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Tecniche strutturali

Definizione:

Tecnica osteopatica che utilizza forze ad alta velocità e ridotta ampiezza detta anche tecnica ad
impulso
Ma per meglio definire i parametri correttivi

parleremo di:

Elevata accelerazione / ridotta distanza


Fattori di sicurezza e successo nel
realizzare la tecnica strutturale

Ridotta distanza = sicurezza

Elevata accelerazione = successo

Se ad esempio una segmento ha un grado di mobilità di 7 gradi ed è limitato a 2


gradi, la tecnica correttiva dovrà mobilizzarlo di 1 grado (prima si dovrà portare il
segmento al limite della barriera restrittiva) e mai arrivare e soprattutto
oltrepassare la barriera fisiologica!!!

La maggior difficoltà sta nel controllare piccole distanze nel momento in cui si
utilizzano elevate accelerazioni .
Schiocco articolare

Ci sono molte teorie che cercano di spiegare come si produca tale fenomeno:

q La cavitazione (cambiamento di stato da liquido a gassoso)

q Micro-calcificazioni periarticolari

Non è sinonimo si riuscita della tecnica!!!

Si deve sempre ritestare e verificare .


Indicazioni

Le tecniche strutturali sono utilizzate per ristabilire il movimento in segmenti che hanno perso il
loro normale range articolare.

Possibili eziologie (Greenman):

q Alterazione delle superfici articolari opposte

q Modifiche della capsula articolare

q Tensione del muscolo corto-restrittore

q Influenza dei nocicettori


Segni diagnostici

q Perdita o riduzione del range articolare segmentario

q Modifiche qualitative del gioco articolare

q Modifiche qualitative del fine corsa articolare


Controindicazioni relative

q Lievi o moderati strappi o stiramenti nell’area da trattare

q Lieve osteopenia o osteoporosi nell’area che andrà ad essere sottoposta a compressione,


torsione o ad un’altra forza durante il posizionamento e/o thrust

q Articolazioni osteoartritiche con una moderata perdita di movimento

q Artrite reumatoide non solo nella colonna

q Protrusione e/o ernia discale minima con segni di radicolopatia

q Articolazione atipica oppure superfici articolari o altre strutture che presentano anomalie
congenite

q Stati di ipermobilità
Controindicazioni assolute

q Instabilità articolare

q Osteoporosi grave

q Metastasi nell’area che sarà sottoposta a compressione o ad un’altra forza


durante il posizionamento e/o thrust

q Articolazione osteoartritica con anchilosi

q Grave spondilosi discogenica con anchilosi

q Osteomielite nell’area che sarà sottoposta a compressione, torsione o ad


un’altra forza durante il posizionamento e/o thrust

q Infezione dei tessuti che saranno sottoposti a compressione, torsione o ad


un’altra forza durante il posizionamento e/o thrust

q Sostituzione articolare nell’area che sarà sottoposta a compressione, torsione o


ad un’altra forza durante il posizionamento e/o thrust

q Grave ernia discale con segni di radicolopatia


Tecniche
strutturali

Arto inferiore
Articolazioni interfalangee
Articolazioni interfalangee

Test

q Posizione del paziente: supino

q Posizione dell’operatore: in piedi , con la mano cefalica fissa la falange


prossimale, con la mano caudale prende contatto con la falange distale

q Test: Si testa la falange nelle 3 direzioni spaziali: alto basso, abd add, rotazione
interna rotazione esterna
Articolazioni interfalangee

Tecnica correttiva
q Posizione paziente: supino

q Posizione operatore: in piedi davanti al paziente, con la mano cefalica fissa la


falange prossimale, con la mano caudale prende contatto con la falange distale e
la porta verso la lesione (es falange in flessione, la porto in estensione)

q Correzione: con la mano caudale si esegue una rapida trazione in direzione


assiale.

q Variazione: se ci sono più disfunzioni nella stessa articolazione si andranno a


portare tutti i parametri correttivi contemporaneamente e si eseguirà la
correzione sempre con una trazione assiale.
Articolazione
metatarso-falangea

Come per le articolazioni interfalangee!


