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e l’epica
Il mito greco
Laura Orvieto l La nascita delle Muse* Vai 왘왘왘
Roberto Piumini l Prometeo Vai 왘왘왘
L’epica classica
Iliade l Priamo e Achille Vai 왘왘왘
Odissea l Le Sirene Vai 왘왘왘
Eneide l Eurialo e Niso Vai 왘왘왘
melodie rallegravano gli dei dell’Olimpo, ma erano anche le dee del Pensiero
in ogni sua forma: saggezza, storia, matematica, astronomia, eloquenza.
Successivamente a ciascuna di esse venne attribuita un’arte specifica, ed è
a quest’ultima tradizione che si è ispirata la scrittrice Laura Orvieto per la sua
Guida alla lettura riscrittura del mito.
Armonia era una dea, Erano nove sorelle, figlie di Zeus. La loro madre si chiamava Armonia.
figlia di Ares e di Afro- Occhi celesti e bruni e neri; capelli biondissimi quasi d’argento, e d’oro
dite. vivo, e castani, e rosso cupo, e nero azzurro; persone snelle, agili, slan-
Il mito greco 3
Come la maggior parte ciate, sottili. Nessuna somigliava all’altra, e tutte erano tanto belle che
delle divinità greche, le non si poteva dire quale lo fosse di più.
Muse erano bellissime e La prima che nacque, il primo giorno, fu Callìope.
conservavano in eterno
la loro giovinezza. E la seconda che nacque, il secondo giorno, fu Clio.
Le chiamarono così, con nomi greci, perché le nove fanciulle erano
tutte greche.
Gli dei nascevano già Callìope, appena nata, si guardò intorno per vedere il mondo.
adulti e dotati di poteri Vide nel mondo la gran vita perenne; e uomini che pensavano, com-
soprannaturali.
battevano, inventavano cose nuove, soffrivano, morivano per dare a sé
Gli uomini che Callìope e agli altri più luce, più grandezza, più ricchezza, più spazio e più gioia.
osserva sono gli eroi, che Combattevano per vincere i mostri dell’acqua, della terra e dell’aria, e
secondo la mitologia greca
abitarono il mondo in il caos che continuamente minacciava di distruggerli. Questa lotta sarebbe
epoche remote. durata all’infinito: Calliope lo vedeva e lo sapeva.
Guardò e guardò, coi suoi grandi occhi azzurri. E poi disse:
Calliope è la musa della «Io canterò le storie degli eroi. Di quelli che affrontano i mostri del-
poesia epica, che cele- l’acqua, della terra e dell’aria, di quelli che combattono e vincono per
bra e rende eterne le
imprese degli eroi. una causa, di quelli che muoiono per dare al mondo più luce, più gioia,
più altezza e più giustizia. In poesia le canterò, e insegnerò ai poeti a
cantarle, perché non voglio che le grandi imprese degli eroi, e i loro
nomi gloriosi, vadano perduti come il fumo nell’aria o la schiuma nel-
l’acqua. Voglio che i nipoti possano ricordare gli avi quando da secoli
saranno morti, e si esaltino nelle loro imprese, e i migliori e più forti
siano incitati a mettersi in gara con loro, come se fossero vivi. Così essi
saranno grandi luci, come fari che illuminano le vite e le vie degli uomini
nuovi nei nuovi cammini. Canterò le grandi imprese, e insegnerò ai
poeti a cantarle».
Così disse Callìope. E all’orizzonte, laggiù, lontano, apparvero e pas-
sarono grandi ombre maestose, che irraggiavano bagliori luminosi, scin-
tillii d’armi, fosforescenze di pensiero. Erano le ombre degli eroi, che
Callìope vedeva: i passati, i presenti, i futuri: e tutti eran come se fos-
sero sempre vivi nel tempo e nello spazio.
