 3 June 2006
Poets” (oil on canvas, 2005, 107 cm x 107 cm), i realised that the out-
lines of the human forms of my “old” encounters in the 1973 (“Occultare e disvelare con l’immagine” intervento di F. V. in occasione del (“Concealing and revealing with the image “, presentation by F.V. during the con-
“Encounter” (oil on canvas, 1973, 100 cm x 100 cm) define the traces Convegno tenutosi a Pisa il 3 giugno 2006 sul tema “Trascrivere l’inconscio- ference held in Pisa on 3 June 2006 on the theme “Transcribing the uncon-
that Man leaves on the sea when he sails over it. They are anthropo- Psicoanalisi e Arte” pubblicato in ARTONWEB a cura dell’Ach. Vilma Torselli) scious– Psychoanalysis and Art”, published on ATONWEB by the architect Vilma
Torselli)
morphic and metaphorical traces, in the sense we can attribute to the
trace left by all our behaviour in our life in the world.
Traces, forms, shreds of forms which I find in another of my cycles of work
from the ‘seventies, called “tramps”. It might be useful to recount the gen-
esis of this cycle in order to observe how “revisitations” of emotions and
formal solutions crop up in creativity. As a young man of just over 17, it
was in the undergrounds of London and Paris that I saw tramps for the
first time. For me who came from a small province where poor people
were still in some way adopted by the community, seeing so many
young and not so young people living on the margins of society and shel-
tering in the underground was an affecting experience. I made many
drawings of the tramps both in London and Paris, drawings I still have
which are in fact dated 1957. I am now showing you two of these sub-
jects, drawings on the theme of Tramps, 1957, 28 cm x 20 cm.
Many years later in 1972, I saw a very touching programme on TV about
the phenomenon of tramps in Europe, which was on the increase in no
small way.
I went back in my memory to the strong emotions of my far-off experi-
ences. I got out the portfolio with those drawings and made new ones:
sketches, etchings and paintings on these themes, where these physi-
cally and mentally destructured forms live in an apparently rational sce-
nario of walls and corridors.
At the beginning they were inspired by Greek forms; as I worked, these
broke up into shreds of human forms trying to reamalgamate and re-
337
 L’AMORE PER LA SUA TERRA, PER IL SUO MARE
Jonathan J. Harrington
In questa mostra nel Delaware sono esposti dipinti eseguiti dal 1970 ad
oggi e selezionati tra cicli di opere che nel tempo sono nate dalle emo-
zioni e dalle suggestioni del suo Golfo della Spezia.
In questa pubblicazione sono raccolte opere significative di questo suo
percorso poetico, quasi emblemi, magici archetipi di una creatività vi-
sionaria nata e cresciuta tra terra, mare e cielo…
Negli anni Settanta il tempo, la giornata, dall’alba al tramonto, vengono
scanditi dagli ampi voli dei suoi magici gabbiani, leggeri come origami del
sogno, che volano in coppia in un rapido slancio che nei dipinti si mani-
festa con una fissità metafisica, in uno spazio ora agevole ora soffocante,
metafora della nostra stessa condizione umana nel suo percorso esi-
stenziale…
…Gli scogli metafisici, i verdi terrazzamenti aprospettici che l’uomo ha
costruito nelle Cinque Terre della Liguria nel corso dei secoli per rendere
coltivabile un terreno compatto e argilloso nell’impervia costa scoscesa
a picco sul mare, sono altri recenti, affascinanti temi che questa mostra
documenta…
L’agave, nella pittura di Vaccarone, rappresenta ancora un’intensa me-
tafora della vita umana. Questa maestosa pianta grassa che non è au-
toctona ma che è giunta dall’America centrale, e che è presente in tutta
la costa ligure, assume, nel linguaggio di Vaccarone una dimensione an-
tropomorfica: simbolo dell’uomo illuminato dal sole platonico della co-
noscenza ed imprigionato dai propri schemi (i muri) fiorisce una sola volta,
quando giunge a maturità; quindi il fiore dal lungo stelo ne preannuncia
la fine essendo compiuta la missione per cui era destinata. I dipinti “Mare
Nostrum” e “Golfo dei Poeti” ribaltano la prospettiva visiva e le impronte
lasciate dall’uomo sull’acqua rimangono scandite e ben fisse nella vasta
distesa del mare come segni deboli ma precisi che ognuno di noi lascia
nel proprio vivere…
…Questi dipinti sono pagine di intensa e fresca poesia di un artista che
con grande autonomia di linguaggio, sostenuto da una sorprendente per-
sonalità di stile, ha saputo rinnovare una tradizione a cui, pur essendo sal-
damente legato, ha avuto la capacità di infondere una forte originalità for-
male e di contenuti…
…Questa mostra, ben più vasta di quanto questo catalogo documenta,
celebra il suo amore per la terra che gli ha dato i natali; la sua attività di
pittore a cui ha dedicato ormai cinquant’anni tocca tantissimi temi del vi-
vere.
Altre mostre documenteranno presto, negli Stati Uniti, la poetica inesau-
ribile di questo maestro italiano.
New York, maggio 2005
(Stralci dal testo di Jonathan J.Harrington per il catalogo della mostra personale
di Francesco Vaccarone alla Eleventh & Orange Gallery di Wilmington, 2005,
Traduzione di Barbara Kaj Hauser)
338
LOVE OF HIS LAND, HIS SEA
Jonathan J. Harrington
This show in Delaware includes paintings from 1970 to the present day;
they are selected from the cycles of his works based on the emotions and
sensations inspired by his very own Gulf of La Spezia.
In this publication, significant works from this particular poetic line are
published; they are almost emblems, magical archetypes of a visionary
creativity which was fostered by this particular combination of land, sea
and sky.
In the ‘seventies, the weather, the day, were described from dusk to dawn
by the sweeping flights of his magical seagulls, light as origami mani-
festations of dreams, flying in pairs in a rapid swoop. In the paintings, this
swoop has a metaphysical fixity in a space which is sometimes accom-
modating and sometimes oppressive, a metaphor of our very human con-
dition on its existential course.
...The metaphysical rocks, the green perspectiveless terraces which
Man has built in the Cinque Terre of Liguria over the centuries so as to
be able to cultivate the compact, clayey earth on the sheer cliffs of the
inaccessible coast, are other recent, fascinating themes which this show
documents...
In Vaccarone’s painting, the agave represents another intense metaphor
of human life. This majestic succulent, which is not native but comes from
Central America, and which is found all along the Ligurian coast, takes
on an anthropomorphic dimension in Vaccarone’s language. The symbol
of Man illuminated by the Platonic sun of knowledge and imprisoned in
his own schemes (the walls) blooms just once, when it reaches matu-
rity. So its own long-stemmed flower is the announcement of its end, the
mission for which it was destined having been completed.
The paintings “Mare Nostrum” and “Gulf of the Poets” overturn visual per-
spective and the traces left by Man on the water remain fixed in their pat-
tern on the vast expanse of sea, like feeble but precise signs which each
of us leaves as we live our lives.
…These paintings are pieces of intense fresh poetry by an artist who has
succeeded in renewing a tradition to which he is solidly bound, infusing
it however with strong originality of both form and content, using great
autonomy of language and a striking personality of style.
…This show, which is far vaster than this catalogue documents, cele-
brates his love of the area where he was born. His activity as a painter,
to which he has dedicated fifty years of his life, touches on many themes
of existence.
Other shows in the United States will soon document this Italian master’s
inexhaustible poetics.
New York, May 2005
(Extracts from Jonathan J.Harrington’s text for the catalogue of Franceso
Vaccarone’s solo show at the Eleventh & Orange Gallery of Wilmington, 2005)
TRA L’ICONICO E L’ANICONICO
Giorgio Di Genova
…dello spezzino Francesco Vaccarone che aveva cominciato lavorando
dal vero, poi alternando lavori a memoria. Ma a metà ani Sessanta la ri-
flessione intellettuale sul lavoro del pittore prevale sulle pulsioni creative,
in quanto, come racconta egli stesso “…il clima politico – tre anni dopo
sarebbe stato il ’68 e le inevitabile ipoteche sociologiche condizionavano
l’ambiente artistico”.
Dopo esperenze di varia natura, negli anni Settanta, distrutta la maggior
parte di ciò che aveva realizzato dal 1968 al 1971, l’artista affida la crea-
tività ad un personale immaginario cartaceo, nell’ambito del quale recu-
pera la scomposizione cubista per “costruire” animali, corpi, personaggi,
giocando su opportune piegature.
In realtà si tratta di un tradimento radicale dell’ottica cubista. Infatti la
scomposizione di tali “costruzioni” similcartacee non riguarda l’intera su-
perficie, ma rimane circoscritta al soggetto che viene per lo più collocato
nello spazio in riva al mare (Volo d gabbiani 1972, Volo di gabbiani al tra-
monto 1973), talora con uno spicchio di sole in cielo (Gabbiano morente
sulla spiaggia al tramonto, Gabbano morente sulla spiaggia all’alba
1973).
La sovrapposizione dei ritagli delle superfici allude ad una sommessa vo-
lumetria, che in genere è data dalle ombre riportate, com’è in alcune rit-
mate agglomerazioni, ora sistemate alla base di elementi architettonici
(Clochard 1973, Clochard 1974) ora sulla terra sotto un cielo minaccioso
(Clochard 1975).
Il volo è inizialmente un leit-motiv del pittore, il quale lo estende a sogni
dei suoi “protagonisti” accartocciati, cosicché sopra di essi ecco volare
in cielo cubi, sorta di fazzolettini di carta (Sogno sulla spiaggia, 1972;
Sogno sulla spiaggia 1974), il che fa sospettare una qualche influenza
d Fabrizio Clerici. Comunque Vaccarone non ha dimenticato l’immagine
del corpo umano, che quando non frantuma in sorta di involucri-vestigia
(Omaggio a Pirandello 1973), ovviamente riduce a chiara silhouette
piatta (Ragazza, 1973), talora con la testa bucata (Omaggio a Lucrezio,
1972; Passeggiando alla diga, 1974) o tagliata da una benda (Spiaggia,
mosca cieca, 1973; Mosca cieca sulla spiaggia 1974) quando non di-
sarticola i vari elementi (Incontro, 1972, L’esorcista, la maga e la luna,
Incontro, grande maga con cubo, 1974, Sodomia, Ermafrodito guerriero,
1975)...
…La lezione del Cubismo è stata introiettata dall’immaginario cartaceo
del pittore spezzino che ritaglia le sue forma piatte, talvolta spiegazzate,
e le riaggrega per i suoi ritmi visivi, ottenuti con apparente disordine com-
positivo che trova la sua giustificazione nella spazialità neutrale ed
astratta, anche quando ci sono le spiagge od i muri a funzionare da pal-
coscenico…
Non vuole raccontare la realtà con la carta, né raccontare storie, ma solo
rappresentare tout-court il suo visionarismo cartaceo, procedendo sul
Rubicone che corre tra l’iconico e l’aniconico.
Dietro questa sua poetica si può scorgere un afflato post-kleiano, mutuato
ALTERNATING THE ICONIC AND THE ANICONIC
Giorgio Di Genova
...of the La Spezia artist Francesco Vaccarone who had begun working
from life, then alternated works based on memory. But halfway through
the ‘seventies, intellectual reflection on the work of painting prevailed over
creative impulses since, as he himself recounts: “...the political climate
– three years later it would be ’68 and the inevitable sociological con-
sequences conditioned the artistic environment”.
In the ‘seventies, after experiences of various kinds, and after having de-
stroyed most of what he had created between 1968 and 1971, the artist
concentrated his creativity on a personal series of paper images, with
which he revisited Cubist decomposition and “constructed” animals,
bodies, characters, playing with folds where opportune. Actually it was
a radical betrayal of Cubist optics. In fact, the decomposition of these pa-
per-like “constructions” does not involve the whole surface but is limited
to the subject, which is most often positioned in space at the sea shore
(“Flight of seagulls”, 1972; “Flight of seagulls at sunset”, 1973), some-
times with a sliver of sun in the sky (“Dying seagull on the beach at dusk”;
“Dying seagull on the beach at dawn”, 1973). The overlapping of the
clipped surfaces alludes to a submissive volumetry, which is usually
formed by the shadows created, as in some rhythmic agglomerations
which are sometimes located at the base of architectural elements
(“Tramp”, 1973; “Tramp”, 1974) and sometimes on the ground beneath
a lowering sky (“Tramp”, 1975).
Flight is initially one of the painter’s leit-motivs, and he extends it to
dreams of his crumpled “protagonists”, so that, lo and behold, we see
cubes like some sort of paper handkerchief flying above them in the sky
(“Dream on the beach”, 1972; “Dream on the beach”, 1974), suggest-
ing a certain indebtedness to Fabrizio Clerici.
However Vaccarone has not forgotten the image of the human body,
which he sometimes disintegrates into a kind of empty shell or relic
(Homage to Pirandello, 1973), sometimes obviously reduces to a clear
flat silhouette (“Girl”, 1973), sometimes with a hole in its head (Homage
to Lucretius, 1972; Walking at the dam, 1974), or its head cut through
by a bandage (“Beach”, “Blind man’s buff,” 1973; “Blind man’s buff on
the beach”, 1974), and whose various elements he sometimes disartic-
ulates (“Encounter”, 1972, “The exorcist, the enchantress and the
moon”, “Encounter, large enchantress with cube”, 1974, “Sodomy, her-
maphrodite warrior”, 1975.
...the Cubist influence has been introjected by the paper imagery of
Vaccarone, who cuts out his flat, sometimes crumpled forms and re-
assembles them for his visual rhythms, obtained with an apparent com-
positional disorder which is justified by the neutral, abstract spatiality, even
when there are the beaches or walls which act as stages...
He does not want to recount reality with the paper, or to tell stories, but
simply to represent his paper visionarism, tiptoeing along the Rubicon
which divides the iconic from the aniconic. Behind this poetic choice we
glimpse post-Klee influences coming from his cultural dialogue with the
339
 dal suo dialogo culturale con le avanguardie, che naturalmente ha me-
tabolizzato secondo le sue esigenze…
Roma 2006
(Stralci dalla Storia dell’Arte Italiana del ‘900 di Giorgio di Genova, generazione
anni Quaranta, tomo primo, dalle pagine 261-263,, Edizioni Bora, Bologna, 2007)
POTEVA MANCARE POUND?
Flaminio Gualdoni
Da molti anni Francesco Vaccarone ha abituato il pubblico non solo alle
sue figurazioni schematiche e lucenti, ma anche al suo rapportarsi con-
tinuo ad altre espressioni: musica e letteratura in testa.
Siamo a Rapallo ed è quindi d’obbligo, da parte dell’artista, una dedica
ad Ezra Pound che proprio qui molto scrisse e molto amò la musica.
Una ventina di quadri evocano altrettanti passi poetici dei Cantos poun-
diani.
Si va dalla citazione omerica di Odisseo che parte dall’isola di Circe al-
l’epigrafico “non ci sono guerre giuste”, da “una danza che chiamano fan-
dango” a “gli dei non sono ritornati”.
Vaccarone evoca schegge di visione naturale e le trasforma in figure della
mente e della cultura, mescolando storia dell’arte e suggestioni dirette
di paesaggio in virtù di un senso vivido, ma non scontato, del colore e delle
sue infinite possibilità, in un’arte insieme colta e fastosa.
Milano, 19 luglio 2009
(Dalla pagina dell’Arte del Corriere della Sera)
340
avant-garde movements, which he has of course metabolised to fit his
personal needs...
Rome 2006
(Extracts from Storia dell’Arte Italiana del ‘900 [History of 20th-Century Italian
Art] by Giorgio di Genova, The generation of the ‘forties, Volume 1, from pages
261-263, Edizioni Bora, Bologna, 2007)
HE COULD NOT LEAVE OUT POUND
Flaminio Gualdoni
For many years Francesco Vaccarone has accustomed the public not only
to his schematic, glistening figurations, but also to his continuous refer-
ences to other artistic expressions, above all music and literature. We are
in Rapallo, so the artist could not help but dedicate some works to Ezra
Pound, because it was here that the poet wrote a lot and indulged his
great love of music.
Twenty or so pictures evoke pieces of Pound’s Cantos: the Homeric quo-
tation of Odysseus leaving the island of Circe; the epigraphic “there are
no just wars”; “a dance they call fandango”; “the gods have not returned”.
Vaccarone evokes splinters of natural vision and transforms them into fig-
ures of the mind and of culture, blending history of art with direct refer-
ences to the landscape, everything being subordinated to a vivid, but not
obvious, sense of colour and its infinite possibilities, thus creating a type
of art which is cultured and sumptuous at the same time.
Milan, 19 July 2009
(From the art page of the Corriere della Sera newspaper)
UN LINGUAGGIO RINNOVATO E SOLARE TRA GEOMETRIA E COLORE,
EQUILIBRIO E GIOIA DI VIVERE.
Licia Ronzulli
Le opere di Francesco Vaccarone sono una pregiata testimonianza
dell’Arte italiana del XX e del XXI secolo. Lo dico con orgoglio da italiana
consapevole che le opere del Maestro ligure sono autorevolmente entrate
a far parte del patrimonio dell’umanità. È stato allievo dei più grandi ar-
tisti contemporanei e sulle sue meravigliose produzioni sono state scritte
recensioni in quasi tutte le lingue del mondo. La poliedricità della sua arte
trasuda da ogni sua opera, sia essa un dipinto o una scultura, e istinti-
vamente mi porta ad accostarla al popolo europeo che si incammina unito
facendo delle identità nazionali un’inesauribile fonte di ricchezza sociale
e culturale.
Ospitando questa preziosa mostra personale, con opere dagli anni
Settanta ad oggi, il Parlamento Europeo rende omaggio ad un Maestro
italiano la cui arte si traduce in un linguaggio universale.
Francesco Vaccarone si è affacciato nel panorama artistico nazionale ed
internazionale sin da giovanissimo, quando negli anni Cinquanta ha ini-
ziato un percorso, un itinerario creativo che lo ha visto protagonista, dopo
una rigorosa formazione figurativa di ispirazione espressionista, del rin-
novamento dei linguaggi visivi nell’ambito delle avanguardie sperimen-
tali degli anni Sessanta e Settanta per approdare progressivamente alla
sua originale poetica.
Dopo studi classici e filosofici si è formato a Roma accanto a Maestri come
Renato Guttuso e Marino Marini, ed ha maturato esperienze internazio-
nali tenendo mostre in gallerie pubbliche e private ed in Musei ed
Università in numerosi centri europei ed americani.
Pittore, acquafortista e scultore ha realizzato per le Istituzioni molte
opere: tra le più recenti le grandi sculture in marmo dedicate ai Caduti
di Nassiryia, a Papa Giovanni Paolo II e l’Obelisco per la Pace collocate
in parchi e piazze nel comune italiano di Noceto Parmense.
Sulla sua opera esiste una vastissima bibliografia ed autorevoli storici del-
l’arte come il tedesco Roy Oppenheim, l’olandese Henry Paul Aletrino, la
francese Michèle Lavallée, il rumeno Grigore Arbore Popescu oltre agli ita-
liani Enzo Carli, Carlo Ludovico Ragghianti ed Enzo Di Martino (per citarne
alcuni), hanno scritto, sul suo lavoro ormai cinquantennale, ampi ed illu-
minanti saggi.
Questa mostra dal titolo Fragmenta raccoglie archetipi di suoi cicli tematici
che vivono in un respiro continuo con le creature ed il creato: la destrut-
turazione delle forme nei Clochard, figure senza pace e senza patria, le
geometrie spaziali dei voli e dei giochi dei suoi Gabbiani e delle sue Vele,
la gioiosa liberazione dei corpi nelle Danze.
Ed oltre a questi temi riemerge costantemente il rapporto vitale con la sua
terra d’origine, la Liguria: l’appartenere ad una terra determina il nostro
“ritmo” esistenziale, lì si ritorna e la si rievoca anche girando il mondo.
Van Gogh aveva come luogo dell’anima la Provenza, Monet Giverny,
Vaccarone ha il suo radicamento nel Golfo della La Spezia, nelle Cinque
Terre.
A NEW, SUNNY LANGUAGE OF GEOMETRY AND COLOUR, BALANCE,
AND ZEST FOR LIFE.
