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© Stefano Bonetti

1. Storia della Musica Elettronica e dell’Informatica

La musica elettronica nasce intorno alla fine degli anni ’40 primi anni ’50.
Nella storia della composizione con mezzi elettronici dobbiamo innanzitutto distinguere due
differenti campi di ricerca:

• Il primo è quello rappresentato dallo studio sul rumore e dal suo utilizzo come elemento
musicale che portò ad un allargamento del materiale timbrico ed al superamento della
scala di dodici suoni in favore di una illimitata possibilità di collocazione dei diversi
rumori (e suoni) nello spazio sonoro.
A questa corrente si dedicarono principalmente il futurista Luigi Russolo (Portogruaro,
1895 – Cerro di Laveno, 1947) e soprattutto Edgar Varèse (Parigi, 1885 - New York,
1965):

- Russolo si occupò di una classificazione ampia dei rumori e della loro riproduzione
attraverso l’apparato meccanico dei diversi “intonarumori” (1913).

- Varèse affrontò questo problema attraverso l’uso delle percussioni a suono


“indeterminato” e delle sirene: ricordiamo a tal proposito che Varèse è stato il primo
autore a scrivere un brano per sole percussioni e cioè “Ionisation” per 13
percussionisti (1929/31).

Benchè non utilizzassero propriamente strumenti elettronici, Russolo e Varèse ebbero


un grande ruolo nell'affermare l'idea di includere il rumore ed i suoni ambientali nella
musica moderna. In effetti la nascita stessa del pensiero musicale elettronico avvenne
quando il concetto di musica si allargò cominciando ad includere al suo interno tutti i
possibili suoni. Come vedremo più avanti, John Cage sarà il primo compositore a
realizzare un brano di musica elettronica utilizzando suoni “radiofonici” e rumori come
materiale musicale di partenza (Imaginary Landscape #1 del 1939).

- In questo campo di ricerca è ancora opportuno ricordare il pensiero Schoenbergiano,


che ipotizzava la realizzazione della cosiddetta “melodia di timbri” (Klangfarbenmelodie,
citata nel suo “Manuale di Armonia”), ovvero delle successioni timbriche che generino
un appagamento simile a quello della melodia (ascolto consigliato: Webern, “Cinque
pezzi per orchestra”, op.10). Una vera realizzazione in questo senso si potrà avere
attraverso la musica elettronica.

• Il secondo riguarda invece la costruzione di strumenti elettronico-musicali che si


basano sulla trasformazione delle vibrazioni di un circuito elettrico in vibrazioni
acustiche e mirano a fornire nuove possibilità alle orchestre tradizionali. Questi
strumenti avrebbero dovuto così soddisfare le crescenti richieste dei compositori
contemporanei alla ricerca di nuovi timbri e di nuove sonorità strumentali.

E’ da quest’ultimo che prenderemo le mosse.

TELHARMONIUM (1897)
Il primo importante strumento musicale elettronico (o meglio elettro-meccanico) fu il
TELHARMONIUM inventato nel 1897 da Thaddeus Cahill (Iowa 1867 - New York 1934).

Funzionamento:
Il circuito di generazione del segnale è costituito da 12 assi sui quali sono montati una serie di
alternatori (ricordo che l'alternatore è una macchina che viene messa in rotazione da un
motore ed in seguito a questa rotazione genera in uscita una tensione alternata sinusoidale.

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L'alternatore viene di solito utilizzato nei sistemi di trasporto per la ricarica delle batterie).
Ogni asse gira ad una velocità corrispondente alla frequenza di una nota della gamma
cromatica. Ogni alternatore produce una corrente alternativa di frequenza uguale alla
frequenza di rotazione dell'asse moltiplicato per il numero di "bobinaggio"; così, ogni asse
produce la frequenza fondamentale e le frequenze armoniche di ogni nota della gamma.
Non esistendo ancora i trasformatori di corrente, le correnti indotte dovevano essere già
abbastanza forti per pilotare un trasduttore (ricordo che il trasduttore è un dispositivo che
trasforma un tipo di energia in un altro): di conseguenza i rotori del Telharmonium avevano
dimensioni industriali, enormi. Cahill stesso chiamò il suo strumento "una centrale elettrica
musicale". I rotori erano montati su assi del diametro di quasi 30cm, lunghi 18m ed azionati da
un motore dalla potenza di 200 cavalli; l'intero strumento pesava circa 200 tonnellate.
Dato quindi che il livello di uscita, nonostante le dimensioni dello strumento, era molto basso e
l'amplificatore non era stato ancora inventato, Cahill dovette rivolgersi all'unico trasduttore
ampiamente sperimentato a quell'epoca, cioè il ricevitore telefonico, opportunamente
equipaggiato con un megafono.
Cahill, dopo aver trovato vari finanziatori ben disposti, riuscì a costruire questo “gigante” e
convinse pure la compagnia telefonica di New York a firmare un contratto per la fornitura di
questo servizio. A causa però degli enormi disturbi sulle linee telefoniche che lo strumento
provocava l'impresa fallì nel 1908.
Cahill però nella sua geniale invenzione aveva anticipato il principio di funzionamento
dell'organo Hammond (1935).

THEREMIN o ETEROFONO (1917)

Il THEREMIN venne inventato da Leon Termen (1896 - 1993) nel 1917 a Mosca. Lo
strumento è dotato di due antenne che servono a controllare l'altezza ed il volume del suono:
quella per il controllo dell'altezza è montata verticalmente sul corpo dello strumento
(avvicinando la mano destra a questa antenna si ottiene un suono più acuto e allontanandola
più grave), mentre quella per il controllo del volume è montata orizzontalmente (avvicinando o
allontanando la mano sinistra il volume si alza o abbassa).
Al fascino della "voce", simile in alcuni registri ad una voce femminile, il Theremin aggiungeva
dunque la misteriosa attrattiva del comando a distanza, con gesti che finivano per assomigliare
ad un rituale magico.

Il Theremin può essere definito il primo vero strumento elettronico nel senso moderno del
termine. Il Telharmonium, ad esempio, era uno strumento elettromeccanico nel quale
un'oscillazione meccanica (passaggio dei denti del rotore in prossimità di un circuito) veniva
trasformata in una oscillazione elettrica. Qui invece, per la prima volta, l'oscillazione è
generata direttamente dalle caratteristiche del circuito elettrico. Una valvola termoionica usata
come amplificatore, una bobina ed un condensatore sono i componenti essenziali di ciascuno
dei due generatori di frequenza principali del Theremin: il segnale audio che ne esce, simile ad
un violoncello e ad una voce, si estende per circa sei ottave.

