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Introduzione
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
1
3.1. Premessa: l'omicidio stradale tra fattispecie di reato autonoma o
circostanza aggravante
Conclusioni
Bibliografia
2
Introduzione
3
legalità oltre che un principio di civiltà giuridica, secondo quanto stabilito
dalla Corte Costituzionale.
4
Capitolo I
Nel corso degli ultimi anni precedenti all'introduzione dell'art. 589 bis c.p.,
tuttavia, la giurisprudenza aveva escogitato delle soluzioni diverse, al fine di
far fronte alla recrudescenza di fenomeni sempre più diffusi che avevano
1
Cfr. ampiamente sul tema P. Pisa, L'omicidio stradale nell'eclissi giurisprudenziale del
dolo eventuale, in Diritto penale e processo, 2, 2016, p. 145 ss. Per una disamina delle
soluzioni adottate dalla giurisprudenza prima dell'introduzione dell'art. 589 bis c.p., cfr. P.
Pisa, Incidenti stradali e dolo eventuale: l'evoluzione della giurisprudenza, in Diritto
penale e processo, 2011, p. 13 ss.
5
destato un vero e proprio allarme sociale. Si era infatti deciso di valorizzare
l'istituto del dolo eventuale.
La scelta del legislatore, di introdurre il nuovo art. 589 bis c.p., sembra da
un lato rispondere all'esigenza di certezza derivante da una prassi
giurisprudenziale piuttosto controversa, dall'altro lato non può ritenersi
estranea la tentazione di soddisfare in chiave simbolico-emotiva la diffusa
domanda di sicurezza e giustizia proveniente dall’opinione pubblica2.
Questo, del resto, è quanto si legge anche nei lavori preparatori della legge,
ed in particolare nello Schema di parere proposto dal Relatore sul disegno
di legge n. 859-1357-1378-1484-1553-B, secondo cui l’iniziativa legislativa
in esame «intercetta una non più eludibile domanda di giustizia da parte di
migliaia di famiglie che, nel corso degli anni, hanno conosciuto la perdita o
l’invalidazione permanente dei propri congiunti»3.
2
In tal senso E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei reati di omicidio e
lesioni personali stradali, in Diritto penale contemporaneo, 2016, p. 1.
3
Il testo dello Schema di parere è consultabile in www.senato.it.
6
dirette unicamente ad ottenere la legittimazione urlata di una parte del
popolo e dei mass media.
Quello che ne viene fuori è una legge che risulta essere ideale per ottenere
consensi, ma che dal punto di vista tecnico è caratterizzata da profili critici
evidenti, denotando una tecnica legislativa rozza e superficiale, come
evidenzia, in maniera emblematica, il collegamento tra la funzione
preventiva della pena e i reati colposi4.
Sebbene tali critiche siano state manifestate già durante l'iter dei lavori
preparatori, il Governo ha deciso di andare avanti per la sua strada: tuttavia,
alcune crepe sono sicuramente emerse all'interno della stessa maggioranza
che ha poi votato il provvedimento, se è vero che l'esecutivo ha dovuto
addirittura ricorrere al voto di fiducia, segno evidente che, diversamente, vi
era il serio rischio che la proposta di legge fosse bocciata all'interno delle
aule parlamentari.
Resta, evidente, una vera e propria "ferita" per il codice penale, il quale ha
tradizionalmente fatto ricorso, per tutte quelle fattispecie di omicidio di più
intenso disvalore, al sistema delle aggravanti, rifiutando l'idea di ipotesi
delittuose autonome. In realtà, se ci limitassimo a questo, il problema
sarebbe di poco conto. Così come minore, e questo davvero fa capire quanti
4
Cfr., sul punto, in senso critico, E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei
reati di omicidio e lesioni personali stradali, cit., p. 3, secondo cui «seguendo una tendenza
che trova la sua più immediata giustificazione nella diffusa superstizione popolare secondo
la quale ad ogni incremento sanzionatorio deve necessariamente conseguire una sicura
riduzione dei reati presi di mira e come ulteriore effetto – ci scusiamo per la malizia – un
certo aumento di consensi, anche questa volta il legislatore ha scommesso sul diritto penale.
Lo ha fatto assegnandogli l’improprio ruolo di apripista di una più ampia riforma della
materia, per giunta ricorrendo a soluzioni sanzionatorie che non esitiamo a definire
“drastiche”. Ciò senza tener conto, non soltanto di vizi tecnici evidenti, peraltro emersi in
sede emendativa, ma anche del problematico collegamento tra la funzione preventiva della
pena e i reati colposi. Fermo restando che riesce comunque difficile immaginare una
funzione preventiva della pena davvero efficace anche rispetto a quelle fattispecie – che qui
in taluni casi ricorrono – le quali implicano segmenti iniziali dolosi, nonché a quelle che
contemplano veri e propri reati dolosi con il ruolo di presupposti dei più gravi reati di
omicidio o lesioni personali stradali. Non fosse altro perché l’evento finale rimane pur
sempre colposo».
7
profili critici la nuova normativa si porta con sé, sarebbe anche la questione
relativa al fatto che un omicidio colposo diversamente cagionato viene
sanzionato in modo assai meno severo.
8
1.2. Il contenuto del nuovo art. 589 bis c.p.
I nuovi artt. 589 bis e 590 bis c.p.5 hanno dunque introdotto i reati di
omicidio e di lesioni personali stradali6. Per quanto concerne il nuovo art.
5
Il testo completo dell'articolo è il seguente: «chiunque cagioni per colpa la morte di una
persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con
la reclusione da due a sette anni. Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in
stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze
stupefacenti o psicotrope ai sensi rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera c), e
187 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa la morte di una
persona, è punito con la reclusione da otto a dodici anni. La stessa pena si applica al
conducente di un veicolo a motore di cui all'articolo 186-bis, comma 1, lettere b), c) e d),
del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, il quale, in stato di ebbrezza alcolica ai sensi
dell'articolo 186, comma 2, lettera b), del medesimo decreto legislativo n. 285 del 1992,
cagioni per colpa la morte di una persona. Salvo quanto previsto dal terzo comma,
chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica ai sensi
dell'articolo 186, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cagioni
per colpa la morte di una persona, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. La pena
di cui al comma precedente si applica altresì: 1) al conducente di un veicolo a motore che,
procedendo in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella
consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una
velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, cagioni per
colpa la morte di una persona; 2) al conducente di un veicolo a motore che, attraversando
un'intersezione con il semaforo disposto al rosso ovvero circolando contromano, cagioni
per colpa la morte di una persona; 3) al conducente di un veicolo a motore che, a seguito di
manovra di inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni,
curve o dossi o a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un
attraversamento pedonale o di linea continua, cagioni per colpa la morte di una persona.
Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti la pena è aumentata se il fatto è commesso da
persona non munita di patente di guida o con patente sospesa o revocata, ovvero nel caso in
cui il veicolo a motore sia di proprietà dell'autore del fatto e tale veicolo sia sprovvisto di
assicurazione obbligatoria. Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora l'evento non
sia esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole, la pena è diminuita
fino alla metà. Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente cagioni la
morte di più persone, ovvero la morte di una o più persone e lesioni a una o più persone, si
applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse
aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni diciotto».
6
Secondo il quale «chiunque cagioni per colpa ad altri una lesione personale con violazione
delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da tre
mesi a un anno per le lesioni gravi e da uno a tre anni per le lesioni gravissime. Chiunque,
ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione
psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi
rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera c), e 187 del decreto legislativo 30
aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa a taluno una lesione personale, è punito con la
reclusione da tre a cinque anni per le lesioni gravi e da quattro a sette anni per le lesioni
gravissime. Le pene di cui al comma precedente si applicano altresì al conducente di un
veicolo a motore di cui all'articolo 186 bis, comma 1, lettere b), c) e d), del decreto
9
589 bis c.p., attraverso tale riforma il legislatore prosegue negli interventi
normativi, avviati con la legge 21 febbraio 2006, n. 102 e il d.l. 23 maggio
2008, n. 92, convertito, con modificazioni, in legge 24 luglio 2008, n. 125,
volti a irrigidire il trattamento sanzionatorio dell'omicidio colposo e delle
lesioni personali colpose commessi con violazione delle norme sulla
disciplina della circolazione stradale, nonché da parte di persona che si sia
posta alla guida in stato di alterazione dovuta all'abuso di sostanze alcoliche
o stupefacenti.
legislativo 30 aprile 1992, n. 285, il quale, in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo
186, comma 2, lettera b), del medesimo decreto legislativo n. 285 del 1992, cagioni per
colpa a taluno lesioni personali gravi o gravissime. Salvo quanto previsto dal terzo comma,
chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica ai sensi
dell'articolo 186, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cagioni
per colpa a taluno lesioni personali, è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a tre
anni per le lesioni gravi e da due a quattro anni per le lesioni gravissime. Le pene di cui al
comma precedente si applicano altresì: 1) al conducente di un veicolo a motore che,
procedendo in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella
consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una
velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, cagioni per
colpa a taluno lesioni personali gravi o gravissime; 2) al conducente di un veicolo a motore
che, attraversando un'intersezione con il semaforo disposto al rosso ovvero circolando
contromano, cagioni per colpa a taluno lesioni personali gravi o gravissime; 3) al
conducente di un veicolo a motore che, a seguito di manovra di inversione del senso di
marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi o a seguito di
sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea
continua, cagioni per colpa a taluno lesioni personali gravi o gravissime. Nelle ipotesi di cui
ai commi precedenti la pena è aumentata se il fatto è commesso da persona non munita di
patente di guida o con patente sospesa o revocata, ovvero nel caso in cui il veicolo a motore
sia di proprietà dell'autore del fatto e tale veicolo sia sprovvisto di assicurazione
obbligatoria. Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora l'evento non sia esclusiva
conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole, la pena è diminuita fino alla metà.
Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente cagioni lesioni a più
persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni
commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni sette».
10
Il primo comma dell'art. 589 bis punisce l'omicidio colposo commesso con
violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale con la
reclusione da due a sette anni, come già previsto dal previgente secondo
comma dell'art. 589 c.p.
7
In tal senso Cass. pen., 1 marzo 2017, n. 29721, in Quotidiano giuridico, 2017, secondo
cui «se è vero che la disciplina sanzionatoria delle due disposizioni penali (art. 589-bis,
comma 1 e vecchio art. 589, comma 2, c.p.) è la medesima (reclusione da due a sette anni)
e pertanto sussiste piena continuità normativa e sanzionatoria sotto questo profilo, del tutto
distinto è il regime giuridico delle due fattispecie succedutesi, atteso che la disposizione di
cui all'art. 589, comma 2, c.p. costituiva, unitamente a quella dell'omicidio colposo
commesso con violazione delle norme per la prevenzione di infortuni, ipotesi aggravata ad
effetto speciale del reato di omicidio colposo, mentre la nuova previsione dell'omicidio
stradale, nella fattispecie base di cui all'art. 589-bis, comma 1, c.p. di nuova introduzione,
integra una ipotesi autonoma di reato».
11
Il terzo ed il quarto dell'art. 589 bis puniscono l'omicidio colposo commesso
da conducente in stato di ebbrezza con tasso alcolemico compreso tra 0,8 e
1,5 grammi per litro (ex art. 186, secondo comma, lett. b), del codice della
strada) con la pena da otto a dodici anni di reclusione, se trattasi di
conducenti di veicoli a motore che esercitino l'attività di trasporto di persone
o di cose, indicati all'art. 186 bis, primo comma, lett. b), c) e d), del codice
della strada ovvero con la pena da cinque a dieci anni di reclusione, se
trattasi di conducenti veicoli a motore non rientranti nelle particolari
categorie individuate al terzo comma della norma. Trattasi di situazioni che
la disciplina previgente non considerava specificamente e che, dunque,
ricadevano nella più mite previsione del secondo dell'art. 589, per i casi di
omicidio commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale.
Ai sensi dell'art. 359, terzo comma bis, c.p.p., introdotto dalla legge n.
41/2016, qualora il conducente rifiuti di sottoporsi agli accertamenti dello
stato di ebbrezza alcolica ovvero di alterazione correlata all'uso di sostanze
stupefacenti o psicotrope, è possibile procedere all'esecuzione coattiva delle
operazioni, secondo le modalità compiutamente precisate nella disposizione.
La pena da cinque a dieci anni di reclusione è applicata altresì, ai sensi del
quinto comma dell'art. 589 bis, ai conducenti veicoli a motore che abbiano
cagionato per colpa la morte di una persona: 1) procedendo in un centro
urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e
comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una
velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita
(la definizione di strade urbane ed extraurbane è contenuta all'art. 590
quinquies, c.p.); 2) attraversando un'intersezione con il semaforo disposto al
rosso ovvero circolando contromano; 3) a seguito di una manovra di
inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di
intersezioni, curve o dossi ovvero a seguito di sorpasso di un altro mezzo in
corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua.
12
Anche tali situazioni erano riconducibili nella disciplina previgente alla
previsione di cui al secondo comma dell'art. 589, con trattamento
sanzionatorio più mite di quello attualmente stabilito.