Tecnica globale per le articolazioni
interfalangee

q Posizione paziente: supino

q Posizione operatore: in piedi, con la mano impalma tutte le dita del piede in
modo da avvolgere tutte le articolazioni interfalangee

q Correzione: flessione con trazione assiale.


Base metatarsale
Base metatarso

Test per base del I II III metatarso

q Posizione paziente: supino

q Posizione operatore: in piedi, con la mano prossimale si fissa il cuneiforme, con la mano
caudale si prende contatto con la base del metatarso

q Test: si testa la base del metatarso in direzione alto basso.

q Disfunzioni: metatarso a base superiore, metatarso a base inferiore


Base metatarso

Test per base del IV e V metatarso

q Paziente: supino

q Operatore: davanti al piede da trattare, con la mano cefalica fissa il cuboide,


con la mano caudale prende contatto con la base metatarsale.

q Test: si porta la base tarsale in scivolamento verso l’alto e verso il basso

q Disfunzioni: metatarso a base superiore, metatarso a base inferiore.


Meccanismo produttore

Metatarso a base inferiore

q oggetto che cade sul piede

q Piede piatto

q Distorsione piede in eversione

Metatarso a base superiore

q Caduta su un oggetto con urto sulla faccia plantare

q Distorsione in inversione

q Piede cavo
Metatarso a base inferiore

Tecnica correttiva come per le interfalangee


Metatarso a base inferiore (I, II e
III)
tecnica da proni
 Paziente: prono con ginocchio flesso a 90°;
 Operatore: di lato al piede da trattare. Con la mano
cefalico posiziona il pollice sulla pianta del piede a
livello della base del metatarso (l’avambraccio è
perpendicolare alla pianta del piede). Con la mano
caudale si impalma l’avampiede in modo da
decoattare il primo metatarso e portare la base verso
la superiorità.
 Azione: eseguire il thrust con entrambe le mani
esagerando i parametri.
Metatarso a base superiore
tecnica 1

Come per le interfalangee


Metatarso a base superiore tecnica 2 (I II
III metatarso)

q Paziente: supino

q Operatore: davanti al piede da trattare, con la mano interna appoggia il medio sopra la base
del metatarso da trattare, il pollice va in contr 'appoggio a livello della testa metatarsale. La
mano esterna rinforza gli appoggi di quella interna.

q Correzione: mantenendo il piede in flessione dorsale, con una trazione assiale si porta la
base metatarsale in barriera, il thrust lo si esegue con una rapida trazione a coppia delle
mani.
IV e V metatarso a base superiore

 Paziente: supino
 Operatore: seduto sul lettino con il piede da trattare
tra le sue gambe. Con il pisiforme della mano cefalica
prende appoggio sulla faccia dorsale della base del IV
o V metatarso, con il pisiforme della mano caudale
sulla faccia plantare della testa del IV o V metatarso,
questa doppia presa permette di portare la base
metatarsale verso l’inferiorità. Con entrambe le mani
si porta il piede in eversione (per aprire l’articolazione
cuboide metatarsale), si esegue una trazione assiale
IV e V metatarso a base inferiore

 Paziente: supino;
 Operatore: seduto sul lettino con il piede da trattare
tra le sue gambe. Con il pisiforme della mano cafalica
prende appoggio sulla faccia palmare della base del IV
o V metatarso, con il pisiforme della mano caudale
prende contatto con la superficie dorsale della testa
metatarsale (questa presa a pinza permette di
portare la base metatarsale verso la superiorità) . Con
entrambe le mani si porta il piede in eversione (per
aprire l’articolazione cuboide metatarsale), si esegue
Cuneiformi

Test

q Paziente: supino

q Operatore: in piedi, con la mano cefalica fissa lo scafoide, con la mano caudale si prende il
cuneiforme da testare

q Test: eseguire lo scivolamento del cuneiforme in direzione alto basso.

