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Paolo d’Alessandria

INTRODUZIONE

ALL’ASTROLOGIA

Lineamenti introduttivi

Alla previsione astronomica

a cura di
Giuseppe Bezza

COLLANA MIMESIS
saggi e narrazioni di estetica e filosofia

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INDICE

Giuseppe Bezza
INTRODUZIONE

Paolo d’Alessandria

INTRODUZIONE ALL’ASTROLOGIA

Sommario
1. Proemio
2. Dei dodici segni
3. Dell’assegnazione dei confini ai cinque astri erranti
4. Dei volti dei decani che i sette astri detengono nei dodici segni
5. Della signoria monomoiriaca dei sette astri in ciascun segno
6. Della fazione dei due luminari
7. Dei quadranti
8. Dei segni che si vedono l’un l’altro
9. Dei segni che comandano e che obbediscono
10. Delle figure triangolari, esagonali, quadrate e diametrali
11. Dei segni tra loro incongiunti ed affini
12. Dei segni remoti che hanno affinità reciproca
13. Delle configurazioni dei segni “di uguale cintura” e di quelli che sorgono in tempi
uguali
14. Delle fasi che compiono i cinque astri erranti rispetto al Sole
15. Delle stazioni
16. Quali figure compie la Luna rispetto al Sole
17. Della deflussione e del contatto che la Luna compie rispetto agli astri erranti
18. Della previsione dei venti
19. Della quantità dei giorni degli dei
20. Del conoscere a quale dio appartiene ciascun giorno
21. Del governatore del giorno e del governatore dell’ora
22. Dei dodecatemori
23. Delle sette sorti della Panaretos
24. Esposizione schematica dei dodici luoghi
25. Dei figli
26. Delle attività
27. Dei luoghi declinanti
28. Del moto del Sole
29. Della determinazione dell’oroscopo
30. Del sommo del cielo

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31. Dell’anno, del mese e del giorno
32. Della monomoiria dei trigoni
33. Del grado necessario dell’oroscopo secondo un metodo naturale
34. Dei climacteri
35. Del vincolo della Luna
36. Del dominio
37. Genesi del mondo

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Introduzione

La preservazione di molti testi di astrologia in lingua greca si deve al rifiorire del-


l’interesse per quest’arte che accompagnò la rinascita degli studi scientifici nella Bisan-
zio del IX secolo. In questo periodo, intorno alla persona di Leone il matematico, nac-
que una viva curiosità per la letteratura astronomica ed astrologica dei secoli passati. Lo
stesso Leone peregrinò nei monasteri alla ricerca di antichi manoscritti ed alla sua atti-
vità si deve quella sorta di Liber magnus iudiciorum, che Boll definì Syntagma Lauren-
tianum.1 Animato da uno spirito enciclopedico, Leone fu altresì un esperto dell’arte del
prevedere e molti manoscritti gli attribuiscono un trattato sulla durata dei regni.2 Tra i
libri in suo possesso figura questo Lineamenti introduttivi di Paolo d’Alessandria, cui
Leone accenna in un distico:

I divini misteri dell’arte profetica di Febo


da un astrologo illustre, Paolo, li appresi3

Della vita di Paolo di Alessandria non abbiamo alcuna notizia. Sappiamo che fiorì
nella seconda metà del IV secolo d.C. e che scrisse il presente trattato nell’anno 378.
Questa datazione ci viene offerta dall’esempio che egli stesso pone nei capitoli 19 e 20
riguardo alla determinazione delle divinità planetarie che reggono i giorni della setti-
mana. Gli astrologi posteriori lo nominano semplicemente Paulos, ma nella maggior
parte dei manoscritti è detto originario di Alessandria. La Suda (s.v.) lo chiama philoso-
phos e gli ascrive due opere: una Introduzione all’astrologia ( )
e gli Eventi determinati dalle stelle ( ).4 La sua origine egiziana, ed in
particolare alessandrina, è rivelata da vari passi della sua opera, che sono stati discussi
da W. Gundel,5 segnatamente quando, nel capitolo sui dodici luoghi, parla dei neocori,
sacerdoti appartenenti al culto alessandrino di Serapide.6 Quanto al suo essere filosofo,
W. Gundel osserva che se, da un lato, le fonti cui si richiama lo qualificano come un
esperto dell’arte, d’altra parte il suo stile, dove sovente perfetto, aoristo e presente si al-
ternano e nel medesimo periodo appaiono, l’una accanto all’altra, forme verbali attive,
medie e passive, è quello di un erudito. 7 La denominazione di philosophos potrebbe
d’altronde portare a supporre che egli fosse attivo alla scuola di Alessandria come inse-
gnante di filosofia. In ogni caso, non era inusuale designare con il termine di filosofo
l’astrologo e, d’altro canto, vi erano in quel tempo altri filosofi che scrivevano di astro-
logia, quali ad esempio il neoplatonico Massimo di Efeso, precettore dell’imperatore
Giuliano, giustiziato dal potere imperiale cristiano nel 372. 8 É comunque lecito pensare
che Paolo fosse un iniziato ai misteri o un sacerdote ellenizzato. Era infatti consuetudine
che gli astrologi egizi, che si richiamavano all’insegnamento di Ermete, appartenessero
al clero, come hanno dimostrato Kroll e Cumont.9 In questo contesto dovrebbe essere
considerata la dedica del libro al figlio Cronammone: lungi dal mostrarci un Paolo laico,
sposato e padre, non sarebbe che una espressione iniziatica, tipica delle religioni miste-
riosofiche.10
In quest’epoca, mentre la scuola di Atene inizia a conoscere un periodo di difficoltà e
perde il sovvenzionamento del pubblico denaro, quella di Alessandria mantiene il suo
prestigio, segnatamente nelle discipline matematiche ed astronomiche. Scrive Ammiano
Marcellino: «E’ tuttora viva in Alessandria presso alcuni, pur pochi essi siano,

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l’osservazione dei moti del cielo e delle stelle, altri sono esperti nelle matematiche e non
pochi sono versati nella scienza che rivela il corso del destino».11 Ammiano scrive poco
oltre la metà del secolo: è da non molto scomparso Pappo, che compiva ancora
osservazioni astronomiche nel 320,12 è nella sua piena attività Teone, i cui commenti a
Tolemeo esercitarono una grande influenza sull’astronomia bizantina, sua figlia Ipazia
commenta Diofanto, Didimo scrive di agricoltura e di medicina. Nel 380, ovvero due
anni dopo la redazione dell’Isagoge di Paolo, Teodosio il Grande dichiara unica
religione dell’impero quella che il divino apostolo Pietro aveva trasmesso ai Romani.
Seguirono confische dei beni agli altri culti, interdizione delle cerimonie pagane, atti di
vandalismo da parte di cristiani fanatici, distruzione dei templi: nel 391 il Serapeo,
santuario caro agli alessandrini, viene distrutto per opera del vescovo Teofilo.
Nondimeno, tra il IV e il VI secolo, nell’Accademia delle Muse di Alessandria, dove si
insegnava il trivium, il quadrivium, la filosofia, il diritto e la medicina, la gran parte dei
professori rimaneva pagana o monofisita. A differenza delle scuole ateniesi, vi si
coltivava un neoplatonismo che potremmo dire meno speculativo di quello di un Siriano
e di un Proclo e predominava una spiccata tendenza verso un razionalismo scientifico-
matematico, l’astronomia e le scienze della natura.
In questo quadro culturale si inserisce Paolo. Quanto agli astrologi suoi contempora-
nei, egli si situa tra il più anziano Firmico e il più giovane Efestione di Tebe, ma si dif-
ferenzia da loro: le opere di Firmico e di Efestione sono compilazioni ponderose, ma
non presentano una linea introduttiva, un metodo; il trattato di Paolo, al contrario, è
conciso, essenzialmente teorico, si presta ad essere commentato, è il prodotto di un
astrologo dotto. Il testo, così come ci è pervenuto, sembra essere integro: abbiamo
un’importante testimonianza sull’ordine dei capitoli e sul loro contenuto dal sommario
che del trattato di Paolo e di altri astrologi compose uno scrittore cristiano di età in-
certa.13 Tra le sue fonti, Paolo rende noti tre nomi: Tolemeo, Apollinario e Apollonio di
Laodicea.14 Il primo è citato come autorità in astronomia, mentre gli altri ci appaiono
come autorità nell’arte astrologica che approvano la matematica astronomica di Tole-
meo. Lo scopo di Paolo è di offrire una visione d’insieme degli elementi più importanti
dell’astrologia individuale e dei suoi metodi. Questi elementi compongono la dottrina
delle natività ( ), ma anche l’astrologia delle iniziative ( ), come
appare esplicitamente in alcuni passi, non è trascurata. Occasionalmente, nel testo è
stato inserito un capitolo che concerne la meteorologia, che espone una dottrina che tro-
viamo già enunciata da Gemino circa quattro secoli prima. Nel testo di Paolo troviamo
tratti caratteristici dell’astrologia ermetica, quali i dodecatemori, le monomoirie, le sorti,
l’osservazione metodica dei dodici luoghi della genitura, che non appaiono nell’astrolo-
gia dotta di Tolemeo e che pure sono accettati dagli uomini di scienza. Nondimeno, se
Paolo abbandona, in favore di quelli di Tolemeo, i procedimenti matematici degli Egizi,
le tecniche apotelesmatiche che descrive appartengono al contesto dell’astrologia erme-
tica egiziana. Una siffatta attitudine ci sembra comune agli astrologi dotti dell’epoca:
Eutocio di Ascalona, ad esempio, che vive un secolo dopo Paolo e che ci è noto per i
suoi commenti ad Archimede, alle sezioni coniche di Apollonio e all’Almagesto di To-
lemeo, ricorda alcuni di questi elementi dell’astrologia ermetica in un suo trattato:
«E’ necessario insegnare in quale modo si deve compiere il calcolo del tema propo-
sto, assumendo, degli elementi della dottrina delle natività ( ),
tanto quanto necessità richiede alla memoria di colui che giudica ( ), ov-
vero i triangoli e i domicilî, le esaltazioni e le cadute, i confini e i decani, i volti e le

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monomoirie; e riguardo alle sorti, ciascuno metta fuori quelle che ritiene opportune, se-
condo la bisogna».15
Il titolo dell’opera di Paolo presenta diverse varianti, che possiamo ridurre a due:
una, più breve, Introduzione <all’ astrologia> ( ) e un’altra, più articolata,
Lineamenti introduttivi alla scienza dei decreti delle stelle (
). Se a ciò si aggiunge il fatto che Paolo, come
appare nel proemio, ha prodotto una nuova edizione del suo trattato (dopo aver
compreso le inesattezze della tradizione egizia riguardo al calcolo dei tempi
ascensionali), possiamo ritenere che le due opere che la Suda gli ascrive non siano in
effetti che una sola. Dichiara infatti Paolo nel proemio di aver redatto una seconda
stesura della sua Isagoge, dopo aver considerato gli errori degli Egizi nel computo dei
tempi ascensionali, ma di questa seconda edizione non ci sono pervenute tracce sicure.16
D’altro canto, i valori delle ascensioni che sono nel testo non corrispondono a quelli
dell’Almagesto tolemaico, bensì a quelli egizi. Prima dell’introduzione, con Ipparco e
Tolemeo, di procedimenti trigonometrici nella matematica astronomica, esistevano due
metodi per il calcolo delle ascensioni dei segni dello zodiaco. Tra gli astrologi di lingua
greca - per la maggior parte egizi ellenizzati come Paolo - il più diffuso era il sistema
A, descritto compiutamente da Ipsicle nel II secolo a.C.17 Tolemeo critica apertamente
questo metodo nel Quadripartito, quando, là dove solleva una serie di obiezioni
all’ordinamento egizio dei confini, dice che gli Egizi hanno computato i tempi
ascensionali «seguendo il metodo comune o volgare, che si fonda su distanze uniformi
dei tempi ascensionali».18 Questo sistema è definito dall’anonimo commentatore greco
del quadripartito tolemaico come proprio agli Egizi19 e verrà riproposto nei secoli
successivi anche da astrologi non volgari, ma con nessun altro scopo se non quello di
riportare le tradizioni degli antichi. 20 Demofilo, nel III secolo d.C., discute della
diversità dei tempi ascensionali nel contesto della loro applicazione alle tecniche
dell’astrologia, ma per quanto concerne i fondamenti matematici, si limita a confrontare
i valori delle ascensioni degli Egizi ( ) con quelli di Tolemeo, criticando i primi
in virtù dell’autorità del secondo.21 Ora, nel suo Proemio, Paolo manifesta un’attitudine
simile a quella di Demofilo: anch’egli riconosce l’esattezza dei metodi trigonometrici di
Tolemeo applicati al calcolo delle ascensioni dei segni, anch’egli cita Apollinario,
astronomo-astrologo non posteriore al II secolo d.C. e questa attitudine lo
contraddistingue come astrologo di scuola dotta. E’ pertanto lecito pensare che della
seconda stesura di Paolo non ci sia pervenuto che il Proemio.

***

Il testo di Paolo fu editato a Wittenberg nel 1586 da Andreas Schato: Pauli Alexan-
drini rudimenta in doctrina de prædictis natalitiis; una seconda edizione corretta vide la
luce nel 1588. 22 La presente traduzione è stata condotta sull’edizione critica curata da
Emilina Bœr,23 mentre Salvo De Meis ha offerto le sue conoscenze astronomiche ad il-
lustrare quei capitoli in cui Paolo tratta assai concisamente del moto del Sole, del calen-
dario, della culminazione e del sorgere dei gradi dell’eclittica.
I testi di astrologia dell’età tardo-antica presentano non poche difficoltà al lettore
moderno. Abbiamo quindi ritenuto opportuno accompagnare il testo dal commento
dello Pseudo-Eliodoro, che abbiamo riprodotto nella sua totalità, escludendo solo i
primi due capitoli. Questi capitoli, infatti, appaiaono piuttosto come glosse e trattano di

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argomenti che sono già discussi dal commentatore, rispettivamente nel cap. 3 e nel cap.
16. Il commento, come ha ben mostrato Warnon, è diviso in praxeis, lezioni, a loro
volta suddivise in theôriai e lexeis: le prime costituiscono il commento vero e proprio,
le seconde sono brevi spiegazioni, note aggiuntive. Le opere suddivise secondo questo
schema, osserva Warnon, non provengono da testi editati dai professori, ma da note
prese durante il corso da tachigrafi.24 La Boer pubblicò il commento, con formula dubi-
tativa, sotto il nome di Eliodoro, filosofo neoplatonico di cui sappiamo che compì in
Alessandria osservazioni astronomiche nel 498 e nel 509.25 I primi tre capitoli, che co-
stituiscono quanto rimane del commento ai primi dieci capitoli dell’Isagoge di Paolo
d’Alessandria ci sono giunti in uno stato disordinato e lacunoso. Dei dodici manoscritti
che recano il commento attribuito ad Eliodoro, otto (che E. Boer ha contrassegnato con
la sigla ) dipendono dalle emendazioni, talora drastiche, operate sul finire del XIV se-
colo dalla scuola di Giovanni Abramio, astrologo di Andronico IV. Tuttavia, i codici
della classe presentano in più punti, segnatamente nei passi più squisitamente mate-
matici, la lezione migliore. Pertanto, nonostante le varianti dei codici della scuola di
Abramio mostrino sovente un periodare più sciolto e conciso rispetto all’ipotetico testo
originale, le abbiamo preferite in virtù della loro pertinenza, contro le interpretazioni
della Boer e del Neugebauer.
In seguito, gli studi di Warnon 26 e di Westerink27 hanno dimostrato che Eliodoro non
può essere l’autore delle lezioni tenute all’Accademia delle Muse e sono giunti a pro-
porre, in modo indipendente, il nome di Olimpiodoro. Oggi, questa attribuzione è gene-
ralmente accettata. 28 Olimpiodoro era attivo nella scuola di Alessandria nella seconda
metà del secolo VI ove insegnava la filosofia platonica ed aristotelica: mentre le lezioni
sul testo di Paolo si situano tra il giugno e il luglio del 564, sappiamo che tra l’agosto e
settembre del 565 Olimpiodoro era impegnato in un pubblico commento ai meteorolo-
gica di Aristotele. 29 Non vi è comunque ragione di dubitare che Eliodoro abbia scritto
un commento al testo di Paolo. Se da un lato in numerosi manoscritti Eliodoro è posto
come autore di varie questioni di astrologia, due testimonianze attestano inconfutabil-
mente l’esistenza del suo commento a Paolo. La prima sono alcune definizioni astrolo-
giche preservateci in cinque manoscritti30 che costituiscono una glossa al capitolo 34 di
Paolo e sono riprese quasi alla lettera nel testo che riporta il corso delle lezioni di Olim-
piodoro. La seconda testimonianza ci è data dallo scoliaste di Paolo (scolio 71), astro-
logo dell’XI secolo che, nel capitolo ove Paolo insegna il metodo di giudicare la prolifi-
cità e la sterilità, rimanda alla formulazione compendiosa di Eliodoro. 31
Quanto all’esperienza di Olimpiodoro riguardo all’astrologia, alcuni passi nei suoi
commenti al Gorgia e all’Alcibiade platonici ce ne rendono certi. In particolare, nel suo
commento al Gorgia platonico, Olimpiodoro spiega ai suoi discepoli, verisimilmente
cristiani la maggior parte, cosa siano le virtù attive ( ) dei pianeti e perché i
loro nomi non devono essere motivo di inquietudine o turbamento.
«Non dovete quindi turbarvi quando sentite parlare delle virtù di Saturno o di Giove
e simili, ma dovete pensare alle realtà che sono in loro. Quando parliamo di esse, espri-
miamo qualcos’altro. E se volete, potete immaginare che queste virtù non abbiano
un’essenza propria, che non siano separate le une dalle altre, ma che siano nella causa
prima e per ciò, in quanto sono in essa causa, virtù intellettive e vitali. Quando diciamo
Saturno, non abbiate a turbarvi per il nome, ma cercate di comprendere cosa dico:
Saturno è invero purezza della mente ( ), ciò che è limpido, onde noi
chiamiamo core le donne vergini e caste. Con questo nome vogliamo pertanto

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esprimere la virtù intellettiva. Ora, i poeti dicono che egli divora e poi rigetta i propri
figli ed invero la mente si volge verso se medesima ed essa stessa cerca e si cerca al
contempo. Per questo si dice dunque che divora i propri figli; quanto al rigettarli, questo
si dice perché il ricercare porta al generare, non solo, ma anche al produrre e al giovare.
E’ inoltre detto "dai curvi pensieri" ( ), perché la figura curva piega su se
stessa. Inoltre, poiché non vi è nulla di confuso e di irriflessivo nell’intelletto, viene
raffigurato come un uomo vecchio e che si muove lentamente. Dicono d’altro canto gli
astrologi ( ) che coloro che hanno Saturno ben disposto sono accorti ed
assennati. Ora tutte queste cose sono significate da questi motivi. Hanno poi dato alla
vita ( ), il nome di Giove ( , Deus), giacché da lui procede la vita. Dicono poi del
Sole che corre su quattro puledri e lo raffigurano come un giovane, mentre le sue
quattro conversioni significano il suo vigore; della Luna, che si muove su due tori: due
per significare da un lato la crescita, dall’altro il venir meno della sua luce; tori, inoltre,
perché, così come i tori lavorano la terra, così la Luna governa la parte perigea del
mondo. E dicono che il Sole è maschile, la Luna femminile, perché il dare è proprio del
maschio, il ricevere della femmina: il Sole infatti dà luce, la Luna l’accoglie. Per questo
chiamano l’uno maschile, l’altra femminile. Tutte queste cose hanno una facoltà
produtttiva, non dovete quindi provare turbamento».32
Era pertanto possibile, nella scuola di Alessandria del VI secolo, dopo l’interdizione
giustinianea dei pagani e degli eretici dall’insegnamento, che un filosofo non cristiano
svolgesse pubbliche lezioni su un testo di astrologia ermetica. D’altro canto, in un altro
passo del commento al Gorgia platonico, Olimpiodoro mostra, riguardo all’astrologia,
un’attitudine che non poteva intieramente dispiacere ad un cristiano e che nondimeno è
propria di un filosofo: «Non vi è alcun posto per l’astrologia, ché altrimenti sarebbero
annullate e la provvidenza e le leggi e i castighi. Dice il filosofo Ammonio di aver co-
nosciuto uomini che secondo l’astrologia avevano la premessa di adulterio e nondimeno
vivevano assennatamente, giacché la volontà del loro animo aveva il sopravvento.33
Sembra invero che l’astrologia abbia una sua validità solo riguardo alla dignità e alla
sorte di ciascuno. Ma nulla può giungere dalle sue premesse a chi esercita la propria
volontà, ed anche Aristotele si libera di essa quando introduce il contingente». 34 Nelle
prime pagine del suo commento ai meteorologica di Aristotele, Olimpiodoro aveva de-
finito l’astrologia e la sua relazione con l’astronomia nel senso medesimo del proemio
del quadripartitum tolemaico.35 Questa definizione, secondo la quale l’astronomia si oc-
cupa dei moti delle stelle, l’astrologia delle loro operazioni nel nostro mondo, la ritro-
viamo in altri filosofi ed astronomi suoi contemporanei, ad esempio in Eutocio di
Ascalona.36 Ma coloro che accettano questa definizione professano verisimilmente una
concezione dell’astrologia la cui visione deterministica concerne ciò che è corporeo,
salvando la libera volontà dell’uomo.

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1F. Boll, Beiträge zur Ueberlieferungsgeschichte der griechischen Astrologie und Astronomie. S.B. der
philos.-philol. und der histor. Cl. der k.b. Akademie der Wissenschaften zu München, 1899.1 pp. 89ss.
2Cfr. P. Lemerle, Le premier humanisme byzantin. Notes et remarques sur enseignement et culture à

Byzance des origines au X e siècle, Paris 1971, 171-172.


3Anthologia Palatina IX, 201 (ed. P.Waltz)

4Cfr. Catalogus Codicum Astrologorum Græcorum (d’ora in avanti: CCAG) VIII/III p.18 (cod. Parisinus

gr. 2244 fo. 269): ; CCAG VII/1 p.103.


5«Paulus von Alexandreia», Pauly Wissowa Realencyclopädie des classischen Altertumswissenschaft

(s.v.) col. 2378.


6F. Cumont, L’Egypte des astrologues, Bruxelles 1937, 123. Non pare accettabile la congettura del

Cumont, che tendeva a identificare con Paolo l’astrologo anonimo che scrisse intorno agli effetti delle
stelle fisse nell’anno 379 d.C.: CCAG V/1 pag. 194; cfr. CCAG I pag. 80, n.1.
7op.cit.; cfr. F. Boll, Sphæra. Neue griechische Texte und Untersuchungen zur Geschichte der

Sternbilder, Leipzig 1903, 297 n.3.


8Sull’identificazione di Massimo astrologo con Massimo di Efeso vedi ora P. Radice-Colace, Giuliano,

Selene e l’autore del , in: Giuliano Imperatore. Atti del Convegno della S.I.S.A.C.
(Messina 3 aprile 1984), a cura di B. Gentili, Urbino 1986, 127-133. La stessa studiosa ha recentemente
pubblicato un’edizione critica, accompagnata da traduzione, della parafrasi bizantina del
di Massimo (Messina 1988).
9op.cit. 15; 113s.; 124-125.

10W. Gundel, op.cit., coll. 2378-2379; W. Gundel, H.G.Gundel, Astrologoumena. Die astrologische

Literatur in der Antike und ihre Geschichte, Wiesbaden 1966, 237.


11XXII,16,17.

12L’eclissi di Sole del 18 ottobre, cfr. A. Rome, Commentaires de Pappus et de Théon d’Alexandrie sur

l’Almageste, Roma (Bibl. Apostolica Vaticana) I, 1936, pp. 180-183.


13
Unitamente al sommario dell’isagoge di Paolo vi sono quello del quadripartito di Tolemeo, degli
astrologumena di Demetrio, delle tabulæ di Trasillo, del trattato di Critodemo, del thesaurus di
Callicrate, degli astrologoumena di Barbillo, del thesaurus di Antioco; cfr. F. Cumont in CCAG VIII/3
p.91.
14F. Cumont aveva proposto di correggere Apollonio di Laodicea (personaggio a noi ignoto) in Giuliano

di Laodicea, astrologo di cui ci sono stati conservati diversi scritti, supponendo che egli fosse
contemporaneo di Paolo (CCAG IV 100), ma in seguito ne stabilì il fiorire nell’ultimo decennio del V
secolo d.C.: F. Cumont, P. Stroobant, La date où vivait l’astrologue Julien de Laodicée, Bull. de l’Acad.
de Belgique, 1903, pp. 572ss.
15CCAG I 170-171.

16Pauli Alexandrini Elementa Apotelesmatica edidit Æ. Bœr, interpretationes astronomicas addidit O.

Neugebauer, Lipsiæ 1958, p. X, n.1.


17Cfr. V. De Falco, M. Krause, O. Neugebauer, Hypsikles. Die Aufgangszeiten der Gestirne.

Abhandlungen d. Akad. d. Wissensch. in Göttingen, philol.-hist. Kl. III/62, 1966.


181,21 Boer 46,7; G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo. Con una

nuova traduzione e le interpretazioni dei maggiori commentatori, Milano 1992, 334. Il sistema A si basa
sull’assunto matematico che i tempi ascensionali formano una sequenza lineare, aumentando e
diminuendo con differenza costante.
19In Claudii Ptolemæi quadripartitum enarrator ignoti nominis, quem tamen Proclum fuisse quidam

existimant, Basileæ, ex off. Petriana 1559, 41.

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20Cfr. ad esempio Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauris excerptæ, CCAG I 163 (c.50):
«Nel terzo klima il tempo più lungo, ovvero dal Cancro al Sagittario, è di anni 210, ed il tempo minore,
dal Capricorno ai Gemelli, è di anni 150. Se divido questi numeri per 15, che sono i tempi orari
equinoziali, trovo la quantità del giorno più lungo, che è di 14 ore equinoziali e del giorno più breve, di
ore 10. Prendiamo quindi di ciascun tempo, del maggiore come del minore, un sesto. Del tempo
maggiore, 210, un sesto è 35, del tempo minore 25 e la loro differenza è 10. Ora, la sua terza parte è 3 e
1/3, che rappresenta l’aumento e la diminuzione ( ) di ciascun segno. Procedi al medesimo
modo riguardo agli altri klimata». Sull’origine babilonese di questo metodo e la sua diffusione cfr. O.
Neugebauer, Le scienze esatte nell’antichità, Milano 1974, 189ss. Per una sua esposizione matematica
Idem, A History of Ancient Mathematical Astronomy, Berlin - Heidelberg - New York 1975, 708-736.
21«I tempi dello zodiaco sono computati secondo le ascensioni dei segni. Ogni grado di ciascun segno

equivale a un dato tempo. Su questo argomento non tutti furono concordi, giacché gli antichi (archaioi)
calcolavano in diverso modo i tempi ascensionali. Infatti la gran parte di coloro che abitavano alla
latitudine di Alessandria e nelle città vicine affermarono che l’Ariete sorge in 21°40’, il Toro in 25°, i
Gemelli in 28°20’, il Cancro in 31°40’, il Leone in 35°, la Vergine in 38°20’, la Bilancia in 38°20’, lo
Scorpione in 35°, il Sagittario in 31°40’, il Capricorno in 28°20’, l’Acquario in 25°, i Pesci in 21°40’. Dal
canto suo, Tolemeo determinò che alla latitudine di Alessandria l’Ariete sorge in 20°53’, il Toro in
24°12’, i Gemelli in 29°55’, il Cancro in 34°37’, il Leone in 35°36’, la Vergine in 34°47’, la Bilancia in
34°47’, lo Scorpione in 35°36’, il Sagittario in 34°37’, il Capricorno in 29°55’, l’Acquario in 24°12’, i
Pesci in 20°53’. Ora, la differenza è cospicua, e se mai qualcuno, essendo da un lato ignaro di tale
discrepanza, dall’altro ammettesse i tempi ascensionali degli antichi ( ), immaginasse di
poter suddividere questi tempi secondo i metodi di Tolemeo, sarebbe indotto all’errore. Giacché due sono
i fondamenti necessari a indagare lo spazio della vita: la divisione dei confini fra i cinque astri erranti e la
distribuzione dei tempi ascensionali dei segni, ma su entrambi discordano gli antichi e i moderni
( , ). Infatti Apollinario dissente da Tolemeo nell’ordinamento quanto all’ordinamento
dei confini ed entrambi dissentono da Trasillo e da Petosiride e da tutti gli altri più antichi ( );
vi è inoltre discordia anche riguardo alle ascensioni dei segni, che i moderni ritengono di aver esattamente
calcolato con procedimento geometrico. Nondimeno sembra che gli antichi abbiano esattamente
compiuto, secondo il loro proprio metodo, le conversioni delle ascensioni per il ritrovamento dei tempi, in
modo da non avere soltanto un’indicazione sommaria degli anni o dei mesi, ma anche dei giorni e delle
ore, quantunque abbiano diviso gli anni secondo i loro tempi ascensionali e abbiano determinato i
significatori e della vita e della morte ( , ) sulla base della loro assegnazione dei confini
ai pianeti. Occorre dunque, per non cadere in errore, evitare di mischiare tra loro opinioni diverse: la
dottrina dei tempi della vita secondo Tolemeo deve essere seguita in conformità ai tempi ascensionali e ai
confini che Tolemeo approva. Allo stesso modo ci si deve regolare riguardo alle altre dottrine, le quali,
come abbiamo detto, sono utili a questa indagine. E se pure accettassimo le dottrine dei Caldei, quando
seguiamo la dottrina di Tolemeo dobbiamo cercare di sperimentarla in conformità all’intenzione di
Tolemeo. Esponiamo pertanto il loro intendimento, ovvero la ricerca della quantità di anni di vita di chi
nasce. Ora, poiché il grado dell’oroscopo non altrimenti viene ritrovato se non mediante i tempi
ascensionali, la vita di ogni individuo viene da loro valutata dal segno medesimo che è mostrato
dall’oroscopo e di conseguenza giudicano della quantità temporale di tutta la vita tramite l’assunzione dei
tempi di ascensione dei segni. E questo metodo non si connette soltanto all’assunzione delle ore
temporali, ma anche alla partizione accurata dei tempi annuali. Hanno infatti stabilito che ciascun segno
di 30 gradi equivale a 30 anni, così come i 360 gradi del circolo hanno 360 tempi ed un grado è un anno.
Si sono quindi serviti dei tempi nelle ascensioni dei segni. Infatti, sorgendo l’Ariete, secondo la loro
opinione, alla latitudine di Alessandria in 21°40’, dicono che sorge, secondo la sua ascensione, in anni 21
e mesi 8. Dividono quindi 21 anni e 8 mesi per i 30 gradi del segno e trovano che a ciascun grado

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corrispondono 8 mesi e 20 giorni. In seguito, il Toro sorge, alla medesima latitudine e secondo la loro
opinione, in 25 tempi, ovvero anni 25, e dividendo 25 anni per i 30 gradi del segno, danno a ciascun
grado 10 mesi. Ora, se anche Tolemeo avesse trattato nel medesimo modo il metodo delle ascensioni, si
sarebbe senz’altro ritenuto appagato delle divisioni delle quantità temporali per ciascun grado dello
zodiaco operate da essi. Tuttavia, poiché egli dimostrò che le ascensioni erano diverse da quanto essi
ritenevano, occorre definire i tempi ascensionali dei 30 gradi di ogni segno secondo il metodo matematico
che egli ha determinato nelle Tavole manuali», CCAG V/4, pp. 211-214.
22A. Schato si servì nella sua edizione di un manoscritto della biblioteca di Enrico Rantzau, ora perduto o

per il suo smarrimento nella tipografia del suo stampatore Z. Lehmann o in seguito all’irruzione dei
soldati di Wallenstein nel castello di Rantzau, cfr. p. XIII della prefazione di E. Boer all’edizione critica
del testo di Paolo.
23cfr. nota 16.

24J. Warnon, Le commentaire attribué à Héliodore sur les de Paul d’Alexandrie,


Recherches de philologie et de linguistique (Louvain 1967) 200-201.
25Heliodori, ut dicitur, in Paulum Alexandrinum Commentarium, edidit Æ. Boer, Lipsiæ 1962.

26J. Warnon, op.cit.

27L.G. Westerink, Ein astrologisches Kolleg aus dem Jahre 564, Byzantinische Zeitschrift 1971, 6-21.

28Cfr. H. Hunger, Die Hochsprachliche profane Literatur der Byzantiner, München ...., II 233.

29Grazie alla menzione ch’egli fa della cometa apparsa in quel tempo: In Aristotelis Meteora

commentaria, ed. G. Stüve (CAG XII/2), Berlin 1900, pp. 52-53. Nel commento a Paolo, quale ci è
pervenuto, vi sono quattro datazioni certe (cap. 18: 14 giugno 564; cap. 30: 30 maggio 564; cap. 35: 1
luglio 564; cap. 38: 5 agosto 564) che favoriscono l’attribuzione delle lezioni a Olimpiodoro. D. Pingree
(cfr. p. 149 dell’edizione Boer dello Ps.-Heliodorus) ha voluto datare anche tre esempi (due nel cap. 16,
uno nel cap. 22), la cui datazione appare assolutamente incerta e fors’anche impossibile. Sulla base di
questi esempi, da lui datati tra il giugno 492 e l’aprile 493, ha supposto che che Olimpiodoro avesse a sua
disposizione un commento o delle annotazioni risalenti all’ultimo decennio del secolo V e attribuibili a
Eliodoro (cfr. altresì The Yavanajâtaka of Sphujidhvaja, edited, translated and commented by D. Pingree,
Cambridge Mss. - London 1978, II pp. 428-429). Questa supposizione è stata accolta da J. Warnon,
op.cit. p.214 e da Westerink, op.cit. p.6.
30Vindobonensis.philos. 179, Monacensis 287, Parisinus gr. 2425, Mutinensis 85 e Holkhanicus 292.

Queste definizioni sono state pubblicate in CCAG VII, 101-102.


31vedi più oltre p. ***

32In Platonis Gorgiam commentaria edidit L.G. Westerink, Stuttgart 1970, 243-245.

33Si ricordino i giudizi "assurdi" che il fisiognomo Zopiro dava di Socrate e che suscitavano lo scherno

dei suoi discepoli: ma «Socrate dichiarò che Zopiro non s’ingannava affatto, giacché egli sarebbe stato
tale per natura, se non fosse divenuto, con l’esercizio della filosofia, migliore della sua natura medesima»
Alexandre d’Aphrodisie, Traité du destin, éd. P. Thillet, Paris 1984, p. 11.
34op.cit. 253,30-254,7.

35In Aristotelis meteora comm., op.cit., pag. 19,22.

36Cfr. J. Mogenet, L’introduction à l’Almageste, "Mémoires de l’Académie Royale de Belgique, Classe

des Lettres" 51.2 1956.

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PAOLO D’ALESSANDRIA

INTRODUZIONE
ALL’ASTROLOGIA

Lineamenti introduttivi
alla previsione astronomica

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Sommario

Nella sua Introduzione Paolo insegna che ciascuno dei dodici segni ha tre decani e
trenta gradi e che ogni grado ha sessanta minuti. Inizio del circolo zodiacale è l’Ariete e
dei dodici segni alcuni son detti maschili, altri femminili; ed alcuni sono tropici, altri
solidi, altri ancora bicorporei. Dichiara inoltre quali sono equinoziali e quali primaverili,
quali estivi, quali autunali, quali invernali. Espone poi quali segni son detti essere il
domicilio o l’elevazione o la caduta di questo e di quell’altro pianeta e quale parte del
corpo umano signoreggia ciascun segno; ed ancora, in quale regione della terra si trova
e in quale direzione si colloca; e quanti e quali segni compongono un triangolo. In parti-
colare, l’Ariete, il Leone e il Sagittario sono nel giorno il triangolo del Sole, nella notte
di Giove; il Toro, la Vergine e il Capricorno sono nel giorno il triangolo di Venere e
nella notte della Luna; i Gemelli, la Bilancia e l’Acquario nel giorno sono il triangolo di
Saturno, nella notte di Mercurio; il Cancro, lo Scorpione e i Pesci sono nel giorno il
triangolo di Venere, nella notte di Marte. Dichiara poi a quale direzione ciascun trrian-
golo propende e a quale regione della terra ciascun segno è affine; ed in quante ore ogni
segno sorge alla latitudine di Alessandria e quali sono i confini dei cinque pianeti in cia-
scun segno, mentre il Sole e la Luna non hanno determinati confini. Ora, dall’osserva-
zione dei confini gli Egizi ricercano gli anni di vita. Insegna quindi che i decani sono
chiamati i volti dei sette astri erranti e che a loro volta ognuno dei sette signoreggia un
proprio grado dei segni.
Prosegue poi l’astrologo e insegna cosa sia la fazione, cosa il corteo e quali fra gli
astri sono diurni, quali notturni, [quali mattutini e] quali vespertini. Dei quattro qua-
dranti ci dice quali sono maschili e quali femminili e spiega che alcuni di essi sono
ascendenti ed orientali, altri meridionali e meridiani. Dichiara, infine, verso quali dire-
zioni ciascuno di essi ha affinità e di quali età della vita sia indicativo.
Definisce in seguito i segni che son detti “vedersi l’un l’altro”, quelli che comandano
e quelli che ascoltano e qual è la loro reciproca convenienza e fra quali segni si forma la
figura triangolare, la quadrata, l’esagonale, il diametro e quale virtù abbia ciascuna di
esse. Ed i segni che nessuna di queste figure unisce son detti remoti o disgiunti ed egli
dichiara che cosa mostrano gli astri presenti in essi; ed inoltre quali segni, fra i remoti,
son detti “della medesima cintura”, quali sorgono in tempi uguali e quali ancora hanno
una stretta simiglianza reciproca. Dichiara infine quali sono ordinati secondo una posi-
zione maggiormente destra e come ciascuno partecipi di una sua peculiare virtù.
Insegna in seguito che, fra i pianeti, Saturno, Giove e Marte son detti compiere un
giro completo, e perché. E quando i cinque pianeti son detti mattutini, quando sinodici.
Spiega poi che il corteo dei pianeti rispetto al Sole si produce nei gradi e nei segni pre-
cedenti, ma rispetto alla Luna quando si trovano o nel medesimo segno o nei segni se-
guenti. E che cosa si deveintendere per stazione e qual è il pianeta che aumenta il suo
moto, quale quello che lo diminuisce e quando avviene e quante volte; e quando i pia-
neti sorgono sul far della notte e perché e cosa indica ciascuna di queste figure.
Espone poi le undici figure della Luna, che sono chiamate fasi, quale ad esempio il
plenilunio od unione plenilunica e cosa si intende per decresci-mento e perché ciascuna
di queste figure della Luna ha assunto una sua parti-colare denominazione. E che cosa è
nla deflussione, cosa il contatto e come si giunga a prevedere, grazie ad essi, il vento

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che soffia. E come, dalla deflussione e dal contatto, si possa argomentare della lun-
ghezza e della brevità degli accadimenti umani e della vita in generale. E ancora, se-
condo un diverso concetto, che cosa si intende per governo del giorno e per governo
dell’ora, giacché vi è un astro che governa il giorno, un altro che governa l’ora e quali
sono i loro significati.
Dichiara poi che delle sette cinture dei pianeti Saturno ebbe in sorte la prima, che è
fredda e giace nel gelo. La stella di Giove ebbe in sorte la seconda, che è temperata, nu-
triente e feconda; la stella di Marte la terza, infuocata e corruttiva. L’astro del Sole ebbe
la quarta, che è ardente e vivificante. La stella di Venere ebbe la quinta, che è mite ed è
cagione del concepimento e della generazione. La sesta è della stella di Mercurio ed è
umida. La settima, umida anch’essa, è della Luna. Insegna quindi come si deve determi-
nare il dodecatemorio delle sette stelle erranti ed inoltre i gradi dei quattro angoli e della
sorte e cosa significhi ciascuno. E qual è la sorte di fortuna e come si trae, e quella del
genio e dell’amore, dell’audacia e della necessità e della vittoria e della nemesi; e cosa
si intende per fondamento e quale azione ciascuna di queste sorti rende manifesta.
Definisce inoltre la sorte del padre, della madre, dei fratelli, dei figli, delle nozze e
dichiara come ciascuna deve essere stabilita.
Prosegue poi con una considerazione schematica dei dodici luoghi e dichiara che il
loro inizio è l’oroscopo, che è chiamato timone e fondamento. Segue ad esso il luogo
che è detto bios, chiamato altresì “porta dell’Ade” e successione dell’oroscopo. Terzo
viene il luogo chiamato “dea”, luogo della Luna e declivio vantaggioso. Tratta quindi
dei luoghi rimanenti fino al dodicesimo. E seguendo un ordine prestabilito insegna che
cosa indica ciascuno di questi luoghi quando alberga le benefiche o le malefiche stelle.
Troverai inoltre la trattazione che riguarda i figli, la considerazione relativa alle stelle
significanti le azioni ed una sottile osservazione intorno ad alcuni luoghi declivi, ovvero
come avviene che questi luoghi divengano talora operosi. Vi si insegna quindi come
determinare, con le tabelle, il luogo del Sole; e come, considerato un dato anno futuro a
far tempo dalla genitura, trovare con facilità i segni ove giunge l’anno proposto, come
pure il mese e il giorno, mediante una loro ripartizione nel circolo zodiacale.Espone
inoltre il modo del calcolo dell’oroscopo e del meridiano e come si determina la mono-
moiria dei trigoni, concepita dagli Egizi in quanto utile alla determinazione precisa del-
l’oroscopo; riguardo a questo procedimento troverai cinque opinioni.
Ci insegna infine l’astrologo che per momento della nascita si intende il grado che
sorge all’atto del parto e definisce quindi quali climacteri sono invalicabili, quali medio-
cri, quali si dissolvono. Tutti questi argomenti Paolo espone in modo compiuto ed inol-
tre tratta anche del vincolo della Luna.

- 14 -
PROEMIO

È buona cosa, caro figlio Cronammone, l’aver scoperto di aver scritto


cose non vere nella precedente pubblicazione dei miei Lineamenti intro-
duttivi. Ora sono indotto a comporne una nuova redazione, che non tralasci
nessuno dei precetti propri all’esposizione. Inoltre, ai fini del pronuncia-
mento degli eventi futuri, mi sono costretto a riconsiderare i tempi ascen-
sionali secondo le regole di Tolemeo. Ritengo infatti più acconce le ascen-
sioni e la dottrina che Tolemeo ha presentato nel suo scritto Degli anni di
vita, il cui uso è stato raccomandato da Apollinario nel suo trattato Del si-
gnificatore della vita, del signore della natività e dell’astro uccisore. Infi-
ne, lo stesso Apollonio di Laodicea, nei suoi cinque libri, accusava gli
Egizi di aver insinuato un eccessivo artificio nel computo delle ascensioni
dei segni.

2. Dei dodici segni

Il circolo zodiacale si muove obliquamente e si divide in dodici porzioni


che sono chiamate segni. Ogni segno ha tre decani e trenta gradi, ogni
grado ha sessanta minuti.
L’inizio del circolo zodiacale è l’Ariete, maschile, equinoziale, tropico,
primaverile, domicilio di Marte, esaltazione del Sole nel grado 19, caduta
di Saturno nel grado 20, triangolo diurno del Sole, notturno di Giove. Ed
esso si trova nella regione della Persia ed è assegnato al vento di levante.
Signoreggia il capo e tutto il volto. Secondo gli Egizi questo segno, alla la-
titudine di Alessandria, che è il terzo clima, sorge dal mondo invisibile al
mondo manifesto in un’ora equinoziale più un terzo più un nono, che sono
tempi equinoziali 21°40’. In questo segno si trova l’angolo culminante del
tema del mondo.
Secondo segno è il Toro, femminile, solido, primaverile, domicilio di
Venere, esaltazione della Luna a gradi 3, caduta di nessuna stella, triangolo
diurno di Venere, notturno della Luna. Ed esso si trova nella regione di Ba-
bilonia ed è assegnato al vento meridionale. Signoreggia nel corpo il collo
e il tendine. Questo segno sale dal mondo invisibile al manifesto in un’ora
e due terzi e in 25 tempi equinoziali nel clima predetto.

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Terzo segno sono i Gemelli, maschile, bicorporeo, primaverile, antro-
pomorfo, domicilio di Mercurio, esaltazione e caduta di nessuna stella.
Giace nella regione della Cappadocia ed è assegnato al vento di ponente.
Signoreggia le spalle, le mani e le dita. Questo segno sale dal mondo invi-
sibile al mnifesto in un’ora, due terzi più un quinto più un quarantacinque-
simo di ora e sono tempi equinoziali, nel clima predetto, 28°20’. In questo
spazio di tre segni si svolge e si compie la primavera ed essa è chiamata
aria.
Quarto segno è il Cancro, femminile, tropico, estivo, domicilio della
Luna, esaltazione di Giove al grado 15, caduta di Marte al grado 28, trian-
golo diurno di Venere, notturno di Marte. Ed esso giace nella regione del-
l’Armenia ed è assegnato al vento di tramontana. Signoreggia il petto e lo
stomaco. Sale dal mondo invisibile al manifesto in due ore e la nona parte
di un’ora e sono tempi equinoziali, al clima menzionato, 31°40’. In questo
segno vi è l’oroscopo del mondo.
Quinto segno è il Leone, maschile, solido, estivo, triangolo diurno del
Sole, notturno di Giove. Giace nell’Asia ed è assegnato al vento di levante.
Signoreggia i fianchi. Questo segno sale dal mondo invisibile al manifesto
in due ore e un terzo di ora, che corrispondono, nel clima predetto, a tempi
equinoziali 35°.
Sesto segno è la Vergine, femminile, bicorporeo, estivo, domicilio ed
esaltazione di Mercurio al grado 15, caduta di Venere al grado 27, trian-
golo diurno di Venere, notturno della Luna. Giace nella regione dell’Ellade
e della Ionia ed è assegnato al vento meridionale. Signoreggia i lombi, l’in-
testino e i visceri tutti. Sale dal mondo invisibile al manifesto in ore due più
un terzo, un quinto e un quarantacinquesimo di ora e sono tempi equino-
ziali 38°20’. In questo spazio di tre segni si svolge e si compie il tempo
dell’estate, che è detto fuoco.
Settimo segno è la Bilancia, maschile, equinoziale, tropico, autunnale,
domicilio di Venere, esaltazione di Saturno al grado 20, caduta del Sole al
grado 19, triangolo diurno di Saturno, notturno di Mercurio. Giace nella re-
gione della Libia e di Cirene ed è assegnato al vento di ponente. Signoreg-
gia le anche e i glutei. Questo segno sale dal mondo invisibile al manifesto
in due ore più un terzo, un quinto e un quarantacinquesimo di ora e sono
tempi equinoziali 38°20’. In questo segno si trova la culminazione inferiore
del cosmo.

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Ottavo segno è lo Scorpione, femminile, solido, autunnale, caduta o
fossa della Luna al grado 3, triangolo diurno di Venere, notturno di Marte.
Giace nella regione dell’Italia ed è assegnato al vento di tramontana. Signo-
reggia le parti vergognose (pudenda), l’inguine e la vescica. Questo segno
sale dal mondo invisibile al manifesto in due ore e un terzo di ora, che sono
tempi equinoziali 35°.
Nono segno è il Sagittario, maschile, bicorporeo, autunnale, domicilio di
Giove, esaltazione e caduta di nessuna stella, triangolo diurno del Sole,
notturno di Giove. Giace nella regione della Cilicia e di Creta ed è asse-
gnato al vento di levante. Signoreggia le cosce. Questo segno sale dal
mondo invisibile al manifesto in ore due più la nona parte di un’ora e sono
tempi equinoziali 31°40’ nel clima menzionato. In questo spazio di tre se-
gni si svolge e si compie il tempo dell’autunno, che è detto terra.
Decimo segno è il Capricorno, femminile, tropico, invernale, esaltazione
di Marte al grado 28, caduta di Giove al grado 15, triangolo diurno di Ve-
nere, notturno della Luna. Giace nella regione della Siria ed è assegnato al
vento meridionale. Signoreggia le ginocchia. Questo segno sale dal mondo
invisibile al manifesto in un’ora e due terzi, un quinto, un quarantacinque-
simo di ora e sono tempi equinoziali 28°20’. In esso si trova l’angolo occi-
duo del cosmo.
Undicesimo segno è l’Acquario, maschile, solido, invernale, domicilio di
Saturno, esaltazione e caduta di nessuna stella, triangolo diurno di Saturno,
notturno di Mercurio. Giace nella regione dell’Egitto ed è assegnato al
vento di ponente. Signoreggia le gambe. Questo segno sale dal mondo invi-
sibile al manifesto in un’ora e due terzi di ora e sono tempi equinoziali 25°.
Dodicesimo segno sono i Pesci, femminile, bicorporeo, invernale, domi-
cilio di Giove, esaltazione di Venere al grado 27, caduta di Mercurio al
grado 15, triangolo diurno di Venere, notturno di Marte. Giace nella re-
gione del mar Rosso e nella terra dell’India ed è assegnato al vento setten-
trionale. Signoreggia le piante dei piedi e le estremità della gamba. Questo
segno sale dal mondo invisibile al manifesto in un’ora equinoziale più un
terzo più un nono e sono tempi equinoziali 21 e 2 terzi. Nello spazio di
questi tre segni si svolge e si compie il tempo dell’inverno, che è detto ac-
qua.
Dopo aver descritto singolarmente i dodici segni, ne offriamo ora un’e-
sposizione compendiosa.

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Sono maschili i segni seguenti: Ariete, Gemelli, Leone, Bilancia, Acqua-
rio; femminili il Toro, Cancro, Vergine, Scorpione, Capricorno, Pesci. E di
norma diciamo che quanti hanno un numero dispari, iniziando dall’Ariete,
sono intesi come segni maschili, quanti hanno un numero pari, segni fem-
minili.
Sono tropici Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno, in particolare, Ariete
e Bilancia sono equinoziali; di ugual numero sono i segni solidi: Toro, Le-
one, Scorpione ed Acquario, come pure quelli bicorporei: Gemelli, Ver-
gine, Sagittario, Pesci ed in breve i segni che presentano una distanza di
quarta hanno la medesima natura.
Domicili: Ariete e Scorpione sono dimore di Marte, Toro e Bilancia di
Venere, Gemelli e Vergine di Mercurio, Cancro della Luna, Leone del
Sole, Sagittario e Pesci di Giove, Capricorno ed Acquario di Saturno.
Esaltazioni: l’Ariete lo è del Sole, il Toro della Luna, il Cancro di Giove,
la Vergine di Mercurio, la Bilancia di Saturno, il Capricorno di Marte, i Pe-
sci di Venere. Le rispettive cadute si trovano nel settimo segno.
Triangoli: Ariete, Leone e Sagittario sono triangolo diurno del Sole,
notturno di Giove. Toro, Vergine e Capricorno sono triangolo diurno di
Venere, notturno della Luna. Gemelli, Bilancia, Acquario sono triangolo
diurno di Saturno, notturno di Mercurio. Cancro, Scorpione e Pesci sono
triangolo diurno di Venere, notturno di Marte.
Il primo triangolo è ascritto al vento di levante, il secondo al noto, il
terzo al vento di ponente, il quarto al borea.
Ogni segno ha propensione a verso le regioni seguenti: l’Ariete alla Per-
sia, il Toro alla Babilonia, i Gemelli alla Cappadocia, il Cancro all’Arme-
nia, il Leone all’Asia, la Vergine all’Ellade, la Bilancia alla Libia, lo Scor-
pione All’Italia, il Sagittario a Creta, il Capricorno alla Siria, l’Acquario al-
l’Egitto, i Pesci all’India.
Per quanto riguarda le parti del corpo, l’Ariete attiene alla testa, il Toro
signoreggia la gola, i Gemelli rappresentano le spalle, il Cancro ha in sorte
il petto, il Leone possiede lo stomaco e i fianchi, la Vergine gli intestini, la
Bilancia signoreggia i glutei, lo Scorpione possiede le pudenda, il Sagitta-
rio le cosce, il Capricorno le ginocchia, l’Acquario le gambe, i Pesci i
piedi.
Sorgere di ciascun segno alla latitudine di Alessandria, terzo clima, se-
condo gli Egizi: Ariete e Pesci un’ora equinoziale più un terzo più un nono,
tempi 21 e 40. Toro ed Acquario un’ora e due terzi, tempi 25. Gemelli e

- 18 -
Capricorno un’ora, due terzi più un quinto più un quarantacinquesimo,
tempi 28 e 20. Cancro e Sagittario due ore e la nona parte di un’ora, tempi
31 e 40. Leone e Scorpione due ore e un terzo di ora, tempi 35. La Vergine
e la Bilancia in ore due più un terzo, un quinto e un quarantacinquesimo di
ora, tempi 38 e 20.
a
scolio 2

Quando investighiamo intorno all’origine, alle condizioni di vita, all’espatrio, agli


averi, agli onori e ai vantaggi, occorre considerare l’assegnazione dei dodici segni alle
regioni della terra e quale affinità vi è in ogni genitura. Se ad esempio esaminiamo una
genitura ove la Luna o una delle benefiche stelle sono in Acquario o gli astri concordi
alla fazione sono operanti nei luoghi angolari e si trovano o in Acquario o nei segni del
triangolo dell’Acquario - intendo i Gemelli e la Bilancia - diciamo comunemente che
la genitura avrà prosperità in Egitto in virtù di un rapporto di simpatia, giacché il segno
dell’Acquario è familiare all’Egitto.

- 19 -
Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauris excerptæ
CCAG I, pp. 142-144
Proemio

Se i dodici segni hanno una disposizione circolare, per quale motivo abbiamo posto
l’inizio a partire dall’Ariete e non piuttosto dal Cancro, in quanto oroscopo del mondo,
o dal Leone che è domicilio del Sole? Per quale motivo ai domicilî dei due luminari è
stato anteposto l’Ariete, domicilio di Marte? Rispondiamo che gli antichi ( ),
giacché hanno dato dei dodici segni una rappresentazione corporea in conformità alle
parti del corpo umano, stabilirono l’inizio a partire dall’Ariete, dicendo che esso era la
testa, il Toro il collo e così di seguito fino ai piedi. Stabilirono quindi l’inizio
nell’Ariete, in quanto parte del corpo egemonica, significante il cervello e quanto ap-
partiene alla te sta. Hanno inoltre raffigurato le quattro età secondo le quattro stagioni,
ponendo l’inizio nel segno primaverile ovvero nell’Ariete: la primavera significa infatti
l’allattamento, l’estate la gioventù, l’autunno l’età media, l’inverno la vecchiaia. Vi
sono inoltre quattro segni che son detti conversivi ( ) o mutevoli, quattro solidi e
quattro bicorporei. I segni mutevoli sono così chiamati poiché quando il Sole entra in
questi segni lo stato dell’aria muta da una condizione ad un’altra. Quando entra in
Ariete, segno conversivo, porta il mutamento primaverile ed equinoziale e l’aria si fa
più dolce e il giorno si allunga oltre la durata equinoziale. Quando giunge in Toro, se-
gno solido e primaverile, porta un’aria più stabile, non cangiante ed accresce ancor più
il giorno. Quando entra nei Gemelli, segno bicorporeo, rende l’aria oscillante fra due
stati e produce una mistione fra la primavera e l’estate ed accresce ancora la quantità del
giorno. In questi tre segni si ripartisce la primavera, che è aria. Entrando in seguito il
Sole in Cancro, segno conversivo, porta il mutamento estivo e l’aria inizia a farsi più
calda, la quantità del giorno diminuisce ed aumenta quella della notte. Giungendo poi in
Leone, segno solido ed estivo, porta un’aria più stabile, non cangiante, ancora diminui-
sce la quantità del giorno e accresce quella della notte. Entrando poi nella Vergine, se-
gno bicorporeo, rende l’aria oscillante fra due stati e produce una mistione fra l’estate e
l’autunno, mentre ancora aumenta la quantità della notte, diminuisce quella del giorno.
In questi tre segni si compie l’estate, che è fuoco. In seguito, entrando il Sole in Bilan-
cia, segno conversivo, porta il mutamento autunnale ed equinoziale; da questo momento
l’aria inizia a volgere al freddo e la notte si allunga oltre la durata equinoziale. Giun-
gendo poi il Sole in Scorpione, segno solido, più stabile e non cangiante si fa l’aria au-
tunnale, ancora diminuisce la quantità del giorno ed aumenta quella della notte. Giun-
gendo in Sagittario, segno bi corporeo, rende l’aria oscillante fra due stati e produce una
mistione fra l’autunno e l’inverno ed ancor più scema la quantità del giorno e s’accresce
quella della notte. In questi tre segni si compie l’autunno, che è terra. In seguito, en-
trando il Sole in Capricorno, segno conversivo, produce il mutamento invernale e spic-
catamente invernale è la qualità dell’aria e il giorno inizia a crescere, la notte a dimi-
nuire. Giungendo poi il Sole in Acquario, segno solido e invernale, fa più stabile e non
cangiante l’aria dell’inverno, scema ancora la quantità della notte, s’accresce quella del
giorno. Giungendo il Sole in Pesci, segno bicorporeo, rende l’aria oscillante fra due stati
e produce una mistione fra l’inverno e la primavera, diminuisce ancora la quantità della
notte ed aumenta quella del giorno, fino alla durata equinoziale. In questi tre segni si
compie l’inverno, che è acqua.

- 20 -
Anonymi de zodiaci circulo
Scholia in Aratum vetera ed. J. Martin, Stutgardiæ 1976, pagg. 529-532.

