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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni

Storia e narrazioni di una moda designer


Museo della Citt Rimini
11 ottobre - 8 dicenbre, 2013

Opening
11 ottobre, ore 18:00

BIANCA E BLU di MONICA BOLZONI


Info: elena.gnassi2@unibo.it

STORIA E NARRAZIONI DI UNA MODA DESIGNER


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BIANCA E BLU di MONICA BOLZONI
STORIA E NARRAZIONI DI UNA MODA DESIGNER

Mostra a cura di Vittoria Caterina Caratozzolo

Monica Bolzoni in mostra


Lesposizione dedicata a Monica Bolzoni ospitata allinterno della
rassegna Rimini. Risvolti dellabito presso il Museo della Citt di Rimini
(11 ottobre 8 dicembre 2013) pi che essere una vera e propria
retrospettiva del suo lavoro di moda designer, si presenta come un per-
corso narrativo a pi fuochi, animato dagli abiti, dagli accessori e dai
materiali visuali contrassegnati dalletichetta Bianca e Blu: nome del
negozio/atelier/archivio e suo stesso logo.

Lapproccio curatoriale ha innanzitutto tenuto conto, congiuntamente


alla parallela mostra presente nella stessa rassegna 80s-90s Facing Be-
auties. Italian Fashion and Japanese Fashion at a Glance, a cura di Simona
Segre, delle finalit didattiche del progetto espositivo, realizzato con
la partecipazione degli studenti dei corsi di laurea Triennale in Cul-
ture e Tecniche della Moda e della Magistrale in Moda dellUniversit di
Bologna, Campus di Rimini. La mostra mette a frutto, in un contesto
teatralizzato, gli insegnamenti di Monica Bolzoni (gi docente del la-
boratorio Il design per il vestire), offrendo sia agli studenti che han-
no collaborato allallestimento e alla selezione di oggetti appartenenti

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Rimini. Risvolti dellabito
BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

allarchivio Bianca e Blu, sia a coloro che ne sono meri fruitori, la


possibilit di approfondire il processo di ricerca, iniziato in ambito ac-
cademico durante il corso di formazione, e completato dallincontro
con la matericit e la biografia degli indumenti nella loro dimensione
espositiva.
Loccasione di questa mostra consente infatti di dar conto tanto della
posizione eccentrica rappresentata dalla vis progettuale di Monica
Bolzoni, quanto del sentimento che la porta a intercettare, rimettere in
memoria, e abitare secondo modalit alternative a quelle dominanti,
le forme indumentali e culturali messe in circolazione dalla moda tra
tradizione e innovazione.

In particolare, lallestimento asseconda la morfologia di uno spazio


espositivo caratterizzato da una fitta sequenza di teche incassate nelle
pareti lungo due gallerie a forma di ferro di cavallo e, trattandosi di
teche non predisposte allesibizione di abiti, stato ideato specifica-
mente in relazione a questa preesistenza. La loro morfologia e le loro
dimensioni alludono suggestivamente al modello espositivo della vetri-
na, ma si sono rivelate per lo pi inadatte ad accogliere labito disposto
su manichino in tutta la sua volumetria, vanificando ogni rimando alla
relazione abito/corpo, generalmente innescato dal processo di identifi-
cazione che si instaura tra la persona che guarda e il manichino vestito
al di l del vetro. Si pensato cos di individuare una diversa moda-
lit per modellare immaginosamente lo spazio espositivo e renderlo
abitabile, mettendolo alla stessa stregua di un indumento che accoglie
il nostro corpo in movimento. Le teche sono state dunque impiegate
come veri e propri dispositivi narrativi, in grado di catalizzare emo-
zionalmente losservatore, presentando gli abiti e le relative collezioni

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in set immaginativi allestiti, come in un collage, giustapponendo ad
esempio alla poetica di Monica Bolzoni le narrazioni dei photoshoots di
Vogue Italia, alle atmosfere teatralizzate del negozio/atelier Bianca
e Blu le spazialit visuali e performative evocate dagli indumenti cre-
ati dalla designer per gli artisti (in particolare per Vanessa Beecroft e i
Fanny&Alexander).
Gli oggetti in mostra, cos combinati secondo una nuova scrittura nar-
rativa, proiettano i fruitori in medias res e, sollecitandone lesperienza
aptica, li conducono lungo leccentrica straordinariet di un tracciato
creativo, con le sue storie e i suoi incontri: quello di Monica Bolzoni,
alias Bianca e Blu.