Licia Ronzulli
Francesco Vaccarone’s works are a valuable testimony in Italian art of the
20th and 21st centuries. I say this with the pride of an Italian who is aware
that the Ligurian master’s works have rightly become part of the artistic
heritage of mankind. He has been the pupil of the greatest contempo-
rary artists, and reviews of his marvellous works have been written in al-
most all the languages of the world. The polyhedric nature of his art tran-
spires from all his works, paintings and sculptures alike, and leads me
instinctively to compare it with the European population advancing in a
united body and perceiving national identity as an inexhaustible source
of social and cultural wealth. In hosting this precious solo show with works
from the ‘seventies to the present day, the European Parliament pays
homage to an Italian master whose art translates into a universal lan-
guage.
Francesco Vaccarone began his national artistic career at a very young
age, setting out on his creative itinerary in the ‘fifties. After a rigorous,
Expressionist-inspired figurative training, he became one of the most im-
portant innovators of visual languages within the experimental avant-
garde movements of the ‘60s and ‘70s, gradually developing his own
original poetics. After classical and philosophical studies, he trained in
Rome alongside masters such as Renato Guttuso and Marino Marini,
gaining international experience with shows in public and private galleries
and in museums and universities in numerous European and American
locations.
He has been painter, etcher and sculptor, and has created many institu-
tional works: among the most recent ones, the large marble sculptures
dedicated to the war dead of Nassiryia and to Pope John Paul II, and the
Obelisk for Peace, located in parks and squares in the Italian borough of
Noceto, Parma.
There is a vast bibliography of his work, and authoritative art historians
such as the German Roy Oppenheim, the Dutch Henry Paul Aletrino, the
French Michèle Lavallée, the Romanian Grigore Arbore Popescu, as well
as the Italians Enzo Carli, Carlo Ludovico Ragghianti and Enzo Di Martino
(to cite only a few) have written detailed, insightful essays on his 50 years
of work.
In this show, called Fragmenta, archetypes of his thematic cycles, which
express a continuity of involvement with the created world and its crea-
tures, have been gathered together: the destructuring of forms in the
Tramps, restless, nationless figures; the spatial geometries of the flights
and games of his Seagulls and his Sails; the joyous release of bodies in
the Dances.
And beyond these themes, the vital relationship with his place of origin,
Liguria, constantly re-emerges. The sense of belonging to a place deter-
mines our existential “rhythm”; we return to it and re-evoke it even as we
travel round the world. Van Gogh’s spiritual home was Provence, Monet’s
Giverny; Vaccarone’s roots lie in the Gulf of La Spezia, in the Cinque Terre.
341
 In questi ultimi anni nella sua poetica è sempre più frequente l’interesse
verso la musica: in questa mostra sono esposte opere inedite dedicate
ai Concerti Brandemburghesi di Bach, a Totentanz di Liszt ed alle sonate
di Beethoven.
Dal felice connubio tra pittura e musica sta nascendo un linguaggio rin-
novato e solare tra geometria e colore, equilibrio e gioia di vivere.
Strasburgo, Dicembre 2010
(Dalla presentazione a catalogo dell’On. Licia Ronzulli, Deputato al Parlamento
Europeo, per la mostra “Fragmenta” di Francesco Vaccarone al Parlamento
Europeo di Strasburgo, gennaio 2010)
MUSICA E PITTURA
Antonio Ciacca
È con grande piacere che ho potuto ammirare i dipinti che Francesco ha
dedicato a miei brani presenti negli album Rush Life e Lagos Blues.
Ho conosciuto Francesco Vaccarone grazie a Paolo Asti in occasione del
mio concerto a Parma, nell’aprile di quest’anno, all’Auditorium Paganini
e qui ha avuto origine il progetto dell’incontro dei nostri linguaggi: mu-
sica e pittura.
Francesco non è nuovo a queste esperienze; nei suoi cinquant’anni
d’attività ha spesso dedicato lavori ai musicisti ( Vivaldi, Debussy, Ravel,
Piazzolla, Bach, Berio, Tchaikovski, Listz, Rachmaninov, per citarne alcuni).
Una delle opere ispirate ad uno dei brani presenti in Rush Life è stato com-
posto da Benny Golson (I remember Clifford) che in un recente incontro
con Vaccarone ne ha particolarmente apprezzato la forza interpretativa
scrivendo nel retro dell’opera il suo ringraziamento.
In tempi in cui le separazioni di culture settoriali tolgono forza al valore
della comunicazione è importante che le relazioni tra i linguaggi poetici,
e la musica e la pittura sono tra i primi che l’uomo si è dato per simbo-
leggiare la vita, restituiscano insieme significato alla magìa, all’avventura
della creatività.
New York, settembre 2010
(dalla presentazione del musicista Antonio Ciacca per la mostra a New York al
Jazz Days delle opere di Francesco Vaccarone)
342
In the last few years his poetics have more and more frequently been con-
Note
cerned with music; this show includes unpublished works dedicated to
Bach’s Brandenburg Concertos, Liszt’s Totentanz and Beethoven’s
Sonatas. A new, sunny language of geometry and colour, and a zest for
life emerge from the harmonious combination of painting and music.
Strasbourg, Dec 2010
biografiche
(From the E.M.P. Licia Ronzulli’s catalogue presentation for Francesco Vaccarone’s
exhibition “Fragmenta” at the European Parliament of Strasbourg, Jan 2010)
MUSIC AND PAINTING
Antonio Ciacca
It was a great pleasure to see the paintings Francesco has dedicated to
my tracks in the albums Rush Life and Lagos Blues.
I got to know Francesco Vaccarone through Paolo Asti at my concert in
Biographical
notes
Parma in April this year at the Auditorium Paganini, and it was here that
we conceived the project for the encounter of our two languages, mu-
sic and painting.
Francesco is not new to these experiences; in his 50 years of activity he
has often dedicated works to musicians ( Vivaldi, Debussy, Ravel,
Piazzolla, Bach, Berio, Tchaikovsky, Liszt and Rachmaninoff, to name just
some of them).
One of the works was inspired by a track from Rush Life, composed by
1957/2011
Benny Golson (“I remember Clifford”), who in a recent meeting with
Vaccarone particularly expressed his appreciation of the strength of his
interpretation, writing his acknowledgment on the back of the work.
In these times when the separation of sectorial cultures is weakening the
value of communication, it is important that relations between the vari-
ous poetic languages (music and painting being two of the first that man
invented to symbolise life), should work together to restore meaning to
the enchantment and adventure of creativity.
New York, Sept 2010
(From the musician Antonio Ciacca’s presentation for the exhibition of Francesco
Vaccarone’s works in New York at Jazz Days)
343
Francesco Vaccarone è nato alla Spezia il 4 ottobre 1940.Inizia a dipin-
gere giovanissimo sotto la guida di G.U.Caselli e di G.Bellani dedicandosi
nel contempo a studi classici e filosofici.
Dal 1957 al 1964 presenta le sue prime mostre personali e prende parte
a numerose mostre collettive in molte città italiane.
Il linguaggio creativo di questo suo primo periodo è figurativo con molte
attenzioni all’espressionismo tedesco.
Dal 1965 al 1969 ha un secondo studio a Genova ed è impegnato in ri-
cerche sui linguaggi visivi in stretto contatto con poeti (Gruppo 63) ed ar-
tisti dell’avanguardia sperimentale italiana (Trerosso di Genova,’70 di
Firenze, LineaSud di Napoli) con cui dà vita a convegni e mostre.
Nel 1970 sposta il secondo studio a Roma dove perfeziona alla stampe-
ria Il Cigno le sue conoscenze delle tecniche calcografiche realizzando
moltissime incisioni. Frequenta artisti tra cui Marini, Gentilini, Raphael
Mafai, Zancanaro, Guttuso, Fieschi.
Nel 1973 viene pubblicata la prima monografia dedicata al suo la-
voro,con prefazione dello storico dell’arte Enzo Carli e del poeta Dino
Carlesi, a cura della Galleria d’Arte Macchi di Pisa.
Gli vengono allestite numerose mostre in Italia ed in Svizzera e gli ven-
gono assegnati prestigiosi riconoscimenti.
Nel 1976 trasferisce, fino al 1990, il secondo studio a Milano: il rapporto
con la corporeità, lo spazio fisico, psicologico e storico sono i nuovi, cen-
trali cardini del pensiero che anima il suo lavoro in questi anni come bene
avverte Madeleine Guignard presentandolo nel catalogo per la mostra che
in Francia, l’Università di Clermont Ferrand gli dedica nel febbraio del
1976.
Nel 1977 a cura di Franco Solmi, direttore della Galleria d’Arte Moderna di
Bologna, viene pubblicata dall’Editrice Edi/Albra di Torino una nuova mo-
nografia dedicata al suo lavoro, intitolata “Eclisse”.
In questo periodo (1977-1990) si allestiscono sue esposizioni in musei,
università e gallerie private in Italia a Monza, Venezia, Milano, Ferrara,
Gallarate, Bergamo, La Spezia, Reggio Emilia, Parma, Torino, Lerici,
Firenze, Pisa, San Marino, Massa, Piombino, Viterbo ed all’estero a
Stoccolma (dove apre un nuovo atelier), Cardiff, Helsinki,
Bucarest,Amsterdam, Montreal, Toronto, Ottawa, Forssa, Los Angeles,
Monaco di Baviera, Parigi, Seloncourt, Reykiavik.
Nel 1986 viene pubblicato un nuovo libro dedicato alla sua opera a cura
di Carlo Ludovico Ragghianti,direttore dell’Università internazionale dell’Arte
di Firenze, dal titolo “Francesco Vaccarone, omaggio al golfo dei poeti” e
nello stesso anno viene invitato con tre grandi opere alla IX Quadriennale
Nazionale di Roma, nella sezione storica “Emergenze della ricerca artistica
italiana dal 1950 al 1980”.
Francesco Vaccarone was born in La Spezia on 4th Oct 1940. He began
painting at a very early age under the guidance of G.U. Caselli and G.
Bellani, at the same time pursuing classical and philosophical studies.
From 1957 to 1964 he presented his first solo shows and took part in
numerous collective shows in many Italian towns. The creative language
of this first period was figurative and greatly influenced by German
Expressionism.
From 1965 to 1969 he had a second studio in Genoa where he carried
out research on visual languages and was in close contact with poets
(Gruppo 63) and artists from the Italian experimental avant-garde
(“Trerosso” from Genoa, “’70” from Florence, “LineaSud” from Naples),
with whom he organized conferences and exhibitions.
In 1970 he moved his second studio to Rome, where he perfected his
knowledge of chalcography techniques, making many etchings. He as-
sociated with artists such as Marini, Gentilini, Raphael Mafai, Zancanaro,
Guttuso, V. Tavernari, Fieschi.
In 1973 the first monograph dedicated to his work was published by the
Macchi Gallery of Pisa, with a preface by the art historian Enzo Carli and
the poet Dino Carlesi. Numerous exhibitions were held of his work in Italy
and Switzerland, and he received prestigious awards.
In 1976 and until 1990 he moved his second studio to Milan. The rela-
tionship with corporeality, physical, psychological and historical space
were the new main conceptual focuses of his work in these years, as
Madeleine Guignard clearly perceived in her catalogue presentation for
the exhibition which the University of Clermont Ferrand dedicated to him
in February 1976.
In 1977, the publishers Edi/Albra of Turin published a new monograph
on his work entitled “Eclisse” (“Eclipse”) edited by Franco Solmi, direc-
tor of the Modern Art Gallery of Bologna.
In this period (1977-1990) shows of his work were held in museums, uni-
versities and private galleries in Italy in: Monza, Venice, Milan, Ferrara,
Gallarate, Bergamo, La Spezia, Reggio Emilia, Parma, Turin, Lerici,
Florence, Pisa, San Marino, Massa, Piombino, Viterbo; and abroad in:
Stockholm (where he opened a new studio) Cardiff, Helsinki, Bucharest,
Amsterdam, Montreal, Toronto, Ottawa, Forssa, Los Angeles, Munich,
Paris, Seloncourt, Reykjavik.
In 1986 a new book about his work edited by Carlo Ludovico Ragghianti,
director of the International University of Art in Florence, entitled
“Francesco Vaccarone, omaggio al Golfo dei Poeti” (“Francesco
Vaccarone, homage to the Gulf of the Poets”) was published, and in the
same year he was invited with three large works to the IXth National
Quadriennale in Rome, in the historical section “Emerging trends in
Italian Art from 1950 to 1980”.
345
 Nel 1988 gli vengono assegnati il premio internazionale “Do Forni” per
la grafica a Venezia ed il premio Murano.
Nel 1990 viene allestita una sua grande mostra antologica al Palazzo dei
Diamanti di Ferrara e per l’occasione viene pubblicata una nuova mono-
grafia dal titolo “Dall’alba al tramonto” curata da Michèle Lavallée diret-
trice ai Musei di Strasburgo ed Enzo Di Martino, direttore del Centro in-
ternazionale della Grafica di Venezia.
Seguono le mostre a Venezia, La Spezia, Busto Arsizio, Ischia, Vasto,
Cracovia,Roma,Civitanova Marche.
Nel 1997 gli viene assegnato un premio internazionale alla 2° triennale
di grafica di Macedonia e nel 1998 il 1° premio alla IX biennale interna-
zionale di Carpi dedicata alla Xilografia. Nel 2003, a sottolineare il suo im-
pegno nella conoscenza e nella divulgazione dei linguaggi artistici e
nella difesa della loro libertà riceve in Italia il Premio Silone mentre la
Costantinian University dello State of Rhode Island USA gli conferisce la
laurea honoris causa in Estetica.
Tra il 2000 ed il 2004 tiene un ciclo di conferenze in università della
Polonia dove gli vengono allestite numerose mostre; mostre antologiche
seguono all’Havana, a Marina di Massa, a Framura (per Ezra Pound), a
Noceto nell’Emilia dove realizza anche una grande scultura in marmo de-
dicata alla pace. In questa circostanza viene pubblicato un nuovo libro cu-
rato da Francesco Barocelli, storico dell’arte dell’Università di Parma in
cui è riportata un’antologia critica scelta tra testi di numerosi studiosi ed
artisti contemporanei che hanno rivolto il loro interesse all’opera di
Francesco Vaccarone ed una vasta bibliografia dal 1960 al 2004.
A cura del governo egiziano e dell’ambasciata italiana viene allestita al
Cairo una sua esposizione personale nell’ottobre del 2004 con dipinti ese-
guiti tra il 1970 ed il 2004.
Nel 2005 inizia un ciclo espositivo negli USA ed attende all’esecuzione
di due grandi bassorilievi in marmo dedicati a Papa Giovanni Paolo II per
il Comune di Noceto inaugurati nell’aprile del 2006 anno in cui il Comune
di Parma gli dedica una mostra antologica. Nel 2008 porta a termine per
questo stesso Comune una scultura in marmo di Carrara alta oltre quat-
tro metri dedicata alle missioni italiane di pace nel mondo.
Il Comune di Pisa ordina nel 2008 una sua antologica nell’Abbazia me-
dievale di San Zeno e nei mesi successivi attende alla realizzazione di 30
dipinti dedicati a Liszt, Rachnaminoff e Tschaikowski per un ciclo espo-
sitivo in Argentina.
È invitato con tre dipinti a “Estetika, Forma e Segno, da Renoir a De
Chirico” a Villa Ponti ad Arona ed è presente con il laboratorio Corsanini,
con sei nuove sculture, alla XIII Biennale Internazionale di Scultura di
Carrara.Cinque sue opere sono esposte nel Museo Manege di San
Pietroburgo nella mostra “maestri dell’Arte Italiana del XX secolo.
346
In 1988 he received the “Do Forni” international award for graphic art in
Venice and the Murano award.
In 1990 a large anthological exhibition of his work was held at Palazzo
dei Diamanti in Ferrara and a new monograph was published for the oc-
casion, entitled “From dawn to dusk”, by Michèle Lavallée, director of the
Strasbourg Museums, and Enzo Di Marino, director of the International
Graphic Art Centre in Venice. Exhibitions were subsequently held in
Venice, La Spezia, Busto Arsizio, Ischia, Vasto, Cracow, Rome, Civitanova
Marche.
In 1997 he won an international award at the 2nd Triennale of Graphic Art
in Macedonia and in 1998 first prize at the IXth International Biennale of Carpi
dedicated to xylography. In 2003, to emphasise his commitment to the
knowledge and propagation of artistic languages and in defence of their free-
dom he received the Silone Prize in Italy, while the Constantinian University
of the State of Rhode Island USA awarded him a degree honoris causa in
aesthetics.
From 2000 and 2004 he held a cycle of conferences in universities in Poland,
where numerous exhibitions of his work were organised. Anthological exhi-
bitions followed in Havana, Marina di Massa, Framura (for Ezra Pound), Noceto
in Emilia, where he also created a large marble sculpture dedicated to
peace. On this occasion a new book was published, by Francesco Barocelli,
art historian of the University of Parma, which contained a critical anthology
of selected texts by numerous experts and contemporary artists who have
taken an interest in Francesco Vacarone’s work, plus a vast bibliography from
1960 to 2004.
A solo show, organised by the Egyptian government and the Italian embassy
was held in Cairo in Oct 2004, with paintings from 1970 to 2004.
In 2005 he began a cycle of exhibitions in the USA and worked on two
large marble low-reliefs dedicated to Pope John Paul II for the Borough
of Noceto and inaugurated in April 2006. In this same year the Borough of
Parma held an anthological show of his works and in 2008 he completed
for this borough a sculpture in Carrara marble, over four metres high, ded-
icated to Italian peace missions in the world.
In 2008 the Borough of Pisa organized an anthological show in the me-
diaeval abbey of San Zeno and in the following months he worked on 30
paintings dedicated to Liszt, Rachmaninoff and Tchaikovsky for a cycle
of exhibitions in Argentina.
He was invited with three paintings to the show “Estetika, Forma e Segno,
da Renoir a De Chirico” (“Aesthetics, Form and Sign, from Renoir to de
Chirico”) at Villa Ponti in Arona, and with the Corsanini laboratory took part
with six new sculptures in the XIIIth International Sculpture Biennale of
Carrara. Five of his works were shown in the Manege Museum of St.
Petersburg in the exhibition “Masters of 20th-century Italian Art”.
Nel 2009 Il Comune di Rapallo lo invita a tenere una sua antologica
nell’Antico Castello con una sezione di 24 dipinti dedicati ad Ezra Pound.
Nel 2010 viene allestita una sua personale al Parlamento Europeo di
Strasburgo che viene successivamente trasferita all’Istituto Italiano di
Cultura di questa città; quindi è a New York al Lincoln Center con un ci-
clo di dipinti dedicati alla musica Jazz. Nel 2011 tiene una personale al
Monte Paschi di Bruxelles e viene invitato alla 54 Biennale di Venezia,
Padiglione Italia.
Opere di Francesco Vaccarone sono presenti in collezioni pubbliche,uni-
versità, musei e collezioni private in tutto il mondo
Nella vasta bibliografia sull’artista si ricordano testimonianze e scritti di
artisti tra cui Ennio Calabria, Giannetto Fieschi, Renato Guttuso, Antoinette
Raphael Mafai, Armando Pizzinato, Vittorio Tavernari, Tono Zancanaro, e
testi e saggi di critici e studiosi d’arte tra cui: Robert Alderette, Henry Paul
Aletrino, Cristina Angelescu, Jolanta Antecka, M.L.Barron,Germano
Beringheli,Giuseppe Berti, Enzo Carli, Dino Carlesi, Luigi Carluccio, Gianni
Cavazzini, Valerio P. Cremolini, Enrico Crispolti, Raffaele De Grada, Enzo
Di Martino, Andrè Faivère, Aldo Forbice, Spartaco Gamberini, Flaminio
Gualdoni, Virgilio Guidi, Madeleine Guignard, Jonathan J. Harrington, Kai
Hauser, Michèle Lavallée, Paolo Levi, Helge Lethovaara,Vincenzo Marotta,
Jaroslaw Mikolajewski, Nicola Micieli, Carlo Munari, Tommaso Paloscia,
Carlo Occhipinti, Roy Oppenheim, Maurice Oustrieres, Elena Pontiggia,
Grigore Arbore Popescu, Carlo Ludovico Ragghianti, Marzia Ratti, Renato
Righetti, Giovanna Riu, Monica Sangberg, Edoardo Sanguineti, Pier Carlo
Santini, Wieslaw Sickierski, Franco Solmi, Teresa Triscari Ilardo, Marcello
Venturoli, Dino Villani.