Il circolo dello zodiaco così si chiama per due motivi: perché abbraccia in sè i dodici
segni ( ) e perché significa e crea la vita ( ) di ciò che è in esso. E’ detto inoltre
circolo per molte ragioni: perché imita il demiurgo (infatti, come il demiurgo non è li-
mitato da un inizio e da una fine, così il circolo zodiacale non ha né inizio, né fine), per-
ché il cerchio è figura ben determinata, perché ha facilità di movimento, perché in tale
figura molto può essere contenuto.
Lo zodiaco è unito ad entrambi i circoli tropici: al tropico invernale nel Capricorno,
al tropico estivo nel Cancro. E’ poi unito al circolo equinoziale in due punti: nell’Ariete
e nella Bilancia. Nell’Ariete produce l’equinozio primaverile, nella Bilancia l’equinozio
autunnale.
Il circolo zodiacale si muove unitamente al cielo e, secondo il suo proprio moto, ha
una rotazione contraria a quella del cosmo. Si deve infatti sapere che le stelle del fir-
mamento hanno un proprio moto, come Tolemeo ha dimostrato, e ciascuna di esse si
muove di un grado in cento anni secondo il proprio moto e rispetto alla grandezza del
proprio circolo, in quanto i gradi dei circoli tropici sono maggiori dei gradi del circolo
artico. Invero, i circoli sono divisi in un numero uguale di gradi, siano essi tra loro
uguali o inuguali.
Lo zodiaco si muove obliquamente come nessun altro dei cerchi, tranne la galassia,
giacché il Sole nessun altro cerchio attraversa se non quello dello zodiaco. Il Sole, in-
fatti, ora raffredda, ora riscalda, ora inumidisce e dissecca i nostri luoghi e compie con il
suo moto diverse conversioni (intendo la conversione primaverile, l’estiva, l’autunnale e
l’invernale). Non potrebbe invero muovendosi per linea retta ora raffreddare, ora riscal-
dare la terra, ma necessariamente sempre riscalderebbe e mai raffredderebbe gli stessi
luoghi, altri invece sempre raffredderebbe e mai riscalderebbe. E se così fosse, non cre-
scerebbero i frutti, né sarebbero preservati i nostri corpi, che sono composti di elementi
contrari (infatti non necessitiamo soltanto di freddo e di caldo, ma anche di umido e di
secco e certo di queste cose siamo composti). E quando il Sole giunge alle parti boreali
riscalda, quando alle australi raffredda. Per questa ragione lo zodiaco si muove obli-
quamente.
E’ inoltre diviso in dodici porzioni che son dette segni ed il numero dodici è il primo
che accoglie i cinque rapporti divini della musica: 2:1, 3:1, 4:1, 2:3, 3:4. a Ripartito lo
zodiaco in dodici segni, ogni segno è diviso in 30 gradi e in tre decani. Il decano è una
certa virtù che racchiude dieci gradi nel segno.
In questi gradi e nelle ore del giorno e della notte si muove il Sole conducendo a
termine la propria corsa e compie l’anno intiero. Ti siano chiari i mesi e i giorni e le ore
per osservare il sorgere e il coricarsi dei dodici segni e delle stelle e possa tu non errare
nella tua ricerca.

a
Cinque sono le consonanze ammesse dai pitagorici ovvero quelle espresse da rapporti formati con i
primi quattro numeri, cfr. Plutarco, Sull’elogio del numero cinque, in De E apud Delphos, 389DF.

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3. Dei confini che i sette astri erranti hanno in sorte nei dodici segni
[quando si ritrovano in questi gradi si rallegrano come nei loro segni pro-
pri]

Si chiamano confini la longitudine di 30 gradi di ciascun segno, distri-


buita fra i cinque erranti. I confini non sono assegnati al Sole e alla Luna,
ma, come i domicili, piuttosto ai cinque erranti. Ed invero un pianeta, così
come si rallegra nel segno del proprio trigono o del proprio domicilio o
della propria esaltazione, allo stesso modo si rallegra nei confini propri di
ciascun segno. Il loro ordinamento è mostrato nella tabella che segue.

Grazie ai confini i saggi Egizi hanno stabilito il principio del dominio,


mediante il quale si determina la trattazione che concerne la durata della
vita. In effetti, il numero dei confini conviene esattamente per analogia al

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numero dei 360 gradi del circolo che porta la vita, giacché la quantità che
ciascun astro ha in sorte costituisce gli anni compiuti che l’astro medesimo
concede: Saturno 57 anni, Giove 79, Marte 66, Venere 82, Mercurio 76.
Abbiamo pertanto posto nella tabella la quantità dei confini che gli astri
detengono in tutto il circolo dello zodiaco.
E se qualcuno chiedesse per quale ragione il Sole e la Luna non sono atti
alla signoria dei confini, si deve rispondere che sono signori dell’universo,
re di ogni cosa e detengono per superiorità il dominio sul tutto. Ora, se il
Sole ha in sorte in una genitura il tempo della vita, essendo ben posto ed
operante nel suo dominio, concede i suoi anni completi alla vita, ovvero
120. Allo stesso modo la Luna, se è significatrice riguardo alla vita, con-
cede i suoi anni completi, che sono 108.

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Porphyrii Introductio in Tetrabiblum Ptolemaei1
ed. S. Weinstock, CCAG V/4 pag. 222, cap. 49

In seguito, gli antichi ( ), dopo aver diviso in due regioni o luoghi ogni se-
gno, distinsero i confini non secondo i gradi uguali, come ad esempio per i decani, ma
per gradi disuguali. E ciò fecero per un diverso motivo, ovvero in ragione dei periodi
completi degli astri, e per periodo mi riferisco a quanto sopra detto a. E questi sono i
gradi dei confini disposti secondo i segni. Alcuni sono assegnati a Giove, altri a Venere,
altri a Saturno, altri a restanti pianeti. Quando un astro si trova nel domicilio di un bene-
fico e nei confini di un benefico e ha autorità ( ) sulla genitura giova al de-
stino; e se si trova nel domicilio di un benefico e nei confini di un malefico diminuisce
la bon,tà della sorte; e se si trova nel domicilio di un malefico e nei confini di un male-
fico danneggia ed ottenebra la sorte. Pertanto l’azione dei confini muta la descrizione
degli effetti ( ) degli astri, come si è detto dei volti dei decani.
Tolemeo nondimeno non concorda con gli Egizi riguardo alla distribuzione di alcuni
confini. E’ peraltro necessario fare menzione di essi, in quanto i loro confini conven-
gono ai loro giudizi soltanto.
I gradi luminosi, oscuri e tenebrosi hanno una non piccola forza, se gli astri si tro-
vano nei gradi luminosi. E’ pertanto necessario dire qualcosa a proposito nel seguito.
a
Non vi è riferimento ai periodi degli astri nei capitoli che precedono, cfr. la voce nel
Glossario.

1 Le definizioni che appaiono nel testo ascritto a Porfirio, appaiono altresì nei trattati di Antioco, di Reto-
rio, di Efestione e in compilazioni anonime. Fra queste ultime, di grande interesse è quella del Laurentia-
nus Pluteus 28,13, fo. 193r, che offre due varianti, la prima all’inizio:
«In seguito gli antichi ( ) hanno diviso in porzioni ancor più minute <i segni>, e sono cinque in
numero e disuguali in quantità. Le assegnarono quindi ai cinque pianeti e le denominarono confini, i quali
sono posti in forma tabellare nel quadripartitum di Tolemeo. E la loro operazione è tale che quando uno
degli astri si trova nel domicilio di un benefico e nei confini di un benefico...».
La seconda variante è alla fine del capitolo:
«Le nature dei gradi luminosi ed oscuri, che sono; minuziosamente trattate all’inizio dsel trattato di Efe-
stione, hanno un’operazione non piccola quando gli astri, trovandosi in essi, hanno la signoria di un qual-
che evento».

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4. Dei volti dei decani che i sette astri posseggono nei dodici segni

I volti dei sette astri che giacciono lungo i segni secondo una suddivi-
sione decanica (volti nei quali essi si rallegrano quasi fossero nelle loro
proprie dimore) seguono necessariamente l’ordine delle sette sfere, il me-
desimo mediante il quale vengono assunti il reggitore del giorno e dell’ora.
Si prende ad inizio l’Ariete e si assegnano 10 gradi a ciascun volto fino a
giungere al volto dell’astro cercato. Ora, si deve sempre assegnare alla
stella di Marte il primo decano, al Sole il secondo, in conformità alla dispo-
sizione del reggitore del giorno e dell’ora, a Venere il terzo. Nel Toro, in
seguito, alla stella di Mercurio si deve dare il primo, quindi alla Luna, poi a
Saturno. Nel segno dei Gemelli il primo volto sia attribuito a Giove, il se-
condo a Marte, il terzo al Sole ed in tale modo si deve procedere in con-
formità alla sequenza delle sette sfere. Per ritrovare in breve il volto della
stella desiderata abbiamo composto la tabella che segue.

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ascolio 91
Il cerchio dello zodiaco è diviso in dodici porzioni che sono i dodici segni. Ma gli
antichi [ ] hanno operato un’ulteriore divisione in 36 parti, che sono chiamate
decani e le hanno distribuite nei segni. Ciascuna di queste parti ha un’ampiezza di dieci
gradi, per ciò ha nome decano. A questi decani sono subordinate le <immagini> con-
sorgenti [ ] di cui abbiamo fatto menzione. Hanno inoltre i decani i
volti dei sette astri e questi volti hanno affinità con gli astri cui sono sottoposti. Poniamo
ad esempio che il Sole sia al decimo grado di Ariete, nel primo decano, nel volto di
Marte; poiché abbiamo detto che il Sole significa le disposizioni dell’animo, troverai
l’animo del tale virile, irascibile, si compiace nella lotta, è amante delle armi. Ma sia il
Sole in Ariete al ventesimo grado, decano secondo, volto del Sole: significa che il tale
ha un animo limpido, desideroso di gloria ed ambizioso, ma nella lotta non si compiace.
Sia infine il Sole al trentesimo grado dell’Ariete, terzo decano, volto di Venere: indica
che il tale ha un animo femmineo e modi femminei ed è vergognoso, voluttuoso ed altre
simili tratti significa. Osserva come in un solo segno sono rivelate tre diversità per le
sole qualità dell’animo.

1 Questo scolio concorda quasi alla lettera con il cap. 47 dell’Introductio Porphyrii (CCAG V/4, pagg.
220-221), soltanto la chiusa è diversa e merita di essere citata:
«Osserva come in un solo segno sono rivelate tre diversità per le sole qualità dell’animo. I giudizi dei de-
cani, dei loro paranatellonta e dei loro volti si trovano nel trattato di Teucro Babilonese».

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5. Della signoria delle sette stelle nei singoli gradi dei segni

La monomoiria degli astri è stata composta seguendo il principio della


disposizione delle sette sfere, assegnando il primo grado all’astro cui ap-
partiene il segno, il secondo grado all’astro che lo segue nell’ordinamento
delle sette sfere e così di seguito finché non giungi al grado che occupa la
stella proposta; e sappi che anche i minuti devono essere compresi all’in-
terno del gradoa . Sottoponiamo anche la tabella della monomoiria.

ascolio 14

Se troviamo la stella di Marte a minuti 5 o 10 del primo grado dell’Ariete, Marte go-
vernerà tali minuti in quanto sono parte di quel grado. Allo stesso modo, se un altro
astro vi si trova, dirai che è nella monomoiria di Marte.

b scolio 15

Viene stabilita la tabella della monomoiria, la quale giova a conoscere i segni che
hanno affinità tra loro pur se fossero disgiunti e remoti e alla conoscenza dei segni che
hanno uguale cintura ( ) e che sminuiscono il loro carattere nocivo per il
loro ritrovarsi nei medesimi domicili o per l’ascendere in uguali tempi o per l’essere
configurati. Leggi l’ottavo, il nono e il decimo capitolo e confrontali con questa tabella
della monomoiria e leggi inoltre tutto il commento a Paolo a partire dalla metà dell’ot-
tavo capitolo. Il commento è infatti stato ritrovato solo a partire dalla metà dell’ottavo
capitolo. Questa tabella della monomoiria cinviene soltanto alle applicazioni ( )
degli astri, come pure alle applicazioni per figura. Duplice è infatti l’applicazione: per
figura e per corpo. Ma riguardo alle deflussioni degli astri non ritengo che questa tabella
sia utile. Tralasciale quindi e rivolgiti al trentesimo capitolo del commento a Paolo,
consideralo con attenzione e conoscera queste cose. Il trentestimo capitolo del com-
mento verte sugli anni, i mesi e i giorni.

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6. Della fazione dei due luminari

Ogni cosa è governata dal Sole e dalla Luna e nulla appare nel mondo
che sia privo della signoria di questi due astri. E’ pertanto necessario ap-
prendere la fazione solare e lunare, che cosa ciascuna di esse ha in sorte ed
inoltre ogni cosa consta di queste due fazioni. Il Sole ha in sorte il giorno, il
sorgere mattutino e i segni maschili e sono suoi compagni gli astri di Sa-
turno e di Giove. La Luna ha in sorte la notte, il sorgere vespertino e i segni
femminili e sono sue compagne le stelle di Marte e di Venere. Quanto alla
stella di Mercurio, al sua natura è comune: si rallegra con il Sole nel suo
sorgere mattutino, ma con la Luna nel suo sorgere vespertino. E poiché
questa stella possiede una natura comune, con gli astri benefici appare fa-
vorevole, con i malefici nocivo. Sono astri benefici Giove e Venere, male-
fici Saturno e Marte per un eccesso della loro natura: quella di Saturno è
troppo fredda, quella di Marte troppo ardente, mentre comune è quella di
Mercurio. Si rallegrano nelle gen iture diurne il Sole, Saturno e Giove in
segni maschili ed operanri in buoni luoghi, soprattutto quando Saturno e
Giove sono orientali mattutini. Nelle geniture notturne la Luna, Marte e
Venere quando sono al sorgere vespertino e in segni femminili. Ora, queste
due ultime stelle sono poste a corteo ( ) della Luna.

Tolemeo, quadr. 1,7


delle stelle diurne e notturne

Due sono gli spazi più evidenti entro i quali si compie il tempo. Di questi, il giorno
mascolinizza maggiormente per il calore che gli è proprio e per la sua attività; la notte
femminilizza per la sua umidità e la sua quiescenza. Si tramanda pertanto che la Luna e
la stella di Venere sono notturne, il Sole e la stella di Giove diurne, mentre la stella di
Mercurio ad entrambe le nature partecipa, essendo diurna nelle sue configurazioni mat-
tutine, notturna in quelle vespertine. Ciascuna delle due condizioni fu assegnata anche
alle due stelle di essenza corruttiva, non già a cagione della simiglianza di natura, ma
della contrarietà. Infatti, quando ciò che ha una buona costituzione si unisce a ciò che
gli è simile, il suo beneficio si accresce, mentre quando ciò che è distruttivo si unisce a
ciò che gli è dissimile la maggior parte del danno è respinto. Per questo la stella di Sa-
turno, che è fredda, fu assegnata al calore del giorno e quella di Marte, che è secca,
all’umidità della notte. In tal modo ognuna di esse, avendo una giusta proporzione del
proprio temperamento, diviene membro di quella fazione che ne rappresenta il principio
di equilibrio.

- 28 -
Firmico, II, 20, 11

Osserva poi, in una genitura diurna, in quali luoghi son site le stelle che sirallegrano
nelle geniture diurne e in quali quelle che si rallegrano nelle geniture notturne. Se le
stelle che nel giorno si rallegrano posseggono, in una genitura diurna, i luoghi principali
e si trovano nei primi angoli [l’orientale e il meridionale] decretano i più grandi accre-
scimenti della prosperità. Al contrario, se le stelle che abbiam detto rallegrarsi nella
notte occupano i luoghi principali in una genitura diurna o i primi angoli, arrecano, trra
una calamità e l’altra, disgrazie senza fine.

Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauris excerptæ


CCAG I,pag. 46 (cap. 2)
Della fazione degli astri

Nelle geniture diurne comandano la fazione il Sole, Saturno, Giove; nelle notturne la
Luna, Venere, Marte; quanto alla stella di Mercurio, essa è comune alle due fazioni.
Sono poi ritenuti benevoli il Sole, Giove, la Luna, Venere; malevoli Saturno e Marte.
Quanto a Mercurio, esso è comune: con i benevoli è benevolo, con i malevoli è male-
volo.
Abbiamo detto che gli astri sono ritenuti essere benevoli e malevoli ed invero in que-
sta o in quella genitura i malevoli ben disposti per fase e per fazione e per luogo magni-
ficano la sorte, mentre i benevoli mal disposti la danneggiano. Dice infatti Doroteo
trattando questo argomento: in tre modi si addolciscono gli astri che operano il male: ed
un astro mai è nocivo se lo trovi in un buon luogo, né un luogo è malvagio se accoglie
chi giova.

- 29 -
7. Dei quadranti

Il primo quadrante, dal grado levante a quello culminante, è maschile,


orientale e ha preso nome dal vento di levante. Significa la prima età ov-
vero la gioventù. Il secondo quadrante, dal grado culminante a quello che si
corica, è femminile. E’ meridionale e ha preso nome dall’austro. Significa
l’età mediana, che segue la gioventù. Il terzo quadrante, dal grado che si
corica fino al culmine inferiore. E’ considerato occidentale e ha preso nome
dallo zefiro. Significa l’età matura. Il quarto quadrante, dalla culminazione
inferiore al grado levante, è femminile e settentrionale. Significa la vec-
chiaia fino al giungere della morte.
Occorre sapere che quanto abbiamo detto si conforma alla sequenza dei
quattro angoli. Dal grado della culminazione inferiore fino al grado dell’oc-
cidente vi è il quadrante rivolto a ponente. Dal grado che si corica fino al
grado culminante vi è il quadrante rivolto a mezzogiorno, che significa ciò
che è volto al vento dell’austro. Dal grado culminante al grado che sorge è
il quadrante rivolto al levante.

Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauriis excerptæ


CCAG I, pp. 144-145 (cap. 1)

Dei segni maschili e femminili e dei luoghi e degli astri mascolinizzati e femminilizzati

Sei sono i segni maschili: Ariete, Gemelli, Leone, Bilancia, Sagittario, Acquario. Sei
sono i segni femminili: Toro, Cancro, Vergine, Scorpione, Capricorno, Pesci. Luoghi
maschili sono quelli compresi tra il culmine e l’oroscopo, femminili quelli compresi tra
l’oroscopo e l’anticulminazione. Sono altresì maschili i luoghi compresi tra l’anticul-
minazione e l’angolo ociduo, femminili quelli compresi tra l’angolo occiduo e il cul-
mine. Dati pertanto quattro quadranti, due mascolinizzano, due femminilizzano.
Sono poi astri maschili Sole, Saturno, Giove, Marte, Mercurio, femminili Luna e
Venere. E questi astri ora si mascolinizzano, ora si femminilizzano. Gli astri assumono
carattere maschile quando si trovano, rispetto al Sole, orientali mattutini ovvero quando
sono nei segni che precedono il Sole a una distanza di circa 15 gradi. Assumono carat-
tere femminile quando sono vespertini al Sole a partire da una distanza di circa 15 gradi.
Si mascolinizzano inoltre gli astri quando si trovano nei segni maschili e si fanno bore-
ali, si femminilizzano nei segni femminili e quando si fanno australi. Infine, gli astri si
mascolinizzano quando si trovano nei quadranti maschili ovvero dal culmine all’oro-
scopo e dall’anticulminazione all’occaso; si femminilizzano per contro nei quadranti
femminili, ovvero dall’oroscopo all’anticulminazione e dall’occaso al culmine.
Ora, gli astri mascolinizzati nei segni o quadranti maschili rinvigoriscono le natività
dei maschi: creano infatti i prepotenti, gli audaci, coloro che hanno in sè virilità e co-
raggio; ma le donne le fanno sconvenienti, impudenti, ardimentose, difficili da sotto-

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mettere, mascoline nelle unioni ovvero scostumate. Se gli astri sono femminilizzati per
fase, segni, quadranti creano uomini molii, dall’animo debole, privi di coraggio, che
tutto temono, effemminati e sono eunuchi o compiono lavori da donna. Ma le donne na-
scono vergognose, pudiche, assennate, vereconde, sottomesse agli uomini e alle regole
della vita femminile.
Osserva che abbiamo parlato solo degli astri orientali e mattutini e vespertini. Invero,
gli astri che son sotto i raggi e che son retrogradi sono assai deboli ed irregolari nelle
loro operazioni, ad eccezione degli astri che son nel cuore. Diconsi essere nel cuore gli
astri che si uniscono al Sole entro l’intervallo di un grado, pur se fossero nel grado pre-
cedente o seguente. Nessuno degli antichi fa menzione di questa fase, noi nondimeno
l’abbiamo assunta per certa avendola valuta per esperienza ed anche Tolemeo parla
della fase sinodica tacendone la forza.

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8. Dei segni vedentisi

I segni che si vedono l’un l’altro sono i seguenti: i Gemelli a vedono il


Leone ed il Leone osserva i Gemelli; il Toro vede la Vergine, l’Ariete vede
la Bilancia, lo Scorpione vede i Pesci ed è visto da essi, l’Acquario osserva
il Sagittario ed il Sagittario vede l’Acquario.
I segni che si vedono mutuamente convengono all’accordo, all’amicizia
e alla benevolenza dell’uomo verso la donna e della donna verso l’uomo,
del padre verso i figli e dei figli verso i padri, dei fratelli verso i fratelli, de-
gli amici rispetto alle relazioni di vicinanza e di associazione e dei servi
verso i padroni. Concordano quindi con ogni unione e comunanza.

a
scolio 16

I Gemelli vedono il Leone, poiché tra Gemelli, Cancro e Leone vi è un esagono,


benefico, come pure tra Sagittario, Capricorno e Acquario. ma gli altri esagoni, quali
Toro-Gemelli-Cancro, Pesci-Ariete-Toro, Leone-Vergine-Bilancia, non sono di siffatta
natura, ma assomigliano piuttosto al diametro e al quadrato, delle quali figure tratta in
un capitolo che segue a questo, "sulle configurazioni". Ora, il diametro è discorde,
poiché, pur se è configurazione che unisce un segno maschile ad un altro maschile o
uno femminile ad un altro femminile, tuttavia è configurazione tra un <astro> che sorge
ed un altro che si corica e per questa ragione è come medio tra la concordia e la
discordia. Quanto al quadrato, avviene da un maschile verso un femminile e da un
femminile verso un maschile e per ciò è assolutamente discorde. Allo stesso modo tra i
segni che si ascoltanto e che comandano: sono concordi e benevoli gli esagoni che
passano tra Vergine-Bilancia-Scorpione, poiché la Vergine comanda, lo Scorpione
ascolta; ed ancora tra Pesci-Ariete-Toro; ma gli altri esagoni sono discordi.

- 32 -
9. Dei segni che comandano e che obbediscono

Questo è l’ordinamento dei segni comandanti: il Toro comanda i Pesci e


i Pesci gli obbediscono, i Gemelli l’Acquario, il Cancro il Capricorno, il
Leone il Sagittario, la Vergine lo Scorpione.
I segni che mutuamente si ascoltano convengono alla fuga degli schiavi
e alle partenze, come pure alle denunzie e alle ambascerie, allorché la Luna
giunge alla stella di Mercurio o agli astri benefici, sia nelle natività, sia in
qualunque interrogazione mossa da chi chiede una di queste particolari ri-
sposte.

Vaticanus gr. 1056, fo. 238v

Segni vedentisi sono quelli che sono equidistanti da entrambi i tropici, segni che si
ascoltano quelli che sono equidistanti dagli equinozi. Ora, gli astri malefici in codesti
luoghi arrecano l’odio e la disaffezione. Quanto ai segni di uguale signoria e quelli che
sorgono in tempi uguali, sono simpatetici. Dall’Ariete insino alla Vergine il giorno
aumenta, dalla Bilancia insino ai Pesci scema; e colui che ha la Luna nei segni che
accrescono la luce è più forte nell’amicizia: costui, invero, sprona, ma quello che ha la
Luna nei segni dove la luce cala, è spronato.

- 33 -
Al-Battânî sive Albatenii Opus astronomicum ad fidem codicis Escurialensis arabice
editum, latine versum, adnotationibus instructum a C.A. Nallino, Mediolani Insubrum
1903, I p. 130:

Item gradus qui ab alterutro puncto solstitiali, idest ab initio Cancri vel Capricorni, in
anteriorem et posteriorem partem versus pariter distant, iam diximus se mutuo intueri
idemque valere, dies enim cuiusque eorum graduum diei alterius æqualis est. Decimo
gradu igitur Cancri eadem vis tribuitur ac vicesimo Geminorum, quia ab initio Cancri
pariter distant, et diem eiusdem longitudinis habent; qua re gradus æquales in vi appel-
lantur. Similiter idem valent quintus Sagittarii gradus et vicesimus quintus Capricorni, a
Capricorni initio æquae distantes.
Gradus qui ante et retro ab eodem puncto æquinoctiali æque distant, imperantes et
obedientes, vel sublimes et humiles vocantur. Humiles sunt gradus hemisphærii austra-
lis, scilicet ab initio Libræ ad finem Piscium; sublimes gradus hemisphærii borealis, ab
initio Arietis ad finem Virginis; gradibus enim ab eodem puncto æquinoctiali æque di-
stantibus, dies gradus borealis tanto longior est quanto brevior dies gradus australis. Vi-
cesimus Piscium igitur decimo gradui Arietis obedit; nam dies in decimo Arietis ita cre-
scit ut in vicesimo Piscium decrescit.
Quantitates memoratæ possunt eodem tempore in his duobus generibus reperiri et
aliquem aspectuum efficere; accidit enim ut initium Sagittarii se applicet initio Aquarii,
et cum eo per sextilem aspectum consocietur; sed cum utraque a Capricorni initio pari-
ter distent, ambo phænomena simul habentur. Item initium Piscium potest e sextili
aspectu cum initio Tauri consociari; sed initium Piscium initio Tauri obedit; ergo ambo
phænomena coniunguntur. Similia evenire possunt e trino aspectu, vel quadratura, vel
oppositione; ut si medium Tauri cum medio Leonis in quadratura sit, medium Aquarii in
quadratura cum medio Tauri, initium Tauri in trino aspectu um initio Virginis, initium
Capricorni in trino um initio Tauri, initium Cancri in oppositione cum initio Capricorni;
nam hi gradus a puncto solstitiali et a puncto æquinoctiali pariter distant. Similiter ini-
tium Arietis initio Libræ opponitur.

- 34 -
10. Delle figure di trigono, di esagono, di quadrato e di diametro

Il circolo zodiacale si compone di 360 gradi ed il lato del trigono è for-


mato da 5 segni e da 120 gradi; se infatti moltiplichiamo per tre i 120 gradi
otteniamo i 360 gradi completi del circolo zodiacale. Il lato dell’esagono è
formato da segni 3 e 60 gradi e se moltiplichiamo per sei i 60 gradi otte-
niamo i 360 gradi del cerchio completo. Il lato del quadrato è formato da 4
segni e da 90 gradi: 90 gradi moltiplicati per 4 danno invero il cerchio
completo. Il lato diametrale è formato da 7 segni e da 180 gradi, i quali,
duplicati, producono i 360 gradi del cerchio intiero.
Ora, il lato del trigono è concorde e non arreca nocumento, mentre il
quadrato è discorde e si rivela irregolare nell’esito degli eventi. L’esagono,
qualora costituito nei segni che si ascoltano mutuamente o in quelli che si
vedono, ha la virtù del trigono, ma negli altri segni una forza pari alla metà.
Il lato diametrale è avverso, contestante, irregolare. Inoltre, quando gli astri
si configurano nel medesimo luogo ovvero nello stesso segno, questa fi-
gura è compresenza e ha da essere intesa in quanto concorde ed efficace ri-
guardo ad ogni singolo evento, ed essa ha la medesima virtù del lato trigo-
nico. Infine, i segni separati da intervalli diversi sono detti remoti ed incon-
giunti.

- 35 -
Olimpiodoro c.3

«Negli altri segni una forza pari alla metà». Cosa intende? Che la figura di esagono,
quando è formata da luoghi che comandano ed obbediscono, che vedono e che son visti,
è eccellente e ha la virtù del trigono. Per contro, se non si forma tra i predetti luoghi, è
medio e ha la virtù della figura diametrale. Infatti, anche il diametro è medio; invero è
in sè conforme ed è eccellente andando da un segno maschile a un maschile e da un
femminile ad un feminile; ma in quanto l’un luogo sorge e l’altro tramonta è nocivo.
Pertanto è necessariamente medio.
«Inoltre, quando gli astri si configurano nel medesimo luogo ovvero nello stesso se-
gno, questa figura è compresenza e ha da essere intesa in quanto concorde». Cosa in-
tende? Dice che quando gli astri si trovano nel medesimo segno e sono configurati ad
un altro astro, gli effetti che producono, siano essi buoni o cattivi, sono assai efficaci ed
intensi. Occorre pertanto considerare se si trovano nella propria fazione o contrari ad
essa, se la stella alla quale si configurano è benefica o malefica, della medesima fazione
( ) o avversa.

- 36 -
11. Dei segni incongiunti tra loro

La disposizione dei segni mutuamente incongiunti presenta intervalli di


due, sei, otto e dodici ed i segni che hanno tra loro uno di questi intervalli
sono detti remoti ovvero ripugnanti tra loro. Pertanto gli astri che si ritro-
vano in questi segni sono discordi. E talora producono inimicizie e contese,
talora separazioni ed esilii. Codesta discordia ha da essere intesa soprattutto
tra i genitori e i figli, i fratelli, fra l’uomo e la donna, nelle associazioni, fra
servi e padroni e, in generale, in ogni rapporto.

Olimpiodoro c.4

«La disposizione dei segni mutuamente incongiunti presenta intervalli di due, sei,
otto e dodici». L’astrologo, dopo aver trattato nel capitolo precedente del collegamento
e della configurazione dei dodici segni, si propone ora di trattare degli incongiunti e non
configurati, che chiama remoti od elisi ( ). Ed anche di questi ci tramanda i
giudizi. Dice infatti che quando, in una genitura, gli astri si trovano in questi segni di-
sgiunti, il nativo stesso è incongiunto, privo di affetto, sempre implicato in lotte, inimi-
cizie e contese e talora subisce separazioni ed espatri dei genitori e degli amici. E’
quindi importante conoscere quali segni son detti incongiunti e diciamo incongiunto
quel segno che dista dall’altro 12 o 8 o 6 o 2 segni. In effetti, la distanza di 3 segni pro-
duce la figura dell’esagono, di 4 segni il quadrato, di 5 il trigono, di 7 il diametro. Oltre
queste distanze, i segni sono inoperosi e incongiunti. E queste distanze sono le predette:
2, 6, 8 e 12.

- 37 -
Olimpiodoro, cap. 7
dei luoghi succedenti e cadenti

Non solo nei luoghi configurati, ma anche in quelli inoperosi occorre distinguere,
qualora vi fossero astri, tra il destro e il sinistro. Inoltre occorre distinguere tra i luoghi
succedenti e cadenti e tra gli astri che succedono e quelli che declinano, se sono benefici
o malefici. I luoghi succedenti si prendono a partire dagli angoli. Quattro sono gli an-
goli: oroscopo, culmine, tramonto e ipogeo e si deve sapere che il segno che precede
ciascun angolo è chiamato declinante, quello che segue l’angolo succedente. Ad esem-
pio, nella genitura del mondo sorge il Cancro, culmina l’Ariete, tramonta il Capricorno,
l’angolo ipogeo è la Bilancia; e il luogo declinante dall’Ariete sono i Pesci, il luogo suc-
cedente il Toro; luogo succedente del Cancro è il Leone, il declinante i Gemelli, in
quanto segue il Cancro; luogo succedente della Bilancia è lo Scorpione, il luogo cadente
la Vergine. [Diciamo poi che luogo succedente del Capricorno è l’Acquario, luogo de-
clinante il Sagittario]1. Questa medesima considerazione devi compiere riguardo ad
ogni genitura. I luoghi che seguono gli angoli son detti succedenti, quelli che li prece-
dono declinanti.
Ora, giacché gli astri, quando giungono in questi segni, portano a compimento grandi
effetti, si deve osservare quali astri, in quali segni entrando portano a compimento gli
effetti.

1 Aggiunta dei codici della classe

- 38 -
12. Dei segni disgiunti che formano mutua simpatia

I dodecatemori che si trovano mutuamente disgiunti e discordi possono


nondimeno concordare per l’uguaglianza della signoria e per l’ascendere in
uguali tempi. Sono segni di uguale signoria quelli che sono domicilio del
medesimo astro, di uguale ascensione quelli che salgono in uguali ore dal
mondo invisibile al manifesto.
Tra i segni che hanno un intervallo di disgiunzione, sono di uguale si-
gnoria i seguenti: l’Ariete verso lo Scorpione, lo Scorpione verso l’Ariete,
il Toro verso la Bilancia e la Bilancia versio il Toro, il Capricorno verso
l’Acquario e l’Acquario verso il Capricorno.
Sono segni di uguale ascensione i seguenti: l’Ariete verso i Pesci, i Ge-
melli verso il Capricorno, il Cancro verso il Sagittario, la Vergine verso la
Bilancia.
Ciascuno di questi si trova infatti ad un intervallo di 2 o 6 o 8 o 12 segni
dall’altro, ma ha mutua simpatia e familiarità in quanto partecipano del me-
desimo domicilio. Ora, i segni che distano un intervallo di <2 o> 6 o 8 o 12
hanno virtù come se fossero in posizione diametrale, ma la maggior forza
tra i disgiunti ordinati per uguaglianza di signoria e per uguali tempi di
ascensione è in quei segni che hanno una posizione più destra. Ad esempio,
fra i segni disgiunti e di uguale signoria possiede maggior vigore il Toro ri-
spetto alla Bilancia e lo Scorpione rispetto all’Ariete; allo stesso modo, fra
i segni che sorgono in tempi uguali, il maggior vigore è nel Cancro rispetto
al Sagittario e nel Capricorno rispetto ai Gemelli. [Questi sono, infatti, i se-
gni che esercitano sovreminenenza]1. Ora, i segni che sorgono in tempi
uguali hanno mutua familiarità e posseggono, come abbiamo detto, uguale
virtù, allo stesso modo dei segni di uuale signoria e di quelli ordinati per
una qualche configurazione.

Olimpiodoro c.6

Non ci si deve limitare ad osservare se gli astri sono in segni di uguale cintura o in
segni che sorgono in uguali tempi, ma anche quale è destro, quale è sinistro, se il bene-
fico o il malefico, giacché il destro porta maggiormente ad effetto i propri decreti del
sinistro. Questa osservazione deve essere compiuta non solo relativamente ai segni in

1 Aggiunta in Parisinus gr. 2425.

- 39 -
questione, ma anche relativamente alle configurazioni. Si deve infatti considerare chi
possiede il lato destro del trigono o del quadrato o dell’esagono e chi il sinistro. E’
quindi importante sapere il modo in cui vengono distinti i lati destri e sinistri e diciamo
che in ogni figura, come pure in assenza di figura, si dice destro l’astro che è nei segni
precedenti, sinistro quello che è nei seguenti. Sia ad esempio una stella nei Pesci, un’al-
tra in Ariete: destra diciamo quella nei Pesci, sinistra quella in Ariete. Non diversa-
mente riguardo alle stelle disgiunte. E per quanto riguarda le configurazioni, se poniamo
la stella di Giove in Ariete, il Sole in Leone, la Luna in Sagittario, la stella di Giove ap-
pare destra rispetto al Sole, in quanto è nei segni precedenti, ma rispetto alla Luna ap-
pare sinistra, in quanto (lo zodiaco essendo circolare) il Sagittario precede l’Ariete. Di-
cesi infatti che un segno precede l’altro quando la distanza del primo al secondo non su-
pera sei segni nelle parti precedenti. Ora, nel nostro esempio, il Sole è sinistro rispetto
alla stella di Giove e destro rispetto alla Luna, la Luna è destra rispetto a Giove, sinistra
rispetto al Sole. In questo modo considera le parti destre e sinistre anche nelle altre con-
figurazioni, secondo i luoghi precedenti e seguenti.

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13. Dei segni configurati, dei segni di uguale signoria
e di uguale ascensione

Quei segni di uguale signoria che si ritrovano tra loro in figura quadrata
posseggono una doppia virtù rispetto a quelli che, essendo incongiunti,
sono in rapporto solo per uguaglianza di signoria. Questi segni sono: il Sa-
gittario rispetto ai Pesci e i Gemelli rispetto alla Vergine, in quanto Sagitta-
rio e Gemelli sono più destri e pertanto sovreminenti.
Riguardo ai segni di uguale ascensione e a quelli configurati, maggior
vigore ha il Leone rispetto allo Scorpione e l’Acquario rispetto al Toro.
Quanto ai segni che hanno tra loro affinità in virtù dell’uguaglianza di do-
minio ( ), presentano un’uguale forza, come se si trovasero confi-
gurati.

Olimpiodoro c.5

Non ci si deve limitare a considerare se gli astri e i segni sono incongiunti, ma si


deve anche osservare se sono in segni di uguale cintura o no, se sono in segni che sor-
gono in tempi uguali o no. Se infatti gli astri sono in segni incongiunti e tuttavia di
uguale cintura o di uguale ascensione, il male è mitigato e colui che nasce non è inviso.
Se invece gli astri sono in segni disgiunti, il nativo è odioso e inviso a tutti. E quando
due persone, o fratelli, o padre e figlio, o marito e moglie, hanno la genitura in segni di-
sgiunti saranno vicendevolmente odiosi e nemici per sempre.
Sia ad esempio l’Ariete l’oroscopo nella natività dell’uno, in quella dell’altro i Pesci,
che è segno disgiunto e non configurato all’Ariete, essendovi una distanza di 12 segni, e
per questa sola ragione il nativo avrà inimicizie e discordie. Ma poiché i segni sorgono
in tempi uguali, entrambi salgono in 21 tempi, il male è mitigato. Similmente per i sette
astri: sono pessimi, se incongiunti gli uni agli altri, purché non situati in segni di uguale
ascensione, ad esempio l’uno in Ariete e l’altro in Pesci o l’uno in Capricorno e l’altro
in Gemelli o l’uno in Sagittario e l’altro in Cancro o l’un o in Vergine e l’altro in Bilan-
cia. Tutti questi <segni> hanno l’un l’altro configurazione di uguaglianza ascensionale.
Analogo è il ragionamento quando gli astri, essendo incongiunti, si trovano in segni di
uguale cintura, giacché in tal modo il male è mitigato. Ad esempio, quando un astro è in
Ariete, l’altro in Scorpione, entrambi i segni essendo domicilio di Marte; o quando
l’uno è in Toro e l’altro in Bilancia, entrambi domicili di Venere, l’uno in Capricorno,
l’altro in Acquario, entrambi domicli di Saturno. Tutti questi sono segni di uguale cin-
tura e si configurano tra loro.

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Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauris excerptæ
CCAG I, p. 154 (c.17)

I segni che hanno mutua conformità di affezione tramite il lato quadrato sono i se-
guenti: il Toro verso l’Acquario e il Leone verso lo Scorpione in virtù dell’uguaglianza
delle ascensioni; in seguito, il Leone verso il Toro e lo Scorpione verso l’Acquario per
equipollenza; per identità di dominio ( ) inoltre, i Gemelli verso la Vergine e il
Sagittario verso i Pesci. Ogni altra quadratura non ha identità di affezione.

Dei segni simpatetici e asimpatetici e di quelli mutuamente configurati


Barberinianus Vat. 127, fo. 161v

Hanno mutua simpatia tutti i segni che sorgono in tempi uguali ( ), che son
detti comandanti e obbedienti ( ), quali il Toto e i Pe-
sci, i Gemelli e l’Acquario, il Cancro e il Capricorno, il Leone e il Sagittario, la Vergine
e lo Scorpione; comandano poi quelli che sono nell’emisfero estivo, obbediscono quelli
che sono nell’emisfero invernale. Sono poi detti vedentisi l’un l’altro (
) i segni che sono equidistanti dal punto tropico, quali i Gemelli e il Leone, il
Toro e la Vergine, l’Ariete e la Bilancia, i Pesci e lo Scorpione, l’Acquario e il Sagitta-
rio, il Cancro e il Capricorno. Di uguale cintura ( ) sono i segni † (lacuna
di una parola), quali l’Ariete e lo Scorpione, i Gemelli e la Vergine, il Cancro e il Le-
one, il Sagittario e i Pesci, il Capricorno e l’Acquario. Quanto ai segni l’un l’altro vi-
cini, sono incongiunti ( ) e per questa ragione si rivelano assolutamente privi
di simpatia. Questo capitolo trova la sua applicazione nel consorgere dei segni e nelle
levate simultaneee degli astri e nelle amicizie e simpatie degli uomini e delle donne, dei
genitori, dei fratelli, degli amici, dei servi. Quanto ai segni che hanno mutua simpatia
secondo il lato quadrato sono i seguenti: il Toro verso l’Acquario e il Leone verso lo
Scorpione per l’uguaglianza dei tempi ascensionali. Inoltre, il Leone verso il Toro e lo
Scorpione verso l’Acquario per l’equipollenza ( ). Ed ancora i
Gemelli verso la Vergine e il Sagittario verso i Pesci per l’uguaglianza di cintura (
). Tutti gli altri quadrati sono privi di simpatia.

Albumasar, Libri mysteriorum III, 19


Angelicus 29 fo. 72v
Laurentianus pluteus 28,33
Dei segni che hanno tra loro mutuo amore o odio e di quelli che sorgono retti e curvi e
di quelli che comandano e obbediscono

Vi sono alcuni segni che hanno tra loro una simpatia naturale, altri che hanno mutua
inimicizia, altri che sorgono retti ed altri curvi, altri infine che comandano e altri che
obbediscono. I segni che hanno amore mutuo sono quelli configurati o con il trigono o
con l’esagono; ostili sono quelli che si oppongono l’un l’altro, mentre quelli che sono
tra loro in quadrato si odiano. Retti ( ) sono i segni che sorgono retti ovvero
che sorgono con più di 30 gradi <di equatore> e questi sono i segni che vanno dall’ini-
zio del Cancro fino al termine del Capricorno [leggi: Sagittario]. Curvi sono i segni che
salgono curvi e sono quelli i cui tempi ascensionali sono minori di 30 e sono quelli
compresi tra l’inizio del Capricorno e la fine dei Gemelli. Ora, i segni curvi obbedi-

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scono ai segni retti e significano concordia e amicizia e soprattutto quando sono mu-
tuamente in trigono o in esagono. Ad esempio, i Gemelli ascoltano il Leone e il Leone i
Gemelli, lo stesso fa il Toro verso il Cancro e il Cancro verso il Toro, il Capricorno
verso la Vergine e la Vergine verso il Capricorno, lo Scorpione verso i Pesci e i Pesci
verso lo Scorpione, il Sagittario verso l’Acquario e l’Acquario verso il Sagittario, il Ca-
priconro verso lo Scorpione e lo Scorpione verso il Capricorno. Quanto all’Ariete verso
la Bilancia e al Cancro verso il Capricorno, sono disposti amichevolmente in quanto si
oppongono l’un l’altro.

III, 20 Dei segni che hanno mutua simpatia, pur se si configurano tra loro mediante
quadratura

Abbiamo precedentemente detto che i segni che sono mutuamente in quadrato signi-
ficano dissidio e ostilità, e però questa affermazione non è vera in assoluto. Tra i segni
mutuamente in quadrato, ve ne sono alcuni che, pur quadrangolando, hanno concordia e
amicizia mutue. Infatti, quei segni che, pur essendo tra loro in quadrato, sorgono in
tempi uguali ( ), hanno una simpatia naturale, quali il Toro e l’Acquario, il
Leone e lo Scorpione1, i Gemelli e la Vergine, il Sagittario e i Pesci. Quanto ai rima-
nenti quadrati, sono tra loro avversi.

1 Il capitoletto ha qui una lacuna ed una simile lacuna è nella versione latina del Liber introductorij
maioris a cura di Giovanni di Siviglia. Il testo arabo elenca tre relazioni che fondano la concordia
(muwa\faqat) tra i segni mutuamente in quadrato: la prima è l’uguaglianza delle ascensioni, riportata nel
manoscritto bizantino; la seconda l’equipollenza (t>awl sa\˚ a\t al-naha\r), che intercorre tra il Toro e il
Leone, l’Acquario e lo Scorpione; la terza l’uguaglianza di cintura o oJmozwniva (t>ari\qa, cammino),
che intercorre tra Gemelli e Vergine, Sagittario e Pesci. Cfr. l’edizione del Kita\b al-mudh«al al-kabi\r ila\
˚ilm ah>ka\m al-nuju\m a cura di R.J. Lemay, Napoli 1996 III, p. 399.

- 43 -
14. Delle fasi che i cinque astri compiono rispetto al Sole

Gli astri erranti dal completo giro ( )a compiono rispetto al


Sole determinate fasi rispetto al Sole: il sorgere mattutino e il tramonto ve-
spertino, il sorgere vespertino e il tramonto mattutino ed il loro cammino li
porta alla prima e alla seconda stazione, ove diminuiscono il loro moto ed
ora sono retrogradi ed acronici, ora aumentano il loro moto.
Al loro sorgere mattutino gli astri sono efficaci ed operosib e portano a
compimento i loro propri significati con prestanza. Al loro sorgere vesper-
tino operano secondo i loro significati con il trascorrere del tempo. Ma
quando sono sul punto di compiere la loro occultazione mattutina o ve-
spertina o retrogradano o declinano hanno effetti deboli, esiti vani, risultati
oscuri.
Sono orientali mattutini gli astri che hanno una distanza dal Sole da 15
gradi fino alla quantità del suo trigono destro e sono nelle parti che prece-
dono il Sole, compiendo il loro moto diretto; vespertini sono gli astri nei
gradi e nei segni seguenti il Sole, a una distanza da esso da 15 gradi fino
alla quantità del suo trigono sinistro c . Ma quando gli astri distano dal Sole
meno dei 15 gradi predetti e si trovano in gradi che sorgono prima del Sole,
compiono l’occultazione mattutina, nei gradi che succedono al Sole, l’oc-
cultazione vespertina.
Sono inoltre sinodici quando si trovano nello stesso segno e grado del
Sole, non distando da esso più di 59 minuti nelle parti che precedono o che
seguono. Se la loro distanza è maggiore, gli astri sono deboli e inoperosi ri-
spetto lle loro produzioni e questa condizione permane fino alla distanza di
9 gradi dal Sole, sia nell’occultazione mattutina, sia nella vespertina.
Per comprendere facilmente quanto detto, poniamo il seguente esempio:
sia il Sole in Pesci a gradi 17, la stella di Giove nel medesimo segno a gradi
2, quella di Saturno a 26 gradi dei Pesci. Diciamo che la stella di Giove è
orientale mattutina, giacché si trova al termine dei 15 gradi che precedono
il Sole, mentre la stella di Saturno è occidentale vespertina, in quanto, posta
nei gradi seguenti, non dista dal Sole i 15 gradi predetti. Ad una migliore
intelligenza di queste figure, si deve osservare che i gradi e i segni che pre-
cedono il Sole fino al lato del trigono, ovvero i gradi che sono sorti prima
del Sole e che sono nella sua parte destra, sono chiamati mattutini, mentre i
gradi e i segni seguenti ovvero la parte sinistra rispetto al Sole, hanno vi-
sione vespertina.

- 44 -
Ora, i cortei ( ) degli astri rispetto al Sole si producono nei
gradi e nei segni precedenti fino al lato del trigono, ma rispetto alla Luna
nei gradi che seguono ad essa fino al segno ad essa contiguo. I cortei che
gli astri formano rispetto al Sole sono efficaci e più vigorosi quando <gli
astri mattutini> si trovano con il Sole nel medesimo segno, essendo orien-
tali mattutini ed operanti nei luoghi opportunid della natività, essendo inol-
tre della fazione del Sole od ospitandolo nel proprio domicilio (
): questa medesima forma deve essere ritenuta la più valida ed effi-
cace anche riguardo alla Luna.

a
scolio 20

Astri dal completo giro chiama qui Saturno e Giove e Marte, poiché si allontanano
dal Sole di un intervallo completo.

b
scolio 23

Segnatamente se sono nella loro fazione, angolari e nei propri luoghi; altrimenti son
deboli.

c
scolio 25

Ciò non è ben detto. E’ infatti impossibile che i tre astri si allontanino dal Sole, es-
sendo vespertini, verso il trigono sinistro, essendo dapprima congiunti e in seguito al-
lontanandosi, giacché essi sono ripresi dal Sole. Mentre per quanto è degli altri due
astri, mai producono rispetto al Sole né un trigono, né altra figura.

d
scolio 27

Ovvero all’oroscopo o al culmine. Questi sono chiamati luoghi opportuni (


).

Olimpiodoro c.8
Delle apparizioni e delle occultazioni ( )

L’astrologo, dopo aver esposto le figure che si formano nei segni, dopo aver mo-
strato quali intervalli tra gli astri producono figure e quali no, dopo aver trattato dei
<luoghi> non configurati, passa ora ad un altro argomento e ci insegna le apparizioni o

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fasi <e le occultazioni> che gli astri compiono rispetto al Sole, ciascuna di esse essendo
divise in due modi per i tre <astri superiori>, Saturno, Giove e Marte: l’una è chiamata
mattutina, l’altra verspertina, l’una orientale, l’altra occidentale. Per i due rimanenti
(astri inferiori) Venere e Mercurio, in quattro modi: oltre alle due predette - sorgere
mattutino e tramonto vespertino - questi astri presentano anche il tramonto mattutino e
il sorgere vespertino. (lectio codicum classis ).

Olimpiodoro c.9
Quando un astro è detto orientale mattutino <e vespertino>, quando stazionario ed
acronico ed aumentato di moto e quando occidentale mattutino e vespertino.

E’ ora importante sapere che cosa s’intende per fase orientale mattutina e per fase oc-
cidentale mattutina, cosa per fase occidentale vespertina e cosa per fase orientale ve-
spertina. Diciamo che in senso assoluto si dice fase mattutina quando un astro si trova
nei segni precedenti il Sole; fase vespertina quando è nei seguenti. Ora, se un astro dista
dal Sole meno di 15 gradi, tal che non appare, ma è sotto i raggi ( ), si dice al-
lora ocidentale, sia esso mattutino o vespertino. Se è al di là dei 15 gradi, sì da apparire
alla nostra vista, dicesi allora orientale; e se si trova nei segni seguenti, orientale ve-
spertino, nei precedenti orientale mattutino.
Sia ad esempio il Sole a 15 gradi dell’Ariete, la stella di Saturno a 27 gradi dell’A-
riete, quella di Giove a 2 gradi. Entrambi sono occidentali, in quanto non sono oltre i 15
gradi dal Sole. In particolare, diciamo che Saturno è occidentale vespertino, trovandosi
nei gradi seguenti al Sole, Giove occidentale mattutino, trovandosi nei gradi precedenti.
Quindi il Sole avanza dall’Ariete verso il Toro e quando dista da Giove di 15 gradi, la-
scia che Giove appaia: allora viene detto orientale mattutino.
Il Sole poi si unisce per corpo alla stella di Saturno, quindi, superandola dei predetti
15 gradi, fa sì che appaia ed allora anche Saturno diviene orientale mattutino, mentre
prima era occidentale mattutino. Avanzando quindi il Sole, anche Saturno diviene
orientale mattutino come Giove.
E’ ora importante sapere fino a quale distanza dal Sole ciascuna stella è detta orien-
tale mattutina e per quanto tempo rimane orientale mattutina. Rispondiamo: fin quando
non giunge al lato trigonico ovvero fin quando il Sole non si è allontanato da essa di
120 gradi. Fino a questo punto una stella è detta orientale mattutina. Quando poi forma
trigono con il Sole, staziona. Si dice che staziona poiché rivolve alquanto tempo sul
medesimo grado. In seguito retrograda ovvero non si muove secondo un moto naturale
verso il Toro, ma retrocede verso i Pesci e diminuisce i suoi gradi di longitudine: se
fosse ad esempio al XXIX grado dell’Ariete, sottrae un grado e giunge al XXVIII,
quindi al XXVII, onde è detta sottrattiva ( ). In seguito, mentre retrocede
verso gli inizi del segno in cui si trova o trapassa al segno che precede, il Sole si muove
di moto naturale e giunge al segno opposto alla stella e pertanto la stella diviene acro-
nica ( ). Così è chiamata poiché, al tramonto del Sole, essa sorge sulla som-
mità della notte ( ) ovvero al suo inizio e quando il Sole sorge, essa
tramonta parimenti sulla sommità della notte, ovvero alla sua fine. Allora gli astri ap-
paiono più splendenti e più grandi al nostro sguardo. E quando il Sole passa la posizione
diametrale, la stella non è più detta acronica, ma rimane sottrattiva e retrograda finché il
Sole non giunge al secondo lato del trigono, ovvero in Sagittario. Qui la stella compie la

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sua seconda stazione e, dopo l’apparenza della stazione, ove sembra insistere sul mede-
simo grado, riprende a muoversi secondo il moto naturale ed aumenta il suo moto e per
questo è detta additiva ( ). Ora, dopo la stazione comincia ad essere chiamata
orientale vespertina, in quanto si trova nei segni precedenti, mentre il Sole avanza lungo
il secondo lato del trigono. La stella permane quindi additiva nel suo moto fin quando di
nuovo il Sole non la prende in sè.
E’ questo quanto avviene ai tre astri di Saturno, Giove e Marte, in modo non dissi-
mile tra loro. Solo questi sono infatti chiamati peripolountes, quasi rivolvessero intorno
( ), giacché compiono verso il Sole tutte le figure: esagoni e quadrati,
trigoni e diametri.
Gli altri due, gli astri di Mercurio e di Venere, non si configurano al Sole, non allon-
tanandosi da esso un sufficiente intervallo: Venere infatti si allontana dal Sole non più
di 48 gradi, Mercurio di 23, onde possono tra loro configurarsi solo mediante l’esagono,
la loro più grande distanza reciproca essendo data dalla somma dei 48 gradi dell’elonga-
zione di Venere al Sole e di 23 gradi, elongazione di Mercurio. Non posono pertanto
configurarsi al Sole, ma ora sono sotto i raggi, ora orientali od occidentali, sia vesper-
tini, sia mattutini. E quando la stella di Venere dista dal Sole 48 gradi verso le parti pre-
cedenti staziona e compie la prima stazione.
Qui accade tuttavia il contrario dei tre altri astri. Questi, essendo nelle parti prece-
denti al Sole sono additivi nel moto fin quando compiono la prima stazione. Dopo la
prima stazione diventano sottrattivi e retrocedono. Ma la stella di Venere, essendo re-
trograda fino a quando compie la prima stazione, diviene dopo di essa additiva e rag-
giunge il Sole. Dopo averlo raggiunto, si allontana nuovamente verso le parti seguenti,
essendo additiva e quando giunge alla predetta distanza di 48 gradi compie la seconda
stazione. In seguito inizia a retrocedere e diviene sottrattiva. Ciò che avviene a Mercurio
è in tutto simile e l’astrologo ci espone i motivi per cui dobbiamo porre attenzione a
questi fenomeni. Occorre, dice, considerare in ogni genitura se gli astri sono mattutini o
vespertini, se sono orientali od occidentali. Invero, se sono mattutini ed orientali, tosto
in gioventù recano i loro beni, segnatamente se sono nella loro fazione; ma se sono
contrari alla loro fazione, fiacca è l’azione benevola. Se sono occidentali mattutini, tosto
in gioventù portano l’insuccesso e le pene, segnatamente se sono sottrattivi e declinanti.
Quanto agli orientali vespertini, portano benefici intorno all’età media ed inoltre al-
quanto lentamente, segnatamente se nella loro fazione. Infine, se sono vespertini ed oc-
cidentali, inell’ultima età suscitano molestie e pene.
Gli astri producono le loro più vigorose e robuste operazioni benefiche soprattutto
quando sono orientali mattutini nel segno medesimo in cui è il Sole. Sia ad esempio il
Sole al XX grado dell’Ariete, Giove e Venere al II ed ancor più se sono signori del do-
micilio (del Sole). Sia ad esempio Giove orientale mattutino nel Sagittario, suo domici-
lio, e il Sole nei Pesci, domicilio anch’esso di Giove: allora più robusti sono i beneficî,
come pure i danni, se l’astro, essendo occidentale, fosse prossimo al Sole, ad esempio di
6 o 7 gradi.
Anche rispetto alla Luna gli astri sono orientali mattutini ed ocidentali mattutini ed
altresì vespertini occidentali ed orientali.Si deve quindi considerare anche queste fasi ed
in particolare è doveroso dire che esse prendon forza quando gli astri che compiono fasi
verso la Luna sono concordi alla sua fazione.

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Olimpiodoro c. 10
Delle emersioni e delle occultazioni, del moto additivo e sottrattivo e degli astri cir-
conferenziali

«Compiono fasi rispetto al Sole gli astri dal completo giro». Si propone ora di trat-
tare delle emersioni e delle occultazioni, delle stazioni, del moto additivo e sottrattivo.
Chiama astri dal completo giro Marte, Saturno e Giove, in quanto si muovono tutt’in-
torno; gli altri due astri, Mercurio e Venere, non si allontanano dal Sole di molto e per-
tanto non gli si configurano; per questo tratta soprattutto degli astri che girano tutt’in-
torno al Sole.
«Portandosi amma prima e alla seconda stazione». Già hai appreso, nell’esposizione
introduttiva, che cosa è la stazione e quale è la prima, quale la seconda e che i due astri,
Venere e Mercurio, compiono in modo contrario agli altri tre astri gli aumenti e le dimi-
nuzioni dei loro moti. Hai già appreso che cosa è l’acronicità e che gli astri che si tro-
vano al sorgere mattutino sono più energici. Ora ne insegna l’uso, ovvero il frutto che
risulta da questa osservazione.
«Fino alla quantità del suo trigono destro e sono nelle parti che precedono il Sole».
E’ chiamato trigono destro quello che l’astro compie dopo essersi allontanato dal Sole
nella sua condizione di astro orientale mattutino, e lì compie la sua prima stazione; tri-
gono sinistro, al contrario, è dove compie la seconda stazione, quando già l’astro si
trova vespertino e si porta verso il Sole.

Olimpiodoro c.11
Degli astri sinodici

«Sono inoltre sinodici quando si trovano nello stesso segno e grado del Sole». Che
cosa intende? Che gli astri, quando sono nel segno medesimo in cui è il Sole, diiconsi
sinodici, in particolare quando sono nel grado medesimo in cui è il Sole, entro 59 minuti
di un grado.
«Se la loro distanza è maggiore, gli astri sono deboli e inoperosi rispetto ai propri si-
gnificati ». Dice qui quanto già abbiamo ricordato nell’esposizione ovvero che gli astri
sono maggiormente inoperosi e nocivi quando sono sotto i raggi ( ), allorché di-
stano dal Sole non più di 5 o 6 gradi.
«Ma rispetto alla Luna nei gradi che seguono ad essa». Cosa vuol dire? Intende: allo
stesso modo che, nelle fasi degli astri rispetto al Sole, abiamo detto che gli astri sono
orientali mattutini fino al momento in cui compiono rispetto ad esso figura di trigono,
allo stesso modo, rispetto alla Luna, diciamo che un astro è orientale mattutino o ve-
spertino fin quando la Luna non è uscita dal segno nel quale gli astri hanno compiuto
fasi rispetto ad essa.
Soltanto «nei luoghi opportuni della natività» ovvero all’oroscopo o al medio cielo.
Cosa vuol dire? Che gli astri che fanno corteo ( ) al Sole - essendo
orientali mattutini o vespertini - hanno la più grande energia quando sono nel segno
medesimo in cui è il Sole e accogliendo il Sole nei propri domicilî ed inoltre, così
stando, sono nei luoghi opportuni della genitura, ovvero all’oroscopo o al medio cielo.