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2 Bianca e Blu
Dallinizio dellattivit di designer con lapertura nel 1981 del negozio
Bianca e Blu a Milano, in via De Amicis 53, Monica Bolzoni disegna
i propri abiti secondo una modalit progettuale e un fare interlocuto-
rio, relazionale, che gi nella scelta del nome, Bianca e Blu, si appros-
sima alle pratiche dellobjet trouv. Bianca e Blu infatti un nome trovato,
perch cos gi si chiamava il negozio che stava per chiudere i battenti
e che la designer tempestivamente rileva e fa proprio al suo rientro da
New York1, dove aveva lavorato come fashion coordinator per Fiorucci.
Bench retaggio di unaltra storia imprenditoriale, quel nome adot-
tato da Monica Bolzoni, attratta dalleffetto di freschezza prodotto
dallabbinamento dei due colori, ma anche intrigata dalla sua allusione
a una duplicit identitaria. Su un altro versante, infatti, quel nome ben
si sarebbe accordato con la natura anfibia della produzione di Monica
Bolzoni, collocata tra il sistema della moda e la scelta di unautonomia
creativa e imprenditoriale fin da subito informata dallurgenza critica
di immaginare un presente diverso da quello allora rappresentato dalle
tendenze mainstream.
Siamo allinizio di un decennio in cui la piena affermazione del prt-
BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

-porter, quale principale modello di produzione e consumo, sostiene


lascesa e il definitivo riconoscimento dello stilismo italiano. Milano
assurge a citt protagonista nel panorama internazionale della moda
accanto a Parigi, Londra e New York. Lemergenza del prt--porter se-
gna il declino della cultura dellatelier e delleleganza elitaria, mentre
lattitudine alla modernit, propria della moda, viene a ricodificarsi in
quel clima culturale sulla nozione di stile di vita.
La figura dello stilista ne diventa dunque il demiurgo e interprete
per eccellenza, consolidando, proprio nel corso di quel decennio, il
sodalizio tra moda e industria, nel segno della crescente democratiz-
zazione della moda. Il cerchio produzione/consumo si stringe intorno
allinvenzione del personaggio che si impone come nucleo ispiratore
tanto nello stile quanto nel marketing, istituendo con i consumatori
un rapporto di proiezione che va ben oltre lidentit materiale dellin-
dumento.

Monica Bolzoni avverte che il proprio contributo a unemergente cul-


tura della moda doveva passare attraverso lindividuazione di mo-
dalit progettuali che le permettessero una diversa elaborazione della
relazione tra abito e persona. Quando nella primavera del 1981 pre-
senta alle prime clienti di Bianca e Blu i vestitelli, dal sapore fresco
e dalla linea svelta, lo stile da lei proposto si distanzia nettamente dai
modelli mainstream rivolti per lo pi alla rappresentazione del superbody.
Siamo allinizio di un decennio in cui la moda predilige la cultura
delleccesso, come ha eloquentemente raccontato la mostra Excess.
Moda e Underground negli anni80 (a cura di Maria Luisa Frisa e Stefano
Tonchi, Stazione Leopolda, Firenze 2004). E sono proprio le imbotti-
ture che ingigantiscono le spalle della silhouette femminile a rappre-

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Rimini. Risvolti dellabito

sentare icasticamente laggressivit delle linee architettoniche disegna-


te sui corpi allinsegna del Dress for Success.

Tuttavia, i modelli in controtendenza di Monica Bolzoni riscuotono


un immediato gradimento, e perfino il riconoscimento dellautorevo-
le Vogue Italia non tarda ad arrivare. Nel numero di dicembre del
1982, un abito con etichetta Bianca e Blu compare sulle pagine del
servizio fotografico di Helmut Newton: La Povera e la Ricca, due star,
per la rubrica Storie di moda straordinarie2. Il servizio fotografico,
accompagnato da un articolo di Natalia Aspesi, propedeutico alla rice-
zione del racconto visuale, dava rappresentazione a due diversi stili di
vita e il design dellabito grembiule in jersey nero di Bianca e Blu, as-
similato il paradigma vestimentario di Chanel, ben rispondeva alle esi-
genze di semplicit che caratterizzavano il personaggio della Povera.
In molte altre innumerevoli circostanze narrative, da allora ai nostri
giorni, gli abiti e gli accessori indumentali di Monica Bolzoni si sono
rivelati in efficace sintonia con le strategie comunicative di Vogue Ita-
lia. Laffermarsi dellistanza narrativa sospinge gli operatori del setto-
re a ricercare abiti sfuggiti alle modellizzazioni che progressivamente,
di attualit in attualit, governano il mercato delle identit. La moda,
infatti, per essere raccontata, ha necessit di ricorrere a un vero e pro-
prio casting di modelli e accessori, il cui repertorio supera di gran lunga
le collezioni rappresentative delle principali tendenze del momento3.
Labito indossato dalla Povera solo un esempio di una lunga serie
di indumenti che, emergendo da aree dove la pratica creativa si sottrae
alle strategie delle relazioni di potere e rivendica per s un esercizio
di libert, hanno dato forma allincessante romanzo della moda sulle
riviste pi in voga degli ultimi decenni.