L'ultimo comma dell'art. 589 bis c.p., ripetendo il disposto del quarto
comma dell'art. 589 c.p., per i casi di pluralità di eventi lesivi, stabilisce che,
qualora il conducente cagioni la morte di più persone, ovvero la morte di
una o più persone e lesioni a una o più persone, debba applicarsi la pena che
dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata
fino al triplo, purché pena non superi gli anni diciotto di reclusione (quindici
anni è invece il limite previsto all'art. 589 c.p.), configurando dunque una
nuova ipotesi di concorso formale di reati.
13
1.3. I profili critici della nuova disposizione
Alla luce di queste considerazioni, appare piuttosto evidente, già ictu oculi,
come la novella legislativa in materia di omicidio stradale sia difficilmente
compatibile con il principio di colpevolezza.
8
Nell’ambito della copiosa produzione scientifica in tema di colpevolezza, si vedano, tra
gli altri, gli autorevoli contributi di T. Padovani, Appunti sull’evoluzione del concetto di
colpevolezza, in Rivista italiana, 1973, p. 554 ss,; S. Moccia, Il diritto penale tra essere e
valore, cit., p. 83 ss.; C. Roxin, Politica criminale e sistema del diritto penale. Saggi di
teoria del reato, trad. it. a cura di S. Moccia, Napoli, 2009, p. 149 ss.; R. Bartoli,
Colpevolezza tra personalismo e prevenzione, Torino, 2005, p. 1 ss.; D. Pulitanò, Una
sentenza storica che restaura il principio di colpevolezza, in Rivista italiana di diritto
processuale penale, 1988, p. 686 ss.
9
Si veda, sulla nozione di colpa d’autore, M.G. Tuzzato, La colpa d’autore nel diritto
penale, in Archivio penale, 2008, p. 228 ss.
14
Si è osservato, in particolare, che assodato che l'imputabilità costituisce un
presupposto della colpevolezza, ossia un elemento indispensabile per
rimproverare ad un soggetto il suo comportamento, a seguito della riforma il
legislatore rimprovera determinati comportamenti ricorrendo a vere e
proprie finzioni giuridiche, derogando alla regola generale secondo cui il
soggetto deve essere capace di intendere e di volere al momento del fatto.
Invero, gli artt. 92 e ss. del codice Rocco testimoniano che il legislatore ha
tradizionalmente fatto ricorso a tali espedienti in un'ottica decisamente
preventiva ed autoritaria10.
Il legislatore, dunque, pare aver costruito una fattispecie che configura una
responsabilità oggettiva occulta: la responsabilità oggettiva12 costituisce un
vero e proprio vulnus nel sistema penale. Essa consiste sia nella
responsabilità oggettiva per l’evento, laddove esso è posto altrimenti a
carico dell’agente come conseguenza della sua azione o omissione, sulla
10
D. D'Auria, Omicidio stradale: prime osservazioni, cit., p. 437.
11
Si veda, sulla nozione di colpa d’autore, M.G. Tuzzato, La colpa d’autore nel diritto
penale, cit., p. 228 ss.
12
Nella vastissima bibliografia sul tema, si vedano S. Moccia, Il problema della
responsabilità oggettiva tra principio di tipicità e principio di colpevolezza, in G. Giostra,
G. Insolera (a cura di), Costituzione, diritto e procedura penale, Milano, 1998, p. 141 ss.;
A. Pagliaro, Colpa e responsabilità obiettiva, in Rivista italiana, 1988, p. 387 ss.
15
base del semplice rapporto di causalità, indipendentemente dal dolo e dalla
colpa, che possono anche sussistere, ma non sono richieste; sia nella
responsabilità oggettiva per un elemento del fatto, diverso dall’evento, che
viene posto a carico dell’agente per il solo fatto della sua oggettiva
esistenza, anche se non conosciuto dall’agente e nemmeno conoscibile13.
Ciò si ricollega alla funzione educativa della pena di cui a breve si dirà: se il
soggetto non è in grado di comprendere il disvalore del proprio
comportamento, non sarà in grado di capire per quale ragione gli viene
13
Si v. F. Dassano, La colpa in re illicita: verso il superamento della responsabilità
oggettiva, in AA.VV., Scritti in memoria di Giuliano Marini, Milano, 2010, p. 280 ss.
16
comminata una pena, e dunque la funzione rieducativa di quest'ultima non
riuscirà a dispiegare i propri effetti.
14
D. D'Auria, Omicidio stradale: prime osservazioni, cit., p. 438.
17
Secondo questa ricostruzione, dunque, ferma restando l'inopportunità di
punire l'assunzione di tali sostanze quando tale atto non determini
conseguenze negative apprezzabili nei confronti del resto dei consociati, il
diritto penale potrebbe intervenire irrogando una pena solo nel caso in cui
dall'assunzione di tali sostanze siano derivate lesioni di beni meritevoli di
tutela al cospetto della comunità dei consociati.
E come pure è stato affermato già da Cesare Beccaria, la finalità della pena
non è quella di infliggere un male, quanto, piuttosto, una funzione
generalpreventiva, con l'obiettivo di dissuadere altri dal commettere reati15.
15
C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, cit., par. XV, p. 32 ss..
18
l’ordinamento giuridico; sul piano individuale, dal recupero sociale per il
condannato che lo desideri, e comunque dalla non desocializzazione16.
16
Cfr. C. Iasevoli, Diritto all’educazione e processo penale minorile, cit., p. 73:
«l’ordinamento del nostro paese contiene i presupposti normativi - forse non i connotati
effettuali – per realizzare in positivo lo scopo dei socializzanti della pena».
19
Il problema degli incidenti stradali richiede interventi seri e ponderati, e non
delle misure superficiali che rischiano di essere sgretolate dagli interventi
della giurisprudenza a causa della palese violazione di una serie di principi
costituzionali17.
Orbene, la discrezionalità del legislatore può essere sindacata solo nel caso
in cui sia espressione di manifesta irragionevolezza o arbitrio, come ad
esempio si verifica nel caso in cui fattispecie simili siano sanzionate con
pene del tutto disomogenee18.
17
Organismo Unitario Avvocatura. Commissione di diritto penale, Osservazioni su
omicidio stradale, in www.oua.it, 18 dicembre 2015. Secondo la Commissione «non si
comprende, a titolo di mero esempio, quale sia l’elemento differenziante tra l’aver
commesso un omicidio stradale per un’ingestione minima di sostanza alcolica e l’uso del
cellulare alla guida».
18
Corte Cost., 23 marzo 2012, n. 68, in www.giurcost.org.
19
In tal senso Camera dei deputati, Introduzione dei reati di omicidio stradale e lesioni
personali stradali. Elementi per la valutazione degli aspetti di legittimità costituzionale,
Dossier n. 155, 22 ottobre 2015, p. 6.
20
Corte Cost., 2 febbraio 2007, n. 22, in www.giurcost.org.