- 48 -
Della doryphoria
Porphyrii Introductio in Tetrabiblum Ptolemaei, ed. S. Weinstock, CCAG V/4, pagg.
204-205.

Tre sono i generi della doryphoria. Primo, quando un astro posto nel proprio domici-
lio od elevazione ed angolare è osservato per figura ( ) da un altro astro sito
nel proprio domicilio od elevazione, che ad esso invii un raggio verso un grado prece-
dente. Sia ad esempio il Sole in Leone e Saturno gli si opponga dall’Acquario o Giove
invii il trigono dal Sagittario. O ancora: sia Giove in Cancro e Marte, in Capricorno, gli
si opponga; sia Giove in Sagittario e Marte in trigono ad esso dall’Ariete o Mercurio gli
si opponga dai Gemelli; sia la Luna in Cancro e Marte in trigono ad essa dallo Scor-
pione o Giove o Venere dai Pesci; sia la Luna in Toro e Giove o Venere in esagono ad
essa dai Pesci; sia la Luna in Cancro e Giove o Venere in trigono ad essa dai Pesci. Illu-
stre è la genitura, se i signori della fazione fanno doryphoria, né tuttavia è oscura, se vi è
inversione di fazione, a condizione che i malefici non vi si trovino, poiché nel primo
caso giovano, nel secondo danneggiano. Infatti, nessun astro, posto nel proprio domici-
lio od elevazione ed in luogo operante è privo di efficacia. Il secondo genere di dor-
yphoria è quello che chiamiamo secondo emissione di raggio (
), quando un luminare, essendo angolare all’oroscopo o al culmine, pur se posto in
domicilio non proprio, un astro della sua fazione gli lancia un raggio: al Sole verso un
grado precedente, alla Luna verso un grado che segue, ovvero un grado verso il quale la
Luna si dirige, e il raggio <che l’astro> lancia sia secondo figura isoscelea. Ora, tutte le
doryphorie per trigono sono migliori di quelle che avvengono per quadrato e per dia-
metro e per esagono, le quali ultime sono le più deboli. Il terzo genere di doryphoria si
produce quando, stante un astro all’oroscopo o al culmine, in genitura diurna i diurni, in
genitura notturna i notturni compino doryphoria dalle parti precedenti o seguenti. In
questa figura il Sole riceve doryphoria dall’astro che sorge prima di esso, la Luna da
quello che segue entro 7 gradi. Non danneggiano il Sole i doryphori che distano da esso
15 gradi nel lato precedente, se sono orientalib e sono in forza. Secondo questo modo,
anche il Sole può fare doryphoria all’astro della propria fazione che sia angolare, e allo
stesso modo la Luna. Le doryphorie avvengono contro la fazione quando i diurni fanno
doryphoria ai notturni e i notturni ai diurni. Nondimeno, anche così, se la doryphoria
avviene da parte di astri benefici, la genitura non è oscura.

a
ritengo voglia dire , secondo tempi
ascensionali, cfr. Introductio Porphyrii, cap. 51.
b
, ovvero se hanno compiuto fase ovvero apparenza.

- 49 -
15. Delle stazioni

Le stazioni non sono le medesime per tutti gli astri, ma differiscono tra
loro. Saturno, Giove e Marte, quando distano dal Sole più o meno di 120
gradi e splendono nel suo trigono destro, compiono la prima stazione e
muovendosi lentissimamente rivolgono sul medesimo grado finché, cam-
minando a ritroso, divengono retrogradi. Ora, la prima stazione volge alla
diminuzione del moto, la seconda all’aumento. Di norma, i tre astri predetti
diventano di moto diminuito quando distano dal Sole 6 o 7 o 8 segni.
Quando poi splendono in posizione diametrale ovvero a una distanza di
gradi 180, che sono sette segni dai raggi del Sole, hanno fase acronica e il
loro moto retrogrado giunge al culmine ed allora prendono dai raggi solari
una luce limpida e più grande appare la loro superficie.
La seconda stazione dei predetti astri avviene quando distano dai raggi
del Sole più o meno di 120 gradi, trovandosi nel trigono sinistro al Sole e
partendo da questa configurazione iniziano ad avanzare con passo diretto: il
loro moto si fa più veloce ed essi aumentano di numero.
Questi due momenti furono a ragione chiamati stazioni. La prima sta-
zione, dal restare degli astri, dal loro camminare a ritroso e dalla diminu-
zione del numero del loro moto, fu detta stazione sottrattiva; la seconda, dal
restare e dall’aumento del numero del loro moto verso un cammino più ve-
loce, fu detta additiva. Inoltre, gli astri sono detti acronici quando, trovan-
dosi in opposizione al Sole, sorgono allorché il Sole si corica.
Solo la stella di Marte si muove di moto anomalo quando è prossima a
stazionare. Compie la prima anomalia quando dista dal Sole 82 gradi e si
porta verso la prima stazione; la seconda aniomalia quando, essendo
orientale vespertino, dista dal Sole 82 gradi procedendo dalla seconda sta-
zione e aumentando il numero del suo moto. Sono chiamate anomalie per-
ché questa stella si muove di moto anomalo in codeste configurazioni e
sempre, quando essa osserva il Sole sia nella prima, sia nella seconda ano-
malia, devasta la sostanza paterna e diviene esiziale anche riguardo al padre
medesimo. E’ inoltre cagione di infermità e malattie, soprattuttto agli occhi
o ancora lede la mente. Ora, le malattie o riguardano il padre o affliggono il
nativo. Se il Sole è soccorso dalle benefiche stelle, quali Giove o Venere,
essendo configurato ad esse o angolare o nelle case <delle stelle> benefi-
che, il padre è incolume e il danno verrà osservato nella natività, segnata-
mente nella facoltà della vista e nella parte dirigente dell’anima, giacché di

- 50 -
queste cose è signore il Sole. Se il Sole è afflitto e l’oroscopo riceve soc-
corso, il padre muore, giacché il Sole corrisponde al padre, l’oroscopo al
nativo. Le stesse cose produce la Luna afflitta riguardo alla madre.
Le stelle di Venere e di Mercurio hanno un diverso intervallo nei loro
movimenti presso le stazioni ed invero la prima stazione si produce in gradi
diversi per ciascuna di queste due stelle: la prima, infatti, staziona quando,
nelle parti che seguono il Sole, dista da esso 48 gradi; inizia allora a retro-
gradare e diminuisce il suo numero muovendosi dal moto suo più tardo fino
a quando, dopo essersi congiunta al Sole, giunge al sorgere mattutino;
quindi, distando nuovamente dal Sole 48 gradi, produce la seconda sta-
zione. La stella di Mercurio compie la prima stazione quando, nel segno
seguente al Sole, dista da esso 22 gradi. Inizia quindi a retrogradare, com-
piendo il suo moto più lento, finché non si congiunge al Sole. Perviene
quindi al suo sorgere mattutino e compie la sua seconda stazione quando
nuovamente dista dal Sole 22 gradi. Ora, la stella di Venere non si allon-
tana dal Sole più di due segni, quella di Mercurio di un segno.
Questi fenomeni sono mostrati con la dovuta precisione nelle Tavole
manuali di Claudio Tolemeo.

Olimpiodoro c.12
Delle stazioni

«Le stazioni non sono le medesime per tutti gli astri». Tratta inoltre l’astrologo delle
stazioni e dice che le stazioni degli astri non hanno tutte la stessa forza, né sono le me-
desime.
Le stelle di Saturno e di Giove quando distano 120 gradi dal Sole e formano trigono
ad esso, sempre e comunque dicesi che compiono una stazione, come più sopra ab-
biamo esposto. E ora è stazione sottrattiva, ora additiva. sottrattiva la prima, quando
sono orientali mattutini e sono in trigono al Sole. Allora rivolvono sul medesimo grado
e non compiono un moto uniforme, retrocedendo e sottraendo numeri dei gradi, finché
il Sole giunge diametrale ad essi dal settimo od ottavo segno e allora son detti acronici,
perché sorgono all’inizio della notte, quando il Sole tramonta e tramontano al finire
della notte, quando il Sole sorge. E’ qui che cominciano a retrocedere maggiormente,
finché il Sole non li raggiunge al secondo trigono. Formano qui la loro seconda stazione
ed in seguito iniziano a procedere di moto additivo e si fanno orientali vespertini ri-
spetto al Sole. E questi fenomeni le due stelle di Saturno e di Giove sempre compiono al
medesimo modo.
Non così la stella di Marte, ma ora in questo modo, ora alla distanza di 84 gradi dal
Sole, verso le parti precedenti, forma la sua prima stazione. Diviene in seguito sottrat-
tivo finché appare acronico; inizia quindi ad avanzare un poco finché non giunge alla

- 51 -
distanza dal Sole del trigono o nuovamente di 84 gradi. In seguito staziona nuovamente,
onde inizia a procedere di moto additivo più intensivamente.
Ora si deve sapere che tutti gli astri che stazionano sono malvagi, sia quando com-
piono la prima, sia la seconda stazione. Ma la stella di Marte, quando staziona configu-
randosi al Sole sia con il trigono, sia con il quadrato diviene perniciosissimo. E se ac-
cade che sia in codesta disposizione allora o uccide il padre o sminuisce o devasta il pa-
trimonio paterno oppure danneggia la genitura medesima.

Olimpiodoro c.13
Se il padre è danneggiato o il figlio

Occorre ricercare se danneggia il padre e il patrimonio paterno o il nativo. Diciamo


che se il Sole è soccorso dalle benefiche stelle quali Giove o Venere, ovvero se Giove o
Venere gli si configurano, o se il Sole si trova in un buon segno o angolare o è altri-
menti <ben> disposto, né il padre riceve danno, né le sostanze paterne; ma il nativo sarà
danneggiato nelle facoltà percettive che Giovea signoreggia, intendo la vista e l’intel-
letto. Al contrario, se l’oroscopo riceve soccorso, essendo configurato alle benefiche
stelle, mentre il Sole riceve afflizione da Marte o da Saturno, essendo preso per figura,
il nativo non subirà danno, ma il padre morirà. Invero, il Sole corrisponde al padre,
Marteb al nativo. Similmente, se la stella di Marte si configura alla Luna, mentre forma
stazione, le cose predette riguarderanno la madre e le sostanze materne, se la Luna non è
soccorsa dalle benefiche stelle. Questo per quanto concerne i tre astri: Saturno, Giove e
Marte.
Le altre due stelle, Mercurio e Venere, formano stazioni diverse non solo nella quan-
tità della loro distanza, ma anche nel modo. Nella quantità: se le prime tre stelle for-
mano le predette stazioni quando sono lontane dal Sole di un trigono o di 84 gradi, que-
ste stazionano senza formare figura con il Sole ed inoltre differiscono anche tra loro
medesime nella quantità dei gradi: la stella di Venere forma le proprie stazioni quand’è
lontana dal Sole 48 gradi, quella di Mercurio 23. Questa è la loro differenza nella quan-
tità di elongazione rispetto alle tre stelle <superiori> e tra loro medesime. Nel modo: le
prime <tre stelle> si dirigono alla prima stazione quando sono orientali mattutine e ad-
ditive di moto. Dopo questa stazione divengono sottrattive fino alla seconda e dopo
quest’ultima riprendono a procedere di moto additivo. Queste, invero [le due inferiori],
mostrano il contrario: quando sono orientali mattutine formano la seconda stazione es-
sendo sottrattive e quando sono orientali vespertine e additive nel loro moto formano la
prima stazione. Inoltre, dopo la seconda stazione diventano occidentali mattutine es-
sendo additive e dopo la prima stazione occidentali vespertine e sottrattive.
Le stazioni degli astri son dette generalmente anomalie, poiché allora gli astri si
muovono in modo anomalo essendo sottrattivi e additivi. Ma anche qui devi sapere ciò
che è il vero. Nei cieli non vi è alcuna anomalia, alcun disordine, ma tutto è ordine ed
uniformità e queste apparenze si manifestano solo alla nostra vista: gli astri non stazio-
nano e non retrocedono, ma sempre si mantengono nei loro moti, che sono guidati da
un’intelligenza. Ora, poiché ogni corpo ha una triplice dimensione, anche il corpo del
cielo ha larghezza, profondità e lunghezza: accade infatti sovente che un astro sia nella
concavità del cielo, onde si dice che è al perigeo per la sua grande vicinanza alla terra e
quando dalla concavità passa nella convessità, si dice che è all’apogeo per la sua lonta-

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nanza dalla terra. E non intendo dire semplicemente che si trova ad essere più vicino
alla terra, ma che è più prossimo alla terra come lo è la concavità del cielo rispetto alla
convessità. Pertanto, quando un astro proviene dalla concavità appare all’apogeo e per
questo mostra a noi l’apparenza di formare come una stazione e di muoversi come al-
l’indietro ovvero come se retrocedesse.
Tuttavia, qualcuno potrebbe dire: come puoi affermare che nessun astro forma in ve-
rità una stazione e che non si muovono di moto disuguale quando al contrario, per il
loro moto disuguale e per il loro stazionare producono questo e quell’evento? Rispon-
diamo che gli eventi che giungono in atto non sono prodotti né dalle anomalie, né dalle
stazioni, ma dal passaggio dalla concavità alla convessità e viceversa ovvero dal perigeo
verso l’apogeo o dall’apogeo verso il perigeo. Ma al nostro sguardo gli astri mostrano
l’apparenza delle stazioni e delle anomalie, come, con l’aiuto di Dio, possiamo appren-
dere nelle Tavole di Tolemeo.
a
intendi: il Sole.
b
intendi: l’oroscopo.

Olimpiodoro, c. 14
Della diversità delle stazioni

«Le stazioni non sono le medesime per tutti gli astri».Vuole qui esporre di come dif-
feriscono tra loro le stazioni degli astri: «quando distano dal Sole più o meno di 120
gradi». <Dice> a più o meno perché vuole intendere la ratio configuratoria grado per
grado e secondo i segni ( ).
«Di norma, diventano di moto diminuito quando distano dal Sole 6 o 7 o 8 segni».
Dice giustamente 6 o 7 o 8, giacché quando l’astro dista dal Sole 5 segni e forma con
esso una figura di trigono, tosto compie la sua prima stazione. E dopo avere stazionato
retrocede fino a quando si configura al Sole mediante diametro; e possiamo anche dire:
allorché è giunto nel settimo segno ed entra nell’ottavo. Dopo aver passato l’ottavo se-
gno non è più retrogrado, ma diretto nel suo moto.
«E più grande appare la loro superficie». Che cosa intende? Quando gli astri sono in
opposizione al Sole appaiono allora più grandi e più splendenti, in quanto ricevono da
esso una più copiosa luce.

- 53 -
16. Delle figure che compie la Luna rispetto al Sole

Le figure della Luna, che son chiamate fasi a , sono in numero di dieci: si-
nodo, nascita, sorgere, mezzaluna prima, primo quarto, prima gibbosa, ple-
nilunio, gibbosa seconda, secondo quarto, mezzaluna seconda. Alcuni an-
noverano un’undicesima fase, che chiamano “luna quasi piena” o “splen-
dente nella sua pienezza”.
Dicesi sinodo quando la Luna è con il Sole nel medesimo segno e grado,
nascita quando si allontana dal Sole di un solo grado, sorgere quando or-
mai dista 15 gradi; la prima mezzaluna appare quando la Luna è lontana dal
Sole, nelle parti ad esso seguenti, di 60 gradi e si trova allora nel lato esa-
gonale; il primo quarto quando dista 90 gradi nelle parti seguenti al Sole ed
è allora nel lato quadrato; prima gibbosità quando, nelle parti seguenti, di-
sta 120 gradi dimorando nel lato del trigono; luna quasi piena quando è nel
sesto segno dal Sole nelle parti ad esso seguenti, distando 150 gradi ed an-
cora non ha prodotto il diametro; il plenilunio avviene quando, nelle parti
seguenti al Sole, la Luna dista 180 gradi ed è in posizione diametrale, la
quale è detta unione plenilunica. L’allontanamento si produce quando la
Luna muta di un solo grado il diametro con il Sole ed allora, per un arco di
60 gradi, si chiama decremento. Gibbosa seconda si chiama la Luna
quando, nelle parti precedenti al Sole, dista da esso gradi 120 formando un
lato di trigono. Il secondo quarto avviene quando la Luna, sempre nelle
parti antecedenti il Sole, ha una distanza di 90 gradi, costituendo un lato
quadrato. La seconda mezzaluna appare quando, nelle parti che precedono
il Sole, la Luna dista 60 gradi secondo figura esagonale.

Ciascuna di queste fasi ricevette un nome proprio conforme al muta-


mento di figura e alla fase medesima:
sinodo: per il trovarsi la Luna insieme al Sole [ ] e per il correre
entrambi il medesimo sentiero;
nascita: poiché la Luna vien fuori dal Sole ed avendolo lasciato di un
grado inizia ad apparire nell’universo, ancorché non rispetto alla nostra vi-
sione;
sorgere: quando, dopo aver superato il Sole di gradi 15, appare e la sua
luce è come una linea sottile;
mezzaluna: giacché appare aver preso in sè una forma simile a sè mede-
sima: invero la Luna è Mene, in quanto compie un sorgere mensile;

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quarto: poiché appare divisa e risplende della metà della intera luce;
gibbosa: poiché l’aspetto del suo disco illuminato appare ricurvo da
ambo i lati;
quasi-piena: quando brilla dal sesto segno;
plenilunio: quando si riempie di luce dai raggi del Sole e brilla in posi-
zione diametrale ad esso e lo splendore della sua luce è pieno, onde an-
ch’essa appare di forma circolare come il Sole e diviene luna piena;
allontanamento: giacché, dopo aver passato oltre i raggi diametrali del
Sole, subisce allora la repulsione e lo scemare della sua illuminazione.

a
scholio 36
Le fasi ( ) si chiamano così, perché <gli astri> appaiono ( ) nel loro
allontanarsi dal Sole.

Olimpiodoro c.15
Delle figure della Luna

«Le figure della Luna, che son chiamate fasi, sono le seguenti». Dopo le stazioni e le
fasi che i cinque astri compiono rispetto al Sole, intende Saturno, Giove, Marte, Venere
e Mercurio, poiché non rimane che la Luna, trattiamo dunque anche della ratio configu-
ratoria ( ) e delle fasi che la Luna compie rispetto al Sole. La Luna in-
vero compie rispetto al Sole un numero maggiore di fasi degli altri astri: esse sono dieci,
ma alcuni ne aggiungono un’undicesima. Di queste, la prima è chiamata synodos, (coi-
tus, unione), in quanto la Luna si trova nel medesimo segno in cui è il Sole; e non solo
nel medesimo segno, ma anche nel medesimo grado. E quando la Luna accompagna il
Sole è legata ad esso, onde gli astrologi chiamano questa fase nodo o "vincolo sino-
dico". E appena supera il Sole di un grado soltanto nel medesimo segno, questa fase è
detta "nascita", in quanto è uscita dal grembo del Sole e allora, come l’embrione, si
muove dal mondo invisibile al visibile.a Si chiama quindi nascita finché la Luna non di-
sta 15 gradi dal Sole. Quando passa i 15 gradi, la fase ha nome "sorgere": inizia allora,
distando 15 gradi dal Sole, ad apparire alla nostra vista. Quando poi è lontana 60 gradi
dal Sole e forma con esso figura di esagono, è detta allora falcata. b Così è chiamata,
poiché riprende, appena adombrata, la forma del suo disco. In seguito, quand’è lontana
90 gradi dal Sole e gli si configura con il quadrato si chiama mezzaluna (dichotomos),
metà del suo disco apparendo illuminata, l’altra metà oscura. E questo avviene quando
la Luna si trova tra la figura sinodica e panselenica, ovvero diametrale. Dopo la figura
del quadrato, giunge al trigono del Sole e a una distanza di 120 gradi e compie la fase
ambicurva, giacché la Luna si fa curva e si riempie da entrambe le parti. Dopo la figura
del trigono la Luna giunge al diametro con il Sole e dista 180 gradi, ovvero 7 segni.
Questa fase è detta nodo o vincolo plenilunico. Quando poi oltrepassa il plenilunio di 15
gradi è detta repulsione, poiché la sua luce, nella parte anteriore che è diretta verso il
Sole, comincia a scemare. Quando si è allontanata di 60 gradi dal vincolo plenilunico e

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forma nuovamente un trigono con il Sole avviene la seconda fase ambicurva. Qui la
Luna diviene gibbosa e forma trigono con il Sole, distando da esso 120 gradi, come nel
primo lato. Invero, dopo il vincolo plenilunico, la Luna passa nel secondo lato e acco-
glie di nuovo le medesime figure.
Dirigendosi pertanto verso il Sole forma figura quadrata quando dista da esso 90
gradi ed è la mezzaluna seconda, essendo media tra i vincoli panselenici e novilunici.
Avvicinandosi ancora al Sole e muovendosi verso la synodos, diviene falcata seconda,
quando dista da esso 60 gradi e forma esagono. Quindi nuovamente procede verso la
synodos. Queste sono le dieci figure, che sono dette fasi, che la Luna forma rispetto al
Sole:

coitus novilunio
partus nascita
ortus sorgere
coniculata prima prima falce
dimidiata prima primo quarto
protumida prima prima gibbosa
plena luna plenilunio
protumida altera seconda gibbosa
dimidiata altera secondo quarto
corniculata altera ultima falce

Alcuni aggiungono un’altra fase, che è detta plêsiselênos. Di che specie è? La Luna
viene detta plêsiselênos dopo aver formato il trigono con il Sole e prima di essere nel
settimo segno da esso e ancora non è piena e non è più gibbosa. Allo stesso modo, dopo
la figura del plenilunio e prima della seconda Luna gibbosa, viene aggiunto il plêsilse-
lênos apokroustikos, quando la Luna si dirige verso il Sole ed inizia a diminuire la sua
luce. Questa è l’esposizione della presente lettura: «Le figure della Luna, che son chia-
mate fasi, sono le seguenti».

a : allora si avanza passo a passo finché dista 15 gradi dal Sole. Questa fase è chiamata nascita, giacché
la Luna ha sfuggito i raggi del Sole a guisa dell’embrione che si muove dal mondo invisibile al visibile.
b mênoeidês: lunata, a forma di .

- 56 -
17. Della deflussione e del contatto che la Luna forma con gli astri er-
ranti

L’argomento del contatto e della deflussione è complesso ed è pertanto


necessario esporre compiutamente la dottrina. La Luna, quando si trova con
uno degli astri erranti nel medesimo segno, avendo un maggior numero di
gradi, compie deflussione da quell’astro. Allo stesso modo, l’astro che è
con la Luna nel medesimo segno e ha maggior numero di gradi, accoglie il
contatto della Luna. Ed anche gli astri che si trovano nel segno che segue o
che precede il segno lunare, entro un intervallo di 30 gradi, posseggono il
diritto della deflussione e del contatto.
Esempio: sia la Luna a 20 gradi del Sagittario, la stella di Marte a 20
gradi dello Scorpione e quella di Venere a 20 gradi del Capricorno. Di-
ciamo che la deflussione della Luna si è prodotta dalla stella di Marte, il
contatto si compie verso la stella di Venere. In questo modo si deve proce-
dere sia riguardo alla deflussione, sia al contatto degli astri con la Luna che
avvengono nel medesimo segno secondo compresenza. Sia ad esempio la
Luna a 10 gradi del Toro, la stella di Mercurio a 9 gradi, quella di Giove a
11: diciamo che la Luna compie deflussione da Mercurio e si unisce alla
stella di Giove.
Sempre il rapporto ( ) che si stabilisce in virtù della deflussione e
del contatto, entro il limite di 3 gradia , ha una grande efficacia riguardo al
genere degli eventi; secondo in ordine di efficacia entro i 7 gradi del pre-
detto ordinamento per gradi, in terzo luogo entro i 15 gradi, in quarto luogo
entro i 30 gradi. Sia la deflussione, sia il contatto, assunti entro i predetti
intervalli, manifestano il proprio vigore dopo un certo tempo e non subito a
partire dall’infanzia, ma produce il compimento delle cose future a far
tempo dall’età media o nella vecchiaia.
Prendiamo un altro esempio ad illustrare il rapporto di deflussione e
contatto. Sia la Luna a 13 gradi della Bilancia, la stella di Marte a 6 e
quella di Giove nel medesimo segno a 20 gradi: la Luna defluisce dalla
stella di Marte e si unisce a quella di Giove entro un intervallo di sette
gradi.
La forma della deflussione e del contatto deve essere computata sia per
figura, sia per declinazione ( ), conside-
rando il rapporto <della Luna> verso gli astri sia mediante il trigono che
l’esagono, il quadrato, il diametro; e mediante il lato del trigono il contatto

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è operante entro gradi 120 e 117, mediante l’esagono 60 e 57, mediante il
quadrato 90 e 87, mediante il diametro 180 e 177 sia che gli astri abbiano
verso la Luna figura destra o sinistra.
Esempio: stando la Luna a 15 gradi dell’Ariete, in lato trigonico a Giove
sito a gradi 18 del Sagittario o a gradi 15, diciamo che si produce il contatto
della Luna verso Giove mediante il trigono destro. Allo stesso modo si
deve ragionare riguardo ai rimanenti lati medianti i quali la Luna si confi-
gura per gradi agli altri astri. La configurazione della Luna verso gli astri,
sia essa contatto o deflussione, si produce secondo la direzione del moto
( ) e ha una sua propria dottrina: talora la
Luna ascende o condiscende nella medesima direzione (
) del moto degli astri erranti, talaltra secondo una direzione diversab.
Senza la considerazione della deflussione e del contatto non è possibile
determinare nelle geniture la longevità o la vita breve, non la malattia, non
l’infermità, non la ricchezza, non l’insuccesso, non la vita illustre od
oscura, non il vigore o la debolezza.

a
scolio 38
Infatti, nello spazio di tre gradi gli eventi sono subito posti in atto, sia nel bene, sia
nel male. E se è una genitura, avvengono nell’infanzia; e se è un benefico l’astro al
quale si unisce, sono buone cose, se è un malefico, malvagie.

b
scolio 39
Poniamo che l’astro e la Luna siano verso il borea o il noto, e che l’una sia verso il
noto, l’altro verso il borea e vi sia <tra loro> configurazione ( ): mutano e si alte-
rano i giudizi, se non si trovano nella medesima direzione, secondo la perpendicolare
( ) dell’astro che le si unisce, sia per compresenza ( ),
sia per figura.

Olimpiodoro c.16
Delle figure della Luna verso gli astri

«L’argomento del contatto e della deflussione è complesso». Dopo aver esposto le


fasi e le figure che la Luna forma con il Sole, ci insegna ora le fasi che la Luna forma
rispetto agli altri cinque astri e dice che la Luna forma rispetto ad essi le fasi del con-
tatto e della deflussione. Ognuna di esse è duplice. Vi è infatti contatto per corpo e per
figura. Allo stesso modo vi è deflussione per corpo e per figura. Conviene innanzitutto
trattare del contatto e della deflussione per corpo.

- 58 -
Si chiama contatto per corpo quando la Luna si dirige verso qualche astro e gli si
unisce da una distanza di 12 gradi. Si dice deflussione per corpo quando, dopo essersi
unita ad un astro, si allontana nuovamente da esso di 12 gradi. Oltre questi gradi, non è
detta defluire per corpo.
Dicesi contatto e deflussione per figura quando diviene esagona o quadrata o trigona
od opposta a un dato astro entro 12 gradi dall’esatta configurazione per gradi del suo
contatto; da qui fino alla distanza di 12 gradi dicesi deflussione. In seguito occorre con-
siderare se, dopo aver defluito da un dato astro o per corpo o per figura si applica ad un
altro.1
Ora, in generale, si deve osservare in ogni genitura ed in ogni iniziativa da quale
astro la Luna defluisce e verso quale si applica o viceversa: se defluisce da un malefico
e si applica ad un benefico astro o viceversa o se defluisce da un benefico e si applica ad
un benefico o il contrario. Non solo: occorre anche osservare se si applica o defluisce
essendo crescente o calante di luce, giacché produce diversi eventi in questa e quella
fase.
Si deve poi considerare, in ogni questione, quanti gradi separano la Luna dal contatto
o dalla deflussione, se 1 grado o 2 o 3 fino a 12 gradi. 2
In effetti, nelle geniture, la distanza ha un rapporto con l’età; nelle azioni, con l’inter-
vallo del tempo. Se 3 sono i gradi di intervallo del contatto o della deflussione, gli
eventi si producono fin dal principio, siano essi buoni o nocivi: buoni, se la stella ci si
unisce è benefica, nocivi, se è malefica. Considera nondimeno che ora si congiunge, ora
defluisce. Se si tratta di una natività, porta a compimento gli eventi nell’infanzia. Se la
distanza è compresa fra 6 e 3 gradi porta a compimento più lentamente gli eventi ovvero
nella pienezza dell’età. Se dista 9 gradi o meno, nell’età avanzata e se dista 12 gradi, an-
cor più tardi: buoni o nocivi, gli eventi si manifesteranno nella vecchiaia.3
Esempio: sia la Luna in Ariete a 12 gradi, Marte in Pesci a 30, Giove in Ariete a 15:
si dice che la Luna defluisce da Marte per corpo e si applica a Giove per corpo entro tre
gradi.4 Queste sono il contatto e la deflussione per corpo. Diciamo ora del contatto e
della deflussione per figura. Essa è diversa dalla prima, producendosi per esagono, qua-
drato, trigono e diametro. Portiamo ad esempio la figura del trigono, mediante la quale
possiamo comprendere ciò che avviene con le altre figure. Poniamo che la Luna sia in
Sagittario a gradi 2, Giove in Ariete a 3 gradi, il Sole in Leone a 1 grado: si dice che la
Luna compie deflussione dal Sole con figura di trigono e si applica a Giove con figura
di trigono. Ma poiché la Luna ha moto veloce e rapidamente trasmigra di grado in
grado, pur se non distasse precisamente dal Sole o da un altro astro della quantità del
trigono, ovvero di 120 gradi, gli antichi astrologi stabilirono che la ratio configuratoria
( ) si mantiene fino alla distanza di 3 gradi in ogni figura, sia nelle parti
precedenti, sia nelle seguenti.
Senza l’osservazione di queste fasi, dico del contatto e della deflussione che la Luna
compie verso gli astri per corpo e per figura, non è possibile pronunciare qualcosa né
riguardo alla qualità della genitura, né riguardo a qualsivoglia azione, che sia espresso
con esattezza.
1 Boer: «Si chiama contatto per corpo quando la Luna si muove verso qualche astro e gli si accosta di 15
o 10 o 9 gradi. Si dice allora che gli si applica per corpo; ed ancor più, se si muove verso l’astro entro lo
spazio di 15 gradi e gli si accosta di 3 o 4 gradi; ed in particolare si dice che compie contatto con esso
quando la Luna si trova nel grado medesimo in cui è l’astro. Dicesi deflussione per corpo quando la Luna

- 59 -
esce dal grado in cui era con l’astro ed inizia a discostarsi da esso: si dice allora che defluisce da esso fin-
ché non è da esso lontana di 15 gradi. Superati questi gradi, non è più detta deflussione per corpo».
2 Boer: «Se 3 gradi o 7 o 15 o 30».
3 Boer codices classis
0°-3° 0°-3° infanzia
3°-6° 3°-6° età media
6°15° 6°-9° età avanzata
15°-30° 9°-12° vecchiaia
4 Boer: «Questo diciamo sia che gli astri si trovino nel medesimo segno, sia in segni vicini. In effetti si
deve considerare i 30 gradi del contatto e della deflussione».

- 60 -
18. Del pronostico dei venti

È possibile conoscere dalle deflussioni e dai contatti trigonici della Luna


quali venti soffieranno. Invero, se la Luna ha un contatto o una deflussione
trigonica verso un qualche astro nel primo trigono (quello dell’Ariete, Le-
one e Sagittario), sarà il vento di levante; nel secondo trigono (del Toro,
Vergine e Capricorno) il noto; nel terzo trigono (dei Gemelli, Bilancia ed
Acquario) il vento di ponente; nel quarto trigono (del Cancro, Scorpione e
Pesci) il borea. Dalla natura dell’astro potrai inoltre conoscere se il vento
sarà cheto o violento.

Olimpiodoro c.17
Del vento che soffia

Non solo nelle cose predette sono utili codeste fasi. Possiamo altresì, e ciò desta me-
raviglia, conoscer da queste fasi il vento che soffierà, sia esso il levante o il borea, il
noto o il libeccio, sia esso inoltre veemente o calmo e propizio. Questo possiamo cono-
scere dal contatto o deflussione per figura di trigono. Se la Luna compie contatto o de-
flussione verso un qualche astro nel primo triangolo, dico l’Ariete, il Leone e il Sagitta-
rio, soffierà il levante e possiamo conoscere se sarà benefico o nocivo dalla stella verso
cui la Luna si dirige. Se compie contatto nel secondo triangolo, dico il Toro, Vergine e
Capricorno, soffierà il noto e giudicheremo se sarà propizio o dannoso secondo la stella
cui la Luna si dirige. Se la Luna compie contatto nel terzo triangolo, intendo Gemelli,
Bilancia ed Acquario, insorgerà il libeccio, nel quarto triangolo, composto dal Cancro,
Scorpione e Pesci, soffierà il borea.

Cfr. Gemino II, 8-11 (ed. G. Aujac, pp. 10-11):


Il primo triangolo, che inizia dall’Ariete, è detto boreale: se la Luna è in uno dei tre
segni del triangolo quando il borea inizia a soffiare, questo tempo durerà diversi giorni.
Fondandosi su questa osservazione gli astrologi (ajstrolovgoi) predicono la persistenza
dei venti del Nord. Se poi la Luna si trovasse in un altro segno quando il vento prende a
soffiare dal Nord, il borea cesserebbe facilmente; ma se il borea soffiasse <trovandosi la
Luna> in uno dei predetti segni del triangolo boreale, predicono che questa condizione
perdurerà per molti giorni. Il triangolo che segue e che inizia con il Toro è chiamato au-
strale e se la Luna si trova in uno di questi tre segni al soffiare del noto, per molti giorni
perdurerà questo stato di tempo. Il triangolo seguente, che inizia con i Gemelli, è chia-
mato triangolo dello zefiro (i.e. occidentale) per un analogo motivo. Infine, l’ultimo
triangolo, che inizia con il Cancro è detto apeliotico (i.e. orientale) per la medesima ra-
gione.

- 61 -
19. Della quantità dei giorni degli dei

Aggiungi la quarta parte degli anni a partire dall’era di Diocleziano al-


l’anno considerato, unitamente a due intieri e dividi il prodotto per sette.
Diciamo che il resto sono i giorni degli dei.
Esempio: ricerco per il tempo presente, anno 94 di Diocleziano, quanti
sono i giorni degli dei. La quarta parte degli anni di Diocleziano è 23; uni-
sco a questa i due intieri, più 94 ed ottengo 119. Divido questo numero per
sette: 7 volte 10 dà 70, 7 volte 6 dà 42, rimangono 7. Questi, diciamo, sono
i giorni degli dei. E se tu trovassi un numero pieno e nessun resto, diciamo
che quello è uno spazio di sei giorni.

- 62 -
20. Del conoscere a quale dio appartiene ciascun giorno

Moltiplica per due i mesi a partire da Thoth fino al mese in questione ed


aggiungi al numero che proviene dalla duplicazione i giorni degli dei che
hai ritrovato per quel tempo. Aggiungi poi alla somma la quantità del mese
e quindi dividi il prodotto per 7. Distribuisci i giorni che ti restano a partire
dal giorno del Sole secondo l’ordine della settimana, dando a ciascun astro
un giorno e troverai a quale astro appartiene il giorno che cerchi.
Esempio: vogliamo ricercare a quale astro appartiene il giorno presente,
20 Mecheir, anno 94 dell’era di Diocleziano. Ora, da Thoth a Mecheir vi
sono 6 mesi, che duplicati danno 12, mentre i giorni degli dei per questo
anno sono 7. Li aggiungiamo al numero duplicato dei mesi e otteniamo 19.
A questo numero addizioniamo quindi i 20 giorni del mese presente ed ab-
biamo 39. Dividiamo ora questo numero per 7: 5 volte 7 dà 35, resto 4. Ri-
portiamo 4 a partire dal giorno del Sole in conformità all’ordinamento della
settimana, assegnando il primo giorno al Sole, il secondo alla Luna, il terzo
a Marte, il quarto a Mercurio. Appare pertanto secondo codesto metodo che
il giorno presente è giorno di Mercurio.

Olimpiodoro, c. 18
Del signore del giorno, del poleuôn e del diepôn

«Aggiungi la quarta parte degli anni a partire dall’era di Diocleziano all’anno consi-
derato».
L’astrologo, dopo aver trattato delle apparizioni che gli astri compiono rispetto al
Sole, ove dice che l’apparizione è duplice: mattutina e vespertina, e dopo aver esposto
la dottrina delle fasi e delle figure che la Luna compie rispetto al Sole e agli altri astri,
ove tratta della "nascita" e della synodos e del "sorgere" e dice che duplice è il contatto
e la deflussione, vuole ora che si ricerchi il governatore del giorno ( ) e dell’ora
( ) e ci espone un certo metodo mediante il quale possiamo determinare, in ogni
nascita, a quale divinità appartiene il giorno della genitura. Questo significa ricercare il
poleuôn del giorno della natività. Invero, se molti anni sono trascorsi dalla natività, co-
lui che presenta il tema può ignorare a quale giorno della settimana corrisponde il suo
giorno natale. E questa non è una concezione vana, al contrario: il poleuôn e il diepôn
concorrono grandemente ai giudizi degli eventi e sempre colui che giudica1 deve pren-
derlo in considerazione se ha da giudicare in modo irreprensibile. Questa è la via per la
loro determinazione: occorre considerare la quantità degli anni dall’inizio di
Diocleziano fino a quell’anno in cui si è prodotta la natività. Di questi, considerane 1/4
e aggiungili agli anni di Diocleziano; aggiungi poi anche i due anni che chiama
universali. Questi ultimi devono essere aggiunti, perché l’inizio del primo anno di
Diocleziano fu nel terzo giorno della settimana, onde bisogna aggiungere i due giorni

- 63 -
precedenti. Dividi quindi per 7 la somma ottenuta e registra il numero che ti rimane, o 7
o minore di 7. Osserva poi qual è il mese che ti è dato a partire da Thoth e duplica il
numero dei mesi intieri e aggiungi il prodotto al numero che hai registrato. Dividi poi
per sette questa somma e i giorni del mese incompiuto e considera il numero che ti
rimane, 7 o minore di 7: se ad esempio è 5 o 6 o un altro. Darai quindi questo numero ai
giorni della settimana, iniziando dal Sole e proseguendo con la Luna, Marte, Mercurio:
se pertanto il numero che ti rimane è 5, dirai che il giorno della natività era di Giove, se
6, di Venere. Si dice che ogni astro governa (poleuei) ciascun giorno secondo la sua
disposizione: primo giorno del Sole, secondo della Luna, terzo di Marte, quarto di
Mercurio, quinto di Giove, sesto di Venere, settimo di Saturno.
Esempio: applichiamo il metodo al giorno presente, il 20 di Paunì. Cerco gli anni da
Diocleziano e trovo che sono 280. Ne prendo quindi 1/4 e sono 70. Aggiungo questi 70
a 280 ed ottengo 350, cui aggiungo ancora i due che son detti universali e proviene la
somma di 352. Divido 352 per 7 e proviene 7 volte 50, con il resto di 2, che son detti
degli dei. Cerco poi la quantità del mese, Paunì, e trovo che è il decimo a partire da
Thoth. Duplico il numero del mese: 20, aggiungo il numero ai 2 degli dei: 22. Prendo
poi il giorno del mese, che è 20, e l’aggiungo al numero duplicato dei mesi: 20 + 22 =
42. Divido il numero per 7: 5 volte 7 dà 35; rimane 7. Distribuisco questo numero a
partire dal giorno del Sole, quindi la Luna, poi Marte, Mercurio, Giove, quindi a Venere
il 6, e il 7 cade nel giorno di Saturno. Ecco pertanto che con questo metodo si trova a
quale divinità appartiene il giorno 20 del mese di Paunì dell’anno 280 da Diocleziano:
diciamo che Saturno è il poleuôn. In questo modo puoi conoscere, in ogni natività, a
quale divinità appartiene il giorno al tempo della genitura o, in altre parole, chi è il po-
leuôn.
1
; :

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Interpretazione astronomica ai capp. 19 e 20

La determinazione del giorno della settimana è generalmente eseguita mediante la


funzione modulo da una sequenza ordinata di giorni. La funzione modulo a mod b = c
indica che c è il resto della divisione a/b; quindi il giorno della settimana è a mod 7.
La sequenza dei giorni può iniziare da domenica, lunedì o diversamente; quella di
Paolo è:
Sole = 1, Luna = 2, Marte = 3, Mercurio = 4, Giove = 5, Venere = 6, Saturno = 7
Si indichi una data nell’era di Diocleziano con A,M,G e il simbolo" " rappresenti la
divisione tra interi (ossia senza resto).
Per l’anno A il giorno iniziale è s = (n + n 4 + 2) mod 7, quindi il giorno della setti-
mana sarà contato da questo sino al giorno G e mese M e sarà S = (s ++ 2M + G) mod
7.
L’esempio di Paolo è
A = 94 M = 6 G = 20
s = 94 + 94 4 + 2 = 94 + 23 + 2 = 119
S = (119 12 + 20) mod 7 = 4, ossia mercoledì (Mercurio).
Un calolo di controllo si può fare trasformando la data di Diocleziano in data giu-
liana, mediante il Giorno Giuliano.
Se di una data si calcola il Giorno Giuliano a 12 ore e si aggiunge 2, il valore otte-
nuto, modulo 7, dà il giorno della settimana partendo da domenica = 1.
Il Giorno Giuliano corrispondente ad una data di Diocleziano è dato dalla formula:
J = 1824634 + 365 A + 30 M + G +A 4
Per l’esempio di Paolo si ha:
J +1824634 + 365 x 94 + 30 x 6 + 20 + 23 = 1859167
1859167 + 2 mod 7 = 4, mercoledì.
Dal Giorno Giuliano si può passare alla data di un altro calendario (giuliano, grego-
riano, etc.).

S. De Meis

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21. Del governatore del giorno e del governatore dell’ora

In ogni giorno, in ogni genitura occorre considerare il governatore del


giorno e il governatore dell’ora mediante della disposizione degli astri nelle
loro orbite, conformemente al criterio elementare del settenario. In virtù di
essi è possibile avere la comprensione degli eventi che si producono nel
loro complesso per quanto attiene agli accordi, alle promesse, ai benefiici e
ai doni. Utile è questa osservazione per determinare il successo e il buon
esito, le relazioni e gli appoggi da parte di chi ha autorità e dei superiori, i
processi e le calunnie, la prigionia ed ogni impedimento, le accuse e le di-
scordie, gli scontri, le perdite, i furti, le disposizioni testamentarie. E’ utile
per giudicare la navigazione, il commercio, i viaggi, le battaglie, le inquie-
tudini, il sopraggiungere delle malattie ed altre simili situazioni. Conviene
inoltre all’osservazione dei medici nelle prescrizioni ai malati, nelle opera-
zioni chirurgiche, in ogni atto terapeutico per stabilire senza fallo in code-
ste condizioni il principio conveniente.
L’ordinamento del settenario è il seguente: la stella di Saturno ha in sorte
la prima e suprema cintura, la quale è fredda ed è posta nel gelo. La stella
di Giove ha la seconda, temperata e nutriente e feconda. La stella di Marte
ha in sorte la terza, cintura infuocata e corruttiva. Il Sole ha la quarta cin-
tura dell’etere, che di tutte è quella mediana, infuocata e feconda. La stella
di Venere ha in sorte la quinta, che è tepida e dolce e che è cagione di in-
seminazione e nascita. La sesta è la cintura comune e umida che la stella di
Mercurio ha in sorte. La settima, infine, è anch’essa umida ed è la cintura
più prossima alla terra. La Luna l’ha in sorte. Essa, avendo accolto le ema-
nazioni ( ) degli astri che sono nelle cinture più alte, suscita la cre-
scita e la diminuzione di ogni cosa e mostra, in virtù della propria imma-
gine, come la vita degli uomini sia incostante.
Questo è il modo di determinare il signore del giorno e dell’ora in qualsi-
voglia giorno ed in ogni genitura. Sia ad esempio il giorno di Saturno: que-
sta stella diviene signore del giorno e governa il giorno intiero ed al con-
tempo amministra la prima ora, trasmetterà poi la seconda ora a Giove. Si
dice allora che la seconda ora è governata da Saturno, e Giove
l’amministra. Trasmette in seguito la terza ora a Marte e diciamo che
Saturno governa, Marte amministra. Trasmette la quarta al Sole: Saturno
governa, il Sole amministra. Trasmette la quinta a Venere: Saturno
governa, Venere amministra. Trasmette la sesta a Mercurio: Saturno

- 66 -
governa, Mercurio amministra. Trasmette la settima alla Luna: Saturno
governa, la Luna amministra. L’ottava ora di nuovo Saturno solo governa
ed amministra; la decima è governata da Saturno, amministrata da Marte;
Saturno governa l’undicesima, il Sole l’amministra; Saturno governa la
dodicesima, Venere l’amministra. La prima ora notturna della fazione della
notte ha sempre il governo di Saturno e Mercurio amministra secondo la
successione; la seconda ora notturna Saturno governa e la Luna
amministra, quindi il solo Saturno governa ed amministra la terza e così di
seguito finché, al compimento della notte, nasce il giorno del Sole. Allora il
Sole governerà il giorno intiero e la notte che segue ed in particolare
governerà ed amministrerà la prima ora e quando governerà la seconda,
Venere l’amministrerà, Mercurio amministrerà la terza, la Luna la quarta,
Saturno la quinta, Giove la sesta, Marte la settima, di nuovo il Sole
governerà ed amministrerà l’ottava e così di seguito, in codesto modo,
secondo la sequenza ordinata.

Dione Cassio,
hist.rom. 37,18

L’abitudine di riferire i giorni alle sette stelle chiamate pianeti fu istituita dagli Egizi
ed ora è presente in tutta l’umanità, sebbene la sua adozione non sia molto antica.
Infatti, gli antichi Greci, per quanto ne sappia, non ne avevano alcuna conoscenza.
Tuttavia, poiché è ormai d’uso corrente in quasi tutti i popoli ed anche presso i Romani,
per i quali è divenuta quasi una tradizione ancestrale, voglio dire qualche parola in
merito al suo ordinamento. Ho ascoltato due spiegazioni, che non sono difficili a
comprendersi e che riposano su alcune teorie. Se tu applicassi il principio che è detto
del tetracordo - e che si ritiene costituisca il fondamento della musica - anche a queste
stelle, in virtù delle quali l’intiero ordinamento celeste è diviso secondo l’ordine delle
rivoluzioni di ciascuna di esse, ed iniziassi dall’orbita più esterna, assegnata a Saturno,
e, tralasciando le due che seguono, nominassi il signore della quarta e dopo di essa,
passando oltre le altre due, giungessi alla settima e di nuovo tornassi indietro e ripetessi
ciclicamente la medesima via delle orbite con le divinità che ad esse presiedono,
assegnando loro i giorni, tu troverai che tutti i giorni sono disposti in una ritmica
connessione conforme alla disposizione del cielo. Questa è una delle spiegazioni, l’altra
è la seguente: iniziando a contare le ore dei giorni e delle notti dalla prima ora ed
assegnando questa a Saturno, la seconda a Giove, la terza a Marte, la quarta al Sole, la
quinta a Venere, la sesta a Mercurio, la settima alla Luna secondo l’ordinamento delle
orbite che è consueto presso gli Egizi, e ripetendo di nuovo questa enumerazione fino a
completare le 24 ore, troverai che la prima ora del giorno seguente perviene al Sole. In
seguito, se compi la medesima operazione riguardo alle 24 ore seguenti, assegnerai alla
Luna la prima ora del terzo giorno. E se procederai allo stesso modo riguardo alle altre
ore, ogni giorno riceverà la divinità che gli conviene.

- 67 -
22. Dei dodecatemori

Il dodecatemorio degli astri, di qualsivoglia cardine o sorte deve essere


determinato con il seguente procedimento: moltiplica per 13 i gradi dell’a-
stro o del cardine o della sorte di cui cerchi il dodecatemorio e riporta il
prodotto dal suo luogo medesimo, computando per ogni segno 30 gradi e là
dove termina la somma dì che si trova il dodecatemorio dell’astro o del car-
dine o della sorte che ricerchi. Esempio: sia la stella di Mercurio a 11 gradi
di Ariete; moltiplichiamo 11 per 13 ed otteniamo 143. Questa somma ri-
portiamo dal segno in cui si trova l’astro, dando a ciascun segno 30 gradi,
ed abbiamo un resto di 23: diciamo che il dodecatemorio della stella di
Mercurio è a 23 gradi del Leone. Grande giovamento apporta il dodecate-
morio delle benefiche stelle quando incide nel medesimo segno in cui è il
Sole o la Luna o l’astro di Mercurio o quando è presso uno dei quattro an-
goli o presso la sorte di fortuna o del demone o della necessità o presso la
sizigia precedente, sia essa un novilunio o un plenilunio. Infatti, mediante
questa osservazione, è possibile distinguere coloro che hanno successo, i
longevi, i prosperi. Allo stesso modo, se il dodicesimo delle malefiche
stelle cade nel segno in cui è il Sole o la Luna o l’astro di Mercurio o
presso uno dei quattro angoli o presso la sorte di fortuna o del demone o
della necessità o presso la sizigia precedente, sia essa un novilunio o un
plenilunio, rivela gli indigenti, coloro che difficilmente acquisiscono, gli
sciagurati e talora quelli che han vita breve o morte violenta o che sono
schiavi delle passioni o che sono malaticci.

Un altro capitolo, da Paolo

Dopo aver moltiplicato per 13 i gradi che l’astro ha nel segno, riportali a
partire da quel segno medesimo in cui è l’astro, dando a ciascun segno 30
gradi e laddove giunge il numero dì che quello è il luogo del dodecatemo-
rio dell’astro, come nel modo predetto. Sia la Luna a 13 gradi dell’Ariete.
Moltiplico per 13 i 13 gradi ed ottengo 169. Di questo prodotto, 150 gradi
li distribuisco, in ragione di 30 a ciascuno, all’Ariete, al Toro, ai Gemelli,al
Cancro e al Leone. Rimangono 19 gradi. Pertanto, il dodecatemorio della
Luna è in Vergine, allo stesso modo del primo metodo. Quest’ultimo, non-
dimeno, è migliore del primo, in quanto è possibile ritrovare il dodecate-

- 68 -
morio dell’astro nel medesimo segno in cui è la sua posizione, sottraendo o
non sottraendo il cerchio intiero.

Olimpiodoro c.19
Dei dodecatemori dei sette astri

«Il dodecatemorio degli astri, di qualsivoglia cardine o sorte deve essere determinato
con il seguente procedimento». L’antico ci insegna il metodo con il quale possiamo tro-
vare l’astro che signoreggia il giorno in ogni natività ed inoltre ci insegna come si deve
trovare i dodecatemori degli astri e degli angoli e delle sorti. E non ci insegna queste
cose invano, ma perché contribuiscono a conoscere, di una natività, se è felice o infe-
lice, se chi nasce è di lunga o breve vita e se sarà prospero. E’ tuttavia necessario mo-
strare le cose significate dal dodecatemorio, in quanto tra loro diverse. Dicesi dodeca-
temorio la dodicesima parte dell’intero ciclo zodiacale, sia essa un segno o in assoluto
30 gradi. Si dice inoltre che 2°30’ di ciascun segno sono proporzionate al segno mede-
simo, in quanto 2°30’ sono un dodicesimo dei 30 gradi di ciascun segno. Ma l’astrologo
ora non tratta di nessuno di questi dodecatemori, ma del dodecatemorio che, mediante
un dato calcolo, viene ritrovato nelle stelle, negli angoli e nelle sorti.
Il dodecatemorio si trova con il metodo seguente: si deve osservare non solo in quale
segno, ma anche in quale grado è l’astro. Ciò è possibile conoscere dalle tavole di To-
lemeo. Trovato il numero dei gradi che occupa l’astro, si moltiplicano per 13. ritieni
questo numero e riportalo a partire dal segno in cui è l’astro, dando ad ogni segno 30
gradi ed iniziando da quel segno ove è quell’astro ed assegnando a quello i primi 30
gradi, 30 al seguente e così via. Osserva poi in quale segno e in quale grado del segno
cade il numero che ti rimane inferiore a 30: lì si trova il dodecatemorio dell’astro che
cerchi. E dopo aver trovato il dodecatemorio, si consideri quale astro è nel segno in cui
cade il dodecatemorio: se un benefico o un malefico, se un compagno di fazione o un
avversario o ancora se nessun astro è lì presente. Osserva inoltre se il dodecatemorio
cade in un angolo, giacché anche così la natività è prospera ovvero se cade in luogo de-
clinante o succedente o nelle buone sorti ovvero nella sorte del Sole o della Luna o di
Mercurio o piuttosto nelle cattive sorti.
Cosa siano le sorti e come si traggano apprenderemo tra poco. Nondimeno osserva
ancora se il dodecatemorio cade nel segno in cui si è celebrata la sizigia precedente, no-
vilunio o plenilunio. Tutte queste cose devi considerare. E da tutte queste considerazioni
provengono diversi giudizi.
Esempio: sia Giove in Ariete a 15 gradi. Ne vogliamo trarre il dodecatemorio.
Prendo i 15 gradi e li moltiplico per 13: 10 volte 10 dà 100, 3 volte 10 dà 30, 5 volte 10
dà 50, 5 volte 3 dà 15: la loro somma dà 195. Riporto il numero dall’Ariete e giungo a
15 gradi della Bilancia e dico pertanto che in questa figura il dodecatemorio di Giove è
in Bilancia. Considero quindi come è posta la Bilancia: innanzitutto, se vi è una stella
benefica, in seguito, se è un angolo o luogo succedente, quindi se si trova in una buona
sorte - intendo quella del buon genio, che è il Sole, della fortuna, che è la Luna, della
necessità, che è Mercurio. Ora, se la stella di cui cerco il dodecatemorio è una delle be-
nefiche e quel segno ove è il dodecatemorio è un angolo od un luogo succedente ed è
presente una benefica stella, vi è ogni bene. Se è una delle malefiche e il suo dodecate-
morio non cade in uno dei predetti segni o cade dove vi è un malefico od una maligna
sorte, intendo la sorte di Saturno o di Marte, tutto offusca e crea contrarietà. Allo stesso

- 69 -
modo se il dodecatemorio di una stella benefica cade in un segno ove vi è una malefica
o una sorte maligna o un luogo cadente: tutto è allora nocivo.
Di norma, è desiderabile che le stelle benefiche, come pure i loro dodecatemori si
trovino in luoghi angolari o dove vi è una stella benefica o nella sorte del Sole, della
Luna, di Mercurio. Ma per le malefiche stelle, il contrario: o dove non vi è nessun astro
o in un luogo declinante e simili. Questo è il metodo per trarre i dodecatemori degli
astri.

Olimpiodoro c. 20
Dei dodecatemori degli angoli

Riguardo ai dodecatemori degli angoli si deve, al medesimo modo, osservare quale


segno è all’oroscopo, quale al medio cielo, quale all’occaso, quale all’ipogeo. E se desi-
deri trarre il dodecatemorio dell’oroscopo, osserva il grado che si leva. Sia ad esempio
all’oroscopo gradi 20 dello Scorpione. Moltiplichiamo per 13 e otteniamo 260, che ri-
portiamo dall’oroscopo a ragione di 30 gradi per segno ed osserviamo in quale segno
cade. Cade nel Cancro, ovvero nel nono segno. Considero quindi al medesimo modo se
cade in un angolo o in luogo cadente o succedente o laddove è una stella benefica o
malefica o una sorte buona o maligna. Similmente opererai per gli altri angoli.