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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

Fedra, Grace, Sherazade, Albertine, Brigitte, Justine, Cenerentola sono solo al-
cuni dei suggestivi nomi che Monica Bolzoni ha scelto per le proprie
creature di tessuto: Sono archetipi di donne che abbiamo dentro,
appartengono a un patrimonio femminile collettivo, e conducono per
mano in una esperienza ludica e visionaria4. Sono silhouette con una
loro precisa identit culturale e sartoriale, ma non scompariranno alla
fine di una stagione per riapparire nel backstage della nuova collezione
di turno allinsegna di un sentimento violento del tempo5. Vengono,
infatti, ideate e realizzate dalla designer come pezzi di affezione, abi-
ti evergreen, adattabili a ogni stagione e circostanza perch declinabili in
tessuti eterogenei e in pi colori e, ancora, modulabili e abbinabili ad
libitum in diverse combinazioni indumentali. Sono le invenzioni di una
moda designer che coniuga memoria e cultura del progetto.

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3 Moda Designer
Dal 1975 al 1980, prima in Italia e poi a New York, Monica Bolzoni d
il suo contributo come fashion coordinator al funky business di Fiorucci6 con
lincarico di selezionare i prodotti per la vendita e per limmagine dei
negozi statunitensi: quello di New York sulla cinquantanovesima e Le-
xington, quello di Boston aperto nel 1978 in un vecchio mercato (tipo
Les Halles), e infine quello di Los Angeles, uno spazio nato per lo spet-
tacolo teatrale allinizio del Novecento e in seguito trasformato in ci-
nema. Due sono gli aspetti che in particolare emergono da quellespe-
rienza e che a questa distanza temporale si rivelano interessanti per il
suo profilo di moda designer: la capacit di gestire immaginativamente
un eclettico repertorio di prodotti e lacquisita consapevolezza che pro-
duzione e consumo sono facce di una stessa medaglia. Quando inizia
a disegnare le proprie collezioni, Monica Bolzoni avverte la necessi-
t di offrire possibilit vestimentarie non contemplate dalle tendenze
contemporanee e intraprende un viaggio tra forme, stili e tecnologie
del repertorio storico della moda, sospinta da un proprio tracciato in-
teriore di memorie7 ed emozioni. A guidarla, nel suo fare istintivo, non
era un senso di sfida tra presente e passato, piuttosto lintuizione che la
Rimini. Risvolti dellabito

moda, per via della crescente proliferazione stilistica, si sarebbe presto


frammentata in una miriade di look in competizione8 , e lincipiente
cultura del vintage avrebbe inevitabilmente condizionato ogni sorta di
produzione che si proclamasse nuova.
Lattitudine di Monica Bolzoni a riproporre il tailleur di Chanel, la
rosa di Poiret o la scarpa di Vivier implica un orizzonte di senso che va
ben oltre lindividuazione e lelezione di forme ispiratrici del proprio
lavoro. La designer inizia infatti a progettare le proprie collezioni nel
decennio in cui come ha teorizzato Nicolas Bourriaud9 gli artisti
cominciano a usare nel loro lavoro opere o prodotti gi presenti sul
mercato culturale. E non un caso che, approssimandosi allesperienza
degli artisti dellepoca della post-produzione, anche Monica Bolzoni
non ami il termine creazione, preferendo piuttosto pensare al proprio
lavoro come a una elaborazione di forme gi esistenti.
Da questa prospettiva, gli abiti e gli accessori di Bianca e Blu non
vanno letti come citazioni di stili del passato, n interpretati con la
lente dellideologia modernista del nuovo10; vanno piuttosto apprez-
zati come forme archetipiche che la designer seleziona, abita e fa proprie
attraverso un procedimento di tipo progettuale, in controtendenza ri-
spetto al modo in cui la prassi stilistica le ha riproposte di stagione in
stagione nel corso del tempo:
Il disegno dellabito prevede lapplicazione delle forme geometriche basiche
(triangolo, rettangolo, quadrato, cerchio). Parto sempre dal rapporto tra corpo
e geometria. Le forme geometriche sono lalfabeto di un linguaggio in continua
evoluzione. Costruire labito attraverso la geometria del corpo significa fare in-
contrare le sue forme geometriche con il rettangolo per eccellenza: il corpo uma-
no. Chiunque affronti il progetto di un abito non dovrebbe tanto preoccuparsi
della personalizzazione del figurino, quanto piuttosto concentrarsi sulla forma

