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MASSAGGIATORE E

CAPO BAGNINO DEGLI STABILIMENTI IDROTERAPICI

I ANNO

CORSO DI
GINNASTICA SUBACQUEA
Dr. T.d.R. Andrea Morelli

Programma del corso

PRINCIPALI CARATTERISTICHE FISICHE DELL’ACQUA


POSTURE IN ACQUA
GINNASTICA RIABILITATIVA IN ACQUA
ADDATTAMENTO ALL’ACQUA
INDICAZIONI TERAPEUTICHE GENERALI
STRATEGIE RIABILITATIVE IN ACQUA
SICUREZZA E IGIENE NEGLI IMPIANTI NATATORI
Principali caratteristiche fisiche dell’acqua
Stati di aggregazione:

• Gassoso;
• Liquido;
• Solido.

Massa:
Essa è una grandezza fisica che esprime l’inerzia al moto di un corpo, ovvero la sua attitudine a
opporsi alle variazioni del proprio stato di quiete o di moto; inoltre, manifesta il fatto che è soggetta
alla forza di gravità. Sia in presenza di gravità sia in sua assenza, la massa di un corpo rimane
immutata. La massa è una grandezza fisica scalare e la sua unità di misura internazionale è il
chilogrammo(Kg).

Forza peso:
Essa è quella forza che la gravità terreste esercita su qualunque oggetto dotato di massa.
L’attrazione che un corpo subisce verso il centro della terra, detta “peso del corpo”, si esprime con
la relazione:
F=m·g
ove g è l’accelerazione di gravità (9,8m/s2) e la m la massa gravitazionale del corpo. L’unità di
misura internazionale della forza peso è il Newton (N).

Densità:
Essa è una grandezza che esprime la massa dell’unità di volume di una sostanza: densità =
massa/volume. L’unità di misura internazionale della densità è il Kg/m3.
Nell’acqua la densità assume il suo valore massimo di 1g/cm3 a circa4°C. Diminuendo la
temperatura verso gli 0°C, la densità diminuisce gradualmente. Il ghiaccio, quindi, si dilata circa
l’8% in volume rispetto all’acqua a 4°C.

Peso specifico:
Il peso specifico è una grandezza fisica che esprime il peso dell’unità di volume di una sostanza:
peso specifico = forza peso/volume. In altri termini, è il rapporto tra il peso di un corpo e il suo
volume. L’unità di misura internazione del peso specifico è N/m3.

Pressione idrostatica:
Un liquido, per effetto del proprio peso, esercita sulle pareti del recipiente che lo contiene e sulla
superficie dei corpi che vi sono immersi una pressione uniforme detta “pressione idrostatica”. La
pressione che grava su un corpo immerso in un liquido è direttamente proporzionale al peso
specifico del liquido e alla profondità alla quale il corpo si trova. Ciò spiega perché più si scende in
immersione più si avverte quel senso di oppressione che obbliga a compensare la differenza di
pressione che si instaura tra la pressione dell’acqua e quella del corpo.

Principio di Archimede
Secondo il principio di Archimede, un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale, dal
basso verso l’alto, pari al peso del fluido da esso spostato. La forza del peso del corpo immerso
viene a essere compensata parzialmente da questa spinta. Il peso del corpo immerso è ridotto di una
quantità uguale al peso del liquido spostato.
Attrazione di gravità:
Ciascun punto di un corpo è sottoposto all’attrazione di gravità. Se cerchiamo la risultante unica di
tutte queste forze, che rappresenta il peso del corpo stesso, tale risultante si applica in un punto che
è il centro di gravità (CG) del corpo in oggetto.

Forza di galleggiamento:
La forza di galleggiamento agisce verso l’alto
attraverso il centro di gravità dell’acqua
spostata. Il punto del centro di gravità del
volume d’acqua spostato è detto “centro di
galleggiamento”(CGA).