Olimpiodoro c. 21
Dei dodecatemori delle sorti

Ci rimane ora di parlare dei dodecatemori delle sorti, ma non possiamo prima di sa-
pere compiutamente cosa sia la sorte e come si trae.
Bisogna sapere che di queste sorti Ermete Trismegisto ha scritto nel libro che ha
nome Panaretos, ove trasmise i giudizi relativi ad esse. Grazie alle sole sorti non è im-
possibile pronosticare di ogni azione, senz’altra considerazione.
Quest’uomo divino disse che vi sono sette sorti, pari in numero alle sette stelle.
Chiamò la sorte del Sole buon genio, quella della Luna buona fortuna, quella di Giove
vittoria, quella di Mercurio necessità, quella di Venere amore, quella di Marte audacia,
quella di Saturno nemesi. Né disse queste cose invano, ma poiché la Luna è la fortuna di
ogni cosa, chiamò la sua sorte buona fortuna; e poiché di ogni cosa è custode il Sole,
chiamò la sua sorte buon genio; e poiché Giove è signore della vittoria e dell’onore,
vittoria chiamò la sua sorte il Trismegisto; e poiché Mercurio è signore della parola e la
parola è coercitiva, chiamò necessità la sua sorte; ed al medesimo modo, secondo il ca-
rattere proprio degli astri, chiamò le sorti degli altri. Essendo tuttavia lungo argomentare
intorno al ritrovamento delle sorti, rimettiamo l’esposizione del metodo ad un’altra le-
zione.
Traiamo ora i dodecatemori delle sortia come se già avessimo ritrovato ciascuna
sorte. Ci serviamo d’altro canto del medesimo principio che abbiamo applicato riguardo
ai dodecatemori degli angoli e degli altri astri. Bisogna osservare in quale segno e grado
è la sorte del buon genio, ad esempio, o quella della buona fortuna od una qualsivoglia
altra e moltiplicare il numero dei gradi che occupa nel segno per 13, riportare quindi il
prodotto nei segni in ragione di 30 gradi a ciascuno, iniziando dal segno in cui è la

- 70 -
sorte, fino a giungere ad un altro segno: osserva quindi in quale segno giunge il numero
e dì che lì si trova il dodecatemorio della sorte. Queste cose espone nella lezione pre-
sente.
«Il dodecatemorio degli astri». E’ lecito chiedersi: perché mai si chiama dodecatemo-
rio il luogo di ciascun astro e perché si deve moltiplicare per 13. E rispondiamo: gli an-
tichi ( ) Egizi lo chiamarono dodecatemorio perché moltiplicavano per 12 il nu-
mero della posizione di ciascun astro. Ora, Paolo, venuto in seguito, riflettè che con la
moltiplicazione per 12 non si ritornava mai al medesimo segno in cui è l’astro di cui si
cerca il dodecatemorio - sovente accade infatti che il dodecatemorio dell’astro cade nel
medesimo segno in cui è l’astro medesimo. Ora, se il dodecatemorio dell’astro giunge
nel segno medesimo in cui è la sua posizione significa, se l’astro è benefico, i più grandi
beni. E’ invece manifesto che con la moltiplicazione per 12 non si compie un ritorno ci-
clico al medesimo segno, ma solo al segno vicino. Poniamo che un astro di cui cer-
chiamo il dodecatemorio sia a 30 gradi di un segno: moltiplichiamo 30 per 12 e ab-
biamo 360, riportiamo 360 dal segno in cui è questo astro: il numero non giunge al suo
segno, ma al precedente. Se, al contrario, moltiplichiamo i 30 gradi per 13 otteniamo
390 e se li riportiamo dal segno in cui è l’astro giungiamo al suo segno medesimo e al
suo trentesimo grado. Per questo motivo Paolo sostituì il 12 con il 13. Ora, poiché gli
antichi ( ) moltiplicavano con il numero 12 il grado della posizione dell’astro,
per questo il nome di dodecatemorio rimase ed in seguito il numero venne mutato in 13.
«Infatti, mediante questa osservazione, è possibile distinguere coloro che hanno suc-
cesso, i longevi, i prosperi». Cosa dice? che quando i dodecatemori delle benefiche
stelle si trovano negli angoli o nelle sorti di fortuna o del genio o della necessità o nel
luogo ove si è celebrata la sizigia precedente la natività, sia essa novilunio o plenilunio,
o dove è il Sole o la Luna o Mercurio, la genitura è illustre, colui che nasce è longevo.
Se in questi luoghi incidesse il dodecatemorio di una malefica stella, accadono le cose
contrarie: produce infatti gli indigenti, gli sventurati, coloro che acquisiscono con diffi-
coltà, che hanno breve vita e talora chi muore di morte violenta. E’ in generale desidera-
bile che i dodecatemori delle benefiche stelle cadano negli angoli o dove è un astro be-
nefico o comunque in luoghi importanti e negli altri luoghi di cui abbiamo fatto men-
zione, quelli dei malefici in luoghi non importanti e nei declinanti e simili.

asorti: ; text.: divinità.

Antiochi summaria complexio


CCAG VIII/III, p. 116

Dice che il dodecatemorio della Luna si prende in due modi: se da un lato occorre as-
sumere la latitudine della regione, dall’altro i segni retti ascendono in maggior tempo, i
curvi in minor tempo.

Rhetorii Aegypti capitula selecta


CCAG VIII/4, pp. 184-185
cap. 60. Dei dodecatemori

Se il dodecatemorio della Luna forma un trigono con la Luna medesima indica gli
illustri e gli onorati, se forma un diametro indica il contrario e l’oscurità e se cade oppo-

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sto alla Luna in un segno quadrupede e la stella di Marte testimonia, i nativi sono divo-
rati dalle fiere, in segni umani uccisi dai briganti. Se la genitura è notturna, fa gli
operosi, i solerti, coloro che nascono da una buona stirpe. Se cade accanto a Saturno la
madre è sottoposta o straniera e il nativo medesimo è subordinato; se cade presso Mer-
curio fa i dotti, gli scrittori, i sapienti; presso Giove, i venerandi e simili agli dei; presso
Venere gli affettuosi, i lieti, i sereni; presso il Sole i perspicaci, simili agli dei, coloro
che bramano ricercare intorno agli dei e al mondo. Se cade presso il culmine con le
malefiche stelle il nativo subisce la sofferenza della prigionia e vede la sua sorte volgere
al peggio. Al contrario, volgerà al bene se <osservano> Giove o Venere. Se il dodeca-
temorio di Saturno cade nel suo proprio trigono significa l’umile e l’oscuro; ma se è
concorde al Sole e alla Luna i nativi vivranno presso i re. E questo vale, allo stesso
modo, riguardo a tutti gli altri astri presso i quali cade il dodecatemorio. Il dodecatemo-
rio di Saturno e di Marte che cade nel luogo della Luna o del Sole non indica un bene.
Ma se i loro dodecatemori cadono nei propri trigoni arreca i più grandi benefìci. Si deve
osservare se <testimoniano> le benefiche o le malefiche stelle. Se cade presso il segno
levante affligge riguardo ai figli e fa i malaticci, se cade all’occaso: condanne, decadi-
menti, oftalmie; al medio cielo: ostacoli alla dignità; all’ipogeo: tormenti in luoghi na-
scosti. Simili cose crea il dodecatemorio di Marte. Se il dodecatemorio di Saturno cade
nel luogo di Giove, litigi ed inimicizie con le autorità; nel luogo di Marte: molte con-
danne; nel luogo di Mercurio: afflizioni a causa di fratelli e figli; nel luogo di Venere:
afflizioni dalle donne; nel luogo del Sole: danneggia le sostanze paterne e il padre me-
desimo. Se il dodecatemorio di Marte cade nel luogo di Venere fa gli adulteri; nel luogo
di Mercurio: dissidi con amici e fratelli; nel luogo del Sole: pericolo per fuoco e ferite al
nativo o al padre. Se il dodecatemorio di Mercurio cade nel luogo di Giove: affidamento
di capitali, vantaggi per scritti e discorsi, protezione ed appoggi dei superiori; nel luogo
della Luna: non ha ricevuto istruzione e nondimeno è sempre assorto in scritti e ragio-
namenti; nel luogo di Venere: sarà biasimato a causa delle donne, si unirà ad anziane o a
serve.

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23. Delle sette sorti nel Panaretos

La prima sorte è la sorte della Luna, che occorre calcolare, in coloro che
nascono di giorno, dal grado del Sole fino al grado della Luna ed il numero
ottenuto deve essere lanciato dalla computazione per gradi dell’oroscopo,
dando ad ogni segno gradi 30. Dove giunge il numero predetto, là si trova
la sorte della Luna. Ma per coloro che nascono la notte, il contrario, ovvero
dal grado della Luna al grado del Sole; quindi occorre, allo stesso modo,
lanciare <il numero ottenuto> dal grado dell’oroscopo.
Seconda è la sorte del Genio, che calcolerai in una genitura diurna dal
grado della Luna al grado del Sole ed il numero ottenuto deve essere lan-
ciato dal grado dell’oroscopo, assegnando allo stesso modo ad ogni segno
gradi 30; dove giungerà il numero là sarà la sorte del Genio. Ed in questo
modo nelle geniture diurne, ma nelle notturne il contrario.
Terza è la sorte dell’Amore, che nelle geniture diurne calcolerai dalla
sorte del Genio al grado di Venere e le parti equivalenti <lanciale> dall’o-
roscopo, ma di notte il contrario.
Quarta è la sorte della Necessità, che computerai nelle geniture diurne
dal grado di Mercurio alla sorte della Luna. Quindi <lancia> le parti equi-
valenti dall’oroscopo, ma di notte il contrario.
Quinta è la sorte dell’Audacia, che supputerai dal grado di Marte alla
sorte della Luna per coloro che nascono nel giorno e quindi <lancia> le
parti equivalenti dall’oroscopo, ma di notte il contrario.
Sesta è la sorte della Vittoria, che calcolerai in coloro che nascono di
giorno dalla sorte del Genio al grado di Giove; <lancia> quindi le parti
equivalenti dall’oroscopo, ma di notte il contrario.
Settima è la sorte di Nemesi, che calcolerai nelle geniture diurne da Sa-
turno alla sorte della Luna; <lancia> quindi le parti equivalenti dall’oro-
scopo, ma di notte il contrario.
Le sorti reggono a buon diritto la genitura stessa, giacché la Luna di-
viene, per ciò che è della sua natura, Tychê, il Sole Daimôn, Venere Erôs,
Mercurio Anankê, Marte Tolma, Giove Nikê, Saturno Nemesis. Quanto al-
l’oroscopo, dirige, essendo rispetto a codeste sorti nel mezzo, costituito
come ritmico movimento del cosmo intiero.
Ora, Tychê significa tutto ciò che concerne il corpo e le attività nel corso
dell’esistenza; è altrsì indicativa delle acquisizioni, della reputazione, della
dignità.

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Daimon si trova ad esser signore dell’animo e del comportamento e della
mente e di ogni fattibilità, sicché concorre a determinare l’agire.
Eros significa i desideri e le brame che scaturiscono dall’impulso, sicché
dispone dell’amicizia e del favore.
Anankê produce i legami, la subordinazione, le lotte e i combattimenti,
le inimicizie e l’odio e le accuse ed ogni altro violento accidente che può
sopraggiungere agli uomini nel corso della vita.
Tolma concorre a mostrare l’audacia e la macchinazione, la gagliardia ed
ogni inganno.
Nikê significa la fede e la buona speranza ed ogni assemblea e comu-
nanza; concorre altresì a dar mano alle imprese e al buon successo.
Nemesis viene dai geni sotterranei e da ogni cosa nascosta alla vista e di-
spone della <loro> manifestazione, dell’inoperosità, dell’esilio e della ro-
vina e dell’affanno e della qualità della morte.
Basis, ovvero l’oroscopo, è concausa della vita e del soffio; invero, al
nascere di ogni essere vivente, strappa dall’aere animato il soffio di vita in
quel breve istante in cui l’ora stilla all’atto del parto stabilito. Esso è indica-
tivo di ogni cosa.
Esempio: La sorte della Luna deve essere computata, come abbiamo
detto, nelle geniture diurne dal grado del Sole al grado della Luna, som-
mando i gradi dell’intervallo con i gradi dell’oroscopo e riportando il pro-
dotto dall’oroscopo medesimo dando a ciascun segno 30 gradi e dove
giunge il numero complessivo, quel luogo mostrerà la sorte di fortuna. Po-
niamo ad esempio, in una genitura diurna, il Sole a 28 gradi dei Pesci, la
Luna a 28 gradi dell’Acquario, l’oroscopo a 11 gradi del Leone.
Calcoliamo dal Sole alla Luna: vi sono 330 gradi. Aggiungiamoli agli 11
gradi dell’oroscopo ed otteniamo un prodotto di 341 gradi. Riportiamoli a
partire dal Leone e giungiamo a 11 gradi del Cancro: codesto è il luogo
della sorte di fortuna. Allo stesso modo computiamo la sorte del demone
dai gradi della Luna al grado del Sole: sono 30 gradi. Aggiungiamoli agli
11 gradi dell’oroscopo ed otteniamo 41 gradi. Riportiamoli a partire dal
Leone e giungiamo a gradi 11 della Vergine: codesto è il luogo della sorte
del demone. Computiamo in seguito la sorte dell’amore dalla sorte del
demone al grado di Venere: la sorte del demone è a gradi 11 della Vergine,
la stella di Venere a gradi 15 di Acquario. Calcoliamo dalla Vergine a
Venere: vi sono 154 gradi, che aggiungiamo agli 11 gradi dell’oroscopo e
riportiamo quindi il prodotto a partire dall’oroscopo. Troviamo la sorte

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dell’amore a 15 gradi del Capricorno. Ora, in questo modo si deve
procedere nel giorno, nella notte all’inverso: la sorte di fortuna, ad
esempio, deve essere assunta, nelle geniture diurne, dal Sole alla Luna, ma
nelle notturne dobbiamo procedere dalla Luna al Sole e quindi proseguire
al medesimo modo.
La sorte del padre si deve computare, nelle geniture diurne, dai gradi del
Sole a quelli di Saturno ed il prodotto, unitamente ai gradi dell’oroscopo,
deve essere riportato dall’oroscopo medesimo. Si osservi quindi dove
giunge il numero: lì si trova la sorte del padre. In genitura notturna si pro-
ceda all’inverso. Ma se la stella di Saturno è combusta,a si computa da
Marte a Giove e l’intervallo lo si riporta dall’oroscopo sia in coloro che son
nati nel giorno che nella notte. La sorte della madre, nel giorno, da Venere
alla Luna, quindi l’intervallo si riporta dall’oroscopo, ma nella notte l’in-
verso.
La sorte dei fratelli, sia nelle geniture diurne, sia nelle notturne, da Sa-
turno a Giove, quindi dall’oroscopo, la sorte dei figli, in coloro che
nascono e di giorno e di notte, da Giove a Saturno e quindi dall’oroscopo,
la sorte delle nozze, nelle geniture maschili, da Saturno a Venere sia nel
giorno, sia nella notte, ma nelle geniture femminili diurne e nottune, da
Venere a Saturno e quindi dall’oroscopo.

ascolio 50

Una stella è combusta quando è presso il Sole entro una distanza di 15 gradi; ma se
oltrrepassa i 15 gradi non è più detta combusta.

Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antiochi thesauris excerptæ


CCAG I 160 (cap. 45)

Combusti son detti gli astri che si trovano nei raggi del Sole sia nelle parti prece-
denti, sia nelle seguenti. E ciò deve essere conosciuto dal calcolo delle apparizioni.

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Olimpiodoro c.22
Nomi e significati delle sette sorti

«La prima sorte è la sorte della Luna, che occorre calcolare». Avendo nella prece-
dente lezione accennato al metodo del ritrovamento delle sorti, conviene ora che l’espo-
niamo. Ed iniziamo con la sorte di fortuna, giacché questa dea è più di ogni altre vicina
alle creature di questo mondo ed aumenta e diminuisce ogni cosa, onde quell’uomo si-
mile agli dei, Ermete Trismegisto intendo, l’assimilò alla Luna. Dopo di essa passeremo
alla sorte del buon genio, giacché da essa possiamo conoscere le inclinazioni
dell’animo, l’intelletto e la condotta della vita, come dalla sorte di fortuna conosciamo
ciò che è del corpo e che accade al corpo. In ciò consiste la più alta divinazione:
conoscere le inclinazioni dell’animo e le inclinazioni del corpo, ovvero in quale modo
l’anima, che proviene dal cielo,a si governa in questo mondo e come il corpo e le cose
del corpo e, in una parola, tutto ciò che non è esterno a noi. Adduce poi Paolo un’altra
ragione a motivare che noi dobbiamo per prima cosa determinare la sorte di fortuna e
del buon genio: da queste, infatti, traiamo tutte le altre. Non sarebbe infatti possibile
determinare le rimanenti sorti senza aver prima stabilito queste due.

Ripete poi in modo prolisso il calcolo delle sorti, quindi prosegue:


Si deve sapere che vi sono altre sorti non comprese nella Panaretos, che si chiamano
del padre e della madre e dei fratelli e dei figli e delle nozze e molte altre ancora. E di
queste Paolo non ne diede un’esposizione completa, non parlò ad esempio della sorte
dell’espatrio o dell’attività o della mercatura e simili, ma soltanto del padre e della ma-
dre e dei fratelli e dei figli e delle nozze, in quanto codeste sono necessarie. E dice che
se vuoi trarre la sorte del padre, in una genitura diurna devi calcolare dal grado del Sole
al grado di Saturno, in una notturna il contrario; ma se Saturno è combusto ( ),
calcola da Marte a Giove sia nel giorno, sia nella notte. E se la sorte del padre cade in
un buon luogo ( ), ove sono astri benefici o Saturno è angolare o semplicemente il
luogo è ben disposto, il padre è illustre e prospero; ma se non così è disposto il luogo,
dirai il contrario.

Prosegue ripetendo il calcolo delle sorti della madre, dei fratelli, delle nozze, quindi
prosegue:
Da quanto detto appare chiaramente che di norma il numero proviene o da una mi-
sura da astri verso altri astri, come abbiamo visto con daimôn e tychê (in questo caso in-
fatti il numero proviene dal Sole alla Luna e dalla Luna al Sole, e questo è anche il caso
riguardo alla sorte del padre e della madre e delle rimanenti) oppure da astri alle sorti o
ancora dalle sorti agli astri, come è il caso della sorte di amore e della necessità e simili,
ssia nelle geniture diurne che nelle notturne e, nel caso della sorte dell’amore e della
vittoria, nelle geniture diurne, dalla sorte agli astri, ma nelle notturne l’inverso; e per
quanto, è della sorte dell’audacia, della necessità, di nemesi, nelle geniture diurne, dagli
astri alle sorti, ma nelle notturne dalle sorti agli astri.

Elenco delle sorti diurne; nelle geniture diurne procedi al contrario


Sorte dell’espatrio dal Sole a Marte, sorte dell’autorità da Marte al Sole, sorte del ri-
trovamento da Saturno a Giove, sorte dell’impresa bellica da Marte a Giove, sorte del
furto da Mercurio a Marte, sorte del desiderio da Giove a Venere, sorte dell’eredità da

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Saturno a Venere, sorte dell’associazione da Mercurio a Venere, sorte del prestito da
Mercurio a Saturno, sorte della vittoria da Venere a Marte, sorte delle attività da Mercu-
rio alla Luna, sorte del comando da Giove a Venere, sorte dell’adulterio da Venere a
Marte, sorte dell’acquisto da Venere a Mercurio, sorte dei genitori dal Sole alla Luna,
sorte dei viaggi per mare da Saturno a Mercurio, sorte degli schiavi da Marte alla Luna,
sorte degli amici da Mercurio a Venere, sorte della morte da Saturno alla Luna, sorte dei
poderi da Saturno a Mercurio, sorte della supremazia da Giove a Marte, sorte dell’arte
da Marte alla Luna, sorte della malattia da Marte a Saturno, sorte della condizione di
vita da Venere a Saturno, sorte della vita dalla Luna a Venere, sorte del fondamento da
Venere a Mercurio, sorte dei nemici da Saturno a Marte, sorte della dignità dal Sole a
Marte, sorte della patria da Saturno a Mercurio, sorte del tribunale da Saturno a Giove,
sorte del soggiorno all’estero da Saturno a Marte, sorte della prigionia da Saturno al
Sole, sorte dell’afflizione da Saturno a Marte, sorte dell’azione da Giove a Venere.

Un altro capitolo, migliore, sulle sorti


Sorte della condizione di vita dal Sole all’oroscopo, sorte dell’associazione da Giove
a Venere, sorte degli schiavi da Mercurio alla Luna, sorte della vita da Giove a Saturno,
sorte della vendita dal Sole a Giove, sorte dell’agricoltura da Saturno a Venere, sorte
degli amici da Giove a Venere, sorte della stima da Giove a Venere, sorte dei patti da
Mercurio a Saturno, sorte della ricchezza da Giove al Sole, sorte del vigore dal Sole al
culmine, sorte dei nemici da Saturno a Marte, sorte dei possedimenti terrieri da Venere
a Saturno, sorte dell’acquisto da Marte a Venere, sorte della vendita da Venere a Marte,
sorte dell’odio da Marte a Saturno, sorte della disposizione testamentaria da Saturno a
Giove, sorte dell’associazione da Mercurio a Giove, sorte delle piogge da Venere a Sa-
turno, sorte dell’abitazione da Saturno alla Luna, sorte del sepolcro da Saturno alla
Luna, sorte del delatore da Mercurio a Venere, sorte della perdita da Marte a Mercurio,
sorte dei ladri da Mercurio a Marte, sorte del debitore da Saturno a Mercurio, sorte
<dell’esaltazione> della genitura dal Sole al xix grado dell’Ariete, sorte di fortuna dal
Sole alla Luna, sorte del genio dalla Luna al Sole, sorte dell’amore dal genio a
Mercurio, sorte della necessità da Mercurio a tychê, sorte della vittoria da daimôn a
Giove, sorte dell’audacia da Marte a tychê, sorte di nemesi da Saturno a tychê, sorte del
padre dal Sole a Saturno, sorte della madre da Venere alla Luna, sorte dei fratelli da
Saturno a Giove, sorte dei figli da Giove a Saturno, sorte delle nozze dei maschi da
Saturno a Venere, sorte delle nozze delle femmine da Venere a Saturno, e <queste due
sorti> si computano allo stesso modo anche di notte, sorte del luogo accusatorio da
Saturno a Marte, sorte dell’anereta dal signore ( ) dell’oroscopo alla Luna,
e di notte non cambia, sorte della morte dalla Luna all’ottavo luogo, quindi da Saturno e
di notte non muta.
Queste sorti non sono comprese nella Panaretos, che Ermete Trismegisto ha compo-
sto. Qui sono infatti tramandate soltanto le sette sorti, intendo quella di daimôn, di
tychê, di anankê, di erôs, di tolma, di nikê e di nemesis.
Il sapiente Paolo pone poi soltanto le sorti del padre e della madre, delle nozze e dei
figli e dei fratelli. Noi al contrario, affinché fosse completa la trattazione, abbiamo ag-
giunto tutte le sorti trovate dagli altri antichi. Invero, le indagini che si compiono tra-
mite le sorti convengono alle questioni di maggiore importanza. Se vogliamo conoscere
i giudizi relativi ad ogni cosa sta per essere iniziata, un viaggio, un’attività, un’amicizia,
un matrimonio od altro, se è concorde o discorde, ci rivolgeremo alla tabella delle sorti

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e cercheremo in quale modo si trae la sorte dell’azione che sta per essere intrapresa: da
quale astro a quale astro e come nel giorno, come nella notte. Ed una volta calcolata se-
condo il metodo predetto, troverai la qualità dell’esito dell’azione. Se questa sorte cade
presso la sorte del buon genio o della fortuna o della necessità o nel grado in cui si è
celebrata la sizigia precedente, novilunio o plenilunio, in quell’azione vi sarà ogni bene
e grande prosperità. Ma se cade in un luogo declinante o presso una stella malefica o in
altro luogo malvagio, ciò che si intraprende sarà discorde. Questo è l’uso delle sorti.
A buon diritto quindi il divino Ermete diede questi nomi alle sette sorti prime ed uni-
versali, intendo le sorti dei sette astri. Chiamò quella della Luna fortuna, quella del Sole
genio e così di seguito, poiché la Luna, nella sua natura, mostra la fortuna, il Sole il ge-
nio e la stella di Venere l’amore, quella di Mercurio la necessità, quella di Marte l’auda-
cia, quella di Giove la vittoria, quella di Saturno la nemesi. E l’oroscopo è posto come
arbitro di queste sorti, quasi fondamento del cosmo intero, poiché dall’oroscopo si trag-
gono tutte le sorti e poiché ciò che nasce trae da esso la vita. Allo stesso modo da esso
ha inizio ogni azione. Ora, tychê significa tutto ciò che è proprio del corpo e le attività
nel corso dell’esistenza; è altrsì indicativa delle acquisizioni, della reputazione, della di-
gnità.

Prosegue quindi ripetendo quasi alla lettera le parole di Paolo sui significati delle
sorti, quindi segue un elenco di altre sorti, non ordinato e con molte ripetizioni.

a : «che è vincolata al corpo».

Rhetorii quæstiones astrologicæ ex Antochi thesauris excerptæ


CCAG I 161-162 (c.48: Giudizi relativi alle sorti)

Quando il Sole osserva la sorte del genio fa i senza figli. Quando il Sole possiede la
sorte delle malattie produce un’affezione cardiaca. Quando Giove osserva la sorte del
genio fa colui che ha rivelazioni dagli dei e nei sogni, colui che ha caro il culto e le cose
divine, e queste cose produce pur se fosse in quadratura od in opposizione. Il signore
della sorte di fortuna nei raggi del Sole fa coloro che muoiono di morte violenta se-
condo la natura del segno in cui è la sorte; e se di poco sfugge ai raggi del Sole, chi na-
sce non muore di morte violenta, ma sarà instabile e subirà molte condanne. Se poi con-
corrono all’osservazione le benefiche stelle, non già una morte violenta toccherà al na-
tivo, ma una media fortuna.
Se la sorte dei figli giunge nel domicilio di Saturno ed una malefica stella l’osserva,
uccide i primi nati. Se la sorte dei figli incide nel domicilio di Marte ed una malefica os-
serva la sorte, uccide i figli mediani. Se la sorte dei figli incide nel domicilio di Mercu-
rio ed una malefica l’osserva, uccide i figli più piccoli.
Se la sorte del genio incide nel Capricorno il nativo è paziente e mutevole, ma in
Ariete o Leone o Scorpione è facile all’ira ed ostinato.
Quando il Sole osserva la sorte di fortuna e tiene il suo signore nei suoi raggi, fa co-
loro che son soggetti al decadimento.
Se il signore della sorte del padre si trova contrario al proprio domicilio ove la sorte
medesima si trova collocata, dì che il nativo è supposito.

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Quando il signore della sorte di fortuna è nel XII luogo ( ) ed osserva
la sorte, dì che questa figura è malvagia, segnatamente se combusto od osservato dalle
malefiche stelle è il signore.
Se presso la sorte delle nozze trovi la Luna o ancora con diametro o quadrato (...) os-
servasse la sorte delle nozze, dà nozze tra congiunti o tra fratelli. Se trovi il signore
della sorte delle nozze al suo tramonto, dì che le nozze avvengono di nascosto. Se Sa-
turno è signore della sorte delle nozze e si trova nell’angolo occiduo, colei che nasce
sarà sedotta da un uomo anziano. E se l’occidente fosse domicilio di Saturno, chi com-
pie la seduzione sarà della parentela paterna o materna od anche uno zio, non un estra-
neo. E se il signore delle nozze è al suo tramonto, l’uomo è vile assai e compie <la
seduzione> di nascosto. Osserva le apparizioni degli astri, le loro elevazioni e
depressioni e a loro conormità dipingi il seduttore, se la sua condizione è alta o bassa.
Ora, se Giove è signore della sorte delle nozze e tramonta, chi compie la seduzione è di
nobile famiglia e <gli sposi> saranno ricchi e stimati. Se Venere è signora della sorte
delle nozze ed è nell’angolo del tramonto, significa che ciò avviene con tradimento e
ludibrio; e se Marte osserva, il seduttore, per la sua azione, verrà condotto a giudizio. Se
la sorte delle nozze si trova dove è la stella di Venere, Mercuzio sorgendo all’oroscopo
od essendo angolare in un segno maschile, indica coloro che amano in fanciulli. E se la
stella di Mercurio osserva la sorte delle nozze produce la medesima cosa; ma se è in un
segno maschile indica le unioni contro natura fra maschi, in segno femminile tra donne.
Se tu trovassi il signore della sorte dei fratelli all’oroscopo, dirai che il nativo è figlio
unico. Se il signore della sorte dei fratelli cade in segno bicorporeo, dirai che ha fratelli
da un altro uomo o da un’altra madre; ed io stimo che quando la sorte ed il suo signore
cadono in segno femminile, vi è fratello da altramadre, in segno maschile, da altro pa-
dre.
Se la sorte di fortuna cade in segno maschile, il padre muore per primo, in segno
femminile, la madre. Secondo Doroteo, se è la sorte del padre ad esser colpita per prima
da un raggio di Saturno o per figura o per incontro ( , Liber Hermetis
c.37: per ingressum) il padre morrà per primo. E se osserva l medesimo modo la sorte
della madre, la madre morrà la prima. E in generale, dirai che morrà per primo quel ge-
nitore la cui sorte è osservata da una malefica stella.

Delle sorti, che son dette altresì mete. Dai Persiani


Angelicus 29 fo. 165r, cap. 89
Marcianus gr. 324, fo. 257r
Palatinus gr. 312 fo. 147v

Se qualcuno ti chiede che cosa è la sorte, rispondi che è la manifestazione di ciò che
prevale di due significati ovvero è ciò che maggiormente si conforma a dare indica-
zione. E queste mete ( ) sono molte, ma di tutte la più efficace, quella che ha mag-
gior pienezza nel significare è la sorte di fortuna: significa infatti i beni e il successo, la
buona sorte ( ), la vittoria, il buon esito e la promozione. La sorte
dell’espatrioa indica la supposizione e la rettitudine di giudizio, la congettura vera e la
retta linea di condotta, la riflessione, lo scoprire i messaggi prima del loro giungere e fa
conoscere un pronunciamento ignoto prima della sua attuazione e giudicare rettamente i
sogni. La meta delle azioni denota i benefici divini e la fermezza delle azioni. La meta

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dei fratelli e dei parenti indica quanto è di loro, la meta del padre denota l’esito e il fon-
damento del padre, la meta dei figli indica i bimbi e quanto concerne loro, la meta della
debolezza indica il malato e dove è il suo dolore, la meta degli schiavi denota ciò che è
loro proprio, come pure dei piccoli quadrupedi, la meta delle unioni indica il matrimo-
nio, la convivenza e ciò che a queste cose è affine; la meta della paura indica il dominio
e la paura e la morte; la meta dell’espatrio e dei viaggi significa ciò che concerne l’espa-
trio e la fede e il culto; la meta dell’efficacia significa l’energia e le azioni, i decreti e i
precetti, gli impegni del re; la meta della madre indica il fondamento della madre; la
meta degli amici indica ciò che concerne gli amici e le speranze e i favori e simili; la
meta dei nemici denota i nemici e il loro essere.
Tutte queste mete e sorti appartengono ai dodici luoghi. Vi sono poi altre mete che
hanno un’indubbia utilità nel porre mano alle attività. Hanno infatti molti significati su
diverse questioni e invero nulla vi è che sia privo di un suo proprio limite e indicazione
presso gli astronomi ( ). (...)
a
è la sorte del Sole. Nel trattato di Achmes essa è associata con la
sorte della Luna a indicare il benessere o il malessere del popolo, cfr. in particolare ms.
Angelicus 29 fo. 200r, cap. 49:

Placido Titi
Che cosa sia l’oroscopo lunare, che è detto altresì parte di fortuna ed in quale modo
debba essere computato
De diebus decretoriis II 61ss.

Quando Tolomeo ha da definire il luogo della parte di fortuna inizia, come è suo co-
stume, con l’insegnare un certo procedimento che sia facile a comprendersi, ovvero me-
diante la sequenza dei segni, affinché si comprenda il vero metodo, che espone in se-
guito con termini più chiari. Così pertanto inizia Tolomeo: Calcoliamo la parte di for-
tuna sia di notte che di giorno - e ciò dice per respingere l’opinione di alcuni antichi -
dal numero dei gradi compresi tra il Sole e la Luna; se lanciamo altrettanti gradi dal se-
gno ascendente, secondo la sequenza dei segni, laddove terminerà tale computo, quel
grado del segno e quel luogo diremo racchiudere la sorte diu fortuna. Se Tolomeo parla
di segni e di loro sequenza, non intende già che la parte di fortuna compia rotazione o
dimori su quei medesimi segni o lungo la via dello zodiaco; vuole soltanto mostrare la
sequenza in sè, l’ordine e la successione. Ed affinché meglio si possa comprendere il
suo divisamento, aggiunge questa dichiarazione: In modo che quel rapporto o
configurazione che il Sole intrattiene rispetto al grado orientale dell’orizzonte,
intrattenga anche la Luna rispetto alla parte di fortuna, sicché questa sia come
l’oroscopo lunare. Pertanto la parte di fortuna deve distare dalla Luna tanto quanto dista
il Sole dall’oroscopo e come l’ascendente è l’oroscopo del Sole, così la parte di fortuna
sia come l’oroscopo della Luna.
Ora, se è possibile, ricerchiamo il fondamento di codesta parte che alcuni, giudican-
dola inane, respingono. Innanzitutto è manifesto che il tempo diurno compete al domi-
nio del Sole, il notturno al dominio della Luna; d’altro canto Tolomeo dichiara ripetuta-
mente e su ciò continuamente insiste nel quadripartito. Ciò appare inoltre confermato
dai nostri esempi delle natività e delle figure di decubito. Invero, nel tempo notturno la

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Luna ha la facoltà di promuovere le sue qualità, ovvero l’umidità feconda degli esseri
viventi; e queste sue facoltà essa promuove fino al sorgere del Sole: allora infatti il Sole
inizia ad assumere il suo dominio, onde laddove vien meno l’autorità della Luna, colà
essa concede il termine estremo, la qualità massima di tutto il suo operare e della sua
autorità medesima. Ora, una cosa è chiara ed inconfutabile: gli astri influiscono in virtù
di un duplice moto, mediante il loro moto proprio lungo lo zodiaco e mediante il moto
universale nel mondo. E come, muovendosi lungo lo zodiaco, descrivono ivi i circoli
che sono misura e tempo del loro influsso - e son questi circoli in virtù dei quali effetti-
vamente influiscono - così, muovendosi per il moto universale, descrivono circoli pa-
ralleli che sono misura e tempo del loro influsso in virtù del moto universale medesimo.
Pertanto ogni distanza, sia essa proporzionale o non proporzionale, deve essere assunta
in quei medesimi paralleli in virtù del moto universale; e a tal uopo si deve procedere
nel medesimo modo con il quale si computano nello zodiaco i moti e le orbite degli
astri. Ma di tutto ciò abbiamo diffusamente trattato nella Coelestis Philosophia. Ora, se
la Luna deve distare dalla parte di fortuna l’intervallo medesimo che esprime la distanza
del Sole dall’oroscopo, ne consegue necessariamente che, giacché l’intervallo del Sole
dall’oroscopo si produce lungo il parallelo del moto universale proprio al Sole mede-
simo, allo stesso modo l’intervallo della Luna dalla parte di fortuna si produce lungo il
parallelo del moto universale proprio alla Luna.
Tuttavia qualcuno può osservare: se così stanno le cose, la parte di fortuna dovrà
piuttosto situarsi ove si trova la Luna allorché il Sole tramonta, giacché è in quel tempo
che essa inizia ad esercitare il suo dominio. Al che rispondo: primo, che le stelle ope-
rano per successione, sempre incrementando le loro qualità; ergo la Luna genera il
grado pìù vigoroso della sua qualità al termine e non al principiamento del suo operare.
Inoltre, anche il Sole concorre a stabilire il luogo di questa parte ed il Sole al suo sor-
gere inizia a vivificare con la sua luce feconda l’orizzonte intiero. Infatti, quel rapporto
medesimo che il Sole ha rispetto al suo sorgere, ha anche la Luna rispetto alla parte di
fortuna; e ancora: il rapporto tra la parte di fortuna e l’oroscopo è il medesimo che
sussiste tra la Luna ed il Sole, onde il luogo della parte di fortuna acquisisce grande
vigore in virtù di questo mutuo rapporto; e ciò quasi al modo medesimo per il quale le
configurazioni tra gli astri sono efficaci in virtù di una distanza proporzionale, le quali
distanze generano una gradualità causativa delle loro qualità e pertanto un’effettuazione
sensibile.
La nostra opinione viene inoltre corroborata dalla seguente conseguenza necessaria:
la parte di fortuna deve situarsi in quel medesimo luogo, assunto in lunghezza ed in lar-
ghezza nella sfera locale (in eo loco secundum longum et latum accepto in mundo)
ovvero in quella medesima distanza dal sorgere e in quel medesimo rapporto in altezza
rispetto all’orizzonte in cui è la Luna allorché il Sole sorge. Ed inoltre colà immobile
dimora, quantunque sia il Sole, sia la Luna procedano secondo il moto diurno (circa
mundum) ad altri luoghi.
Nondimeno, giacché la Luna procede via via lungo lo zodiaco in virtù del suo moto
orario, quale ad essa compete secondo le sue ore temporali (motu particulari horario in
zodiaco successive progreditur), anche la parte di fortuna medesima si muove del me-
desimo passo con cui la Luna si muove; e tuttavia essa sempre dimora in quel luogo in
cui la Luna medesima dimorerebbe se il Sole fosse posto all’oriente, mantenuti stabili i
luoghi del Sole e della Luna - e non già secondo il tempo precedente del sorgere del
Sole, ma secondo il tempo della figura di natività.

- 81 -
Inoltre, se la parte di fortuna ha da essere collocata in virtù della posizione della
Luna al tempo del sorgere del Sole, quando nel prosieguo del tempo i due luminari si
muovono, non vi è ragione alcuna perché la parte di fortuna non debba muoversi dal suo
luogo in larghezza e secondo declinazione dalle parti australi a quelle boreali o il con-
trario, ovvero secondo la sequenza dei segni australi e boreali, se si considera che essa
dimora stabilmente sul cerchio zodiacale e ivi procede. Invero la Luna, dipartendosi da
quel luogo, descrive un dato parallelo grado per grado; allo stesso modo il Sole dal
punto del suo sorgere. Ora, in virtù di questo moto successivo, o per meglio dire, di
questo circolo, essi luminari influiscono rispetto a noi. E questo circolo ha, senza dub-
bio alcuno, un influsso effettivo, che gli è proprio per natura (qui proculdubio circulus
influxus realis est, et in natura positus). Ne consegue pertanto che la parte di fortuna
dimora immobile così come abbiamo detto.
Così stando le cose, la parte di fortuna deve essere situata nel seguente modo: si
prenda l’ascensione obliqua del Sole all’orizzonte della regione di natività; in seguito si
prenda l’ascensione obliqua dell’orizzonte della figura di natività e sempre si sottragga
l’ascensione obliqua del Sole dall’ascensione obliqua dell’orizzonte, ad essa aggiun-
gendo, se necessità lo richiede, il cerchio intiero. Il prodotto deve quindi essere aggiunto
all’ascensione retta della Luna e tale somma mostrerà l’ascensione retta della parte di
fortuna, la quale parte sempre avrà la medesima declinazione della Luna, giacché posta
nel di lei medesimo parallelo ed ivi sempre dimorerà. Nel trattato precedente mo-
strammo un computo più semplice e nondimeno impreciso.
Infine, poiché da tale metodo segue che la parte di fortuna non prende posto, né pro-
cede lungo il cerchio dello zodiaco, ma lungo il parallelo della Luna, è conseguenza ne-
cessaria che i raggi e le familiarità dei pianeti ad essa non si producono lungo lo zo-
diaco, ma nella sfera locale (in mundo). E’ nondimeno innegabile che il segno coascen-
dente o condiscendente, come pure le stelle fisse, grande efficacia hanno nel cagionare
una qualità alla parte di fortuna medesima, come altresì il dominio dei pianeti in quel
medesimo segno.

Il modo del calcolo della sorte di fortuna, qui esposto da Placido Titi, ha i suoi precedenti, ad es.
e al-Nayri (cfr. E.S. Kennedy, D. Pingree, Al-Bîrûnî’s Treatise on Astrological Lots, Zeitschrift für
Geschichte der arabisch-islamischen Wissenschaften, n.1, 1990, pp. 9-54) e lo si ritrova talora accennato
nei manoscritti medievali, cfr. Incipit liber de iuditijs partium Ptolomei (Palatinus lat. 1892,fo. 99r-103v):
«Pars vero fortune est Lune oriens, sicut oriens ipsum Solis est oriens; hoc autem inde dinoscitur. Quod si
transactum diei tempus in partes unius hore multiplices collectaque fortunam a Lune loco distribuas ad
locum partis fortune absque dubio pertinet».

, Libri Mysteriorum, III, 581


Delle sorti dei sette astri
Angelicus 29, fo. 86r
Laurentianus Pluteus 28,33, fo. 179v

Poiché il Sole primeggia nel cielo e dopo di esso la Luna, ed il Sole è signore del
giorno, la Luna della notte, la prima sorte fu chiamata sorte di fortuna. Si assume dal
Sole alla Luna e i gradi d’intervallo si aggiungono all’oroscopo, onde se i due luminari
si trovano nel grado medesimo dell’oroscopo, ivi si ritrova anche la sorte di fortuna.
Essa significa le facoltà vitali2 e i corpi e la ricchezza e i vantaggi e ciò che giunge a

- 82 -
buon esito e l’oro e l’argento e la prosperità e la penuria e le lodi e le elvazioni e la
stima e l’autorità e il regno e i beni e i mali e chi è presente e chi è assente e ciò che è
manifesto e ciò che è nascosto. Significa inoltre i pensieri e gli inizi delle azioni. E
siccome il Sole primeggia su tutti gli astri che sono nel cielo, anche questa sorte
primeggia su tutte le sorti: quando pertanto è in un buon luogo, osservata da astri
benefici, dà successo, prosperità, comandi, autorità, molta ricchezza e circonda di beni.
Seconda è la sorte del genio, che si assume nel giorno dall’intervallo tra la Luna e il
Sole, ma di notte l’inverso, e si aggiunge all’oroscopo. Significa ciò che riguarda la reli-
gione e la fede e le opinioni e la profezia e i misteri e le riflessioni e i lati nascosti delle
azioni e i ragionamenti ed ancora le lodi, la consapevolezza morale, la generosità e i
caldi e i freddi3 .
Queste due sorti significanti hanno più forza delle altre sorti sia nelle rivoluzioni de-
gli anni, sia nelle natività. E nel giorno la forza più grande è della sorte di fortuna, nella
notte della sorte del genio, sebbene non si possa dire che il vigore medesimo che la
sorte di fortuna ha nel giorno, anche la sorte del genio ha nella notte, poiché invero que-
st’ultima è subordinata alla prima.
1
Il testo arabo del non riporta i nomi greci delle sorti, ma dà ad esse una
diversa denominazione [Cfr. al-Bal , Liber introductorii maioris ad scientiam judiciorum
astrorum, ed. R.J. Lemay, Napoli 1995, III, pp. 619-622 (testo arabo); V, pp. 328-332 (trad. lat. di
Giovanni di Siviglia)]. La prima sorte è denominata: sorte della Luna, sorte della fortuna (sahm al-
), la seconda sorte del Sole, sorte di ciò che è nascosto (sahm ) e Giovanni di Siviglia traduce
pars futurorum. La sorte di Saturno è chiamata sahm al- e Giovanni di Siviglia traduce correttamente:
pars ponderosa. La sorte di Giove è al-fala , che viene resa con que est beatitudinis et au-
xilii, dove con il secondo termine si può intendere anche la vittoria [Così traduce Ch. Burnett, cfr.
, The Abbreviation of the Introduction to Astrology, together with the Medieval Latin Translation
of Adelard of Bath, ed. tr. by Ch. Burnett, K. Yamamoton M. Yano, Leiden-New York-Köln 1994, p. 71];
ma l’accezione prima di è il soccorso divino. La sorte di Marte è sahm al- , che Giovanni
rende con que est audacie [Adelardo: Cehem litigi et discidii]. La sorte di Venere è ,
que est amoris et concordie [Adelardo: Cehem appetitus et societatis]; quella di Mercurio è sahm
e Giovanni traduce que est ingenii, ma significa piuttosto l’espediente, lo stratagemma,
l’invenzione e proviene dalla radice , che contiene l’idea dell’alterazione e del cambiamento.
D’altro cantro, questo termine, al plurale, significa la meccanica ( ). Nel descrivere poi questa
sorte, l’autore ci dice che è anche chiamata sahm al-faqr, sorte della povertà o dell’indigenza. Adelardo la
chiama cehem sollicitudinis inefficacis [Ch. Burnett, op.cit., p. 128]. E’ interessante notare che nel
chiama la sorte di Saturno "sorte dei vincoli" (sahm ) e che dà
alla sorte di Venere un’ulteriore denominazione: sahm al- , sorte della costanza, la pars stabilitatis o
pars durationis del Medioevo latino [Adelardo: Cehem forme et perfectionis].
2
Nel Ki dice che significa l’anima (nafs), la sua fortuna e forza.
3
Cfr. la traduzione di G. Bonatti (Decem continens tractatus astronomie, Auguste 1491, VIII, 2, 2):
«Proprietas partis futurorum est significare animam et corpus post partem fortune ac ipsorum esse ac fi-
dem et prophetiam et religionem et dei culturam et secreta et cogitationes et intentiones et res occultas et
omne quod est absens et curalitatem et largitatem et laudem et bonam famam et calorem et frigus».

III, 59
Della sorte di Saturno

Poiché la sorte di Saturno è la più greve e significa ciò che è furtivo e gli esuli e fug-
giaschi e i terreni e le costruzioni e le prigioni e i vincoli e la miseria e la religione e la
moderazione, diciamo che questa sorte si trae di giorno da Saturno fino al grado della

- 83 -
sorte di fortuna e l’intervallo si aggiunge all’oroscopo. Codesta sorte significa ciò che
attiene alla religione e alla temperanza e al disprezzo del mondo1 . Significa inoltre le
cose che si perdono o vanno in rovina o son rubate o cadono in un pozzo o comunque
nell’acqua. Significa di poi i morti e la qualità della morte, ed ancora i semi, le costru-
zioni, il mantenimento delle proprietà e le angustie, la penuria, le voci buone e cattive.
Significa infine l’età della vecchiaia ed i reclusi e talora la fine della prigionia.
1
text.ar.: significa sulla memoria ( ), sulle lunghe meditazioni, sulla religione e l’amministrazione pub-
blica ( ) e sulla vita pia (da eremita: nask), la continenza ( ).

III, 60
Della sorte di Giove

Poiché Giove è significatore della promozione e della vittoria e dei trofei e degli one-
sti profitti, dissero gli antichi che si deve trarre la sua sorte, nel giorno dalla sorte del
genio fino a Giove e nella notte l’inverso, da Giove alla sorte del genio, ed aggiungere
l’intervallo all’oroscopo. Questa sorte significa le buone e opportune reputazioni e la
vittoria e la promozione e la liberalità e i buoni esiti1 e il perdurare nella propria fede e
nel riporre in Dio le proprie speranze 2 e la solerzia nelle cose da fare e l’amore del bene
e del giusto e il giudicare in mezzo agli uomini e le costruzioni dei templi e l’amore
della conoscenza ed ogni altro bene.
1
; Laur.: , assalto.
2
; Laur.:

III, 61
Della sorte di Marte

Poiché Marte significa l’audacia e l’animosità, dissero gli antichi che la sua sorte si
deve trarre, nel giorno, da Marte alla sorte di fortuna, di notte l’inverso e dove giunge, lì
è la sorte di Marte. E quando è ben posta significa le guide intelligenti1 e le alleanze mi-
litari e l’arditezza e la virilità2 e il disprezzo del pericolo e la durezza di cuore3 e la
sollecitudine nelle cose da intraprendere. Quando è mal posta significa le paure e il
ladrocinio e i fatti turpi e gli adulteri e gli schiavi e le frodi e gli inganni.
1
; text. ar.: , governo politico
2
text.ar.: coraggio, audacia, primeggiare, precedere, essere in testa (qadam), intrepidezza (jura’, con idea
di giovinezza), e tutte queste cose sono fortune dell’anima (nafs) e sua forza
3
, brutalità, assenza di scrupolo.

III, 62
Della sorte di Venere

Poiché Venere significa l’amicizia e l’unione, gli antichi trassero la sua sorte, nel
giorno dalla sorte di fortuna alla sorte del genio 1 , di notte l’inverso, e l’intervallo
aggiunsero all’oroscopo. Ora, questa sorte significa il desiderioe la brama verso le
unioni, ed inoltre le amicizie, gli accoppiamenti e gli scherzi e i piaceri e i profumi.
1
Laur.: ejpi; th;n ajfrodivthn.

- 84 -
III, 63
Della sorte di Mercurio

La sorte di Mercurio si trae nel giorno dalla sorte del genio a quella di fortuna, di
notte l’inverso, e l’intervallo si aggiunge all’oroscopo. E quando è mal posta significa
l’indigenza1 e le ostilità e le paure e l’odio, le rivalità, le inimicizie, la collera. Quando è
ben posta significa il negoziare, la compera e la vendita e le considerazioni, gli espe-
dienti, gli amministratori e la scrittura e il calcolo. Significa ancora l’inclinazione alla
matematica e soprattutto all’astronomia.
1
wa-hua sahm al-faqr wa-qillat al- aylat, ed essa è chiamata sorte della povertà e della pochezza dei
mezzi.

- 85 -
24. Esposizione schematica dei dodici luoghi

Dei dodici luoghi che vengono determinati al fine di una descrizione


complessiva degli eventi, primo in ordine ed importanza è l’oroscopo. In
virtù di esso è possibile comprendere ogni cosa attiene alla vita dell’uomo.
Invero, l’oroscopo fu posto come datore della vita e dello spirito, ond’è
chiamato timone. E significa l’adolescenza, che è la prima età. E mostra il
vigore sia dei beni, sia dei mali. In questo luogo la sola stella di Mercurio si
rallegra più di ogni altra. Quando una stella benefica o un luminare o la
stella di Mercurio è presente all’oroscopo,a in assenza di configurazione
con le malefiche, colui che nasce è vitale, sano il suo nutrimento e condurrà
a termine la sua vita nella prosperità. Se al contrario una stella malefica
sorge all’oroscopo ed osserva il Sole o la Luna, chi nasce non supera l’età
del nutrimento o sarà di breve vita o malaticcio o viziato nel corpo o ancora
trascorre la vita in orfanezza.
Il secondo luogo dall’oroscopo è chiamato ‘condizione di vita’ o ‘porta
dell’Ade’ e ascensione che segue l’oroscopo. Indica talora ciò che riguarda
le attività, in quanto si trova concorde al culmine superiore in virtù del tri-
gono sinistro. b Le stelle benefiche presenti in questo luogo portano in atto
con il passare degli anni e mostrano talvolta coloro che ereditano beni al-
trui.c Invero, questo luogo prese nome di distributore delle buone speranze.
Le malefiche stelle presenti in questo luogo mostrano il decadimento delle
condizioni di vita e la perdita delle sostanze ed in generale coloro che ac-
quisiscono con difficoltà, onde talora fanno gli emigranti.
Il terzo luogo dall’oroscopo è detto acquisitivo delle sostanze. Significa
inoltre ciò che riguarda i fratelli. E’ chiamato dea, luogo della Luna e decli-
vio propizio. Ha inoltre in sorte la questione dell’amicizia e il patronato e
talvolta diviene concausa dell’espatrio, giacché si trova opposto al luogo
degli dei che insegna sull’espatrio. In questo luogo la Luna sola, più delle
altre stelle, si rallegra. Quando le benefiche stelle sono qui operanti, es-
sendo nella loro fazione, migliorano la condizione di vita, favoriscono l’ac-
quisizione delle sostanze e giovano riguardo ai fratelli e agli amici, giacché
mostrano conformità del sentire. Creano inoltre coloro che hanno molti
amici e i celebri e coloro che hanno molti fratelli e portano favori e doni da
parte di amici e fratelli. d Le malevoli stelle, trovandosi in questo luogo,
portano a compimento il contrario di quanto predetto.e

- 86 -
Il quarto luogo dall’oroscopo è detto ipogeo e culminazione inferiore,
occupando l’angolo del settentrione. Insegna sull’età della vecchiaiaf e
sulla fine della vita e sulla sepoltura del corpo e su quanto segue la morte.
Questo luogo ha significato sui beni fondiari e immobili, sui genitori, sulla
terra natia, sulla durata e su ogni bene mobile, onde talora diviene
acquisitivo di navi e di umidi luoghi. Indica inoltre quanto riguarda le
relazioni umane. ¶ Quando in questo luogo vi è la stella di Saturno nella
propria fazione indica i ricchi e coloro che acquisiscono nell’età matura
proprietà e sostanze; talvolta questa stella è apportatrice di guadagni
inaspettati. Ma quando è contraria alla propria fazione, non v’è che danno.
Invero, nella notte sminuisce il patrimonio paterno e dispone la dimora del
padre in paese straniero o l’orfanezza del nativo o ancora mostra una
giovinezza malata e contribuisce ad una vita oscura o ad un’esistenza ove
vi è macchia d’infamia o disonore. ¶ Quando in questo luogo, nel giorno, vi
è la stella di Marte, nascono i malaticci e gli epilettici; di notte, al contrario,
suscita avversità minori e talvolta - se una benefica stella l’osserva - porta
il nativo alla milizia. Nondimeno indebolisce ciò che attiene alle nozze e ai
figli ed in generale fa coloro che sono offesi frequentemente dalle donne e
che sono da esse ricompensati con l’ingratitudine.
Il quinto luogo dall’oroscopo ha nome ‘buona fortuna’ ed è luogo di Ve-
nere, giacché qui la stella di Venere, più di tutte le altre, si rallegra. E’ il
luogo che segue, nell’ascendere, il cardine ipogeo ed insegna sulla que-
stione dei figli. In questo luogo si rallegrano le stelle benefiche e danno fe-
lice prole, ma le malefiche si rivelano sottrattrici dei figli.
Il sesto luogo dall’oroscopo ha nome ‘cattiva fortuna’ e ‘pena’ e ‘luogo
che è già tramontato’ e ‘declivio nocivo’, luogo in cui Marte è operante ed
insegna intorno alle malattie. In questo luogo la stella di Marte si rallegra
più di tutte le altre stelle. Ed invero, le altre stelle presenti in questo luogo
si rivelano inefficaci e deboli quanto alla forza produttiva delle loro
operazioni specifiche, se una stella benefica non occupasse l’angolo
supremo o il luogo che sorge dopo l’oroscopo. Inoltre, in questo luogo
l’astro che dà l’agire acquista vigore se porta i suoi raggi per gradi al grado
culminante, giacché questo luogo è concorde e destro, in virtù della sua
disposizione trigonica rispetto al cardine supremo. Questo luogo significa
ciò che attiene al servire, segnatamente del sesso femminile, serve intendo
e bestie femmine. Arreca inoltre le inimicizie suscitate da persone
femminili e le insidie e le ribellioni. ¶ Il Sole in questo luogo mostra colui

- 87 -
che nasce da un padre povero ed oscuro o vile o decaduto e talvolta
l’orfano di padre.g ¶ La Luna in questo luogo farà colui che nasce da madre
serva o indigente o misera o di nessun conto e talora produce l’orfanezza
della madre. h ¶ In questo luogo, che è il sesto dall’oroscopo, Marte si
rallegra in genitura notturna ed incita alla milizia o ad una gloria marziale,
se si trova in un segno femminile ed in trigono al Sole o alla Luna o alla
stella di Giove o ancora quando è con la stella di Venere o in trigono ad
essa.i
Il settimo luogo dall’oroscopo insegna sulle nozze, sugli espatri di lunga
durata, sulla qualità della morte e si chiama ‘antioroscopo’. E’ questo l’an-
golo del tramonto e manifesta l’età senile. Quando la stella di Saturno si
trova di giorno in questo luogo si rallegra, se è nel proprio segno o trigono
od esaltazione. Denota allora le persone longeve, che conseguono tardiva-
mente il buon esito, ricche e nondimeno fa coloro che non mancano di sof-
ferenze nelle parti nascoste, ché suscita mali alle parti posteriori, talora
l’arresto del flusso sanguigno, talaltra le dissenterie e i flussi di ventre. Ora,
questa stella accresce maggiormente gli accessi di queste sofferenze
quando si trova operante in segni alieni. ¶ La stella di Marte in questo
luogo concorre a produrre molti mali e volge sia alle infermità, sia alle
malattie. Ma in generale fa coloro che acquistano con difficoltà e che tra-
scorrono la vita in terra straniera o gli emigranti o gli esuli e talora mostra
coloro che hanno breve vita o morte violenta quando osserva il Sole o la
Luna o riceve l’applicazione lunare, essendo priva del raggio di stelle bene-
fiche.j ¶ La stella di Giove in questo luogo fa coloro che, con il trascorrere
del tempo, acquistano con facilità. E’ questo invero l’angolo dell’esito tar-
divo, che concede promozioni con il passare del tempo. Arreca inoltre le
buone nozze, quantunque sia avaro di figli e mostri altresì coloro che, a
causa della moglie e dei figli, provano afflizioni. ¶ La stella di Venere nel-
l’angolo del tramonto fa coloro che amano innovare e mostra una vecchia
priva di pene ed arreca una dolce morte.k ¶ La stella di Mercurio fa gli as-
sennati, coloro che conoscono le lettere e le scienze, facili nondimeno ad
esser presi da malattie dell’animo. ¶ Il Sole nell’angolo del tramonto rivela
la vita splendida e la ricchezza e fa coloro che nascono da padri insigni, se
si trova in un segno maschile senza il raggio delle malefiche stelle, diurna
essendo la genitura. ¶ La Luna, trovandosi nel settimo luogo dall’oroscopo,
produce l’espatrio. Se si trova in segni umidi, diurna essendo la genitura, fa

- 88 -
gli armatori, i nocchieri, i naviganti e quanti vivono del commercio. Pro-
duce inoltre coloro che molto vagano e che hanno una sorte altalenante.
L’ottavo luogo dall’oroscopo è detto inoperoso, giacché alieno e di-
sgiunto dal segno levante. E’ inoltre luogo che declina dopo il tramonto ed
insegna sull’esito della morte. Questo luogo non è atto all’esito e le benefi-
che stelle qui presenti apportano vantaggi dalle morti: arrecano infatti l’ere-
dità e mostrano coloro che traggono un beneficio dai decessi. E questo mo-
strano non solo le benefiche, ma anche le malefiche stelle presenti in que-
sto luogo arrecano beneficio dalle morti ed altresì la Luna, quando aumenta
il duo moto ed è crescente, l giacché, quando procede dopo il novilunio ap-
pare nel mondo visibile in questo luogo, pertanto indica i vantaggi che pro-
vengono dai decessi e l’eredità, soprattutto quando si muove verso la parte
boreale. ¶ Il Sole in questo luogo mostra il decadimento della condizione
paterna o una sua infermità o malattia o ancora è segno della sua morte
prematura ed in ogni altra questione è improduttivo. ¶ In questo luogo la
Luna calante, priva del raggio delle benefiche stelle, fa gli indigenti, i mi-
seri, coloro che acquistano con difficoltà, i soggetti alle passioni. E le stelle
malefiche qui presenti, contrarie alla propria condizione, arrecano il deca-
dimento della condizione di vita, il degrado delle attività, perdite ed avver-
sità non comuni e talora sono una delle cause di una cattiva morte. ¶ La
stella di Venere rende infruttuosa la vita coniugale e mostra talora i pedera-
sti, talora i soggetti alle passioni e gli impudichi. ¶ La stella di Mercurio fa
coloro che amano la quiete, i taciturni, chiusi in se stessi e talora, se osser-
vata da un astro malefico, sono ladri o falsari. Se questa stella si trova nei
raggi del Sole o è osservata da Saturno per compresenza o posizione qua-
drata o diametrale, avendo un maggior numero di gradi di Saturno, fa gli
sciocchi, gli inconsiderati, gli oziosi.
Il nono luogo dall’oroscopo significa ciò che è degli dei, e i sogni e l’e-
spatrio. E’ luogo astronomico e precede il culmine se ti muovi dal tramonto
al sorgere. E’ chiamato luogo del Sole, giacché in questo segno soltanto il
Sole si rallegra. E’ detto inoltre declivio propizio. E quando il Sole o Sa-
turno o Giove o Mercurio hanno qui autorità concedono favori o doni o be-
nefici dagli dei e dai re. Fanno inoltre i filosofi e i misti, coloro che hanno
ricche doti naturali, onde talora i nativi sono preposti al culto religioso e ai
templi. Concedono inoltre i favori dei re e mostrano altresì coloro che
espatriano. Se il Sole è con l’astro di Mercurio fa gli interpreti dei sogni, gli
astrologi, gli auguri e, in generale, quanti partecipano ai misteri. Ed anche

