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3/2/2018 A scuola di fotografia con Ansel Adams.

Tecnica Fotografica

A scuola di fotografia con Ansel


Adams
30 MAGGIO 2017 DI ALESSIO LEAVE A COMMENT

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Disegnare con la luce: è con questa piccola


definizione che molti professori danno ai loro
studenti, un primo approccio al mondo della
fotografia.
Riduttivo? Forse sì, ma rende l’idea di quanto questa tipologia di arte sia poetica, realistica e
soggettiva al tempo stesso.

Con tutti i protagonisti che con i loro scatti hanno fermato il tempo e l’hanno regalato anche
alle generazioni che in quel tempo non avevano vissuto, alcuni autori spiccano per aver creato
emozioni che sono state in grado di arrivare a chiunque.

Le immagini della guerra riportate come valore documentaristico di Robert Capa, una romantica
Parigi raccontata attraverso i baci di Robert Doisneau, la quotidianità profonda e irriverente dei
monelli vista da Henri Cartier-Bresson ma soprattutto, la natura selvaggia e spudoratamente
libera, che Ansel Adams ha fatto vivere in paesaggi parlanti di bianco e nero.

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CHI È ANSEL ADAMS

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Image Licensing: This work is in the public domain in the United States because it is a work
prepared by an officer or employee of the United States Government as part of that person’s
official duties under the terms ofTitle 17, Chapter 1, Section 105 of the US Code. See Copyright.

È nato a San Francisco in un freddo febbraio del 1902. Non era affascinato dal ritmo frenetico
della grande città, non provava alcun interesse per un mondo di traffico e clacson, così andava
alla ricerca di posti che potessero profumare di pace.

E li trovò, così come loro trovarono lui per essere raccontati. In gioventù scoprì le dune del
Golden Gate e andò alla ricerca di numerose aree naturali, come accadde durante il suo primo
viaggio allo Yosemite National Park.

Quando scattò le prime fotografie, si rese conto che il paesaggio per lui rappresentava non un
soggetto, ma il soggetto, a cui dedicò tutta la sua vita.

Nutriva un rispetto così grande per il mondo della wilderness, che non gli ha mai dato colori diversi
se non quelli del bianco e nero, poiché le considerava “le tonalità con cui osserva il
cuore” (anche se qualche scatto a colori poi si è scoperto l’aveva fatto).

Verso gli anni ’20 aderì ad un movimento fotografico di cui diventò il maggiore
esponente: l’f/64.

Si tratta di un approccio alle immagini puro ed essenziale.

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3/2/2018 A scuola di fotografia con Ansel Adams. Tecnica Fotografica

F/64, come suggerisce il nome stesso, rappresenta una tecnica grazie alla quale la profondità di
campo è la più estesa, così come la nitidezza, utilizzando l’apertura del diaframma più piccola.

Questo movimento fece parte di tutta la sua vita, poiché non si trattava (solo) di un approccio
metodologico, quanto di una scelta emotiva e devota alle emozioni in grado di sopraffare chiunque,
di fronte alla bellezza di un paesaggio incontaminato.

Se gli occhi di Ansel Adams ti hanno rapito il cuore e desideri sapere i segreti nascosti nei suoi
scatti per provare a metterli in pratica, prosegui nella lettura ma prima ti chiedo un piccolo favore.
A te non costa nulla, mentre a me serve per migliorare la visibilità di questo post condividendo
questo articolo o mettendo un “mi piace”.

Image Licensing: This work is in the public domain in the United States because it is a work
prepared by an officer or employee of the United States Government as part of that person’s
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GUARDA LA REALTÀ DA
DENTRO PRIMA CHE
DA FUORI
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3/2/2018 A scuola di fotografia con Ansel Adams. Tecnica Fotografica

Di sicuro saprai il pensiero che hanno molti fotografi in merito all’argomento dell’oggettività di
un’immagine.

Alcuni ritengono che il possibile scatto debba essere atteso, visualizzato e immortalato.

