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Archimede: aritmetica di sabbia

Aritmetica di sabbia: arkimedeion.it Sabbia e acqua arkimedeion.it Una miriade arkimedeion.it Stomachion arkimedeion.it Microsoft Word - D3_ViteScienziati.doc - 1_alcune_vite_scienziati.pdf asso.metid.polimi.it Archimede di Siracusa traduzione liceocrocexarchimede.altervista.org Il grande matematico fisico e filosofo Archimede di Siracusa - Archimede-di-Siracusa.pdf eni.com Cicerone scopre la Tomba di Archimede liceocrocexarchimede.altervista.org

Le opere di Archimede web.unife.it Cerchio, circonferenza, pi greco chihapauradellamatematica.org Solidi di Archimede arkimedeion.it L'avventura dell'Arkimedeion arkimedeion.it Archimedes Home Page math.nyu.edu Death of Archimedes (Sources) math.nyu.edu Tomb of Archimedes (Sources) math.nyu.edu Archimedes' Screw (Optimal Design) math.nyu.edu Archimedean Solids (Pappus) math.nyu.edu Spheres and Planetaria (Introduction) math.nyu.edu Spheres and Planetaria (Sources) math.nyu.edu Archimedes Crater math.nyu.edu

Aritmetica di sabbia

Il sistema numerico elaborato da Archimede nellArenario permise al genio siracusano di ottenere risultati mai immaginati prima di lui. Egli sfid le convinzioni comuni del suo tempo, anche quelle pi ardite sul piano filosofico. Il trattato, essenzialmente, si occupa di combattere alcune radicate opinioni circa linfinito, concetto di straordinaria importanza, tanto matematica che filosofica, e che aveva dato, prima del suo intervento, luogo a numerosi paradossi; fra tutti vale la pena ricordare quelli del filosofo di Zenone Elea ed in particolare il paradosso della freccia e del bersaglio: poich infiniti sono i punti che una freccia deve percorrere per raggiungere il bersaglio, la freccia per quanta possa essere la forza che larciere impiega nel tendere larma il bersaglio non lo raggiunger mai. Questa, che alla nostra mentalit pu apparire una bislacca forzatura, invece indice di un problema che il pensiero greco ha vissuto, sino ad Aristotele compreso, con estremo imbarazzo: negli scritti dei pi grandi filosofi greci si constata una certa difficolt nel rapportarsi al concetto di infinito, e pi particolarmente, sul piano filosofico di indeterminato. La mentalit greca, costantemente alla ricerca dei perch dei fenomeni, delle proporzioni fra elementi del reale e delle segrete armonie che reggono il cosmo, viveva la possibilit di un il-limite, di un che di non determinabile, con autentico terrore: una forma acuta di horror vacui. Archimede, forte del suo metodo e della sua ardimentosa concezione del mondo, afferm che persino il numero dei granelli di sabbia necessari a riempire luniverso, per quanto enorme sia, comunque identificabile con

un numero finito, una volta individuato il modo di indicare i grandi numeri necessari ad esprimerlo. Archimede riusc a calcolare il numero di grani di sabbia necessari per riempire, dapprima, una sfera del diametro di un dito, successivamente di cento, poi di uno stadio, di diecimila stadi e cos via, giungendo al risultato finale che luniverso (ristretto allora al sistema solare) per essere riempito per intero necessiterebbe di appena 1063 granelli di sabbia: il calcolo matematico assicurava cos la sua superiorit su qualsiasi realt fisica.

Sabbia e acqua Archimede protagonista di numerose leggende, di cui diverse hanno a che fare con lacqua e con la sabbia. La scoperta del principio della spinta idrostatica, che ancora oggi chiamiamo principio di Archimede, viene dalla tradizione accostato al famoso bagno durante il quale lo scienziato avrebbe fatto risuonare il suo immortale Eureka! , e delle varie versioni dellepisodio della morte di Archimede, alcune lo ritraggono mentre studia dei cerchi, disegnandoli nella sabbia, al cospetto del soldato romano che lo uccider. Le esatte parole differiscono nei vari Autori che riportano laneddoto, ma concordano nel descrivere laccorato appello di uno studioso, che anche nel momento estremo, chiede che i suoi studi non siano turbati dallirruzione della brutalit della vita, rappresentata qui icasticamente da un gladio sguainato. E non si pu dimenticare lArenario, trattato nel quale Archimede calcola il numero di granelli di sabbia che sarebbero necessari a riempire lintero universo. Le intuizioni di Archimede sulla spinta idrostatica sono di capitale importanza per lo sviluppo della fisica e dellingegneria: il modo in cui un corpo si comporta quando si trova immerso in un fluido determinato proprio da questa interazione, che dipende largamente dalla conformazione della materia del solido: il suo peso specifico, il suo peso, la sua forma. Anche il comportamento di semplici granelli di sabbia, di diverse dimensioni e densit, immersi nello stesso recipiente, rendono immediatamente chiaro il significato della spinta di Archimede. La velocit con cui ogni granello si deposita dipende dalle sue dimensioni e deriva dal bilanciamento che si viene a creare fra le tre forze principali che agiscono su di esso: la spinta idrostatica che agisce dal basso verso lalto (scoperta da Archimede), la forza di gravit e la forza di attrito causata dalla viscosit del materiale.

Una miriade La numerazione greca era molto differente da quella che attualmente impieghiamo, e decisamente meno efficace. I numeri dei quali ci serviamo tutti i giorni vennero importati dagli arabi, insieme allo zero. Dunque i greci come del resto anche i romani non avendo a disposizione simboli dedicati esclusivamente alla rappresentazione dei numeri, impiegavano le lettere del loro alfabeto. Se questa soluzione appare a noi scarsamente pratica, gi in rapporto a piccole quantit, essa si presenta decisamente inadatta a calcoli che riguardano i grandi numeri: numeri che daltra parte sono essenziali per lo svolgimento di indagini astronomiche sempre pi accurate. Con i trentasei caratteri di cui disponevano, i greci esprimevano tutti i numeri al di sotto di 10.000 (ovvero una miriade); per esprimere numeri di decine di migliaia poi apponevano la lettera M sotto il carattere, rendendo il numero diecimila volte maggiore. NellArenario Archimede mostra di aver avuto unaltra brillante intuizione: part dal numero 10.000, che chiam numero di primo ordine e - moltiplicandolo per se stesso - ottenne il numero di centomilioni, che chiam numero di secondo ordine. Prendendo questo numero come unit, di nuovo, giunse ai numeri di terzo ordine, con i quali riusc a giungere ad un numero che altrimenti avrebbe richiesto milioni di cifre. Indubbiamente ottenne il vantaggio di poter semplificare i calcoli, avendo reso molto pi agile la scrittura dei numeri; ma la portata dellilluminazione archimedea non si limita a questo pur importante risultato. Infatti, Archimede, nellArenario, introduce un sistema di numerazione equivalente non solo al nostro metodo posizionale, ma anche allattuale notazione esponenziale. Archimede, sostanzialmente, precorre lidea di utilizzare i logaritmi per abbassare il rango delle operazioni numeriche. Le tavole dei logaritmi saranno pubblicate solamente nel 1614: fu allora che si cominci a risolvere con lalgebra anche i problemi geometrici, con la possibilit di eseguire rapidamente complessi calcoli numerici.

Stomachion

Il ritrovamento e lo studio del Codice C ha riportato lattenzione su un antico gioco greco: lo Stomachion. Il nome deriva da Stomachos, che significa irritazione. Nel codice rinvenuto e studiato da Heiberg, troviamo alcune pagine dedicate a questo curioso puzzle, composto da quattordici pezzi, tagliati in forme geometriche (undici triangoli, due quadrilateri e un pentagono) le cui possibili combinazioni rappresentano immagini di vario genere, che differiscono in base allabilit del giocatore. Lo Stomachion presenta notevolissime affinit con un antico gioco cinese, il Tangram, che significa gioco delle sette saggezze, composta appunto di sette tasselli di diversa forma geometrica. Quel che Heiberg pot leggere in proposito, con il solo ausilio di una lente di ingrandimento, di fronte ad una pergamena deteriorata, sulla quale, per di pi, erano state in epoca medievale trascritte preghiere, offr pochi indizi sullinteresse di Archimede per lenigma. Apparentemente si trattava di un semplice passatempo colto, il che indusse gli studiosi a non dare troppa importanza alle pagine sullo Stomachion. Tuttavia, con il riapparire del Codice C, nel 1998, e con il progredire delle tecniche applicate alla decifrazione degli antichi manoscritti, gli studi sullo Stomachion stanno progressivamente rettificando il punto di vista che lo considera semplicemente un arguto rompicapo. Non c certezza che sia stato proprio il geniale siracusano ad inventare lo Stomachion, ed anzi, si tende a ritenere che il supporto esistesse gi prima che se ne occupasse Archimede. Tuttavia, il punto dinteresse non stabilire o meno se Archimede sia stato lideatore dello Stomachion: ben pi rilevante comprendere a che scopo se ne servisse. In effetti, gli studi che attualmente si stanno conducendo sul Codice C stanno offrendo importanti novit, in particolare relative alle tecniche di calcolo. Una nuova lettura del codice, dimostrerebbe che Archimede si interessava di calcolo combinatorio, un ramo della matematica che prende in considerazione le combinazioni e le sistemazioni degli oggetti, e che ha trovato riconoscimento negli ambienti accademici solo negli ultimi cinquanta anni. Si tratta di capire se Archimede fu in grado di calcolare il numero dei diversi quadrati che si sarebbero potuti creare con i pezzi del puzzle. Un gruppo di studiosi attualmente allopera sullo Stomachion, alcuni rilevano che vi sono degli indizi che farebbero pensare che Archimede avesse studiato i suoi teoremi geometrici proprio grazie allo Stomachion.

Vita da scienziato Archimede di Siracusa

Laboratorio: Vita da scienziato Archimede di Siracusa (in greco ; Siracusa, circa 287 a.C. Siracusa, 212 a.C.) Chi Archimede? E un matematico, astronomo, fisico e inve ntore greco antico. Si hanno pochi dati certi sulla vita di Archimede, ma da tutti viene riconosciu to come uno dei pi grandi scienziato della storia umana; infatti ha realizzato sia invenzioni e scoperte molto importanti in matematica e fisica (dalla leva al galleggiamento dei corpi), sia soluzioni tecniche uti li e brillanti che ha applicato alle sue macchine (dalla vite alle carrucole). In quale ambiente nato e cresciuto? (0 30 anni) . La data di nascita non certa. Viene di solito accettata quella del 287 a.C., sulla base dellinformazione sulla su a morte allet di settantaci nque anni. Forse figlio di un astronomo siracusano di nome Fidia e ha eredit ato dal padre lamore per le scienze esatte. Secondo Plutarco imparentato col re Gerone, tesi controvers a ma supportata dalla stretta amicizia che li lega. Di che cosa si occupato in giovent? (30 40 anni) . Dalle opere conservate e dalle testimonianze appare che fin da giovane si occupato di scienze matemati che: laritmetica, la geometria piana, la geometria solida; ma anche la meccanica, lottica, lidrostatic a, lastronomia. Mostra un grande interesse per le applicazioni tecnologiche. Trascorre qualche anno in Eg itto; ad Alessandria dEgitto stringe amicizia con il matematico e astronomo Conone di Samo, ricordato anche nelle sue opere.

Perch la vita di Archimede cos utile? (40 50 anni). Tornato a Siracusa, entra una corrispondenza con vari scienziati di Alessandria, tra i quali Dositeo ed Eratostene, al qual e dedica il trattato Il metodo e rivolge il problema dei buoi del sole . Archimede si interessa della gestione delle acqua e si impegna a progettare e costruire macchine capaci di spostare grandi pesi con piccole forze. Lo storico Pappo di Alessandria racconta che Archimede, entusiasta per le possibilit offerte dalle macchine che ha costruito, abbia esclamato datemi un punto dappoggio e vi sollever il mondo. Come ha smascherato il finto oro della corona? (50 60 anni). Vitruvio racconta nel trattato Sui corpi galleggianti che Archimede ha iniziato a occuparsi di id rostatica perch il re Gerone gli chiede di determinare se la sua corona stata realizzata co n oro puro oppure il fabbro ha utilizzando internamente altri metalli, mettendo loro solo sulla superficie. Sc opre come risolvere il problema mentre fa un bagno, notando che una sua immersione provoca un innalzamento del livello dellacqua. Questa osservazione lha reso cos felice che esce nudo dallacqua esclamando ( hureka! , ho trovato! ). Come ha aiutato Siracusa a co mbattere contro i romani? (60 70 anni) . Vari autori romani (Polibio, Tito Livio, Plutarco) riferiscono che durante la seconda gue rra punica, su richiesta del re Gerone di Siracusa, alleato dei cartaginesi, Archimede si dedica (con minore entusiasmo ma co n significativi successi) a realizzare macchine belliche per aiutare la sua citt a di fendersi dallattacco di Roma. Contro le legioni e la potente flotta di Roma, Siracusa dispone di poche migliaia di uomini e il genio di un vecchio; le macchine di Archimede che scagliano massi ciclopici, una tempesta di ferro e raggi solari concentrati contro le sessanta grandi navi a remi di Marco Claudio Marcello. Come morto Archimede? (70 75 anni). Nel 212 a.C. viene ucciso da un soldato romano durante il sacco di Siracusa, quando viene conquistata. Si narrano tre differe nti versioni della morte di Archimede. Nella prima un soldato romano intima ad Archimede di seguirlo da Ma rcello; al suo rifiuto di farlo prima di finire di risolto il problema cui si sta applicando, il soldato lo u ccide; appena saputa la notizia Marcello fa uccidere il soldato, visto che il suo ordi ne stato di catturarlo vivo per poter sfruttare la sue capacit. Nella seconda un soldato romano si presenta per uccidere Archimede che lo prega invano di lasciargli almeno terminare la dimostrazione nella quale era impegnato. Nella terz a il soldato incontra Archimede mentre sta portando a Marcello alcuni strumenti scientifici (meridiane, sf ere e squadre) in una casse tta; il soldato, pensando a una cassetta piena doro, lo uccide per impadronirsene . In ogni caso Marcello, profondamente addolorato per la sua morte, fa dare onorevole sepoltura allo scienziato.

