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2008/09
5.1. Ponti a travata due o più travi principali: generalità e modelli di calcolo
L’impalcato dei ponti a travata con due o più travi principali è costituito da più elementi
longitudinali rettilinei (travi) collegati tra loro dalla soletta e spesso anche da elementi rettilinei
trasversali (traversi).
Nel primo caso il campo di impiego è quello delle luci medio-piccole fino a circa 40-50 m
in uno schema statico di trave in semplice appoggio (consente operazioni semplici di montaggio)
con soletta di continuità; mentre nel caso di struttura mista acciaio-calcestruzzo si può arrivare
anche a luci più significative fino a 100 m.
I carichi transitanti sui ponti sono generalmente applicati in posizione eccentrica rispetto
all’asse principale della struttura, pertanto il calcolo dell’impalcato deve considerare la
ripartizione trasversale dei carichi fra i diversi elementi portanti.
Nel primo caso la travata da ponte può essere assimilata ad un graticcio di travi, nel
secondo è prevalente in ciascuna delle due travi il comportamento di trave soggetta a flessione e
a torsione.
Il valore della larghezza “efficace” collaborante, definita come la larghezza della flangia
ideale di una trave a T che trasmette lo stesso sforzo normale complessivo che interessa la soletta
reale ma con una distribuzione uniforme delle tensioni normali σ, pari al valore reale massimo,
dipende dalla deformabilità a taglio nel proprio piano della soletta a sua volta funzione del
rapporto b1/L, del tipo di carico e del tipo di schema statico.
Larghezza efficace ai fini della diffusione per taglio del carico ("shear lag") agli stati limite di servizio e di fatica.
La larghezza efficace beff legata all'effetto dello "shear lag" in condizioni elastiche può essere calcolata con l'espressione:
beff = β⋅b0
Una volta riportato lo schema statico a quello di un graticcio piano è possibile eseguire il
calcolo in modo automatico (ad esempio mediante una modellazione agli elementi finiti) oppure
impiegare dei metodi approssimati (utili in fase di predimensionamento) basati su ipotesi
semplificative. Tali metodi sono basati su due strategie alternative: (i) ricondurre il problema
piano ad un problema monodimensionale dopo aver ripartito trasversalmente i carichi, (ii)
modellare il graticcio come una struttura equivalente continua (piastra ortotropa) che è possibile
risolvere in forma chiusa.
P = r ⋅P
j i,j i
se Pi ≠ 1
Modelli di calcolo
Oss: la deformata trasversale del ponte è proporzionale alla linea di influenza del coefficiente di
ripartizione della trave caricata.
Metodo di Courbon
Viene supposta la presenza di un traverso
infinitamente rigido sotto una qualunque
posizione del carico.
Metodo di Engesser
I traversi infinitamente rigidi sono in numero finito e occupano la posizione reale.
(i) Si considerano in una prima fase
degli appoggi provvisori in
corrispondenza dei nodi e ogni trave si
comporta in modo indipendente come
trave continua su appoggi fissi. Si
calcolano sollecitazioni e reazioni agli
appoggi.
(ii) Si rimuovono i vincoli fittizzi e si
applicano alla trave le reazioni vincolari
del p.to (i) che saranno distribuite
mediante i traversi alle altre travi
longitudinali
(iii) le sollecitazioni risultanti saranno la
somma di quelle calcolate in (i) e in (ii).
OSS: già con 3 traversi gli sforzi flessionali
calcolati in (ii) sono molto maggiori di quelli
valutati in (i) e quindi si può operare con il
metodo di Courbon, mentre gli sforzi si taglio
devono essere sempre calcolati con il metodo
di Engesser.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.18 -
Ponti a travata
Nel caso di carico che si sposta lungo il traverso il momento è calcolato con una relazione del
tipo: Ms = Σri⋅yi – 1⋅yp (teorema di Land con ipotesi di traverso rigido).
Nel caso di carico lungo le travi la figura di destra mostra qualitativamente la superficie di
influenza del momento in S.
M s = ηi,h ⋅ R i,h
Metodo di Guyon-Massonnet-Bares
In questo caso si segue la via opposta di quella vista con i metodi visti finora, basati sulla così
detta ripartizione trasversale dei carichi
Il metodo fu proposto da Guyon nel 1946 per un grigliato di travi prive di rigidezza torsionale,
ripreso da Massonnet nel 1950 per tener conto della torsione, ed infine esteso da Bares.
