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07 del 04/10/2011
INDICE
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PREMESSA
POLISTUDIO S.p.A.
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RIFERIMENTI NORMATIVI
In tutte le aziende o lavorazioni devono essere adottate idonee misure per prevenire gli
incendi e per tutelare l’incolumità dei lavoratori in caso d’incendio.
Deve essere reso noto al personale il comportamento da assumere in caso d’incendio e le
operazioni da effettuare per fronteggiare l’emergenza.
D.Lgs. 81/08
- art. 15 (misure generali di tutela) comma 1 lettera u: misure di
emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio,
di evacuazione dei lavori e di pericolo grave e immediato;
- art. 18 (obblighi del datore di lavoro e del dirigente) comma 1
lettera b: 1: …………designare preventivamente i lavoratori incaricati
dell’attuazione delle procedure per la gestione delle emergenze.
Sono soggette, ai fini della prevenzione incendi, al controllo dei VV.F. le aziende e le
lavorazioni:
nelle quali si producono, si impiegano, si sviluppano o si detengono prodotti
infiammabili, incendiabili o esplodenti;
che, per dimensioni, ubicazione ed altre ragioni presentano in caso di incendio gravi
pericoli per la incolumità dei lavoratori.
La determinazione delle aziende e lavorazioni soggette al controllo del Comando del
Corpo dei vigili del fuoco competente per territorio è fatta in base al D.P.R. 1 agosto 2011,
n.151.
In questi sono incluse delle tabelle di sostanze e lavorazioni in base alle quali è possibile
riscontrare se una attività è soggetta o no al controllo dei VV.F.
Alcuni esempi di attività soggette:
n. attività DENOMINAZIONE SETTORE DI ATTIVITA’
Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili e/o oli lubrificanti,
12 diatermici, di qualsiasi derivazione, di capacità geometrica complessiva
superiore a 1 m3
Depositi di carta, cartoni e prodotti cartotecnici, archivi di materiale cartaceo,
biblioteche, depositi per la cernita della carta usata, di stracci di cascami e di
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fibre tessili per l'industria della carta, con quantitativi in massa superiori a
5.000 kg.
Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o
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gassoso con potenzialità superiore a 116 kW
Autorimesse pubbliche e private, parcheggi pluriplano e meccanizzati di
superficie complessiva coperta superiore a 300 m2; locali adibiti al ricovero di
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natanti ed aeromobili di superficie superiore a 500 m2; depositi di mezzi
rotabili (treni, tram ecc.) di superficie coperta superiore a 1.000 m2
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Uscite di piano
Scale
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Informazione ai lavoratori
Ciascun lavoratore deve ricevere una adeguata informazione su :
le procedure da adottare in caso di incendio;
i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure antincendio e di
salvataggio.
IL FUOCO
Principi della combustione
La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza
combustibile con un comburente che dà luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e
luce.
La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali.
Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma sono possibili incendi di
sostanze che contengono nella loro molecola un quantità di ossigeno sufficiente a
determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide.
Le condizioni necessarie per avere una combustione sono:
presenza del combustibile
presenza del comburente
presenza di una sorgente di calore
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pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi può dar luogo al fenomeno
dell’incendio; al mancare del combustibile o del comburente si ha lo spegnimento.
Combustibili
Il combustibile è una sostanza capace di bruciare, cioè di dar luogo ad una reazione con
l’ossigeno dell’aria.
I combustibili sono generalmente:
- SOLIDI (carta, legna, tessuti, paglia, ecc.) Fuochi di classe A
- LIQUIDI (alcool, benzina, oli, vernici,resine, ecc.) Fuochi di classe B
- GASSOSI (metano, GPL, idrogeno, acetilene, butano, ecc.) Fuochi di classe C
Comburente
O2
Molecola di ossigeno
Alcune sostanze come per esempio gli esplosivi contengono l’ossigeno sufficiente per dar
luogo alla combustione anche in assenza di aria.
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Sorgenti di innesco
Temperatura di infiammabilità
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Limiti di infiammabilità
Temperatura di accensione
E’ la minima temperatura alla quale la miscela
combustibile/comburente inizia a bruciare
spontaneamente in modo continuo senza apporto
di calore o di energia dall’esterno.
Temperatura di combustione
E’ il più elevato valore di temperatura
che è possibile raggiungere nei prodotti
di combustione di una sostanza.
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Potere calorifico
E’ la quantità di calore prodotta dalla combustione
completa dell’unità di massa o di volume di una
determinata sostanza combustibile.
Carico di incendio
E’ il potenziale termico della totalità dei materiali contenuti in uno spazio compresi i
rivestimenti dei muri, dei pavimenti e dei soffitti pannellati.
Il carico d’incendio si esprime convenzionalmente in Kg di legno equivalente (potere
calorifico del legno 4400 KCal/Kg = 18.48 MJ/Kg).
Stato di aggregazione
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Dinamica dell’incendio
FLASH-OVER
In questa fase si ha un brusco aumento della temperatura, in crescita esponenziale,
un’elevata velocità di combustione, in presenza di una forte emissione di particelle
incandescenti, che si espandono e vengono trasportate sia in senso orizzontale che in
senso ascensionale. Si formano zone di turbolenza (cioè il fumo crea dei vortici), i
combustibili vicino al focolaio si autoaccendono (cioè si accendono spontaneamente per
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Estinzione e raffreddamento
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gas di combustione: prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche
quando raggiungono, raffreddandosi, la temperatura ambiente di riferimento (15 °C);
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calore: causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della
temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla
distruzione.