Archimede di Siracusa
Archimede di Siracusa Gli studiosi sono uomini privilegiati; pochi di loro conoscono il Greco, e la maggior parte di loro non sa nientaltro. Quando Newton disse: Se ho visto pi di altri, perch stavo sulle spalle dei giganti , uno dei giganti che doveva avere in mente era Archimede di Siracusa, il pi brillante matematico, fisico e ingegnere dellantichit. Poco si sa della sua vita. Nacque intorno al 287 a.C a Siracusa, figlio dellastronomo Fidia, e a quanto pare trascorse gran parte della sua vita a Siracusa. Studi presso lUniversit di Alessandria sia sotto gli immediati successori di Euclide, sia sotto Euclide stesso. Era un amico e parente di Gerone II, re di Siracusa, per il quale progett le macchine da guerra utilizzate contro gli aggressori romani, e la cui corona fu coinvolta nella scoperta della legge della spinta verso lalto che porta il suo nome. Gerone (correttamente) sospett che la sua corona non fosse doro puro e chiese ad Archimede di indagare senza danneggiarla. Si sa che Archimede medit sul problema mentre si faceva un bagno e trov la risposta, non appena osserv il livello dellacqua alzarsi sino a sommergere il suo corpo. Gridando:EUREKA! Ho trovato!, dice questa leggenda, corse nudo per le strade di Siracusa per dire a Gerone della sua scoperta. Il suo libro sui corpi galleggianti va ben oltre la legge di Archimede e comprende complicati problemi di stabilit. Allo stesso modo SullEquilibrio dei Piani va oltre il principio della leva e risolve complicati problemi come trovare il baricentro di un segmento parabolico. In queste, come in altre sue opere, Archimede utilizza lapproccio euclideo: da un insieme di semplici postulati, deduce le sue affermazioni con logica impeccabile. Come primo scrittore che costantemente leg matematica e fisica, Archimede diventato il padre della fisica come scienza. La fisica di Aristotele fu pubblicata un secolo prima, ma solo una lunga sfilza di speculazioni infondate, totalmente prive di qualsiasi relazione quantitativa. Archimede stato anche il primo ingegnere scientifico, luomo alla ricerca di principi generali che applic a specifici problemi dingegneria. La sua applicazione del principio della leva per le macchine da guerra in difesa di Siracusa sono ben noti, inoltre applic ancora lo stesso principio per trovare il volume del segmento di una sfera con un metodo di bilanciamento insolitamente bello di cui avremo pi da dire pi avanti in questo capitolo. Ha usato lo stesso metodo per determinare i volumi di altri solidi di rotazione (ellissoide, paraboloide, iperboloide) e per trovare il centro di gravit del semicerchio e dellemisfera. Non noto quante opere di Archimede siano andate perdute (una delle pi importanti, Il Metodo, venuta alla luce solo nel 1906), ma i suoi libri rimasti, tra cui Sulle Spirali, Sulla Misurazione del Cerchio, La Quadratura della Parabola, Sui Conoidi e Sferoidi, Sulla Sfera e il Cilindro, Il Libro dei Lemmi e altri, sono ineguagliate da qualsiasi altro prodotto dellantichit.

Il metodo di Archimede per calcolare

Non solo a causa dei risultati meravigliosi contenuti in questi libri, ma anche perch Archimede fu un pioniere del Metodo. Partendo dal concetto di uguale arriv a quello di arbitrariamente vicino a o tanto vicino quanto desiderato (che Euclide aveva enunciato ma non attivamente usato) e quindi raggiunse la soglia del calcolo differenziale , proprio come il suo metodo di quadratura della parabola raggiunse la soglia del calcolo integrale (alcuni ritengono che la abbia superata). E stato anche il primo a ideare un metodo per calcolare con un qualunque grado desiderato di precisione. Esso si basa sul fatto che il perimetro di un poligono regolare di n lati inscritto in una circonferenza minore della circonferenza, mentre il perimetro di un poligono simile circoscritto alla circonferenza maggiore della circonferenza (vedi figura sotto). Rendendo n sufficientemente grande, i due perimetri si avvicineranno alla circonferenza arbitrariamente, uno per difetto, laltro per eccesso. Archimede inizi con un esagono, e progressivamente raddoppiando il numero dei lati, arriv a un poligono di 96 lati, il che diede:

(1)

Ci che Archimede ha fatto senza trigonometria, e senza notazione decimale (o altra notazione posizionale) unillustrazione della sua tenacia (vedi la traduzione di Heath Sulla Misura del Cerchio proposizione 3 e seguenti). Tuttavia potremmo utilizzarle entrambe per procedere con i calcoli. Se met dellangolo sotteso da un lato di un poligono regolare di n lati nel centro della circonferenza, allora la lunghezza del lato inscritto (3) e quella del lato circoscritto (4) Un poligono regolare di 40 lati. Non stata disegnata la circonferenza interna.

Per lesagono, Archimede ha approssimato col valore leggermente inferiore di 265/153; un poligono a 12 lati lo impegn nel rapporto , che ha semplificato a , e il poligono finale di 96 lati coinvolge una radice quadrata di un numero che nel sistema decimale ha dieci cifre! Come sia riuscito ad estrarre le sue radici quadrate con tale accuratezza, sempre avendo cura di rispettare cos sottilmente il lato piccolo o il lato grande, come richiesto dai limiti, uno degli enigmi che questo straordinario uomo ci ha lasciato. Ma sembra che Archimede sia andato anche oltre. Erone di Alessandria, nella sua Metrica (circa il 60 A.C., ma non scoperta fino al 1896), si riferisce a un lavoro di Archimede che da allora andato perso, in cui Archimede d i limiti. Tuttavia, questo evidentemente un errore che si deve essere insinuato durante la trascrizione della copia, perch molto pi scadente rispetto al limite superiore 3+1/7 trovato da Archimede in precedenza. Erone aggiunge: poich questi numeri sono scomodi per le misurazioni, p viene ridotto al rapporto di numeri pi piccoli, ossia 22/7. Archimede ha anche mostrato che una curva scoperta da Conone di Alessandria poteva, come la quadratrice di Ippia, essere utilizzata per rettificare (e quindi quadrare) il cerchio. La curva oggi chiamata la spirale di Archimede; definita come il luogo geometrico piano di un punto che si sposta di moto rettilineo uniforme lungo un raggio mentre il raggio ruota di moto circolare uniforme attorno alla sua estremit. questa la curva tracciata da una puntina che striscia radialmente verso lesterno su un disco fonografico rotante. Sia P un punto della spirale (vedi figura sopra), e la tangente in P intersechi la perpendicolare alla retta OP in R. Archimede mostr nel suo libro Sulle Spirali che il segmento OR (cio la sottotangente polare nel punto P) uguale alla lunghezza dellarco circolare PS di raggio OP, dove S lintersezione con il raggio iniziale OU. Rettificazione della circonferenza per mezzo della Spirale di Archimede

Tali furono alcuni dei contributi del pi grande genio dellantichit alla storia del pi greco e della quadratura del cerchio. Anche se gli investigatori successivamente hanno trovato approssimazioni numeriche migliori, il metodo poligonale di Archimede rimasto insuperato fino a quando diciannove secoli pi tardi furono trovati in Inghilterra un prodotto infinito e una frazione continua infinita poco prima che la scoperta del calcolo differenziale portasse a un approccio totalmente nuovo al problema. In fisica, nessuno giunto vicino alla statura di Archimede per pi di 18 secoli, fino a quando Galileo Galilei os sfidare le menzogne di Aristotele. Le ombre di quelle menzogne sono con noi persino adesso. C la storia della matematica che non scusa Archimede per essersi sporcato le mani con il lavoro sperimentale. Nel tardo 1968, ci viene detto che egli mise poco valore nei suoi congegni meccanici, e che considerava i suoi congegni e invenzioni come sordidamente commerciali (1965). Commenti simili si trovano in quasi tutti i libri sullargomento, sostenendo losservazione di Philip Guedella La storia si ripete; gli storici si ripetono lun laltro. Il mito ripetitivo stato iniziato da Plutarco, che nel primo secolo d.C. ha scritto che Considerando la meccanica e ogni arte utilitaristica come ignobile e volgare, egli dette la sua zelante devozione solo a quei soggetti la eleganza e sottigliezza sono non impastoiate dalle necessit della vita. Ora Plutarco non poteva forse sapere cosa Archimede avesse considerato ignobile e volgare; il suo credo era buono come il vostro o il mio. Ma proprio come per diciannove secoli, gli storici hanno riecheggiato Plutarco, cos Plutarco fa eco allatteggiamento di Platone e Aristotele, i padri dello snobismo intellettuale. Essi hanno insegnato che la sperimentazione era adatta solo per gli schiavi, e che le leggi della natura potevano essere dedotte soltanto dalluomo di alto intelletto; e Aristotele ha usato il suo nobile intelletto per scoprire che i corpi pi pesanti cadono a terra pi velocemente; che gli uomini hanno pi denti rispetto alla donna; che la Terra al centro delluniverso; che i corpi celesti non cambiano mai; e molto di pi di tale saggezza, perch era uno scrittore molto prolifico. Di fatto Aristotele stato sconfitto sul proprio terreno, per mezzo della pura deduzione intellettuale dellosservazione sperimentale. Molto tempo prima che Galileo Galilei facesse cadere delle palle di legno e di piombo dalla Torre pendente di Pisa, egli pose la seguente domanda: Se una pietra di 10 libbre cade 10 volte pi velocemente di una da 1 libbra, cosa succede se lego insieme le due pietre? La combinazione cadr pi velocemente della pietra di 10 libbre perch pesa 11 libbre, o cadr pi lentamente perch la pietra da 1 libbra ritarder la pietra da 10 libbre? Il commento di Plutarco sullatteggiamento di Archimede per lingegneria una elaborazione con nessun fondamento diverso dallo snobismo aristotelico. Archimede saluta Eratostene

Ti ho spedito nella precedente occasione alcuni dei teoremi scoperti da me, semplicemente scrivendoti gli enunciati e invitandoti a scoprire le dimostrazioni, che a quel tempo non ti diedi. Poi le dimostrazioni di questi teoremi le ho scritte in questo libro e ora te lo invio. Inoltre vedendo in te, come gi dissi, uno studente volenteroso,[] ho ritenuto opportuno scriverti e spiegare in dettaglio nello stesso libro la particolarit di un certo metodo, con cui sar possibile per te indagare alcuni dei problemi di matematica mediante la meccanica. Questa procedura , sono convinto, non meno utile persino delle stesse dimostrazioni dei teoremi; perch certe cose prima mi sono diventate chiare con un metodo meccanico, malgrado dovessero essere dimostrate dopo tramite la geometria perch la loro indagine col sopraccitato metodo non forniva una vera dimostrazione. Ma quando abbiamo acquisito, col metodo, alcune conoscenze dei problemi, la strada pi facile per fornire la dimostrazione anzicch trovarla senza alcuna conoscenza precedente. Un chiaro esempio di questo metodo lapplicazione di Archimede del principio della leva per ricavare il volume di un segmento sferico oltre che dellintera sfera, come indicato nella figura di pag. 71. Cos grande valore dette Archimede a questa scoperta, che chiese che una sfera inscritta in un cilindro fosse incisa sulla sua lapide, e questo stato fatto perch, anche se la lapide andata perduta, abbiamo una descrizione della tomba da parte di Cicerone, che la visit nel I secolo a.C. durante il suo incarico di questore in Sicilia. Non senza interesse ricordare come stato recuperato Il Metodo. Fu trovato nel 1906 a Costantinopoli su un palinsesto, che , una pergamena il cui testo originale stato lavato (per recuperare la pergamena) e sostituito con un testo diverso. Se loriginale stato lavato via non perfettamente, esso pu essere ripristinato con una speciale fotografia. In questo caso il testo originale era una copia del X secolo di alcune opere note di Archimede, ma pure includente lunico testo superstite de Il Metodo. Gli zeloti medievali non sempre, come il vescovo dello Yucatan o i Crociati a Costantinopoli, bruciavano i libri scientifici come opera del diavolo. A volte essi pulivano il testo per la pergamena, in modo che da poterla sporcare con la loro immondizia superstiziosa.