Nel 1921, con l’intento di propagandare lo strumento, Termen riuscì a compiere un trionfale
tour europeo e nel 1927 arrivò fino a New York dove alla prima rappresentazione (con la
Filarmonica di New York) erano presenti Arturo Toscanini, Sergej Rachmaninoff ed Edgar
Varèse: in quella occasione conobbe anche Clara Rockmore che sarebbe ben presto
diventata la prima grande virtuosa dello strumento.

ONDE MARTENOT (1928)

L’Onde Martenot è uno strumento elettronico a tastiera inventato da Maurice Martenot


(Parigi 1898 - Neuilly 1980) che lo presentò in pubblico a Parigi nel 1928.
Il suo successo fu grandissimo soprattutto perchè l'inventore ebbe la "furbizia" di progettare
uno strumento nuovo ma non troppo insolito nell'aspetto e nei sistemi di controllo.
Il controllo dell'oscillatore a frequenza variabile è comandato da una funicella che viene tirata

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verso destra o verso sinistra con un'anello; la fune scorre parallelamente ad una tastiera
musicale che fa rassomigliare lo strumento vagamente ad una celesta o ad un piccolo
harmonium. La tastiera all'inizio aveva la sola funzione di indicare all’interprete il punto in cui
andava posto l'anello per ottenere una certa nota, mentre successivamente furono prodotti
Onde Martenot con una tastiera effettivamente funzionante. Come nel Theremin la mano
sinistra agisce sull'intensità del suono attraverso una leva ed in più sono disponibili 12 registri
timbrici selezionabili con dei tasti.
Un'altra caratteristica peculiare dell'Onde Martenot è il risuonatore a forma di lira fornito di
corde che vibrano per simpatia: grazie a questo accorgimento il timbro sinusoidale dello
strumento si arrichisce di armoniche dando così al suono un colore più caldo.
Lo strumento si compone di un oscillatore elettronico, di una serie di condensatori elettrici che
vengono inseriti abbassando i tasti, di un altoparlante e di un risuonatore; la sua estensione è
di sette ottave, dal do0 al si6. Di eccezionali possibilità dinamiche, può produrre suoni che
vanno dal più sottile brusio a un "fortissimo" superiore a quello di una grande orchestra, con
un'enorme varietà di colori e di sfumature timbriche.
Lo stesso Martenot insegnò il suo strumento al conservatorio di Parigi dal 1947.
Tra i compositori che ne hanno fatto uso nelle loro opere ricordiamo Honegger, Messiaen,
Jolivet e Milhaud.

TRAUTONIUM (1930)

Il trautonium venne inventato dall’ingegnere Friedrich Adolf Trautwein (Würzburg 1888 -


Düsseldorf 1956) nel 1930. Fu il primo strumento elettronico costruito industrialmente dalla
Telefunken.
Il suono era generato da un'oscillatore a bassa frequenza il cui componente principale era un
tubo al neon e la forma d'onda risultante era a dente di sega (forma d’onda composta da tutte
le parziali pari e dispari con ampiezza inversamente proporzionale al numero d’ordine: prima
parziale con ampiezza 1, seconda parziale con ampiezza 1/2, terza parziale con 1/3, ecc).
Trautwein fece in modo di sfruttare questa notevole ricchezza armonica: lo strumento
conteneva un sistema di filtri in grado di eliminare o accentuare certe componenti armoniche
realizzando quella che oggi si chiamerebbe “sintesi sottrattiva”.
Il sistema di controllo era nuovo: al posto dei cursori e delle funicelle, c'era un nastro metallico
premendo il quale lo si portava in contatto con un'altro materiale conduttivo. La resistenza
incontrata dalla corrente che percorreva il circuito variava con la lunghezza del tratto di
materiale conduttivo. Muovendo il dito lungo il nastro, quindi, si potevano selezionare delle
frequenze più o meno alte, mentre la forza della pressione graduava l'intensità; un controllo a
pedale invece determinava il volume globale dello strumento.
C’era inoltre la possibilità di fissare delle “linguette” metalliche sul corpo della tastiera in modo
tale da stabilire dei “segnaposto” per delle frequenze predefinite (similmente alla tastiera del
pianoforte).

Tra i vari compositori che scrissero per Trautonium ricordiamo anche Hindemith, che imparò
pure a suonarlo. Tra i più grandi interpreti invece ricordiamo Oskar Sala, che continua tuttoggi
la sua attività concertistica.
Tra l’altro Sala è anche lo sviluppatore del “Mixtur-Trautonium” e del “Concert-Trautonium” che
prevedono l’uso di nuovi componenti elettronici per rendere più precisa la produzione di
armonici e sub-armonici, e permettere anche la generazione della forma d’onda quadra (forma
d’onda composta da parziali solo dispari le quali hanno un’ampiezza inversamente
proporzionale al numero d’ordine).
Il trautonium venne utilizzato per le musiche del film “gli uccelli” di Hitchcock del 1962.

ORGANO HAMMOND (1935)

Laurens Hammond (1895-1973) è il fautore dell'omonimo organo che fu presentato


pubblicamente nel 1935: il successo fu tale che Hammond è considerato ancora oggi sinonimo
di organo.

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Il principo costruttivo dell'organo Hammond è simile a quello adottato da Cahill per il suo
Telharmonium ma con una differenza, ovvero l'adozione della valvola amplificatrice che portò
ad una drastica riduzione delle dimensioni dello strumento.
Il segnale viene controllato da un sistema di registri, che stabilisce quali armoniche debbano
corrispondere ad ogni singolo tasto. L'organo Hammond è un vero e proprio strumento
polifonico il cui timbro somiglia a quello dell'organo a canne.
Nel 1935, 51 chiese avevano già installato un'organo Hammond, e due anni dopo, solo negli
Stati Uniti, eranno passati ad oltre 3000.

[continuazione primo filone “Rumore”]

NB:
• Nel 1935 l’industria tedesca AEG mette a punto il primo magnetofono, aprendo
la strada alle registrazioni su nastro magnetico (un mezzo utilissimo nella
musica elettronica per la manipolazione dei suoni).
• IMPORTANZA DEGLI STUDI RADIOFONICI
Gli studi radiofonici durante i primi anni del 1900 si erano nel frattempo
perfezionati per quanto riguarda le apparecchiature elettroniche. Queste
venivano utilizzate principalmente per le trasmissioni radiofoniche e per le
colonne sonore dei film; grazie a ciò si cominciarono a formare degli archivi di
rumori e di effetti speciali che saranno importantissimi per le prime esperienze
in campo musicale-elettronico.

