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Le scienze in età ellenistica

Le scienze sono ora completamente indipendenti dalla filosofia. Esse tendono a costituirsi
in discipline autonome, nessun intelletto potendo più abbracciare come Aristotele la quasi
totalità del sapere umano.
Fra le condizioni favorevoli che ne spiegano il considerevole sviluppo va annoverato il
mecenatismo, il quale crea veri e propri istituti di ricerca, come ad esempio il Museo di
Alessandria, con le sue sale di dissezione, i suoi osservatori, i suoi giardini zoologico e
botanico. Ma l’estensione del mondo conosciuto ha essa pure la sua importanza, e non
soltanto, com’è ovvio, nella conoscenza della oikoumène, ma anche nella geografia
matematica: solo la lunghezza dell’Egitto permette di misurare il meridiano terrestre.
L’investigazione matematica. Le scienze matematiche conservano il loro primato e, oltre
agli incontestabili progressi da esse realizzati, servono sempre più largamente a capire
l’universo.
Euclide, chiamato ad Alessandria da Tolemeo Sotèr, vi redige verso il 300 i 13 libri dei suoi
Elementi. Egli dà un assetto organico a tutte le ricerche anteriori, cui vengono ad
aggiungersi le sue personali (in particolare la distinzione del quinto postulato, che ha
conservato il suo nome), e usa un metodo totalmente sistematico, procedendo dal semplice
al complesso attraverso lunghe serie di dimostrazioni a partire da principi primi.
L’importanza storica della sua opera non va sottovalutata, in quanto essa ha fornito la
solida base di tutto lo scibile umano in materia fino all’invenzione recente delle nuove
matematiche.
Apollonio di Perge (262-200) insegna ad Alessandria e a Pergamo verso il 200 e merita
l’appellativo di «grande geometra». I suoi lavori vertono principalmente sul valore di _ e
sulle sezioni coniche, delle quali dà per primo una definizione razionale.
Archimede di Siracusa (287-212) s’interessa anch’egli di matematica, occupandosi
soprattutto del _ (di cui fissa il valore a 3,1416), della sfera (il cui volume dimostra essere
eguale a un terzo del cilindro circoscritto), del cilindro e delle sezioni coniche, e fonda la
meccanica razionale e l’idrostatica. Ma, accanto a questo lavoro teorico stupefacente, egli
dispiega un genio straordinario nel campo della meccanica pratica, inventando leve,
giocattoli meccanici, macchine obsidionali, e lasciando il suo nome alla vite di Archimede,
concepita in Egitto per i bisogni dell’irrigazione. Con ciò testimonia un gusto nuovo per i
perfezionamenti della tecnica, che si ritrova anche ad Alessandria presso una pleiade di
eccellenti ingegneri, tra i quali Sostrato di Cnido, l’architetto del Faro.
Anche l’astronomia trae profitto dai progressi della matematica. L’estendersi del mondo
conosciuto suscita d’altra parte un rinnovato interesse per la terra, la sua forma, il suo
posto nell’universo, il suo movimento. Eratostene di Cirene, bibliotecario ad Alessandria
sotto l’Evergete, crea la geografia matematica. Egli misura la lunghezza del meridiano
terrestre con un metodo abbastanza semplice: Siene ed Alessandria sono
approssimativamente sul medesimo meridiano; il giorno del solstizio d’estate, i raggi del
sole colpiscono perpendicolarmente Siene, che si trova all’altezza del tropico; questo stesso
giorno, ad Alessandria i raggi formano con la verticale un angolo ch’egli misura per mezzo
dello gnomone: 7 gradi; conoscendo inoltre la distanza che separa le due città, ne deduce
la lunghezza del meridiano: 252.000 stadi (39.690 km), risultato la cui precisione riempie di
ammirazione. Egli fissa inoltre una carta della superficie terrestre per latitudini e
longitudini: prendendo Rodi come centro per le sue coordinate, calcola le longitudini
mediante le differenze di orario, e le latitudini mediante l’inclinazione del sole al solstizio
in rapporto alla verticale del luogo.
Aristarco di Samo (inizi del III secolo) determina le dimensioni del sole e della luna e la
loro distanza dalla terra. Ma il suo vero vanto è di aver sostenuto che il sole è immobile e
che la terra gravita attorno ad esso. Benché per la terra, la luna e i pianeti egli si limiti
ancora a prendere in considerazione soltanto orbite circolari (infatti la filosofia greca
