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Con lacume che caratterizza la sua prosa saggistica e lo sguardo sagace del genio
creativo, tra il 1959 e il 1961 Marguerite Yourcenar scrive La mente nera di Piranesi,
unanalisi accurata e illuminante dellopera dellartista veneziano che nel profluvio della sua
produzione lasci sedici tavole dal titolo Carceri dinvenzione, grandiloquenti teatri in cui la
miseria umana perviene quasi a tratti di sublimit, rappresentazioni incise oltre due secoli e
mezzo fa che non smettono di sconcertare la mente di chi le contempla oggi.
Il prolifico e poliedrico Piranesi, che nel corso della sua non lunga vita oltre a essere
architetto sar teorico, incisore, vedutista, antiquario e designer, allet di ventitre anni ha gi
dimostrato le sue doti eccelse di acquafortista nelle stampe raccolte nel primo volume di Prima
Parte di Architetture e Prospettive, che articolano visivamente la sua grande ammirazione per
larchitettura romana, una costante nella sua creazione e nei suoi scritti teorici, in cui sosterr
senza cedimenti n screpolature loriginalit e in ultima istanza la superiorit di questa a fronte
delle tesi di Leroy, Laugier e Winckelmann, che avvalorano invece la supremazia dellarte
greca. La forza immaginifica che Piranesi intesse alla materia archeologica converge in
unestetica della mortalit che sancisce le testimonianze marmoree dellAntica Roma come
primo livello nella stratificazione di civilt fabbricate dallillusoria aspettativa umana di
perpetuit, e rose fortuitamente dalla caducit fatta tempo perenne che ramifica come erba
selvatica negli spacchi della pietra dura. In Ara Antica, Piranesi intaglia rovine enormi che
sovrastano piccole figure di uomini o parti disgiunte di scheletri, ingombranti avanzi di
architetture sovrapposte ribaltati in unaccozzaglia di svariati declini; e davanti alle quattro
stampe de I grotteschi, si spettatori dellultimo rigurgito dellartificio della civilt nelle
sembianze di un Rococ estremo, forgiato su decorazioni ridondanti e vane che larchitetto
veneziano non esita a saldare alla sua idea del mondo antico. Da qui si levano i resti dei suoi
autori ridotti a macabri teschi, come nellinquietante Tomba di Nerone, dalle cui fenditure si
riversano serpi chimeriche e segni di mortalit squagliata; la gloria si sgretola a risibile mucchio
di frantumi di marmo e polvere ne Larco trionfale, dove le piante infestanti si fanno ironiche
corone degli archi eretti a vittorie ormai remote e abbattuti infine dalla tenacia della natura
indomita e dal tempo, orditore endemico di un decadimento cui neppure gli di paiono sottrarsi.
Contigue nel sofisticato spazio minimal della Caixa Forum a quelle dellartista
veneziano sono state per oltre due mesi forse per mera coincidenza temporale o per un fausto
programma organizzativo non tanto accidentale, e comunque dalleffetto suggestivo le
figurazioni altrettanto visionarie del poeta, artista e incisore William Blake. Con Visiones en el
arte britnico, sono stati esposti dal 4 luglio al 21 ottobre 2012 acquerelli, stampe miniate,
acqueforti a rilievo e pitture a tempera provenienti dal fondo della Tate Gallery di Londra, opere
dalla cifra distintiva elaborate dallocchio interiore di un artista tormentato, demistificatore e
manifestamente scontento del suo tempo, che fu fervente sostenitore degli ideali della
Rivoluzione Francese, della libert sessuale, e dei diritti delle donne rivendicati in quegli anni
da unilluminata Mary Wollstonecraft, e fu mosso da unirrequietudine creativa che conflu in
una straordinaria iconografia di soggetti specialmente biblici e mitologici il cui sperimentalismo
tecnico e audace simbolismo tematico furono il motivo del suo stentato consenso in vita al
cospetto di critici inclini a suffragare un tipo di arte pi rassicurante e convenzionale, e di una
borghesia che andava consolidando il suo status facendo propri unideologia e un gusto estetico
di segno pi opportunamente conservatore , e di una maggior fortuna postuma generata
dallispirazione che nella sua opera trovarono in seguito certi pittori preraffaelliti, neoromantici
e postmoderni.
Nelle sue innovatrici incisioni a rilievo colorate a mano, negli acquerelli di piccolo
formato e nei dipinti a tempera, Blake rompe i codici di comportamento sociali, mette in scena
la giovinezza e la sua brama di affrancarsi da uninflessibile, statica legge del padre, e
rifacendosi ai personaggi di una mitologia di matrice pagana, dellAntico Testamento e del
Paradiso perduto di Milton, cos come a quelli di una pi personale cosmogonia permeata di
una significazione profetica, ritrae il conflitto teso e la drammatica, persistente lotta tra gli
agenti delloppressione e le forze che si ribellano allordine costituito. Robusti corpi
michelangioleschi, quasi primitivi, che terminano in volti espressionisti si stagliano con la loro
sofferenza nel frontespizio e nelle acqueforti colorate ad acquerello delle Visioni delle figlie di
Albione, con le quali Blake illustr uno dei suoi libri profetici in cui le donne dInghilterra,
rappresentate in lacrime e in catene, si fanno simbolo della repressione e della disuguaglianza. Il
tratto sottile e stratificato con il quale lartista e poeta modella e infonde vigore ai protagonisti
delle sue scene bibliche e mitologiche accompagna i movimenti fluttuanti delle figure e dei loro
allucinati sogni, che insieme ai toni accesi di rosso e arancio suggeriscono a volte il trasporto
delle fiamme, come nel Libro di Urizen o in Elohim crea Adamo, dove un Adamo prostrato
e affranto si rivela nel momento in cui prende corpo ed esce dallo stato spirituale, gi avvolto
nelle spire del serpente, predestinato dunque dal suo stesso creatore, tirannico legislatore che
non esiter a mettere in atto le conseguenze della sua disubbidienza, come larcangelo Michele
gli mostra nella conturbante visione ispirata ad alcuni versi di Milton intitolata La casa della
morte, abitata da uomini afflitti dalla malattia e dallimpietosa caducit.