Notizie bio-bibliografiche più estese sono rintracciabili nel sito web
www.vaccarone.it
In 2009 the Borough of Rapallo invited him to hold an anthological show
in the ancient castle, with a section of 24 paintings dedicated to Ezra Pound.
In 2010 a solo show was organised for him at the European Parliament of
Strasbourg, which was later transferred to the Italian Institute of Culture in
the same town. Next, in New York he showed a cycle of paintings on jazz
at the Lincoln Center. In 2011 he held a solo show at the Monte Paschi bank
in Brussels and was invited to the 54th Venice Biennale, Italian Pavilion.
Works by Francesco Vaccarone are present in public collections, uni-
versities, museums and private collections all over the world.
The artist’s vast bibliography includes testimonies from the following
artists: Ennio Calabria, Giannetto Fieschi, Renato Guttuso, Antoinette
Raphael Mafai, Armando Pizzinato, Vittorio Tavernari, Tono Zancanaro, and
texts; and essays by art critics and experts including: Robert Alderette,
Henry Paul Aletrino, Cristina Angelescu, Jolanta Antecka, M. L.
Barron,Germano Beringheli,Giuseppe Berti, Enzo Carli, Dino Carlesi, Luigi
Carluccio, Gianni Cavazzini, Valerio P. Cremolini, Enrico Crispolti, Raffaele
De Grada, Enzo Di Martino, Andrè Faivère, Aldo Forbice, Spartaco
Gamberini, Flaminio Gualdoni, Madeleine Guignard, Jonathan J.
Harrington, Kai Hauser, Michèle Lavallée, Paolo Levi, Helge
Lethovaara,Vincenzo Marotta, Jaroslaw Mikolajewski, Nicola Micieli, Carlo
Munari, Tommaso Paloscia, Carlo Occhipinti, Roy Oppenheim, Maurice
Oustrieres, Elena Pontiggia, Grigore Arbore Popescu, Carlo Ludovico
Ragghianti, Marzia Ratti, Renato Righetti, Giovanna Riu, Monica Sangberg,
Edoardo Sanguineti, Pier Carlo Santini, Wieslaw Sickierski, Franco Solmi,
Teresa Triscari Ilardo, Marcello Venturoli, Dino Villani.
More detailed bio/bibliographical information can be found on the website
www.vaccarone.it
347
 Bibliografia

Bibliografia

348 349
 L. S. “L’ottava rassegna dei pittori a Manarola”, Il Paese, Roma, 17 agosto 1960.
E. Patrone, “Gli aspetti critici del premio Vezzano”, Il Secolo XIX,
Genova, 30 settembre 1960.
Aldo Rescio, “Presentazione a catalogo per la personale alla Biblioteca comunale di
Sarzana”, marzo, 1964.
Luigi Carluccio, “La rassegna ligure”, La Gazzetta del Popolo, Torino, 26 agosto 1964.
Mario De Micheli, “Catalogo della I Rassegna della Pittura Ligure”,
Savona, agosto 1964.
Mario De Micheli, “Confronto di generazioni a Savona”,
L’Unità, Milano, 6 settembre 1964.
F. Passoni, “Mostra della pittura ligure”, L’Avanti, Roma, 2 settembre 1964.
A. Natali, “Prima rassegna della pittura ligure”, D’ars Agency, Milano, anno V, n. 5.
P. Kroese, “La giovane pittura italiana”, Recanati, 1964.
Luciano Secchi, “5 artisti liguri a Milano”, L’Unità, Milano, 28 febbraio 1965.
Renato Righetti, “Artisti del Golfo della Spezia”, Presentazione a catalogo della mostra alla
galleria Totti, Milano, marzo 1965.
“La nostra voce”, Savona, giugno 1965.
A. D. “Mostra degli artisti del Golfo”, L’Europeo, Milano, febbraio 1965.
R. Righetti, “La mostra dei 5 a Milano”, La Nazione, Firenze, 8 marzo 1965.
M. Monteverdi, “Le mostre a Milano”, Corriere Lombardo, Milano, 5 marzo 1965.
T. Mazzieri, “5 pittori del Golfo alla Totti di Milano”, La Gazzetta di Parma, 9 marzo 1965.
G. B. “Artisti del Golfo alla galleria Totti”, Pensiero ed arte, Bari, aprile 1965.
L. Pierro, “Taccuino delle arti”, Il Genovese, marzo 1965.
Mario Portalupi, “Rassegna delle mostre a Milano”, La Notte, Milano, 11 marzo 1965.
Mario De Micheli, “Il Suzzara”, L’Unità, Milano, 24 luglio 1965. L. D. “I grandi pannelli di
Vaccarone nella sfilata del 1° maggio”, Il Lavoro, Genova, 1° maggio 1965. G. B. M. “La
mostra d’arte di San Benedetto del Tronto”, Il Giornale d’Italia, Roma, 23 luglio 1966.
E. Sanguineti, “Per una figurazione veramente nuova”, presentazione a catalogo per la mo-
stra alla Galleria Numero, Roma, aprile 1966.
Luigi Tola, “Toccata e fuga”, presentazione a catalogo per la mostra alla Galleria Numero,
Roma, aprile 1966.
Gruppo ’70, Presentazione a catalogo della Mostra alla Galleria Proposte, Feltrinelli, Firenze,
maggio 1966.
E. Reggio, “Vaccarone alla mostra veronese del Gruppo Studio”,
La Nazione, Firenze, 16 febbraio 1966.
L. Tola e D. Pondero, Presentazioni al catalogo della mostra alla Galleria Ferrari di Verona,
febbraio 1966.
A. Spatola e G. P. Torricelli, presentazioni al catalogo della mostra alla Galleria il Portico
di Reggio Emilia, maggio 1966.
350
L. S. “Vaccarone a Roma e a Mantova”, L’Unità, Milano, 12 maggio 1966.
E. Reggio, “Vaccarone e il Gruppo Studio”, La Nazione, Firenze, 27 aprile 1966.
E. C. “Vaccarone a Roma con il Gruppo Studio”, La Nazione, Firenze, 12 maggio 1966.
G. N. “La pittura del gruppo Studio”, Il Resto del Carlino, Bologna, 15 giugno 1966.
G. L. “Armistizio tra arrabbiati e letteratura d’avanguardia”,
Gazzetta del Popolo, Torino, 13 giugno 1966.
L. S. “Il gruppo 63 alla Spezia”, L’Unità, Milano, 18 giugno 1966.
E. Reggio, “Il Gruppo Studio di Genova al convegno dell’avanguardia”,
La Nazione, Firenze, 16 giugno 1966.
E. Reggio, “Vaccarone alla rassegna internazionale di Mantova”,
La Nazione, Firenze, 14 giugno, 1966.
E. C. “Vaccarone alla galleria Numero di Roma”, Il Lavoro, Genova, 11 maggio 1966
Giuse Benignetti, “Le mostre a Firenze”, D’Ars Agency, Milano, ottobre 1966
M. Poggetti e F. Vaccarone, “La poesia visiva nella scuola media”, Arti Visive, 1966
A. Rescio e F. Vaccarone, “Patologia dell’impegno”,
(Politica culturale-dibattito a perto) Arti Visive, 1966
F. De Poli, “Illustrazioni di attività sperimentali”, Trerosso, Genova, 1966
L. Castellano, “Documenti sull’avanguardia europea”, Lineasud, Napoli, 1966.
F. De Poli, “Critica ed ironia nelle opere del Gruppo Studio di Genova”,
Gazzetta di Reggio Emilia, 2 giugno 1966.
Redaz. “30 artisti per un manifesto dedicato al Vietnam”, L’Unità, Milano, 7 luglio 1966.
AA. VV. “Catalogo della Mostra retrospettiva di Antonio Discovolo-2a Rassegna Sindacale
d’Arte”, Palazzo delle Scuole Elementari, Bonassola, Russo Editore in La Spezia, 10 lu-
glio-10 agosto 1966.
S. Chiolo, “Neofigurazione contemporanea”, Messaggero veneto, Venezia, 16 ottobre 1966.
M. Carena, “La rassegna delle arti figurative alla Spezia”,
Il Telegrafo, Livorno, 27 settembre 1966.
S. “Les peintres qui exposent au Musée de la ville”,
Republique, Le provencal, 29 novembre 1966.
M. Oustrieres, “Peintres au musée de Toulon”,
Le Petit Varois, La marseillais, 7 dicembre 1966.
M. Scuderi, “Una rassegna internazionale d’arte visiva”,
Sicilia domani, Palermo, 2 settembre 1966.
F. Accame, “Cultura italiana sotto inchiesta”, La settimana ligure, Genova, 29 maggio 1966.
Red. “Gli artisti italiani proibiscono la vendita delle loro opere in Grecia,
Paese Sera, Roma, 25 luglio 1966.
R. B. “Artisti spezzini a Novara”, Il Sabato settimanale, Novara, 18 febbraio 1967.
S. Rescio, “Miti d’oggi”, catalogo della mostra di Savona, Luglio 1967.
F. De Poli, “Il gruppo studio”, Trerosso, Genova, aprile-maggio 1967.
L. Cerchi, Catalogo della XVIII mostra naz. Torre Pellice, agosto 1967.
R. Margonari, Catalogo premio nazionale “Novi” della grafica, Modena, 1968.
Giovanni Cattanei, “Mordace e battagliera la cultura alla Spezia”,
Il Giorno, Milano, 24 gennaio 1968.
M. Valsecchi, “Le Cinqueterre di Birolli e la XII festa ai pittori”,
Tempo illustrato, Milano, 8 agosto 1969.
E. R. “16 artisti italiani al Minotauro”, La Nazione, Firenze, 28 settembre 1969.
G. L. Burrafato, Presentazione al Volume Adamo ed Eva 71, Dicembre 1971.
E. C. “La trilogia di Vaccarone al Minotauro”, il Lavoro, Genova, 15 marzo 1972.
E. C. “L’anticrociata di Francesco Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, 17 marzo 1972.
Gino Patroni, “Vaccarone al Minotauro”, Il Secolo XIX, Genova, 24 marzo 1972.
P. D. P. “Vaccarone dopo 12 anni”, Il Telegrafo, Livorno, 15 marzo 1972.
E. Reggio, “Francesco Vaccarone al Minotauro”,
La Nazione, Firenze, 31 marzo 1972.
E. C. “Una tempera di Vaccarone per la Volonghi courage”, Il Lavoro, Genova, aprile 1972.
Ennio Calabria, Giannetto Fieschi, Antoinette Raphael Mafai, Vittorio Tavernari, Tono
Zancanaro presentazione alla cartella “In articolo amoris”, Roma, novembre 1972.
E. C. “L’esperienza grafica di Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, 20 dicembre 1972.
E. Reggio, “Vaccarone al Minotauro”, La Nazione, Firenze, 21 dicembre 1972.
G. De Marchis, “Le Mostre”, L’Espresso, Roma, 7 febbraio 1973.
Gino Patroni. “Love story pittorica di Francesco Vaccarone”,
Secolo XIX, Genova, 23 dicembre 1972.
Luciano Lama, presentazione alla cartella “No al Fascismo”, Roma, dicembre 1972.
Red. “Il pittore Vaccarone primo ex aequo al Premio Castiglione d’Orcia”,
Telegrafo, Livorno, 25 luglio 1973.
E. C. “F. Vaccarone premiato a Castiglione d’Orcia di Siena”,
Il Lavoro, Genova, 26 luglio 1973.
Della Rosa, “A Vaccarone il premio nazionale Cutigliano”,
Il Secolo XIX, Genova, 30 agosto 1973.
8° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, 1973.
3°Catalogo Nazionale Bolaffi della Grafica, Torino 1973.
Bolaffi Arte n. 28, “L’Arte in Liguria” a cura di G. Beringheli, Torino, febbraio 1973.
G. Pirandello, “Il Premio Cutigliano”, La Nazione, firenze, 5 settembre 1973.
Redaz. “Il Gabbiano morente”, La Nazione, Firenze, p. 3, 1 settembre 1973.
E. Cerulli, “Il Cutigliano a Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, p. 3, 4 settembre 1973.
L. M. “Vaccarone vince il Cutigliano”, Il Cittadino, Genova, 29 agosto 1973.
9°Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, 1974.
4°Catalogo Nazionale Bolaffi della Grafica, Torino, 1974.
E. Carli e D. Carlesi, “Monografia sull’opera pittorica e grafica di Francesco Vaccarone dal
1958 al 1973”; 350 pagine, 686 illustrazioni, 23 tavole fuori testo, Editore Macchi,
Pisa, dicembre 1973.
M. I. “Personale e monografia di Francesco Vaccarone”,
Il Telegrafo, Livorno 18 dicembre 1973.
E. Cerulli, “Premiata a Pisa l’opera di Francesco Vaccarone”,
Il Lavoro, Genova, 11 dicembre 1973.
Red. “Francesco Vaccarone alla Macchi”, La Nazione, Firenze. 11 dicembre 1973.
I. C. S. Dino Carlesi “Francesco Vaccarone”, Ed. Galleria Macchi,
Pisa, La Scena illustrata, Roma, febbraio 1974.
B. Della Rosa,“L’arte di Vaccarone in una monografia”, Il Secolo XIX, Genova, 22 dicembre 1973.
J. Petrobelli, “Presentata all’E. P. T. la monografia di Francesco Vaccarone”,
Il Telegrafo, Livorno, 11 dicembre 1973.
Redaz. “Vaccarone”, Il Cittadino, Genova, 29 dicembre 1973.
Red. “Vaccarone”, La Nazione, Firenze, 14 dicembre 1973.
V. Marotta, “La condizione umana nella pittura di F. Vaccarone”,
L’Unità, Firenze, 30 dicembre 1973.
S. Paglieri, “Marino Marini, un maestro; tutta la pittura di Francesco Vaccarone”,
Il Secolo XIX, p. 3, Genova, 19 gennaio 1974.
Red. “L’arte di Vaccarone in una ricca monografia”,
La Nazione, Firenze, 17 gennaio 1974.
E. Carli, “Una pittura tra denuncia e speranza”, Revisione, Roma, aprile 1974.
Red. “Personale del pittore Vaccarone”, Le Venezie e l’Italia, Padova, febbraio 1974.
Red. “Monografia su Vaccarone”, Bolaffi Arte, Torino, maggio 1974.
Red. “Francesco Vaccarone al meeting di Carrara”,
Il Secolo XIX, Genova, 10 marzo 1974.
Mastrolonardo, “Il Meeting internazionale di Carrara”,
Le Venezie e l’Italia, Genova, aprile 1974.
Red. “Francesco Vaccarone alla Biennale di Campione”,
La Nazione, Firenze, 22 ottobre 1974.
P. Levi, E. Carli, V. Marotta, D. Carlesi, catalogo per la mostra personale di Francesco
Vaccarone alla Galleria Minotauro, La Spezia, 1974.
E. C. “Vaccarone a Zurigo”, Il Lavoro, Genova, 21 gennaio 1975.
M. Massarin, R. Guttuso, “Francesco Vaccarone”,
catalogo per la mostra personale alla Galleria Gottardo, Padova 1975.
Marco Ferrari, “La dimensione assente di Francesco Vaccarone”,
L’Unità, Roma, 1 agosto 1975.
Red. “Vaccarone: ogni mostra un suggestivo richiamo”, Il Telegrafo, Livorno 7 agosto 1975.
L. Pagani, “Personale di Vaccarone all’Art Gallery”, Il Telegrafo, Livorno, 8 agosto 1975.
351
 T. Marcheselli, “A Vaccarone il Vico d’Elsa”, Gazzetta di Parma, 17 ottobre 1975.
M. Castellini, “Al Rotary incontro con tre pittori spezzini”, Il Telegrafo, 4 febbraio 1976.
Red. “Il contributo degli artisti al Festival dell’Unità”, L’Unità, Roma, 14 settembre 1975.
P. Levi, R. Guttuso, E. Carli, “Francesco Vaccarone”,
catalogo per la mostra personale alla galleria Viotti, Torino 1975.
M. R. “Premio di pittura a Vaccarone” L’Unità, Firenze, 24 settembre 1975.
Guida. “Vaccarone”, Tuttosport, Torino, 31 ottobre 1975.
L. Carluccio, “Francesco Vaccarone, Galleria Viotti”,
Gazzetta del Popolo, Torino, 6 novembre 1975.
Red. “Francesco Vaccarone alla Viotti”, Nazione, Firenze, 22 ottobre 1975.
Emilio Cerulli, “La grafica di Francesco Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, 21 ottobre 1975.
P. Levi, “Gallerie d’arte a Torino”, Avanti!, Torino, 22 ottobre 1975.
10°Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino 1975.
D. L. “Le due anime di Vaccarone”, Secolo XIX, Genova 19 ottobre 1975.
R. De Grada, “Premio Cadorago Lario”, Giorni, Milano, 15 ottobre 1975.
V. Bottino, “Mostre d’arte in Torino e provincia”, Corriere di Torino, 24 ottobre 1975.
L. Carluccio, “Francesco Vaccarone, Galleria Viotti”,
Gazzetta del Popolo, Torino, 6 novembre 1975.
Mastrolonardo, “Di mostra in mostra”, Arterama, Milano, dicembre 1975.
R. Oppenheim, “Francesco Vaccarone”, cataloghi per le mostre a Zurigo,
Galleria Bürdeke Baden, 1975.
Beringheli, “Mostra mercato di opere a favore del Tribunale Russel”,
Il Lavoro, Genova, 28 febbraio 1976.
G. Tasselli e M. Guignard, “Francesco Vaccarone”, cataloghi per la mostra personale alla
Galerie Rome Faculté de Lettres et Sciences Humaines, Université de Clermont Ferrand.
R. “Francesco Vaccarone alla Galerie Rome”, La Nazione, Firenze, 2 febbraio 1976.
D. Villani, “Vaccarone”, La Libertà, Piacenza, 5 febbraio 1976.
Red. “Il giro artistico di Francesco Vaccarone in Francia e in Italia”,
Il Secolo XIX, Genova, 20 febbraio 1976.
T. Marcheselli, “Vaccarone e Clermont Ferrand”,
La Gazzetta di Parma, 27 febbraio 1976.
Red. “Francesco Vaccarone a Venezia”, La Nazione, Firenze, 7 marzo 1976.
Faivère, “A la galerie Rome Francesco Vaccarone”,
La montagne, Clermont Ferrand, 8 marzo 1976.
Di Martino, “A Venezia per Gallerie”, L’Avanti!, Milano, 21 marzo 1976.
E. Calabria, D. Carlesi, T. Zancanaro, catalogo per la mostra personale di grafica alla Galleria
dell’Incisione, Venezia, marzo 1976.
Antologia critica 1972 – 1976 (testi inediti: L. Carluccio, E. Di Martino, T. Paloscia, B. Guida,
352
M. Venturoli, M. Rizzoli, A. Faivére) nel catalogo edito per la mostra personale alla Galleria
Banti, S. Croce sull’Arno, 1976.
Red. “Vaccarone, Saletta Banti”, Bolaffi Arte, Torino, maggio 1976.
Red. “Vaccarone alla Banti”, La Nazione, Firenze, 4 maggio 1976.
Michelini, “Quando il pittore esce dallo studio”, Paese Sera, Roma, 18 maggio 1976.
“Il catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna”, Torino, 1976.
Nania, “Alla ricerca di una pittura che parli all’uomo d’oggi”, La Prealpina, Varese, 1976.
Dino Carlesi, “La cartella della disobbedienza, Muzio e Vaccarone”,
edito dall’Art Gallery di Carrara, agosto 1976.
R. Della Torre, “Vaccarone e la storia”, Il Giornale, Varese, 9 ottobre 1976.
Red. “Vaccarone all’Arnetta”, La Prealpina, Varese 7 ottobre 1976.
Red. “Francesco Vaccarone: mostre itineranti” La Nazione, Firenze, 30 settembre 1976.
