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1: home recording
(attrezzatura)
Benvenuti alla prima lezione del Corso per tecnico del
suono dedicato a tutti i musicisti che desiderano iniziare a
registrare la propria musica in completa autonomia,
ottenendo validi risultati.Questo corso è indirizzato
esclusivamente a musicisti che vogliono entrare nel
mondo della registrazione per la prima volta; il mondo
dell’audio è un terreno sconfinato di termini, procedure,
concetti non sempre alla portata di tutti; gli argomenti
perciò verranno trattati in maniera estremamente semplice
in modo da dare le nozioni necessarie utili ad un solido
ma veloce start up nel mondo del recording.
Nella pratica
:
Registrazione stereofonica:
Dal momento che desideri far suonare alla grande le tue
registrazioni ti consiglio di approfondire l’argomento
“stereofonia” Microfoni a condensatore vengono spesso
impiegati per la registrazione panoramica della batteria,
del pianoforte, degli strumenti a corda o degli strumenti
percussivi ove si renda necessario captare una sonorità
globale dello strumento. Nella maggior parte dei casi le
registrazione panoramiche vengono realizzate con coppie
di microfoni per ottenere registrazionistereofoniche.
Sfortunatamente però, per ottenere riprese stereofoniche
professionali, al contrario di come troppo spesso vedo e
sento fare, non è sufficiente possedere un paio di
microfoni a condensatore e piazzarli “ad sensum” nella
sala di ripresa. Saper utilizzare correttamente coppie di
microfoni ti darà il vantaggio di: – aumentare la
profondità percepita delle tue registrazioni – rendere le
tue sonorità nitide, coerenti e professionali – riprendere il
suono intero e globale dello strumento senza omissione di
particolari – registrare correttamente, catturando una
naturale sensazione di disposizione degli strumenti,
organici interi, rock band, orchestre, quartetti, cori, ecc…
Le tecniche di ripresa stereofonica sono un’arma
incredibile che i tecnici del suono hanno a disposizione.
Peccato che, molto spesso, per la fretta e la noncuranza
del dilettante allo sbaraglio, queste preziosissime risorse
vengano praticamente ignorate, se non snobbate…
L’interazione tra segnali stereo microfonici è un’arte
complessa che rasenta l’alchimia. Il tecnico del suono che
si fregia di registrare in stereofonia DEVE, se non essere
esperto di posizionanti microfoni “esoterici”, quantomeno
conoscere le tecniche base che regolamentano i
posizionanti di coppie stereofoniche di microfoni. Avrai
necessità di molta, molta, molta pratica per poter
padroneggiare le tecniche di ripresa stereofonica al 100%.
Ancora… Un tipico set di batteria solitamente viene
generalmente microfonnato con 2 microfoni a
condensatore che riprendono in stereofonia lo strumento
nella sua globalità dall’alto, un microfono a condensatore
per la ripresa dell’Hi-Hat, eventualmente un altro per la
ripresa della cordiera del rullante ed infine tanti microfoni
dinamici quanti sono i fusti che compongono il set
(Rullante, toms, cassa…). Una chitarra elettrica potrebbe
essere ripresa in varie maniere: con un unico microfono
dinamico, con un microfono dinamico vicino al cono ed
uno in posizione più arretrata, oppure utilizzando
interamente o parzialmente microfoni a condensatore (più
“dettagliati” nella ripresa dei particolari) al posto di
microfoni dinamici; infine una coppia stereo, anche in
questo caso, non guasta… Analogamente coppie
microfoniche stereo possono essere utilizzate con
successo nella ripresa di ensembles d’archi, cori,
strumenti acustici singoli ecc… ricorda: più stai vicino
alla sorgente col microfono, meno percepisci l’acustica
dell’ambiente di ripresa; più ti allontani, più il suono
diretto dello strumento si mischia all’interazione acustica
della stanza. Una buona ripresa stereofonica che tenga
conto delle proporzioni dello strumento e dell’acustica
della sala restituisce naturalezza, spazialità, profondità,
professionalità. Una voce, in studio di registrazione,
solitamente viene ripresa con un microfono a
condensatore. Viceversa, in situazioni live, essa viene
catturata attraverso un microfono dinamico che, essendo
meno sensibile, diminuisce il rischio di effetto larsen
(quei tipici fischi che spesso si sentono nei concerti:
microfoni a condensatore, a causa della loro spiccata
sensibilità, mal si prestano generalmente al live poiché in
grado di percepire anche rumori di fondo come quelli
dell’impianto di diffusione o dei monitors da palco). Al
contrario, microfoni dinamici risultano essere meno nitidi,
meno dettagliati, ma più “pastosi”. Essi infatti, a causa di
una serie di peculiarità e considerazioni che troveranno
approfondimento nel corso per tecnico del suono restituiscono una
sonorità diversa e molto caratteristica rispetto alla
maggior parte dei microfoni a condensatore, generalmente
più “asettici”.
