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Corso di Costruzione di Ponti - a.a.

2008/09

5. PONTI A GRATICCIO DI TRAVI E


IMPALCATI BI-TRAVE

Novembre 2008 – rev. 2 - Pag. 6.1 -


Ponti a travata

5.1. Ponti a travata due o più travi principali: generalità e modelli di calcolo

L’impalcato dei ponti a travata con due o più travi principali è costituito da più elementi
longitudinali rettilinei (travi) collegati tra loro dalla soletta e spesso anche da elementi rettilinei
trasversali (traversi).

Tale tipologia di impalcato viene correntemente realizzata mediante struttura prefabbricata


in c.a. e c.a.p. o struttura mista acciaio-calcestruzzo.

Nel primo caso il campo di impiego è quello delle luci medio-piccole fino a circa 40-50 m
in uno schema statico di trave in semplice appoggio (consente operazioni semplici di montaggio)
con soletta di continuità; mentre nel caso di struttura mista acciaio-calcestruzzo si può arrivare
anche a luci più significative fino a 100 m.

I carichi transitanti sui ponti sono generalmente applicati in posizione eccentrica rispetto
all’asse principale della struttura, pertanto il calcolo dell’impalcato deve considerare la
ripartizione trasversale dei carichi fra i diversi elementi portanti.

Devono distinguersi due casi fondamentali:


• travata da ponte formata da tre o più travi principali longitudinali portanti (graticcio di travi);
• travata da ponte costituita da due sole travi principali.

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Ponti a travata

Nel primo caso la travata da ponte può essere assimilata ad un graticcio di travi, nel
secondo è prevalente in ciascuna delle due travi il comportamento di trave soggetta a flessione e
a torsione.

La scelta della soluzione ottimale deriva da considerazioni prettamente economiche. Nel


caso di travi in acciaio o miste-acciaio calcestruzzo è stato verificato, nella pratica, come per
ponti di luci L piccole rispetto alla larghezza B dell’impalcato: L/B ≤ 2.5 una progettazione
ottimale preveda l’impiego di 3 o più travi principali, mentre per L/B > 2.5 l’uso di sole due travi
risulta la soluzione economicamente più vantaggiosa.

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Ponti a travata

5.2. Impalcati a graticcio

Nel calcolo dei ponti a graticcio la geometria tridimensionale dell’impalcato viene


schematizzata da un sistema piano costituito dalle travi longitudinali che collaborano con una
porzione “efficace” di soletta e dai traversi.

Il valore della larghezza “efficace” collaborante, definita come la larghezza della flangia
ideale di una trave a T che trasmette lo stesso sforzo normale complessivo che interessa la soletta
reale ma con una distribuzione uniforme delle tensioni normali σ, pari al valore reale massimo,

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Ponti a travata

dipende dalla deformabilità a taglio nel proprio piano della soletta a sua volta funzione del
rapporto b1/L, del tipo di carico e del tipo di schema statico.

Larghezza efficace per elementi in c.a. c.a.p (EC2-1-1)


La larghezza “efficace” beff può essere calcolata
mediante l’espressione:
2
beff = ∑ beff ,i + b w
i =1

Dove il termine beff,i viene calcolato in funzione della


distanza l0 tra due punti di nullo del diagramma del
momento flettente della trave.
beff ,i = 0.2 ⋅ bi + 0.1 ⋅ l 0 ≤ 0.2 ⋅ l 0
e beff ,i ≤ bi

Larghezza efficace per elementi di acciaio (EC3-1-5)


Anche nel caso di elementi di acciaio è necessario valutare gli effetti della diffusione per taglio del carico ("shear lag") sulla
distribuzione degli sforzi e sulla resistenza che risulta rilevante soprattutto per le lamiere sottili irrigidite (piastre ortotrope).

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Ponti a travata

Lo "shear lag" nelle flange può essere


trascurato a patto che risulti b0 < Le/20,
dove la larghezza della flangia b0 è assunta
pari alla lunghezza della flangia esterna o a
metà della larghezza di un elemento
interno e Le è la distanza tra due punti di
nullo del momento flettente.

Laddove tale limite venga superato si raccomanda di considerare gli effetti


dello "shear lag" nelle flange per la verifica degli stati limite di servizio, di
fatica e allo stato limite ultimo.