Armando Pizzinato e antologia critica, “Francesco Vaccarone”, catalogo per la mostra
personale alla Galleria Arnetta di Busto Arsizio ed alla Galleria Civica di Monza,
ottobre - novembre 1976.
D. R. “A. Busto e Los Angeles le opere di Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 1 ottobre 1976.
E. Carli, “I labili segni di Vaccarone”, L’Indice, Milano, ottobre 1976.
Fumagalli: “Galleria civica: Vaccarone un pittore nato a un’avventura interiore”,
Il Cittadino, Monza 11 novembre 1976.
F. Sortino, “Le gallerie pubbliche” Giquindici, Monza, novembre 1976.
R. Tomasina, “Vaccarone alla Civica”, L’Eco di Monza, dicembre 1976.
K. Hauser Mortenson, R. Alderette, M. L. Barron, “Suite of Etchings by Francesco
Vaccarone”, Golden West University, Huntington Beach - Los Angeles,
novembre 1976.
Red. “Art Rebellion Etched”, Daily American, 29 0ttobre 1976.
Red. ”Vaccarone a Lucca”, La Nazione, Firenze, 11 dicembre 1976.
Red. ”Artisti italiani all’estero”, Bolaffi Arte, Torino, gennaio 1977.
Piercarlo Santini e Renato Gutuso, catalogo per la mostra personale,
Galleria Fillungo, Lucca, dicembre 1976.
12° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, 1977.
E. Carli, R. Guttuso, A. Pizzinato, L. Carluccio, catalogo per la mostra personale alla Galleria
Nuova Sfera Milano, 1977 ed alla galleria La Torre, Melzo, 1977.
E. Carli, catalogo per la mostra personale alla galleria Magenta, Brescia 1977.
“Successo a Milano di Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, 8 gennaio 1977.
M. C. “Mostre itineranti di Francesco Vaccarone”, Il Telegrafo, Livorno, 16 gennaio 1977.
Raffaele De Grada, “Francesco Vaccarone alla Nuova Sfera” Giorni, Milano 2 febbraio 1977.
D.Villani,“Mostre d’arte a Milano: Francesco Vaccarone”, Gazzetta di Mantova, 6 febbraio 1977.
D. Cara, “Milano arte”, Bari, 15 febbraio 1977.
L. Dose, “Francesco Vaccarone alla Galleria Nuova Sfera”, Ciao Milano, 21 febbraio 1977.
Red. “Francesco Vaccarone a Melzo”, Artecultura, Milano, febbraio 1977.
Red. “Milano art – attualità”, Artecultura, Milano, marzo 1977.
F. Farina, “Eclisse”, cartella con cinque incisioni in acquaforte e acquatinta,
Edizioni Il Cigno, Roma, 1977.
F. Solmi, (a cura di), “Eclisse”, Edi – Albra Editrice, Torino, s. d. (1977).
F. Solmi, Catalogo per la mostra personale alla Galleria Civica,
Palazzo dei Diamanti, Ferrara, settembre 1977.
R. Raffaelli, “Do ragione ai dissidenti”, Il Secolo XIX, Genova, 12 settembre 1977.
M. Valsecchi, “Le mostre”, Il Giornale Nuovo, Milano, 5 settembre 1977.
Arato, “Le cose immobili”, Il Secolo XIX, Genova, 1 ottobre 1977.
A. Sala, “Ferrara su Vaccarone”, Il Giorno, Milano, 4 ottobre 1977.
L. Marziano, C. Ruyu, F. Solmi, E. Carli, Catalogo della 4° Rassegna Nazionale,
Caserta, ottobre 1977.
Catalogo della mostra “Salon des artistes d’Auvergne”,
Clermont Ferrand, novembre 1977.
R. De Grada, “Vaccarone a Ferrara”, Giorni, Milano, 2 novembre 1977.
F. Vaccarone, “Rapporto tra iniziativa pubblica e iniziativa privata”,
La loggia dei Mercanti, Milano, novembre – dicembre 1977.
“Mostra di Francesco Vaccarone alla libreria Campoquattro”,
La Prealpina, Varese, 18 dicembre 1977.
F. Solmi, Catalogo alla mostra personale alla Galleria Civica di Gallarate, novembre 1977.
A. Nania, “Vaccarone con la Pinacoteca inaugura una nuova serie di iniziative”,
La Prealpina, Varese, 28 novembre 1977.
13° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, novembre 1977.
F. Giorgeri, F. Solmi, Catalogo della mostra personale al Palazzetto del Turismo,
Marina di Massa, dicembre 1977 – gennaio 1978.
Catalogo della mostra “40 Maestri del Novecento”,
Galleria Macchi, Pisa, dicembre 1977.
Valerio P. Cremolini, “6 Serigrafe” in Rassegna Municipale-Nuova Serie,
La Spezia, n. 5, 1978.
Marco Ferrari, “Espone a Massa Francesco Vaccarone”, L’Unità, Roma, 24 dicembre 1977.
M. Pucciarelli, “Vaccarone”, Il Nuovo, Massa, 1 febbraio 1978.
Catalogo della mostra personale alla Galleria Fumagalli di Bergamo, febbraio 1978.
L. Lazzari, “Francesco Vaccarone alla Fumagalli”,
L’Eco di Bergamo, Bergamo, 9 febbraio 1978.
R. Righetti, “Francesco Vaccarone”, Cenobio, Lugano, febbraio 1978.
E. Carli, “Le cose che si vedono derivano da cose che non si vedono”,
Notes d’Artes, Pisa, Aprile, 1978.
F. Solmi, Catalogo per la mostra personale alla Galleria Macchi, Pisa, aprile 1978.
Catalogo Nazionale Bolaffi della Grafica, n. 8, Torino, maggio 1978.
Catalogo della mostra “Sei situazioni”, Galleria Portici, Ancona, giugno 1978.
“Schedario degli artisti italiani: Francesco Vaccarone”, Bolaffi Arte, giugno 1978.
T. Paloscia, ”Presenze a Montignoso”, La Nazione, Firenze, 24 agosto 1978.
F. Solmi, E. Carli, R. Guttuso, L. Carluccio, catalogo mostra personale,
Galleria Ferro, Genova, ottobre 1978.
Germano Beringheli, “Vaccarone”, Il Lavoro, Genova, ottobre 1978.
G. Cavazzini, “Mostre a Parma, Vaccarone”, Gazzetta di Parma, Parma, 24 novembre 1978.
14° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, dicembre 1978.
“Importanti mostre di arte contemporanea in Toscana: Salvatori espone a Firenze e
Vaccarone a Piombino”, L’Unità, Roma, 18 gennaio 1979.
“Francesco Vaccarone alla Galleria Comunale di Piombino”,
La Nazione, Firenze, 20 gennaio 1979.
M. Valsecchi, “Le mostre”, Il giornale, Milano, 16 marzo 1979.
M. Pasquali, R. Guttuso e AA VV, catalogo della mostra alla Galleria Menhir,
La Spezia, marzo 1979, Tipolito Zappa, Sarzana.
F. Vaccarone, “Una terza via esiste anche nella cultura”, Il Secolo XIX,
Genova, aprile 1979.
Catalogo Nazionale Bolaffi della Grafica, n. 9, Torino, maggio 1979.
G. Marchiori, P. Levi, E. Di Martino, Catalogo del Premio Campigna, agosto 1979.
15° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino 1979.
Catalogo della mostra “Artisti liguri al Museo di Odessa”, dicembre 1979.
E. Muller, R. Simon, Catalogo della “Quatrième Biennale Européenne de la gravure
de Mulhouse”, maggio – giugno 1980.
Della Rosa, “All’opera del pittore non serve il consenso”,
Il Secolo XIX, Genova, 5 maggio 1980.
E. Marcianò, Catalogo della Biennale Mediterranea d’Arte Contemporanea, Palazzo della
Provincia, Catanzaro, aprile 1980.
F. Bellonzi, Catalogo della rassegna Nazionale “Umberto Vittorini”,
Abbazia di San Zeno, Comunale di Pisa, giugno 1980.
M. Pucciarelli, “Quattro anni di attività espositive”, Catalogo della mostra,
ed. Comune e AAST di Massa e Regione Toscana, agosto – settembre 1980.
Dino Carlesi, “Opere della Pinacoteca Friuli”, Ed. Opera G. Friuli,
Grosseto, novembre 1980.
16° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, dicembre 1980.
353
 M. Sangberg, “Semantiska former”, catalogo della mostra personale
alla Sara Amaranten, Stoccolma, gennaio 1981.
F. Vincitorio, “La parte dell’occhio”, L’Espresso, Roma, 15 febbraio 1981.
Ri. Bar. “Il Corriere dell’Arte”, Corriere della Sera, Milano, 15 febbraio 1981.
Catalogo della Galleria Macchi di Pisa all’Expo Arte di Bari,
“Un maestro storico e due giovani artisti”, Bari, marzo 1981.
“Dove vivono gli artisti italiani; il genius loci è un emigrante”,
Rivista dell’Arte, Torino, aprile 1981.
S. Villa, Catalogo della mostra personale alla Biblioteca Civica, Melzo, aprile 1981.
“Francesco Vaccarone alla Brahen Gallery”, La Nazione, Firenze, 6 giugno 1981.
T. S. “Turun Taidegraafikot toimivat”, Taide, Helsinki, maggio 1981.
“Il Corriere dell’Arte”, Corriere della Sera, Milano, 14 giugno 1981.
Helge Lethovaara, “Oggetti nutriti di silenzio”, catalogo per la mostra personale alla Brahen
Gallery a Turku, Finlandia, Helsinky, giugno 1981.
“Italian grafikka Turussa”, Turun Sanomat, Turku – Abo, 14 giugno 1981.
Osmo Laine, “Grafikkaa Italiasta”, Turun Sanomat, Turku – Abo, 28 giugno 1981.
R. Lofberg, “Kulttuurivaihtoa Turun ja valilla”, Ilta Sanomat, Helsinky, 17 giugno 1981.
P. C. Santini, “Occasioni da Michelangelo”, catalogo della mostra,
Regione Toscana, Comune di Massa e AST di Marina di Massa, agosto 1981.
“Rassegna dei maestri della grafica”, Avvenire, Milano, 30 agosto 1981.
“In mostra a Prato sette maestri dell’arte contemporanea”,
L’Unità, Roma, 1 settembre 1981.
P. Panerai, F. Sacerdote, P. Levi, “Dizionario – guida ai pittori e scultori moderni e
contemporanei”, I libri de “Il Mondo”, 11 settembre 1981.
Vuori, “Turkulaisgraafikoita Valimeren rannalla”,
Turun Sanomat, Helsinkj, 17 ottobre 1981.
F. Vaccarone, “Mostra degli artisti finlandesi a Marina di Massa”,
L’Unità, Milano, 1 novembre 1981.
A. L. “Taidetta Suomen Turust”, Pellervo, Helsinki, 2 novembre 1981.
Ruggero Orlando, catalogo per la rassegna nazionale a Palazzo Pretorio,
Poggibonsi, dicembre 1981.
17° Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna, Torino, dicembre 1981.
Stahle, Catalogo della “Stokholm International Art Expo”, Stoccolma, marzo 1982.
D. Baiocco, G. Luzi, D. Carlesi, E. Maurizi, Catalogo per la mostra personale alla Galleria
Cento Fiorini, Civitanova Marche, aprile 1982.
P. Panerai, F. Sacerdote, P. Levi, “Guida ai pittori e scultori moderni e
contemporanei”, I libri di Capital, settembre 1982.
F. Vincitorio, “Dalla parte dell’occhio”, L’Espresso, Roma, 7 novembre 1982.
354
Cesare Zavattini, Catalogo per la Rassegna nazionale a Palazzo Pretorio,
Poggibonsi, dicembre 1982.
Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, n. 18, Mondatori, dicembre 1982.
Enrico, Crispolti, “Come nuova oggettiva entità, quasi un teatro, autonomo, di forme” e
antologia critica, catalogo per la mostra personale alla galleria Menhir,
La Spezia, marzo – aprile 1983,
T. Carpentieri, “Le mostre – Francesco Vaccarone”,
Quotidiano di Lecce, Lecce, 13 aprile 1983.
S. Gamberini, E. Crispolti e antologia critica, con intervista dell’Art Group del Galles a
Francesco Vaccarone, Catalogo della mostra personale all’Università di Cardiff,
maggio – giugno 1983.
“Le mostre all’estero”, L’Umanità, Roma, 20 maggio 1983.
Arato, “Arte, le mostre”, Il Secolo XIX, Genova, 21 maggio 1983.
R. Biasion, “Oggi mostre – Francesco Vaccarone”, Oggi, Milano, 8 giugno 1983.
Renato Righetti, “Francesco Vaccarone a Cardiff”,
La Gazzetta di Parma, Parma, 17 giugno 1983.
Francesco Vincitorio, “La parte dell’occhio”, L’Espresso, Roma, 19 giugno 1983.
S. Zanella, Catalogo ragionato della Civica Galleria d’Arte Moderna,
Gallarate, luglio 1983.
Enzo Di Martino, “Mostre d’arte”, Il Gazzettino, Venezia, 20 novembre 1983.
Cardinale Cè, Mons. G. Bortolon, “Catalogo del Premio Annuale della Pittura Sacra”,
Ed. Museo Diocesano d’Arte Sacra, Venezia, novembre 1983.
Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, n. 19, Mondadori, Milano, dicembre 1983.
Nati, “Kulturprogram Januari – Februari 1983”,
Italienska Kulturinstitutet, Stoccolma, dicembre 1983
M. Nati, catalogo della mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma,
dicembre 1983.
Red. ”La cultura ha un a lobby”, Il Secolo XIX, Genova, 30 dicembre 1983.
Valerio P. Cremolini, “La pittura spezzina:ieri e oggi”, in “La storia della Spezia”,
Industrie Grafiche Zappa, Sarzana, dicembre 1983.
Renzo Raffaelli, “E nacque il superpartito”, Il Secolo XIX, Genova, 31 dicembre 1983.
Giuseppe Berti, “Umanesimo come ferita e frattura”, in “Francesco Vaccarone.
Opere grafiche e dipinti recenti, (1972 – 1984), catalogo mostra Reggio Emilia,
Palazzo del Capitano del Popolo, Tipo - Litografia Armena, Venezia, 1984.
Rabotti, “Vaccarone all’EPT”, Il Giornale, Milano, 30 marzo 1984.
Colli, “Il senso drammatico della pittura di Francesco Vaccarone”,
Gazzetta di Reggio Emilia, Reggio Emilia, 3 aprile 1984.
Centro Internazionale della Grafica di Venezia, “Rassegna grafica di artisti italiani”,
Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, aprile 1984.
Valerio P. Cremolini, “Nel cuore della vita”, Testo per la cartella di tempere
Le Cinque Terre di Lino Marzulli e Francesco Vaccarone, La Spezia, aprile 1984.
Villella, “Rassegna di grafica all’Associazione Internazionale Incisori”,
São Paolo, giugno 1984.
A. Bonora, M. L. Frisa, M. Lavallée, Catalogo della 2° Biennale Internazionale della
Grafica, Riva del Garda, luglio – agosto 1984.
Fezzi, “Litografia a Langhirano”, La Provincia, Cremona, 20 giugno 1984.
Miceli, Catalogo per la mostra itinerante “Arte per la pace e il lavoro”,
Bandecchi & Vivaldi Editori, Pontedera, Luglio, 1984.
A Fiz, “I nuovi Van Gogh preferiscono vendere casa”, Il Mondo, 8 ottobre 1984.
Crispolti, Catalogo per la mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura per i Paesi
Bassi, Amsterdam, novembre – dicembre 1984.
S. Terranova e R. Civello, catalogo per la mostra internazionale Ibla Mediterraneo,
novembre 1984.
R. R. Intervista a F. Vaccarone: “Questa nostra è cultura da ciminiere”,
Il Secolo XIX, Genova, 24 novembre 1984.
Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, Mondadori, Milano, dicembre 1984.
Centro Internazionale della Grafica di Venezia, “Catalogo delle edizioni”,
Venezia, dicembre 1984.
Gruppo Idioma, “Morte alla Spezia”, Lettera al Secolo XIX, Genova, 4 gennaio 1985.
Bruno Della Rosa, “Nessun litigio, ma non siamo d’accordo”,
Il Secolo XIX, Genova, 12 febbraio 1985.
Grigore Arbore Popescu, “O stilistica analogiei” e antologia critica con testi di Renato
Guttuso e Roy Oppenheim, per il catalogo della mostra personale al Museo Nazionale di
Bucarest, luglio 1985.
Spartaco Gamberini, “Un artista: Francesco Vaccarone”,
Rivista ‘Lettera’, Fabbiani Ed. La Spezia, luglio 1985.
Michaela Cristea, “Francesco Vaccarone and the Poetry of Image”,
Lume, Bucarest, 2 agosto 1985.
Adrian N. Popescu, “Drumul prin labirint”, Viata Studentesca, Bucarest, 7 agosto 1985.
Red. “Francesco Vaccarone”, Romania Literaria, Bucarest, 15 agosto 1985.
Cornel Radu Costantinescu, “Jurnalul artelor- Francesco Vaccarone”,
Contemporanul, 16 agosto 1985
Pierangelo Negri, “A Bucarest mostra di Francesco Vaccarone”,
La Provincia, Cremona, 23 agosto 1985
Cristina Angelescu, ”Tentativa schitarii unui portret”, Saptamina,
Bucarest, 13 Settembre 1985
Enzo Di Martino, “Lyric, Geometric, Gestural Abstraction, Aspects of Contemporary Italian
Graphics”, catalogo per la mostra itinerante in Canada a cura della Fondazione ‘The Bay’
in Montreal, Toronto, Ottawa, ottobre 1985
Henrj Paul Aletrino, “Raum und plastizitaet”, catalogo per la mostra personale all’Istituto
Italiano di Cultura, Monaco di Baviera, ottobre 1985
Valerio P. Cremolini, “Umanesimo concreto” contributo al catalogo per la mostra “Premio
del Golfo dei Poeti” a cura di Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva, Pierre Restany,
Biennale d’Arte editrice, la Spezia, novembre 1985.
Red. ”Vaccarone a Samarate”, Busto Oggi, Varese, novembre 1985.
Catalogo dell’Arte Moderna Italiana n°21, Mondadori, Milano, novembre 1985.
Roberto Salvatori, “Dalle ceneri della Biennale rinasce il premio del Golfo”,
Il Secolo XIX, 17 novembre 1985.
Gian Paolo Battini, “Ritorna il Premio del Golfo per artisti contemporanei”,
Il Giornale, Milano, 20 novembre 1985.
Andrea Nania, “Vaccarone: forme nello spazio”, La Prealpina, Varese, 5 dicembre 1985.
Lorenzo Mango, ”Riapre a lerici il Premio del Golfo”, Paese Sera, Roma, 12 dicembre 1985.
Angelo Trimarco, ”Tendenze nello spazio”, Il Mattino, Napoli, 13 dicembre 1985.
Bruno Della Rosa, “La critica ama l’avanguardia, ma la gente ha altri gusti”,
Il Secolo XIX, Genova, 7 gennaio 1986.
Barbara Tosi, “Nuove pitture italiane al Premio Lerici”, Rinascita, Roma, 11 gennaio 1986.
Germano Beringheli, “Rinasce a La Spezia il premio del Golfo”, Il Lavoro, 13 gennaio 1986.
Bruno Della Rosa, “Alla Quadriennale invitato Francesco Vaccarone:
un traguardo che premia trenta anni di ricerca”, Il Secolo XIX, Genova, 21 marzo 1986.
Red. ”Cinque genovesi ed uno spezzino alla Quadriennale romana”,
Il Giornale, Milano, 9 aprile 1986.
Valerio P. Cremolini, “L’umanesimo concreto di Francesco Vaccarone”,
Avvenire, Roma, 18 maggio 1986.
Della Rosa, “Storie, leggende, curiosità, misteri della Spezia e dintorni”, prefazione di Gino
Patroni con 25 illustrazioni di F. Vaccarone, Zappa Editore, Sarzana, maggio 1986.
Renzo Raffaelli, ”Storie spezzine, leggende, misteri”,
Il Secolo XIX. Genova, 25 maggio 1986.
