Sei sulla pagina 1di 65

ISBN 978-88-8256-086-7

MISCELLANEA MISCELLANEA CASSINESE


CASSINESE a cura dei monaci di montecassino
86
– 86 –

Tomo I

STUDI IN MEMORIA DI DON FAUSTINO AVAGLIANO

a cura di
Mariano Dell’Omo
Federico Marazzi

Studi in memoria di don Faustino Avagliano


Fabio Simonelli
Cesare Crova

SODALITAS
Tomo I

In quarta di sovraccoperta: In sovraccoperta:


Montecassino, Archivio dell’Abbazia, cod. 339, Montecassino, Archivio dell’Abbazia, cod. 339,
MONTECASSINO
monogramma del Vere Dignum: p. 17. iniziali: pp. 45, 21, 45, 47, 105, 29, 45, 47, 109.
2016
MISCELLANEA MISCELLANEA CASSINESE
CASSINESE a cura dei monaci di montecassino
86
– 86 –

Tomo I
S O D A L I TA S
STUDI IN MEMORIA DI DON FAUSTINO AVAGLIANO

a cura di
Mariano Dell’Omo
Federico Marazzi
Fabio Simonelli
Cesare Crova

Tomo I

ISBN 978-88-8256-086-7

MONTECASSINO MONTECASSINO
2016 2016
MISCELLANEA CASSINESE
a cura dei monaci di montecassino

– 86 –

S O D A L I TA S
STUDI IN MEMORIA DI DON FAUSTINO AVAGLIANO

a cura di
Mariano Dell’Omo
Federico Marazzi
Fabio Simonelli
Cesare Crova

Tomo I

MONTECASSINO
2016
volume stampato con il sostegno
di risorse regionali
(L. R. 23-09-1991, N. 50)

© Pubblicazioni Cassinesi - Montecassino 2016


ISBN 978-88-8256-086-7
INDICE GENERALE

Donato Ogliari, Abate e Ordinario di Montecassino


Presentazione XIII

IN MEMORIAM

Cosimo Damiano Fonseca


Per don Faustino Avagliano: una testimonianza XVII

Marco Palma,
Personalità capace di favorire il flusso di studiosi da tutto il mondo XVIII

Mariano Dell’Omo
Monachus utilis XX

BIO-BIBLIOGRAFIA
DI DON FAUSTINO (ANIELLO) AVAGLIANO
a cura di Mariano Dell’Omo XXIII

Giancarlo Andenna
La filigrana con il biscione. Un precetto del 1455
di Bianca Maria Visconti per la stampa di carta filigranata 1

Martin Bertram
L’Apparatus decretalium di Goffredo da Trani nel manoscritto
Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 266 9

Giovanni Carbonara
Questioni di restauro dell’architettura sacra 17

Maria Crescenza Carrocci


Don Faustino Avagliano, l’Archivio di Montecassino e le “carte”
di Pontecorvo 33
VI indice generale

Roberta Casavecchia - Marilena Maniaci - Giulia Orofino


Considerazioni intorno ai Casin. 85 e Casin. 115
(e ad altri codici in beneventana del XII secolo) 43

Silvana Casmirri
Gabriele De Rosa docente di Storia contemporanea
alla “Sapienza” (1974-1987) 97

Paolo Cherubini
Ancora sul Chronicon Casauriense:
l’immagine di Ludovico II secondo Giovanni di Berardo 113

Edoardo Crisci
Per lo studio delle maiuscole greche canonizzate. Qualche riflessione 133

Giuseppe M. Croce
Montecassino, i briganti e il papa: un dilemma dell’abate
Carlo Maria de Vera (1863) 147

Cesare Crova
I restauri medievali dell’abbaziale cassinese (1066-1071)
e recenti acquisizioni sui resti della torre di Desiderio.
Profilo storico e tecniche costruttive 163

Errico Cuozzo
Monasteri benedettini a Ragusa:
S. Maria di Rabiata, S. Maria di Meleta, S. Maria di Lokrum 195

Nicolangelo D’Acunto
Il sermone su s. Rufino di Pier Damiani
come specchio dei conflitti nella Assisi del secolo XI 221

Edoardo D’Angelo
L’agiografia umbra tra Montecassino e Farfa 233

Pietro Dalena
Tommaso Leccisotti storico delle “colonie cassinesi” in Capitanata 245

Paolo De Paolis
Per una biografia di don Luigi Tosti 255
indice generale VII

Flavia De Rubeis
Un copista insulare a Montecassino nel secolo VIII:
il ms. Lond. Add. 43460 281

Mariano Dell’Omo
1514: S. Lorenzo di Aversa nella Congregazione Cassinese.
Il sermunculus dell’abate Vincenzo de Riso alla presa di possesso del
monastero (Padova, Biblioteca Universitaria, cod. 1379/II, cc. 281-284) 295

Pius Engelbert
Ein frühes Fragment der Enzyklopädie des Hrabanus Maurus 315

Giustino Farnedi
Montecassino e l’abbazia di S. Pietro di Perugia 323

Paolo Fassera
“Accordi ed instituzioni” da doversi osservare nel monastero dei
SS. Cosma e Damiano di Venezia 335

Laurent Feller
Un évêque face à la pauvreté et à la faim.
Sur un miracle de Bérard des Marses (1080-1130) 347

Cosimo Damiano Fonseca


La formazione del clero a Napoli
alla vigilia della unificazione nazionale italiana (1837-1870) 359

Alberto Forni
Montecassino francescana. Dante e la pietas degli alti monti 377

Manuela Gianandrea
Tra fedeltà al testo e concessioni alla creatività medievale.
L’immagine del basilisco nel Rabano Mauro di Montecassino
e della Vaticana 391

Paolo Golinelli
Il “Diario di viaggio a Montecassino” di Benedetto Bacchini (1696-1697) 409

Richard F. Gyug
Reconstructing a Beneventan Missal:
Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Compactiones VII and XXII 451
VIII indice generale

Richard Hodges
The 9th-Century Abbot’s House at S. Vincenzo al Volturno 473

Mario Iadanza
Due inni in onore di s. Lupo del ms. 5 dell’Archivio dell’Abbazia della
SS.ma Trinità di Cava dei Tirreni (sec. XII) 491

Teemu Immonen
De generibus monachorum. The Reading of the First Chapter of the
Rule of St. Benedict in Monte Cassino under Abbot Desiderius 523

Thomas Forrest Kelly


Fragments of a Notated Breviary in Montecassino: Compactiones V 535

Katarina Livljanić
Les répons de l’office férial dans l’antiphonaire Montecassino,
Archivio dell’Abbazia, ms. 542 559

Francesco Lo Monaco
“Litera Benaventana” a Bergamo 579

Graham A. Loud
I principi di Capua, Montecassino e le chiese del Principato, 1058-1130 595

Federico Marazzi
Montecassino e S. Vincenzo al Volturno: ragionamenti sui criteri
progettuali dei ‘grandi monasteri’ fra VIII e IX secolo 619

Jean-Marie Martin
L’ Epitome chronicorum Casinensium:
les Carolingiens vus du Mont-Cassin 647

Lina Massa
Benedetto Bonazzi e Gregorio Magno. Un’omelia recitata
a Montecassino dall’arcivescovo di Benevento nel XIII centenario
della morte del grande pontefice (604-1904) 659

Corinna Mezzetti
Carte di Pomposa: un fondo diplomatico ferrarese
nell’Archivio di Montecassino 685
indice generale IX

Massimo Miglio
Gli alunni della Scuola storica nazionale e Pietro Fedele 697

Francesco Miraglia
La basilica di S. Maria in Foro Claudio a Ventaroli di Carinola:
vicende costruttive e restauri novecenteschi 707

John Mitchell - Bea Leal


Art of Many Colours: the Dados of S. Vincenzo and Issues of Marbling
in the Post-Roman World 721

Adolfo Morizio
Ad regulam congruentem convolare. Riforma monastica di una
canonica regolare abruzzese nel XIV secolo 757

Francis Newton
Newly Recovered Leaves from a Cassinese Manuscript of Gregorius M.,
Dialogi, in Beneventan ‘Fine Script’ of the Late Eleventh Century 771

Massimo Oldoni
Ludolfo di Suchem e l’eclisse della luna 789

Valentino Pace
Riflessi di Costantinopoli: la gloria e la luce di Amalfi 827

Roberto Paciocco
Due spade e un fodero. La cronaca-cartulario di S. Clemente a Casauria 845

Marco Palma
“The Beneventan Script”: One Hundred Years Later 857

Francesco Panarelli
Il vantaggio di chiamarlo Ippolito: note sulla intitolazione dell’abbazia
di Monticchio (Pz) 867

Oronzo Pecere
Le ‘firme’ degli scribi nei libri latini antichi 889

Luigi Pellegrini
Da S. Pietro delle Monache all’ Ordo S. Damiani. Le vicende
di una dipendenza cassinese nell’Abruzzo adriatico 909
X indice generale

Pierantonio Piatti
Sofia, pistis, elpis e agape. Il fascino discreto della sancta stultitia 921

Pasquale Raimo
La belva dalla lunga ‘lingua’ fitomorfa: un rilievo scultoreo medievale
dal Museo dell’Abbazia di Montecassino 937

Giulio Raimondi
La Descrizione istorica di Montecassino del 1775 949

Ernesto Rascato
Il monastero benedettino di S. Biagio di Aversa nel tardo Cinquecento 959

Roger E. Reynolds (†)


Don Faustino monachus et sacerdos: Montecassino, Cava and Spain 975

Vincenzo Ruggiero Perrino


Lo spettacolo dei giullari e il Ritmo cassinese 993

Francesco Santi
La discretio nella consapevolezza mistica di Ildegarde di Bingen 1017

Domenica Siciliano
Per uno studio della beneventana in area periferica:
il manoscritto 465 dell’Archivio di Montecassino 1031

Fabio Simonelli
L’Archivio Visocchi di Atina (secc. XVI-XX) 1045

Giovanni Spinelli
Don Ambrogio Amelli tra Achille Ratti ed Ildefonso Schuster 1085

Nicola Tangari
Un carme di Paolo Diacono in onore di s. Benedetto nel ms.
Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 272 1101

Barbara M. Tarquini
Per un’edizione dell’Adbreviatio di Orso di Benevento 1119

Nadia Togni
I Benedettini di Montecassino in Istria, Croazia e Dalmazia 1129
indice generale XI

Pierre Toubert
De Subiaco à Montecassino. L’exemplarité des origines monastiques
chez L.A. Muratori 1145

Simon Luca Trigona


Ecce Leo. Un nuovo elemento epigrafico del dossier atinate
di Pietro Diacono 1159

Annamaria Valli
Due regole benedettine femminilizzate del Seicento 1173

Paolo Vian
Iam fere sunt anni XL elapsi. A proposito di un passo della lettera
43 di Angelo Clareno 1185

Antonio Vuolo
La Passio Antoninae (BHL 567d): un testo agiografico latino di
matrice orientale in area pugliese 1203

Herbert Zielinski
Klostereintritt und Tod König Hugos von Italien. Eine unbekannte
Quelle des Leo Marsicanus 1231

Gaetano Zito
Documenti sui benedettini siciliani dal monastero
di S. Nicola l’Arena all’Archivio storico diocesano di Catania 1251

INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO


(CON I RIFERIMENTI ALLE FONTI D’ARCHIVIO E DI
BIBLIOTECA)
a cura di Fabio Simonelli 1267
Roberta Casavecchia - Marilena Maniaci - Giulia Orofino

CONSIDERAZIONI INTORNO AI CASIN. 85 E CASIN. 115


(E AD ALTRI CODICI IN BENEVENTANA DEL XII SECOLO)

In margine al capitolo della Beneventan Script intitolato da Elias


Avery Lowe alla ‘material disposition’, ovvero alle caratteristiche
codicologiche, dei manoscritti in scrittura beneventana, compare, in
un brevissimo paragrafo dedicato all’ornamentazione, la menzione
stringata di due codici, i Casin. 85 e Casin. 115, che l’insigne paleografo
si limita a considerare «written about 1200» e ad indicare, senza
motivare espressamente il giudizio, come «the very last representatives
of the peculiar Beneventan style»1.
L’autorevolezza del parere di Lowe ne spiega la ricezione passiva
da parte della – non ampia – bibliografia successiva, in cui la
datazione dell’uno o dell’altro dei due manoscritti al XII/XIII secolo,
mai supportata da adeguati argomenti paleografico-codicologici
e/o storico-artistici, si alterna con proposte altrettanto scarsamente
motivate di attribuzione all’XI quando non – in virtù di un evidente
refuso – addirittura al IX secolo.
Dal riesame delle caratteristiche materiali, grafiche, testuali e
decorative dei due manoscritti ci sembra possa scaturire una nuova
e più plausibile ipotesi di collocazione cronologica, confortata dal
confronto, mai sinora proposto, con altri manoscritti di origine
cassinese oggi in parte conservati in sedi lontane dall’Abbazia.

* Il contributo, fondato su un’ipotesi elaborata e sviluppata congiuntamente, è il


risultato della stretta collaborazione fra le tre autrici. Le tre sezioni del lavoro – ‘I codici’,
‘I testi’, ‘La decorazione’ – si devono rispettivamente a Marilena Maniaci, Roberta
Casavecchia, Giulia Orofino; introduzione e conclusioni sono state redatte in comune.
1
E.A. Loew (Lowe), The Beneventan Script. A History of the South Italian Minuscule,
Oxford 1914 (rist. 1999); second edition prepared and enlarged by V. Brown, I. Text,
II. Hand List of Beneventan Mss., Roma 1980 (Sussidi eruditi, 33-34), I, p. 299; II, p. 64,
con datazione al XII-XIII secolo. A p. 298 lo studioso precisa, in apertura di paragrafo,
che «the subject of miniatures and initial decoration does not properly fall within the
province of this work».
44 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

I codici

Il Casin. 852 (tavv. 1, 4b, 5a) è un codice ‘da banco’, di altezza


prossima ai 40 cm (mm 380 x 250)3 e di proporzione slanciata
(0,658), contenente in 160 carte (numerate da 1 a 329, con un salto
da p. 49 a p. 60 nel quarto fascicolo) il testo dei Dialogi di Gregorio
Magno, articolato in 20 quaternioni regolari incipienti con il lato
pelo, uniformemente rispettosi della ‘regola di Gregory’, sul quale

2
Dopo la citazione di B. de Montfaucon, Bibliotheca bibliothecarum manuscriptorum
nova, I-II, Parisiis 1739, I, p. 221, il codice è menzionato da A. Caravita, I codici e le arti
a Montecassino, I-III, Montecassino 1869-1870, I, pp. 279, 281 e descritto in Bibliotheca
Casinensis seu codicum manuscriptorum qui in tabulario Casinensi asservantur series,
I-V, Montis Casini 1873-1894: II, p. 310 e in M. Inguanez, Codicum Casinensium
manuscriptorum catalogus, I-III, Montis Casini 1915-1941, I, pp. 87-88; ulteriori
riferimenti bibliografici sono in BMB. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana,
Roma 1993 (pubblicata a stampa con periodicità annuale e on line all’indirizzo <http://
edu.let.unicas.it/bmb/>; d’ora in avanti BMB).
3
Il codice porta la classica legatura cassinese tardoseicentesca in pergamena su piatti
di cartone, con cucitura su quattro nervi semplici e taglio colorato (di cui rimangono
tracce visibili in rosso e blu). Nelle prime due caselle dall’alto si leggono rispettivamente le
diciture, di epoca diversa, «D / circa ann. 1070. / KK» e «85 / Gregorii lib. Dialogor(um)»,
nella quarta la segnatura «184»; la casella centrale è occupata da un fregio. Al centro
del contropiatto anteriore è incollato l’ex libris dell’Archivio di Montecassino. Su f.
Ir sono annotate a matita nel margine superiore le dimensioni del codice (380/245),
nell’angolo superiore esterno le segnature a inchiostro «Lit.a XX» e «KK» (depennate),
nuovamente «KK» (sec. XIX), con a fianco il numero 85 aggiunto a matita; al centro
compare la nota di Giovanni Battista Federici († 1800): «Codex Seculi XI. Scriptum
aetate Desiderii abbatis», seguita dall’indicazione a matita di Andrea Caravita († 1875):
«forsan eiusdem manus cod. 115». Nel margine inferiore di p. 1 è visibile la scritta
«Gregorii dialogorum libri quattuor», di mano del sec. XVI, e subito sotto l’ex libris in
umanistica corsiva, databile al 1505/1506, comune a molti altri codici cassinesi: «Iste
liber est sacri monasterii Casinensis N. 304». Sul contropiatto posteriore è annotato ad
inchiostro il numero «105» (sec. XVIII/XIX). Sulle legature fatte realizzare fra il 1683 e
il 1685 dall’abate Sebastiano Biancardi e le segnature antiche dei codici cassinesi cf. M.
Dell’Omo, Cassino - Archivio dell'Abbazia di Montecassino, in I manoscritti datati delle
province di Frosinone, Rieti e Viterbo, a cura di L. Buono - R. Casavecchia - M. Palma
- E. Russo, Firenze 2007 (Manoscritti datati d’Italia, 17), pp. 13, 15-16 e 32; cf. anche
F. Avagliano, La biblioteca dei manoscritti di Montecassino alla fine dell’Ottocento, in Sit
liber gratus, quem servulus est operatus. Studi in onore di Alessandro Pratesi per il suo 90°
compleanno, a cura di P. Cherubini - G. Nicolaj, I-II, Città del Vaticano 2012 (Littera
antiqua, 19), II, pp. 1241-1271: 1255.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 45

i quattro libri si susseguono senza corrispondenza fra articolazioni


del testo e cesure materiali4. La qualità del supporto (pergamena
di colore chiaro e almeno prevalentemente di formato in quarto5,
generalmente ben lavorata – anche se talora con tracce visibili di peli
– e quasi del tutto priva di difetti), l’impostazione ariosa della pagina,
la ricchezza della decorazione – con profusione di colori e di oro – e
l’assenza pressoché totale di tracce di lettura o di uso nei margini e
nell’interlinea concorrono a qualificare il Casin. 85 come un volume
di apparato, caratterizzato da soluzioni tecnico-librarie, grafiche e
ornamentali di livello elevato.
Lo specchio scrittorio, di assetto – come di norma – più stretto
rispetto a quello della pagina (proporzione = 0,584 vs 0,658), è
suddiviso in due strette colonne di 27 righe ciascuna, circondate da
ampi margini, guidate da una sottile rigatura eseguita a secco su lato
carne con sistema ‘new style’ (secondo una tradizione propria dall’XI
secolo dell’area beneventana)6; lo schema impiegato si caratterizza per
la presenza di colonnine laterali per le iniziali e di rettrici maggiori
alla sommità e alla base della giustificazione7.
Nei cataloghi cassinesi il manoscritto è assegnato all’età desideriana
o oderisiana. Diversa – come si è detto – l’opinione di Elias Avery
Lowe, che lo cita di sfuggita un’unica volta, insieme al Casin. 115, fra
gli ultimi rappresentanti dello stile decorativo beneventano, datandolo
intorno all’anno 12008. Sulla scorta del suo giudizio autorevole