Il grande matematico fisico e filosofo Archimede di Siracusa1


Il personaggio e il contesto storico Il contributo scientifico Il contributo metodologico e la sua applicazione aziendale Bibliografia Allegato 1 : Curricu lum Vitae di Archimede da Siracusa

Il personaggio e il contesto storico Il grande matematico, fisico e filosofo Archimede di Siracusa (287 AC - 212 AC ) si colloca storicamente secondo la tabella riportata di seguito nel contesto culturale sicuramente fecondo della Magna Grecia del terzo secolo Avanti Cristo. Il suo contributo nel campo delle scienze applicate della fisica e della matematica costituisce la base di alcune delle tecnologie oggi di pi ampia scala di utilizzo e a ragione di questo contributo al sapere umano la sua effigie ancora oggi riprodotta addirittura su i francobolli ed in passato venne riprodo tta p r aticam ente in tutte le epoche storiche.

IL CONTRIBUTO DELLA TECNOLOGIA APPLICATA AI SISTEMI ORGANIZZATI: ARCHIMEDE DI SIRACUSA Michel e Cibrari o MASTER MEDEA 2005-2006 Eni Corp orate Uni v ersity - Scuola Enrico Mattei

Questo ha consentito di conservare memoria nei secoli anche del suo aspetto fisico e non sono del suo contributo cognitivo e scientifico, peraltro forse pi im portante. Il suo m e todo di calcolo delle aree e dei volume ha anticipato di 2,000 anni prima di Newton e Leibniz il calcolo integrale. Per la straordinariet delle sue intuizi oni fisiche e per le applicazioni belliche d a lui r ealizza te , Archimede citato da tutti i pi importa nti storiografi dellantichit nei loro scritti. Diodorus Siculus (circa 1 secolo A C ), Bibliotheke; Athenaeus of Naucratis (circa 200 AC), Deipnosophistae; Eulero (1707-1783), XIV Quaestio nes Mathem aticae ; Vitruvio (circa 1 secolo AC), De Architectura ; Plutarco, vari scritti. I lavori di A r chimede che sono giunti fi no a noi d i rettam e nte, sono i seguenti: DellEquilibrio dei pi ani (due libri); Quadratura della parabola; Delle sfere e dei cilindri (due libri); Delle spiral i; Dei conoidi e degli sferoidi; Dei corpi galleggianti (due libri) ; Della misura del cerchio; Il Palinsesto ; Il Metodo; LArenario; Lo Stomachion. Ci sono poi citazioni d i altri lavori di Archimede che son o invece andati perduti nei secoli: lo storiografo antico Pappus riporta di un lavoro sui Poliedri Semi -regolari, Delle Leve e dellEquilibrio, Degli Sp ecchi. Archimede venne ucciso nel 212 Avanti Cristo durante la presa della citt di Siracusa da parte dei Romani durante la seconda Guerra Punica quando tutti i suo i sforzi di tenerli a bada con le macchine belliche erano falliti. La storia della sua morte raccontata da Plutarco e Cicerone , in segno di omaggio, cerc e trovo la tomba di Archimede nel 75 Avanti Cristo. Tutte le suddette opere furono tradotte in latino nel medioevo e studiate a fondo durante il Rinascimento. E singolare che lenorme contributo di Archimede sia s tato rivalutato e riscoperto solo dopo che Euclide pubblic Gli Elementi. Francobolli di vari paesi con leffigie di Archimede

Archimede nei secoli E noto che nel mondo ellenistico, in particolare fra la Magna Grecia e lEgitto, cera un ricco e complesso sviluppo di ricerca scientifica, con un im pegno anche nellevoluzione tecnologica. Strumenti di calcolo (o di rilevazione astronomica) non servivano solo per applicazioni pratiche di ingegneria, ma anche allevoluzione del pensiero filosofico. Archimede si colloca in quel contesto. Quel processo si , in gran parte, interrotto nel medioevo. NellEuropa che si era formata dopo le invasioni barbariche il pensiero d e lla cultura classica non era d e l tutto perduto, ma conservato solo in alc une ristre tte com unit monastiche o in societ segrete sospettate di eresia. Le sperim entazioni scientifiche e tecniche erano viste con diffidenza, co me magie, stregonerie o pratiche demoniache me ntre le corporazioni di arti e mestieri custodivano gelosamente i loro segreti e spesso assumevano il

carattere di comunit esoteriche ed iniziatiche. In queste epoche storiche gli scri tti di Archim ede sono stati visti per le applicazioni tecnologiche suggerite, ma non certo per il metodo scientifico che egli propugnava. Andiamo ora ad esaminare il con t ributo scien tifico di Archimede ed a vederne la estrema attualit con cui oggi vengono utilizzate le sue tecniche ed il suo approccio di problem-solving di stampo galileano. Il contributo scientifico Le intuizioni di Archimede spaziavano su campi diversificati. Tra le invenzioni e le app licazioni meccaniche attribuitegli si trov ano: Il principio della leva La vite se nza fine Il principio dell a spinta di galleggiamento e la stabilit dei corpi nei fluidi ..di cui lo studio sul la liquefazione e sui cedimenti del terreno Gli studi sulle sfere e sui cilindri I meccanismi in movimento : un esempio l orologio ad a c q u a Tra le m acchine bellich e da lui d i segnate e co struite, s i ricordano specialmente: Gli specchi ustori I ganci ed i bracci meccanici e le rispettive applicazioni belliche tanto tem u te dai Ro m a ni Tra gli studi di geometria, si annoverano: Studi sulle aree e sui volumi eccellenti I solidi regolari La spirale. Cicerone scopre la Tomba di Archimede

Olim, dum quaestor Syracusis sum, Archimedem, insignem illus urbis civem, a pulvere excitavi. Nam sepulcrum eius, ignoratum a Syracusanis, saeptum undique et vestitum vepribus ac dumetis, indagavi. syracusani omnino negabant id esse sed ego tenebam senariolos, inscriptos in eius monumento ex quibus in summo Archimedis sepulcro sphaera cum cylindro posita erat. ego autem omnia oculis collustravi ( est enim apud portam sacram urbis magna frequentia sepulcrorum), et paululum postea columellam non multum e dumis eminentem animadverti. in ea erat sphaerae figura et cylindri. Atque

ego statim syracusanis ( erant autem mecum principes civitatis) dixi: Ecce illud quod quaerebam!. Immissi cum falcibus multi purgaverunt et aperuerunt locum; deinde ad sepulcrum accessimus. Apparebat in illo epigramma fere dimidiatum: erat illud Archimedis sepulcrum.Ita nobilis Siciliae civitas ab homine Arpinati locum monumenti unius insignis civis sui didicit. Una volta, mentre ero questore a Siracusa, ho tirato fuori dalla polvere Archimede, insigne cittadino di quella citt. Infatti ho scoperto il suo sepolcro, ignorato dai Siracusani, ricoperto da ogni parte da rovi e cespugli. I siracusani affermavano che quello non esistesse, ma io ricordavo dei senari, iscritti sulla sua tomba secondo i quali nella sommit del sepolcro di Archimede vi era posta una sfera con un cilindro. Io tuttavia ho scrutato ogni cosa con lo sguardo (vi infatti presso la porta sacra della citt una grande numero di sepolcri), e a poco a poco mi sono accorto di una colonnetta che non sporgeva molto dai cespugli. In quella vi era leffigie di una sfera e di un cilindro. E io subito dissi ai Siracusani (erano infatti con me i cittadini pi ragguardevoli della citt): ecco quello che cercavo! Entrati molti con le falci ripulirono e sgombrarono il luogo, infine entrammo nel sepolcro. Appariva in quello un iscrizione quasi dimezzata : era quello il sepolcro di Archimede. Cos la celebre citt della Sicilia conobbe il luogo del monumento di un suo insigne cittadino da un uomo di Arpino. trattto da: Tusculanae Disputationes di Cicerone Trad. Lo Giudice Ferdico Castellese IV H Le opere di Archimede2

II. 3. Archimede di Siracusa Scarsi sono i particolari sulla vita di Archimede, ma possiamo ricavare qualche informazione su di lui dalle storie di Plutarco, Livio e altri autori. Plutarco, descrivendo lassedio di Siracusa da parte dei romani durante le Seconda Guerra Punica, ci dice che Archimede abbia inventato ingegnose macchine da guerra per tenere lontano il nemico: catapulte [29] per lanciare pietre, corde, carrucole e ganci per sollevare e schiantare le navi romane, dispositivi per sviluppare incendi sulle navi (come questi dispositivi potessero essere realizzati e se realmente Archimede sia stato in grado di realizzarli, ci spiegato da Archimede e gli specchi ustori [30]). Durante il saccheggio della citt, Archimede venne trucidato da un soldato romano, nonostante che il generale Marcello avesse dato lordine di salvare la vita del matematico. Poich, a quanto viene riferito, Archimede aveva settantacinque anni, molto probabile che fosse nato nel 287 a.C. Alcuni autori riportano che abbia visitato lEgitto e che abbia studiato ad Alessandria con gli allievi di Euclide: fu probabilmente in questa occasione che
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invent il dispositivo, oggi noto come vite di Archimede [31], fatto di canali o tubi avvolti elicoidalmente attorno ad un asse inclinato, munito di una manovella per farlo girare. I vari resoconti rimastici sulla vita di Archimede sono daccordo nel dipingerlo come persona che attribuiva scarso valore ai suoi congegni meccanici rispetto ai prodotti della sua attivit intellettuale. Anche quando trattava di leve e di altre macchine semplici, era molto pi interessato ai principi generali che le governavano che alle loro applicazioni pratiche. Le opere di Archimede sopravvissute sono le seguenti: Sullequilibrio dei piani Di questo trattato, in due libri, fanno parte gli studi di Archimede sul principio della leva [32]. Il primo libro prende in considerazione figure rettilinee e si chiude con la discussione sui centri di gravit del triangolo e del trapezio. Il secondo libro concentra lattenzione sul centro di gravit di un segmento di parabola e comprende una dimostrazione del fatto che questo centro si trova sul diametro del segmento e divide questo diametro in segmenti che stanno nel rapporto di 3 a 2. Il procedimento usato per la dimostrazione il metodo di esaustione. Sui galleggianti Questopera, in due libri, contiene dei risultati molto importanti. Fra le proposizioni iniziali ve ne sono due che formulano il noto principio della spinta idrostatica di Archimede [33]. Qualsiasi solido pi leggero di un fluido, se collocato nel fluido, si immerger in misura tale che il peso del solido sar uguale al peso del fluido spostato (Lib. I, Prop. 5). Un solido pi pesante di un fluido, se collocato in esso, discender in fondo al fluido e se si peser il solido nel fluido, risulter pi leggero del suo vero peso, e la differenza di peso sar uguale al peso del fluido spostato (Lib. I, Prop. 7). Oltre alle propriet dei fluidi, questo trattato contiene molte altre scoperte. Quasi tutto il secondo libro, per esempio, tratta della posizione di equilibrio di segmenti di paraboloidi quando siano immersi in un fluido, mostrando che la posizione di quiete dipende dal peso specifico relativo del paraboloide solido e del fluido in cui galleggia. Sulla misura del cerchio Questo piccolo trattato, che probabilmente incompleto nella forma in cui ci pervenuto, comprende solo tre proposizioni ( possibile vedere gli enunciati nel sito Sulla misura del cerchio [34]), una delle quali la dimostrazione, mediante il metodo di esaustione, del teorema secondo cui larea del cerchio uguale a quella di un triangolo rettangolo che abbia come lati la circonferenza e il raggio del cerchio stesso. Nel suo calcolo approssimato del rapporto tra circonferenza di un cerchio e diametro, Archimede diede una ulteriore prova della sua abilit nel calcolo. Partendo dallesagono regolare inscritto, egli calcol i perimetri dei poligoni ottenuti raddoppiando successivamente il numero dei lati fino a raggiungere novantasei lati. Il risultato dal calcolo archimedeo relativo alla circonferenza era costituito da unapprossimazione del valore di espressa dalla disuguaglianza , che era un valore migliore di quello ottenuto dagli egiziani e dai babilonesi. (Va tenuto presente che n Archimede n alcun matematico greco fece mai uso della notazione per indicare il valore del rapporto tra circonferenza di un cerchio e il suo diametro.) Sulle spirali Questo trattato fu molto ammirato ma poco letto, poich veniva considerato come la pi difficile fra tutte le opere di Archimede. La spirale viene definita come il luogo piano di un punto che, partendo dallestremo di un raggio o semiretta, si sposta uniformemente lungo questo raggio mentre il raggio a sua volta ruota uniformemente intorno al suo estremo. Lo studio che Archimede fece della spirale, curva che attribuiva allamico Conone di Alessandria, si inquadrava nella scia delle ricerche, tipiche della matematica greca, volte a trovare le soluzioni dei tre famosi problemi classici. La curva si presta facilmente a effettuare molteplici sezioni dellangolo. Come