Catalogo della mostra “Il Paradiso di Babele di Francesco Vaccarone”,
dedicato a J. L. Borges con 12 tavole, Galleria “Il Luogo”, Roma, maggio 1986.
Rossini, Gatt, AA VV, Catalogo generale della XI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma,
Fratelli Fabbri, Milano, giugno 1986.
Usvardi, R. Margonari, D. Difilippo, “C’era una volta un bosco”, catalogo per la rassegna
grafica nazionale itinerante sull’ambiente, Modena, giugno 1986.
Catalogo della XI Mostra “Arte e Sport”, Palazzo Strozzi, Firenze, giugno 1986.
Enzo Di Martino, “La rassegna di grafica contemporanea. 25 grafici italiani. Omaggio a
Virgilio Guidi”, catalogo, Comune di Eraclea, agosto 1986.
Carlo Ludovico Ragghianti e AA VV, “Francesco Vaccarone. Omaggio al Golfo dei Poeti”,
catalogo mostra. Lerici, Castello Monumentale, Biennale d’Arte Editrice, La Spezia, 1986.
“Omaggio al Golfo dei Poeti – Inaugurata la mostra antologica di Francesco Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 23 settembre 1986.
“Francesco Vaccarone”, Arte e Cronaca, Lecce, settembre 1986.
“Mostra antologica di Vaccarone nel Castello di Lerici”,
Il Giornale, Milano, 24 settembre 1986.
Alessandra Rissotto, “Mostra antologica di Francesco Vaccarone”,
TG3, 22 settembre 1986; TG1, Settembre 1986; TG2”, 24 settembre 1986.
355
 Red. “Folla a Lerici per Vaccarone”, Il Secolo XIX, Genova, 25 settembre 1986.
A. Chaneaux, C. Mognetti, “8° salon d’art contemporain de Seloncourt”,
catalogo dell’esposizione, ottobre 1986.
M. Rotta, “Omaggio al Golfo dei Poeti”, Corrire Aretino, Arezzo, 4 ottobre 1986.
Ghiggini, “La natura, la tecnologia, la violenza e i controversi destini dell’uomo
nell’antologica di Francesco Vaccarone”, L’Unità, 6 ottobre 1986. G. Beringheli,
“La tensione dell’artista”, Il Lavoro, Genova, 23 novembre 1986.
R. Galli, “Gabbiani feriti nel dolce Golfo dei poeti”. Il Tirreno, Livorno, 23 novembre 1986.
T. Paloscia, “Vaccarone castellano di Lerici, grande mostra di tele e carte”,
La Nazione, Firenze, 24 novembre 1986.
Levi, “Il mercato dell’arte: quando Milano pensava a Guernica”,
AD – Architectural Digest, Milano, dicembre 1986.
F. Battolini, V. P. Cremolini, R. Righetti, Catalogo “Arte insieme ‘86”, Tensostruttura
Piazzale Kennedy, La Spezia, a cura dell’Associazione Pittori Scultori Grafici della Provincia
della Spezia, Zappa srl, Sarzana, dicembre 1986.
M. Soldati, O. Del Buono, “A tavola con l’autore”, cartella contenente tre litografie dedi-
cate da F. Vaccarone al romanzo di M. Soldati “El Paseo de Gracia”, Editore Centro
Internazionale della Grafica di Venezia, gennaio 1987.
Della Rosa, “Vaccarone a Lerici: un golfo senza poeti”,
Il Secolo XIX, Genova, 24 gennaio 1987.
Almàsi, “XIV Orszàgos Grafikai Biennale”, catalogo della mostra internazionale di grafica
itinerante a Budapest, Tampère, Antwerpenben, 1987.
Paties, P. Fortuna, E. Di Martino, “Premio Internazionale di Grafica Do Forni”,
catalogo della mostra, CIG, Venezia, febbraio 1987.
“Il premio Do Forni di grafica a Dorny e Vaccarone”,
Il Gazzettino, Venezia, 21 febbraio 1987.
“Premio internazionale a Francesco Vaccarone”, Il Secolo XIX, Genova, 25 febbraio 1987.
“A Francesco Vaccarone premio grafica Venezia”, La Nazione, Firenze, 25 febbraio 1987.
“Premio Internazionale di Grafica Do Forni”, Marco Polo, Venezia, marzo 1987.
“Il premio Do Forni”, Arte e cronaca, Lecce, maggio1987.
“Premio Internazionale di Grafica Do Forni”, catalogo della mostra,
San Paolo del Brasile, giugno 1987.
I. Eydal, L. Luebbers, P. Olafssòn, “Graphica Atlantica”, Mostra internazionale di grafica,
Edizione del Museo di Reykjavìk, giugno 1987.
Gasbarrini, G. Sprovieri, “Dalla Bibbia di Gutenberg al libro telematico”, catalogo della mo-
stra, Pescara, agosto 1987.
Santagostino, “Gli artisti italiani di oggi”, Arte, Mondadori, Milano, settembre 1987.
“Un premio da Murano a Francesco Vaccarone”, Il Giornale, Milano, 12 agosto 1987.
F. Cossiga, A. Forbice, G. Benvenuto, F. Aiuti, U. Attardi, E. Calabria, A. Sughi, P. Gelmini,
V. Cuccioli, “L’arte contro l’AIDS”, catalogo della mostra, San Michele, Min. Beni Culturali,
Roma, settembre 1987.
356
Vaccarone, “Il demonio in castigo”, Arti visive, Roma, ottobre 1987.
Sarpellon, G. Romanelli, L. Accornero, “Premio Murano”, catalogo della mostra al Museo
d’Arte Sacra Sant’ Apollonia Venezia, novembre 1987.
F. Battolini, V. P. Cremolini, A. Prini, “Arte Insieme ‘87”, Nave Marina Serena, Molo Italia,
La Spezia, cura dell’Associazione Pittori Scultori Grafici della Provincia della Spezia, Zappa
srl, Sarzana, dicembre 1987.
Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, Mondadori, Milano, dicembre 1987.
Red. “Dove va la grafica oggi?”, Marco Polo, Venezia, dicembre 1987.
N. Selvaggio, “Poggibonsi Arte”, catalogo della mostra al Palazzo Pretorio, dicembre 1987.
“A Mestre Soldati presenta El Paseo”, Gazzetta di Parma, Parma, 20 gennaio 1988.
“Soldati e Vaccarone all’Amelia di Mestre”, Il Secolo XIX, Genova, 27 gennaio 1988.
K. Louineau, F. Decorse, “Jeune peinture, 39 Salon, Grand Palais”,
catalogo dell’esposizione, Parigi, febbraio 1988.
C. Dollet, “Cinq artistes au Grand Palais pour defendre une démarche”,
L’Est Rèpublicain, 21 febbraio 1988.
Enzo Di Martino, “Confronti, linguaggi e generazioni della grafica contemporanea”,
catalogo della mostra al Comune di Cortina d’Ampezzo, CIG, febbraio 1988.
“Premio Murano”, Interni, Milano, aprile 1988.
Pier Gino Scardigli, Andrea Luparia, “La città recente”,
Grafiche Lunensi, Sarzana, luglio 1988.
A. Dragone, S. Zanella, “Opere dalle collezioni della Civica Galleria d’Arte Moderna di
Gallarate”, catalogo della mostra, Torre Pellice, agosto 1988.
“Galleristi a Palazzo”, catalogo della mostra a Palazzo dei Papi, Viterbo, settembre 1988.
Valerio P. Cremolini, “Esposte a Viterbo opere di Vaccarone,
Il Secolo XIX, Genova, 13 ottobre 1988.
Annalisa Coviello, “Cercasi sede per la mostra”, La Nazione, Firenze, 19 ottobre 1988.
Red. “Il pittore Vaccarone a Viterbo”, Il Giornale, Milano, 15 novembre 1988.
G. Giannetti, S. Pellegrinotti, F. Vaccarone, A. Volo, “La grafica d’arte oggi”,
Arti visive, Roma, ottobre 1989.
L. Ruoli, E. Di Martino, “V Biennale della xilografia contemporanea”, catalogo della mo-
stra, Museo della Xilografia, Castello dei Pio, Comune di Carpi, dicembre 1988.
Valerio P. Cremolini, “La prima di Passo Carraio”,
Il Secolo XIX, La Spezia, 27 dicembre 1988.
Piero Musetti, “Le Cinque Terre da Signorini a Vaccarone”,
in Cara Spezia, vol. 1-Il Secolo XIX, Genova, 31 dicembre 1988.
“Catalogo dell’Arte Moderna Italiana”, Mondadori, Milano, dicembre 1988.
F. Sicilia, C. Guiducci Bonanni, A. Calcagni Abrami, L. Chimirri, L. Marziano, L. Caruso, “Far
libro, libri e pagine d’artista in Italia”, catalogo della mostra a cura del Ministero Beni
Culturali e della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze al Forte Belvedere, Ed. Centro
Di, Firenze, aprile 1989.
“Artexpo Forssa”, catalogo della mostra all’Expo Internazionale di Fossa,
Finlandia, aprile 1989.
“Italialaistaiteella on monet Kasvot”, Turun Sanomat, Helsinki, 18 aprile 1989.
“Itallialaisnäyttely avautui hammennyksen salassa”, Uutiskolmio, Helsinki, 19 aprile 1989.
Metso, “Venetsia melessä”, Turun Sanomat, Helsinki, 23 aprile 1989.
Red.“Francesco Vaccarone. Libri e pagine d’artista in Italia”, La Nazione, Firenze, 15 aprile 1989.
Red. “Stampati per essere esposti”, La Repubblica, Roma, 29 aprile 1989.
A. I. Routio, “Taide puhuu Forssassa Italiaa”, Uusi Suomi, Fossa, 4 maggio 1989.
“Opere di Vaccarone a Firenze e in Finlandia, Il Secolo XIX, Genova, 6 maggio 1989.
Valerio P. Cremolini, “Per Maria Rosa Pino”, testo per la mostra omonima,
Circolo Culturale “A. Del Santo”, La Spezia, 20 maggio 1989.
“Salone Italiano Arte Contemporanea”, catalogo della mostra al Palazzo degli Affari di
Firenze, edizione Arte – Studio Siac, ottobre 1989.
M. Soldati, F. Menna, F. Solmi, C. L. Ragghianti, E. Crispolti e AA. VV, “Arte italiana negli
anni Ottanta”, Ed. Biennale della Spezia, ottobre 1989.
AA. VV. ”Arte italiana degli Anni Ottanta. Ed. Biennale della Spezia, Milano, settembre 1989.
Salvatore Di Cicco, “Vaccarone scommette sulla Pinacoteca”,
Il Secolo XIX, Genova, 7 gennaio 1990.
A. Forbice, “Gli artisti e la società”, intervista a F. Vaccarone, Lavoro e Società,
Roma, gennaio 1990.
25 anni del Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, “Pittori Oggi”,
Mondadori, Milano, maggio 1990.
M. Lavallèe, Presentazione al libro “Dall’alba al tramonto”,
Edicigno, Roma, Museo delle Arti – Palazzo Bandiera, Busto Arsizio, 1990.
Enzo Di Martino, “Vaccarone, ambiguità e metafora”, in “Dall’alba al tramonto”,
Edicigno, Roma, Museo delle Arti – Palazzo Bandera Busto Arsizio, 1990.
Peter Boggia, ”Ritratti di pittori”, Editrice La Gazzetta del Mattino, Roma, febbraio 1990.
Dino Carlesi, ”Carnevale e dintorni”, catalogo della mostra a Palazzo Paolina,
Viareggio, marzo-aprile 1990.
Betta Scarpa, Enzo Di Martino, Lina Urban, Catalogo per la mostra “50 artisti italiani per
Venezia”, Palazzo Barzizza Torres, Venezia, 31 maggio- 1 luglio 1990.
Michèle Lavallée, Enzo Di Martino e AA VV “Vaccarone, dall’alba al tramonto”,
Edicigno, Roma, maggio 1990.
Red. “Palazzo dei Diamanti, Vaccarone in una retrospettiva d’autore”,
La Nazione, Firenze, 31 maggio 1990.
Lauro Manni, “Metafisica al pennello”, La Nuova Piazza, Ferrara, 1 giugno 1990.
R. R. ”Francesco Vaccarone ospite di Ferrara”, Il SecoloXIX, Genova, 6 Giugno 1990.
Luce Tommasi, ”Oggi al Padiglione d’Arte Contemporanea si apre la personale di
Francesco Vaccarone”, La Nuova Ferrara, Ferrara, 9 giugno 1990.
Red. ”L’evoluzione di Vaccarone spiegata in 200 opere”, L’Unità, Roma, 9 giugno1990.
S. G. ”Appuntamenti”, Corriere della Sera, Milano, 10 giugno 1990.
R. S. ”Il pittore Francesco Vaccarone espone nella città degli Estensi”,
Il Secolo XIX, Genova, 13 giugno 1990.
Adriana Beverini, ”Francesco Vaccarone, battuto il Mundial”,
La Nazione, Firenze, 13 giugno 1990.
R. V. ”Le mostre”, Il Venerdì di Repubblica, Roma, 15 giugno 1990.
Antonio Caggiano, ”Francesco Vaccarone al Massari”,
Il Resto del Carlino, Bologna, 17 giugno 1990.
Sergio Buonadonna, ”A Ferrara una retrospettiva di Francesco Vaccarone-Anche la
discoteca. Diventa un’opera d’arte”, Il Secolo XIX, Genova, 19 giugno1990.
Red. ”Il Palabandera emigra a Ferrara con l’antologica di Francesco Vaccarone”,
La Prealpina, Varese, 24 giugno 1990.
E. D. M. ”Francesco Vaccarone-opere 1979-1990, Palazzo dei Diamanti Ferrara”, Marco
Polo, Venezia, luglio 1990.
Valerio P. Cremolini, ”Grande successo della retrospettiva di Francesco Vaccarone”,
Avvenire, Roma, 8 luglio 1990.
Ida Mitrano, ”Francesco Vaccarone, Palazzo dei Diamanti”,
Terzoocchio, Bologna, settembre 1990.
Gianni Vivoli, Pier Carlo Santini, Giovanni Lombardi e AA. VV. Catalogo della 2a Biennale
Internazionale di Grafica “Tono Zancanaro-Vico Arte”, Barberino Val d’Elsa, maggio 1990.
Sergio Buonadonna, “Anche la discoteca diventa opera d’arte”,
Il Secolo XIX, Genova, 19 settembre 1990.
Fabio Azzolini, “Un bronzo di Vaccarone per i 50 anni del Pacinotti”,
Il Secolo XIX, Genova, 25 settembre 1990.
Marta Siri, “I cinquant’anni del Pacinotti”, La Nazione, Firenze, 25 settembre 1990.
Luigi Bandera, Carlo Occhipinti e AA. VV. Catalogo della mostra antologica al Museo
delle Arti Palazzo Bandera, Busto Arsizio ottobre-dicembre 1990.
R. S. “Antologica di Vaccarone”, Il Secolo XIX, Genova, 27 ottobre 1990.
Ettore Ceriani, ”Al Palabandera l’arte di Francesco Vaccarone”,
La Prealpina, Varese, 27 ottobre 1990.
A. C. “La mostra personale di Francesco Vaccarone”, La Nazione, Firenze, 28 ottobre 1990.
S. G. “Appuntamenti”, Corriere della Sera, Milano, 28 ottobre 1990.
Red. “Mostra di Vaccarone a Busto Arsizio”, Il Secolo d’Italia, Roma, 31 ottobre 1990.
Red. “Busto Arsizio, Palabandera, ”Vivimilano, Corriere della Sera, 1 novembre 1990.
R. B. “Tra gallerie e palazzi, Francesco Vaccarone”, L’Eco di Bergamo, 17 novembre 1990.
Ettore Ceriani, “Busto Arsizio, Vaccarone al Palabandera,
testimone di vite sognate”, La Prealpina, Varese, 18 novembre 1990.
Red. “Dall’Alba al tramonto, un’ampia antologica di Francesco Vaccarone”,
Famiglia Cristiana, Roma, 28 novembre 1990.
Marina Aloisi, “Francesco Vaccarone a Busto Arsizio”, Arte, Torino, dicembre 1990.
357
 Salvatore Di Cicco, “Francesco Vaccarone, un artista e la sua terra”,
Il Golfo, La Spezia, gennaio 1991
Valerio P. Cremolini, “Anatomia di un pittore-i 33 anni con l’arte di Francesco Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 27 gennaio 1991.
Paola Bianchi, “Il pittore F. Vaccarone fa luce sull’arte moderna”,
Il Corriere Apuano, Pontremoli, 19 gennaio 1991.
Marta Siri, “Vaccarone, trentatre anni con l’arte”, La Nazione, Firenze, 27 gennaio 1991.
Alessandro Rosa, TuttoCittà 1991, “Francesco Vaccarone”,
Editore STET, Torino, Gennaio 1991.
Valerio P. Cremolini, “Sacrificio e Resurrezione”, testo per la rassegna pasquale dell’Ucai,
Circolo Culturale “A. Del Santo”, 28 marzo-18 aprile 1991.
Jean Tensi, Catalogo della mostra Venise et la Vénétie, Galerie Grimaldi,
Poitiers, 9-27 aprile 1991.
Luca Crippa e AA VV “Rassegna d’arte a Langhirano”, La Tempera,
Catalogo della mostra al Palazzo Comunale di Langhirano, maggio 1991.
Bruno Della Rosa, “Storie, leggende, curiosità e misteri della Spezia e dintorni” con 40
disegni di Francesco Vaccarone, De Ferrari Editore, Genova, 1991.
Emanuela Branchesi, “Aspetti della grafica contemporanea”,
catalogo della mostra alla Chiesa di San Nicolò in collaborazione con la Galleria Il
Traghetto di Venezia, Comune di Cingoli, agosto 1991.
Germano Beringheli, “Dizionario degli artisti liguri”, De Ferrari Editore,
Genova, novembre 1991
Aldo Forbice, Achille Bonito Oliva, “Artisti, Mercato & Società”, interviste a 22 protagonisti
dell’arte contemporanea, Editore Le Monnier, Firenze, novembre 1991.
Leo Solari, Salvatore Italia, Lorenzo Ostuni, “Testimonianze 1940-1991”
Catalogo della mostra, Complesso Monumentale San Michele,
11 novembre- 26 novembre 1991, ENAP editore, Roma 1991.
Mario Bonsignore, Andrea Morgante, Angelo Bagnato, Enzo Di Martino,
Catalogo della mostra Linguaggi e generazioni-Premio Internazionale Orione,
Città di Messina, 21 dicembre 1991-18 gennaio 1992.
Valerio P. Cremolini, “Un laboratorio di idee”, Il Secolo XIX, Genova, 4 aprile 1992.
Eleonora Acerbi, “La Spezia-I volti di un territorio”, Ed. Laterza, Bari, 1992.
Valerio P. Cremolini, “Pasqua: evento di vita”, testo per l’omonima mostra,
Circolo Culturale “A. Del Santo, La Spezia, 18 aprile 1992.
Fulgenzio Livieri e AA. VV. Catalogo della mostra antologica
al Museo d’Arte Sacra di Sant’Apollonia, Venezia, giugno 1992.
R. S. “Al Museo Sant’Apollonia a Venezia cento opere di Francesco Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 19 giugno 1992.
E. D. M. “Dall’alba al tramonto”, Marco Polo, Venezia, giugno 1992.
E. D. M. “Opere di Vaccarone da oggi a Sant’Apollonia”,
Il Gazzettino, Venezia, 20 giugno 1992.
E. D. M. “Vaccarone, Sant’Apollonia”, Il Gazzettino, Venezia, 30 giugno 1992.
358
Valerio P. Cremolini, “Vaccarone a Venezia con 60 tele spezzine”,
Avvenire, Roma, 5 luglio 1992.
Red. “Vaccarone a Venezia”, La Nazione, Firenze, 19 luglio 1992.
AA. VV. Xa edizione Rassegna d’Arte, Langhirano,
Catalogo della mostra al Castello di Torrechiara, 26 settembre-4 ottobre 1992.