ritiene il cerchio la sola curva perfetta), può essere considerato come il primo precursore di
Copernico.
La sua ipotesi peraltro fa scandalo, e il più grande dei suoi successori, Ipparco di Nicea, si
adopera a «salvare le apparenze» e a migliorare il sistema geocentrico perfezionando la
teoria degli eccentrici e degli epicicli. Teoria estremamente ingegnosa, che consiste nel far
girare gli astri non direttamente intorno alla terra, bensì intorno a un punto gravitante a
sua volta intorno alla terra, ciò che permette di render conto delle irregolarità apparenti
dei pianeti, delle loro stazioni, dei loro arretramenti. Dotato di ammirevoli doti
d’osservazione, nel suo osservatorio di Rodi egli redige una carta del cielo in cui cataloga
più di 800 stelle fisse e, comparando i propri risultati con quelli dei Babilonesi, scopre la
precessione degli equinozi. Calcola con notevole precisione l’obliquità dell’eclittica, la
distanza dalla terra alla luna (con meno del 5% di errore), la durata dell’anno solare (365
giorni 5 ore 55 minuti; cifra reale: 48 minuti). Nello stesso tempo pone i fondamenti della
trigonometria, instaurando in particolare la divisione del cerchio in 360 gradi, divisi in
minuti e secondi.
Posidonio di Apamea, il grande stoico, è versato anche nelle scienze. Si appassiona ai
problemi di misura (lunghezza del meridiano, altezza dell’atmosfera, distanza degli astri)
ed emette l’ipotesi che le maree si spieghino con l’attrazione lunare.
Biologia e medicina. Le scienze della vita non sono meno fiorenti, legate soprattutto alla
passione per l’osservazione precisa, ereditata da Aristotele, e ai progressi della medicina.
Alessandria è sede della scuola forse più famosa: vi si comincia a dissezionare, senza
dubbio perché le pratiche della mummificazione rendono, paradossalmente, meno
assoluto che in Grecia il rispetto dovuto alla spoglia mortale. Ma Cos, patria di Ippocrate e
da tempo celebre per il suo Asklepieion, conserva la sua antica rinomanza, come pure
Cnido; e in generale in tutti i santuari di Asclepio (a Epidauro e a Pergamo in modo
speciale) le guarigioni per trattamento medico prevalgono sui miracoli.
I nomi più famosi appartengono a due contemporanei, nati alla fine del IV secolo. Erofilo
di Calcedonia è uno dei pionieri dell’anatomia. Egli scopre il sistema nervoso e ne spiega il
funzionamento generale, mostrando il ruolo del midollo spinale e del cervello. Studia
l’occhio e il nervo ottico. Stabilisce la diagnosi mediante la misurazione del polso.
Erasistrato di Ceo è l’autentico fondatore della fisiologia. Si specializza nello studio della
circolazione, intuisce il ruolo dei vasi capillari, e sebbene insegni che le arterie contengono
aria e che solo le vene trasportano il sangue, le sue scoperte in questo settore resteranno
insuperate fino a Harvey.
Il medico rimane uno dei tipi sociali più nobili del mondo greco. Senza nessun cedimento
all’influenza dell’Oriente, continua a praticare una medicina laica e scientifica che si
richiama alle grandi filosofie elleniche. Egli è molto di più che un tecnico della guarigione:
è un’autorità morale dalla quale ci si aspetta anche conforto psicologico. Alla corte dei re,
dei Lagidi in primo luogo, è molto ascoltato e gode di un impareggiabile prestigio.
La scienza ellenistica ha dei limiti che sarebbe inutile tentare di nascondere. Benché le
scienze matematiche penetrino in campi nuovi, manca un sistema coerente di notazione
dei numeri e sarà necessario attendere Diofanto, nel III secolo della nostra era, perché si
abbozzi una notazione algebrica, del resto ancora rudimentale. D’altro canto, l’assenza di
strumenti di osservazione si fa aspramente sentire nelle scienze naturali. Eppure si rimane
confusi dinanzi ai progressi compiuti. «Chi comprende Archimede e Apollonio – diceva
Leibniz – considera con minore ammirazione i moderni». Questa fioritura è tanto più
notevole, in quanto rappresenta in fondo la fine della scienza antica: i Romani non
proseguiranno in questo campo lo sforzo speculativo dei Greci, e l’umanità vivrà fino alle
grandi scoperte del Rinascimento sul capitale intellettuale accumulato ad Alessandria, a
Rodi o a Pergamo.

(P. Lévêque, Il mondo ellenistico, Editori Riuniti,


Roma, 1980, pp. 135-37)

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