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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

di identit dellabito come capo proporzionato rispetto al corpo che chiede di


essere vestito.11

solo mettendo a confronto le forme storiche della moda con il prin-


cipio di realt dei corpi, nella loro unicit, allinterno della costruzione
architettonica dellabito, che il senso profondo del design di Monica
Bolzoni si palesa pienamente. Al cuore del suo sistema, agisce la ridefi-
nizione della relazione tra abito e corpo, ripensata nella cornice di una
fruizione consapevole, come da lei stessa sperimentata in corpore vili.
Esperienza che la designer desidera fortemente restituire alle donne (le
clienti del suo atelier diventano la modelle predilette), attraverso una
peculiare proposta di democratizzazione della moda incentrata sullo
studio della vestibilit:

Design per il vestire significa affrontare il problema della vestibilit: dallo studio
delle forme emerge che non si tratta di pensare allabito sul corpo, ma al corpo
nellabito. Penso che Bellezza sia: S, M, L, XL: il corpo in scala.12

In un sistema armonioso di relazioni tra ricerca estetica e funzionalit,


tra forme geometriche e proporzioni del corpo, gli abiti di Bianca e
Blu vengono declinati in diversi colori, tessuti, materiali, e modula-
ti in una gamma di combinazioni reversibili e riutilizzabili, come nei
costumi disegnati per larte, che ne rappresentano una felice esempli-
ficazione.

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Rimini. Risvolti dellabito
4 Abiti dedicati allarte
Gli abiti realizzati da Monica Bolzoni in collaborazione con artisti vi-
sivi e performer, bench nati come progetti per larte e il teatro davan-
guardia, rappresentano le componenti essenziali del suo metodo pro-
gettuale: lidea, il colore, la modularit, lessenzialit delle forme, il
montaggio e la sovrapposizione di vari pezzi13 ; come la serie dei capi
ideati tra il 1995 e il 1996 per le performance di Vanessa Beecroft, che
riflettono efficacemente il suo concetto di modularit.
La performance VB16 (Deitch Projects, New York, 1996), ad esempio,
richiedeva di mettere in scena una serie di ragazze (non modelle pro-
fessioniste) vestite in modo invisibile ed essenziale. E lidea fu quella di
far indossare loro una lingerie ottenuta dal taglio e dalla scomposizione
di un collant: un materiale industriale gi esistente e a basso costo,
adeguato al raggiungimento delleffetto desiderato.
Per me coprire appena quei corpi con quel velo, con quella che per me era la
lingerie del coro e della moltitudine, era la cosa pi fine, pi leggera che potevo
pensare: era una superficie semitrasparente e liscia come la pelle, che proteg-
geva ed esaltava i corpi di quelle ragazze diverse per origine, cultura, pudore,
colore e capelli.14
Rimini. Risvolti dellabito