Maurizio Scaparro, Graziano Terrenzio, Mario Ursino, “Dipinti, bozzetti e illustrazioni di ar-
tisti contemporanei dedicati al Don Chisciotte Della Mancia” Castello Aragonese di Ischia,
Catalogo della mostra, 19 settembre-30 ottobre 1992, Editore Istituto Poligrafico d’Arte
Classica e Contemporanea, Roma.
Gabriella Molli, “Il pittore Vaccarone porta il suo Cervantes in Sicilia”,
Il Secolo XIX, Genova, 31 dicembre 1992.
Giuliano Segre, Paolo Bertoluzzi, GiandomenicoRomanelli, Enzo Di Martino
“Da Boccioni a Vedova opere del XX secolo nella collezione della Cassa di Risparmio di
Venezia”, Catalogo della mostra al Museo d’Arte moderna di Cà Pesaro,
20 novembre-31 dicembre 1992.
Francesco Vaccarone, “Eros, cultura e Marramao”, Il Secolo XIX, Genova, 15 aprile 1993.
Milda Calamai, “Intervista a Francesco Vaccarone”, Orizzonti nuovi, 6 giugno 1993.
Leo Solari, Domenico Guzzi, Albo dei pittori e degli scultori 1993,
Enap Editore, Roma, 1993.
Michele Cordaro, Pier Carlo Santini, Repertorio degli incisori italiani,
Edit Faenza, luglio 1993.
Giovanna Riu, Catalogo della mostra A-Mare,
La Spezia Centro Allende-Sala Dante, luglio-agosto 1993.
AA. VV. “Francesco Vaccarone, omaggio al Golfo, Immagini in libertà”,
Palio del Golfo, 68a edizione, Ed. Adpro, agosto 1993.
Marzia Ratti e AA. VV. Catalogo per la mostra antologica al Centro S. Allende alla Spezia,
settembre 1993.
Gabriella Molli, “Vaccarone torna nella sua città con un’antologica”,
Il Secolo XIX, Genova, 5 novembre 1993.
Adriana Beverini, “L’omaggio al pittore Vaccarone”, La Nazione, Firenze, 6 novembre 1993.
Valerio P. Cremolini, “Inaugurata la personale di Francesco Vaccarone”,
Avvenire, Roma, 7 novembre 1993.
P. V. “Al Centro Allende una mostra di Vaccarone”, Il Giornale, Milano, 9 novembre 1993.
Gabriella Molli, ”Grande folla per Vaccarone”, Il Secolo XIX, Genova, 9 novembre 1993.
Red. “Incontro degli allievi della Pontremoli con Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 18 novembre 1993.
Marzia Ratti, “L’antologica di Vaccarone al Centro Allende-Problematiche e provocazioni;
Una grande rassegna itinerante. “La Spezia Rassegna municipale, novembre 1993.
Aldo Forbice, Cinque artisti per la natura, depliant della mostra alla Chiesa di San
Francesco a Bolsena, 15 ottobre 1994.
Gabriella Molli, “Vaccarone ambasciatore in Estonia”,
Il Secolo XIX, Genova, 15 febbraio 1995.
Paolo Bortolotti, “Visto in galleria”, La Nazione, Firenze, 3 marzo 1995.
G. M. “La donna nell’arte secondo Vaccarone”, Il Secolo XIX, Genova, 23 maggio 1995.
Adriana Beverini, “La media Fontana tra passato e futuro: la scultura di Francesco
Vaccarone”, La Nazione, Firenze, 31 maggio 1995.
Enzo Di Martino, “Quel muro abbattuto anche con i segni”,
Il Gazzettino, Venezia, 6 ottobre 1995.
AA. VV. Association of Estonian Printmakers, Catalogo della X Tallinn Print Triennial,
22 settembre- 15 ottobre 1995.
Luigi Tola, Rodolfo Vitone, “Una stagione dissipata, poesia Visiva a Genova tra gli anni
Sessanta e Settanta”, Sagep editore, ottobre 1995.
AA. VV. 23 dipinti di Francesco Vaccarone, Critica, mensile di politica e cultura,
Roma, febbraio 1996.
Anni Batz, Italienische Impressionen, Kunst im Posthamerhaus, Ingolstadt, catalogo della
mostra, 15 settembre-31 ottobre 1996.
Conservazione e restauro dell’arte contemporanea, Workshop, Università Cà Foscari
Venezia, Pubblicazione degli atti a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia,
ottobre-novembre 1996.
R. S. “Vaccarone all’Università di Venezia”, Il Secolo XIX, Genova, 1 novembre 1996.
Red. “Vaccarone all’Università Cà Foscari di Venezia sul restauro dell’arte
contemporanea”, La Nazione, Firenze, 2 novembre 1996.
Alfonso Garuti, Enzo Di Martino, Kristian Sotriffer, Catalogo dell’ottava biennale della
Xilografia, Museo di Carpi, 21 dicembre 1996-31 gennaio 1997.
Ed. Centro internazionale della Grafica, Venezia. 32° Catalogo Arte moderna e
contemporanea, Giorgio Mondadori Editore, Milano dic. 1996.
32° Catalogo dell’Arte Moderna e Contemporanea, Giorgio Mondadori Editore,
Milano, 1996.
Teresa Triscari Ilardo e AA. VV. ”Francesco Vaccarone, nostalgia del presente”, Catalogo
della mostra antologica, opere 1974-1994, Istituto Italiano di Cultura, Cracovia, 1996.
Szlakiem Galerii, Gazeta Krakowska, Cracovia, 4 gennaio 1997.
Paolo Bellini, Repertorio degli incisori italiani, vol. II 1993-1996, Edit Faenza, 1997.
Liljana Hristowa, Blagica Stojkov, International Triennial of Graphic Art,
Catalogo dell’esposizione, Bitola, Macedonia, maggio-settembre 1997.
Red. “Al museo macedone di Bitola una giuria internazionale premia il lavoro di Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 4 giugno 1997.
Josè Romera Castillo, “Serta, Poesìa y Pensamiento poetico”,
Faculdad de Filologia, Madrid, 1997.
Enzo Di Martino, “Il Grand Prix della Triennale internazionale di Bitola”,
Il Gazzettino, Venezia, 30 giugno 1997.
Roberto Bontempo, Giuseppe Tagliente, Enzo Di Martino, Toni Toniato “Figure inquiete”
Catalogo del XXX Premio Vasto, Isituto Palizzi, Vasto, 19 luglio- 31 agosto 1997.
Francesco Vaccarone, “La scultura di Klein al Palazzo di Giustizia”,
Il Secolo XIX, Genova, 17 settembre 1997.
Giovanna Riu, “Incontri, Francesco Vaccarone- Il pensiero dell’immagine”,
Il golfo, La Spezia, ottobre 1997.
Maurizio Agnellini e AA. VV. Arte contemporanea italiana 1997-1998,
De Agostini, Novara, 1998.
Catalogo dell’Arte moderna italiana n°33, Giorgio Mondadori editore, Milano 1998.
S. G. “Arte, esposizioni”, Corriere della Sera, Milano, 9 febbraio 1998.
AA. VV. catalogo della mostra personale al Fundacja Judaica, Centrum Kultury Zydowskiej,
Cracovia, gennaio 1998.
R. S. “Vaccarone espone al Centro culturale ebraico di Cracovia,
Il SecoloXIX, Genova, 11 febbraio 1998.
Nicola Cristaldi, Aldo Gerbino, Guido Giuffrè, ”1948- 1998, “L’isola dipinta, Sicilia cin-
quant’anni di natura e paesaggio”, Catalogo dell’esposizione al Vittoriano, aprile-maggio
1998, Roma, Ed F. lli Palombi a cura della Fondazione Federico II.
Carola Carrera, “Al Vittoriano c’è un’isola dipinta di colori siciliani”,
Il Giornale, Milano, 26 aprile 1998.
S. G. “Arte, L’Isola dipinta, Sicilia, Cinquant’anni di natura e paesaggio”,
Corriere della Sera, Milano, 27 aprile 1998.
Red. “Vaccarone al Palazzo Vittoriano”, Il Secolo XIX, Genova, 28 aprile 1998.
Red. “Francesco Vaccarone al Vittoriano con i maestri dell’arte contemporanea”,
La Nazione, Firenze, 1°maggio 1998.
Enzo Millepiedi, “Intervista a Francesco Vaccarone: Ma vale la pena di investire nei musei?”,
La Nazione, Firenze, 3 maggio 1998.
S. B. “L’Etna di Vaccarone per ‘L’isola dipinta’”, Il Eligio Patrone, ”Francesco Vaccarone”,
presentazione nel depliant della mostra personale al Palazzo Comunale di Framura ed alla
Torre Carolingia, 8-25 agosto 1998.
Antonio Todde, “La raccolta Cozzani”, Genova Industria, Associazione Industrali,
Genova, giugno 1998.
Paola Visconti, “Portovenere città delle donne”, La Repubblica, Roma, 1998.
Ermete Realacci, Grazia Francescato, “La Terra e noi”, cartella con sei serigrafie di Aldo
Forbice e Francesco Vaccarone, Bolsena 1998, Giorgio Baratto stampatore.
Eligio Patrone, “catalogo per la mostra personale al Comune ed alla Torre Carolingia di
Framura, agosto 1998.
Paola Visconti, “Dipinti ed opere grafiche di Vaccarone a Framura”,
La Repubblica, Roma, 12 agosto 1998.
Gabriella Molli, “Framura ospita la mostra di Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 12 agosto 1998.
Giuliana Manganelli, “Calendart, I voli lirici di Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 18 agosto 1998.
Gabriella Molli, “Francesco Vaccarone:arte e turismo per la personale a Bolsena”,
Il Secolo XIX, Genova, 17 settembre 1998.
Red. “Viaggio d’arte a Bolsena”, La Nazione, Firenze, 18 settembre 1998.
Red. “A Bolsena ed in Polonia tele di Vaccarone ispirate alla natura”,
La Nazione, Firenze 2 ottobre 1998.
Aldo Forbice, “Una visione cosmica, l’amore per la natura”, presentazione a catalogo per
la mostra antologica nella Chiesa di San Francesco, Bolsena, 3-18 ottobre 1998.
359
 Wieslaw Sickierski, “Francesco Vaccarone, Wordl art. undergraund, Wielicza ‘98”,
Gazeta Jazzowa, Wrzesien 1998.
Brunetto Salvarani, Enzo Di Martino, Fiorella Spadavecchia, Remo Palmirani, Juri Tanaka
e AA. VV. Catalogo della IX Biennale della Xilografia, Palazzo dei Pio, Carpi, 19 dicembre
1998-31 gennaio 1999. Ed. Centro Internazionale della Grafica di Venezia.
R. Sottanis. “Francesco Vaccarone vince il premio Ugo da Carpi per la xilografia”,
Il Secolo XIX, Genova, 8 dicembre 1998.
Paola Visconti, “Allo spezzino Vaccarone il premio Ugo da Carpi”,
La Repubblica, Roma, 18 dicembre 1998.
Pino Piastri, “Rialza la testa la città che pensa”, La Nazione, Firenze, 23 dicembre 1998.
Catalogo dell’Arte moderna italiana n°34, Ed. Giorgio Mondadori, Milano, 1999.
Enzo Di Martino, “A Carpi vedere il mondo dall’oriente dei giapponesi”,
Il Gazzettino, Venezia, 18 gennaio 1999.
Maurizio Agnellini e AA. VV. Arte contemporanea italiana 1998-1999,
De Agostini, Novara, 1999.
Enzo Di Martino e AA. VV. catalogo della mostra al Museo Civico d’Arte contemporanea,
Palazzo Farnese, Ortona, Edizioni Menabò, aprile 1999.
Roberto Campaner, Enzo di Martino, “Da Casorati a Zigaina”, Opere della Collezione d’arte
del XX secolo della Cassa di Risparmio di Venezia, Catalogo della mostra, Antico Ospedale
dei Battuti, S. Vito al Tagliamento, 27 maggio-27 giugno 1999, Ed. Grafiche Veneziane
maggio 1999.
Nicola Micieli, “Un segno per Dino”, 34 artisti per 68 poesie di Dino Carlesi,
Bandecchi&Vivaldi Editori, Pontedera, Maggio 1999.
Vitaliano Rocchiero, “Omaggio a Marotta”, catalogo della mostra,
Ideografica ed. Genova, giugno 1999.
Antonietta Langiu, Renzo Offidani, Vittoria Mandozzi, Enzo Di Martino, Catalogo della IV
Biennale di Grafica, Città di Sant’Elpidio a Mare, Ed. Il Centro Internazionale della Grafica
di Venezia.
Fabio Scotto, “La dolce ferita-Danze a Francesco Vaccarone”,
Caramanica Editore, Marina di Minturno, settembre 1999.
Aldo Forbice, “Morire nel gelo”, con un’opera di Francesco Vaccarone, Edizioni
Pulcinoelefante, Osnago, settembre 1999.
Aldo Forbice, “Pensavo che i tuoi occhi fossero verdi” con un’opera di Francesco
Vaccarone, Edizioni dell’Ariete, Crema, dicembre 1999.
Francesco Vaccarone, “Come in un navigare a vista”,
Il Grandevetro, Bimestrale di politica e cultura, Santa Croce sull’Arno, settembre 1999.
Red. “Filosofi, psichiatri e psicoanalisti per due giorni in un convegno nazionale a
Chiavari”, La Nazione, Firenze, 29 settembre 1999.
Red. “Vaccarone a Chiavari”, Il Secolo XIX, Genova, 30 settembre 1999.
Ezio e Paola Gribaudo, Ruggero Aprile di Cimia, Matilde Battistini, “Ovazione”,
Catalogo della mostra itinerante, Electa editore, Milano 1999.
Luigi Dania, Stefano Crespi, Elena Pontiggia, Claudio Zambianchi, Catalogo della mostra
“1979-1999, I venti anni della Galleria Centofiorini”, Galleria Centofiorini e Chiesa di
Sant’Agostino, Civitanova Marche, Grafiche Fioroni, Casette d’Ete (AP), ottobre 1999.
360
Elena Pontiggia, testo per la cartella di 7 incisori, Ed. Galleria Centofiorini, Civitanova
Marche, Torchi dell’Opera di Invenzione, ottobre 1999
Adriana Beverini e AA. VV. “Pittori e colori delle Cinque Terre”, interviste immaginarie e
non con Signorini, Discovolo, Aprigliano, Caselli, Birolli, Rosa, Marzulli, Benedetto,
Vaccarone, Agorà Edizioni, La Spezia, ottobre, 1999.
R. Sottanis, “A Riomaggiore libro sui pittori e colori delle 5 Terre”,
Il Secolo XIX, Genova, 22 ottobre 1999.
Red. “La Centofiorini cenacolo di artisti”, Il Resto del Carlino, Bologna, 5 novembre 1999.
Catalogo dell’arte moderna e contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n°35,
Ed. Giorgio Mondadori, Milano 1999.
Lanfranco di Mario, Paolo Asti, “Silvia Arfaioli, nostalgia del presente”con 16 disegni di
Francesco Vaccarone, Fondazione Silone, Roma, dicembre 1999.
Adriana Dentone, Michele Bracco, “Dialogo, silenzio, empatia” Atti del Convegno
nazionale di Chiavari, relazione di F. V. “L’avventura della creatività:il dialogo con
l’immagine “Bastogi Editrice Italiana, febbraio 2000.
Andrea Luparia, “Torna la Beat generation con i giovani di allora e quelli di oggi”,
La Nazione, Firenze, 26 maggio 2000.
Gabriella Molli, “Beat e dintorni alla Spezia”, Il Secolo XIX, genova, 8 giugno 2000.
Paolo De Nevi e AA. VV. Storia del Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia”,
Luna Editore, La Spezia, luglio 2000.
Valerio P. Cremolini, “Premio del Golfo-Io giurato vi racconto che…”,
Il Secolo XIX, Genova, 19 luglio 2000.
Enzo Millepiedi, “L’arte? Frammenti di un naufragio”, La Nazione, Firenze, 25 agosto 2000.
Remo A. Borzini, “Francesco Vaccarone”, Liguria, Rassegna mensile dell’attività ligure,
Editore Sabatelli, Genova, agosto 2000.
R. Sottanis, “Un busto per la contessa”, Il Secolo XIX, Genova, 29 settembre 2000.
Comitato Unitario della Resistenza, “Walter”, Ed. Giacchè, La Spezia, ottobre 2000.
Silvana Goldmann e AA. VV. “Album per Pizzinato”, 43 artisti per Armando Pizzinato,
Ed. Centro Internazionale della Grafica di Venezia, ottobre 2000.
Renzo Raffaelli, “A Cracovia Vaccarone pittore di incanti montaliani”,
Il SecoloXIX, Genova, 25 ottobre 2000.
T. Triscari Ilardo, “Od Zgrzebnej rzeczywistosci”, catalogo per la mostra personale alla 3a
Triennale Internazionale di Cracovia, ottobre 2000 ed alla Galeria Wloskiego Instytutu
Kultury, novembre 2000.
Raffaella Fontanarossa, “Cracovia, due mostre omaggio a Vaccarone”,
La Repubblica, Roma, 7 novembre 2000.
ARTEiN, Francesco Vaccarone a Cracovia, Milano, Ottobre 2000.
S. G. Arte, Corriere della Sera, 13 novembre 2000.
Alessandro Ferrucci, Aldo Forbice e AA. VV. Quaderni di Tecnostruttura, Illustrazioni di
Francesco Vaccarone, Franco Angeli editore, Milano, novembre 2000.
AA. VV. “Francesco Vaccarone a Cracovia”, Archivio, mensile di arte e cultura,
Piacenza, Dicembre 2000.
Catalogo dell’Arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi, n° 36,
Ed. Giorgio Mondadori, Milano, 2000.
Red. “Francesco Vaccarone premiato a Todi”, La Nazione, Firenze, 28 gennaio 2001.
R. S. “Francesco Vaccarone vince il premio Città di Busto Arsizio”,
Il Secolo XIX, Genova, 28 febbraio 2001.
Luciana Ruffinelli, Catalogo del Premio città di Busto Arsizio, Palazzo Cicogna,
24 febbraio-22 aprile 2001.
Monica Fiorini, “Cinque artisti accenderanno la grande Estate spezzina”,
Il Secolo XIX, Genova, 23 marzo 2001.
Jolanta Antecka, “Poezia i Jezyk malarstwa- Francesco Vaccarone po raz trzcci w Krakowie”,
Dziennik polski, Krakow, 30 marzo 2001.
Red. “Anni Sessanta e Beat Generation”in mostra la sperimentazione ligure,
La Repubblica, Roma, 13 maggio 2001.
Giovanna Riu, Giorgio Agnoletto, Gabriella Peroni, “La Beat Generation e la sperimenta-
zione Anni Sessanta tra La Spezia e Genova”, Catalogo dell’esposizione al Museo Palazzo
Balbi, Campomorone di Genova, maggio 2001.
Sergio Fregoso, Giovanna Riu e AA. VV. Catalogo “Di luce in luce”, La Spezia, giugno 2001.
Paola Visconti, “Cinque sculture per cambiare la città”,
La Repubblica, Roma, 29 giugno 2001.
Laura Santini, “Riflettori su Di luce in luce“, Mentelocale, Genova, 29 giugno 2001.
Giovanni Chiaradia, “La sfida degli artisti: rappresentare il mistero della luce”,
Avvenire, Roma, 17 luglio 2001.
Germano Beringheli, Sergio Buonadonna, AA. VV. “Gli Noticias, “A finales de noviembre
Semana de la Cultura Italiana en Cuba”, Cubarte, la Habana, 20 novembre 2001.
Lorne Carl Liesenfeld “Walking Side by Side”, The Warsaw Voice, Varsavia, 22 luglio 2001.
Germano Beringheli, Dizionario degli artisti liguri, De Ferrari Editore, Genova, 2001.
Renzo Raffaelli, “Vaccarone a Cuba”, Il Secolo XIX, Genova, 16 novembre 2001.
Noticias, “A finales de novembre Semana de la Cultura Italiana en Cuba”,
Cubarte, la Habana, 20 novembre 2001.
ANSA, “Italia-Cuba:inaugurata settimana della cultura italiana”, notizia, 25 novembre 2001.