Termoregolazione:
Nel corpo umano è necessario che il calore prodotto con i processi metabolici di base e con l’attività
muscolare e trasportato dal sangue alla periferia possa essere ceduto per evitare che la temperatura
interna salga eccessivamente. Ciò avviene attraverso le vie respiratorie e, soprattutto, attraverso la
cute grazie alla sudorazione. Immerso in acqua fredda, il corpo perde calore per convenzione e per
conduzione. Per convenzione il corpo cede calore all’acqua che lo avvolge; quest’acqua si rinnova
continuamente e ciò provoca una perdita costante di calore. La temperatura interna del corpo è di
37°C e quella della pelle è di circa 34°C.
Per ottenere una situazione più vicina possibile alla neutralità termica e, di conseguenza, una perdita
di calore sopportabile per tempi relativamente lunghi quanto quelli di una seduta riabilitativa (20-45
minuti), dobbiamo avere una temperatura dell’acqua vicina a quella della cute, ovvero tra i 30 e i
32°C.

Posture in acqua
Terra VS Acqua

Teoria di Bouguer:
Secondo la teoria di Pierre Bouguer, per
metacentro(M) si intende il punto di
intersezione della linea d’azione della spinta
idrostatica (SI) con l’asse di simmetria del corpo
immerso (AS).
Corpo umano e galleggiamento

Decubito supino:
Il corpo galleggia ricevendo l’azione della forza
idrostatica sulla sua parte posteriore e i segmenti
corporei sono allineati come nella posizione
anatomica.

Rollio Beccheggio
Decubito prono:
Il corpo galleggia ricevendo l’azione della
spinta idrostatica sulla sua parte anteriore. Si
tratta di una posizione che è possibile mantenere
solo per brevi periodi in quanto è incompatibile
con i normali atti respiratori

Decubito sul fianco:


E’molto raro utilizzare in acqua questa posizione in quanto rappresenta una condizione di grande
instabilità e presuppone un allenamento costante per controllarla. Si tratta di una posizione utilizzata
spesso nel nuoto sincronizzato.

Stazione eretta:
Esistono due tipi di stazione eretta, quella propriamente detta, cioè con appoggio dei piedi a terra, e
il decubito o galleggiamento in verticale, ovvero senza contatto con il fondo vasca. Il vero
galleggiamento è caratterizzato da un certo grado di instabilità: il capo si trova quasi totalmente
immerso, ostacolando i normali atti respiratori. Tale posizione può essere mantenuta sia con le
braccia lungo i fianchi sia con le braccia distese alte sopra il capo; nel secondo caso il corpo affonda
in quanto l’uscita delle braccia dall’acqua favorisce l’effetto della forza di gravità

La stazione eretta vera e propria è, invece, influenzata notevolmente


dal livello dell’acqua. Quando l’acqua si trova a livello
dell’undicesima vertebra dorsale(D11), o più in basso, abbiamo una
postura sempre più sotto il controllo della forza di gravità e, quindi,
progressivamente più simile a quella normalmente tenuta sulla
terraferma; se l’acqua supera il livello di d11, la postura sarà sempre
più influenzata dalla spinta idrostatica e ciò determina la
progressiva difficoltà ad appoggiare i talloni sul fondo.
Quando si cammina con l’acqua a questo livello,
progressivamente si viene a creare la cosiddetta
“deambulazione di testa” ovvero il corpo e il capo tendono
a spostarsi in avanti e le braccia si atteggiano in flesso-
abduzione e con i gomiti flessi.

Stazione seduta:
Anche la stazione seduta è fortemente influenzata dal livello dell’acqua in cui il corpo si trova
immerso. Come per la stazione eretta anche la posizione seduta varia a seconda del livello
dell’acqua rispetto a D11

Ginnastica riabilitativa in acqua

Principi di trattamento:

• COMPLEMENTARIETA’
• GLOBALITA’ DELL’ESPERIENZA IN ACQUA
• ADATTAMENTO
• SPECIFICITA’
• PREVENZIONE
• SIMMETRIA DEL MOVIMENTO
COMPLEMENTARIETA’:
La ginnastica riabilitativa in acqua va considerata una parte di un programma riabilitativo ed è,
quindi, complementare a tutte le altre metodiche indicate dallo specialista, secondo le affezioni del
paziente.

GLOBALITA’ DELL’ESPERIENZA IN ACQUA:


L’esercizio in acqua garantisce al paziente un’esperienza di tipo globale che coinvolge la sfera
intellettiva, quella psicologica, quella sensoriale e quella motoria.

ADATTAMENTO:
Ciò che si deve porre come obiettivo, iniziando un trattamento in acqua, è di portare il paziente,
attraverso gli esercizi eseguiti in acqua, a stare meglio sulla terra.