Riassumiamo quello che ci siamo detti fino ad ora in
questo corso per tecnico del suono lezione 2:Microfoni
a condensatore: suono professionale a partire dai 200 –
350 € (fino ai 20.000 €) a microfono, necessitano di
alimentazione phantom, precisi, dettagliati, sensibili,
naturali, adatti a riprese panoramiche e distanziate, adatti
a riprese ravvicinate cariche di dettaglio (anche a sorgenti
fragorose se il mic è dotato di attentatore pad -10, -20, o
-30 db), spessissimo utilizzati in coppia in configurazione
stereo. Microfoni dinamici: suono professionale a partire
dai 100 € a microfono, passivi, meno sensibili, suono
“pastoso” ma meno dettagliato dei condensatori, adatti
specialmente a riprese ravvicina te di sorgenti sonore
anche fragorose, raramente impiegati per riprese
panoramiche e stereofoniche. E’ possibile utilizzare con
creatività microfoni progettati per altre applicazioni: ad
esempio microfoni dinamici per chitarra elettrica possono
essere impiegati con successo nella registrazione di voci
professionali in studio di registrazione o microfoni a
condensatore, pensati per la registrazione della voce,
possono essere anche impiegati per la registrazione
professionale di percussioni o chitarre. Ma chi l’ha detto
che per registrare una voce professionale sia
necessartio spendere 1000 € per un microfono???
Iniziamo a sfatare un pò di miti per cortesia: non serve
spendere migliaia di euro per ottenere sonorità
professionali se qualcuno ti insegna ad utilizzare la
strumentazione che hai a disposizione… Poi, se qualche
proprietario di VM-1 o simili vuol far sentire la sua,
siamo ben aperti al confronto.
Alcune considerazioni:
Metronomo e timeline:
Il mastering:
Mi
Processori di dinamica:
INSERT
Partiamo con l’insert: viene definito insert la coppia di
connessioni (uno in uscita e l’altra in rientro) che
permettono al segnale che transita attraverso un canale del
mixer di uscire per essere processato da un processore
esterno (come ad esempio un compressore, un
equalizzatore più qualitativo rispetto quello del canale del
banco, altri processori di dinamica in genere). La funzione
dell’insert è perciò quella di aumentare il numero di
processori su alcuni canali. Non avrebbe senso infatti
creare dei mixer completi di compressore, gate, limiter,
eccetera per ogni canale perché, mentre l’equalizzatore è
uno strumento che si utilizza nel 90% dei casi per
ritoccare il segnale microfonico o per effettuare scelte
artistiche all’interno del mixaggio, gli altri processori di
dinamica non sempre vengono utilizzati. Sarebbe perciò
uno spreco di risorse, sia in termini costruttivi che
economici, dotare un mixer di una vasta gamma di
processori di dinamica per ogni canale, senza contare il
fatto che, a livello ergonomico, diventerebbe ingestibile.