Larghezza efficace ai fini della diffusione per taglio del carico ("shear lag") agli stati limite di servizio e di fatica.
La larghezza efficace beff legata all'effetto dello "shear lag" in condizioni elastiche può essere calcolata con l'espressione:
beff = β⋅b0

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Ponti a travata

Il fattore β che determina la larghezza efficace


può essere ottenuto dal prospetto a fianco usando
valori di κ ottenuti dalla:
κ = α0 ⋅ b0 / Le
con: α0 = (1 + Asl ) / (b0 ⋅ t)0,5
in cui Asl è l'area di tutti gli irrigidimenti
longitudinali compresi nella larghezza b0.

Distribuzione degli sforzi in caso di "shear lag"

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Ponti a travata

Larghezza efficace allo stato limite ultimo.


Allo stato limite ultimo gli effetti combinati dello "shear lag" e dell'instabilità locale devono essere considerati adoperando
un'area efficace Aeff data da:
Aeff = Ac,eff ⋅ βκ
con Aeff ≥ Ac,eff ⋅β
dove Ac,eff è l'area efficace per un flangia compressa nei riguardi dell'instabilità locale: Ac,eff =ρ⋅Ac con ρ fattore di riduzione
per l'instabilità locale.
per λp ≤ 0.673 si ha ρ = 1,
mentre per λp > 0.673 si ha ρ = (λp - 0,22) / λp2
0.5
⎛f ⎞ bt
dove λ p = ⎜ y ⎟ =
⎝ σcr ⎠ 28.4 ⋅ ε k σ

Elementi compressi interni

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Ponti a travata

Elementi compressi esterni

Larghezza efficace per elementi misti acciaio-calcestruzzo (EC4-2)


La larghezza efficace della soletta collaborante può essere calcolata con l’espressione:
beff = b0 + Σ (βi ⋅ bei)
dove − b0 è la distanza tra i due connettori esterni.
− bei é il valore della larghezza efficace su ciascun lato assunta pari a Le/8 (comunque sempre inferiore all’interasse
trasversale tra le travi). Dove Le è la distanza tra due punti di nullo del diagramma del momento flettente.
− βi= (0.55 + 0.025 Le / bei) ≤ 1.0.

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Ponti a travata

Una volta riportato lo schema statico a quello di un graticcio piano è possibile eseguire il
calcolo in modo automatico (ad esempio mediante una modellazione agli elementi finiti) oppure
impiegare dei metodi approssimati (utili in fase di predimensionamento) basati su ipotesi
semplificative. Tali metodi sono basati su due strategie alternative: (i) ricondurre il problema
piano ad un problema monodimensionale dopo aver ripartito trasversalmente i carichi, (ii)
modellare il graticcio come una struttura equivalente continua (piastra ortotropa) che è possibile
risolvere in forma chiusa.

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Ponti a travata

Ripartizione trasversale dei carichi


• Caso elementare di un graticcio di n travi longitudinali con 1 solo traverso sollecitato da un
carico concentrato P=1 agente su di un nodo della struttura.

Si definisce coefficiente di ripartizione trasversale


ri,j1 la quota parte del carico che grava sulla trave j
quando P=1 si trova su i.
Quindi risulta:
∑ r = 1 (eq. alla traslazione verticale)
i,j

P = r ⋅P
j i,j i
se Pi ≠ 1

(i) Poiché l’abbassamento di ciascuna trave è proporzionale al carico da essa portato, la


deformata del traverso sarà proporzionale a meno delle rigidezze delle travi al diagramma dei
coefficienti di ripartizione trasversale.
(ii) La rigidezza flessionale dei traversi e quella torsionale delle travi sono i fattori che incidono
maggiormente sulla ripartizione trasversale del carico.
1
Corrispondono alle reazioni verticali mutue che si scambiano le travi ed il traverso.
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Ponti a travata

(a) il traverso è supposto privo di rigidezza flessionale: tutto


il carico è supportato dalla trave su cui agisce:
ri,i = 1 e ri, j = 1 per i≠ j

(b) il traverso è supposto infinitamente rigido: la deformata


trasversale del ponte sarà rettilinea e le travi ruotano di
un angolo φ.

(c) il traverso è supposto infinitamente rigido e le travi


hanno rigidezza torsionale infinita, la deformata
corrisponde ad un abbassamento uniforme:
1
ri, j = ∀ i, j
n

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Ponti a travata

Nel caso di più traversi anche le rigidezze


torsionali di questi influenzano il
comportamento del graticcio: il graticcio k
scarico dovendo ruotare influenza la
ripartizione del carico effettuata dal traverso h
caricato direttamente.