SPECIFICITA’:
Per eseguire un percorso di adattamento all’immersione, superarne le difficoltà e ottenerne risultati
terapeutici soddisfacenti è necessario proporre lavori specifici che utilizzino le caratteristiche
fisiche dell’acqua e le conseguenti reazioni del corpo umano immerso.

PREVENZIONE:
L’esercizio in acqua, grazie soprattutto al lavoro in scarico, determinato dalla diminuzione degli
effetti della gravità e dalla conseguente diminuzione del peso corporeo, permette al paziente di
evitare quella serie di inconvenienti tipici della fase iniziale della fisioterapia a terra. Il paziente, in
acqua, prende coscienza delle possibilità motorie della propria articolazione, rilassa la muscolatura,
non sente dolore e lavora con ampiezze articolari maggiori.

SIMMETRIA DI MOVIMENTO:
In acqua è possibile proporre esercizi che permettono di lavorare in modo globale e simmetrico. Ciò
significa poter allenare non solo l’arto o l’emisoma leso, con esercizi di tipo segmentario, ma con
l’intero corpo in una condizione di scarico ponderale

Effetti fisiologici e terapeutici dell’esercizio in acqua:

• SPINTA DI GALLEGGIAMENTO
• PRESSIONE IDROSTATICA
• RESISTENZA

SPINTA DI GALLEGGIAMENTO:
Grazie ad essa che contrasta la forza di gravità, il peso del corpo diminuisce. Questa condizione
porta a una riduzione della coattazione articolare. Ne conseguono una maggiore libertà di ampiezza
di movimenti, un minore sforzo muscolare, una riduzione del dolore durante il movimento, una
diminuzione del carico ponderale, il che determina una facilitazione alla stazione eretta e alla
deambulazione.

PRESSIONE IDROSTATICA:
Per effetto della pressione idrostatica, in acqua si verifica un aumento della pressione
intraddominale che determina la risalita del diaframma e un aumento del carico di lavoro per i
muscoli respiratori. La pressione idrostatica, dunque, rende difficoltosa l’inspirazione e favorisce
l’espirazione, sottoponendo la muscolatura inspiratoria a un lavoro contro resistenza. Inoltre la
pressione idrostatica riduce il calibro dei vasi superficiali, con conseguente miglioramento del
reflusso venoso, facilita il riassorbimento dei liquidi interstiziali, degli edemi e dei versamenti
intrarticolari ed esercita un effetto mobilizzante sui tessuti superficiali

RESISTENZA:
Se si effettua un movimento lento e continuo in acqua, si ottiene, grazie alla spinta di
galleggiamento che sorregge il segmento in movimento, una facilitazione al movimento stesso,
dovuta anche ai vortici che si vengono a creare intorno al segmento in movimento.
Se si raddoppia la velocità di esecuzione del movimento, la resistenza dell’acqua aumenta di quattro
volte.

Controindicazioni all’immersione:

• ASSOLUTE
• RELATIVE
• TEMPORANEE

Considerazioni sugli impianti:

PISCINE
ENTRATA IN ACQUA
USCITA DALL’ACQUA
IMPIANTO PER LA RIABILITAZIONE IN ACQUA
ENTRATA IN ACQUA:
Se la piscina è dotato di un elevatore a regolazione manuale o idraulico, è possibile ovviare
all’inconveniente delle scalette verticali; in caso contrario, occorre valutare ciascun paziente in
relazione alla patologia, all’età e allo stato psico-emotivo e scegliere il modo più indicato per
l’entrata in acqua, tenendo conto della tipologia del bordo vasca e della profondità della vasca

USCITA DALL’ACQUA:
L’uscita dall’acqua può avvenire direttamente sul bordo della vasca o dalla scaletta; o come per
l’entrata, se la piscina è dotata di un elevatore è possibile ovviare l’inconveniente della scaletta
verticale o del bordo.

