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I solidi platonici ed archimedei

I.S.I.S. “B. Varchi” Montevarchi


Andrea Mori - classe 4° C liceo scientifico
docente: Cecilia Magni
I solidi platonici
Si definisce solido platonico (dal nome del
filosofo greco Platone che li studiò) un poliedro
convesso avente per facce dei poligoni
regolari congruenti e gli angoloidi
uguali.
I solidi platonici sono soltanto 5

Faccia triangolo equilatero (angoli di 60°)


• Prendendo tre triangoli equilateri per formare l’angoloide (numero minimo per avere
un angoloide) la somma degli angoli delle facce è di 180° e otteniamo il tetraedro;
• Formando l’angoloide con quattro triangoli equilateri la somma degli angoli delle
facce sarà 240° e otterremo così l’ottaedro;
• Prendendo cinque triangoli equilateri per formare l’angoloide otterremo una somma di
300° e abbiamo così costruito l’icosaedro.
Ma con sei triangoli equilateri non possiamo formare un angoloide poiché la somma
degli angoli è 360° e quindi i triangoli si schiacciano su un piano.
Faccia quadrato (angoli di 90°)
Prendendo tre quadrati per formare l’angoloide la somma degli angoli è 270° e
otteniamo il cubo o esaedro.
Con quattro quadrati otteniamo una somma pari a 360° e quindi non formiamo più
alcun poliedro con facce quadrate.
Faccia pentagono regolare (angoli di 108°)
Prendendo tre pentagoni regolari per formare l’angoloide abbiamo che la somma
degli angoli delle facce è 324° (3x108°) e si ottiene il dodecaedro ma non possiamo
costruire altri poliedri regolari perché già 4x108°supera 360°.

Faccia esagono regolare (angoli di 120°)


Non possiamo formare neppure un poliedro perché 3x120°=360° e quindi a maggior
ragione è inutile provare con poligoni con un numero maggiore di lati.
Tetraedro regolare
Ottaedro regolare
Cubo o esaedro
Dodecaedro regolare
Icosaedro regolare
Storia dei solidi platonici
Fin dall’antichità i solidi platonici hanno affascinato gli antichi per le
loro molteplici simmetrie.
Sono stati studiati dal famoso matematico greco Pitagora e del
grande filosofo, anch’egli greco, Platone, dal quale prendono il
nome.
Proprio Platone, nel Timeo, associò ad ogni solido platonico uno dei
quattro elementi: al tetraedro egli associò il fuoco, al cubo la terra,
all'ottaedro l'aria ed all'icosaedro l'acqua, mentre nel Fedone egli
ritenne che il dodecaedro fosse la forma dell'universo.
“… e alla terra diamo la forma cubica perché delle quattro
specie è la meno mobile e di tutti i corpi la più plasmabile. E
tale bisogna che sia quello che ha le basi più salde... all'acqua
poi la forma che delle rimanenti è più difficile a muoversi, la
più mobile di tutte al fuoco, e quella di mezzo all'aria; e così il
corpo più piccolo al fuoco, il più grande all'acqua, e quello
di mezzo all'aria; e il più acuto ancora al fuoco, e quello che
gli vien dopo all'aria, e il terzo all'acqua... quel corpo solido
che ha assunto la figura della piramide sia l'elemento e il
seme del fuoco, e il secondo in ordine di generazione
diciamolo quello dell'aria, e il terzo dell'acqua"
• [Il Timeo, 2001]
Essi furono successivamente studiati con maggiore
razionalità dai geometri greco-alessandrini.
Le costruzioni di questi solidi sono contenute nel Libro
XIII degli Elementi di Euclide, in particolare nelle
proposizioni 13, 14, 15, 16 e 17, rispettivamente
dedicate alla costruzione del tetraedro regolare,
dell’ottaedro regolare, del cubo, dell'icosaedro regolare e
del dodecaedro regolare.
Tra i matematici e artisti rinascimentali che studiarono questi
poliedri troviamo Piero della Francesca, che scrisse il trattato De
quinque corporibus regularibus, e Luca Pacioli.
Proprio Luca Pacioli pubblicò nel 1509 il De Divina
Proportione, con le celebri illustrazioni di poliedri regolari
eseguite da Leonardo da Vinci.
Anche Keplero nella sua opera Mysterium
cosmographicum e nel successivo Harmonices
Mundi, riprese, in termini diversi, l'indagine di
Platone sul legame tra i poliedri regolari e la
struttura dell’universo.
Scrive Keplero:
«La Terra è la sfera che misura tutte le altre.
Circoscrivi ad essa un dodecaedro: la sfera che lo
comprende sarà Marte [nel senso che contiene
l'orbita, che allora Keplero ancora riteneva circolare,
del suo moto attorno al sole].
Circoscrivi a Marte un tetraedro: la sfera che lo
comprende sarà Giove. Circoscrivi a Giove un cubo:
la sfera che lo comprende sarà Saturno.
Ora inscrivi alla Terra un icosaedro: la sfera inscritta
ad essa sarà Venere. Inscrivi a Venere un ottaedro:
la sfera inscritta ad essa sarà Mercurio.
Hai la ragione del numero dei pianeti.»
I solidi platonici nell’arte
I poliedri platonici hanno ispirato anche
numerosi artisti.
Salvador Dalí nella sua opera Ultima Cena, ha
ambientato la scena è all'interno di un dodecaedro.
Oltre al surrealismo, anche l'arte cinetica e programmata, verso la metà del
XX secolo, ha attinto ai poliedri platonici. La computer art, in particolare, ha
dato nuovo impulso all’esplorazione di complicate strutture che derivano
dall'intreccio di poliedri ruotati tra loro.
L'artista italiano Lucio Saffaro, tramite originali ricerche matematiche, pone
insistentemente i poliedri al centro delle sue opere.
I solidi platonici in natura
Anche nel mondo naturale possiamo trovare esempi di solidi
platonici.
Tra i minerali possiamo trovare la pirite, che può presentare
sia cristalli cubici, sia a forma di ottaedro. Inoltre si è
osservato anche che essa è in grado di formare cristalli
dodecaedrici non regolari.
Anche altri minerali si
presentano con un reticolo
cristallino con geometria
analoga ai solidi platonici.
Il cloruro di sodio o
salgemma ha cristalli cubici
ed il fluoruro di calcio o
fluorite ha cristalli a forma di
ottaedro.
Solidi archimedei
I solidi archimedei traggono il loro nome
da Archimede, che li descrisse in una sua
opera oggi perduta.
Si definisce solido archimedeo un poliedro
convesso le cui facce sono costituite da due
o più tipi di poligoni regolari congruenti e i
cui vertici sono omogenei e che non sia un
prisma od un antiprisma (vedi figura).