Il fumo
L'attuazione di tutte le misure tese alla riduzione della sola magnitudo viene, invece,
chiamata "PROTEZIONE“.
Il rischio di ogni evento incidentale (l'incendio nel nostro caso) risulta definito da due
fattori:
LA MAGNITUDO, cioè l'entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi
dell'evento da cui ne deriva la definizione:
RISCHIO = Frequenza x Magnitudo
Dalla formula del rischio (di incendio) appare evidente che quanto più si riducono la
frequenza o la magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio.
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PROTEZIONE ATTIVA
Insieme dei sistemi atti ad intervenire tempestivamente ed attivamente sull’incendio,
estinguendolo o impedendo che assuma dimensioni fortemente distruttive.
PROTEZIONE PASSIVA
Insieme delle caratteristiche costruttive degli edifici, capaci di consentire una riduzione
intrinseca delle conseguenze dell’incendio.
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Distanze di sicurezza
La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul
concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi
scoperti o di strutture.
Le distanze di sicurezza si distinguono in distanze di sicurezza interne e distanze di
sicurezza esterne a seconda che siano finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad
uno stesso complesso o esterni al complesso stesso.
Nel caso di interposizione di spazi scoperti la protezione ha lo scopo di impedire la
propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione di energia termica raggiante.
Un altro tipo di distanza di sicurezza è da considerarsi la “distanza di protezione” che è
definita la distanza misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento
pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui
sorge l’attività stessa.
Materiali da costruzione
Per la realizzazione di strutture sicure ai fini antincendio si dovranno utilizzare materiali da
costruzione con caratteristiche di resistenza al fuoco in relazione alla tipologia di attività da
svolgere all’interno di dette strutture.
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Luoghi sicuri
Il completamento della sicurezza relativa al sistema di vie ed uscite di emergenza dovrà
essere attuato mediante l’individuazione di idonei punti di raccolta con caratteristiche di
luoghi sicuri dagli effetti dell’incendio.
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Pertanto:
con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un
determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico;
con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un
determinato tempo, la stabilità e la tenuta;
con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un
determinato tempo, la stabilità;
quindi, in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da
costruzione utilizzati e spessori realizzati, essi vengono classificati da un numero che
esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche succitate in funzione delle
lettere R, E o I.
Le barriere antincendio realizzate mediante interposizione di elementi strutturali hanno
invece la funzione di impedire la propagazione degli incendi sia lineare (barriere locali) che
tridimensionale (barriere totali) nell’interno di un edificio, nonché, in alcuni casi, quella di
consentire la riduzione delle distanze di sicurezza.
Per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non dovrebbero avere
aperture, ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare un’agevole
comunicazione tra tutti gli ambienti, anche se a diversa destinazione d’uso.
Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di elementi di chiusura aventi le
stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su cui sono applicati. Tali elementi di
chiusura si possono distinguere in:
Porte incernierate
porte munite di sistemi di chiusura automatica quali fusibili, cavetti e contrappesi o sistemi
idraulici o a molla, che in caso d’incendio fanno chiudere il serramento;
Porte scorrevoli
porte sospese ad una guida inclinata di pochi gradi rispetto al piano orizzontale mediante
ruote fissate al pannello. Normalmente stanno in posizione aperta trattenute da un
contrappeso e da un cavo in cui è inserito un fusibile che in caso d’incendio si fonde
liberando il contrappeso e permettendo alla porta di chiudersi;
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Porte a ghigliottina
porte installate secondo un principio analogo a quello adottato per le porte scorrevoli, ma
con la differenza che in questo caso il pannello viene mantenuto sospeso sopra l’apertura
e le guide sono verticali.
Per quanto attiene al trattamento delle strutture, è ormai alquanto noto che alcuni
particolari rivestimenti tra i quali vernici intumescenti, conseguono una vera e propria
azione protettiva delle strutture sulle quali sono applicate, realizzando un grado di
resistenza al fuoco determinato sperimentalmente.
Prerogativa essenziale di questi elementi protettivi è di essere ininfiammabili, di possedere
capacità isolanti al calore, nonché la particolarità di rigonfiarsi, schiumando, generando
così uno strato coibente ed isolante, quando sono investite dalla fiamma o da una
sorgente di calore ad alta temperatura.
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I vetri speciali, cioè quelli temperati, retinati compositi, ecc., possono resistere al fuoco con
comportamento RE e in qualche caso anche REI, a temperature di oltre 700 gradi.
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Scale antincendio
Caratteristiche generali
- pareti senza nessuna sporgenza per un altezza di almeno 2 metri dal piano di
calpestio;
- ringhiere o balaustre alte almeno 1 metro, atte a sopportare le sollecitazioni
derivanti da un rapido deflusso delle persone in situazioni di emergenza o di
panico;
- corrimano sporgente non oltre 8 cm dal muro, con le estremità raccordate al muro
stesso o verso il basso;
Inoltre:
- I vani delle scale interne devono essere provvisti in alto di aperture di aerazione,
con superficie non inferiore a 1 m 2 ; tali vani di aerazione devono essere sempre
aperti, o con infissi ad apertura automatica in caso di incendio.