IMPIANTO PER LA RIABILITAZIONE IN ACQUA:


In questo tipo di impianto non devono esistere barriere architettoniche. Il paziente e gli
accompagnatori non devono trovare ostacoli (gradini,strettoie,ecc….) nell’ingresso, lungo i
corridoi, attraverso i diversi accessi, negli spogliatoi, nelle docce e nel passaggio al piano vasca; in
questi spazi dovranno essere sempre presenti corrimano di altezze differenti.
Gli spogliatoi devono essere ampi e permettere agli utenti disabili di spostarsi comodamente in
carrozzina o con le stampelle. Questi locali vanno strutturati in modo da consentire ai pazienti di
mantenere un livello soddisfacente di privacy e di raggiungere la massima autonomia.
Il centro deve essere dotato di servizi igienici per disabili. Le docce devono essere ampie e
rispondere ai requisiti richiesti dalle leggi vigenti.
Passando sul piano vasca, che deve essere realizzato con piastrelle antisdrucciolo, il personale
addetto può prendere in consegna il paziente. Le vasche dovrebbero essere due, possibilmente con il
bordo a sfioro. Una vasca grande, detta “polivalente”, può essere divisa in due spazi, uno per il
nuoto ed uno per la ginnastica riabilitativa. Esse dovrebbero avere due temperature differenti, 28-
29° C la parte riservata al nuoto, 30-32°C la parte riservata alla riabilitazione.
Le vasche dovrebbero essere dotate di corrimano, lungo i bordi, di faretti per l’illuminazione
subacquea; la profondità della vasca grande dovrebbe variare dai 120 ai 180cm così da permettere
tutte le metodiche riabilitative.
La vasca piccola può essere profonda dagli 80 ai 120cm e in essa si svolgeranno attività
riabilitative, di rilassamento e di ambientamento per adulti e per bambini.
Entrambe le vasche dovrebbero avere una scala in muratura che scende in acqua dolcemente, dotata
di corrimano. Nella vasca grande è bene installare un elevatore.

Adattamento all’acqua

ADATTAMENTO ED ACQUATICITA’: Aspetti teorici

L’acqua rappresenta per l’uomo una realtà esterna, un ambiente nel quale immergersi, un ambiente
da esplorare, da conoscere, un ambiente nel quale adattarsi progressivamente secondo un percorso
che deve tenere conto della storia e delle caratteristiche di ciascuno.
Secondo Piaget, psicologo svizzero autore di numerosi studi sullo sviluppo del bambino e, in
particolare, sullo sviluppo cognitivo, il soggetto è un attivo costruttore delle proprie conoscenze.
L’organismo si modifica attraverso gli scambi con l’ambiente
Le strutture interne dell’organismo si trasformano, grazie all’interazione continua fra due processi
che presiedono agli scambi tra il soggetto e l’ambiente: assimilazione e adattamento. Queste due
funzioni complementari guidano gli scambi dell’organismo e ne determinano l’adattamento.
L’ESPERIENZA ADDATTIVA IN ACQUA VIENE VISSUTA METTENDO IN GIOCO
L’INTERA PERSONALITA’ DEL SOGGETTO: LE COMPONENTI COGNITIVE, MOTORIE,
SENSORIALI, PSICOLOGICHE, AFFETTIVE, RELAZIONALI E SOCIALI.

Si tratta dunque di una esperienza “globale”, durante la quale ciascuno può seguire un percorso di
adattamento secondo i propri tempi e i propri ritmi.
L’adattamento all’ambiante acquatico attraverso un percorso individuale, sebbene attuato all’interno
di un gruppo, porta il soggetto ad essere “acquatico”. Per molte persone questo percorso rappresenta
il passaggio da una condizione di “malessere” a una condizione di “benessere” acquatico.

I PRINCIPI DELLA PRATICA:

Controllo della verticalità


Controllo della posizione seduta;
Controllo dell’apnea e della respirazione
Momenti di non azione

CONTROLLO DELLA VERTICALITA’:


E’ bene iniziare utilizzando la stazione eretta, la quale è la posizione più familiare all’essere umano.
Inizialmente si può proporre al paziente di camminare in avanti, indietro, di lato, correre,
saltare,ecc…., chiedendogli di prestare attenzione a come il proprio corpo si adatta, o si modifica
nell’acqua.

CONTROLLO DELLA POSIZIONE SEDUTA:


La costruzione dell’equilibrio in acqua passa, poi, attraverso il controllo della posizione seduta e
degli spostamenti in questa posizione. La stazione seduta è meno soggetta alla forza di gravità e più
esposta alla spinta di galleggiamento, in quanto il corpo è completamente immerso a esclusione del
capo. Il controllo dei movimenti risulta, di conseguenza, più difficile.