Modelli di calcolo

Si consideri un graticcio costituito da n travi ed


un solo traverso, si trascura la rigidezza
torsionale delle travi (ipotesi valida per
impalcati con travi ad anima sottile: travi in
acciaio o in c.a.p).
In questa ipotesi si può analizzare il traverso
come una trave su appoggi elastici che
schematizzano le travi longitudinali.

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Ponti a travata

La cedevolezza delle modelle sarà del tipo:


c ⋅ l3
ωl =
E ⋅ Jl
con c costante che dipende dalla posizione del
carico e dalle condizioni di vincolo per la
trave.

La risoluzione della trave continua su appoggi


elastici mostra come la distribuzione degli
sforzi sia legata al parametro Z (parametro di
Homberg):
3
⎛ l ⎞ J
Z = c⋅⎜ ⎟ ⋅ t
⎝ b1 ⎠ J l
con Jt e Jl rispettivamente momento di inerzia
Deformata trasversale per diversi valori di Z e posizioni del carico. di traverso e trave.

Oss: la deformata trasversale del ponte è proporzionale alla linea di influenza del coefficiente di
ripartizione della trave caricata.

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Ponti a travata

• Trave rigida su molle


Il problema della trave su suolo elastico si semplifica
notevolmente nel caso di trave rigida poiché la
configurazione deformata è definita da sole due
incognite: δ e φ.

Indicando con Ki, ri e yi la rigidezza, la reazione e la


distanza dal centro di rigidezza della molla i-esima si ha:
ri = K i ⋅ ( δ + ϕ ⋅ y i )
Equilibrio alla traslazione:
1
∑r = Ki ⋅ δ = 1 e δ =
i
∑ Ki
Equilibrio alla rotazione:
yp
∑r ⋅ yi = ∑ K i ⋅ ϕ ⋅ yi 2 = 1 ⋅ y p e ϕ =
i
∑K i
⋅ yi 2
Quindi si ha:
Ki yi ⋅ yp
ri = + ⋅ Ki
∑ K i ∑ K i ⋅ yi 2
Nel caso di travi uguali e ugualmente vincolate:
1 yi ⋅ y p
ri = +
n ∑ yi 2
Valori di r per un ponte a 5 travi uguali tra di loro.

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Ponti a travata

• Influenza reciproca di più traversi


Nel caso di graticcio con due traversi h e k si ha:

wi,h / wi,k = cost

- i traversi sono infinitamente rigidi: la deformata di


entrambi è una retta e i due traversi sono
indipendente l’uno dall’altro.

- i traversi sono deformabili: la deformata di h è


curvilinea così come quella di k. Un traverso k con
curvature diverse da zero risulta quindi sollecitato
e opera una ridistribuzione degli sforzi nel
graticcio.

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Ponti a travata

Metodo di Courbon
Viene supposta la presenza di un traverso
infinitamente rigido sotto una qualunque
posizione del carico.

Sulla base di tale ipotesi ad esempio un carico


distribuito su una trave si ripartisce tra le altre
mantenendo inalterata la propria forma ma con
un’intensità proporzionale al coefficiente di
ripartizione.

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Ponti a travata

Metodo di Engesser
I traversi infinitamente rigidi sono in numero finito e occupano la posizione reale.
(i) Si considerano in una prima fase
degli appoggi provvisori in
corrispondenza dei nodi e ogni trave si
comporta in modo indipendente come
trave continua su appoggi fissi. Si
calcolano sollecitazioni e reazioni agli
appoggi.
(ii) Si rimuovono i vincoli fittizzi e si
applicano alla trave le reazioni vincolari
del p.to (i) che saranno distribuite
mediante i traversi alle altre travi
longitudinali
(iii) le sollecitazioni risultanti saranno la
somma di quelle calcolate in (i) e in (ii).
OSS: già con 3 traversi gli sforzi flessionali
calcolati in (ii) sono molto maggiori di quelli
valutati in (i) e quindi si può operare con il
metodo di Courbon, mentre gli sforzi si taglio
devono essere sempre calcolati con il metodo
di Engesser.
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Ponti a travata

Le sollecitazioni nei traversi

Le sollecitazioni nei traversi si calcolano in funzione dei coefficienti di ripartizione trasversali


costruendo le l.d.i delle sollecitazioni sul traverso.

Nel caso di carico che si sposta lungo il traverso il momento è calcolato con una relazione del
tipo: Ms = Σri⋅yi – 1⋅yp (teorema di Land con ipotesi di traverso rigido).

Nel caso di carico lungo le travi la figura di destra mostra qualitativamente la superficie di
influenza del momento in S.