nel caso della quadratrice, per, essa pu anche servire a quadrare il cerchio, come mostr lo stesso Archimede. Nel punto P si tracci la tangente alla spirale OPR, e questa tangente intersechi nel punto Q la retta che passa per O ed perpendicolare a OP (vedi Fig. 1). Archimede mostrava, mediante una dimostrazione per duplice reductio ad absurdum, che il segmento OQ (noto come la sottotangente polare relativa al punto P) era uguale in lunghezza allarco di cerchio PS del cerchio avente come centro O e come raggio OP. Se sulla spirale si sceglie un punto P come intersezione della spirale con la retta a 90 in coordinate polari, la sottotangente polare OQ sar esattamente uguale a un quarto della circonferenza del cerchio di raggio OP. Pertanto lintera circonferenza pu essere costruita prendendo quattro volte il segmento OQ, e per mezzo del teorema di Archimede si trova un triangolo di area uguale all area del cerchio. Una semplice trasformazione geometrica permetter poi di sostituire il triangolo con un quadrato. E cos effettuata la quadratura del cerchio. Gran parte dellopera di Archimede di natura tale che oggi verrebbe inclusa in un corso di analisi infinitesimale; ci particolarmente vero per il trattato Sulle spirali. Si pu analizzare la spirale di Archimede e le curve ad essa associate visitando il sito La spirale di Archimede [35]: attraverso Java (un linguaggio di programmazione progettato per eseguire operazioni evolute, indipendente dalla macchina su cui si opera) si possono manipolare i dati ed ottenere tutte le variazioni desiderate. Quadratura della parabola Al tempo in cui scriveva Archimede, le sezioni coniche erano note da quasi un secolo, e tuttavia non era stato fatto nessun progresso nel calcolo delle loro aree. Ci volle Archimede per quadrare una sezione conica, ossia un segmento della parabola e lo fece nella Proposizione 17 dellopera in cui la quadratura costituiva lobiettivo principale. La dimostrazione per mezzo del solito metodo di esaustione lunga e complessa: comunque Archimede riusc a dimostrare rigorosamente che larea K di un segmento parabolico APBQC uguale a quattro terzi dellarea di un triangolo avente la stessa base e uguale altezza . Nelle successive sette (e ultime) proposizioni, Archimede dava una seconda, ma diversa, dimostrazione del medesimo teorema. Egli dimostrava che larea del triangolo inscritto maggiore, ABC, con base AC, quattro volte la somma dei corrispondenti triangoli inscritti aventi come basi rispettivamente AB e BC. Continuando il processo suggerito da questa relazione, risulta chiaro che larea H del segmento parabolico ABC data dalla somma della serie infinita , che . Archimede non parla di somma della serie infinita, perch ai suoi tempi i processi non finiti venivano disapprovati. Ricorrendo invece a una duplice reductio ad absurdum, Archimede dimostrava che H non poteva essere n maggiore n minore di . (Archimede, come i suoi predecessori, non usava il termine parabola, ma lespressione ortotomo, ossia sezione di un cono retto.) Nel preambolo alla Quadratura della parabola incontriamo lassunzione che oggi comunemente noto come lassioma di Archimede: Leccesso per cui la maggiore di due aree disuguali supera la minore pu, se sommato a se stesso, diventare superiore a qualsiasi area finita data. Nel sito La teoria della misura da Archimede a Bonaventura Cavalieri [36] si pu esaminare il procedimento di dimostrazione per la quadratura della parabola. Sui conoidi e sferoidi Nonostante Archimede non sia stato in grado di trovare larea di un segmento qualsiasi di ellisse o di iperbole, in questo trattato riusc a determinare larea di tutta lellisse: Le aree delle ellissi sono come i rettangoli formati dai loro assi (Prop. 6). Ci equivale a dire che larea di unellisse uguale allarea di un cerchio il cui raggio sia la media geometrica dei semiassi dellellisse. Inoltre, mostrava come trovare il volume di segmenti tagliati da un

ellissoide, da un paraboloide o da un iperboloide (a due falde) di rivoluzione attorno allasse principale. Il processo da lui usato molto simile a quello impiegato dal metodo moderno di integrazione, differisce principalmente per la mancanza del concetto di limite di una funzione. Sulla sfera e sul cilindro Archimede volle che sulla sua tomba fosse incisa la figura che rappresentava una sfera inscritta in un cilindro circolare retto la cui altezza uguale al diametro della sfera ( per maggiori dettagli si veda La lapide di Archimede [37]): egli aveva, infatti, scoperto e dimostrato che il rapporto tra i volumi del cilindro e della sfera era uguale al rapporto tra le rispettive aree, cio era un rapporto di tre a due. Inoltre sembra che Archimede sia stato il primo a scoprire e a dimostrare che larea di una sfera quattro volte larea del suo cerchio massimo e che la superficie di una qualsiasi calotta sferica uguale al cerchio il cui raggio sia uguale al segmento tracciato dal vertice della calotta alla circonferenza del cerchio di base della calotta stessa. Un teorema molto importante relativo alla superficie della sfera compare nella Proposizione 33, dopo una lunga serie di teoremi preliminari riguardanti la funzione seno: Se in un segmento di cerchio LAL viene inscritto un poligono in modo che tutti i suoi lati, esclusa la base, siano uguali e il loro numero sia pari, come LKAKL, ove A il punto di mezzo del segmento; e se si tracciano le linee BB, CC, parallele alla base LL e congiungenti coppie di punti angolari, allora (BB+CC++LM):AM=AB:BA, ove M il punto di mezzo di LL e AA il diametro passante per M . La nota formula per calcolare il volume della sfera compare nella Proposizione 34 del Libro I: Qualsiasi sfera uguale a quattro volte il cono che ha la base uguale al cerchio massimo della sfera e laltezza uguale al raggio della sfera. Il teorema viene dimostrato mediante il solito metodo di esaustione e come corollario ne segue il rapporto archimedeo fra i volumi e le aree della sfera e del cilindro circoscritto. LArenario In questopera Archimede propone un sistema numerico capace di esprimere numeri superiori a nella notazione moderna. Egli sosteneva che questo numero era sufficientemente grande per contare i granelli di sabbia richiesti per riempire luniverso. Ci era in risposta allipotesi avanzata da Aristarco di Samo che la Terra si muovesse attorno al Sole. E possibile leggere lintera opera tradotta in inglese visitando il sito lArenario [38]. Il libro dei lemmi La maggior parte dei trattati di Archimede rientrano nel campo della matematica superiore. Tuttavia il matematico non disdegnava di trattare problemi elementari. In questopera, per esempio, troviamo uno studio del cosiddetto arbelos (coltello del calzolaio). Questo la regione delimitata da tre semicerchi che sono reciprocamente tangenti a due a due: larea in questione quella che si trova allinterno del semicerchio pi grande e allesterno dei semicerchi pi piccoli. Vi anche un teorema su quello che Archimede chiama salinon (saliera) e la nota trisezione archimedea dellangolo. Il libro dei lemmi non ci pervenuto nel testo originale greco, ma attraverso una traduzione araba che pi tardi venne tradotta in latino col titolo Liber assumptorum. Di fatto questopera, come ci pervenuta, non pu essere genuinamente archimedea, perch il nome di Archimede viene citato pi volte nel corso del testo. Nondimeno, anche se questo trattato non altro che una miscellanea di teoremi attribuiti ad Archimede dagli arabi, lopera, nella sua sostanza, probabilmente autentica. Il Metodo Fra gli aspetti curiosi della tradizione attraverso la quale ci sono giunte le opere di Archimede vi la scoperta, fatta nel nostro secolo, di uno dei suoi trattati pi importanti, intitolato Il Metodo, di cui si erano perdute le tracce fin dai primi secoli dellEra cristiana, finch non venne riscoperto nel 1906. Qui, Archimede aveva reso pubblica una descrizione delle indagini meccaniche preliminari che lo

avevano portato a fare la maggior parte delle sue principali scoperte matematiche. Cos come ci pervenuto, contiene la maggior parte del testo di una quindicina di proposizioni inviate sotto forma di lettera a Eratostene, matematico e bibliotecario del Museo di Alessandria. Lautore iniziava dicendo che pi facile trovare la dimostrazione di un teorema se si ha gi qualche conoscenza di ci che esso comporta e che egli stesso possedeva un metodo o approccio meccanico che apriva la strada ad alcune delle sue dimostrazioni. Ci sono dei riferimenti ad altre opere di Archimede andate perdute: Pappo riferisce di un lavoro sui poliedri semiregolari e di un trattato Sulle bilance e le leve; Teone menziona un trattato sugli specchi; lo stesso Archimede riferisce ne lArenario di un lavoro sul sistema numerico. Diversamente dagli Elementi di Euclide, i trattati di Archimede sono pervenuti fino a noi tramite una tradizione manoscritta molto esile: quasi tutte le copie derivano da un unico originale greco che era ancora esistente allinizio del XVI secolo e che era stato a sua volta copiato da un originale pi antico risalente al IX o X secolo circa. Questa poca fortuna dovuta probabilmente al fatto che le opere di Archimede non avevano un carattere didattico. I risultati di Archimede, comunque, sono davvero notevoli. Egli considerato da molti storici della matematica come uno dei pi grandi matematici di tutti i tempi: era in grado di usare il metodo di esaustione, che era una prima forma di integrazione, per ottenere una grande quantit di risultati; aveva dato unaccurata approssimazione di ; aveva inventato un sistema per esprimere grandi numeri; in meccanica considerato il fondatore della statica e dellidrostatica. Solidi di Archimede Platone, nel Timeo, dialogo che influenz molto le concezioni cosmogoniche dellantichit, descrive i solidi cosiddetti regolari, poich le loro facce sono formate da poligoni regolari congruenti (cio sovrapponibili esattamente) e che hanno tutti gli spigoli e i vertici equivalenti. Ne consegue che anche i loro angoloidi hanno la stessa ampiezza. I solidi platonici sono, per tanto, cinque: il cubo (formato da sei quadrati), il tetraedro (formato da quattro triangoli equilateri), lottaedro (formato da otto triangoli equilateri), il dodecaedro (formato da dodici pentagoni regolari) e licosaedro (formato da venti triangoli equilateri). Il filosofo associavo a queste figure un v a l o r e particolarmente importante: nel Timeo, associ ad ognuno di essi un elemento: al tetraedro il fuoco, al cubo la terra, allottaedro laria, allicosaedro lacqua, mentre nel Fedone ritenne che il dodecaedro fosse la forma delluniverso. Archimede fece progredire il sapere dei greci anche in questo campo: con lo studio dei solidi geometrici o stereometria. Col suo rigoroso metodo scientifico, che pur vedendo nel mondo una tessitura geometrica, rifuggiva misticisimi di sapore pitagorico, studi i poliedri quasi perfetti come quelli platonici. In particolare il genio siracusano lavor sulle troncature possibili delle figure platoniche. Ne derivarono tredici diversi elementi geometrici, e sette di loro si ottengono troncando gli angoli dei solidi platonici: tetraedro troncato (formato da quattro triangoli e quattro esagoni), cubottaedro (formato da otto triangoli e sei quadrati), icosidodecaedro (formato da venti triangoli e dodici pentagoni), cubo troncato [o esaedro troncato] (formato da otto triangoli e sei ottagoni), ottaedro troncato (formato da sei quadrati e otto esagoni), dodecaedro troncato (formato da venti triangoli e dodici decagoni), icosaedro troncato (formato da dodici pentagoni e venti esagoni), rombicubottaedro (formato da otto triangoli e diciotto quadrati), cubottaedro troncato (formato da dodici quadrati, otto esagoni, sei ottagoni), rombicosidodecaedro (formato da venti triangoli, trenta quadrati, dodici p e n t a g o n i ) , i c o s i d o d e c a e d r o troncato (formato da trenta quadrati, venti esagoni, dodici decagoni), cubo ottusangolo, o cubottaedro ottusangolo (formato da trentadue triangoli e sei quadrati), dodecaedro ottusangolo o icosidodecaedro ottusangolo (formato da ottanta triangoli e dodici pentagoni). Il solido pi popolare di Archimede senza dubbio il classico pallone da calcio: una superficie quasi sferica composta da pentagoni, circondata da cinque esagoni (icosaedro troncato).

Lavventura dellArkimedeion

Intervista a Marco Bianucci Marco Bianucci, Primo ricercatore presso lIstituto di Scienze Marine, ISMAR - CNR di La Spezia, ha seguito la realizzazione del museo di Archimede di Siracusa fin dallinizio. In questa lunga intervista racconta come si giunti alla nascita del museo, soffermandosi sia sugli aspetti propriamente scientifici (che sono di pi diretta competenza del CNR) che su quelli legati alla parte imprenditoriale ed istituzionale. LArkimedeion stato inaugurato alla fine del 2011 nella sede di Palazzo Pupillo, in piazza Archimede, a Ortigia. Come nato il progetto dellArkimedeion?