Anche Clio guarda il E Clio, la seconda sorella, guardò intorno ella pure, coi suoi grandi
mondo in cui vivono i occhi color pervinca. Guardò intorno a lungo, pensosa. E poi disse:
mortali, ma vede altre
cose: le vicende dei «Ma quante cose, quante cose io vedo nel mondo, oltre alle imprese
popoli, le storie della degli eroi! Vedo le madri che allevano con pena e con gioia i loro pic-
gente comune. cini, popoli interi che vivono una loro vita e ognuna è diversa dalle altre,
Clio è la musa della fiumane di gente che lavora, combatte, obbedisce, soffre e muore, ognuna
storia, che insegna agli con le sue gioie e i suoi dolori, le sue grandezze e le sue miserie. Come
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
uomini a ricordare i fatti una immensa foresta che è fatta di tanti alberi diversi, e ogni albero è
del passato, a compren-
derne le ragioni e a importante per formare la grande foresta, come un prato verdissimo
imparare da essi, per del quale non si vedono i confini, e che pure è fatto di innumerevoli fili
vivere sempre meglio. d’erba, e ogni filo è uno, con la sua vita e la sua morte, così sono i popoli:
noi vediamo il grande prato, e sappiamo che ognuna delle esistenze che
lo compongono è un mondo con le sue grandezze e le sue miserie, le
sue lotte, le sue sconfitte e le sue vittorie.
«Sì, io canterò le storie dei popoli. Voglio raccontarle tutte, coi loro
4 Il mito e l’epica
Prometeo
Mito greco raccontato
dallo scrittore Roberto Piumini
Il mito è una forma di narrazione anonima e popolare elaborata all’interno
di società antichissime e tramandata oralmente per molti secoli.
Con i racconti mitici gli uomini antichi cercarono di trovare una risposta
fantastica e simbolica a quesiti grandi e complessi (ad esempio: come si è
formato il mondo? chi fa sorgere il sole? quando è nato l’uomo?) per i quali
non disponevano di conoscenze scientifiche e razionali.
Ogni popolo, nella sua fase più antica, ha elaborato una propria mitologia,
cioè un insieme di miti. Per la cultura occidentale la mitologia più familiare
è quella del mondo greco.
Il racconto che ti proponiamo è la rielaborazione in stile moderno dell’antico
Guida alla lettura mito greco di Prometeo, benefattore dell’umanità.
Il ruolo di benefattore Fin da quando era piccolo, Prometeo aveva sentito dire da suo padre
di Prometeo emerge in Giapeto, e dagli altri Titani1:
molti antichi miti greci.
«Non fidarti di Zeus2, Prometeo. Guarda sempre più in alto di lui,
oppure più in basso».
Prometeo aveva tenuto conto di quel consiglio, ma poiché a guar-
dare più in alto di Zeus non riusciva, guardò più in basso, e vide l’uomo.
Anche Prometeo era mortale, anche se di gran forza e sapienza, e
gli spiaceva vedere gli uomini sbandare di qua e di là sulla terra, rudi e
selvaggi, poco più che animali: era convinto che c’era del buono nel-
l’umanità, e che bisognava aiutarla.
I miti che raccontano Così cominciò ad aggirarsi per la terra, e ad insegnare agli uomini
l’origine delle città, delle le arti della caccia e della pesca, della costruzione dei vasi e della tessi-
usanze e delle abitudini
si chiamano “eziologici”:
tura; e insegnava loro anche le regole della vita in comune, quelle almeno
il mito di Prometeo ap- che bastavano per impedire agli uomini di scannarsi a vicenda. E un
partiene a questa cate- po’ perché Prometeo era buon maestro, un po’ perché gli uomini sape-
goria in quanto racconta vano imparare, ci fu tra la gente più ordine e pace, si videro cose decenti
in forma simbolica la
nascita della civiltà. e si ascoltarono parole ben dette: insomma si cominciò a vedere e gustare
la civiltà.
A quel punto Zeus si infastidì.
Zeus teme che gli uomini «Prometeo!» diceva apparendogli in sonno, qualche volta anche nelle
possano progredire ec-
veglie. «Prometeo, se gli uomini sono uomini e gli Dei sono Dei, biso-
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
1. Giapeto... Titani: i Titani erano divi- potere. Furono a loro volta sconfitti da 2. Zeus: nella mitologia greca era il re di
nità antichissime. Figli di Urano e di Gea, Zeus, figlio di Crono, quando questi tutti gli dei. Superbo, potente e perma-
erano stati scacciati dal loro padre, ma cacciò il padre. Giapeto e Crono erano loso, era capace di gesti di grande gene-
dopo che il più piccolo tra loro, Crono, fratelli, quindi Prometeo e Zeus erano rosità, ma anche di estrema ferocia nei
riuscì a detronizzare Urano, presero il cugini. confronti di chi gli disobbediva.