4
I fascicoli presentano la seguente successione: 1-208 (pp. 1-16; 17-32; 33-48; 49-
74 [salto di numerazione da 49 a 60]; 75-90; 91-106; 107-122; 123-138; 139-154;
155-170; 171-186; 187-202; 203-218; 219-234; 235-250; 251-266; 267-282; 283-298;
299-314; 315-330. Il testo termina sul recto a p. 329; sul verso della carta sono ben
visibili le tracce del dettato di due bolle, entrambe con incipit «Alexander episcopus»
(Alessandro IV, 1254-1261?), gravemente danneggiate dall’applicazione di un reagente.
5
La lavorazione accurata impedisce nella quasi totalità dei casi il rilevamento degli
scalfi: cf. tuttavia, ad es., le pp. 83 e 110.
6
Cf. P. Busonero - G. De Francesco - P. Degni - L. Devoti - N. Giovè - M.
Palma - B. Porres de Mateo - B. M. Tarquini, Un sistema di rigatura nei codici cassinesi
del secolo XI, in «Aevum», 70 (1996), pp. 213-216.
7
Tipo Muzerelle 2-2-11/0/2-2:G/J; dimensioni (p. 43): 380 x 250 = 24 <314> 380 x
18 < 9 < 72 (20) 73 > 8 > 47; rr. 27/ll. 27. Per le modalità di codifica cf. D. Muzerelle,
Pour décrire les schémas de réglure: une méthode de notation symbolique applicable aux
manuscrits latins (et autres), in «Quinio», 1 (1999), pp. 123-170.
8
Cf. supra nota 1; pur citando Lowe in bibliografia, Inguanez non ne recepisce il
parere, al quale si conforma invece nel caso del Casin. 115 (cf. infra).
46 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

il codice è stato anche in seguito ripetutamente riferito all’età


federiciana9, adducendo come generici indizi di datazione tardiva la
pesantezza e l’artificiosità della scrittura, oltre alla penetrazione nel
canone di non meglio precisati elementi tardocarolini o protogotici.
La scrittura è in effetti una beneventana di aspetto calligrafico,
vergata con il ‘nuovo angolo’10 in un tipico inchiostro di tonalità
marrone scuro, tendente a sbiadire sul lato carne, con tratteggi costanti,
ma variazioni di modulo e di tracciato: più piccola e rigida nei fascicoli
iniziali, tende via via ad assumere un aspetto più tondeggiante ed un
andamento decisamente più fluido, per irrigidirsi nuovamente verso
la fine, tanto da far sospettare, a prima vista, l’avvicendamento di
più mani; un’impressione non comprovata da significative differenze
morfologiche e da attribuire piuttosto all’accresciuta compressione
laterale o a variazioni nel taglio della penna.
Rimangono uniformi in tutto il codice l’asse perfettamente
dritto; il marcato contrasto di spessore; la spezzatura dei tratti brevi

9
In particolare da C. Tristano, Scrivere il volgare nell’Italia meridionale (secc. XII-XV),
in Lingue e culture dell’Italia meridionale (1200-1600), a cura di P. Trovato, Roma 1993
(I volgari d’Italia, 6), pp. 7-26: 11 e fig. 7 (la scrittura è descritta come una «beneventana
tarda con ornamentazione tipicamente carolina»), e F. Magistrale, La cultura scritta
latina e greca: libri, documenti, iscrizioni, in Federico II: immagine e potere. Catalogo
della mostra (Bari, Castello Svevo, 4 febbraio - 17 aprile 1995), a cura di M.S. Calò
Mariani - R. Cassano, Venezia 1995, pp. 125-141: 125; una datazione al sec. XII/XIII
è accolta in L. Buono, Codici decorati dell'Abbazia di Montecassino. I secoli XII-XIII. Tesi
di specializzazione della Scuola di specializzazione per conservatori di beni archivistici e
librari della civiltà medievale, Università degli studi di Cassino, a.a. 1996-1997, p. 176,
mentre in G.E. Unfer Verre, Un contributo alla storia della miniatura a Montecassino nel
XII secolo. La Bibbia di Ferro, in «Rivista di storia della miniatura», 14 (2010), pp. 32-43:
38 e 42 nota 46 il manoscritto è collocato nella seconda metà del sec. XII. Generiche
attribuzioni al sec. XI si leggono in L.M. Davies, The Mouth of Gold: Gregorian Texts in
the Collectio canonum Hibernensis, in Ireland and Europe in the Early Middle Ages: Texts
and Transmission / Irland und Europa im früheren Mittelalter. Texte und Überlieferung,
ed. by P. Ní Catháin - M. Richter, Dublin 2002, pp. 249-267 e L. Castaldi, Per
un’edizione critica dei Dialogi di Gregorio Magno, in «Filologia mediolatina», 10 (2003),
pp. 1-39: 17; l’incongrua datazione al sec. IX è in Gregorio Magno, Storie di santi e di
diavoli (Dialoghi), a cura di S. Pricoco - M. Simonetti, I, Milano 2005 (Scrittori greci
e latini), p. LXXI.
10
Cf. F. Newton, The Scriptorium and Library at Monte Cassino, 1058-1105,
Cambridge 1999 (Cambridge Studies in Palaeography and Codicology, 7), p. 136 e
passim.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 47

discendenti, composti da due losanghe sovrapposte della stessa


inclinazione; l’estremità ispessita e desinente a triangolo delle aste
ascendenti, mentre le discendenti sono chiuse da un sottile trattino
obliquo inclinato da destra a sinistra. Come è usuale a partire dalla
seconda metà dell’XI secolo, le curve contrapposte sono in nesso,
il corpo delle lettere è contenuto entro le due parallele centrali e
l’allineamento dei tratti orizzontali di collegamento fra le lettere (e,
f, g, r, t) sul rigo superiore fa sì che la parola (o parte di essa) appaia
attraversata dalla caratteristica cordellatura; è regolare il rispetto delle
‘regole’ della beneventana matura per l’impiego della sequenza -ti
dura e assibilata e dei legamenti con i11. L’impressione d’insieme è
lontana dal «forte senso di disintegrazione»12 tipico, secondo Lowe,
degli esemplari allestiti fra la fine del XII e il XIII secolo.
Anche le singole lettere presentano forme e tratteggi conformi a
quelli della beneventana matura, alieni da contaminazioni con altri
tipi grafici: a è chiusa, tranne che in fine rigo, dove assume spesso
forma onciale; c compare normalmente in forma semplice, ma ancora
occasionalmente, a fine riga, nella modalità crestata (attestata fino
all’inizio del XII secolo); d onciale ha asta obliqua a 45% e occhiello
a losanga; g ha occhiello chiuso e coda tondeggiante; t è sempre
occhiellata, salvo rarissime occorrenze di t carolina (o eccezionalmente
di t alta con traversa che incrocia l’asta) in fine riga. La resa del dittongo
ae oscilla fra e semplice ed e caudata, spesso con la coda tracciata e
successivamente erasa.
L’uso di s in forma di spirito dolce dopo u è attestato unicamente
in fine riga; il nesso et (con tratto discendente da sinistra a destra
desinente sul rigo) è usato solo come congiunzione o in fine di parola,
unica posizione in cui compaiono anche il nesso -nt (con n di forma
tondeggiante), l’abbreviazione delle desinenze -orum e -arum con r
in forma di 2, l’uso del tipico segno per nasale di aspetto simile ad
un 3 ruotato di 90° in senso antiorario. Il simbolo in forma di 2
sovrascritto è adoperato regolarmente per -er ed -ur (vo per vero, vba
per verba), mentre non è sistematico il ricorso all’abbreviazione per
eius = ei(us) con i tagliata in basso da un tratto orizzontale.
Le contrazioni per omnis (in tutti i casi) sono rese senza eccezioni
nella forma ‘antica’ (omis, ome, omem, omi, oms, omia, omium, omi-
bus…), progressivamente sostituita, dalla metà dell’XI secolo, dalle for-
11
Cf. Newton, The Scriptorium, pp. 135-136.
12
Loew (Lowe), The Beneventan Script, I, p. 299.
48 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

me con omissione della lettera m (ois, oe, oem, oi, os, oia, oium, oibus);
lo stesso vale per la contrazione di anima, raramente usata in luogo
della parola scritta per esteso ed espressa allora nella forma ama e non
in quella tarda aia (XII/XIII secolo). Sono del tutto assenti le abbre-
viazioni tramite lettera soprascritta proprie secondo Lowe della fase di
decadenza della scrittura13, asistematica, e non sempre di prima mano,
è la presenza del trattino obliquo di a capo, così come successivi alla
trascrizione appaiono gran parte degli accenti (su monosillabi, polisil-
labi piani e sdruccioli, sillabe accentate delle parole divise a fine riga).
Accanto ad una certa rigidità del ductus – presente, come si è detto,
solo in alcune parti del codice – il solo indizio evidente di recenziorità
è dato dalla modalità di segnalare la distinctio finalis tramite la virgola
disposta non fra due punti allineati, bensì uniti in una sorta di tratto
ondulato (secondo un uso da Lowe ritenuto proprio dei codici del
XII secolo). Gli altri segni di interpunzione compaiono nella forma
abituale: il punto semplice a media altezza (punctus) per la distinctio
media o sormontato da un tratto obliquo sottile (punctus elevatus,
a volte aggiunto in un secondo momento?) per la subdistinctio e la
virgola per la pausa più lieve14. Il punto interrogativo è rappresentato
da due punti consecutivi sormontati da una linea obliqua dalla base
ispessita o da un tratto ondulato e abbinato al segno di inflessione
soprascritto sul pronome o sulla parola iniziale.
Complessivamente, l’esame paleografico – che pure impone di
spostare in avanti la collocazione alla fine dell’XI secolo formulata nei
cataloghi e ricorrente nella bibliografia più antica – non fa neppure
emergere elementi probanti per un’assegnazione del manoscritto
all’età sveva e orienta anzi verso un’attribuzione non successiva alla
metà del XII secolo; collocazione cronologica che ben si concilia, del
resto, con il quadro offerto dai dati codicologici, dall’impostazione
complessiva della pagina all’impiego esclusivo della rigatura a secco
su lato carne, alla maniera beneventana15.

13
g con i soprascritta per gni; g con o soprascritta per gno; v con i soprascritta per vir,
elencate come proprie dei codici di XII e XIII secolo da Loew (Lowe), The Beneventan
Script, I, p. 174.
14
Cf. Newton, The Scriptorium, pp. 175-179, che precisa Loew (Lowe), The
Beneventan Script, I, p. 228; per la nomenclatura dei diversi tipi di pausa cf. M.B. Parkes,
Pause and Effect. An Introduction to the History of Punctuation in the West, Berkeley - Los
Angeles 1993, pp. 301-307 (Select Glossary of Technical Terms and Punctuation Symbols).
15
Un sondaggio condotto da Marco Palma su un campione di 95 codici datati (che
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 49

Una conferma ulteriore viene – come si vedrà – dall’esame della


decorazione, che orienta anch’essa verso una datazione entro la prima
metà del XII secolo, verosimilmente al quarto decennio16.
Il Casin. 11517 (tavv. 2, 3c, 4c, 5b, 6a-c) è un omeliario in folio
di dimensioni imponenti (mm 415 x 270)18 e di proporzione snella

meriterebbe di essere ripreso e approfondito) ha fatto emergere solo tre casi di rigatura
a secco posteriori agli anni sessanta del XII secolo: cf. M. Palma, Modifiche di alcuni
aspetti materiali della produzione libraria latina nei secoli XII e XIII, in «Scrittura e civiltà»,
12 (1988), pp. 119-133: 123-124. Fra i manoscritti datati italiani (consultati tramite
il database compilato da L. Ruggiero, su cui cf. L. Ruggiero, Ancora sui manoscritti
misti, in Per Gabriella. Studi in ricordo di Gabriella Braga, a cura di M. Palma - C.
Vismara, I-IV, Cassino 2013, IV, pp. 1541-1554: 1543-1544) il più antico a presentare
tracce di rigatura a colore, limitate alle sole rettrici della glossa, è proprio un codice di
Montecassino, il Casin. 264, contenente l’Esodo con glossa ordinaria, sottoscritto dallo
stesso scriba Ferro cui si deve in parte anche la trascrizione della Bibbia Casin. 557,
anch’essa con sezioni rigate a colore, sulla quale cf. i lavori recenti di Gaia Elisabetta
Unfer Verre: Unfer Verre, Un contributo, ed Ead., Una Bibbia di Montecassino del
XII secolo: continuità e innovazione, in Per Gabriella, IV, pp. 1799-1831. Entrambi i
codici sono descritti da E. Russo in I manoscritti datati delle province di Frosinone, Rieti
e Viterbo, rispettivamente alle pp. 117-118 e 128-129. La scoperta di tracce di rigatura
a colore nel Casin. 115 (cf. infra nota 26) consente di anticipare – se se ne accetta la
datazione alla metà del XII secolo – l’insorgenza del fenomeno.
16
Cf. infra, ‘La decorazione’ (G. Orofino).
17
Il codice è menzionato da de Montfaucon, Bibliotheca, I, p. 222 e da Caravita, I
codici, I, pp. 279 e 281, e descritto in Bibliotheca Casinensis, III, pp. 48-53 e in Inguanez,
Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, I, pp. 180-183; per la bibliografia
aggiornata si rinvia a BMB.
18
Il volume è stato restaurato intorno al 1950; la rilegatura, in pelle marrone su
quadranti di cartone, conserva, sul contropiatto anteriore, il dorso (molto rovinato)
delle precedente legatura pergamenacea tardoseicentesca, sul quale si leggono, di mani
e epoche diverse, segnature e titolo: HH / 115 Homiliarium de tempore et sanctis M.S.
/ motivo a cespo /66 HH. Sul terzo foglio di guardia iniziale sono iscritte, a penna,
la precedente collocazione (Littera Z) risalente ai primi dell’Ottocento, depennata e
sostituita con HH da Andrea Caravita († 1875), e, a matita, l’attuale segnatura (115) e le
misure del codice (415/270); segue la nota di Caravita: «Codex seculi XI desinentis forsan
eiusdem manus Cod. 85». Sul margine inferiore di p. 5 compare l’ex libris in umanistica
corsiva degli inizi del sec. XVI: «Iste liber est sacri monasterii Casinensis N. 1025».
Nello spazio lasciato bianco della pagina finale (p. 382a), una mano quattrocentesca ha
trascritto i primi versi del Salmo 69: «Deus in adiutoriu(m) meu(m) i(n)tende / D(omi)
ne ad adiuva(n)dum me festina / co(n)fu(n)da(n)tur o(m)n(e)s», mentre nella colonna
b si legge un elenco parziale del contenuto del codice (cf. Bibliotheca Casinensis, III, p.
50 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