Ascolti: Russolo, Intonarumori – Varese, Ionization

MUSICA ELETTRONICA (fine anni ’40):

PRECEDENTI:
John Cage (Los Angeles, 1912 - New York, 1992) fu il primo compositore a
realizzare un brano di musica elettronica impiegando suoni “radiofonici” e
rumori come materiale musicale di partenza.
Il brano, intitolato “Imaginary Landscape #1” e composto nel 1939,
utilizza suoni registrati suonati da due giradischi con velocità di rotazione
variabile, percussioni e pianoforte.
John Cage è tra l’altro ricordato in Italia per aver partecipato alla
trasmissione “Lascia o Raddoppia” di Mike Bongiorno nel 1958 come
esperto micologo e per aver scandalizzato il pubblico con un concerto per
caffettiere e con varie musiche elettroniche.

Cage, Conferenza del 1937 su “Il futuro della musica”:


- Importanza dello strumento elettronico con valenza innovativa (soprattutto come
controllore completo del suono in Ampiezza e Frequenza);
- Strumenti utilizzati senza interpreti (quindi un collegamento diretto fra il compositore e
la musica realizzata). Anche Varese sosteneva questa necessità;
- Critica degli strumenti precedenti come inadeguati e critica sull’uso che ne viene fatto
dai compositori come imitazione di musica del passato;
- Musica come susseguirsi di dialettiche complete, quindi fra rumore e suoni musicali;
- Importanza degli strumenti a percussione;
- Notazione inadeguata alle esigenze future;
- Forma musicale (macrostruttura della composizione) in relazione con il brano ed il suo
contenuto;

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- Aspetto improvvisativo e casuale della musica (il “caso” contrapposto alla serialità);

Note su “Imaginary Landscape #1” (1939):


Scritto per essere eseguito in uno studio radiofonico per 4 esecutori e 2 microfoni: uno per il
primo e secondo esecutore e l’altro per il terzo e quarto.
- Primo esecutore: Disco al vinile Victor con varie frequenze e rumori registrati (ricordo
che i dischi provenivano dall’archivio radiofonico e venivano utilizzati per testare le
apparecchiature radio)
- Secondo esecutore: Disco al vinile con altre frequenze e rumori
- Terzo esecutore: Cimbalo cinese
- Quarto esecutore: Pianoforte con bacchetta da gong trascinata sulle corde e note
suonate stoppate dal palmo della mano sinistra

Ascolto: Cage, Imaginary Landscape #1

STUDI RADIOFONICI DI PARIGI (Musica concreta) E COLONIA (Musica elettronica)

Definizioni:
Musica Concreta (Pierre Schaeffer e Pierre Henry): Manipolazione di suoni registrati
(con registratori a nastro);
Musica Elettronica (Stockhausen e Heimert): Generazione di suoni partendo dal
silenzio (attraverso generatori di onde sinusoidali), dunque si compone il suono stesso;
Musica Mista: Suoni registrati, suoni elettronici e strumenti acustici;
Musica Informatica: Fusione delle varie tecniche.

MUSICA CONCRETA

Pierre Schaeffer (1910-1995), ingegnere e annunciatore della RadioDiffusion Francaise,


compone nel 1948 il primo brano di “Musica concreta” dal titolo “Etude aux Chemins de
fer” (Studio sulla ferrovia), utilizzando come materiale sonoro dei suoni registrati nei pressi
della stazione di Parigi (quindi il rumore dei motori a vapore, delle rotaie, delle porte, dei fischi
del treno, e così via) sottoposti a svariate manipolazioni1.
La composizione venne trasmessa via radio insieme ad altri brani simili durante una serata
intitolata “Concerto di rumori” ed ebbe un successo inaspettato.
Per quanto riguarda il termine “Musica Concreta”, questo venne coniato dallo stesso Schaeffer
per indicare un tipo di “musica nella quale i compositori hanno concretamente a che fare con
dei suoni e non astrattamente con dei simboli che li rappresentano come nella partitura”.
Anche in questo caso, l’uso del magnetofono aprì nuove possibilità di manipolazione: inoltre,
con l’introduzione nel 1950 delle piste multiple, diveniva possibile sovrapporre registrazioni
diverse o inviare i suoni da ogni pista ad altoparlanti collocati in vari luoghi, con la possibilità di
ottenere effetti anche “spaziali”.

Ascolto: Schaeffer, Etude aux Chemins de fer

MUSICA ELETTRONICA (PURA)

Il fautore dello studio elettronico di Colonia è Karlheinz Stockhausen (1928).


Negli anni ‘50/52 Stockhausen va a studiare composizione nella classe di Olivier Messiaen a
Parigi e qui entra in contatto con Schaeffer; da questa esperienza realizzerà uno studio
intitolato “Etude” utilizzando un generatore di onde di un ufficio postale.

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Per quanto riguarda il concetto di “editazione” o “manipolazione” significava a quel tempo
agire a livello manuale sul nastro attraverso tagli (fatti con le forbici) che potevano essere di
vari tipi, incollature, sovrapposizioni, alterazioni della velocità del nastro o della sua direzione
(avanti o indietro), loop (ripetizioni cicliche di sezioni più o meno lunghe) e così via.

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Tornato a Colonia, ancora eccitato dall’esperienza parigina, convince i tecnici locali ad allestire
uno studio per la creazione di musica elettronica: nasce così nel 1953 lo studio di Colonia.
Fra i vari punti fondamentali della concezione musicale di Stockhausen ricordiamo l’aspetto
dello “spazio sonoro” come elemento formale e compositivo (proiezione del suono nello
spazio). Ad esempio nello studio di Colonia aveva realizzato un tavolino girevole su cui era
installato un altoparlante e attorno al tavolo erano posti vari microfoni che catturavano il suono
proveniente dall’altoparlante stesso; in modo tale la registrazione che ne derivava conteneva
anche una sua interpretazione spaziale.

Ascolti: Stockhausen, Studi I e II, Gesang der Junglinge

Dopo queste prime esperienze europee, nacquero studi in tutto il mondo...