CONTROLLO DELL’APNEA E DELLA RESPIRAZIONE:


Un’esperienza fondamentale che il soggetto deve compiere in questa posizione è quella del
controllo del limite aria-acqua; tale controllo va esercitato sia da fermo che muovendosi in tutte le
direzioni. Si tratta di abituarsi a respirare con il naso e con la bocca o solo con il naso, mentre la
bocca è immersa, o a bloccare la respirazione in caso di improvviso contatto con l’acqua, per evitare
l’intrusione della stessa e la conseguente “bevuta”.
Il passaggio successivo è l’immersione, prima del capo e poi di tutto il corpo. Ciò deve avvenire in
modo graduale, rispettando i tempi ed i ritmi del paziente. Le proposte possono essere varie a
seconda del soggetto

MOMENTI DI “NON AZIONE”:


All’ “azione” che caratterizza qualunque spostamento in acqua e che implica uno sforzo volontario,
un’attività motoria, una ricerca di supremazia sull’elemento, si oppone un momento di“non azione”,
di abbandono, di passività. Lasciarsi trascinare, cullare, sorreggere, avvolgere dall’acqua sono
esperienze essenziali del percorso di adattamento. A tale scopo sono utili esercizi di contrazione e
decontrazione muscolare,globali o segmentari, raccomandando al soggetto di prestare attenzione
alle conseguenze che queste attività possono avere sul galleggiamento e l’affondamento
PROPOSTE PRATICHE:
• posizione verticale
• posizione seduta
• sedersi sul fondo
• spostarsi nelle tre dimensioni
• capriole
• galleggiamento
• supino piedi sul fondo vasca
• galleggiamento supino
• galleggiamento prono
• posizione raccolta
• sdraiarsi sul fondo
• trascinamenti
Indicazioni terapeutiche generali

PATOLOGIE ORTOPEDICHE PATOLOGIE NEUROLOGICHE

PATOLOGIE ORTOPEDICHE:

Gruppo A: nella fase pre-operatoria si prepara il paziente all’intervento chirurgico, dal punto di
vista fisico e psicologico. Nella post-operatoria si ricercano una graduale ripresa del carico o della
deambulazione, un recupero lento e progressivo dell’articolarità, una lenta ripresa del trofismo
muscolare, un’attività motoria globale che permetta ai segmenti sani di lavorare correttamente in
scarico, un miglioramento della circolazione sanguigna.
Gruppo B: nella fase post-traumatica e post-chirurgica si perseguono gli stessi obiettivi descritti a
proposito delle patologie classificate nel gruppo A.
Gruppo C: nella fase acuta e subacuta vengono proposti esercizi di rilassamento, in scarico
ponderale, per risolvere le contratture muscolari, permettere alla colonna vertebrale un corretto
allineamento e ridurre la componente algica; successivamente si effettuano mobilizzazioni della
colonna sia passive, sia attive. Nella fase cronica l’obbiettivo è permettere al paziente di mantenere
una buona particolarità e un buon trofismo muscolare, lavorando però in scarico e applicando
dunque il principio della prevenzione
Gruppo D: nella fase cronica, attraverso esercizi per la mobilizzazione articolare e il recupero del
trofismo muscolare, che evitino lo scatenarsi di crisi dolorose, si persegue l’obiettivo di mantenere
nel tempo il più alto livello possibile di funzionalità motoria.
Gruppo E: è bene ricordare che, durante la fase acuta della malattia il paziente viene trattato dallo
specialista con i farmaci idonei e gli viene prescritto il riposo. Nella fase sub acuta il paziente viene
trattato con idromassaggio e blanda mobilizzazione articolare al fine di diminuire l’infiammazione e
permettere il riassorbimento del versamento articolare. Nella fase cronica vengono proposti esercizi
di mobilizzazione articolare e leggeri lavori che permettano il mantenimento del trofismo
muscolare.
PATOLOGIE NEUROLOGICHE:

Strategie riabilitative in acqua


- Idromassaggio
- Esercizi di riabilitazione in acqua

IDROMASSAGGIO:
Il paziente si immerge in acqua a temperatura che varia dai 34 ai 36°C. La seduta ha una durata che
varia dai 10 ai 20 minuti. Il terapista deve controllare costantemente le condizioni del paziente, in
quanto l’immersione in acqua calda, se protratta nel tempo, può provocare un abbassamento della
pressione arteriosa a causa della vasodilatazione.
Questo tipo di trattamento ha come obbiettivo la riduzione delle algie, la riduzione delle contratture,
favorire l’afflusso ematico al muscolo.

