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APPRENDIMENTO MOTORIO: esercitazione per blocchi e randomizzata

Il fattore più importante che contribuisce all’apprendimento motorio è l’esecuzione ripetuta del gesto esatto.
Individui che desiderano diventare atleti evoluti devono essere pronti a dedicare grandi quantità di tempo
all’esercitazione delle loro abilità, ma altrettanto importante è la qualità dell’esercitazione.
Vi sono infatti moltissimi modi di organizzare la ripetizione di abilità motorie. Comprendere i pro e i contro
di tutte le possibili varianti e di come queste incidono sull’apprendimento è un lavoro fondamentale per chi si
occupa di attività motorie. Il problema che si pone è come strutturare la sequenza dei vari compiti al fine di
migliorare l’apprendimento?

ESERCITAZIONE PER BLOCCHI ED ESERCITAZIONE RANDOMIZZATA


Supponendo che una persona voglia imparare 3 compiti sicuramente un primo approccio sarebbe quello di
dedicare un certo periodo di tempo fisso per esercitare il primo compito, prima di passare al successivo.
Questo metodo in cui l’allievo si dedica esclusivamente ad un determinato compito prima di esercitare il
successivo si definisce esercitazione per blocchi ( esecuzione dello stesso movimento più volte).
Nell’esercitazione randomizzata l’ordine di ripetizione dei vari compiti differenti viene variato durante il
periodo di esercitazione. I discenti passano continuamente da un compito all’altro.
Alcuni studi hanno dimostrato che vi era un maggior apprendimento con l’esercitazione randomizzata,
anziché per blocchi.
Ciò avviene per effetto dell’interferenza contestuale che va a confutare l’assunto convenzionale ( che
l’apprendimento sia migliore se gli individui rendono di più durante l’esercitazione-es.blocchi)
Sheaz e Zimny hanno interpretato gli effetti positivi dell’esercitazione randomizzata tramite l’ipotesi
dell’elaborazione. Questi hanno ipotizzato che quando gli individui passano da un compito all’altro durante
un’esercitazione randomizzata, essi iniziano a individuare le differenze tra i compiti rendendone più
pregnante la memorizzazione a lungo termine, con ricordi più facilmente recuperabili dalla memoria per
essere usati in momenti successivi. Invece i soggetti che si esercitavano per blocchi riferivano di produrre i
movimenti automaticamente ( essi non notavano differenze tra i compiti).
Un’altra spiegazione dei benefici dell’es. randomizzata è l’ipotesi della dimenticanza ( in questo caso
quando i soggetti nel passare dal compito A al compito B dimenticano cosa dovevano fare nell’A).
L’ipotesi della dimenticanza viene definita anche ipotesi della ricostruzione del piano d’azione perché i
soggetti che si esercitano in forma randomizzata si trovano a dover produrre continuamente i piani d’azione
per movimenti differenti e quindi la loro prestazione nell’esercitazione sarà scarsa ma otterranno benefici
quando si troveranno a eseguire quel compito in un momento successivo.
Per quanto riguarda invece l’es. per blocchi l’apprendimento a più lungo termine non è altrettanto buono
perché chi si esercita in blocchi si esercita solo in minima parte a generare piani d’azione differenti.
Si ha il fenomeno dell’esercitazione del recupero in quanto i soggetti si trovano a dover esercitare l’abilità di
recuperare dalla memoria a lungo termine l’informazione relativa alla prestazione necessaria.
Una volta fatto ciò la persona la persona seleziona i parametri che definiscono come deve essere eseguita
l’azione specifica.
L’esercitazione a blocchi ha come risultato un livello di prestazione artificialmente alto con impressione
fittizia di aver raggiunto la maestria. Ad es. i pazienti possono esprimere un miglioramento temporaneo della
prestazione durante la seduta di fisioterapia, ma si sentono frustrati quando non riescono ad applicare tali
abilità nel contesto in cui devono essere applicate. Una spiegazione è che,durante, l’esercitazione per
blocchi, le persone o non esercitano l’abilità target da loro auspicata, o la esercitano in un contesto diverso
dal contesto target in cui poi dovrà essere applicata. Il concetto di specificità dell’apprendimento che implica
che le migliori esperienze di esercitazione sono quelle effettuate in condizioni che assomigliano il più
possibile alle condizioni proprie dell’abilità target e del contesto target. Tali condizioni spesso sono solo
scarsamente presenti o del tutto assenti in molte situazioni di esercitazione per blocchi.
Viceversa coloro che si esercitavano con es. randomizzata riuscivano poi ad applicare, in un secondo
momento, tali abilità anche se veniva loro richiesto di effettuare un’esercitazione a blocchi.
In conclusione la pratica randomizzata è di gran lunga la più efficace.

INSEGNARE A SALIRE E SCENDERE LE SCALE AD UNA BAMBINA CON DIPLEGIA


SPASTICA.

Caratteristiche dell’allieva: Giannina è una bambina di 8 anni con una diplegia spastica. Le sue esperienze
precedenti di movimento includono deambulazione a carponi,stazione eretta indipendente e a volte la
locomozione autonoma con apparecchio alla caviglia e al piede e con l’uso di stampelle. Ha soltanto un
basso livello di motivazione apprendere a salire le scale e preferisce andare a carponi. Lisa è la sua
fisioterapista.

Obiettivo dell’apprendimento: usare il corrimano per salire e scendere le scale di versa forma e altezza.

Caratteristiche dell’abilità target: il compito di salire e scendere le scale è un’abilità chiusa e seriale che
richiede principalmente l’attivazione di grandi gruppi muscolari e non c’è manipolazione di oggetti.

Natura del contesto target:è sempre presente un gruppo di valutatori in clinica e a casa. Possibili elementi
di distrazione possono essere: paura di cadere, paura di farsi male, impazienza e breve durata dell’attenzione.

Strategia didattica:a seguito di un’intensa terapia riabilitativa Lisa propone alla bambina per la prima volta
di salire le scale, fornendole un’assistenza diretta ( aiuta fisicamente) e attraverso segnali verbali. La volte
successiva Lisa fornisce una minore assistenza. Lisa assiste Giannina nel miglioramento della sua efficienza
funzionale e dopo diversi mesi Giannina è in grado di salire e scendere tutte le scale della clinica.

Variazioni dello scenario: riluttanza nell’abbandonare la locomozione carponi come modalità


preferita di locomozione: mentre Giannina in clinica continua a migliorare a casa continua a scegliere di
andare a carponi . lisa cosi decidede di incontrare sua madre e i suoi fratelli. Crede infatti che se i suoi
familiari fossero costantemente coinvolti nel processo terapeutico potrebbero diventare una fonte di rinforzo
positivo.
Inizialmente la incoraggiano a salire a casa cinque gradini con una deambulazione autonoma e poi le
consentono di salire i rimanenti a carponi. Lisa suggerisce poi loro di farla provare con una minore
supervisione e feedback minori.

Deambulazione autonoma in altri contesti funzionali: variazioni della deambulazione autonoma


includono salire e scendere tipi diversi di scale, camminare tra la folla e camminare in presenza di ostacoli.
Inizialmente Lisa per ciascun compito organizza esercitazioni in blocchi separati ma quando diventa più
brava passa a un tipo di esercitazione variata e randomizzata.
Alla fine Giannina impara ad adattare la sua deambulazione autonoma ad una varietà di contesti funzionali.

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