MUSICA ELETTRONICA NEGLI STATI UNITI E IN ITALIA

COLUMBIA (1953/54):
Le prime esperienze di musica elettronica vengono fatte in studi privati: tra questi ricordiamo
lo Studio di Princeton a Columbia assieme ai due fautori Vladimir Ussatchewsky e Otto
Luening.
Attrezzature:
- Registratore AMPEX a 2 canali
- Microfoni vari
- Apparecchiature per il trattamento del feedback (loop ad anello). Vedi il fenomeno che
si provoca dalla vicinanza del microfono con l’altoparlante.
- Generatori di onde sinusoidali e quadre
- Frequency shifter (spostava lo spettro in frequenza)

MILANO (1955):
Studio di fonologia della RAI di Milano creato da Luciano Berio e Bruno Maderna.
Produzione di musica concreta e musica elettronica (musica mista).
Attrezzature:
- 1 Ondes Martenot
- 9 generatori di suoni sinusoidali
- 1 generatore di rumori (rumore bianco – somma di tutte le frequenze udibili)
- Filtri vari (passabanda, -basso, -alto e a banda variabile)
- 1 generatore di impulsi
- 1 eco magnetica e di una stanza per l’eco naturale
- Un modulatore d’ampiezza e un modulatore ad anello
- Magnetofoni standard e a velocitò variabile
- Tempophon, strumento per la trasposizione del suono in altezza senza variarne la
durata

Lo studio viene realizzato da Alfredo Lietti, mentre il tecnico Marino Zuccheri collabora con i
musicisti per la realizzazione delle composizioni. Secondo le parole dello stesso Berio “...lo
Studio di fonologia di Milano è il risultato di un incontro fra la musica e le possibilità dei nuovi
mezzi di analisi e trattamento del suono e si pone come sintesi fra le differenti e spesso
contrastanti esperienze straniere, fra le esigenze pratiche della produzione radiotelevisiva e
cinematografica e le necessità espressive del musicista che voglia sperimentare le possibilità
dei nuovi mezzi sonori elettronici”.
Le produzioni si concretizzano sia nella composizione di forme autonome sia in programmi
sperimentali per il Premio Italia e colonne sonore ed effetti speciali per la prosa radiotelevisiva.
Berio, Maderna, Nono, Cage (1958, ‘Aria’ per Cathy Berberian), Pousseur, Castiglioni,
Clementi, Donatoni, Gentilucci sono i nomi più illustri che hanno fatto dello studio di fonologia
della Rai di Milano uno tra i più autorevoli centri di sperimentazione della musica elettronica
contemporanea.

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Anche qui il lavoro del compositore si basa sulla creazione di suoni, sulla registrazione e poi sul
gran lavoro di rifinitura compiuto con le forbici e la colla sul nastro. Da ricordare che in questo
campo l’unità di misura era il centimetro o meglio i cm al secondo che erano 76,2.

Ascolti:
Berio, Thema (Omaggio a Joyce), 1958
- Si basa sulla lettura registrata dell’inizio dell’undicesimo capitolo dell’Ulisse di Joyce (il
capitolo delle sirene). La voce è quella di Cathy Berberian, registrata e manipolata
attraverso le varie tecniche elettroniche (sovrapposizioni, echi, treni di impulsi,
cambiamento di velocità della lettura, tagli, ecc.).
Berio, Momenti (1960)
Maderna, Continuo (1958)

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L’EPOCA DEI SINTETIZZATORI

Come abbiamo visto, negli anni ’50 le apparecchiature utilizzate dai compositori di musica
elettronica non erano costruite espressamente per i musicisti stessi, ma essenzialmente erano
utilizzate dalle radio per compiere test radiofonici oppure per la realizzazione di colonne
sonore.
Questi strumenti però porteranno all’idea di realizzare un SINTETIZZATORE, quindi un
generatore sintetico del suono, finalizzato espressamente alla composizione musicale.

Nel 1957 la RCA realizza il sintetizzatore “Mark II”, un sintetizzatore analogico controllato da
nastri di carta perforata. La macchina era enorme e troppo complessa perchè potesse avere un
qualche successo commerciale: nel 1959 però grazie alla Fondazione Rockefeller fu acquistata
per il centro di musica elettronica dell’Università di Columbia-Princeton ed utilizzata quasi
esclusivamente dal compositore Milton Babbitt (Philadelphia, 1916).

Gli anni più importanti per lo sviluppo dei primi sintetizzatori analogici commerciali furono gli
anni ’60 e tra i più famosi ricordiamo quelli di Robert Moog (1934) e quelli di Donald Buchla
(1937).

Il sintetizzatore Moog (dal nome dello stesso fautore) ebbe un successo enorme, tanto che
Moog è considerato sinonimo di Sintetizzatore.
I primi sintetizzatori sviluppati da Robert Moog e Herbert Deutsch (compositore) avevano una
struttura modulare: i moduli (oscillatori, filtri, generatori d’inviluppo, miscelatori) potevano
essere collegati fra loro da cavi, cosa che rendeva possibile una grande varietà timbrica (e
permetteva anche di ampliare il sistema un po’ per volta).
Fu lo stesso Moog che nel 1967 dette il nome di sintetizzatore ai suoi strumenti ed in
quello stesso anno i suoi strumenti cominciarono ad avere un enorme successo commerciale:
ricordiamo ad esempio che nel 1969 il disco "Switched on Bach" di Wendy Carlos o meglio
Walter, arrangiato e suonato con un un sintetizzatore Moog fu il primo grande successo
discografico di musica elettronica.

I sintetizzatori di Buchla erano anch’essi modulari, ma si differenziavano dagli altri soprattutto


per il tipo di interfaccia utente: non utilizzavano la solita tastiera tipo pianoforte, ma delle
superfici di controllo a sfioramento. Inoltre permettevano di memorizzare una sequenza di
eventi da suonare automaticamente (praticamente un sequencer).

Nel 1977 venne realizzato il primo sintetizzatore digitale: il Synclavier realizzato da Sydney
Alonso e Cameron Jones. Nel 1979 uscì poi una nuova versione, il Synclavier II, che
divenne in breve tempo un grande successo commerciale soprattutto per il suo ampio utilizzo
nell'industria cinematografica e nella produzione della musica pop.

Nel 1983, Ikutaro Kakehashi, fondatore e presidente della Roland, assieme a Dave Smith,
presidente della Sequential Circuits ed in collaborazione con altri produttori, definisce un
protocollo di comunicazione fra strumenti musicali elettronici che viene chiamato MIDI
(Musical Instruments Digital Interface - Interfaccia digitale per strumenti musicali).
Questo protocollo consente tuttora a strumenti elettronici di vari produttori di dialogare tra
loro, in modo tale che, per esempio, una tastiera Roland possa controllare un sintetizzatore
Yamaha.
Nello stesso anno il DX7 della Yamaha diventa il primo sintetizzatore MIDI di successo,
soprattutto anche grazie all’invenzione della sintesi per Modulazione di Frequenza da parte
di John Chowning (che vendette il suo brevetto alla Yamaha).

