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LEONARDO DA VINCI – STRUTTURE RECIPROCHE

http://www.leonardo3.net/leonardo/machines.htm

Ponte Autoportante ~ Codice Atlantico, f. 69ar e 71v (1487-1489)

Il ponte autoportante arcuato è un modello leggero e forte che sta in piedi grazie alla geniale tecnica di
incastro pensata da Leonardo. Costruito con travi di legno, grazie alla sua forma arcuata, distribuisce le forze
di carico in modo che i pezzi longitudinali si stringano a forbice su quelli trasversali mantenendo in piedi
l'intera struttura.

http://www.leonardo3.net/it/l3-works/macchine/1355-ponte-autoportante.html

Tra tutti i ponti disegnati da Leonardo, quello autoportante è certamente il più geniale per semplicità
costruttiva e strutturale. Non sappiamo se abbia trovato applicazioni pratiche, ma possiamo certamente
credere che questa soluzione modulare, estremamente facile da trasportare e mettere in opera, riscontrasse
pienamente i favori dei sovrani dell'epoca, sempre alla ricerca di nuove tecnologie da impiegare in ambito
militare. Si tratta di una struttura composta da semplici travi di sezione circolare che vengono assemblate
senza l'impiego di legature o di incastri sagomati. Una volta montato, il peso del ponte è sufficiente a
esercitare la pressione necessaria affinché le travi montanti blocchino - chiudendosi a forbice - le traverse,
impedendo il cedimento della struttura. La stabilità di questo ponte cresce con l'aumento del carico sulla
parte superiore. Non è da escludere che Leonardo avesse previsto l'impiego di legature o incastri per
impedire alle travi trasversali di scivolare via durante il montaggio.

http://www.bambuseto.it/portfolio-project/larco-di-leonardo/

L’ARCO DI LEONARDO

Per l’evento del fuorisalone di Milano 2014 “Green Utopia“,


Bambuseto è stato invitato a costruire un arco quale simbolo
della manifestazione nella piazza della Fabbrica del Vapore in cui
dall’8 al 13 aprile hanno esposto diverse realtà legate al costruire
con materiali naturali. E’ dello stesso architetto Maurizio
Corrado, direttore della rivista Nemeton nonché organizzatore
dell’evento, la proposta di applicare il concetto del ponte di
Leonardo.

Brevi cenni sul ponte di Leonardo…e di qualcun altro

Nel suo Codice Atlantico, Leonardo da Vinci illustra svariati tipi


di ponti, tra cui un ponte autoportante noto oggi come ponte
autoportante di Leonardo o più semplicemente Ponte di
Leonardo. Concepito per situazioni di emergenza, può essere
“improvvisato” e costruito facendo uso soltanto di tronchi, senza
bisogno di corde, chiodi o qualsiasi altro sistema di fissaggio. Per
la disposizione degli elementi, tale struttura si classifica come
reciproca: in essa ogni elemento poggia sul successivo e questo,
assieme alla gravità e l’attrito, crea la stabilità del tutto.
Rainbow bridge (ponte arcobaleno) è il nome del ponte raffigurato in un celeberrimo quadro cinese del
dodicesimo secolo. L’opera di Zhang Zeduan mostra un ponte concettualmente identico a quello del nostro
Leonardo da Vinci, tre secoli prima della sua “invenzione” in Occidente.

http://hot-184071.blogspot.com/2012/05/strutture-reciproche-sui-campi-di.html

STRUTTURE RECIPROCHE SUI CAMPI DI BATTAGLIA

Le invenzioni di Leonardo rimaste su carta e poi applicate nei secoli successivi non si contano. Oltre a quelle
citate nel precedente post, particolarmente degna di nota per quelli che sono stati i suoi sviluppi successivi è
l'idea di sfruttare strutture "reciproche" (o "sinergetiche") per costruire tende atte a fornire riparo all'esercito
assediante.

Possiamo definire “reciproca” una struttura composta da diversi elementi (chiamati anche “travi corte” o
“aste”) che interagiscono strutturalmente tra loro attraverso vincoli di semplice appoggio, per realizzare in
tal modo strutture complesse (travi, coperture o solai) di luce assai maggiore rispetto ai singoli elementi che
le compongono.

Il vantaggio di queste strutture è certamente la versatilità, derivanti dall'estrema facilità di montaggio e


smontaggio.
LE STRUTTURE RECIPROCHE

https://www.lofo.io/index.php/home/20-costruzione-di-un-tipi-e-introduzione-alle-strutture-reciproche

I TIPI (O TEPEE!)