M s = ηi,h ⋅ R i,h

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Ponti a travata

Metodo di Guyon-Massonnet-Bares

In questo caso si segue la via opposta di quella vista con i metodi visti finora, basati sulla così
detta ripartizione trasversale dei carichi

Con il metodo di Guyon-Massonet-Bares la struttura bidimensionale piana del grigliato ottenuta


con il taglio della soletta lungo le linee mediane viene ricondotta a una struttura bidimensionale
“continua”, assimilando l’impalcato ad un grigliato a maglie infinitesime, trattabile come una
piastra ortotropa equivalente.

Il metodo fu proposto da Guyon nel 1946 per un grigliato di travi prive di rigidezza torsionale,
ripreso da Massonnet nel 1950 per tener conto della torsione, ed infine esteso da Bares.

Massonet e Bares hanno sistemato in modo definitivo la materia in un libro, che fornisce un gran
numero di tabelle direttamente utilizzabili dal progettista (Massonet, Bares, “Le calcules des
grillages de pontres ed dalles orthotropes sèlon la Methode Guyon – Massonet –Bares” Dunod,
Parigi, 1966)

Il metodo non fa nessuna ipotesi sulle rigidezze flessionali e torsionali delle travi e dei trasversi.

È quindi utilizzabile nel caso di ponti molto larghi rispetto alla luce, oppure quando si hanno
nervature dotate di una certa rigidezza torsionale (casi in cui non è lecito applicare i metodi di
Courbon o di Engesser).
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Ponti a travata

Le ipotesi che si fanno sono due:

- il graticcio effettivo può essere sostituito con uno a maglie infinitesime avente le stesse
rigidezze medie flessionali e torsionali;

- è possibile effettuare l’analisi armonica (vedi) della struttura in direzione x (longitudinale), la


qual cosa presuppone che il graticcio sia semplicemente appoggiato alle estremità.

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Ponti a travata

La prima ipotesi porta ad approssimazioni accettabili se il numero dei trasversi è


sufficientemente elevato (maggiore od eguale a 3) ed il carico è ripartito. Volendo una maggiore
accuratezza si possono calcolare le sollecitazioni locali che nascono nella trave direttamente
caricata, supposta dapprima su appoggi fissi, e poi applicare i carichi nodali al graticcio.

La seconda ipotesi è vera per ponti a semplice travata.

Indicando con:

J l e J t i momenti di inerzia delle travi e dei trasversi;


K l e K t le costanti di torsione alla St. Venant delle travi e dei trasversi (1).

le caratteristiche del graticcio equivalente varranno:

E Jl E Jt
Dx = Dy =
b1 l1
G Kl G Kt
C xy = C yx =
b1 l1

Gli Autori consigliano di considerare una larghezza convenzionale 2b=n b1 (n = numero delle
travi) che peraltro in molti casi è prossima a quella effetttiva essendo in genere lo sbalzo della
soletta circa la metà dell’interasse delle travi.
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Ponti a travata

Analisi armonica di una trave: richiami.

Per una trave vincolata in modo generico e sottoposta ad un carico p(x) qualsiasi, la deformata
w(x) è una funzione incognita la cui forma è sempre diversa da quella del carico.

Ciò vuol dire anche che, in generale, il rapporto

p(x) / w(x)

varia da punto a punto della trave.

Solo nel caso di trave semplicemente appoggiata, soggetta ad un carico sinusoidale, la forma del
carico coincide con quella della deformata ed il rapporto

nπx nπx
p n sin w n sin = pn w n
l l

è indipendente da x (nota: n è il numero di semionde dell’armonica considerata sulla lunghezza l


della trave).

In questo caso si fa l’analisi armonica della struttura e si hanno notevoli semplificazioni di


calcolo in quanto per ogni armonica non si cerca la funzione incognita w(x), ma la singola
incognita w n .
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Ponti a travata

Il numero di armoniche va scelto sufficientemente elevato da modellare sufficientemente bene la


distribuzione del carico (nota: un carico con distribuzione simmetrica rispetto alla mezzeria sarà
modellato con solo armoniche con n dispari).

La linea elastica sarà in ogni caso somma di armoniche tutte con abbassamento nullo alle
estremità. Quindi per poter eseguire un’analisi armonica la trave deve essere semplicemente
appoggiata.

Nel caso di travi continue il metodo può essere ancora utilizzato con sufficiente approssimazione
considerando una luce ideale pari a 0,7 ‘effettiva (distanza dei punti di flesso in una trave
continua con carico uniforme).

