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Ing. A.

Monaco Formazione

antincendio

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6.3 - DIMENSIONAMENTO DI UNA RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO


Gli idranti DN 45 ed i naspi DN 25 vengono utilizzati prevalentemente per la protezione
interna degli edifici, intendendo con ci la protezione contro l'incendio che si ottiene
mediante idranti a muro o naspi, installati in modo da consentire il primo intervento
sull'incendio da distanza ravvicinata, e soprattutto tali da essere utilizzabili dalle persone
che operano all'interno dell'attivit.
Ricordiamo quali sono le prestazioni idrauliche minime richieste a tali attrezzature:

Un idrante a muro DN 45 deve normalmente assicurare una portata non


inferiore a 120 I/min, con una pressione residua non inferiore a 2 bar .

Un naspo DN 25 deve normalmente assicurare una portata non inferiore a


35 I/min , con una pressione residua non inferiore a 1,5 bar .

La protezione interna degli edifici con idranti (nel seguito si


intende indicare con la parola idranti sia gli idranti DN 45
che i naspi in genere) deve essere generalmente effettuata
secondo i seguenti criteri di installazione e posizionamento:

Gli idranti devono essere installati generalmente a muro, in una


apposita cassetta attrezzata, completa di manichetta e lancia,
ubicata in posizione ben visibile, e segnalata con appositi
cartelli che devono facilitarne l'individuazione anche a distanza.

Gli idranti devono essere comunque facilmente e sicuramente


raggiungibili, per cui deve essere vietato nei pressi degli
idranti il posizionamento di macchinari, di attrezzature, o di
materiali ingombranti che possano comunque ostacolare il
rapido raggiungimento degli stessi.

Gli idranti, in assenza di specifiche e diverse regolamentazioni, devono essere


distribuiti in modo da servire non oltre 1000 m2 per ogni idrante, ad una distanza
reciproca tra di loro non superiore ai 40 metri, ed in modo che ogni punto dellarea
protetta disti non oltre 20 metri dallidrante pi vicino.

Gli idranti devono essere comunque posizionati in modo tale che ogni parte dell'attivit
sia raggiungibile con il getto dacqua di almeno un idrante; in situazioni di grave rischio di
incendio, o in circostanze particolari, si pu richiedere che gli idranti siano installati in
modo da consentire, in ogni punto, lintervento contemporaneo di due idranti.

Gli idranti devono essere distribuiti nell'edificio nei punti pi opportuni per la difesa
contro gli incendi, preferibilmente in prossimit delle uscite o di vie di fuga, o sui
pianerottoli delle scale.

Gli idranti inoltre essere installati in posizione tale da non ostacolare, anche in fase
operativa, lesodo dai locali da parte delle persone presenti.

Nel caso di ubicazione in prossimit di porte resistenti al fuoco delimitanti un


compartimento antincendio, gli idranti devono essere posizionati su entrambe le facce
della parete su cui inserita la porta;

Nel caso di ubicazione in prossimit di filtri a prova di fumo (scale a prova di fumo;
ascensori antincendio; luoghi sicuri; etc.), gli idranti devono essere posizionati sia
allinterno del compartimento che all'interno del vano filtro, eventualmente alimentati anche
dalla stessa tubazione.

Nei fabbricati a pi piani, gli idranti vanno installati a tutti i piani.

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La protezione esterna degli edifici contro l'incendio si ottiene generalmente


mediante idranti di grandi dimensioni (idranti a colonna soprasuolo e/o idranti
sottosuolo, con attacchi DN 70), installati in modo da consentire la lotta contro
l'incendio quando le dimensioni e le caratteristiche dellincendio stesso non
consentono di operare da vicino, ma richiedono un intervento a distanza ed una
azione preliminare ed intensa di raffreddamento.
Ricordiamo che un attacco DN 70 deve normalmente assicurare, come prestazioni
idrauliche minime, una portata non inferiore a 300 I/min, con una pressione residua
non inferiore a 4 bar , mentre lautonomia e la contemporaneit di funzionamento devono
essere definiti in base alla valutazione della classe di rischio di incendio (vedi in seguito) .
Gli idranti esterni vanno preferibilmente installati in modo tale che, anche durante un
incendio, risultino in posizione sicura sia per lincolumit degli operatori, sia per la
funzionalit delle attrezzature.
Per tali motivi gli idranti esterni, anche in relazione allaltezza del fabbricato da
proteggere, si dovranno distanziare dalle pareti perimetrali dei fabbricati stessi. In genere
raccomandata una distanza fra i 5 ed i 10 metri.
Gli idranti dovranno essere installati ad una distanza reciproca massima di 60m, e
devono essere posizionati in modo tale che ogni punto delle pareti perimetrali dei
fabbricati disti non pi di 30 metri dallidrante pi vicino.
All'esterno degli edifici si considera preferibile linstallazione di idranti a colonna
soprasuolo con attacchi DN 70, conformi alla norma UNI 9485; nel caso in cui siano
installati idranti sottosuolo, conformi alla norma UNI 9486, la loro posizione dovr
essere adeguatamente indicata, e dovranno altres porsi in atto misure per evitare
che ne sia ostacolato il loro utilizzo.
Per il dimensionamento di un impianto di idranti, la Norma UNI 10779 introduce
un criterio per la classificazione delle attivit in 3 livelli di rischio (aree di livello 1 =
rischio di incendio basso; aree di livello 2 = rischio di incendio medio; aree di livello
3 = rischio di incendio elevato).
A seguito di tale classificazione, il dimensionamento di una rete di idranti antincendio si
effettua secondo quanto riportato nel seguente prospetto sintetico e riepilogativo:

RETI DI IDRANTI ANTINCENDIO

(N O R M A U N I 1 0 7 7 9 )

- CRITERI DI DIMENSIONAMENTO MINIMO DEGLI IMPIANTI S C H E M A D I R I F E R I M E N T O P O R T A T E/ P R E S S I O N I / C O N T E M P O R A N E I T / A U T O N O M I A

IDRANTI/NASPI INTERNI

TIPO DI RISCHIO

n. 2
AREE DI LIVELLO

( RISCHIO BASSO )

DN

45 (120 L / MIN a 2

oppure

n. 4

DN

AREE DI LIVELLO

( RISCHIO MEDIO )

DN

25 (35 L / MIN a 2

n. 4

DN

( RISCHIO ELEVATO)

n. 4

DN

MINUTI
BAR )

n. 4

(ipotesi ridotta)

25 (60 L / MIN a 2

AUTONOMIA

AREE DI LIVELLO

: 30

: 60

NON INDISPENSABILI

BAR )

45 (120 L / MIN a 2

oppure

BAR )

(ipotesi ridotta)

AUTONOMIA

n. 3

IDRANTI ESTERNI

BAR )

DN

70 (300 L / MIN a 4

AUTONOMIA

BAR )

n. 6

DN

70 (300 L / MIN a 4

DN 25 : NON PREVISTI

: 120
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MINUTI

MINUTI

45 (120 L / MIN a 2

AUTONOMIA

: 60

BAR )

AUTONOMIA
MINUTI

: 120

BAR )

MINUTI

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7 - PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO


7.1 - IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO
7.1.1 - GENERALIT
In unazienda, grande o piccola che sia, non del tutto im possibile trovarsi coinvolti in un
emergenza per incendio o per infortunio, anche se ad alcuni tale evento potrebbe
sembrare una probabilit abbastanza remota.
La conferma la si pu avere ricordando che i dati statistici indicano che i Vigili del Fuoco, in
Italia, effettuano ogni anno oltre 600.000 interventi di soccorso tecnico urgente, di cui circa
200.000 per incendio; di questi, almeno 40.000 interventi di soccorso per incendio (cio
circa 110 interventi al giorno) sono correlati ad emergenze verificatesi in attivit lavorative.
opportuno evidenziare subito che, indipendentemente dai materiali depositati o
impiegati nelle lavorazioni, e dalle caratteristiche costruttive ed impiantistiche di una
generica azienda, uno degli aspetti che ha sempre maggiore im patto sullevoluzione
dellevento emergenza quello relativo a come sono stati affrontati i primi momenti,
nellattesa dellarrivo delle squadre dei Vigili del Fuoco.
Uno strumento basilare per la corretta gestione degli incidenti (siano essi incendi, infortuni,
fughe di gas o perdite di sostanze pericolose) il cosiddetto piano di emergenza .
Il DM 10.3.1998 prevede che, a seguito della valutazione del rischio di incendio
(obbligatoria in ogni luogo di lavoro per effetto del D.Lgs. 626/94), deve essere
predisposto dal datore di lavoro in forma scritta, e tenuto aggiornato, un piano di
emergenza antincendio, adeguato alle dimensioni e caratteristiche dellattivit ed
alle situazioni di emergenza ragionevolmente prevedibili, che descriva le necessarie
misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio.
Non sono tenuti alla redazione del piano di emergenza i datori di lavoro delle aziende ove
sono occupati meno di 10 dipendenti, e che non sono soggette al controllo da parte dei
Comandi Provinciali dei vigili del fuoco, ferma restando l'adozione delle necessarie misure
organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio.
Il piano di emergenza deve contenere nei dettagli tutte le informazioni che servono
per mettere in atto i primi comportamenti e le prime manovre in caso di incidente, ed
in particolare:

le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio;

le procedure per l'evacuazione del luogo di lavoro che devono essere attuate dai
lavoratori e dalle altre persone presenti;

le disposizioni per chiedere l'intervento dei vigili dei fuoco e per fornire le
necessarie informazioni alloro arrivo;

le specifiche misure per assistere le persone disabili eventualmente presenti.

Tali provvedimenti devono avere lo scopo di conseguire nel pi breve tempo possibile i
seguenti obiettivi principali:
salvaguardia ed evacuazione delle persone
messa in sicurezza degli impianti di processo
compartimentazione e confinamento dellincendio
protezione dei beni e delle attrezzature
estinzione completa dellincendio.
I piani di emergenza ben strutturati prevedono inoltre le operazioni necessarie per la
rimessa in servizio in tempi ragionevoli ed il ripristino delle precedenti condizioni
lavorative.
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In ogni caso un piano di emergenza deve essere riferito alla realt effettivamente
esistente nei luoghi di lavoro cui si riferisce, deve essere facilmente comprensibile, non
deve ingenerare confusione, e deve essere ben conosciuto dai lavoratori.
Ricordiamo che, con un efficace aforisma, si pu affermare che il peggiore piano di
emergenza non avere nessun piano, ma anche che il secondo peggiore piano
demergenza averne due.
Cerchiamo pertanto di capire che cosa , e come strutturato, un piano di emergenza.
7.1.2 - SCOPO ED OBIETTIVI
Lo scopo dei piani di emergenza quello di consentire la migliore gestione possibile degli
scenari incidentali ipotizzabili, determinando una o pi sequenze di azioni che sono
ritenute le pi idonee per avere i risultati che ci si prefigge al fine di controllare le
conseguenze di un incidente.
La stesura del piano di emergenza consente di raggiungere diversi obiettivi, gi a partire
dai momenti preliminari nei quali si valuta il rischio ed il Management inizia ad identificare
con maggiore precisione gli incidenti che possono verificarsi nellattivit lavorativa.
Tra gli obiettivi di un piano di emergenza, ad esem pio, ci sono i seguenti:
raccogliere in un documento organico e ben strutturato quelle informazioni che sono
difficilmente memorizzabili, o che comunque non possibile ottenere facilmente
durante una emergenza;
fornire una serie di linee-guida comportamentali e procedurali che siano il frutto
dellesperienza di tutti i componenti dellAzienda, e che, pertanto, rappresentano le
migliori azioni da intraprendere;
disporre di uno strumento per sperimentare la simulazione dellemergenza, e
promuovere organicamente lattivit di addestramento aziendale.
La struttura di un piano di emergenza, ovviamente, pu variare molto a seconda del tipo di
attivit, del tipo di azienda, della sua conformazione, del numero di dipendenti, e dipende da
una serie di parametri talmente diversificati che im pediscono la creazione di un solo modello
standard valido per tutti i casi.
tuttavia possibile individuare con sufficiente precisione alcuni contenuti di base che possono
essere comuni a tutti i piani.
7.1.3 - PROCEDURE - PERSONE - AZIONI
Un piano di emergenza definibile come un documento scritto che risulta dalla raccolta
di informazioni, sia generali che dettagliate, pronte per essere usate dal personale
dellazienda e dagli enti di soccorso pubblico per determinare il tipo di risposta per
incidenti ragionevolmente prevedibili in una determinata attivit.
Questi piani identificano i pericoli potenziali, le condizioni e le situazioni particolari, e
consentono di disporre rapidamente di specifiche informazioni che sarebbe altrimenti
im possibile ottenere durante unemergenza.
Le procedure operative rappresentano, in genere schematicamente, linee - guida
comportamentali ed operative, tramite le quali il personale pu operare
efficacemente, efficientemente e con maggiore sicurezza in condizioni di emergenza.
In mancanza di appropriate procedure, la gestione di una emergenza da parte di
personale non professionalmente preparato per quelle situazioni pu facilmente diventare
caotica, causando confusione ed incomprensione, ed aumentando considerevolmente il
rischio di infortuni.
Il contenuto del piano di emergenza deve innanzitutto focalizzare lattenzione su alcune
persone o gruppi - chiave (come gli addetti al reparto, al processo di lavorazione, ecc.), ed il
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piano deve descriverne dettagliatamente il com portamento, le azioni da intraprendere, ed


evidenziare le azioni da non fare.
Al verificarsi dellemergenza, si deve tenere conto che, comunque, possono facilmente
essere coinvolte anche persone di altri reparti, o presenti casualmente in azienda (clienti,
visitatori, pubblico, dipendenti di altre societ di manutenzione, ecc.); bene ricordare
che il piano deve prendersi cura anche di queste persone.
Inoltre, una emergenza pu avere ripercussioni anche in aree esterne allazienda, o
pu comunque riguardare altre Organizzazioni o Servizi la cui attivit in qualche
modo correlata; in tali casi, il piano di emergenza deve prevedere il da farsi anche
per queste situazioni.
Ad esempio, se unazienda ha ipotizzato un evento incidentale come un rilascio di sostanze
pericolose, e se la valutazione preventiva del rischio ha evidenziato che in tali circostanze
esistono pericoli anche per la popolazione presente nelle aree circostanti, il piano di
emergenza deve senzaltro comprendere anche le procedure a tutela di quelle persone
(evacuazione, allarme, etc.).
Oppure, se un Ospedale ha un incendio nel reparto di Pronto Soccorso, si deve
prevedere che dal quel momento le emergenze sanitarie vanno dirottate su altri Ospedali
(o su altri Reparti), mediante idonee procedure.
Ricordiamo ancora una volta che lobiettivo primario del piano di emergenza deve essere
la salvaguardia delle persone, siano esse dipendenti dellazienda, clienti, visitatori, o
abitanti delle aree circostanti.
Una figura che non deve mai mancare nella progettazione del piano di emergenza, quella
di un Gestore Aziendale dellEmergenza, al quale vanno delegati poteri decisionali, e la
possibilit di prendere decisioni anche arbitrarie, al fine di operare nel migliore dei modi e
raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Le azioni previste nel piano di emergenza devono assolutamente essere correlate alla
effettiva capacit delle persone di svolgere determinate operazioni.
Non saggio n opportuno attribuire compiti particolari a chi non stato adeguatamente
addestrato, e/o non possiede idonei requisiti psico-fisici; occorre infatti ricordare che, in
condizioni di stress e di panico, le persone spesso tendono a perdere lucidit e capacit
operativa, e pertanto il piano di emergenza va strutturato tenendo conto anche di questo
aspetto.
Poche, semplici, efficaci azioni sono meglio che una serie di incarichi complicati, nei quali il
rischio di saltare alcuni passaggi fondamentali molto alto.
7.1.4 - VALUTAZIONE DEL RISCHIO E PIANIFICAZIONE
Per la costruzione di un piano di emergenza, una fase importantissima quella iniziale di
valutazione del rischio in azienda.
Nel documento di valutazione dei rischi sono raccolte tutte le informazioni che
permetteranno di strutturare senza grosse difficolt il processo di pianificazione
dellemergenza, e quindi se la valutazione del rischio viene eseguita con precisione
e completezza, anche la successiva pianificazione dellemergenza potr facilmente
essere di buona qualit.
Per ottenere la pi ampia possibilit di successo, opportuno che nella pianificazione di
emergenza sia coinvolto tutto il personale dellazienda, perch ciascuno, opportunamente
guidato e stimolato, pu fornire idee e soluzioni che possono migliorare la qualit del
piano demergenza e delle procedure inserite.
inoltre da tenere presente che, quanto pi le persone coinvolte fanno proprio il piano
di emergenza, tanto pi questo avr possibilit di successo nel momento in cui dovr
essere applicato in un incidente reale.
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La valutazione dei rischi condotta in azienda evidenzia i possibili eventi incidentali che
ci si pu ragionevolmente aspettare; dopo questa valutazione occorre stabilire quali di
questi eventi presentano i maggiori rischi, ed iniziare da questi a pianificare le
procedure di emergenza.
Si pu partire schematizzando una griglia, dove vengono indicati:
il tipo di evento incidentale
il reparto interessato
la sequenza temporale di azioni da intraprendere
le persone/gruppi coinvolti
i compiti che ogni singola persona o gruppo deve portare a termine.
Successivamente si possono realizzare delle schede pi dettagliate delle azioni che ogni
singola figura o gruppo di persone deve intraprendere.
La scheda che riguarda ogni persona o gruppo deve essere veramente una scheda ,
perch non ci si pu aspettare di avere una valida gestione dellemergenza se, per
ricordarsi e capire che cosa fare, le pe rsone devono perdere un quarto dora a studiarsi
un manuale di procedure troppo particolareggiato.
Per unevoluzione favorevole dellevento incidentale occorre che ciascuno esegua quelle
poche fondamentali operazioni di propria competenza, nella giusta sequenza, e
soprattutto coordinate con le operazioni che stanno eseguendo gli altri.
In emergenze di tipo pi articolato, pu essere necessario che la scheda faccia
riferimento ad ulteriori sotto - schede di procedure specifiche, come ad esempio quelle
per mettere in sicurezza un impianto di processo oppure per attivare/disattivare
determinati macchinari o attrezzature.
Ad esempio si possono estrapolare, dalle istruzioni particolareggiate di impianti o
macchinari, alcune procedure urgenti per la disattivazione o larresto, e descrivere
dettagliatamente le poche manovre essenziali necessarie per stabilizzare un problema o
porre in sicurezza un sistema; poi si potr, con maggiore calma, fare il punto della
situazione e procedere con altre manovre pi accurate.
Laddestramento, comunque, lunico ed insostituibile metodo che pu garantire il
corretto funzionamento di un sistema di gestione dellemergenza; in mancanza di
aggiornamento continuo e di esercitazioni periodiche, anche il piano pi semplice e le
procedure m eglio organizzate non avranno mai la giusta efficacia.
Occorre inoltre ricordare che un piano di emergenza deve esser inteso come un documento
dinamico, cio in continua evoluzione, per poter effettivamente seguire la dinamica
aziendale e potere migliorare le procedure previste.
necessario quindi procedere ad aggiornamenti periodici, sia in occasione di variazioni
significative (es.: in occasione di cambiamenti di processo, introduzione di nuovi
macchinari, cambiamenti strutturali, etc.), sia a seguito di ogni fase di
addestramento che abbia evidenziato carenze nelle procedure.
7.1.5 - MODALIT PER LEVACUAZIONE DELLE PERSONE