(0,653), dedicato alla celebrazione di alcuni momenti importanti del


Temporale e del Santorale; al corpo originario del codice sono stati
aggiunti posteriormente due fogli19 (pp. 1-4), vergati in textualis del
XIV secolo, contenenti altri tre testi omiletici per le vigilie del Natale
e dell’Assunzione. Le attuali 191 carte, paginate da 1 a 382, sono
organizzate in 25 fascicoli, 22 dei quali quaternioni, incipienti con
il lato pelo e rispettosi della regola di Gregory20, con due cesure che
sottolineano rispettivamente l’inizio delle sezioni dedicate alla Vergine
e alla dedicazione di una chiesa21; la caduta di 8 fogli, 7 dei quali
in corrispondenza di incipit, ha causato anche la perdita di iniziali
decorate22.
Il manoscritto, vergato da un’unica mano nel tipico inchiostro
cassinese di colore bruno tendente a sbiadire leggermente sul lato
carne23, esibisce caratteristiche tecnico-librarie, grafiche e decorative di
alta qualità, che riflettono una particolare cura nell’allestimento: dalla
pergamena di discreto spessore e ben lavorata24, alla disposizione del
testo entro uno specchio di scrittura slanciato (0,567) su due colonne
di 28 righe ciascuna, circondate da ampi margini25. La rigatura –
tracciata a secco26 prevalentemente, ma non esclusivamente, su lato

53). Nel margine superiore del verso dei singoli fogli (fino a p. 231) è presente la lettera
h, segnatura tardomedievale che probabilmente indicava la posizione del codice nella
sacrestia dell’Abbazia (cf. Newton, The Scriptorium, pp. 223-224 e fig. 26).
19
Si tratta verosimilmente di un bifoglio solidale, anche se la rilegatura attuale non
consente la verifica.
20
I fascicoli presentano la seguente successione: 12+8 (pp. 1-20; i ff. 1/2 e 3/4 sono
incollati in testa al fascicolo); 28-1 (pp. 21-34; f. 33/34 senza riscontro); 3-58 (pp. 35-82);
610-1 (pp. 83-100; f. 83/84 senza riscontro) / / 78 (pp. 101-116); 88-1 (pp. 117-130; f.
123/124 senza riscontro); 98-1 (pp. 131-144; f. 137/138 senza riscontro); 108-1 (pp. 145-
158: f. 153/154 senza riscontro); 11-178 (pp. 159-268); 188-2 (pp. 269-280; ff. 269/270,
271/272 senza riscontro); 198-1 (pp. 281-294; f. 287/288 senza riscontro); 206 (pp. 295-
306); 218 (pp. 307-322); 226 (pp. 323-334) / / 23-258 (pp. 335-382).
21
Sulla cui possibile identificazione cf. infra, ‘I testi’ (R. Casavecchia).
22
Cf. ibid.
23
Senza evidenti cadute di colore e con poche delle riscritture posteriori tipiche dei
manoscritti di Montecassino (cf. Newton, The Scriptorium, pp. 8-9, 61).
24
Soprattutto sul recto, dal colore molto chiaro, mentre il verso risulta giallastro e con
tracce visibili di peli.
25
Malgrado la rifilatura, evidente in particolar modo sul margine superiore, che ha
causato per lo più la scomparsa dei fori-guida.
26
Tracce lievi e irregolari di colore variabile fra il grigio e il rossiccio, sono ravvisabili,
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 51

pelo con sistema ‘new style’27 – prevede la presenza di colonnine laterali


per accogliere le iniziali, rettrici estese attraverso l’intercolumnio,
rettrici maggiori in cima e alla base della giustificazione28.
Mentre Caravita è in dubbio se ascrivere l’omeliario, al pari
del Casin. 85, all’iniziativa di Desiderio o di Oderisio I, Inguanez
propende per un’attribuzione al XII-XIII secolo, stavolta in accordo
con la datazione di Lowe, unanimemente ripresa nella bibliografia
successiva29.
Anche il Casin. 115 è vergato ad inchiostro marrone scuro da
un’unica mano, in una beneventana calligrafica ad asse dritto, con
tracciato regolare, pesante e marcatamente contrastato, spezzatura
evidente dei tratti e caratteristico effetto di cordellatura. Le lettere
tonde hanno la forma a base appuntita propria del ‘nuovo angolo’,
le estremità delle aste ascendenti presentano ispessimenti a spatola,
quelle inferiori possono essere coronate da sottili trattini obliqui.
Anche in questo caso, i tracciati corrispondono a quelli della
beneventana del periodo maturo, della quale sono rispettate le regole
‘classiche’: a assume spesso in fine di rigo la forma carolina e può essere
soprascritta; C crestata compare solo sporadicamente in chiusura di
rigo; d onciale ha spesso un caratteristico occhiello stretto, chiuso da
un tratto obliquo sottile; la coda di g, che ha l’occhiello aperto alla
base, si estende orizzontalmente; t carolina compare raramente solo
in fine di riga, come anche s maiuscola soprascritta, di forma a nastro,
adoperata anche dopo consonante.
Il dittongo ae è reso sia con e semplice che con e caudata; nel nesso

in corrispondenza delle verticali di giustificazione, alle pp. 337 e 367; con lo stesso
materiale potrebbero essere state tracciate le linee guida per la realizzazione delle lettere
distintive a p. 335.
27
Al sistema più diffuso se ne affiancano altri di difficile individuazione, anche
applicati separatamente alle rettrici e alle verticali di giustificazione.
28
Tipo Muzerelle 2-2/0/2-2/J; dimensioni (p. 209): 415 × 270 = 33 < 312 > 70 × 17
< 8 ≤ 78 (22) 77 ≥ 6 > 62; rr. 28/ll. 28.
29
Fanno eccezione la Clavis patristica pseudoepigraphorum medii aevi. I. Opera
homiletica, A-B, ed. J. Machielsen, Turnhout 1990 (Corpus Christianorum. Claves,
1 A-B), pp. 302 e 1091 (ove il codice è datato al sec. XI/XII) e più recentemente R.
Casavecchia, I codici Casin. 98 e 99: la tradizione omiletica a Montecassino all’epoca
dell’abate Desiderio, in «Scrineum», 9 (2012), pp. 159-211: 176, che pur ritenendolo «più
tardo» rispetto all’età oderisiana si astiene prudentemente dal proporne una datazione
più circoscritta.
52 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

et, usato come congiunzione o in fine di parola, il tratto discendente


da sinistra a destra rimane alto sul rigo; in fine parola compaiono il
nesso nt, l’abbreviazione delle desinenze -orum e -arum con r in forma
di 2, l’uso del segno per nasale di aspetto simile ad un 3 disposto
obliquamente a 45°, il punto e virgola con i due elementi disposti
obliquamente per -us e l’abbreviazione di -que; il segno in forma di
2 sovrascritto è regolarmente impiegato per -ur ed -er, come anche
l’abbreviazione per eius = ei(us) con i tagliata orizzontalmente.
Le contrazioni per omnis (in tutti i casi) sono espresse sia nella forma
‘antica’ che – più raramente – in quella moderna, con omissione di
entrambe le nasali; la m è tralasciata anche nelle rarissime contrazioni
per anima (aia) e animalia (aialia).
La punteggiatura adotta il set completo dei quattro segni disponibili
per la gradazione delle pause (virgola, punto con virgola soprascritta,
punto semplice, virgola con lunga coda prolungata verso sinistra
sormontata da due punti accostati, di forma romboidale ai quali può
essere appesa). Il punto interrogativo compare nella forma dei due
punti vicini sormontati da un segno in forma di “v”, ed è abbinato
al segno di inflessione apposto sulla parola iniziale. Discontinua è la
presenza di accenti sottili e sporadico l’uso del trattino di a capo. Se
l’insieme delle caratteristiche orienta verso una cronologia successiva
all’inizio dell’XI secolo, mancano del tutto elementi probanti (anche
di ordine codicologico) per avallare la datazione del codice alla fine
del XII secolo.
L’analisi paleografica consente inoltre di escludere con certezza
l’identità con il copista del Casin. 85: oltre alle caratteristiche
d’insieme del tracciato, che nel codice dei Dialogi è spesso più
compresso lateralmente, ma meno pesante e spezzato che nel Casin.
115, le differenze più evidenti riguardano le forme di d, g, z, la diversa
inclinazione del segno per la nasale e dell’abbreviazione in forma di
punto e virgola per -us / -que, i tracciati di -rum e -nt (con r e n
tondeggianti nel Casin. 85, spezzate nel Casin. 115), l’assenza nel
Casin. 85 delle abbreviazioni ‘moderne’ per omnis (in tutti i casi) e
anima. L’aspetto d’insieme e alcuni singoli atteggiamenti grafici del
Casin. 85 inducono a ritenerlo di poco anteriore (o opera di un
copista più anziano?), ma non sono tali da consentire di postulare
una distanza cronologica significativa fra i due manoscritti.
Decisamente più marcata risulta la somiglianza – mai sinora
rilevata – fra il copista del Casin. 115 e quella di un altro esemplare
beneventano di lusso di sicura origine cassinese, riccamente decorato,
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 53

oggi conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, il messale


con notazione diastematica Vat. lat. 608230. Il manoscritto, sul quale
si è accumulata nell’ultimo ventennio un’imponente bibliografia di
interesse prevalentemente musicologico31, è un volume di dimensioni
medio-grandi (mm 290 x 200) e di proporzione quasi perfettamente
invariante (0,690), il cui nucleo originario si compone di 296 carte32,
organizzate, con poche eccezioni, in quaternioni regolari incipienti
con il lato pelo e rispettosi della ‘regola di Gregory’33. Alla ricchezza
della decorazione fa adeguato riscontro la qualità della pergamena,
lavorata in-folio, priva di difetti e contraddistinta da un evidente
contrasto fra lato carne, più chiaro e molto liscio e lato pelo vellutato e
con evidenti residui di peli34. Scrittura e notazione musicale, tracciate
con inchiostro marrone di intensità variabile, sono elegantemente
disposte a piena pagina, su 31 righe, entro uno specchio di scrittura
slanciato (0,552) circondato da margini molto ampi, definito da una
rigatura sottile eseguita a secco con uso non esclusivo del sistema
‘new style’35, con giustificazione laterale doppia e rettrici maggiori

30
Il codice è descritto in H.M. Bannister, Monumenti Vaticani di paleografia musicale
latina, Leipzig 1913 (Codices e Vaticanis selecti phototypice expressi, 12), pp. 129-130;
la Biblioteca Vaticana è ferma all’antico inventario manoscritto di A. Ranaldi, Inventarii
librorum Latinorum manuscriptorum Bibliothecae Vaticanae, VII, 1643, p. 41. devo la
segnalazione dell’affinità con il Casin. 115 a Roberta Casavecchia.
31
Per la bibliografia cf. BMB e da ultimo N. Tangari, Musica e liturgia a Montecassino
nel medioevo: vent’anni di ricerca, in Musica e liturgia a Montecassino nel medioevo. Atti del
Simposio internazionale di studi (Cassino, 9-10 dicembre 2010), a cura di N. Tangari,
Roma 2012 (Scritture e libri del Medioevo, 10), pp. 11-20: 14 e 17.
32
I ff. 297-320 (un quaternione, un quinione e un ternione) sono un’aggiunta
di età umanistica, mentre il f. 321 è una guardia antica originariamente incollata al
contropiatto.
33
I fascicoli hanno la seguente struttura: 16 (ff. 1-6); 2-188 (ff. 7-14; 15-22; 23-30;
31-38; 39-46; 47-54; 55-62; 63-70; 71-78; 79-86; 87-94; 95-102; 103-110; 111-118;
119-126; 127-134; 135-142); 198-1 (ff. 143-149; 148 senza riscontro, con lacuna); 20-
258 (ff. 150-157; 158-165; 166-173; 174-181; 182-189; 190-197); 266 (ff. 198-203);
27-348 (ff. 204-211; 212-219; 220-227; 228-235; 236-243; 245-251; 252-259; 260-
267); 356 (ff. 268-273); 36-378 (ff. 274-281; 282-289); 388-1 (ff. 290-296; 290 senza
riscontro).
34
A metà circa della pagina risulta spesso visibile, orizzontalmente, la linea della
schiena.
35
L’andamento delle incisioni, molto sottili e prevalentemente eseguite su tutti i lati
pelo, non è sempre discernibile con chiarezza.
54 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

che attraversano orizzontalmente la pagina (rispettivamente due alla


sommità e alla base dello specchio e tre in posizione centrale)36.
Le collocazioni cronologiche ipotizzate dagli studiosi senza
il supporto di specifiche motivazioni spaziano fra la fine dell’XI e
la prima metà / seconda metà / fine del XII secolo; fa eccezione la
datazione puntuale al 1144-45, proposta nel 1913 da Henry Marriot
Bannister37, sulla base di un suggestivo ma purtroppo non dirimente
argomento di ordine liturgico. Le analogie grafiche fra il codice
vaticano e il Casin. 115 sono tali da autorizzare l’attribuzione dei due
codici ad un’unica mano: identici appaiono infatti, oltre all’aspetto
d’insieme, tutti i tracciati più significativi, fra cui in particolare quelli
di d onciale con occhiello stretto e di forma irregolare, g, a onciale e s
maiuscola finale soprascritte, et in nesso, i segni per nasale finale, -nt,
-us / -que, l’uso di entrambe le modalità di abbreviazione per omnis e
di quella senza nasale per anima, i criteri di impiego di accenti e segni
di punteggiatura e la forma della distinctio finalis.
La datazione proposta da Bannister per il Vat. lat. 6082, seppur
non sostenuta da motivazioni probanti, appare paleograficamente
plausibile, mentre il riconoscimento dell’identità di mano con il
Casin. 115 evidenzia la stretta relazione, finora passata inosservata,
fra due libri liturgici di raffinata fattura, i quali presentano anche
altre significative analogie di ordine storico-artistico; affinità che
coinvolgono – come rilevato da Giulia Orofino38 – anche altri
manoscritti, consentendo di aggiungere qualche ulteriore tassello al
mosaico che si va gradualmente delineando.
L’evidente somiglianza fra la decorazione dei tre codici e quella
di un altro noto messale cassinese riccamente decorato, il Casin.
540 – quasi unanimemente collocato, sulla scorta di Lowe, fra XI
e XII secolo39 –, ben si concilia con una datazione anche di questo

36
Tipo Muzerelle 2-2/0/2-2-3/C; dimensioni (p. 113): 290 × 200 = 32 <194> 66 ×
13< 5 ≤107≥ 5 > 72; rr. 31/ll. 31.
37
La datazione di Bannister fa riferimento alla struttura dell’accompagnamento
cantato dell’Exultet (f. 122v) in corrispondenza dei nomi all’ablativo delle quattro dignità
non espressamente menzionate (papa, abate, imperatore, principe), corrispondente per
ciascuna di esse ad un nome di tre sillabe: la coincidenza (a condizione che non si tratti
di un’indicazione puramente convenzionale) sarebbe possibile soltanto in due casi, fra il
1099 e il 1118 e nel 1144-1145.
38
Cf. infra, ‘La decorazione’ (G. Orofino).
39
Il codice è menzionato in Caravita, I codici, I, p. 279 e descritto in Inguanez,
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 55

manoscritto intorno alla metà del XII secolo. Il codice, già accostato
da Virginia Brown, per impaginazione e contenuto, al Vat. lat. 608240,
presenta in effetti notevoli punti di contatto con il messale vaticano,
non limitati al testo e alla decorazione, a cominciare dalle dimensioni
assolute di poco superiori (mm 312 x 215)41 e dalla proporzione
prossima all’invariante (0,689); quasi sovrapponibili sono anche
l’impostazione ariosa della pagina, con specchio di scrittura snello
(0,555) e margini ampi, e il numero di righe, pari a 32 (rispetto alle
31 del codice vaticano). La rigatura, tracciata a secco con punta sottile
su tutti i bifogli, su lato pelo o anche – alla maniera cassinese – su
lato carne, prevede la presenza di colonnine laterali per accogliere le
iniziali, ma presenta, rispetto al messale vaticano, uno schema più
semplice, con un’unica rettrice maggiore tracciata alla sommità e
(irregolarmente) alla base dello specchio42.
Le 94 carte superstiti del codice originario43, attualmente mutilo,
sono paginate da 3 a 190 e organizzate in 12 fascicoli, tutti quaternioni
ad eccezione di uno44, incipienti con il lato pelo e rispettosi della

Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, III, pp. 197-199; per la bibliografia cf.
BMB.
40
Cf. V. Brown, Il messale medievale e le ‘messe votive’: esempi di pratica monastica
in area beneventana, in Il monaco, il libro, la biblioteca. Atti del convegno (Cassino-
Montecassino, 5-8 settembre 2000), a cura di O. Pecere, Cassino 2003, pp. 119-153:
147 nota 62, ove è postulata la dipendenza dei due codici da uno stesso modello.
41
Il volume porta una rilegatura recente in pelle marrone su quadranti di cartone;
la seconda guardia cartacea, risalente probabilmente alla legatura seicentesca, riporta
le consuete note archivistiche: la precedente collocazione (Littera V) risalente ai primi
dell’Ottocento, depennata e sostituita con NN da Caravita, l’attuale segnatura (540)
accompagnata dalle dimensioni appuntate a matita (315/215)e la nota on cui Caravita
propone la datazione all’epoca desideriana e il raffronto con i Casin. 85 e Casin. 542:
«Tempore abbatis Desiderii, confer Cod. 85 sub lit. XX et Cod. 542 lit. T» [collocazione
successivamente depennata e sostituita con NN]. A mani diverse si devono l’indicazione
dettagliata del contenuto e il riferimento ad un’antica segnatura (219), attribuita a Jean
Mabillon.
42
Tipo Muzerelle 2-2/0/1-1/C; dimensioni (p. 45): 312 × 215 = 27 <220> 65 × 13<
7 ≤125≥ 7 > 63; rr. 32/ll. 32.
43
L’attuale foglio iniziale (pp. 1/2) e il bifoglio finale del codice (pp. 191-[194]),
con funzioni di guardie, contengono testi e annotazioni di mani più recenti (per la cui
descrizione si rinvia al catalogo di Inguanez).
44
I fascicoli si susseguono nel seguente ordine: 1-58 (pp. 3-18; 18-34; 35-50; 51-66;
67-82); 66 (pp. 83-94); 7-128 (pp. 95-110; 111-126; 127-142; 143-158; 159-174; 175-
56 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

regola di Gregory, risultanti dalla lavorazione in foglio di piccole pelli


esenti da difetti e cromaticamente poco contrastate, lisce sul lato
carne e lievemente vellutate sul lato pelo.
Pur se complessivamente meno spezzata e con singoli tratteggi che
suggeriscono, malgrado l’aspetto complessivamente simile, l’attribu-
zione ad una mano diversa da quella responsabile dell’omeliario cas-
sinese e del messale vaticano, la scrittura appare coerente con quella
dei codici finora esaminati, nella struttura complessiva, nella forma
delle lettere e nell’utilizzo moderato di varianti in fine riga e di ab-
breviazioni (omnis) che alternano forme antiche e moderne; la pausa
forte, resa a fine periodo con i due punti regolarmente uniti alla testa
della virgola in un’unica linea a zig zag, è un indizio troppo isolato per
giustificare da solo una collocazione cronologica più tarda.
La retrodatazione dei quattro manoscritti e la proposta di ritener-
li un gruppo coerente e coevo impone il confronto con il piccolo
(mm 191 x 132) e lussuoso breviario miniato un tempo conservato
a Montecassino con la segnatura Casin. 19945 e oggi a Los Angeles,
Getty Museum, 83.ML.97 (già Malibu, Ludwig IX 1)46, scritto – ve-
rosimilmente di mano del Sigenulfo il cui nome compare evidenziato
in rosso al f. 248v all’interno di una generica preghiera preceduta (su
f. 248r) dal titolo «pro scriptore»47 – subito dopo il 1153, data di

189).
45
Sulle movimentate vicende del codice cf. M. Dell’Omo, Cassino - Archivio
dell’Abbazia di Montecassino, in I manoscritti datati delle province di Frosinone, Rieti e
Viterbo, pp. 5-44: 15 nota 75, 16 e nota 76, 21 e nota 99.
46
Il codice è descritto in Bibliotheca Casinensis, IV, pp. 123-128; Monumenta codicum
manu scriptorum; an Exhibition Catalogue of Manuscripts of the 6th to the 17th Centuries
from the Libraries of the Monasteries of St. Catherine, Mount Sinai; Monte Cassino; Lorsch;
Nonantola; and from the Collections of Claude, Queen of France; the Duke of Roxburghe;
the Earl of Ashburnham; Baron James Rothschild; Sir Thomas Phillipps; Sir Arthur Chester
Beatty; Sir Sidney Cockerell; C.W. Dyson Perrins; Dr. Martin Bodmer; Dr. Peter and Irene
Ludwig, New York 1973, pp. 30-31; A. von Euw - J. M. Plotzek, Die Handschriften
der Sammlung Ludwig, II, Köln 1982, pp. 49-63 e tavv. 1-6; in Inguanez, Codicum
Casinensium manuscriptorum catalogus, I, p. 287 è attribuito al sec. XII/XIII e indicato
come disperso. Cf. da ultimo T.F. Kelly, The Ordinal of Montecassino and Benevento.
Breviarium sive ordo officiorum, 11th Century, Fribourg 2008 (Spicilegium Friburgense,
45), pp. 230-233, cui si rimanda per le informazioni codicologiche essenziali; bibliografia
ulteriore è reperibile in BMB.
47
Cf. F. Newton, Beneventan Scribes and Subscriptions, With a List of Those Known
at the Present Time, in «The Book Mark (Friends of the University of North Carolina
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 57

morte dell’ultimo papa (Eugenio III)48 menzionato alla fine di una


lista contenuta ai ff. 98-101v e nuovamente, come ultimo riferimento
cronologico di prima mano (f. 109v) in una cronaca trascritta ai ff.
104-115v49. Una più generica cornice cronologica è fornita, a f. 248r,
da una formula ricorrente, qui utilizzata per invocare la protezione
divina nei confronti dell’abate Rainaldo, ovvero Rainaldo II di Col-
lemezzo, in carica fra il 1137 e il 116650, il cui nome sembra essere
anche l’ultimo iscritto di prima mano, af. 103r, in un elenco degli
abati succedutisi fino ad inizio Trecento51.
La scrittura del codice appare diversa ma non significativamente
distante da quella dei Casin. 115 e Vat. lat. 6082: si tratta ancora una
volta di una beneventana disinvolta e matura, ad asse rigidamente
verticale e moderatamene spezzata, con separazione irregolare delle
parole52. I tracciati delle lettere non si discostano sostanzialmente
da quelli già rilevati nei Casin. 115, Vat. lat. 6082 e Casin. 540 (a
carolina in fine riga, C raramente crestata nella stessa posizione; g
con occhiello aperto e coda orizzontale desinente in un ricciolo; s
finale sporadicamente di forma maiuscola, distesa sul rigo ovvero
soprascritta), come anche la resa di legamenti e nessi (ae con e caudata;
-orum e -arum con r in forma di 2 a fine parola, il segno in forma di
3 per nasale, che in fine riga può essere allineato sul rigo; il segno in
forma di punto e virgola disposto obliquamente per -us e -que; quello
in forma di 2 soprascritto per -ur ed -er; le contrazioni per omnis con
o senza eliminazione di entrambe le nasali; l’omissione sistematica di

Library)», 43 (1973), pp. 1-35: 12-13, 29.


48
Cf. Eugenio III, papa, in Dizionario Biografico degli Italiani, 43, Roma 1993, pp.
490-496.
49
Il cambio di mano, non verificabile con assoluta certezza su un microfilm di qualità
assai scadente, richiederebbe una verifica sull’originale.
50
Sulla figura di Rainaldo II cf. infra, ‘Conclusioni’.
51
Cf. Kelly, The Ordinal, p. 231, ritiene che l’ultimo nome iscritto di prima mano
sia quello di Roffredo (1188-1209), senza rilevare la contraddizione con la datazione
del codice al 1153, da lui stesso accolta: dal confronto paleografico sembrano invece
emergere lievi, ma significative differenze nella scrittura dei nomi da Teodino a Roffredo
(specie nell’aspetto di d e delle maiuscole iniziali dei nomi, oltre che nella e e nella t di
sedit), tali da far pensare all’intervento di un copista che si sforza di imitare abilmente la
grafia del suo predecessore.
52
Cf. P. Saenger, The Separation of Words in Italy, in «Scrittura e civiltà», 17 (1993),
pp. 5-41: 13 (copiato da Sigenulfo «in hierarchical word blocks exceeding twenty-five
characters in maximum lenght»).
58 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

m in anima); la pausa forte è resa sistematicamente nella forma più


‘moderna’, con i due punti fusi alla testa della virgola.
Assai affine, per scrittura e decorazione, al manoscritto di Los
Angeles è, infine, il salterio con cantici e litanie per l’ufficio oggi alla
British Library, Add. 18859, un volume a piena pagina di piccole
dimensioni (mm 200 x 130), con 29 linee di testo per pagina,
genericamente attribuito nella bibliografia al XII secolo o alla sua
seconda metà. Le analogie grafiche fra i due codici paiono notevoli,
tali da rendere cautamente ipotizzabile l’attribuzione ad un medesimo
scriba (da verificare tramite autopsia) e comunque una datazione
prossima a quella del messale53.

I testi

I Dialogi di Gregorio Magno, redatti negli anni 593-594, hanno


conosciuto, fin dalla metà del secolo VII, una enorme popolarità,
documentata da un imponente numero di testimoni, accompagnati
da una grande varietà di traduzioni, rielaborazioni e riprese54, anche
se manca a tutt’oggi «un’edizione critica condotta secondo i moderni
principi ecdotici»55. Al successo dell’opera ha contribuito non poco il

53
L’analisi e il confronto più approfondito dei manoscritti di Londra e Los Angeles,
visionati su microfilm, sono rinviati ad altra occasione.
54
La tradizione manoscritta dell’opera ammonta a circa 1200 testimoni (stima
comprensiva di frammenti, excerpta e volumi contenenti la sola Vita S. Benedicti): cf.
L. Castaldi, Dialogi. La tradizione manoscritta e le edizioni, in Enciclopedia Gregoriana.
La vita, l’opera e la fortuna di Gregorio, a cura di G. Cremascoli - A. Degl’Innocenti,
Firenze 2008 (Archivum Gregorianum, 15), pp. 93-94. Sui Dialogi in particolare cf. da
ultimo A. Degl’Innocenti, Dialogorum libri IV, in Scrittura e storia: per una lettura delle
opere di Gregorio Magno. Atti del primo incontro di studi del Comitato per le celebrazioni
del XIV centenario della morte di Gregorio Magno, in collaborazione con la Fondazione
Ezio Franceschini e la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino (Firenze,
24-25 gennaio 2003), a cura di L. Castaldi, Firenze 2005 (Archivum Gregorianum, 7),
pp. 253-295; ‘Dialogi’ di Gregorio Magno. Tradizione del testo e antiche traduzioni. Atti
del II incontro di studi del Comitato per le celebrazioni del XIV centenario della morte
di Gregorio Magno, in collaborazione con la Fondazione Ezio Franceschini e la Società
Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino (Certosa del Galluzzo, Firenze, 21-22
novembre 2003), a cura di P. Chiesa, Firenze 2006 (Archivum Gregorianum, 10); A.
Degl’Innocenti, Dialogi. L’opera, in Enciclopedia gregoriana, pp. 89-93.
55
Castaldi, Per un’edizione critica, p. 5.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 59

secondo libro, interamente dedicato a s. Benedetto; la presenza della


biografia del ‘vir Dei’ generò infatti una considerevole produzione di
copie nei monasteri benedettini56.
Del testo completo risultano a Montecassino due testimoni, il
Casin. 27257, esemplare in minuscola romanesca riconducibile alla
prima metà dell’XI secolo58, e il Casin. 85; i libri I, III-IV sono
tramandati anche dal palinsesto Casin. 27159, mentre il solo libro
II compare in lezionari desideriani dedicati ai santi benedettini60 e
escerti dell’opera sono utilizzati in altri libri liturgici, come omeliari
e passionari.
Un’altra copia completa dei Dialogi, sicuramente cassinese, è un
manoscritto conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat.
lat. 573561, identificato da Francis Newton con il ‘Dialogum aliud’
presente nell’elenco dell’inventario generale dei codici commissionati
dall’abate Desiderio (1058-1087)62.

56
L’importanza tributata a Gregorio Magno si espresse a Montecassino anche con la
dedica di uno degli altari nella basilica desideriana: Chronica Monasterii Casinensis, ed.
H. Hoffmann, Hannover 1980 (MGH. Scriptores, 34), III, 26, p. 395.
57
In realtà il testo dei Dialogi (pp. 1-358) è acefalo (inc. ac mansuetudinem Libertini:
I, 2, 10) e lacunoso; in chiusura del II libro seguono, senza soluzione di continuità, i
Versus in laudem s. Benedicti di Paolo Diacono (pp. 124-128), attestati in altri testimoni
dei Dialogi e in codici di diverso contenuto (cf. il contributo di Nicola Tangari in questo
volume).
58
Cf. P. Supino Martini, Roma e l’area grafica romanesca (secoli X-XII), Alessandria
1987 (Biblioteca di «Scrittura e civiltà», 1), pp. 148-149; V. Pace (in I Fiori e’ Frutti santi.
S. Benedetto, la Regola, la santità nelle testimonianze dei manoscritti cassinesi. Catalogo
della mostra [Abbazia di Montecassino, 10 luglio - 31 ottobre 1998], a cura di M.
Dell’Omo, Milano 1998, n. 61, p. 192) suggerisce una datazione seriore, alla seconda
metà del secolo; descrizione del codice in Bibliotheca Casinensis, V, p. 25; Inguanez,
Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, II, pp. 86-87.
59
Cf. Bibliotheca Casinensis, V, p. 24; Inguanez, Codicum Casinensium manuscriptorum
catalogus, II, pp. 81-86; i Dialogi sono tramandati dalla scriptio superior, databile ai
secoli XI/XII; per i testi liturgici sottostanti cf. V. Brown, in I Fiori e’ Frutti santi, n.
19, pp. 130-131, la quale suggerisce come luogo di origine del manoscritto i dintorni
di Montecassino, sulla base della scrittura superiore e dell’ex libris di S. Benedetto di
Cesamo presente a p. 1.
60
Si vedano i Casin. Compactiones X e Casin. 453 e il Vat. lat. 1202; per la bibliografia
si rimanda a BMB.
61
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 332 e passim; per la bibliografia cf. BMB.
62
Cf. ibid., p. 258 nota 57; lo studioso riconosce nella scrittura dei ff. 1v-2v la stessa
60 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Il Casin. 85, utilizzato come testimone nelle edizioni fin da quella


parziale di Georg Waitz63, è privo dell’indice dei capitoli del libro I64;
il testo, introdotto dall’iniziale decorata, ha inizio a p. 1b, mentre
il titolo, INCIP(IT) LIBER P(R)IM(U)S DIALOGORUM BEATI
G(RE)G(ORII) PAPE, in scrittura distintiva su cartelle dorate, è
disposto su tre righe sulla colonna a. L’indice del libro I è invece
attestato dal codice Vat. lat. 5735, dove risulta vergato dal cosiddetto
‘Scribe in Charge’65 (f. 1v), responsabile anche del f. 2r-v; la restante
parte del codice (ff. 3r-195v) è opera di una mano diversa66.
Un confronto effettuato sull’elenco dei capitoli nei libri II-IV
ha evidenziato una redazione testuale comune ai due manoscritti67,
mentre la presenza del titolo (spurio) in testa all’indice del secondo
libro, Vita et miracula venerabilis Benedicti conditoris vel abbatis
monasterii quod appellatur Arcis provinciae Campaniae68, permette di
includere anche il codice vaticano nella cosiddetta famiglia ‘cassinese’
ricostruita da Umberto Moricca69.
Ad un ambito tipicamente locale rimanda anche l’integrazione
presente nei due codici a II, 35, 270, non registrata nelle edizioni, ma
che significativamente ricorre anche nei manoscritti Compactiones X (f.
75v), Casin. 453 (p. 129) e Vat. lat. 1202 (ff. LXXXv-LXXXIr), relativa
alla ubicazione della cella di s. Benedetto nella Torre all’ingresso del

mano dell’Exultet di Avezzano e del Casin. 453; cf. ibid., pp. 58-59, 332.
63
Cf. ed. G. Waitz, Hannover 1878 (MGH. Scriptores rerum Langobardicarum
et Italicarum saec. VI-IX), pp. 524-540 (excerpta); il manoscritto è utilizzato in seguito
nelle edizioni a cura di U. Moricca (Gregorii Magni Dialogi Libri IV, Roma 1924
[Fonti per la Storia d’Italia, 57]) e di A. de Vogüé (Grégoire le Grand, Dialogues, I-III,
Paris 1978-1980 [Sources Chrétiennes, 251, 260, 265]).
64
Non si può escludere che l’indice comparisse in un foglio iniziale, ora perduto.
65
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 332.
66
Responsabile per Newton (cf. ibid.) anche della stesura del Vat. lat. 1203.
67
Rarissime e poco significative le varianti nell’elenco dei capitoli; alcune lievi
differenze si registrano anche tra le rubriche di explicit e incipit poste all’inizio e al
termine degli indici.
68
Vat. lat. 5735, f. 37r.
69
Cf. Castaldi, Per un’edizione critica, p. 19.
70
Cum vero hora iam quietis exigeret, ut se sopori traderent, turris erat eodem in loco
constituta, quae super totius cellae habitaculum aeminebat, in cuius turris superioribus se
venerabilis Benedictus, in eius quoque inferioribus se Servandus diaconus collocavit (dal Vat.
lat. 5735, f. 72v).
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 61

complesso monastico, che super totius cellae habitaculum aeminebat71.