Massonet e Bares hanno sistemato in modo definitivo la materia in un libro, che fornisce un gran
numero di tabelle direttamente utilizzabili dal progettista (Massonet, Bares, “Le calcules des
grillages de pontres ed dalles orthotropes sèlon la Methode Guyon – Massonet –Bares” Dunod,
Parigi, 1966)
Il metodo non fa nessuna ipotesi sulle rigidezze flessionali e torsionali delle travi e dei trasversi.
È quindi utilizzabile nel caso di ponti molto larghi rispetto alla luce, oppure quando si hanno
nervature dotate di una certa rigidezza torsionale (casi in cui non è lecito applicare i metodi di
Courbon o di Engesser).
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.20 -
Ponti a travata
- il graticcio effettivo può essere sostituito con uno a maglie infinitesime avente le stesse
rigidezze medie flessionali e torsionali;
Indicando con:
E Jl E Jt
Dx = Dy =
b1 l1
G Kl G Kt
C xy = C yx =
b1 l1
Gli Autori consigliano di considerare una larghezza convenzionale 2b=n b1 (n = numero delle
travi) che peraltro in molti casi è prossima a quella effetttiva essendo in genere lo sbalzo della
soletta circa la metà dell’interasse delle travi.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.22 -
Ponti a travata
Per una trave vincolata in modo generico e sottoposta ad un carico p(x) qualsiasi, la deformata
w(x) è una funzione incognita la cui forma è sempre diversa da quella del carico.
p(x) / w(x)
Solo nel caso di trave semplicemente appoggiata, soggetta ad un carico sinusoidale, la forma del
carico coincide con quella della deformata ed il rapporto
nπx nπx
p n sin w n sin = pn w n
l l
La linea elastica sarà in ogni caso somma di armoniche tutte con abbassamento nullo alle
estremità. Quindi per poter eseguire un’analisi armonica la trave deve essere semplicemente
appoggiata.
Nel caso di travi continue il metodo può essere ancora utilizzato con sufficiente approssimazione
considerando una luce ideale pari a 0,7 ‘effettiva (distanza dei punti di flesso in una trave
continua con carico uniforme).
3 h 3b3 1 3
K= che, per h b > 5 si può assumere pari a : K= hb
(
10 h 2 + b2 ) 3
Nel caso di sezioni di tipo “aperto”, quali doppio T o simili, K si può ottenere come somma delle
costanti di torsione relative ai rettangoli elementari in cui si può scomporre la sezione data.
Nel caso infine di sezioni chiuse con pareti sufficientemente sottili vale la teoria di Bredt per cui:
4A 2
K=
∑ si t i
Nel calcolo della rigidezza torsionale delle travi e dei trasversi va poi tenuto presente che nella
realtà fisica non si hanno i tagli ideali nella soletta che sono serviti per ridurre l’impalcato ad un
graticcio.
Questi tagli porterebbero a sopravvalutare il contributo della soletta alla rigidezza torsionale
delle travi e dei trasversi in cui sono evidenziate le tensioni tangenziali che si avrebbero se la
soletta fosse effettivamente discontinua.
1
K= h b3 (con s « B)
6
∂m x ∂m xy
+ = tx
∂x ∂y ∂2w ∂2w
mx = − Dx 2 ; my = −Dy 2
∂m yx ∂m y ∂x ∂y
+ = ty
∂x ∂y ∂2w ∂2w
m xy = −Cxy ; m yx = −C yx
∂t x ∂t y ∂x∂y ∂x∂y
+ = − p ( x, y )
∂x ∂y
Nel caso di grigliato a maglie infinitesime però, non avendosi la continuità fisica del materiale,
non vale il principio di reciprocità delle tensioni tangenziali τ
Ciò significa in generale che i momenti torcenti agenti in un punto secondo due direzioni
ortogonali tra loro non sono necessariamente eguali, cioè in generale m xy ≠ m yx
Sempre per lo stesso motivo risulta inoltre : υx = υy = 0
πx
w ( x, y ) = w ( y ) sin (n=1)
l
πx
w ( x ) = w sin
l
Il rapporto
w (y)
K=
w
tra la deformata in un punto per effetto del carico lineare e quella che si avrebbe nello stesso
punto se si ripartisse detto carico su tutta la larghezza del ponte, corrisponde al “coefficiente di
maggiorazione del valore medio” del coefficiente di ripartizione, quando riferito alla trave alla
coordinata y
rij
K ij = = n travi rij
r
∂ 2 w π2 πx
per carico uniforme: m x = − D x 2 = 2 D x w sin
∂x l l
mx w ( y )
e quindi: = =K
mx w
Quindi K è anche il rapporto tra i momenti flettenti, in una trave longitudinale, dovuti al carico
lineare eccentrico e quelli dovuti allo stesso carico ripartito su tutta la larghezza del ponte.