(PIANO DI EVACUAZIONE)

Lobiettivo principale di ogni piano di emergenza quello della salvaguardia delle


persone presenti, e quindi della loro evacuazione, quando necessaria.
opportuno evidenziare subito che il piano di evacuazione non il piano di
emergenza, come alcuni erroneamente ritengono, ma una parte del piano di
emergenza generale (in pratica un piano nel piano), che descrive con gli opportuni
dettagli tutte le misure adottate (in fase preventiva e di progetto), e tutti i comportamenti
da attuare (in fase di emergenza) per garantire la completa evacuazione delledificio o

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della struttura da parte di tutti i presenti (siano essi gli stessi titolari, i dipendenti, i clienti,
i visitatori, etc.), in caso di emergenza.
Anche il piano di evacuazione, naturalmente, deve essere elaborato tenendo conto del
tipo di evento ipotizzato e delle caratteristiche dellazienda.
Non forse del tutto superfluo ricordare che la predisposizione del piano di evacuazione
va effettuata prevedendo di far uscire dal fabbricato tutti gli occupanti, utilizzando le
normali vie di esodo, senza pensare di impiegare soluzioni personalizzate, tanto
ingegnose quanto rocambolesche.
7.1.6 - LE PROCEDURE DI CHIAMATA DEI SERVIZI DI SOCCORSO
Una buona gestione dellemergenza inizia anche con la corretta attivazione delle squadre
di soccorso dei Vigili del Fuoco (tel. 115).
Pertanto, bene che, dopo aver individuato la persona che incaricata di diram are
lallarme (e preferibilmente anche un suo sostituto) , venga predisposto un apposito
schema di richiesta di soccorso con le corrette modalit, che deve contenere almeno i
seguenti dati:
lindirizzo dellazienda ed il numero di telefono;
il tipo di emergenza in corso;
persone coinvolte e/o ferite;
reparto coinvolto;
stadio dellevento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);
altre indicazioni particolari (materiali coinvolti, necessit di fermare i mezzi a
distanza, ecc.);
indicazioni sul percorso;
risorse idriche disponibili.
In alcuni casi pu essere una buona idea predisporre, e tenere sempre a portata di
mano, una pagina fax che indica utili informazioni sullazienda, ed il percorso migliore
per raggiungerla; tale schema pu venire inviato alla Sala Operativa dei Vigili del
Fuoco al momento dellemergenza, ed in tal modo loperatore VF del 115, in contatto
radio con le squadre, pu cos fornire preziose indicazioni per guidarle sul posto nel
pi breve tempo possibile.
utile sapere che fornire ai Vigili del Fuoco informazioni complete e dettagliate
sullemergenza in corso, consente di organizzare immediatamente, e nel modo pi
efficiente possibile, i soccorsi (per quanto riguarda la tipologia delle attrezzature ed il
contingente di uomini da impiegare); ricordiamo altres che, negli interventi per incendio,
lefficacia dei soccorsi (e quindi la limitazione dei danni) direttamente proporzionale alla
tempestivit dellintervento ed alla corretta disponibilit delle risorse necessarie.
7.1.7 - COLLABORAZIONE CON I VIGILI DEL FUOCO IN CASO DI INTERVENTO
Il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante lincendio quello di
mettere a disposizione la propria capacit ed esperienza lavorativa e la conoscenza dei
luoghi, per svolgere quei compiti che gi si abituati a fare, perch si svolgono
nellattivit di tutti i giorni.
Pu essere quindi molto utile che un incaricato dellazienda sia pronto ad accogliere i
soccorritori, fornendo al loro arrivo e durante l'intervento tutte le informazioni
necessarie per il migliore espletamento delle operazioni di soccorso (es: vie di accesso
allarea ed ai locali interessati; risorse idriche disponibili nellarea o nelle immediate
vicinanze; presenza ed ubicazione di persone in pericolo; esistenza di depositi,
sostanze, impianti o apparecchiature pericolose; situazioni particolari; etc.).
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Pu altres essere utile, ad esempio, rendere disponibili operatori con i muletti


montacarichi o macchine operatrici (es. ruspe) eventualmente disponibili, che possono
risultare molto utili per allontanare il materiale che non ancora bruciato (operando
ovviamente sotto lo stretto controllo delle squadre Vigili del Fuoco) , o per facilitare ed
abbreviare le operazioni di smassamento dei materiali e di minuto spegnimento, molto
spesso necessarie per il definitivo spegnimento dellincendio.
7.1.8 - ESERCITAZIONI ANTINCENDIO
Inizialmente il piano di emergenza conterr certamente alcune imprecisioni, e sar
probabilmente abbastanza generico, ma difficile pretendere che fin dalla prima
stesura il piano di emergenza sia un documento perfetto.
Nel tempo, gradualmente, si applicheranno le nuove parti del piano che verranno man mano
sviluppate, fino ad avere un documento soddisfacente ed adeguato alla realt dellazienda,
ma lunico modo per scoprire se, e fino a che punto, funziona un piano di emergenza,
quello di fare periodiche esercitazioni.
Pertanto, nei luoghi di lavoro ove ricorre l'obbligo della redazione del piano di emergenza
connesso con la valutazione dei rischi, i lavoratori devono partecipare ad esercitazioni
antincendio, effettuate almeno una volta l'anno, per mettere in pratica le procedure di
esodo e di primo intervento.
I lavoratori devono partecipare all'esercitazione e, qualora ritenuto opportuno, anche il
pubblico; il personale incaricato di specifiche mansioni deve attuare, per quanto
possibile, le procedure previste dal piano;
Una successiva esercitazione deve essere messa in atto non appena:
-

una esercitazione abbia rivelato serie carenze e dopo che sono stati presi i
necessari provvedimenti;

si sia verificato un incremento del numero dei lavoratori

siano stati effettuati lavori che abbiano comportato modifiche alle vie di esodo.

Informazioni pi dettagliate sulle


nellallegato VII del DM 10.3.1998.

esercitazioni

antincendio

sono

contenute

7.1.9 - ASSISTENZA ALLE PERSONE DISABILI IN CASO DI INCENDIO


Il datore di lavoro deve individuare, nelle fasi di pianificazione delle misure di sicurezza
antincendio e delle procedure di evacuazione del luogo di lavoro, le necessit particolari
dei lavoratori disabili eventualmente presenti in azienda.
Occorre altres considerare le altre persone disabili che possono avere accesso nel luogo
di lavoro, ed occorre anche tenere presente le persone anziane, le donne in stato di
gravidanza, le persone con arti fratturati ed i bambini.
Nel predisporre il piano di emergenza, il datore di lavoro deve prevedere una adeguata
assistenza alle persone disabili eventualmente presenti.
Si evidenzia inoltre che, in generale, gli ascensori non devono essere utilizzati per
l'esodo, salvo che siano stati appositamente realizzati per tale scopo; in particolare, poi,
le persone disabili possono utilizzare un ascensore solo se un ascensore predisposto
per l'evacuazione o un ascensore antincendio, ed inoltre tale impiego deve avvenire
solo sotto il controllo di personale pienamente a conoscenza delle procedure di
evacuazione.
Informazioni pi dettagliate sullassistenza alle persone disabili sono contenute
nellallegato VIII del DM 10.3.1998.

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7.2 - NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO


7.2.1 -

I PERICOLI DEL FUMO E DEL PANICO

Il pericolo dellincendio per la vita umana rappresentato molto spesso, pi che dal
contatto diretto con le fiamme (con conseguenti ustioni) , dalla abbondante produzione di
fumi e di gas tossici, e dalla conseguente rapida e spesso incontrollata diffusione e
propagazione della miscela fumo - gas tossici allinterno degli edifici.
Il fumo prodotto da un incendio (costituito principalmente da una sospensione nell'aria di
particelle solide, liquide e gassose, quali residui incombusti, ceneri, vapore acqueo) pi
leggero dell'aria perch caldo, tende a diffondersi rapidamente (con velocit dell'ordine
di qualche metro al secondo) , ed a salire verso l'alto (soffitto e/o piani superiori),
trasportando i gas di combustione, spesso estremamente tossici e letali
La pericolosit dei fumi, inoltre, dovuta anche al fatto che determina difficolt di
respirazione (irrita le mucose ed soffocante), riduce od annulla completamente la
visibilit rendendo molto pi difficile sia la fuga delle persone presenti sia l'opera dei
soccorritori, e provoca una diminuzione della concentrazione di Ossigeno, in misura
spesso pericolosa per la respirazione.
I rischi causati dal fumo sono, quindi, principalmente i seguenti:

a causa della sua densit, riduce o annulla la visibilit, causando perdita di


orientamento, e prolungando i tempi di permanenza in situazioni pericolose;

interferisce sulla funzione respiratoria, con irritazione del tratto broncopolmonare;

pu essere molto caldo, e causare gravi danni allorganismo, o anche la morte per
ipertermia; infatti l'apparato polmonare pu resistere solo per brevi periodi ad una
temperatura dellaria superiore a 65 C, e solo pochi secondi oltre i 150 C;

Inoltre, come si gi detto, il fumo costituisce un pericolo immediato e diretto per la


vita dell'uomo perch contribuisce alla propagazione dei gas tossici prodotti dalla
combustione; ricordiamo infatti che la combustione delle materie plastiche e dei
combustibili organici produce gas tossici (acido cianidrico, fosgene, cloro,
ammoniaca, ossido di azoto, anidride solforosa, etc.), e, se la combustione avviene
in carenza di ossigeno (e ci avviene facilmente in incendi che si sviluppano in locali
chiusi), si produce ossido di carbonio (CO), letale anche in piccole concentrazioni.
per tali motivi che, in occasione di incendi, pu facilmente diffondersi il panico tra le
persone presenti.
Il panico rappresenta un altro grande pericolo in caso di incendio, e consiste essenzialmente
in un comportamento irrazionale e pericoloso da parte delle persone, che sono indotte a
compiere azioni controproducenti, o pericolose, contrariamente a qualsiasi logica.
Il comportamento dovuto al panico pu essere indotto, come concausa, anche dalla
presenza di ossido di carbonio o altri gas di combustione con effetto narcotico, che
possono privare le persone dell'ossigeno necessario per ragionare con lucidit, e
possono quindi sfasare le capacit di ragionamento.
Non deve perci sorprendere il comportamento decisamente strano ed irrazionale
osservato in molti casi di incendio, di cui si riportano alcuni possibili esempi, tratti da
situazioni realmente accadute:

In molti casi, le persone cercano tutte di uscire contemporaneamente da una unica


e stretta uscita; se il numero di persone aumenta, il deflusso non pu essere
continuo, sicuramente qualcuno comincer a spingere, perdendo magari l'equilibrio
e cadendo addosso ad altri, creando una catena di piccoli incidenti destinata ad
aumentare il panico; situazioni di tal genere hanno spesso provocato la morte di
persone per schiacciamento o soffocamento.

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Persone solitamente coraggiose in compagnia, rimaste isolate per il fumo, sono


rimaste bloccate sul posto, o hanno iniziato a correre senza obiettivi, perdendo il
senso di orientamento.

Certe persone, coinvolte in un incendio, possono negare l'esistenza dei


pericolo, e possono rimanere senza voce, insensibili ed immobili, ad osservare
il fuoco, esterrefatti di fronte a ci che accade intorno a loro, ed incapaci di
credere che proprio a loro potesse accadere una disgrazia di tal genere.

Durante un incendio negli uffici di uno stabile, alcuni impiegati si sono messi ad
ordinare le loro scrivanie, continuando a lavorare come se niente fosse nel
momento in cui la loro vita era in pericolo; altri si sono messi a riordinare e pulire
una stanza nel momento in cui il tetto stava per cadere sopra le foro teste.

Durante l'incendio in un ristorante, un cliente tornato a riprendersi il cappotto


dimenticato, ed un cameriere impediva ai clienti di uscire senza aver pagato la
consumazione.

In un tragico incendio di una scuola, una insegnante impose ai suoi allievi di rimanere
seduti, mentre lei corse nell'aula accanto per chiedere ad una collega suggerimenti sul
da farsi, mentre il fumo invadeva i locali; le due insegnanti corsero poi insieme
nellufficio del direttore, che era assente, e solo allora decisero di evacuare l'edificio:
dodici minuti vitali persi, durante i quali i pompieri non erano stati avvisati.

In alcuni casi i genitori hanno salvato l'orsacchiotto di peluche, invece, dei loro bambini,
o uomini, nel fuggire, hanno raccolto gli spiccioli, abbandonando oggetti preziosi.

Alcune indagini effettuate hanno evidenziato che le persone che hanno ricevuto un
addestramento sono meno facilmente preda del panico, e sono pi facilmente portate ad
intervenire, dare lallarme ed organizzare levacuazione secondo schemi razionali.
Si inoltre evidenziato che la conoscenza dei luoghi favorisce lassunzione di decisioni
anche coraggiose, come lattraversamento di zone o scale invase dal fumo, e permette
pi facilmente di assumere decisioni, ed impartire disposizioni, utili per evitare la
diffusione del panico tra le altre persone.
Descriviamo pertanto nel seguito indicazioni utili sul comportamento corretto da adottare
in presenza di fumo ed in presenza di incendio.
7.2.2 -

NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI FUMO

v Se, in caso d'incendio, ci si trova all'interno di un edificio invaso da fumo, e se le


vie di esodo sono percorribili, bisogna portarsi allaperto (o in un luogo sicuro),
rapidamente, e seguendo per quanto possibile le seguenti regole:

mantenete la calma;

evitate di gridare e di correre;

se lasciate una stanza, o attraversate porte, richiudete le porte dietro di voi; ci


ritarder, anche se di poco, la propagazione del fumo e dellincendio;

raggiungete luscita seguendo lapposita segnaletica di sicurezza;

in caso di assenza o non visibilit dei segnali, cercate di ricordare mentalmente la


strada pi breve per l'uscita;

cercate di ricordare mentalmente anche la strada gi percorsa, individuando punti


di riferimento; pu essere utile in caso di smarrimento dell'orientamento, o se
occorre ripiegare improvvisamente;

non usate l'ascensore;

se attraversate zone con molto fumo, bene chinarsi e avvicinarsi il pi possibile al


pavimento; infatti verso terra l'aria pi fresca e respirabile, e la visibilit maggiore;
- 56 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

non disponendo di maschere antigas, proteggere bocca e naso con un fazzoletto


ripiegato pi volte, meglio se bagnato;

in caso di perdita di orientamento, o di improvvisa impercorribilit delle vie d


esodo, cercate la finestra pi vicina, ed apritela o rompete il vetro; ci servir ad
aerare lambiente, far fuoriuscire il fumo, potr essere utile per segnalare la
vostra presenza e posizione allinterno delledificio, ed in molti casi pu costituire
una valida via di fuga (piani bassi, terrazze, etc.); ricordate che alcune volte le
finestre potrebbero essere nascoste da tende, drappeggi, o simili;

v Se, in caso d'incendio, ci si trova allinterno di un edificio invaso da fumo, e se non


sembra possibile portarsi allaperto perch le vie di esodo non sono percorribili,
seguire per quanto possibile le seguenti regole:

mantenete la calma;

non utilizzate ascensori;

non rifugiatevi in locali privi di finestre, o in tratti ciechi di corridoi;

rifugiatevi in un locale o camera con finestra, e richiudete bene la porta;

utilizzate panni umidi per rendere il pi possibile stagna la porta ed eventuali altre
aperture verso locali interni; bagnate la porta;

aprite la finestra per aerare l'ambiente;

manifestate la vostra presenza alla finestra o mediante eventuali altri mezzi di


comunicazione disponibili, in attesa dei soccorsi.

v Se un gruppo di persone si trova all'interno di un edificio invaso dal fumo, la cosa


pi importante da fare evitare linsorgere dei panico; a tal fine una persona che
intende assumere la guida del gruppo per favorirne levacuazione o il ricovero in
un luogo sicuro, deve seguire le seguenti indicazioni:

mantenere la calma (la conoscenza approfondita delle procedure aiuta molto in


questo senso, cos come laddestramento periodico che aiuta a prendere
confidenza con le operazioni da intraprendere);

evitare di gridare e di correre, e principalmente di trasmettere il panico ad altre persone;

stroncare sul nascere ogni isterismo.

non sottovalutare la situazione, ma dimostrare comunque di essere fiduciosi per la


soluzione prospettata;

valutare mentalmente e rapidamente le azioni da intraprendere in dipendenza della


situazione ambientale, e della percorribilit o meno delle vie di esodo;

se esiste un piano di emergenza, e se ne conoscono i contenuti, attuare le azioni


previste per la situazione in atto;

spiegare alle altre persone cosa occorre fare, a voce alta e pacata, mostrandosi
decisi e consapevoli;

Prestare assistenza a chi si trova in difficolt, se avete la garanzia di riuscire nellintento;

Allontanarsi immediatamente, secondo procedure gi stabilite dettagliatamente in


precedenza nel piano di emergenza (ad esempio in unazienda pu essere
necessario mettere in sicurezza gli impianti di processo; oppure in una scuola pu
essere necessario che il docente prenda con s il registro della classe per poter
effettuare le verifiche sullavvenuta ev acuazione di tutti gli alunni; etc.);

Non rientrare nelledificio fino a quando non vengono ripristinate le normali


condizioni di sicurezza.
- 57 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

7.2.3 -

NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI INCENDIO

Il comportamento corretto da tenere pu essere diverso, in dipendenza delle diverse


situazioni in cui ci si pu trovare.
Nel seguito si descrivono alcuni comportamenti cautelativi a carattere generale, che
potranno essere applicati al meglio con la conoscenza dei luoghi ed a seguito di
specifica informazione e/o formazione antincendio:

Comportarsi secondo le procedure pre-stabilite (ove esistono);

Se si tratta di un principio di incendio, valutare la situazione determinando se


esiste la possibilit di estinguere immediatamente lincendio con i mezzi a
portata di mano;

In caso contrario, dare immediatamente lallarme ai Vigili del Fuoco (tel. 115);

Non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si sicuri di


riuscirvi;

Intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc., per gli impianti


attinenti i locali interessati dallincendio;

Limitare la propagazione del fumo e dellincendio chiudendo le porte di accesso


e/o dei compartimenti;

Iniziare lopera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle
proprie spalle, e con lassistenza di altre persone;

Accertarsi che ledificio venga evacuato;

Se non si riesce a mettere sotto controllo lincendio in breve tempo, portarsi


allesterno delledificio, e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili
del Fuoco.