- Le scale interne devono essere dotate di impianto di illuminazione di sicurezza, e
devono immettere direttamente su spazio scoperto o in luogo sicuro.
- Nel vano scale è vietata la presenza di impianti od installazioni pericolose (quali
contatori, tubazioni di gas, linee elettriche, etc.), nonché‚ la presenza di materiali
comunque combustibili.
- Le porte che immettono nelle scale devono essere dotate di congegno di
autochiusura, devono aprirsi nel verso dell'esodo, e la loro apertura non deve
ostacolare in alcun modo il deflusso delle persone in salita o in discesa.
- Per edifici con più di due piani fuori terra, la larghezza della scala deve essere
dimensionata sommando gli affollamenti dei due piani consecutivi con maggiore
affollamento.
Esistono numerose tipologie costruttive di scale antincendio, con gradi di sicurezza diversi;
si possono avere:
scale protette
scale a prova di fumo interne
scale a prova di fumo
scale di sicurezza esterne
Il filtro a prova di fumo è un vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI
predeterminata, e comunque non inferiore a 60, dotato di due o più porte munite di
congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non
inferiore a 60, e con:
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Ascensori e montacarichi
Anche gli ascensori ed i montacarichi non devono essere normalmente considerati come
vie di esodo, ed anzi il loro utilizzo può essere molto pericoloso in caso di incendio; infatti
possono facilmente fermarsi per mancanza di energia elettrica, e/o essere invasi dal fumo
e dai prodotti tossici della combustione, divenendo una trappola mortale, e pertanto non
devono essere mai utilizzati in caso di incendio; essi presentano inoltre elevati pericoli di
propagazione dei fumo e dell'incendio per "effetto camino", cosi come le scale a giorno.
Per tali motivi è opportuno che, ai fini della sicurezza antincendio, il vano corsa ed il locale
macchine di ascensori e montacarichi rispettino le caratteristiche indicate al punto 2.5 del
D.M. 16.5.1987, n. 246 (Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione) o il
D.M. 15 Settembre 2005 (Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per i
vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione
incendi).
Tra tali caratteristiche assumono particolare importanza i requisiti di sicurezza riportati nel
seguito, che è bene che siano sempre osservati.
Si evidenzia tuttavia che, anche con tali requisiti, gli ascensori ed i montacarichi non
devono mai essere utilizzati in caso di incendio, e non possono, in nessun caso, essere
conteggiati nel dimensionamento delle vie di esodo necessarie per l’attività:
- Nel vano corsa è vietata l'ubicazione sia di canne fumarie, sia di cavi, condutture
o tubazioni che non appartengono ali, impianto;
- I componenti elettrici dell'impianto dovranno essere dei tipo a bassa emissione di
fumi;
- I materiali costituenti la cabina dovranno essere di classe 0 o 1 di reazione al
fuoco;
- In cabina e nel locale macchine deve essere installata l'illuminazione di sicurezza;
- Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani corsa devono essere congrue con
quanto previsto per le strutture dell’attività;
- Quando ascensori o montacarichi mettono in comunicazione compartimenti
diversi, e non sono installati all'interno di una scala di tipo almeno protetto,
devono avere il vano corsa almeno di tipo protetto, con congrue caratteristiche
REI;
- Quando il numero degli ascensori è superiore a due, essi devono essere disposti
in almeno due vani corsa distinti.
In alcuni casi, invece, gli ascensori, contrariamente a quanto detto in senso generale,
possono essere utilizzati con sicurezza anche in caso di incendio, e quindi come via di
esodo, ma solo se rispettano integralmente precise e rigide direttive di sicurezza, descritte
nella normativa tecnica sugli alberghi (D.M. 9 aprile 1994 - punto 6.8).
In tali casi gli ascensori vengono chiamati "ASCENSORI ANTINCENDIO", e la loro
installazione può essere utilmente prevista in casi particolari (es.: ospedali, case di riposo
per anziani), per motivi di opportunità (es: presenza di persone con ridotta o impedita
capacita motoria o sensoriale, anziani, infermi, etc.), e/o per consentire di effettuare con
sicurezza le operazioni di soccorso.
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Gli "ascensori antincendio" devono avere, oltre alle caratteristiche normalmente descritte
in precedenza per i casi generali, le seguenti ulteriori caratteristiche di sicurezza:
- le strutture del vano corsa e del locale macchinario devono possedere resistenza
al fuoco REI 120;
- l'accesso allo sbarco dei piani deve avvenire da filtro a prova di fumo realizzato
con strutture REI 120;
- l'accesso al locale macchinario deve avvenire direttamente dall'esterno, o tramite
filtro a prova di fumo realizzato con strutture REI 120;
- gli ascensori devono disporre di doppia alimentazione elettrica, una delle quali di
sicurezza;
- in caso di incendio si deve realizzare il passaggio automatico da alimentazione
normale ad alimentazione di sicurezza;
- in caso di incendio la manovra di questi ascensori deve essere riservata al
personale appositamente incaricato ed ai vigili del fuoco;
- i montanti dell'alimentazione elettrica normale e di sicurezza dei locale
macchinario devono essere protetti contro l'azione dei fuoco e tra di loro
nettamente separati;
- gli ascensori devono essere muniti di un sistema citofonico tra cabina, locale
macchinario e pianerottoli;
- gli ascensori devono avere il vano corsa ed il locale macchinario distinti dagli altri
ascensori.