Per definire completamente queste ultime, cioè per descrivere il graticcio, gli Autori dimostrano
che sono sufficienti due parametri:
b Kx H
θ= parametro di deformabilità trasversale; α = parametro di torsione; .
l Ky Kx Ky
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.31 -
Ponti a travata
Si noti ancora come il metodo di Courbon sia un caso particolare di quello in esame qualora si
abbia: α = θ = 0
Da quanto detto risulta che le tabelle dovrebbero essere a quattro entrate (e, y, α ,θ).
Tuttavia gli Autori hanno provato che è sufficiente fornire i coefficienti per α = 0 ed α = 1 e
calcolare il valore di K per i valori intermedi di α per mezzo di una legge di interpolazione
semiempirica:
K α = K 0 + ( K1 − K 0 ) α1/ 2
a) Coefficienti K per il calcolo dei momenti flettenti nelle travi da utilizzarsi come detto.
b) Coefficienti µ per il calcolo dei momenti flettenti nei trasversi, da utilizzarsi nel seguente
modo:
πx
m y = µ ( e, y ) p0 b sin
l
πx πx
M = ∫xx−+ll 22 m y dx = µ p0 b ∫xx−+ll 22 sin
1 1
dx ≅ µ p0 b sin l1
1 1
l l
Vengono inoltre forniti i valori dei seguenti coefficienti ed il relativo metodo di impiego:
Si osservi che, molto spesso, per un calcolo approssimato delle travi, non è necessario sviluppare
il carico in serie di seni ma è sufficiente assumere come valido, per il carico effettivo, il valore di
K fornito dalle tabelle.
Nel caso di impalcati bi-trave l’impiego dei metodi a graticcio introduce delle approssimazioni eccessive pertanto non
risulta adatto al calcolo dello stato tensionale conseguente alla distribuzione trasversale del carico con risultante eccentrica
rispetto l’asse della travata. E’ quindi necessario studiare il problema con un approccio differente partendo dall’analisi dei
quattro casi limite riportati nella figura precedente.
Nella trattazione che segue si considerano le
seguenti ipotesi:
• si suppongono sempre presenti dei
diaframmi rigidi trasversali in corrispondenza
della sezione sugli appoggi;
• si fa riferimento allo schema di trave in
semplice appoggio;
• il carico sull’impalcato (con risultante Σq ed
eccentricità e) può essere scomposto in due
condizioni fondamentali:
a) carico totale Σq centrato rispetto all’asse di
simmetria;
b) carichi antisimmetrici: ±Σq⋅e/b agenti
verticalmente in corrispondenza delle due
travi principali ed equivalenti a coppie
torcenti Σq⋅e applicate alla sezione
trasversale della travata.
i) elemento 1:
- forza P diretta verticalmente verso il basso
applicata all’estremo libero z=0.
- sforzi longitudinali N(z) agenti a livello
dell’ala superiore parallelamente all’asse
della trave. Questi sforzi hanno il compito di
ripristinare la continuità fra la trave 1 e la
soletta 3 e possono essere riportati sull’asse
baricentrico della trave aggiungendo i
momenti di trasporto N(z)⋅a(z).
ii) elemento 2:
- forza (-P) diretta verticalmente verso l’alto
applicata all’estremo libero z=0.
- sforzi longitudinali N(z) eccentrici agenti a
livello dell’ala superiore parallelamente
all’asse della trave come per l’elemento 1.
iii) elemento 3:
z
In una generica sezione di ascissa z detta: F ( z ) = ∫ N ( z )dz la risultante degli sforzi N(z) la tensione al bordo superiore della
0
trave 1 vale:
P⋅z F (z ) F (z ) ⋅ a (z )
σ1 ( z ) = − − .
W1,s ( z ) A1 ( z ) W1,s ( z )
Nello stesso punto del sistema considerato appartenente alla lastra 3 si ha:
F (z ) ⋅ b b F ( z ) ⋅ b2
σ3 ( z ) = − ⋅ =− .