Non si è ritenuto necessario in questa sede procedere a una
collazione completa dei due testimoni. Si è provveduto però a un
puntuale confronto delle lezioni del Vaticano con quelle del Cassinese
registrate nell’appendice filologica del contributo di Lucia Castaldi72.
In essa la studiosa, a partire da un ampliamento della base manoscritta
consultata di prima mano, che include anche il Casin. 85, integra la
lista di errata corrige, corredati da apparato, dell’edizione dei Dialogi
di Moricca stilata da Adalbert de Vogüé73. Tale lista di fatto costituisce
«l’unico controllo sui testimoni effettuato nell’ultima edizione di cui
il lettore serba traccia»74. Il riscontro ha rilevato che, per le lezioni
segnalate, il Vat. lat. 5735 concorda in maniera sistematica con il più
tardo Casin. 8575. In particolare, i due testimoni sono gli unici ad
essere afflitti da lacuna per omissione di una frase in corrispondenza
di IV, 47, 276.
Il Casin. 85, dunque, riproduce la tradizione testuale dei Dialogi
così come era stata fissata a Montecassino, perlomeno dall’età
desideriana. Il manoscritto, pur nella sua veste ‘moderna’, si ispira
alla copia anteriore, di cui rispetta l’aspetto formale, la struttura
decorativa77, la tradizione testuale. Si tratta, insomma, di un prodotto
di livello elevato, realizzato con l’intento di proseguire, rinnovando,
i fasti dello scriptorium cassinese, dove i Dialogi gregoriani, di sicuro,
non potevano mancare.
Il Casin. 115 si colloca tra i testimoni più tardi della produzione

71
Sull’argomento cf. A. Pantoni, L’acropoli di Montecassino e il primitivo monastero di
San Benedetto, Montecassino 1980 (Miscellanea Cassinese, 43), pp. 106-107.
72
Cf. Castaldi, Per un’edizione critica, pp. 34-39.
73
Cf. de Vogüé, Dialogues, I, pp. 179-182.
74
Castaldi, Per un’edizione critica, p. 25.
75
Rispetto al Casin. 85, nel Vat. lat. 5735 si rilevano solo rarissime varianti ortografiche
(cf. per esempio nihil al posto di nichil a IV, 4, 8 e nanque al posto di namque a IV, 60, 2);
il manoscritto Vaticano inoltre mostra alcuni piccoli interventi di correzione su rasura e
integrazioni posteriori (cf. IV, 37, 9; IV, 42, 1). A una probabile svista si deve la lettura
sit in luogo di fit (quest’ultima attestata anche dal Vat. lat. 5735) nel Casin. 85 riportata
a IV, 27, 1 in Castaldi, Per un’edizione critica, p. 38.
76
Cf. ibid.
77
Cf. infra, ‘La decorazione’ (G. Orofino). Nel manoscritto vaticano non è stata
eseguita l’iniziale incipitaria del libro IV con le lettere che completavano la parola e
l’incipit (Postquam de paradisi gaudiis) e lo spazio riservato è rimasto vuoto (f. 135r).
62 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

omiletica in scrittura beneventana, sicuramente il più tardo tra quelli


conservati a Montecassino78.
Nell’ambito degli omeliari per l’Ufficio, il suo contenuto,
concentrato esclusivamente intorno alla celebrazione di alcuni
momenti dell’anno liturgico, appare di particolare interesse: nei
47 testi si susseguono omelie, sermoni e passi scritturali da leggersi
per le feste del Natale e la sua vigilia, della Vergine (Purificazione,
Annunciazione, Assunzione, Natività), dei santi Giovanni Battista e
Pietro e Paolo, e della dedicazione di una chiesa. Tale contenuto si
distingue da quello della gran parte degli omeliari in uso nella liturgia
delle Ore, privilegiando solo determinate feste. Questa particolare
composizione79 non è nuova nell’ambito dei manoscritti cassinesi, ma
se ne possono rintracciare le origini in alcuni prodotti della seconda
metà dell’XI secolo.
Nel periodo aureo dell’abate Desiderio furono realizzati due
omeliari di grande pregio, i Casin. 98 e Casin. 99, quest’ultimo
datato con sottoscrizione al 1072, affini nella progettazione e nella
realizzazione80. La specificità del loro contenuto, dedicato al Santorale
nel Casin. 98 e al Temporale nel Casin. 99, induce a una riflessione
sull’utilizzo di questa particolare tipologia di libro liturgico. Già
Francis Newton81 proponeva un collegamento tra il Casin. 98 e la
consacrazione della basilica desideriana (1071), suggerito dalla
presenza delle feste per la Vergine e s. Giovanni Battista, ai quali erano

78
La parte più cospicua dei testimoni superstiti è riconducibile all’XI secolo; il
censimento degli omeliari in scrittura beneventana (limitato esclusivamente alle collezioni
omiletiche che seguono il ciclo liturgico, con esclusione dei frammenti) è consultabile sul
sito <http://omeliari.unicas.it/>; cf. anche R. Casavecchia, Omeliari in beneventana: un
database, ri e testi. Lavori in corso a Cassino. Atti del seminario internazionale (Cassino,
30-31 gennaio 2012), a cura di R. Casavecchia - P. De Paolis - M. Maniaci - G.
Orofino, Cassino 2013 (Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 7),
pp. 239-260.
79
Di probabile ausilio agli omeliari in uso: cf. J. Mallet - A. Thibaut, Les manuscrits
en écriture bénéventaine de la Bibliothéque Capitulaire de Bénévent. I. Manuscrits 1-18,
Paris 1984 (Documents, études et répertoires publiés par l’Institut de Recherche et
d’Histoire des Textes), pp. 53, 144-149.
80
Per i Casin. 98 e Casin. 99 si rimanda alle recenti descrizioni in R. Casavecchia,
I codici Casin. 98 e 99, passim e Miniatura a Montecassino. L’età desideriana [ebook
interattivo], a cura di G. Orofino, Cassino 2013 (schede di R. Casavecchia - E. Elba
- G. Orofino).
81
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 62.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 63

dedicati gli altari nelle absidi della nuova basilica82, e dalle omelie
per la dedicazione di una chiesa. Oltre alla selezione dei testi, anche
i riferimenti iconografici delle splendide illustrazioni a piena pagina
presenti nei due manoscritti sembrano concorrere ad associare questi
manoscritti alla nuova basilica83.
Sicuramente per la dedicazione della chiesa di S. Martino fu ap-
prontato il lezionario Casin. 10184. Il rifacimento della chiesa, iniziato
da Desiderio, fu però condotto a termine dal suo successore Oderisio
I (1087-1105), che la consacrò il 18 novembre 1090, nell’ottava di s.
Martino85.
Il manoscritto, prima della sezione riservata al santo titolare e alla
dedicazione della chiesa (a p. 306 la rubrica che introduce i passi del
II libro dei Paralipomeni recita espressamente: In dedicatione ecclesiae
s. Martini) e alle vite e passioni di santi (tra cui Matteo, di cui nella
chiesa era conservata una reliquia e Erasmo, al quale era dedicato un
altare)86, celebra le feste della Vergine (pp. 1-214); i testi utilizzati e
la loro sequenza ripetono la sezione analoga presente nel Casin. 98
(pp. 7-455), con alcune varianti; mancano infatti sei testi87, mentre
l’ultimo brano in comune, il sermone di Pier Damiani per la Natività
di Maria, compare in una versione più corta (Serm. 46, 1-10)88.

82
Cf. Chronica Monasterii Casinensis, III, 26, p. 395.
83
Per una disamina delle scene rappresentate nei disegni dei due omeliari e delle
loro probabili connessioni con quelle che, secondo la Chronaca di Leone Ostiense,
affrescavano l’atrio della basilica si rimanda al saggio di G. Orofino, La miniatura a
Montecassino, 1071-1087, in Miniatura a Montecassino. L’età desideriana.
84
Descrizione in Bibliotheca Casinensis, II, pp. 414-417 e Inguanez, Codicum
Casinensium manuscriptorum catalogus, I, pp. 109-111; cf. anche Newton, The
Scriptorium, p. 340 e passim; per la bibliografia cf. BMB.
85
Cf. Chronica Monasterii Casinensis, IV, 8, pp. 471-473.
86
Cf. Pantoni, L’acropoli, pp. 128-129. Insieme a questi santi compaiono anche
Giovanni Evangelista, Marcellino e Pietro, SS. Trinità, Domenico di Sora, Marco.
87
Per l’elenco si rimanda a Casavecchia I codici Casin. 98 e 99, p. 173.
88
Explicit: gaudeamus in nativitate matris Christi (Sancti Petri Damiani Sermones, ed.
G. Lucchesi, Turnholti 1983 [Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis, 57],
p. 281, l. 244). La stessa redazione ‘corta’ del sermone, aggiunta da mano beneventana
più tarda (sec. XII) su rasura, è attestata anche dall’omeliario Casin. 305, pp. 499-505:
cf. R. Casavecchia, Rapporto tra testo e decorazione negli omeliari cassinesi dell’XI secolo,
in Il libro miniato e il suo committente: per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche
del medioevo italiano (IX-XIV sec.). Atti del convegno PRIN (Napoli-Santa Maria Capua
Vetere, 21-23 maggio 2013), i.c.s.
64 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Sembra dunque che la selezione testuale attestata dal lezionario


Casin. 101 per le festività della Vergine abbia come riferimento quella
già utilizzata per il Casin. 98, anche se un più attento esame rivela
alcune piccole differenze, che escludono una derivazione diretta del
Casin. 101 dall’omeliario desideriano89.
Un altro manoscritto che riflette un assetto testuale tipico di
Montecassino è il Casin. 11090, un ricco lezionario del primo periodo
oderisiano91, di dimensioni atlantiche92, che si sviluppa dalla domenica
I di Avvento all’ottava di Pentecoste; nelle sue oltre 600 pagine
tramanda un elevato numero testi omiletici e un’ampia collezione di
Vitae sanctorum, cui corrispondono altrettanti responsori. Molti dei
brani utilizzati fanno parte della collezione presente negli omeliari
desideriani, in particolare nel Casin. 99, anche se, per la struttura
stessa del lezionario, essi sono intervallati da molti altri passi per le
festività del Temporale e del Santorale assenti nei Casin. 98 e Casin.
99. Nel riscontro testuale delle coincidenze, il manoscritto oderisiano
rivela non di rado la presenza di versioni più brevi e la variabilità di
alcune rubriche.
Una più stretta affinità si riscontra invece tra i due omeliari
desideriani e il Casin. 115, che riflette molto da vicino la struttura
e le caratteristiche dei due manoscritti anteriori. Del Casin. 99, che
contiene nell’ordine omelie e sermoni per la vigilia e il Natale, i santi
Stefano e Giovanni Evangelista, l’Epifania, la Pasqua, l’Ascensione e
la Pentecoste, l’omeliario più tardo ripete esattamente la prima parte,
dedicata alla festività del Natale e della sua vigilia (Casin. 99, pp.
6-167 = Casin. 115, pp. 5-100). I dodici testi utilizzati in entrambi
i manoscritti, oltre ad essere disposti nella stessa successione,
mostrano di seguire anche una tradizione testuale comune. Tra questi,
particolarmente significativo è il caso di un trattato pseudoilariano

89
Rispetto al Casin. 98, il Casin. 101 mostra alcune differenze nelle versioni delle
rubriche e degli inserti dialogici dei passi del Cantico dei Cantici (questi ultimi a volte
erasi e corretti da mani posteriori che li riallineano alla versione del Casin. 98), nella
divisione dei testi in letture, solitamente assente o aggiunta posteriormente; inoltre,
mancano spesso le partizione interne dei testi, segnalate nel Casin. 98 da iniziali decorate.
90
Descrizione in Bibliotheca Casinensis, III, pp. 1-22 e Inguanez, Codicum
Casinensium manuscriptorum catalogus, I, pp. 151-163; cf. la scheda di C. Tristano, in I
Fiori e’ Frutti santi, n. 21, pp. 132-134 e la bibliografia in BMB.
91
Datazione suggerita da Newton (The Scriptorium, p. 358 e passim).
92
Il manoscritto misura mm 520 x 340.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 65

(denominato Tractatus I)93, utilizzato in ambito beneventano per la


vigilia del Natale, nella sua forma intera o diviso in due brani; solo
in questi due testimoni, le due parti del trattato sono impiegate per
due formulari diversi (per la vigilia e per il Natale)94. La collazione del
testo, inoltre, ha evidenziato l’identità della versione testuale proposta
dai due manoscritti, che si discosta in alcuni punti dalla redazione più
diffusa95, attestata da altri sette omeliari in scrittura beneventana96.
Le analogie tra i due manoscritti coinvolgono anche gli elementi
paratestuali, come titoli, formulari97, pericopi bibliche, divisione
dei testi in Lectiones, che si presentano con le stesse caratteristiche.
Nell’articolazione dei testi, inoltre, i due omeliari marcano nello
stesso modo una cesura prima dell’inizio della sequenza per il Natale:
in entrambi, infatti, viene lasciato completamente bianco il recto di
un foglio (p. 23 nel Casin. 99 e p. 15 nel Casin. 115), sul cui verso ha
inizio il passo di Isaia, introdotto da grandi iniziali decorate. Infine, al
termine della sezione in comune, l’ultimo brano per il Natale termina
nei due manoscritti sulla colonna A, lasciando bianca la rimanente
parte della pagina; nel Casin. 115, questa cesura viene a coincidere
anche con la fine del fascicolo (sesto) e della sezione in comune con
il Casin. 99.
Dall’inizio del settimo fascicolo (p. 101), il Casin. 115 prosegue
con una sequenza di brani rispettivamente per le feste della Vergine,
i santi Giovanni Battista e Pietro e Paolo, e la dedicazione di una
chiesa. La selezione ripropone in maniera pressoché uguale i

93
Cf. Clavis Patrum Latinorum, edd. E. Dekkers - Ae. Gaar, Turnhout - Steenbrugge
19953 (Corpus Christianorum. Series Latina), n. 472; Clavis patristica pseudoepigraphorum
medii aevi, IB, nn. 5209, 5209a.
94
Questa versione del trattato è edita, dal Casin. 99, in Florilegium Casinense
[appendice a Bibliotheca Casinensis], II, pp. 62-66.
95
Edita in A. Mai, Nova Patrum Bibliotheca, I, Romae 1852, pp. 477-484; per tutta
la questione si rimanda a R. Casavecchia, Un sermone dello Ps. Ilario In vigilia nativitatis
Domini, in Per Gabriella, I, pp. 421-455.
96
Benevento, Biblioteca Capitolare, 18; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica
Vaticana, Vat. lat. 4222; Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 103, 106, 462; Roma,
Biblioteca Vallicelliana, A 10, A 16.
97
L’unica differenza si riscontra nell’assenza del formulario all’inizio del primo testo
del Casin. 115 (pp. 5-9: Ps. Ilario, Tract. I, 2), dove nel Casin. 99 troviamo il formulario
In vigilia natalis Domini; l’assenza potrebbe anche spiegarsi con la caduta di un foglio
iniziale del manoscritto, successivamente rimpiazzato con i due fogli aggiunti.
66 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

brani e la disposizione dell’intero manoscritto Casin. 98, con sole


quattro assenze98 e uno spostamento99. Anche in questo caso, oltre
la coincidenza delle versioni testuali, analoghi appaiono tutti gli
elementi accessori, dalle rubriche alla partizione delle letture, alla
disposizione della decorazione. Nonostante la diversa densità della
scrittura, articolata in due colonne di 21 ll. nei Casin. 98 e Casin. 99
e di 28 ll. nel Casin. 115, quest’ultimo pare mostrarsi anche attento
a riprodurre l’impaginazione degli incipit dei brani dei due codici
anteriori100.
Una singolare coincidenza, infine, unisce questi tre manoscritti
anche nel loro destino. Nel corso dei secoli, infatti, tutti hanno
perduto diversi fogli, quasi esclusivamente in prossimità degli incipit
dei testi101, elemento che fa supporre una sottrazione volontaria di
pagine contenenti molto probabilmente iniziali decorate102.