Si nomina la disfunzione in cuneiforme alto e cuneiforme basso.


Meccanismo produttore

Cuneiforme alto

q Piede cavo

q Urto diretto sulla faccia plantare

Cuneiforme basso

q Piede piatto

q Urto diretto sui cuneiformi


Cuneiforme alto
Tecnica a braccialetto

q Paziente: supino

q Operatore: in ginocchio davanti al paziente in modo da avere le spalle a livello del piede. La
mano esterna si posiziona col pollice sulla base del 1° metatarso, il medio sopra il 1°
cuneiforme (presa di contatto ferma con la seconda falange). La mano interna: il pollice
sostiene quello della mano esterna, le altre dita sostengono quelle della mano esterna.

q Correzione: con una leggera supinazione delle mani si porta in chiave il cuneiforme, con una
trazione assiale di tutto il corpo si esegue il thrust
Cuneiforme basso
tecnica 1

q Paziente: prono

q Operatore: in piedi di lato al paziente. La mano cefalica blocca la caviglia e si posiziona con il
pollice sulla faccia plantare del cuneiforme da trattare. La mano caudale avvolge i metatarsi,
con le dita si rafforza la spinta del pollice .

q Correzione: con la pronazione della mano caudale si crea la decoattazione del cuneiforme. La
spinta del pollice della mano cefalica determina la messa in tensione. Il thrust si esegue con
una rapida esagerazione di tutti i parametri.
Cuneiforme basso
tecnica 2 (snap)

q Paziente: prono

q Operatore: in piedi. Si prende il piede con entrambe le mani in modo che i pollici cadano
sopra la superficie plantare del cuneiforme da trattare. Portare tutta la gamba fuori dal
lettino.
q Correzione: mantenere il piede in leggera flessione dorsale e con un movimento a frusta si
induce il thrust per riportare il cuneiforme in alto.
Cuneiforme basso

 Paziente: prono con ginocchio flesso a 90°;


 Operatore: di lato al piede da trattare. Con la mano
cefalico posiziona il pollice sulla pianta del piede a
livello della base del cuneiforme (l’avambraccio è
perpendicolare alla pianta del piede). Con la mano
caudale si impalma l’avampiede in modo da
decoattare il cuneiforme e portare la base verso la
superiorità.
 Azione: eseguire il thrust con entrambe le mani
esagerando i parametri.
Scafoide

Test

q Paziente: supino

q Operatore: in piedi una mano fissa l’astragalo nel mortaio, piede leggermente in flex dorsale.
L’altra mano si appoggia sul I° metatarso in modo da aprire l’interlinea tra la sua base e lo
scafoide. Con una presa a pinza si porta il tubercolo in alto (rotazione esterna, scafoide
basso) e poi verso il basso (rotazione interna, scafoide alto). 

Disfunzioni:

q Scafoide alto = tubercolo basso, bordo esterno alto, rotazione interna.

q Scafoide basso = tubercolo alto, bordo esterno basso, rotazione esterna.


Meccanismo produttore

Scafoide basso

q Piede piatto

q Caduta sul piede tipo distorsione

Scafoide alto

q Piede cavo

q Caduta sul piede tipo distorsione


Scafoide alto
tecnica 1

q Paziente: supino

q Operatore: davanti al piede da trattare. Si posiziona l’interfalangea prossimale della mano


interna a livello del bordo superiore dello scafoide, i pollici incrociati si appoggiano tra la
testa del 1° e 2° metatarso e fanno da contr’appoggio. Mantenere il piede in leggera flessione
dorsale.

q Correzione: Eseguire il thrust portando il bordo esterno dello scafoide verso il basso
Scafoide alto
tecnica 2

q Paziente: sul fianco dal lato del piede da trattare

q Operatore: si posiziona perpendicolarmente all’asse longitudinale del piede. Il piede è a 90° e


con la mano esterna si blocca l’astragalo sul mortaio. Col pisiforme della mano interna ci si
appoggia sul tubercolo. La messa in tensione si esegue col pisiforme mentre l’altra mano fa
da contr' appoggio.

q Correzione: Portare il tubercolo verso l’alto e quindi eseguire il thrust.