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CLASSI DI FUOCO
Gli incendi vengono distinti in quattro classi principali, secondo lo stato fisico dei materiali
combustibili, con una ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche
degli incendi di natura elettrica.
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ESTINGUENTE ACQUA
L'acqua si distingue fra gli estinguenti per l'ampio campo di
applicazione e per le sue qualità fisiche a contatto con il
fuoco.
Ogni Kg di acqua versata nell'incendio sottrae
teoricamente 2.67 MJ (640 KCal) di energia termica per
poterlo vaporizzare.
Il volume in vapore di un Kg di acqua è pari a 1600 litri
circa.
Azione specifica
Per certi usi l’acqua può esse addizionata da ritardanti della combustione per rallentare lo
sviluppo delle fiamme sul materiale trattato.
L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per incendi di combustibili solidi,
con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con
l’acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene.
L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e
apparecchiature in tensione.
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I sali più usati sono i bicarbonati di sodio e potassio (per incendi dì classe B e C) e i
solfati o fosfati d'ammonio (per incendi di classe A, B e C).
Gli additivi sono costituiti da stearati e siliconi con cariche di silice, calcio, carbonato di
calcio e fosfato di calcio.
Azione specifica
Regole di erogazione
Dopo aver tolto la sicura avvicinarsi al fuoco ad una distanza di circa 3 metri, assumere
una posizione di attacco ed iniziare ad erogare l’estinguente sul fuoco.
L’erogazione dell'estinguente deve essere fatta alla base delle fiamme, partendo da
sopravento, senza dirigere il getto contro persone.
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Per distribuire bene la polvere è necessario muovere velocemente il polso della mano che
regge la manichetta dell'estintore.
Per migliorare la distribuzione della polvere, l’operatore deve girare intorno al focolare; la
sua azione deve essere progressiva e mirata ad evitare sprechi ed azioni inutili.
ESTINGUENTE CO2
(anidride carbonica o biossido di carbonio)
L'anidride carbonica (CO2) è un gas più pesante dell'aria con spiccata
caratteristica di inerte nei confronti della combustione.
Per l’uso antincendio la CO2 viene liquefatta sotto pressione e immessa
in appositi estintori dotati di erogatore ad espansione (cono di
espansione).
L'erogazione della CO2 liquefatta in atmosfera, genera due tipi di
fenomeni fisici:
la CO2 erogata passa rapidamente allo stato gassoso e si
raccoglie in concentrazioni notevoli (35%) in basso saturando
l’ambiente.
per passare da liquido a gas deve necessariamente assorbire
calore dalla sua stessa massa pertanto si raffredda tanto rapidamente da
solidificare in aria e creare una nube cosiddetta neve carbonica.
Azione specifica
Agisce essenzialmente per soffocamento
(saturazione) sfruttando le sue caratteristiche
di inerte nei confronti della combustione, ma
possiede anche una notevole capacità di
raffreddamento, tanto che in certi casi è
controindicata per lo choc termico prodotto.
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L’anidride carbonica non conduce la corrente elettrica per cui è spesso usata come
presidio antincendio in cabine e centrali elettriche e non lascia tracce nell'uso perché
gassifica rapidamente.
Per ottenere lo spegnimento di incendi occorre spesso arrivare a concentrazioni del 30-
35% mentre l’utilizzo come inertizzante di atmosfere pericolose può richiedere anche
percentuali del 70-75%.
La CO2 erogata in ambiente chiuso può
provocare asfissia per mancanza
d'ossigeno.
ESTINGUENTE SCHIUMA
La schiuma si ottiene erogando per mezzo di una lancia apposita, una
miscela di liquido schiumogeno ed acqua in concentrazione variabile dal 2 al
6%.
La lancia è costruita per incorporare nell'erogazione un quantitativo d'aria in
maniera da conferire una determinata consistenza alla coltre di estinguente
versato.
Il liquido schiumogeno è composto da:
Sono disponibili diversi tipi di liquidi schiumogeni che vanno impiegati in relazione al tipo di
combustibile:
liquidi schiumogeni fluoro-proteinici
Sono formati da una base proteinica addizionata con composti fluorurati. Essi sono
adatti alla formazione di schiume a bassa espansione, hanno un effetto rapido ed
molto efficace su incendi di prodotti petroliferi;
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Proprietà
Azione specifica
Soffocamento: azione principale svolta essenzialmente per interposizione fisica fra
combustibile e comburente (aria).
Raffreddamento: azione secondaria svolta per mezzo delle grosse quantità di acqua
presenti nella coltre.
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Azione specifica
Gli idrocarburi alogenati operano tramite un meccanismo chimico chiamato anticatalisi,
che impedisce il protrarsi della reazione di combustione.
Efficacia
Sono adatti particolarmente a spegnere incendi di liquidi infiammabili, di impianti elettrici
sotto tensione, apparecchiature elettroniche o molto delicate.
Esistono sul mercato diversi prodotti inertizzanti ed ecologici che agiscono per azione
anticatalitica.