Valutare il pi probabile percorso di propagazione delle fiamme, in modo da evitare


di trovarsi in posizioni pericolose, o di essere circondati dalle fiamme.

Non sostare o procedere su terreno cosparso di materiali facilmente incendiabili


(segatura, carta, erba disseccata, sterpaglie, liquidi infiammabili, etc.).

In mancanza di luoghi sicuri, sostare o procedere dove l'incendio gi passato,


bruciando il materiale combustibile che vi si trovava.

Fare attenzione alle superfici vetrate (porte, finestre, pareti); a causa del calore o
di sovrapressione causata dallincendio, possono facilmente e improvvisamente
rompersi, proiettando pericolose schegge di vetro.

Non sostare o passare in vicinanza di recipienti chiusi, o bombole,


contenenti liquidi o gas, perch il calore prodotto dall'incendio pu provocare
un'abnorme aumento della pressione interna, con possibilit di scoppio.

Non avvicinarsi a recipienti aperti contenenti liquidi infiammabili, perch il calore


irraggiato dall'incendio pu essere sufficiente a causarne l'autoaccensione,
anche in mancanza di innesco.

Non transitare su pavimenti, solai, scale, o sotto soffitti, o in vicinanza di pareti,


che siano stati sottoposti per lungo tempo all'azione diretta dalle fiamme, perch
potrebbero cedere improvvisamente.

Non utilizzare ascensori o montacarichi; a causa di guasti, o interruzioni di energia


elettrica, possono trasformarsi in trappole mortali.

In caso di incendio all'aperto, non collocarsi mai sotto vento rispetto al fuoco, per
evitare l'azione del calore e dei fumi, nonch quella diretta delle fiamme; fare
attenzione a rapidi cambiamenti di direzione del vento; non sottovalutare la
velocit di propagazione di una fiamma sospinta dal vento.
- 58 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Allinterno di edifici, nel fuggire da locali ove si sviluppato un incendio, non


lasciare mai le porte aperte, ma richiuderle accuratamente; anche una porta di
legno, chiusa, pu evitare per un certo tempo i seguenti rischi:

la propagazione del fumo ai locali contigui e sovrastanti, con grave ostacolo


all'esodo di altre persone;

la propagazione dell'incendio per irraggiamento termico o per braci e faville


trasportate da moti convettivi;

la propagazione di masse di gas caldi combustibili, che possono


improvvisamente incendiarsi in altre zone, con grave rischio per le persone, e
creazione di nuovi focolai d'incendio.

Nel caso in cui le fiamme investano direttamente una persona, e gli abiti prendano
fuoco, non correre assolutamente, per non alimentare ulteriormente il fuoco, ma,
in dipendenza della situazione esistente, agire in uno dei seguenti modi:
- avvolgersi, o farsi avvolgere da un soccorritore, in una coperta o in tessuti non
facilmente combustibili;
- togliersi rapidamente gli abiti in fiamme;
- rotolarsi a terra per spegnere il fuoco per soffocamento;
- utilizzare un estintore portatile d'incendio.

7.2.4 -

NORME GENERALI DI PRIMO INTERVENTO IN PRESENZA DI INCENDIO

Dare l'allarme e allontanare tutte le persone, iniziando da quelle presenti nei luoghi
pi immediatamente minacciati; l'evacuazione dovr essere
guidata, con calma e decisione, per evitare il panico.

Se esiste un piano di emergenza, attuare le azioni previste per la


situazione in atto.

Richiedere subito, e con indicazioni precise, l'intervento dei


Vigili del Fuoco (tel. 115).

All'arrivo dei Vigili del Fuoco, tenersi a loro disposizione e


collaborare con essi; fornire, con la massima esattezza possibile,
ogni utile indicazione sulla ubicazione e natura dell'incendio, sulla
destinazione dei locali e delle sostanze coinvolte in esso,
sull'esistenza e natura di altre possibili fonti di rischio limitrofe
(serbatoi di infiammabili, tubazioni gas, sostanze tossiche o
radioattive, etc), nonch sulla consistenza ed ubicazione delle
risorse idriche.

Valutare le possibilit di intervento dei mezzi antincendio


disponibili in relazione all'incendio in atto ed alle caratteristiche
dell'ambiente.

Scegliere
idonea.

In caso di principio di incendio, intervenire


prontamente, con i mezzi a disposizione.

Agire con lucidit, evitare azioni incontrollate,


non lasciarsi prendere dal panico.

Operare
a
distanza
di
sicurezza,
compatibilmente con la lunghezza del getto
che l'estintore o la lancia idrica sono in grado di erogare.

la

sostanza

estinguente

pi

- 59 -

tel. 115

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Condurre l'azione di spegnimento in modo rapido e deciso, per evitare che la


velocit di propagazione del fuoco sia superiore a quella dei mezzi di estinzione.

Impiegando acqua, si ricordi che per avere risultati positivi questa


deve essere sempre disponibile in abbondanza.

Azionare gli impianti antincendio fissi, utili nella situazione in atto


(impianti di spegnimento, evacuatori fumi, etc.).

Accertarsi dell'intervento degli impianti automatici.

Far evacuare le persone dalle zone in cui sono in funzione impianti di spegnimento fissi.

Fermare gli impianti o gli apparecchi di ventilazione e


condizionamento; in tal modo si elimina un notevole apporto d'aria
atta ad alimentare l'incendio, e si impedisce la propagazione di gas e
vapori infiammabili e tossici provocati dalla combustione, e del fumo,
in locali ancora non raggiunti dalle fiamme.

Mettere fuori tensione il macchinario e le apparecchiature installate nella zona


interessata dall'incendio e nelle sue rimediate vicinanze.

In caso di intervento su parti in tensione, o in prossimit di esse, non adoperare


acqua o sostanze conduttrici finch non sia stata tolta la tensione.

Nel caso che l'incendio assuma subito vaste proporzioni, limitarsi


a circoscriverlo o a ritardare la sua propagazione, allontanando il
materiale combustibile che potrebbe essere raggiunto dalle
fiamme, in attesa dell'arrivo dei Vigili del Fuoco.

Durante lo spegnimento, avanzare dove stato appena estinto il fuoco


solo se assolutamente esclusa la possibilit di riaccensione.

Al termine dell'incendio accertarsi che non permangano focolai


nascosti o braci capaci di riaccendere il fuoco, e non allentare la
sorveglianza finch non vi sia certezza dell'impossibilit di ripresa
dell'incendio.

Non transitare sopra, o in prossimit, di strutture sottoposte all'azione diretta dei


fuoco, perch potrebbero cedere improvvisamente.

Al termine dell'incendio, prima di rendere nuovamente agibili locali o strutture,


controllare:
- che le strutture portanti non siano lesionate, e che non vi sia pericolo di caduta o
distacco di elementi instabili;
- che nei locali non vi siano gas o vapori tossici provocati dalla combustione o dagli
estinguenti (eventualmente ventilare abbondantemente).

Nel caso di incendio all'aperto, valutare sempre il pi probabile percorso delle


fiamme, e scegliere di conseguenza i punti di attacco; ci eviter di trovarsi in
posizioni pericolose, o circondati dalle fiamme.

In presenza di vento, le operazioni di spegnimento e l'erogazione del


l'estinguente devono essere effettuate ponendosi sopra vento rispetto al fuoco.

pericoloso porsi sotto vento rispetto al


fuoco, per i possibili effetti dannosi del
calore, dei fumi e delle fiamme; anche a
notevole distanza, non sottovalutare la
velocit di propagazione della fiamma
sospinta dal vento.

- 60 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Porre attenzione, ed essere pronti a difendersi, da improvvisi cambiamenti di


direzione del vento, e dall'azione di correnti d'aria (dovute a sbocchi di gallerie e
cunicoli, passaggi stretti fra costruzioni, etc.), che possono formarsi anche in assenza
di vento.

Non procedere su terreno cosparso di materiali facilmente incendiabili (erba


disseccata, sterpaglie, segature, carta, liquidi infiammabili), o, se necessario,
procedere con molta cautela.

Se in un locale chiuso di modesta dimensione


si sviluppato un incendio, e probabile che vi
sia carenza d'ossigeno; l'apertura della porta
provocher un afflusso di aria, che alimenter
la combustione con conseguente improvviso
aumento della violenza dell'incendio; perci,
prima di aprire la porta, assicurarsi di disporre
di sufficienti mezzi di estinzione, per evitare di aumentare il pericolo.

In un locale chiuso, a seguito di incendio, potrebbe esservi presenza di gas


infiammabili o polveri (esplosive), o zone con incendio in fase covante, con
emanazione di fumo e gas combustibili; pertanto sempre buona norma evitare luso
di fiamme libere, laccensione di lampade o lavviamento di motori elettrici, allo scopo
di evitare inneschi per eventuali miscele infiammabili che si possono formare per
l'afflusso di aria esterna.

Se e necessario entrare in locali chiusi invasi da fumo (ad es. per operazioni di
salvataggio a persone), adottare le seguenti cautele:

proteggere le vie respiratorie con maschera antigas con


filtro idoneo, o meglio con autorespiratore ad aria;

permanere nei
indispensabile;

non entrare mai in locali chiusi senza aver messo al


corrente altre persone di tali intenzioni;

prevedere per quanto possibile il percorso da compiere, e garantirsi sempre una


via d'uscita;

molto utile assicurarsi con una corda,


trattenuta da un secondo operatore rimasto
in zona sicura, in modo da consentire il
recupero
in
caso
d'infortunio;
tale
accorgimento indispensabile se non si
dispone di idonea protezione per le vie
respiratorie, e ci si avventura in cunicoli o locali sconosciuti o senza aerazione;

locali

solo

per

il

tempo

minimo

In caso sia necessario accedere ad un locale interrato invaso dal fumo,


particolarmente difficoltoso il superamento della
scala di accesso, invasa dal fumo; in tal caso
preferibile discendere la scala a ritroso,
rannicchiato verso il basso per sfruttare gli strati
bassi di aria fresca; in tal modo anche pi
facile risalire in caso di difficolt; raggiunto il
piano interrato, ricordarsi di stare ripiegati verso
terra
per
avere
migliori
condizioni
di
respirazione e visibilit.

- 61 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Usare, per quanto possibile, indumenti e mezzi individuali di


protezione, soprattutto durante interventi di una certa entit; in
mancanza di mezzi "pompieristici" (tute termoriflettenti, autorespiratori,
ecc.), anche normali indumenti "da lavoro" possono risultare molto
utili; ad esempio:
-

ELMETTO :

protegge il capo da caduta o proiezioni di materiali, ed i


capelli dal pericolo di incendio per braci o scintille.

OCCHIALI O MASCHERA :

MASCHERINA ANTIPOLVERE :

GREMBIULE E GAMBALI

soprattutto se colorati, proteggono gli occhi


da abbagliamenti, vampate improvvise di calore, proiezioni di
particelle infiammate, e irritazione da polveri in sospensione.

non trattiene i fumi ed i gas tossici liberati


durante l'incendio, ma in grado di fermare almeno le particelle
solide, ritardando quei fenomeni irritativi, causa di tossi convulse, che
possono ostacolare se non impedire la prosecuzione dell'intervento.
- GUANTI : proteggono le mani da scottature, tagli e abrasioni.
: da saldatore: riparano il corpo, le gambe, e in
parte i piedi, da vampate di calore e da proiezioni di scintille, braci
o materiali roventi.

INCENDIO DI LIQUIDI IN RECIPIENTI APERTI:

Evitare
nel
modo
pi
assoluto
il
rovesciamento
del
recipiente;
ci
provocherebbe lo spandimento del liquido in
fiamme, che coinvolgerebbe nell'incendio
tutti i materiali combustibili incontrati.

Intervenire con rapidit con estintori


idonei, operando in modo che il getto non
causi proiezioni di liquido infiammato al di
fuori dei recipiente; per ottenere ci
occorre dirigere il getto contro la parete
interna del recipiente, in modo che la
sostanza estinguente agisca di rimbalzo
sul combustibile, con forza attenuata.

Sono idonei estintori: a polvere, a schiuma, a C02, ad idrocarburi alogenati


(Halon - Naf), a F-500.

Per lo spegnimento di incendi di liquidi infiammabili contenuti in piccoli recipienti,


pu anche essere utilmente utilizzata la "coperta antincendio, che spegne per
soffocamento; la coperta deve essere utilizzata, in modo corretto, da due
operatori, chiudendo ermeticamente l'apertura del recipiente.

I N C E N D I O D I L I Q U I D I S P A R S I:

Arginare la zona interessata per impedire il dilagare delle fiamme,


utilizzando sabbia o altre sostanze incombustibili; l'arginamento
particolarmente importante su superfici non permeabili, perch in tal caso
non si verifica assorbimento di liquido che potrebbe limitare l'estensione
della zona; la sabbia, inoltre, assorbendo i liquidi infiammabili, limita
l'emissione di vapori, e ci rallenta la combustione.

qualora si verificasse un
incendio di liquido infiammabile contenuto in un recipiente, si dovr:

se a causa di perdite da recipienti, incrinature di serbatoi,


rovesciamento di contenitori, etc., si verifica uno spandimento di liquido infiammabile
con conseguente incendio, necessario compiere le azioni di seguito elencate,
nell'ordine indicato o, se possibile, contemporaneamente ad opera di pi persone:

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Intervenire con estintori idonei, con azione rapida a ventaglio, coprendo l'intera
superficie incendiata con sostanza estinguente; adoperare schiuma, polvere, C02,
Naf o F-500.

Eliminare al pi presto possibile la causa dello spandimento.

A spegnimento avvenuto, asportare i residui incombusti di liquido per


evitare che possano riaccendersi per un innesco casuale.

FUGHE DI GAS INCENDIATO:

la presenza di un dardo di fuoco da una


bombola contenente gas infiammabile un
evento che provoca spesso spavento e
preoccupazione, perch si ritiene che possa
esserci imminente pericolo di esplosione;
viceversa,

opportuna
evidenziare
che
lesplosione per il temuto ritorno di fiamma
all'interno della bombola impossibile, sia perch
la pressione interna maggiore di quella esterna,
sia perch, in ogni caso, allinterno della bombola
non sarebbe possibile la combustione perch non esiste miscela infiammabile (per
assenza o carenza di aria).
Pertanto, nel caso in cui si verifichi un evento del genere, agire secondo le
seguenti indicazioni:
-

Per le fughe di gas incendiato da bombole, la soluzione migliore quella di


bloccare l'erogazione del gas azionando la valvola di chiusura.

Se non possibile chiudere subito la valvola, intervenire con estintori (a polvere,


CO 2 od Halon), erogando in modo che il getto estinguente segua la stessa
direzione della fiamma; si pu anche intervenire utilmente con una coperta
antincendio, o simile; per assolutamente necessario, subito dopo lo
spegnimento, agire sulla valvola per interrompere la fuga di gas.

Ricordare sempre, infatti, che spegnere una fiamma di gas senza interrompere la
perdita del gas stesso, molto pericoloso (particolarmente per gas pi pesanti
dellaria, come il GPL), perch si pu formare una miscela esplosiva, che pu
esplodere successivamente anche a notevole distanza dal luogo della fuga, a
causa di un innesco casuale.

Pertanto, se si ritiene di non poter sicuramente intercettare una fuga di gas,


preferibile lasciar bruciare, controllando il fuoco, se possibile, con getti di acqua
nebulizzata.

Se non si pu spegnere la fuga di gas secondo le indicazioni precedenti,


comunque opportuno allontanare il materiale combustibile dalla direzione del dardo
di fuoco (per evitare incendi indotti), raffreddare la bombola con acqua (se
possibile), e chiamare i vigili del fuoco (sempre).

FUGHE DI GAS NON INCENDIATO:

Non azionare interruttori elettrici, campanelli, accendini, non accendere la luce, e


non provocare in alcun modo possibili inneschi di incendio.

Ricercare la fuga utilizzando esclusivamente acqua saponata, e


non utilizzare mai fiamme per ricercare la fuga, al fine di non
provocare inneschi accidentali che potrebbero causare
l'esplosione di eventuali miscele esplosive.

Ventilare energicamente l'ambiente, aprendo porte e finestre;


se il gas pi pesante dell'aria (es.: G PL), aiutarsi con una scopa o simili.

Individuare il pi vicino rubinetto di intercettazione del gas, per interrompere lafflusso.

Se si sospetta, o si accerti, che vi sia una fuga di


gas infiammabile (non incendiato) da una valvola o dalle tubazioni di una bombola, o
da un impianto, agire secondo le seguenti indicazioni:

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

INCENDIO DI APPARECCHIATURE IN TENSIONE:

Non
utilizzare
acqua
o
schiuma
su
apparecchiature in tensione, o in prossimit di
queste, per il rischio di folgorazioni.

Utilizzare come sostanza estinguente polvere,


C02 , od Halon (non conducono lelettricit).

Tenersi in ogni caso a distanza di sicurezza dalle


parti in tensione, sfruttando al massimo la
lunghezza del getto dell'estintore; ricordare che la
rigidit dielettrica dell'aria pu venire ridotta dalla
presenza dei prodotti della combustione, e che
l'involucro dell'estintore metallico, e quindi
conduttore.

Quando possibile, togliere comunque sempre preventivamente tensione agli


apparati interessati mediante apertura degli interruttori.

Quando si presume che la tensione sia stata tolta automaticamente dall'intervento


delle apparecchiatura di protezione, controllare sempre che ci sia realmente
avvenuto; per gli impianti ad alta tensione, completare la messa fuori servizio
dell'impianto mediante apertura dei sezionatori e la messa a terra.