Nel 1984, Dave Oppenheim sviluppa un'interfaccia MIDI per computer Macintosh: in questo
modo un “home computer” può dialogare con le periferiche musicali di tipo MIDI: si apre così
la strada ad un nuovo genere di software musicale.

Dagli anni ’90 in poi, grazie all’enorme passo in avanti compiuto dalla tecnologia e grazie
anche all’abbassamento generale dei prezzi, gli strumenti elettronici si diffondono sempre più

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inglobando una vasta cerchia di musicisti “Pro” e “Home”.

NB: Da ricordare che l’invenzione dei sintetizzatori “portatili” ha sancito anche la nascita della
Musica Elettronica dal vivo (Live electronics, anni 60/70): prima si poteva solo registrare e
rieseguire la musica elettronica attraverso altoparlanti.

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STORIA DELL’INFORMATICA E NASCITA DELLA MUSICA INFORMATICA

STORIA DEL COMPUTER

Precedenti:

(Tratto da Wikipedia)
A parte l'Abaco, che è il più antico strumento di calcolo usato dall'uomo, le prime macchine
costruite per effettuare meccanicamente operazioni di calcolo, tali che ad un variabile input
dell'utente producessero un corrispondente output come effetto di un processo dei dati
immessi determinato da una regola matematica o logica, sono sorprendentemente molto
antiche.
Le prime importanti esigenze di calcolo riguardarono principalmente l'astronomia, disciplina
legata da un verso a concezioni religiose o comunque spiritualiste, e per altro verso ad
applicazioni estremamente pratiche come quelle per la navigazione marittima.
Dal requisito della portatilità e dalla presenza di un congegno capace di sottoporre ad un
preordinato processo quanto immesso dall'utente, si suole riconoscere in queste prime
macchine i primordiali antenati delle macchine moderne.
Ad esempio, la macchina di Anticitera, dal nome dell'isola dell'Egeo dove fu ritrovata, fu
presumibilmente realizzata intorno al primo secolo avanti Cristo. Consisteva in un piccolo
congegno meccanico, per l'epoca molto sofisiticato, capace di riprodurre il moto del Sole e di
alcuni altri astri, sopperendo ai relativi calcoli altrimenti necessari per determinare le loro
posizioni, ovviamente secondo le curve teoriche allora ipotizzate.

1642 - Blaise Pascal, matematico e filosofo francese, costruisce la prima macchina


calcolatrice meccanica in grado di eseguire addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni. In suo onore
viene chiamata PASCALINA.

1650 - Il matematico inglese Edmond Gunter inventa il REGOLO CALCOLATORE con cui si
possono eseguire moltiplicazioni, divisioni ed operazioni complesse utilizzando scale
logaritmiche.

1674 - Gottfried Leibnitz scopre il sistema binario e concepisce una macchina in grado di
eseguire le quattro operazioni: CALCOLATORE A SCATTI DI LEIBNITZ.

1833 - Macchina analitica di Babbage


Charles Babbage, nel 1833 progetta una macchina per l'elaborazione dei dati che anticipa
genialmente lo schema funzionale di un moderno computer (MACCHINA ANALITICA). La
macchina non fu mai realizzata perché incompatibile con la tecnologia meccanica dell'epoca.
Il 5 giugno 1833, ad un ricevimento tenuto dalla Somerville, la contessa di Lovelace, Ada
Byron (1815-1852), figlia del poeta Lord Byron, Ada ebbe modo di incontrare Charles
Babbage, all'epoca vedovo quarantunenne: Ada rimase affascinata dall'universalità delle idee
di Babbage, e, interessatasi al suo lavoro, iniziò a studiare i metodi di calcolo realizzabili con la
macchina analitica. Nel 1842 Ada scrisse quello che può definirsi come il primo programma
della storia del computer: si trattava di un “algoritmo” per il calcolo dei numeri di Bernoulli.
Il linguaggio di programmazione Ada, sviluppato e promosso dal Dipartimento della Difesa
degli USA intorno alla fine degli anni '70, è stato così chiamato in suo onore.

1847 – George Boole (matematico inglese) concepisce gli operatori logici (nascita
dell’Algebra Booleana).

Infìne nel 1889, Hermann Hollerith (1860-1929) brevettò l'utilizzo di schede perforate la cui
lettura avveniva mediante l'analisi di circuiti elettrici (chiusi in corrispondenza dei fori della

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scheda) e fondò la società Tabulating Machine Company, che in seguito sarebbe divenuta la
IBM.

Tra il 1935 e il 1945, negli Stati Uniti e in Europa, con iniziative indipendenti, si cerca di dare
pratica realizzazione al sogno di Babbage utilizzando le possibilità offerte dalla nuova
tecnologia elettronica.
Un passo in avanti fu compiuto grazie all’invenzione del relè (un interruttore elettro-
meccanico) ed il suo utilizzo nei calcolatori che da meccanici divennero elettro-meccanici.
In quegli anni, in Germania, Konrad Zuse costruisce i primi prototipi di calcolatore con
tecnologia a relè (Z1, Z2, Z3).

PRIMA GENERAZIONE (VALVOLE TERMOIONICHE)


NB: 1904, John Fleming, fisico ed elettrotecnico inglese, inventa la valvola termoionica (usata
nelle apprecchiature radio come amplificatore di segnale).

1946 – Sarà negli Stati Uniti che verranno creati i primi calcolatori a valvole termoioniche:
il 16 Febbraio 1946 entra in funzione l’ENIAC (Electronic Numerical Integrator and
Calculator), presso l'Università di Filadelfia, il primo elaboratore della storia a non possedere
al suo interno parti meccaniche in movimento, ma solo circuiti elettronici. Era stato realizzato
per scopo militare.
Era una macchine enorme, con 18.000 valvole termoioniche, che pesava 30 tonnellate,
assorbiva una potenza di 175KWH e si estendeva su una superficie di 180mq.
Per l’inserimento e la visualizzazione dei dati si utilizzavano schede perforate.

- Ulteriore passo in avanti: il programma viene inserito nella memoria centrale e può
essere cambiato.
C'era ancora un importante passo logico da compiere per arrivare al computer come è
concepito oggi, e cioè inserire il programma da eseguire nella memoria centrale, la memoria
veloce della macchina. Questo schema venne proposto già nel 1945 da John von Neumann,
uno scienziato di origine ungherese emigrato negli Stati Uniti, ma realizzato solo un paio di
anni dopo.
Nasce così l’EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer): questa nuova
macchina è basata sul concetto di “programma memorizzato” e cioè vengono registrati al
proprio interno nella “memoria” non solo i dati su cui lavorare, ma anche le istruzioni per il suo
funzionamento. Il calcolatore diventa così “Elaboratore”, capace cioè di eseguire operazioni
aritmetiche e prendere decisioni logiche, previste da un programma creato dall’uomo.