Il mito greco 9
3. Parnaso: monte situato nei pressi di Delfi, al centro della 4. Ermes: figlio di Zeus e di Maia, era il messaggero degli dei e
Grecia. Gli antichi Greci lo avevano consacrato ad Apollo e alle protettore dei ladri, dei viaggiatori e dei mercanti.
Muse delle arti.
10 Il mito e l’epica
7. Eracle: figlio di Zeus e di Alcmena, è di Prometeo è una delle tante imprese da una freccia avvelenata di Eracle che lo
probabilmente l’eroe più celebre della che gli vengono attribuite. faceva soffrire moltissimo. Allora desiderò
mitologia greca. Al suo nome sono legate 8. Chirone: era un centauro, creatura con morire ma, essendo immortale, doveva
le celebri “dodici fatiche”, tra cui l’ucci- corpo di cavallo e busto di uomo. Saggio trovare qualcuno a cui cedere l’immorta-
sione del terribile leone di Nemea, cui e sapiente, fu il maestro di molti eroi della lità. Prometeo si offrì e così Chirone poté
strappò la pelle che costituì, da quel mitologia greca, tra i quali Eracle, Giasone trovare riposo mentre Prometeo salì sul-
momento, il suo mantello. La liberazione e Achille. Venne ferito accidentalmente l’Olimpo insieme agli altri dei.
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
L’epica classica 13
L’Iliade di Omero
L’autore la causa della guerra di Troia fu Elena, la donna più
Omero è uno dei poeti più celebri della storia della bella del mondo. Figlia di Zeus e di una mortale,
letteratura, ma è anche uno dei più misteriosi. ella era diventata moglie di Menelao re di Sparta;
Antiche leggende hanno tramandato l’immagine di tutti i principi Achei avevano giurato di combattere
un vecchio cantore cieco, vissuto tra il IX e l’VIII contro chiunque avesse cercato di sedurla e allon-
secolo a. C, che vagava da una città all’altra della tanarla dal marito. Purtroppo, però, ciò avvenne a
Grecia raccontando le sue magnifiche storie. causa di una disputa tra gli dei.
La tradizione gli attribuisce due grandi poemi, Iliade Durante il banchetto nuziale tra la dea del mare
e Odissea, ma in realtà non si hanno documenti Teti e il mortale Peleo, la dea della discordia gettò
storici che provano la sua esistenza. L’assenza di sul tavolo una mela con la scritta “alla più bella”.
notizie certe ha provocato un dibattito noto come Ne nacque un litigio fra tre dee bellissime: Era,
“questione omerica”. Gli studiosi si domandano, regina dell’Olimpo; Atena, dea dell’intelligenza; Afro-
infatti, se questo poeta sia realmente esistito, e se dite, dea della bellezza e della fertilità, ognuna delle
abbia davvero scritto, e quando, i due poemi. Il dibat- quali desiderava ricevere per sé la mela. Per allon-
tito dura tuttora e, nonostante rimangano ancora tanare il litigio dall’Olimpo, Zeus stabilì che giudice
dubbi, gli studiosi concordano ormai su un punto: della gara sarebbe stato Paride, giovane principe
chiunque sia l’autore dell’Iliade e dell’Odissea, lo troiano, il quale scelse Afrodite poiché gli aveva
ha fatto raccogliendo e trascrivendo miti che, prima promesso che avrebbe ricevuto, in cambio, la donna
di essere messi per iscritto, erano stati tramandati più bella del mondo: Elena, per l’appunto.
per secoli in forma orale. Così, quando Paride fu inviato dal re Priamo suo
padre alla corte di Sparta, per svolgere una mis-
L’Iliade sione diplomatica, Afrodite incantò Elena e la indusse
Che cos’è l’Iliade. L’Iliade è un poema in 24 libri (o ad abbandonare la casa e il marito per seguire il
canti) scritti in greco antico nell’VIII secolo a. C. giovane principe a Troia.
Prende il nome da Ilo, mitico fondatore di Troia, e
narra una parte della guerra che gli Achei mossero
contro Troia, per conquistarla e distruggerla.