PRISMA ANTIPRISMA
Si può dimostrare che i solidi archimedei sono
solo 13
Osserviamo che molti di questi si ottengono sezionando i
solidi platonici.
Tetraedro tronco
Ottaedro tronco
Cubo tronco
Icosaedro tronco
Si può notare che il pallone da calcio ha la
forma di un icosaedro tronco.
Dodecaedro tronco
Cubo camuso
Cubottaedro rombitronco
Cubottaedro

Si può osservare che questo solido appare anche nel quadro Ritratto di
Luca Pacioli.
Icosadodecaedro camuso
Icosadodecaedro rombitronco
Icosadodecaedro
Rombicosadodecaedro
Rombicubottaedro
Storia dei solidi archimedei
I solidi archimedei traggono il loro nome da Archimede, che li
descrisse in una sua opera oggi perduta.

Anche i solidi
archimedei sono stati
rappresentati da
Leonardo da Vinci
nel
Divina Proporzione
di Luca Pacioli.
I solidi archimedei in natura
I solidi archimedei si possono osservare soprattutto in natura.
Ne è un esempio il fungo Clathrus ruber, che con la maturazione si
apre creando una struttura a forma di icosaedro troncato.
In tempi recenti l’uomo ha ottenuto in laboratorio una classe di
composti, i fullereni, costituiti solo da atomi di carbonio.

Di questi fullereni, importanti per


le nanotecnologie e simili alle
cupole geodetiche, fa parte il
buckminsterfullerene, che ha la
forma di un icosaedro troncato.
Conclusione
Abbiamo così terminato il nostro viaggio attorno al
mondo dei poliedri platonici ed archimedei in cui
abbiamo cercato di capire cosa sono e cosa hanno
rappresentato nelle varie epoche fino a quella presente.
Grazie per l’attenzione!

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