20
Proprio con riguardo alle infrazioni stradali, la Corte ha anche di recente
ribadito che il legislatore ha piena discrezionalità nella scelta della cornice
edittale considerata adeguata, sempre che tale atteggiamento non trasmodi in
totale irragionevolezza21.
Il reato di omicidio colposo è punito dal codice penale con la pena che va da
sei mesi a cinque anni: l'omicidio stradale con alterazione psico-fisica,
fattispecie anch'essa colposa, è invece sanzionato con una pena che va dagli
8 ai 12 anni. Ciò significa che il legislatore, nel disegno della cornice
edittale, non ha tenuto conto del fatto che la giurisprudenza ha
tradizionalmente sottolineato che l'omicidio posto in essere in stato di
ebbrezza o durante l'assunzione di sostanze stupefacenti deve essere
necessariamente considerato una fattispecie di reato colposa, e non
dolosa.22.
21
Corte Cost., 9 ottobre 2015, n. 198, in www.giurcost.org.
22
E. Massaccessi, Omicidio stradale, in Newstown. La notizia della città che cambia, 14
aprile 2016.
21
Si è sostenuto, in proposito, che se si guardano gli artt. 589 e 590 c.p. in una
prospettiva sistematica, è piuttosto arduo cercare di giustificare in maniera
ragionevole una differenza sanzionatoria così significativa. Pare evidente,
dunque, che il legislatore ha concepito l'omicidio stradale non in termini di
colpa, ma di dolo misto a colpa23.
23
E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei reati di omicidio e lesioni
personali stradali, cit., p. 6 s. L'A. osserva che «è ovvio che il conducente non
risponderebbe dei reati di omicidio o lesioni personali stradali, ma solo di quelli previsti
dagli artt. 186, comma 2, lett. b) e c), e 187 d.lgs. n. 285/1992, se l’evento – malgrado
l’anomalia delle sue condizioni soggettive – risultasse inevitabile, ossia non commesso per
colpa. Non vi è dubbio, infatti, che questo segmento delle disposizioni risulta già di per sé
particolarmente grave. La violazione della regola cautelare, al contrario di ciò che avviene
di norma, è autonomamente sanzionata, nel senso che costituisce reato anche a prescindere
dal verificarsi di ogni evento19. Peraltro, l’elemento soggettivo che contrassegna la
trasgressione di una simile regola è il dolo e per di più l’evento che in conseguenza si
determina implica una condotta ulteriormente colposa».
24
La "sconsideratezza", come terza via dell'elemento psicologico (anche con riferimento
alla circolazione stradale), è stata ipotizzata, tra gli altri, da F. Curi, Tertium datur. Dal
common law al civil law per una scomposizione tripartita dell’elemento soggettivo del
reato, Milano, 2003, p. 226 ss.; E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei
reati di omicidio e lesioni personali stradali, cit., p. 8.
22
volontarietà25: si tratta di imprudenza avventata, disprezzo consapevole
delle regole cautelari, finanche temerarietà.
25
Come è stato osservato da F. Curi, Tertium datur. Dal common law al civil law per una
scomposizione tripartita dell’elemento soggettivo del reato, cit., p. 4, «è innegabile che
l’esigenza di rimodellare il tradizionale schema binario dolo/colpa, individuando una figura
intermedia di ascrizione della responsabilità, costituisce anche una diretta conseguenza del
progresso tecnologico e scientifico, a fronte del quale il diritto penale di tipo tradizionale
cede il passo ad un modello di intervento più moderno, orientato alla salvaguardia in chiave
avanzata di interessi diffusi ovvero di complesse ed eterogenee condizioni di sicurezza
della collettività, prima ancora che alla protezione di beni giuridici dalla fisionomia ben
circoscritta. Sui rischi di una torsione dei principi fondamentali del diritto penale, nel caso
in cui quest’ultimo venga impiegato, al contempo, quale “catalizzatore” e “mezzo di
governo” dei più disparati fattori di instabilità sociale alimentati dallo sviluppo della
modernità».
26
E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei reati di omicidio e lesioni
personali stradali, cit., p. 9.
23
colpa cosciente. In tale ultima situazione, infatti, come chiarito dalla
Cassazione in versione nomofilattica, ci si trova, in maniera consapevole,
all'interno di una situazione rischiosa e, a causa di imperizia,
irragionevolezza o sciatteria, il soggetto decide di non agire come sarebbe
stato doveroso fare27.
Le soglie di rischio dei reati di cui agli artt. 589 bis e 590 bis c.p., dunque,
paiono ricondurre all'elemento psicologico della "sconsideratezza",
soprattutto se si tengono a mente alcune delle regole cautelari descritte dalle
disposizione oggetto di analisi.
28
Per una disamina del requisito della colpa grave in materia di responsabilità medica, nella
sterminata produzione bibliografica si v. A. D'Andrea, P. Molino, I reati colposi
nell'attività medico-chirurgica, in Cassazione penale, 6, 2016, p. 112 ss.; G.M. Caletti, Non
solo imperizia: la Cassazione amplia l'orizzonte applicativo della Legge Balduzzi. Nota a
Cass. sez. IV pen. 9 ottobre 2014, n. 47289; Cass. sez. IV pen. 19 gennaio 2015, n. 9923, in
Diritto penale e processo, 9, 2015, p. 1147 ss.
24
esperienza, vengono posti in essere con dolo, sebbene il loro carattere di
contravvenzione ne permette la possibilità di configurarli in termini di dolo
ed in termini di colpa.
Si pensi al superamento dei limiti di velocità previsti dal codice della strada:
si tratta di una ipotesi che evidenzia una eccessiva avventatezza da parte
dell'autore, in quanto idonea ad esporre ad un pericolo molto grave i beni
giuridici tutelati dagli artt. 589 bis e 590 bis c.p.
29
E. Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei reati di omicidio e lesioni
personali stradali, cit., p. 14.
30
Cfr. sul tema D. D'Auria, Omicidio stradale: prime osservazioni, in Diritto penale e
processo, 4, 2016, p. 432 ss.; F. Bartolini, Le innovazioni legislative in tema di delitti
25
Come è noto, nel nostro ordinamento giuridico è stato accolto il principio
del finalismo rieducativo della pena, alla luce dell'art. 27 Cost.: il terzo
comma dell'art. 27 Cost., in particolare, dispone che le pene devono tendere
alla rieducazione del condannato, ponendo il problema in merito a cosa
effettivamente debba intendersi per rieducazione.
commessi nella circolazione stradale, in Archivio giuridico della circolazione e dei sinistri
stradali, 5, 2016, p. 361 ss.