Insieme all’Odissea, è un testo fondamentale per
la letteratura occidentale, preso a modello e con-
siderato fonte inesauribile di ispirazione da poeti
e scrittori del passato e contemporanei.
L’offesa era gravissima. Menelao chiamò a raccolta Il dolore di Achille è immenso, la sua rabbia tre-
i principi achei e ricordò loro l’antico giuramento, menda: l’eroe giura che la sua vendetta sarà san-
cui nessuno si sottrasse. Agamennone, fratello di guinosa e terribile. Achille riprende dunque il com-
Menelao e re di Micene, si mise alla testa di un eser- battimento, seminando panico e strage senza sosta;
cito e di una flotta come mai si erano visti prima: come una belva assetata di sangue, cerca Ettore in
così armati, gli Achei navigarono verso Troia e la ogni dove. Infine, i due restano soli a fronteggiarsi.
misero sotto assedio. In un primo momento Ettore è preso dal panico e
La guerra durò dieci anni, durante i quali molti eroi si dà alla fuga, ma poi si ferma e affronta il nemico,
achei e troiani vi persero la vita senza che nessuno ben sapendo che la sua ora è giunta, perché anche
riuscisse a prevalere. Anche gli dei presero parte gli dei lo hanno abbandonato.
alla guerra, favorendo ora l’una ora l’altra parte. Dopo aver ucciso Ettore, Achille ne lega il corpo al
Alla fine, Troia fu presa con l’inganno: l’eroe acheo suo carro da guerra e lo trascina per il campo, facen-
Odisseo, noto per la sua astuzia, fece costruire un done scempio. Poi si ritira nell’accampamento acheo,
gigantesco cavallo, al cui interno si nascosero i più dove hanno inizio i riti e i giochi funebri in onore
valorosi tra i guerrieri achei. Il cavallo venne posto di Patroclo.
davanti alle mura di Troia, gli Achei sgombrarono Il re Priamo, però, non può sopportare che Ettore,
il loro accampamento e finsero di essersene andati. suo figlio prediletto, resti privo di sepoltura. Perciò,
In realtà, si appostarono dietro un’isola e attesero con l’aiuto degli dei, si reca nella tenda di Achille
che i Troiani, felici per la fine della guerra, condu- offrendo all’eroe un enorme riscatto. Colpito dal
cessero in città il cavallo come offerta votiva alla coraggio del vecchio re, e impietosito dalla sua
dea Atena. Durante la notte, i guerrieri nascosti nel debolezza, Achille accetta il riscatto, restituisce il
cavallo uscirono, lanciarono segnali ai loro com- corpo e offre una tregua di dodici giorni. L’Iliade si
pagni sulle navi e tutti insieme saccheggiarono e conclude con i funerali dell’eroe troiano.
incendiarono la città, uccisero gli uomini, presero
come schiave le donne. Il Sole 24ore S.p.A. 2006
Priamo e Achille
(Iliade, Libro XXIV, vv. 477-590)
L’episodio che ti presentiamo si colloca nella parte finale del poema.
Il vecchio re Priamo si reca nella tenda di Achille per implorare la
Guida alla lettura restituzione del corpo di Ettore.
Priamo si umilia di Il grande Priamo entrò non visto, ed avvicinatosi
fronte ad Achille, che ha abbracciò le ginocchia di Achille, baciò le sue mani
ucciso molti suoi figli,
pur di riavere il corpo di tremende, omicide, che a lui tanti figli avevano ucciso.
Ettore. Achille si stu- 480 Come quando grave follia colpisce un uomo, che al suo paese
pisce nel vedere Priamo, uccide qualcuno ed emigra in terra straniera,
come chi vede un omi-
cida che, fuggito dalla
in casa d’un ricco, e chi lo vede prova stupore,
sua terra, chiede ospi- così Achille ebbe un sussulto, quando vide Priamo simile a un dio;
talità e perdono a un anche gli altri1 stupirono, si guardarono tra loro.
potente straniero. 485 Priamo, in atto di supplice2, gli rivolse questo discorso:
Il vecchio re tenta di «Ricordati del padre tuo, Achille pari agli dei,
impietosire Achille ricor- come me avanti negli anni, sulla soglia triste della vecchiaia:
dandogli il padre Peleo. forse anche a lui danno guai i popoli intorno
accerchiandolo, e non c’è nessuno a stornare da lui la rovina.