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Ponti a travata

Calcolo delle costanti di torsione: richiami. Il caso della soletta tagliata

Caso di sezione rettangolare dì base b ed altezza h vale:

3 h 3b3 1 3
K= che, per h b > 5 si può assumere pari a : K= hb
(
10 h 2 + b2 ) 3

Nel caso di sezioni di tipo “aperto”, quali doppio T o simili, K si può ottenere come somma delle
costanti di torsione relative ai rettangoli elementari in cui si può scomporre la sezione data.

Nel caso infine di sezioni chiuse con pareti sufficientemente sottili vale la teoria di Bredt per cui:

4A 2
K=
∑ si t i

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Ponti a travata

Nel calcolo della rigidezza torsionale delle travi e dei trasversi va poi tenuto presente che nella
realtà fisica non si hanno i tagli ideali nella soletta che sono serviti per ridurre l’impalcato ad un
graticcio.

Questi tagli porterebbero a sopravvalutare il contributo della soletta alla rigidezza torsionale
delle travi e dei trasversi in cui sono evidenziate le tensioni tangenziali che si avrebbero se la
soletta fosse effettivamente discontinua.

Come è noto queste τ contribuiscono per il 50% alla


rigidezza torsionale della soletta il cui contributo,
quindi, dovrà essere valutato pari a:

1
K= h b3 (con s « B)
6

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Ponti a travata

Cenni sulla teoria alla base del metodo di Guyon-Massonet-Bares

Una volta ridotto il grigliato ad un sistema continuo, il procedimento di calcolo è identico a


quello che si segue per le piastre ortotrope e l’equazione differenziale della deformata a cui si
perviene è formalmente identica a quella di Huber vista nel caso delle piastre ortotrope.

∂4w ∂4w ∂4w 1


D x 4 + 2H 2 2 + D y 4 = p ( x, y )
∂x ∂x ∂y ∂y
dove H =
2
( Cxy + Cyx )

∂m x ∂m xy
+ = tx
∂x ∂y ∂2w ∂2w
mx = − Dx 2 ; my = −Dy 2
∂m yx ∂m y ∂x ∂y
+ = ty
∂x ∂y ∂2w ∂2w
m xy = −Cxy ; m yx = −C yx
∂t x ∂t y ∂x∂y ∂x∂y
+ = − p ( x, y )
∂x ∂y

Nel caso di grigliato a maglie infinitesime però, non avendosi la continuità fisica del materiale,
non vale il principio di reciprocità delle tensioni tangenziali τ

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Ponti a travata

Ciò significa in generale che i momenti torcenti agenti in un punto secondo due direzioni
ortogonali tra loro non sono necessariamente eguali, cioè in generale m xy ≠ m yx
Sempre per lo stesso motivo risulta inoltre : υx = υy = 0

La risoluzione dell’equazione della piastra, cioè la


determinazione della funzione w(x,y) è in generale
complessa; l’avere ipotizzato il graticcio semplicemente
appoggiato alle estremità consente però l’analisi armonica
in direzione x.

Ciò significa che la funzione incognita w(x,y) è il prodotto


di due funzioni ad una sola incognita:

πx
w ( x, y ) = w ( y ) sin (n=1)
l

essendo w(y) la deformata trasversale in mezzeria della


piastra (vedi figura).

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Ponti a travata

Se ora si suppone di ripartire il carico


uniformemente su tutta la larghezza della
piastra, cioè se si considera il carico
cilindrico di figura anche la deformata sarà
cilindrica, cioè indipendente da y e si avrà:

πx
w ( x ) = w sin
l

Il rapporto

w (y)
K=
w

tra la deformata in un punto per effetto del carico lineare e quella che si avrebbe nello stesso
punto se si ripartisse detto carico su tutta la larghezza del ponte, corrisponde al “coefficiente di
maggiorazione del valore medio” del coefficiente di ripartizione, quando riferito alla trave alla
coordinata y

rij
K ij = = n travi rij
r

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Ponti a travata

Analogamente poi si ha:


∂ 2 w π2 πx
per carico lineare : m x = − D x 2 = 2 D x w ( y ) sin
∂x l l

∂ 2 w π2 πx
per carico uniforme: m x = − D x 2 = 2 D x w sin
∂x l l

mx w ( y )
e quindi: = =K
mx w

Quindi K è anche il rapporto tra i momenti flettenti, in una trave longitudinale, dovuti al carico
lineare eccentrico e quelli dovuti allo stesso carico ripartito su tutta la larghezza del ponte.