Se un incendio coinvolge un
impianto o una attrezzatura sotto tensione elettrica, seguire le seguenti regole:

8 - PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE


8.1 -

CENNI SULLA RESPIRAZIONE UMANA

L'aria che normalmente respiriamo una miscela di gas, formata da ossigeno (21%),
azoto (78%), e tracce d'altri gas.
Respirando, l'uomo inspira l'aria, trattiene una parte dell'ossigeno che viene utilizzato
dallorganismo, e la espira pi povera d'ossigeno e pi ricca di anidride carbonica e
vapore acqueo.
Possiamo riassumere la composizione volumetrica dell'aria prima e dopo ogni atto
respiratorio secondo il seguente schema:
COMPOSIZIONE

OSSIGENO
AZOTO
CO 2
ALTRI GAS

VOLUMETRICA

Prima dellinspirazione
20,9 %
78
%
0,03 %
1
%

D E L L A R I A

Dopo lespirazione
16 %
78 %
4 %
2 %

L'uomo compie, in ogni minuto, circa 15 respirazioni complete in condizioni normali,


giungendo a pi di 30 in stato di ansia o di affaticamento, ed inspira, a secondo delle
condizioni dinamiche, da 10 a 100 litri d'aria al minuto; in condizioni di lavoro medio pesante il consumo di aria di circa 40 litri/min.
L'uomo non pu vivere respirando aria che contenga meno del 16 % di Ossigeno.
In molti casi, per quanto gi detto anche in precedenza, in caso di incendio la
respirazione pu diventare difficoltosa, od anche impossibile, in assenza di una adeguata
protezione delle vie respiratorie.

- 64 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

In dipendenza delle condizioni ambientali, e quindi secondo la qualit dellaria,


possibile realizzare la protezione delle vie respiratorie utilizzando le seguenti
attrezzature:
respiratori antipolvere
maschere antigas a filtro
autorespiratori a ciclo aperto (a riserva daria)
autorespiratori a ciclo chiuso (ad ossigeno)
Vediamo le caratteristiche specifiche di alcune di tali attrezzature.
8.2 -

FILTRI ANTIPOLVERE

Il filtro antipolvere protegge le vie respiratorie solo da polveri e da fumi composti di


particelle di diversa natura e dimensioni; non protegge da gas tossici, perch tale tipo
di filtro non idoneo a trattenere i gas.
Il filtro antipolvere agisce per azione meccanica ed elettrostatica.
L'azione meccanica di filtrazione dovuta alla resistenza incontrata dalle particelle di
polvere nel passare attraverso gli interspazi del materiale filtrante.
L'azione elettrostatica di filtrazione dovuta all'attrazione esercitata dalla carica elettrica
del materiale del filtro sulle particelle di polvere e di fumi aventi carica di segno contrario;
l'azione elettrostatica sempre concomitante con l'azione meccanica di filtrazione.
8.3 -

MASCHERE ANTIGAS A FILTRO

8.3.1 - Generalit
La protezione degli organi della respirazione in ambienti contaminati da gas o vapori
nocivi pu essere assicurata mediante l'uso di maschere antigas.
La maschera antigas costituita essenzialmente di due parti collegabili fra loro, e cio:
la maschera propriamente detta, che copre tutto il viso;
un filtro, contenente le sostanze atte alla depurazione dell'aria.
La maschera antigas provvede, a mezzo di filtri di tipo adatto allagente tossico (o
gruppo di tossici) dai quali occorre difendersi, a depurare l'aria inspirata, trattenendo gli
agenti nocivi, o trasformandoli in sostanze non dannose all'organismo umano.
Limpiego della maschera antigas ha per delle importanti e
pesanti, limitazioni che debbono essere assolutamente conosciute
e tenute sempre presenti: si pu anzi dire che pi importante
sapere quando essa non pu essere usata, piuttosto che non
quando pu essere usata.
Una limitazione essenziale nell'impiego di tale apparecchio dovuta
al fatto che laria purificata attraverso il filtro deve essere respirabile,
ossia deve gi contenere non meno del 17% di ossigeno .
Altro elemento da tenere presente che la concentrazione dell'agente tossico non sia
superiore al 2%, in quanto i filtri non sono idonei a neutralizzare quantit di gas tossici
superiore a tale limite.
altres essenziale ricordare che la maschera antigas non un dispositivo di
protezione universale, che possa essere usato indiscriminatamente per la difesa da
qualsiasi agente inquinante.
Ogni filtro infatti specifico per un solo gas tossico (es.: cloro, o ammoniaca, o ossido di
carbonio, etc), e, in alcuni casi, utilizzabile per una classe di agenti (es.: vapori organici).

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antincendio

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base

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Occorre inoltre ricordare che la maschera


deve essere indossata in modo che faccia
perfetta tenuta sul viso, e che i filtri hanno una
durata limitata nel tempo.
Ne consegue che la protezione con maschere a
filtro possibile solo quando si conosca
esattamente la natura dell'inquinante, la sua
concentrazione, e si disponga del filtro idoneo.
Per quanto detto, in locali chiusi, di piccole
dimensioni, scarsamente o per niente aerati
(come gallerie, serbatoi, pozzi, cunicoli, etc.),
ove facilmente la concentrazione di ossigeno potr essere al di sotto del limite minimo
consentito (17%), e/o dove facilmente la concentrazione dellagente tossico potr
essere superiore al massimo consentito (2%), non consigliabile l'impiego di
apparecchi a filtro.
In questi casi (come del resto quando non si ha alcuna idea della natura dell'agente
inquinante, o si teme la formazione di concentrazioni eccezionali) , certamente
preferibile, per motivi di sicurezza, ricorrere all'uso di autorespiratori.
8.3.2 - Modalit d'impiego della maschera antigas
Di regola la maschera dovr essere indossata senza che il filtro sia gi avvitato al
facciale; ci render pi agevole loperazione.
Per indossare la maschera e verificare la sua tenuta al viso, occorre procedere come segue:

appoggiare la mentoniera al mento;

indossare il facciale in modo che aderisca perfettamente al viso;


tendere i tiranti superiori, facendoli passare sopra il capo, e sistemarli sulla nuca;
agire immediatamente su tutti i cinghiaggi;
chiudere ermeticamente col palmo della mano la sede di avvitamento per il filtro;
aspirare profondamente: non si dovr avvertire nessuna infiltrazione d'aria;
Una volta tolto il filtro dalla borsa-custodia, controllare che il tappo di gomma al fondello,
ed il c operchio metallico al bocchello siano impegnati nella loro sede.
Togliere i tappi ed applicare il filtro al bocchettone, avvitando a fondo.
Dopo tale operazione l'operatore pronto per intervenire sul sinistro, tenendo conto delle
limitazioni precedentemente illustr ate.
8.3.3 - Filtri antigas
l filtri antigas servono a trattenere, per azione fisica o chimica, i gas nocivi o vapori nocivi
dell'aria inalata. Essi possono agire per:
assorbimento;
reazione chimica:
catalisi.

Lazione assorbente dei filtri antigas normalmente compiuta da materiali che hanno la

capacit di trattenere le sostanze nocive, assorbendole. L'assorbente pi comunemente


usato il carbone attivo, che presenta una porosit elevatissima, ottenuto mediante la
carbonizzazione di sostanze vegetali e la loro successiva attivazione.

La reazione chimica: nei casi in cui il carbone attivo si dimostra insufficiente, si ricorre
all'impiego di composti chimici in grado di reagire in condizioni dinamiche con il tossico
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da filtrare, neutralizzandolo o trasformandolo in prodotti di reazione gassosi non tossici


o almeno tollerabili all'organismo umano. Si tratta di veri e propri prodotti chimici in
forma granulare (alcali, ossidi metallici, ecc.) o di composti chimici supportati da
materiali vari come carboni attivi, pomice e gel di silice, o carboni attivi impregnati.

Lazione catalitica: un particolare sistema di filtrazione quello attuato a mezzo di


catalizzatori, cio sostanze che hanno la propriet di rendere possibile la reazione tra
alcuni composti chimici e le sostanze nocive, neutralizzandole; esso viene riservato
normalmente ai filtri destinati alla protezione da ossido di carbonio.

I filtri antigas sono provvisti, in genere, di un pre-filtro antifumo e antipolvere.


Ricordiamo sempre, comunque, che il filtro antigas non deve assolutamente essere
usato in ambienti ove l'ossigeno presente in misura inferiore al 17%, e ove il gas
nocivo presente in misura superiore al 2% .
I filtri individuali antigas possono
raggruppati nei s eguenti tre tipi:

essere

monovalenti, quando proteggono da un solo


gas nocivo;

polivalenti, quando proteggono da pi gas nocivi;

universali, quando proteggono da qualsiasi


gas nocivo.

Esistono anche filtri con avvisatore olfattivo, che producono un odore caratteristico poco
prima dell'esaurimento del filtro stesso (es.: filtro AUER CO 64 e DRAEGER CO 112 per la
protezione da ossido di carbonio).
I diversi tipi di filtri, a seconda dei tossici alla cui protezione sono destinati, sono
suddivisi in serie contraddistinte da una lettera (A, B, etc.), e da una determinata
colorazione dell'involucro, per consentirne la immediata identificazione.
Qualora, oltre alla protezione da gas o vapori, occorra assicurare simultaneamente
quella da polveri ed aerosoli in genere, il filtro viene contrassegnato da due lettere,
quella relativa al gas o vapore (A,B, ecc..) e una f minuscola (Af,. Bf, ecc.), e la
colorazione dell'involucro attraversata da una fascia o anello bianco.
I maggiori produttori italiani hanno adottato le lettere e le colorazioni proposte dalla Norma
DIN 3181; tuttavia, non esistendo ancora una unificazione ufficiale in materia, opportuno,
al fine di evitare pericolosi errori, individuare il filtro anche dalla scritta figurante
sull'involucro ed indicante l'agente o la classe di agenti per cui il filtro stesso efficace.
La durata dell'efficienza protettiva di un filtro non illimitata, ma cessa dopo un certo
tempo d'uso; tale durata non facile da determinare, in quanto dipende da numerosi
fattori, tra cui ass umono notevole importanza la concentrazione del tossico nell'aria, la
capacit del filtro ed il regime respiratorio dell'utente, nonch, in via subordinata, le
condizioni ambientali (umidit, pressione, tem peratura ecc.) .
Risulta pertanto difficile stabilire esattamente a priori la durata di un filtro.
pertanto importante sapere che l'inizio dell'esaurimento del filtro , in molti casi,
avvertibile attraverso l'olfatto o altri sensi; infatti spesso si avverte una certa difficolt di
respirazione, dovuta alla graduale sat urazione della massa filtrante.
Ma lindizio pi importante quello dovuto agli effetti del gas nocivo; infatti alcuni gas
o vapori tossici possiede un odore particolare, o produce effetti caratteristici
(lacrimazione, tosse, etc.) , percepibili ancor prima che la concentrazione del tossico
possa diventare pericolosa per l'organismo; pertanto, se loperatore respirando
avverte anche un leggero odore della sostanza nociva, o altri sintomi caratteristici,
deve allontanarsi immediatamente, e sostituire il filtro.

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8.4 -

A U T O R E S P I R A T O R I A C I C L O A P E R T O A R I S E R V A D ARIA

Gli autorespiratori sono apparecchi di respirazione costituiti da una unit funzionale


autonoma, portata dall'operatore che pu quindi muoversi con completa
libert di movimenti.
Essi rappresentano il mezzo protettivo pi sicuro in quanto, agli
effetti della respirazione, isolano completamente l'operatore
dall'ambiente esterno.
La necessit di impiego di questi mezzi si verifica in diverse
circostanze: quando l'ambiente povero o privo di ossigeno; quando il
tasso d'inquinamento atmosferico eccessivamente elevato; quando
non si ha alcuna conoscenza, nemmeno approssimata, della natura
dell'inquinante; in tutti i casi, cio, dove non sufficiente, o dubbia,
l'efficacia dei dispositivi filtranti.
Lautorespiratore ad aria viene anche chiamato a ciclo aperto perch
l'aria espirata viene scaricata allesterno attraverso la valvola di
scarico della maschera.
costituito da una o pi bombole di aria, compressa a 200 bar, collegate ad una
maschera antigas; l'aria viene erogata automaticamente tramite un dispositivo
riduttore-regolatore di pressione.
8.5 -

M A S C H E R E E D A U T O R E S P I R A T O R I D 'E M E R G E N Z A

In molti casi pu essere utile prevedere maschere ed autorespiratori utilizzabili in


casi di emergenza per sviluppo improvviso, ma prevedibile, di situazioni pericolose
per la respirazione.
Sono in genere attrezzature semplificate, spesso di tipo usa e
getta, con autonomia limitata, ma pienamente efficienti per luso
che si prefiggono.
Si possono avere autorespiratori ad aria, con peso, dimensioni ed
autonomia limitati, che consentono rapidi e sicuri interventi per un
primo soccorso a persone o per intervento tecnico di salvaguardia
degli impianti.
Pi spesso sono maschere (o semimaschere), di tipo usa e getta.
Ad esempio, possono trovare utile impiego in edifici civili con
affluenza di persone (locali pubblici, ospedali, alberghi, scuole,
supermercati, etc.), delle maschere a cappuccio, conservate in
contenitori stagni, di facile utilizzo ed indossamento, dotate di filtro
universale con autonomia di circa 15 minuti; possono utilmente
consentire il soccorso anche di persone anziane o prive di sensi, ed
hanno il pregio di proteggere anche tutta la testa dal pericolo
dellirraggiamento termico, per periodi di tempo limitati.
Oppure, possono trovare utile impiego in
luoghi di lavoro di tipo industriale, con
presenza di rischi specifici, semimaschere
bocca-naso, da portare alla cintola in
dotazione individuale, in contenitore stagno, e da
indossare rapidamente in caso di incendio, in modo da
avere il tempo per effettuare operazioni di primo
intervento e/o di salvataggio di persone in condizioni di
sicurezza,
perch
dotate
di
filtro
universale;
lautonomia, anche in questo caso, e di circa 15 minuti.

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9 - ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI


9.1 - GENERALIT
Applicare misure tecniche e provvedimenti di sicurezza antincendio significa
avvalersi di procedure e di strumenti tecnici che consentono di valutare il rischio e di
ridurlo a livelli accettabili.
La Prevenzione Incendi definita
come quella materia tesa ad
evitare, per quanto possibile,
l'insorgere di un incendio, o
quantomeno tesa a limitarne le
conseguenze negative (nel senso
di
tutelare
l'incolumit
delle
persone dalla minaccia di un in
incendio, e di rendere minimi gli
effetti ed i danni prodotti dal fuoco
ai beni), nel caso in cui lincendio
dovesse comunque accadere.
Quali
misure
di
sicurezza
antincendio si devono applicare
per
poter
raggiungere
tali
obiettivi?
Per le attivit regolamentate da
norme tecniche specifiche devono
applicarsi le prescrizioni tecniche
descritte in tali normative.
Per le attivit non regolamentate (e
queste sono la maggioranza), si
applicano, con analogia ad altre
normative esistenti, e sulla base
dellesperienza
professionale,
i
principi di base e le misure tecniche
fondamentali previste dal combinato
disposto degli art. 3 e 13 del DPR
577/82, nonch, ove applicabili, i
criteri tecnici indicati nel DPR 547/55
e nel D.Lgs. 626/94.

PREVENZIONE INCENDI
Definizione ( D.P.R. 29.7.1982, n. 577 - art. 2 ) : Materia di
rilevanza interdisciplinare nel cui ambito vengono
promossi, studiati, predisposti e sperimentati misure,
provvedimenti, accorgimenti e modi dazione intesi ad
evitare linsorgenza di un incendio ed a limitarne le
conseguenze.
Obiettivo : Conseguire la sicurezza contro gli incendi.

Evitare per quanto possibile che un incendio abbia inizio


Consentire che le persone minacciate possano lasciare
ledificio, o essere soccorse altrimenti
Garantire la capacit portante delledificio
per un periodo di tempo determinato
Limitare la produzione e la propagazione
del fuoco e del fumo allinterno delledificio
Limitare la propagazione del fuoco ad edifici vicini
Consentire lintervento efficace delle squadre di
soccorso, tutelando nel contempo la loro sicurezza

Il combinato disposto degli art. 3 e 13 del DPR 577/82 prevede che, tenendo presenti le
esigenze funzionali e costruttive delle attivit, siano applicate le seguenti misure tecniche
fondamentali:

Misure, provvedimenti e accorgimenti operativi intesi a ridurre le probabilit


dell'insorgere dell'incendio ..... (omissis) .....

Misure, provvedimenti e accorgimenti operativi atti a limitare le conseguenze


dell'incendio ..... (omissis) .....

In ogni caso, per il conseguimento di un livello accettabile di sicurezza antincendio


quindi necessario porre in atto una serie di provvedimenti diretti a concretizzare e
rendere operativi gli obiettivi descritti; tali provvedimenti devono costituire un insieme
coordinato di misure tecniche, che possono essere di natura strutturale, impiantistica o
gestionale, e che sono sommariamente elencati nella tabella accanto.

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Uno schema logico di tali provvedimenti tecnici tende a suddividere le possibili


misure di prevenzione incendi in MISURE PREVENTIVE" , volte a limitare le
probabilit che un incendio avvenga, ed in MISURE PROTETTIVE" , tendenti a
limitare lo sviluppo e le conseguenze di un eventuale incendio.
A loro volta le MISURE PROTETTIVE si possono suddividere in MISURE DI PROTEZIONE
PASSIVA", costituite dall'insieme dei provvedimenti capaci di consentire una riduzione
intrinseca delle conseguenze dell'incendio, ed in MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA",
capaci di intervenire tempestivamente ed attivamente sull'incendio, estinguendolo o
impedendo che assuma dimensioni fortemente distruttive.
9.2 - LE MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO
9.2.1 - GENERALIT
Sono MISURE PREVENTIVE quelle volte a ridurre le occasioni di rischio mediante un
insieme di condizionamenti e modi di azione che investono principalmente la fase
progettuale, ma anche le modalit costruttive e le norme di esercizio che riguardano la
gestione della sicurezza di una attivit pericolosa.
Possiamo citare, quali principali esempi di MISURE PREVENTIVE , le seguenti:

Realizzazione di

Realizzazione di tutti gli IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO (elettrici, termici, tecnologici,


etc.) secondo normative specifiche e/o regole di buona tecnica (Norme UNI).