SECONDA GENERAZIONE (TRANSISTOR)

1947 - La seconda generazione di elaboratori elettronici è caratterizzata dalla definitiva


scomparsa delle valvole e dalla loro sostituzione con il TRANSISTOR, inventato da tre
scienziati della Bell Corporation nel 1947 (William Shockley, Walter Brattain e John
Bardeen): il transistor è più efficiente, più affidabile, più piccolo, più duraturo, più veloce e
più economico delle valvole di vetro.
Con l’impiego del Transistor ed il perfezionamento delle macchine e dei programmi,
l’elaboratore dunque diventa più veloce e più economico.
Il primo computer di seconda generazione viene prodotto su scala industriale appena nel 1957
ed il suo nome è “Modello 2002” della Siemens.
Per la memorizzazione la tecnologia usa schede perforate, nastri magnetici e dischi magnetici.
I nastri magnetici (decisamente ingombranti rispetto ad oggi) permisero la creazione delle
prime banche dati potenzialmente illimitate, mentre i primi dischi furono la base dei sistemi
operativi.

ITALIA 1954 – Il primo calcolatore elettronico installato in Italia entra in funzione al


Politecnico di Milano. Prodotto dalla Computer Research, il CRC-102 impiega come memoria

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un moderno tamburo magnetico che aumenta notevolmente le sue prestazioni: il tempo che
intercorre tra un guasto e l’altro, infatti, è superiore alle tre-quattro ore.

TERZA GENERAZIONE (CHIP)

1958 - La terza generazione di elaboratori è caratterizzata da macchine ancora più veloci, più
affidabili, di dimensioni ridotte e meno costose. Il tutto grazie all’impiego del CIRCUITO
INTEGRATO (IC) o CHIP, inventato da Jack Kilby, un impiegato appena assunto alla Texas
Instruments e che rivoluzionerà tutto il futuro dell’elettronica (dentro al chip troviamo
migliaia di transistor miniaturizzati).
Le prime macchine basate sui circuiti integrati furono i computer della IBM (International
Business Machines), che riuscì ad installare oltre 3000 esemplari in tutto il mondo. I circuiti
integrati aumentarono la velocità dei computers di circa 1000 volte.

ITALIA 1959 – La Olivetti presenta il primo progetto di calcolatore elettronico di produzione


italiana: è l’ELEA 9003 (Elaboratore Elettronico Automatico), basato totalmente su una
architettura a transistor.

1963 – Un gruppo di ricercatori americani (guidati da Douglas Engelbart) progetta e realizza


un rivoluzionario sistema di posizionamento rapido del cursore sullo schermo: per la sua forma
particolare viene chiamato inizialmente “mouse”, nome che lo accompagnerà per il resto della
sua esistenza. Tuttavia, non fu introdotto subito nel mercato: solamente nel 1981 fece la sua
comparsa insieme ad un computer della Xerox.

1964 – Il primo linguaggio di programmazione semplificato nasce in un college del New


Hampshire: è il Basic (Beginner’s All Purpose Symbolic Instruction Code) creato da John
Kemeny e Thomas Kurtz. Ne verranno elaborate numerose versioni, di cui una ridotta
appositamente per essere installata nei primi computer domestici a metà degli anni ‘70 (autori
della riduzione furono William Henry III ovvero ‘Bill’ Gates e Paul Allen).

1964 – vengono sviluppati alcuni dei software più importanti mai immessi nel mercato. A
giugno la IBM mette a punto il primo “word processor” della storia, mentre un gruppo di
ricercatori americani getta le basi del sistema OCR (riconoscimento automatico dei testi). Fu
anche presentata la prima “tavoletta grafica” capace di inviare al computer i disegni tracciati
sulla sua superficie da una stilo.

1965 – Nel 1965 nasce il “sistema operativo”, cioè un programma di base che ha il solo
scopo di far funzionare la macchina ed i programmi che vengono installati (viene scritto in
linguaggio C).
Due specialisti dei laboratori della AT&T (Bell Laboratories) gettano le basi del linguaggio
UNIX (sono Ken Thompson e Dennis Ritchie, creatore del linguaggio C), capace di adattarsi
a qualsiasi calcolatore. La prima versione sarà lanciata nel 1969, ma bisognerà aspettare 10
anni prima che il prodotto diventi commerciale: solo nel 1977, infatti, il sistema sarà
largamente diffuso negli ambienti accademici.

1970 – ARPANET: rete militare del Pentagono dalla quale nascerà Internet.

QUARTA GENERAZIONE (MICROPROCESSORE – CPU: Central Processing Unit)

1971 - Tre ingegneri elettronici della INTEL, tra cui l'italiano Federico Faggin, inventano il
microprocessore, un pezzetino di silicio capace di contenere centinaia (poi migliaia e milioni)
di transistor. Alla produzione della Intel si affianca quella della Texas Instruments. Dall'altra
parte dell'oceano, in Giappone, alcune aziende iniziano una produzione parallela di microchip,
senza rispettare i copyright stabiliti dalle rivali americane. Pochi anni dopo, malgrado una
multa miliardaria, il Giappone diverrà il maggiore produttore al mondo di microchip.

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1972 - Viene annunciata la nascita del primo "floppy disk”: il primo disco magnetico
"flessibile" disponibile sul mercato ha un diametro di 8 pollici (più di 20 cm!) e può
immagazzinare fino a 120 Kb di dati.

1972 - Nasce il processore INTEL 8008, con una memoria di 1 Kb. Progettato dagli ingegneri
della Intel, tra i quali sempre Federico Faggin, sarà utilizzato per la costruzione di uno dei primi
computer accessibili al pubblico: lo SCELBI-8H venduto a partire dal 1974.
Il processore 8080 sarà il cuore dei personal computer (PC) che hanno iniziato la
rivoluzione del mercato informatico domestico.

1972 – Nasce "PONG" il primo videogioco da bar. Lo scopo del gioco è quello di far rimbalzare
una pallina con una racchetta (o meglio, una lineetta) che scorre orizzontalmente sullo
schermo. Il videogioco è arrivato, in mille versioni, fino ai giorni nostri.