ESTINGUENTE SABBIA
Terminato il panorama classico delle sostanze estinguenti disponibili, si ritiene opportuno
soffermarsi brevemente anche sulla sabbia, cioè su di un materiale che certamente non
rientra nella casistica degli estinguenti, ma che comunque può essere vantaggiosamente
utilizzato per lo spegnimento o il controllo di piccoli incendi. La sabbia è un materiale di
basso costo e può espletare una azione di soffocamento su piccoli incendi, infatti
cospargendo il combustibile con sabbia, si ottiene la separazione del combustibile dall'aria
circostante, ottenendo lo spegnimento del fuoco.
La sabbia può essere molto utile anche per arginare piccoli sversamenti di liquidi
combustibili, contribuendo in tal modo a contenere il combustibile e a delimitare l’area a
rischio, consentendo di fatto un successivo intervento più rapido ed efficace con altre
attrezzature (es: estintori o schiumogeni).
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* Effetto buono, se si tratta di polvere speciale idonea a spegnere quel tipo di materiale.
Le sostanze usate, il tipo di intervento e le modalità di impiego saranno commisurate alla
natura dei prodotti e all’entità dell’incendio.
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I focolari tipo per fuochi di classe A sono costituiti da una catasta di travi di legno avente
larghezza ed altezza fissa e lunghezza variabile in funzione della capacità estinguente
dell’estintore da omologare.
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Nel primo caso si può ritenere che sia sufficiente disporre di un numero di estintori tale per
cui almeno uno di questi possa essere raggiunto con un percorso non superiore a 30 m
circa.
Estintori carrellati
La tabella di seguito riportata, indica alcuni dati di riferimento per gli estintori carrellati del
tipo a polvere. L’apparecchio esaminato ha un potere estinguente del tipo A – B1 - C
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MANOMETRO BOMBOLA
MANICOTTO
CONO DI
EROGAZIONE
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- Per gli estintori carrellati, i controlli previsti al punto “verifica” di cui al punto
"accertamenti e prove sui prototipi" della UNI 9492;
- Controllo della presenza, del tipo e della carica delle bombole di gas ausiliario per
gli estintori pressurizzati con tale sistema, secondo le indicazioni del produttore.
In speciali soluzioni gli apparecchi possono essere alimentati anche con schiumogeno ed
erogare acqua o schiuma. Lo schiumogeno è contenuto in contenitori, in genere mobili, ed
aspirato direttamente dagli idranti e dai cannoni tramite dispositivi dosatori.
Gli idranti antincendio servono alla protezione attiva degli edifici,del loro contenuto, di enti
all’aperto tramite:
azione di spegnimento o di contenimento di un incendio;
raffreddamento delle strutture;
dispersione di nubi di gas e vapori infiammabili.
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• natura dell’attività;
• natura degli incendi ragionevolmente prevedibili e loro velocità di sviluppo;
• aree da proteggere e loro geometria;
• oggetti da proteggere e loro conformazione;
• personale in grado di intervenire e tempi di intervento ipotizzabili;
• affidabilità delle alimentazioni.
Tipi d’impianto
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È opportuno evidenziare che esistono anche altre tipologie di impianti idrici a pioggia,
concettualmente molto simili agli impianti a diluvio, ma che possono avere compiti diversi
da quelli dello spegnimento, utilizzando erogatori specializzati che creano getti d’acqua di
forma e consistenza adatta alle esigenze specifiche (acqua frazionata, acqua nebulizzata,
flussi laminari, etc.).
Ad esempio, esistono impianti idrici a pioggia con compiti di raffreddamento di serbatoi o
impianti contenenti liquidi o gas infiammabili, per proteggerli dal calore di irraggiamento di
eventuali incendi in impianti vicini.
O anche impianti di nebulizzazione d’acqua, con compiti di raffreddamento di impianti, o
anche con compiti di diluizione ed abbattimento di gas infiammabili e/o tossici, in caso di
perdite accidentali.
O anche impianti per la creazione di barriere d’acqua, con compiti di compartimentazione
di zone diverse, in cui la particolare sagomatura degli ugelli erogatori crea un vero e
proprio “muro” d’acqua, per un tempo predeterminato.
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- rivelatori di gas
- rivelatori di fiamme che possono funzionare in base a metodo di rivelazione
diversi:
- rivelatori statici (allarme al superamento di un valore di soglia)
- rivelatori differenziali (allarme per un dato incremento)
- rivelatori velocimetrici (allarme per velocità di incremento)
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve fornire, in caso di mancata
erogazione della fornitura principale della energia elettrica e quindi di luce
artificiale, una illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i
locali (intensità minima di illuminazione 5 lux).
Dovranno pertanto essere illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite di sicurezza, i
segnali indicanti le vie di esodo, i corridoi e tutte quelle parti che è necessario percorrere
per raggiungere un’uscita verso il luogo sicuro.
E’ opportuno, per quanto possibile, che le lampade ed i segnali luminosi dell’impianto di
sicurezza non siano posizionati in alto (la presenza di fumo ne potrebbe ridurre la visibilità
in maniera drastica sin dai primi momenti).
L’impianto deve essere alimentato da una adeguata fonte di energia quali batterie in
tampone o batterie di accumulatori con dispositivo per la ricarica automatica (con
autonomia variabile da 30 minuti a 3 ore, a secondo del tipo di attività e delle circostanze)
oppure da idoneo gruppo elettrogeno; l’intervento dovrà comunque avvenire in automatico,
in caso di mancanza della fornitura principale dell’energia elettrica, entro 5 secondi circa
(se si tratta di gruppi elettrogeni il tempo può raggiungere i 15 secondi).