31
Così F. Bartolini, Le fattispecie aggravate di omicidio stradale: guida in stato di
ebbrezza o in stato di alterazione dovuta a stupefacenti, in Archivio giuridico della
circolazione e dei sinistri stradali, 11, 2016, p. 831 ss. Si v. sul tema anche D. Bianchi, I
nuovi delitti di omicidio e lesioni stradali (commento alla l. 23 marzo 2016, n. 41), in
Studium iuris, 6, 2016, p. 679 ss.
26
Il nuovo art. 589 bis c.p., pur lasciando inalterata la previsione della pena
della reclusione da due a sette anni in caso di omicidio colposo posto in
essere mediante la violazione delle disposizioni in materia di circolazione
stradale, sanziona, al secondo comma, con la pena della reclusione da otto a
dodici anni l’omicidio stradale commesso dal conducente in stato di grave
ebbrezza alcolica (oltre 1.5 g/l) o di alterazione psicofisica conseguente
all’assunzione di sostanze stupefacenti (nel caso di conducente
professionale, ai sensi del comma 3 dell’art. 589 bis c.p., è sufficiente un
tasso alcolico superiore a 0.8 g/l); al quarto comma, con la pena della
reclusione da cinque a dieci anni l’omicidio stradale commesso dal
conducente in stato di ebbrezza alcolica media (tra 0.8 g/l e 1.5 g/l); al
quinto comma, infine, con la stessa sanzione di cui al quarto comma
l'omicidio stradale commesso dal conducente che ecceda i limiti di velocità
(procedendo in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio
di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade
extraurbane ad una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella
massima consentita) o che attraversi un’intersezione con il semaforo rosso o
che circoli contromano o che inverta la marcia in prossimità o in
corrispondenza di intersezioni, curve o dossi o a seguito di sorpasso di un
altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea
continua.
27
Ai sensi dell'art. 589 ter c.p., poi, per colui il quale, dopo essersi reso
colpevole di un omicidio stradale, si dia alla fuga, è previsto un aumento
della pena in un range che va da un terzo a due terzi, ed in ogni caso non
inferiore a cinque anni.
28
un'esigenza di giustizia "assoluta", svincolata cioè dalla considerazione di
un qualsivoglia finalità da raggiungere33 per la mancanza di altre finalità
rispetto alla mera inflizione della pena34 stessa.
33
E. Dolcini, G. Marinucci, Manuale di diritto penale, Parte generale, Milano, 2012, p. 4.
34
Cfr. S. Moccia, Il diritto penale tra essere e valore, Napoli, 1998, p. 40.
35
E come pure è stato affermato da Cesare Beccaria «è evidente che il fine delle pene non è
di tormentare ed affliggere un essere sensibile, né di disfare un delitto già commesso […]
l’atrocità stessa della pena fa sì che si ardisce tanto più per ischivarla quanto è più grande il
male a cui si va incontro; fa sì che si commettono più delitti per fuggire la pena di uno
solo»: Dei delitti e delle pene, cap. XI.
29
la logica che ispira la concezione della pena nel nostro ordinamento
giuridico.
30
Capitolo II
36
Nella vastissima bibliografia in materia di principio di legalità, si veda G. Vassalli,
Nullum crimen, nulla poena, sine lege, in Digesto delle discipline penalistiche, VIII,
Torino, 1994, p. 278 ss.; P.G. Grasso, Il principio “nullum crimen” sine lege nella
Costituzione italiana, Milano, 1972; M. Boscarelli, Nullum crimen sine lege, in EG. XXI,
Milano, 1990, p. 121 ss.
31
commessi dopo la sua entrata in vigore e che, quindi, non può trovare
applicazione per i fatti commessi prima della sua entrata in vigore;
corollario di tale principio è quello della non ultrattività, per effetto del
quale la legge non si applica ai fatti commessi dopo l’estinzione di una
determinata legge penale.
37
Sul quale si veda C. Esposito, Irretroattività e legalità delle pene nella nuova
Costituzione, in La Costituzione italiana, Padova, 1954, p. 90 ss.; P. Siracusano,
Successione di leggi penali I, Messina, 1988; C. Pecorella, L’efficacia nel tempo della legge
più favorevole, Milano, 2008; F. Bricola, Sub art. 25, commi 2 e 3 Cost., in G. Branca
(diretto da), Commentario della Costituzione, Bologna, 1981, p. 257 ss.
32
sanzioni penali, in quanto, diversamente, sarebbe tradito tutto l'impianto
costituzionale38.
38
Corte Cost. 2 giugno 1983, n. 148, in www.giurocost.org. Cfr. D.P. Triolo, La
successione di leggi penali nel tempo, Vicalvi, 2015, p. 12 ss.; R. Romano, Irretroattività
della legge penale e riforme legislative: reati tributari e false comunicazioni sociali, in
Rivista italiana di diritto processuale penale, 2002, p. 1250 ss.
39
Corte Cost. 23 novembre 2006, n. 394, in www.giucost.org. Cfr. M. Gambardella, L’art.
2 del codice penale, tra nuova incriminazione, abolitio criminis, depenalizzazione e
successione di leggi nel tempo, in Rivista italiana di diritto processuale penale, 2009, p.
1194 ss.
33
2.2. I profili critici in materia di successione della legge penale
Nella diversa ipotesi in cui ad una legge ordinaria succede una legge
eccezionale o temporanea più favorevole, in assenza del principio di
irretroattività della legge penale si verificherebbe l'estensione del
trattamento più favorevole, "pensato" per una situazione particolare, a
situazione preesistenti per le quali tale trattamento di favore non sarebbe
ragionevole40.
40
Cfr. sul tema F. Poli, Il principio della retroattività della legge penale più favorevole
nella giurisprudenza costituzionale ed europea, in Rivista dell'Associazione italiana dei
costituzionalisti, 3, 2012.
34
efficacia ex tunc, determinando la reviviscenza o la riespansione retroattiva
della legge che era stata sospesa totalmente o parzialmente dal decreto legge
o di quella che era stata abrogata o limitata dalla legge poi successivamente
oggetto della declaratoria di incostituzionalità.41.
Quanto, invece, ai fatti concomitanti, ossia posti in essere nel periodo in cui
vigeva il decreto poi non convertito o la legge poi dichiarata
incostituzionale, è necessario distinguere diverse ipotesi: la prima, che non
pone particolare dubbi, in cui vi è il decreto non convertito o la legge
dichiarata incostituzionale, più favorevoli, in cui trova applicazione la legge
più favorevole preesistente, che ha poi ripreso vigore, travolgendo anche
l'eventuale giudicato di condanna che sia nel frattempo intervenuto; la
seconda ipotesi è invece assai più controversa, riguardando il caso del
decreto non convertito o la legge dichiarata incostituzionale, più favorevoli,
situazione in cui si ritiene che si applichi il principio di retroattività della
legge più favorevole
41
Si veda G. Dodaro, Principio di retroattività e “termini più brevi” di prescrizione dei
reati, in Giurisprudenza costituzionale, 2006, p. 4116 ss. E.M. Ambrosetti, Abolitio
criminis e modifica della fattispecie, Padova, 2004.