Forse non ne conoscevi il nome, ma i tipi sono le tende tipiche dei nativi del nord America. Nomadi e in
attento equilibrio con la natura, abitavano in tende adatte ad essere realizzate e spostate velocemente, che
definivano un ambiente interno caratterizzato da un buon comfort e da una sensazione di pace e
raccoglimento. Anche se caratteristico degli "indiani", il tipi non è altro che una forma archetipa
dell'abitazione. Per questo tutti la troviamo istintivamente accogliente. E per questo ci siamo inventati un
corso: volevamo un pretesto per rifletterci su, e noi (lo sai), riflettiamo parecchio con le mani. A volte, è
costruendo un oggetto che lo si capisce davvero...

LE STRUTTURE RECIPROCHE:

Quando i più semplici elementi costitutivi di un'architettura si uniscono per collaborare e si sostengono a
vicenda si parla di "struttura reciproca". Dalla yurta mongola alla cupola geodetica, dalla tradizione al
futuribile, le strutture reciproche continuano a darci tanto e a risolvere tante questioni. La geometria e la
ripetizione modulare rendono possibile la massima sinergia fra gli elementi e nuove prestazioni della materia.
Che così può alleggerirsi fino all'essenziale. Oltre che un modello elegante... non ti sembra una bellissima
metafora?

https://www.behance.net/gallery/21134325/STRUTTURE-RECIPROCHE-(definizione)

STRUTTURE RECIPROCHE (definizione)

Il primo articolo apparso in Italia sulle strutture reciproche è stato da me pubblicato sul N.34, nov-dic 2003
della rivista “BIOARCHITETTURA” di Bolzano. Lo stesso articolo ampliato e tradotto in inglese è stato riportato
successivamente sulla rivista 'NEXUS NETWORK JOURNAL' vol.10,1 edito da Kim Williams per conto della casa
editrice Birkhauser nel 2008. l'articolo è stato presentato al Convegno Internazionale “LEONARDO 2003”,
tenuto a Vinci. Nel 2009 l'articolo è stato pubblicato sul libro “STRUTTURE RECIPROCHE E GEOMETRIA
SINERGETICA” edito da lulu.com e in vendita presso Amazon.com e Amazon.it.

“Le strutture reciproche sono strutture tridimensionali il cui modulo di partenza deve contenere almeno tre
aste disposte in modo tale da formare un circuito chiuso. Ogni elemento supporta reciprocamente l’altro.
Queste strutture permettono la realizzazione di moltissime forme ottenendo delle configurazioni finali
sorprendentemente stabili. Le strutture reciproche (SR) riescono a sostenere carichi considerevoli.
L’eventuale rottura di un solo elemento mette in crisi tutto il sistema così come avviene generalmente nelle
strutture sinergetiche. Le SR possono essere osservate: nell’iride dell’occhio, nell’otturatore di una
fotocamera, nel nido degli uccelli, nel gioco del mikado, nell’arte dei cestai.”

https://strutturereciproche.myblog.it/2009/05/08/strutture-reciproche-2/

LA TENDA INDIANA

I pali del tipi indiano sono un antico esempio di struttura reciproca. Il tipi è un sistema ibrido in cui coesistono
le interazioni di vari sistemi strutturali interdipendenti tra loro, che entrano in gioco solo quando occorre.
Cioè esiste un sistema attivo per i carichi normali ed altri che vengono attivati all’occorrenza. Come in tutte
le tende, il telo coprente aggiunge maggiore resistenza alla struttura. In estate le falde inferiori e quelle
superiori vengono scoperte per favorire il ricambio d’aria. Sovraccaricare una struttura non solo è spreco di
materiali ma è molto pericoloso. Per Tony Robbin (1996), l’uso dei sistemi ibridi definisce un nuovo
paradigma costruttivo di resistenza, prossimo a quello esistente negli organismi viventi.

ARCHITETTURA TRADIZIONALE GIAPPONESE

Le SR sono state usate fin dal XXII° secolo nell’arch. tradizionale giapponese. In seguito furono distrutte da
incendi o sottoposte a deterioramento naturale, per cui resta poca traccia dell’antica tecnologia costruttiva.

In tempi più recenti le ritroviamo nell’architettura di Ishi (Spinning house), Kan, Kijima (Kijima Stonemason
museum), usate principalmente come coperture.

Altri studi sono stati condotti in Inghilterra principalmente da John Chilton, Olga Popovic, Wanda Lewis ed
altri.

Chilton individua altri esempi di SR nell’iride dell’occhio o nell’otturatore di una fotocamera. In base a Chilton,
il primo a individuare questo tipo di strutture è stato Emilio Perez Pinero.

Altri esempi di SR possono essere visti nel nido degli uccelli, nel gioco del mikado/shangai, nel gioco Heaven
Orb, nell’arte dei cestai italiani e degli artigiani cinesi e tailandesi.