Scafoide basso
tecnica 1 (snap)

 Paziente: prono l’arto inferiore vicino al bordo del lettino

 Operatore: si posiziona di lato al piede da trattare. Incrocia i pollici sul bordo esterno
dello scafoide a livello della faccia plantare del piede. Si flette bene la gamba del
paziente ed è necessario mantenere una flessione dorsale del piede durante tutta la
tecnica. Portare la gamba fuori dal lettino e ruotare l’avampiede in rotazione esterna
per aprire la rima articolare

 Correzione: si esegue un movimento a frusta in modo da riportare lo scafoide in alto


Scafoide basso
tecnica 2

q Paziente: sul fianco dal lato del piede da trattare

q Operatore: si posiziona perpendicolarmente all’asse longitudinale del piede. Il piede è a 90° e


con la mano interna si blocca l’astragalo sul mortaio. Col pisiforme della mano sterna ci si
appoggia sul tubercolo.

q Correzione: La messa in tensione si esegue col pisiforme mentre l’altra mano fa da contr
'appoggio. Portare il tubercolo verso il basso e quindi eseguire il thrust.
Cuboide

Test

Paziente: supino

Operatore: con la mano cefalica si fissa il calcagno e con l’altra mano prendere a
pinza il cuboide.

Portare il bordo interno verso l’alto (rotaz. est), tornare alla posizione neutra e
portare il bordo interno verso il basso (rotaz. int)

Disfunzioni

Cuboide alto: rotazione esterna

Cuboide basso: rotazione interna


Meccanismo produttore

Cuboide alto

q Piede cavo

q Caduta sul piede tipo distorsione

Cuboide basso

q Piede piatto

q Caduta sul piede tipo distorsione


Cuboide basso
tecnica 1

Paziente: prono

Operatore: a lato del piede da trattare. Il pollice della mano cefalica si posiziona a livello del
cuboide e il palmo fissa il calcagno contro lo sterno. Con la mano caudale si impalmano i due
ultimi metatarsi.

Correzione: con la mano caudale si porta l’avampiede in inversione fino alla messa in chiave del
cuboide. Il thrust si esegue con una esagerazione di tutti i parametri.
Cuboide basso
tecnica 2 (snap)

Paziente: prono

Operatore: di lato al piede da trattare. Si incrociano i pollici sulla faccia plantare del cuboide,
l’indice della mano interna avvolge scafoide e cuboide sul lato dorsale e le altre dita rafforzano
tale presa. Portare la gamba fuori dal lettino e ruotare l’avampiede in rotazione interna in modo
da aprire l’articolazione tra cuboide e calcagno.

Correzione: Stando sempre attenti a mantenere la flessione dorsale eseguire il thrust eseguendo
la frusta aiutandosi col peso della gamba.
Cuboide alto
tecnica 1

Paziente: supino con le ginocchia flesse

Operatore: a lato del piede da trattare, col pisiforme della mano interna scendere lungo la cresta
tibiale fino a posizionarsi sulla faccia dorsale del cuboide. La mano esterna si posiziona sopra

Correzione: . La messa in tensione si produce tramite un’eversione del piede. Il thrust si esegue
con una spinta del pisiforme verso il basso
Cuboide alto
tecnica 2 (a braccialetto)

Paziente: prono

Operatore: di lato al piede da trattare. Fissare il calcagno con la mano cefalica, le dita sul bordo
interno e il pollice a livello della faccia superiore esterna del pivot. È necessario che il polpastrello
del pollice sia in appoggio sulla faccia dorsale del cuboide, in seguito l’avampiede si mette nel
cavo ascellare del terapeuta, l’avambraccio passa sotto per venire in contatto con il pollice della
mano cefalica e la mano caudale si sovrappone sull’avambraccio .