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Uso delle tabelle nel metodo di Guyon-Massonet-Bares

La diffusione del metodo di calcolo in esame è dovuta


alla disponibilità di un gran numero di tabelle che
forniscono, oltre al coefficiente K visto, anche altri
coefficienti per il calcolo dei momenti torcenti e delle
sollecitazioni nei trasversi.

Questi coefficienti sono dati in funzione dei seguenti


parametri:

- eccentricità relativa e/b del carico


- eccentricità relativa y/b della trave o della sezione
del trasverso in cui si calcolano le sollecitazioni
- geometria e rigidezze del graticcio.

Per definire completamente queste ultime, cioè per descrivere il graticcio, gli Autori dimostrano
che sono sufficienti due parametri:

b Kx H
θ= parametro di deformabilità trasversale; α = parametro di torsione; .
l Ky Kx Ky
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La definizione di θ conferma quanto detto in precedenza a proposito del parametro di Homberg,


e cioè che è predominante l’influenza delle dimensioni in pianta del ponte, b/l, rispetto al
rapporto delle rigidezze Dx/Dy che compare sotto radice quarta.

Si noti ancora come il metodo di Courbon sia un caso particolare di quello in esame qualora si
abbia: α = θ = 0

Il parametro di torsione α è compreso tra 0 ed 1, valori questi che corrispondono a rigidezza


torsionale nulla (H=0) ovvero pari a quella di una piastra isotropa (H= Dx= Dy).

Da quanto detto risulta che le tabelle dovrebbero essere a quattro entrate (e, y, α ,θ).

Tuttavia gli Autori hanno provato che è sufficiente fornire i coefficienti per α = 0 ed α = 1 e
calcolare il valore di K per i valori intermedi di α per mezzo di una legge di interpolazione
semiempirica:
K α = K 0 + ( K1 − K 0 ) α1/ 2

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Per mezzo di tabelle dunque vengono forniti i valori dei:

a) Coefficienti K per il calcolo dei momenti flettenti nelle travi da utilizzarsi come detto.

b) Coefficienti µ per il calcolo dei momenti flettenti nei trasversi, da utilizzarsi nel seguente
modo:

Nella sezione S di eccentricità y di un trasverso situato alla distanza x dall’appoggio il momento


per unità di lunghezza nel graticcio ideale vale:

πx
m y = µ ( e, y ) p0 b sin
l

Poiché però nella realtà i trasversi hanno interasse l, ciascun


trasverso dovrà assorbire tutto il momento che compete alla fascia
che lo riguarda, e cioè:

πx πx
M = ∫xx−+ll 22 m y dx = µ p0 b ∫xx−+ll 22 sin
1 1
dx ≅ µ p0 b sin l1
1 1
l l

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Ponti a travata

Vengono inoltre forniti i valori dei seguenti coefficienti ed il relativo metodo di impiego:

c) Coefficienti τ per il calcolo dei momenti torcenti in travi e traversi


d) Coefficienti ν per il calcolo degli sforzi di taglio nei trasversi.
e) Coefficienti ε per il calcolo degli sforzi di taglio nelle travi.

Si osservi che, molto spesso, per un calcolo approssimato delle travi, non è necessario sviluppare
il carico in serie di seni ma è sufficiente assumere come valido, per il carico effettivo, il valore di
K fornito dalle tabelle.

Ciò non è altrettanto vero per il calcolo dei momenti


torcenti e delle sollecitazioni nei trasversi, per cui è
necessario sviluppare il carico effettivo in serie di
Fourier.

In questo caso si tenga presente che per la n.sima


armonica la travata si flette su una luce l/n (vedi
figura) e quindi va variato il parametro di
deformabilità trasversale che diviene: ϑn = nϑ

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Confronto tra i risultati ottenuti con i diversi metodi: esempio


(cfr:M.P. Petrangeli – Progettazione e costruzione di ponti – Masson Ed)

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5.3. Travata da ponte a due sole travi principali


Quando la larghezza dell’impalcato è piccola nei confronti della luce, per ottenere la migliore utilizzazione statica
delle travi (travi di acciaio) nei riguardi dell’assorbimento delle azioni taglianti conviene generalmente prevedere due sole
travi principali.
Sezioni tipo bi-trave di impalcati composti acciaio-calcestruzzo.