ESERCIZI DI RIABLITAZIONE IN ACQUA:


- Mobilizzazione articolare e rilassamento in decubito supino e prono;
- Mobilizzazione in acqua alta, in posizione verticale, con l’ausilio di materiale galleggiante;
- Mobilizzazione articola in stazione eretta, piedi sul fondo vasca;
- Esercizi di stimolazione della sensibilità propriocettiva;
- Recupero muscolare in acqua;
- Ripresa del carico sugli arti inferiori e deambulazione;
- Utilizzo del nuoto in riabilitazione.

Mobilizzazione articolare e rilassamento in decubito supino e prono


Mobilizzazione in acqua alta, in posizione verticale, con l’ausilio di materiale galleggiante

Mobilizzazione articola in stazione eretta, piedi sul fondo vasca

Esercizi di stimolazione della sensibilità propriocettiva


Recupero muscolare in acqua

RIPRESA DEL CARICO SUGLI ARTI INFERIORI E DEAMBULAZIONE


Per effettuare correttamente gli esercizi per la ripresa del carico sugli arti inferiori, dopo un evento
traumatico o un intervento chirurgico, bisogna innanzitutto regolare la profondità dell’acqua. Esso
deve trovarsi tra D11 e le spalle, in modo che l’effetto della spinta idrostatica sia il più efficace
possibile. Il paziente lavora in scarico ponderale, sostenuto dall’acqua, e prende coscienza del fatto
che nell’eventualità di una caduta non corre gravi rischi, come avverrebbe invece sulla terra. Ciò lo
libera psicologicamente e gli permette di lavorare in modo più tranquillo e rilassato, consentendogli
di concentrarsi meglio sull’esercizio

UTILIZZO DEL NUOTO IN RIABILITAZIONE:


La scelta di utilizzare il nuoto durante la terapia riabilitativa in acqua è legata alle capacità natatoria
del paziente e alle conoscenze del terapista. Se il paziente non sa nuotare, non è compito del
riabilitatore occuparsi della didattica del nuoto. Se il paziente invece nuota abbastanza
correttamente e con tranquillità, le nuotate tradizionali possono essere sfruttate a scopo terapeutico

Sicurezza e igiene negli impianti natatori


Il compito del gestore di un impianto natatorio è quello di garantire la sicurezza e la salute dei
bagnanti e l’igiene degli ambienti nei quali essi si muovono. Sia il gestore, sia gli assistenti bagnanti
sono ritenuti giuridicamente responsabili degli eventuali incidenti che possono causare danno agli
utenti.

INFEZIONI:
I rischi più frequenti ai quali va incontro l’utente di un impianto natatorio nel quale non vengano
applicate le norme di igiene e sicurezza sono le infezioni. Alcuni esempi sono: micosi cutanee,
verruche, granulomi, otiti, congiuntiviti, riniti, uretriti, bronchiti, ecc….

IGIENE PERSONALE:
Rappresenta una forma molto importante di prevenzione. E’ chiaro che agli utenti e agli
accompagnatori, va richiesto un comportamento responsabile, nel rispetto delle norme igieniche e di
sicurezza, tale da non compromettere la salute dei frequentatori delle piscine e l’immagine degli
impianti natatori. L’applicazione di tali norme e un’adeguata educazione sanitaria costituiscono i
più importanti impegni dei gestori degli impianti e degli addetti alla sicurezza dei bagnanti.
DISINFEZIONE:
La prima regola per limitare la diffusione di microorganismi nell’acqua è quella di obbligare gli
utenti a fare una doccia saponata e un pediluvio, utilizzando sostanze disinfettanti, prima di entrare
in vasca. Il personale addetto alla sorveglianza della vasca deve controllare ogni due ore i valori
chimico-fisici dell’acqua; tali valori sono regolamentati da apposite norme di legge che prevedono
che l’acqua di una piscina mantenga le stesse caratteristiche dell’acqua potabile.

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