In caso di impianto alimentato da gruppo elettrogeno o da batterie di accumulatori
centralizzate sarà necessario posizionare tali apparati in locali idonei, non soggetti allo
stesso rischio di incendio della attività protetta; in questo caso il relativo circuito elettrico
deve essere indipendente da qualsiasi altro ed essere inoltre protetto dai danni causati dal
fuoco, da urti, ecc.
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Gli EFC devono essere installati, per quanto possibile, in modo omogeneo nei singoli
compartimenti, a soffitto, in ragione ad esempio di uno ogni 200 m2 u coperture piane o
con pendenza minore del 20 %) come previsto dalla regola tecnica di progettazione
costituita dalla norma UNI-VVF 9494.
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GESTIONE DELL’EMERGENZA
Che cos’e’ l’emergenza
Si può definire emergenza tutto ciò che appare come condizione insolita e pericolosa
che può presentarsi in modi e tempi non completamente prevedibili.
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Terremoti, crolli…
Frane, smottamenti…
Condizioni metereologiche estreme: tromba d’aria, neve, allagamenti,
alluvioni…
Inquinamenti ambientali…
Coinvolgimento in incidenti aerei, ferroviari…
Altre catastrofi naturali o provocate: attentati, sommosse, minaccia
armata…
In tutte le aziende, ai fini della prevenzione incendi, è fondamentale che venga stilato un
Piano di Emergenza Aziendale, che nei casi più semplici ed a minor rischio si ridurrà a
semplici istruzioni.
In caso di emergenza è necessario che tutti sappiano cosa fare e non fare.
Anche con esercitazioni, a cadenza annuale, deve essere insegnato alle persone di
utilizzare il percorso d’esodo alternativo più sicuro rispetto al percorso utilizzato per
entrare.
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Obiettivi
Gli obiettivi del piano possono così essere definiti:
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I lavoratori devono:
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EVENTO
RIVELAZIONE
VISIVA AUTOMATICA
Comunicazioni
Lotta antincendio
di emergenza
Sezionamento
Evacuazione
impianti pericolosi
Verifica accessibilità
Primo soccorso
soccorsi esterni
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A meno che non venga esplicitamente richiesto, non spostare le auto in sosta nei cortili,
ma allontanarsi rapidamente a piedi.
Nel caso si venga raggiunti dal fumo all'interno dei locali, allontanarsene camminando
chini o strisciando sul pavimento avendo posto un fazzoletto (possibilmente bagnato) sulla
bocca e sul naso a protezione delle vie respiratorie.
Evacuazione
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ESERCITAZIONI ANTINCENDIO
Con le esercitazioni antincendio, obbligatorie per legge, da effettuare almeno una volta
l’anno, le persone memorizzano i percorsi d’esodo previsti nel piano di evacuazione.
iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle
proprie spalle, e con l’assistenza di altre persone;
accertarsi che l’edificio venga evacuato;
se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi
all’esterno dell’edificio, e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili del
Fuoco;
valutare il più probabile percorso di propagazione delle fiamme, in modo da evitare
di trovarsi in posizioni pericolose, o di essere circondati dalle fiamme.
non sostare o procedere su terreno cosparso di materiali facilmente incendiabili
(segatura, carta, erba disseccata, sterpaglie, liquidi infiammabili, etc.);
in mancanza di luoghi sicuri, sostare o procedere dove l'incendio è già passato,
bruciando il materiale combustibile che vi si trovava;
fare attenzione alle superfici vetrate (porte, finestre, pareti); a causa del calore o di
sovrapressione causata dall’incendio, possono facilmente e improvvisamente
rompersi, proiettando pericolose schegge di vetro;
non sostare o passare in vicinanza di recipienti chiusi, o bombole, contenenti liquidi
o gas, perché il calore prodotto dall'incendio può provocare un'abnorme aumento
della pressione interna, con possibilità di scoppio;
non avvicinarsi a recipienti aperti contenenti liquidi infiammabili, perché il calore
irraggiato dall'incendio può essere sufficiente a causarne l'autoaccensione, anche
in mancanza di innesco;
non transitare su pavimenti, solai, scale, o sotto soffitti, o in vicinanza di pareti, che
siano stati sottoposti per lungo tempo all'azione diretta dalle fiamme, perché
potrebbero cedere improvvisamente;
non utilizzare ascensori o montacarichi (a causa di guasti o interruzioni di energia
elettrica, possono trasformarsi in trappole mortali);
in caso di incendio all'aperto, non collocarsi mai sottovento rispetto al fuoco, per
evitare l'azione del calore e dei fumi, nonché quella diretta delle fiamme; fare
attenzione a rapidi cambiamenti di direzione del vento; non sottovalutare la velocità
di propagazione di una fiamma sospinta dal vento;
all’interno di edifici, nel fuggire da locali ove si è sviluppato un incendio, non
lasciare mai le porte aperte, ma richiuderle accuratamente; anche una porta di
legno, chiusa, può evitare per un certo tempo i seguenti rischi:
o la propagazione del fumo ai locali contigui e sovrastanti, con grave ostacolo
all'esodo di altre persone;
o la propagazione dell'incendio per irraggiamento termico o per braci e faville
trasportate da moti convettivi;
o la propagazione di masse di gas caldi combustibili, che possono
improvvisamente incendiarsi in altre zone, con grave rischio per le persone,
e creazione di nuovi focolai d'incendio.