Il progetto dellArkimedeion risale ormai allinizio degli anni duemila, quando Gaetano Mercadante [Presidente del Gruppo Thesauron ndr] pens di partecipare ad un bando POR della Regione Sicilia con un progetto finalizzato alla realizzazione di un museo dedicato al grande personaggio Archimede a Siracusa. Allora si inform su chi in Italia come istituzione pubblica poteva fargli da partner, e vide che lInfm (Istituto Nazionale per la Fisica della Materia) aveva gi realizzato numerose attivit di comunicazione o divulgazione (mi riferisco a progetti come Impara giocando, Semplice e complesso, i numerosi multimediali che giravano per le scuole). E quindi contatt lInfm appunto, che oggi non esiste pi ed in parte accorpato al CNR. Contatt la responsabile dellorganizzazione delle mostre scientifiche, la professoressa Graziella Dondi dellUniversit di Genova. Quindi il progetto venne scritto insieme da Infm e Gruppo Thesauron. La parte scientifica del progetto: la definizione degli Exhibit, dei contenuti, fu a carico soprattutto dellInfm che ovviamente ne aveva le competenze, e fu costituita la societ Agorasophia, che partecip al bando e che poi vinse. Questa la genesi. Poi ci fu una pausa abbastanza lunga di qualche anno dovuta al fatto che lInfm con un decreto ministeriale fu accorpato al CNR e quindi, di fatto, spar come riferimento giuridico. Fu un periodo di limbo in cui si cerc di dare una definizione allinterno del CNR di quello che era il vecchio Istituto nazionale di fisica della materia. Agorasophia, pur essendo latitante lInfm, cerc di andare comunque avanti, continuando nella messa a punto sia dei contenuti (partendo dalle tracce che erano state scritte e dai documenti lasciati dallInfm) sia nella definizione di tutto quello che era previsto nel bando, come le opere che erano necessarie a livello di progetto per ristrutturare Palazzo Orsi a Siracusa, cio il luogo che era stato inizialmente scelto come sede del museo. Dopo alcuni anni, superato il periodo di transizione dellInfm verso il CNR, il dottor Mercadante, avendo a cuore di non perdere lopportunit importante di poter realizzare il museo, torn alla carica col CNR, per cercare di portare a termine il progetto. Pu descriverci come si svolta la vicenda che ha portato allaccorpamento dellInfm nel CNR? Quella dellInfm una vicenda molto particolare nella storia degli istituti di ricerca italiani, perch nata allinterno delluniversit. Era originariamente un consorzio interuniversitario, destinato a organizzare le attivit di ricerca e la distribuzione dei fondi, ed stato riconosciuto come Istituto Pubblico per la Ricerca dal 1994. LInfm fin dallinizio aveva creduto molto nellattivit di comunicazione e divulgazione: nel portare fuori dai laboratori e dalle sedi accademiche la conoscenza di quello che si fa allinterno del mondo della ricerca. Unattivit che ha avuto subito molto successo, attorno alla quale si sono formate delle figure professionali importanti: divulgatori ma anche allo stesso tempo scienziati con la capacit di comunicare delle notizie piuttosto ostiche. Ecco io credo che sia stata lesperienza in questo settore alla base della felice collaborazione che ha portato a realizzare i contenuti del museo di Archimede. Contenuti che non sono cos semplici come qualcuno potrebbe pensare, in quanto Archimede una figura molto pi complessa di quella raffigurata dallimmaginario collettivo, di una specie di Leonardo dei tempi antichi. In realt stato un matematico che ha fatto cose di grandissima importanza. Spesso considerato il matematico pi grande che sia mai esistito, ma proprio per capire bene la sua grandezza bisogna affrontare dei temi e degli argomenti che sono tuttaltro che immediati, richiedono un po di sforzo. Questa capacit di comunicare in modo comprensibile e a volte anche coinvolgente contenuti che sono di per s piuttosto ostici e complicati da parte di scienziati che trattano di fisica e matematica, credo sia stata preziosa per realizzare questo percorso sia espositivo sia di comunicazione attraverso i multimediali. Quale stato il contributo del CNR, come si sono distribuiti i ruoli fra pubblico e privato? Il CNR, come ho gi detto, in un primissimo momento ha definito i contenuti e scritto proprio la traccia di quello che doveva essere il percorso museale e il contenuto dei vari exhibit. Poi questa traccia stata sviluppata da Agorasophia nel periodo in cui lInfm stato assente e poi stata ripresa in mano assumendo la responsabilit scientifica sulla definizione finale degli exhibit, dei contenuti multimediali e del percorso. In questo stato importante anche il contributo del prof. Fieschi dellUniversit di Parma,

uno dei grandi promotori dellattivit di divulgazione del vecchio Infm, che alle conoscenze scientifiche specialistiche unisce una vasta e profonda cultura generale. La ripresa della collaborazione tra Agorasophia e il CNR per portare avanti il progetto Archimede avviene quando lInfm-CNR aveva ormai maturato da tempo limportante esperienza del Festival della Scienza di Genova, la cui prima edizione risale al 2003. Oggi il Festival della Scienza di Genova, che ricorre intorno a novembre di ogni anno, diventato uno degli eventi di comunicazione scientifica pi importanti dEuropa. La parte privata del progetto Archimede, cio il socio Novamusa, che fa parte del pi grande gruppo Thesauron, ha avuto il merito di portare avanti il progetto con forza nonostante il periodo detto di latitanza della parte pubblica. E cos riuscita a consegnare allo stesso CNR del materiale abbastanza elaborato da consentire a noi di arrivare alla stesura finale e alla realizzazione materiale degli exhibit nei tempi molto limitati che erano a disposizione. Il ruolo privato stato sempre quello della concretezza, con la costante consapevolezza di quali fossero lobiettivo ed i tempi da rispettare. E quindi ha avuto una parte fondamentale nel risultato raggiunto. Risultato che abbiamo oggi nonostante quello che successo relativamente al finanziamento pubblico, che non stato poi erogato. Questultimo fatto, nonostante abbia chiaramente cambiato radicalmente le prospettive e soprattutto la definizione economica del progetto, non ha scoraggiato la parte privata, la quale ha cercato unalternativa che poi ha trovato, mostrando una forte capacit nel riuscire a reperire i fondi, gli appoggi e creare le circostanze per superare ostacoli che sembravano ormai insormontabili. Il vostro lavoro durato diversi anni: pu raccontarci lavventura del museo di Archimede dal punto di vista dello staff scientifico? Il progetto stato realizzato nei tempi del previsti dal POR regionale, che per noi, risultarono poi molto brevi a causa dellimpasse dovuta al periodo di accorpamento al CNR. Una volta che quel progetto POR era saltato, noi del CNR non siamo stati comunque con le mani in mano, ci siamo appassionati dei contenuti e siamo diventati sostanzialmente degli esperti, fra virgolette, del grande matematico siracusano. Abbiamo cos cominciato a collaborare con i veri esperti, gli storici della matematica, come Ken Saito, lo studioso giapponese, o Pier Daniele Napolitani delluniversit di Pisa, ampliando i contenuti, che stavano diventando sempre pi, oltre che dei contenuti di divulgazione, dei contenuti scientifici veri e propri, soprattutto nella parte multimediale. Sempre pensando, comunque, che dovevano essere dei contenuti messi a disposizione in un museo a persone che a priori potevano non avere nessuna competenza nel campo della matematica, e delle scienze in generale. La parte dei contenuti, soprattutto multimediale, ha cominciato quindi a strutturarsi a pi livelli, arricchendosi sia nella parte pi interattiva e divertente, caratteristica dei musei interattivi, sia nella parte specialistica, in modo che anche lesperto di Archimede possa trovare in alcune sezioni di questi multimediali degli approfondimenti delle curiosit o comunque dei punti di vista che possano contribuire ad arricchirne la conoscenza. Come stata concepita linterattivit delle macchine da voi realizzate per lArkimedeion? Avevate dei modelli di riferimento in qualche altro museo scientifico? Linterattivit delle macchine non una specifica caratteristica dellArkimedeion; noi abbiamo realizzato delle macchine facendo quello che gi sapevamo fare: le macchine che lInfm ha realizzato da anni per mostre come Impara giocando, Semplice e complesso e Le meraviglie della scienza e cos via. Mostre che hanno girato lItalia grazie al festival della scienza e altre iniziative del genere. Sono macchine tipicamente interattive, dove proibito non toccare. E lidea che ci si debba anche stupire ecco non mi piace tanto il termine divertire, non un parco giochi, il nostro obiettivo principale sempre la comunicazione scientifica pi rigorosa possibile. Stupire: stimolare la curiosit, stimolare lapprofondimento della conoscenza, stimolare a cambiare qualche parametro e vedere cosa succede. Noi abbiamo visto che queste mostre interattive che abbiamo portato in giro per lItalia per anni hanno avuto sempre un enorme successo. Hanno riscontrato molto pi successo di quello che ci si poteva aspettare. Questo dimostra che non vero che la scienza non interessante: c unenorme curiosit intorno alla

scienza. Forse non c molta offerta qualificata. Possiamo quindi concludere che linterattivit una componente fondamentale di tutti gli exhibit di un moderno museo interattivo, una modalit didattica e di comunicazione ampiamente sondata e assodata. Lesperienza consolidata dellInfm nel campo degli exhibit interattivi stata riportata nella realizzazione dellArkimedeion. Qual la caratteristica dellinterattivit dellArkimedeion? Linsieme del percorso museale interattivo ha una sua specificit nel senso che idea era quella che il visitatore fosse accompagnato e coinvolto grazie a un insieme di contenuti, un percorso appunto informativo, didattico e anche ludico programmato. Quindi la tipologia di animazioni e interattivit di questo museo abbastanza omogenea. In realt non un museo come in altri circuiti, come a La Villette o altri musei della scienza dove effettivamente si pu andare come in un parco giochi, ma piuttosto un museo dove linterattivit studiata per passare dei contenuti molto legati al personaggio di Archimede, cio quei contenuti ampiamente sviluppati allinterno dei multimediali. Questo stato il percorso di partenza su cui abbiamo lavorato. Poi per possibile ricombinare gli elementi del museo interattivo con finalit completamente differenti. Penso ad esempio allexhibit Solleva il mondo con una leva, che qualcosa di poco pi elaborato di unaltalena per bambini. Lorganizzazione di questi exhibit potrebbe quindi essere studiata anche per un percorso pi leggero dove i contenuti magari possano passare pi in secondo piano. In ogni caso noi naturalmente, come parte scientifica, ci teniamo a sottolineare limportanza che ha, allinterno del museo, lallestimento in tutti i suoi contenuti scientifici: dai cartelloni ai multimediali agli exhibit. Credo che si stiano studiando anche utilizzazioni alternative, questo dimostra semplicemente la flessibilit di questi prodotti. Come lei diceva, al team di esperti e studiosi che hanno contribuito alla costituzione del museo sta giustamente molto a cuore una corretta impostazione scientifica. possibile a suo parere conciliare questo indispensabile approccio con la divulgazione rivolta ad un pubblico di massa ed orientata alledutainment? La risposta per noi s. Io ho seguito linizio dellattivit in questo settore, a partire dalla fine degli anni Ottanta. Non stata unattivit studiata a tavolino, con unoperazione di marketing con cui si volesse arrivare a certi obiettivi per valorizzare lattivit dellistituto cercando di pensare a ci che pi poteva coinvolgere le persone. Non stato affatto cos perch allinterno di una comunit scientifica non c questa mentalit. Abbiamo cominciato a scrivere dei contenuti, a fare degli exhibit e a provare a comunicare queste cose, a portarle in piazza. E quindi portare in piazza non qualche cosa che gi il pubblico conosce e che si aspetta, come si fa quando si porta un grande personaggio della scienza o uno che scrive bestseller scientifici. In quel caso infatti tutti vengono perch lo conoscono e si vuole ascoltare ci che gi si sa. Noi invece abbiamo voluto portare in piazza delle novit, delle informazioni vere: cosa si sta facendo nei laboratori e negli uffici in cui si fa ricerca. stata una sfida. Ebbene la sfida stata vinta, vinta veramente. Perch la risposta del pubblico sempre stata molto al di l delle aspettative. Sia alle conferenze sia alle mostre il problema sempre stato quello di gestire il numero delle presenze, che andavano oltre il programmato. Questo ha comportato allinterno dellInfm la nascita di una struttura molto importante, voluta fortemente da Manuela Arata, allora direttore generale dellInfm, in cui pian piano si sono formati dei professionisti che erano scienziati ma avevano ormai la consuetudine, labitudine a divulgare e lavoravano fianco a fianco coi giornalisti di scienza. Ha funzionato molto bene. Perch andare a raccontare le cose pazze che si fanno in certi laboratori, i risultati della ricerca scientifica di punta, dai sistemi complessi alle questioni teoriche semantiche ed epistemologiche della meccanica quantistica, o piuttosto della tecnologia pi avanzata, qualcosa intrinsecamente assolutamente interessante. Di questo ce ne siamo resi conto. Forse manca un progetto di comunicazione e dunque un progetto culturale intorno a contenuti di questo tipo che possa effettivamente aumentare un po la consapevolezza del cittadino medio sulle questioni scientifiche. Forse manca soprattutto in Italia. Perch in Italia, sebbene siamo pessimisti e a volte ci svalutiamo troppo rispetto agli altri paesi, credo sia vero che rispetto ai paesi pi avanzati manchi una programmazione volta a far crescere culturalmente la