Dal collant venivano ricavati moduli elementari ai quali, allinterno di una


pi ampia e articolata dimensione progettuale, potevano essere aggiunti
altri elementi da comporre, sovrapporre e collezionare, come in un gioco.
Questa modalit procedurale, intesa come work in progress, e quindi capace
di proliferare e moltiplicarsi nel tempo, ha permesso di inserire nelle altre
performance della Beecroft ulteriori moduli, fino a comporre un guarda-
roba completo. Come pure a prova di una reversibilit tra la costumista
e la designer ha consentito di sperimentare sul cappottino in panno lenci
beige (usato nella performance VB15 del 1995, la prima della loro collabo-
razione presso la Fondation Cartier pour lArt Contemporain di Parigi),
la tecnica del taglio vivo che diventer un must nelle collezioni in jersey
di Bianca e Blu. E, tuttavia, lattitudine a pensare il design in divenire
implica per Monica Bolzoni uno stadio di riazzeramento, quello che lei
stessa definisce ritorno al neutro. In questo senso la neutralit del collant
non comportava soltanto la possibilit di poter utilizzare lindumento pi
volte su corpi diversi, ma significava azzerare ogni segno a partire dal colore
in modo che, nelle successive performance, si potesse rimettere in gioco
lintera gamma cromatica, anche in relazione allinserimento di altre forme
indumentali. La stessa nozione di neutro stata oggetto di riflessione anche
nella collaborazione tra Monica Bolzoni e i Fanny&Alexander, per i quali
ha progettato e realizzato tra il 2007 e il 2008 costumi e accessori teatrali
utilizzati negli spettacoli Amore, K.313 e Theres No Place Like Home.
Chiara Lagani, attrice, drammaturga e co-direttrice artistica dei
Fanny&Alexander, ha sottolineato in unintervista a Monica Bolzoni come
il neutro permettesse un lavoro progressivo sulla caratterizzazione degli in-
dumenti.15 Labbinamento di tessuto, colore e materiale, infatti, contribuiva
a conferire un diverso significato a indumenti che restavano stabili nella
forma. Il passamontagna, ad esempio, che in K.313 caratterizza la figura

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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

del terrorista, elemento ricorrente nel guardaroba di Bianca e Blu fin


dal 1981, e similmente alla fascia o al cappuccio/cagoule, inscritto nellarea
semantica dello sportswear, ma pu al contempo agire in diversi contesti
come strumento di trasformazione dellapparenza. Non si vuol qui, tutta-
via, fare riferimento a un semplice cambiamento nella destinazione duso
dellindumento, ma sottolineare come Monica Bolzoni abbia contemplato
nel suo metodo progettuale la costruzione di modelli base predisposti alla
trasformazione attraverso laggiunta, la sottrazione di elementi e moduli,
come pure la metamorfosi di una loro componente. A questo riguardo, una
sezione della mostra stata dedicata a una serie di abiti ispirati allicona di
Mao e progettati secondo le modalit appena descritte, in occasione della
mostra Mai dire Mao - Servire il Pop (a cura di Gherardo Frassa, Parma 2007).
nondimeno sorprendente come labito, per quanto allusivo ai molteplici
significati della propria biografia, possa comunque essere pensato in circo-
stanze di neutralit, ovvero come elemento sospensivo di una distinzione.
Anche se proprio in virt di questo scarto che esso continua a generare
senso e a farsi dispositivo di contaminazione tra arte, moda e design.
Nel corso del tempo, poi, proprio il negozio/atelier di Monica Bolzoni
diventato luogo di trasformazioni ludiche e sperimentazioni nel quale le
stesse clienti erano straordinarie performer. Oggi, che il civico 53 di via De
Amicis non ospita pi Bianca e Blu, possibile ritrovare uno spaccato
della sua qualit di ribalta in questa esposizione allestita nella galleria del
museo, dove un suggestivo montaggio di specchi, che in origine rivestivano
alcune pareti, ricrea uno spazio specularmente dilatato, abitato dai perso-
naggi che ognuno di noi porta in s, sotto lo sguardo perplesso e divertito di
un Ken (Andy Warhol?) a grandezza duomo.

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Rimini. Risvolti dellabito

Biografia
Monica Bolzoni nel 1970, gio- Attraverso la progettazione di
vanissima, inizia il suo viaggio capi, realizzati da una model-
di formazione nel prt--porter leria interna, Monica Bolzoni
parigino come responsabile del persegue un attento studio del
prodotto e dellimmagine di rapporto abito/corpo.
Franck Olivier.
1984 Inaugura il nuovo spa-
1975-80 E fashion coordinator zio (BB2), atelier di ricerca, spe-
per Fiorucci, prima in Italia, rimentazione e elaborazione di
quindi a New York e a Los An- nuovi tessuti per la creazione
geles, dove sperimenta le con- di capi di abbigliamento uni-
taminazioni tra arte e moda ci e accessori. Con lapertura
entrando in contatto con i pro- del secondo negozio, il primo
tagonisti della Factory e con (BB1) si specializza in maglieria
Andy Warhol stesso. e su un tipo di jersey declinato
a tutto campo (biancheria, abiti,
1981 Rientrata a Milano, apre accessori, ecc.) e personalizza-
Bianca e Blu in Via De Amicis to nei colori e nelle stampe. Il
53. Il negozio acquisisce unim- jersey prodotto industrialmente
mediata visibilit presso un pub- con concetto modulare diventa
blico internazionale, grazie an- un basic a target popolare, ma
che al riconoscimento ottenuto dallimmagine sofisticata.
da importanti riviste di moda e
dattualit (Vogue, Panora- 1985 Monica Bolzoni apre
ma, LEspresso, ecc.). La Sartoria, casa/atelier