Nel caso in cui le fiamme investano direttamente una persona, e gli abiti prendano
fuoco, non correre assolutamente, per non alimentare ulteriormente il fuoco, ma, in
dipendenza della situazione esistente, agire in uno dei seguenti modi:
o avvolgersi, o farsi avvolgere da un soccorritore, in una coperta o in tessuti
non facilmente combustibili;
o togliersi rapidamente gli abiti in fiamme;
o rotolarsi a terra per spegnere il fuoco per soffocamento;
o utilizzare un estintore portatile d'incendio (solo in assenza di attrezzature più
idonee).
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Dare l'allarme e allontanare tutte le persone, iniziando da quelle presenti nei luoghi più
immediatamente minacciati; l'evacuazione dovrà essere guidata, con calma e decisione,
per evitare il panico.
Se esiste un piano di emergenza, attuare le azioni previste per la situazione in atto.
Richiedere subito, e con indicazioni precise, l'intervento dei Vigili del Fuoco (tel. 115).
All'arrivo dei Vigili del Fuoco, tenersi a loro disposizione e collaborare con essi; fornire,
con la massima esattezza possibile, ogni utile indicazione sulla ubicazione e natura
dell'incendio, sulla destinazione dei locali e delle sostanze coinvolte in esso, sull'esistenza
e natura di altre possibili fonti di rischio limitrofe (serbatoi di infiammabili, tubazioni gas,
sostanze tossiche o radioattive, etc), nonché sulla consistenza ed ubicazione delle risorse
idriche.
Valutare le possibilità di intervento dei mezzi antincendio disponibili in relazione
all'incendio in atto ed alle caratteristiche dell'ambiente.
Scegliere la sostanza estinguente più idonea.
In caso di principio di incendio, intervenire prontamente, con i mezzi a disposizione.
Agire con lucidità, evitare azioni incontrollate, non lasciarsi prendere dal panico.
Operare a distanza di sicurezza, compatibilmente con la lunghezza del getto che
l'estintore o la lancia idrica sono in grado di erogare.
Condurre l'azione di spegnimento in modo rapido e deciso, per evitare che la velocità di
propagazione del fuoco sia superiore a quella dei mezzi di estinzione.
Impiegando acqua, si ricordi che per avere risultati positivi questa deve essere sempre
disponibile in abbondanza.
Azionare gli impianti antincendio fissi, utili nella situazione in atto (impianti di
spegnimento, evacuatori di fumo, etc.).
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SEGNALETICA DI SICUREZZA
Estratto dal Decreto Legislativo 81/08 Titolo V (SEGNALETICA DI SALUTE E
SICUREZZA SUL LAVORO)
Articolo 163 (Obblighi del datore di lavoro) comma 1
Quando, anche a seguito della valutazione effettuata in conformità all'articolo 28,
risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente limitati con
misure, metodi, ovvero sistemi di organizzazione del lavoro, o con mezzi tecnici di
protezione collettiva, il datore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di sicurezza,
conformemente alle prescrizioni di cui agli allegati da ALLEGATO XXIV a
ALLEGATO XXXII.
Definizioni
Segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro: una segnaletica che, riferita ad
un oggetto, ad una attività o ad una situazione determinata, fornisce una indicazione o una
prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro, o che utilizza, a
seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una
comunicazione verbale o un segnale gestuale;
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Segnali di Divieto
Segnali di Avvertimento
Segnali di Salvataggio
Segnaletica Antincendio
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MASCHERE ANTIGAS
La protezione degli organi della respirazione in ambienti contaminati da gas o vapori nocivi
può essere assicurata mediante l’uso di maschere antigas.
L’impiego delle maschere ha però molte limitazioni per cui è fondamentale sapere quando
non usarle (insufficienza di ossigeno).
Quando non è possibile usare questi dispositivi si deve ricorrere all’uso di autorespiratori.
Modalità d’impiego
Per maggiore facilità la maschera dovrà essere indossata
senza che il filtro sia già avvitato al facciale.
Filtri antigas
l filtri antigas servono a trattenere, per azione fisica o chimica, i gas nocivi o vapori nocivi
dell'aria inalata. Essi possono agire per:
a) assorbimento;
b) reazione chimica:
c) catalisi.
L’azione assorbente dei filtri antigas: è normalmente compiuta da materiali che hanno la
capacità di trattenere le sostanze nocive, assorbendole. L'assorbente più comunemente
usato è il carbone attivo, che presenta una porosità elevatissima, ottenuto mediante la
carbonizzazione di sostanze vegetali e la loro successiva attivazione.
La reazione chimica: nei casi in cui il carbone attivo si dimostra insufficiente, si ricorre
all'impiego di composti chimici in grado di reagire in condizioni dinamiche con il tossico da
filtrare, neutralizzandolo o trasformandolo in prodotti di reazione gassosi non tossici o
almeno tollerabili dall'organismo umano. Si tratta di veri e propri prodotti chimici in forma
granulare (alcali, ossidi metallici, ecc.) o di composti chimici supportati da materiali vari
come carboni attivi, pomice e gel di silice o carboni attivi impregnati.