popolazione civile. Per rimanere ne campo della scienza, manca un progetto per accrescere la consapevolezza e la conoscenza media delle questioni scientifiche, questioni che sempre di pi in realt permeano la vita comune dei cittadini e che spesso entrano in causa in modo rilevante nei processi decisionali anche di grande portata. Comunque s, la risposta, lo ripeto, che si possono conciliare. Lo dico non dopo una digressione teorica, ma proprio sulla base dellesperienza. Su un piano pi generale, ritiene sia soddisfacente la situazione dei musei scientifici in Italia? Per quanto riguarda i musei scientifici in particolare bisogna fare dei distinguo. Ci sono delle eccellenze, come il Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, la Citt della Scienza di Napoli o il Museo di storia della scienza di Firenze, e mi fermo appositamente perch non ne ho citati altri, che pure ci sono. Per non sono molti, e alcuni, soprattutto quelli legati allambito accademico, sono ancora impostati in modo inadeguato rispetto ai di un moderno museo della scienza, e questo li rende poco invitanti, e di conseguenza poco visitati. Attorno ai musei della scienza nata una disciplina la museologia che mira a studiare proprio come devono essere organizzati al meglio, quali sono gli standard pi efficaci per la definizione del percorso museale, quale deve essere linterattivit affinch il coinvolgimento dei visitatori sia migliore. La maggior parte dei musei italiani legata allambito accademico quindi un pochino autoreferenziale e spesso risulta cos fuori dal giro dei musei pi moderni. Questo si constata nel fatto che raramente superano le centinaia di visitatori lanno, o qualche migliaio. Un museo che non ha affluenza pu essere depositario di oggetti bellissimi e avere un valore enorme, per risultando non visibile, non fruibile di fatto al cittadino, non offre il servizio che dovrebbe e compromette anche la sua capacit economica, cosa che si ripercuote sulla possibilit di una buona conservazione degli oggetti, e sul mantenimento del museo stesso in generale. Questo vale anche, si sa, per le opere darte. In Italia siamo nella posizione di abbondare talmente di questa materia che comunque il turismo nel campo dellarte assicurato. Nel campo della scienza bisogna darsi da fare per tirar fuori i tesori che ci sono e migliorare lorganizzazione e la modalit di comunicazione museale che hanno queste strutture. Continua ad essere sottolineato un ritardo del nostro paese nel campo della cultura scientifica. Su questo tema tutti dicono tutto, mentre a mio parere la situazione non pu essere risolta con qualche battuta. Ogni paese in Europa, e anche gli Stati Uniti, ha i suoi problemi nel portare avanti una classe di eccellenza nel campo delle formazione scientifica. Ad esempio rendere pi popolare laccesso agli studi democratico e giusto ma non sempre facilmente conciliabile con linnalzamento del livello medio del laureato o dellistruito. Negli Stati uniti ci sono delle eccellenze, per la media culturale non credo assolutamente possa essere considerata superiore al livello medio europeo e forse anche italiano. Quindi il problema certamente molto complesso. Comunque lItalia soffre del fatto che la comunit scientifica un po ghettizzata. Lo sia perch viene vista come una casta sia perch molto autoreferenziale e quindi fa fatica a mettersi in relazione col resto della societ. Questo lo si vede nel calo delle iscrizioni alle materie scientifiche alluniversit (che per non un problema solo italiano ma mondiale, anche se pi spiccato nel nostro paese). Un altro problema che il tema scientifico in Italia non materia di business. giusto che non lo sia in linea di principio, per non tema dinteresse per attivit di carattere popolare e non ha ricadute da un punto di vista economico. La scuola e luniversit a suo parere svolgono efficacemente il loro ruolo di formazione? Quale sarebbe a suo parere la direzione da prendere per migliorare la situazione? La scuola e luniversit svolgono efficacemente la formazione, data la situazione considerando i problemi di budget e delle strutture. Dal punto di vista formativo ci possiamo piangere addosso e dire che si pu fare molto di pi, per io non credo che siamo messi peggio di altri paesi. Il tema interessante da affrontare la cultura scientifica in senso un po pi largo, ovvero quale dovrebbe essere il ruolo di queste istituzioni per realizzare quellattivit di raising public awareness of science, su cui lEuropa sta

puntando molto. Alzare il livello medio della conoscenza scientifica, della consapevolezza sulle questioni scientifiche. Perch non detto che la formazione accademica degli studenti, fatta anche in modo perfetto, porti poi ad un innalzamento medio generale della conoscenza scientifica del cittadino medio. Rimane inevitabilmente una formazione di nicchia, tanto pi quanto succede quel che sta succedendo con le facolt scientifiche, sempre meno affollate di studenti rispetto a quelle umanistiche. Il punto chiave che, come ho detto prima, sia il mondo accademico che quello della ricerca in generale sono poco connessi col resto della societ. Poco connessi a tutti i livelli: da un lato c la questione economica dei finanziamenti alla ricerca, che molto poco in relazione con la parte produttiva della societ imprenditoriale. Siamo fra i paesi che risultano avere una delle quote pi basse dei finanziamenti alla ricerca provenienti dai privati. In Italia sono pochi i soggetti privati che investono nella ricerca scientifica e tecnologica di punta (e questo un problema per tutto il paese perch con la concorrenza mondiale della globalizzazione dovremmo poter contare sulleccellenza e sulla qualit scientifica e tecnologica). Come mai il mondo imprenditoriale italiano cos insensibile alle attivit di ricerca? Perch vero che il mondo accademico chiuso allesterno ma c anche poco interesse, diciamo cos, da parte del mondo produttivo. Probabilmente un cane che si morde la coda: se manca la consapevolezza di quello che si fa, il public awareness of science di cui si diceva, viene anche a mancare lo stimolo, linteresse, la conoscenza che ti porta a cercare linnovazione. C qualche possibile rimedio a suo parere? Per avviare il circolo virtuoso di interesse verso le attivit scientifiche e tecnologiche da parte del resto della societ e nello stesso tempo promuovere loutreach, la comunicazione scientifica da parte di chi fa attivit scientifica (lo chiamo virtuoso perch ne ha vantaggio sia la comunit scientifica con larrivo dei fondi da parte dei privati sia il paese in generale, perch un paese moderno pu crescere soltanto puntando sullo sviluppo scientifico e tecnologico) bisogna che qualcuno agisca. Un soggetto esterno che non ha un interesse immediato. E questo non pu essere che un soggetto pubblico. Quindi il governo di turno deve prendere consapevolezza di avviare delle iniziative che portino in questa direzione. Iniziative di comunicazione, di divulgazione scientifica, di incontro fra i diversi soggetti (scienziati, imprenditori), favorire la pubblicazione di brevetti da parte di chi fa ricerca (questo favorisce linteresse da parte del soggetto imprenditoriale), favorire eventi di comunicazione scientifica come i festival dove si mettono in piazza quelle che sono le ultime ricerche di punta. Favorire linteresse verso questa cultura (chiamiamola cos anche se inappropriata e soggetta a discussioni molto accese la distinzione fra diverse culture). A livello europeo questa consapevolezza c. Sono diversi anni che nei programmi quadro dellUnione europea, Science communication, Science in society, Science and society, sono temi rilevanti e si trovano allinterno dei programmi sezioni importanti che si occupano di questo. A livello italiano questa cosa manca effettivamente, ed il fatto che manchi rischia di portare ad un circolo non virtuoso ma vizioso. Nel senso che mano a mano che si perde interesse nei confronti delle questioni di scienza, la classe politica che si forma ha sempre pi questo gap e quindi poi difficile pensare che una classe politica che manca completamente della consapevolezza di queste questioni possa considerarle con limportanza dovuta e prendere le decisioni opportune, secondo quanto dicevamo prima, che possano invertire il trend. C bisogno di una scossa in questo senso e io credo che lunica scossa possa venire soltanto da chi queste questioni le ha veramente a cuore, che sono le persone che si occupano dellattivit della ricerca e dellinsegnamento. Perch poi sono anche quelle che pi direttamente e personalmente ne pagano le conseguenze. Attivit come i festival della scienza sono una risposta, per certi versi disperata, a questa situazione, che per fa ben sperare, perch noi, come dicevo prima, abbiamo una storia abbastanza lunga e piena di soddisfazioni di attivit di questo tipo. La cosa positiva che in tutti gli eventi che abbiamo organizzato (a partire da ParmaScienza, gli interventi a Bergamo Scienza, il Festival della Scienza di Genova e una serie innumerevole di eventi fatti in tutta Italia) abbiamo ottenuto una risposta del pubblico che ci ha sempre incoraggiato ad andare avanti, altrimenti, diciamocelo, chi ce lo avrebbe fatto fare (Intervista a cura di Alfredo Radiconcini)

Archimedes3

Contents Quick facts about Archimedes Born About 287 BC in Syracuse, Sicily. At the time Syracuse was an independent Greek city-state with a 500-year history. Died 212 or 211 BC in Syracuse when it was being sacked by a Roman army. He was killed by a Roman soldier who did not know who he was. Education Probably studied in Alexandria, Egypt, under the followers of Euclid. Family His father was an astronomer named Phidias and he was probably related to Hieron II, the king of Syracuse. It is not known whether he was married or had any children. Inventions Many war machines used in the defense of Syracuse, compound pulley systems, planetarium, water screw (possibly), water organ (possibly), burning mirrors (very unlikely). Fields of Science Initiated Hydrostatics, static mechanics, pycnometry (the measurement of the volume or density of an object). He is called the father of integral calculus and also the father of mathematical physics. Major Writings On plane equilibriums, Quadrature of the parabola, On the sphere and cylinder, On spirals, On conoids and spheroids, On floating bodies, Measurement of a circle, The Sandreckoner, On the method of mechanical problems. Place in History Generally regarded as the greatest mathematician and scientist of antiquity and one of the three greatest mathematicians of all time (together with Isaac Newton (English 1643-1727) and Carl
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Friedrich Gauss (German 1777-1855)). A statue in the National Archaeological Museum of Naples (Naples, Italy) widely claimed to represent Archimedes. It actually is a bust of Archidamos III, a fourth-century BC king of Sparta. About this site This site is a virtual book about Archimedes, who is widely regarded as the greatest mathematician and scientist in antiquity. Here I have compiled knowledge about Archimedes inventions, the numerous fields of science and mathematics he created, discussions of many of his finished worksand my own research that extends and applies Archimedean principles to 21st century problems. I created this site in 1995, and it has been under continual development and expansion since then. Chris Rorres

ARCHIMEDES AND THE QUEST FOR THE THEORY OF EVERYTHING 4 A one-hour talk given in 2009 by the Webmaster of this site at the Beckman Center in Irving, California, as part of the Distinctive Voices program of the National Academy of Sciences of the United States. The talk describes Archimedes formative role in our quest for a Theory of Everything and where that quest remains today. View the talk on YouTube. View the talk at the Beckman Center site.

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Death of Archimedes (Sources)

Anonymous (Legendary last words of Archimedes) GREEK: . LATIN: Noli turbare circulos meos. ENGLISH: Dont disturb my circles. The city was turned over to the troops to pillage as they pleased, after guards had been set at the houses of the exiles who had been in the Roman lines. Many brutalities were committed in hot blood and the greed of gain, and it is on record that Archimedes, while intent upon figures which he had traced in the dust, and regardless of the hideous uproar of an army let loose to ravage and despoil a captured city, was killed by a soldier who did not know who he was. Marcellus was distressed by this; he had him properly buried and his relatives inquired forto whom the name and memory of Archimedes were an honour. Urbs diripienda militi data est custodibus divisis per domos eorum qui intra praesidia Romana fuerant. Cum multa irae, multa avaritiae foeda exempla ederentur, Archimeden memoriae proditum est in tanto tumultu, quantum captae terror urbis in discursu diripientium militum ciere poterat, intentum formis quas in pulvere descripserat, ab ignaro milite quis esset interfectum; aegre id Marcellum tulisse sepulturaeque curam habitam, et propinquis etiam inquisitis honori praesidioque nomen ac memoriam eius fuisse. English translation by Aubrey de Selincourt in Penguin Books, New York, 1965, Page 338. Valerius Maximus (c. 20 BC-c. AD 50 ), Book VIII.7.ext. 7 I should say that Archimedes diligence also bore fruit if it had not both given him life and taken it away. At the capture of Syracuse Marcellus had been aware that his victory had been held up much and long by Archimedes machines. However, pleased with the mans exceptional skill, he gave out that his life was to be spared, putting almost as much glory in saving Archimedes as in crushing Syracuse. But as Archimedes was drawing diagrams with mind and eyes fixed on the ground, a soldier who had broken into the house in quest of loot with sword drawn over his head asked him who he was. Too much absorbed in tracking down his objective, Archimedes could not give