Organizzazione aziendale finalizzata alla GESTIONE DELLA SICUREZZA (es.: imposizione


e rispetto di norme di esercizio, di misure comportamentali, di divieti, di limitazioni, al
fine di prevenire gli incendi; squadra antincendio aziendale [D.Lgs. 626/94]; piani di
emergenza; registro dei controlli; formazione ed informazione del personale; etc.).

SEGNALETICA DI SICUREZZA ,

IMPIANTI ELETTRICI A REGOLA D ' ARTE

(Norme CEI).

riferita in particolare ai rischi presenti nellambiente di lavoro.

Nel seguito si descrivono alcune di tali importanti misure di sicurezza preventive.


9.2.2 - REALIZZAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI A REGOLA D'ARTE
Gli incendi dovuti a cause elettriche ammontano a circa il 30% della totalit di tali sinistri,
e rappresentano quindi la pi frequente causa di incendio.
Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di
prevenzione che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (Legge
46/90, norme CEI), consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilit d'incendio,
evitando che limpianto elettrico costituisca causa dinnesco.
Numerosissima la casistica delle anomalie degli impianti elettrici, le quali possono
causare principi d'incendio: corti circuiti, conduttori flessibili danneggiati, contatti lenti,
surriscaldamenti dei cavi o dei motori, guaine discontinue, mancanza di protezioni,
sottodimensionamento degli impianti, apparecchiature di regolazione mal funzionanti ecc.
Tuttavia si pu ritenere che la causa pi frequente sia dovuta al surriscaldamento di cavi
ed altri componenti elettrici, dovuto al sottodimensionamento dellimpianto rispetto
alleffettivo utilizzo; tale errato utilizzo generalmente dovuto ad esigenze contingenti, ed
alla sottovalutazione delle possibili conseguenze; il lento ma progressivo riscaldamento
dei materiali combustibili in contatto con le componenti impiantistiche surriscaldate
provoca spesso lincendio.
9.2.3 - REALIZZAZIONE DI TUTTI GLI IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO SECONDO
NORMATIVE SPECIFICHE E/O REGOLE DI BUONA TECNICA ( NORME UNI )
Definiamo impianti a rischio specifico tutti quegli impianti che, per proprie
caratteristiche intrinseche, e/o per la presenza di fluidi o solidi con caratteristiche di
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temperatura e/o pressione superiore a quelle ordinarie, presentano la possibilit di


divenire causa di un incendio.
Tali sono, ad esempio, oltre agli impianti elettrici, gli impianti termici, gli impianti
contenenti gas o liquidi infiammabili, molti impianti tecnologici di processo, etc.
evidente che un impianto realizzato con tutte le caratteristiche previste dalle specifiche
normative (se esistenti), e/o secondo regole di buona tecnica (es.: norme UNI), un impianto
correttamente dimensionato e costruito, e generalmente dotato di idonei dispositivi di
protezione finalizzati alla sicurezza, e pertanto difficilmente potr costituire la causa di
innesco di un incendio.
Ad esempio, gli impianti di distribuzione e/o utilizzazione di fluidi infiammabili (liquidi o
gas), vengono dotati di dispositivi di sicurezza di vario genere quali: termostati;
pressostati; interruttori di massimo livello; termocoppie per il controllo di bruciatori;
dispositivi di allarme; sistemi di saturazione e sistemi di inertizzazione; etc.
Un esempio dell'applicazione del sistema di saturazione quello presente nei serbatoi di
benzina installati negli impianti stradali di distribuzione carburanti, nei quali l'aria che
entra al momento dell'erogazione del prodotto viene introdotta dal fondo del serbatoio e
fatta gorgogliare attraverso il liquido cos da saturarsi di vapori di benzina.
Il sistema di inertizzazione consiste, invece, nell'introdurre al di sopra del pelo libero di
un liquido infiammabile, anzich aria, un gas inerte (ad es. azoto) cos da impedire del
tutto la formazione di miscele infiammabili vapori-aria.
9.2.4 - GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO
Si gi detto in precedenza che per il conseguimento di un livello accettabile di
sicurezza antincendio necessario porre in atto una serie di misure, provvedimenti e
accorgimenti operativi intesi a ridurre le probabilit dell'insorgere dell'incendio e/o atti a
limitare le conseguenze di un eventuale incendio.
Abbiamo anche gi elencato quali sono le possibili misure di prevenzione incendi,
suddividendole secondo uno schema logico in misure preventive, misure di protezione
attiva e misure di protezione passiva.
per possibile cambiare punto di vista, e possiamo quindi esaminare le misure ed i
provvedimenti di sicurezza antincendio anche sotto la diversa ottica della sequenza
temporale con cui vengono normalmente applicati.
Possiamo quindi distinguere gli aspetti costruttivi ed impiantistici di sicurezza antincendio
dai provvedimenti di gestione della sicurezza.
La prima fascia di provvedimenti costituiscono un insieme coordinato di misure tecniche,
che possono essere di natura strutturale o impiantistica, e di norma sono valutati in fase
di progettazione, e realizzati in fase di costruzione e/o adeguamento dellopera, e quindi
sono applicati prima dellinizio dellutilizzazione dellopera.
Gli aspetti costruttivi ed impiantistici vengono generalmente valutati ed applicati da
professionisti tecnici (progettisti, impiantisti, consulenti, direttori dei lavori, etc.), di
norma esperti nel campo della sicurezza a seguito di esperienza professionale e/o di
formazione specifica.
Successivamente per necessario programmare ed organizzare un sistema aziendale di
gestione della sicurezza, tale da assicurare il mantenimento nel tempo delle condizioni
ottimali di efficienza delle misure di sicurezza predisposte, e tale da consentire altres
una accettabile gestione di eventuali situazioni di emergenza che dovessero accadere
allattivit.
La normativa attualmente vigente demanda al responsabile della attivit (DPR 577/82) o
al datore di lavoro (DPR 547/55 DL 626/94) lonere di programmare ed organizzare un
sistema aziendale di gestione della sicurezza.
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Tali aspetti organizzativi in tema di sicurezza sono di fondamentale importanza, ma


richiedono una cultura della sicurezza che, per il passato, stata trascurata e
sottovalutata, e che solo ora, grazie ad una ondata di sensibilizzazione determinata da
recenti normative, inizia a diffondersi e ad affermarsi.
Nel seguito pertanto si cercher di descrivere sia i presupposti normativi, sia i riferimenti
organizzativi che sono alla base di tale importante ed innovativo aspetto della sicurezza.
Il DPR 577/82, allart.15, afferma che dopo il rilascio del certificato di prevenzione
incendi ..... il responsabile dellattivit tenuto ad osservare ed a far osservare le
limitazioni, i divieti e, in genere, le condizioni di esercizio indicate nel certificato stesso,
ed inoltre che il responsabile dellattivit per la quale stato rilasciato il certificato di
prevenzione incendi altres tenuto a curare il mantenimento dellefficienza dei sistemi,
dei dispositivi e delle attrezzature espressamente finalizzati alla prevenzione incendi.
Il D.Lgs. 626/94 dedica una notevole attenzione alla problematica fondamentale della
gestione della sicurezza, e, in attuazione dellart. 13, comma 1, del D.Lgs. 626/94, stato
recentemente emanato il DM 10.3.1998, che si applica alle attivit che si svolgono nei
luoghi di lavoro, e che stabilisce i criteri per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi
di lavoro ed indica le misure di prevenzione e di protezione antincendio da adottare, alfine
di ridurre l'insorgenza di un incendio e di limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi.
Tale decreto riveste una importanza fondamentale nellapplicazione delle misure di
sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro, e, tra le altre cose, contiene importanti ed
innovative indicazioni sul tema della gestione della sicurezza e delle norme di esercizio.
In ogni caso, il responsabile della attivit (o datore di lavoro), o una persona da lui
designata, deve provvedere alla organizzazione della gestione della sicurezza, affinch
nel corso dellesercizio non vengano alterate o diminuite le condizioni di sicurezza, e per
organizzare un servizio aziendale per la gestione delle emergenze.
Una corretta gestione della sicurezza costituisce la premessa migliore ed indispensabile
sia per ridurre le probabilit di sviluppo di un incendio, sia per potere efficacemente
contenere al minimo i danni che un eventuale incendio potrebbe arrecare alle persone ed
alle cose.
Lorganizzazione della gestione della sicurezza pu avvalersi dei seguenti strumenti
operativi:

NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI ,

PIANO DI EMERGENZA ,

REGISTRO DEI CONTROLLI ,

SERVIZIO ANTINCENDIO AZIENDALE ,

INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI,

finalizzate al mantenimento delle


condizioni di sicurezza antincendio allo scopo di prevenire gli incendi.
che descriva tutti gli adempimenti necessari per una corretta
gestione della sicurezza antincendio.
su cui registrare i controlli e gli interventi di manutenzione
effettuati su impianti ed attrezzature finalizzate alla sicurezza antincendio.
formato da un numero sufficiente di lavoratori
specificamente formati, ed incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione
incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e
immediato, e di gestione dell'emergenza.
riguardante principalmente i rischi per
la sicurezza e la salute connessi all'attivit dell'impresa in generale, e le misure e le
attivit di protezione e prevenzione adottate.

Nel seguito vengono descritti brevemente tali strumenti operativi.

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9.2.4.1 -

ACCORGIMENTI , NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI


PREVENIRE GLI INCENDI

PER

In ogni attivit necessario imporre, e far rispettare, norme di esercizio finalizzate al


mantenimento delle condizioni di sicurezza antincendio, e procedure organizzative
finalizzate ad una efficace gestione della sicurezza.
Lattuazione di tali norme da considerarsi requisito indispensabile per la sicurezza
antincendio dell'esercizio, e la loro corretta e scrupolosa applicazione demandata alla
diretta responsabilit del titolare dellattivit (o persona da lui designata) .
Lobiettivo principale delladozione di misure precauzionali di esercizio quello di
permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il livello di rischio reso a
sua volta accettabile attraverso misure di prevenzione e di protezione .
Le misure precauzionali di esercizio si realizzano attraverso:

Analisi delle cause di incendio pi comuni

Informazione e Formazione antincendio

Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature

Manutenzione ordinaria e straordinaria

Molti incendi possono esser prevenuti richiamando lattenzione del personale sulle cause
e sui pericoli di incendio pi comuni.
Il personale dipendente di ogni azienda deve adeguare i propri comportamenti, ponendo
particolare attenzione agli aspetti riportati nel seguito:

- Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili

Dove possibile occorre che il quantitativo di materiali infiammabili o facilmente


combustibili esposti, depositati o utilizzati, sia limitato a quello strettamente necessario
per la normale conduzione dell'attivit, e tenuto lontano dalle vie di esodo.
I quantitativi in eccedenza devono essere depositati in appositi locali
od aree destinate unicamente a tale scopo.
I recipienti devono essere depositati in modo da garantirne la
stabilit ed evitare urti o cadute; a prescindere dalla tenuta pi o
meno buona dei tappi di chiusura, essi saranno mantenuti, in ogni
caso, in posizione verticale.
I recipienti contenenti liquidi combustibili vanno tenuti, per quanto
possibile, lontani da fonti di calore; si deve evitare di aprirli e di travasare o versare i
liquidi contenuti in vicinanza di fuochi, materiali incandescenti o altri inneschi in genere.
Anche se vuoti devono rimanere chiusi per evitare che i residui, che essi inevitabilmente
contengono, possano sviluppare vapori che, a contatto con l'aria, determinino condizioni
di pericolo di incendio o di scoppio.
In caso di spandimento si dovr provvedere immediatamente alla eliminazione del liquido
versato, adottando di volta in volta il metodo ritenuto pi idoneo, a seconda della natura
degli oggetti o dei piani bagnati, e della natura e quantit del liquido stesso.
Eventuali depositi di liquido presenti sulla superficie esterna dei recipienti, in seguito ad
operazioni di riempimento, travaso, ecc. vanno prudenzialmente asciugati con sistematicit.
La stato dei recipienti va controllato con una certa frequenza, in modo da prevenire
pericolose perdite a causa di forature, incrinature, fenomeni corrosivi, etc. Questa
precauzione andr adottata soprattutto per i liquidi pi pericolosi ed in occasione del
riempimento di recipienti vuoti, sia nuovi che precedentemente usati.

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- Manipolazione dei recipienti di gas compressi, liquefatti e disciolti sotto


pressione

Le indicazioni precauzionali che seguono hanno lo scopo di


aiutare l'utilizzatore di gas in recipienti a pressione ad operare
in condizioni di sicurezza, ed in modo tecnicamente corretto, e
si riferiscono a quelle operazioni che, con il termine generale di
"manipolazione",
comprendono:
la
movimentazione,
lo
stoccaggio, il deposito e l'uso dei recipienti contenenti i gas
compressi, liquefatti e disciolti sotto pressione:
Tutti i recipienti, anche se scarichi (il che non significa che esse
non contengano ancora del gas), devono avere la valvola di
erogazione chiusa e protetta dall'apposito cappellotto, che deve
rimanere sempre avvitato tranne quando il recipiente in uso.
I recipienti devono essere maneggiati con cautela, evitando gli urti violenti tra di loro o
contro altre superfici, cadute, od altre sollecitazioni meccaniche che possano
comprometterne l'integrit e la resistenza.
I recipienti contenenti gas non devono essere esposti all'azione diretta del sole, n tenuti
vicino a sorgenti di calore, o comunque in ambienti in cui la temperatura possa
raggiungere o superare i 50 C.
fatto divieto di immagazzinare in uno stesso locale recipienti contenenti gas tra
loro incompatibili (per esempio: gas infiammabili con gas ossidanti) e ci per evitare,
in caso di perdite, reazioni pericolose, quali esplosioni od incendi. Nei locali di
deposito devono essere tenuti separati i recipienti pieni da quelli vuoti, utilizzando
adatti cartelli murali per contraddistinguere i rispettivi depositi di appartenenza.
necessario evitare lo stoccaggio dei recipienti in locali ove si trovino materiali
combustibili o sostanze infiammabili.
Nei locali di deposito i recipienti devono essere tenuti in posizione verticale, ed
assicurati alle pareti con catenelle od altro mezzo idoneo, per evitarne il ribaltamento,
quando la forma dei recipiente non sia gi tale da garantirne la stabilit.
La lubrificazione delle valvole non necessaria. assolutamente vietato usare olio,
grasso od altri lubrificanti combustibili sulle valvole dei recipienti contenenti ossigeno e
altri gas ossidanti, per il rischio di innescare esplosioni dovute a fenomeni di repentina ed
energica ossidazione
L'utilizzatore non deve cancellare o rendere illeggibili le scritte, n asportare le etichette,
le decalcomanie, i cartellini applicati sui recipienti dal fornitore per l'identificazione del
gas contenuto, e non deve cambiare, modificare, manomettere, tappare i dispositivi di
sicurezza eventualmente presenti, n, in caso perdite di gas, eseguire riparazioni sui
recipienti pieni e sulle valvole.
Un recipiente di gas deve essere messo in uso solo se il suo contenuto risulta
chiaramente identificabile; il contenuto viene identificato nei modi seguenti:

a - colorazione dell'ogiva, secondo il colore codificato dalla normativa di legge;


b - nome commerciale del gas, punzonato sull'ogiva a tutte lettere o abbreviato,
quando esso sia molto lungo;

c - scritte indelebili, etichette autoadesive, decalcomanie poste sul corpo del

recipiente, oppure cartellini di identificazione attaccati alla valvola od al cappellotto


di protezione.

d - raccordo di uscita della valvola, in accordo alle normativa di legge.

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

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- Utilizzo di mole e smerigliatrici

L'uso di macchine molatrici o smerigliatrici provoca una notevole proiezione di scintille,


che hanno una energia calorifica ed una durata nel tempo molto limitata.
Esse per possono causare un incendio in presenza di sostanze facilmente infiammabili
(solventi, benzina, alcool etilico, ecc.), per la quali costituiscono un innesco sufficiente.
Bisogna quindi assicurarsi che nella vicinanze del posto di lavoro non si trovino queste
sostanze (o analoghe), e non vengano effettuati lavori che ne prevedono l'impiego.

- Operazioni di saldatura ossiacetilenica e ad arco

I lavori di taglio e saldatura, sia ossiacetilenica che ad arco, provocano proiezioni di


scintille o di particelle di metallo fuso che, in presenza di materiali
combustibili, possono innescare principi d'incendio. Pertanto, prima di
iniziare un lavoro di saldatura, opportuno richiedere il benestare del
servizio di sicurezza antincendio aziendale, e mettere in atto tutte le
precauzioni e norme di sicurezza giudicate necessarie.
Controllare preventivamente che nell'area di possibile ricaduta delle
scintille non vi siano materiali infiammabili, o percorsi non facilmente
controllabili (tombini, tubi, aperture, etc.); allontanare se possibile i materiali infiammabili,
o proteggerli con schermi incombustibili.
Non effettuare lavori di taglio o saldatura contemporaneamente ed in vicinanza ad altri lavori
pericolosi con presenza di infiammabili (combustibili, solventi, vernici, segatura, etc.).
Non effettuare lavori di saldatura o taglio su recipienti, serbatoi o tubazioni che
contengono, o che hanno contenuto (anche molto tempo addietro) , sostanze che,
evaporando, possono formare miscele infiammabili o esplosive; in tali casi esiste un forte
rischio di esplosioni (ad esempio, molti incidenti per esplosione sono avvenuti per
operazioni del genere su bombole di gas considerate vuote, serbatoi di gasolio o
benzina vuoti, cassoni di trasformatori, etc.).
Non effettuare lavori di taglio o saldatura all'interno di locali, fosse o recipienti non
sufficientemente aerati, e neanche all'interno di locali dove possono essere presenti gas
o vapori infiammabili (ad es. locali di verniciatura, depositi di infiammabili o di bombole di
gas, locali accumulatori elettrici, etc.).
Nel caso in cui sia assolutamente necessario effettuare lavori di taglio o saldatura
locali e/o situazioni potenzialmente pericolose, adottare tutte le possibili misure
sicurezza (es.: bonifica dei recipienti con gas inerti, o con acqua, o con sabbia) ,
predisporre un servizio di sorveglianza con uomini esperti e dotati di adeguati mezzi
pronto intervento (estintori, idranti, sabbia, etc.).

in
di
e
di

- Misure di prevenzione contro le esplosioni delle polveri

In generale, tutte le sostanze solide combustibili sotto forma di piccole particelle (es.:
farina, segatura fine, etc.) , possono produrre una esplosione di polvere se vengono a
contatto con una sorgente di calore, quando si trovano sospese nell'aria.
Un'esplosione di polveri , essenzialmente, la combustione molto rapida di una nuvola o di
una sospensione di polvere nell'aria, come in una miscela aria-gas, durante la quale si
sviluppa una quantit di calore notevolmente superiore a quello che pu essere disperso
nell'ambiente circostante. Questo fenomeno caratterizzato da un aumento repentino della
pressione, che provoca, molto spesso, seri danni agli impianti, agli edifici ed alle persone.
La probabilit che si formi una nube esplosiva di polvere dipende dalla facilit che
hanno le particelle a disperdersi e dalla loro facolt a restare in sospensione per un
certo tempo, ovvero, dalla loro finezza.