1974 - Viene commercializzato il primo calcolatore con l'hard-disk. Sebbene fosse dieci volte
più capace di un floppy-disk dell'epoca, il primo HD Winchester poteva immagazzinare poco più
di 1 Mb di dati.

1975 - Contemporaneamente, il fascino del "fai da te" dell'elettronica venne contagiato dalla
febbre dei computer: il numero ormai storico di Popular Electronics del gennaio 1975 mostrava
in copertina una scatola celeste con sopra interruttori e led e il nome in alto a sinistra:
ALTAIR 8800. Il kit, dal costo di 397 dollari, poteva essere ordinato presso la MITS di
Albuquerque, ed era basato sul processore Intel 8080. L'8080 aveva tutta l'unità centrale di
elaborazione (Central Processing Unit, CPU) in un solo chip, ed era dunque il primo
microcomputer a prezzi accessibili alle fasce popolari. Tuttavia, Altair era concepito
come un minicomputer: ne aveva l'aspetto, usava le stesse periferiche e soprattutto aveva
un’architettura aperta.

1975 - Con i fondi ricavati dalla realizzazione del Basic per l'Altair, Bill Gates fonda la
Microsoft, con sede ad Albuquerque. Oggi la Microsoft ha sede nello stato di Washington,
dove produce sistemi operativi e software per l'80% dei computer del mondo (dal primo
sistema operativo MS-DOS fino alle ultime versioni di Windows Xp e Windows 2003)

1976 - Steve Jobs e Steve Wozniak, due amici programmatori, fondano una società per la
produzione di computer. Capitale disponibile: zero. Il primo potenziale prodotto è l'APPLE I,
uno dei personal computer più preziosi che un collezionista possa desiderare.
Per produrre i primi esemplari, Steve Jobs è costretto a vendere il suo furgoncino "Westfalia",
mentre Steve Wozniak si libera di alcuni computer della HP. Il sacrificio ha ripagato i due
inventori: la APPLE sarà annoverata, pochi anni dopo, tra i colossi dell'informatica.

1977 - La Apple lancia sul mercato il suo secondo prodotto, l'Apple II. Sarà il computer con
la storia più incredibile: con le successive versioni verrà commercializzato per oltre 12
anni, un record rimasto ancora imbattuto. Viene da molti considerato il PRIMO VERO
E PROPRIO PERSONAL COMPUTER (PC).

1980 - Il personal computer più economico viene progettato, costruito e commercializzato


dall'inglese Clive Sinclair. E' lo ZX-80, un'altra pietra miliare nella storia dell'informatica.
Diffusissimo all'inizio degli anni '80, fu la base di lancio per tutti i successivi computer prodotti
da Sinclair (allo ZX-80 seguirà l’anno successivo lo ZX-81).

1981 - Il 12 agosto 1981, IBM immette nel mercato un personal computer che rivoluzionerà il
mondo dell'informatica: il PC IBM o IBM 5150.

Nella sua prima versione era dotato di microprocessore Intel 8088 a 4,7 MHz, con 16 KByte di
RAM, espandibili a 640, senza disco rigido, con massimo due drive per floppy disk da 5.25" a
160Kb, un monitor a fosfori verdi e sistema operativo PC-DOS 1.0 (DOS, Disk Operating
System), sviluppato dalla Microsoft e ceduto in licenza all'IBM.

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Il costo di questo PC era elevato (circa 3.000 dollari), la capacità di elaborazione bassa, la
possibilità di gestire grosse moli di dati era legata all'acquisto di costosissimi dischi rigidi, o
unità a nastro esterne. D'altra parte come tutti i prodotti IBM era una macchina solida e
affidabile, che godeva dell'ottima assistenza IBM, che garantiva un livello di servizio
impensabile per gli altri costruttori di microcomputer e personal computer dell'epoca; era
espandibile tramite un bus interno per schede di espansione, caratteristica che oltre al PC IBM
solo l'Apple II allora possedeva. Mentre il resto degli home/personal computer di allora non
riusciva a scrollarsi di dosso una certa immagine da "tecno-giocattoli", il PC IBM nasceva
invece come una macchina "seria" con cui poter lavorare.

ANNI ’80 (Il personal computer entra nelle case – home computer)

Prendendo spunto dal successo commerciale dell'Apple II e dell'Altair 8800, altre ditte
cominciarono a costruire e vendere i primi home computer. Tra i modelli più famosi possiamo
elencare:

• Tandy Radio Shack TRS-80 (agosto 1977): il primo home computer acquistabile per
meno di 600 dollari
• Commodore PET (dicembre 1977): il primo computer integrato:
tastiera/schermo/memoria di massa a nastro magnetico
• Atari 400/800 (1979): all'avanguardia per capacità grafiche, sonore e possibilità di
espansione
• Commodore VIC-20 (1980): il primo computer al mondo ad essere stato venduto in
oltre un milione di unità
• Commodore 64 (settembre 1982): il più venduto modello di computer di tutti i tempi:
più di 10 milioni di unità
• Apple Macintosh (1984): il primo home/personal computer basato su una Interfaccia
grafica)
• Atari ST (1985)
• Commodore Amiga (giugno 1985): il primo home/personal computer basato su una
Interfaccia grafica a colori (tipo Macintosh)

La seconda rivoluzione di Apple: il Macintosh (1984)

Nel 1984 la Apple produce il secondo passaggio evolutivo che porta agli attuali personal
computer. Dopo l'insuccesso dell'Apple Lisa, che, nel 1983 fu il primo computer (commerciale e
su larga scala) dotato di serie di interfaccia grafica e di mouse, troppo costoso, e con un design
poco appariscente, l'azienda di Cupertino (California) decide di ritentare l'impresa col
Macintosh, decisamente più elegante nel design e nell'approccio all'interfaccia grafica.
Nasceva così il concetto WIMP: Windows Icons Mouse and Pointer (o secondo altri “Pull-down”
menu).

Presentato con uno spettacolare spot televisivo il primo modello di Mac fu messo in vendita al
prezzo di 2.495 dollari.
Queste le sue caratteristiche:

CPU Motorola 68000 a 7,8336 Mhz (8 MHz).


Dimensione registri: 16 bit (una WORD, ossia 2 byte).
Memoria RAM espandibile a 512 Kb.
Risoluzione grafica: 512 x 342 pixel.
Schermo integrato da 9" monocromatico.
Audio: estensione 4 ottave, 8-Bit, Mono, 22 KHz.
Floppy disk drive da 3,5", con capacità di 400 KB su singola faccia.
Peso: 7,5 kg.
Il Macintosh ottenne un successo di mercato senza precedenti, grazie al suo approccio
amichevole (user-friendly) e alla facilità d'uso del suo sistema operativo, il Mac OS. La sua

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interfaccia grafica (GUI) usava per la prima volta metafore facili da comprendere, quali il
cestino, la scrivania, le finestre, gli appunti, ecc. aprendo finalmente l'uso del computer anche
a persone con limitate conoscenze informatiche.