490 Eppure tuo padre, sapendo che tu sei vivo,
gioisce nell’animo suo, e spera di giorno in giorno
di vedere suo figlio tornare da Troia;
infelice davvero sono io, che nella vasta Troia ho generato
figli meravigliosi, e non me ne resta nessuno.
Ettore era il figlio più 495 Ne avevo cinquanta, quando arrivarono i figli degli Achei:
amato perché meglio di diciannove m’erano nati tutti da uno stesso ventre,
ogni altro difendeva gli altri me li partorivano donne diverse nella mia casa.
Troia e il suo popolo
dagli Achei. Alla maggior parte Ares violento ha fiaccato i ginocchi;
Secondo la religione
e quello che per me era unico, che salvava la città e la gente,
greca, non seppellire i 500 tu proprio adesso l’hai ucciso, mentre combatteva per la patria,
morti era sacrilegio: Ettore: ora vengo per lui fino alle navi degli Achei
perciò Priamo invita a riscattarlo da te, e porto un compenso ricchissimo.
Achille a rispettare le
leggi divine. Su, Achille, rispetta gli dei ed abbi pietà di me,
nel ricordo di tuo padre: ancora più degno di pietà sono io,
505 ho sopportato quello che al mondo nessun altro mortale,
di portare la mano alla bocca dell’uccisore di mio figlio».
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
1. gli altri: nella tenda di Achille vi erano altri compagni 2. supplice: in questo momento, Priamo è costretto a umiliarsi
d’arme. e a supplicare Achille, e pertanto gli si presenta chino a terra.
16 Il mito e l’epica
L’Odissea di Omero
L’autore sue doti di astuzia, intelligenza e coraggio.
Su Omero, vedi le notizie riportate nell’episodio Infine, dopo dieci anni di viaggio e venti di assenza,
Priamo e Achille tratto dall’Iliade. Odisseo sbarca finalmente sulle coste di Itaca, solo
e misero come un povero viandante.
L’Odissea Data la sua lunghissima assenza, a Itaca tutti lo cre-
Che cos’è l’Odissea. L’Odissea è un poema in 24 dono morto. Solo sua moglie Penelope continua
libri scritto in greco antico intorno all’VIII secolo ad aspettarlo, respingendo le offerte di matrimonio
a. C., ma forse risalente a molto tempo prima. dei Proci, giovani e arroganti principi che spadro-
L’opera prende il nome da Odisseo (Ulisse per i neggiano nella reggia e ne consumano le ricchezze.
Latini), l’eroe della mitologia greca celebre per il L’unico conforto di Penelope è il giovane figlio Tele-
suo valore e per la sua astuzia. Insieme all’Iliade, è maco, che era appena un bimbo quando il padre
un testo fondamentale per la letteratura occiden- era partito per Troia, e che come lei ne attende il
tale, preso a modello e considerato fonte inesauri- ritorno.
bile di ispirazione da poeti e scrittori del passato e La dea Atena, che protegge Odisseo, lo avvisa del
contemporanei. pericolo rappresentato dai Proci e gli suggerisce di
non recarsi subito alla reggia, ma di incontrare Tele-
La trama. Odisseo, re di Itaca e valoroso guerriero maco in un luogo appartato, progettando con lui la
acheo, si imbarca per tornare nella sua patria dopo riscossa. D’accordo con il figlio, dunque, Odisseo si
aver combattuto per dieci anni a Troia. La guerra traveste da mendicante e, così camuffato, si pre-
è stata vinta anche per merito suo, poiché a lui si senta alla reggia, dove i Proci lo insultano e lo deri-
deve l’invenzione del gigantesco cavallo grazie al dono. Per poco, però.