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

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Per prevenire le esplosioni di polveri occorre che:

Tutte le possibili fonti di accensione debbono essere eliminate, e quindi


l'impiantistica elettrica degli ambienti interessati dalle polveri dovr essere di idoneo
tipo a sicurezza, dovr essere evitato l'uso di fiamme libere, tutto il materiale
suscettibile di produrre scintille di elettricit statica dovr essere messo a terra, e
contro i pericoli dell'elettricit statica dovranno, inoltre, essere adottate tutte le
misure di prevenzione ritenute necessarie;

Negli edifici in cui c lavorazione o deposito di polveri, si dovr evitare che la


polvere possa accumularsi, soprattutto nei posti dove tale accumulo non possa
essere notato; a tal fine molto importante curare la pulizia dei locali, asportando
quotidianamente la polvere, preferibilmente con l'aiuto di aspiratori.

Superfici di sfogo, opportunamente concepite, proporzionate e ben distribuite, sotto


forma di aperture le pi libere possibili, di finestre a cerniera, di pannelli o di chiusure
leggere nei locali, potranno permettere alla pressione di una eventuale esplosione di
trovare uno sfogo adeguato, senza provocare grossi danni.

I collettori delle polveri (es.: silos) debbono essere di preferenza collocati allesterno
degli edifici, od in locali separati muniti di ventilazione adeguata, ed i tubi che
portano ai collettori debbono essere il pi possibile corti e dritti.

Quando si combatte un incendio in una zona con presenza massiccia di polvere,


bisogna evitare attentamente che si formino delle nuvole di polvere. A tal fine
preferibile non adoperare getti dacqua pieni e potenti, che possono provocare
facilmente la formazione di una nuvola esplosiva; invece un getto di acqua
nebulizzato o frazionato permetter di umidificare la polvere, evitando probabilmente
di produrre nuvole esplosive.

- Utilizzo di fonti di calore

Le cause pi comuni di incendio al riguardo includono:

a - impiego e detenzione delle bombole di gas utilizzate negli


apparecchi di riscaldamento (anche quelle vuote) ;

b - depositare materiali combustibili sopra o in vicinanza degli


apparecchi di riscaldamento;

c - utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei (presenza di


infiammabili, alto carico di incendio etc.);

d - utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata ventilazione


degli ambienti (norme UNI-CIG).

I condotti di aspirazione di cucine, forni, seghe, molatrici, devono essere tenuti puliti con
frequenza adeguata per evitare l'accumulo di grassi o polveri.

- Rifiuti e scarti di lavorazione combustibili

I rifiuti non debbono essere depositati, neanche in via temporanea, lungo le vie di esodo
(corridoi, scale, disimpegni) o dove possono entrare in contatto con sorgenti di ignizione.
L'accumulo di scarti di lavorazione deve essere evitato ed ogni scarto o rifiuto deve
essere rimosso giornalmente e depositato in unarea idonea fuori dell'edificio.

- Impianti ed attrezzature elettriche

Il personale deve essere istruito sul corretto uso delle attrezzature e


degli impianti elettrici e in modo da essere in grado di riconoscere
difetti.
Le prese multiple non devono essere sovraccaricate per evitare
surriscaldamenti degli impianti.
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antincendio

di

base

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Nel caso debba provvedersi ad una alimentazione provvisoria di una apparecchiatura


elettrica, il cavo elettrico deve avere la lunghezza strettamente necessaria e
posizionato in modo da evitare possibili danneggiamenti.
Le riparazioni elettriche devono essere effettuate da personale competente e qualificato.
Tutti gli apparecchi di illuminazione producono calore e possono essere causa di incendio.

- Il fumo e l'utilizzo di portacenere

Occorre identificare le aree dove il fumo delle sigarette pu costituire pericolo di incendio
e disporne il divieto, in quanto la mancanza di disposizioni a riguardo una delle
principali cause di incendi.
Nelle aree ove sar consentito fumare, occorre mettere a disposizione idonei portacenere
che dovranno essere svuotati regolarmente.
I portacenere non debbono essere svuotati in recipienti costituiti da materiali
facilmente combustibili, n il loro contenuto deve essere accumulato con altri rifiuti.
Non deve essere permesso di fumare nei depositi e nelle aree contenenti materiali
facilmente combustibili od infiammabili.

- Aree non frequentate

Le aree del luogo di lavoro che normalmente non sono frequentate da personale
(cantinati, locali deposito) ed ogni area dove un incendio potrebbe svilupparsi senza
preavviso, devono essere tenute libere da materiali combustibili non essenziali.
Precauzioni devono essere adottate per proteggere tali aree contro l'accesso di persone
non autorizzate.

- Ventilazione dei locali

Vista sotto l'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove


possono accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano
verificarsi concentrazioni al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilit.
Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione
necessario tenere conto sia della quantit che della densit dei gas o vapori infiammabili
che possono essere presenti.
9.2.4.2 -

INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDI DEL PERSONALE

fondamentale che i lavoratori conoscano come prevenire un incendio e le azioni da


attuare a seguito di un incendio.
quindi obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione e
formazione al riguardo di : rischi di incendio legati all'attivit svolta nell'impresa ed alle
specifiche mansioni svolte; misure di prevenzione e di protezione incendi adottate in
azienda; procedure da adottare in caso di incendio; i nominativi dei lavoratori incaricati di
applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendi e gestione delle emergenze e
pronto soccorso; il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione
dell'azienda.
L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi , essere fornita al lavoratore
all'atto dell'assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento della
situazione del luogo di lavoro che comporti una variazione dei rischi di incendio.
In precedenti capitoli di questo testo largomento della informazione e formazione del
personale gi stato ampiamente trattato.

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antincendio

di

base

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9.2.4.3 -

VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E REGISTRO DEI


CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO

Sebbene tutto il personale sia tenuto a conoscere i principi fondamentali della sicurezza
antincendio, opportuno che vengano effettuate nei luoghi di lavoro regolari verifiche
(con cadenza predeterminata) da parte di persone specificamente incaricate, finalizzate
ad accertare il mantenimento delle misure di sicurezza antincendio.
Il datore di lavoro responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza delle
attrezzature ed impianti in genere, ed in particolare di quelli di protezione antincendio, e
pertanto deve individuare gli addetti e deve programmare ed attuare la sorveglianza, il
controllo e la manutenzione in conformit a quanto previsto dalle disposizioni legislative e dai
regolamentari vigenti.
Scopo dellattivit di controllo e manutenzione deve essere quello di rilevare e rimuovere
qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che possa pregiudicare il corretto
funzionamento ed uso di apparecchiature o dei presidi antincendio, e deve essere
eseguita da personale competente e qualificato.
A tal proposito necessario predisporre un idoneo registro di controllo; infatti il DPR
37/98, allart. 5 (obblighi connessi con lesercizio dellattivit) , prevede che i controlli, le
verifiche, gli interventi di manutenzione, linformazione e la formazione del personale, che
vengono effettuati, devono essere annotate in un apposito registro a cura dei responsabili
dellattivit. Tale registro deve essere mantenuto aggiornato e reso disponibile ai fini di
controlli di competenza del comando.
Pertanto, in tutte le attivit tenute a tale adempimento obbligatorio, deve essere
predisposto a cura del responsabile dell'attivit, ed utilizzato da personale da lui
incaricato, un R E G I S T R O D E I C O N T R O L L I D E L L A S I C U R E Z Z A A N T I N C E N D I O, su cui siano
registrati i controlli e gli interventi di manutenzione su impianti, attrezzature e situazioni
finalizzate alla sicurezza antincendio.
La tenuta del registro deve avvenire annotando ciascun controllo, e specificando: la data;
il nominativo del personale che ha effettuato il controllo e/o la manutenzione; l'esito degli
interventi; il ripristino delle regolari condizioni di efficienza;
Il registro della sicurezza antincendio deve essere tenuto costantemente aggiornato e
disponibile per i controlli da parte dell'autorit competente.
Gli inconvenienti riscontrati durante lattivit periodica
manutenzione ordinaria vanno registrati e comunicati

di

controllo

la

altres consigliabile che tutti i lavoratori ricevano adeguate istruzioni in merito alle
operazioni da attuare prima che il luogo di lavoro sia abbandonato, al termine
dell'orario di lavoro, affinch lo stesso sia lasciato in condizioni di sicurezza.
9.2.4.4 -

PIANO DI EMERGENZA ANTINCENDIO

Il DM 10.3.1998 prevede che, a seguito della valutazione del rischio di incendio, deve
essere predisposto dal datore di lavoro in forma scritta, e tenuto aggiornato, un P I A N O D I
E M E R G E N Z A A N T I N C E N D I O , adeguato alle dimensioni e caratteristiche dellattivit ed alle
situazioni di emergenza ragionevolmente prevedibili, che descriva le necessarie misure
organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio.
Nei luoghi di lavoro ove ricorre l'obbligo della redazione del piano di emergenza
connesso con la valutazione dei rischi, i lavoratori devono partecipare ad
esercitazioni antincendio, effettuate almeno una volta l'anno, per mettere in pratica
le procedure di esodo e di primo intervento.
In precedenti capitoli di questo testo largomento dei piani di emergenza antincendio gi
stato ampiamente trattato.
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antincendio

di

base

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9.2.4.5 -

SERVIZIO AZIENDALE DI VIGILANZA ANTINCENDIO

Lart. 4 del D.Lgs. 626/94 prevede che il datore di lavoro designa i lavoratori incaricati
dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione
dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, e di gestione dell'emergenza;
Tale disposizione, di fatto, significa che in ogni Azienda deve essere predisposto un
S E R V I Z I O I N T E R N O D I V I G I L A N Z A A N T I N C E N D I O , la cui presenza deve essere assicurata
durante le ore di attivit.
Il numero e l'addestramento del personale addetto a tale
servizio dovr essere tale da consentire l'effettuazione dei seguenti compiti:

a - Essere in grado di effettuare operazioni di primo intervento in caso di incendio,


utilizzando in modo appropriato le attrezzature antincendio disponibili (estintori,
naspi, idranti, etc.).

b - Essere in grado di intervenire con conoscenza e competenza, in caso di necessit

ed ai fini della sicurezza, sugli impianti tecnologici presenti (impianti elettrici, gruppi
elettrogeni, impianti gas, impianti di ventilazione e/o condizionamento, impianti di
aspirazione, impianti ascensori, impianti termotecnici, impianti di processo,
macchinari ed attrezzature per le lavorazioni, etc.).

c - Guidare l'esodo di emergenza delle persone presenti, qualora questo fosse


necessario, evitando l'insorgere di situazioni di panico;

d - Svolgere ordinariamente compiti di prevenzione interna, allo scopo di ridurre la


probabilit che possa insorgere un incendio e/o per limitarne le conseguenze, con
particolare attenzione a :

controllare la continua fruibilit delle vie e delle uscite di emergenza,


verificando che tutti i passaggi previsti come tali in caso di emergenza siano tenuti
permanentemente sgombri da materiali e/o attrezzature che possano ostacolare il
normale deflusso delle persone;

vigilare sul continuo rispetto, nei luoghi prestabiliti, di eventuali divieti di:
fumare; usare fiamme libere; deposito e/o manipolazione di materiali
infiammabili; accumulo di rifiuti e/o scarti combustibili;

vigilare sul continuo rispetto di limitazioni, divieti e condizioni di esercizio ,


imposti nell'attivit per motivi di sicurezza;

vigilare affinch eventuali lavorazioni e/o manipolazioni pericolose, con

particolare attenzione a lavori di ristrutturazione e/o manutenzione, siano


sempre preventivamente autorizzate, ed avvengano con l'adozione di idonee
misure di sicurezza ;

mantenere in perfetta efficienza i sistemi, i dispositivi e le attrezzature

espressamente finalizzati alla sicurezza antincendio, controllando in particolare


che i presdi antincendio esistenti e la segnaletica di sicurezza non siano rimossi,
occultati, resi inaccessibili, o comunque resi inefficienti, e che le porte REI di
compartimentazione installate mantengano nel tempo la loro funzionalit ;

Per alcune attivit di pubblico spettacolo, descritte nel D.M. 22.2.1996 n. 261
(Regolamento recante norme sui servizi di vigilanza antincendio da parte dei Vigili del fuoco sui
luoghi di spettacolo e trattenimento), l'attuale normativa prevede che i Vigili del Fuoco

effettuino direttamente un servizio di vigilanza antincendio, che deve essere


obbligatoriamente richiesto da parte dei titolari delle attivit.
Lentit del servizio di vigilanza viene definito dalle Commissioni provinciali di vigilanza
sui locali di pubblico spettacolo, in base a valutazioni sulle caratteristiche dei singoli
locali, peculiarit delle manifestazioni da svolgersi, il livello di rischio ipotizzabile, i
sistemi di protezione attiva e passiva.
Tale servizio di vigilanza, tuttavia, da considerarsi aggiuntivo, e non sostitutivo di quello
aziendale, che resta pertanto sempre obbligatorio.
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antincendio

di

base

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9.2.5 - SEGNALETICA DI SICUREZZA


Le nuove disposizioni in materia di segnaletica di sicurezza sono contenute nel D.Lgs.
14.8.1996, n. 493 (Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente prescrizioni minime per
la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro), che stabilisce le prescrizioni per
la segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro nei settori di attivit privati o
pubblici di cui all'artico lo 1, comma 1, del D. Lgs. 626/94, e successive modifiche .
Di seguito si riporta un breve estratto di tale normativa.

( ART. 2 ): Quando, anche a seguito della


valutazione effettuata in conformit all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo
n. 626/1994, risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente
limitati con misure, metodi, o sistemi di organizzazione del lavoro, o con mezzi
tecnici di protezione collettiva, il datore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di
sicurezza, secondo le prescrizioni degli allegati al presente decreto, allo scopo di:
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte,


vietare comportamenti che potrebbero causare pericolo;
prescrivere determinati comportamenti necessari ai fini della sicurezza;

fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di


salvataggio;

fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e sicurezza.


. omissis .

INFORMAZIONE E FORMAZIONE

A R T.

4 ): Il datore di lavoro provvede affinch:

il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sia informato di tutte le misure


adottate e da adottare riguardo alla segnaletica di sicurezza impiegata allinterno
dellimpresa ovvero dellunit produttiva;

i lavoratori siano informati di tutte le misure adottate riguardo alla segnaletica di


sicurezza impiegata all'interno dell'impresa ovvero dell'unit produttiva.
.......... omissis ..........

PRESCRIZIONI GENERALI

(estratto)

Lefficacia della segnaletica non deve essere compromessa da:


-

presenza di altra segnaletica o di altra fonte emittente dello stesso tipo che
turbino la visibilit o ludibilit;

cattiva progettazione, numero insufficiente, ubicazione irrazionale, cattivo stato


o cattivo funzionamento dei mezzi o dei dispositivi di segnalazione.

Il numero e lubicazione dei mezzi o dei dispositivi segnaletici da sistemare in


funzione dellentit dei rischi, dei pericoli o delle dimensioni dellarea da coprire

I cartelli vanno sistemati tenendo conto di eventuali ostacoli, ad unaltezza e in una


posizione appropriata rispetto allangolo di visuale, allingresso alla zona
interessata in caso di rischio generico ovvero nelle immediate adiacenze di un
rischio specifico o delloggetto che si intende segnalare e in un posto bene
illuminato e facilmente accessibile e visibile.

Ferme restando le disposizioni del decreto legislativo 626/1994, in caso di cattiva


illuminazione naturale sar opportuno utilizzare colori fosforescenti, materiali
riflettenti o illuminazione artificiale.

Il cartello va rimosso quando non sussiste pi la situazione che ne giustificava la


presenza.

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antincendio

di

base

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Segnali di divieto

Vietato fumare
o usare
fiamme libere

Vietato
fumare

Vietato ai
pedoni

Divieto di
spegnere
con acqua

Acqua
non
potabile

Segnali di avvertimento

Materiale
infiammabile

Materiale
esplosivo

Sostanze
velenose

Tensione
elettrica
pericolosa

Pericolo
generico

Segnali di prescrizione

Protezione
degli occhi

Casco di
protezione

Protezione
vie
respiratorie

Guanti di
protezione

Calzature
di
protezione

Protezione
delludito

Segnali di salvataggio

Direzione
uscita di
emergenza

Uscita di
emergenza

Freccia di
direzione
da seguire

Pronto
soccorso

Scala di
emergenza

Segnali antincendio

Allarme
antincendio

Estintore

Estintore
carrellato
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Naspo

Idrante

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antincendio

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9.3 - LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA


Si definiscono misure antincendio di "PROTEZIONE PASSIVA linsieme delle misure di
protezione che non richiedono lazione di un uomo o lazionamento di un impianto per
essere efficaci, ma sono in grado di contenere al minimo le conseguenze di un incendio per
effetto della loro stessa natura; tali misure di protezione passiva sono pertanto efficaci per
il solo fatto di essere state realizzate e mantenute in condizioni di efficienza, ed hanno
come obiettivo la limitazione degli effetti dellincendio nei confronti delle persone e delle
strutture (es.: garantire lincolumit dei lavoratori - limitare gli effetti nocivi dei prodotti della
combustione - contenere i danni a strutture, macchinari , beni, etc. ).
Tali misure consistono principalmente in provvedimenti di tipo costruttivo e strutturale, e,
a titolo esemplificativo, possono consistere nei seguenti provvedimenti:

DI VIE D USCITA commisurate al massimo affollamento ipotizzabile


dellambiente di lavoro, ed alla pericolosit delle situazioni esistenti, per consentire
il deflusso rapido e sicuro delle persone presenti verso luoghi sicuri
SISTEMA

Caratteristiche di RESISTENZA AL FUOCO delle strutture portanti, in modo da consentire


una maggiore resistenza degli edifici in caso di incendio;
degli edifici di grandi dimensioni mediante strutture REI (muri
tagliafuoco, solai, porte, etc.) con lo scopo di contenere l'incendio ed i suoi effetti
(fiamme, calore, fumo, gas di combustione) nel volume pi esiguo possibile;
COMPARTIMENTAZIONE

Utilizzo di materiali (tende, moquettes, poltrone, materassi, rivestimenti ed arredi


in genere) aventi idonee caratteristiche di REAZIONE AL FUOCO (es.: classe 1 classe 1 IM), per ottenere una minore combustibilit dei materiali stessi.
dei locali, per consentire una evacuazione del fumo e del
calore, permettendo una maggiore visibilit e diminuendo le probabilit di propagazione.
AERAZIONE E VENTILAZIONE

Riduzione del
dell'incendio;

CARICO D' INCENDIO

, che consente una minore durata e magnitudo

DI SICUREZZA esterne ed interne, per impedire la propagazione


dell'incendio ad altri luoghi o installazione;
DISTANZE

Nel seguito si descrivono sommariamente alcune di tali misure di protezione passiva.