Ambasciatore Elio Menzione, “Francesco Vaccarone”, presentazione a catalogo per la
personale alla Basilica di San Francisco de Asìs, La Habana, Cuba, 24 novembre 2001.
Programa VI Semana de la Cultura Italiana, Ministerio de Cultura de la Repùblica de
Cuba-Embajada de Italia en Cuba, “Las artes plàsticas italianas en las ùltimas dècadas
del siglo XX”, conferencia por el artista italiano Francesco Vaccarone, Coro Alto de la
Basilica Menor de San Francisco de Asìs, La Habana 24 novembre 2001.
Catalogo dell’Arte moderna e contemporanea n°37, Giorgio Mondadori Editore,
Milano, dicembre 2001.
ARTEiN, “Vaccarone all’Havana”, Milano, Dicembre 2001.
Giuseppe Gatt, Domenico Guzzi, Albo de Pittori e degli Scultori 2001,
Editori LATERZA, Bari, dicembre 2001.
Red. “Vaccarone ambasciatore d’arte a Cuba”, La Nazione, Firenze, 18 gennaio 2002.
S. G. Arte, Corriere della Sera, Milano, 22 aprile 2002.
Francesco Vaccarone, “Il nuovo centro d’arte moderna e contemporanea alla Spezia.
Aprirsi ad una gestione dinamica”, L’Arsenale delle idee, Rivista di economia, politica e
cultura, Agorà Edizioni, La Spezia, Aprile 2002.
Dario Lanzardo, “L’occhio sulla città”, SAGEP, Genova, 2002.
Dino Baiocco, Giorgio Luzi e AA. VV. “Francesco Vaccarone”, Catalogo per la mostra
personale alla Galleria Centofiorini, Civitanova Alta, 21 aprile-31 maggio 2002.
Red. “Personale di Vaccarone”, Il Tirreno, Livorno, 12 luglio 2002.
Red. “Vaccarone all’APT”, La Nazione, Firenze, 14 luglio 2002.
Valerio P. Cremolini, “Francesco Vaccarone a Marina di Massa”, Arte e Fede, n. 14-15,
Editore Unione Cattolica Artisti Italiani, maggio-dicembre 2002.
S. G. Arte, Il Corriere della Sera, 15 luglio 2002.
Adriana Beverini, “Vaccarone, artista regale”, La Nazione, Firenze, 19 luglio 2002.
Isabella Conte, “Al Premio Portovenere il pittore Vaccarone premia Rita Levi Montalcini”,
Il Secolo XIX, Genova, 12 agosto 2002.
Renzo Raffaelli, “L’artista solitario:l’ultima violenza dell’uomo nelle ombre di Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 17 agosto 2002.
Carlo Fabrizio Carli, Lucio Del Gobbo, Enzo Di Martino, Domenico Guzzi e AA. VV.
Catalogo del XXIX Premio Internazionale Sulmona, Ex Convento di Santa Chiara,
7 settembre-5 ottobre 2002.
Alfonso Bernardinelli, “Enzensberger, Il teatro dell’intelligenza” con un’incisione di
Francesco Vaccarone, Interlinea editore, Novara, 2002.
Sondra Coggio, “Il Lerici Pea entra in Europa nel segno di Enzensberger”,
Il Secolo XIX, Genova, 8 settembre 2002.
Spartaco Gamberini, “Giornate Beat”, Le Voci, La Spezia, ottobre 2002.
Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Ministero degli Affari Esteri, Accademia della
Crusca, programma delle conferenze nelle università polacche, 14-19 ottobre 2002
Ambasciatore Luca Daniele Biolato, Teresa Triscari Ilardo e AA. VV. catalogo della mostra
personale al Wloski Institut Kultury, Varsavia, novembre 2002.
Roberto Centi, Il Gruppo 63 alla Spezia, La Spezia letteraria a cura di G. Bilotti, Cosentino
Editore, La Spezia ottobre 2002.
R. R. “Vaccarone in Polonia alla settimana della cultura”,
Il Secolo XIX, Genova, 19 0ttobre 2002.
Jaroslaw Mikolajewski, “Zilustrowal Francesco Vaccarone”, inserto di Duzyformat
dedicato ai dipinti di Francesco Vaccarone. per la poesia italiana e polacca del 900,
Varsavia, 24 ottobre 2002.
Valerio P. Cremolini, “Francesco Vaccarone a Marina di Massa”, Arte e Fede, n. 14-15,
Ed. Ucai, Roma, maggio-dicembre 2002.
Catalogo dell’Arte moderna e contemporanea dal dopoguerra ad oggi n. 38,
Giorgio Mondadori Editore, Milano, dicembre 2002
Sondra Coggio, “A Vaccarone il Premio Silone”, Il Secolo XIX, Genova, 23 febbraio 2003.
Antonio Mancini, “Sulmona abbraccia Amina”, Il Messaggero, Roma, 5 marzo 2003.
361
 Gabiella Molli, “Vivere d’arte, il Fai sceglie Vaccarone”, il Secolo XIX, Genova, 3 marzo 2003.
R. Raffaelli, “Il Premio Silone all’estro di Vaccarone”, il Secolo XIX, Genova, 8 marzo 2003.
Raffaella Fontanarossa, “Il Premio Silone a Francesco Vaccarone”,
La Repubblica, Roma, 8 marzo 2003.
Nora Basucci, “Francesco Vaccarone- L’uomo, le stelle”, Tesi di laurea, Università degli
Studi di Firenze, Scienze della Formazione, maggio 2003.
Santino Cavaciuti, Anna Dentone, Atti del Convegno Nazionale di psicoanalisi “Il corpo e
le emozioni”, Chiavari 2002, relazione di Francesco Vaccarone, “Sentire e pensare,
diario breve per immagini”, Bastogi Editrice Italiana, Foggia, giugno 2003.
Massimo Guerra, “All’artista Vaccarone assegnato il premio della Fondazione Silone”,
La Nazione, Firenze.
F. V. “Sentire e pensare, diario breve per immagini”, Bastogi Editrice Italiana, giugno 2003.
Francesco Vaccarone, “Il linguaggio dell’arte contemporanea ed il suo procedere tra
arcaicità e tecnologia in una civiltà in rapida trasformazione”, L’Arsenale delle idee,
Rivista di economia, politica e cultura, Agorà Edizioni, La Spezia, Giugno 2003.
Valerio P. Cremolini, “Le corsie della vita”, testo per la serigrafia realizzata in occasione
del XXV° dell’Associazione Sportiva Olimpia, La Spezia, 1993.
Adriana Beverini, “Mostra di Vaccarone dedicata ad Ezra Pound”,
La Nazione, Firenze, 12 agosto 2003.
Raffaella Fontanarossa, “I Cantos di Pound in una mostra europea”,
La Repubblica, roma, 22 agosto 2003.
Red. “A Framura l’antico amore di Vaccarone per Ezra Pound”,
La Nazione, Firenze, 23 agosto 2003.
Giuseppe del Conte, Spartaco Gamberini, “Francesco Vaccarone, Segni per Pound”,
depliant della mostra, Framura, Palazzo Comunale, 23 agosto-15 settembre 2003.
Valerio P. Cremolini, “Così Vaccarone interpreta Pound”,
Avvenire, Roma, 31 agosto 2003.
Adriana Dentone, “Schizzo fenomenologico: vissuti, emozione, corpo”, a cura dell’Università
degli Studi di Lecce e del Centro Italiano di ricerche fenomenologiche in ‘Segni e com-
prensione’, Rivista quadrimestrale, Piero Manni Editore, Tiemme 2003.
Red. In Galleria, “Francesco Vaccarone segni per Pound”,
Il Giornale, Milano, 1° settembre 2003.
Domenico Susi, “Il Premio Internazionale Ignazio Silone 2002”, Libertà e Cultura,
Gruppo Tipografico Editoriale, L’Aquila, dicembre 2003
Francesco Vaccarone, “Da Shanghai al Suprema, Accademia di Belle Arti”,
Storie di quartiere, La città si racconta, Comune della Spezia-Progetto Quartieri e Aidea
La Spezia, La Poligrafica, dicembre 2003.
Catalogo dell’arte contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n. 39,
Giorgio Mondadori Editore, Milano dicembre 2003.
Rossella Danieli, Giovanna Riu e AA. VV. “Le Voci”, Progetto Psiche, n. 3, con 25 disegni
di Francesco Vaccarone, Quaderni di Aidea La Spezia, gennaio 2004.
Giovanna Riu, “Progetto psiche”, Cartella con tre litografie di Francesco Vaccarone,
Ed. Aidea, La Spezia gennaio 2004.
Adriana Dentone, “La Parola il Silenzio”, Bastogi Editrice Italiana, gennaio 2004.
362
Red. “In ricordo di Nassiriya”, Gazzetta di Parma, Parma, 18 febbraio 2004.
Red. “Una finestra spalancata sull’ansia”, Il Secolo XIX, Genova, 21 febbraio 2004.
Red. “Le Voci di psichiatria e psicologia”, La Nazione, Firenze, 1 febbraio 2004.
Monica Fiorini, “Vaccarone, disegni su Verlaine e l’epopea dei poeti maledetti”,
Il Secolo XIX, Genova, 5 marzo 2004.
Red. “A fine aprile sarà pronto il monumento a Nassiriya”,
Gazzetta di Parma, Parma, 16 marzo 2004.
Gildo Mellini, “Una colomba per Nassiriya”, Gazzetta di Parma, Parma, 23 maggio 2004.
P. B. “Il primo monumento ai caduti di Nassiriya”, La Nazione, Firenze, 28 maggio 2004.
Monica Fiorini, “Una colomba di marmo per i caduti di Nassiriya”,
Il Secolo XIX, Genova, 30 maggio 2004.
Fabio Fecci, Stefano Spagnoli, Francesco Barocelli ( a cura di ) e AA VV, “Francesco
Vaccarone – Mostra antologica 1970-2004”, monografia edita da Comune di Noceto e
Comune di Parma, maggio 2004.
Red. “Antologica di Francesco Vaccarone”, Gazzetta di Parma, 2 giugno 2004.
Valerio P. Cremolini, “Ego sum panis vivus”, testo per la mostra omonima,
La Spezia, Auditorium Cattedrale di Cristo Re, 5-20 giugno 2004.
Giovanni Cozzani, “Festeggia anche il mondo dell’arte”, Avvenire, Roma, 6 giugno 2004.
Red. “Artisti cattolici in mostra nell’auditorium di Cristo Re”,
Il Secolo XIX, Genova, 9 giugno 2004.
Red. “La veste classica del contemporaneo”, Gazzetta di Parma, 9 giugno 2004.
Valerio P. Cremolini, “La colomba della pace di Vaccarone”,
Avvenire, Roma, 13 giugno 2004.
Stefania Provinciali, “L’astrazione della forma”, Gazzetta di Parma, 20 giugno 2004.
Valerio P. Cremolini, Marzia Ratti, Matteo Sara, “Manlio Argenti-Opere 1937-2005”,
Catalogo Mostra Palazzina delle Arti “Lucio R. Rosaia”, La Spezia, luglio-ottobre 2005,
Silvana Editoriale spa, Cinisello Balsamo.
Vittorio Fagone, “Pier Carlo Santini, Bibliografia generale degli scritti”,
Fondazione Ragghianti, Lucca, 2004.
P. Levi, A. Raphael Mafai, E. Carli, C. L. Ragghianti e AA VV, “Francesco Vaccarone
mostra antologica”, Centro Internazionale delle Arti Akhenaton, Il Cairo, Egitto, ottobre 2004.
Istituto Italiano di Cultura, Il Cairo, Italia-Egitto incontro di culture,
mostra di Francesco Vaccarone, 2004.
Red. “Oeuvres de Francesco Vaccarone”, Arab Art, 15 ottobre 2004.
Red. “Centre of Arts – Paintings by Italian artist Francesco Vccarone”,
Al- Ahram, 7 september 2004.
Pia Spagiari, Stefano Verdino e AA VV, “Viaggio nell’anima del Golfo dei Poeti”,
Palazzo Ducale, Genova, settembre 2004.
Monica Fiorni, “Vaccarone espone al Cairo”, il Secolo XIX, Genova, 12 ottobre 2004.
B. Piastri, “Vaccarone nel palazzo di Akhenaton”, La Nazione, Firenze, 12 ottobre 2004.
Red. “Vaccarone in Egitto”, il Secolo XIX in Cultura e Spettacoli, Genova, 13 0ttobre 2004.
Arte In, “Vaccarone al Cairo”, dicembre 2004.
Enzo Di Martino, “Museo d’arte dello Splendore” Edizioni MAS, dicembre 2004.
Bruno Corà, Franco Sborgi e AA VV, “La collezione Battolini”,
Camec, La Spezia, dicembre 2004.
Catalogo dell’arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n. 40,
Giorgio Mondadori Editore, Milano, dicembre 2004.
Adiana Beverini, “Francesco Vaccarone vola negli Usa”,
La Nazione, Firenze, 22 maggio 2005.
Jonathan J. Harrington, “Francesco Vaccarone, love for his homeland and for his sea”,
catalogo per la mostra personale alla Eleventh & Orange Gallery, giugno 2005.
Valerio P. Cremolini, “La città dell’arte”, in “Le Voci”, n. 4, Ed. AIDEA,
La Spezia, giugno 2005.
Pia Spagiari, “Viaggio dell’anima nel Golfo dei Poeti”, in “Le Voci”, n. 4,
Ed. AIDEA, La Spezia, giugno 2005.
Red. “Francesco Vaccarone – Orange Gallery”, Art on the Town, Wilmington, June 2005.
Pierangelo Caiti, “Le Cinqueterre di Vaccarone in mostra negli Stati Uniti”.
Il Secolo XIX, Genova, 4 giugno 2005.
Red. “Vaccarone nel Delaware”, La Nazione, Firenze, 4 giugno 2005.
Paolo Cozzani, “Francesco Vaccarone, l’amore per il suo mare e per la sua terra”,
Bimestrale Collegio Geometri, La Spezia, settembre 2005.
Valerio P. Cremolini, “Caselli e Vaccarone tengono a battesimo la Galleria 900”,
Il Secolo XIX, Genova, 11 settembre 2005.
Valerio P. Cremolini, “L’arte spezzina in mostra alla Galleria 900”,
Il Secolo XIX, 23 novembre 2005.
Catalogo dell’Arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n. 41,
Giorgio Mondadori Editore, Milano, dicembre 2005.
Galleria Pananti, “Dipinti e grafica di autori contemporanei”,
Ed. Pananti, Firenze, dicembre 2005.
Enzo Di Martino, “Arte contemporanea, conservazione e restauro”,
Umberto Allemandi Editore, Torino 2005.
R. S. “Noceto, dopo la colomba della pace Vaccarone rende omaggio a Wojtyla”.
Il Secolo XIX, Genova, 13 marzo 2006.
Red. “Scultura di Francesco Vaccarone dedicata a Papa Giovanni Paolo II”,
La Nazione, Firenze, 15 marzo 2006.
Red. “Francesco Vaccarone, Elogio dell’ombra”, Parma, www.exibart.com, 23 marzo 2006.
Red. “Elogio dell’ombra opere di Francesco Vaccarone”, www.marketpress.net,
23 marzo 2006.
Red. “Galleria San Ludovico di Parma- Opere di Francesco Vaccarone”,
www.arteinrete.net, 23 marzo 2006.
Red. “Elogio dell’ombra, Opere di Francesco Vaccarone”, www.artesalento.it,
23 marzo 2006
Red. “Elogio dell’ombra”, www.eventi.parma.it, 23 marzo 2006.
Red. “Antologica di Francesco Vaccarone”, http://fidest.blog.tiscali.it, 27 marzo 2006.
Red. “Elogio dell’ombra- opere di Francesco Vaccarone”, www.idee-on-line.it,
28 marzo 2006.
Red. “Elogio dell’ombra-Opere di Francesco Vaccarone, www.inparma.it, 30 marzo 2006.
V. C. “Il divino nell’umano”, La Nazione, Firenze, 31 marzo 2006.
Valerio P. Cremolini, “L’omaggio di Vaccarone a Wojtyla”, Avvenire, Roma, 2 aprile 2006.
R. S. “L’umano e il divino in Wojtyla secondo Vaccarone”,
Il Secolo XIX, Genova, 2 aprile 2006.
Red. “Ecco il monumento a Giovanni Paolo II”, L’Informazione, Parma, 3 aprile 2006.
Fondazione Monteparma, “Elogio dell’ombra”, Opere di Francesco Vaccarone,
www.fondazionemonteparma.it, 4 aprile 2006.
Red. “Elogio dell’ombra: a Parma Vaccarone incontra Borges”,
il Secolo XIX, Genova, 20 aprile 2006.
Vilma Torselli, “Francesco Vaccarone - L’umano nel divino, il divino nell’umano”,
www.artonweb.it, 30 aprile 2006.
Giumart, “Arie di mare”, Il Caffè del Teatro, Parma, maggio 2006.
Red. “Galleria S. Ludovico, opere di Francesco Vaccarone”,
Il Mese magazine, Parma, maggio 2006.
Red. “Elogio dell’ombra, Antologica di Francesco Vaccarone”, www.inpurissimoazzurro.org,
8 maggio 2006
Red. “Francesco Vaccarone, Elogio dell’ombra”, www.undo.net/pressrelease,
10 maggio 2006.
Red. “L’Elogio dell’ombra di Vaccarone, mostra su Borges nella città ducale”,
La Nazione, Firenze, 13 maggio 2006.
Gianni Cavazzini, “Geometrie di mistero - Suggestioni borgesiane nei dipinti di Vaccarone”,
Gazzetta di Parma, 13 maggio 2006.
Chiara Serri, “Labirintiche allucinazioni, Vaccarone ritrae L’elogio dell’ombra di Borges”,
L’informazione di Parma, 13 maggio 2006.
Aise, “Elogio dell’ombra: a Parma l’omaggio di Francesco Vaccarone a Luis Borges”,
www.agenziaaise.it, 16 maggio 2006.
Nicola Bassano, “Francesco Vaccarone”, Parma, Galleria San Ludovico, www.findonline.it,
22 maggio 2006.
Dino Carlesi, “Museo Peccioli, collezione incisioni e litografie”, Fondazione Comune di
Peccioli, giugno 2006.
Del Conte, Bugliani, Terrone, Gamberini, Vaccarone, “L’Ordine e il Caos”, Nostos,
Ed. I quaderni della Massocca, Framura, 2006.
Giulio Bargellini, Giorgio di Genova, Catalogo delle collezioni permanenti del museo
d’arte generazioni italiane del ‘900 G. Bargellini, Edizioni Bora, Bologna, 2006.
Mario Marini, Fabio Fecci, Francesco Barocelli (a cura di), “Francesco Vaccarone, Elogio
dell’ombra”, catalogo della mostra alla Galleria Comunale San Ludovico,
Parma, maggio 2006.
363
 Goya, “Vaccarone Francesco Elogio dell’ombra”, www.arsvalue.com, 5 giugno 2006.
Vilma Torselli, Relazione di Francesco Vaccarone “Occultare e disvelare con l’immagine”
in occasione del convegno Trascrivere l’inconscio - Psicoanalisi e arte in Pisa,
3 giugno 2006, www.artonweb.it, 14 giugno 2006.
R. S. “Vaccarone alla Biennale slovena ed alla galleria Cà Pesaro di Venezia”,
Il Secolo XIX, Genova, 21 ottobre 2006.
Eligio e Diego Paties, Enzo Di Martino, “Premio Do Forni 1986-2006”,
Centro Internazionale della Grafica, Venezia, novembre 2006.
Roberto Ballarin, “Do Forni, il compleanno a Cà Pesaro”,
Il Gazzettino, Venezia, 12 novembre 2006.
Red. Panorama italiano alla Biennale slovena, Il Gazzettino, Venezia, 15 novembre 2006.
Bostian Zeks e AA VV, “7. Bienale Slovenske Grafike”, Ed. 7 Biennale slovena,
novembre 2006.
Catalogo dell’Arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n° 42,
Editore Giorgio Mondadori, Milano dicembre 2006.
Graziella Colotto, “Oltre il cancello”, ConTatto Edizioni, Lerici, dicembre 2006.