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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

allinterno di un affascinante in scena di numerose perfor-


palazzo milanese di cui restaura mance: VB 15 (Fondation Car-
e recupera le atmosfere spazio- tier, Paris 1995); VB 16 ( Dei-
temporali di primo Novecento. tch Projects, N.Y. 1996); VB 17
Qui si dedica alla sperimenta- (The Factory, Athens School
zione di materiali innovativi, of Fine Arts, Atene 1996); VB
come tessuti metallici e resinati, 18 (Capc Muse dArt Contem-
nylon e jersey, e alla progettazio- porain, Bordeaux 1996); VB 19
ne di stampe, pitture e colori. (The Renaissance Society at the
University of Chicago, Chica-
1989 Si reca a Tokio su invi- go 1996); VB 20 (Institute of
to della partner Mitsubishi per Contemporary Art, University
aprire un nuovo spazio Bianca of Pennsylvania, Philadelphia
e Blu nel quartiere di Aoyama. 1996); VB 21 (Galleria de Carlo,
L esperienza giapponese si con- Milano 1996).
clude nel 1991.
2001 Collabora con la rivista
1995 Monica Bolzoni crea Case Da Abitare per la quale
una nuova immagine per il pro- cura le seguenti rubriche: Casa
getto darte di Vanessa Beecroft. Di Bambola, Casa Bianca Casa
Con guardaroba personalizzati Blu, La Casa Bianca e La Casa
abiti, costumi e lingerie, pen- Blu. Gli articoli propongono
sati come entit modulari in suggestioni per vestire lo spazio
materiali inediti e decontestua- tra arte, moda e design.
lizzati contribuisce alla messa Progetta e realizza il design della

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Rimini. Risvolti dellabito

shopping-bag utilizzata nella performance si ripeter al PAC


campagna per il rilancio della di Milano in occasione della
rivista. rassegna Aperto per lavori in corso
nellottobre del 2005.
2002 LInternational Herald
Tribune dedica un articolo a 2005-2011 Monica Bolzoni
Monica Bolzoni e le riconosce incaricata di dirigere il Labora-
il titolo di designer indipen- torio di introduzione al design
dente. del vestito, presso il Corso di
Laurea in Design della Moda,
2002-4 Lesperienza moda de- Facolt di Design e Arti, IUAV
signarte continua con lartista di Venezia.
Letizia Cariello. In particolare, Inaugura un metodo didattico
gli indumenti realizzati per My che prevede il coinvolgimento
sister is always with me, nellam- degli studenti in esperienze pro-
bito della mostra Moltitudini-So- gettuali del tutto simili a quelle
litudini (Museion, Museo dArte delle reali attivit produttive in
Contemporanea di Bolzano, campo professionale.
2003), portano letichetta Bol-
zoni-Cariello. 2007 Inizia il progetto di abiti
per il teatro davanguardia dei
2004 Monica Bolzoni incon- Fanny & Alexander con la cre-
tra lartista Cesare Viel. In oc- azione dei costumi per Amore (2
casione della rassegna La Donna atti) al Ravenna Festival. Crea i
Difficile (Rimini 2-18 ottobre costumi per K.313 dei Fanny &
2004), realizza i costumi per la Alexander, spettacolo tratto da
performance To The Lighthouse. Breve canzoniere di Tomma-
Cesare Viel as Virginia Woolf. La so Landolfi.

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Storia e narrazioni di una moda designer