9.3.1 - VIE ED USCITE DI EMERGENZA

(SISTEMI

D I V I E D I E S O D O)

Nonostante il massimo impegno per prevenire linsorgere di un incendio, e la massima


attenzione nelladozione dei pi moderni mezzi di rivelazione, segnalazione e
spegnimento di un incendio, non si pu mai escludere con certezza la possibilit che
lincendio si sviluppi comunque, e si estenda con produzione di calore e fumi tali da
mettere a repentaglio la vita umana.
In considerazione di tutto ci, il problema dellesodo delle persone minacciate da un
incendio universalmente riconosciuto di capitale importanza, a tal punto da comportare
provvedimenti tecnici irrinunciabili.
I provvedimenti per la sicurezza e l'efficacia delle vie di esodo per le persone presenti in
un edificio hanno per scopo la tutela della incolumit delle persone minacciate
dall'incendio, e cio dagli effetti del calore, del fumo, dei gas tossici e del panico.
In linea generale per vie di esodo si intende linsieme dei percorsi (orizzontali, inclinati o
verticali) che conducono, dall'interno di un edificio, verso un "luogo sicuro" rispetto agli
effetti provocati dall'incendio; tali percorsi possono comprendere corridoi, locali di
disimpegno, vani di porte, scale, rampe, passaggi.

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

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base

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Il dimensionamento delle vie d'uscita dovr tenere conto del massimo affollamento
ipotizzabile nell'edificio (definito come prodotto tra densit di affollamento
[personelm 2 ] e superficie degli ambienti soggetti ad affollamento di persone [m 2 ]),
nonch della capacit d'esodo dell'edificio (numero di uscite, larghezza delle uscite,
livello delle uscite rispetto al piano di campagna, etc.).
Per le attivit soggette a controlli di prevenzione incendi, le caratteristiche delle vie
ed uscite di emergenza sono descritte nelle normative specifiche relative alle varie
attivit (quando esistenti). Negli altri casi, ed in generale per quanto riguarda i
"luoghi di lavoro", le caratteristiche delle vie ed uscite di emergenza sono descritte
nel D.Lgs. 626/94 e nel DM 10.3.1998; nel seguito si riportano sinteticamente alcune
caratteristiche principali previste da tali normative.

In linea generale ogni luogo di lavoro deve disporre di vie di uscita alternative
(ad eccezione di quelli di piccole dimensioni o dei locali a rischio di incendio
medio o basso); i percorsi di uscita in un'unica direzione devono essere evitati
per quanto possibile.

Ciascuna via di uscita deve essere indipendente dalle altre e distribuita in modo che
le persone possano ordinatamente allontanarsi da un incendio; le vie di uscita
devono sempre condurre ad un luogo sicuro.

Da ogni locale e piano dell'edificio deve esistere la disponibilit di un numero


sufficiente di vie di uscita e di uscite di emergenza, di larghezza sufficiente in
relazione al numero degli occupanti.
La larghezza delle vie di uscita va misurata nel punto pi stretto del percorso, con le
porte in posizione di massima apertura se scorrevoli, o in posizione di apertura a 90
gradi se incernierate.

Le vie e le uscite di emergenza, nonch le vie di circolazione, le porte che vi danno


accesso e le uscite di piano, devono rimanere sgombre e non devono essere ostruite
da oggetti, in modo da poter essere utilizzate in ogni momento senza impedimenti e
consentire di raggiungere il pi rapidamente possibile un luogo sicuro.

Le porte delle uscite di emergenza, ed ogni porta sul percorso di uscita, devono
essere apribili nel senso di esodo e, qualora siano chiuse, devono poter essere
aperte facilmente ed immediatamente da parte di qualsiasi persona che abbia
bisogno di utilizzarle in caso di emergenza; pertanto le porte delle uscite di
emergenza non devono essere chiuse a chiave.

Nei locali di lavoro, ed in quelli destinati a deposito o magazzino, vietato adibire,


quali porte delle uscite di emergenza, le saracinesche a rullo, le porte scorrevoli e
quelle girevoli su asse centrale.

Immediatamente accanto ai portoni destinati essenzialmente alla circolazione dei


veicoli devono esistere, a meno che il passaggio dei pedoni sia sicuro, porte per la
circolazione dei pedoni che devono essere segnalate in modo visibile ed essere
sgombre in permanenza.

Le vie e le uscite di emergenza devono essere evidenziate da apposita segnaletica,


conforme alle disposizioni vigenti, durevole e collocata in luoghi appropriati; quelle che
richiedono un'illuminazione, devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di
intensit sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico.

Le porte e i portoni apribili nei due versi devono essere trasparenti o essere
muniti di pannelli trasparenti; sulle porte trasparenti deve essere apposto un
segno indicativo all'altezza degli occhi; se le superfici trasparenti o traslucide
delle porte e dei portoni non sono costituite da materiali di sicurezza, e c' il
rischio che i lavoratori possano rimanere feriti in caso di rottura di dette superfici,
queste devono essere protette contro lo sfondamento.

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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

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9.3.1.1 - C A R A T T E R I S T I C H E

DIMENSIONALI DELLE USCITE

(D.L GS . 626/94)

Luoghi di lavoro con pericolo


di esplosione e dincendio con 1 USCITA DA 1,20 m OGNI 5 LAVORATORI
pi di 5 lavoratori

Luoghi di lavoro in gene re


- fino a 25 lavoratori

1 USCITA DA 0,80 m
1 USCITA DA 1,20 M
apertura nel verso dellesodo
1 USCITA DA 1,20 M + 1 USCITA DA 0,80 m
apertura nel verso dellesodo
1 U L T E R I O R E U S C I T A D A 1,20 m P E R
O G N I 50 L A V O R A T O R I , o fra zione

- tra 26 e 50 lavoratori
- tra 51 e 100 lavoratori

compresa tra 10 e 50, da


calcolarsi
limitatamente
alleccedenza rispetto a 100

- con pi di 100 lavoratori

apertura nel verso dellesodo

Il numero complessivo delle porte pu anche essere minore, purch la loro


larghezza complessiva non risulti inferiore.
Alle porte con larghezza minima di m 1,20 applicabile una tolleranza in
meno del 5%, ed a quelle con larghezza minima di m 0,80 applicabile una
tolleranza in meno del 2%
Le vie e le uscite di emergenza devono avere altezza minima di 2 metri.

9.3.1.2 - Lunghezza dei percorsi delle vie di esodo


(fino alla pi vicina uscita di piano)

Dove prevista pi di una via di uscita:


- per aree a rischio di incendio elevato
tempo max di evacuazione 1 minuto

- per aree a rischio di incendio medio


tempo max di evacuazione 3 minuti

- per aree a rischio di incendio basso


tempo max di evacuazione 5 minuti

15 30 metri
30 45 metri
45 60 metri

Dove esistono percorsi di uscita in un'unica direzione


- per aree a rischio elevato
tempo di percorrenza 30 secondi

- per aree a rischio medio


tempo di percorrenza 1 minuto

- per aree a rischio basso


tempo di percorrenza 3 minuti

(DM 10.3.1998)

6 15 metri
9 30 metri
12 45 metri

Le scale devono normalmente essere protette dagli effetti di un incendio


tramite strutture resistenti al fuoco e porte resistenti al fuoco munite di
dispositivo di autochiusura, ad eccezione dei piccoli luoghi di lavoro a rischio
di incendio medio o basso, quando la distanza da un qualsiasi punto del
luogo di lavoro fino all'uscita su luogo sicuro non superi rispettivamente i
valori di 45 e 60 metri (30 e 45 metri nei caso di una sola uscita).

- 84 -

Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

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9.3.1.3 - S C A L E

ANTINCENDIO

Le scale costituiscono un caso tipico di vie di uscita da un edificio, e rappresentano spesso


l'unica via di uscita possibile per consentire l'esodo delle persone dai piani sopra o sotto
terra in caso d'incendio- in alcuni casi, tuttavia, per poter essere considerate idonee anche
come "vie di emergenza", devono possedere particolari caratteristiche di sicurezza.
Infatti occorre dire che le scale ordinarie,
oltre
che
indispensabile
mezzo
di
comunicazione all'interno dell'edificio, devono
anche considerarsi come un elemento della
costruzione che si presta facilmente ad una
rapida propagazione dei fumo, dei calore, e
delle fiamme ai piani superiori, in quanto, se
non compartimentate, si comportano come
camini nei quali si determina un "tiraggio" a
causa dei dislivello tra base e sommit;
inoltre, una scala invasa dal fumo diviene
rapidamente impercorribile, e quindi non
utilizzabile come via di esodo.
Nel seguito si descrivono pertanto le
caratteristiche che devono possedere le
scale antincendio per potere essere considerate idonee come vie di esodo.

- Caratteristiche generali

Caratteristiche generali di una scala di sicurezza devono essere:


struttura incombustibile e resistente al fuoco;
rampe rettilinee, di larghezza non inferiore a m 1,20 con non meno di 3 e non pi di 15
gradini per rampa;
i pianerottoli devono avere almeno la stessa larghezza della rampa;
gradini a pianta rettangolare, con pedata non inferiore a cm 30 ed alzata non
superiore a cm 18;
sono ammessi gradini a pianta trapezoidale, purch la pedata sia di almeno 30 cm
misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto interno;
pareti senza nessuna sporgenza per un altezza di almeno 2 metri dal piano di calpestio;
ringhiere o balaustre alte almeno 1 metro, atte a sopportare le sollecitazioni derivanti
da un rapido deflusso delle persone in situazioni di emergenza o di panico;
corrimano sporgente non oltre 8 cm dal muro, con le estremit raccordate al muro
stesso o verso il basso;
Inoltre:
I vani delle scale interne devono essere provvisti in alto di aperture di aerazione, con
superficie non inferiore a 1 m 2 ; tali vani di aerazione devono essere sempre aperti, o
con infissi ad apertura automatica in caso di incendio.
Le scale interne devono essere dotate di impianto di illuminazione di sicurezza, e
devono immettere direttamente su spazio scoperto o in luogo sicuro.
Nel vano scale vietata la presenza di impianti od installazioni pericolose (quali
contatori, tubazioni di gas, linee elettriche, etc.), nonch la presenza di materiali
comunque combustibili.
Le porte che immettono nelle scale devono essere dotate di congegno di
autochiusura, devono aprirsi nel verso dell'esodo, e la loro apertura non deve
ostacolare in alcun modo il deflusso delle persone in salita o in discesa.
Per edifici con pi di due piani fuori terra, la larghezza della scala deve essere dimensionata
sommando gli affollamenti dei due piani consecutivi con maggiore affollamento.
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Ing. A. Monaco Formazione

antincendio

di

base

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- Tipologie

Esistono numerose tipologie costruttive di scale antincendio, con gradi di sicurezza


diversi; si possono avere:

scale protette

scale a prova di fumo interne

scale a prova di fumo esterne

scale esterne

Esaminiamone brevemente le rispettive caratteristiche.

: una scala racchiusa in un vano costituente compartimento


antincendio,
avente
accesso diretto da ogni
piano tramite porte con
ZONA A RISCHIO DI INCENDIO
resistenza al fuoco REI
predeterminata, e dotate di
congegno di autochiusura.
SCALA PROTETTA

PERCORSO DI USCITA INTERNO

La "scala protetta" la pi
semplice
delle
scale
antincendio, efficace ai
fini
della
compartimentazione di un
edificio, ed offre un primo
livello di sicurezza ai fini
dell'esodo, per affollamenti
limitati.

SCALA A
INTERNA :

PROVA

DI

STRUTTURE REI 60
PORTE REI 60

SCALA A PROVA DI FUMO

FILTRO A
PROVA DI FUMO

FUMO

scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso,


per ogni piano, da filtro a prova di fumo.
Il filtro a prova di fumo un vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI
predeterminata, e comunque non inferiore a 60, dotato di due o pi porte munite di
congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque
non inferiore a 60, e con:

camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque non inferiore a


m 2 sfociante al di sopra della copertura dell'edificio;

oppure, vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco, e mantenuto

oppure, vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco, e aerato

0,10

in sovrapressione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di emergenza;


direttamente verso l'esterno con aperture libere di superficie non inferiore a 1
m 2 con esclusione di condotti.

La "scala a prova di fumo interna" offre un ottimo livello di sicurezza ai fini dell'esodo di
emergenza ed ai fini della compartimentazione dell'edificio, ma di difficile realizzazione
se non prevista inizialmente in fase di progetto.

S C A L A A P R O V A D I F U M O:

scala in vano costituente compartimento antincendio


avente accesso per ogni piano, mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE
predeterminata e dotate di congegno di autochiusura, da spazio scoperto o da
disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di parapetto a
giorno.
La "scala a prova di fumo" rappresenta il massimo livello possibile di sicurezza contro
i rischi d'incendio, ma, a causa dell'ingombro e delle caratteristiche di aerazione
necessarie, difficilmente pu essere realizzata in fase di adeguamento di un edificio.
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antincendio

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SCALA DI SICUREZZA ESTERNA :

scala totalmente esterna rispetto al fabbricato


servito, in genere costruita in grigliato metallico o in cemento armato.
Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, questo tipo di scala pu presentare
diversi inconveniente, ed il suo grado di sicurezza pu considerarsi paragonabile a
quello della scala protetta.
Infatti, in presenza di avverse condizioni meteorologiche, la scala pu diventare
sdrucciolevole per presenza di giaccio o neve, e, in quelle realizzate in grigliato
metallico, spesso opportuno adottare accorgimenti per evitare la paura dei vuoto.
Particolare attenzione deve essere posta perch la scala non passi in vicinanza di
finestre o altre aperture sulla parete dell'edificio; infatti, in caso d'incendio la scala
esterna potrebbe divenire impercorribile per la possibile fuoriuscita di fiamme da tali
aperture, e per l'irraggiamento termico dell'incendio, che pu indurre temperature
dell'ordine di diverse centinaia di gradi anche a considerevole distanza.
Per tali motivi il DM 10.3.98 (Allegato III - punto 3.8E - Accorgimenti per le scale
esterne) prescrive che dove prevista una scala esterna, necessario assicurarsi
che l'utilizzo della stessa, al momento dellincendio, non sia impedito dalle fiamme,
fumo e calore che fuoriescono da porte, finestre, ed altre aperture esistenti sulla
parete esterna su cui ubicata la scala
A tale scopo opportuno che le scale di sicurezza esterne, aperte su due o pi lati,
abbiano i seguenti requisiti:

Essere realizzate con materiali incombustibili (classe 0); tuttavia consentita


l'applicazione sui gradini di strisce antisdrucciolo.

Ogni punto della scala, non protetto da pareti REI 90, deve distare almeno 2,50 m da
aperture presenti nelle pareti dello stesso edificio, o di edifici vicini.

La parete dell'edificio, per una larghezza pari alla proiezione della scala
incrementata di 2,50 m per ogni lato, deve possedere requisiti di resistenza al
fuoco non inferiori a REI 90.

In alternativa, la scala esterna deve distaccarsi di almeno 2,50 m dalle pareti


dell'edificio, e collegarsi alle porte di piano mediante passerelle protette con setti
laterali a tutta altezza, resistenti al fuoco REI 60.

9.3.1.4 -

ASCENSORI E MONTACARICHI

Anche gli ascensori ed i montacarichi non devono essere normalmente considerati come
vie di esodo, ed anzi il loro utilizzo pu essere molto pericoloso in caso di incendio; infatti
possono facilmente fermarsi per mancanza di energia elettrica, e/o essere invasi dal fumo
e dai prodotti tossici della combustione, divenendo una trappola mortale, e pertanto non
devono essere mai utilizzati in caso di incendio; essi presentano inoltre elevati pericoli di
propagazione dei fumo e dell'incendio per "effetto camino", cosi come le scale a giorno.
Per tali motivi opportuno che, ai fini della sicurezza antincendio, il vano corsa ed il
locale macchine di ascensori e montacarichi rispettino le caratteristiche indicate ai punto
2.5 del D.M. 16.5.1987, n. 246 (Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile
abitazione) ; tra tali caratteristiche assumono particolare importanza i requisiti di sicurezza
riportati nel seguito, che bene che siano sempre osservati.
Si evidenzia tuttavia che, anche con tali requisiti, gli ascensori ed i montacarichi non
devono mai essere utilizzati in caso di incendio, e non possono, in nessun caso, essere
conteggiati nel dimensionamento delle vie di esodo necessarie per lattivit:

Nel vano corsa vietata l'ubicazione sia di canne fumarie, sia di cavi, condutture o
tubazioni che non appartengono ali, impianto;

I componenti elettrici dell'impianto dovranno essere dei tipo a bassa emissione di fumi;

I materiali costituenti la cabina dovranno essere di classe 0 o 1 di reazione al fuoco;


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antincendio

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In cabina e nel locale macchine deve essere installata l'illuminazione di sicurezza;

Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani corsa devono essere congrue con
quanto previsto per le strutture dellattivit;

Quando ascensori o montacarichi mettono in comunicazione compartimenti diversi, e non


sono installati all'interno di una scala di tipo almeno protetto, devono avere il vano corsa
almeno di tipo protetto, con congrue caratteristiche REI;

Quando il numero degli ascensori superiore a due, essi devono essere disposti in
almeno due vani corsa distinti.