quale, con l’inganno, i guerrieri achei sono riusciti Su consiglio di Atena, infatti, Penelope indice una
a espugnare la città. gara: chi riuscirà a tendere l’arco di Odisseo e a
Il viaggio di ritorno si rivela però lunghissimo, pieno scagliare una freccia, diventerà il suo sposo. Mentre
di pericoli e ostacolato dall’ira del dio Nettuno, a i Proci falliscono la gara, il mendicante, con sor-
cui Odisseo aveva accecato il figlio, il ciclope Poli- presa di tutti, riesce nell’impresa. A quel punto,
femo. Odisseo svela la sua identità e con l’aiuto di Tele-
Nel corso delle sue peregrinazioni nel Mediter- maco uccide i Proci. L’eroe può così riprendere il
raneo, l’eroe incontra molti personaggi magici o suo posto nella reggia a fianco della sua sposa e,
mostruosi: da alcuni di essi riceve aiuto, da altri grazie a un nuovo intervento di Atena, stipula la
invece deve difendersi. Ogni incontro rappresenta pace con i parenti dei Proci. Il poema si conclude
una prova che l’eroe deve superare utilizzando le con la ritrovata pace tra Odisseo e il suo popolo.
Ogigia
Sirene,
Scilla e ITACA
Isola del Cariddi
Sole
Terra dei
Lotofagi
I viaggi di Odisseo
Graffito s.r.l. - Cusano Milanino (MI)
L’epica classica 19
Le Sirene
(Odissea, Libro XII, vv. 143-200)
Una parte delle avventure di Odisseo è narrata in prima persona dall’eroe.
Tra queste, vi è l’incontro con le Sirene, creature marine dotate di un canto
magico e ipnotico che spinge qualunque marinaio lo ascolti a gettarsi in
mare. Odisseo è stato avvisato dalla maga Circe, che lo ha ospitato per un
anno sulla sua isola, del pericolo rappresentato dalle Sirene. La maga ha
suggerito a Odisseo di ascoltarne il canto, raccomandandogli però alcune
precauzioni essenziali per la sua salvezza. Odisseo segue fedelmente
le istruzioni di Circe, dimostrandosi molto prudente: in questo modo, riesce
a soddisfare la curiosità di ascoltare il canto delle Sirene senza mettere
Guida alla lettura in pericolo la propria vita o quella dei compagni.
Odisseo riprende il mare E lei1 si avviò per l’isola2, chiara fra le dee:
dopo la sosta di un anno io invece tornai sulla nave, ordinai ai compagni
nell’isola di Circe. 145 di imbarcarsi anche loro e di sciogliere a poppa le gomene3.
Subito essi salirono e presero posto agli scalmi4,
e sedendo in fila battevano l’acqua canuta5 coi remi.
Secondo gli antichi Greci Poi, dietro la nave dalla prora turchina
ogni forza naturale era Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana,
comandata da un dio: in 150 ci inviò il vento propizio che gonfia la vela, valente compagno.
questo caso, Circe evoca
il vento che favorisce la Dopo che disponemmo i singoli attrezzi dentro la nave,
navigazione. sedemmo: la governavano il vento e il pilota.
Allora col cuore angosciato io dissi ai compagni:
«O cari, non devono saperle uno o due soli
155 le predizioni che Circe mi disse, chiara fra le dee,
ma io voglio dirvele, perché conosciutele o noi moriamo
o scampiamo, schivando la morte e il destino.
Per prima cosa, Circe ha Anzitutto ci esorta a fuggire il canto
raccomandato a Odisseo e il prato fiorito6 delle divine Sirene.
di badare al pericolo
rappresentato dalle Sire- 160 Esortava che ne udissi io solo la voce. Legatemi dunque
ne. Tuttavia, la dea ha in un nodo difficile, perché lì resti saldo,
suggerito a Odisseo di ritto sulla scassa7 dell’albero: ad esso sian strette le funi.
ascoltarne il canto, pro-
teggendosi con uno stra-
Se vi scongiuro e comando di sciogliermi,
tagemma. allora dovete legarmi con funi più numerose».
165 Dicendo così io spiegavo ogni cosa ai compagni:
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
8. abeti piallati: i remi. a portata di voce dell’isola delle Sirene. 12. ferace: fertile.
9. Iperionide: epiteto attribuito al dio Sole. 11. Argivi: altro nome con cui nei poemi
10. distammo... chi grida: appena fummo omerici vengono chiamati i Greci.