- 89 -
la Luna, in questo luogo, fa coloro che espatriano, se si applica ad una ma-
lefica stella o a Mercurio.
Il decimo luogo dall’oroscopo è detto medio cielo e luogo di mezzo della
parte superiore ed è l’angolo meridionale che mostra le sue energie a
partire dall’età media. Insegna sulle attività, la stima, il credito, le relazioni,
la dignità, la patria, la durata e fu inoltre posto a significare ciò che
riguarda le nozze e i figli maschi. ¶ Quando il Sole si trova in questo luogo
fa coloro che sono atti al comando, gli illustri, i rinomati, se è libero
( ; Boer: ) dai raggi delle malefiche stelle. Crea inoltre i
figli di un padre insigne. ¶ Nelle natività notturne, la Luna in questo luogo
fa le persone chiare e distinte, i ricchi, i funzionari del pubblico tesoro e gli
amministratori, se non è osservata da Saturno o da Marte sia per
compresenza, sia per posizione quadrata o diametrale. Troverai inoltre che
le madri di queste persone sono di nobile stirpe. ¶ Quando la stella di
Saturno ha questo luogo nelle geniture diurne e si trova nei segni ove si
rallegra, dà occupazioni in attività umide e mostra i possidenti, gli amanti
delle campagne, i proprietari terrieri e di beni immobili. Quando possiede
questo luogo nelle geniture notturne, i nativi sono occupati in umide attività
ed inoltre crea gli sventurati ovvero coloro che hanno cattivo esito, che non
progrediscono e gli inoperosi, i mal sposati, coloro che hanno pochi figli,
gli indigenti e talora coloro che vivono per lungo tempo all’estero o
dimorano lontani dalla loro città e quanti errano a lungo. ¶ La stella di
Giove, di giorno in questo luogo, se aumenta il proprio moto e non ha raggi
di Marte, fa coloro che hanno una vita gloriosa, una condizione signorile,
gli illustri, i rinomati o coloro cui sono affidati gli affari dei re e dei
magnati ed inoltre i distinti, a tutti noti, gli uomini intraprendenti e gli
amici dei grandi. In genitura notturna, i nativi sono illustri, ma non al
medesimo modo felici e prosperi, né sono così stimati e le loro attività non
dureranno sempre. ¶ La stella di Marte nel luogo più elevato, al medio cielo
intendo, nelle natività diurne separa i genitori l’uno dall’altro e travolge i
nativi che trascorrono tutta la vita in indigenza e in privazione, senza
speranza di vita, non sposati e questo decerne fin dalla giovinezza. Talora
fa anche coloro che muoiono di morte violenta, se non ha raggi di
benefiche stelle. Ma se Giove e Venere sono ad esso configurati avranno
una buona vecchiaia e sfuggiranno il pericolo di una violenta morte. E se
questa stella è in segni maschili, sia nelle diurne, sia nelle notturne natività,
dà penuria di figli maschi. ¶ La stella di Venere culminando al suo sorgere

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vespertino senza l’osservazione degli astri malefici fa i sommi sacerdoti,
coloro che hanno successo, i consiglieri, i prelati di rango (neocori), i
pritani, gli stefanefori. E’ inoltre suscitatrice di felici nozze e buona prole e
significa coloro che sono celebrati dal popolo, graditi e famosi. Quand’è al
suo sorgere mattutino muta al contrario la qualità di quanto predetto e
talvolta fa coloro che hanno inclinazione per le arti, talvolta chi vive
miseramente e comunque, per lo più, i piacevoli e gli arguti, esperti delle
opere pure, onde significa anche i musici e coloro che vivono della loro
voce. ¶ La stella di Mercurio nel luogo più elevato fa coloro che vivono di
scienza, lettere e discorsi, onde sono ispettori o segretari o revisori o notai
o avvocati o procuratori o giuristi o interpreti o banchieri. E se si configura
a Marte per compresenza o per quadratura o diametro fa i falsi, gli atei, gli
empi, i ladri sacrileghi che sottraggono ciò che è sacro ed inoltre i maghi o
i loro complici e i falsari o i ladri o gli assassini e i loro compari; ed in
generale fa i malfamati e quanti sono noti a causa loro, giacché talvolta
indica i boia, i carcerieri, i doganieri. Invero, la commistione di Marte e di
Mercurio, senza l’assistenza delle benefiche stelle, è causa di cattive azioni
e predispone coloro che agiscono al male.
L’undicesimo luogo dall’oroscopo è detto buon genio ed è luogo di
Giove, giacché quivi si rallegra più di tutte le altre stelle. Questo luogo in-
dica infatti gli appoggi e le protezioni ed è inoltre significatore delle buone
speranze. ¶ Se il Sole si trova in questo luogo mostra che il nativo ha un
padre illustre e ricco e con il trascorrere del tempo egli stesso diverrà pro-
spero ed acquisterà facilmente. ¶ La Luna in questo luogo, segnatamente in
una genitura notturna, rende la madre onorata e ricca e agiata e dà a chi na-
sce ricchezza di risorse e nobiltà e decoro, se si applica ad una benefica
stella. ¶ L’astro di Saturno in questo luogo, essendo nella propria fazione,
fa coloro che con il trascorrere del tempo si procacciano beni solidi e
durevoli e nondimeno sono neghittosi nelle loro attività e nei loro propositi.
¶ La stella di Giove, quando occupa l’undecimo luogo, sia di notte, sia di
giorno, migliora la condizione di vita e dispone alla rinomanza e
all’acquisire. Fa i nativi illustri ed essi trionfano sui propri nemici e li
preserva per la maggior parte dalle infermità e dalle malattie. ¶ Saturno in
questo luogo, nelle geniture notturne, diminuisce quanto è già posseduto e
fa le persone neghittose all’agire, che non conseguono i loro propositi e che
difficilmente acquisiscono.m ¶ La stella di Marte, quando occupa
l’undecimo luogo dall’oroscopo in una genitura diurna, mostra il venir

- 91 -
meno della condizione di vita, la perdita delle attività, il mutamento dei
luoghi, i passi falsi e le cadute. Ed inoltre porta l’infelicità riguardo ai figli.
Ma nelle geniture notturne arreca numerosi vantaggi, fa coloro che sono
stimati da molti e che sono familiari dei potenti. ¶ La stella di Venere fa
coloro che hanno felici nozze, una condizione di vita prospera, regolare e
ordinata; di nulla mancano e col passar del tempo hanno successo, se
questa stella non è osservata dal raggio delle malefiche. ¶ L’astro di
Mercurio in questo luogo, al suo sorgere sia mattutino, sia vespertino, fa
coloro che vivono di lettere e d’istruzione. Copiose sono le loro attività e
con il passar del tempo aumentano la loro condizione di vita. Ora, poiché
questa stella è causa di virtù, fa coloro che professano una disciplina.
Il dodicesimo luogo dall’oroscopo ha nome “cattivo genio” e luogo che
ascende prima dell’oroscopo ed è luogo di Saturno. La sola stella di
Saturno qui si rallegra nelle geniture diurne ed in un segno maschile e
sempre fa coloro che dominano i propri nemici, che tiranneggiano, che si
insuperbiscono delle proprie azioni. Mostra i prefetti, coloro che hanno
un’autorità, che agiscono con vigore e con severità, dall’indole dispotica.n
Questo luogo insegna inoltre sulle malattie e sul parto e sui nemici e sui
servi maschi e sui quadrupedi. ¶ Quando il Sole si trova in questo luogo
significa l’esilio del padre e in generale indebolisce il padre con malattie o
infermità o sciagure o ancora ci rivela un padre asservito a causa della
povertà o di un’umile origine o di un disonore. Quanto ai nativi, li mostra
senza lustro, indigenti, privi di mezzi. ¶ La Luna in questo luogo indica una
madre serva o insignificante o umile o decaduta. E se è osservata da una
malefica stella o a questa si applica la rende assai soggetta a malattie,
colpita da infermità o di breve vita. Ed i nativi sono poveri e sventurati:
invero la Luna, in questo luogo, fa di norma quanti non hanno successo. ¶
In questo luogo la stella di Giove significa il sollevarsi dei nemici, i litigi
che sorgono per le cose più insignificanti e sminuisce il patrimonio paterno.
Porta nondimeno un giovamento in ciò che concerne i servi e i quadrupedi,
giacché in queste cose mostra convenienza ed opportunità. ¶ La stella di
Marte in questo luogo affligge quanto attiene ai servi e i quadrupedi ed
arreca liti, slealtà, tradimenti dei servi. ¶ La stella di Venere in questo luogo
fa coloro che patiscono afflizioni e angustie a causa delle donne e che sono
sopraffatti da sofferenze dell’animo, segnatamente dalle passioni amorose.
Hanno rapporti con serve, con vecchie o con cortigiane, onde trascorrono la
vita in assenza di figli. E se l’astro che dispone la stella di Venere si

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configura in un angolo, fa coloro che si uniscono a serve, che hanno nozze
infelici e talora i mezzani delle proprie donne. ¶ Quando la stella di
Mercurio occupa questo luogo produce i ladri, i distruttori, i maldicenti,
coloro che agiscono con la frode, coloro che sporgono querela per
conseguire un fine illecito, i fraudolenti, i dissimulatori. Talora fa i
funzionari, i maestri elementari, gli interpreti, gli avvocati.o

Integrazioni dal commento di Olimpiodoro e dallo scoliaste

aQuando la stella di Mercurio si trova all’oroscopo, testimoniata dalle benefiche o


con il Sole, ma non combusta, porta alla genitura i più grandi beni.
b scolio 52: Invero vi sono cinque segni dal medio cielo al secondo luogo, che costi-
tuiscono il trigono, sicché tra il medio cielo e il secondo luogo vi è la figura del trigono.
Ora, poiché il medio cielo è verso le parti precedenti, il secondo luogo verso le seguenti,
è detto sinistro.
cSignifica altresì quanto concerne l’eredità, se Giove o Venere si trovano in questo
luogo.
d Quando Venere o la Luna sono in questo luogo al tempo della genitura, irradiate
dalle stelle benefiche e non configurate alle malefiche, concedono ogni bene riguardo a
ciò che è proprio a questo luogo: l’acquisizione di beni, la benevolenza di amici e fra-
telli, la protezione dei superiori, profittevoli viaggi. Se la Luna o Venere sono in questo
luogo irradiate da una malefica stella, tutte queste cose sono offuscate, ma non del tutto,
giacché la Luna è nel luogo che assolutamente le conviene.
eSe in questo luogo non vi fosse alcuna stella occorre osservare se il luogo medesimo
è irradiato dalle benefiche o dalle malefiche ed in questo modo appariranno cose mode-
ratamente buone o cattive. E questa osservazione deve essere compiuta riguardo a tutti i
luoghi in cui nessuno dei sette astri è presente.
fscolio 56: Dice che produce gli eventi nella vecchiaia, in quanto ha accolto in sé il
fondamento della natività. Riguardo alle azioni, indica quelle che avvengono con len-
tezza. Dice poi che se le stelle benefiche sono presenti nell’angolo ipogeo, le cose pre-
dette volgono al bene ed inoltre il nativo raggiungerà la vecchiaia e sarà seppellito dai
suoi e lascerà eredi. Similmente se (questo luogo) è testimoniato dalle benefiche stelle.
Se tu trovassi qui una delle malefiche, non sempre insorgono mali. La stella di Saturno,
infatti, si rallegra in questo luogo, segnatamente nella propria fazione, ricchezza e gua-
dagni, li porta dopo l’età media. Ma se lo trovassi contro la propria fazione è nocivo e
deteriora il patrimonio paterno.
g E se è irradiato dal trigono di una benefica stella, significa che si è unito con una
donna ricca.
h Ma se è irradiata dal trigono di una benefica stella, significa che si è unita con un
uomo ricco, ma non è stata affrancata.
i Ma se non è configurato ad una benefica stella, neppure così porta i grandi mali, se
non è contrario alla sua fazione. Si intenda al medesimo modo riguardo a Saturno in
questo luogo e nella sua fazione, giacché le malefiche si rallegrano nei luoghi malvagi.
Nondimeno, se le malefiche stelle si trovano qui contrarie alla loro fazione producono

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mali secondo la proprietà di questo luogo, intendo infermità e ribellioni di persone
femminili.
j Se la stella di Marte si trova in questo luogo concorre a produrre molti mali, soprat-
tutto se è privo delle testimonianze delle benefiche stelle, ad esempio quando Marte si
configura al Sole o alla Luna o quando accoglie l’applicazione della Luna. Allora cir-
conda di varie sofferenze. Se si configura al Sole e alla Luna senza l’irraggiamento
(aktinobolia) delle benefiche fa coloro che hanno breve vita e che muoiono di morte
violenta. Conoscerai la qualità della morte dalla qualità dei segni: se il segno è umido,
come l’Acquario o i Pesci, annegherà nell’acqua; se è ardente, come il Leone, morirà
nel fuoco; se è armato, come il Sagittario o i Gemelli, per la spada; se è ferino, come il
Capricorno, il Leone, lo Scorpione, a causa delle fiere. Mostra inoltre coloro che sono
poveri, che emigrano, che sono incostanti.
k Venere... fa gli incostanti nelle nozze o coloro che non si sposano affatto, concede
tuttavia una vecchiaia priva di affanni e una dolce morte
l E si dirige verso la parte boreale (dell’eclittica).
m...ma non affligge fortemente in virtù della natura del luogo.
n Contrario alla sua fazione, significa il venir meno delle sostanze paterne, le avver-
sità cagionate dai servi e talora trafigge di infermità i nativi.
o ...secondo la natura dei segni e la configurazione agli altri astri.

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25. Dei figli

Occorre considerare il quinto e l’undicesimo luogo dall’oroscopo, il


luogo che culmina e quello che gli si oppone, l’ipogeo intendo, e la sorte
dei figli. Si deve inoltre considerare la stella di Giovea e il signore del suo
trigono, la stella di Venere e quella di Mercurio. Ora, se un solo luogo o
due o la maggior parte sono privi di osservazione da parte di Saturno,
Marte, il Sole e i nodi eclittici, l’argomento dei figli è privo di afflizione,
purché i signori dei luoghi predetti o gli astri medesimi che sono elargitori
(dei figli) non si trovino nel cattivo genio o nella cattiva sorte o nell’ottavo
luogo. Per astri elargitori intendo Giove o il signore del suo trigono, Ve-
nere, Mercurio.
Le stelle benefiche, o l’una o l’altra, in segni di abbondante seme ed an-
che la Luna o l’oroscopo o il luogo procreativo in segni di abbondante
seme senza il raggio delle malefiche: questa figura mostra l’abbondanza di
figli. ¶ Se, mentre la stella di Giove appare nel dodicesimo o nel sesto, una
delle malefiche è con Venere angolare, questa figura è cagione di assenza
di figli. ¶ Se il signore del trigono di Giove è cadente, mentre una stella
malefica possiede il luogo procreativo, ciò indica scarsità di figli. ¶ Se
Venere è con Mercurio in Capricorno o in Acquario e posseggono il quinto
luogo senza l’assistenza di Giove, divengono causa di assenza di figli e
indeboliscono la virtù seminale. ¶ Marte culminante in segno femminile
nelle geniture notturne dà scarsità di figli, ma nelle diurne, culminante in
segno maschile, fa coloro che on senza figli, segnatamente di sesso
maschile. ¶ Quando le stelle malefiche sono in luoghib propizi, mentre il
Sole declina con Giove, mostrano coloro che son privi di figli. ¶ Quando
una stella malefica occupa il quinto luogo, l’altra malefica essendo con
Giove o con Venere in un cattivo declivio: questa figura è indicativa di
assenza di figli.¶ Deve essere altresì intesa come figura significante assenza
di figli il culminare del Sole, l’occupazione del quinto luogo da parte di
Marte o Saturno e il decadere in un cattivo declivio di Giove o di Venere. ¶
Quando Giove e Mercurio hanno in sorte gli angoli inferiori o ancora
quando l’uno tramonta e l’altro sorge all’oroscopo mostrano la perdita dei
figli maschi. ¶ Quando la Luna si trova in confini o luoghi di Mercurio,
mentre la stella di Venere è in segni o confini saturnii, ciò mostra coloro
che hanno un solo figlio o ne sono affatto privi. ¶ Saturno e Mercurio,
quando si trovano angolari, rattristano a causa dei figli. ¶ Se la Luna o

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Venere sono nei confini o nei segni di Saturno o si scambiano questi
luoghi, fanno coloro che son privi di figli, se la Luna o Venere sono
osservate da Saturno o da Marte. Ma se questa figura non fosse osservato
da una stella malefica, nascono senz’altro coloro che hanno pochi figli. ¶
Ora, si deve considerare che quando le predette figure si trovano in Ariete,
Sagittario, Gemelli, Bilancia, ciò significa la scarsità di figli. In Toro,
Vergine, Capricorno, Leone, Acquario fanno gli sterili e di norma i senza
figli. Nel trigono del Cancro, Scorpione e Pesci fanno la persona prolifica,
che ha molti figli e che concepisce facilmente secondo le stelle che sono
presenti e che testimoniano i luoghi predetti.

ascolio 71

Si deve poi considerare: benefici al dar figli sono Giove, Venere, Mercurio, la Luna e
il signore del triangolo di Giove e l’angolo [ , intendi: , sorte] dei figli;
malvagi sono Saturno, Marte, il Sole, i nodi eclittici. Considerazione generale riguardo
ai figli: si osservino il quinto, undicesimo, dodicesimo [fortasse: decimo] luogo e se
quivi sono alcuni degli astri predetti, Giove, Venere, Mercurio e il signore del triangolo
di Giove e la sorte dei figli. Afferma d’altro canto Eliodoro: quando la Luna si trova nei
luoghi predetti o ad essi configurata, dà figli e segnatamente in segni fecondi. Ma se il
Sole o Saturno o Marte occupano i luoghi, vi è assenza di figli.

b
= domus.

Olimpiodoro c.24.
Dei figli

«Occorre osservare il quinto luogo dall’oroscopo e quello più elevato». Dopo aver
compiuto un’esposizione sommaria dei dodici luoghi e aver riferito quali sono le loro
energie proprie e quali sono le affinità degli astri verso ciascuno di essi, passa ora ad
un’altra considerazione particolare che concerne la prole. Tramanda quindi a noi un
metodo mediante il quale possiamo conoscere la qualità del nativo rispetto al procreare,
se sarà privo di figli o se ne avrà molti o pochi ed inoltre se avrà buoni o se sarà disgra-
ziato nella figliolanza. Per avere conoscenza di questo argomento, Paolo considera
quattro segni o, se vogliamo, quattro luoghi: l’angolo culminante, l’ipogeo, il luogo che
succede al sommo del cielo, che è il buon genio e quello che succede all’ipogeo o buona
sorte. Pone in seguito quattro astri favorevoli al generare e tre contrari: favorevoli gli
astri di Giove, di Venere, di Mercurio, la Luna; contrari Saturno, Marte, il Sole. Oltre a
questi assume la sorte dei figli, la stella di Giove e il signore trigonico del suo segno.
Abbiamo già appreso chi è il signore trigonico: nel primo triangolo (Ariete, Leone, Sa-
gittario) di giorno è il Sole, di notte Giove; nel secondo triangolo (Toro, Vergine, Ca-
pricorno) di giorno Venere, di notte la Luna; nel terzo triangolo (Gemelli, Bilancia, Ac-

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quario) di giorno Saturno, di notte Mercurio; nel quarto triangolo (Cancro, Scorpione,
Pesci) di giorno Venere, di notte Marte. Pertanto, quando troviamo un qualche astro in
uno di questi triangoli, se la genitura è diurna diciamo che suo signore trigonico è il si-
gnore diurno del triangolo, se notturna, il signore notturno.
In seguito Paolo ci prescrive di osservare quali segni sono all’angolo culminante e al-
l’ipogeo, quali ai luoghi che succedono ad essi (ovvero il buon genio e la buona sorte),
se sono di seme abbondante o scarso o affatto privi di seme. Tre sono i segni di seme
abbondante: Cancro, Scorpione, Pesci; di scarso seme quattro: Ariete, Sagittario, Ge-
melli, Bilancia;a privi di seme quattro: Vergine, Leone, Capricorno e Acquario. In se-
guito, ci dice di osservare quali astri sono in questi luoghi e quali a questi luoghi si con-
figurano. Se i benefici, intendo Giove, Venere, Mercurio e la Luna ed inoltre il signore
trigonico di Giove e la sorte dei figli sono in questi luoghi e gli altri (astri) non li testi-
moniano, né sono presenti in questi segni, danno una figliolanza numerosa e felice, so-
prattutto se i luoghi in cui si trovano hanno segni di abbondante seme. Tuttavia, poiché
è assai raro trovare un tema ( ) siffatto, occorre osservare se due o tre di questi
luoghi sono liberi dalla testimonianza delle malefiche stelle o dei nodi eclittici, intendo
il nodo ascendente o discendente e se le benefiche stelle, ed anche la sorte dei figli, non
si trovino in luoghi malvagi, quali la cattiva sorte o il cattivo genio o l’ottavo luogo: di
fronte ad una simile condizione, il nativo è prolifico. Al contrario, se le malefiche e la
sorte dei figli sono in luoghi malvagi, le malefiche nel quinto luogo medesimo, che è
detto procreativo ( ), o negli altri tre luoghi o li irradiano con figura, chi na-
sce sarà affatto sterile o disgraziato nei figli, secondo la qualità degli astri e dei segni.
Se il Sole si trova nei luoghi predetti e in segni privi di seme, diviene causa di steri-
lità, ma in segni di seme abbondante uccide chi nasce.
Se Giove si trova in luoghi malvagi, quali il sesto o il dodicesimo, e Marte possiede
con Venere il medio cielo, è costellazione che causa sterilità. Se il Sole è trigonocratore
di Giove e si trova in casa cadente, mentre una delle malefiche stelle ha il quinto luogo,
nascono coloro che hanno scarsi figli: invero, giacché il Sole, che porta danno, è in casa
cadente, il giudizio è favorevole, ma Saturno o Marte nel quinto luogo volgono al male
la buona qualità del luogo e quindi il giudizio è cattivo e ne risulta pertanto un’indica-
zione media, quale la scarsità di figli. Di norma, si deve tener presente che, ai fini della
procreazione, le benefiche devono trovarsi nei luoghi designati e nei segni di seme ab-
bondante, le malefiche nei luoghi malvagi. E se gli elementi favorevoli e contrari sono
tra loro confusi, si deve compiere una valutazione e assegnare il giudizio ai predomi-
nanti. E se le stelle benefiche sono nei luoghi deputati e questi luoghi siano segni privi
di seme, a nulla gioverà la presenza delle benefiche.
Vi è sterilità quando Venere e Mercurio sono nel luogo seminale ovvero il quinto e
questo luogo sia un segno privo di seme, come il Capricorno o l’Acquario o i rimanenti.
Se Marte si trova nel medio cielo, in segno femminile ed in natività notturna, in quanto
vi è analogia di fazione non distrugge la possibilità di aver figli, ma ne indica la scar-
sità; ma in genitura diurna fa coloro che sono affatto sterili, soprattutto se è in segno
maschile, ma non in segno femminile. Di norma, anche la presenza delle malefiche nei
segni favorevoli, mentre la stella di Giove è con il Sole in casa cadente, producono ste-
rilità, soprattutto se Giove [vix sanum] possiede il quinto luogo. Se Venere è con una
delle malefiche in un luogo malvagio, ed allo stesso modo se il Sole culminasse, Marte
o Saturno occupassero il quinto luogo, Giove o Venere si trovassero in un luogo malva-
gio, danno luogo a sterilità. Se Giove occupasse con Mercurio il quarto o quinto luogo o

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l’uno tramontasse e l’altro sorgesse danno perdita dei figli maschi. Quando la Luna è
nei confini o nei domicilî di Mercurio e Venere nei segni o confini di Saturno, nascono
coloro che hanno un solo figlio. Se Saturno e Mercurio sono angolari creano angustie a
causa dei figli; ma se, inoltre, la Luna o Venere sono nei confini o segni di Saturno,
danno sterilità se si configurano a Saturno o a Marte; se non si configurano, danno po-
chi figli.
Si deve inoltre considerare anche la sorte dei figli e l’oroscopo: in quali segni si tro-
vano, se di abbondante o scarso o nessun seme, e con quali stelle. Si consideri poi se nei
quattro luoghi predetti le benefiche, Giove, Venere, Mercurio, Luna, dominano mag-
giormente e le rimanenti abbiano diritti inferiori e se a codesti luoghi si configurano le
benefiche o le malefiche, segnatamente nel quinto luogo, che è indicatore dei figli ed è
chiamato seminale.

aCfr. la classificazione dei segni di scarso seme ( ) in CCAG VI,16; IX/2, 78: Ariete,
Toro, Sagittario, Gemelli, Bilancia. Cfr. lo scolio 73: «Riguardo ai segni di abbondante, scarso o nessun
seme: nel libro di Sechel sterili sono Vergine, Capricorno, Leone, Acquario, Toro; di scarso seme Ariete,
Gemelli, Bilancia, Sagittario*; di abbondante seme Cancro, Scorpione, Pesci».
* Il Sagittario, assente nell’edizione Boer, appare in un manoscritto (Vindobonensis phil. gr. 108, fo.
236v) non esaminato dalla Boer, cfr. W. Hübner, Die Eigenschaften der Tierkreiszeichen in der Antike.
Ihre Darstellung und Verwendung unter besonderer Berücksichtigung des Manilius, Wiesbaden 1982,
p.158.

Della procreazione
Marcianus gr. 335, fo. 196v, cap. 312
Parisinus gr. 2425, fo. 65v, cap. 78

Osserva gli astri configurati al culmine o all’undicesimo luogo: la Luna, Giove e Ve-
nere devono essere assunti in quanto datori di figli, il Sole, Saturno e Marte per l’as-
senza o la loro scarsezza. Se poi Mercurio è orientale e configurato ad astri benefici dà
figli, ma se è occidentale li toglie.

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26. Delle azioni

Dagli astri che hanno moto veloce si ragiona intorno alle attività, giacché
l’agire ha in sè un rapido moto. Questi astri sono quelli di Marte, Venere e
Mercurio ed invero ogni arte e scienza può essere considerata in virtù di
queste tre stelle. Quanto ai luoghi che, per la presenza delle dette stelle, di-
ventano effettivi, sono i seguenti: tutti gli angoli e i loro luoghi succedenti
ed il sesto luogo dall’oroscopo. Tra gli angoli la preminenza ha da essere
data al segno culminante, tra i luoghi succedenti al secondo dall’oroscopo.
Se nessuno dei predetti astri è sito in uno di questi luoghi, né si trova
presso la sorte di fortuna, si deve esaminare chi di essi accoglie l’applica-
zione della Luna o del Sole, ovvero chi ha compiuto entro sette giorni
prima o sta per compiere entro sette giorni dopo la nascita la sua apparenza
mattutina nel caso di Saturno, Giove e Marte o la sua apparenza vespertina
nel caso di Venere e di Mercurio.
Pertanto, se una di queste stelle ha una o più relazioni nei luoghi predetti,
dobbiamo stimare che l’energia propria di quella stella giunga a manifestar-
siab . E se nessuna delle stelle menzionate è sita in uno dei predetti luoghi,
né presso la sorte di fortuna, giudicherai tale circostanza inattiva.

a
scholio 76a

Venere significa attività musicali, quali l’arte del suonare la cetra, e la danza, ma an-
che l’arte del dipingere, la lavorazione dell’avorio e il ricamo e quanto è proprio delle
donne. E se Venere detiene i luoghi che hanno maggiore autorità, la culminazione e il
secondo luogo, perseguirà le arti più importanti e più stimate, ma se possiede altri luo-
ghi inclina ad arti inferiori e subordinate.
Se Mercurio si trova nei luoghi <idonei>, in quelli migliori indica i sofisti, rivela i
letterati, e questo significa anche quando, essendo in luogo declinante, forma trigono
con un astro benefico o con un angolo, poiché allora il benefico risolleva la di lui forza
ed esso diviene efficacissimo, quasi fosse angolare. E l’astro angolare dà la grandezza
del beneficio, quello in luogo cadente e in trigono dà la qualità del bene. Lo stesso av-
viene, sebbene in misura minore, quando uno dei due astri è angolare e l’altro in luogo
succedente. Infatti l’astro che è in luogo cadente prende forza quando riceve trigono da
esso, e se un malefico, essendo angolare, si configura al declinante ancor più l’ottunde e
rende assai debole l’effetto del benefico.

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b
scholio 76b

Nella questione delle attività, il luogo che ha maggiore autorità, tra gli angoli, è il
culmine, tra i succedenti bios. Pertanto, quando uno dei tre astri, Marte, Venere, Mercu-
rio, è operante nella questione delle attività, il luogo in cui si trova concorre alla gran-
dezza dell’azione. Sia ad esempio la stella di Mercurio al culmine o in bios: concederà
un’arte bella e pura, come è l’arte del sofista, del retore, del grammatico,
dell’insegnante; ma nei luoghi inferiori ecco gli impiegati contabili, i legulei, i maestri
elementari. La stella di Marte, nei luoghi migliori fa i condottieri, i generali, gli orefici;
in quelli più ordinari fa i cuochi o i fabbri. Nei luoghi migliori la stella di Venere fa i
pittori, i citaristi, i tessitori di vesti svariate, ma nei peggiori fa i teatranti, i mimi e
simili.
Se i tre astri, Venere, Marte e Mercurio, sono in luoghi che danno l’attività nasce al-
lora l’uomo dalle molte arti e che inclina maggiormente a quell’arte significata da quel-
l’astro dispensatore che occupa il luogo di maggiore autorità. E quando i nove luoghi
sono privi della presenza dei tre astri, Marte, Venere e Mercurio, occorre allora osser-
vare la sorte di fortuna, ovvero chi dei tre astri la possiede. Se poi anche questo luogo
non ha la presenza di Marte, Venere e Mercurio o uno solo di questi tre, ci si deve ri-
volgere all’ultima osservazione, ovvero all’astro che ha l’applicazione della Luna o che
è orientale mattutino rispetto al Sole.

Olimpiodoro c.25
Delle azioni

«Dagli astri che hanno moto veloce si ragiona intorno alle attività, giacché l’agire ha
in sè un rapido moto».L’astrologo, dopo aver esposto l’argomento dei figli, passa ora ad
un’altra questione, quella delle attività, e ci trasmette un metodo mediante il quale pos-
siamo pronosticare delle attività e delle professioni di chi nasce. Ora, ogni attività, pos-
sedendo in sè una forza attiva, ha un moto veloce, viene investigata dagli astri che
hanno un rapido moto, intendo Marte, Venere e Mercurio. D’altro canto, questi astri
sono gli elargitori di ogni professione e di ogni scienza. L’investigazione si compie an-
che dal Sole e dalla Luna, anch’essi avendo un rapido moto. Non solo, ma anche dalla
sorte di fortuna e dice che occorre rivolgere l’attenzione a nove luoghi: i quattro angoli,
i quattro luoghi a loro succedenti ed il sesto luogo dall’oroscopo, che è la cattiva sorte e
luogo declive dell’angolo del tramonto. Occorre quindi considerare chi, degli astri pre-
detti - Marte, Mercurio, Venere - si trova in codesti luoghi, soprattutto nell’angolo del
medio cielo e nel secondo luogo: questi, infatti, sono i luoghi che hanno maggior auto-
rità e che danno più certezza.
Quando trovi che una di queste stelle possiede i luoghi di maggior autorità o anche
gli altri, dì che le attività e le professioni seguono l’azione di quella stella. Se questa
stella è Venere, porterà il nativo ad occuparsi di professioni inerenti alle arti e sarà suo-
natore di cetra, danzatore, esperto dell’arte della pittura e lavorerà l’avorio, conoscerà
l’arte del tessere e simili, ed inoltre quelle opere che son proprie alle donne. E se pos-
siede i luoghi principali, intendo il medio cielo o il luogo che succede all’oroscopo,
parteciperà agli aspetti più eccellenti e più degni di queste arti; se è negli altri luoghi,
degli aspetti più ordinari e comuni e agirà in posizione subordinata.

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Se la stella di Mercurio possiede questi luoghi, dà le professioni e le scienze che si
fondano sulla parola e sul ragionamento, secondo i luoghi che signoreggia. E se signo-
reggia i luoghi che hanno maggior autorità, ecco i sapienti, gli eruditi, i precettori; se si-
gnoreggia i luoghi più ordinari, ecco allora i legali, i computisti, i maestri elementari se-
condo la successione dei luoghi.
Occorre pertanto considerare quale di questi astri prende i luoghi predetti: se tutti e
tre si trovano in quei luoghi, dì che il nativo è abile in molte arti e che si distingue so-
prattutto in quell’arte il cui significatore occupa il luogo di maggior autorità. Se, ad
esempio, Mercurio si trovasse al medio cielo e Venere all’oroscopo, dirai che il nativo è
erudito e la sua professione è la pittura o altra attività dilettevole, ma si occupa soprat-
tutto di ciò che è razionale e logico. Considererai inoltre il luogo che succede all’oro-
scopo e al medio cielo e chi sono i loro signori. Ma se in questi luoghi non vi fosse nes-
suno di Se la stella di Marte signoreggia i luoghi principali fa i condottieri, i generali, i
ministri della guerra; e se occupa i luoghi più ordinari fa i fabbri, i costruttori, i fale-
gnami e, in genere, quanti lavorano il ferro. Riguardo ai lavoratori di metalli vi è diffe-
renza in virtù del luogo signoreggiato da Marte: diventano infatti scultori o lavorano il
ferro per fabbricare strumenti per i remi o magnani e simili.
Questi astri, dovrai osservare la sorte di fortuna: in quale segno si trova e se qualcuno
di questi astri è nel suo luogo, quello eleggerai a signore delle azioni. E se non vi è nes-
suno di questi astri, bisogna allora esaminare chi di essi è orientale mattutino o verso
quale di essi la Luna compie applicazione. Quello prenderai a signore delle azioni.

- 101 -
27. Dei luoghi declinanti1

Quattro essendo gli angoli, quattro i luoghi succedenti e quattro i ca-


denti, occorre sapere che talora anche i luoghi cadenti sono operanti ed ac-
quistano un’efficacia non casuale rispetto alla valutazione degli eventi. Ciò
avviene allorché un qualche astro, trovandosi in un luogo declinante, lancia
i suoi raggi entro uno spazio di tre gradi ad un luogo a lui concorde per fi-
gura trigonica, sia esso un angolo od un astro. Diciamo ad esempio: sia
l’oroscopo in Leone a 15 gradi e la stella di Giove sia in Ariete a 16 gradi;
poiché l’angolo dell’oroscopo occupa 15° del Leone, l’astro di Giove si
troverà nel nono luogo, la buona casa cadente, e colà, portando i suoi raggi
nel grado che segue l’oroscopo, diviene efficace.
Prendiamo ora un altro esempio ed operiamo, come abbiamo insegnato,
secondo il procedimento tecnico dell’oroscopo: culminino 15° del Toro e la
stella di Venere si trovi a 15° del Capricorno. Si trova quindi in trigono de-
stro al grado culminante, portando i suoi raggi al grado seguente il culmine:
in tal modo la stella diviene operante ed efficace per quanto attiene alla
valutazione degli eventi. L’astro declinante acquista ancora maggior forza
quando un qualche altro astro operi, trovandosi in un angolo concorde al
primo. Si dice che il nono ed il sesto luogo prevalgono sugli altri <luoghi
declinanti>, giacché l’uno è concorde all’oroscopo, l’altro si configura con
lato trigonico al cardine supremo, intendo il segno culminante. Ed ancora il
sesto luogo si trova ad essere più efficace, in quanto concorda con l’angolo
che culmina. Si volle infatti che il culmine primeggiasse sugli altri angoli
ed allo stesso modo è stato posto come principio che il secondo luogo pre-
vale sugli altri succedenti in virtù della sua convenienza al culmine per il
lato trigonico; inoltre si dice che l’acquisizione dei mezzi di vita proviene
dal culmine e dagli altri angoli e dall’astro che agisce in accordo a uno de-
gli angoli, mentre la qualità dell’acquisizione è mostrata, si afferma,
dall’astro che si ritrova in uno dei quattro luoghi declinanti della genitura.
Esempio: diciamo che la stella di Giove sia operante nel cardine su-
premo, quella di Venere nel trigono destro del culmine, che è luogo ca-
dente e sesta casa della genitura. Ora, l’acquisizione proviene dalla stella di
Giove, la qualità da quella di Venere. Allo stesso modo, se una stella male-
fica, Saturno o Marte intendo, è operante in un angolo, mentre Venere de-
clina ed è in accordo all’angolo medesimo, il danno viene a compimento in

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virtù dell’angolarità della stella malefica, la sua cagione per i sotterfugi
femminili. A loro volta gli astri malefici nei luoghi declinanti diventano as-
sai efficaci nell’impedire e nel recare danno se un altra malefica stella è
operante in uno dei quattro angoli. Da queste cose, infatti si giudicano le
cause della congiuntura nociva, segnatamente quando una stella malefica si
trova nel sesto luogo. D’altro canto, quando una benefica stella occupa il
sesto luogo, nessun astro trovandosi nel culmine, né nel luogo che succede
all’oroscopo, appare assolutamente inetta, inattiva, inerte e pigra in quanto
all’efficacia produttiva degli eventi, in particolare riguardo alle azioni utili
alla vita e a quanto ha potere di produrre un bene.

1
In questo capitolo l’astrologo espone quelle figure che si producono mediante il moto diurno,
dall’oriente all’occidente. Secondo la sua abitudine Paolo d’Alessandria, come tutti gli astrologi greci,
parla di gradi dello zodiaco intendendo rapporti similari tra gli archi diurni. Egli dichiara infatti di operare
secondo la dottrina dell’oroscopo ( , il che significa: secondo i
tempi di ascensione. Inoltre afferma che la stella di Giove e quella di Venere portano i loro raggi
( ), espressione propria di Tolomeo e di Paolo per definire il moto
dell’aktinobolia. Come potrebbe infatti Giove, occupando 16 gradi di Ariete, applicarsi per trigono a 15
gradi di Leone? O Venere, posta a 16 gradi di Capricorno, applicarsi a 15 gradi di Toro con la figura del
trigono? In virtù del proprio moto entrambi gli astri si dirigeranno verso i gradi seguenti: 17,18 e così via,
separandosi vieppiù dai cardini.
In verità entrambi gli astri si applicano ai loro angoli rispettivi con figura di trigono non già in virtù del
loro moto proprio, ma per il moto diurno dell’aktinobolia, onde infatti portano i loro raggi, ed in tal modo
il XVI grado scenderà verso il XV e si compirà la figura. Paolo d’Alessandria suppone, per convenienza,
che la cuspide del nono luogo sia a 15 gradi di Ariete. Ora, muovendo la sfera in virtù del moto diurno, in
circa quattro minuti di tempo 15° Ariete si allontana dalla cuspide del nono luogo e noi non troveremmo
più in quel grado una figura di trigono con il grado dell’oriente: tale figura cadrà a gradi 16 di Ariete e di-
remo allora che la stella di Giove è giunta al compimento del trigono con l’oriente, in quanto si applicava
ad esso. Due sono pertanto i requisiti della figura dichiarata da Paolo d’Alessandria:
a. la stella posta in luogo declinante deve portare i suoi raggi, applicarsi per figura nel mondo, all’angolo;
b. tale applicazione non deve essere superiore allo spazio di tre gradi, ovvero di 1/10 dell’ampiezza di una
casa o, in altri termini, di dodici minuti di tempo.
Prosegue quindi:
«L’astro declinante acquista ancora maggior forza quando un qualche altro astro, trovandosi nell’angolo
rispetto al primo conveniente, ha un rapporto con lui. Si dice che il nono e il sesto luogo prevalgono sulle
altre case declinanti, in quanto il sesto conviene con l’oroscopo, il nono si configura con lato trigonico al
cardine culminante, intendo al segno del sommo del cielo. Nondimeno il sesto luogo si trova ad esser
maggiormente produttivo, giacché concorda con l’angolo culminante. Vollero infatti che il culmine pri-
meggiasse sui rimanenti angoli; allo stesso modo è stato posto come principio che il secondo luogo pre-
vale sugli altri luoghi succedenti, in quanto conviene al culmine per lato trigonico. Dicono inoltre che la
possessione dei mezzi di vita proviene dal culmine, dagli altri cardini e dall’astro che agisce in accordo a
uno dei cardini, mentre la qualità del possesso è mostrata, affermano, dall’astro reperito in uno dei quattro
luoghi declinanti della genitura».
Paolo passa poi ai giudizi, che espone in sei forme. Due sono le più deboli, quando un malefico od un be-
nefico si configurano per applicazione trigonica al cardine entro lo spazio di tre gradi. Le altre quattro
sono di gran lunga più energiche: se un benefico è angolare, un altro benefico in luogo declinante, l’astro
angolare sostiene il cadente, che diviene operante a produrre un bene secondo la sua qualità; infatti, «l’a-
stro angolare offre allora la forza del suo carattere benevolo e della sua azione all’astro che si trova nel

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luogo declinante, trasferendo ad esso il compiersi delle sue acquisizioni e del suo comportamento»
(Olimpiodoro cap. 26; Boer 87,12). Se ad esempio il Sole è nel sesto luogo ed un astro benefico si trova
nel decimo, dichiara Retorio (CCAG VIII/4, pag. 157,9), creano uno stato prospero grazie alla condizione
dei genitori. Il Sole nel sesto luogo, dice lo Pseudo-Eliodoro (cap. 23; Boer 67,6), indica un padre povero
o servo o modesto, ma se fa aktinobolia per trigono con un benefico significa che il padre è stato aiutato
da una donna ricca; allo stesso modo riguardo alla Luna (cfr. Paul.Al. cap. 24; Boer 58,14; 121,16). An-
cora, Mercurio nel sesto luogo, testimoniato da un astro al culmine, arreca guadagni e benessere per gli
scritti, l’eloquenza, la mercatura; così come la stella di Venere nel sesto luogo crea unioni con donne
oscure o vedove o malate e toglie ai nativi la benevolenza delle donne, se non vi è alcun astro al culmine
(Retorio, ibid. pag. 157,12.19). Se poi un benefico è angolare, un astro malefico in luogo declinante, in-
dica un bene secondo la qualità del malefico, alla condizione che il malefico rispetti la sua fazione, Marte
in una natività notturna, Saturno in una natività diurna (Paul.Al. Boer 59,2; 121,19; Pseudo-Eliodoro Boer
67,14). E indica inoltre il beneficio che proviene da un danno altrui. Se un malefico è angolare, un bene-
fico declinante, il benefico mostra la causa dell’impedimento, il malefico la sostanza: se Marte o Saturno
osservano con tale figura di trigono Venere o Mercurio, esemplifica lo Pseudo-Eliodoro (Boer 87,23),
provengono infelicità o da parte delle donne o per inimicizie e processi. Se dei malefici l’uno è angolare,
l’altro declinante, il secondo diviene assolutamente operante e produttore di un male, giacché in tal modo
possiede maggiore energia nel nuocere e nell’impedire (Pseudo-Eliodoro 87,28). Si noti infine che queste
figure si diversificano l’una dall’altra innannzitutto in virtù della fazione, ovvero se l’astro diurno è sopra
l’orizzonte in natività diurna, il notturno in natività notturna ( ) o il contrario (
); in seguito per la fase degli astri rispetto al Sole; infine per la qualità dei segni.

Olimpiodoro c.26
Dei luoghi declinanti

«Quattro essendo gli angoli, quattro i luoghi succedenti». Poiché abbiamo diviso i
luoghi in triplice modo: in angolari, in succedenti, in declinanti e abbiamo detto che
quando le benefiche stelle sono negli angoli o nei luoghi succedenti portano maggior-
mente a compimento i loro beneficî, così come le malefiche i loro danni, ora Paolo ci
mostra quando le stelle, trovandosi nei luoghi cadenti, portano a compimento le proprie
operazioni come se si trovassero negli angoli o nei luoghi succedenti. Dice: se, stando in
un luogo cadente, formano per gradi un trigono con uno degli angoli, ovvero a una di-
stanza da 117 a 123, allora, in virtù di questa figura, le energie proprie degli astri ri-
mangono integre e giungono a compimento i loro decreti. E’ questo il caso quando una
stella è angolare o ancora se forma un trigono con l’oroscopo o il medio cielo, come è
del sesto luogo e del nono. Infatti il sesto, luogo declinante dell’angolo occiduo, forma
un trigono con il medio cielo; il nono, luogo declinante del medio cielo, con l’oroscopo.
Allo stesso modo, quando una stella benefica è in un luogo declinante, e pertanto è de-
bole, e forma un trigono per gradi con un’altra stella benefica, quest’ultima la preserva
ed essa appare efficace; similmente quando la malefica ad una malefica si configura per
trigono danneggia maggiormente. Invero, la stella che è angolare e che forma trigono
con un’altra stella posta in luogo declinante, rende quest’ultima più efficace e gagliarda:
la benefica verso la benefica, la malefica verso la malefica.
Esempio: sia l’oroscopo a 15 gradi dello Scorpione, il Sole a 15 gradi del Cancro,
che è luogo nono, declinante dal medio cielo: diciamo che la forza del Sole, in quanto è
in un luogo declinante, è indebolita; ma poiché irraggia con trigono l’oroscopo è
riacquistata e ciò soprattutto se una stella benefica si trovasse all’oroscopo, quale Giove
o Venere. Similmente, se la sola stella di Giove si trovasse a 15 gradi dei Pesci,
preserverebbe il Sole e lo renderebbe efficace, perché in procinto di essere in trigono ad
esso. Allo stesso modo riguardo agli altri luoghi cadenti. E se un malefico gli si

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configura con il trigono, sia esso angolare o fuor dell’angolo,a indebolisce
maggiormente la sua forza. E ciò basti riguardo a questo.
Si deve inoltre sapere che quando una stella benefica incide in un luogo declinante e
riceve un trigono da un’altra benefica, o angolare o fuor dell’angolo, la stella che si
trova nell’angolo (o altrimenti posta) e che forma trigono con l’altra declinante aumenta
ed accresce: ad esempio la prosperità o la condizione. Dal canto suo, quella che è nel
declivio dà la qualità: dell’azione, ad esempio, o dell’acquisizione o della condizione.
Sia ad esempio la stella di Venere nel sesto luogo, declivio dell’angolo occiduo, quella
di Giove nell’angolo del medio cielo. Ora, la stella di Giove dà semplicemente
prosperità ed acquisizione. In quanto a Venere, essendo la stella soccorsa da Giove,
indica l’azione delle persone femminili. Se la stella declinante fosse quella di Mercurio,
la prosperità giuungerebbe dal ragionamento. Se, al contrario, fossero le stelle di Marte
o di Saturno quelle che osservano con il trigono Venere o Mercurio vi sarebbe infelicità
e liti a causa delle donne o del ragionare.
Occorre poi non ignorare che le stelle malefiche poste nei luoghi declinanti portano
maggiormente a compimento la loro forza offensiva e dannosa quando un’altra malefica
si trova in uno degli angoli, soprattutto quando una malefica si trova nel sesto luogo,
declivio dell’angolo occiduo, l’altra in uno degli angoli. Se poi nel sesto luogo fosse una
stella e nessun’altra ad essa simile negli angoli, segnatamente al medio cielo, risulte-
rebbe debole e vana ad ogni azione, soprattutto se fosse una stella volta al ben fare.

atext.: ; suppongo si debba leggere:

Marcianus gr. 335 fo. 176r, cap. 237


Parisinus gr. 2425 fo. 79v, cap. 74

Quattro essendo gli angoli, quattro i luoghi succedenti e quattro i cadenti, occorre sa-
pere che talora anche i luoghi cadenti sono operanti ed acquistano un’efficacia non ca-
suale rispetto alla valutazione degli eventi. Ciò avviene allorché un qualche astro, tro-
vandosi in un luogo declinante, lancia i suoi raggi entro uno spazio di tre gradi ad un
luogo a lui concorde per figura trigonica, sia esso un angolo od un astro. Allora l’astro
cadente acquista una gran forza quando un altro astro, presente nell’angolo gli è con-
corde. Si dice infatti che il nono e il sesto luogo sono migliori degli altri luoghi cadenti,
in quanto il nono è concorde all’oroscopo, il sesto all’angolo culminante mediante
figura di trigono; ed anche il secondo luogo ha non poca efficacia per essere concorde al
culmine: è infatti disposto in modo da primeggiare sugli altri luoghi angolari e
differisce dagli altri luoghi succedenti per essere concorde con figura di trigono con il
culmine. In quanto poi alle acquisizioni utili alla vita, si dice che derivano dall’oroscopo
e dall’astro che è operante in uno degli angoli; ma la qualità delle acquisizioni sono
indicate dall’astro che si trova in uno dei quattro luoghi cadenti della genitura. Ora, gli
astri malefici sono molto efficaci nel produrre un danno quando si trovano nei luoghi
cadenti, in particolare quando un malefico essendo operante in uno dei quattro angoli,
un altro malefico si ritrovasse nel sesto luogo. Se poi un malefico occupasse il sesto
luogo, nessun astro trovandosi al culmine, né nel luogo succedente all’oroscopo, diviene
allora assolutamente inoperoso, inutile, inefficace, debole insomma a significare il
prodursi di qualsiasi evento, segnatamente riguardo alle attività utili alla vita o che

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hanno la possibilità di produrre un bene. Ma l’astro benefico in luogo cadente,
configurato per trigono ad un altro benefico o ad un angolo preserva la propria forza e
diviene efficacissimo, quasi fosse angolare. Quanto all’astro angolare, denota la
grandezza del bene, quello nel luogo cadente la qualità. Ciò d’altra parte avviene anche
in modo minore, ovvero quando l’uno non è angolare, ma succedente. Infatti l’astro che
è in luogo cadente prende forza per l’essere configurato ad esso con il trigono. Se poi il
malefico angolare si configura con il declinante, lo indebolisce ancor più ed offusca
l’energia del benefico.

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28. Del moto del Sole

Il Sole, demiurgo dell’universo, compie il suo moto da segno a segno ora


in 31 giorni, ora in 30 e talvolta in 29. In ogni giorno (nychthêmeron) si
muove di più o di meno di un grado: ora di 1°1’, ora di 1°2’ (presso il peri-
geo), ora di 59 o 58 o 57 minuti <d’arco>. Le Tavole Manuali di Claudio
Tolemeo mostrano l’esatto grado del Sole.
Ora, per conoscere speditamente, al fine dell’osservazione, in quale
luogo si trova il Sole, si ha da procedere nel modo seguente: prendi i giorni
trascorsi dalla neomenia di Thoth fino al giorno desiderato e a questi ag-
giungi 158 <giorni> intieri e dal risultato sottrai la metà dei mesi da Thoth
fino a quello considerato. Se il numero ottenuto è maggiore di 360, sottrai
il cerchio intiero. Distribuisci quindi la somma a partire dall’Ariete, dando
ad ogni segno 30 gradi. Ti rimarrà un numero inferiore a 30 gradi e quello
sarà il grado approssimato del Sole.

scolio 83

Il quadrante compreso tra 5°30’ di Pesci e 5°30’ di Gemelli, quivi essendo il Sole al-
l’apogeo. Infatti, l’apogeo del suo eccentrico è a 5°30’ dei Gemelli e percorre il qua-
drante in giorni 94 1/2. Da 5°30’ di Gemelli fino a 5°30’ di Vergine in giorni 90 1/8,
muovendosi nell’apogeo in giorni 187, nel prigeo in giorni 178 1/4.

Nota

La longitudine del Sole a Thoth 1 è, secondo Paolo, 158°. L’equinozio d’autunno è ritenuto cadere il 21
settembre, quindi: 158° - 180° = -22°.
Se si assume il moto del Sole di 1° al giorno, ne risulta che Thoth 1 è 22 giorni prima dell’equinozio au-
tunnale, quindi corrisponde al 29/30 agosto.
Se invece la longitudine del Sole a Thoth 1 è 156°, abbiamo: 156° - 180° = -24° e pertanto l’equinozio
autunnale cadrebbe 24 giorni dopo il 29 agosto, ossia il 23 settembre.
Ora, nel 378 d.C. (supponendo questo l’anno cui si riferisce Paolo) l’equinozio cadeva in realtà il 22 set-
tembre alle ore 20 (TD).
Per ottenere la longitudine del Sole a una data voluta, la norma è di aggiungere il numero di giorni passati
da Thoth 1 a = 156°. Tuttavia il Sole compie 360° in 365 giorni e quindi occorre diminuire per ogni
mese mezzo grado. La formula di Paolo per trovare approssimativamente la longitudine ( del Sole è
pertanto:
= o + d - m/2

dove o è la longitudine del Sole a Thoth 1, d sono i, giorni trascorsi da Thoth 1, m i mesi computati a
partire da Thoth.
Lo scolio 83 riporta la posizione dell’apogeo solare (5°30’ dei Gemelli) e la durata delle stagioni secondo
Ipparco, per avvertire il lettore che l’anomalia del moto diurno del Sole è causata dal muoversi il Sole
lungo un’orbita eccentrica a quella dello zodiaco. Ora, supponendo che le osservazioni di Ipparco siano

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state eseguite verso il -150, si può confrontare la durata in giorni delle stagioni ch’egli determinò (Tole-
meo, Almagesto III,4) con quella risultante dalle più recenti teorie:

Ipparco moderni

94,500 primavera 94,024


92,500 107,00 estate 92,331 186,355
88,125 autunno 88,641
90,125 178,25 inverno 90,239 178,880

Nella letteratura astronomica del periodo non abbiamo esempi simili al computo approssimativo che ci
offre Paolo e che potevano servire solo a coloro che non disponevano né delle Tavole Manuali di Tole-
meo, né dell’edizione commentata che di queste tavole fece Teone d’Alessandria un secolo prima di Pa-
olo.

- 108 -
29. Della determinazione dell’oroscopo

Moltiplica le ore che son già sorte per 15 e aggiungile al numero dei
gradi, maggiore o minore, che occupa il Sole al tempo della genitura. Ri-
porta quindi la somma dal segno in cui è il Sole, dando a ciascun segno 30
gradi e nel segno in cui ti rimarrà un numero inferiore a 30 dì che lì si trova
l’oroscopo. Se la genitura è notturna, serviti del metodo predetto distri-
buendo la somma a partire dal segno opposto al Sole. Se prendi l’ora
dall’astrolabio, di giorno moltiplicherai i tempi orari del grado del Sole per
le ore che sono sorte ed aggiungerai il prodotto ai tempi di ascensione del
grado del Sole secondo la latitudine della regione.
Invero, si ha da moltiplicare per 15 solo se le ore sono equinoziali. Ma
nell’astrolabio appaiono sia le ore equinoziali, sia le ore temporali: queste
ultime <ti saranno evidenti> se dividerai per 15 il prodotto della moltipli-
cazione delle ore e dei tempi orari del grado del Sole. Se la natività è not-
turna, occorre moltiplicare le ore notturne che seguono il tramonto del Sole
per i tempi orari del grado opposto al grado del Sole ed il prodotto deve es-
sere aggiunto non già ai tempi ascensionali del grado del Sole alla latitu-
dine della regione, ma a quelli del grado opposto. In tal modo, la quantità
intiera si estende fino all’oroscopo, che mostra il grado dello zodiaco che si
leva in quel tempo della notte e in quella latitudine. E questo grado si
chiama oroscopo.
Invero, si ha da moltiplicare per 15 solo se le ore sono equinoziali. Ma
nell’astrolabio appaiono sia le ore equinoziali, sia le ore temporali: queste
ultime <ti saranno evidenti> se dividerai per 15 il prodotto della moltipli-
cazione delle ore e dei tempi orari del grado del Sole. Se la natività è not-
turna, occorre moltiplicare le ore notturne che seguono il tramonto del Sole
per i tempi orari del grado opposto al grado del Sole ed il prodotto deve es-
sere aggiunto non già ai tempi ascensionali del grado del Sole alla latitu-
dine della regione, ma a quelli del grado opposto. In tal modo, la quantità
intiera si estende fino all’oroscopo, che mostra il grado dello zodiaco che si
leva in quel tempo della notte e in quella latitudine. E questo grado si
chiama oroscopo.