In alcuni casi, invece, gli ascensori, contrariamente a quanto detto in senso generale,
possono essere utilizzati con sicurezza anche in caso di incendio, e quindi come via di
esodo, ma solo se rispettano integralmente precise e rigide direttive di sicurezza, descritte
nella normativa tecnica sugli alberghi (DM 9.4.1994 - punto 6.8).
In tali casi gli ascensori vengono chiamati "ASCENSORI ANTINCENDIO ", e la loro
installazione pu essere utilmente prevista in casi particolari (es.: ospedali, case di riposo
per anziani), per motivi di opportunit (es: presenza di persone con ridotta o impedita
capacita motoria o sensoriale, anziani, infermi, etc), e/o per consentire di effettuare con
sicurezza le operazioni di soccorso.
Gli "ascensori antincendio" devono avere, oltre alle caratteristiche normalmente descritte
in precedenza per i casi generali, ulteriori caratteristiche di sicurezza, quali, ad esempio:
le strutture del vano corsa e del locale macchinario devono possedere resistenza al fuoco
REI 120; l'accesso allo sbarco dei piani deve avvenire da filtro a prova di fumo realizzato
con strutture REI 120; gli ascensori devono disporre di doppia alimentazione elettrica,
una delle quali di sicurezza; gli ascensori devono avere il vano corsa ed il locale
macchinario distinti dagli altri ascensori.
9.3.2 - RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE
Dire che una struttura ha una certa resistenza al fuoco significa dire che quella struttura
(e quindi i suoi elementi costruttivi) in grado di continuare ad esercitare la sua funzione
(portante e/o di ostacolo alla propagazione del fuoco) per quel certo tempo, anche se
sottoposta alle alte temperature che si manifestano in un incendio.
In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta lintervallo di tempo (espresso in
minuti primi) di esposizione dellelemento strutturale ad un incendio, durante il quale
lelemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali richiesti, che possono
riguardare la stabilit meccanica, la tenuta ai prodotti della combustione, o anche la
coibenza termica.
Il criterio attualmente seguito dalla normativa italiana prevede che, se per una struttura
vengono prescritte caratteristiche di resistenza al fuoco, quelledificio deve poter resistere
senza crollare, in caso di incendio, anche se bruciano completamente tutte le sostanze
combustibili contenute nel suo interno.
Le strutture resistenti al fuoco si indicano generalmente con le sigle R, RE o REI; il
significato da attribuire a tali sigle il seguente:

R - stabilit : lattitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza


meccanica sotto lazione del fuoco;

E - tenuta : attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare n

produrre (se sottoposto allazione del fuoco su un lato), fiamme, vapori o gas caldi
sul lato non esposto al fuoco;

I - isolamento termico

: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro


un dato limite, la trasmissione del calore

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Pertanto:

con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per
un determinato tempo, la stabilit, la tenuta e lisolamento termico;

con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un


determinato tempo, la stabilit e la tenuta;

con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un


determinato tempo, la stabilit;

Si pu parlare di resistenza al fuoco sia per le strutture portanti (muri, solai, travi,
pilastri) , sia per elementi costruttivi non portanti, ma ostacolanti la propagazione del
fuoco e/o del fumo (porte, controsoffitti, pareti tagliafuoco, serrande tagliafuoco, etc.) , al
fine di realizzare una compartimentazione.
Affinch una struttura, di per s non sufficientemente resistente al fuoco, raggiunga una
certa classe di resistenza, possibile intervenire mediante metodi certificati, quali, ad
esempio, rivestire la struttura con adeguati spessori di materiali protettivi (vernici
intumescenti, intonaci isolanti, etc.), o frapporre strutture schermanti certificate
(controsoffitti, pannellature, etc.) .
Spesso si utilizza la caratteristica REI di alcune strutture (muri, pareti, solai tagliafuoco,
etc.), per realizzare la compartimentazione di un edificio, cio la suddivisione del
volume totale delledificio in due o pi parti, ciascuna ermeticamente impermeabile agli
effetti dellincendio, con lo scopo di contenere l'incendio, e quindi i fumi da esso prodotti,
entro un volume il pi esiguo possibile. L'efficacia di tale soluzione indiscussa, ed
emerge dall'analisi di numerosi incendi avvenuti in edifici.
Per una completa ed efficace compartimentazione, i muri tagliafuoco ed i solai non
dovrebbero avere aperture, ma ovvio che in un ambiente di lavoro necessario assicurare
unagevole comunicazione tra i vari ambienti, anche se a diversa destinazione duso, ed
necessario consentire il passaggio di tubazioni e conduttori attraverso muri e solai.
I principali elementi di discontinuit sono rappresentati da: scale, ascensori e
montacarichi, rete impianti di condizionamento, tubazioni e cavi elettrici, cavedi,
cunicoli orizzontali, controsoffitti.
pertanto inevitabile realizzare comunicazioni attraverso strutture REI, ma occorre poi
tenere conto di provvedimenti particolari da adottare per gli elementi che determinano
discontinuit nelle strutture orizzontali e verticali, in modo tale che vi siano elementi di
chiusura aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco della struttura attraversata.
Ad esempio, una varco di passaggio realizzato su un muro REI 120, dovr essere dotato
di una porta che abbia anche essa caratteristiche REI 120, in modo tale che, quando
chiusa, mantiene le caratteristiche REI della struttura di compartimentazione.
9.3.3 - LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI
La reazione al fuoco di un materiale rappresenta il comportamento al fuoco del medesimo
materiale che, per effetto della sua decomposizione, alimenta un fuoco al quale
esposto, partecipando cos allincendio.
Per la determinazione della reazione al fuoco di un materiale non sono proponibili metodi
di calcolo e modelli matematici; essa viene effettuata su basi sperimentali, mediante
prove su campioni effettuate in laboratori ufficialmente riconosciuti, dove vengono valutati
alcuni parametri di combustibilit, quali: velocit di propagazione della fiamma; tempo di
post-incandescenza; estensione della zona danneggiata; gocciolamento.
In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi: 0 - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 con
laumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe 0
che risultano non combustibili; per gli arredi imbottiti (poltrone, divani, materassi,
etc.) le classi sono 1 IM 2 IM 3 IM .
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La reazione al fuoco assume particolare rilevanza in alcune attivit ad uso civile


(es.: locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, alberghi, scuole, ospedali, etc.);
in tali luoghi specifiche norme di prevenzione incendi (o criteri generali) prescrivono,
in funzione della destinazione duso e del livello del rischio dincendio, luso
obbligatorio di materiali di arredo e di rivestimento aventi una determinata classe di
reazione al fuoco.
In genere viene richiesto lutilizzo di materiali di classe 1 per materiali quali
tendaggi, moquette, rivestimenti combustibili di pareti o pavimenti, controsoffitti,
sedie, etc., e di classe 1 IM per arredi imbottiti, quali poltrone, divani, materassi.
9.3.4 - DISTANZE DI SICUREZZA
La protezione passiva realizzata mediante interposizione di spazi scoperti pu essere
considerata una forma di compartimentazione, ed ha lo scopo di impedire la
propagazione dellincendio, principalmente per trasmissione di energia termica raggiante.
Le distanze di sicurezza si distinguono principalmente in distanze di sicurezza
interne e distanze di sicurezza esterne, a seconda che siano finalizzate a proteggere
elementi appartenenti ad uno stesso complesso o esterni al complesso stesso.
9.4 - LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA
Sono M I S U R E D I P R O T E Z I O N E A T T I V A linsieme delle misure di protezione che
richiedono lazione di un uomo o lazionamento di un im pianto, finalizzate alla precoce
rilevazione dellincendio, e/o allazione di spegnimento dello stesso, e sono pertanto in
grado di intervenire attivamente e tempestivamente per impedire che lincendio assuma
dimensioni fortemente distruttive.
Tali misure consistono principalmente nella realizzazione della impiantistica antincendio;
ad esempio possiamo elencare:
estintori
rete idrica antincendi
impianti di sp egnimento automatici
impianti di rivelazione automatica dincendio
dispositivi di segn alazione e dallarme
evacuatori di fumo e calore
Nel seguito si descrivono sommariamente alcune di tali misure di sicurezza.
9.4.1 - ESTINTORI DINCENDIO
Un estintore , per definizione, un apparecchio contenente un agente estinguente che
pu essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna.
La normativa tecnica attuale suddivide gli estintori in estintori portatili ed estintori
carrellati; la suddivisione la seguente:

Lestintore portatile un estintore concepito per essere portato e utilizzato a


mano e che, pronto all'uso, ha una massa minore o uguale a 20 kg.

Lestintore carrellato un estintore trasportato su ruote, di massa totale


maggiore di 20 kg e contenuto di estinguente fino a 150 kg.

Largomento degli estintori, portatili e carrellati, approfonditamente trattato in altra parte


di questo testo, cui si rinvia per ulteriori informazioni.

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9.4.2 - RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO


Qualora in una attivit, in relazione alla valutazione dei rischi (vedi D.Lgs. 626/94),
sussistano situazioni di rischio di incendio tali da non potere essere adeguatamente
affrontate con il solo impiego di estintori portatili o carrellati, devono essere predisposti
ulteriori mezzi di estinzione maggiormente idonei, e ci significa necessariamente
prevedere una ulteriore protezione mediante linstallazione di impianti fissi di estinzione.
Largomento delle reti di idranti antincendio approfonditamente trattato in altra parte di
questo testo, cui si rinvia per ulteriori informazioni.
9.4.3 - IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI
Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per lazione
estinguente, e possono utilizzare varie sostanze estinguenti.
I pi diffusi ed utilizzati sono gli impianti idrici a pioggia, che possono essere del
tipo Sprinkler o a dil uvio, ma esistono anche altre tipologie di impianti, indicati
sinteticamente nel seguito.

Nellimpianto tipo Sprinkler tutto limpianto permanentemente riempito di acqua in


pressione, e laumento di temperatura in caso di incendio provoca la rottura, e quindi
lapertura, di alcune delle moltissime testine erogatrici (sprinkler) dellimpianto,
provocando la fuoriuscita di un forte getto dacqua frazionata che, in genere, riesce a
controllare lincendio; le testine sprinkler sono normalmente chiuse da una piccola
ampolla di cristallo, riempita parzialmente con un liquido colorato, tarate per rompersi ad
una temperatura prefissata (es.: quelle rosse si rompono alla temperatura di 68 C).
Le componenti di un impianto Sprinkler sono in gran parte simili a quelle di un impianto di
idranti (alimentazione idrica, pompe, rete di tubazioni di adduzione dacqua), e
presentano le stesse problematiche; la differenza sostanziale risiede quindi
principalmente nella diversa modalit di erogazione dellacqua.

Limpianto a diluvio concettualmente analogo allimpianto sprinkler, ma le testine


erogatrici sono tutte aperte, e quindi, in caso di funzionamento, lerogazione avviene
contemporaneamente da tutte le testine.
Tale impianto, ovviamente, ha un maggior consumo di acqua rispetto allimpianto
tipo Sprinkler, e quindi, nel caso di impianti estesi su una superficie molto grande,
possibile sezionare limpianto in pi settori, in modo che, in caso di intervento,
lacqua fuoriuscir comunque da molte testine erogatrici contemporaneamente, ma
solo da quelle del settore interessato.
Lattivazione di un impianto a diluvio pu essere comandata manualmente, o
attraverso un impianto automatico di rilevazione di incendio.

opportuno evidenziare che esistono anche altre tipologie di impianti idrici a


pioggia, concettualmente molto simili agli impianti a diluvio, ma che possono avere
compiti diversi da quelli dello spegnimento, utilizzando erogatori specializzati che
creano getti dacqua di forma e consistenza adatta alle esigenze specifiche (acqua
frazionata, acqua nebulizzata, flussi laminari, etc.).
Ad esempio, esistono impianti idrici a pioggia con compiti di raffreddamento di serbatoi o
impianti contenenti liquidi o gas infiammabili, per proteggerli dal calore di irraggiamento
di eventuali incendi in impianti vicini.
O anche impianti di nebulizzazione dacqua, con compiti di raffreddamento di
impianti, o anche con compiti di diluizione ed abbattimento di gas infiammabili e/o
tossici, in caso di perdite accidentali.

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O anche impianti per la creazione di barriere dacqua, con compiti di


compartimentazione di zone diverse, in cui la particolare sagomatura degli ugelli
erogatori crea un vero e proprio muro dacqua , per un tempo predeterminato.

Esistono anche impianti di spegnimento automatici con estinguente gassoso (CO2,


Halon o suoi sostituti), che vengono utilizzati prevalentemente a protezione di attivit o
impianti in cui lerogazione di acqua pu essere controindicata (es.: pinacoteche, centri di
calcolo, quadri elettrici, etc).
Il funzionamento concettualmente analogo ai precedenti: un certo quantitativo di
sostanza estinguente immagazzinato in bombole; per effetto di una pressione, ed
attraverso una rete di tubazioni, viene erogato nei punti voluti tramite appositi diffusori.
Lattivazione di un impianto ad estinguente gassoso pu essere comandata
manualmente, o attraverso un impianto automatico di rilevazione di incendio.

Gli impianti a polvere (poco diffusi) generalmente non prevedono una rete di
tubazioni. Sono invece costituiti da piccoli serbatoi di polvere, dotati di appositi
erogatori, e posizionati ciascuno vicino allobiettivo da proteggere, realizzando in
questo modo delle protezioni localizzate.
Lattivazione in genere automatica, tramite dispositivi termici o impianto di rilevazione.

Infine, esistono impianti fissi a schiuma, per la protezione di serbatoi o impianti


contenenti liquidi infiammabili.
Tali impianti sono spesso di grandi dimensioni, ed il loro funzionamento
concettualmente simile agli impianti idrici a diluvio; la differenza sostanziale consiste nel
fatto che, lungo la tubazione di adduzione dacqua, collocato un serbatoio di liquido
schiumogeno, che si miscela con lacqua in percentuali predeterminate; tale miscela,
fuoriuscendo da appositi erogatori (versatori di schiuma) , crea la schiuma, che la
sostanza estinguente pi idonea per intervenire in presenza di liquidi infiammabili.
Lattivazione di tali impianti fissi a schiuma pu essere automatico (con comando tramite
impianto di rilevazione di incendio) , ma pi spesso pu essere di tipo manuale.
9.4.4 - IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DINCENDIO
Tali impianti di protezione attiva sono finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo
di combustione, in modo tale da consentire un intervento tempestivo, prima che lincendio
degeneri in modo generalizzato.
Infatti, in caso di incendio, di fondamentale importanza riuscire a intervenire prima che
si sia verificato il flash over , perch in tal caso saremmo ancora nel campo delle
temperature relativamente basse, lincendio non si ancora esteso a tutto il sistema, e
quindi pi facile lo spegnimento ed i danni sono ancora contenuti.
Ma per poter avere una tale tempestivit di intervento di spegnimento, occorre avere un
tempo dintervento" dellimpianto inferiore al tempo di prima propagazione dellincendio.
Pertanto un impianto di rivelazione automatica dellincendio trova il suo utile impiego
principalmente nel ridurre il tempo reale di intervento, e consente:

di avviare un tempestivo sfollamento delle persone e sgombero dei beni;

di attivare un piano di intervento;

di attivare i sistemi (manuali e/o automatici) di protezione contro lincendio e di


spegnimento.

Gli impianti automatici di rivelazione di incendio possono essere classificati in base al


fenomeno chimico-fisico rilevato (calore, fumo, gas, fiamme), e possono funzionare in
base a metodo di rivelazione diversi.
In sintesi potremo quindi definire un rilevatore automatico dincendio come un
dispositivo installato nella zona da sorvegliare, che in grado di misurare come variano
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antincendio

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nel tempo grandezze tipiche della combustione, oppure la velocit della loro variazione
nel tempo, oppure la somma di tali variazioni nel tempo.
Tale impianto in grado di trasmettere un segnale dallarme in un luogo opportuno
(sempre presidiato), quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure
inferiore ad un certo valore prefissato (soglia), allo scopo di segnalare tempestivamente
ogni principio dincendio (evitando al massimo i falsi allarmi), in modo che possano
essere messe in atto le misure necessarie per circoscrivere e spegnere lincendio.
9.4.5 - ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
Limpianto di illuminazione di sicurezza deve fornire, in caso di mancata erogazione
della fornitura principale della energia elettrica e quindi di luce artificiale, una
illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i locali (intensit
minima di illuminazione 5 lux).
Dovranno pertanto essere illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite di sicurezza,
i segnali indicanti le vie di esodo, i corridoi e tutte quelle parti che necessario
percorrere per raggiungere unuscita verso luogo sicuro.
LImpianto deve essere alimentato da una adeguata fonte di energia quali batterie in
tampone o batterie di accumulatori con dispositivo per la ricarica automatica (con
autonomia variabile da 30 minuti a 3 ore, a secondo del tipo di attivit e delle
circostanze) , oppure da apposito ed idoneo gruppo elettrogeno;
lintervento dovr
comunque avvenire in automatico, in caso di mancanza della fornitura principale
dellenergia elettrica, entro 5 secondi circa (se si tratta di gruppi elettrogeni il tempo pu
raggiungere i 15 secondi).
9.4.6 - EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE

(EFC)

Tali sistemi di protezione attiva dallincendio sono di frequente utilizzati in combinazione


con im pianti di rivelazione, e sono basati sullo sfruttamento del movimento verso lalto
delle masse di gas caldi generate dallincendio che, a mezzo di aperture sulla copertura,
vengono evacuate allesterno.
Gli evacuatori di fumo e calore (EFC) consentono pertanto di:
Agevolare lo sfollamento delle persone presenti e lazione dei soccorritori grazie alla
maggiore probabilit che i locali restino liberi da fumo, almeno fino ad unaltezza da
terra tale da non compromettere la possibilit di movimento.
Agevolare lintervento dei soccorritori rendendone pi rapida ed efficace lopera.
Proteggere le strutture e le merci contro lazione del fumo e dei gas caldi, riducendo
in particolare il rischio e di collasso delle strutture portanti.
Ritardare o evitare lincendio a pieno sviluppo ( flash over).
Ridurre i danni provocati dai gas di combustione o da eventuali sostanze tossiche e
corrosive originate dallincendio.
Gli EFC devono essere installati, per quanto possibile, in modo omogeneo nei singoli
compartimenti, a soffitto, in ragione ad esempio di uno ogni 200 m2 (su coperture
piane o con pendenza minore del 20 %) come previsto dalla regola tecnica di
progettazione costituita dalla norma UNI-VVF 9494.
La ventilazione dei locali pu essere ottenuta con vari sistemi; ad esempio: lucernari
a soffitto; sfoghi di fumo e di calore, con funzionamento in genere automatico a
mezzo di fusibili od altri congegni; aperture a shed, ad apertura automatica o
manuale; superfici vetrate normali, che si rompano sotto leffetto del calore.

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