LINCOLN CATHEDRAL - James Essex, 1762

La cattedrale gotica di Lincoln è stata costruita tra il 1220 e il 1235 da abili artigiani ed esperti carpentieri
dell’epoca. È composta da due volumi a pianta decagonale. La parte inferiore è stata revisionata dall’arch.
James Essex, nel 1762. Attualmente la copertura riporta nella sua base una struttura di travi appoggiate in
modo reciproco.

RAINBOW BRIDGE

Un altro esempio di SR è osservabile nel dipinto su pergamena ‘Going up the river on the Rainbow Bridge’
del pittore Zhang Zeduan (12° sec). Nel suo libro ‘Zhongguo Quiaoliang Shihua’ Taipei 1987, Mao Yisheng ri
porta una sezione del RAINBOW BRIDGE, dimostrando che le travi sono appoggiate per essere poi fissate in
modo reciproco. Realizzato per la prima volta nella provincia di Shandong, il RB è una delle invenzioni più
importanti avvenute durante la dinastia cinese Song (A.D. 960-1280). Il suo ricordo sta alla cultura cinese
come per esempio il Colosseo sta alla nostra cultura. Si presume che il Rainbow Bridge sia stata fonte di
ispirazione anche per le giunzioni reciproche di Leonardo da Vinci.

https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/criteri-progettuali/tetto-reciproco-373

IL TETTO RECIPROCO: PREPARAZIONE E REALIZZAZIONE

Ingegneri ed architetti italiani in un workshop a Roma per conoscere e sperimentare esempi di strutture
geodetiche e reciproche, dalla teoria alla pratica. Si è svolto il 9 ed il 10 maggio il workshop “Il tetto
reciproco”, una delle tante occasioni per approfondire, progettare e realizzare in modo concreto, messe a
disposizione dallo studio Beyond Architecture Group (BAG), specializzato nell’ambito dell’architettura
sostenibile. Docente d’eccezione è stato Biagio di Carlo, architetto famoso a livello internazionale per i
suoi studi sui poliedri e sulle strutture geodetiche e reciproche.

NODO RECIPROCO: DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Il 9 maggio, primo giorno del workshop, l’architetto Biagio di Carlo ha tenuto una lezione sui poliedri ed in
particolare sui 5 solidi platonici: tetraedro, ottaedro, icosaedro, cubo e dodecaedro. I primi tre poliedri,
spiega Biagio, essendo interamente triangolati, sono stabili e indeformabili, mentre, il cubo e il dodecaedro
possono essere stabilizzati ricorrendo alla triangolazione delle facce instabili. Attraverso questo semplice,
ma in realtà complesso concetto, Biagio ha introdotto i corsisti nel mondo dei solidi archimedei e catalani,
per giungere ai poliedri più complessi ed infine ai poliedri sviluppati nello spazio tridimensionale e verso lo
spazio in 4 dimensioni. La stretta connessione tra i poliedri e le “strutture reciproche” passa attraverso lo
studio della struttura della materia; in particolare l’analisi dell’organizzazione delle connessioni e
delle disposizioni delle cellule organiche, la cui architettura, incentrata sull’auto-generazione di elementi
simili e continui, ha da sempre affascinato i più innovativi progettisti del secolo scorso da Richard Buckminster
Fuller (inventore, architetto, designer, filosofo e scrittore statunitense) a Pier Luigi Nervi. Biagio ha infatti
studiato per anni le teorie ed i progetti di Richard Buckminster Fuller il quale è stato il primo progettista a
sviluppare il concetto di cupola geodetica, brevettata nel 1954 ed applicata poi dal governo americano per
la costruzione di cupole per le installazioni dell'esercito. Le strutture spaziali reciproche, già indagate da
Leonardo da Vinci, sono strutture realizzate con elementi che si sostengono, per l’appunto, reciprocamente,
mediante vincoli di semplice appoggio. Tali strutture sono adatte alla progettazione di coperture con grandi
luci ed a strutture temporanee, poiché sono composte da nodi che possono essere facilmente smontati e
ricomposti, riformulando gli spazi anche a diverse altezze.

Ecovillaggio GAIA, Navarro, Buenos Aires, Argentina 2006

PREPARAZIONE E REALIZZAZIONE TETTO RECIPROCO

La struttura del tetto reciproco realizzata è composta


da due poligoni, uno interno ed uno esterno, di 8 lati
ognuno. Il poligono interno, quello creato dal nodo
reciproco e che costituisce l’occhio centrale, è
caratterizzato dall’intersezione delle travi. Il poligono
esterno, con numero di lati pari a quello interno, è definito
dalle parti finali delle travi stesse, da cui partono gli
elementi di collegamento con la struttura verticale. La
seconda giornata ha visto i corsisti cimentarsi
nella preparazione e lavorazione degli elementi utili alla
realizzazione del tetto reciproco.

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