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Olimpiodoro cap.27
Del sapere in quale grado è il Sole e in quale grado è l’oroscopo

«Il Sole, demiurgo dell’universo, compie il suo moto da segno a segno ora in 31
giorni, ora in 30 e talvolta in 29». Esordio e fondamento di ogni genitura e di ogni ini-
ziativa ( ) è l’oroscopo, che è altresi base e prima pietra degli altri luoghi
ovvero degli angoli, dei succedenti e dei declinanti (dall’oroscopo, infatti, troviamo i
rimanenti angoli, i loro luoghi succedenti e declinanti). Pertanto l’astrologo intende
trasmetterci un dato metodo, mediante il quale possiamo trovare quale segno e quale
grado possiede l’oroscopo in una genitura e all’inizio di ogni azione.
Questa ricerca è fra tutte la più importante. Ma poiché non è possibile conoscere
quale grado e quale segno possiede l’oroscopo se ignoriamo il segno e il grado in cui è
il Sole, ci espone anzitutto un metodo approssimato per poter trarre il grado che occupa
il Sole. E dice che devi osservare in quale mese e in quale (giorno) del mese avviene la
natività o l’inizio dell’azione e calcolare dal primo giorno di Thoth fino al giorno in cui
cerchi il luogo del Sole e prendere i giorni e a questi aggiungere sempre 156 giorni fissi
e dalla somma sottrarre tanti giorni pari alla metà dei mesi compresi fra Thoth e il mese
dell’osservazione. Considera quindi il numero di giorni che ti rimane e se supera 360,
devi togliere 360 dal numero di giorni. Distribuisci quindi il numero rimanente a partire
dall’inizio dell’Ariete, dando a ciascun segno 30 giorni e in quel segno e grado in cui
termina il numero dei giorni, lì si trova il luogo del Sole.
Sia ad esempio il giorno presente, 28 di Paunì. Ora, dall’inizio di Thoth fino al 28 di
Paunì vi sono 298 giorni ovvero 9 mesi e 28 giorni. Aggiungiamo i 298 giorni ai 156
giorni fissi e otteniamo 454. Sottraiamo la metà dei predetti 10 mesi (da Thoth a Paunì)
e rimangono 449; sottraiamo quindi anche il cerchio intiero, 360, e rimangono 89 giorni
che distribuiamo a partire dall’Ariete a ragione di 30 gradi ogni segno: 30 all’Ariete, 30
al Toro e rimangono 29 gradi ai Gemelli. Questo è il metodo mediante il quale troviamo
approssimativamente in quale grado e segno è il Sole.
Passiamo ora alla questione presente e cerchiamo in quale modo possiamo determi-
nare, in ogni circostanza, il grado che sorge. Dobbiamo prendere l’ora data, sia essa
diurna o notturna: troviamo che è la seconda ora diurna ovvero due ore dopo il sorgere
del Sole. Moltiplico 2 per 15 e ottengo 30, aggiungiamo quindi i gradi che il Sole oc-
cupa nel suo segno. Questi sono già noti, avendo per prima cosa trovato il luogo del
Sole ed ora ce ne serviamo per il ritrovamento del grado dell’oroscopo. Il luogo del Sole
è dunque 29 gradi dei Gemelli e a questi aggiungiamo i 30 gradi: la somma dà 59 gradi.
Essendo diurna l’ora data, distribuiamo a partire dal segno in cui è il Sole, i Gemelli, a
ragione di 30 gradi per segno: diamo 30 gradi ai Gemelli e rimangono 29 gradi che
diamo al Cancro e diciamo che l’oroscopo è a 29 gradi del Cancro. Se l’ora data fosse la
seconda della notte, come è il caso presente, procederemmo nela medesima via, ma non
aggiungeremmo il numero trovato al segno in cui è il Sole, ma a quello opposto. Esem-
pio: il Sole è a 29 gradi dei Gemelli, come abbiamo detto più sopra; non aggiungiamo la
somma di gradi trovata, 59, all’inizio dei Gemelli, ma al segno opposto, il Sagittario:
diamo 30 gradi al Sagittario, 29 al Capricorno e diciamo che sorge all’oroscopo il
XXIX grado del Capricorno. Questo è il grado dell’oroscopo.
«Il Sole, demiurgo dell’universo, compie il suo moto da segno a segno ora in 31
giorni, ora in 30 e talvolta in 29». Conviene a noi cercare la causa di questa inegua-
glianza: perché il Sole attraversa un segno ora in 30 giorni, ora in più, ora in meno? Di-

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ciamo che l’orbita in cui il Sole compie il proprio moto non è omocentrica, ma eccen-
trica allo zodiaco; avviene pertanto che il Sole ora è più prossimo, ora più lontano alla
terra e quando è più lontano dalla terra attraversa più lentamente i segni che sono com-
presi nella parte dell’apogeo dell’eccentrico, quando è più prossimo alla terra attraversa
più rapidamente i segni presso il perigeo, mentre nei transiti compresi tra l’apogeo e il
perigeo si muove di una velocità intermedia e <percorre un segno> in circa 30 giorni. Il
suo moto giornaliero medio è di 59’, il massimo di 61’, il minimo di 57’. Tutto ciò è di-
mostrato con precisione matematica nell’almagesto di Tolemeo.

- 111 -
30. Del sommo del cielo

Il grado del segno culminante deve essere ricercato nel modo seguente.
Dopo aver calcolato i tempi di ascensione dei segni per ciascuna latitudine,
dall’Ariete fino al grado dell’oroscopo, riporta il prodotto a partire dal Ca-
pricorno, dando ad ogni segno 30 gradi e dove giunge il numero per difetto,
lì è il grado culminante.
Esempio: alla latitudine dell’Egitto sia all’oroscopo il XV grado del Le-
one. Sommiamo <i tempi ascensionali> dall’inizio dell’Ariete fino al XV
grado del Leone: troviamo per l’Ariete tempi ascensionali 21 e 2/3, per il
Toro 25, per i Gemelli 28 e 1/3, per il Cancro 31 e 2/3 e fino al grado XV
del Leone 17 e 1/2. Sorge invero il Leone alla latitudine dell’Egitto in 35
tempi, mentre la somma dei tempi elencati è 134 e 1/6. Questi noi ripor-
tiamo a partire dal Capricorno dando a ciascun segno 30 gradi. Ora, 4 volte
30 dà 120: dal Capricorno fino a gradi 4 e 1/6 del Toro. Ed 1/6 sono 10’.
Diciamo pertanto che il grado culminante è nel grado IV e minuti 10 del
Toro. Occorre poi sapere che non sempre il grado culminante cade nel de-
cimo <segno> dall’oroscopo a causa dell’ineguaglianza dei tempi ascensio-
nali dei segni, ma talora nel nono, talaltra nell’undicesimo.

Olimpiodoro c.28
Del grado <levante> e in quanto tempo sorge ciascun segno

«Il grado del segno culminante deve essere ricercato nel modo seguente». L’astro-
logo, dopo averci esposto il metodo per ritrovare quale grado occupa il Sole ed inoltre il
grado dell’oroscopo, ci trasmette ora la via mediante la quale possiamo determinare il
grado che occupa il medio cielo. Dati questi due angoli, possiamo ricavare anche gli al-
tri, l’occaso e l’ipogeo: dall’oroscopo ritroviamo l’angolo occiduo, dal medio cielo
l’ipogeo. si deve aggiungere 180 gradi all’oroscopo fino all’angolo del tramonto e dove
giunge il CLXXX grado, lì è l’angolo occiduo; e dove giunge il CLXXX grado dal me-
dio cielo, lì è l’angolo ipogeo. Dopo aver appreso come si trova l’oroscopo, dobbiamo
ricercare anche il medio cielo, e Paolo dice che si devono prendere i tempi ascensionali
del grado levante - dall’Ariete fino al grado che sorge, secondo la sequenza dei segni -
corripondenti alla tavole della latitudine proposta e aggioungerli a partire dal Capri-
corno, dando ad ogni segno 30 gradi. Diciamo quindi che il grado dove giunge il nu-
mero è il grado che culmina.
Sorga ad esempio nel terzo klima il XX grado del Cancro, i cui tempi ascensionali
corrispondenti sono 96°48’. Riporto questi gradi a partire dall’inizio del Capricorno,
dando a ciascun segno 30 gradi e giungo a gradi 6 e 48 minuti dell’Ariete ed appaiono
pertanto al culmine gradi 6 e 48 minuti dell’Ariete.

- 112 -
Nota astronomica

Anche in questo capitolo Paolo ci offre un metodo approssimato. Nel suo Piccolo commento alle tavole
manuali di Tolemeo, Teone di Alessandria esprime correttamente e in mlodo conciso il metodo:

«Dopo aver parlato della correzione delle ore e insegnato il modo in cui devono essere corrette le
ore temporali onde utilizzarle per il calcolo degli astri, e dopo aver trattato inoltre del calcolo del
Sole, esponiamo ora il modo in cui si determina il punto dell’eclittica che si leva a un dato
momento. Questo punto è detto dagli astrologi (apotelesmatikoi) oroscopo. Quando l’ora è
un’ora del giorno, moltiplichiamo i tempi orari che corrispondono al grado del Sole nella tavola
delle ascensioni [oblique] nel clima e nel segno che corrispondono loro. Riportiamo quindi la
somma dei tempi, dopo aver sottratto il cerchio se il numero è superiore a 360°, nella latitudine
medesima delle ascensioni. Là dove cade il numero nella colonna delle ascensioni, diciamo che
quel segno che è iscritto a titolo della colonna e il grado che si trovano nella medesima linea di
quella colonna sorgono ovvero sono l’oroscopo. Se l’ora data è una della notte, riportiamo il
grado diametralmente opposto al Sole nella medesima tavola delle ascensioni, nella prima
colonna. Moltiplichiamo poi i tempi orari che gli corrispondono per le ore date dopo il tramonto
del Sole e, calcolando il resto nel medesimo modo, prendiamo nuovamente il grado dell’eclittica
che si leva e, al punto diametralmente opposto, quello che si corica».1

L’esempio di Olimpiodoro è per Alessandria ( = 31°) a 2 ore temporali dal sorgere del Sole e per la lon-
gitudine del Sole 29° Gemelli.
Assunta, come in Tolemeo, = 23°51’20", si hanno pertanto la declinazione e l’ascensione retta del Sole:
o = 23°51’, o = 88°54’; risulta perciò:
- ascensione obliqua del Sole = 73°30’, arco diurno = 210°48’, 1 ora temporale = 210°48’/12 = 17°34’.
L’ascensione obliqua del grado che si leva, o oroscopo, è (H) = + 2 x 17°34’ = 108°38’. La
longitudine eclittica dell’oroscopo è data da

sin (H)
(H) atn 119 27’
cos (H) cos sin tan

dove H è la longitudine zodiacale dell’oroscopo, H la sua ascensione obliqua, l’obliquità


dell’eclittica, la latitudine geografica del luogo di osservazione.
La longitudine del Medio Cielo, ossia il grado dell’eclittica che nell’istante dato transita al meridiano su-
periore, si ottiene da

tan (MC)
(H) atn 119 27’
cos
dove (MC) = (H) - 90° è l’ascensione retta del Medio Cielo. Risulta (MC) = 18°38’ e (MC) =
20°14’.
Per puro caso Olimpiodoro, seguendo il metodo semplificato di Paolo, trova il risultato giusto per l’oro-
scopo.
Per il Medio Cielo, sia Paolo che Olimpiodoro discordano. Nel capitolo 30, supposto il sorgere all’oriente
di 15° Leone, si vuole il grado zodiacale culminante. L’ascensione obliqua dell’oroscopo si ottiene som-
mando i tempi ascensionali da 0° Ariete a 15° Leone ed il risultato dà 124°10’, valore errato.
Nell’esempio si pone il sorgere all’oriente di 15° Leone e si propone di trovare il grado zodiacale
culminante. A tal fine si determina l’ascensione obliqua dell’oroscopo sommando i tempi ascensionali dei

1A. Tihon, Le "Petit Commentaire" de Théon d’Alexandrie aux Tables faciles de Ptolémée (histoire du
texte, édition critique, traduction), Città del Vaticano 1978, 310-311.

- 113 -
segni dello zodiaco dall’Ariete fino al grado 15 del Leone. La somma, 124°10’, non corrisponde
all’ascensione obliqua di 15° Leone delle Tavole manuali, in quanto Paolo si serve delle ascensioni degli
Egizi. In seguito, Paolo aggiunge ai tempi ascensionali dell’oroscopo 270°, pari all’inizio del Capricorno.
Se infatti l’ascensione obliqua del grado levante viene computata a partire dai 0° dell’Ariete, l’ascensione
retta del medio cielo sarà pari a quella obliqua meno i 90° del semiarco equinoziale. Qui tuttavia Paolo
non dice se i 270° gradi sono presi nel circolo equinoziale o nel circolo dello zodiaco. La ragione vuole
che siano presi nel circolo equinoziale, ma l’estrema semplificazione del metodo proposto offre una
computazione lungo il circolo dei segni, giungendo ad un risultato che possiamo forse chiamare
approssimato, ma che dobbiamo definire aberrante:
124°10’ + 270° = 394°10’ - 360° = 34°10’ - questo valore non corrisponde a gradi 4°10’ del Toro,
essendo tempi di ascensione retta, ma a 6°35’ del Toro.
Nondimeno, questi metodi semplificati non devono essere intesi come prova di ignoranza. Questi calcoli
erano forse eseguiti sull’astrolabio, come il capitolo 29 di Paolo sembra indicare. Pertanto, ovunque ap-
paiono espressioni del tipo "dando a ciascun segno 30 gradi" o "servendoci del procedimento medesimo
per determinare l’oroscopo", dobbiamo ritenere che debbano essere riferite a reali computazioni astrono-
miche, piuttosto che a semplici operazioni sulle longitudini dello zodiaco.

Salvo De Meis

- 114 -
31. Dell’anno, del mese e del giorno1

Tanti anni sono trascorsi dalla nascita, altrettanti riportiamo dal segno
che sorge, dando il primo anno del tempo di vita all’oroscopo e il secondo
al luogo che sorge dopo l’oroscopo, quindi l’anno seguente al terzo segno
dall’oroscopo e così di seguito: gli anni rimanenti ai segni che seguono, fin
quando il numero dodici sia tutto distribuito. Allora, daremo il tredicesimo
anno di nuovo al segno che sorge e dove giunge il numero incompiuto, lì
diciamo che si trova l’anno. Riguardo al mese procederemo al medesimo
modo, iniziando dal segno dove l’anno è giunto e daremo ai segni che se-
guono il numero dei mesi proposti: dove giungerà il numero, lì diremo che
è il mese. Riguardo al giorno, procederemo in modo non dissimile, par-
tendo dal segno ove è giunto il mese e distribuiamo il numero dei giorni ai
segni seguenti, dando a ciascun segno un giorno, fin quando il numero do-
dici sia tutto distribuito. Quindi inizieremo nuovamente dai segni stabiliti
fino a completare il numero. E in quel segno, ove il computo termina con
un numero inferiore a dodici, lì si trova il giorno, come nella costituzione
dell’anno.
Esempio: un tale che ha l’oroscopo in Leone giunge al XXVI anno.
Diamo pertanto il primo anno all’oroscopo, che è Leone, il secondo al
luogo che succede all’oroscopo, che è Vergine, quindi il terzo alla Bilancia,
il quarto allo Scorpione, il quinto in seguito al Sagittario, il sesto al Capri-
corno, il settimo all’Acquario, l’ottavo ai Pesci, il nono all’Ariete, il
decimo al Toro, l’undicesimo ai Gemelli, il dodicesimo al Cancro.
Compiutosi così il numero dodici, iniziamo nuovamente dal principio, e
diamo il tredicesimo all’oroscopo, che è Leone, il quattordicesimo alla
Vergine e così di seguito come abbiamo sopra esemplificato, finché si
compie una seconda volta il numero dodici. Diamo allora nuovamente il
venticinquesimo all’oroscopo, ovvero Leone e il ventiseiesimo cadrà in
Vergine e signore dell’anno sarà Mercurio. Osserviamo allora la stella di
Mercurio, come è posta in genitura e quali astri l’oservano, quali osservano
il segno in cui si trova l’anno e quali gli si configurano nella natività. Ora,
noi troviamo Mercurio, signore dell’anno, in Ariete, in segno disgiunto al
segno in cui è l’anno. Troviamo poi la stella di Giove in Gemelli, in
quadrato destro al segno medesimo e la stella di Saturno in Toro, in trigono
destro al segno. Quanto alle altre stelle della natività, non testimoniando
affatto il segno, non avremo da esse alcuna predizione riguardo agli eventi.

- 115 -
In questo modo si deve procedere per ciascun anno. In seguito, il primo
mese dell’anno è dato al segno medesimo in cui cade l’anno, la Vergine, il
secondo mese alla Bilancia, il terzo allo Scorpione e così di seguito, come
nelle esemplificazioni precedenti, fino al mese di cui vuoi avere notizia.
Allo stesso modo, se vuoi ricercare il giorno in cui è giunta la natività,
procederai dal segno in cui è giunto il mese, dando ad ogni segno un
giorno, fin quando il numero dodici sarà tutto distribuito. Darai in seguito il
tredicesimo giorno al segno del mese e così di seguito, fin quando avrai
distribuito il numero dei giorni.

1
Se l’esempio di Paolo si fonda su un fatto reale, può essere datato. Egli ci dice che l’anno giunge in Ver-
gine e Mercurio, che ne è signore ( ) è in Ariete, in segno non configurato ( ).
Ugualmente non configurati sono gli altri astri, tranne Giove che osserva l’anno per quadrato dai Gemelli
e Saturno che l’osserva per trigono dal Toro. Da qui possiamo desumere la posizione di Venere, che non
può distare più di 60 gradi da Mercurio; può quindi trovarsi o in Ariete o in Acquario (gli altri segni, Pe-
sci, Toro, Gemelli essendo configurati alla Vergine). Ora, in un arco di tempo compreso tra il 300 e il 500
della nostra era, due date sono possibili: la prima è il mese di Marzo del 353 (ma Marte è in Cancro, con-
figurato alla Vergine), l’altra sono i giorni compresi tra il 17 e il 21 marzo del 412, dove Marte è in Ac-
quario. La scelta fra queste due date rimane difficile: nella prima Marte è nei primi gradi del Cancro, nella
seconda Giove è all’inizio dei Gemelli, Saturno alla fine del Toro. In entrambe non sarebbe impossibile
supporre un qualche errore nel calcolo.

Olimpiodoro, cap. 29
Quanti anni la genitura ha trascorso, altrettanti riportarli a partire dal segno levante

Dell’anno, del mese e del giorno


«Tanti anni sono trascorsi dalla nascita, altrettanti riportiamo dal segno che sorge».
Avendo l’astrologo insegnatoci il metodo con il quale si può ricercare l’oroscopo e il
culmine, ci propone ora un metodo relativo al giudizio degli eventi futuri, mediante il
quale sia possibile predire tutto quanto, utile o dannoso, accade nell’arco della vita e
non solo ciò che è utile e dannoso, ma anche quando ciò avverrà, ovvero in quale anno e
non solo in quale anno, ma anche in quale mese e non solo in quale mese, ma anche in
quale giorno e non solo in quale giorno, ma anche in quale ora.
Questo è il metodo: è necessario assumere l’anno, come egli stesso dice, che inten-
diamo esaminare ovvero considerare la quantità di anni dalla genitura e il signore di
quel segno. Il primo anno sarà assegnato all’oroscopo, il secondo anno al segno succes-
sivo, il terzo al terzo, il quarto al quarto e così di seguito, sì che al compimento dei do-
dici segni si compino i dodici anni e al XIII anno il segno sarà assegnato al segno le-
vante e al XIV anno al segno seguente, finché si giunga a quel segno che è oggetto del-
l’esame. Osserveremo quindi qual è il segno che quell’anno occupa nel tempo
medesimo dell’anniversario e, dopo averlo trovato, osserveremo qual è il suo signore, se
Saturno o Giove o Venere o il Sole o Mercurio o Marte o la Luna. In effetti, il signore
di quel segno sarà il signore di quell’anno. Se ad esempio il Toro ola Bilancia giungono
a quel segno, chiameremo quell’anno venereo, se i Gemelli o la Vergine, mercuriale e

- 116 -
similmente rispetto agli altri segn. In seguito, avendo osservato il signore dell’anno,
presteremo attenzione alle cose seguenti.
Innanzitutto, come è posto nella genitura quel segno ed il suo signore: se è in quel
segno medesimo ovvero nel proprio domicilio oppure se, non essendo ivi presente, ad
esso si configura mediante trigono o quadrato od esagono o diametro. E chi tra gli astri
benevoli osserva in quel tempo il segno o anche il signore del segno medesimo o, al
contrario, se l’astro nella natività ( ) non è in segno familiare, ma si
trova remoto e nessuna benefica stella si configura al segno e al suo signore, ma vi sia
invece la configurazione di una malevola.
Occorre in seguito osservare in non diverso modo nell’ora dell’anniversario di quel-
l’anno come è posto quel segno ed il suo signore o, ciò che è lo stesso, i signori di quel-
l’anno. Se si trova nel medesimo segno o se, non trovandosi, l’osserva per trigono, qua-
drato, esagono o diametro e se gli astri benefici l’osservano per figura o sono in esso
presenti oppure se vi sono condizioni affatto contrarie: intendo che il signore del segno
e dell’anno è remoto dal segno e che i malefici si configurano ad esso o sono in esso
presenti.
Se le prime condizioni si verificano vi saranno solo benefíci che sorgeranno in quel-
l’anno e di questi benefíci è signore quel luogo nel quale si trova il segno che domina
l’anno al momento della genitura ( ). Se ad
esempio al tempo della genitura ( ) si trovasse in
quel segno il quarto luogo, allora il nativo si rallegrerà in quelle cose di cui è
signficatore il quarto luogo, ovvero i genitori e le cose di famiglia, la terra natale, la
propria dimora, i beni immobili, le masserizie, il navigare, le associazioni. In breve: non
solo di quanto è correlato al quarto luogo, ma anche di quelle cose di cui è signore
l’astro che domina il segno e da quelle cose avrà prosperità: se ad esempio Mercurio è il
signore, sarà stimato in quell’anno per le sue parole o scritti; se è Venere, dalla moglie
e, in generale, da persone femminili; e se in quell’anno vi è matrimonio, sarà certo
concorde.
Se quel segno è nella genitura il quinto luogo, occorrerà osservare di quali cose è di-
spositore il quinto luogo. Queste cose tu troverai nell’esposizione schematica. Occorre
inoltre considerare gli astri benefici che lanciano raggi al segno che signoreggia l’anno,
in quanto anche da loro provengono i vantaggi che nascono in quell’anno. Se invece tu
trovassi in quell’anno condizioni affatto contrarie, si produranno grandi danni, segnata-
mente in quelle cose che sono disposte dal luogo in cui quel segno si trovava al tempo
della genitura ( ) e in quelle che signoreggiano gli astri malefici.
L’anno poi sarà inoperoso allorché il signore del segno sarà disgiunto al proprio segno,
al contrario se fosse in esso presente o ad esso configurato giudicheremo di un anno
operoso ed efficace. E’ nondimezno impossibile, o invero assai singolare, trovare tutte
le condizioni di una sola e identica forma: ad esempio, che il signore del domicilio sia
in esso o ad esso si configuri e che siano configurati anche gli astri benefici sia al mo-
mento della natività, sia al momento dell’anniversario e che inoltre il segno che presiede
l’anno sia remoto dalla testimonianza dei malefici. Impossibile trovare l’esatto
contrario, ma il più delle volte tutte le condizioni sono miste, e i vantaggi e i danni,
onde è necessario consierare le cose più importanti, ovvero coloro che hanno maggior
dominio e stabilire quali e quante cose presiedono e in virtù di queste considerazione
proferire il giudizio.

- 117 -
La condizione di maggior virtù si verifica quando l’astro signore dell’anno si trova
nel proprio segno o gli si configura, mentre il danno e l’inefficacia provengono dal suo
essere remoto.

30. Dell’anno

Esempio. Sia l’oroscopo in Leone, sia il XXVII anno. Desideriamo conoscere come
si svolgerà il XXVII anno e se sarà vantaggioso o nocivo. Procediamo nel modo se-
guente: il primo anno sarà assegnato all’oroscopo, ovvero al Leone, il secondo al luogo
che succede all’oroscopo, la Vergine, il terzo alla Bilancia e così di seguito dando i do-
dici anni ai dodici segn. Di nuovo il XIII anno sarà dato all’oroscopo ovvero al Leone, il
XIV alla Vergine e così di seguito fino al XXIV. Il XXV anno sarà assegnato nuova-
mente all’oroscopo, Leone, il XXVI alla Vergine, il XXVII alla Bilancia. Diciamo per-
tanto che il (luogo del) termine è venereo, in quanto la stella di Venere è signora della
Bilancia. Consideriamo quindi le cose predette e in primo luogo come questo segno e
l’astro di Venere sono posti nella natività, se Venere si configura o è presente o al con-
trario se è remoto rispetto al segno. In secondo luogo, se le stelle malefiche o benefiche
lanciano raggi nella Bilancia e al contempo se la stella di Venere è osservata dalle male-
fiche o dalle benefiche. Or, tutte queste osservazioni devono essere compiute anche al
momento dell’anniversario. E se trovassi che Venere si configura alla Bilancia o si trova
in essa, dirò che l’anno è operoso e favorevole, soprattutto se la stella di Venere in quel
tempo è irradiata dalle benefiche stelle o è in un buon luogo, ovvero angolare o nel
buon genio o nella buona sorte; arrecherà allora beneficî secondo la sua natura e pro-
durrà un anno piacevole e pieno di favori e concederà molti vantaggi da persone fem-
minili. E se il nativo si sposerà in quell’anno, ciò sarà favorevole al di là delle sue con-
siderazioni. Avrà inoltre vantaggi in virtù di quanto compete al luogo in cui si trova la
Bilancia al tempo della natività ( ). Ora, essendo l’oroscopo in Le-
one, la Bilancia è nel terzo luogo, quello della dea. Occorre quindi osservare quanto è
inerente al terzo luogo secondo l’esposizione schematica. Se invece tutte le condizioni
predette fossero contrarie, l’anno sarà infausto. Se poi non tutte fossero buone, non
tutte cattive, l’anno sarà mediocre, come ad esempio, se tu trovassi Venere in Toro,
disgiunta al segno e Marte nel segno medesimo della Bilancia: ciò indica un anno
grandemente infausto ed inoperoso.Nondimeno, trovandosi Giove in Ariete, opposto
alla Bilancia, e il Sole e Mercurio nei Gemelli, ove osservano il segno dell’anno con la
figura del trigono, non lasciano che Marte compia assolutamente il male se non
nell’apparenza. L’anno mostra poi danni a causa di donne, in quanto la stella di Venere
con nessun astro benefico è configurata, al contrario è irradiata da Saturno, in Leone,
mediante figura quadrata. In questo modo si ha da comprendere ogn anno, se favorevole
o nocivo, secondo il metodo esposto.

31. Del mese

Giacché non riteniamo sufficiente avere notizia della qualità dell’anno, ma vogliamo
conoscere in quale modo trascorre ogn mese e giorno ed ora, per conoscere la qualità
del mese dobbiamo anzitutto cercare, come nell’esempio proposto, il luogo dove è

- 118 -
giunto l’anno che è oggetto dell’indagine. Sia quyindi il XXVII anno, che cade nella
Bilancia: da qui occorre fare iniziare i mesi. Così come assegnamo il primo anno all’o-
roscopo, il secondo al luogo succedente e via di seguito, daremo il primo mese
dell’anno in esame al segno in cui cade quell’anno, come abbiamo esemplificato nel
capitolo precedente.
Il XXVII anno cade in Bilancia: voglio conoscere la qualità del VII mese del XXVII
anno, se operoso e favorevole o al contrario nocivo ed inattivo: dò alla Bilancia il primo
mese del XXVII anno, il secondo allo Scorpione, il terzo al Sagittario, il quarto al Ca-
pricorno, il quinto all’Acquario, il sesto ai Pesci, il settimo all’Ariete e dico che il set-
timo mese è marziale. Osservo quindi se Marte è in quel segno o gli si configura ed in
caso affermativo dirò che il mese è operoso. Considero quindi quali astri irradiano per
figura la stella di Marte e l’Ariete. E se Giove o il Sole o Mercurio o Venere irradiano
l’Ariete o la stella di Marte, dico che il mese è buono e vantaggioso e opera per l’utile e
il bene. Ma se nessuno dei benefici irradia la stella di Marte o l’Ariete ed il solo Marte è
presente o irradia l’Ariete, dirò che il settimo mese opera per il male e il danno. E se
neppure la stella di Marte irradia, il mese sarà affatto inoperoso e nocivo. In questo
modo otteniamo il mese.

32. Del giorno

Nel seguente modo abbiamo conoscenza della qualità del giorno. A partire dal segno
in cui cade il mese di cui cerco il giorno, iniziamo il computo dei giorni, dando un
giorno ad ogn segno. Voglio sapere in quale modo trascorre il XX giorno del VII mese
del XXVII anno: assegno il primo giorno del settimo mese all’Ariete (qui infatti incide
il settimo mese), il secondo giorno al Toro, il terzo ai Gemelli e così di seguto fino a 12.
Il tredicesimo giorno di nuovo all’Ariete, il quattordicesimo al Toro... il ventesimo allo
Scorpione: dico quindi marzial quel giorno, giacché Marte è signore dello Scorpione.
Osservo quindi se Marte è presente o si configura allo Scorpione, se è remoto, se le
benefiche stelle irradiano il segno o ne son remote ed in questo modo metterò in luce
quel giorno, se avrà qualità buona o cattiva, non diversamente dal mese. Così si procede
riguardo ad ogn giorno.

33. Dell’ora

Se volessimo conoscere di ogn ora se giunge con buon animo o con angustia, proce-
deremmo nel modo seguente: assegnamo al segno in cui cade il giorno proposto la
prima ora di quel medesimo giorno, al segno successivo la seconda ora, al segno che
segue la terza fino a giungere all’ora che cerchiamo. Nell’esempio che precede: chiedo
in quale modo trascorrerà la IX ora del XX giorno del VII mese e procedo nel modo se-
guente: assegno la prima ora allo Scorpione, in cui cade il ventesimo giorno del settimo
mese, la seconda al Sagittario, la terza al Capricorno... la nona al Cancro e dico che la
nona ora del ventesimo giorno è lunare.
Osservo in seguito come è posta la Luna e come è posto il Cancro, se la Luna è nel
Cancro, se gli si configura, se è remota da esso, se la Luna e il Cancro sono irradiati

- 119 -
dalle benefiche o dalle malefiche stelle e metto così in luce la qualità dell’ora, come già
riguardo al mese e al giorno.

Doroteo sulla distribuzione degli anni


edito da D. Pingree dal Parisinus gr. 2506 fo. 77v-78r
cfr. Parisinus gr. 2424 fo. 86v-87v

Secondo Doroteo la distribuzione degli anni inizia dall’oroscopo. La genitura è tra


l’11 e il 12 del mese di ottobre, giorno settimo (sabato), nella prima ora della notte,
indizione 13, nel quindicesimo giorno della Luna, anno 6493 (= 984) e la disposizione
del cielo si presentava come appare nel tema.
Si ricerchi l’antigenesi del xxviii anno, indizione (1), anno 6520 (= 1011), tra la sesta
e la settima ora del giorno. L’anno è in Vergine e il suo signore ( ) è Mer-
curio per l’elevazione e il domicilio il trigono e il confine. Ora, Venere ha moto diretto,
è fuori dalla luce del Sole ed è presente nel segno dell’anno. L’oroscopo della conver-
sione ( ) del xxviii anno è Sagittario, gradi 21 e 59 minuti, Giove è a 5°11’, il
secondo luogo è in Capricorno, il terzo in Acquario, il quarto in Pesci, Ariete 4°58’...1
L’anno è favorevole, poiché nella natività in quel medesimo segno <dell’anno> vi erano
Giove e Venere. Venere inoltre nell’anno ( ) si trova in quel segno e
Giove nell’anno l’osserva con il quadrato e pertanto [lacuna] e per l’amicizia di persone
elevate, come dice Doroteo nel capitolo sulla distribuzione degli anni; tuttavia, poiché si
trova nel quarto luogo rispetto alla natività2 , ritengo che mostrerà l’insorgere dei nemici:
infatti, sia l’oroscopo dell’anno, sia Giove sono avversi all’oroscopo di natività. Poiché
il signore dell’anno, Mercurio, si trova ben disposto, l’anno è vantaggioso e porterà
approvazioni e lodi grazie alla cultura e all’ingegno, secondo quanto dice Doroteo. E
poiché Venere è presente nel segno dell’anno, avendo d’altro canto diritto di dominio -
e, ciò che ancor più conta, è testimoniata da Giove - vi saranno nozze, discendenza e
figli. E questi sono gli eventi che concernono l’anno nel suo complesso.
Il primo mese è in Vergine, è di Mercurio e Venere è presente e vi saranno benefici e
vantaggi. Il secondo è in Bilancia, di Venere, e qui vi è Saturno, nella propria eleva-
zione; e questo mese è favorevole e arreca il matrimonio. Il terzo è in Scorpione, e qui si
trova Marte; ora, Marte, che ne è signore, osserva il luogo del segno mensile anche al
tempo della genitura, ed inoltre il mese è sul luogo di Saturno in genitura; e poiché nella
conversione annua ( ) si trova nel segno mensile e nel tempo della geni-
tura osserva, essendo orientale, codesto segno, che è il proprio domicilio, il mese sarà
operoso e utile alla vita; d’altro canto, poiché ivi è Saturno al tempo della genitura vi
sarà una lieve malattia a causa di reumi o molestie umorali o per danni dovuti al vino,
giacché Marte nella conversione annua è in Scorpione. Il quarto mese è in Sagittario e il
singore del segno è qui presente: il mese sarà produttivo, efficace, vantaggioso. Il quinto
mese è in Capricorno ed è osservato nella conversione annua da Saturno sito nella pro-
pria elevazione [lacuna], <il sesto mese è in Acquario e Saturno> osserva in modo con-
corde il mese e porta un accrescimento dei mezzi di sussistenza provenienti da posse-
dimenti terrieri. Il settimo è in Pesci e il suo signore è in quadratura: utile alla vite ed ef-
ficace. L’ottavo mese in Ariete, opposto a Saturno: arreca biasimo. Il nono in Toro:
tempo utile alla vita, amichevole verso i superiori. Il decimo mese in Gemelli, e questo
è il migliore: vi è accrescimento dei mezzi di vita, guadagni da scritti3 e riflessioni.

- 120 -
L’undicesimo in Cancro, della Luna, e non è tempo propizio, a causa della quadratura
nel tempo della conversione annua e qui d’altronde si trova Marte nella genitura. Il do-
dicesimo in Leone, del Sole: piano, vantaggioso, favorevole.
Nelle antigenesi si deve considerare in quale modo gli astri osservano i cinque luoghi
afetici dell’antigenesi. In seguito osserva quale rapporto hanno gli astri del tempo della
conversione rispetto ai luoghi afetici della genitura e dell’antigenesi, se fanno il loro in-
gresso ( ) in essi luoghi sia per corpo, sia per figura e pronuncia quindi gli
eventi che si producono dalle configurazioni. Osserva poi nel medesimo modo il segno
dell’anno e il suo signore: quale rapporto hanno gli astri del tempo della genitura e del
tempo della conversione verso i loro luoghi della genitura e della conversione. Gli
eventi si produrranno allorché coloro che ne significano la causa fanno il loro ingresso
( ) sugli angoli o sui luminari dell’antigenesi.
1
I dati non sono corretti: la posizione di Marte in genitura è registrata a gradi 1 e 51 minuti del Leone, ma
nel testo è detto che si trova in Cancro (la sua posizione reale è a 29° Cancri); inoltre, gli angoli della na-
tività mostrano che la genitura è stata eretta per la latitudine di Bisanzio e dovremo pertanto aspettarci,
per l’antigenesi, gradi 14 e non 4 di Bilancia al culmine.
2
Si deve correggere quarto in settimo: nella conversione annua Giove si trova non nel quarto, ma nel set-
timo luogo rispetto alla natività.
3
Par.gr. 2424: , Pingree: .

Come predire l’evento nell’antigenesi


Parisinus gr. 2506 fo. 78r, cap. 223
Parisinus gr. 2424 fo. 87v-88r, cap. 148

Quando il signore dell’anno si configura al segno dell’anno porta ad effetto l’evento


e quando il signore del mese si configura al segno mensile porta ad effetto l’evento, ma
non oltre i 30 giorni, poiché questa figura abbraccia il mese. Quando l’anno giunge al
luogo del malefico o al suo quadrato o al suo diametro e, allo stesso modo, quando il
malefico osserva <l’anno>, l’anno è climacterico. Ancora: quando il giorno giunge al
luogo radicale del malefico o al suo quadrato o diametro ed il malefico osserva al tempo
della conversione annua il segno giornaliero e soprattutto quando la Luna si porta verso
il luogo dei malefici ed osserva il segno del giorno.
Sia ad esempio l’anno in Gemelli e quivi sia Saturno e il giorno sia Scorpione e
Marte in Scorpione. Nella conversione annua il Leone sia all’oroscopo e la Luna in
Toro. Cadde l’uomo da cavallo e fu caduta assai temibile, in quanto la Luna nella con-
versione era opposta al giorno e ad un malefico. Invero, se semplicemente osserva il
giorno, non offende molto e ancora, se i benefici osservano portano soccorso alla dispo-
sizione ( ). Osserva in seguito se il signore dell’anno o del mese fa il suo in-
gresso sul Sole o la Luna o l’oroscopo o il culmine o la sorte di fortuna o si unisce per
corpo o per quadrato o diametro ad un malefico, soprattutto se staziona. Queste condi-
zioni indicano il danno della disposizione ( ). Esempio: nel ventottesimo anno *
il tempo sia in Gemelli e Mercurio signore del mese. Il 15 di maggio, giungendo alla
Luna con il quadrato di Marte, costui cadde da cavallo e soffrì molto nell’animo, qui in-
fatti essendo la sorte di fortuna in Gemelli.
Si deve poi osservare in quale modo si commistiona il signore dell’anno ai benefici
o ai malefici nel corso di tutto l’anno e pronuncerai il giudizio dalla natura del luogo,

- 121 -
dell’astro e del segno. Allo stesso modo osserviamo, nel corso dei trenta giorni, in quale
modo si unisce il signore del mese ad un astro benefico o nocivo e da qui traiamo il re-
sponso. Ancora allo stesso modo si deve osservare il signore del giorno nell’arco di
giorn,i due e ore due. In particolare, la forza dell’evento avviene quando i signori tem-
porali ( ) o annuali o mensili si configurano ai luoghi afetici e a quelli della di-
rezione ( ).

In quale modo si produce l’evento


Parisinus gr. 2506 fo. 78r, cap. 225
Parisinus gr. 2424 fo. 88r, cap. 150

Devi osservare se i signori dei cinque luoghi afetici giungono, nel tempo della con-
versione annua ( ) alle configurazioni dei malefici o dei benefici del
tempo della genitura ( ) e in base a ciò pronunciare i giudizi. Esempio: sia il
culmine in Sagittario e Giove nell’anno giunga in Acquario nel dodicesimo luogo, dove
vi era Cauda e al quadrato di Marte della natività. Marte infatti si trovava in Scorpione e
quindi diciamo che Marte impone la decima ( ) a Giove e pertanto rende
incerta la condizione di vita e significa afflizizoni nelle attività pubbliche.

Dell’anno
Hephaestio, II, 27 (Pingree I, p. 198-199)

Lancia il numero degli anni a partire dall’oroscopo e considera se il signore del


segno in cui giunge osserva il segno e se è orientale, di moto diretto e nei propri luoghi,
ovvero confini, domicilio, trigono ed elevazione. Occorre anche erigere l’oroscopo del-
l’anno nell’antigenesi e notare gli astri che osservano l’oroscopo e il suo signore al mo-
mento della genitura ( ) e al momento della conversione annua (
). Devi badare che gli astri che sono nei propri troni ( ) si rallegrano
pur se sono nella luce del Sole: i benefici aumentano i loro beni, i corruttivi volgono al
ben fare, mentre gli astri che sono opposti ai propri domicilii risultano afflitti. E quando
compiamo la direzione degli astri nella divisione dei tempi, si deve sapere che gli in-
contri ( ) degli astri erranti e dell’oroscopo e del culmine e della sorte lunare
verso le stelle inerranti hanno grande efficacia, in virtù del loro temperamento ( ),
soprattutto se medesima è la loro declinazione ( ).
Devi innanzitutto osservare il maestro dell’anno: qual è il suo temperamento, quale
la sua disposizione e fase, quali astri l’osservano in natività e in rivoluzione e come è
posto nella natività e come si ritrova nella rivoluzione. Sappi che gli astri sinodici si
rafforzano per la comunanza della luce solare e mostrano le loro forze attive in tempi
più tardi. E se <il maestro dell’anno> fosse ben configurato con i benefici, presagisce
allora un anno splendido, ma se si trova nelle condizioni opposte a quelle dette, si
devono presumere effetti contrari; se poi si trovasse in luogo ( ) alieno, l’anno sarà
molto penoso, ed ancor più se anche i malefici fossero in luoghi alieni, poiché
producono malattie, condanne, esilio; i benefici, al contrario, producono <in queste
medesime condizioni> un anno più sopportabile e mediocre e perturbazioni
nell’esistenza: con Giove prodigalità e spese per propria decisione, con Venere biasimi
o beffe da parte delle donne, con Mercurio danni economici o ammende o violazioni dei
patti.

- 122 -
Ma se nell’antigenesi anche i malefici sono ben disposti arrecano vantaggi: Marte da
attività ardimentose, Saturno dalla coltivazione della terra, dall’amministrazione. I
benefici tuttavia procurano le cose migliori: Giove relazioni e appoggi e felice
matrimonio e amicizia e celebrità e talora la procreazione; Venere le medesime cose e i
favori femminili, Mercurio guadagni da scritti, parole.

Dei mesi e dei giorni


II, 27 (Pingree I, pp. 199-200)

Per quanto riguarda i mesi e i giorni considera gli astri che occupano od osservano il
segno in cui cade il mese o il giorno, e quindi forma la tua congettura. Il segno in cui
cade il mese si conosce dal numero dei mesi riportati dal mese genetliaco, dando a cia-
scun mese un segno a partire dal segno che ha in sorte l’anno. In ogni anno si devono
considerare le figure quadrate e diametrali dei malefici al segno che ha in sorte l’anno;
ed allo stesso modo osservare se i noviluni e i pleniluni si producono, in questi quattro
luoghi, verso i benefici o il contrario.
Riguardo ai giorni, trai il loro numero dal giorno natalizio del segno mensile, dando a
ciascun segno due giorni e un mezzo e in quel segno ove giunge lì saranno i giorni.

- 123 -
32. Della monomoiria fondata sui trigoni

Nel modo seguente si determina la monomoiria fondata sui trigoni: dopo


aver osservato i gradi del luminare del tempo, si riportano a partire dall’a-
stro che lo dispone in virtù della signoria , diurna o notturna, del suo tri-
gono, assegnando ad ogni astro un grado secondo l’ordine dei signori dei
trigoni della sua fazione medesima. Non si deve tuttavia dare ad un astro un
secondo grado se ancora non è statio assunto, per la seconda volta, l’astro
da cui è iniziata la ripartizione. Diciamo pertanto che l’astro dove giunge
l’ultimo grado del numero complessivo dei gradi del luminare del tempo è
l’astro che signoreggia la monomoiria del luminare del tempo fondata sui
trigoni.

- 124 -
Olimpiodoro, cap. 34
Della monomoiria dei trigoni

«La monomoiria fondata sui trigoni si determina nel modo seguente». Ci ha inse-
gnato l’astrologo il metodo mediante il quale determinare il luogo del Sole, ovvero il
grado che occupa, quindi la determinazione dell’oroscopo. In seguito ha trattato degli
eventi che occorrono negli anni, mesi, giorni ed ore ed intende al presente insegnarci un
altro metodo, mediante il quale possiamo trovare con precisione il grado indispensabile
dell’oroscopo. Non è possibile giungere a questa determinazione senza conoscere la
monomoiria degli astri secondo i triangoli, sapere,intendo, se un astro detiene la mono-
moiria del grado che occupa o è nel grado di un altro; se è nel grado di un altro, sapere
se è grado di benefica o malefica stella; se si trova nel proprio grado, sapere se è bene-
fico o malefico o né l’uno, né l’altro. Per questo è opportuno cercare per prima cosa la
monomoiria secondo i triangoli e in seguito giungere alla determinazione del grado in-
dispensabile dell’oroscopo. Infatti, l’istante non concorrre soltanto a determinare la nati-
vità, ma anche le crisi, l’esame delle malattie e molti altri giudizi. Per questo, riteniamo
che tale metodo sia utilissimo.
E innanzitutto è opportuno considerare cosa sia la monomoiria secondo i triangoli,
quindi quale astro detiene la monomoiria. Come abbiamo più sopra esposto, vi sono
quattro triangoli zodiacali e ciascuno ha due astri, l’uno nel giorno, l’altro nella notte.

signori
segni zodiacali
diurni notturni
Ariete, Leone, Sagittario Sole Giove
Toro, Vergine, Capricorno Venere Luna
Gemelli, Bilancia, Acquario Saturno Mercurio
Cancro, Pesci, Scorpione Venere Marte

Così stando le cose, i signori dei triangoli signoregiano i primi due gradi di ogni
triangolo: nel giorno, il signore diurno signoreggia il primo grado, nella notte, il not-
turno signoreggia il secondo grado. Nelle geniture notturne il contrario: il signore not-
turno del trigono ha il primo grado, il signore diuno il secondo. Questo ordinamento è
proprio ad ogni segno del medesimo triangolo. In seguito, i due gradi seguenti del me-
desimo segno, il terzo e il quarto grado, sono assegnati ai due signori del triangolo se-
guente: il terzo al signore diurno, il quarto al signore notturno. Di notte, l’inverso: il
terzo al notturno, il quarto al diurno. Dopo di ciò, il quinto e sesto grado sono al modo
medesimo assegnati ai due signori del triangolo seguente, il settimo e l’ottavo ai signori
del triangolo che segue il terzo e così di seguito finché non si giunge al trentesimo grado
del segno, i signori dei triangoli ruotando circolarmente secondo il loro ordine proprio
finché non sono compiuti i gradi dei segni.
Esempio: primo triangolo, Ariete, Leone, Sagittario. Abbiamo detto che nel giorno il
Sole governa questo triangolo, di notte Giove. Limitiamoci a considerare l’ordinamento
nelle natività diurne: assegnamo pertanto il primo grado dell’Ariete al Sole, il secondo a
Giove, il terzo e il quarto ai signori del secondo trigono, che sono la stella di Venere e la
Luna, ma poiché la disposizione è diurna, daremo il terzo grado a Venere, il quarto alla
Luna; se invece fosse notturna, procederemmo all’inverso. Diamo quindi il quinto e se-

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sto grado dell’Ariete ai signori del terzo triangolo, il quinto a Saturno, in quanto signore
diurno, il sesto a Mercurio, poiché, pur essendo medio in quanto alla fazione, è qui con-
siderato notturno; il setimo ed ottavo grado diamo poi ai signori del quarto trigono: le
stelle di Venere e di Marte. Ma poiché la stella di Venere detiene già il terzo grado del-
l’Ariete, non viene qui assunta.
Si deve infatti sapere che a nessun astro viene assegnato un secondo grado prima che
tutti i gradi non siano occupati dai signori dei triangoli e che ciascun signore non abbia
preso il proprio grado. Si riparte allora dall’Ariete, primo triangolo. Non daremo quindi
il settimo grado alla stella di Venere, ma, ricominciando dall’inizio, ovvero dal Sole,
daremo al Sole l’ottavo grado, il nono nuovamente a Giove, il decimo a Venere,
l’undicesimo alla Luna; il dodicesimo a Mercurio, il quattordicesimo a Marte. Quanto al
quindicesimo, non verrà dato a Venere, che già possiede il decimo, ma al Sole. E così di
seguito procederemo fino al compimento dei trenta gradi dell’Ariete.
Non diversamente si deve procedere riguardo ai segni del Leone e del Sagittario, ser-
vendosi del medesimo ordinamento, dando cioè il primo grado al Sole nelle geniture
diurne, il secondo a Giove. Questi infatti sono i signori del triangolo. Gli altri gradi ai
rimanenti astri secondo l’ordinamento dei triangoli, preponendo nel giorno i signori
diurni dei triangoli, nella notte i notturni e quel grado che ciascuno di essi occupa in
ciascun segno secondo l’ordinamento dei triangoli, è chiamato monomoiria trgonica.
Nel secondo triangolo deve essere preposta, nelle geniture diurne, la stella di Venere,
che prenderà il primo grado del Toro, la Luna il secondo, Saturno il terzo, Mercurio il
quarto, Marte il quinto. Quindi deve essere omessa la stella di Venere, che già possiede
il primo grado e si assegni il sesto grado al Sole, il settimo a Giove; poi, riprendendo dal
principio, l’ottavo a Venere e i rimanenti seguono fino al termine. Questo ordinamento
non è proprio solo del Toro, ma anche della Vergine e del Capricorno.
Ed anche nel terzo e nel quarto triangolo i signori del triangolo devono essere i primi.
Devono poi essere assunti i rimanenti astri secondo l’ordinamento predetto. Al termine
della presente esposizione verrà descritta una tabella che comprende questo ordina-
mento...
Ora, dopo aver trovato in quale monomiria trigonica si trova l’astro, considero se è
nella propria o nell’altrui monomoiria. Se è nella monomoiria di un’altra stella, osserva
se codesta è benefica o malefica e se riceve il raggio di una benefica o di una malefica.
Concluderò quindi nel modo seguente: se è nella propria monomoiria trigonica significa
un bene, se è inoltre nei luoghi delle benefiche, un grande bene; e se a ciò si aggiunge il
raggio delle benefiche, un grandissimo bene. Dirò il contrario in condizioni rispettiva-
mente inverse.

- 126 -
33. Del grado necessario dell’oroscopo secondo un metodo naturale

I saggi dell’Egitto hanno ordinato la monomoiria fondata sui triangoli,


ritenendola utile alla determinazione del grado dell’oroscopo. In ciò, si
sono conformati ai triangoli propri degli astri e alla fazione dei luminari
rispetto alle geniture diurne e nottturne, secondo la corrispondente
monomoiria della signoria trigonica dell’astro ed affermano che il grado
dell’oroscopo viene determinato mediante la signoria trigonica sul grado
del luminare del tempo. Alcuni tuttavia suppongono che devono sorgere
all’oroscopo i confini dell’astro in cui si trova la Luna, in qualunque segno
essa sia posta. Altri ancora procedono considerando il signore dei confini o
anche il signore del domicilio del novilunio o plenilunio precedente ed
osservano in quale grado di qualsivoglia segno ciascuno di essi si trova nel
gorno natale e sostengono che il grado dell’oroscopo è uno di questi,
segnatamente di quello che detiene un maggior numero di diritti nella
genitura. E se i signori dei confini e del segno della sizigia precedente, sia
essa plenilunio o novilunio, ottenessero il medesimo grado, sia in un solo
segno, sia in diversi, significano con certezza la determinazione del grado
dell’oroscopo. Altri ribattono dicendo che tanti gradi ottiene in genitura il
signore dei confini della sizigia precedente, altrettanti gradi devono trovarsi
all’oroscopo.
Altri, infine, procedono al calcolo del grado dell’oroscopo nel modo se-
guente: considerano anzitutto, nell’ora natale, in quale segno cade il dode-
catemorio della sizigia precedente e in quale segno quello del giorno del-
l’inseminazione; considerano inoltre chi, fra i signori dei trigoni
rispondenti alla fazione ha posizione più angolare e dicono che sorge
all’oroscopo, nel segno medesimo in cui si trova l’oroscopo, il grado più
prossimo dell’astro maggiormente angolare all’atto della nascita
( ).
Dicesi ektropê il grado che sorge all’oroscopo nel giorno del parto e che
sale dal mondo invisibile al visibile e che dirige la nascita del bimbo. Ora,
quando i signori trigonici della genitura, spetta ai signori trigonici parteci-
panti della genitura medesima assegnare il grado dell’oroscopo in quel se-
gno in cui l’oroscopo medesimo appare e soprattutto nel segno che appare
più familiare ad essi al tempo della nascita.

- 127 -
Olimpiodoro cap. 35
Del grado necessario dell’oroscopo

«I saggi dell’Egitto hanno ordinato la monomoiria fondata sui triangoli, ritenendo


che fosse utile».
Scopo dell’astrologo è di trasmetterci il metodo mediante il quale possiamo determi-
nare l’oroscopo ovvero quale grado sorge di un dato segno. Pertanto per prima cosa ci
ha istruito sul modo di conoscere il luogo del Sole, ovvero il segno e il grado in cui si
trova. Da qui infatti partiamo per dedurre il grado che sorge.
Tuttavia, essendo questo metodo grossolano, ché non ci mostra l’esatto grado che
sorge, ci esorta a considerare la monomoiria trigonica di ogni astro, affinché tramite
essa determiniamo esattamente ed infallibilmente il grado dell’oroscopo, come se lo tra-
essimo dalle tavole di Tolemeo. Che cosa sia la monomoiria fondata sui trigoni abbiamo
spiegato nella lezione precedente.
Determiniamo ora il grado che sorge. Non tutti si servono della monomoiria trigo-
nica per il ritrovamento dell’oroscopo nel medesimo modo. Alcuni si fondano di giorno
sul luogo del Sole, di notte su quello della Luna. Altri, sia nel giorno, sia nella notte, sul
luogo dei confini nei quali la Luna si trova e dichiarano che il grado che sorge deve es-
sere determinato mediante la monomoiria trigonica. Altri si fondano sul novilunio o
plenilunio precedente la natività e ciò in due modi: o assumendo la dodicesima porzione
del novilunio o plenilunio del tempo della genitura o dal signore del domicilio o dei
confini del novilunio o plenilunio. Altri ancora dal dodecatemorio del novilunio o del
plenilunio e ciò in due modi compiono: traggono il dodecatemorio del novilunio o del
plenilunio del tempo della genitura o del giorno dell’inseminazione, in cui l’embrione è
stato accolto in seno. Vi sono pertanto in tutto sei metodi e, pur essendo tra loro diversi,
conviene notare che tutti poggiano sulla monomoiria dei trigoni, quale strumento atto
all’assunzione dell’esatto grado oroscopico.
Esponiamo pertanto ciascuno di questi metodi cominciando dall’inizio. Coloro che
prendono in esame il luogo del Sole e della Luna operano nel modo seguente: in gene-
rale, tutti traggono il primo ed approssimato oroscopo secondo il primo metodo; in se-
guito osservano, in una genitura diurna, il Sole, quale grado occupa del segno in cui si
trova. Avendolo determinato, osservano quale astro detiene il grado del Sole nella mo-
nomoiria trigonica e dopo aver trovato questo astro, signore del luogo del Sole, conside-
rano nel segno levante il grado che, nella monomoiria trigonica è prossimo al grado
dato precedentemente. Dopo averlo trovato, se la monomoiria trigonica dell’astro è
maggiore del segno levante, aggiungono la parte eccedente al primo grado oroscopico.
E dicono che l’esatto oroscopo è quello ove si trova la monomoiria trigonica dell’astro.
Se al contrario il primo grado dell’oroscopo ha un numero maggiore, minore la mono-
moiria trigonica dell’astro, sottraggono l’eccedenza dal grado oroscopico e dicono che
sorge quel grado in cui è la monomoiria trigonica dell’astro. Questo metodo conviene in
una genitura diurna, in una notturna considerano il luogo della Luna e il suo signore tri-
gonico e quindi procedono con le medesime operazioni.
Esempio: poniamo la prima ora del 7 Epiphi (luglio). Troviamo in questa ora il Sole
in Cancro all’ottavo grado, l’oroscopo al XXIII del medesimo segno. Considero di
quale astro è la monomoiria trigonica dell’ottavo grado del Cancro, che il Sole occupa.
E trovo, mediante il metodo predetto che l’ottavo grado del Cancro è monomoiria trigo-
nica della stella di Venere. Ora, poiché Venere è signora del luogo del Sole, ricerco se,

- 128 -
presso il grado oroscopico che è stato tratto, ovvero nel XXIII del Cancro, vi è una mo-
nomoiria trigonica di Venere o nel medesimo grado oroscopante o prossima ad esso; se
è prossima, osservo se è precedente o seguente. E avendo cercato, trovo che è prossima
di un solo grado, giacché il grado levante si trova al XXIII, mentre la monomoiria tri-
gonica di Venere è nel grado precedente, il XXII. Cosa devo fare? tolgo il grado ecce-
dente all’oroscopo e dico che sorge ad oriente il XXII grado, che la stella di Venere, si-
gnora del luogo del Sole, si trova a detenere. Questo è pertanto l’esatto grado dell’oro-
scopo. Ma se il grado fosse il XXIV o il XXV, che è monomoiria del Sole o di Marte,
procederei al contrario, aggiungendo al grado levante quel solo grado che costituisce
l’eccedenza della monomoiria trigonica rispetto al grado dell’oroscopo e dirò che il
grado levante è il XXIv o XXV.
Vi è nondimeno qualcos’altro, mirabile e lontano dalla comune opinione, che deve
essere inteso in virtù di questo metodo. Dobbiamo sapere l’ora che ci viene data e se è
intiera o fratta e se è fratta, la quantità della sua frazione ovvero la sua parte di ecce-
denza o di difetto. Consideriamo pertanto l’eccedenza e il difetto del grado oroscopante
iniziale rispetto all’esatto grado ritrovato in seguito, intendo la monomoiria trigonica
dell’astro. In seguito consideriamo quanta parte è di un’ora questa eccedenza o questo
difetto: se è di un grado, dico che è 1/15 di ora, se 2 gradi, 1/7, se 3 gradi, 1/5 e così di
seguito. E questa frazione di ora, sia essa 1/15 o 1/7 o 1/5 o quel che sia, dobbiamo ag-
giungere o sottrarre all’ora data. Diciamo pertanto che l’ora è in difetto o in eccesso
come nell’esempio che abbiamo portato: secondo il metodo approssimato sorge infatti il
XXIII grado del Cancro, ma secondo l’esatto metodo troviamo il XXII grado, onde è
manifesto che l’eccedenza è di un grado, l’ora essendo composta di 15 tempi, e trovo
che è 1/15. Concluderò allora che il grado <dell’oroscopo> dato non avvenne in un’ora
compiuta, ma a un difetto di 1/15 di ora.
Coloro che traggono l’oroscopo dal luogo della Luna procedono nel modo seguente
sia nelle geniture diurne che notturne. Osservano in quale segno e grado si trova la Luna
e quale astro è signore dei suoi confini. Ricercano poi quale monomoiria trigonica pos-
siede l’astro, che è signore dei confini della Luna, nel segno levante e che risulti vicino
al primo grado oroscopante reperito o nelle parti precedenti o nelle seguenti. Prendiamo
ad esempio la figura più sopra riportata, della prima ora del settimo giorno di Epiphi.
Essendo la Luna al XIX grado della Vergine [numero corrotto: si deve presumere un
grado compreso tra il XXI e il XXVII], nei confini di Marte, osservo nel segno levante
qual è la monomoiria trigonica di Marte più prossima al XXIII grado della Vergine,
primo grado oroscopante estratto. Ora, trovo che è nel XXIV: vedi pertanto come se-
condo questo metodo si ritrova un grado oroscopico assai prossimo a quello determinato
con il primo metodo.
Coloro che traggono l’oroscopo dal novilunio o plenilunio precedente procedono nel
seguente modo: osservano il luogo dove è avvenuto il novilunio o plenilunio immedia-
tamente precedente. Se la natività è avvenuta prima del plenilunio cercano il novilunio,
se è avvenuta dopo il plenilunio, il plenilunio. Cercano quindi quale astro è signore del
domicilio e quale è signore dei confini della sizigia e valutano chi dei due è meglio di-
sposto al tempo della genitura, ovvero chi è più angolare, chi è più disposto al bene
( ), irradiato dalle benefiche stelle, rispondente alla propria fazione (
) e, in breve, chi ha un maggior numero di onori. Portano quindi codesto astro al
segno levante, presso il grado oroscopante e stabiliscono rispetto ad esso l’esattezza del-
l’oroscopo, come nei metodi precedenti. Nel nostro esempio, il novilunio precedente av-

- 129 -
venne al primo grado del Cancro. Il Cancro è domicilio della Luna e i primi sei gradi
sono confini di Marte, pertanto la Luna è signore del domicilio e Marte signore dei con-
fini. Esaminano quindi chi di essi è meglio disposto e trovano che la Luna si configura
con l’esagono all’oroscopo, Marte con il trigono. Ora, il trigono è più robusto dell’esa-
gono. Inoltre, Marte è in Scorpione, nel quinto luogo, la Luna in Vergine, nel suo pro-
prio luogo, ovvero nel terzo. Giacché la Luna è nel proprio luogo, osservo quale figura
ottiene il maggior diritto. Ora, essendo Marte signore dei confini della sizigia, si trova
ad avere una maggiore importanza e d’altro canto è nel suo proprio domicilio. Non solo
per queste considerazioni: si consideri infatti che Marte riceve trigono dal Sole e da
Mercurio e pertanto ha un numero maggiore di diritti nella determinazione esatta dell’o-
roscopo. Deve quindi essere portato nel segno levante presso io grado oroscopico e si
deve osservare la sua monomoiria trigonica, che è nel XXII grado del Cancro, come nei
primi metodi. Vedi come i tre metodi concordano tra loro nella determinazione dell’e-
satto grado oroscopante.
Coloro poi che cercano di determinare l’oroscopo solo dal signore dei confini del no-
vilunio o plenilunio procedono nel modo seguente: considerano il signore dei confini
del novilunio ed osservano il numero dei gradi dei confini che detiene nel segno levante
ed affermano che altrettanti gradi sorgono all’oroscopo. Nel nostro esempio, essendo
Marte signore dei confini del novilunio, osservano i suoi confini nel segno levante, ov-
vero il Cancro e trovano che detiene sette gradi. Dicono pertanto che l’oroscopo è il set-
timo grado. Questo metodo appare invero falso.

cap. 36 Dell’ora stimata


Coloro che assumono il grado oroscopante dai dodecatemori del novilunio o del ple-
nilunio procedono in questo modo: considerano il giorno della nascita e il giorno del-
l’inseminazione, in cui il bimbo fu accolto nel grembo. Cercano poi il grado e il segno
in cui si produssero il novilunio o plenilunio precedenti. Compiono queste osservazioni
sia al tempo del concepimento, sia al tempo della natività e traggono entrambi i
dodecatemori: dei noviluni o pleniluni di natività e di concepimento.