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Ponti a travata

Nel caso di impalcati bi-trave l’impiego dei metodi a graticcio introduce delle approssimazioni eccessive pertanto non
risulta adatto al calcolo dello stato tensionale conseguente alla distribuzione trasversale del carico con risultante eccentrica
rispetto l’asse della travata. E’ quindi necessario studiare il problema con un approccio differente partendo dall’analisi dei
quattro casi limite riportati nella figura precedente.
Nella trattazione che segue si considerano le
seguenti ipotesi:
• si suppongono sempre presenti dei
diaframmi rigidi trasversali in corrispondenza
della sezione sugli appoggi;
• si fa riferimento allo schema di trave in
semplice appoggio;
• il carico sull’impalcato (con risultante Σq ed
eccentricità e) può essere scomposto in due
condizioni fondamentali:
a) carico totale Σq centrato rispetto all’asse di
simmetria;
b) carichi antisimmetrici: ±Σq⋅e/b agenti
verticalmente in corrispondenza delle due
travi principali ed equivalenti a coppie
torcenti Σq⋅e applicate alla sezione
trasversale della travata.

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Analisi della condizione di carico antisimmetrico


Deve essere valutata la capacità dei collegamenti trasversali interni nel garantire l’unicità dell’angolo di cui ruotano i vari
elementi che formano la sezione trasversale. Si intrudono quattro schemi tipici modellati assumendo flesso-rigidi i vari
elementi componenti la sezione trasversale ed incernierati i collegamenti fra le parti componenti.

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– La trave a sezione aperta non diaframmata

La trave a sezione aperta non può essere


studiata con la teoria della torsione in quanto
per effetto della condizione antisimmetrica
del carico la sezione perde forma e si
parallelogrammizza e quindi si perde l’unicità
dell’angolo di torsione.

Si consideri il caso di struttura a mensola


perfettamente incastrata ad un estremo, non
diaframmata in corrispondenza della sezione
dell’estremo libero e sollecitata da una coppia
torcente costante Mt=P⋅b

Si decompone la struttura in tre parti 1, 2, 3


(travi metalliche e soletta in c.a.) e si
considera separatamente ogni elemento.

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i) elemento 1:
- forza P diretta verticalmente verso il basso
applicata all’estremo libero z=0.
- sforzi longitudinali N(z) agenti a livello
dell’ala superiore parallelamente all’asse
della trave. Questi sforzi hanno il compito di
ripristinare la continuità fra la trave 1 e la
soletta 3 e possono essere riportati sull’asse
baricentrico della trave aggiungendo i
momenti di trasporto N(z)⋅a(z).

ii) elemento 2:
- forza (-P) diretta verticalmente verso l’alto
applicata all’estremo libero z=0.
- sforzi longitudinali N(z) eccentrici agenti a
livello dell’ala superiore parallelamente
all’asse della trave come per l’elemento 1.

iii) elemento 3:
z

- coppie flettenti pari a: b ⋅ ∫ N(z)dz agenti nel


0

piano orizzontale della soletta.

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z

In una generica sezione di ascissa z detta: F ( z ) = ∫ N ( z )dz la risultante degli sforzi N(z) la tensione al bordo superiore della
0

trave 1 vale:
P⋅z F (z ) F (z ) ⋅ a (z )
σ1 ( z ) = − − .
W1,s ( z ) A1 ( z ) W1,s ( z )
Nello stesso punto del sistema considerato appartenente alla lastra 3 si ha:
F (z ) ⋅ b b F ( z ) ⋅ b2
σ3 ( z ) = − ⋅ =− .
I 3y 2 2I 3y
Analogamente nei punti di contatto degli elementi 2 e 3 della sezione trasversale di ascissa z si ha:
F ( z ) ⋅ b2 P⋅z F (z ) F (z ) ⋅ a (z )
σ3 ( z ) = + , σ3 ( z ) = − + + .
2I 3y W2,s ( z ) A 2 ( z ) W2,s ( z )
Le condizioni di congruenza ε1(z) = εi+1(z) scritte per ciascuna sezione della struttura consentono di determinare F(z) e
quindi calcolare le tensioni in ogni punto.