Correzione: la messa in tensione si esegue con la compressione del pollice contro il cuboide
tramite la spinta in avanti del torace che apre l’interlinea dell’arcata plantare interna.
Test e tecnica interlinea di
Chopard

 Paziente: prono con il ginocchio flesso a 90°.


 Operatore: con la mano cefalica si appoggia a monte
dell’interlinea di chopard (davanti al tubercolo dello
scafoide, dietro al processo stiloideo del V
metatarso). Mantenendo una presa salda abbassare i
gomiti in modo da creare un decoattazione assiale
dell’interlinea.
 Azione: con la mano caudale si testano i movimenti di
rotazione interna, rotazione esterna, abduzione e
adduzione. Movimenti composti abd + rot int, abd +
Astragalo

Test

Paziente: supino

Operatore: ai piedi dell’articolazione da testare.

 Test in inversione per testare l’articolazione in antero interno: con la mano


interna si fissa l’astragalo portando la caviglia in flessione dorsale. Con la mano
esterna si impalma il calcagno e dopo aver decoattato l’articolazione, lo si porta
in avanti-dentro.

 Test in eversione per testare l’articolazione in postero-esterno: con la mano


esterma si fissa l’astragalo portando la caviglia in flessione dorsale. Con la mano
interna si impalma il calcagno e dopo aver decoattato l’articolazione, lo si porta
in dietro-fuori.
Disfunzioni possibili:

Astragalo antero-interno ( inversione)

Astragalo postero esterno (eversione)


Meccanismo produttore

Astragalo antero-interno:

q Caduta sul piede in inversione forzata

q Distorsione del legamento peroneo calcaneare

Astragalo postero-esterno:

q Caduta sul piede in eversione forzata

q Distorsione del legamento laterale interno


Astragalo antero interno tecnica 1

Paziente: supino

Operatore: davanti al piede da trattare, presa come quella per il test. Decoattare solo il calcagno
e fissare l’astragalo nella tibio-tarsica, spingendo sulla sua testa per posteriorizzarlo.

Correzione: Effettuare il thrust portando il calcagno in avanti.


Astragalo antero interno tecnica 2

Paziente: supino

Operatore: decoattare il calcagno, messa in tensione portando l’astragalo in postero esterno

Correzione: eseguire il thrust battendo rapidamente il calcagno sul lettino


Astragalo antero interno tecnica 3

Paziente: prono con gamba a 90°

operatore: Con il ginocchio si fissa la coscia del paziente sul lettino. La mano cefalica è sul
calcagno, la mano caudale sull’astragalo. Decoattare il calcagno verso l’alto.

Correzione: eseguire il thrust chiudendo a forbice le mani.


Astragalo postero esterno
tecnica 1

Paziente: supino con il piede fuori dal lettino.

Operatore: in piedi davanti a lato del piede da trattare. Con la mano cefalica si fissa il mortaio sul
bordo del lettino, con la mano caudale si afferra il calcagno. Decoattare il calcagno

Correzione: eseguire il thrust portando il calcagno verso il basso.


Astragalo postero esterno
tecnica 2

Paziente: prono con ginocchio a 90°

Operatore: di lato al piede da trattare. La mano cefalica afferra il calcagno, l’altra fissa l’astragalo
nella pinza intermalleolare. Si decoatta il calcagno verso l’alto.

Correzione: eseguire il thrust aprendo la presa a forbice della sotto-astragallica


Astragalo
tecnica 3 (di Mennel)

Paziente: supino

Operatore: seduto sul bordo del lettino. La mano interna avvolge il calcagno e il gomito è
appoggiato sulla sua coscia, la mano esterna afferra l’astragalo con una presa a pinza.