37. Del tempo del concepimento

Il concepimento viene ritrovato, in modo approssimato, a partire dal giorno natale.


Occorre detrarre 270 giorni ovvero 9 mesi ed osservare il novilunio o plenilunio pro-
dottosi precedentemente e trarne il dodecatemorio, così come si suole trarre i dodecate-
mori nel concepimento e nella natività. Si osserva in seguito in quale monomoiria trigo-
nica cadono i dodecatemori ovvero nel grado di quale astro. Si osservano quindi i mutui
raggi degli astri e quale astro è disposto più onorevolmente in ragione delle figure e la
disposizione dei luoghi: o l’astro che detiene la monomoiria trigonica dei dodecatemori
della genitura o quello che li detiene al momento del concepimento. L’astro che è dispo-
sto nel modo più onorevole viene portato nella tabella e confrontato con il grado oro-
scopante. Viene poi ritorvato l’esatto grado dell’oroscopo mediante il metodo sopra
esposto.
Il modo di trarre i dodecatemori dei cinque astri e delle sorti e dei noviluni e pleni-
luni è stato spiegato nella diciannovesima lezione.

- 130 -
Nel nostro esempio (prima ora del settimo giorno del mese Epiphi), il novilunio pre-
cedente si produsse nel primo grado del Cancro e pertanto il suo dodecatemorio cade
nel XIII grado del Cancro. Ora, nella tabella della monomoiria trigonica vedo che il
XIII grado del Cancro è detenuto da Saturno. Mi riporto in seguito al giorno del conce-
pimento ed osservo in quale grado cade il dodecatemorio dell’avvenuto novilunio o ple-
nilunio. Trovato il grado, cerco a quale astro appartiene la monomoiria trigonica di quel
grado in cui cadde il dodecatemorio. Questo astro è la stella di Marte e considero chi,
fra Saturno e Marte, nell’ora data (ovvero la prima ora del settimo giorno del mese Epi-
phi) ha una migliore disposizione e trovo che Saturno è in sito più onorevole, in quanto
succedente all’oroscopo. Lo porto pertanto nel segno levante secondo il metodo già
esposto. Questi sono i metodi relativi all’oroscopo e con essi, con l’aiuto di Dio, si com-
pie la presente lezione.

Gli esempi addotti da Olimpiodoro consentono di datare il tempo delle sue pubbliche letture. Infatti, il
primo giorno di luglio del 564 la Luna si trovava nel xxvii grado della Vergine, confini di Marte, Saturno
nel luogo che succede all’oroscopo, nell’xi grado del Leone e Marte nel iv grado dello Scorpione.

- 131 -
34. Degli anni climaterici

Gli anni climaterici che portano morte e pericoli avvengono mediante in-
contro ( ) per direzione ( ) del Sole e della
Luna e dell’oroscopo verso i raggi delle malefiche stelle, vuoi per compre-
senza o per lato di trigono, di diametro, di quadrato, di esagono. Per quanto
riguarda il trigono, da qualunque lato provenga, permette di sfuggire senza
pericolo la crisi imminente. Ed anche l’esagono e il quadrato che si produ-
cono dalla parte destra sono innocui, mentre il quadrato che proviene dalla
parte sinistra è di gran lunga il più pericoloso di tutti. Ora, tu devi ritenere
che l’esagono sinistro o il quadrato o il diametro e la compresenza che si
producono per incontro ( ) sono applicazioni ( )
recisive, mortali e pericolose. Di queste, l’esagono sinistro è il più benigno.
Ed anche l’incontro ( ) dei luminari per compresenza o posi-
zione diametrale con il nodo ascendente o discendente ha capacità di pro-
durre un’applicazione ( ). E nelle geniture diurne la direzione (
) del Sole verso la stella di Marte è da ritenere applicazione (
) pericolosa. Nelle notturne geniture l’applicazione che, lungo la di-
rezione della Luna, si produce verso la stella di Saturno significa una crisi
spaventevole, mentre l’applicazione che si produce, per direzione, di uno
dei luminari verso il nodo ascendente o discendente, sia nel giorno, sia
nella notte, deve essere stimata pericolosa. L’applicazione che si produce,
lungo la direzione del Sole, verso la Luna, deve essere ritenuta pericolosa e
mortifera. Allo stesso modo la direzione che si produce, lungo la direzione
della Luna, verso il Sole, sia nel giorno, sia nella notte, significa un peri-
colo mortale. Sempre gli incontri che si producono verso gli astri della me-
desima fazione significano l’insorgere di crisi passeggere e non pericolose.
Occorre poi porre l’attenzione ai passaggi temporali delle malefiche stelle
che sono contrarie alla fazione e che avvengono per ingresso (
) e che occorrono sui luoghi del Sole e della
Luna e della sorte di fortuna, come pure della sorte di Mercurio, del nodo
ascendente e discendente, qualora le malefiche siano al loro sorgere mattu-
tino o si dirigono verso i punti stazionari. Inoltre occorre osservare gli anni
che incidono nella sizigia precedente, sia essa un novilunio o un plenilunio,
della natività considerata, o nei loro luoghi quadrati o diametrali. Si deve
inoltre compiere le direzioni dei luminari o dell’oroscopo secondo <i tempi
ascensionali propri> della latitudine geografica.

- 132 -
Il procedimento proprio alle direzioni del Sole, della Luna e dell’oro-
scopo è il seguente: calcoliamo dal gradio in cui si trovano in genitura il
Sole o la Luna o l’oroscopo fino al luogo in cui uno di essi si incontra ad
una delle predette stelle secondo qualsivoglia figura o ancora fino a chi
giunge a compimento la distanza ( ) tra il segno <in cui sono il Sole,
la Luna e l’oroscopo> e il successivo. Ora, se l’incontro con uno dei
predetti astri giunge prima che <il Sole o la Luna o l’oroscopo> sia uscito
dal segno in cui si trova, la crisi che porta è fra tutte la più rapida. Ma se
compie exalma prima di unirsi ad uno dei predetti astri nello spazio
dell’exalma, porta ad effetto la causa della crisi.
Esempio: il Sole in Scorpione a 15 gradi, Marte in Leone a 23 gradi, la
Luna in Sagittario a 6 gradi, l’oroscopo in Scorpione a 21 gradi. Procede-
remo prima al calcolo della direzione che il Sole compie verso Marte e
verso la Luna per incontro di applicazione grado per grado (
), quindi la direzione dell’oroscopo e quella
della Luna, che compie incontro di applicazione (
) sia verso il Sole, sia verso Marte. Iniziamo dapprima
con la direzione del Sole, che si trova a 15 gradi dello Scorpione. Ora, <lo
Scorpione> sorge secondo gli Egizi alla latitudine di Alessandria, in 35
anni: divido i 35 anni per i 30 gradi dello Scorpione e lo stesso compio per
il segno che ha un suo uguale tempo di ascensione, intendo il Leone, e
trovo per un grado dello Scorpione e del Leone 14 mesi. Ora, il Sole si
trova a gradi 15, Marte in Leone a gradi 23; dal Sole alla posizione di
Marte vi sono quindi 8 gradi. Moltiplico 8 volte 14 ed ottengo 112 mesi,
che corrispondono ad anni 9 e mesi 4: il Sole giunge per direzione all’in-
contro trovandosi nel quadrato sinistro trovandosi nel quadrato sinistro, es-
sendo quindi sottto iraggiamento ( ) e compie applicazione
alla stella di Marte e mostra una crisi mortale. Compie poi dopo anni 17 e
mesi 6 exalma dallo Scorpione al Sagittario e mostra un’altra pericolosa
crisi. Compie quindi il Sole, nella sua direzione, applicazione alla Luna,
che si trova in Sagittario. <Ogni> grado del Sagittario corrisponde a mesi
12 e giorni 20. Allo stesso modo compirai anche la direzione
dell’oroscopo, secondo quanto apare nell’esempio, cosicché ogni calcolo è
compiuto.
Ermete Trismegisto, esponendo la dottrina dei climacteri, afferma: non
sempre i climacteri che sopraggiungono nelle natività umane divengono
causa di malattie. Alcuni apportano lutti, altri insidie dei briganti, alcuni

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perdite, altri condanne, alcuni naufragi, altri accuse, altri ancora espatri an-
nosi. Ed in particolare, quelli che sono prodotti da stelle contrarie alla fa-
zione agiscono come causa di malattie, di pericoli e di lutti, ma quelli pro-
dotti da stelle rispondenti alla fazione son causa di perdite e simili.

Olimpiodoro, cap. 38
Dei climacteri

«Gli anni climacterici che arrecano morte e pericoli sono soliti giungere». L’astro-
logo, dopo aver trattato della monomoiria trigonica degli astri, tramite la quale si trova
agevolmente l’esatto grado del segno levante, avendo poi trattato dell’ora stimata, se è
intiera o fratta, passa ora ad un altro argomento, che concerne la dottrina degli anni cli-
materici e mostra da quali cause giungono a tutti gli uomini i pericoli inopinati. Ed
inoltre, in quali anni della vita dell’uomo e quale forma assumono, se quella di un peri-
colo o quella di una malattia, se provengono da una pena o dalla spada e, in breve, la
qualità del pericolo.
Innanzitutto si deve sapere che tre sono le cause del sopraggiungere dei pericoli:
l’una proviene dall’incontro ( ) degli astri rispetto al Sole, il secondo dall’e-
xalma del Sole, il terzo dall’applicazione ( ) delle due malefiche stelle al Sole e
alla Luna e all’oroscopo e alla sorte di fortuna o ancora del Sole rispetto alla Luna o del
Sole e della Luna rispetto al nodo ascendente e discendente: la kollêsis ha tutti questi
modi.
Queste tre sono le cause principali degli anni climaterici, ve ne sono nondimeno altre
due minori: l’una proviene dall’ingresso ( ) del Sole e dei rimanenti astri, la
seconda dall’incidenza ( ) degli anni nel novilunio e nel plenilunio immedia-
tamente precedenti la natività. Sono, anche queste, cause degli anni climaterici.
Bisogna pertanto che noi mostriamo chiaramente cosa sia la synantêsis, cosa l’e-
xalma del Sole, cosa la kollêsis, cosa le epembaseis, cosa le emptôseis degli anni.
Si deve sapere che vi è synantêsis, quando nel medesimo segno in cui è il Sole o nei
seguenti si trova uno dei sei rimanenti astri, allo stesso modo nel segno che precede e in
quello che seguea.
Dicesi exalma del Sole quando, stante il Sole nella genitura in un dato segno, gli ri-
mangono 5 o 10 o 15 o un altro qualsiasi numero di gradi (per mutare segno).
Dicesi kollêsis la figura non completa delle stelle malefiche rispetto al Sole o alla
Luna o all’oroscopo o al nodo ascendente o discendente. Come del Sole rispetto a
Marte, quando il Sole si trovi in trigono a Marte e manchino 5 o 6 gradi al completa-
mento del trigono. Allo stesso modo dicesi riguardo alle altre figure: quadrati, esagoni,
diametri. Allo stesso modo dicesi che l’oroscopo e, in breve, tutte le stelle e i luoghi
sono presi per kollêsis. Bisogna pertanto sapere che dicesi propriamente kollêsis l’esatta
configurazione per gradi, che è altresì denominata aktinobolia, proiectio radiorum.
Dicesi epembasis quando ciascuno dei sette astri compie il proprio ritorno.
Dicesi emptôsis quando l’anno incide nel segno in cui si verificò il novilunio o ple-
nilunio precedente alla natività.
Questi sono dunque i suscitatori delle cause degli anni climaterici. Ora, cinque di
questi <luoghi> sono mobili, due immobili. Sono mobili la sorte della Luna rispetto a

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Saturno o a Marte, e la Luna e il Sole e l’oroscopo, e il Sole e la Luna verso se mede-
simi. Si dice che questi cinque luoghi si muovono poiché si configurano con le due ma-
lefiche stelle. Questi ultimi, al contrario, sono intesi come immoti, giacché si dice che
sono i primi che si configurano ai secondi e non il contrario.
Esposte come conviene queste definizioni, esaminiamo ora il metodo tramite il quale
possiamo conoscere quando giungono gli anni climaterici. Bisogna considerare qual è la
latitudine geografica ove si compie l’osservazione ed in seguito considerare la posizione
del Sole ed in quale segno si trovava al tempo della genitura seminale ed osservare nella
tabella delle ascensioni, secondo il metodo sopra esposto, in quanti tempi sorge, a quella
latitudine, il segno in cui è il Sole. Conosciuti i tempi ascensionali, li moltiplichi per 30
e dividi il prodotto per 12: il risultato sono mesi. Questi li dividi per 12 che, moltiplicati
per 30, ti danno gli anni ed affermi che quel segno, a quella latitudine, in tanti anni
giunge al suo completamento. Compiamo questa operazione per poter conoscere quanti
mesi corrispondono a ciascun grado del segno e da ciò trarremo il giudizio riguardo al
periodo climaterico che sta per giungere. In seguito, se vuoi conoscere l’exalma del
Sole, una volta noti gli anni di quel segno, devi cercare quanti anni restano al Sole per
compiere quel segno. Moltiplicherai i gradi che rimangono per gli anni del segno e tro-
verai a quanti mesi corrispondono. Se poi dividi i mesi per 12 otterrai gli anni. Dirai
quindi che dopo tanti anni si produce il periodo climaterico dell’exalma del Sole.
Esempio: sia dato un tema relativo all’aurea Alessandria. Considero qual è il suo
klima: è il terzo. Cerco poi la posizione del Sole: gradi 15 del Leone; ricerco quindi in
quanti tempi sorge il Leone nel terzo klima e trovo che sono 35. Li moltiplico per 12 ed
éttengo 420, li divido per 30 e provengono mesi 14. Cerco in seguito quanto manca alla
posizione del Sole per completare il segno: mancano gradi 15 e stabiliamo che i gradi
del Sole sono 15. Li moltiplico per 14 e provengono 210, che divido per 12 ed ot-
tengo17 anni e 6 mesi. Dico pertanto che nel sesto mese del diciassettesimo anno vi
èper il nativo il periodo climaterico dell’exalma del Sole.
Vi è poi un altro metodo, che conduce al medesimo risultato. Duplico i 35 tempi
ascensionali del segno ed ottengo 70; li moltiplico quindi per 6 e provengono 420. Dico
che questi sono i giorni. Li divido quindi per 30 e trovo 14 mesi. Concludo dicendo che
ogni grado del Leone ha 14 mesi. Se infatti li moltiplicassi per 30 otterrei 420 mesi, se li
moltiplicassi per 15, otterrei 210 mesi. Ora, 210 mesi fanno appunto 17 anni. Se poi li
dividessi per 30 otterei 14, come nel metodo precedente. Questo è pertanto il modo re-
lativo all’exalma.
Parliamo ora della synantêsis. Bisogna osservare se, nel segno medesimo in cui è il
Sole al tempo della genitura si trova, nelle parti precedenti al Sole, uno dei rimanenti sei
astri, o ancora nel segno seguente fino al termine dei 30 gradi. Cerca in seguito la di-
stanza che separa il Sole da quell’astro, osservane i gradi e moltiplicali per 14, come
nell’esempio dell’exalma, e nota quanti mesi risultano. Dividili quindi per 12 ed avrai
gli anni. Potrai quindi dire che dopo tanti anni si produce il periodo climaterico della
synantêsis del Sole verso il tale astro.
Esempio: sia Saturno a 5 gradi del Leone; trovandosi il Sole a gradi 15 del Leone,
l’intervallo tra 5 e e 15 è 10, che moltiplico per 14 e trovo 140, divido quindi per 12 e
provengono anni 11 e mesi 8. Dico pertanto che dopo anni 11 e mesi 8 si produrrà il pe-
riodo climaterico della synantêsis del Sole verso Saturno. Allo stesso modo riguardo
alla synantêsis degli altri astri versoil Sole fino a gradi 60.

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Esposti i primi due modi in cui si producono i periodi climaterici, passiamo ora al
terzo, quello della kollêsis. Qui occorre considerare tutte le condizioni predette: la con-
figurazione del Sole verso Marte o verso Saturno, come pure della Luna, dell’oroscopo
e della sorte di fortuna se si configurassero a Saturno o a Marte ed inoltre il nodo ascen-
dente e discendente e se la figura avviene per trigono o quadrato o diametro od esagono
ed infine anche la configurazione del Sole rispetto alla Luna.
Supponiamo ora che il Sole riceva configurazione da Saturno mediante figura di tri-
gono. Se il trigono avviene per gradi esatti è come dire che siamo di fronte ad una pre-
cisa kollêsis o aktinobolia e dì che insorge più rapidamente della crisi che suscita Marte
quand’è configurato al Sole. Se invece mancano 5 o 6 o quanti altri gradial completa-
mento della kollêsis - nel nostro esempio, al completamento del trigono - cerchiamo
allora i tempi ascensionali di quel segno, li moltiplicheremo per 12 e li divideremo per
30 ed otterremo, come più sopra detto, i mesi. Moltiplicheremo quindi i gradi mancanti
<al completamento della figura> per i mesi ottenuti. Divideremo in seguito il risultato
per 12 e sapremo dopo quanti anni si produce per il nativo il periodo climaterico.
Si procederà nel medesimo modo anche qualora Saturno si configurasse per figura di
trigono, quadrato, esagono o diametro. O quando Saturno o Marte si configurassero al-
l’oroscopo o alla sorte di fortuna o alla Luna o al nodo ascendente, e quando il Sole alla
Luna. E procedendo al medesimo modo avrai il tempo in cui insorge il periodo climate-
rico.
Se poi vuoi sapere quale crisi può essere evitata e quale no e quali sono le maggiori,
quali le minori, ri dirò che la crisi avviene mediante la configurazione e in virtù della
condizione degli astri rispetto alla loro fazione. Tramite la configurazione: ovvero per
trigono, quadrato, esagono, diametro e per l’essere la figura destra o sinistra. Se per-
tanto una crisi giunge mediante figura di trigono verrà evitato comunque esso sia, destro
o sinistro. Allo stesso modo se giunge per quadrato od esagono destro, giacché sarà in-
nocuo e vi sarà soccorso. Ma se giunge per quadrato od esagono sinistro danneggerà.
Questo riguardo alle configurazioni. Consideriamo ora l’essere concordi o discordi
quanto alla fazione: se Marte si configura al Sole in una genitura diurna, per quadrato
od esagono sinistro, è senz’altro foriero della più aspra delle morti, sia perché Marte è
contrario alla fazione (parairetês) del Sole, sia perché gli si configura in posizione sini-
stra. Al contrario, in una genitura notturna, la malignità sussisterebbe, in quanto contra-
rio alla fazione, ma non in quella misura, in quanto la genitura notturna concorda con
Marte. Se Saturno si configura al Sole in una genitura diurna, mediante esagono o qua-
drato destro, il nativo eviterà la crisi, in quanto Saturno è nella sua fazione (
) ed inoltre in virtù della figura, giacché il quadrato destro non è intieramente
malvagio. Ma se gli si configura in una genitura notturna è nocivo, soprattutto tramite
quadrato od esagono sinistro e nondimeno non in assoluto, giacché Saturno è della me-
desima fazione del Sole.
Se poi Marte si configura alla Luna nella notte mediante quadrato od esagono destro,
non è affatto nocivo, sia perché è della sua fazione, sia per la posizione destra. Ma se le
si configura nel giorno è dannoso, soprattutto se da luogo sinistro e nondimeno non è
intieramente nocivo, perché Marte è della medesima fazione della Luna. Se Saturno si
configura alla Luna nel giorno, è grandemente nocivo, in quanto è di fazione contraria
alla Luna. Allo stesso modo, se la Luna si configura nella notte al Sole, è aspetto mali-
gno: allora, infatti, il Sole è contro la sua fazione, la Luna, invece, concorde. Ma se la
figura avviene nel giorno, il male è maggiore, in quanto la Luna si trova contraria alla

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fazione. Occorre pertanto considerare se le figure sono destre o sinistre ed esaminare
altresì le configurazioni all’oroscopo e al nodo ascendente e discendente e alla sorte di
fortuna: se infatti la stella di Marte si configura all’oroscopo in una genitura diurna, è
assai nocivo, ma in una genitura notturna è mediocre, il contrario per Saturno. Allo
stesso modo si deve considerare nei periodi climaterici tratti dalla sorte di fortuna e dal
nodo ascendente e discendente.
Si deve in seguito considerare gli ingressi ( ) delle stelle malefiche, Sa-
turno e Marte intendo, che si producono negli angoli della genitura nella progressione
del tempo ed altresì nel luogo della sorte di fortuna della genitura e della sorte di Mer-
curio e del luogo del nodo ascendente o discendente, soprattutto quando, in questi pre-
detti luoghi, <le malefiche stelle> stazionano o sono orientali mattutini. Allora, invero,
intensificano il male.
Inoltre, devono essere presi in esame gli anni che incidono nel novilunio o plenilunio
che hanno immediatamente preceduto la natività e nei loro luoghi quadrati o diametrali.
Sia ad esempio la Vergine oroscopo della genitura e il novilunio precedente sia in Sa-
gittario. Ora, il primo anno appare mercuriale, ovvero della Vergine, il secondo venereo,
della Bilancia, il terzo dello Scorpione, il quarto del Sagittario. Quivi si produsse l’u-
nione della Luna nella genitura; dì pertanto che nel quarto anno il bimbo correrà peri-
colo. Devi di norma valutare la qualità delle crisi dalla qualità delle stelle e dalla qualità
dei segni. Se vi è figura della stella di Marte rispetto al Sole in Leone, porterà pericolo
per il fuoco [o per malattia infiammatoria], nel Sagittario per la spada, nello Scorpione
dai serpenti, nell’Acquario o nei Pesci dall’acqua, nel Capricorno dagli animali
selvaggi, nella Bilancia dalla giustizia. E se Saturno si configura alla Luna indica lutti e
naufragi, segnatamente se fosse in segni umidi, o malattie croniche.
In questo modo si deve congetturare riguardo ad ogni configurazione e riguardo al-
l’exalma e riguardo alla synantêsis con acutezza di pensiero e con buon senno. Di
questo ha soprattutto bisogno l’astrologia.

Secondo il filosofo Eliodoro, i climacteri hanno diciannove (sic!) modi


ms. Laur. Plut. 28,34 fo. 164r
1. Dall’incontro ( ) degli astri verso il Sole.
2. Dal salto ( ) del Sole da segno a segno.
3-4. Dalla glutinatio ( ) dei due malefici verso il Sole.
5-6. Dalla glutinatio dei due malefici verso la Luna.
7-8. Dalla glutinatio dei due malefici verso l’oroscopo.
9-10. Dalla glutinatio dei due malefici verso la sorte di fortuna.
11. Dalla glutinatio del nodo ascendente verso il Sole.
12. Dalla glutinatio del nodo discendente verso il Sole.
13. Dalla glutinatio del nodo ascedente verso la Luna.
14. Dalla glutinatio del nodo discendente verso la Luna.
15-16. Dalla glutinatio del Sole verso la Luna e viceversa.
17. Dall’ingresso ( ) del Sole e dei rimanenti astri.
18. Dall’incidere ( ) degli astri nella sizigia precedente la nascita.
19-20. Dalla glutinatio dei due malefici verso il nodo discendente.
21-22. Dalla glutinatio del Sole verso l’oroscopo o verso la sorte di fortuna.

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Queste sono tutte necessità climacteriche forti e impositive, fuorché gli ingressi e
l’incidere degli anni, che sono più lievi ed occasionali. Si deve poi sapere che per in-
contro ( )1 si intende quello che avviene per corpo, per glutinatio ( )
quella che avviene per figura; e l’astro che fa incontro o che si agglutina è l’astro che è
nelle parti seguenti verso quello che è nelle parti precedenti.
1
Vi è synantêsis quando, dai gradi seguenti al Sole o alla Luna ad un qualche altro luogo vi sia un astro
che per direzione temporale ( ) giunga al luogo precedente secondo le
ascensioni dei segni (CCAG VII p. 101).

G. Valla
De expetendis et fugiendis rebus opus, Venetiis 1501
XIX, cap. 37: De exhalmate

Exhalma, quae exultatio dici potest, est diciturque cum per incessum Sol aut Luna
aut sors fortunae ex genesi signo exeuntes in sequens signum inciderint, veluti capiendo
partes signi quas continuerit Sol et Luna et sors fortunae in genesi. Considera quot sint
reliquae ad ipsius usque signi absolutionem, et quotquot esse contigerit in annorum ra-
tiocinatum adveniunt. post namque tot tempora exhalma faciendo haec contingens, in
sequens signum ostendet illius genesim.

XIX, cap. 38: De ecptosis

Ecptosis sive delapsus dicitur cum ab horoscopo eductus annus in illus inciderit si-
gnum ubi antecedens coniunctio fuerit in genesi.

- 138 -
35. Del vincolo della Luna

Il vincolo della Luna sopraggiunge quand’essa si trova con il Sole in


qualsiasi figura dal lato destro o sinistro dei raggi solari. La Luna si porta
nel vincolo quando cade entro cinque gradi dai raggi dirigendosi all’unione
con esso ( ). Ed anche quando si trova nelle sue due
quadrature al Sole secondo il modo predetto, si dirige nel vincolo. E
quando la Luna si trova nell’uno o nell’altro degli esagoni con il Sole, se-
condo la medesima considerazione, si porta nel vincolo. Compie poi scio-
glimento del vincolo quando, per direzione, supera il grado del Sole; e
quando lo scioglimento del vincolo si incontra con una malefica stella di-
viene concausa di molti mali, se la malefica staziona o ha moto diminuito:
porta infatti follie, angustie, deperimenti, malattie croniche, talvolta è ca-
gione di infermità difficili a curarsi, talaltra diminuisce il tempo di vita. Il
più delle volte gli scioglimenti del vincolo operano più violentemente ed
affliggono più duramente quando la Luna ha passato il novilunio e, dopo lo
scioglimento, va all’incontro ( ) con Marte e quando ha passato
il plenilunio e va verso Saturno. Sono più efficaci a recar vantaggio e
danno i vincoli che si sciolgono alla prima e seconda quadratura; e recano
vantaggio quando la Luna si dirige verso le stelle benefiche, danno, quando
si dirige verso le malefiche. Non scordarti che la direzione ( ) dei
luminari, quando compie applicazione ( ) verso il quadrato sinistro
di Saturno o di Marte o del Sole, avendo condizione di aktinobolia,
(proiectio radiorum), produce una crisi pericolosa, come hanno ben mo-
strato i saggi dell’Egitto.

Olimpiodoro c.39
Del vincolo della Luna

«Il vincolo della Luna sopravviene». Dopo averci esposto la dottrina dei periodi cli-
materici, l’astrologo passa ora ad un altro argomento, il vincolo della Luna, la cui im-
portanza non è affatto minore a quella del capitolo precedente sulle crisi. Conviene tut-
tavia che noi apprendiamo anzitutto cosa sia il vincolo della Luna.
Il primo vincolo è sinodico, quando la Luna si trova insieme al Sole, 5 gradi prima o
dopo il grado solare. Sono pertanto 10 i gradi del vincolo sinodico. Ed anche riguardo ai
rimanenti vincoli bisogna intendere 5 gradi prima dell’esatto grado del vincolo e 5
dopo.
Il secondo vincolo della Luna rispetto al Sole è quand’essa gli si configura per esa-
gono ed allora ha nome falcata. Di nuovo, è necessario dire che il vincolo dell’esagono

- 139 -
va da 55 a 65 gradi e pertanto il vincolo contiene 10 gradi. E quando la Luna giunge
esattamente al LX grado, allora si dice che è vincolo e applicazione ( ), come ab-
biamo più sopra insegnato nella lezione sulle fasi della Luna.
Il terzo vincolo è quando la Luna si configura al Sole con il quadrato, ed è la prima
quadratura.
Il quarto vincolo quando gli si configura con il trigono ed è la Luna ambicurva.
Il quinto vincolo è quando la Luna si oppone al Sole, distando 180 gradi.
Il sesto vincolo è quando gli si configura nuovamente con il trigono ed è nuovamente
ambicurva.
Il settimo vincolo è quando produce la seconda quadratura e il secondo quadrato.
L’ottavo vincolo è quando è nuovamente in esagono con il Sole ed è falcata per la se-
conda volta.
Il nono vincolo avviene 15 gradi prima del novilunio e 15 gradi dopo il novilunio,
quando è detta levante ( ).1
Decimo vincolo è il novilunio.
Così stando le cose si deve sapere che da questi vincoli con il Sole nascono le più
grandi crisi e i più grandi beni nelle geniture.
Iniziamo con il vincolo novilunico: se, passato il novilunio, dopo 5 gradi la Luna va
all’incontro con una delle malefiche stelle, Saturno e Marte intendo, sia per corpo, sia
per figura, è questa cagione dei mali più grandi e talora della morte, segnatamente
quando, dopo lo scioglimento del vincolo sinodico va all’incontro di Marte o, dopo lo
scioglimento del plenilunio, di Saturno. Ora, poiché, dopo il novilunio, dai raggi del
Sole vi è molta infiammagione, quando s’incontra con la stella di Marte, che è ardentis-
sima, fa nella genitura i furiosi, coloro che presto muoiono, gli storditi e repentinamente
uccide il nativo. Dopo il plenilunio, scemando il calore e la Luna iniziando a decrescere
la luce, giacché la stella di Saturno è freddissima e porta nella genitura la tenebra, pro-
duce crisi mortali. Ma se le figure sono invertite, andando la Luna all’incontro di Sa-
turno dopo il novilunio e a quello di Marte dopo il plenilunio, i mali sono ben minori,
poiché nasce dalla Luna e da (queste) stelle una temperanza e verisimilmente non v’è
nulla che sia interamente dannoso. Queste cose, dunque, siano dette se la Luna va all’in-
contro dei malefici dopo il novilunio o il plenilunio. Quando poi la Luna, dopo il novi-
lunio o il plenilunio e negli altri vincoli, allo scioglimento loro, si dirige - massima-
mente nei lati destri - ai benefici, intendo Giove o Venere o Mercurio, diviene causa dei
più grandi beni nella genitura. Allo stesso modo, unendosi ai malefici dopo lo sciogli-
mento negli altri vincoli, rende efficaci quelle stelle al recar danno, così come, unendosi
ai benefici, li rende efficaci al recar vantaggio. Puoi conoscere dopo quanto tempo si
produce il danno o il vantaggio in virtù del metodo descritto nel capitolo sui periodi
climaterici, prendendo l’intervallo che separa i gradi della Luna da quelli degli astri,
quali essi siano: e se la Luna compie incontro ( ) per corpo, moltiplicherai
per gli anni che risulteranno dai tempi ascensionali della regione in cui compi l’osserva-
zione, come è detto nella lezione che precede, e li trasformi quindi in mesi; li dividi
quindi per 12 ed avrai gli anni e stabilirai dopo quanti anni occorrerà il bene o il male.
Questo, dico, quando l’applicazione ( ) avviene per corpo.
Se avviene per figura, prendi i gradi mancanti al compimento della figura, li molti-
plichi per gli anni che risultano dai tempi ascensionali, come predetto, e avrai il risul-
tato.

- 140 -
Non dimenticare che i malefici appaiono assai più efficaci a recar danno quando si
configurano nelle parti sinistre, mentre i benefici sono più attivi a recar vantaggio
quando la Luna compie incontro verso di loro nelle parti destre. Se avviene l’inverso,
entrambi risultano adulterati. Questa osservazione valga altresì per le configurazioni
della Luna rispetto al Sole.
1 Questa aggiunta è nel Vaticanus gr.1698, scritto nel XV secolo da Isidoro, metropolita di Kiev. Se l’ac-
cettassimo, avremmo 11 fasi (cfr. V.Valens, 2,35 Kroll; 2,36 Pingree), le medesime che leggiamo in Re-
torio (CCAG VIII/IV 203-205) che, dopo averle elencate, prosegue:

«Di queste fasi occorre considerare i signori e i luoghi (che occupano) a partire dall’oroscopo: il luogo
della fase significa il parto e la prima età, il signore della fase l’età seguente. Pertanto, se il segno della
fase o il signore del segno si trova in luogo malvagio ed osservato dalle malefiche stelle, produce natività
oscure e soggette al decadimento. Al contrario, se la fase è angolare e il suo signore è osservato dalle be-
nefiche stelle, nascono i distinti e gli illustri. Se il luogo è in segni operanti, mentre il suo signore declina
ed è osservato dalle malefiche stelle, chi nasce è libero o comunque risolleva la propria condizione, ma
sopporterà privazioni e subordinazioni. Se il signore si trova in luoghi operanti, mentre il luogo è decli-
nante, nei primi tempi soffrirà sventure e sommissioni e... [breve lacuna], in seguito avranno indipen-
denza e promozioni e dignità, soprattutto se le benefiche stelle portano testimonianza. Se poi sia il luogo,
sia il suo signore declinano e sono osservati dalle benefiche stelle, le malefiche assenti, giungono all’ab-
bondanza dopo esser liberati dalla sommissione e dalla cattività. Se il luogo è osservato dalle malefiche, il
signore dalle benefiche, nascono sottomessi e sono cresciuti nella libertà (...). Se il luogo è osservato dalle
benefiche, il suo signore dalle malefiche stelle, nascono liberi e crescono nella servitù o cadono in som-
missione per la necessità del sostentamento o a causa di garanzie o di obbligazioni. I noviluni e i (primi)
quarti della Luna osservati da Saturno sono indicative di decadimento. I pleniluni e i secondi quarti osser-
vati da Marte creano deterioramenti fragorosi: nei segni solidi una sola volta, nei bicorporei sovente, nei
tropici pubblicamente e con rumore. Inoltre, se sono angolari, fanno cadere da una grande fortuna; se
sono succedenti, passeranno da una sventura all’altra; se sono declinanti, cadranno in esilio, sopporte-
ranno oltraggi, tormenti, l’arroganza, una morte violenta».
Vettio Valente (2,35 Kroll; 2,36 Pingree), dopo aver premesso che «le figure ( ) della Luna sono
sette secondo un principio di natura» ovvero tanti quanti sono i raggi che inviano gli astri (cfr. Porfirio,
Introductio in Tetrabiblum Ptolemæi, CCAG V/IV 198,19), ne elenca 11. Prosegue poi in modo più arti-
colato, attribuendo ad ogni fase un giudizio:
«Descriviamo ora in quale modo le predette figure devono essere considerate nel quadro del giudizio de-
gli eventi ( ) e a quale divinità convengono. Il novilunio ha significato sulla gloria e
sul potere e sulle disposizioni regali ed autorevoli e quanto pertiene ai pubblici affari degli stati; ed inoltre
sui genitori, sulle nozze, i misteri e tutto ciò che ha carattere generale ed universale. Allo stesso modo il
signore del novilunio <e della larghezza e del passo giornaliero>.
Il sorgere della Luna, che è anche detto luce ( ), insegnano sulla vita, sulle azioni, sulle possibilità fu-
ture e conferma le cose del novilunio. E poiché dalla prima visione si compiono considerazioni riguardo
ai moti mensili universali, il signore di phôs mostra gli eventi universali. Coopera Mercurio fino al quarto
giorno della Luna.
La forma falcata ( ) significa la nutrizione e le speranze che si nutrono nella vita ed
inoltre quanto riguarda la madre e le donne. Coopera Mercurio fino all’ottavo giorno.
La prima quadratura insegna sulle infermità e le malattie ed ogni accidente violento; ma anche riguardo ai
figli, alla dignità, ai benefici futuri. Ad essa si conforma Venere fino al dodicesimo giorno lunare.
La prima Luna gibbosa insegna sulla prosperità, sulle promozioni future, sulle partenze e sulla oncordia
dei congiunti. Ad essa si assimila il Sole fino al quattrodicesimo giorno lunare.
Il plenilunio insegna sulla gloria e l’oscurità, sulla partenza, su quanto si produce con violenza, su chi
vien precipitato dall’alto e chi viene esaltato dal basso, su coloro che hanno conformità di sentire, sulle
avversità, sugli avversari, sulla concordia dei genitori. Ed ha il medesimo colore del segno occiduo.
Il primo signore della diminuzione della luce insegna sul venir meno delle sostanze, sul raffreddamento
delle attività, su coloro che vanno verso il decadimento e sulle improvvise disgrazie. La sua virtù equivale
a quella dell’ottavo luogo. Marte è signore fino al ventunesimo giorno della Luna.

- 141 -
La seconda Luna gibbosa insegna sugli espatri, su grandi attività, sulla prosperità. Ha la medesima virtù
del <luogo del> dio. Giove è signore fino al venticinquesimo giorno della Luna.
La seconda quadratura insegna sulle faccende antiche, sulle sofferenze croniche, sui figli. Saturno le
equivale in virtù fino al trentesimo giorno.
Il signore della <seconda> Luna falcata insegna sulla morte della moglie, l’inoperosità e il ladrocinio.
Ultimo è il tramonto, che insegna sui vincoli, le costrizioni, le attività nascoste, le accuse e la disistima.
Questo è l’ordine delle figure della Luna, che si acordano ai cinque dei, al Sole e agli angoli».
Riprendendo una glossa di uno scoliaste bizantino (Pingree 367) possiamo formare la seguente tabella:

- 142 -
36. Del dominio

Il criterio del dominio si prende dal Sole e dalla Luna, se si trovano nei
luoghi operanti della genitura. In una natività diurna occorre osservare il
signore dei confini del Sole o il signore della sua esaltazione o il signore
del triangolo; in una genitura notturna il signore dei confini della Luna e il
signore del suo domicilio e i rimanenti, come nel modo predetto. Così
stando le cose, se un solo astro ha maggiori diritti degli altri e si trova al
suo sorgere mattutino, angolare e in propria dignità (idiothronôn), detiene il
dominio, soprattutto se osserva il luminare del tempo. I luoghi operanti
nella questione del dominio sono i seguenti: l’oroscopo, il culmine supe-
riore e il buon genio, inoltre l’occaso e il luogo che tramonta dopo di esso,
se questi segni sono maschili. Di notte, i quattro angoli, la buona sorte ed il
buon genio, il luogo che succede all’oroscopo e il segno che tramonta dopo
l’occaso. Se in questi luoghi trovi corpi che hanno luce (phôsphorounta sô-
mata), essi proclamano il dominio. Al contrario, se non cadono nei luoghi
predetti, si deve allora considerare il signore dei confini o il signore del
triangolo o il signore del domicilio del novilunio o del plenilunio prece-
dente. E se il novilunio o plenilunio fosse inoperoso (non nei luoghi ope-
ranti), si deve considerare il signore della sorte di fortuna o della sorte del
genio secondo il dominio triangolare o zodiacale o dei confini e, inoltre, il
signore dell’oroscopo. E se tu trovassi in uno dei luoghi che abbiamo prima
menzionato un astro che signoreggia questi luoghi ed è configurato al
luogo che dispone, a quell’astro viene data la signoria della genitura.
Ora, quando la stella di Saturno assume il dominio, se si trova ben posta,
dà i suoi anni intieri alla vita, che sono 57, la stella di Giove 79, quella di
Marte 76, quella di Venere 82, quella di Mercurio 76. E se il Sole o la Luna
hanno un rapporto con l’astro che assume il dominio della genitura, allora
il Sole dà anni 120, la Luna 108. E quando quell’astro, fra i cinque, che de-
tiene il dominio, riceve la testimonianza di Venere, aggiunge al tempo in-
tiero di vita gli anni minori di Venere, che sono 8; se è testimoniato da
Mercurio aggiunge 20 anni, se è testimoniato da Saturno, posto in modo
onorevole e conveniente, aggiunge 30 anni, ma se Saturno è posto in modo
improprio sottrae 30 anni. Dal canto suo Giove aggiunge anni 12, Marte
quand’è ben posto in luoghi propri aggiunge 15 anni, altrettanti ne sottrae
se è posto in luoghi impropri. Si deve inoltre badare che quando i predetti
astri benefici sono in luoghi cadenti o sotto i raggi solari o diminuiti di

- 143 -
moto ed osservano la stella che detiene la signoria, sono impotenti e ad ag-
giungere e a sottrarre anni.
Al medesimo modo, quando il signore della genitura è in luoghi cadenti
e sotto i raggi del Sole, concede gli anni del suo minore ritorno (apokata-
stasis): Saturno anni 30, mesi 30, giorni 30, ore 30; Giove anni 12, mesi 12,
giorni 12, ore 12; Marte anni 15, mesi 15, giorni 15, ore 15; Venere anni 8,
mesi 8, giorni 8, ore 8; Mercurio anni 20, mesi 20, giorni 20, ore 20.
Quanto al Sole, se è posto in segni maschili, dà anni 19, mesi 19, giorni 19,
ore 19; la Luna anni 25, mesi 25, giorni 25, ore 25.

Olimpiodoro, c. 40
Del dominio e del tempo di vita

«Il criterio del dominio si prende dal Sole e dalla Luna». L’astrologo, dopo averci in-
segnato la dottrina dei periodi climaterici e aver trattato del vincolo della Luna, passa
ora ad esporre la questione più necessaria, in cui ci mostra quanto tempo vive chi ha ri-
cevuto in sorte una data genitura.
Questo ci viene mostrato mediante l’astro che è detto dominatore ( ).
E’ l’oikodespotês la stella che assegna il tempo di vita a colui che nasce. Bisogna quindi
trovare l’oikodespotês. Per suo tramite possiamo infatti avere conoscenza della quantità
della vita. Ora, il dominatore si trova dalla Luna e dal Sole o dall’oroscopo o dalla sizi-
gia, novilunio o plenilunio, immediatamente precedente la natività o dalla sorte di for-
tuna o dalla sorte del genio. Da questi luoghi si trae il dominatore. Occorre poi conside-
rare, al tempo della genitura, di giorno cinque luoghi, di notte otto. In una genitura
diurna: l’oroscopo, il medio cielo, l’occaso e il luogo che tramonta dopo di esso, ovvero
l’ottavo luogo, ed inoltre l’undicesimo luogo, che è detto buon genio. Se il Sole è in uno
di questi cinque luoghi, dal Sole traiamo il dominatore in una genitura diurn, dalla Luna
in una notturna. Occorre infatti osservare anche la Luna, se è in uno degli otto luoghi
seguenti: i quattro angoli, la buona sorte o quinto luogo, il buon genio o undicesimo
luogo, in cui si rallegra la stella di Giove, nel luogo che ascende dopo l’oroscopo e in
quello che tramonta dopo l’occaso, intendo l’ottavo. Se in uno di questi luoghi vi fosse
la Luna, da essa si deve trarre il dominatore in una genitura notturna, come dal Sole in
una diurna se fosse nei luoghi predetti. Queste cose premesse, ricerchiamo dunque con
quale metodo si trae il dominatore. Si deve, di giorno, considerare in quale segno è il
Sole, in quali confini, in quale esaltazione, in quale monomoiria. Ora, il signore del
segno in cui è il Sole si chiama oikodektôr, il signore dei confini horiokratôr, il signore
del triangolo trigônokratôr, il signore dell’esaltazione hypsokratôr. Quando abbiamo
riconosciuto chi, dei cinque astri, è oikodektôr, chi horiokratôr, chi trigônokratôr, chi
hypsokratôr, consideriamo chi, di questi quattro, ottiene il miglior suffragio ovvero
l’astro meglio disposto o angolare o nel luogo del buon genio ( ) o
succedente o nel luogo della buona sorte o configurato con trigono al Sole. L’astro che
ha il maggior suffragio è dunque detto il dominatore. E talora il Sole medesimo è il

- 144 -
dominatore, se ha maggiori diritti degli altri. Bada tuttavia che la stella che ha il
maggior suffragio non sia combusta, ché allora non può essere posta come dominatrice,
ma occorre seguire un metodo diverso da quello esposto.
Nelle geniture notturne procederemo in analogo modo riguardo alla Luna, se si trova
in uno dei predetti otto luoghi: si deve considerare il suo oikodektôr, horiokratôr, tri-
gônokratôr e l’astro che si esalta in quel segno, se è segno di esaltazione di un qualche
astro, altrimenti, non ricercherai lo hypsokratôr, ma dovrai trarre il dominatore dai ri-
manenti signori [lectio codicum classis ].
Opera con precisione e prendi ciò a modello: sia ad esempio questa seconda ora della
notte. Cerco dov’è la Luna e trovo il suo luogo a 15 gradi dei Gemelli: dico che l’oiko-
dektôr è la stella di Mercurio, horiokratôr quella di Marte, trigônokratôr nuovamente
quella di Mercurio, suo essendo di notte questo triangolo, di Saturno nel giorno, hypso-
kratôr nessuno, giacché nessun astro in Gemelli si esalta o si deprime.
Consideriamo poi chi ha maggiori diritti fra lke stelle di Marte e di Mercurio e di-
ciamo che la stella di Mercurio ha maggiori diritti di quella di Marte, in quanto è oiko-
dektôr della Luna e suo trigônokratôr, mentre Marte si trova in luogo cadente, nell’ot-
tavo luogo. In questo modo si trova il dominatore.
Osserviamo in seguito quanti confini signoreggia la stella di Mercurio in tutto lo zo-
diaco: quanti ne detiene, altrettanti anni di vita dispensa. Allo stesso modo per gli altri
astri, se li trovassi dominatori.Signoreggia Mercurio in tutto lo zodiaco 76 confini,
Gove 79, Saturno 57, Marte 66, Venere 82, il Sole 120, la Luna 108. Pertanto, la stella
dominatrice che il nativo ha in sorte concede tanti anni di vita quanti sono i confini che
detiene in tutto lo zodiaco, se non venisse reciso dall’astro anereta. E’ chiamato anereta
l’astro che ha il suffragio minore, come nell’esempio dianzi la stella di Marte, che ha
minor diritti di Mercurio. E di norma occorre considerare se l’astro che ha il minor suf-
fragio stringe i confini dei dominatori, secondo il metodo esposto nel capitolo sui con-
fini. Se questo avviene, considera gli anni di vita, quale è favorevole e quale maligno.
Se al contrario non recide in alcun luogo, il dominatore compie i suoi propri anni.
Anche questo devi poi considerare: chi dei cinque astri si configura al dominatore e
se colui che si configura è bene o mal disposto ovvero se è angolare o succedente, se è
nel buon genio e così via o se, al contrario, è combusto o cadente o nel cattivo genio.
Se, essendo ben disposto, si configura al dominatore, gli elargisce i suoi anni minori,
sicché il nativo non vive solo gli anni del dominatore, ma anche quelli aggiunti dall’a-
stro configurato. Ora, se la stella di Saturno si configura al dominatore, aggiunge anni
30, mesi 30, giorni 30, ore 30, Giove anni 12, mesi 12, giorni 12, ore 12, Marte anni 15,
mesi 15, giorni 15, ore 15, Mercurio anni 20, mesi 20, giorni 20, ore 20, Venere anni 8,
mesi 8, giorni 8, ore 8. Questi tempi gli astri aggiungono quando sono ben posti e con-
figurati al dominatore ( ), ma se sono mal disposti ed osservano il domi-
natore, sottraggono secondo le medesime quantità aggiuntive, in modo che essi non
permettono al dominatore di concedere i propri anni, ma tolgono anni dal cattivo luogo
donde guardano. Ora, tutto ciò che abbiamo detto proviene dal Sole e dalla Luna se
sono nei luoighi menzionati. Ma se in quei luoghi non sono presenti, non da essi
traiamo il dominatore, ma dalla sorte di fortuna o dalla sorte del genio o dall’oroscopo o
dal novilunio o plenilunio precedente la genitura. Considereremo quale luogo è ben di-
sposto e da questo trarremo il dominatore, assumendo da tutti questi luoghi
l’oikodektôr, ovvero il signore del segno, il trigônokratôr e lo hypsokratôr e all’astro

- 145 -
che avrà maggiori diritti sarà assegnato la signoria dei tempi di vita nel modo che
abbiamo più sopra esposto riguardo al Sole e alla Luna.

Libri mysteriorum III, 49


Dei numeri degli astri
Angelicus 29 fo. 83r-v

Gli astri hanno alcuni numeri stabiliti che sono detti , che qui ci limitiamo
semplicemente a enunciare, avendo già esposto in un altro libro le loro ragioni: il nu-
mero del del Sole è di anni 10, quello di Venere 8, quello di Mercurio 13,
quello della Luna 9, quello di Saturno 11, quello di Giove 12, quello di Marte 7, quello
del nodo ascendente 3, quello del nodo discendente 2, in totale 75.
Quanto al numero dei loro anni si prende in quattro modi: hanno infatti gli astri anni
massimi, grandi, medi e minori. Gli anni massimi del Sole sono 1461, di Venere 1151,
di Mercurio 480, della Luna 1152, di Saturno 256, di Giove 427, di Marte 284. Gli anni
grandi del Sole sono 120, di Venere 82, di Mercurio 76. Gli anni medi del Sole sono 39
1/2, di Venere 45, di Mercurio 48, della Luna 39 1/2, di Saturno 43, di Giove 45, di
Marte 40. Gli anni minori del Sole sono 19, di Venere 8,; di Mercurio 20, della Luna 25,
di Saturno 30, di Giove 12, di Marte 15.

- 146 -
37. Genesi del mondo

E’ necessario porre a fondamento la genitura del mondo mortale e sensi-


bile, 1 disposta in conformità alle osservazioni della scienza delle natività,2
allorché le stelle erranti, che seguono un moto circolare, hanno compiuto il
termine del ritorno periodico del loro fulgore al tempo della creazione del
mondo mortale e sensibile. In tal modo, esse sono apparse, collocate nei
gradi dei loro segni3 e disposte secondo la loro propensione e la naturale
melotesia del cielo.
Il Sole in Leone a 19°, 4 la Luna in Cancro a 15°, Saturno in Capricorno a
15°, Giove in Sagittario a 15°, Marte in Scorpione a 15°, Venere in Bilan-
cia a 3°, Mercurio in Vergine a 7°, mentre il grado levante5 è all’oroscopo a
15° del Cancro, al sopraggiungere dell’undicesima ora della notte. Questa è
pertanto la genitura del mondo mortale e sensibile.
In questi segni le predette stelle sono apparse la prima volta. Ed esse, che
sono in un luogo incorruttibile, hanno uno spirito eterno; per ciò, questi
medesimi segni furono consacrati a loro dimore.

1 , Marcianus gr. 335; Bœr.


2
3Qui ha termine il capitolo nel Parisinus gr. 2506.
4 Schato coniecit; mmss., Bœr: Si potrebbe presumere che la
posizione del Sole sia 15° Leone, cfr. Firmico 3,1 (W. Kroll, F. Skutsch I, 91,15). Il segno del Leone
conviene d’altronde al momento designato: XI ora della notte: allora Venere e Mercurio si troverebbero
nei pressi della loro elongazione (rispettivamente 48 e 22 gradi).
5 (fundamentum, rhythmus) è qui sinonimo di
"oroscopo" (cfr. Paolo d’Alessandria, op.cit., pag. 29: «l’oroscopo, che è chiamato timone e
fondamento», ).

- 147 -
Glossario dei termini tecnici

, bonus genius, è il nome dell’undicesimo luogo, che succede al


culmine ( ) e pertanto il participio
indica di norma la posizione di un pianeta in quel luogo e, per
estensione, talora lo si ritrova nell’accezione di "essere volto al bene", come
appare nel c. 35 di Olimpiodoro.

bene facio, volgere al bene, con senso transitivo, ma più spesso usato al passivo in senso
intransitivo. Il verbo esprime una condizione accidentale dell’astro che, per il suo
ciclo sinodico, per la sua posizione nella rotazione diurna, per le testimonianze
che riceve dagli altri astri è volto a produrre un bene, qualunque sia la sua natura
essenziale. Ha come sinonimo suoi contrari sono e Il
verbo non è usato da Paolo, ma dallo scoliaste ed è frequente nella letteratura
astrologica bizantina, unitamente al sostantivo , bonitas, che ha come
contrario

factio, conditio, cfr. c. 6; v.


,
conditionalis; luminare conditionale, è detto il Sole nel giorno e la
Luna nella notte: cfr. cc. 32, 33. Ciascun luminare è detto inoltre ,
capo di fazione, cfr. cc. 24, 34.

factiosus, designa il pianeta che risponde alla propria fazione. Questo termine non è in
Paolo, ma nel commentatore (cfr. c. 35), che si serve anche del termine
a indicare il compagno di fazione.

che sorge sul far della notte, cfr. c. 14; in Olimpiodoro si trova il termine equivalente

radiatio, emissio radiorum. Paolo ne parla nel c. 35, ove essa appare prodursi mediante
il raggio sinistro ( ) degli astri. Essa è così definita dallo Pseudo-Porfirio:
«L’astro che precede irraggia ( ) l’astro che segue mediante figura
( ): ad esempio l’astro che è in Ariete irraggia quello sito in Capri-
corno mediante quadratura e quello in Sagittario mediante trigono. Quanto all’a-
stro che segue, dirigendosi verso il primo, lo osserva e lo sovrasta (
), come già detto, ma non irraggia ( ). In-
fatti, la facoltà del vedere di ogni luce si porta in avanti, il raggio a ritroso (

)», Porphyrii Introductio in Ptolemaei Tetrabiblum, CCAG V/4 pag. 202, c.


24.

radius, in quanto termine tecnico contrapposto a , che è la videndi actio dell’astro:


«Ogni astro che segue nei lati sinistri lancia un raggio all’astro che precede nei

- 148 -
lati destri, come ad es. l’astro in Ariete rispetto all’astro che è in Capricorno
mediante quadrato destro e similmente all’astro in Sagittario mediante trigono
destro. Ora, l’astro che precede vede da lungi ( ) l’astro che segue ed esercita
sovreminenza ( ) muovendosi verso di lui, ma non lancia raggio (
). Infatti, della luce ( ) di ogni astro, la vista ( ) si porta in
avanti, il raggio ( ) all’indietro» (Hephaestio I, 16; cfr. Antioco CCAG VIII/3
pag. 114,28; Porph. Introductio in Tetrabiblum Ptolemaei, CCAG V/4 202). Sulla
contrapposizione cfr. A. Bouché-Leclerq, L’astrologie grecque, Pa-
ris 1899, 247ss.; Cl. Saumaise, De annis climactericis et antiqua astrologia dia-
tribae, Lugduni Batavorum 1648, pp. 402ss.; G. Bezza, Commento..., pagg. 266-
269.

orientalis. Salvo in un passo (c. 7), ove designa il quadrante compreso tra l’oroscopo e
il culmine, il termine designa sempre in Paolo l’astro che, avendo
compiuto la propria apparizione, mattutina o vespertina, non è più occultato dalla
luce del Sole. A sua volta, il termine , oltre a indicare (cc. 2, 24) l’angolo
del tramonto ( ), designa l’astro che è occultato dalla luce del
Sole (c. 14, scholio 22, Olimpiodoro c. 9). Vi è quindi in Paolo un uso restrittivo
del termine , poiché designa non già semplicemente il sorgere di un
astro dalla luce del Sole, ma la sua condizione di visibilità. E’ quindi un termine
che appartiene, in senso tecnico, alla teoria epiciclica. Il termine
sostituisce inoltre talora il termine tecnico , che non è presente né in
Paolo, né in Olimpiodoro, e che si applica all’astro che, non distando molto dal
Sole, ha già compiuto apparenza. L’orientalità e l’occidentalità epiciclica di un
astro sono designate da Paolo con i termini , orientalis
mtatutinus, e , orientalis vespertinus (cfr. c. 15 sulle
stazioni di Marte).

ventus. Ogni segno ha una familiarità con uno dei quattro venti che soffiano dai punti
cardinali (c. 2); è questa una dottrina assai diffusa (cfr. ad es. Tolemeo, quadr. I,
11; I, 19; II, 3; II, 11), che proviene dall’antico costume di designare le direzioni
dello spazio con i nomi dei venti (cfr. K. Nielsen, Remarques sur les noms grecs
et latins des vents et des régions du ciel, Classica et Mediaevalia, n.7, 1945, pp. 1-
113). In generale, nelle tavole delle stelle fisse, indica la latitudine della
stella rispetto al circolo mediano dei segni, cfr. CCAG V/1 p. 198,8-9: «Quale lar-
ghezza ha, ovvero quale vento ( ). Nel c.
17 Paolo si serve dell’espressione , per venti latio-
nem, per indicare il moto in latitudine della Luna e degli astri erranti. Questa
stessa espressione, in forma più concisa, ricorre in molti astrologi:
e Firmico la traduce per ventum (IV, 1, 10). Nella sua interpretazione al
capitolo sulla durata della vita del quadripartito tolemaico (dove peraltro l’espres-
sione è assente), Efestione spiega questa espressione, laddove elenca le condizioni
che non consentono la distruzione della vita: «Quando l’afeta e l’anereta si uni-
scono per corpo, ma non hanno la medesima larghezza ( ), ov-
vero quando non si muovono nella medesima direzione (
)» (Epitoma IV 25; Pingree p. 213,12).