his name but said, protecting the dust with his hands, I beg you, dont disturb this, and was slaughtered as neglectful of the victors command; with his blood he confused the lines of his art. So it fell out that he was first granted his life and then stripped of it by reason of the same pursuit. Archimedis quoque fructuosam industriam fuisse dicerem, nisi eadem illi et dedisset uitam et abstulisset: captis enim Syracusis Marcellus, machinationibus eius multum ac diu uictoriam suam inhibitam senserat, eximia tamen hominis prudentia delectatus ut capiti illius parceretur edixit, paene tantum gloriae in Archimede seruato quantum in oppressis Syracusis reponens. at is, dum animo et oculis in terra defixis formas describit, militi, qui praedandi gratia domum inruperat strictoque super caput gladio quisnam esset interrogabat, propter nimiam cupiditatem inuestigandi quod requirebat nomen suum indicare non potuit, sed protecto manibus puluere noli inquit, obsecro, istum disturbare, ac perinde quasi neglegens imperii uictoris obtruncatus sanguine suo artis suae liniamenta confudit. quo accidit ut propter idem studium modo donaretur uita, modo spoliaretur. English translation by D. R. Shakleton Bailey in Valerius Maximus, Memorable Doings and Sayings, Volume II, Books 6-9, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 2000. But nothing afflicted Marcellus so much as the death of Archimedes, who was then, as fate would have it, intent upon working out some problem by a diagram, and having fixed his mind alike and his eyes upon the subject of his speculation, he never noticed the incursion of the Romans, nor that the city was taken. In this transport of study and contemplation, a soldier, unexpectedly coming up to him, commanded him to follow to Marcellus; which he declining to do before he had worked out his problem to a demonstration, the soldier, enraged, drew his sword and ran him through. Others write that a Roman soldier, running upon him with a drawn sword, offered to kill him; and that Archimedes, looking back, earnestly besought him to hold his hand a little while, that he might not leave what he was then at work upon inconclusive and imperfect; but the soldier, nothing moved by his entreaty, instantly killed him. Others again relate that, as Archimedes was carrying to Marcellus mathematical instruments, dials, spheres, and angles, by which the magnitude of the sun might be measured to the sight, some soldiers seeing him, and thinking that he carried gold in a vessel, slew him. Certain it is that his death was very afflicting to Marcellus; and that Marcellus ever after regarded him that killed him as a murderer; and that he sought for his kindred and honoured them with signal favours. . , . . , , , . , , , . , , . English translation by John Dryden (1631-1700). Greek text edited by Bernadotte Perrin in Volume V, Loeb Classical Library, G. P. Putnams Sons, New York, 1917 (see pages 486-7). Whether, as Diodorus asserts, Syracuse was betrayed and the citizens went in a body to Marcellus, or, as Dion tells, it was plundered by the Romans, while the citizens were keeping a night festival to Artemis, he [Archimedes] died in this fashion at the hands of one of the Romans. He was stooping down, drawing some diagram in mechanics, when a Roman came up and began to drag him away to take him prisoner. But he, being wholly intent at the time on the diagram, and

not perceiving who was tugging at him, said to the man: Stand away, fellow, from my diagram. As the man continued pulling, he turned round and, realizing that he was a Roman, he cried, Somebody give me one of my engines. But the Roman, scared, straightway slew him, a feeble old man but wonderful in his works. , , , , , , , . , , . , , , , . , , . , , . English translation by Ivor Thomas in Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1941. Greek text edited by T. Kiessling in Ioannis TzeTzae: Historiarum Variarum Chiliades, Leipzig, 1826 (see page 46). The Romans, when they became master of these districts [of Syracuse], killed many persons, among them Archimedes. He was constructing some figure or other, and hearing that the enemy were at hand, exclaimed: Let them come at my head, but not at my line! When a hostile warrior confronted him, he was little disturbed and called out: Fellow, stand away from my line! This exasperated the man and he struck him down. . , , . , , . English translation by Earnest Cary in Dios Roman History, Volume II: Fragments of Books XII-XXV, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1914. Cicero (106 BC-43 BC) Against Verres, II.4.131 English translation by C. D. Yonge in Harper & Brothers, New York, 1889 (). English translation by Raphael Woolf in edited by Jula Annas, Cambridge University Press, Cambridge, UK, 2001. English translation by in , , Cambridge, 1942.

Tomb of Archimedes5

(Sources)

And although he made many excellent discoveries, he is said to have asked his kinsmen and friends to place over the grave where he should be buried a cylinder enclosing a sphere, with an inscription giving the proportion by which the containing solid exceeds the contained.
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, . In his work On the Sphere and Cylinder, Archimedes proved that the ratio of the volume of a sphere to the volume of the cylinder that contains it is 2:3. In that same work he also proved that the ratio of the surface area of a sphere to the surface area of the cylinder that contains it, together with its circular ends, is also 2:3. Because expressions for the volume and surface area of a cylinder were known before his time, Archimedes results established the first exact expressions for the volume and surface area of a sphere. English translation and Greek text edited by Bernadotte Perrin in Plutarchs Lives, Volume V, The Loeb Classical Library, G. P. Putnams Sons, New York, 1917 (see pages 480-1). John Tzetzes (circa twelfth century AD), Book of Histories (Chiliades), Book II, Lines 145-147 Marcellus straightway mourned on learning this [Archimedes death], and buried him with splendour in his ancestral tomb, assisted by the noblest citizens and all the Romans; , English translation by Earnest Cary in Dios Roman History, Volume II: Fragments of Books XII-XXXV, The Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1914. Greek text from Ioannis TzeTzae: Historiarum Variarum Chiliades, edited by T. Kiessling, Leipzig, 1826 (see page 46). But from Dionysiuss own city of Syracuse I will summon up from the dustwhere his measuring rod once traced its linesan obscure little man who lived many years later, Archimedes. When I was questor in Sicily [in 75 BC, 137 years after the death of Archimedes] I managed to track down his grave. The Syracusians knew nothing about it, and indeed denied that any such thing existed. But there it was, completely surrounded and hidden by bushes of brambles and thorns. I remembered having heard of some simple lines of verse which had been inscribed on his tomb, referring to a sphere and cylinder modelled in stone on top of the grave. And so I took a good look round all the numerous tombs that stand beside the Agrigentine Gate. Finally I noted a little column just visible above the scrub: it was surmounted by a sphere and a cylinder. I immediately said to the Syracusans, some of whose leading citizens were with me at the time, that I believed this was the very object I had been looking for. Men were sent in with sickles to clear the site, and when a path to the monument had been opened we walked right up to it. And the verses were still visible, though approximately the second half of each line had been worn away. Non ego iam cum huius vita, qua taetrius miserius detestabilius escogitare nihil possum, Platonis aut Archytae vitam comparabo, doctorum hominum et plane sapientium: ex eadem urbe humilem homunculum a pulvere et radio excitabo, qui multis annis post fuit, Archimedem. Cuius ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia conlustrarem oculisest enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum -, animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura et cylindri. Atque ego statim Syracusaniserant autem principes mecumdixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. lnmissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. So one of the most famous cities in the Greek world, and in former days a great centre of learning as well, would have remained in total ignorance of the tomb of the most brilliant citizen it had ever produced, had a man from Arpinum not come and pointed it out! Ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius acutissimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arpinate didicisset. Translation by Michael Grant in Penguin Books, New York, 1971, Pages 86-87.

Simmons, George F., Calculus Gems, McGraw-Hill, Inc., New York, 1992, (see page 38) The Romans were so uninterested in mathematics that Ciceros act of respect in cleaning up Archimedes grave was perhaps the most memorable contribution of any Roman to the history of mathematics. Cicero himself lends credence to Simmons assessment when he writes ( Book I, Section 5): Among them [the Greeks] geometry was held in highest honor; nothing was more glorious than mathematics. But we [the Romans] have limited the usefulness of this art to measuring and calculating. In summo apud illos honore geometria fuit, itaque nihil mathematicis inlustrius; at nos metiendi ratiocinandique utilitate huius artis terminavimus modum. (Book Eighth: The Parsonage, lines 220-230) Call Archimedes from his buried tomb Upon the plain of vanished Syracuse, And feelingly the Sage shall make report How insecure, how baseless in itself, Is the Philosophy, whose sway depends On mere material instruments;how weak Those arts, and high inventions, if unpropped By virtue.He, sighing with pensive grief, Amid his calm abstractions, would admit That not the slender privilege is theirs To save themselves from blank forgetfulness!

Archimedes' Screw (Optimal Design)6

Below is the beginning of a recent article written by the Webmaster of this site (Chris Rorres) that appeared in the Journal of Hydraulic Engineering published by the American Society of Civil Engineers. The article is a technical discussion of the optimal design of an Archimedes screw. An overview of this article can be found in Ivars Petersons online column Math Trek of January 22, 2000. ASCE Journal of Hydraulic Engineering Volume 126, Number 1, January 2000, pp. 72-80 THE TURN OF THE SCREW:
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OPTIMAL DESIGN OF AN ARCHIMEDES SCREW

By Chris Rorres

ABSTRACT: The geometry of an Archimedes screw is governed by certain external parameters (its outer radius, length, and slope) and certain internal parameters (its inner radius, number of blades, and the pitch of the blades). The external parameters are usually determined by the location of the screw and how much water is to be lifted. The internal parameters, however, are free to be chosen to optimize the performance of the screw. In this paper the inner radius and pitch that maximize the volume of water lifted in one turn of the screw are found. The optimal parameter values found are compared with the values used in a screw described by the Roman architect and engineer Vitruvius in the first century B.C., and with values used in the design of modern Archimedes screws.

FIG. 2. Profile of a Three-Bladed Archimedes Screw

FIG. 2 Graph of the Volume-per-Turn Ratio versus the Radius Ratio and the Pitch Ratio for an 8-Bladed Screw INTRODUCTION One of the oldest machines still in use is the Archimedes screw, a device for lifting water for irrigation and drainage purposes. Its invention has traditionally been credited to Archimedes (circa 287-212 B.C.). For example, Diodorus Siculus (Greek historian, circa first century B.C.) writes: men easily irrigate the whole of it [an island in the delta of the Nile] by means of a certain instrument conceived by Archimedes of Syracuse, and which gets its name [cochlias] because it has the form of a spiral or screw. And from Athenaeus of Naucratis (Greek historian, circa A.D. 200): The bilge-water [of the ship Syracusia], even when it became very deep, could easily be pumped out by one man with the aid of the screw, an invention of Archimedes. (See references under Diodorus Siculus and Athenaeus of Naucratis.) Archimedes, however, made no reference to it in his extant works [cf. Heath (1897) and Dijksterhuis (1938)], and it may be that he simply transmitted its knowledge from Egypt (where it is believed he studied in Alexandria under the students of Euclid) to Syracuse (his native city in Sicily). On the other hand, in defense of Archimedes: no mention of the device exists before his time, its design involves the type of geometry in which he excelled, and his abilities as an inventor of mechanical and military machines are well documented. The Roman engineer and architect Vitruvius gave a detailed and informative description of the construction of an Archimedes screw in his De Architectura, written in the first century B.C. (See reference under Vitruvius.) Vitruviuss description contributed greatly to keeping the device well known throughout the ages, and the particular screw he described will be used throughout this paper as a test case. (End of excerpt)

Archimedean Solids (Pappus)

the second [is contained] by twelve pentagons and twenty hexagonsPAPPUS Below is the Greek text and an English translation from the fifth book of the Synagoge or Collection of the Greek mathematician Pappus of Alexandria, who lived in the beginning of the fourth century AD. This book gives the first known mention of the thirteen Archimedean solids, which Pappus lists and attributes to Archimedes. However, Archimedes makes no mention of these solids in any of his extant works. The earliest surviving manuscript of Pappuss Collection is located in the Vatican Library and dates from the tenth century (Codex Vaticanus Graecus 218). A photograph of a pair of pages from this manuscript can be downloaded from a Web site of the Library of Congress Vatican Exhibit. Johannes Kepler (1571-1630) was the next to write about the Archimedean solids collectively in his book Harmonices Mundi, although some of the solids were separately rediscovered and discussed by others. Kepler sharpened Pappuss somewhat loose definition of the solids and gave a proof that there are precisely thirteen of them (Book II, De Congruentia Figurarum Harmonicarum, Proposition XXVIII, pages 61-65). He also provided the first known illustration of them as a set (see pages 62 & 64) and gave them their modern names, which are reproduced below. Other representations and properties of these solids can be found at Wikipedia and a site maintained by Tom Gettys. Pappuss narration begins . . . Although many solid figures having all kinds of surfaces can be conceived, those which appear to be regularly formed are most deserving of attention. Those include not only the five figures found in the godlike Plato, that is, the tetrahedron and the cube, the octahedron and the dodecahedron, and fifthly the icosahedron, but also the solids, thirteen in number, which were discovered by Archimedes and are contained by equilateral and equiangular, but not similar, polygons. , . , , , , . Truncated Tetrahedron The first is a figure of eight bases, being contained by four triangles and four hexagons. . Cuboctahedron After this come three figures of fourteen bases, the first contained by eight triangles and six squares, , , Truncated Octahedron the second by six squares and eight hexagons, , Truncated Cube and the third by eight triangles and six octagons. . Rhombicuboctahedron After these come two figures of twenty-six bases, the first contained by eight triangles and eighteen squares, , , Truncated Cuboctahedron the second by twelve squares, eight hexagons and six octagons. , . Icosidodecahedron After these come three figures of thirty-two bases, the first contained by twenty triangles and twelve pentagons, , , Truncated Icosahedron the second by twelve pentagons and twenty hexagons, , Truncated Dodecahedron and the third by twenty triangles and twelve decagons. . Snub Cube After these comes one figure of thirty-eight

bases, being contained by thirty-two triangles and six squares . Rhombicosidodecahedron After this come two figures of sixty-two bases, the first contained by twenty triangles, thirty squares and twelve pentagons, , , Truncated Icosidodecahedron the second by thirty squares, twenty hexagons and twelve decagons. . Snub Dodecahedron After these there comes lastly a figure of ninety-two bases, which is contained by eighty triangles and twelve pentagons. , . Enlish translation by Ivor Thomas in Greek Mathematical Works Volume II, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1941, pages 195-197. Greek text from Pappus: Collection, edited by Frederick Hultsch, Volume I, Berlin, 1876 (see pages 352 & 354). See the following articles for the rediscovery of the Archimedean solids during the Renaissance: Rediscovering the Archimedean Polyhedra: Piero della Francesca, Luca Pacioli, Leonardo da Vinci, Albrecht Drer, Daniele Barbaro, and Johannes Kepler, by J. V. Field, Archive for History of Exact Sciences, Volume 50 (1997), pages 241-289. New light on the rediscovery of the Archimedean solids during the Renaissance, by Peter Schreiber, Gisela Fischer, and Maria Luise Sternath, Archive for History of Exact Sciences, Volume 62 (2008), pages 457-467. As the illustration in the upper-lefthand corner of this page shows, a soccer ball has the rounded shape of one of the Archimedean solids: the . The celebrated molecule known as the also has this shape, consisting of sixty carbon atoms located at each of the sixty vertices of the solid. Named after , who used the shape in his architectural designs, perhaps a more appropriate name for this molecule is the .