2009 Realizza gli abiti di sce- della produzione indumentale


na per Theres No Place like Home di Bianca e Blu di Monica Bol-
dei Fanny & Alexander ispirato zoni. La stessa Soprintendenza
a Dorothy, il personaggio de Il provvede inoltre alla informa-
meraviglioso mago di Oz. tizzazione e alla schedatura di
gran parte dei materiali vesti-
2009-2011 Monica Bolzoni mentari e cartacei appartenenti
impegnata nel nuovo proget- allArchivio Bianca e Blu.
to Bianca e Blu-BBland, un
atelier polifunzionale per nuove
idee e nuovi eventi dove conti- Pubblicazioni
nua la sperimentazione e la sar-
toria per la personalizzazione di Caterina Marrone, La poetica del
capi unici. semplice, Il Vicolo, Cesena 2008.
Fanny & Alexander, Amore (2
2011-12 Monica Bolzoni in- atti) 2007, Ravenna Festival.
caricata di dirigere il Laborato- Monica Bolzoni, Fanny & Ale-
rio di introduzione al design del xander, 6 settembre 2007, Il Vico-
vestito, presso il Corso di Lau- lo, Cesena 2009.
rea Triennale in Culture e Tecniche Monica Bolzoni, Fanny & Ale-
della Moda dellUniversit di Bo- xander, Theres No Place Like
logna, Campus di Rimini. Home, Il Vicolo, Cesena 2009.

2012-13 La Soprintendenza
per i Beni Storici, Artistici ed Et- www.biancaeblu.com
noantropologici per le Province
di Siena e Grosseto acquisisce
una selezione rappresentativa

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BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

Note
1. Simona Segre Reinach, Milan, the city of prt--porter, in Fashions World Cities, C.
Breward, D. Gilbert (eds.), Berg, Oxford, 2006.
2. Natalia Aspesi, La povera e la Ricca, due star, Vogue Italia, Dic. 1982, pg. 157.
3. Cfr. Paola Colaiacomo, Moda e Letteratura. Scrivere ( e leggere) attraverso i vestiti, in
Letteratura europea, in corso di pubblicazione, FMR, Milano 2014.
4. Annalisa Trentin, Bianca e Blu Monica Bolzoni, dArchitettura nel Tempo, n.33, 2007,
pp.154-158.
5. Roland Barthes, Il match Chanel-Courrges, in Il senso della moda, a cura di Gianfranco
Marrone, Einaudi, Torino 2006, pg. 85.
6. Luisa Valeriani, Colazione da Fiorucci, in Fatto in Italia, a cura di Paola Colaiacomo,
Meltemi, Roma 2006, pg. 37.
7. Cfr. Caterina Marrone, Monica Bolzoni Moda Designer, Il Vicolo-Divisione libri- Cesena
2008.
8. Valerie Steele, Fashion: Yesterday, Today and Tomorrow, in The Fashion Business: Theo-
ry, Practice, Image, Nicola White, Ian Griffiths (eds.), Berg, Oxford 2000, pg. 7.
9. Nicolas Bourriaud, Postproduction. Come larte riprogramma il mondo, Postmedia, Milano 2004.
10. Ibidem, pg. 13.
11. Monica Bolzoni, Dare forma alla moda: esperienza, teorie, progetti. Relazione al
convegno Questioni di etichetta, claDEM, IUAV, sede di Treviso 31 maggio-1 giugno
2006.
12. Ibidem
13. Ibidem
14. Fanny&Alexander, Theres No Place Like Home, Il Vicolo - Divisione Libri- Cesena 2009,
pg. 30.
15. Chiara Lagani, K.313: va in scena il terrore. Intervista a Monica Bolzoni, Graphie, Rivista
trimestrale di Arte e Letteratura, anno IX, n.3, dic. 2007, pg. 45.