- 149 -
revolutio annorum nativitatis, il termine è presente nello scoliaste (sch. 92), ma assente
sia in Paolo, sia in Olimpiodoro, che si serve della perifrasi
, tempus natalitium cuiusdam anni, (c. 29). Più propria-
mente, Paolo usa l’espressione , transitus (solis) ad
certum tempus spectans e l’espressione significa di norma, nella
letteratura genetliaca greca, posizioni o figure degli astri al tempo dell’anniversa-
rio. Nella letteratura tardo-greca il termine più comune è (cfr. He-
phaestio II, 27) e in quella bizantina , alternatio, permutatio, che è un
calco dall’arabo , cfr. Eleuterio Eleo Zebeleno (ms. Angelicus 29, fo. 177v,
c. 149, Palatinus gr. 312, fo. 174r, Marcianus gr. 324, fo. 275v): «Della distin-
zione dei tempi del nativo. Si deve sapere che dicesi conversione ( ) il
momento in cui il Sole giunge al luogo della genitura, nel medesimo grado, mi-
nuto e secondo che occupava all’atto della nascita e l’oroscopo di quel momento è
l’oroscopo della conversione. La sua determinazione si trova nei trattati manuali-
stici. Se pertanto vuoi sapere gli anni del nativo, assumi il tempo presente e da
questo detrai l’anno della nascita e il risultato che ottieni sono gli anni compiuti
del nativo a partire dal tempo in cui nacque. In seguito, nei manuali sono usitati
gli anni di Alessandro e di Yazdijird re dei Persiani e ritroverai così la conver-
sione dell’anno ( )».

ostendo, v.

restitutio in pristinum statum, compare una sola volta in Paolo (c. 36) ed è connesso agli
anni di vita che i pianeti danno quando sono dominatori ( ). Le
dei pianeti si fondano sui cosiddetti "goal-years texts" babilonesi,
attestati nel periodo seleucide e sono ricordate da Antioco (CCAG VII, pp. 119ss.)
e da Retorio (CCAG I, p. 163), cfr. Tolemeo, alm. IX, 3. Olimpiodoro parla anche
di una dei segni dello zodiaco, che si fonda sui loro tempi ascen-
sionali (c. 38), di cui fece grande uso Vettio Valente. Infine, lo scoliaste parla di
una dei pianeti, ovvero quando, al tempo della conversione an-
nua (vedi: ) compiono un ritorno. A questa e alla fa
riferimento un testo ascritto a Doroteo sulla (vedi): «Saturno e Marte
nei loro ingressi ( ) sul Sole, la Luna, Giove, sia per corpo, sia per
quadrato o diametro, si rivelano dannosissimi, a condizione che all’origine fossero
mal posti. Lo stesso avviene nelle loro e ,
ovvero quando giungono al loro luogo radicale della genitura o al luogo a questo
opposto» (CCAG II, p. 196).

effluvium. Il termine sta a indicare, in generale, l’influsso stesso degli astri: si tratta di
un effluvium incessante, influxus, che gli astri riversano per necessità fisica dalle
loro orbite, a cascata, dalla sfera più alta alla più bassa. Per ciò l’effluvium della
Luna è il più significativo. Dice Paolo (c. 21): «Avendo essa accolto le
emanazioni ( ) degli astri che sono nelle cinture più alte, suscita la
crescita e la diminuzione di ogni cosa». Gli astrologi parlano pertanto soprattutto
della della Luna, e della sua , coniunctio. Paolo descrive i modi
della e della nel c. 17. Si deve qui notare che la prima avviene

- 150 -
per separazione o allontanamento, la seconda per applicazione o avvicinamento,
entrambe per il moto proprio della Luna. Sono quindi rapporti che avvengono per
corpo o per figura ( ) ed altresì , per
ventum, ovvero secondo i successivi mutamenti in declinazione.

aversus. Un segno rispetto ad un altro segno, un astro rispetto ad un altro astro è detto
quando tra loro non vi è , consonantia, ovvero vi è assenza
di esagono, quadrato, trigono, diametro. Il termine , inconiunctus, può
essere considerato sinonimo. Cfr. cc. 10-13. Anche alcuni luoghi sono
rispetto ad altri, come ad esempio l’ottavo rispetto al primo (c. 24). Anche il
termine , dissonus, potrebbe essere considerato sinonimo, tuttavia si-
gnifica in particolare l’assenza di consonanza, la quale si dà con gli accordi di ot-
tava, di quinta e di quarta.

inconiunctus, v.

effectus, eventus. Gli astrologi predicono gli avvenimenti futuri e pertanto compongono
trattati cui sovente danno nome di (cfr. Tolemeo, Efestione,
Paolo medesimo, etc.) ed essi stessi sono chiamati, di conseguenza,
(cfr. Theol. Arithm., ed. V. de Falco p. 54) e più comunemente
. Ma certo non potrebbero compiere predizioni se non considerassero gli
astri , efficientes seu effectivi, come appare in alcuni passi del qua-
dripartitum di Tolemeo: Giove è produttivo ( ) di venti fecondi (I,
20; Boll-Boer p. 44,5), Mercurio di quelli turbinosi e dei tuoni e dei terremoti (II,
9; Boll-Boer p. 89,22); ancora, la natura efficiente ( ) delle
comete è simile alle nature di Marte e Mercurio commiste (II, 10; Boll-Boer p.
92,8). Paolo non usa il termine , ma esprime più volte questo con-
cetto con il verbo , efficio, perficio, sia all’attivo che al passivo. Per
quanto attiene all’effetto in sé, , esso ha un esito, , che può
essere propizio o sfavorevole (c. 10), un suo genere, (c. 17), una sua effica-
cia, (cc. 24, 27) e, infine, una sua propria dottrina:
(c. 27). Infine, il termine , che è un hapax
in Paolo, non deve essere inteso come una mera descriptio effectuum, ma piuttosto
come una aestimatio effectuum, siccome appare d’altra parte in altri astrologi, cfr.
Introductio Porphyrii (CCAG V/4 p. 222,16): l’azione dei confini altera l’
degli astri; e V. Valens II, 17 (Pingree p. 73,7): gli esagoni hanno
la stessa dei trigoni, benché più debole ed oscura. Si noti
che spesso gli astrologi fanno uso in senso assoluto del verbo e in que-
sti casi esso funge da unico termine dell’apodosi, al modo stesso in cui Tolemeo,
nelle Phaseis, impiega la voce verbale , significat. Un esempio è nel
Parisinus gr. 2424, fo. 87v, tradotto fra i testimonia al c. 31: [ ]

[ ] ,
«quando il signore dell’anno si configura al segno annuo, allora produce un
evento e il configurarsi del signore del mese al segno mensile, ciò produce un
evento».

- 151 -
dissonus, v.

inconiunctus, v.

lumen, vedi

emissio, questo termine e i suoi relativi ( , missor, , locus emittendi vim


habens) mancano in Paolo e nel suo commentatore, ma sono presenti nello scolia-
ste.

inops, v.

demonstro, v.

dominus, v.

accipio, v.

declaro, v.

dispositio. Paolo si serve di questo termine nel c. 2, quando dice che l’Ariete è l’angolo
culminante nella genitura del cosmo, né usa altre espressioni a indicare la figura
della natività nel suo complesso, v. .

gubernans, v.

comitatus, v. c.14

occidentalis, v.

illapsus, questo termine non è presente in Paolo, che parla di anni che cadono (
) nella sizigia precedente la natività o nei loro luoghi quadrati o diame-
trale; appare nondimeno in Olimpiodoro, che lo recensisce, insieme all’
, ingressus(v.), una delle due cause minori dei climacteres (le maggiori es-
sendo la , occursus, l’ , saltus, la , glutinatio). Tutte e
cinque sono descritte nel c. 38 di Olimpiodoro. Una descrizione decurtata dell’
si trova anche nella compilazione di Achmes (Angelicus 29 fo. 161v,
c. 74). Spesso, verisimilmente a causa del significato dannoso che gli è connesso,
questo termine si ritrova nella grafia , prolapsus, in alcune raccolte di
definizioni, cfr. Eliodoro, CCAG VI, p. 102 e Marcianus gr. 335 fo. 384r, c. 28,
Parisinus gr. 2509, fo. 124r-v, Angelicus 29, fo. 162r, c. 76: «Dell’ékptôsis:
dicesi ékptôsis quando, avendo lanciato l’anno dall’oroscopo, incide ( ) in
quel segno ove avvenne la sizigia che precedette la nascita».

- 152 -
alternatio, permutatio, compare una sola volta in Paolo con il significato di "mutamento
delle configurazioni ( ). Nell’accezione di revolutio annorum v.

annus. L’accezione originaria è "anniversario", come troviamo in Omero, e "ciclo",


mentre il senso proprio di anno è in . I due termini divengono presto sino-
nimi, tuttavia Paolo si serve del secondo per indicare gli anni di vita (cc. 3, 34),
gli anni trascorsi (c. 31), il tale anno dell’era di Diocleziano (cc. 19, 20); quanto al
primo termine, ha una sua accezione tecnica nel lessico astrologico:
non è solo l’anniversario, ma un luogo dal quale l’astrologo giudicherà dell’anno
che inizia.

saltus. Paolo ne parla nel c. 24 come una tra le figure che producono climacterii. Lo
scoliaste dice che avviene quando il Sole o la Luna sono sul punto di passare da
un segno a quello successivo, mancando un certo numero di gradi, ad esempio 15
(sch. 95). Nella compilazione di Achmes è così descritta: «Dicesi exalma quando,
per il moto di direzione ( ) il Sole o la Luna o la sorte di
fortuna, uscendo dal segno della genitura entrano in quello successivo. Pertanto,
assunti i gradi del segno che il Sole o la Luna o la sorte di fortuna occupano in
genitura, osserva quanti gradi mancano al compimento di quel segno medesimo. I
gradi trovati li computerai in quanto anni. Infatti, dopo tanti anni, l’astro che com-
pie exalma entrando nel segno seguente porta un danno alla genitura» (Angeli-
cus.29 fo. 161v, c. 74; Palatinus 312 93r, c.27). Non vi è menzione dell’exalma in
Tolemeo, Valente, né nell’edizione di Efestione a cura di D. Pingree, ma è spesso
recensita in varie raccolte anonime di definizioni, talora sotto il nome di Efe-
stione.

ingressus. E’ l’ingresso di un astro al tempo dell’anniversario rispetto ai luoghi della na-


tività, considerati sia immobili ( ), sia mobili ( ); v.
***

dexteritas, v.

accipio, recipio, v.

attestatio, v.

praesentia, appare nel c. 26 a indicare la presenza degli astri nei luoghi. Lo scoliaste ha
anche il termine e l’espressione , per praesentiam, è
sinonima di quella, più usitata nella letteratura astrologica tardo-antica, di
, per corpus (cfr. sch. 94).

tempus; le , status siderum, sono le posizioni degli astri, general-


mente date per longitudine, ma l’accezione prima sembra essere quella di una po-
sizione determinata nel tempo

- 153 -
vespertinus, v.

annus, v.

matutinus, e il contrario , vespertinus, sono in Paolo sempre connessi a


e , talora al sinonimo (c. 14). Questo ultimo termine rivela che
queste posizioni dei pianeti sono intese sempre rispetto al Sole e hanno pertanto
un mero valore epiciclico, Paolo non parlando di quadranti mattutini e vespertini e
di altri simili posizioni assunte lungo la rotazione del moto diurno.

positum, dispositio. Il termine è assente in Paolo, ma appare in Olimpiodoro: cfr. il


comm. al c. 20: è positum siderum nativitatis tempore e può
quindi essere diurno o notturno (cfr. comm. ai cc. 23, 32). Sinonimo di è
, termine anch’esso usato da Olimpiodoro (cfr. comm. al c. 25): con que-
sto nome «chiamano gli astronomi la caelestis dispositio, »
(Barberinianus Vat. 127 fo. 59r; su questo testo v. ). Sono pertanto diversi i
sinonimi di , secondo quanto leggiamo in un testo anonimo: «E’ chiamato
fondamento o radice o principio o disposizione o thema (
) ed invero il nome né ostacola, né
giova» (CCAG IX/1, p. 175).

constituor, v.

exsuperantia, appare solo una volta (c. 13) dove è sinonimo di posizione destra (
), relativamente alla posizione dei segni dello zodiaco nel moto diurno;
questo termine appare in Paolo come sinonimo di , come si desume dal c. 12;
cfr. lo scolio 18: «Destri sono detti quelli che sono nelle parti precedenti, sinistri
quelli nelle parti seguenti; in quelli che per posizione destra ( )
hanno maggior forza, quelli che sono congruenti ( ) hanno la distanza
maggiore». Il termine è assente nel commentatore. Riguardo alla posizione rela-
tiva tra astri, cfr. il c. 21 dell’Introductio Porphyrii, che qui citiamo dal Barberi-
nianus Vat. 127, che offre una lezione alquanto migliore: «E’ superiore ogni astro
che si trova nel trigono o quadrato o esagono destro ovvero precedente rispetto a
quello che è nella parte sinistra ovvero seguente, poiché si dirige verso di esso. Ad
esempio, l’astro che è in Capricorno è superiore a quello che è in Toro per trio-
gono, a quello che è in Ariete per quadrato, a quello che è in Pesci per esagono.
Quanto all’astro che è nelle parti seguenti, è sovrastato da quello che è nelle parti
precedenti. Si dice poi che le sovreminenze sono più vigorose, siano esse trigoni o
quadrati ed invero l’astro che in tal modo è sovreminente ha maggior forza, sia
esso benefico o malefico od angolare: se è benefico, mostra una genitura illustre,
ma il corruttivo la rende oscura; e di norma, ogni astro posto nella parte destra so-
vrasta il sinistro verso il quale si dirige».

sors. Paolo ne dà un elenco nel c. 23, quindi parla espressamente di alcune sorti in dati
giudizi: quella dei figli (c. 25), riguardo alle attività (c. 26), ai climacteres
(c. 34) e, unitamente a , al dominio (c. 36). Nel c. 22, tre sorti hanno un

- 154 -
ruolo prevalente: , , . Se vi aggiungessimo avremmo le
quattro sorti che Macrobio (Saturnalia I, 19, 17) connette al caduceo e che hanno
un’importanza preminente, come appare in più luoghi di Valente e di Efestione.
Nella letteratura bizantina il termine è talora sostituito con , termi-
nus, cfr. ms. Angelicus 29, fo. 268v, c. 304:
e il testo pubblicato a pag. ***

sortior, l’avere in sorte, il possedere come parte propria, come il segno del Cancro che
possiede il petto dell’uomo (c. 2). Paolo usa il termine sovente, in questa acce-
zione: i pianeti hanno dati confini ( ) come parte propria, il Sole nel giorno ha
in sorte il diritto primo sulla vita (ibid.) e possiede il giorno e quanto è proprio
della fazione diurna (c. 6). Ciò che è proprio ai segni e ai pianeti, sia per natura
(Mercurio: ibid., Saturno, c. 21), sia per accidente ( , c. 6) è espresso con
questo termine. E’ da notare che in Tolemeo il termine è un hapax: Saturno ha in
sorte l’età ultima, la vecchiaia (quadr. IV, 10; Boll-Boer p. 208,11) e ciò può sol-
levare dubbio sull’autenticità di parte di questo capitolo. In effetti, questo termine
rivela spesso un modo arcaico dell’espressione negli astrologi, ed è frequente in
V. Valente, che ha coniato anche l’aggettivo , ora per indicare il
dominatore della sorte ( , II, 39 Pingree p. 116,18), ora per indicare i luoghi
in cui le sorti cadono (III, 11; Pingree p. 147,31), ora per indicare i climacteres
generati dalle sorti medesime (III, 12; Pingree p. 148,18); ma cfr. anche
Hephaestio III, 9.

climacter è uno scalino della scala, , che ha assunto l’accezione di un punto cri-
tico della vita di un individuo. Le varie forme dei climacteres sono descritte da
Olimpiodoro nel c. 38, cfr. s.v. e, in modo più compiuto e riepiloga-
tivo, in una nota ascritta ad Eliodoro nel Laurentianus Pluteus 28,34, cfr. la tradu-
zione nel c. 34.

glutinatio. Eliodoro: «Dicesi glutinatio quando un luogo od un astro lancia un raggio


con figura di trigono o quadrato od esagono o diametro nei gradi seguenti al Sole
e alla Luna o a un qualche altro luogo. E questo raggio viene emesso in virtù della
direzione temporale ( ) secondo le ascensioni dei se-
gni. E’ inoltre possibile che anche il Sole e la Luna, in virtù della direzione
temporale, si incontrino o si agglutinino dai luoghi seguenti ad un luogo o ad un
astro precedente» (CCAG VII, p. 102). Nonostante un passo di Eliodoro (cfr. pag.
***) dica che la , a differenza della , avviene per figura, per
Paolo la è il compimento di ogni figura incompleta (cfr. cap. 34 e il
comm. di Olimpiodoro).

testificor, ed , attestatio. E’ detta , testimonium, ogni configu-


razione tra gli astri, quali sono il trigono, l’esagono, il quadrato, il diametro (Por-
phirii Introd. c. 8). Nel c. 25, ove Paolo parla di astri presenti e testimoniatori
( ), si può anche intendere che i primi
siano presenti per corpo e gli altri per figura. Ma in una raccolta di definizioni
(Marcianus gr. 335 fo. 395r, c. 60 = Parisinus gr. 2509 fo. 134r) è detto che il te-
stimonium non comprende solo le figure predette, ma anche le altre ( ).

- 155 -
habitatio. Appare tre volte in Paolo ed è assente in Olimpiodoro. E’ sinonimo di ,
domus. Deve essere considerato un termine arcaico del lessico astrologico, in
quanto usato da Trasillo (CCAG VIII/3 p. 100,7). E’ altresì presente in quanto si-
nonimo in Valente, assente in Tolemeo ed Efestione.

dominus domus, Paolo non usa mai questo termine a indicare il pianeta che ha un diritto
o dominio su un segno dello zodiaco, come Marte sull’Ariete e lo Scorpione o Ve-
nere sul Toro e la Bilancia. A designare il signore del domicilio si serve del ter-
mine , così come designa il signore dell’elevazione,
, il signore dei confini, e il signore del
triangolo. Quest’ultimo è sovente indicato con il termine
e il termine può designare una delle potestates che i pianeti
hanno nei segni, vuoi i confini (c. 3) o il triangolo (c. 33). Quanto alla
essa designa una potestas che non è limitata all’ o domicilio dell’astro,
ma si compone di più fattori ed è composita (c. 36) e costituisce la o
procedimento preliminare da cui prende avvio la dottrina sui tempi di vita. L’
di Paolo è pertanto quell’astro che nella letteratura astrologica persiana
e araba prenderà il nome di kad , l’alcochoden della letteratura astrologica
medievale

videndi actio, v.

transitus, v.

praesentia, v.

directio; termine universalmente usato a indicare il moto della sfera, che induce tutti gli
astri a compiere la rotazione diurna. Eliodoro (v. supra s.v. ) definisce la
directio , temporalis, poiché avviene secondo i tempi ascensionali, cfr.
Demofilo, apud Porphyrii Introd., CCAG V/4, pag. 223, c. 51).

circumeuntes, sono i tre pianeti superiori, Saturno, Giove e Marte, che compiono un
giro completo intorno al Sole e pertanto formano col Sole ogni aspetto (
) nella loro rivoluzione sinodica. In Paolo è presente anche ,
che compare nel c. 17 sulle figure della Luna con i pianeti (cfr. anche c. 37); que-
sto termine potrebbe essere tradotto "dal moto circolare".

concretio. L’espressione designa di norma, nel periodo bizantino, il mo-


mento della genitura e si contrappone a , che indica il momento
della conversione annua (v. ). è forma abbreviata di
o ; non compare in Paolo (né d’al-
tronde in Tolemeo e Valente), ma è presente in Olimpiodoro, in Efestione e negli
scrittori più tardi. D’altro canto, il verbo , figo, è talora usato, nell’acce-
zione di fissare, stabilire le posizioni degli astri (cfr. ad es. Parisinus gr. 2424 fo.
82v:

- 156 -
).

maior numerus suffragium, v

facio, conficio. Il verbo è usato, di norma al medio, per esprimere un procedimento: il


modo di costruire la tabella dei confini (c. 3), dei decani (c. 4), della monomoiria
trigonica (c. 32), il modo di trovare il grado del Sole (c. 28), di calcolare una sorte
(c. 23). Esprime inoltre i moti che compiono gli astri (il Sole, c. 28), le apparizioni
(cc. 14, 26), le stazioni, i moti veloci, lenti e retrogradi (c. 15) e i moti che si
compiono per direzione ( ) nel loro complesso (c. 34), il moto
della Luna nel suo ciclo sinodico (cc. 16, 24, 35), le sue deflussioni e applicazioni
(c. 17). Infine, come verbo che esprime l’azione degli astri nel mondo sublunare, è
usato una sola volta al medio a indicare che la Luna suscita o genera ( ) la
crescita e la diminuzione di ogni cosa (c. 21), ma, di norma, è impiegato all’attivo.
In questa ultima accezione, sono talora usati come sinonimi (v.
), , demonstro, , ostendo: nel c. 24, ove sono raccolti i
giudizi relativi ai dodici luoghi, è usato 43 volte, 14 volte,
e entrambi 13 volte Quanto a , significo, è usato
in altro senso: nel c. 7, ciascuno dei quattro quadranti ha un suo significato
( ), così come ciascuno dei 12 luoghi (c. 24); a parte due impieghi nel c.
25 (dei figli) e tre nel c. 34 (degli anni pericolosi), dove sembra fungere
da sinonimo di e , il verbo vuole esprimere il significato proprio
di un elemento della tecnica apotelesmatica. Lo stesso può dirsi di , declaro.
In particolare, a designare il carattere proprio di una sorte ( ), Paolo impiega
o o ancora si serve di al perfetto ( )o
al participio perfetto ( ), nel senso di constitutus est: «Fu stabilito che la
stella di Venere è causa del concepire e del generare» (c. 21); le sorti di
furono posti quali concausa ( ) di
quelle cose di cui sono significatori; fa eccezione , la sorte della necessità,
la quale ,e : , dominus est. Si deve notare che nel c.
34 (degli anni climacterici), il moto che causa il climacterio è sempre espresso da
, l’effetto del climacterio ora con , ora con , ora con

ambiens. Il metodo della determinazione del pianeta signore del giorno, , e del-
l’ora, , gubernans, si fonda sull’ , l’ordine settenario delle sfere,
sul quale si fonda anche l’attribuzione dei volti decanici ( )
ai pianeti (c. 4). Il termine si fonda sulla natura del giorno, inteso come arco
diurno.

significo, v.

occursus. E’ incontro che avviene mediante directio. E’ definita dallo scoliaste: «La
synántêsis mediante direzione avviene o per emissione di raggio (
) quando si produce a partire dai luoghi seguenti mediante le ascensioni, o
per moto longitudinale degli astri dai luoghi precedenti verso i seguenti, mediante

- 157 -
configurazioni e agglutinatio ( )». La
è verisimilmente sinonimo di , che Tolemeo usa più frequen-
temente nel quadr.; quanto ai suoi due modi, le rispettive definizioni tolemaiche
sono a) , b) (cfr. quadr. III, 11, 9). Eliodoro limita la
synántêsis all’incontro corporale ( ), distinguendola così dalla
o glutinatio, che è incontro per figura ( ), cfr. c. 34.

coniunctio, continuatio, v.

vinculum, designa in Paolo non già i nodi dell’orbita lunare, come avverte lo scoliaste
(sch. 99) e come è l’uso generalizzato, ma quattro vincula che la Luna forma e
scioglie nella sua rivoluzione sinodica, v. c. 35. I nodi dell’orbita lunare sono
chiamati da Paolo e e in un passo (c. 25)
, gli "eclittici"; qui un glossatore ha inserito una chiosa: "ovvero i vincoli (
), ove avvengono le eclissi".

locus. Nel c. 24 il termine designa uno dei dodici luoghi nei quali è diviso il moto
diurno, primo dei quali è l’oroscopo. Il Barberinianus Vat. 127, che a fo. 59r ci
offre il commento di Olimpiodoro al capitolo di Paolo, lo fa precedere da una pic-
cola introduzione (non recensita nell’edizione della Boer), ove viene precisata
l’accezione del termine. Dopo aver detto che l’inizio viene assunto dal dodecate-
morio del circolo zodiacale che sorge, così prosegue: «Gli astrologi (
) dividono il circolo zodiacale in dodici
parti tra loro uguali, che chiamano universalmente luoghi». In accezione meno
specifica, significa un luogo che ha una sua identità in forza dei diritti,
o , familiaritates, che gli astri detengono: cfr. c. 26: "La Luna nei
confini o nei luoghi di Mercurio".

recipio, è in Paolo termine tecnico per designare l’astro che accoglie l’applicazione (
) della Luna (c. 26; cfr. scholio 62 = Olimpiodoro c. 23), ma
sembra usato come sinonimo (c. 17); , avendo l’accezione di acco-
gliere, disporre, designa l’astro che ha un qualche diritto su un pianeta o un lumi-
nare, quando questi ultimi sono nelle sue potestates (cfr. cc. 24, 32). In questo
senso ritroviamo il termine in V. Valente (Pingree p. 97,18). Di norma, nell’a-
strologia greca, è preferita l’espressione , coniunctionem
obtinere, a indicare l’azione dell’astro che riceve l’applicazione della Luna (cfr.
Tolemeo, quadr. III, 14; Boll-Boer p. 157,2; IV, 2 Boll-Boer p. 176,4; IV, 3 Boll-
Boer p. 179,4; IV, 5 Boll-Boer p. 185,5.6.10)

lumen, è detto dei pianeti, che diviene splendente quando sono acronici (c. 15), della
Luna nelle sue fasi (c. 17). Più in generale, il Sole e la Luna sono , lumi-
naria (cc. 24, 33, 34, 35), onde si precisa talora qual è il luminare temporis,
(cc. 32, 33) o (c. 36).

luminare, usato come sinonimo di (cc. 6, 34), designa o il Sole o la Luna,


, quantunque forse in modo più appropriato, avendo l’accezione di "chi
splende", "chi dà luce".

- 158 -
lumen fero, il termine è presente in Petosiride e designa la Luna (cfr. V. Valente VII, 6;
Pingree p. 267, 19), in particolare quando dista dal Sole quel tanto da apparire (15
gradi, cfr. Serapione CCAG VIII/4 p. 227). Ma in Paolo (c. 36) i
sono tutti i pianeti quando non sono combusti, i.e. nella luce del Sole. E’
questa una condizione per detenere l’ e significare gli anni di vita.

gaudeo. Il verbo vuole esprimere la disposizione felice e quindi conveniente od oppor-


tuna ( ) degli astri, in virtù della quale essi operano al meglio. E
poiché tale disposizione felice avviene mediante più condizioni, queste sono in
diversi luoghi enunciate da Paolo. Nel c. 3 è detto che i pianeti , gaudent,
nei loro confini ( ) come nei segni loro propri; precisa poi che segni propri
sono quelli ove gli astri hanno il proprio trigono ( ), domicilio ( ),
elevazione ( ) e nel capitolo seguente a questo elenco è aggiunto il decano.
La seconda condizione del gaudium è data quando i pianeti sono conformi ai prin-
cípi della fazione, (c. 6). Questa seconda condizione è quella comune-
mente recensita dagli astrologi; cfr. V. Valens III, 5: «Si devono considerare le fa-
zioni ( ) degli astri. Il Sole, Giove e Saturno si rallegrano nel giorno
quando sono sopra l’orizzonte ( ), di notte quando sono sotto
l’orizzonte. La Luna, Marte, Venere si rallegrano di notte quando sono sopra l’o-
rizzonte, ma quando sono sotto nel giorno. Mercurio si rallegra secondo la fazione
dell’astro che è signore dei suoi confini. Pertanto è preferibile, in coloro che na-
scono nel giorno, che Giove, il Sole, Saturno si ritrovino sopra l’orizzonte e ben
configurati, piuttosto che sotto l’orizzonte. Allo stesso modo è vantaggioso che gli
astri notturni siano nella notte sopra l’orizzonte. Per quanto è di Venere, si
rallegra maggiormente quando sorge o quando culmina, mentre i restanti astri si
rallegrano più al sorgere che al tramontare». Cfr. Demofilo (CCAG V/4, p. 228),
Serapione (CCAG VIII/4, p. 230,26-33; p. 2131,16-23), Efestione II, 57 (Pingree
I, p. 198,15). La terza condizione si fonda sulla presenza degli astri in uno dei
dodici luoghi (c. 24); gli astrologi generalmente chiamano quest’ultima
condizione , gaudium, termine non presente in Paolo, ed Olimpiodoro (c. 23)
la connette ai nomi dei dodici luoghi.

gaudium, v.

decernendi vim habeo. Paolo preferisce servirsi del verbo , piuttosto che
dell’aggettivo , così frequente in altri astrologi (V. Valente ad
esempio), ma che è assente in Paolo, nell’accezione di "dare un responso", "an-
nunciare" e quindi "deliberare", "decidere": il Sole, la Luna o uno dei cinque astri
può avere la facoltà di deliberare riguardo ai tempi di vita (c. 3). Allo stesso
modo, in date figure (c. 14: figure epicicliche degli astri al Sole) o luoghi (c. 24) o
singoli giudizi (c. 27, sulle attività) gli astri assumono questa facoltà, che d’altro
canto appartiene alla Luna in ogni sua applicazione, (c. 17). Una volta
sola (c. 26) Paolo si serve del termine a indicare l’inoperosità di
un astro; questo termine ha come sinonimi irritus, debilis,
, piger

- 159 -
suffragii latio, è nello scoliaste (sch. 86) e manca in Paolo, dove troviamo ,
nell’accezione di calcolare, l’oroscopo ad esempio (c. 29) o le sorti (c. 23). Ma il
termine ha in Paolo l’accezione di diritto o prerogativa che un astro
assume su una data questione, segnatamente riguardo all’ (v.) e la
, maior numerus suffragium, è richiesta all’astro che ha da essere
assunto a Questi termini sono comunemente usati in
tutta l’astrologia greca, dove si incontra anche il sinonimo (cfr.
ad es. Serapione, CCAG V/3 p. 87; Giuliano di Laodicea, CCAG IV, p. 104):
l’astrologo deve valutare l’astro che ha maggiori diritti su una data questione,
perché da esso ne dipende l’esito ( ).

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Indice dei passi astrologici

Albumasar, Libri mysteriorum III, 19


Angelicus 29 fo. 72v
Laurentianus pluteus 28,33 13

Anonymi de zodiaco circulo


Scholia in Aratum vetera ed. J. Martin
pp. 529-532 2

Antioco
Summaria complexio
CCAG VIII/3, pp. 113-114
p. 116 22

Delle sorti, che son dette altresì mete. Dai Persiani


Angelicus 29 fo. 165r, cap. 89
Marcianus gr. 324, fo. 257r
Palatinus gr. 312 fo. 147v
23

Barberinianus Vat. 127, fo. 161v 13

Marcianus gr. 335 fo. 176r, cap. 237


Parisinus gr. 2425 fo. 79v, cap. 74 27

Come predire l’evento nell’antigenesi


Parisinus gr. 2506 fo. 78r, cap. 223
Parisinus gr. 2424 fo. 87v-88r, cap. 148 31

Della procreazione
Marcianus gr. 335, fo. 196v, cap. 312
Parisinus gr. 2425, fo. 65v, cap. 78 25

al-B
Opus astronomicum
ed. C.A. Nallino, I, p. 130 9

Demofilo
Scholia in Porphyrii Introductionem in Tetrabiblum Ptolemaei
CCAG V/4
cap. 41 ontr.

Dione Cassio,
hist.rom. 37,18 21

- 161 -
Doroteo
Doroteo sulla distribuzione degli anni
ed. Pingree pp. 370-372 31

Eutocio d’Ascalona
Astrologoumena
CCAG I, p. 170 intr.

Firmico Materno
Matheseos libri VIII
II, 20, 11

Gemino
Introductio in Astronomiam
II, 8-11 18

Hephaestio
II, 27-28 31

Olimpiodoro
In Platonis Gorgiam commentarius
ed. L. Westerink, pp. 243-245 intr.

Porfirio
Porphyrii Introductio in Tetrabiblum Ptolemaei
ed. S. Weinstock, CCAG V/4 pp. 187-228
cap. 29 14
cap. 49 3
cap. 47 4

Retorio
Rhetorii Aegypti capitula selecta
CCAG VIII/4, pp. 115-225
cap. 60 22
cap. 79 35

Quaestiones astrologicae ex Antiochi thesauris excerptae


CCAG I, pp. 140-164
Proemio 2
cap. 1 7
cap. 2 6
cap. 17 13
cap. 45 23
cap. 48 23
cap. 50 intr.

- 162 -
Titi, Placido
De diebus decretoriis
II, 12 23

Tolemeo
quadripartitum
I, 7

G. Valla
De expetendis et fugiendis rebus opus
XIX, capp. 37, 38 34

Vettio Valente
Anthologiarum libri IX
II, 36 (Pingree) 36

- 163 -
Indice dei manoscritti

Laurentianus Pluteus 28,13, fo. 193r cap.3

Barberinianus Vat. 127, fo. 161v cap. 13

Angelicus 29 fo. 72v


Laurentianus pluteus 28,33 cap. 13

Angelicus 29 fo. 165r, cap. 89


Marcianus gr. 324, fo. 257r
Angelicus 29, fo. 86r
Laurentianus Pluteus 28,33, fo. 179v
Palatinus gr. 312 fo. 147v
Palatinus lat. 1892,fo. 99r-103v cap. 23

Marcianus gr. 335, fo. 196v, cap. 312


Parisinus gr. 2425, fo. 65v, cap. 78 cap. 25

Marcianus gr. 335 fo. 176r, cap. 237


Parisinus gr. 2425 fo. 79v, cap. 74 cap. 27

Parisinus gr. 2506 fo. 77v-78r


Parisinus gr. 2424 fo. 86v-87v cap. 31

Parisinus gr. 2506 fo. 78r, cap. 223


Parisinus gr. 2424 fo. 87v-88r, cap. 148 cap. 31

Parisinus gr. 2506 fo. 78r, cap. 225


Parisinus gr. 2424 fo. 88r, cap. 150 cap. 31

Laurentianus Pluteus 28,34 fo. 164r cap. 34

Vaticanus gr.1698 cap. 35

- 164 -
Angelicus 29 fo. 83r-vcap. 36

Angelicus 29, fo. 177v, cap. 149,


Palatinus gr. 312, fo. 174r
Marcianus gr. 324, fo. 275v gloss

Marcianus gr. 335 fo. 384r, cap. 28,


Parisinus gr. 2509, fo. 124r-v,
Angelicus 29, fo. 162r, cap. 76 gloss

Angelicus.29 fo. 161v, cap. 74


Palatinus 312 93r, c.27 gloss

Marcianus gr. 335 fo. 395r, cap. 60


Parisinus gr. 2509 fo. 134r gloss

Parisinus gr. 2424 fo. 82v gloss

- 165 -
Bibliografia scelta

Caratteri generali

Il primo testo critico sull’astrologia greca è il saggio di Cl. Saumaise: Cl. Salmasii
De annis climactericis et de antiqua Astrologia diatribæ, Lugduni Batavorum 1648.
Sull’astrologia greca nel suo insieme, le sue dottrine e le sue tecniche il testo di A.
Bouché-Leclercq, L’astrologie grecque, Paris 1899 (ristampa Bruxelles 1963) rimane
un riferimento obbligato. Un’agile e classica introduzione è il saggio di F. Boll, C.
Bezold, W. Gundel, Sternglaube und Sterndeutung. Die Geschichte und das Wesen der
Astrologie, Stuttgart 19665 (mit einem bibliographischen Anhang von H.G. Gundel);
traduzione italiana di B. Maffi: Storia dell’astrologia, Bari 1977 (purtroppo priva
dell’appendice bibliografica). V. Stegemann ha curato una raccolta di diversi studi di F.
Boll sull’astrologia babilonese e greca, che vide la luce in un’edizione postuma: F. Boll,
Kleine Schriften zur Sternkunde des Altertums, herausgegeben und eingeleitet von V.
Stegemann, Leipzig 1950; M.P. Nilsson, The Rise of Astrology in the Hellenistic Age,
"Meddelande Från Lunds Astronomiska Observatorium", ser. II, 111.1943: 3-9; W.
Kroll, Aus der Geschichte der Astrologie, "Neue Jahrbücher für klassisches Altertum",
7.1901: 559ss. Il libro di F. Cumont, Astrology and Religion among the Greeks and
Romans, New York - London 1912 (traduzione italiana di P. Dalla Vigna: Astrologia e
religione presso i Greci e i Romani, Milano 1990) costituisce una pregevole
introduzione storico-culturale. Tra gli studi più recenti che danno un profilo storico-
culturale dell’astrologia, citiamo: J. Tester, A History of Western Astrology, Suffolk
1987 (trad. italiana: Storia dell’astrologia occidentale, Genova 1990); O. Pompeo
Faracovi, Scritto negli astri. L’astrologia nella cultura dell’Occidente, Venezia 1996.
Sull’astrologia nella cultura greca e i suoi rapporti con le scuole filosofiche cfr. A.M.
Ioppolo, L’astrologia nello stoicismo antico, in: La scienza ellenistica, Napoli 1985, pp.
73-91; A.A. Long, Astrology: Arguments pro and contra, in: J. Barnes et al. (eds.),
Science and Speculation. Studies in Hellenistic Theory and Practice, Cambridge 1982,
pp. 165-192 ; F. Decleva Caizzi, M.S. Funghi, Natura del cielo, astri, anima.
Platonismo e aristotelismo in una nuova interpretazione di PGen inv. 203, Papiri
filosofici. Miscellanea di studi, II Firenze 1998, pp. 33-110; A. Dihle, Die griechische
Astrologie und ihre Gegner, Antike und Abendland n.43, 1997, 90-108; S. Esposito, La
teologia delle figure geometriche. Il contributo pitagorico alla elaborazione delle
tecniche dell’astrologia occidentale, Il contributo, N.S. 3, XIX pp. 33-42; G.P. Conger,
Theories of Macrocosmos and Microcosmos in the History of Philosophy, New York
1922.
Sui fondamenti teorici dell’astrologia antica si vedano i saggi di W. Kroll, Aus der
Geschichte der Astrologie, "Neue Jahrb. f. klass. Altertums" 6.1901: 559-577; F. Jürss,
Über die Grundlagen der Astrologie "Helikon" 7.1967: 63-80; R. Eisler, The Royal Art
of Astrology, London 1946; E. Reiner, The Uses of Astrology, "Journal of the American
Oriental Society" 105.4.1985: 589-595; J.D. North, Celestial influence: the major pre-
miss of astrology, in: Astrologi hallucinati. Stars and the End of the World in Luther’s
Time, ed. P. Zambelli, Berlin - New York 1986.

- 166 -
Sul rapporto tra l’astrologia greca e il mondo orientale cfr. J. Bidez, F. Cumont, Les
mages hellénisés. Zoroastre, Ostanès et Hystaspe d’après la tradition grecque. I. Intro-
duction. II. Les textes, Paris 1938 (ristampa 1973); D. Pingree, The Indian and Pseudo-
Indian Passages in Greek and Latin astronomical and astrological texts, "Viator"
7.1976: 141-195; Idem, Astronomy and Astrology in India and Iran, "Isis" 54.1963:
229-246; A. Momigliano, Saggezza straniera. L’Ellenismo e le altre culture, Torino
1980 (Alien Wisdom. The Limits of Hellenization, Cambridge 1975; tr.it. M.L. Bassi);
A. Panaino, La diffusione dell’astronomia e dell’astrologia mesopotamica in India at-
traverso la mediazione iranica, in: Istituto di Studi Umanistici F. Petrarca, L’astrologia
e la sua influenza nella filosofia, nella letteratura e nell’arte dall’età classica al rinasci-
mento, Milano 1992: 9-50. Sulla genesi del mondo cfr. gli articoli di G. Pellegrini (Le
configurazioni planetarie e la nascita di Râma: una comunicazione di G.V. Schiaparelli
ad A. Weber), G. Bezza (Sulla tradizione del thema mundi), E.G. Raffaelli (Il tema del
mondo e il tema di Gayômard nel Bundaishn) in: A. Panaino, G. Pellegrini (eds.), Gio-
vanni Schiaparelli: storico della astronomia e uomo di cultura, Milano 1999, pp. 149-
193.
Sul rapporto tra astrologia e magia si vedano F. Lexa, La magie dans l’Egypte anti-
que. De l’ancien empire à l’époque copte, 3 voll. Paris 1925; H.G. Gundel, Weltbild
und Astrologie in den griechischen Zaubenpapyri, München 1968; F. Cumont,
L’astrologie et la magie dans le paganisme romain, RHLR, 11.1906: 24-55.
Per una visione generale sull’astrologia in età bizantina cfr. L. Thorndike, Relation
between Byzantine and Western Science and Pseudo-Science before 1350 "Janus" 1964:
U. Riedinger, Die Heilige Schrift im Kampf der griechischen Kirche gegen die Astrolo-
gie von Origenes bis Johannes von Damaskos. Studien zur Dogmengeschichte und zur
Geschichte der Astrologie, Innsbruck 1956; 1-47; H. Hunger, Die hochsprachliche
profane Literatur der Byzantiner, München 1978, II 221-260.
Sulla trasmissione dell’astrologia babilonese alla greca cfr. C. Bezold, F. Boll, Re-
flexe astrologischer Keilinschriften bei griechischen Schriftstellern, "Sb. Heidelberger
Ak. Wiss., philos.-hist. Kl." 7.1911: 45-54; P. Schnabel, Berossos und die babylonisch-
hellenistische Literatur, Leipzig 1923; M.P. Nilsson, Die babylonische Grundlage der
griechischen Astrologie, "Eranos" 56.1958: 1-11; F. Rochberg-Halton, New evidence
for the history of Astrology, "Jo. of Near Eastern Stu." 1984: 115-140.

Problemi particolari
La trattazione più agile sulla cronologia greco-romana è quella di E.J. Bickerman,
Chronology of the Ancient World (Aspects of Greek and Roman Life), London 1963,
che costituisce un’utile introduzione. L’edizione italiana (La cronologia nel mondo an-
tico, Firenze 1963; ristampa 1975) è purtroppo priva della parte tabellare relativa alle
lune nuove, ai re, ai consoli, etc. Un ottimo lavoro di sintesi sui calendari e la cronolo-
gia antica è quello di W. Kubitschek, Grundriss der antiken Zeitrechnung, Munich
1928. E’ ancor oggi insostituibile il lavoro di F.K. Ginzel, Handbuch der mathemati-
schen und technischen Chronologie, 3 voll., Leipzig, 1906-1914, in particolare il vo-
lume secondo: Zeitrechnung der Juden, der Natuvölker, der Römer und Griechen
(1911). Il libro di F.H. Colson, The Week, An Essay on the Origin and Development of
the Seven-Day Cycle, Cambridge Un.Press, 1926 (ristampa Westport 1974) è di piace-
vole lettura, ma manca di profondità e contiene qualche inesattezza. Sull’origine della

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settimana si veda altresì I.N. Salum, A semana hebdomadária: origens, expansâo e de-
signaçôes, "Alfa" 18-19 1972-1973: 17-60.
Sull’astrologia nella vita pubblica e politica della Roma imperiale si veda F.K. Cra-
mer, Astrology in Roman Law and Politics (The American Philosophical Society) Phi-
ladelphia 1954, dove tuttavia non sempre si distingue fra gli aneddoti e la realtà storica.
Dopo l’edizione, a cura di W. Gundel, del Liber Hermetis (W. Gundel, Neue astrologi-
sche Texte des Hermes Trismegistos, Abhandl. Bay. Akademie der Wissnschaften, N.F.
XII, Munich 1936), F. Cumont, vagliando le fonti astrologiche, ci ha offerto un quadro
della vita egiziana nell’età ellenistica: F. Cumont, L’Egypte des astrologues, Bruxelles
1937.
Sulla natura e le denominazioni dei dodici segni nell’astrologia greca cfr. W.
Hübner, Die Eigenschaften der Tierkreiszeichen in der Antike, Wiesbaden 1982.
Sull’uranografia di età ellenistica cfr. F. Boll, Sphæra. Neue griechische Texte und
Untersuchungen zur Geschichte der Sternbilder, Leipzig 1903 (ristampa: Hildesheim
1967); W. Gundel, Dekane und Dekansternbilder. Ein Beitrag zur Geschichte der
Sternbilder der Kulturvölker, (Studien der Bibl. Warburg XIX), Glückstadt - Hamburg
1936 (ristampa: Darmstadt 1967); G. Thiele, Antike Himmelsbilder, Berlin 1898; per
una trattazione sommaria dei segni dello zodiaco nell’astrologia greca e medievale cfr.
G. Bezza, Le dimore celesti, Milano 1998. Una trattazione generale dei termini tecnici
dell’astrologia greca è in G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di
Claudio Tolemeo. Con una nuova traduzione e le interpretazioni dei maggiori
commentatori, Milano 1992. Sull’attribuzione dei segni zodiacali alle regioni terrestri in
Paolo d’Alessandria cfr. F. Cumont, La plus ancienne géographie astrologique, "Klio"
9.1909: 263-273.
Sui nomi greci dei pianeti cfr. F. Cumont, Les noms des planètes et l’astrolatrie chez
les Grecs, "L’Antiquité classique" 4.1935: 5-43. Sui dodici luoghi F. Cumont, Ecrits
hermétiques, "Revue de philologie, de littérature et d’histoire ancienne" 42.1918: 63-79;
85-108. Sui dodecatemori O. Neugebauer, A. Sachs, The "Dodekatemoria" in Babylo-
nian astrology, "Archiv für Orientforschung" 16.1952: 65-70. Sulla durata della gesta-
zione O. Neugebauer, Decem tulerunt fastidia menses, "American Journal of Philology"
84.1963: 64-68.
Sulla melotesia zodiacale e planetaria: E. Liénard, La mélothésie zodiacale dans
l’antiquité, "Revue Un. Bruxelles" 39.1934: 471-485; A. Olivieri, Melotesia planetaria
greca, "Memorie della Reale Accad. di Arch., Lettere ed Arti di Napoli" 5.1936: 19-58.
Per una comprensione dei fondamenti matematico-astronomici dell’astrologia greca
ci limitiamo a citare O. Neugebauer, Le scienze esatte nell’antichità, Milano 1974 (The
2
Exact Sciences in Antiquity, Providence 1957, tr.it. A. Carugo); A. Szabó, E. Maula,
Les débuts de l’astronomie, de la géographie et de la trigonométrie chez les Grecs,
Paris 1986; E. Ardaillon, articolo "Horologium" in: Ch. Daremberg, E. Saglio, Diction-
naire des Antiquité Grecques et Romaines, t. 3.

Fonti
Un panorama della letteratura astrologica di lingua greca è offerto da W. e H.G.
Gundel, Astrologumena. Die astrologische Literatur in der Antike und ihre Geschichte,
Wiesbaden 1966. La traduzione e il commento di molti oroscopi greci (quasi tutti di età
imperiale), sia nelle fonti letterarie, sia su papiri, è stata intrapresa da O. Neugebauer,
H.B. van Hoesen, Greek Horoscopes (Memoirs of the American Philosophical Society

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no. 48) Philadelphia 1959, cui si deve aggiungere D. Baccani, Oroscopi greci. Docu-
mentazione papirologica, Messina 1992. Sulla tradizione manoscritta resta fondamen-
tale il saggio di F. Boll, Beiträge zur Überlieferungsgeschichte der griechischen Astro-
logie und Astronomie, "Sb. Bayer. Ak. Wiss., phil.-hist. Kl." 1899: 77-140. Si deve so-
prattutto a F. Boll e a F. Cumont, con il contributo di diversi filologi quali A. Olivieri,
W. Kroll, A. Martini, etc., la pubblicazione di un inventario dei codici astrologici greci:
Catalogus Codicum Astrologorum Græcorum, Bruxelles 1898-1953, 12 voll. in 20
tomi. Nelle cospicue appendici di ciascun volume del Catalogus hanno trovato la loro
prima pubblicazione diversi trattati astrologici. Riguardo ai singoli astrologi si vedano
gli articoli monografici nella Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft.
Segnaliamo inoltre i seguenti studi e edizioni critiche:

ANTIOCHUS ATHENIENSIS (II sec. d.C.)


F. Boll, Griechische Kalender I. Das Kalendarium des Antiochos, "Sb. Heidelberger Ak.
Wiss., philos.-hist. Kl." 16, 1910
F. Cumont, Antiochus d’Athènes et Porphyre, "Annuaire de l’Inst. de philologie et d’histoire
orientale" 2.1934, pp. 135-156.
D. Pingree, Antiochus and Rhetorius, "Classical Philology" 1977, pp. 203-223.
ANUBIO (I sec. d.C.)
A. Ludwich, Das elegische Lehrgedicht des Astrologen Anubion und die Manethoniana,
"Philologus" 63.1904, pp. 116-134.
W. Kroll, Ein astrologischer Dichterling, "Philologus" 63.1904, pp. 135-138.
S. Weinstock, A New Anubio Fragment, "Chronique d’Egypte" 27.1952, pp. 210-217.
BALBILLUS (I sec. d.C.)
C. Cichorius, Der Astrologe Ti. Claudius Balbiluus, Sohn des Thrasyllus, "Rheinische Mu-
seum" 76.1927, pp. 102-105.
F. Cumont, Astrologues romains et byzantins "Mélanges d’archéologie et d’histoire" 37.1918,
pp. 35-38.
DOROTHEUS SIDONIUS (I sec. d.C.)
- Dorothei Sidonii Carmen Astrologicum. Interpretationem arabicam in linguam anglicam
versam una cum Dorothei fragmentis et græcis et latinis, edidit D. Pingree, Leipzig
1976.
A.E. Housman, Dorotheus of Sidon, "Classical Quarterly" 2.1908: 47-63.
J. Heeg, Dorotheos von Sidon und Firmicus Maternus Math. VI, "Hermes" 45.1910, pp. 315-
319.
V. Stegemann, Der griechische Astrologe Dorotheos von Sidon, Heidelberg 1935.
V. Stegemann, Die griechische Astrologe Dorotheos von Sidon und der arabische Astrologe
genannt Albohazen. (Quellen und Studien zur Ge-
schichte und Kultur des Altertums und des Mittelalters, Reihe D, Heft 2), Heidelberg
1935.
V. Stegemann, Die Fragmente des Dorotheos von Sidon. (Quellen und Studien zur Geschihte
und Kultur des Altertums und des Mittelalters, Reihe B, Heft 1), Heidelberg 1939-1943.
V. Stegemann, Dorotheos von Sidon. Ein Bericht über die Rekonstruktionsmöglichkeiten sei-
nes astrologischen Werkes, "Rheinische Museum" 91.1942, pp. 326-349.
V. Stegemann, Dorotheos von Sidon und das sogennante Introductorium des Sahl ibn ,
Prag 1942.

- 169 -
V. Stegemann, Dorotheos von Sidon und Firmicus Maternus. Ein Beitrag zur Bewertung der
Quellenexcerpte in den Mathesis, "Hermes" 78.1943, pp. 113-131.
GEORGIOS PISIDES (VII sec. d.c.)
G. Bianchi, Sulla cultura astronomica di Giorgio di Pisidia, "Aevum" 40.1966, pp. 35-52.
HEPHÆSTIO THEBANUS (IV sec. d.C.)
- A. Engelbrecht, Hephæstion von Theben und sein astrologisches Compendium. Ein Beitrag
zur Geschichte der griechischen Astrologie (Jahres-Bericht Gymnasium d. k.k. There-
sianischen Akademie in Wien) 1887, pp. 1-102.
- Hephætionis Thebani Apotelesmaticorum libri tres, edidit D. Pingree, Leipzig 1973.
- Hephæstionis Thebani Apotelesmaticorum epitomæ quattuor, eididit D. Pingree, Leipzig
1974.
H.J. Rose, Hephæstion of Thebes and Christianity, "Harvard Theological Review" 33.1940,
pp. 65-68.
IOANNES ABRAMIOS (XIV sec. D.C.)
D. Pingree, The Astrological School of John Abramios, "Dumbarton Oaks Papers" 25.1971,
pp. 191-215.
IOANNES CAMATERUS (XII sec. d.C.)
- Poèmes astronomiques de Théodore Prodrome et de Jean Camatère, par E. Miller, "Notices
et extraits des manuscrits de la Bibliothèque Nationale" 23.2.1872, pp. 1-112. (Contiene
il di Camatero: pp. 54-111).
- Johannes Kamateros, . Ein Kompendium griechischer Astronomie
und Astrologie, Meteorologie und Ethnographie in politischen Versen. Bearbeitet von
Dr. L. Weigl, I-II Würzburg 1907-1908.
G. Mercati, Nota a Giovanni Camatero, "Byzantinische Zeitschrift" 26.1926, pp. 286-287.
L. Weigl, Studien zu dem unedierten astrologischen Lehrgedicht des Johannes Kamateros,
Würzburg 1902.
JULIANUS LAODICENSIS (V sec. d.C.)
F. Cumont, La date où vivait l’astrologue Julien de Laodicée, "Acad. Roy. de Belgique. Bul-
letin de la classe des lettres..." 1903, pp. 554-574.
MANETHO (IV sec. d.C. ?)
- Manethonis Apotelesmatiorum qui feruntur libri VI, relegit A. Koechly. Accedunt Dorothei
et Anubionis fragmenta astrologica, Lipsiæ 1857.
A.M. Salvini, Mantenone. Degli effetti delle stelle. A cura di R. Pintaudi, Firenze 1976.
MAXIMUS (I sec. a.C. ?)
- Maximi et Ammonis Carminum de actionum auspiciis reliquiæ. Accedunt Anecdota
astrologica. Recensuit A. Ludwich, Lipsiæ 1877.
- Le parafrasi bizantine del di Massimo. Introduzione, testo critico, tradu-
zione e note di commento linguistico-filologico a cura di P. Radici Colace, Messina
1988.
NECHEPSO (III sec. a.C. ?)
- Nechepsonis et Petosiridis fragmenta magica edidit E. Riess, "Philologus" Suppl.bd. 6.1892,
pp. 325-394.
F.J. Lauth, König Nechepso, Petosiris und die Triakontaeteris, "Sb. philos.-philol. u. hist. Cl.
d. k. bayer. Akad. d. Wiss. zu München" 2.1875, pp. 89-144.
C. Darmstadt, De Nechepsonis-Petosiridis Isagoge quæstiones selectæ, Leipzig 1916.
PALCHUS

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F. Cumont, L’astrologue Palchos "Revue de l’instruction publique en Belgique" 40.1897: 1-
12.
D. Pingree, recensione a Gundel, Astrologumena, "Gnomon" 40.1968, p.279.
PAULUS ALEXANDRINUS (IV sec. d.C.)
- Pauli Alexandrini Elementa Apotelesmatica edidit Æ. Boer. Interpretationes astronomicas
addidit O. Neugebauer, Lipsiæ 1958.
H.M. Bartikian, La traduction arménienne ancienne des ouvrages astrologiques (immo:
astronomiques) d’Aratus de Soli et de Paul d’Alexandrie, "Banber Matenadarani"
12.1977, pp. 137-162.
PTOLEMÆUS (II sec. d.C.)
- Claudii Ptolemæi Opera quæ extant omnia. Volumen III,1: APOTELESMATIKA. Edide-
runt F. Boll † et Æ. Boer, Lipsiæ 1940.
- Ptolemy Tetrabiblos. Edited and translated into english by F.E. Robbins, Cambridge Mss. -
London 1940.
- Claudio Tolemeo, Le previsioni astrologiche (Tetrabiblos). A ura di Simonetta Feraboli,
Milano 1985.
F. Boll, Studien über Claudius Ptolemäus. Ein Beitrag zur Geschihte der griechischen Philo-
sophie und Astrologie, "Jahrbücher für klassische Philologie, Suppl. Bd. 21.1894.
G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo. Con una nuova
traduzione e le interpretazioni dei maggiori commentatori, Milano 1992.
RHETORIUS ÆGYPTIUS (V sec. d.C.)
F. Cumont, Astrologues romains et byzantins "Mélanges d’archéologie et d’histoire" 37.1918:
35-54.
A. Delatte, P. Stroobant, L’horoscope de Pamprépios, professeur et homme politique de
Byzance, "Acad. roy. de Belgique. Bulletin de la Classe des Lettres..." 9.1923, pp. 56-
76.
W. , Spuren der Werke des Ägypter Rhetorius, des Livius Andronicus und des Ovi-
dius in alt-slavischer Übersetzung, "Byzantinische Zeitschrift" 25.1925, pp. 310-312.
STEPHANUS ALEXANDRINUS
H. Usener, De Stephano Alexandrino, Bonn 1880 (ora in: Kleine Schriften, Leipzig 1912-
1913 II, pp. 247-322; ristampa: Osnabrück 1965).
THEODORUS PRODROMUS (XI sec. d.C.)
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, ed. E. Miller, op.cit. in Joannes Ca-
materus pp. 1-39.
- , ed. B. Keil "Wiener Studien" 11.1889: 94-115.
- , ed. Boissonade, "Notices et
extraits des manuscrits" 11.2.1827, pp. 181-188.
VETTIUS VALENS (II sec. d.C.)
- Vetti Valentis Anthologiarum libri, primum edidit G. Kroll, Berolini 1908.
- Vetti Valentis Antiocheni Anthologiarum libri novem edidit D. Pingree, Leipzig 1986.
- Vettius Valens d’Antioche, Anthologies, Livre I. Etablissement, traduction et commentaire
par J.F. Bara, E.J. Brill 1989.
O. Neugebauer, The Chronology of Vettius Valens’ Anthologiæ, "Harvard Theological
Review" 47.1954: 65-67.
W. Hübner, Eine unbeachtete zodiakale melothesie bei Vettius Valens, "Rheinische Museum"
120.1977: 247-254.

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D. Pingree, The Byzantine Tradition of Vettius Valens’ Anthologies, "Harvard Ukr.Stu."
7.1983: 532-541.
D. Pingree, The Horoscope of Constantinople, in: Y. Mayama, W.G. Saltzer, Prismata... Fe-
stschrift für W. Hartner, Wiesbaden 1977: 305-315.

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