98
Nel Casin. 115 non compaiono i seguenti testi: il sermone di Ambrogio Autperto
per la Purificazione, l’omelia di Beda I, 3 per l’Annunciazione (entrambi assenti anche
nel Casin. 101), i sermoni 21 di Epifanio e Caillau I, 46 dello Ps. Agostino, entrambi per
la dedicazione della chiesa.
99
L’omelia 47 di Eusebio, che nel Casin. 98 compare come terzo dei sette testi previsti
per la dedicazione della chiesa, è qui collocata come ultimo brano del manoscritto (alle
pp. 376-382).
100
A titolo di esempio, si confrontino le pp. 9, 147, 187, 276-277, 326-327, 371,
522-523 del Casin. 98 con le rispettive pp. 101, 137, 145, 190-191, 216-217, 239, 312-
313 del Casin. 115.
101
Fa eccezione il foglio caduto tra le attuali pp. 20-21 del Casin. 115, che ha causato
una lacuna all’interno delle letture di Isaia per il Natale.
102
Per i fogli mancanti dei Casin. 98 e Casin. 99 si rimanda a Casavecchia, I
codici Casin. 98 e 99, pp. 164-167. Il Casin. 115 ha perso sicuramente 8 fogli; non è
escluso che sia caduto almeno un altro foglio, all’inizio del manoscritto, in cui doveva
trovare posto la rubrica per il primo testo. Il primo foglio mancante, tra le pp. 20-
21, ha prodotto una lacuna all’interno dei passi di Isaia (40, 23-41, 15) in apertura
della sezione del Natale; il secondo, tra le pp. 100-101, fa iniziare acefalo il brano del
Cantico dei cantici (5, 2) in apertura della sezione dedicata alla Purificazione di Maria;
il terzo, tra le pp. 122-123, ha interessato l’explicit dell’omelia di Beda I, 18, ultimo
testo dedicato alla Purificazione, e l’incipit dei versetti di Isaia (2, 1-4) che inauguravano
la sezione dedicata all’Annunciazione; il quarto, tra le pp. 136-137, ha coinvolto altri
due testi per l’Annunciazione, precisamente l’explicit di Ambrogio, In Lucam II, 29 e
l’incipit del sermone Caillau I, 5 dello Ps. Agostino; il quinto, tra le pp. 148-149, ha
interrotto il passo del Cantico dei cantici, prima lettura per l’Assunzione, al versetto 4,
5; dopo p. 280, si registra la perdita di altri due fogli (sesto e settimo), con lacuna nella
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 67

Sembra dunque che i due omeliari desideriani abbiano costituito


fin da subito un modello di riferimento per la produzione di alcuni
particolari omeliari/lezionari cassinesi, condizionandoli, in misura
diversa, nelle scelte e nella successione dei brani, nella disposizione
della decorazione e nella messa a punto degli elementi accessori, anche
se è non è escluso che essi dipendano a loro volta da un ‘esemplare
modello’ perduto, contenente i testi da usare per le feste solenni103.
Solo nel caso del Casin. 115 tuttavia, le affinità con i due omeliari
desideriani sono così stringenti e puntuali da far supporre una
volontà di ‘renovatio’, a distanza di alcuni decenni, di due tra i più
significativi manoscritti dell’età di Desiderio, confermata – come dirà
Giulia Orofino – dall’analisi della decorazione104.
Un altro dato interessante emerso dal confronto tra gli esemplari
considerati riguarda, per alcuni di essi, la destinazione d’uso, ovvero
la dedicazione di una chiesa, accertata per il Casin. 101 e fortemen-
te probabile per il Casin. 98. Sembrerebbe che la selezione testuale
stabilita al tempo di Desiderio per la consacrazione della basilica sia
divenuta ben presto il modello di riferimento per omeliari/lezionari
destinati ad un uso ‘speciale’. Un’ipotesi di questo tipo potrebbe in-
durre a pensare che anche il Casin. 115 fosse stato allestito per una
dedicazione. Si tratta di una suggestione difficilmente verificabile, in
primo luogo per l’assenza di una datazione puntuale del manoscritto,
che non permette di collegarlo a un avvenimento specifico; a ciò si
aggiunge la scarsissima documentazione sulla produzione libraria cas-

parte finale del sermone di Pier Damiani (Serm. 46, 22), ultimo testo per la Natività di
Maria, e nell’incipit del primo testo per s. Giovanni Battista (Massimo di Torino, Serm.
6, 1); l’ottavo foglio mancante, dopo p. 288, ha reso acefala l’omelia di Beda (II, 20)
per s. Giovanni Battista. A queste perdite si aggiunge la mutilazione di altri due fogli,
reintegrati in pergamena: del f. 215/216 rimane meno della metà superiore (11 linee
di testo), con lacune all’interno del sermone di Ambrogio Autperto per l’Assunzione e
incipit acefalo del successivo brano, il sermone 104 di Agostino; del foglio che segue p.
242, privo di numerazione, rimane una piccola porzione inferiore (le ultime tre linee di
testo), con perdita della parte finale del sermone 8 dello Ps. Ildefonso per l’Assunzione
(per l’identificazione dei testi si rimanda a Casavecchia, I codici Casin. 98 e 99, pp.
181-182). La prima segnalazione dei fogli mancanti e mutili è in Bibliotheca Casinensis,
III, pp. 48-53.
103
La selezione dei brani corrisponde in gran parte a quella indicata nei breviari
cassinesi per le singole festività (cf. Kelly, The Ordinal, passim), con l’aggiunta di ulteriori
letture.
104
Cf. infra.
68 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

sinese dopo Oderisio I: all’infuori delle notizie sull’attività di Pietro


Diacono105, certamente il più colto monaco cassinese del suo tem-
po106, bibliotecario dell’abbazia almeno dal 1131, promotore e autore
egli stesso di opere letterarie107, le fonti reperibili sull’operato degli
abati cassinesi di XII secolo sono indirizzate ai tormentati avvenimen-
ti storico-politici piuttosto che alle committenze librarie.
Riguardo alle possibili dedicazioni di chiese avvenute in epoca
post-desideriana, una notizia per il XII secolo si legge negli Annales
Casinenses, all’anno 1143: Ecclesia sanctae Mariae et sancti Adelberti
dedicatur108. Di questo evento però non si hanno ulteriori menzioni
nelle fonti e la stessa identificazione della chiesa rimane dubbia.
Nei vari manoscritti utilizzati per la ricostruzione dell’Ordo
liturgico a Montecassino109, una chiesa di S. Maria (senza ulteriori
specificazioni) viene indicata come destinazione della processione delle
Litaniae maiores110; lì, probabilmente venivano benedette le candele
in occasione della Purificazione111. La chiesa viene dubitativamente
identificata con quella dell’Albaneta112, dipendenza di Montecassino
situata a poco più di un chilometro dal monastero113.
Abbiamo però alcuni riferimenti, posteriori all’abbaziato di
Oderisio I, sull’esistenza di una cappella titolata alla Vergine all’interno
del monastero. Una prima notizia è nella Chronica cassinese, dove si
narra che l’abate Ottone (1105-1107) decise di dedicare alla Vergine
e al Salvatore una chiesa, situata a fianco della Torre all’ingresso del

105
Cf. almeno M. Dell’Omo, Petrus Diaconus, in Lexicon des Mittelalters, VI,
München - Zürich 1993, coll. 1972-1973.
106
Cf. H.E.J. Cowdrey, The Age of Abbot Desiderius, the Papacy and the Normans
in the Eleventh and Early Twelft Centuries, Oxford 1983, pp. 227-228 [trad. it. L’età
dell’abate Desiderio, Milano 1986].
107
A Pietro Diacono si attribuiscono oltre ottanta opere, molte delle quali tramandate
da codici cassinesi; a lui si deve anche la continuazione della Chronica monasterii
Casinensis di Leone Ostiense, commissionatagli nel 1140 dall’abate Rainaldo II (cf.
Chronica Monasterii Casinensis, IV, Prologus, pp. 458-461).
108
Annales Casinenses a. 1000-1212, ed. G.H. Pertz, Hannoverae 1886 (MGH.
Scriptores, 19), p. 310.
109
Cf. Kelly, The Ordinal, passim.
110
Cf. ibid., pp. 212-213.
111
Cf. ibid., p. 216.
112
Cf. ibid.
113
Cf. H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, I-III, Roma, pp. 714-716.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 69

monastero, ma la morte prematura gli impedì di completarla114.


L’assenza di ulteriori citazioni ne ha messo in dubbio persino la
realizzazione115, anche se da fonti più tarde si possono ricavare altri
indizi. Una cappella di S. Maria figura in un elenco tramandato a p. 1
del Casin. 450116, in cui si legge che essa, ubicata all’interno del recinto
abbaziale, faceva parte degli edifici spettanti alla cura del camerarius117.
A una chiesa di S. Maria fa riferimento anche una relazione di viaggio
dell’abate islandese del monastero benedettino di Thingeyar, Nikolas
Saemundarson, che passò da Montecassino nel suo pellegrinaggio in
Terrasanta tra il 1151 e il 1154. Nei suoi appunti, l’abate islandese
indica l’esistenza di dieci chiese nel recinto del monastero cassinese,
elencandone sei: la chiesa principale di S. Benedetto, le chiese di S.
Martino, S. Andrea, S. Maria, S. Stefano e S. Nicola118. C’è poi una
testimonianza più tarda riportata da Andrea Caravita119, che trascrive

114
Cf. Chronica Monasterii Casinensis, IV, 30, p. 496: [Ottone] iuxta quod venerande
memorie Victori tertio pape et Theodemario servo Domini revelatum fuerat, iam dictam
turrem cum largo habitaculo in oraculum domini Salvatoris et eius genitricis virginis Marie
dedicari constituit convocatisque artificibus cellarium inter dormitorium et titulum sancti
protomartyris Stephani construxit, sed morte preventus explere nequivit. Sull’area dell’antico
monastero si veda Pantoni, L’acropoli, pp. 103-118.
115
Cf. ibid., pp. 111-114.
116
Manoscritto prodotto a Montecassino tra 1140 e 1150, contenente la seconda
redazione della Chronica monasterii Casinensis di Leone Ostiense, con le continuazioni
del monaco Guido e le aggiunte e i rimaneggiamenti di Pietro Diacono; se ne vedano le
schede in Inguanez, Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, III, pp. 78-80 e
M. Dell’Omo, in I Fiori e’Frutti santi, n. 45, pp. 166-167.
117
Si tratta del più antico elenco noto di ufficiali dell’amministrazione cassinese,
risalente alla fine del sec. XII per M. Dell’Omo, Montecassino altomedievale e il suo
sistema di dipendenze. Genesi e fenomeno di un'irradiazione patrimoniale e giurisdizionale,
in Id., Montecassino medievale. Genesi di un simbolo, storia di una realtà. Saggi sull'identità
cassinese tra persone, istituzione, consuetudini e cultura, Montecassino 2008 (Biblioteca
della Miscellanea Cassinese, 15), pp. 61-72: 67; una trascrizione dell’elenco è in
Caravita, I codici, II, p. 201, che lo riferisce genericamente al XII secolo.
118
Cf. Pantoni, L’acropoli, p. 111; Id., Descrizioni di Montecassino attraverso i secoli,
in «Benedictina», 19 (1972), pp. 539-586: 542-543.
119
Cf. Caravita, I codici, II, p. 200. Ancora una probabile citazione della chiesa di
S. Maria (Pantoni, L’acropoli, pp. 111-112) si può riconoscere in un documento tre-
centesco: cf. Statuta casinensia saeculi XIII, edd. T. Leccisotti - C. W. Bynum, in Con-
suetudines Benedictinae Variae, edd. G. Constable (e collab.), Siegburg 1975 (Corpus
Consuetudinum Monasticarum, 6), p. 239.
70 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

una memoria aggiunta nel margine inferiore di p. 5 (in realtà si tratta


di p. 11) del citato Casin. 450, in cui un magister Bartholomeus de
Sancto Germano, durante l’abbaziato di Riccardo (1251-1262),
dipinse molte vetrate nelle chiese del monastero, tra cui «in ecclesia S.
Mariae III». Dalla visione diretta del codice, però, la memoria risulta
erasa: sono visibili con difficoltà solo poche parole, mentre il punto in
cui sarebbe citata la chiesa di S. Maria non è più leggibile.
Nella dedica menzionata dagli Annales Casinenses compare, insieme
alla Vergine Maria, s. Adalberto120, vescovo di Praga, martirizzato
sul Baltico nel 997 e subito canonizzato. Adalberto si era recato a
Montecassino tra il 989 e il 990 per farsi monaco, ma allo scopo di
sottrarsi alle pressioni dei cassinesi che gli chiedevano di esercitare
la sua funzione di vescovo anche a Montecassino si rifugiò presso il
monastero cassinese di Valleluce, dove viveva s. Nilo, ospite dell’abate
Aligerno (948 [950?]-985). La presenza del santo slavo influenzò
profondamente i monaci, tanto che nella Chronica compare un capitolo
a lui riservato121 e la sua Vita è testimoniata anche da manoscritti di
Montecassino, il citato lezionario Casin. 110 e il passionario Casin.
145122, attribuibili all’età oderisiana123. Sempre nella Chronica leggiamo
che l’abate Atenolfo (1011-1022) nel rinnovare la chiesa di S. Stefano
fece aggiungere un altare per s. Adalberto124, mentre Oderisio portò
via le reliquie del santo dalla chiesa di S. Stefano e le fece trasferire
nella chiesa di S. Andrea125. Infine, il saluto a s. Alberto (o Adalberto)
che compare nel processionale del Casin. 659, manoscritto del XV

120
Cf. M. Dell’Omo, Ottone III e Montecassino. Due storie quasi parallele, in Id.,
Montecassino medievale, pp. 73-87: 80-83; P. Golinelli, Sant’Adalberto di Praga tra
agiografia e storia in Il millenario di sant’Adalberto a Verona. Atti del convegno di studi
tenutosi nella Biblioteca Capitolare e delle celebrazioni cittadine (Verona, 11-12 aprile
1997), a cura di P. Golinelli, Bologna 2000, pp. 27-42.
121
Cf. Chronica Monasterii Casinensis, II, 17, pp. 200-202.
122
Cf. Golinelli, Sant’Adalberto di Praga, p. 36 e nota 62. Sulle diverse redazioni
della Vita Adalberti cf. T. Dunin-Wasowicz, Hagiohraphie polonaise entre XIe et XVIe
siècle, in Hagiographies, III, Turnhout 2001 (Corpus Christianorum), pp. 179-202: 184-
185; sul manoscritto si vedano le descrizioni in Bibliotheca Casinensis, III, pp. 287-294;
Inguanez, Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, I, pp. 230-232; S. Magrini,
in I Fiori e’Frutti santi, n. 26, pp. 138-140; per la bibliografia cf. BMB.
123
Cf. Newton, The Scriptorium, pp. 358, 361.
124
Cf. Chronica Monasterii Casinensis, II, 32 pp. 225, 229.
125
Cf. ibid., IV, 23, p. 490.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 71

secolo, «potrebbe far supporre che presso l’ingresso del monastero ci


fosse almeno un ricordo del suo culto»126.
Le testimonianze fin qui raccolte aggiungono elementi a supporto
dell’esistenza della chiesa citata nella dedica del 1143, sebbene, allo
stato attuale, non sia possibile collegarla con certezza all’oratorio
voluto da Ottone; risulta, però, che almeno a partire dalla metà del XII
secolo doveva esserci all’interno del monastero una cappella titolata
alla Vergine. Quanto a s. Adalberto, venerato già dai tempi dell’abate
Atenolfo e associato a Maria nella dedica registrata dagli Annales
Casinenses, le fonti attestano che il suo culto rimase sempre vivo a
Montecassino e le sue reliquie furono gelosamente conservate127.
La struttura testuale del Casin. 115, così prossima a libri liturgici
usati in altre dedicazioni, è un indizio, sia pur non probante, di una
probabile destinazione d’uso che, se accertata, potrebbe collegare il
manoscritto alla dedica dell’anno 1143, periodo in cui l’abbazia era
retta dall’abate Rainaldo II di Collemezzo (1137-1166).
L’analisi del contenuto dei manoscritti Casin. 85 e Casin. 115
converge nella direzione di una ripresa di tradizioni testuali dell’epoca
desideriana e oderisiana in epoca successiva. A distanza di alcuni
decenni dal periodo di massima fioritura della produzione libraria
cassinese, prodotti di pregio e di significato liturgico importante per
la vita spirituale a Montecassino vengono ricopiati in nuove edizioni,
che presentano altrettanta cura nell’allestimento.

La decorazione

Che i codici Casin. 85 e Casin. 115 siano esemplari di lusso è


confermato dalla cura con cui è stato pianificato il loro apparato
ornamentale, di alto livello quantitativo e qualitativo. Entrambi

126
Pantoni, L’acropoli, p. 115; nel processionale non compare una chiesa di S.
Maria, ma per Angelo Pantoni l’assenza di espliciti riferimenti alla Vergine si spiega con
il prevalere del secondo titolo (s. Adalberto). Il santo, insieme a s. Giorgio, è ricordato nei
breviari cassinesi (23 aprile): cf. Kelly, The Ordinal, p. 395 nota 483.
127
Sul culto delle reliquie a Montecassino cf. A.O. Citarella - H.M. Willard, Le
reliquie e la loro disposizione nelle chiese di Montecassino nell’età di Desiderio e Oderisio I,
in L’età dell'abate Desiderio. IlI, 1. Storia arte cultura. Atti del IV convegno di studi sul
medioevo meridionale (Cassino, 4-8 ottobre 1987), a cura di F. Avagliano - O. Pecere,
Montecassino 1992 (Miscellanea Cassinese, 67), pp. 441-466.
72 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

presentano centinaia di lettere decorate, impreziosite da colori


opachi e pastosi esaltati dalla lucentezza dell’oro, molte delle quali si
impongono sulla pagina – insieme alle cartelle dorate, marmorizzate
o a lapislazzulo che completano gli incipit in distintiva – occupandola
tutta, o per tre quarti, o per l’intera giustezza della colonna di scrittura
(tavv. 1-2)128.