Ha invece molto più senso dare la possibilità al fonico di
inserire una catena di effetti esterna al mixer dedicata al
processing di un singolo canale. Se ad esempio la voce
del cantante o la chitarra del chitarrista sono gli strumenti
principali di una situazione musicale, potrebbe essere
necessario utilizzare dell’estetistica di elevata qualità per
far risaltare questi strumenti all’interno del mixaggio; non
sempre però la catena effetti necessaria è la stessa e
dunque, sapere di poter prelevare il segnale, farci un po’
quello che ci pare, per poi reinserirlo nello stesso punto
del mixer, per poi poter essere utilizzato sia nelle uscite
principali che nelle uscite ausiliarie, ci dà la possibilità di
scelta migliore per ogni singola situazione sonora. Come
forse avrai notato, parlando di insert, non ho mai
menzionato alcun processing di colore ma solamente
processing dedicati al cambio dei connotati del segnale,
ossia processori di dinamica. Per riprendere quello che è
stato già detto in un altro articolo, desidero ricordare che
le elaborazioni di colore vengono effettuate per
aggiungere un ambiente o una suggestione ad un segnale
audio già tecnicamente ed artisticamente trattato, con la
risposta frequenza è la gamma dinamica necessaria per
risiedere correttamente all’interno del mix. Difficilmente
perciò ti capiterà di trovare un riverberatore o un della
utilizzato in insert, anche se ciò tecnicamente sarebbe
possibile. Il concetto è questo: prendiamo ad esempio un
processore di riverbero (ma la considerazione che segue si
applica a qualsiasi altro processore di colore); utilizzando
gli insert, se io volessi attribuire una certa dose di
spazialità a quattro strumenti differenti all’interno di un
mixaggio (ad esempio voce, chitarra elettrica, chitarra
acustica e tastiere) necessità dei di quattro differenti
processori ognuno dei quali dovrebbe essere inserito
nell’inserto del rispettivo canale che si vuol processare.
Questo risulta essere un metodo molto dispendioso è poco
pratico anche perché, ammesso e non concesso che non vi
siano limitazioni di budget e quindi che vi possiate
permettere qualsiasi processore desideriate, resta il fatto
che durante il concerto o durante il mixaggio dovrete
provvedere a quattro differenti regolazioni nel medesimo
istante su 4 differenti riverberatori. Se lo scopo però
risulta essere quello di ricreare in maniera artificiale una
connotazione spaziale degli strumenti, e perciò farli
suonare, tutti nella stessa stanza, avrebbe molto più senso
poter utilizzare un unico riverberatoore che, in maniera
univoca, si occupi di emulare un ambiente e trovare un
modo, sfruttando le caratteristiche del mixer, di far
arrivare all’ingresso del processore il segnale di tutti e
quattro gli strumenti. Il metodo “furbo “per effettuare
questa operazione è, come avrei potuto immaginare,
sfruttare le mandate ausiliarie. Come già detto le mandate
ausiliarie consentono di effettuare un mixaggio differente
rispetto al mixaggio che viene inviato al sistema di
amplificazione principale: sarà perciò agevolmente
possibile, utilizzando i potenziometri dedicati ad una
mandata ausiliaria (ad esempio mandate ausiliarie 2) di
ogni singolo canale creare un mixaggio contenente i
quattro segnali che vogliamo processare, collegare l’uscita
della mandata ausiliaria al processore di segnale ed infine
collegare l’uscita del riverberatore (con il controllo mix
impostato a 100% Wet) nuovamente in ingresso al mixer
su un nuovo canale. Per riassumere, la situazione è
questa: chitarra acustica, elettrica, voce e tastiere hanno
ognuna un canale dedicato chi viene mixato in direzione
delle uscite principali. Inoltre, però ognuno di questi
canali, viene utilizzato il potenziometro della mandata
ausiliaria 2 per creare un nuovo mixaggio, indipendente
da quello chi viene inviato alle uscite principali, da
trasmettere al riverberatore. Il riverberatore effettua il
processing del segnale mixato attraverso la mandata
ausiliaria 2, l’uscita del processore (in pratica la risposta
acustica della stanza emulata) viene è ricollegata al mixer
attraverso un quinto canale il quale verrà mixato assieme
ai quattro canali iniziali sulle uscite principali. Capisci
bene che, in questa configurazione, il rapporto segnale
diretto / segnale riverberato potrà ad esempio essere
modificato attraverso il fader del canale di ritorno del
segnale processato dal riverberatore (abbassandolo infatti,
il riverbero complessivo diminuirà e dunque il controllo
mix presente sul processore, ideato per modificare il
rapproto segnale diretto / segnale riverbereto, non servirà
effettivamente più); inoltre i potenziometri nei singoli
canali relativi alla mandata ausiliaria 2 avranno il compito
di determinare il rapporto segnale diretto / segnale
riverberato dei singoli strumenti (vale dire che, se ritengo
necessario che il segnale di voce risulti essere meno
riverberato rispetto al segnale di chitarra acustica, il
potenziometro della mandata ausiliaria 2 del canale della
chitarra acustica presenterà un livello di apertura più
elevato rispetto a quello della voce).
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