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
L’epica classica 21
L’Eneide di Virgilio
L’autore La trama dell’opera. Enea, principe troiano, è riu-
Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, nei pressi scito a sfuggire all’incendio e al saccheggio della
di Mantova, nel 70 a. C. In gioventù si trasferì a sua città. Insieme con il vecchio padre Anchise,
Roma per studiare e, in seguito, vi si stabilì defini- con il figlioletto Ascanio e con altri Troiani soprav-
tivamente. vissuti, prende la via del mare. Il Fato (o destino),
Nella grande città, a quel tempo capitale di un vasto infatti, gli ha prescritto di trovare una terra dove
impero, entrò a far parte di un gruppo di intellet- fondare una nuova città destinata a regnare sul
tuali e artisti protetti da Mecenate, amico dell’im- mondo intero. Il viaggio di Enea è lungo, costellato
peratore Augusto. di pericoli e ostacolato da Giunone, regina degli dei,
Grazie al favore di Mecenate e di Augusto, Virgilio che odia i Troiani e teme la stirpe dei discendenti
poté dedicarsi pienamente all’arte. Scrisse così le di Enea. Tra le varie tappe del viaggio vi è Carta-
poesie delle Bucoliche, ambientate in campagna, e gine, patria della regina Didone, che accoglie i pro-
il poemetto Georgiche, sempre di argomento cam- fughi e si innamora di Enea. Anche se l’eroe ricambia
pestre. Iniziò il suo capolavoro, l’Eneide, su richiesta questo sentimento, il suo Fato non gli permette di
di Augusto, che desiderava celebrare la potenza restare. Perciò l’eroe riprende la navigazione, mentre
e la forza di Roma in un grande poema epico. Didone, disperata, si suicida.
Virgilio lavorò all’opera per dieci anni, ma non riuscì I Troiani approdano finalmente sulle coste del
a terminarla a causa di una grave malattia che lo Lazio, la meta prescritta dal Fato. Enea viene
condusse alla morte nel 19 a. C. Il poeta aveva ordi- accolto benevolmente dal re dei Latini, che gli pro-
nato di distruggere il manoscritto in caso di una mette in sposa la figlia Lavinia, ma Turno, re dei
sua morte prematura, ma l’imperatore Augusto Rutuli e promesso sposo della fanciulla, dichiara
ordinò ugualmente la sua pubblicazione. guerra ai nuovi arrivati. Anche i Latini, istigati da
Giunone, prendono le armi contro i Troiani.
L’Eneide Divampa così un conflitto nel quale perdono la
Che cos’è l’Eneide. L’Eneide è un poema in dodici vita molti valorosi soldati di entrambi gli schiera-
libri scritto in latino. Per la sua composizione, Vir- menti. Infine, Enea e Turno si affrontano in un
gilio si ispirò ai più grandi poemi della cultura greca, duello decisivo cui assistono gli dei: mentre Giove
l’Iliade e l’Odissea, che per i Romani erano esempi placa l’odio di Giunone contro i Troiani e le impone
di grandissimo valore letterario. L’opera prende il di non tentare più di ostacolare i voleri del Fato,
nome da Enea, l’eroe troiano che secondo antiche Enea sconfigge e uccide Turno, ponendo fine alla
leggende avrebbe dato origine alla stirpe dei Romani. guerra.
Foce del
TEVERE
TRACIA
GAETA Polidoro
CUMA Tempio di
Sibilla Minerva
TROIA
Capo PALINURO EPIRO
Eleno
DREPANO
Anchise
Monte ERICE
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
DELO
Oracolo
Terra dei di Apollo
Ciclopi
STROFADI
CARTAGINE Arpie
Didone
CRETA
pestilenza
I viaggi di Enea
Graffito s.r.l. - Cusano Milanino (MI)
22 Il mito e l’epica
Eurialo e Niso
(Eneide, Libro IX, vv. 367-449)
L’episodio si colloca nell’ambito della guerra fra i Troiani e le popolazioni del
Lazio, i Latini e i Rutuli. Durante una pausa nei combattimenti, Enea lascia
l’accampamento per cercare aiuti presso altri popoli della zona, ma i Rutuli
approfittano della sua assenza per attaccare. Eurialo e Niso, due valorosi
Troiani legati da profonda amicizia, tentano una sortita notturna per
avvisare Enea del pericolo. I due attraversano il campo nemico e,
approfittando dell’oscurità, fanno strage di Rutuli. All’alba, carichi di armi
Guida alla lettura e di bottino, si rimettono in marcia, ma vengono avvistati da un reparto
della cavalleria nemica. Ecco che cosa accade in quel momento.