I 3y 2 2I 3y
Analogamente nei punti di contatto degli elementi 2 e 3 della sezione trasversale di ascissa z si ha:
F ( z ) ⋅ b2 P⋅z F (z ) F (z ) ⋅ a (z )
σ3 ( z ) = + , σ3 ( z ) = − + + .
2I 3y W2,s ( z ) A 2 ( z ) W2,s ( z )
Le condizioni di congruenza ε1(z) = εi+1(z) scritte per ciascuna sezione della struttura consentono di determinare F(z) e
quindi calcolare le tensioni in ogni punto.
i 3
2
Poiché l’angolo di torsione θ1 è lo stesso per tutti i rettangoli che formano la sezione, il massimo valore della tensione tangenziale si può calcolare suddividendo il momento
torcente in parti Mit proporzionali ai valori ai⋅bi3.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2008/09 - Pag. 5.54 -
Ponti a travata
In travi composte da rettangoli allungati hanno un’influenza non trascurabile le tensioni normali secondarie σz e σz . Le
prime possono essere calcolate in funzione delle τmax:
⎧ 2
E ⎛ a ⎞ τ2max e risultano sensibilmente inclinate rispetto all’asse di torsione ed il momento rispetto al centro di
⎪⎪σz ,max = ⋅ ⎜ ⎟ ⋅ torsione delle loro componenti sul piano della sezione trasversale può contribuire in misura
G ⎝ b ⎠ 12
⎨ notevole ad equilibrare il momento torcente esterno Mt.
⎪σz ,min = 1 σz ,max
⎪⎩ 2
Le σz si sviluppano invece quando per alcune condizioni dei vincoli esterni sia impedito l’ingobbamento delle sezioni
trasversali (ortogonali all’asse di torsione), oppure nel caso di momento torcente variabile lungo l’asse della trave (in questo
caso le sezioni rette non si ingobbano tutte ugualmente).
La soluzione analitica del problema nel caso di sezione a doppio T simmetrica si ottiene scrivendo l’equazione di equilibrio
alla rotazione intorno all’asse di torsione:
M τ + M a + M t = 0 ovvero M τ + Ta ⋅ b + M t = 0
I p dθ
con Mτ = G ⋅
q dz
d2y b b d2θ b d 3θ b 2 d 3θ
M a = EI a ⋅ 2 essendo y = θ ⋅ si ha M a = EI a ⋅ ⋅ 2 quindi Ta = EI a ⋅ ⋅ 3 e Ta ⋅ b = EI a ⋅ ⋅ 3
dz 2 2 dz 2 dz 2 dz
d 3θ dθ 2 G ⋅ Ip 2
Si ottiene l’equazione di Timoshenko per la torsione non uniforme: − α2 = βM t dove α2 = 2 ⋅ e β= .
dz 3
dz b q ⋅ EI a EI a ⋅ b 2
Le tre costanti arbitrarie per l’equazione differenziale del III ordine nella rotazione θ(z) si determinano attraverso le
condizioni al contorno mentre ed il suo integrale consente di determinare tutte le grandezze del problema:
⎧ I p dθ
M
⎪⎪ τ = G ⋅ ⋅
q dz
⎨
⎪ M = − EI a ⋅ b ⋅ d θ
2 3
⎪⎩ a 2 dz 3
OSS: nel caso di sezioni differenti dalla sezione a doppio T devono essere introdotti i valori opportuni per la rigidezza
torsionale G⋅Ip/q.
Riferimenti bibliografici
• Progettazione e costruzione di Ponti con cenni di patologia e diagnostica delle opere esistenti.
M. P. Petrangeli (IV edizione, MASSON, 1997).
• Ponti a struttura d’acciaio. F. de Miranda (Collana tecnico-scientifica per la progettazione di
strutture in acciaio, Distribuzione CISIA – 1972).
• Manual of Bridge Engineering, Edited by M.J. Ryall, G.A.R. Parke and J.E. Harding (Thomas
Telford, 2000).
• Bridge Engineering Handbook, Edited by W.F. Chen and L. Duan (Boca Raton: CRC Press,
2000).
• ENV 1993-1-7:2002. Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio - Parte1-7: Regole
generali - Regole supplementari per lastre ortotrope caricate al di fuori del loro piano.
• ENV 1993-2:2002. Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio - Parte 2: Ponti di
acciaio.
• ENV 1992-2:2006. Eurocodice 2 - Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di calcestruzzo -
Parte 2: Ponti di calcestruzzo - Progettazione e dettagli costruttivi.