128
Nel Casin. 85 quattro grandi lettere decorate segnalano gli incipit dei libri dei
Dialoghi di Gregorio Magno, completati in distintiva su cartelle dorate (QUIDAM
DIE, p. 1, 11 ll. per tutta la giustezza della col. b; DUM VICINIS VALDE PATRIBUS
INTENDO MAIORUM FACTA RELIQUERAM, p. 135, 15 ll. per tutta la giustezza
della col. a; POSTQUAM DE PARADISI GAUDIIS, p. 236, 20 ll. + margine inferiore
della pagina per tutta la giustezza dello specchio di scrittura) e, nel caso del II libro,
quello dedicato a s. Benedetto, su cartelle marmorizzate (FUIT VIR VITE VENERABILIS
GRATIA BENEDICTUS ET NOMINE, p. 69, 18 ll. + margine inferiore della pagina
per l’intera giustezza dello specchio di scrittura); una decorata media (VENANTII p. 5,
8 ll. per l’intera giustezza della col. a) introduce il primo dialogo del primo libro, due
medio-piccole l’indice dei capitoli del II e del IV libro (Vita, p. 68, 4 ll.; Quod, p. 233,
5 ll.) e 413 lettere piccole (in media 2/5 ll.) evidenziano i paragrafi, mentre i capoversi
presentano iniziali semplici, toccate di colore. I nomi dei dialoganti sono su cartelle
dorate, così come le iniziali dei titoli dei capitoli negli indici. Le lettere sono disegnate
con inchiostro bruno direttamente sulla pergamena, con i profili a volte ripassati di rosso,
e colorate di azzurro, verde, rosso, giallo, rosa (acceso e di qualità gessosa), mauve. È
presente l’oro. La decorazione, eseguita dopo la trascrizione, si deve ad un’unica mano.
Qualche accenno all’ornamentazione del codice, che Tristano, Scrivere il volgare, p. 11
ritiene inspiegabilmente «carolina», è in G. Unfer Verre, Carolina e decorazione cassinese
a Montecassino nel XII secolo, in «Gazette du livre médiéval», 55 (2009), pp. 9-19: 16-
17; Ead., Un contributo, pp. 38-39. Nel Casin. 115 nove iniziali grandi introducono i
passi scritturali in apertura delle feste del Natale e dell’Assunzione della Vergine (PRIMO
TEMPORE, p. 16, 28 ll. con l’occhiello che occupa l’intera giustezza dello specchio di
scrittura; OSCULETUR ME OSCULIS ORIS SUI, p. 144, a piena pagina), i sermoni
di Pascasio Radberto e di Paolo Diacono per l’Assunzione della Vergine (COGITIS ME,
p. 149, 21 ll. per l’intera giustezza dello specchio di scrittura; SACRE LECTIONIS, p.
191, 20 ll. per l’intera giustezza dello specchio di scrittura), due sermoni, di cui uno di
Pier Damiani, all’interno della sezione dedicata alla Natività della Vergine (OMNIBUS
NOBIS, p. 243, 18 ll. per l’intera giustezza dello specchio di scrittura; AUDISTIS, p. 254,
18 ll. per l’intera giustezza dello specchio di scrittura), due sermoni agostiniani per la festa
del Battista (PROLIXA, p. 286, 20 ll.; FRATRES, p. 301, 17 ll. più margine inferiore
della pagina) e uno per la dedicazione di una chiesa (ANGELUS DOMINI, p. 335, 21 ll.
per l’intera giustezza dello specchio di scrittura). Ventisette lettere medie (in media 8/13
ll., tutte per l’intera giustezza delle relative colonne) e 145 lettere medio-piccole e piccole
(in media 10/3 ll.) segnalano gli incipit della altre omelie e delle pericopi. Tutte le parole
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 73

Proprio la monumentalità, contrapponendosi alla miniaturiz-


zazione peculiare dello scriptorium oderisiano129, richiama direttamente
l’età desideriana quando, sotto lo stimolo del riscoperto Libro dei
Vangeli ottoniano Vat. Ottob. Lat. 74, donato dall’imperatore Enrico
II all’abate Teobaldo (1022-1035), il tradizionale repertorio cassinese
subì un vigoroso svecchiamento, sfociato nella creazione di un
‘sistema’ che, canonizzato nei lussuosi manufatti liturgici dell’ottavo
e nono decennio dell’XI secolo, diventò normativo. Alle collaudate
iniziali geometriche costruite da lacunari alternati a scomparti
riempiti da intrecci e alle imitazioni ottoniane esso affianca le lettere
rinnovate, che abbinano alla struttura cassinese del corpo fondi di
porfido e a lapislazzulo occupati da viticci dorati o policromi, le cui
foglie si svolgono libere o avviluppano esseri umani e animali. Sia
nel tipo geometrico che in quello rinnovato i terminali e i punti di
snodo del ductus sono animati da protomi azzannanti con criniere a
fiammelle. Cani interi restano appesi o imbrigliati ai nastri sciolti dalle
lettere, si inarcano nei puntali, attraversano gli scomparti o tentano
di divincolarsi dalla stretta del fogliame interstiziale. Generalmente
riservate, con le loro grandi dimensioni, a sottolineare i passi salienti
dei testi, le ottoniane e le rinnovate sono interconnesse da decine di
iniziali medio-piccole, che ripetono tipologie più consuete (zoomorfe,
foliate, caleidoscopiche)130.

introdotte da lettere grandi e medie sono completate in distintiva su cartelle dorate o a


lapislazzulo. In un caso (COGITIS ME, p. 149) l’incipit è completato da capitali dorate
foliate su fondi policromi; a p. 115 le lettere che seguono la A decorata a comporre le
parole ANGELUS DOMINI sono vergate alternativamente con inchiostro rosso e blu.
I capoversi sono evidenziati da lettere semplici, toccate di colore. La grande P di p. 16 è
preceduta da una pagina lasciata bianca; la grande O di p. 243 da una carta tagliata nella
parte superiore (attualmente risarcita) e occupata a p. 242 dalla rubrica; la grande A di p.
335 da una pagina occupata solo da sei linee di testo nella col. a. Il f. 215/216 è tagliato
nella metà inferiore (attualmente risarcita), laddove si può ipotizzare l’asportazione di
una lettera decorata. Le lettere sono disegnate con inchiostro bruno direttamente sulla
pergamena riservata, a volte ripassate di rosso, e colorate di giallo, azzurro, celeste, rosa
(acceso e di qualità gessosa), rosso, verde, mauve. È presente l’oro. La decorazione si deve
ad un’unica mano, con qualche caduta di qualità soprattutto nella colorazione, che non
sempre rispetta i contorni, e nell’occupazione a volte non coerente dello spazio lasciato
per le iniziali, che risultano, in particolare nei primi fascicoli, troppo piccole (si vedano
la C a p. 19, la E a p. 21, la C a p. 24, la N a p. 35, la C a p. 44).
129
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 70.
130
Cf. G. Orofino, La Miniatura a Montecassino. 1035-1071 e La Miniatura a
74 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

L’ipotesi, avanzata da Roberta Casavecchia, che la raccolta omiletica


del Casin. 115 sia stata almeno in parte esemplata su quella dei
desideriani Casin. 98 e Casin. 99131, invita a verificare se la renovatio
coinvolse anche la decorazione.
La collazione tra i tre manoscritti dimostra in effetti che, nelle
sezioni comuni e tenendo conto delle rispettive perdite e lacune, essi
combaciano puntualmente per i principi di distribuzione delle lettere,
poste a segnalare le stesse partizioni testuali. Identici sono i criteri di
gerarchia dimensionale, che prevedono per le omelie iniziali grandi e
medie e per le pericopi iniziali piccole. Lettere grandi evidenziano per
esempio l’incipit della sezione dedicata alla Natività di Cristo (Primo,
Casin. 99, p. 24 e Casin. 115, p. 16, entrambe precedute da una
pagina lasciata bianca), i sermoni di Agostino per la festa del Battista
(Prolixa, Casin. 98, p. 471 e Casin. 115, p. 286; Fratres, Casin. 98
p. 502 e Casin. 115, p. 301) e quelli composti da Pietro Diacono e
da Pier Damiani, autori particolarmente legati a Montecassino, per
l’Assunzione e per la Natività della Vergine (Sacre, Casin. 98, p. 277 e
Casin. 115, p. 191; Audistis, Casin. 98, p. 403 e Casin. 115, p. 254)132.
Lo stesso può dirsi della copia dei Dialoghi di Gregorio Magno
Casin. 85 e di quella tràdita dal Vat. lat. 5735133, databile tra il 1066 e
il 1071, dove in particolare il libro II, dedicato alla vita di s. Benedetto,
è introdotto dalla gigantesca F di Fuit vir venerabilis gratia Benedictus
et nomine (Vat. lat. 5735, f. 38r, Casin. 85, p. 69).
Ma proprio il ‘faccia a faccia’ tra gli esemplari desideriani e quelli
più tardi dichiara, nella scelta di tipologie differenti e nel mutato
vocabolario, l’avvento di tempi nuovi, che i Casin. 85 e Casin. 115, pur
dovuti a miniatori diversi – riconoscibili sia nei particolari secondari,
soprattutto fito- e zooantropomorfi, che nel timbro stilistico generale,
più equilibrato il primo, più estroso il secondo – riflettono in maniera
assai simile.

Montecassino. 1071-1087, in Miniatura a Montecassino. L’età desideriana, Cassino 2013.


131
Cf. Casavecchia, I codici Casin. 98 e 99, pp. 11, 15, 18 e supra, ‘I testi’. Per la
descrizione della decorazione dei due omiliari e la riproduzione delle loro iniziali se ne
vedano le schede in Miniatura a Montecassino. L’età desideriana.
132
Le pagine corrispondenti alle altre iniziali grandi del Casin. 115 (Osculetur, p.
144, Cogitis, p. 149, Omnibus, p. 243, Angelus, p. 335), che introducono altri testi per
l’Assunzione e la Natività della Vergine e la dedicazione di una chiesa, sono cadute nel
Casin. 98.
133
Cf. Newton, The Scriptorium, pp. 58-59.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 75

Le geometriche tradizionali134 vi appaiono sostituite quasi total-


mente dalle rinnovate135, le quali presentano a loro volta elementi ine-
diti: nei corpi spesso mistilinei o polilobati si accentua la spezzatura
specie dei tratti trasversali, mentre gli occhielli si allungano ovalizzan-
dosi; nei fondi le appendici foliate dei tralci dorati si colorano di gial-
lo, azzurro, verde e mauve, sconfinando con le punte allungatissime al
di là della lettera; anche i cani che, arcuando il dorso, si liberano dagli
intrecci, accentuano il moto centrifugo (tav. 3 a-c)136. Nella F a p. 69
del Casin. 85 i quadrupedi che occupano il margine esterno paralle-
lamente all’asta verticale, intrecciando zampe e colli compongono un
vero e proprio fregio animalistico (tav. 1).
Mentre le iniziali dei Casin. 98 e Casin. 99 e del Vat. lat. 5735
mantengono sempre una struttura chiara, affidata alla solida ossatura
di scomparti alternati che argina i grovigli dei fondi, nei Casin. 85 e
Casin. 115 la cornice spesso scompare, riducendosi il corpo della lettera
a un nastro sottile, indistinto dai tralci di riempimento (tav. 4 a-c)137.
Questa disgregazione strutturale138, già avvertibile negli ultimi
prodotti dello scriptorium desideriano139, riceve una spinta decisiva
in quello oderisiano: rare nel breviario della Bibliothèque Mazarine
di Parigi, 364, le iniziali destrutturate si impongono nel Vat. Urb. lat.
585140.

134
Nessuna iniziale di tipo geometrico è riscontrabile nel Casin. 85, soltanto una, la
L a p. 222, nel Casin. 115.
135
Rinnovate a tralci policromi abitati su fondo oro: Casin. 85, D p. 135; Casin.
115, P p. 16, D p. 27, A p. 61, N p. 73, D p. 106, S p. 114, E p. 125, O p. 144, E p.
125, O p. 144, S p. 191, A p. 203, A p. 233, O p. 243, A p. 254, S p. 298. Rinnovate a
tralci policromi non abitati su fondo oro: Casin. 115, H p. 111. Rinnovate a tralci dorati
abitati su fondo azzurro: Casin. 85, V p. 5, F p. 69; Casin. 115, H p. 5, IN p. 81, C p.
149, A p. 335. A tralci dorati non abitati su fondo azzurro: Casin. 85, P p. 236; Casin.
115, C p. 229, S p. 239, H p. 307, S p. 318 (con fondo pezzato azzurro e verde), E p.
322, C p. 345, A p. 359.
136
Si vedano per esempio le due A a pp. 403 e 234 rispettivamente dei Casin. 98 e
Casin. 99 e la A a p. 335 del Casin. 115.
137
Si confrontino ad esempio le A a p. 403 del Casin. 98 e a p. 254 del Casin. 115, o
ancora la D a p. 44 del Casin. 99 e quelle a p. 27 del Casin. 115 e a p. 135 del Casin. 85.
138
Si vedano nel Casin. 85 la D a p. 135 e nel Casin. 115, tra le altre, le D a pp. 27 e
106, la A a p. 351, la O a p. 243, la B a p. 327.
139
Si veda il Casin. 229, S p. 334. Scheda e riproduzioni del manoscritto in Miniatura
a Montecassino. L’età desideriana (scheda di G.E. Unfer Verre).
140
Cf. H. Toubert, Il Breviario di Oderisio (Paris, Bibliothèque Mazarine, ms. 364) e
76 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

La fase più tarda della decorazione libraria promossa dall’abate


Oderisio I (1087-1105), dominata dal maestro del codice urbinate,
che Francis Newton propone di datare al 1104-1105141, si rivela
fondamentale per l’evoluzione dell’Initialornamentik cassinese:
troppo spesso considerati passivi agenti di trasmissione ‘manierata’
degli stilemi stabiliti nel periodo aureo, gli artisti dell’iniziale XII
secolo intervennero invece creativamente su quel linguaggio.
Nei Casin. 85 e Casin. 115 hanno precedenti oderisiani le nastri-
formi abitate da cani singoli o a coppia speculare che annaspano,
contorcendosi o distendendosi intrappolati negli intrecci vegetali dei
fondi142; la tendenza ad animare i puntali143 e a disporre i levrieri in
girandole simmetriche allacciate alle fettucce di contorno144; il gusto
per la deformazione e la contorsione, che raggomitola o al contrario
‘stira’ gli animali tendendoli come elastici per disegnare i tratti del
ductus145.
In alcuni casi è possibile stabilire confronti puntuali, come per
la M a p. 26 del Casin. 85, costruita da due leoni monocefali, in
tutto simili a quelli che sostituiscono la O a p. 362 del Casin. 24, un
Agostino tardo oderisiano146 o per il mascherone che strozza l’asta
della I a p. 190 del Casin. 115 come nella H minuscola a p. 149 del

gli influssi bizantini a Montecassino, in H. Toubert, Un'arte orientata. Riforma gregoriana


e iconografia, a cura di L. Speciale, Milano 2001 (Di fronte e attraverso, 564), pp. 229-
265: 202-204, 236.
141
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 343.
142
Casin. 85, abitate da un solo cane: Q p. 34, H p. 70, D p. 134. Casin. 115, abitate
da un solo cane: A p. 9, N p. 103, P p. 123, Q p. 148, V p. 205, A p. 207, A p. 244, N p.
245, P p. 263, Q p. 295, P p. 314, V p. 315, P p. 324, H p. 330, N p. 332, V p. 337, N
p. 349, Q p. 364, Q p. 371; abitate da due cani: C p. 44, Q p. 70, R p. 108, S p. 117, Q
p. 119, E p. 124, E p. 128, S p. 146, D p. 147, M p. 152, Q p. 154, S p. 196, O p. 206,
O p. 209, E p. 251, H p. 265, A p. 282, M p. 312, E p. 316, B p. 327, A p. 351, R p.
376. Per i precedenti oderisiani si vedano il Maz. 364, O f. 19r (due cani) e il Vat. Urb.
lat. 585, D f. 90r, Q f. 99r, X f. 119r, C f. 137r, E f. 139r, D f. 165r, D f. 167v, (due cani),
V f. 113v, O f. 126r, Q f. 130v (un cane).
143
Casin. 85, F p. 69 e p. 236; Casin. 115, P p. 16 e Vat. Urb. lat. 585, P f. 107v.
144
Casin. 85, D p. 135; Casin. 115, D pp. 27 e 106. Per i precedenti oderisiani si veda
il Vat. Urb. lat. 585, D f. 54r.
145
Casin. 115, I pp. 11 e 312, S p. 199. Per i precedenti oderisiani: Casin. 21, Q p.
419 e Casin. 22, D p. 51, sui quali si veda Newton, The Scriptorium, pp. 351-352.
146
Cf. ibid., p. 352.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 77

passionario Casin. 149147, o ancora per il motivo, assai singolare, delle


protomi zoomorfe che si sporgono ad addentare la seconda lettera
della parola introdotta dall’iniziale decorata148.
La Q a p. 1 del Casin. 85 riprende, nella forma lobata e nell’intreccio
a stuoia del fondo, la D a f. 60r del Maz. 364. L’ominide irsuto,
con la lingua di fuori, sospeso alla coda ad archetti dell’iniziale del
primo libro dei Dialoghi, introduce però un accento mostruoso che
stabilisce, allontanandola da qualsiasi precedente, la couleur locale
del manoscritto, popolato da creature aliene, con la testa gialla e il
muso a tromba (I, p. 26; S, p. 67), da unicorni con barbetta e becco
adunco (V, p. 67), da ibridi con corpi da quadrupedi e teste umane
sulle quali si drizzano orecchie appuntite (V, p. 30), da ginnasti che,
aggrappati alle code delle lettere, compiono sull’unica gamba arditi
esercizi acrobatici (P, p. 26). Il gusto per il bizzarro, sia pure espresso
con repertorio differente, vivacizza anche il Casin. 115: due piccoli
esseri rosa, ingoiati per metà dalle protomi lupidi concludenti le anse
della grande C di p. 149, sputano a loro volta dei tralci, reggendo
nella mano una sorta di cornetta; due cinocefali dal dorso irsuto
abbracciano la S di p. 191; un uomo con la testa leonina e la spina
dorsale borchiata si annida nei viluppi al centro della O di p. 243.
I possibili raffronti, almeno per il Casin. 115, oltrepassano l’età
oderisiana per comprendere uno dei pochissimi manoscritti ascrivibili
con certezza al quarto decennio del XII secolo, il Casin. 257, autografo
di Pietro Diacono, scritto in carolina ma decorato alla beneventana149,
con il quale l’omiliario ha in comune la particolare razza di cani con
ciuffi di peli sollevati lungo il dorso come aculei, a volte con la testa
dorata sul corpo bianco150, e i mascheroni leonini dalla bocca larga151.
Sono invece diverse le piccole foliate auree, che nel Casin. 257
ripetono ancora quelle introdotte nello scriptorium desideriano a