42
Così S. Vinciguerra, La riforma del sistema punitivo nella l. 24 novembre 1981, n. 689.
Infrazione amministrativa e reato, Padova, 1983. L'A. osserva che in sede internazionale
35
Il principio di irretroattività è posto a garanzia del cittadino, posto in tal
modo al riparo da arbitri del potere esecutivo e giudiziario. Esso consente
che ciascun cittadino, prima di agire, sia messo nella condizione di
conoscere come l'ordinamento considera la sua condotta, «di conoscere le
conseguenze a cui va incontro e di prevedere quale sarà la decisione
dell'autorità chiamata a valutare il suo operato, soprattutto quando è in gioco
la libertà personale. In tal senso il fondamento dell'irretroattività della legge
penale va individuato nell'esigenza di certezza a cui deve ispirarsi la legge
stessa»43.
L'irretroattività della legge penale, in tal modo, è espressione non tanto della
primazia del legislatore, quanto, piuttosto, della volontà di contenere gli
arbitri del legislatore medesimo44. Esso appresta pertanto adeguata tutela al
cittadino nei confronti di qualsivoglia invasione del potere politico, tanto è
vero che colpisce unicamente la norma penale sfavorevole, in quanto
occorre che ogni individuo, al fine di essere tutelato, non possa essere
oggetto di un trattamento più sfavorevole rispetto a quello che si ricava dalla
legislazione che all'atto della commissione dle fatto45.
pattizia è stato riconosciuto che «vi sono crimini così efferati che ispirano orrore alla
coscienza umana in ogni tempo ed in ogni luogo, sì che sono sempre punibili sebbene
consentiti o imposti in particolari contingenze ambientali». Tali "eccezioni" sono previste
dall'art. 7.2 CEDU («fatti ritenuti criminosi secondo i princìpi generali di diritto
riconosciuti dalle nazioni civili»), e dall'art. 15.2, Patto internazionale relativo ai diritti
civili e politici («azioni ed omissioni che quando furono commessi erano ritenuti criminosi
secondo i princìpi generali di diritto riconosciuti dal concerto delle nazioni»).
43
A. Cadoppi, Il principio di irretroattività, in G. Insolera, N. Mazzacuva, M. Pavarini, M.
Zanotti (a cura di), Introduzione al sistema penale, Milano, 2012, p. 115.
44
A. Martufi, Eccezioni alla retroattività favorevole e diritti fondamentali, in Diritto penale
e processo, 4, 2013, p. 489.
45
M. Siniscalco, Irretroattività delle leggi in materia penale, Milano, 1969, p. 97.
36
Tale principio si basa sull'esigenza di rendere certe le decisioni dei giudici e
preventivamente noto il contenuto della disposizione penale46. Tale ultima
funzione, tuttavia, si presenta essere del tutto subordinata e marginale
rispetto a quella di garanzia del consociato: l'irretroattività della legge
penale, infatti, si presta ad essere senza alcun dubbio utile ai fini della
prevenzione generale, ma non strettamente necessaria, in quanto tale
obiettivo può essere raggiunto anche perseguendo strade diverse dalla
irretroattività.
46
S. Vinciguerra, La riforma del sistema punitivo nella l. 24 novembre 1981, n. 689.
Infrazione amministrativa e reato, cit., p. 299.
47
G. Marinucci, E. Dolcini, Corso di diritto penale. Parte generale, Milano, 2001, p. 81.
48
Cass. pen., SS.UU., 26 giugno 2015, n. 46653, in Quotidiano giuridico, 2015, con nota di
ROMANO.
37
perché abrogata. In assenza delle disposizioni in materia di retroattività,
infatti, potrebbe essere punito un fatto il quale è divenuto penalmente lecito,
in quanto incapace di destare allarme o riprovazione sociale. Sanzionare un
fatto che non è più reato sarebbe altrettanto irragionevole quanto punire un
fatto che non era ancora reato al momento della sua commissione da parte di
un determinato soggetto.
49
Corte Cost., 26 gennaio 1994, n. 4, in www.giurcost.org. Tale principio era in realtà già
stato sancito da Corte Cost., 8 luglio 1957, n. 118, in www.giurcost.org, secondo cui «il
principio generale della irretroattività delle leggi - attualmente enunciato nell'art. 11 delle
disposizioni sulla legge in generale - rappresenta un'antica conquista della nostra civiltà
giuridica. Esso però non é mai assurto nel nostro ordinamento alla dignità di norma
costituzionale; né vi é stato elevato dalla vigente Costituzione, se non per la materia penale
(vano é appellarsi in contrario - come fa taluna delle ordinanze di rimessione - a precetti,
quali gli artt. 136 e 75 Cost., che hanno tutt'altro oggetto, e perciò non appaiono in alcun
modo incompatibili con l'emanazione di leggi retroattive). Per le materie diverse da quella
penale, l'osservanza del tradizionale principio é dunque rimessa - così come in passato - alla
prudente valutazione del legislatore, il quale peraltro - salvo estrema necessità - dovrebbe a
esso attenersi, essendo, sia nel diritto pubblico che in quello privato, la certezza dei rapporti
preferiti (anche se non definiti in via di giudicato, transazione, ecc.) uno dei cardini della
tranquillità sociale e del vivere civile. Con ciò non si vuole escludere che in singole
materie, anche fuori di quella penale, l'emanazione di una legge retroattiva possa rivelarsi
in contrasto con qualche specifico precetto costituzionale. Si vuole semplicemente
affermare il concetto che nel nostro ordinamento il principio della irretroattività della legge
non assurge, nella sua assolutezza, a precetto costituzionale. E si vuole in particolare
escludere che sia ricavabile dagli artt. 23, 24 e 25 Cost. (come si assume in talune delle
ordinanze di rimessione) un precetto costituzionale che escluda la possibilità di leggi
retroattive destinate comunque a incidere nella sfera degli interessi privati, sacrificandoli, o
nella sfera dell'autonomia privata, comprimendola. Come pure si vuole escludere che possa
essere considerato lesivo della sfera del potere giudiziario (e in particolare degli artt. 101,
102 e 104 Cost.) il fatto che da una legge retroattiva derivi ai giudici l'obbligo di applicarla
in relazione a rapporti sorti nel passato, e magari conclusi (ma non definiti), tanto più
quando la legge non appaia mossa dall'intento di influire sui giudizi in corso».
38
settori dell'ordinamento giuridico è riconosciuta, al legislatore, la facoltà di
prevedere norme retroattive, anche se non in via arbitraria: al fine di non
incorrere in una dichiarazione di incostituzionalità, infatti, è necessario che
la scelta del legislatore sia improntata ad un canone di ragionevolezza ed
adeguatezza.