Pensano inoltre che l’immagine sia lì, oggettivamente esposta in tutto il suo splendore e che il
compito di un buon fotografo sia quello di riconoscerla.

Altri non la pensano così, uno di questi è Ansel Adams.

Lui ritiene che ogni uomo racchiuda in sé un catalogo di immagini che sono il frutto delle letture
che ha fatto, la musica che ha ascoltato, il cibo che ha mangiato, le persone che ha conosciuto.

Le immagini che una persona si porta dentro si differenziano rispetto a quelle di tutti gli
individui, poiché parlano di un bagaglio personale e individuale, non trasportabile negli occhi
di qualcun altro.

Esempio: se tu sei in un paesaggio incontaminato, vista mare limpido e cristallino, con un albero
sulla sinistra, questa visione da cartolina sarà per te inevitabilmente affascinante, ma
semplicemente perché penserai possa piacere a chi guarderà questa visione.

Invece se voltandoti, noti un rifiuto in mezzo a delle margherite e lo trovi più evocativo rispetto al
panorama intero e ti emoziona, fotografa quello.

Non commettere mai l’errore di fotografare per qualcuno che prima di tutto non sia la tua
anima.

Le fotografie sanno parlare e non sanno mentire praticamente mai, non dimenticartelo. Questo è il
primo passo in assoluto di cui fare tesoro se vuoi diventare un bravo fotografo.

NON ASPETTARE IL
MOMENTO GIUSTO:
NON ESISTE
Fuori dalla finestra c’è una bella giornata e tu, con tutto il tuo entusiasmo, prendi l’attrezzatura per
andare a fotografare e scegli un bel luogo.

Una volta arrivato sul posto, per quanto con il tuo obiettivo cerchi lo scatto vincente, questo non
arriva. Così ti siedi sul prato e attendi il momento giusto. Ebbene non esiste, non arriverà
questo istante.

La famosa “ispirazione” secondo Adams, altro non è che un atteggiamento prima di tutto per la
propria vita e in un secondo momento per la propria arte.

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Se un fotografo non è in grado di guardare il mondo emozionandosi, quell’ispirazione non


arriverà mai, non esiste.

Le qualità di chi “disegna con la luce” non sono solo tecnica e zoom, ma vanno ben oltre.

In uno scatto c’è un pensiero trasposto: ti sei mai chiesto se il tuo pensiero vale la pena di
essere raccontato o se gli manca qualcosa ed è forse per quello che non ti appare a comando,
anche quando lo desideri?

Ribalta la tua visione, prova a fotografare anche quello che pensi non ti piaccia per sapere se
effettivamente non ti piace.

Mettiti in discussione quando guardi l’immagine, esattamente prima di scattarla, visualizzala


attentamente, ascolta quello che ti suggerisce, asseconda lei e asseconda quello che potresti
imparare tu da lei.

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official duties under the terms ofTitle 17, Chapter 1, Section 105 of the US Code. See Copyright.

IL MESSAGGIO: VUOI DIRE


QUALCOSA O COMUNICARE?
C’è differenza tra osservare e vedere, tra sentire e ascoltare, così come c’è differenza tra dire
qualcosa e comunicare.

Secondo Ansel Adams più che una questione di feeling è una questione di stile.

Ovviamente tu devi seguire l’inclinazione del tuo cuore, quando scatti una buona immagine, ma
riesci a comunicarlo? Dopotutto la fotografia non dimenticarti che è un canale grazie al quale puoi
dialogare, emozionare, destabilizzare, ma fa tutto parte di un processo legato alla comunicazione.

Einstein diceva: “Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di
spiegarlo a tua nonna”.

Traducendo questo insegnamento in fotografia puoi dedurre da te che non avrai fatto un buono
scatto finché non arriverà a tutti con immediatezza.

È
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È proprio qui che entra in gioco lo stile. Trova la tua identità, qualcosa grazie al quale puoi essere
riconoscibile e per cui si apprezzi il contenuto del tuo messaggio.

Una fotografia di Adams è riassumibile così: natura sfrenatamente libera e bianco e nero
caldo.