147
Sul manoscritto, oderisiano, si veda ibid., p. 342.
148
Casin. 85: E p. 27, Q p. 49, E p. 96, F p. 239; Casin. 115: Q p. 70, Q p. 105, E p.
130, D p. 147, V p. 205, H p. 213, I p. 216, V p. 220, S p. 227, I p. 247, Q p. 295. Per
i precedenti oderisiani si vedano il Vat. Urb. lat. 585, C f. 172v e il Casin. 24, p. 400 (sul
Casin. 24 si veda ibid., p. 352).
149
Se ne veda la scheda di M. Dell’Omo in I Fiori e’ Frutti santi, n. 6, pp. 111-113.
150
Casin. 257, M e R p. 209 e Casin. 115, P p. 16, S p. 40, S p. 227, Q p. 295, H p.
326.
151
Casin. 257, M p. 209, Casin. 115, A p. 335.
78 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

partire dalla fine degli anni sessanta dell’XI secolo152. Nel Casin. 115,
così come nel Casin. 85, compare, forse per la prima volta, il tipo
che combina le vegetali ottonizzanti e le vegetali policrome, queste
ultime attestate sia in codici tardodesideriani153 che oderisiani154:
sui racemi dorati e contro i fondi monocromi o pezzati si innestano
infatti ora, come avviene negli interstizi delle rinnovate, foglie
colorate. Le letterine punteggiano a centinaia le pagine dell’omiliario
e dei Dialoghi, segnalando in esclusiva le sezioni minori dei testi.
La seriale monotonia è esorcizzata dai tentativi di variatio, evidenti
nell’alternanza di maiuscole e minuscole e nell’assortimento delle
appendici: lanceolate, acantacee, a cappuccio, a peperone, a palmette,
a petali dentati, a tulipano (tav. 5 a-b).
La presenza di questa originale variante è la particolarità che più
accomuna Casin. 85 e Casin. 115, avvicinandoli ad altri due esemplari
cassinesi datati o databili agli anni quaranta o comunque intorno alla
metà del XII secolo, i messali Casin. 540 e il Vat. lat. 6082155: in tutti
e quattro i codici le iniziali vegetali costituiscono il tessuto connettivo
dell’Initialornamentik, ripetendo gli stessi vocaboli ornamentali e le
stesse morfologie: la A aperta a campana rovesciata, la M onciale,
gli occhielli delle O e delle Q sagomati da un unico tralcio che si
avvolge a spirale, la S da tralci intrecciati in un nodo a ‘8’, la L da un
tralcio che si curva per disegnare il tratto orizzontale, con dicotomia
ripiegata su se stessa a sinistra.
I quattro manoscritti sono legati da rimandi serrati, che coinvolgono
non solo le tipologie caratterizzanti – oltre alle foliate multicolori, le
nastriformi abitate da uno o da due cani catturati nei fondi156 – ma
anche gli elementi più qualificanti dei loro apparati, come i nessi che

152
Cf. Newton, The Scriptorium, p. 207; G. Orofino, Miniatura a Montecassino.
1035-1071, in I codici decorati dell'Archivio di Montecassino. III. Tra Teobaldo e Desiderio,
a cura di G. Orofino, Roma 2006, pp. 7-21: 10-11.
153
Si veda il Casin. 107, R p. 207, C p. 266, A p. 277.
154
Si vedano Maz. 364, A f. 110r; Casin. 21 (ad esempio A p. 122, V p. 278, Q
p. 385); Casin. 22 (ad esempio Q p. 80, A p. 155, V p. 204, S p. 259); Casin. 26 (ad
esempio D p. 54, A p. 70, O p. 256); Casin. 27 (ad esempio A p. 27, U p. 22, Q p. 429).
155
Sulla decorazione dei due manoscritti si veda ora E. Elba, I Messali ‘votivi’ in
beneventana: funzione, struttura, decorazione, in Libri e testi, pp. 261-301: 277-279.
156
Si vedano ad esempio nel Vat. lat. 6082 le D ai ff. 38v, 123v, 126v, 130v, la E a f.
36r, le O ai ff. 95r, 131v, 208v, la S a f. 201r; nel Casin. 540 la C a p. 58, le D a pp. 57,
81 e 84, le O a pp. 35, 85, la Q a p. 49, la S a p. 57.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 79

legano in catena verticale le decorate piccole, quando queste sono


prossime lungo la colonna, ossia separate da poche righe di scrittura,
essendo le frasi di cui segnalano l’inizio molto brevi157.
Il Casin. 115 si apparenta in maniera assai stretta al Vat. lat. 6082,
per la soluzione adottata nel monogramma IN, dove i racemi dorati
dell’antico modello ratisbonense, mediato dal Libro dei Vangeli di
Enrico II e già ripreso in forma pura nell’omiliario Casin. 99, hanno
foglie gialle e avvinghiano levrieri bianchi (tav. 6a)158; per i cani
dal manto rosa acceso piegati ad arco a sagomare i tratti curvi dei
segni alfabetici159; per quelli che sostituiscono, tra nastri allentati, le
due aste orizzontali delle F maiuscole (tav. 6b)160; per le fiammelle
che arricciano le criniere delle protomi leonine azzannanti161; per i
mascheroni strozza-aste162; per le foglie telescopiche163.
L’identità di mano proposta da Marilena Maniaci per la scrittura
dell’omiliario e del messale non sembra possa riconoscersi anche
nella parte decorativa, come dimostrano i confronti con il repertorio
terio-antropomorfo, per esempio tra il cinocefalo e il ginnasta
rispettivamente ai ff. 30r e 44v del Vat. lat. 6082 e a pp. 191 e 26 del
Casin. 115. Piuttosto il Vat. lat. 6082 presenta affinità ‘morelliane’ con
i profili maschili dal mento aguzzo che in metamorfosi caleidoscopica

157
Si vedano per esempio nel Casin. 85 i nessi P-A a pp. 38 e 44, P-Q a p. 114, P-N
a p. 167, A-I a p. 171, F-N a p. 179, P-S a p. 209, che segnalano domande e risposte
degli interlocutori dei Dialoghi di Gregorio Magno; nel Casin. 540, dove spesso sono
allacciate una piccola foliata e una zoomorfa: P-I a pp. 106, 156, 181, D-H a pp. 160
e 185, P-H a pp. 125, 141 e 161, F-H a p. 170; nel Vat. lat. 6082: P-I a ff. 56r e 181v,
D-I a f. 82v, R-I a f. 51v, P-O a f. 135r, P-B a f. 182r. Nel messale vaticano sono legate a
catena anche più di due lettere (si vedano le quattro G ai ff. 138r e 138v), un’invenzione
che ha precedenti nel sacramentario di età primo desideriana Casin. 339 (si vedano le
G e le C di pp. 120 e 130 e le P di pp. 146, 147 e 149, riprodotte in I codici decorati
dell’Archivio di Montecassino. III, tav. LXXXI). Sia nel Casin. 540 che nel Vat. lat. 6082
compare anche il motivo delle protomi addenta-lettere (per esempio Casin. 540, pp. 57,
61, 142, 147, 170; Vat. lat. 6082, ff. 45r, 45v, 51r, 52r, 53r).
158
Casin. 115, p. 81; Vat. lat. 6082, ff. 169r, 198r; Casin. 99, p. 133.
159
Si confrontino ad esempio le N a p. 35 del Casin. 115 e a f. 228r del Vat. lat. 6082.
160
Si confrontino la F a p. 301 del Casin. 115 e quella a f. 213v del Vat. lat. 6082. La
stessa soluzione è presente nel Casin. 540: F pp. 88, 134.
161
Si confrontino la L a p. 222 e la S a p. 239 del Casin. 115 con il VD a f. 144v del
Vat. lat. 6082.
162
Si confrontino la I a p. 190 del Casin. 115 e quella a f. 30v del Vat. lat. 6082.
163
Si confrontino la D a p. 106 del Casin. 115 e il VD a f. 144v del Vat. lat. 6082.
80 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

nascono dai nastri delle lettere anche nel Casin. 540164, il quale a sua
volta condivide con il Casin. 115 la particolare variante di I zoomorfa
costruita dalle due metà di un canide il cui corpo si assottiglia a
nastro annodandosi al centro dell’asta (tav. 6c)165 e l’uso di protomi
teriomorfe dorate166.
Sia pure ornati da maestri diversi, è indubbio che i Casin. 85, Casin.
115 e Casin. 540 e il Vat. lat. 6082 siano usciti dallo stesso atelier
nello stesso lasso di tempo, che la pur non inoppugnabile datazione
del Vat. lat. 6082 avanzata da Bannister fisserebbe al quinto decennio
del XII secolo. La cronologia appare coerente con lo stile dei quattro
codici liturgici, ancora saldamente ancorato alle declinazioni tardo e
post oderisiane dell’arte libraria desideriana.
Solo qualche anno più tardi uno straordinario miniatore cassinese,
al quale è affidata la decorazione del breviario di Los Angeles, Getty
Museum, 83.ML.97 (già Malibu, Ludwig IX 1) e molto probabilmente
anche quella del salterio della British Library di Londra, Add. 18859
e del Casin. 239, contenente i Vangeli di Matteo e Marco con glossa
ordinaria167, elabora la sua personalissima versione dello stesso
idioma, di cui riprende i lemmi fondamentali, evidentemente entrati
nell’outillage di scuola, declinandoli però con un gusto ‘barocco’ che
complica gli intrecci, infittisce i fondi, piega i tralci con sinuosità
quasi leziosa, lucida l’oro rendendolo scintillante, circonda le lettere
di monumentali cornici, esaspera le componenti mostruose fino al
grottesco. Ma soprattutto introduce nell’Initialornamentik invenzioni
finora sconosciute, di cui resta ancora da indagare l’origine:
raffinatissime iniziali tutte dorate, lasciate su pergamena riservata o
risaltate su fondi azzurri smaltati, in cui motivi così classicheggianti da
far pensare a recuperi paleocristiani e forse carolingi – grappoli d’uva,
racemi vitinei, pavoni, cervi, stambecchi, aquile, uccelli becchettanti,
colonne – si uniscono a presenze di gusto nordico contemporaneo

164
Casin. 540, pp. 70, 114; Vat. lat. 6082, ff. 56r, 152v, 245v.
165
Casin. 115, p. 312; Casin. 540, pp. 25, 27, 39, 56, 152 e 166.
166
Casin. 115, P p. 16, Q p. 103, Q p. 295; Casin. 540, I pp. 51, 64, 108, 130. Nel
Casin. 540 sono dorati anche gli animali che sagomano il tratto orizzontale delle H a pp.
111 e 125, un motivo che riprende quello attestato nel Maz. 364, P f. 71v, I f. 73r, E f.
95r, Q f. 124r, T f. 126v.
167
Sul Casin. 239 si veda G.E. Unfer Verre, La Bibbia di Ferro (Casin. 557). Tesi
di specializzazione della Scuola di Specializzazione per conservatori archivistici e librari
della civiltà medievale, Università degli studi di Cassino, a.a. 2008-2009, pp. 63-64.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 81

come i dragoni alati168; e lettere, di grande eleganza, riempite da


sottilissimi nastri vegetali rossi e azzurri che si svolgono lenti su fondi
oro, come nella miniatura siciliana di età tardo-normanna169.
Ancora più avanti nel XII secolo cassinese, che rivela una vitalità
artistica quasi tutta da scoprire170, codici come quelli copiati dallo
scriba Ferro (la bibbia Casin. 557)171 o il libro del Capitolo Casin.
47 172, databili tra il settimo e l’ottavo decennio del 1100, testimoniano
un’ulteriore accelerazione nel processo di aggiornamento del lessico
ornamentale, che accoglie per la prima volta le filigranate, intensifica
nella fauna fantastica gli apporti dall’Europa settentrionale e si allinea
con la contemporanea cultura libraria meridionale, da Cava a Salerno.
Apporti nuovi la cui assenza nei Casin. 85 e Casin. 115 vale come
ulteriore elemento probatorio per escluderne in maniera assoluta
l’improbabile datazione al 1200 circa.

Conclusioni

L’analisi degli aspetti paleografici, codicologici, testuali e decorativi


dei Casin. 115 e Casin. 85 spinge a retrodatarne la datazione, proposta
da Lowe e accettata da tutta la bibliografia successiva, spostandola dal
1200 circa alla metà del XII secolo.
Intorno all’omiliario e alla copia dei Dialoghi gregoriani si
aggrega un gruppo cospicuo di manoscritti, tra cui il breviario del
Getty Museum 83.ML.97, databile per prove interne al 1153 e
quasi sicuramente riconducibile all’abbaziato di Rainaldo II di
Collemezzo (1137-1166)173, espressamente menzionato all’interno
del manoscritto.

168
Los Angeles, Getty Museum, 83.ML.97, ff. 295r, 297v, 348r; London, British
Library, Add. 18859, f. 86v; Casin. 239, f. 1r.
169
Cf. Unfer Verre, La Bibbia di Ferro, p. 64.
170
Cf. G.E. Unfer Verre, Oltre Desiderio: manoscritti decorati cassinesi del XII secolo,
in Il libro miniato e il suo committente, i.c.s.
171
Cf. Unfer Verre, Un contributo, pp. 32-43.
172
Se ne veda la scheda di L. Buono in I Fiori e’ Frutti santi, n. 7, pp. 114-115.
173
Cf. H. Hoffmann, Die älteren Abtslisten von Montecassino, in «Quellen und
Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», 47 (1967), pp. 224-354:
335; sulle vicende dell’abbaziato di Rainaldo II si veda anche L. Tosti, Storia della Badia
di Montecassino, I-III, Napoli 1842-1843, II, pp. 155-168, con precedente bibliografia.
82 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Uomo d’azione ma anche di cultura – energicamente impegnato


a difendere i diritti di Montecassino in un periodo di grande
turbolenza politica, segnato dalle lotte politiche tra Regno normanno
e Chiesa di Roma, e ritenuto anche autore di inni in onore di s.
Placido174 – Rainaldo verosimilmente non trascurò, nel corso del
suo quasi trentennale governo, l’attività dello scriptorium monastico,
promuovendo la confezione di codici, soprattutto liturgici, di alta
qualità, che rivitalizzano con apporti creativi e originali la tradizione
desideriana e oderisiana.
Poco studiata, forse perché scarsamente documentata, la
produzione libraria del XII secolo cassinese si rivela ancora viva e
articolata, tutt’altro che bloccata nell’inerte e indistinta reiterazione
di una mitica âge d’or. Rimangono da individuare, per le numerose
testimonianze superstiti, validi criteri di datazione relativa, fondati su
un approfondito esame autoptico dei testimoni superstiti, condotto
con approccio multidisciplinare.

Cf. Chronica Monasterii Casinensis, IV, 128, p. 604; J. Szövérffy, Die Annalen der
174

lateinischen Hymnendichtung, II. Die lateinischen Hymnen vom Ende des 11. Jahrhunderts
bis zum Ausgang des Mittelalters, Berlin 1964, p. 46.
considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 83

Tav. 1. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 85, p. 69.


84 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 2. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 243.


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 85

Tav. 3a. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 98, p. 403.


86 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 3b. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 99, p. 234.


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 87

Tav. 3c. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 335.


88 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 4a. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 99, p. 44


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 89

Tav. 4b. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 85, p. 135.


90 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 4c. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 27.


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 91

Tav. 5a. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 85, p. 171.


92 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 5b. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 104.


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 93

Tav. 6a. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 81.


94 roberta casavecchia - marilena maniaci - giulia orofino

Tav. 6b. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 301.


considerazioni intorno ai CASIN. 85 e CASIN. 115 95

Tav. 6c. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Casin. 115, p. 312.

Potrebbero piacerti anche