39
Capitolo III
50
Cfr., sul tema, P. Cipolla, Le principali questioni in materia di reati stradali, in
Giurisprudenza di merito, 5, 2012, p. 1230 ss.; G. Grosso, Parere giudiziario di diritto
penale. In materia di responsabilità penale per la morte di un pedone in seguito ad
incidente stradale con pluralità di collisioni in successione, in Diritto e Formazione, 4,
2003, p. 671 ss.
51
Così D. D'Auria, Pedone investito e concorso di colpa: è più favorevole la disciplina
dell'omicidio stradale?, in Quotidiano giuridico, 23 giugno 2017.
41
anni) e pertanto sussiste piena continuità normativa e sanzionatoria sotto
questo profilo, del tutto distinto è il regime giuridico delle due fattispecie
succedutesi, atteso che la disposizione di cui all'art. 589, comma 2,
c.p. costituiva, unitamente a quella dell'omicidio colposo commesso con
violazione delle norme per la prevenzione di infortuni, ipotesi aggravata ad
effetto speciale del reato di omicidio colposo, mentre la nuova previsione
dell'omicidio stradale, nella fattispecie base di cui all'art. 589 bis, comma 1,
c.p. di nuova introduzione, integra una ipotesi autonoma di reato.
52
Cass. pen., 15 settembre 2017, n. 42346, in www.questionegiustizia.it. Nel caso di specie
il difensore dell’imputato proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza emessa dal
gip del Tribunale di Udine, con la quale veniva applicata la pena concordata tra le parti, a
norma dell’art. 444 cpp, in ordine al reato di lesioni stradali di cui all’art. 590 bis cp,
comma 1, con contestuale revoca della patente di guida.
42
cui si ritenga che l'art. 590 bis c.p. preveda una fattispecie autonoma di
reato, il reato in esame sarebbe senza alcun dubbio procedibile d'ufficio,
stante l'assenza di una specifica previsione che disponga il contrario.
Laddove, invece, si ritenga che l'art. 590 bis c.p. configuri nient'altro che
una elencazione delle nuove circostanze della fattispecie base contenuta
nell'art. 590, primo comma, c.p., il reato sarebbe procedibile solo a querela
di parte, in quanto troverebbe applicazione l'ultimo comma di cui all'art. 590
c.p., che stabilisce appunto la procedibilità a querela delle lesioni personali
colpose, comprese dunque quelle stradali, posto che l’unica eccezione alla
procedibilità a querela riguarda i fatti commessi con violazione delle norme
per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’igiene del lavoro o
che abbiano determinato una malattia professionale53.
In particolare, si è sostenuto che tutte «le previsioni dell’art. 590 bis c.p.
puniscono le condotte di lesioni personali colpose, già contemplate nella
norma generale dell’art. 590, comma 1, c.p., semplicemente aggiungendo
uno o più elementi specializzanti. Infatti, l’art. 590 bis, comma 1, cp
aumenta la pena a quella quota di casi di lesioni personali gravi o gravissime
la cui colpa specifica è costituita dalla violazione delle norme sulla
circolazione stradale»54.
53
Sul punto si v. F. Picciché, Lesioni colpose stradali grave o gravissime: figura autonoma
di reato o circostanza aggravante ad effetto speciale? Nota a Cass., Pen., Sez. IV, Sent. 16
maggio 2017 (dep. 15 settembre 2017), n. 42346, Pres. Bianchi, Rel. Ranaldi, in Questione
giustizia, 15 novembre 2017.
54
M. Tornatore, Lesioni personali stradali: profili problematici in tema di procedibilità del
reato, in www.altalex.com, 4 marzo 2016; cfr., pure, V. Attili, Il delitto di lesioni personali
stradali gravi e gravissime ex art. 590 bis c.p.: fattispecie autonoma o nutrita schiera di
43
Si è inoltre ulteriormente osservato che l'art. 590 c.p., il quale continua
comunque a sanzionare le lesioni stradali colpose, che non siano gravi o
gravissime, e l'art. 590 bis c.p. tutelerebbero entrambi lo stesso bene
giuridico, ossia, nel caso di specie, il bene dell'integrità fisica55.
Ancora, si è ritenuto che il nuovo comma 8 dell'art. 189 del codice della
strada preclude la possibilità che possa essere arrestato in flagranza di reato
il conducente che si fermi e presti assistenza all'investito, nel caso in cui
dall'incidente derivi il delitto di lesioni personali colpose.
Per tale ragione, se non si vuole svuotare del tutto di significato tale
disposizione, relegandola alle sole ipotesi previste dall'art. 590 c.p., per le
quali, tra l'altro, è esclusa la possibilità di ricorrere alla misura precautelare
dell'arresto, sarebbe necessario ipotizzare che «l’art. 590 bis cp costituisca
interamente un catalogo di nuove circostanze aggravanti, poiché solo in tal
modo potrebbe confluire nel comune reato di lesioni personali colpose in
relazione al quale potrebbe applicarsi l’esenzione dall’arresto in flagranza
per il conducente responsabile ma collaborante»56.
55
V. Attili, Il delitto di lesioni personali stradali gravi e gravissime ex art. 590 bis c.p.:
fattispecie autonoma o nutrita schiera di circostanze aggravanti?, cit., p. 60.
56
V. Attili, Il delitto di lesioni personali stradali gravi e gravissime ex art. 590 bis c.p.:
fattispecie autonoma o nutrita schiera di circostanze aggravanti?, cit., p. 60.
57
In tal senso cfr. F. Picciché, Lesioni colpose stradali grave o gravissime: figura
autonoma di reato o circostanza aggravante ad effetto speciale? Nota a Cass., Pen., Sez.
44
aggiunto, poi, che la stessa Cassazione già in passato ha indicato i criteri che
devono essere seguiti per stabilire se due fattispecie delittuose devono essere
considerate autonome oppure come circostanze l'una dell'altra58.
Orbene, seguendo tale criterio, è evidente che manca, nelle due fattispecie
oggetto di analisi, qualsivoglia rinvio legislativo dell'una nei confronti
dell'altra. In particolare, analizzando l'art. 590 bis c.p., si nota agevolmente
che al suo interno vengono descritte tutte le condotte incriminate, senza che
venga effettuato alcun rinvio all'art. 590 c.p.
Ciò lascia intendere che il legislatore abbia voluto introdurre una fattispecie
autonoma. Resta il fatto, comunque, che entrambe le posizioni sono
piuttosto solide, con argomentazioni valide e convincenti, per cui non è da
escludere che in futuro possa intervenire la Corte di Cassazione a Sezioni
Unite, in versione nomofilattica59.