Come vorresti che riassumessero i tuoi scatti? Concentrati su questa domanda, basati sulla
risposta che vorresti e troverai un messaggio che valga la pena raccontare e che sarà immediato a
chiunque.

LA TECNICA: VIVILA PRIMA


DI CONOSCERLA
Qualcuno sostiene che non è utile conoscere la teoriadi qualcosa se prima non si passa
attraverso la pratica.

Questo qualcuno si chiama Quentin Tarantino, regista di fama mondiale e autore di pellicole che
hanno vinto moltissimi riconoscimenti.

Perché diceva questo? Perché lui durante un’intervista, ha dichiarato che le immagini sono come
una nuova lingua: le impari sul posto, facendole, sbagliando, imparando con loro.

Allo stesso modo, non ti suggerisco di iniziare a fotografare senza avere la minima
consapevolezza del mezzo che hai tra le mani, ma di cominciare anche se non ti senti
completamente preparato, perché non arriverà mai quel giorno, avrai sempre da imparare in
questo campo.

Esercizio, costanza e metodo. Queste tre parole chiavi se le farai diventare il tuo mantra
quotidiano, ti daranno molte soddisfazioni nel corso del tempo.

Non avere paura di non sapere da che parte cominciare: il miglior modo per fare qualcosa è
iniziare a farlo, di sicuro ti porteranno in una condizione diversa rispetto a quella in cui eri prima.

IL RITOCCO: NECESSARIO,
SUPERFLUO O ENTRAMBI?
Nell’era del mondo digitale, sarebbe anacronistico non ammettere che i fotografi, anche quelli più
puristi, oggi utilizzano l’arte del ritocco.

Anche se in minima parte, anche se per un dettaglio, ma ne fanno uso, salvo rare eccezioni.

Anche perché le macchine fotografiche stesse non sono più quelle di una volta e consentono una
gamma di funzioni che prima non c’erano.

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Tu puoi scegliere in questo senso quale strada prendere. Puoi optare per il post-produzione
costante oppure sporadico, da utilizzare in casi eccezionali o sempre.

Non hai limiti a questo, ma sappi che Adams, queste possibilità che oggi la tecnologia mette a
disposizione, non le condivide solo in parte o comunque cono una certa cognizione di causa.

Per Adams fotografare non è facile. Così come il pittore prima di dipingere un olio su tela ci
impiega tempo e fatica, allo stesso modo il fotografo non risparmia nessuna energia di se stesso
per arrivare ad un ottimo risultato finale.

Il fatto che l’era digitale abbia permesso a questo processo difficile una strada più facile e
raggiungibile, secondo Adams rappresenta la morte della creatività. Non la post-produzione,
ma il fatto di ricercare la strada più facile (o modo per “evitare” la parte più difficile).

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In una fotografia c’è quello che tu ci metti dentro. Puoi usare la saturazione totale, puoi
renderla nitida dopo, puoi applicare i filtri più diversi, ma nulla toglie che nello scatto rimane il
messaggio che gli ha dato il fotografo.

Per questo motivo il ritocco è rischioso, ma sarebbe anche disonestà intellettuale non ammettere i
suoi benefici perché lo stesso Ansel Adams realizzava delle vere e proprie opere d’arte grazie
allo “sviluppo e stampa” particolari che, di fatto, sono l’attuale post-produzione. Cosa fare
dunque?

Utilizzalo per delle eccezioni e poco, giusto per qualche particolare, ma non fare della possibilità
digitale della post-produzione la tua coperta di Linus, altrimenti non starai comunicando
qualcosa che varrà la pena essere ricordato, ma starai solo dicendo qualcosa, come ormai fanno
tutti.

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UN CONSIGLIO DA PORTARE
SEMPRE CON TE
Così come per il cantautore Fabrizio de Andrè “È bello pensare che dove finiscono le mie dita
possa iniziare una chitarra”, tu ricordati che dove inizia il tuo cuore e dove finisce il tuo cuore, in
mezzo c’è un “clic”.

Perché non si fotografa (solo) con i polpastrelli, ma (soprattutto) con l’anima.

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