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Rimini. Risvolti dellabito

Indice immagini
in copertina - Robe manteau in faille, provini a contatto di Albert Watson per la promozio-
ne di Bianca e Blu in Giappone, 1989
pg. 2 - Ritratti di Monica Bolzoni, provini a contatto di Maria Mulas per Bianca e Blu,
1982
pg. 4 - Cappotto in Harris Tweed, 1982
pg. 5 - Collezione in jersey per BB1, primi anni 80
pg. 6 - Abiti e tailleur, primi anni 80
pg. 8 - Orecchini pendenti con smeraldi e strass, fotografia: Helmut Newton, Vogue Ita-
lia, Dicembre 1982
pg. 10 - Colletti e Collari, primi anni 80, 90 e 2000, fotografie: Marcello Formichi
pg. 11 - Colletto in pvc a quadretti di specchio, Vogue Sposa, Settembre 2007
pg. 12 - Abito in organzino di jersey, fotografia: Patrick Demarchelier, Vogue Italia, nu-
mero speciale dedicato alla Moda Italiana in Giappone, Novembre 1990
pg. 14 - Lingerie collant, cappottino in panno lenci, realizzati per le performance dellarti-
sta Vanessa Beecroft: VB 15 (Fondation Cartier pour lArt Contemporain, Paris 1995) e VB
16 (Deitch Projects, New York 1996)
pg. 15 - Costumi per lo spettacolo teatrale dei Fanny&Alexander, Theres No Place Like Home,
fotografia: Enrico Fedrigoli, 2009
pg. 16 - Costume per lo spettacolo teatrale dei Fanny&Alexander, Amore (2 atti), fotografia:
Enrico Fedrigoli, 2007
pg. 18 - Accessori cappelli, guanti e scarpe realizzati in diversi tessuti e materiali per le
collezioni di Bianca e Blu negli anni 80,90 e 2000, fotografie: Marcello Formichi
pg. 19 - Cuffie in jersey tecno: fotografia: Greg Lotus, Vogue Italia, Maggio 2007; fo-
tografia: Michelangelo Di Battista, Vogue Italia, Novembre 2005; Turbante in velluto
nero e guanti, fotografia: Helmut Newton, Vogue Italia, Dicembre 1983; fazzoletto di
damasco in cotone, fotografia: Michelangelo Di Battista, Vogue Italia, Novembre 2006
pg. 20 (dallalto al basso) - Ritratto di Monica Bolzoni, Fotografia: Pietro Pisoni; Il negozio
BB1 - 1982 Milano Via De Amicis 53; Il negozio BB2 - 1984 Milano Via De Amicis 53; Il
negozio BB2, Inaugurazione, 1984
pg. 21 (dallalto al basso) - La Sartoria -1985 Milano Via C. Correnti 14; La Sartoria
-1985 Milano Via C. Correnti 14; Il negozio Bianca e Blu, Ayoama Tokyo, Japan - 1989;
BIANCA E BLU di Monica Bolzoni
Storia e narrazioni di una moda designer

Vanessa Beecroft nel negozio Bianca e Blu - 1995


pg. 22 (dallalto al basso) - Il negozio BB2 - 2004; Laboratorio: IUAV 2007-08 Il gioco del
teatro, lavoro in classe; Laboratorio: IUAV 2007-08 Il gioco del teatro, i progetti degli
studenti; Costumi per lo spettacolo teatrale dei Fanny&Alexander, K.313, da Breve can-
zoniere di Tommaso Landolfi, 2008
pg. 23 (dallalto al basso) - Costume per lo spettacolo teatrale dei Fanny&Alexander, Theres
No Place Like Home, 2009 - Backstage della performance presso il Museo Archeologico di
Sarsina; Le scarpette rosse di Dorothy per lo spettacolo dei Fanny&Alexander, Theres No
Place Like Home 2009; Il negozio BB- 2008; BBland-2009, il nuovo atelier Milano, Alzaia
Naviglio Grande 192
pg. 24 - Abito e accessori lo spettacolo teatrale dei Fanny&Alexander, K.313, da Breve
canzoniere di Tommaso Landolfi, 2008
pg. 29 - Abito Brigitte, fotografia: Albert Watson, Vogue Italia, numero speciale dedica-
to alla Moda Italiana in Giappone, Novembre 1990
retro copertina - Abito Brigitte, provini a contatto di Albert Watson per la promozione di
Bianca e Blu in Giappone, 1989
Mostra a cura di Per la schedatura degli abiti in mostra
Vittoria Caterina Caratozzolo Monica Bolzoni
Alessia Zucca
Progetto e coordinamento
dellallestimento Per la collaborazione allallestimento
Monica Bolzoni Paolo Tumiati
Vittoria Caterina Caratozzolo
Un ringraziamento speciale per la
Progetto e coordinamento grafico disponibilit e il sostegno va a:
E. Gioia Russo Per la Soprintendenza BSAE di Siena e Grosseto: Mario
Leandro Palanghi Scalini, Anna Maria Guiducci, Marcello Formichi, Maria
Mangiavacchi, Elena Pinzauti, Silvia Vellini
Con il contributo degli Cristina e Gian Paolo Brini
Studenti dei corsi di laurea Triennale in Rossella Caruso
Culture e Tecniche della Moda e Graziella Bertolini
della Magistrale in Moda dellUniversit Anna Di Cesare
di Bologna, campus di Rimini Gherardo Frassa
Marisa Pennettier
Si ringrazia: Renza Tenan
Per i capi in mostra Laura Salvini
Monica Bolzoni
La Soprintendenza per i Beni Storici,
Artistici ed Etnoantropologici per le Provin-
ce di Siena e Grosseto.
Fanny&Alexander
Marisa Zattini
Luisa Cevese
Annalisa Trentin
Organizzata da

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