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I filtri individuali antigas possono essere raggruppati nei seguenti tre tipi:
Esistono anche filtri con avvisatore olfattivo che produce un odore caratteristico poco
prima dell'esaurimento del filtro stesso (p.es. filtro AUER CO 64 e DRAEGER CO 112 per
la protezione da ossido di carbonio)
I diversi tipi di filtri, a seconda dei tossici alla cui protezione sono destinati, sono suddivisi
in serie contraddistinte da una lettera (A, B, ecc.) e da una determinata colorazione
dell'involucro, per consentirne la immediata identificazione.
Qualora, oltre alla protezione da gas o vapori, occorra assicurare simultaneamente quella
da polveri ed aerosol in genere, il filtro viene contrassegnato da due lettere, quella relativa
al gas o vapore (A,B, ecc..) e una f minuscola (Af,. Bf, ecc.), e la colorazione dell'involucro
è attraversata da una fascia o anello bianco.
Bisogna tenere presente, però, che non esistendo una unificazione in materia, le predette
lettere e colorazioni non sono sempre le stesse per tutte le ditte fornitrici; è quindi
opportuno, al fine di evitare pericolosi errori, individuare il filtro anche dalla scritta figurante
sull'involucro ed indicante l'agente o la classe di agenti per cui il filtro stesso è efficace.
La durata dell'efficienza protettiva di un filtro non è illimitata ma cessa dopo un certo tempo
d'uso, al quale non è sempre facile dare un valore preciso in quanto dipende da numerosi
fattori, tra cui assumono notevole importanza la concentrazione del tossico nell'aria, la
capacità del filtro ed il regime respiratorio dell'utente nonché, in via subordinata, le
condizioni ambientali (umidità, pressione, temperatura ecc.).
Giova, peraltro, far presente che l'inizio dell'esaurimento del filtro è avvertibile
generalmente attraverso l'olfatto o altri sensi, oltre che per una certa difficoltà di
respirazione dovuta alla graduale saturazione della massa filtrante; infatti parte dei gas o
vapori tossici possiede un odore particolare o produce effetti caratteristici (lacrimazione,
tosse, ecc..) percepibili prima ancora che la concentrazione del tossico possa diventare
pericolosa per l'organismo.
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I filtri vanno conservati in luogo fresco ed asciutto, chiusi come pervenuti dal fornitore. In
tal modo essi mantengono inalterate le caratteristiche di efficienza per il periodo di tempo
indicato dal fabbricante.
I filtri possono subire una notevole o totale diminuzione della loro efficienza se sono stati
impiegati anche una sola volta o se comunque sono stati dissigillati e aperti.
AUTORESPIRATORI
Gli autorespiratori sono apparecchi di respirazione costituiti da una
unità funzionale autonoma, portata dall’operatore che può quindi
muoversi con completa libertà.
Essi rappresentano il mezzo protettivo più sicuro in quanto, agli
effetti della respirazione, isolano completamente l’operatore
dell’ambiente esterno.
Autorespiratori a ciclo aperto a riserva d'aria
Negli autorespiratori a ciclo aperto l'aria espirata viene dispersa
all’esterno attraverso la valvola di scarico della maschera.
Il loro schema di funzionamento è il seguente:
l’aria proveniente dalla riserva passa attraverso un dispositivo di riduzione di
pressione (1° stadio), che ne riduce la pressione da 150 200 atm- ad una pressione
di 6 8 atm;
con tale pressione l'aria raggiunge il dispositivo riduttore del 2° stadio che permette
una seconda riduzione ad una pressione respirabile (poco più di 1 atm);
quando l'operatore inspira, si crea di fatto una pressione negativa (depressione) nella
maschera che favorisce l'ingresso dell'aria attivando la valvola di immissione.
In fase di espirazione la valvola di immissione si chiude e si aprono quelle di
esalazione.
Si precisa che esistono autorespiratori funzionanti a domanda e pertanto
l'afflusso d'aria sarà proporzionale alla richiesta; quelli che funzionano in
sovrapressione l'aria affluirà in quantità maggiore, creando nel vano
maschera una sovrapressione di circa 2,5 mbar che provvede ad una
ulteriore protezione da eventuali infiltrazioni di tossico dalla maschera,
possibili per una non perfetta aderenza al viso della stessa.
(Gli attuali autorespiratori hanno la possibilità di funzionare a domanda o in
sovrapressione, con manovra manuale o automatica).
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Autonomia
L'autonomia è proporzionale al volume della riserva d'aria, e quindi alle dimensioni della
bombola.
Tenendo conto che per un lavoro medio un operatore addestrato consuma circa 30 litri
d'aria al minuto, conoscendo il volume delle bombole è possibile valutare l'autonomia
dell’apparecchio.
É utile sapere che quando la pressione all’interno della bombola scende sotto le 50 atm.
circa, un sistema d'allarme acustico (fischio) avverte che la bombola è prossima
all'esaurimento dell'aria e quindi l'operatore dovrà abbandonare l’intervento.
Se la bombola sarà di dimensioni ridotte, dovendo dare all'operatore un tempo minimo di
circa 5 minuti per abbandonare l'intervento, il sistema d'allarme sarà tarato in modo da
intervenire prima.
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BIBLIOGRAFIA
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MODULISTICA
DATI
DELL’AZIENDA
Egregio Signor/Signora:
____________________
____________________
Data, ………………………….
Distinti saluti
…………………….
…………………………………………..
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POLISTUDIO S.p.A.
www.polistudio.it SOCIETA’ DI INGEGNERIA