– La trave a sezione aperta diaframmata


Qualora i vincoli interni garantiscano l’unicità dell’angolo di torsione per tutti gli elementi che formano la sezione è
possibile determinare le espressioni delle deformazioni torsionali θ1 e delle tensioni τm:
Mt Mit 3 Mit 2
θ1 = ⋅l; τ max
i
=q ⋅ bi ≅
16 Ip 8 a i ⋅ b2 i
G ⋅ ∑ a i ⋅ bi
3

i 3

2
Poiché l’angolo di torsione θ1 è lo stesso per tutti i rettangoli che formano la sezione, il massimo valore della tensione tangenziale si può calcolare suddividendo il momento
torcente in parti Mit proporzionali ai valori ai⋅bi3.
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In travi composte da rettangoli allungati hanno un’influenza non trascurabile le tensioni normali secondarie σz e σz . Le
prime possono essere calcolate in funzione delle τmax:
⎧ 2
E ⎛ a ⎞ τ2max e risultano sensibilmente inclinate rispetto all’asse di torsione ed il momento rispetto al centro di
⎪⎪σz ,max = ⋅ ⎜ ⎟ ⋅ torsione delle loro componenti sul piano della sezione trasversale può contribuire in misura
G ⎝ b ⎠ 12
⎨ notevole ad equilibrare il momento torcente esterno Mt.
⎪σz ,min = 1 σz ,max
⎪⎩ 2
Le σz si sviluppano invece quando per alcune condizioni dei vincoli esterni sia impedito l’ingobbamento delle sezioni
trasversali (ortogonali all’asse di torsione), oppure nel caso di momento torcente variabile lungo l’asse della trave (in questo
caso le sezioni rette non si ingobbano tutte ugualmente).

Il caso classico è quello di trave a doppio T vincolata in modo che agli


estremi sia impedita soltanto la rotazione attorno all’asse di torsione (
incastro torsionale) e sollecitata da una coppia torcente Mt nella sezione in
mezzeria.
Per simmetria la sezione in mezzeria dovrà rimanere piana mentre le altre
sezioni si ingobbano in misura crescente all’aumentare della loro distanza
dalla mezzeria.
Per effetto del non uniforme ingobbamento nascono delle tensioni
longitudinali σz di flessione per le due ali e forze di taglio Ta nelle ali stesse
che danno luogo ad una coppia Ma che sommata a quella Mτ derivante dalle
tensioni tangenziali nel piano della sezione retta equilibrano la coppia
torcente esterna.

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La soluzione analitica del problema nel caso di sezione a doppio T simmetrica si ottiene scrivendo l’equazione di equilibrio
alla rotazione intorno all’asse di torsione:
M τ + M a + M t = 0 ovvero M τ + Ta ⋅ b + M t = 0
I p dθ
con Mτ = G ⋅
q dz
d2y b b d2θ b d 3θ b 2 d 3θ
M a = EI a ⋅ 2 essendo y = θ ⋅ si ha M a = EI a ⋅ ⋅ 2 quindi Ta = EI a ⋅ ⋅ 3 e Ta ⋅ b = EI a ⋅ ⋅ 3
dz 2 2 dz 2 dz 2 dz

d 3θ dθ 2 G ⋅ Ip 2
Si ottiene l’equazione di Timoshenko per la torsione non uniforme: − α2 = βM t dove α2 = 2 ⋅ e β= .
dz 3
dz b q ⋅ EI a EI a ⋅ b 2
Le tre costanti arbitrarie per l’equazione differenziale del III ordine nella rotazione θ(z) si determinano attraverso le
condizioni al contorno mentre ed il suo integrale consente di determinare tutte le grandezze del problema:
⎧ I p dθ
M
⎪⎪ τ = G ⋅ ⋅
q dz

⎪ M = − EI a ⋅ b ⋅ d θ
2 3

⎪⎩ a 2 dz 3
OSS: nel caso di sezioni differenti dalla sezione a doppio T devono essere introdotti i valori opportuni per la rigidezza
torsionale G⋅Ip/q.

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Riferimenti bibliografici

• Progettazione e costruzione di Ponti con cenni di patologia e diagnostica delle opere esistenti.
M. P. Petrangeli (IV edizione, MASSON, 1997).
• Ponti a struttura d’acciaio. F. de Miranda (Collana tecnico-scientifica per la progettazione di
strutture in acciaio, Distribuzione CISIA – 1972).
• Manual of Bridge Engineering, Edited by M.J. Ryall, G.A.R. Parke and J.E. Harding (Thomas
Telford, 2000).
• Bridge Engineering Handbook, Edited by W.F. Chen and L. Duan (Boca Raton: CRC Press,
2000).
• ENV 1993-1-7:2002. Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio - Parte1-7: Regole
generali - Regole supplementari per lastre ortotrope caricate al di fuori del loro piano.
• ENV 1993-2:2002. Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio - Parte 2: Ponti di
acciaio.
• ENV 1992-2:2006. Eurocodice 2 - Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di calcestruzzo -
Parte 2: Ponti di calcestruzzo - Progettazione e dettagli costruttivi.

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