R. S. “Vaccarone 50 anni d’arte”, Il Secolo XIX, Genova, 25 febbraio 2007.
Valerio P. Cremolini, “Vaccarone, 50 anni d’arte”, Il Secolo XIX, 2 marzo 2007.
Valerio P. Cremolini, “La piacevole meraviglia di Francesco Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 2 marzo 2007.
Valerio P. Cremolini, “I miei cinquant’anni con l’arte”, Avvenire, Roma, 4 marzo 2007.
Giorgio Di Genova, “Storia dell’Arte Italiana del ‘900”, Edizioni Bora, Bologna, aprile 2007.
AA. VV. “Arte, paesaggio, ambiente”, Le Voci, n. 7, Ed. Aidea, La Spezia, giugno 2007.
Aldo Forbice, Spartaco Gamberini, “Silvia Arfaioli, Ombra dei sogni”
Ed. L’Arsenale delle idee, La Spezia, ottobre 2007.
Ermelinda Saione, “La vita è una ciaccona senza violino”, La Spezia, ottobre 2007.
Valerio P. Cremolini, “I nostri pittori”, Il Secolo XIX, Genova, 9 dicembre 2007.
Red. “Mezzo secolo d’arte, medaglia della Provincia a Vaccarone”,
il Secolo XIX, Genova, 21 dicembre 2007.
Catalogo dell’arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi, n. 43.
Giorgio Mondadori editore, Milano, dicembre 2007.
Manuela Kalivaci, “Chi è chi”, Edizioni Agorà, Firenze, 2007.
Gabriela Gabbriellini, Teresa Lorito, “Psicoanalisi e Arte-trascrivere l’inconscio”,
Edizioni ETS, Pisa, Marzo 2008.
B. M. Storchi, Teresa Lorito, Gabriela Gabbriellini e altri, “Francesco Vaccarone, Mostra
Antologica “, catalogo della mostra all’Abbazia di San Zeno, Pisa, marzo-maggio 2008.
Red. “Con Vaccarone missione a Pisa”, La Nazione, Firenze, 21 marzo 2008.
Valerio P. Cremolini, “Mostra antologica di Vaccarone nell’Abbazia di San Zeno a Pisa”,
Il Secolo XIX, Genova, 21 marzo 2008.
364
Valerio P. Cremolini, “Grande mostra di Francesco Vaccarone nell’abbazia di San Zeno a
Pisa”, La Gazzetta della Spezia, n. 104, La Spezia, 21 marzo 2008.
Red. “In mostra il naufragio del mondo” La Nazione, Firenze, 30 marzo 2008.
Red. “Ritorno a Pisa: grande festa per la mostra del maestro Francesco Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 1 aprile 2008.
Red. “In mostra le opere di Francesco Vaccarone”, Il Tirreno, Livorno, 2 aprile 2008.
Red. “Incontri, mostre”, La Repubblica, Firenze, 3 aprile 2008.
Red. “Di natura sconvolgente - tornano a Pisa le opere di Francesco Vaccarone”,
Il fogliaccio, Pisa, 4 aprile 2008.
Gabriela Gabbriellini, “Mostra antologica di Francesco Vaccarone”,
Archivio, Mantova, aprile 2004.
S. G. “Arte”, Corriere della Sera, Milano, 13 aprile 2008.
Red. “Pisa: dopo 35 anni la motra antologica di Francesco Vaccarone”,
http://pisa.metropolisinfo.it, 17 aprile 2008.
Stefano Berruti, “Art Co 2008”, Vanilla Edizioni, Como, maggio 2008.
Carlo Occhipinti, Manuela Boscolo, “Estetica, Forma e Segno”,
Catalogo della mostra, Edizioni Art Museo, Arona 2008.
Red. “Estetika, Forma & Segno, da Renoir a De Chirico”, www.artgo.it, 27 giugno 2008.
Red. “Estetika, Forma & Segno, da Renoir a De Chirico”, www.undo.net, 28 giugno 2008.
Red. “Vaccarone a Estetika Forma e Segno”, La Nazione, Firenze, 2 luglio 2008.
Red. “Estetika, Forma & Segno, da Renoir a De Chirico”, www.areadigitalesrl.com,
7 luglio 2008.
AA VV, “Nient’altro che scultura”, Catalogo della XIII Biennale di Carrara, Silvana Editoriale,
Milano, luglio 2008.
Red. “XIII Biennale Internazionale di Scultura-Carrara; il circuito dei laboratori”,
www.labiennaledicarrara.it, 27 luglio 2008.
V. F. “I laboratori, storica culla”, Il Tirreno, Livorno, 2 agosto 2008.
Anna Caterina Bellati, “Scultura-Dal Fuoco e dal Sasso”, in Arte,
Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, agosto 2008.
Asociaciòn Mariano Moreno e Ministero Affari Esteri Italia, “Paolo Restani, Francesco
Vaccarone interpretan Franz Liszt, Sergei Rachmaninov, Pyotr Ilyich Tchaikovski”, Catalogo
della Tournée, Esperanza, agosto 2008.
Red. “Restani e Vaccarone tournée in Argentina”, La Nazione, Firenze, 2 settembre 2008.
Red. “Una tournée per due maestri”, il Secolo XIX, Genova, 3 settembre 2008.
Red. “Prestigiosos artistas italianos muestransu jerarquia en Esperanza”,
Prodiario, esperranza, 25 settembre 2008.
Vilma Torselli, “Argentina, Paolo Restani e Francesco Vaccarone”,
www.artemoderna.blog.dada.net, 25 settembre 2008.
J. Z. “Viernes de Arte”, Fecol, Esperanza, 6 ottobre 2008.
Giovanni Bilotti, “Storia della letteratura spezzina e lunigianese”, Vol. II,
Edizioni Cinque Terre, La Spezia, ottobre 2008.
Red. “Il ministro La Russa inaugura domani a Noceto scultura di Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 12 ottobre 2008.
M. G. Saponara, “Onori ai caduti per la pace. Il ministro La Russa a Noceto”,
Informazione, Parma, 14 ottobre 2008.
Red. “Monumento di Vaccarone”, il Secolo XIX, Genova, 15 ottobre 2008.
Red. “La Russa ha inaugurato la scultura di Vaccarone”,
La Nazione, Firenze, 17 ottobre 2008.
Asociaciòn Mariano Moreno, “Francesco Vaccarone”, Temporada, Paranà, 18 ottobre 2008.
C. Pozzati, “Francesco Vaccarone e il suo infinito di pace”,
www.Parmaok.it, 26 ottobre 2008.
Catalogo dell’Arte Moderna e Contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi n° 44,
Giorgio Mondadori editore, Milano dicembre 2008.
Giovanna Rotondi Terminiello e AA VV, “Il patrimonio artistico di Banca Carige,
dipinti e disegni” Fondazione Carige, Genova, dicembre 2008.
Francesco Vaccarone, “A Eugenio Montale”, 3 Litografie,
Grafiche G7, Busalla, Genova, aprile 2008.
E. B. Piastri, “Francesco Vaccarone”, Porto Lotti Magazine, Ed. Porto Lotti Spa,
maggio 2008.
Rotary Club, “I Limoni - a Eugenio Montale”, Litografia di Francesco Vaccarone,
Grafiche G7, Busalla, Genova, 2008.
Arte&Tempo, “Francesco Vaccarone”, Art&Art, ACCA edizioni arte, Roma, ottobre 2008.
Chiara Ventura, “Intervista a Francesco Vaccarone”, Art&arT, ACCA edizioni arte,
Roma, dicembre 2008.
Vilma Torselli, “Francesco Vaccarone alla Deutsche Bank”, Artonweb 25 marzo 2009.
Red. “Tele e sculture di Vaccarone per Deutsche Bank,
Cronaca4, La Spezia 28 marzo 2009.
Red. “Exibition of Italian Paintings in St. Petersburg Manege”, Phrasebook, St. Petersburg,
25 giugno 2009.
AA. VV. “Le Voci”, n. 9-10, con illustrazioni di Francesco Vaccarone,
Ed. Aidea, La Spezia giugno 2009.
Red. “Italian Painting in Manege Museum”, www.manege.spb.ru, St. Petersburg,
11 luglio 2009.
Mentore Campodonico, Giovanni Arena, Rosanna Arrighi, Spartaco Gamberini (a cura di)
e AA VV, “Francesco Vaccarone, Rapallo, Antico Castello sul mare”, ed. Jack Blutaharski,
Bologna, giugno 2009.
Red. “Vaccarone espone a Rapallo”, il Secolo XIX, Genova, 12 luglio 2009.
Vilma Torselli, “Rapallo, Francesco Vaccarone”, Artonweb, 13 luglio 2009.
Red. “Il maestro Vaccarone nell’antico castello”, La Nazione, Firenze, 14 luglio 2009.
Red. “Mostra di Vaccarone all’Antico Castello”, Corriere Mercantile, Genova, 15 luglio 2009.
R. Gal. “Vaccarone omaggio in arte a Ezra Pound”, Il Secolo XIX, Genova, 17 luglio 2009.
Red. “La mostra di Vaccarone con l’omaggio a Pound”, Corriere Mercantile, 18 luglio 2009.
Red. “Arte ligure nel castello”, Il Giornale, Milano, 18 luglio 2009.
Flaminio Gualdoni, “Vaccarone. Poteva mancare Pound?”,
Corriere della Sera, 19 luglio 2009.
Pierangelo Caiti, “Opere di Vaccarone esposte nell’antico castello sul mare”,
il Secolo XIX, Genova, 21 luglio 2009.
Red. “Via alla mostra di Vaccarone”, Il Nuovo Levante, 24 luglio 2009.
E. M. “Francesco Vaccarone parte da tremila visitatori”, La Nazione, Firenze, 31 luglio 2009.
Germano Beringheli, “Dizionario degli artisti liguri”, De Ferrari Editore, Genova, luglio 2009.
Red. “Francesco Vaccarone Antico Castello sul mare”, ocrablog.splinder.com,
1 agosto 2009.
Red. “L’artista Vaccarone ospite a Radio Tre”, Città della Spezia, 7 agosto 2009.
Valerio P. Cremolini, “Mostra di Vaccarone al Castello di Rapallo”,
La Gazzetta della Spezia, n. 172, 7 agosto 2009.
Chiara Ventura, “Francesco Vaccarone, mostra antologica con omaggio a Ezra Pound”,
ACCA edizioni arte, Roma, agosto 2009.
Francesco Barocelli, “Giovanna Valla, poesie”, illustrazioni di FV, Ed. Circolo Gians Jovis,
Noceto, ottobre 2009.
Catalogo dell’Arte Moderna, “Gli Artisti Italiani dal primo Novecento ad oggi”,
Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, dicembre 2009.
Licia Ronzulli, Paolo Asti, Michéle Lavallèe, “Francesco Vaccarone, Fragmenta, Parlement
Europeen”, catalogo della mostra, Strasburgo, dicembre 2009.
Red. “Vaccarone espone a Strasburgo”, il Secolo XIX, Genova, 20 dicembre 2009.
Red. “Le opere di Francesco Vaccarone in mostra al Parlamento Europeo”,
www.cittadellaspezia.com, 27 dicembre 2009.
Gabriela Gabbriellini, in “Psicoanalisi e musica-Suoni e immagini di Francesco Vaccarone”,
Felici Editore, Pisa, gennaio 2010.
Red. “I quadri di Vaccarone al Parlamento europeo”, Il Secolo XIX, Genova, 6 gennaio 2010.
Red. “I colori e le suggestioni di Vaccarone al Parlamento europeo di Strasburgo”,
La Nazione, Firenze, 8 gennaio 2010.
Valerio P. Cremolini, “Un pensiero alle Luci d’Artista”,
La Gazzetta della Spezia, n. 190, 8 gennaio 2010.
Vilma Torselli, “Francesco Vaccarone espone al Parlamento europeo di Strasburgo”, arte
moderna. blog. dada.net, 11 gennaio 2020.
Red. “Francesco Vaccarone in mostra a Strasburgo”,
Cronaca4, La Spezia, 14 gennaio 2010.
Red. “Francesco Vaccarone Parlamento Europeo Strasbourg”, www.undo.net,
15 gennaio 2010.
365
 Renzo Raffaelli, “Mostra di Vaccarone a Strasburgo; “Il fico di Caselli e la modella della
Suprema”, Cronaca4, La Spezia, 16 gennaio 2010.
Christopher Winkler, “Vaccarone au Parlement Européen”,
Strasburg Journal, 15 gennaio 2010.
Marzia Vivaldi, “Vaccarone in mostra a Strasburgo”, Parco Nazionale delle Cinque Terre,
16 gennaio 2010.
Red. “Cultura italiana nel mondo-Francia/Belgio/Lussemburgo I ‘Fragmenta’ di Francesco
Vaccarone ospiti del Parlamento europeo” www.italiannrtwork.it, 21 gennaio2010.
Red. “Francesco Vaccarone: un pittore ligure alla conquista del Parlamento europeo”,
www.darintodo.com, 21 gennaio 2010.
Red. “Vaccarone in mostra a Strasburgo: le Cinque Terre luogo dell’anima”
www.cittàdellaspezia.com, 23 gennaio 2010.
Red. “Mostra a Strasburgo, Vaccarone esalta le Cinque Terre”,
La Nazione, Firenze, 29 gennaio 2010.
Red. “Inauguration of Fragmenta, European Parliament Strasbourg”,
www.communication-director.eu, 31 gennaio 2010.
Paolo Asti, “Intervista a Francesco Vaccarone”, Viaggio in Liguria, Trimestrale della
Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo, Febbraio 2010.
Rina Gambini, “Francesco Vaccarone: Frammenti di forme”,
Il Porticciolo, La Spezia, febbraio 2010.
Paolo Asti, “Il Maestro Francesco Vaccarone ospite del Parlamento europeo”,
www.youtube.com, marzo 2010.
Red. “Rotary, Vaccarone ospite d’onore del Club”, La Nazione, Firenze, 3 marzo 2010.
Marzia Vivaldi, “Fragmenta, l’arte spezzina nel cuore dell’Europa”,
Parco Nazionale delle Cinqueterre, 13 marzo 2010.
S. G. “Strasburgo, Francesco Vaccarone”, Corriere della Sera, Milano, 14 marzo 2010.
Ministero Affari Esteri, “Francesco Vaccarone all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo”,
www.esteri.it, 23 marzo 2010.
Red. “Francesco Vaccarone in mostra a Strasburgo”,
In Genova e Liguria Magazine, Genova, Marzo 2010.
Julie Carpentier, “Les peintures de Francesco Vaccarone”, Dna. France, 24 marzo 2010.
Parco Nazionale delle Cinque Terre, “Vaccarone racconta le sue Cinque Terre”,
www.youtube.com, aprile 2010.
Adriana Beverini, “Vaccarone a Strasburgo”, La Nazione, Firenze, 3 aprile 2010.
Red. “Benny Golson incontra Francesco Vaccarone”. Cronaca4, Sarzana, 18 maggio 2010.
Ilaria Morelli, “Ragionare per immagini”, CDS, 1La Spezia, 19 maggio 2010.
LE VOCI, “L’altra metà della storia”, illustrazioni di Francesco Vaccarone,
Ed. Aidea, La Spezia, giugno 2010.
Gian Luigi Maffei, “Suoni e immagini di F. V.” Il Porticciolo, La Spezia, giugno 2010.
AlayzaArte, “Vaccarone - Europarlamento di Strasburgo”,
www.youtube.com, giugno 2010.
366
UILDM, “L’arte della solidarietà. Battitore d’eccellenza Vittorio Sgarbi”, E. M. “Francesco Vaccarone a Bruxelles con Startè”,
www.viaggintoscana.com, 28 luglio 2010. Bussines and news, La Spezia 26 aprile 2011.
Julie Carpentier, “Les peintures de Francesco Vaccarone”, Annuario dell’Arte Moderna, Acca Editore, Roma apile 2011.
Les DNA Archives, 28 luglio 2010.
Red. “Fragmenta, Francesco Vaccarone in mostra a Bruxelles”, Cronaca4, 28 aprile 2011.
Chiara Alfonzetti, “La Spezia vola a New York”, www.cittàdellaspezia.com,
4 ottobre 2010. Red. “Le tele di Vaccarone a Bruxelles”, La Nazione, firenze, 1 maggio 2011.
Red. “Vaccarone a New York”, Cronaca4, 5 ottobre 2010. Rita Tassi e Daniela Daneluzzi, “Licata, Paladino, Sene, Tanguy, Vaccarone a Palazzo Minelli
a Venezia”, Venezia Viva, maggio 2011.
Marco Toracca, “Vaccarone compleanno e mostra a New York”,
il Secolo XIX, 6 ottobre 2010. Vilma Torselli, “Bruxelles, Francesco Vaccarone”, http://arte moderna.blog.dada.net,
7 maggio 2011.
Melania Sebastiani, “Mostra a New York, Vaccarone, 70 candeline e quadri in tournée”,
La Nazione, Firenze 6 ottobre 2010. Red. “Bruxelles, Francesco Vaccarone, FRAGMENTA”, www.artonweb.it, 7 maggio 2011.
IT. Culturale Institute NY, “Jazz Days 2010 New York”, brochure, NY 7 ottobre 2010. Gian Luigi Corinto, “I tessuti di Francesco Vaccarone”, in Abitare in Italia Magazine,
Treviso, giugno 2011.
Red. “Ciacca meets Vaccarone, quando la musica Jazz incontra l’arte”, 21 novembre 2010.
Nicoletta Bucciarelli, “Contaminazioni artistiche”,
Marco Toracca, “Le tele di Vaccarone al matrimonio con il Jazz”, il Secolo XIX, Genova, Dossier Liguria, Golfarelli Editore, Bologna, 2 giugno 2011.
21 novembre 2010.
Roberta Olcese, “Le scoperte di Sgarbi”, Il Secolo XIX, Genova, 19 luglio 2011.
Melania Sebastiani, “Fra pittura e musica d’autore”,
La Nazione, Firenze, 21 novembre 2010. Alessandra Pieracci, “Taglio del nastro alla Biennale”. La Stampa. Torino, 21 luglio 2011.
Twins Music’s Production, “Antonio Ciacca & Francesco Vaccarone”, www.twinsmusic.it, Red. “Francesco Vaccarone alla 54 Biennale di Venezia, Liguria”,
22 novembre 2010. www.abitareinitaliamagazine.net, 11 agosto 2011.
Chiara Alfonzetti, “Da New York alla Spezia: due muse che si incontrano”,
www.cittadellaspezia.com, 25 novembre 2010.
Startè, “Ciacca meets Vaccarone”, brochure, NH La Spezia, 25 novembre 2010.
Charchange8, “Ciacca meets Vaccarone”, www.youtube.com, 25 novembre 2010.
Marco Casentini, Leonardo Conti, “Talking”, Vanilla edizioni, dicembre 2010.
Saverio Gelardi & Valerio Cremolini, “Francesco Vaccarone pittore”,
www.youtube.com, dicembre 2010.
Valerio P. Cremolini, Gli anni “eroici della Spezia: la vis culturale di una città”, in
“I Premi più Prini-La pittura in Italia dal Futurismo all’Informale”,
Ed. CAMeC, La Spezia, dicembre 2010.
Fabio Mazzetto, “Francesco Vaccarone artista vagante”,
INFLY Magazine, Milano marzo 2011.
Red. “A maggio mostra di Vaccarone a Bruxelles”, il Secolo XIX, Genova, 20 marzo 2011,
Gian Luigi Corinto, “Francesco Vaccarone”, Abitare in Italia Magazine, Treviso, marzo 2011,
Giuseppe Forlani, Mario Spanu e AA VV, “La Collezione di opere d’arte della Prefettura della
Spezia 1928-2010”, Grafiche Ancona, Viareggio, 2011,
Red. “La Spezia in volo con l’arte di Francesco Vaccarone”,
www.astroradio.it, 30 marzo 2011,
Giorgio di Genova, “Il Ponte - selezione opere dalla Storia dell’Arte Italiana del ‘900”,
Brochure, Pieve di Cento aprile 2011.
Red. “Abstract-Francesco Vaccarone”, www.artsxperts.com, 18 aprile 2011.
367
Finito di stampare nel mese di dicembre 2011
da Sanguinetti Industria Grafica