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Cossus cossus (L.

Cossus cossus (L.) è un lepidottero polifago e xilofago. Comunemente chiamato "rodilegno rosso", è
in grado di svilupparsi a spese di centinaia di specie arboree (latifoglie) ma talvolta anche su piante
erbacee come il carciofo o la barbabietola.

Gli adulti compaiono già nel mese di maggio, ma il massimo dello farfallamento, che prosegue
ininterrotto fino a settembre, si ha in giugno e luglio.

Di colore marron-grigio con striature nerastre e il corpo tozzo e peloso, sono di notevoli dimensioni


avendo un’apertura alare di 7-9 cm. Il colore del corpo si confonde con il colore della corteccia.

Le femmine sono poco mobili e frequentano preferibilmente i tronchi dove, dopo 48 ore
dall’accoppiamento, possono deporre fino a 800 uova in gruppi di 20-30. Le uova vengono infilate,
nella parte basale del tronco o in prossimità del colletto, tra le screpolature della corteccia e questo
spiega il motivo per cui sono gli alberi adulti ad essere attaccati piuttosto che i giovani a corteccia ancora
liscia.

Le screpolature della corteccia permettono alla femmina di mimetizzarsi e quindi di deporre le uova
senza alcuna interferenza.

A volte l’ovideposizione, che dura in pratica tutta l’estate, può avvenire anche alla base delle branche ma
in genere non sopra i due metri di altezza.

Il periodo di incubazione è di circa 2 settimane alla fine del quale fuoriescono le giovani larvette che
mantenendo un comportamento gregario, incominciano a scavare sotto la corteccia fino ad arrivare al
cambio. Qui trascorrono indisturbate l’inverno.

All’inizio della primavera successiva le larve riprendono i loro scavi e, questa volta individualmente, si
approfondiscono nel legno fino a raggiungere il midollo ed emettendo, dai fori delle gallerie, un liquido
scuro mescolato a rosure stoppose ed escrementi.

In genere le gallerie hanno un andamento acropeto.

E’ in questa fase che l’albero subisce i maggiori danni. L’escavazione delle larve, che nel tempo si
ingrossano fino a raggiungere le dimensioni di un dito medio, interrompono il flusso sia ascendente
che ascendente dei liquidi penalizzando notevolmente l’attività vegetativa e la durata della vita
dell’albero.

Inoltre le gallerie larvali riducono la portanza dei tessuti di sostegno dell’albero creando una
situazione di rischio di schianto imprevedibile. Se vengono attaccati i rami, questi possono spezzarsi
facilmente per azione del vento o sotto il peso della neve.

Nelle piante coltivate per il legno si ha inoltre il deprezzamento del legname intaccato dalle gallerie e
spesso anche deformato.

Nei climi più freddi l’attività xilofaga della larva prosegue per due stagioni e quindi il ciclo può durare 3-
4 anni. Più frequentemente il ciclo si conclude dopo il secondo inverno quando le larve completano il loro
sviluppo e iniziano a dirigersi di nuovo verso la superficie.
Le larve a maturità possono raggiungere anche i 10 cm di lunghezza: sono rosa con il capo nero da
giovane e diventa più scura con la maturità. Pare che le loro mandibole siano così potenti da perforare il
piombo (!).

L’incrisalidamento avviene nella zona sottocorticale in un bozzolo protetto verso l’esterno da detriti
legnosi e rosume che otturano il foro di uscita, predisposto per tempo. La sfarfallamento dell’adulto
avviene dopo circa un mese.

A volte può capitare anche che l’incrisalidamento avvenga nel terreno o su altre piante erbacee nelle parti
a struttura legnosa (es. gambo del carciofo).

Nonostante il ciclo particolarmente lungo, Cossus cossus ha un elevato potenziale biotico determinato
dalla notevole prolificità e fecondità delle femmine. Inoltre le larve e le uova riescono a resistere
anche a temperature di -20°C. In pratica il freddo invernale che limita e attenua la sopravvivenza di
alcune specie patogene, ha trascurabili effetti sulla popolazione del cosside.

Le piante dal canto loro oppongono una blanda difesa alla diffusione interna della larva che talvolta può
venire inglobata con la linfa a livello sotto-corticale e quindi uccisa. Si è visto che in alberi in ottime
condizioni vegetative, l’abbondante circolazione della linfa ostacola di fatto lo sviluppo delle larve.

Una certa azione di contenimento viene svolta dai predatori (uccelli, pipistrelli, etc.).

La lotta al cosside deve necessariamente basarsi sull’individuazione del volo degli adulti tramite le
trappole a feromoni. A volte si possono ottenere successi anche con il metodo della confusione
utilizzando le stesse trappole in maggiore numero e rendendo in tal modo più difficile l’incontro tra i sessi.

La lotta chimica deve essere condotta sulle larve appena sgusciate dalle uova e che ancora non si sono
eccessivamente approfondite nel legno, irrorando i tronchi soprattutto nella parte basale. I migliori
prodotti sono quelli ad azione citotropica che riescono ad attraversare gli strati più superficiali della
corteccia.

In caso di infestazioni molto pesanti non è da escludere la distruzione delle piante colpite.

Ormai in disuso è la lotta meccanica eseguita con fili di ferro che vengono infilati nelle gallerie scavate
dalle larve.

Una curiosità finale: con il nome Cossus gli antichi romani indicavano un piatto a base di grosse larve
xilofaghe: non è però dato sapere se fossero larve di Cossus cossus o di qualche coleottero xilofago.

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