In seguito al successo mondiale del Macintosh, molte di queste caratteristiche innovative


furono mutuate dalla Microsoft nella creazione del proprio sistema operativo “Windows”,
scatenando una battaglia legale durata oltre un decennio.

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COMPUTER MUSIC (ovvero Musica informatica o Informatica Musicale)

Nel 1957 Max Mathews (n. 1926), presso i Bell laboratories,


sviluppa Music I, il primo programma per computer per
generare suoni.
Dall’entusiasmo di questo primo software di generazione
sonora, nel 1968, nascerà "Music V", che divenne ben
presto il modello base della maggior parte del successivo
software musicale.
Ricordiamo che numerosi telefilm e serie di fantascienza degli
anni 70/80 utilizzeranno musiche generate al computer.

“Naturalmente, in quegli anni, non si parlava ancora di Personal Computer ma si lavorava


presso i grandi centri di calcolo delle università. Pensando che la potenza di un grande
elaboratore (detto ‘mainframe’) di quegli anni era di molto inferiore a quella di un personal
computer di oggi, e che ad ogni mainframe erano collegate decine di utenti
contemporaneamente, si comprende come la vita del musicista non fosse delle più facili: anche
perchè ciascun utente aveva una certa ‘priorità’ per l’uso della macchina, e le priorità dei
musicisti non erano di solito fra quelle più elevate. Questo significava ‘lanciare’ il programma la
sera e trovare il risultato al mattino, e quindi correggere gli inevitabili errori e ri-lanciare il
processo per giorni, settimane o addirittura mesi” (tratto da R. Bianchini, Il suono virtuale, Ed.
Contempo)

”Dal programma Music III, Max Mathews e Joan Miller introdussero il concetto di unit
generator, unità di generazione nella sintesi del suono. Una unit generator è un modulo
usato per costruire vari algoritmi informatico-musicali; consisteva inizialmente di oscillatore,
filtro, addizionatore, moltiplicatore, generatore di numeri casuali e generatore di inviluppi. Il
percorso del segnale prodotto da un modulo poteva essere interconnesso con altri moduli per
creare algoritmi anche complessi. Con queste UG si poteva facilmente implementare la sintesi
additiva, sottrattiva e non-lineare (come la FM del famoso DX7 della Yamaha).
Come già detto, Music V ha avuto molti discendenti nei successivi 30 anni tra i quali
ricordiamo Mus10 dell'università di Stanford, Music360, Music11 e "CSound" (1985) realizzati
da Barry Vercoe per conto del Massachusset Institute of Technology (MIT)” (da Gabriel
Maldonado, “Nascita della computer music”).

Caratteristica comune di questi programmi per la generazione di suoni è il concetto di


“Orchestra” e “Score”: nell’orchestra, l’utente definisce tramite algoritmi i propri strumenti
musicali, mentre nella score determina quando e come questi strumenti debbano suonare nel
tempo. Dalla compilazione di Orchestra e Score viene generato il file sonoro.

Fra i compositori di computer music ricordiamo per l’importanza:

1. Jean-Claude Risset (sperimentatore del rapporto acustico tra strumenti acustici e di


sintesi)
2. John Chowning (inventore della sintesi in FM)
3. Barry Truax (coinventore con Roads della sintesi granulare applicata alla musica)
4. Curtis Roads (coinventore con Truax della sintesi granulare applicata alla musica)
5. Paul Landsky (inventore della sintesi per LPC - Linear Prediction Code)
6. James Dashow (autore del linguaggio di sintesi MUSIC 30)
7. Richard Boulanger (CSound e “The CSound Book” )

Tutte queste persone sono capisaldi della storia della computer music e ognuno di loro ha
aperto una branca di ricerca seguita poi da molte altre persone.
Ricordiamo ancora che il già citato Gabriel Maldonado è autore di una versione di CSound
dedicata al video in tempo reale (CSoundAV).

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IN ITALIA

In Italia l’introduzione del computer nella musica avvenne grazie a Pietro Grossi, a Pisa, alla
sezione elaboratori del CNR (Centro Nazionale di Ricerca); tale sezione venne creata su
suggerimento di Enrico Fermi e le prime esperienze risalgono al 67/68.

piccola biografia di Pietro Grossi:


P. Grossi è nato a Venezia nel 1917, violoncellista e compositore, ha svolto attività
concertistica ed è stato docente di violoncello al Conservatorio di Musica di Firenze dal 1942 al
1985, promuovendo in quell'ambito anche la creazione di cattedre di musica elettronica e di
informatica musicale.

1961 - fonda a Firenze l'associazione "Vita musicale contemporanea" (1961-1967)


1962 - compie le prime esperienze nel campo della musica elettronica
1963 - crea a Firenze lo Studio di Fonologia musicale di Firenze
1965 - trasferisce lo Studio di Fonologia all'interno del Conservatorio di Firenze ed
ottiene l'istituzione della prima cattedra di musica elettronica all'interno dei
Conservatori italiani
1966 - abbandona l'attività di violoncellista
1967 - cura insieme a Domenico Guaccero una trasmissione radiofonica per conto della RAI
sulla musica elettronica
1968 - viene inciso il primo disco a 45 giri per l'etichetta General Electric GE -115 con musiche
realizzate presso lo Studio di Fonologia di Firenze
1968 - partecipa alla organizzazione del Convegno internazionale Centri Sperimentali di Musica
elettronica, svoltosi a Firenze nell'ambito del XXXI Maggio Musicale Fiorentino
1969 - inizia l'attività di ricerca nel campo della computer music presso il CNUCE dell'Università
di Pisa, dando vita alla sezione musicologica tuttora operativa (Grossi vi lavora sino al 1994)
1970 - compie la prima esperienza italiana di telematica musicale in collegamento diretto tra
Pisa e Rimini.

Muore nel 2002.

Ascolti consigliati:
- Chowning, Turenas (1972) – Basato sulla sintesi per FM (di cui è stato l’inventore)
- Boulanger, Trapped in space (1979) – realizzato con Music 11 e poi tradotto in CSound
- Risset, Sud (1985) - Suoni registrati nelle insenature del Golfo di Marsiglia elaborati e
mixati con Music V

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