Spheres and Planetaria


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(Introduction)

INTRODUCTION An orrery of John Rowley. Detail of an engraving from The Universal Magazine (1749). A planetarium driven by a figure representing the Greek astronomer Ptolemy Engraving by Sbastien Le Clerc of an armillary sphere (1676)
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math.nyu.edu

Reconstruction of the Antikythera mechanism Derek De Solla Price (1922-83) In the first century BC Cicero wrote of two spheres built by Archimedes that Marcellus, the Roman consul who conquered Syracuse in 212 BC, looted from Syracuse and brought to Rome. One was a solid sphere on which were engraved or painted the stars and constellations, which Marcellus placed in the Temple of Virtue. Such celestial globes predate Archimedes by several hundred years and Cicero credits the famed geometers Thales and Eudoxos with first constructing them. The second sphere, which Marcellus kept for himself, was much more ingenious and original. It was a planetarium: a mechanical model which shows the motions of the sun, moon, and planets as viewed from the earth. Cicero writes that Archimedes must have been endowed with greater genius that one would imagine it possible for a human being to possess to be able to build such an unprecedented device. Many other ancient writers also refer to Archimedes planetarium in prose and in verse. Several viewed it as proof that the cosmos must have had a divine creator: for just as Archimedes planetarium required a creator, so then must the cosmos itself have required a creator. Cicero reverses the argument to contend that since the cosmos had a divine creator, so then must Archimedes be divine to be able to imitate its motions. The Greek mathematician Pappus of Alexandria, who lived in the fourth century AD, writes that Archimedes wrote a now-lost manuscript entitled On Sphere-making. Pappus also states that it was the only manuscript that Archimedes wrote on practical matters. No physical trace of Archimedes planetarium survives. Cicero refers to it as a bronze contrivance while Claudian describes it as a sphere of glass. The 1752 engraving of Rowleys orrery suggests how Archimedes planetarium might have looked. On this orrery the sun, moon and planets revolve along a flat surface driven underneath by a hidden gearworks. Spherical bands surrounding the flat surface represent the celestial equator, the arctic circle, a movable horizon, and the ecliptic marked with the zodiacal signs. In 1900 a shipwreck discovered off the shore of the Greek island of Antikythera uncovered an unexpected treasure. The ship dated from the first century BC and was sailing from the Greek island of Rhodes. Amidst its cargo was a complicated gearworks in a deteriorated state about the size of a cigar box. The device, now called the Antikythera mechanism, was analyzed by Derek De Solla Price of Yale University, who concluded that it was an ancient planetarium in which the positions of the heavenly bodies were indicated by dials on the face of the device. The gearworks are about as complicated as those in a modern mechanical clock and represent the earliest physical evidence of an advanced metallic mechanism. Price gives evidence that this mechanism was in the Archimedean tradition and strongly suggests that Archimedes planetarium was its forerunner. A complete presentation of Prices research can be found in Gears from the Greeks The Antikythera Mechanism-A Calendar Computer from ca. 80 B.C. by Derek De Solla Price Science History Publications, New York, 1975 Originally published in Transaction of The American Philosophical Society New Series, Volume 64, Part 7 (1974) DEFINITIONS Celestial globe A sphere on which the stars, constellations, and various astronomical circles are drawn. Celestial globes probably predate terrestrial globes. They are usually mounted in harnesses that allow them to rotate and be tilted to different latitudes. Planetarium A geocentric model of the solar system that shows the positions of the sun, moon, and planets as viewed from the earth at various times. The positions of the heavenly bodies may be indicated by individual dials, as with the Antikythera

mechanism, or through the relative positions of small spheres representing the bodies, as with Archimedes planetarium. Modern planetaria project images of the heavenly bodies onto a large hemisphere in whose interior observers are situated. Orrery A heliocentric model of the solar system in which the planets move about a stationary sun through a clockwork mechanism. Complicated ones can also show the motions of the moons around the various planets and the motion of the rings of Saturn. Named in honor of Charles Boyle, the fourth earl of Orrery, who purchased one of the first such devices built by John Rowley in the early eighteenth century. Armillary sphere A skeletal sphere formed from circular bands that denote the celestial equator, ecliptic, tropics, and arctic and antarctic circles. Usually a ball representing the earth is placed in its center. It is used to demonstrate the motion of the stars about the earth. math.nyu.edu Archive Like & Archive Like

Spheres and Planetaria (Sources)


Cicero (106-43 BC), De Re Publica, Book I, Sections 21-22 (In this passage Cicero writes of a discussion that takes place in 129 BC among a group of learned Romans. One of them relates an incident in 166 BC in which a Roman consul, Gaius Sulpicius Gallus, is at the home of Marcus Marcellus, the grandson of the Marcellus who conquered Syracuse in 212 BC.) he [Gallus] ordered the celestial globe to be brought out which the grandfather of Marcellus had carried off from Syracuse, when that very rich and beautiful city was taken, though he took home with him nothing else out of the great store of booty captured. Though I had heard this globe mentioned quite frequently on account of the fame of Archimedes, when I actually saw it I did not particularly admire it; for that other celestial globe, also constructed by Archimedes, which the same Marcellus placed in the temple of Virtue, is more beautiful as well as more widely known among the people. But when Gallus began to give a very learned explanation of the device, I concluded that the famous Sicilian had been endowed with greater genius that one would imagine it possible for a human being to possess. For Gallus told us that the other kind of celestial globe, which was solid and contained no hollow space, was a very early invention, the first one of that kind having been constructed by Thales of Miletus, and later marked by Eudoxus of Cnidus (a disciple of Plato, it was claimed) with the constellations and stars which are fixed in the sky. He also said that many years later Aratus, borrowing this whole arrangement and plan from Eudoxus, had described it in verse, without any knowledge of astronomy, but with considerable poetic talent. But this newer kind of globe, he said, on which were delineated the motions of the sun and moon and of those five stars which are called wanderers [the five visible planets], or, as we might say, rovers, contained more than could be shown on the solid globe, and the invention of Archimedes deserved special admiration because he had thought out a way to represent accurately by a single device for turning the globe those various and divergent movements with their different rates of speed. And when Gallus moved the globe, it was actually true that the moon was always as many revolutions behind the sun on the bronze contrivance as would agree with the number of days it was behind in the sky. Thus the same eclipse of the sun happened on the globe as would actually happen, and the moon came to the point where the shadow of the earth was at the very time when the sun . . . out of the region (Translation by Clinton W. Keyes in Cicero: De Re Publica, De Legibus, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1928.) Cicero (106-43 BC), Tusculan Disputations, Book I, Section XXV(63) For when Archimedes fastened on a globe the movements of moon, sun and five wandering stars, he, just like Platos God who built the world in the Timaeus, made one revolution of the sphere control several movements utterly unlike in slowness and speed. Now if in this world of ours phenomena cannot take place without the act of God, neither could Archimedes have reproduced the same movements upon a globe without divine genius. (Translation by J. E. King in Cicero: Tusculan Disputations, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1927.) Ovid (43 BC - AD 17 or 18 ), Fasti, Book VI, Lines 277-279 There stands a globe [in the Hall of Vesta] hung by Syracusan

art in closed air, a small image of the vast vault of heaven, (Translation by James G. Frazer in Ovid: Fasti, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1931.) Lactantius (fourth century AD), The Divine Institutes, Book II, Chapter 5 Was Archimedes of Sicily able to contrive a likeness and representation of the universe in hollow brass, in which he so arranged the sun and moon, that they effected, as it were every day, motions unequal and resembling the revolutions of the heavens, and that sphere, while it revolved, exhibited not only the approaches and withdrawings of the sun, or the increase and waning of the moon, but also the unequal courses of the stars, whether fixed or wandering? Was it then impossible for God to plan and create the originals, when the skill of man was able to represent them by imitation? Would the Stoic, therefore, if he should have seen the figures of the stars painted and fashioned in that brass, say that they moved by their own design, and not by the genius of the artificer? Claudian (AD 370?-404?), Shorter Poems, Archimedes sphere When Jove looked down and saw the heavens figured in a sphere of glass he laughed and said to the other gods: Has the power of mortal effort gone so far? Is my handiwork now mimicked in a fragile globe? An old man of Syracuse has imitated on earth the laws of the heavens, the order of nature, and the ordinances of the gods. Some hidden influence within the sphere directs the various courses of the stars and actuates the lifelike mass with definite motions. A false zodiac runs through a year of its own, and a toy moon waxes and wanes month by month. Now bold invention rejoices to make its own heaven revolve and sets the stars in motion by human wit. Why should I take umbrage at harmless Salmoneus and his mock thunder? Here the feeble hand of man has proved Natures rival. (Translation by M. Platnauer in Claudian, Volume II, Loeb Classical Library, Harvard University Press, Cambridge, 1922.) Marsilio Ficino (1433-1499), Platonic Theology, Book XIII, Chapter 3 Archimedes of Syracuse made a heaven of brass in which all the movements of the seven planets could be truly performed as in the heavens, and the whole thing moved like the heavens . Thus man imitates all the works of the divine nature, and perfects, corrects and improves the works of the lower nature. One point above all should be noted, that not every man can understand how and in what manner the skillful work of a clever artisan is constructed, but only he who possesses a like artistic genius. Certainly no one could understand how Archimedes constructed his brazen spheres and gave them motions like the heavenly motions, unless he were endowed with a similar genius. (Translation by Josephine L. Burroughs in Journal of the History of Ideas, Volume 5, Number 2, (April 1944), Pages 227-242.) Proclus (AD 410?-485?), A Commentary on the First Book of Euclids Elements, Book I, Chapter XIII Under mechanics also falls the science of equilibrium in general and the study of the so-called center of gravity, as well as the art of making spheres imitating the revolutions of the heavens, such as was cultivated by Archimedes, and in general every art concerned with the moving of material things. (Translation by Glenn R. Morrow (1895-1976) in Proclus: A Commentary on the First Book of Euclids Elements, Princeton University Press, Princeton, 1970, Page 34.)

Archimedes Crater

The two large dark circular regions are the Mare Imbrium (Sea of Showers) on the left and the smaller Mare Serenitatis (Sea of Serenity) on the right. Archimedes Crater is at the center of the yellow square. Archimedes Crater and the locations of the Luna 2 and Apollo 15 landing sites. View of Archimedes Crater as seen from the Apollo 15 command module at a range of 140 kilometers. Enlarged View: 104 kilobytes 720 x 639 pixels The lunar crater Archimedes is 82 kilometers (50 miles) wide and is located at 29.7o North, 4.0o West. Its two smaller companion craters are Aristillus and Autolycus, named after two Greek astronomers of the third century BC. It is the largest crater inside the Mare Imbrium (Sea of Showers), which is outlined along the southeast by the Apennine Mountains. The crater floor is filled with smooth mare material and its ejecta blanket, which forms the Montes Archimedes, is below it. Several long fissures emanating from its southern rim and proceeding southeast are known as the Rimae Archimedes. Luna 2 The closest man-made object to Archimedes Crater is Luna 2, which is also the first man-made object to land on the moon. Luna 2 was the second of a series of spacecraft launched by the Soviet Union to explore the moon. Its 390-kilogram instrument package crashed on the surface of the moon on September 14, 1959, between the Archimedes and Autolycus Craters at roughly 0o longitude, 29.1o North latitude.

More information on the Luna 2 mission can be found at the following NASA Web site: http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/spacecraftDisplay.do?id=1959-014A Apollo 15 The closest humans have come to Archimedes Crater was during the Apollo 15 mission, whose landing site was at the base of the Apennine Mountains about 200 kilometers southeast of the craters center. Details of the mission are below: Launched: 26 July 1971 Landed on Moon: 30 July 1971 Landing Site: 26.10o North, 3.65o East Returned to Earth: 7 August 1971 David R. Scott, commander Alfred M. Worden, command module pilot James B. Irwin, lunar module pilot The bottom photograph on the left is an oblique view of Archimedes Crater taken by the Apollo 15 metric camera (Apollo 15, AS15-1541). Part of the spacecraft is in the frame at right. North is at 11:30. More information on the Apollo 15 mission can be found at the following NASA Web site: http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/lunar/apollo15info.html

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