Spingendo sull’astragalo si induce la decoattazione della sotto-astragallica ed è sufficiente per


normalizzare l’articolazione. Durante la decoattazione con la mano calcaneare si possono
eseguire degli spostamenti in antero-interno e in postero-esterno.
Articolazione tibiotarsica

Test 1

Paziente: supino con piede e ginocchio a 90°

Operatore: in piedi davanti al piede da testare, con la mano caudale si fissa l’astragalo e il
calcagno contro il lettino, con la mano cefalica impugna la tibia e la fa traslare in avanti e in
dietro.

Disfunzioni possibili:

Tibia anteriore (troclea astragalo posteriore)

Tibia posteriore (troclea astragalo anteriore)


Articolazione tibiotarsica

Test 2

Paziente: supino col piede fuori dal lettino.

Operatore: in piedi di lato al piede da trattare. La mano cefalica del terapeuta fissa la tibio-
peroneale sul lettino, la mano caudale è posizionata in modo tale da avere la troclea
dell’astragalo tra pollice e indice: presa sotto malleolare. Il terapeuta effettua con la mano
caudale uno scivolamento anteriore, per poi ritornare alla posizione neutra ed effettuare uno
scivolamento posteriore.

Disfunzioni possibili:

Tibia anteriore (astragalo posteriore) Tibia posteriore (astragalo anteriore)


Meccanismo produttore

Tibia distale posteriore:

q Caduta sul piede con caviglia in flessione plantare

q Distorsione esterna del collo-piede

Tibia distale anteriore:

q Caduta sul piede con caviglia in flessione dorsale


Tibia distale posteriore
tecnica 1

Paziente: supino

Operatore: in piedi davanti al piede da trattare. Si afferra calcagno e astragalo con entrambe le
mani. Spostando il peso del corpo indietro si crea la decoattazione.

Correzione: Flettendo leggermente il piede in flessione dorsale eseguire il thrust con un


movimento rapido delle mani verso il basso.
Tibia distale posteriore
tecnica 2

Paziente: supino col piede fuori dal lettino.

Operatore: in piedi di lato al piede da trattare. La mano esterna ingloba il calcagno su tutta la sua
faccia posteriore, la mano interna si posiziona sulla testa dell’astragalo. Con le mani si deve
esercitare una chiusura a morsa su astragalo e calcagno e con lo spostamento di tutto il corpo si
crea la decoattazione.

Correzione: esegue il thrust verso il basso in modo da posteriorizzare l’astragalo


Tibia distale posteriore
tecnica 3

Paziente: supino con piede e ginocchio a 90° come per il test.

Operatore: in piedi davanti al piede da trattare. Appoggiare il pisiforme sulla troclea


dell’astragalo e spingerla in dietro fino alla barriera legamentosa utilizzando il peso del corpo.

Correzione: eseguire il thrust con una estensione rapida dei gomiti. 


Tibia distale anteriore
tecnica 1

Paziente: supino

Operatore: in piedi davanti al paziente. Si afferra calcagno e astragalo con entrambe le mani.
Spostando il peso del corpo indietro si crea la decoattazione.

Correzione: flettere leggermente il piede in flessione plantare e con un movimento rapido delle
mani verso l’alto eseguire la correzione
Tibia distale anteriore
tecnica 2

Paziente: supino con il piede fuori dal lettino.

Operatore: in piedi di lato al piede da trattare. La mano caudale afferra il calcagno, la mano
cefalica con presa a coppa si posiziona sull’astragalo. Il pisiforme è in appoggio sulla tibia.

Correzione: decoattare utilizzando il peso del corpo ed effettuare il thrust portando il pisiforme
della mano cefalica in basso e in dentro (flessione radiale del polso).
Tibia distale anteriore
tecnica 3

Paziente: supino con piede e ginocchio a 90°

Operatore: in piedi davanti al piede da trattare: mani appoggiate a forbice vicino al limete
inferiore della tibia.

Correzione: spostando il peso del corpo in avanti si crea la messa in tensione, il thrust si esegue
con una rapida estensione dei gomiti.

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