IV, Sent. 16 maggio 2017 (dep. 15 settembre 2017), n. 42346, Pres. Bianchi, Rel. Ranaldi,
cit., secondo il quale «per quanto la tesi della natura circostanziale dell’art. 590 bis cp si
basi su argomentazioni di sicuro spessore, la contrapposta tesi della natura autonoma
sembrerebbe maggiormente persuasiva perché più aderente alla voluntas legis».
58
Cfr., in particolare, Cass. pen., SS.UU., 26 giugno 2002, n. 26351, in www.dejure.it. Nel
caso di specie, la questione analizzata dalla sentenza, nota come sentenza "Fredi",
consisteva nello stabilire se il reato di cui all’art. 640 bis cp, che punisce la truffa aggravata
per il conseguimento di erogazioni pubbliche, costituisse una figura autonoma di reato,
oppure, una circostanza aggravante del reato di truffa ed era stata risolta nel senso di
considerare l’art. 640 bis cp come una circostanza aggravante del reato di truffa di cui
all’art. 640 cp. I giudici di legittimità erano giunti a questa conclusione in quanto la
fattispecie di cui all’art. 640 bis cp viene descritta «attraverso il rinvio al fatto-reato
previsto nell’art. 640, seppure con l’integrazione di un oggetto materiale specifico della
condotta truffaldina e della disposizione patrimoniale (le erogazioni da parte dello Stato,
delle Comunità europee o di altri enti pubblici)».
59
Entrando a far parte di quelle questioni ostinatamente dubbie di cui parla R. Bartoli,
Truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche: una fattispecie davvero
45
circostanziante?, in Diritto penale processuale, 2003, p. 303. Basti pensare che di recente
su tali profili, si è pronunciato il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di
Milano: con decreto motivato del 4 maggio 2017. Nel caso di specie l'organo giudicante ha
optato per l’archiviazione di un fascicolo iscritto per il reato previsto e punito dall’attuale
art. 590-bis c.p. sulla base di un duplice convincimento. In primo luogo, il giudice per le
indagini preliminari ha ritenuto di qualificare come circostanziale – e non autonoma – la
fattispecie di nuovo conio e, in secondo luogo e di conseguenza, ha applicato, secondo l’iter
argomentativo che si andrà ad analizzare, il regime di procedibilità a querela di parte.
46
3.2. Successione delle leggi penali nel tempo ed omicidio stradale
60
Cfr. Cass. pen., 14 maggio 2018, n. 21286, in www.dejure.it.
47
Il ricorrente, in particolare, sollevava un dubbio circa la legalità
dell'applicazione della pena, in quanto questa, al momento della
commissione della condotta, doveva rientrare nell'ambito di limiti edittali
assai più ristretti e favorevoli.
48
La Cassazione, dunque, ha ribadito il fondamentale principio di
irretroattività penale, chiarendo poi anche la questione del tempus commissi
delicti.
49
Conclusioni
61
Cfr. P. BERNAZZANI, Il reato di omicidio stradale: spunti problematici, in Cassazione
penale, 5, 2017, p. 102 ss.; F. BARTOLINI, Le fattispecie aggravate di omicidio stradale:
guida in stato di ebbrezza o in stato di alterazione dovuta a stupefacenti, in Archivio
giuridico della circolazione e dei sinistri stradali, 11, 2016, p. 831 ss.
50
sanzionare in maniera esemplare il reo di un delitto spesso considerato
minore.
Ciò almeno fino al momento in cui la stessa categoria del dolo eventuale è
stata messa in discussione, soprattutto dalla dottrina62, inducendo la
giurisprudenza a maturare un nuovo convincimento sul tema. L'aver
riesumato la nota formula di Frank rendeva infatti sostanzialmente
impossibile la prova del dolo eventuale, determinando una progressiva
abrogazione, in via giurisprudenziale, del dolo eventuale.
Alla luce di questa formula, infatti, negli incidenti stradali il dolo eventuale
è praticamente indimostrabile, soprattutto al cospetto di un guidatore
ubriaco o sotto l'effetto di stupefacenti. In tale prospettiva, è apparsa
discutibile la scelta del legislatore di introdurre un reato di omicidio stradale
caratterizzato dalla presenza di una prova "semplificata", lasciando al di
fuori di essa il dolo eventuale.
62
Cfr. A. DE VITA, La responsabilità del vertice aziendale nella vicenda Thyssen-Krupp
tra "Formula di Frank" e recklessness, in Diritti lavori mercati, 3, 2011, p. 475 ss.
51
Se è vero, infatti, che la cornice edittale è più contenuta, è altrettanto vero
che la sanzione è comunque molto severa, prevedendo dei massimi di dieci-
dodici anni, che possono essere elevati fino a diciotto anni laddove
dall'incidente derivino più vittime.
63
In tal senso si v. P. PISA, L’omicidio stradale nell’eclissi giurisprudenziale del dolo
eventuale, in Quotidiano giuridico, 3 marzo 2016, il quale osserva che «è difficile per ora
52
La dottrina, in proposito, ha osservato, in senso critico, che «può darsi che i
limiti alla discrezionalità giudiziale vengano sottoposti all’attenzione della
Corte costituzionale ma non è agevole prefigurare l’esito di eccezioni di
incostituzionalità. Comunque l’appiattimento di casi molto diversi nello
schema dell’omicidio colposo stradale non è risultato soddisfacente ed è
quindi augurabile che non sia precluso, sia pure in vicende gravissime,
l’inquadramento nell’ambito dell’omicidio doloso, rimandando in soffitta la
formula di Frank»64.
Del resto, non vi è alcuna ragione per ritenere che il legislatore abbia inteso
ricondurre, nell'ambito dell'omicidio stradale, tutte le forme di omicidio
stradale, essendo ben possibile che, nei casi più gravi, in cui è evidente il
dolo dell'autore, il fatto possa essere ricondotto nell'ambito dell'omicidio
volontario.
54
A. Cadoppi, Il principio di irretroattività, in G. Insolera, N. Mazzacuva, M.
Pavarini, M. Zanotti (a cura di), Introduzione al sistema penale, Milano,
2012.
F. Curi, Tertium datur. Dal common law al civil law per una scomposizione
tripartita dell’elemento soggettivo del reato, Milano, 2003.
C. Pecorella, L’efficacia nel tempo della legge più favorevole, Milano, 2008.
56
P. Pisa, Incidenti stradali e dolo eventuale: l'evoluzione della
giurisprudenza, in Diritto penale e processo, 2011.
C. Roxin, Politica criminale e sistema del diritto penale. Saggi di teoria del
reato, trad. it. a cura di S. Moccia, Napoli, 2009.
57
G. Vassalli, Nullum crimen, nulla poena, sine lege, in Digesto delle
discipline penalistiche, VIII, Torino, 1994.
58