L’episodio inizia con una Intanto, mentre il grosso dell’esercito indugia1 schierato in campo,
descrizione della situa- cavalieri mandati in avanscoperta dalla città latina
zione complessiva.
si recavano da Turno per portare le risposte del re:
370 trecento, tutti armati di scudo e guidati da Volcente2.
Eurialo e Niso si stanno Ormai vicini al campo, già sotto le mura,
allontanando dal campo scorgono da lontano i due piegare verso un sentiero a sinistra:
nemico, ma lo splen- aveva tradito l’incauto3 Eurialo il bagliore dell’elmo,
dente elmo di Eurialo,
illuminato dalla luna, luccicante nell’ombra della notte ai raggi della luna.
emana un bagliore che 375 Non passa inosservato. Dalla sua schiera Volcente grida:
viene avvistato dai cava- «Fermi, uomini; che fate per strada in armi?
lieri nemici.
chi siete? dove andate?» Non rispondono,
affidandosi alla notte, e nel bosco tentano in fretta la fuga.
I cavalieri latini cono- In ogni luogo, dove a loro è noto un bivio, i cavalieri
scono bene il territorio 380 fanno barriera e di guardie circondano qualsiasi varco.
e bloccano le possibili Era la selva vasta, irta di cespugli e d’elci nere4
vie di fuga dei due e d’ogni parte assiepata di densi rovi;
Troiani.
solo qualche sentiero biancheggiava fra l’intrico dei passaggi.
L’oscurità dei rami e il peso del bottino impacciano
385 Eurialo e il timore l’inganna sulla retta via.
Niso s’allontana. Imprudentemente5 oltrepassa i nemici
e i luoghi che dal nome d’Alba6 furono chiamati Albani
(allora a pascoli incolti li possedeva il re Latino),
Non appena si accorge quando s’arresta, volgendosi invano a cercare l’amico:
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010
1. indugia: attende. avrebbe potuto essere visto da lontano. 6. Alba: località presso il campo troiano
2. Volcente: generale latino, guida il 4. elci nere: querce scure. che il re Latino utilizzava come pascolo
reparto di cavalleria. 5. imprudentemente: senza prudenza, per il bestiame.
3. incauto: poco prudente. Eurialo non perché non si accerta che l’amico sia con 7. ingannevole selva: il bosco è «ingan-
aveva pensato che l’elmo splendente lui. nevole» perché buio e fitto di vegetazione.
Il mito greco 23
430
Virgilio descrive la morte 435 come un fiore purpureo14 che, reciso dall’aratro,
di Eurialo con una deli- langue morendo, o come i papaveri che chinano il capo
cata e commovente simi-
litudine che paragona il sul collo stanco, quando la pioggia li opprime.
giovane soldato a un Niso allora si getta nella mischia e cerca in mezzo a tutti
fiore abbattuto dalla solo Volcente, solo di Volcente si dà cura.
pioggia.
440 I nemici gli si stringono intorno, tentano con ogni mezzo
di respingerlo, ma lui imperterrito li incalza, ruota
come un fulmine la spada, finché in gola del Rùtulo che grida
non la immerge, togliendo, ormai morente, la vita al nemico.
Con questi ultimi versi il Ma poi, trafitto, sull’amico esanime si getta
poeta celebra la gloria 445 e nella placida morte trova alfine riposo.
dei due giovani eroi e
assegna alla sua poesia
Fortunati entrambi! Se qualche potere possiedono i miei versi,
l’importante funzione di mai verrà giorno che alla memoria del tempo vi sottragga,
tramandare nei secoli il finché i discendenti di Enea la rupe immobile del Campidoglio
loro ricordo. domineranno15 e il padre dei Romani16 avrà impero sul mondo.
(Virgilio, Eneide, trad. it. di M. Ramous, Venezia, Marsilio, 1998)
14. purpureo: di colore rosso acceso, come Romani, discendenti di Enea, dimoreranno sidente della Repubblica.
il sangue. sul colle del Campidoglio. Oggi il colle è 16. padre dei Romani: il Senato, la più
15. finché... domineranno: fino a che i sede del Quirinale, la residenza del Pre- importante istituzione della Roma antica.
O. Trioschi, Leggere nuvole © Loescher Editore, 2010